Angolino;
è
la prima volta che aggiorno
così tardi. Solitamente aspetto il giorno dopo se finisco
così
tardi di scrivere, ma stavolta non so, muoio dalla voglia di
aggiornare. Forse perché questa raccolta mi sta prendendo
più del
dovuto. E va bè. La canzone che è capitata questa
volta è Oggi
sono io di Alex Britti -c'è anche una versione di Mina- che
per
Bookman è azzecatissima, sia fatta santa la
modalità casuale. È
come se questa canzone mi avesse permesso di svelare ogni piccola
insicurezza che ha un ipotetico Bookman innamorato, con tutti i suoi
conflitti e desideri alle prese con una Rukia che, fortunatamente,
non ha bisogno di molte parole. Fortunatamente è abbastanza
perspicace, la Kuchiki.
Ribadisco
che questa raccolta si affida alle canzoni e non segue pertanto una
precisa linea temporale, dunque qui non è segnato da quanto
i due si
conoscano. E non c'è molto da dire questa volta. Se non che
ringrazio infinitamente M e g a m i, Ookami san e
Sakuragi145 per
aver inserito
la raccolta tra le preferite, e KayeJ, Shaila
Light e
RedCherryFresh per
averla inserita tra le seguite! Ringrazio ovviamente quelli che hanno
lasciato un segno del proprio passaggio, mi fa sempre un enorme
piacere sapete cosa ne pensate, soprattutto su un genere non molto
quotato! Grazie infinitamente e buona lettura!
[crossover
Bleach/D.Gray-man][LaviRuki][angst][introspettivo][POV Lavi]
Dieci
volte tanto
Oggi
sono io
«
Se le parole fossero una musica potrei suonare ore ed ore,
ancora
ore e dirti tutto di me, ma quando poi ti vedo
c'è
qualcosa che mi blocca e non riesco a dire neanche “come
stai?”,
“come
stai bene con quei pantaloni neri, come stai bene oggi”,
come
non vorrei cadere in quei discorsi già sentiti mille volte
e
rovinare tutto. »
«
Come vorrei poter parlare senza preoccuparmi,
senza
quella sensazione che non mi fa dire
che
mi piaci per davvero, anche se non te l'ho detto,
perché
è squallido provarci solo per portarti a letto,
e
non me ne frega niente se dovrò aspettare ancora
per
parlarti finalmente, dirti solo una parola,
dolce
più che posso, come il mare, come il sesso,
finalmente
mi presento. »
«
Dolce più che posso, come il mare, come il sesso,
questa
volta lo pretendo, perché oggi sono io.
Oggi
sono io. »
[
Oggi sono io – Alex Britti ]
Io
la chiamo Ruki. Mi viene spontaneo chiamarla così,
però in realtà
il suo nome ha una vocale in più, si chiama Rukia. In
qualunque modo
la chiami è sempre lei, la donna con cui mi hanno messo in
squadra,
la mia partner. Ci siamo conosciuti in una circostanza non proprio
lieta, anzi, è il frutto di un'ennesima guerra. Ma questa
guerra mi
sta regalando delle esperienze che non avrei mai immaginato. Tutte le
guerre sono uguali, sono orribili, eppure mi è capitata
Rukia. Lei è
così bella e soprattutto così sincera.
Non mi ha mai nascosto i suoi pensieri, i suoi ideali e i suoi dubbi.
È molto riservata ma ormai ci conosciamo da un bel po' e si
è
creato un rapporto strano, è qualcosa di più
dell'amicizia ma non è
nemmeno amore. Voglio dire, penso che lei la veda così. Io
non so
più come vederla.
I
giorni passano, tra una missione e l'altra, e Rukia, Ruki, passa
molto tempo con me. Mi porta il caffè quando sono al lavoro
-non
quello di esorcista ma di Bookman che mi porta a stare ore ed ore sui
libri senza neanche dormire e rischio di svenire per la fame e la
stanchezza e per la mole di informazioni che raccolgo ogni giorno e
ogni notte- nonostante le riserve degli inizi adesso si mostra anche
più socievole con me, più aperta, è
sempre bella, splendida,
sorride e mi parla in tutta sincerità.
L'ammiro
molto. Lei ha
qualcosa che io non ho mai avuto il privilegio di avere.
Rukia,
Ruki, lei
non è un'amica o una semplice partner. Credo di essermi
messo in un
gran casino. Come Bookman non dovrei sentirmi così attratto
da lei,
ma la cosa che più inquieta è che non
è solo attrazione fisica.
Non è solo tirare a indovinare il colore delle mutandine,
immagino
invece quale immenso piacere proverei ad abbracciarla, baciarla,
sentire il suo corpo minuto addosso a me e dirle ogni giorno che
è
splendida così com'è. È qualcosa che
va al di là della semplice
attrazione fisica, non è sesso, è voler stare con
lei
indipendentemente da quale sia il momento, consolarla nei momenti
tristi e condividere quelli felici, bere caffè insieme,
averla sulle
mie ginocchia e leggere con lei qualcosa in biblioteca. Non
è sesso.
Credo che Rukia, Ruki, mi piaccia davvero. È tremendo, non
solo per
la mia posizione di Bookman. Perché lei ha qualcosa che io
non potrò
mai avere.
Mi
conosce come Lavi, ma non è il mio vero nome. Le parlo
spesso dei
posti che ho visitato nel corso delle mie registrazioni ma non le
dico mai cosa ho fatto nel dettaglio durante queste ultime. Ho fatto
cose orribili e non voglio che le venga a sapere, a prescindere, non
perché ciò compromette la mia reputazione
professionale. Mi conosce
come Lavi ma non sa che è solo un nome, non mi identifica,
non è
mio.
Lei
invece ce l'ha, un qualcosa di suo,
soltanto suo, che nessuno le può portare via. Questa
è la prima
grande differenza che c'è tra noi e che mi spinge a non
dirle nulla,
ad essere il solito Lavi di sempre che l'abbraccia, sì, ma
non fa
intendere mai certi intenti.
La
vita di Rukia,
Ruki, è stata costellata da infelicità ed
ingiustizie. Me le ha
confidate tutte lei. È cresciuta nella miseria, nella fame,
nel
terrore di vedersi uccisa da un momento all'altro per un pezzo di
pane o dell'acqua, anche sporca. Anche da lei ci sono le stesse
guerre che scoppiano qui, anche lei è stata vittima. Quando
me lo ha
raccontato mi sono sentito uno schifo. Mi sono rivisto in giro, col
vecchio panda, a registrare, e siccome Bookman è un semplice
spettatore non può interferire molto nel corso degli eventi.
Ho
perso il conto di quante persone ho lasciato morire per registrare,
tutto quel sangue perso che poteva essere fermato, tutti quei lividi
che si è beccato un bambino che potevano essere evitati. Mi
vergogno
sempre così tanto quando me lo racconta ma non glielo dico
mai,
perché uno che non ha nome non ha il diritto di vergognarsi.
Lei ce
l'ha un nome, ha qualcosa che io non potrò più
avere.
Rukia,
Ruki, è sincera.
Si mostra per così com'è. Io invece... una volta
non mi sarebbe
importato. Adesso però per me conta, conta troppo
perché si tratta
di lei. Vorrei svelarle ogni cosa, dove sono nato, la mia infanzia,
dirle senza preoccupazioni il mio vero nome e, perché no,
togliermi
la benda davanti a lei, svelarmi senza pensare a niente
perché lei
non mi rifiuterà, perché dovrebbe, sono stato
sincero. Sarebbe
molto più sensato se mi respingesse adesso. Lei neanche
immagina
quante cose le nascondo e questa situazione comincia a starmi
stretta.
«
Non farti prendere dalla guerra, stupido! Ai fini della cronaca,
siamo diventati loro alleati solo per caso. Non ti ho insegnato ad
essere imparziale in qualsiasi situazione? »
Sì,
lo hai fatto,
vecchio. Ma non è giusto.
«
A Bookman un cuore non serve. »
Lo
so. Ma non è giusto. Tutti ce l'hanno, perché noi
non possiamo?
Possiamo registrare comunque anche con un cuore, proviamoci, non ci
costa niente. La storia avrebbe un aspetto così diverso se
noi ci
mettessimo il cuore. Ho
accettato questo lavoro, mi piace tantissimo, io voglio
diventare
Bookman, amo
il mondo, voglio scoprirlo, sapere tutto. Ma è importante
anche
Rukia, Ruki, adesso.
Voglio
essere onesto con lei. Non nasconderle niente. Dirle che questa
situazione mi fa paura perché lei mi piace, mi piace da
morire, è
così bella, così sincera,
così
Rukia. Perché lei
ha un nome con cui si può identificare, nessuno le
potrà portare
via la propria identità o il proprio cuore, nessuno
sarà mai come
lei prendendo il suo nome. Al contrario, io non sono nessuno.
Non
è giusto, non è
giusto per lei. E non è giusto nemmeno per me.
«
Perché il quarantanovesimo io deve soffrire così?
Non vuoi più
diventare Bookman, “Lavi”? »
Voglio
anche Rukia, Ruki. Perché non posso confidarle nulla? Non mi
respingerebbe. Forse mi abbraccerebbe, magari lo facesse,
così per
me sarebbe più facile dirle quanto mi piace, non
è amicizia, non è
solo sesso, è qualcosa di più dolce, di
più vero,
ma io non posso darglielo perché sono l'esatto opposto
della verità.
Però
lei mi
conosce come Lavi. Quando mi chiama, questo nome sembra diverso.
Lavi, Lavi, Lavi. Sembra appartenermi. Forse è questo
sentimento che
come Bookman non dovrei provare che me lo fa percepire così,
ma
dopotutto che male c'è a pensarlo? Chiamami, Rukia, Ruki,
chiamami
ancora, dimmelo tu chi sono io, rendilo mio questo nome, rendimi
speciale, rendimi vero, così che io possa dirti tutto quello
che
penso di te.
«
Sai, Ruki, io in realtà mi chiamo... »
Voglio
dirglielo,
voglio dirglielo.
«
E sono nato a... »
E
ti ci porterò
un giorno, tornerò a casa con te, con te avrà
tutt'altri colori e
sapori.
«
E i miei genitori erano... »
Chissà
se sono
vivi, chissà se mi riconoscerebbero, chissà,
scopriamolo insieme,
Ruki, vieni con me.
«
Ti ho detto queste cose perché... »
Voglio
essere onesto con te. Sincero.
Ma
non potrò mai
esserlo. Perché, perché? Non è giusto.
Vorrei
chiederti di aiutarmi, Ruki, ma con che faccia te lo dico? Io non ho
il diritto di fare niente, io che non ho un nome e uso
un'identità
fittizia, è uno schifo nei tuoi confronti. Se davvero un
rapporto si
basa sulla fiducia reciproca, allora ho perso in partenza, ma non
è
giusto. Rukia, Ruki, dimmelo tu, cosa dovrei fare?
Purtroppo
nemmeno tu me lo puoi dire, non hai la risposta a tutto. E nemmeno
sai, nemmeno immagini quanto mi senta in difficoltà e non
posso
dirtelo. Ci ho provato, credimi. Ho provato mille volte a farmi
avanti. Però all'improvviso, proprio quando mi sono deciso,
faccio
un passo indietro e faccio una battuta delle mie, tornando al circolo
vizioso che è il nostro rapporto, qualcosa di più
dell'amicizia ma
nemmeno amore. Tu cosa senti, Ruki? Dammi un indizio, così
per me è
più facile.
È
una situazione che comincia a starmi troppo stretta. Ti vedo ogni
giorno ed ogni giorno è sempre più dura.
Perché sei così bella e
sincera
che
è venuta voglia anche a me di esserlo, vedere se mi accetti
per
quello che sono. Poterti dire finalmente tutto quello che penso senza
vergognarmi di nulla.
Facciamo
un ultimo tentativo, Ruki? Se non funziona, getto la spugna. Se ti
guardo negli occhi forse riesco a trovare la forza, se ti prendo le
mani magari trovo le parole. Che buffo; io, Bookman, che non trovo le
parole.
Voglio
essere onesto.
Sincero.
Perché non è amicizia e non è solo
desiderio sessuale quello che
provo per te. La voglia che ho di averti fa solo da contorno e
centuplica la voglia irrefrenabile che ho di confessarmi. Fosse
facile. Ma ci devo provare, anche se sono indegno, io che non ho un
nome, sono convinto che tu mi accetteresti. E se non lo facessi,
incasserei con la coscienza pulita, almeno ci ho provato e sono stato
io.
«
Ruki. »
«
Sì, Lavi? »
«
Stai molto bene oggi. »
«
Grazie. »
No,
non così! Pessimo inizio! Devo andare dritto al punto e
subito, un
bel respiro, ce la devo fare, altrimenti sarà sempre
più difficile.
«
Senti, Ruki... ti va di chiacchierare un po? »
«
Non ti seguo. Che è successo? »
«
Ascoltami bene. »
«
Non ti ho mai visto così serio, mi preoccupi. »
«
Invece dovresti essere felice, perché oggi sono io
che
ti parlo. »
Si
zittisce di colpo. L'ho spaventata. Forse ho sbagliato tutto, in
realtà lei non vuole conoscermi. Sa della mia posizione da
Bookman,
per questo per un po' ha diffidato di me, ma pensavo fosse passato. E
invece. Chi vuoi che si fidi di uno che non ha nome? Ho perso in
partenza, stroncato sul nascere. Per evitare mille figuracce, ne ho
fatta una colossale.
«
Lavi. » mi chiama con un nome che non mi appartiene. Eppure
quando
lo dice sembra così vero, sembra mio.
Mi prende le mani, le mie
mani,
come sei calda,
Ruki, che tocco gentile. Toccami e chiamami ancora. Rendimi tu Lavi.
«
Va bene così. »
«
Ma non ho neanche iniziato. »
«
Invece hai fatto anche troppo. Va bene così. Non ti
sforzare, non ce
n'è bisogno. »
«
Adesso sono io che non ti seguo. »
«
Lavi. So che metto in difficoltà la tua posizione di
Bookman. »
«
Ma no. Semmai, sono io che... »
«
Tu non devi sentirti obbligato a fare nulla. Per me va bene anche
così. »
«
Ma... »
«
Lavi. Va bene così. Tu
vai
bene così. Perciò,
non dire niente. »
Lei
aveva già capito. Perché è sincera
e
ha reso mio
un
nome che non mi
appartiene. Oh, come l'ho sottovalutata. Pensavo che fosse
così
necessario svelarmi quando lei aveva già capito. E io,
ancora più
idiota, non mi ero reso conto di averglielo già detto.
Oggi
sono io,
Ruki, e anche domani, dopodomani, quando vorrai. Basta che tu mi
chiami, e io
accorrerò. Basta che tu mi prenda le mani e mi tranquillizzi
come
oggi, che io sarò il Lavi di sempre, il Lavi che tu hai
accettato e
che ti va bene anche così.
Rukia,
Ruki, non so come ringraziarti. Tu che sei così bella e sincera,
mi hai aiutato a svelarmi, a essere onesto.
«
Non hai nient'altro da dire? »
«
No, non oggi. Va bene così, Lavi. »
«
Posso abbracciarti? »
«
Non me l'hai mai chiesto. »
«
Ruki. »
«
D'accordo. D'accordo, Lavi. Se tu
vuoi...
»
Sì,
lo voglio io.
E grazie a te, Rukia, Ruki, posso farlo senza problemi. Mi vergogno
ancora così tanto, ma tu intanto mi hai accettato, e non sai
quanto
ne sia felice. Io che non ho un nome posso toccare qualcuno che ce
l'ha, abbracciarlo e respirare quel profumo bellissimo che solo una
bella e sincera
come
te ha.
Oggi
sono io,
ma anche domani, dopodomani, quando vorrai, Ruki. Tornerò ad
essere
quel Lavi che tu chiami, che fa battute, ti abbraccia, ti fa
sorridere e aspetta con ansia il tuo caffè. E
tornerò a casa con
te, un giorno, ti bacerò, ti terrò tutta per me,
ti permetterò di
custodire quel Lavi che sono io
oggi.
Ti dirò dove sono
nato, chi erano i miei genitori, cosa provo davvero, cosa ti farei,
cosa penso sempre di te. Ti dirò il mio vero nome.
Anche
se a me va bene anche Lavi, ormai. Perché oggi sono io.
|