Questa storia è dedicata a Erica Weasley,
Sophie85, _Aras_, Ceci Weasley, Sara Marauders e Lalani che l’hanno
letta in anteprima. Grazie ad ognuna di loro per aver scritto parole commoventi
su questa piccola shot.
Learning to walk again
A million miles away
Your signal in the distance
To whom it may concern
I think I lost my way
Getting good at starting over
Every time that I return
Walk – Foo Fighters –
Tirava sempre vento sulla
scogliera.
L’aria sapeva di sale ed il
rumore delle onde che s’infrangevano sulla battigia accompagnava incessante l’oscillare
degli steli d’erba che crescevano attorno a Villa Conchiglia.
A Ron era sempre piaciuto il
vento, il suo soffio gli mordeva le guance e pareva portare via con sé, nel suo
viaggio, i pensieri più cupi.
Ricordava di essere salito ogni
giorno sulla scogliera durante il suo soggiorno nella casa di Bill e Fleur, quando aveva abbandonato i suoi due migliori amici
in mezzo al nulla, in balia di foreste, pioggia e Horcrux
da cercare.
Allora il vento non era così
mite, gli sferzava gli zigomi con violenza e Ron sentiva la pelle bruciare per
il freddo e gli occhi lacrimare.
Bill l’aveva richiamato in casa
spesso i primi tempi. Ron rammentava la voce del fratello mischiarsi al suono
del mare, diventare una sorta di canzone malinconica con la quale cullava i
propri ricordi. Non aveva mai risposto alle preghiere di Bill, così come non
aveva voluto dare ascolto ad un’altra voce mentre lo supplicava di tornare
indietro durante una notte piovosa in una foresta sconosciuta.
Bill ad un tratto doveva aver
capito, aveva intuito il desiderio del fratello minore di rimanere solo;
l’altra voce invece aveva proseguito a risuonargli nelle orecchie,
perseguitandolo di continuo. E quando quel tormento diventava tanto
insopportabile da trasformarsi in dolore fisico, Ron trovava conforto solo
sulla scogliera, nel farsi punire dal vento, che lo frustava nel suo incedere,
ma che aveva lo straordinario dono di domare il suo strazio interiore, di
tacitare, anche solo per poche ore, quella voce.
Finché rimaneva con gli occhi
fissi sul moto dell’oceano, Ron stesso si tramutava in vento: s’insinuava tra i
granelli di sabbia, ridisegnava i contorni delle colline, scivolava sui tetti
delle case, ed arrivava infine ad accarezzare i volti di coloro che amava.
Ma era tutto diverso adesso.
Il vento aveva placato la propria
rincorsa, l’aria era meno fredda e Villa Conchiglia non sembrava più così
grande ora che era stipata di ospiti.
Ron era di nuovo insieme ai suoi
migliori amici, di nuovo uniti nella missione che avevano scelto
d’intraprendere. Ogni tassello del puzzle pareva essere stato rimesso a posto,
eppure mentre guardava il mare, Ron riscopriva nel suo sbattere inquieto contro
la riva, il medesimo turbamento che lo aveva afflitto qualche mese addietro.
Ritrovarsi in quel luogo gli
riportava alla mente il senso di colpa che lui credeva di aver messo
definitivamente a tacere, e che invece si risvegliava prepotente dal proprio
torpore e rivendicava il possesso sui ricordi legati a Villa Conchiglia.
Ron aveva tradito l’amicizia che
lo legava a Harry e Hermione.
Li aveva abbandonati nel pericolo
perché si sentiva troppo stanco, troppo geloso, troppo invidioso; perché non
sopportava più che lei si preoccupasse per Harry invece di occuparsi di lui,
perché Harry non aveva un piano e lasciava che brancolassero senza meta alla
ricerca dei pezzi dell’anima di Voldemort. Perché
protetti dalle mura della Tana, prima di partire, tutto sembrava più semplice,
invece la fame, il freddo e la delusione avevano preso il sopravvento sui buoni
propositi.
Ron era consapevole di non avere
scuse, che tutte le giustificazioni del mondo non avrebbero alleviato la sua
angoscia. Anche Harry e Hermione avevano dovuto fare i conti con un incarico
molto più gravoso di quanto non si aspettassero, eppure non avevano mollato.
Lui sì. Aveva deciso di non voler più resistere, che i suoi migliori amici non
valevano i suoi sforzi ed era scappato, anche se sapeva bene che se ne sarebbe
pentito una volta lontano.
Non avrebbe mai potuto prevedere
che il rimorso gli avrebbe fatto tanto male.
Ron era arrivato ad odiarsi. Si
sentiva sporco, indegno addirittura d’indugiare col pensiero su Harry e
Hermione sperduti chissà dove. Non riusciva a sopportare di stare con se
stesso, si sarebbe strappato la pelle di dosso se avesse potuto. Non la voleva
più, non voleva più essere Ron Weasley. Ron Weasley è solo un traditore.
Per questo accettava volentieri l’oblio offertogli dal vento. Nel vento poteva annullarsi. Col vento
diventava parte del tutto, dimenticava di essere ancora e sempre, nonostante il
suo rifiuto, Ron Weasley. Il traditore.
I’m learning to walk again
I believe I’ve waited long enough
Where do I begin?
I’m learning to talk again
Can’t you see I’ve waited long enough
Where do I begin?
Walk
– Foo Fighters –
Ron era seduto sulla scogliera
come allora. Gli occhi persi in un punto indefinito all’orizzonte, dove
l’oceano ed il cielo sembravano congiungersi e creare un’unica, infinita,
distesa azzurra.
Si crogiolava in quei pensieri
disperati e malediva mentalmente quel vento, che un tempo era stato suo amico e
che ora gli si rivoltava contro, soffiandogli nelle orecchie ricordi di attimi
che avrebbe preferito perdere per sempre.
Spostò lo sguardo sulla casa e
immaginò le persone all’interno.
Avevano miracolosamente scampato
il pericolo d’incontrare Voldemort faccia a faccia
dopo essere stati catturati e portati a Villa Malfoy.
Grazie al sacrificio di Dobby – l’elfo domestico –
erano riusciti a scappare e liberare nella fuga Luna, Dean, Olivander
ed il folletto Unci-unci, prigionieri nel covo dei Mangiamorte.
Erano arrivati da tre giorni.
E da tre giorni i pensieri di Ron
seguitavano a torturarlo.
Siamo insieme… siamo di nuovo
tutti insieme… io sono con loro… continuava a ripetersi; eppure la sua
mente non riusciva a trovare pace, insisteva nell’indugiare sul suo abbandono,
tanto che, quando gli altri non se ne accorgevano, sgattaiolava fuori dalla villa
e saliva sulla scogliera, speranzoso di ritrovare quel conforto che tanto
l’aveva aiutato nel precedente soggiorno.
Ma stavolta il mormorio del mare
combinato col fischio del vento, gli ribadivano le sue colpe con la stessa
intensità con cui una volta lo avevano consolato dal rammarico dei suoi stessi
errori. E Ron non riusciva a fare altro che rimanere immobile nello stesso
punto in cui aveva deciso che con tutte le sue forze avrebbe rimediato al suo
sbaglio, ad ascoltare quel rimprovero muto, ricominciando per l’ennesima volta
ad odiare se stesso.
Strinse i pugni e sbuffò.
Sentì ribollire la rabbia in
fondo alle viscere. Avrebbe voluto prendersi a schiaffi e poi prendere a
schiaffi il vento perché lo aveva illuso, perché gli aveva fatto credere che
gli avrebbe concesso il perdono, perché il suo soffio oggi gli rammentava che
neanche lei lo aveva ancora perdonato. E forse non sarebbe mai successo.
Si prese la testa tra le mani,
premendo i polsi sulle orecchie.
Era stanco di sentirsi
inadeguato, stanco di essere l’unico a sbagliare, stanco che ci fosse sempre
qualcuno, qualcosa, pronto a ripeterglielo.
Conosceva bene i suoi errori, se
li portava nel cuore, se li sentiva legati alle caviglie come fossero pesanti
catene da trascinare; la notte gli serravano la gola, gl’impedivano di
respirare. Non aveva bisogno anche di quei ricordi, bastavano i suoi pensieri.
Era tornato, aveva ritrovato i
suoi amici, poteva rimediare. Voleva rimediare. Ma come poteva provare a
riscattarsi, se il vento stesso si ostinava a sussurrargli che era solo un
traditore?
Un tocco leggero lo riscosse
dalla disperazione.
Sollevò il viso verso il
proprietario della piccola mano che si era posata sulla sua spalla.
Hermione, i capelli ribelli mossi
dal vento, gli sorrideva serena.
« Hey,
sei qui ».
Era ancora pallida dopo Villa Malfoy, ancora non si era ripresa del tutto dalle torture
inflitte da Bellatrix Lestrange;
la sua andatura era incerta, come se avesse timore di ogni passo che compiva,
ma la paura non era stata in grado di spegnere la scintilla della
determinazione dai suoi occhi.
Ron si stupì dell’immensa stima
che provava nei riguardi di lei, ed in un attimo non riuscì a non paragonarla
alla poca che invece sentiva nei propri confronti.
Abbassò di nuovo la testa e
sospirò: « A quanto pare… ».
La presa della mano di lei sulla
sua spalla si affievolì.
« Scusa, non pensavo di
disturbarti ».
Ron avvertì la tenue speranza,
che era germogliata nel suo cuore quando aveva incontrato il sorriso timido di
lei, dissolversi nell’aria; si affrettò a riprendere la sua mano ed a
stringerla quasi come fosse l’ultimo appiglio a cui poteva afferrarsi prima di
affogare.
« No, io non… non… non te ne
andare » balbettò a corto di voce, col respiro spezzato dall’ansia di vederla
allontanarsi.
Hermione si accigliò, lui tentò
di calmarsi accarezzandole il dorso della mano con quella che non le stringeva
già le dita.
« Siediti qui, vicino a me ».
L’espressione di Hermione si
distese e lei gli si posizionò accanto.
Ron aveva bramato la sua presenza
in quello stesso posto così tante volte e con tanta intensità, che quando fu al
suo fianco non poté trattenersi dal sollevare un braccio, posarlo attorno alle
spalle di lei e portarsela più vicino.
Hermione rispose alla sua stretta
passandogli il braccio intorno alla vita e poggiando la testa sul suo petto.
Era magra Hermione, tanto piccola
e fragile che pareva fatta di vetro. Ogni volta che la teneva vicino, Ron
sentiva l’impulso irrefrenabile di proteggerla. Poggiò il mento sulla sua testa
riccioluta ed inspirò il profumo dei suoi capelli.
« Come stai? »
Lo chiedeva spesso, lo chiedeva
per tutte le volte in cui non aveva potuto farlo, perché a separarli c’erano
miglia di distanza.
« Sto bene, Ron. Il peggio è passato ».
Lui la strinse più forte.
Avrebbe dovuto dirle che il
peggio doveva ancora venire, che quello che avevano affrontato non era che
l’inizio di un cammino molto più duro e pericoloso, che quella era la via che
avevano scelto e ormai non potevano più tornare indietro.
Invece replicò: « Il peggio è
passato. Ora siamo insieme ».
Voleva gridarlo a quel vento
maledetto. Ora siamo insieme.
Stringeva Hermione tra le braccia
e non era un sogno, non sarebbe scomparsa non appena avesse riaperto gli occhi:
lei era viva, reale, sentiva il calore del suo corpo, l’odore della sua pelle,
il battito del cuore di lei che rincorreva il ritmo del suo.
Eppure quella sensazione
sgradevole di non essere degno di quell’abbraccio non se ne andava.
Strizzò le palpebre con forza,
desiderò che tutto intorno a lui sparisse: il vento, il mare, la scogliera e
tutti i suoi ricordi. Voleva ricominciare da capo, voleva cancellare i suoi
errori, tramutare i pianti in sorrisi, le grida in sussurri, le ferite in
carezze…
« Non sbaglierò più! » mormorò contro
il vento, aggrappandosi ad Hermione come se potessero portargliela via. « Non
sbaglierò più, non sbaglierò più! » ripeté ancora, ma sempre più piano quasi
volesse dirlo a se stesso.
Hermione si scostò un poco per
guardarlo negli occhi.
« Come? » sembrava incuriosita e
vagamente preoccupata.
« Non me ne vado più. Non ti lascio.
Non me ne vado più » farfugliò Ron scuotendo la testa, ansioso di far
uscire tutte le parole che gli vorticavano nel cervello. « Io… io… ho perso la
strada solo una volta… solo una volta… ».
Era una bugia bella e buona.
Aveva deviato dal percorso giusto innumerevoli volte. Aveva sbagliato con lei,
con Harry, con la sua famiglia, ma doveva convincerla che non le avrebbe più
fatto del male, che ogni volta che la feriva era come colpire se stesso, che
voleva imparare a camminare sul tracciato giusto di nuovo.
Lei lo studiò un momento in
silenzio.
Ron non aveva la più pallida idea
di quali pensieri le passassero per la testa, ma qualsiasi sua reazione sarebbe
andata bene. Avrebbe accettato schiaffi, insulti, rimproveri, purché lei gli
concedesse il perdono.
Invece Hermione sorrise. « Però
sei bravo a tornare… » constatò con leggerezza.
E la voce del vento si spense.
Ron rimase di sasso, il mare si
quietò ed il sorriso di Hermione divenne splendente come il sole che vegliava
il loro abbraccio.
« Tu torni sempre, Ron, tornerai
sempre » continuò lei.
Ron avrebbe voluto ostentare la
stessa sicurezza che gli mostrava lei, ma non riuscì a trattenersi dal
chiederle: « Come fai ad esserne certa? »
Hermione fece spallucce. « Io ho
fiducia in te ». Poi aggiunse: « Dovresti
averne un po’ anche tu in te stesso! »
Ron abbassò il capo e sbuffò. «
Ho perso la strada » disse di nuovo, le parole in bocca avevano lo stesso
sapore metallico del sangue, come se si fosse aperta una ferita. « E ho perso
te… e se non ci fosse stato Silente… » mise una mano in tasca dove si trovava
il dono lasciatogli dal professore, non se ne separava mai. « Se non avessi
avuto il Deluminatore… » lei non gli lasciò finire la
frase, gli prese il mento e riportò gli occhi nei suoi.
« Non mi hai mai perso ».
L’incredulità si disegnò sul
volto di Ron, Hermione continuò a parlare: « Non ho mai smesso di sperare in un
tuo ritorno. Ogni giorno. Ogni ora. Ho pregato
che tu ritrovassi
la strada. Ho aspettato. Ed
alla fine sei tornato ».
Lui si accigliò. « Ma… ma tu eri
arrabbiata… ».
Hermione rise. « Beh, ci hai
abbandonato, non potevo fartela passare liscia! »
« E poi, che è successo? Pensavo
di averla combinata davvero troppo grossa, che non mi avresti mai perdonato… »
Gli occhi di lei si adombrarono
ed in un attimo apparve estremamente stanca. « Diciamo che quando guardi in
faccia la morte, rivedi le tue priorità ».
Passò le dita sul proprio collo sottile, dove la ferita procuratale dal
pugnale di Bellatrix macchiava la pelle chiara.
Ron notò il suo gesto e rabbrividì
nel ricordo di quella notte. « Non abbiamo più molto tempo, vero? »
Hermione sospirò. « No, non ce
l’abbiamo, non ne abbiamo mai avuto abbastanza, e ne abbiamo sprecato a
sufficienza… » nella sua voce c’era un velo di rimpianto.
Ron allora si mise in ginocchio,
la prese per le spalle e la tenne stretta per dare enfasi alle parole: « Non
succederà più. Non vi abbandonerò, non ti lascio più, mai più! »
Hermione annuì, il suo sguardo
tornò sereno, limpido come il cielo. « Lo so ».
Si alzò in piedi, senza perdere
il contatto visivo con gli occhi di lui e sembrò parlare contro il vento, come
se stesse pronunciando una promessa: « Ti camminerò accanto, non perderai più
la strada. Io non te lo permetterò ».
Ron osservò la figura di Hermione
fargli ombra, sovrastarlo; nonostante la sua corporatura minuta appariva salda
come un scoglio in mezzo al mare in tempesta, decisa, ferma. Nel disordine
delle sensazioni che si rincorrevano nel suo animo, Ron scoprì la forza di
sorridere. « Detto così suona come una minaccia… »
Allungò un braccio verso di lei
affinché gli prendesse la mano e lo aiutasse a raggiungerla.
Quando si ritrovarono uno di
fronte l’altra, i palmi delle mani congiunti a suggellare il patto appena
espresso, lei confermò: « Oh, lo è, Ronald Weasley, ci puoi scommettere! »
Il cuore di Ron si scaldò,
divenne di fuoco, come quando la pallina di luce azzurra uscita dal Deluminatore gli era entrata nel petto e gli aveva mostrato
la via del ritorno.
Era Hermione la via del ritorno.
Era la sua casa, la sua famiglia, lo aveva accolto con i suoi
innumerevoli difetti, gli avrebbe insegnato a non odiarsi, ad accettare i
propri errori, a lottare per non ripeterli. Con lei avrebbe imparato ad essere
migliore.
La tirò verso di sé e la
abbracciò.
Non lo spaventava più il soffio
del vento, o le onde del mare che s’infrangevano sulla riva, i ricordi legati a
quella scogliera. Si sarebbe tenuto stretto ogni singolo momento, anche quelli
dolorosi che rievocavano le sue colpe, perché ciascuno di quegl’istanti
costituiva un pezzo della strada che lo aveva portato fino a Hermione.
Lei rispose al suo abbraccio
raggomitolandosi contro il suo petto, Ron le baciò i capelli e la fronte,
abbandonandosi alla tenerezza di quell’attimo.
Quando si staccarono, Hermione
era rossa in viso, e i suoi occhi brillavano così intensamente che Ron dovette
resistere all’impulso di abbracciarla di nuovo.
Si frugò nelle tasche e tirò
fuori il Deluminatore, lo porse a lei. « Prendilo, a
me non serve più ».
Hermione rimase ad osservarlo in
silenzio, pensierosa, poi si allontanò di un passo. «No, io… non posso… il
regalo di Silente… ».
Lui si riavvicinò. « Voglio che
lo tenga tu ».
Hermione deglutì, guardò
alternativamente lui e l’oggetto che le stava offrendo.
Ron sapeva che lei stava
caricando quel gesto dello stesso significato che gli attribuiva lui: non
avrebbe avuto più bisogno dell’aiuto del Deluminatore
perché non l’avrebbe più lasciata. Era la sua promessa per lei.
« Ne sei sicuro? »
Ron fece spallucce. « Diciamo che
prima sei stata piuttosto convincente... »
Lei alzò gli occhi al cielo e sbuffò,
gli rifilò una gomitata nelle costole borbottando un “sempre il solito”. Lui
soffocò una risata ed ammise senza pensarci: « Sei tu la mia luce, Hermione, lo
sei sempre stata ».
Lei trattenne il respiro ed arrossì.
Con profonda soddisfazione, Ron la guardò cercare di dissimulare l’imbarazzo
mentre prendeva finalmente il Deluminatore e lo
riponeva nella veste, mormorando con un filo di voce: « Sei stato così cieco a
volte… ».
Ron fece schioccare la lingua con
disappunto. « Oh! Ma non ti limitare, sono stato cieco… e sordo, e… ».
« E un perfetto idiota! » si
riprese lei, tornando all’espressione decisa con la quale era arrivata.
Ron finse di rifletterci su. «
Ecco, così va meglio! Penso che “perfetto idiota” renda bene l’idea » le
concesse. « Però ammettilo, se non ci fossero le mie bravate ad animare la
situazione, ti annoieresti a morte! »
Hermione scosse la testa, ma
sorrideva, alzò il braccio e gli accarezzò il capo, scostandogli i capelli
dalla fronte. « Vuoi smetterla di dire sciocchezze e rientriamo in casa? Fleur ha bisogno di aiuto per la cena ».
Ron attese che la mano di lei gli
sfiorasse la guancia, poi la afferrò e le baciò il dorso. « Agli ordini, capo!
Ti seguo, fammi strada ».
Lei indicò la discesa dalla
scogliera con un cenno della testa. « Bene, restami vicino ».
Ron imitò i suoi passi senza più
incertezze. « Sempre! » disse. Per sempre.
I never wanna leave
I never say goodbye
Forever,
whenever
Forever,
whenever
Walk
– Foo Fighters –
Eccomi, stavolta sono in tempo!
Dopo l’abbandono di Ron, il suo riscatto. Avete
letto di un Ron un po’ diverso dal solito: è cresciuto, più maturo e non ha
bisogno di nascondersi dietro farfugliamenti ed imbarazzi inutili. Ormai ha
capito quello che prova per Hermione e sente la pressione della guerra, ecco il
perché delle sue parole decise, non c’è più tempo per gli indugi.
La raccolta potrebbe essere conclusa con
questa shot, oppure no, non ho ancora deciso. A dir
la verità ho voglia di descrivere ancora qualche momento, soprattutto ho voglia
di descrivere qualcosa di veramente romantico, solo che ho ancora le idee
confuse. Comunque non vi lascio, leggerete di me molto presto, vi va di
aspettarmi un pochino?
Questa storia è arrivata al primo posto nei
seguenti contest: “Lotta contro il tempo” di _Aras_; “Het-Flash contest-“ di Ceci Weasley; “[The seven year] La fine di un’era” di
Lalani. E’ arrivata al secondo posto nel “Flash
contest – L’ennesimo!” di Sophie85 e al terzo posto dell’ “Hermione e Ron
contest” di Sara Marauders. Infine si è classificata
solo decima nel “Five days”
di Erica Weasley. Sono stata immensamente contenta di tutti i premi,
ovviamente, ma vi faccio leggere solo il giudizio di Erica Weasley che è stato
il primo che ho ricevuto, è anche grazie ai suoi consigli che la storia è
diventata così come l’avete letta.
Se anche voi volete farmi sapere cosa ne
pensate, sono aperta a qualsiasi commento, anzi ogni vostra parola mi renderà
felice.
Grazie a tutti quelli che hanno commentato ed
inserito nelle preferite/ricordate/seguite le altre shot
della raccolta; grazie anche a tutti i lettori silenziosi.
A presto.
Emmahp7
-
Five Days
di Erica Weasley
Decima classificata: Learning to walk again di
Emmahp7
Totale: 41,05/45
Grammatica e sintassi: 8,05/10
(Gli errori sono stati
ovviamente corretti, per questo ho lasciato solo il voto)
Lessico e stile: 9/10
Sebbene in shot così lunghe si rischi spesso
di incorrere in ripetizioni e banalità del lessico, nel tuo caso questo non è
successo. […] Lo stile invece è ottimo. L’introspezione è curata benissimo, in
modo eccellente, e lo stile contribuisce a rendere al meglio le emozioni,
sfruttando immagini come il vento, la battigia e i ricordi che danno a Ron
questi momenti. […]
Caratterizzazione: 10/10
Considerando il modo in cui hai curato l’introspezione di Ron, non è
possibile non darti dieci in questo campo, perché il punteggio pieno ci sta
tutto. Qui stiamo parlando proprio di Ron Weasley, pieno di rimorso per ciò che
ha fatto, che cerca la sua pace e che si sente “sbagliato”. Una
caratterizzazione davvero eccellente e ben curata, come se ne possono vedere
poche. Anche l’infleunza di Hermione, che fa tacere
le onde del mare, è perfetta e adatta alla situazione. Sì, decisamente,
punteggio pieno.
Originalità: 9/10
Riprendere il tema di Villa Conchiglia è quasi un clichè,
succede veramente molto spesso. Forse perché è un momento essenziale per la
vita di Ron, e questo lo rende uno dei più visti e rivalutati dalle fanwriter. Nonostante questo l’originalità non ha perso
molti punti, anzi solo uno. Questo considerando tutto ciò che sei riuscita ad
inserire in questa situazione: oltre ai pensieri di Ron, si nota quanto
l’influenza di Hermione lo risollevi. L’idea poi di donarle il Deluminatore l’ho apprezzata tantissimo, e ti ha
sicuramente fornito punti in questo campo.
Gradimento personale: 5/5
Devo spiegare perché 5? Perché hai usato i Foo
Fighters. Perché hai descritto un Ron su cui ben pochi sanno davvero scrivere.
Perché l’ho adorata, ecco tutto.
Premio introspezione: Emmahp7