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Autore: _Yumemi_    09/07/2011    5 recensioni
«Bene, l'ho bevuto! Vi siete divertiti?! Siete soddisfatti?!» Ad ogni parola il volume della voce di Katara aumentava per cercare di sovrastare le risate dei suoi tre compagni, in modo particolare quelle sguaiate del fratello. «Ora dimmi immediatamente che cosa c'era là dentro, Sokka!»
Genere: Comico, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aang, Katara, Sokka, Toph | Coppie: Katara/Aang
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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 Cactus Juice 


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    Furono le ore più fatiscose ed estenuanti che Aang ebbe mai trascorso. Passò il tempo ad impedire a Toph di scavare un tunnel che arrivasse dall'altra parte del mondo per scoprire se lì esistesse un dominatore della terra capace di batterla; a convincere Sokka che non era una pulce-armadillo e che quindi non poteva tuffarsi a vivere nel pelo del suo bisonte volante. Quanto a Katara... per Aang non fu facile tenerla calma ed impedirle di allagare l'intera scogliera, in quando pareva che la ragazza vedesse in ogni arbusto ed in ogni pianta un soldato della Nazione del Fuoco.

    Passarono le ore, e gli effetti del succo di cactus si affievolirono lasciando Sokka, Toph e Katara tramortiti e senza forze.

    Dovevano mancare un paio d'ore alla'alba, pensò un esausto Aang. Abbandonò la testa sulle ginocchia, stanco come non gli capitava da tantissimo tempo. Forse si era appisolato per un paio di istanti, perchè non si era accorto che Katara gli si era inginocchiata davanti.
    «Oh... Come ti senti ora..?»  Mugugnò, stropicciandosi un occhio con una mano, la quale venne prontamente afferrata da Katara. Iniziò a studiargliela molto attentamente: sollevandola e rigirandosela tra le mani. Aang non riusciva a capire cosa stesse facendo la ragazza. Ma era troppo curioso e divertito, perciò la lasciò fare senza problemi. Gli piaceva con che sguardo intenso, anche se ancora un po' appannato, lo stava osservando.
    Ad un certo punto Katara sollevò appena un lembo della manica del ragazzo e qualcosa in particolare attirò la sua attenzione. La tirò su, lentamente, fino a sopra il polso arrivando a rivelare la parte finale della freccia blu che aveva tatuata lungo il braccio.
    Sgranò gli occhi, e li puntò su Aang  «Sei un dominatore dell'aria!»  Fece di colpo.
    «Ehm... si?»
    «Anche io sono una dominatrice!»  Esclamò entusiasta con un gran sorriso luminoso, per poi riprendere un'aria più seria «Forse allora tu sapresti dirmi dove sia finito l'Avatar?»
    «Beh... E-ecco...»  Balbettò a disagio, la sua mano ancora stretta tra le dita della ragazza. Cosa era meglio fare? Katara sembrava ancora in preda alle allucinazioni del succo di cactus. Ora si era calmata molto rispetto ad un'ora fa, quando si trattava solo di rincorrerla e fare in modo che non finisse per sbaglio giù dalla scogliera. Ma adesso come doveva reagire? Decise di darle corda e di stare al gioco. L'effetto del succo, sperava, sarebbe finito al massimo entro mattina e comunque meglio averla sott'occhio che lasciarla scorrazzare in giro in preda al delirio.
    Sollevò un angolo della bocca in un mezzo sorriso prima di rispospondere «Sono io. L'Avatar, intendo».
    A quelle parole il viso della dominatrice dell'acqua di illuminò di gioia: «Davvero?!»  Gli domandò strizzando la mano al giovane, che si lasciò sfuggire dalle labbra un «Ahi!».
    Aang annuì, la fascia rossa della bandana che gli copriva la fronte si mosse sventolando energicamente assieme alla sua testa. Katara lanciò un urlo di gioia e saltò in piedi  «Anche io voglio essere un Avatar! Dai, dai!»  Prese il ragazzo per le braccia e lo rimise in piedi.  «Insegnami tutti i domini, forza!»
    «Cosa?!»  Chiese lui, sbigottito. Si era dimenticata che poteva esserci solo un Avatar a generazione?
    «Si! Io ora so dominare solo l'acqua, ma sono sicura che non sarà troppo difficile imparare anche gli altri elementi! Cominciamo con... Beh, tu sei un dominatore dell'aria! Quindi partiamo con l'aria!»  Katara prese posizione: mise il piede sinistro davanti al destro, le braccia leggermente piegate davanti a lei tenendo i palmi ben tesi e le dita saldamente unite tra loro. Un misto tra gli stili del dominio dell'aria e quello dell'acqua.
    «Allora?»  Sbottò lei ad un certo punto  «Io stò aspettando, sai».
    Aang non si era reso conto che la stava fissando sbigottito. «Oh, si!»  Borbottò  «Arrivo, scusa».  Le si avvicinò analizzando nel frattempo la sua posizione e si mise alla sua destra, leggermente dietro le sue spalle. Fece scivolare le mani sopra le sue e, sfiorandole appena, le dischiuse un po' le dita. «Devi tenere le dita più aperte e le mani meno rigide» . Deglutì, nervoso e felice di trovarsi così vicino alla ragazza. «Devi permettere all'aria di scorrerci attraverso senza ostacolarla. Ecco, ora rilassa le spalle. E fletti un po' di più le ginocchia. Bene».
    Katara come una brava allieva seguiva tutte le sue istruzioni alla lettera. Questo gli fece venire in mente tutti gli allenamenti sul dominio dell'acqua che avevano fatto assieme. Allora era stata Katara a fargli da maestra, non gli dispiaceva che per una volta i ruoli si scambiassero.
    Ora che era nella posizione corretta, con un balzo si mise allo stesso modo a qualche metro da lei. «Adesso osserva attentamente quello che faccio io».  Inspirò brevemente, concentrandosi su ciò che stava per fare. Iniziò allungando la gamba destra in un passo talmente veloce che Katara lo vide a malapena. Usando quel piede come punto di appoggio, flettè leggermente il ginocchio mentre in contemporanea ruotava il busto verso destra. Con un unico fluido movimento spiccò un salto e, facendo fare un particolare movimento a spirale a braccia e mani, se le portò fino al petto. Una volta fatto un giro completo su se stesso, rilasciò espirando entrambe le braccia in avanti. Allora un potente vortice d'aria sembrò crearsi dal centro dei palmi uniti del ragazzo. Il tutto era durato nemmeno tre secondi.
    Katara era rimasta incantata. La sua era stata una mossa relativamente semplice, non sarebbe stata difficile riprodurla. Le movenze di Aang erano talmente ipnotiche e leggere che non aveva sentito alcun suono quando i suoi piedi avevano toccato la roccia.
    «Ecco»  Esclamò Aang soddisfatto.  «Ora provaci tu».
    Katara allora si risistemò i lunghi capelli scuri, che si erano scompigliati con la folata di vento, e tentò di rifare quei movimenti. Aang notò come, nonostante tentasse di imitarlo, lo stile armonico e fluido del dominio dell'acqua permeasse qualsiasi suo movimento.
    Nel momento in cui la dominatrice rilasciò le braccia in avanti, come Aang poco prima, lui creò un leggero soffio di vento senza farsi notare, per darle l'illusione di essere riuscita a dominare un elemento non suo.
    Katara si voltò verso di lui, sorridendo.  «Ce l'ho fatta, ce l'ho fatta!!»  Esultò compiaciuta  «Ora passiamo al dominio della terra!»
    Il giovane Avatar, quindi, si mise nella posizione del cavallo, una delle prime insegnatagli da Toph: gambe divaricate e piedi ben piantati al suolo, braccia piegate raccolte ai lati del busto e pugni tenuti saldamente chiusi.
    «Ora guarda»  Con un movimento secco stese il braccio sinistro in avanti provocando una spaccatura nella pietra a qualche passo da lui. Quando lo sollevò un pezzo di roccia grosso quando un melone si sollevò di circa un metro. Allora Aang diede all'aria un potente pugno, rinforzando il colpo ruotando in contemporanea il bacino. Con uno schiocco la roccia volò oltre il bordo della scogliera, cadendo in mare con un tonfo lontano.
    «Voglio provarci anch'io!»  Esclamò la giovane con entusiasiasmo, mettendosi subito nella posizione che aveva preso. Dopo che Aang le ebbe dato qualche consiglio, quei consigli che Toph all'inizio non aveva fatto altro che urlargli nelle orecchie, mimò la stessa sequenza. Non riuscì a dare la forza necessaria al colpo finale. I movimenti non erano quelli adatti: rigidi, fermi e potenti adatti a dominare la terra; però Aang non potè fare a meno di sorridere nel vedere quanto impegno ci aveva messo. I suoi occhi innaturalmente scuri erano concentrati e fermi, quasi ardenti. Come prima Aang sollevò una roccia e le fece credere di averla spostata.
    Katara urlò di gioia, Aang si scoprì stranamente contagiato da tanto buon umore.
    «Ora mi manca solo il dominio del fuoco!»  Ma quelle parole bastarono per far traboccare i brutti ricordi dentro Aang.
    Il suo sorriso si spense.  «Non posso...»  Mormorò, non sicuro che Katara l'avesse udito.  «Non eserciterò il dominio del fuoco».
    «Cosa? E perchè?»  Domandò lei.
    «Perchè?» Gli fece eco, gli occhi che iniziavano a pungergli fastidiosamente.  «Non...Io ti ho ferito, Katara... Sono stato un incosciente e...»  Strinse i pugni, nonostante tutto provava ancora una cocente punta di vergogna.  «E ti ho fatto del male... Ti ho ustionato le mani...»
    «Ma cosa dici? Guarda.»  Gli porse le mani, ondeggiando ritmicamente le dita «Stanno benissimo, vedi?»
    «Si, ora stanno bene.»   Si buttò a terra e, senza guardarla più in faccia, si strinse le ginocchia al petto.  «Ma solo per merito tuo, perchè sei stata in grado di guarirti da sola. Io non ne sarei stato capace.»
    Per qualche secondo non ci fu alcun suono, eccetto quello della lontana risacca del mare contro la costa. Poi Katara girò attorno ad Aang e, sfiorandogli una spalla con la mano, si inghinocchiò accanto a lui.  «Capisco come ti senti, ma non c'è motivo per cui tu debba ancora serbare rancore verso te stesso».
    «Ma sono stato un irresponsabile...»  Mormorò Aang, tenendo con ostinazione gli occhi fissi sulla roccia.  «Un vero idiota».
    «Non dire così... E' vero, ti sei lasciato prendere dall'entusiasmo e hai commesso uno sbaglio. Avevi voglia e fretta di imparare, e queste cose possono capitare.»  Rinsaldò appena la presa sulla sua spalla.  «So che è stato un incidente. So che non avresti mai fatto una cosa simile apposta, e per queste ragioni non sono mai stata arrabbiata con te.»
    Aang stava ascoltando come la voce di Katara suonava ferma e premurosa allo stesso tempo. Quella era l'unica voce che molte altre volte, durante il loro viaggio, era stato in grado di confortarlo.  «Davvero?»  Chiese, rivolgendo di nuovo gli occhi verso di lei  «Non sei mai stata arrabbiata con me?
    «Certo che no!»  Katara scosse la testa, i lunghi capelli castani fluttuarononella brezza leggera. Allungò la mano libera verso il ragazzo, riuscendo abilmente districare l'intreccio di dita che le teneva allacciate alle ginocchia, per avvolgerle con premura nelle sue.  «Ora, però, devi riuscire a perdonare te stesso.»
    Aveva ragione. Aang chiuse gli occhi e tutto attorno a lui parve diventare più distante. L'unica cosa che riusciva a sentire era il calore delle mani di Katara tra le sue. Sospirò, e quando l'aria uscì dai suoi polmoni si senti subito più leggero. Tutto il risentimento che ancora covava per se stesso era finalmente scomparso. Anche con il Guru al tempio dell'Aria dell'est aveva dovuto affrontare quest'episodio della sua vita, ma non era mai riuscito davvero a superarlo completamente. Perchè ciò di cui aveva bisogno era che fosse Katara stessa a dirglierlo, ora lo capiva.
    Finalmente alzò la testa e, quando incontrò gli occhi della ragazza, sorrise.   «Grazie, Katara».  Anche lei gli sorrise in risposta.
    Aang stava quasi per alzarsi, sollevato che anche alla ragazza fosse passata la sbornia, quando lei senza preavviso gli afferrò le guance tra pollice ed indice.  «Oh, che belle guanciotte..!»  Gliele tirò con forza prima su e poi giù, deformando la faccia del povero ragazzino in una caricatura vivente.  «Sei così carino quando ti preoccupi per me, Aangy.»
    Katara si staccò e rotolò  velocemente sulla schiena, finendo carponi esattamente davanti al dominatore dell'aria.  «Quindi... credo proprio che ora la bacerò, Avatar Aang...»
    Senza aggiungere altro, appoggiò una mano sul suo ginocchio che usò per fare leva ed avvicinarsi sempre di più. Aang ci mise qualche secondo per capire cosa stava succedendo. D'istinto cominciò a  stendersi all'indietro per allontanarsi dalla sua portata, fino a quando lei con l'altra mano non gli si appese al colletto della casacca. Certo, non sarebbe stato per nulla difficile svincolarsi dalla sua presa e correre via. Sarebbe stata la cosa più giusta da fare, eppure... eppure non osava nemmeno provarci. Katara era così vicina, come mai prima di allora. Non sapeva se lei l'avrebbe mai baciato spontaneamente senza essere sotto l'effetto allucinogeno del succo di cactus. Però... lui lo desiderava. Si era innamorato di lei non appena l'aveva vista, non appena l'avevano trovato nell'iceberg. Aveva perso il conto delle volte in cui aveva cercato di farle capire i suoi sentimenti. E tra lui che non aveva il coraggio di dichiararsi apertamente e lei che dava l'idea di essere parecchio ottusa... Insomma, Aang sapeva che questa fase di stasi avrebbe corso il rischio di protrarsi un po' troppo a lungo se non si dava una mossa.
   
    La osservò farsi sempre più vicina. Gli occhi erano lucidi e ancora annebbiati, scuri e profondi come il cielo stellato che li sovrastava; le guance erano color rosso fuoco. Forse per la sbronza, forse per l'imbarazzo. O magari per tutti e due.
    Aang deglutì, indeciso e imbarazzatissimo. Doveva solo prendere una decisione. Volse lo sguardo dove l'ultima volta aveva intravisto Toph e Sokka, trovandoli ancora lì: addormentati vicino ad Appa, con Toph che ogni tanto tirava un calcio alla testa di Sokka, che nel frattempo mugugnava nel sonno.
    Riportò l'attenzione alla ragazza. Ormai pochi ed inevitabili centimetri li separavano. Riusciva a sentire il suo profumo che gli ricordava l'oceano, misto a quello stucchevole del succo di cactus. Aveva la sensazione che il suo stomaco fosse invaso di farfalle, e il suo cuore gli batteva con talmente tanta furia in petto che aveva quasi il terrore che qualche battaglione della Nazione del Fuoco potesse udirlo.
    Imbambolato, la vide increspare le labbra verso di lui e chiudere gli occhi.   «Ka-Katara, io...»
    «Ssssh...!»  Lo rimproverò lei, senza dargli il tempo di aggiungere altro. Sarebbe bastato un minimo movimento da parte sua per raggiungerla e baciarla.

    Senza indugiare oltre si decise. L'Avatar protese le labbra verso quelle della dominatrice dell'acqua, immaginandosi già la sensazione che avrebbero avuto a contatto con le sue.

    "Perchè non accade nulla?"  Attese, attese per alcuni interminabili secondi. Invano.
    Improvvisamente qualcosa gli si accasciò in braccio con un tonfo. Immobile come una statua, con ancora la bocca sempre più ridicolmente allungata in avanti, aprì gli occhi uno alla volta Il suo cuore perse un paio di battiti quando scoprì che Katara gli si era addormentata addosso.

    Aang si lasciò sfuggire un «Oh…» deluso, e poté solo stringerla tra le braccia rassegnato.




L'angolo del commento:
evviva, >o<  finalmente sono riuscita a finire l'ultima particina! beh, spero che vi sia piaciuta e che vi abbia divertito!  x°D  l'idea del bacio (e la sua ultima conseguenza) è tratta da uno dei tanti film che adoro. avete capito di quale parlo?  =3
perdonatemi per gli errori di battitura. OpenOffice non me li segna e ho ricontrollato più volte.
Comunque... spero non sia stato troppo melenso, perchè io odio le cose melense.. =3=  però questi due sono così dolci (Aang in primis) che... mi vengono in mente solo cose dolciose. l'idea di Aang come Sifu (maestro) di Katara mi piaceva,tanto per ribaltare i ruoli almeno una volta.
va beh, non mi dilungo dai! spero che anche il disegno che ho fatto vi sia piaciuto.
>____<  non volevo uppare l'ultima parte prima di aver finito il disegno gemellato. se vi va e se siete già registrati su deviantArt, potete lasciare un commento  ^///////^  anche il più piccolo sarà sempre ben accetto.

Grazie per avermi letto, ciaooo!

Yumemi

  
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