Stay
I primi giorni di scuola erano trascorsi in fretta, mentre i ragazzi si riabituavano alla routine e le lezioni iniziavano ad entrare nel vivo. Nonostante gli avesse offerto di leggere insieme a lui finché non fossero arrivati i suoi libri David continuava a rivolgergli quegli sguardi timidi, come a chiedergli il permesso, ogni qualvolta iniziava una nuova lezione. Quinn si limitava a sorridergli, gentile ed amichevole come al solito, era nella sua natura d'altronde. In quel tempo la frase più lunga che il moretto gli avesse rivolto era stata quando gli aveva spiegato che la biblioteca gli avrebbe consegnato i suoi libri a breve, e si era scusato del disturbo. Per il resto il biondino era riuscito a cogliere solo qualche piccola informazione, dalle sue risposte monosillabiche. Aveva scoperto che veniva dal Canada, e non dalla Francia come pensavano tutti, però parlava francese come prima lingua, lo si poteva sentire dal modo in cui certe parole scivolavano fuori dalla sua bocca con quella strana cadenza. Aveva scoperto che era nato a Montreal, e si diceva che i suoi genitori fossero divorziati, altri dicevano invece che non fosse vero, e che il padre fosse un militare. Non molto in effetti, e sicuramente niente che potesse aiutare Pierre nel suo strano intento di conquistare un ragazzo che nemmeno conosceva. Quinn si chiedeva perché gli sembrasse strano dopotutto, era di Pierre che si parlava, con lui quel termine assumeva tutto un altro significato.
Anche quel giorno Quinn aveva visto il moretto sparire non appena la campanella del pranzo era suonata, ed ancora una volta aveva dovuto raggiungere i suoi amici a mensa senza nessuna buona notizia per Pierre. Anzi, senza nessuna notizia e basta. In realtà ad un certo punto aveva smesso di essere soltanto per Pierre, era diventato curioso lui stesso di scoprire qualcosa in più su David. A volte si ritrovava a pensare a lui - no, niente di romantico, assolutamente - era solo desideroso di capire quale fosse il motivo di quella sua impenetrabilità. Si, perché se inizialmente Quinn aveva pensato che si sarebbe aperto almeno un pochino prima o poi, oramai era piuttosto chiaro che ogni tentativo di avvicinarsi rimbalzava sul moretto come su una parete di gomma. Ma invece di esserne offeso il biondino si sentiva solo molto dispiaciuto per lui. Perché qualcosa doveva pur aver portato un ragazzino di soli 16 anni ad essere completamente impermeabile alle altre persone, e non poteva di certo essere qualcosa di buono. E si, a Quinn importava delle persone, anche troppo - come ripeteva sempre Bert - non poteva farci nulla, era nella sua natura preoccuparsi.
David aveva raggiunto il suo posto preferito, il tetto, e si era seduto a gambe incrociate sull'asfalto, mentre con una mano teneva il panino e con l'altra scrollava la rotellina dell'ipod per scegliere quale sarebbe stata la colonna sonora del suo pranzo. Il suo umore non era dei migliori quel giorno, quindi aveva optato per qualcosa di vagamente deprimente. Dall'alto del tetto riusciva a vedere i pochi studenti che sostavano all'esterno a mangiare il loro pranzo all'aperto. Non li vedeva davvero, nel senso che non poteva distinguerne i visi, e per un attimo si era ritrovato a pensare che era esattamente quello il rapporto che aveva con le persone, li osservava da lontano senza poter scorgere nulla se non le loro sagome, niente dettagli, niente espressioni. Era tanto tempo che non percepiva quella sensazione di solitudine. Solitamente gli andava bene così, non era una condizione imposta, era qualcosa di consapevolmente scelto. Ma quel ragazzo - Quinn - gli stava rendendo tutto più difficile. Era gentile con lui, anche troppo gentile, nonostante David non gli desse nessuna possibilità di arrivare anche solo lontanamente vicino, e la cosa strana era che non c'era niente di forzato nella sua gentilezza, non lo faceva per nessun motivo, era così e basta. Si capiva perché trattava tutti nello stesso modo, sorrideva a tutti nello stesso modo aperto. Si era ritrovato a pensare che - se la sua regola non fosse esistita - Quinn sarebbe stato il genere di amico che avrebbe voluto avere al suo fianco. Ma la regola era lì, stampata nella sua mente, e David aveva scrollato la testa e le spalle eliminando quel pensiero, ed era passato alla canzone successiva.
Pierre si sentiva un pò uno stalker - si, soltanto un pò - mentre aspettava poggiato al muro che il ragazzo nuovo, David, si avvicinasse al proprio armadietto. Era stato un colpo di fortuna scoprire quale fosse, e ci era riuscito solo perché la mattina precedente il moretto aveva fatto tardi, e per la prima volta l'aveva visto attraversare i corridoi della scuola. Evidentemente di solito arrivava molto presto, prima degli altri, e Pierre non aveva mai avuto l'occasione di incontrarlo. E visto che quell'incontro non succedeva casualmente, beh, aveva deciso di farlo accadere lui stesso. Era molto presto, e la scuola era così vuota che gli sembrava un posto ancora più triste e deprimente del solito. Non così vuota come aveva pensato però, perché quegli idioti di Gerard e Frank avevano deciso di seguirlo, una volta saputo del suo piano.
"Ve ne andate?" "Scherzi? Non mi perderei il primo rifiuto della tua vita per niente al mondo. E poi diciamoci la verità, tu gli metteresti paura, avrai più successo se dimostri di avere degli amici, invece che di essere un pedinatore" "Cristo quanto cazzo parli Gerard, e poi tu sei inquietante, non penso che sarebbe molto rassicurato dalla tua presenza" "Già.. disse lo stalker.." "Fanculo, non sono uno stalker, sto solo dando una mano agli eventi" "Che sarebbero?" "Noi parleremo, lui accetterà di uscire con me.." "Non continuare, le tue storie finiscono sempre allo stesso modo, con uno 'scoperemo come ricci', ho ragione?" "Si beh.."
Gerard si era limitato a scuotere la testa, l'idiozia di Pierre era cosa nota oramai, si era abituato. Frank invece ridacchiava apertamente, e quel suono aveva strappato un sorriso a Gerard, lo faceva sempre. Il piccoletto era ancora peggiore di lui quando ci si metteva, non importava quanto l'apparenza dicesse il contrario. Anche lui prendeva in giro Pierre, anche se meno spesso dell'altro. Pierre non se la prendeva, sapeva che gli volevano bene.
"Scusa ma perché ti sei fissato così? L'avrai visto per trenta secondi scarsi.. sei davvero così a corto di ragazzi?"
Pierre aveva amorevolmente mandato a fanculo anche Frank, come appena pochi minuti prima aveva fatto con Gerard. Non sapeva come spiegarlo ai suoi amici senza sembrare più idiota di quello che già sembrasse, ma voleva rivederlo.
"Non riesco a togliermelo dalla testa"
E l'aveva detto con una serietà che era abbastanza inusuale per lui. I due ragazzi l'avevano guardato sorpresi ed avevano annuito, senza l'aggiunta di nessuna battuta e prese in giro questa volta. Probabilmente avrebbe cambiato idea nel giro di una settimana, perché le passioni di Pierre non duravano mai per troppo tempo, ma non aveva importanza, se gli serviva supporto, beh l'avrebbe avuto.
David aveva attraversato la porta dell'edificio come ogni mattina, con lo zaino nero che penzolava dalla mano destra ed un muffin a cui dava un morso ogni tanto nell'altra. Era arrivato a poca distanza dal proprio armadietto quando aveva sentito qualcosa di diverso dal solito. Il corridoio che usualmente a quell'ora era estremamente silenzioso adesso era riempito da risatine e parole che David non riusciva a sentire. Aveva fatto ancora qualche passo e aveva visto tre ragazzi poggiati contro il muro che chiacchieravano tra loro. Uno di loro era il ragazzo che lo aveva travolto il primo giorno, gli altri due non li aveva mai visti. Aveva riflettuto per un attimo, ma le probabilità gli dicevano che se fosse entrato ed avesse raggiunto il suo armadietto quasi sicuramente si sarebbe trovato invischiato in una conversazione che non voleva, o almeno in un tentativo di conversazione, così aveva semplicemente fatto dietro-front, prendendo le scale per salire al secondo piano dove avrebbe avuto la prima lezione della giornata. Si era goduto l'aula vuota per un momento, consumando velocemente la sua specie di colazione e poi recuperando il suo ipod dallo zaino ed infilandosi le cuffiette nelle orecchie.
Pierre aveva capito che il moretto non sarebbe arrivato quando i corridoi della scuola avevano iniziato a riempirsi di studenti, e poco dopo la campanella della prima ora era suonata. Era rimasto un pò deluso - si, soltanto un pò - deluso.
Frank si era steso sul letto di Gerard, prendendo praticamente tutto il posto disponibile mentre l'altro andava a prendere qualcosa da bere. Aveva dato un'occhiata alle pareti piene di disegni, alcuni a matita, altri colorati di tutto punto come pagine sfuse di libri di fumetti. Non che avesse bisogno di guardarli, conosceva a memoria ogni singola pagina appuntata al muro con puntine di plastica colorata, alcuni addirittura ritraevano lui stesso. Gerard aveva scosso la testa quando era rientrato in camera, ed aveva svuotato la poltrona dei vestiti per avere un posto dove sedersi. Avevano solo sorseggiato le loro coca cole in silenzio per qualche minuto. Era stato il più grande ad interrompere il momento
"Non capisco come si possa essere così ossessionati da una persona"
E mentre lo diceva il più piccolo aveva percepito una impercettibile sfumatura di preoccupazione nella voce dell'altro. Gli occhi di Frank si erano posati lentamente su di lui, erano rimasti fissi sul viso di Gerard per qualche secondo mentre scuoteva leggermente la testa. Non che loro due fossero proprio nuovi alle ossessioni. Gerard delle volte era così fissato su un pensiero o un'immagine da sentire il bisogno di disegnarla in una maniera compulsiva, e la stessa cosa succedeva a Frank con le note che nascevano nella sua testa e prendevano vita sulla tastiera della sua chitarra. Ma essere così ossessionati, da una persona? Per un istante Frank si era chiesto se la parola ossessione non descrivesse il rapporto che aveva con Gerard. Loro passavano ogni minuto libero insieme, ed anche in quelle rare occasioni in cui uno dei due era impegnato in qualcosa senza l'altro erano comunque perennemente in contatto, anche solo tramite sms, per il semplice bisogno di condividere con l'altro ogni cosa succedesse. Aveva scosso la testa ed accantonato quel pensiero, loro due erano amici, é così che funziona tra amici, punto.
"Conosci Pierre.."
Gerard si era limitato ad annuire, un mezzo sorriso ad alzargli appena un angolo della bocca.
"Sei preoccupato per lui?" "Perché me lo chiedi?"
Frank si era messo dritto per guardarlo, e gli aveva rivolto quell'occhiata che diceva - che lo chiedi a fare? come se non sapessi leggerti dentro - che aveva fatto sorridere Gerard ancora una volta.
"E' che non voglio che si faccia male" "Quando mai Pierre si é fatto male?" "C'é una prima volta per tutto"
Pierre stava ancora imprecando quando aveva recuperato il suo zaino e si era chiuso la porta di casa alle spalle. La sera precedente aveva tardato ed aveva litigato di brutto con sua madre per quello, e quella mattina lei l'aveva buttato giù dal letto praticamente all'alba dicendogli che era stanca dei suoi ritardi. Tipico, non l'aveva punito esplicitamente ma gliel'avrebbe fatta pagare comunque in qualche modo. Per fortuna le arrabbiature di sua madre non duravano mai troppo a lungo, e nemmeno le sue nei confronti della madre. Per la seconda volta in quelle poche settimane di scuola aveva beccato l'autobus, ma il suo viaggio era durato davvero poco perché era sceso dopo appena una fermata quando aveva visto il moretto camminare con la testa leggermente abbassata sul marciapiede. Aveva camminato in fretta per raggiungerlo ma quando l'aveva chiamato non si era neanche voltato, così gli aveva toccato la spalla per attirare la sua attenzione. L'altro si era voltato posando quegli occhi incredibili su di lui, e Pierre per un attimo aveva dimenticato ogni parola gli fosse venuta in mente – probabilmente ogni parola avesse mai imparato in 17 anni - David l'aveva guardato, leggermente confuso da suo silenzio, chiedendosi perché l'avesse fermato senza poi dirgli assolutamente niente.
"Volevi qualcosa?" "Si io.. no.. cioè volevo solo dire ciao" "Bhe ciao"
David aveva fatto per allontanarsi e riprendere il suo cammino, ma l'altro l'aveva fermato ancora una volta.
"Ecco noi andiamo a scuola insieme, ricordi?" "Si mi ricordo, sei il ragazzo che mi ha travolto" "Si.. beh scusa ancora" "Fa nulla.. ora devo andare" "Ma.. potremmo fare la strada insieme dato che.. andiamo nello stesso posto"
David odiava quelle situazioni con tutto sé stesso. Quelle situazioni nelle quali era costretto a sembrare scortese e scostante, e non c'era nulla che fosse più lontano dalla sua natura. E non voleva, davvero, non con questo ragazzo col sorriso grande e gentile, né con nessun altro, ma non poteva evitarlo. Non doveva, evitarlo.
"No grazie, preferisco andare da solo"
Prima che l'altro potesse ribattere qualsiasi cosa si era reinfilato le cuffiette nelle orecchie, ed aveva ripreso a camminare. Pierre aveva sentito una punta di delusione bruciargli lo stomaco, per la seconda volta in due giorni.
Quinn era stato il primo ad arrivare quella mattina, più presto rispetto ai suoi standard, ma aveva il primo test del semestre quel giorno e non aveva studiato come avrebbe dovuto. Bel lavoro Allman, cominci bene, complimenti! Era entrato dritto nella scuola per evitare di incontrare qualcuno che potesse distrarlo ed aveva preso posto sulle scale deserte, il libro aperto poggiato sulle ginocchia e nessunissima voglia di studiare nonostante avesse l'acqua alla gola. Si era sforzato di mantenere costante la sua attenzione sulle pagine del libro di economia, ma si era ritrovato a pensare a David. Come si era preparato per il test se non aveva ancora i libri? Avrebbe dovuto chiedergli di studiare con lui, ma sicuramente l'altro non avrebbe accettato, così non aveva neanche fatto un tentativo. Stava ancora pensando a lui quando la porta che dava sulle scale dove era seduto si era aperta e David era apparso, come se si fosse materializzato direttamente dai suoi pensieri. Gli era sembrato sorpreso di vederlo, e per un attimo si erano guardati senza che nessuno dei due dicesse niente, prima che Quinn notasse i l'insieme di fogli spillati ordinatamente che il ragazzo teneva in mano.
"Hey" "Hey" "Sei pronto per il test?"
Quinn si trovava sempre più spesso nella bizzarra posizione di tentare di fare conversazione con l'altro ragazzo, ma otteneva sempre le stesse risposte laconiche e monosillabiche. Non che fosse per lui che si comportava così, in effetti era quasi sicuro di essere l'unico con cui il moretto parlasse, se così si poteva definire. Non l'aveva mai visto parlare con nessun altro, appariva in classe e poi spariva non appena le lezioni terminavano, e tutto il resto del tempo non si sapeva dove fosse.
"Si, credo di si" "Come hai studiato senza libri?" "Ho fatto qualche ricerca su internet" "Potevamo studiare insieme"
Quinn l'aveva detto con la solita gentilezza che lo contraddistingueva, e per una volta David l'aveva guardato negli occhi, cosa che di solito non accadeva mai. Solitamente il moretto posava lo sguardo ovunque tranne che su chi gli stava parlando, anche se potevi vedere che ti stava prestando attenzione. Quella volta invece l'aveva guardato, ed aveva sussurrato un 'grazie', e lo pensava davvero, si poteva vederlo. Quinn aveva notato la gratitudine negli occhi di quello strano colore, anche se l'altro non aveva neanche accennato un sorriso.
"Io dovrei.."
David gli dava sempre l'impressione di avere la necessità di scappare dalla stanza in cui si trovava. E non voleva farlo sentire costretto a restare, per educazione o altro, così si era semplicemente limitato ad annuire, ed il moretto l'aveva superato ed aveva continuato a salire le scale. Non era andato in classe però, perché quando qualche minuto dopo Quinn era salito per prendere posto non l'aveva trovato. Ancora una volta si chiedeva come facesse a sparire di punto in bianco.
David era corso via come al suo solito non appena le lezioni erano terminate, mentre gli altri ragazzi ancora sistemavano le loro cose e si attardavano a chiacchierare pigri ora che la giornata scolastica era terminata. Aveva deciso di tornare a casa a piedi, per godersi il sole tiepido di settembre che gli riscaldava leggermente il viso. A volte si chiedeva come lo vedessero le altre persone, doveva apparire come uno di quei ragazzini molto soli, sempre estraniati dal mondo dagli auricolari nelle orecchie, triste perfino. Ma David non era triste, anzi, era caratterialmente molto allegro - anche troppo diceva sua madre - e riusciva ad entusiasmarsi anche per le cose più piccole. In quanto al fatto che fosse solo - beh aveva delle persone nella sua vita che lo amavano e che amava - ma a volte si sentiva come se stesse saltando dei passaggi - alcuni di quelli importanti - che tutti i ragazzi della sua età attraversano. A volte si chiedeva come lo vedesse Quinn - il biondino seduto accanto a lui a scuola, tanto gentile e disponibile da rendere difficile il non essere suo amico - doveva davvero considerarlo uno stronzo. Aveva scacciato quel pensiero nello stesso modo in cui lo faceva sempre, alzando al massimo il volume del suo ipod, e camminando fino a casa. Quando aveva aperto la porta e posato le sue cose nell'ingresso come faceva sempre era stato sorpreso dal silenzio. Nessun rumore proveniente dalla cucina, nessuna voce e nessun suono come la radio o la televisione. L'odore proveniente dalla cucina però l'aveva informato che sua madre doveva essere a casa perché il pranzo era pronto. Era salito su per le scale ed aveva raggiunto camera sua, assolutamente meravigliato di trovarci sua madre all'interno. Era seduta sul letto, le mani poggiate in grembo e l'espressione pensierosa, così tanto che non si era ancora accorta della presenza di David. Il moretto aveva fatto un grosso sospiro, preparandosi al peggio - o al solito, che era più o meno la stessa cosa per lui -
"Mom?"
Sua madre aveva posato gli occhi su di lui e gli aveva sorriso, per poi spostare la sua attenzione sulla stanza.
"Siamo qui da un mese ed ancora non hai svuotato neanche uno scatolone con le tue cose" "Lo so"
Gli era bastata quella semplice affermazione, non aveva avuto bisogno di dire il resto perché comunque sua madre lo sapeva già da sola. La camera di David sembrava tutto fuorché la camera di un adolescente. Non c'era niente alle pareti, non un poster o una semplice foto, le mensole erano praticamente vuote, fatta eccezione per qualche libro poggiato alla rinfusa sopra. L'unica cosa davvero riconducibile a David era il computer portatile, per il resto sembrava più un magazzino, come se non la usasse nessuno.
"E' successo qualcosa mom?" "Come va la scuola piccolo?"
Era chiaro che ci fosse qualcosa che voleva dirgli, e non ci voleva un genio per capire cosa fosse date le esperienze precedenti, ma sua madre sembrava voler girare intorno al discorso.
"La scuola é ok, lo sai che mi piace andare a scuola" "Bene.. e gli altri ragazzi? Ti sei fatto qualche nuovo amico?"
David aveva sorriso, rassicurandola che era tutto ok, che i ragazzi erano simpatici, anche se tutti e due sapevano che non era la verità. Il moretto non aveva mai portato un amico a casa in vita sua, fatta eccezione per i bambini con cui giocava quando era molto piccolo, e non usciva spesso - quasi mai, per la verità - quindi era chiaro ad entrambi che non c'era nessun gruppo di amici nella vita di suo figlio. E non poteva dire di non esserne preoccupata, ma ne comprendeva le ragioni. David aveva provato ad indagare ancora per capire cosa stesse succedendo, o più che altro per avere una conferma dei suoi pensieri, e questa volta sua madre aveva risposto.
"Dobbiamo parlare" "Okay" "Lo sai che Rhys viene sempre mandato in giro per le missioni.."
Rhys era il compagno di sua madre, ed era un militare di carriera, nonché la ragione per la quale erano costretti a cambiare casa molto spesso. David si era limitato ad annuire, aspettando la fatidica frase che oramai aveva sentito un milione di volte - dobbiamo partire, vedrai ti piacerà il posto dove andremo - e lui si sarebbe limitato ad assentire col capo ed a sorridere come sempre.
"Gli é stato offerto un posto di comando, come colonnello" "Okay"
David aveva sorriso per rassicurarla, pensando tra sé che non era stata una cattiva idea lasciare le sue cose negli scatoloni - come sempre - ma sua madre aveva ripreso a parlare.
"Lo so che questo posto non é esattamente una metropoli, ma ci si sta bene, no?"
David l'aveva guardata per un attimo senza capire, o più che altro shoccato dalla piega che sembrava stesse prendendo quella conversazione - del tutto inaspettatamente - ma sua madre aveva scambiato la sua espressione per delusione
"Vuoi dire che restiamo qui?" "So che ti manca Montreal e che non ti senti a casa qui, ma sono sicura che dopo un pò tu.." "No io.. per quanto tempo restiamo?" "Il lavoro di Rhys é una cosa definitiva"
Sua madre l'aveva osservato preoccupata di quale sarebbe potuta essere la sua reazione. Sapeva di avergli chiesto molto in quegli anni, avevano cambiato città così spesso che perfino lei faticava a tenerne il conto, ma David si era sempre dimostrato comprensivo e non aveva mai protestato. A volte quasi dimenticava che era soltanto poco più di un bambino. Ma il moretto le aveva sorriso - e non uno di quei sorrisi che faceva sempre quando voleva rassicurarla - uno di quelli veri - entusiasti - che David riservava alle cose che realmente lo rendevano felice.
"Ne sei contento?" "Si" "Non pensavo che saresti stato felice di vivere in un posto così piccolo. Sei sicuro David?" "A me basta che ci fermiamo"
Sua madre aveva annuito, molto più tranquilla rispetto a quando era entrata in quella stanza qualche minuto prima.
"Si, ci fermiamo" "Grazie mom" "Dovrei essere io a ringraziare te, sei stato molto paziente"
David aveva scrollato le spalle come a dire che era ok, che non importava, e le aveva sorriso ancora.
"Dovresti cominciare a farti qualche amico" "Si.."
E per la prima volta quello non era uno di quei si - uno di quelli supportivi e rassicuranti che però non dicevano tutta la verità - era sincero - ed anche un pò spaventato - Quando sua madre era uscita, dicendogli che il pranzo sarebbe stato in tavola a minuti, David si era inginocchiato davanti ad uno dei suoi scatoloni - uno di quelli aperti, perché molti erano ancora chiusi - ed aveva tirato fuori uno dei poster che portava sempre con sé ma che non aveva mai attaccato alla parete, ed una scatolina di puntine colorate che non aveva neppure mai aperto, poi aveva fissato il poster alla parete facendo attenzione che fosse dritto. Quando gli aveva dato un'occhiata prima di chiudersi la porta alle spalle e scendere per il pranzo David sorrideva.
Grazie delle recensioni. Vi amo!
Friem: Grazie mille davvero, sei troppo buona. Il comportamento di David si capisce un pò ora, giusto? E no, apparentemente Gee e Frank sono solo amici xD Che ne dici?
Hellister: Una nuova lettrice! Ma benvenuta! Sono contenta che ti piaccia. Si, i personaggi sono forti, li ho scelti perché insieme avrebbero fatto faville! xD Che te ne pare del capitolo?
ErisValentine: ahah la tendenza al "forever alone", è proprio David! xD Ma si, in questo capitolo si capisce perché sta male. Quinn é amore come sempre e Pierre.. dai come si può non amare Pierre?! xD E poi ci sono Gee e Frank.. che ne dici? Love u!
ChemicallyUsed: ahaha questa storia ti fa male alla salute mentale! Eccoti serviti più dettagli su David, ed ecco la svolta di cui parlavamo e che avrebbe fatto iniziare "la vera storia". Che ne dici? C'é un hint di OTP anche qui, ovviamente da parte di Frank perché Gee é tonto.. ed il rapporto tra Gee e Pierre, che ne dici?
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