zmac
Questa storia è uno spin-off di ‘The revenge of the nerd’. Questi
avvenimenti si possono trovare in parte narrati nel Capitolo 15 e capitolo 16. Ricordo
che questa storia si concentra sulla coppia di amici Zac e Mac.
Non
mi sentivo per niente tranquilla in camera di Ashley.
Era
come stare nella tana del lupo.
Perché,
in quella camera dipinta di rosa, Ash mi stava trattando come una cavia.
Prima
ero stata costretta a provare un’infinità di vestiti, se così si potevano
chiamare quei pezzi di stoffa colorati che coprivano a malapena la linea del
sedere, e poi mi aveva truccato e acconciato.
C’era
qualcosa nel suo sguardo che mi spingeva a pensare che Ash mi vedesse come una
bambola a grandezza naturale.
«Perfetta»
mormorò soddisfatta, appoggiando la piastra sul tavolo di fianco a noi.
«Posso
legarmi i capelli adesso?» chiesi, giocando con l’elastico che tenevo tra le
mani.
«Non
ci provare» mi puntò addosso la bottiglietta di lacca, per minacciarmi.
«D’accordo».
Alzai le mani in segno di resa, sperando che non mi colpisse con lo spray.
«Dunque,
riuscirai a fare quello che ti ho detto?» si informò, spruzzandomi una quantità
eccessiva di lacca.
«Ash»
sospirai, preparandomi a ripetere la solita storia, «non piaccio a Zac, quindi
del tuo piano non me ne faccio davvero nulla».
Perché
dovevo chiedergli di ballare e poi avvicinarmi a lui per baciarlo?
Zac
non mi vedeva nemmeno come donna, impegnato com’era a guardare i film di
Natalie Portman e a pensare all’ipotetica cugina di Ash.
Kenzytrina.
Perché
Ashley aveva deciso di giocare sul soprannome che usava per chiamarmi quando
aveva fretta. Kenzy.
«Io
scommetto queste Jimmy Choo che Zac questa sera non riuscirà a toglierti gli
occhi di dosso. Ora, indossa questo vestito, su! Io vado a prendere una cosa in
bagno». Si allontanò, quasi saltellando.
Incredibile
quanto andare a quel ballo l’avesse messa di buonumore.
Indossai
il vestito con qualche problema, contorcendomi mentre cercavo di agganciare la
zip sul retro.
«Ferma,
potresti romperlo» strillò Ash allarmata, facendomi sussultare per la sorpresa.
Qualche
secondo dopo le sue dita sfiorarono la mia schiena, prima di chiudere la zip.
«Fai
un giro per farti ammirare» mi ordinò, indietreggiando di un passo.
Girai
velocemente su me stessa, sentendo Ashley sbuffare irritata.
«Le
scarpe. Tieni, indossa queste». Prese da una confezione un paio di scarpe, le
stesse che mi aveva costretto a comprare una settimana prima.
Scarpe
con il tacco.
Talmente
alte che con quel tacco non ne avevo mai viste.
Non
ero nemmeno sicura che fosse legale mettere in commercio scarpe così poco
comode.
«Fanno
male» mi lamentai, facendo roteare la caviglia per cercare di dare sollievo al
dolore che sentivo al piede.
«Zitta,
e adesso gira lentamente» ordinò di nuovo, agitando la mano.
Quando
parlava in quel modo mi spaventava.
Era
decisamente meglio non contraddirla.
Feci
come aveva detto e cominciò a battere le mani, felice.
«Un
capolavoro. Questa volta mi sono superata» si complimentò da sola, mentre
guardavo il mio corpo.
C’era
qualcosa che non mi convinceva.
«Tu
sei sicura che questo vestito sia della mia taglia?» mormorai, guardando quel
piccolo pezzo di stoffa marrone che continuava a sollevarsi a ogni respiro che
facevo.
«Sei perfetta Mac. Questo vestito è stato creato
per te» osservò, girandomi attorno.
Istintivamente
portai le mani sul sedere, per tirare la stoffa un po’ più giù.
Perfetta
io… e lei che cos’era? Con quel vestitino blu faceva invidia.
«Sì, certo. Si sono dimenticati un pezzo, però.
I jeans sotto» sbottai, cercando un metodo perché non scendesse troppo sul seno
e non si alzasse sul sedere.
Impossibile.
Ogni
volta che lo tiravo su rischiavo di far vedere il mio sedere, se cercavo di
coprirmi un po’ più le gambe, quella quasi inesistente massa grassa che avevo
sotto alle clavicole tendeva a fuoriuscire.
«Dai
Mac, pensa che sei una donna, una bellissima donna. Questa sera nessuno
riuscirà a toglierti gli occhi di dosso. Nemmeno Zac» bofonchiò, sistemandosi
il mascara, mentre mi sedevo sul suo grande letto comodo e torturavo il suo
cane di peluche.
«Zac
nemmeno si accorgerà di me. E quando capirà che sono io si chiuderà in un
mutismo schifato. Ci scommetto i sette hard disc esterni che mia mamma mi ha
regalato per il compleanno» sbottai.
Ashley
si stava infilando una giacchina e, dopo aver controllato l’ora, mi accorsi che
dovevamo partire.
«Li
perderai i tuoi cosi esterni. Non so
nemmeno cosa sono, e non saprei che farmene, quindi è inutile che scommetta, ma
sappi che se lo facessi li perderesti». Mi fece una linguaccia, mentre teneva
aperto il portone di casa perché uscissi prima di lei.
«Come no»
sibilai, agganciandomi la cintura di sicurezza mentre Ash accendeva il motore.
«Speriamo non ci siano intoppi come
l’ultima volta» sussurrò soprappensiero
Ash, accendendo l’autoradio.
«Sono sicura che tutto andrà benissimo»
cercai di rassicurarla.
Alex non avrebbe
avuto il coraggio di fare scenate dopo l’ultima festa.
Se l’avesse fatto
si sarebbe dimostrato… idiota.
Molto più idiota
di quanto in verità non fosse.
O forse era
proprio così idiota.
«Siamo arrivate» sospirò Ash, spegnendo il motore.
Potevo vedere
John, Francis e Zac in piedi.
Ero quasi sicura
che ci avessero viste arrivare: stavano guardando tutti e tre nella nostra
direzione.
«Posso tornarmene a casa?» piagnucolai, non più sicura di voler scendere
da quell’auto.
Anzi, pensandoci,
non avevo mai voluto nemmeno salirci.
«Senti, tu devi accompagnarmi, è
chiaro? E adesso porta il tuo sederino fuori dalla mia macchina e incamminati
sculettando verso Zac. Quando arrivi lì lo prendi per la giacca e lo baci».
La cosa
spaventosa era che Ash non stava scherzando.
«Mi fai paura» bofonchiai, scendendo.
Meglio non
contraddirla.
Non glielo avevo
fatto notare, ma mi sembrava agitata.
«Cristo, Mac! Potresti almeno
sorridere?» mormorò affiancandosi a me, «sembra che tu sia qui perché costretta». Si sistemò un ricciolo che le era sfuggito
sulla guancia e prese un respiro profondo.
«Perché, non lo sono?» le feci notare a bassa voce, per non farmi
sentire dai ragazzi.
Spostai subito lo
sguardo su Zac e per un momento il respiro si bloccò.
Era assolutamente
perfetto.
Quel completo
metteva in evidenza le sue spalle larghe, sottolineando la sua altezza.
Non sapevo se una
giacca potesse far sembrare un uomo più alto, ma con Zac sembrava possibile.
I suoi capelli,
come sempre indomabili, ricadevano sulla sua fronte, sfiorando gli occhiali.
Riuscivo quasi a
vedere il blu dei suoi occhi. Lo stesso blu che diventava brillante quando
cominciava a ridere o era felice.
«Ciao
ragazzi» salutò Ashley.
Io
invece continuai a tenere lo sguardo basso, imbarazzata.
La
verità era che avevo paura di un giudizio negativo da parte dei ragazzi,
soprattutto da parte di Zac.
«Presenta
tua cugina». Un sussurro che non ero sicura di aver sentito.
Quando
però Ash, John e Francis cominciarono a ridere, capii che non me lo ero
immaginato.
Zac
non si era accorto che ero io?
Un
po’ di trucco, un paio di scarpe con il tacco e un vestito cambiavano così
tanto l’aspetto di una persona da renderla irriconoscibile o questo era
successo solo perché lui era… Zac?
«Ragazzi,
lei è Mac». Ashley mi circondò le spalle con un suo braccio, stringendomi
appena, come se avesse voluto farmi coraggio.
Mi
costrinse a fare un passo in avanti, ma abbassai di più lo sguardo,
imbarazzata.
Nessuno
parlava e sentivo tre paia di occhi scrutarmi.
Non
mi piaceva essere al centro dell’attenzione. Non mi era mai piaciuto e mi
piaceva ancora meno esserlo se indossavo un minivestito.
«Sei
bellissima» sussurrò Francis, aprendosi in
un sorriso radioso.
Ero
felice che qualcuno potesse trovarmi anche lontanamente carina, ma sapevo che
per Francis ero presentabile anche con quel pigiama con gli orsi.
«Mac?»
sussurro Zac, facendo un passo verso di me e piegandosi leggermente sulle
ginocchia per controllare il mio viso. «Non… no! Non puoi essere tu!» sbottò,
alternando sguardi tra il mio viso e il mio corpo.
Alzai
finalmente gli occhi, guardandolo.
Possibile
che non riuscisse a riconoscermi?
«Sono
io». Magari mi avrebbe riconosciuta dalla voce.
Sbarrò
gli occhi, sorpreso.
«Ma…
le tue felpe? Dove sono? E perché non hai le Converse? No, non sei Mac. Sei
anche truccata». Scosse energicamente il capo, per negare l’evidenza.
Certo,
non gli piacevo. Ecco tutto.
«Vogliamo
entrare? Avrei un po’ di freddo» disse Ash, attirando l’attenzione su di lei.
La
ringraziai mentalmente, avvicinandomi a John che sembrava più triste del
solito.
I
suoi occhi erano spenti.
Mi guardai
attorno, rimanendo sorpresa: Hannah non c’era.
«John,
Hannah è in palestra, vero?» chiesi a John, affiancandomi a lui.
«Sì.
Non me lo ricordare» sbottò,
infilando le mani in tasca. Sembrava
arrabbiato.
«Dai, una volta entrato potrai rimanere con lei.
Lascia stare i commenti». Ero sicura che si comportasse in quel modo perché gli
dava fastidio il giudizio della gente.
Tutti
a scuola sapevano di lui e Hannah, che cosa avrebbero pensato non vedendoli
arrivare assieme?
«Entri con me, Mac? Questa sera sei bellissima e
susciterò l’invidia di tutti. Magari faccio ingelosire Hannah che correrà da
me» ridacchiò. Sembrava felice
del suo piano.
«D’accordo» acconsentii, avvicinandomi a lui, «tanto non ho un cavaliere». Non ne avrei mai avuto uno, visto che
continuava a camminare dietro di noi, rimanendo in silenzio.
Zac era stranamente silenzioso.
Gli unici momenti in cui Zac non parlava erano
due: quando Natalie Portman era davanti a lui o mentre dormiva.
Ash e Francis
cominciarono a parlare tra di loro e non riuscii a trattenere un sorriso quando
Francis mi fece l’occhiolino.
Chissà di che
cosa stavano parlando.
Con un sospiro mi
avvicinai a loro, attirando l’attenzione di Ash. «Ashley,
puoi venire un momento?». Con un gesto del capo le indicai di spostarsi qualche
passo per non farci sentire.
«Che
c’è?» chiese, divertita ma preoccupata.
«Che
c’è? Mi sento una stupida, ho fatto tutto per niente, non si è nemmeno accorto
di me. Io me ne torno a casa» borbottai, portandomi una mano al collo per
restituire ad Ash la collana che mi aveva prestato.
«Non
ci pensare nemmeno. Tu non ti schiodi da qui fino a quando non te lo dico io. E
comincia a sorridere un po’, che quando ti arrabbi diventi brutta». Mi trascinò
di nuovo versi i ragazzi.
Ottimo,
avrei parlato con John.
Il mio sogno però
durò poco, visto che si accorse di Hannah dall’altra parte della palestra e ci
salutò per raggiungerla.
Di male in
peggio.
Potevo parlare
solo con Francis e con Zac. Ero quasi sicura che Ashley avesse qualche piano
diabolico in mente per farmi rimanere da sola con Zac.
Quando cercai di
avvicinarmi a lui, si allontanò da me, raggiungendo Francis e costringendolo a
incamminarsi verso il tavolo del buffet.
«Fai un sorriso, altrimenti ti uccido» mi intimò Ash, facendomi ridere.
Nonostante
continuassi a pensare che non piacevo a Zac, non riuscivo a non ridere alle
finte minacce di Ashley.
Forse perché ero
felice per lei, che sembrava a suo agio a fianco di Francis.
Non ne avevo mai
parlato con lei, men che meno con Francis, visto che non mi andava di dargli
false speranze, ma mi sembrava che Ashley avesse cominciato a guardarlo in
modo… diverso.
Lanciai uno
sguardo a Zac e Francis, sembrava che la loro discussione fosse animata. Zac
continuava a indicare un punto non molto distante da noi, portandosi una mano
tra i capelli e sistemandosi gli occhiali.
Istintivamente
guardai chi c’era nelle vicinanze. Dietro di noi, seduta di fianco a un fiore
di carta gigante, c’era Hilly, una ragazza del terzo anno.
Certo,
probabilmente Zac stava parlando di lei.
Vidi Francis
tenersi la pancia per il troppo ridere, appena prima di avvicinarsi di nuovo a
noi assieme a Zac.
«Francis,
che ne dici di ballare?» propose Ashley, prima che potessi ammazzarla.
Eccolo
lì, il suo piano diabolico.
Costringermi
a rimanere da sola assieme a Zac. Ottimo, non aspettavo altro.
Lei e Francis si
allontanarono, dirigendosi verso la pista.
Zac era di fianco
a me, stranamente in silenzio.
«Bella festa» mormorai, cercando di iniziare un discorso.
Sembravamo due
estranei.
«Sì»
sbottò, tornando poi a guardare un punto indefinito dalla parte opposta.
Non voleva
guardarmi, ottimo.
Voleva fare finta
di non conoscermi? Bene, l’avrei aiutato.
Incrociai le
braccia al petto, guardando dalla parte opposta.
Era chiaro: non
gli piacevo; però, con quel comportamento da idiota, sembrava che mi odiasse.
Stavo per
chiedergli che cosa ci fosse di così raccapricciante in me da non potermi
nemmeno parlare quando Ashley si avvicinò a noi con un sorriso.
«Zac,
voglio ballare con te, andiamo». Gli prese la mano, trascinandolo in mezzo agli
altri ragazzi che stavano ballando.
Francis
si avvicinò a me, sorridendo impacciato.
«Immagino
di dover parlare con te, no?». Ero quasi sicura che si fossero divisi i
compiti.
Ash
avrebbe cercato di capire qualcosa da quella testa dura di Zac e Francis sarebbe
rimasto con me.
«Ballare,
non parlare» puntualizzò, facendomi ridere.
Francis
soppesava sempre le parole, lui era un ragazzo speciale, l’avevo sempre
pensato.
«Allora,
che cosa ti ha detto quella strega?». Guardai Ash che cercava di imitare i
movimenti scoordinati di Zac. Anche lo sguardo di Francis si posò su di loro.
«Niente
di importante…». Stava mentendo. Lo capii dall’occhio destro, che si socchiuse
appena.
Quando
Francis mentiva succedeva sempre.
Decisi
di non metterlo in imbarazzo e posi una domanda che mi spaventava. Forse era la
risposta a spaventarmi di più.
«E…
lui?». Non pronunciai nemmeno il suo nome, imbarazzata.
Forse
semplicemente infastidita.
«Ehm…».
Imbarazzato, ecco cos’era. Abbassò lo sguardo, arrossendo appena.
«Naturale.
Non gli interesso». Mi ero illusa di potergli piacere, esponendomi in quel modo
con Ash. Le avevo confidato che Zac mi piaceva e con il suo carisma mi aveva
costretta a vestirmi in quel modo stupido per cercare di attirare la sua
attenzione.
Era
tutto inutile, a Zac non ero mai piaciuta e probabilmente non mi avrebbe mai
vista come una donna. Per lui ero Mac.
«No,
Mac. In verità si è accorto improvvisamente che sei bellissima, ma lo sta
negando». Certo, doveva essere quella la verità. Francis cercò di sorridermi,
forse per trasmettere un po’ di buonumore.
Peccato
che in quel momento non ne avessi nemmeno un po’.
«Oh,
quindi siamo alla fase della negazione?» chiesi, ironica.
Negazione,
certo.
E
per quanto si sarebbe protratta questa fase?
Per
sempre, vista la mia fortuna con il sesso maschile.
«Direi
di sì. Ma sono quasi sicuro che adesso Ashley gli sta facendo una bella
ramanzina…». Assieme a Francis guardammo Zac e Ash.
Erano
in mezzo alla pista a parlare.
Non
ballavano più e continuavano a ricevere spinte dai ragazzi che erano attorno a loro.
Ash
era arrabbiata, stava urlando, anche se la sua voce non riusciva a sovrastare
la musica, e puntava l’indice sul petto di Zac, spintonandolo.
«Che
diavolo sta succedendo?» mormorai, guardando Francis.
«Non
lo so. Ma credo sia meglio se andiamo a controllare» disse Francis, mentre ci
avvicinavamo a loro.
A
pochi passi da loro, Ash sembrò accorgersi di noi, perché smise di parlare, accostandosi
a Francis. «Vieni Francis, andiamo a prendere una boccata d’aria». Lo prese per
mano, costringendolo a uscire dalla palestra.
Mi
ritrovai da sola, a pochi passi da Zac.
Non
sapevo che fare, ma Zac mi anticipò, avvicinandosi a me.
«Bel
vestito» mormorò, indicandomi con un gesto del viso.
«Grazie»
risposi, sinceramente stupita.
Si
era accorto che stavo indossando un vestito.
«Ti
sta… bene» continuò, schiarendosi la voce in imbarazzo.
Era
un complimento?
«Grazie»
tornai a dire, decisamente senza parole. «Anche tu stai bene». Lanciai uno
sguardo alla camicia bianca che gli accarezzava le spalle.
Involontariamente
cercai di deglutire un po’ di saliva.
«Allora…
è vero?» chiese all’improvviso, facendomi sussultare.
«Cosa?».
Mi stavo per strozzare con la mia stessa saliva.
Speravo
con tutto il cuore che Ash non avesse parlato per far circolare l’aria nella
sua bocca.
«Quello
che mi ha detto Ash». Fece un passo verso di me, costringendomi a
indietreggiare.
Non
mi piaceva averlo troppo vicino, cominciavo a parlare a vanvera o a offenderlo.
Quando
assorbii le sue parole, spalancai le labbra sorpresa.
Ash
aveva cantato.
«Io…
ecco, la verità è che… sì, insomma… voglio dire… ma tanto ho capito che tu non…
quindi non importa e… ecco, non preoccuparti». Un discorso davvero sensato il
mio.
Nemmeno
gli attori ubriachi che ritiravano i premi agli MTV Movie Awards ringraziavano
così.
«Vorrei
sapere se è sì o no». Era serio, tremendamente serio.
Non
c’era nemmeno l’ombra di un sorriso sul suo volto e la piccola cicatrice che
aveva sulla guancia non si vedeva.
«Sì»
ammisi, abbassando lo sguardo imbarazzata.
Era
la serata più umiliante di tutta la mia vita.
Non
avevo mai passato momenti peggiori.
«Posso
sapere il perché?» chiese, stupendomi.
Il
perché? Ci doveva essere un perché?
Mi
sembrava ovvio; la sua bellezza era un motivo sufficiente.
«Non
sei riuscito a capirlo?». Ero stupita. Zac voleva che gli dicessi che era
bello?
«Non
capisco il perché. E mi dispiace,
perché io non provo lo stesso verso di te».
La
stoccata fece più male del previsto.
«Potevi
anche dirlo con un po’ più di tatto, idiota» sbottai, allontanandomi da lui.
Possibile
che dovesse piacermi un simile cretino?
«Mac,
dannazione, ferma» urlò, seguendomi.
«Che
cosa devi dirmi, ancora? Il concetto è chiaro, non ti piaccio. Ci sono, l’ho
capito. Posso tornarmene a casa o devi umiliarmi di più?». Ero talmente
arrabbiata che continuavo a stringere i pugno per non tirargli uno schiaffo.
«Cosa?
No, non hai capito. Non è vero che non mi piaci. Ash mi ha detto che mi odi»
cercò di scusarsi, guardando i suoi piedi.
«Odiarti?».
Ero confusa. Perché mai Ash avrebbe dovuto…
«Ash»
mormorammo assieme, cominciando a ridere subito dopo.
«Mi
hai dato dell’idiota?» brontolò, guardandomi arrabbiato.
«Sì,
perché tu hai…» cominciai a dire, prima che prendesse il mio viso tra le sue
mani e posasse le sue labbra sulle mie.
Non
riuscii a trattenere un gemito sorpreso, chiudendo gli occhi e lasciando che
Zac mi baciasse.
Le
sue labbra, le stesse che avevo guardato per anni, stavano accarezzando le mie,
giocando in un modo… strano.
Non
riuscii a trattenermi e gli morsi il labbro, cominciando a ridacchiare.
«Auch»
si lamentò, lasciando il mio viso e portando una mano alle labbra per
controllare che non ci fosse sangue. «Andiamo a cercare Ash e Francis». Prese
la mia mano, costringendomi a seguirlo.
Quel
gesto, così istintivo, mi fece ridere ancora di più.
Ero
davvero felice.
«Forse
dovremmo lasciarli da soli» mormorai, mentre Zac camminava verso il parcheggio.
«No,
sono sicuro che Ash vorrà sapere qualcosa. Oh, eccoli». Indicò la panchina
sotto la quercia.
Ash
e Francis stavano parlando.
«Zac,
lasciamoli da soli» tornai a ripetere, senza che mi desse ascolto.
«Ragazzi,
finalmente vi abbiamo trovato! Cavolo, abbiamo guardato dappertutto!» disse Zac, costringendomi a fermarmi
davanti a loro.
Ero
sicura che avessimo interrotto qualcosa, non ci avevano sentiti arrivare,
immersi nel loro discorso.
«Zac… andiamocene». Cercai di tirare il suo
braccio per costringerlo ad allontanarsi.
«Oddio» sussurrò
Francis, guardando le nostre mani intrecciate.
«Che cosa è successo?» chiese Ashley, cominciando a
sorridere.
«Io… noi…» balbettò
Zac, sistemandosi gli occhiali sul naso per l’imbarazzo. Aveva perso tutto il
coraggio nato dopo il nostro bacio.
«Oddio, sono così felice» strillò Ashley, correndo ad
abbracciarmi, mentre non riuscivo a non ridere per la vergogna.
Francis
continuava a rimanere seduto, senza dire nulla.
Qualche
minuto dopo Ash lo richiamò da parte, parlando con lui.
Sembrava
lo stesse riprendendo per qualcosa.
Quando
Francis ritornò a sedersi sulla panchina davanti a noi, cercò di sorridere, aggiungendo
che era felice per noi.
Stava
mentendo. L’avevo capito io e anche Zac.
Lo
stesso Zac che cominciò a lamentarsi con Francis perché non era felice per noi.
Sembrava
quasi… geloso.
Non
riuscii a non arrossire, al pensiero che qualcuno potesse essere geloso di me.
Sapere
poi, che quel qualcuno era Zac mi faceva imbarazzare ancora di più.
Francis chiamò Zac, allontanandosi da noi.
«Dimmi subito cosa è successo» borbottò Ash, spostandosi perché potessi sedermi
anche io sulla panchina.
«Gli hai detto che lo odiavo, così abbiamo litigato.
Non riusciva a capire perché lo odiassi, ma io ho interpretato male. Credevo mi
stesse chiedendo perché mi piaceva, così mi sono arrabbiata e stavo per
andarmene, solo che mi ha seguito e quando abbiamo capito che era perché tu
avevi inventato quella strana scusa… be’, mi ha baciato» terminai in un sussurro, abbassando lo sguardo.
«Lo sapevo che avrebbe funzionato» esultò, fiera di se stessa.
Non riuscii a trattenermi e cominciai a ridere,
felice.
Stava cominciando a dirmi quello che era successo
tra lei e Francis, quando una voce ci interruppe.
«Ciao» borbottò Zac, facendo un mezzo
sorriso.
Alzai involontariamente lo sguardo, abbassandolo
subito dopo e sistemandomi una ciocca di capelli.
«Aww» mormorò
Ash, senza trattenersi.
«Smettila». Le tirai una leggera gomitata perché
la smettesse di prendermi in giro.
«Andiamo dentro a ballare un po’? Perché
altrimenti il ballo finisce e noi non abbiamo ballato». Ashley si alzò in
piedi, avvicinandosi a Francis con un sorriso.
«Questa è proprio una buona idea» ribatté Zac, circondando le mie spalle
con un braccio.
Di nuovo, quel gesto così istintivo da parte di
Zac mi stupì, facendomi sorridere.
Ballammo senza smettere mai di ridere; quando
John e Hannah decisero di tornare a casa, non riuscii a bofonchiare un «grazie»
imbarazzato ad Han che mi disse che io e Zac eravamo una bella coppia.
Nonostante
avessi in tutti i modi corrotto Zac a ballare sempre più canzoni, capii,
incrociando il mio sguardo con quello di Ash, che era giunto il momento di
tornare a casa.
Una
volta arrivati alle nostre macchine, nel parcheggio, Ash mi abbracciò con la
scusa di salutarmi, e mi sussurrò che ci saremmo trovate la mattina successiva
per aggiornarci.
Zac
si accorse che Ash mi aveva sussurrato qualcosa, ma riuscii a non svelargli
cosa mi avesse detto.
Non
appena Ash salì in macchina, Francis sospirò.
«Che
dite se torniamo a casa?» propose,
aprendo la portiera dell’auto.
«Va bene, tanto devi solo andare a casa di Mac» ridacchiò Zac, cominciando a fare il
solletico sui miei fianchi, mentre cercavo di salire in macchina.
Dannazione,
sapeva che soffrivo il solletico! Ero quasi sicura che avrebbe utilizzato quel
metodo per farmi cedere.
«Mi fate solo un piacere?» domandò Francis, guardandoci dallo
specchietto retrovisore.
«Cosa?» chiedemmo
io e Zac all’unisono, cominciando poi a sghignazzare.
«Evitate di fare come quelle coppiette che
stanno sempre a sussurrarsi cose all’orecchio e poi ridono da sole? È davvero
snervante. Se dovete dire qualcosa quando siamo tutti assieme, fate in modo che
tutti riescano a sentirla». Sembrava davvero serio.
«D’accordo». Cercai di mascherare un sorriso
malamente, ma vedere Francis così preoccupato e serio mi metteva di buonumore.
«Lo prometto. A meno che non ci sia qualcosa che
non potete sentire». Zac mi fece l’occhiolino, e io gli diedi una piccola pacca
sulla spalla perché la smettesse di fare l’idiota.
«E, un’altra cosa. Non fate troppo gli
appiccicosi. Non usate nomignoli imbarazzanti». Quello non sarebbe mai
successo, ne ero sicura.
«Ci
sto» risi, slacciandomi la
cintura di sicurezza quando Francis arrestò l’auto davanti a casa mia.
«Bene, a domani Francis». Zac mi sorprese, scendendo dall’auto subito dopo
di me.
Capii perché avesse detto a Francis che doveva
solo andare a casa mia.
Ma, si era fermato perché voleva parlare con me?
«Ci vediamo. E… grazie» sussurrai, allungandomi con il viso
verso di Francis perché Zac non potesse sentirmi.
«Tanto io e te dobbiamo parlare» mi minacciò lui, mentre chiudevo lo
sportello.
«Che
cosa ci fai qui?» chiesi a Zac, guardandolo con un sorriso.
Mi aveva seguito e si era seduto sul dondolo.
«Volevo solo salutarti» ghignò, prendendo una mia mano e attirandomi verso
di lui.
Cominciai a ridere, appoggiando la fronte sulla
sua spalla.
«Dovrai farti due chilometri a piedi» constatai, alzando il viso per guardarlo negli
occhi.
«Fa niente, un po’ di movimento non ha mai ucciso
nessuno».
Quando si accorse che ero rabbrividita per il
freddo, le sue braccia circondarono le mie spalle, cercando di scaldarmi.
«Grazie»
sussurrai, dandogli un bacio sulla guancia.
«Solo così mi ringrazi?» piagnucolò, sporgendo il labbro inferiore come un
bambino.
«No, hai ragione». Mi avvicinai alle sue labbra, mordendole.
«Mac» urlò,
prima di cominciare a farmi il solletico.
Cominciai a ridere, contorcendomi tra le sue
braccia.
Sentii il rumore della serratura del portone di
casa che si apriva e entrambi ci immobilizzammo, spaventati.
«Zy?».
Sospirai di sollievo, sentendo la voce di mia
sorella.
«Ciao Sally» dissi, scendendo dalle ginocchia di Zac e
sedendomi sul dondolo.
«Ciao piccola» la salutò Zac, sventolando la mano.
Sally cominciò a ridere, stringendo il pupazzo
tra le piccole braccia.
«Che cosa ci fai sveglia a quest’ora?» chiesi, sistemandomi il vestito che si era alzato.
Sally si avvicinò, arrampicandosi sul dondolo e
prendendo posto tra di noi.
«Ti ho sentito ridere». Mi guardò, giocando con il suo peluche.
«Eri in camera di mamma?» azzardai.
Il letto di mamma era sopra al portico.
Probabilmente Sally aveva sentito la macchina di Francis rallentare e si era
svegliata.
«Sì»
mormorò, colta sul fatto.
«Però adesso dobbiamo tornare a letto, perché è
tardi». Mi alzai, prendendola in braccio
e facendola ridere.
«Zac, rimani con noi?» chiese, innocentemente.
«Mi piacerebbe, ma è meglio se ritorno a casa, la
mamma mi aspetta». Si alzò dal
dondolo, avvicinandosi a noi e stampando un bacio sulla guancia di Sally.
«Corri a nanna, arrivo subito» sussurrai al suo orecchio, prima di appoggiarla a
terra.
«Ciao»
ridacchiò, correndo verso le scale.
«Meglio se rientro». Indicai la porta aperta dietro di me, non sapendo
che fare.
«Buonanotte» mormorò, posando le sue mani sui miei fianchi per
avvicinarmi a lui.
Prima che potessi rispondergli le nostre labbra
si incontrarono di nuovo.
Le lasciai giocare, portando una mano tra la sua
chioma scura.
«Zy?»
chiamò qualcuno, spaventandomi e costringendomi a fare un passo indietro, «perché non arrivi?».
Quando mi accorsi che Sally era davanti alla
porta di casa, ancora con il suo coniglio di peluche tra le braccia, cercai di
calmare il mio respiro.
«Arrivo»
dissi, cercando di non sbranarla.
Mai come in quel momento mi sarebbe piaciuto
essere figlia unica.
«Meglio se vado. Ci vediamo domani» sussurrò Zac, sorridendo prima di incamminarsi.
«Andiamo a letto, su». Presi Sally in braccio, subito dopo essermi tolta
quei trampoli dai piedi.
«Zy, sei bella stasera, più di sempre» mugugnò, mentre le rimboccavo le coperte.
Non riuscii a non sorridere, accarezzandole il
piccolo visino rilassato. Si era già addormentata.
Buooongiorno!
Benvenute a chi non conosce i nerd e grazie di essere qui a
chi sa cosa le aspetta! :)
Dunque, come c’è scritto sopra, questi personaggi
appartengono tutti alla Long Story ‘The revenge of the nerd’. Ho pensato di
dare un po’ più di spazio a Mac e Zac (che non sono i due personaggi
principali) perché sono una coppia che amo.
Sarà una mini long, questa, credo di massimo cinque capitoli.
I vestiti sinceramente ora non ricordo se li avevo messi nel
capitolo dei nerd, ma per sicurezza li posto nel gruppo.
In ogni caso, Roberta RobTwili è il profilo FB e Nerds’
corner il gruppo per gli spoiler.
Credo di aggiornare una volta a settimana, quindi, ringrazio
già da ora chi ha perso tempo per leggere e chi (se ci sarà qualcuno) lascerà
un commentino!
|