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Autore: echelon1985    03/10/2011    5 recensioni
La vita in una piccola città é fatta così, come essere sotto un grosso microscopio
Era esattamente così che si sentiva David, sotto un microscopio, quando quella mattina era uscito
dalla sua nuova casa ancora piena di scatololi per andare nella sua nuova scuola.
Poteva sentire gli sguardi delle persone addosso anche se aveva camminato
a testa bassa praticamente tutto il tempo, prestando ben poca attenzione a
quello che gli succedeva intorno, estraniato dalla musica delle cuffiette nelle orecchie.
Qualcuno lo aveva perfino fermato, chiedendogli se fosse 'il ragazzo nuovo'.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: My Chemical Romance, Simple Plan, The Used
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Stay






I primi giorni di scuola erano trascorsi in fretta, mentre i ragazzi si riabituavano
alla routine e le lezioni iniziavano ad entrare nel vivo.
Nonostante gli avesse offerto di leggere insieme a lui finché non fossero arrivati
i suoi libri David continuava a rivolgergli quegli sguardi timidi, come a chiedergli
il permesso, ogni qualvolta iniziava una nuova lezione.
Quinn si limitava a sorridergli, gentile ed amichevole come al solito, era nella
sua natura d'altronde.
In quel tempo la frase più lunga che il moretto gli avesse rivolto era stata
quando gli aveva spiegato che la biblioteca gli avrebbe consegnato i suoi libri
a breve, e si era scusato del disturbo.
Per il resto il biondino era riuscito a cogliere solo qualche piccola informazione,
dalle sue risposte monosillabiche.
Aveva scoperto che veniva dal Canada, e non dalla Francia come pensavano
tutti, però parlava francese come prima lingua, lo si poteva sentire dal modo
in cui certe parole scivolavano fuori dalla sua bocca con quella strana cadenza.
Aveva scoperto che era nato a Montreal, e si diceva che i suoi genitori fossero divorziati, altri
dicevano invece che non fosse vero, e che il padre fosse un militare.
Non molto in effetti, e sicuramente niente che potesse aiutare Pierre nel suo
strano intento di conquistare un ragazzo che nemmeno conosceva.
Quinn si chiedeva perché gli sembrasse strano dopotutto, era di Pierre che
si parlava, con lui quel termine assumeva tutto un altro significato.



Anche quel giorno Quinn aveva visto il moretto sparire non appena la
campanella del pranzo era suonata, ed ancora una volta aveva dovuto
raggiungere i suoi amici a mensa senza nessuna buona notizia per Pierre.
Anzi, senza nessuna notizia e basta.
In realtà ad un certo punto aveva smesso di essere soltanto per Pierre, era
diventato curioso lui stesso di scoprire qualcosa in più su David.
A volte si ritrovava a pensare a lui - no, niente di romantico, assolutamente - era
solo desideroso di capire quale fosse il motivo di quella sua impenetrabilità.
Si, perché se inizialmente Quinn aveva pensato che si sarebbe aperto almeno
un pochino prima o poi, oramai era piuttosto chiaro che ogni tentativo di
avvicinarsi rimbalzava sul moretto come su una parete di gomma.
Ma invece di esserne offeso il biondino si sentiva solo molto dispiaciuto per lui.
Perché qualcosa doveva pur aver portato un ragazzino di soli 16 anni ad
essere completamente impermeabile alle altre persone, e non poteva di
certo essere qualcosa di buono.
E si, a Quinn importava delle persone, anche troppo - come ripeteva sempre
Bert - non poteva farci nulla, era nella sua natura preoccuparsi.






David aveva raggiunto il suo posto preferito, il tetto, e si era seduto a
gambe incrociate sull'asfalto, mentre con una mano teneva il panino
e con l'altra scrollava la rotellina dell'ipod per scegliere quale sarebbe stata
la colonna sonora del suo pranzo.
Il suo umore non era dei migliori quel giorno, quindi aveva optato per
qualcosa di vagamente deprimente.
Dall'alto del tetto riusciva a vedere i pochi studenti che sostavano all'esterno
a mangiare il loro pranzo all'aperto.
Non li vedeva davvero, nel senso che non poteva distinguerne i visi, e per
un attimo si era ritrovato a pensare che era esattamente quello il rapporto
che aveva con le persone
, li osservava da lontano senza poter scorgere
nulla se non le loro sagome, niente dettagli, niente espressioni.
Era tanto tempo che non percepiva quella sensazione di solitudine.
Solitamente gli andava bene così, non era una condizione imposta, era
qualcosa di consapevolmente scelto.
Ma quel ragazzo - Quinn - gli stava rendendo tutto più difficile.
Era gentile con lui, anche troppo gentile, nonostante David non gli desse
nessuna possibilità di arrivare anche solo lontanamente vicino, e la cosa
strana era che non c'era niente di forzato nella sua gentilezza, non lo
faceva per nessun motivo, era così e basta.
Si capiva perché trattava tutti nello stesso modo, sorrideva a tutti nello
stesso modo aperto.
Si era ritrovato a pensare che - se la sua regola non fosse esistita - Quinn
sarebbe stato il genere di amico che avrebbe voluto avere al suo fianco.
Ma la regola era lì, stampata nella sua mente, e David aveva scrollato la testa
e le spalle eliminando quel pensiero, ed era passato alla canzone successiva.





Pierre si sentiva un pò uno stalker - si, soltanto un pò - mentre aspettava
poggiato al muro che il ragazzo nuovo, David, si avvicinasse al proprio
armadietto.
Era stato un colpo di fortuna scoprire quale fosse, e ci era riuscito solo
perché la mattina precedente il moretto aveva fatto tardi, e per la prima
volta l'aveva visto attraversare i corridoi della scuola.
Evidentemente di solito arrivava molto presto, prima degli altri, e Pierre
non aveva mai avuto l'occasione di incontrarlo.
E visto che quell'incontro non succedeva casualmente, beh, aveva deciso
di farlo accadere lui stesso.
Era molto presto, e la scuola era così vuota che gli sembrava un posto
ancora più triste e deprimente del solito.
Non così vuota come aveva pensato però, perché quegli idioti di Gerard
e Frank avevano deciso di seguirlo, una volta saputo del suo piano.

"Ve ne andate?"
"Scherzi? Non mi perderei il primo rifiuto della tua vita per niente al mondo.
 E poi diciamoci la verità, tu gli metteresti paura, avrai più successo se
 dimostri di avere degli amici, invece che di essere un pedinatore"
"Cristo quanto cazzo parli Gerard, e poi tu sei inquietante, non penso che
 sarebbe molto rassicurato dalla tua presenza"
"Già.. disse lo stalker.."
"Fanculo, non sono uno stalker, sto solo dando una mano agli eventi"
"Che sarebbero?"
"Noi parleremo, lui accetterà di uscire con me.."
"Non continuare, le tue storie finiscono sempre allo stesso modo, con
 uno 'scoperemo come ricci', ho ragione?"
"Si beh.."

Gerard si era limitato a scuotere la testa, l'idiozia di Pierre era cosa
nota oramai, si era abituato.
Frank invece ridacchiava apertamente, e quel suono aveva strappato
un sorriso a Gerard, lo faceva sempre.
Il piccoletto era ancora peggiore di lui quando ci si metteva, non
importava quanto l'apparenza dicesse il contrario.
Anche lui prendeva in giro Pierre, anche se meno spesso dell'altro.
Pierre non se la prendeva, sapeva che gli volevano bene.

"Scusa ma perché ti sei fissato così? L'avrai visto per trenta secondi
 scarsi.. sei davvero così a corto di ragazzi?"

Pierre aveva amorevolmente mandato a fanculo anche Frank, come
appena pochi minuti prima aveva fatto con Gerard.
Non sapeva come spiegarlo ai suoi amici senza sembrare più idiota
di quello che già sembrasse, ma voleva rivederlo.

"Non riesco a togliermelo dalla testa"

E l'aveva detto con una serietà che era abbastanza inusuale per lui.
I due ragazzi l'avevano guardato sorpresi ed avevano annuito, senza
l'aggiunta di nessuna battuta e prese in giro questa volta.
Probabilmente avrebbe cambiato idea nel giro di una settimana, perché
le passioni di Pierre non duravano mai per troppo tempo, ma non
aveva importanza, se gli serviva supporto, beh l'avrebbe avuto.





David aveva attraversato la porta dell'edificio come ogni mattina, con
lo zaino nero che penzolava dalla mano destra ed un muffin a cui
dava un morso ogni tanto nell'altra.
Era arrivato a poca distanza dal proprio armadietto quando aveva
sentito qualcosa di diverso dal solito.
Il corridoio che usualmente a quell'ora era estremamente silenzioso
adesso era riempito da risatine e parole che David non riusciva a sentire.
Aveva fatto ancora qualche passo e aveva visto tre ragazzi poggiati
contro il muro che chiacchieravano tra loro.
Uno di loro era il ragazzo che lo aveva travolto il primo giorno, gli altri
due non li aveva mai visti.
Aveva riflettuto per un attimo, ma le probabilità gli dicevano che se fosse
entrato ed avesse raggiunto il suo armadietto quasi sicuramente si sarebbe
trovato invischiato in una conversazione che non voleva, o almeno in un
tentativo di conversazione, così aveva semplicemente fatto dietro-front, prendendo
le scale per salire al secondo piano dove avrebbe avuto la prima lezione della giornata.
Si era goduto l'aula vuota per un momento, consumando velocemente la sua
specie di colazione e poi recuperando il suo ipod dallo zaino ed infilandosi le cuffiette nelle orecchie.

Pierre aveva capito che il moretto non sarebbe arrivato quando i corridoi
della scuola avevano iniziato a riempirsi di studenti, e poco dopo la campanella
della prima ora era suonata.
Era rimasto un pò deluso - si, soltanto un pò - deluso.





Frank si era steso sul letto di Gerard, prendendo praticamente tutto il
posto disponibile mentre l'altro andava a prendere qualcosa da bere.
Aveva dato un'occhiata alle pareti piene di disegni, alcuni a matita, altri
colorati di tutto punto come pagine sfuse di libri di fumetti.
Non che avesse bisogno di guardarli, conosceva a memoria ogni singola
pagina appuntata al muro con puntine di plastica colorata, alcuni addirittura
ritraevano lui stesso.
Gerard aveva scosso la testa quando era rientrato in camera, ed aveva
svuotato la poltrona dei vestiti per avere un posto dove sedersi.
Avevano solo sorseggiato le loro coca cole in silenzio per qualche minuto.
Era stato il più grande ad interrompere il momento

"Non capisco come si possa essere così ossessionati da una persona"


E mentre lo diceva il più piccolo aveva percepito una impercettibile
sfumatura di preoccupazione nella voce dell'altro.
Gli occhi di Frank si erano posati lentamente su di lui, erano rimasti fissi
sul viso di Gerard per qualche secondo mentre scuoteva leggermente la testa.
Non che loro due fossero proprio nuovi alle ossessioni.
Gerard delle volte era così fissato su un pensiero o un'immagine da sentire
il bisogno di disegnarla in una maniera compulsiva, e la stessa cosa succedeva
a Frank con le note che nascevano nella sua testa e prendevano vita sulla
tastiera della sua chitarra.
Ma essere così ossessionati, da una persona?
Per un istante Frank si era chiesto se la parola ossessione non descrivesse
il rapporto che aveva con Gerard.
Loro passavano ogni minuto libero insieme, ed anche in quelle rare occasioni
in cui uno dei due era impegnato in qualcosa senza l'altro erano comunque
perennemente in contatto, anche solo tramite sms, per il semplice bisogno
di condividere con l'altro ogni cosa succedesse.
Aveva scosso la testa ed accantonato quel pensiero, loro due erano amici,
é così che funziona tra amici, punto.

"Conosci Pierre.."

Gerard si era limitato ad annuire, un mezzo sorriso ad alzargli appena un
angolo della bocca.

"Sei preoccupato per lui?"
"Perché me lo chiedi?"

Frank si era messo dritto per guardarlo, e gli aveva rivolto quell'occhiata
che diceva - che lo chiedi a fare? come se non sapessi leggerti dentro -
che aveva fatto sorridere Gerard ancora una volta.

"E' che non voglio che si faccia male"
"Quando mai Pierre si é fatto male?"
"C'é una prima volta per tutto"





Pierre stava ancora imprecando quando aveva recuperato il suo zaino
e si era chiuso la porta di casa alle spalle.
La sera precedente aveva tardato ed aveva litigato di brutto con sua
madre per quello, e quella mattina lei l'aveva buttato giù dal letto praticamente
all'alba dicendogli che era stanca dei suoi ritardi.
Tipico, non l'aveva punito esplicitamente ma gliel'avrebbe fatta pagare
comunque in qualche modo.
Per fortuna le arrabbiature di sua madre non duravano mai troppo a lungo,
e nemmeno le sue nei confronti della madre.
Per la seconda volta in quelle poche settimane di scuola aveva beccato
l'autobus, ma il suo viaggio era durato davvero poco perché era sceso
dopo appena una fermata quando aveva visto il moretto camminare
con la testa leggermente abbassata sul marciapiede.
Aveva camminato in fretta per raggiungerlo ma quando l'aveva chiamato
non si era neanche voltato, così gli aveva toccato la spalla per attirare
la sua attenzione.
L'altro si era voltato posando quegli occhi incredibili su di lui, e Pierre per
un attimo aveva dimenticato ogni parola gli fosse venuta in mente – probabilmente
ogni parola avesse mai imparato in 17 anni
-
David l'aveva guardato, leggermente confuso da suo silenzio, chiedendosi perché
l'avesse fermato senza poi dirgli assolutamente niente.

"Volevi qualcosa?"
"Si io.. no.. cioè volevo solo dire ciao"
"Bhe ciao"

David aveva fatto per allontanarsi e riprendere il suo cammino, ma l'altro
l'aveva fermato ancora una volta.

"Ecco noi andiamo a scuola insieme, ricordi?"
"Si mi ricordo, sei il ragazzo che mi ha travolto"
"Si.. beh scusa ancora"
"Fa nulla.. ora devo andare"
"Ma.. potremmo fare la strada insieme dato che.. andiamo nello stesso posto"

David odiava quelle situazioni con tutto sé stesso.
Quelle situazioni nelle quali era costretto a sembrare scortese e scostante, e non
c'era nulla che fosse più lontano dalla sua natura.
E non voleva, davvero, non con questo ragazzo col sorriso grande e gentile, né
con nessun altro, ma non poteva evitarlo.
Non doveva, evitarlo.

"No grazie, preferisco andare da solo"

Prima che l'altro potesse ribattere qualsiasi cosa si era reinfilato le cuffiette
nelle orecchie, ed aveva ripreso a camminare.
Pierre aveva sentito una punta di delusione bruciargli lo stomaco, per la seconda
volta in due giorni.







Quinn era stato il primo ad arrivare quella mattina, più presto rispetto ai suoi
standard, ma aveva il primo test del semestre quel giorno e non aveva
studiato come avrebbe dovuto.
Bel lavoro Allman, cominci bene, complimenti!
Era entrato dritto nella scuola per evitare di incontrare qualcuno che potesse
distrarlo ed aveva preso posto sulle scale deserte, il libro aperto poggiato
sulle ginocchia e nessunissima voglia di studiare nonostante avesse l'acqua
alla gola.
Si era sforzato di mantenere costante la sua attenzione sulle pagine del
libro di economia, ma si era ritrovato a pensare a David.
Come si era preparato per il test se non aveva ancora i libri?
Avrebbe dovuto chiedergli di studiare con lui, ma sicuramente l'altro non
avrebbe accettato, così non aveva neanche fatto un tentativo.
Stava ancora pensando a lui quando la porta che dava sulle scale dove
era seduto si era aperta e David era apparso, come se si fosse materializzato
direttamente dai suoi pensieri.
Gli era sembrato sorpreso di vederlo, e per un attimo si erano guardati senza
che nessuno dei due dicesse niente, prima che Quinn notasse i l'insieme di fogli
spillati ordinatamente che il ragazzo teneva in mano.

"Hey"
"Hey"
"Sei pronto per il test?"

Quinn si trovava sempre più spesso nella bizzarra posizione di tentare di fare
conversazione con l'altro ragazzo, ma otteneva sempre le stesse risposte
laconiche e monosillabiche.
Non che fosse per lui che si comportava così, in effetti era quasi sicuro di essere
l'unico con cui il moretto parlasse
, se così si poteva definire.
Non l'aveva mai visto parlare con nessun altro, appariva in classe e poi spariva
non appena le lezioni terminavano, e tutto il resto del tempo non si sapeva
dove fosse.

"Si, credo di si"
"Come hai studiato senza libri?"
"Ho fatto qualche ricerca su internet"
"Potevamo studiare insieme"

Quinn l'aveva detto con la solita gentilezza che lo contraddistingueva, e per una
volta David l'aveva guardato negli occhi, cosa che di solito non accadeva mai.
Solitamente il moretto posava lo sguardo ovunque tranne che su chi gli stava
parlando, anche se potevi vedere che ti stava prestando attenzione.
Quella volta invece l'aveva guardato, ed aveva sussurrato un 'grazie', e lo
pensava davvero, si poteva vederlo.
Quinn aveva notato la gratitudine negli occhi di quello strano colore, anche se
l'altro non aveva neanche accennato un sorriso.

"Io dovrei.."

David gli dava sempre l'impressione di avere la necessità di scappare dalla
stanza in cui si trovava.
E non voleva farlo sentire costretto a restare, per educazione o altro, così
si era semplicemente limitato ad annuire, ed il moretto l'aveva superato
ed aveva continuato a salire le scale.
Non era andato in classe però, perché quando qualche minuto dopo Quinn
era salito per prendere posto non l'aveva trovato.
Ancora una volta si chiedeva come facesse a sparire di punto in bianco.





David era corso via come al suo solito non appena le lezioni erano terminate, mentre
gli altri ragazzi ancora sistemavano le loro cose e si attardavano a chiacchierare
pigri ora che la giornata scolastica era terminata.
Aveva deciso di tornare a casa a piedi, per godersi il sole tiepido di settembre che
gli riscaldava leggermente il viso.
A volte si chiedeva come lo vedessero le altre persone, doveva apparire come
uno di quei ragazzini molto soli, sempre estraniati dal mondo dagli auricolari nelle
orecchie, triste perfino.
Ma David non era triste, anzi, era caratterialmente molto allegro - anche troppo
diceva sua madre - e riusciva ad entusiasmarsi anche per le cose più piccole.
In quanto al fatto che fosse solo - beh aveva delle persone nella sua vita che
lo amavano e che amava - ma a volte si sentiva come se stesse saltando
dei passaggi - alcuni di quelli importanti - che tutti i ragazzi della sua età attraversano.
A volte si chiedeva come lo vedesse Quinn - il biondino seduto accanto a lui a
scuola, tanto gentile e disponibile da rendere difficile il non essere suo amico - doveva
davvero considerarlo uno stronzo.
Aveva scacciato quel pensiero nello stesso modo in cui lo faceva sempre, alzando
al massimo il volume del suo ipod, e camminando fino a casa.
Quando aveva aperto la porta e posato le sue cose nell'ingresso come faceva
sempre era stato sorpreso dal silenzio.
Nessun rumore proveniente dalla cucina, nessuna voce e nessun suono come
la radio o la televisione.
L'odore proveniente dalla cucina però l'aveva informato che sua madre doveva
essere a casa perché il pranzo era pronto.
Era salito su per le scale ed aveva raggiunto camera sua, assolutamente meravigliato
di trovarci sua madre all'interno.
Era seduta sul letto, le mani poggiate in grembo e l'espressione pensierosa, così tanto
che non si era ancora accorta della presenza di David.
Il moretto aveva fatto un grosso sospiro, preparandosi al peggio - o al solito, che era
più o meno la stessa cosa per lui
-

"Mom?"

Sua madre aveva posato gli occhi su di lui e gli aveva sorriso, per poi spostare
la sua attenzione sulla stanza.

"Siamo qui da un mese ed ancora non hai svuotato neanche uno scatolone
 con le tue cose"
"Lo so"

Gli era bastata quella semplice affermazione, non aveva avuto bisogno di
dire il resto perché comunque sua madre lo sapeva già da sola.
La camera di David sembrava tutto fuorché la camera di un adolescente.
Non c'era niente alle pareti, non un poster o una semplice foto, le mensole
erano praticamente vuote, fatta eccezione per qualche libro poggiato alla
rinfusa sopra.
L'unica cosa davvero riconducibile a David era il computer portatile, per il
resto sembrava più un magazzino, come se non la usasse nessuno.

"E' successo qualcosa mom?"
"Come va la scuola piccolo?"

Era chiaro che ci fosse qualcosa che voleva dirgli, e non ci voleva un genio
per capire cosa fosse date le esperienze precedenti, ma sua madre sembrava
voler girare intorno al discorso.

"La scuola é ok, lo sai che mi piace andare a scuola"
"Bene.. e gli altri ragazzi? Ti sei fatto qualche nuovo amico?"

David aveva sorriso, rassicurandola che era tutto ok, che i ragazzi erano
simpatici, anche se tutti e due sapevano che non era la verità.
Il moretto non aveva mai portato un amico a casa in vita sua, fatta eccezione
per i bambini con cui giocava quando era molto piccolo, e non usciva spesso
- quasi mai, per la verità - quindi era chiaro ad entrambi che non c'era nessun
gruppo di amici nella vita di suo figlio.
E non poteva dire di non esserne preoccupata, ma ne comprendeva le ragioni.
David aveva provato ad indagare ancora per capire cosa stesse succedendo,
o più che altro per avere una conferma dei suoi pensieri, e questa volta sua
madre aveva risposto.

"Dobbiamo parlare"
"Okay"
"Lo sai che Rhys viene sempre mandato in giro per le missioni.."

Rhys era il compagno di sua madre, ed era un militare di carriera, nonché la
ragione per la quale erano costretti a cambiare casa molto spesso.
David si era limitato ad annuire, aspettando la fatidica frase che oramai aveva
sentito un milione di volte
- dobbiamo partire, vedrai ti piacerà il posto dove
andremo - e lui si sarebbe limitato ad assentire col capo ed a sorridere come
sempre.

"Gli é stato offerto un posto di comando, come colonnello"
"Okay"

David aveva sorriso per rassicurarla, pensando tra sé che non era stata
una cattiva idea lasciare le sue cose negli scatoloni - come sempre - ma sua
madre aveva ripreso a parlare.

"Lo so che questo posto non é esattamente una metropoli, ma ci si
 sta bene, no?"

David l'aveva guardata per un attimo senza capire, o più che altro shoccato
dalla piega che sembrava stesse prendendo quella conversazione - del tutto
inaspettatamente
- ma sua madre aveva scambiato la sua espressione per
delusione

"Vuoi dire che restiamo qui?"
"So che ti manca Montreal e che non ti senti a casa qui, ma sono sicura
 che dopo un pò tu.."
"No io.. per quanto tempo restiamo?"
"Il lavoro di Rhys é una cosa definitiva"

Sua madre l'aveva osservato preoccupata di quale sarebbe potuta essere
la sua reazione.
Sapeva di avergli chiesto molto in quegli anni, avevano cambiato città così
spesso che perfino lei faticava a tenerne il conto, ma David si era sempre
dimostrato comprensivo e non aveva mai protestato.
A volte quasi dimenticava che era soltanto poco più di un bambino.
Ma il moretto le aveva sorriso - e non uno di quei sorrisi che faceva sempre
quando voleva rassicurarla - uno di quelli veri - entusiasti - che David riservava
alle cose che realmente lo rendevano felice.

"Ne sei contento?"
"Si"
"Non pensavo che saresti stato felice di vivere in un posto così piccolo.
 Sei sicuro David?"
"A me basta che ci fermiamo"

Sua madre aveva annuito, molto più tranquilla rispetto a quando era entrata
in quella stanza qualche minuto prima.

"Si, ci fermiamo"
"Grazie mom"
"Dovrei essere io a ringraziare te, sei stato molto paziente"

David aveva scrollato le spalle come a dire che era ok, che non importava, e
le aveva sorriso ancora.

"Dovresti cominciare a farti qualche amico"
"Si.."

E per la prima volta quello non era uno di quei si - uno di quelli supportivi
e rassicuranti che però non dicevano tutta la verità - era sincero  - ed anche
un pò spaventato -
Quando sua madre era uscita, dicendogli che il pranzo sarebbe stato in
tavola a minuti, David si era inginocchiato davanti ad uno dei suoi
scatoloni - uno di quelli aperti, perché molti erano ancora chiusi - ed aveva
tirato fuori uno dei poster che portava sempre con sé ma che non aveva
mai attaccato alla parete, ed una scatolina di puntine colorate che non
aveva neppure mai aperto, poi aveva fissato il poster alla parete facendo
attenzione che fosse dritto.
Quando gli aveva dato un'occhiata prima di chiudersi la porta alle spalle e
scendere per il pranzo David sorrideva.








Grazie delle recensioni. Vi amo!

Friem: Grazie mille davvero, sei troppo buona.
Il comportamento di David si capisce un pò ora, giusto? E no, apparentemente
Gee e Frank sono solo amici xD
Che ne dici?

Hellister: Una nuova lettrice! Ma benvenuta! Sono contenta che ti
piaccia. Si, i personaggi sono forti, li ho scelti perché insieme avrebbero
fatto faville! xD Che te ne pare del capitolo?

ErisValentine: ahah la tendenza al "forever alone", è proprio David! xD
Ma si, in questo capitolo si capisce perché sta male. Quinn é amore come
sempre e Pierre.. dai come si può non amare Pierre?! xD
E poi ci sono Gee e Frank.. che ne dici? Love u!

ChemicallyUsed: ahaha questa storia ti fa male alla salute mentale!
Eccoti serviti più dettagli su David, ed ecco la svolta di cui parlavamo
e che avrebbe fatto iniziare "la vera storia". Che ne dici?
C'é un hint di OTP anche qui, ovviamente da parte di Frank perché Gee
é tonto.. ed il rapporto tra Gee e Pierre, che ne dici?







   
 
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