fthfgyhj
Cactus
Juice
-Join-
Furono le ore più
fatiscose ed estenuanti che Aang ebbe mai trascorso. Passò il tempo ad impedire
a Toph di scavare un tunnel che arrivasse dall'altra parte del mondo per
scoprire se lì esistesse un dominatore della terra capace di batterla; a
convincere Sokka che non era una pulce-armadillo e che quindi non poteva
tuffarsi a vivere nel pelo del suo bisonte volante. Quanto a Katara... per Aang
non fu facile tenerla calma ed impedirle di allagare l'intera scogliera, in
quando pareva che la ragazza vedesse in ogni arbusto ed in ogni pianta un
soldato della Nazione del Fuoco.
Passarono le ore, e gli effetti del
succo di cactus si affievolirono lasciando Sokka, Toph e Katara tramortiti e
senza forze.
Dovevano mancare un paio d'ore alla'alba, pensò un
esausto Aang. Abbandonò la testa sulle ginocchia, stanco come non gli capitava
da tantissimo tempo. Forse si era appisolato per un paio di istanti, perchè non
si era accorto che Katara gli si era inginocchiata davanti.
«Oh... Come
ti senti ora..?» Mugugnò, stropicciandosi un occhio con una mano, la quale
venne prontamente afferrata da Katara. Iniziò a studiargliela molto
attentamente: sollevandola e rigirandosela tra le mani. Aang non riusciva a
capire cosa stesse facendo la ragazza. Ma era troppo curioso e divertito, perciò
la lasciò fare senza problemi. Gli piaceva con che sguardo intenso, anche se
ancora un po' appannato, lo stava osservando.
Ad un certo punto Katara
sollevò appena un lembo della manica del ragazzo e qualcosa in particolare
attirò la sua attenzione. La tirò su, lentamente, fino a sopra il polso
arrivando a rivelare la parte finale della freccia blu che aveva tatuata lungo
il braccio.
Sgranò gli occhi, e li puntò su Aang «Sei un dominatore
dell'aria!» Fece di colpo.
«Ehm... si?»
«Anche io sono una
dominatrice!» Esclamò entusiasta con un gran sorriso luminoso, per poi
riprendere un'aria più seria «Forse allora tu sapresti dirmi dove sia finito
l'Avatar?»
«Beh... E-ecco...» Balbettò a disagio, la sua mano ancora
stretta tra le dita della ragazza. Cosa era meglio fare? Katara sembrava ancora
in preda alle allucinazioni del succo di cactus. Ora si era calmata molto
rispetto ad un'ora fa, quando si trattava solo di rincorrerla e fare in modo che
non finisse per sbaglio giù dalla scogliera. Ma adesso come doveva reagire?
Decise di darle corda e di stare al gioco. L'effetto del succo, sperava, sarebbe
finito al massimo entro mattina e comunque meglio averla sott'occhio che
lasciarla scorrazzare in giro in preda al delirio.
Sollevò un angolo
della bocca in un mezzo sorriso prima di rispospondere «Sono io. L'Avatar,
intendo».
A quelle parole il viso della dominatrice dell'acqua di
illuminò di gioia: «Davvero?!» Gli domandò strizzando la mano al giovane, che
si lasciò sfuggire dalle labbra un «Ahi!».
Aang annuì, la fascia rossa
della bandana che gli copriva la fronte si mosse sventolando energicamente
assieme alla sua testa. Katara lanciò un urlo di gioia e saltò in piedi «Anche
io voglio essere un Avatar! Dai, dai!» Prese il ragazzo per le braccia e lo
rimise in piedi. «Insegnami tutti i domini, forza!»
«Cosa?!» Chiese
lui, sbigottito. Si era dimenticata che poteva esserci solo un Avatar a
generazione?
«Si! Io ora so dominare solo l'acqua, ma sono sicura che non
sarà troppo difficile imparare anche gli altri elementi! Cominciamo con... Beh,
tu sei un dominatore dell'aria! Quindi partiamo con l'aria!» Katara prese
posizione: mise il piede sinistro davanti al destro, le braccia leggermente
piegate davanti a lei tenendo i palmi ben tesi e le dita saldamente unite tra
loro. Un misto tra gli stili del dominio dell'aria e quello dell'acqua.
«Allora?» Sbottò lei ad un certo punto «Io stò aspettando, sai».
Aang
non si era reso conto che la stava fissando sbigottito. «Oh, si!» Borbottò
«Arrivo, scusa». Le si avvicinò analizzando nel frattempo la sua posizione e si
mise alla sua destra, leggermente dietro le sue spalle. Fece scivolare le mani
sopra le sue e, sfiorandole appena, le dischiuse un po' le dita. «Devi tenere le
dita più aperte e le mani meno rigide» . Deglutì, nervoso e felice di trovarsi
così vicino alla ragazza. «Devi permettere all'aria di scorrerci attraverso
senza ostacolarla. Ecco, ora rilassa le spalle. E fletti un po' di più le
ginocchia. Bene».
Katara come una brava allieva seguiva tutte le sue
istruzioni alla lettera. Questo gli fece venire in mente tutti gli allenamenti
sul dominio dell'acqua che avevano fatto assieme. Allora era stata Katara a
fargli da maestra, non gli dispiaceva che per una volta i ruoli si
scambiassero.
Ora che era nella posizione corretta, con un balzo si mise
allo stesso modo a qualche metro da lei. «Adesso osserva attentamente quello che
faccio io». Inspirò brevemente, concentrandosi su ciò che stava per fare.
Iniziò allungando la gamba destra in un passo talmente veloce che Katara lo vide
a malapena. Usando quel piede come punto di appoggio, flettè leggermente il
ginocchio mentre in contemporanea ruotava il busto verso destra. Con un unico
fluido movimento spiccò un salto e, facendo fare un particolare movimento a
spirale a braccia e mani, se le portò fino al petto. Una volta fatto un giro
completo su se stesso, rilasciò espirando entrambe le braccia in avanti. Allora
un potente vortice d'aria sembrò crearsi dal centro dei palmi uniti del ragazzo.
Il tutto era durato nemmeno tre secondi.
Katara era rimasta incantata. La
sua era stata una mossa relativamente semplice, non sarebbe stata difficile
riprodurla. Le movenze di Aang erano talmente ipnotiche e leggere che non aveva
sentito alcun suono quando i suoi piedi avevano toccato la roccia.
«Ecco» Esclamò Aang soddisfatto. «Ora provaci tu».
Katara allora si
risistemò i lunghi capelli scuri, che si erano scompigliati con la folata di
vento, e tentò di rifare quei movimenti. Aang notò come, nonostante tentasse di
imitarlo, lo stile armonico e fluido del dominio dell'acqua permeasse qualsiasi
suo movimento.
Nel momento in cui la dominatrice rilasciò le braccia in
avanti, come Aang poco prima, lui creò un leggero soffio di vento senza farsi
notare, per darle l'illusione di essere riuscita a dominare un elemento non
suo.
Katara si voltò verso di lui, sorridendo. «Ce l'ho fatta, ce l'ho
fatta!!» Esultò compiaciuta «Ora passiamo al dominio della terra!»
Il
giovane Avatar, quindi, si mise nella posizione del cavallo, una delle prime
insegnatagli da Toph: gambe divaricate e piedi ben piantati al suolo, braccia
piegate raccolte ai lati del busto e pugni tenuti saldamente chiusi.
«Ora guarda» Con un movimento secco stese il braccio sinistro in avanti
provocando una spaccatura nella pietra a qualche passo da lui. Quando lo sollevò
un pezzo di roccia grosso quando un melone si sollevò di circa un metro. Allora
Aang diede all'aria un potente pugno, rinforzando il colpo ruotando in
contemporanea il bacino. Con uno schiocco la roccia volò oltre il bordo della
scogliera, cadendo in mare con un tonfo lontano.
«Voglio provarci
anch'io!» Esclamò la giovane con entusiasiasmo, mettendosi subito nella
posizione che aveva preso. Dopo che Aang le ebbe dato qualche consiglio, quei
consigli che Toph all'inizio non aveva fatto altro che urlargli nelle orecchie,
mimò la stessa sequenza. Non riuscì a dare la forza necessaria al colpo finale.
I movimenti non erano quelli adatti: rigidi, fermi e potenti adatti a dominare
la terra; però Aang non potè fare a meno di sorridere nel vedere quanto impegno
ci aveva messo. I suoi occhi innaturalmente scuri erano concentrati e fermi,
quasi ardenti. Come prima Aang sollevò una roccia e le fece credere di averla
spostata.
Katara urlò di gioia, Aang si scoprì stranamente contagiato da
tanto buon umore.
«Ora mi manca solo il dominio del fuoco!» Ma quelle
parole bastarono per far traboccare i brutti ricordi dentro Aang.
Il suo
sorriso si spense. «Non posso...» Mormorò, non sicuro che Katara l'avesse
udito. «Non eserciterò il dominio del fuoco».
«Cosa? E perchè?» Domandò
lei.
«Perchè?» Gli fece eco, gli occhi che iniziavano a pungergli
fastidiosamente. «Non...Io ti ho ferito, Katara... Sono stato un incosciente
e...» Strinse i pugni, nonostante tutto provava ancora una cocente punta di
vergogna. «E ti ho fatto del male... Ti ho ustionato le mani...»
«Ma
cosa dici? Guarda.» Gli porse le mani, ondeggiando ritmicamente le dita «Stanno
benissimo, vedi?»
«Si, ora stanno bene.» Si buttò a terra e, senza
guardarla più in faccia, si strinse le ginocchia al petto. «Ma solo per merito
tuo, perchè sei stata in grado di guarirti da sola. Io non ne sarei stato
capace.»
Per qualche secondo non ci fu alcun suono, eccetto quello della
lontana risacca del mare contro la costa. Poi Katara girò attorno ad Aang e,
sfiorandogli una spalla con la mano, si inghinocchiò accanto a lui. «Capisco
come ti senti, ma non c'è motivo per cui tu debba ancora serbare rancore verso
te stesso».
«Ma sono stato un irresponsabile...» Mormorò Aang, tenendo
con ostinazione gli occhi fissi sulla roccia. «Un vero idiota».
«Non
dire così... E' vero, ti sei lasciato prendere dall'entusiasmo e hai commesso
uno sbaglio. Avevi voglia e fretta di imparare, e queste cose possono
capitare.» Rinsaldò appena la presa sulla sua spalla. «So che è stato un
incidente. So che non avresti mai fatto una cosa simile apposta, e per queste
ragioni non sono mai stata arrabbiata con te.»
Aang stava ascoltando come
la voce di Katara suonava ferma e premurosa allo stesso tempo. Quella era
l'unica voce che molte altre volte, durante il loro viaggio, era stato in
grado di confortarlo. «Davvero?» Chiese, rivolgendo di nuovo gli occhi verso di
lei «Non sei mai stata arrabbiata con me?
«Certo che no!» Katara scosse
la testa, i lunghi capelli castani fluttuarononella brezza leggera. Allungò la
mano libera verso il ragazzo, riuscendo abilmente districare l'intreccio di dita
che le teneva allacciate alle ginocchia, per avvolgerle con premura nelle sue.
«Ora, però, devi riuscire a perdonare te stesso.»
Aveva ragione. Aang
chiuse gli occhi e tutto attorno a lui parve diventare più distante. L'unica
cosa che riusciva a sentire era il calore delle mani di Katara tra le sue.
Sospirò, e quando l'aria uscì dai suoi polmoni si senti subito più leggero.
Tutto il risentimento che ancora covava per se stesso era finalmente scomparso.
Anche con il Guru al tempio dell'Aria dell'est aveva dovuto affrontare
quest'episodio della sua vita, ma non era mai riuscito davvero a superarlo
completamente. Perchè ciò di cui aveva bisogno era che fosse Katara stessa a
dirglierlo, ora lo capiva.
Finalmente alzò la testa e, quando incontrò
gli occhi della ragazza, sorrise. «Grazie, Katara». Anche lei gli sorrise in
risposta.
Aang stava quasi per alzarsi, sollevato che anche alla ragazza
fosse passata la sbornia, quando lei senza preavviso gli afferrò le guance tra
pollice ed indice. «Oh, che belle guanciotte..!» Gliele tirò con forza prima
su e poi giù, deformando la faccia del povero ragazzino in una caricatura
vivente. «Sei così carino quando ti preoccupi per me, Aangy.»
Katara si
staccò e rotolò velocemente sulla schiena, finendo carponi esattamente davanti
al dominatore dell'aria. «Quindi... credo proprio che ora la bacerò, Avatar
Aang...»
Senza aggiungere altro, appoggiò una mano sul suo ginocchio che
usò per fare leva ed avvicinarsi sempre di più. Aang ci mise qualche secondo per
capire cosa stava succedendo. D'istinto cominciò a stendersi all'indietro per
allontanarsi dalla sua portata, fino a quando lei con l'altra mano non gli si
appese al colletto della casacca. Certo, non sarebbe stato per nulla difficile
svincolarsi dalla sua presa e correre via. Sarebbe stata la cosa più giusta da
fare, eppure... eppure non osava nemmeno provarci. Katara era così vicina, come
mai prima di allora. Non sapeva se lei l'avrebbe mai baciato spontaneamente
senza essere sotto l'effetto allucinogeno del succo di cactus. Però... lui lo
desiderava. Si era innamorato di lei non appena l'aveva vista, non appena
l'avevano trovato nell'iceberg. Aveva perso il conto delle volte in cui aveva
cercato di farle capire i suoi sentimenti. E tra lui che non aveva il coraggio
di dichiararsi apertamente e lei che dava l'idea di essere parecchio ottusa...
Insomma, Aang sapeva che questa fase di stasi avrebbe corso il rischio di
protrarsi un po' troppo a lungo se non si dava una mossa.
La
osservò farsi sempre più vicina. Gli occhi erano lucidi e ancora annebbiati,
scuri e profondi come il cielo stellato che li sovrastava; le guance erano color
rosso fuoco. Forse per la sbronza, forse per l'imbarazzo. O magari per tutti e
due.
Aang deglutì, indeciso e imbarazzatissimo. Doveva solo prendere una
decisione. Volse lo sguardo dove l'ultima volta aveva intravisto Toph e Sokka,
trovandoli ancora lì: addormentati vicino ad Appa, con Toph che ogni tanto
tirava un calcio alla testa di Sokka, che nel frattempo mugugnava nel
sonno.
Riportò l'attenzione alla ragazza. Ormai pochi ed inevitabili
centimetri li separavano. Riusciva a sentire il suo profumo che gli ricordava
l'oceano, misto a quello stucchevole del succo di cactus. Aveva la sensazione
che il suo stomaco fosse invaso di farfalle, e il suo cuore gli batteva con
talmente tanta furia in petto che aveva quasi il terrore che qualche battaglione
della Nazione del Fuoco potesse udirlo.
Imbambolato, la vide increspare
le labbra verso di lui e chiudere gli occhi. «Ka-Katara, io...»
«Ssssh...!» Lo rimproverò lei, senza dargli il tempo di aggiungere altro.
Sarebbe bastato un minimo movimento da parte sua per raggiungerla e
baciarla.
Senza indugiare oltre si decise. L'Avatar protese le labbra
verso quelle della dominatrice dell'acqua, immaginandosi già la sensazione che
avrebbero avuto a contatto con le sue.
"Perchè non accade nulla?" Attese, attese per
alcuni interminabili secondi. Invano.
Improvvisamente qualcosa gli si
accasciò in braccio con un tonfo. Immobile come una statua, con ancora la bocca
sempre più ridicolmente allungata in avanti, aprì gli occhi uno alla volta Il
suo cuore perse un paio di battiti quando scoprì che Katara gli si era
addormentata addosso.
Aang si lasciò sfuggire un «Oh…» deluso, e poté
solo stringerla tra le braccia rassegnato.
L'angolo del commento:
evviva,
>o< finalmente sono riuscita a finire l'ultima particina! beh, spero che
vi sia piaciuta e che vi abbia divertito! x°D l'idea del bacio (e la sua
ultima conseguenza) è tratta da uno dei tanti film che adoro. avete capito di
quale parlo? =3
perdonatemi per gli errori di battitura. OpenOffice non me
li segna e ho ricontrollato più volte.
Comunque... spero non sia stato troppo
melenso, perchè io odio le cose melense.. =3= però questi due sono così dolci
(Aang in primis) che... mi vengono in mente solo cose dolciose. l'idea di Aang
come Sifu (maestro) di Katara mi piaceva,tanto per ribaltare i ruoli almeno una
volta.
va beh, non mi dilungo dai! spero che anche il disegno che ho fatto vi
sia piaciuto. >____<
non volevo uppare l'ultima
parte prima di aver finito il disegno gemellato. se vi va e se siete già
registrati su deviantArt, potete lasciare un commento ^///////^ anche il più piccolo sarà
sempre ben accetto.
Grazie per avermi letto,
ciaooo!
Yumemi
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