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Autore: white_tifa    09/11/2011    2 recensioni
“La donna è come una buona tazza di caffè: la prima volta che se ne prende non lascia dormire.” (Alexandre Dumas).
Raccolta di flashfic sulla coppia Draco/Hermione; un tipo di "caffè servito" per ogni capitolo.
Buona lettura a tutti.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lemon, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Coffee

 

8. Viennese: What is love? Part II

 

 

 

Le vacanze natalizie in casa Weasley avevano sempre il sapore agrodolce di un ricordo lontano, una nota vibrante di amore e malinconia che le gonfiava il cuore di gioia e gli occhi di lacrime ogni volta come fosse la prima.
Il profumo dei biscotti alla cannella e dell’amore che aleggiava in quella casa così affollata l’aveva sempre fatta sentire amata, un’isola felice in un mondo dove non si era mai sentita pienamente accettata.
Molly e Arthur, l’amore incondizionato che solo un padre e una madre potevano dare a una ragazzina tutta libri, saccenza e capelli e a un bambino smunto e solo con il peso del mondo sulle spalle esili.
Bill, Charlie e Percy, sicurezza e protezione, intelligenza e fiducia.
Fred e George, l’allegria e la lealtà, profumo di dolciumi e spensieratezza.
Ginny, la sua Ginny, passione e coraggio, lunghe notti passate a lume di bacchetta, sorrisi nel buio, sussurri e segreti.
Ron.
Ron, impacciato e goffo, l’ amico fedele, Ron l’insensibile, la spalla su cui piangere, Ron l’impulsivo, lo stratega infallibile.
 L’affetto aveva capelli rossi come fuoco e occhi azzurri come il mare.
“Hermione, ti ho portato il dolc… accipicchia!”
Ron. Decisamente, impacciato e goffo.
Hermione Granger si alzò dalla poltrona accanto al fuoco su cui era accoccolata, nel petto un misto di esasperazione ed ilarità, per poi riparare con un colpo di bacchetta il bicchiere con il caffè viennese che Ron le stava portando ed aveva –inevitabilmente- fatto cadere inciampando in una delle sperimentali diavolerie dei gemelli.
“Ron, sei sempre il solito! Grazie.”
Con un sorriso, raccolse il bicchiere e alzò lo sguardo su un Ronald Weasley decisamente a rischio di autocombustione.
“Non è colpa mia, sono solo inciampato!”
“Se tu imparassi a guardare dove metti i piedi, questo non accadrebbe!”
“Si ma se… Oh, lasciamo perdere! Hermione, io… ecco… volevo dirti una cosa.”
Il sorriso sul volto di Hermione si spense, mentre un refolo di ansia, infido, le serpeggiava sotto la pelle.
C’era qualcosa negli occhi di Ron, quando lo sorprendeva a guardarla, che non riusciva ad afferrare.
Era uno sguardo strano, assorto ma al medesimo tempo così profondo da provocarle una stretta allo stomaco e la voglia di voltarsi e fuggire via, lontano.
Come se la vedesse per la prima volta, come se, fino ad allora, non avesse mai davvero realizzato chi lei fosse e questa nuova scoperta lo affascinasse a tal punto da non riuscire a distoglierne lo sguardo.
“Ecco, io è da un po’ di tempo che volevo parlartene… io… accipicchia…”
Come se l’amasse.
“Ron, Hermione, i gemelli stanno per far partire i fuochi d’artificio: vogliono fare una prova prima del lancio di mezzanotte.”
Liquidando Ron con un sorriso forzato e un frettoloso “Ne parliamo dopo, ok?”, pensò che non era mai stata così grata ad Harry come lo era in quel momento.
Il confine tra l’amicizia e l’amore aveva a volte lo spessore di un pensiero e la consistenza di un respiro: delicati fili sospesi nel vuoto su cui destreggiarsi, una benda di seta sugli occhi e sul cuore.
L’ amore vero, lei, in fondo non l’ aveva mai conoscuto, ma ne aveva letto di tutti i tipi: l’amore indomito, passione e ossessione, duelli al chiaro di luna, sangue e lacrime; l’amore romantico, profumo di rose e ingenuità, una confessione sotto un balcone coperto di fiori al fantasma di una fanciulla vestita di seta; l’amore platonico, pensieri e parole inespressi, sogni di confessioni ad amanti fatti di fumo e desiderio.
I fuochi artificiali dei Tiri Vispi Weasley splendevano nel cielo, fiori e caleidoscopiche macchie di colori che si stagliavano, meravigliose, contro il nero fondo del cielo invernale.
Vicina a Ginny, si strinse le braccia intorno al corpo contro la morsa del gelo e di un brivido che, furtivo e spiacevole, le era corso lungo la schiena; Ron la stava guardando da lontano.
Lei non aveva mai conosciuto l’Amore, ma una cosa -semplicemente per il suo essere donna- la sapeva di per certo: Ronald Weasley non lo era.
La voce di Arthur la riportò alla realtà.
“Ragazzi, su forza, torniamo in casa. Dobbiamo ancora finire il dolce e prepararci per il conto alla rovescia: manca meno di un quarto d’ora al nuovo anno!”
Hermione Granger sospirò: sarebbero stati i quindici minuti più lunghi della sua vita.
Poco più di dieci minuti più tardi, un’Hermione esausta crollava su una sedia nell’angolo più nascosto del salotto; sapeva che evitare Ron non sarebbe stato facile, ma non pensava nemmeno che sarebbe stato così estenuante.
Ovunque si girasse, lui era lì: per offrirle un biscotto, passarle il succo di zucca, introdursi in una conversazione, sfiorarle casualmente una mano.
Aveva cercato di dissimulare la tensione, ma col passare dei minuti la vena alla base del collo aveva cominciato ad ingrossarsi sempre più e la ruga sulla fronte a divenire sempre più profonda; era stato un attimo, e prima di arrivare pericolosamente vicina al punto di crollo –leggasi un’apocalittica crisi isterica- si era defilata per rifugiarsi nell’angolo più buio cercando di non dare nell’occhio.
Stava finalmente tirando un sospiro di sollievo, quando un rumore alle sue spalle la fece trasalire: fu con enorme gioia e ringraziando Merlino con ogni sacro epiteto di sua conoscenza che si accorse che si trattava di Ginny.
L’amica si diresse verso di lei, nella mano una tazza e un sorriso comprensivo e caldo sul viso coperto di efelidi.
Le era sempre piaciuta Ginny Weasley: ultima di sei fratelli maschi, era cresciuta con un carattere d’acciaio temprato. Apparentemente timida e schiva, nascondeva in realtà un’anima indomita ed infuocata come i capelli rossi che la contraddistinguevano, eppure, all’occorrenza, sapeva essere dolce e gentile: la bontà di una madre e il coraggio di una guerriera racchiuse in un corpo esile e minuto.
Hermione aveva sempre pensato che Ginny fosse in un certo senso nata già donna, al contrario di lei, che si sentiva ancora un po’ quella ragazzina di undici anni che si era trovata a guardare, a bocca aperta, uno scintillante treno rosso.
“Furbizia e tanti libri”, ecco lei cos’era rimasta.
“Sei qui. Ti ho cercato dappertutto, non hai nemmeno finito il dolce, e mi dispiaceva buttarlo via. Ti piace tanto il caffè.”
So che ti piace il caffè.
Prese in mano la tazza, mentre un sorriso caldo le illuminava il viso.
“Scusami Ginny, avevo solo bisogno di… stare un po’ da sola.”
Ginny rise, una risata musicale e leggera. “Sì, ho visto le tue rocambolesche evoluzioni per evitare quel troglodita di mio fratello.”
Il suo sguardo si fece d’improvviso serio e dolce, gli occhi azzurri la scrutavano attenti.
“Hermione, non sentirti in colpa se non ricambi i sentimenti di Ron. Siamo giovani, se ne farà una ragione… non sia mai che il Re non sappia riprendersi. Tempo cinque minuti, e troverà già una pollastra dietro cui sbavare.”
Risero entrambe, il cuore di Hermione si espanse, molto più leggero.
Aveva ragione, Ginny era nata già donna.
 “Ma dimmi una cosa Hermione… come mai non riesci a contraccambiare i suoi sentimenti? Non fraintendermi, non voglio costringerti ad amare mio fratello, solo,” disse strizzandole l’occhio “sarebbe stato fantastico averti come cognata.”
Il sorriso sul viso di Hermione vacillò, ma non si spense.
“Non so Ginny… è solo che c’è qualcosa che mi dice che non è giusto, che non dovrebbe essere così, e anche se non so perché, non riesco a ricambiare tuo fratello. E Dio solo sa quanto ho pregato, per un periodo della mia vita, che tutto questo accadesse, ma ora… ora è diverso.”
Ginny la guardava, negli occhi la comprensione e sul viso un sorriso che Hermione non comprese.
“Hermione, tesoro… non è che… c’è un altro ragazzo?”
Anche se, in tutta sincerità, non tutti gli Slytherins erano poi così fastidiosi.
Mai come in quel momento Hermione Granger avrebbe voluto che il terreno si aprisse e la inghiottisse. Arrossendo, cercò di imbastire una frase di senso coerente.
“Ma.. cosa dici Ginny? Non dire stupidaggini, ovvio che non c’è nessuno!”
Ginny continuava a guardarla, mentre una risata bassa, di gola, le saliva dal petto.
“Andiamo Hermione… nessuno con cui ti senti in sintonia? Nessuno a cui pensi in continuazione? Nessuno che ti faccia battere il cuore?”
Lui non le faceva battere il cuore, piuttosto glielo faceva fermare.
Era dalla vigilia di Natale che non si vedevano, e Dio solo sapeva quante lettere gli aveva scritto, tutte fatte Evanescere prima di essere legate alla zampa di Edvige.
Il nuovo equilibrio che si era stabilito tra loro era così sottile; un passo falso, e tutto sarebbe andato in pezzi.
Eppure… le mancava.
Le mancavano i pomeriggi passati a parlare alla luce del focolare; il suo cipiglio corrugato davanti a una formula difficile; il sorriso trionfante quando un incantesimo invece scaturiva, naturalmente, dalla sua bacchetta; le rare risate che era riuscita a strappargli, gemme preziose incastonate e gelosamente custodite nella memoria e nel cuore.
Le mancava Draco Malfoy.
“Hermione?”
Ginny gentilmente la riscosse dai suoi pensieri.
“Tesoro, dovresti finire il caffè. Io torno di là, se hai bisogno chiama.”
Hermione la ringraziò con uno sguardo e un sorriso, e mentre Ginny si allontanava si strinse nel maglione di mamma Weasley, gli occhi distanti e la mente e il cuore immersi in lunghi pomeriggi d’inverno, cercando di finire il proprio dolce.
Per te Granger. Del resto ti capisco, il caffè… crea dipendenza.
Hermione sorrise, una lacrima lenta che le scivolava sul viso mentre si portava alle labbra quello che restava del caffè viennese e, dietro di lei, la famiglia riunita cominciava il conto alla rovescia.
“Dieci, nove, otto, sette…”
Un sentimento morbido le stringeva il cuore in una morsa calda e dolce, il sapore del caffè sulle labbra e sulla lingua era il riverbero di un ricordo lontano, libri di trasfigurazione, discussioni e battibecchi sullo sfondo di un’aula polverosa, aperti segreti e sorrisi nascosti.
“… sei, cinque, quattro…”
L’affetto aveva capelli rossi come fuoco e occhi azzurri come il mare.
“… tre, due, uno… Buon anno!”
Ma l’amore, forse, chissà, aveva capelli biondi come il grano e occhi grigi come il cielo d’inverno.
 
 
 
 
 
 
 
 
Eccomi qua. So che un ritardo simile non è scusabile, ma ho deciso che ci voglio provare comunque.
La mia vita in questi mesi si è ribaltata: due lutti che mi hanno profondamente segnato, l’inizio di un nuovo anno accademico, l’inizio del lavoro per la mia tesi di laurea e tante, tante altre piccole cose troppo lunghe e noiose da elencare.
Purtroppo, spesso la vita chiama e noi siamo tenuti a rispondere; capite che trovare il tempo –oddio, non il tempo perché quello, se si vuole, lo si trova sempre, sono la voglia e l’ispirazione che spesso mancano- per scrivere è, a volte, quasi impossibile.
Avrei potuto scrivere qualcosa di buttato lì, e archiviare questo mio lavoro; ma sarebbe stato come tradire voi, che mi avete così affettuosamente seguito fin qui, e soprattutto tradire me stessa in quanto scrittrice.
Quindi ho atteso, lasciando perdere quando l’ispirazione non c’era, e scrivendo furiosamente quando tornava, e questo è il risultato. Se devo essere sincera, non sono molto convinta della parte finale, ma non sono riuscita a fare di meglio, e il ritardo stava diventando troppo vergognoso per tardare ancora.
Mi scuso ancora una volta con tutte voi –perché delle scuse, anche non son dovute dato che uno scrittore scrive soprattutto per sé, sono comunque più che auspicabili- e spero che possiate perdonarmi e magari continuare a seguirmi. Comunque, volevo dirvi che io ho promesso di non abbandonare mai questa mia storia: e come potete vedere, sto cercando in tutti i modi di mantenere la mia promessa.
Anche se questo toglierà tempo prima del postaggio del capitolo, voglio ringraziare ad una ad una le splendide, meravigliose persone che hanno recensito l’ultimo mio capitolo; leggere le vostre parole ogni volta che l’ispirazione se ne andava mi ricordava che, oltre a me, anche qualcun altro era curioso di sapere cosa ne sarebbe stato di questo piccolo racconto; non potevo tradire le vostre aspettative e nemmeno la vostra fiducia.
 
Jules_Black: tu prima di tutti, perché ti meriti questo e molto, molto di più. Ogni volta che le parole non venivano, era soprattutto a te che pensavo, tra tutti i miei recensori.
Mi dispiace, mi dispiace davvero di averti fatto attendere così tanto; capisco la frustrazione che si prova quando un autore non aggiorna, perché l’ho provata: non sai quante volte ho visto delle piccole, potenziali perle venir abbandonate per i più svariati motivi, ma accanto alla frustrazione della lettrice c’era anche la comprensione della scrittrice: spesso purtroppo, un racconto è destinato ad ingrassare le fila delle storie incompiute. Ma questo non è necessariamente un male: significa che qualcun altro potrà, con il proprio entusiasmo e la propria fantasia, finire ciò che gli altri hanno iniziato, no?
Ciò che ti prometto però, è che questo racconto non è destinato ad una fine simile: un finale ci sarà, e lo leggeremo insieme :). Spero che intanto questo capitolo ti sia piaciuto: i tipi di caffè sono agli sgoccioli, e così anche questa storia.
Io non sono molto convinta, quindi non vedo l’ ora di sentire la tua opinione, sempre che tu sia disposta a leggermi –e recensirmi- ancora.
Un abbraccio, Mavi.
 
Fra_Bored: eccomi finalmente. Anche qui, mi scuso ancora e ancora, ma, come vedi, il capitolo è arrivato, e ti assicuro che, anche se a tratti, è stato un piacere scriverlo. Sono commossa dalla tua comprensione (“tranquilla non devi correre. Sono la prima a dire "prima il dovere e poi il piacere"” ti cito perché, dannazione a me, so che è passato troppo tempo e non ti ricorderai nemmeno più cosa hai scritto nella recensione) e spero davvero con tutto il cuore che tu abbia divorato questo capitolo esattamente come hai divorato il precedente.
Sarei più che felice di sapere cosa ne pensi, la tua opinione è fondamentale, e spero vorrai accettare le mie ennesime scuse.
Un abbraccio, Mavi.
 
Thiliol: eccomi qua carissima, dopo circa un centinaio di lustri. Chiedo umilmente perdono per i topoi triti e ritriti del bagno privato (per quello non ci sono scusanti) e della festa (qui posso dire a mia difesa che mi serviva come elemento per inserire sia il caffè corretto che il mio adorato Theodore), ma sono immensamente felice che il capitolo in generale ti sia piaciuto. Spero che anche questo ti abbia colpito, e ne approfitto per chiedere anche a te per l’ennesima volta umilmente scusa per il ritardo. Spero che tu abbia ancora la voglia di seguirmi, perché mi farebbe davvero piacere cosa ne pensi di questo capitolo.
Un abbraccio forte, Mavi.
 
VictorieBHFS: grazie mille dei complimenti carissima, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Sì, è stato necessario il mio caro Theodore per far capire a quella testa dura cosa provava, altrimenti da solo non ci sarebbe mai arrivato. Spero che anche questo capitolo ti abbia emozionato, e chiedo anche a te perdono per il ritardo orribile.
Spero vorrai seguirmi di nuovo e recensire, la tua opinione è fondamentale.
Un abbraccio, Mavi.
 
Stefy494: oh, che emozione: una nuova lettrice! Sono onorata che tu abbia non solo aperto la mia storia e che l’abbia letta, ma anche e soprattutto che tu l’abbia commentata. Questo è proprio l’effetto che volevo ottenere: creare qualcosa di nuovo e mai letto, che ridesse freschezza ad una coppia meravigliosa ma ormai troppo usata e abusata.
Io adoro Draco ed Hermione insieme, sono l’emblema di come l’amore, secondo me, dovrebbe essere: l’accettazione di qualcuno che è così diverso da te da esserti complementare, e il fatto di vincere ogni giorno le difficoltà che questo comporta. E’ facile scegliersi qualcuno in tutto e per tutto uguale a noi, ma è anche meno divertente, no?
Spero che tu abbia gradito anche questo capitolo, e che magari tu abbia anche la voglia di commentarlo.
Un abbraccio, Mavi.

 

   
 
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