Coffee
- 7. Corretto: What is love?
- Il ritratto a villa Black della cara e ormai decomposta prozia Elladora non mancava mai di ricordargli ogni sacrosanta volta -tra una maledizione e l’altra contro Sanguesporco, babbanofili e traditori del sangue, ovviamente- quanto fosse importante distinguersi in ogni occasione per cultura, alterigia e buone maniere, costringendolo di volta in volta a sciropparsi i sui infiniti, strazianti, letali panegirici sul galateo.
- Purtuttavia, Draco Malfoy pensò, mentre schivava uno schizzo di un liquido puzzolente e di dubbia provenienza che era sfrecciato a pochi centimetri dai suoi intoccabili capelli, che avrebbe preferito una reclusione a vita in una cella buia e angusta con il ritratto di una prozia Elladora particolarmente inviperita, piuttosto che partecipare ad un’altra festa di Capodanno del settimo anno di Slytherin.
- Mentre scavalcava i corpi apparentemente in stato comatoso di Montague e Pritchard maledisse l’anima nera di Theodore Nott.
- Era ormai una settimana che le
vacanze di Natale erano cominciate – precisamente sette giorni, nove ore e
cinquatadue minuti-, una
settimana che si erano salutati.
- “Draco.”
- Non che avesse tenuto il conto
dello scorrere del tempo, certo. Semplicemente, quella mattina aveva
casualmente constatato che esattamente mercoledì scorso lei gli aveva
regalato la ricetta del caffè al cioccolato. E lo aveva chiamato per nome.
- “Buon Natale, Draco.”
- Stava uscendo dalla biblioteca con
aria corrucciata –ancora una volta, anche quel giorno, non era riuscito a
combinare nulla; stranamente non riusciva più a studiare da solo- quando
voltando l’angolo scorse una figura allampanata affacciata ad una delle
finestre del corridoio.
- Theodore Nott era una ragazzo
strano e uno Slytherin che solo in apparenza appariva come poco
convenzionale; sempre in disparte, taciturno e riflessivo, rientrava in
quella categoria di persone che paradossalmente non si riusciva a
classificare. Eppure, Draco sapeva che erano queste sue caratteristiche a
renderlo più di molti altri un membro perfetto per la loro casa; qualsiasi
cosa volesse, riusciva sempre ad ottenerla.
- “O forse a Serpeverde, ragazzi miei,
- voi troverete gli amici migliori,
- quei tipi astuti e affatto babbei
- che qui
raggiungono fini ed onori.”
- Suo padre era stato arrestato tre
anni prima in seguito all’irruzione dei Deatheaters nell’Ufficio
Misteri, e da allora non era più uscito da Azkaban; Theodore era tuttavia
un ragazzo intelligente ed astuto, e aveva saputo cogliere quell’occasione
per allontanarsi dal conflitto che ne sarebbe inevitabilmente seguito. Draco
aveva sempre nutrito un riluttante rispetto nei suoi confronti, e anche un
leggero timore; se c’era qualcuno nei ranghi della casa Slytherin in grado
di tenergli testa e creargli problemi, quello era Nott, che però,
fortunatamente, sembrava assolutamente disinteressato a sfruttare questo suo
potenziale.
- O almeno, così aveva creduto fino
a quel momento.
- Dopo aver scostato, con un moto di disgusto, la figura di Pansy Parkinson che barcollava con evidente difficoltà nella sua direzione, si diresse verso le scale del dormitorio, in mano una tazza di caffè che qualche bifolco aveva corretto con del Whisky Incendiario approfittando di un suo momento di distrazione, e si sedette sui gradini, appoggiando la fronte accaldata contro la parete di pietra.
- Non aveva mai retto molto bene l’alcool.
- “Divertente vero? Non mi stancherei mai di osservare come la razza umana possa regredire a livello animale in simili occasioni. E’ stato molto carino da parte tua accettare di partecipare; dicono che il divertimento condiviso si raddoppi.”
- Maledizione a Theodore Nott e a
tutta la sua demoniaca progenie.
- Draco alzò sguardo, la fronte corrugata in un cipiglio di disappunto.
- “Theodore. Giusto in tempo. Non avevo ancora avuto l’occasione per ringraziarti di avermi obbligato a venire a questa festa assolutamente degradante, rumorosa e non divertente.”
- Lo Slytherin lo guardò, un sorriso leggero sulla labbra e lo sguardo distante fisso su di lui.
- “Ma io non ti ho obbligato Draco. Sei venuto di tua spontanea e libera volontà, ci tengo a ricordartelo.”
- In quel momento Theodore si era
girato e aveva guardato verso di lui con un leggero sorriso; fu in
quell’istante che Draco capì che quel piccolo movimento
di labbra avrebbe portato solo grossi guai.
- “Draco. Come stai? Vieni dalla
biblioteca?”
- Draco non rispose, scollando le
spalle e lanciando un’occhiata ai libri che aveva in mano, considerandola
una risposta sufficiente, in attesa di riuscire a capire la vera ragione
dietro a quelle domande di circostanza; quel ragazzo non faceva mai niente
per niente, in sua presenza non era cosa saggia abbassare la guardia.
- “E’ sempre più difficile
studiare ultimamente, non trovi? Soprattutto da soli. Credo che lo studio di
coppia sia in fondo quello più proficuo, perché permette un confronto
diretto senza distrazioni. Se poi si è fortunati a trovare qualcuno anche
solo mediamente intelligente, è un vero vantaggio.”
- Si girò verso un Draco alquanto
allibito, che evidentemente si aspettava qualsiasi minaccia ma non
sicuramente un discorso senza senso sullo studio in coppia e da soli. E poi,
come faceva Theodore a sapere che non riusciva più a studiare senza la
Granger?
- La realizzazione lo colpì come un
lampo, nel momento in cui Theodore sempre sorridendogli si girò e, prima di
andarsene, gli disse: “E’ stato un piacere parlare con te Draco, ora
devo lasciarti. In caso ti interessi, per Capodanno si terrà una festa in
Sala Comune –anche se credo tu lo sappia già-, potremmo farci due
chiacchiere, che ne dici? E se non riesci a studiare, chiedi consiglio a
Hermione Granger. Sono convinto che la salvatrice del mondo magico non si
tirerà indietro dall’aiutare un compagno di studio in difficoltà”.
- E, detto ciò, girò l’angolo
prima che Draco riuscisse ad estrarre la bacchetta.
- Draco digrignò i denti, la mascella contratta nel tentativo di non far trasparire nessuna emozione.
- “Sputa il rospo Nott. Cosa vuoi da me?”
- Theodore appoggiò le spalle al muro, rilassato, mentre una leggera risata lo scuoteva.
- Il rombo lontano del tuono prima
della tempesta.
- “Perché dovrei volere qualcosa da te Draco? Così tanta gente fa molto in cambio di niente. Tu più di tutti dovresti saperlo.” Con fare noncurante si sistemò la cravatta, il sorriso che lentamente si allargava sul suo volto “Hermione Granger oltretutto è una delle persone più sconvolgentemente altruiste in cui mi sia mai capitato di imbattermi.”
- A quelle parole Malfoy scattò in piedi, la testa leggera e i fumi del caffè corretto che alimentavano l’adrenalina nel suo corpo.
- Quella conversazione, se lo sentiva, non avrebbe portato nulla di buono.
- Theodore lo guardò, gli occhi divertiti che sembravano scavargli dentro e al contempo percepire qualcosa che andava molto più in là. “Cosa c’è Draco? Non è forse così? D’altra parte, il fascino della Granger consiste anche in questo; il fatto di costituire con la sua bontà a lungo andare sempre di più un punto fermo nella vita di qualcuno. Il fatto di diventare necessaria.”
- Draco si appoggiò al muro, la testa gli girava sempre di più.
- Era vero, lei era ormai
necessaria, molto di più di quanto avesse mai pensato, molto di più di
quanto avrebbe mai ammesso con se stesso. Ogni giorno se ne stupiva, ogni
giorno questa ossessione che lo perseguitava dalla battaglia finale –o
prima? Quanto prima?- e lo aveva sempre mosso verso di lei si cementificava
e si trasformava in qualcosa di cui ora non avrebbe potuto fare a meno.
- Lei era come l’aria.
- “E’ strano, non trovi?, come una mente brillante e un cuore gentile a volte incantino un uomo più di un bel viso.” Nott continuava imperterrito, apparentemente ignaro dello sconvolgimento che sembrava travolgere il suo compagno di casa. “Ed Hermione Granger possiede indubbiamente entrambi. Mi chiedo se ci sia un uomo adatto a meritarsi un simile dono.”
- Lei era come l’aria; eppure lui aveva così paura di respirare.
- “Certo, sicuramente non Ronald Weasley… e nonostante ciò la Granger sembra avere una particolare predilezione nei suoi confronti; inizialmente ho dubitato della sua intelligenza, ma poi, considerando che è appunto un’altruista di prim’ordine, suppongo che tale slancio sia dovuto ad un sentimento di carità.”
- Aveva visto come la toccava il
pezzente, e che Dio lo fulminasse, ciò che avrebbe riservato ad entrambi
sarebbe stato soltanto un duello che si sarebbe concluso con la morte di uno
dei due contendenti al chiaro di luna e un cuore gentile spezzato, se solo
Weasley si fosse azzardato a sfiorarla ancora.
- Lei non era sua, e non lo sarebbe
stata mai. Né sua, né di nessun altro.
- Lo sguardo assorto di Theodore era passato dalla contemplazione della cravatta a quella delle sue unghie, il tono di voce che lasciava trasparire maggiormente ogni minuto che passava una nota tremolante, divertita.
- “Anche se ovviamente una preda migliore costituirebbe Harry Potter, il salvatore del mondo magico, Colui-che-ha-sconfitto-l’oscurità. E bisogna ammettere che insieme sarebbero perfetti: lei, estremamente intelligente, buona, intraprendente, decisa e coraggiosa; lui, un eroe di guerra, valoroso, pronto a sacrificarsi per gli altri, il perfetto leader.”
- Gli sguardi che si scambiavano lei
e lo sfregiato parlavano di esperienze, dolori e gioie condivisi, e di
consumato cameratismo; la dolcezza e l’affetto con cui lo guardava erano
tizzoni infuocati che gli bruciavano occhi e cuore.
- “Insomma, il binomio perfetto.”
- “Basta.”
- Theodore si riscosse, e con un teatrale sussulto si rivolse a Draco, gli occhi spalancati dalla sopresa.
- “Hai detto qualcosa Draco?”
- Draco era appoggiato al muro, i segni della sua tempesta interiore che gli stravolgevano il viso smunto e i fumi dell’alcool e della rabbia che gli annebbiavano la mente e la vista.
- “Ho detto basta.”
- Nott represse la risata che gli era salita alla gola –avrebbe avuto molto tempo per questo, più tardi- e con tono stupito si rivolse a Malfoy.
- “Ma Draco, per quale motivo reagisci in questo modo? Sembri contrariato… in fondo è solo una chiacchierata. Poi, perché la Granger dovrebbe condizionarti così tanto? In fondo, è solo una Sanguesporco.”
- Theodore sorrise di un sorriso bianco e smagliante.
- Era giunto il momento del gran finale.
- “Una Sanguesporco terribilmente gentile, intelligente, amorevole e, per te, ormai necessaria, ma pur sempre e solo una Sanguesporco.”
- Draco sbiancò, la lotta interiore che lo stava dilaniando ben visibile sul suo viso. Sentondosi pericolosamente vicino a riversare sul pavimento il tacchino del cenone di Capodanno, si voltò, dirigendosi verso la propria stanza e ormai dimentico della presenza di Theodore.
- E mentre lo vedeva correre verso i dormitori come fosse inseguito da Erinni invisibili, Theodore Nott pensò che un Draco Malfoy innamorato e in piena crisi esistenziale fosse profondamente, meravigliosamente divertente. In fondo, non gli aveva mentito in nulla: a volte, le persone, facevano tutto in cambio di niente. Il divertimento del resto non era nulla di tangibile, no?
- Draco Malfoy si ritrovò, nel giro di un paio di minuti, con la testa sotto il getto ghiacciato del rubinetto nel proprio bagno privato, uno dei pochi privilegi dell’essere caposcuola.
- Assicuratosi della scomparsa dei capogiri –anche se lo stesso non si poteva dire dei crampi addominali e della stretta che all’altezza del petto gli bloccava il respiro- si guardò allo specchio. Quel viso segnato e pallido, maschera di dolore e angoscia, non poteva essere il suo; profonde rughe di preoccupazione gli solcavano la fronte liscia.
- Eppure lui stesso sapeva che era
sempre stato così; il suo viso non conosceva altre espressioni, in
principio perché nessuno gliele aveva insegnate, e poi perché aveva
compreso che distendere le labbra in un sorriso e spianare la fronte
perennemente corrugata avrebbe provocato un dolore insopportabile nei
muscoli irrigiditi e nel cuore ormai atrofizzato.
- Ma poi, era arrivata lei.
- La Sanguesporco Gryffindor che con
la sua gentilezza verso un piccolo Slytherin del primo anno aveva distrutto
ogni sua certezza; l’insopportabile so-tutto-io che ogni volta lo
coinvolgeva in dibattiti lunghi ore su una stupidissima pozione
Restringente; la cespugliosa e sorridente massa di capelli che gli insegnava
la ricetta del caffè al cioccolato; la piccola donna che lo aveva chiamato
per nome.
- Hermione Granger era riuscita a
farlo sorridere tanto da fargli dimenticare che prima di lei non ne era mai
stato in grado; tanto da non fargli nemmeno percepire il dolore che avrebbe
dovuto assalirlo ogni volta.
- Ormai, per lui era divenuta più
che necessaria.
- Indispensabile.
- Fuori dalla sua camera da letto, le urla e le risate crebbero: la mezzanotte si stava ormai avvicinando.
- Non sapeva cosa fosse l’amore;
non l’aveva mai provato prima, se non nei confronti di sua madre. Ma ciò
che sentiva in quel momento era diverso; un nodo dolce che gli chiudeva la
gola, un misto tra il pianto e il riso che gli mozzava il respiro e gli
squarciava il petto, come se prima fosse stato integro, e ora invece si
fosse trovato aperto in due metà e tutto ciò che era ed era stato fosse
libero di uscire.
- Chi aveva detto che l’amore
–se amore davvero era- rendeva completi?
- “Iniziamo il conto alla rovescia! Dieci, nove…”
- Il nodo di emozioni che gli opprimeva il petto trovò sfogo solo in due lacrime che scivolarono lente sul suo viso stravolto, mentre in sottofondo la voce di qualcuno che non riuscì ad identificare iniziò il conto alla rovescia.
- Come era potuto succedere? Eppure sapeva, sentiva che era qualcosa di
lontano, che covava nel suo petto da ormai molto tempo. Come aveva potuto
non accorgersene? Era nato come un piccolo germoglio, che poi lei con le sue
cure, il suo spendersi per lui, il suo essere sempre così lei aveva fatto crescere. E, ora, gli attanagliava il cuore senza lasciare
più la presa.
- “Sei, cinque, quattro…”
- Cosa avrebbe fatto ora? Cosa
sarebbe successo? Non aveva più alcuna certezza.
- O no, forse solo una ne restava.
- “Tre, due, uno… buon anno!”
- Era profondamente, dannatamente innamorato di Hermione Granger.
- Eccomi qua. Lo so ragazze, mi sto vergognando miseramente per il ritardo pauroso, ma ho avuto –e ho tutt’ora- diversi e consistenti problemi a casa e nella mia vita, oltre ad una sessione d’esame da “dammi una lametta che mi taglio le vene”. Se ci sono degli orrori ortografici nel capitolo, vi prego di chiudere un occhio: per potervelo postare il prima possibile, l’ho controllato solo sommariamente.
- Comunque, riguardo al prossimo aggiornamento, prevedo che per la prima settimana di marzo arriverà. Dico la prima settimana di marzo, perché venerdì ho un altro esame, devo cercare di star dietro ai vari problemi attuali e sarò a Londra nella settimana del 21. Farò del mio meglio comunque per farvi avere il capitolo, questo ve lo posso promettere.
- Per quanto riguarda il capitolo… ci siamo. E’ arrivato il momento topico, e il nostro povero Draco è stato messo di fronte ai suoi sentimenti e alla sua incredibile crisi esistenziale. Spero che vi sembri abbastanza realistica, e vi dirò la verità: i pensieri di Draco sull’amore sono anche un po’ miei. Ok, molto miei :), ma non ho potuto farne a meno: per quanto riguarda questo sentimento, ho avvertito un imperativo categorico che mi ha portato ad identificarmi con il nostro povero Slytherin confuso. Solo tre tipi di caffè sono rimasti... siamo agli sgoccioli. Era ora che ci arrivasse, no?
- Ah, per di più, adoro il mio Theo. Si era capito :)?
- Ancora una volta, mi scuso profondamente con tutte voi. Vi avevo detto che questa storia non sarebbe stata interrotta, e ho intenzione di mantenere la mia promessa, non importa in quanto tempo; un epilogo sicuramente ci sarà.
- Non scriverò le recensioni per questo capitolo, perché questo significherebbe un ulteriore ritardo, ma ci tengo a nominare le meravigliose creature che hanno avuto non solo la pazienza di leggere, ma soprattutto di commentare e aspettare questo sudato capitolo: Carlotta – NextAct – VictorieBHFS – Jules_Black – Thiliol – Fra_Bored.
- Vi prometto fanciulle che il prossimo capitolo quando avrò più tempo, vi scriverò un papiro :).
- Un bacio e al prossimo capitolo. Mavi.