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Coffee
8.
Viennese: What is love? Part II
- Le
vacanze natalizie in casa Weasley avevano sempre il sapore agrodolce di un
ricordo lontano, una nota vibrante di amore e malinconia che le gonfiava il
cuore di gioia e gli occhi di lacrime ogni volta come fosse la prima.
- Il profumo dei biscotti alla
cannella e dell’amore che aleggiava in quella casa così affollata
l’aveva sempre fatta sentire amata, un’isola felice in un mondo dove non
si era mai sentita pienamente accettata.
- Molly e Arthur, l’amore
incondizionato che solo un padre e una madre potevano dare a una ragazzina
tutta libri, saccenza e capelli e a un bambino smunto e solo con il peso del
mondo sulle spalle esili.
- Bill, Charlie e Percy, sicurezza e
protezione, intelligenza e fiducia.
- Fred e George, l’allegria e la
lealtà, profumo di dolciumi e spensieratezza.
- Ginny, la sua Ginny, passione e
coraggio, lunghe notti passate a lume di bacchetta, sorrisi nel buio,
sussurri e segreti.
- Ron.
- Ron, impacciato e goffo, l’
amico fedele, Ron l’insensibile, la spalla su cui piangere, Ron
l’impulsivo, lo stratega infallibile.
- L’affetto
aveva capelli rossi come fuoco e occhi azzurri come il mare.
- “Hermione,
ti ho portato il dolc… accipicchia!”
- Ron.
Decisamente, impacciato e goffo.
- Hermione
Granger si alzò dalla poltrona accanto al fuoco su cui era accoccolata, nel
petto un misto di esasperazione ed ilarità, per poi riparare con un colpo
di bacchetta il bicchiere con il caffè viennese che Ron le stava portando
ed aveva –inevitabilmente- fatto cadere inciampando in una delle
sperimentali diavolerie dei gemelli.
- “Ron,
sei sempre il solito! Grazie.”
- Con un
sorriso, raccolse il bicchiere e alzò lo sguardo su un Ronald Weasley
decisamente a rischio di autocombustione.
- “Non
è colpa mia, sono solo inciampato!”
- “Se tu
imparassi a guardare dove metti i piedi, questo non accadrebbe!”
- “Si ma
se… Oh, lasciamo perdere! Hermione, io… ecco… volevo dirti una
cosa.”
- Il
sorriso sul volto di Hermione si spense, mentre un refolo di ansia, infido,
le serpeggiava sotto la pelle.
- C’era qualcosa negli occhi di
Ron, quando lo sorprendeva a guardarla, che non riusciva ad afferrare.
- Era uno sguardo strano, assorto ma
al medesimo tempo così profondo da provocarle una stretta allo stomaco e la
voglia di voltarsi e fuggire via, lontano.
- Come se la vedesse per la prima
volta, come se, fino ad allora, non avesse mai davvero realizzato chi lei
fosse e questa nuova scoperta lo affascinasse a tal punto da non riuscire a
distoglierne lo sguardo.
- “Ecco,
io è da un po’ di tempo che volevo parlartene… io… accipicchia…”
- Come se l’amasse.
- “Ron,
Hermione, i gemelli stanno per far partire i fuochi d’artificio: vogliono
fare una prova prima del lancio di mezzanotte.”
- Liquidando
Ron con un sorriso forzato e un frettoloso “Ne parliamo dopo, ok?”, pensò
che non era mai stata così grata ad Harry come lo era in quel momento.
- Il confine tra l’amicizia e
l’amore aveva a volte lo spessore di un pensiero e la consistenza di un
respiro: delicati fili sospesi nel vuoto su cui destreggiarsi, una benda di
seta sugli occhi e sul cuore.
- L’ amore vero, lei, in fondo non
l’ aveva mai conoscuto, ma ne aveva letto di tutti i tipi: l’amore
indomito, passione e ossessione, duelli al chiaro di luna, sangue e lacrime;
l’amore romantico, profumo di rose e ingenuità, una confessione sotto un
balcone coperto di fiori al fantasma di una fanciulla vestita di seta;
l’amore platonico, pensieri e parole inespressi, sogni di confessioni ad
amanti fatti di fumo e desiderio.
- I fuochi
artificiali dei Tiri Vispi Weasley splendevano nel cielo, fiori e
caleidoscopiche macchie di colori che si stagliavano, meravigliose, contro
il nero fondo del cielo invernale.
- Vicina a
Ginny, si strinse le braccia intorno al corpo contro la morsa del gelo e di
un brivido che, furtivo e spiacevole, le era corso lungo la schiena; Ron la
stava guardando da lontano.
- Lei non aveva mai conosciuto
l’Amore, ma una cosa -semplicemente per il suo essere donna- la sapeva di
per certo: Ronald Weasley non lo era.
- La voce
di Arthur la riportò alla realtà.
- “Ragazzi,
su forza, torniamo in casa. Dobbiamo ancora finire il dolce e prepararci per
il conto alla rovescia: manca meno di un quarto d’ora al nuovo anno!”
- Hermione
Granger sospirò: sarebbero stati i quindici minuti più lunghi della sua
vita.
- Poco più
di dieci minuti più tardi, un’Hermione esausta crollava su una sedia
nell’angolo più nascosto del salotto; sapeva che evitare Ron non sarebbe
stato facile, ma non pensava nemmeno che sarebbe stato così estenuante.
- Ovunque
si girasse, lui era lì: per offrirle un biscotto, passarle il succo di
zucca, introdursi in una conversazione, sfiorarle casualmente una mano.
- Aveva
cercato di dissimulare la tensione, ma col passare dei minuti la vena alla
base del collo aveva cominciato ad ingrossarsi sempre più e la ruga sulla
fronte a divenire sempre più profonda; era stato un attimo, e prima di
arrivare pericolosamente vicina al punto di crollo –leggasi
un’apocalittica crisi isterica- si era defilata per rifugiarsi
nell’angolo più buio cercando di non dare nell’occhio.
- Stava
finalmente tirando un sospiro di sollievo, quando un rumore alle sue spalle
la fece trasalire: fu con enorme gioia e ringraziando Merlino con ogni sacro
epiteto di sua conoscenza che si accorse che si trattava di Ginny.
- L’amica
si diresse verso di lei, nella mano una tazza e un sorriso comprensivo e
caldo sul viso coperto di efelidi.
- Le era sempre piaciuta Ginny
Weasley: ultima di sei fratelli maschi, era cresciuta con un carattere
d’acciaio temprato. Apparentemente timida e schiva, nascondeva in realtà
un’anima indomita ed infuocata come i capelli rossi che la
contraddistinguevano, eppure, all’occorrenza, sapeva essere dolce e
gentile: la bontà di una madre e il coraggio di una guerriera racchiuse in
un corpo esile e minuto.
- Hermione aveva sempre pensato che
Ginny fosse in un certo senso nata già donna, al contrario di lei, che si
sentiva ancora un po’ quella ragazzina di undici anni che si era trovata a
guardare, a bocca aperta, uno scintillante treno rosso.
- “Furbizia e tanti libri”, ecco
lei cos’era rimasta.
- “Sei
qui. Ti ho cercato dappertutto, non hai nemmeno finito il dolce, e mi
dispiaceva buttarlo via. Ti piace tanto il caffè.”
- So che ti piace il caffè.
- Prese in
mano la tazza, mentre un sorriso caldo le illuminava il viso.
- “Scusami
Ginny, avevo solo bisogno di… stare un po’ da sola.”
- Ginny
rise, una risata musicale e leggera. “Sì, ho visto le tue rocambolesche
evoluzioni per evitare quel troglodita di mio fratello.”
- Il suo
sguardo si fece d’improvviso serio e dolce, gli occhi azzurri la
scrutavano attenti.
- “Hermione,
non sentirti in colpa se non ricambi i sentimenti di Ron. Siamo giovani, se
ne farà una ragione… non sia mai che il Re non sappia riprendersi. Tempo
cinque minuti, e troverà già una pollastra dietro cui sbavare.”
- Risero
entrambe, il cuore di Hermione si espanse, molto più leggero.
- Aveva
ragione, Ginny era nata già donna.
- “Ma
dimmi una cosa Hermione… come mai non riesci a contraccambiare i suoi
sentimenti? Non fraintendermi, non voglio costringerti ad amare mio
fratello, solo,” disse strizzandole l’occhio “sarebbe stato fantastico
averti come cognata.”
- Il
sorriso sul viso di Hermione vacillò, ma non si spense.
- “Non
so Ginny… è solo che c’è qualcosa che mi dice che non è giusto, che
non dovrebbe essere così, e anche se non so perché, non riesco a
ricambiare tuo fratello. E Dio solo sa quanto ho pregato, per un periodo
della mia vita, che tutto questo accadesse, ma ora… ora è diverso.”
- Ginny la
guardava, negli occhi la comprensione e sul viso un sorriso che Hermione non
comprese.
- “Hermione,
tesoro… non è che… c’è un altro ragazzo?”
- Anche se, in tutta sincerità, non
tutti gli Slytherins erano poi così fastidiosi.
- Mai come
in quel momento Hermione Granger avrebbe voluto che il terreno si aprisse e
la inghiottisse. Arrossendo, cercò di imbastire una frase di senso
coerente.
- “Ma..
cosa dici Ginny? Non dire stupidaggini, ovvio che non c’è nessuno!”
- Ginny
continuava a guardarla, mentre una risata bassa, di gola, le saliva dal
petto.
- “Andiamo
Hermione… nessuno con cui ti senti in sintonia? Nessuno a cui pensi in
continuazione? Nessuno che ti faccia battere il cuore?”
- Lui non le faceva battere il
cuore, piuttosto glielo faceva fermare.
- Era dalla vigilia di Natale che
non si vedevano, e Dio solo sapeva quante lettere gli aveva scritto, tutte
fatte Evanescere prima di essere legate alla zampa di Edvige.
- Il nuovo equilibrio che si era
stabilito tra loro era così sottile; un passo falso, e tutto sarebbe andato
in pezzi.
- Eppure… le mancava.
- Le mancavano i pomeriggi passati a
parlare alla luce del focolare; il suo cipiglio corrugato davanti a una
formula difficile; il sorriso trionfante quando un incantesimo invece
scaturiva, naturalmente, dalla sua bacchetta; le rare risate che era
riuscita a strappargli, gemme preziose incastonate e gelosamente custodite
nella memoria e nel cuore.
- Le mancava Draco Malfoy.
- “Hermione?”
- Ginny
gentilmente la riscosse dai suoi pensieri.
- “Tesoro,
dovresti finire il caffè. Io torno di là, se hai bisogno chiama.”
- Hermione
la ringraziò con uno sguardo e un sorriso, e mentre Ginny si allontanava si
strinse nel maglione di mamma Weasley, gli occhi distanti e la mente e il
cuore immersi in lunghi pomeriggi d’inverno, cercando di finire il proprio
dolce.
- Per te Granger. Del resto ti
capisco, il caffè… crea dipendenza.
- Hermione
sorrise, una lacrima lenta che le scivolava sul viso mentre si portava alle
labbra quello che restava del caffè viennese e, dietro di lei, la famiglia
riunita cominciava il conto alla rovescia.
- “Dieci,
nove, otto, sette…”
- Un sentimento morbido le stringeva
il cuore in una morsa calda e dolce, il sapore del caffè sulle labbra e
sulla lingua era il riverbero di un ricordo lontano, libri di
trasfigurazione, discussioni e battibecchi sullo sfondo di un’aula
polverosa, aperti segreti e sorrisi nascosti.
- “…
sei, cinque, quattro…”
- L’affetto aveva capelli rossi
come fuoco e occhi azzurri come il mare.
- “…
tre, due, uno… Buon anno!”
- Ma l’amore, forse, chissà,
aveva capelli biondi come il grano e occhi grigi come il cielo d’inverno.
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- Eccomi
qua. So che un ritardo simile non è scusabile, ma ho deciso che ci voglio
provare comunque.
- La mia
vita in questi mesi si è ribaltata: due lutti che mi hanno profondamente
segnato, l’inizio di un nuovo anno accademico, l’inizio del lavoro per
la mia tesi di laurea e tante, tante altre piccole cose troppo lunghe e
noiose da elencare.
- Purtroppo,
spesso la vita chiama e noi siamo tenuti a rispondere; capite che trovare il
tempo –oddio, non il tempo perché quello, se si vuole, lo si trova
sempre, sono la voglia e l’ispirazione che spesso mancano- per scrivere è,
a volte, quasi impossibile.
- Avrei
potuto scrivere qualcosa di buttato lì, e archiviare questo mio lavoro; ma
sarebbe stato come tradire voi, che mi avete così affettuosamente seguito
fin qui, e soprattutto tradire me stessa in quanto scrittrice.
- Quindi
ho atteso, lasciando perdere quando l’ispirazione non c’era, e scrivendo
furiosamente quando tornava, e questo è il risultato. Se devo essere
sincera, non sono molto convinta della parte finale, ma non sono riuscita a
fare di meglio, e il ritardo stava diventando troppo vergognoso per tardare
ancora.
- Mi scuso
ancora una volta con tutte voi –perché delle scuse, anche non son dovute
dato che uno scrittore scrive soprattutto per sé, sono comunque più che
auspicabili- e spero che possiate perdonarmi e magari continuare a seguirmi.
Comunque, volevo dirvi che io ho promesso di non abbandonare mai questa mia
storia: e come potete vedere, sto cercando in tutti i modi di mantenere la
mia promessa.
- Anche se
questo toglierà tempo prima del postaggio del capitolo, voglio ringraziare
ad una ad una le splendide, meravigliose persone che hanno recensito
l’ultimo mio capitolo; leggere le vostre parole ogni volta che
l’ispirazione se ne andava mi ricordava che, oltre a me, anche qualcun
altro era curioso di sapere cosa ne sarebbe stato di questo piccolo
racconto; non potevo tradire le vostre aspettative e nemmeno la vostra
fiducia.
-
- Jules_Black:
tu prima di tutti, perché ti meriti questo e molto, molto di più. Ogni
volta che le parole non venivano, era soprattutto a te che pensavo, tra
tutti i miei recensori.
- Mi
dispiace, mi dispiace davvero di averti fatto attendere così tanto; capisco
la frustrazione che si prova quando un autore non aggiorna, perché l’ho
provata: non sai quante volte ho visto delle piccole, potenziali perle venir
abbandonate per i più svariati motivi, ma accanto alla frustrazione della
lettrice c’era anche la comprensione della scrittrice: spesso purtroppo,
un racconto è destinato ad ingrassare le fila delle storie incompiute. Ma
questo non è necessariamente un male: significa che qualcun altro potrà,
con il proprio entusiasmo e la propria fantasia, finire ciò che gli altri
hanno iniziato, no?
- Ciò che
ti prometto però, è che questo racconto non è destinato ad una fine
simile: un finale ci sarà, e lo leggeremo insieme :). Spero che intanto
questo capitolo ti sia piaciuto: i tipi di caffè sono agli sgoccioli, e così
anche questa storia.
- Io non
sono molto convinta, quindi non vedo l’ ora di sentire la tua opinione,
sempre che tu sia disposta a leggermi –e recensirmi- ancora.
- Un
abbraccio, Mavi.
-
- Fra_Bored:
eccomi finalmente. Anche qui, mi scuso ancora e ancora, ma, come vedi,
il capitolo è arrivato, e ti assicuro che, anche se a tratti, è stato un
piacere scriverlo. Sono commossa dalla tua comprensione (“tranquilla non
devi correre. Sono la prima a dire "prima il dovere e poi il
piacere"” ti cito perché, dannazione a me, so che è passato troppo
tempo e non ti ricorderai nemmeno più cosa hai scritto nella recensione) e
spero davvero con tutto il cuore che tu abbia divorato questo capitolo
esattamente come hai divorato il precedente.
- Sarei più
che felice di sapere cosa ne pensi, la tua opinione è fondamentale, e spero
vorrai accettare le mie ennesime scuse.
- Un
abbraccio, Mavi.
-
- Thiliol:
eccomi qua carissima, dopo circa un centinaio di lustri. Chiedo umilmente
perdono per i topoi triti e ritriti del bagno privato (per quello non ci
sono scusanti) e della festa (qui posso dire a mia difesa che mi serviva
come elemento per inserire sia il caffè corretto che il mio adorato
Theodore), ma sono immensamente felice che il capitolo in generale ti sia
piaciuto. Spero che anche questo ti abbia colpito, e ne approfitto per
chiedere anche a te per l’ennesima volta umilmente scusa per il ritardo.
Spero che tu abbia ancora la voglia di seguirmi, perché mi farebbe davvero
piacere cosa ne pensi di questo capitolo.
- Un
abbraccio forte, Mavi.
-
- VictorieBHFS:
grazie mille dei complimenti carissima, spero che anche questo capitolo ti
sia piaciuto. Sì, è stato necessario il mio caro Theodore per far capire a
quella testa dura cosa provava, altrimenti da solo non ci sarebbe mai
arrivato. Spero che anche questo capitolo ti abbia emozionato, e chiedo
anche a te perdono per il ritardo orribile.
- Spero
vorrai seguirmi di nuovo e recensire, la tua opinione è fondamentale.
- Un
abbraccio, Mavi.
-
- Stefy494:
oh, che emozione: una nuova lettrice! Sono onorata che tu abbia non solo
aperto la mia storia e che l’abbia letta, ma anche e soprattutto che tu
l’abbia commentata. Questo è proprio l’effetto che volevo ottenere:
creare qualcosa di nuovo e mai letto, che ridesse freschezza ad una coppia
meravigliosa ma ormai troppo usata e abusata.
- Io adoro
Draco ed Hermione insieme, sono l’emblema di come l’amore, secondo me,
dovrebbe essere: l’accettazione di qualcuno che è così diverso da te da
esserti complementare, e il fatto di vincere ogni giorno le difficoltà che
questo comporta. E’ facile scegliersi qualcuno in tutto e per tutto uguale
a noi, ma è anche meno divertente, no?
- Spero
che tu abbia gradito anche questo capitolo, e che magari tu abbia anche la
voglia di commentarlo.
- Un
abbraccio, Mavi.
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