Yes sono tornata! Scusatemi per l'attesa ma l'università mi sta uccidendo senza pietà. Tra pochi giorni posterò anche il capitolo finale della "Bandits", come vedete non vi ho abbandonati!
Knowing David
David si era dato un'occhiata nervosa allo specchio, osservando critico il suo abbigliamento ed i suoi capelli. Quella mattina come spesso succedeva aveva optato per il total black ed indossava una camicia nera con le maniche corte ed i suoi inseparabili pantaloni dello stesso colore, estremamente stretti. A completare il tutto aveva messo alle braccia i soliti due polsini di una delle sue band preferite, ed aveva allacciato i suoi anfibi. I capelli erano apposto, col ciuffo lucido che si posava leggermente sulla fronte coprendogli perfino gli occhi, di tanto in tanto. Aveva dato un'ultima controllata all'eyeliner ed aveva assentito alla sua immagine allo specchio, si.. poteva andare. David era uno di quei ragazzi che prestavano una discreta attenzione alla propria immagine, gli piaceva cambiare taglio e colore di capelli, gli piaceva sperimentare cose nuove, cerchiare i suoi occhi o colorare le sue unghia di nero. Ma quella mattina era tutto più accentuato, e lui si sentiva diverso. Aveva cercato di non pensarci ed era sceso di sotto per mangiare la sua colazione, che consisteva in una tazza di cereali ed un french toast, poi aveva indossato una felpa, recuperato velocemente il suo zaino ed era uscito in strada. L'aria fredda l'aveva fatto rabbrividire per un attimo, così aveva alzato il cappuccio ed aveva tirato la zip della felpa fin su in alto. A Montreal dov'era nato quello non sarebbe stato nemmeno considerato vero freddo, ma non ci viveva più da tanto tempo, e nell'ultimo posto dove aveva abitato le temperature non scendevano mai così tanto, quindi era come se avesse perso l'abitudine. In ogni caso il freddo lo metteva di buon umore, gli ricordava la sua infanzia così tanto che gli sembrava quasi che avesse un odore specifico. Aveva camminato piano per strada, godendosi la sensazione del vento sul viso che faceva muovere a destra e sinistra il ciuffo di capelli che gli spuntava dal cappuccio.
Anche quella mattina era arrivato prima di tutti gli altri a scuola, anche se stavolta con nessuna intenzione di evitare le persone, era soltanto che oramai i suoi orari erano settati in quel modo. Aveva attraversato i corridoi completamente vuoti ed aveva salito le scale fino a raggiungere la classe dove ci sarebbe stata la prima lezione della giornata. Era stato così sopreso di trovare già Quinn in aula che per un attimo era semplicemente rimasto in piedi sulla porta, attirando l'attenzione dell'altro su di sé. Quinn gli aveva rivolto un saluto col capo ma non aveva detto una parola, nessun sorriso gentile - non sembrava il solito lui - David non sapeva esattamente come comportarsi, ma aveva pensato che il biondino era la prima persona da tanto tempo che gli aveva davvero fatto rimpiangere l'amicizia di qualcuno, quindi era entrato, ed aveva preso discretamente posto accanto a lui. Il moretto l'aveva guardato per un attimo, indeciso se dire qualcosa oppure no, riflettendo su quanto in certi casi la solitudine fosse di sicuro la soluzione più facile. Nessuna preoccupazione sul se dire qualcosa, e su quale fosse la cosa giusta da dire, nessuna reazione altrui di cui preoccuparsi. - Più semplice - ma sicuramente non così bello. Per fortuna Quinn l'aveva tolto dall'impiccio parlando per primo, il suo solito tono gentile anche se decisamente privo di allegria.
"Mi spiace aver rubato il tuo posto in cui nasconderti"
David era rimasto meravigliato della scelta di parole dell'altro, era come se quel ragazzo l'avesse inquadrato in maniera precisa anche se lui gli aveva a malapena parlato da quando si erano conosciuti. Si chiedeva se fosse sempre così intuitivo con tutti, ed era quasi sicuro che la risposta a quella domanda fosse si. Aveva posato gli occhi su di lui senza sapere bene cosa replicare. Le persone come Quinn - sempre così gentili e sorridenti - hanno lo svantaggio di essere trasparenti, si capisce a distanza di chilomentri che qualcosa non va - perché gli si legge sul viso - Per la prima volta da tanto tempo si trovava nella posizione di essere lui ad aprire un discorso, e si dava dello stupido da solo per quanto si sentisse nervoso.
"Stai.. stai bene?"
Quinn aveva posato i suoi occhi sull'altro incuriosito - ma più che altro sorpreso - da quella domanda inaspettata, e sulle prime non era riuscito a rispondere. E David aveva scambiato quel silenzio per un no. - D'altronde cosa si aspettava? - Dopo aver declinato ogni minimo tentativo di conoscenza da parte del biondino non era poi così strano che non volesse confidarsi con lui.
"Ok scusa, non volevo essere invadente" "No é solo che.. sono un pò meravigliato. E' la prima volta che mi rivolgi la parola di tua spontanea volontà" "Già.. non sono molto bravo a fare amicizia.." "Questo é un modo di vedere la cosa.." "Che vuoi dire?" "Beh non so se tu sia bravo o meno, ma non credo sia stato quello il problema. Tu non volevi fare amicizia"
Ancora una volta l'altro ragazzo sembrava aver letto nella sua mente. Non aveva scambiato il suo atteggiamento per timidezza o presunzione, l'aveva solo visto per quello che davvero era. E non c'era motivo di inventarsi scuse, così si era semplicemente limitato ad assentire col capo per confermare. A differenza di Quinn che sembrava aver capito tutto di lui David non sapeva bene come agire. Al posto dell'altro sarebbe stato diffidente nei suoi confronti, per via di quell'improvviso cambio di rotta, ma non riusciva a decifrare se il biondino in realtà lo fosse oppure no. Quinn l'aveva guardato per un attimo ed aveva fatto un mezzo sorriso.
"Beh apprezzo l'onestà.." "Se vuoi ti lascio solo.." "No, non c'é bisogno"
Il moretto aveva assentito col capo ma non aveva fatto altre domande. Era chiaro che Quinn non aveva intenzione di parlare di qualsiasi cosa lo preoccupasse con lui, e di certo non poteva biasimarlo. Erano entrambi rimasti in silenzio finché la classe non aveva cominciato a riepirsi. Per la prima volta in vita sua David non era riuscito a prestare nessuna attenzione alle lezioni quel giorno, aveva solo guardato il biondino di continuo tutto il tempo chiedendosi cosa gli passasse per la testa, e pensando che era brutto non vederlo sorridere. Quella era una cosa decisamente nuova per il moretto, non c'era mai stato spazio per domandarsi cosa la gente pensasse, cosa provasse, era una strada pericolosa che portava ad attaccarsi, e David non poteva permetterselo. Almeno fino a quel momento, ma adesso Quinn non era interessato a parlare e il moretto si chiedeva se non si fosse già bruciato tutti i ponti con lui. Le nozioni di economia, storia e letteratura si erano tutte confuse in un unico ammasso di informazioni senza senso finché la campanella della pausa pranzo non era suonata. Era rimasto fermo mentre tutti gli altri si affrettavano ad uscire dall'aula, pensava che come sempre l'altro se ne sarebbe andato invece non si era mosso nemmeno lui. David aveva deciso di fare un altro tentativo, e gli aveva chiesto di nuovo se stesse bene. Il biondino si era voltato verso di lui e gli aveva piantato i suoi occhi sul viso.
"Prima di parlarti devo sapere una cosa" "Quale?" "Hai cambiato idea? Cioè questo é un episodio isolato o adesso vuoi fare amicizia?" "Io.. mi piacerebbe.. si"
Per un attimo Quinn aveva sorriso come al solito, e David si era ritrovato a ricambiare senza neanche rendersene conto.
"Così é qui che ti nascondi per non mangiare insieme agli altri?" "Qualche volta.." "Perché pensi che io non stia bene? E' la seconda volta che me lo chiedi oggi" "Oggi non sorridi, di solito lo fai"
Il moretto si era sentito un pò stupido a dirlo, ma l'altro aveva assentito col capo come per confermare che fosse così.
"Ho solo litigato con Bert" "Non so chi sia Bert.." "Giusto, hai ragione. Lui é il mio ragazzo" "Oh" "Già io sono gay.. se questo é un problema dimmelo subito" "No no, non é un problema" "Sei sicuro? Un sacco di gente si stranisce quando lo scopre" "Sicuro. Lo sono anch'io. E' una cosa seria? Il litigio voglio dire.." "No, non é mai una cosa seria con lui, mi fa solo innervosire delle volte" "Per questo mangi qui e non in mensa come al solito?" "Già.. voglio punirlo un pò.."
David aveva ridacchiato a quell'affermazione, alla vocetta dispettosa che aveva usato per dirlo. Quinn sembrava aver riaquistato il suo solito buon umore ed il moretto si era tranquillizzato del fatto che sembrasse così amichevole.
"Da quanto tempo state insieme?" "Oh da sempre.. cioé stiamo veramente insieme solo da un paio d'anni ma é sempre stato il mio miglior amico, quindi é come se stessimo insieme da sempre. Ok, adesso é il mio turno di fare domande" "Ok" "Girano un sacco di voci su di te lo sai?" "Già.. succede sempre così quando arrivo in un posto nuovo, ci sono abituato" "Lo dici come se succedesse spesso" "E' così" "Cioé? Quante volte hai cambiato casa?" "Ho perso il conto. Penso di non aver mai fatto due semestri di fila nella stessa scuola" "Cazzo. E' perché tuo padre é un militare, come dicono?" "In parte, non é mio padre ma é il compagno di mia madre, e si, é un militare" "Oh dev'essere uno schifo. Lo odi?" "Cosa? No, perché dovrei odiarlo?" "Beh non é tuo padre" "No, Rhys é una brava persona e i miei si sono separati quand'ero molto piccolo, mi ha praticamente cresciuto come se fossi suo figlio" "E tuo padre lo vedi spesso?" "No, mio padre é morto"
Quella frase aveva ammutolito Quinn all'istante. Aveva posato gli occhi sul moretto senza dire una parola, pensando soltanto che cazzo, ne aveva passate di cose brutte, nessuna meraviglia che non volesse legarsi alle persone che lo circondavano. Aveva provato un insano bisogno di abbracciarlo, ma non sapeva come l'altro l'avrebbe presa dato che si conoscevano a malapena quindi si era trattenuto, dicendogli che gli dispiaceva aver tirato fuori l'argomento. David aveva sorriso - si un sorriso di quelli veri - e l'ombra di tristezza sul suo viso era sparita così come era arrivata. Quel ragazzo era così complesso, Quinn lo percepiva, e anche se sul suo viso si leggeva poco i suoi occhi parlavano molto, forse era per questa ragione che non guardava le persone in viso, per non scoprirsi.
"E' per via del fatto che cambi sempre casa che non volevi fare amicizia, giusto?" "Non é bello dover dire addio ogni volta che te ne devi andare.." "Posso chiederti cos'é cambiato?" "Sembra che questa volta ci fermeremo" "Per sempre?" "Credo di si" "Bhe allora benvenuto tra noi"
Ed era una frase così semplice che David non aveva saputo spiegarsi quel calore che aveva sentito all'altezza dello stomaco. Aveva solo sorriso ancora, e Quinn aveva deciso che gli piaceva quell'increspatura delle labbra sul suo viso. Era come veder sorridere un bambino - si decisamente gli piaceva -
Il mattino successivo David si era svegliato col sorriso sulle labbra. Si era fatto una doccia veloce e si era dato una sistemata ai capelli prima di scendere di sotto e fare colazione. Sua madre era piacevolmente sorpresa di vederlo così contento, non che David fosse un ragazzino triste, era per natura allegro ed entusiasta. Ma quella mattina era diverso, sembrava finalmente tranquillo, e per un attimo gli era sembrato di vedere il bambino che correva nel cortile di casa, saltando nelle pozzanghere e bagnandosi di neve. Si era offerta di preparargli la sua colazione preferita mentre gli chiedeva come fosse andata la sua giornata il giorno precedente. David le aveva sorriso, mentre riempiva un bicchiere col succo d'ananas che gli piaceva tanto.
"Credo di essermi fatto un amico" "Credi?" "Beh penso che ci vorrà più di un solo giorno" "E' un buon inizio" "Già.." "Questo amico ha un nome?" "Quinn"
Era proprio a Quinn che pensava mentre faceva a piedi il tragitto che da casa lo portava a scuola, e non poteva farne a meno, ma man mano che si avvicinava all'edificio si sentiva sempre più nervoso. Era completamente fuori dalla sua zona di sicurezza, e dopo tanto tempo passato ad evitare contatti non si sentiva esattamente bravo a trattare con le persone. Quinn era gentile si, amichevole, ma questo non significava necessariamente che sarebbero diventati grandi amici. La chiacchierata del giorno prima era stata un episodio, ma adesso non sapeva come avrebbe dovuto comportarsi. Era spaventato, e si era un pò odiato per quello, ma una volta arrivato a scuola aveva semplicemente fatto in giro del cortile ed aveva preso le scale per raggiungere la classe come faceva ogni mattina, da solo.
Il biondino era arrivato praticamente nello stesso momento in cui la campanella aveva suonato l'inizio delle lezioni, dando un'occhiata confusa al moretto senza avere la possibilità di dire nulla. Le prime due ore erano trascorse tra formule e disegni di geometria, ed onestamente David aveva mai avuto tanta difficoltà a concentrarsi come in quel momento. Guardava soltanto Quinn di tanto in tanto, mentre il biondino era occupato a fissare il suo quaderno e a mordicchiare il tappo della penna con la quale stava scrivendo. Adesso si sentiva un po' stupido ad essersi comportato in quel modo quella mattina, ad essersi rinchiuso in classe da solo come sempre. Di sicuro Quinn aveva pensato che avesse cambiato idea, che non volesse più fare amicizia. David aveva deciso che spettava solo a lui fare un passo per fargli capire che non era così, ma non era così facile come sembrava.
Tutti credono che sia facile rapportarsi alle altre persone, semplicemente avvicinarsi ed iniziare una conversazione, dire qualcosa. Ma la verità é che quando sei stato da solo per così tanto tempo, sentendoti solo in mezzo a tanta gente, fai fatica a scrollarti quel sentimento di dosso. Non aveva avuto il coraggio di avvicinarsi al biondino, ma quando avevano cambiato aula per l'ora di economia si erano trovati di nuovo seduti in banchi vicini, e David l'aveva salutato scuotendo leggermente una mano e sforzandosi di produrre almeno un sorriso che potesse essere considerato tale. Quinn l'aveva guardato incuriosito ed aveva ricambiato il saluto, ma l'arrivo del professore non gli aveva permesso di scambiare nessuna parola. In quel momento David si era quasi pentito di quella sua abitudine di sedersi sempre al primo banco. Ammesso poi che l'altro volesse parlare con lui, il moretto onestamente non ne era sicuro.
Le lezioni si erano trascinate pigre e prive di particolare interesse, e quando la campanella era suonata per informarli che era ora di pranzo a David sembrava che fossero passate cento ore e non soltanto cinque. La classe si era svuotata velocemente come succedeva sempre, con i ragazzi che si salutavano nei corridoi, che incontravano i loro amici per mangiare insieme. Il moretto era rimasto seduto al suo posto, tanto non aveva nessun posto dove andare, e mangiare il suo sandwich lí o altrove non faceva davvero differenza per lui. Quinn aveva raccolto le sue cose con calma sistemandole nel suo zaino, poi si era alzato posandoselo su una sola spalla. David aveva pensato che se ne sarebbe andato, invece si era messo in piedi davanti al suo banco.
"Non ti ho visto stamattina in cortile" "Io ero.. sono venuto qui" "Si me ne sono accorto"
David aveva fatto un mezzo sorrisino per il modo in cui l'aveva detto, sentendosi ancora più stupido di quanto si fosse sentito fino ad allora. Era sicuro che Quinn avesse scambiato il suo comportamento per distacco, che avesse semplicemente pensato che intendeva restare da solo come era stato fin dall'inizio, ma poi il biondino aveva parlato ancora, e lui aveva capito che non era così.
"Mi sa che le vecchie abitudini sono dure a morire mh?" "Si, credo di si"
Quinn gli aveva sorriso come faceva sempre, e in quel momento David gli era stato così incredibilmente grato per aver capito, per non averglielo fatto pesare.
"Ti va di mangiare con me?"
Il moretto aveva giá deciso di annuire quando l'altro aveva aggiunto 'insieme ai miei amici' ed il movimento era rimasto esattamente dov'era, nella sua testa. Quinn andava bene, era gentile e non lo faceva sentire uno strambo, ma gli altri? David non era sicuro di essere pronto per quello. Il biondino l'aveva guardato, ed ancora una volta era sembrato che gli avesse letto nel pensiero.
"Sono simpatici vedrai, non devi preoccuparti" "Quanti.. quanti sono?"
Quinn aveva sorriso ancora, un po' divertito dal modo eccessivamente spaventato col quale la domanda dell'altro era venuta fuori.
"Non siamo molti. C'é Bert, e tre amici" "Sei sicuro che sia okay per loro?" "Certo che si, ogni mio amico é anche amico loro"
David aveva annuito col capo, troppo sorpreso dal fatto che Quinn l'avesse appena definito un suo amico per riuscire a formulare una vera e propria frase. Si erano incamminati per le scale senza fretta, raggiungendo la mensa quando la maggioranza dei ragazzi era già seduta intorno ai tavoli rettangari con i loro vassoi di plastica blu davanti a loro. Anche gli amici di Quinn erano già seduti e chiacchieravano tra loro e mentre si avvicinavano David aveva pensato per un attimo che non era stata una buona idea. Aveva osservato il biondino poggiare le mani sulle spalle di uno dei ragazzi, che si era voltato a guardarlo ed in un secondo anche gli altri avevano alzato il capo ed avevano salutato Quinn, notando lui appena un attimo dopo.
"Hey lui é David, l'ho invitato a mangiare con noi"
Bert era stato il primo a salutarlo, sorridendogli e muovendo la mano come per fare ciao. David aveva capito che era lui perché Quinn teneva le sue dita incastrate tra quelle dell'altro ragazzo. Aveva fatto scorrere lo sguardo sul viso di quei ragazzi che gli sorridevano gentili e gli dicevano di sedersi, e si era rilassato un pochino. Al tavolo c'erano solo tre ragazzi e non quattro come Quinn aveva detto, ma nessuno sembrava farvi particolarmente caso quindi non aveva detto nulla. Gli amici del biondino davano uno strano colpo d'occhio, perché onestamente non avrebbero potuto essere più diversi tra loro di così.
Bert aveva un'aria particolare, un po' rozza. Ed aveva due grandi occhi blu che sembrano quasi folli ed uno strano sorriso obliquo, ma quando guardava Quinn la sua espressione cambiava completamente assumendo una dolcezza incredibile. Poi c'era Gerard, capelli neri e scompigliati, anche se non quanto Bert, ed uno sguardo onesto e un po' sfuggente. Ma non come se avesse qualcosa da nascondere, più che altro come se stesse processando mille idee contemporaneamente e si perdesse nel suo mondo di tanto in tanto. Infine Frank, che era quello che aveva attirato per primo la sua attenzione. Era addirittura più basso di lui, ed aveva uno strano taglio di capelli, di due colori diversi, e gli occhi grandi e colorati tutto intorno di rosso. Aveva un piccolo piercing a cerchietto sul labbro inferiore, ma non al centro come il suo, che attirava inevitabilmente l'attenzione sulla sua bocca, e quando sorrideva lo faceva in modo così aperto e onesto che sembrava di guardare un bambino.
Avevano iniziato a mangiare da qualche minuto, e David si era progressivamente rilassato intorno a quelle persone nuove. Gli avevano fatto qualche domanda per conoscerlo meglio, ma nessun terzo grado come succedeva di solito, e da subito l'avevano incluso in ogni conversazione, scherzando e colmando le sue lacune con degli aneddoti quando parlavano di qualcosa che David non poteva sapere. Il moretto continuava a sentitsi in imbarazzo di tanto in tanto, ma semplicemente quando Bert e Quinn si scambiavano qualche effusione, o quando Gerard e Frank si guardavano e sorridevano per dei minuti come se fossero le uniche due persone sulla terra. Ma era solo perché si sentiva un po' il terzo in comodo, o il quinto in comodo, in quel caso.
La sua tranquillità era decisamente vacillata quando un'altra persona li aveva raggiunti, blaterando qualcosa su quanto fosse stupida e noiosa la storia finché non aveva posato gli occhi su David ed aveva smesso di botto di parlare. Quinn aveva interrotto tempestivamente il momento di silenzio facendo le presentazioni, ed il moretto aveva mormorato un 'ciao' prima di tornare a concentrarsi sul suo pranzo. Era il ragazzo che l'aveva travolto il primo giorno di scuola.
Pierre era arrivato in mensa più in ritardo del suo solito, perché quella noiosa e frustrata donna di mezza età che corrispondeva al nome di miss. Smith aveva deciso di trattenerlo dopo la lezione, propinandogli la solita ramanzina per il fatto che fosse distratto. Ma cazzo, era storia, nessuno sano di mente avrebbe prestato attenzione. Aveva raggiunto i suoi amici imprecando ad alta voce su quanto odiasse la storia e su quanto odiasse miss. Smith, e poi i suoi occhi si erano posati su quell'apparizione seduta al suo solito tavolo, e la sua capacitá - normalmente estremamente sviluppata - di parlare si era persa nella sorpresa di quell'incontro. Per un momento era semplicemente rimasto impalato come un idiota a guardare il moretto, e probabilmente doveva sembrare piuttosto inquietante a fissarlo in quel modo. Ma fanculo, lui era lí ed era bellissimo e non c'era proprio niente che potesse fare per evitarlo. Per fortuna Quinn l'aveva salvato dalla sua dose giornaliera di idiozia, costringendolo a sedersi e presentandogli il moretto come se non fosse minimamente a conoscenza della sua ossessione per lui. E davvero, Pierre era quasi sicuro di amare il biondino in quel momento, l'avrebbe baciato se non fosse stato sicuro che Bert l'avrebbe infilzato con la forchetta che stava usando per mangiare. David comunque non gli aveva rivolto più di un misero ciao ed aveva ricominciato a mangiare. Aveva pensato che fosse in imbarazzo dato che non conosceva nessuno di loro apparte Quinn, ma i sorrisi che dispensava agli altri ogni volta che gli parlavano gli aveva fatto capire che non era così, che era lui il problema evidentemente. Pierre era rimasto silenzioso e vagamente confuso per tutto il tempo, finché la campanella non era suonata informandolo che la sua giornata non avrebbe cessato di essere uno schifo dato che l'aspettavano altre due ore di lezione. In quel momento l'idea di essere infilzato a morte da Bert con una forchetta non gli era sembrata poi una così brutta idea dopo tutto.
David aveva accolto il suono della campanella con un sospiro di sollievo. Era stato bene, e gli amici di Quinn erano stati gentili ed amichevoli, l'avevano trattato come se lo conoscessero da sempre senza farlo sentire l'ultimo arrivato. Ma quel ragazzo, Pierre, non gli aveva tolto gli occhi di dosso un solo momento, toccando a malapena quello che aveva nel piatto. E quello, insieme al fatto che già un paio di volte prima di quel giorno avesse tentato di parlargli e David avesse rifiutato in entrambi i casi lo faceva sentire strano, in soggezione. Era vero che aveva riservato lo stesso trattamento a Quinn all'inizio, e molte più volte ad essere onesti, ma con quel ragazzo era diverso. In qualche modo era diverso.
Pierre era rimasto seduto in mensa senza dare l'impressione di volersi muovere anche se la campanella era suonata. E mentre Bert, Quinn e David lasciavano la stanza per tornare alle loro aule Frank e Gerard che erano già in piedi si erano scambiati uno dei loro soliti sguardi, e si erano seduti nuovamente accanto all'amico. Avevano dovuto agitare le loro mani direttamente davanti al suo viso perché si accorgesse della loro presenza.
"Tutto ok?" "Sono invisibile secondo voi?" "Vuoi trasformare questa cosa in un discorso?" "Parlava e sorrideva a tutti tranne che a me"
Gerard aveva interrotto all'istante la battuta che Frank stava dicendo su quanto quel ragazzino avesse trasformato Pierre in una drama queen senza neanche la necessità di sentirla tutta, ed ignorando lo sguardo falsamente offeso del più piccolo aveva riportato la sua attenzione sull'altro.
"Forse perché sei rimasto impalato come un salame quando l'hai visto?" "Ma non mi aspettavo di trovarlo qui" "Non é che la sorpresa ti sia passata dato che hai trascorso l'intero pranzo a fissarlo" "Penso di stargli antipatico" "Non ti conosce neanche" "Quindi?" "Quindi se tu ti comportassi un pò meno da stalker e un pò più da amico forse si aprirebbe più facilmente"
Gerard si era complimentato con Frank per il tatto di quell'affermazione ma aveva confermato quella cosa, proponendo di invitare David ad uscire con loro quella sera, pensando che magari una situazione più informale l'avrebbe reso più tranquillo. Mentre Pierre assentiva e correva via già in ritardo per la lezione Gerard stava già inviando un messaggio a Quinn per avvisarlo. Lui e Frank avevano deciso di saltare la lezione successiva ed avevano cercato un angolino libero della palestra dove potessero stendersi e ammazzare il tempo, abbastanza riparati da poter concedersi una sigaretta senza venire beccati. Alla fine avevano optato per la scala antincendio, e si erano seduti l'uno accanto all'altro passandosi l'accendino. Nessuno dei due aveva particolare voglia di parlare, si erano semplicemente goduti quel momento di relax l'uno accanto all'altro. Gerard aveva ripercorso il pranzo nella sua testa, non poteva evitarlo, Pierre sembrava fin troppo preso da quel ragazzino quasi sconosciuto perché lui non si preoccupasse. David gli piaceva, aveva deciso. Dava l'impressione di non concedere il cento per cento di sé, come se aprisse la porta ma soltanto quanto bastava per sbirciarci attraverso senza spalancarla del tutto. Era una cosa che capiva, perché anche lui era così. Un pò perso in quel suo mondo e sempre teso a proteggerlo perché era il suo posto per scappare via dalle cose. Per fortuna era stato abbastanza fortunato da trovare persone dalle quali quel suo mondo non doveva essere protetto. Sicuramente non doveva proteggerlo da Frank, che sembrava avere la capacità di spalancare completamente quella porta senza neanche doverci pensare. Ma quello era Frank, con Frank era diverso. David glielo ricordava in qualche modo, Gerard non sapeva ancora esattamente come, ma glielo ricordava.
Quinn aveva sentito il cellulare vibrare nella tasca dei jeans e l'aveva tirato fuori cercando di non farsi beccare dal professore. Aveva aperto la letterina lampeggiante sullo schermo col nome di Gerard sotto e l'aveva letta in fretta, riponendo il telefono di nuovo nella tasca. Aveva pensato di scrivere un bigliettino a David e passarglielo ma poi aveva deciso che era meglio chiedergli di persona di unirsi a loro quella sera, ed aveva optato per aspettare. Non sapeva ancora esattamente come agire col moretto, aveva come l'impressione che dovesse muoversi a piccoli passi per non rischiare che si chiudesse ancora una volta. Le ultime due ore erano sembrate ancora più interminabili delle precedenti, come sempre quando si avvicinava la fine della giornata. Quando la campanella era suonata aveva sorriso, perché quel suono gli sembrava sempre il suono più bello che avesse mai sentito. L'aula si era svuotata alla velocità della luce come sempre, i ragazzi filavano via come se ci fosse un allarme incendio alla fine delle lezioni, era quasi divertente da vedere.
Il moretto invece sembrava sempre non avere nessuna fretta di lasciare quel posto, e Quinn non aveva problemi a restare qualche altro minuto. L'aveva guardato sistemare le sue cose con ordine e rimetterle apposto e si era chiesto se tutta quella meticolosità non fosse dovuta al fatto che vivesse con un militare. Si era voltato verso Quinn quando aveva terminato, passandosi una mano tra i capelli in un gesto che gli era sembrato un pò nervoso. David l'aveva anticipato prima che potesse parlare.
"Quinn? Grazie.. sai.. per avermi invitato oggi" "Nessun problema, anzi, perché non vieni con noi stasera?" "Che succede stasera?" "Niente di che, usciamo solo a farci un giro" "Non.. non c'é bisogno che tu lo faccia.. non devi invitarmi per forza" "David gli amici fanno così, escono insieme, no?" "Credo di si, di sicuro sei più esperto di me sull'argomento"
Quinn aveva ridacchiato alla sua battuta e David si era nuovamente rilassato, gli risultava sempre più facile quando stava intorno al biondino.
"Dovresti chiedere ai tuoi amici prima" "Sono stati loro a proporlo" "Oh"
Quinn gli aveva sorriso scuotendo la testa leggermente divertito. Per essere un ragazzino di sedici anni David si faceva un sacco di problemi, ma non poteva biasimarlo onestamente. Non riusciva nemmeno a immaginarsi come doveva essere non avere la possibilità di farsi nemmeno un'amicizia.
"Dammi il tuo cellulare"
Il moretto aveva fatto come gli diceva passandoglielo un pò confuso sul cosa dovesse farne, osservando poi Quinn memorizzare il proprio numero in rubrica e ripassandoglielo subito dopo.
"Ti mando un messaggio con il posto e l'ora"
David aveva annuito senza dire nulla e gli aveva sorriso. Quinn aveva pensato che doveva trovare il modo di farlo sorridere più spesso.
Grazie per le recensioni girls!
Friem: Si, David é un pò un fantasma, ma non gli si può proprio dare torto visto la situazione. Avevi ragione, ha voglia di fare amicizia con Quinn, e si, a quanto pare sta un pò snobbando il povero Pierre! Che ne dici?
Hellister: Io amo l'angtst, lo troverai sempre nelle mie storie! xD Beh qualcosa con Quinn é scattata, ma non si può dire ancora che cosa sia, troppo presto, no? Che ne dici, piaciuto il capitolo?
ChemicallyUsed: Ah L'OTP hun, c'è sempre, anche se un pò in disparte perché citando di nuovo Bert "non é ancora il loro momento di brillare", ma c'è! Ho disseminato degli hints tipo caccia al tesoro, ya know, sono certa che li coglierai xD Pierre ha qualcosa di fondamentalmente adorabile nella sua ossessione proprio perché é la prima volta che gli succede, e non può che essere un pò spiazzato,e poi è Pierre, fa idiozie perché ce l'ha nel DNA! Che mi dici del capitolo, succedono cose, e Pierre e David si incontrano ufficialmente!
Lulu_RevengeXXX: Oh una nuova lettrice! Sono contenta di averti fatto amare il mondo degli yaoi, é un mondo meraviglioso!!! Haha si hai ragione, Gee e Frank dovrebbero darsi una mossa, ma siamo appena all'inizio! Per una questione di trama si, David é l'unico canadese, Pierre nella storia é americano come il resto dei ragazzi. Fammi sapere se ti piace il capitolo!
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