Nuvole
Bianche - Ludovico Einaudi
Abbasso gli occhi
sulle candeline, la loro luce soffusa illumina debolmente la stanza.
Esprimi un
desiderio mi dicono. C’è chi prova a suggerirmene
uno o due, chi rimane in
silenzio in attesa di vedermi soffiare, chi le vorrebbe già
spente quelle
candeline, e poi in mezzo a tutta questa gente, in mezzo ai loro volti
familiari, sorrisi sinceri e occhi commossi, mi rendo conto che tu non
ci sei.
In questa stanza tu non
ci sei.
E allora succede che lo
capisco qual è il
desiderio che voglio esprimere.
Mi chiedo
com’è il
cielo sopra la baia di Santa Monica? Cosa si prova a camminare su una
sabbia così
bianca e non avermi accanto? E’ davvero così
accecante il sole in quelle terre,
da non riuscire a vedere cosa c’è oltre il mare?
Ma dimmi amore, ti
manco? Ti
manco mai?
A me si,
costantemente.
E lo so che ti avevo
promesso che almeno oggi ci avrei provato
ad essere felice, ma senza di te tutto è più
difficile. Senza di te le stelle
non sono altro che corpi gassosi in movimento e il mare, quel mare che
poi ha
lo stesso colore dei tuoi occhi, è solo mare.
E a questo
punto mi chiedo dove sono gli
occhi del mare? Li ha poi gli occhi il mare?
Li cerco ma non li
trovo. Un po’ come i tuoi, li cerco ma
non li trovo.
E allora dillo,
amore che sono i tuoi gli occhi del mare. E dillo, che almeno Plasson
riesce a
dipingerlo poi il mare. E io a vederti poi nel mare.
Che mi manchi lo sai,
ormai ho la bocca piena
di parole che non riesco a dire a causa della tua assenza. Anche oggi,
soprattutto oggi, sento di volerle dire
quelle parole. E di volerlo fare solo con te, solo per te. Di poterlo
fare solo
con te.
Ma tu ovunque sei
mi senti? Che non ci sono te ne rendi conto? E mi sogni mai amore? E lo
fai mai
con gli occhi aperti mentre fissi il mare? Lo stesso mare che ha i tuoi
occhi e
che in un modo un po’ tutto suo è riuscito a far
entrare anche i miei nel suo
ventre. Li vedi i miei occhi nel mare? Le vedi le mia braccia
spalancate come
finestre aperte, pronte ad accoglierti tra le mie braccia?
Sono gli occhi
l’origine di tutto.
Dimmi che ci
riesci, che in un modo totalmente assurdo e privo di logica puoi
sentire la mia
assenza e desiderarmi accanto a te. Mi farebbe stare meglio, mi farebbe
sentire
meno sola.
Non ci sono
più io
nel mio corpo e non ci sei più tu nel tuo. Non siamo altro
che due anime perse
in un oceano pieno di anime, senza il filo rosso del destino a unirci,
a
tenerci insieme.
E i legami si
spezzano amore, se troppo fragili. Ma ci penserò io, anche
per te a tenerli
uniti, a farmi stare in piedi e a farti sorridere inconsapevolmente
alla vita
anche senza di me.
Ti prometto amore,
che un giorno tutto questo vuoto che hai nel petto, verrà
colmato. E tutti i
silenzi riempiti di parole. E che tutte le parole poi si tramuteranno
in sospiri.
Perché la vita non è che un ciclo eterno di
desideri mai realizzati. Ma non i
miei, e non i tuoi. Non quelli che riguardano noi.
La coincidenza ci
farà incontrare e allora poi, queste candeline, non
sarò più solo io a volerle
spegnere. E non sarò più solo io a vedere il mare
e a capire che si, gli occhi
li ha il mare, che si, Plasson poteva dipingerlo il mare, e che si,
sono i tuoi
gli occhi del mare.
E anche respirare
sarà più facile, con te.
Perché ci
sarai tu.
E ci sarò io,
e ci
sarà anche il mare, ma senza occhi.
Che ne ho più
bisogno io dei tuoi occhi, che il mare.
Qualche giorno fa è stato il mio compleanno, qualcuno di voi
forse lo sa, a qualcuno magari non importa nulla.
Lui non c'era, ovviamente. E questo è quello che
è venuto fuori, è quello che ha partorito la mia
testolina malata, a causa della sua assenza.
Chissà magari la leggerà un giorno, magari si
sentirà meglio. Magari farà stare meglio anche me.
Sophie.
P.S. Che non me ne voglia Baricco per aver preso in prestito il suo
pittore.
|