superusagi11
Crisis Make Up! - è la formula di trasformazione di Usagi in
lingua originale, nella terza serie di Sailor Moon.
Super
Usagi!
Autore: ellephedre
Disclaimer: i
personaggi di
Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di
proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.
11 - Vittoria?
Dalla fine
dell'episodio 125, 'Il Faraone 90'
In cui Usagi cerca di salvare Hotaru dal sacrificio finale necessario
per annientare il nemico.
«CRISIS MAKE UP!»
Il suo urlo si perse nel vuoto, confuso coi lamenti di Faraone90, una
nenìa di mostri morenti.
Non era più lui la sua più grande paura.
Una bambina! Hotaru non era che una bambina, non poteva morire!
«CRISIS MAKE UP!»
Maledetto calice! Non era vero che non poteva trasformarsi senza,
doveva solo- «CRISIS MAKE UP!» Voleva il suo potere!
Schiacciò la spilla nel pugno, tentando di
conficcarla nel petto.
Dov'era il suo cuore di energia quando serviva, non vedeva che-
«CRISIS
MAKE UP!» Solo
una
bambina! Sempre malata, chiusa in una stanza, infelice!
Con che diritto tutti avevano deciso di portarle via una vita nuova,
come poteva essere giusto sacrificarla?!
Sailor Saturn, non farlo! «CRISIS MAKE
UP!» Lasciami
il tempo di diventare più forte, non annullarti, sto
arrivando!
La massa di Faraone90 ricevette un nuovo impatto letale, dimezzandosi.
Le grida di agonia si fecero lontane, acute.
Per favore, no... no, no!
Doveva pensarci lei! Era lei ad aver già vissuto, era lei
che poteva sacrificarsi! Hotaru doveva tornare a casa con suo padre!
Aspetta, aspetta!
Produceva solo lacrime e urli, nessun risultato, solo disperazione
inutile.
Faraone90 stava morendo e con lui Hotaru.
Aiuto... Aiuto! !
«CRISIS MAKE UP!»
Voglio la
forza per entrare lì dentro, devo riprendere Hotaru-chan!!
Datemi la forza, voglio
tutto quello che potete darmi, chiunque, tu, tutti, per favore!
Qualcuno la ascoltò, ma non fu sufficiente, ancora no!
Devo salvarla! «CRISIIS...» Hai capito, per favore, hai
capito?! «MAKE UP!»
Il petto le si aprì in due.
Ne uscì.
...
Sì.
Quando entrò, nel buio trovò solo un groviglio di
luci.
Due fasci attorcigliati, serpenti, uno che massacrava l'altro.
Un concentrato di pura energia suprema, massima.
Totale,
sorrise.
Sì sentì a casa.
Saturno lanciò la sua ultima offensiva. Nel momento del
colpo si materializzò la falce invisibile della distruzione.
Il loro piccolo nemico ne perì sul colpo e Saturno - giovane
Hotaru - si preparò a soccombere, soverchiata dal proprio
potere di annullamento.
Lei si tese in avanti e le afferrò un braccio.
Lo spirito di guerriera si fece corpo nel toccarla. Si mantenne tale
grazie al loro gracile legame.
'Chi sei?'
Lo sai. Non sei rinata
per offrire il silenzio a costui.
'Rinascerò ancora. Con questo corpo sono morta.'
Errore.
Le strinse il polso e legò a lei la propria energia, per
imprimere in Saturno una nuova realtà: non c'era scampo, la
vita stava per ricrollarle addosso.
Rivivi in questa forma, Saturno.
Sono io a desiderarlo.
Le ridiede consistenza partendo dalle loro dita umane. Le rese
minuscole, innocenti.
Una seconda
opportunità.
L'energia necessaria a farla rivivere divenne insostenibile.
Non sono ancora pronta,
ammise.
Quando
tornerò, dovrai essere pronta per me,
comunicò a
Saturno. Le tirò il braccio di neonata per farsi ascoltare
da uno spirito che si andava assopendo.
'Per te', annuì la giovane Hotaru, prima di
perdere la capacità di rispondere.
Lei se la ritrovò in braccio, dolce bimba senza un passato.
Ne osservò il sonno e capì di non poter reggere
oltre.
Mi lascio andare.
Non è vero
che voglio stare qui, non voglio essere io.
Io voglio solo la mia
vita.
Abbassò lo sguardo, verso il potere della Luna
scoperto, privo di protezioni. Era infinitamente prezioso, mia culla. Lo
accarezzò con l'anima.
Voglio solo
riportare Hotaru a casa. Voglio tornare da tutti quanti.
Voglio solamente
essere... Usagi.
«Ricordo ancora di averla tenuta contro il petto»
raccontò a
Mamoru e alle altre, tremando.
Se Hotaru era stata tra le sue braccia, perché era sparita
al ritorno da quel- Da quel...? Viaggio, scontro?
Non sapeva nemmeno lei come chiamarlo. Non ricordava quasi niente, se
non
la sensazione di aver salvato la piccola Hotaru.
Non era stata una sua illusione, ma era orribile non poter descrivere
come era finito il suo peggior incubo.
«Noi ti crediamo, Usagi.» Rei le
strofinò una spalla. «Non
angustiarti, è normale che tu... Non so nemmeno come hai
fatto. Come al solito? Hai deciso di vincere e ci sei
riuscita?»
Senza la fiducia delle sue amiche sarebbe stata solo una piagnucolona
indegna di
essere una guerriera. Aveva pianto persino nel momento cruciale.
Forse era servito - fu costretta ad ammettere - considerato che ogni
sua azione aveva partorito
disastri. A causa sua, il mondo intero si era incamminato verso la
rovina prima di trovare - solo per miracolo - la salvezza.
Non era disposta a pentirsene.
Era grave.
«Chibiusa ha riavuto il suo cuore puro.» Makoto
allungò un
braccio sopra il tavolino di Mamoru, prendendole la mano.
«Sei stata
bravissima, Usagi. Se hai sentito la presenza di Hotaru dopo la
battaglia, sono sicura che sia vero.»
... sì.
Se riuscivano a dirlo loro, che l'avevano soccorsa quando era uscita,
come poteva non crederci anche lei?
Il problema delle sue amiche, purtroppo, era l'eccessiva fiducia nelle
sue capacità. Rei poi... se l'avesse vista donare di propria
sponte il calice sacro alla Desposta 9, l'avrebbe strangolata con le
sue mani.
Nessun'altra di loro avrebbe commesso una simile pazzia, per quanto
potessero amare Hotaru.
«Qualcuna di voi ha sonno?»
Mamoru lo chiese con un sorriso sereno, mascherando una notte di riposo
mancata con il colore sano di un viso privo di occhiaie. Un giorno
avrebbe dovuto chiedergli il suo segreto di bellezza. Lo strinse,
nascondendosi sotto il suo braccio e trovando accoglimento.
«Non ne ho molto» dichiarò Ami, nella
voce il suono della
serenità conquistata da tutte loro, tutte insieme.
«Credo che il potere di Usagi abbia fatto qualcosa anche per
noi»
continuò. «Ci sentiamo tutte riposate. Tu no,
Mamoru?»
Usagi lo sentì scrollare le spalle.
«Sei stremato per via di Chibiusa?»
azzardò Minako.
«Sì» rispose lui. «Oggi salto
l'università,
rimango a dormire.»
«E' sabato» gli ricordò Makoto. Sorrise.
«Un giorno di vacanza.
Ce lo siamo meritato.»
Ami lanciò un'occhiata al televisore spento. «La
zona
dell'istituto Mugen è rimasta piena di rovine. Usagi non ha
ripristinato l'edificio, ma tu, Mamoru, hai sentito qualcosa?»
«Non sanno cos'è successo, parlano di lavori
di demolizione affrettati, con utilizzo improprio
di esplosivo. Non ricordano nulla di
stanotte.»
Quando si parlava di lei come se non ci fosse, Usagi voleva mettersi
dritta e composta ad ascoltare anche lei la conversazione sulla gesta
di quellla persona favolosa che tutti lodavano. Chi era?
Usagi Tsukino, davvero?
Quando mai aveva cancellato i ricordi degli abitanti di Tokyo? Quando
aveva portato via tutti gli studenti rimasti intrappolati nelle macerie
dell'istituto? Avevano cercato corpi in giro, senza trovarne nessuno.
«Ehi!» sorrise piano Rei. «Chibiusa si
sta svegliando.»
Usagi si voltò verso il letto di Mamoru.
Poté assistere al risveglio della sua vittoria.
«Ti ringrazio.»
Si voltò appena prima di uscire dalla porta, rientrando di
un passo nel corridoio interno. Chibiusa e le ragazze l'avevano
preceduta, uscendo.
Mamoru fino a quel momento non le aveva detto molto. Rivedendola dopo
la battaglia, si era limitato a stringerla, stringerla forte.
Nessuno dei due aveva avuto bisogno di parole.
«Mamo-chan» sospirò felice lei.
«Per cosa mi ringrazi?»
«Hai riportato indietro tutto quello per cui vivo.
Chibiusa... Tu.»
Stremato, riuscì a fare solo un passo in avanti.
Con l'energia di tutti e due, lei rese il loro abbraccio
così soffocante e completo che il fiato mancò
persino a lei.
«Neanche questa volta ero con te...»
mormorò lui.
Grazie.
Il caso si meritava gratitudine per aver tenuto Mamoru lontano da lei.
A vederla commettere una serie lunga ed enorme di follie, lui si
sarebbe intromesso, mettendosi in grave pericolo pur di proteggerla.
«Mamoru...» Nel silenzio dell'appartamento, dei
combattimenti, delle sue
amiche che non potevano più ascoltarla, parlò.
«E
se... e se avessi paura di come ho salvato Hotaru?»
L'immobilità di lui fu un giudizio che sparì alla
prima carezza sulla sua schiena.
«Potrai parlarmene. Potrai dirmi tutto quello che vuoi, non
sei sola.»
Nella sua immaturità, nei suoi errori, quando iniziava a
sentirsi grande e finiva col commettere più errori di quando
era stata piccola.
Per miracolo,
tremò. Si era sistemato tutto per miracolo.
«Lo rifarei di nuovo» piagnucolò
miseramente. Avrebbe messo in pericolo la pace dell'intero pianeta per
Hotaru, sentendosi sempre nel giusto. «Scusami.»
Non voleva assoluzione; una parte di lei desiderava solo potersi
pentire.
«Usako... Sai che una volta ho sentito una storia?»
Lei tirò su col naso.
«E' la storia di una guerriera. A quattordici anni
è stata mandata a combattere. Non era pronta, non voleva, ha
pianto e si è lamentata, ma di battaglia in battaglia si
è fatta forza ed è diventata l'unica combattente
che può mettere fine a ogni guerra. Usa, se senti una storia
come questa, sai cosa pensi di questa ragazza? Che lei è
l'eroe di tutti noi.» Abbassò la testa.
«Non perché vince» e la
chiamò con un nome troppo tenero per uscire dalla sua bocca,
«ma perché affronta situazioni che nessuno
vorrebbe vivere, fa scelte che nessuno
dovrebbe compiere. E non si arrende ugualmente.»
Le stava parlando della sua Usagi, di una ragazza amata e ammirata.
Posso esserlo.
Poteva essere tutto semplice, lei aveva lui. Aveva Chibiusa, le
ragazze. Hotaru, che era viva.
Soffrire era una punizione per tutte le persone che adesso erano felici.
Non c'erano più battaglie da affrontare ora.
«Ti lascio dormire» gli disse annuendo, incastrando
il naso sotto il suo e premendo solo un poco la bocca su quella di lui.
Il bacio di un buon riposo. «Ci vediamo più
tardi.»
«Sei ancora triste? Resto sveglio, se vuoi.»
Si attardò a lasciargli la mano. «No. Questa
guerriera invincibile aveva solamente bisogno di qualche parola
dolce.» Sorrise e fu leggera. Senza più pesi.
«Volevo... sentire quello per cui ho combattuto. Tu
sei un genio, Mamo-chan, ci riesci per me.»
«Sono qui per servire vostra maestà
Odango.»
Lei scoppiò a ridere. «A dopo, Tuxedo
Kamen-sama.»
Era lui il suo eroe.
Uscì.
NdA: ed ancora un
capitolo alla fine di questa raccolta :)
Avevo avuto una mezza idea di chiuderla qui, ma questo episodio era
più cupo, per rispecchiare le atmosfere della dura battaglia
finale combattuta da Usagi e Hotaru contro Faraone90.
Ciò che succede durante il combattimento contro quest'ultimo
è un complemento di quello che sto raccontando nella mia
storia 'Verso l'alba': Usagi è riuscita a fare
ciò che ha fatto per via di una particolarità del
suo potere. Nell'anime, dicono che lei sia il 'Messia'. Sto riprendendo
questo concetto, apliandolo.
Ancora prima di elaborare questa complessa trama, ho sempre pensato
però che se Hotaru era tornata indietro fosse stato solo
merito di Usagi.
Qualunque vostro commento su questo episodio mi aiuterà
moltissimo per capire come impostare il finale (da ambientare
nell'episodio 127, verso la fine o dopo).
ellephedre
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