Nuovi amori ..Nuovi amici, e un gran pasticcio per il mio cuore. di mikilily (/viewuser.php?uid=140534)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 11 (SECONDA PARTE) ***
Capitolo 13: *** EPILOGO ***
Capitolo 1 *** 1. ***
1.
Colazione
a letto.
Era
il primo sabato del mese di dicembre e Hermione Granger
si concedeva il meritato riposo avvolta in morbidi guanciali, ma la
pace per
lei durò poco.
Infatti,
alle nove in punto il campanello della sua
casa Parigina suonò ininterrottamente per svariati e
interminabili minuti.
Din
Don.
La
ragazza, agguantò uno dei cuscini e se lo mise
sul viso cercando di ignorare il suono, assai fastidioso del suo
campanello.
Din
Don.
Lo
scocciatore mattutino insisteva, sfidando la
pazienza della strega più dotata degli ultimi
vent’anni.
Din
Don.
Esasperata
e alquanto alterata si alzò in piedi
dirigendosi a passo di marcia verso il portone d’ingresso,
incurante della mise
succinta che indossava.
Aprì
di scatto la porta senza guardare lo spioncino
e non si stupì nel trovarsi di fronte quel grandissimo rompi
pluffe del suo amico,
nonché collega al ministero della magia Francese da ben due
anni.
L’uomo
era: Alto e magro, con capelli lisci e fini
di un chiarissimo biondo che ricadevano morbidi e incolti sulla fronte,
i suoi occhi
erano azzurri tendenti al grigio, il naso appuntito, la mascella era
pronunciata, il portamento elegante, fine e curato; In due parole:
Draco Malfoy.
-Granger-
la salutò il biondo con un gesto della
mano. Hermione, invece, lo guardò malissimo e si
scansò appena per non sbattere
sopra al mago che senza aspettare alcun invito entrò.
-Malfoy-
disse piccata la riccia chiudendosi la
porta alle spalle, -Stavo dormendo-.
-Ancora-
rispose Draco, girandosi di scatto verso la
ragazza rimanendo solo per un attimo turbato dagli striminziti
indumenti che le
celavano a mala pena le parti più nascoste del suo corpo.
Draco
si rigirò quasi subito aprendo con malcelata
foga una busta di carta che poco prima teneva tra le mani.
-Ho
portato la colazione- disse subito dopo
estraendo due grandi e invitanti croissant.
-Faccio
il caffè, tu vai a...-
-vado
a farmi una doccia veloce- l’anticipò Hermione
scomparendo oltre la porta della cucina.
-si
quella che mi ci vuole a me in questo momento-
disse tra i denti Draco, ormai sicuro che lei non l’avrebbe
più sentito.
Hermione
fece in un attimo, si lavò e si cambiò, mentendosi
qualcosa di più lungo, celando così le sue
forme.
Draco
contemporaneamente, preparò il caffe e lo
versò in due tazzine, una rossa per la Granger e una verde
per lui, su un
piattino mise i croissant e due bicchieri di succo d’arancia
e li portò nella
stanza da letto della Granger.
Lì, infatti,
aveva deciso il biondo, avrebbero fatto
colazione.
La
Granger lo guardò stranita ma non fece domande
osservando il ricco vassoio sul suo letto si accomodò anche
lei al fianco del
biondo amico che si era elegantemente adagiato sull’ancora
caldi guanciali.
-Allora
a cosa devo questa visita mattutina- chiese Hermione
afferrando la tazza rossa che il biondo le porse con gentilezza.
-Devo
aver un motivo particolare per voler far
collazione con un’amica- rispose Draco osservando scocciato
la neve che cadeva
lentamente fuori dalla finestra.
-La
tua amichetta, immagino sia rientrata a Londra-
disse Hermione interrompendo i pensieri del biondo che si
girò di scatto e
quasi li cadde il caffè sul braccio.
-Indovinato-,
disse soddisfatta la Granger.
-non
vedo cosa c’entri ora che Pansy è rientrata a
Londra-
-centra
invece- rispose seria, -l’hai accompagnata a
prendere la passaporta e immagino ti sia svegliato presto e
poiché eri sveglio,
avrai pensato. Ora vado a svegliare Hermione-
Draco
sbuffò.
-Indovinato!-
gridò ancora Hermione.
-Indovinato-
ripeté Draco canzonandola.
-peccato-
aggiunse il biondo- che Pansy abbia preso
un aereo-.
Hermione
lo guardò stranita.
-si
Pansy Parkinson si è data ai mezzi di trasporto
babbani e per tua informazione è partita ieri
pomeriggio-concluse il biondo.
-quindi
povero Dracuccio eri tutto solo-
-smettila-
gli intimò Draco e Hermione lo guardò trattenendo
a stento una risata, ma alla fine si trattenne riservando la sua
attenzione
sull’inventate croissant pieno di crema pasticcera che Draco
le aveva preso
ricordandosi quanto lei li amasse.
-hai
letto il giornale questa mattina-chiese ancora
Draco cercando di mantenere un tono distaccato.
-No
– rispose Hermione prima di addentare
soddisfatta il dolce.
-non
ti è arrivata l’edizione del sabato della
gazzetta?- chiese ancora Draco mentre la Granger per niente interessata
al
quotidiano si dedicava anima e bocca al suo dolce preferito.
-bene
– disse Draco prendendo il bicchiere di succo
d’arancia buttandolo giù tutto d’un
sorso. Hermione si girò a guardarlo un
attimo.
Era
stano quella mattina, il suo sguardo era indecifrabile
anche per lei che con il tempo aveva imparato a conoscere ogni sguardo
ogni
espressione dell’ex nemico.
-è
successo qualcosa ?- chiese infine la Granger
pulendosi la bocca dallo zucchero con una salvietta di carta.
-No!
niente di importante- rispose Draco ma quella
risposta non la convinse e i suoi sospetti vennero confermati dal salto
felino
che il biondo fece per agguantare la coppia del sabato della gazzetta
del
profeta.
-dammela
Draco- disse Hermione saltando a piedi
uniti per raggiungere il giornate che Draco teneva a una spanna dalla
sua testa
bionda quindi irraggiungibile a Hermione che era decisamente
più bassa.
-No,
fidati è meglio di no-rispose prontamente
Draco.
-Dammelo!-
ripeté con voce grave la Granger.
-NO!-
rispose serio in biondo.
-guarda
che l’ho visto chi c’è in prima pagina-
Draco
abbasso un attimo le braccia e Hermione fu
lesta ad agguantare il giornale strappandoglielo con forza.
La
soddisfazione per l’impresa durò un attimo, il
tempo di vedere in prima pagina il suo ex fidanzato Ron Weasley
annunciare
raggiante il matrimonio con Lavanda Brown.
L’aveva
lasciato meno di un anno e lui già si
sposava e per di più con quella cretina di Lavanda.
-fidati,
ci hai guadagnato- disse prontamente Draco
intuendo i suoi pensieri, Hermione sorrise un attimo.
-se
lui è felice, lo sono anche io- disse di rimando
mostrando un sorriso che sapevano entrambi, essere finto.
Draco
si adagiò nuovamente nel letto e dopo poco
anche Hermione; rimasero zitti per interminabili minuti. Draco a
fissare il
soffitto bianco e Hermione a leggere avidamente gli articoli che
Calì Patil, migliore
amica della sposina, aveva scritto sul giornale.
-mia
madre- disse Draco a un tratto – il ventidue
dicembre organizza un ricevimento per raccogliere i fondi per gli
orfani della
guerra- enunciò il biondo senza smettere per un solo attimo
di guardare il
soffitto.
-mi
chiedevo se ti andasse...-
-No-
rispose secca Hermione.
-credo
sia una cosa di cattivo gusto, ci saranno
tutti ed io non me la sento di...-
-di
presentarti con me- concluse Draco alzandosi in
piedi di scatto Hermione abbassò un attimo il giornale ma
non fece in tempo a
dire nulla che il biondo era già scomparso dalla stanza.
Sentì solo il
portoncino blindato del suo appartamento al centro di Parigi, sbattere
con
violenza e annunciare cosi che Draco Malfoy era appena andato via senza
nemmeno
salutarla.
SPAZIO AUTRICE.
Questa
è la cretinata della sera, siate clementi ve ne prego.
Un bacio
care.
|
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Capitolo 2 *** 2 ***
2.
Una sottile linea ci separa.
Da
quel sabato mattina le cose tra Hermione e Draco
precipitarono notevolmente.
Il
biondo evitava accuratamente ogni situazione che
potesse metterlo in contatto con la Granger.
Aveva
quindi pianificato tutti i suoi spostamenti, affinché
non vi fosse occasione di incontrarla. Aveva: cambiato orari per
smaterializzarsi
al ministero della magia; cambiato macchinetta in cui recarsi per la
pausa
caffè; iniziò a utilizzare le scale per recarsi
al suo ufficio invece che il
più funzionale ascensore, le aveva pensate tutte.
Evitarla
era diventato per Draco Malfoy, l’unica
cosa importante.
Vi
era riuscito, per più di una settimana aveva combattuto
con se stesso per non telefonarle la sera per la consueta chiacchierata
pre-
sonno, si era sforzato per non recarsi nel suo studio. Avrebbe regalato
tutto l’oro
in suo possesso nella banca magica Londinese solo per vederla,
salutarla,
ridere con lei della cravatta pessima del suo collega o della moglie
sciatta
del primo ministro, ma non lo fece, resistette.
Era
riuscito perfino a darle buca nella loro ormai
consolidata cena del giovedì nel locale
più” In” di Saint Germain.
Per
questo si vergognava come un ladro, ma era un
modo per fargliela pagare, anche se era certo che l’unico che
stava soffrendo
come un cane era lui, anche se nessuno se ne accorse.
Imperturbabile
a tutti, era sempre stato bravo a
celare i sentimenti e i pensieri che inesorabili scorrevano in lui.
Dentro, però,
si sentiva sul punto di esplodere, non avrebbe retto ancora molto
quella situazione,
per fortuna le vacanze di Natale erano alle porte e con queste il
motivo della
loro lite.
Lite,
sbuffò Draco, non vi era stata alcuna lite,
lei aveva rifiutato in modo categorico di andare a una stupidissima
festa con
lui, una stupidissima festa nella Londra magica.
Non
vi era stato bisogno di litigare, lei aveva
detto no e lui se n’era andato sbattendo la porta. Era
logico, lei non sarebbe
mai andata nella loro Londra, non sarebbe entrata nella sala del
ministero della
magia Inglese al suo braccio.
Lì,
ancora tutti, dopo due anni ignoravano che i
nemici per antonomasia erano divenuti amici.
Forse,
l’avrebbero ignorato per sempre perché della
loro amicizia ora non vi era più traccia e lui era
l’unico che stava soffrendo
per questo.
Camminava
sovrappensiero e non si accorse di ciò che
lo circondava non si accorse di due occhi marroni che si illuminarono
appena lo
videro, Draco continuò a camminare e anche Hermione lo fece,
seguendolo senza
badare a nulla cercando di tenere il passo del biondo che la precedeva
di
almeno dieci passi.
Fino a quando
non batté violentemente contro un armadio di carne e muscoli.
-Granger-
urlò l’armadio facendo così girare
tutti,
compreso Draco che ora con occhi sgranati la osservava riversa a terra,
luogo
in cui era caduta dopo essere sbattuta sopra il suddetto armadio.
Hermione
alzò lentamente il viso, massaggiandosi con
vigore il fondoschiena e rimase sconcertata da chi si mostrò
davanti a lei in
quel preciso momento.
-Seamus.
Seamus Finnigan – disse stranita nel vedere
come era cambiato il suo ex compagno di casa.
-Hermione-
disse prontamente lui offrendogli la mano
per farla sollevare da terra.
-Che
ci fai qui a Parigi?- chiese ancora l’uomo
guardandola attentamente, prima le gambe lunghe e magre, poi i fianchi
, la
vita stretta, il seno e infine con un sorriso da ebete osservò con
attenzione
il viso di Hermione che aveva compreso ogni pensiero di Seamus senza
bisogno di
leggergli la mente.
-ci
lavoro- rispose piccata Hermione.
Il
moro allargò le braccia in segno di resa, dopo aver
sentito il tono duro con cui Hermione gli aveva risposto.
-Tu
invece?-chiese ancora il vecchio compagno di
scuola.
-Sono
qui per incontrare Draco Malfoy, gli hanno assegnato
un posto di lavoro in questo ministero, lo sapevi?- chiese ancora
Seamus.
Hermione
lo guardò allibita.
-Finnigan-
disse Draco- quando hai finito di
allisciare il pelo alla Granger ti aspetto nel mio ufficio- disse
spiccio il
biondo.
Terzo
piano, quinta porta a destra. Dipartimento di
cooperazione internazionale- enunciò fiero Draco girando le spalle e
salendo
elegantemente le scale. Hermione lo vide andare via e perse in quel
momento l’unica
occasione in una settimana di nulla, per chiedergli spiegazioni per il
suo
comportamento.
-Ti
conviene andare. Malfoy detesta i ritardi- disse
Hermione distogliendo lo sguardo dal ciuffo biondo che scompariva oltre
l’angolo.
-com’è?-chiese
curioso Finnigan osservando lo
sguardo perso nel vuoto di Hermione.
-Molto
in gamba- rispose Hermione. –Ora scusami ma
devo andare anche io, il lavoro mi chiama.
-è
stato un piacere, se ti va dopo potremmo...-disse
Seamus.
-Mi
spiace Seamus- disse Hermione – Ho una riunione
improrogabile. Ci si vede- aggiunse poi, scomparendo prima che
l’uomo osasse
anche solo sfiorarla.
Hermione
accelerò il passo salendo le scale, stava letteralmente
correndo e non ne sapeva il motivo, era tanto che un uomo non la
guardava in
quel modo e questo le aveva fatto un certo effetto.
Un
disgustoso effetto.
Da
quando aveva rotto con Ron, non era più stata con
nessuno, la sua unica compagnia maschile era Draco e lui non la
guardava certo
in quel modo squallido da allupato.
In
quel moneto capì ancora una volta la differenza
tra gli uomini e Draco Malfoy e ancora non riusciva a capacitarsi del
fatto che
lui si fosse offeso. Per quella stupida e insignificante raccolta fondi.
Doveva
spiegarsi. Doveva farlo ragionare, non poteva
essere certo questo a dividerli. La loro amicizia aveva una base solida
era
nata dalle ceneri dell’odio di anni, dalla differenze di
sangue tra maghi. La loro
amicizia aveva cancellato insulti, invidie e rancori.
No!
non poteva finire per quella stupida festa.
Si,
l’avrebbe affrontato, quella sera lo avrebbe
affrontato, ma la sua decisione fu vana, come vana fu la sua attesa.
Alle
diciannove della sera, quando ormai il ministero
della magia francese era vuoto e dopo essere stata per quasi una
mezzora ferma
davanti alla porta del suo ufficio, Hermione si decise a bussare.
Bussò.
Bussò
ancora, ma nessuno rispose.
Fino
a quando prese tra le mani la bacchetta e
sussurrò piano:
-Alohomora-.
La
stanza si presentava agli occhi della Granger
perfettamente in ordine: la scrivania era sgombra da cartelle, le tende
erano
state tirate, la carta nel cestino era stata buttata, solo Il camino
era ancora
acceso, per poco ancora.
Hermione
si avvicinò a osservare la cenere mista a metro
polvere, aveva deciso di andar via via cammino. Sapeva che lei lo
aspettava
fuori, ora ne era certa, non voleva più aver alcun contatto
con lei e per la
prima volta dopo anni vacillò.
Aveva
perso la sua amicizia, aveva perso la sua
spalla, aveva perso Draco.
SPAZIO AUTRICE.
SECONDO CAPITOLO, QUI SI
INCOMINCIA A INTRAVEDERE LO STRAPPO.
DRACO SE LA PRENDE PER NULLA,
MA INFONDO NON è PROPRIO NULLA LUI PENSA CHE LEI SI VERGOGNI
DI ESSERE SUA AMICA. FINO A QUANDO STANNO A PARIGI ESCONO, CENANO,
RIDONO, SCHERZANO A LONDRA INVECE, TORNANO AD ESSERE DEGLI SCONOSCIUTI
GLI ETERNI NEMICI. SOLO PERò PER GLI AMICI DI HERMIONE,
QUELLI DI DRACO VI ANTICIPO SANNO CHE SONO IN OTTIMI RAPPORTI.
PANSY NE è PERFINO
GELOSA, A RAGIONE AGGIUNGO IO ....
KISS RAGAZZE, DITEMI CHE NE
PENSATE.
|
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Capitolo 3 *** 3 ***
3-Il
ritorno a Londra.
Il
rumore del motore dell’aereo che l’avrebbe
riportata a Londra ormai era penetrato nel suo cervello tanto che non
riusciva
nemmeno a pensare, figurarsi leggere.
Quello,
però, non le dispiacque, il libro che si era
portata dietro era un stupido romanzo sdolcinato che sua madre le aveva
regalato lo scorso Natale.
Parlava
dell’amore inconfessato di due amici e
Parigi era la città, dove si svolgeva tutto. Jane, sua
madre, l’aveva scelto
proprio per quello, il suo regalo era un modo per dirle che dopo Ron
doveva
guardarsi intorno, poiché Parigi brulicava di bei ragazzi.
Una
sera, ricordò all’improvviso Hermione, aveva
chiesto come fosse il suo collega, quello che simpatico, con cui spesso
usciva
a cena, ma lei era stata vaga, aggiungendo poi che Draco, era uno
sciupa femmine
e che lei, per fortuna, non rientrava nei suoi cannoni, così
potevano essere
solo amici senza complicazioni.
Ora
non erano nemmeno quello, constatò.
-Gradisce
qualcosa signorina?- chiese l’hostess con
un sorriso dolce.
-No
grazie- rispose Hermione ridestandosi dai suoi
pensieri e sorridendo di rimando.
La
donna poi scomparve e Hermione stanca chiuse il
libro, una morsa nel petto si fece più insistente al solo
ricordo di Draco, le
mancava. Le mancava da morire ma per orgoglio non l’aveva
più cercato.
***
Si
era chiusa in casa dei suoi genitori nella
periferia della Londra babbana da ben tre giorni, Natale era oramai
alle porte
e non aveva avvisato nessuno del suo ritorno a casa.
Nessuno,
nemmeno Ginny o Harry sapevano che la loro
migliore amica era a Londra per le vacanze Natalizie.
Sua
madre le aveva chiesto come mai non uscisse, l’aveva
chiesto ininterrottamente per un giorno intero ma lei era stata vaga.
Come
poteva spiegarle che non voleva incontrare
nessuno per via del matrimonio imminente del suo ex.
Si
era questo il motivo per cui non li aveva
avvisati, solo questo penso chiudendo con decisione un vecchio tomo di
pozioni
in cui aveva messo una foto sua e di Draco scattata in costa azzurra la
scorsa
estate.
Si
è per Ron e lavanda che sto così, solo a causa
loro, ma sapeva bene che di Ron non le importava molto per lei era
stato
importante, il suo primo amore ma la fiammella della passione si era
spenta
subito e solo per noia aveva portato avanti quella storia fino a quando
anche l’evidenza
l’aveva messa davanti al fatto compito. Lei non amava Ron
Weasley come Ron Weasley
meritava e lasciarlo fu l’unica cosa giusta da fare. Lui non
la prese per
niente bene e non si stupì che nessuno nella sua famiglia
approvasse la sua
scelta. Solo Harry e Ginny le furono vicini, loro e Draco che
però come sempre
stette nell’ombra.
Chissà
cosa avrebbero detto se avessero saputo della
sua amicizia.
Un
toc toc, la ridestò dai suoi pensieri e non fece
nemmeno in tempo a dire: avanti che una rossa le si strinse al collo
abbarcandola
stretta.
-amichetta
mia- disse la voce famigliare di Ginny
Weasley in Potter
-Se
non era per tua madre, che mi mandava un
messaggio. Tu, non ti saresti fatta viva- disse subito dopo la rossa
staccandosi da Hermione che imbarazzata la guardava dal basso del suo
letto.
-Io...,
ecco mi spiace- disse abbassando un attimo
lo sguardo.
-Spero
per te che non sia per colpa di quel cretino
di mio fratello?- chiese mettendosi le mani sui fianchi, gesto che la
faceva sembrare
la coppia giovane di sua madre Molly.
-No
e che...anche- ammise infine.
-Sai
mia cara che non sei tu che ti devi preoccupare
ma lui che si sposa quell’oca.
-Io
l’ho lasciato Ginny-le ricordò Hermione. Io gli
ho spezzato il cuore e per questo mi vergogno pensò ancora
Hermione ma non lo
disse.
-Tu,
mia cara l’hai pure sopportato. È una tale
lagna non ne hai idea-
Disse
con la solita verve Ginny.
-Comunque
basta parlare di lui, ma parliamo di te-
disse Ginny guardandola con un sorriso malizioso in viso.
-
Allora novità. Uomini?- chiese senza alcuna
vergogna.
Hermione,
divenne un poco rossa sulle guance e poi
scosse il capo.
-Nessuno-
disse infine.
-No.
Non ci siamo proprio devi uscire, conoscere
persone nuove. I francesi non fanno per te. Ora ti lavi e usciamo per
fare un po’
di sano e necessario shopping. Questa sera, si va alla raccolta fondi
per gli
orfani di guerra- disse Ginny mostrandogli gli inviti.
-Sei
fuori! io non vengo-cercò di ribellarsi
Hermione.
-E
per quale motivo- ribatté secca Ginny. – Tu vieni.
Non voglio sentire storie, c’è tutta
l’élite magica Londinese. Quindi papabili
mariti per la bella e libera Hermione Jane Granger-.
-Si
certo, come no-. Rispose seria. – Quelli sanno
chi sono-aggiunse.
-Ah,
ah , ah, anche in Francia sanno chi sei mia
cara eroina Magica-rispose Ginny sollevandola di peso dal letto e
spingendola,
poi, dentro il box doccia. Hermione non riuscì a
controbattere Ginny alla fine,
aveva vinto e sua madre Jane ne era entusiasta.
-dovevo
chiamarti subito- le sentì dire Hermione.
-Brave
coalizzatevi alle mie spalle- disse entrando
subito dopo in cucina dove sua madre e la sua migliore amica bevevano
una tazza
di te.
-tesoro-
disse sua madre mettendosi una mano nel
cuore.
-Noi
lo facciamo per te, perché ti vogliamo bene-
-Tu,
lo fai perché vuoi un nipote- rispose Hermione,
afferrando un biscottino di pastafrolla a forma di babbo Natale.
-In
effetti, lo faccio anche per quello, ma
soprattutto perché ti voglio bene e ti voglio vedere
felice-disse Jane Granger.
-Certo,
certo...- rispose Hermione invitando con un
semplice sguardo truce la sua amica Ginny ad alzarsi.
Quella
mattina camminarono moltissimo alla ricerca
di due super abiti per la serata, poi andarono dal magicentro estetico,
dove
estetiste e parrucchiere magiche le resero ancora più belle.
Alle
otto sella sera, tramite metro polvere, Hermione
si ritrovò a casa Potter e lì con una passaporta
sarebbe arrivata alla villa
nella quale si sarebbe svolto il galà. Quell’anno,
come ben sapeva, a
organizzare il tutto era Narcissa Black in Malfoy e il vecchio e magico
Manor dei
Malfoy sarebbe stato il teatro dell’evento.
Hermione,
pallida in viso salutò tremante il suo amico
Harry e poi Ginny, non vi fu spazio per i convenevoli che
già si ritrovò davanti
all’immenso cancello in ferro battuto che si
spalancò appena i tre toccarono
suolo.
-Bene-
disse guardando davanti a se l’auror.
-Siamo
arrivati. Su andiamo, non vorrei avessero già
terminato i pasticcini-concluse il moro offrendo le sue forti braccia
come
appoggio alle due donne: a sinistra sua moglie e a destr ala sua
migliore
amica, che anche se titubante lo seguì.
|
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Capitolo 4 *** 4 ***
4-
Raccolta Fondi e brutte sorprese .
Avanzarono
lentamente all’interno della grande sala
dispensando sorrisi e strette di mano.
Hermione
aveva le mani sudate per l’agitazione e non
sentiva più i piedi, le capitava sempre così
quando era tesa.
Harry
si bloccò di colpo facendola sbandare un poco,
ma si ricompose in un attimo giusto il tempo per alzare lo sguardo e
impallidire appena i suoi occhi incontrarono quelli della padrona di
casa:
Narcissa Malfoy.
La
donna, vestita con un lungo e raffinato abito nero,
strinse calorosamente la mano a Harry e poi a Ginny, quando si
girò verso di
lei, parve sorpresa ma glissò, sorridendo affabile.
-Signorina
Granger! Che piacere averla qui-disse con
tono melodioso.
Hermione
non riuscì a far altro che sorridere, ma in
quel momento il suo cuore stava battendo come un forsennato.
Non
aveva più visto la donna dalla fine della
guerra, il figlio le aveva parlato molto di lei e Hermione aveva
imparato ad apprezzarla,
quello che però la ragazza non sapeva era che anche Narcissa
era affascinata
dai racconti del figlio sulla ragazza, infatti, Draco aveva raccontato
a sua
madre e a tutti i suoi amici della sintonia e amicizia con la nemica di
sempre Hermione
Granger, solo lei ancora teneva il segreto.
-Pensavo
che anche quest’anno evitasse questo
baraccone- disse senza alcuna vergogna Narcissa stringendole la mano
delicatamente.
Hermione
la guardò preoccupata sgranando leggermente
gli occhi.
-In
effetti, voleva svignarsela- disse Ginny
interrompendo Lady Malfoy che distese le labbra in un pallido sorriso,
-ma
sono stata più lesta di lei e l’ho portata qui
con la forza-
Narcissa
rise divertita alla battuta di Ginny.
-Allora
signora Potter può andarne fiera. È riuscita,
dove in molti hanno fallito, io stessa lo scorso anno ho inviato una
lettera d’invito
scritto di mio pugno, senza ricevere risposta- ricordò
l’anziana strega.
Hermione
divenne rossa, al ricordo di quella mancanza.
-Mi
scusi, io- si affretto a dire la Granger
-Suvvia,
tranquilla, sono felice che oggi sia qui e
spero che si diverta- disse invitandola a entrare la donna.
Hermione
annuì e si allontanò alcuni passi seguita
da Ginny, mentre Harry si era fermato a parlare con alcuni uomini del
ministero.
-Certo
che anche tu Hermione sei assurda, come ti
salta in mente di non rispondere a Narcissa Malfoy-disse sottovoce
Ginny tenendola
per un braccio e dirigendola verso una parte sgombra di ospiti.
-Me
ne sono scordata-disse prendendo un bicchiere di
acqua viole che bevette in un sorso.
Ginny
scosse il capo sconsolata.
-Tu
e la mondanità non andate d’accordo- disse
sbuffando la signora Potter.
-Sopravvivo
uguale- rispose piccata Hermione, ma Ginny
non la degnò di risposta intenta a osservare
l’élite magica presente all’evento.
-Bene-
disse Ginny allargando le fini labbra in un
sorriso.
-Vediamo
un po’ quanti scapoli sono presenti – disse
senza vergogna.
-Ginny!-
la riprese Hermione -abbassa la voce-finì
la Granger agguantando un altro bicchiere questa volta di champagne.
-Ecco
Zabini- disse Ginny guardando il moro ex
serpeverde avanzare nella sala al braccio della bellissima e
chiacchierata
madre.
-Fa
il legismago ed è molto bravo, cosi dice Harry,
pare che la sua parcella sia di 100.000 galeoni-aggiunse Ginny con fare
saccente.
-Cavolo-
disse Hermione stupita, non immaginava che Zabini
fosse così richiesto lei se lo ricordava non meno di due
mesi prima a
rincorrere due ragazze per Les Champs-Élysées per
chiedere loro il numero di
telefono.
-Comunque,
non fa per te è troppo...- iniziò a dire
Ginny,
-Sciupafemmine-
conclusero in coro le due amiche
ridendo.
-Oh
bene-, disse Ginny battendo con la mano sul
braccio di Hermione,
-Oliver
Baston, mi sembra uno perfetto- concluse
Ginny.
-Certo,
se non fosse che odio il quidditch e lui è
sempre via per lavoro- rispose Hermione, mentre Ginny sbuffò
ma il suo malumore
durò poco.
-
Su Roger Davies, non puoi dire nulla- disse
soddisfatta Ginny.
-è
intelligente, colto, bello e fa il medimago al
san mungo-disse soddisfatta Ginny per aver trovato un tipo giusto
-Medimago?-
disse sorpresa Hermione.
-si,
ha seguito Fleur quando è nata Vic- disse
-e
Bill non era geloso?- chiese scettica Hermione.
-in
effetti- rispose sbuffando Ginny.
-non
voglio uno scarto di Fleur- disse subito dopo
la Granger lanciando uno sguardo all’amica che stava
già guardando un altro
possibile pretendente al cuore della bella mora al suo fianco.
-anche
Adrian Pucey è un buon partito-, disse seria
Ginny mentre Hermione sgranava gli occhi.
La
sua amica riteneva un serpeverde un buon partito?
Il mondo stava per finire.
-lavora
con mio padre al ministero ed è un ottimo
ragazzo. La mamma l’ha invitato qualche volta a cena- disse
Ginny
sconvolgendola.
-Non
mi piace- disse Hermione buttando lo sguardo
nella folla alla ricerca del ragazzo cui Ginny aveva appena rivolto il
saluto.
-Sei
difficile- rispose Ginny prendendo anche lei un
flûte.
-Oh
bene-, disse poi Ginny- Ecco l’entrata trionfale
del padrone di casa-
Hermione
si girò di scatto seguendo lo sguardo di Ginny
e per lei in quel momento fu come ricevere una secchiata di acqua
gelata in
viso.
-Draco
Malfoy e la sua nuova puttana. Povera Parkinson
pare che gli scaldi ancora il letto, ma non vi è una volta
che la inviti a un
galà-
Concluse
Ginny.
Hermione
era come ghiacciata, sapeva che l’avrebbe
visto quella sera, ma non s’immaginava che la sua entrata le
facesse questo
effetto.
Se
avesse accettato il suo invito sarebbe stata lei
quella su cui tutti ora chiacchieravano?
Si
, senza dubbio.
Nessuno
avrebbe immaginato che tra loro vi era solo
una semplice amicizia. Tutti avrebbero pensato che era diventata la sua
amichetta, ma nonostante questo non riuscì ad essere
sollevata dal fatto di
aver rifiutato l’invito.
-Oh
guarda! c’è anche Theodor Nott. Non puoi dirmi
che lui è brutto- disse Ginny ma Hermione non la stava
più ascoltando i suoi
occhi erano catturati da Draco e la misteriosa mora al suo fianco.
Misteriosa e
bellissima mora, vestita con un bellissimo abito blu cobalto che le
faceva
risaltare le morbide forme.
Bella,
troppo bella per solo pensare di competere.
Oddio
voleva competere con una ragazza per Draco?
-Hermione?-
la richiamò Ginny.
-chi
è?- chiese infischiandosene di tutto .
-chi
è chi?- chiese Ginny.
-Chi
è la donna con Malfoy?-chiese ancora Hermione.
-La
figlia del console Australiano- disse Harry
raggiungendole in quel preciso momento.
-si
tratta bene – aggiunse Ginny proprio nel momento
in cui il biondo alzò lo sguardo verso i tre e Hermione si
sentì improvvisamente
senza fiato.
Draco
assottigliò lo sguardo e contrasse la mascella
non appena notò chi era accanto ai coniugi Potter ma con la
consueta maschera
celò i suoi sentimenti alzando il calice
all’indirizzo dei tre.
-Pallone
gonfiato- sbiaccicò Ginny e Harry sorrise
lievemente alla frase della moglie.
-Ho
bisogno di aria- disse invece Hermione avanzando
a passo svelto verso l’uscita sotto lo sguardo attento di
tutti i serpeverde
presenti, tutti quelli che sapevano della sua amicizia con il padrone
di casa.
Draco
dal canto suo non fece una piega quando Hermione
passò veloce accanto a lui, anzi strinse di più a
sé, la misteriosa mora che
rise alla successiva battuta del biondo.
***
Uscì
quasi correndo dalla sala del grande manor dei Malfoy
il cuore le batteva forte e le lacrime combattevano per uscire, non
sapeva perché
si trovava in quello stato.
Tristezza?
Rabbia?
Gelosia?
Queste
erano le emozioni che provava in quel momento
Hermione Granger.
Appena uscì
nel giardino del manor alzò la testa guardando il cielo nero
privo di stelle e
spalancò la bocca incamerando aria.
Il
giorno dopo sarebbe stata a letto, per l’influenza
poiché non si era messa nulla sopra le spalle, ma in quel
momento non le
importava.
Nulla
le importava.
Oddio
cosa le stava succedendo?
-Hermione-
disse una voce alle sue spalle una voce familiare
anche se un poco strana.
Si
girò di scatto guardando ora l’uomo alto e dai
lunghi capelli rossi che con occhi vacui la osservava stralunato.
-che
ci fai qui, in questa casa schifosa?- chiese
Ron Weasley ed Hermione rimase incredula.
-Hai
bevuto Ron?- chiese già sapendo la risposta.
Lui
rise e si grattò il capo, come faceva sempre. Quanto
era buffo quando faceva così.
-un
poco- ammise il rosso- ti va di fare una
passeggiata?- chiese infine il suo ex fidanzato.
Hermione
guardò oltre la porta, da lì a mala pena
arrivava il suono melodioso della musica.
-va
bene- disse. Infondo, quello era Ron, non ci
sarebbe stato alcun problema.
Camminarono
un poco per il grande giardino.
Ron,
non la smetteva di parlare, le aveva raccontato
del lavoro, della casa, del suo nuovo gufo e infine aveva affrontato
l’argomento
Lavanda.
-Abbiamo
ripreso a vederci, così per caso- disse il
rosso sfiorandole appena la spalla.
-lei
era libera, io , bè io ero libero così da una
burrobirra, siamo passati a una cena e poi bè a quello-disse
Ron guardando
verso la fontana ghiacciata che abbelliva il giardino della grande
villa.
Hermione
era imbarazzata, non sapeva cosa dire, ora
sentiva freddo, avrebbe voluto interrompere Ron per rientrare dentro ma
non vi
era verso, lui, continuava a raccontarle tutto sulla sua relazione con
la sua
fidanzata Lavanda.
-Sai-
disse girandosi verso Hermione che si trovò
ora tra Ron e il muro.
-lei
è diversa da te- enunciò il rosso avanzando di
un passo arrivando cosi a meno di un millimetro dal viso di Hermione
tanto che
la riccia riusciva a sentire l’odore dell’alcol
uscire dalla bocca dell’ex
fidanzato.
-lei,
non ha il tuo sorriso- disse Ron sfiorandole
il viso tanto che Hermione si irrigidì.
-non
ha la tua pelle- continuò il rosso facendo
indietreggiare.
Hermione,
ora si stava preoccupando, doveva
allontanarlo, doveva levarsi Ron da sopra.
-lei
non è te- disse il rosso gettandosi letteralmente
a valanga sulla donna che cercava in tutti i modi di divincolarsi dalla
presa.
-Ron
ti prego lasciami- urlava Hermione, ma la sua
forza era nulla in confronto a quella di Ron che non la ascoltava
più preso
dalla foga.
Le
sue mani da polpo la toccavano, insinuandosi
senza riguardo sotto il vestito , la sua bocca la baciava con forza,
desiderio
barbaro, tutto quello che stava succedendo la disgustava.
-Lasciami-
continuava a ripetere Hermione mentre le
lacrime scendevano sulle sue gote begandole fino a quando
sentì il peso di Ron
non gravare più su di se.
-Cosa
cazzo stai facendo?- urlò il suo salvatore.
Il
suo cuore esultò appena senti la voce di Draco.
-Fatti
i cazzi tuoi Malfoy- rispose Ron accecato di
rabbia.
Hermione
cadde a terra esamine, mentre i due sia
affrontarono in duello alla babbana, attirarono attorno a quel pessimo
scenario
tutti i partecipanti al galà.
Se
le dettero di santa ragione, fino a quando Harry Potter
da una parte e Blaise Zabini dall’altra non gli separarono.
Hermione
nel mentre, fu soccorsa da una preoccupata
e pallida Ginny che guardava schifa la scena.
Suo
fratello si dibatteva, cercando di svincolarsi dalla
presa di due uomini per poter nuovamente prendersi a pugni con Malfoy,
che per
la prima volta Ginny vide umano.
-schifoso!-
urlava. –sei un lurido bastardo. Solo così
la puoi avere fallito, sei un fallito Weasley-.
-Cosa
è successo?-chiese infine la rossa e Hermione
non riuscì nemmeno a parlare, guardò
l’amica e scoppiò in un pianto inconsolabile
tra le braccia di Ginny.
Lady
Narcissa ,accorse subito, offrì uno scialle e
accompagnò la ex Grifondoro in una stanza del grande manor,
lasciando gli
uomini ancora a
discutere sull’accaduto.
|
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Capitolo 5 *** 5 ***
-5
Tra le sue braccia, la pace.
Hermione
era stata condotta in una delle grandi
stanze del Manor, una camera grande e spaziosa con tende di seta
morbida dai
colori tenui, un grande letto a baldacchino al centro, celato da
leggerissime
tende bianche come bianco era il piumino che lo ricopriva.
Sorretta
da Ginny, avanzò lentamente al suo interno,
il respiro era ancora agitato, le mani tremanti, gli occhi colmi di
lacrime.
La
sua amica, l’aveva condotta nel bagno adiacente alla
stanza e aiutata a cambiarsi con degli abiti che Narcissa le aveva
offerto.
-Non
sono niente di che- aveva detto la Lady, -ma
sono comodi-, ammise la donna, Hermione, la guardò un attimo
ringraziandola con
lo sguardo.
Quando
finalmente le due amiche furono lasciate
sole, Ginny cercò di comprendere quello che era successo con
suo fratello nel
giardino dei Malfoy, dalle urla di sdegno di Draco non era riuscita a
intendere, anzi, non voleva crederci.
Ron,
suo fratello Ron non aveva potuto compiere quel
deprecabile gesto, nemmeno sotto imperio, nemmeno dopo una colossale
sbronza.
-Herm,
ti prego dimmi qualcosa? – chiese disperata
la rossa Weasley.
Hermione
invece si era come chiusa in se' stessa, la
sua mente si rifiutava di pensare, si era messa la lunga veste da
strega che Narcissa
Malfoy le aveva portato e si era distesa sul letto portando le gambe al
petto, rannicchiandosi
in posizione fetale.
Si
sentiva come una foglia, caduta dal ramo immersa
nel vortice di una tempesta, ma quello che più la faceva
star male e che non
riusciva a reagire.
Non sentiva
nulla, nemmeno la voce di Ginny le giungeva.
Solo
un brusio lontano, un brusio che non le
interessava.
Nella
sua mente non vi era altro che il ricordo dei
momenti che poco prima aveva vissuto.
Momenti
che doveva dimenticare, ma non ci riusciva.
Ricordava
il tanfo di alcol e sudore, le mani goffe,
viscide di Ron su di se.
Una
morsa allo stomaco, lo schifo di essere stata
quasi violentata da uno che credeva un amico, dall’uomo che
meno di un anno
prima era il suo fidanzato, dall’uomo che da adolescente
voleva come compagno
di vita.
Si
sentì sporca.
Era
colpa sua se era successo, era stata lei ad aver
dato a Ron fiducia.
Lei
ad averlo considerato ancora un amico.
Le
si mozzò il respiro quando sentì la porta della
stanza aprirsi di scatto. Sentì Ginny alzarsi in piedi e si
girò piano per
guardare due uomini che si guardavano con odio davanti al suo letto.
Un
biondo e un moro che mai sarebbero andati d’accordo,
nemmeno in quel momento quando lei aveva bisogno di loro dei suoi
miglior
amici, tanto diversi e tanto uguali.
-Hermione-
disse Harry –Devi dirmi cosa è successo-secco
e deciso era il tono del capo auror
-Potter,
te l’ho detto io cosa è successo. Lei...-
replicò Draco Malfoy digrignando i denti rabbioso nei
confronti del nemico di
sempre.
Harry
si girò sdegnato verso il Serpeverde.
-Smettetela!-
Urlò Ginny interrompendoli, lanciando
poi uno sguardo di rimprovero al marito e uno schifato a Malfoy.
-Ginny!
tu non sai cosa ha insinuato- si giustificò
il marito, mentre Ginny si era come bloccata a osservare il biondo ex
Serpeverde.
Draco
le sembrò strano, era da molto che non lo
vedeva, forse tre anni. Certo tutti chiacchieravano su di lui anche se
da
quanto aveva saputo, non lavorava a Londra.
Le
sue conquiste, le donne, che
passavano nel suo letto arricchivano ogni giorno di dettagli sulle sue
doti
amatorie le pagine della Gazzetta del Profeta. Si era stupita, quando
conobbe Narcissa,
la sua classe era assoluta e pensare che da quella donna fosse nato un
tale essere
le faceva drizzare i capelli.
-Draco-
disse impercettibilmente Hermione e lui
attirato a lei come una calamita ridusse le distanze arrivando alla
donna che
ora lo guardava con gli occhi colmi di lacrime.
Harry
e Ginny assistettero alla scena stupiti.
Impossibile
era un sogno, un incubo, pensava Harry mentre la sua migliore amica
guardava
Malfoy come se fosse l’unico sulla terra.
Draco
si sedette sul letto, non riusciva a toccarla
per paura che si spezzasse, ora la coraggiosa e inflessibile Hermione
Granger
non esisteva. Quella davanti a lui era una ragazza impaurita, una donna
che lui
amava più di se stesso e che aveva rischiato di perdere.
-Scusami-
disse sussurrando a fil di labbra.
-Ero
talmente offeso con te da non essermi nemmeno
reso conto che ti aveva seguito. Se ti avesse...- cercò di
dire Draco ma le
parole gli morirono in bocca. Hermione aveva posato una mano su essa e
l’aveva
azzittito.
-Non
voglio sentire niente. Voglio dimenticare
tutto- rispose, appoggiando la testa al petto di Draco che pian piano
prese ad
accarezzarle i capelli.
Tra
le sue braccia si sentì nuovamente bene, erano
accoglienti, calde. Poteva sentire il suo cuore battere, il suo
profumo,
sandalo e menta, aveva la particolarità di
rasserenarla.
Solo
vicino a Draco si
sentiva bene, ma non volle pensarci, non volle indugiare ancora su quel
sentimento che la legava al biondo amico. In quel momento voleva solo
dimenticare
tutto, tra le sue braccia ci sarebbe riuscita almeno quella notte, ma
sapeva
che purtroppo quella ferita sarebbe stata indelebile sulla sua pelle
come
quella maledizione che tempo prima una donna crudele le aveva inferto.
Si
era addormentata, cullata da quel profumo e dalle
sue carezze lui l’aveva adagiata sui comodi guanciali del
letto a baldacchino e
coperta con un morbido piumino e poi era uscito seguito da Harry e
Ginny che lo
guardavano con occhi indagatori.
-Che
volete? – disse stizzito Draco, facendo sobbalzare
Ginny.
-L’unica
cosa che dovevate fare era tenere quell’insetto
lontano da lei e non ci siete riusciti-.
-Che
cosa c’è tra voi?- Harry lo guardava con rabbia
e senza indugiare oltre aveva chiesto spiegazioni, quel tarlo ronzava
da troppe
ore nella sua testa, doveva avere una risposta e pregò,
pregò di non sentirlo
pronunciare quelle cinque parole.
-Non
vedo come possa interessarti cosa c’è tra me e
la Granger – disse secco volgendo ora le spalle ai due.
-Malfoy!-
Urlò Harry brandendo ora la bacchetta.
-Dimmelo-
intimò ancora l'auror
Draco
rise ma non si girò, sentiva che dietro di lui
Potter impugnava la bacchetta ma non se ne curò,
s’incamminò lentamente con la
sua solita camminata verso le sue stanze e giunto alla porta si
girò verso i
due ex grifondoro.
-Amici
Potter, siamo amici e no, non me la porto a
letto. Solo insinuare questo fa capire quanto poco la conosci e
rispetti –
disse il biondo entrando poi nella sua stanza chiedendo con un tonfo
secco la
porta.
SPAZIO AUTRICE
( O PRESUNTA TALE AH AH AH)
CAPITOLO BREVE, FORSE TROPPO, MA SENCONDO
ME CARICO DI SIGNIFICATI.
HERMIONE VIENE CONDOTTA NELLA STANZA CHE
NARCISSA A ALLESTITO PER LEI, SI PRENDE CURA DELL'AMICA CERCA DI SAPERE
DALLA SUA BOCCA COSA è SUCCESSO, MA QUESTA SI CHIUDE A
RICCIO, FINO A QUANDO DRACO NON ARRIVA è IN UN LIMBO. SI DA
LA COLPA PER LA VIOLENZA SUBITA.
POI TRA LE SUA BRACCIA PER POCO TROVA LA
PACE.
SAPPIAMO TUTTI CHE QUESTO RAPPORTO
è AL LIMITE NON è SOLO AMICIZIA ...
|
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Capitolo 6 *** 6 ***
6-
Amici, solo amici.
Quella
notte Draco Malfoy non riuscì a chiudere
occhio, avrebbe voluto dormire con lei, tenerla tra le braccia,
stingerla.
Aveva
desistito per paura, la sua solita paura.
Paura
di rivelare con i suoi gesti molto più di
quello che voleva far credere.
Amici.
Solo amici. Siamo solo amici.
L’aveva
detto cosi tante volte da iniziare a
crederlo anche lui.
Daphne
aveva riso divertita con la sua solita risata
allegra.
Blaise
l’aveva ascoltato scuotendo il capo, Theo era
stato zitto come sempre e sua madre...rise Draco.
Sua
madre aveva obbiettato, l’unica che aveva
replicato alla stupida affermazione.
-Nascondere
i sentimenti non ha mai portato a niente
di buono, credevo che avessi compreso qualcosa dagli errori del
passato-.
Cosi
li aveva detto.
Per
lei era facile, sì era risposto Draco, lei non
si rende conto di cosa vuol dire rivelare a una donna, come Hermione
quello che
provi per lei.
Significava
perderla per sempre.
Perderla.
Lui non voleva perderla e quello era il
suo unico modo per starle accanto.
Amici,
siamo solo amici.
Quello,
era il suo mantra da un anno.
Amici
anche se nel suo petto il cuore batteva ogni
volta che le stava accanto, ogni suo sorriso provocava un brivido, ogni
sua
carezza risvegliava i sensi.
Pulsioni
che poi era costretto a scaricare con altre
di cui non gli importava, donne da una notte come Pansy.
Alle
sette della mattina, con i nervi ancora in
allerta e un senso di ostruzione nello sterno, si alzò
regalandosi un
distensivo bagno.
Rimase
in ammollo nell’acqua calda per più di
un’ora,
nemmeno quando era piccolo, rimaneva così tanto. Anche
lì, la sua mente vagò
senza sosta.
Non
riusciva a dimenticare nulla della notte
passata, non riusciva a sopportare che Ron Weasley le avesse messo le
mani
sopra, violandola.
Non
riusciva ad accettare che il tutto fosse
successo a casa sua, sotto i suoi occhi, lui, accecato dalla gelosia,
dallo
stupido rancore, non aveva chiesto spiegazioni, non l’aveva
seguita, si era
disinteressato.
Dovevano
chiarirsi, invece, le aveva mostrato che
anche senza di lei si stava divertendo, fingendo.
Aveva
notato che il rosso Weasley, non le aveva
tolto gli occhi di dosso. L’aveva visto bere: Uno, due, tre
bicchieri e quando
l’aveva seguita, non si era mosso.
Solo
dopo mezz’ora, quando nessuno dei due rientrava,
si era preoccupato.
Era
colpa sua.
Sì,
era colpa sua, non l’aveva protetta, non aveva
fatto l’amico.
Era
offeso, geloso, poiché aveva preferito andare al
galà con i Potter che con lui era stato messo da parte.
Erano
amici solo lontano da Londra, amici.
Lui
non era suo amico, le amiche non si desiderano,
le amiche non si sognano la notte, le amiche non si vogliono baciare,
le amiche
non si amano.
***
Un
leggero toc toc alla porta la ridestò dal sonno.
-Avanti-
disse piano quasi in un sussurro. Sentì la
porta , aprirsi piano e dei passi leggeri avvicinarsi al suo letto.
Ginny
era li davanti alle leggere tende bianche che
celavano il suo corpo che stava ancora disteso nel letto a baldacchino.
-Sei
sveglia- chiese dolcemente l’amica.
-Si-
rispose finalmente Hermione sedendosi sul
letto, portando la schiena a combaciare con la spalliera del letto.
-Che
ore sono?-chiese infine.
-Le
otto- rispose Ginny scostando la tenda e
sedendosi sopra il soffice letto. –Harry, vorrebbe
parlarti-disse ancora la
donna.
Hermione
sollevò leggermente il viso incontrando gli
occhi castani dell’amica.
-Non
ho alcuna intenzione di parlare di quello che è
successo- la sua voce era dura, nessun’emozione, nemmeno
più una lacrima.
Ginny
aprì un poco la bocca pronta a replicare, ma
venne interrotta.
-Principessa-
disse una voce proveniente dalla porta
della stanza che Ginny aveva scordato di chiudere.
-Buongiorno!
Ecco a voi una ricca colazione come
piace a lei- concluse Draco Malfoy, avanzando lentamente verso il letto
dal
quale Hermione gli regalava uno dei sorrisi più belli che
Ginny le aveva mai
visto fare.
Amici
si ripeteva la rossa, sono amici. Possibile
che siano solo questo, possibile che Malfoy sia cambiato
così tanto da
conquistare la sua fiducia.
L’uomo
ignorandola, fece il giro del letto e posò
sul grembo di Hermione il vassoio.
-I
croissant- disse euforica Hermione.
-Ho
mandato un elfo a prendere i tuoi preferiti da
Jean Pierre- enunciò con un sorriso soddisfatto il biondo
padrone di casa.
-Tranquilla!-
disse subito dopo. –ha lasciato i
soldi sul bancone -.
Hermione
sorrise divertita.
-Grazie-
rispose poi.
-Prego-
replicò il biondo baciandole la fronte e
uscendo subito dopo.
***
Dopo
aver fatto colazione, Hermione, si riassestò,
regalandosi una energizzante doccia, poi scese a ringraziare Narcissa
per le
cure che le aveva dato la notte
prima. Rimase
sorpresa nel vedere, seduta nella grande tavolata, oltre che alla
padrona di casa
e suo figlio Draco , Harry e Blaise Zabini.
Quando
l’ex Grifondoro entrò nella sala tutti
stettero zitti, ma dai visi cruciati si
intuiva perfettamente che i toni della discussione appena interrotta da
Hermione
erano accesi.
-Cara-
disse Narcissa alzandosi e venendole
incontro. Hermione rimase spiazzata nel sentire le braccia della Lady
stringerla
con fare materno, s’irrigidì un secondo, poi si
lasciò stringere dalla donna.
Quando
la donna sciolse l’abbracciò sorrise.
-Grazie
per tutto- le disse successivamente.
Narcissa
le donò una carezza senza replicare,
invitandola a sedersi alla tavola.
Guardò
Draco seduto a capotavola, poi Harry
lontanissimo dal biondo e Blaise Zabini alla destra del padrone di
casa, di
fronte a Narcissa.
Decise
quindi si sedersi accanto al Legismago che la
guardò un secondo salutandola con un cenno del capo.
-Hermione-
disse a un tratto Harry appena la ragazza
si era seduta.
-Zabini-
disse con una smorfia disgustata il suo
amico Harry.
-Insiste
sul fatto che dovresti fare denuncia, per
quello che...-
Hermione
guardò Harry e poi Blaise che ricambiò il
suo sguardo.
-Io
penso- aggiunse ancora l’auror che non vi è
nulla da denunciare.
Draco
strinse i pugni e sua madre gli passò
delicatamente una mano sul braccio, per rasserenarlo.
-Questi
sono problemi miei-disse infine la Granger,
alzandosi in piedi.
-Grazie
ancora Signora Malfoy-continuò rivolgendosi
alla donna.
-Dove
stai andando?- Chiese preoccupata Ginny.
-A
casa mia- rispose Hermione guardando l’amica.
-Ti
accompagno?- disse Draco alzandosi talmente in
fretta da far oscillare la sedia che cadde provocando un rumore sordo.
-Malfoy,
non essere ridicolo-. Lo canzonò Harry. –Tu!
non ci fai un bel niente nel mondo dei babbani e Jane non
sarà certo felice di
vedere la tua faccia. Sai,- disse ancora l’auror -sa quello
che le hai fatto
quando eravamo a scuola-.
-Harry!-
urlò stizzita Hermione.
-Quello
che pensa mia madre su Draco non sono
problemi tuoi- disse la ragazza.
-E
per essere precisi, per me casa, vuol dire
Parigi. Quindi, accetto Draco-. Concluse girando le spalle
all’amico di sempre
e a sua moglie Ginny che la guardavano increduli.
-Non
denuncio Ron perché era ubriaco e non voglio distruggergli
la vita- aggiunse – Però, non voglio vederlo mai
più- concluse e con due passi
raggiunse Draco e con lui si smaterializzò.
***
Arrivare
a Parigi dopo averla lasciata da soli tre
giorni la stranì, era rientrata per il Natale e questo non
era nemmeno arrivato
che già si ritrovava nella capitale Francese.
-Dovrei
parlare con mia madre- disse piano
staccandosi piano dall’abbraccio di Draco che
l’aveva stretta nella
smaterializzazione congiunta.
Amici
solo amici, ma sentiva il bisogno di stare
ancora attaccata a lui, sentire il suo profumo, il calore del suo
abbraccio.
Al
tempo stesso, doveva scappare, allontanarsi.
Amici,
sono amici si ripeteva Hermione.
-Se
vuoi, possiamo organizzare una passaporta e
passare il Natale qui tutti insieme-. Disse Il biondo Malfoy.
Hermione
sollevò lo sguardo perplessa per
quell’affermazione.
-Tu,
ritorni a Londra. Tua madre è sola Draco e non
la priverò della tua presenza. Non voglio sentire ragioni-
aggiunse la donna con
il suo solito cipiglio deciso a cui nessuno sapeva rispondere.
Ora-
disse, -chiamo mia madre e le spiego un po’. Se
vuole venire allestiamo una passaporta...-.
-Non
ti lascio qui sola- disse Draco.
-So
badare a me, Malfoy-replicò stizzita
-Posso
dissentire su questo punto-rispose secco il
biondo ex Serpeverde.
Hermione
lo guardò truce e lui rispose.
-Gli
amici stanno vicini, si sostengono e tu hai
bisogno di sostegno. Io voglio stare con te mia madre
capirà-.
-Non
ho bisogno di essere compatita Draco-urlò Hermione.
-Non
ti sto compatendo, io...-replicò Draco
-Tu,
Harry, Ginny. Mi state tutti addosso. Io non
respiro, tutti pensate cosa è bene per me, pensate per me
perché siete convinti
io non possa più farlo. Ieri non è successo
niente-urlò perdendo quasi il
fiato.
Draco
era livido, perché negava l’evidenza.
Perché non
lo voleva.
Perché
si era innamorato della sua amica. Perché lo
considerava solo un amico.
-Se
veramente mi vuoi bene, passa il Natale con tua
madre- disse donandoli un bacio sulla guancia e invitandolo senza mezzi
termini
a rientrare a Londra.
Lontano
da te soffrirò, ma vicino a te soffro il
doppio, amici solo amici , pensò Hermione ancora una volta
dopo esservi
staccata da lui.
Sorrise,
fingendo tranquillità.
Cercò
così, di sembrare a Draco, sicura per
decisione presa.
-Starò
bene, -disse ancora, -Ora vai-gli intimò
Hermione.
L’uomo
la guardò un attimo.
-Ti
voglio bene- disse prima di smaterializzarsi.
Hermione
rimase spiazzata era la prima volta che
Draco Malfoy dava voce al sentimento che provava per lei.
Bene,
lui le voleva bene, mentre lei cosa provava
per quel ragazzo?
Lei,
lo sapeva benissimo, provava qualcosa di più
forte, lei lo amava.
Amici,
solo amici.
SPAZIO AUTRICE.
SALVE MIE CARE, COME VA?
SPERO BENE.
ECCO A VOI ENNESSIMO
CAPITOLO, SPERO VI PIACCIA.
UN BACIO.
|
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Capitolo 7 *** 7 ***
7-
Primo passo.
Era
rimasta ferma a fissare il punto in cui era
scomparso. Il suo profumo rimase ancora nell’aria per alcuni
minuti.
Minuti
preziosi.
Quanto
tempo sarebbe passato prima che quell’aroma
invadesse nuovamente le sue narici, rasserenandola.
Una
settimana, forse più.
Fiutò
l’aria fino a quando il tutto fu evaporato,
dopodiché
si decise a chiamare sua madre Jane per spiegarle il cambiamento di
programma.
La
conversazione fu alquanto stressante per Hermione,
avrebbe dovuto dirle la verità su quello che era successo ma
non ne ebbe il
coraggio.
Le
parole le morirono in gola.
-Si
mamma, è stata una cosa improvvisa sono dovuta rientrare
d’urgenza a Parigi. Una grana che solo io potevo risolvere-
disse invece.
-Spero
di liberarmi per capodanno ma non ne sono
certa , mi hanno detto che mi pagheranno per il disturbo- aggiunse.
Quando
la telefonata fu terminata, la stanchezza per
quella mezz’ora di menzogne l’aveva spossata, si
concesse un bagno caldo e si mise
a letto.
Chiuse
le persiane, quando ancora il sole era alto, tirò
le tende e spense la luce.
Prima
però, si mise la camicia da notte, quella
azzurra che le aveva regalato Draco per il suo compleanno. Era in seta
con del
pizzo nero sia sulla scollatura, sia nel fondo e arrivava a
metà gamba.
Sexy,
notevolmente sexy.
S’era
imbarazzata quando aveva aperto il pacco,
trovando quell’indumento intimo. Certo, avevano
più volte domito nello stesso
letto, senza alcuna malizia, lui l’aveva presa più
volte in giro per i suoi pigiami
in pile al limite della decenza, ma non avrebbe mai immaginato che un
giorno le
avrebbe regalato un indumento tanto sexy.
All’improvviso,
si ricordò le parole del biondo.
-Se
non ti piace , la riporto. Forse, avrei dovuto
prenderti un libro o un profumo-. Si scusò quella volta.
Lei
in quel momento sorrise , proprio come stava
facendo ora davanti allo specchio, indossando quella camicia da notte.
-è
molto bello la indosserò quando vorrò ammaliare
un uomo- Draco rimase sorpreso.
-Indossala
per te non per gli uomini, non hai bisogno di questi mezzucci. Hai ben
altro
per conquistarli. Tu! Hai il cervello- disse Draco e quello fu uno dei
complimenti
più belli che le fece.
Così
si sfilò l’accappatoio in spugna col quale si
era asciugata e si infilò la camicia da notte in seta.
Questa scivolò leggera
sul suo corpo, era come un leggero velo, rabbrividì un
attimo ma desistette dal
cambiarsi. Quello, era un modo stupido per sentirlo vicino e
sfidò il gelo pur
di aver quella sensazione sulla pelle.
L’unico
modo per aver Draco con lei quella notte.
***
Si
girò più volte nel letto, senza mai trovare una
posizione comoda.
Sua
madre l’aveva ripreso per essere rientrato a
casa senza combattere con Hermione.
-L’hai
abbandonata da sola a Parigi- aveva detto sua
madre Narcissa e lui non era riuscito a replicare, sapeva che aveva
ragione.
Dirle
che la Granger aveva usato lei per farlo ritornare
a Londra non avrebbe portato a nulla. Sua madre come Hermione ,del
resto, erano
le uniche due donne che riuscivano ad azzittirlo.
Forse
per questo le amava, incondizionatamente.
Si
sedette nel letto e poi si alzò, non era riuscito
a riposare e si sentiva più stanco di quanto si era sdraiato
la notte prima.
Guardò
l’orologio che aveva poggiato sul comodino, questo,
segnava le tre della mattina.
Era
presto, ma non sapeva che fare ancora disteso a
letto, quindi si alzò, si lavò e si
vestì.
Uscì
dalla sua stanza per sgranchirsi le gambe e poi
fu un lampo, un’idea improvvisa.
Si
smaterializzo nuovamente a Parigi, lo sforzo per
non aver riposato lo fece vacillare ma non cadde.
Rimase
un attimo fermo per riprendere fiato e poi
con passo leggero raggiunse la sua stanza.
Era
chiusa ma questo non lo sorprese.
Aprì
piano, cercando in tutti i modi di non fare
rumore, ma la porta cigolò.
-Lumos-
urlò Hermione e si ritrovò in un secondo con
la sua bacchetta premuta con forza sulla giugulare.
-Draco-
disse poi sgranando gli occhi Hermione.
-Già-ribatté
con difficoltà il biondo che a mala
pena riusciva a parlare.
-Scusa
– disse la donna abbassando la bacchetta.
-Cosa
ci fai? Chiese ancora osservandolo perplessa.
-Volevo
...-cercò di ribattere il biondo ex
Serpeverde
-Volevi?-
ripeté Hermione assottigliando lo sguardo.
Draco
cercava disperatamente un’idea, una frase ,
una scusa per essere piombato lì nel bel mezzo della notte
poi il suo sguardo
fu catturato dal corpo mezzo nudo della donna davanti a lui.
Rimase
senza fiato, aveva messo la sua camicia da
notte.
Deglutì
sonoramente mentre i suoi occhi argentei
percorrevano il corpo armonioso di Hermione.
-Sei
bellissima- disse vergognandosi un secondo dopo
aver pronunciato quella frase. La vide indietreggiare e agguantare la
vestaglia
e coprirsi.
Aveva
paura di lui? Draco rabbrividì al solo
pensiero e si sentì mancare l’aria.
Uscì quasi di corsa dalla stanza, mettendo
un po’ di distanza tra lui e la donna.
Doveva
calmarsi, doveva pensare ad altro, doveva
raffreddare i suoi bollenti spiriti.
-Non
mi hai risposto?- disse Hermione ora alle
spalle del biondo.
-Cosa
sei venuto a fare?-chiese ancora la Granger.
-Niente-
rispose Draco- volevo sapere se stavi bene.
Vado via subito, non vorrei disturbarti oltre-aggiunse infine.
Hermione
lo superò e si diresse in cucina.
-Lo
vuoi il caffè?-chiese. Draco guardò
l’orologio
babbano appeso al muro della piccola stanza.
Erano
le quattro della mattina.
-Si-
rispose , -grazie –aggiunse infine sedendosi
sulla sedia davanti al bancone nel quale erano disposti tutti quegli
strani
utensili babbani che Hermione amava tanto.
La
donna ci mise un attimo, inserì una piccolo
bussolotto, che la riccia chiamava cialda, spinse una levetta e il
gioco era
fatto.
Il
caffè scendeva piano nelle tazzine, l’aroma invase
la piccola stanza. Bevettero in silenzio senza mai sollevare lo sguardo
uno
sull’altro.
Stavano
evitando di parlarsi e guardarsi, entrambi
sentivano una strana morsa nel petto.
Draco
combatteva con se stesso per non mandare al
diavolo due anni d’amicizia, non sapeva fino a quanto ancora
sarebbe riuscito a
resistere .
-Rimani
qui?- chiese Hermione poggiando la tazzina
sul piano di marmo. Quella fu l’ultima cosa che disse prima
che le labbra di Draco
si posassero sulle sue calde e carnose.
***
Fu
un bacio lungo,
esigente.
Un
bacio che da troppo
tempo entrambi desideravano donare e ricevere dall’altro.
Il
respirò mozzo, il
cuore palpitante e le lingue intrecciate.
In quel momento nulla era
importante, quello
che erano e che stavano buttando all’aria non importava. Per
Draco esisteva
solo la bocca carnosa di Hermione e per Hermione esisteva solo le
morbide
labbra di Draco, il suo profumo e il suo calore.
Desiderio,
passione,
questo sprigionavano, questo era ciò che da troppo tempo
avevano cercato di
nascondere invano.
Si
staccarono per poco,
giusto il tempo necessario per incamerare aria,
si
guardarono appena,
prima di rituffarsi uno nelle braccia dell’altro,
congiungendo ancora le loro
labbra più e più volte.
I
baci bollenti, durano
fino alle prime luci dell’alba. Non si spinsero oltre, per
paura e codardia ma
anche così l’indomani mattina anche solo guardarsi
in viso fu imbarazzante.
|
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Capitolo 8 *** 8 ***
8-
Secondo passo: La negazione.
I
raggi del sole mattutino filtravano dalle persiane
di legno della cucina, illuminando appena la stanza, Draco e Hermione
erano lì,
seduti sul divano.
Immobili.
Nessuno
dei due parlava, solo il loro respiro si udiva
intervallato dal ticchettio dell’orologio della parete.
Silenzio.
Hermione
si staccò dal petto del biondo, dove per un
tempo incalcolabile si era poggiata e poi si alzò.
Separazione.
Percorse
la stanza senza far rumore, fluttuava quasi
sulle lastre di marmo che ricoprivano il pavimento della cucina. Si
strinse
ancora la vestaglia, nascondendo per quello che poteva il suo corpo.
Era
il giorno della vigilia di Natale, il piccolo
albero che aveva fatto prima di partire per Londra non smetteva di
ricordarle
che presto tutte le famiglie magiche e non, si sarebbero riunite per
festeggiare la santa ricorrenza.
Tristezza
e una morsa nello stomaco la fece parlare:
-Quello
che è successo, è stato un enorme sbaglio.
Torna a Londra e dimentica tutto-
Lo
disse piano, sussurrò, tenendosi con una mano nel
battente della porta senza girarsi verso Draco, che sapeva, la stava
guardando.
-Hermione-
pronunciò il ragazzo.
-Quando,
esco, non voglio trovarti qui- aggiunse
Hermione raggiungendo poi con due passi veloci il bagno.
La
negazione di tutto.
La
negazione di quello che erano stati per una sola
notte.
Chiusasi
la porta alle spalle, riprese a respirare
affannosamente.
Non osò
guardarsi allo specchio, per paura di vacillare difronte al suo
riflesso, ai
suoi occhi che senza dubbio l’avrebbero messa di fronte
all’evidenza.
Avrebbero
mostrato il dolore per separarsi da lui.
Si
vergognò per quello che aveva fatto a se stessa.
Si
vergognò del poco coraggio dimostrato.
Si vergognò
per aver rinunciato all’amore, quello vero, quello che non
aveva mai provato
per nessuno tranne che per lui.
Draco.
Il suo amico Draco.
Doveva
sforzarsi, doveva scacciare quell’emozione
dal suo cuore. Doveva annullare quelle pulsioni.
Doveva
sforzarsi di cancellare ogni sensazione.
Rinunciava
all’amore di Draco, convinta di poter
avere ancora la sua amicizia.
Illusa.
Quella
notte avevano distrutto tutto quello che in
due anni erano riusciti a costruire.
***
Non
era riuscito a dire mezza parola, era stato
fermo, zitto, aveva assecondato la sua stupida idea e se
n’era andato come un
coniglio, con la coda tra le gambe.
Codardo.
Era
diventato un debole, non aveva urlato, non era
riuscito nemmeno a replicare alla sua affermazione.
Aveva abbassato
il capo e aveva eseguito al suo volere.
Dimenticare,
doveva dimenticare la sensazione
sublime di sfiorare le sue labbra, di sfiorare il suo viso.
Dimenticare
quello che provava, quello che sentiva
per Hermione, dimenticare di amarla.
Stava
impazzendo d’amore per lei ma
l’assecondò,
ancora una volta quella sera fece quello che le aveva chiesto, senza
replicare.
Senza
porre condizioni.
Solo
lei riusciva a fargli fare quello che voleva,
solo per lei deponeva le armi e la sua bastardaggine ed eseguiva gli
ordini
senza fiatare.
Con
tutti era sempre il solito stronzo, il bastardo
Malfoy, il serpeverde che aggira gli ostacoli, che affossa gli altri
per salvaguardare
se stesso.
Lei
lo rendeva mansueto, lo rendeva un uomo come tanti, lo rendeva
umano e fragile.
Aveva
deciso per entrambi.
Aveva,
con una frase messo un velo su’ quello che era
successo.
Fino
a quando però sarebbero riusciti a sostenere
quegli avvenimenti.
Negare
i baci di quella notte, era impossibile quando si
sognava, si bramava di perdersi su quel corpo sinuoso.
Quando
si desiderava ardentemente inebriarsi del
calore che solo lei sapeva donargli.
Con un violento pugno al muro cercò di stemperare
la rabbia, ma questa era impossibile da stemperare.
Era
come in un limbo senza nessuna via di fuga.
In
trappola.
Se
solo avesse fatto un passo l’avrebbe persa.
Amore
o amicizia ormai combaciavano e se si fosse
ancora spinto oltre a lei.
Lo
sapeva bene Draco sarebbe sparita per sempre
dalla sua vita.
La
negazione, era veramente l’unica via da
percorrere per rimanere aggrappato a quell’unione
importantissima.
L’unica
che
riuscisse a farlo andare avanti, l’unica che donava un
sorriso a biondo Draco Malfoy.
|
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Capitolo 9 *** 9 ***
9-
Eclissi di cuore.
****
Ogni
tanto sto da sola e sono sicura che non
mi ritroverai
Ogni
tanto sono stanca di riascoltarmi mentre
piango la mia infelicità
Ogni
tanto guardo indietro e scopro come il
meglio di questi anni sia passato di già
Ogni
tanto tremo di paura ma poi nei tuo occhi
sento quello che sei .
****
L’aveva
sentito smaterializzarsi, dopo
poco che era entrata in bagno. Draco, se n’era andato.
Ora
si sentiva stanca, le forze la
stavano abbandonando.
Scivolò
giù nel pavimento e pianse
portando le mani sul viso, coprendolo.
L’aveva
mandato via, per l’ennesima
volta.
Aveva
fatto vincere la ragione,
relegando il suo cuore in un piccolo spazio, si era privata della sua
presenza
quando più ne aveva bisogno.
Quando
finalmente l’aveva stretta tra le
braccia regalandogli qualcosa di magico e insperato, lei,
l’aveva cacciato per
paura di spingersi verso qualcosa che non sarebbe più
riuscita a fermare.
Per
paura di regalarsi un attimo di
paradiso prima che l’inferno li avvolgesse entrambi.
Prima
che si trovassero di fronte a
qualcosa più grande di loro, qualcosa cui fosse difficile
tornare indietro.
È
stata solo compassione diceva la sua
mente.
Quello
che è successo non conta nulla,
per lui, sei una delle tante. È stato solo uno stupido bacio.
Un
bacio emozionante e intenso, un
sogno.
Non
puoi competere, non ne sei
all’altezza ripeteva la sua mente riportandola alla
realtà.
Le
donne che li stanno intorno sono, belle,
con un corpo e portamento elegante, sono disinibite e soprattutto con
il sangue
puro.
Non
sarai mai nulla per lui che
un’amica.
La
sua confidente.
Aveva
così, dato un nome a quello che
era successo quella notte di fine dicembre.
Si
era fatta prendere dalla paura, aveva
deposto le armi, non aveva nemmeno provato a combattere per vincere il
suo
cuore.
Semplicemente
si era arresa, preferendo
essergli amica che nulla.
****
Tempo
fa speravo in una storia con te
Ed
ora è solo un'assurdità
Se
non ci pensi tu
Eclissi
del cuore sarà
****
Si
era sollevata da freddo pavimento
dopo tempo immemorabile, non seppe nemmeno com’era riuscita
ad arrivare in
cucina.
Osservò
un attimo il divano in cui la
notte prima era stata tra le braccia di Draco, socchiuse gli occhi e si
abbandonò
nuovamente ai ricordi.
Un
brivido scese lungo la schiena.
Una
lacrima accompagnò i suoi pensieri.
La
morsa della solitudine s’impadroniva
di lei.
Sarebbe
stata sola la vigilia di Natale.
Ricordò
all’improvviso quello che l’anno
prima Draco fece per lei. Ricordò la cena che organizzo con
i suoi genitori e
alcuni colleghi, ricordò Blaise Zabini che cercava in tutti
i modi di portarsi
a letto la segretaria di Draco, sua madre ridere divertita alle battute
di
Draco e ora guardandosi intorno si sentì veramente sola.
Se
l’era cercata, si disse infine
avviandosi silenziosamente nella sua stanza.
Non
erano nemmeno le dieci della mattina
e lei si rimetteva a letto come una malata. Lei, infondo, era malata
almeno il
suo cuore lo era.
Il
mal d’amore è una malattia gravissima
e lei ne era affetta.
Si
butto nel letto e la sua mente vagò
nei ricordi ancora, ancora e ancora.
Ricordò
la prima volta che dormirono insieme,
nessuna malizia ci fu quel giorno, anzi , lui riuscì
nell’intento di farla star
bene.
Normalmente,
quando dormiva con un uomo
la mattina seguente, si sentiva in imbarazzo, fuori posto, sotto esame.
Lui,
invece la fece stare bene. Nemmeno Ron che era il suo fidanzato,
all’epoca la
faceva stare cosi e si trovò a pensare cosa sarebbe successo
se il rosso
Weasley fosse mai venuta a sapere della sua amicizia con Draco e di
quelle
nottate passate a raccontarsi mille segreti e tante avventure. Questi
momenti
li avevano avvicinati, fatti conoscere nel profondo.
Rise
il giorno in cui Draco le raccontò
della faccia perplessa di Pansy Parkinson, quando lui le
raccontò che erano
diventati amici. Rise meno quando si trovò la moretta
agguerrita davanti al suo
ufficio al ministero e ci volle l’intervento di Daphne
Greengrass affinché la
mora si calmasse e togliesse le tende.
Draco
le disse semplicemente che Pansy
era gelosa di lei e Hermione non riuscì a capire.
Era
lei la donna con cui l’uomo passava
le notti, faceva l’amore lei che forse un giorno sarebbe
diventata la lady
Malfoy. Quanto si sbagliava Hermione. Fu Blaise Zabini a dirle
dell’enorme
cantonata presa.
-Pansy
è gelosa e in un certo senso le do
ragione- disse il moro ex Serpeverde. –da quando tu e Draco
siete diventati amici,
lui è stano. Prima pensava solo a se stesso ora è
si preoccupa per un altro e
come se avesse un gattino da accudire. Tu sei il suo gattino. Tu sei
speciale. Disse
il moro guardandola negli occhi fu uno sguardo strano.
-So’,
che avete dormito insieme- aggiunse
Zabini.
-Senza
fare sesso. Non è da Draco, un Malfoy prende
tutto da una donna tu per lui sei diversa- aveva detto così
il moro e Hermione
si trovò molte volte a fantasticare su questo ricacciando
però il tutto a sogni
irrealizzabili. Draco la vedeva come amica, le sue erano solo fantasie
e ora
che si erano baciati e che temeva di averlo perso anche come amico.
Ora
non si sentiva più speciale ora era una delle
tante, una che non l’avrebbe mai avuto come Pansy.
****
Era
rientrato al Manor e non si sorprese di trovare
sua madre e il suo miglior amico seduti nelle poltrone in pelle nera
del
salotto. Lì fermi a contemplare il cammino aspettavano il
suo ritorno.
-Avete
indetto una riunione straordinaria- disse avanzando
a passo elegante all’interno della sala.
-Draco-
disse lady Narcissa.
-Madre-
rispose il ragazzo di rimando.
-Dra-
aggiunse Blaise, guardandolo preoccupato.
Draco
non lo degnò di risposta e si diresse verso il
mobiletto degli alcolici.
-Non
vorrai bere di prima mattina?- disse sua madre
rimproverandolo.
-Bevo
per dimenticare- rispose.
-Cosa
è successo? Ha deciso che vuole stare sola e
tu come al solito non hai detto nulla e hai fatto come voleva lei- a
parlare
era stato Blaise. Draco nemmeno si girò verso il moro amico,
prese un bicchiere
e versò il liquido rosso. Il miglior vino elfico produzione
delle sue vigne in
Borgogna.
-Quello
che succede tra me e Hermione non sono
problemi tuoi- aggiunse prima di buttare giù con un solo
sorso tutto il
contenuto del bicchiere. Sua madre assottigliò gli occhi .
-Ti
sbagli, figliolo. Blaise è preoccupato per te e
anche io lo sono-
-Non
vi è nulla di cui preoccuparsi- disse Draco
mentendo.- Sta bene e l’ho lasciata riposare-.
-Lei
mente e anche tu- aggiunse Blaise sfidandolo.
-Blaise,
fatti i cazzi tuoi-.
-Draco!-
lo rimproverò sua madre.
-Lasci
stare Lady Narcissa, non è certo una sua
frase a far finire la nostra amicizia- aggiunse il moro Zabini.- Vorrei
solamente che suo figlio ritornasse ad essere il vecchio Draco quello
che si
prende quello che vuole-.
-Non
capisco dove vuoi arrivare- rispose ora
rabbioso il biondo Malfoy.
-Vorrei
vederti felice, Draco e lo sai bene che l’unico
modo per essere felice e prenderti ciò che vuoi- .
Narcissa
si girò un attimo prima verso Blaise e poi
verso suo figlio.
-Devi
solo farle capire che è importante e unica. Potresti
chiederle-disse sua madre sfiorando la vera che aveva al dito.
-State
vaneggiando- rispose secco guardando la donna
che stava ora in piedi accanto al camino in marmo bianco.
-Togliti
la maschera e dille quello che provi-aggiunse
il suo migliore amico Blaise.
-Non
sapete di cosa state parlando- rispose stizzito
Draco, stringendo il bicchiere di cristallo tra le mani.
-Lo
sappiamo benissimo. Anche un cieco vede quello
che provate uno per l’altro. Avete solo paura di quello che
possano dire gli
altri, paura di perdere.
L’amore
è una scommessa non si sa mai come finisce
ma si inizia perché non si può far a meno di chi
si ama. Buttati figlio mio, sì
finalmente felice e rendi quella ragazza felice.
Solo
tu puoi riuscirci, solo con te al suo fianco lo
sarà- disse infine Lady Narcissa prima di accarezzare un
braccio a Blaise e
avvicinarsi al figlio, donandoli un bacio sul capo. Uscì poi
dalla sala
lasciando i due amici a guardarsi storto.
-Aiutami
a conquistarla- disse infine Draco e Blaise
rise divertito.
Draco
Malfoy aveva scelto di iniziare a vivere, per Hermione
non ci sarebbe stata alcuna eclissi, il suo sole partiva alla sua
conquista.
Convincerla
della sincerità del sentimento, però sarebbe
stato arduo ma Draco era sempre stato caparbio.
Un Malfoy non
si arrende mai.
|
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Capitolo 10 *** 10 ***
10-Il
Natale secondo Draco Malfoy.
-Il
piano-
Un
ghigno soddisfatto si dipinse sul viso di Draco
Malfoy alle diciotto e mezzo della vigilia di Natale, sua madre aveva
portato
buone notizie dalla missione in cui era stata impiegata.
Ora
doveva aspettare Daphne per quell’altro
lavoretto e Theo Nott.
Quest’ultimo
lo raggiunse mezz’ora più tardi al
grande manor dei Malfoy.
Con
la solita camminata austera e rigida, il freddo
Nott si avvicinò all’amico d’infanzia.
-Ecco-,
disse consegnandoli un vecchio vaso rotto-
S’illuminerà
alle otto precise-disse Theo.
-Ti
ha chiesto qualcosa?- chiese il biondo osservato
attentamente gli occhi dell’amico.
-No,
gli ho detto che era una sorpresa Natalizia e
dopo che ho consegnato la lettera e ha controllato la firma non ha
fatto alcune
obiezioni-aggiunse il medimago.
Una
smorfia si dipinse sul viso di Draco, non disse
altro tenendo per se i suoi pensieri poco simpatici verso il Ministro
della
magia Inglese.
Alle
venti meno un quarto arrivarono tutti: Daphne Greengrass,
vestita un bell’abito in organza color blu notte porse una
scatolina al padrone
di casa, che la mise nel fodero della giacca senza batter ciglio.
Blaise Zabini,
accompagnò con disinvoltura, facendo le veci dei Malfoy,
altri tre ospiti: i
coniugi Potter e una biondina vestita con un carinissimo abito verde
mente.
Nott
li guardò un attimo, prima di volgere il suo
interesse alla bionda al loro fianco che si girò proprio in
quel momento verso
di lui, mostrando il volto sorridente di Luna Lovegood.
Il moro
freddo e calcolatore divenne in un lampo meno glaciale quando i suoi
occhi
verdi, incontrarono quelli azzurri della sua ex fidanzata.
Che
pessimo scherzo pensò Theodor Nott, opera senza
dubbio di uno dei suoi amici.
Guardò
Draco un secondo e il biondo alzò le sopracciglia
come per dire che lui non c’entrava nulla, Theo
osservò quindi Blaise che
divertito dall’altra estremità della stanza
osservava i due ex fidanzatini.
-Potter,
Weasley- disse Daphne rompendo quella
strana atmosfera.
-Greengrass-,
la salutò Ginny con tono freddo.
La
bionda ex Serpeverde rimase un po’ perplessa ma
non disse altro interrotta da una smaterializzazione congiunta. Le
ultime quattro
persone erano arrivate, era stata Narcissa Malfoy in persona ad averle
condotte
al Manor. Questi un po’ spaesate si guardavano intorno,
sorridendo radiose
quando incontrarono lo sguardo di Draco Malfoy.
-Benvenuti-
disse il biondo andando incontro a Jane
e Nicolas Granger e la madre di quest’ultimo la signora
Elisabeth. La nonna di
Hermione cui la ragazza era molto legata.
-Grazie
a te Draco- disse il signor Nicolas,
stringendo con vigore la mano del biondo.
-Quello
che hai in mente è una bellissima cosa-
aggiunse sua moglie Jane sorridendo al ragazzo per cui aveva un debole.
Anche
se sua figlia non faceva altro che ripeterle che erano solo amici, la
signora
Granger sperava che un giorno quei due testoni si sarebbero messi
insieme, sforandole
tanti bellissimi nipotini.
-Signora
Jane- disse sorpreso Harry, andando
incontro alla donna che sorrise e baciò sulle guance il
miglior amico della
figlia, anche Ginny fece lo stesso.
-Bene,
ora che ci siamo tutti- disse Draco.-
dobbiamo passare alla seconda fase. Vedete quel vaso rotto al centro
della
sala- tutti, si girarono all’unisono nella direzione che
Malfoy aveva indicato.
-Quella,
è la nostra passaporta verso casa di
Hermione. Sapete bene che è una sorpresa, lei non sa che
stiamo andando lì,
quindi mi raccomando fate silenzio-aggiunse il biondo Malfoy.
Alle
venti precise della sera il vaso s’illumino
tutti sfiorarono la vecchia e rotta porcellana e in un lampo venero
portati a
Parigi e precisamente nel piccolo appartamento di Hermione Granger, che
ignara
dormiva nel suo comodo e caldo letto.
***
Nel
silenzio più assoluto la cucina venne allargata
con la magia. Daphne, da brava arredatrice d’interni aveva
allestito la tavola.
Blaise
aveva chiamato i suoi camerieri rigorosamente
maghi e non elfi, per non innervosire la padrona di casa che ancora
portava
avanti la sua battaglia sui C.R.E.P.A.
Theo,
preso dall’imbarazzo, non era riuscito nemmeno
a spiccicare parola, cosa che fece arrossire Luna e indagare con
occhiate
eloquenti Ginny che era stata tenuta all’oscuro, come del
resto, tutto il mondo
magico, del legame che fino a un mese prima aveva legato Luna e Theo;
Questo,
si era interrotto per la gelosia di quest’ultimo nei
confronti di un collega
molto insistente di Luna. Collega con cui la bionda era partita per
un’escursione
naturalistica.
Quando
Draco arrivò con il catering del locale
preferito di Hermione, lì a Parigi , la seconda fase era
oramai finita.
Ora
toccava a Jane Granger iniziare la terza, quella
più difficile non farsi schiantare da Hermione versione
Banshee.
La
madre della strega, entrò piano nella stanza
della figli,a accese la luce e rimase sorpresa nel vedere Hermione
accucciata
sul letto avvolta nel piumino. Rimase ancora più sorpresa
quando notò lo strano
peluche che stringeva tra le braccia, un piccolo furetto bianco.
Sorrise
Jane, la sua ragazza era ancora una bambina
e quando dormiva, era così dolce, chissà se Draco
l’aveva mai vista dormire.
Sicuro si sarebbe innamorato all’istante, si trovò
a pensare Jane.
-Hermione-
la chiamò sua madre ritornando in se.
-Hermione
cara, su svegliati è quasi ora di cena-
disse Jane.
Hermione
si girò tra i morbidi guanciali stropicciandosi
gli occhi, si sentiva debole e spossata per il pianto e gli avvenimenti
della
mattina e si buttò come al solito il cuscino sulla testa.
-Su!
Dormigliona svegliati stiamo aspettando solo
te- aggiunse Jane.
Hermione
rimase spiazzata. Due erano le cose: o
stava sognando, cosa che le risultava difficile visto che sentiva il
cuscino
sul viso; o sua madre le stava veramente parlando a un palmo di naso.
La
Granger si alzò di scatto deviando per un soffio
la testa di sua madre e a occhi sgranati la guardò.
-Mamma!-
disse quasi urlando. –Cosa ci fai qui?-
chiese. –Vestita da gran sera Poi?- aggiunse Hermione notando
l’abito color
cobalto di sua madre che arrivava quasi a terra.
-è
la vigilia Hermione cara, anch’io ogni tanto
indosso l’abito buono- la rimbrottò sua madre.
Comunque,
ora vai a cambiarti che stiamo aspettando
tutti te- aggiunse Jane.
-Tutti?
Chi c’è scusa- chiese preoccupatissima
Hermione, cercando di carpire maggior informazioni possibili da sua
madre che
invece sorrise e uscì dalla stanza.
-Merda!-
disse tra i denti Hermione. – ci scommetto
tutto l’oro dei Malfoy che è opera di quel furetto
stronzo-aggiunse.
-Grazie,
per i complimenti Granger. Sempre gentile –enunciò
con la sua solita voce roca, che metteva i brividi.
Hermione
si girò di scatto guardando il biondo che
appoggiato con la schiena al montante della porta la osservava
dall’alto in
basso.
-Lavati
e vestiti, sono tutte in tiro questa sera-
aggiunse Draco.
-Perché?-
chiese Hermione guardandolo dritto negli
occhi.
-Perché
ti voglio bene e non avrei rinunciato a
stare con te questa sera. Sai che il Natale è la mia festa
preferita e voglio
attorno le persone che amo. Per te quest’anno ho fatto
un’eccezione- disse
ancora Draco e Hermione sbuffò.
-Ho
invitato Potter, ora non potrai dire che non ti
voglio bene- aggiunse.
-Metti
l’abito nella scatola- disse infine uscendo
dalla stanza.
Hermione
rimase spiazzata dall’uscita di Draco ma
non appena lui si chiuse la porta alle spalle, corse ad aprire la
scatola.
Si
sentiva un bambina, eccitata per la sorpresa del
regalo da scartare.
La scritta
Armani, l’aveva fatta sorridere.
Solo
lui sapeva quanto adorasse quello stilista
babbano, solo lui riusciva a stupirla ogni giorno di più.
Chiuse
gli occhi e sorrise ancora, come avrebbe
fatto a smettere di amarlo. Quella, sarebbe stata una vera impresa ma
ora non
era il momento di pensarci se non si fosse sbrigata sua madre , pur non
essendo
una strega, l’avrebbe schiantata.
***
Indossò
l’abito al ginocchio che Draco le aveva preso, era bianco e
completamente
ricoperto di perline che brillavano alla luce.
Aderiva
perfettamente al suo petto mettendo in
risalto il piccolo seno, mentre la gonna a ruota lo rendeva giovanile e
allegro.
Bella,
si sentiva bella, almeno dentro la sua
stanza. Con un colpo di bacchetta raccolse i capelli in un classico e
morbido
chignon, decise di truccarsi leggermente, solo un po’ di
mascara e un velo di
rossetto rosso, come dettava la moda parigina e finalmente decise di
uscire
dalla sua stanza, interrompendo in un attimo il chiacchiericcio che
fino a
quell’istante alleggiava nella sua cucina.
Hermione
sorrise imbarazzata quando vide la sua
umile e piccola dimora, invasa da tutta quella gente: I suoi genitori,
sua
nonna, i suoi amici Ginny e Harry che la guardavano estasiati, Daphne
accanto a
Blaise che alzò un calice al suo indirizzo, Luna che
sorrideva radiosa, anche Theo,
benché composto come suo solito le rivolse uno sguardo
gentile.
Quando
Hermione vide Narcissa accanto al figlio,
quasi sbiancò ma la donna, più lesta prese la
parola:
-Signorina
Granger, ci scusiamo per averle invaso
casa- disse la Lady,
-Spero che
questa sorpresa le faccia piacere- aggiunse.
-Io...-,
cercò di ribattere Hermione.
-Tesoro
devi ringraziare Draco per questo- la
interruppe sua madre e il cuore di Hermione esplose di gioia.
No,
non ci sarebbe mai riuscita, quel ragazzo era
ormai una parte importantissima della sua vita.
-Troppo
gentile Jane-, disse Draco, - ora è bene
accomodarci, non vorremo far sfreddare il cibo- disse indicando le
pietanze. Fu
in quel momento che Hermione non si trattenne e dalla sua bocca
benché fu un
flebile sussurro disse:
-Grazie-
e Draco sorrise come non aveva mai sorriso
prima, cosa che notarono tutti i presenti e che fece gioire due donne
che non
aspettavano altro che quei due testoni capissero che la loro amicizia
era ben
altro.
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Capitolo 11 *** 11 ***
11-Piccoli
passi alla conquista del tuo cuore.
I
Parte.
Dopo
aver salutato tutti, la padrona di casa invitò
i commensali a sedersi a tavola, lei stessa, diede il buon esempio e
decise seppur
a malincuore di mettersi lontano dal biondo.
Si
accomodò quindi, tra Ginny e Daphne ma sua madre
nel giro di un secondo stravolse tutto, invitando Draco e Blaise a
mettersi di
fronte alla due e Harry accanto a Draco. questa cosa, non fece per
nulla
piacere al salvatore del mondo, mentre il biondo sorvolò con
classe.
-Così
voi giovani, state tutti insieme- disse Jane,
scoccando uno sguardo complice a Narcissa che seduta a capotavola
osservava
divertita.
Daphne
sbuffò notevolmente, quando Blaise si sedette
di fronte, mentre Hermione si sentì in forte imbarazzo
quando sentì gli occhi
grigi di Draco su di sé.
Sorrise
però, sbalordendo il biondo che da quel
momento aveva occhi solo per lei.
Dopo
che tutti si accomodarono, i camerieri, gentilmente
offerti da Zabini, portarono le prime pietanze.
Tutte
le specialità più ricercate della cucina
Francese, di cui Hermione e Draco andavano pazzi.
Vi
era: La
quiche, una torta
francese salata e gli hors d'oeuvre.
In
tre grandi zuppiere in fine porcellana bianca erano disposte: Le
Escargots e Le
Huitres. Draco
amava in modo particolare
quest’ultime e nella sua passione coinvolse ben presto anche
Hermione.
Quando
l’ultimo cameriere posò l’astice sul
tavolo,
il banchetto della vigilia di Natale poté iniziare.
Le
chiacchiere e le risate avvolsero la casa di Hermione
che si sentì felice, tutti si stavano divertendo, maghi e
babbani.
-Luna-
disse all’improvviso Ginny. –Allora, quel
mago con cui stavi, si è poi rifatto vivo- disse la rossa
introducendo a sua insaputa
uno degli argomenti più delicati della serata.
A
Theo andò di traverso il vino e Luna divenne rossa
come i capelli dell’impertinente amica.
Hermione
gli diede una gomitata e questa sbuffò tra
i denti.
-Che
ho detto- disse massaggiando la parte lesa.
L’atmosfera
ritornò subito gioviale grazie alla
bella Greengrass.
Infatti,
Daphne dopo due bicchieri di ottimo vino
elfico, iniziò i suoi racconti sulle mille donne di Blaise
Zabini. Racconti
esilaranti in cui le suddette ragazze, finivano sempre per spaccare o
maledire
il moro quando le lasciava per la prossima malcapitata.
-Sei
assurdo Blaise- disse Draco ridendo divertito.
Il
moro non replicò scoccando uno sguardo stizzito
alla bionda davanti a se.
-Io
almeno non fuggo dall’amore- rispose guardando prima
le due donne di fronte e poi il suo amico. Draco, si ricordò
in quel momento di
richiamare i camerieri per portare il piatto forte: Il
rôti.
Sfuggendo
così all’imbarazzante momento.
Alle
ventitré della sera dopo aver mangiato i più
buoni profiterole, tutti si alzarono da tavola.
Alle donne fu
offerto della buonissima acqua viole mentre gli uomini sorseggiavano
del Firewhisky
d’annata.
La
tavolata era ormai scomparsa e come per magia e
la musica, ora, echeggiava nella cucina.
Hermione
rimase a osservare le coppie che pian piano
si apprestavano a ballare. Vide suo padre, notevolmente sbronzo
chiedere a sua
madre di ballare. Jane accettò radiosa, forse,
pensò Hermione non ballavano dal
giorno delle loro nozze. Ginny fu condotta con eleganza da Harry al
centro
della sala e anche loro due iniziarono a volteggiare radiosi.
Blaise
visto il diniego di Daphne chiese a Lady
Narcissa di ballare con lui, cosa che la donna accettò di
buon grado.
Infine,
un po’ imbarazzati anche Theo e Luna si
misero a danzare.
-Ti
va?- chiese Draco arrivando alle sue spalle.
-Non
mi sembra il caso- rispose Hermione pentendosi
un secondo dopo aver pronunciato quella frase.
-Capisco-.
Disse infine il biondo sconsolato. –
Posso almeno sedermi accanto a te o t’irrita proprio la mia
presenza questa
sera?- chiese ancora Draco, guardandola con ardore aspettando che lei
rispondesse
alla sua domanda.
-Draco,
non è il momento-aggiunse la padrona di casa.
-Giusto-
rispose lui, alzandosi un secondo dopo,
raggiungendo poi la sua amica Daphne sul divano.
Poco
dopo Blaise occupò il posto di Draco che ora ballava
con sua madre, lanciando di tanto in tanto, un’occhiata verso
Hermione che ora
chiacchierava con Luna.
-Avete
fatto pace?- Chiese la Granger.
Luna
divenne rossa osservando da lontano Theodor che
chiacchierava tranquillo con Blaise e Harry.
-Si-
rispose poi felice.
-Finalmente-
aggiunse Hermione, -Theo senza di te
stava proprio uno straccio- disse la ragazza.
-Poteva
anche cercarmi e ci saremmo spigati ma...-cercò
di ribattere Luna.
-Pare
che i Serpeverde siano un tantino orgogliosi-
aggiunsero in coro le due ridendo subito dopo.
-Vi
state divertendo- chiese Ginny arrivando un
secondo dopo.
-Si
prendiamo in giro i Serpeverde- disse Hermione.
-Bene
quindi è bene che io giri i tacchi e mi vada a
riaccomodare accanto a tua nonna che russa alla grande- disse Daphne.
-No
Daphne-, rispose prontamente Luna, -parlavamo
degli uomini serpeverde-disse la ex Corvonero.
-Ah
bene, su chi si sparla in particolare?- chiese
la bionda sedendosi.
-Io
di Theo- disse Luna.
-Beh,
spero che entro l’anno ti chieda di sposarlo,
sembrava un condannato quando vi siete lasciati- disse Daphne senza
alcuna
remora.
-Lasciati?-
chiese Ginny sconvolta.
-Si
ecco, io te l’avrei voluto dire. Non sapevo,
ecco...-disse confusamente la Lovegood.
-Voi
lo sapevate?- chiese ancora Ginny guardando la
mora e la bionda davanti a lei.
-Be
Weasley, Theo ed io siamo amici- disse la
Greengrass.
-Io
sono la migliore amica di Draco e Theo viene a
trovarlo ogni tanto-
Si
scusò Hermione.
-Migliore
amica di Draco. Questa è bella!- disse Daphne.
Facendo
ridere sia Luna sia Ginny.
-Quando
li apri gli occhi Granger, facci un fischio
che ci compriamo un bell’abito per l’evento
mondano- aggiunse divertita la
bionda.
-Daphne
non sei divertente-rispose piccata Hermione.
-Non
è il mio intento, vorrei solo capire fino a
quando rimarrai nel limbo del siamo " solo amici"- aggiunse la
bionda.
-Tra
noi non è mai successo nulla di quello che
credi-rispose livida.
-Posso
crederci, ma non è questo il punto- disse la
bionda coadiuvata dalle altre due che annuivano alle parole della
Greengrass.
-Vi
guardate in un modo che non fa pensare ad altro
che a quello-disse Luna
-Ma
noi...-cercò di ribattere la riccia.
-Imbecilli,
si in effetti lo siete-Replicò Daphne.
-Ah
per fartelo sapere, Narcissa approva quindi
datti una mossa- enunciò Daphne.- ora se mi volete scusate,
vado a ballare con
Zabini, ho la scusa di aver bevuto un bel po’ questa sera-
disse allontanandosi
con passo elegante.
-Ha
ragione sai- aggiunse Ginny guardando la Greengrass,
che afferrava con disinvoltura la cravatta di Blaise che non opponeva
resistenza.
-Forse,
ho bevuto pure io, ma il modo in cui vi
guardate e come ti sorride...-aggiunse ancora la Rossa sospirando.
-Poi,
state bene insieme- disse Luna, sorridendo
dolcemente verso Hermione.
-Io,
non so... vado a darmi una rinfrescata- disse
la Granger sfuggendo così al discorso che l’aveva
messa in imbarazzo.
***
Rimase
in bagno per una buona mezz’ora fino a quando
un leggero bussare alla porta non la riportò al mondo reale.
Aprì
la porta, ben sapendo chi fosse ad aver
bussato.
-Mi
rinfrescavo il viso, devo aver bevuto un poco-
disse asciugandosi con la spugna delicata.
-Stanno
per scambiarsi i regali- disse Draco fermo
sulla porta.
-Ok-
rispose Hermione.
-Volevo
...-cercò di dire Draco,
-Non
è il momento-rispose prontamente Hermione.
-Ok,
non insisto- disse ancora una volta sconfitto
il biondo ex Serpeverde volatilizzandosi un secondo dopo.
Hermione
sollevò piano il viso guardandosi allo
specchio.
-Stupida!
Sei una stupida- disse lanciando con
rabbia l’asciugamano nel suo riflesso nello specchio.
Quando
rientrò in sala non si stupì nel trovare
tutti attorno al grande abete, abbellito con palle e fiocchi panna e
oro, opera
di Daphne.
Vide
Ginny intenta a scartare il pacchetto che Harry
le aveva donato. Osservò sua madre ridere divertita per
l’ennesimo paio d’occhiali
che suo padre le aveva regalato, ben sapendo che nel meno di un mese
l’avrebbe
inesorabilmente perso.
Sorrise
guardando Luna e Theo baciarsi dolcemente
sotto il vischio.
Si
stupì osservando Blaise, legare un piccolo
braccialetto verde nel polso di Daphne, che in quel momento era
talmente rossa
da far invidia ai capelli di Ginny.
Draco,
seduto fin a quel momento nel divano accanto
alla cara nonna Elisabeth si alzò non appena la vide,
silenzioso le arrivò
accanto donandole due pacchetti uno lungo e una scatolina celeste.
Hermione
si rigirò la scatola tra le mani,
imbarazzata.
-Oh
un gioiello?- disse Blaise volgendo l’attenzione
su Draco e Hermione che in quello stesso momento maledirono Zabini.
-Gioiello-
ripeté Narcissa. – Non mi pare sia una
confezione da gioielleria, disse la strega osservando la scatolina.
-Oh
si sbaglia- disse Jane Granger, -non so voi
maghi ma noi...-
-Babbani-
aggiunse Hermione.
-Si
ecco noi babbani reputiamo Tiffany una
gioielleria. La migliore, aggiungere- disse sorridente
all’indirizzo di Lady
Narcissa che ora curiosa guardava la scatolina che Hermione teneva
ancora tra
le mani.
-E’
un piccolo pensiero. Stai tranquilla- sussurrò
Draco guardandola negli occhi.
Hermione
respirò affondo e aprì piano la scatolina.
Rimase
spiazzata nel guardare il ciondolo a forma di
chiave che vi era dentro, decorato con tanti piccoli brillantini.
-Oh-
disse sorridendo,- grazie- aggiunse.
-Beh
ti fermavi ogni volta a guardarlo, immaginavo
che ti sarebbe piaciuto-aggiunse Draco, osservandola. In quel momento
non gli importava
di sembrare sdolcinato. In quel momento, il suo unico pensiero era
scalfire in
tutti i modi possibili il cuore di quella donna, che amava come non
aveva mai amato
nessun essere sulla terra.
-Una
chiave?- disse con voce triste Jane, osservando
il ninnolo.
-Già-
si aggiunse Narcissa- pensavo che un bel
anello fosse più carino-aggiunse.
Hermione
divenne bordeaux e Draco riproverò sua madre
con un solo sguardo, lungo e penetrante.
-La
chiave è un utensile fondamentale- aggiunse
nonna Elisabeth, svegliandosi proprio in quel momento – per
chi vuole
conquistare il tuo cuore, giusto cara?- concluse l’anziana
nonna sorridendo
sorniona all’indirizzo della nipote prediletta.
Hermione
annuì in forte imbarazzo mentre Draco con
infinita tranquillità le agganciava la catenina al collo,
infischiandosene
degli sguardi divertiti di Theo e Blaise.
-Preferirei
non aprissi ora l’altro regalo- disse affinché
solo lei sentisse.
Hermione
annuì leggermente con il capo
-Mione
che hai preso a Malfoy?- chiese l’impertinente
Ginny.
-Ginny-
la rimproverò bonariamente il marito, mentre
Hermione si staccò dal biondo e andò nella sua
stanza a cercare il regalo, che
aveva nascosto dentro l’armadio affinché Draco non
lo trovasse.
Frugò
affondo nell’armadio.
Tolse
prima il piccolo pacchetto e poi quello più
grande e soddisfatta andò in cucina, trovandola vuota.
-Dove
sono tutti?- chiese Hermione guardando
preoccupata Draco.
-Mia
madre ha agguantato i tuoi e si è catapultata
nel camino, dicendo che erano anziani e che per loro si era fatto
tardi-enunciò
l’ex Serpeverde.
-Non
mi hanno salutato- disse Hermione.
-Lo
so. L’ho fatto notare, ma non mi hanno nemmeno
risposto- aggiunse Draco, stranito per la cosa.
-La
Weasley, ha letteralmente preso il marito per il
bavero e se n’è andata. Lo stesso hanno fatto
quelle serpi dei miei amici- aggiunse
ancora.
-Quindi
ora siamo rimasti solo noi e tutto questo
casino- constatò Hermione dando un rapido sguardo alla sua
cucina.
-Ti
aiuto a ripulire tutto – disse alzandosi di
scatto.
-No!
Prima apri il tuo regalo- aggiunse la riccia
mordendosi il labbro e andando a passo deciso verso il biondo che ora
la
guardava preoccupato.
-Non
dovevi prendere due regali-disse Draco serio.
-Non
preoccuparti- rispose, porgendo prima quello
grande.
Draco
scarto la carta verde smeraldo, sorridendo
divertito. Ogni volta che le faceva un regalo, comprava la carta del
suo colore
preferito. Erano le piccole cose a rendere quella donna straordinaria.
-Firewhisky
– disse.
-Si
è il migliore, me ne ha parlato Blaise e ho
colto la palla al balzo- disse guardandolo.
-Grazie-
pronunciò il biondo prendendo in mano una bottiglia
per osservare l’etichetta.
Draco
poco dopo prese in mano il suo secondo regalo
scuotendolo.
-Carta
di folletto- disse
-Ho
cercato di spiegargli che era una sorpresa e che
volevo carta differente , ma non danno mai retta. Fanno sempre come gli
pare-disse
Hermione scocciata.
-Tipico-
disse Draco trattenendo a stento una risata,
mentre con mani esperte slegava un fiocco e apriva la scatolina in
velluto
verde.
-Dei
gemelli- disse Draco osservando i bottoni
finemente lavorati.
-Si,
un paio diverso magari ti sarebbe servito-
disse Hermione, preoccupata che il regalo non fosse gradito.
-Ho
fatto incidere le tue iniziali e dietro c’è la
mia dedica-.
Il
biondo si girò tra le dita e lesse avido ciò che
la ragazza aveva inciso.
-Ho
lanciato un piccolo incantesimo, ogni volta che
li indosserai io lo saprò e ti staro vicino-disse
imbarazzata.
Draco
socchiuse gli occhi per ricordare ogni
sensazione del momento.
Poi
si girò verso la ragazza e la baciò.
Hermione
rimase spiazzata non si aspettava certo di
ricongiungere nuovamente le sue labbra con quelle di Draco, ma non
riuscì a fare
null’altro che corrispondere il bacio.
Questo,era
talmente delicato e dolce che scacciò
tutti i mille dubbi.
-Puoi
aprire il secondo regalo?- chiese Draco
cercando di ricomporsi. Hermione, riprese fiato e agguantò
il pacco che ormai
da diversi minuti stava appoggiato sul tavolo.
Distogliendo
così i suoi occhi da quelli di Draco,
occhi che procuravano alla sua pelle scosse elettriche. Solo lui,
riusciva con
la sua sola presenza a farle provare quelle sensazioni. Hermione prese
nelle
mani il pacco, accarezzò la carta e slegò il
fiocco.
-Stai
morendo dalla voglia di strappare tutto,
giusto Granger-la canzonò il biondo.
-Uff-
disse lei cercando di trattenersi nello
strappare la carta per non dargli ragione.
Quando
con infinita lentezza riuscì a scartare il
dono si ritrovò di fronte uno starano libro, la copertina
era rossa, in pelle
di Drago.
L’accarezzò
ed aprì piano e iniziò a leggere:
Questo
è un piccolo dono, nulla più.
Parte
dal principio. Quando due anni fa sei giunta a Parigi e racconta tutte
le tappe
da cui è nata la nostra amicizia.
Hermione sorrise
,guardando la foto del dipartimento in cui non meno di due anni prima
era
andata a lavorare, allora Draco era il suo capo.
Quella
che stava guardando con affetto, era un foto,
che la segretaria di Draco aveva scattato il giorno in cui Hermione era
arrivata
a Parigi .
Come
una fenice, essa è nata dalle ceneri di anni di odio e
rancori.
Accarezzò
con il pollice, la foto del primo pranzo
tra colleghi.
Sorrise
dolcemente verso quel ragazzo, che la
guardava da lontano timoroso di starle accanto.
Con
il tempo è divenuta, sempre più forte.
Ora
davanti a lei c’era un’altra foto, quella
dell’estate
appena trascorsa. Dove Blaise li aveva obbligati ad andare per non
rimanere gli
unici che durante il caldo ferragosto parigino stavano in
città a lavorare.
Osservò
con le lacrime agli occhi il viso pieno di crema
protettiva di Draco, che cercava di sfuggire agli scatti della macchina
fotografica di Blaise.
La
tua presenza per me è fondamentale, per iniziare ogni giorno
con il sorriso
sulle labbra.
Grazie
per essere entrata nella mia vita.
Ti
amo Draco.
Hermione
accarezzò la frase di Draco e subito dopo,
sentì le sue braccia avvolgerla.
-Amami-
disse piano il biondo regalandole un altro
bacio mozzafiato.
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Capitolo 12 *** 11 (SECONDA PARTE) ***
11-Piccoli
passi alla conquista del tuo cuore.
II
parte.
Le
sue parole echeggiavano nella testa di Hermione.
“Amami”,
aveva detto mentre la baciava dolcemente:
prima i capelli, poi la fronte e infine le guance.
Hermione
sospirava affondo, accarezzandoli la
schiena ricoperta dalla pregiata camicia nera che indossava quella sera.
Draco,
si staccò un attimo, incatenando le sue iridi
color del ghiaccio con quei color caramello di Hermione, naufragando in
esse.
Non
parlarono, i loro sguardi lo facevano in abbondanza,
senza bisogno di proferir parola.
Il
biondo, posò nuovamente le sue labbra, calde e su
quelle rosse della donna senza smettere di guardarla.
La
sentì fremere, al tocco esperto delle sue mani.
Rabbrividire
mente posava baci umidi sul suo collo e
poi ancora più giù sull’incavo del suo
seno.
La
strinse tra le braccia e di peso la portò nella
camera delle ex Grifondoro, poggiandola delicatamente suo letto.
-Amami-
disse ancora guardandola aspettando una
risposta, aspettando il consenso per iniziare a perdersi in lei.
Hermione
si sentiva su una nuvola.
Leggera
e in preda degli eventi.
Il
suo profumo, il suo calore, i suoi baci, la
facevano impazzire. La ragione l’abbandonò.
-Si-
pronunciò piano.
Draco
rise, abbracciandola stretta.
Poteva
sentire il suo battito, poteva essere sua,
finalmente.
Si
sdraiò al suo fianco attento a non far peso sopra
la donna che ora lo guardava con gli occhi colmi di passione.
Con
una mano le accarezzò dolcemente la guancia e
sorrise quando la vide socchiudere gli occhi beandosi di bel delicato
contatto.
-Non
sai quanto sogno questo momento- disse
sussurrandole a fil di labbra Draco, mentre Hermione arrossiva alle sue
parole.
-Dovrei-
disse la Granger cercando di alzarsi
guardando in direzione del bagno.
-Oh,
si scusa- disse Draco alzandosi in piedi
aiutandola ad alzarsi.
Hermione
lo guardò ancora inumidendosi le labbra.
-Draco-
disse poi -mi potresti sganciare la zip-
disse voltando le spalle al biondo che l’aiutò
subito.
Hermione
agguantò la sua vestaglia in seta nera ed entrò
veloce in bagno chiudendosi la porta alle spalle.
Si
appoggiò alla porta riprendendo a respirare, non
volle guardarsi per paura di cambiare idea. Si tolse l’abito,
facendolo
scivolare sul suo corpo snello. Si tolse le scarpe e poi le calze.
Slegò
i capelli lasciandoli ora ricadere morbidi
sulla schiena nuda.
Si
struccò accuratamente e poi lavò il viso.
Prima
di uscire dal bagno prese un lungo respiro.
Uscita
da quella porta, la sua vita sarebbe
inesorabilmente cambiata per sempre.
Aprì
piano e si stranì nel vedere il letto vuoto.
Fece due passi e lo vide davanti alla finestra.
Lo
raggiunse lì e lo abbracciò da dietro, poggiando
la testa sulla schiena del biondo.
Rimasero
fermi in quella posizione per alcuni
minuti, fino a quando Draco non si girò.
Le
accarezzò i capelli, poi le spalle, le mani e
slegò con maestria la vestaglia. Ora era con la sola
biancheria intima davanti
al biondo che la guardava estasiato.
-Mi
vergogno- disse imbarazzata.
-Non
hai nulla di cui vergognarti, sei bellissima-
disse con voce roca, mentre con le mani le prendeva il viso e la
baciava
dolcemente.
I
baci divennero sempre più focosi, le carezze più
ardite fino a quando anche i vestiti di Draco raggiunsero la vestaglia
di
Hermione sul pavimento. I due si spostarono verso il letto nel quale
Draco fece
sdraiare Hermione.
Si
guardarono ancora, perdendosi uno negli occhi
dell’altro.
-Ti
desidero- disse con voce roca.
Hermione
rispose a questa sua richiesta con un bacio
che mozzò il fiato del biondo che da quel momento
iniziò, con la donna che
amava, una lenta e inebriante danza.
Per
la prima volta i loro corpi si sfioravano,
donandosi piacere.
Quando
Draco entrò in Hermione, con una spinta
decisa, la ragazza inarcò la schiena, cercando un contatto
ancora più profondo,
più intimo.
Facendo
impazzire Draco, con quel semplice gesto.
Era
sua era tra le sue braccia, stava finalmente
facendo l’amore con Hermione.
Il
suo profumo, inebriava l’aria. Le sue mani
accarezzavano la sua schiena. Le sue gambe erano strette nel suo
bacino, mentre
spingeva con forza il suo membro dentro la femminilità della
ragazza, che da
molto tempo ormai, aveva stregato il suo cuore.
Una
spinta, due, tre, sempre più decise e intense.
I respiri si
fecero più corti, le mani sempre più vogliose, i
baci languidi fino a quando
non raggiunsero entrambi l'apice del piacere.
Draco
rimase fermo, mentre il suo respiro piano
piano si rasserenava, poi si staccò da Hermione e
scivolò di lato,
abbracciandola stretta.
-Ti
amo- le sussurrò ancora baciandole i capelli,
sentendola rabbrividire.
Hermione
rimase zitta, cercando di calmare il suo
cuore che non la smetteva di battere.
Sua,
era stata sua e ora sapeva cosa voleva dire
fare l'amore con l'uomo che si ama.
Si
addormentarono abbracciati, cullati da una
pallida luna che annunciava un caldo e splendente sole. Quella notte,
anche le
mille paure che da mesi affollavano le loro menti sparirono e morfeo li
accompagnò felici al nuovo giorno.
***
Una
leggera e fastidiosa luce penetrava dalle persiane
della finestra, Hermione sbuffò scocciata per questo,
rigirandosi nel letto.
Agguantò
il primo cuscino e se lo butto sul viso.
Una
stilettata al cuore la colpì, allungò la gamba
nell’altra
estremità del letto e si maledì.
Se
n’era andato, quella consapevolezza la disarmò.
Lo
sapevi, si ripeteva nella sua testa. Lo sapevi
che fa così, illude tutte per averle e poi il giorno dopo
sparisce.
Tu
non sei certo meglio delle altre, tu non sei
nulla per lui.
Stupida,
stupida Hermione .
Ripeteva
la riccia mentre si prendeva a cuscinate.
-Cosa
è un’usanza babbana nel giorno del Santo
Natale?- chiese una voce, la sua voce.
Hermione
si sedette di scatto nel letto, guardandolo
a bocca aperta.
-Cosa
c’è sembra che hai visto un fantasma?-Chiese
ancora Draco sulla porta .
-Sei
qui?- disse sconvolta.
Draco
s’irrigidì sentendo quelle parole, lei aveva
messo in dubbio che lui ci fosse ancora.
Lei
non credeva a un futuro insieme.
Non
si fidava di lui.
Sapeva
che sarebbe stata dura, che nonostante
avessero fatto l’amore non tutto era appianato. Quella non
era una donna
qualsiasi, la sua Hermione era differente e proprio per questo
l’amava.
-Già,
sono qua- rispose secco, poggiando la
colazione sul letto.
Hermione
lo guardò di sfuggita, l’aveva offeso e lo
sapeva.
-Tu
non mangi?- chiese mentre afferrava il croissant
con la crema, che amava da impazzire.
-No.
Mi è passata la fame. Vado a fare una doccia-
disse – pranziamo fuori, ho già prenotato-
aggiunse mentre si richiudeva la
porta alle spalle.
-Cavolino,
si è incazzato- disse in un sussurro, -
ma è qui- aggiunse tra se sorridendo ributtandosi con ardore
sul suo dolce
preferito.
***
Quella
mattina di Natale, Parigi sembrava ancora più
magica.
Un
sole straordinariamente caldo baciava i due ragazzi
che passeggiavano lungo le strade, eccezionalmente colme di gente.
Draco
mise un braccio intorno al collo di Hermione e
indifferente la condusse per delle vie tipiche della capitale Francese.
-Non
abbiamo sbagliato strada? -Chiese scettica
Hermione cullandosi però di quel dolce abbraccio.
Si
sentiva fantasticamente bene quella mattina e
aver fatto l’amore con lui la notte prima era solo uno dei
motivi il secondo
era che era ancora con lei.
-Françoise,
mi pare sia dall’altra parte della
strada- disse con il suo solito cipiglio saccente.
-Non
stiamo andando da Françoise- rispose secco il
biondo guardando attentamente ogni cancello.
-Ah
no- disse Hermione guardandolo scettica- e dove
si mangia?- chiese ancora.
-Voglio
mostrarti una cosa- disse ancora Draco, baciandole
la guancia cosa che la fece fremere.
– Ecco il
numero 10- disse sorridendo Draco, mentre estraeva dal bavero della
giacca un
piccolo sacchetto in raso.
Hermione
osservò ogni gesto del biondo e si stupì
quando vide cosa conteneva il sacchetto.
Draco
non disse nulla, estrasse la chiave e aprì il
cancello.
-Prego,
prima le signore-disse spostandosi di lato
per far entrare Hermione.
Quello che la
ragazza vide superando il cancello la paralizzò.
Un
grandissimo giardino, attorniato da alcuni alberi
e numerose aiuole ricche di variopinti fiori, facevano da cornice a una
splendida
villa rinascimentale.
-Su,
entriamo- la incitò Draco prendendo Hermione
per mano, attraversando così il giardino.
-Draco
se ci scoprono ...-
-Ho
le chiavi, sanno che sono qui- disse il biondo
senza indugiare oltre.
Giunto
davanti al grande portone, spinse un poco e
questo si aprì. Il biondo Malfoy, sorrise divertito,
soprattutto per l’espressione
preoccupata della Granger.
Entrò
in casa guardandosi intorno, puntando infine i
suoi occhi sulla ragazza che guardava rapita la volta affrescata.
-Andiamo
su, dovrebbero esserci le camere- disse
afferrando ancora una volta il braccio di Hermione.
Salirono
velocemente due rampe di scale e guardarono
le stanze: erano tutte molto grandi ma altrettanto vuote tranne una
dove vi era
un grande letto a baldacchino.
Anche
in quella stanza vi era un affresco bucolico,
molto bello, che lasciò senza parole Hermione.
-Quello
dovrebbe essere il bagno- disse il biondo
indicando una piccola porta, mentre quell’altra deve essere,
la stanza
guardaroba- enunciò, scoccando uno sguardo divertito alla
ragazza che appena
sentì questo, si fiondò nella stanza.
-E’
immensa- disse urlando la Granger e Draco rise.
-Dai,
andiamo a vedere cosa c’è giù- la
riprese il
biondo uscendo dalla stanza da letto.
Hermione
lo seguì subito dopo, giunti nuovamente al
piano terra, visitarono due ampie sale: Una da the, più
piccola. Due da pranzo
decisamente vaste e bellissime e un’altra che poteva
tranquillamente essere
utilizzata per delle feste danzanti.
-Ottimo!-
disse Draco.
Hermione
si guardò intono fino a giungere davanti ad
una porta lontana dalle grandi sale. L’aprì piano
e rimase come estasiata , davanti
a se c’era una vera e propria biblioteca.
-Meraviglioso!-
disse entrando nella stanza.
-Stupenda-
aggiunse girandosi verso Draco che era
entrato in quel momento nella stanza.
-Già,
immaginavo che questa stanza ti avrebbe
conquistata- enunciò.
-Tu
sapevi che questa casa era cosi...cosi... waw- Disse
ancora Hermione.
-Beh,
se non era waw, non ti ci avrei portato-
rispose.
Hermione
si girò per guardarlo, non aveva ben capito
quello che Draco le aveva appena detto ma sorvolò,
osservando ancora i grossi
tomi che arrivavano fino al soffitto.
-Vuoi
vedere la cucina?- Chiese infine Draco,
distogliendola dalla trans in cui la riccia era caduta non appena aveva
visto
tutti quei libri.
-Cucina?-
ripeté atona.
-Si
il luogo dove si magia- enunciò divertito
Malfoy.
-Scemo
lo so cosa è una cucina-rispose la Granger.
Draco,
quindi s’incamminò ancora una volta
nell’andito
raggiungendo una porta, tutta intarsiata. Lì ad attendervi
vi erano un cuoco e
due cameriere che sorrisero radiosi.
Illustrando
ai due, cosa sapeva cucinare. Hermione
annuiva confusa, mentre Draco faceva letteralmente il terzo grado al
cuoco.
-Oltre
alla cucina francese cosa sa fare?- chiese
con il suo solito tono arrogante che Hermione detestava
perché ricordava troppo
il vecchio Draco, quello di Hogwarts.
-Tutto
signore: Italiana, Inglese, Spagnola e
Giapponese-enunciò soddisfatto il cuoco, un uomo grassoccio
con due lunghi
baffi neri.
-Bene,
poiché siamo qui. Può darci una
dimostrazione. Oggi, giacché è Natale gradirei
una cucina tradizionale
Italiana- disse Draco.
Il
cuoco sorrise sornione.
-Annie,
Lola- disse rivolgendosi alle due
cameriere,- accompagnate i signori in sala-.
Le
due scattarono al comando del cuoco e Draco e Hermione
furono condotti in una piccola sala, dove un piccolo tavolo tondo
impreziosito con
candele e fiori stava al centro.
Lì, furono
fatti accomodare i due.
-Mi
dici cosa sta succedendo?- chiese Hermione.
-Nulla-
rispose secco Draco. –Tastiamo il cuoco-
rispose in seguito.
Hermione
fu interrotta dalle due cameriere che portarono
le prime due pietanze: Pasta con astice e pomodorini e ravioloni al
sugo di
lepre.
I
due iniziarono a mangiare gustando silenziosamente
le pietanze.
Dopo
che ebbero finito con il primo le due cameriere
portarono via i piatti sporchi e presentarono ai due ragazzi il
secondo. Fino ad
arrivare al dessert che fu portato dal cuoco in persona, che ricevette
i
complimenti di Draco. Quando il cuoco si ritirò nuovamente
in cucina, Hermione non
riuscì più trattenersi:
-Questo
è convinto che tu sia il padrone-disse
abbassando la voce affinché solo Draco riuscisse a sentirla.
Draco
alzò gli occhi verso Hermione, distendendo le
labbra in un semplice e bellissimo sorriso.
Un
brivido d’eccitazione scese lungo la schiena di
Hermione.
-Oh,
non è proprio esatto- disse. – Io sono il nuovo
padrone e se tu, lo vorrai sarai la mia signora-enuncio il biondo
mentre gli
occhi gli brillavano.
Hermione
sbiancò all’improvviso quando lo vide
alzarsi dalla sedia e porgerle una piccola scatolina di velluto blu.
-Aprilo-
la incitò Draco e Hermione non si fece
pregare.
Un
piccolo clap, fece aprire la scatolina e improvvisamente
le parole le vennero meno.
Rimase
incredula davanti a quell’opera d’arte fatta
dai folletti.
Infatti,
non vi erano altre parole per spiegare
quanto fosse bello l’anello in oro bianco con diamante al
centro a forma di
stella.
Stella
come era Hermione per Draco, una stella che
illuminava la sua vita dal giorno che l’aveva incontrata.
Draco
aspettò invano che lei dicesse qualcosa poi
prese l’iniziativa.
-Hermione-
disse il biondo prendendole la mano, - so
che forse sto correndo-. Enunciò mentre gli occhi color
cioccolato che tanto amava
lo guardavano.
-So
anche che se aspetto ancora, impazzisco- disse
prendendo fiato, mentre la ragazza osserva incredula i gesti misurati
che Draco
stava facendo. Lo vide sfilare il nastrino che legava
l’anello, lo vide
prenderlo tra l’indice e il pollice e infine lo
guardò negli occhi e non seppe
per quale motivo ma una lacrima di gioia le scivolò sul viso.
-Hermione
Jane Granger, vuoi rendermi l’uomo più felice di
questa terra diventando mia
moglie?-chiese Draco con voce roca e visibilmente emozionata.
Hermione
respirò sonoramente prima di sorridere
radiosa e pronunciando
-Si-.
Draco
le infilò delicatamente l’anello
nell’anulare
prima di prendersi il meritato bacio.
-Ti
amo- le disse quando si staccò dalle sue labbra
carnose, quando respirare divenne una necessita.
-Anche
io ti amo, ti amo tantissimo Draco- rispose
stringendosi al petto del biondo che da quel momento non la
lasciò mai più.
***
SPAZIO AUTRICE.
BUONA SERA CARE FAN, ANCHE QUESTA FF VOLGE
AL TERMINE.
ANCHE SE BREVE SPERO CHE NEL SUO PICCOLO
VI ABBIA EMOZIONATO E COINVOLTO, REGALANDOVI UN SORRISO.
GRAZIE A TUTTE QUELLE CHE HANNO:
RECENSITO, LETTO , MESSO LA STORIA TRA LE SEGUIRE, LE AMATE E
RICORDATE.
GRAZIE ALLA PROSSIMA
***
P.S.
CI SARà UN EPILOGO.
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Capitolo 13 *** EPILOGO ***
EPILOGO.
Era
passato quasi un mese da quando l’aveva
chiesta in moglie, sdraiata nello stupendo letto a baldacchino con
Draco al suo
fianco, tutto le sembrava un sogno.
Questo
era il suo sogno.
Il
sogno di una ragazza che finalmente aveva trovato
l’amore con la “A” maiuscola e tutto
questo, pensò Hermione, stava sfuggendole
di mano per la sua stupidità.
Stava
rinunciando all’uomo più importante della sua
vita per paura.
Per
fortuna, Draco aveva lottato per entrambi, scalfendo
il suo cuore pian piano.
Si era fatto
apprezzare prima come collega, poi come amico e confidente. Per lei
Draco Malfoy
era sempre disponibile, solo per lei era dolce e premuroso quando stava
male,
una spalla su cui piangere quando era triste. Con il tempo
quell’amicizia da
prima strana divenne sempre più forte, i suoi gesti gentili,
le sue coccole e
infine la dichiarazione della vigilia di Natale l’avevano
fatta capitolare.
Ora
era finalmente felice, lui la rendeva felice
nonostante il gran caos in cui si trovavano.
Infatti,
gli scatoloni con libri e sopramobili erano
dappertutto anche in bagno, ma ai due questo non importava avevano
abbastanza
tempo per mettere tutto in ordine, per fare di quella casa il loro nido
d’amore.
Avevano
deciso che avrebbero aspettato un po’ prima
di sposarsi, volevano fare le cose con calma, infondo ora convivevano e
le cose
sembravano procedere alla grande.
Tranne
che per i mobili ancora imballati nelle due grandi
sale e la lunga selezione per un abile giardiniere, ma quello non era
il
momento per pensare a quelle cose di poco conto.
Accarezzò
il suo petto delicatamente, giocando con
la peluria bionda, le piaceva da matti farlo e aveva notato che lui non
si
lamentava anzi, si lasciava accarezzare.
Lo
baciò sul collo e si alzò dal letto non curandosi
della sua nudità, non vi erano più tabu tra loro
e ne era felice.
-Dove
vai?- chiese Draco guardando la perfezione del
corpo della donna che presto sarebbe diventata sua moglie.
-A
prepararmi- disse senza girarsi, -hai detto che
dobbiamo essere da tua madre per le otto- disse Hermione girandosi un
poco con
un sorriso sul viso, -Faccio una doccia- disse invitandolo velatamente
a unirsi
a lei.
***
Arrivarono
di fronte al grande Manor alle otto in
punto.
-Hai
idea del motivo per cui i camini sono fuori uso?-
chiese Hermione, allisciando con la mano il suo bellissimo abito lungo
blu
notte.
-Pare
che li stia facendo revisionare-rispose con
voce pacata il biondo, aggiustandosi con infinita eleganza il
cravattino.
-Revisionare
i camini? Questa mi è nuova- replicò Hermione,
ma Draco non ribatté.
-Andiamo-
disse infine il biondo porgendo il suo
braccio alla sua fidanzata.
Hermione
lo strinse forte, sentiva, non sapeva per
quale ragione, le gambe molli e anche il respiro si faceva corto.
Ansia,
perché le stava salendo l’ansia, era solo una
cena con Narcissa quella che si stava apprestando a fare. Una cena con
sua
suocera, che a differenza delle altre, l’adorava.
-Promettimi-
disse Draco appena varcarono il grande
portone, - che non ti arrabbierai- aggiunse conducendola nella grande
sala.
Musica,
quella che si sentiva era musica.
-Draco-
disse girandosi preoccupata verso il suo
fidanzato.
-Sorridi-
disse infine il biondo Malfoy,
conducendola nella fossa dei leoni.
Camminarono
lentamente tra la gente, tutti si
complimentavano, stringendole la mano. Alcuni sorridevano, altre
sembravano
sull’orlo del pianto.
Draco
la condusse fin sopra una pedana dove sua
madre Jane e Narcissa la stavano aspettando.
Guardò
Draco con occhi sgranati e lui sorrise
tranquillo cercando di infonderle il suo proverbiale autocontrollo .
-Signori,
signore-Disse con voce alta e limpida Lady
Narcissa- siamo oggi qui riuniti per annunciare il fidanzamento del mio
unico
figlio-, Narcissa volse uno sguardo radioso verso Draco che
ricambiò quello di
sua madre.
-Sì,
anche Draco ha finalmente messo la testa a
posto- disse la donna facendo imbarazzare non poco il figlio, mentre
tutti
risero divertiti alla battuta di Narcissa. – Per questo
felice evento, c’è
voluto un bel più del tempo previsto.- disse ancora Narcissa
volgendo uno
sguardo verso Hermione che rossa sul viso non riusciva a far altro che
annuire,- ma la ricerca ha portato ottimi risultati. Quindi, sono
veramente
felice di accogliere nella grande famiglia Malfoy una ragazza splendida
e piena
di sani principi come Hermione Jane Granger- concluse la Lady mentre
tutti
applaudivano alla coppia.
Narcissa
e poi Jane, sua madre si avvicinarono un
attimo per donarle un delicato bacio sulla fronte.
-Benvenuta
in famiglia Hermione- disse ancora Narcissa
questa volta solo a lei.
-Grazie-
rispose Hermione.
-Sei
stupenda figlia mia- disse sua madre.
-Anche
tu- rispose la ragazza osservando l’abito
color ocra che sua madre indossava per l’occasione.
Infine
dopo le due donne venne il momento di Draco
che si avvicinò e s’inginocchiò
davanti, prendendole la mano, sfiorandola
appena con le labbra.
Un
brivido corse lungo la schiena.
-Può
concedermi questo ballo- chiese con voce
sensuale, la sua voce.
-Certo-
rispose stringendo nuovamente con la mano il
braccio del suo cavaliere, l’uomo della sua vita.
Volteggiarono
sotto gli occhi estasiati di tutti gli
invitati, ma nemmeno se ne accorsero i loro occhi erano persi uno
nell’altro,
quello che succedeva attorno non era importante. Per Draco esisteva
solo Hermione
e per Hermione solo Draco, si bearono di quel momento tanto romantico.
-Ti
amo- disse in un sussurro Draco stringendola
forte, Hermione chiuse gli occhi respirando affondo.
-Sono
incinta- disse facendo bloccare con quell’annuncio
il suo promesso sposo.
Il
cuore di Draco perse un battito.
-Sorridi-
disse ancora preoccupata per l’espressione
del suo viso.
Forse
era troppo presto, forse non voleva figli,
forse...
Draco
le regalò un sorriso stupendo e mentre
ripresero a ballare ora lentamente le elencava tutti i nomi possibili
per il frutto
del loro amore.
Un
sogno, la sua vita era un sogno.
Aveva
trovato l’amore e ora un bambino avrebbe
allietato la loro unione. Avevano accelerato le cose, la casa nuova era
ancora
tutta da sistemare ma loro si amavano e questa era la cosa
più importante.
L’unica
cosa importante.
SPAZIO
AUTRICE.
MI VERGOGNO, QUESTO è IL PEGGIO CHE POTEVO FARE. NON SO
SCRIVERE GLI EPILOGHI ORA POTETE TIRAMI I CARCIOFI ME LI MERITO...
SPERO CHE DALLE VOSTRE PARTI NON ABBIANO LE SPINE COME DA ME...
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