Il Potere Perduto

di Tactolien
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. Osservazione ***
Capitolo 3: *** Palazzo e Servitù ***
Capitolo 4: *** Il Passato 1 ***
Capitolo 5: *** 4. Labbra ***
Capitolo 6: *** In Accademia ***
Capitolo 7: *** 6. Il Passato II° ***
Capitolo 8: *** 7. Nel Tempio ***
Capitolo 9: *** Il Passato 3 ***
Capitolo 10: *** Sospetti ***
Capitolo 11: *** Adozione ***
Capitolo 12: *** Sulle tracce degli Elfi ***
Capitolo 13: *** Smascherata ***
Capitolo 14: *** Impresa ***
Capitolo 15: *** Indagine ***
Capitolo 16: *** Al mercato ***
Capitolo 17: *** Pensieri di un Elfo ***
Capitolo 18: *** Quattro giorni ***
Capitolo 19: *** Distruzione ***
Capitolo 20: *** Prigioniera ***
Capitolo 21: *** Poteri ***
Capitolo 22: *** Rapimento ***
Capitolo 23: *** Racconti ***
Capitolo 24: *** Verità a decisioni ***
Capitolo 25: *** Tradimento ***
Capitolo 26: *** Salvataggio ***
Capitolo 27: *** Grande Terra ***
Capitolo 28: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***




Sennar la contemplò, allungò la mano verso di lei.

A differenza di quel pomeriggio in cui l'aveva evocata e l'aveva incontrata a metà strada tra i due mondi, le sue dita toccarono carne calda e morbida. Pianse lacrime di gioia.

- Posso venire, adesso?- disse in un soffio.

Nihal si portò la sua mano al viso, e abbandono la propria guancia nel suo palmo, fremendo a quel contatto.

- Sì- rispose con gli occhi lucidi - Ora sì-.

 

Quelle furono le ultime parole pronunciate da Nihal e Sennar prima di spegnersi e sprofondare nell'oblio.

Impossibile dire per quanto tempo l'anziano Mago rimase steso lì con le braccia aperte, ma a un certo punto... una giovane donna dagli scompigliati capelli biondi riccioluti, gli s'inginocchiò accanto, intonando una preghiera, una benedizione, ringraziandolo per averli aiutati a salvare il Mondo Emerso ancora una volta.

Fu quando i suoi amici, Dubhe, Lonerin e Learco fecero per portarlo via... che Theana si premurò di recuperare il prezioso oggetto che Sennar stringeva ancora in mano.

 

 

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Capitolo 2
*** 1. Osservazione ***




La donna incappucciata vagava per le strade di Makrat, ammirando quasi interessata il vasto mercato nei pressi dell'Accademia, ma

guardò quell'ultima proprio con la stessa espressione di un lupo sull'agnello.

"E' probabile che quello che cerco sia custodito qui dagli uomini, in omaggio ai loro eroi" pensò, avvicinandosi appena ai cancelli "Molte persone famose hanno avuto a che fare quell'oggetto".

Si ritirò in mezzo la folla, contemplando una ad una le facce felici dei passanti, immaginando il loro timore verso di lei.

Erano tempi lieti per il Mondo Emerso, e i regnanti delle otto Terre quasi stentavano a crederlo: Kryss, il Re degli Elfi venuto dalle Terre Ignote, era morto. Il Marvash sconfitto dalla Sheireen. Il Morbo completamente debellato e tutti gli Elfi che si erano impossessati della Terra del Vento scacciati via.

Già da cinque anni il mondo era tornato nelle mani degli uomini, degli gnomi e delle ninfe. Ma in ogni caso, i Guerrieri Ombra del giovane Re Kalth della Terra del Sole, si affaccendavano ogni giorno a tener d'occhio la situazione sia dentro che fuori dal regno.

- Gradisce della frutta, bella signora!- esclamò un allampato ragazzetto dai capelli rossi, porgendole un grosso grappolo d'uva rossa in mano.

La donna sobbalzò colta alla sprovvista.

- No, grazie- disse allontanandosi, coprendosi il più possibile il viso col leggero mantello azzurro.

"Devo essere prudente".

Era arrivata nel Mondo Emerso non senza difficoltà, e ci era voluto un anno per organizzarsi a dovere. Non poteva permettersi di mandare tutto all'aria solo perchè qualcuno sospettava della sua presenza lì.

 

Fin dall'inizio aveva puntato sull'Accademia dei Cavalieri di Drago, e niente era più riuscita a farle cambiare idea.

"In fondo l'ultima persona ad aver usato quell'oggetto era proprio un Cavaliere".

Le ci volle quasi tutta la giornata per osservarla, studiandone le mura e la forma. L'unico problema erano le guardie. Ce n'erano a decide sia dentro che fuori.

Avrebbe dovuto restare lì ancora un paio di notti per poterne capire i movimenti.

 

Stanca per la camminata, si fermò alla prima taverna che le capitò a tiro.

"Il Piccolo Drago" diceva l'insegna.

Nient'altro che una vecchia baracca dai tavoli di legno pieni di schegge sporgenti, ma famosa per il suo buon cibo.

La donna si tolse il mantello e si sedette con disinvoltura.

"Solo perchè sono io... non significa che debba costantemente nascondermi come un animale".

Lunghi capelli castani ornati da un'elegante fascia sulla testa che le copriva appena le strane orecchie appuntite, sopracciglia sottili, corporatura snella e mani con splendide dita affusolate.

Si guardò un pò attorno.

Il posto era già ghermito di gente di tutte le razze: uomini e gnomi e qualche ninfa dalla pelle diafana non troppo a suo agio. E c'era persino una ragazza di massimo diciassette-diciotto anni, dai lunghi capelli neri, e gli occhi chiari, che suonava elegantemente uno liuto, cantando in rima dell'amore tra una Maga di nome Soana e un impavido gnomo di nome Ido.

La donna sorrise: con tutta quell'etnia riunita lì, nessuno avrebbe fatto caso a lei e ai suoi occhi viola.


 

 

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Capitolo 3
*** Palazzo e Servitù ***




- Finalmente siete tornata, Lady Raftela. Cominciavamo a preoccuparci- s'inchinò rispettosamente il Fammin che le aveva aperto la porta, tre giorni dopo.

Appena arrivata nel Mondo Emerso, Raftela si era subito data da fare per costruirsi un piccolo e discreto palazzo degno del suo rango.

"Una Maga di tutto rispetto come me ne ha bisogno" si era detta.

Non aveva mai assunto uomini o qualche genere di operaio. Semplicemente lo aveva tirato su da sola con la magia, in una delle foreste della Grande Terra, alla larga da tutto e tutti.

- Ho dovuto fare un altro giro di ricognizione nei pressi dell'Accademia, domani notte ci entrerò. Adesso ho bisogno di riposare-

- Le farò portare subito dell'acqua per rassettarsi un pò-

- Qualche novità mentre ero via?-

- No, mia Signora. Krevius, Fowlis e Brisingor hanno sempre tenuto d'occhio il palazzo, nessuno si è mai avvicinato da Nuova Enawar-.

Lei annuì stancamente.

- C'è qualcos'altro che posso fare per voi?-

- No, grazie, Taniro-.

Taniro era stato il suo primo Fammin. L'aveva trovato in giro per le strade della Terra delle Rocce, rannicchiato in un angolo, livido e sanguinante per via degli uomini che l'avevano preso a bastonate. Attirata da un improvviso moto di pietà... l'aveva preso con sè.

Poi erano arrivati gli altri quattordici.

Nonostante fossero passati più di cento anni dalla guerra contro il Tiranno, Aster, penultimo Marvash sconfitto da Nihal, i Fammin, creature da lui create con la Magia Proibita, sembravano non aver ancora trovato il loro posto nel Mondo Emerso. Odiati dalla gente e considerati come feccia del peggior genere... i soggetti più fortunati potevano sperare di trovare lavoro solo presso le stalle per draghi, o più raramente... come scudieri.

In genere Raftela non amava avere gente intorno, ma appena li aveva visti... aveva subito capito che quegli esseri tanto strani e odiati per la loro diversità, non potevano essere altri che suoi.

"E' anche un modo come un altro per avere un pò di compagnia in questo viaggio solitario in terra straniera" pensò "Non posso certo chiederlo agli uomini, dopo quello che è successo anni fa".


 

Si spazzolò delicatamente i capelli davanti a un grande specchio, coperta solo da una leggera vestaglia trasparente.

- Perchè non vi togliete quella robaccia dalla testa, mia Signora?- la raggiunse Taniro, portando altre coperte tra le braccia pelose.

- No, ne avrò bisogno questa notte. Se mi scoprono è meglio che mi scambino per una comune ladra-

- Ma voi avete dei capelli stupendi, perchè coprirli?-

- Esci!- ordinò bruscamente la donna, arrossendo di botto. Non era abituata a ricevere complimenti: tutti quelli della sua città natale l'avevano sempre trattata come una specie di mostro.

Sapeva che quel Fammin provava uno strepitoso senso di adorazione e gratitudine verso di lei, e la cosa la imbarazzava molto. Meglio tenere il giusto distacco, la faceva sentire meglio.

Si stese sul letto e si tirò le coperte fin sopra le orecchie.

Chiuse gli occhi e si addormentò quasi subito.


 

 

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Capitolo 4
*** Il Passato 1 ***




Era una comitiva di bambini tra i sette e i dieci anni, riunita a giocare come faceva tutti i pomeriggi.

Risa, scherzi, segreti confidati.

Poi una rissa.

Un ragazzino poco più grande degli altri che spintona una bambina più piccola.

La bambina cade a terra, strisciando sulla ghiaia. Si fa male.

Il ragazzino ride.

La bambina piange furiosa e grida a pieni polmoni.

Una vampata di fuoco scaturisce improvvisa da sotto i piedi del ragazzino, come un enorme fiore ardente, ingoiandolo fin sopra la testa. Pochi istanti... e il fuoco si spegne lasciando solo un ammasso informe bruciato.

Dal principio è il silenzio. Perfino la bambina non si rende pienamente conto di quello che è successo.

Poi è il panico.

- E' morto! E' morto!- gridano gli altri bambini, scappando via

- L'ha bruciato!-.

 

 

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Capitolo 5
*** 4. Labbra ***


 


Taniro la svegliò appena dopo il tramonto, aiutandola addirittura a vestirsi.

- Mantello blu, o nero?-

- Quello nero. Dovrò fare in fretta e passare per un'ombra-

- E' sicura che non vuole farsi accompagnare da nessuno di noi?-.

Raftela non lo guardò nemmeno, accomodandosi il mantello sulle spalle.

- Più che sicura. Non voglio impicci tra i piedi-.

Uscì dalla stanza... e venne subito raggiunta da altri due Fammin, con un
vassoio ciascuno.

Uno portava una tazza di latte. L'altro, alcune fette di pane e burro.

- Non volete mangiare qualcosa prima di andar via?- le chiesero quasi all'unisono.

La donna sospirò. A volte pensava che quei mostriciattoli fossero veramente opprimenti.

Anche se, tutto sommato, avvertiva un certo languorino.

Prese una fetta di pane.

- Fate uscire Fafnir dalla stalla- ordinò alla fine.

 
 

Uscì dal palazzo.

Un quarto Fammin tratteneva amichevolmente il suo Fafnir per le redini.

Fafnir. Uno splendido drago dal petto, collo e fianchi blu, con grandi ali nere che lo facevano sembrare uno spirito notturno e tenebroso proveniente dalle viscere della terra.

Raftela sorrise. Non aveva mai avuto un drago prima di arrivare nel Mondo Emerso, non gliel'avevano mai permesso.

Era incappata per sbaglio in un accampamento di soldati che si facevano chiamare "Ammazza-draghi-neri".

Aveva letto da qualche parte che i draghi neri erano creature artificiali create dell'antico Tiranno, come i Fammin. Solo che quelli venivano ancora perseguitati e uccisi a vista, incluse le razze incrociate con loro.

Indignata per il male che avrebbero fatto a quel giovane esemplare nero e blu appena catturato... Raftela lo aveva salvato... e dato alle fiamme l'accampamento con tutti i suoi uomini.

Il drago invece l'aveva tenuto con sè.

- Bene, Fafnir- montò in sella - Mi auguro che ti sia riposato abbastanza, perchè dobbiamo ancora tornare a Makrat-.

L'animale emise un grugnito d'assenso, poi spiegò le ali e si alzò in volo.

Non ci misero molto a confondersi col colore del cielo.

 

 

Arrivarono a Makrat in piena notte. Le strade erano già sgombre e gli unici rumori che si sentivano erano le grida festose delle taverne nei paraggi.

Lasciato Fafnir nella stalla per draghi più vicina, Raftela entrò in un posto chiamato "Il Drappo Viola": una locanda di lusso, molto frequentata da nobili e Cavalieri.

Sorrise.

Perfetto, era già piena di gente che festeggiava l'investitura a Cavaliere di Drago un giovane smilzo che si grattava la testa imbarazzato.

"Il classico rampollo di papà che non durerebbe cinque minuti in battaglia" pensò lei, soffocando un risolino.

Il suono di uno strumento musicale familiare attirò la sua attenzione.

Storse gli occhi.

Era ancora quella ragazza vagabonda della locanda di tre giorni prima, che cantava degli eroi del Mondo Emerso.

Stavolta... raccontava di un giovane scudiero di nome Laio, morto nella Terra della Notte per proteggere i suoi amici.

Raftela sospirò.

"Non ha importanza, ora ho ben altro a cui pensare".

Si guardò intorno, sperando di trovare subito la persona per cui era venuta.

"Ah! Eccolo!" s'illuminarono i suoi occhi.

Aveva sorvegliato l'Accademia giorno e notte per capire i movimenti delle guardie, e col passare del tempo si era interessata a un uomo di mezz'età non troppo attraente, con pochi capelli, il naso adunco e un occhio storto.

Joshwa. O lo "strabico", come lo chiamavano i cadetti. Era il custode delle chiavi dell'Accademia. Le teneva sempre appese a un anello di metallo, attaccato alla cintura.

Sorrise: con quelle sarebbe potuta facilmente entrare nell'edificio, anche dalla porta principale se avesse voluto.

Non si aspettava che l'oggetto che cercava fosse in bella mostra come un comune quadro. Magari era tenuto sottochiave in qualche stanza che non conosceva.

Doveva assolutamente avere quelle chiavi.

E già sapeva come ottenerle.

Sospirò melodrammatica quando vide il povero Joshwa venire rifiutato da alcune donne, con cui aveva cercato di attaccar bottone in maniera non troppo elegante.

Si sedette avvilito al bancone tornando a scolarsi la sua birra.

"Povero Joshwa" lo fissò Raftela "Così solo e triste. Credo proprio che andrò a fargli compagnia".

Prese dalla tasca del mantello un piccolo contenitore metallico con dentro una strana miscela rosata.

La toccò appena con l'indice e se la spalmò accuratamente sulle labbra, donando loro una lucidità e un colore che invitava a baciarle.

 

 

- E' una serata troppo bella per stare soli, non crede?-.

Joshwa sobbalzò quando si ritrovò di fianco una splendida donna di vent'anni più giovane, dai lunghi capelli castani, e profondi occhi viola che gli offrì un'altra birra.

Sorrise di sbieco senza lasciar trapelare nulla sulle sue intenzioni.

Raftela soppresse una smorfia disgustata: era molto più brutto di quanto credesse.

- Mia cara signora...- parlò quello - Non vi ho mai visto da queste parti, con chi ho il piacere di parlare?-

- Milla della Terra dell'Acqua. Arrivata qui da poco. E voi invece?-

- Joshwa della Terra del Mare, Generale Cavaliere di Drago-.

Raftela ridacchiò sotto i baffi. A quanto pareva quel tipo stava fingendo di essere quello che non era per rendersi più attraente agli occhi di una perfetta sconosciuta.

"Meglio essere un Cavaliere di successo, che un comune sguattero, no?".

Restarono a lungo a parlare del più e del meno. Joshwa si inventò un mucchio di frottole su un'inesistente casata di nobili Cavalieri dalla quale discendeva, mentre Raftela dichiarò di essere un'apprendista Maga in lizza per il Consiglio.

- Ma sul serio!?- aveva esclamato lui, fiutando l'occasione.

La donna socchiuse gli occhi.

"Bene, è cotto a puntino"

- Ora devo andare. Ho preso una camera qui sopra. Peccato che dovrò trascorrere la notte tutta da sola-.

Lanciò un'ultima occhiata al custode di chiavi e salì le scale rivestite di velluto molto più lentamente di quanto avrebbe potuto.

 

Toc-Toc.

Bussò qualcuno.

Raftela sorrise. Aveva fatto molto più in fretta di quanto si aspettava. Sapeva che il suo uomo non l'avrebbe delusa.

Aprì la porta... e subito Joshwa si fiondò su di lei, puntando su quelle labbra rosee che non aveva smesso un attimo di fissare da quando l'aveva incontrata. Sapevano di fiori e fragola.

Ingerì quel sapore.

Lei strinse gli occhi. Era fatta.

La gelatina che si era messa sulle labbra era un composto soporifero di sua creazione, e quell'uomo se l'era appena preso tutto.

Neanche un minuto dopo... e Joshwa stramazzò a terra, ronfando come un marinaio ubriaco.

Raftela slegò l'anello di chiavi dalla sua cintura.

- Grazie, Cavaliere di Drago-.

 

Uscì dalla finestra. Aveva scelto con cura la stanza quando l'aveva ordinata il giorno prima. Proprio lì c'era un albero perfetto sia per scendere che per risalire.

Sparì nella notte, accertandosi di non essere vista.

Prossimo obiettivo... l'Accademia.

 

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Capitolo 6
*** In Accademia ***


 
 

Per entrare usò una vecchia porta di servizio che dava alle cucine.

"Non posso certo passare da una delle finestre con un rampino. Sono una
Maga dopotutto, non una di quelle ladre come la defunta regina Dubhe".

Non ci mise molto a trovare i corridoi giusti, e neanche le guardie che li presidiavano.

Sorrise per nulla intimorita: erano solo pochi uomini e cadetti messi in punizione, posti
ad una certa distanza l'uno dall'altro.

Bastò una piccola formula magica... e una a una le guardie si afflosciarono a terra addormentate.

Non si preoccupò degli altri ragazzi: in genere era vietato andare in giro per
l'Accademia di notte, ma qua e là c'era sempre qualche ragazzino che sgattaiolava
da una stanza all'altra per chiamare i propri amici.

"Non oseranno mai abbandonare i loro corridoi per paura di incontrare
le guardie"
che lei aveva già addormentato.

Usando le chiavi rubate a Joshwa, Raftela riuscì ad aprire altre porte, ma si
rivelarono per lo più vecchi stanzini e armerie piene di rastrelliere.

Solo una volta arrivò in un'ampia sala spaziosa dal pavimento di marmo, ma si
trattava solo della camera delle udienze del Supremo Generale. Infatti sulla parete
di fondo, intravide un grande scanno, elaborato con motivi a draghi.

Talvolta incrociava altre guardie, ma invece di addormentarle si nascondeva
furtivamente dietro le colonne, lasciandoli passare, per poi dileguarsi con passi
lievi e silenziosi.

"Ma dove sarà mai!?!" digrignò i denti dopo essere arrivata addirittura alle prigioni.

Niente.

Il tempo scorreva veloce. Forse le sarebbe servita un'altra notte per controllare tutta l'Accademia, ma l'idea di servirsi di nuovo di Joshwa le dava il voltastomaco.

Fu mentre percorreva alcuni corridoi principali illuminati solo da poche torce di
fuoco, che s'imbatté in due grandi statue alte fino al soffitto.

Si fermò un attimo ad ammirarle.

Una donna in armatura con le orecchie a punta come le sue e una mano pronta
sull'elsa della spada.

L'altra... un giovane Mago con una mano tesa in avanti a pronunciare un incantesimo.

"Nihal e Sennar" li riconobbe Raftela. Il Mondo Emerso era pieno delle loro statue in giro per le strade.

Abbassò lo sguardo attirata da qualcos'altro.

Fra le due, stava una terza scultura di pietra molto più bassa.

La Maga dovette arrischiarsi ad accendere un piccolo globo luminoso per riuscire a
vederla meglio.

Aggrottò la fronte.

Era decisamente la statua di uno gnomo.

Un vecchio gnomo vestito da guerriero con un occhio solo.

Raffigurato su una specie di piedistallo a forma di drago per farlo sembrare molto
più alto.

"Ido" non poteva essere altrimenti. Era esattamente come l'aveva descritto quella
cantante da taverna.

Il maestro della mezzelfo Nihal.

Tra le mani, la figura reggeva quello che sembrava un lungo vassoio ovale imbottito di velluto. Sopra, senza un velo di polvere... stava una splendida spada di cristallo nero spezzata a metà. La guardia a forma di drago e una Lacrima incastonata al centro.

"La spada di Nihal. Come quella della statua. Deve essere stata ritrovata dopo la sconfitta dell'ultimo Marvash. Che ironia: prima ha servito una Consacrata e subito dopo un Distruttore".

La sua attenzione fu poi attirata da una serie di dipinti e arazzi che addobbavano le pareti.

C'era una storia in mezzo.

Una storia che Raftela non conosceva. Vedeva lo gnomo, Ido, su un drago verde con
quella stessa spada nera in mano. E poi c'erano un oscuro tempio e un'immonda
bestia divoratrice.

Qui e là... veniva ripetuto spesso il nome di Thenaar.

"E' Shevraar, non Thenaar. Razza di idioti".

Sobbalzò nel vedere il dipinto di una ragazza dai riccioli biondi con in mano
l'oggetto che cercava.

Si morse il labbro inferiore fino a farle sanguinare.

Chi diavolo era quella? Perchè non ne aveva mai sentito parlare?.

Controllò gli altri dipinti, e scoprì che quella ragazza era in realtà Theana, Supremo Officiante del Tempio di Theenar.

Raftela sgranò gli occhi.

"Dunque non è qui in Accademia... ma in quel Tempio".

Ripercorse la strada a ritroso alla ricerca di un'altra uscita, dandosi della stupida per
non averci pensato prima. In fondo quell'oggetto era stato usato da una Consacrata, e
solo un Tempio di Shevraar avrebbe avuto il diritto di possederlo.

 

 

Era già mattina inoltrata quando Joshwa si svegliò, sbadigliando rumorosamente.

- Buongiorno, dormiglione- disse una voce femminile al suo fianco.

Scattò a sedere. Si guardò intorno.

Un'enorme stanza elegantemente arredata con un grande letto a baldacchino.
Le trasparenti tende violacee che ondeggiavano delicatamente al vento.

Gli ci volle un pò per ricordare dove fosse. Il Drappo Viola.

Al suo fianco... l'apprendista Maga della sera prima.

Erano entrambi lì, sul materasso, nudi, coperti solo da lenzuola.

A terra... i suoi vestiti e quelli di lei con ancora le chiavi attaccate alla cintura.

- Cosa... che è successo?-.

Milla parve mettere il broncio - Come, non ti ricordi?-.

Joshwa sobbalzò - Ma certo!- mentì - Come potrei dimenticare? E' stato bellissimo-.

Lei sorrise. Si rivestì in fretta e uscì dalla camera, lasciando l'uomo solo e confuso.

 

Tutto sommato Raftela si era divertita a prenderlo un pò in giro. E la sua faccia poi...

Una parte di lei avrebbe voluto andarsene prima che si svegliasse, ma poi si era
detta che sarebbe stato meglio se l'avesse vista, per rendere più reale la storia.

Tornò da Fafnir, rimasto ad aspettarla tutta la notte.

Insieme, si diressero verso le foreste di Nuova Enawar. Aveva urgente bisogno di
lavarsi e riposare un pò prima di ritornare all'attacco.

"Il Tempio di Thenaar" pensò in volo "Il Talismano del Potere si trova nel Tempio di Thenaar".


 

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Capitolo 7
*** 6. Il Passato II° ***


 

- Quella ragazzina è pericolosa- bisbigliano alcune donne al loro
passaggio.

- Dovrebbe essere in prigione, e non per strada a far danni-.

Non c'era stato un vero e proprio processo. Nessuno avrebbe mai
processato e condannato una bambina per un incidente. Anche se un
incidente atroce a cui era costata la vita a un altro bambino.

La madre strinse la piccola mano di Raftela fino a farle male, ma lei
non si oppose.

Da quando erano venute fuori sue le straordinarie capacità di Maga,
i sovrani avevano disposto che la ragazzina prendesse subito lezioni
da un Mago esperto, in modo da controllare i propri poteri ed evitare
altri incidenti in futuro.

- Ma perchè il Re non l'ha fatta uccidere dopo quello che ha fatto?-

- Hai ragione. Quella è capace di bruciarci tutti. Il Re avrebbe dovuto
punire lei e non la sua famiglia-.

Raftela guarda la madre con occhi lucidi, sperando in una parola
di conforto.
Ma lei non ricambia lo sguardo.

- A causa tua abbiamo perso tutto- sibila invece.

 

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Capitolo 8
*** 7. Nel Tempio ***


 

 

Sapeva benissimo dove andare.

Aveva incrociato il Tempio di Thenaar poco tempo dopo essere arrivata
a Makrat, ma non ci era mai entrata veramente.

L'edificio era stato ristrutturato da poco, l'esterno adornato che le statue
di varie divinità minori e in più avevano cambiato il vecchio portone, con
uno di un legno più scuro pieno di fregi arabeschi.

Raftela non ci badò molto: aveva visto di meglio. I templi della sua città
natale erano molo più grandiosi ed elaborati.

Smontò dalla groppa di Fafnir e mosse i primi passi verso l'entrata.
Stavolta non avrebbe sbagliato.

L'interno invece la colpì subito. Ampio, spazioso e luminoso, più di quanto sembrasse da fuori. Piena di lucidi banchi di legno e alte colonne di marmo bianco. E poi c'era anche quella grande statua del dio della distruzione e della rinascita con la spada e la folgore in mano, che sembrava sorvegliare il tutto, rendendo il posto ancor più solenne.

"Shevraar. Mio Signore. La mia famiglia era molto devota al tuo culto,
prima che ci negassero l'accesso al tempio".

Fermò una giovane sacerdotessa che accompagnava un gruppo di bambini
in giro per l'oratorio.

- Mi perdoni...- la fermò lei, cercando di nascondere il suo strano accento straniero - Sto cercando il Supremo Officiante, Theana-.

La ragazza sembrò rattristarsi.

- Le spoglie della Somma Theana sono custodite nella nostra cripta, ma
non è consentito l'accesso al pubblico-.

Raftela sussultò. Spoglie? Cripta?.

- E' morta?!-

- Sì, di malattia due anni fa. Ormai era molto anziana, la sua salute
non ha retto-.

L'altra annuì distrattamente. Chiuse gli occhi e respirò a fondo.
Non doveva darsi per vinta, sicuramente quella Theana non era l'unica a
sapere dove fosse il Talismano.

- Maestra Dalia- chiamò uno dei bambini, tirandole la gonna della
lunga tunica - Noi vogliamo vedere la Lancia-.

Sobbalzò.

"La Lancia di Dessar!" urlò qualcosa nella sua mente.

Senza pensarci due volte... Raftela seguì la sacerdotessa e i bambini.

Percorsero tutto il tempio fino ad arrivare a un lungo e stretto corridoio
poco illuminato, e quando sbucarono in un'ampia sala di marmo
bianco... si fermò di colpo.

Sgranò gli occhi nell'ammirare il patrimonio magico custodito lì.

In tre nicchie ovali, messe per il verticale, stavano in bella mostra una
lancia dall'acuminata punta bianca e il fusto decorato a foglie che sembrava splendere di vita propria.

La Lancia di Dessar.

Un pugnale dalla lama nera, con una striscia di Lacrima bianca al centro.
L'elsa rossa, decorata con boccioli di rosa.

Il Pugnale di Phenor.

E infine... un medaglione rotondo con otto pietre intorno, più una
nona incrinata al centro. Tutte quante grigie e prive di luce.

Raftela quasi addolcì lo sguardo.

Il Talismano del Potere: da molti anni oggetto del suo desiderio.

Tra tutti quei manufatti... troneggiavano di guardia le statue di Shevraar e Phenor: due facce della stessa medaglia. Dove uno distruggeva, l'altro ricostruiva e viceversa.

"La Lancia e il Pugnale hanno un potere assai maggiore del Talismano" pensò la Maga, muovendo qualche passo in avanti "Ma sono creazioni
divine fatte solo per i Consacrati, mentre il Talismano è accessibile a
chiunque. Messo al mondo millenni fa per fronteggiare il nemico
del Grande Deserto".

D'improvviso... andò a sbattere contro qualcosa che le impedì di avvicinarsi.

- Ma che...?- tese la mano.

C'era qualcosa davanti a lei. Lo sentiva proprio sotto il palmo. Invisibile, ma c'era.

Un qualche genere di barriera.

"Bè... avrei dovuto prevederlo. Dovranno pur proteggere i loro
tesori dai ladri"
sorrise compiaciuta "Peccato che certe cose non funzionino
con me".

Concentrando i suoi poteri sulla mano destra, la donna cominciò a
sondare la protezione magica cercando punti di cedimento.

Non ne trovò. L'incantesimo intorno alle reliquie era indubbiamente
opera di un Mago potente ed esperto.

Raftela non si fece scoraggiare "Non importa, posso sempre sfondarla
con la forza".

Un fulmine grigiastro si snodò dalle sue dita, facendo forza sulla barriera.

- Avanti- sibilò a denti stretti - Non costringermi a far crollare tutto il tempio-.

Vi fu un lampo di luce.

La Maga si sentì respingere con tanta forza da farla cadere a terra.

- Impossibile!- si disse, scrutando l'alone lunimescente che si muoveva
come un velo elastico, per poi tornare immobile e invisibile nel giro di
pochi secondi.

- Argh...- gemette lei, guardandosi la mano.

Arrossata e fumante. La fissò a lungo, stupita. Com'era potuto accadere?!
Proprio a lei, poi!.

- Ehi, che succede!?- la raggiunse Dalia, attirata dal bagliore luminoso.

La vide a terra.

- Si è fatta male, signorina?- chiese, aiutandola ad alzarsi.

Raftela si sottrasse bruscamente, cercando di nascondere la mano ferita.

- E' andata a sbattere contro la barriera?-.

L'altra sussultò. Come mai quella sacerdotessa riusciva a passare come niente fosse?.

- Sì- rispose smielando la voce con aria ingenua - Volevo vedere le reliquie
più da vicino-

- Mi dispiace, signorina, ma solo i Fratelli della nostra congrega possono farlo-.

La guardò perplessa - Ma... tutti quei bambini, allora?-.

Dalia sorrise - Quelli sono i nostri orfani. Vivono con noi e ci prendiamo
cura di loro-

- Verranno istruiti al culto?-

- Sì, ma quando saranno più grandi potranno decidere se restare oppure no.
Intanto noi cerchiamo anche di trovar loro una famiglia-

- Se posso chiedere... chi l'ha eretta questa barriera?- non era pura curiosità.
Se avesse trovato il Mago responsabile... avrebbe potuto costringerlo ad abbassarla.

- E' stata la Somma Theana. Diceva che queste sono armi che possono
portare il Mondo Emerso sull'orlo dell'abisso. Ha consumato tutta la sua
energia magica per questa barriera, prima di ammalarsi. Adesso neanche un Marvash riuscirebbe a distruggerla. Per mesi abbiamo portato il lutto-.

 

Cercando di nascondere la rabbia dietro una maschera d'indifferenza, Raftela
non potè far altro che uscire dal tempio. Aveva bisogno d'aria per riflettere.

"Maledizione. Questa non ci voleva".

Era chiaro che attraversare la barriera era fuori discussione. E per farlo
sarebbe dovuta diventare un membro dei Fratelli della Folgore, ma ci sarebbe voluto troppo tempo e tutti avrebbero cominciato a sospettare.

"Senza contare che dovrei abbandonare la mia casa e i miei Fammin".

Non riuscì a trattenere un ultimo sguardo all'interno del tempio, dove i bambini, tutti agghindati allo stesso modo, ammiravano estasiati statue e dipinti.

La Maga li guardò vagamente disgustata. Non le erano mai piaciuti i bambini. Nella sua terra d'origine non facevano altro che insultarla e lanciarle sassi
quando la vedevano passare per strada.

Poi... un lampo.

Si voltò di scatto. Gli occhi fissi su di loro.

"Intanto noi cerchiamo anche di trovar loro una famiglia" aveva detto Dalia.

Sorrise compiaciuta. Finalmente un piano degno di lei.

 

Ritornò a palazzo in volo.

Subito accolta da alcuni Fammin, Raftela si fece preparare un bagno caldo.

Fosse stato per lei... avrebbe dato inizio al suo piano anche subito, ma c'erano ancora parecchie cosa da sistemare.

Si guardò allo specchio. Era ora di togliersi quella robaccia dalla testa.

Si sciacquò, massaggiandosi profondamente la cute.

Poco a poco... l'acqua della vasca cominciò a tingersi dello stesso colore della tintura per capelli.

Da castani... quelli non ci misero molto a tornare di uno splendido e lucido verde intenso.

Raftela sorrise. I suoi capelli.

Capelli da Elfo.

 

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Capitolo 9
*** Il Passato 3 ***


 

Era da quando aveva diciassette anni che Raftela
studiava il Mondo Emerso e la sua storia. Da quando
Kriss si stava mettendo in moto per conquistarlo, per l'esattezza
.

Marvash e Sheireen, manufatti magici, biblioteche perdute.
In giro c'era un intero patrimonio che gli umani non si sognavano neppure.

Ma solo quando Kriss morì e con lui anche la guerra, maturò l'idea di andarci sul serio.

Andarci, sì.

Doveva.

Doveva!.

Lo doveva a se stessa, ma soprattutto a suo padre, morto
alla ricerca dell'onore perduto mentre lavorava presso il Re.

Raftela aveva sempre amato suo padre. Anche dopo
l'incidente non aveva mai smesso di sostenerla e confortata.
Il giorno in cui era morto, un paio d'anni dopo, era come se fosse morta anche lei.

Sua madre, invece... non la guardava neanche, se non per rinfacciarle ciò che avevano perduto.

Lei non l'aveva mai voluta, e questo non era un segreto, lo sapevano tutti che aveva sposato quel nobile Elfo di corte
per pura convenienza.

- Un giorno rimedierò a tutto per te, mamma!- le aveva gridato un giorno Raftela. Nulla le avrebbe fatto più piacere che
essere amata dalla propria madre.


 

 

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Capitolo 10
*** Sospetti ***




Amina era felice e preoccupata al tempo stesso. Aveva notato
qualcosa di strano in giro, e ancora adesso sperava di sbagliarsi.

La prima volta aveva cercato di ignorarlo dicendosi che era
tutta soggezione, provocata dai brutti ricordi del passato: nessuno aveva
mai pienamente superato l'orrore di cinque anni fa.

Per la prima volta, dopo mesi di assenza... tornò a palazzo, da suo
fratello Kalth. Appena la videro, le guardie s'inchinarono rispettose.

Anche se aveva scelto di vivere lontano dalla corte, cantando per
strade e taverne, rimaneva pur sempre una principessa della
Terra del Sole.

- Amina, sorella mia!- l'abbracciò il Re, ignorando l'etichetta.

- Sono felice di rivederti Kalth- ricambiò lei, con un sorriso forzato.

L'altro se ne accorse subito.

- Che hai?-.

Lei sospirò. Era impossibile nascondergli qualcosa.

Lo prese in disparte in una stanza dove avrebbero potuto parlare in privato.

- E' successo qualcosa da queste parti?- cominciò dopo un attimo di esitazione - Insomma... va tutto bene?-.

Kalth la guardò perplesso - Sì, certo. Anzi direi che non potrebbe
andare meglio: la nostra terra prospera, il quartiere malfamato è stato ripulito, e la pace con le altre Terre sembra tener duro- si fece improvvisamente serio - Avanti, sputa il rospo. Che c'è? Non ci siamo
chiusi qui dentro per i convenevoli-.

Ad Amina ci volle qualche momento per trovare il coraggio di dirlo.

- Credo che ci siano altri Elfi in giro-.

Il fratello la guardò intensamente negli occhi per parecchi secondi, prima
di parlare.

- Ne sei sicura?- chiese infine.

- Quasi- sospirò lei - Una l'ho vista per due volte in due locande diverse-

- Come fai ad essere sicura che fosse un'Elfa?-

- Kalth... anch'io ho avuto a che fare con loro, cinque anni fa. E molto da vicino anche. Forse non c'è molta differenza tra noi e loro, per un occhio inesperto. Ma so di sicuro che gli Elfi sono leggermente più sproporzionati.
In quanto ai capelli... non è difficile camuffarli con un qualsiasi colorante-.

Il giovane Re rimase un attimo a pensare silenzioso.

La faccenda Elfi era ancora un argomento tabù per le otto Terre.
L'ultima volta che avevano messo piede nel Mondo Emerso, avevano decimato la popolazione con il Morbo, tentando pure di sterminarli.

- E' meglio non farlo sapere in giro. Non ancora, almeno-.

Amina annuì, capendo al volo - Sì, se il popolo lo venisse a sapere si scatenerebbe il panico, dando vita a una caccia alle streghe. Tutti comincerebbero a pensare di essere stati nuovamente contagiati da un secondo Morbo-

- Per sicurezza manderò i nostri Guerrieri Ombra a indagare. Se siamo fortunati quest'Elfa potrebbe anche essere solo una visitatrice di
passaggio che non vuole fare del male a nessuno-.

La ragazza chiuse gli occhi respirando a fondo.

Un'Elfa visitatrice che non vuole fare del male a nessuno?.

"Questa vorrei proprio vederla".

Si riscosse, ricordandosi poi di un'altra cosa.

- E c'era anche l'uomo-

- L'uomo?-

- Sì. Ho visto pure un Elfo maschio al confine tra la Terra del Mare e dell'Acqua-.

Kalth s'irrigidì. E con quello facevano "due".

"E chissà quanti altri ce ne saranno ancora in giro".

 

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Capitolo 11
*** Adozione ***




- Se posso chiederlo, Lady Raftela, come mai una donna sola e così giovane vorrebbe adottare i nostri bambini?- chiese il Supremo Officiante, Pam, una donna di mezz'età piuttosto in carne, con addosso la tunica dei Fratelli della Folgore.

Davanti a lei, seduta su una semplice sedia di legno... stava una donna ben vestita, di neanche venticinque anni, con lunghi capelli biondi intrecciati, orecchie nascoste, gli occhi viola e l'ingenua aria speranzosa.

Sospirò melodrammatica.

- Vede, il fatto è questo... Mi sento talmente sola da quando mio marito... Taku... non c'è più. Ci siamo sposati presto, ma lui è morto poco dopo- singhiozzò, nascondendo il viso sotto false lacrime.

- Quante volte abbiamo parlato avere dei bambini. Ho pregato spesso Thenaar, affinchè facesse sparire il mio dolore, ma questo non succede finchè non ho bambini intorno-.

L'Elfa cercò di trattenere un sorriso divertito. Era la prima volta che recitava in quel modo. Le storie raccontate a Joshwa non erano niente al confronto, ed era difficile controllarsi.

"No" pensò "Non è ancora il momento di ridere".

Si guardò intorno come per accertarsi che in quell'ufficio non vi fosse nessun altro.

Era una fortuna che quel giorno Dalia non fosse presente al Tempio. Non poteva permettersi di farsi riconoscere. Per questo aveva persino cambiato il colore dei capelli: da castani a biondi, non sembrava più nemmeno la stessa persona.

- Ad ogni modo... possiamo procedere con questa adozione? E' così emozionante-.

Sorridendo, il Supremo Officiante fece chiamare tre bambini: due maschi e una femminuccia.

 

- Ah!!!- esclamarono due dei tre orfanelli, correndo a raccogliere le loro poche cose, quando ebbero la bella notizia.

- Scommetto che la mamma è bella e gentile! E che il papà è grande e forte- squittì Ally, la più piccola: cinque anni. Una biondina dalle lunghe trecce che le scendevano sulle spalle, e gli occhi azzurri.

- Per me potrebbero anche essere due rospi, purchè ci tirino fuori da queste quattro mura, vero, Morgan?- aggiunse Eron, il fratello di mezzo: otto anni. Corti capelli rossi costantemente spettinati, occhi verdi decorati da fitte lentiggini e l'aria da birbante.

- Speriamo- borbottò invece il maggiore. Molto alto e maturo per la sua età, capelli neri e occhi castani.

- Che ti prende, fratellone?-

- Niente. E' solo che...-.

Nonostante avesse solo nove anni, Morgan non aveva mai preso in considerazione l'idea di essere adottato. Da quando i suoi veri genitori erano morti per mano del Morbo portato dagli Elfi, la sua vita si era interamente svolta all'insegna del Tempio, insieme ai Fratelli della Folgore e a tutti gli altri bambini, e l'idea di lasciarli lo entusiasmava e lo ripugnava al tempo stesso.

Che strana sensazione.

Guardò gli altri due.

Sorrise. Bè... almeno ci sarebbero stati Eron e Ally con lui.

Non erano veramente fratelli, ma avevano condiviso molto insieme, ed erano finiti per diventarlo a tutti gli effetti. Molto più che con gli altri bambini dello spizio.

Come lui, avevano vissuto nel Tempio di Thenaar da che avevano memoria, e i ricordi della loro vita fuori erano ormai già sbiaditi del tutto.

Data la sua giovane età, Ally non aveva nessuna idea di chi fosse o da dove venisse, si diceva solo che fosse stata ritrovata dentro una cesta davanti all'entrata del Tempio.

Eron, invece, ricordava solo il continuo ubriacarsi del padre, e le grida esasperate della madre.

Morgan, invece... era un Pietoso. Uno scampato al Morbo, con indelebili macchie nere che gli segnavano il corpo. Lui cercava di coprirsele il più possibile, ma quelle poche su viso e collo erano sempre visibili. Ancora adesso molta gente non faceva altro che guardarlo strano, rifiutandosi addirittura di toccarlo come fosse ancora infetto.

Poi erano stati accolti dai Fratelli della Folgore, e ora finalmente avrebbero avuto una vera casa loro.

Entrarono nell'ufficio del Supremo Officiante... e si bloccarono di colpo.

Una strana donna che li guardava in modo non troppo gentile, si avvicinò di qualche passo. Era giovane e molto bella, ma con un che di inquietante.

- Bambini, voglio presentarvi Lady Raftela- li raggiunse Pam.

- Lei vi adotterà. E' una nobile di Nuova Enawar-.

A quella vista, Eron, serio come non mai, quasi fece per voltarsi e tornare nella sua stanza, ma Morgan lo trattenne per un braccio. Ally invece... superato lo shok iniziale... corse subito ad abbracciarla, stringendole le gambe.

Una nuova mamma, che bello!!.

- Ma che...!- fece quella, completamente colta alla sprovvista.

- Piacere, signorina. Io sono Morgan. Lui è Eron, e lei è Ally-.

Lei non perse tempo con le presentazioni, si scrollò la bambina via di dosso e arrivò subito al dunque.

- Bene, ragazzi. Possiamo andare-.

 

Si erano allontanati di un bel pezzo dal Tempio, quando si ritrovarono davanti a uno strano drago nero-blu, rimasto ad aspettarli alla larga dal centro abitato.

- Argh! Che cos'è!?- esclamò spaventata la bambina, aggrappandosi al fratello maggiore.

Raftela sorrise.

- Vi presento Fafnir. D'ora in poi viaggeremo con lui-

- Wow!- si entusiasmò invece Eron. Gli era già capitato di vedere altri draghi in passato, ma mai da così vicino e men che mai draghi neri e blu.

Aveva sentito da qualche parte che erano fuorilegge dai tempi della caduta di Re Dohor.

Fu un volo piuttosto insolito: Ally non smise un attimo di stringere la schiena della nuova mamma, serrando gli occhi per non guardare, mentre Eron non faceva altro che sporgersi verso il basso, rischiando pure di cadere. Per fortuna che c'era Morgan a sorvegliarlo, perchè la donna non sembrava interessarsi a loro più di tanto.

- Eccoci arrivati. Casa dolce casa- disse la Maga, una volta smontata dalla groppa dell'animale.

- E così... questa è la tua casa?- la guardò Morgan, vagamente impressionato.

La casa -o il palazzo- non era altro che un'ampia e inquietante costruzione di cristallo nero, ricavata dai miliardi e miliardi di frammenti e pagliuzze, appartenenti all'antica Rocca del Tiranno, sparse per tutta la Grande Terra.

Raftela aveva usato la sua magia per richiamarle a raccolta, in modo che si unissero, facendo blocco unico.

Varcarono la porta d'ingresso.

L'interno invece era completamente diverso. Lumino e spazioso, fatto di legno e pietra bianca che chissà da dove veniva.

- Bentornata, mia Signora- li accolse Taniro, seguito da qualche altro Fammin, curioso di vedere i piccoli ospiti.

Quelli si strinsero tra loro.

Fammin. Veri Fammin con ispido manto rossiccio, mani e piedi uguali, e la bocca piena di zanne. Era la prima volta che li vedevano, e gli adulti che ne parlavano dicevano che quella era una razza immonda che andava sterminata dal primo all'ultimo.

- Sia ben chiaro...- parlò improvvisamente la donna, mentre percorrevano alcuni corridoi - Io non sono abituata alla presenza dei bambini, perciò vi darò subito alcune regole. Regola numero uno: voi non dovete toccare assolutamente niente!-

- Mmm... E il pavimento?- fece Morgan in uno sbalzo d'impertinenza.

- Sì, potete toccare il pavimento-

- E l'aria?-.

Solo l'occhiataccia che ricevette in seguito riuscì a rimetterlo in riga.

- Bene. Regola numero due: non dovete disturbarmi mentre lavoro. Regola numero tre: non dovete piangere, o lamentarvi, o ridere, sghignazzare, starnutire, o fare ruttini e puzzettine. Quindi niente, niente, niente, rumori molesti. Sono stata chiara?-

- Questo vale come molesto?- chiese ingenuamente Ally, cominciando a far schioccare ritmicamente la lingua.

Raftela fu veloce a farla smettere - Molto-.

 

- Ecco, voi dormirete qui- riprese la Maga, aprendo una vecchia porta dalla serratura arrugginita.

- Qui?- chiese Morgan.

Era una stanza molto comune, non tanto grande, e puzzolente di chiuso e muffa, con qualche scaffale vuoto, le pareti spoglie e tre letti dismessi.

I due maschietti la guardarono vagamente disgustati. Quasi quasi era meglio lo spizio del Tempio.

Ally, invece, la più entusiasta della situazione... corse subito sul letto centrale, cominciando a saltaci sopra.

- Vuoi giocare con noi?-

- No- fu la risposta secca della nuova mamma - Io ora ho da fare, perciò statevene buoni qui e non muovetevi-

- E che facciamo qui da soli?- chiese Eron.

- Quello che volete, purchè non usciate da questa stanza- e se ne andò quasi sbattendo la porta.

I tre bambini rimasero fermi in silenzio a guardarsi sbigottiti tra loro, prima di riprendersi dalla reazione.

- Non vi preoccupate, ragazzi- disse infine Morgan, senza troppa convinzione - Vedrete che tutto andrà bene. Saremo molto felici qui-.

Raftela percorse i corridoi con passo veloce e irritato.

"Bambini. Io odio i bambini. Prima riesco a recuperare il Talismano meglio sarà".


 

 

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Capitolo 12
*** Sulle tracce degli Elfi ***




- Allora... notizie?!- volle sapere Amina, quando tornò da suo fratello.

- Ho inviato alcuni Guerrieri Ombra oltre il Saar, ma a sentir loro non ci sono Elfi in procinto di arrivare nel Mondo Emerso-.

Amina annuì distrattamente, guardando altrove. Certo, quella era senz'altro una buona notizia: significava che il popolo delle Terre Ignote non aveva intenzione ostili.

Ma come esserne certi?.

- E che mi dici del portale?-

- Quello usato da Shyra e i suoi uomini? Ho fatto sorvegliare anche quello. Non è passato nessuno-.

La principessa respirò a fondo cercando di calmarsi, ma la testa sembrava quasi volerle scoppiare a causa di quel turbine che si muoveva dentro di lei.

- Kalth... non mi sento sicura-.

Non aveva neanche finito la frase che il fratello fu subito lì per abbracciarla. Era strano che proprio lei, Amina, la ribelle, la coraggiosa della famiglia, avesse bisogno di consolazione come una ragazza qualunque.

- Lo so, i brutti ricordi sono duri a morire. Neanch'io ho mai dimenticato Kryss, e il Morbo. Sono loro la causa della morte dei nostri nonni e di nostro padre. Perciò so benissimo come ti senti-

- Credi davvero che si trattino solo di visitatori innoqui?-

- Nulla fa pensare il contrario-.

 

"Credi davvero che si trattino solo di visitatori innocui?"

"Nulla fa pensare il contrario"

aveva risposto suo fratello.

Amina si guardò allo specchio.

Da quando aveva visto quei due Elfi non riusciva più a pensare ad altro. Talvolta si svegliava di sovrassalto nel cuore della notte, con la sensazione di soffocare in quelle orribili macchie scure sulla pelle.

Gli uomini nelle Terre Ignote non avevano scoperto niente.

"Perciò la soluzione va cercata nelle

nostre Terre".

Un'altra occhiata allo specchio. Solo allora capì cosa doveva fare.

Aprì il suo regale armadio e prese a colpo sicuro casacca e pantaloni completamente neri.

Lei era l'unica ad aver visto quella donna in faccia per ben due volte, e non dimenticava certo di essere anche un prestigioso membro dei Guerrieri Ombra, addestrata personalmente da sua nonna Dubhe.

"L'uomo non so dove sia ora, ma la femmina l'ho sempre vista in questa Terra, quindi è qui che comincerò a cercare".


 

 

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Capitolo 13
*** Smascherata ***




- Andrà tutto bene-

- E' la sesta volta che lo ripeti, Morgan- sospirò Eron, steso sul suo letto dalle lenzuola sudice.

Erano passate più di tre ore da quando Raftela li aveva lasciati soli in quella camera.

- Uff... Che facciamo adesso?- chiese Ally.

- Bè, io vado a dare un'occhiata in giro-

- Ma la bella signora ha detto che non dovevamo muoverci. E poi ci sono... i Fammin-

- A me i Fammin non fanno paura-.

Aprirono appena la porta, sbirciando oltre.

Bene. Nessuno in vista, e silenzio assoluto.

- Non credo sia una buona idea- fece Morgan, improvvisamente intimidito.

- Avanti, non fare il fifone- lo incitò il fratello.

Percorsero quatti quatti il corridoio, e arrivarono in quella che doveva essere la sala da pranzo.

Storsero gli occhi.

Strano. Sulle pareti non c'era nè un arazzo o un dipinto di famiglia. Eppure avevano sentito dire che Lady Raftela aveva un marito una volta.

Spinti dalla curiosità, ebbero il coraggio di aprire anche un'ampia porta di legno, decorata con motivi a rampicanti floreali.

- Questa deve essere la sua camera da letto- suppose Eron.

Era una stanza piuttosto semplice, con un grande letto, uno specchio appeso alla parete, e uno scaffale pieno di libri.

Ancora più strano. Una stanza spoglia, arredata solo con lo stretto necessario. Non un inutile orfello che decorasse quello spazio privato, com'era solito fare dalle nobildonne.

Morgan fece per dire qualcosa, ma un gran sferragliare in avvicinamento attirò la loro attenzione.

- Presto- sussurrò, incitando gli altri a nascondersi dietro le colonne bianche.

- Speriamo che non sia lei, altrimenti si arrabbierà- bisbigliò Ally.

- Shh...-.

Fortunatamente, lo sferragliare si rivelò solo un Fammin di passaggio che camminava lungo il corridoio opposto, con in mano un vassoio pieno di frutta, con tanto di bicchiere di vino.

Passò oltre senza accorgersi di loro.

- Dai...- sorrise Eron - Seguiamolo!-

- No, fermo!- disse invece l'altro.

Niente da fare. Il fratello minore corse dietro alla creatura, subito seguito dalla sorellina.

Morgan sospirò. Tanto valeva che andasse anche lui.

Il Fammin continuò a camminare fino a raggiungere un vicolo cieco, senza porte o uscite di alcun genere.

"E adesso"

si chiese Eron "Dove vuole andare?".

La creatura mosse una zampa artigliata verso una torcia.

La girò appena... e la parete davanti a lui si aprì, formando un'altra entrata.

Un passaggio segreto.

I tre bambini sgranarono gli occhi, ma solo uno sorrise.

- Grande! Andiamo!-.

Morgan acconsentì con malavoglia, tenendo per mano la piccolina. Entrambi a riflettere sul quadro generale della situazione: abitazione isolata, servi Fammin, drago nero-blu, un passaggio segreto e mobilia di dubbia provenienza.

- Secondo me non è di Nuova Enawar- borbottò infine Ally.

 

- Ho fatto come mi avevate detto, mia Signora- parlò la voce gruttale di un Fammin, i bambini si diressero in quella direzione - I vostri cimeli saranno pienamente attivi domani mattina-.

- Bene- fece stavolta la voce di Raftela - Come avevo previsto. Mi ci sono volute settimane per procurarmi questi cristalli e incantarli a dovere-.

All'improvviso... la porta della stanza si spalancò di botto.

- Argh!!- esclamarono all'unisono le tre piccole figure che caddero all'interno del laboratorio.

Taniro si mosse subito a coprire con un telo di iuta i manufatti della padrona, prima che quei tre mocciosi li vedessero.

- Che diavolo ci fate voi qui!- esclamò Raftela, per poi irrigidirsi sconvolta.

- Esploravamo- rispose Morgan, alzando lo sguardo su di lei.

Appena tutti e tre la videro bene... sobbalzarono più sconvolti di lei.

- Mia signora...- gemette il Fammin.

"Maledizione! I capelli!".

Non era camuffata.

Si era lavata la testa poco dopo aver lasciato i bambini nella loro stanza, la tinta bionda stava cominciando a lasciar trasparire il suo vero colore. Si era detta di rifarsela al più presto possibile, ma poi era scesa nel laboratorio senza più uscirne.

Ally la guardò affascinata.

Gli altri due, invece, erano un misto di ostilità e timore.

- Ma lei è...-.

Capelli verdi, orecchie a punta e occhi viola. Impossibile non riconoscerla.

- Un'Elfa-.

Morgan strinse a sè i fratellini. Lui era il più grande. Non aveva dimenticato che cinque anni prima gli Elfi avevano tentato di sterminare la razza umana per conquistare il Mondo Emerso.

Ancora oggi rivedeva nella sua mente i malati del Morbo strisciare per le strade e uccidere le ninfe per bere il loro sangue.

Era a causa loro se i suoi genitori erano morti.

Che voleva quella da loro? Cosa avrebbe fatto adesso?.

Quella sospirò - E va bene. Mi avete scoperto. Sì. Sono un'Elfa. E per il vostro bene vi consiglio di non dirlo a nessuno-.

Eron deglutì. Un vero Elfo. Non ne aveva mai visti prima, ma si diceva che fossero molto pericolosi.

Ally invece, come al solito, fu tutta un'altra storia. Era appena nata quando finì la guerra contro Kryss. Quasi nessuno le aveva parlato degli Elfi, e quando lo facevano dicevano solo che era un popolo che abitava le Terre Ignote.

Era davvero molto bella. Aveva persino un che di famigliare con la sua eroina preferita: Nihal. Forse perchè era una Mezzelfo.

Le corse subito appresso con occhioni spalancati, entusiasti e felici.

Cosa che mise Raftela alquanto a disagio.

- Non ti faccio impressione?-.

Scosse la testa - No, per niente-.

Inarcò la fronte. Strano. Avrebbe scommesso di sentire urla terrorizzate che gridavano di un mostro, o di un nuovo Elfo arrivato per conquistare il loro mondo. Invece niente.

Persino gli altri due bambini sembrarono calmarsi dopo un momento di shok.

- Posso toccarti le orecchie?-.

- Assolutamente no!- si riscosse la donna - Tornate subito nella vostra stanza, e non entrate mai più qui dentro!-

- Tanto per informarti...- disse Morgan, immusonito, mentre venivano scortati fuori da un Fammin - Tu non sarai mai la mia mamma-.

Raftela neanche si voltò.

- Mmm, credo che me ne farò una ragione-.

"Poveri piccoli. Neanche sospettano che mi disferò di loro appena non mi serviranno più".

La porta segreta del laboratorio si richiuse.

Taniro sospirò, scostando via il telo di iuta - Meno male che non le hanno viste, o sarebbe stato un bel problema per voi, mia Signora-.


 

 

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Capitolo 14
*** Impresa ***




Il gran giorno era finalmente arrivato. Raftela quasi stentava a crederlo.

Stavolta avrebbe messo le mani sul Talismano del Potere. Non poteva fallire, era tutto calcolato.

I suoi manufatti erano già pronti. Non poteva aspettare. Doveva prendere la cerimonia del mattino.

- Bambini!- li chiamò con falsa voce smielata - Sbrigatevi a vestirvi. Usciamo-

- Dove andiamo?- chiese Eron guardando fuori dalla finestra.

Il cielo era scuro di nuvole. Aveva da poco smesso di piovere, e tra poco sarebbe uscito il sole, ma qua e là si vedevano ancora lampi che non raggiungevano terra. Non avrebbero certo voluto essere nei panni di un Cavaliere di Drago che volava con quel tempo.

- Andiamo al Tempio di Shevraar-.

Gli altri storsero gli occhi, perplessi. Shevraar?.

- Thenaar- si corresse Raftela - Noi Elfi lo chiamiamo così. Ho saputo che stavate studiando da sacerdoti.
Dovete continuare-

- Sì, andiamo a trovare i nostri amici e a salutare la Maestra Dalia!- si entusiasmò Ally - Così le diremo anche che la nostra nuova mamma è un'Elfa!-

- No!!- esclamò subito quella, lasciandola di sasso.

Tossicchiò cercando di riprendere contegno - No, mia cara. Come vi ho detto ieri... Non dovete dire a nessuno chi sono io-.

Infatti, si era nuovamente tinta i capelli di biondo, creando un'acconciatura che le nascondesse il più possibile le orecchie a punta.

- E un'altra cosa...- sorrise poi - Ho una cosa per voi. Voglio regalarvi questi-.

Dal suo tascapane tirò fuori tre ciondoli.

Tre medaglioni ovali con una pietra colorata al centro, decorati con fregi arabeschi sui contorni.

- Che cosa sono?- chiese Morgan, dubbioso.

- Dei portafortuna- rispose lei, mettendoglieli al collo.

- E' una specie di tradizione elfica-.

Morgan ebbe il ciondolo con il topazio.

Eron lo smeraldo.

E ad Ally toccò il rubino.

- Ormai siamo una famiglia- continuò Raftela, scostandosi leggermente il vestito dal petto, mostrando il suo zaffiro.

- Bisogna che si veda-.

- Sì!! Un regalo della mamma!- corse subito ad abbracciarla Ally.

L'altra fece per scostarsi, ma poi si bloccò: non doveva mandare tutto a monte solo perchè detestava essere toccata.

Anche se... quella volta... le fece un certo piacere.

Persino Morgan, il più diffidente dei tre, si lasciò scappare un rapido sorriso.

- Saremo di ritorno presto, Taniro-.

Il Fammin annuì rispettoso, guardando i quattro allontanarsi in groppa a Fafnir.

"E' un pò triste però, ingannare dei bambini"

pensò.

D'improvviso... tirò su col naso, captando un odore sconosciuto. Strinse gli occhi, grugnendo appena.

Non erano soli in quella foresta.
 

 

Arrivarono alla funzione religiosa che era già cominciata. I banchi pieni di gente e il Supremo Officiante con le braccia alzate verso la statua di Thenaar con gli altri Fratelli della Folgore tutti intorno.

Raftela, Morgan, Eron e Ally, presero posto tra le ultime file.

Quando Pam li vide e li riconobbe, li salutò con un sorriso.

L'Elfa sorrise di rimando. Non sapeva cosa li aspettava.

"Questi non sanno proprio fare un rito. Quelli di Orva sono molto meglio".

La cerimonia terminò un'ora dopo e i tre bambini poterono andare dai loro vecchi compagni e insegnanti.

Erano stati via solo un giorno, ma furono accolti come fossero passate settimane: un'adozione non era cosa
che capitava tutti i giorni.

Nel frattempo... Raftela li attendeva fuori del Tempio, nascosta tra le fronde nel caso in cui qualche Fratello della Folgore fosse venuto a cercarla per chiederle dei bambini.

Sorrise. I bambini. C'era un motivo per cui ne aveva scelti tre.

Diede un'occhiata allo zaffiro che aveva al collo.

"Altro che portafortuna".

Aveva preso ispirazione da quei medaglioni proibiti che usava Kryss per soggiogare la volontà delle persone che li indossavano. Quelli con la pietra rossa. Ma i suoi erano leggermente diversi.

I medaglioni erano veri e propri manufatti magici che si era procurata a fatica nelle Terre Ignote, ma le pietre erano comuni cristalli che aveva smontato da normali gioielli in vendita nel Mondo Emerso.

"Se avessi avuto abbastanza potere avrei potuto concentrarlo in un unico amuleto, ma non ho potuto fare altro che dividerlo in tre".
 

 

- Andiamo, bambini. Per la vostra formazione dovrete conoscere alla perfezione i casi della storia in cui Thenaar fu molto presente- disse Dalia al gruppo di vocianti fanciulli, felici di tornare ad ammirare i tesori del tempio.

- Oh... Andiamo a vedere il coltello e il bastone- disse ingenuamente Ally, tenendo stretta la mano di Eron e Morgan.

Quell'ultimo ridacchiò - Non si dice coltello, ma pugnale. Mentre l'altro non è un bastone, ma una lancia-.

La bambina annuì convinta. Al contrario dei suoi fratelli, lei aveva cominciato da poco lo studio della religione, e quella era la seconda volta che la portavano a vedere i manufatti delle Sheireen.

Varcarono la barriera.
 

 

Lo zaffiro s'illuminò.

Raftela s'irrigidì: era il momento. Adesso o mai più.

Chiuse gli occhi e si concentrò.
 

 

All'internò del tempio... Morgan, Eron e Ally, si fermarono di colpo.

- Bambini?- li chiamò Dalia - Venite o no?-.

Tornarono a muoversi. Il passo pesante e l'espressione vuota.

- Tutto bene?-.

 

Raftela si concentrò di più.

- Sì, tutto bene- disse, facendo uscire quelle parole dalla bocca di Morgan.

Al contrario di quelli di Kryss, quei particolari medaglioni magici erano in grado di annullare del tutto la volontà dei suoi portatori, e Raftela, con addosso il suo, invece, poteva controllarli a distanza, guidando ogni loro mossa.

Ma non era tutto.

Il Talismano del Potere si trovava alla vista di tutti e sarebbe stato impossibile farlo prendere dai bambini senza che nessuno se ne accorgesse.

"Quindi ho dovuto fare una piccola modifica".
 

 

Lo smeraldo di Eron brillò appena.

Morgan e Ally si staccarono dal gruppo, andando verso la parte opposta della sala.

Dalia rimase lì, davanti al Pugnale di Phenor, raccontando di come Adhara, l'ultima Sheireen, lo usò insieme ad Amhal per distruggere San.

Non si accorse di nulla.

Nessuno di accorse di nulla.

Semplicemente si vedevano tutti e tre i bambini alla fine del gruppo, ad ascoltarla ammaliati, insieme a tutti gli altri.

Una piccola illusione che Raftela aveva impresso sul cristallo in modo da passare inosservata.

Nessuno li vide avvicinarsi al Talismano del Potere.

Nessuno vide Morgan afferrarlo per metterselo in tasca.

E nessuno vide Ally sostituirlo con uno falso in modo che nessuno si accorgesse del furto.
 

 

Raftela sorrise per l'ennesima volta.

Era stata lei a farlo scivolare nella tasca del vestito della bambina poco prima di partire. Nel momento in cui l'aveva abbracciata, per l'esattezza.

Mantenne la concentrazione ancora un pò. Il tempo di farli uscire dal tempio. Poi si prese il vero Talismano e li lasciò liberi.

 
 

 

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Capitolo 15
*** Indagine ***




Il cuore di Amina sembrava volergli uscire dal petto. Mai in vita sua aveva provato una tale ansia.

Non credeva sarebbe stato così difficile indossare di nuovo i panni della Guerriera Ombra. Erano cinque anni che aveva smesso di praticare, e le ci erano voluti solo un paio di giorni per riprendere forma e flessibilità.

Non dimenticò mai in giorno in cui si introdusse a Salazar per recuperare il corpo di sua nonna.
 

 

Cominciò l'indagine direttamente dal Drappo Viola, dove aveva visto l'Elfa per l'ultima volta. Aveva personalmente fatto un ritratto a carboncino e l'aveva fatto girare tra l'oste e i camerieri.

Nessuno sembrava ricordarsi di lei, finchè...

- Sì, so chi è- trangugiò la sua birra Joshwa - Non ricordo più il suo nome, ma so che proviene dalla Terra dell'Acqua. Abbiamo passato la notte insieme-.

Amina storse gli occhi. Le sembrava impossibile, come probabilmente era.

Solo qualche giorno dopo venne a sapere di uno strano drago proibito che si intravvedeva di notte a volare verso ovest.

Quella fu per lei una sorta di rivelazione.

"A ovest c'è Nuova Enawar!".

Non doveva dimenticare che Nuova Enawar era la sede sia del Consiglio dei Maghi, che del Consiglio dei Re. Se questi ultimi sarebbero stati attaccati e uccisi tutti insieme durante una riunione... il Mondo Emerso sarebbe caduto nel caos.

"Un momento perfetto per ritentare la conquista, con tutte le Otto Terre allo sbaraglio senza un Re".

Non perse tempo a nascondersi tra i vicoli a camminare nell'ombra. Corse direttamente verso una stalla per draghi.

Dopo aver conferito con un uomo di neanche trent'anni, Amina s'incamminò per tutta galleria piena di paglia, lanciando occhiate alle nicchie occupate da draghi sonnecchianti. Raggiunse l'ultima, dove un animale dal collo rosso e le ali nere, alzò lo sguardo per vederla arrivare.

- Scusa se ti ho fatto aspettare- le accarezzò il muso - E' ora di andare, Jamila-.

E volarono verso ovest.
 

 

Jamila era uno di quei famosi draghi incrociati con quelli del Tiranno, ma era già stata addestrata per essere il drago di un Cavaliere, per cui fu risparmiata da una fine pietosa.

Era stata anche compagna di avventure di Amhal e Adhara, ma quando entrambi morirono per salvare il Mondo Emerso, si era ritrovata da sola, sperduta in un mondo in crisi, senza Cavaliere. Poi aveva incontrato, o meglio ritrovato, Amina, anche lei scossa da tali potenze. E da allora non si erano più separate.

Erano già cinque anni che viaggiavano di Terra in Terra a rimescolare il passato a suon di canzoni.

"Un drago proibito non è una cosa che passa inosservata"

pensò Amina "Non dovrebbe essere difficile trovarlo".


 

 

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Capitolo 16
*** Al mercato ***




- Ma dove siamo?- si chiese Eron, guardandosi intorno.

Nessuno gli rispose.

Nessuno sapeva cosa rispondergli.

- Fratelloni...- piagnucolò la sorellina, vagamente spaventata.

- Sta tranquilla, Ally- la consolò Morgan.

Che diavolo era successo? L'ultima cosa che ricordavano era il tempio, la loro comitiva e la Maestra Dalia. Mentre ora si ritrovavano fuori all'aperto, davanti a Raftela.

- Vi sentite bene, bambini?- parlò lei, sorridendo furba, come se niente fosse - Avete l'aria un pò spossata-.

Sì. Perfetto! Tutto esattamente secondo il piano. Non appena aveva annullato l'incantesimo sulle pietre, i tre bambini si erano risvegliati, senza ricordare nulla. E ora addirittura stringeva in mano il Talismano del Potere dentro la tasca del vestito.

Scosse la testa "Basta con le ciance. Devo andarmene prima che si accorgano dello scambio".

Il falso amuleto che aveva lasciato nella nicchia delle reliquie, era molto simile all'originale, ma non del tutto identico. Per esempio... se qualcuno lo avesse guardato bene, avrebbe potuto accorgersi che le pietre erano in realtà pezzi d'ambra modellati e scuriti dalla magia. Ma quello era un dettaglio che poteva notare solo un occhio esperto.

- Mamma Raftela, possiamo andare al mercato?- le tirò la gonna Ally, cambiando subito umore, dimenticandosi dell'amnesia.

L'Elfa la guardò stupita "Mamma Raftela?".

- Al mercato?-

- Sì, oggi è giorno di mercato qui al Tempio- spiegò Morgan - Il più bello del Mondo Emerso-.

Raftela storse gli occhi. Non aveva tempo per quelle sciocchezze, ma d'altro canto...

- Sì, d'accordo. Non vedo perchè no-.

Perchè non festeggiare la conquista dell'onore? Era talmente felice e soddisfatta da voler essere gentile con tutti. Perfino con quei tre mocciosi umani.

 

Era una specie di tradizione che almeno una volta a settimana, il Tempio di Thenaar organizzasse un grande mercato, visitato sia dalla semplice plebe, che dalla nobiltà della Terra del Sole.

Raftela trovò che fosse veramente una gran cosa, era persino meglio del mercato che aveva visto vicino all'Accademia.

C'era di tutto: cibo, vestiti, animaletti in gabbia, gioielli, armi e antiquariato.

Entusiasti, i bambini si precipitarono nella mischia.

Eron corse a raggiungere alcuni coetanei che faceva parte dello spizio del Tempio. Mentre Morgan andò in mezzo alle bancarelle, visitandole una ad una.

Ally, invece, non si fece scappare l'occasione di trascinare la sua nuova mamma verso il banco dei dolci, dove furono felicissime di comprare qualche biscotto e frutti canditi.

Poi la bambina si diresse ad ammirare alcuni coniglietti dentro una scatola di legno, imbottita di paglia.

Una volta rimasta sola... Raftela capì che era il momento giusto.

Strinse il Talismano nel pugno.

"Ormai è qui, nelle mie mani. Non ho più bisogno di loro. Che se ne ritornino al Tempio".

Non un dubbio, nè un senso di colpa le attraversò la mente. Per lei quei bambini non contavano niente. E perchè avrebbero dovuto?. In fondo li conosceva solo da poche ore.

Avrebbe approfittato della loro distrazione per raggiungere Fafnir, e via! Verso la Grande Terra per affidare il suo palazzo ai suoi Fammin. Se tutto fosse andato bene, avrebbe potuto anche lasciare il Mondo Emerso ancor prima che qualcuno se ne accorgesse.

Stava già per raggiungere il limite del mercato quando un grido familiare attirò la sua attenzione.

"Morgan...?".

Si diresse in quella direzione.

Perchè diavolo ci andava? Che si arrangiasse da solo, no?.

 

- Argh!- gemette il bambino, quando l'ennesimo sasso lo centrò sulla fronte.

- Pietoso!- gridarono altri ragazzini, spintonandolo a terra.

- Pietoso! Porta quelle orribili macchie lontano da qui!-.

Morgan ci provò. Ci provò sul serio. Ma non riuscì a impedire che alcune lacrime gli rigassero il viso. Quasi se ne vergognò.

In genere lui era abituato all'ostilità della gente quando lo vedeva, ma quello fu davvero troppo.

- Vattene! Vuoi contagiarci tutti?!-.

Erano in cinque contro uno, ma questo non impedì a quei prepotenti di continuare a inveire su di lui.

Afferrarono altri sassi.

- ORA BASTA!!- urlò qualcuno.

Tutti si voltarono.

Una donna li guardava furiosa.

- Lady Raftela- singhiozzò Morgan, ancora a terra.

Gli altri ragazzi rimasero fermi immobili, senza sapere cosa fare.

Chi diavolo era quella donna?

Chi diavolo erano quei ragazzi? Si faceva la stessa domanda lei.

Li fissò a lungo.

Non potevano essere orfani del Tempio, non li aveva mai visti. Ma dai loro abiti lussuosi intuì subito che si trattavano di figli di nobili: ragazzini viziati a cui tutto era permesso.

Eron e Ally li raggiunsero, aiutando Morgan a rialzarsi.

Per un momento... Raftela rivide se stessa da bambina, aggredita e umiliata dai suoi coetanei.

- Voi chi siete, signora?- parlò uno del gruppo - Quello è un Pietoso. E' un mostro-.

L'Elfa s'irrigidì.

"Quella ragazzina è un mostro".

"E' pericolosa"

risuonarono quelle voci nella sua testa.

- Mocciosi!! Via!!- urlò.

Tese appena le mani aperte in avanti... e una vampata infuocata si aprì in semicerchio, circondandoli.

In trappola. Erano in trappola.

Davanti a loro, il fuoco.

Dietro, un vecchio muro di pietra.

Gridarono spaventati.

Raftela avrebbe voluto continuare a guardare ancora a lungo il terrore nei loro occhi, ma si trattenne.

Spense subito le fiamme. Non era sua intenzione dare spettacolo, o scatenare tutte le guardie del mercato su di lei.

I ragazzini scapparono via gridando, pestando l'erba bruciata.

L'Elfa sospirò. Si voltò i suoi tre bambini che la fissavano a loro volta, allucinati.

"Ecco"

pensò "Adesso cominceranno a gridare pure loro. In ogni caso... non mi intessa".

- Grandioso!- esclamò Eron.

- Che?- fece perplessa Raftela.

- E' stato stupendo!- sorrise Morgan detergendosi il sangue sulla fronte con la manica della casacca.

- Hai fatto scappare via quei tipacci in un attimo!- disse ancora Ally.

L'Elfa non seppe neppure cosa dire. Era la prima volta che qualcuno non aveva paura di lei dei suoi poteri.

I bambini la presero per mano osannandola e saltellando. Perfino Morgan, superando qualsiasi astio nei confronti dell'Elfa, finì per abbracciarla, ringraziandola per averlo difeso.


 

 

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Capitolo 17
*** Pensieri di un Elfo ***




Non si era portato dietro nè servi, nè soldati. Non aveva bisogno di inutili palle al piede per quel viaggio. Senza contare che aveva paura che tra loro ci fosse qualche spia, pronta a fermarlo o ad avvertire i suoi nemici.

Non poteva permetterlo. Quello che doveva fare era troppo importante e avrebbe segnato il destino della sua vita e del suo regno.

Oh... non che del regno gliene importasse qualcosa.

Era il potere ad attirarlo, piuttosto.

Il potere di condannare un uomo a morte o di lasciaro vivere.

Il potere di gestire la ricchezza e la povertà dell'impero.

Il potere di poter fare tutto ciò che voleva.

Solo il Re aveva un simile potere. E per ottenerlo, molti dei suoi nemici si erano già dati un gran da fare per rubare, imbrogliare e uccidere.

Lui non era stato da meno. Ma ancora non bastava. Era il più giovane e inesperto della scala gerarchica e nessuno sembrava dargli credito o prenderlo sul serio.

Gli serviva qualcosa di più del suo titolo di nascita.

Ormai il Re sarebbe morto a momenti, e se non era ancora stato in grado di ingraziarselo con la saggezza, o il denaro... l'avrebbe fatto con la magia.

L'unico problema era che i suoi rivali avrebbero fatto di tutto per fermarsi l'un l'altro, e lui non era certo il guerriero, o il Mago che sognava di essere. Anzi, non gli riuscivano nemmeno gli incantesimi più semplici.

No. Doveva procedere in altro modo.

Aveva bisogno di "qualcosa".

Un "qualcosa" che lo aiutasse ad aumentare i suoi poteri, ma da quelle parti non c'era niente che facesse al caso suo, e nel frattempo i suoi rivali diventavano sempre più forti.

Così aveva riposto tutte le sue speranze nei manufatti magici della città di Orva, ma nessuno glieli avrebbe mai ceduti per motivi meschini come il suo.

"Non ai miei occhi"

si era detto.

Il motivo era tutto per lui. E nessun sacerdote da quattro soldi glielo avrebbe impedito, anche a costo di dare alle fiamme tutto l'impero pur di diventare Re.
 

 

Sorrise.

Dopo parecchie riflessioni... aveva deciso di andare nell'Erak Maar. Il Mondo Emerso.

Incredibile che dovesse ringraziare proprio quella Maga, Raftela.
 

 

L'aveva notata circa un anno prima. In una biblioteca a leggere distrattamente un antico libro di chissà quale argomento. Era la prima volta che la vedeva di persona. Di lei conosceva solo la fama e la storia.

Così gli era venuta l'idea.

Era stato un peccato non poterla avvicinare subito quel giorno. Ma in giro c'era troppa gente, e i due insieme avrebbero dato troppo nell'occhio.

Così aveva aspettato due snervanti giorni, prima di recarsi direttamente a casa sua: una catapecchia pericolante alle periferie della città, circondata solo da vecchie abitazioni abbandonate.

Lei e la sua famiglia erano stati relegati là dopo l'Incidente.

Il piano era semplice: Raftela avrebbe dovuto mettere i suoi poteri al suo servizio, in cambio della restituzione del suo vecchio palazzo, del suo titolo nobiliare e dell'onore della sua famiglia.

"Una volta che sarò Re, naturalmente".

Ad aprire la porta fu solo la madre. Un'Elfa di mezz'età dall'aria acida e poco socievole.

- Tu chi sei?- chiese scontrosa.

- Cercò vostra figlia-.

Quella lasciò trapelare una smorfia disgustata.

- Io non ho nessuna figlia!- e gli sbattè la porta in faccia.

"E' sempre così?"

si chiese l'uomo "Ho quasi pietà per quella ragazza".

Sguainò la spada e spaccò la serratura della porta.

- Cosa credi di fare!!- strillò la donna.

Lui la prese per i capelli, bloccandola contro il muro.

- Dov'è Raftela?- sibila spazientito.

- Non c'è! E' andata via!-

- Andata via?! Come sarebbe "andata via"? Dove?!-

- Non lo so! E non mi interessa saperlo! Per me può anche non tornare!-.
 

 

Solo qualche mese dopo all'Elfo capitò tra le mani lo stesso libro che Raftela leggeva quel giorno.

In un lampo capì.

I manufatti elfici rimasti del Mondo Emerso!.

Ecco dov'era andata quella strega.

Strinse i pugni. Avrebbe dovuto pensarci prima.

Se avesse recuperato uno di quegli oggetti, avrebbe ottenuto un potere magico superiore a quello di tutti gli altri Maghi. In questo modo sarebbe sicuramente diventato Re.

In quanto a Raftela... "Che rimanga pure a marcire nel suo buco".


 

 

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Capitolo 18
*** Quattro giorni ***




Taniro sgranò gli occhi, allibito da ciò che vide.

L'Elfa e i tre bambini, varcarono il portone d'ingresso... ridendo.

"Lady Raftela... sta ridendo?"

si disse il Fammin "Quando mai ha riso".

Da che l'aveva conosciuta, Raftela era sempre stata una persona seria, incapace di provare la minima felicità come se portasse sulle spalle un peso che non voleva cedere.

Mentre ora era lì... contenta e giocosa che parlava e scherzava con quei tre piccoli cuccioli umani che avrebbe dovuto abbandonare appena recuperato il Talismano.

"Com'è possibile?"

si chiese "Fino a ieri non li sopportava nemmeno".

Si sorprese nel provare una punta di gelosia. Lui e i suoi simili erano stati al suo servizio per mesi. Oh... li aveva sempre trattati bene come nessun altro aveva mai fatto, nulla da dire su quello. Ma... mai un sorriso o una risata aveva piegato quelle labbra sempre ferme nella loro serietà.

- Taniro- gli rivolse la parola lei, come le braccia piene di giocattoli e decorazioni per la camera che avevano preso al mercato.

- Sì, mia Signora?-

- Fa preparare la tavola grande-.

Il Fammin inarcò la fronte - La tavola grande?-

- Sì, stasera si mangia tutti insieme-

- Insieme?-

- Tutti e diciannove-.

"Diciannove?".

Sussultò.

Ma certo, diciannove! Quindici Fammin, lui compreso. Un'Elfa, e tre bambini.

Stavolta fu lui a sorridere.

- Con molto piacere- e si dileguò di corsa.

Incredibile.

Prima i Fammin consumavano i loro pasti nel laboratorio segreto, o in altre ale del palazzo, mentre Raftela se ne stava da sola in camera sua.

"Qualunque cosa abbiano fatto quei tre bambini me lo devono proprio insegnare".

 

- Ma mamma... i Fammin mi fanno paura- piagnucolò Ally.

- Sciocchezze. Sappi che loro hanno molta più paura di te. Ditemi, bambini... guerra del Tiranno a parte... avete mai sentito di un Fammin che uccide un uomo?-.

Morgan e Eron ci pensarono sul serio. In effetti... non avevano mai sentito niente del genere. Bè... guerra del Tiranno a parte, naturalmente.

 

Secondo giorno.

 

 

 

Era da una vita che non disegnava più. Raftela se ne rese conto solo ora che stringeva in mano un carboncino nero dopo tanto tempo.

Da bambina amava disegnare. Prima che la magia entrasse nella sua vita.

- Lady Raftela, è bellissimo!- esclamò impressionato Eron, quando diede un'occhiata al suo foglio di pergamena.

- Tu dici?-

- Dove ha imparato?- continuò Morgan, unendosi alla conversazione.

- Bè... io...-

- Me lo puoi insegnare?- le porse il disegno Ally, mostrandole il suo alberello ritorto.

Quel giorno Raftela aveva deciso di riposare un pò. Niente ricerche, niente magia, e niente ansie per il futuro.

Senza neanche più camuffarsi i capelli... lei, Morgan, Ally, Eron, Taniro e altri due Fammin di scorta... erano saliti su alcune collinette al confine con la Terra del Mare.

Trovato un punto che godeva di uno splendido panorama... si erano fermati respirando a fondo quell'aria che già sapeva di salmastro.

"Papà..."

si sorprese a pensare lei.

Ancora ricordava la sua camera da bambina completamente addobbata coi ritratti di quell'uomo che tanto amava, ma soprattutto di quelle immagini naturalistiche che era solita donargli.

 

- Allora? Come stanno venendo i vostri disegni?- chiese dopo un paio d'ore.

Ridacchiando tutti insieme con fare cospiratorio, i tre bambini le mostrarono i fogli.

L'Elfa sgranò gli occhi.

Avvertì qualcosa sussultare nel petto, e un qualche nodo alla gola che quasi le impediva di parlare.

Morgan, Eron e Ally... avevano tutti fatto un suo ritratto.

Lei l'aveva addirittura decorato con petali di fiori, raccolti nei dintorni.

 

 

Terzo giorno

 

 

 

Il drago nero-blu fu una vera sfida per loro.

Certo, lo conoscevano già e avevano volato insieme a lui, ma era la prima volta che gli davano da mangiare.

- Morgan, Eron, non abbassate mai lo sguardo. O diventerete voi il suo pasto- ridacchiò Raftela nel vedere i ragazzini avvicinarsi a Fafnir con una carriola piena di carne sanguinolenta.

Ally deglutì. Forse la sua nuova mamma aveva fatto bene ad impedirle di seguire i fratelli. Quell'animale non faceva altro che grugnire e digrignare le zanne al primo movimento sospetto.

Meglio restare accanto all'Elfa e suoi Fammin.

- Sì! Ce l'abbiamo fatta!- esclamarono poi loro, allontanandosi dal drago.

Raftela sorrise soddisfatta. Sembravano proprio maestra e allievi.

"O madre e figli"

si sorprese a pensare.

 

 

Quarto giorno.

 

 

 

Non avevo mai pensato all'amore.

Prima di venire nel Mondo Emerso avevo dedicato tutta la mia vita alla magia, senza più preoccuparmi di niente e di nessuno.

Da quando è successo quel fatto... nulla è stato più lo stesso e per non impazzire ho dovuto rinchiudere i miei sentimenti e curarmi solo di me stessa.

Solo io contavo.

Persino mia madre è diventata un puntino così lontano da ridursi a un essere insignificante.

Ma c'era una cosa di cui ero sicura... la mia indole malvagia.

Nessuno aveva mai creduto che io fossi altro che questo. Una maledetta strega dagli inquietanti poteri che ha ucciso un bambino, quando lei stessa era ancora una bambina.

Quante volto ho pianto per quella storia. Poi ho finito le lacrime, e ho impiegato tutto il mio tempo a odiare quelle persone che mi guardavano storto e che sussurravano alle mie spalle.

Avrei voluto ucciderli tutti. Ma ero già abbastanza nei guai così, perciò ho dovuto subire e abbassare la testa.

Crescendo... ho imparato a non farci più caso, ad accettare il loro odio, e alla fine... anche ad amarlo. In fin dei conti non mi rimaneva altro da fare, giusto?

Fu una vita sola e infelice la mia.

Poi sono arrivata nel Mondo Emerso. E' quasi un anno che abito in questo palazzo da me costruito, e solo adesso mi rendo conto di non essermi mai sentita sola da che sono qui. C'erano i Fammin con me, con cui ho un sacco di cose in comune. E loro mi rispettano, non mi temono. Mi servono come una regina, ma sono anche miei amici. Soprattutto Taniro.

 

Poi sono arrivati loro.

Morgan, Eron e Ally.

Quando ero a Orva... non sono bastati dieci anni affinchè quelle persone imparassero ad amarmi. O io ad amare loro.

Mentre per questi tre piccoli umani, ci sono voluti solo quattro giorni.

Quattro giorni per amarli come fossero figli del mio sangue. E anche loro amano me. Provo sempre una strana sensazione quando Ally mi chiama "mamma Raftela" ma è piacevole. A loro non importa niente che io sia un'Elfa, o una Maga.

Li vedo ora dormire nei loro letti. Sembrano tranquilli. Eron quasi sorride sotto i baffi, magari sta sognando.

Cosa?... Che?... Perchè sto piangendo? Da dove viene questa lacrima?.

Non sono triste. Ho tutto ciò che volevo. Ho il Talismano del Potere. Ops!... già. Devo ancora andarlo a controllare.

Da quando l'ho rubato è sempre rimasto chiuso in uno scrigno del mio laboratorio segreto.

Chissà perchè me ne sono dimenticata?.

Ora vado.

Oh, no... aspetta. A Morgan è caduta la coperta. Meglio che vada a rimboccargliela prima che si prenda un malanno.

 

 

 

Riaprì lo scrigno quasi con ansia.

Ah... Meno male. Il Talismano era ancora lì.

Raftela lo esaminò più da vicino. Era ora di mettersi al lavoro.

Era spento e privo di vita. Persino le nove pietre che l'adornavano erano di un grigio smorto, senza più alcuna traccia di potere. Quella centrale era addirittura rotta.

Era stato conservato dai Fratelli della Folgore come reliquia sacra... ma ora come ora era solo un gingillo senza valore.

"Ma a questo posso rimediare io"

sorrise l'Elfa, prendendo un piccolo stiletto fissato alla cintura.

Si incise profondamente il dito indice... e lasciò che il suo sangue colasse su ciascuna pietra del Talismano.

"Il sangue è vita"

si disse mentre recitava un'inquietante litania elfica "Furono gli Elfi a creare questo manufatto. E noi siamo sempre stati i più vicini agli spiriti naturali".

Dopo che ebbe finito, richiuse il Talismano nello scrigno, ragionevolmente sicura che il suo sangue lo avrebbe riportato all'antico splendore.

"Prima che Nihal e Sennar lo danneggiassero".


 

 

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Capitolo 19
*** Distruzione ***




- Come sarebbe che il Tempio di Thenaar è stato distrutto?!- sbottò Kalth, quando gli diedero la notizia - Com'è accaduto?-

- E' stato un animale, Vostra Altezza-

- Quale animale?!-

- Non lo sappiamo. Era una specie di gigantesco serpente fatto di oscurità-

- Ti stai prendendo gioco di me?!-

- No, Altezza, ve lo giuro. Appena i nostri uomini lo hanno colpito con le lance, quelle gli sono passate attraverso come fosse uno spettro. Però allo stesso tempo è riuscito a stritolare un'intera ala del Tempio con le sue spire-.

Kalth chiuse gli occhi, prendendosi un attimo per riflettere.

Alla fine quegli strani eventi avevano raggiunto anche la Terra del Sole.

Solo la settimana scorsa era venuto a sapere dai Re delle altre Terre, che molti sacerdoti dei loro templi erano stati uccisi, ma questa era la prima volta che un Tempio veniva raso al suolo.

"Che ci sia un collegamento?".

Decise di andare a controllare di persona. Doveva vederci chiaro in quella faccenda.

 

 

- Qualche vittima?- chiese alla sacerdotessa Dalia, mentre camminavano intorno alle macerie.

- Sì, purtroppo. Alcuni dei nostri Fratelli, incluso il Supremo Officiante Pam. Per fortuna che i bambini erano all'esterno al momento del crollo-

- Quindi è vero quello che si dice-.

Dalia chiuse gli occhi, incapace di descrivere quei momenti terribili.

- E' successo tutto così all'improvviso. Io e altri stavamo pulendo le statue dell'oratorio. Poi c'è stato un lampo, e le mura intorno a noi hanno cominciato a tremare- una lacrima le sfuggì dagli occhi quando rivide i suoi Fratelli venire schiacciati dai calcinacci del soffitto - Una parete si è come... aperta. E l'abbiamo visto. Era tutto nero con gli occhi rossi-

- Vi ha fatto qualcosa?-

- No- scosse la testa la donna - Non puntava a noi direttamente. Mentre ero distesa a terra, fingendomi svenuta... ho visto un Elfo-.

Kalth si fermò di botto, guardandola negli occhi.

- Ne siete sicura?-

- Assolutamente. Era entrato dalla parete distrutta e si è tolto il cappuccio. Era un uomo giovane e piuttosto attraente, con capelli verdi lunghi fino alle spalle, e le orecchie a punta, non posso sbagliarmi-.

Il Re annuì distrattamente. Possibile che fosse lo stesso uomo visto da Amina qualche tempo prima?.

- Ha cercato di prendere le reliquie- continuò Dalia, molto più preoccupata di prima.

- Le reliquie? Non starai parlando di...-

- Sì, Altezza. Il Pugnale di Phenor, la Lancia di Dessar e il Talismano del Potere. Grazie al cielo che c'era ancora la barriera della Somma Theana-

- Ha resistito nonostante tutto?-

- Sì. Anche se quella parete è stata distrutta, la protezione persiste perchè siamo ancora all'interno del dominio di Thenaar-

- Quindi... non è riuscito a portarle via-

- No. Ma ci ha provato parecchie volte. Non è riuscito neanche ad avvicinarsi. Se n'è andato via urlando. Ho notato che aveva qualcosa al petto. Qualcosa che brillava-

- Somma Dalia!- chiamò qualcuno quasi urlando - Somma Dalia!-

- Sono qui, Lack-

- Somma Dalia, Re Kalth... è terribile!-.

Li condusse al luogo della tragedia.

Le reliquie erano normalmente tenute in mano dai sacerdoti che potevano passare la barriera, ma qualcosa li preoccupava.

- Allora, che succede?-.

Lack prese dalle mani di un suo fratello il Talismano del Potere e glielo porse.

- Guardate qui!-.

Dalia obbedì perplessa.

Lo guardò.

Lo guardò attentamente.

E solo dopo parecchi secondi si rese conto di qualcosa che non andava.

- E' falso!- dichiarò sbalordita.

- Falso?- ripetè il Re - Come sarebbe falso!?-

- Che è un falso! Non è il vero Talismano, è solo una riproduzione!- lo lasciò cadere a terra, e le pietre incastonate si staccarono come niente, rotolando a terra.

Com'era possibile?! Nessun ladro avrebbe mai potuto attraversare la barriera. E nessuno si era accorto dello scambio prima di allora.

"Perciò chissà quando sarà stato portato via?!".


 

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Capitolo 20
*** Prigioniera ***




Taniro era preoccupato.

Che ne era di Lady Raftela? Ormai era già tardo pomeriggio.

Era uscita parecchie ore prima insieme a Eron, Ally e Morgan per recarsi nella Terra del Fuoco per chissà quali affari. Certo... lei avrebbe preferito andarci da sola, ma i tre bambini avevano insistito per accompagnarla.

Ma perchè non tornava?!

"Che l'abbiano presa?!" si disse.

- Krevius!- chiamò... e fu subito raggiunto da un suo simile leggermente più basso e spelacchiato - State continuando a sorvegliarla, vero?-

- Certo. Kor la sta tenendo d'occhio dall'esterno, nel caso cercasse di uscire dalla finestra-.

Ma l'altro non era tranquillo. Quella che avevano catturato era una Guerriera Ombra. Una serva della Terra del Sole. Se quella sapeva della loro presenza lì... allora era probabile che anche altri uomini attendessero la loro Signora al di fuori del castello, per arrestarla alla prima occasione.

Scosse la testa pelosa.

No. Non voleva nemmeno pensarci. Raftela era una Maga straordinaria e non sarebbero certo stati un pugno di stupidi umani a metterla in difficoltà.

Un suono ritmico di sbatter d'ali attirò la sua attenzione.

Poi fu la volta del ruggito di un drago.

- Oh... grazie al cielo!- disse subito il Fammin, precipitandosi alla porta d'ingresso.

- Lady Raftela! Lady Raftela! Siete tornata!- addirittura l'abbracciò. Un mese prima non l'avrebbe mai fatto, ma da quando c'erano quei tre bambini, l'Elfa sembrava essere molto più aperta alle manifestazioni d'affetto.

Ma si ritirò subito.

- Diavolo, Taniro, che succede? Perchè sei così agitato?-.

La creatura lanciò un'occhiata ai ragazzini che lo fissavano curiosi.

Che doveva fare? Doveva dirlo davanti a loro?.

Ma d'altro canto non poteva certo spaventarli.

- Possiamo parlarne in privato, per favore?-.

Raftela aggrottò la fronte. Le bastò guardare gli occhi porcini del suo primo Fammin per capire che qualcosa non andava.

- Andate a giocare, bambini-.

Quegli ultimi non protestarono, ma prima di allontanarsi, Morgan la guardò in modo perplesso e preoccupato. La donna fu subito pronta a rispondergli con un sorriso rassicurante.

- Allora, Taniro. Che c'è?- chiese infine.

Appena lui le diede la notizia... sgranò gli occhi.

 

Amina si diede della stupida per l'ennesima volta.

Come aveva fatto a farsi catturare in quel modo?.

E Jamila? Dove l'avevano portata quei Fammin.

Cercò di dimenarsi per allentare le corde che le graffiavano i polsi,

niente da fare. Il Fammin che aveva fatto quel nodo sapeva il fatto suo.

Si guardò intorno nella speranza di trovare qualcosa che potesse aiutarla a liberarsi.

Non si trovava in una prigione o in un sotterraneo. Probabilmente quel palazzo non ne era nemmeno provvisto.

Era per lo più una stanza vuota in via di restauro, decorata con fiori in rilievo, con tanto di finestra e balcone. L'avevano portata lì, e legata a un occhiello che sporgeva dal muro non appena l'avevano catturata.

 

Era arrivata nella Grande Terra meno di una settimana prima e aveva cominciato a fare domande ai suoi contatti di Nuova Enawar, per capire se qualcuno avesse notato qualcosa di strano.

Ma niente.

Per quel che ne sapeva, l'Elfa che aveva visto nella Terra del Sole poteva anche essersene già andata da un pezzo.

Poi le era venuto in mente che anche quella, come lei... possedeva un drago dai tratti neri.

Perciò si era affidata all'olfatto di Jamila.

Non sarebbe stato troppo difficile per lei, percepire odori simili al suo.

Era strano però che un Elfo cavalcasse i draghi del Mondo Emerso, invece delle spaventose viverne delle Terre Ignote.

Una ricerca di giorni a camminare e volare in circolo... e si era ritrovata davanti a un palazzetto di cristallo nero, sperduto nella foresta, sorvegliato da Fammin.

Non era mai riuscita a vedere chi l'abitasse per davvero, ma vedeva spesso il drago blu e nero alzarsi in volo con qualcuno in groppa.

Quel giorno si era finalmente decisa ad entrarvi quando un Fammin dal pelo rossiccio con sfumature giallastre le si era avventata contro, bloccandola a terra.

Lei aveva estratto il pugnale per difendersi, ma era intervenuta una seconda creatura, disarmandola.

Un colpo in testa... e al risveglio si era ritrovata lì.

 

La serratura della porta scattò, e il battente di legno si aprì.

Amina trattenne il respiro quando vide una donna dalle orecchie a punta varcare la soglia e avvicinarsi di pochi passi.

Strinse gli occhi. Era indubbiamente la donna della Terra del Sole. I capelli erano camuffati, certo. Ma le proporzioni erano inequivocabili. Per non parlare degli occhi viola.

Era caduta in mano agli Elfi.

 

Raftela s'irrigidì subito quando la riconobbe.

- Tu sei la ragazza che canta nelle taverne- disse.

La Guerriera Ombra non rispose. E che poteva dire?.

- L'abbiamo presa ai margini del bosco. Mi perdoni, mia Signora, avrei dovuto dirvelo prima- s'inchinò Taniro.

- Che vuoi dire?-

- Già da cinque giorni avvertivo un odore sconosciuto da queste parti, ma non volevo sconvolgervi. Ho dato ordine ai miei compagni di tenersi all'erta, ma sono riusciti a prenderla solo oggi-.

Amina digrignò i denti. Dunque quei mostri l'aspettavano.

L'Elfa la guardò qualche secondo... poi un cenno della mano... e le corde della prigioniera si sciolsero, lasciandola libera.

Cosa che la lasciò assai perplessa.

- Mia Signora, cosa fate?- si agitò Taniro.

- Questa è la nuova stanza di Ally, non una prigione-.

Era desiderio di Raftela che i bambini avessero tre camere tutte loro, invece lasciarli ammassati in quello stanzino in cui li aveva relegati il primo giorno.

Tornò a rivolgersi alla ragazza - Chi sei?-.

La Guerriera Ombra esitò. Che doveva fare? Dirle chi era fuori discussione.

- Ti ho liberato. Non ti basta come segno di buona fede?-

- Chi sei tu, piuttosto?- ribattè Amina, prendendo tempo - Che ci fai nel Mondo Emerso?-

- C'è qualche legge che me lo vieta?- ghignò Raftela, pensando già a qualche incantesimo per cancellarle la memoria su quell'incontro.

Per tutta risposta... la principessa scattò verso la finestra, frantumò il vetro... e si buttò giù dal balcone.

Fortunatamente non erano molto in alto e Amina atterrò cavandosela semplicemente con una piccola distorsione al piede.

Si voltò per fuggire nella foresta, ma fu subito circondata da un pugno di Fammin ringhianti, pronti a saltarle addosso al minimo movimento.

In tutto quel trambusto, la sua attenzione fu attirata da tre piccole sagome poco distanti da loro.

Amina aggrottò la fronte.

Bambini.

Bambini umani che la guardavano allibiti.

"Che diavolo ci fanno insieme a un'Elfa?"

si chiese.

Quell'ultima la raggiunse buttandosi anch'essa dalla finestra, ma poggiando delicatamente i piedi grazie a un incantesimo di levitazione.

- Non ti conviene provocarmi- sibilò.

- Mamma Raftela!- la raggiunse impaurita Ally, stringendole le gambe.

"Mamma?!"

la guardò Amina.

- Lady Raftela!-

- Chi è quella?- fecero poi Morgan e Eron.

- Non vi preoccupate, bambini- li rassicurò quella - Tornate dentro. Io devo discutere con la mia "amica"-.

L'idea dell'Elfa sarebbe stata quella di ucciderla e di finirla lì, ma se lo avesse fatto avrebbe attirato su di sè le ire degli uomini. E poi non voleva che i suoi "quasi figli" la vedessero in quello stato.

"Senza contare che devo scoprire se c'è qualcun altro che sa di me".



 

 

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Capitolo 21
*** Poteri ***





Amina sapeva bene di non avere nessuna speranza contro Fammin ed Elfa insieme.

Le avevano tolto tutte le armi e non sapeva dove fosse Jamila.

"Speriamo solo che non le abbiano fatto del male".

Ma ora che fare?.

- Lady Raftela?- parlò Taniro, in attesa di ordini.

- Ma sì...- si voltò infine quella, dandole le spalle - Perchè mai dovrei sprecare il mio tempo con te? Lasciatela andare- disse con sorpresa.

- Cosa?- sgranò gli occhi Amina, incredula. Era certamente una trappola. Che aveva in mente? Colpirla alle spalle?.

- Hai sentito, ragazzina? Sei libera. Puoi andartene. Corri pure dai tuoi amici a dirgli di me. Tanto quello che volevo l'ho già ottenuto-

- Di che stai parlando?-

- Tks- fu la risposta.

Semplicemente fece per ritirarsi insieme ai bambini.

- Ti avverto comunque...- tornò a parlarle, voltandosi appena - Nel caso tu dovessi tornare coi rinforzi... probabilmente non sarò più qui. Ma in caso contrario preparatevi a subire serie conseguenze-

- E l'altro uomo?-

- Quale altro uomo?- la guardò sinceramente perplessa la Maga.

- L'Elfo! Maledetta! Dov'è l'altro Elfo?!-.

Strinse i denti e trattenne una lacrima. Non poteva farsi vedere così debole davanti a gente simile.

Gli Elfi avevano ucciso suo padre, i suoi nonni e tantissimi altri.

Non avrebbe permesso che accadesse di nuovo.

Raftela aprì la bocca per rispondere, ma un improvviso lampo di luce rossa si abbattè su di loro.

I Fammin si strinsero le orecchie grugnendo infastiditi, e i tre bambini gridarono spaventati.

Che stava succedendo? Non poteva essere opera di Raftela.

Poi lo videro.

Era raggomitolato su se stesso che sibilava minaccioso verso di loro.

- Argh!!- gridò Ally, cercando di correre dalla mamma, ma Morgan la trattenne a sè insieme a Eron davanti all'uscio di casa.

- Ma cosa...?- borbottò Amina, ancora a terra.

Un orribile serpente d'ombra troneggiava su di loro.

Era gigantesco, quasi poteva prendere in bocca un uomo adulto. Le lunghe zanne bianche che gli sporgevano fuori dalle fauci e gli occhi rossi di brace.

Sulla testa... qualcuno.

- Tu?!- esclamò l'Elfa, quando lo riconobbe.

- Ciao, Raftela- parlò quello, con un sorriso sghembo e un cenno della mano - E' da tanto che non ci si vede-.

- Ryuk!-.

Sì.

Amina non ebbe dubbi.

Quello era indubbiamente l'Elfo che aveva visto tempo prima.

Se ne andava in giro per le strade con passo sicuro, coperto solo da un rozzo mantello nero, senza neanche camuffarsi i capelli.

Un giovane bellissimo dai limpidi occhi viola e le aggraziate orecchie a punta, poco più giovane di Raftela.

Ryuk, l'aveva chiamato. Quindi lo conosceva, ma sembrava anche alquanto sorpresa di vederlo.

Quello si guardò intorno, ammirando l'abitazione di cristallo nero.

- Vedo che ti sei sistemata piuttosto bene nell'Erak Maar. E' molto più di quanto avevi a Orva-

- Che sei venuto a fare qui?- chiese lei, guardandolo talmente minacciosa da spaventare perfino i Fammin.

- Ti cercavo, naturalmente-

- Come mi hai trovato?-

- E' stato più facile del previsto. Mi è bastato usare un piccolo incantesimo per isolare l'energia di un Elfo in un mondo di soli umani-.

Raftela s'irrigidì, muovendo impercettibilmente la mano verso il petto.

- D'accordo...- sbuffò infine l'uomo, dall'alto della sua creatura - Non girerò intorno alla faccenda. Dammelo-

- Darti cosa?-

- Su avanti, Raftela, dammi il Talismano-.

Amina la guardò. Talismano? Che Talismano? Di che diavolo stavano parlando quei due.

- Cosa ti fa pensare che ce l'abbia io?-

- Non può essere altrimenti- ghignò quello - Ho fatto una visitina al Tempio di Thenaar nella città di Makrat. Ho visto le reliquie, ma una di loro non era esattamente come me l'aspettavo. Solo tu potevi avere la forza magica e l'astuzia per riuscire a passare quella barriera e rubare il Talismano del Potere. Conclusione...-.

Raftela strinse gli occhi. Quell'uomo non le era mai piaciuto. Era arrogante, ambizioso e pronto a passare a fil di spada gente innocente per i suoi scopi.

Ma lei aveva un vantaggio.

- Sai vero che non puoi farcela contro di me. Sono sempre stata più forte rispetto agli altri Maghi di Orva-.

Ryuk sorrise impertinente, accennando alla creatura sotto di lui - Come vedi anch'io sono migliorato-

- Solo grazie alla Lacrima che porti al collo- ribattè la Maga, notando il lieve luccichio multicolore che s'intravvedeva sotto la camicia dell'Elfo.

Quell'ultimo incassò con malagrazia, ma si ricompose presto tornando ai suoi modi strafottenti.

- E' vero. Questa è l'ultima Lacrima esistente del Padre della Foresta della Terra del Vento. Saprai bene che non è un Padre qualunque. Era quello in cui era custodito Mawas- il suo tono si fece improvvisamente falso e smielato come fosse una ragazzina che raccontava una storia strappalacrime.

- L'aveva un folletto dall'aria triste. Dal principio non me la voleva dare, ma poi ci ho pensato io- diede una pacca soddisfatta alla spada la suo fianco.

- Poverino. Era l'ultimo della sua specie, condannato a una solitudine eterna. Alla fine gli ho fatto un favore: lui ha smesso di soffrire, e io mi sono preso la Lacrima-.

"Phos!"

pensò subito Amina, scioccata dalle parole di quel mostro. Non aveva mai conosciuto il folletto di persona, ma su di lui circolavano molte storie.

La più famosa di tutte riguardava Nihal alla ricerca dell'ottava pietra del Talismano.

E ora era morto.

Aveva trovato pace, dunque?.

"Se quella Lacrima proviene dal Padre della Foresta di Mawas... allora deve essere davvero molto potente"

.

Dopo la guerra di Kryss, Amina si era un pò istruita sugli Elfi che un tempo abitavano il Mondo Emerso, e aveva scoperto che erano in grado di utilizzare le Lacrime come catalizzatori per aumentare la loro magia, in modo da poter evocare incantesimi del tutto fuori dalla loro portata.

- Se davvero sei così potente perchè non te ne torni dal Re e cerchi di impressionarlo?- continuò Raftela dopo averlo squadrato ben bene - So perchè sei qui. La vostra è una guerra che va avanti da troppo tempo. E io non ho alcuna intenzione di prenderne parte. I miei motivi non hanno nulla a che vedere con i vostri-

- Allora dammi il Talismano. Lo voglio perchè mi serve più potere per riuscire a soppiantare i miei nemici. Dammelo... e restituirò l'onore a te e alla tua famiglia. Avrai il pieno perdono. Perchè è questo quello che hai sempre voluto-.

Una strana luce si accese sul volto dell'Elfa.

Amina se ne accorse subito.

Era come se non sapesse come reagire. Come se quel Ryuk avesse fatto toccato qualche nervo scoperto, facendo breccia dentro di lei.

L'Elfa si guardò intorno.

I Fammin... i bambini... la straniera umana. Erano tutti lì a fissarla, in attesa di una risposta.

Sospirò.

Per tutta la vita non aveva fatto altro che fare i conti con la tragedia della sua infanzia dentro gli occhi di chi incontrava. Aveva fatto di tutto per farsi accettare da loro. Aveva studiato per diventare una grande Maga, aveva lavorato presso la famiglia reale, accumulando per loro tesori e ricchezze senza mai tenere nulla per sè. Ma non era cambiato niente.

Solo quando era arrivata nel Mondo Emerso il suo cuore aveva ripreso a battere.

Puntò su Ryuk. L'acciaio nel suo sguardo. L'Elfo se ne sentì quasi intimidito.

- Tu non lo faresti mai-.

L'altro sorrise condiscendente e...

- Esatto!!- e si scagliò contro la donna con la sua creatura d'ombra.

Tutti i presenti sobbalzarono spaventati, mentre Raftela rimase ferma immobile al suo posto fino all'ultimo istante. Poi si strappò d'improvviso la stoffa del corpetto, mettendo in mostra qualcosa, e gridò...

- GLAEL!!-.

Un ampio fascio dorato si accese all'altezza del petto.

Il serpente magico non ebbe neanche il tempo di tirare un grido di dolore che subito si dissolse nel nulla, lasciando cadere Ryuk dalla sua testa.

Scioccato, l'Elfo rimase un attimo inginocchiato a terra, stringendo convulsamente a sè la Lacrima del Padre della Foresta.

Che diavolo aveva fatto quella strega? L'aveva sottovalutata, forse?

Alzò lo sguardo... sgranò gli occhi.

La pietra centrale del Talismano del Potere, appeso al collo di Raftela, brillava luminescente e pulsante di vita come non faceva da più di un secolo. E con lei anche tutte le altre otto pietre che la circondavano.

- La tua era una creatura d'ombra, Ryuk- spiegò la Maga nel vedere il suo sconcerto - Mi è bastata usare Glael, la pietra della Luce, per dissiparla-.

Lui digrignò i denti. Questa non se l'era aspettata: quella donna aveva già riattivato i poteri degli otto spiriti naturali del Mondo Emerso.

"In così poco tempo poi! Avrei voluto farlo io stesso"

.

Si guardò intorno.

Inutile. Sapeva bene di non avere alcuna speranza contro un simile manufatto.

Ma il suo sguardo non ci mise molto a cadere presto sulle tre piccole figure tremanti che lo guardavano dall'ingresso del palazzo.

Fu a quel punto che Ryuk ghignò compiaciuto di sè.



 

 

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Capitolo 22
*** Rapimento ***




Raftela guardò il suo simile con un misto di disgusto e indecisione. Che doveva fare?

Doveva ucciderlo?

Sarebbe stata anche la soluzione migliore, se non fosse stato per quel nodo allo stomaco che glielo impediva.

Magari avrebbe potuto rinchiuderlo da qualche parte. Non poteva certo permettergli di ritornare alla carica.

"No"

scosse la testa "Non posso esitare proprio ora, perchè lui non lo farà".

Stavolta prese direttamente il Talismano in mano e glielo rivolse contro, pronta a un nuovo incantesimo.

Amina sbarrò gli occhi, incredula.

Dunque era quello l'aspetto originale del Talismano del Potere.

Forte.

Brillante.

Grondante di potere, e pieno di colori.

Fino ad allora l'aveva sempre visto nero e spento, e le sue rappresentazioni su libri e arazzi non gli rendevano certo giustizia.

Vide la pietra rossa brillare più di quanto avesse fatto quella dorata, come se tra lei e l'Elfa ci fosse una qualche sorta di rapporto speciale.

- FLAR!!- gridò.

Una vampata di fuoco scaturì dal medaglione, scagliandosi sull'Elfo ancora a terra.

Quello rotolò via, ma non abbastanza velocemente da impedirsi comunque qualche scottatura su gambe e schiena.

Si rialzò in piedi, digrignando i denti con odio. Nessuno dei suoi sudditi aveva mai osato ferirlo prima d'ora. E adesso c'era riuscita quella maledetta strega che a Orva non aveva neanche il permesso di guardarlo in faccia.

"Tks...".

Inutile illudersi.

Nessuno, neppure lui, poteva niente contro i poteri della Maga, uniti a quelli del Talismano. Doveva passare subito al piano B.

Sguainò la spada e le si avventò contro, urlando rabbioso.

Raftela s'irrigidì. Un attacco frontale? Era pazzo o cosa?.

Tese la mano libera evocando una semplice barriera protettiva. Non aveva bisogno dell'aiuto del medaglione per una cosa del genere.

- Ma che...?- si chiese poi quando vide Ryuk sorridere strafottente.

Un lampo di luce bianca esplose dalla sua Lacrima quando gli fu a un passo.

- AARG!!- gridò, portandosi le mani al volto - Ryuk!! Ryuk!!-.

Che aveva in mente quel maledetto?.

Non poteva attaccarla. Era ancora protetta dal suo scudo magico.

Forse stava solo prendendo tempo per qualcos'altro.

Urla infantili la riscossero, costringendola a riaprire gli occhi.

Le ci volle un pò per focalizzare.

- No! lasciami!!-

- Aiuto, Lady Raftela!-

- Mamma Raftela!!-.

Stavolta non era più un serpente, ma una vera e propria viverna nera d'ombra con due penetranti occhi rossi privi di anima.

- State fermi, sporchi mocciosi!!- inveì la voce dell'Elfo.

Raftela sentì il cuore perdere un colpo.

Quel mostro stava trattenendo i suoi bambini, legati stretti in una corda luminescente.

- No, vigliacco!!-.

Corse furiosa per andare a riprenderseli, quando Taniro la anticipò, avventandosi sul rapitore, già in groppa alla creatura, armato d'ascia.

Quello non si fece cogliere alla sprovvista. Si limitò a tendergli la Lacrima contro, lasciando che una lancia di luce bianca gli trafiggesse il petto da parte a parte.

Il Fammin cadde a terra supino senza un lamento.

- Taniro!!- esclamò schioccata l'Elfa, mentre una grossa macchia rossa si allargava sia sopra che sotto di lui.

Si bloccò di colpo. Lo sguardo fisso su quel corpo che si contorceva in orribili spasmi che precedevano la morte.

Taniro. Il suo Taniro.

- Mamma Raftela!!- la riportò alla realtà la voce di Ally.

Troppo tardi. La viverna d'ombra si era già sollevata a mezz'aria.

- Ryuk!!-.

- Questo è solo l'inizio, Raftela. Portarmi il Talismano domani stesso, o non rivedrai mai più i tuoi adorati piccoli umani- e sparì in cielo, accompagnato dalle grida disperate di Morgan, Ally e Eron.



 

 

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Capitolo 23
*** Racconti ***




- Mi perdoni, Lady Raftela- grugnì Taniro, sputacchiando sangue - Non ci sono riuscito-

- Non ti affaticare, amico mio. Vedrai che troverò una soluzione- lo rassicurò l'Elfa china su di lui, insieme a tutti altri Fammin, senza però riuscire a trattenere le lacrime.

Taniro la guardò, accennando un sorriso. Era una bugia, lo sapevano entrambi. Ormai non c'era più niente da fare: Ryuk l'aveva colpito in un punto vitale, a ora neppure la magia di Raftela avrebbe potuto salvarlo.

- Lo sa, mia Signora- parlò ancora lui - Quest'ultimo anno insieme a lei è stato... il migliore della mia vita-.

La donna chiuse gli occhi, da quando era arrivata nel Mondo Emerso non aveva mai pensato di poter perdere qualcuno dei suoi Fammin.

E lui tanto meno.

Lui, Taniro. Il suo Fammin più amato. Il primo arrivato al suo servizio, e ora... il primo ad andarsene.

- Non lasci... non lasci...-

- Taniro, smettila-

- Non lasci soli i bambini-.

Spirò subito. Neanche il tempo di finire la frase.

Poco più in là, Amina, che aveva assistito a tutta la scena, avvertì un nodo in fondo alla gola. Ora che sembrava conoscerla meglio... quell'Elfa non le pareva più una creatura estranea e ostile. Ma una vera e propria persona che soffriva per la perdita di qualcuno.

 

 
 

Il corpo di Taniro venne portato in una stanza vuota del palazzo, in attesa di essere seppellito degnamente al limite della foresta.

Costringendosi alla calma, Raftela si sfregò il viso con le mani, massaggiandosi le guance. Aveva bisogno di calma per riflettere.

- Che facciamo adesso, mia Signora?- parlò il Fammin di nome Kor.

Lei scosse la testa. A Taniro non poteva più pensare. Ora era di Ryuk che si doveva occupare.

- E del Talismano, invece?- chiese poi una voce femminile alle sue spalle.

Raftela si voltò di scatto.

La Guerriera Ombra che aveva catturato era ancora lì, appena nascosta sulla soglia della porta, a guardarla con occhi indecifrabili.

 

 
 

Durante lo scontro tra Elfi, una parte di Amina aveva continuato ad urlarle di correre, di trovare Jamila e di scappare via ad avvertire il fratello intanto che tutti erano impegnati.

Ma non lo fece.

C'era un "qualcosa" che la tratteneva e le impediva di muoversi.

Forse era stata la curiosità di saperne di più. Oppure l'orrore che aveva provato per quell'uomo così simile a Kryss e il suo odio per gli umani.

O magari era stato solo per compassione e pietà verso Raftela, i suoi bambini e il Fammin morto per aiutarli.

Ma comunque fosse... sapeva solo che non poteva andarsene così, lasciando tutto com'era.

 


 

L'Elfa la guardò in silenzio. C'erano ancora un paio di cosette da sistemare tra loro.

- Suppongo che ora possiamo anche smetterla di litigare tra noi- disse semplicemente.

Amina annuì. Ora che tutti sembravano essersi calmati, potevano finalmente parlare in pace.

Si sedettero nel salone principale e si versarono da bere qualcosa di forte: un liquido violaceo che la principessa non aveva mai visto.

- L'ho trovato nella Terra del Mare- spiegò Raftela notando la sua espressione - Lo chiamano Squalo-.

Lo assaggiò con la punta della lingua e subito si ritrasse scioccata.

L'Elfa, invece, lo tracannò in un sol colpo senza fare una piega.

- Mi dispiace per il Fammin e i bambini- cominciò, posando il bicchiere ancora pieno sul tavolino davanti a sè.

Raftela non rispose, continuando a tenere la testa bassa.

Le ci volle un pò prima di ritrovare la parola.

- Allora, si può sapere chi sei?- chiese infine, senza alcun interesse vero e proprio.

- Bè, io... io mi chiamo Amina della Terra del Sole, tu invece?-

- Raftela di Orva-.

Giunsero a un minuto di silenzio imbarazzato, ma lei non sembrò curarsene.

Fu la principessa a prendere l'iniziativa.

- Chi era quel mostro? Lo conoscevi?-.

Intorno a loro si radunarono gli altri quattordici Fammin, incuriositi dalla storia. Era stati al servizio della grande Maga per parecchi mesi, ma a conti fatti non sapevano quasi niente di lei.

Quella chiuse gli occhi e ridacchiò esasperata.

- E va bene, doveva succedere prima o poi- bevve un altro pò di Squalo.

- Tutto è cominciato quando ero piccola, avrò avuto... sette o otto anni. Per sbaglio, in una crisi di pianto... ho ucciso un altro bambino-.

Scese il gelo. Persino i Fammin non registrarono subito quanto avevano appena sentito.

- No...- mormorarono poi.

- Non ci credo-

- Non è possibile-.

Amina invece non espresse giudizi. In fondo non era la prima volta che accadeva nel Mondo Emerso, o nella sua famiglia: sua nonna Dubhe e il Marvash di nome Amhal ne erano la prova.

Attese pazientemente che l'Elfa continuasse.

- Silenzio!- li zittì quella - Sì, signori. Ho ucciso un bambino. L'ho bruciato in un sol colpo. Fu proprio in quel modo che scoprì di essere una Maga dotata di Intimità-

- Intimità?- chiese un Fammin.

- Tutti gli Elfi sono molto legati agli spiriti naturali, ma è anche possibile che nascano Maghi con una vera e propria affinità con un elemento in particolare-.

"Il fuoco"

si disse subito Amina, nel ripensare alla pietra rossa di Flar.

- E poi cosa accadde?- continuarono gli altri.

- Vi hanno fatto del male?-.

Raftela sospirò.

- No. Si limitarono a toglierci tutto. Io provengo da una casata nobile. Dovettimo dire addio ai nostri privilegi, e fummo cacciati via dalla corte con disonore- fece una breve pausa - Certo... quello che accadde fu solo un incidente, ma d'altronde... meritavamo comunque una punizione, perchè vedete... il bambino che ho ucciso era il figlio del Re-.

Amina sgranò gli occhi, guardandola silenziosa, mentre i Fammin mormoravano sconvolti.

Solo allora la situazione apparve in tutta la sua enormità.

Non c'era da stupirsi che Raftela fosse stata costretta a trasformarsi in un pezzo di ghiaccio per sfuggire agli sguardi ostili della gente intorno a lei.

- All'epoca, Koji, così si chiamava, era solo un principe della casata cadetta non destinata al trono, ma fu più che sufficiente- continuò l'Elfa - In fondo si trattava pur sempre di un membro della famiglia reale. A quei tempi era al potere il padre di Kryss, ma quando quest'ultimo morì senza lasciare discendenza, il trono passò automaticamente al fratello. Cioè allo zio di Kryss. Per farla breve... Koji era suo cugino- un altro bicchiere di Squalo.

- Nel frattempo, io crescendo cercai in tutti i modi di riscattare l'onore della mia famiglia, ma niente di quello che facevo sembrava bastare, così...-

- Così sei venuta nel Mondo Emerso per quello- indicò il Talismano, Amina.

- Esatto. Volevo donare personalmente al mio Re un potere superiore per riguadagnare il rispetto degli Elfi. Ma ora... ora non so più che fare-

- E allora Ryuk chi è?- chiese poi un Fammin - Cosa c'entra in tutto questo?-.

Raftela quasi ridacchiò, facendole l'occhiolino - Bè... al Re piacevano molto le donne di corte, non so se mi spiego, e ha messo al mondo un sacco di figli, tra cui anche Ryuk. Koji era il suo legittimo erede, ma morto lui non è più nato nessun altro dalla Coppia Reale. Ora il Re è invecchiato e i suoi numerosi figli illegittimi si fanno la guerra tra loro per cercare di ottenere il trono-

- Quindi, se Ryuk mettesse le mani sul Talismano del Potere...-

- Esatto, mia cara. Hai visto quant'è crudele? Con quel potere potrebbe benissimo mettersi in testa di finire ciò che Kryss aveva iniziato. E chissà... magari potrebbe anche trovare qualcosa di più efficace del morbo-.

Amina la guardò scioccata mentre quella tracannava un altro bicchiere di Squalo.




 

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Capitolo 24
*** Verità a decisioni ***





Legati mani e piedi con una corda ruvida talmente stretta da graffiar loro i polsi, Morgan, Eron e Ally non smisero un attimo di fissare i tre cadaveri sgozzati che giacevano a terra a pochi passi da loro.

La bambina tremò affossando la testa nel petto del fratello più grande quando l'Elfo gli passò accanto per l'ennesima volta.

Avevano volato sulla viverna d'ombra fino ad arrivare a quella che doveva essere la Terra della Notte: dal sole di Nuova Enawar, erano piombati in un'improvvisa oscurità priva di luna e stelle.

Poi erano atterrati sulla prima abitazione isolata che avevano trovato: una fattoria gestita da una coppia con il loro figlio adolescente.

Non avevano avuto neanche il tempo di rendersi conto, che Ryuk li aveva già uccisi a colpi di spada sotto gli occhi terrorizzati dei bambini.

Infine si era semplicemente seduto lì, in attesa che venisse il giorno dello scambio: i tre piccoli umani, per il Talismano del Potere.

Li guardò con repulsione.

- Bha!...- sbuffò all'improvviso - Che idiota. Ho fatto male a prendere proprio voi. Neppure Raftela sarà così stupida da rinunciare all'amuleto per dei mocciosetti umani-.

Morgan lo fissò negli occhi - Non è vero. Lei verrà- ebbe il coraggio di rispondere.

Poi fu la volta di Eron e Ally - Lei è buona con noi-

- La mamma ci vuole bene-.

L'Elfo rise di gusto: non aveva mai sentito così tante sciocchezze in una sola volta.

- Se davvero vi vuole bene... allora perchè vi ha usati?-.

Lo guardarono confusi.

Ghignando crudele, Ryuk si avvicinò a Ally prendendola per il bavero della camicetta, spaventandola ancora di più.

- Lasciala!- esclamarono Eron e Morgan, dimenandosi.

Fu a quel punto che l'uomo tirò fuori il rubino incastonato in un medaglione dai fregi arabeschi.

- Sapete cos'è questo?- chiese strappandolo via dal collo della bambina.

- No! Ridamelo!- pianse quella - Me l'ha regalato la mamma!-

- E' un incantesimo di controllo- continuò l'altro, senza mollare il suo sorrisetto compiaciuto - Serve a manipolare le persone. E scommetto che anche voi due ne avete di uguali-.

I bambini abbassarono lo sguardo, scioccati: il topazio e lo smeraldo. Mentre Raftela aveva lo zaffiro.

Possibile che quel tizio stesse dicendo la verità?.

In un attimo ricordarono la mattina al tempio, quando si erano ritrovati fuori senza sapere come, e senza ricordare quanto era successo prima.

Eron strinse gli occhi, respirando a fondo, cercando di trattenere le lacrime. Non poteva farsi vedere così debole proprio davanti a lui.

- Dunque ci ho azzeccato, eh?- ridacchiò ancora quello - Dev'essere stato il giorno in cui ha rubato il Talismano dal Tempio di Thenaar. Solo voi potevate passare quella barriera-.

Fu Ally la prima a piangere. Impossibile impedirglielo: era troppo per una bambina così piccola.

Morgan, invece, rimase immobile come una statua, senza sapere come reagire.

- Esatto, mocciosi. Credetemi. Lei non verrà perchè non gliene importa niente di voi. Vi ha solo sfruttati per i suoi scopi. Uff... forse mi converrebbe uccidervi subito e studiare un altro piano-.

Non ve ne fu bisogno. Appena il tempo di finire di parlare, che una nuvoletta di fumo si accese sopra la sua testa: un messaggio magico.

Da parte di Raftela.

 

 

 

 

Poche ore prima

 

 

 

 

Raftela aveva già preso la sua decisione nel momento stesso in cui aveva visto Ryuk portarsi via i bambini.

Eppure... non riuscì a muoversi prima di un paio d'ore.

Rinunciare al Talismano del Potere significava mandare all'aria tutto ciò per cui aveva lavorato. Il motivo per cui era venuta nel Mondo Emerso.

Si era rinchiusa nella sua stanza e si era seduta sul letto, lasciando ciondolare la testa coi capelli verdi che le coprivano gli occhi.

Amina e i Fammin erano ancora là, fuori dalla porta, in attesa.

Cosa avrebbe fatto l'Elfa?

Si sarebbe tenuta il Talismano?

O si sarebbe ripresa i bambini?.

Il cuore le si strinse fino a farle male.

"Maledetti piccoli mostriciattoli umani"

digrignò i denti "Mi avete stregato. Non mi riconosco più".

Quando aveva adottato Morgan, Eron e Ally, l'aveva fatto con un unico scopo ben preciso. E a quello si era attenuta.

Ma poi... poi... erano arrivati gli imprevisti.

O meglio, "un" imprevisto. Al singolare.

Un grosso imprevisto chiamato "amore".

Raftela non ricordava più l'ultima volta che era stata amata da qualcuno. Dopo l'Incidente tutto sembrava finito.

Nonostante il sostegno e l'affetto che suo padre aveva cercato di darle, era chiaro che per certi versi aveva persino paura di toccarla.

Sua madre, invece...

"Bè, non ne parliamo".

 

L'idea era sempre stata quella di guadagnare più potere e prestigio per riuscire a farsi accettare almeno da lei, ma da quando aveva preso con sè quei bambini aveva subito smesso di pensarci.

Quasi non ricordava più il volto di quella donna, anche se era passato appena un anno dall'ultima volta che l'aveva vista.

E con la gente di Orva era ancora peggio.

Uno scricchiolio sotto le coperte attirò la sua attenzione.

Le scostò.

I suoi occhi si riempirono di lacrime.

Uno dei ritratti che Ally le aveva fatto durante la loro scampagnata nella Terra del Mare.

Lo strinse tra le mani fin quasi a strapparlo.

In un attimo... il casato... sua madre... il Talismano... e persino Koji... Tutto sprofondava nella nullità al confronto di Morgan, Eron e Ally.

No.

Non poteva rinunciare a loro.

Erano loro la sua famiglia. Già da tempo li considerava come suoi veri figli, e mai avrebbe permesso a quel Ryuk di far loro del male.

"Sia lui che gli altri mi hanno sempre considerata come una maledetta strega. Bè, gli farò vedere io di cos'è capace una strega!".

Sì. Era pronta.


 

 

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Capitolo 25
*** Tradimento ***





Arrivò nella Terra della Notte nel giro di poco ore di volo.

Lasciò Fafnir in una pianura al di fuori di un piccolo villaggio, e da sola s'incamminò verso il luogo stabilito dell'incontro.

Era un palazzo di cristallo nero non tanto più grande del suo. Completamente ridotto in macerie.

La Maga sapeva benissimo cos'era quello, l'aveva visto più volte nei dipinti dell'Accademia: l'oscuro Tempio di Thenaar, la vecchia sede della Gilda degli Assassini.

"Certo che Ryuk sa come essere teatrale"

pensò.

Ma bando alle ciance.

- Ryuk!!- gridò, spalancando di botto l'entrata pericolante, ritrovandosi comunque in uno spazio parzialmente aperto e senza soffitto, pieno di colonne incrinate o cadute.

L'Elfo era là. Seduto sulla testa di una vecchia statua di Thenaar, a fissarla seriamente. Le fece un cenno con la mano per dirle di fermarsi e restare dov'era.

- Dove sono i bambini?!-

- Il Talismano, prego- rispose quello senza troppe cerimonie. Era chiaro che non aveva alcuna paura che lei potesse usare la sua magia contro di lui.

Senza esitare, Raftela si sfilò il medaglione dal collo e lo tese in avanti.

Uno schiocco di dita... e un orripilante corvo nero glielo strappò di mano, lasciandole alcuni segni di artigli sulla pelle.

Prese la catenella dell'amuleto tra le zampe e lo portò dal suo padrone.

Dopo averlo esaminato attentamente per essere certo di non esser stato imbrogliato... ghignò compiaciuto.

Finalmente. Il potere che lui, e solo lui meritava, era nelle sue mani.

Tutti i suoi fratellastri sarebbero stati spazzati via come polvere.

- Ora ridammi i bambini- lo riportò alla realtà Raftela.

Quello allargò il sorriso e strinse il Talismano in pugno. Un fascio scuro si materializzò sotto i suoi piedi, sollevandolo in aria fino ad arrivare al punto più alto della struttura.

- A dir la verità... credo che li terrò ancora un pò con me-

- No!!- gridò l'Elfa, sentendo la rabbia montare nel suo cuore. Ormai aveva quel che voleva. Perchè mai accanirsi in quel modo su di lei e i bambini?!.

Digrignò i denti. Bè, in fin dei conti stava parlando di Ryuk, avrebbe dovuto aspettarselo.

- Sìì! Sono imprevedibile!-.

Rivide la morte di Taniro.

No. Stavolta non gliel'avrebbe permesso.

Strinse i pugni.

- Ascoltami bene, orribile individuo, adesso vengo lì e ti schiaccio come un moscerino!!- ringhiò, cominciando già a muover qualche passo in avanti.

L'Elfo non si fece intimorire. E perchè avrebbe dovuto? Dopotutto aveva il Talismano dalla sua parte.

Lo tese immediatamente, e gridò... - Tareph!-.

Subito... alcuni macigni sbucarono dal sottosuolo, cominciando a levitare a ben cinque braccia da terra.

Raftela si fermò, osservando ogni loro mossa.

Quelli si frantumarono riducendosi a spuntoni affilati come lance, e si scagliarono contro di lei.

Quella continuò ad avanzare come nulla fosse, semplicemente alzò uno scudo magico intorno a sè, che polverizzò la pietra al momento dell'impatto.

"Non è il modo corretto di usare il Talismano"

pensò "Le pietre hanno pieno effetto solo se si trovano nella loro Terra d'origine. Ora lui potrebbe usare perfettamente solo Goriar, perchè siamo nella Terra della Notte. L'altra volta sono riuscita a usare pienamente le altre pietre solo perchè ero nella Grande Terra, che le accoglie tutte".

Al mancato effetto del suo attacco, Ryuk scosse la testa, perplesso e vagamente preoccupato: quella pazza era più vicina di quanto avesse voluto.

Tentò di nuovo, amplificando l'effetto con la Lacrima del Padre della Foresta.

- Flar!-.

Un vasto fascio di fuoco le si avvolse intorno, ma senza mai toccarla veramente.

Si dissolse nell'aria nel giro di pochi secondi.

- Ho un'Intimità con il fuoco, ricordi?- sorrise Raftela al suo sgomento.

- Neanche con dieci Lacrime potresti mai avere la meglio su di me-

- Maledetta- sibilò l'Elfo, saltando giù dalla torre, andando a insinuarsi in una larga fessura dove il soffitto reggeva ancora, sparendo dalla vista della Maga.

Quella storse gli occhi. Un uomo normale sarebbe morto nel cadere da un'altezza così vertiginosa, ma pochi secondo dopo... un'enorme viverna d'ombra, molto più grande dell'ultima volta, spiegò le ali uscendo allo scoperto, distruggendo tutto ciò che rimaneva della struttura della Gilda. Raftela dovette ripararsi la testa per non essere colpita dalle migliaia di schegge di cristallo nero sollevate in aria.

Ma quando tornò a guardare...

- Lady Raftela!!- strillavano Ally, Eron e Morgan, legati sulla groppa della creatura.

Ryuk alle briglie, si dava alla fuga.

- No...- aiutata da un incantesimo di levitazione, l'Elfa saltò e si aggrappò saldamente a mani nude ad una delle zampe della viverna.

Era un essere completamente privo di anima e natura, neanche si accorse della sua presenza, ma il principe rinnegato fece di tutto per farla cadere.

Dal principio si limitò a scendere di quota affinchè la donna si schiantasse contro gli alberi, poi provò con brusche virate, ma quella non cedette.

Così cambiò tattica.

- Se vuoi una cosa fatta bene...- si disse sguainando la spada.

Fece per calarla sulla donna quando Eron, con uno sgambetto, riuscì a farlo cadere all'indietro mentre gli altri due si allungarono per trattenerlo a suon di morsi.

- No!-

- Lasciata stare la mamma!-

- Maledetto Elfo-.

Quello gridò frustrato - Maledetti mocciosi!!-.

Riuscì a scollarseli di dosso a gran calci, Morgan si ritrovò addirittura col naso sanguinante, mentre Eron e Ally se la cavarono con pochi lividi.

Il principe recuperò la spada e tornò a occuparsi della nemica.

Fu proprio in quel momento che Raftela non riuscì più a tenere la presa sulla zampa della viverna.

Cadde nel vuoto per parecchie braccia, ma non ebbe neppure il tempo di realizzare che una sagoma nera e rossa apparve sotto di lei, prendendola al volo.

- Ma che...?-

- Tutto bene?- chiese Amina, in sella a Jamila.

La Maga non perse tempo in convenevoli.

- Ryuk ha i bambini- e aumentarono a velocità di volo.

Non passò molto tempo quando vennero affiancate anche da Fafnir.

Il fedele drago nero e blu, aveva seguito l'odore della sua padrona da che l'aveva lasciato.

Un salto... e Raftela gli fu subito in groppa.

Guardò Amina, che annuì convinta.

- Insieme!- disse lei.



 

 

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Capitolo 26
*** Salvataggio ***





Il volo tra draghi e viverne fu più faticoso del previsto.

Per quanto più grossa e massiccia fosse la creatura evocata da Ryuk, era molto più veloce di Jamila e Fafnir, e sia Amina che Raftela dovettero spremerli al massimo per riuscire almeno ad avvicinarsi.

L'Elfo non faceva molto caso a loro, e solo ogni tanto si degnava di gettare qualche occhiata dietro di sè, imprecando per non essere ancora riuscito a seminarle.

Ormai all'orizzonte cominciava già ad intravvedersi una striscia di luce che faceva uno strano contrasto con l'oscurità in cui si trovavano. Era ovvio che stavano per uscire dalla Terra della Notte, e visto che andavano verso nord-est... sarebbero entrati più o meno nella Terra dei Giorni.

"Dobbiamo riuscire a fermarlo subito, prima che gli venga in mente di manipolare il Tempo una volta là"

digrignò i denti Raftela, nel pensare alla pietra di Thoolan con una certa preoccupazione.

Solo quando cominciarono ad avvicinarsi a una sorta di alta rupe rocciosa appartenente a una piccola catena montuosa...

- Raftela!- gridò Amina, prendendo tra le mani un vecchio rampino appartenuto a sua nonna Dubhe.

- Sì- capì subito l'altra, tenendosi pronta a qualsiasi imprevisto.

 

 

Lanciò il rampino, avvolgendolo intorno alla zampa della viverna, si lanciò dalla schiena di Jamila e, con uno slancio in avanti degno di una vera Guerriera Ombra, riuscì a raggiungere l'Elfo.

- Cosa...?!- un violento calcio lo colpì in pieno volto del tutto colto alla sprovvista.

Rispettando in pieno i calcoli, sia il principe che la principessa sbalzarono via atterrando proprio sulla rupe a poche braccia sotto di loro.

All'inizio rotolarono come sacchi di patate impolverandosi tutti i vestiti, ma subito si rimisero in piedi senza un graffio.

Poco più in là... troppo stanca per continuare a volare, Jamila calò di quota lasciando che Fafnir andasse avanti.

- Maledetta ragazzina!- ringhiò Ryuk, fuori di sè dalla rabbia nell'accorgersi di quel sangue che gli colava dal naso.

Nessuno, neanche i suoi nemici (fratellastri) avevano mai osato colpirlo.

Un sibilo, e Amina strinse il pugnale.

- Cosa credi di fare?- rise lui, per nulla intimorito.

- Non posso permettere che uno come te metta le mani sul Talismano-.

Istintivamente... l'Elfo si portò la mano al petto, dove penzolava il prezioso cimelio, ma poi cambiò idea.

- Per una come te non vale neanche la pena di sprecare i poteri- e sguainò la spada, facendola roteare.

 

 

Non avendo più un cavaliere che la comandasse, la viverna d'ombra si fermò a mezz'aria nel momento stesso in cui Ryuk fu separato da lei.

Avvicinandosi più che potè insieme a Fafnir, fu con una certa ansia che Raftela impose un leggero incantesimo di fuoco per bruciare le corde che trattenevano i bambini.

- Lady Raftela, siamo qui!- gridò Morgan, sporgendosi appena in avanti.

- Bambini, dovete saltare!-.

Per quanto la viverna fosse prima di anima e volontà... reagiva sempre con violenti scatti ogni volta che Fafnir si avvicinava più del dovuto (un piccolo ricordino di Ryuk) così lui e Raftela furono costretti a stargli a poche decine di braccia più in basso.

- Saltare?- esclamò Eron - Ma sei matta?!-

- Non vi preoccupate, vi prendo io-.

Ma fu proprio in quel momento che, preso da improvviso moto di sfiducia, Morgan strinse a sè i due fratellini come per allontanarli da lei.

- Tu ci hai usati!- disse, accennando ai medaglioni che ancora portavano al collo.

Raftela chiuse gli occhi, sinceramente dispiaciuta. In fin dei conti Morgan aveva ragione.

Perchè mai avrebbero dovuto fidarsi di lei? Una persona che li aveva adottati solo per i suoi scopi.

Nessuno meritava un simile trattamento, e loro meno di tutti.

- Sì, Morgan. E' vero. Ed è stata una cosa orribile, e per questo capirò se non vorrete perdonarmi. Ma in ogni caso sappiate che vi voglio bene! E che farei qualsiasi cosa per voi. Ora però vi dovete buttare!-.

 

 

Nel frattempo, sulla rupe rocciosa, lo scontro tra Amina e Ryuk, si svolgeva a favore di quest'ultimo. Per quando brava fosse la principessa, era comunque stata addestrata per essere una spia, non una guerriera. Senza contare che quell'Elfo era davvero uno spadaccino nato che giocava di potenza, più volte la sua lama finì per incederle la pelle di mani e braccia con profondi tagli rossi.

"Per amor del cielo, Raftela! Sbrigati"

si diceva Amina, indietreggiando sempre più in difficoltà.

 

 

Eron fu il primo ad agire. Prese con sè Ally e insieme si gettarono nel vuoto.

Come promesso... l'Elfa li prese al volo e li accomodò sulla groppa di Fafnir.

- Bene, Morgan...- disse allargando le braccia - Vieni, caro-.

Sentendo il cuore aumentare i battiti, quello si prese un attimo per lanciare occhiate sia a Raftela che all'abisso sotto di lei, come se non sapesse cosa fare. Poi deglutì cercando di scacciare le vertigini, prese un bel respiro profondo e fece per saltare.

- Non c'è fretta!- gridò Ryuk, dall'altra parte.

Uno sciocco di dita... e la viverna d'ombra si dissolse in fumo, lasciando precipitare il bambino, del tutto fuori dalla portata di Raftela.

- Morgan!!- urlò quella, perdendo il respiro.

- AARGH!!!!-.

Fu una lunga fune con un cappio sull'estremità a salvarlo.

Lo agguantò per un piede, facendolo ballonzolare svenuto nel vuoto, rischiando addirittura di farlo sbattere contro la parete rocciosa della rupe.

Sollevando lo sguardo dall'altro capo della fune...

Amina.

Una delle sue tante specialità di Guerriera Ombra.

- Sei una stupida, umana- ghignò trionfante Ryuk, alzando l'arma su di lei.

Ora si trovava veramente nei guai: la ragazza non poteva muoversi. Non era in grado di tenere a bada l'avversario, trattenendo al tempo stesso la corda che reggeva il bambino.

"E se io dovessi morire..."

sarebbe morto anche lui, perchè il suo corpo lo avrebbe lasciato cadere.

L'Elfo calò la spada.

Amina serrò gli occhi e strinse i denti, preparandosi al colpo.

"Clang!.."

risuonò un rumore.

Riaprì gli occhi.

Raftela, tra lei e Ryuk, che bloccava la lama di quell'ultimo con quel piccolo stiletto che era solita tenere nella cintura.

- Ora basta- sibilò quella.

Digrignando i denti, l'uomo indietreggiò afferrando nuovamente il Talismano, ma la donna gli si avventò contro senza lasciargli il tempo di formulare un nuovo incantesimo.

Fu con quello stesso stiletto che riuscì a spezzare la catenella che teneva l'amuleto al collo di Ryuk.

Il prezioso cimelio saltò via, roteando a mezz'aria.

- No!!-.

Entrambi gli Elfi si gettarono all'unisono oltre il ciglio della rupe per prenderlo.

Precipitarono nel vuoto.

- Raftela!!- gridò Amina.

- Mamma Raftela!- dissero invece gli altri due bambini, rimasti a Fafnir.

Uomo e donna non si curarono più l'uno dell'altro. Semplicemente tesero le mani e insieme afferrarono il Talismano al volo.

Sfidando l'aria che sbatteva sulle loro facce e sui loro occhi, fu allo strano incantesimo in lingua elfica della Maga... che una luce bianca purissima li avvolse.

Sparirono nel nulla un'istante prima di schiantarsi al suolo.


 

 

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Capitolo 27
*** Grande Terra ***





Non seppero mai quanto tempo rimasero lì privi di coscienza, ma quando Raftela riaprì gli occhi
riconobbe subito la Grande Terra.

Non era proprio Nuova Enwar.

Era più un enorme spiazzo arido e sabbioso che nulla aveva a che fare con il bosco in cui abitava.

A poche decine di metri alla sua sinistra... le due gigantesche statue di Nihal e Sennar svettavano imponenti,
con il trono del Tiranno al centro.

L'unico punto della Grande Terra in cui il vecchio Re Learco aveva vietato di imporre l'incantesimo di fertilità per tenere in piedi la foresta: un monito per non dimenticare.

- Tu sia maledetta, Raftela- si rialzò Ryuk, barcollando faticosamente sulle gambe.
Indietreggiò premendosi stretto una mano sulla spalla, doveva essersela slogata durante la caduta.
Ormai era troppo stanco per continuare a combattere, quell'incantesimo di trasporto che li aveva portati lì, lo aveva completamente prosciugato: una magia che aveva attinto da entrambe le parti, persino Raftela
non era più in gran forma rispetto a prima.

- Non mi arrenderò mai a te, lurida strega- continuò lui, evocando una nuova creatura d'ombra, alzandosi
in volo - Non è ancora finita. Ho ancora questo con me- disse mostrandole il Talismano che non aveva smesso un attimo di stringere - E non appena sarò Re... tornerò. E sarà la fine per te, per l'Erak Maar, e per i tuoi mocciosi. Il mio caro cugino Kryss non sarà niente in confronto a me-.

L'Elfa rimase lì, in ginocchio, senza dire una parola.

Senza riuscire a reagire.

Solo un tremito esasperato scosse il suo corpo.

Solo una lacrima le scivolò via dagli occhi.

Era dunque quella la fine?.

Lasciar andare quell'uomo col Talismano del Potere e condannare il Mondo Emerso all'ennesima guerra?.

Rivide i suoi Fammin. E Morgan, Eron e Ally.

Ryuk avrebbe ucciso anche loro.

Sorrise tra i singhiozzi nel ripensare a tutto il tempo che avevano passato insieme.

"Chi l'avrebbe mai detto? Il Mondo Emerso è stato per me molto più casa di Orva".

Abbassò lo guardo.

La sua attenzione attirata dalle sue stesse dita, appena affondate nella sabbia.

Se le guardò sconcertata, ammirando quelle piccole macchie scure attaccate alla pelle.

Pagliuzze nere.

Cristallo nero.

Altri resti della Rocca del Tiranno.

Ebbe un lampo.

"Ma certo!".

Scattò in piedi dimenticando la stanchezza.

Ora sapeva cosa fare.

Ritrovando un'improvvisa energia combattiva, pronunciò una formula in elfico.

Dall'alto della sua creatura volante... Ryuk aggrottò la fronte. Che diavolo stava combinando quella strega?.

 


 

Un'infinita serie di pagliuzze nere e piccole schegge, sbucarono fuori da sottoterra per riunirsi attorno alla
mano di Raftela, facendo blocco unico.

Sorrise. Era lo stesso incantesimo che aveva usato per costruire il suo palazzo nel bosco.

Strinse in pugno il risultato finale.

Una spada di cristallo nero, con la guardia a forma di ali di drago.

Si mise in posizione... e inquadrò bene il bersaglio. Non poteva permettersi sbagliare.

Fu proprio in quel momento che il tempo sembrò andare a rallentatore, come se una qualche forza divina
volesse godersi appieno lo spettacolo.

 


 

- Tks...- sbuffò Ryuk. Non sapeva cosa c'entrasse la spada, ma era meglio disfarsene subito.

Tese nuovamente un braccio, l'immancabile Talismano in mano.

La Maga sussultò. Gli occhi stretti a due fessure violacee.

Era il momento.

- Questo è per Taniro-.

 

E lanciò con tutte le sue forze.

 

 

Solo una sagoma nera roteante apparve a loro.

L'Elfo non se ne accorse neanche.

La punta dell'arma colpì esattamente la pietra centrale del Talismano... per poi ridurlo in mille pezzi... insieme
alla sua mano.

- AARRGH!- gridò quello, più colto dalla sorpresa che dal dolore.

"Solo una lama di cristallo nero poteva distruggere il Talismano del Potere, e liberare le pietre"

sorrise Raftela, mentre guardava i resti del medaglione cadere a terra... e le otto pietre restare sospese a mezz'aria.

Ryuk le contemplò a lungo prima di trovare il coraggio di tendere l'unica mano rimastagli per cercare di prendere.

Inutile.

Tutti i cristalli vennero avvolti da una luce bianca, per poi disperdersi in otto direzioni diverse.

In quello stesso momento... tutti i rispettivi santuari e i loro guardiani tornarono al loro posto, esattamente come doveva essere un secolo fa.

 


 

Terra dell'Acqua.

Il santuario di Aelon tornò al mondo, uscendo dallo stato di Jhar Aelon. Con sorpresa la guardiana d'acqua
ritrovò l'orbita del suo occhio ancora piena della pietra azzurra. Incredibile che dovesse ringraziare un'Elfa.


 

Terra del Mare.

Il guardiano di spuma di mare che dimorava nelle Guglie del Golfo di Lamar, tornò ad ammirare la pietra
blu cupo, incastonata sulla punta del suo tridente.

 
 

Terra del Sole.

Là... sui Monti della Sershet... la pietra d'oro, Glael, riebbe il suo posto sul suo altare, pronta ad esser
tormentata da una nuova solitudine.

 
 

Terra dei Giorni.

Nel suo palazzo dove il tempo non aveva alcuna importanza... l'anziana guardiana sorrise nel toccarsi la fronte
e sentire la pietra grigia di Thoolan.

 
 

Terra della Notte.

Dopo più di un secolo d'attesa... con gioia il guardiano di Goriar ritrovò quella macchia scura sul suo petto.

 

Terra del Fuoco.

Il vulcano Thal eruttò quasi all'improvviso. Nelle sue viscere... il servo prediletto di Shevraar, alzò in alto la
pietra rosso fuoco che gli galleggiava sul palmo della mano, come a volerla mostrare a qualcuno più in alto
di lui.

 

 

Terra delle Rocce.

Nella sua tana non tanto diversa da un qualsiasi buco nel terreno, quel satiro di dubbio gusto, stava ancora giocando con i suoi due Golem quando una luce fece irruzione davanti a lui, e Tarephen fu di nuovo al suo posto.
 

 

Terra del Vento.

Il suo guardiano era morto così come il suo santuario, ma Mawas ritornò con facilità al suo posto, insinuandosi all'interno del tronco del vecchio Padre della Foresta, il cui cuore fu strappato molti anni fa.

 

 

Grande Terra.

Solo un silenzio rotto dal sibilo del vento dimorò per parecchi minuti sulla piana arida, finchè...

"Phuf".

La spada di cristallo nero si sbriciolò dalla mano di Raftela tornando a spargendosi in milioni di piccole
pagliuzze intorno a lei.

Ryuk era riuscito a scappare... ma almeno non sarebbe più stato un pericolo.

Cadde in ginocchio, priva di energia.

Era finita. Finita sul serio.

 

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Capitolo 28
*** Epilogo ***


- Maledetta! Maledetta!- continuò a sibilare Ryuk, stringendosi forte la mano mutilata intorno al mantello imbrattato di sangue.

- Te la farò pagare!-.

Sorrise, colto da un'idea.

Certo, perchè no?.

Lui era un Elfo in fin dei conti. Aveva tutte le carte in regola per ritrovare le otto pietre. Ma prima si sarebbe procurato un nuovo medaglione per contenerle. Con un pò di pazienza magari...

"Bhà..."

si disse colto dall'ennersimo capogiro "Ho perso troppo sangue".

Non riuscì più a tenere la presa sulla viverna d'ombra. Calò di quota e all'ultimo istante quella si dissolse in fumo, lasciandolo cadere.

Ryuk rotolò a terra completamente privo di forze.

Dovette sforzarsi per non gridare di dolore.

"Devo farmi curare, e subito".

Krak...

Il rumore di un legnetto spezzato lo costrinse a voltarsi.

Sgranò gli occhi.

Erano almeno in quattordici.

Fammin. Quasi tutti uguali a quello che aveva ucciso il giorno prima.

I servi di Raftela. Doveva essere capitato in uno dei boschi vicino al suo palazzo.

Si disposero in formazione, circondandolo.

- Tks... Che fine ingloriosa- sospirò l'Elfo.

Fu come un segnale.

Le quattordici creature si scagliarono tutte all'unisono su di lui nel più completo silenzio: non un ringhio nè un grugnito uscì dalle loro bocche.

Ryuk chiuse gli occhi quasi serenamente quando vide la prima ascia calare su di lui.

 

 

- Lady Raftela!!-

- Mamma Raftela!!- esclamarono i tre bambini quando la videro arrivare a piedi tra gli alberi della foresta, l'alba dopo.

- Eron, Morgan, Ally!- corse ad abbracciarli lei, come fossero i tesori più importanti del mondo.

- Siete feriti? State bene, e tu, Morgan?-

- Stiamo bene. Dopo che sei sparita, Amina ci riportati qui a casa-.

L'Elfa si rivolse alla principessa lì accanto, rimasta con loro tutto il tempo.

Dietro di lei, i due draghi, Jamila e Fafnir, sembravano andare più che d'accordo.

- Grazie, per avermi aiutato e per aver salvato la vita di Morgan. Sono in debito con te, sentiti libera di chiedermi pure ciò che vuoi-.

Amina sorrise e scosse la testa. Non c'era niente che avrebbe potuto chiederle. Era felice di aver incontrato una donna come lei, che non odiava nè disprezzava la vita nel Mondo Emerso. Tra gli Elfi doveva essere una vera rarità.

- Il Mondo Emerso è di nuovo salvo, e questo mi basta- disse.

- Ma non per molto, temo. Ryuk è riuscito a fuggire e quando tornerà sarà più furioso che mai-

- Di questo non dovete preoccuparvi, mia Signora- disse il Fammin Kor, insieme ai sui simili - Ci abbiamo già pensato noi-.

Non mancò di alzare l'ascia insanguinata e di poggiarla sulla spalla in modo più che eloquente.

- Ma Lady Raftela...- parlò poi Eron - Che farai ora? Il Talismano è andato distrutto-.

- Tornerai nelle Terre Ignote?- chiese invece Morgan, temendo di perdere anche quella seconda madre.

- Mamma...- piagnucolò Ally, stringendosi forte al suo petto.

- Tornare nelle Terre Ignote?- sorrise Raftela, abbracciandoli ancora più stretti - E perchè dovrei? Questa è la mia casa, e voi siete la mia famiglia-.

 

 

- Amina, sono giorni che non ti fai vedere, mi stavo preoccupando- corse a salutarla Kalth, appena la vide arrivare.

- Allora, hai scoperto qualcosa?-.

La sorella sorrise.

- No, è tutto a posto-

- Notizie sugli Elfi?-

- No. Assolutamente niente. Forse avevi ragione tu: mi stavo preoccupando per nulla. Puoi anche far richiamare gli altri Guerrieri Ombra-.

Il Re la squadrò bene: era chiaro che mentiva. Aveva quella stessa espressione da bimbetta compiaciuta della sua malefatta. Un pò come quando era piccola.

"Non credo che sappia dell'attacco al Tempio e del furto del Talismano, e di certo non sa che io lo so".

Ma non indagò oltre, ad Amina piaceva tenersi i suoi segreti e se avesse voluto dirgli qualcosa, allora l'avrebbe fatto a tempo debito.

- Sai, credo di aver sentito la tua ultima ballata in giro- continuò lui.

- Molto originale l'idea di una prode Maga che salva il Mondo Emerso da un perfido principe, insieme a un gruppo di Fammin-

- Ti è piaciuta?-

- Sì, molto avvincente. Come l'hai inventata? Ti ha ispirata qualcuno?-.

Amina sorrise sotto i baffi. Ovviamente non aveva raccontato tutta la storia, aveva solo cambiato quel tanto che bastava per non incitare qualcuno ad andare nelle foreste di Nuova Enawar alla ricerca della bellissima Maga.

- Sì, in effetti sì. Una persona molto gentile, e molto speciale-

- Che farai ora? Vuoi già partire per le altre Terre?-

- No, lo farò tra qualche giorno, ora voglio solo andare a trovare un'amica-.

Kalth storse gli occhi, guardandola stranito.

Amica? Da quando sua sorella aveva amiche?.

 

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