Nuovi amori ..Nuovi amici, e un gran pasticcio per il mio cuore.

di mikilily
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 11 (SECONDA PARTE) ***
Capitolo 13: *** EPILOGO ***



Capitolo 1
*** 1. ***


1.     Colazione a letto.

Era il primo sabato del mese di dicembre e Hermione Granger si concedeva il meritato riposo avvolta in morbidi guanciali, ma la pace per lei durò poco.

Infatti, alle nove in punto il campanello della sua casa Parigina suonò ininterrottamente per svariati e interminabili minuti.

Din Don.

La ragazza, agguantò uno dei cuscini e se lo mise sul viso cercando di ignorare il suono, assai fastidioso del suo campanello.

Din Don.

Lo scocciatore mattutino insisteva, sfidando la pazienza della strega più dotata degli ultimi vent’anni.

Din Don.

Esasperata e alquanto alterata si alzò in piedi dirigendosi a passo di marcia verso il portone d’ingresso, incurante della mise succinta che indossava.

Aprì di scatto la porta senza guardare lo spioncino e non si stupì nel trovarsi di fronte quel grandissimo rompi pluffe del suo amico, nonché collega al ministero della magia Francese da ben due anni.

L’uomo era: Alto e magro, con capelli lisci e fini di un chiarissimo biondo che ricadevano morbidi e incolti sulla fronte, i suoi occhi erano azzurri tendenti al grigio, il naso appuntito, la mascella era pronunciata, il portamento elegante, fine e curato; In due parole: Draco Malfoy.

-Granger- la salutò il biondo con un gesto della mano. Hermione, invece, lo guardò malissimo e si scansò appena per non sbattere sopra al mago che senza aspettare alcun invito entrò.

-Malfoy- disse piccata la riccia chiudendosi la porta alle spalle, -Stavo dormendo-.

-Ancora- rispose Draco, girandosi di scatto verso la ragazza rimanendo solo per un attimo turbato dagli striminziti indumenti che le celavano a mala pena le parti più nascoste del suo corpo.

Draco si rigirò quasi subito aprendo con malcelata foga una busta di carta che poco prima teneva tra le mani.

-Ho portato la colazione- disse subito dopo estraendo due grandi e invitanti croissant.

-Faccio il caffè, tu vai a...-

-vado a farmi una doccia veloce- l’anticipò Hermione scomparendo oltre la porta della cucina.

-si quella che mi ci vuole a me in questo momento- disse tra i denti Draco, ormai sicuro che lei non l’avrebbe più sentito.

Hermione fece in un attimo, si lavò e si cambiò, mentendosi qualcosa di più lungo, celando così le sue forme.

Draco contemporaneamente, preparò il caffe e lo versò in due tazzine, una rossa per la Granger e una verde per lui, su un piattino mise i croissant e due bicchieri di succo d’arancia e li portò nella stanza da letto della Granger.

Lì, infatti, aveva deciso il biondo, avrebbero fatto colazione.

La Granger lo guardò stranita ma non fece domande osservando il ricco vassoio sul suo letto si accomodò anche lei al fianco del biondo amico che si era elegantemente adagiato sull’ancora caldi guanciali.

-Allora a cosa devo questa visita mattutina- chiese Hermione afferrando la tazza rossa che il biondo le porse con gentilezza.

-Devo aver un motivo particolare per voler far collazione con un’amica- rispose Draco osservando scocciato la neve che cadeva lentamente fuori dalla finestra.

-La tua amichetta, immagino sia rientrata a Londra- disse Hermione interrompendo i pensieri del biondo che si girò di scatto e quasi li cadde il caffè sul braccio.

-Indovinato-, disse soddisfatta la Granger.

-non vedo cosa c’entri ora che Pansy è rientrata a Londra-

-centra invece- rispose seria, -l’hai accompagnata a prendere la passaporta e immagino ti sia svegliato presto e poiché eri sveglio, avrai pensato. Ora vado a svegliare Hermione-

Draco sbuffò.

-Indovinato!- gridò ancora Hermione.

-Indovinato- ripeté Draco canzonandola.

-peccato- aggiunse il biondo- che Pansy abbia preso un aereo-.

Hermione lo guardò stranita.

-si Pansy Parkinson si è data ai mezzi di trasporto babbani e per tua informazione è partita ieri pomeriggio-concluse il biondo.

-quindi povero Dracuccio eri tutto solo-

-smettila- gli intimò Draco e Hermione lo guardò trattenendo a stento una risata, ma alla fine si trattenne riservando la sua attenzione sull’inventate croissant pieno di crema pasticcera che Draco le aveva preso ricordandosi quanto lei li amasse.

-hai letto il giornale questa mattina-chiese ancora Draco cercando di mantenere un tono distaccato.

-No – rispose Hermione prima di addentare soddisfatta il dolce.

-non ti è arrivata l’edizione del sabato della gazzetta?- chiese ancora Draco mentre la Granger per niente interessata al quotidiano si dedicava anima e bocca al suo dolce preferito.

-bene – disse Draco prendendo il bicchiere di succo d’arancia buttandolo giù tutto d’un sorso. Hermione si girò a guardarlo un attimo.

Era stano quella mattina, il suo sguardo era indecifrabile anche per lei che con il tempo aveva imparato a conoscere ogni sguardo ogni espressione dell’ex nemico.

-è successo qualcosa ?- chiese infine la Granger pulendosi la bocca dallo zucchero con una salvietta di carta.

-No! niente di importante- rispose Draco ma quella risposta non la convinse e i suoi sospetti vennero confermati dal salto felino che il biondo fece per agguantare la coppia del sabato della gazzetta del profeta.

-dammela Draco- disse Hermione saltando a piedi uniti per raggiungere il giornate che Draco teneva a una spanna dalla sua testa bionda quindi irraggiungibile a Hermione che era decisamente più bassa.

-No, fidati è meglio di no-rispose prontamente Draco.

-Dammelo!- ripeté con voce grave la Granger.

-NO!- rispose serio in biondo.

-guarda che l’ho visto chi c’è in prima pagina-

Draco abbasso un attimo le braccia e Hermione fu lesta ad agguantare il giornale strappandoglielo con forza.

La soddisfazione per l’impresa durò un attimo, il tempo di vedere in prima pagina il suo ex fidanzato Ron Weasley annunciare raggiante il matrimonio con Lavanda Brown.

L’aveva lasciato meno di un anno e lui già si sposava e per di più con quella cretina di Lavanda.

-fidati, ci hai guadagnato- disse prontamente Draco intuendo i suoi pensieri, Hermione sorrise un attimo.

-se lui è felice, lo sono anche io- disse di rimando mostrando un sorriso che sapevano entrambi, essere finto.

Draco si adagiò nuovamente nel letto e dopo poco anche Hermione; rimasero zitti per interminabili minuti. Draco a fissare il soffitto bianco e Hermione a leggere avidamente gli articoli che Calì Patil, migliore amica della sposina, aveva scritto sul giornale.

-mia madre- disse Draco a un tratto – il ventidue dicembre organizza un ricevimento per raccogliere i fondi per gli orfani della guerra- enunciò il biondo senza smettere per un solo attimo di guardare il soffitto.

-mi chiedevo se ti andasse...-

-No- rispose secca Hermione.

-credo sia una cosa di cattivo gusto, ci saranno tutti ed io non me la sento di...-

-di presentarti con me- concluse Draco alzandosi in piedi di scatto Hermione abbassò un attimo il giornale ma non fece in tempo a dire nulla che il biondo era già scomparso dalla stanza. Sentì solo il portoncino blindato del suo appartamento al centro di Parigi, sbattere con violenza e annunciare cosi che Draco Malfoy era appena andato via senza nemmeno salutarla.

 


SPAZIO AUTRICE.
Questa è la cretinata della sera, siate clementi ve ne prego.
Un bacio care.

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Capitolo 2
*** 2 ***


2. Una sottile linea ci separa.

Da quel sabato mattina le cose tra Hermione e Draco precipitarono notevolmente.

Il biondo evitava accuratamente ogni situazione che potesse metterlo in contatto con la Granger.

Aveva quindi pianificato tutti i suoi spostamenti, affinché non vi fosse occasione di incontrarla. Aveva: cambiato orari per smaterializzarsi al ministero della magia; cambiato macchinetta in cui recarsi per la pausa caffè; iniziò a utilizzare le scale per recarsi al suo ufficio invece che il più funzionale ascensore, le aveva pensate tutte.

Evitarla era diventato per Draco Malfoy, l’unica cosa importante.

Vi era riuscito, per più di una settimana aveva combattuto con se stesso per non telefonarle la sera per la consueta chiacchierata pre- sonno, si era sforzato per non recarsi nel suo studio. Avrebbe regalato tutto l’oro in suo possesso nella banca magica Londinese solo per vederla, salutarla, ridere con lei della cravatta pessima del suo collega o della moglie sciatta del primo ministro, ma non lo fece, resistette.

Era riuscito perfino a darle buca nella loro ormai consolidata cena del giovedì nel locale più” In” di Saint Germain.

Per questo si vergognava come un ladro, ma era un modo per fargliela pagare, anche se era certo che l’unico che stava soffrendo come un cane era lui, anche se nessuno se ne accorse.

Imperturbabile a tutti, era sempre stato bravo a celare i sentimenti e i pensieri che inesorabili scorrevano in lui. Dentro, però, si sentiva sul punto di esplodere, non avrebbe retto ancora molto quella situazione, per fortuna le vacanze di Natale erano alle porte e con queste il motivo della loro lite.

Lite, sbuffò Draco, non vi era stata alcuna lite, lei aveva rifiutato in modo categorico di andare a una stupidissima festa con lui, una stupidissima festa nella Londra magica.

Non vi era stato bisogno di litigare, lei aveva detto no e lui se n’era andato sbattendo la porta. Era logico, lei non sarebbe mai andata nella loro Londra, non sarebbe entrata nella sala del ministero della magia Inglese al suo braccio.

Lì, ancora tutti, dopo due anni ignoravano che i nemici per antonomasia erano divenuti amici.

Forse, l’avrebbero ignorato per sempre perché della loro amicizia ora non vi era più traccia e lui era l’unico che stava soffrendo per questo.

Camminava sovrappensiero e non si accorse di ciò che lo circondava non si accorse di due occhi marroni che si illuminarono appena lo videro, Draco continuò a camminare e anche Hermione lo fece, seguendolo senza badare a nulla cercando di tenere il passo del biondo che la precedeva di almeno dieci passi.

 Fino a quando non batté violentemente contro un armadio di carne e muscoli.

-Granger- urlò l’armadio facendo così girare tutti, compreso Draco che ora con occhi sgranati la osservava riversa a terra, luogo in cui era caduta dopo essere sbattuta sopra il suddetto armadio.

Hermione alzò lentamente il viso, massaggiandosi con vigore il fondoschiena e rimase sconcertata da chi si mostrò davanti a lei in quel preciso momento.

-Seamus. Seamus Finnigan – disse stranita nel vedere come era cambiato il suo ex compagno di casa.

-Hermione- disse prontamente lui offrendogli la mano per farla sollevare da terra.

-Che ci fai qui a Parigi?- chiese ancora l’uomo guardandola attentamente, prima le gambe lunghe e magre, poi i fianchi , la vita stretta, il seno e infine con un sorriso da ebete osservò con attenzione il viso di Hermione che aveva compreso ogni pensiero di Seamus senza bisogno di leggergli la mente.

-ci lavoro- rispose piccata Hermione.

Il moro allargò le braccia in segno di resa, dopo aver sentito il tono duro con cui Hermione gli aveva risposto.

-Tu invece?-chiese ancora il vecchio compagno di scuola.

-Sono qui per incontrare Draco Malfoy, gli hanno assegnato un posto di lavoro in questo ministero, lo sapevi?- chiese ancora Seamus.

Hermione lo guardò allibita.

-Finnigan- disse Draco- quando hai finito di allisciare il pelo alla Granger ti aspetto nel mio ufficio- disse spiccio il biondo.

Terzo piano, quinta porta a destra. Dipartimento di cooperazione internazionale- enunciò fiero Draco girando le spalle e salendo elegantemente le scale. Hermione lo vide andare via e perse in quel momento l’unica occasione in una settimana di nulla, per chiedergli spiegazioni per il suo comportamento.

-Ti conviene andare. Malfoy detesta i ritardi- disse Hermione distogliendo lo sguardo dal ciuffo biondo che scompariva oltre l’angolo.

-com’è?-chiese curioso Finnigan osservando lo sguardo perso nel vuoto di Hermione.

-Molto in gamba- rispose Hermione. –Ora scusami ma devo andare anche io, il lavoro mi chiama.

-è stato un piacere, se ti va dopo potremmo...-disse Seamus.

-Mi spiace Seamus- disse Hermione – Ho una riunione improrogabile. Ci si vede- aggiunse poi, scomparendo prima che l’uomo osasse anche solo sfiorarla.

Hermione accelerò il passo salendo le scale, stava letteralmente correndo e non ne sapeva il motivo, era tanto che un uomo non la guardava in quel modo e questo le aveva fatto un certo effetto.

Un disgustoso effetto.

Da quando aveva rotto con Ron, non era più stata con nessuno, la sua unica compagnia maschile era Draco e lui non la guardava certo in quel modo squallido da allupato.

In quel moneto capì ancora una volta la differenza tra gli uomini e Draco Malfoy e ancora non riusciva a capacitarsi del fatto che lui si fosse offeso. Per quella stupida e insignificante raccolta fondi.

Doveva spiegarsi. Doveva farlo ragionare, non poteva essere certo questo a dividerli. La loro amicizia aveva una base solida era nata dalle ceneri dell’odio di anni, dalla differenze di sangue tra maghi. La loro amicizia aveva cancellato insulti, invidie e rancori.

No! non poteva finire per quella stupida festa.

Si, l’avrebbe affrontato, quella sera lo avrebbe affrontato, ma la sua decisione fu vana, come vana fu la sua attesa.

Alle diciannove della sera, quando ormai il ministero della magia francese era vuoto e dopo essere stata per quasi una mezzora ferma davanti alla porta del suo ufficio, Hermione si decise a bussare.

Bussò.

Bussò ancora, ma nessuno rispose.

Fino a quando prese tra le mani la bacchetta e sussurrò piano:

-Alohomora-.

La stanza si presentava agli occhi della Granger perfettamente in ordine: la scrivania era sgombra da cartelle, le tende erano state tirate, la carta nel cestino era stata buttata, solo Il camino era ancora acceso, per poco ancora.

Hermione si avvicinò a osservare la cenere mista a metro polvere, aveva deciso di andar via via cammino. Sapeva che lei lo aspettava fuori, ora ne era certa, non voleva più aver alcun contatto con lei e per la prima volta dopo anni vacillò.

Aveva perso la sua amicizia, aveva perso la sua spalla, aveva perso Draco.  

SPAZIO AUTRICE.

SECONDO CAPITOLO, QUI SI INCOMINCIA A INTRAVEDERE LO STRAPPO.

DRACO SE LA PRENDE PER NULLA, MA INFONDO NON è PROPRIO NULLA LUI PENSA CHE LEI SI VERGOGNI DI ESSERE SUA AMICA. FINO A QUANDO STANNO A PARIGI ESCONO, CENANO, RIDONO, SCHERZANO A LONDRA INVECE, TORNANO AD ESSERE DEGLI SCONOSCIUTI GLI ETERNI NEMICI. SOLO PERò PER GLI AMICI DI HERMIONE, QUELLI DI DRACO VI ANTICIPO SANNO CHE SONO IN OTTIMI RAPPORTI.

PANSY NE è PERFINO GELOSA, A RAGIONE AGGIUNGO IO ....

KISS RAGAZZE, DITEMI CHE NE PENSATE.

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Capitolo 3
*** 3 ***


3-Il ritorno a Londra.

Il rumore del motore dell’aereo che l’avrebbe riportata a Londra ormai era penetrato nel suo cervello tanto che non riusciva nemmeno a pensare, figurarsi leggere.

Quello, però, non le dispiacque, il libro che si era portata dietro era un stupido romanzo sdolcinato che sua madre le aveva regalato lo scorso Natale.

Parlava dell’amore inconfessato di due amici e Parigi era la città, dove si svolgeva tutto. Jane, sua madre, l’aveva scelto proprio per quello, il suo regalo era un modo per dirle che dopo Ron doveva guardarsi intorno, poiché Parigi brulicava di bei ragazzi.

Una sera, ricordò all’improvviso Hermione, aveva chiesto come fosse il suo collega, quello che simpatico, con cui spesso usciva a cena, ma lei era stata vaga, aggiungendo poi che Draco, era uno sciupa femmine e che lei, per fortuna, non rientrava nei suoi cannoni, così potevano essere solo amici senza complicazioni.

Ora non erano nemmeno quello, constatò.

-Gradisce qualcosa signorina?- chiese l’hostess con un sorriso dolce.

-No grazie- rispose Hermione ridestandosi dai suoi pensieri e sorridendo di rimando.

La donna poi scomparve e Hermione stanca chiuse il libro, una morsa nel petto si fece più insistente al solo ricordo di Draco, le mancava. Le mancava da morire ma per orgoglio non l’aveva più cercato.

***

Si era chiusa in casa dei suoi genitori nella periferia della Londra babbana da ben tre giorni, Natale era oramai alle porte e non aveva avvisato nessuno del suo ritorno a casa.

Nessuno, nemmeno Ginny o Harry sapevano che la loro migliore amica era a Londra per le vacanze Natalizie.

Sua madre le aveva chiesto come mai non uscisse, l’aveva chiesto ininterrottamente per un giorno intero ma lei era stata vaga.

Come poteva spiegarle che non voleva incontrare nessuno per via del matrimonio imminente del suo ex.

Si era questo il motivo per cui non li aveva avvisati, solo questo penso chiudendo con decisione un vecchio tomo di pozioni in cui aveva messo una foto sua e di Draco scattata in costa azzurra la scorsa estate.

Si è per Ron e lavanda che sto così, solo a causa loro, ma sapeva bene che di Ron non le importava molto per lei era stato importante, il suo primo amore ma la fiammella della passione si era spenta subito e solo per noia aveva portato avanti quella storia fino a quando anche l’evidenza l’aveva messa davanti al fatto compito. Lei non amava Ron Weasley come Ron Weasley meritava e lasciarlo fu l’unica cosa giusta da fare. Lui non la prese per niente bene e non si stupì che nessuno nella sua famiglia approvasse la sua scelta. Solo Harry e Ginny le furono vicini, loro e Draco che però come sempre stette nell’ombra.

Chissà cosa avrebbero detto se avessero saputo della sua amicizia.

Un toc toc, la ridestò dai suoi pensieri e non fece nemmeno in tempo a dire: avanti che una rossa le si strinse al collo abbarcandola stretta.

-amichetta mia- disse la voce famigliare di Ginny Weasley in Potter

-Se non era per tua madre, che mi mandava un messaggio. Tu, non ti saresti fatta viva- disse subito dopo la rossa staccandosi da Hermione che imbarazzata la guardava dal basso del suo letto.

-Io..., ecco mi spiace- disse abbassando un attimo lo sguardo.

-Spero per te che non sia per colpa di quel cretino di mio fratello?- chiese mettendosi le mani sui fianchi, gesto che la faceva sembrare la coppia giovane di sua madre Molly.

-No e che...anche- ammise infine.

-Sai mia cara che non sei tu che ti devi preoccupare ma lui che si sposa quell’oca.

-Io l’ho lasciato Ginny-le ricordò Hermione. Io gli ho spezzato il cuore e per questo mi vergogno pensò ancora Hermione ma non lo disse.

-Tu, mia cara l’hai pure sopportato. È una tale lagna non ne hai idea-

Disse con la solita verve Ginny.

-Comunque basta parlare di lui, ma parliamo di te- disse Ginny guardandola con un sorriso malizioso in viso.

- Allora novità. Uomini?- chiese senza alcuna vergogna.

Hermione, divenne un poco rossa sulle guance e poi scosse il capo.

-Nessuno- disse infine.

-No. Non ci siamo proprio devi uscire, conoscere persone nuove. I francesi non fanno per te. Ora ti lavi e usciamo per fare un po’ di sano e necessario shopping. Questa sera, si va alla raccolta fondi per gli orfani di guerra- disse Ginny mostrandogli gli inviti.

-Sei fuori! io non vengo-cercò di ribellarsi Hermione.

-E per quale motivo- ribatté secca Ginny. – Tu vieni. Non voglio sentire storie, c’è tutta l’élite magica Londinese. Quindi papabili mariti per la bella e libera Hermione Jane Granger-.

-Si certo, come no-. Rispose seria. – Quelli sanno chi sono-aggiunse.

-Ah, ah , ah, anche in Francia sanno chi sei mia cara eroina Magica-rispose Ginny sollevandola di peso dal letto e spingendola, poi, dentro il box doccia. Hermione non riuscì a controbattere Ginny alla fine, aveva vinto e sua madre Jane ne era entusiasta.

-dovevo chiamarti subito- le sentì dire Hermione.

-Brave coalizzatevi alle mie spalle- disse entrando subito dopo in cucina dove sua madre e la sua migliore amica bevevano una tazza di te.

-tesoro- disse sua madre mettendosi una mano nel cuore.

-Noi lo facciamo per te, perché ti vogliamo bene-

-Tu, lo fai perché vuoi un nipote- rispose Hermione, afferrando un biscottino di pastafrolla a forma di babbo Natale.

-In effetti, lo faccio anche per quello, ma soprattutto perché ti voglio bene e ti voglio vedere felice-disse Jane Granger.

-Certo, certo...- rispose Hermione invitando con un semplice sguardo truce la sua amica Ginny ad alzarsi.

Quella mattina camminarono moltissimo alla ricerca di due super abiti per la serata, poi andarono dal magicentro estetico, dove estetiste e parrucchiere magiche le resero ancora più belle.

Alle otto sella sera, tramite metro polvere, Hermione si ritrovò a casa Potter e lì con una passaporta sarebbe arrivata alla villa nella quale si sarebbe svolto il galà. Quell’anno, come ben sapeva, a organizzare il tutto era Narcissa Black in Malfoy e il vecchio e magico Manor dei Malfoy sarebbe stato il teatro dell’evento.

Hermione, pallida in viso salutò tremante il suo amico Harry e poi Ginny, non vi fu spazio per i convenevoli che già si ritrovò davanti all’immenso cancello in ferro battuto che si spalancò appena i tre toccarono suolo.

-Bene- disse guardando davanti a se l’auror.

-Siamo arrivati. Su andiamo, non vorrei avessero già terminato i pasticcini-concluse il moro offrendo le sue forti braccia come appoggio alle due donne: a sinistra sua moglie e a destr ala sua migliore amica, che anche se titubante lo seguì.

 

 

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Capitolo 4
*** 4 ***


4- Raccolta Fondi e brutte sorprese .

Avanzarono lentamente all’interno della grande sala dispensando sorrisi e strette di mano.

Hermione aveva le mani sudate per l’agitazione e non sentiva più i piedi, le capitava sempre così quando era tesa.

Harry si bloccò di colpo facendola sbandare un poco, ma si ricompose in un attimo giusto il tempo per alzare lo sguardo e impallidire appena i suoi occhi incontrarono quelli della padrona di casa: Narcissa Malfoy.

La donna, vestita con un lungo e raffinato abito nero, strinse calorosamente la mano a Harry e poi a Ginny, quando si girò verso di lei, parve sorpresa ma glissò, sorridendo affabile.

-Signorina Granger! Che piacere averla qui-disse con tono melodioso.

Hermione non riuscì a far altro che sorridere, ma in quel momento il suo cuore stava battendo come un forsennato.

Non aveva più visto la donna dalla fine della guerra, il figlio le aveva parlato molto di lei e Hermione aveva imparato ad apprezzarla, quello che però la ragazza non sapeva era che anche Narcissa era affascinata dai racconti del figlio sulla ragazza, infatti, Draco aveva raccontato a sua madre e a tutti i suoi amici della sintonia e amicizia con la nemica di sempre Hermione Granger, solo lei ancora teneva il segreto.

-Pensavo che anche quest’anno evitasse questo baraccone- disse senza alcuna vergogna Narcissa stringendole la mano delicatamente.

Hermione la guardò preoccupata sgranando leggermente gli occhi.

-In effetti, voleva svignarsela- disse Ginny interrompendo Lady Malfoy che distese le labbra in un pallido sorriso,

-ma sono stata più lesta di lei e l’ho portata qui con la forza-

Narcissa rise divertita alla battuta di Ginny.

-Allora signora Potter può andarne fiera. È riuscita, dove in molti hanno fallito, io stessa lo scorso anno ho inviato una lettera d’invito scritto di mio pugno, senza ricevere risposta- ricordò l’anziana strega.

Hermione divenne rossa, al ricordo di quella mancanza.

-Mi scusi, io- si affretto a dire la Granger

-Suvvia, tranquilla, sono felice che oggi sia qui e spero che si diverta- disse invitandola a entrare la donna.

Hermione annuì e si allontanò alcuni passi seguita da Ginny, mentre Harry si era fermato a parlare con alcuni uomini del ministero.

-Certo che anche tu Hermione sei assurda, come ti salta in mente di non rispondere a Narcissa Malfoy-disse sottovoce Ginny tenendola per un braccio e dirigendola verso una parte sgombra di ospiti.

-Me ne sono scordata-disse prendendo un bicchiere di acqua viole che bevette in un sorso.

Ginny scosse il capo sconsolata.

-Tu e la mondanità non andate d’accordo- disse sbuffando la signora Potter.

-Sopravvivo uguale- rispose piccata Hermione, ma Ginny non la degnò di risposta intenta a osservare l’élite magica presente all’evento.

-Bene- disse Ginny allargando le fini labbra in un sorriso.

-Vediamo un po’ quanti scapoli sono presenti – disse senza vergogna.

-Ginny!- la riprese Hermione -abbassa la voce-finì la Granger agguantando un altro bicchiere questa volta di champagne.

-Ecco Zabini- disse Ginny guardando il moro ex serpeverde avanzare nella sala al braccio della bellissima e chiacchierata madre.

-Fa il legismago ed è molto bravo, cosi dice Harry, pare che la sua parcella sia di 100.000 galeoni-aggiunse Ginny con fare saccente.

-Cavolo- disse Hermione stupita, non immaginava che Zabini fosse così richiesto lei se lo ricordava non meno di due mesi prima a rincorrere due ragazze per Les Champs-Élysées per chiedere loro il numero di telefono.

-Comunque, non fa per te è troppo...- iniziò a dire Ginny,

-Sciupafemmine- conclusero in coro le due amiche ridendo.

-Oh bene-, disse Ginny battendo con la mano sul braccio di Hermione,

-Oliver Baston, mi sembra uno perfetto- concluse Ginny.

-Certo, se non fosse che odio il quidditch e lui è sempre via per lavoro- rispose Hermione, mentre Ginny sbuffò ma il suo malumore durò poco.

- Su Roger Davies, non puoi dire nulla- disse soddisfatta Ginny.

-è intelligente, colto, bello e fa il medimago al san mungo-disse soddisfatta Ginny per aver trovato un tipo giusto

-Medimago?- disse sorpresa Hermione.

-si, ha seguito Fleur quando è nata Vic- disse

-e Bill non era geloso?- chiese scettica Hermione.

-in effetti- rispose sbuffando Ginny.

-non voglio uno scarto di Fleur- disse subito dopo la Granger lanciando uno sguardo all’amica che stava già guardando un altro possibile pretendente al cuore della bella mora al suo fianco.

-anche Adrian Pucey è un buon partito-, disse seria Ginny mentre Hermione sgranava gli occhi.

La sua amica riteneva un serpeverde un buon partito? Il mondo stava per finire.

-lavora con mio padre al ministero ed è un ottimo ragazzo. La mamma l’ha invitato qualche volta a cena- disse Ginny sconvolgendola.

-Non mi piace- disse Hermione buttando lo sguardo nella folla alla ricerca del ragazzo cui Ginny aveva appena rivolto il saluto.

-Sei difficile- rispose Ginny prendendo anche lei un flûte.

-Oh bene-, disse poi Ginny- Ecco l’entrata trionfale del padrone di casa-

Hermione si girò di scatto seguendo lo sguardo di Ginny e per lei in quel momento fu come ricevere una secchiata di acqua gelata in viso.

-Draco Malfoy e la sua nuova puttana. Povera Parkinson pare che gli scaldi ancora il letto, ma non vi è una volta che la inviti a un galà-

Concluse Ginny.

Hermione era come ghiacciata, sapeva che l’avrebbe visto quella sera, ma non s’immaginava che la sua entrata le facesse questo effetto.

Se avesse accettato il suo invito sarebbe stata lei quella su cui tutti ora chiacchieravano?

Si , senza dubbio.

Nessuno avrebbe immaginato che tra loro vi era solo una semplice amicizia. Tutti avrebbero pensato che era diventata la sua amichetta, ma nonostante questo non riuscì ad essere sollevata dal fatto di aver rifiutato l’invito.

-Oh guarda! c’è anche Theodor Nott. Non puoi dirmi che lui è brutto- disse Ginny ma Hermione non la stava più ascoltando i suoi occhi erano catturati da Draco e la misteriosa mora al suo fianco.

 Misteriosa e bellissima mora, vestita con un bellissimo abito blu cobalto che le faceva risaltare le morbide forme.

Bella, troppo bella per solo pensare di competere.

Oddio voleva competere con una ragazza per Draco?

-Hermione?- la richiamò Ginny.

-chi è?- chiese infischiandosene di tutto .

-chi è chi?- chiese Ginny.

-Chi è la donna con Malfoy?-chiese ancora Hermione.

-La figlia del console Australiano- disse Harry raggiungendole in quel preciso momento.

-si tratta bene – aggiunse Ginny proprio nel momento in cui il biondo alzò lo sguardo verso i tre e Hermione si sentì improvvisamente senza fiato.

Draco assottigliò lo sguardo e contrasse la mascella non appena notò chi era accanto ai coniugi Potter ma con la consueta maschera celò i suoi sentimenti alzando il calice all’indirizzo dei tre.

-Pallone gonfiato- sbiaccicò Ginny e Harry sorrise lievemente alla frase della moglie.

-Ho bisogno di aria- disse invece Hermione avanzando a passo svelto verso l’uscita sotto lo sguardo attento di tutti i serpeverde presenti, tutti quelli che sapevano della sua amicizia con il padrone di casa.

Draco dal canto suo non fece una piega quando Hermione passò veloce accanto a lui, anzi strinse di più a sé, la misteriosa mora che rise alla successiva battuta del biondo.

***

Uscì quasi correndo dalla sala del grande manor dei Malfoy il cuore le batteva forte e le lacrime combattevano per uscire, non sapeva perché si trovava in quello stato.

Tristezza?

Rabbia?

Gelosia?

Queste erano le emozioni che provava in quel momento Hermione Granger.

 Appena uscì nel giardino del manor alzò la testa guardando il cielo nero privo di stelle e spalancò la bocca incamerando aria.

Il giorno dopo sarebbe stata a letto, per l’influenza poiché non si era messa nulla sopra le spalle, ma in quel momento non le importava.

Nulla le importava.

Oddio cosa le stava succedendo?

-Hermione- disse una voce alle sue spalle una voce familiare anche se un poco strana.

Si girò di scatto guardando ora l’uomo alto e dai lunghi capelli rossi che con occhi vacui la osservava stralunato.

-che ci fai qui, in questa casa schifosa?- chiese Ron Weasley ed Hermione rimase incredula.

-Hai bevuto Ron?- chiese già sapendo la risposta.

Lui rise e si grattò il capo, come faceva sempre. Quanto era buffo quando faceva così.

-un poco- ammise il rosso- ti va di fare una passeggiata?- chiese infine il suo ex fidanzato.

Hermione guardò oltre la porta, da lì a mala pena arrivava il suono melodioso della musica.

-va bene- disse. Infondo, quello era Ron, non ci sarebbe stato alcun problema.

Camminarono un poco per il grande giardino.

Ron, non la smetteva di parlare, le aveva raccontato del lavoro, della casa, del suo nuovo gufo e infine aveva affrontato l’argomento Lavanda.

-Abbiamo ripreso a vederci, così per caso- disse il rosso sfiorandole appena la spalla.

-lei era libera, io , bè io ero libero così da una burrobirra, siamo passati a una cena e poi bè a quello-disse Ron guardando verso la fontana ghiacciata che abbelliva il giardino della grande villa.

Hermione era imbarazzata, non sapeva cosa dire, ora sentiva freddo, avrebbe voluto interrompere Ron per rientrare dentro ma non vi era verso, lui, continuava a raccontarle tutto sulla sua relazione con la sua fidanzata Lavanda.

-Sai- disse girandosi verso Hermione che si trovò ora tra Ron e il muro.

-lei è diversa da te- enunciò il rosso avanzando di un passo arrivando cosi a meno di un millimetro dal viso di Hermione tanto che la riccia riusciva a sentire l’odore dell’alcol uscire dalla bocca dell’ex fidanzato.

-lei, non ha il tuo sorriso- disse Ron sfiorandole il viso tanto che Hermione si irrigidì.

-non ha la tua pelle- continuò il rosso facendo indietreggiare.

Hermione, ora si stava preoccupando, doveva allontanarlo, doveva levarsi Ron da sopra.

-lei non è te- disse il rosso gettandosi letteralmente a valanga sulla donna che cercava in tutti i modi di divincolarsi dalla presa.

-Ron ti prego lasciami- urlava Hermione, ma la sua forza era nulla in confronto a quella di Ron che non la ascoltava più preso dalla foga.

Le sue mani da polpo la toccavano, insinuandosi senza riguardo sotto il vestito , la sua bocca la baciava con forza, desiderio barbaro, tutto quello che stava succedendo la disgustava.

-Lasciami- continuava a ripetere Hermione mentre le lacrime scendevano sulle sue gote begandole fino a quando sentì il peso di Ron non gravare più su di se.

-Cosa cazzo stai facendo?- urlò il suo salvatore.

Il suo cuore esultò appena senti la voce di Draco.

-Fatti i cazzi tuoi Malfoy- rispose Ron accecato di rabbia.

Hermione cadde a terra esamine, mentre i due sia affrontarono in duello alla babbana, attirarono attorno a quel pessimo scenario tutti i partecipanti al galà.

Se le dettero di santa ragione, fino a quando Harry Potter da una parte e Blaise Zabini dall’altra non gli separarono.

Hermione nel mentre, fu soccorsa da una preoccupata e pallida Ginny che guardava schifa la scena.

Suo fratello si dibatteva, cercando di svincolarsi dalla presa di due uomini per poter nuovamente prendersi a pugni con Malfoy, che per la prima volta Ginny vide umano.

-schifoso!- urlava. –sei un lurido bastardo. Solo così la puoi avere fallito, sei un fallito Weasley-.

-Cosa è successo?-chiese infine la rossa e Hermione non riuscì nemmeno a parlare, guardò l’amica e scoppiò in un pianto inconsolabile tra le braccia di Ginny.

Lady Narcissa ,accorse subito, offrì uno scialle e accompagnò la ex Grifondoro in una stanza del grande manor, lasciando gli uomini ancora  a discutere sull’accaduto.

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Capitolo 5
*** 5 ***


-5 Tra le sue braccia, la pace.

Hermione era stata condotta in una delle grandi stanze del Manor, una camera grande e spaziosa con tende di seta morbida dai colori tenui, un grande letto a baldacchino al centro, celato da leggerissime tende bianche come bianco era il piumino che lo ricopriva.

Sorretta da Ginny, avanzò lentamente al suo interno, il respiro era ancora agitato, le mani tremanti, gli occhi colmi di lacrime.

La sua amica, l’aveva condotta nel bagno adiacente alla stanza e aiutata a cambiarsi con degli abiti che Narcissa le aveva offerto.

-Non sono niente di che- aveva detto la Lady, -ma sono comodi-, ammise la donna, Hermione, la guardò un attimo ringraziandola con lo sguardo.

Quando finalmente le due amiche furono lasciate sole, Ginny cercò di comprendere quello che era successo con suo fratello nel giardino dei Malfoy, dalle urla di sdegno di Draco non era riuscita a intendere, anzi, non voleva crederci.

Ron, suo fratello Ron non aveva potuto compiere quel deprecabile gesto, nemmeno sotto imperio, nemmeno dopo una colossale sbronza.

-Herm, ti prego dimmi qualcosa? – chiese disperata la rossa Weasley.

Hermione invece si era come chiusa in se' stessa, la sua mente si rifiutava di pensare, si era messa la lunga veste da strega che Narcissa Malfoy le aveva portato e si era distesa sul letto portando le gambe al petto, rannicchiandosi in posizione fetale.

Si sentiva come una foglia, caduta dal ramo immersa nel vortice di una tempesta, ma quello che più la faceva star male e che non riusciva a reagire.

 Non sentiva nulla, nemmeno la voce di Ginny le giungeva.

Solo un brusio lontano, un brusio che non le interessava.

Nella sua mente non vi era altro che il ricordo dei momenti che poco prima aveva vissuto.

Momenti che doveva dimenticare, ma non ci riusciva.

Ricordava il tanfo di alcol e sudore, le mani goffe, viscide di Ron su di se.

Una morsa allo stomaco, lo schifo di essere stata quasi violentata da uno che credeva un amico, dall’uomo che meno di un anno prima era il suo fidanzato, dall’uomo che da adolescente voleva come compagno di vita.

Si sentì sporca.

Era colpa sua se era successo, era stata lei ad aver dato a Ron fiducia.

Lei ad averlo considerato ancora un amico.

Le si mozzò il respiro quando sentì la porta della stanza aprirsi di scatto. Sentì Ginny alzarsi in piedi e si girò piano per guardare due uomini che si guardavano con odio davanti al suo letto.

Un biondo e un moro che mai sarebbero andati d’accordo, nemmeno in quel momento quando lei aveva bisogno di loro dei suoi miglior amici, tanto diversi e tanto uguali.

-Hermione- disse Harry –Devi dirmi cosa è successo-secco e deciso era il tono del capo auror

-Potter, te l’ho detto io cosa è successo. Lei...- replicò Draco Malfoy digrignando i denti rabbioso nei confronti del nemico di sempre.

Harry si girò sdegnato verso il Serpeverde.

-Smettetela!- Urlò Ginny interrompendoli, lanciando poi uno sguardo di rimprovero al marito e uno schifato a Malfoy.

-Ginny! tu non sai cosa ha insinuato- si giustificò il marito, mentre Ginny si era come bloccata a osservare il biondo ex Serpeverde.

Draco le sembrò strano, era da molto che non lo vedeva, forse tre anni. Certo tutti chiacchieravano su di lui anche se da quanto aveva saputo, non lavorava a Londra. 

Le sue conquiste, le donne, che passavano nel suo letto arricchivano ogni giorno di dettagli sulle sue doti amatorie le pagine della Gazzetta del Profeta. Si era stupita, quando conobbe Narcissa, la sua classe era assoluta e pensare che da quella donna fosse nato un tale essere le faceva drizzare i capelli.

-Draco- disse impercettibilmente Hermione e lui attirato a lei come una calamita ridusse le distanze arrivando alla donna che ora lo guardava con gli occhi colmi di lacrime.

Harry e Ginny assistettero alla scena stupiti.

 Impossibile era un sogno, un incubo, pensava Harry mentre la sua migliore amica guardava Malfoy come se fosse l’unico sulla terra.

Draco si sedette sul letto, non riusciva a toccarla per paura che si spezzasse, ora la coraggiosa e inflessibile Hermione Granger non esisteva. Quella davanti a lui era una ragazza impaurita, una donna che lui amava più di se stesso e che aveva rischiato di perdere.

-Scusami- disse sussurrando a fil di labbra.

-Ero talmente offeso con te da non essermi nemmeno reso conto che ti aveva seguito. Se ti avesse...- cercò di dire Draco ma le parole gli morirono in bocca. Hermione aveva posato una mano su essa e l’aveva azzittito.

-Non voglio sentire niente. Voglio dimenticare tutto- rispose, appoggiando la testa al petto di Draco che pian piano prese ad accarezzarle i capelli.

Tra le sue braccia si sentì nuovamente bene, erano accoglienti, calde. Poteva sentire il suo cuore battere, il suo profumo, sandalo e menta, aveva la particolarità di rasserenarla. 

Solo vicino a Draco si sentiva bene, ma non volle pensarci, non volle indugiare ancora su quel sentimento che la legava al biondo amico. In quel momento voleva solo dimenticare tutto, tra le sue braccia ci sarebbe riuscita almeno quella notte, ma sapeva che purtroppo quella ferita sarebbe stata indelebile sulla sua pelle come quella maledizione che tempo prima una donna crudele le aveva inferto.

Si era addormentata, cullata da quel profumo e dalle sue carezze lui l’aveva adagiata sui comodi guanciali del letto a baldacchino e coperta con un morbido piumino e poi era uscito seguito da Harry e Ginny che lo guardavano con occhi indagatori.

-Che volete? – disse stizzito Draco, facendo sobbalzare Ginny.

-L’unica cosa che dovevate fare era tenere quell’insetto lontano da lei e non ci siete riusciti-.

-Che cosa c’è tra voi?- Harry lo guardava con rabbia e senza indugiare oltre aveva chiesto spiegazioni, quel tarlo ronzava da troppe ore nella sua testa, doveva avere una risposta e pregò, pregò di non sentirlo pronunciare quelle cinque parole.

-Non vedo come possa interessarti cosa c’è tra me e la Granger – disse secco volgendo ora le spalle ai due.

-Malfoy!- Urlò Harry brandendo ora la bacchetta.

-Dimmelo- intimò ancora l'auror

Draco rise ma non si girò, sentiva che dietro di lui Potter impugnava la bacchetta ma non se ne curò, s’incamminò lentamente con la sua solita camminata verso le sue stanze e giunto alla porta si girò verso i due ex grifondoro.

-Amici Potter, siamo amici e no, non me la porto a letto. Solo insinuare questo fa capire quanto poco la conosci e rispetti – disse il biondo entrando poi nella sua stanza chiedendo con un tonfo secco la porta.

SPAZIO AUTRICE

( O PRESUNTA TALE AH AH AH)

CAPITOLO BREVE, FORSE TROPPO, MA SENCONDO ME CARICO DI SIGNIFICATI.

HERMIONE VIENE CONDOTTA NELLA STANZA CHE NARCISSA A ALLESTITO PER LEI, SI PRENDE CURA DELL'AMICA CERCA DI SAPERE DALLA SUA BOCCA COSA è SUCCESSO, MA QUESTA SI CHIUDE A RICCIO, FINO A QUANDO DRACO NON ARRIVA è IN UN LIMBO. SI DA LA COLPA PER LA VIOLENZA SUBITA.

POI TRA LE SUA BRACCIA PER POCO TROVA LA PACE.

SAPPIAMO TUTTI CHE QUESTO RAPPORTO è AL LIMITE NON è SOLO AMICIZIA ... 

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Capitolo 6
*** 6 ***


6- Amici, solo amici.

Quella notte Draco Malfoy non riuscì a chiudere occhio, avrebbe voluto dormire con lei, tenerla tra le braccia, stingerla.

Aveva desistito per paura, la sua solita paura.

Paura di rivelare con i suoi gesti molto più di quello che voleva far credere.

Amici. Solo amici. Siamo solo amici.

L’aveva detto cosi tante volte da iniziare a crederlo anche lui.

Daphne aveva riso divertita con la sua solita risata allegra.

Blaise l’aveva ascoltato scuotendo il capo, Theo era stato zitto come sempre e sua madre...rise Draco.

Sua madre aveva obbiettato, l’unica che aveva replicato alla stupida affermazione.

-Nascondere i sentimenti non ha mai portato a niente di buono, credevo che avessi compreso qualcosa dagli errori del passato-.

Cosi li aveva detto.

Per lei era facile, sì era risposto Draco, lei non si rende conto di cosa vuol dire rivelare a una donna, come Hermione quello che provi per lei.

Significava perderla per sempre.

Perderla. Lui non voleva perderla e quello era il suo unico modo per starle accanto.

Amici, siamo solo amici.

Quello, era il suo mantra da un anno.

Amici anche se nel suo petto il cuore batteva ogni volta che le stava accanto, ogni suo sorriso provocava un brivido, ogni sua carezza risvegliava i sensi.

Pulsioni che poi era costretto a scaricare con altre di cui non gli importava, donne da una notte come Pansy.

Alle sette della mattina, con i nervi ancora in allerta e un senso di ostruzione nello sterno, si alzò regalandosi un distensivo bagno.

Rimase in ammollo nell’acqua calda per più di un’ora, nemmeno quando era piccolo, rimaneva così tanto. Anche lì, la sua mente vagò senza sosta.

Non riusciva a dimenticare nulla della notte passata, non riusciva a sopportare che Ron Weasley le avesse messo le mani sopra, violandola.

Non riusciva ad accettare che il tutto fosse successo a casa sua, sotto i suoi occhi, lui, accecato dalla gelosia, dallo stupido rancore, non aveva chiesto spiegazioni, non l’aveva seguita, si era disinteressato.

Dovevano chiarirsi, invece, le aveva mostrato che anche senza di lei si stava divertendo, fingendo.

Aveva notato che il rosso Weasley, non le aveva tolto gli occhi di dosso. L’aveva visto bere: Uno, due, tre bicchieri e quando l’aveva seguita, non si era mosso.

Solo dopo mezz’ora, quando nessuno dei due rientrava, si era preoccupato.

Era colpa sua.

Sì, era colpa sua, non l’aveva protetta, non aveva fatto l’amico.

Era offeso, geloso, poiché aveva preferito andare al galà con i Potter che con lui era stato messo da parte.

Erano amici solo lontano da Londra, amici.

Lui non era suo amico, le amiche non si desiderano, le amiche non si sognano la notte, le amiche non si vogliono baciare, le amiche non si amano.

***

Un leggero toc toc alla porta la ridestò dal sonno.

-Avanti- disse piano quasi in un sussurro. Sentì la porta , aprirsi piano e dei passi leggeri avvicinarsi al suo letto.

Ginny era li davanti alle leggere tende bianche che celavano il suo corpo che stava ancora disteso nel letto a baldacchino.

-Sei sveglia- chiese dolcemente l’amica.

-Si- rispose finalmente Hermione sedendosi sul letto, portando la schiena a combaciare con la spalliera del letto.

-Che ore sono?-chiese infine.

-Le otto- rispose Ginny scostando la tenda e sedendosi sopra il soffice letto. –Harry, vorrebbe parlarti-disse ancora la donna.

Hermione sollevò leggermente il viso incontrando gli occhi castani dell’amica.

-Non ho alcuna intenzione di parlare di quello che è successo- la sua voce era dura, nessun’emozione, nemmeno più una lacrima.

Ginny aprì un poco la bocca pronta a replicare, ma venne interrotta.

-Principessa- disse una voce proveniente dalla porta della stanza che Ginny aveva scordato di chiudere.

-Buongiorno! Ecco a voi una ricca colazione come piace a lei- concluse Draco Malfoy, avanzando lentamente verso il letto dal quale Hermione gli regalava uno dei sorrisi più belli che Ginny le aveva mai visto fare.

Amici si ripeteva la rossa, sono amici. Possibile che siano solo questo, possibile che Malfoy sia cambiato così tanto da conquistare la sua fiducia.

L’uomo ignorandola, fece il giro del letto e posò sul grembo di Hermione il vassoio.

-I croissant- disse euforica Hermione.

-Ho mandato un elfo a prendere i tuoi preferiti da Jean Pierre- enunciò con un sorriso soddisfatto il biondo padrone di casa.

-Tranquilla!- disse subito dopo. –ha lasciato i soldi sul bancone -.

Hermione sorrise divertita.

-Grazie- rispose poi.

-Prego- replicò il biondo baciandole la fronte e uscendo subito dopo.

***

Dopo aver fatto colazione, Hermione, si riassestò, regalandosi una energizzante doccia, poi scese a ringraziare Narcissa per le cure che le aveva dato la  notte prima. Rimase sorpresa nel vedere, seduta nella grande tavolata, oltre che alla padrona di casa e suo figlio Draco , Harry e Blaise Zabini.

Quando l’ex Grifondoro entrò nella sala tutti stettero zitti, ma dai visi cruciati  si intuiva perfettamente che i toni della discussione appena interrotta da Hermione erano accesi.

-Cara- disse Narcissa alzandosi e venendole incontro. Hermione rimase spiazzata nel sentire le braccia della Lady stringerla con fare materno, s’irrigidì un secondo, poi si lasciò stringere dalla donna.

Quando la donna sciolse l’abbracciò sorrise.

-Grazie per tutto- le disse successivamente.

Narcissa le donò una carezza senza replicare, invitandola a sedersi alla tavola.

Guardò Draco seduto a capotavola, poi Harry lontanissimo dal biondo e Blaise Zabini alla destra del padrone di casa, di fronte a Narcissa.

Decise quindi si sedersi accanto al Legismago che la guardò un secondo salutandola con un cenno del capo.

-Hermione- disse a un tratto Harry appena la ragazza si era seduta.

-Zabini- disse con una smorfia disgustata il suo amico Harry.

-Insiste sul fatto che dovresti fare denuncia, per quello che...-

Hermione guardò Harry e poi Blaise che ricambiò il suo sguardo.

-Io penso- aggiunse ancora l’auror che non vi è nulla da denunciare.

Draco strinse i pugni e sua madre gli passò delicatamente una mano sul braccio, per rasserenarlo.

-Questi sono problemi miei-disse infine la Granger, alzandosi in piedi.

-Grazie ancora Signora Malfoy-continuò rivolgendosi alla donna.

-Dove stai andando?- Chiese preoccupata Ginny.

-A casa mia- rispose Hermione guardando l’amica.

-Ti accompagno?- disse Draco alzandosi talmente in fretta da far oscillare la sedia che cadde provocando un rumore sordo.

-Malfoy, non essere ridicolo-. Lo canzonò Harry. –Tu! non ci fai un bel niente nel mondo dei babbani e Jane non sarà certo felice di vedere la tua faccia. Sai,- disse ancora l’auror -sa quello che le hai fatto quando eravamo a scuola-.

-Harry!- urlò stizzita Hermione.

-Quello che pensa mia madre su Draco non sono problemi tuoi- disse la ragazza.

-E per essere precisi, per me casa, vuol dire Parigi. Quindi, accetto Draco-. Concluse girando le spalle all’amico di sempre e a sua moglie Ginny che la guardavano increduli.

-Non denuncio Ron perché era ubriaco e non voglio distruggergli la vita- aggiunse – Però, non voglio vederlo mai più- concluse e con due passi raggiunse Draco e con lui si smaterializzò.

***

Arrivare a Parigi dopo averla lasciata da soli tre giorni la stranì, era rientrata per il Natale e questo non era nemmeno arrivato che già si ritrovava nella capitale Francese.

-Dovrei parlare con mia madre- disse piano staccandosi piano dall’abbraccio di Draco che l’aveva stretta nella smaterializzazione congiunta.

Amici solo amici, ma sentiva il bisogno di stare ancora attaccata a lui, sentire il suo profumo, il calore del suo abbraccio.

Al tempo stesso, doveva scappare, allontanarsi.

Amici, sono amici si ripeteva Hermione.

-Se vuoi, possiamo organizzare una passaporta e passare il Natale qui tutti insieme-. Disse Il biondo Malfoy.

Hermione sollevò lo sguardo perplessa per quell’affermazione.

-Tu, ritorni a Londra. Tua madre è sola Draco e non la priverò della tua presenza. Non voglio sentire ragioni- aggiunse la donna con il suo solito cipiglio deciso a cui nessuno sapeva rispondere.

Ora- disse, -chiamo mia madre e le spiego un po’. Se vuole venire allestiamo una passaporta...-.

-Non ti lascio qui sola- disse Draco.

-So badare a me, Malfoy-replicò stizzita

-Posso dissentire su questo punto-rispose secco il biondo ex Serpeverde.

Hermione lo guardò truce e lui rispose.

-Gli amici stanno vicini, si sostengono e tu hai bisogno di sostegno. Io voglio stare con te mia madre capirà-.

-Non ho bisogno di essere compatita Draco-urlò Hermione.

-Non ti sto compatendo, io...-replicò Draco

-Tu, Harry, Ginny. Mi state tutti addosso. Io non respiro, tutti pensate cosa è bene per me, pensate per me perché siete convinti io non possa più farlo. Ieri non è successo niente-urlò perdendo quasi il fiato.

Draco era livido, perché negava l’evidenza. Perché non lo voleva.

Perché si era innamorato della sua amica. Perché lo considerava solo un amico.

-Se veramente mi vuoi bene, passa il Natale con tua madre- disse donandoli un bacio sulla guancia e invitandolo senza mezzi termini a rientrare a Londra.

Lontano da te soffrirò, ma vicino a te soffro il doppio, amici solo amici , pensò Hermione ancora una volta dopo esservi staccata da lui.

Sorrise, fingendo tranquillità.

Cercò così, di sembrare a Draco, sicura per decisione presa.

-Starò bene, -disse ancora, -Ora vai-gli intimò Hermione.

L’uomo la guardò un attimo.

-Ti voglio bene- disse prima di smaterializzarsi.

Hermione rimase spiazzata era la prima volta che Draco Malfoy dava voce al sentimento che provava per lei.

Bene, lui le voleva bene, mentre lei cosa provava per quel ragazzo?

Lei, lo sapeva benissimo, provava qualcosa di più forte, lei lo amava.

Amici, solo amici.

SPAZIO AUTRICE.

SALVE MIE CARE, COME VA?

SPERO BENE. 

ECCO A VOI ENNESSIMO CAPITOLO, SPERO VI PIACCIA.
 UN BACIO.

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Capitolo 7
*** 7 ***


7- Primo passo.

Era rimasta ferma a fissare il punto in cui era scomparso. Il suo profumo rimase ancora nell’aria per alcuni minuti.

Minuti preziosi.

Quanto tempo sarebbe passato prima che quell’aroma invadesse nuovamente le sue narici, rasserenandola.

Una settimana, forse più.

Fiutò l’aria fino a quando il tutto fu evaporato, dopodiché si decise a chiamare sua madre Jane per spiegarle il cambiamento di programma.

La conversazione fu alquanto stressante per Hermione, avrebbe dovuto dirle la verità su quello che era successo ma non ne ebbe il coraggio.

Le parole le morirono in gola.

-Si mamma, è stata una cosa improvvisa sono dovuta rientrare d’urgenza a Parigi. Una grana che solo io potevo risolvere- disse invece.

-Spero di liberarmi per capodanno ma non ne sono certa , mi hanno detto che mi pagheranno per il disturbo- aggiunse.

Quando la telefonata fu terminata, la stanchezza per quella mezz’ora di menzogne l’aveva spossata, si concesse un bagno caldo e si mise a letto.

Chiuse le persiane, quando ancora il sole era alto, tirò le tende e spense la luce.

Prima però, si mise la camicia da notte, quella azzurra che le aveva regalato Draco per il suo compleanno. Era in seta con del pizzo nero sia sulla scollatura, sia nel fondo e arrivava a metà gamba.

Sexy, notevolmente sexy.

S’era imbarazzata quando aveva aperto il pacco, trovando quell’indumento intimo. Certo, avevano più volte domito nello stesso letto, senza alcuna malizia, lui l’aveva presa più volte in giro per i suoi pigiami in pile al limite della decenza, ma non avrebbe mai immaginato che un giorno le avrebbe regalato un indumento tanto sexy.

All’improvviso, si ricordò le parole del biondo.

-Se non ti piace , la riporto. Forse, avrei dovuto prenderti un libro o un profumo-. Si scusò quella volta.

Lei in quel momento sorrise , proprio come stava facendo ora davanti allo specchio, indossando quella camicia da notte.

-è molto bello la indosserò quando vorrò ammaliare un uomo- Draco rimase sorpreso.

 -Indossala per te non per gli uomini, non hai bisogno di questi mezzucci. Hai ben altro per conquistarli. Tu! Hai il cervello- disse Draco e quello fu uno dei complimenti più belli che le fece.

Così si sfilò l’accappatoio in spugna col quale si era asciugata e si infilò la camicia da notte in seta. Questa scivolò leggera sul suo corpo, era come un leggero velo, rabbrividì un attimo ma desistette dal cambiarsi. Quello, era un modo stupido per sentirlo vicino e sfidò il gelo pur di aver quella sensazione sulla pelle.

L’unico modo per aver Draco con lei quella notte.

***

Si girò più volte nel letto, senza mai trovare una posizione comoda.

Sua madre l’aveva ripreso per essere rientrato a casa senza combattere con Hermione.

-L’hai abbandonata da sola a Parigi- aveva detto sua madre Narcissa e lui non era riuscito a replicare, sapeva che aveva ragione.

Dirle che la Granger aveva usato lei per farlo ritornare a Londra non avrebbe portato a nulla. Sua madre come Hermione ,del resto, erano le uniche due donne che riuscivano ad azzittirlo.

Forse per questo le amava, incondizionatamente.

Si sedette nel letto e poi si alzò, non era riuscito a riposare e si sentiva più stanco di quanto si era sdraiato la notte prima.

Guardò l’orologio che aveva poggiato sul comodino, questo, segnava le tre della mattina.

Era presto, ma non sapeva che fare ancora disteso a letto, quindi si alzò, si lavò e si vestì.

Uscì dalla sua stanza per sgranchirsi le gambe e poi fu un lampo, un’idea improvvisa.

Si smaterializzo nuovamente a Parigi, lo sforzo per non aver riposato lo fece vacillare ma non cadde.

Rimase un attimo fermo per riprendere fiato e poi con passo leggero raggiunse la sua stanza.

Era chiusa ma questo non lo sorprese.

Aprì piano, cercando in tutti i modi di non fare rumore, ma la porta cigolò.

-Lumos- urlò Hermione e si ritrovò in un secondo con la sua bacchetta premuta con forza sulla giugulare.

-Draco- disse poi sgranando gli occhi Hermione.

-Già-ribatté con difficoltà il biondo che a mala pena riusciva a parlare.

-Scusa – disse la donna abbassando la bacchetta.

-Cosa ci fai? Chiese ancora osservandolo perplessa.

-Volevo ...-cercò di ribattere il biondo ex Serpeverde

-Volevi?- ripeté Hermione assottigliando lo sguardo.

Draco cercava disperatamente un’idea, una frase , una scusa per essere piombato lì nel bel mezzo della notte poi il suo sguardo fu catturato dal corpo mezzo nudo della donna davanti a lui.

Rimase senza fiato, aveva messo la sua camicia da notte.

Deglutì sonoramente mentre i suoi occhi argentei percorrevano il corpo armonioso di Hermione.

-Sei bellissima- disse vergognandosi un secondo dopo aver pronunciato quella frase. La vide indietreggiare e agguantare la vestaglia e coprirsi.

Aveva paura di lui? Draco rabbrividì al solo pensiero e si sentì mancare l’aria. Uscì quasi di corsa dalla stanza, mettendo un po’ di distanza tra lui e la donna.

Doveva calmarsi, doveva pensare ad altro, doveva raffreddare i suoi bollenti spiriti.

-Non mi hai risposto?- disse Hermione ora alle spalle del biondo.

-Cosa sei venuto a fare?-chiese ancora la Granger.

-Niente- rispose Draco- volevo sapere se stavi bene. Vado via subito, non vorrei disturbarti oltre-aggiunse infine.

Hermione lo superò e si diresse in cucina.

-Lo vuoi il caffè?-chiese. Draco guardò l’orologio babbano appeso al muro della piccola stanza.

Erano le quattro della mattina.

-Si- rispose , -grazie –aggiunse infine sedendosi sulla sedia davanti al bancone nel quale erano disposti tutti quegli strani utensili babbani che Hermione amava tanto.

La donna ci mise un attimo, inserì una piccolo bussolotto, che la riccia chiamava cialda, spinse una levetta e il gioco era fatto.

Il caffè scendeva piano nelle tazzine, l’aroma invase la piccola stanza. Bevettero in silenzio senza mai sollevare lo sguardo uno sull’altro.

Stavano evitando di parlarsi e guardarsi, entrambi sentivano una strana morsa nel petto.

Draco combatteva con se stesso per non mandare al diavolo due anni d’amicizia, non sapeva fino a quanto ancora sarebbe riuscito a resistere .

-Rimani qui?- chiese Hermione poggiando la tazzina sul piano di marmo. Quella fu l’ultima cosa che disse prima che le labbra di Draco si posassero sulle sue calde e carnose.

***

Fu un bacio lungo, esigente.

Un bacio che da troppo tempo entrambi desideravano donare e ricevere dall’altro.

Il respirò mozzo, il cuore palpitante e le lingue intrecciate.

 In quel momento nulla era importante, quello che erano e che stavano buttando all’aria non importava. Per Draco esisteva solo la bocca carnosa di Hermione e per Hermione esisteva solo le morbide labbra di Draco, il suo profumo e il suo calore.

Desiderio, passione, questo sprigionavano, questo era ciò che da troppo tempo avevano cercato di nascondere invano.

Si staccarono per poco, giusto il tempo necessario per incamerare aria,

si guardarono appena, prima di rituffarsi uno nelle braccia dell’altro, congiungendo ancora le loro labbra più e più volte.

I baci bollenti, durano fino alle prime luci dell’alba. Non si spinsero oltre, per paura e codardia ma anche così l’indomani mattina anche solo guardarsi in viso fu imbarazzante.

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Capitolo 8
*** 8 ***


8- Secondo passo: La negazione.

I raggi del sole mattutino filtravano dalle persiane di legno della cucina, illuminando appena la stanza, Draco e Hermione erano lì, seduti sul divano.

Immobili.

Nessuno dei due parlava, solo il loro respiro si udiva intervallato dal ticchettio dell’orologio della parete.

Silenzio.

Hermione si staccò dal petto del biondo, dove per un tempo incalcolabile si era poggiata e poi si alzò.

Separazione.

Percorse la stanza senza far rumore, fluttuava quasi sulle lastre di marmo che ricoprivano il pavimento della cucina. Si strinse ancora la vestaglia, nascondendo per quello che poteva il suo corpo.

Era il giorno della vigilia di Natale, il piccolo albero che aveva fatto prima di partire per Londra non smetteva di ricordarle che presto tutte le famiglie magiche e non, si sarebbero riunite per festeggiare la santa ricorrenza.

Tristezza e una morsa nello stomaco la fece parlare:

-Quello che è successo, è stato un enorme sbaglio. Torna a Londra e dimentica tutto-

Lo disse piano, sussurrò, tenendosi con una mano nel battente della porta senza girarsi verso Draco, che sapeva, la stava guardando.

-Hermione- pronunciò il ragazzo.

-Quando, esco, non voglio trovarti qui- aggiunse Hermione raggiungendo poi con due passi veloci il bagno.

La negazione di tutto.

La negazione di quello che erano stati per una sola notte.

Chiusasi la porta alle spalle, riprese a respirare affannosamente.

 Non osò guardarsi allo specchio, per paura di vacillare difronte al suo riflesso, ai suoi occhi che senza dubbio l’avrebbero messa di fronte all’evidenza.

Avrebbero mostrato il dolore per separarsi da lui.

Si vergognò per quello che aveva fatto a se stessa.

Si vergognò del poco coraggio dimostrato.

 Si vergognò per aver rinunciato all’amore, quello vero, quello che non aveva mai provato per nessuno tranne che per lui.

Draco. Il suo amico Draco.

Doveva sforzarsi, doveva scacciare quell’emozione dal suo cuore. Doveva annullare quelle pulsioni.

Doveva sforzarsi di cancellare ogni sensazione.

Rinunciava all’amore di Draco, convinta di poter avere ancora la sua amicizia.

Illusa.

Quella notte avevano distrutto tutto quello che in due anni erano riusciti a costruire.

***

Non era riuscito a dire mezza parola, era stato fermo, zitto, aveva assecondato la sua stupida idea e se n’era andato come un coniglio, con la coda tra le gambe.

Codardo.

Era diventato un debole, non aveva urlato, non era riuscito nemmeno a replicare alla sua affermazione.

 Aveva abbassato il capo e aveva eseguito al suo volere.

Dimenticare, doveva dimenticare la sensazione sublime di sfiorare le sue labbra, di sfiorare il suo viso.

Dimenticare quello che provava, quello che sentiva per Hermione, dimenticare di amarla.

Stava impazzendo d’amore per lei ma l’assecondò, ancora una volta quella sera fece quello che le aveva chiesto, senza replicare. 

Senza porre condizioni.

Solo lei riusciva a fargli fare quello che voleva, solo per lei deponeva le armi e la sua bastardaggine ed eseguiva gli ordini senza fiatare.

Con tutti era sempre il solito stronzo, il bastardo Malfoy, il serpeverde che aggira gli ostacoli, che affossa gli altri per salvaguardare se stesso. 

Lei lo rendeva mansueto, lo rendeva un uomo come tanti, lo rendeva umano e fragile.

Aveva deciso per entrambi.

Aveva, con una frase messo un velo su’ quello che era successo.

Fino a quando però sarebbero riusciti a sostenere quegli avvenimenti. 

Negare i baci di quella notte, era impossibile quando si sognava, si bramava di perdersi su quel corpo sinuoso.

Quando si desiderava ardentemente inebriarsi del calore che solo lei sapeva donargli.

Con un violento pugno al muro cercò di stemperare la rabbia, ma questa era impossibile da stemperare.

Era come in un limbo senza nessuna via di fuga. 

In trappola.

Se solo avesse fatto un passo l’avrebbe persa.

Amore o amicizia ormai combaciavano e se si fosse ancora spinto oltre a lei. 

Lo sapeva bene Draco sarebbe sparita per sempre dalla sua vita.

La negazione, era veramente l’unica via da percorrere per rimanere aggrappato a quell’unione importantissima. 

L’unica che riuscisse a farlo andare avanti, l’unica che donava un sorriso a biondo Draco Malfoy.

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Capitolo 9
*** 9 ***


9- Eclissi di cuore.

****
Ogni tanto sto da sola e sono sicura che non mi ritroverai 
Ogni tanto sono stanca di riascoltarmi mentre piango la mia infelicità 
Ogni tanto guardo indietro e scopro come il meglio di questi anni sia passato di già 
Ogni tanto tremo di paura ma poi nei tuo occhi sento quello che sei .

****

L’aveva sentito smaterializzarsi, dopo poco che era entrata in bagno. Draco, se n’era andato.

Ora si sentiva stanca, le forze la stavano abbandonando.

Scivolò giù nel pavimento e pianse portando le mani sul viso, coprendolo.

L’aveva mandato via, per l’ennesima volta.

Aveva fatto vincere la ragione, relegando il suo cuore in un piccolo spazio, si era privata della sua presenza quando più ne aveva bisogno.

Quando finalmente l’aveva stretta tra le braccia regalandogli qualcosa di magico e insperato, lei, l’aveva cacciato per paura di spingersi verso qualcosa che non sarebbe più riuscita a fermare.

Per paura di regalarsi un attimo di paradiso prima che l’inferno li avvolgesse entrambi.

Prima che si trovassero di fronte a qualcosa più grande di loro, qualcosa cui fosse difficile tornare indietro.

È stata solo compassione diceva la sua mente.

Quello che è successo non conta nulla, per lui, sei una delle tante. È stato solo uno stupido bacio.

Un bacio emozionante e intenso, un sogno.

Non puoi competere, non ne sei all’altezza ripeteva la sua mente riportandola alla realtà.

Le donne che li stanno intorno sono, belle, con un corpo e portamento elegante, sono disinibite e soprattutto con il sangue puro.

Non sarai mai nulla per lui che un’amica.

La sua confidente.

Aveva così, dato un nome a quello che era successo quella notte di fine dicembre.

Si era fatta prendere dalla paura, aveva deposto le armi, non aveva nemmeno provato a combattere per vincere il suo cuore.

Semplicemente si era arresa, preferendo essergli amica che nulla.

 

 

****
Tempo fa speravo in una storia con te 
Ed ora è solo un'assurdità 
Se non ci pensi tu 
Eclissi del cuore sarà 
****

Si era sollevata da freddo pavimento dopo tempo immemorabile, non seppe nemmeno com’era riuscita ad arrivare in cucina.

Osservò un attimo il divano in cui la notte prima era stata tra le braccia di Draco, socchiuse gli occhi e si abbandonò nuovamente ai ricordi.

Un brivido scese lungo la schiena.

Una lacrima accompagnò i suoi pensieri.

La morsa della solitudine s’impadroniva di lei.

Sarebbe stata sola la vigilia di Natale.

Ricordò all’improvviso quello che l’anno prima Draco fece per lei. Ricordò la cena che organizzo con i suoi genitori e alcuni colleghi, ricordò Blaise Zabini che cercava in tutti i modi di portarsi a letto la segretaria di Draco, sua madre ridere divertita alle battute di Draco e ora guardandosi intorno si sentì veramente sola.

Se l’era cercata, si disse infine avviandosi silenziosamente nella sua stanza.

Non erano nemmeno le dieci della mattina e lei si rimetteva a letto come una malata. Lei, infondo, era malata almeno il suo cuore lo era.

Il mal d’amore è una malattia gravissima e lei ne era affetta.

Si butto nel letto e la sua mente vagò nei ricordi ancora, ancora e ancora.

Ricordò la prima volta che dormirono insieme, nessuna malizia ci fu quel giorno, anzi , lui riuscì nell’intento di farla star bene.

Normalmente, quando dormiva con un uomo la mattina seguente, si sentiva in imbarazzo, fuori posto, sotto esame. Lui, invece la fece stare bene. Nemmeno Ron che era il suo fidanzato, all’epoca la faceva stare cosi e si trovò a pensare cosa sarebbe successo se il rosso Weasley fosse mai venuta a sapere della sua amicizia con Draco e di quelle nottate passate a raccontarsi mille segreti e tante avventure. Questi momenti li avevano avvicinati, fatti conoscere nel profondo.

Rise il giorno in cui Draco le raccontò della faccia perplessa di Pansy Parkinson, quando lui le raccontò che erano diventati amici. Rise meno quando si trovò la moretta agguerrita davanti al suo ufficio al ministero e ci volle l’intervento di Daphne Greengrass affinché la mora si calmasse e togliesse le tende.

Draco le disse semplicemente che Pansy era gelosa di lei e Hermione non riuscì a capire.

Era lei la donna con cui l’uomo passava le notti, faceva l’amore lei che forse un giorno sarebbe diventata la lady Malfoy. Quanto si sbagliava Hermione. Fu Blaise Zabini a dirle dell’enorme cantonata presa.

-Pansy è gelosa e in un certo senso le do ragione- disse il moro ex Serpeverde. –da quando tu e Draco siete diventati amici, lui è stano. Prima pensava solo a se stesso ora è si preoccupa per un altro e come se avesse un gattino da accudire. Tu sei il suo gattino. Tu sei speciale. Disse il moro guardandola negli occhi fu uno sguardo strano.

-So’, che avete dormito insieme- aggiunse Zabini.

-Senza fare sesso. Non è da Draco, un Malfoy prende tutto da una donna tu per lui sei diversa- aveva detto così il moro e Hermione si trovò molte volte a fantasticare su questo ricacciando però il tutto a sogni irrealizzabili. Draco la vedeva come amica, le sue erano solo fantasie e ora che si erano baciati e che temeva di averlo perso anche come amico.

Ora non si sentiva più speciale ora era una delle tante, una che non l’avrebbe mai avuto come Pansy.

****

Era rientrato al Manor e non si sorprese di trovare sua madre e il suo miglior amico seduti nelle poltrone in pelle nera del salotto. Lì fermi a contemplare il cammino aspettavano il suo ritorno.

-Avete indetto una riunione straordinaria- disse avanzando a passo elegante all’interno della sala.

-Draco- disse lady Narcissa.

-Madre- rispose il ragazzo di rimando.

-Dra- aggiunse Blaise, guardandolo preoccupato.

Draco non lo degnò di risposta e si diresse verso il mobiletto degli alcolici.

-Non vorrai bere di prima mattina?- disse sua madre rimproverandolo.

-Bevo per dimenticare- rispose.

-Cosa è successo? Ha deciso che vuole stare sola e tu come al solito non hai detto nulla e hai fatto come voleva lei- a parlare era stato Blaise. Draco nemmeno si girò verso il moro amico, prese un bicchiere e versò il liquido rosso. Il miglior vino elfico produzione delle sue vigne in Borgogna.

-Quello che succede tra me e Hermione non sono problemi tuoi- aggiunse prima di buttare giù con un solo sorso tutto il contenuto del bicchiere. Sua madre assottigliò gli occhi .

-Ti sbagli, figliolo. Blaise è preoccupato per te e anche io lo sono-

-Non vi è nulla di cui preoccuparsi- disse Draco mentendo.- Sta bene e l’ho lasciata riposare-.

-Lei mente e anche tu- aggiunse Blaise sfidandolo.

-Blaise, fatti i cazzi tuoi-.

-Draco!- lo rimproverò sua madre.

-Lasci stare Lady Narcissa, non è certo una sua frase a far finire la nostra amicizia- aggiunse il moro Zabini.- Vorrei solamente che suo figlio ritornasse ad essere il vecchio Draco quello che si prende quello che vuole-.

-Non capisco dove vuoi arrivare- rispose ora rabbioso il biondo Malfoy.

-Vorrei vederti felice, Draco e lo sai bene che l’unico modo per essere felice e prenderti ciò che vuoi- .

Narcissa si girò un attimo prima verso Blaise e poi verso suo figlio.

-Devi solo farle capire che è importante e unica. Potresti chiederle-disse sua madre sfiorando la vera che aveva al dito.

-State vaneggiando- rispose secco guardando la donna che stava ora in piedi accanto al camino in marmo bianco.

-Togliti la maschera e dille quello che provi-aggiunse il suo migliore amico Blaise.

-Non sapete di cosa state parlando- rispose stizzito Draco, stringendo il bicchiere di cristallo tra le mani.

-Lo sappiamo benissimo. Anche un cieco vede quello che provate uno per l’altro. Avete solo paura di quello che possano dire gli altri, paura di perdere.

L’amore è una scommessa non si sa mai come finisce ma si inizia perché non si può far a meno di chi si ama. Buttati figlio mio, sì finalmente felice e rendi quella ragazza felice.

Solo tu puoi riuscirci, solo con te al suo fianco lo sarà- disse infine Lady Narcissa prima di accarezzare un braccio a Blaise e avvicinarsi al figlio, donandoli un bacio sul capo. Uscì poi dalla sala lasciando i due amici a guardarsi storto.

-Aiutami a conquistarla- disse infine Draco e Blaise rise divertito.

Draco Malfoy aveva scelto di iniziare a vivere, per Hermione non ci sarebbe stata alcuna eclissi, il suo sole partiva alla sua conquista.

Convincerla della sincerità del sentimento, però sarebbe stato arduo ma Draco era sempre stato caparbio.

 Un Malfoy non si arrende mai.

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Capitolo 10
*** 10 ***


10-Il Natale secondo Draco Malfoy.

-Il piano-

 

Un ghigno soddisfatto si dipinse sul viso di Draco Malfoy alle diciotto e mezzo della vigilia di Natale, sua madre aveva portato buone notizie dalla missione in cui era stata impiegata.

Ora doveva aspettare Daphne per quell’altro lavoretto e Theo Nott.

Quest’ultimo lo raggiunse mezz’ora più tardi al grande manor dei Malfoy.

Con la solita camminata austera e rigida, il freddo Nott si avvicinò all’amico d’infanzia.

-Ecco-, disse consegnandoli un vecchio vaso rotto- S’illuminerà alle otto precise-disse Theo.

-Ti ha chiesto qualcosa?- chiese il biondo osservato attentamente gli occhi dell’amico.

-No, gli ho detto che era una sorpresa Natalizia e dopo che ho consegnato la lettera e ha controllato la firma non ha fatto alcune obiezioni-aggiunse il medimago.

Una smorfia si dipinse sul viso di Draco, non disse altro tenendo per se i suoi pensieri poco simpatici verso il Ministro della magia Inglese.

Alle venti meno un quarto arrivarono tutti: Daphne Greengrass, vestita un bell’abito in organza color blu notte porse una scatolina al padrone di casa, che la mise nel fodero della giacca senza batter ciglio. Blaise Zabini, accompagnò con disinvoltura, facendo le veci dei Malfoy, altri tre ospiti: i coniugi Potter e una biondina vestita con un carinissimo abito verde mente.

Nott li guardò un attimo, prima di volgere il suo interesse alla bionda al loro fianco che si girò proprio in quel momento verso di lui, mostrando il volto sorridente di Luna Lovegood.

 Il moro freddo e calcolatore divenne in un lampo meno glaciale quando i suoi occhi verdi, incontrarono quelli azzurri della sua ex fidanzata.

Che pessimo scherzo pensò Theodor Nott, opera senza dubbio di uno dei suoi amici.

Guardò Draco un secondo e il biondo alzò le sopracciglia come per dire che lui non c’entrava nulla, Theo osservò quindi Blaise che divertito dall’altra estremità della stanza osservava i due ex fidanzatini.

-Potter, Weasley- disse Daphne rompendo quella strana atmosfera.

-Greengrass-, la salutò Ginny con tono freddo.

La bionda ex Serpeverde rimase un po’ perplessa ma non disse altro interrotta da una smaterializzazione congiunta. Le ultime quattro persone erano arrivate, era stata Narcissa Malfoy in persona ad averle condotte al Manor. Questi un po’ spaesate si guardavano intorno, sorridendo radiose quando incontrarono lo sguardo di Draco Malfoy.

-Benvenuti- disse il biondo andando incontro a Jane e Nicolas Granger e la madre di quest’ultimo la signora Elisabeth. La nonna di Hermione cui la ragazza era molto legata.

-Grazie a te Draco- disse il signor Nicolas, stringendo con vigore la mano del biondo.

-Quello che hai in mente è una bellissima cosa- aggiunse sua moglie Jane sorridendo al ragazzo per cui aveva un debole. Anche se sua figlia non faceva altro che ripeterle che erano solo amici, la signora Granger sperava che un giorno quei due testoni si sarebbero messi insieme, sforandole tanti bellissimi nipotini.

-Signora Jane- disse sorpreso Harry, andando incontro alla donna che sorrise e baciò sulle guance il miglior amico della figlia, anche Ginny fece lo stesso.

-Bene, ora che ci siamo tutti- disse Draco.- dobbiamo passare alla seconda fase. Vedete quel vaso rotto al centro della sala- tutti, si girarono all’unisono nella direzione che Malfoy aveva indicato.

-Quella, è la nostra passaporta verso casa di Hermione. Sapete bene che è una sorpresa, lei non sa che stiamo andando lì, quindi mi raccomando fate silenzio-aggiunse il biondo Malfoy.

Alle venti precise della sera il vaso s’illumino tutti sfiorarono la vecchia e rotta porcellana e in un lampo venero portati a Parigi e precisamente nel piccolo appartamento di Hermione Granger, che ignara dormiva nel suo comodo e caldo letto.

 

***

Nel silenzio più assoluto la cucina venne allargata con la magia. Daphne, da brava arredatrice d’interni aveva allestito la tavola.

Blaise aveva chiamato i suoi camerieri rigorosamente maghi e non elfi, per non innervosire la padrona di casa che ancora portava avanti la sua battaglia sui C.R.E.P.A.

Theo, preso dall’imbarazzo, non era riuscito nemmeno a spiccicare parola, cosa che fece arrossire Luna e indagare con occhiate eloquenti Ginny che era stata tenuta all’oscuro, come del resto, tutto il mondo magico, del legame che fino a un mese prima aveva legato Luna e Theo; Questo, si era interrotto per la gelosia di quest’ultimo nei confronti di un collega molto insistente di Luna. Collega con cui la bionda era partita per un’escursione naturalistica.

Quando Draco arrivò con il catering del locale preferito di Hermione, lì a Parigi , la seconda fase era oramai finita.

Ora toccava a Jane Granger iniziare la terza, quella più difficile non farsi schiantare da Hermione versione Banshee.

La madre della strega, entrò piano nella stanza della figli,a accese la luce e rimase sorpresa nel vedere Hermione accucciata sul letto avvolta nel piumino. Rimase ancora più sorpresa quando notò lo strano peluche che stringeva tra le braccia, un piccolo furetto bianco.

Sorrise Jane, la sua ragazza era ancora una bambina e quando dormiva, era così dolce, chissà se Draco l’aveva mai vista dormire. Sicuro si sarebbe innamorato all’istante, si trovò a pensare Jane.

-Hermione- la chiamò sua madre ritornando in se.

-Hermione cara, su svegliati è quasi ora di cena- disse Jane.

Hermione si girò tra i morbidi guanciali stropicciandosi gli occhi, si sentiva debole e spossata per il pianto e gli avvenimenti della mattina e si buttò come al solito il cuscino sulla testa.

-Su! Dormigliona svegliati stiamo aspettando solo te- aggiunse Jane.

Hermione rimase spiazzata. Due erano le cose: o stava sognando, cosa che le risultava difficile visto che sentiva il cuscino sul viso; o sua madre le stava veramente parlando a un palmo di naso.

La Granger si alzò di scatto deviando per un soffio la testa di sua madre e a occhi sgranati la guardò.

-Mamma!- disse quasi urlando. –Cosa ci fai qui?- chiese. –Vestita da gran sera Poi?- aggiunse Hermione notando l’abito color cobalto di sua madre che arrivava quasi a terra.

-è la vigilia Hermione cara, anch’io ogni tanto indosso l’abito buono- la rimbrottò sua madre.

Comunque, ora vai a cambiarti che stiamo aspettando tutti te- aggiunse Jane.

-Tutti? Chi c’è scusa- chiese preoccupatissima Hermione, cercando di carpire maggior informazioni possibili da sua madre che invece sorrise e uscì dalla stanza.

-Merda!- disse tra i denti Hermione. – ci scommetto tutto l’oro dei Malfoy che è opera di quel furetto stronzo-aggiunse.

-Grazie, per i complimenti Granger. Sempre gentile –enunciò con la sua solita voce roca, che metteva i brividi.

Hermione si girò di scatto guardando il biondo che appoggiato con la schiena al montante della porta la osservava dall’alto in basso.

-Lavati e vestiti, sono tutte in tiro questa sera- aggiunse Draco.

-Perché?- chiese Hermione guardandolo dritto negli occhi.

-Perché ti voglio bene e non avrei rinunciato a stare con te questa sera. Sai che il Natale è la mia festa preferita e voglio attorno le persone che amo. Per te quest’anno ho fatto un’eccezione- disse ancora Draco e Hermione sbuffò.

-Ho invitato Potter, ora non potrai dire che non ti voglio bene- aggiunse.

-Metti l’abito nella scatola- disse infine uscendo dalla stanza.

Hermione rimase spiazzata dall’uscita di Draco ma non appena lui si chiuse la porta alle spalle, corse ad aprire la scatola.

Si sentiva un bambina, eccitata per la sorpresa del regalo da scartare.

 La scritta Armani, l’aveva fatta sorridere.

Solo lui sapeva quanto adorasse quello stilista babbano, solo lui riusciva a stupirla ogni giorno di più.

Chiuse gli occhi e sorrise ancora, come avrebbe fatto a smettere di amarlo. Quella, sarebbe stata una vera impresa ma ora non era il momento di pensarci se non si fosse sbrigata sua madre , pur non essendo una strega, l’avrebbe schiantata.

***

 Indossò l’abito al ginocchio che Draco le aveva preso, era bianco e completamente ricoperto di perline che brillavano alla luce.

Aderiva perfettamente al suo petto mettendo in risalto il piccolo seno, mentre la gonna a ruota lo rendeva giovanile e allegro.

Bella, si sentiva bella, almeno dentro la sua stanza. Con un colpo di bacchetta raccolse i capelli in un classico e morbido chignon, decise di truccarsi leggermente, solo un po’ di mascara e un velo di rossetto rosso, come dettava la moda parigina e finalmente decise di uscire dalla sua stanza, interrompendo in un attimo il chiacchiericcio che fino a quell’istante alleggiava nella sua cucina.

Hermione sorrise imbarazzata quando vide la sua umile e piccola dimora, invasa da tutta quella gente: I suoi genitori, sua nonna, i suoi amici Ginny e Harry che la guardavano estasiati, Daphne accanto a Blaise che alzò un calice al suo indirizzo, Luna che sorrideva radiosa, anche Theo, benché composto come suo solito le rivolse uno sguardo gentile.

Quando Hermione vide Narcissa accanto al figlio, quasi sbiancò ma la donna, più lesta prese la parola:

-Signorina Granger, ci scusiamo per averle invaso casa- disse la Lady,

 -Spero che questa sorpresa le faccia piacere- aggiunse.

-Io...-, cercò di ribattere Hermione.

-Tesoro devi ringraziare Draco per questo- la interruppe sua madre e il cuore di Hermione esplose di gioia.

No, non ci sarebbe mai riuscita, quel ragazzo era ormai una parte importantissima della sua vita.

-Troppo gentile Jane-, disse Draco, - ora è bene accomodarci, non vorremo far sfreddare il cibo- disse indicando le pietanze. Fu in quel momento che Hermione non si trattenne e dalla sua bocca benché fu un flebile sussurro disse:

-Grazie- e Draco sorrise come non aveva mai sorriso prima, cosa che notarono tutti i presenti e che fece gioire due donne che non aspettavano altro che quei due testoni capissero che la loro amicizia era ben altro.

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Capitolo 11
*** 11 ***


11-Piccoli passi alla conquista del tuo cuore.

I Parte.

Dopo aver salutato tutti, la padrona di casa invitò i commensali a sedersi a tavola, lei stessa, diede il buon esempio e decise seppur a malincuore di mettersi lontano dal biondo.

Si accomodò quindi, tra Ginny e Daphne ma sua madre nel giro di un secondo stravolse tutto, invitando Draco e Blaise a mettersi di fronte alla due e Harry accanto a Draco. questa cosa, non fece per nulla piacere al salvatore del mondo, mentre il biondo sorvolò con classe.

-Così voi giovani, state tutti insieme- disse Jane, scoccando uno sguardo complice a Narcissa che seduta a capotavola osservava divertita.

Daphne sbuffò notevolmente, quando Blaise si sedette di fronte, mentre Hermione si sentì in forte imbarazzo quando sentì gli occhi grigi di Draco su di sé.

Sorrise però, sbalordendo il biondo che da quel momento aveva occhi solo per lei.

Dopo che tutti si accomodarono, i camerieri, gentilmente offerti da Zabini, portarono le prime pietanze.

Tutte le specialità più ricercate della cucina Francese, di cui Hermione e Draco andavano pazzi.

Vi era: La quiche, una torta francese salata e gli hors d'oeuvre.

 In tre grandi zuppiere in fine porcellana bianca erano disposte: Le Escargots e Le Huitres.  Draco amava in modo particolare quest’ultime e nella sua passione coinvolse ben presto anche Hermione.

Quando l’ultimo cameriere posò l’astice sul tavolo, il banchetto della vigilia di Natale poté iniziare.

Le chiacchiere e le risate avvolsero la casa di Hermione che si sentì felice, tutti si stavano divertendo, maghi e babbani.

-Luna- disse all’improvviso Ginny. –Allora, quel mago con cui stavi, si è poi rifatto vivo- disse la rossa introducendo a sua insaputa uno degli argomenti più delicati della serata.

A Theo andò di traverso il vino e Luna divenne rossa come i capelli dell’impertinente amica.

Hermione gli diede una gomitata e questa sbuffò tra i denti.

-Che ho detto- disse massaggiando la parte lesa.

L’atmosfera ritornò subito gioviale grazie alla bella Greengrass.

Infatti, Daphne dopo due bicchieri di ottimo vino elfico, iniziò i suoi racconti sulle mille donne di Blaise Zabini. Racconti esilaranti in cui le suddette ragazze, finivano sempre per spaccare o maledire il moro quando le lasciava per la prossima malcapitata.

-Sei assurdo Blaise- disse Draco ridendo divertito.

Il moro non replicò scoccando uno sguardo stizzito alla bionda davanti a se.

-Io almeno non fuggo dall’amore- rispose guardando prima le due donne di fronte e poi il suo amico. Draco, si ricordò in quel momento di richiamare i camerieri per portare il piatto forte: Il rôti.

Sfuggendo così all’imbarazzante momento.

Alle ventitré della sera dopo aver mangiato i più buoni profiterole, tutti si alzarono da tavola.

 Alle donne fu offerto della buonissima acqua viole mentre gli uomini sorseggiavano del Firewhisky d’annata.

La tavolata era ormai scomparsa e come per magia e la musica, ora, echeggiava nella cucina.

Hermione rimase a osservare le coppie che pian piano si apprestavano a ballare. Vide suo padre, notevolmente sbronzo chiedere a sua madre di ballare. Jane accettò radiosa, forse, pensò Hermione non ballavano dal giorno delle loro nozze. Ginny fu condotta con eleganza da Harry al centro della sala e anche loro due iniziarono a volteggiare radiosi.

Blaise visto il diniego di Daphne chiese a Lady Narcissa di ballare con lui, cosa che la donna accettò di buon grado.

Infine, un po’ imbarazzati anche Theo e Luna si misero a danzare.

-Ti va?- chiese Draco arrivando alle sue spalle.

-Non mi sembra il caso- rispose Hermione pentendosi un secondo dopo aver pronunciato quella frase.

-Capisco-. Disse infine il biondo sconsolato. – Posso almeno sedermi accanto a te o t’irrita proprio la mia presenza questa sera?- chiese ancora Draco, guardandola con ardore aspettando che lei rispondesse alla sua domanda.

-Draco, non è il momento-aggiunse la padrona di casa.

-Giusto- rispose lui, alzandosi un secondo dopo, raggiungendo poi la sua amica Daphne sul divano.

Poco dopo Blaise occupò il posto di Draco che ora ballava con sua madre, lanciando di tanto in tanto, un’occhiata verso Hermione che ora chiacchierava con Luna.

-Avete fatto pace?- Chiese la Granger.

Luna divenne rossa osservando da lontano Theodor che chiacchierava tranquillo con Blaise e Harry.

-Si- rispose poi felice.

-Finalmente- aggiunse Hermione, -Theo senza di te stava proprio uno straccio- disse la ragazza.

-Poteva anche cercarmi e ci saremmo spigati ma...-cercò di ribattere Luna.

-Pare che i Serpeverde siano un tantino orgogliosi- aggiunsero in coro le due ridendo subito dopo.

-Vi state divertendo- chiese Ginny arrivando un secondo dopo.

-Si prendiamo in giro i Serpeverde- disse Hermione.

-Bene quindi è bene che io giri i tacchi e mi vada a riaccomodare accanto a tua nonna che russa alla grande- disse Daphne.

-No Daphne-, rispose prontamente Luna, -parlavamo degli uomini serpeverde-disse la ex Corvonero.

-Ah bene, su chi si sparla in particolare?- chiese la bionda sedendosi.

-Io di Theo- disse Luna.

-Beh, spero che entro l’anno ti chieda di sposarlo, sembrava un condannato quando vi siete lasciati- disse Daphne senza alcuna remora.

-Lasciati?- chiese Ginny sconvolta.

-Si ecco, io te l’avrei voluto dire. Non sapevo, ecco...-disse confusamente la Lovegood.

-Voi lo sapevate?- chiese ancora Ginny guardando la mora e la bionda davanti a lei.

-Be Weasley, Theo ed io siamo amici- disse la Greengrass.

-Io sono la migliore amica di Draco e Theo viene a trovarlo ogni tanto-

Si scusò Hermione.

-Migliore amica di Draco. Questa è bella!- disse Daphne.

Facendo ridere sia Luna sia Ginny.

-Quando li apri gli occhi Granger, facci un fischio che ci compriamo un bell’abito per l’evento mondano- aggiunse divertita la bionda.

-Daphne non sei divertente-rispose piccata Hermione.

-Non è il mio intento, vorrei solo capire fino a quando rimarrai nel limbo del siamo " solo amici"- aggiunse la bionda.

-Tra noi non è mai successo nulla di quello che credi-rispose livida.

-Posso crederci, ma non è questo il punto- disse la bionda coadiuvata dalle altre due che annuivano alle parole della Greengrass.

-Vi guardate in un modo che non fa pensare ad altro che a quello-disse Luna

-Ma noi...-cercò di ribattere la riccia.

-Imbecilli, si in effetti lo siete-Replicò Daphne.

-Ah per fartelo sapere, Narcissa approva quindi datti una mossa- enunciò Daphne.- ora se mi volete scusate, vado a ballare con Zabini, ho la scusa di aver bevuto un bel po’ questa sera- disse allontanandosi con passo elegante.

-Ha ragione sai- aggiunse Ginny guardando la Greengrass, che afferrava con disinvoltura la cravatta di Blaise che non opponeva resistenza.

-Forse, ho bevuto pure io, ma il modo in cui vi guardate e come ti sorride...-aggiunse ancora la Rossa sospirando.

-Poi, state bene insieme- disse Luna, sorridendo dolcemente verso Hermione.

-Io, non so... vado a darmi una rinfrescata- disse la Granger sfuggendo così al discorso che l’aveva messa in imbarazzo.

***

Rimase in bagno per una buona mezz’ora fino a quando un leggero bussare alla porta non la riportò al mondo reale.

Aprì la porta, ben sapendo chi fosse ad aver bussato.

-Mi rinfrescavo il viso, devo aver bevuto un poco- disse asciugandosi con la spugna delicata.

-Stanno per scambiarsi i regali- disse Draco fermo sulla porta.

-Ok- rispose Hermione.

-Volevo ...-cercò di dire Draco,

-Non è il momento-rispose prontamente Hermione.

-Ok, non insisto- disse ancora una volta sconfitto il biondo ex Serpeverde volatilizzandosi un secondo dopo.

Hermione sollevò piano il viso guardandosi allo specchio.

-Stupida! Sei una stupida- disse lanciando con rabbia l’asciugamano nel suo riflesso nello specchio.

Quando rientrò in sala non si stupì nel trovare tutti attorno al grande abete, abbellito con palle e fiocchi panna e oro, opera di Daphne.

Vide Ginny intenta a scartare il pacchetto che Harry le aveva donato. Osservò sua madre ridere divertita per l’ennesimo paio d’occhiali che suo padre le aveva regalato, ben sapendo che nel meno di un mese l’avrebbe inesorabilmente perso.

Sorrise guardando Luna e Theo baciarsi dolcemente sotto il vischio.

Si stupì osservando Blaise, legare un piccolo braccialetto verde nel polso di Daphne, che in quel momento era talmente rossa da far invidia ai capelli di Ginny.

Draco, seduto fin a quel momento nel divano accanto alla cara nonna Elisabeth si alzò non appena la vide, silenzioso le arrivò accanto donandole due pacchetti uno lungo e una scatolina celeste.

Hermione si rigirò la scatola tra le mani, imbarazzata.

-Oh un gioiello?- disse Blaise volgendo l’attenzione su Draco e Hermione che in quello stesso momento maledirono Zabini.

-Gioiello- ripeté Narcissa. – Non mi pare sia una confezione da gioielleria, disse la strega osservando la scatolina.

-Oh si sbaglia- disse Jane Granger, -non so voi maghi ma noi...-

-Babbani- aggiunse Hermione.

-Si ecco noi babbani reputiamo Tiffany una gioielleria. La migliore, aggiungere- disse sorridente all’indirizzo di Lady Narcissa che ora curiosa guardava la scatolina che Hermione teneva ancora tra le mani.

-E’ un piccolo pensiero. Stai tranquilla- sussurrò Draco guardandola negli occhi.

Hermione respirò affondo e aprì piano la scatolina.

Rimase spiazzata nel guardare il ciondolo a forma di chiave che vi era dentro, decorato con tanti piccoli brillantini.

-Oh- disse sorridendo,- grazie- aggiunse.

-Beh ti fermavi ogni volta a guardarlo, immaginavo che ti sarebbe piaciuto-aggiunse Draco, osservandola. In quel momento non gli importava di sembrare sdolcinato. In quel momento, il suo unico pensiero era scalfire in tutti i modi possibili il cuore di quella donna, che amava come non aveva mai amato nessun essere sulla terra.

-Una chiave?- disse con voce triste Jane, osservando il ninnolo.

-Già- si aggiunse Narcissa- pensavo che un bel anello fosse più carino-aggiunse.

Hermione divenne bordeaux e Draco riproverò sua madre con un solo sguardo, lungo e penetrante.

-La chiave è un utensile fondamentale- aggiunse nonna Elisabeth, svegliandosi proprio in quel momento – per chi vuole conquistare il tuo cuore, giusto cara?- concluse l’anziana nonna sorridendo sorniona all’indirizzo della nipote prediletta.

Hermione annuì in forte imbarazzo mentre Draco con infinita tranquillità le agganciava la catenina al collo, infischiandosene degli sguardi divertiti di Theo e Blaise.

-Preferirei non aprissi ora l’altro regalo- disse affinché solo lei sentisse.

Hermione annuì leggermente con il capo

-Mione che hai preso a Malfoy?- chiese l’impertinente Ginny.

-Ginny- la rimproverò bonariamente il marito, mentre Hermione si staccò dal biondo e andò nella sua stanza a cercare il regalo, che aveva nascosto dentro l’armadio affinché Draco non lo trovasse.

Frugò affondo nell’armadio.

Tolse prima il piccolo pacchetto e poi quello più grande e soddisfatta andò in cucina, trovandola vuota.

-Dove sono tutti?- chiese Hermione guardando preoccupata Draco.

-Mia madre ha agguantato i tuoi e si è catapultata nel camino, dicendo che erano anziani e che per loro si era fatto tardi-enunciò l’ex Serpeverde.

-Non mi hanno salutato- disse Hermione.

-Lo so. L’ho fatto notare, ma non mi hanno nemmeno risposto- aggiunse Draco, stranito per la cosa.

-La Weasley, ha letteralmente preso il marito per il bavero e se n’è andata. Lo stesso hanno fatto quelle serpi dei miei amici- aggiunse ancora.

-Quindi ora siamo rimasti solo noi e tutto questo casino- constatò Hermione dando un rapido sguardo alla sua cucina.

-Ti aiuto a ripulire tutto – disse alzandosi di scatto.

-No! Prima apri il tuo regalo- aggiunse la riccia mordendosi il labbro e andando a passo deciso verso il biondo che ora la guardava preoccupato.

-Non dovevi prendere due regali-disse Draco serio.

-Non preoccuparti- rispose, porgendo prima quello grande.

Draco scarto la carta verde smeraldo, sorridendo divertito. Ogni volta che le faceva un regalo, comprava la carta del suo colore preferito. Erano le piccole cose a rendere quella donna straordinaria.

-Firewhisky – disse.

-Si è il migliore, me ne ha parlato Blaise e ho colto la palla al balzo- disse guardandolo.

-Grazie- pronunciò il biondo prendendo in mano una bottiglia per osservare l’etichetta.

Draco poco dopo prese in mano il suo secondo regalo scuotendolo.

-Carta di folletto- disse

-Ho cercato di spiegargli che era una sorpresa e che volevo carta differente , ma non danno mai retta. Fanno sempre come gli pare-disse Hermione scocciata.

-Tipico- disse Draco trattenendo a stento una risata, mentre con mani esperte slegava un fiocco e apriva la scatolina in velluto verde.

-Dei gemelli- disse Draco osservando i bottoni finemente lavorati.

-Si, un paio diverso magari ti sarebbe servito- disse Hermione, preoccupata che il regalo non fosse gradito.

-Ho fatto incidere le tue iniziali e dietro c’è la mia dedica-.

Il biondo si girò tra le dita e lesse avido ciò che la ragazza aveva inciso.

-Ho lanciato un piccolo incantesimo, ogni volta che li indosserai io lo saprò e ti staro vicino-disse imbarazzata.

Draco socchiuse gli occhi per ricordare ogni sensazione del momento.

Poi si girò verso la ragazza e la baciò.

Hermione rimase spiazzata non si aspettava certo di ricongiungere nuovamente le sue labbra con quelle di Draco, ma non riuscì a fare null’altro che corrispondere il bacio.

Questo,era talmente delicato e dolce che scacciò tutti i mille dubbi.

-Puoi aprire il secondo regalo?- chiese Draco cercando di ricomporsi. Hermione, riprese fiato e agguantò il pacco che ormai da diversi minuti stava appoggiato sul tavolo.

Distogliendo così i suoi occhi da quelli di Draco, occhi che procuravano alla sua pelle scosse elettriche. Solo lui, riusciva con la sua sola presenza a farle provare quelle sensazioni. Hermione prese nelle mani il pacco, accarezzò la carta e slegò il fiocco.

-Stai morendo dalla voglia di strappare tutto, giusto Granger-la canzonò il biondo.

-Uff- disse lei cercando di trattenersi nello strappare la carta per non dargli ragione.

Quando con infinita lentezza riuscì a scartare il dono si ritrovò di fronte uno starano libro, la copertina era rossa, in pelle di Drago.

L’accarezzò ed aprì piano e iniziò a leggere:

 

Questo è un piccolo dono, nulla più.

Parte dal principio. Quando due anni fa sei giunta a Parigi e racconta tutte le tappe da cui è nata la nostra amicizia.

 

 Hermione sorrise ,guardando la foto del dipartimento in cui non meno di due anni prima era andata a lavorare, allora Draco era il suo capo.

Quella che stava guardando con affetto, era un foto, che la segretaria di Draco aveva scattato il giorno in cui Hermione era arrivata a Parigi .

 

Come una fenice, essa è nata dalle ceneri di anni di odio e rancori.

 

Accarezzò con il pollice, la foto del primo pranzo tra colleghi.

Sorrise dolcemente verso quel ragazzo, che la guardava da lontano timoroso di starle accanto.

Con il tempo è divenuta, sempre più forte.

 

Ora davanti a lei c’era un’altra foto, quella dell’estate appena trascorsa. Dove Blaise li aveva obbligati ad andare per non rimanere gli unici che durante il caldo ferragosto parigino stavano in città a lavorare.

Osservò con le lacrime agli occhi il viso pieno di crema protettiva di Draco, che cercava di sfuggire agli scatti della macchina fotografica di Blaise.

 

La tua presenza per me è fondamentale, per iniziare ogni giorno con il sorriso sulle labbra.

Grazie per essere entrata nella mia vita.

Ti amo Draco.

 

Hermione accarezzò la frase di Draco e subito dopo, sentì le sue braccia avvolgerla.

-Amami- disse piano il biondo regalandole un altro bacio mozzafiato.

 

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Capitolo 12
*** 11 (SECONDA PARTE) ***


11-Piccoli passi alla conquista del tuo cuore.

II parte.

Le sue parole echeggiavano nella testa di Hermione.

“Amami”, aveva detto mentre la baciava dolcemente: prima i capelli, poi la fronte e infine le guance.

Hermione sospirava affondo, accarezzandoli la schiena ricoperta dalla pregiata camicia nera che indossava quella sera.

Draco, si staccò un attimo, incatenando le sue iridi color del ghiaccio con quei color caramello di Hermione, naufragando in esse.

Non parlarono, i loro sguardi lo facevano in abbondanza, senza bisogno di proferir parola.

Il biondo, posò nuovamente le sue labbra, calde e su quelle rosse della donna senza smettere di guardarla.

La sentì fremere, al tocco esperto delle sue mani.

Rabbrividire mente posava baci umidi sul suo collo e poi ancora più giù sull’incavo del suo seno.

La strinse tra le braccia e di peso la portò nella camera delle ex Grifondoro, poggiandola delicatamente suo letto.

-Amami- disse ancora guardandola aspettando una risposta, aspettando il consenso per iniziare a perdersi in lei.

Hermione si sentiva su una nuvola.

Leggera e in preda degli eventi.

Il suo profumo, il suo calore, i suoi baci, la facevano impazzire. La ragione l’abbandonò.

-Si- pronunciò piano.

Draco rise, abbracciandola stretta.

Poteva sentire il suo battito, poteva essere sua, finalmente.

Si sdraiò al suo fianco attento a non far peso sopra la donna che ora lo guardava con gli occhi colmi di passione.

Con una mano le accarezzò dolcemente la guancia e sorrise quando la vide socchiudere gli occhi beandosi di bel delicato contatto.

-Non sai quanto sogno questo momento- disse sussurrandole a fil di labbra Draco, mentre Hermione arrossiva alle sue parole.

-Dovrei- disse la Granger cercando di alzarsi guardando in direzione del bagno.

-Oh, si scusa- disse Draco alzandosi in piedi aiutandola ad alzarsi.

Hermione lo guardò ancora inumidendosi le labbra.

-Draco- disse poi -mi potresti sganciare la zip- disse voltando le spalle al biondo che l’aiutò subito.

Hermione agguantò la sua vestaglia in seta nera ed entrò veloce in bagno chiudendosi la porta alle spalle.

Si appoggiò alla porta riprendendo a respirare, non volle guardarsi per paura di cambiare idea. Si tolse l’abito, facendolo scivolare sul suo corpo snello. Si tolse le scarpe e poi le calze.

Slegò i capelli lasciandoli ora ricadere morbidi sulla schiena nuda.

Si struccò accuratamente e poi lavò il viso.

Prima di uscire dal bagno prese un lungo respiro.

Uscita da quella porta, la sua vita sarebbe inesorabilmente cambiata per sempre.

Aprì piano e si stranì nel vedere il letto vuoto. Fece due passi e lo vide davanti alla finestra.

Lo raggiunse lì e lo abbracciò da dietro, poggiando la testa sulla schiena del biondo.

Rimasero fermi in quella posizione per alcuni minuti, fino a quando Draco non si girò.

Le accarezzò i capelli, poi le spalle, le mani e slegò con maestria la vestaglia. Ora era con la sola biancheria intima davanti al biondo che la guardava estasiato.

-Mi vergogno- disse imbarazzata.

-Non hai nulla di cui vergognarti, sei bellissima- disse con voce roca, mentre con le mani le prendeva il viso e la baciava dolcemente.

I baci divennero sempre più focosi, le carezze più ardite fino a quando anche i vestiti di Draco raggiunsero la vestaglia di Hermione sul pavimento. I due si spostarono verso il letto nel quale Draco fece sdraiare Hermione.

Si guardarono ancora, perdendosi uno negli occhi dell’altro.

-Ti desidero- disse con voce roca.

Hermione rispose a questa sua richiesta con un bacio che mozzò il fiato del biondo che da quel momento iniziò, con la donna che amava, una lenta e inebriante danza.

Per la prima volta i loro corpi si sfioravano, donandosi piacere.

Quando Draco entrò in Hermione, con una spinta decisa, la ragazza inarcò la schiena, cercando un contatto ancora più profondo, più intimo.

Facendo impazzire Draco, con quel semplice gesto.

Era sua era tra le sue braccia, stava finalmente facendo l’amore con Hermione.

Il suo profumo, inebriava l’aria. Le sue mani accarezzavano la sua schiena. Le sue gambe erano strette nel suo bacino, mentre spingeva con forza il suo membro dentro la femminilità della ragazza, che da molto tempo ormai, aveva stregato il suo cuore.

Una spinta, due, tre, sempre più decise e intense.

 I respiri si fecero più corti, le mani sempre più vogliose, i baci languidi fino a quando non raggiunsero entrambi l'apice del piacere.

Draco rimase fermo, mentre il suo respiro piano piano si rasserenava, poi si staccò da Hermione e scivolò di lato, abbracciandola stretta.

-Ti amo- le sussurrò ancora baciandole i capelli, sentendola rabbrividire.

Hermione rimase zitta, cercando di calmare il suo cuore che non la smetteva di battere.

Sua, era stata sua e ora sapeva cosa voleva dire fare l'amore con l'uomo che si ama.

Si addormentarono abbracciati, cullati da una pallida luna che annunciava un caldo e splendente sole. Quella notte, anche le mille paure che da mesi affollavano le loro menti sparirono e morfeo li accompagnò felici al nuovo giorno.

 

***

Una leggera e fastidiosa luce penetrava dalle persiane della finestra, Hermione sbuffò scocciata per questo, rigirandosi nel letto.

Agguantò il primo cuscino e se lo butto sul viso.

Una stilettata al cuore la colpì, allungò la gamba nell’altra estremità del letto e si maledì.

Se n’era andato, quella consapevolezza la disarmò.

Lo sapevi, si ripeteva nella sua testa. Lo sapevi che fa così, illude tutte per averle e poi il giorno dopo sparisce.

Tu non sei certo meglio delle altre, tu non sei nulla per lui.

Stupida, stupida Hermione .

Ripeteva la riccia mentre si prendeva a cuscinate.

-Cosa è un’usanza babbana nel giorno del Santo Natale?- chiese una voce, la sua voce.

Hermione si sedette di scatto nel letto, guardandolo a bocca aperta.

-Cosa c’è sembra che hai visto un fantasma?-Chiese ancora Draco sulla porta .

-Sei qui?- disse sconvolta.

Draco s’irrigidì sentendo quelle parole, lei aveva messo in dubbio che lui ci fosse ancora.

Lei non credeva a un futuro insieme.

Non si fidava di lui.

Sapeva che sarebbe stata dura, che nonostante avessero fatto l’amore non tutto era appianato. Quella non era una donna qualsiasi, la sua Hermione era differente e proprio per questo l’amava.

-Già, sono qua- rispose secco, poggiando la colazione sul letto.

Hermione lo guardò di sfuggita, l’aveva offeso e lo sapeva.

-Tu non mangi?- chiese mentre afferrava il croissant con la crema, che amava da impazzire.

-No. Mi è passata la fame. Vado a fare una doccia- disse – pranziamo fuori, ho già prenotato- aggiunse mentre si richiudeva la porta alle spalle.

-Cavolino, si è incazzato- disse in un sussurro, - ma è qui- aggiunse tra se sorridendo ributtandosi con ardore sul suo dolce preferito.

***

 

Quella mattina di Natale, Parigi sembrava ancora più magica.

Un sole straordinariamente caldo baciava i due ragazzi che passeggiavano lungo le strade, eccezionalmente colme di gente.

Draco mise un braccio intorno al collo di Hermione e indifferente la condusse per delle vie tipiche della capitale Francese.

-Non abbiamo sbagliato strada? -Chiese scettica Hermione cullandosi però di quel dolce abbraccio.

Si sentiva fantasticamente bene quella mattina e aver fatto l’amore con lui la notte prima era solo uno dei motivi il secondo era che era ancora con lei.

-Françoise, mi pare sia dall’altra parte della strada- disse con il suo solito cipiglio saccente.

-Non stiamo andando da Françoise- rispose secco il biondo guardando attentamente ogni cancello.

-Ah no- disse Hermione guardandolo scettica- e dove si mangia?- chiese ancora.

-Voglio mostrarti una cosa- disse ancora Draco, baciandole la guancia cosa che la fece fremere.

 – Ecco il numero 10- disse sorridendo Draco, mentre estraeva dal bavero della giacca un piccolo sacchetto in raso.

Hermione osservò ogni gesto del biondo e si stupì quando vide cosa conteneva il sacchetto.

Draco non disse nulla, estrasse la chiave e aprì il cancello.

-Prego, prima le signore-disse spostandosi di lato per far entrare Hermione.

 Quello che la ragazza vide superando il cancello la paralizzò.

Un grandissimo giardino, attorniato da alcuni alberi e numerose aiuole ricche di variopinti fiori, facevano da cornice a una splendida villa rinascimentale.

-Su, entriamo- la incitò Draco prendendo Hermione per mano, attraversando così il giardino.

-Draco se ci scoprono ...-

-Ho le chiavi, sanno che sono qui- disse il biondo senza indugiare oltre.

Giunto davanti al grande portone, spinse un poco e questo si aprì. Il biondo Malfoy, sorrise divertito, soprattutto per l’espressione preoccupata della Granger.

Entrò in casa guardandosi intorno, puntando infine i suoi occhi sulla ragazza che guardava rapita la volta affrescata.

-Andiamo su, dovrebbero esserci le camere- disse afferrando ancora una volta il braccio di Hermione.

Salirono velocemente due rampe di scale e guardarono le stanze: erano tutte molto grandi ma altrettanto vuote tranne una dove vi era un grande letto a baldacchino.

Anche in quella stanza vi era un affresco bucolico, molto bello, che lasciò senza parole Hermione.

-Quello dovrebbe essere il bagno- disse il biondo indicando una piccola porta, mentre quell’altra deve essere, la stanza guardaroba- enunciò, scoccando uno sguardo divertito alla ragazza che appena sentì questo, si fiondò nella stanza.

-E’ immensa- disse urlando la Granger e Draco rise.

-Dai, andiamo a vedere cosa c’è giù- la riprese il biondo uscendo dalla stanza da letto.

Hermione lo seguì subito dopo, giunti nuovamente al piano terra, visitarono due ampie sale: Una da the, più piccola. Due da pranzo decisamente vaste e bellissime e un’altra che poteva tranquillamente essere utilizzata per delle feste danzanti.

-Ottimo!- disse Draco.

Hermione si guardò intono fino a giungere davanti ad una porta lontana dalle grandi sale. L’aprì piano e rimase come estasiata , davanti a se c’era una vera e propria biblioteca.

-Meraviglioso!- disse entrando nella stanza.

-Stupenda- aggiunse girandosi verso Draco che era entrato in quel momento nella stanza.

-Già, immaginavo che questa stanza ti avrebbe conquistata- enunciò.

-Tu sapevi che questa casa era cosi...cosi... waw- Disse ancora Hermione.

-Beh, se non era waw, non ti ci avrei portato- rispose.

Hermione si girò per guardarlo, non aveva ben capito quello che Draco le aveva appena detto ma sorvolò, osservando ancora i grossi tomi che arrivavano fino al soffitto.

-Vuoi vedere la cucina?- Chiese infine Draco, distogliendola dalla trans in cui la riccia era caduta non appena aveva visto tutti quei libri.

-Cucina?- ripeté atona.

-Si il luogo dove si magia- enunciò divertito Malfoy.

-Scemo lo so cosa è una cucina-rispose la Granger.

Draco, quindi s’incamminò ancora una volta nell’andito raggiungendo una porta, tutta intarsiata. Lì ad attendervi vi erano un cuoco e due cameriere che sorrisero radiosi.

Illustrando ai due, cosa sapeva cucinare. Hermione annuiva confusa, mentre Draco faceva letteralmente il terzo grado al cuoco.

-Oltre alla cucina francese cosa sa fare?- chiese con il suo solito tono arrogante che Hermione detestava perché ricordava troppo il vecchio Draco, quello di Hogwarts.

-Tutto signore: Italiana, Inglese, Spagnola e Giapponese-enunciò soddisfatto il cuoco, un uomo grassoccio con due lunghi baffi neri.

-Bene, poiché siamo qui. Può darci una dimostrazione. Oggi, giacché è Natale gradirei una cucina tradizionale Italiana- disse Draco.

Il cuoco sorrise sornione.

-Annie, Lola- disse rivolgendosi alle due cameriere,- accompagnate i signori in sala-.

Le due scattarono al comando del cuoco e Draco e Hermione furono condotti in una piccola sala, dove un piccolo tavolo tondo impreziosito con candele e fiori stava al centro.

 Lì, furono fatti accomodare i due.

-Mi dici cosa sta succedendo?- chiese Hermione.

-Nulla- rispose secco Draco. –Tastiamo il cuoco- rispose in seguito.

Hermione fu interrotta dalle due cameriere che portarono le prime due pietanze: Pasta con astice e pomodorini e ravioloni al sugo di lepre.

I due iniziarono a mangiare gustando silenziosamente le pietanze.

Dopo che ebbero finito con il primo le due cameriere portarono via i piatti sporchi e presentarono ai due ragazzi il secondo. Fino ad arrivare al dessert che fu portato dal cuoco in persona, che ricevette i complimenti di Draco. Quando il cuoco si ritirò nuovamente in cucina, Hermione non riuscì più trattenersi:

-Questo è convinto che tu sia il padrone-disse abbassando la voce affinché solo Draco riuscisse a sentirla.

Draco alzò gli occhi verso Hermione, distendendo le labbra in un semplice e bellissimo sorriso.

Un brivido d’eccitazione scese lungo la schiena di Hermione.

-Oh, non è proprio esatto- disse. – Io sono il nuovo padrone e se tu, lo vorrai sarai la mia signora-enuncio il biondo mentre gli occhi gli brillavano.

Hermione sbiancò all’improvviso quando lo vide alzarsi dalla sedia e porgerle una piccola scatolina di velluto blu.

-Aprilo- la incitò Draco e Hermione non si fece pregare.

Un piccolo clap, fece aprire la scatolina e improvvisamente le parole le vennero meno.

Rimase incredula davanti a quell’opera d’arte fatta dai folletti.

Infatti, non vi erano altre parole per spiegare quanto fosse bello l’anello in oro bianco con diamante al centro a forma di stella.

Stella come era Hermione per Draco, una stella che illuminava la sua vita dal giorno che l’aveva incontrata.

Draco aspettò invano che lei dicesse qualcosa poi prese l’iniziativa.

-Hermione- disse il biondo prendendole la mano, - so che forse sto correndo-. Enunciò mentre gli occhi color cioccolato che tanto amava lo guardavano.

-So anche che se aspetto ancora, impazzisco- disse prendendo fiato, mentre la ragazza osserva incredula i gesti misurati che Draco stava facendo. Lo vide sfilare il nastrino che legava l’anello, lo vide prenderlo tra l’indice e il pollice e infine lo guardò negli occhi e non seppe per quale motivo ma una lacrima di gioia le scivolò sul viso.

 -Hermione Jane Granger, vuoi rendermi l’uomo più felice di questa terra diventando mia moglie?-chiese Draco con voce roca e visibilmente emozionata.

Hermione respirò sonoramente prima di sorridere radiosa e pronunciando

-Si-.

Draco le infilò delicatamente l’anello nell’anulare prima di prendersi il meritato bacio.

-Ti amo- le disse quando si staccò dalle sue labbra carnose, quando respirare divenne una necessita.

-Anche io ti amo, ti amo tantissimo Draco- rispose stringendosi al petto del biondo che da quel momento non la lasciò mai più.

***

SPAZIO AUTRICE.

BUONA SERA CARE FAN, ANCHE QUESTA FF VOLGE AL TERMINE. 

ANCHE SE BREVE SPERO CHE NEL SUO PICCOLO VI ABBIA EMOZIONATO E COINVOLTO, REGALANDOVI UN SORRISO. 

GRAZIE A TUTTE QUELLE CHE HANNO: RECENSITO, LETTO , MESSO LA STORIA TRA LE SEGUIRE, LE AMATE E RICORDATE. 

GRAZIE ALLA PROSSIMA

***

P.S. CI SARà UN EPILOGO.

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Capitolo 13
*** EPILOGO ***


EPILOGO.

 

Era passato quasi un mese da quando l’aveva chiesta in moglie, sdraiata nello stupendo letto a baldacchino con Draco al suo fianco, tutto le sembrava un sogno.

Questo era il suo sogno.

Il sogno di una ragazza che finalmente aveva trovato l’amore con la “A” maiuscola e tutto questo, pensò Hermione, stava sfuggendole di mano per la sua stupidità.

Stava rinunciando all’uomo più importante della sua vita per paura.

Per fortuna, Draco aveva lottato per entrambi, scalfendo il suo cuore pian piano.

 Si era fatto apprezzare prima come collega, poi come amico e confidente. Per lei Draco Malfoy era sempre disponibile, solo per lei era dolce e premuroso quando stava male, una spalla su cui piangere quando era triste. Con il tempo quell’amicizia da prima strana divenne sempre più forte, i suoi gesti gentili, le sue coccole e infine la dichiarazione della vigilia di Natale l’avevano fatta capitolare.

Ora era finalmente felice, lui la rendeva felice nonostante il gran caos in cui si trovavano.

Infatti, gli scatoloni con libri e sopramobili erano dappertutto anche in bagno, ma ai due questo non importava avevano abbastanza tempo per mettere tutto in ordine, per fare di quella casa il loro nido d’amore.

Avevano deciso che avrebbero aspettato un po’ prima di sposarsi, volevano fare le cose con calma, infondo ora convivevano e le cose sembravano procedere alla grande.

Tranne che per i mobili ancora imballati nelle due grandi sale e la lunga selezione per un abile giardiniere, ma quello non era il momento per pensare a quelle cose di poco conto.

Accarezzò il suo petto delicatamente, giocando con la peluria bionda, le piaceva da matti farlo e aveva notato che lui non si lamentava anzi, si lasciava accarezzare.

Lo baciò sul collo e si alzò dal letto non curandosi della sua nudità, non vi erano più tabu tra loro e ne era felice.

-Dove vai?- chiese Draco guardando la perfezione del corpo della donna che presto sarebbe diventata sua moglie.

-A prepararmi- disse senza girarsi, -hai detto che dobbiamo essere da tua madre per le otto- disse Hermione girandosi un poco con un sorriso sul viso, -Faccio una doccia- disse invitandolo velatamente a unirsi a lei.

***

Arrivarono di fronte al grande Manor alle otto in punto.

-Hai idea del motivo per cui i camini sono fuori uso?- chiese Hermione, allisciando con la mano il suo bellissimo abito lungo blu notte.

-Pare che li stia facendo revisionare-rispose con voce pacata il biondo, aggiustandosi con infinita eleganza il cravattino.

-Revisionare i camini? Questa mi è nuova- replicò Hermione, ma Draco non ribatté.

-Andiamo- disse infine il biondo porgendo il suo braccio alla sua fidanzata.

Hermione lo strinse forte, sentiva, non sapeva per quale ragione, le gambe molli e anche il respiro si faceva corto.

Ansia, perché le stava salendo l’ansia, era solo una cena con Narcissa quella che si stava apprestando a fare. Una cena con sua suocera, che a differenza delle altre, l’adorava.

-Promettimi- disse Draco appena varcarono il grande portone, - che non ti arrabbierai- aggiunse conducendola nella grande sala.

Musica, quella che si sentiva era musica.

-Draco- disse girandosi preoccupata verso il suo fidanzato.

-Sorridi- disse infine il biondo Malfoy, conducendola nella fossa dei leoni.

Camminarono lentamente tra la gente, tutti si complimentavano, stringendole la mano. Alcuni sorridevano, altre sembravano sull’orlo del pianto.

Draco la condusse fin sopra una pedana dove sua madre Jane e Narcissa la stavano aspettando.

Guardò Draco con occhi sgranati e lui sorrise tranquillo cercando di infonderle il suo proverbiale autocontrollo .

-Signori, signore-Disse con voce alta e limpida Lady Narcissa- siamo oggi qui riuniti per annunciare il fidanzamento del mio unico figlio-, Narcissa volse uno sguardo radioso verso Draco che ricambiò quello di sua madre.

-Sì, anche Draco ha finalmente messo la testa a posto- disse la donna facendo imbarazzare non poco il figlio, mentre tutti risero divertiti alla battuta di Narcissa. – Per questo felice evento, c’è voluto un bel più del tempo previsto.- disse ancora Narcissa volgendo uno sguardo verso Hermione che rossa sul viso non riusciva a far altro che annuire,- ma la ricerca ha portato ottimi risultati. Quindi, sono veramente felice di accogliere nella grande famiglia Malfoy una ragazza splendida e piena di sani principi come Hermione Jane Granger- concluse la Lady mentre tutti applaudivano alla coppia.

Narcissa e poi Jane, sua madre si avvicinarono un attimo per donarle un delicato bacio sulla fronte.

-Benvenuta in famiglia Hermione- disse ancora Narcissa questa volta solo a lei.

-Grazie- rispose Hermione.

-Sei stupenda figlia mia- disse sua madre.

-Anche tu- rispose la ragazza osservando l’abito color ocra che sua madre indossava per l’occasione.

Infine dopo le due donne venne il momento di Draco che si avvicinò e s’inginocchiò davanti, prendendole la mano, sfiorandola appena con le labbra.

Un brivido corse lungo la schiena.

-Può concedermi questo ballo- chiese con voce sensuale, la sua voce.

-Certo- rispose stringendo nuovamente con la mano il braccio del suo cavaliere, l’uomo della sua vita.

Volteggiarono sotto gli occhi estasiati di tutti gli invitati, ma nemmeno se ne accorsero i loro occhi erano persi uno nell’altro, quello che succedeva attorno non era importante. Per Draco esisteva solo Hermione e per Hermione solo Draco, si bearono di quel momento tanto romantico.

-Ti amo- disse in un sussurro Draco stringendola forte, Hermione chiuse gli occhi respirando affondo.

-Sono incinta- disse facendo bloccare con quell’annuncio il suo promesso sposo.

Il cuore di Draco perse un battito.

-Sorridi- disse ancora preoccupata per l’espressione del suo viso.

Forse era troppo presto, forse non voleva figli, forse...

Draco le regalò un sorriso stupendo e mentre ripresero a ballare ora lentamente le elencava tutti i nomi possibili per il frutto del loro amore.

Un sogno, la sua vita era un sogno.

Aveva trovato l’amore e ora un bambino avrebbe allietato la loro unione. Avevano accelerato le cose, la casa nuova era ancora tutta da sistemare ma loro si amavano e questa era la cosa più importante.

L’unica cosa importante.


SPAZIO AUTRICE.
MI VERGOGNO, QUESTO è IL PEGGIO CHE POTEVO FARE. NON SO SCRIVERE GLI EPILOGHI ORA POTETE TIRAMI I CARCIOFI ME LI MERITO...
SPERO CHE DALLE VOSTRE PARTI NON ABBIANO LE SPINE COME DA ME...

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