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Ecco
che i Mugiwara si erano ritrovati nuovamente in una
situazione assurda, a dir poco incredibile, ma se nel Grande Blu accadevano
cose bizzarre, nel nuovo mondo potevano accadere cose straordinarie ai confini
con la realtà.
Erano
circa un paio di giorni che l’intera ciurma navigava in quelle acque esplorate
solo da pochi e tra le lamentele di Rufy che voleva
del cibo e i battibecchi di Sanji e Zoro, il resto del gruppo si godeva quel momento di
tranquillità, portandosi avanti con le proprie faccende.
Nami si
era chiusa in cabina a disegnare la mappa dell’isola che si erano appena
lasciati alle spalle, Chopper preparava alcuni medicinali che aveva finito
qualche giorno prima, Robin si portava avanti con la lettura di uno dei suoi
libri, Usopp e Franky
trafficavano con le loro creazioni e Brook dormiva
tranquillamente sul ponte dopo essersi esercitato per l’intera mattina al
violino, cercando di creare una nuova melodia.
Tutta
quella pace che ora regnava sulla Sunny ci voleva
proprio. L’ultima terra su cui avevano sbarcato, non era stato uno scherzo e i
pazzi che credevano di avere sotto il loro controllo quel territorio, avevano
dato loro del filo da torcere, nonostante non avessero avuto la meglio. I
ragazzi ne erano usciti vivi grazie agli allenamenti che avevano svolto nei due
anni di separazione, ma questo non aveva permesso loro di uscire dallo scontro
senza nemmeno un graffio. Gli abitanti del nuovo mondo erano molto più forti di
quelli del Grande blu e l’intera ciurma ormai lo aveva compreso, soprattutto Rufy.
Esso
era colui che, come al solito, aveva rischiato di più facendo preoccupare per
l’ennesima volta tutti i suoi compagni. Nami si
ritrovò a ringraziare quel suo potere, datogli dal frutto del diavolo gomugomu, che gli garantiva una
maggiore resistenza, se no quella volta difficilmente se la sarebbe cavata.
Eppure ora il capitano della nave era li tranquillo, come se niente fosse
successo, nonostante fosse più bendato di una mummia.
“Terra
in vista!” gridò Usopp guardando verso l’orizzonte
con un binocolo. “Ha un aspetto alquanto bizzarro. Vedo delle strane cose
apparire e scomparire in continuazione!” sostenne il cecchino, passando lo
strumento a Ruffy che con una smorfia disse “Ma che
cos’è? Siamo sicuri sia un’isola?”
“Ho
letto qualcosa a proposito, non ricordo molto. Quella dovrebbe essere l’isola
del tempo!” disse tranquillamente l’archeologa avvicinandosi al capitano e
osservando anch’essa l’isola, cosa che fecero anche tutti gli altri dopo aver
udito l’urlo di Usopp.
“Non
so molto sull’argomento, essendo questo un mare da pochi esplorato e ancora meno quelli che hanno avuto la
possibilità di raccontare cosa succede in questo mare. Se la memoria non mi
inganna, quell’isola consente a pochi prescelti di tornare indietro sulle loro
imbarcazioni, dopo che questi si sono avventurati al suo interno!” continuò
pacatamente Robin.
“In
base a cosa sceglie chi far tornare o meno?” chiese Chopper curioso e
intimorito allo stesso tempo, ma Robin scosse la testa, non conoscendo la
risposta.
“Bhe io vorrei evitare di scoprirlo!” cominciò Usopp “Rufy, non avrai intenzione
di sbarcare e di rischiare di non diventare il re dei pirati, vero?”
Usopp
negli ultimi due anni che aveva trascorso lontano dai suoi compagni, aveva
imparato ad affrontare la sua paura e lo aveva anche dimostrato in battaglia
sulla precedente isola, ma comunque preferiva essere prudente.
Rufy non
rispose, al contrario abbassòil
cannocchiale con un gemito, portandosi una mano sullo stomaco.
“Rufy, ti senti male?” chiese Chopper, agitato.
Il
ragazzo prendendo un profondo respiro sorrise e scosse la testa “No, no, sto
bene!”
“Rufy, la tua ferità è…” cominciò Nami avvicinandosi a lui preoccupata, ma esso rispose
“Tranquilla Nami, non è niente. Con una bella mangiata
passerà!” disse con i suoi soliti sorrisi, ma la ragazza si accorse del fatto
che fosse un po’ forzato nel suo tentativo di nascondere il dolore.
Sanji
sospirò “Ho capito, vado a preparare qualcosa, tanto è quasi ora di pranzo!”
disse il cuoco recandosi in cucina, pronto a preparare un abbondante pasto per
tutti.
Rufy si
appoggiò al corrimano della nave sentendosi improvvisamente debole. Nami e Zoro lo sorressero e la
ragazza non perse l’occasione di dire la sua “Baka,
come posso stare tranquilla? Ti hanno trafitto nel bel mezzo dello stomaco da
parte a parte. Chopper dice che non è una ferita da sottovalutare. Sei fatto di
gomma, ma se viene colpito un tuo organo vitale, rischi la pelle come tutti gli
altri e ci è mancato poco questa volta!” la voce di Nami
era carica di rabbia e preoccupazione.
“Ma Nami, davvero mi basta una bella mangiata per ritornare in
forma. Questa ferita è un graffio!” cercò di giustificarsi il capitano.
“Non
è un graffio e lo sai. Forse lo può paragonare a un graffio a quanto ti è
accaduto a Marineforde…”
“Nami!” la voce di Zoro tuonò
nell’aria mettendo a tacere la navigatrice.
Rufy
abbassò la testa e nascose gli occhi sotto l’ombra del cappello. Da quando la
ciurma si era riunita, Rufy non aveva ancora
accennato a quanto era avvenutonella
prigione della marina e di come si erano svolti i fatti che i giornalisti
avevano abbastanza modificato nelle loro pubblicazioni.
Nonostante
fossero passati due anni, quello era ancora un argomento tabù. Era ancora
difficile per lui accettare completamente la scomparsa di suo fratello,
nonostante si fosse ripromesso di continuare il suo viaggio e di realizzare,
almeno lui, i suoi sogni.
Nami
portò una mano alla bocca “Scusa Rufy”
Si
sentì un sospiro “Non importa! Forse hai ragione tu, sto sottovalutando la
ferita!” disse abbassandosi lentamente e adagiando la schiena contro il
parapetto della nave.
Zoro,
dopo essersi assicurato che il suo amico stesse bene, si allontanò per andare a
controllare a che punto fosse arrivato il cuoco, lasciando i due da soli. Nami si sedette accanto a lui a testa china, lanciando
verso Rufy delle occhiate preoccupate di tanto in
tanto.
“Nami, rilassati. Non sto morendo!” disse Rufy sorridendo.
“Avresti
potuto. Perché sei sempre così incosciente. Mi…ci fai
preoccupare!” disse arrabbiata.
“Ti
stai riderendo alla ferita allo stomaco o a Marineford?” chiese Rufy
facendosi serio.
Nami
sussultò. Era la prima volta che sentiva dire dal suo capitano, di sua
spontanea volontà, il nome del luogo dove si era svolta la sua tragedia personale.
“Credevo
fossi morto. Il giornale raccontava le vicende che si erano svolte in quel
postaccioe riportava la notizia delle
tue condizioni disastrate, per poi parlare della tua scomparsa! Cosa avrei
dovuto pensare? Ti sei lanciato in qualcosa di più grosso di te. È stato
imprudente da parte tua!” disse la ragazza stringendo con forza i pugni.
“Cosa
avresti fatto tu, se al posto di Ace ci fosse stata Nojiko?”
Nami
chiuse gli occhi e si morse le labbra, rabbrividendo a quel pensiero “Forse
anche di peggio di quanto hai fatto tu. Ma tu non sai cosa ho provato in quel momento…cosa tutti abbiamo provato. Non eravamo lì con te
per aiutarti e sostenerti!”
“So
esattamente come ci si sente. Io ero lì eppure non sono stato in grado di
aiutarvi e proteggervi da quel pacifista orso. Vi ha mandato in giro per il
mondo senza che io potessi muovere un muscolo e prima di venire a conoscenza
dei suoi poteri, vi ho creduto morti. Mi sono sentito un debole, un fallito,
non capace di proteggere le persone che più amo, nonostante i duri allenamenti
a cui mi sono sempre sottoposto fin da bambino. E per qualche tempo ho
continuato a sentirmi colpevole di quanto è accaduto!” disse Rufy abbassando la testa “Ricordo come se fosse accaduto
ieri, il tuo sguardo che supplichevole mi chiedeva aiuto. Invece io non sono
stato nemmeno in grado di respirare, figuriamoci salvarti!”
Nami
sussultò sorpresa a quella confidenza “Rufy, tu…tu non hai nessuna colpa di quanto accaduto.
Probabilmente da una parte è stato un bene. Se non ci avessero divisi e fossimo
subito partiti per il nuovo mondo, saremo stati impreparati e a quest’ora
saremmo solo cibo per i pesci!”
“Si,
l’ho pensato anch’io…tante di quelle volte che
speravo mi aiutasse a superare il senso di colpa!”
“Cosa
ti ha aiutato a dimenticarlo?” chiese Nami curiosa.
Rufy la
guardo sorridendo dolcemente “Voi!” Nami sussultò
sorpresa “Nonostante tutto, due anni dopo, tutti quanti avete risposto al mio
appello. Mi avete dimostrato di avere ancora fiducia in me, nonostante la mia
incapacità di proteggervi!”
Nami si
mise le mani ai fianchi e sorridendo in modo furbo disse “Ne dubitavi forse?”
“Dubitavo
di me stesso. Non credevo di meritarmi dei nakama
come voi!” a quella frase Nami non resistette e
stringendo un pugno, con forza, colpì la testa del povero mal capitato “Sei il
soluto baka! Sarai cresciuto e diventato più carino,
ma rimani sempre il solito scemo!”
Rufy
sgranò gli occhi “Mi trovi carino?”
Nami
arrossì “Ecco, io…io volevo dire che…che
nonostante tutto hai perso un po’ di quell’aria infantile che ti
caratterizzava, tutto qui!”
Rufy
rise. Era la prima volta che vedeva Nami impacciata.
Esso allungò la mano e le accarezzò i capelli, cogliendo di sorpresa la
ragazza. “Non solo io sono cambiato. Tutti lo siamo e devo dire che questo
nuovo look ti dona!”
Nami
sentì il suo cuore battere più forte. Percepì una strana sensazionea ricevere quel complimento così diretto sul
suo aspetto fisico da Rufy.
La
porta della cucina si aprì, lasciando uscire Zoro, il
quale, brontolando un “quel cuoco da strapazzo, prima o poi lo faccio a
fette!”, si avvicinò loro dicendo “Ehi voi due, se non sto interrompendo
qualcosa, vi conviene venire a mangiare!”
Nami lo
fulminò con lo sguardo “cosa vorresti dire con “interrompere qualcosa”?”
Zoro
divertito disse “Non sono stupito!Mi sono accorto delle occhiate che di tanto
in tanto voi due vi lanciare all’insaputa dell’altro!”. Questa frase provocò
l’ira di Nami che colpì il povero spadaccino per
fargli pagare quanto appena accennato, soprattutto in presenza di Rufy che poteva benissimo fraintendere. “Certo che stare
due anni sull’isola delle donne, ha risvegliato in te certi interessi. Eh
capitano?”
Rufy
comprese benissimo cosa Zoro volesse insinuare e
alzando gli occhi al cielo disse “Al contrario di come tu e Sanji
possiate pensare, non è successo niente su quell’isola. Mi sono solamente
allenato!”
Zoro
scoppiò a ridere “Rilassati, stavo solo scherzando! Ma ciò non toglie che hai
un certo interesse per la nostra navigatrice!” disse allontanandosi non dando
il tempo a Rufy di controbattere e difendersi da
quanto insinuato.
Il
capitano si sentiva decisamente meglio dopo il pranzo abbondante che Sanji aveva preparato. Non rimaneva che discutere sul fatto
di sbarcare o meno sull’isola misteriosa.
“Dobbiamo
scendere. Vi ricordo che dobbiamo registrare il magnetismo dell’isola!” disse Nami sbattendo le mani sul tavolo, al sentir le insistenti
richieste di Chopper e Usopp al loro volere evitare
quell’isola.
“Allora
perché non scendi tu?” cominciò il cecchino “Per registrare il magnetismo non è
necessario che scendiamo tutti! Inoltre hai visto quelle continue scariche
elettriche che di tanto in tanto sbucano fuori da qualsiasi parte dell’isola.
Chissà quali tipi di agenti atmosferici ci sono là dentro, magari qualcosa che
nemmeno conosciamo!”
Robin
mantenendo la sua compostezza prese la parola “Si chiama isola del tempo, ma
non ha niente a che vedere con il tempo atmosferico. Quei fulmini e lampi che
si vedono, indicano solo la nascita di nuove distorsioni temporali, che
inghiottono qualsiasi cosa ci sia sul loro cammino!”
“Meno
male che non ne sapevi molto archeologa!” disse Franky.
“Ho
dato un’occhiata a quel diario di bordo che abbiamo preso alla nave pirata che
abbiamo incontrato qualche settimana fa e su di esso era citata quest’isola.
Sembra che alcuni membri dell’equipaggio che si sono inoltrati all’interno
dell’isola, non siano più tornati indietro!”
“Con
queste distorsioni si può andare in dietro nel tempo o nel futuro, dico bene?”
Non c’è molta differenza dal Grande blu allora. Abbiamo già viaggiato nel
tempo, ricordate little Garden?” chiese Sanji.
“Io
non mi ero ancora unito a voi. Mi sarebbe piaciuto esserci!” disse Chopper
rattristandosi.
“Hai
solo evitato di farti mangiare da dinosauri o di diventare una statua di cera!”
disse Zoro.
“Yohohoho anche se finissimo all’epoca preistorica, i
dinosauri avrebbero ben poco con cui sfamarsi con le mie carni, perché di carne
sulle mie ossa non ne è rimasta Yohohoho!” disse Brookcon una delle
sue solite battute sul suo aspetto.
“Era
diverso. Little Garde è un’isola della nostra epoca
dove il tempo si è fermato, non è un mondo parallelo!” disse Nami “Comunque ho notato che il log pose ha preso a girare
freneticamente, quindi sta già registrando il magnetismo dell’isola. Si può
anche evitare di sbarcare!”
Rufy
incrociò le braccia indeciso sul da farsi. Era davvero curioso di inoltrarsi
nell’isola, ma una nuova fitta allo stomaco, gli deve ricordare che per il
momento era meglio evitare eventuali scontri e avventure di cui non si può
conoscere l’esito. Non voleva rischiare che i suoi nakama,
si facessero male a causa della sua irresponsabilità. Ormai aveva imparato la
lezione.
Esso
sbuffò “D’accordo, rimaniamo sulla Sunny, ma sarà una
vera noia!” disse, ma la noia non ebbe il tempo di farsi sentire, che un urlo
proveniente da Nami, fece sussultare e voltare tutti.
Sotto
la ragazza si era aperto un vortice, una distorsione temporale che l’aveva
attirata a sé, senza che la navigatrice potesse fare niente per evitarla.
Istintivamente
Rufy si lanciò al suo recupero, così come gli altri,
venendo anch’essi risucchiati al suo interno. Solo Franky
e Brook rimasero sulla Sunny
a causa della chiusura improvvisa della distorsione.
Salve a tutti.
È da un po’ che manco
da EFP e ancora di più in questa sezione.
Mi viene un po’
difficile inventare storie su i nostri cari Mugiwara,
ma ho voluto tentare di nuovo.
Ho scritto già
qualche capitolo e spero di essere riuscita bene a gestire i mille personaggi
che ci saranno nella storia.
Spero anche che possa
piacervi e che non vi sembri noiosa, dato che si racconterà molto e l’azione
arriverà solo a capitoli avanti (non saprei dire ancora quando).
Bhe che dire ancora?
Buona lettura e
soprattutto fatemi sapere cosa nepensate!
L’atterraggio in una nuova dimensione non fu uno dei più piacevoli, al
contrario. Ttutti si ritrovarono dolorosamente
schiacciati a terra, qualcuno con addosso un suo nakama
di avventura. I ragazzi compresero di trovarsi ancora in mare, grazie
all’oscillare dell’imbarcazione dove erano finiti, ma il rumore di alcuni
passi, non permise loro di rendersi conto su quale trasporto erano finiti.
“Mi domandavo quando sareste arrivati!” Disse una voce di uomo divertito
dalla situazione e per nulla preoccupato degli intrusi che si trovavano sul suo
territorio.
Zoro si alzò di scatto da terra e impugnò le sue
spade pronto alla battaglia. Di istinto anche un altro uomo compì il suo stesso
gesto.
“Volete calmarvi babbei!” disse un terzo individuo che li raggiunse con le
mani dentro le tasche dei pantaloni.
Tutti rimasero a bocca aperta a vedere le fattezze di quelle persone che si
ritrovavano davanti. Erano un po’ diversi ma impossibili da non riconoscere.
Il terzo uomo si avvicinò alle ragazze e porse loro la mano per aiutarle ad
alzarsi e con gli occhi a forma di cuore, si preoccupò di domandare loro se si
fossero fatte male.
Sia Nami che Robin, troppo incredule da quanto
stesse avvenendo, non riuscirono a spiccicare parola.
Fu Usopp il primo a trovare il coraggio di
parlare “Dove accidenti siamo finiti? Questa sembra tanto la nostra Sunny!”
“Ma allora non ci siamo mossi!” disse Chopper.
“Ti sbagli e se guardi bene questi individui, dovresti comprendere anche tu
quanto è successo!” disse Sanji accendendo una
sigaretta e aspirando.
La piccola renna guardò i tre uomini uno ad uno. Il primo si presentava
loro con capelli neri e occhi dello stesso colore, una leggera barba che si
intravvedeva sul suo volto maturo, una casacca rossa sbottonata, che lasciava
intravedere tranquillamente le cicatrici lasciate da scontri duri affrontati.
Quello che lo colpì maggiormente furono la cicatrice sotto l’occhio sinistro e
il cappello di paglia legato al collo e appoggiato alla schiena. Il secondo
uomo aveva lungi capelli verdi legati in un codino, tre orecchini sull’orecchio
sinistro a forma di spada, un occhio con sopra una cicatrice e indossava una
maglia giallo pallidoe una bandana
appesa al collo nera, dei pantaloni scuri. Quello che fu subito visibile,
furono le tre spade che sfoggiava alla sua destra, una delle quali bianca.
Il terzo invece si mostrava con capelli biondi a caschetto, con un piccolo
codino, un pizzetto dello stesso colore dei capelli, due buffe sopracciglia
arrotolate. Indossava una camicia verde chiaro a mezza manica, abbottonata solo
in centro e dei pantaloni neri. Il suo carattere da don Giovanni era visibile
da un miglio di distanza.
“Incredibile! Quelli sono identici a Rufy, Zoro e Sanji!” disse Chopper
spalancando la bocca “Questo significa che…”
“Siamo nel futuro!” disse tranquillamente Rufy
come se trovarsi in quella situazione fosse la cosa più naturale al mondo.
“è lo dici con quel tono? Ti rendi conto del pasticcio in cui ci siamo
cacciati?” disse Nami mostrando dei denti simili a
quelli degli squali.
“Perché mi sgridi? Io sta volta non centro. Sei stata tu a cadere dentro la
distorsione temporale!” disse Luffy sorridendo,
beccandosi però un sonoro pugno in testa.
“Credi che lo abbia voluto io?” disse la navigatrice ormai con il fumo che
le usciva dalle orecchie.
“Indipendentemente di chi sia la colpa, il problema rimane. Dobbiamo
tornare nel nostro tempo, prima che accada qualcosa di irreparabile!” disse Sanji accendendo una sigaretta.
“Tipo?” chiese Usopp “Cosa può esserci di male a
scoprire cosa il futuro ha in serbo per noi?”
“Che le cose potrebbero cambiare e non andare esattamente come il futuro ci
ha mostrato. Però se il futuro a cui ognuno di noi è destinato non piace, si ha
la possibilità di modificarlo a proprio favore!” disse Robin.
“Si, ma se in questo futuro io dovessi essere diventata ricca, rischierei
di non diventarlo!” disse Nami sconsolata.
“Con la tua mania dei soldi? Ne dubito!” disse Zoro.
“Ne dubito anche io, dato che sei indebitato fino al collo con la
sottoscritta. inoltre ti ricordo che gli interessi stanno aumentando!”disse Nami colpendo
anche Zoro.
I tre mugiwara del futuro a braccia conserte
aspettavano che venisse loro concesso un po’ di attenzione. “Comportamento
tipicamente nostro! Noi ci troviamo nel futuro e nemmeno ci facciamo caso!”
disse ZORO sospirando.
RUFY sorrise “Dai loro il tempo di fare mente lucida della situazione e
vedrai che si ricorderanno di noi!”
“Ragazziiiii!” Urlò Chopper “Vi devo ricordare
che siamo nel futuro e non sappiamo come tornare indietro?”
Tutti i ragazzi del passato tacquero guardando il dottore, dopo di chè, comprendendo quanto detto dalla renna, si girarono
verso i tre uomini del futuro.
“Che vi avevo detto!” disse RUFY divertito.
“Bene, ora prepariamoci a essere invasi dalle domande! “ disse ZORO
grattandosi la testa.
Ma non si sentì fiatare, solo il rumore delle onde del mare era udibile.
“Se non ricordo male, noi siamo stati più curiosi!” disse SANJI guardando i
suoi compagni. “Nel frattempo che pensate a cosa vi incuriosisce di più, vi
porto un bel bicchiere di thè al limone!”
RUFY sorrise guardando i nuovi arrivati “Forza coraggio, non siate timidi,
non vi interessa sapere niente?”
“Bhe si, di quanti anni più avanti siamo e dove
sono gli altri membri della ciurma?” chiese Usopp
“Non ditemi che siete rimasti solo voi tre!”
“Siamo un capitano, uno spadaccino e un cuoco. In cibo e difesa non ci
batte nessuno, ma dove potremo andare senza un navigatore e un medico che ci
cura?” disse RUFY.
“Senza contare un cecchino che affondi le navi della marina e un
carpentiere che aggiusti la Sunny!” disse ZORO.
“e un musicista che rallegri le nostre giornate!”continuò RUFY sempre
sorridendo.
“Ehi voi due, non dimenticate qualcuno?” disse SANJI fulminando i compagni.
“Ci stavo arrivando, ma se ci tieni tanto perché non lo dici tu!” disse ZORO
ricambiando lo sguardo minaccioso di SANJI.
“Con grande piacere, ovviamente non può mancare la nostra adorata
archeologa!” Disse il cuoco del futuro guardando con adorazione la Robin del
passato, la quale, sorridendogli, gli provocò un arresto cardiaco a cui Chopper
dovette porre rimedio.
“Il solito babbeo. Non cambia proprio mai. Pensavo che fosse maturato in…quanto tempo abbiamo detto?” chiese Zoro.
“Credo su una decina di anni!” disse lo spadaccino del futuro.
“Non siamo andati tanto in là con gli anni!” disse il capitano del passato
“Dieci anni passano in fretta!”
“Volevi arrivare direttamente alle nostre tombe?” disse Usopp
guardandolo storto. “Ah lasciamo perdere? Dove sono io? Sono proprio curioso di
vedere come sono diventato. Scommetto che sono più affascinante di prima!”
disse Usopp vantandosi come al suo solito, ma il suo
entusiasmo venne messo a tacere da uno scoppio.
Dalla parte opposta da dove si trovavano loro, i ragazzi poterono notare un
fumo nero uscire dalla porta di una cabina. Quella stanza apparteneva a FRANKY
e USOPP quando si divertivano a giocare agli inventori, molte volte con ottimi
risultati. Quella volta però qualcosa doveva essere andato storto perché si
sentirono delle urla.“Brutta monella,
se ti prendo ti insegno io a mettere le mani dove non devi!” disse una voce che
tutti assegnarono ad USOPP, il quale, con un martello in mano, inseguiva una
bambina sui cinque anni, che scappava dal cecchino ridendo a più non posso.
La bimba era allegra e spensierata, per nulla preoccupata delle minacce del
povero USOPP. Indossava un vestitino semplice color verde limone, con i bordi
delle maniche e della gonnellina rosa. I suoi occhi neri, risaltavano rispetto
ai suoi capelli arancioni che le arrivavano poco sotto le spalle legati in due
codine, tutte disordinate a causa della marachella appena compiuta.
“Fermati!” disse USOPP,ma ottenne
come risposta una linguaccia e un sorriso divertito. Notando che l’uomo l’aveva
quasi raggiunta, la piccola tornò a scappare. Giunse a prua, dove i suoi piedi
scalzi presero a calpestare il bel prato appena falciato.
“Ah il prato appena risistemato! Mi sento male!” disse USOPP abbattuto,
lasciando cadere il martello, il quale finì proprio sul piede del mal capitato
che cominciò a urlare del dolore.
La bimba cominciò a ridere a crepapelle, mentre USOPP riprese a rincorrerla
girando intorno a RUFY, il quale, dopo un paio di giri, prese per il vestito la
bambina, sollevandola, mentre con l’altra mano fermò USOPP dalla sua corsa
sfrenata.
“Calmatevi un po’ voi due, abbiamo visite!” disse il capitano mettendo
nuovamente giù la bambina, che curiosa si mise a osservare i nuovi arrivati.
La ciurma di Mugiwara del passato, aveva
osservato la scena non capendo cosa stesse succedendo. L’unica cosa ben chiara
era che Usopp, crescendo, sarebbe rimasto il solito
bambinone combina guai.Anche il suo
aspetto non si poteva definire diverso, aveva il volto più maturo e un
orecchino che gli pendeva dal lobo dell’orecchio destro. I suoi capelli neri e
ricci erano tenuti legati, probabilmente per un fatto di comodità. Indossava
una t-shirt attillata, che permetteva di intravvedere i suoi pettorali scolpiti
e indossava un marsupio con all’interno le sue armi segrete. Inoltre indossava
anche una fascia a tracolla di pelle di animale, dove teneva legata la sua
inseparabile fionda. In testa, come di sua abitudine, indossava degli
occhialini di ultima generazione, i quali erano dotati di un piccolo computer
ai lati, che gli consentiva di studiare meglio le strane situazioni in cui
andava a ficcarsi insieme all’intera ciurma.
“Accidentaccio, RUFY. Potevi anche avvertirmi che erano arrivati, non mi
sarei presentato tutto affumicato. Volevo dare una buona impressione!” disse
USOPP sconsolato.
“Non preoccuparti, hai già dato il meglio di te!” lo punzecchiò ZORO
beccandosi uno sguardo in cagnesco da parte del cecchino.
“Fantastico, questo sarei io fra una decina di anni? Sono magnifico!” disse
Usopp ammirandosi dalla testa ai piedi, mentre il
cecchino del futuro si era messo in posa. “Potrei firmarti un autografo!” disse
divertito.
Gli occhi di Usopp si illuminarono “Dici davvero?”
“Anch’io lo voglio!” disse Chopper con lo stesso sguardo sognatore del compagno.
“E questa chi è?” disse Zoro seccato, indicando
la bambina che toccava con poca grazia le sue spade. Esso si abbassò
all’altezza della bimba e guardandola in modo minaccioso disse “Non sono
giocattoli per bambini, mi hai capito signorinella?”
Per tutta risposta la piccola rispose, alla poca grazia dello spadaccino,
con un calcio alla caviglia, per poi passare a un altro membro della ciurma.
Si avvicinò a Robin e le girò intorno per osservarla e l’archeologa vedendo
la sua curiosità le chiese se cercasse qualcosa in particolare. La bimba con
fare timido scosse la testa.
Passò accanto a Sanji, lo guardò e gli disse “Tu
mi sei antipatico!” e lo sorpassò non degnandolo più di uno sguardo.
“Ce l’ha ancora con me per averle fatto la torta di mele, invece che di
fragole?” disse SANJI con un tic nervoso nell’occhio.
La vittima successiva fu Rufy che la guardò con
un aria curiosa “Ciao!” le disse “Fai parte della mia curma?”
“Si, sono il capitano e ho un bel da fare con questi tipi qua!” disse la
bambina sorridendo con aria furba e indicando gli uomini del futuro.
“Ma sentitela!” disse USOPP alzando gli occhi al cielo “Ehi bimba, se qui
c’è un capitano, quello sono io!” ci tenne a precisare.
“Guarda che vi sbagliate di grosso entrambi. Il capitano sono io! Sono
ancora io vero?” chiese Rufy dubbioso.
“Certo, non lasceremo mica il comando a una mocciosa e a un racconta
frottole!” disse ZORO divertito dall’ingenuità del suo piccolo capitano.
La bimba sbuffò dovendo ammettere che non ricopriva il ruolo di capo.
“Perché sei ricoperto di bende? Sei ferito?!”
“Già, ma niente che non sia risolvibile con una mangiata di un quintale di
carne!” disse nuovamente affamato.
“Sempre se quel cibo non ti esce dal buco che ti ritrovi in pancia!” disse Nami esasperata.
Successivamente prese a giocare con le dita di Rufy
tirandole a dismisura.
“Quanti anni hai?”
“Diciannove!”
La piccola lo guardò sorpresa “E hai già i poteri del frutto del diavolo?”
“Ce li ho da quando avevo sette anni!” rispose il ragazzo tranquillamente.
RUFY si portò una mano sul viso e si preparò a sentire le lamentele della
bambina, che avvicinandosi a lui, lo guardava dal basso verso l’alto con il
broncio “Mi hai sempre detto che non potevo mangiare un frutto del diavolo
perché ero troppo piccola e che dovevo aspettare la maggiore età. Invece ora
scopro che tu l’hai mangiato quando eri solo un bambino!” disse furiosa la
ragazzina.
“Non mi pare che questo ti abbia fermato però!” disse RUFY abbassandosi
all’altezza della piccola e facendo una smorfia simile a quella della piccola.
La bimba gli fece una linguaccia, per poi dirigersi verso Nami. La guardò sorpresa e con poca grazia le disse “Non
sei una balena, sei magra!” disse queste parole dandole delle pacche sulla
pancia scoperta.
“Certo che sono magra nanerottola e per tua informazione, nè in questa vita né mai, potrò diventare una balena,
intesi?”
La bambina a vedere lo sguardo minaccioso della ragazza, annuì intimorita e
andandosi a nascondere dietro le gambe del capitano del futuro.
“Tu sembri conoscerci bene, quindi ci faresti l’onore di dirci il tuo
nome?” chiese Nami incrociando le braccia ancora
offesa per essersi sentita chiamare balena.
RUFY fece uno dei suoi enormi sorrisi e disse “Il suo nome è Umi! è mia figlia!”
Ecco il secondo capitolo con un disegno per
darvi un idea di com’è Umi e di quanto sia diverso
ora RUFY…irriconoscibile vero? XD bhe ma voi riuscite
a immaginarvi un Rufy con dieci anni di più, magari
con qualche ruga? Sinceramente io no, poi chissà magari a causa della gomma il
suo corpo simantiene piuttosto
giovanile.
Passando al capitolo, cosa
ve ne pare? Forse un po’ troppo discorsivo come il primo e probabilmente altri
capitoli, ma sinceramente a me piacciono i momenti di calma e tranquillità e
quindi forse a volte esagero, anche se penso che in questa occasione sia
necessario per raccontare la storia.
Tutti rimasero shoccati dalla notizia, tanto che Rufy,
Usopp, Sanji e Chopper
sputarono il thè al limone che SANJI aveva loro
gentilmente offerto.
“Che cosa hai detto?” chiesero all’unisono tutti i mugiwara,
credendo di non aver capito bene.
Il capitano del futuro sorrise e si grattò imbarazzato la testa “Bhe si, questa peste è mia figlia!”
“E purtroppo per noi e tale e quale al padre, capricciosa, disobbediente e
combina guai!” cominciò USOPP punzecchiando la bambina, la quale infastidita sbatté
un piede a terra e urlando disse “Non è vero, io sono una brava bambina. Vero
papà!” disse infine girandosi verso il padre con occhi da cucciolo e andando ad
abbracciargli una gamba.
“Direi che è anche ruffiana!”disse Usopp
nell’orecchio di Chopper, il quale annuì convinto.
Tutti quanti erano rimasti ammutoliti, soprattutto Rufy
che fissava la bambina, non avendo ancora compreso appieno quanto gli era stato
rivelato.
RUFY intanto si sentiva gli occhi puntati addosso “Perché mi guardate in
questo modo? Vi sembra tanto incredibile che possa diventare padre? Anche USOPP
fra qualche mese lo diventerà!” disse RUFY facendo spostare l’attenzione sul
suo compagno.
“Cosa?” chiese incredulo Usopp, vedendo la faccia
orgogliosa del suo futuro sè stesso, il quale, puntadosi un dito al petto, disse “Esatto amici miei. Avete
capito bene, il grande capitano USOPP sarà presto padre!”
“Tutto questo mi sembra assurdo!” disse Nami.
Robin sorrise dolcemente “Le mie congratulazioni a tutte e due!” poi si
rivolse a ZORO e SANJI “voi invece? avete qualche frugoletto nascosto da
qualche parte?”
I due interpellati risposero all’unisono, uno seccato, l’altro un po’
abbattuto “No!”
“Come al solito SANJI non si decide a mettere gli occhi su una sola donna!”
cominciò USOPP, sospirando ormai rassegnato a quell’atteggiamento.
“Cosa ci posso fare? Le donne sono tutte bellissime, come si può sceglierne
una?” chiese il Sanji del passato avendo
l’approvazione del suo futuro sè stesso.
“Per quanto riguarda ZORO, lui lo nega, ma ha una sorta di storia con un
membro della marina!”disse RUFY
beccandosi una sfuriata dallo spadaccino.
“Non c’è niente fra me e Tashiji! Siamo acerrimi
nemici e entrambi odiamo l’altro!”
“Oh, ma si sa che il confine fra odio e amore è sottilissimo!” disse SANJI
punzecchiando il suo compagno.
“Io e Tashiji?” chiese Zoro
sconvolto dalla notizia, ma dovette riprendersi quando sentì Nami chiamare preoccupata il suo capitano, che si era
piegato in due.
“Rufy, che cos’hai?” chiese vedendo che teneva le
mani strette sull’addome.
“N-niente!” disse cercando di apparire il più
sincero possibile, con scarso risultato, soprattutto quando osservandosi la
mano, vide che essa era macchiata di sangue.
Chopper si avvicinò immediatamente a lui e vide che le bende che lo
ricoprivano sull’addome, avevano cominciato a coprirsi di sangue.
“Accidenti, laferita deve essersi riaperta
quando siamo atterrati malamente sul ponte della nave! Devo fermare
immediatamente l’emorragia. RUFY dobbiamo portarlo in infermeria!” disse
Chopper prendendo le forma di un uomo per meglio sostenere il proprio capitano.
La porta dell’infermeria venne spalancata di colpo, facendo spaventare
colui che si trovava al suo interno. Esso cadde dallo sgabello, trascinandosi
dietro tutto il materiale che stava usando per preparare delle medicine.
“CHOPPER abbiamo un emergenza!” disse RUFY facendo riprendere la renna che
era rimasta stordita dalla botta presa.
“E strano ritrovarsi faccia a faccia col proprio sè
stesso!” disse Chopper dimenticandosi per un attimo il motivo per cui fossero
entrati nella stanza.
“Cosa sta succedendo qui?” chiese il medico del futuro ritrovandosi
spaesato a vedere tutta quella gente inaspettata. Nessuno rispose alla sua
domanda, ma venne richiamato all’ordine e senza indugiare, aiutò il Chopper del
passato a curare la ferita di Rufy.
Esso venne fatto sedere sul lettino dell’infermeria e lentamente gli
vennero tolte le bende ormai intrise di sangue.
“Rufy sdraiati lentamente. Dobbiamo ricucire la
ferita!” disse il medico del passato, prendendo gli attrezzi necessari che gli
vennero offerti da CHOPPER.
Gli altri vennero invitati ad uscire mentre le renne operavano il paziente.
Tutti avevano un volto preoccupato, tutti tranne RUFY, ZORO, SANJI e USOPP.
Persino Umi era spaventata. Era diventata bianca
come un cencio a vedere tutto quel sangue uscire dallo stomaco di suo padre e
cominciò a singhiozzare.
RUFY si inginocchio a terra e mettendole il suo cappello di paglia in testa
le disse “ehi calmati pesciolino, non è successo niente!”. Gentilmente le tolse
quella lacrimuccia che stava solcando la sua guancia destra.
“N-non morirai vero?” chiese la bimba guardandolo
con quegli occhi che avevano la capacità di far sciogliere il capitano.
“Ma no! Ho subito ferite peggiori ed è finito tutto liscio!”
“Si, ma prima o poi le cose potrebbero non andare bene! Non voglio che tu
vada via!” disse la piccola abbracciando il padre.
“Ti ho già raccontato come sono le cose, no? Ti ricordi? Questi ragazzi
sono il nostro passato e tutto quello che accade loro è accaduto anche a noi
tempo fa. Io stesso ho subito quella ferita e tu conosci bene anche la cicatrice
che mi ha lasciato, eppure sono ancora qua!”
Umi si asciugò le lacrime “Prometti che non morirai mai?”
RUFY sussultò a quella richiesta e dovette pensare un attimo a come
rispondere. Sospirò “Non posso prometterti una cosa del genere. La morte è
inevitabile e non possiamo decidere noi quando andarcene o meno, posso
prometterti che farò il possibile per non andarmenefino a quanto tu avrai bisogno di me, ok?”
Umi un po’ titubante annuì e subito dopo ricambiò il
sorriso che il padre le stava rivolgendo.
I pirati del passavo avevano assistito alla scena a bocca aperta.
“Non sembra il nostro solito capitano eh?” disse SANJI “Fateci l’abitudine,
è maturato da quando ha messo su famiglia. È un buon padre!”
Nami fissò il RUFY del futuro esi ritrovò improvvisamente ad arrossire,
sotto il ghigno divertito di Zoro.
“Ehilà gente!” disse una nuova voce che ancora non si era unita al gruppo.
“FRANKY!” dissero tutti insieme.
“Sei tornato a essere di dimensioni normali a quanto vedo!” disse Zoro.
“Bhe si, era un po’ ingombrante quel corpo
pompato di muscoli d’acciaio!” disse guardandosi in giro “Accidenti, vedo che
anche per voi e stata la stessa cosa che per noi. Io sono nuovamente rimasto a
casa. Mi sarebbe piaciutovedere il
futuro, invece il destino mi ha lasciato sulla Sunny
insieme al musicista!”
“è un bene che qualcuno sia rimasto. Potranno proteggere la nave!” disse Usopp.
“Potranno proteggerla solo se Franky e Brook sposteranno la nave dovele distorsioni temporali non possano
risucchiarli!” disse Robin.
“Ma così come facciamo a tornare a casa? Se si spostano, difficilmente
riusciremo a trovare la distorsione che si è manifestata sul ponte della nave,
teletrasportandoci qui!” disse Nami preoccupata.
“Dubito comunque cheuna nuova
distorsione si possa riaprire nello stesso tempo e nello stesso luogo,
riportandoci nel giusto passato a cui apparteniamo!” rispose Robin “Per tornare
dovremmo…”
“Dovremmo cosa?” chiese Zoro.
“Bheecco…io non lo
so!” disse sincera Robin “Ma non starei a preoccuparmi. Loro dicono di aver
vissuto la stessa nostra esperienza e sono riusciti a tornare indietro, in
qualche modo anche noi ci riusciremo!”
In quel momento la porta dell’infermeria si aprì e si vide Rufy nuovamente in piedi, nonostante le proteste dei due
dottori, cercassero di farlo rimanere a riposo ancora un po’ per riprendersi.
Tutto fu inutile.
L’attenzione dei mugiwara fu attirata da uno
spruzzo d’acqua vicino alla nave e da un canto di animale.
“Cosa è stato?” chiese Chopper preoccupato.
“è Tiko! È una nostra cara amica. Anche lei fa
parte della ciurma!” disse Umi arrampicandosi al
corrimano, salutando l’animale che era giunto in superficie.
“è…è una balena!” disse Usopp
sorpreso.
“è la figlia di Lovvon! BROOK ha voluto
portarsela dietro, non volendo che anche lei soffrisse la solitudine come il
padre!” spiegò RUFY.
“A proposito di BROOK, dov’è?”
Dalla schiena del mammifero, si aprì una botola, dalla quale con una risata
gioiosa, ne uscì lo scheletro musicista.
“Yohohoho. Avevo intravisto un po’ di movimento
della Sunny!” disse il musicista saltando sul ponte
della nave. Non salutò nemmeno, ma dirigendosi verso Nami,
le domandò se potesse mostrargli le sue mutandine.
A una velocità incredibile BROOK, con un pugno, venne scaraventato contro
l’albero maestro, creando non pochi danni nell’impatto.
FRANKY, sbuffando, si mise subito al lavoro per rimediare al pasticcio
appena compiuto.
Il fatto venne subito dimenticato da Nami,
abituata alla perversione del suo nakama e curiosa
domandò se all’interno di Tiko vi si trovava una sorta
di mondo.
“Al dire in vero, non proprio. Tiko non necessita
di cure mediche dall’interno e quindi non è stato necessariocostruire degli ambienti non naturali al suo
interno. Abbiamo solo costruito una sala di comando da usare, nel caso
volessimo esplorare i fondali marini!”
Disse FRANKY fra una martellata e l’altra.
“Quindi la usate come una sorta di sottomarino!” disse Robin
“Interessante!”
Il pomeriggio era passato in fretta. BROOK decise di lasciare la sua
postazione all’interno della balena per unirsi al gruppo e fu felice di poter
suonare le canzoni del suo nuovo repertorio ai nuovi arrivati.
L’ora di cena arrivò presto e dopo che tutti si furono seduti a tavola,
tranne RUFY che era vicino a SANJI che preparava i piatti da mettere in tavola,
il Sanji del passato disse “Ma le ragazze non si sono
fatte ancora vedere. Sono curioso di vedere se sono diventate ancora più
belle!” disse con gli occhi già a forma di cuore e con un rivolo di sangue che
gli usciva dal naso.
“Io direi proprio di si, non è vero RUFY?” disse ZORO sorridendo malizioso
al suo capitano, il quale tranquillamente sorrise e scuotendo la testa afferrò
un piatto e si apprestò ad uscire dalla cucina.
“Scusate mi assento per un po’, ma voi mangiate tranquillamente, basta che
mi lasciate qualcosa, capito Rufy?” disse divertito
soprattutto a sé stesso.
Il suo passato sè stesso sorrise e disse “Non
posso promettertelo!”
Dopo un paio di minuti la porta della cucina, con uno scricchiolio
fastidioso, si aprì nuovamente facendo comparire nella stanza una donna dai
lunghi capelli neri e occhi azzurri come il ghiaccio. Essa salutò educatamente
tutti i presenti e poggiò un piatto ancora carico di cibo, in tavola.
“Oh Robin mia dea, sei bellissima!” disse Sanji
cominciando a volteggiare per la stanza facendo sorridere le due archeologhe
che si scambiarono uno sguardo complice.
“Quello non è il piatto di Nami? Non ha fame?”
Chiese SANJI preoccupato.
CHOPPER dal canto suo si alzò in piedi sulla panchina e appoggiando gli
zoccoli sul tavolo chiese con fare agitato “Non si sente bene?”
Robin sorrise intenerita dalla preoccupazione che tutti i suoi compagni,
anche solo con lo sguardo mostravano verso la sua compagna efu divertita dagli sguardi di confusione
degli altri nuovi membri, ignari del perché di quella agitazione.
“Calmatevi, ha solo deciso di venire a mangiare insieme a noi!”
“Ma dovrebbe stare a letto il più possibile!” disse CHOPPER arrabbiato del
fatto che la maggior parte delle volte i suoi ordini venissero ignorati.
“La mia NAMI-swuan sta male?” chiese Sanji con un fazzoletto tra i denti e le lacrime che gli
uscivano dagli occhi.
Il silenzio calò in cucina in attesa di una risposta, ma dei passiche si avvicinavano sempre più alla stanza,
attirò le loro attenzioni.
La porta si aprì nuovamente “Ragazzi ecco l’ultimo membro della ciurma!”
disse RUFY,portando la navigatrice in
braccio.
Sul volto di tutti i Mugiwara del passato di
poteva leggere la stessa espressione: incredulità.
RUFY sorrise divertito e poggiò delicatamente NAMI a terra, dopo che essa
era stata condotta fino alla cabina in braccio, perché non si affaticasse
troppo.
“Salve!” dissesorridendo e alzando
la mano in segno di saluto.
I suoi capelli lunghi e sciolti le cadevano lungo la schiena in un insieme
di curve e le sue guance si colorarono di rosso quando vide tutti gli sguardi
su di sé.
“Ve lo dicevo io che è una balena!”disse Umi divertita, immaginandosi lo sguardo
furioso della donna a sentirsi chiamare così.
SANJI nel frattempo che i nuovi arrivaticercassero di mettere bene a fuoco cosa fosse successo, sistemò tutti i
piatti in tavola, dando a tutti il buon appetito, ma erano ancora tutti a
fissare NAMI, la quale si sentiva estremamente imbarazzata.
“Smettetela di fissarmi così!” disse portandosi le mani al ventre come per
coprirlo.
RUFY spostò la sedia della donna per farla accomodare dicendogli “Avresti
dovuto aspettarti una reazione simile da parte loro. Mi domando solo se Nami riprenderà a respirare!” disse divertito, guardando
anche la faccia incredulo di sè stesso.
Si sentì improvvisamente un pianto disperato e tutti poterono notare che Sanji, dopo aver posato la testa sul tavolo, cominciò a
blaterale sull’ingiustizia del mondo e del fatto che avrebbe perso la sua
adorata navigatrice per sempre. Usopp, seduto al suo
fianco, gli diede qualche pacca sulla spalla. “Su, su, ci sono infinite donne
su questo pianeta! Non è mica la fine del mondo!” disse il cecchino.
“Non è la fine del mondo, ma tutta sta storia sta prendendo una piega
assurda!” disse Zoro
“Mi stavo chiedendo. Se USOPP sta per diventare padre e NAMI è…” cominciò Chopper dando voce al suo pensiero, ma ZORO
fece tacere la renna del passato dicendo “Non insinuare quanto stai per dire,
prima che qualcuno rimanga traumatizzato!” disse indicando il volto bianco di Nami, avendo ben compreso quanto stava per insinuare
Chopper.
Zoro rise “Ve li immaginate Usopp e Nami insieme? Sarebbe
tutta da ridere!”
“Cosa vorresti insinuare?” chiese Usopp
fulminando con lo sguardo il suo compagno.
Lo spadaccino ignorò il cecchino e con un ghigno divertito passò il suo
sguardo da Nami a Rufy per
vederne le reazioni.
La navigatrice aveva gli occhi puntati su di sé ed era rimasta come paralizzata.
“S-Sono i-incinta!” disse indicando il ventre gonfio della futura sè stessa, mentre essa si sedeva proprio accanto a lei.
“Se non è Usopp, chi è il padre?” disse Chopper
confuso. Esso venne guardato da tutti come fosse un alieno. Tutti, tranne che
da Rufy, il quale aveva la testa talmente china, che
mancava poco che finisse dentro al piatto.
Si sentiva imbarazzato da morire. Prima di vedere NAMI, non aveva pensato a
chi potesse essere la madre di Umi. Aveva pensato che
somigliasse molto a Nami, ma non aveva collegato le
due cose, mentre in quel momento comprese tutto, anche vedendo come il futuro sè stesso si preoccupava per la donna.
“Ma dai Chopper, davvero non hai capito?” chiese stupito Usopp “è così logico, è RUFY”
Nami si sentì avvampare “oh cavolo! Quindi
anche Umiè…”
“Ci sei arrivata solo ora? Anche Rufy l’aveva
capito!” la punzecchiò Zoro divertito.
Era troppo per Nami, la quale, per l’estremo
imbarazzo, si coprì il viso con le mani.
“Ehi, io direi di finirla qui, se no sia al nostro capitano che alla nostra
navigatrice del passato, gli viene un infarto!” disse FRANKY, anch’esso
divertito dalla situazione.
“Mentre a quel babbeo, alle parole “padre” e “RUFY” ha già avuto un arresto
cardiaco!” disse Zoro indicando Sanji
a terra con BROOK che gli sventolava un tovagliolo sul viso per farlo
riprendere.
Umi guardò tutti i presenti che erano interessati alla
madre o più precisamente a quello che cresceva dentro di lei e infastidita
disse “Ok, abbiamo capito che mia madre sta per avere un bambino. Ora vogliamo
mangiare?”
ROBIN sorrise comprendendo cosa passasse per la mente della bambina e
accarezzandole la testa disse “Umi ha ragione, non
vogliamo mica che la cena di SANJI si raffreddi!”
“Si, hai ragione!” disse NAMI disposta a tutto pur di far distogliere gli
sguardi puntati su di lei. Negli ultimi giorni tutti erano troppo premurosi nei
suoi confronti e si sentiva quasi soffocare. Ma comprendeva bene il loro
comportamento, erano preoccupati per lei e per il nascituro.
Durante la cena non ci fu il solito chiasso che regnava sulla Sunny durante l’ora dei pasti. Rufy
si sentiva ancora troppo imbarazzato per comportarsi come se niente fosse
accaduto e lo stesso valeva per Nami. Erano entrambi
tesi e di fatto i due, sfiorandosi la mano, nel tentativo di prendere un po’ di
carne, si ritrassero velocemente rovesciando qualche piatto, il cui contenuto,
in parte, finì sulle gambe di Nami.
“S-scusa!” disse Rufy
non guardandola negli occhi.
“N-niente!”disse Nami
sorprendendo tutti, i quali si aspettavano una sfuriata di dimensioni
gigantesche.
“Eh no, ragazzi! Se non riuscite nemmeno a guardarvi negli occhi, come
potrete fare due figli?” disse Zoro divertito, un
attimo prima che Sanji si avventasse su di lui per
stozzarlo.
Dovettero pensarci ZORO e SANJI a dividere i due.
“Dovrai farci l’abitudine vecchio mio!” disse il cuoco al passato sè stesso.
“Vuoi dire che tu hai accettato la cosa?” chiese stupito Sanji.
SANJI per risposta andò a rannicchiarsi in un angolo con una nube nera
sulla testa e tracciando dei cerchi in terra disse “Si, l’ho accettato!”
Robin seduta dalla parte opposta di NAMI, curiosa disse “Sembra che tu sia
avanti con la gravidanza. A che mese sei?”
Anche Nami addrizzò le orecchie. Era imbarazzata,
ma allo stesso tempo curiosa. Non credeva che un giorno sarebbe potuta essere
una madre, non si era mai soffermata a pensare a quella possibilità.
“Sono al nono mese ormai e a giorni questo piccolino potrebbe venirci a
fare visita!” disse accarezzandosi il ventre dolcemente, quando sentendo
qualcosa, afferrò la mano di Nami appoggiandola sulla
sua pancia, permettendogli di sentire lo scalciare del piccolo.
Nami sussultò e sorrise “l’ho sentito! Ho
sentito il suo piedino!” RUFY sorrise vedendo che Nami
cominciava ad accettare l’idea e lanciando un occhiata a Rufy,
potè notare la curiosità che aveva verso il
nascituro.
“Può essere gradevole da sentire se non sei un rene!” disse divertita NAMI.
“è maschio o femmina?” chiese Rufy facendosi
coraggio.
RUFY alzò le spalle “Non lo sappiamo, ma non ha importanza!”
“Bhe visto che una femmina ce l’abbiamo già,
sarebbe carino avere un maschio!” continuò Rufy.
“Si, credo di si!” rispose il capitano.
“Chissà a chi somiglierà! Forse a RUFY oppure potrebbe avere anche lui o
lei i capelli rossi come NAMI. Magari vorrà diventare un ottimo cecchino o
cannoniere e vorrà essere allievo del sottoscritto!” disse Usopp
cominciando a fantasticare.
“Ehi vacci piano con la fantasia. Quel bambino non è nostro. Perché nasca
da noi ci vorrà ancora qualche anno!” disse Zoro
infrangendo i sogni del cecchino.
“Sempre se il nostro futuro non cambia!” disse Robin facendo calare il
silenzio in sala.
“Dici che il nostro arrivo qua, abbia modificato il futuro di Nami e Rufy?” chiese tristemente
Chopper “Sarebbe un peccato. Non li ho mai immaginati come una coppia, ma mi
sembra che stiano bene insieme. Mi dispiacerebbe che le cose andassero in modo
diverso. Non si può fare qualcosa per evitare che ciò accada!”
Robin sorrise “Il futuro ce lo creiamo noi, per questo non possiamo
prevedere cosa avverrà. Se anche il nostro Rufy e la
nostra Nami provano qualcosa uno verso l’altro,
allora non ci sarà da preoccuparsi!”
“Oh! Credo di aver capito!” disse Chopper con le orecchie abbassate.
“Io non mi preoccuperei troppo fossi in te!” disse Zoro
con le mani dietro la testa, lanciando un’occhiata ai futuri genitori,
diventati nuovamente rossi come dei peperoni.
Umi era stanca di tutti quei discorsi. Solitamente vi era
lei al centro dell’attenzione, mentre quella sera, come di tanto in tanto
capitava da quando sua madre era entrata nel settimo mese, capitava che venisse
ignorata e quel fatto non le piaceva per niente.
Decise allora di attirare l’attenzione in un altro modo. Allungò le braccia
a dismisura per afferrare varie portate della cena e mangiarle in un solo
colpo, non facendo caso, se rubava qualcosa a qualcuno.
“Si allunga!” disse Usopp a bocca aperta.
“Ma come diavolo è possibile?” chiese Zoro dopo
aver visto il suo cosciotto di pollo sparire.
“è un Rufy in miniatura!” disse Sanji vedendo come la piccola inghiottiva il cibo senza
nemmeno masticarlo.
“Umi, smettila!” disse NAMI rimproverando la
bambina.
“Umi, quante volte te lo devo ripetere che è da
maleducati rubare il cibo in quel modo!” disse RUFY cominciandosi ad alterare.
“Ma sentite da che pulpito viene la predica!” disse Usopp
shoccato “In che assurdo mondo siamo finiti?”
“Umi!” la richiamò la madre, non una ma più
volte, ma la piccola non sembrò voler ascoltare.
Un rumore di sedia che strisciava sul pavimento, attirarono gli sguardi
della ciurma. I mugiwara del futuro non previdero
niente di buono, mentre quelli del passato sgranarono gli occhi vedendo un RUFY
diverso da quello che conoscevano.
L’uomo si avvicinò alla figlia.
La bimba si fermò e lo guardò con aria di sfida “Cosa c’è?” gli chiese con
il broncio, cercando di nascondere il timore che lo sguardo del padre le
incuteva.
“Voglio proprio vedere se hai di nuovo il coraggio di disobbedire a me e
tua madre come stai facendo da qualche minuto!”disse RUFY con tono severo.
NAMI conosceva l’orgoglio di sua figlia. Per molti aspetti assomigliava al
padre, ma l’orgoglio era il suo e di fatto il rimprovero del padre non servì a
niente. Umi allungando di nuovo il bracciò, afferrò
il piatto con i pasticcini pronto a divorarseli.
RUFY intervenne allungando anch’esso il braccio e una volta appropriatosi
del piatto e averlo consegnato a SANJI, afferrò l’orecchio della bambina.
In genere si sarebbe dovuto allungare e essere indolore, ma l’uomo facendo
leggermente ricorso all’haki, fece assopire i poteri
della bambina, la quale, non volendosi ritrovare l’orecchio staccato, si vide
costretta a scendere dalla sedia e seguire il padre fuori dalla cucina.
“Ahia, mi fai male! Lasciami!” si lamentò la bambina cercando di dimenarsi,
ma non riuscì ad averla vinta.
“Ok, vedere questo nuovo RUFY,mi ha
lasciato a dir poco senza parole!” disse Usopp.
“Eppure a me sembra che tu stia parlando!” disse Zoro
“Io non ci trovo niente di strano nel suo comportamento!”
“Ma andiamo, sei cieco forse? Quando mai Rufy si
è comportato in modo così severo con unbambino?” chiese il cecchino.
“Non mi sembra che Rufy abbia figli a cui
insegnare come ci si comporta!” disse Zoro.
“Non è questo il punto!”
“Oh andiamo, non crederai che in una decina di anni, non si cresca o si
cambi atteggiamento. RUFY ora ha una famiglia a carico e mi sembra la cosa più
logica vederlo comportarsi così, piuttosto che in modo infantile!” continuò Zoro. “Anche tu avrai un atteggiamento più responsabile
quando vedrai tuo figlio, sempre se tu abbia intenzione di crescerlo!”
Usopp si alzò infastidito da quanto insinuato
dallo spadaccino “Cosa vorresti dire? Che ho intenzione di abbandonarlo?”
“Non ho detto questo, mi domandavo solo se avresti intrapreso lo stesso
percorso di tuo padre o meno. D'altronde non vedo un’altra donna incinta su
questa nave, né loro ne hanno fatto parola!”
Usopp si sedette rattristato “Sinceramente, ci
avevo pensato anche io. Ma sapendo cosa vuol dire crescere senza una figura
paterna, non penso di fare le stessa cosa che fece con me mio padre!”
“Se avevi questo dubbio in testa, perché non hai semplicemente chiesto
cosaho deciso?” chiese USOPP guardando
serio il passato sé stesso.
“Diciamo che aveva paura della risposta!” disse a testa bassa il cecchino.
“USOPP non rinuncerebbe mai a suo figlio!” disse NAMI “Essendo già madre so
cosa significa avere dei bambini e ci sono solo pochissime ragioni al mondo per
cui decidi di non fare da genitori a tuo figlio e nessuna di queste ragioni
hanno a che vedere con il nostro USOPP.
“NAMI ha ragione. Non ne abbiamo fatto parola, ma non lo abbiamo fatto
apposta. Ma vedete… la nostra ciurma non è
esattamente al completo. Lo è solo al momento!” disse ROBIN.
“Esatto! Kayaha…”
cominciò USOPP.
“Aspetta un momento! Hai detto Kaya?” chiese
incredulo Usopp.
Il cecchino del futuro annuì sorridendo “Kaya
quando ha scoperto di essere in dolce attesa, ha espresso il desiderio di
tornare al nostro villaggio natio e di far nascere nostro figlio sulla nostra
isola. Una volta che sarà nato, tornerà a far parte della ciurma con nostro
figlio. Se poi vuoi la ragione per cuinon sono rimasto con lei e che abbiamo un appuntamento con la ciurma di Shanks e volevo dare la notizia a mio padre di persona.
Insomma non si diventa padre tutti i giorni e lo si vuole urlare al mondo
intero!” disse USOPP con lo sguardo sognante. “Comunque Kayanon è a uno stato avanzato della gravidanza e
riuscirò a tornare in tempo per la nascita di nostro figlio!”
“E noi saremo con loro per dare il benvenuto al nuovo membro della ciurma!”
Disse BROOK cominciando a suonare una ninna nanna che aveva scritto anni orsono
per la piccola Umi.
“Come vedi anche tu non sei più esattamente lo stesso!” disse Zoro sorridendo “Anche tu hai messo la testa a posto!”
“I bambini devono avere un potere speciale per far si che ciò avvenga!”
disse Chopper incuriosito.
Robin sorrise “Nessun potere. È semplicemente l’istinto di un genitore di voler
proteggere a tutti i costi la propria creatura. D’altronde essa dipende al 100%
dai genitori!”
In quel momento RUFY rientrò nella stanza scusandosi per quanto era
avvenuto e rispondendo alle domande sul perché sua figlia avesse lo stesso
potere del padre. Non era mai successo infatti che il potere di un frutto del
diavolo potesse essere trasmesso ai figli e di fatto non era una cosa
possibile.
La spiegazione era semplicemente un'altra. Si era sempre detto che di
frutti del diavolo ne nascessero solo un esemplare per ogni tipo, ma quello che
non era mai stato rivelato era che alla morte di un possessore di un
frutto,lo stesso albero che lo aveva
prodotto, ne produceva un altro. Perché nessun frutto poteva mancare al mondo.
All’eliminazione di uno, ne nasceva un altro uguale.
“Aspetta un momento, questo non è possibile. Ciò starebbe a significare che
tu dovresti essere morto!” disse Chopper.
“Infatti è proprio quello che è successo!”
disse RUFY sorprendendo tutti.
Bene!
Oggi sono incavolata nera. Dopo quasi tre ore e mezza che attendo il mio turno,
mi mandano via a pesci in faccia!!!
Spero
che questo capitolo, nel caso la giornata fosse andata male anche a voi, possa
farvi tornare di buon umore o semplicemente divertirvi se siete tranquilli…anche se il finale non è proprio umoristico XD.
Con me un po’ c’è riuscito rileggendolo, ma io non conto, dato che l’ho scritto
io e a me la storia in sé piace. Quindi tocca a voi, per l’ennesima volta
giudicare.
Capitolo 5 *** Il confine tra la vita e la morte ***
Capitolo cinque: il confine tra la vita e la morte
“Tu saresti morto? Come è possibile?” chiese Usopp
dando voce alla domanda di tutti. “Se lo fossi non dovresti essere qui!”
“Nemmeno io dovrei eppure eccomi qua in carne ed ossa! Si fa per dire
perché mi sono rimaste solo le ossa. Yoho…ho…ho…”
La risata di BROOK venne interrotta dagli sguardi glaciali che gli erano
stati lanciati dagli altri membri della ciurma, i quali non trovavano che ci
fosse niente di divertente in quel momento.
“Quello che è successo a me, è meno complicato di quanto è successo a
BROOK. Io non sono vivo per magia o per qualche insolito fenomeno.
Semplicemente mi hanno preso in tempo. Tutto qui!” disse RUFY alzando le
spalle.
“Tutto qui?” disse Nami sbattendo le mani sul
tavolo “Come puoi dirlo con tanta leggerezza?”
“è una cosa passata ormai e io sto bene!” disse RUFY, spiegando il perché
non provasse nessuna preoccupazione per quanto gli fosse successo.
“Sarà anche una cosa successa mesi, anni o secoli fa, ma mi sembra che sia
ancora una ferita aperta per qualcuno di voi!” disse la navigatrice del passato,
indicando la futura sé stessa che aveva lo sguardo abbassato e con forza
stringeva i pugni che teneva appoggiate sulle gambe.
RUFY, il quale non si era ancora seduto da quando era rientrato in cucina,
si avvicinò a NAMI, accarezzandole la testa e dandole un bacio sui capelli.
Questo atteggiamento così esplicito, fece andare di traverso l’acqua a Rufy, mentre colorò nuovamente le guance di Nami.
“Lo so che NAMI ci soffre ancora e…” cominciò il
capitano, ma venne interrotto dalla voce della donna.
“No! Lo so che è una cosa passata. Tu sei ancora fra noi ed è questo quello
che conta, ma ciò non toglie che io abbia paura che si possa verificare
nuovamente e questa volta per sempre!”
NAMI prese a piangere silenziosamente. Non era la tipa che amava farsi
vedere debole, ma ora era giustificata anche dagli ormoni impazziti.
RUFY avrebbe voluto dirle che non sarebbe mai accaduto un’altra volta e
farla calmare, nelle sue condizioni non doveva agitarsi, ma erano pirati e
rischiavano la vita tutti i giorni e questo lo sapevano benissimo tutti i
membri della ciurma. Solo a Umi il concetto non era
ancora chiaro. Per una bambina il pensiero di poter perdere tutti non per una
causa naturale, ma per delle assurdi leggi che condannavano certi stili di vita
in quanto considerate sbagliate, non era facile da comprendere. Nemmeno gli
adulti a volte capivano il perché, sapevano solo che le cose stavano in quel
modo e cambiare le cose era un percorso arduo e lento.
“Come è successo?” la voce di Rufy interruppe il
silenzio che si era venuto a creare.
RUFY sospirò e prima di iniziare il racconto, chiesealla sua compagna di vita se volesse tornare
nella sia stanza per evitare di rivivere quel ricordo doloroso, ma la donna
scosse violentemente la testa.
“Quello che mi è successo è stata la conseguenza di una trappola che la
marina ci ha teso e che ci ha colti impreparati!” fece una pausa per guardare
gli sguardi dei compagni e vide che tutti erano in attesa che andasse avanti.
“Come ben sapete, sia io che Ace siamo stati cresciuti in un luogo dove la
marina non ci avrebbe trovato, per far sì che potessimo vivere nonostante
avessimo la colpa di essere nati da genitori ricercati e considerati i più
pericolosi al mondo.La nascita di mia
figlia invece non è stata tenuta nascosta. Non abbiamo pensato nemmeno per un
secondo di separarci da lei, nonostante con noi sia in costante pericolo. Ma in
quanto suoi genitori ci siamo ripromessi di proteggerla con tutti noi stessi!”
“Non saremo i suoi genitori, ma anche noi mi sembra che abbiamo fatto un
lavoro niente male in questi anni!” disse ZORO con le mani dietro la testa.
RUFY sorrise “Direi un lavoro impeccabile. Ma tornando al racconto, quel
giorno non fu la solita marina a tenderci una trappola, ce la saremo cavati
senza problemi altrimenti, ma vari ammiragli erano presenti. E uno più forte
dell’altro. Lo scontro durò a lungo, alcuni ammiragli riuscimmo a sconfiggerli,
tra cui Aokiji, ma esso con i suoi poteri aveva messo
fuori combattimento gli arti di alcuni.
SANJI ad esempio aveva le gambe interamente congelate e io il braccio
sinistro. SANJI era fuori combattimento, ma io continuai a lottare e con me
tutti gli altri. Riuscimmo a sistemare due o tre ammiragli, ma al prezzo di
perdere lo stesso numero di compagni. ROBIN infatti giaceva a terra priva di
sensi e BROOK aveva subito una brutta ferita al cranio, che lo aveva portato ad
avere vertigini e quindi perse anche la capacità di reggersi bene in piedi.
Eravamo tutti esausti, ma credevamo di potercela fare. Però…”
RUFY sospirò “…però non avevamo tenuto conto di un
nemico. Un ammiraglio che fino a quel momento non aveva agito e mostrato la sua
presenza: Kizaru. Ha sempre rappresentato un
problema, insieme ad Akainu!”
Rufy al nome del secondo ammiraglio strinse i
pugni tanto da farsi male.
“Kizaru fece la sua comparsa con in braccio Umi e NAMI presa in ostaggio. Non avevamo notato nessun
movimento sospetto e quanto vedemmo ci colse di sorpresa, permettendo ai nostri
nemici di renderci inermi e incapaci di reagire. Io, CHOPPER, ROBIN e BROOK
eravamo stati immobilizzati da catene di agalmatolite
marina. Provai a usare l’Haki, ma esso è efficace
solo se si fa uso di tecniche che prevedono il contatto con un avversario che
possiede un rogia e quindi la speranza che Kizaru e gli altri nemici cadessero a terra privi di senso
era pressoché impossibile.
La sua intenzione era ovviamente giungere alla mia testa e con Umi e NAMI come ostaggio aveva me e gli altri in pugno e
non sembrava mostrare la ben che minima pietà verso una bambina di appenasei mesi.
Ricordo ancora quanto affermò…” disse RUFY
chiudendo gli occhi e ricordandosi quel momento come se si stesse svolgendo
proprio in quell’istante “è un vero peccato dover eliminare una così bella
bambina, ma ha commesso una grande colpa nascendo come TUA figlia MONKEY D.
RUFY!”
RUFY strinse i pugni e continuò “Ricordo di aver cercato di ribellarmiper potermi liberare e aiutarle, ma nemmeno
ZORO avrebbe potuto spezzare quelle catene, in quanto era stato privato delle
sue armi. Insomma eravamo proprio nei guai. E l’unico modo fu quello di puntare
sull’orgoglio della marina. Era me che volevano e quindi mi offrì loro su di un
piatto d’argento, chiedendo in cambio che venisse risparmiata la vita di NAMI e
di Umi.
Kizaru all’inizio non fu propenso a voler
accettare la mia richiesta, dato che in realtà mi aveva già catturato e insieme
a me, anche gli altri. Poteva scegliere fra due opzioni. Cioè rischiare che
facendo il diavolo a quattro, sarei riuscito a liberare tutti, e conoscendo la
mia reputazione sapeva che potevo anche riuscire a cavarmela, oppure cedere
alla mia richiesta e farmi promettere che non avrei mosso un muscolo e
permettere loro di fare quello che volevano. Inoltre gli ricordai che se avesse
solo avesse toccato mia figlia con un dito e noi altri, la Marina ne sarebbe
stata macchiata e sarebbe potuta diventare nemica del mondo intero. La Marina
se la passa già male per conto suo, ma sa bene che noi Mugiwara
siamo temuti dai vari pirati, i quali non hanno coraggio di attaccare i
villaggi dove noi abbiamo garantito la nostra protezione e siamo ben visti
dalla maggior parte dei civili in quanto non consentiamo ai bucanieri di
distruggere le loro vite tranquille.
Quando Barbabianca fu ucciso e il suo dominio sui
mari venne meno, i villaggi da lui protetti vennero attaccati, senza che la
marina potesse fare molto. Se succedesse qualcosa di simile e per l’ennesima
volta per colpa della marina, essi avrebbero perso tutto il loro prestigio.
Insomma avevano tutto da perdere eliminando l’intera ciurma, mentre eliminando
solo me, avrebbero perso uno dei loro nemici più pericolosi e garantito ancora
una certa sicurezza incerti luoghi,
dato che la mia intenzione era quella di impartire l’ordine ai miei compagni di
garantire la pace nei mari che solcavamo. C’è poi da tenere conto che se avessero
eliminato anche sua nipote, Dragon non se ne sarebbe rimasto in disparte. Io
ormai sono adulto e la mia vita me la devo gestire io, ma mio padre non avrebbe
permesso un’altra ingiustizia a danno di una bambina!”
“Quindi Dragon è ancora in circolazione” disse Robin sorridendo.
“Ehi aspetta un momento. Torna indietro. Cosa ti fa pensare che noi avremmo
continuato a fare i pirati, una volta che tu saresti passato a miglior vita?”
chiese Sanji. Era convinto che senza Rufy la loro ciurma si sarebbe sciolta, in quanto non
avrebbero voluto seguire nessun altro capitano.
Ma la voce tuonante e seria dei due Zoro che
suonò all’unisono disse “Perché sarebbe stato l’ordine del capitano e gli
ordini non si discutono!”
“Ora forse pensi ancora che la ciurma si possa sciogliere, ma dopo così
tanti anni passati insieme, la ciurma non si scioglie a causa della morte di
uno di noi, anche se dovesse trattarsi del capitano. Noi siamo i pirati di Mugiwara e sempre lo saremo, anche se mancasse l’elemento
che ha costituito questa ciurma!” disse SANJI mentre compiva il suo solito
gesto di prendere una sigaretta, ma si ricordò di non accenderla in quanto NAMI
era li con loro.
“Ma tutte le navi pirata devono avere un capitano. Chi lo avrebbe
sostituito?” chiese Usopp.
“Se RUFY la pensa come me, sarebbe stato ZORO!” Disse la voce del capitano
del passato, facendosi sentire per la prima volta da quando avevano iniziato la
conversazione.
I mugiwara del passato lo guardano allibiti.
“Vuoi dire che tu hai già preso la decisione di nominare Zoro come prossimo capitano nel caso tu dovessi…”
chiese Nami non riuscendo a pronunciare l’ultima
parola.
“Da quando questa ciurma era composta solo da cinque di noi, avevo già
valutato l’idea di chi avrebbe potuto sostituirmi nel caso il destino mi avesse
preso prima del previsto!” disse Rufy con un sorriso
tranquillo.
“Ho perso la mia occasione di diventare capitano!” disse tristemente Usopp.
“Peccato, ti ci vedevo bene!” disse Chopper “Però preferisco che Rufy non muoia!”
Silenzio.
“Mi sarei aspettata qualche sorte di reazione dal cuoco! Ehi amico, l’hai
presa piuttosto bene !” disse FRANKY, il quale non vedendo risposta dall’interpellato,
gli sventolò una mano davanti agli occhi per vedere che in lui non c’era
reazione “è andato!” disse infine, riferendosi al fatto che Sanji
avrebbe dovuto sottostare agli ordini dello spadaccino.
“Lasciamolo perdere, voglio sapere cosa è accaduto dopo, perché per fortuna
non si è arrivato a questo punto!” disse Nami.
“Su Nami, non disprezzare così Zoro, non credo che sarebbe poi male come sostituto
capitano!” disse Rufy ridendo.
“Lo penso anch’io!” Disse l’interpellato.
“Non intendevo questo con “per fortuna, ma…bha
lasciamo perdere!” disse Nami esasperata.
“Su avanti continua la storia!” disse Chopper emozionato, dimenticandosi
per un po’ che quanto avvenuto era una cosa reale.
“Dunque eravamo arrivati al fatto che la marina, uccidendo tutti, sarebbe
potuta anche andare in rovina, quindi Kizaru accettò
la mia proposta e fece catturare solo me e…NAMI!”
continuò RUFY.
“Come NAMI? Non avevi detto che…” un pugno ben
assestato alla testa di Rufy da parte di Nami, permise al capitano del futuro di continuare senza
che qualcun altro lo interrompesse.
“NAMI venne catturata per garantirsi che non avrei davvero cercato di
scappare. La mia era pur sempre considerata la parola di un pirata dopo tutto.”
“Io non mi opposti. Ero pronta a morire per salvare Umi
e quello che restava della ciurma, anche se ciò sarebbe significato dover
lasciare orfana mia figlia. Ma sapevo che sarebbe stata in buone mani!” disse
NAMI accarezzandosi il ventre, pensando che se le cose si fossero messe male,
quel piccolino che si trovava nel suo grembo non avrebbe avuto la possibilità
di nascere.
RUFY riprese “Venimmo condotti a Marineford,
ormai ricostruita dopo gli eventi che…bhe lo sapete…” disse immaginando che per Rufy
la perdita del fratello fosse una ferita ancora troppo aperta “…e venimmo rinchiusi in due prigioni diverse, in modo tale
che nessuno sapesse dell’altro. Passarono non so quanti giorni, finché Magellan venne a prendermi per portarmi nella sala delle
esecuzioni!”
“Sala delle esecuzioni?” chiese Robin curiosa.
“Esatto, da un po’ di anni
l’esecuzione pubblica in piazza è stata abolita, in quanto di cattivo gusto e
di cattivo esempio per i bambini e i giovani. Anche questo lo dobbiamo a Dragon
nonostante il suo intento era quello di eliminarla completamente!” spiegò intervenendo
l’archeologa del futuro.
“è già un passo avanti!” disse Robin “Scusa RUFY per l’interruzione,
continua pure!”
“Oltre al luogo, anche il modo di eliminare il ricercato è cambiato ed è
solo permesso quell’unica maniera di condannare a morte una persona. Un modo
più lento e doloroso rispetto a prima. Ora iniettano una sostanza mortale nelle
vene del mal capitato, sempre la stessa, ma credo che con me abbiano dovuto
trovare un’altra sostanza. Magellan sapeva che dopo
essere sopravvissuto a uno scontro con lui, i veleni mi sono per lo più
indifferenti, mi creano qualche fastidio, ma di sicuro non mi portano alla
morte, ma la marina stava programmando la mia morte da un bel po’, perché
avevano ideato una sostanza da usare con i possessori del frutto del diavolo
più resistenti!”
Chopper e Usopp terrificati da quanto stava
raccontando, si abbracciarono in attesa che l’uomo andasse avanti togliendo
loro di dosso quell’ansia che si era impossessata dei loro cuori.
“La sostanza di cui RUFY sta parlando e l’agalmatolite
marina in forma liquida. Questo minerale se fuso a un alta temperatura, può
trasformarsi dallo stato solido a quello liquido ed essere utilizzato per
quanto vi stiamo raccontando!” disse SANJI “Se al solo tocco un possessore del
frutto del diavolo perde le energie, con quella sostanza in corpo accade molto
di più e gli effetti vi assicuro non sono gradevoli. RUFY ci ha messo come
minimo due settimane per riprendersi completamente e sapete quanto in fretta
recuperi le forze solitamente!”
“Ok sta cosa è spaventosa! Quale pazzo ideerebbe questo sistema di
uccidere?” chiese Usopp.
“Diciamo che in parte è colpa mia!” disse FRANKY sentendosi colpevole. “è
stato un incidente, sia chiaro. Ho fatto venire in mente questa pazza idea a un
membro della marina. Mi stavo scontrando contro Smoker.
Oh meglio ci provavo, dato che senza l’utilizzo di Haki
non ero in grado di colpirlo. Ho fatto uso di una tecnica, che il vostro Franky non avrà ancora inventato, che mi permette di
rendere il mio corpo incandescente. Con quella tecnica se Smoker
mi avesse colpito si sarebbe ustionato, abbassando la guardia e permettendo
agli altri di attaccarlo. Sapete quel bastone, che quel marine da quattro soldi
si porta sempre dietro, che sulla punta ha un frammento di agalmatolite?
Bhe nel tentativo di pararmi da uno dei suoi colpi,
l’ho afferrato e l’algamatolite si è sciolta
gocciolando a terra.
Smoker guardando la fine del suo prezioso
bastone, sorrise compiaciuto dicendomi “Grazie per l’idea Cyborg!”. Allora non
capii a cosa si riferisse, ma quando RUFY venne condannato a morte, ci
arrivai!”
“Caspita, ti devi essere sentito in colpa per quanto successo allora!”
disse Chopper.
“Si direi di si, ma sinceramente RUFY non mi attribuisce nessuna colpa!
Disse FRANKY rilassato.
“C’era d’aspettarselo dal capitano, inoltre come hai detto tu, è stato un
incidente!” disse Sanji “Continua come hai fatto a
salvarti se nel tuo corpo era già in circolo quella sostanza?”
“Bhe non ho ben capito come si sono svolti i
fatti. Sinceramente a me importava solo di essere vivo e di non essermi perso
le prime parole di Umi, i primi passi e…tutto quello che c’è stato fino ad ora nella vita di mia
figlia!” NAMI sorrise dolcemente “Dovresti farla a CHOPPER questa domanda!”
disse RUFY infine.
La renna del futuro, sentendosi preso in causa, arrossì timidamente, ma
cercò di rispondere in modo esauriente alla domanda.
“Avevo preso a studiare l’agalmatolite, nonostante
mi venisse difficile, dato che non potevo maneggiarla come volevo. Avevo
intenzione di trovare un modo per annientare gli effetti collaterali di questo
minerale, ma con scarsi risultati. Ma un giorno, Usopp
entrando di scatto nella mia stanza, mi fece rovesciare il miscelato preparato
per le rumble ball sul minerale ed è avvenuta una
reazione chimica strana. Il minerale si è praticamente sciolto, fino a
rimanerne solo un mucchio di polvere. Il fatto è che le rumble
ball sono create con una miscela che consente di modificare il corpo senza che
esso subisca danni, quindi in un certo senso crea una barriera che protegge gli
organi da eventuali espansioni o restrizioni che a lunga andare avrebbe causato
lacerazioni e quindi gravi danneggiamenti.
Ragionandoci sopra, sono arrivato alla conclusione che con qualche piccola
modifica della miscela delle rumble ball, avrei
potuto ottenere una sostanza capace di debellare il veleno dell’agalmatolite!”
Chopper fece bene attenzione alle parole del suo futuro sé stesso e riuscì
a comprendere per filo e per segno quello che gli era appena stato raccontato
conoscendo bene le proprietà della rumble ball, ma
sinceramente non aveva mai pensato di pensare a un ulteriore sviluppo del
farmaco.
“Sapevamo cosa avrebbero somministrato a RUFY e nonostante il nostro
tentativo di fare in fretta e di impedire che l’esecuzione iniziasse, arrivammo
in ritardo. Pensammo a salvare prima NAMI e poi con le varie guardie che
ostacolarono il nostro cammino, non potemmo giungere a destinazione prima che
scattasse l’ora x. Se poi teniamo conto che una volta giunti in sala
esecuzione, abbiamo dovuto anche vedercela con Magellan,
vi può far comprendere del perché abbiamo rischiato seriamente di perdere il
nostro capitano.
Per fortuna leproprietà delle rumble ball ci hanno protetto dal veleno di
quell’individuo, se no nessuno si sarebbe salvato quel giorno. Solo ROBIN
rimasta sulla Sunny con la piccola Umi.
Per nostra fortuna, gli altri ammiragli presenti all’esecuzione, non
intervennero. Erano sicuri che ormai per RUFY non c’era più niente da fare.
Fu quello che temetti anch’io, quando non sentii più pulsazioni nel
capitano. Ricordo di essermi paralizzato dalla paura, quando scoperto a che ora
era iniziata l’esecuzione, intravidi una piccola luce di speranza.
L’agalmatolite era stata iniettata nel corpo di
RUFY da appena un paio di minuti e tutti i veleni hanno bisogno di tempo per
agire e fare il giro completo del sistema circolatorio. Il cuore aveva cessato
di battere, è vero, ma si ha spesso una possibilità di recuperare la vittima,
se si riesce a impedire che il cervello rimanga privo di ossigeno troppo a
lungo e si interviene con un massaggio cardiaco.
Non perdetti tempo, iniettai le proprietà delle rumble
ball in RUFY sperando che il farmaco andasse a proteggere il cervello
dall’attacco dell’agalmatolite e che gli altri organi
già colpiti, venissero protetti da nuovi attacchi, che li avrebbero distrutti
completamente e come previsto, il cuore riprese a battere, dopo un lungo ed
estenuante massaggio cardiaco!” terminò CHOPPER.
“Infine ricordo solo di essermi svegliato due settimane dopo completamente
stordito, ma salvo, nel mio letto e le persone che amo di più!” disse RUFY con
un sorriso diretto verso NAMI. Aveva provato una forte emozione al suo
risveglio, ritrovandosela accanto. Aveva vegliato su di lui per tutto il tempo
del suo coma senza abbandonarlo un minuto. Le era davvero grato per quanto
aveva fatto per lui e per quanto continuava a fare ogni giorno.
Ecco qua il capitolo cinque e questa volta niente suspance
alla fine. Avrei dovuto inventare qualcosa. Mannaggia. Va bhe…per
questa volta mi è scappato.
Che dite? La morte di RUFY è credibile? Sinceramente non sapevo cosa
inventare. Farlo affogare e farlo riprendere poco dopo, mi sembrava una cosa
trita e ritrita, allora ho optato per questo, così ho avuto anche la
possibilità di far conoscere qualche cambiamento del mondo del futuro.
Spero che
non sia stato troppo noioso in quanto non c’è stata una vera e propria azione.
Se è così…gomena sai!!!
Bhe ditemi voi.
Aspetto le
vostre recensioni.
Byebye
Neko=^_^=
Ps: qualcosa nel prossimo capitolo dovrebbe smuoversi un po’!!!
Dopo la fine del racconto ci volle qualche minuto prima che qualcuno
esprimesse una parola.
“Wow, non so cosa dire! Così tu sei morto per qualche minuto, è nato un
nuovo frutto del diavolo gomugomu,
l’avete trovato e tua figlia ha pensato bene di mangiarselo?” chiese Usopp.
“In verità l’ho ha trovato Shanks…di nuovo! In
questo modo lui è venuto a sapere della mia morte momentanea. Lo diede da
tenere a noi e tra una spiegazione e l’altra, Umi ha
origliato di cosa quello strano frutto fosse” spiegò RUFY.
“Aveva tre anni allora e sapendo che era affascinata dal potere del padre, le
vietammo di avvicinarsi al frutto. Lo nascondemmo, ma quando mancava qualche
giorno al suo quinto compleanno, in qualche modo è riuscita a trovare la cassa
dentro la quale lo avevamo nascosto, lo ha aperto con facilità grazie ai miei
insegnamenti e in segreto se n’è cibata. Non lo scoprimmo subito, ma solo
quando nel tentativo di prendere un libro in cima alla libreria, l’intero
mobile le cadde addosso, senza che lei si fosse minimamente fatta male!” disse
NAMI ricordandosi lo spavento di quel giorno a causa della caduta del mobile su
sua figlia, del sollievo provato vedendo che non si era fatta niente e infine
della rabbia provata per aver disobbedito e aver mangiato il frutto.
“Ora sapete perché anche Umi ha il potere…” cominciò RUFY,ma non potè terminare la frase che gli venne
in mente qualcosa.
Si girò verso l’angolo destro della cucina come se si aspettasse che
succede qualcosa.
Tutti i presenti seguirono il suo sguardo, il quale cominciava a
preoccuparsi.
NAMI gli accarezzò il braccio e gli chiese cosa avesse.
“Ragazzi, non vi sembra strano che non stia accadendo niente?” chiese il
capitano.
“No anzi, direiper fortuna!” disse
USOPP.
ZORO osservò il suo capitano e sposto nuovamente il suo sguardo verso il
punto che RUFY fissava. “Oh cavolo!”
“Ora che hai tu?” disse SANJI esasperato.
“Sei il solito idiota. Cosa ricordi del nostro viaggio nel futuro?” chiese
ZORO.
“Oh!” disse anche ROBIN capendo dove ZORO volesse arrivare.
“Siamo finiti sulla Sunny, abbiamo incontrato noi
stessi, parlato e scoperto della morte di RUFY senza però riuscire a evitarla,
fatto cena e…oh mannaggia!”
“Ok, abbiamo capito. Oh cavolo, oh mannaggia…insomma
che diavolo succede?” chiese Usopp esasperato da
tanti misteri.
“C’è che si sarebbe dovuto aprire una distorsione temporale che avrebbe
dovuto condurvi nel vostro tempo!” disse SANJI guardando i suoi compagni
pensieroso.
Chopper cominciò ad agitarsi “Vuol dire che siamo bloccati in questo tempo?
Aiuto! Come facciamo?”
Rufy con il solito fare tranquillo disse
“Troveremo un modo, ce la siamo sempre cavata, no?”
Robin appoggiò il suo compagno, inoltre pensava che dato che si trovavano
in quel tempo, potevano anche approfittarne per conoscere meglio il nuovo
mondo, senza però togliere la voglia di continuare a viaggiare e scoprire cosa
quel mare avrebbe riserbato loro una volta tornati a casa.
“Non è un problema che voi rimaniate qui, solo che non sapendo cosa accadrà
d’ora in avanti, potrebbe essere pericoloso per voi e per noi!” disse RUFY.
“Non vi saremo di impiccio se è questo che stai insinuando, sappiamo
difenderci” disse Zoro un po’ contrariato.
“Non te la devi prendere Zoro, quello che RUFY
vuole dire e che noi navighiamo in queste acque da ormai dieci anni e sappiamo
che i nostri nemici sono molto insidiosi. Voi siete solo all’inizio del
viaggio, dovete ancora crescere e potenziarvi ecredetemi, al livello in cui vi trovate ora, potreste rischiare grosso
se incontrassimo qualcuno dei nostri nemici!” disse NAMI accarezzandosi il
ventre preoccupata.
“Che tipo di nemici?” chiese Nami spaventata,
vedendo l’agitazione dei presenti.
RUFY stava quasi per rispondere quando il verso di Tiko,
allarmò l’intera ciurma.
BROOK si alzò di scatto e corse sul ponte.
Il sole ormai era già tramontato e il buio regnava sovrano sul mare. La
nave era illuminata dalle poche lampade sparse qua e là, che garantiva la
visione nel caso i membri della ciurma avessero dovuto muoversi lungo l’intera
nave.
Gli altri membri della ciurma, NAMI compresa, uscirono dalla cucina e si
guardarono intorno.
“BROOK, cosa succede?” chiese SANJI preoccupato, continuando a sentire il
lamento della loro amica balena.
“Non lo so con precisione, ma temo che ci sia qualcuno in quelle acque, che
si sta avvicinando!” disse lo scheletro preoccupato.
RUFY prese subito il comando “Spegnete tutte le luci e cambiamo rotta, se
c’è davvero qualcuno, evitiamo di farci trovare finchè
non riusciremo a capire di chi si tratta.
“Potrebbe trattarsi di Shanks?” chiese USOPP.
“Non avrebbe motivo di agire nell’ombra altrimenti!” disse ZORO avvicinandosi
a una lanterna per spegnerla, ma una risata sinistrafermò la sua azione.
Il misterioso individuo, giunto nelle vicinanze della Sunny,
approfittava dell’oscurità, sua amica preziosa, per agire in incognito il più
possibile.
Però tutti i presenti del futuro assottigliarono gli occhi, ben
consenzienti di chi si trattasse.
RUFY spalancò gli occhi e stringendo i pugni e senza voltarsi disse “NAMI
vai a metterti al sicuro. mentre tu ROBIN sai di cosa necessita NAMI, stelle
vicino e cerca di non farla agitare. Tu Nami vai con
loro per favore!”
Le ragazze annuirono.
“Rufy, preferirei che anche tu andassi con loro!”
disse con voce seria il capitano del futuro.
“Non ci penso nemmeno, se c’è da combattere io resto!” disse determinato il
ragazzo del passato.
“Non per discutere un tuo ordine, ma se temi per Rufy,
dovresti temere anche per noi. Dovresti saperlo che lui è il più forte tra
noi!” disse Usopp.
“Non lo sto mandando via perché lo considerò debole, ma perché potrebbe
avere una reazione che potrebbe metterci tutti in pericolo!” disse RUFY
guardando il passato sè stesso, il quale era
contrariato da quanto gli era stato ordinato.
“Comunque chiederei anche a voi del passato di allontanarvi. andate a
difendere la camera dove si trova Umi e la stanza di
NAMI nel caso le cose si mettessero male!”disse infine.
Tutti obbedirono, solo Rufy rimase sul ponte,
insieme a Zoro che decise di aspettarlo, intuendo che
le cose stessero per mettersi male.
Le ragazze si erano rifugiate nella stanza di NAMI e RUFY e la prima era
stata fatta sdraiare sul letto, nonostante le proteste. Era agitata e aveva
cominciato ad avere il fiato corto.
“NAMI devi calmarti. Non vorrai che accada qualcosa a tuo figlio. Fai
respiri profondi!” disse l’archeologa del futuro preoccupata.
“Cosa succede? Sta male?” chiese Nami spaventata,
non sapendo cosa fare per essere d’aiuto.
“Quando era al quinto mese,NAMI ha
rischiato seriamente di perdere il bambino. Da allora dobbiamo evitargli
qualsiasi tipo di sforzo e preoccupazione, perché il bambino potrebbe correre
dei pericoli e anche NAMI!”
Nami abbassò la testa “Quindi dal suo stato di
agitazione, devo dedurre che fuori non se la stianocavando bene?”
ROBIN la osservò non sapendo cosa rispondere “Abbiamo qualche difficoltà
con lui!”
“Lui chi?” chiese Nami deglutendo.
“Barbanera!” disse RUFY trovandosi davanti l’uomo dalla grossa mole e
dall’aspetto sgradevole, che era salito sul ponte.
Rufy, vedendo il pirata, strinse i pugni e si
sentì invadere da una rabbia.
“Rufy, raggiungi le ragazze!” disse nuovamente
RUFY guardandolo con la coda dell’occhio. Sapeva bene cosa stesse provando in
quel momento il suo passato sé stesso. L’aveva provato anche lui e a volte
ancora provava rancore verso quell’essere, ma si era ripromesso di non agire mai
secondo le leggi della vendetta.
“No!”
“Rufy!” lo rimproverò l’uomo.
“Come mi puoi chiedere una cosa del genere. È a causa di quel tipo se mio
fratello è morto, non posso fargliela passare liscia!” disse il ragazzo
partendo all’attacco, ma esso venne scagliato brutalmente a terra dal futuro sé
stesso.
Zoro rimase sorpreso dalla potenza di RUFY. Doveva
essere diventato estremamente potente se era stato in grado di mettere KO Rufy con un solo colpo, perché il suo capitano giaceva a
terra svenuti, tra le crepe del legno causato dall’impatto.
“Che cosa ti è preso!” gridò Zoroa quel comportamento che ai suoi occhi era
assurdo.
“Sarà più al sicuro così! Barbanera non è un novellino!” rispose lo
spadaccino del passato. “Portalo al sicuro!” ordinò infine.
“Vi vedo piuttosto nervosi miei cari amici. Devo dedurre che la mia visita
non sia gradita!” disse Barbanera affiancato da otto dei suoi nakama essendo l’ultimo troppo grande per riuscire a salire
sulla Sunny.
“Cosa vuoi? Non mi sembra il momento di lottare per accaparrarsi il titolo
di re dei pirati!” disse RUFY con tono grave.
“Qualsiasi momento è quello buono. Ho hai paura!” chiesel’uomo, sfidandolo.
RUFY stette in silenzio e cercò di riflettere su cosa fare.
“Ma se non vuoi combattere per me va bene, basta che rinunci al tuo sogno!”
disse divertito Barbanera.
“Non pensarci nemmeno brutto ciccione. Non permetteremo mai che qualcuno
domandi al nostro capitano di rinunciare al suo sogno! disse USOPP puntando la
sua fionda verso il suo avversario Van Ooger, il
cecchinodella ciurma di Barbanera, il
quale se ne stava tranquillo tenendo il suo fucile sulla spalla.
“Non ti conviene sfidarmi!” disse Van Ooger “Non
avresti speranza contro di me”.
“Vogliamo provare? Se non sbaglio quella cicatrice sulla guancia è merito
del sottoscritto!” disse USOPP compiaciuto.
“è stata solo la fortuna del principiante. Ma non capiterà mai più che tu
riesca anche solo a sfiorarmi col pensiero!”.
“Se questa è una sfida, accetto!” disse USOPP con un sorriso sicuro di sé.
Lafitte, il navigatore di Barbanera, aveva
cominciato a ballare il tip-tap come era suo solito fare nei momenti più
assurdi.
“Ti va di ballare? Perché non balli un po’ con me, amico!” disse SANJI
sfidando il suo avversario, come anche ZORO chesguainò le sue spade, puntandole versoShiryu della Pioggia, l’abile spadaccino della ciurma nemica.
Uno ad uno i pirati nemici, si scagliarono verso il proprio avversario
cominciando ad affrontarsi.
I Muguwara del passato, sotto ordine di RUFY si
erano recati davanti all’ingresso della stanza di NAMI per proteggerla, nel
caso qualche nemico avesse sconfitto il proprio avversario e si fosse diretto
verso di lei.
Barbanera era a conoscenza della gravidanza di NAMI e avrebbe anche potuto
arrivare a catturarla per minacciare RUFY, conoscendo la sua perfide indole.
Barbanera all’inizio aveva un grande rispetto per il suo avversario Mugiwara, ma non arrivando mai a un vincitore, aveva
cominciato a stufarsi di essere leale e aveva cominciato a giocare sporco pur
di riuscire a guadagnarsi il titolo di re dei pirati.
Zoro mentre era di veglia alla porta, sentendo
di tanto in tanto le lamentele di NAMI, la quale aveva cominciato a provare
forti dolori, sentì degli strani passiin lontananza.
Spalancò gli occhi. Da quella parte vi era la stanza che Usopp si era offerto di andare a controllare, all’interno della
quale vi era Umi.
Lo spadaccino lasciò l’incarico di proteggere le ragazze a Sanji e Robin, gli unici rimasti, dato che Chopper era
dovuto entrare nella stanza per assistereNAMI.
Rufy era con loro, ma steso a terra, ancora
tramortito dalla botta presa.
All’interno della stanza.
“Ora inspira e espira, inspira e espira!” disse ROBIN cercando di aiutare a
respirare per calmare il dolore.
“C-cosa s-sta succedendo là f-fuori?” chiese NAMI
spaventata.
L’ultima volta che Barbanera e RUFY era finita in parità, ma sia l’uno che
l’altro erano usciti alquanto malconci dalla scontro e la donna era in pensiero
per l’intera ciurma. Essa cercò di regolare il respiro come ROBIN le diceva di
fare, ma sembrava che non riuscisse a seguire l’amica, al contrario della navigatrice
del passato, la quale aveva preso a respirare come se stesse partorendo, a
vedere le due respirare in quel modo, tanto da rischiare un’iperventilazione.
“Oh no, si sono rotte le acque!” disse Chopper agitato. Non aveva mai fatto
nascere un bambino. Aveva assistito a un parto quando stava con la dottoressa Koreha, ma non sapeva bene come procedere e quella sua
tensione venne percepita da ROBIN.
“Calmati dottore. So che questa è la tua prima volta, ma se ti serve una
mano posso aiutarti!” si offrì volontaria ROBIN, anche Nami
si offrì di dare una mano, nonostante avesse una fifa blu.
“D’accordo. ROBIN cerca di far calmare NAMI e aiutala a tenere il ritmo del
respiro, tu Nami, portami un po’ di acqua calda e un
panno dove avvolgere il bambino. E tu NAMI cerca di resistere, non è ancora
arrivato il momento di spingere!” disse Chopper emozionato e agitato allo
stesso tempo.
Nel frattempo Zoro era giunto davanti alla cabina
di Umi. Usopp si stava
lentamente sollevando da terra, dopo una forte ginocchiata allo stomaco, che
per qualche secondo lo aveva stordito.
“Usopp, cosa è successo?” chiese preoccupato lo
spadaccino.
“Una donna, orribile, col naso lungo, mi ha attaccato alle spalle e mi ha
colpito. Questa oscurità non ci aiuta!” disse Usopp
massaggiandosi la pancia. Aveva un forte senso di nausea, che passò all’istante
quando il suo compagno lo informò della sparizione di Umi.
“Papààààà” urlò la bambina, una volta portata sul
ponte e dopo aver morso la mano della donna che l’aveva rapita, che la teneva
imbavagliata.
RUFY che fino a quel momento non aveva voluto ingaggiare una lotta contro
Barbanera, facendosi pestare pesantemente, si arrabbiò sul serio a vedere la
figlia prigioniera.
Fino a quel momento non aveva voluto combattere, perché conoscendo i poteri
del suo avversario, sapeva bene che se ne avesse fatto uso, anche in minima
parte, la nave sarebbe calata a picco e con lei tutti i suoi amici.
Gli altri membri della ciurma riuscivano, chi meglio chi peggio, a tenere
testa ai propri avversari, ma all’urlo della bambina,si fermarono, avendo paura
di fare un passo falso e di condannare la figlia di RUFY.
Le cose stavano precipitando. NAMI aveva cominciato il travaglio, Umi era stata presa in ostaggio e RUFY si sentiva impedito
dal fare qualsiasi mossa.
Ma non potè ignorare la richiesta di sua figlia
“Papà, aiutami!” disse Umi stendendo un braccino
verso di lui.
Non conosco i compagni di Barbanera, ma
forse è perché non si sono visti molto nel manga e anime. Ho cercato
informazioni per sapere qualcosa su di loro e i nomi, ma a parte qualche ruolo
che qualcuno di loro ricopre, non si sa molto sui loro poteri, quindivolevo informarvi che per alcuni me li sono
inventati.
Buona lettura =^_^= e se non vi sembra una
schifezza, lasciatemi un commentino…anche nel primo caso…vorrei sapere se c’è qualcosa dove sbaglio.
Capitolo sette: Un nemico insidioso.
“ Aiutami papà!"
Quelle singole parole, pronunciate con una vocina spaventata e tremolante
dal pianto, scatenarono qualcosa in RUFY, che lo fece scattare.
Era pericoloso affrontare Barbanera in mare aperto e uno spazio ristretto,
ma non poteva più desistere dal combattere.
Il suo cuore iniziò a battere più
velocemente e inizio a pompare sangue in tutto il corpo a una velocità
esagerata, rendendo il suo corpo incandescente e fumante.
I suoi occhi, contornati da del sangue che sgorgava dalle ferite che si era
procurato alla testa scontrandosi con Barbanera, cambiarono. Vi si poteva
leggere tutta la rabbia che l'uomo in quel momento provava.
"Teach, fino a qualche tempo fa, nonostante
tuoi certi comportamenti, ti rispettavo come pirata e capitano di una ciurma.
Apprezzo il fatto che tu ama la tua ciurma e la tua capacità di credere nei
sogni. Ti ho perdonato quello che hai fatto a mio fratello, non dandoti al
pieno la colpa della sua morte, dato che le leggi assurde che governano questo
mondo hanno giocato un ruolo fondamentale. Ciò nonostante tu continui a
provocarmi.
La mia pazienza ha un limite e quel limite è la mia famiglia, la mia
ciurma, LA MIA BAMBINA…” RUFY tacque per qualche
istante, durante il quale scese un silenzio carico di tensione che non sembrava
per niente intimorire Barbanera, poi continuò “…Ora
basta. Preparati a combattere!” disse, senza però concedere realmente al nemico
il tempo di prepararsi.
Compì uno scatto fulmineo e con un colpo carico di Haki,
colse di sorpresa Barbanera, il quale venne scaraventato fuori bordo, cadendo,
per sua fortuna, a bordo della sua enorme nave a forma di zattera.
Teach si rialzò subito e, pulendosi il sangue
uscitogli dal labbro, disse “Così mi piaci cappello di paglia!”
“Voglio vedere se ti piacerà ancora quando ti prenderò a calci!”
Disse minaccioso RUFY.
“Zoro, dobbiamo fare qualcosa!” affermò Usopp guardando di nascosto cosa si stava svolgendo sul
ponte “è colpa nostra se Umi è stata presa!”
Zoro cominciò a riflettere e gli tornò in
mente che nell’ultima battaglia, Usopp aveva fatto
uso di una nuova tecnica che poteva tornare utile in quel momento. Lo
spadaccino riferì quanto aveva ideato al compagno, il quale si mise subito
all’opera prendendo bene la mira.
Il colpo venne lanciato e la donna che teneva prigioniera Umi, si ritrovò imprigionata tra le radici di una pianta
carnivora, pronta a divorarsi la sua preda.
L’unico difetto di questo piano, fu il coinvolgimento di Umi, anch’essa prigioniera, ma Zoro,
con l’utilizzo delle sue spade, liberò e afferrò la bambina nel tentativo di
portarla in salvo.
CatalinaDevon però,
approfittando del momento, si liberò anch’essa esi preparò ad attaccare i due ragazzi del
passato con uno dei suoi attacchi.
Essa aveva la capacità di lanciare onde d’urtoprendendo a pugni l’aria e una di queste
d’onde si avvicinava a velocitàincredibile verso Zoro, ma qualcosa interruppe
il suo percorso.
USOPP, vedendo la scena, si era allontanato dal suo avversario, per parare
il colpo diretto ai suoi amici, incrociando le braccia davanti al viso.
“Zio USOPP!” urlò Umi felice.
“Fantastico!” disse il cecchino del passato, affascinato dall’atto eroico
appena compiuto dal futuro sé stesso.
Zoro invece approfittò del momento di
spaesamento della donna per tramortirla.
“Andate! Proteggete Umi!” disse USOPP, quando un
rivolo di sangue cominciò a colargli da un taglio sulla guancia. Un proiettile
lo aveva preso di striscio in quel momento di distrazione.
“Hai abbassato la guardia, re dei cecchini!” disse Van Ooger
schernendolo.
USOPP reagì talmente in fretta da stupirlo e rendendogli il colpo “Nemmeno
tu dovresti!” risposte sorridendo determinato.
Intanto l’Usopp del passato cominciò a correre
sotto coperta, ma dovette bloccarsi per chiamare il suo compagno.
Zoro era immobile a guardare la scena,
stringendo con forza l’elsa della sua spada. Era frustante e un affronto
all’orgoglio, sia per lui e che per gli altri suoi compagni, stare fermi a
guardare quanto si stava svolgendo senza poter intervenire.
Ma questi erano gli ordini, non importava se erano stati impartiti non
direttamente dal suo capitano, ma da quello del futuro.
Infine si decise a raggiungere l’amico, quando qualcosa gli taglio la
strada e quella stessa cosa, subito dopo, si scaglio contro i muri delle
cabine, danneggiandoli pesantemente.
RUFY aveva ingaggiato uno duro scontro contro il suo avversario e sembrava
che anche quella volta fossero in parità, ma l’ultimo colpo di Barbanera,
causato dal frutto del diavolo Guragura, il potere esso aveva sottratto tempo addietro a Barbabianca, lo aveva scaraventato via, senza che il
capitano riuscisse a controbattere.
“RUFY, stai bene?” chiese ZORO parando un colpo del suo avversario.
“Papà!” urlò Umi cercando di liberarsi dalla
presa di Usopp per andare ad aiutare il genitore,
vedendolo uscire dalle macerie.
“è pericoloso restare qui. Vieni dentro!” disse il cecchino del passato, ma
la bambina protesto e Zoro nei suoi occhi, potè leggervi la stessa determinazione che caratterizzava
gli occhi di Rufy.
Si sentì una risata perfida provenire da Teach,
il quale disse “ Mi sembri messo male MONKEY D. RUFY”
“Un paio di costole inclinate, una sciocchezza!” rispose l’interpellato
sorridendo determinato, stando a indicare che non aveva minimamente intenzione
di arrendersi. “Comunque anche tu non sembri fresco come una rosa. Cosa c’è? Ti
ho fatto troppo male?”
Barbanera scoppiò nuovamente a ridere “Ma non scherzare, fino ad ora ti ho
lasciato fare. Dovresti sapere che sono capace di molto più di questo!”
“E tu dovresti sapere la stessa cosa dime. Io mi sto solo riscaldando!”
Barbanera fu infastidito dalla presunzione del suo avversario e disse “Mi
sto divertendo a lottare conte cappello
di paglia, ma non voglio perdere tempo e quindi non credo ti dispiacerà se
pongo fine a questa lotta!”
RUFY si irrigidì quando capì cosa il suo nemico avesse intenzione di fare e
i suoi sospetti vennero confermati, quando tutti i nemici abbandonarono la nave
per mettersi al sicuro.
Teach aveva intenzione di fare ricorso all’altro
suo potere del frutto del diavolo, il frutto Dark dark,
che gli permise di creare un enorme buco nero sopra la Sunny,
in grado di risucchiare qualsiasi cosa al suo interno, per poi sottoporto a una
forza di gravità tale da schiacciare qualsiasi cosa, umani compresi
provocandone la morte.
“Spero che il mio regalino possa essere di vostro gradimento! BlackHole!” disse l’uomo
raggiungendo i suoicompagni e senza
allontanandosi troppo, perché il bello era gustarsi la scena.
“Tenetevi a qualcosa, fate presto!” ordinò RUFY per poi urlare in nome di
sua figlia.
“La teniamo noi!” disse Usopp per poi aggrapparsi
alla prima cosa stabile che trovò.
Il buco nero aveva già attivato il suo potere e lentamente aveva cominciato
a risucchiare gli oggetti non fissati, come qualche sedia, l’ombrellone sotto
il quale ROBIN leggeva il libro, il tavolino dove le donne bevevano il thè, ecc.
“RUFY! Dobbiamo trovare un modo per fermare questa tecnica o servirà a
pocoaggrapparci alla Sunny!” gisse FRANKY che teneva ben stretto CHOPPER.
“Come pensi di fermarlo?” chiese SANJI “ Si accettano suggerimenti!”
FRANKY riflesse un attimo, quando riuscendo a liberare una mano, sparò un
colpo di cannone verso Teach, sperando di far cadere
la sua tecnica, ma il colpo venne immediatamente risucchiato all’interno del
buco nero.
“Non funziona. Dobbiamo trovare un altro modo e in fretta. Io non resisterò
ancora per molto. Mi si stanno staccando le ossa!!!” disse BROOK.
“Siamo nei casini tutti quanti. Ora anche la Sunny
ha cominciato a sollevarsi!” disse ZORO cercando anch’esso di trovare una
soluzione per scampare a quel pericolo, ma avevano già assistito a quel potere
e solo il suo creatore poteva farla cessare o meno.
Un urlò, attirò l’attenzione di tutti, di RUFY soprattutto.
“Umi!” urlò, vedendo Usopp
e la figlia venire risucchiati. L’appiglio a cui si era aggrappato il cecchino
del passato si era dimostrato più debole del previsto e si era staccato,
condannando i due a una fine tremenda.
I riflessi di Zoro però, permisero a Usopp di avere una speranza, in quanto si sentì afferrare
per il piede.
Quest’ultimo però, reagì anch’esso riuscendo ad afferrare Umi all’ultimo momento. Ma il problema rimaneva. Ora Zoro doveva reggere tre corpi e per quanto fosse abituato
ad avere a che fare con pesi molto pesanti, sembrava che la forza di gravita
fosse troppo forte anche per lui, ma ciò nonostante non mollò la presa, al
contrario prese l’occasione come una sfida per migliorare sé stesso.
Improvvisamente però un fortissimo vento si alzò, rendendo precaria la
situazione dei mugiwara e facendo scomparire Umi nel nulla.
“Umi!” Urlò Usopp
terrorizzato. Era sicuro di non aver lasciato la presa, eppure tutto lasciava
pensare che la bambina fosse scomparsa all’interno del buco nero.
RUFY perse un battito non vedendo più sua figlia, ma quello strano vento
che aveva percepito, gli fece sentire una sensazione familiare, che lo
rassicurò. Sorrise comprendendo cosa fosse successo.
Sua figlia era salva e con lei anche tutti loro e la Sunny,
anche se quest’ultima non era proprio in ottime condizioni a causa dello
scontro avvenuto su di essa. Ciò nonostante nessuno dei presenti doveva
abbassare la guardia. I soccorsi erano arrivati, ma il buco nero non aveva
ancora cessato di esistere.
Teach, dal canto suo, non aveva percepito
niente. Non comprese quanto fosse accaduto e cominciò a ridere compiaciuto del
fatto che la figlia del suo nemico fosse passata all’altro mondo. Per lui era
una grande vittoria. Il suo avversario, per la disperazione della perdita della
figlia, non avrebbe più costituito alcun problema ed era sicuro che il titolo
di re dei pirati sarebbe spettato a lui.
Ma il suo sorriso dovette spegnersi, quando davanti a lui comparve la
figura snella e minacciosa di RUFY, il quale, aiutato dalla direzione in cui
soffiava il vento, era riuscito ad allungarsi e a giungere sulla nave nemica.
Il volto dell’uomo era contratto in una smorfia di rabbia, i suoi occhi
coperti dal cappello di paglia e i suoi pugni erano talmente stretti da
lasciare intravedere le nocche bianche. Ma non fu solo RUFY l’ospite sgradito
sulla nave di Teach. Il vento lentamente cessò e,
accanto al capitano del futuro, comparve una figura maestosa, riscoperta da un
mantello verde che lasciava intravvedere a malapena il volto tatuato del
misterioso individuo.
“Tu!” disse Barbanera sorpreso, non aspettandosi il suo arrivo “Cosa
diavolo ci fai qui, Dragon?”
L’interpellato lo fulminò con lo sguardo e disse con una voce seria e
tuonante “Sparisci dalla mia vista Marshall D. Teach.
Non amo la marina, ma se tra trenta secondi sarai ancora tra i piedi, la prima
cosa che vedrai al tuo risveglio, saranno le grate della prigione di Impel Down!”
Barbanera scoppiò nuovamente a ridere alle minacce che le sue orecchie
avevano udito. Non aveva timore dei due uomini che lo stavano guardando in
cagnesco, ma l’accensione improvvisa di tutte le luci della nave dei
rivoluzionari a forma di drago, mostrarono lui la quantità di rivoluzionari pronti
a dargli battaglia, facendogli comprendere che ormai era una causa persa
continuare a lottare.
Barbanera sapeva di essere potente e si fidava dei suoi compagni, ma non
era così sciocco da pensare di poter combattere contro la ciurma di cappello di
paglia ed i rivoluzionari tutti nello stesso momento. Decise di arrendersi e
diede ordine di alzare bandiera bianca.
La lotta era finita, ma RUFY, nonostante la resa, scaricò il suo nervosismo
con un pugno trasformato in acciaio sul volto di Teach,
scaraventandolo in mare e tornando sulla nave, consentendo così ai compagni del
suo avversario di andare a recuperarlo.
Nel frattempo della permanenza di RUFY sulla nave avversaria, la Sunny, dopo la cancellazione della tecnica Blackhole, precipitò in mare
causando un forte spruzzo e facendo cadere tutti malamente a terra.
“Cosa sta succedendo là fuori!” disse Chopper venendo scaraventato a terra.
Anche Nami gli fece compagnia rotolando a terra.
NAMI invece, grazie all’intervento di ROBIN aveva risentito meno del colpo.
L’archeologa del futuro infatti, facendo uso del suo potere, aveva potuto
assistere a ogni singola cosa si stesse svolgendo sul ponte e quando ha
intravisto il pericolo della caduta della Sunnyin mare, aveva provveduto a reggere NAMI in
modo da non complicare la sua situazione.
Quell’impatto fece anche destare Rufy, il quale,
ricordandosi della presenza di Barbanera, cercò di recarsi sul ponte per
potersi battere, ma Sanji, trattenendolo, gli evitò
di compiere una sciocchezza. Sapeva che la scusa di andare a proteggere NAMI,
era solo un modo di RUFY per tenerli lontani da una minaccia al di sopra delle
loro capacità.
“Barbanera è andato via, capitano!” disse Robin, la quale, come la sé
stessa del futuro aveva assistito a tutto, potendo così far calmare Rufy, il quale venne messo in all’arme dalle urla di NAMI.
Esso si voltò di scatto verso la porta a occhi sgranati.
Robin sorrise dolcemente alla preoccupazione del ragazzo e lo informò che
presto avrebbero dato il benvenuto al nuovo membro della ciurma.
Sul ponte Usopp era a terra e cercava di
riprendere a respirare dopo lo spavento preso, mentre tutti quanti gli altri
sembravano arzilli come se niente fosse successo.
Dragon giunse sul ponte bagnato e aprendo il mantello mostrò, la piccola Umi, che spaventata si teneva ben stretta alle vesti del
nonno.
“Sei al sicuro ora!” disse il rivoluzionario con la voce più dolce che gli
poteva uscire e delicatamente posò la nipote a terra, permettendole di andare
ad abbracciare il padre, che la strinse forte a sé.
RUFY la prese in braccio e guardando il padre con gratitudine domandò “Come
fai ad arrivare sempre al momento giusto nel posto giusto?”
L’uomo accennò a un sorriso “Sei un uomo molto fortunato figliolo!”
“oppure l’uomo più controllato dal genitore!” disse scherzando e mostrando
uno dei suoi soliti sorrisi.
“Se dovessi intervenire ogni volta che ti trovi nei guai, farei prima a
trasferirmi sulla tua nave! Ti stavo cercando. Sono venuto a trovare il mio
secondo nipote. Dovrebbe essere nato ormai!” spiegò l’uomo prima che Zoro interrompesse la riunione familiare, mettendo RUFY al
corrente delle condizioni della compagna.
Il capitano del fututo, appena udito la parola
“partorire”, aveva fatto scendere Umi ed era corso
sottocoperta, travolgendo chiunque incontrava sul suo cammino pur di stare
accanto alla sua NAMI e CHOPPER lo seguì all’interno della stanza per dare una
mano.
Nami al contrario approfittò dell’arrivo di
RUFY per uscire. Era bianca come un cencio e appoggiandosi al muro, lentamente
cominciò a sedersi a terra per poi sospirare.
Rufy, seduto anch’esso a terra e dalla parte
opposta della navigatrice, vedendola in quelle condizioni, allungò il braccio
facendo adagiare il suo prezioso cappello sulla testa della ragazza e per
incoraggiarla le disse “Andrà tutto bene!”
Nami non potè fare a
meno di accennare un sorriso e annuire e avere fiducia nelle parole di Rufy.
Si sentirono dei passi provenire dal buio del corridoio e i mugiwara del passato che non avevano assistito a quanto fosse
caduto sul ponte, si agitarono a vedere, quando essa venne illuminata, una
persona a loro sconosciuta avvicinarsi, nonostante Umi
tenesse, con un aria tranquilla, la mano dell’uomo. Rufy
e Sanji si misero in posizione di difesa e il primo
chiese “Chi sei tu?”
Dragon si fermò e alla vista del ragazzo alzò un sopracciglio, non
mostrando poi molta sorpresa nel vedere un altro figlio più giovane sulla nave.
Era ormai abituato alle stranezzedi
quel mare e poté immaginare il motivo della presenza della ciurma di mugiwara di almeno dieci anni più giovane.
“Hai visto? Ho due mamme e due papà!” disse Umi
tirando i pantaloni del nonno, il quale, continuando a guardare Rufy, che non aveva ancora abbassato la difesa, disse “Ho
visto!”
I pochi al corrente della vera identità dell’uomo, non fecero parola a Rufy della parentela che li legava. Era già abbastanza
nervoso e non sembrava il caso di aggiungere complicazioni.
Robin lo informò dell’aiuto che il rivoluzionario aveva prestato a tutti
loro e il capitano, rilassandosi almeno in parte, lo ringraziò chiamandolo zietto.
Passarono diversi minuti che sembravano ore per chiunque. Sia per chi
aspettava, sia per chi assisteva al parto, sia per NAMI ormai stremata, ma
finalmente un vocina tanto attesa si fece sentire.
Al suono delle urla del bambino tutti si rilassarono. Zoro
si sedette a terra e sorrise, Usopp saltò di gioia
insieme a Rufy, Robin sorrise rasserenata del fatto
che tutto fosse filato liscio, mentre Nami scoppiò a
piangere coprendosi il volto con le mani, per scaricare la tensione accumulata.
Umi guardava tutti confusa. Non aveva ben capito cosa
stava succedendo. Dragon le spiegò che il suo fratellino era venuto al mondo e
la bambina non potè fare a meno di domandarsi come
esso potesse essere uscito dalla pancia della mamma.
La porta della stanza si aprì e ne uscirono ROBIN e i due Chopper. Questi
ultimi piangevano come fontane, emozionati per il lieto evento.
L’acheologa del futuro invitò i presenti ad
entrare per vedere il nascituro. Umi corse dentro
senza farselo ripetere due volte, mentre Nami non
riusciva a muoversi, sentendo le gambe tremare. Fu Rufy,
tendendole la mano, a darle il coraggio di alzarsi.
NAMI era adagiata comodamente ai cuscini. Aveva i capelli sudati, alcuni
dei quali erano attaccati al volto, ma non sembrava preoccuparsene, era troppo
presa da quel fagottino rosa che teneva in mano. RUFY le sedeva accanto,con un braccio che le faceva il giro delle
spalle e anch’esso guardava teneramente il figlioletto che agitava le manine.
Umi si era fermata ai piedi del letto, guardando un po’
imbronciata i genitori.
RUFY e NAMI sorrisero invitandola ad avvicinarsi, ma essa incrociando le
braccia scosse la testa.
Il padre le si avvicinò abbassandosi alla sua altezza chiedendole “Non vuoi
conoscere il tuo fratellino?”
“No! Io non lo voglio. Ora passerete tutto il tempo con lui e vi
dimenticherete di me!” disse con le lacrime agli occhi.
RUFY sorrise e chiamandola dolcemente sciocchina, le disse che non sarebbe
cambiato niente e che i suoi genitori avrebbero continuato ad amarla come
prima. Successivamente la prese in braccio e la fece sedere accanto alla madre
dove poco prima sedeva lui, in modo tale che potesse vedere il bambino.
Umi lo fissò per un po’ ed il piccolo fissò lei,
sorridendole.
La bambina storse il naso “Ma è vecchio, è pieno di rughe!” disse facendo
ridere tutti i presenti.
NAMI alzò per la prima volta lo sguardo dal suo bellissimo bambino, con i
ciuffetti neri e occhi celesti grigi, che probabilmente avrebbero presto,
crescendo, una colorazione nocciola.
“Nami, Rufy,
avvicinatevi!” disse la donna sorridendo.
I due interpellati irrigidirono, ma fecero quanto chiesto.
NAMI porse il piccolo a sé stessa, la quale in modo un po’impacciata lo
prese tra le sue braccia.
Nami non ci sapeva fare con i bambini e si
sentiva un po’ a disagio a tenere un bimbo così piccolo tra le mani, ma quando
esso fece un piccolo vagito per poi sorriderle, la ragazza provò una sensazione
nuova che non riuscì a spiegare.
“Rufy, vuoi provare a tenerlo un po’ tu?” chiese
il capitano del futuro a sé stesso, il quale si era limitato a guardare la
scena rimanendo un po’ in disparte.
Rufy sgranò gli occhi, fece un passo indietro
e scosse violentemente la testa “No, no, no. Gli farei sicuramente male! Non
voglio romperlo!”
RUFY sorrise e prese in braccio il figlio avvicinandosi cautamente al
capitano del passato.
“Sciocchezze. Prendilo così…in questo modo…bravo…attento alla testa! Visto? Non è difficile!”
Rufy guardò il piccolo e disse “è strano!”
“Cosa?”
“Tenere il proprio figlio in braccio. E ora che devo fare?” chiese alquanto
spaventato, vedendo che il bambino cominciava a fare qualche smorfia che
preannunciava il pianto.
“Cullalo un po’, lo farà sentire protetto e amato!” gli spiegò NAMI.
Rufy lo cullò dolcemente, stupendosi, dato che
non credeva di esserne capace, e dopo pochi secondi vide che il piccolino si
era addormentato.
Il piccolo tornò tra le braccia della madre e venne mostrato a tutti gli
altri. Infine venne dato in braccio anche a Dragon che sorridendo disse
“Benvenuto al mondo Monkey D. …”
“Ace!” disse NAMI “Monkey D. Ace! In onore del
fratello di Rufy che ha sacrificato la sua vita per
permettere a lui di sopravvivere. Senza quel suo gesto, né Uminè Ace sarebbero venuti al mondo. Credo che sia il
nome perfetto!”
Rufy sussultò e non potè
fare a meno di commuoversi e di lanciare un pensiero al fratello. Si sentì però
improvvisamente triste pensando al fatto che il suo fratellone non avrebbe mai
conosciuto i suoi nipoti.
Come se avesse letto nel pensiero del ragazzo, Nami
gli afferrò la mano stringendogliela per fargli forza.
Rufy ricambiò la stretta e le sorrise, per poi
sistemarle meglio il cappello, il quale accennava a cadere.
Improvvisamente un rumore come di un tuono, fece destare tutti da quel
momento magico e una voce seguita da una risata strana, irruppe nella stanza.
Capitolo 9 *** La costruzione di un futuro basato sulle scelte del cuore ***
Capitolo nove: La costruzione di un futuro basato sulle scelte del cuore.
“Finalmenti vi abbiamo trovato! Yohohohoho!” disse la voce di Brook
proveniente dall’angolo della stanza.
“Brook! Franky!” disse Rufy felice di vedere i suoi compagni sani e salvi.
Una distorsione temporale si era aperta nella stanza e attendeva che
qualcuno ci entrasse dentro.
“Cosa state aspettando? Sta cosa non rimarrà aperta in eterno!” disse Franky con affanno, il quale pedalava a più non posso per
tenere attivata la macchina che aveva consentito loro di aprire diversi
portali, fino a trovare quello esatto.
I mugiwara del passato videro che la distorsione
cominciava lentamente a chiudersi ed ebbero a malapena il tempo di salutare
tutti, grandi e piccini, prima che essa si chiudesse alle loro spalle,
catapultandolinel loro tempo.
Franky si fermò, appoggiandosi alla macchina
sfinito. “Ragazzi, ho bisogno di una cola! Sarà stato il centesimo portale che
aprivamo!”
Rufy, Usopp e
Chopper guardarono ammirati la macchina che Franky
aveva creato.
“Vi piace?” Chiese il carpentiere orgoglioso della sua creazione “è un
attira portali…se così si può chiamare. Abbiamo
dovuto allontanarci dall’isola per sicurezza, ma con questo stratagemma abbiamo
potuto portarvi indietro. Con l’esattezza direi che è un parafulmine che
richiama i fulmini dell’isola del tempo, dirigendoli sulla Sunny
in modo tale da aprire vari portali proprio dove siete voi al momento.
Usopp si spostò immediatamente temendo che un
nuovo portale potesse risucchiarlo chissà dove.
“Tranquillo, ora non è attivata e dato che ha compiuto la sua missione
direi che si potrebbe smantellare e usare i pezzi per creare qualcosa di
nuovo!” disse Franky, riflettendo su cosa avrebbe
potuto creare di nuovo.
“Siete stati grandi!” disse Usopp meravigliato.
“Grazie, grazie, ma ditemi di voi. Dove siete finiti?” chiese il cyborg.
Zoro sogghignò “Sapessi!”
“Io ho fame!” disse Rufy incrociando le braccia
dietro la testa.
“Si anch’io!” lo appoggiò Nami, cercando di
evitare nuovamentesituazioni
imbarazzanti, cosa però che non riuscì ad evitare, dato che i suoi nakama, raccontarono tutto per filo e per segno quanto
successo nel futuro.
“Yohohoho. Il capitano e la navigatrice. Potrebbe
essere un bel titolo per una nuova canzone!” disse Brook
cominciando a strimpellare con la chitarra elettrica.
La mattina seguente, si alzarono tutti molto tardi, ma si poté affermare
che tutto era tornato alla normalità. I ragazzi si apprestarono a fare rotta
verso una nuova isola, non molto distante dal luogo dove si trovavano. Da
quanto riportavano i diari di bordo rubati a pirati nemici, l’isola su cui
avrebbero sbarcato era nella norma, rispetto a tutte le altre che appartenevano
al Nuovo mondo. Essa era persino abitata e avrebbe permesso loro di fare
rifornimento di cibo e acqua.
Ci sarebbe voluto all’incirca un giorno per raggiungerla.
Nami approfittò di quella giornata di
navigazione per non uscire dalla sua cabina per tutto il tempo. Aveva preso
qualche informazione sull’isola del tempo e si era messa subito al lavoro per
metterla su carta. Non sarebbe stata un’impresa facile, non avendo preso i dati
necessari per disegnarla nella sua completezzae probabilmente mai nessuno ci sarebbe riuscito, ma non demorse. Aveva
una buona memoria visiva e con quella sarebbe riuscire a creare una mappa abbastanza
attendibile dell’isola.
Non si accorse nemmeno che si era fatto sera, finchè
Robin non le portò la cena.
Continuò a lavorare fino a notte fonda e una volta terminata la mappa,
sentì il bisogno si sgranchirsi un po’ le gambe e di prendere un bicchiere
d’acqua.
Fu quando uscì dalla sua stanza che vide per la prima volta, in quella
giornata, Rufy. Esso era appoggiato al parapetto
della nave e ammirava il cielo colmo di stelle che rendevano quella sera meno
buia, grazie anche alla presenza dalla luna piena.
Il cappello era appoggiato alla schiena, permettendo così alla leggera
brezza che soffiava, di scompigliargli leggermente i capelli.
Nami arrossì e lo fissò indecisa sulda farsi. Si sentiva ancora imbarazzata,
motivo per il quale aveva deciso di dedicarsi tutta la giornata alla sua cartina.
Voleva evitare Rufy, ma soprattutto i commentini che Zoro le lanciava,
irritandola e facendola sentire a disagio.
Però si rese conto che non poteva evitarlo per sempre, ne era quello che
voleva, inoltre c’era una cosa che voleva capire e cioè cosa lei realmente volesse.
“Non dormi?” chiese avvicinandosi al ragazzo e appoggiandosi anch’essa al
parapetto della nave.
“uhm? Nami! No, non ho sonno!” disse guardandola.
La sua carnagione al chiaro di luna appariva bianca come il latte, i
capelli mossi al vento le sfioravano leggermente
la pelle liscia del suo viso e i suoi occhi color nocciola risplendevano
riflettendo i leggeri raggi della luna. Rufy a quella
visione abbassò il capo, sentendosi le guance andare a fuoco.
“H-hai finito di disegnare la mappa!” chiese
cercando di distrarsi e tornando a guardare il cielo.
La ragazza annuì “Che isola assurda eh?” disse la navigatrice per poi
tacere.
“Si, però ci ha permesso di conoscere un nostro possibile futuro!” disse Rufy fissandola con la coda dell’occhio.
“Non so se sia stata una cosa positiva!” disse Nami
sincera, senza guardare la reazione del ragazzo.
Rufy sgranò gli occhi “Cosa vuoi dire?”
“Che le cose potrebbero diventare forzate!” disse Nami.
Rufy la guardò confuso non capendo cosa volesse
intendere.
“Non mi dire che non ci hai pensato! Abbiamo scoperto che nel futuro io e
te ci siamo messi insieme e abbiamo avuto due figli. Cosa succede se le cose
tra noi non vanno come abbiamo visto? Non avremo nèUmi né Ace!” disse la navigatrice guardando gli occhi scuri
e penetranti del capitano. Rufy sussultò e abbassò la
testa “A dire il vero no. Non ho pensato a questo. Sono preso da un’altra
sensazione che non mi vuole abbandonare!”
Nami aspettò che continuasse.
“Quando ho preso Ace in braccio…bhe è stato
bellissimo, non so nemmeno descriverti la sensazione che ho provato. L’unica
cosa che posso dirti e che non vedo l’ora di riabbracciarlo e di riprovare
quella sensazione!”
Nami sorrise “So esattamente cosa vuoi dire.
Anch’io mi sono sentita così! Non ho mai pensato alla possibilità di diventare
mamma, ma è stata una esperienza piacevole. Ma la domanda è sempre la stessa,
se noi non ci metteremo insieme per un motivo o per un altro? Forzeresti le
cose? Staresti con me solo perché abbiamo visto che dovrebbe andare così? Io
sinceramente non voglio sentirmi obbligata. Non voglio vivere una relazione
senza amore!”
“Neanche io!”
Nami sorrise tristemente e si voltò per
andarsene, ma Rufy l’afferrò per un polso e la
costrinse a voltarsi. Le si avvicinò fino a che i loro nasi non si sfiorarono.
“Ma per quanto riguarda me, le cose potrebbero anche finire come abbiamo
visto!” disse Rufy in un sussurro per poi posare
lentamente le sue labbra su quelle di Nami in un
casto bacio.
Poi staccandosi e guardandola negli occhi disse “Quindi dipende da te! Da
che cosa provi!”
Come risposta Nami ricambiò il bacio che da casto
divenne più passionale, finchè i due non dovettero
separarsi per riprendere respiro.
Entrambi appoggiarono la fronte su quella dell’altro, ma Nami, cogliendo Rufy di sorpresa,
si staccò facendo qualche passo indietro “Scusa!”
Rufy la guardò confusa, non capendo “Nami, cosa…”
“Sta succedendo troppo in fretta!” disse la ragazza abbassando lo sguardo.
“Mi sono lasciata trasportare, scusa…non volevo!”
“Namiio…” cominciò Rufy, ma la ragazza lo interruppe continuando a parlare “E
proprio questo di cui parlavo. Se non fossimo stati nel futuro, tutto questo
non sarebbe successo. Ci stiamo lasciando trasportare da quanto abbiamo saputo,
ma se non fosse successo niente, sarebbe comunque finita così? Insomma prima
della nostra separazione ci consideravamo soltanto degli amici e ci volevamo
bene, ma niente di più. Due anni dopo ci rincontriamo che il nostro sentimento
uno verso l’altro non è cambiato. Ci rincontriamo di amici. Abbiamo navigato
per un mese circa da quando ci siamo incontrato e si, io ho incominciato a
sentirmi attratta da te, ma non così tanto da arrivare a baciarti. Io pensavo
che ti avrei ammirato da lontano per un sacco di tempo, facendo di tanto in
tanto cose per farmi notare e tutto sarebbe successo per caso poi…bam il nostro futuro ci piomba addosso e le cose tra
noi cambiano in modo affrettato e io…mi sento così
confusa!”
Rufy sorrise e avvicinandosi le sfiorò la
guancia.
“Nami, io non mi pento di quanto è successo sta
notte e non ti sto chiedendo di correre. C’è stato solo un bacio, ma se per te
è importante può anche non significare nulla!” disse Rufy
cercando di tranquillizzarla. Capiva quanto Nami le
aveva detto, ma allo stesso tempo non era ben chiaro. Almeno per lui. Lui non
si sentiva cambiato rispetto a prima, provava gli stessi sentimenti che provava
per la sua navigatrice. Lui non si lasciava influenzare da quanto aveva visto.
Per lui il futuro non era scritto, ma erano loro a crearselo e anche se aveva
già nel cuore Umi e Ace, aveva tenuto conto che le
cose potevano non andare esattamente avevano visto.
“Baka! Non si può cancellare quello che c’è stato
con una parola e dimenticare!” disse Nami
“Perché no?” chiese Rufy.
“Perché non è così semplice. Possiamo dire che non significa nulla, ma sai
benissimo che non è così. Non dirmi che stanotte, domani o i giorni a seguire,
non penserai a quanto è successo. Se questo bacio per te è davvero significato
qualcosa, non riuscirai a dimenticarlo!”
“Io non voglio, infatti. La domanda giusta è…tu
vuoi?”
Nami lo fissò negli occhi “Non lo so. Sono
così confusa, non so più cosa pensare. Vorrei solo dimenticare quello che abbiamo
scoperto e lasciare le cose accadano da sole!”
Rufy sospirò “Nami,
fai finta che quello che hai vissuto sia stato un sogno!”
“Come puoi dire…”
“Il futuro ce lo creiamo noi. Non è come lo vediamo grazie alla magia di
una stramba isola. Abbiamo saputo che per quel Rufy e
quella Nami le cose sono andate così, ma per noi
potrebbero andare diversamente. Continua a vivere come se quel futuro non fosse
per noi, perché sostanzialmente potrebbe non essere quello il nostro futuro. Se
anche finissimo insieme, non è detto che avremo Umi o
Ace. Potremo avere solo Umi, o solo Ace. Oppure avere
prima Ace e poi umi. Avere due maschi, o due femmine.
Dei gemelli o io potrei avere figli da un’altra donna e tu da un altro uomo.
Insomma Nami, quello che voglio farti capire che non
ci dobbiamo sentire legati a quello che abbiamo saputo. Se sarà così bene, se
sarà in un altro modo bene comunque, perché lo avremo scelto noi. Solo una cosa
è importante Nami…”
“Cosa?”chiese la ragazza.
“Che tu segua il tuo cuore! Fa quello che ti dice e qualsiasi cosa scegli
in base a quello che ti sussurra, non rinnegherai mai le tue scelte!” disse Rufy.
“Io ho sempre fatto così e mai e poi mai mi sono pentito di quanto ho
fatto. Se non avessi seguito il mio cuore, ma avessi dato retta a Zoro e Usopp, a quest’ora tu non
saresti qui.Probabilmente non avremmo
anche incontrato un sacco di guai, ma comunque non vedo niente nel mio passato
per cui dovrei pentirmi! Forse solo di non aver mangiato di più di quella
buonissima carne che facevano a water seven!” disse
strappando un sorriso alla navigatrice.
Rufy fece un attimo di pausa per poi
riprendendo accarezzandole una guancia “E il mio cuore in questo istante non mi
fa pentire di averti baciato!”
Nami lo fissò negli occhi incapace di
pronunciare parola.
Rufy aveva ragione.
Chiuse gli occhi per sentire cosa il suo cuore le diceva “Infondo…non mi dispiace quanto successo, ma…preferirei andare con più calma, d’accordo?”
Rufy annuì per poi sorriderle a trentadue
denti. “Dovresti vedere la tua faccia. È spaventosa, hai due occhiaie scure che
fanno paura, forse sarebbe ora che andassi a dormire!” disse prendendola in
giro e il pugno della navigatrice non tardò ad arrivargli in testa.
L’aveva punzecchiata apposta per cancellare quell’imbarazzo che si era
venuta a creare in una situazione insolita per i due ragazzi e Nami sembrò cogliere l’azione del ragazzo, tanto che prima
di andarsene disse in un bisbiglio “Grazie!”
Ecco il capitolo nove.
Mi
volete uccidere? O_O
Siate
clementi, non potevo semplicemente far mettere Rufy e
Nami insieme tutto di un colpo, se no la storia
sarebbe già finita. Ho ancora un po’ di idee e voglio continuarla, chissà
magari rendendo le cose difficile a loro due e ai compagni.
Bhe non mi resta che aspettare le vostre opinioni.
“Buongiorno capitano!” disse per la terza volta una voce di donna, destando
dal suo sogno il ragazzo di gomma.
Aprì leggermente gli occhi, rimanendo abbagliato dai raggi del sole che
splendeva in cielo già da diverse ore. Era quasi allo zenit. Aveva dormito fino
a tardi, dato che si era addormentato quasi all’alba.
La notte successiva era stata per lui carica di emozione e non riuscendo a
prendere sonno, decide si rimanere a fissare le stelle, finchè
Morfeo non lo accolse, improvvisamente, tra le sue braccia.
“Uhm, giorno Robin!” disse il ragazzo stiracchiandosi.
“Non sarebbe più comodo dormire in un letto!” chiese l’archeologa
sorridendo alla faccia assonnata del ragazzo.
“Non sono riuscito ad arrivarci. Mamma che fame, è pronta la colazione?”
Robin sorrise nuovamente “è quasi pronto il pranzo!”
Rufy scattò in piedi sconvolto “Cosa? Ho
saltato un pasto?”
Robin sorrise continuando a fissare il capitano “è successo qualcosa che ti
ha scombussolato per caso? Non è da te non svegliarsi per un pasto!”
Rufy la fissò e scosse la testa negando,
dimenticandosi del fatto che la notte precedente, Robin era di vedetta e quindi
avrebbe potuto benissimo assistere a tutto quello che era successo.
“D’accordo capitano! Volevo avvertirti che si incomincia a intravvedere una
striscia di terra!” lo informò l’archeologa e il ragazzo si sporse per poter
vedere meglio quella che sembrava un’isola non di grosse dimensione, ma
rigogliosa e lussureggiante.
“Fantastico! Non vedo l’ora di sbarcare!” disse “Ehi Nami!
Fra quanto arriveremo all’isola?” Chiese il capitano alla ragazza che stava
minacciando Zoro di aumentargli il debito. La voce
del ragazzo fece sussultare la navigatrice, la quale ci impiegò qualche istante
a rispondere “Ehm…direi fra un paio d’ore circa. Il
vento è a nostro favore!”
Rufy tornò a fissare l’isola, quando il verso
di un gabbiano attirò la sua attenzione. Era il gabbiano che portava il
giornale a tutte le navi, indipendentementese fossero navi della marina, di pirati o di civili.
Il giornale venne afferrato da Franky, che rimase
sorpreso a leggere la notizia in prima pagina.
“Che cosa succede Franky?” chiese Chopper notando
la sua espressione sorprese.
“Ricordate l’ultima isola su cui abbiamo sbarcato e abbiamo fatto
provviste? È stata rasa praticamente al suolo. Sono sopravvissuti solo in
pochi!”
“Cosa? Ma come può essere accaduto?” chiese Usopp.
“I testimoni parlano di una furia dai capelli rossi e dalla carnagione
bianca, in possesso di un potere talmente potente da non considerarlo nemmeno
umano!” disse il cyborg mettendo al corrente i presenti su quanto fosse riportato
sul pezzo di carta.
“Parla anche di una grossa nube nera che ha oscurato il sole e che
improvvisamente ha fatto piovere unagrossa quantità di palle di cannone, che hanno distrutto praticamente
tutto!”
“Chissà chi può mai avere il cuore di commettere un tale massacro!” disse
Chopper.
“Ce n’è di gente spietata al mondo Chopper, più di quanto tu possa
immaginare!” disse Zoro, facendo rattristire la
renna, la quale faceva fatica a credere che nel mondo ci fosse tutta quella
cattiveria che veniva descritta sui giornali e che spesso aveva visto di
persona.
“Ragazzi il pranzo è pronto!” disse Sanji uscendo
dalla cucina alleggerendo la tensione che si era venuto a creare.
“Cibo, cibo, cibo!” disse Rufy recandosi
velocemente nella sala da pranzo per godersi un bel e sostanzioso pranzetto.
“OiRufy aspetta!
Lascia qualcosa anche a noi!” gridò Usopp prendendo a
rincorrere il suo capitano, sperando di non arrivare troppo tardi nel salvare
il suo piatto.
Quando tutti furono seduti a tavola, Sanji prese
a volteggiare felice, tenendo due piatti in mano “Robin-cwhan,
Nami-swan, ho preparato questi due piatti speciali
apposta per voi!”
“Oi cuoco! Dovresti smettere di corteggiare Nami. Ti devo ricordare che ora è fidanzata col capitano?”
disse Zoro divertito.
Nami sbatte le mani sul tavolo e si alzò in
piedi facendo strisciare a terra la sedia, che provocò un fastidioso rumore “Io
non fidanzata con nessuno! E vorrei che tu la smettessi di fare certe
insinuazioni o ti devo ricordare che tu farai il filo a un nemico? Anzi forse
un pensierino l’hai già fatto!”
A Zoro andò di traverso il cibo appena messo in
bocca e fu solo grazie all’intervento di Brook, che
gli diede qualche “leggera” pacca sulla schiena, che riprese un colorito
normale.
“Cosa vorresti insinuare strega?” disse Zoro fulminando
la navigatrice.
“Proprio quello che ho detto. Tu e Tashiji!”
“Ascoltami bene brutta tirchia che non sei altro! Fra me e Tashiji non c’è e mai ci sarà niente, capito?” disse lo
spadaccino.
“Non è quello che sembrava nel futuro. RUFY l’ha detto chiaro e tondo che
tu sei innamorato di lei!” disse Nami.
“Solo perché è successo nel futuro non significa che io mi innamorerò di
quella imbranata, che non vede a un palmo dal naso senzaocchiali!” rispose di rimando lo spadaccino.
“E la stessa cosa vale per me e Rufy!” disse
arrabbiata prima di andarsene dalla cucina senza aver toccato cibo e sbattendo
la porta dietro le spalle.
Sanji si avventò arrabbiatissimo sullo
spadaccino cominciando ad insultarlo.
“Tu brutto idiota. Non osare mai più rivolgerti in quel modo alla mia Nami-swan!”
Usopp si voltò a guardare il suo capitano, il
quale non aveva smesso di rimpinzarsi sin dall’inizio della discussione. “Tu
non hai niente da dire Rufy?”
Rufy si fermò e lo guardò confuso con le
guance piene di cibo ein un modo quasi
incomprensibile disse “Il pranzo è ottimo Sanji!”
Tutti lo guardarono stralunati, incapaci di comprendere cosa passasse per
la testa del capitano.
Robin dal canto suo sorrise e dopo aver finito il suo pranzo si alzò da
tavolo. “Con permesso!” disse prima di recarsi nella sua stanza.
Trovò Nami seduta sul suo letto, con le gambe
vicino al petto e il cuscino ben stretto tra le braccia e il viso nascosto su
di esso.
Robin le si sedette accanto e le accarezzò la testa.
“Nami!”
La ragazza alzò lo sguardo “Cosa devo fare, Robin? Dimmelo tu!”
La donna scosse la testa “Mi dispiace, non posso aiutarti!”
“Io mi sento così confusa. Rufy dice che non
dobbiamo per forza seguire il futuro che abbiamo visto se non lo vogliamo, ma
io mi sento obbligata a farlo!”
“Perché? Per quello che dice Zoro?” chiese Robin.
“Tutti quanti si aspettano che le cose vadano a finire così…e
anche io! Sono stata così poco tempo con quei due bambini, ma è bastato per
farmeli desiderare. Non voglio rinunciare a loro, ma allo stesso tempo non
voglio rimanere con Rufy nel caso smettessi di
amarlo, capisci?” disse la ragazza.
“Quindi tu lo ami?”
Nami sgranò gli occhi. Non si era resa conto
di quello che aveva detto. Abbassò lo sguardo. “Si, cioè no…cioè…provo
qualcosa per lui, qualcosa che non ho mai provato verso nessun ragazzo prima
d’ora. è qualcosa di strano. Ogni volta che lui mi guarda negli occhi o mi
sorride, sento le farfalle nello stomaco e il cuore inizia a battere più forte!”
“Da quello che ho visto sta notte anche luisembra provare le tue stesse emozioni!” disse l’archologa
sorridendo.
Nami sgranò gli occhi “Robin, ma tu…”
“Ho assistito alla scena. Scusa! so che non sono cose che mi riguardano, ma
fatto sta che non vedo dove sta il problema!”
“Se le cose tra di noi non dovessero funzionare? Insomma non abbiamo molto
in comune. Io adoro la navigazione, lui non ci capisce niente. Lui adora la
carne, io preferisco la verdurae tante
altre cose che in un'altra prospettiva mi sembrerebbero cose stupide, ma che
ora mi sembrano un ostacolo insormontabile!”
Robin sorrise dolcemente “Secondo me la vedi nel modo sbagliato. Prova a
pensare alle cose che vi accomunano e che entrambi amate!”
Nami la guardò “Ad esempio?”
“Il mare, i vostri compagni, guardare l’alba e il tramonto, i mandarini, Umi ed Ace!” Nami sgranò per l’ennesima volta gli occhi.
“Nami non ti puoi arrendere senza averci provato.
Non puoi temere che le cose potrebbero non funzionare!”
“Se non avessimo visto quelle cose, non mi preoccuperei del fatto che io e Rufy potremmo essere incompatibili, perché se
succedesse..sì ci soffrirei per un po’, ma poi sarebbe passata, non sapendo
cosa sarebbe successo se avesse funzionato, mentre ora che so che potremmo
avere una vita insieme e due figli…ho paura di
soffrire e di perderli tutti e tre!”
“Ma se non ci provi, finisce comunque allo stesso modo. E tu ci soffriresti
comunque e anche Rufy! Pensa che le cose potrebbero
anche andare bene. Hai il 50% di possibilità” disse l’archeologa.
“Si, ma se…”
“Se le cose invece dovessero non funzionare, almeno potresti dire di averci
provato, ma io non mi preoccuperei di quello. Rufy ha
il potere di comprendere i sentimenti degli altri e ha la capacità anche di
aspettare. Lo dimostra il fatto non si sia offeso per quanto è successo poco fa
a tavola. Altri l’avrebbero presa male, sentendosi rifiutati. Lui non ha
pensato che tu lo hai respinto, come invece hanno pensato gli altri. Ha
compreso che tu hai bisogno di tempo per capire e lui aspetterà, anche tutta la
vita se è necessario!” disse Robin alzandosi e uscendo dalla stanza, lasciando la ragazza a
riflettere e a mettere in ordine il caos che c’era nella sua testa e nel suo
cuore.
L’isola era maggiormente visibile e in circa mezz’ora, la ciurma di mugiwara avrebbe potuto fare visita e inoltrarsi in una
nuova avventura.
Rufy, Usopp e
Chopper guardavano la massa di terra che si avvicinava sempre di più,
immaginando a cosa avrebbero potuto trovare al suo interno, ma qualcosa li
destò dai loro pensieri.
“Cosa sta succedendo?” chiese Chopper con occhi sgranati.
Una nuvola nera e molto bassa si era alzata sopra l’isola. Non la ricopriva
interamente, ma solo la piccola parte dove sembrava sorgere un villaggio. Poi
una pioggia di palle di cannone cominciò a scendere ed ad abbattersi sulle
persone e sulle case, provocando esplosioni e demolizioni delle abitazioni e
anche molte vittime.
I mugiwara rimasero paralizzati a un tale
scenario e ancora di più quando, una volta sbarcati, videro cosa avesse
comportato tutto quello.
Molte persone giacevano per le strade prive di vita. Non vi era distinzione
fra uomini, donne, bambini e anziani. Tutti erano stati sottoposti allo stesso
destino.
Era una scena raccapricciante.
Rufy strinse i pugni arrabbiato per quanto si
fosse verificato, quasi sentendosi colpevole di non aver fermato quello
scempio. Si ritrovò a pensare che se fossero arrivati prima, in qualche modo
sarebbero riusciti a fermare quello strano fenomeno atmosferico o almeno a
limitarne i danni.
Chopper si mise subito al lavoro per trovare sopravvissuti esoccorrerli. Gli altri non furono da meno e
si misero al lavoro per aiutare chi fosse in difficoltà.
Solo Robin non si unì al gruppo, cercando di capire cosa fosse successo.
“Capitano!” chiamò l’archeologa “Laggiù c’è una nave pirata. Non riesco a
vedere il simbolo della bandiera, ma potrebbero essere gli artefici di questo
massacro!”
Rufy non se lo fece ripetere due volte e si
preparò ad raggiungere la nave, quando una vocelo fece voltare di scatto.
“Finalmente ci si rivede cappello di
paglia. Aspettavo da anni il nostro incontro. È giunta la tua ora!”
Ciao
Ecco un altro capitolo dopo più di 24 ore
che non aggiorno!!!!
Questo capitolo temo che sia un po’ una
ripetizione di quello precedente, ma volevo che Nami
continuasse a crogiolarsi nel suo brodo di confusione oltre al fatto che volevo
introdurre una nuova minaccia senza far cominciare lo scontro in questo
capitolo.
Inoltre, volevo postare un disegno su Nami e Rufy, ma non l’ho
terminato, cercherò di inserirlo nel prossimo.
“Finalmente ci si rivede cappello di paglia. Aspettavo da anni il nostro
incontro. Eliminando te, eliminerò uno dei più pericolosi rivali che proveranno
a impedirmi di diventare il re dei pirati. È giunta la tua ora! ”
Rufy si girò a guardare il suo rivale.
Esso era vestito come se appartenesse a una rock band. Portava degli
occhialini in testa e un cappotto, appoggiato sulle spalle, con una pelliccia
intorno al collo e delle borchie sulle spalle. Aveva gli occhi di un colore
rosso scuro, circondati da un tratto circolare nero. I suoi capelli, che
ricordavano una fiamma, erano di un colore rosso acceso e la sua carnagione era
pallida.
Rufy lo guardò “Hai una faccia familiare. Ci
siamo già visti per caso?”
L’avversario sorrise divertito “Mi avevano detto che fossi alquanto stupido
cappello di paglia, ma sinceramente credevo che ti sottovalutassero. Abbiamo
combattuto insieme la marina sull’arcipelago di Sabaody!”
“Ah già…ricordo…vagamente!” disse il ragazzo mostrandosi
tranquillo. Tu hai quello strano potere di attirare a te tutti gli oggetti di
metallo, vero?”
“Dobbiamo stare attenti a quell’individuo!” cominciò Robin “Quello è EustassKidd, è il capitano di
una ciurma di pirati spietata. È considerato un supernova ed è molto temuto
dalla marina, per i numerosi massacri di civili che ha compiuto!”
Rufy ascoltò con attenzione Robin, per poi
porgere una domanda a Kidd, il quale era affiancata
dalla sua ciurma “Sei stato tu a fare del male a questa gente?” chiese serio il
capitano della Sunny. “Hai creato una specie di
nuvola formata da palle di cannone, per poi gettarle su questa gente indifesa,
dico bene?”
“Non è uno spettacolo. Credo che questa volta abbia superato me stesso!”
disse per poi scoppiare a ridere, seguito dalla sua ciurma.
I mugiwara fecero una faccia schifata e si misero
in posizione di attacco, non prevedendo niente di buono. Essi avevano sentito
parlare di quell’individuo e la taglia che pendeva sulla sua testa era tale da
destare la loro preoccupazione.
Solo Rufy pareva tranquillo o per meglio dire
arrabbiato. Lui non avrebbe mai accettato che qualcun altro giocasse con la
vita degli altri per puro divertimento.
Improvvisamente da dietro un muro, un bambino armato di un bastone di ferro
gridò “Brutto vigliacco. Te la farò pagare per quello che hai fatto alla mia
mamma e al mio papà!” disseper poi
iniziare a correre alzando il bastone, verso Kidd.
L’uomo guardandolo consuperiorità,
mosse solo un dito attirando a se il bastone di ferro che poi scagliò al
possessore a una velocità tale da fargli seriamente male, ma l’intervento di Rufy, che ponendosi davanti al bambino, riuscì a fermare la
sbarra di ferro afferrandola, salvò il bambino, che dallo spavento cadde a
terra con le gambe che gli tremavano.
Rufy guardò furioso Kidd
e con voce autoritaria disse “Chopper, vai con questo bambino e occupati dei
suoi genitori. Voi ragazzi vi ordino di lasciare questo tipo a me. Nessuno deve
intervenire!”
I mugiwara annuirono, ma questo non stette a
significare che rimasero a guardare. Infatti presto scoppiò una battaglia tra
la ciurma di Kidd e di cappello di paglia.
Zoro inquadrò subito il suo avversario. Il suo
nome era Killer, conosciuto con il soprannome di “il massacratore”. Anch’esso,
proprio come Kidd, Rufy e Zoro era considerato uno dei super nova. Lo scontro tra i
due si preannunciava interessante.
Killer, esattamente come il suo capitano desiderava scontrarsi con Mugiwara, desiderava battersi con il famoso cacciatore di
taglie e si appresto a impugnare le sue due lame ricurve, pronto per
combattere.
Gli altri membri della ciurma di cappello di paglia guardarono i loro
avversari, come a volerli studiare. Non avevano informazioni su di loro, ma il
loro aspetto non li rassicurava, ma non per questo si sarebbero dati per vinti.
“Ah! Ma questo spara palle di fuoco dalla bocca!” disse Usopp
venendo colto di sorpresa da un nemico, dall’aspetto inquietante che somigliava
tanto a uno zombie, con i capelli bianchi azzurri. “Se ti piace il fuoco, te lo
faccio vedere io!” disse Usopp prendendo alcune delle
sue munizioni più potenti.
“Thunder rain tempo!” disse Nami
scatenando una pioggia di fulmini di fitta intensità, nella speranza di colpire
qualche avversario. Ci riuscì, ma non era sufficiente per metterli ko.
Nami sorrise “Siete tosti, ma non credete che
il mio arsenale sia finito qui!”
“Dovremmo temere una ragazzina che si diverte a giocare con le bolle di
sapone?” disse un avversario cheguardava divertito la bolla rossa e la bolla blu svolazzare sopra la sua
testa senza che niente succedesse.
“Unione!” urlò Nami facendo scontrare le due
bolle che al loro interno avevano aria calda e aria fredda.
Nami sorrise vedendo cosa quella tecnica, che
non aveva ancora usato, avesse comportato. “Quando una corrente di aria calda,
incontra una corrente di aria fredda, ecco che si forma un tornado!” disse
vedendo che il suo avversario roteava a più non posso all’interno di quella
prigione di vento. “è non finisce qui!” disse soffiando nuovamente all’interno
del suo climatattack,
creando una bolla di colore giallo. La inserì all’interno del tornado, in modo
tale che i fulmini racchiusi al suo interno, si concentrassero su quell’unica
persona, non dandogli scampo.
“Sei grande Nami!” disse Usopp
distraendosi e non accorgendosi che il suo avversario aveva dato fuoco ai suoi
capelli.
Il cecchino cominciò a correre a destra e a manca urlando “Al fuoco”, finchèSanji con un calcio, lo
fece cadere a terra, in modo tale che rotolandosi a terra, il fuoco si
spegnesse.
Usopp si alzò inviperito e approfittò della
risata del nemico, per sparargli in gola una pallina.
“Ma sei impazzito?” disse Nami “Lanci nella bocca
di uno che spara fuoco del peperoncino? Così lo alimenti soltanto!”
Usopp con un dito sollevo il cappello
sogghignando e bisbigliando un “explosion”. Le guance
del nemico si allargarono sempre più finchè non
riuscendo più a contenerla, sputò l’acqua che gli si era creata in bocca.
“Acqua?” chiese Nami.
“Non solo tu hai appreso dei nuovi trucchetti!”
disse Usopp.
Il nemico arrabbiato provò nuovamente a sputare fuoco, ma l’acqua che aveva
ingerito lo aveva privato momentaneamente del suo potere, facendo sì che dalla
bocca uscisse soltanto del fumo. Nami lo colpì
fortemente sulla testa mettendolo KO.
“Bene! Due sono eliminati!” disse Usopp
rasserenato.
“Direi tre dato che Robin ne ha appena schiacciato uno con il suo nuovo
potere, però direi che in quanto a numero, noi siamo in…svantaggio!”
disse l’ultima parola parando un colpo di spada lanciatogli da un avversario
che l’aveva colta di sorpresa.
“Chenfleur!” disse
Robin facendo uso del suo potere, ma non sempre riusciva ad andare a segno.
“Accidenti. Alcuni sono proprio degli ossi duri!” disse Sanji,
alzandosi dopo che era stato scaraventato a terra, da un nemico che era
riuscito a intrappolare un suo calcio.
“Non penserai che nel Nuovo mondoavremmo incontrato solo pivelli!” disse Zoro
forzatamente, mentre cercava di resistere alla pressione che Killer esercitava
sulle sue spade.
Esso era il più temibile di tutti. Lo dimostrava il fatto che fosse
riuscito già diverse volte aferire lo
spadaccino della ciurma di Mugiwara e una volta anche
piuttosto seriamente ad un braccio, che aveva preso a sanguinare in modo
copioso, dandogli difficoltà nel maneggiare le sue spade. Ma Zoro non era rimasto fermo a farsi colpire. Anch’esso aveva
mandato diversi colpi a segno, causando con un colpo, una profonda crepa nella
maschera a righe blu e bianche dell’avversario che non faceva mai intravvedere
il suo volto.
Un urlò di Nami distrasse dal combattimento Rufy, il quale si girò a controllare che stesse bene,
venendo successivamente scaraventato in aria e colpito subito dopo allo stomaco
con un pugno, che lo fece sbattere violentemente a terra con la schiena.
“Lascia perdere i tuoi compagni! Stanno solo aspettando il momento in cui
tireranno le cuoia e se ti distrai tu morirai prima di loro!” disse divertito Kidd.
Rufy si rialzò e vedendo che Nami era stata salvata da Robin disse “Se sei riuscito a
farmi male con un pugno, vuol dire che sai padroneggiare l’haki!”.
Rufysi pulì
con la manica, il sangue che aveva sputato dalla bocca “Ma ti sbagli se pensi
che io e i miei compagni periremo qui in questo momento!”disse lanciandosi all’attacco, pronto a
essere parato dal nemico. Rufy però con un agile
scatto scomparve alla vista di Kidd e comparendogli
dietro le spalle lo colpì in mezzo alla schiena, togliendogli il respiro.
Continuarono a colpirsi duramente, fino a ritrovarsi a entrambi col fiato
corto.
“Sei degno del mio rispetto cappello di paglia. In pochi sono riusciti a
resistermi così a lungo e devo dire che anche i tuoi compagninon se la cavano male!” disse vedendoli tutti
in piedi, sebbene affaticati.
“Grazie del complimento” rispose Rufy
disattivando il gearSecond,
che aveva utilizzato fino a quel momento. Aveva bisogno di riposo o continuando
a fare uso di quella tecnica, sarebbe finita come a Ennies
Lobby, dove non riusciva più a muoversi. Non poteva rischiare di rimanere
paralizzato nel bel mezzo del combattimento, perché se la prima volta gli era
andata bene, niente faceva pensare che se la sarebbe cavata anche quella volta.
Ma fermandosi un attimo per riprendere fiato, Rufy
rimase indifeso e venne scaraventato contro una costruzione, che reggendosi in
piedi per miracolo gli cadde completamente addosso.
“Rufy!” sussurrò Nami vedendo
la scena. Il ragazzo di gomma riuscì a liberarsi dalle macerie, fatta accezione
un piede ben incastrato. Cercò di tirare l’arto e quando questo fu libero, si
ritrovò l’avversario davanti che lo fissava dall’alto al basso. Non poteva ben
vedere il suo volto a causa del sole che gli infastidiva gli occhi, ma potè ben sentire la risata perfida di Kidd,
il quale aveva preso a giocare con un coltello ben affilato. L’arma volteggiava
sopra Rufy, grazie al potere del frutto del diavolo
che Kidd aveva ingerito, ma esso non rimase sospeso
in aria a lungo, infatti dopo pochi istante, la lama affilata cominciò a
penetrare nelle carni del mal capitato.
“Per te è la fine cappello di paglia!” disse l’uomo lanciando il pugnale,
che velocemente penetrò nelle carni del mal capitato.
Un dolore atroce percorse la sua spalla, trapassata da parte a parte, per
poi espandersi per tutto il corpo. Il respirò morì in gola a sentire come se migliaia
di aghi venissero continuamente infilzati nella sua carne.
Il sangue cominciò a uscire copioso dalla ferita, gocciolando a terra a
causa della brutta emorragia, ma lei non si scompose. Strinse i denti, ma non
si era pentita minimamente di quel gesto.
Usando il suo corpo come scudo, aveva impeditoche Rufy venisse
nuovamente ferito e conoscendo la cattiveria del nemico, probabilmente mortalmente.
Cercò di resistere, ma il dolore era troppo forte e se fino a un momento prima
si era tenuta sollevata, facendo leva con le mani, sul corpo di Rufy, le forze l’abbandonarono cadendo addosso al ragazzo
di gomma che a occhi sgranati aveva assistito all’intera scena.
“Nami!” urlò sollevandola e scuotendola
leggermente.
Lei aprì leggermente gli occhi e gli sorrise.
“Sono contenta di vedere che stai bene!” disse con una voce fioca.
“Perché l’hai fatto? Mi sarei difeso con l’Hakibusoushokue avrei
respinto il colpo!” disse Rufy con una voce carica di
preoccupazione e paura.
“Il mio corpo si èmosso da solo! Ho
avuto paura che…” la navigatrice non riuscì a finire
la frase a causa di un’altra fitta.
Rufy si era alzato in piedi, tenendo la
ragazza tra le sue braccia. Chiamò Chopper perché la curasse, ma lui non era
presente. Solo allora si ricordò di averlo mandato a curare i genitori di un
bambino del villaggio.
Rufy la strinse maggiormente a sé, cercando
una soluzione.
Kidd cominciò a ridere di gusto per come si
erano messe le cose.
“Povera sciocca! Ha così tanta voglia di morire insieme al suo capitano?
Allora vi aiuterò volentieri!” disse l’uomo sollevando con il suo potere
diverse armi, tra cuilame affilate in
grado di tagliare la gomma come se niente fosse.
Rufy cominciò a correre e a schivare gli
attacchi, facendo ben attenzione che Nami non venisse
nuovamente ferita.
Grazie all’aiuto dell’hakikenbunshoku,
era in grado di prevedere da quale parte gli attacchi sarebbero provvenuti, ma a causa del peso in più e delle macerie
sparse qua e là che gli rendevano precario l’appoggio a terra, Rufy non riuscì a schivare qualche attacco, soprattutto due
coltelli che lo beccarono al braccio sinistro.
Non ci fece però molto caso. Saltò ancora a destra e a sinistra, cercando
un posto sicuro dove nascondere Nami.
Trovò un luogo riparato, vicino al campo di battaglia, ma apparentemente
sicuro, tra le macerie di una casa.
Poggiò la ragazza a terra e dando un pezzo di legno a Nami
da stringere forte tra i denti, estrasse la lama che l’aveva trafitta dalla
spalla. Ma la ferita sanguinava troppo e poteva mettersi male per la navigatrice.
Rufy si tolse la sua casacca rossa e strappandone un
bel pezzo e appallottolandola, l’appoggiò sulla ferita di Nami,
premendo, in modo tale da fermare almeno un po’ il sangue.
“Dove sei finito cappello di paglia?” disse Kidd
prima di demolire un’altra abitazione.
Rufy sapeva che era pericoloso rimanere
nascosto. Avrebbe potuto mettere maggiormente Nami
nei guai. Prese la mano della ragazza e mettendola al posto della sua, sopra al
pezzo di stoffa, le disse di tenere il più premuto possibile.
“R-Rufy, sta a-attento!”
Rufy la guardò serio e affidandole il cappello
annuì “Tornerò a prendere i miei due tesori, in men
che non si dica!” disse sparendo dalla vista della ragazza.
“Kidd” chiamò Rufy
comparendo su di un pilastro ancora in piedi poco distante da dove si trovava Nami.
“Ti rifai vivo! Cos’è? La tua amichetta ha tirato le cuoia?” chiese con un
ghigno.
“Te la farò pagare per quanto le hai fatto!”
“Perché tanta rabbia, per caso ho ferito la tua compagna di giochi? Se mai sopravvivrai
ne troverai a miglia di sgualdrine pronte a seguiti!” disse facendo incavolare
più che mai Rufy, che lo colpì al volto.
“Non ti permetto di offendere la mia navigatrice!” disse Rufy in piedi davanti al suo avversario a terra.
Kidd fece una smorfia infastidita e cominciò
nuovamente ad attaccare.
Rufy schivava solamente, cercando tra un salto
e l’altro di allontanarsi il più possibile dal luogo dove si nascondeva Nami.
Ritornò praticamente al punto di partenza vicino ai suoi altri nakama. Diede un’occhiata veloce e vide che stavano tutti
bene, ma che avrebbero dovuto sbarazzarsi di quei tipi il prima possibile. Non
solo perché Nami necessitava di cure urgenti, ma
perché tutti erano rimasti feriti e avrebbero potuto resistere ancora per poco.
“Ragazzi chiudiamo questa faccenda il prima possibile!” disse con voce
autoritaria.
Zoro sorrise. Quando arrivava a ordinare una
cosa così logica, in quanto nessuno di loro stava giocando, voleva dire che il
capitano era proprio arrabbiato.
“Hai sentito amico? È ora di finirla una volta per tutte!” disse lo
spadaccino caricando il suo colpo a tre spade potenziato rispetto a due anni
prima.
Il colpo fu uno solo, preciso ed efficace e Killer cadde a terra senza più forze
per rialzarsi.
Zoro corse a dare una mano agli altri suoi nakama, sbarazzandosi velocemente dei nemici più deboli.
Usopp facendo uso delle sue piante carnivore,
aveva fatto digerire un paio di pirati. Franky usando
il suo robot del tutto simile a lui, fece volare in aria altri nemici con
alcuni laser che la sua creatura aveva in dotazione.
Brook che fino a quel momento aveva messo a
nanna i suoi nemici con la sua musica, vedendoli riprendere i sensi, aveva
preso a suonare una canzone silenziosa per chi era a una lontananza tale da non
subirne gli effetti, ma per i poveri mal capitati, quella canzone carica di
ultrasuoni, era in grado di spaccare i timpani.
Robin si sedette a terra esausta, atterrando il suo ultimo nemico, seguito
a ruota dai suoi compagni. Solo Zoro e Sanji rimasero in piedi. Il primo a osservare lo scontro di
Rufy, il secondo prese a cercare Nami
e si preoccupò quando non la vide nei paraggi.
“OiRufy, sai dov’è Nami?” chiese il cuoco. Rufy non
gli rispose per paura che svelando il posto dove fosse nascosta, Kidd avrebbe fatto qualche pazzia.
Robin si adoperò per trovarla. Sparse vari occhi in giro per la zona fino a
quando disse “L’ho trovata!”
Sanji andò a recuperarla e si spaventò a
vederla ricoperta di sangue.
“Dove diavolo è finito Chopper?” disse riportandola indietro.
“Ragazzi!” urlò la piccola renna che, saltando da una maceria e l’altra, si
avvicinò ai suoi compagni.
Si paralizzò un attimo a vederli tutti quanti feriti e bisognosi di cure e
soprattutto si sentì in colpa non avendo potuto dar loro una mano.
“Muoviti Chopper, Nami sta perdendo troppo sangue!”
lo risvegliò la voce di Zoro.
Rufy e kidd intanto,
nello stesso istante, si schiantarono contro varie macerie, per un colpo subito
dall’avversario. Entrambi si rialzarono ognuno più convinto che mai a vincere
quella battaglia.
Entrambi avevano il fiatone, ma avrebbe resistito chi aveva maggiormente i
nervi saldi e fosse rimasto più concentrato.
Rufy sembrava quello più spazientito, ma i
suoi nakama sapevano che se lottava per una causa in
cui credeva, anche quando sembrava andare male per il loro capitano, le cose
potevano modificarsi in suo favore da un momento all’altro.
“Vedo che nuocere a un tuo compagno ti ha reso più combattivo. Vediamo cosa
succede se ne uccido direttamente uno!” disse alzando una sbarra di ferro, la
stessa usata dal bambino in precedenza, e dirigendola verso i nakama di Mugiwara.
“Fermati!” disse Rufy, non riuscendo a impedire
quanto stava avvenendo.
“Attenti ragazzi!” disse il capitano ai compagni al momento concentrati su Nami.
Solo Zoro che era rimasto vigile cercò di parare
il colpo con le spade, ma la velocità a cui era stata lanciata, lo scaraventò
via, consentendo all’oggetto di continuare il suo percorso, sebbene rallentato,
colpendo Robin alla testa.
La donna cadde a terra priva di sensi e un rivolo di sangue cominciò a colarle
sul viso.
Sanji, assistendo alla scena, non rispose più
sé stesso e attaccò Kidd. Zoro
cercò di fermare il compagno, ma se nemmeno l’ordine del capitano di non
attaccare era servito, lo spadaccino non sarebbe riuscito a farlo desistere dal
suo intento.
Rufy capendo le intenzioni del compagno, gli
ordinò di fermarsi, ma Sanji rispose “Non posso, non
dopo quello che ha fatto a Robin. La deve pagare!” disse Sanji
spiccando il “volo” e attaccando l’uomo, ma esso venne steso facilmente, anche
grazie alla stanchezza che il cuoco provava.
“Tsè, un mozzo che non rispetta gli ordini di un
capitano, merita di morire!” disse Kidd afferrando la
sua pistola, portata a tracolla, e puntandola verso Sanji
“Se vuoi ti aiuto a sbarazzarti della spazzatura!” disse Kidd
premendo il grilletto, ma il proiettile rimbalzò nella pancia di Rufy che aveva fatto scudo al compagno.
“Patetico! È davvero vergognoso per un capitano, difendere un compagno che
non esegue gli ordini! È un affronto al proprio orgoglio!”
Rufy lo guardò con disprezzo, ignorando le
parole dell’uomo.
“Zoro, Chopper, Franky,
Brook, prendete Robin, Sanji
e Nami, portateli sulla Sunny
e occupatevi di loro!” disse serio, non staccando gli occhi dal suo avversario,
per poi riprendere la battaglia quando fu certo che i suoi compagni fossero al
sicuro.
“Ora te la vedrai solo con me, senza che tu possa più nuocere a nessuno!”
disse Rufy partendo all’attacco. Attivò nuovamente il
gearsecond e cercò di
attaccare l’avversario con una velocità tale da non dargli il tempo di
controbattere, ma Kidd era preparato e riuscì a
schivare gran parte dei suoi attacchi, ma all’ennesimo colpo subito, disse “Ora
mi hai davvero stufato cappello di paglia. È ora di scrivere la parola fine al
tuo viaggio!” disse l’uomo attivando ancora una volta il suo potere attirando a
se tutti gli oggetti metallici nelle vicinanze che, compattandosi, formarono
una mano gigante.
Rufy non fu da meno e immettendo dell’aria
all’interno del pollice destro, fece uso del gearthird gonfiando la mano destra, rendendola della dimensione
di quella di un gigante.
Kidd, mentre la sua enorme mano percorreva la
distanza che la separava da Rufy, continuò a
richiamare altri oggetti metallici, questo perché Kidd
era praticamente diventato una calamita.
Rufy approfittò di quel frangente, imprimendo
al suo pugno l’hakibusoushoku,
per rendere la sua mano di acciaio.
Entrambi impressero nei loro pugni tutta la potenza che avevano, ma Kidd non tenne conto che avendo ancora attivato il suo
potere, consentiva al pugno di Rufy, attratto dal suo
corpo, di viaggiare a una velocità doppia rispettoall’origine e quindi oltre a venire colpito
per primo, l’aumento di velocità, provocò anche un aumento di potenza, che gli
si ritorsero contro.
Kidd venne colpito violentemente. La sua mano
fatta di armi si disintegrò, i suoi occhi si rovesciarono, diventando bianchi e
tutto il suo corpo risentì del corpo ricevuto in modo tale, da non riuscire più
nemmeno a emettere un gemito.
Rufy aveva vinto e facendo sgonfiare la sua
mano, come ormai capitava ogni volta che faceva uso del gearthird, si ritrovò di dimensioni minute.
La lotta era finita e Kidd aveva perso il suo
diritto di gareggiare per il titolo di re dei pirati. Ma Rufy
sapeva bene che niente gli avrebbe mai impedito di ritentare e di sfidarlo
nuovamente a duello. Se mai fosse successo, lui sarebbe stato pronto.
Si sdraiò a terra, fra qualche sasso pungente che gli dava fastidio alla
schiena, ma non si sposò. Doveva assolutamente riprendere fiato e riacquistare
le sue dimensioni abituali.
Per fortuna non dovette aspettare molto e appena tornato normale si recò
sulla Sunny.
Chopper era ancora indaffarato a curare i suoi nakama
che avevano riportato danni minori rispetto alle ragazze.
“Chopper!” la voce del capitano si fece senire, dacendo tirare un sospiro di sollievo a tutti i presenti.
“Rufy, per fortuna stai bene!” disse Usopp rilassandosi.
“Che fine ha fatto Kidd?”chiese invece Zoro con un aria seria. “L’ho sconfitto, ma temo che questa
lezione non gli sia servita a molto. Quando tornerà in forma, riprenderà a
giocare con la vita degli innocenti!” Rispose Rufy
stringendo i pugni, per poi passare lo sguardo a Chopper che stava trafficando
con alcune bende.
“Come sta?” chiese senza fare nomi, sapeva che non era necessario.
La renna lo guardò negli occhi e accennò a un sorriso “La ferita alla
spalla è brutta, ma fortunatamente non è così seria come sembrava. Ha perso
molto sangue, ma si ristabilirà con del buon riposo e un pasto rinvigorente!”
Sanji si alzò dalle scale su cui era seduto che
portavano al piano di sopra rispetto al ponte e disse “Preparò qualcosa di
sostanzioso per tutti quanti. Avete qualche desiderio particolare?”
Ogni membro disse la sua a proposito, tranne Rufy.
Sanji porse la stessa domanda anche al ragazzo
di gomma, aspettandosi come risposta un “arrosto di maiale” o “braciole di
maiale” oppure semplicemente “carne, carne, carne”, ma la sua risposta non
arrivò.
Al contrario Rufy alzò lo sguardo verso il suo
compagno. Era tremendamente serio. A Sanji sembrò
strano quell’atteggiamento, anche perché non era dal ragazzo ignorare
completamente una domanda sul cibo, ma non gli diede molto peso, pensando che
fosse solamente preoccupato per la navigatrice.
Successivamente lo sguardo del ragazzo passò nuovamente a Chopper,
chiedendo anche delle condizioni di Robin.
La donna aveva ricevuto un forte colpo in testa, per fortuna senza che esso
riportasse danni, grazie all’intervento di Zoro che
aveva rallentato la corsa della sbarra di ferro. Aveva avuto un trauma cranico,
ma esso si sarebbe risolto nel giro di pochi giorni con probabili mal di testa.
Rufy si recò nella stanza delle ragazze, non
prestano ascolto alle richiede dei dottore di curare anche le sue di ferite.
Per la prima volta, dopo tanto tempo, non era uscito fa uno scontro ferito
gravemente. Aveva vari tagli e alcuni lividi,ma niente di grave, solo la solita routine.
Il ragazzo prese la sedia alla scrivania di Nami,
per sistemarsi accanto al letto della ragazza. Diede uno sguardo a Robin, la
quale dormiva serenamente, per poi spostare il suo sguardo sulla sua
navigatrice. Anch’essa dormiva tranquillamente, ma il suo volto pallido gli fece
ricordare che per poco, avrebbe potuto andare incontro alla morte.
Sarebbe bastato che il coltello la colpisse più al centro e per lei non ci
sarebbe stato più niente da fare. Sarebbe scomparsa da quel mondo ancora da
scoprire, non avrebbe più potuto realizzare il suo sogno di disegnare la
cartina del mondo e soprattutto, sarebbe stata strappata via dal suo capitano.
Rufy allungò lentamente la mano per poi
accarezzarle il viso e spostandole una ciocca di capelli che le ricopriva il
volto girato verso sinistra.
Abbassò il capo, fino a giungere a pochi centimetri dal viso della ragazza
e in un sussurro le bisbigliò all’orecchio “ Non provare mai più a salvarmi la
vita. Non potrei sopportare che tu rimanga vittima per colpa mia!” disse per
poi allontanarsi e tornando alla posizione di origine.
Abbassò la testa con gli occhi ricoperti dalla frangetta e i pugni ben
stretti sulle ginocchia.
“Non posso permettere che accada di nuovo!”
Nel momento in cui Nami si era posta tra lui e il
pugnale, la mente di Rufy sovrappose lo scenario che
stava avvenendo con uno accaduto nel passato.
Al posto di Kidd si trovava Akainu
con il suo pugno di magma che ribolliva e Nami prese
le sembianze di Ace. Il respiro gli morì in gola in quell’istante. Sapeva che
quello che la sua mente gli stava mostrando era solo un ricordo, ma allo stesso
tempo lo voleva informare che stava per accadere la stessa cosa, nonostante le
circostanze fossero diverse.
Proprio come quella volta però, non riuscì a reagire in tempo e una persona
a lui cara era ristata colpita al posto suo. Il dolore che provò fu ben più
grande di quello che gli avrebbe procurato quella lama nelle carni, se invece
di Nami avesse colpito lui, un dolore atroce che lo
fece paralizzare e che gli aveva impedito i movimenti, finchè
la ragazza non pronunciò il suo nome.
Fu la sua voce a destarlo facendogli comprendere che le cose sarebbero
finite diversamente rispetto a due anni prima. Nami
era rimasta ferita, ma se la sarebbe cavata,ma la paura di perderla c’era stata e c’era in quel momento e
probabilmente mai se ne sarebbe andata.
“Non importa se non succederà niente tra noi, ma voglio saperti al sicuro,
voglio poterti avere vicino finchè sarà possibile,
quindi evita atti eroici per salvare un baka come
me!” sussurrò di nuovo sempre a testa bassa, la quale si alzò di scatto quando
sentì nuovamente il suono della voce della navigatrice.
“Rufy!”
Il ragazzo come reazione si alzò in piedi e la osservò mentre essa apriva
lentamente gli occhi. Era stordita, ma comunque in grado di articolare una
frase di senso compiuto.
“Rufy, il tuo cappello…io…credo
di averlo perso!” disse con voce debole.
Rufy sgranò gli occhi per poi sorriderle
dolcemente.
Le prese una mano e l’allungo verso il suo ventre e gli fece toccare ciò
che vi era sopra: il cappello di paglia.
“Come puoi sentire, è qui! Chopper mi ha detto che non l’hai lasciato un
secondo!” Rufy sorrise a trentadue denti “Sapevo di
averlo affidato alla persona giusta!”
Nami ricambiò il sorriso e lentamente cercò di
tirarsi su, appoggiandosi ai vari cuscini che si ritrovava sul letto.
“come ti senti?” chiese il ragazzo.
“Uhm, direi bene. La spalla non fa poi così male. Chopper mi deve aver
riempito di antidolorifici! Tu invece?” chiese vedendo che il suo braccio era
ricoperto di sangue, nonostante esso ormai si fosse rinsecchito.
“Solo un graffio! Non preoccuparti di questo!” disse lui alzandosi “Ti
faccio portare qualcosa da mangiare e chiamo Chopper per assicurarci che tu
stia bene!” disse aprendo la porta, ma prima che potesse uscire, Nami lo chiamò.
Rufy alzò le sopracciglia e aspettò cheessa parlasse “Cosa faresti tu per salvarmi?”
Il ragazzo si ritrovò un attimo spazzato dalla domanda, ma rispose con
convinzione “Farei di tutto, morirei per salvarti Nami!”
La ragazza lo guardòe stringendo le
lenzuola del letto disse “Anche io e se hai nuovamente il coraggio di chiedermi
di non mettermi in mezzo quando qualcuno cerca di ucciderti…bhe
ti ucciderò direttamente io!”
Rufy sorrise e scosse la testa per poi
chiudere la porta alle spalle.
I ragazzi, nei giorni successivi, non ripresero il loro viaggio verso Raftel, ma decisero di fermarsi sull’isola, sia per
permettere alle ragazze di ristabilirsi completamente, sia per poter aiutare
gli abitanti del villaggio sopravvissuti a ricostruire qualche abitazione che
avrebbe permesso loro di riprendere una vita più normale possibile.
Grazie all’aiuto di Franky e Usopp
che con le costruzioni non se la cavavano affatto male, soprattutto il primo,
in un paio di giorni, una decina di casette di legno a un solo piano vennero
erette. Zoro e Brook con le
loro armi, si occuparono di tagliare le macerie più grosse, in modo tale da
consentire un facile spostamento dei resti delle abitazione.
Chopper provvide a occuparsi dei feriti che, a causa di ferite piuttosto
pesanti, non potevano contribuire alla ricostruzione.
Sanji cucinava pasti per tutti con l’aiuto di
qualche giovane che si era offerto a cercare provviste nella foresta che si
ergeva rigogliosa alle spalle del villaggio. Anche Rufy,
oltre a eliminare le macerie, si rendeva utile nella ricerca del cibo, il quale
la maggior parte delle volte, se non si trattava di cose da cucinare, non
arrivavanofino al cuoco, ma sparivano
direttamente dentro al suo stomaco.
Robin e Nami, nonostante Chopper consigliasse
loro di riposare, avevano il desiderio di rendersi utili.
Fu un grande shock per tutta la ciurma, quando Nami,
decide di regalare parte del suo bottino agli abitanti del villaggio, in modo
tale da potersi permettere i materiali giusti per poter ricostruire tutto in un
modo decente, perché le abitazioni in legno costruite in fretta, erano solo una
sistemazione provvisoria, dato che erano poco resistenti all’intemperie e più
soggette a incendi. Robin con l’aiuto dei suoi poteri, distribuiva piatti e
bacchette per il pasto quando era giunto il momento del pranzo o cena, mentre
negli altri momenti aiutava a raccogliere la frutta che si trovava negli alberi
più altri.
Era una collaborazione perfetta, ognuno aveva il suo compito e tutti lo
svolgevano con grande impegno e i cittadini furono davvero gratia quei pirati del loro aiuto.
Il sole completò ilsuo giro anche
quel giorno, lasciando il posto al suo opposto: la luna. Essa brillava in un
modo tale da riuscire a riflettere i propri raggi luminosi alle poche nuvole
che la circondavano, espandendo maggiormente la sua luce.
I pirati di Mugiwara si concedevano un po’ di
riposo e un buon pasto dopo una dura giornata di lavoro. Avevano acceso un
enorme falò sulla spiaggia, sul quale era stato messo a cuocere uno strano
animale catturato poco prima da Rufy.
Sanji come al solito era stato eccezionale nel
preparare la cena e orgoglioso del suo operato, cominciò a volteggiare intorno
alle ragazze, porgendo loro i rispettivi piatti.
“Come vi sentite mie dee?” chiese con gli occhi a forma di cuore.
“Meglio Sanji-kun! Ormai la spalla non fa più
tanto male!” disse Nami tra un boccone e l’altra
deliziata dal sapore della carne.
Robin sorrise al solito atteggiamento di Sanji “Robin-chwannn! Se hai ancora mal di testa, con il mio amore
posso fartelo passare in un baleno!”
“Non devi preoccuparti, ormai il male alla testa è diventato un ricordo!”
Sanji fu contento di sapere che entrambe le
ragazze cominciavano a riprendersi, ma allo stesso tempo si rattristò,
scoprendo che anche per quella volta il suo amore non sarebbe servito.
Rufy fisso il cuoco per tutto il tempo con uno
sguardo serio.
Usopp, che gli era seduto accanto, si accorse
di quell’occhiata e con un sogghigno, gli diede una gomitata al braccio
sinistro.
Il ragazzo gemette, sentendo che il colpo gli aveva fatto male, ma nonostante
la cosa gli sembrò strana, non ci fece caso dopo la domanda che il cecchino gli
pose.
“Geloso?”
Esso rispose negativamente, ma il suo compagno non sembrò credergli e
cominciò a fare dei commentini, che vennero
bellamente ignorati dal capitano, che tornò a guardare Sanji.
“OiSanji! Passami quel
cosciotto di carne!”. Disse il ragazzo di
gomma indicando il cibo, che si trovava poco di stante da lui, e Sanji, impegnato nelle sue moine verso le ragazze, rispose
“Potresti anche alzarti e prendertelo tu. Sei più vicino tu di me e poi non
vedi che ho da fare?” disse il cuoco rimproverandolo come faceva ogni volta che
Rufy gli chiedeva del cibo quando esso non era ancora pronto o quando gli
chiedeva qualcosa per il semplice fatto che non aveva voglia di scomodarsi.
Era normale per lui rispondergli in quel modo e non fece caso allo sguardo
del capitano.
Usopp, al contrario del suo compagno, esaudì la
richiesta del capitano mettendogli sotto il naso il pezzo di carne ancora
fumante.
“Tieni ingordo che non sei altro! Possibile che tu abbia ancora fame dopo
tutto quello che hai mangiato?” chiese il cecchino divertito.
Rufy lo ringraziò, ma non mangiò la carne. La
posò a terra e alzandosi si recò sulla Sunny per la
notte, piuttosto arrabbiato.
I membri della ciurma rimasero spiazzati dal comportamento del capitano,
tutti tranne Zoro, che dopo aver visto scomparire il
suo capitano nel buio della notte, sospirò.
“Perché ora se n’è andato in quel modo?” chiese Sanji,
alzando stranito il sopracciglio arrotolato.
“Sanji, Sanji, Sanji, mi sembra ovvio!Stai costantemente appiccicato a Nami e lui è
geloso!” disse Usopp con una espressione di chi la sa
lunga.
“Idioti!” tuonò la voce di Zoro “Potrei accettare
da Nami e Robin, che in quel momento erano svenute,
il fatto di non comprendere il comportamento di Rufy,
ma da voi altri, soprattutto da Sanji e da te Usopp, che ci sei già passato, proprio non lo accetto.
Possibile che nonvi rendete conto delle
conseguenze che hanno certe vostre azioni?” disse Zoro
arrabbiandosi.
“BheSanji, dato che
questa volta centri tu, vedi di comprendere in fretta quanto hai fatto prima
che la situazione si complichi!”
Zoro aveva la fama di dormire per la maggior
parte del giorno, ma nonostante i suoi numerosi sonnellini, non gli sfuggivano
mai i gesti delle persone che gli stavano intorno e delle numerose
sfaccettature che quei gesti potevano avere. Sapeva bene che quanto compiuto da
Sanji non era voluto e che nemmeno se n’era accorto,
ma il suo gesto lo aveva portato ad avere una mancanzanei confronti del capitano.
Sapeva che poteva stare tranquillo e che con Rufy
come guida a quella stramba ciurma di pirati, le cose sarebbero finite di certo
bene, ma vedere il ragazzo di gomma arrabbiato con uno di loro era una
esperienza che Zoro, come anche tutti gli altri, era
un’esperienza nuova.
Era successo solo con Usopp a Water 7, ma
nonostante quanto si era verificato, Rufy non tenne
il broncio a lungo al cecchino, nonostante se ne fosse andato. Ma da quel
giorno, esso, anche con l’aiuto di Zoro, aveva
compreso che doveva avere il rispetto dei propri compagni, per qualsiasi cosa.
Zoro poteva affermarlo con certezza. Rufy in quei due anni, era maturato, nonostante quel suo
nuovo aspetto venisse per la maggior parte delle volte mascherato dal suo
solito atteggiamento infantile.
Quella notte Rufy non riuscì a chiudere occhio.
Sentiva un dolore fastidioso al braccio sinistro e alcuni incubi lo avevano
perseguitato tutte le volte che per pochi minuti riusciva ad addormentarsi.
Era ormai l’alba quando rassegnato decise di alzarsi e di recarsi sul
ponte.
Il cielo colorato di un pallido rosa mischiato con un po’ del colore
azzurro, che lentamente cominciava a colorare il cielo, era magnifico e quello
scenario, nonostantene avesse visti a
migliaia, riuscì a colpire Rufy.
Il venticello fresco della mattina, gli rinfrescava il viso che sentiva
caldo, facendolo sentire meglio e facendogli passare leggermente quello
stordimento che si sentiva addosso.
“Buongiorno Rufy! Sei mattiniero oggi, scommetto
che il tuo stomaco ha già cominciato a brontolare!” disse una voce femminile.
Rufy sorrise continuando a guardare l’alba
“No, veramente questa mattina è rimasto buono!”
Nami alzò le sopracciglia.
“è bella vero?” chiese riferendosi all’alba.
Nami gli si affianco annuendo “Già e
impossibile stancarsi di uno spettacolo simile!” disse per poi spostare lo
sguardo su Rufy.
Esso aveva un sorriso dipinto sul volto, ma era diverso dal solito.
“Rufy, ti senti bene?”
Il ragazzo interpellato la guardò confusa“Si, ho solo dormito male, ma tutto apposto, vedi?”
Disse sorridendo a trentadue denti e piegando le braccia in alto facendo
vedere i muscoli “Sono in piena forma!”
Nami decise di credergli e un po’ incerta decise
di porgere al ragazzo una domanda che gli ronzava in testa dalla sera prima “Rufy, cosa è successo ieri? Perché sei andato via in quel
modo?”
“Mi ha infastidito il comportamento di Sanji!”
disse sincero.
“Ma lui si comporta come al solito. Lo sai come è fatto. è un Don Giovanni
e si comporta in quel modo strampalato con tutte le ragazze. Vorresti che
smettesse di essere sé stesso?”
“Non è per il suo modo di comportarsi che mi sono arrabbiato!” disse il
ragazzo, spiegando poi il vero motivo della sua arrabbiatura.
“Oh, ho capito!” disse Nami.
Rufy roteò gli occhi “Possibile che tutti
pensiate che io sia geloso di Sanji?” sospirò “Ho mai
fatto qualcosa per apparire un tipo geloso?” chiese curioso.
“Bhè il comportamento di ieri sera in effetti
lasciava pensare a quello, anche se da quanto ha detto Zoro,
sembrava che ci fosse sotto qualcos’altro, ma sinceramente oltre alla gelosia
non mi veniva in mente nessun’altra opzione!”
Rufy le si avvicinò e la fissò nei suoi occhi
color nocciola. “Nami dimmi la verità. Ti interessa Sanji?”
Nami sgranò gli occhi “No, assolutamente no. È
un caro amico e basta!” disse agitandosi.
“Allora spiegami perché dovrei essere geloso! So che Sanji
non ha un secondo fine e inoltre io e te non stiamo insieme, quindi una scenata
di gelosia sarebbe fuori luogo, soprattutto se non mi dai motivo per esserlo!
Non credi?” disse Rufy sorridendo.
“Rufyio…”
“Inoltre io non credo di essere uno di quei ragazzi che per gelosia
impedisce alla propria ragazza anche solo di incrociare per sbaglio lo
sguardocon un ragazzo. Se la mia
ragazza fossi tu, avrei piena fiducia in te, anche perché se fossi geloso,
sarebbe un serio problema dato che la mia ciurma è composta quasi interamente
da ragazzi!” disse sorridendo a trentadue denti.
“In effetti ci vorrebbe qualche altra ragazza!” disse Nami
“Oppure comincerò a pensare che tu sia un maschilista!” disse mettendo le mani
ai fianchi.
“In effetti avrei voluto chiedere a Margaret di unirsi alla nostra ciurma,
ma credo cheHancok
si sarebbe alquanto offesa!” disse Rufy divertito al
ricordo della donna.
“Tiriferisci all’imperatrice dell’isola
delle donne?”
“Già! Aveva una cotta per me. Qualsiasi cosa facessi o le dicessi, per lei
corrispondeva a una proposta di matrimonio!” disse divertito.
Nami mise il broncio “Siamo sicuri che tu sia
stato buono su quell’isola? Una donna non fa certi pensieri se l’altra parte
non gli da motivo!”
Rufy scoppiò a ridere “Adesso chi sarebbe la
gelosa?” Nami gli diede le spalle e incrociò le
braccia al petto “Io non sono gelosa. Per quel poco che l’ho vista non mi è
sembrata poi una gran bellezza!”
“Scherzi? Hai visto la reazione di tutti gliuomini davanti al suo aspetto. Sono diventati
di pietra perché la consideravano la più bella donna al mondo!” disse Rufy ancora più divertito a vedere una vena pulsante
spuntare sulla fronte di Nami.
“Ma su di me quel potere non ha mai avuto effetto!” disse cercando di farla
quietare.
“Perché sei fatto di gomma?” chiese Nami
storcendo il naso.
“No, perché a differenzadi come la
pensava Hancok, io la consideravo solo un’amica,
niente di più!”
“Quindi non la trovavi bella!” chiese Nami
curiosa.
“Si, che era bella!” disse Rufy sorridendo a
trentadue denti prima di trovarsi spiaccicato contro un muro della nave.
Dopo la colazione tutti erano nuovamente pronti a rimettersi al lavoro e
terminare le ultime cose lasciate incomplete nel villaggio. Le ragazze ormai si
erano quasi rimesse del tutto e presto sarebbero nuovamente partiti.
“Oggi mi sento pieno di energie!” Disse Usopp
dopo aver fatto un’abbondante colazione “Ditemi cosa c’è da fare e lo farò,
infondo sono il grande capitano Usopp!”
“Si, si, piantala di fare il buffone e datti da fare!” disse Zoro dandogli una pacca in testa.
Improvvisamente si sentì un lamento. Brook si
ritrovò improvvisamente a gambe all’aria a causa di uno scivolone.
“yohohoho! Che botta che ho preso! Il pavimento è
piuttosto scivoloso, ma mi ha consentito di poter usufruire di questa bella
visuale!” disse lo scheletro, caduto a terra vicino a Nami,
della quale aveva una bella visione delle sue mutandine. La sua beatitudine
però, durò poco a causa della perdita dei sensi causata da un colpo donatogli
dalla navigatrice.
“In effetti il ponte è tutto sporco!” Notò Chopper. Infatti i ragazzi
durante il tempo rimasti a dare una mano agli abitanti del villaggio, avevano
trascurato le pulizie sulla nave.
“Ci penserà Sanji a pulire! Vero?” disse Rufy guardando il suo compagno.
Sanji sgrano gli occhi “Ehi perché io? Devo
preparare il pranzo per tutti e non è che i cittadini siano quattro gatti!”
“Mancano ancora un bel po’ di ore al pranzo.Hai tutto il tempo di pulire e di cucinare!”
disse Usopp avendo compreso, durante la notte
riflettendo su quanto accaduto, lo sbaglio di Sanji.
“Sei un ragazzo in gamba, fai vedere di che pasta sei fatto!” disse il
cecchino cercando di far capire al cuoco di farlo e basta.
“Hai idea diquanto tempo ci voglia a
preparare il pranzo per tutti?” rispose il cuoco prima che Zoro
gli lanciasse un secchio di acqua gelida addosso.
“Ehi ma…” cominciò col dire, quando Zoro gli allungò lo spazzolone “Cuoco da strapazzo,
smettila di sbraitare e inizia a fare ciò che ti è stato ordinato!” disse
mettendo l’accento sull’ultima parola.
“E va bene!” disse arrendendosi e cominciando a sfregare il pavimento
mentre tutti si allontanavano.
“Tu cosa ci fai ancora qui?” chiese Sanji vedendo
che Zoro gli si era messo davanti.
“Sei un vero idiota!” disse lo spadaccino.
“Senti, sono già abbastanza nervoso, non ti ci mettere anche tu.Anzi perché non mi dai una mano visto che
stai li senza far niente?”
Zoro si innervosì e prendendo Sanji per li collo della camicia disse “Non hai ancora
capito che questa è una prova a cui ti sta sottoponendo Rufy
e una punizione allo stesso tempo?”
Sanji sgranò gli occhi “Di cosa stai parlando?”
“Del tuo ammutinamento!” disse Zoro sorprendendo
il compagno.
“Del mio cosa? Di che diavolo stai parlando? Non mi è mai passato per la
testa di prendere il posto di Rufy!” disse Sanji.
“Ammutinamento, non significa solo ribellarsi a un capitano, ma anche
semplicemente non obbedire ai suoi ordini! E già successo con Usopp, possibile che non ti renda conto che tu abbia fatto
la stessa cosa?”
Sanji confuso disse “Ti stai riferendo a ieri?
Quando mi ha chiesto di passargli la carne?”
“Per prima cosa non te l’ha chiesto, te lo ha ordinato. C’è una bella
differenza tra“Passami” e “Mi puoi
passare” e secondo non è a quello a cui mi riferivo. Anche quella è stata una
esame, ma sei stato bocciato, proprio come stamattina. Se Rufy
fosse stato un altro tipo di capitano, ti avrebbe già ucciso o abbandonato su
di un isola deserta con una pistola con un colpo solo per ucciderti prima di
morire di fare. Invece Rufy continua a darti la
possibilità di capire il tuo sbaglio, nonostante tu sia così stupido da
continuare a non comprenderlo!” disse Zoro sbuffando.
“Sentiamo allora. Dato che sono così stupido, perché non mi illumini tu Marimo? Quand’è che avrei disobbedito agli ordini di Rufy?” chiese Sanji cominciando a
perdere le staffe.
“Durante lo scontro con Kidd. Ci aveva detto di
intervenire, ma tu, nonostante te lo abbia ordinato due volte, sei
intervenuto!” disse Zoro.
Sanji sussultò “Cosa? Ma io…non
me ne sono nemmeno reso conto. Quando quel mostro ha ferito Robin ho perso la
testa e ho attaccato senza ragionare. Non l’ho fatto con il proposito di
mancare di rispetto a Rufy. Possibile che non lo
capisca?”
“No, lui lo capisce e come e forse se fosse accaduto in un altro contesto
non avrebbe fatto storie,ma tu non hai
obbedito proprio davanti a un suo avversario e questo è molto disonorevole per
un capitano. Se mostra ai suoi nemici di non essere rispettato dalla propria
ciurma, perde la faccia davanti a tutti gli altri pirati! Sbaglio o tu eri
d’accordo con me quando due anni fa, ho impedito a Rufy
di riprendere Usopp nella ciurma come se niente fosse,
perché era necessario che si facesse rispettare?”
Sanji abbassò la testa “Mancargli di rispetto non
era quello che volevo!”
“Lo so! Per quello te l’ho voluto riferire. Con il cervello piccolo che ti
ritrovi non ci saresti mai arrivato!”
“Ti permetto di insultarmi solo perché mi stai aiutando, ma sappi che mi
sto trattenendo dal prenderti a calci!” disse Sanji
con una vena pulsante.
“C’è un’altra cosa. quando Kidd ti ha atterrato,
quel bastardo stava per spararti per il tuo errore. Rufy
gliel’ha impedito, umiliandosi ancora di più. Siamo fortunati ad avere un
capitano che tiene più a noi che al suo orgoglio!” disse Zoro
per poi andarsene e lasciare Sanji con i suoi
pensieri.
Allora
che ve ne pare? Delusi dal fatto che Rufy non sia
geloso? ^^
Accipicchia,
sono a corto di capitoli. Solitamente ne scrivo uno e mezzo due al giorno,
nonostante ne abbia qualcuno di riserva, ma la riserva mi è praticamente
finita.
Cercherò
di darmi da fare per riuscire a recuperare, perché mi sono imposta di voler
postare un capitolo al giorno. Spero di riuscirci.
Sta
sera proverò a scrivere due capitoli, sperando che l’ispirazione mi sia di
aiuto, anche perché se ho in mente altre avventure,mi manca sempre la parte d’intermezzo
(detesto quella parte).
Bhe male che vada potrà capitare che aggiornero
un giorno si e uno no, spero di no perché non voglio. Solitamente inizio così e
piano piano perdo proprio il ritmo.
Per pochi metri quadrati il villaggio si poteva definire sistemato,
nonostante le molteplici cose ancora a cui i cittadini avrebbero dovuto pensare
una volta che non avrebbero più avuto il prezioso aiuto dei Mugiwara.
Sarebbe stato faticoso, ma i pirati erano sicuri che quella gente avrebbe
superato ogni avversità. Lo dimostrava il fatto che dopo quella tragedia che si
era abbattuta su di loro, tutti quanti avevano ancora una grande voglia di
lottare e di vivere.
Nonostante fosse ancora presto, tutti si erano già messi al lavoro, chi nel
villaggio, chi sulla Sunny, cercando di recuperare
del tempo prezioso.
I Mugiwara si erano resi disponibili per chiunque
avesse chiesto loro aiuto, solo Nami si allontanò dal
gruppo.
Essa si recò poco fuori dal villaggio dove si trovava una piccola distesa
d’erba piana. Essa era cosparsa di croci messe in ordine ognuno alla stessa
distanza dell’altra.
“Nami!” la ragazza si girò al suono del suo nome
e rimase stupita nel vedere Rufy dietro di lei. Lo
pensava insieme agli altri, inoltre, non si era accorta che qualcuno l’avesse
seguita.
“Che cosa stai facendo?” chiese il ragazzo curioso.
“Sto sistemando un piccolo cimitero per le vittime di Kidd!
Quelle persone avranno pur bisogno di un posto dove riposare in pace!” disse la
ragazza, scavando un piccolo buco, dove successivamente infilò un’altra croce
che il giorno precedente aveva preparato insieme a Robin.
“Hai avuto una splendida idea, Nami!”
La navigatrice sorrise e rispose “Credo che sia importante anche per le
persone rimaste in vita avere un luogo dove recarsi per andare a trovare i
propri cari. Ricordo che quando ero sulla mia isola, quando mi sentivo triste,
mi recavo sempre alla tomba di mia madree avevo la sensazione di sentirla vicina!”
Rufy sorrise “Io credo che lei ti sia vicino
in ogni istante, Nami!”
La ragazza annuì. Rufy aveva proprio ragione.
“Comunque ti do ragione sul fatto che sia importante per i nostri cari
avere un luogo dove riposare in pace! Quando capiterà di tornare sulla mia
isola, farò anche io una tomba per Ace, anche se non ci sarà il suo corpo! Ora
che ci penso nemmeno Sabo ha un posto dove riposare!”
disse Rufy abbassando la testa.
“Sabo? Chi è?!” chiese Nami
curiosa, non aveva mai sentito quel nome uscire dalle labbra del capitano. Rufy sussultò, non si era accorto di aver pronunciato quel
nome ad alta voce. Cercò un modo per cambiare argomento e lo fece offrendo il
suo aiuto allanavigatrice.
Nami dimenticò presto quel nome, contenta del
fatto che qualcuno si era offerto di aiutarla e lo era ancora di più sapendo
che quella persona era Rufy.
Non lo aveva ancora ringraziato per averla aiutata quando si era fatta
appositamente pugnalare da Kidd e per essersi
occupata di lei quando era ancora a letto sotto ordine di Chopper. Aveva
intenzione di ringraziarlo in quell’istante, ma qualcosa fece passare il suo
intento in secondo piano.
Rufy infatti aveva scavato diverse buche dove
inserire le croci e mentre gliele passò un po’, sfiorando le mani del ragazzo,
avvertì qualcosa di strano.
“Rufy, sei molto caldo!”disse guardandolo negli occhi. Il ragazzo
cercò di smentire, ma Nami non si fece prendere in
giro dalle parole, anche perché, nonostante non ci avesse fatto caso prima, in
quel momento notò le guance arrossare del ragazzo.
“Fa molto caldo oggi!” cercò di giustificarsi Rufy
e lanciando uno sguardo alla navigatrice chiese “Sei ancora arrabbiata con me
per quella storia di Hancok?”
“Può darsi!” disse la ragazza.
“Ma io scherzavo!” disse Rufy mettendo il
broncio. Nami non potè fare
a meno di scoppiare a ridere alla smorfia del ragazzo.
“Oh Rufy, sei il solito baka,
non me la sono presa davvero. Forse un pochino, ma…ora
è passata!” Rufy si sentì sollevato da quelle parole
e tornando al lavoro dopo un po’ disse “Io qui ho finito, devo dare
qualcos’altro?”
Nami fu scettica nel domandare il favore di
cui aveva bisogno, aveva capito che Rufy aveva
qualcosa che non andava e che il suo costante cambiare argomento, era un metodo
per cercare di non destarle alcuno sospetto. Vedendo la sua testardaggine
decise di dargliela vinta e gli chiese se potesse spostare il masso che si
trovava in centro del campo, in modo tale da continuare la costruzione del
cimitero senza intoppi.
In una situazione normale, Nami non avrebbe avuto
dubbi sulla riuscita dello spostamento del masso. Nonostante fosse di grosse
dimensioni Rufy era ben in grado di sbarazzarsene, ma
come il suo sesto senso aveva percepito, quella volta le circostanze furono
diverse.
Infatti la roccia, una volta alzata di qualche centimetro, cadde nuovamente
a terra con un rumore sordo, con accanto Rufy
inginocchiato a terra, che dolorante si teneva una mano sul braccio sinistro.
“Rufy!” urlò la ragazza, inginocchiandosial suo fianco e poggiandogli una mano sulla
spalla.
“Sto bene Nami, non preoccuparti!” disse
rialzandosi “Ho solo bisogno di rinfrescarmi un po’”. Disse allontanandosi e
lasciando Nami stupita e preoccupata.
La fontana che Franky aveva costruito, non era
lontana dal cimitero e per fortuna era già funzionante. Quando si trattava di
costruire qualcosa, il carpentiere aveva le mani d’oro.
Il ragazzo di gomma vi si avvicinò e unendo le mani a coppa, raccolse un
po’ dell’acqua fresca, portandosela al viso e bagnandosi i capelli. Cercava un
po’ di conforto in quella frescura, perché non era vero che si sentiva bene.
Aveva mentito a Nami per non farla preoccupare.
Sapeva di avere qualche linea di febbre, ma sapeva anche che sarebbe
passata con una bella dormita rinvigorente.
“Rufy!”
Il ragazzo sentendosi interpellare e non riuscendo a riconoscere la voce, a
causa del suono ovattato che il suo udito aveva percepito, si voltò.
Quando si accorse che era stato Sanji a
pronunciare il suo nome, scosse la testa nella speranza di ritornare in sé e di
riuscire a non destare sospetti sul suo malessere.
“S-Sanji, cosa c’è?”
“Ho finito di lavare il ponte della nave, così sono venuto a cercare per
parlarti!” disse il cuoco un po’ incerto su come iniziare il discorso.
Rufy cercò di prestare attenzione, ma oltre
all’udito che non funzionava a dovere, si ci mise anche la vista, la quale
cominciava a giocargli brutti scherzi, appannandosi.
Per istinto il ragazzo si portò una mano alla testa come a volerla
sorreggere.
“Ecco io volevo…” cominciò il cuoco, ma il gesto
del capitano non passò inosservato “Rufy, stai bene?”
chiese guardandolo con aria preoccupata e facendo un passo verso di lui, ma Rufy non ebbe il tempo di rispondere che un mancamento lo
fece cadere a terra privo di sensi.
“Oi, Rufy !” urlò Sanji sollevandolo e scuotendolo per fargli riprendere i
sensi, ma vedendo che quel metodo non funzionava, se lo caricò sulle spalle per
portarlo da Chopper.
Nami, nello stesso momento, per niente
convinta delle parole del ragazzo di gomma, anche se con un attimo di ritardo,
si apprestò a seguirlo per controllare che tutto andasse veramente bene, come Rufy voleva farle credere con scarso risultato.
Il suo cuore perse un battito quando per strada incrociò Sanjiche correva
con addosso il corpo inerme di Rufy.
Il cuoco si fermò, quando vide la ragazza, non perché volesse perdere tempo
in moine, ma per informarsi quale delle case costruite fungeva da ospedale.
Li avrebbe di sicuro trovato Chopper.
Nami, senza un attimo di esitazione, si
apprestò a indicargli la direzione, facendogli strada. Non voleva mollare Rufy nemmeno per un istante. Non si allontanò da lui
neanche durante la visita.
Il capitano della Sunny venne fatto stendere su
di un letto improvvisato con della paglia e delle lenzuola e senza perdere
tempo la renna cominciò a visitarlo.
“Chopper, non so quanto possa tornare utile, ma oggi ho notato che Rufy continuava a tenersi dolorosamente il braccio
sinistro!” disse Nami passando il suo sguardo dal
dottore al ragazzo, cercando di comprendere qualcosa.
Chopper spostò il suo sguardo verso il braccio indicatogli da Nami, su cui vi erano ancora delle bende. Cercò di
ricordare quando gliele avesse messe, ma di fatto non era mai successo. “Chi ha
fasciato il braccio?” chiese la renna curiosa.
Nami sussultò “S-sono
stata io! Rufy andava in giro con la ferita scoperta
e di tanto in tanto essa cominciava a sanguinare, quindi ho pensato che per aiutarla
a guarire, sarebbe stato meglio coprirla!” spiegò la ragazza, temendo di aver
commesso un errore.
Chopper sospirò e togliendo le bende, potè
constatare che la sua intuizione era giusta.
“Il giorno in cui Rufy deciderà di darmi retta,
sarà troppo tardi!” disse la renna prendendo gli attrezzi per pulire la ferita.
“Cosa vuoi dire? È colpa mia se sta male?”
Chopper sorrise per rassicurarla “No, più che altro è una mia mancanza. Il
giorno dello scontro con quel pirata spietato, ho detto a Rufy
che anche le sue ferite necessitavano di cure, ma non mi prestò ascolto e
vedendolo preoccupato per te, non insistetti più di quanto avrei dovuto fare, è
questo è il risultato della mia non testardaggine! Capita a volte che le ferite
si rimarginino da sole senza che esse debbano essere per forza disinfettate, ma
può capitare che l’arma con cui ci si procura un taglio o una ferita di grande
entità sia sporca e in quel caso se non si procede a disinfettarla come si
deve, si incorre, come in questo caso, a un’infezione!”
“Ma quindi non è grave!” disse Nami speranzosa.
“Se questa ferita fosse stata trascurata ancora qualche giorno,essa avrebbe
potuto infettarsi in modo tale da diventare cancrena fino a dover ricorrere
all’amputazione del braccio!” spiegò Chopper a Nami,
la quale non fu per niente contenta di sentire quella spiegazione medica.
Chopper leggendo spavento sul volto della sua compagna, cominciò ad agitare
le zampe anteriorie a spiegarle che non
doveva preoccuparsi, perché non era il caso di Rufy.
Esso infatti, una volta ripulito e disinfettato il taglio, se la sarebbe cavata
con febbre per qualche giorno e niente di più.
Nami si sentì sollevata e tranquillizzata a
quelle parole, ma comunque volle rimanere tutta la notte al capezzale del suo
capitano, accarezzandole di tanto i tanto i capelli come a volergli segnalare
la sua presenza. Gli asciugava il sudore dalla fronte e su quest’ultima di
tanto in tanto, applicava un pezza bagnata con acqua fresca per far sì che la
temperatura calasse.
“Sei uno stupido! Se non ti fossi preoccupato per me, non avresti
trascurato le tue ferite e a quest’ora non ti ritroveresti obbligato a letto!”
disse Nami osservandogli il volto illuminato dalla
poca luce che entrava dalla finestra “Certo che se ci pensi è un po’ buffo. Ci
siamo scambiati i ruoli. Qualche giorno fa ero io quella relegata a letto per
ordine di Chopper e tu quello al mio capezzale!” Nami
sorrise ricordando quella mattinata in cui svegliandosi, aveva trovato Rufy, a terra, ronfare bellamente emettendo stranirumori, e ogni tanto sentendolo domandare nel
sogno della carne. La gamba ancora appoggiata alla sedia, le fece capire che
addormentandosi, era rotolato a terra senza che la botta presa lo destasse.
Anch’essa si addormentò al capezzale del capitano col passare delle ore.
Pensò di appoggiare la testa solo per un istante per riposare gli occhi, ma il
sonno la colse senza che nemmeno se ne accorgesse.
Fu il cinguettio degli uccellini a svegliarla e la prima cosa che fece, fu quella
di controllare Rufy.
Il rossore delle guance era sparito e il colorito era tornato quello
normale. Il suo viso toccato dai raggi del sole, lo facevano apparire un
bambino addormentato. Un bambino dolce che Nami
adorava. Si incantò a osservarlo per un po’ notando che il suo respiro, il
giorno prima affannoso, era tornato normale.
La ragazza si sentì sollevata di vedere che le capacità di recupero del
ragazzo avevano agito in modo veloce anche quella volta. Aveva ancora la fronte
calda, ma la temperatura di era abbassata molto rispetto al giorno prima.
Conoscendolo, Nami sapeva che anche in quelle
condizioni, Rufy sarebbe stato in grado di scalare la
montagna più alta del mondo.
Sorrise e prese ad accarezzargli i capelli, cercando di non svegliarlo.
Compì quel gesto per diversi minuti, finchè il suo
sguardo non si posò sulle labbra di Rufy, le stesse
che qualche sera prima si erano scontrate con le sue.
Esse erano leggermente schiuse e Nami sentì
l’impulso irrefrenabile di donargli un casto bacio.
Lentamente si sollevo, portandosi indietro la ciocca di capelli, caduta in
avanti, quando sentì la voce del ragazzo ancora impastata dal sonno.
“Non vale approfittarsi di un moribondo!” disse, facendo sgranare gli occhi
a Nami, la quale diventò rossa come un peperone.
“Comunque non chiedevo un risveglio migliore!”
Rufy sorrise a trentadue denti vendendo la
reazione della ragazza.
“Rufy…io…io…credevo che dormissi e…e…”
Rufy si tirò su e allungando la testa, poso un
bacio sulla fronte di Nami, cogliendola di sorpresa “Adesso
siamo pari!”
Nami arrossi ancora di più.
“Pensavo non volessi correre!” disse Rufy
ricordandole le sue stesse parole.
Nami annuì “Si, è vero, ma d'altronde ti ho
dato solo un bacio innocente, non ti sposo mica domani! E poi…bhè
quello che ci siamo detti sul ponte il giorno in cui siamo tornati, da una
parte lo penso ancora e ancora mi spaventa, ma non posso arrendermi senza
averci provato!”
“Provare a fare cosa?” chiese Rufy inclinando la
testa di lato.
“Lo sai cosa!” disse Nami imbarazzata.
“No, cosa?” disse il ragazzo piegando la testa dall’altra parte.
“Io, tu…hai capito, no?”
Rufy continuò a guardarla confusa e esasperata
la rossa gridò “Provare a stare insieme, baka che non
sei altro!” disse dandogli un colpo in testa, ma Rufy
sorrise a quelle parole.
Nami sussultò e sedendosi nuovamente sulla
sedia in modo composto disse “Tu volevi sentirmelo dire, vero?”
Rufu annuì più volte e Nami
come risposta alzò gli occhi al cielo.
“Che scenetta toccante!” Disse Zoro appoggiato
alla soglia della porta con le braccia conserte e un ghigno stampato sulla
faccia.
Nami arrossì “Z-Zoro!
D-da quanto s-sei li?”
“Non mi sono perso nemmeno un bacio!” disse divertito a vedere una Nami in procinto di svenire e un Rufy
tranquillo.
“Lo dite voi al cuoco da strapazzo o io? Potrei trarne una bellissima
soddisfazione personale!” disse sorridendoprima di andarsene via, chiudendo la porta alle spalle lasciando un po’
di intimità ai due fidanzatini.
Il resto della ciurma non venne informata sulla nuova coppia che si era
venuta a formare a bordo della Sunny. Tutti peròlo compresero, dal comportamento di Nami
e Rufy alquanto imbarazzato e impacciato, quando essi
andarono ad accertarsi della salute del capitano.
“Tieni Rufy, devi bere questo per rimetterti in
forma!” disse Chopper allungandogli un bicchiere con una miscela alle erbe
all’interno.
Chopper di per sé, non avendo intuito niente, venne informato sulla
situazione da Usopp e curioso chiese ai due
fidanzatini “Se voi due state insieme, fra un po’ rivedremo Umi
e Ace!”
Si sentì un colpo di tosse, seguito da tanti altri e successivamente un
rumore di pacche sulle spalle.
Usopp aveva preso a schiaffeggiare Rufy sulla schiena per aiutarlo a ingoiare la bevanda che
gli era andata di traverso.
Robin si mise a ridere “Credo sia ancora un po’ prematuro Chopper!” disse
mettendo una mano sulla spalla di Nami per farla
riprendere a respirare.
“E perché? Rufy e Nami
si amano, quindi che problema c’è se arrivano anche Umi
e Ace! Incomincio a sentire la loro mancanza! Quando due renne, durante la
stagione degli amori, capiscono di volersi bene nel giro di poco arrivano anche
i cuccioli. Non è così anche per voi esseri umani? Da quanto ne so, solo il
periodo di gestazione è differente. Comunque sia non capisco dove stia il
problema!” chiese ingenuamente la renna.
Nami con i denti da squalo si mise a urlare
contro il dottore “Ma come ti salta in mente un’idea del genere. Primo siamo
ancora troppo giovani, secondo non voglio perdere la mia linea così presto e terzo…noi non siamo animali!”
“Chopper, fra noi esseri umani queste cose vanno con calma. Solitamente due
persone che si amano passano del tempo insieme per conoscersi meglio, poi un
giorno uno dei due, solitamente il maschio, chiede all’altro di sposarlo e da lì
in poi si comincia a pensare a eventuali figli. Ovviamente ci sono delle
eccezioni, ma sostanzialmente avviene così. Diciamo che il corteggiamento umano
può durare diversi anni!”
“Oh, certo che voi umani siete complicati!” disse Chopper un po’ confuso.
Improvvisamente si sentì bussare alla porta e da essa spuntò fuori Sanji, il quale avvertendo tutti i presenti che il pranzo
fosse pronto,li fece uscire rimanendo
solo in stanza con Rufy.
Anche quest’ultimo cercò di sgattagliolare via.
Aveva un certo appetito, dato che aveva saltato diversi pasti, contando anche
vai spuntini fra i pasti principali.
“Rufy, posso parlarti?” chiese vedendo che il
capitano si era già alzato e diretto verso la porta.
Il ragazzo di gomma si fermò e girando leggermente il capo, fissò il suo nakama.
“Dimmi!” disse con tono serio.
Sanji si inchinò con il busto a novanta gradi e
disse “Mi dispiace! So di essermi comportato in un modo poco appropriato di
questi tempi. Volevo solo farti sapere che non era mia intenzione disobbedire
ai tuoi ordini. Sebbene questa non sia una buona motivazione, io ti chiedo di
perdonarmi!”
Rufy si girò nuovamente verso la porta dicendo
sempre con tono serio “Hai finito? Ho fame e vorrei andare a mangiare prima che
gli altri finiscano tutto!” disse il ragazzo lasciando il cuoco a bocca aperta,
convinto che il capitano lo avrebbe perdonato.
Rufy uscì
dalla costruzione e trovando un tavolo lungo diversi metri, con sopra leccornie
di diverso genere a cui tutti gli abitanti del villaggio avevano accesso, si riempì
le guance e le tasche di pantaloni di cibo, tenendo in mano altri due giganti
cosciotti di maiale.
“Centri qualcosa tu, vero?” chiese il capitano sputacchiando pezzi di carne
in giro.
“Non mi impiccio nei problemi degli altri!” Disse Zoro
seduto su di un muretto poco più isolato rispetto al luogo del banchetto, mentre
beveva un calice pieno di birra. “Non sono sua madre e quel babbeo deve
vedersela da solo!” disse bevendo un altro sorso. Infine disse “Si è scusato?”
Rufy sorrise a trentadue denti e annuì.
Dopo l’abbondante pranzo, Rufy si sentì
decisamente meglio, quasi come se non si fosse mai ammalato. Decise quindi che
era giunto per lui e i suoi compagni di levare l’ancora e di partire verso la
prossima avventura.
Tutti furono ben contenti di ripartire e a quanto pare il vento era dalla
loro parte. Il mare era calmo e il cielo sereno, una giornata ideale per
viaggiare.
Dopo che la partenza fu preparata e l’isola diventata ormai piccola
all’orizzonte, i ragazzi si rilassarono dopo vari giorni che mancavano dalla
navigazione.
Per loro ogni volta era una grande emozione, nonostante avessero salpato
diverse volte. Era l’andare verso qualcosa di sconosciuto che li rendeva
elettrizzati anche se preoccupati di cosa o chi potevano incontrare durante il
loro percorso.
Usopp, stava giocando a carte con Chopper e Rufye il resto
della ciurma ad esclusione del cuoco e delle ragazze e il capitano, vedendo Sanji appoggiato al parapetto a fumarsi tranquillamente una
sigaretta disse “Ehi Sanji! Dai una pulitina al
ponte!” ordinò il ragazzo.
Sanji scattò subito urlando “Si capitano!”,
dopo di chè si mise subito al lavoro.
Con un ghigno divertito Zoro disse “Sembra che la
lezione l’abbia imparata!”
“Bhe che stiamo aspettando?” chiese Rufy sorridendo “Diamogli una mano! Sanji
non può mica fare tutto da solo!”
Sanji rimase sorpreso, come anche gli altri
membri dell’equipaggio, ma il primo comprese che quello era il suo modo per
dire “Sei perdonato!”
“Cosa?” chiesero tutti all’unisono, sgranando gli occhi. Nessuno aveva
voglia di mettersi a fare le faccende di casa “Più siamo prima finiamo e prima
potremo giocare!” continuò felice come una pasqua.
Dopo pochi minuti Zoro intervenne “Ehi Rufy, si può sapere perché noi dobbiamo stare qui a
sgobbare, mentre le ragazze se ne stanno tranquille a spettegolare?”
Sanji subito intervenne prendendo per il collo
della maglia lo spadaccino “Brutto marimo che non sei
altro, come puoi solo pensare che la bella pelle delle mani delle mie dee si
rovini in questi umili lavori!” disse guardando storto lo spadaccino.
Zoro sogghignò e prese la palla al balzo “Una
delle tue belle dee, si è messa con il capitano, cuoco da strapazzo!”
Sanji lasciò la presa a causa dello shock
appena subito, esso infatti era ancora l’unico a non esserne al corrente.
Si buttò a terra in ginocchio e disperato cominciò a piangere come un
bambino, ripetendo il nome della navigatrice.
Chopper con un gocciolone sulla testa sbuffò “Uffa, avevo appena finito di
lavare quel punto!” disse vedendo che le lacrime del suo compagno, stavano
nuovamente inzuppando tutto il ponte.
Fra una avventura e un’altra, vari nemici che ostacolarono il cammino,le nuove conoscenze fatte in giro per il
Nuovo mondo, molto più immenso di quanto si potesse immaginare, il tempo volò
senza che i membri della ciurma dei mugiwara se ne
rendessero conto.
Passò un anno e mezzo in totale, ma le cose nella ciurma di Mugiwara erano rimaste pressoché invariate, solo qualche
piccolo cambiamento.
La Sunny era aveva dovuto subire quale
rattoppamento e l’albero maestro era stato completamente sostituito con uno
nuovo. Una novità che toccò tutti i ragazzi, fu il tatuaggio disegnato sul
braccio, chi a destra, chi a sinistra, ma tutti con lo stesso disegno: Il
vessillo della loro bandiera.
Fu Nami a proporre l’idea, quando un brutto
taglio sul braccio sinistro, sfigurò la pelle di Robin, proprio come era
successo a lei quando si ferì il braccio per cancellare il marchio di Arlong. La donna entusiasta della proposta rispose “Non si
è un vero pirata finchè non si ha un tatuaggio!” ma
nonostante questo, non aveva idea di cosa tatuarsi. Inizialmente pensò a
qualche simbolo del poigner griffe, ma la navigatrice
propose il vessillo della loro ciurma e coinvolse anche tutti gli altri.
Tutti furono d’accordo, perché tutti quanti erano orgogliosi di appartenere
a quella ciurma e il tatuaggio, oltre a simboleggiare la loro appartenenza,
stava anche a indicare la loro volontà di rimanere fedeli, sia nel bene che nel
male, a Rufy cappello di paglia.
Tutto sembrava tranquillo, cosa che poteva preannunciare che qualcosa
presto sarebbe accaduto. Quella notte fu il turno di Usopp
a rimanere di vedetta. Di tanto in tanto si era appisolato, ma verso l’alba non gli scappò un particolare fondamentale del
mare.
“Oi ragazzi!” urlò, svegliando i suoi nakama.
Era ancora molto presto e nessuno fu ben felice di essere svegliato in quel
modo.
I ragazzi uscirono sul ponte assonnati e confusi.
Nami, ancora troppo assonnata, si avvicinò a Rufy e abbracciandogli il braccio sinistro e poggiando la
testa sulla spalla, chiuse nuovamente gli occhi, nonostante dormire in piedi
non fosse una delle cose più comode al mondo.
Zoro sbadigliando, cercò di comprendere il perché
il suo nakama avesse urlato. Non vedeva nessun
estraneo sul ponte, né navi in lontananza.
“Perché diavolo hai urlato fratello?” Chiese Franky
alzando la voce in modo tale che Usopp, che si
trovava sulla coffa con i suoi occhialini sugli occhi, lo potesse sentire.
“C’è qualcosa di strano laggiù!” disse indicando la direzione.
“Io non vedo niente!” disse Brook “Oh, ma io gli
occhi non ce li ho! Yohohohoho!”
“Nemmeno io vedo niente di strano!” disse Zoro.
“Il mare! Ha una colorazione strana!” disse Nami
aprendo un occhio per guardare anch’essa.
Rufy guardò con attenzione accorgendosi della
colorazione rossa delle acque “Non ci trovo niente di strano. Capita che il
mare si colori di rosso all’alba!”
Nami alzò la testa e lo guardò esasperata.
Ormai rassegnata a uscite poco intelligenti da parte del ragazzo, con calma gli
spiegò che quel fenomeno poteva avvenire semmai al tramonto e che quello che
stavano vedendo poteva essere tutto tranne che un fenomeno normale.
“Gettate l’ancora. Dobbiamo Assolutamente fermarci prima di addentrarci in
quelle acque!” disse Robin spaventata.
L’ordine venne eseguito, ma dopo tutti si aspettarono delle spiegazioni.
“Al nostro ritorno sull’isola di Sabaody, Rayleigh mi ha messo al corrente di alcune situazioni che
avremmo potuto incontrare. Quel tratto di mare viene chiamato “il riscatto
degli innocenti”.
“Il nome non promette bene!” disse sbuffando Usopp
“E io non ho neanche dormito. Non ho energie sufficienti per affrontare una
nuova e stramba situazione!” disse il ragazzo sedendosi a terra e appoggiandosi
al parapetto della nave con la schiena.
Robin continuò “In quelle acque per
secoli sono stati presenti delle forti correnti marine e grazie a questa
particolarità, migliaia di persone venivano uccise in questo luogo e buttate in
mare proprio in quel punto, perché le correnti si sarebbero disfatte dei corpi.
Molti pirati sono stati giustiziati dalla marina propri lì!”
“Con questo per caso vuoi dire che quella colorazione è dovuta per il
sangue che è stato versato in quelle acque?” chiese Nami
curiosa.
“Si e no. Chi non conosce la vera caratteristica di questo mare, può
pensare che quell’acqua sia in realtà sangue, ma la colorazione rossa è data da
delle alghe di colore rosso-porpora, che crescono a diverse leghe di
profondità, fino a raggiungere quasi in superficie dando l’impressione che le
acque siano in realtà di quel colore. Ma il realtà il nome che è stato dato a
queste acque è dovuta a un’altra leggenda. Si dice che queste alghe siano in
realtà le anime che non trovano pace delle persone giustiziate e uccise
ingiustamente, che al passaggio di qualsiasi nave sopra di esse, si animano,
affondandola, nella speranza così di trovare i loro carnefici e trovare pace,
ma questo non potrà mai avvenire in quanto le esecuzioni in questo mare sono
state abolite almeno duecento anni fa e nessuno ormai sarà più in vita!”
Chopper e Usopp divennero blu dalla fifa.
“Se ho capito bene, se noi passiamo la sopra, andremmo sicuramente a
picco!” disse Sanji con aria calma.
“ è un problema!” disse Nami preoccupata. Si
sentiva un po’ spaesata. Finchè si trovavano nel
grande Blu qualche conoscenza dei mari l’aveva anche lei, ma trovarsi in un
mare completamente ignoto, la faceva sentire a disagio.
“Sono pur sempre delle alghe, quanto pericolose potranno essere? Si
tagliano e si prosegue!” disse Rufy tranquillo.
Nami cominciò a tirargli le guance
allungandogliele “Vuoi smetterla di prendere tutto come un gioco! Siamo in guai
seri! Possibile che ti devo ricordare che nel Nuovo mondo niente è semplice?”
“Io sono d’accordo con Rufy!” disse Zoro afferrando l’elsa di una sua spada.
“Lo immaginavo!” disse Nami esasperata “Ragionate
babbei che non siete altro. Se fosse così facile attraversare questo mare, che
bisogno c’era di inventarsi una leggenda così terrorizzante? Si vede che pochi
sono riusciti a sopravvivere!”
“Infatti!” Disse Robin.
Rufy massaggiandosi le guance disse “Allora
cosa si fa?”
Robin sembrò rifletterci un attimo “Usopp, quanti
dial hai a disposizione?”
“Direi una decina! Perché? Possono tornare utili?” disse l’interpellato.
Robin annuì “Carichiamo questi dial con del fuoco.
Potrebbero essere l’unica cosa che potrebbe permetterci di attraversare quel
mare, illesi!”
Allora?
Che ve ne pare?
Allora
volevo informarvi che mi sono ricordata che dalla prossima settimana il martedì
e giovedi potrei avere problemi ad aggiornare in
quando inizio una scuola serale che mi porterà via del tempo in quei giorni e
anche gli altri forse, ma cercherò di rispettare le scadenze finchè mi sarà possibile e la cosa non diventa complicata perché
presto comincerò anche l’università. Inoltre domani non garantisco il capitolo perché
dovrei studiare per l’esame del giorno dopo, nonostante preferirei scrivere. E vero
che non studierò tutto il giorno ma solo per un paio di ore, ma magari l’agitazione
potrebbe crearmi qualche disturbo nello scrivere il capitolo. Vedo se riesco
sta sera, ma non sono molto concentrata nemmeno al momento. Vedrò cosa riesco a
fare.
Quindi
a domano o dopo domano o al giorno dopo ancora.
Robin riflettendo con calma, riuscì a escogitare un modo per attraversare
quelle acque minacciose color porpora. Le alghe si ritraevano a contatto con il
calore, quindi avrebbero dovuto riscaldare l’acqua sottostante alla Sunny per sperare di non essere attaccati.
Come l’archeologa aveva chiesto, Usopp mise i dial uno ad uno sui fornelli della cucina, ricaricandoli
con del fuoco, ci volle un’intera giornata per ricaricarli tutti.
Il piano era quello di applicare i dial sotto la
nave, ognuno alla stessa distanza dall’altro, in modo tale da distribuire il
calore in modo uniforme.
Una volta attivate le conchiglie speciali, provenienti dall’isola di Skypea, avrebbero emesso il calore assorbito, riscaldando
così l’acqua circostante, allontanando la minaccia delle alghe.
Si avvicinarono il più possibilea
quelle acque, prima di azionare i dial per cercare di
sprecare il meno possibile il potere dei dial.
Il viaggio riprese e, nonostante l’altissima preoccupazione, i mugiwara poterono constatare che l’idea di Robin
funzionava. Le alghe avevano dato l’impressione di essersi accorte della loro
presenza, ma nonostante uscissero fuori dall’acque, nel tentativo di attaccare,
sembravano intimorite dall’acqua che bolliva sotto la nave.
“Sei un genio sorella!” disse Nami abbracciando
la donna, quando essa portandosi una mano alla testa, di inginocchiò a terra.
“Robin stai male? Chopper Robin sta…!” La ragazza,
girandosi verso la renna per chiedere il suo aiuto, non potè
terminare la frase che vide Zoro avvicinarsi al
dottore, anch’esso a terra.
“Oi, Brook che ti
prende?” disse, invece, con fare agitato Usopp
inginocchiato accanto allo scheletro.
“Mi sento come se avessi i muscoli indolenziti! Si fa per dire perché io…oh non ho voglia nemmeno di scherzare!”
“Sono quelle alghe. Ce ne sono talmente tante da essere in grado da
emettere l’essenza del mare anche nell’aria. Hanno lo stesso potere dell’algamatolite, questo fatto non l’avevo previsto!”
Nami si girò a cercare con lo sguardo Rufy. Se i tre che avevano perso le forze avevano qualcosa
in comune, era il fatto di aver mangiato un frutto del mare.
Il suo presentimento si era rivelato giusto perché anche Rufy aveva risentito di quel potere.
“Rufy, come ti senti?” chiese la ragazza,
vedendolo seduto sulle scale con una mano sulla fronte e gli occhi chiusi.
Esso alzò la testa e sorridendole disse “Un po’ come quando sono a contatto
con l’algamatolite, ma in fin dei conti non sto
nemmeno così male!”
Robin si mise nuovamente in piedi “Rufy ha
ragione. Passato il primo attimo di smarrimento, rimane solo un po’ di
stordimento. Per fortuna siamo ancora in grado di muoverci nel caso dovessimo
difenderci, finchè non veniamo toccati!”
“Ragazzi, detesto questa sensazione di debolezza!” disse Chopper
appoggiandosi a un muro della Sunny!”
“Non sono mai stato a contatto con l’algamatolite
prima d’ora. Non posso pensare che gli effetti che quel minerale provoca siano
peggio di così! Che brutto affare!” disse Brook.
Navigarono per mezza giornata in quelle acque, più estese di quanto si
credesse finchè a un certo punto “A-i-u-t-o!”disse
una voce strozzata.
I ragazzi girarono in direzione del lamento, per vedere Usopp
ormai diventato di colore blu a causa di un’alga, scappata al calore, che gli
si era attorcigliata intorno al collo.
Zoro la tagliò senza problemi, ma si accorse
che quello non era un attacco singolo. Le alghe avevano preso a muoversi
minacciose e pronte ad attaccare.
Franky si affacciò dal bordo della nave per
constatare che la carica dei dial si era esaurita e
ora erano in balia di quelle acque infestate da scherzi della natura.
Le alghe cominciarono ad attaccare ad una velocità tale che i ragazzi
rimasero un attimo stupiti.
“Ragazzi, evitate di toccare le alghe, usate questi per difendervi!” Disse Rufy, dopo essere andato in cucina a prendere dei coltelli
affilati.
“Quelli sono imiei coltelli
speciali!” disse Sanji shoccato.
“Non è il momento di disperarsi per dei coltelli, stupido cuoco!” disse Zoro tagliando un paio di alghe che avevano afferrato la
sua wadoichimoji.
“Robin, attenta!” disse Franky, vedendo
l’archeologa sbarazzarsi di alcune alghe, mentre altre l’attaccavano da dietro.
Robin, nonostante l’avvertimento, non riuscì a schivarne, né a tagliarle e si
ritrovò legata alla vita e agli arti.
La donna inizialmente cercò di lottare per liberarsi, ma le sue energie
vennero meno.
“Chopper, Brook!” UrlòUsopp, vedendo che
anche gli altri suoi nakama erano stati catturati.
“Che aspetti Usopp, aiutali!” ordinò Rufy distraendosi, dando alla pianta marina l’occasione di attaccare.
“Non provate nemmeno a pensare di sfiorare Rufy,
schifosissime piante, non utilizzabili nemmeno per fare del sushi decente!”
disse Nami intervenendo col suo bastone, reso caldo
dall’elettricità dei fulmini che aveva impresso su di esso.
“Grazie Nami!” disse Rufy
sorridendo, venendo ricambiato dalla navigatrice.
Zoro vedendo che le alghe diventavano sempre
di più, utilizzò la tecnica “Oni Giri” un triplo
fendente attuato con le sue inseparabili spade, che riuscirono a sbarazzarsi in
un colpo solo di tutte le alghe, liberando i possessori del frutto del diavolo
e concedendo solo un attimo di respiro a tutti, perché le alghe erano pronte
per tornare alla carica.
“Chi ha mangiato il frutto del mare, si rifugi sotto coperta! Non potete
fare niente contro queste strane piante!” ordino Zoro.
Chopper, Brook e Robin obbedirono immediatamente.
Rufy era incerto. Sapeva di poter fare poco in quel
contesto, ma non voleva lasciare i suoi compagni. Il suo dubbio venne risolto
quando l’urlò di Nami, gli fece notare che essa era
stata catturata e stava per essere trascinata in acqua.
Con agilità, Rufy allungo le braccia, afferrando
quelle tese della navigatrice, iniziando un tira e molla con la pianta, per
niente intenzionato a perdere.
“Rufy!” lo chiamò la navigatrice.
“Tranquilla, ti tengo!” disse Rufy, difeso di
tanto in tanto da Zoro, vedendo che il suo capitano
era impossibilitato nel difendersi. Se si fosse distratto e Rufy
fosse stato anche solo sfiorato da quelle alghe, per la navigatrice avrebbe
potuto essere la fine.
Ma le alghe sembravano possedere un intelligenza propria. Compreso che il
nemico più insidioso per le proprie foglie era lo spadaccino, concentrarono l’attacco
su di lui, tranne alcune intente a distrarre gli
altri membri dell’equipaggio.
Zoro riuscì a tagliare diverse alghe, ma a
lungo andare, anche a causa della velocità di quegli esseri, si fece sopraffare
e, una volta disarmato, venne trascinato sott’acqua.
“Zoro!” urlò Rufy.
“Accidenti, quel babbeo si è fatto catturare come un salame!” disse Sanji, avvistando le spade abbandonate sul legno. Esso se
ne impossessò e urlò “Franky, fa che non accada
niente a Nami o ti ammazzo. Io vado a ripescare quel
cactus!” disse il cuoco tuffandosi nelle acque rosse.
Quel mare gli accapponava la pelle, perché aveva l’impressione di nuotare veramente
nel sangue.
Dovette andare a fondo di diversi metri prima che riuscisse ad avvistare Zoro, ormai quasi privo di ossigeno.
Cercò di raggiungerlo, ma alcune alghe lo legarono per i piedi e
trascinarono giù anch’esso.
Ma il cuoco prima di venire sopraffatto, lanciò le spade verso lo
spadaccino, il quale una volta prese e grazie anche alla sua rabbia, divenne un’arma
micidiale.
Liberò se stesso e il cuoco, tornando in superficie, respirando a pieni
polmoni.
“Grazie, cuoco da strapazzo!” disse Zoro dovendo
mettere da parte un po’ del suo orgoglio.
“Non mi ringraziare. Ora siamo pari. Tu mi hai aiutato con Rufy!” disse il cuoco.
Saliti nuovamente a bordo. Zoro liberò anche Nami, la quale essendo tirata sia dalla parte di Rufy, che dalla parte della liana, finì addosso al
capitano.
“Oi fratelli! Tenete occupate quelle simpatiche
piantine, io ho un piano!” disse Franky, il quale
andando verso il timone, azionò un coup de burst.
La Sunny, inaspettatamente prese a volare in aria
a una velocità estrema, che rischiò di catapultare i mugiwara
fuori bordo.
Dopouna lunga distanza la nave atterrò nuovamente
in mare. Esso era tornato di colore azzurro, ma poterono notare che se la
potenza del coup de burst fosse stata solo di un poco
inferiore, sarebbero ancora all’interno di quelle acque.
Rufy, con ancora addosso Nami,
allentò la presa, che l’aveva tenuta ben salda a sé durante il volo.
“Tutto bene Nami?”
La ragazza, aggrappata alla casacca del ragazzo alzò lo sguardo e
baciandolo disse “Ti basta come risposta?” disse sorridendo.
“Uhm forse non ho capito!” disse Rufy facendo una
finta faccia confusa, aspettandosi un altro bacio che non tardò ad arrivare “Adesso?”
“Uhm, non sei stata molto chiara!” rispose divertito.
Nami scosse la testa e dando un piccolo colpetto
al capitano disse “Non è il momento di perdersi in queste smancerie. Avrei una
cosa da fare!” disse alzandosi e dirigendosi, con sguardo adirato verso il
timore, dove Franky era ancora alla guida.
Furono minuti tremendi per il Cyborg, che venne rimproverato dalla
navigatrice, per non aver pensato a usare quel metodo di fuga prima che tutti
loro rischiassero di rimetterci la pelle.
Chopper, Brook e Robin sentendo che dal ponte non
provenivano più rumori di battaglia, uscirono allo scoperto.
“è tutto finito?” chiese il dottore preoccupato.
“Si, ci ha pensato il grande capitano Usopp a
quegli esseri!” disse il cecchino, raccontando come al solito una delle sue
frottole, ma ciò non tolse che si era dato da fare con i suoi proiettili
esplosivi, che avevano messo in fuga un bel po’ di piante.
“Ragazzi, temo che non sia ancora finita!” disse Sanji
accendendosi una sigaretta.
Infatti era così, il pericolo era ancora inagguato.
Gli occhi dell’intera ciurma si aprirono stupefatti a vedere intorno a loro ben
cinque navi da guerra della marina, che con la loro grandezza li sovrastavano.
Ciao
a tutti.
A
quanto pare anche oggi sono riuscitaa
scrivere il capitolo.
Capitolo 18 *** All’interno della base Shionomizu ***
Capitolo 18: All’interno della base Shionomizu
I Mugiwara si ritrovarono in una situazione
critica. Davanti a loro vi si trovavano cinque navi da guerra della marina,
almeno quattro volte più grande della loro nave, mentre dietro le loro spalle
vi si trovava l’insidioso mare che avevano appena superato con enorme fatica.
“Cosa facciamo? Se ci attaccano tutti insieme e tra loro vi è anche qualche
pezzo grosso, per noi è la fine!” disse Usopp,
guardando con un binocolo i marinai che attendevano ordini su di quelle enormi
imbarcazioni.
“Ho come l’impressione che la marina usi questo mare, come una sorte di
grande rete per pescare i pirati che riescono ad uscirne e noi siamo solo dei
pesci che hanno abboccato all’amo!” disse Sanji
nervoso.
“In qualche modo faremo ragazzi. Ne abbiamo passate di peggiori!” disse Rufy apparentemente tranquillo.
“Dici? Abbiamo già affrontato diverse navi da guerra della marina anni
orsono ed è stato per miracolo se siamo riusciti a scappare sani e salvi da Ennies Lobbie!” disse Usopp.
“Magari anche questa volta accadrà un miracolo!” disse Chopper speranzoso.
“La fortuna non gira sempre dalla stessa parte. Questa volta dovremo
contare solo su noi stessi!” disse Zoro.
“Non è il momento di fare i pessimisti!” disse Nami
guardando storto lo spadaccino.
“Non sono pessimista, ma obbiettivo! Ci sarà da combattere!” disse lo
spadaccino sicuro di quanto affermato.
“Ragazzi, guardate il loro comportamento. Sembrano che abbiano solo
intenzione di non farci passare e tenerci d’occhio, ma non hanno alcuna
intenzione di attaccare!” disse Robin obbiettiva.
“Il che potrebbe preannunciare qualcosa di ancora peggiore di un attacco!”
disse Brook.
“Oi, qualcosa sta salendo sotto di noi!” disse Franky che aveva sentito uno strano rumore, come di un
motore che si azionava.
Infatti, l’acqua sotto la Sunny, divenne sempre
più chiara, finchè essa non venne sollevata da un
grosso tubo, chiuso in alto, facendola uscire completamente dall’acqua e
rendendole i movimenti impossibili.
“Franky? Prepara un nuovo coup de burst! Dobbiamo andarcene da qui!” ordinò Nami, ma il cyborg dovette informarla che era impossibile
ricorrere nuovamente a quel metodo di fuga, senza che la Sunny
si caricasse nuovamente.
“Ragazzi, dalla forma di sto coso si potrebbe dire che si tratti di un
cannone!” disse Usopp sgranando gli occhi.
Il tubo infatti era molto più grande rispetto alla loro nave e se quella
cosa che si trovava sotto ai loro piedi era veramente un cannone, sarebbe stata
per loro la fine.
Improvvisamente però, il coperchio del tubo sì aprì in centro, lasciando la
Sunny a volteggiare per un istante nel vuoto.
“No, non è un cannone!” disse Usopp prima di
cominciare ad urlare, come tutta la ciurma, mentre cadevano, sempre più in
basso.
L’impatto con l’acqua che vi era alla fine di quel corridoio verticale, non
fu per niente morbido.
“Dove ci troviamo?” chiese Chopper.
“A giudicare dall’ingegno della trappola, dalle navi da guerra che ci hanno
circondato e da quei marine che ci stanno puntando le armi addosso, direi che
siamo in una base della marina subacquea!” disse Robin indicando gli uomini che
li avevano circondati.
“Ci troveremo almeno a un chilometro di profondità. Come riusciremo a far
tornare la Sunny in superficie?” chiese Sanji.
“Ragazzi, ci penseremo dopo, prima di tutto sbarazziamoci di questi tipi!”
disse Rufy movendosi verso il ponte e saltando sul
corrimano.
Questo suo spostamento fece scattare i marinai, i quali presero a sparare
ignari del suo potere.
Infatti il ragazzo di gomma, usando la sua tecnica del “Gomugomu no fussen”, si gonfiò
in modo tale da riuscire a captare tutti i proiettili, rispedendoli ai mittenti.
Mentre i marine si proteggevano dai loro stessi colpi, Sanji,
Brook, Zoro e Usopp scesero dalla nave per sbarazzarsi di loro
definitivamente.
Una volta che le acque si calmarono, anche Robin, Nami
e Chopper scesero dalla imbarcazione, raggiungendo gli altri.
“Dobbiamo trovare un modo per uscire da qui il prima possibile. È
impossibile che siano stati mandati solo questi pivelli ad accoglierci…non
nel nuovo mondo. Qualcun altro starà per arrivare, qualcuno di molto più
potente!”
“Dividiamoci!” disse Rufy, ricevendo degli
sguardi sconvolti dalla sua ciurma.
“Al momento non sappiamo come fare ad uscire da qui. Propongo di fare come
abbiamo fatto a Navarone. Ci divideremo per cercare
informazioni e per camuffarci tra loro!”
“Dobbiamo lasciare la Sunny incustodita?” chiese Franky dalla nave.
“Saranno troppo occupati a cercare noi per badare alla nave!” disse Rufy, sicuro di quanto affermasse.
“Al momento sembra l’unica cosa possibile da fare! Io andrò verso questa
porta a destra!” disse mentre spogliava un marine per prenderne il posto.
Tutti gli altri fecero lo stesso e ognuno scelse un compagno con cui
andare.
Nami andò con Rufy,
Robin con Chopper e Sanji, Franky
con Brook e Usopp insieme a
Zoro.
“Peccato che non c’era anche un infermiera fra quei marine, avresti potuto
camuffarti con quegli abiti!” disse Rufy.
“Preferisco passare come marine e poi ho già fatto l’esperienza di essere
un’infermiera a Navarone e mi sono ritrovata a dover
curare dei feriti!” Disse Nami rabbrividendo al
ricordo.
“Ciò non toglie che eri molto carina. Comunque sia, quella divisa ti dona.
Mai pensato di aver sbagliato parte in cui stare?”
Nami lo guardò storto “Me lo sto domandando
proprio in questo momento!”
Rufy scoppiò a ridere, ma venne azzittito da
un pugno della navigatrice “Idiota, vuoi farci scoprire così in fretta? Fai
solo una mossa e in caso di pericolo ti consegno alla marina!” disse Nami,prendendolo
per il colletto della camicia .
“Non ne saresti capace!” disse Rufy divertito.
“Vogliamo provare?” disse la ragazza minacciosa avvicinandosi di più a Rufy.
“Ehi voi due!” disse una voce non appartenente a nessun membro della
ciurma.
Nami si congelò sul posto, mentre Rufy disse semplicemente “Cosa c’è?”
“Ma dico io, siete usciti di senno?” disse l’uomo avvicinandosi “Se un
superiore vi becca in atteggiamenti intimi, siete entrambi espulsi da questa
base e da qualsiasi altra! E in un momento come questo, abbiamo bisogno di
uomini. I mugiwara si sono intrufolati all’interno
della base!”
“Cosa? Stai scherzando!” disse Nami recitando
alla perfezione la sua parte, sperando nel suo cuore, che Rufy
non rovinasse tutto come al solito.
“No, non sto scherzando. Potrebbero anche essere in mezzo a noi!”disse il marine abbracciando il fucile e
guardandosi attorno preoccupato.
“Meglio allora che ci mettiamo subito alla loro ricerca. Ciao, ciao!” disse
Nami trascinando Rufy
dietro sé, il quale salutava, con il suo solito sorriso, il marine che avevano
appena lasciato indietro.
“Questa volta ci è andata bene, ma conviene prestare molta più attenzione.
Capito Rufy?” disse Nami
guardandolo seriamente.
Il ragazzo annuì.
Robin, Sanji e Chopper si erano appena nascosti
in un ripostiglio per le scope per sfuggire a diversi marine che circolavano li
intorno.
Il cuore di Sanji batteva talmente forte, a causa
della sua vicinanza con l’archeologa che avrebbero anche potuto rischiare di
essere scoperti.
Appena verificato che la via era libera, Robin diede un’occhiata alla
piantina della base che era appesa sul muro.
“Piantina di Shionomizu” vi era scritto su di
essa.
“Ci sono un paio di uffici di ammiragli in questa base. Probabilmente le
informazioni per uscire da questo posto le troveremo lì!” disse Robin.
“Allora la nostra metà saranno quegli uffici?” chiese Chopper.
Robin annuì “Il solo problema e che si trovano da tutt’altra parte di dove
ci troviamo noi e sinceramente Chopper, io e te siamo alquanto riconoscibili!”
disse la donna.
Chopper la guardò confusa “Capisco io, ma tu?”
“Per prima cosa, marine donna ce ne sono molto poche e secondo, io sono
ricercatada quando avevo otto anni e
solo dei marine inesperti potrebbero cascare in qualche assurdo travestimento,
ma gli ammiragli difficilmente ci cascheranno!”spiegò l’archeologa.
“Arriva qualcuno, questo corridoio è trafficassimo, accidenti!” disse Sanji.
I tre provarono a scappare, ma scegliendo la parte dalla quale provenivano
i marine, Robin chiese a Chopper di prendere le sembianze di una renna normale
e di fingere di essere morto e disse a Sanji di
caricarselo sulle spalle.
“Voi due! Identificatevi!”
“Siamo degli aiutanti cuochi!” Risposte Robin “Sono appena arrivate le
scorte di cibo e ci hanno ordinato di portare la selvaggina in cucina per
prepararla per il pranzo degli ammiragli!” disse la donna.
Un marine sbuffò “Sempre a loro il piatto migliore!” disse per poi
lasciarli passare.
Frankystava attraversando un corridoio con un camice da infermiere.
Strascinava una lunga asta di ferro, con tre gambe con alla fine tre rotelle,
con appeso uno scheletro.
“Cyborg-san, questa posizione è alquanto scomoda.
Il gancio incastrato tra le mie costole per tenermi sollevato, fa alquanto
male!” disse il povero Brook.
“Zitto e fingi di essere morto!” disse Franky.
“perché devo fingere se sono veramente morto, yohohoho!”
rise Brook ad alta voce, facendosi sentire da alcuni
marine di guardia, poco distante da dove si trovavano loro.
Essi li accerchiarono puntando loro contro le canne dei loro fucili.
“Ehi, calma fratelli! Non stavo facendo nulla di male!” disse Franky alzando le mani in alto.
“Chi sei? Non mi pare di averti mai visto!” disse un marine.
“Ti sei mai fatto male?” chiese Franky.
“Ehm…no, perché?”
“Sono un infermiere e sono sempre chiuso in infermeria, se non sei mai
stato ricoverato, come pretendi di conoscermi?”
“G-giusto! E ora come mai sei a spasso nei
corridoi? è pericoloso. Ci sono dei pirati molto pericolosi in giro per la
base!”
“Stavo portando questo scheletro in infermeria. Sapete, bisogna pur
istruire le nuove reclute che hanno scelto medicina!” rispose Franky nella speranza che se la bevessero.
“Ok, ma sono normali i vestiti da rock star e la parrucca afro?” chiese un
altro marino stranito dalla situazione.
“è solo un diversivo per scherzare un po’. In questo posto si muore di
noia!”
I marine risero, dando ragione al cyborg, finchè
uno di esso, facendosi trasportare dallo scherzo decise di voler provare la
parrucca afro. Cominciò a tirarla e al povero Brook
cercò di trattenersi il più possibile finchè “Lascia
stare i miei bellissimi capelli! Non sai quanto è difficile tenerli così belli
e vaporosi!”
Tutti si congelarono sul posto, compreso Franky.
I fucili vennero puntati nuovamente contro i due.
“C-che scherzo è questo?” chiese un marine.
Franky cominciò a sudare freddo, finchè non gli venne in mente un’altra idea edopo aver sussurrato qualcosa a Brook, disse ai marine “Scusate la mia insolenza, ma mi
stavate facendo male!”
“Eh?” dissero i marine inclinando la testa di lato.
Brook cominciò a muoversi e a muovere la
mascella al tempo delle parole di Franky, finchè un nemico, battendo le mani, disse “Fantastico, sei
un ventriloco!”
Franky annuì eringraziò mentalmente la stupidità di alcuni uomini della marina.
“Un altro veicolo cieco!”
“Non è possibile, ma perché sono capitato in coppia con te!” disse Usopp allo spadaccino dopo l’ennesima volta che si
trovavano davanti un muro.
“Se vuoi puoi anche andare in giro per conto tuo!” rispose Zoro.
“Si, così finisci dritto dritto nelle mani della
marina! Ti ricordo che a Navarone sei stato tu il
primo a farti catturare!” disse Usopp.
“Solo perché quella strega di Namimi ha gettato le spade in mare. Non sarebbe
successo altrimenti!”
“No certo. Con il tuo senso dell’orientamento, saresti arrivato da solo
dentro la prigione, senza che nessuno ti ci conducesse!” disse Usopp studiando la situazione “Non vi sono nemmeno condotti
d’aria dentro i quali possiamo nasconderci. Dobbiamo per forza tornare
indietro!” disse il cecchino, accorgendosi poi che Zoro
lo aveva preceduto.
“A-aspettami! OiZoro!” disse Usopp raggiungendolo,
per poi ritrovarsi circondato da una decina di marinari e un vice-ammiraglio.
“Bene, bene, bene, chi abbiamo qui?!” disse il vice ammiraglio.
“S-siamo due marine, signore!” disse Usopp mettendosi sull’attenti.
“ZoroRoronoa! Non
pretenderai di essere scambiato per uno di noi, portandoti dietro tre spade e
senza nemmeno fingere di essere un marine mettendoti sull’attenti, come il tuo
compagno, davanti a un vice ammiraglio!”
Zoro lo guardò storto “Il mio orgoglio non si
abbassa a tanto!” disse, mentre Usopp cominciò a
sudare freddo “Tu chi saresti?” chiese infine.
“Il mio nome e Kamiru. Sono incaricato di gestire
l’ala est della base Shionomizu e voi siete incappati
nel mio territorio. Mi sembra inutile dirvi che siete in arresto!”
“Io signore, non centro niente con costui, signore!” disse Usopp sempre sull’attenti.
“Stotizio ha ragione, non è un mio
compagno. è solo un imbecille che mi ha scambiato per un suo collega e che mi
stava accompagnando in giro per la base. Dovreste allenare meglio i vostri sottoposti!”
disse Zoro, cercando di reggere il gioco.
“Dice il vero signore!” disse un marine “Tra l’elenco delle taglie della
ciurma di mugiwara, non è presente quest’uomo!”
Il vice ammiraglio sfogliò le taglie della ciurma e con una vena pulsante
sulla fronte disse “Mi rincresce darti ragione Roronoa!”
disse per poi mostrare una taglia “Guardate attentamente questa foto, branco di
incapaci. Sogekingha lo stesso naso di questo lurido pirata,
quindi è evidente che si tratti di lui!” disse, rimproverando si suoi
sottoposti.
Usopp ormai rassegnato disse “Come? Sono ancora
conosciuto come Sogeking qui da voi? Ma dove vivete
nel periodo mesozoico? Quella taglia è vecchia di anni, non ho una cifra così
misera sulla mia testa e soprattutto non porto più quel nome. Io sono il grande
capitano Usopp!”
Parlando, il grande capitano Usopp, non si
accorse di essere stato ammanettato, mentre Zoro
provando a combattere aveva scoperto che Kamiru,
aveva mangiato il frutto del diavolo Kamikami, che lo rendeva un uomo fatto di carta.
Una voce rimbombò all’interno della base “Ascoltatemi bene Mugiwara. Sono il vice ammiraglio Kamiru
e vi informo che i vostri compagni RoronoaZoro e lo strano tizio col naso lungo, sono stati
catturati!”
Scusate,
oggi sono un po’ in ritardo.
E
che non sapevo che scenette inventarmi per ogni singolo gruppo di pirati e
quindi ci ho messo più del previsto. Ma non è ancora scattata la mezzanotte,
quindisono ancora in tempo per
pubblicare il capitoloXD.
Vi
ricordo che domani non ci sarà il capitolo.
Alla
prossima e fatemi sapere come sempre cosa ne pensate.
Intanto
ringrazio tutti quelli che mi seguono e scusate se non ho risposto alle
recensioni.
Nell’intera base, grazie alle auto parlanti sparse per i corridoi, risuonò
l’avviso della cattura di due membri dell’equipaggio di Mugiwara.
“Accidenti, quei due si sono fatti catturare!” disse Franky.
“Che facciamo ora Cyborg-san?” chiese Brook.
“Direi di continuare a cercare informazioni su come uscire da questo posto.
Lo spadaccino e il cecchino, sapranno cavarsela!” disse Franky
prima di ritrovarsi nuovamente circondato da numerosi marine, sta volta per
niente intenzionati ad abbassare le armi.
“Mani in alto! Ti comunico che sei in arresto per pirateria, per esserti intrufolato
in una base della marina e per esserti preso gioco di alcuni marine!”
“Tra cui te?” chiese Franky.
“Il gioco finisce qui. Non è stato chiesto nessun nuovo scheletro per l’infermeria,
quindi per forza di cose tu devi essereun membro dell’equipaggio di Mugiwara. Se
collaborerai e ci dirai dove sono i tuoi compagni, potremmo esserti magnanimi
ed eliminarti in fretta!” disse il marine.
“Oh ma che bontà di cuore fratello, ma se speri che voi quattro omuncoli
della marina possiate fermarmi allora…” cominciò Frankymostrando
alcune delle sue armi uscite dalla braccia che corrispondevano a dei cannoni.
I marine fecero tutti un passo indietro, ben consapevoli che potevano poco
contro quel Cyborg, che già diverse volte aveva costituito un problema per la
marina.
“Se fossi in te, sarei meno sicuro di me stesso e abbasserei quelle armi, affinchè non mi faccia del male!” disse una voce.
“Chi parla?” chiese Franky.
I marine si divisero in due file per lasciare libero il passaggio e si
misero sull’attenti.
Una donna dai capelli azzurri lunghi fino al fondo schiena, camminò
maestosa verso il cyborg e lo scheletro, fermandosi davanti a loro con aria
sicura e con sguardo altezzoso.
“Salve Mugiwara. Mi presento, il mio nome è Shiori e sono il vice ammiraglio incaricato della guardia
all’ala ovest!”
Brook, cercando di liberarsi dal gancio che lo
teneva sollevato invano, disse “Scusi signorina, sarebbe così gentile da
liberarmi da questa scomoda posizione?”
Il vice ammiraglio guardò lo scheletro senza fare una piega, diversamente
dagli altri marine che rimasero shoccati nel vedere uno scheletro che si
muoveva da solo e che oltretutto parlava.
La donna, rimanendo ferma nella sua posizione, allungò i suoi capelli a
dismisura e muovendoli come se essi avessero vita propria, afferrò lo scheletro
per il collo e sollevandolo, lo liberò dal gancio che aveva in mezzo alle
costole, senza però allentare successivamente la presa alla gola.
Tuttavia, la presa non essendo ancora molto forte, diede il coraggio allo scheletro
di domandare se la donna gli avesse mostrato le mutandine e come risposta, si
ritrovò a lottare con la stretta morsa che rischiava di soffocarlo.
“Brook!” lo chiamò Franky,
per poi sparare quattro colpi che gli uscirono dal braccio destro, tutti parati
dalla folta massa di capelli che fecero da scudo a Shiori.
“Non m-mi a-arriva p-più a-arianei p-polmoni!” disse Brook,
afferrando la sua spada, nascosta dietro la sua fedelissima chitarra, per
tagliare i capelli con successo.
“Interessante! Sembra che tu possa morire nonostante tu sia uno scheletro!”
disse con una faccia disgustata la donna.
I due pirati cercarono di lottare contro il vice ammiraglio e i marine, ma
se i secondi non presentavano alcuna minaccia, il primo, a causa del suo potere
donatogli dal frutto del diavolo Kushikushi, era davvero pericolosa grazie alla sua difesa difficile
da abbattere e i suoi colpi resi efficaci dall’immobilità della preda una volta
che questa veniva catturata dai capelli.
Fu così che i due pirati, caddero nelle mani della marina.
“MugiwaraRufy, ti
avvisiamo che abbiamo in nostra custodia, quattro dei tuoi compagni. Gli ultimi
presi sono il cyborg Franky e la rock star Soul King!”
“Come temevo siamo finiti in una base della marina tranquilla solo
apparentemente. Se i marine non costituiscono un problema, c’è qualcun altro in
grado di rappresentare un pericolo per noi. Zoro, Usopp, Franky e Brook sono in gamba e riescono a cavarsela nelle situazioni
più impensabili, ma qui dentro siamo come dei topi intrappolati che aspettano
di essere divorati dai gatti!” disse Robin seria.
“Io non voglio essere divorato! Disse Chopper con le lacrime agli occhi.
“Tranquilla Robin-chwan, finchè
sarai con me, sarai al sicuro!” disse Sanji con gli
occhi a forma di cuore.
“Ma davvero? Vediamo allora come te la cavi con il sottoscritto!” disse una
voce roca di un uomo alto almeno due metri, con muscoli evidenti.
“E tu chi saresti?” chiese Sanji
“Sono lo chef di questa base e per vostra sfortuna sono anche un ammiraglio.
Il mio nome è Ryoory, di sicuro avrete sentito
parlare di me, miei cari aiuto cuochi e selvaggina parlante!”
Chopper cominciò a sudare freddo.
“No, mai! Il che la dice lunga. Forse ammiraglio è un nome con cui ti presenti
tu, ma in realtà è un titolo che non ti spetta!” disse Sanji
guardandolo storto.
“Sanji, non farlo irritare. Io lo conosco e un
uomo molto pericoloso a causa del potere che gli deriva dal frutto del mare Aburaabura. Il suo corpo è fatto
di olio bollente, basta anche sfiorarlo per rimanerne scottati!” lo informò
Robin.
Chopper cominciò ad agitarsi “Mi basterà sfiorarlo per diventare una
pietanza bella croccante pronta per essere mangiata!”
Sanji sapeva bene cosa potesse comportare l’olio
bollente e sapeva bene che erano in guai seri, ma provò comunque ad attaccare.
L’ammiraglio venne colpito diverse volte dai calci del cuoco, il quale però
venne scottato dalle gocce di olio che schizzavano via a causa dell’impatto del
colpo.
“Fermati Sanji!” disse Robin, senza però che il
cuoco la potesse sentire a causa di un nuovo attacco che aveva provato a
mandare a segno, ma l’ammiraglio, intercettando il suo colpo, afferrò la gamba
del cuoco ustionandogliela pesantemente.
Sanji cadde a terra tenendosi la caviglia
dolorante. Robin e Chopper vedendo che il nemicosi stava avvicinando al loro compagno, si
misero in mezzo, la prima alzando le mani in alto in segno di arresa, ben
consapevole di non avere le armi adatte per combatterlo.
Nella base un nuovo avviso risuonò “Nico Robin, Sanji
gamba nera e Tony Tony Chopper sono stati catturati.
Mancate solo tu Nami, conosciuta come la gatta ladra
e tu Rufy cappello di paglia. Che intenzioni avete? Lasciare
i vostri compagni in gatta buia?”
Nami, che stava correndo con Rufy verso l’ala nord, si fermò di colpo a sentire quell’annuncio.
Si morse il labbro inferiore cercando di riflettere.
Rufy strinse i pugni “Se tutti si sono fatti
catturare, vuol dire che non abbiamo davanti un nemico semplice da battere!”
“Me lo aspettavo da una base della marina così ben strutturata e nascosta.
Mi domando quali capacità avessero coloro che hanno avuto la meglio sui nostri
compagni!” si domandò Nami.
“Ha importanza?” chiese Rufy che ricevette uno
sguardo interrogativo da parte della navigatrice.
“Qualsiasi capacità possono avere, non possiamo abbandonare i nostri amici
in cella, quindi Nami cerca di scoprire dove si
trovano le prigioni!”
Nami sorrise, per niente sorpresa dall’uscita
del ragazzo e avvicinandosi a una cartina, studiò la loro posizione e il
percorso più breve per giungere alle prigioni.
“Da questa parte!” disse Nami cominciando a
correre.
Giunsero presto nella zona nord della base, dove vi erano numerose celle con
all’interno numerosi pirati, tenuti in condizioni pietose.
“E poi siamo noi pirati a essere considerati disumani!” disse Nami disgustata edispiaciuta allo stesso tempo.
“Ragazzi, dove siete?” urlò Rufy.
Nami lo colpì alla testa e lo rimproverò per
il suo comportamento sconsiderato.
“Nami, che differenza fa se faccio piano o urlò,
tanto ci sarà di sicuro qualcuno ad attenderci. Purtroppo la marina non è così sprovveduta
come vorremmo!”
Nami provò a ribattere, ma si ritrovò a
pensare che il ragazzo di gomma aveva ragione.
Dopo aver controllato vari corridoi e diverse celle, finalmente trovarono i
loro nakama di avventura.
“Finalmentevi abbiamo trovato!” disse
Nami guardandosi intorno, sospettosa del fatto che
nessuno fosse ancora intervenuto, ma come aveva detto prima Rufy,
qualcuno ci sarebbe di sicuro stato.
“Nami-swaaaan!” urlò Sanji
felice di rivedere la ragazza, la quale non potè fare
a meno di alzare gli occhi al cielo.
Rufy piegò la testa di lato confuso “non siete
incatenati eppure non avete provato ad evadere!”
Zoro indicò Usopp,il quale giaceva a terra privo di sensi e un
po’ carbonizzato.
“Queste gabbie sono…” cominciò Robin interrotta
dall’urlò di Chopper che invano gridò a Nami di non
toccare le sbarre.
Nelle sbarre della prigione, correva elettricità ad alto voltaggio e Nami, cercando di scassinare la serratura con un piccolo
pugnale che aveva nascosto nel reggiseno, prese una forte scossa, che la
catapultò a terra.
“Nami!” la chiamò Rufy,
correndo al suo fianco e sollevandola.
La ragazza strinse gli occhi e tossì “C-che
stupida. Sapevo che doveva esserci qualche tranello, ma non credevo avessero
messo l’elettricità anche nella serratura, essendo le chiavi fatte con materiale
che conduce elettricità!”
Rufy la appoggiò al muro e le disse “Tu riposa
qui, ci penso io a buttare giù le sbarre!”
Nami sorrise e annuì, se qualcuno poteva
farcela era solo Rufy.
Improvvisamente una voce sconosciuta ai presenti parlò “Ru-Rufy?
S-sei tu?”
L’interpellato si girò a guardare in direzione della prigione che vi era
alle sue spalle da dove proveniva la voce, ma a causa della lampadina fulminata
che si trovava in quella direzione, il ragazzo non riuscì a identificare chi vi
era dentro.
Lo ignorò, non conoscendo la voce e pensando che fosse semplicemente
qualcuno che lo conosceva grazie alla sua fama.
Il ragazzo cominciò a dare forti calci contro la porta, usando anche l’hakibusoushoku, rendendo i suoi
colpi più duri. Di fatto la porta cominciava a cedere, ma il rumore di passi,
costrinse Rufy a fermarsi e a guardarsi intorno.
Vide nel soffitto un’apertura che portava al condotto d’aria e dopo averla
sfondata, posò il suo cappello in testa a Nami, per
poi aiutarla ad arrampicarsi.
“Rufy, vieni anche tu!” disse la ragazza quando
era ormai al “sicuro”. Il capitano fece per allungarsi, ma comprendendo che non
avrebbe mai fatto in tempo, lasciò perdere il suo intento, per non destare
sospetti e impedire che anche Nami venisse catturata.
Riprese a prendere a calcila porta
della cella dei suoi compagni, sperando di riuscire a liberarli prima dell’arrivo
di qualche pezzo grosso, ma un forte bruciore alla schiena, lo fece urlare e
voltare.
I suoi compagni videro cosa era successo. Rufy
era stato attaccato alle spalle e ora aveva un grosso buco nella casacca che scopriva
la sua pelle ancora fumante e rossa.
“Cattivo pirata, ti metto io a cuccia!” disse una voce di donna poco alta,
dai capelli verdi ondulati lunghi fino a metà schiena, il viso paffuto e il
corpo abbastanza in carne.
“Chi sei tu?” disse Rufy guardandola curiosa “Sembri
una mongolfiera!”
La donna lo fulminò con lo sguardo e alzando una mano, cominciò a sparare
proiettilifatti di una strana sostanza,
che a contatto con mura o pavimento o qualsiasi altra cosa, la scioglieva come
il fuoco fa con il ghiaccio.
“Che roba è?”chiese Rufy sorpreso.
“Attento quella sostanza è acido!” disse la voce misteriosa che prima aveva
interpellato il capitano dei Mugiwara.
“c-cosa? Ma è mostruoso! Una donna fatta di acido” disse Rufy.
“Ah si, perché tu sei normale, moccioso fatto di gomma!” disse la donna
“Si può sapere chi diavolo sei?” chieseil ragazzo “Non che il tuo nome abbia importanza. Tu mi impedisci di
salvare i miei amici e questo non mi sta bene, indipendentemente se ti chiami Genoveffa o Lucia!”
“Il mio nome è Marena e sono un vice ammiraglio incaricata della
sorvegliata di queste prigioni. Solitamente se c’è unfuggitivo tocca a me catturarlo, ma è
difficile che riesca a riportarlo indietro vivo. Sapete, tutti hanno il brutto
vizio di essere allergici all’acido, compreso tu cappello di paglia!” disse con
un ghigno divertito.
“E pensi che questo possa fermarmi?” chiese Rufy.
Non riusciva a nascondere di essere preoccupato. Se non riusciva a usufruire bene del suo Haki, quell’acido poteva anche complicare le cose e di
fatto, durante la battaglia intrapresa con la donna, rimase ustionato diverse
volte.
Rufy era in piedi davanti alla donna, con l’affanno
e un braccio sinistro che era stato talmente ustionato da non riuscire più a
muoverlo.
“So che sei un utilizzatore di Haki, ma vedo che
il tuo Haki non è abbastanza forte da proteggerti dal
mio acido. Riesci solo a evitare danni ingenti, dato che con la quantità che il
tuo braccio ha assorbito a quest’ora non dovrebbe esistere più!”
Rufy sorrise “Ne ho passate di peggio e ciò
che non ti uccide fortifica e anche lo scontro con te riuscirà a fortificarmi, perché
non ho nessuna intenzione di farmi battere da te!”disse determinato il ragazzo.
La donna sbadigliò annoiata e, dicendo ai marine che l’avevano accompagnata
di tenersi pronti, attaccò nuovamente con dell’acido in modo tale da distrarre
il ragazzo. Intanto fece scivolare dell’acido anche dentro la cella dei mugiwara, facendola espandere in modo veloce.
Rufy, sentendo Usopp
e Chopper urlare, si rivolse a guardare i suoi compagno, venendo colpito all’occhio
destro.
“Rufy!” urlò nuovamente la voce dello sconosciuto
all’interno della cella buia.
Esso cadde a terra urlando, ma riuscì a togliersi l’acido dal viso,
bruciandosi anche il dorso della mano destra, prima che il bulbo oculare
entrasse a contatto con quella sostanza.
Rufy si alzò nuovamente in piedi e facendo uso
solo dell’occhio sinistro, vide che sette “serpenti” di acido, avevano
circondato i suoi compagni senza sfiorarli, ma pronti per ucciderli.
“Allora MugiwaraRufy,
ora che mi dici? Sei ancora convinto di battermi? Fai un solo passo e i tuoi
compagni moriranno!”
Rufy strinse il pugno destro e mordendosi il
labbro, lasciò cadere le braccia lungo le braccia in segno di arresa.
“Bravo cagnolino!” disse la donna, facendo di Rufy
suo prigioniero e per condurlo successivamente da un’altra parte, all’interno
di una stanza da cui solo pochi individui erano riusciti a uscirne vivi.
Nami aveva assistito a tutta la scena,
trattenendosi dal fare qualsiasi mossa. Lei era l’unica rimasta libera e tutta
la ciurma contava su di lei. Non poteva rischiare di essere catturata, non dopo
che Rufy l’aveva messa in salvo riponendo tutta la
sua fiducia in lei.
Tirò fuori la mappa della base Shionomizu, che
aveva sottratto poco prima che il capitano venisse catturato e la studio
attentamente.
Doveva pensare a liberare prima di tutto i suoi nakama,
non potendo fare nulla per Rufy, in quanto le sue
capacità erano troppo inferiori a quella del vice ammiraglio che lo aveva
catturato e portato chissà dove.
Essa aveva osservato il movimento della donna e controllando la cartina,
notò che la porta dove essi erano spariti, in realtà risultava essere un muro
chiuso, dietro al quale non doveva trovarsi dietro.
Eppure loro erano andati da qualche parte.
Le si formò un groppo alla gola, temendo il peggio, ma avrebbe dovuto
preoccuparsenepiù avanti. Al momento
poteva solo sperare che il suo Rufy stesse bene.
“Siamo davvero nei pasticci questa volta!” disse Usopp
riprendendo i sensi dalla forte scossa che aveva preso e venendo a conoscenza
di quanto accaduto.
Zoro rinfoderò le sue katane,
dopo l’ennesimo fallimento di tagliare le sbarre della loro cella “A quanto
pare non sono ancora in grado di tagliare qualunque cosa! Se Mihawk potesse vedermi, riderebbe di me!” disse lo
spadaccino stringendo i pugni.
“Ti ho già visto tagliare il ferro. Mettici più impegno testa d’alga!”
disse Sanji.
“A quanto pare questo non è ferro. Sinceramente non ho mai visto un
materiale del genere e se pensi di poter fare meglio, accomodati! Ma dopo non
domandarmi di rianimarti se il tuo cuore va in arresto cardiaco per colpa dell’elettricità!”
rispose seccato lo spadaccino.
“Calmatevi fratelli, litigando non arriverete da nessuna parte!” disse Franky “Dobbiamo collaborare come abbiamo sempre fatto e
riusciremo a uscire da questo postaccio!”
“Detesto ammettere che questa volta non possiamo fare niente. Siamo nelle
mani di Nami, sperando che almeno lei, riesca ad
eludere la sorveglianza di questo posto!” disse Zoro.
“Nami ce la farà, ne sono certo!” disse Chopper.
Robin annuì “In questo momento mi preoccupa di più Rufy!”
disse con voce che non riusciva a nascondere la sua preoccupazione “Qualcosa
non mi convince un quella donna!”
“La tua intuizione è giusta Robin-san! Vedo che
la tua capacità di analizzare anche le minime cose intorno a te sono sempre le
stesse, se non migliori!” disse la voce della persona imprigionata nella cella
di fronte alla loro.
Gli altri membri dell’equipaggio si erano dimenticati di quell’individuo e,
nonostante gli sforzi, non erano riusciti ancora a vedere il suo aspetto, ma
Robin comprese chi fosse.
“Anche la tua capacità di cacciarti nei guai non è cambiata!” disse Robin
accennando un sorriso “Anche se devo ammettere che sono stupita del fatto che
la marina sia riuscita a catturarti!” disse l’archeologa, stupendo i presenti.
“Lo conosci Robin-san?” chiese Brook curioso.
La donna annuì “L’ho conosciuto durante i due anni in cui siamo stati
separati. Esso fa parte dell’armata rivoluzionaria di Dragon. È un ragazzo
molto abile in combattimento e in strategia, per questo sono stupita di
ritrovarlo qui!”
“Vorresti farci credere che costui è un….”cominciò
Usopp stupito.
“Rivoluzionario, si!” disse l’individuo.
I mugiwara sgranarono gli occhi in quanto i rivoluzionari
erano gente difficile da trovare e ancor di più da catturare.
“Ma non è questo il momento delle presentazioni. Se il mio presentimento è
esatto, Rufy si trova in guai seri!” disse, facendo
addrizzare le orecchi a tutti suoi compagni.
“Cosa intendi dire, avanti parla!” disse Zoro precipitoso,
che per istinto portò una mano all’elsa della sia WadoIchimoji.
“Che quel vice ammiraglio, disobbedisce alla legge che è in vigore in
qualsiasi base della marina, tranne che a Impel Down!”
disse.
“Che legge?” chiese Sanji trattenendo quasi il
respiro.
“Il divieto di torturare i prigionieri!”
Tutti sgranarono gli occhi a quelle parole.
“Vedete quella porta dove sono spariti quella donna e Rufy?
Porta a un’altra ala della base di cui solo pochi sono a conoscenza. Porta
appunto nella sezione delle torture, un’area usata in passato per far parlare i
pirati che sapevano informazioni che facevano gola alla marina. Durante i cento
anni di buio, li dentro si sono compiuti i più terribili massacri ordinati dal
governo mondiale, di cui la marina ha cercato di tacere al mondo esterno. Noi
rivoluzionari sappiamo cosa accadde in quegli anni ed e per questo che vogliamo
farcadere il governo mondiale e
impedire che si ritorni a quel punto, non solo per quello che è stato compiuto
qui, ma in tutto il mondo!” disse serio “Tu Robin, sai di che parlo, vero?”
“Non proprio. Dragon era disposto a raccontarmi tutto, ma non ho voluto.
Sono un archeologa di Ohara e come tale devo scoprire
quel mistero da sola, ma so che una volta scoperto cosa accadde, la marina non
ne uscirà pulita!” disse Robin “L’unica cosa di cui mi dispiaccio e che all’interno
della marina c’è davvero chi crede nella giustizia e compie le sue azioni
credendo in buoni ideali!”
“Già, ma non è il caso di Marena. Quella donna è cattiva di natura, ma ha
un motivo in particolare per prendersela con Rufy e
potete stare certi che non avrà il buon cuore di risparmiarlo dalle sue innumerevoli
torture!”.
“Ha fatto del male anche a te?” chiese Zoro
serio.
Il ragazzo sorrise tristemente, nonostante non potesse essere visto. “Non più
di tanto. Lei tortura senza pietà solo pochi eletti, solitamente chi ha un
potere del frutto del diavolo, in quanto di norma sono più resistenti e quindi
più divertenti da torturare!”
Chopper diventò blu dalla fifa “Non oso immaginare cosa possa fare a Rufy!”
Il ragazzo misterioso riprese a parlare “Se avesse già iniziato, sentiremmo
le sue urla fino a qui, nonostante la stanza sia piuttosto lontana!”
“Che cos’hai brutto cagnaccio? Non hai nemmeno la forza di urlare?” disse
Marena.
Rufy gli lanciò uno sguardo di ghiaccio,
nonostante non fosse in una posizione comoda. Era in ginocchio con le braccia
alzate e incatenate con delle catene fatte in parte di algamatolite.
Queste fatte in modo tale da ridurre i poteri dei prigionieri, senza che questi
perdessero però i sensi troppo presto.
“Ha già ricevuto cento frustate eppure sembra quasi che tu non abbia
risentito nemmeno di un colpo, vediamo se con altre cento, riuscirò a
strapparti un gemito!” disse la donna pendendolo per il collo con mani
mischiate ad acido, bruciandogli la pelle.
Rufy strinse i denti, non gli avrebbe mai dato
la soddisfazione di sentirlo urlare.
“Se poi le frustate non bastano, ho tanti altri giochetti da farti fare!”
disse divertita.
“Ancora con la tortura?” disse l’ammiraglio Ryoori,
posando su di un sudicio tavolo, alcuni piatti ricolmi di cibo.
“Molla li il pranzo e vattene. Ho un conto in sospeso con questo moccioso!”
disse la donna.
“Lo sai che sono contro la tortura, tralasciando il fatto che è stata
abolita!” disse l’ammiraglio.
“Allora fermami, cosa aspetti!” disse acida la donna.
“L’avrei già fatto se Akainu non mi avesse detto
di lasciar perdere e di farti fare quello che tu vuoi! E purtroppo lui è al di
sopra dime e devo obbedirgli. Lo
dimostra il fatto che lui sia a Marineford e io in
questa topaia!” disse l’uomo stringendo i pugni.
“Tuo fratello è sempre stato migliore. Lo dico sempre io!” disse la donna
divertita.
L’uomo si alzò infastidito “Sei una donna sgradevole. Se non fossi stato
eletto ammiraglio, solo per breve tempo, ti avrei già licenziato, in quanto tu
disonori la reputazione della marina! Noi catturiamo i pirati e li spediamo a Impel Down, non li uccidiamo direttamente noi. Quante volte
ancora dovremo coprire i tuoi crimini per difendere la nostra reputazione?”
Disse l’uomo facendo una smorfia, all’ennesima frustata che tagliava prima
l’aria e poi le carni della schiena di Rufy, già in
pessime condizioni.
“Io non uccido nessuno. Io torturo e basta, se poi questi schifosi pirati
muoiono, colpa loro. Hanno solo da imparare ad avere maggiore resistenza!”
disse la donna, per poi scoppiare a ridere.
L’uomo andò via, sbattendo la porta dietro di sé. Marena prese a mangiare di gusto il suo pranzo,
sedendosi davanti a Rufy, che la fissava con
disprezzo, appena sentiva il dolore alla schiena scemare.
“Basta voi due, non riesco a mangiare con sto cane che mi guarda! Continueremo
dopo!” disse la donna, ordinando ai suoi due fidati sottoposti, di slegarlo e
sbatterlo nella cella che vi era in un’altra stanza.
Rufy gemette leggermente quando la sua schiena
toccò il freddo pavimento della prigione. Provò a tirarsi su, ma era troppo
stremato per riuscirci e decise di concedersi un attimo di riposo.
Esso però appena chiuso gli occhi, si sentì sfiorare le ferite da un tocco
leggero e spaventato si ritrasse. Si voltò a guardare con uno sguardo
arrabbiato chiunque ci fosse in cella con lui, ma il suo sguardo si calmò,
quando vide una ragazza dagli occhi azzurri chiarissimi e i capellililla lunghi e lisci, sporchi a causa della
sua condizione di prigioniera.
Rufy rimase sorpreso di vedere una ragazza,
apparentemente gracile e indifesa, rinchiusa in una prigione della marina.
“C-chi sei tu?” chiese con voce debole.
“Scusa, non volevo farti del male. Volevo in qualche modo curarti, per
quanto mi sia possibile!” disse con una voce lieve la ragazza.
“N-non hai risposto alla mia domanda!” disse Rufy.
“Non ricordo più il mio nome. Sono qui dentro da talmente tanto tempo che…” Sospirò “C’è un nome che mi risuona in testa..Tadako!” disse rattristandosi.
“Forse è il tuo nome!” disse Rufy, sollevandosi e
appoggiandosi alla parete con la spalla, in modo tale che la schiena non
entrasse a contatto con niente.
“No, è il nome di mia sorella!” disse per poi riprendere “Mi dispiace. È colpa
miase ora sei ridotto così!” disse la
ragazza chiudendo gli occhi.
Rufy non comprese e le domando cosa
significassero le sue parole.
“Sono stata io ad animare quelle alghe rosse in modo tale che esse vi
annientassero o che vi spingessero in questo luogo!”
Rufy sgranò gli occhi.
“Mi dispiace, ma ho dovuto! Tadako è i mia
sorella minore. È in mano a queste persone e minacciano di ucciderla se solo
disobbedisco. Non posso fare altrimenti. Tadako è
solo una bambina…credo, ormai non so nemmeno da
quanti anni siamo qui dentro. Da parecchio credo. Il mio corpo non era così
quando mi hanno rinchiuso qui dentro e non ero nemmeno così alta. Ero poco più
di una bambina anche io!” disse la ragazza piangendo.
Rufy strinse i pugni. Non riusciva a
sopportare che della gente venisse trattata in quel modo. Poteva accettare che
venisse fatto del male a lui, ma non gli altri,soprattutto che venisse fatto del male a persone che non potevano
difendersi.
“Ehm…ragazza, cercherò di fare di tutto per
salvare te e tua sorella. Ti porterò via da questo posto. Te lo prometto!”
disse Rufy accennando un sorriso, il quale però si
spense vedendo che Marena e i suoi scagnozzi tornavano a riprenderlo pronti per
il secondo round di torture.
Salve,
chiedo scusa a chi di voi ha atteso invano
il capitolo ieri sera.
Non ho avuto ispirazione di mettermi a
scrivere. Sorry.
Comunque oggi eccomi qua, forse in
ritardo, ma ci sono.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e
che vi incuriosisca.
A giudicare dalla cartina, Nami doveva essere
arrivata nell’ala dove erano presenti gli uffici degli ufficiali più potenti
all’interno di quella base.
Trovandosi ancora dentro un condotto d’aria, si sporse verso una
finestrella, per controllare se vi fosse qualcuno.
La via era libera.
Forzò la finestrella più volte, finchè essa non
si aprì e la ragazza potè uscire finalmente allo
scoperto.
Aveva ancora indosso la divisa da marine, nonostante essa fosse ormai
lurida, non essendo il condotto d’aria ripulito da anni. Ma nel caso qualche
marine l’avesse beccata, aveva ancora qualche speranza di passare inosservata.
Si appoggiò con le spalle a un muro
che terminava in un incrocio e sporse leggermente la testa per vedere se a
destra o a sinistra, arrivasse qualcuno.
Prese il corridoio a destra fino a giungere davanti a una porta fatta di
legno pregiato, con una maniglia dorata e per questo suo aspetto particolare,
rispetto a tutte le altre porte, Nami comprese di
aver trovato un ufficio che le interessava.
Vi entrò senza troppi problemi, nemmeno preoccupandosi del fatto che dentro
vi poteva essere qualcuno.
Frugò in lungo e in largo. Mise la stanza a soqquadro, non essendoci tempo
per fare le cose con cautela. Provo dietro a tutti i libri della libreria,
rovistò in tutti i cassetti della stanza e provò addirittura nella cassa forte
che aveva trovato.
Non vi era niente, se non qualche gioiello di cui Nami,
cogliendo l’occasione, si impossessò.
Passò a un’altra stanza poco lontano da lì e, agendo come poco prima,
constatò che anche lì non vi era ombra di una chiave, nemmeno quella per
chiudere uno sgabuzzino.
Cercò l’ultima stanza che secondo la ragazza poteva fare a caso suo, ma
sentendo dei rumori venire dalla sua direzione, fece un passo indietro e
poggiando la mano sul muro in un punto dove la parete sembrava scrostata, notò
che vi era un pulsante. Esitò se schiacciarlo, ma ormai in trappola decise di
tentare e nel muro si aprì una porta, la quale si richiuse immediatamente una volta
che la ragazza era entrata nella stanza misteriosa.
Era completamente buio all’interno e la ragazza non sapeva come muoversi. Provò
a tastare i muri, quando mise la mano su qualcosa di appiccicoso. Sentì dei
brividi percorrerle la schiena, ma continuò a cercare una fonte di luce.
Sentì un altro rumore, questa volta dietro la sua schiena, e per istinto si
girò, prendendosi un colpo quando si ritrovò davanti un uomo grande e grosso,
con una piccola fiaccola, che la guardava in modo serio.
Nami dallo spavento cadde a terra ed emise un
piccolo urlo, per poi tapparsi da sola la bocca.
Quell’uomo non aveva l’aria di
essere un marine, piuttosto un infiltrato. Solo osservandolo bene lo riconobbe.
Lo aveva già incontrato anche se in un tempo che nel loro presente non era
ancora giunto.
“è un posto pericoloso questo ragazza. Ma se tu sei qui, deduco che con te
ci siano anche i tuoi compagni!” disse l’uomo.
La ragazza ancora stupita annuì “E se sei sola, vuol dire chegli altri o sono in giro per la base o
catturati!”
Nami ancora incapace di esprimere parola, fece
il numero due con la mano destra, indicando la seconda opzione.
“Bene, vedo che siamo nella stessa situazione!” disse l’uomo.
“A-anchetu…cioè lei
deve liberare qualcuno?” chiese Nami.
“Esatto, una persona a me cara e mio compagno!” disse con aria severa l’uomo,
prima di mostrare alla ragazza un mazzo di chaivi
sostanzioso. A Nami le si illuminarono gli occhi.
“Ho le chiavi di tutte le celle. La
marina deve aver pensato che in uno luogo pieno di ratti e ragnatele, nessuno
avrebbe minimamente provato a cercarle!”
“Bhe in effetti, anche io avrei pensato a questo
posto come un luogo non utilizzato da anni e quindi avrei escluso la
possibilità che le chiavi potessero trovarsi in questo luogo!” disse la
ragazza.
“Hai ancora molto da imparare Nami! A volta i
luoghi che meno ti aspetti sono quelli che cerchi”
La ragazza guardò l’uomo stupita “Conosce il mio nome?” chiese
“Sei piuttosto famosa, oltre al fatto che sei una componentedella ciurma di mio figlio!” disse l’uomo
accennando un sorriso.
“Si, ha ragione.Avrei dovuto arrivarci da sola,
ma il fatto e che…bhe un uomo del suo calibro che mi conosce…mi ha lasciato alquanto sorpresa!” disse Nami, prima di continuare con “So per certo di potermi
fidare di lei, quindi le chiedo cortesemente di occuparsi della liberazione di
miei compagni. Io ho un’altra questione da risolvere!” disse Nami prima di uscire nuovamente da quella lurida stanza e
recandosi nuovamente verso la conduttura d’aria che l’aveva condotta fino a
quel luogo.
Dei colpi di tosse si espansero nell’aria.
“Allora? Piaciuto il bagnetto?” chiese Marena, dopo aver dato l’ordine ai
suoi scagnozzi di tirare su la corda che teneva legato Rufy
alla vita, che lo faceva uscire da quella piscina profonda diversi metri, di un
colore tendente al marrone.
“Mi dispiace, l’acqua è un po’ sporca. Non sapevo che avrei avuto ospiti e
non ho pensato a pulire la piscina!” disse la donna, facendo poi cenno con la
mano sinistra, di lascaire nuovamente andare la corda
in modo tale che Rufy sprofondasse nell’acqua per
diversi minuti.
“Signora, se non lo tiriamo su, il gioco potrebbe finire subito!” disse uno
dei scagnozzi.
Rufy venne tirato nuovamente su, ma esso
sembrava aver perso i sensi “Abbiamo
esagerato signora. Anche questo è affogato. Come gli altri!”
Marena sorrise divertita e dando un pugno potente nello stomaco del
ragazzo, fece sì che Rufy sputasse l’acqua che aveva
ingerito, riprendendosi.
“Questo tipo è più resistente rispetto agli altri e per questo anche più
divertente! Che ne dici moccioso, vuoi fare un altro bagnetto o ne hai
abbastanza?”
Rufy, aprendo gli occhi a fatica, non gli
diede la soddisfazione di aver vinto su di lui e la guardò con uno sguardo che
avrebbe fatto accapponare la pelle a chiunque.
Marena interpretò a suo piacimento lo sguardo, come uno che chiedeva il
bis.
Rufy fu immerso ancora e ancora in quell’acqua
lurida, rischiando ogni volta di affogare.
“Basta così. Questo gioco mi ha stancato!” disse Marena.
“Signora, solitamente a questo punto li rimettiamo in cella, aspettando che
la natura faccia il suo corso e che morte sopraggiunga!”
“Non ho finito di giocare con lui!” disse tirandogli un calcio, una volta
che venne adagiato a terra a pancia in giù, in modo tale che il colpo lo
facesse voltare supino.
Rufy aveva l’affanno e cercava di immettere
più aria possibile nei polmoni, dopo che essi erano stati privati del prezioso
elemento per tanto tempo.
“P-perché…” disse debolmente”P-perché
ti a-accanisci c-contro di m-me. N-non
è p-perhè s-sono un pirata!” chiese Rufy.
Un calcio dall’alto verso il suo stomaco arrivò con una potenza tale da
mozzare il fiato al ragazzo e durante la spiegazione, la donna continuò quel
procedimento.
“Hai anche il coraggio di chiedermi il perché? Odio i pirati, di qualsiasi
genere. Mi hanno strappato dalla mia famiglia e tu Monkey
D. Rufy sei responsabile della morte di mio padre!”
Rufy sgranò gli occhi a quelle parole “C-cosa?”
“è c-colpa tua se mio padre, un ufficiale della marina è morto. Si trovava
a Marineford il giorno dell’esecuzione di Pugno di
fuoco e tu con i tuoi stupidi amichetti, vi siete intromessi scatenando una
guerra. Se avesse lasciato morire quel bastardo di Ace, comeera giusto che fosse, mio padre sarebbe
ancora vivo!”
Rufy strinse i pugni a quelle parole “T-tu sei p-pazza! Nessuno m-merita d-di morire per m-mano
di un a-altro! E io n-non c-centro n-niente con la m-morte di tuo padre!” disse
il ragazzo prima di ricevere un altro colpo.
“Sta zitto, bugiardo. Forse non lo avrai ucciso direttamente, ma sei stato
tu a causare la guerra che gli è costato la vita!” disse Marena fuori di sé.
“S-se vogliamo m-metterla in questi t-termini,
voi della m-marina avete iniziato t-tutto. Che d-diritto a-avete voi di
uccidere un ragazzo di soli v-ventanni?” disse Rufy con rabbia. Avrebbe voluto reagire, ma il suo corpo
gli impediva di fare qualsiasi movimento.
“Voi pirati meritate di morire e ritieniti fortunato di essere ancora vivo,
ma non preccuparti non lo sarai ancora per molto e
presto potrei rincontrare tuo fratello!” disse Marena.
Rufy sorrise “Io non morirò!”
“C-cosa?” disse la donna stupita.
“Io non m-morirò, non prima di essere diventato il r-re dei pirati!” disse Rufy con determinazione provando ad alzarsi, ma un nuovo
calcio lo fece volare e sbattere la schiena ridotta male contro una parete.
Si sentitono delle risate “E come pensi di uscire
da questo luogo? Con l’aiuto dei tuoi nakama? Non
farmi ridere, probabilmente a quest’ora saranno già stati uccisi!”
“N-non è vero!” disse Rufy
tossendo un po’ di sangue a causa della botta subita.
“I miei n-nakama se la sono c-cavata anche in
situazioni p-peggiore di questa. N-non si faranno
sconfigge t-tanto facilmente!”
Marena con un cenno del capo ordinò ai suoi scagnozzi di afferrare il
ragazzo e di passare a un’altra tortura.
“Accidenti, quanto ci mette Nami?” chiese Usopp “Dobbiamo fare in fretta. Se è vero che Rufy è sottoposto a torture, potrebbe anche non…”
“Non provare nemmeno a pensare a quanto stai per dire!” disse Zoro guardando storto il cecchino “Rufy
è forte e se si è fatto catturare da quella megera, solo per dare a Nami la possibilità di libererci!”
“Testa d’alga ha ragione, dobbiamo avere fiducia il lui!” disse Sanji prendendo a fumare una sigaretta.
Chopper annuì per poi urlare “Forza Rufy,
resisti!”
“Sono contento di vedere che voi Mugiwara abbiate
così tanta fiducia nel vostro capitano. È una cosa alquanto rara da vedere in
questa era di pirati non sognatori!”
I ragazzi rimasero stupiti a trovarsi davanti il capo dei rivoluzionari.
“D-Dragon?” dissero tutti all’unisono.
“Salve Robin. Sono contento di rivederti, anche se speravo che un nostro reincontro avvenisse in situazioni più tranquille!” disse
tranquillamente l’uomo, lanciando alla ciurma la chiave della loro cella, per
poi dirigersi alla cella opposta, dentro il quale vi era imprigionato il suo
alleato.
“Mi dispiace Dragon. Purtroppo la missione è fallita e…”
il ragazzo sbuffò “Non Avresti dovuto mettere in pericolo te stesso venendomi a
liberare!” disse il ragazzo finalmente visibile agli occhi dei mugiwara.Esso era
biondo, con un giacca blu addosso e dei pantaloni che gli arrivavano a metà gambia, con infine degli occhialini appesi al collo.
“Sabo!” Cominciò Dragon guardandolo con aria
seria “Dovresti sapere che non lascio i miei compagni in pericolo, non dopo che
questi hanno semplicemente cercato di obbedire a un mio ordine!”
Il biondo commosso lo ringraziò di cuore.
Dragon si girò verso la ciurma di mugiwara e li
guardò uno ad uno “Posso constatare che voi state bene, non posso dire altrettando di Rufy e la ragazza
con i capelli rossi!”
Nello stesso istante nella sala delle torture, Rufy
era stato fatto adagiare a pancia in giù, su di un altare che aveva degli
spuntoni in posti strategici, in modo tale che una volta fatto adagiare sopra
un corpo, questi penetrassero nelle carni, ma in zone dove non vi erano presenti
organi vitali, così da rendere l’agonia lunga e dolorosa.
Rufy strinse gli occhi e la sua faccia si
contrasse in una smorfia di dolore, quando senti quegli spuntoni entrare
lentamentenelle sue carni, sempre più
in profondità, man mano che sulla sua schiena venivano appoggiati dei pesi.
Un gemito uscì dalle sue labbra, non riuscendo a trattenersi oltre e Marena
non potè esserne che soddisfatta.
“Ma guardati in che condizioni sei. Tu sei il più forte della tua ciurma
eppure non sei stato capace di opporti alla mia forza. Come fai allora solo a
pensare che i tuoi compagni non siano già diventati cibo per i pesci?”
“I-io h-ho f-fidu-cia in l-loro!” disse Rufy a fatica e sentendo le sue ultime forza abbandonarlo
sempre di più, anche a causa del sangue perso.
“Hai così tanta fiducia in loro? Eppure ionon vedo nessuno dei tuoi compagni qui a trarti in salvo!” disse Marena
divertita.
“Io dico che ti servono un paio di occhiali!” disse una voce femminile
determinata.
Marena si girò stupita a guardare l’intruso, non immaginando che qualcuno
sarebbe davvero arrivato.
Nami si trovava di fronte a Marena. Aveva una
gran voglia di correre da Rufy e di liberarlo dalla
sua prigionia, ma la donna della marina le impediva qualsiasi proposito.
Non si arrese e si preparò a dare battaglia.
Tirò fuori dai suoi calzari, tre bastoni di metallo azzurro e unendoli,
formò la sua arma da combattimento: il climatattack.
Nami sapeva di non avere molte speranze contro
un rogia, non essendo in possesso dell’Haki, ma sperava di tenere duro fino all’arrivo dei suoi
compagni.
Loro avrebbero potuto mettere fine a quella assurda situazione, mentre lei
continuava a sentirsi ancora la debole del gruppo, non avendo la potenza
mostruosa e la resistenza eccezionale dei suoi nakama.
A voltepensava che se non fosse per le
sue abilità nautiche, la ciurma di Mugiwara, avrebbe
fatto ben volentieri a meno di lei, ma quando le veniva quel pensiero in testa,
come se Rufy le leggesse nel pensiero, esso l’abbracciava
da dietro e le sussurrava nell’orecchio quanto lei fosse importante per lui,
indipendentemente dal ruolo che ricopriva sulla Sunny.
Questo la rincuorava ogni volta, ma in situazioni come quella in cui si
trovava in quel momento, i suoi dubbi cominciavano ad affollarle la testa,
rendendola insicura.
Scosse la testa cercando di scacciare quei cattivi pensieri. Il nemico, se
solo avesse saputo cosa la sua mente le suggeriva, avrebbe riso di lei e le
avrebbe anche dato anche ragione, in modo tale da sbarazzarsi più facilmente di
lei.
Marena sorrise “E così tu saresti venuta in aiuto di cappello di paglia?”
chiese divertita, poi girandosi a guardare Rufy disse
“Certo che potevi sperare in qualcosa di meglio, credi che una mocciosa riesca
anche a durare un minuto contro di me?”
“T-ti f-farà a p-pezzi!” disse Rufy per poi gemere nuovamente quando un nuovo peso sulla
schiena, gli venne aggiunto ai precedenti.
Marena si fece curiosa “Voglio proprio vedere, se questa ragazzina è in gamba
quanto tu affermi che sia!” disse preparandosi ad attaccare.
Lanciò per iniziare dei proiettili di acido, schivati abilmente dalla navigatrice.
“Sei veloce, lo devo ammettere, ma ti servirà a poco schivare i miei colpi.
Basta che ti colpisca una sola volta e sei finita…certo
se decido di ucciderti velocemente, ma potrei divertirmi anche con te. Sai il
tuo amichetto qui non mi da tante soddisfazioni. Non vuole emettere nemmeno un
piccolo grido e io mi annoio!”
Gli occhi di Nami si assottigliarono e stringendo
la presa sul climatattack,
cominciò ad emettere dal suo bastone diverse bolle azzurre e rosse che unendosi
insieme e condensandosi, formarono una nuvola carica di acqua. Una pioggia
fitta comincio a scendere, ma essa non provocò nessun effetto che potesse
nuocere ai nemici.
“Bhe? Tutto qua? Mi deludi!” disse notando che la
pioggia continuava a cadere sempre di più. “Devo ammettere che è un bel trucchetto di magia, ma niente di più!”
“Ne sei sicura?” chiese Nami, saltando su di un
tavolino allontanandosi dall’acqua che aveva allagato il pavimento.
“Thunderbold tempo!” urlò la ragazza, facendo si
che un fulmine colpisse il pavimento e che l’acqua conducesse l’elettricità
fino ai piedi di Marena.
Il colpo andò a segno, ma la tempestività della donna, di saltare durante
il colpo, fece sì che l’elettricità che la colpì non fosse così elevata da
metterla ko.
Nami approfittò del momento di caos per
dirigersi verso Rufy, ma Marena le bloccò la strada
con un ghigno divertito. “Ottimo metodo di distrazione, ma non è sufficiente.
Dovrai impegnarti di più!”
Nami fece qualche passo indietro e impugnando
nuovamente il bastoneurlò “Rainbowmirage!”
Dalle nuvole temporalesche ancora presenti nella sale nacquero centinaia di
arcobaleni.
La camera si saturò di colore, tanto da infastidire i sensi e le emozioni
del vice ammiraglio.
Essa quando poggiava lo sguardo sull’azzurro si sentiva calma e tranquilla,
un’emozione per lei rara. Se guardava il verde, si sentiva carica di speranza e
di sogni, infine se si soffermava sul rosso, la sua rabbia cresceva e questo
fece sì che la sua mente, incantata dal colore si risvegliasse e la magia si
annullasse.
Marena cominciò a stancarsi di quei giochetti, ma si accorse che Nami era giunta fino all’ara. La navigatrice, tirando la
leva che vi era accanto, fece sì che gli spuntoni che erano penetrati nella
carne del cpitano, si ritirassero e lo liberassero
dalla propria morsa.
“Rufy, stai bene?” chiese Nami
preoccupata.
Rufy strizzò gli occhi e li aprì lentamente,
giusto in tempo per vedere un attacco di Marena fiondarsi su Nami.
Dallo sguardo del ragazzo, la navigatrice riuscì a comprendere che qualcosa
non andava e vedendosi arrivare contro una grande quantità di acido, prese in
mano uno delle spesse lastre che pesavano sulla schiena di Rufy
per parare il colpo.
La lastra a contatto con l’acido si sciolse lentamente.
Nami prese anche le altre lastre e le lanciò
in direzione di Marena, la quale si difendeva lanciando altri proiettili di
acido.
“Questa è la giusta fine dei tuoi strumenti di tortura!” disse Nami.
“Stupida ragazzina, davvero credi che basti questo per distruggere i miei giochini. Ne ho talmente tanti, che perderesti il conto!”
disse la donna, premendo un bottone nel muro.
Dal soffitto cadde un tronco legato a delle corde robuste e si diresse
verso la navigatrice, la quale dovette gettarsi a terra per schivare il colpo
per ben due volte, ma la terza, con un salto, vi salì sopra e cercando di
mantenere l’equilibrio alle oscillazioni del tronco, attuò un'altra tecnica.
“Phon!” urlò e un vento caldo cominciò a soffiare, prima lentamente, poi
sempre più forte, tanto che gli oggetti presenti nella stanza cominciarono a
essere spazzati via e Nami, facendo cambiare
direzione al vento, fece in modo che gli oggetti volassero verso la nemica.
I due scagnozzi vennero messi ko da due oggetti pesanti che gli erano
finiti in faccia, mentre Marena, non faceva altro che difendersi con il suo
potere. Infatti qualsiasi sorta di oggetto la toccasse, la trapassava,
sciogliendosi al suo interno.
“Anche questa tecnica non ti è servita a nulla!” disse Marena, sparando un
altro colpo verso Nami.
La ragazza salto per schivarlo, ma calcolando male la distanza che vi era
fra lei e il pavimento, cadde a terra, battendo la schiena contro l’ara.
Rufy a fatica allungò il braccio e afferrò il climacattack di Nami. Esso prese una colorazione più scura e Nami comprese cosa fosse accaduto.
Senza perdere tempo Nami corse verso l’avversaria
e questa, convinta di non poter essere toccata, diede la possibilità alla
ragazza di sferrare il suo attacco.
Il colpo fu violento e preciso e Marena fini a terrà sputando sangue.
Nami si girò verso Rufy
e sorrise come a volerlo ringraziare.
Aveva capito che Rufy aveva impresso il suo haki all’interno del bastone, in modo tale da consentirle
di attaccare l’avversario in modo efficace.
“Maledetta!” urlò Marena alzandosi a fatica, sia per il colpo, sia per la
sua mole.
Nami però non le diede il tempo di
contrattaccare. Usò nuovamente il suo bastone, per creare un’aurora boreale.
Era uno spettacolo magnifico, ma essa scendendo sempre di più, fino a
toccare persone e oggetti intorno a sé, congelava tutto all’istante e Marena,
sottovalutando il pericolo, rimase prigioniera nel ghiaccio.
Nami fece passare un braccio di Rufy intorno al collo e cercò di aiutarlo a rimettersi in
piedi.
“Ce la fai?” chiese.
Rufy era molto ricurvo e faceva fatica a
contare sulle sue gambe, ma ci mise tutto se stesso, proprio come Nami aveva fatto per poterlo aiutare.
“A-andiamo!” disse Rufy
facendo un passo, ma sifermò subito “A-aspetta!”
“Rufy, cosa c’è? Dobbiamo andare!” disse Nami preoccupata.
“Ho…ho promesso a una persona c-che…”
il ragazzo non riuscì a terminare la frase che si ritrovò nuovamente a terra.
Alzò lievemente la testa, per vedere cosa fosse successo.
Nami era stata catturata. Era intrappolata in
una rete gettata dai due scagnozzi di Marena, che si erano ripresi dalla botta
ricevuta. Invece, la donna, liberandosi dal ghiaccio sciogliendolo con l’acido,
si avvicinò pericolosamente a lui.
“N-Nami!” urlò Rufy,
prima di ricevere un calcio da Marena.
“Ora stai a vedere come i miei cari sottoposti si divertono con la tua amichetta!”
disse la donna.
Rufy e Nami
sgranarono gli occhi, comprendendo cosa i due uomini volevano fare.
Si sentì uno strappo di abiti e la maglietta da marine che Nami aveva addosso, andò a finire per terra. Fu poi il
turno della maglietta della ragazza, la quale rimase solo in reggiseno.
“No! F-fermi!” urlò Rufy,
cercando di alzarsi e fermare l’intento dei due uomini, uno dei quali teneva
legata Nami, in modo tale che non potesse ribellarsi.
“Rufy!” urlò Nami
spaventata, vedendo il ragazzo in piedi, sebbene ricurvo. Ma esso, dopo un
passo, si ritrovò nuovamente con la faccia a terra.
“Patetico!” disse il vice ammiraglio
Rufy provò più volte a rialzarsi urlando il
nome di Nami, ma Marena gli diede una possibilità. “Scegli
ragazzino, vuoi guardare la scena oppure vuoi che ti uccida in modo tale da
risparmiarti una tale visione!”
Rufy la guardò con occhi pieni di rabbia, ma
essa scemò e chiudendo gli occhi disse “Non p-posso far niente per f-fermarti!”
disse ormai privo di forze “Ma ho p-promesso che n-non nessun altro avrebbe
sofferto –per colpa mia!”
Marena si fece attenta.
“N-non permettere che quegli uomini t-tocchino Nami. Usa me! Non credo che faccia differenza per te e per
i tuoi uomini se venga usato un uomo o una d-donna!” Strinse i pugni “I-il tuo scopo è quello di umiliarmi il più p-possibile. C-credo c-che non ci sia n-niente di peggio! ”
Marena scoppiò a ridere “Hai fegato ragazzo e ti dirò che un pochino
cominci a piacermi. D’accordo, facciamo che questo è il tuo ultimo desiderio, perché
dopo quello che i miei uomini ti faranno, ti ucciderò!” Marena spostò lo
sguardo e disse “Lasciate la ragazza ed esaudite il desiderio di questo
pidocchio!” disse Marena con voce dura, andando vicino a Nami
per vedersi lo “spettacolo”.
Nami urlò il nome di Rufy
a squarcia gola, vedendo Rufy che veniva girato a
pancia in giù, ma proprio un istante prima che gli uomini potessero spingersi troppo
oltre, questi caddero a terra con una x stampata nel petto per poi essere
guardati con disgusto da Zoro.
Un vento fortissimo si sprigionò all’interno della stanza e in una frazione
di secondo, Nami vide sparire Marena, per vederla
alzata contro il muro per volere di Dragon, che teneva la sua mano stretta al
collo della donna.
“Hai osato andare ben oltre di quello che mi sarei mai immaginato. La
faccenda si conclude qui!” disse dura la voce di Dragon che rimbombò nell’intera
stanza.
Ok! Siete shoccati quanto me?
Non posso credere di aver scritto quello
che ho scritto (mi riferisco all’ultima parte). Non mi piace scrivere né leggere
di queste cose (è la prima volta che lo faccio) e infatti ho cercato di
rimanere il più possibile nel vago.
Mi lascia un po’ troppo scombussolata
quella parte, nonostante alla fine non sia accaduto niente (ci mancherebbe O_O). Me la sono immaginata più o meno così inoltre penso
che potrebbe servirmi per qualche scena futura.
Questo era il pensiero che nacque all’unisono nelle menti di Nami e Rufy.
Zoro si avventò come una furia sugli
assalitori del suo capitano, non risparmiando nemmeno un colpo, mentre Chopper
dava una prima occhiata alle condizioni di Rufy.
Sanji corse da Nami e
vedendola in quelle condizioni, mezza nuda, con capelli scompigliati e lacrime
che le cadevano sul volto, si tolse la sua camicia per poter coprire la
ragazza.
“Nami, tutto bene? Non ti hanno fatto del male!”
chiese preoccupato il cuoco.
Nami scosse la testa, senza però spostare mai
lo sguardo da Rufy.
Sanji l’aiutò ad alzarsi dicendole di non
temere per Rufy, il quale se la sarebbe cavata come
sempre.
Dragon era rimasto immobile a fissare il vice ammirglio
che aveva osato torturare il figlio e la sua presa intorno al collo di lei, non
sembrava volersi allentare.
La donna aveva afferrato il braccio dell’uomo, come vano tentativo di
liberarsi “D-Dragon, il rivoluzionario. Sono piuttosto sorpresa di vederti in
questo posto!” disse con un sogghigno, che preannunciava il suo volere di non
arrendersi.
Il rivoluzionario la fulminò con lo sguardo e con una voce dura disse
“Dammi solo una ragione per la quale non dovrei farti subire tutte le torture
che tu negli hanni hai fatto subire ai tuoi
prigionieri!” disse con rabbia e stringendo la presa, facendo gemere la donna.
Sabo si avvicinò a lui, vedendolo alquanto
infuriato. Dragon erra sempre stato un uomo severo e duro che scherzava e
sorrideva poco, ma il ragazzo poche volte lo aveva visto così infuriato.
Posò una mano sulla spalla dell’uomo dicendo “Dragon, non è il tuo stile
uccidere un nemico. Ricordalo!” disse il ragazzo serio “Nonostante quello che
ha fatto sia imperdonabile! L’importante ora è metterci in salvo!”
Dragon strinse maggiormente la presa intorno al collo della donna, in uno
scatto di rabbia, per poi lasciarla andare violentemente a terra. “Ringrazia
questo ragazzo, se non ti faccio pagare quanto hai commesso, ma alla fine è
sempre così…la marina fa i cavoli che vuole senza mai
pagare!” disse Dragon arrabbiato, voltandogli le spalle
“Questa volta non la passerà liscia. Sarà punita per il suo crimine!” disse
la voce dell’ammiraglio Ryoori, entrato nella stanza
in quel momento. Era venuto a conoscenza dell’intrusione da parte dei
rivoluzionari all’interno della base e della liberazione di tutti i prigionieri
e aveva decido di intervenire lui
stesso, dopo aver rivevuto una notizia dalla sede
centrale della marina.
“Sai sempre quello che fai Dragon, lo devo ammettere. Come sempre ti
diverti a non dare vita facile ai tuoi nemici!” disse l’uomo avvicinandosi al
rivoluzionario, che lo controllava senza staccargli gli occhi di dosso.
Marena cercò di alzarsi e andarsene gattonando, ma l’ammiraglio, bloccandole
la strada, le disse “Sei sollevata dal tuo incarico di vice ammiraglio. Ti
dichiaro in arresto per violazione delle norme della marina e per torture verso
altri esseri umani. Sarai presto spedita a Impel Down
e da oggi in poi, sarai considerata alla stregua di un qualunque criminale!”
disse l’uomo mettendole delle catene di agalmatolite,
per impedirle di ribellarsi.
“Tu…tu non puoi fare questo. Farò reclamo verso
il vero ammiraglio in carica e ti farà sbattere dentro per questa tua presa di
comando!” disse la donna cercando di liberarsi.
Nami non potendo più sopportare nè la vista, né la voce della donna, si avvicinò a la colpì
ripetutamente “Questo è per quanto tu hai fatto a Rufy
e questo…” disse caricando maggiormente il colpo “…per quanto stavi per fare.” Disse con disprezzo la
navigatrice. Quella voce carica di rabbia e di rancore, la ciurma di cappello
di paglia, l’aveva sentita soloanni
orsono, quando la ragazza era prigioniera e schiava di Arlong.
Nami avrebbe continuato a colpirla, per scaricare
tutto il nervosismo che aveva addosso, ma il suo braccio venne fermato da
Dragon, chedisse “Capisco la tua rabbia
ragazza, ma non otterrai niente prendendotela con lei!” disse l’uomo per pou lanciare un occhiata a Sabo.
Doveva solo a lui il fatto di non aver compiuto qualcosa di cui si sarebbe
pentito. “Pensa al tuo capitano, lui vorrebbe che tu reagissi così?”
Nami abbassò la testa e il braccio e in un
sussurro disse “No, Rufy sarebbe capace di perdonarla…come fa con tutti! quello sciocco…ma
in fondo lo amo anche per questo!”
Sabo sorrise e accompagnandola, le disse di
stare vicino al ragazzo, il quale era stato caricato sulle spalle di Zoro, pronto per essere portato via.
Calmata la situazione, Ryoori tornò a guardare la
donna che aveva fatto prigioniera. Era alquanto livida in faccia a causa dei
pugni subiti e un po’ stordita, ma questo non lo fermo dallo volere rispondere
alla sua arroganza di reclamare quanto stava per fare.
“Ho una notizia che ti farà molto piacere Marena. Sono stato promosso
ammiraglio definitivamente e il comando di questa base è passata a me. Ora sono
io che detto ordini e io non accetto minimamente il comportamento che tu hai
tenuto in questi anni!” Con un cenno del capo ordinò a diversi marine di
portarla via e Marena gli lanciò diversi insulti prima di scomparire agli occhi
dei pirati.
Ryoori tornò a rivolgersi a Dragon “I
prigionieri evasi, sono stati nuovamente tutti catturati, ma, nonostante questo
non sia un atteggiamento professionale per un ammiraglio, ho deciso di
permettere almeno a voi di andarvene. Voglio scusarmi con voi per il
comportamento avuto dalla mia ex collega e secondo…come
fratello di Akainu, mi sento in parte colpevole della
morte tremenda a cui è stato sottoposto Ace pugno di fuoco, invece della solita
esecuzione veloce e indolore!”
Dragon rimase colpito da quelle parole e per la prima volta provò simpatia
per un membro della marina. Anche lui era a conoscenza che vi erano uomini per
bene in quella fazione, ma li aveva comunque trattati tutti da nemici, nessuno
meglio dell’altro, perché buoni propositi o meno, intracciavano
i suoi piani di azione.
I ragazzi cominciarono a correre verso l’uscita, ma la voce del capitano,
chiese loro di fermarsi.
“Zoro, d-devi liberare l-la ragazza che è
rinchiusa n-nella cella che si trova in quella
s-stanza laggiù!” disse il ragazzo indicando laporta.
“Le h-ho promesso, c-che l’avrei p-portata con noi!”
“Ci penso io!” disse Sanji correndo verso la
porta e buttandola giù a calci. Rimase sorpreso nel vedere la ragazza. Essa era
rannicchiata su sé stessa, con le braccia che stringevano le ginocchia al
petto.
Essa guardò il cuoco spaventata, non sapendo cosa aspettarsi da lui.
“Tranquilla! Mi manda Rufy!”
La ragazza lo fissò confusa “Rufy? Vuoi dire il
ragazzo che Marena sta torturando?”
Sanji annuì “L’abbiamo sconfitta. Ora non devi
più temere di subire ingiustizie da parte sua!”
Delle lacrime di sollievo cominciarono a solcare il viso sporco della
ragazza, alla quale venne detto di stare indietro, mentre Sanji
prendeva a calci la porta della cella. Non vi era corrente elettrica in quelle
sbarre, essendo la cella costantemente sorvegliata.
Fu un gioco da ragazzi, aprire la prigione e subito Sanji
prese in braccio la ragazza, come se fosse stata una principessa.
Raggiunse i suoi compagni e durante il percorso verso la nave, accompagnati
da Ryoori, la ragazza chiese notizie di sua sorella.
L’ammiraglio si bloccò e si irrigidì.
Il silenzio che si era creato, non fece sperare niente di buono dai
ragazzi.
“Mi dispiace!” disse in un sussurro.
La ragazza prese ad agitarsi “Che cosa significa?”
“La ragazzina appena un mese qui dentro si è ammalata e non avendo ricevuto
le adeguate cure mediche…non ce l’ha fatta!” disse
l’uomo riprendendo il cammino.
La ragazza, cominciando a singhiozzare, si strinse a Sanji,
il quale prese a mordersi il labbro.
Non sopportava vedere una bella fanciulla soffrire a causa di una
ingiustizia. Esso lanciò anche un’occhiata al capitano, accorgendosi del fatto
che ormai stremato, avesse perso i sensi.
Diversamente il ragazzo avrebbe fatto il diavolo a quattro. Era diventato
molto suscettibile quando si toccava l’argomento fratelli e Sanji,
nonostante non sapesse cosa significasse avere fratelli, poteva capire il suo
comportamento, così come tutti gli altri.
I ragazzi giunsero alla Sunny, la quale era stata
messa sotto sequestro, ma niente era stato minimamente toccato e i ragazzi
poterono partire senza niente potesse nuovamente mettere loro i bastoni tra le
ruote.
“Ora vi farò risalire in superficie. Ho richiamato le navi da guerra
sopravvissute all’attacco dai rivoluzionari. In questo modo non dovreste temere
nessuna sorte di attacco. Vi chiedo solo di non far parola con nessuno
sull’aiuto che vi sto offrendo!” disse Ryoori
azionando il meccanismo che avrebbe ricondotto i pirati in superficie.
“Arrivederci Mugiwara, la prossima volta che ci
rincontreremo, sarà da nemici!” disse infine, vedendo poi la Sunny diventare sempre più piccola.
Erano riusciti a cavarsela anche quella volta e come sempre era Rufy quello più malconcio.
Portato in infermeria, Chopper si accertò delle sue condizioni e rimase
alquanto sconvolto dall’entità delle ferite che aveva riportato.
Successivamente diede un’occhiata anche alla nuova ragazza e a Nami, constatando che quest’ultima fosse solo un po’
sconvolta, ma che non aveva riportato ferite.
Uscito dall’infermeria, la renna venne sommerso dalle domande.
“Rufy ha riportato molte ferite di varia entità,
ma comunque numerose. Consiglio di fermarci da qualche parte per evitare altri
combattimenti e per permettergli di ristabilirsi!”
L’intera ciurma annuì.
“Per quanto riguarda la ragazza, ora sta riposando. È alquanto magra e mal
nutrita. Per questo Sanji ti chiederei di preparare
qualcosa di sostanzioso per tutti. Alla fine chi più chi meno, questa
esperienza ci ha toccato tutti.
“D’accordo. Voi che fate, vi unite a noi?” chiese Sanji
rivolgendosi a Dragon e Sabo.
Il primo non disse niente e tornò alla sua nave che si era affiancata alla Sunny, mentre il secondo acconsentì di buon grado.
Sabo aveva già parlato con Dragon del suo
desiderio di voler riabbracciare il fratello e il capo dei rivoluzionari,
nascondendo la sua voglia di conoscere quel figlio che aveva sempre visto da
lontano, aveva deciso di affiancare la Sunnyfinchè ce ne sarebbe stato bisogno.
Passò mezza giornata prima che Rufy si
svegliasse. Sentiva che qualcuno gli stava accarezzando i capelli dolcemente e,
dal tocco, riuscì a comprendere che quelle mani delicate appartenevano alla sua
Nami. Lentamente riaprì gli occhi e girando
impercettibilmente il capo verso destra, sussurrò il nome della ragazza.
Nami sussultò, non accorgendosi del risveglio
del capitano e per istinto gli gettò le mani al collo e lo strinse forte a sé.
“Ouch, piano Nami!”
disse in un sussurro. Non che non apprezzasse l’abbraccio della ragazza, ma le
ferite non gli permettevano di godere a pieno di quel momento.
“Rufy, ero così in pensiero!Come ti senti?”
chiese la ragazza asciugandosi con la mano destra, una lacrima birichina
fuggita al suo controllo.
“Un po’ intontito!” rispose lui.
“Vado a chiamare Chopper!” disse la ragazza alzandosi dalla sedia sulla
quale era seduta, ma dovette fermarsi quando si sentì afferrare per un polso.
“No, non è necessario. Quello di cui ho bisogno per rimettermi in sesto, è
proprio qui davanti a me!”
Nami non potè fare a
meno di sorridere dolcemente a quelle parole, appoggiando delicatamente un
bacio sulle labbra di lui.
Passò ancora un po’ di tempo,
durante il quale Nami si era addormentata con la
testa appoggiata al materasso di Rufy, mentre
sorvegliava quest’ultimo durante il suo riposo.
Fu un bussare alla porta a destarla.
Essa si alzò e aprì la porta, ritrovandosi davanti il ragazzo biondo che li
aveva aiutati. Lo fece entrare e lo ringraziò per l’aiuto che aveva dato,
sebbene esso non pensava di aver fatto niente di che.
“Come sta?” chiese il ragazzo ai piedi del letto, lanciando un’occhiata a Rufy.
“Ora sta riposando. Ha detto di sentirsi intontito!” disse Nami osservando il volto rilassato del capitano.
“Oh scusa, io non mi sono ancora presentata. Il mio nome è Nami e sono la navigatrice!” disse porgendo la mano al
nuovo arrivato.
“So bene chi sei Nami. Me l’hanno detto i tuoi
compagni e so anche che sei la sua ragazza!” disse indicando il capitano.
La ragazza annuì.
“Il mio nome è Sabo!” disse infine stringendo la
mano alla ragazza.
“Sabo? Ho già sentito questo nome. L’ho ha
pronunciato tempo fa Rufy, ma ricordo anche che non
ha voluto parlarne! Prima di allora le sue labbra non avevano mai pronunciato
questo nome!”
Sabo sorrise tristemente “Non so cosa Rufy pensi di me. Che me ne sia andato o che sia scomparso
o morto, fatto sta che lui non mi vede da quando aveva sette anni!”
Nami sussultò e infine chiese chi fosse lui in
realtà.
“Sono suo fratello maggiore!” disse sorridendo “E devo dire che mi è
proprio mancato il mio fratellino piagnucolone!” disse guardandolo nuovamente
il capitano.
“Io…io non ne avevo idea. Pensavo che avesse solo
un fratello!”
“Ace, si! eravamo un bel trio di combina guai! Rufy
era il più debole e piagnucolone che si ficcava sempre nei guai. Ace quello più
impulsivo e attacca brighe che lo rimproverava sempre, invece io ero quello che
faceva da intermediario tra i due e che difendeva Rufy,
in quando essendo più piccolo, gli permettevo certi atteggiamenti infantili che
ad Ace non andavano giù!” disse ricordando i bei tempi ormai passati.
Rufy non si era accorto dell’entrata del
ragazzo, troppo preso dall’incubo che tormentava il suo sonno. Prese ad
agitarsi, finchè con uno scatto si mise seduto,
trovandosi a gemere dal dolore a causa del brusco movimento.
“Rufy!” urlò Nami
andando al suo fianco e mettendogli delicatamente una mano sulla schiena.
Anche Sabo si avvicinò e chiese lui come stesse.
Rufy, ancora con l’affanno e un occhio chiuso,
lo guardo “Tu chi sei?”
Sabo non si stupì di non essere riconosciuto e
sorridendo disse “E così non sai riconoscere tuo fratello?”
Rufy sgranò gli occhi incredulo a quanto
avesse sentito e pensando a uno scherzo di pessimo gusto, strinse i pugni dopo
di chè usando il suo potere, colpì il ragazzo
lanciandolo contro la parete della cabina “Non so chi tu sia, né cosa voglia,
ma ti informo che non ho più alcun fratello! E non so nemmeno cosa tu pretenda
di fare spacciandoti per un di loro” disse alzandosi lentamente.
Nami cercò di farlo rimanere a letto, ma la
faccia del ragazzo, alquanto infastidita dalla presenza del ragazzo, la fece
desistere dal suo intento.
Il trambusto richiamò gli altri membri della ciurma, i quali, venuti a
conoscenza da Robin sull’identità di Sabo, avevano
previsto una reazione simile da parte del capitano.
Sabo si alzò da terra e si spolverò via la
polvere dagli abiti e continuò a guardare Rufy con il
sorriso.
“Che hai da sorridere?” chiese il ragazzo cominciandosi ad alterare. Non
gli stava per niente bene che qualcuno infangasse il ricordo di uno dei suoi
fratelli.
Robin decise di intervenire “Capitano, se non sbaglio, oltre a Ace pugno di
fuoco, avevi un altro fratello!”
Rufy sussultò e guardò incredulo Robin.
“C-come fai a saperlo?” chiese sorpreso “Non ne
ho mai fatto parola con nessuno!”
Robin sorrise e gli indicò il ragazzo biondo, il quale durante i due anni
di separazione, aveva raccontato alla donna il breve tempo che lui aveva
trascorso in compagnia di Rufy e Ace.
Rufy si girò nuovamente a guardare il ragazzo
per poi mormorare “Sa-Sabo?”
Il ragazzo annuì “Ce ne hai messo di tempo per arrivarci. Sei sempre il
solito tontolone!” disse felice.
Rufy era rimasto shoccato “Non è possibile, Sabo è morto quando avevo sette anni. Non puoi essere lui!
Uno dei banditi ha visto quanto accaduto. Sabo è
saltato in aria con la nave su cui era salito, a causa di un colpo sparato da
un drago celeste!”
Sabo gli diede ragione e gli spiegò che quella
volta aveva davvero rischiato di morire, ma che per sua fortuna era stato
tratto in salvo dai rivoluzionari, i quali lo avevano curato e accolto tra di
loro. Poi vedendo che il fratellino era ancora incapace di credere a quanto
detto, gli raccontò di quella volta che bevendo il sakè insieme, Ace, lui e Rufy erano diventati i fratelli.
Rufy sentì il cuore battere più velocemente e
delle lacrime cominciarono a scendere copiose dai suoi occhi e, credendo alle
parole delragazzo, lo abbracciò come a
voler constate che non fosse né un sogno, né un illusione.
“S-sa-bo!” disse fra un singhiozzo a l’altro.
Mentre Sabo e Rufy
recuperavano il tempo perduto, raccontandosi quanto accaduto ad ognuno di loro,
Sanji preparò diversi tramezzini, dal sapore
eccezionale, secondo le pupille gustative di Chopper e Usopp,
e mettendoli su di un piatto, si recò nella cabina che era stata data alla
nuova ragazza.
Bussò, ma non sentendo risposta, vi entrò piano piano,
per vederla seduta sul letto a guardare un punto fisso del pavimento.
“Ti ho portato qualcosa da mangiare!” disse il cuoco, posando il piatto sul
comodino accanto al letto.
Si sedette accanto alla ragazza, la quale alzò lo sguardo per guardarlo e
sussurrare a bassa voce un grazie.
Il cuoco sorrise e le porse un fazzoletto per asciugarsi le lacrime, che
ancora non avevano cessato di cadere su quel volto pallido dal colore del latte.
“Mi dispiace molto per tua sorella! Forse ti sembrerà una cosa stupida da
dire, soprattutto da uno che è figlio unico e non sa cosa significa perdere un
fratello, ma so cosa significa perdere qualcuno!”
La ragazza gli prestò attenzione.
“I miei genitori. Ero molto piccolo quando li ho persi e a malapena li
ricordo, ma è stata dura!”
“C-come hai fatto a sopravvivere a quel dolore?”
“Solitamente si dice che il tempo guarisce tutto e per quanto può valere la
mia opinione, per me è stato così!”
La ragazza scosse la testa “Come posso stare meglio. Se non fosse stato per
quelle persone, Tadako sarebbe ancora viva!” disse
stringendo i pugni.
“Forse si, ma non si può cambiare il passato, ma il futuro può sempre
migliorare!” disse Sanji gentilmente.
“No, non è vero!” disse la ragazza a testa china.
Sanji non si arrese “Prova a vederla in questo
modo. Fino a ieri pensavi di trascorrere il tuo futuro rinchiusa in quella
cella, senza sapere se quello che ti era stato detto su tua sorella era vero o
meno. Ora sai la verità e sei libera. Il tuo futuro, se guardi la parte della
libertà, è migliorato!”
La ragazza annuì, ma disse “Ma da una parte era meglio continuare ad
illudermi, anche se col passare del tempo mi sembrava che quella illusione
diventava sempre più difficile da afferrare. È come se in fondo al mio cuore,
conoscessi le sorti che erano toccate a mia sorella!”
“Sai, anche il ragazzo che ha voluto la tua liberazione ha perso un
fratello!” ammise infine Sanji.
La ragazza sgranò gli occhi “Intendi dire Rufy?
Non lo avrei detto, cioè anche se l’ho visto per poco tempo e anche ferito, mi
ha dato l’impressione di essere un tipo con una grande determinazione e voglia
di vivere!”
Sanji annuì sorridendo “Infatti è proprio così.
Noi non eravamo al suo fianco quando è successo, ma sappiamo che per lui è stata
la prova più dura che abbia mai dovuto affrontare, ma nonostante questo non si
è mai arreso. Ha continuato a inseguire i suoi sogni e a vivere anche per lui.
Ed è questo che dovresti fare anche tu, vivere per tua sorella. Ovunque essa
sia, non vorrebbe che tu soffrissi per lei. Inoltre sono sicuro che se chiudi
gli occhi e provi ad ascoltare, potrai sentirla vicina!”
La ragazza guardò Sanji fisso negli occhi per
diverso tempo e vederlo lì, sicuro di quanto avesse affermato, le fece credere
che anch’essa avrebbe potuto andare avanti, continuare a vivere anche per sua
sorella. Le aveva dato un piccolo spiraglio di luce.
Sanji si alzò dal letto e aprendo la porta per
andarsene disse “Mangia qualcosa, hai bisogno di nutrimento per rimetterti in
forze ehm…come ti chiami?”
La ragazza scosse la testa “Non lo ricordo!”
Sanji si fece un attimo pensieroso e disse “Che
ne dici del nome Lily, finchè non ricordi il tuo? Mi
sembra che ti stia piuttosto bene!”
La ragazza lo guardò confusa e dopo aver pronunciato a bassa voce il nome,
sorridendo disse “Lily sarà perfetto!”
Ed
eccomi di nuovo qua con un nuovo capitolo.
Che
ne dite? Piuttosto lunghino questa volta, ma non ho
potuto fermarmi prima.
Purtroppo
non credo di essere riuscita ad esprimere bene le emozioni di Rufy riguardante il fratello. L’ho scritta almeno tre volte
quella parte e ogni volta in modo diverso. Questa è quella che mi ha convinto
di più.
Bhe come sempre fatemi sapere cosa ne pensate e ringrazio tutti coloro che
mi seguono.
La sera arrivò presto, soprattutto
per i due fratelli che avrebbero continuato a parlare ancora e ancora.
Il fatto che Sabo fosse diventato un
rivoluzionario, aveva sorpreso Rufy, in quanto
siricordava che sin da bambino, il
sogno del fratello maggiore era quello di diventare un pirata. Ma Sabo non aveva rinunciato al suo sogno, lo aveva solo
modificato.
Voleva diventare pirata per potere sfuggire dalla sua condizione di nobile
e da quel mondo troppo superficiale che lo faceva soffocare e sentire come un
topo in trappola.
Lui desiderava essere libero e
unendosi ai rivoluzionari era riuscito finalmente a spiegare quelle ali, che
gli erano stata tarpate per molti anni dai suoi genitori. In più lottava perché
un giorno nessun altro potesse sentirsi prigioniero della società e soprattutto
per far sì che i draghi celesti perdessero il loro ruolo privilegiato, in
quanto la loro “superiorità”rispetto
agli altri uomini era solo un’illusione, diversamente da quello che pensava
molta gente, che paragonava quegli essere alle divinità.
Rufy alla fine della spiegazione fu felice che
Sabo avesse trovato la sua strada, ma allo stesso
tempo triste perché sapeva chenon si
sarebbe unito alla sua ciurma e presto o tardi le loro strade si sarebbero
nuovamente divise.
“Non possomica essere un sottoposto
di mio fratellominore, che figura ci
farei?” Aveva risposto divertito il ragazzo biondo alla domanda di unirsi alla
sua ciurma.
“Una grandissima figura in quanto hai davanti a te il re dei pirati!” disse
Rufy mettendo il broncio.
“Vedo che questa fissa non ti è passata! Bhe, mi
auguro di essere lì con te quando questo avverrà!” Rispose Sabo.
Rufy abbassò la testa dicendo “Ne sarei felice,
anche se vorrei che ci fosse anche Ace. Sarebbe bello, anche solo per un
giorno, essere di nuovo tutti e tre insieme e improvvisare combattimenti come
quando eravamo bambini. Questa volta non ne sarei uscito sconfitto
completamente!”
Sabo annuì “Si, sarebbe bello. Avrei voluto
essere a Marineford quando è successo il fatto! Forse
la mia presenza non avrebbe cambiato la situazione ma…avrei
voluto dirgli almeno addio e ringraziarlo di aver mantenuto la promessa di
proteggerti, anche se credo che lo avrebbe fatto comunque!”
Rufy strinse i pugni “Si, credo anche io. Io
avrei fatto la stessa cosa per lui!”
“E io per voi due!” rispose Sabo, prima che il
bussare alla porta interrompesse i loro discorsi.
Sanji entrò nella stanza portando la cena al
capitano e informando Sabo che il pasto era servito. Rufy, non potendone più di rimanere a letto nonostante le
raccomandazioni di Chopper, si alzò per recarsi in cambusa.
Ci arrivò zoppicando a causa della ferita alla coscia, causata da uno degli
spuntoni di ferro che gli era entrato nelle carni, e che aveva malamente
toccato un muscolo.
“Rufy, cosa ci fai fuori dal letto! Sei
gravemente ferito e non puoi andartene in giro come se niente fosse!” lo
rimproverò il dottore agitando le zampe.
“Sto bene Chopper!”disse Rufy, sorridendo per
tranquillizzarlo.
“E invece no, sono io il dottore e la mia diagnosi è riposo assoluto!”
disse la renna intestardendosi, ma Zoro intervenne in
aiuto del capitano dicendo “Ti conviene lasciar perdere Chopper. Se il capitano
si mette qualcosa in testa, è difficile fargli cambiare idea! Non è un paziente
diligente, dovresti saperlo!”
Chopper alzò gli occhi al cielo “Perché, qualcuno su questa nave lo è?”
disse infine arrendendosi.
Rufy prese posto accanto a Nami,
la quale non si era fatta vedere per tutto il giorno. Sapeva che il ragazzo
aveva bisogno di passare del tempo da solo in compagnia del caro fratello
ritrovato e Rufy sembrò apprezzare il gesto della
ragazza.
Sanji entrò nella stanza poco dopo, facendo
accomodare la nuova ragazza, che Rufy e gli altri
ragazzi non avevano praticamente più visto dalla sua liberazione alla base di Shionomizu.
“Ehi Marimo, vedi di fare un po’ di spazio alla
lady qui presente!” disse Sanji guardando storto lo
spadaccino.
Zoro fece quanto richiesto, ma non si risparmiò
uno sguardo in cagnesco e qualche insulto.
“Scusate il disturbo!” disse timidamente Lily, sistemandosi accanto a Zoro.
Quest’ultimo rispose “Non sei tu a disturbare, ma qualcun altro!” disse
indicando il cuoco.
Lily lo guardò sorpresa, in quanto credeva che li dentro fossero tutti compagni.
“Infatti, ma non tutti ne siamo entusiasti!” disse nuovamente Zoro, facendo nascere una vena pulsante sulla testa di Sanji, il quale contrattaccò “Ehi cactus, se qui non ti sta
bene la mia presenza, hai solo da dirlo!”.
Zoro non fece attendere molto la sua risposta.
Sanji per esaudire il suo desiderio, gli prese
il piatto, ancora non toccato, che lo spadaccino aveva davanti, porgendoglielo
a Lily, per poi trascinare la sedia sulla quale Zoro
era seduto, con lui sopra, davanti la porta della cambusa.
Gli diede un calcio per aprirla e poi buttando fuori Zoro
disse “ Così non sarai più disturbato dalla mia presenza!” disse Sanji guardando con aria di sfida lo spadaccino, già pronto
con le spade sguainate per lottare con il cuoco.
La solita scena del litigio fra i due, fu per la maggior parte della ciurma
ignorata, mentre Rufy fu ben contento di poter
assistere a uno dei momenti tranquilli della sua ciurma. Momenti che gli erano profondamente
mancati durante la sua prigionia nella mani di Marena.
La sua attenzione però, fu richiamata dalla nuova ragazza, la quale
timidamente ringraziò il capitano di averla aiutata.
Rufy sorrise “Una promessa, è una promessa!”
rispose semplicemente.
“Lily!” intervenne Nami “Io sono la navigatrice e
mi occupo di stabilire la rotta, per la maggior parte delle volte…”
disse riferendosi al fatto che Rufy solitamente non
sapeva nemmeno da che parte stava il nord o il sud “…quindi
volevo sapere se hai un desiderio speciale. Non so, un posto in particolare
dove vorresti tornare!”
Lily sussultò e cominciò a balbettare, non sapendo cosa rispondere, ma Rufy intervenne “Io pensavo che saresti rimasta con noi!”
La ragazza sgranò gli occhi “Ma io…io non so
combattere, non voglio esservi di peso. Avete già fatto tanto per me!”
“Rufy arruola la gente per simpatia, non per le
sue capacità combattive! Puoi stare tranquilla, inoltre ci siamo qui noi. Se sarai
in pericolo ti difenderemo!” disse Usopp, con Chopper
che annuiva, dandogli ragione.
“E poi mi hai detto che sei stata tu a controllare quelle alghe rosse per
farci cadere in trappola. Non so come la vedi, ma a me sembra un bel
potenziale!” disse Rufy.
La ciurma a quelle parole tacque e guardò sorpresa la ragazza.
Robin sorrise “interessante! Quindi le leggende che si sono create intorno
a quel mare rosso, sono merito tuo!”
“Un'altra Lady con il potere del frutto del diavolo! Super!” disse Franky, stappando una bottiglia di coca cola per poi bersela
tutta in un sorso solo.
Lily scosse la testa “No, non ho mangiato quel frutto. Ho sempre avuto il
potere di controllare l’acqua, ma non so come sia possibile. Non ricordo dove
sono nata, né se ho dei genitori. Ricordo di aver vissuto per lungo tempo in un
luogo pieno d’acqua con mia sorella, finchè la marina
non ha preso me e Tadako portandoci in quell’orribile
base. I miei poteri erano loro utili per eliminare o catturare i pirati e
nonostante mi dicessero che compiuta una missione, avrebbero liberato me e mia
sorella permettendoci di far ritorno a casa, quel giorno non è mai arrivato.
Sempre nuove missioni sorgevano e gli anni sono passati, così tanti che ho
cancellato quei pochi ricordi che avevo!”
Lily fissò un attimo i volti della ciurma per vederne le espressioni “Inoltre,
prima di unirmi a voi, c’è un’altra cosa che dovete sapere. Credo che ci sia
qualcosa che non va in me!” disse abbassando lo sguardo. “Ho visto tanta gente
morire ed essere tortura ed avevano una cosa in comune, una cosa che io non ho!”
disse.
I mugiwara erano tutti curiosi, persino Zoro e Sanji avevano smesso di
litigare per ascoltare ciò che essa aveva da dire. Lasciò tutti di stucco
quando, afferrando un coltello, si ferì profondamente a un braccio.
Chopper cominciò a urlare “Un dottore, c’è bisogno di un dottore!” prima di
ricordare che lui ricopriva quel ruolo. La renna si affrettò a soccorrere la
ragazza, rimanendo stupito a quanto vide.
La ferita era aperta e non vi era traccia di sangue, diversamente vi era un
liquido trasparente, che usciva copioso dal taglio. Tutti rimasero sorpresi da
questo fenomeno, ancor di più quando Chopper disse loro che si trattava di
acqua. L’annusò per esserne certo e con convinzione disse “Questa è acqua di
mare!”
“Allora è perfetta per questa ciurma. Non c’è un essere normale in questa
nave!” disse Brook, notando che il taglio che la
ragazza si era procurato si era già rimarginato.
“N-non vi faccio paura o ribrezzo?” chiese la
ragazza stupita.
“Guardati intorno Lily. Hai a che fare con un ragazzo di gomma che si
allunga a dismisura, uno scheletro che si muove, una renna parlante che può
modificare il suo aspetto, un cyborg, una donna che fa crescere parti del suo
corpo ovunque voglia, un cuoco in grado di spiccare il volo e uno spadaccino in
grado di tagliare una montagna. Se facciamo una statistica, tu potresti anche
apparire come una persona normale!” disse Nami divertita.
“Ehi Nami, non ti sei dimenticato di qualcuno?”
chiese Usopp offeso.
“No, io non ho poteri particolare e nemmeno tu Usopp!”
sulla testa del cecchino cadde un grosso macigno per la cruda verità.
“Allora che hai deciso?” chiese Rufy “Rimani?”
Lily sorrise e annuì.
La sera passò così, fra chiacchiere e festeggiamenti per la nuova entrata
nella ciurma, tra cui Sanji era il più contento di
tutti.
Ma come tutto, anche la cena giunse al termine e Nami,
accompagnata da Sabo, aiuto Rufy
a ritornare in infermeria, dove Chopper lo ospitava nel suo letto, per poterlo
tenere sotto controllo la notte.
Erano giunti a metà strada quando un ombra scura si mise davanti a loro.
Esso, con addosso il mantello verde, si tolse il cappuccio per farsi vedere in
faccia.
Nami e Sabo non
fecero una piega, mentre Rufy studiando l’uomo,
chiese al fratello maggiore “è amico tuo?”.
“Si, ma credo che sia venuto per te!” disse Sabo
sorridendo.
“Eh?”
L’uomo si avvicinò ai tre, non staccando mai lo sguardo dal capitano. Il
suo volto era serio e determinato, ma dentro di sé era emozionato di poter
vedere il figlio cresciuto.
“Hai un viso familiare. Somigli a un tizio che ho visto nel futuro!” disse Rufy.
Sabo guardò confuso il fratello, ma lasciò da
parte le sue stranezze, in quanto Rufy era sempre
stato un tipo del tutto particolare.
“Ho aspettato con ansia questo giorno Monkey D. Rufy!” disse l’individuo.
Rufy fissava stranito la persona.
“Non ti vedo da quando eri in fasce. Sei cresciuto parecchio figliolo!”
disse l’uomo accennando un sorriso.
“Chi sei tu?”
“Il mio nome è Monkey D. Dragon!”
Rufy sgranò gli occhi e fissò da capo a piedi
l’uomo che si trovava davanti.
Entrambi avevano uno sguardo serio e il silenzio calò fra i due.
Nami e Sabo avevano
paura di respirare, pensando di rovinare l’incontro fra padre e figlio. Videro Rufy alzare una mano e, soprattutto la ragazza, si aspettò
una sorte di reazione violenta daparte
del capitano, in quanto il padre lo aveva abbandonato, ma a volte si rendeva
conto che Rufy era tutto tranne che prevedibile perché
esso disse con un sorriso “Ciao papà!”
Sabo e Nami finirono
a gambe all’aria, mentre Dragon, sorpreso anch’esso, non potè
fare a meno che scoppiare a ridere dal carattere estroverso del figlio.
“Nami, da piccolo Rufy
ha sempre avuto un atteggiamento così confidenziale con chi non conosceva, ma è
normale che lo faccia anche con un genitore che non ha mai conosciuto? Cioè se
mi ritrovassi per la prima volta mio padre davanti, lo sommergerei di domande,
sul perché non mi ha cresciuto o altro e soprattutto non lo chiamerei papà già
la prima volta!” disse Sabo sorpreso.
Nami invece era fra l’esasperato e il
divertito “Credo che una reazione simile, solo Rufy
potesse averla!”
Rufy, che aveva sentito quanto suo fratello e
la sua ragazza avessero detto, guardando il padre negli occhi, rispose “Che senso avrebbe fargli quelle domande? Non
cambierebbe quanto è successo. Se mi ha lasciato nelle mani di mio nonno avrà
avuto i suoi motivi, inoltre io gli sono grato di averlo fatto!”
Nami, Sabo e anche
Dragon rimasero sorpresi da quanto avesse detto.
“Se io fossi rimasto con lui, forse saprei cosa vuol dire avere un padre, perché
anche se l’ho chiamato papà, non ho la minima idea di cosa significhi questa
parola, ma la mia vita sarebbe completamente diversa. Non avrei conosciuto te,
Ace e la banda di banditi!” disse girandosi a guardare il fratello “Non avrei conosciuto
mai Shanks e Makino.
Probabilmente non sareimai salpato alla
ricerca del mitico tesoro e non avrei incontrato te, Nami.
Non avrei conosciuto Zoro, Sanji,
Usopp, Chopper, Robin, Brook,
Franky e Lily. Non avremmo vissuto tutte queste
avventure insieme. Forse avrei conosciuto altra gente e vissuto altre
avventure, ma non mi importa di cosa avrebbe potuto essere. Io sono felice
così. Quindi ti ringrazio Dragon per la scelta che hai fatto, perché non posso
immaginare la mia vita senza la mia ciurma…la mia
famiglia!” disse chiudendo gli occhi.
Dragon accennò un sorriso, orgoglioso di quanto detto dal figlio.
“Inoltre per il legame padre e figlio c’è ancora tempo! dico bene?” chiese Rufy al padre.
Dragon annuì.
Rufy fece una smorfia e piegando la testa da
un lato disse “Non sei un tipo di molte parole!”
“In effetti non lo sono mai stato!” disse divertito “Ma posso fare uno
sforzoe dirti che sono contento di averti
conosciuto e di vedere che sei diventato un grande uomo anche senza di me.
Forse un uomo migliore di quello che saresti diventato crescendo con me!” disse
Dragon “Ma sappi che sei sempre stato nei miei pensieri e spesso mi hai anche
fatto preoccupare!”
Rufy sorrise e disse “Mi dispiace, ma io non
posso dire la stessa cosa di te. Non sapevo nemmeno cosa fosse un padre, prima
che il nonno mi facesse il tuo nome!”
“Sono stato io a dirgli di non dirti niente su di me. Saresti stato in
pericolo conoscendo le tue origini. Quindi non mi importa se non mi hai pensato
nemmeno per nemmeno un momento. Quello che più contava per me era, saperti al
sicuro!” disse Dragon appoggiando una mano sulla spalla di Rufy,
il quale sentì una sensazione nuova a quel tocco. Il tocco che solo un genitore
può dare.
Eccomi qua, dopo aver saltato un giorno.
Siamo giunto al fatidico incontrotra Dragon e Rufy e
vi dirò che forse è stata la parte più difficile da scrivere. Forse non è una
reazione credibile quella tra padre e figlio al primo incontro, ma Rufy lo immagino un po’ così, felice di come siano andate
le cose che non ha nessun risentimento verso il padre che infondo l’ha solo
protetto lasciandolo.
Come sempre lasciate un commentino e spero
di avervi anche incuriosito con la storia di Lily.
Dopo un breve incontro, ricco però di emozioni, Dragon e Sabo dovettero salpare per tornare alle loro lotte.
I tre si lasciarono con gran dispiacere, ma con la convinzione che presto
si sarebbero nuovamente incontrati.
Rufy si alzò prestissimo quel giorno, a male
pena si poteva intravedere il sole che spuntava fuori dal mare, colorando
lentamente quel cielo nero, con sfumature rosate. I gabbiani volavano, cantando
sopra la Sunny e, dal mare calmo, di tanto in tanto
si poteva intravvedere qualche delfino saltare a prua.
Il giorno preannunciava cominciare bene, ma Rufy
non riusciva a vedere la giornata dal verso giusto. Si sentiva stanco e il suo
corpo gli chiedeva del riposo, ma erano già da un paio di notti che il ragazzo
non riusciva a prendere sonno come si deve.
Quelle poche volte che Morfeo lo aveva accolto tra e sue braccia, dei
brutti incubi lo avevano assalito, destandolo bruscamente dal suo sonno, per
poi impedirgli nuovamente di chiudere occhi.
Andando sul ponte sperava vivamente, che l’aria fresca del mattina lo
aiutasse a conciliare il sonno, ma nemmeno essa funzionò.
Il sole cominciò ad elevarsi nel cielo, ma il tempo sembrava quasi fermo
per Rufy, in quanto si sentiva svuotato delle sue
energie.
Nemmeno mangiare lo aiutava a rimettersi in forze.
Doveva dormire e il prima possibile.
Si recò in cucina, dove Sanji si era messo a
cucinare la colazione per tutti, cercando di soddisfare i gusti e gli appetiti
di tutti quanti, quando sentì la porta della cucina aprirsi e i passi pesanti
del capitano.
Rufy aveva ancora qualche disturbo alla gamba,
nonostante le sue condizione fossero migliorate rispetto a una settimana prima,
e di tanto in tanto faceva strusciare il piede per terra.
Il cuoco salutò con allegria il capitano, ma vedendolo un po’ giù di corda
gli domando cosa avesse.
Rufy alzò le spalle, rispondendo semplicemente
“Credo che questa sia una giornata no!”.
Il cuoco sorridendo rispose “Anche un tipo energetico e allegro come te,
può avere giornate negative?” domandò, ma non una singola parola uscì dalla
bocca del capitano, nemmeno una minima richiesta di cibo. Sanji
si stupì di un tale silenzio e girandosi, notò che Rufy
si era addormentato con la testa appoggiata al tavolo.
Decise di lasciarlo tranquillo, per una volta che esso appariva calmo e non
intenzionato a creare guai.
Passò circa mezz’oretta e lentamente la nave cominciò a riempirsi di vita. Nami e Zoro furono i primi a
giungere in cucina per ricevere il nutrimento mattutino, necessario per
affrontare una nuova giornata.
La presenza di Rufy addormentato sul tavolo, non
passò inosservato e nemmeno il fatto che il cibo in tavola era ancora intatto.
Nami guardò stranita Sanji,
come se si aspettasse una spiegazione, ma il ragazzo non potè
informarla di molto, in quanto nemmeno lui aveva ricevuto dal capitano una
risposta esauriente.
“Si sta agitando un po’, forse è il caso di svegliarlo? Tralasciando il
fatto che ha occupato il posto della mia bellissima Lily!” disse Sanji
“Lascialo dormire. Non c’è cosa più fastidiosa di essere svegliati quando
si fa un bel riposino!” disse Zoro ben consapevole di
quanto avesse affermato, ma Nami decise di ignorarlo,
in quanto era preoccupata per Rufy.
Gli passò leggermente una mano sulla schiena e lo chiamò finchè esso non si svegliò di scatto, sorprendendo i
presenti.
Si guardò in torno e tirò un sospiro di sollievo “Grazie Nami per avermi svegliato!”
Nami afferrando una brioche alla crema si
sedette accanto a lui, non tenendo conto dei posti, e gli domandò cosa avesse
sognando.
“Non ricordo!” mentì e Nami sembrò accorgersene,
ma non volle indagare oltre, non in presenza degli altri.
La cucina ormai si era popolata di quasi tutti i membri della ciurma e
tutti si accorsero della poca foga che il capitano metteva nel mangiare.
Nami cominciò a preoccuparsi seriamente, ma i
suoi pensieri vennero interrotti dalle grida di Usopp
e Chopper, i quali spalancando improvvisamente la porta, caddero uno sopra
l’altro.
“Rufy, non ti sarai mangiato anche la mia
colazione!” chiese Usopp appoggiato sulla testa del
povero dottore, il quale non sopportando ulteriormente il peso del cecchino su
di sé, si trasformò in umano buttando Usopp
all’indietro.
“Calmatevi voi due. Le vostre razioni sono al sicuro!” disse Sanji “Sembra che il nostro capitano non abbia molto
appetito!” disse infine.
“Cosa? Rufy, stai male? Hai mal di stomaco per
caso? Oh ti senti la febbre?” cominciò Chopper cominciando a tastare ogni parte
del capitano, che cercò di tranquillizzarlo.
“Buongiorno a tutti!” disse la voce angelica di Lily. Sanji
rimase a osservarla per qualche istante, quando la richiesta di un secondo
caffè da parte di Usopp, lo risvegliò.
Accontentò il suo compagno e servì la colazione anche alla ragazza dai
capelli lilla, la quale sorridendo al cuoco, lo ringraziò.
Sanji si sentì andare a fuoco le guance e
diversamente dal solito, non riuscì a fare il casca morto come aveva sempre
fatto con tutte le ragazze che incontrava, al contrario era riuscito a malapena
a balbettare un prego.
Dopo la colazioneognuno si trovò
qualcosa da fare, chi lavava i piatti, chi si allenava, chi giocava e chi
guardava il mare.
Rufy era uno degli ultimi. Solitamente
guardare le onde lo aiutava a rilassarsi, ma quel giorno non ci riusciva e
sentiva i nervi a fior di pelle, tanto che anche il baccano fatto da Usopp, Franky, Brook e Chopper, lo infastidiva.
“Rufy!” lo chiamò Nami
mettendogli una mano sulla spalla.
Il ragazzo si girò e sorridendo, cinse il fianco della ragazza con il
braccio destro, stringendola a sé. Nami si sentiva
ancora un po’ imbarazzata a quelle effusioni di affetto davanti a possibili
sguardi della ciurma, ma decise di sorvolare e di concentrasi sul suo adorato
capitano.
Appoggiò la testa sulla spalla e gli chiese “Rufy,
che cos’hai? Non dirmi niente, perché lo vedo da me che c’è qualcosa che ti
preoccupa!”
“No, non c’è niente che mi preoccupa Nami!”
“Rufyti
ho detto…”
“Non sto mentendo. Sono solo stanco, ma non c’è niente che mi preoccupa!”
disse Rufy non lasciandola finire di parlare. “Non
riesco a dormire bene ultimamente e mi sento nervoso. Una sensazione quasi
nuova perme!” disse accennando un
sorriso.
“Hai idea del perché non riesci a dormire?” chiese Nami
guardandolo negli occhi.
Rufy scosse la testa, non volendone parlare.
“Potresti chiedere a Chopper se può aiutarti!”
“No! è già abbastanza apprensivo così, figuriamoci se gli dico anche che
non riesco a dormire!”
Nami lo guardò con uno sguardo di rimprovero e
portandosi le mani ai fianchi disse “Chopper fa solo quello che ritiene che sia
meglio per noi!”
Rufy sorrise “Lo so, ma sai che non riesco a
stare fermo!”
Nami sospirò per poi sentirsi sollevare il
mento dalla mano di Rufy il quale disse “Lo sai che
sei bellissima quando ti arrabbi?”
“Pensavo di esserlo quando sorrido. Non sei molto coerente!”
“Oh forse mi piaci con qualsiasi emozione tu esprima!” disse il ragazzo
baciandola, prima lentamente poi sempre più appassionatamente, ma Nami si staccò.
“Rufy, gli altri potrebbero vederci!” disse Nami arrossita.
Rufy sorrise divertito, indicando gli altri
che si erano fermati a guardarli, nessuno escluso. Persino Lily che era rimasta
alquanto in disparte in quei giorni, si era messa a fissarli, arrossendo di
colpo, quando si accorse di essere stata beccata.
Nami si sentì avvampare e ormai viola, si mise
a urlare mostrando dei denti simili a quelli di squalo “Voi banda di guardoni,
non avete niente di meglio da fare che guardare me e Rufy
che ci baciamo? Se siete invidiosi avete solo da cercarvi la vostra anima
gemella!” disse andandosene con il fumo che le usciva dalle orecchie e
sbattendo la porta della sua cabina dietro le sue spalle.
Erano le due di notte e Rufy si girava e rigirava
nella sua amaca, dopo che finalmente fosse riuscito a convincere Chopper a
tornare a dormire nella stanza dei ragazzi, nonostante i loro giacigli non
fossero poi così ideali per ristabilirsi completamente, ma il capitano sperava
che dormire nel luogo in cui era abituato, lo potesse aiutare a conciliare il
sonno.
Ma si era fatta notte fonda e i suoi occhinon sembravano volersi chiudere.
Si alzò e uscì dalla stanza, diventata anche troppo rumorosa a causa del
russare dei suoi compagni e il parlare nel sonno di Usopp.
Si recò sul ponte e sedendosi sull’erba con la schiena appoggiata a un muro
della nave, voltò il capo verso la porta che portava nella stanza delle ragazze
o per meglio dire di Robin e Nami. Essa era troppo
piccola per ospitare anche Lily ed la ragazza era stata sistemata nella stanza
accanto.
Avrebbe voluto che quella porta si aprisse e ne uscisse Nami.
Voleva sentirla vicina, ma allo stesso tempo non voleva rovinare il bel sonno
che probabilmente stava facendo.
Nami dormiva nel calduccio del suo letto, ma
si svegliò quando ebbe l’impressione di sentirsi chiamare.
Si mise a sedere confusa, sia per la sensazione che aveva avuto, sia per il
sonno e spaesata si guardò attorno. Robin dormiva tranquillamente nel suo letto
e a giudicare dal sorriso sulle labbra, stava facendo anche un bel sogno. Non
c’era nessuno nella stanza e la ragazza in un primo momento pensò che la voce
che aveva sentito, fosse quella di Robin che aveva sussurrato il suo nome nel
sonno.
Si sdraiò nuovamente convinta di quell’ipotesi, ma quando provò a chiudere
gli occhi, le venne in mente Rufy.
Si domandava se quella notte fosse riuscito a prendere sonno.
Si mise in una posizione comoda per ridare il benvenuto al sonno, ma dopo
pochi minuti, decise di alzarsi con l’intenzione di andare a controllare nella
stanza dei ragazzi.
Si mise la sue pantofole pelose color panna e mettendosi addosso una
vestaglietta dello stesso colore per coprirsi dal venticello fresco che
soffiava la notte, uscì dalla stanza.
Fece qualche passo, quando un’ombra sul ponte la fece mettere sull’attenti.
Si guardò intorno e prese un bastone che era poco distante da lei, per
proteggersi nel caso quell’ombra avesse rivelato di essere un intruso o un
animale marino, saltato sulla nave erroneamente.
Solo a pochi passi da essa, riuscì a intravvedere i lineamenti dell’ombra.
“Rufy!” bisbiglio, sorpresa di trovarlo lì.
Il ragazzo non si era accorto della sua presenza. La sua testa di tanto in
tanto cadeva in avanti, per essere rialzata subito con un brusco movimento. Si
spaventò quando sentì una mano posarsi sulla spalla.
“N-Nami!”disse con sguardo assonnato, mentre osservava
la ragazza sedersi a terra accanto a lui.
“Nemmeno stanotte riesci a dormire, vero?” chiese la navigatrice con
sguardo preoccupato.
Il ragazzo annuì “Ogni volta che provo a dormire e ci riesco, faccio sempre
lo stesso incubo! E ora ho quasi paura di chiudere gli occhi!” disse sentendosi
un po’ imbarazzato.
Nami lo guardò con aria sorpresa “Scommetto di
sapere di quale incubo si tratti!”
Rufy sgranò gli occhi sorpreso, ma capendo
cosa intendesse dire la ragazza, sospirò “No, Nami!
Non è la morte di Ace che mi impedisce di chiudere occhio. Ormai raramente
rivivo quel sogno per fortuna!”
“Allora di cosa si tratta?”
Rufy si vergognava a raccontarle cosa lo
turbasse, in quanto tutti lo vedevano come un ragazzo forte, probabilmente
senza debolezze, ma anche lui era un essere umano e poteva rimanere turbato
dagli eventi che lo sommergevano.
“Rufy, lo sai che puoi dirmi tutto!” disse la
ragazza vedendo la sua esitazione “Ci siamo fatti la promessa di dirci sempre
tutto tempo fa, ricordi?”
Il capitano fissò la navigatrice per un po’, poi rassegnandosi affermò
“Forse ti sembrerò sciocco, ma mi perseguita quanto accaduto nella base di Shionomizu. Quando chiudo gli occhi rivivo tutto quello che
è successo. Tutto diventa così reale anche il dolore e poi quando…”
Rufy inghiottì la saliva incapace di pronunciare il
seguito.
Nami gli prese la mano come a volergli fare
coraggio “Rufy è tutto finito. So che è stata una
brutta esperienza, ma ora sei qui sulla Sunny,
insieme ai tuoi nakama e insieme a me!”
Rufy annuì senza però accennare un sorriso “Lo
so, ma non riesco a liberare la mia mente da quel pensiero. Se Zoro e gli altri non fossero arrivati in tempo, oio non fossi riuscito a far cambiare idea
alla tizia dell’acido…hai idea di cosa ci sarebbe
successo?”
Nami lasciò la presa e abbassò il capo.
“Mi sento uno stupido. Io non penso mai a cosa sarebbe potuto accadere,
l’ho detto anche davanti a Dragon, mentre e da quando siamo usciti da quel
postaccio che non faccio altro che rimuginarci sopra. È più cerco di scacciare
quel pensiero, più si fa forte, facendomi sentire nuovamente un incapace e un
buono a nulla, perché alla fine non sono riuscito a proteggere te o gli altri
come avrei voluto. Avrei voluto che tu nemmeno sfiorassi un’eventualità del
genere e invece hai rischiato grosso, per salvarmi. E se sono ancora qui, lo
devo solo a tutti voi. Mi sono allenato tanto per poi alla fine dipendere da
coloro che vorrei proteggere!”.
Nami sospirò e cercò di tranquillizzare in
qualche modo il ragazzo “Rufy, essere il capitano
vuol dire essere la guida e su questo posso darti ragione, ma non significa
dover proteggere tutti quanti. A volte anche i capitani hanno bisogno di aiuto
e la vera forza non sta nella potenza fisica che ti permette di sconfiggere chiunque
da solo. La vera forza è anche saper chiedere aiuto quando se ne ha bisogno e
combattere un nemico insieme agli altri. Noi siamo una ciurma e abbiamo sempre
lottato insieme e sempre continueremo a farlo. Non è che se non dimostri di
essere il più forte in assoluto, noi ti abbandoneremo, nè
ti accuseremo di non essere in grado di proteggerti se ci succede qualcosa, né
che tu non sei un capitano degno, se capita che tu finisca nei guai. Hai sempre
voluto fare un po’ tutto da solo, combattendo con le sue sole forze i nemici
più potenti, come Eneru e Lucci, ma da quando è morto
Ace sembra che questa tua volontà di contare esclusivamente su te stesso sia
aumentata. E capisco che tu non voglia far si, che accada qualcosa a coloro che
vuoi bene, ma ribadisco quello che ho detto prima e soprattutto che queste
persone a cui tu vuoi bene e che loro vogliono bene a te, faranno di tutto per
non far si che accada qualcosa a te!”
Rufy aveva gli occhi lucidi, ma ringraziò
l’oscurità che c’era sulla nave che impediva a Nami
di vederlo commuovere alle sue parole.
“Ricordi che anche io ero così? Quando ero schiava di Arlong,
facevo la dura e dicevo di non aver bisogno di nessuno. Sei stato tu a farmi
comprendere che a volte bisogna fermarsi e chiedere aiuto! Non importa che tu
l’abbia fatto consapevolmente o meno, ma è quello che mi hai trasmesso e a
volte è più facile capire i propri errori se sono gli altri a fartelo notare!”
disse Nami sorridendo.
Rufy la guardò sorpreso, ma il suo sguardo
presto si addolcì e disse “Sai? ad un tratto mi sento meglio. Come ci sei
riuscita?”
“Ormai ti conosco Rufy, forse anche meglio degli
altri e so che anche tu hai punti deboli che non centrano con l’agalmatolite. Forse alcuni dei nostri compagni non ci sono
arrivati, ma io si e come tutti anche tu hai bisogno di essere confortato!”
“Credo che questa sia una delle prime volte in cui qualcuno mi cnfortì!” disse Rufy “Non che non
ne abbia mai avuto bisogno, ma credevo che fosse un segno di debolezza in
quanto Ace quando ero un bambino, mi rimproverava sempre se mi mostravo debole.
Lui mi diceva che mai dobbiamo mostrare le nostre debolezze agli altri, che
dobbiamo essere forti in qualsiasi frangente. Sono cresciuto con questa
convinzione e solo da poco ho capito che è impossibile esserlo sempre, ma ho
cercato di nasconderlo quanto mi è possibile! Credo sia una conseguenza dovuto
al fatto che siamo cresciuti da soli, senza dover mai fare affidamento su
nessuno!”
“Allora facciamo che quando ti senti debole e non vuoi darlo a vedere agli
altri, vieni da me. Con me puoi sentirti libero di esprimere qualsiasi cosa.
D’accordo?”
Rufy annuì e abbracciandola disse “Cosa farei
senza di te?”
“Ti perderesti in acque inesplorate e non riusciresti mai più a chiudere
occhio!” disse Nami ricambiando l’abbraccio.
Rufy sorrise “Nami,
nonostante il discorsone che mi hai fatto, dubito di riuscire comunque a
chiudere occhio. Credo che ci vorrà un po’ di tempo, come ce n’è voluto con
Ace!”
“Se ti sto vicino e ti prometto di svegliarti appena ti vedo agitare,
potresti riuscirci?” chiese Nami curiosa.
Rufy annuì “C-credo
di si!” disse per poi, seguendo la richiesta di Nami,
sdraiarsi a terra, appoggiando la testa sulle gambe di lei e chiudendo gli
occhi.
Nami sorrise e accarezzandogli i capelli, fece
sì che Rufy riuscisse ad addormentarsi e per tutta la
notte, vegliò su di lui.
Rieccomi dopo due giorni di assenza. Ho temuto dinon riuscire ad aggiornare fino a venerdi.
Non perché mi mancasse
il tempo di scrivere, più che altro sono distratta da altre cose a cui ho
preferito dare la precedenza.
Al di là di questo,
spero vi sia piaciuto il capitolo. Tralasciando il fatto che né Nami e Rufy sono IC.
Robin si mise lentamente a sedere sul suo letto, quando i primi raggi del
sole, cominciarono a entrare dalla piccola finestrella presente nella sua
cabina.
Non le passò inosservato l’assenza dell’amica e si domandò dove potesse
essere, dato che non era da Nami alzarsi così presto
quando aveva la possibilità di dormire. Indossò i suoi soliti abiti e uscì
dalla stanza con l’intenzione di andarsi a preparare un buon e rinvigorente
caffè.
Fu così che notò Nami e Rufy
sull’erba del ponte della Sunny. La navigatrice, dopo
essere stata a vegliare tutta la notte sul capitano, aveva infine ceduto al
sonno, addormentandosi seduta con la
testa ricadente in avanti.
Robin sorrise intenerita quando vide anche Rufy
con lei, appoggiato alle sue gambe e per evitare che i due prendessero freddo,
coprì loro con le coperte del suo letto.
Il secondo a destarsi fu Sanji, il quale rimase a
bocca aperta e paralizzato da quanto videro i suoi occhi. Rufy
che dormiva sulle gambe della sua bella. Quante volta si era immaginato una
scena del genere, una volta con Nami, un’altra con
Robin, incapace di decidere fra le due. Si mise a piangere come una fontana,
invidiando come non mai il capitano.
Il rumore della porta che si apriva, per far uscire Robin, lo distrasse dal
capitano e dalla navigatrice, in quanto ammaliato dalla sublime bellezza della
donna, la quale lo salutò.
Gli occhi di Sanji in un istante presero la forma
di cuori e le gambe, diventando come fossero state di gomma, presero a muoversi
in modo strano, roteando intorno alla donna.
“Robin-cwhaaan,
sei magnifica illuminata dai raggi del sole mattutino!” disse ad alta voce,
continuando con una lunga serie di complimenti.
Rufy a quel baccano si svegliò. Si strofinò
gli occhi e confuso si guardò intorno, ricordandosi solo dopo pochi istanti
quanto accaduto.
“Buongiorno capitano!” disse Robin sorridendo “Dormito bene?”
“Eccome se ha dormito bene. Appoggiato con la testa sulle gambe della mia
dolce Nami!” disse Sanjiriscoppiando a piangere. “Tu! Ti faccio a pezzi se scopro
che hai toccato anche solo con un dito una delle fanciulle più belle al mondo!”
disse afferrando per il colletto il povero capitano, che venne scrollato
ripetutamente.
“Abbiamo dormito insieme!” disse semplicemente, non vedendoci niente di
male e sorridendo, osservò il volto rilassato della navigatrice.
Sanji, invece, interpretandomale le parole, si pietrificò all’istante.
Robin rise di gusto vedendo la reazione di Sanji,
sapendo che Rufy aveva detto quelle parole nelmodo più ingenuo possibile. Si avvicinò al
cuoco e posandogli una mano sulla spalla, disse “Sanji-san,
hai interpretato male le parole del capitano!”
“Perché? Cosa ho detto?” chiese confuso il ragazzo “Avete visto anche voi
che eravamo qui sul ponte a dormire, no?”
Sanji tornò normale sentendosi sollevato.
“Sanji-san, non è ora che cominci ad accettare l’idea
che la nostra navigatrice si sia messa col capitano?” chiese Robin.
“Posso accettare una cosa per volta, senza che il mio cuore smetta di battere
e al momento si è appena abituato alla relazione tra i due. Una notizia come
quella che avevo capito io, potrebbe anche stroncarmi!” disse Sanji rattristato dal fatto che uno come Rufy, che prima del loro rincontro nemmeno ci pensava alle
ragazze, avesse trovato una ronna con cui aveva una
relazione seria.
“Suvvia Sanji-san, non penserai mica che questi
due staranno sempre a baciarsi! Come potrebbero arrivare Umi
e Ace altrimenti!” Gli fece notare la donna.
A Sanji uscì un rivolo di sangue dal naso “Non
avevo preso in considerazione questa idea!”
“Bhe questa è facile! Quei due bambini li porterà
la cicogna!” disse Rufy sorridendo, per poi prendere
delicatamente in braccio Nami e portarla nella sua
cabina per farla riposare più comodamente.
Robin e Sanji guardarono il loro capitano
allontanarsi, con delle espressioni incredule.
“Tu credi che creda davvero alla storia delle cicogne?” chiese Sanji alla donna.
Robin sorrise e alzò le spalle “Chissà! Tutto è possibile!”
Rufy adagiò delicatamente Nami
sul letto, coprendola con le lenzuola e la coperta, in modo che stesse al
caldo.
“Uhm…R-Ru-fy!” disse la ragazza con la voce
ancora impastata dal sonno, aprendo leggermente gli occhi.
“Buongiorno Nami!” disse sorridendo a trentadue
denti, urlando un po’ troppo per l’udito ancora addormentato della ragazza, che
per proteggersi, si tappò le orecchie.
“Dalla tua allegria, deduco che tu abbia dormito più che bene!”
Rufy annuì sedendosi sul letto “è tutto merito
tuo! Grazie!”disse con tutto il cuore.
Nami sorrise.
Il ragazzo prese a ridere, incuriosendo la ragazza, la quale gli chiese
cosa avesse.
“Sto pensando a cosa è successo pochiminuti fa! Sanji si è preso un mezzo infarto
quando gli ho detto che abbiamo dormito insieme!” rise di nuovo. “Non si è
ancora abituato completamente all’idea di noi due!”
Nami sussultò “Dopo tutto questo tempo? Io
credevo che ormai avesse accettato la nostra storia!”
Rufy sorrise “Si quella l’ha accettata, ma lui
ha capito qualcos’altro quando ho detto dormito insieme!”
Nami lo guardò confusa “Cosa ha capi…oh!” disse fermandosi di botto e arrossendo come non
mai.Rufy
sorrise anche a vedere la sua faccia “Si, più o meno ha avuto questa reazione!”
Nami gli tirò un cuscino in faccia “Lo trovi
divertente?”
“Molto! E sai qual è la cosa più buffa? Che ora Sanji
e Robin credono che io pensi che siano le cicogne a portare i bambini!”
Nami lo guardò confusa “Sarai ingenuo praticamente
sempre, ma credo che tu certe cose della vita le sappia e mi domando il perché quei
due credano a una cosa del genere!”
“L’ho detto io per tranquillizzare Sanji. Se gli
faccio credere che non so da dove vengono i bambini, si calmerà!”
Nami mise il broncio “Io non vedo perché Sanji si debba impicciare!”.
Rufy sorrise “Eddai,
non te la prendere!”
“Non me la devo prendere? Qui tutti sanno i fatti nostri!” disse Nami imbronciata.
“Siamo su una nave e logico che tutti sappiano di tutti!” disse Rufy non abbandonato il sorriso.
“Sembra che a te non dia fastidio questa cosa e conoscendoti, la cosa non
mi sorprende” disse Nami incrociando le braccia e
sospirando.
“Ammetto che a volte vorrei rimanere con te, senza occhi o orecchie
indiscrete che ci spiano, ma comunque non mi turba più di tanto!” disse Rufy.
Nami si alzò e cominciò a camminare avanti e
indietro “E invece ame si!”
Rufy l’afferrò e la fece cadere sulle sue
gambe “E cosa proponi, per risolvere la situazione!”
Nami si sedette a cavalcioni e passando le
braccia dietro la testa di Rufy disse con sguardo birichino
“Purtroppo non si può fare molto. Come hai detto tu siamo su una nave, ma la
prossima volta che sbarcheremo, potremmo trovarci un luogo appartato e stare un
po’ soli soletti io e te!” disse la navigatrice strappandogli un bacio.
“Trovo sia un ottima idea!” disse Rufy
ricambiando poi il bacio.
Era quasi ora di pranzo. La maggior parte dei membri della ciurma giocava sul
ponte o pescava o costruiva cose. Robin leggeva tranquillamente un libro
appoggiata al tavolo della cucina, mentre Sanjitrafficava con i fornelli. Era intento a
preparare la paella e altre varietà di piatti. Vi era anche un arrosto enorme
nel forno per soddisfare l’appetito del capitano.
Di tanto in tanto l’olio che friggeva schizzava qua e là, ma con grande
maestria, il cuoco riusciva a non bruciarsi, ma lo scoppiettio dell’olio non lo
fece accorgere della presenza dietro di sé.
“Che buon odorino! Cosa stai preparando di buono?” chiese Lily, alzandosi
sulle punte per poter sbirciare da dietro le spalle del cuoco.
Quest’ultimo, preso alla sprovvista, fece un salto girandosi di scatto e
iniziando a balbettare “L-Li-Lily s-sei t-tu!” disse
sorpreso.
“Scusa, ti ho spaventato?” chiese la ragazza dispiaciuta, vedendo anche che
a causa del brusco movimento, il ragazzo si era macchiato la camicia con del
sugo.
“Oh mi dispiace. A causa mia ti sei macchiato!” disse la ragazza prendendo
un tovagliolo e bagnandolo con un po’ d’acqua cominciò a strofinare la camicia,
peggiorando solo le cose.
Sanji era rimasto pietrificato e a malapena
riusciva a respirare.
“Accidenti, ho peggiorato le cose! Scusa!” disse Lily chinandosi a novanta
gradi per scusarsi.
“N-non è n-niente! C-cucinando
capita di m-macchiarsi! Eh eh!”disse il ragazzo portandosi una mano alla testa,
per poi sentire un odore di bruciato provenire dal forno.
Sanji spense immediatamente l’elettrodomestico
e aprendolo fu travolto da un’ondata di fumo, che affumicò tutta la cucina.
Lily e Robin, uscirono dalla stanza aprendo la porta e tossendo.
“Che sta succedendo là dentro?” chiese Zoro
aprendo un occhio, dato che era stato disturbato dal suo sonnellino.
“Credo che Sanji abbia bruciato qualcosa!” disse
Robin.
Zoro non potè fare a
meno di alzare un sopracciglio, in quanto non era mai successo che Sanji compisse un errore del genere e ne rimase alquanto
sorpreso.
Robin vedendo l’espressione dello spadaccino sorrise divertita “Diciamo che
è stato distratto da qualcuno!”
Zoro si alzò in piedi e disse “Nessuno
riuscirebbe a distrarlo tanto da fargli bruciare il cibo. Nemmeno tu e Nami!”
“Cosa mi dici di Lily?” disse la donna divertita“Avresti dovuto vedere la scena, il nostro Sanji era irriconoscibile!”
Zoro si girò a guardare la ragazza curioso, la
quale era ancora intenta a inchinarsi e chiedere scusa al cuoco che cercava in
tutti i modi di farle capire che era stato un incidente e non era colpa sua.
Nel pomeriggio le ragazze erano sedute al tavolino sotto l’ombrellone,
sorseggiando un thè. Nami e
Robin, che non avevano ancora avuto l’occasione di stare sole con Lily,
approfittarono del momento per conoscersi meglio. Purtroppo per loro, Lily non
riuscì a dar loro molti dettagli della sua vita, a differenza delle ragazze,
che le raccontarono tutte le avventure a cui erano andate incontro da quando si
erano unite alla ciurma.
“Caspita, avete davvero vissuto tutto questo? Siete solo dei ragazzi, come
avete fatto?” chiese la ragazza stupita.
Nami sorrise “Tutto merito del lavoro di
squadra e dalla forza sovrumana dei ragazzi e di Robin, ma anche io non sono
niente male!” disse facendole l’occhiolino.
Lily osservò i ragazzi che erano presenti in quella parte della nave,
incapace se decidere se quanto aveva sentito era vero o meno.
“Mi avete descritto i vostri poteri e quindi dovrei credervi, ma un conto e
sentirlo a parole, un altro è vedere quanto mi avete detto. Siete tutti così
forti?!” disse Lily “Sono piuttosto curiosa di vedervi in azione, ma il mio
timore è quello di non essere alla vostra altezza. So controllare l’acqua è
vero, ma non so quanto possa tornare utile!”
Robin le mise una mano sulla spalla “Non preoccuparti, anche tu troverai
presto un posto nella squadra, anche io e Brook
abbiamo avuto qualche problema, eppure eccoci qua!”
La ragazza annuì “Speriamo sia così!”
“Inoltre sei già una di noi e soprattutto una persona ti apprezza più degli
altri!” disse Robin con un sorriso divertito, vedendo il cuoco avvicinarsi a
loro con tre piattini.
“Per le mie tre belle fanciulle, ecco gli ultimi pezzi di torta, preparata
con tanto amore dal sottoscritto!”
A Nami le si illuminarono gli occhi e quando essa
ringraziò, scatenò il solito comportamento da Don Giovanni da parte di Sanji, il quale si comportò allo stesso modo anche con
Robin.
Quando invece fu Lily a ringraziare, il cuoco smise con le moine e i suoi
occhi incrociarono quelli della ragazza.
Sanji si sentì le guance le guance tingersi di
rosso e l’unica cosa che riuscì a fare, fu scappare, sotto lo sguardo divertito
di Robin e quello sbigottito di Nami e Lily.
“Ragazze, se devo essere sincera, credo di non essere molto simpatica a Sanji-kun!”
“Da cosa lo deduci?” Chiese Nami curiosa, in
quanto aveva notato anch’essa certi strani atteggiamenti da parte del cuoco.
“Bhe avete visto la reazione che ha avuto poco
fa? Inoltre Zoro-san mi ha detto che l’atteggiamento
che ha con voi è normale e che lo fa con tutte le ragazze, ma con me a mala
pena parla!” disse rattristata “Inizialmente era diverso e mi è stato molto
vicino, tanto che ho incominciato ad apprezzare la sia compagnia, ma ora lo
vedo distante e ogni volta che provo a parlargli, inizia a balbettare o con una
scusa scappa via!” la ragazza abbassò la testa “Forse è adirato con me per il
pasticcio di stamattina. Avete detto che non ha mai bruciato niente e di colpo
arrivo io ed ecco che il suo lavoro va in fumo…letteralemente!”
Robin e Nami si guardarono per scambiarsi uno
sguardo complice.
“Se c’è una cosa che devi imparare su Sanji e che
mai e poi mai ce l’avrà con una donna!” disse Nami “Non
ha mai nemmeno detestato le nostre nemiche, al contrario si è fatto picchiare perché
non riusciva a far loro del male!” disse la ragazza ricordandosi lo scontro con
Califa.
“C’è sempre una prima volta!” disse Lily
Robin mise una mano sulla spalla della ragazza “Lily, guarda bene gli indizi
che Sanji ha mandato. Quando ti parla balbetta e
combina pasticci, arrossisce quando gli rivolgi la parola, tanto da correre a
nascondersi e dà a te i pezzi più grossi di cibo...”disse l’archeologa,
indicando il pezzo di torta della ragazza che era più grande di quello suo e
della navigatrice “…non ti dicono niente queste cose?”
Lily la guardò confusa “Oh no, è malato?”
Nami cadde a terra a gambe all’aria “Lily, avendo
vissuto fuori dal mondo, sei perdonata per non essere in grado di riconoscere
certi segnali!” disse la ragazzanon
accorgendosi della presenza dietro di lei, che sorprendendola gli diede un
bacio sulla guancia.
“R-Rufy, che f-fai?” disse la ragazza arrossendo
di colpo, in quando anche quella volta Rufy aveva
mostrato il suo lato tenero davanti a tutti.
“Osserva bene Lily, Nami al bacio di Rufy è arrossita, proprio come fa Sanji
quando vede te!”disse Robin
Lily sembrò finalmente capire e arrossendo chiese “Credi che in qualche
modo io possa interessare a Sanji?”
Robin annuì divertita.
“Credi che possa interessargli come a Rufy
interessa Nami?” chiese nuovamente per avere conferma
di quanto avesse capito, ma la navigatrice non gli diede una risposta
esauriente in quanto, mostrò alla ragazza che in quel momento Rufy era più interessato a ben altro che a lei.
“D’accordo Rufy, puoi avere un pezzetto di torta,
ma solo un pezzo, intesi?”
Il ragazzo annui ripetutamente per poi spalancare la bocca, al pezzo di
torta che Nami gli allungò, ma la sua voracità gli
fece ingoiare anche la forchetta.
“Uomo in mare!” urlò Brook, vedendo Rufy scagliato in acqua da un pugno della navigatrice, per
vendicarsi del fatto che per poco Rufy divorasse
anche il suo braccio.
Zoro, sotto ordine di Nami,
aspettò qualche istante prima di andare a ripescare il ragazzo e una volta
compiuta la missione, si recò in bagno per prendere un asciugamano e
asciugarsi.
Si sorprese nel vedere Sanji farsi una doccia
gelata con i vestiti addosso.
“Allora che diavolo ti è preso?” chiese lo spadaccino quando riuscì a far
calmare il cuoco.
“Non sono affari che ti riguardano!” disse strappando di mano l’asciugamano
a Zoro.
“Lo sono se bruci il nostro pranzo e scommetto che la doccia gelata centri
qualcosa con Lily!”
Sanji sussultò e guardò il compagno sgranando
gli occhi e infine rassegnato disse “N-non capisco
cosa mi sta succedendo. Sai che atteggiamento ho quando vedo una ragazza, ma con
Lily non riesco a comportarmi come al solito. Quella ragazza mi fa uno strano
effetto e come se mi stregasse. Speravo che una doccia fredda mi aiutasse a
risistemare le idee!” disse sconsolato.
Zoro gli diede una forte pacca sulla schiena “Eppure
a me non sembra tanto difficile da capire! Finalmente il tuo cuore ha deciso per
una donna sola!”
Sanji sussultò “C-credi
che io…io mi stia innamorando di Lily?”
Zoro “Sembrerebbe proprio di si, ma non è a me
che devi chiederlo, ma al tuo cuore!”
Sanji sospirando ammise “Il mio cuore solo a
sentire il nome di Lily parte a battere all’impazzata! Per quanto mi vergogni a
parlare di questioni amorose con te, marimo…cosa mi
consigli di fare?”
Zoro sgranò gli occhi “Ehi sopracciglio
arrotolato, lo chiedi alla persona sbagliata. Non ci capisco niente sulle
donne!”
“Ho deciso, le preparerò qualsiasi sorta di manicaretto che le possa
piacere per conquistarla. Alle donne piacciono gli uomini che sanno cucinare!”
disse convinto Sanji con il fuoco negli occhi.
Zoro sbadigliò “Se lo dici tu!”
“Eccomi Lily-chwaaaan ti conquisterò!” urlò Sanji spalancando la porta del bagno, per incrociare lo
sguardo della ragazza, poco lontano dalla cabina.
Sanji arrossì, immaginando che la ragazza l’avesse
sentita, e si chiuse nuovamente in bagno.
Robin e Nami scoppiarono a ridere, mentre Lily arrossì sentendosi al centro dell’attenzione.
Sorry, oggi sono un po’ in ritardo, ma ho scritto questo capitolo cento
volte oggi, in quanto certe parti non mi convincevano molto.
La storia ha preso una piega che all’inizio non mi sarei aspettata, ma
spero che possa piacere, in quanto vedere Sanji
interessarsi a una donna sola sia alquanto strano.
Come sempre fatemi sapere la vostra opinione e grazie a tutti coloro
che mi seguono.
Passarono un paio di giorni e Sanji attuò il suo
piano per conquistare colei che era realmente riuscita a fare breccia nel suo
cuore.
Lily stava scoprendo un sentimento nuovo, in quanto anch’essa sembrava
avere un certo interesse per il cuoco, solo che non capiva quale. Provava un
profondo affetto per tutta la ciurma, ma quello che provava nei confronti del
cuoco era diverso.
Di tanto in tanto la ragazza si soffermava a fissare Rufy
e Nami, per capire se quello che poteva esserci tra
lei e Sanji, fosse lo stesso sentimento, ma ogni
volta le sembrava impossibile che il sentimento che la legava al cuoco e
viceversa fosse amore.
Loro due non si appartavano, non si abbracciavano o coccolavano. A mala
pena riuscivano ad avere un dialogo di senso compiuto in quanto anche per la
ragazza, era diventato difficile dialogare a causa del balbettio che la colpiva
quando era fortemente a disagio e quando si trovava accanto al cuoco o esso le
offriva qualche suo delizioso manicaretto, si sentiva estremamente imbarazzata,
tanto da non riuscire nemmeno a guardarlo negli occhi.
Le sembrava un comportamento strano quello che colpiva entrambi, in quanto
se davvero provavanoun sentimento uno
verso l’altro, la ragazza pensava che sarebbe dovuto essere tutto più semplice.
Erano Nami e Robin che la maggior parte delle volte
le dicevano di non preoccuparsi e di strare tranquilla, perché un atteggiamento
del genere poteva essere normale nei primi tempi, soprattutto quando non si era
certi dei propri sentimenti o di essere ricambiati.
Ma la confusione creata dal nuovo sentimento che Lily non aveva mai provato
e di cui aveva raramente sentito parlare, si opponeva a una sensazione di forte
tristezza e nostalgia.
Quella mattina la ragazza si alzò presto. Era una sua abitudine in quanto
l’alba era uno dei pochi momenti in cui solitamente non vi era nessuno sul
ponte e vi si poteva respirare un po’ di pace e tranquillità, lontano dal
baccano che riempiva la Sunny di allegria quando la
giornata iniziava.Fissando il mare, le
venne in mente la sua sorellina, sentendosi d’un tratto colpevole di essere
viva a fare nuove esperienze, che a causa della sua prigionia non aveva potuto
fare.
Sanji l’aveva confortata molte volte, in uno di
quei momenti in cui non vi era imbarazzo tra i due, ma le parole del cuoco, che
in certi momenti potevano essere confortanti, in quell’occasione le sembravano
vuote e prive di significato.
“Lily” la ragazza sussultò sentendo pronunciare il suo nome e in fretta si
asciugò le lacrime, non riuscendo però a nascondere quanto stava provando.
“B-buongiorno c-capitano!” disse accennando un
sorriso “S-sei mattiniero o-oggi!”
“Ho troppa fame per dormire!” disse con la lingua a penzoloni e una mano
sullo stomaco
“Avevo intenzione di rubare qualcosa dalla dispensa prima che Sanji si svegli!” disse con una faccia talmente buffa,
d’essere in grado di strappare un sorriso alla ragazza, senza però allontanare
la sua tristezza.
La ragazza tornò a fissare il mare, promettendo al capitano che non avrebbe
fatto la spia, ma Rufy, vedendo il suo volto e la
tristezza nei suoi occhi, solitamente luccicanti quando scopriva qualcosa di
nuovo, dimenticò le lamentele del suo stomaco e, affiancando la ragazza
appoggiandosi al parapetto, guardò anch’esso il mare.
Vi furono diversi minuti di silenzio prima che uno dei due decidesse di
aprire bocca.
“Anche io ho perso un fratello, so cosa stai provando!” disse Rufy con voce profonda.
Lily sussultò a quelle parole “P-però io non ti
ho mai visto abbattutoper quanto
successo. Come fai ad affrontare così bene il dolore ed avere tutta questa
vitalità?”
Rufy continuò a guardare davanti a sé prima di
rispondere “Capita anche a me di essere triste per mio fratello. Ci sono giorni
in cui tutto va bene, altri in cui mi manca tantissimo, ma quando accade non
l’ho do a vedere. Inoltre più passa il tempo, più è raro essere colti dalla
malinconia, in quanto ti rassegni a quanto accaduto e pensando che comunque i
nostri cari sono in un posto migliore, ma allo stesso tempo accanto a noi!”
Ammise il ragazzo “Ma all’inizio è stata durissima. Stavo talmente male che ero
fuori di me. Pensai addirittura di lasciare perdere tutto. Vedevo tutto nero,
tanto che non vedevo quanto avevo!”
Lily si sorprese a sentir parlare un ragazzo come Rufy
in quel modo. Da come lo descrivevano i membri della ciurma, sapeva che era un
tipo che non si arrendeva mai.
“Non avevo idea! Sanji-kun non me l’ho ha detto.
Mi ha fatto apparire tutto in maniera diversa!” disse la ragazza.
Rufy sorrise guardandola “Ti confesso che è la
prima volta che rivelo a qualcuno come mi sono sentito. Non l’ho detto nemmeno
ai miei nakama, in quanto parlare della morte di Ace
aprirebbe una ferita che mai si rimarginerà del tutto!”
“Perché hai scelto di confidarti con me? Non ci conosciamo poi da molto!”
chiese la ragazza confusa.
Rufy alzò le spalle “Speravo in qualche modo
di aiutarti, dicendoti che è normale sentirsi giù o in colpa di essere ancora
in vita al posto loro, ma che le cose andranno meglio, soprattutto se, invece
di pensare a quanto hai perso, pensi a quello che hai ancora!”
La ragazza dai capelli lilla lo guardò dubbiosa per quanto aveva udito, poi
gli chiese “Tu cosa avevi?”
Rufy indicò l’ambiente circostante “I miei nakama! Ci ho messo un po’ a capirlo e a dire il vero ho
avuto un aiuto da un amico, ma mi sono reso conto che non ero solo e che avevo
tante persone che mi volevano bene e che mi erano vicine!”.
Lily abbassò la testa rattristata.
“Anche tu hai noi. Ormai fai parte della squadra e non ti abbandoneremo!”
La ragazza sgranò gli occhi, i quali avevano cominciato a riempirsi di
lacrime.
“So bene che fra noi non c’è lo stesso legame che legava me ai miei
compagni e che ci lega tutt’ora, ma dai il tempo al tempo e tieni presente che
noi siamo qui a tua disposizione. D’accordo?” chiese Rufy.
La ragazza sorrise e annuendo abbracciò e ringraziò il capitano.
“Terra in vista!” urlò Zoro dalla coffa per
mettere al corrente i suoi compagni di quanto i suoi occhi vedevano.
Il capitano, allegro come non mai, dall’euforia, saltò sul parapetto della
nave per guardare in lontananza, rischiando di cadere in acqua a causa del
troppo slancio preso. Fu solo grazie a Usopp cheil ragazzo di gomma riuscì a evitare un bagno
sgradito, non solo a sé stesso, ma anche a colui che sarebbe andato a
recuperarlo.
“Sembra un’isola normale e tranquilla!” disse Nami
guardando l’orizzonte.
“è una cosa positiva giusto Nami-san? Come lo
sarebbe se mi facessi vedere le tue…” cominciò col
dire Brook, ma un’occhiataccia lanciata dalla
navigatrice, lo fece desistere dal suo intento di continuare con la sua
richiesta.
“Dovresti ormai sapere che quello che appare normale e tranquillo, in
realtà nasconde qualcosa di losco!” disse Nami “Quindi
chiedo a tutti voi di fare attenzione!” disse agli altri membri della ciurma,
che non la stavano minimamente ascoltando, al contrario pensavano a cosa fare
una volta sbarcati sull’isola.
La ragazza diede un sonoro pugno a tutti i ragazzi urlando loro “Baka che non siete altro. Vi ricordo che siamo nel nuovo
mondo e non sappiamo cosa possa esserci su quell’isola, capito?”
“Si, si!” risposero tutti all’unisono annoiati.
A Nami crebbe una vena pulsante sulla fronte in
quanto sapeva che quel si era, stato detto solo per metterla a tacere.
Robin sorrise e disse “Io non mi preoccuparei
prima del previsto. Magari davvero non ci sarà niente di anomalo su quell’isola,
anche se l’anomalia in questo mare è trovarvi qualcosa di normale!”
Un’oretta più tardi la ciurma di Mugiwara sbarcò,
nascondendo la Sunny agli sguardi della gente, così chè potessero evitare la spiacente visita della marina o
altri nemici.
L’intero gruppo si incamminò all’interno dell’isola, nella speranza di trovare
un villaggio per poter fare rifornimento di cibarie e bevande. Giunsero presto
in un piccolo paesello, fatto di casette tutte ad un piano, di colore bianco
con tetto a forma di “V” rovesciata fatto di paglia e tronchi di alberi.
Nella piazza più importante del luogo, si trovava una fontanella, semplice,
costruita con mattoni bianchi, dove la genteriempiva le proprie brocche di acqua da usare in casa.
Era un luogo di ritrovo, dove la gente commerciava, chiacchierava e i
bambini giocavano allegri e in quell’ambiente sereno, i ragazzi si separarono. Sanji chiese a Chopper di accompagnarlo, in quanto gli
sarebbe stato utile nel trasporto del cibo, Zoro,
nonostante fosse in coda al gruppo, riuscì a perdersie Usopp e Franky erano andati in un negozietto che vendeva pezzi di
ricambio di qualunque genere.
“Nami, io non vedo niente di strano in questo
posto!” disse Lily rasserenata dall’allegria che si poteva respirare in quel
posto.
“Ci è andata bene questa volta!”disse Nami
finalmente tranquilla.
“Buongiorno forestieri. Vi do il benvenuto nella modesta cittadina di Shiroivillage!” disse una ragazza bellissima con i capelli rossi
legati in una treccia e due occhi azzurri capaci di far concorrenza al mare.
“Salve fanciulla, sarebbe così gentile da mostrarmi le sue mutandine?”
chiese Brook prendendo la palla al balzo.
La ragazza sbattè le palpebre confusa,
soprattutto quando lo scheletro cadde a terra con un bernoccolo fumante sulla
testa.
“Ti prego di scusarlo, il mio amico è fatto così, ma non ha cattive
intenzioni” disse Lily, mentre Robin cercava di far calmare la navigatrice
ancora intenta a colpire il povero scheletro.
“Oh non fa niente!” sorrise la ragazza “Il mio nome è Akane
e sono incaricata di accogliere tutti gli stranieri che giungono sulla nostra
isola. Purtroppo i visitatori sono ben pochi e noi non riusciamo a vivere
grazie al turismo, per questo a ogni persona nuova giunta sul posto, facciamo
un dono, che speriamo venga gradito, in modo tale da far ritorno in questo
luogo sperduto!” disse la ragazza tirando fuori dalla sacca che portava a
tracollo, dieci collanine con una pietra con colore diverso e a caso vennero
messi al collo dei presenti.
A Rufy venne dato la collana con la pietra fucsia.
A Nami la collana con la pietra verde.
A Robin venne dato il colore giallo.
A Lily il colore lilla.
A Brook il colore azzurro.
Le altre collane vennero ai membri mancanti della ciurma quando questi si
riunirono al capitano e agli altri.
A Sanji capitò il ciondolo rosso.
Zoro prese la collana arancione.
Chopper prese quella viola.
Usopp scelse la collana blu.
E a Franky capitò la collana nera.
Le ragazze furono contente di indossare quel gioiello, a differenza dei ragazzi,
ma non rifiutarono dato che poteva essere considerato un gesto maleducato, in
quanto sull’isola sembrava che tutti lo indossassero.
I ragazzi si fermarono in piazza per fare uno spuntino e durante il pasto Rufy scoppiò improvvisamente a ridere. Esso, indicando
delle persone sotto un piccolo portico, disse “Guardate che buffo quell’uomo!”
L’uomo indicato dal capitano stava piangendo e urlando, pestando
rumorosamente i piedi a terra, continuando a dire di volere il lecca lecca che c’era nella vetrina di un negozio. Davanti ad
esso invece, si trovava un bambino di circa sette anni che con aria di
rimprovero disse “Manca poco all’ora di cena e la mamma non sarà contenta di
sapere che ti ho fatto mangiare dolciumi prima del pasto”
“Ma io lo voglio!” disse l’uomo sbattendo nuovamente i piedi a terra.
“Smettila di fare i capricci o te le prendi!” disse il bambino, prendendo
per mano l’uomo e trascinarlo via.
I Mugiwara di guardarono straniti “Forse hanno
battuto la testa!” disse Usopp “Oppure quel lecca lecca è talmente buono da attirare anche gli adulti!”
“E come lo spieghi il bambino che rimprovera il genitore per i capricci
fatti?” chiese Chopper.
“oh bhe…ecco…non lo so!” disse il cecchino
ragionando sulla situazione.
“Guardate, non sono solo quei due ad avere un atteggiamento strano!” disse
Lily indicando una scalinata dove erano seduti tre vecchietti con aria annoiata
e due ragazzi, un maschio e una femmina che con aria compiaciuta iniziarono a
dire “Ricordo bene come erano i miei tempi quando avevo la vostra età. I tempi
erano migliori e i giovani avevano maggior rispetto per gli anziani!” disse il
ragazzo.
“Suvvia caro, lascia andare queste povere creature a giocare. I giovani d’oggi
sono degli spiriti liberi, non hanno voglia di ascoltare dei vecchi come noi!”
disse la ragazza.
Successivamente l’attenzione si spostò su altre due persone, un uomo e la
probabile moglie.
L’uomo disse “Caro, ho voglia di fragole!”
La donna sgranò gli occhi “Cosa? Ma cara dove credi che possa trovare delle
fragole in questo periodo!” l’uomo accarezzandosi la pancia piatta disse “Non mi
importa come le troverai, portamele e basta o nostro figlio nascerà con una
grossa voglia a forma di fragola chissà dove!”
I Mugiwara più si guardavano intorno, più
rimanevano sconcertati.
“Ma sono usciti tutti fuori di senno?” disse Zoro.
“No, testa d’alga, qualcosa deve aver scambiato i loro ruoli!” disse Sanji aspirando la sigaretta.
“Forse su quest’isola c’è una fatina buona che fa indossare i panni degli
altri a coloro che non si comprendono, in modo tale che una volta che le cose
sono state risistemate, vi sia pace fra queste persone!” disse Chopper.
“Non so cosa sia successo, ma è troppo divertente!” disse Rufy.
Nami lo fulminò con lo sguardo “Non è
divertente, è semplicemente ridicolo! Pensa se succede anche a qualcuno di noi!”
“Se la teoria di Chopper è plausibile, non credo che a noi possa succedere.
Non ci sono incomprensioni tra di noi!” disse Franky,
prima di sentire Sanji e Zoro
azzuffarsi.
“Presto detto, prepariamoci ad avere uno spadaccino cuoco e un cuoco
spadaccino!” disse Brook.
“Così avremo più da mangiare!” disse Rufy,
facendo ricadere gli sguardi su di sé “Se anche Zoro
impara a cucinare, lui e Sanji insieme possono fare
il doppio di quanto riusciva a fare Sanji da solo!”
disse sorridendo.
Nami si portò una mano alla fronte sconsolata,
poi andando a prendere per l’orecchio i due litiganti disse loro “Voi due
vedete di andare d’accordo, se non volete ritrovarvi ognuno nel corpo dell’altro!”
“Io nel corpo di questo damerino? Piuttosto preferisco diventare una donna!”
disse Zoro.
“Anch’io preferisco qualsiasi cosa piuttosto che diventare uno come lui!”
disse Sanji, premendo il dito indice sulla guancia di
Zoro per dargli fastidio.
“Se diventassi me, dovresti esserne onorato sopracciglio arrotolato!” disse
Zoro dando vita a una nuova zuffa.
All’ora di cena, i ragazzi, dato il clima mite che regnava sull’isola
decisero di mangiare sulla spiaggia, accendendo un falò e ammirando il tramonto
del sole.
“Sanji, ho fameeeee!”
urlò il capitano.
“Invece di sbraitare e passami quelle erbe laggiù, altrimenti ti puoi
scordare la tua razione!” disse il cuoco con una vena pulsante sulla fronte e
mentre mescolava la sostanziosa zuppa messa sul fuoco, allungò il braccio in
attesa cheRufy
gli passasse gli ingredienti richiesti.
“Ce ne hai messo di tempo!” disse, girandosi per fulminare il capitano.
“S-scusa!” disse timidamente una voce femminile.
Sanji nuovamente preso alla sprovvista dalla
voce, fece un salto “L-Lily? No, no, no L-Lily n-non d-dicevo a te, Lily!”
Lily arrossì “Posso ormai dedurre che il mio nome lo hai imparato, sebbene
me lo abbia dato tu!” disse sorridendo “Però vedo che la mia vicinanza questa
volta non ti ha fatto bruciare niente!”
Sanji sorrise imbarazzato “I-io
non parlerei c-così in f-fretta!” arrossendo un po’.
Nami sentendo quelle parole si avvicinò a Lily
e posandole le mani sulle spalle, la invitò a seguirla per evitare che Sanji combinasse qualche pasticcio.
“Di un po’ cuoco da strapazzo, se mai voi due vi metterete insieme,
brucerai qualsiasi cosa? anche l’insalata che non va messa in forno per essere
preparata?” chiese Zoro divertito guardando il
compagno con un sogghigno.
“Taci testa d’alga o nel forno ci finisci tu!” disse Sanji
fulminandolo.
Dopo cena tutti si sentirono soddisfatti del buon banchetto fatto e alcuni
di loro si addormentarono, lasciando quasi tutto il lavoro a Sanji, che doveva occuparsi di sparecchiare e lavare i
piatti.
“Domani mi sentonoquesti
pelandroni. Quello che deve sgobbare, sono sempre io!”
Lily si offrì di dargli una mano e nonostante Sanji
le disse di riposarsi tranquillamente, all’insistenza della ragazza, non riuscì
a desistere e lavorò con piacere al suo fianco.
Robin era andata a farsi una passeggiata lungo la riva del mare, quando
aveva visto tutti addormentati e Sanji e Lily uno in
compagnia dell’altro. Si domandò più che altro dove fossero finiti Rufy e Nami. Il ragazzo si era
allontanato con una scusa e Nami, non vedendolo
tornare, era andato acercarlo, ma l’archeologa
era certa che si era trattato di una semplice messa in scena.
“Insomma Rufy, dove mi stai portando? Sono ore
che camminiamo!” disse Nami ormai stanca.
Rufy si fermò e guardandola disse “Mi sa che
ci siamo persi!”
Nami si infuriò a quella rivelazione e Rufy cercò di calmarla.
“Avevi detto che nella prossima isola avresti voluto passare del tempo solo
con me!”
“Si, ma non in mezzo a una foresta!” disse Nami
quietandosi “Volevo un posto speciale, ma su questa isola non vi e niente al di
fuori del villaggio!”
“Io ho trovato un posto, tutto sta nel trovarlo!” disse per poi
arrampicarsi su di un albero e guardare in giro dalla cima.
Nel frattempo, un lupo era uscito da dietro un cespuglio e con la bava alla
bocca, ringhiava alla navigatrice, che tranquillamente prese il suo bastone per
difendersi, ma non arrivò a tanto in quanto Rufy,
buttandosi di sotto, atterrò sopra il lupo senza nemmeno accorgersene.
Namisbattè le
palpebre incredula “Lo sai Rufy che hai un tempismo
perfetto?”
“Perché?” chiese il ragazzo confuso. La ragazza gli indicò il lupo e il
ragazzo scambio il povero lupo stordito sotto di sé, per uno di quei tappeti
con teste di animali che si vedevano solitamente nei salotti dei gran signori.
“Ho trovato il posto!” disse prendendola per mano “Vieni, sono sicura che
ti piacerà!”
Durante il tragitto Nami rimase silenziosa e di
tanto in tanto lanciava uno sguardo alla schiena di Rufy.
“Ehm…Rufy. Ci siamo ripromessi di dirci sempre
tutto, ma tu…tu hai qualche cosa che tieni nascosto a
tutti?”
Rufy si fermò e la guardò confuso “Ehm…direi di no!”
Nami lo guardò con sospetto “Sicuro?”
Rufy sembrò rifletterci “Bhe
c’è una cosa di cui non ho mai parlato fino a stamattina, ma non è un segreto!”
“Cosa hai provato quando tuo fratello è morto, vero?” chiese la ragazza.
Rufy sussultò “Come fai a saperlo?”
Nami imbarazzata disse “Bhe
diciamo che per puro caso ti ho sentito mentre ne parlavi con Lily!”
“O meglio dire che per puro caso mi hai visto insieme a Lily in una
situazione che poteva apparire romantica grazie all’alba e hai voluto spiarmi
per tenermi sotto controllo!” disse Rufy prendendola
in castagna.
“Bheecco…io…insomma,
Lily è molto bella e diciamo che a nessun uomo non scapperebbe qualche sorta di
pensiero!” disse Nami imbarazzata.
“Sai a volte mi sorprendi Nami!” disse Rufy guardandola con volto neutro.
“Perchè dubito di te?” chiese la ragazza
intimorita dalla risposta che poteva avere.
“No, ma della tua insicurezza. Io credo che il tuo comportamento sia dovuto
al fatto che credi di non essere all’altezza di essere la mia ragazza!” disse Rufy con una sincerità estrema da spiazzare la navigatrice,
la quale cercando di proteggersi disse “Non è vero, io sono all’altezza, anzì sono anche troppo per te!” disse la ragazza gonfiando
le guance, per poi sentirsi accarezzare la testa.
“Allora tranquilla!” disse Rufy sorridendole per
poi chiederle di chiudere gli occhi.
Nami lo ascoltò e si sentì posare qualcosa
sugli occhi e quando capì di essere bendata, chiese “Cosa hai in mente?”
“Siamo quasi arrivati e non voglio che tu veda!” le sussurrò Rufy all’orecchio, dandole i brividi.
Giunsero su di una scogliera dove si trovava una casetta come quelle
presenti al villaggio. Ma essa era quasi interamente ricoperta da edera, che
era cresciuta decorando l’intera abitazione. Ma non era tanto la casa quello
che Rufy sapeva che sarebbe piaciuto la ragazza, ma
la presenza di diversi cespugli carichi di mandarini che circondavano la
costruzione.
“Senti qualcosa?” chiese Rufy.
“Questo odore…io lo conosco!” disse Nami cercando di sbirciare, ma Rufy
le impedì di alzare la benda.
“Aspetta. Assaggia questo!” disse porgendole uno spicchio del frutto.
“Questo gusto aspro è…il sapore di un mandarino
ancora acerbo!” disse infine togliendosi la benda.
Rufy si mise la mano dietro la testa “Ehm… con questa poca luce non è facile capire quale
mandarino è maturo o meno, senza contare che l’esperta sei tu!”
“Ma questi sono…”Cominciò Nami.
“Mandarini, si!”
“Rufy, questi non sono solo mandarini, sono
mandarini del nuovo mondo e se colti al momento giusto, hanno un sapore più
dolce di quelli del nostro mare. Crescendo in piena liberta e lontano dagli
uomini che non toccano la terra per farli crescere in quantità industriale per
poi venderli, non vengono contaminati dai vari prodotti che possono in qualche
modo variarne il sapore!” disse Nami ,andando a controllare
i mandarini da vicino e annusandone il profumo “Anche l’odore è diverso! Solo
una volta mi è capitato di avere un mandarino di questo tipo tra le mani. Li
aveva comprati Bellmer per me e Nojiko
con gli ultimi risparmi di quel mese. Ricordo che il suo sogno era quello di
produrremandarini buoni tanto quanto
questi, ma le richieste di mercato e il nostro bisogno di soldi, la costringevano
sempre a ricorrere anche lei a qualche sorta di concime per far sì che il
raccolto fosse rigoglioso!” disse Nami, ricordando i
bei giorni trascorsi con la madre adottiva.
“Potresti prenderne una piantina e coltivarli sulla Sunny.
Le piante che abbiamo portatodal mare
orientale, stanno morendo poco a poco, non l’hai notato?”
Nami annuì tristemente “Il grado di salinità
in questo mare è maggiore e quelle piante non sono abituate. Ma ora finalmente
posso far sì che il nostro agrumeto ritorni al vecchio splendore di sempre!”
Nami saltò al collo di Rufy
e lo abbracciò “Grazie Rufy!”
Il ragazzo arrossì non aspettandosi una reazione del genere.
Successivamente i ragazzi diedero un occhiata alla casetta e la trovarono
tutta impolverata e piena di ragnatele, tanto che a Nami
fece ribrezzo entrarvi, ma Rufy, facendo uso del Fussen, spazzò via tutta la polvere in un colpo solo.
Vi erano poca mobilia e per lo più rotta, ma il letto sembrava in buono
stato.
“Rufy, se passassimo la notte qui, credi che gli
altri si possanopreoccupare?” chiese Nami.
“Forse, o più che altro possono pensare chissà che cosa!” disse divertito.
“Lasciali pensare quello che vogliono!” disse la ragazza, prendendo l’iniziativa
e baciando il ragazzo. Rufy, inizialmente colto alla
provvista, ricambiò il bacio il quale divenne sempre più passionale. I baci da
uno divennero tanti e presi dalla passione i due ragazzi caddero sul letto, Rufy sopra Nami.
“Nami se vuoi che mi fermi io…”
cominciò Rufy con il fiato corto. Nami
scosse la testa e afferrando la nuca del ragazzo, avvicinò nuovamente le labbra
alle sue.
I due ragazzi si addormentarono sfiniti uno accanto all’altro e non si
accorsero di quando avvenne loro durante la notte, come anche tutti gli altri
membri della ciurma.
I vari ciondoli che portavano al collo, presero a brillare fino ad avvolgere
l’intero corpo di ogni membro della ciurma, i quali tornarono a essere normali,
come se niente fosse accaduto, una volta che le collane smisero di brillare.
Ok
sono riuscita a scrivere anche questo capitolo, però è stato un casino.
Ho
cercato di essere il più chiaro possibile, ma non vi garantisco che a fine
capitolo vi ritroviate con le idee confuse.
Spero
di no, io ho fatto il possibile per rendere la lettura il più chiara possibile,
ma non so se ci sono riuscita. Ditemelo voi e soprattutto ditemi se vi è
piaciuto. Volevo farlo un po’ comico!
Buona
lettura =^_^=
PS:
I nomi tra parentesi sono quelli del vero personaggio che parla o compie l’azione.
Capitolo 28:Scambi e confusione
Il sole quella mattina splendeva alto nel cielo, venendo coperto di tanto
in tanto da delle nuvole birichine che giocavano con esso a nascondino.
Il vento soffiava piuttosto forte, rinfrescando l’aria più del dovuto e
alzando la sabbia sull’intero litorale dell’isola.
In cima alla scogliera, dove Rufy e Nami avevano trascorso la notte, si sentirono provenire
delle urla.
Nami, rabbrividendo a causa del vento che
penetrava nella casupola, cercò la fonte di calore che sentiva provenire alla
sua destra, ma quando avvertì la presenza di qualcun altro, si mise di scatto a
sedere. Si guardò intorno domandandosi come avesse fatto a finire in quel posto
e sussultò quando trovò Rufy dormire accanto a lei.
Cercò di capire come fosse capitata in quella strana situazione, quando
abbassando lo sguardo al petto, notò qualcosa che non gli apparteneva e lo shoc fu talmente grande che l’urlo proveniente dalla sua
gola, fu avvertito anche dall’altra parte del mondo.
“Che razza di scherzo è questo?” disse Nami
agitandosi.
A quelle grida il capitano cominciò a destarsi, aprendo leggermente gli
occhi.
“Oh, Nami…sei tu!” disse il ragazzo richiudendo
gli occhi per un istante, per poi riaprirli di scatto e saltare dall’altra
parte della stanza spaventato “Che…che… cosa?” disse
il ragazzo sconvoltodalla vista della
ragazza coperta a malapena da un lenzuolo. Un rivolo di sangue cominciò a
uscirgli in modo copioso dal naso e si congelò sul posto, tanto che non sentì
la domanda che la ragazza gli pose.
“Brutto babbeo, mi vuoi rispondere?” disse Nami
colpendo Rufy in testa, lasciando cadere le lenzuola
e mostrando al ragazzo di gomma il suo corpo come mamma l’aveva fatto,
shoccando ancora di più il ragazzo.
“OiRufy!” lo chiamò
nuovamente la navigatrice.
In quell’istante Rufy sembrò svegliarsi e confuso
domandò “R-Rufy?”
Nami sospirò “A quanto pare ti è successa la
stessa cosa che è successa a me! Guardati allo specchio!” disse indicandogli
uno specchio all’angolo della stanza rotto.
Un altro urlo si potè sentire anche i lontananza
“Ma che diavolo è successo? P-perché sono
diventato Rufy?”
“Calmati, non sei il solo a ritrovarti in un corpo non tuo, cuoco da
strapazzo!” disse Nami.
“Z-zoro?” chiese Sanji
sconvolto dalla rivelazione.
“Non guardarmi in quel modo! è già abbastanza imbarazzante essere finito
nel corpo di una donna!” disse lo spadaccino, continuando a sentire gli sguardi
di Sanji puntati addosso.
“Sarà meglio vestirsi!” propose Nami (Zoro).
Rufy (Sanji) si
paralizzò di nuovo “P-perché si-siamo entrambi nudi? C-cosa a-abbiamo fatto?”
Nami (Zoro) diventò
blu al solo pensiero di aver trascorso la notte con il cuoco “Spero vivamente
che tu non mi abbia minimamente toccato o è la volta buona che ti uccido”, ma
ragionando disse “Cerchiamo di calmarci, se mai Rufy
e Nami hanno fatto qualcosa, lo hanno fatto prima che
avvenisse lo scambio dei corpi! Riflettiamo, cosa ricordi di aver fatto per
l’ultima volta?”
“Di essere andato a dormire nella cabina dei ragazzi!” disse il cuoco,
sistemandosi il cappello di paglia in testa, per evitare che il vero capitano
lo accusasse di aver perso il suo prezioso tesoro.
“Anche io ricordo di essermi addormentato, quindi lo scambio è avvenuto
quando tutti quanti dormivamo!” disse lo spadaccino, cercando di trattenersi di
tagliare i bei capelli rossi della navigatrice, che gli davano alquanto
fastidio. “Detesto questo corpo!” disse lo spadaccino facendo fatica anche a
mettersi il reggiseno.
“Ehi tu, attento a come parli. Il corpo di Nami è
uno dei più belli che abbia mai visto!” disse il cuoco, facendo uscire un altro
rivolo di sangue dal naso.
“Si, certo come se tu avessi visto tanti di quei corpi da poter fare un
confronto con quello di Nami! E smettila di farti
uscire sangue dal naso, è il corpo di Rufy che stai
dissanguando!” gli disse lo spadaccino.
“Scusa tanto se non sono immune alla bellezza femminile, come te!” disse il
cuoco con una vena pulsante sulla testa.
Dall’altra parte dell’isola qualcun altro stava sbraitando in preda alla
disperazione nella cucina della Sunny. “Non capisco
some sia successo!” disse Zoro guardandosi allo
specchio e osservandosi attentamente “Ehi guardate, ora posso vedermi i piedi!”
“è successo qualcosa durante la notte che deve aver scambiato le nostre
sembianze!” disse Usopp con calma, riflettendo sulla
situazione.
“Già! Ora resta di capire che cosa e rimettere le cose a posto! Ehm, chi
sarebbe finito nel mio corpo?” chiese Franky,
reggendosi a fatica in piedi a causa della sua grossa mole, alla quale non era
abituato.
“Sono Robin!” rispose Usopp postandosi i capelli
indietro con gesto tipicamente femminile.
“Ehi fratello, fai attenzione a non ammaccarmi il corpo! Alcune parti
sarebbero alquanto difficile da sistemare e bevi tanta cola!” disse Brook cercando inutilmente di bere un bicchiere della sua
bevanda preferita, in quanto finiva tutta per terra.
“Certo Brook…cioèFranky…dico
bene?” chiese Franky, grattandosi la testa confusa.
“Avrò il corpo più magro e leggero, ma la mia personalità elettrizzante è
inconfondibile!” disse Brook(Franky)
prendendo la sua solita posizione da cyborg.
“La colazione è pronta! È molto leggera, non la sentirete neanche” disse Sanji, posando sul tavolo della cucina i vari piatti della
ciurma.
“Ma qui non c’è niente!” disse Robin dispiaciuta.
“Appunto, più leggera di così si muore. Oh io sono già morto…cioè
lo ero fino a ieri sera, yohohohoh!” cominciò a
ridere Sanji.
“Tu non sei Sanji-kun!” disse Zoro
sedendosi su una sedia cercando di accavallare le gambe, ma con poco successo a
causa di una presenza in mezzo alle gambe “Ora capisco perché voi uomini state
sempre a gambe divaricate!”
Usopp (Robin) facendo il punto della situazione
disse “Allora, ricapitolando io sono diventata il nasone, il nasone è diventato
Franky, Franky ora ha le
sembianze di Brook, Brook
quelle di Sanji, Nami si è
ritrovata nel corpo di Zoro e Chopper invece nel mio.
Ho sbagliato qualcosa?”
Robin (Chopper) scosse la testa “Mi domando gli altri dove siano finiti.
Mancano Rufy, Sanji, Zoro e Lily!”
Una voce allegra si sentì provenire dal ponte e, andando a controllare, i
ragazzi trovaronoChopper saltellare qua
e là.
“Ehi, chi c’è nel corpo di Chopper!” Chiese Zoro
(Nami).
“Ragazzi è un vero spasso. Guardatemi,mi sono rimpicciolito e mi sono cresciuti i peli su tutto il corpo,
assomiglio tanto a Chopper!” disse la renna sorridendo a trentadue denti.
Zoro(Nami) si
avvicinò alla renna dandogli un colpo in testa “Tu sei Chopper, Rufy!”
“N-Nami?” disse il capitano riconoscendo il pugno
della ragazza, nonostante provenisse dal suo primo compagno.
Zoro si mise le mani ai fianchi “Si, sono io!”
disse sbuffando.
“M-ma t-ti senti bene? Sei un tantino diversa” chiese
Chopper(Rufy) sgranando gli occhi, beccandosi un
altro colpo e successivamente un riepilogo di quanto successo, quando tutto a
un tratto Lily comparve sul ponte guardando i suoi compagni con aria stranita.
“A Lily…cioè tu chi sei?” chiese Zoro (Nami).
“Sono Lily, Nami…o dovrei dire Zoro!” la ragazza si portò le mani al volto dicendo “Oh no,
anche a voi è successa la stessa cosa è successa agli abitanti di quest’isola? Come
si può rimediare? Dovrete rimanere in quei corpi per sempre?” chiese spaventata.
Usopp (Robin) intervenne “Lily, come mai tu sei
l’unica di noi a non aver cambiato corpo e soprattutto, come hai fatto a
riconoscere Nami.
“Se è per questo riesco a vedere chi c’è nel corpo di ognuno. Non so come
spiegare e come se vedessi la vostra essenza, il vostro vero io, piuttosto che
il corpo in quanto tale. Ogni essere vivente ha un’anima no? Bhe io la riesco a vedere ed è per questo che riesco a
riconoscervi!”
Tutti si guardarono alquanto confusi “Almeno tu eviterai di andare in
confusione. Io ho già scordato chi è nel corpo di chi!” disse Franky cercando di gesticolare, ritrovandosi però con la
schiena per terra “Accipicchia Franky, come fai a
stare in equilibrio con sti arnesi!”
“C’è qualcuno!”
Improvvisamente si avvertì una voce venire al di fuori della Sunny.
“Questa è la mia voce!” disse Zoro (Nami), correndo al corrimano della nave e, una volta
accertata che si trattava del suo e del corpo di Rufy,
scendere sulla spiaggia seguita da tutti gli altri.
“Chi di voi è Rufy e Nami?”
chiese Rufy (Sanji),
cercando di identificare egli stesso coloro che stava cercando.
Nami (Zoro) fece un
ghigno divertito e indicando due dei suoi compagni, rimasti piuttosto lontani
dal resto della ciurma, come a volersi nascondere disse “A giudicare dall’atteggiamento,
direi che uno si trova nel mio corpo e l’altro in quello di Chopper!”
Gli altri annuirono.
“E a giudicare dal loro imbarazzo, possiamo essere anche sicuri che quanto
è avvenuto tra loro sta notte, sia accaduto prima che prendessimo le loro
sembianze!” disse con sollievo Rufy (Sanji), facendo arrossire i due più che mai.
Sanji (Brook) si
avvicinò a Nami (Zoro) e
cogliendo l’occasione, chiese allo spadaccino se gli mostrasse le mutandine
della navigatrice e Nami (Zoro),
con un ghigno divertito disse “Per me non ci sarebbe nessun problema, solo che
non posso!”
Zoro (Nami) tirò un
sospiro di sollievo, ma la sua espressione diventò come quella di uno squalo
assassino quando lo spadaccino, continuò “La verità è che non le indosso. Non
le ho trovate! Chissà cosa hanno combinato quei due, per farle sparire
magicamente!”disse sempre più divertito a punzecchiare i suoi nakama, non accorgendosi del pericoloso avvicinamento della
navigatrice, che prese a inseguirlo.
“Nami, s-stavo scherzando!” disse Nami (Zoro) cercando di calmare
la ragazza, la quale si quieto una volta che riuscì a colpirlo. “Credimi, fa
più male a me che a te. Letteralmente, perché quando metteremo le cose a posto,
sarò io a ritrovarmi con un bernoccolo in testa!”
“Io spero di tornare nel mio corpo il prima possibile, nell’eventualità che
tu sia rimasta incinta!” disse Nami (Zoro), facendo diventare pallidissimo il suo stesso volto,
dato che la ragazza non avendo tenuto conto di quella eventualità.
Nello stesso istante Chopper (Rufy) era stato adocchiato
dai suoi compagni, i quali cominciarono a stuzzicarlo e, tirandolo uno da una
zampa e l’altro dall’altra, cercarono anche di avere qualche dettaglio
piccante.
“Ehi calma, così mi spezzate in due!” disse allarmata Robin (Chopper) ,
temendo che prima o poi le sue braccine, si sarebbero
staccate dal corpo.
“Adesso basta!” urlò Chopper (Rufy) e,
trasformandosi in un uomo, scaraventò i compagni a terra.
“Wow, come ho fatto?” chiese Chopper(Rufy)
sorpreso.
“Interessante! Quindi possiamo disporre dei poteri di coloro che hanno preso
i nostri corpi!” disse Usopp (Robin), il quale non
poteva dimostrare la sua teoria in quanto il cecchino nonaveva nessun potere, ma un colpo sparato in
aria attirò l’attenzione di tutti.
Franky(Usopp) era a
terra con un braccio alzato “Fantastico! Questo corpo, a parte il peso, è
davvero magnifico. Che ne dici se facciamo scambio per sempre Franky?”
Brook spalancò la bocca a dismisura “scordatelo!”
Robin (Chopper) si mise a urlare dalla sorpresa in quanto ora poteva
usufruire del potere dell’archologa.
“R-ragazzi…so che siete meravigliati da quanto vi
è accaduto, ma non sarebbe il caso di fare ricerche per scoprire cosa vi è
accaduto?” chiese Lily, intervenendo per la prima volta.
Rufy (Sanji) annuì,
dandole pienamente d’accordo.
Lily si avvicinò al cuoco e afferrò la mano del “capitano”, per
ringraziarlo del sostegno che le aveva appena dato, facendo arrossire le
guancie del ragazzo.
“Ehi tu, guarda che è la mano del mio ragazzo che stai stringendo!” disse Zoro (Nami) infastidita, facendo
sì che i due si separassero. Nami (Zoro) intervenne subito arrabbiato “Attento a comeparli donna. Ora sei nel mio corpo e ti
pregherei di evitare di usare il termine ragazzo, in quanto io non ho certe
tendenze!”
Zoro (Nami)
assumendo una posizione tipicamente femminile, portandosi le mani ai fianchi disse
“Prima di tutto, tu non mi chiami donna in quel modo dispregiativo, secondo ,
al momento sei tu quello che porta la gonna!” disse la navigatrice fulminandolo
con lo sguardo.
“Ok, cerchiamo di calmarci! Lily ha ragione! Troviamo il modo di far
tornare tutto alla normalità, ma suggerisco prima di fare pratica con i nostri
nuovi corpi, nel caso ci fosse bisogno di combattere per qualche ragione. Non
sappiamo se questo scambio di corpi è voluto da qualcuno o è semplicemente uno
strano fenomeno dell’isola!” disse Usopp(Robin),
impeccabile come sempre.
Seguendo il consiglio dell’archeologa, ognuno prese a fare esercizio con i
poteri degli altri. Perfino Sanji, provò a usare
qualche tecnica del capitano, con scarsi risultati e pessima mira.
Per quanto riguardava invece Nami e Zoro, si scambiarono semplicemente le armi e Robin
approfittò della sua prigionia in un corpo privo di poteri del frutto del mare,
per farsi una nuotata dopo più di vent’anni che non si immergeva nelle acque
dell’oceano.
Tra una nuotata e l’altra, controllava i suoi nakama,
cercando di trovare la soluzione al loro problema. I suoi pensieri però, di
tanto in tanto, venivano distratti da delle risate che i suoi compagni gli
procuravano, mostrando la loro goffaggine.
Rufy (Sanji) finì
nuovamente a terra, dopo che il pugno di gomma che aveva lanciato, era tornato
indietro colpendolo in viso.
Rimase sdraiato sulla sabbia a riprendere fiato, quando vide Lily
avvicinarsi a lui e piegarsi a novanta gradi, per guardarlo e sorridergli dall’alto,
facendo cadere i suoi lunghi capelli lilla in avanti.
Usopp (Robin) sussultò a quella scena e capì da
cosa potesse essere causato il loro scambio, vedendo qualcosa che pendeva e
luccicava al collo di Lily “I ciondoli!” sussurrò.
“Come sarebbe a dire che questi cosi hanno scambiato i nostri corpi? Sono
solo ciondoli, bigiotteria nemmeno di valore!” disse Franky
(Usopp) facendo penzolare il suo avanti e indietro.
“Ma Robin, anche io lo porto, eppure sono sempre me stessa!” disse Lily
stringendo il suo.
“Ovviamente sono solo supposizioni, ma ho una teoria in merito. Lily, il
tuo ciondolo è lilla!” disse Usopp (Robin).
Lily annuì “Si, come il colore con cui mi identifico!” disse la ragazza
confusa.
“Appunto! Ragazzi, ognuno di voi con che colore si identifica?” chiese l’archeologa.
Il capitano rispose “Il rosso!”
La navigatrice disse “L’arancione, come i miei mandarini! È ovvio!”
Lo spadaccino rispose “Il verde! è un colore che mi rilassa oltre al fatto
che non ho un becco di un quattrino!”
Il cuoco accendendosi una sigaretta, tempestivamente spenta dal capitano,
disse sbuffando “L’azzurro!”
Il cecchino disse “Il giallo! Un colore gioioso e pieno di vita proprio
come me!” disse puntandosi il mega ditone di Franky
al petto.
Il dottore ci ragionò sopra “Uhm non saprei. Direi il fucsia!”
Il carpentiere disse “Il blu!”
Il musicista rispose “Il nero! Perchè?”
“E infine il colore con cui io mi ritrovo, è il viola! Ora guardate il
ciondolo che porta ogni corpo in cui siete capitati. I colori corrispondono
esattamente a voi!” disse l’archeologa, facendo vedere che al collo di Usopp vi era il ciondolo viola.
“Usopp…cioè Robin ha ragione!” Disse Zoro (Nami) guardando il suo
ciondolo arancione “Quindi se ci scambiamo i ciondoli, questa notte dovremmo
tornare a essere noi stessi!”
Usopp (Robin) annuì “L’idea era questa!”
Così dicendo, ogni membro della ciurma siimpossessò del ciondolo appartenente al compagno di cui indossava i
panni e pazientemente attesero l’ora di andare a dormire.
Ma al loro risveglio la situazione non era cambiata.
Al contrario di quanto i mugiwara avevano sperato,
il mattino seguente ognuno era rimasto prigioniero nel corpo di uno dei suoi
compagni.
Era strano vedere Rufy ai fornelli, darsi tanto
da fare per preparare la colazione per tutti, come era insolito vedere Usopp assorto in un bel libro di almeno settecento pagine.
Qualcuno non sembrava preoccuparsi più di tanto della situazione e giocava
scorrazzando per la nave, mentre altri sperimentavano cosa volesse dire
indossare i panni dell’altro, come ad esempio Sanji.
Durante il pasto aveva mangiato una quantità industriale di cibo eppure
continuava a sentire un certo appetito, a differenza di Rufy,
che ritrovandosi nel corpo piccino di Chopper, era riuscito a saziarsi con
molto meno delle sue soliti razioni. Il cuoco cominciò a capire che i capricci del
suo capitano riguardanti il cibo, erano dovuti, non solo dall’ingordigia del
ragazzo, ma anche dal suo corpo di gomma, in quanto il suo stomaco poteva
allargarsi a dismisura, dandogli continuamente la sensazione di fame.
Sotto proposta dell’archeologa i ragazzi si recarono al villaggio, sperando
di trovare qualche informazione sulla loro condizione. Trovarono sul posto
molto caos e la gente che si guardava attorno confusa.
Dando un’occhiata veloce, sembrava che molti degli abitanti fossero tornati
nei loro rispettivi corpi, ma sembravano aver perso la memoria di quanto
successo.
“Scusi, signore, ci può dire a cosa è dovuta tutta questa confusione?”
chiese Rufy (Sanji)
avvicinandosi a un uomo a terra, che disperato si teneva la testa tra le mani.
L’uomo alzò gli occhi e disse “Tutto…hanno rubato
tutto. Di nuovo. Il villaggio è stato derubato!”
“Si spieghi meglio!” disse intervenendo l’archeologa.
“è da circa quattro mesi che in questo villaggio avviene qualcosa di
strano. Ci vediamo scomparire le nostre cose sotto gli occhi, ma nessuno di noi
riesce a ricordare come sia potuto accadere. Dopo ogni furto tutti noi ci
organizziamo per fare la guardia di notte e impedire che questo fatto si
ripeta, ma succede sempre qualcosa di impiegabile, qualcosa che ci annebbia la
mente. È come se per dei giorni interi sparissimo e al nostro ritorno, tutto è
stato nuovamente rubato. L’ultima cosa che ricordo prima di essermi svegliato
stamattina, è di essere andato a comprare il pane, ma secondo la data del
giornale è successo due giorni fa e non ricordo cosa sia successo nel frattempo!
È una maledizione!!!”
Usopp (Robin) si portò una mano al mento per riflettere
“Questo posto diventa sempre più interessante. Oltre allo scambio dei corpi, vi
è anche la perdita della memoria!”
“Ehm, cerchiamo almeno di evitare la seconda. Ci siamo già passati e la
nostra ciurma si stava per sciogliere!” ricordò Franky
(Usopp), pensando a quella volta che aveva perso i
suoi ricordi e non si ricordava più il motivo per cui si trovava sulla GoingMarry, con altri ragazzi
della stessa età circa, anch’essi privi di ricordi.
“Quella volta c’è mancato poco che eliminassi Rufy!”
disse Nami (Zoro) “Quindi è
meglio evitare di ripetere quell’esperienza!”
“Sono d’accordo, ma come?” chiese Zoro (Nami), non sapendo che pesci pigliare.
“Ragazzi! Guardate lì. Quella non è Akane, la
ragazza che ci ha fornito questi ciondoli?” chiese Lily, vedendo la ragazza dai
capelli rossi, muoversi con fare sospetto.
Cautamente i ragazzi decisero di seguirla. Fu piuttosto faticoso riuscire
apedinarla senza farsi scoprire, anche
a causa del brontolare di stomaco di Rufy.
“S-scusate!” disse Rufy
(Sanji) imbarazzato “h-ho un po’ di fame!”
Tutti alzarono gli occhi al cielo, mentre Chopper (Rufy)
se la rideva silenziosamente.
Giunsero ad una scogliera, dove ben nascosta vi era l’entrata di una
grotta. Prima di proseguire decisero di prendere dei provvedimenti, che
andarono a quel paese, quando si accorsero che Nami
era scomparsa.
“Ah quell’idiota si perde sempre! Speravo che nel mio corpo quello
spadaccino da quattro soldi, avrebbe acquisito una goccia di senso di
orientamento!” disse esasperato Zoro, stringendo il climacattack.
“Cosa facciamo? Andiamo a cercare Zoro e poi
torniamo?” chiese Robin (Chopper) dubbioso.
“Io entro. Zoro, riusciràa raggiungerci prima o poi!” disse Chopper (Rufy) saltellando da uno scoglio all’altro fino ad entrare
dentro la grotta.
Prendendo le sembianze realistiche di una renna, corse più velocemente che
poteva, seguendo l’odore della ragazza, accorgendosi di quanto fosse poco
adatto a una ragazza del suo genere.
La seguì per vari cunicoli, scendendo sempre più in profondità e
addentrandosi sempre di più nell’isola, ma più la seguiva, più si sentiva
affaticato, tanto che i suoi nakama riuscirono a
raggiungerlo.
“Rufy! Dove diavolo pensavi di andare da solo?”
disse Zoro (Nami)
rimproverandolo per la sua solita sconsiderata avventatezza.
Chopper (Rufy) si sedette a terra tirando fuori
la lingua “Caldo, tanto caldo!” disse tornando ad assumere le dimensione minute
di renna.
“In effetti Rufy ha ragione. Fa molto caldo qui
dentro e c’è uno strano odore!” disse Robin (Chopper) annusando l’aria come sua
abitudine.
“Questo è odore di zolfo!” disse Franky (Usopp) guardandosi intorno.
Chopper (Rufy) mosse le orecchie avvertendo qualcosa
e dirigendosi verso la fonte del rumore.
Sembrava che qualcosa bollisse.
Usopp (Robin) lo seguì avendo già un
presentimento e quando affacciandosi da una frattura presente in un cunicolo,
vide il magma che bolliva sotto i loro piedi, potè
confermare la sua ipotesi.
“Siamo in un vulcano?” disse spaventata Robin (Chopper), con le gambe
tremanti “Speriamo che non abbia intenzione di eruttare!”
“Non può trattarsi di un isola vulcanica. Se un vulcano eruttasse l’isola
verrebbe completamente sommersa e nessuno potrebbe viverci per anni!” disse Zoro (Nami) incrociando le braccia
“E questa isola non sembra mai essere stata toccata dalla lava del vulcano!”
“Potrebbe trattarsidi un vulcano
spento, nonostante sembri attivo, oppure essersi creato da poco e quindi non
aver mai eruttato!” disse Sanji (Brook)
“Sarebbe un problema se decidesse di eruttare, in quanto tutti gli abitanti di
questo luogo potrebbero anche diventare miei simili, senza però avere la
capacità di muoversi!”
“No, non è così!” disse una voce che si propagava nei vari cunicoli. “Io
sono il dio di quest’isola e decido io se fare eruttare o meno questo vulcano e
se far vivere o sterminare questa gente ingrata!” disse con una vena di rabbia
nella sua voce.
Chopper (Rufy) continuò ad annusare l’aria per
trovare il luogo da dove proveniva la voce, quando giunsero a una caverna
enorme, piena di oggetti e oro.
A Zoro (Nami) gli si
illuminarono gli occhi a vedere tutti quei gioielli ammucchiati in un angolo e
fece fatica a trattenersi dal buttarcisi dentro e urlare un “Sono ricca”.
Akane era al centro della stanza e guardava con
sguardo adirato i presenti e disse “Come osate voi stupidi esseri inferiori,
intrufolarvi nel mio nido?Non siete i
ben accetti e per il vostro bene, vi consiglio di andarvene prima che mi
arrabbi sul serio e decida di distruggere quest’isola!” disse con una voce
minacciosa, diventata meno femminile e più rauca.
Lily non prevedendo niente di buono, afferrò il braccio di Rufy (Sanji) e si nascose dietro
lui.
Zoro la fulminò con lo sguardo, ma cercò di
tenere a mente che in Rufy ora c’era Sanji ed era quello il motivo per cui Lily gli stava così
appiccicato.
“Non ci fai paura. Siamo qui per annientarti e riprenderci quello che hai
rubato!” disse Chopper (Rufy) con affanno a causa del
caldo.
“Io non ho rubato niente. Questi oggetti sono solo ciò che mi appartiene di
diritto. Quest’isola è il mio territorio e ho permesso agli umani di viverci,
stipulando con loro un contratto secoli orsono. Io avrei concesso loro la mia
protezione da coloro che avrebbero voluto il loro male e avrei impedito a
questo vulcano, una volta molto attivo, di distruggere le loro abitazioni. In
cambio avrebbero dovuto pagarmi un tributo una volta al mese!” disse Akana trasformandosi piano piano
in un enorme drago rosso, dagli occhigialli. Sputava fuoco sia dalle narici che dalla bocca e parti del suo
corpo erano fatti dello stesso elemento, come la cresta sul capo, la punta della
sua coda, i polsi delle zampe anteriori ele caviglie della zampe posteriori.
Lily si strinse maggiormente a Rufy(Sanji), a differenza di Nami, che
nonostante il suo istinto le dicesse di fare lo stesso, non potè
farlo.
“Wow, è gigantesco!” disse Franky (Usopp) guardandolo ammirato, ma allo stesso tempo
spaventato.
Il drago con voce grossa continuò a spiegare il motivo della sua rabbia “Il
tributo consisteva semplicemente in offerte di qualsiasi genere da parte degli
abitanti e per anni, tutto si è compiuto come era stato stipulato nell’accordo,
ma con il passare degli anni, gli uomini hanno cominciato a credersi più
potenti di noi divinità, rinnegandoli e facendo finta che non esistessero,
provocando la loro ira. Diverse isole disperse nel mondosono
impossibili da abitare proprio a causa della furia di qualche dio che è stato
tradito dagli uomini e ora anche io, come i miei colleghi, mi sono stancato di
essere ignorato!”
“Non te lo permetterò!” Urlò Chopper (Rufy)
andando all’attacco, ma venendo sbattuto a terra con un colpo di zampa, grande
almeno il triplo di lui.
“Rufy!” Urlò Zoro
avvicinandosi alla renna “Stai bene?”. Il capitano rispose affermativamente
mentre si alzava in piedi.
Anche gli altri ragazzi, cominciarono ad attaccare, con poco successo dato
la loro scarsa capacità dei corpi altrui. Sanji con
il corpo del capitano, riusciva a sferrare attacchi, ma mancando, per la
maggior parte delle volte, il bersaglio o rimaneva incastrato da qualche parte
e si colpiva da solo.
“Se fossi nel mio corpo, potrei cercare il suo punto debole” disse Robin
(Chopper) sconsolato.
Franky(Usopp) sparò un
laser dalla bocca colpendo il soffitto della caverna e facendo cadere diverse
macerie, le quali oltre a colpire il drago,rischiarono di travolgere anche i Mugiwara.
“Onigiri!” urlò la voce di Nami,
che con le spade riuscì a tagliare tutte le rocce che rischiavano di seppellire
i suoi amici.
“Finalmente sei arrivato!” disse Zoro(Nami) con le mani ai fianchi.
“Mi sono perso!” disse rassegnato Nami,
rinfoderando le spade.
Le rocce però che erano cadute addosso al drago non ebbero l’effetto
sperato ed esso uscì dalle macerie senza nemmeno un graffio.
“Ragazzi, se questo essere è realmente un dio, non potrà mai essere
sconfitto da noi!” disse Franky (Usopp)
sconsolato.
“Io non credo sia un vero dio. Credo semplicemente che sia una creatura
millenaria in grado di controllare qualche elemento, in questo caso il fuoco!”
disse Usopp (Robin) avendo letto da bambina, nella biblioteca
di Ohara, una leggenda che riguardava i draghi. Ne
esistevano cinque, uno per ogni elemento: il fuoco, il fulmine, la terra, l’acqua
e l’aria. Ognuno di questiera stato
confinato in un isola a causa della loro presunzione di eguagliare gli dei e
così facendo, presero possesso del territorio ostentando la loro potenza contro
gli esseri umani.
“Se ci pensate, l’isola dei fulmini che abbiamo superato tempo fa, potrebbe
appartenere al drago del fulmine e la sua rabbia potrebbe essere il motivo per
cui, vi è una costante tempesta di fulmini!” disse l’archeologa cominciando a
vedere tutto più chiaramente.
“Quindi se così fosse vero, presto potremmo avere a che fare anche con
altri draghi, tutti imbattibili come questo?” chiese Brook
(Franky) spalancando la bocca a dismisura.
“Non è detto! Franky tu hai vissuto per anni in
un isola, il cui territorio apparteneva a un drago, eppure non lo hai mai visto!”
disse l’archeologa, venendo osservata confusa dal carpentiere.
“Water 7, è l’isola sotto il dominio del drago dell’acqua. Pensaci, il drago
del fuoco ha detto che tutti i draghi si sono rivoltati contro gli uomini che
abitano le proprie isole, e Water 7 ogni anno rischia maggiormente di essere
spazzata via dall’acqua. È questioni di anni, ma prima o poi quella città è
destinata a scomparire!” disse Usopp (Robin)
Brook (Franky)
abbassò la testa al pensiero della scomparsa, ormai prossima, della sua isola
natale “Come fai a sapere queste cose?”
“Quelli del Cp9 ne sapevano molto a proposito. È li che ho saputo dell’esistenza
di un drago nei sotterranei della città, ormai abbandonati!” affermò l’archeologa.
Il drago si tirò su completamente e Lily, facendosi coraggio, decise di
usare il suo potere. Incrociò le braccia davanti al petto e chiudendo gli occhi
cominciò a concentrandosi e, richiamando asé l’acqua presente in quella caverna, la scagliò contro il drago, il
quale sputando fuoco, fece evaporare tutta l’acqua, rischiando inoltre di bruciare la ragazza, la quale, afferrata
dalle braccia di Rufy(Sanji),
venne tratta in salvo.
“Sciocchi umani, non potrete mai sconfiggermi, non in quelle condizioni. A
quanto vedo solo una di voi ha mantenuto le sue sembianze originali e non può
fare molto in quanto in questo luogo non ha tanta acqua da cui poter attingere!”
“Quindi la causa del nostro scambio di corpi, è realmente causa tua!” disse
Zoro arrabbiato.
“Esatto! Dovevo pur fare in modo di distrarre quegli stupidi umani,mentre rubavo indisturbato! E un adulto nel
corpo di un bambino non può fare molto, e un bambino nel corpo di un uomo, non
smette di tremare davanti al pericolo, armandosi di coraggio per affrontare il
nemico.” disse il drago.
“Ma se sei davvero così potente, che motivo avevi di distrarre gli umani
per rubare?” chiese stupito Sanji (Brook).
Il drago sussultò venendo preso alla sprovvista “Ecco io…volevoehm…”
Usopp (Robin) sorrise “Io sono convinto che tu
l’abbia fatto per non essere costretto a fare del male agli uomini, dico bene?
E non hai nessuna intenzione di nuocere ulteriormente agli umani, facendo
eruttare il vulcano!”
“C-come fai a saperlo…cioè…ti
sbagli donna!” Il drago sbuffo, vedendo gli occhi granati di tutti puntanti
addosso. “D’accordo. Sono il drago del fuoco e probabilmente quello considerato
più cattivo, ma in realtà non amo nuocere agli altri. Quindi ho inventato
questo sortilegio di scambiare i corpi, per evitare che qualche umano mi
costringesse a fargli del male e per prendermi tutto quello che mi aspettava
indisturbato. Ho aspettato anni, lustri, decenni e ancor di più, che gli uomini
tornassero da me, ma quando ormai mi sono arreso all’evidenza che gli umani mi
avevano completamente abbandonato, ho decisodi riprendermi ciò che mi aspettava in questo modo!” disse il drago
abbassando la testa.
“E a cosa ti servono queste cose?” chiese Lily, vedendo che alcuni mobili
lì presenti erano stati addentati.
“Sono il mio cibo!Mangiare le rocce
di questa grotta a volte si dimostra una cosa indigesta e bere la lava di
questa montagna a volte mi crea bruciore di stomaco e allora mangio oggetti
fabbricati dagli umani. Nutrirmi di questo per diversi mesi, può saziarmi per
vari anni, mentre nutrirmi della selvaggina del posto, mi nutrirebbe di più, ma
tutti gli animali di questa isola, non basterebbero per sfamare la mia fame!”
Tutti lo guardarono a bocca aperta e fu Lily la prima a farsi avanti. “Perché
invece di rubare, non fai un nuovo accordo con gli abitanti dell’isola? È probabile
che essendo i pro-pro-pro-pro nipoti di coloro che
stipularono inizialmente l’accordo con te, magari nemmeno sanno della tua
esistenza e sarebbero ben accetti di sfamarti, per evitare ogni volta di essere
derubati!” disse la ragazza.
“Sai ragazzina, non hai tutti i torti. Farò come dici!” disse il drago.
“Tutto qui? È stato facile!” disse felice Franky
(Usopp).
Il drago, senza dire loro niente, decise che per gratitudine avrebbe infranto
l’incantesimo che li teneva prigionieri nel corpo sbagliato.
I ragazzi uscirono dalla grotta tornando sulla spiaggia, quando alcuni di
loro si resero conto di non aver trovato modo per porre finea quell’assurda condizioni, mentre altri
erano impegnati a congratularsi con Lily per aver portato la pace sull’isola.
Rufy (Sanji),
ammirandola disse “Non è fantastica?”.
Lily arrossì e sorridendo disse “Grazie Sanji”.
Successivamente prendendo coraggio, abbracciò il ragazzo non tenendo conto del
fatto che non si trovasse nel suo corpo.
Sanji, imbarazzato come non mai, ricambiò l’abbraccio
e, intenti a fissarsi uno negli occhi dell’altro, non si accorsero che i loro
visi si avvicinavano sempre di più, fino ad arrivare a baciarsi.
Zoro (Nami) diventò
fucsia dalla rabbia e Chopper (Rufy) sgranò gli
occhi, in quanto involontariamente, stava baciando un’altra ragazza, che non
era Nami e anche se la sua ragazza sapeva che non era
veramente lui, prevedeva grossi guai.
Infatti proprio nel momento in cui Lily e Sanji
si scambiavano il loro primo bacio, l’incantesimo si ruppe e tutti tornarono
nei loro corpi.
Tutti si guardarono intorno confusi non ricordando cosa fosse successo.
Rufy appena prese il controllo del corpo,
sgranò gli occhi vedendo che stava baciando Lily e con uno scatto si stacco da
lei. “S-scusa…n-non so c-cosa mi sia preso!” disse
non avendo il coraggio di guardare in faccia la ragazza.
Lily si toccò le labbra e balbettando disse “R-rufy?
Q-quando sei tornato a e-essere t-te?”
Nami aveva assistito alla scena del bacio tra Rufy e Lily e, ignara di quanto successo, rimase shoccata a
quanto vide. Gli occhi le si riempirono di lacrime e di istinto scappò via,
ignorando i richiami di Rufy che in qualche modo
avrebbe voluto giustificarsi, ma in realtà nemmeno lui riusciva a comprendere
del motivo per cui aveva tradito la sua adorata navigatrice.
Ok, volevo creare un po’ di zizzania fra i
nostri due adorati fidanzatini e questo è l’unica cosa che mi è venuta in
mente, in quando Rufy non avrebbe mai creato
situazioni che Nami poteva credere come un tradimento
di sua spontanea volontà.
Come
andrà a finire? È chi lo sa…si lasceranno? Si perdoneranno?
Nami lascerà la ciurma? Sanji
si sentirà anch’esso tradito? O altro?
Come
sempre fatemi sapere il vostro parere e grazie per avermi seguito fino a qui.
Nami corse finchè le
sue gambe glielo permisero, inoltrandosi sempre di più all’interno dell’isola e
giungendo inaspettatamente in un luogo calmo e tranquillo.
Vi era un lago limpido dalle acque di un azzurro intenso e l’erba era
rigogliosa di fiori di vario genere, che profumavano l’intera area.
Un posto in genere magnifico, ma quella bellezza Nami
non riusciva a godersela.
Si sedette in riva al lago, riprendendo fiato dopo essere riuscita a
seminare Rufy, il quale aveva tentato di raggiungerla
per chiarire quanto successo poco prima con Lily.
Si abbracciò con forza le gambe,
portandosi le ginocchia al petto. Vi appoggiò sopra il capo, nascondendo gli
occhi ormai gonfi e rossi dal pianto, che le annebbiava la vista. Pianse per
diverso tempo, finchè, finite le lacrime,il suo corpo cominciò a essere scosso da dei
singhiozzi.
Con la mano destra si asciugò l’acqua in eccesso che gli era rimasta sul
viso e successivamente prese a fissare le acque del lago.
Esse erano talmente pulite che la navigatrice era in grado di vedere i
pesci nuotare al di sotto. Due di loro attirarono la sua attenzione. Due
pesciolini rossi sembravano inseguirsi, giocando tra di loro.
La sua mente cominciò a vagare ricordando i momenti in cui erano lei e Rufy a rincorrersi. Iniziavano sempre a causa di un
dispetto che uno faceva all’altro, come rubare un pasticcino o appropriarsi di
un cappello tenuto come fosse qualcosa di prezioso, ma alla fine la corsa
finiva per diventare un gioco, finchè stremati i due
ragazzi si sedevano a terra abbracciandosi e ridendo a più non posso.
Altri bei momenti trascorsi insieme a Rufy le
tornarono in mente, ma a un certo punto, sul pelo dell’acqua, si formò un’immagine
sgradita e la ragazza dovette assistere nuovamente al bacio che c’era stato fra
il suo capitano e il nuovo membro dell’equipaggio.
Nami sentì il suo cuore andare in frantumi e stringendo
i pugni con rabbia, lanciò nell’acqua un sasso che aveva precedentemente
afferrato, facendo sì che le increspature dell’acqua, cancellassero quell’immagine
poco gradita, lasciandola nuovamente nel suo tormento.
Rufy, perdendo le tracce di Nami, tornò sconfitto alla Sunny.
L’ombra del cappello gli copriva il volto, non lasciando intravvedere la sua
espressione a nessuno.
Aveva cercato la ragazza a lungo, senza però riuscire però a trovarla.
Avrebbe voluto mettersi alla ricerca di alcune tracce che potevano indicargli
la direzione da prendere, ma il capitano era ben consapevole del fatto di non
saper distinguere le tracce lasciate da un essere umano da quelle di un
animale.
“Rufy, hai trovato Nami?
Avete chiarito?” chiese Usopp speranzoso, non volendo
che si creassero delle discordanze fra i membri della ciurma, nonostante tempo
addietro fosse stato lui stesso a crearne. Proprio per questo non voleva che si
ripetesse nuovamente qualcosa del genere.
Rufy scosse lievemente la testa.
Chopper rattristatodomandò “Cosa
succederà ora? Nami lascerà la ciurma?”
“Non dirlo nemmeno per scherzo!” lo rimproverò Usopp,
nonostante avesse pensato la stessa cosa. Un litigio si può chiarire chiedendo
scusa, ma le scuse nel caso di un tradimento erano più difficile da digerire.
Rufy rimase immobile a fissare i nodi del
legno cheformavano il pavimento del
ponte della nave. Non disse una parola, quasi non respirò.
“Ma cosa ti è saltato in mente? Perché hai baciato Lily? Davanti a tutti
poi!” disse Franky incrociando le sue enormi braccia,
anche lui incapace di spiegarsi quanto avvenuto.
Il ragazzo di gomma strinse i pugni, non sapendo dare una risposta a quella
domanda. Non gli era mai passata per la mente di fare una cosa del genere.
Vedeva Lily come un’amica e nient’altro, quindi non riusciva a spiegarsi come
si fosse venuta a creare quella situazione. Aveva intenzione di capire cosa
fosse successo, ma prima voleva trovare Nami. Voleva
assicurarsi che stesse bene e soprattutto fare pace con lei.
Sanji, appoggiato al parapetto della nave con
uno sguardo adirato disse “A quanto pare Nami non gli
bastava più! Ma mai Rufy, mi sarei aspettato un tale
gesto da te. Eppure sai quanto Nami tenga a te e
quanto io tenga a Lily!”
Rufy abbassò ulteriormente il capo e
camminando lentamente, si allontanò verso la poppa della nave.
Zoro, che fino a quel momento era rimasto a
osservare e a pensare, guardò il volto di Rufy, leggendovi
dolore e confusione, mentre sul volto di Lily lesse dispiacere e colpevolezza.
Lo spadaccino sospirò “Io credo che Rufy non
abbia la capacità di tradire né Nami, né te cuoco da
strapazzo!” disse con tono serio.
“Dico io, sei cieco forse? C’eri anche tu ad assistere a quello schifoso
bacio!” disse Sanji urlando “Quindi come puoi
insinuare che…”
“Rufy non ci ha mai dato motivo per sospettare di
lui. Sbaglio forse? Quindi io voglio dargli il beneficio del dubbio!” disse Zoro riprendendo il compagno.
“Quale dubbio puoi avere? Rufy ha baciato Lily!”
“Hai detto bene Rufy ha baciato Lily! Fino a
prova contraria si è in due a compiere determinati gesti, mentre qui ci stiamo
accanendo solo contro Rufy. Sentiamo un po’ cosa ha
da dire anche il nuovo acquisto della ciurma!” disse Zoro
spostando il suo sguardo adirato verso la ragazza dai capelli lilla.
Zoro non aveva niente contro la Lily, ma se
succedeva qualcosa che non sarebbe mai accaduta alla ciurma e di mezzo c’era il
nuovo membro, lo spadaccino non poteva fare a meno di pensare che esso potesse
centrare qualcosa.
Robin decise di intervenire “Vi ricordo che nessuno di noi ha memoria di
quanto successo in questi giorni. È probabile che neanche lei sappia qualcosa,
inoltre quanto accaduto potrebbe essere la conseguenza di quanto ci è accaduto!”
disse l’archeologa riflettendo sulla situazione. Forse perchè
era più adulta rispetto agli altri, ma aveva capito quanto Nami
e Rufy contavano uno per l’altra.
“Indipendentemente da quanto è successo, non si sarebbe mai arrivato a
questo punto se non ci fosse stato un interesse di Rufy
nei confronti di Lily!” cominciò Sanji.
“Si, ma anche di Lily nei confronti di Rufy, non
dimenticarlo!” disse Brook, facendo sentire la sua
voce per la prima volta, anche a lui sembrava strana tutta quella situazione.
Sanji mise il broncio Non riusciva a ragionare
a mente lucida in quel frangente. Assistere al bacio era stato un colpo al
cuore, ma in minima parte sperava che Lily fosse stata colta di sorpresa e non
avesse avuto modo di reagire prima che venisse vista. Non voleva rinunciare a
quella piccola speranza che gli faceva sperare che Lily fosse innamorato
solamente di lui.
“I-io s-so co-cosa è
s-successo!” disse Lily balbettando, sentendosi al centro dell’attenzione, dopo
che tutti gli sguardi si erano posati su di lei.
La ragazza cominciò a spiegare gli eventi che li avevano interessati,
sperando vivamente che potessero prenderla in parole e non scambiarla per una
racconta frottole.
“Così tu vorresti farci credere che i nostri corpi sono stati scambiati?”
chiese Usopp incredulo “Ragazzi, nemmeno a me sarebbe
venuta in mente una storia del genere…me la devo
conservare. Lily ti devo pagare i diritti d’autore nel caso avessi intenzione
di usare questa storia in futuro?”
Il cecchino venne guardato in cagnesco da tutti i presenti, in quanto non
sembrava proprio il momento di fare dello spirito.
“Scusate, volevo solo sdrammatizzare la situazione!” disse il ragazzo.
“Io sinceramente non sarei tanto sorpresa di sapere che questa è la verità!”
cominciò Robin “Ci sono capitate un sacco di cose assurde nel nostro viaggio.
Inoltre ricordate la gente che si comportava in modo strano in piazza qualche
giorno fa? Avevamo ipotizzato che vi era stato uno scambio di persona!”
Chopper felice disse “è vero. Me n’ero completamente dimenticato. Questo significa
che la situazione è risolta!”
“Non ancora Chopper!” disse Zoro “Noi possiamo
crederci o meno e non ci cambia la vita. Bisogna vedere come reagiranno Sanji e Nami e anche Rufy, in quanto non sembra sapere cosa sia successo!”
Sanji si avvicinò a Lily e posando le sue
grandi mani, sulle spalle gracili di lei, chiese “Lily, se tutti eravamo in un
corpo diverso. Chi c’era nel corpo di Rufy?”
Lily sorrise e afferrò il viso di Sanji per poi
posare un casto bacio sulle labbra del cuoco “C-chi
altro se non tu? Non ho nessun interesse verso nessun altro. M-mi p-piaci s-solo tu S-sanji!”
disse la ragazza ormai rossa in viso “Tu mi credi, non è vero?” chiese la
ragazza preoccupata, vedendo lo sguardo del cuoco confuso.
Sanji la fissò negli occhi per diverso tempo,
per poi dire “Le parole possono anche essere menzognere, ma gli occhi sono lo
specchio dell’anima e io posso leggere la tua sincerità!” Sanji
sorrise “Ti credo Lily!” disse ricambiando il bacio che poco prima la ragazza
aveva dato lui e quando si staccarono per respirare, Sanji
non potè fare a meno che svenire.
“Perfetto, uno è sistemato, ora dobbiamo solo raccontare quanto accaduto a Nami e Rufy!” disse Chopper
correndo verso la direzione in cui aveva visto andare il suo capitano. “Ragazzi,
io non vedo Rufy!”
I presenti lo chiamarono e guardarono in tutte le stanze della nave, senza
però riuscire a trovarlo.
“Sarà nuovamente andato in cerca di Nami!” disse Zoro.
“Non sapendo però come stanno le cose, non so come possa andare a finire!” disse
Robin preoccupata.
Rufy di fatto non era riuscito a stare sulla Sunny senza far niente e decise nuovamente di andare alla
ricerca di Nami, non gli importava molto del rischio
che aveva di perdersi, sapeva di trovarsi su di un’isola non eccessivamente
grande, quindi in un modo o nell’altro sarebbe riuscito a ritrovare la Sunny nel caso si fosse reso necessario.
Girò in lungo e in largo per tutta la giornata, tanto che il sole cominciò
a tramontare e a colorare il cielo e il mare di rosso.
Quando ormai scoraggiato e stanco, si sedette su di un prato fiorito, dove
poteva vedere un bellissimo lago, anch’esso tinto di tonalità rossa.
Si sdraiò a terra e sospirò, quando girando per puro caso la testa verso la
sua sinistra, vide in lontananza una sagoma, rannicchiata su se stessa.
Si mise di scatto in piedi e chiamò “Nami!”
La ragazza sentendosi interpellare, si girò e vedendo Rufy,
si alzò e cominciò a correre nel tentativo di scappare, ma prima che riuscisse
a fare una decina di passi, il ragazzo l’aveva afferrata nonostante le decine
di metri che li separavano.
“Nami, ascolta…io…”
cominciò Rufy.
“Lasciami andare!” urlò la ragazza fulminando con lo sguardo il ragazzo,
che non aveva la minima intenzione di lasciarla “Lasciami, lasciami ho detto!”
disse nuovamente la navigatrice sbattendo i pugni sul petto del ragazzo.
“Non ti lascio finchè non mi fai spiegare!” disse
serio il ragazzo.
“Allora avanti. Illuminami sul tuo gesto. Perché hai baciato Lily, io non
ero forse abbastanza per te?” disse Nami urlando di
rabbia.
“No, non è vero! io ho baciato Lily perché…perché…oh
accidenti Nami, non lo so perché. Mi sono risvegliato
che la stavo baciando e non so nemmeno come è potuto succedere!” disse il
ragazzo esasperato, non sapendo cosa dire.
“è un tentativo penoso Rufy. Te lo dico io come è
potuto succedere. Tu preferisci lei a me e a quanto pare non ti sei fatto
scrupoli a tradire me, sotto gli occhi di tutti. Per non parlare di Sanji. Non hai tradito solo me, ma anche lui!” disse Nami stringendo i pugni.
“Nami io non ho alcun interesse per Lily. Io amo
solo te e lo sai!” disse Rufy in un brodo di
giuggiole.
“Zitto! Non dire che mi ami o ti prendo a calci. Tu mi hai ingannata, mi
hai preso in giro per tutto questo tempo e quando, quando io mi sono concessa a
te… hai ben pensato di passare a un'altra!” disse Nami ormai in presa alla disperazione e alle lacrime.
Rufy rimase shoccato da quelle parole “Tu…tu non dici sul serio! Nami,
non puoi credere che io sia capace di una cosa del genere. Non lo farei mai!”
“è quello che hai fatto!” disse Nami guardandolo
con rabbia negli occhi, insieme a un fiume di lacrime che non smetteva di
uscire.
Rufy l’afferrò per le spalle e serio disse “quella
notte che abbiamo trascorso insieme è stata…bellissimae…”
“certo, è stato uno spasso, vero? E hai avuto anche il coraggio di dirmi
che mi amavi! Se fosse stato realmente così non avresti minimamente pensato di
mettere gli occhi su Lily. E poi? Dopo di Lily cosa farai? Ci proverai con
Robin o qualche altra ragazza che incontrerai sul tuo camm…”
Nami non riuscì a terminare la frase che uno schiaffo
la zitti.
Rufy era arrabbiato, ma non la guardò
direttamente negli occhi. Non voleva che il suo sguardo adirato si posasse sul
suo voltoe coprì gli occhi all’ombra
del cappello “Nami posso capire che tu sia
arrabbiata, ma non posso tollerare che tu dica queste cose su di me. Non per
uno stupido bacio che c’è stato con Lily, senza sapere nemmeno come sia
avvenuto e non dopo tutto il tempo che abbiamo passato insieme. Pensavo che mi
conoscessi, invece se è questo quello che pensi di me allora….allora
non so cosa dirti Nami!”
“Si, pensavo di conoscerti. Proprio per questo non posso perdonarti per
quello che hai fatto. Ti credevo diverso da molti degli uomini che esistono a
questo mondo. Ti credevo un bravo ragazzo e per certi punti di vista lo sei, ma
se sei arrivato a trattare la donna come un oggetto allora non sei altro che un
mascalzone!”
Nami aveva lo sguardo basso, non voleva vedere
Rufy e con un sussurro disse “Mi hai ferito, più di
quanto nessun altro abbia mai fatto, quindi vattene via!” disse per poi
cominciare a urlare “Vattene via! Non voglio rivederti mai più Monkey D. Rufy. Potessi tornare
indietro non mi unirei alla tua ciurma nemmeno per tutto l’oro del mondo!”
disse per poi cominciare a scappare lasciando Rufy
immobile sul posto, con occhi sgranati, incapace di pensare, di respirare e di
piangere.
Rufy era rimasto profondamente colpito dalle
parole di Nami, tanto che si lasciò cadere a terra a
peso morto.
Guardò un punto fisso per diverso tempo, finchè
non sentì una leggera pressione sulla spalla-
“Rufy-san, stai bene?” chiese Brook
preoccupato per il suo capitano.
Non lo aveva mai visto in quello stato e non provò nemmeno a chiedere se
avesse trovato e parlato con Nami, in quanto la
risposta fosse lampante.
Poco dopo anche Usopp e Chopper raggiunsero i due
e presero a raccontare a Rufy quanto avevano scoperto
da Lily.
Avevano accettato tutti la faccenda dello scambio dei corpi, in quanto,
durante un racconto più dettagliato da parte della ragazza,tutti loro avevano cominciato a ricordare
qualcosa. Alcuni di loro ricordarono certi avvenimenti, gli altri invece
provarono più che altro sensazioni, cioè cosa avevano provato nel sentirsi nel
corpo di uno dei loro compagni.
Rufy però non disse niente, non reagì, non
fece nemmeno una minima smorfia che lasciasse intendere una minima reazione da
parte sua. Rimase silenzioso e perso nei suoi pensieri, anche durante il
ritorno alla Sunny.
“Aho, ecco il nostro capitano!Super!” disse Franky convinto che le cose si fossero sistemate per il
meglio, ma quando si accorse dell’aria scura del capitano e dell’assenza di Nami, comprese che le cose non erano andate come tutti
avevano sperato.
“Dov’è la nostra navigatrice?” chiese il cyborg.
Brook, Chopper e Usopp
scossero la testa “Robin-san e Zoro-san
sono ancora alla sua ricerca!” disse il musicista mentre osservava il capitano
allontanarsi.
“Ehi Rufy!” cominciò Sanji
“Io volevo…” il cuoco non riuscì a terminare la frase
che la porta della cabina dei ragazzi sbatté violentemente, facendo scomparire
dietro di sé il capitano.
“Rufy e Nami non hanno
chiarito, vero?” chiese preoccupata Lily.
“Non so cosa sia successo, ma è evidente che la questione del bacio non sia
terminata con la scoperta della verità!” disse Usopp
sedendosi a terra sconsolato.
Robin e Zoro riuscirono a trovare Nami in poco tempo, grazie al potere dell’archeologa, la quale
aveva disseminato occhi per tutta l’isola per facilitare le ricerche.
Trovarono la loro compagnia in mezzo alla foresta, appoggiata ad un albero,
vulnerabile a qualsiasi bestia affamata che poteva trovarsi in quel luogo.
“Nami!” chiamò Robin avvicinandosi alla ragazza,
facendole levare la testa in modo che la guardasse.
“R-Robin, Zoro! Andate
via, non voglio vedere nessuno!” disse la navigatrice con la voce rotta dal
pianto.
“Invece ci ascolti! Dobbiamo parlarti!” disse Zoro
con poco tatto.
Nami lo fulminò con lo sguardo e disse “Se
avete intenzione di farmi cambiare idea sulla mia decisione di lasciare la
ciurma, potete girare i tacchi e andarvene. Non cambierò idea, non voglio più
rivedere quel…quel…” cercò di trovare qualche insulto
riferito a Rufy, ma la verità era che non ci riuscì e
di fatto chinò la testa lasciando interminata la frase.
I suoi compagni sussultarono a quelle parole, in quanto non ne sapevano
niente.
“Tu vuoi lasciare la ciurma? Ma ti è dato di volta il cervello? Non
possiamo proseguire senza di te!” disse Zoro alzando
la voce.
Nami si alzò di manca la vostra navigatrice,
voi non potete proseguire il vostro viaggio, vero?”
Zoro la guardò con aria seria “Esatto. Senza
di te non possiamo proseguire, ma non perché ricopri il ruolo di navigatore, ma
perché ormai fai parte della ciurma, di questa assurda famiglia e nessuno di
noi avrà intenzione di lasciarti indietro, non se il motivo è uno stupido fraintendimento. Rufy non te lo permetterà!”
“Prima di tutto sono adulta e vaccinata e nessuno mi deve dire cosa devo
fare e secondo a Rufy non importa niente di me. Se
gli importasse non avrebbe baciato Lily. Né davanti ai miei occhi, né dietro le
spalle!” urlò la ragazza, stringendo i pugni quasi a farsi male.
Zoro sbuffò e disse “Nami,
Rufy ha baciato Lily a sua insaputa! Non era il vero Rufy!” disse infine sperando di calmare la navigatrice.
“Cosa vorresti dire?” disse la ragazza sgranando gli occhi.
“Abbiamo scoperto cosa è successo!” disse Robin posando una mano sulla
spalla della compagna.
“è stata Lily a raccontarvi tutto questo?” Baggianate!” disse Nami, dopo essere venuta a conoscenza di quanto avvenuto,
per niente convinta “Non credo a questa storia, soprattutto se è uscita dalla
sua bocca!” disse la ragazza contrariata.
Robin provò a farla ragionare “Ricordi che fin da subito abbiamo notato
qualcosa di strano in quest’isola? Che il comportamento degli abitanti era a
dir poco bizzarro? La spiegazione stava nel semplice fatto che nessuno si
trovava nel suo vero corpo!”
“Si Robin, ricordo quanto successo e anche quanto abbiamo affermato sulle
varie possibilità che potevano aver causato quello strano fenomeno, ma nonè allo scambio dei corpi che non credo,
ritengo che possa essere una cosa possibile. Semplicemente non credo ci sia
successo niente di tutto ciò per il semplice fatto che io non ho mai indossato
i panni di nessun altro!”
“Oh si che lo hai fatto e come te, tutti noi!” disse Zoro
“Posso anche dimostrartelo! Purtroppo per me, ho ricordato cose che avrei
preferito non sapere mai!” disse con faccia schifata.
Nami incrociò le braccia, scettica “Vediamo
allora!”
“Due giorni fa mi sono risvegliato in un letto che si trovava all’interno
di una costruzione abbandonata, situata su di una scogliera. Accanto a me,
dormiva Rufy nudo e non era il solo anon indossare niente, ma anche io ero privo
di qualsiasi indumento, solo che il mio corpo non era il mio, ma il tuo! In
poche parole, so cosa avete combinato tu e Rufy in
quella casa quella notte e lo sa anche Sanji, in
quanto era lui a trovarsi nel corpo di Rufy in quel
momento!” raccontò serio Zoro, percorso da dei
brividi di ribrezzo a ricordare quei momenti “E se non ti basta, posso anche
dirti dove hai dei succhiotti!” disse Zoro con un
ghigno divertito.
Nami diventò bordeaux per la vergogna e pregò Zoro di smetterla, sentendosi estremamente in imbarazzo.
Con Robin non c’era problema se veniva a saper certi dettagli dalla sua vita
amorosa, in quanto era la sua migliore amica, ma sapere che Zoro
era a conoscenza di particolari, che avrebbe voluto nascondere a lui e a tutto
il resto del mondo, la mise in agitazione, ma allo stesso tempo, questo la
convinse dell’autenticità della storia.
“Q-quindi anche S-sanjisa…insomma che io e Rufy
abbiamo …cioèSanji ha
preso il corpo di Rufy?” chiese Nami
rossa in volto.
Zoro annuì.
“Pensaci Nami…” cominciò Robin “Se ti sforzi,
anche a te possono tornare in mente delle cose. Se non situazioni che hai
vissuto, delle sensazioni!”
Nami chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi.
Sperava vivamente di ricordare qualcosa, così avrebbe avuto la massima certezza
che quanto dicevano, era vero. “Non ricordo nient’altro se non un senso di
disagio, come se non fossi realmente me stessa!”
“Sembra che tu fossi nel mio corpo!” disse Zoro
alzando le spalle.
Nami ignorò completamente quanto avesse
affermato lo spadaccino e sconvolta si portò le mani a coprire la bocca. “Q-Quindi
Rufy non mentiva quando diceva di non sapere perchè avesse baciato Lily!”
Robin e Zoro annuirono “Ora che sai la verità,
possiamo anche tornarcene alla Sunny e mettere una
pietra sopra a questa faccenda!” disse Zoro
incamminandosi, per poi fermarsi nuovamente, quando si accorse che Robin e Nami erano rimaste immobili, quest’ultima nuovamente seduta
a terra con il volto coperto dalla mani.
Robin con aria preoccupata, si rivolse allo spadaccino chiedendogli cortesemente
di lasciarle da sole. Essa si sedette accanto all’amica e le accarezzò con un
tocco gentile la schiena.
“R-Robin, c-cosa ho fatto?”
“Qualunque cosa sia successo, vedrai che si sistemerà. Se hai litigato con Rufy, sono convinta che lui capirà le tue ragioni!” disse Robin
nel vano tentativo di consolarla.
Namis scosse la testa “No, tu…tu
non puoi capire. L’ho trattato malissimo e detto lui cose cattive!” disse
iniziando a piangere “Ho rinnegato davanti a lui il giorno in cui mi sono unita
alla sua ciurma, accettandolo come capitano e amico e…”
il pianto della ragazza da calmo divenne disperato, ma comunque ebbe il
coraggio di alzare lo sguardo verso la compagna “R-Robin,
cosa devo fare? L’ho ferito. L’ho ferito come lui aveva fatto con me. Volevo
che soffrisse come stavo soffrendo io!”
“Nami, possono essere anche volate parole
pesanti, ma la situazione non si può risolvere se rimani qui a disperarti. L’unica
soluzione e discuterne con lui, non credi?”
Nami si asciugò le lacrime, ma qualche
singhiozzò le scappò ancora “E se non volesse più rivolgermi la parola? Io non
lo fare se fossi in lui!”
Robin sorrise “In questo caso, per fortuna che lui non è te. Nami, stiamo parlando di Rufy,
potrebbe sentirsi offeso, ma non lascerà questa faccenda in risolta e
soprattutto non ti permetterà di lasciare la ciurma!” disse l’archeologa
spostandole i capelli che le si erano appiccicati al volto.
Nami abbassò lo sguardo “F-forse
hai ragione!”
Robin si alzò e allungando la mano, aiutò Nami ad
alzarsi, per poi tornare alla Sunny, dove la
navigatrice venne accolta a braccia aperte.
Lily timidamente si avvicinò alla ragazza e le disse “N-Nami,
è tutta colpa mia. I-io…mi dispiace, vorrei poter
rimediare e…”
“Puoi scommetterci che è tutta colpa tua!” L’aggredì Nami
“Non mi importa se in quel momento Sanji era nel
corpo di Rufy, mi interessa il fatto che non avresti
minimamente dovuto avvicinarti al mio ragazzo!”
Sanji si fece avanti “Nami,
non prendertela con Lily, non è solo colpa sua. Anche io ho le mie colpe.
Potevo non baciarla e…”
“Questo è poco ma sicuro. Dico io, ma cosa vi costava aspettare?”
“C-ci siamo lasciati trasportare!” disse Sanji cercando di difendere Lily, nonostante non si
ricordasse appieno di come si erano svolti i fatti.
“Risparmiatemi le vostre scuse! Ora ditemi dov’è Rufy!”
disse Nami adirata.
I ragazzi guardarono la navigatrice con aria spaventata e le indicarono la
cabina dei ragazzi, dove Rufy si era rinchiuso per
diverso tempo senza più uscirne.
Nami si fermò davanti alla porta col pugno alzato,
impaurita e non avendo il coraggio i bussare. Fu Usopp,
infatti, comparendole alle spalle, a bussare per lei, per poi svignarsela per
il timore di tirarsi dietro l’ira della ragazza.
Il cuore di Nami prese a battere velocemente, non
sentendosi ancora pronta ad affrontare il ragazzo.
Attese comunque il permesso di entrare, che però non arrivò.
Essa decise allora di aprire lentamente la porta cigolante, per vedere che
l’interno era illuminato da una piccola fiammella, quasi in procinto di
spegnersi.
Intravide la sagoma di Rufy, sdraiata su di un’amaca
con le braccia dietro la testa e il volto coperto dal cappello.
“R-Rufy!” disse Nami in
un sussurrò, ma ebbe la certezza che il ragazzo l’ebbe sentita, per il breve
sguardo che esso le aveva lanciato.
“Rufyio…non so
veramente cosa dire. Dire scusa mi sembra così poco e insignificante, io però…” cominciò Nami.
Rufy si mise a sedere e la guardò serio negli
occhi “Sei venuta a conoscenza di come stanno realmente le cose!”
Nami annuì.
“Hai creduto a questa storia e a me no. Come dovrei sentirmi secondo te?”
disse Rufy arrabbiato.
“Ecco io…” cominciò Nami
non sapendo cosa dire.
“Posso capire che ti sia sentita ferita per quel bacio, in quanto tutte le
circostanze erano contro di me, ma avresti dovuto credermi quanto ti ho detto
che non sapevo il perché si era venuta a creare quella situazione e soprattutto
avresti dovuto avere fiducia in me, Nami!”
“Quello che dici è vero, avrei dovuto avere fiducia in te, ma tu non sai
cosa ho provato. Mi sono sentita tradita e inoltre non sapevi darmi una spiegazione
di quanto è successo!”
“Infatti non sapevo cosa era successo!”
“Questo l’ho capito, ma scusa tanto se mi è sembrato solo un vano tentativo
di non spiegarmi il perché avessi baciato un’altra!” disse Nami
alzando la voce, per poi calmarsi. “Tu cosa avresti fatto se fossi stato al mio
posto?”
“Avrei continuato a cercare una spiegazione. Non ti avrei subito puntato il
dito contro, nonostante l’evidenza. Mi hai detto chemi ami l’altra notte, giusto? E per come la
vedo io amore non è una parola che si può dire alla leggera, ma la si esprime
quando davvero si prova qualcosa per un’altra persona e se avessi baciato un
altro, mi sarei scervellato per cercare un motivo per il tuo comportamento, se
poi avessi scoperto che non era colpa tua, tanto meglio!”
Nami si sentì piccola come una pulce a sentire
quelle parole. Lei non aveva minimamente cercato di trovare una spiegazione.
Per lei i fatti erano quelli e aveva subito condannato il ragazzo.
“Io non sono come te Rufy. Io se vedo una cosa,
non cerco spiegazioni, è quella e basta. Se vedo un oggetto rosso per me è di
quel colore, non vado a vedere se è il tipo di luce che da quel tipo di
colorazione. E quando ho visto te e Lily attaccati, non sono riuscita a dirmi
che forse le cose non erano come i miei occhi vedevano. Da quando sono bambina
hosempre dovuto difendermi da quanto
vedevo o da quanto sentivo. Fermarmi a pensare se le cose stavano realmente
come le percepivo o meno, poteva essere pericoloso e non mi sono mai pentita di
questo mio modo di fare. Non ho mai voluto dare una seconda chance alle cose che
mi succedevano intorno, nè a chi ai miei occhi mi
tradiva, quindi capisco perfettamente se tu, non voglia dare una seconda chance
a me!” disse Nami abbassando la testa.
Rufy si alzò completamente e si avvicinò alla
ragazza “Non ho mai detto questo Nami, né ti lascerò
abbandonare questa ciurma. Quando ci siamo messi insieme, avevamo pensato che
tra noi le cose sarebbero potute andare male e abbiamo deciso che in qualsiasi
modo sarebbe andata a finire la nostra storia, non avresti lasciato la ciurma e
invece è stata la prima cosa che hai fatto. Ora che sei tornata e suppongo che
tu sia tornata per restare e per chiarire la faccenda, chi mi garantisce che
non mi abbandonerai se succederà davvero qualcosa per cui non ci sarà rimedio?”
Nami abbassò la testa “Quando abbiamo avuto
quella discussione, non sapevo di cosa stessi realmente parlando. Non avevo mai
amato nessuno e non sapevo cosa volesse dire soffrire per amore!” disse Nami guardandolo negli occhi “Quindi Rufy,
non voglio farti questa promessa. Se davvero mi avessi tradito con Lily, io non
sarei riuscita rimanere sulla nave, vedendoti ogni secondo della mia vita.
Sarei stata troppo male. Solo qualche minuto di quella sofferenza mi ha fatto
desiderare di non averti mai conosciuto. No, se le cose tra noi finiscono male,
non credo di riuscire a starti vicino!”
Rufy abbassò la testa “Mi aspettavo questa
risposta. L’ho capito dalmomento in cui
ho visto il tuo dolore negli occhi quest’oggi al lago. E credo di poterlo
capire anche se è dura da accettare. Io per niente al mondo vorrei che la
ciurma si sciogliesse, non per litigi o roba del genere. Se qualcuno abbandona
la ciurma è solo perché ha realizzato il suo sogno e desidera continuare la
propria vita a terra, ma indipendentemente dalla scelta di fermarsi o
continuare a navigare per mare, sarebbe comunque sempre un pirata della mia
ciurma!”
Nami cercò di guardare Rufy
negli occhi, ma esso sembrava voler sfuggire al suo sguardo.
“Rufyio…mi dispiace,
ma ora che capisco cosa vuol dire, non volevo illuderti!” disse Nami abbassando lo sguardo.
“Preferisco che tu sia stata sincera. Però…”
Nami sgranò gli occhi “Però? Però ora non vuoi
riprovare perché temi che io un giorno me ne vada? Fa male, ma posso capire.
Vorrà dire che tornerà tutto come prima!” disse Nami
scura in volto.
“No…non sarà mai come prima. Ormai siamo troppo
presi uno dall’altra e non ho nemmeno intenzione di rinunciare a te. Non ho mai
pensato di lasciarti e dimenticare quanto accaduto. Forse questa esperienza
servirà a qualcosa, magari ad avere maggiore fiducia uno per l’altro!”
Disse Rufy finalmente alzando lo sguardo su di Nami.
La ragazza si sentì sollevata a sentire che Rufy
non aveva intenzione di rompere con lei, per la mancata fiducia che essa aveva
avuto in lui e senza pensarci, lo abbracciò.
Ma il suo sollievo si trasformò in preoccupazione, quando si accorse che Rufy era rimasto immobile. Lo guardò in volto ed esso era
ancora serio come quando era entrata, tanto da pensare di aver capito male.
“Non hai capito male, ma Nami, al momento non
riesco a dimenticare quanto mi hai detto. Cosa hai pensato di me e fa male.
Possiamo ritenere la cosa risolta, ma ho bisogno di tempo per sbollire...Scusa!”
disse per poi allontanarsi e uscire dalla cabina, lasciando Nami
sola nella stanza dei ragazzi, con la piccola fiamma che smettendo di bruciare
si spense, come ha voler simboleggiare la fine di quella assurda storia.
Passarono un paio di giorni in cui sulla Sunny si
era venuta a creare una situazione di disagio per quanto successo a Nami e Rufy.
Il capitano, nonostante partecipasse con entusiasmo alla vita che svolgeva
sulla nave, di tanto in tanto lanciava delle occhiate a Nami,
rattristandosi e perdendo vitalità.
Questo nervosismo però non aveva
influito sul suo appetito, al contrario di Nami che
faticava a ingerire qualsiasi cosa Sanji le
preparasse, facendolo preoccupare, in quanto era lui il responsabile
dell’alimentazione dei suoi compagni e la navigatrice stava mangiando poco e
male in quei giorni.
Usopp e Chopper, che tifavano per la coppia,
cercavano di convincere Rufy a dimenticare quanto
fosse successo, dicendo lui che capitava a tutti di sbagliare, ma esso
rispondeva loro che non potevano capire quanto aveva provato e i due, sapendo
che aveva ragione, lasciavano cadere il discorso, scoraggiati dal loro
fallimento.
Robin e Lily, invece, cercavano di aiutare Nami
ad affrontare la situazione che si era venuta a creare, ma l’aiuto della
seconda, non era ben accetta dalla navigatrice, che l’aggrediva con parole a
volte pesanti, non tenendo conto che poteva anche ferire la compagna.
La ragazza dai capelli rossi, riteneva Lily la prima responsabile di tutto quanto,
in quanto se non si fosse mai unita a loro, il litigio tra lei e Rufy non sarebbe avvenuto.
Capitava a volte che la discussione tra Nami e
Lily si accendesse in cucina, davanti a Sanji, il
quale non sopportava che la sua amata venisse trattata in un modo tanto duro da
Nami, soprattutto dopo che essa si era scusata cento
volte e, insieme a lei, anche lui.
Lui che non aggrediva mai una donna, né la insultava, si ritrovò esasperato
dai continui litigi che si venivano a creare sulla nave, che ferivano
profondamente Lily, la quale non aveva la minima intenzione di creare quella
situazione. Essa si sentiva talmente colpevole che più volte aveva espresso
l’idea a Sanji di lasciare la ciurma, sperando che Nami si potesse calmare e che con Rufy
le cose si potessero sistemare.
Il cuoco le aveva ripetuto mille volte che non avrebbe dovuto pensare a una
cosa del genere, perché indipendentemente da quanto diceva Nami,
Rufy non la considerava colpevole, dato che la
ragione per cui il capitano teneva il muso alla navigatrice, andava ben oltre
al semplice bacio che involontariamente si erano scambiati.
“Adesso basta!” urlò Sanji, smettendo
improvvisamente di cucinare, quando sentì nuovamente Nami
rincominciare con le sue solite accuse.
Non si girò nemmeno, ma continuando a fissare il cibo che stava preparando
disse “è ora di finirla con questa storia Nami. Lily
ti ha già ripetuto più volte che le dispiace di aver baciato Rufy, nonostante lei fosse convinta di baciare me. Io ti ho
ripetuto che la colpa di quanto è successo, è anche colpa mia e che se siete
arrivati a questo punto, è solo perché lo avete voluto tu e Rufy.
Ma sembra che tu non voglia ascoltare queste ragioni e continui ad accanirti su
di lei!”
“Certo, perché è evidente che niente di tutto ciò sarebbe successo, se lei
non avesse mai messo piede su questa nave!” disse Nami
fulminando con gli occhi la ragazza, che abbassò la testa.
“Sono stanco di sentirti dire queste cose. Lily è una nostra compagna e non
posso sopportare che tu la tratta in questo modo!” disse Sanji
infastidito.
“Certo, guai a chitocca la tua
amata!” disse Nami arrabbiata.
Sanji la guardò negli occhi come mai aveva
guardato una donna. Sorvolò su quanto detto la ragazza, ma le disse “Se Rufy ce l’ha con te per quanto è successo, è solo te che
devi biasimare!”
“Ti conviene tacere Sanji!” disse Nami, punta nell’orgoglio.
“Cos’è? La verità fa male? Non hai avuto fiducia in Rufy
e ora accettane le conseguenze. Non otterrai nulla sfogando il tuo dispiacere e
la tua rabbia su chi non centra, portandoci a litigare tra noi!” Sanji fece una pausa e si accese una sigaretta “E per
ultima cosa, se Lily decidesse veramente di lasciare la ciurma perché non si
sente ben accetta…io potrei prendere la decisione di
seguirla!” disse in modo serio, tanto che Nami
temette che il cuoco potesse mettere in pratica quanto detto. Sconfitta, la
ragazza si alzò dal tavolo e, non dicendo altro, si recò verso la porta della
cucina proprio quando Rufy si accingeva ad entrare.
I due si fissarono per diverso tempo, senza che nessuno dei due spiccicasse
parola. Fin quando la ragazza, non riuscendo a sostenere lo sguardo del
ragazzo, lo superò andandosene via.
Rufy la guardò allontanarsi fin quando gli fu
possibile, per poi andarsi a sedere al suo posto e guardare i visi dei compagni
presenti nella stanza.
C’era tensione nell’aria e nessuno osò dire niente.
Usopp si sentiva estremamente a disagio e
grondava sudore da qualsiasi parte. Zoro, appoggiato
al muro con le braccia dietro la nuca, stava cercando di analizzare la
situazione, Brook aveva la bocca spalancata, shoccato
da quanto il cuoco aveva affermato, Lily erain procinto di piangere e Sanji stringeva i
pugni con forza, arrivando addirittura a piegare una posata che teneva in mano.
Robin invece sospirò. Il suo viso, che non lasciava quasi mai trasparire
nervosismo nemmeno nelle situazioni più difficili, ora esprimeva tutta la sua
preoccupazione.
Rufy osservava Sanji
con aria seria “è vero Sanji?”
Sanji alzò lo sguardo sul capitano.
“è vero che saresti disposto a lasciare la ciurma se Lily dovesse
abbandonarci?”
I presenti sussultarono, il cuoco per primo. Non si sarebbero aspettati di
scoprire che Rufy li avesse sentiti discutere. Sanji sperava che quella domanda e soprattutto quella
scelta non si sarebbe mai posta sulla sua strada.
Sanji guardò serio il suo capitano e riflesse
molto prima di rispondere. Guardò i suoi compagni uno ad uno e sentì tutto
l’affetto che provava per ognuno di loro, infine posò lo sguardo su Lily, così
sensibile e delicata che cercava ancora il suo posto nel mondo, e pensò a cosa
provava per lei. Un sentimento mai provato verso nessun altra donna, un
sentimento forte e travolgente capace di rendere felice e forte un uomo, ma
allo stesso tempo capace di farlo sentire vulnerabile e debole.
“Se mai dovessi scegliere se seguire il mio sogno o seguire l’amore…credo che sceglierei l’amore!” disse Sanji senza abbassare lo sguardo. Era sicuro di quanto
avesse affermato. Nel caso avesse dovuto scegliere, avrebbe scelto di stare con
Lily.
Rufy lo guardò serio, poi accennando un
sorriso, disse rattristato “Capisco!”
Sanji si accorse di come avesse influito quella
sua risposta sui sentimenti del capitano e cercò di spiegare le sue ragioni, ma
Rufy non gliene diede tempo “No Sanji,
non mi devi spiegare niente. è giusto che tu faccia le scelte in base al tuo
cuore, non in base a cosa voglio io, perché se decidessi io, sarei egoista in
quanto io vi terrei sempre tutti quanti con me, ma so che prima o poi, ognuno
di voi sceglierà la sua strada, che potrebbe non essere accanto a me!” disse
sorridendo, anche se tristemente “Anche se spero che una nostra eventuale
separazione capiti il più tardi possibile!”
Usopp si lasciò andare indietro sulla sedia
come se fosse svuotato delle sue energie “Ragazzi, ma cosa ci sta succedendo di
questi tempi? Sembra che tutto stia andando a rotoli. Tu e Nami
che litigate, Sanji che alza la voce con Nami e che potrebbe lasciare la ciurma se Lily decidesse di
andarsene a causa di Nami. Sinceramente non credevo
si potesse mai arrivare a questo punto!” disse Usopp
rattristato.
“Non sta succedendo niente di strano Usopp!”
disse Robin “ State solo crescendo e provando nuovi sentimenti che da sempre
hanno scombussolato la vita dell’essere umano. Ma certi sentimenti, per
l’appunto, ti portano a fare certe scelte che posso influenzare per sempre la
tua vita e quella degli altri. Quando avete cominciato il viaggio eravate solo
dei ragazzi e non avevate nient’altro per la testa che seguire i vostri sogni,
ora invece state diventando uomini e piano piano,
ognuno di voi potrebbe trovare qualcosa che ritiene più importante dei sogni.
Come nel caso di Sanji, l’amore!” disse Robin, in
quanto più matura di tutti.
“Bhe ma si possono seguire i sogni, senza per
forza abbandonare l’amore!” disse Usopp.
“Ripensa a quanto abbiamo scoperto nel futuro. Una donna del tuo villaggio
ti avrebbe presto donato un figlio e questa donna aveva deciso di seguirti nel
tuo viaggio, così da permetterti di continuare a realizzare il tuo sogno di
viaggiare e di essere un pirata, ma cosa faresti se quella donna decidesse di
voler rimanere al tuo villaggio?”
Usopp abbassò la testa. Aveva già dato questa
risposta quando erano stati nel futuro e anche se non sapeva minimamente cosa
volesse dire essere innamorati, per quanto provasse una certa attrazione per Kaya, e ancora meno cosa significasse diventare padre disse
“Come ho già detto, rimarrei con Kaya e mio figlio!”
Robin sorrise “Vedi? A volte si è costretti a scegliere!”
Usopp annuì dando ragione alla donna.
“Tu Zoro-san, cosa faresti se si presentasse
questo problema?” chiese Brook.
“Io sarò dove vuole il capitano e dato che lui mi vorrebbe sempre al suo
fianco, essia!” disse serio Zoro
“Inoltre non potrei essere uno spadaccino, se rimanessi fermo in un singolo
posto, senza avere qualche sfidante contro cui combattere di tanto in tanto!”
“Quindi sceglieresti il tuo sogno!” disse Brook
“Io non saprei, ma credo che non mi si porrà mai il problema, dato che
difficilmente troverò una scheletrina da amare!”
“Tu Rufy?” chiese Usopp
curioso.
Rufy sembrò pensarci “Io spero che Nami voglia continuare a viaggiare, perché non voglio
nemmeno pensare all’eventualità di scegliere!” disse infine “A proposito di Nami, Lily, non te la prendere per quello che ti dice. È
nervosa e tende a essere un po’…”
“Scorbutica?” disse Brook.
“Antipatica e pericolosa?” disse Usopp.
Rufy sorrise, pensando che se Nami avesse sentito, per i suoi due compagni sarebbero
stati dolori.
Lily sorrise dolcemente al suo capitano “Non c’è problema, in parte me lo
merito, ma è evidente che mi detesta e che non mi vuole a bordo!” disse infine
rattristandosi.
“Quando si calmerà vedrai che ti accetterà, infondo prima di questa storia,
ti aveva accettato no?” disse il ragazzo di gomma.
Robin sorrise “Se poi vedi che non ti sopporta proprio, regalale un
pacchetto di gioielli e vedrai che cambierà idea. Con me ha funzionato!” disse
l’archeologa ricordando il tempo in cui si era unita alla ciurma, ma il suo
pensiero venne interrotto dalla voce della navigatrice, che chiedeva
all’istante l’intervento di tutti sul ponte.
“Che succede?” chiese Rufy, ma non aspettò la
risposta, in quanto il cielo era stato improvvisamente oscurato da nuvole nere
carice di acqua e il vento aveva preso a soffiare in maniera molto forte, tanto
che rischio di rovesciare la nave più volte.
“Dobbiamo subito ammainare le vele, presto!” disse Nami
preoccupata.Aveva il presentimento che
quella tempesta, che da li a poco sarebbe scoppiata, avrebbe creato loro non
pochi problemi. Rufy e gli altri eseguirono l’ordine,
tirando su le vele, così che la nave acquistasse subito maggiore stabilità,
nonostante ora fossero le onde a farla oscillare da una parte all’altra.
“Lily, vai al riparo!” disse Sanji, vedendo
l’aria spaventata della ragazza, ma a quell’ordine Lily cambiò espressione e
con sguardo determinato disse “No, voglio aiutarvi anche io. Posso controllare
l’acqua a mio piacimento, magari in caso di bisogno posso fermare qualche onda
che si abbatterà pericolosamente sulla Sunny!”
Sanji la guardò con aria preoccupata, ma
avvicinandosi a lei, le legò al fianco una corda, in modo tale che non venisse
spazzata via dal ponte.
Anche gli altri membri si legarono una corda di sicurezza alla vita.
Chopper venne, come al solito, incaricato di reggere il timone e di
comandare la nave, mentre gli altri eseguivano accuratamente gli ordini di Nami.
Problemi di cuore o meno, Nami rimaneva sempre un’ottima
navigatrice.
La nave prese a ondeggiare in modo violento, tanto da creare un senso di
nausea ad alcuni mugiwara, nonostante fossero
abituati ad affrontare tempeste, ma quella sembrava più forte di tutte quelle
che avevano affrontato fino ad allora.
Non solo la pioggia cominciò a cadere in modo battente, ma comparvero anche
i fulmini che con la loro potenza squarciavono il
cielo, mentre i tuoni si susseguivano in un intervallo che durava all’incirca
un minuto.
Come se tutto ciò non bastasse, improvvisamente nell’aria cominciarono a
formarsi diversi tornado e Chopper fece molta fatica a guidare la nave lontano
da quelle calamità, che avrebbero facilmente ingoiato tutti loro.
Questo però non fu sufficiente per sfuggire al pericolo incombente della
tempesta, in quanto il vento prese a soffiare ancora più forte, tanto da essere
in grado di sollevare, come se fosse stata della semplice carta, un corpo
umano. Di fatto tutti i mugiwara si ritrovarono a
volteggiare in aria, tenendosi ben stretti alle corde.
Le corde però erano state usate diverse volte e alcune di loro erano
alquanto consumate, tanto che quella che reggeva Nami,
si spezzò.
“Rufy!” gridò la ragazza cercando di afferrare il
braccio, che il ragazzo aveva allungato per afferrare la navigatrice.
Essa però era riuscita ad afferrare solo le dita, che in una situazione
normale, non sarebbero bastate come appiglio, ma essendo quelle di Rufy di gomma, allungandosi anch’esse, fecero sì che non
scivolassero dalla presa della ragazza.
In un momento in cui il vento si affievolì, facendo cadere tutti malamente
a terra, Rufy, legò alla vita di Nami,
la sua corda, assicurandosi che fosse ben legata e robusta.
Non fece in tempo però a prenderne un’altra per legare sé stesso, che
un’onda di proporzioni gigantesche, era in procinto di sommergere la Sunny.
Chopper non sarebbe mai riuscita a schivarla e Lily, congiungendo le
manidavanti al viso, si illuminò.
Quella stessa luce avvolse l’onda, che per un istante sembrò fermarsi.
Dalla fronte della ragazza cominciarono a scendere diverse gocce di sudore,
a dimostrare la fatica che essa stava facendo per tenere a bada quella forza
della natura.
L’onda però non rimase ferma a lungo, ma continuò ad avanzare, sebbene a
una velocità inferiore rispetto a prima, facendo sì che l’impatto con la Sunny fosse più debole, provocando danni non di entitàgrave, impossibili da riparare. La nave però
venne sommersa completamente dalle acque per qualche istante, prosciugando
delle proprie energie i possessori del frutto del diavolo, che si ritrovarono a
terra, incapacidi muoversi.
Nami cercò, con uno sguardo preoccupato, Rufy in quanto non aveva ancora provveduto a legarsi a una
cima di sicurezza, ma fortunatamente, esso era riuscito ad aggrapparsi al parapetto
della nave, in modo tale da non essere trascinato via dalle acque che si
ritiravano dal ponte.
Ma non ebbe la stessa fortunala
seconda volta che un’onda, sebbene molto più piccola della precedente, si abbatté
sulla Sunny, trasportando in acqua con sé, oltre a Rufy, materiale di vario genere non fissato alla nave.
“Rufy!” gridarono Nami
e Zoro all’unisono. La prima avrebbe voluto gettarsi
in acqua per aiutarlo, infischiandosene dell’eventualità di rischiare di essere
portata via dalla corrente, ma non riuscì a slegare la corda che la teneva al
sicuro. Sperò vivamente sull’aiuto dello spadaccino, in quanto era riuscito a
slegare il nodo. Ma avvenne qualcosa che lo spadaccino non aveva calcolato.
Lily, precedendolo, si era
istintivamente gettata in acqua per soccorrere il capitano.
Sanji urlò il suo nome spaventato e si sporse
dal parapetto alla ricerca sia di Lily che si Rufy, che
sembravano essere stati ingoiati dalle profondità marine.
Lily nuotava sempre più a fondo in cerca della sagoma di Rufy. Era molto buio in quelle acque, ma l’istinto le
suggerì di affidarsi al suo fiuto per riuscire a rintracciarlo. Sentiva la
corrente marina fare forza, per spostarla dal suo percorso, ma si accorse di
non fare poi molta fatica a resisterle.
Riuscì a trovare Rufy, che continuava a
sprofondare. Era ormai privo di sensi e una volta che riuscì ad afferrarlo, si
accorse che il ragazzo non aveva più aria nei polmoni.
Fu in quell’istante che si accorse di non sentir la necessità di ossigeno.
Risalì velocemente in superficie, incrociando Sanji
e Zoro, che si erano gettati in acqua per soccorrere
i loro compagni.
Entrambi sgranarono gli occhi quando la videro, soprattutto il cuoco.
Tutti misero nuovamente testa fuori dall’acqua, Sanji
e Zoro cercando respirare più ossigeno possibile, mentre
Lily respirava come se non avesse fatto il minimo sforzo.
Zoro cercò di aiutareLily a portare il capitano, ma esso, come
anche Sanji, faceva fatica a rimanere a galla a causa
delle onde che lo rispedivano sott’acqua e fu solo grazie all’intervento della
ragazza dai capelli lilla, che aveva fatto utilizzo dei suoi poteri, se i due
non rischiarono di affogare.
Finalmente le acque cominciavano a quietarsi e il cielo a schiarirsi, ma
nessuno potè gioire della notizia, in quanto Chopper
era ancora intento a rianimare Rufy, che era rimasto
a lungo senza ossigeno.
Nami guardava la scena, stringendo la mano di Rufy con forza, come se volesse essere il suo appiglio alla
realtà.
All’ennesimo massaggio cardiaco, Rufy prese a
tossire e il dottore lo fece girare di lato per aiutarlo a sputare più acqua possibile.
Il ragazzo lentamente riaprì gli occhi, nonostante avesse voluto tenerli
chiusi per la stanchezza.
Cercò di mettersi a sedere, sputando ancora acqua di tanto in tanto, e solo
quando si riprese un po’ riuscì a ricordarsi di quanto successo “Q-questa v-volta c’è mancato d-davvero poco. Grazie
Chopper!”
La renna scosse la testa “Non ringraziare me, se Lily non ti avesse
salvato, non avrei potuto rianimarti!”
Rufy cominciò a ringraziare la ragazza, quando
si accorse di un particolare che non aveva mai notato.
Sanji cominciò a roteare intorno a Lily, con
gli occhi a forma di cuore dicendo “La mia bellissima Lily è una sirena…è una sirena…è una sirena!”
“Abbiamo capito babbeo!” disse Zoro seccato, dato
che ormai la sorpresa l’aveva superata.
Robin guardò con la coda dell’occhio Nami e disse
“Siamo stati fortunati. Se Lily non si fosse unita a noi, a quest’ora Rufy sarebbe morto!”
Nami sussultò e abbassò la testa. La frase
dell’amica l’aveva fatta riflettere. Era vero che se Lily non si fosse mai
unita a loro, Rufy e lei non avrebbero mai litigato,
ma sarebbe accaduto qualcosa di peggio di un banale litigio, perché in quel
momento a Nami, tutto quello che era successo,
sembrava una sciocchezza rispetto a quanto sarebbe potuto accadere.
Le lacrime cominciarono a solcarle le guance, pensando che avrebbe potuto
perdere Rufy per sempre, si improvvisamente si
ritrovò a essere felice del fatto che Rufy, invece,
fosse semplicemente arrabbiato con lei.
Nami si alzò da terra, allontanandosi dal
ragazzo di gomma e lentamente si avvicinò a Lily, la quale non aveva ancora
detto niente.
La navigatrice l’abbracciò e dopo averla ringraziata per aver salvato Rufy, le chiese di perdonarla per essere stata cattiva con
lei.
Lily annuì a mala pena, ma non disse una parola.
Tutti la guardarono preoccupati, incapaci di comprendere cosa avesse.
La ragazza si guardò la coda spaventata, si osservò le mani e
successivamente si abbracciò le spalle, ritrovandosi a tremare.
Sanji le posò una mano sulla spalla e, sentendo
il suo corpo ghiacciato, la coprì con la sua giacca nera per darle un po’ di
calore.
Le bastò quello e i raggi del sole, per scaldarsi e una volta che la
temperatura corporea aveva raggiunto i 36°, riprese le sue sembianze umane.
La ragazza sgranò gli occhi a quel cambiamento e guardando Sanji, come colui che potesse darle delle risposte, chiese “Chi
sono io?”
Bene, non so a voi, ma a me questo
capitolo, non misoddisfa e non sono
nemmeno riuscita a scrivere quello che volevo, in quanto mi sono già venute
fuori troppe pagine. Uffi...avevo in mente una scenetta simpatica (credo) in cui Rufy e Nami avrebbero fatto definitivamente pace...Dovrete aspettare per leggerla, mi dispiace.
Bhe almeno ho tirato fuori una piccola parte
del mistero che aleggia attorno a Lily. Qualcuno di voi ha in mente chi sia
veramente lei? Bhe si una sirena e poi?
Come al solito fatemi sapere cosa ne
pensate, anche se ho un po’ paura in quanto come ho detto prima, il capitolo
non mi piace.
Lily era rimasta piuttosto sconvolta e sorpresa nello scoprire che in realtà
fosse una sirena, ma l’aver conosiuto una parte di se
stessa, non le bastò per ricordare altri particolari della sua vita, prima
della sua prigionia a Shionomizu.
Usopp aveva teorizzato, che essendo una sirena,
la ragazza provenisse dall’isola degli uomini pesci, ma fu Chopper a smentire
quella sua teoria, appoggiato da Robin.
La renna ricordò a tutti i membri dell’equipaggio, che se c’era qualcosa
che accumulava gli uomini pesci e gli esseri umani, era il fatto di possedere nelle
proprie vene il sangue, mentre invece Lily, non sembrava disporne. Robin
invece, leggendo vari libri, non aveva mai letto di sirene capaci di governare
l’elemento dell’acqua e soprattutto con la capacità di confondersi con gli
esseri umani a loro piacimento.
Kokoro era una sirena in grado di camminare
sulla terra ferma e poteva passare per un’umana, ma i suoi piedi rimanevano
palmati e soprattutto, la donna aveva dovuto aspettare diversi anni, prima che
la sua coda si dividesse.
Ma questo non era il caso di Lily.
Essa apparteneva a una razza di sirena probabilmente ancora sconosciuta alla
maggior parte degli esseri umani, in quanto la marina doveva essere al corrente
dell’esistenza di creature simili a Lily.
Il fatto però di non appartenere nemmeno all’isola degli uomini pesci,
faceva sentire come svuotata la ragazza. Essa pensava di essere un’umana con
delle doti speciali, nonostante non avesse sangue, ma quel dettaglio lo
attribuiva al fatto che l’acqua era sua amica e non si era mai posta realmente
il problema. Inoltre aveva visto talmente tanti esseri umani con strani poteri,
che non aveva minimamente pensato di non esserlo.
A differenza sua però, Robin sembrava affascinata dalla compagna e aveva
notato già diverse cose sul suo essere sirena.
La coda le spuntava quando si immergeva completamente nell’acqua, come una
sorta di difesa per non annegare e, per far si che diventasse un tutt’uno con
l’elemento, la sua temperatura corporea si abbassava di molto, fino a
raggiungere la stessa temperatura dell’acqua e poteva ritrasformarsi in umana
solo una volta che la sua temperatura corporea raggiungeva quella normale per
un essere umano.
Tutti erano curiosi di scoprire qualcosa di più su di lei, tranne la
persona interessata, che aveva un unico desiderio: essere umana.
Si domandava cosa ne sarebbe stato di lei ora che Sanji
aveva scoperto che in realtà non era una donna, ma un “mostro” marino della
mitologia, che con il suo canto ipnotizzava e uccideva gli umani annegandoli.
Sapeva che quella leggenda non era vera, ma temeva comunque una reazione
negativa da parte del suo amato, il quale però non sembrò dimostrare nessun
senso di disagio verso il suo vero essere, al contrario sembrava alquanto
entusiasta.
Nami era seduta sul letto con la testa persa
nei suoi pensieri.
Aveva un’aria preoccupata, un aspetto che non passò inosservato a Robin,
quando quest’ultima la raggiunse nella stanza.
Tutto il pasticcio che era successo con Rufy,
l’aveva alquanto scombussolata, tanto che aveva smesso di aggiornare il diario
di bordo, perdendo anche di vista la nozione del tempo che inesorabilmente
trascorreva.
Il giorno prima, dopo lo spavento che aveva preso quando Rufy aveva rischiato di morire, aveva riflettuto molto.
Preferiva un capitano e ragazzo arrabbiato, piuttosto che un capitano e ragazzo
morto. Così tutto d’un tratto, un litigio non le sembrava poi una cosa per cui
prendersela tanto. Sarebbe passato un giorno o l’altro e tutto sarebbe tornato
come prima.
Si sentì sollevata e si ritrovò addirittura felice del fatto che il
capitano non le parlasse perché fosse arrabbiata con lei, piuttosto perché non
avrebbe mai più potuto rivolgere la parola a nessuno e quella improvvisa
serenità, scaturita da un spiacevole incidente, le fece tornare voglia di
scrivere.
Sfogliò il diario di bordo, che era rimasto indietro di parecchie pagine e
con molta dedizione, prese a scrivere per filo e per segno, quanto accaduto in
quel periodo di assenza.
Aveva quasi finito, mancava solo l’ultima giornata vissuta da lei e dalla
sua ciurma. Prese a scrivere la data di quel giorno in altro a destra, quando
dopo aver scritto giorno e mese, spalancò gli occhi, ricordandosi di essersi
dimenticata una cosa.
Fece un rapido calcolo uno, due…più volte, ma il
risultato era sempre lo stesso.
Il suo volto sbiancò improvvisamente e rimase a fissare la data scritta sul
diario per diverso tempo. Nemmeno l’entrata della sua compagna nella stanza,
riuscì a destarla dai suoi pensieri.
Robin la osservò confusa.
In un primo momento pensò che la sua preoccupazione fosse ancora dovuta al
litigio con Rufy, ma la sera prima la ragazza le
aveva raccontato di quanto in realtà, non considerasse più quel fatto come
qualcosa per cui piangersi addosso ecuriosa
chiese “Nami, cosa ti succede?”
Nami alzò lo sguardo preoccupato e fissò
l’archeologa per qualche secondo, accrescendo la curiosità della donna “Io…io ho un ritardo!” disse solamente, ma bastarono quelle
parole per far comprendere la donna, ben consapevole di cosa potesse voler dire
quella frase.
La donna in un primo momento si ritrovò senza parole, ma vedendo la sua
compagna piuttosto agitata le disse “Nami, calmati.
Non vuol dire niente. A volte può capitare che succeda, soprattutto quando c’è
un cambio di stagione o quando qualcosa scombussola la nostra vita e mi pare
che tu ultimamente sia stata alquanto sotto pressione!” disse la donna
sedendosi nel letto accanto alla ragazza, accarezzandole i lunghi capelli
arancioni.
“Ma se non fosse così? Se in realtà io…iofossi…incinta?” disse inclinando la voce sull’ultima
parola.
Robin si sentì spiazzata. Erano poche le volte in cui le parole le
mancavano, ma una gravidanza inaspettata, non era un argomento da prendere alla
leggera e prima di parlare era necessario rifletterci sopra.
“Robin, ho paura!” disse Nami spaventata.
“Fai un bel respiro profondo e dimmi…se ci fosse
veramente un bambino in arrivo, tu lo vorresti?”
Nami sgranò gli occhi e abbassò il capo “Io…io non mi sento pronta per essere madre Robin. E poi non
so nemmeno se Rufylo vorrebbe?”
“Credo che il capitano sia l’ultimo dei problemi, in quanto non credo si
faccia troppe preoccupazioni, se stesse per arrivare un nuovomembro nella ciurma!”
Nami annuì “Forse. Ricordo che era impaziente
di stringere nuovamente Ace fra le braccia, quando siamo tornati dal futuro, ma
da allora molte cose sono cambiate. Anche io ho provato una gioia immensa a
stringere quel bambino, ma…ora…io la penso
diversamente. Non voglio dire che non voglio più Umi
ed Ace, ma loro sarebbero dovuti nascere fra diverso tempo e …sta accadendo tutto troppo in fretta!”
Disse Nami con occhi lucidi.
Robin sospirò, comprendendo l’amica, ma allo stesso tempo se questo bambino
stava per arrivare, non si poteva porre rimedio.
“Nami, èinutile stare qui ad agitarsi senza nemmeno sapere se questo tuo ritardo
voglia significare qualcosa!” la donna si alzò e porgendo la mano alla
navigatrice, si fece seguire.
Si recarono in infermeria, dove speravano di trovare Chopper da solo, in
quanto Nami voleva evitare di dare una spiegazione
all’intera ciurma sulla sua presenza in infermeria.
Fecero infatti ben attenzione che nessuno seguisse i loro movimenti e una
volta chiusa la porta dietro alle loro spalle, Robin si mise di guardia per
controllare che non vi fossero spioni.
Nami, nonostante avesse capito il perché l’amica
l’avesse condotta in quel luogo, abbassò la testa imbarazzata, soprattutto
quando Chopper chiese loro se avevano bisogno di qualcosa.
Robin prese parola “Chopper, devi promettere che questa conversazione non
uscirà fuori da questa stanza!”.
Chopper sgranò i suoi occhietti, trovando quella situazione alquanto strana
“P-prometto!”
Robin guardò l’amica e la incoraggiò a parlare, ma dalla bocca della
navigatrice, uscirono solo parole incomprensibili.
Chopper inclinò il capo di lato guardando con aria confusa la navigatrice
“Stai per caso male Nami?”
La ragazza scosse la testa negativamente e facendo un profondo respiro,
tutto di un fiato disse “Creso di essere incinta!”
Gli occhietti di Chopper si riempirono di stelline e cominciando a
saltellare, disse “Quindi presto rivedremo Umi e Ace?
E tu e Rufy farete di sicuro la pace. Un bambino è
sempre motivo di riappacificazione. Che bello! Che bello! Che bello!”
Robin sorrise, al contrario di Nami che colpì in
testa la povera renna urlandogli “Baka, anche se
fosse, non sarebbe Umi, né tanto meno Ace. Inoltre
non ne ho la certezza. Ho solo un piccolo ritardo tutto qua! Sei tu che devi
dirmi se le mie supposizioni sono esatte o meno!”.
Chopper annuì e prelevando un po’ di sangue di Nami
disse “Ti farò sapere il prima possibile il responso, ma per il momento,
incinta o meno, ti consiglierei di rilassarti un po’ facendoti una bella doccia
calda per rilassare i nervi. Ti farà bene, in entrambi i casi!”
Nami sospirò e abbozzando un sorriso, decide
di seguire il consiglio della piccola renna.
L’acqua calda che le bagnava la pelle, era un vero toccasana per i suoi
nervi troppo tesi a causa di tutto quel trambusto. Si passò la spugna, con il
suo bagno schiuma preferito, passandoselo, prima sulle gambe, poi sulle
braccia, sottoponendo il suo corpo a un piacevole massaggio. Riuscì a rilassarsi
un pochino, nonostante temesse un responso positivo da parte di Chopper.
Uscì dalla doccia e, non preoccupandosi di bagnare per terra e di mettersi
qualcosa addosso, si recò davanti allo specchio, dove comparve la sua immagine
magra e slanciata. Si osservò per diverso tempo, portandosi poi le mani al
ventre, come a voler sentire se davvero ci fosse qualcosa che stesse crescendo
dentro di lei.
Si girò di lato, per vedere se la sua linea poteva già essere stata
rovinata, nonostante fosse impossibile intravvedere anche solo un minimo di
pancia, nel caso davvero aspettasse un bambino.
Rufybussò per la terza volta nella cabina delle ragazze e non sentendo
nuovamente risposta, decise di entrare, per niente spaventato dalla possibilità
di scatenare l’ira delle ragazze.
Ci rimase male quando al suo interno non vi trovò nessuno.
Cercò in altre aree della nave, non trovando la persona da lui cercata da
nessuna parte. Corse a vedere in cucina, quando per strada per poco non
travolse Robin.
Si fermò di scatto e le domandò se sapesse dirgli dove avrebbe potuto
trovare Nami.
L’archeologa gli rispose che la ragazza si trovava in bagno, ma nonostante
essa si trovasse in un luogo che richiede privacy, il ragazzo si recò sul
posto, entrando nella stanza senza nemmeno bussare.
Nami spaventandosi per l’entrata del ragazzo,
per istinto afferrò il primo asciugamano che trovò per coprirsi, anche se
malamente.
Rufy chiuse la porta dietro di sé e disse “Ti
ho trovata. Ti ho cercato dappertutto!”
Nami sgranò gli occhi e arrossì di botto disse
“R-Rufy? T-ti sembra questo
il modo di entrare? S-senza nemmeno b-bussare?”
Esso alzò le spalle e disse “Che problema c’è, ti ho già visto nuda!”
Nami lo fulminò con lo sguardo e disse “Non
significa niente. Era una situazione diversa e…insomma
non ti devo spiegazioni, esci immediatamente fuori da qui!” disse la ragazza cominciando
a tirargli addosso qualsiasi cosa le capitasse a tiro.
Rufy però, scansando tutti i possibili colpi,
l’afferrò per le spalle, facendo sgranare gli occhi alla navigatrice.
“Dobbiamo parlare!” disse serio.
Nami sembrò calmarsi e cercò di sistemarsi nel
miglior modo possibile l’asciugamano, per poi appoggiarsi al lavandino,
guardando Rufy negli occhi, il quale non sembrava
intenzionato a staccargli lo sguardi di dosso.
Rufy fece un respiro profondo e disse “Nami, voglio chiudere questa storia!”
Nami perse un battito, fraintendendo le parole
del ragazzo. I suoi occhi si riempirono di lacrime e balbettando, cominciò a
chiedere spiegazioni e a dargli nuovamente le sue scusa per il suo comportamento,
quando improvvisamente sentì le forti braccia di Rufy
stringerla al suo petto.
Nami poteva ben percepire il battito del cuore
del suo capitano, piuttosto veloce, probabilmente a causa del contatto con la
ragazza.
“Calmati, non intendevo dire che volevo chiudere la nostra storia, ma
quella del litigio!” disse quasi sussurrando e continuando a stringerla a sé “Ieri,
quando ho rischiato di morire. Ho capito che non voglio lasciarti sola, né voglio
andarmene dopo che abbiamo litigato. Non voglio che siano parole pesanti e
spiacevoli le ultime cose che mi hai sentito pronunciare!” disse, per poi
lasciare andare la ragazza, che lo guardava con occhi sgranati e commossi.
“Ti amo Nami. Queste sono le parole che voglio
che rimangano per sempre nel tuo cuore!” disse Rufy
accarezzandole una guancia.
“Io no!” disse Nami sorprendendo Rufy “Io non voglio che queste siano le tue ultime parole, perché
me ne dirai tante altre, perché noi due staremo insieme per sempre e anche se l’idea
di vedermi con le rughe non è allettante, invecchieremo insieme e solo quando
saremo vecchi potrò accettare quelle parole da te come ultima cosa che mi hai potuto
dire, ma sarà l’ultima cosa che mi dirai in questa vita solo per poco, perché se
mai te ne andassi prima tu, io ti raggiungerei poco dopo, non potendo stare
senza te e così continueremo a stare insieme anche nell’aldilà, senza che ci
sarà mai un’ultima cosa che potremo sentire l’uno dall’altra!” disse Nami determinata, sperando in cuor suo che veramente la sua
vita sarebbe arrivata tanto lontana insieme a l’uomo che amava.
Rufy sorrise a quelle parole e osservando le
labbra carnose di Nami, ne fu attratto e le sue
labbra si posero dolcemente su quella di lei, scambiandosi un amorevole bacio.
Zoro si stava recando in bagno, dopo che Sanji, dopo l’ennesima litigata, gli aveva sporcato la sua
maglietta bianca di caffè.
Aprìdistrattamente la porta,ma sentendo il rumore di sbaciucchiamenti, si
fermò di scatto osservando la scena.
Vide la schiena di Rufy e gli abiti di Nami sparsi per terra e, non pensando che i suoi vestiti
fossero stati abbandonati perché la sua compagna si era appenafatta la doccia, fraintese la situazione.
Chiuse la porta con il minimo rumore e si appostò davanti alla porta, con
le sue katane al fianco, a fare la guardia.
“Scappa, scappa, scappaaaa!” disse Usopp correndo anch’esso verso il bagno con una mano sullo
stomaco, che sembrava dolergli molto, e una dietro al sedere.
Era quasi giunto quasi a destinazione, ma prima che la sua mano potesse
toccare il pomello della porta, una katana gli venne puntata al collo.
“Dove credi di andare?” disse minaccioso Zoro.
“Baka, dove credi stia andando?” disse Usopp arrabbiato e allo stesso tempo disperato.
“Il bagno è occupato, quindi te la tieni!” disse lo spadaccino rimettendo
nella fodera la sua spada.
Quella notizia fu un macigno per il povero cecchino “Chi c’è dentro? Non
dirmi che è Franky, ci mette sempre un eternità e
dubito di resistere per molto!” disse con le lacrime agli occhi.
“No, ma ci vorrà comunque un po’ di tempo. Ci sono Rufy
e Nami!”
Usopp alzò le sopracciglia “Rufy
e Nami? E che stanno facendo nel bagno?”
Zoro ghignò “Stanno facendo pace!”
Usopp si piegò in due per il dolore allo
stomaco “Ma che cavolo! Potrebbero fare pace sul ponte o in cucina. Aiuto, non
resisto più!” disse sentendo un’altra fitta allo stomaco.
Zoro lo guardò stralunato “Idiota, non si
stanno semplicemente stringendo la mano. Sono un uomo e una donna, secondo te,
come potrebbero fare pace?”
“Non mi interessa come possano fare pace, basta che escano da…” Usopp improvvisamente capì. “E
tu ti sei messo qui per spiarli?”
Zoro arrossì imbarazzato e arrabbiato disse “Che
diavolo dici? Se non fosse stato per me, ti immagini cosa ti saresti ritrovato
davanti?”
Usopp sbiancò e sembrò dimenticarsi del
fastidioso mal di stomaco che si ritrovava al solo immaginarsi la spiacevole
scena.
Dopo che Rufy e Nami
smisero di baciarsi, la ragazza cominciò a vestirsi, ma al capitano non scappò
la mal celata agitazione della ragazza.
“Nami, qualcosa non va?” chiese
La ragazza si congelò sul posto e cercò di far distrarre il ragazzo
cambiando argomento “No, stavo solo pensando che se non colgo i mandarini
maturi, potrebbero andare a male!”
“Uhm che buoni i tuoi mandarini, sarebbe un vero spreco buttarli via!”
disse Rufy già pregustandosi il sapore dei deliziosi
frutti.
Nami sospirò pensando di averla scampata.
“Oltre i mandarini, c’è qualcos’altro che ti preoccupa. Lo sento. Mi vuoi
dire cosa è?” chiese Rufy curioso.
“Non è niente!” disse Nami nervosa.
“Dai, dimmelo!” disse Rufy cominciando a farsi
insistente.
“Non è niente!” disse Namicon tono più deciso.
“Dimmelo, dimmelo! Abbiamo fatto pace, quindi non ci devono essere segreti
tra di noi!”
“Nessun segreto!” disse Nami cominciandosi ad
alterare.
“Invece mi stai nascondendo qualcosa?” continuò Rufy
“Non ti nascondo nulla!” replicò la ragazza.
“Invece si!” disse Rufy.
“Invece no!” Rispose Nami.
“Invece si!”
“Invece no!” Disse Nami con una vena pulsante
sulla tempia.
“Invece si!”
“Invece…oh insomma Rufy.
Prima ti comporti come un uomo maturo, poi ad un tratto sembri un bambino di
tre anni! Finiscila!”
“La finisco quando mi dici cosa c’è!” disse Rufy
incrociando le braccia.
“Come te lo devo dire che non c’è niente?”
“E io come ti devo dire che sento che c’è qualcosa che ti preoccupa?
Dovresti sapere che il mio intuito non sbaglia mai!”
Nami guardò Rufy
negli occhi per poi abbassare la testa rassegnata “Ok, hai vinto. Non ti volevo
dire niente finchè non ne avrei avuto la certezza!”
Rufy si fece nuovamente serio, capendo che
quanto stesse per dire la sua amata, era qualcosa di serio su cui non si poteva
scherzare.
“Rufy, credo…ma forse sbaglio…cioè non ne sono sicura. Ho chiesto a Chopper di
controllare, ma non ho ancora saputo niente. Insomma ho avuto un piccolo
ritardo e…non vuol dire niente sia chiaro, ma
potrebbe esserci la possibilità che…,ma credo che
siano molto basse, infondo non ho avuto alcun altro sintomo e…”
“Nami!” la riprese Rufy,
non capendo niente di quanto la ragazza stesse farfugliando.
“Sono incinta!” disse la ragazza tutto di un fiato, con le guance diventate
rosse per l’imbarazzo.
Eccomi qua
dopo tanto tempo.
Scusate, ma
diversamente da quello che credevo, non riesco ad avere molto tempo per
scrivere. Quest’anno si è dimostrato moooooolto più
impegnativo di quanto pensassi, quindi non ci sarà più regolarità nell’aggiornamento.
Mi disiace.
Intanto
spero di farmi perdonare con questo capitolo.
Nami pronunciò quelle parole tutto di un
fiato, fissando Rufy negli occhi, il quale la
guardava con uno sguardo shoccato, incapace di emettere qualsiasi suono.
Quella sola reazione da parte del capitano, che aveva quasi sempre una risposta
pronta, le fece temere una reazione negativa da parte del ragazzo.
In quel momento però non le importava, voleva che Rufy
reagisse, le dicesse qualcosa, perché il suo silenzio la spaventava più di
qualsiasi altra cosa.
“Rufy, di qualcosa?” chiese la ragazza
implorandolo.
Rufy sospirò, si grattò la testa e accennò un
sorriso, leggendo la preoccupazione sul volto della sua navigatrice. “Scusa, Nami. Stavo pensando, dopo tutto non mi hai dato una
notizia che potessi minimamente aspettarmi. Chi se lo aspettava?”disse Rufy non sapendo esattamente come reagire, ma la paura di Nami, gli fece venire voglia di abbracciarla.
Nami si appoggiò la testa al suo petto,
dimenticandosi per una frazione di secondo i suoi problemi.
“Rufy, tu lo vuoi questo bambino, se è veramente
in arrivo?” chiese la ragazza con voce tremante.
Rufy sussultò a sentire quella voce timorosa
“Non avevo in programma di diventare padre così presto, oltre al fatto che
sarebbe dovuto succedere fra anni, ma se è andata così, non volto mica le spalle
al destino e un nuovo membro della ciurma sarà il benvenuto. Anche se…”
Nami lo guardò confusa “Anche se?”
Rufy arrossì imbarazzato “Ho un po’ paura!”
Nami sgranò gli occhi “Tu hai un po’ paura? Io
ne ho tanta invece. Non so come si fa a essere una madre, non so se sarò in
grado di crescere questo bambino e non so se…bhe non
so nemmeno io cosa!”
Rufy sorrise e accarezzandole il ventre piatto
le disse “Sarai di sicuro una madre bravissima e io un padre pasticcione…insomma non cambierà niente. Io farò casini e
tu rimedierai!”
Nami sorrise “Come fai a prendere ogni cosa
che ti capita, in modo così positivo? Anche le cose che sfuggono al tuo
controllo?”
Rufy scosse le spalle “Ho avuto anche io
momenti in cui vedevo tutto nero e ho notato che non serve a niente essere
negativi. Tutto ha un perché e spetta a noi trovare cosa c’è di positivo in
ogni cosa succede!”
Nami annuì “Ma è così difficile. So che un
bambino è una benedizione, ma…avrei voluto aspettare
ancora un po’, sentirmi pronta e…”
“Non credo si è mai veramente pronti per essere genitori, è sempre un tuffo
nell’ignoto. Forse è anche per questo che sono un po’ curioso. È sempre una
nuova avventura!” disse Rufy grattandosi la testa.
Nami sospirò alzando gli occhi al cielo,
vedendo che comunque Rufy era sempre lo stesso. Lo
stava quasi per riprendere, dopo tutto un bambino non era minimamente
paragonabile a un’avventura di qualche giorno, che da un momento all’altro
poteva finire. Era un’avventura eterna, perché anche nel momento in cui il
proprio figlio abbandona il nido, non si smette di essere genitori.
Il suo pensiero però venne interrotto da Usopp
che veramente disperato, cominciò a bussare freneticamente alla porta della
cabina.
Nami aprì la porta alquanto infastidita, in
quanto la loro importante discussione era stata interrotta, ma le forti braccia
di Usopp, che spinsero fuori dal bagno sia lei che Rufy, per poi sbattere la porta violentemente e chiuderla a
chiave, la lasciarono sbigottita.
Zoro guardò con un ghigno malizioso i duee disse “Per caso il cecchino ha interrotto
qualcosa?”
Nami, comprendendo quanto lo spadaccino stesse
insinuando, lo colpì con un pugno in testa e con denti da squalo disse “Non
sono affari che ti riguardano, ficcanaso che non sei altro!” disse per poi
trascinare Rufy per un braccio in modo che la
seguisse.
Si chiusero nella cabina di lei, dove Robin leggeva un libro e vedendo il
capitano, sgranò gli occhi e guardò l’amica.
“Gli hai già detto tutto?”
Nami annuì “Che senso ha aspettare?”
“Bhe avresti almeno dovuto aspettare che Chopper
ti desse il responso delle analisi!” disse Robin ovvia.
Nami pensò che era proprio quello il suo
intento, se solo Rufy non l’avesse assillata per
dirgli la verità.
Rufy incrociò le braccia e facendo il broncio
disse “Insomma Nami, lo hai detto a tutta la ciurma,
prima di dirlo a me? di chi e questo bambino? Mio o di tutti gli altri?”
Robin sorrise al broncio del capitano, mentre Nami
guardandolo in cagnesco gli disse “Robin è la mia migliore amica ed essendo
donna ho preferito consultarmi con lei e Chopper è un medico, quindi mi sembra
ovvio che informo prima lui, dato che non sono sicura!”
Rufy sorrise nuovamente, facendo esasperare la
navigatrice per il suo cambio di umore repentino. La ragazza si cominciò a
domandare se effettivamente fosse lei quella incinta o lui. Prima era serio,
poi diventava come un bambino, poi diventava dolce, faceva l’offeso e infine
sorrideva come se niente fosse successo. Nami
cominciava ad avere un gran mal di testa e si sedette sul suo letto,
massaggiandosi le tempie.
“Allora capitano, che intenzioni hai?” chiese Robin.
Rufy si fece pensieroso e tacque nuovamente
per diverso tempo “Se questo bambino sarà in arrivo, credo sia meglio
interrompere il viaggio!” disse tranquillo, mentre Nami
alzò di scatto la testa allarmata.
“Cosa?”urlò.
“Non sono un esperto in materia, ma le donne incinte hanno bisogno di
tranquillità e pace e di sicuro le acque del nuovo mondo non sono un posto
ideale per far crescere un bambino! Durante il mio allenamento sull’isola delle
donne, una delle mie amiche rimase incinta e dato che non poteva più
esercitarsi nel combattimento con le sue compagne, veniva a osservarmi mentre
mi allenavo e quando mi accorgevo della sua presenza, mi fermavo a parlare con
lei. Allora non ero molto interessato alle sue chiacchiere, ma ricordo che mi
parlava di cosa volesse dire aspettare un bambino e di come tutte le sue
compagne la trattassero con i guanti. In generale non ho capito molto, ma da
quanto ho afferrato, i nove mesi di gestazione non sono uno scherzo. Quindi non
vedo il perché complicare le cose. Fermarsi secondo me è la cosa migliore!”
“Anche se non ci sono mai passata, ho qualche idea di quali disturbi una
gravidanza possa portare, ma so anche che per ogni donna è diverso. Potrei
essere anche di quelle che quasi non se ne accorge. Basta stare attenti. Non
vedo il motivo per cui interrompere il viaggio!” disse Nami
preoccupata.
Robin intervenne “A dire il vero io sarei d’accordo con Rufy,
Nami!”
“Ma i sogni di tutti?” chiese la ragazza. Era quello ciò che la
preoccupava. Anche lei in fin dei conti, nonostante volesse continuare a
viaggiare, pensava che era meglio fermarsi, ma non voleva che per colpa sua e
di Rufy, che non erano stati attenti, ora ci
rimetteva l’intera ciurma.
“Io posso aspettare. Sono l’unica in grado di leggere i poigneGriff, non temo la concorrenza!”disse Robin con un
sorriso.
“Ma Rufy si!”
“Il grande tesoro, per quanto ne sappiamo, può benissimo essere già stato
trovato ed essere tardi per me. Per diventare re dei pirati inoltre basta
sconfiggere colui che al momento porta la carica quindi se lo sconfiggo ora o
fra un po’ non fa differenza. Credo che il nostro bambino venga prima di
tutto!” disse Rufy serio.
Nami annuì.
“E per quanto riguarda gli altri, saranno liberi di scegliere cosa fare!”
disse Rufy “Se intendono proseguire, non li
costringerò a farlo e….”
“Nami!” urlò la vocina di Chopper entrando nella
stanza “Ho i risultati!”
Il cuore di Nami perse un battito e anche quello
di Rufy.
Nami strinse con forza i pugni sulle ginocchia
e a testa china attendeva il responso.
Rufy le si sedette accanto e le avvolse le
spalle.
Chopper guardò a lungo i due, facendo crescere la tensione.
Nami non sentendo fiatare, alzò lo sguardo per
guardare il piccolo dottore che lo guardava con aria seria.
Era uno sguardo troppo serio, per essere quello che le avrebbe detto che si
era sbagliata e stava già immaginandosi con vari chili in più e con il
pancione.
“Nami…il responso è negativo!” disse Chopper
interrompendo il silenzio.
Nami non comprese in che senso fosse negativo
e chiese maggiore chiarezza.
“Non sei incinta! Quello che hai, è un semplice ritardo!”disse nuovamente
la renna, un po’ delusa, in quanto voleva vedere un bambino scorazzare per la
nave.
Rufy sentì il corpo di Nami
rilassarsi per un istante, per poi irrigidirsi nuovamente.
La vide alzarsi con il volto scuro e avvicinarsi pericolosamente alla
renna, donandogli poi una sfilza di sonori pugni in testa.
“La prossima volta evita di fare tante scene e parla subito, o giuro che ti
impaglio vivo!” disse Nami furiosa come non mai.
Rufy di per sè
scoppiò a ridere per la scenetta buffa “Nami,
dovresti vederti!”
“Ce n’è anche per te!” disse la ragazza furiosa.
Rufy si coprì la testa con le mani e disse con
fare agitato “Non vorrai far del male al padre del tuo bambino!”
“Non so se hai capito, ma non sono incinta!” disse Nami
rilassandosi nuovamente.
Rufy sorrise “Lo so e ti dirò che un po’ mi
dispiace. Ero curioso, anche se credo sia meglio così!”
La ciurma non venne messa al corrente su quanto fosse successo tra Rufy e Nami, ma tirarono un
sospiro di sollievo a vederli nuovamente riappacificati.
Nami, avendo finalmente risolto tutti i suoi
problemi, andò a controllare la rotta, la quale era stata controllata una volta
sola da quando erano usciti, fortunatamente vivi e vegeti, dalla spaventosa
tempesta che li aveva accolti impreparati.
Fu con gran sollievo per la navigatrice, quando constatò che la Sunny procedeva per la giusta via anche se molto lentamente.
Il mare era piatto quasi come se non conoscesse il movimento delle onde e il
vento era solo un alito accennato in quel momento. Per un attimo l’intera
ciurma temette di essersi imbattuta in una fascia di bonaccia, nonostante non
fossero completamente fermi.
Nami non ebbe paura di rimanere bloccata in
quell’oceano sconfinato, dato la capacità della Sunny
di muoversi anche in assenza del vento, grazie ai vari meccanismi che Franky dotato alla nave.
Navigarono sereni finchè in lontananza si vide
una striscia di terra.
Rufy, esaltato come non mai per l’arrivo a una
nuova e misteriosa isola, impartì l’ordine di spiegare quelle vele che erano
rimaste chiuse fino a quel momento, sperando di guadagnare un po’ di velocità.
Ci vollero diverse ore prima di arrivare quasi a destinazione, ma l’isola era
ben visibile ai loro occhi. Negli occhi di tutti comparvero delle stelline,
affascinati dallo splendido spettacolo che compariva loro davanti.
L’isola lussureggiante di vegetazione, era costituita interamente di
corallo e le sue montagne, che si ergevano quasi a toccare il cielo, erano di
un rosso vivo, che ai raggi del sole brillavano come se fossero composte da
varie pietre preziose.
I ruscelli d’acqua che percorrevano
quella terra, erano numerosi e tutti si congiungevano in un solo punto, fino a
formare una cascata di gigantesche proporzioni, creando, oltre a un fruscio
delle acqua udibile anche a parecchia distanza, mille arcobaleni.
La sabbia della spiaggia, era di un colore bianco perlato, in quanto
formato dalla polvere di miliardi di conchiglie.
Inoltre, sul bagnasciuga, vi erano diverse conchiglie. Esse erano chiuse e
di una grandezza sproporzionata a quella normale, ed erano ognuna di un colore
diverso, alcuni colori addirittura erano sconosciuti all’occhio umano.
I mugiwara erano senza parole e anche i pensieri
vennero meno, quando alcune di quelle conchiglie colorate si aprirono.
Nel loro interno si potevano vedere accovacciate delle giovani fanciulle,
in costume da bagno. Ognuna di esse aveva dei lunghissimi capelli dello stesso
colore della propria conchiglia.
Tutte uscirono dalla propria casa per sgranchirsi le gambe e chiacchierare
tra di loro. Le loro voci e le loro risate erano melodiose alle orecchie dei Mugiwara, i quali erano sempre più curiosi di scendere a
terra.
“Non ho mai visto, né letto niente del genere!” disse Robin sorpresa.
“Questo è il paradiso!” disse Sanji, imbambolato
a osservare con il binocolo quelle splendide creature, che avevano svegliato
turbi pensieri nella mente del cuoco e non solo nella sua. Franky,
Usopp e Brook, infatti, non si fecero scappare qualche commentino di
apprezzamento, verso quelle ragazze.
Anche Lily era rimasta abbagliata da quello spettacolo, tanto che non diede
nemmeno retta al comportamento del cuoco.
Non sapeva spiegarsi il perché, ma vedendo quel luogo, il suo cuore perse
un battito e sentì un calore nascerle dentro.
Nami ordinò a Zoro e
a Chopper di ammainare le vele, in quanto rischiavano di sbattere contro la
colorata barriera corallina, che si
ergeva sotto di loro, ricca di pesci di ogni tipo.
Rufy guardando il fondo del mare, cominciò a
sbavare, immaginando i mille sapori che quei pesci potevano risvegliare nel suo
palato.
Nami sorrise al comportamento del ragazzo, in
quanto preferiva mille volte che fosse distratto dai pesci, piuttosto che da
quelle ragazze, di cui anche lei riconosceva l’estrema bellezza e l’eleganza.
Esse erano concentrata a pettinarsi i folti capelli e ad adornarli con
fiori e ciondoli fatti con pietroline e conchiglie.
Erano serene e tranquille, finchè una di loro
urlò indicando la Sunny.
Le ragazze, prese dal panico, cominciarono a urlare e a correre, come se
non avessero mai visto altri esseri umani a parte loro. C’era chi correva all’interno
dell’isola e chi si gettava nelle acque scure dal mare, ma tutte urlavo lo stessa parola: “Padre!”
I mugiwara che avevano appena gettato l’ancora,
si apprestarono a dire alle ragazze che non avevano niente da temere, ma i loro
tentativi furono vani e tutto a un tratto la spiaggia si spopolò.
D’improvviso poi il cielo, prima limpido, si oscurò portando delle nuvole
nere cariche di fulmini e saette.
Tutti temettero una nuova tempesta e presero i loro posti per salvaguardare
la loro amata nave, ma un verso che faceva accapponare la pelle, li fece
paralizzare sul posto.
“C-c-cos’è q-questo s-suono?” chiese Usopp che si era abbracciato al piccolo Chopper, il quale
dalla paura aveva i lacrimoni agli occhi.
Zoro sfoderò le sue tre spade. Non attese di
vedere cosa fosse successo per sguainarle. Aveva come la netta sensazione che
qualsiasi cosa fosse a emettere quel suono, sarebbe stato qualcosa di
spaventoso.
Lily si abbracciò a Sanji, che la teneva ben
stretta a sé.
Rufy, salito sul parapetto della nave, sperava
di intravvedere qualcosa, mentre Nami, vicino a lui,
teneva ben saldo nelle mani il climattak.
Robin studiava la situazione, andando a cercare nella sua mente qualche
informazione che poteva spiegare loro cosa stesse succedendo. Brook, si fingeva uno scheletro privo di vita, sperando di
non essere notato, e Franky aveva già pronta qualche
sua arma, per contrattaccare.
“Vedo qualcosa laggiù!” disse Rufy indicando un
punto nel mare.
Una grande massa d’acqua cominciò ad alzarsi, sempre di più.
Diventava sempre più grande e pian piano che l’acqua si compattava,
sembrava assumere delle sembianze umane.
Un essere alto almeno cinquecento metri, se non di più, mostrava loro tutta
la sua potenza e maestosità.
Era fatto di sola acqua che continuava a scorrere, nonostante formasse dei
volumi, in grado di far comprendere ai Mugiwara, le
fattezze di colui che si trovavano davanti.
Era un uomo di mezza età circa, dai lunghi capelli, che gli cadevano in
parte davanti, e una lunga e folta barba. Aveva una corona in testa e lo
sguardo adirato. I suoi muscoli ben scolpiti e il tridente che aveva in mano,
fecero comprendere ai Mugiwara, che davanti a loro
avevano un nemico la cui forza era sconosciuta e che confronto a lui, gli altri
esseri contro cui si erano battuti fino a quel momento, erano solo formiche,
esattamente come loro.
Robin era senza parole. Non era necessaria la sua cultura per farle
comprendere chi avevano davanti.
Ciao a tutti. Dopo tanto tempo, mi è
tornato un briciolo di ispirazione e ho deciso di aggiornare questa fanfic. Per fortuna mi sono scritta gli eventi che volevo
far accadere, sarei in alto mare, anche se quando ho iniziato a scrivere questo
capitolo, l’idea generale era totalmente diversa.
Spero ci sia ancora qualcuno di voi che mi
segua e se si, commentateeee.
Buona lettura
Neko =^_^=
Cap.35: Il re dei mari
“Poseidone!”
Quel nome risuonò nelle menti dei Mugiwara più
volte, lasciandoli, nessuno escluso, sbigottiti.
Addirittura Rufy non sapeva cosa pensare. Era un
tipo allegro che non si dava mai per vinto e che affrontava con grande coraggio
tutte le difficoltà che gli si paravano davanti, ma sapeva ben valutare la
potenza dei nemici che trovava sul suo cammino, tanto da scegliere il più
potente da affrontare, per evitare che i suoi nakama
restassero feriti o peggio, uccisi.
Ma quella volta era diverso. Non contava tanto chi fosse più forte o meno,
perché se mai i Mugiwara avessero dovuto affrontare
il dio dei mari, partivano pesantemente svantaggiati. Non solo la potenza di un
dio era impossibile da uguagliare, ma esso aveva dalla sua parte la carta dell’immortalità
da giocare. In più si ci metteva il suo corpo fatto di acqua, che metteva fuori
gioco quattro di loro solo al tocco, tutti quanti, invece, se fosse riuscito a
imprigionarli nella sua morsa, affogandoli.
“Rufy, cosa facciamo?” chiese Usopp
alquanto spaventato. Il cecchino in quel momento non riusciva a trovare il
coraggio che aveva dimostratodi avere
nelle diverse battaglie affrontate precedentemente e fu preso maggiormente dal
panico, come anche Chopper, quando si sentì rispondere “Non ho la più pallida
idea!”
Quella frase lasciò sbigottiti un po’ tutti, anche se per poco, in quanto
tutti avevano ben chiaro che si trovavano con l’acqua fino al collo e che
presto l’elemento avrebbe potuto spegnerli come tante insignificanti candeline.
“Poseidone sarà anche un dio, ma è sempre
costituito da acqua. Magari non gli faremo niente, ma l’elettricità potrebbe
comunque distrarlo dandoci la possibilità di scappare!” disse Nami stringendo il suo climacattac e guardando Rufy con aria
preoccupata.
Il capitano si girò a guardarla con aria seria e sembrò riflettere “Al
momento è l’unico piano che abbiamo a disposizione!”
“Io dico di provare, male che vada moriamo lo stesso!” disse Zoro alzando le spalle.
“Sono troppo giovane per morire!” piagnucolò Chopper e correndo da una
parte all’altre del ponte.
“Non preoccuparti, non accadrà!” disse Rufy
sicuro, dando le spalle ai compagni. “Non so ancora come, ma riusciremo di
sicuro a scamparla. Infondo ci siamo già trovati in situazioni disperate!”
“Si, ma non abbiamo mai avuto a che fare con un dio!” disse Sanji accendendosi una sigaretta, per rilassare un po’ i
nervi.
“Non siamo i primi ad affrontare queste acque e se qualcuno è sopravvissuto,
tra cui Gol D. Roger, in qualche modo avrà pur fatto, no?” disse Rufy cominciando a riacquistare quell’ottimismo che lo
caratterizzava.
“Si, ma sono di più quelli che ci hanno rimesso la pelle! Oh io non rischio
nemmeno quella yohohohoho!” disse Brook
riuscendo a scherzare anche in un momento come quello.
“Se pensiamo in modo negativo, allora sì che soccomberemo!” disse Robin, facendo
annuire tutti i membri della ciurma, i quali mettendo mani alle armi, si
prepararono per l’imminente battaglia.
“Forza, facciamo a fette questo pescione troppo
cresciuto!” disse Zoro con un ghigno sulle labbra.
Nel frattempo che i Mugiwara erano alle prese sul
decidere sul da farsi, il dio Poseidone assunse la
sua forma completa. Era ancora trasparente e di tanto in tanto si riuscivano a
intravvedere i pesci nuotare al suo interno, ma era una forma non più liquida,
ma ben compatta con tutte le sue forme ben distinguibili. Si riusciva quasi a
contare ogni pelo della folta barba e dei lunghi capelli.
“Voi, come osate entrare nel mio territorio e spaventare le mie figlie? Non
vi permetterò di fare loro del male!” disse con una voce assordante.
Rufy salì sul parapetto della nave e urlò “Ehi
nonnetto, qui nessuno ha intenzione di fare del male
a nessuno!”
Usopp spalancò la bocca a dismisura per il mancato
rispetto con cui il suo compagno si era rivolto al dio.
“Hai un gran fegato a parlarmi in quel modo, insulso mortale. Hai idea di
chi ti trovi davanti?” disse Poseidone alquanto
seccato dalla parola nonnetto, in quanto si sentiva
ancora piuttosto giovane, nonostante i suoi migliaia di anni.
“Certo che lo so, tu se…mmmff…” Rufy non riuscì a terminare qualsiasi cosa stesse per dire,
che Nami intervenne tappandogli la bocca.
“Lo perdoni, parla perché ha la bocca, e non sempre il suo cervello è collegato
alle sue labbra!” disse la navigatrice fulminando il suo ragazzo con lo
sguardo.
Nel caso Poseidone avesse avuto, per una frazione
di secondo, l’idea di lasciarli stare e farli passare, quel pazzoide sarebbe
riuscito a rovinare tutto con le parole.
“Poseidone, il mio amico ha ragione. Non abbiamo
di far del male a delle belle ragazze come quelle!” disse Sanji
intervenendo.
“Credete di convincermi con delle insulse parole? Ogni qual volta un uomo
si è introdotto in queste acque, è stato per portare via una o più delle mie
preziose figlie e io non posso permettere a voi mortali di sfidare ancora la
mia pazienza!” urlò il dio, accompagnato da dei tuoni di sottofondo “Vi
eliminerò senza alcuna pietà!” disse, alzando il suo tridente in aria e facendo
si che tra le nuvole in cielo si aprisse un enorme buco.
“Ehi, perché dovremmo pagare per le colpe di qualcun altro?” disse Rufy imbronciato, prima che la nave cominciasse a oscillare
in modo esagerato a causa delle acque agitate.
“Ciurma, credo che ci troviamo in guai seri!” disse Franky.
“E te ne accorgi solo adesso?” gli urlò Usopp.
“Non mi riferivo a Poseidone, ma a quel vortice che
si sta creando e verso il quale la corrente ci sta trascinando!” rispose il
Cyborg, al quale gli erano venuti i capelli dritti, nonostante non avesse
premuto il suo naso per tre secondi.
Usopp si pietrificò ancora prima di dare
un’occhiata al gorgo, sapendo già che sarebbe morto di infarto una volta che
avrebbe lanciato anche solo un’occhiata a quell’evento non del tutto naturale.
Infatti, il vortice che si era venuto a creare in mezzo all’oceano, era di
dimensioni enormi e la corrente marina, sembrava essere di una forza tale, da
essere in grado di spazzare via qualsiasi cosa in un batter d’occhio. Se la Sunny era ancora intatta o cominciasse a subire qualche danno
solo in quel momento, era grazie al buon legno che Franky
aveva adoperato per costruire la loro nave.
“Accidenti come è buio là sotto!” disse Rufy
guardando giù dal vortice, mentre continuavano a scivolare negli abissi.
Rufy continuò a fissare il centro del vortice
notando qualcosa “Nami, è normale che ci sia una luce
infondo al mare?”
La ragazza, come anche Robin, incuriosita dalla domanda del capitano,
continuando a tenersi ben salda a una parte della nave, lanciò uno sguardo al
fondo marino.
Avrebbe tanto voluto che quella luce potesse, in qualche modo, garantire
loro la salvezza, ma lei conosceva già la risposta e sgranò gli occhi nell’appurare
che avesse ragione “I-io credo che quella luce sia…sia prodotta da un vulcano in eruzione!” disse
spaventata.
“Accidenti!” disse Sanji a voler sottolineare che
i guai non venissero uno solo per volta e cercò di tranquillizzare Lily, ormai
bianca come un cencio, tenendola ben salda tra le sue braccia.
Poseidone scoppiò in una fredda risata a vedere quei
piccoli esseri umani tremare di paura e fu ancora più divertito sentendo le
loro teorie sul vulcano.
“Poveri sciocchi. Vi aspetta qualcosa di molto peggio, che una morte
provocata dal mio gorgo o dalla lava incandescente di un vulcano. In realtà voi
non morirete affatto. Vi aspetta una vita infinita in mezzo alle fiamme
prodotte da mio fratello Ade, dove il vostro corpo sarà costantemente
sottoposto a torture. Quella è l’entrata agli inferi e nessuno è mai riuscito a
fuggire da quel luogo a meno che non sia Ade stesso o Zeus a deciderlo. Vi
aspetta il tormento eterno!” disse concludendo la frase con un'altra risata.
Tutti sgranarono gli occhi.
Nami senza nemmeno pensarci un attimo,
richiamo al suo bastone i fulmini che lampeggiavano in cielo, lanciando
quell’elettricità contro il dio. Sperava di riuscire a chiudere quel gorgo, ma
quel tentativo fu vano, dato che quei fulmini erano prodotti dalla tempesta che
Poseidone stesso aveva creato.
Zoro usando la sua tecnica a tre spade, provò
a tagliare il dio, ma come anche lui sapeva, era impossibile riuscire a
tagliare l’acqua e nemmeno le piante rampicanti e carnivore di Usopp tornarono utili, in quanto morivano per la presenza
di sale nell’acqua.
Rufy tentò un ultimo colpo dicendo “Mi sono già
trovato all’inferno e non sarà facile per te mandarmici
un’altra volta!” Disse ricordando quanto passato a Marineford
e allungò il braccio a dismisura, sperando di trovare qualche appiglio fuori
dal gorgo, come qualche corallo presente sull’isola. Appena sentì di essere
riuscito ad afferrare qualcosa di saldo, diede l’ordine a tutti i suoi compagni
di aggrapparsi a lui.
Lui odiava le scelte, ma non ci pensò un attimo ad abbandonare la Sunny al suo destino, per portare in salvo la sua ciurma.
Era solo una nave infondo. Una nave eccezionale e piena di ricordi, con una
vita ancora lunga davanti.
Tutti obbedirono e successivamente, quando Rufy
ritirò il braccio, atterrarono sulla spiaggia dell’isola. Erano ancora
parecchio lontani dall’isola, tanto che il capitano della Sunny,
fu sorpreso di essere riuscito ad allungare tanto l’arto, ma la volontà di
sopravvivere, aiuta a compiere anche le imprese più improbabili.
Il gorgo si richiuse immediatamente dopo la loro fuga e, incapaci di porre
rimedio a quanto stava avvenendo, i Mugiwara, videro
sparire la loro bella nave nelle profondità marine.
Tutti si buttarono a terra sconvolti dalla scena. Solo Rufy
rimase in piedia testa china. Ora non
avevano solo il dio dei mare come problema, ma anche la loro impossibilità di
continuare il viaggio era un duro scoglio da superare.
Nami su portò le mani alla bocca “Oh no, come
faremo adesso!”
“Sunnygoooo!” urlò
Chopper piangendo a più non posso.
Franky era rimasto troppo sconvolto dalla
perdita del suo capolavoro. Non sarebbe mai riuscito a creare un’altra nave
bella e robusta come la Sunny.
Nessuno riusciva più quasi a respirare e a pensare “Ragazzi, siamo vivi,
questo è l’importante!” disse il capitano, stringendo i pugni.
Fu la risata di Poseidone a risvegliare i mugiwara dal loro stato di shock e Rufy, Zoro, Sanji e Franky,
presi dalla rabbia, attaccavano il dio dei mari, ma come previsto, Rufy, anche con l’utilizzo dell’haki,
al contatto con il volto del dio, una volta che questo assorbì il pugno nelle
sue acque, si ritrovò momentaneamente a terra senza forze.
Zoro provò nuovamente a tagliare il dio dei
mari, più precisamente il suo tridente, che aveva notato essere fatto d’oro e
non d’acqua come il suo corpo, ma nonostante fosse qualcosa di tangibile,
sembrava impossibile da tagliare.
Franky, lanciò vari laser dalle mani o dalla
bocca, con lo stesso effetto dei suoi compagni.
Sanji fu quello a passarsela peggio. Provo ad
attaccare con un suo calcio, nonostante avesse visto l’inefficacia dei colpi
dei suoi compagni, ma esso, oltre a trapassare il corpo del dio all’altezza
della gamba, si ritrovò inglobato all’interno del corpo del dio, con grande
divertimento del re dei mari.
“Sanji!” urlò Lily spaventata nel vedere il
proprio uomo perdere i sensi a causa della mancanza di aria.
Quell’urlo, quella voce delicata tipica delle sue figlie e quel volto così
angelico, insieme allo strano colore dei capelli, sorpresero il potente re
deimari, che spalancando gli occhi,
pronunciò un nome “Sairen”.
Quel nome, mai sentito prima dalla maggior parte dei presenti, scaturì una
sorta di reazione in qualcuno di loro.
Lily sgranò gli occhi al suono di quel nome. Alzò le mani per tenersi la
testa e cadde in ginocchio, mentre la sua mente cominciò a essere invasa dai
flashback della sua vita prima della perdita della memoria. Vide varie scene
felici e serene in cui essa era circondata da tante ragazze, con cui rideva,
scherzava e nuotava. Sentì quel nome venir pronunciato da tutte quelle
fanciulle, alcune di loro le riconobbe in alcune delle ragazze viste poco
prima, ma una di loro in particolare attirò la sua attenzione.
Era Tadako, la sua cara sorellina uccida dai
marine, che correndole incontro l’abbracciava e la chiamava. Senti un
improvviso calore all’altezza del cuore, ma quel tepore sparì appena i flash
back delle sua vita si spostarono a quel terribile momento che aveva rovinato
tutto. Non c’era più felicità, colore e risate intorno a lei, ma tutto si fece
stranamente buio. Il cielo si era riempito di nuvole nere pronte a dare
tempesta e le urla affollarono quella stessa spiaggia su cui si trovava.
Vide alcune delle ragazze cadere a terra, dopo aver subito un violento
colpo e lentamente sciogliersi e tornare a essere quello di cui erano veramente
fatte, acqua di mare. Lei, ancora una bambina, si era nascosta dentro a uno
scoglio, stringendo Tadako che terrorizzata
continuava a chiamare il padre, sperando venisse presto in loro soccorso, ma
quelle urla ottennero solo il risultato di attirare l’attenzione dei marine.
Essi non ebbero pietà e, strattonandole, le separarono, catturarono e le
portarono via. L’ultimo ricordo che aveva di sua sorella Tadako
risaliva proprio a quel momento, quando la bambina, tendendole la mano, facendo
passare il suo braccino attraverso la rete dentro la quale era stata fatta
prigioniera, urlava il suo nome “Sairen”.
Lily spalancò gli occhi ricordandosi improvvisamente tutto. Si porto le
mani alla bocca a dir poco sconvolta e cominciò a tremare al ricordo del
rapimento e della morte di alcune di quelle ragazze, anch’esse sue sorelle.
Nami vedendola in quello stato le corse
incontro e preoccupata le chiese cosa avesse.
Non le rispose, ma bisbigliò semplicemente qualcosa che non giunse alle
orecchie della navigatrice.
“Cosa?” chiese Nami preoccupata. Era in pensiero
per Sanji e l’abbattersi di Lily, in quel momento non
poteva di certo essere d’aiuto.
“Ora ricordo…tutto!” disse dopo qualche secondo
di silenzio. Alzò lo sguardo osservando Sanji che,
tenendosi il naso per non lasciare andare quel briciolo d’aria che aveva nei
polmoni,era ormai allo stremo.
Si alzò e anche se timorosa, si incamminò vicino al bagnasciuga.
I mugiwara la guardarono sorpresa, non sapendo
che intenzione avesse, ma Rufy, temendo per la sua
incolumità, era pronta a raggiungerla.
Zoro però lo afferrò per un braccio,
fermandolo.
“Aspetta!” disse lo spadaccino, quando il suo capitano lo guardò confuso.
“Noi abbiamo fallito, lascia provare lei! È l’unica speranza per quel cuoco
da strapazzo!” disse Zoro.
Non lo voleva dare a vedere, mantenendo un’aria distaccata, ma Rufy poteva ben leggere nei suoi occhi la preoccupazione
che aveva verso il loro compagno.
Rufy abbozzò un sorriso e accogliendo la
richiesta di Zoro, pose tutta la fiducia che aveva in
Lily.
La ragazza si morse il labbro nervosa, ma alzò lo sguardo verso Poseidone, che la fissava con aria commossa.
“Padre!” disse.
“Se-sei viva?” disse con un tono fra il felice e
l’incredulo il dio dei mari.
“Si, sono viva e lo devo a questi ragazzi?” disse stringendo i pugni.
Poseidone sgranò gli occhi, non credendo a quelle
parole.
“Si padre, è così. Tu ci hai sempre insegnato a temere e stare lontani
dagli esseri umani dicendoci che sono persone pericolose e senza cuore. Ora so
che avevi ragione…” disse sorprendendo i Mugiwara “…Ma è anche vero che ci
sono delle eccezioni e forse queste eccezioni sono molte di più di quanto
possiamo immaginare. Queste persone non hanno esitato un solo istante a trarmi
in salvo, nonostante fossero in pericolo anch’essi e senza pensarci un momento
mi hanno accolta tra di loro, anche se erano ben a conoscenza del fatto che non
fossi pienamente umana!” Lily girò lo sguardo e sorrise ai suoi compagni “Il
fatto che fossi diversa non li ha spaventati, ne hanno minimamente considerato
l’idea di usarmi per i loro scopi. Ero una di loro e io devo loro molto, quindi
ti prego padre, lascia andare Sanji!” disse Lily
ormai con le lacrime agli occhi, vedendo il suo amato non muoversi più.
Le ragazze dell’isola che erano andate a nascondersi, avevano sentito il
discorso pronunciato dalla sorella ritrovata e commosse, uscirono dal loro
nascondiglio a dare man forte alla sorella.
Poseidone, il dio dei mari dal cuore freddo come le
profondità marine, si addolciva alla presenza delle figlie da lui create perché
gli tenessero compagnia.
“D’accordo. Lascerò andare questi esseri umani, ma lo faccio solo per te Sairen!”
Lily corse verso Sanji, quando quest’ultimo venne
posato sulla sabbia. Gli afferrò il volto e preoccupata cominciò a chiamarlo.
Il cuoco sputò l’acqua che aveva bevuto e lentamente aprì gli occhi,
posando le sue iridi su quelle della sirena.
“Sono morto e sono finito in paradiso?” disse con una voce debole.
Lily cominciò a piangere di sollievo e con forza strinse il cuoco a sé,
facendolo nuovamente svenire per l’emozione.
I mugiwara si gettarono tutti a terra, sollevati
del fatto che tutto si fosse risolto per i meglio.
“L’avevo detto che ce la saremmo cava” disse Rufy
facendo uno dei suoi soliti sorrisi.
“Se non ci fosse stata Lily o Sairen o come si
chiama, a quest’oraperò saremmo cibo
per i pesci!” disse Usopp.
“Chi l’avrebbe mai detto che Lily fosse una delle figlie di Poseidone!” in quel momento Robin ricordò di aver letto
qualcosa a proposito sull’esistenza di esseri fatti di acqua direttamente
create dal re dei mare e si diede della stupida a non aver collegato le due
cose. A saperlo prima, probabilmente si sarebbe riuscito a non arrivare a
tanto. Abbassò il capo e tristemente disse “Capitano!” Rufy
si girò a guardarla e inclinò la testa curioso “Mi dispiace. Sapevo qualcosa
riguardo tutta questa faccenda. Se solo ci fossi arrivata prima a quest’ora…”
Rufy si fece serio e non la lasciò terminare
“Quel che è successo è successo Robin. Non è colpa tua, né di nessun altro.
Doveva andare così!”
Robin alzò la testa dispiaciuta “Si, ma la Sunny…”
Ci fu qualche istante di silenzio, fin quando Rufy
sospirando disse “Non l’hai fatta affondare tu e dubito che anche se avessimo
capito prima che Lily appartenesse a quest’isola, Poseidone
non ci avrebbe attaccato. Vedrai, in qualche modo faremo!” disse Rufy cercando di dare un po’ del suo ottimismo a tutta la
ciurma.
“E come? Anche volendo costruire un’altra nave, non ho dietro gli attrezzi
adatti!” disse Franky alquanto seccato “Oltre al
fatto che non costruirò mai più una meraviglia come la Sunny!”
disse con il suo ciuffo azzurro abbassato, anch’esso triste per la sorte della
nave.
“Io dico di non pensarci adesso. Direi di festeggiare il fatto che anche
questa volta siamo scampati alla morte e che Lily abbia ritrovato se stessa!”
disse Rufy alzandosi da terra e sorridendo a tutti.
I Mugiwara lo fissarono e dopo aver scosso la
testa rassegnati, decisero di fare come il loro capitano diceva, infondo sul
fatto che se la sarebbero cavata aveva avuto ragione e avrebbe potuto avere
ragione anche sul fatto che in un modo o nell’altro sarebbero riusciti ad
andare avanti.
“Chopper, Sanji è in grado di cucinare?” chiese Rufy.
Chopper lo guardò dispiaciuto “Veramente sarebbe il caso che stesse un po’
a riposo!” disse la piccola renna, controllando che il suo compagno stesse
bene.
“Non sarà un po’ di acqua a fermarmi. Trovatemi legna da ardere,
accendetemi un bel fuoco e io penso al resto!” disse Sanji
mettendosi in piedi, pieno di grinta.
“Si, ma cosa mangiamo? Non abbiamo provviste e non so se ci convenga
pescare in queste acque. Non sia mai che Poseidone,
trovi un’altra scusa per attaccarci. Io al massimo posso procurare qualche
spezia!” Disse Usopp cominciando a frugare nella sua
borsa fra i mille semi che aveva a disposizione, pronti per essere usati in
caso di bisogno.
“Ci pensiamo noi a quello!” disse Lily per poi dire qualcosa alle sue
sorelle, che annuendo si tuffarono nell’acqua, per uscire poco dopo con dei bei
pesci di varia natura, che misero immediatamente l’acquolina in bocca a Rufy.
“Questo potrei farlo fritto, quest’altro bollito e questo invece impanato e…c’è talmente tanta scelta che non vedo l’ora di mettermi
ai fornelli. Grazie Lily…cioè volevo dire Sairen!” disse Sanji portandosi
una mano dietro la testa.
Lily gli si avvicinò e donandogli un bacio sulla guancia disse “Sarò sempre
Lily per te. Non posso rinunciare al nome che tu stesso mi hai dato!”
La festa cominciò e sebbene Sanji non avesse a
disposizione tutti gli ingredienti necessari per cuocere il pesce come si
doveva, la sua abilità culinaria gli fece comunque preparare un banchetto con i
fiocchi.
Rufy e Zoro si
stavano litigando l’ultimo boccone di pesce e proprio quando lo spadaccino
sfoderò le sue spade per ricattare il suo capitano, un rumore di una enorme
massa d’acqua che si muoveva, attirò le loro attenzioni.
“Non è possibile!” disse Franky stupito e con le
lacrime agli occhi.
“Ma…ma quella è…”
cominciò Nami.
“La Sunny!” urlò infine Chopper.
Poseidone non disse niente, né si mostrò loro, ma
era ben chiaro che il recupero della loro nave, era un segno di ringraziamento
da parte sua per aver tratto in salvo la figlia.
La Sunny era solo un po’ malridotta, ma neanche
tanto considerando la pressione marina a cui era sottoposta, ma Franky, con l’aiuto di Usopp
l’avrebbe messa in sesto in men che non si dica.
Calò la sera e mentre tutti erano intorno al fuoco, quattro di loro
mancavano all’appello.
Lily e Sanji e Rufy e Nami.
Entrambe le coppie si erano appartate, per stare un po’ in tranquillità
dopo le migliaia di emozioni provate quel dì.
Ma se Rufy e Nami si
stavano godendo quella leggera brezza che soffiava sui loro volti e tra una
parola e l’altra con una scusa si strappavano qualche bacio, Sanji e Lily erano alle prese con un discorso serio.
“Cosa hai detto?” chiese Sanji sgranando gli
occhi.
Lily abbassò lo sguardo “Mi dispiace Sanji. Ma è
giusto così!”
Sanji si alzò di scatto e urlò “Come puoi dire
che è giusto così. Lily, noi ci amiamo non puoi mandare all’aria tutto quanto!”
“Sanji, sai meglio di me che non vorrei mai
vederti partire senza di me…”
“Allora vieni con noi!” la supplicò il ragazzo.
Lily scosse la testa “ Se non avessi ricordato chi fossi, l’avrei fatto volentieri,
ma ora…ora è tutto diverso. Il mio posto è qui, tra i
miei simili oltre al fatto che tu ti meriti una vera donna e non un ibrido come
me!”
“Ma non capisci? Non mi interessa se sei una donna o una sirena. Io ti amo
per quello che sei e poco mi importa se nelle tue vene scorre sangue o acqua!”
disse Sanji arrabbiato e disperato nello stesso
istante.
“Forse adesso non ti importa. Ma un giorno si. Sanji
io non posso donarti quello che può donarti una donna. Io non posso avere
figli!” disse Lily dispiaciuta.
“Figli, ma…io non voglio avere figli!” disse Sanji imbarazzato.
“Adesso forse, ma un giorno sì. Inoltre io raggiunta una certa età smetto
di crescere e…non potremo invecchiare insieme, fare
passeggiate sulla spiaggia mano nella mano, mentre con l’altra teniamo i due
bastoni che ci permettono di fare qualche passo, senza che la nostra schiena
ceda e…data la mia condizione potrei essere eterna,
ma anche sparire da un momento all’altro e tornare a essere semplice acqua di
mare!”
“Io non voglio perderti!” disse Sanji sedendosi
nuovamente accanto a lei e prendendole la mano.
“Questo non sarà un addio, faccio comunque parte del mare e potremo vederci
anche molto prima di quanto ci aspettiamo. Ti prego Sanji,
ho preso la mia decisione, non renderla più difficile di quanto lo è già!” lo
guardò negli occhi “Tutte noi sorelle ci vogliamo bene, ma con te ho conosciuto
un sentimento ancora più forte, qualcosa di speciale e unico e per questo ti
devo ringraziare, ma non voglio impedirti di vivere l’amore come tutti gli
altri esseri umani. Guarda Nami e Rufy,
loro sono una coppia perfetta, vuoi davvero ritrovarti un giorno a invidiare i
tuoi amici perché tu non puoi avere quello che hanno loro? Non credo, per
questo è giusto che vada a finire così!” disse la ragazza ormai con le lacrime
agli occhi.
Sanji non disse niente, ma la strinse a sé per
tutta la notte, sperando che il sole non sorgesse troppo presto, separando così
per sempre le loro vite.
Però come era giusto che accadesse, anche quella volta, il sole tornò a farsi
vedere, cacciando via la luna e tutte le stelle che con grande armonia,
abbellivano quel bel blu del cielo notturno.
La partenza era prevista per quella giornata e tutti si apprestavano a
caricare le provviste che generosamente le sirene avevano concesso loro.
Tutti erano entusiasti per la partenza, non vedendo l’ora di vedere quale
altra avventura attendeva loro, ma non mancavano le preoccupazione di
incontrare qualche altro nemico come Poseidone.
“Muovetevi a caricare quel cibo, fra poco si alzerà un vento favorevole per
partire e che i permetterà un bel pezzo di strada!” Urlò Nami
dando indicazioni, senza però alzare un muscolo per aiutare i suoi compagni.
“Dov’è quel cuoco da strapazzo! Disse Zoro
seccato dal fatto che il cuoco non li stesse aiutando.
Lily e Sanji si fecero vivi proprio in quel
momento e Rufy sventolando una mano urlò “Sanji, Lily si parte!” urlò felice.
Sanji si posizionò davanti a Lily e per
l’ultima volta le loro labbra si scontrarono in un bacio passionale.
Tutti rimasero stupiti quando videro salire sulla Sunny
solamente Sanji, mentre Lily rimaneva sulla spiaggia,
senza la minima intenzione di muoversi.
“Cosa significa?” chiese Usopp non capendo.
Sanji tenne la testa abbassata “Lily rimarrà
qua!” disse soltanto per poi alzare lo sguardo verso la sua amata. I loro
sguardi non si separarono nemmeno quando la ragazza cominciò col dire
“Capitano. È stato bello viaggiare con voi, ma chiedo il permesso di lasciare
la vostra ciurma e di rimanere con le mie sorelle e con mio padre!”
Rufy si fece serio e guardo prima Sanji e poi Lily.
Non avrebbe voluto che Sanji soffrisse per quella
separazione, ma non poteva chiedere a Lily di seguirli contro la sua volontà.
“Sei sicura?” chiese Rufy dispiaciuto.
La ragazza annuì.
“Sanji?” chiese infine Rufy,
chiedendo anche a lui se era quello che voleva. Lo vide annuire.
Chopper con le lacrime agli occhi si avvicinò a Sanji
e disse “Ma come potete dividervi? Voi non vi amate? Allora come potete…”
“D’accordo!” disse Rufy impedendo alla piccola
renna di proseguire. Gli addii per Chopper erano sempre stati difficili e
soprattutto la piccola renna non poteva comprendere a pieno quanto i due
ragazzi stavano provando e lo fermò prima che potesse dire qualcosa di contro
promettente.
“Lily, anche se rimarrai qua, sarai sempre un membro della ciurma di
cappello di paglia e una parte di te, continuerà a viaggiare con noi!” disse Rufy abbozzando un sorriso.
“Grazie capitano!” disse Lily.
L’ancora venne issata e la Sunny prese il largo.
Tutti tornarono quasi subito alla normalità e a svolgere le proprie mansioni,
mentre Sanji non si mosse dalla sua posizione finchèl’isola non
fosse abbastanza lontana da non permettergli più la visione della sia amata.
Capitolo 37 *** Lasciarsi il dolore alle spalle ***
Cap 37: Lasciarsi il dolore alle spalle
“Accidenti, accidenti, accidenti! Si è di
nuovo incollato alla padella!” disse ormai esasperata una voce femminile.
“Lascia, faccio io!” disse invece l’altra voce
femminile con un sorriso sulle labbra, vedendo la sua compagna ormai esausta
dal difficile compito di preparare la colazione. Decise di prendere in mano la
situazione e con maestria riuscì in quello che l’amica si era prefissata di
fare: girare una frittella.
“Wow, Robin. Non ti credevo così brava ai
fornelli!” disse Nami meravigliata.
La donna sorrise “Generalmente noi donne
ce la caviamo in cucina!” rispose l’archeologa.
“Generalmente! Ma io sono una vera frana!”
disse sconsolata Nami, nell’osservare la montagna di
frittelle bruciacchiate che aveva preparato e che i suoi compagni, ricoprivano
con quintali di sciroppo d’acero per renderle commestibili almeno un minimo.
In quel momento la porta della cabina si
aprì, facendovi entrare l’unico membro della ciurma che mancava all’appello.
Esso aveva un aspetto stanco e le borse
sotto gli occhi, confermarono ai Mugiwara i loro
sospetti che il ragazzo avesse passato la notte insonne.
Sanji sgranò gli occhi vedendo tutti i suoi nakama nel suo “regno”, seduti a fare colazione.
Si portò una mano al viso e con voce un
po’ rauca disse alle improvvisate cuoche “ Devo aver perso la cognizione del
tempo. Non pensavo fosse già così tardi. Avrei dovuto preparare io la
colazione! Scusatemi ragazze!” disse dispiaciuto.
Nami scosse la testa “Figurati, mi sono divertita a
cucinare per quella banda di zoticoni!” disse fulminando i suoi amici che non
avevano risparmiato, durante il pasto, commenti sulla sua cucina.
“Noi a mangiarla ci siamo divertiti un po’
meno”” disse Zoro scatenando l’ira della navigatrice,
la quale, per vendetta, gli aprì la bocca a forza facendovi entrare due delle
sue frittelle. Zoro prima divenne blu per il
saporaccio che si era risvegliato nella sua bocca e successivamente cominciò a
tossire per impedire il soffocamento da quelle frittelle micidiali.
Sarebbe stata una morte vergognosa per uno
spadaccino come lui.
“Io non le trovo poi così cattive, anche
se la cucina di Sanji è sempre la migliore!” disse Rufy divorando un altro paio di frittelle.
Nami sospirò sconsolata, rinunciando a capire il suo amato
capitano.
Aveva assaggiato anch’essa ciò che aveva
preparato e quel niente male di Rufy, non sapeva
proprio da dove potesse saltare fuori.
“Prometto che non dovrete più occuparvi di
cucinare, né vuoi due né nessun altro!” disse Sanji
ancora dispiaciuto.
“Non preoccuparti, tutti possiamo
necessitare di un momento di pausa. Prenditi il tempo di cui hai bisogno
amico!” disse Franky afferrando una Cola e
scolandosela tutta di un fiato.
“Franky ha
ragione. Se qualcuno di noi ha bisogno di staccare la spina dal ruolo che
ricopre, è giusto che qualcuno di noi lo aiuti. Anzi, io sono ben disposto ad
aiutare Rufy nel caso di decidesse di prendersi una
pausa dal suo ruolo di capitano!” disse Usopp
sognando ancora ad occhi aperti di poter un giorno di essere il capitano di una
ciurma tutta sua.
“Che Poseidone
ce ne scampi. Saremo tutti spacciati in quel caso!” disse Zoro
punzecchiandolo.
“Io non lo vedo poi così male come
capitano!” disse Chopper, che per Usopp aveva sempre
provato una profonda ammirazione.
Usopp mise il broncio e riferendosi allo spadaccino gli
chiese “Stai insinuando che come capitano non sarei all’altezza?”
Zoro sorrise “L’hai detto tu, non io!”
Rufy sorrise a trentadue denti “Tranquilli, il problema non
si porrà mai. Mi piace troppo essere il capitano!”
Quei battibecchi tipici della ciurma non
poterono non strappare dalle labbra di Sanji un
sorriso.
“Sono preoccupata per Sanji!”
disse Nami, avvicinandosi a Rufy
e Usopp intenti a pescare e a scommettere su chi di
loro avrebbe acchiappato il pesce più grosso.
“Si riprenderà, Sanji
è forte!” disse Rufy.
“Dici? A me sembra uno straccio da
buttare! Non pensavo che l’amore potesse fare così male!” disse Usopp sincero, il quale nonostante pensasse di provare
qualcosa per Kaya, non sapeva minimamente cosa
volesse dire amare una persona.
“Eh già!” dissero all’unisono Nami e Rufy.
“Farebbero male delle pugnalate al cuore!”
disse la navigatrice ricordandosi il brutto litigio avuto con Rufy poco prima.
“Credo sia la ferita più difficile da guarire…certo se si tratta di amore vero!” disse il
capitano.
“Intendi dire che Sanji
e Lily non si amassero veramente” disse Nami
piuttosto infastidita, in quanto avrebbe scommesso sul legame che si era creato
fra quei due.
“No, sto solo facendo una constatazione!
Nel caso si scambi l’attrazione fisica per amore, in caso di separazione, non
si dovrebbe stare così male!” disse Rufy.
“Attrazione fisica eh? e fra voi due cosa
c’è?” chiese malizioso Usopp che come risposta venne
spinto in acqua dalla navigatrice, venendo poi recuperato dall’amo di Rufy, il quale tirandolo su disse “Direi che questa volta
ho vinto io. Ho pescato un pesce bello grosso, oltre che col naso lungo. Quello
vale dieci punti!” disse Rufy divertito.
“Non so se lo hai notato, ma non sto
affatto divertendo!” Starnuti più volte “Tirami fuori!” disse ormai urlando.
Il pranzo e la cena furono davvero ottimi.
Sanji come avevapromesso, non fece cucinare più nessuno dei suoi compagni, mettendoci
tutto l’impegno possibile nella preparazione dei piatti, nel tentativo di
renderli ancora più speciali e di pensare meno a Lily. Aveva preparato molte
cose, forse anche più del dovuto pur di tenersi occupato e non sembrava volersi
fermare, ma niente su quella nave sarebbe andata sprecata, ci avrebbe pensato Rufy a fare fuori tutto.
Erano tutti seduti al tavolo e come al
solito tutti facevano casino per accaparrarsi il pezzo migliore.
Rufy e Nami, come di loro
abitudine, erano seduti vicini e di tanto in tanto Nami
strusciava il piede contro quello di Rufy sotto il
tavolo, cercando di non far notare a nessuno quegli scambi amorosi che
ultimamente i due cercavano di nascondere.
Purtroppo per loro, Zoro,
chinandosi per raccogliere il tovagliolo che gli era caduto, vide quanto stava
accadendo e non potè fare a meno di lanciare
occhiatine ai due piccioncini e scoppiò a ridere, quando l’arrivo di Sanji fece allontanare di scatto i piedi dei due ragazzi,
facendo sbattere a Nami il ginocchio contro al
tavolo. Nami non fu la sola a piangere per il dolore,
in quanto Zoro venne punito da uno dei tacchi della
navigatrice che con forza venne puntato nel suo polpaccio.
Era giunta ormai la notte e tutti erano a
dormire, tranne Rufy e Nami.
Avevano deciso di non scambiarsi baci o farsi le coccole durante il giorno, per
non essere visti da Sanji e farlo soffrire
ulteriormente e, per questa ragione, rimandavano quelle occasioni a incontri
notturni.
Rufy aveva preso uno dei mandarini di Nami
e la ragazza era impegnata a corrergli dietro nel tentativo di fargliela
pagare, ma si sapeva che per loro era solo un gioco. Rufy
si faceva spesso rincorrere da Nami, per poi farla
vincere. Era il premio di consolazione a cui mirava il capitano.
Rufy si fermò e si fece raggiungere dalla ragazza, la
quale disse “Ti ho raggiunto!”
“Si, ma non hai ancora vinto!” disse
ridendo il ragazzo “Prova a prendere il mandarino!” disse poi alzando il
braccio nel quale teneva il prezioso frutto.
La ragazza cominciò a saltellare nella
speranza di raggiungerlo, ma nonostante i tacchi, non era abbastanza alta per
arrivarci.
Mise il broncio e diede le spalle a Rufy, il quale cascando nella scenetta interpretata dalla
ragazza, le chiese “Sei…sei arrabbiata?”
Nami sogghignò e cogliendo l’attimo di distrazione del
ragazzo, riuscì ad afferrare il frutto.
“Ehi, non è giusto!” disse imbronciato il
capitano.
“Ti dico io cosa non è giusto. Che tu
continui a strappare i miei poveri mandarini! Questo era quasi maturo!” disse Nami cominciandolo a sbucciare e a mangiarselo, nonostante
non fosse ancora pronto.
“Ehi, lasciamene un pezzetto!” disse Rufy, ma Nami, facendogli un
dispetto, lo mangiò tutto.
Rufy però non gliela diede vinta e afferrandola, prima che
potesse scappare come era intenzionata a fare, le accarezzò il viso e le
strappò un bacio sorprendendola.
Rufy sorrise “Le tue labbra sanno di mandarino!” disse.
Nami lo guardò malizioso e riprese a baciarlo, finchè un movimento li fece voltare.
“Ehm…forse sono
di troppo!” disse un loro compagno.
“S-Sanji? C-cosa ci fai qui?” chiese Nami, prima
di guardare Rufy e allontanarsi da lui
immediatamente.
“Sono di vedetta e sentendo dei rumori
sono venuto a controllare!” disse il cuoco per poi girare e incamminarsi con
una nuvola sopra la testa carica di pioggia che stava a simboleggiare il suo umore,
ma dopo qualche passo si fermò e continuando a dar loro le spalle disse “Non
c’è bisogno che lo facciate!”
“Facciamo cosa?” chiese Rufy inclinando la testa.
“Che vi nascondete per dimostrarvi
affetto, solo per non farmi soffrire!” rispose il cuoco.
“Sanjinoi…”
“No, Nami, dico
davvero! Io e Lily non formiamo più una coppia,ma è giusto che voi continuate ad esserlo. Io mi riprenderò. Ci vuole
solo un po’ di tempo!” disse infine prima di tornare al suo posto di guardia.
Nami e Rufy si guardarono dispiaciuti.
Avrebbero voluto aiutare il loro compagno, ma non potendo fare niente, la
prima, cambiando la sua espressione in una più maliziosa, cominciò a correre
seguita dal capitano.
“Isola in vista!” Gridò Franky la mattina dopo. Era intento a riparare ancora
qualche danno che non aveva risanato sulla Sunny e
fra afferrare un attrezzo e l’altro, vide in lontananza un’isola apparentemente
normale.
Tutti corsero a vedere, soprattutto Nami, la quale doveva accertarsi che il log Pose stesse
segnando proprio quella terra emersa.
“Chissà cosa ci sarà? Magari tanti negozi
di libri sulla medicina!” disse Chopper entusiasta “O di caramelle!” aggiunse
ancora più felice.
“Io spero solo che non ci siano pericoli!”
disse Usopp.
“Fifone!” disse Zoro.
“Scusa tanto se voglio essere prudente!”
disse il cecchino incrociando le braccia contrariato.
Yohohohohyohohohoho
Yohohohohyohohohoho
Yohohohohyohohohoho
Yohohohohyohohohoho
Binks no sake wo
Todokeniyukuyo
Umikazenamikaze
Namimakaze
“Forza cantate con me!” disse Brook strimpellando con la chitarra, ma solo Rufy si aggiunse al coro, mentre gli altri non lo
calcolarono, troppo indaffarati a pensare cosa avrebbero trovato su
quell’isola.
Un grosso macigno cadde sulla testa del
povero musicista, che rattristato cominciò a sognare di trovare sull’isola, un
bel po’ di persone disposte a cantare con lui.
La giunsero diverse ore dopo e
assicuratosi che la Sunny fosse al sicuro, tutti si
apprestarono a scendere a terra.
Ma qualcosa in quell’istante avvenne.
Vennero misteriosamente separati senza che
nessuno si accorgesse di qualcosa. Solo Nami rimase
nello stesso luogo e si guardò attorno con aria preoccupata, alla ricerca dei
suoi compagni.
Li chiamò uno ad uno, senza che nessuno le
rispondesse. Si inoltrò all’interno dell’isola, dove un fitto bosco si ergeva e
solo quando si impigliò in un ramo fece caso al modo in cui eravestita.
“Ma cosa è successo?” disse osservandosi.
Indossava un vestito azzurro con un
grembiulino bianco davanti, delle paperine nere ai piedi e un fiocco bianco nei
suoi lunghi capelli arancioni, diventati improvvisamente boccolosi.
“Sembro una bambola così!” disse con un
aria disgustata “Chiunque abbia fatto questo vestito ha proprio un pessimo gus…” non terminò la frase che la ragazza cominciò a
precipitare, sempre più in giù.
Cose strane vide intorno a sé. Oggetti di
vario tipo, che disobbedivano alla legge della fisica, cadendo in senso
contrario dal suo.
Guardò al di sotto e quello che la gonna,
gonfiata dall’aria le permise di vedere, fu solo un buio pesto.
Pensieri terribile le invasero la testa,
come quella di non sopravvivere alla caduta e di non poter mai più rivedere i
suoi amici, Rufy e sua sorella in particolare.
Trattenne anche il respiro, quando urtando qualcosa di morbido, si accorse di
essere arrivata al fondo della fossa che l’aveva inghiottita.
Si ritrovò improvvisamente a saltare di
gioia per essere sopravvissuta, ma passata quella gioia passeggiare, la paura
di non riuscire più a uscire da quel posto la invase. Arrampicarsi per tutta la
durata della fosse era una cosa impossibile e non aveva con se il suo klimacattac con cui creare una
nuvola che la portasse in superficie. Si sentì maggiormente spaesata quando si
accorse di non avere nemmeno la sua unica arma di difesa con sé.
Anch’essa era sparita insieme ai suoi
vestiti.
Decise di farsi coraggio e di andare
avanti. Come diceva Rufy tutto si sarebbe risolto…o almeno così sperava.
Giunse infondo al tunnel diversi minuti
dopo, un tempo che per Nami sembrò non aver fine.
Camminò per qualche minuto fino a giungere
in una stanza spoglia, dove al suo interno vi erano solo un tavolino con sopra
una bottiglietta e una chiave e una piccola porticina al muro, dentro la quale,
anche volendo, non sarebbe potuta passare.
“Tutto ciò mi sembra familiare!” disse la
ragazza avvicinandosi al tavolino per afferrare la bottiglietta dal contenuto
rosso.
“Bevimi!” lesse nel bigliettino attaccato
alla bottiglia e fu in quel momento che sgranò gli occhi “Oh no, io sono Alice!
Ho sempre odiato quella fiaba, ora più che mai!”
Sospirò.
“Capisco il perché del vestito! Se sono
destinata a ripercorrere il cammino di Alice, tanto vale bere questo liquido!”
lo fece nonostante il sapore amaro e cominciò a rimpicciolirsi sempre di più.
Sorrise, stringendo nella sua mano la
chiave che gli avrebbe concesso di passare oltre la porticina.
“Spero che ad Alice non dispiaccia se
salto il punto in cui mi scordo la chiave sul tavolo, mangio dei biscotti, mi
ingigantisco, piango, allago tutto e eccetera. Non ho tempo da perdere con
questa idiozia!”
Detto questo il clik
della serratura che si aprì, fu udibile e Namipotè entrare nel giardino che vi era al di là dell’uscio.
“è tardi, è tardi, è tardi! Devo muovermi,
si ma da che parte?” disse una voce a lei conosciuta.
Sgranò gli occhi e quasi le venne da
ridere, quando vide Zoro con il panciotto nero e
delle orecchie lunghe da coniglio, che disperato si lamentava di come il tempo
volasse via.
“Ehi Zoro!” lo
chiamò correndo verso di lui, ma esso non rispose.
“Zoro!” lo richiamò
per l’ennesima volta.
“è tardi, è tardi!”
“Ho capito brutto idiota! Mi vuoi
ascoltare? Zoro! Zoro!”
disse Nami quasi volenterosa di cucinarsi il coniglio
per pranzo.
“Zoro? Chi è Zoro?”
Ciao,
ho fatto in fretta questa volta ad aggiornare. Contenti?
Bene,
oggi mi sono messa apensare alle
prossime isole su cui i nostri eroi capiteranno e ho optato per questa per
prima, solo che non so dove andrò a parare. Mi sembrava divertente una cosa del
genere e boh…spero semplicemente che scrivendo mi
venga in mente qualche buona idea e di non rovinare tutto, proprio ora che ho
nuovamente voglia di scrivere (tralasciamo il fatto che se non aggiorno al
momento è che sono (come tutti) alla fine e devo studiare per gli esami).
Finalmente dopo secoli
sono riuscita a terminare il capitolo che era già per 2/3 scritto. Però mi
sarebbe piaciuto allegare un immagine dei personaggi, ma anche se l’ho iniziata…alla fine l’ho abbandonata non tanto contenta del
risultato.
Bhe spero che ci sia ancora qualcuno che mi segua.
Recensite numerosi e
buona lettura.
Neko =^_^=
Cap 38: Nel paese delle meraviglie?
“Zoro? Chi è Zoro?”
Nami sgranò gli occhi e successivamente,
abbozzando un sorriso preoccupato disse “Ti sembra il momento di scherzare, Zoro?”
“Ragazzina, non so chi tu sia, ma non ho tempo da perdere. È tardi e devo andare…ehm…” Il coniglio si interruppe e, guardando Nami con uno sguardo confuso, chiese “Da che parte è il
nord?”
Nami, incredula di vedere che Zoro anche con quelle orecchie bianche da conigliorestava comunque Zoro,
gli indicò la direzione da prendere non rendendosi conto che così facendo, gli
diede l’occasione di andarsene.
Nami sbuffò “Grandioso! E adesso che faccio?
Non so come trovare gli altri e Zoro è partito di
testa!”
Dato che non conosceva il modo di uscire da quella assurda situazione,
decise di continuare il suo cammino, nella speranza di trovare i suoi compagni.
Intraprese il sentiero che era segnato da un tappeto morbido di erba più scuro
rispetto al resto del prato e fra un passo e l’altro si guardava intorno.
Sembrava tutto nella norma. Gli alberi non erano più alti o più particolari di
quelli del mondo reale, i fiori sembravano non parlassero e gli animali erano
normali. Si trovò a domandarsi cosa mai Alice avesse potuto trovare di
meraviglioso nel paese delle meraviglie, sempre ammesso che quello fosse
davvero il paese del racconto diLewis
Carroll.
“Ti dico che lo è!” disse una voce
“Ma no che non lo è!” disse un’altra.
“Ma lo sembra!” rispose la prima.
“Se lo sembrasse lo sarebbe!” continuò la seconda.
Quelle due voci per Nami erano alquanto
familiari. Sapeva già di chi si trattasse e per quanto fossero strambi i suoi
compagni, si chiese il perché di quell’assurda conversazione.
Si diresse sul luogo dal quale provenivano le voci e alla vista dei suoi
compagni, la navigatrice disse “Per fortuna vi ho trovato. Questo posto è assurdo.
I vestiti che cambiano, io che mi rimpicciolisco, Zoro
che diventa un roditore e…!” disse Nami, tacendo improvvisamente e guardando stupita i suoi
due compagni che portavano dei pantaloni tenuti su da delle bretelle rosse,
indossate insieme a una maglia bianca a strisce blu.
“Che storiella carina!” disse il primo, che sorridendo continuò “Io sono
Pinco Panco!”
“Alla rovescia io sono Panco Pinco!” si presentò
l’altro.
Nami si portò esasperata una mano alla fronte,
prevedendo un po’ di guai per quella situazione che diveniva, passo dopo passo,
sempre più ridicola.
“Siamo fratelli!” continuòPinco Panco.
“Gemelli!” puntualizzò Panco Pinco “Possiamo
raccontarti una storia!”
“BASTA!” urlò la navigatrice mettendo a tacere i due fratelli. “Non so cosa
stia succedendo, ma voinon siete Panco Pinco o Pinco Panco. I
vostri nomi sono Franky e Brook
e siete dei pirati, non fratelli, né tanto meno gemelli!”
“Perché? Non ci somigliamo?” chiese Franky o per
meglio dire Panco Pinco.
Nami non gli rispose, non a parole almeno,
perché esso ricevette un sonoro pugno in testa per la sua domanda idiota.
“Che male! Non sei affatto carina!” disse Franky/Panco Pinco.
“Niente storia per te!” disse Brook/ Pinco Panco.
“Ragazzi svegliatevi! Non potete non ricordare chi siete realmente. È
impossibile che abbiate scordato il nostro legame di amicizia, le nostre mille
avventure e il vostro vero essere!” disse la navigatrice, supplicando loro di
fare uno sforzo di memoria “Ci deve essere qualcosa in questo posto, che vi
deve aver fatto qualche sorta di incantesimo, che vi ha reso personaggi di una
fiaba, ma nessun potere può avere effetto su di voi senon glielo permettete, soprattutto se avete
piena fiducia in voi stessi e su quello che siete!”
“Ma noi sappiamo chi siamo! Io sono Pinco Panco!”
disse Brook.
“Alla rovescia io sono Panco Pinco!” disse Franky puntandosi il suo enorme dito al petto.
Una vena cominciò a pulsare sulla tempia di Nami,
la quale, raccontando loro numerose cose, cercò di far tornare in sé i suoi
compagni.
“Non posso essere uno scheletro, sarei morto!” disse Brook.
“Infatti lo sei, ma…”la ragazza sospirò “Sentite,
proverò a cercare gli altri sperando di trovarli in condizioni migliori delle
vostre. Voi due non muovetevi da qui!” Disse la navigatrice, rassegnandosi
all’evidenza che da sola poteva poco contro la testardaggine dei suoi compagni
e si incamminò, continuando a seguire il viale erboso.
Camminò per diverso tempo, tanto che i piedi cominciarono a dolerle, ma non
si arrese tanto facilmente. Doveva trovare assolutamente i suoi nakama e risolvere quella situazione al più presto. Aveva
come una brutta sensazione, la quale, senza che se ne rendesse conto, le fece
aumentare il passo.
“Oh, chi abbiamo qui, Alice!” disse una vocina tenera.
“Chopper, sei tu?” chiese Nami non vedendo niente
intorno a sé.
“Chopper? Che nome buffo!” disse una testa con un paio di corna e il naso
blu, comparsa sopra di un ramo.
Nami guardò qualche istante quella testa
fluttuante, per poi dire “Fammi indovinare, tu sei lo stregatto!”
“Non sono un gatto, ma una renna!”
A Nami le si illuminarono gli occhi, credendo che
almeno il dottore si ricordasse realmente chi fosse, ma la sua felicità si
spense molto presto.
“Ti sei persa, Alice?”
“Smettila di chiamarmi Alice, non è quello il mio nome!” disse Nami scocciata.
“Oh povera piccola ragazzina…” cominciò la
piccola renna, scomparendo e apparendo accanto a Nami
“Non ti ricordi più chi sei?”
“No, io ricordo bene chi sono. Tu e tutti gli altri invece avete problemi
di identità e mi state facendo impazzire. Come posso farvi ritornare quello che
eravate?” chiese la ragazza supplichevole, sperando in una risposta esauriente.
“Ritornare come eravamo? Non si può far rinsavire dei pazzi e qui nessuno a
le rotelle a posto, tu compresa Alice!”
Nami lo fulminò con gli occhi prima che la
renna, scomparendo, dicesse “A destra per il thè”.
Nami guardò il punto in cui Chopper si trovava
fino a un istante prima stralunata, non capendo il senso della frase “Che
significa?” domandò sperando in una risposta, ma tutto tacque.
Sbuffò per l’ennesima volta, non nascondendo quella preoccupazione, che le
diceva sempre di più di fare in fretta a trovare una soluzione.
Il suo cammino continuò fino a giungere ad un bivio. Osservò entrambe le
direzioni cercando di intravedere qualcosa che le indicasse la direzione da
prendere, ma lo stesso paesaggio le si parava dinnanzi in entrambe le
direzioni.
“A destra per il thè!” sussurrò, ricordando
l’indicazione datagli poco prima dallo “stregatto”.
“Ma certo! Il cappellaio matto e la lepre marzolina!” si disse scavando
nella sua memoria, cercando di ricordare il seguito di quella storia, che non
aveva mai amato.
Non ci mise molto ad adocchiare in lontananza una tavola imbandita con due
figure che si muovevano in continuazione. Si avvicinò e si sentii sollevata nel
riconoscere in una delle figure che sedavano al tavolo, quella Rufy.
Esso indossava dei pantaloncini lunghi fino alle ginocchia di un colore
nero, scarpe mal ridotte e sporche di colore marrone, sebbene non si riuscisse
a capire se fosse il colore originale, un foulard alla gola giallo e una giacca
viola scura abbinato al cappello a cilindro, al di sopra del quale era posato
il suo solito cappello di paglia. Nami lo identificò subito…era il cappellaio matto.
Cominciò a correre verso la tavola urlando il nome di Rufy,
ma dovette abbassarsi improvvisamente quando si vide arrivare contro una
caraffa piena di thè, che fortunatamente andò a
schiantarsi contro un albero.
“Ma sei impazzito stupida lepre che non sei…Sanji?”
disse a bocca aperta. Non bastava che fossero spuntate le orecchie a Zoro, anche Sanji doveva
diventare un roditore.
Nami si ritrovò a domandarsi come mai Rufy non lo avesse ancora mangiato.
“Oh Alice!” disse Rufy avvicinandosi con un passo
un po’ barcollante alla ragazza. Le cinse le spalle e spingendola verso la
tavola disse “Vuoi una tazza di thè? O mezza?” le
disse porgendole una tazza tagliata a metà, senza però che perdesse il suo
contenuto.
“Rufy, sono io…Nami!”
disse la ragazza guardandolo negli occhi. Sperava che a sentire il suo nome,
almeno lui potesse tornare in sé.
“Rufy? Chi è Rufy? Non
importa accomodati!” disse indicandole una sedia.
Nami sbuffò e provò a sedersi, ma la lepre
marzolina si mise ad urlare “Quel posto è occupato!”
Nami guardò il suo compagno sbattendo le palpebre.
“Da chi?”
“Ma da me sciocchina!” disse Sanji alzandosi e
andandosi a sedere al posto che aveva scelto Nami.
Un’altra vena cominciò a gonfiarsi “Non importa, sto in piedi!”
“Ma ci sono tante altre sedie su cui…” cominciò Rufy.
“Smettila!” urlò, sorprendendo il cappellaio matto.
“Qualche problema Alice?” disse il ragazzo, che inaspettatamente venne
preso per il colletto dalla ragazza, che con voce grossa lo ricattò “Chiamami
un’altra volta Alice e giuro che distruggo il tuo cappello di paglia!”
Il cappellaio matto e la lepre marzolina si guardarono prima di scoppiare a
ridere.
“Oh non importa, ne farò un altro!” disse Rufy
alzando le spalle.
Nami lasciò la presa e alcune lacrime
cominciarono a bagnarle le guance, un po’ per la delusione, un po’ per lo
stress. Sperava veramente che almeno Rufy tornasse in
se stesso.
Gli diede uno schiaffo e gli urlò “Sei solo un idiota. Non puoi esserti
scordato del tuo sogno, della tua promessa…di me!”.
Il cappellaio si portò una mano sulla guancia pulsante e guardò confuso la
ragazza, ma questa, non vedendo nessuna reazione da parte di Rufy, corse via.
Corse per diverso tempo, appoggiandosi a un ramo quando si sentì mancare il
fiato. Si asciugò gli occhi e cominciò a domandarsi perché tutto quello fosse
capitato a lei. Era quasi sempre Rufy a risolvere i
problemi in cui la ciurma si trovava, sebbene fosse sempre lui a condurre tutto
il gruppo nei pasticci. Ora toccava alla navigatrice, ma lei non si sentiva all’altezza
delle situazione.
Si buttò sul prato con le braccia aperte e guardando il cielo, notò degli
strani cerchi di fumo di diverso colore che si alzavano sempre di più.
Immaginò immediatamente che fosse opera del brucaliffo.
Ricordava che nella fiaba di Alice, il bruco era l’unico che sappe dare delle risposte alla protagonista, quindi,
dirigendosi verso il luogo da dove vedeva provenire quel fumo, Nami decise di provare con lui,nella speranza che gli
dicesse come uscire da quella situazione.
Si guardò intorno, ma non riuscì a trovare il bruco da nessuna parte. Continuò
a camminare credendo di aver sbagliato luogo, quando ad un tratto sentì delle
grida “Non mi pestare, non mi pestare, non mi pestare!”
Nami abbassò lo sguardo e sopra un fungo, notò
un strano bruco col naso lungo e capelli neri ricci. La navigatrice era
convinta di trovarlo a una grandezza simile alla sua e si sorprese di vederlo
piccolo come un qualunque verme. Fu allora che si ricordo, che nel racconto
Alice si era rimpicciolita a quel passaggio.
Sebbene gli facesse una certa impressione, nonostante riconobbe in quel
personaggio il suo amico Usopp, lo prese in mano per
poterlo udire meglio.
“Sei pazza Alice? Mi stavi quasi per fare di me un insetto morto!” disse
con un tono di rimprovero Usopp, dopo di chè aspirò dalla sua pipa, buttando fuori del fumo
colorato, spazzato via da un soffio di Nami.
“Senti Usopp o Brucaliffo,
sai come posso uscire di qui?” gli chiese andando direttamente al sodo.
“Hai provato a usare la porta dalla quale sei entrata?” disse logicamente
il bruco.
Nami dovette resistere dal pestarlo “Senti,
non ho tempo nè voglia di giocare con te. Io non sono
Alice e mi sono ritrovata in questo assurdo posto, con i miei compagni che
hanno cambiato personalità. Cosa devo fare per uscire da questo posto, da
questo personaggio e far tornare tutto alla normalità?” disse Nami esasperata.
“Alice, se davvero non sei Alice, forse devi semplicemente finire il
racconto. Se questa è una fiaba, ripercorri le tappe della storia e quando
finirà forse tornerà tutto alla normalità!” disse Usopp
grattandosi il naso.
“Sei geniale. Farò così. Forse è per questo che nessuno è riuscito a ricordarsi
di me o del vero io!”
“Ora che hai risolto il problema signorina, mi lasceresti andare? Dovrei
cominciare la mia muta!” disse Usopp con aria
seccata.
Nami gli sorrise e lo rimise sul suo fungo.
“Cercherò di terminare la storia il prima possibile, ma tu non svolazzare
in giro, che anche tu se un mio compagno da salvare, intesi?” disse mentre si
allontanava sempre di più!
“Se un bruco come me è un compagno di quella ragazzina, non oso immaginare
che tipi sono gli altri suoi nakama…spero solo che
non vi siano uccelli!”
“Non ricordo bene come finisce la mia storia…cioè
quella di Alice, ma se mi faccio trascinare magari verrà tutto da sé!” disse Nami ad alta voce, giungendo all’ingresso di un enorme labirito.
“Forza Alice, diamoci da fare!” disse più determinata che mai.
Nami provò a ricordare gli
infiniti personaggi della storia di Alice. Ne mancavano un bel po’, alcuni dei
quali avrebbe già dovuto incontrare. Si ricordò anche che il racconto era stato
raccontato talmente tante volte, da aver fatto nascere diverse versioni, alcune
delle quali, avevano cancellato alcuni dei personaggi originali.
Fortunatamente al di là
della mancanza o meno di alcuni personaggi, la storia di Alice nel paese delle
meraviglie terminava sempre nello stesso punto: dalla regina di cuori.
La navigatrice provò a pensare
a che tipa potesse essere. Una brutta e cicciona con la mania di grandezza, una
donna dal corpo normale con la testa enorme, o una donna bella che di perfetto
aveva tutto, tranne il cuore fatto di pietra.
“Ho incontrato tutti, meno
che Robin. Chissà che ruolo le è capitato. Non mi stupirei se fosse la regina! Ma
giuro che se prova a tagliarmi anche solo un capello, glielo farò ricordare a
vita!” disse Nami scocciata, una volta giunta davanti
un labirinto fatto di piante.
La ragazza si inoltrò al
suo interno, notando i numerosi cespugli con rose di colore bianco. Si guardò
intorno, convinta di trovare qualche carta da gioco indaffarata a colorarle di
rosso. Vi erano tracce di vernice sparse qua e là, ma il lavoro non era stato
terminato.
Nami si avvicinò ad odorare i
roseti, che emanavano un odore dolce e rilassante, anche se non come quello dei
suoi mandarini.
“Ehi tu. Cosa ci fai nel
giardino della regina di cuori?” disse la carta di 5 di picche, puntandole una
lancia al collo.
Nami alzò le mani in segno di
arresa e non fece una piega quando essa le ordino di seguirla.Camminarono lungo diverse vie del labirinto,
facendo perdere alla ragazza l’orientamento, sebbene ella non avesse mai troppi
problemi a orientarsi,ma quel giardino
era tutto uguale e non vi erano indizi per riuscire a trovare i punti cardinali
che l’aiutassero a decidere la direzione da prendere in caso di necessità.
Nemmeno il sole era di aiuto. Aveva notato che il sole non si muoveva normalmente,
ma cambiava posizione a seconda dei luoghi. Quando era dal brucaliffo,
il sole era quasi sparito e il cielo notturno cominciava già a far vedere le
prime stelle. Dal cappellaio matto, a giudicare dal colore rossodel cielo che aveva intravisto tra le foglie
degli alberi, doveva essere il tramonto. Da Pinco Panco
e Panco Pinco, sembravano le dieci del mattino,
mentre invece in quel luogo, nel giardino della regina, sembrava essere mezzo giorno. Infatti il sole era caldo e
picchiava costantemente sulla testa della ragazza. Vi erano infatti alcuni roseti
morti, probabilmente bruciati dal costante battere del sole.
Se il sole rimaneva sempre
nello stesso punto anche a trascorrere di ore, era praticamente impossibile, in
quel posto capire dove fosse l’est e dove l’ovest.
Improvvisamente un colpo di tromba destò Nami dai suoi pensieri e vide la carta che la teneva
prigioniera, inchinarsi. La ragazza non seguì il suo esempio. Sebbene la regina
stesse per arrivare, non era la sua sovrana e non vedeva il motivo per cui
portarle un tale rispetto. Se non le andava a genio, rispetto o meno,la sua testa sarebbe stata comunque separata
dal corpo.
Un uomo basso e bruttino, il
re, che camminava accanto a una
carrozza, trainata da delle carte, disse “ Vostra maestà, la regina…è qui!”
La porta della carrozza si
aprì lentamente per permettere alla persona al suo interno di uscire e di farsi
ammirare dai sudditi. Il suo vestito non era una tenda da circo, come spesso le
fiabe raccontavano. Era un vestito semplice che cadevagiù, senza che nessuna struttura la
gonfiasse, facendo sì che i piedi non fossero visibili. Era diviso in due
parti, una nera e l’altra bianca con qualche cuore disegnato qua e là.
La donna portava uno
scettro con un cuore alla punta e una tiara sulla fronte d’argento, molto
elegante e raffinata. Niente ingombrante corona sulla testa.
Gli occhi di Nami e della regina si incontrarono.
“Robin?” Disse la ragazza
ammirando la bellezza della donna, la quale si girò per osservarla. Si avvicinò
a lei e osservandola da capo a piedi disse “Uhm… chi
abbiamo qui?”
“Un intrusa vostra maestà!
L’ho trovata vicino ai vostri roseti, non so cosa avesse intenzione di farci,
forse rubare i vostri preziosi fiori e farci dell’insignificante profumo!”
disse il cinque di picche.
“Io non…”
“Silenzio!” disse la
regina.
“Mia cara, vuoi che le
tagliamo la testa? Sono ore che non lo facciamo più!” disse il re.
“No, non mi va. Ragazzina,
qual è il tuo nome!”
“A-Alice, vostra maestà!”
disse Nami guardando preoccupata la donna.
Improvvisamente sentì un dolore alla guancia destra e la sentì pulsare.
La regina le aveva tirato
uno schiaffo.
“Chi sei tu?” richiese la donna
con aria severa.
“Ve l’ho detto…Alice!” disse la navigatrice, ricevendo un altro
schiaffo. “Smettila Robin!” urlò la ragazza ritrovando la sua grinta.
“te lo richiedo un ultima
volta, chi sei?”
“Che razza di domande,
sono Nami. Non mi riconosci nemmeno tu?” disse esasperata
la ragazza “Io non ricordo come finisce la fiaba, ne so cosa devo fare adesso.
Ti prego Robin, almeno tu ricorda chi sei!”
Lo sguardo della donna si
addolcì, dopo di chè si girò verso il re e le numerose
carte che la seguivano dicendogli “Lasciatemi da sola con questa fanciulla. Se
mai deciderò di tagliarle la testa, vi chiamerò!”
Tutti obbedirono e solo
quando la donna vide che tutti se n’erano andati, ritornò a rivolgersi alla
Navigatrice.
“Tranquilla Nami. So
esattamente chi sono!” disse Robin “Piuttosto ho temuto per te!”
“Cosa? Io? Perché? Pensavo
di essere l’unica tra noi ad avere un po’ di lucidità e di sapere chi fosse!”
“Nami,
prima quanto ti ho chiesto il nome, mi hai risposto di essere Alice. Non
importa se all’inizio ti ricordi chi sei realmente, restando in questo posto,
perdi la tua coscienza, perdi quella parte di te che ti rende speciale. Quest’isola
usa le fiabe, per nutrirsi dei pirati che approdano su quest’isola per cibarsi
del loro essere e farli sparire nel nulla come se non fossero mai esistiti. Se
non ce ne andiamo immediatamente, faremo anche noi questa fine!” disse l’archeologa
preoccupata.
“Cosa? Come fai a sapere
tutte queste cose?” chiese Nami. Sapevache la sua amica era in gamba, ma aveva
sempre una risposta a tutto.
Robin la condusse poco più
in là nelgiardino, fino a un blocco di
pietra.
“Ma questo è…” cominciò Nami.
“Si, il PoignèGriff! Nemmeno io avevo
ricordo di me stessa, ma quando ho visto questa pietra, qualcosa è scattato in
me e quando ho saputo che sarebbe stata distrutta per volere della regina di
cuori precedente, il fatto di non riuscire a leggerla in tempo, mi ha
risvegliato, riuscendo a evitare che la sua distruzione avvenisse!”
Nami girò intorno alla pietra
e notò una scrittura diversa, stessi caratteri, ma con una scrittura più
piccola e disordinata “Qui che vi è scritto?”
“Gol D. Roger è stato
anche su questa isola e ha lasciato un messaggio a chiunque fosse stato in
grado di decifrarlo. È li che c’è scritto quanto ti ho appena detto e
soprattutto come fare per tornare se stessi! Uno shock, può farti tornare
normale. Probabilmente se la pietra non avesse rischiato di scomparire, non
credo che sarei tornata in me!”
“Ma è fantastico. Ora
dobbiamo tornare dagli altri e andarcene…sempre
ammesso che non sia troppo tardi!” disse Nami
abbassando la testa.
Ormai erano ore che i suoi
amici avevano perso la coscienza di se stessi e non sapendo come in realtà
venisse calcolato il tempo in quel luogo, potevano essere anche trascorsi
giorni.
“No, non è troppo tardi.
Roger ha scritto che solo al decimo rintocco della campana nella torre più alta
del castello della regina tutto sarà perduto! Per ora è suonata solo due volte.
Abbiamo ancora del tempo, nonostante il tempo tra un rintocco e l’altro sia
abbastanza breve!”
Le ragazze decisero di non
perdere più tempo. Corsero verso il luogo più vicino dove avrebbero
incontratouno dei loro nakama.
“Ci siamo. Qui ho
incontrato Usopp. Sta attenta, è diventato un bruco e
potremmo pestarlo facilmente!”
Le ragazze si guardarono
intorno, vi erano numerosi insetti, tra cui bruchi dai mille colori, ma non vi
era traccia di un bruco blu.
“Nami,
non ti muovere!” disse Robin, avvicinandosi più lentamente possibile alla
ragazza. La navigatrice si paralizzò sul posto pensando a qualche insetto
pericoloso, ma rimase sorpresa quando l’archeologa le si avvicino con le mani
chiuse a conchiglia.
Robin aprì lentamente la “trappola”,
facendo vedere una piccola farfalla blu che apriva di tanto in tanto le ali,
senza però scappare via.
“non strappatemi le ali.
Sono così belle e finalmente posso volare!” disse la farfalla, dallo
stranissimo naso lungo.
“Tranquillo, sono io, ti
ricordi di me?” chiese Nami.
“Oh si, Alice che non è
Alice, trovato il modo di andartene?” chiese.
“Si, e adesso proveremo ad
attuare il piano con te!” disse la ragazza, confondendo la farfalla.
Un rintocco di campana,
fece sussultare le ragazze, avvertendole che avevano meno tempo a disposizione.
Robin si era allontanata
da Nami e il brucaliffo,
spiegando di aver in mente un piano. La navigatrice penso a mille ipotesi
possibili su come far tornare in sé il compagno, ma mai si sarebbe aspettata di
vedere Robin tornare con un gatto spelacchiato e con la bava alla bocca.
“Che ci fai con quell’animale?”
chiese Nami confusa.
Robin sorrise e appena
poggio la bestiola per terra, essa saltò addosso a Nami
nel tentativo di afferrareUsopp. La farfalla blu, spaventata, cominciò a svolazzare
qua e là, senza riuscire a pensare lucidamente a un modo per svignarsela da
quella brutta situazione, finchè si ritrovo a terra
con le ali bloccate dalla zampe del micio.
Le sue enormi fauci si
spalancarono e un orribile alito di pesce si scontrò con le narici del mal
capitato. I denti del micio erano sempre più vicine, finchè
non si chiusero, serrando con forza.
Un urlò riecheggiò nella
foresta, spaventato alcuni uccelli di passaggio che spiccarono il volo.
“Il mio naso, il mio naso,
il mio naso!” cominciò col dire Usopp, tornato alla
normalità e a dimensioni normali. “Brutta bestiaccia, leva quei tuoi denti acuminati
dal mio naso!”
Il gatto quando si accorse
di aver mancato l’insetto, ci rimase male e con la coda tra le gambe se ne
andò.
Il cecchino si girò
arrabbiato verso le sue compagne e indicandole disse “Voi due…cosa
vi passa per la testa. Questi due anni li ho passati a cercare di non essere
divorato da una isola carnivora e ora mi date in pasto ai gatti? Avete idea di
quanto sia stata traumatica per me l’esperienza?”
Nami lo abbracciò felice di
riavere indietro il suo nakama, il quale non si
aspettava un altro abbraccio caloroso, come quello che aveva ricevuto la prima
volta che si erano rincontrati dopo due anni.
“Ben tornato tra noi Usopp!” disse Robin incamminandosi verso il prossimo
compagno.
“Che esperienza orribile.
Solo io sono stato trasformato in verme?” chiese il cecchino, il quale
ricevette un macigno sulla testa nello scoprire che solo lui aveva fatto quella
ridicola fine.
I tre si incamminarono
lungo un viale fiorito nel quale Nami non era ancora
stata. Non le sembrava una buona idea cambiare strada, avrebbero potuto
perdersi e non riuscire a trovare più gli altri, ma Robin le disse che c’era un
motivo per il quale li aveva condotti in quel luogo. Essendo la regina di quel
paese, sapeva tutto su tutti ed era a conoscenza del soggiorno di qualcuno in
particolare in quel luogo.
“Oh Alice, ci si rivede!”
Nami e Usopp
si guardarono intorno per cercare la persona che aveva parlato.
“Aiuto, non bastava essere
diventato cibo per i pesci. Ora sento pure le voci…una
voce che ho già sentito!”Disse Usopp.
Robin sorrise e spiegò
loro che lo stregatto, sebbene dicesse di essere una renna,
gironzolava da quelle parti, in cerca di erba gatta da sgranocchiare.
“Chopper, sei tu?” chiese Nami, chiamando l’amico in modo tale che si facesse vedere.
“Di nuovo quello strano
nome!” disse comparendo solo col corpo.
“Robin…gli
hai tagliato la testa? è nostro amico, potevi evitarlo!” disse preoccupato il
cecchino, il quale si prese un infarto quando si ritrovò la testa di Chopper
sulla spalla. “Ora come lo ricomponiamo?” disse il ragazzo
“Dobbiamo riuscire a farlo
svegliare. Qualcuno ha qualche idea?” chiese Nami
speranzosa.
“Dobbiamo procurargli uno
shock, giusto?” chiese Usopp cominciando a riflettere
“Dunque…se Chopper è un medico e il suo sogno è
quello di trovare una cura che curi tutti i mali in modo tale da salvare chiunque…ho trovato!” disse il ragazzo cominciando a
frugare nelle sue tasche.
Prese una bacca color
verde marroncina e se la avvicinò alla bocca.
Mastico per qualche
secondo, prima di diventare di tutti i colori, fermandosi al verde e cominciare
a stringersi la gola.
Anche Nami
e Robin si spaventarono e prestarono soccorso all’amico, che era caduto a terra
e sembrava soffrire molto.“Cosa
facciamo Robin? Se questo era il suo piano qualcosa deve essere andato storto!”
Robin non disse niente,
sperò in cuor suo che Chopper tornasse in sè e
facesse qualcosa.
“A-i-u-t-o!”
disse Usopp allungando la mano verso l’aria. Si
sentiva mancare e quelle parole dette con una voce quasi assente e rauca,
fecero sì che Chopper tornasse in sé.
Allontanatevi!” ordinò il
medico, cominciando a controllare le condizioni del suo amico. “Quella bacca
che ha mangiato doveva essere velenosa e io non ho alcuna medicina con me!”
cominciò a piagnucolare “Usopp resisti!”
“A-c-q-u-a!”
disse il cecchino con la stessa voce di prima. Avevano visto una pozza d’acqua
li vicino e Nami, trovando una foglia bella grande,
andò a procurare il liquido richiesto, facendolo poi bere ad Usopp.
Il ragazzo la bevve tutta
di un sorso, tornando alla normalità.
“Fiuuuu,
meno male quella bacca era talmente amara, che credevo di morire!” disse
sorridendo.
Fu in quel momento che Nami e Robin capirono di essere cadute nel tranello
architettato da Usopp per risvegliare Chopper.
“Idiota!” urlò Nami prendendolo a pugni pesantemente, per lo spavento
preso. Ora sì che Chopper aveva veramente del lavoro da fare.
Lo “scherzo” di Usopp fu dimenticato presto dalla navigatrice grazie al suo
sfogo e la marcia verso il recupero dei compagni continuò.
“è tardi, è tardi, è
tardi!” urlò il bianconiglio, travolgendo il povero Usopp che cadde malamente a terra storcendosi il naso.
“Ma perché sempre a me!” si
lamento il ragazzo, prima di scoppiare a ridere, notando le assurde orecchie di
Zoro. Anche Chopper non fu da meno, mentre Robin sorprendendo
tutti disse “Secondo me gli donano!”.
Nami alzò gli occhi al cielo e
cercò di impedire a Zoro di sparire nuovamente dentro
a qualche buca, se mai fosse esistita una buca per conigli grande abbastanza da
farcelo passare.
“Cosa volete? Ho fretta.
Quel baka del cappellaio matto mi ha spalmatto burro e marmellata dentro al mio prezioso
orologio, per poi aggiungergi anche del thè e ho perso tempo per andare a comparne
un altro. Quindi qualsiasi cosa volete ditela in fretta!” disse seccato il
coniglio.
Nami corse vicino a un paio di
alberi, afferrando tre rami belli spessi e impugnandone due e uno tenendolo in
bocca disse “Affrontami!”
Il coniglio la guardò
stralunato e ignorandola cominciò a incamminarsi.
“Aspetta!” disse Robin “Non
so se mi hai riconosciuta, ma io sono la regina di cuori!”
“Oh sua maestà, mi
perdoni. Sono a sua disposizione!” disse Zoro, inchinandosi.
Tutti riseroa veder il loro compagno inchinato a riverire
Robin.
“Bianconiglio,
sei invitato alla cerimonia per eleggere il miglior spadaccino del mondo di
tutti i tempi. Qualcuno anche più forte di Mihawk!”
disse Robin continuando a interpretare il suo ruolo da regina. Il coniglio
bianco a quelle parole sussultò.
“Io regina di cuori eleggo
te, Nami, migliore spadaccina del mondo e…” la donna non riuscì a concludere la frase che Zoro urlò “Ma siamo impazziti come può Nami
essere la migliore…spadaccina…del mondo!” disse,
cominciando a trovare strano quanto stesse dicendo, in quando la sua compagna
non sapeva nemmeno impugnare una spada. “Che diavolo è successo?” disse
tornando in sé.
“Evviva!” urlarono Chopper
e Usopp abbracciandosi.
“Il coniglio è tornato tra
noi!” disse Usopp
divertito, ma dovette ingoiare la propria saliva quando uno sguardo glaciale da
parte dello spadaccino, lo fulminò.
“Vuoi vedere cosa ti
accadrà la prossima volta che mi chiamerai coniglio?” disse minaccioso.
Usopp sudando freddo, scosse la
testa “Ehm…continuiamo il nostro giro? Abbiamo ancora
quattro nakama da far tornare in sé e i rintocchi
sono arrivati a cinque!” disse il cecchino cominciando a correre, per mettersi
a una distanza di sicurezza dallo spadaccino.
Capitolo 40 *** Il recupero dei nakama (seconda parte) ***
Capitolo
40: Il recupero dei nakama (seconda parte)
I membri della ciurma di
cappello di paglia che avevano ritrovato sé stessi, ripercorsero la strada al
contrario per raggiungere due dei loro compagni: Rufy e Sanji.
Nami era parecchio preoccupata
per il capitano. Egli aveva espresso apertamente la sua poca considerazione del
cappello di paglia, strumento su cui la ragazza avrebbe puntato per farlo
rinvenire, ma se con le spoglie del cappellaio matto, quel famigerato cappello,
conosciuto in tutto il modo e grande dono fattogli da Shanks il rosso, assumeva l’importanza di qualsiasi
altro cappello, la cosa diventava seria.
Avrebbe potuto tirare in
ballo Ace in qualche modo. Si, Rufy probabilmente
sarebbe tornato in sé, ma avrebbe nuovamente tirato fuori quella parte del suo
passato che gli era impossibile dimenticare e che ancora lo faceva soffrire
molto.
E l’ultima cosa che la
navigatrice voleva era vederlo di nuovo triste.
Ella parlò con gli altri nakama della situazione e delle sue paure e tutti si fecero
silenziosi cercando di trovare una soluzione alternativa.
“Credo di aver avuto
un’idea!” disse Zoro.
Tutti si girarono verso di
lui in attesa che parlasse.
“Andiamo, possibile che
non ci arriviate da soli. A cosa tiene di più Rufy?”
“Al suo capello!” disse Usopp.
“Alla carne?”disse Chopper
spaesato dopo che il cecchino gli aveva rubato la risposta migliore.
“A Nami!”disse Robin guardando Nami
di sottecchi, facendola arrossire.
“Ecco come riusciremo a
svegliare Rufy!” disse Zoro.
La ragazza dovette
intervenire ricordandogli che Rufy,
la prima volta che si erano incontrati in quella ridicola isola, non riuscì a
riconoscerla e che gli fu del tutto indifferente.
“Sarà indifferente anche
quando tenterò di ucciderti?” disse Zoro
incamminandosi con gli altri e lasciando la navigatrice indietro sbigottita ad
assorbire quanto le labbra dello spadaccino avessero detto.
“C-comeuccidermi? Z-Zoro, stai scherzando!” disse
raggiungendolo.
“Mai stato più serio,
senza contare che eliminandoti potrò cancellare il mio debito con te!” disse
facendole un ghigno.
“Non è divertente, che
intenzioni hai?” gli urlò con voce stridula alquanto preoccupata.
Non le rispose e nemmeno
le sue minacce portarono a qualcosa.
Tutti erano tranquilli, ma lei no. Era lei quella che Zoro voleva eliminare e non le interessava
se fosse solo una farsa quella che aveva in mente, sbadato com’era il morto
poteva scapparci comunque e Nami si considerava
troppo giovane e bella per tirare le cuoia a causa di un’assurda isola.
Il rintocco di una campana
fece sussultare tutti i presenti.
“Accidenti, è una mia
impressione o qui il tempo fra un rintocco e l’altro è sempre più breve!” disse
Usopp.
“Credo che la causa sia
del tempo…in questo posto
scorre in una maniera che non ho ben compreso. Per questo ero sempre in
ritardo! Il mio orologio, andava avanti a una velocità spropositata o molto
lentamente. Da quello che ho capito, quella che per noi è una mezzora, qui può
passare in un quarto d’ora o in un’ora a seconda di dove ci troviamo!” disse Zoro per poi continuare “Bhe anche se con tutte le botte
che ho fatto prendere a quell’orologio, può essere che esso abbia cominciato a
scorrere come gli girava!”
I ragazzi sospirarono, ma
una cosa era strana e la causa non poteva essere nessun ingranaggio mal
funzionante di qualche orologio malridotto.
“Ora che ci penso quando
ho trovato Franky e Brooksembravano
le due o le tre del pomeriggio, mentre dal cappellaio matto, nonostante fossi
giunta lì non molto tempo dopo, era il tramonto!” disse la navigatrice non
spiegandosi lo strano fenomeno.
“Io credo che lo scorrere
del tempo dell’isola sia normale…cioè
in una giornata ci sono sempre 24 ore, la cosa che la differenzia dal mondo
esterno e che non vi è un reale ciclo del sole. Quindi la ragione può essere
una sola!” disse Robin che come sempre era arrivata alla soluzione del
problema.
“Che l’isola stia facendo
in modo di impedirci di salvare i nostri amici. Ci sta riducendo il tempo a noi
a disposizione in modo tale da non darci la possibilità di andarcene!”
“Ma andiamo Robin, come
può un’isola ragionare, non ha mica un cervello!” disse Usopp.
“Non ha nemmeno uno
stomaco eppure hai rischiato di essere divorato per due anni dall’isola su cui Kuma ti ha spedito!” gli disse la
navigatrice, ricordandogli che in quell’assurdo mare, dovevamo lasciare da
parte la ragione, perché nulla aveva senso.
“Ehi ragazzi, ho trovato Rufy e Sanji!” disse Chopper che si era allontanato quando
sentì un odore familiare.
Erano ancora tutti e due
seduti a quel tavolo lungo, a prendere il te. Di tanto in tanto si alzavano e
cambiavano postazione oppure cominciavano a lanciare stoviglie in aria per poi
scoppiare a ridere.
“A me non sembrano tanto
diversi dal solito…sono
sempre due idioti…il cuoco
da strapazzo in particolare!” disse Zoro
con aria scocciata.
Usopp e Chopper raggiunsero i due compagni e non rifiutarono il loro
cortese invito a unirsi a loro.
“Ah Nami, dovresti assaggiare questi biscotti, sono
squisiti!” disse Chopper appoggiato dal cecchino.
Una vena pulsante cominciò
a crescere sulla tempia dell’interpellata fino ad esplodere, quando con un violento
pugno colpì quei due sconsiderati che stavano perdendo quel poco tempo prezioso
che avevamo.
Ed ecco un altro rintocco.
Ne mancavano solo più tre
e per imugiwara
sarebbe stata la fine.
Nami si avvicinò a Rufy e di nuovo lo supplicò di
ricordare, ma esattamente come la volta scorsa le offrì del thè non ricordandosi niente.
Ella si trattenne dal
colpirlo per la sua stupidità e cercò di convincersi che non era colpa sua,
anche se in cuor suo sperava vivamente che quell’isola non lo avesse posseduto
a tal punto da cancellare il loro bel rapporto. Se così fosse stato, nemmeno
l’idea assurda di Zoro di
ucciderla sarebbe servita.
Lo spadaccino non disse
niente alla navigatrice, non la preparò nemmeno a quanto avesse in testa. Ella
lo sentì pronunciare uno dei suoi soliti attacchi, per poi vederselo venire
incontro.
Urlò e chiusi gli occhi,
portandosi le braccia davanti al viso cercando in qualche modo di proteggersi,
sebbene non sarebbe servito a niente contro un suo fendente.
Passarono diversi secondi,
ma non sentì niente. Non credeva che Zoro
avesse intenzione di attaccarla con uno dei suoi micidiali colpi, ma mi sentì
sollevata quando capì che non aveva sbagliato e che era riuscito a non colpirla,
ma mi sentìi mancare quando aprendo gli occhi si
ritrovò le tre spade nemmeno a un millimetro di distanza dalla pelle.
Cadde a terra shoccata.
Finzione o meno, Zoro si
era avvicinato troppo.
Riprese a respirare solo
quando sentì l’affermazione di Rufy.
“Non è il caso di
ucciderla, ci sono thè e
biscotti a sufficienza per tutti!” disse porgendo una tazza enorme di bevanda
ambrata al mio compagno.
Rimase sconvolta, non
potevo credere che Rufy era
rimasto talmente soggiogato da non intervenire in suo aiuto.
Abbassò la testa
sconfitta, temendo di non riavere più il suo Rufy.
“Non ha funzionato, ora
che facciamo?” chiese Chopper rattristato.
“Non poteva funzionare, Zoro non attaccava col vero
intento di uccidere Nami o
di farle del male!” disse Robin.
“Ehi, non ero serio quando
dicevo che volevo cancellare il mio debito eliminandola!” disse lo spadaccino,
alzando un sopracciglio.
“Lo so bene, ma lo shock
deve essere reale, non una finzione!” disse Robin “Quando abbiamo risvegliato Usopp, non abbiamo preso un gatto
attore che fingesse di mangiarselo, ma se egli non si fosse risvegliato,
sarebbe stato sul serio divorato!”
“Grazie tante…ehi aspetta, io ho finto di
strozzarmi con quella bacca per svegliare Chopper!”
“E vero, ma lì ha giocato
un ruolo fondamentale la mia paura e quella di Nami in quanto credevamo che ti stessi soffocando
realmente e essendo Chopper un animale ha avvertito il nostro timore e per lui
non poteva essere una finzione!”
“E per quanto riguarda
l’elezione di Nami come
miglior spadaccino del mondo?” chiese Zoro
incrociando le braccia.
Robin sorrise “Io sono la
regina di cuore, ogni mia parola e legge e se mi avessi fatto finire il
rituale, lei sarebbe stata veramente eletta la miglior spadaccina!”
“Ok, tutto questo è
affascinante, ma ora come la mettiamo con Rufy?” disse Nami, ancora
a terra a causa delle gambe che tremavano.
“Usopp, lancia qualche tua bacca infiammabile verso Nami!”disse Robin.
“Cosa? anche se io parto
con l’intento di non farle del male, se quelle bacche la colpiscono, Nami prenderà fuoco!”
“Zoropotrebbe mettersi accanto a Nami e intervenire se qualcosa va storto!” disse
Chopper.
“No, sarebbe comunque una
funzione. Nami deve
rischiare sul serio e noi tutti dobbiamo avere fiducia in Rufy!” disse Robin.
“Robin sei impazzita?
Rischiamo di ferire seriamente Nami!”
disse Chopper allarmato.
“Io non sono d’accordo. Rufy potrebbe non intervenire e…”cominciò, ma venne fermato da
uno Zoro arrabbiato che con
forza incastrò una sua spada in un tronco d’albero trapassandolo da parte a
parte come se fosse un budino.
“Stiamo parlando di Rufy babbei e se c’è una cosa che
avreste già dovuto capire e che niente e nessuno riuscirà a soggiogarlo fino in
fondo da impedirgli di salvare un suo compagno!” disse adirato Zoro.
Nami abbassò lo sguardo
sentendosi in parte tirata in ballo…infondo
era stata anche una sua paura, ma il suo compagno aveva ragione. Rufy le avrebbe salvato perché
erano amici, compagni, ma soprattutto perché il loro amore era grande e niente
avrebbe potuto fermarli.
Si alzò nuovamente in piedi e prendendo un respiro
profondo disse ad Usoppche era pronta.
Lo vide deglutire e con
una mano tremante prendere delle bacche dalla sua borsa.
Si apprestò a lanciarle,
ma Nami gli urlò di fermarsi.
“Cosa c’è?” disse
nervosamente.
Gli indicò Rufy, il quale si era andato a
sedere alla tavola e stava tranquillamente bevendo il suo thè dandoci la schiena, se proprio doveva rischiare,
che almeno guardasse.
Riuscirono in qualche modo
ad attirare la sua attenzione e subito Usopp
eseguì il suo compito. Nami aveva gli occhi chiusi,
ma poteva sentire l’avvicinarsi della bacche a causa del sibilo che facevano
attraversando l’aria ad alta velocità.
Sentì una vampata di
calore sfiorarle la pelle, seguita da un urlo.
Riconobbe subito la voce e
riaprendo gli occhi vide Rufy
rotolarsi a terra, mentre gli altri nakama
gli lanciavano a terra della sabbia per spegnere il fuoco.
“Rufy!”urlà la ragazza
abbracciandolo e quando egli ricambiò la stretta, ella ebbe la garanzia che
anche lui era risalito.
“ Che è successo?” si
chiese guardandosi intorno spaesato.
“Ti racconteremo dopo, ora
dobbiamo salvare San…”
Un altro rintocco interruppe
la navigatrice, la quale sentì il sangue congelarsi nelle vene.
“Accidenti!” disse Zoro avvicinandosi a Sanji con delle liane. Non ne
capii il motivo, ma lo legò e dopo averlo imbavagliato se lo caricò sulle
spalle per poi dire “Raggiungiamo Frankye Brook,
e dopo penseremo a farli tornare in loro!”
Tutti
diedero ragione a Zoro. Avrebbero perso tempo
prezioso nel tentativo di risvegliare anche Sanjie per poi dover correre anche dagli altri loro due compagni e procedere con il loro risveglio.
Corsero, cercando di spiegare la situazione a Rufy che sotto sotto trovava il tutto divertente, nonostante non ci
fosse niente di così spassoso.
Raggiunsero Franky e Brook che erano impegnati a giocare con una sorta di
teatrino. Non diedero loro nemmeno il tempo di presentarsi che Robin,
interpretando nuovamente il ruolo della regina, con tono serio disse “Bene miei
sudditi, la vostra regina ha deciso di ristrutturare il suo nuovo castello
galleggiante!”
Franky e Brooksi inchinarono al suo cospetto, quando le chiesero di
quale castello parlasse.
“Oh le mie fedeli carte
perlustrando il territorio hanno trovato una costruzione galleggiante da una
forma alquanto bizzarra. Aveva un giardino e degli alberi senza foglie, ma con
dei tendaggi di poco gusto e aveva sul davanti una testa a forma di girasole.
Ho deciso che sarebbe diventata il mio secondo castello e ho bisogno di
lavoratori che mi aiutino a ristrutturarla!”
Frankycominciò a sudare freddo.
“Che tipo di lavori
maestà?” chiese Brook
“Prima di tutto voglio
modificare quella testa a forma di girasole con una rosa rossa, vorrei
eliminare quegli stupidi alberi dal tendaggio con teschi disegnati sopra con
alberi veri che abbiano foglie e devo risistemare tutto il suo interno e
renderlo più regale, maggiormente raffinata come spetta a una regina bella come
me!” disse Robin interpretando perfettamente il suo ruolo, tanto che anche gli
altri suoi compagni le avrebbero dato
una mano.
“Eseguite gli ordini, io
vado a cercare altri aiutanti!” disse l’archeologa, fermando un coniglio e una
rana e chiedendo loro di compiere qualche sorta di lavoro su quella che Frankycominciava
a individuare come la Sunny.
“Che intenzioni hai archeologa…laSunny è perfetta così com’è e guai a chi la tocca!”
disse il cyborg tornando a vestire i suoi soliti panni e colpendo Brook alla nuca, fermandolo dal
suo intento di eseguire l’ordine impartito dalla regina.
“Ben tornato tra
noi!”disse Robin sorridendo a un Franky
che confuso si grattava la testa col suo mega dito.
“Ehi ragazzi, guardate
quanta roba che c’è qui!” disse Rufy
attirando la nostra attenzione a un mucchio di cianfrusaglie che i due avevano
raccolto.
“Una chitarra!” disse Rufy cominciando a strimpellare,
seguito da Usopp e da
Chopper che avevano trovato una tromba e un violino. Tutti e tre per gioco
cominciarono a inscenare un concerto, senza avere la minima idea delle
conseguenze del loro gesto.
La musica che credevano di
suonare era solo un’insieme di note messe insieme senza né capo
nè coda e ben lontane dal
comporre una melodia.
“Questa musica è una
tortura per le mie orecchie!” disse Brook
tappandosi i “timpani” “Oh ma io le orecchie non ce le ho yohohohoh!”
La solita risata di Brook tornò a farsi sentire. Anche lui, sebbene in maniera
del tutto casuale, era rinsavito e senza farsi attendere troppo, si uni al
resto del gruppo suonando la sua solita chitarra elettrica dando un po’più
senso a quel tormento.
Un altro rintocco. Era il
numero nove e il tempo stringeva.
“Forza abbiamo soltanto
più Sanji da risvegliare e
poi saremo salvi!”disse Usopp
speranzoso, ma Robin bruciò il suo entusiasmo.
“Sbagli Usopp, Sanji non è l’unico da salvare!” disse.
I ragazzi si guardarono
confuso. Non mancava nessuno all’appello.
“Robin chi altro dobbiamo
salvare?”Chiese Nami curiosa.
Con sguardo serio l’archeologa
la guardò negli occhi per poi rispondere “La persona che dobbiamo salvare, sei
tu Nami!”
“Come sarebbe a dire che
io devo essere salvata? Ti stai sbagliando Robin!”disse Nami confusa
“Ora concentriamoci su Sanji per favore!” rispose.
Rufy osservava attentamente
l’archeologa. Conosceva bene quello sguardo serio e sicuramente non si trattava
di uno scherzo. Le parole di Robin eravano veritiere,
sebbene anche lui era convinto che Nami fosse in lei.
“Robin vuoi dire che anche
lei è intrappolata nel suo personaggio?” chiese Rufy
per capire meglio la situazione. Nonostante le spiegazioni, non aveva chiaro
tutto al cento per cento. Aveva compreso che erano stati intrappolati in una
sorte di incantesimo dove si erano tutti ritrovati a interpretare i personaggi
di una fiaba che mai aveva sentito, ma non era chiaro come fosse successo e il
perché era capitato proprio quella storia piuttosto che un’altra, sebbene non
avrebbe fatto differenza, in quanto avrebbero rischiato di perdere le loro
coscienze per sempre. “Non avevate detto che fra tutti, lei era l’unica ad aver
mantenuto la memoria?”
“Infatti è così!” disse Nami incrociando le braccia.
“Si, ma ho appena compreso
una cosa che fino ad ora mi era poco chiare, inoltre c’è una cosa che temo e se
le mie supposizioni sono esatte, difficilmente riusciremo a salvare sia Nami che Sanji. Il tempo a noi a
disposizione è troppo poco, possiamo svegliare solo un nostro compagno, ma…!” disse Robin senza poter concludere la sua spiegazione
a causa di Rufy “Ah no, quest’isola non mi metterà
nelle condizione di dover scegliere tra due dei miei nakama.
Chopper, Usopp, Zoro, Franky,Brook, voi cinque
occupatevi di Sanji, io e Robin aiuteremo Nami…anche se non so come!” disse Rufy
guardando la donna al suo fianco.
Vide la donna pensierosa
cercando di capire il più possibile sulla situazione nel minor tempo possibile.
“Per l’ultima volta, io sono
in me, non sono Alice!” disse esasperata Nami.
“Nami,
avrai certo notato una cosa quando i nostri compagni tornavano in loro!” disse
Robin
“Cosa?”chiese la ragazza
esasperata
“Tornavano a indossare i
propri abiti, mentre tu indossi ancora i panni di Alice!” le fece notare
l’archeologa.
“Ma che centra? Anche tu
indossi ancora i panni da regina di cuori!” le fece notare la ragazza, che
cominciava a preoccuparsi.
“è vero, ma quando anche
io ho recuperato la memoria, sono tornata a vestire i miei soliti abiti, ma
pensando che, sarebbe potuto tornare utile continuare a interpretare il ruolo
da regina, mi sono fatta cucire da i “miei” servitori un altro abito!” disse
Robin mettendola al corrente e mostrando ancora una volta, quanto la donna
fosse sveglia e quanto fosse importante per quella ciurma, che spesso era
riuscita a tirarsi fuori dai guai, grazie alle osservazioni acute della donna e
alla sua elevata cultura.
“Non basta farle cambiare
abito?” disse Rufy inclinando la testa “Infondo a me
sembra la Nami di sempre.
“No, finchè
non rinuncia al suo ruolo, lei è imprigionata qui e se…”
cominciò Robin che venne nuovamente interrotta da un Chopper con le lacrime
agli occhi, il quale disperato mise al corrente il capitano che non riuscivano
a far rinvenire Sanji.
“Cosa?” chiese Rufy preoccupato e sorpreso allo stesso tempo. “Avete
provato a colpirlo?” chiese.
“è stata la prima cosa che
ho pensato di fare Rufy! Ma non è divertente se non
comincia a sbraitare come un cretino!” disse Zoro
seccato.
“Abbiamo provato anche
altri metodi che hanno avuto a che fare con la cucina e gli abbiamo pure detto
che l’AllBlue non esiste,
ma non ha fatto una piega!” disse Usopp.
“Io ho provato a cantargli
una canzone yohohohoo…ma niente!” disse Brook afflitto.
“Lo immaginavo!” disse
Robin sospirando.
Tutti si girarono verso di
lei.
“Ci potrebbe essere una
ragione per cui non riusciamo a svegliare Sanji!”
disse l’archeologa.
Rufy abbassò la testa
comprendendo “Non vuole tornare!”
Robin annuì “Il risveglio
dipende anche da noi, se c’è qualcosa che ci blocca o che ci fa soffrire, il
risveglio non avviene!”
“Lily!” disse Zoro sospirando.
“Possibile che soffra così
tanto per la perdita di Lily, da volersi dimenticare di tutto? Noi compresi?” chiese
Chopper rattristato non capendo.
A Nami
le si strinse il cuore “Lo capisco, anche io al suo posto non vorrei tornare!
Quando io e Rufy abbiamo litigato, volevo abbandonare
la ciurma per smettere di soffrire, e indipendentemente dai bei momenti
trascorsi insieme. Era un dolore troppo forte da sopportare, volevo solo che
finisse!” disse Nami “Quindi se fossimo giunti su
quest’isola in quel periodo, avrei voluto rimanere Alice per sempre, senza mai
più risvegliarmi!”
Tutti erano ammutoliti da
quelle parole, tutti tranne Rufy che avrebbe voluto
dire la sua. Quel commento da parte di Nami e quei
pensieri da parte di Sanji gli davano tremendamente
fastidio, tanto che se ne uscì con un “Tsè” seccato.
Quell’uscita da parte del
capitano non passò inosservato e tutti lo osservarono confusi, soprattutto
quando lo videro alquanto arrabbiato, intento a nascondere il suo sguardo al di
sotto dell’ombra del cappello.
“Cos’hai Rufy?” chiese Usopp stranito.
Rufy lo ignorò e guardando con
uno sguardo serio chiese “Robin, tu conosci un modo per andarcene da qui tutti
quanti sani e salvi?”
Robin annuì “Come ho
provato più volte a dirvi, la colpa di quanto è successo è di Nami!”
“Mia? Cosa centro io?”
chiese l’interpellata sorpresa.
“Mi spiego meglio. Da
quanto sono riuscita a capire dal messaggio lasciato da Gol D. Roger sulla
pietra del poignè griffe, l’isola non sceglie una
fiaba a caso, ma scruta nei cuori di una persona che ha messo piede sulla sua
terra, per architettare il suo piano di impossessarsi delle coscienze di coloro
che capitano qui e dato che la protagonista della fiaba è interpretato da Nami, è lei che l’isola ha scelto. Tu Nami
devi avere un legame particolare con la fiaba di “Alice nel paese delle
meraviglie” e se riesci a liberarti da questo legame, tornerai te stessa e
probabilmente anche Sanji. Libera colei che hainvolontariamente causato il pasticcio,
liberi anche i suoi compagni. Per questo volevo proporvi di liberare Nami. È l’unico modo per aiutare Sanji!”
“Quindi tutte le nostre
messe in scena per risvegliare ognuno di noi, potevano essere evitate!” disse Zoro seccato “Abbiamo solo perso tempo e ora quel damerino
da strapazzo rischia di rimanere una lepre per sempre!”
Robin abbassò lo sguardo
“Vi chiedo scusa ragazzi, il messaggio di Gol D. Roger non era molto preciso.
Lo shock probabilmente è l’ultima carta a cui si ricorre nel caso non si riesca
a liberare il protagonista. È un metodo per permettere a più gente possibile di
andarsene da questo posto nonostante questo comporti l’abbandono di altri
compagni. La soluzione che il re dei pirati ha lasciato era alquanto enigmatica
e solo ora sono riuscita a riunire i pezzi!”
“Ah non prendertela
sorella, se non fosse per te, staremmo ancora tutti a fare gli idioti!” disse Franky “Allora, come liberiamo la navigatrice.
“Nami
che legame c’è tra te e Alice?” chiese Chopper curioso, mentre Zoro tirava le orecchie da lepre a Sanji,
che di tanto in tanto cercava di scappare via, provando anche a lanciargli
addosso tazze di thè, che tirava fuori dal nulla.
“Che ne so, è una fiaba,
che legame può esserci?” chiese la ragazza.
“prova a dirci da chi
l’hai sentita?” disse Zoro.
Nami abbassò lo sguardo “Da Bellmere…la raccontava spesso a me e mia sorella quando
eravamo bambine!”
“Quindi è una storia a cui
sei affezionata!” disse Chopper.
Usopp si rattristì “Ma non si
può rompere questo legame tra lei e la fiaba se essa è legata a un bel ricordo,
ne me la sento di chiederglielo. Anche mia madre mi raccontava le storie da
bambino e sono alcuni dei momenti più belli trascorsi con lei!”
“No, non è un bel ricordo.
Io odio questa fiaba. La odio con tutta me stessa!” disse Nami
stringendo i pugni. “Questa storia mi ha tormentato per anni dopo la morte di Bellmere. Odiavo Alice perché lei per scappare dal suo
mondo, le era bastato cadere in una buca per ritrovarsi in un mondo assurdo, ma
che le ha permesso di vivere meravigliose avventure. Io invece per quanti
sforzi facevo, non avevo via di uscita dalla mia vita. Anche io avrei voluto
trovare un coniglio bianco che mi portasse in un mondo dove non ci fosse Arlong che mi costringesse a servirlo e che mi picchiava se
non facevo quello che mi ordinava. Anche io sognavo di vivere avventure
fantastiche, che mi facessero dimenticare le mie paure, la mia condizione di
schiava e quella del mio villaggio. Io volevo essere Alice, ma non era
possibile!” disse la ragazza cominciando a piangere ricordando le notte perse a
pensare a quella fiaba che tanto avrebbe voluto vivere per scappare alla sua
realtà che le portava solo dolore. Voleva trovare una buca che le permettesse
di nascondersi e avere degli amici, sebbene matti da legare, con cui dividere
le sue avventure.
Nami continuò a stringere i
pugni più violentemente fino a farsi male, finchè non
allentò la presa quando inaspettatamente si ritrovò stretta dalle forti braccia
di Rufy.
“Hai sognato per anni di
vivere quella storia, senza accorgerti che essa è diventata realtà…la
tua realtà. Sei uscita da quella tua condizione di schiava e sei entrata in un
mondo pieno di avventure e di cose assurde e hai anche trovato dei compagni,
degli amici con non tutte le rotelle a posto!”
Nami lo guardò.
“Guardati intorno Nami, il grande blu e il nuovo mondo corrispondono al mondo
di Alice. Il cappellaio matto, il coniglio bianco e tutti gli altri personaggi
di cui non ricordo il nome siamo noi e a mio parere, anche se non conosco la
storia di Alice, la tua vita è molto più avventurosa della sua, tanto che ci
verrebbe fuori una nuova fiaba! Ormai sei libera Nami!”
Disse Rufy
accarezzandole il volto.
La navigatrice lo guardò
con occhi sbigottiti. Rufy aveva perfettamente
ragione, ora lei stava vivendo la sua fiaba personale e lo sapeva, lo aveva
sempre saputo, ma quell’isola aveva puntato sulle debolezze di quando era
bambina, facendole riaffiorare, per soggiogarla e per farle tornare a
desiderare ciò che in realtà aveva già.
“Hai ragione Rufy!” disse Nami in un sussurro
chiudendo gli occhi e tornando a indossare i suoi solito abiti.
I mugiwara
saltarono di gioia al ritorno della navigatrice, ma la gioia durò poco quando
sentirono l’ultimo rintocco.
“Oh no, Sanji!” urlò Nami preoccupata di
non essersi ritrasformata in tempo per permettere il risveglio al suo compagno.
Si girò verso Zoro e rimase sbigottita nel vedere lo spadaccino con le
braccia conserte e l’aria incavolata, con un bernoccolo enorme che pulsava
sulla sua testa e Sanji, che aveva riassunto le sue
sembianze normali, tramortito a terra.
“Sanji!”
gridò Chopper correndogli incontro per assicurarsi delle condizioni del
compagno.
“Tranquillo, quel babbeo
sta bene. Ha solo avuto quello che si meritava!” disse Zoro
che dopo essere stato colpito dalla lepre marzolina da una caraffa di thè, aveva ripagato il suo compagno con la stessa moneta.
I ragazzi decisero di
abbandonare immediatamente l’isola per evitare che qualcun altro, potesse dar
vita a un’altra fiaba, ma una sorpresa li attendeva sulla loro amata nave.
“Ma che diavolo…” disse Franky allargando
la bocca a dismisura shoccato dalla visione che gli si presentò davanti.
La Sunny
che si presentava loro davanti era completamente diversa dal soluto. La polena
era stata decorata con dei pannelli, rossi sistemati in modo tale da ricordare
una rosa, le vele erano state sostituite con dei tendaggi color rosso e bianco
tutti decorati e con diversi pizzi qua e là. L’agrumeto di Nami
era stato sradicato, per fare posto a dei roseti eil ponte era percorso da strani essere, tra
cui molte carte da gioco, che erano indaffarati a trasportare una mobilia di
pessimo gusto che sarebbe andata a sostituire tutto l’arredamento della nave.
Tutti erano increduli a
quanto stesse avvenendo e soprattutto Franky e Rufy erano pronti avventarsi contro quegli esseri, per
fargli pagare quanto avevano osato fare allo loro nave.
Robin, utilizzando il suo
potere, li fermò. Essa si sentiva responsabile di quanto accaduto, in quanto
quello che stava succedendo era dovuto a un suo ordine impartito poco prima per
risvegliare Franky. Non credeva però di poter causare
tanti danni e solo allora si rese davvero conto di quanto potere esercitava la
regina di cuori nel paese delle meraviglie. Non ci mise molto a mandar via
tutte quelle creature con un semplice ordine, ma la Sunny
rimase con quelle decorazioni troppo femminili per una nave composta quasi
totalmente da uomini.
I mugiwara
non ebbero nemmeno il tempo di riprendere fiato che dalle acque si cominciò a
intravvedere qualcosa emergere dalle profondità.
“C-cosa
è quella cosa che sta uscendo dall’acqua?” chiese Chopper spaventato saltando
in braccio a Usopp, mentre la Sunny
prendeva il largo a causa delle onde mosse da quella massa non identificata che
stava emergendo.
“S-sembra
che stia sorgendo un’altra isola!” disse Usopp con le
gambe che lo tremavano, ma queste si paralizzarono completamente quando un
occhio rosso, dal diametro di almenosei
metri, si spalancò.
“è…èLovvon! Ciao Lovvon, amico
mio!” disse Brook felice e saltando sul corrimano per
avvicinarsi all’animale.
“Lovvon,
sono io Brook!Yohohoho nonmi riconosci?” chiese lo scheletro, prima che
le onde sonore prodotte dal verso di quell’essere, lo fecessero
cadere a terra.
“Yohohoho
è felice di vedermi!” disse lo scheletro mentre si sistemava il teschio che si
era storto nella caduta.
Le fauci dell’animale si
spalancarono e l’acqua del mare cominciò a essere risucchiata al suo interno,
portando con sé anche i mugiwara, impossibilitati
alla fuga a casa del tendaggio non adatto a trainare una nave grande quanto la Sunny e senza porre rimedio a quanto stesse succedendo, l’intera
ciurma venne inghiottita insieme amigliaia di pesci che cercavano via di uscita sguazzando dappertutto.
Salve a tutti, questa volta non mi sono
fatta attendere troppo.
Ho dovuto correggere il capitolo scorso, in
quanto ho notato di averla scritta in prima persona con il pov
di Nami, mentre tutta la storia è narrata in terza
persona.
Chiedo scusa per la distrazione
Ultimamente ho voglia di scrivere e ne
approfitto per aggiornare questa storia che ho tanto a cuore.
Purtroppo ho notato che le recensioni sono
diminuite e anche il numero di lettori, spero che non sia per un calo di
interesse, perché avrei ancora un sacco di idee in serbo per questa fic che tanto amo e mi dispiacerebbe doverla interrompere o
improvvisare un altro finale che la faccia concludere presto senza mettere in
atto tutto quello che il mio cervello sta partorendo.
Bhe approfitto di questa ispirazione per
scrivere il capitolo successivo. Voi fatemi sapere cosa ne pensate pleeeeease.
I mugiwara
si ritrovarono rinchiusi dentro a una enorme bocca lunga e stretta e seguendo
il percorso dell’acqua, si addentravano sempre di più all’interno dell’enorme
animale che li aveva inghiottiti.
Franky si apprestò ad accendere
le luci sulla nave, per permettere loro la visione in quell’antro buio, sebbene
la visione, come anche l’odore, non fosse dei migliori. Vi erano lische di
pesce di ogni genere, piccole e grosse e anche scheletri umani abbandonati tra
i ruderi delle navi sulle quali si trovavano al momento del loro
inghiottimento.
Brook spalancò a dismisura la
bocca incredulo a quello scenario, incapace di credere che l’adorabile balena
che si era tanto affezionata alla nave pirata su cui si trovava prima di
arruolarsi nella ciurma di cappello di paglia, fosse capace di mangiare esseri
umani.
“Lovvon!”
pronunciò rattristato “Possibile che sia diventato un mangiatore di uomini per
la disperazione di averci perso?” Si domandò ad alta voce.
Rufy guardava lo scenario con
un’aria confusa e pensierosa, finchè non espresse
quello che gli passava per la testa “Uhm…Avevo fatto
una promessa con quella balena. Saremmo tornati a trovarla, ma lei in cambio
avrebbe dovuto smettere di sbattere la testa sulla roccia per non cancellare il
vessillo della nostra bandiera, ma io non ho visto alcun disegno sul suo muso!”
“Si, nemmeno io!” disse Usopp
“Quindi sarebbe questa
mostruosa creatura la balena che avete incontrato quando siete entrati nella
rotta del grande blu?” chiese Chopper “Pensavo che non fosse cattiva!”
“Infatti non dovrebbe!”
disse Nami preoccupata.
“Io non ho conosciuto Loovon, ma credo che non sia la balena di cui avete spesso
parlato!” disse Robin.
Brook si girò a guardarla “Cosa
te lo fa credere? Io non la vedo da quando era piccolo, ma ci somiglia molto!”
“Quando abbiamo incontrato
Loovon era pieno di cicatrice, questa balena non ne
aveva nemmeno una. Questo è già un indizio!” Affermò Zoro.
“Io credo sia un
capodoglio. Ci sono varie prove che possono testimoniarlo. Prima di tutto la
bocca stretta e lunga, la lingua di un colore biancastro, la presenza di denti
invece di fenoni e il muso piatto sul davanti e la
testa che rappresenta ben un terzo dell’intero corpo!” li mise al corrente
Robin.
“Sono d’accordo con Robin,
sebbene Loovon non avesse tutte le caratteristiche di
una balena. Anche Loovon aveva i denti ad esempio, ma
comunque chiunque sia questa creatura non è il nostro amico, quindi direi
ufficialmente che ci troviamo nei pasticci!”
“Tanto per cambiare e per
di più quel babbeo non si è ancora svegliato!” disse Zoro
indicando il povero Sanji che ancora tramortito era
appoggiato all’albero maestro con la testa china.
“E di chi sarebbe la
colpa?” gli fece notare Nami rimproverandolo con una
vena pulsante sulla tempia.
“Ragazzi, vi dispiacerebbe
rimandare le discussioni a dopo? Vorrei ricordarvi che stiamo percorrendo
l’esofago dell’animale e ci manca poco per giungere allo stomaco!” disse Usopp con voce tremolante. “Ma perché mi trovo in
situazioni in cui rischio sempre di essere digerito da qualcosa?”
“Tecnicamente abbiamo tre
vie di uscite, quale scegliamo?” chiese Franky
incrociando le braccia.
“Anche i capodogli fanno
la cacca?” chiese Rufy curioso e non facendosi
mancare la sua solita domanda che faceva a chiunque capitava.
“Si, ma eviterei di uscire
da quella parte, in quando dovremmo essere prima di tutto digeriti!” disse
Chopper deglutendo l’eccessiva saliva che gli si era formata in bocca per la
fifadi un’eventuale tragedia.
“Restano la bocca e lo
sfiatatoio!” disse Franky “E in entrambi i casi
potremmo usare un coup de Bust per uscire, ma se
usciamo dalla bocca, dobbiamo prima di tutto fargliela aprire se non vogliamo
sfracellarci contro i denti!”
“Fantastico!” disse con
sarcasmo Nami “Qualche altro problema?”
Robin non fece
sentirela mancanza della sua voce
“Trattandosi di un capodoglio, è possibile che ci troviamo a mille metri di
profondità e che ci staremo per circa un’ora!”
“Sapevo che non mi avresti
deluso!” disse la navigatrice portandosi una mano alla fronte.
“Quindi, in poche parole,
presto diventeremo compagni di quelle persone ormai ridotte a un mucchio di
ossa? Oh ma io sono già un loro compagno yohohohoho!”
intervenne Brook.
“Sapete qual è la cosa
peggiore? Che non vedo nemmeno un ombra di un tesoro, nonostante ci siano un
sacco di navi qui intorno!” disse Nami facendo
nuovamente scaturire il suo lato di ladra.
“Ti sembra il momento?”
chiese Usopp esasperato per poi dare voce a un suo
dubbio “Stavo pensando…e se anche questa bestia,
fosse scaturita da una fiaba? D'altronde ci trovavamo ancora sull’isola quando
è sbucata fuori!”
“E chi sarebbe
quell’imbecille che ha pensato a Pinocchio? Perché è evidente che questa è la
balena di quella marionetta di legno che Geppetto avrebbe fatto meglio a usare
come legno da ardere, invece di dare la possibilità alla fata turchina di
dargli vita e di farci trovare in questo casino!” disse Zoro
alquanto seccato.
“Temo di essere io!” disse
Usopp andandosi a nascondere dietro Rufy vedendo lo sguardo minaccioso dello spadaccino.
“Spera per te che non mi
trasformi nel grillo parlante oppure ti ucciderò lentamente!” disse Zoro, facendo però scoppiare a ridere Rufy
“Ragazzi, le vostre storie sembrano tutte spassosissime, Zoro
se ti trasformi in un insetto prometto che non ti pesto!”
“Ma a me non sembra che si
stia ripetendo la stessa cosa che è successa con Nami,
insomma io credo di essere ancora me stesso, voi no?” chiese Chopper.
“Hai ragione! Super sono
ancora bello e affascinante!” disse Franky assumendo
la sua tipica posizione.
Tutto a un tratto la Sunny rallentò e anche la corrente dell’acqua che li
spingeva, si quietò lentamente. Attorno a loro lo scenario era alquanto
cambiato, non vi erano più scheletri o lische, ma solo un enorme lago di un
colore violastro, racchiuso in delle mure rosse viscide e dall’odore nauseabondo.
I ragazzi capirono subito
di essere giunti nello stomaco e la loro preoccupazione divenne maggiore,
soprattutto quando videro uscire dalla pareti dell’organo un liquido bianco.
“Cos’è quella schifezza?”
chiese Usopp sporgendosi dalla nave per vedere quello
strano liquido avvicinarsi sempre di più alla loro nave, fino a toccarla e a
provocare una sorte di vapore, che lentamente andava a rosicchiare il fondo
della nave. Usopp e Chopper si misero a urlare e a
correre a destra e sinistra sulla nave dicendo “Sono succhi gastrici, moriremo,
moriremo tutti!”
A causa di tutto quel
baccano, Sanji si destò e guardandosi attorno disse
“Che diavolo sta succedendo? Non ditemi che siamo nuovamente dentro Loovon!”
“Sanji,
ti sei svegliato, aiuuuuutooooo!” gridò Usopp abbracciandolo.
Il cuoco venne aggiornato
sulla situazione e accendendosi una sigaretta disse “Uhm, interessante, voi
vedete uno stomaco che vuole digerirci, io vedo solo un sacco di carne da
abbrustolire!”
“Carne!” disse Rufy con l’acquolina in bocca.
Nami esasperata picchio il
povero Rufy, poi chiese al cyborg se vi era un modo
per evitare che la Sunny venisse sciolta. Franky sorrise divertito. I ragazzi lo videro andare sotto
coperta, senza un motivo apparente, quando improvvisamente videro una bolla a
loro familiare gonfiarsi e andare a posizionarsi al di sotto delle nave,
alzandola e non facendola più appoggiare sul liquido mortale prodotto dal
capodoglio.
“Siamo sicuri che quella
cosa resisterà?” chiese Chopper.
“Ha resistito alla
pressione degli abissi permettendoci di arrivare all’isola dei pesci, i succhi
gastrici di sta bestia non sono niente a confronto!”disse Franky
cercando si rassicurare il dottore, nonostante un capodoglio mangiasse anche
pesci come il calamaro gigante, che aveva una pelle resistente da sopportare le
pressioni marine e il suo stomaco doveva essere in grado sciogliere anche
quella dura corazza.
“Ma giusto per evitare
sorprese direi di uscire di qui al più presto!” disse infine il cyborg.
“Voi non andrete da
nessuna parte!”
Una voce profonda e roca
si udì e l’eco provocato dal luogo, ingigantì il suono facendo accapponare la
pelle ai poveri Usopp e Chopper.
“C-cosa
è stato?” chiese il piccolo dottore guardandosi a destra e manca non notando
nessuno a causa della scarsa il luminosità.
“Ci deve essere qualcosa
laggiù, mi sembra di vedere qualcosa muoversi!” disse Rufy
aguzzando la vista, ma presto la sua visione fu aiutata dall’accensione delle
luci del veliero di fronte a loro.
“Bene, bene, bene! Cosa
abbiamo qui?” chiese un omone gigante in piedi sulla polena della sua nave a
forma di calamaro gigante, i cui tentacoli rappresentavano dei remi per
spingere la nave in assenza di vento.
Esso era alto almeno due
metri e mezzo, aveva una barba lunga quasi fino ai piedi di un colore rosso
acceso, e i capelli lunghi legati in una grossa treccia. I suoi abiti erano
scuri e sudici, ricoperti, sui punti più consumati, da delle toppe cucine alla
bene in meglio e degli stivali uno diverso dall’altro, con la suola che
accennava a staccarsi. Aveva le maniricoperte di anelli e le sue braccia pelose erano avvolte da bracciali
con diamanti preziosi. Guardando più attentamente Namipotè scorgere verso la poppa, una montagna di
gioielli e ninnoli preziosi.
A quella vista alla
ragazza le si illuminarono gli occhi e si ripromise che non sarebbe uscita da
quel luogo senza essersi impossessata di qualche prezioso gioiello.
“Ci sono cinque uomini,
due donne, uno scheletro parlante e un procione, signore!” disse una vocina
squillante provenienteda un esserino posizionato sul corrimano della nave, vicino alla
navigatrice, la quale vedendolo si mise a urlare.
“Che schifo, odio gli
insetti!” disse la ragazza.
Usopp invece lo prese in mano e
osservandolo disse “è un grillo…vestito anche
alquanto bene e con un ombrellino da cocktail!”
L’animaletto non gradendo
di essere preso in braccio come un cane, piantò sulla mano del povero cecchino
il suo ombrello che fungeva da arma di difesa.
“Ahia, amo gli
insetti,ma potrei fare un eccezione e
schiacciarti!” lo minaccio Usopp.
“Io sono il grillo
parlante e sono la coscienza di Pinocchio, quindi portami rispetto!” gridò il
piccolo insetto verdognolo, con un’aria imbronciata.
“Ora capisco!” disse Robin
“Siamo finiti nella storia di Pinocchio, ma non siamo noi i creatori!”
“Ma questo è un incubo! Rufy ricordami di non raccontare mai le fiabe a Umi e Ace!” disse Nami scocciata,
mentre Rufy divertito disse “Che bisogno c’è di raccontargli
delle favole, quando possiamo raccontargli le nostre avventure!”
“Ehm...vi dispiacerebbe
pensare alla vostra allegra famigliola più tardi!” chiese Zoro.
“Fa-mi-glio-la!”
disse Sanji,rannicchiandosi in un angolo a tracciare cerchi a terra.
“Siete una ciurma alquanto
strana!” disse l’omone scoppiando a ridere “Mi farebbe piacere see vi uniste a me!”
“Scordatelo!” urlò subito Rufy “Io diventerò il re dei pirati e non ho alcuna
intenzione di essere comandato da qualcuno, specialmente da un uomo brutto e
peloso come te!” disse il ragazzo prendendolo in giro.
“Oh come volete, ma siete
nel mio territorio e le vostre uniche scelte sono, unirvi a me o morire!”
“Bene, io mi unisco a
voi!” disse Usopp, che venne successivamente colpito
da Nami “Idiota!”
“Non c’è un’opzione di
riserva?” chiese Brook “Io non ho molta scelta dato
che sono già morto, yohohohoho!”
“Basta, io ci rinuncio!”
disse Nami esasperata.
“E dai Nami,
è divertente!” disse Rufy, il quale venne preso per
una guancia e tirato a dismisura “No, non lo è e se ancora non lo hai capito,
siamo in un mare di guai. Quindimuoviti
a distruggere quel tipo e andiamocene da qui!” urlò la ragazza facendosi
sentire in tutto il mondo.
“Ohoh
e voi vorreste battermi? Se non lo avete capito, io sono Mangia fuoco, il mio
stomaco è fatto di fiamme e posso sputare l’elemento dalla bocca e farlo uscire
dalle mani. Io sono fatto di fuoco…anzi mi correggo,
io sono fuoco!” disse l’omone per poi scoppiare a ridere.
I ragazzi erano un po’
scettici sulle parole del nemico. Ace era morto da due anni, quindi un nuovo
frutto del diavolo foco foco poteva essere stato
mangiato, ma qualcosa non tornava.
“Da quanti anni siete
rinchiusi qui dentro?” chiese Rufy.
“Da cinque anni!” rispose
il grillo “è una vita dura!”
Rufy sogghignò capendo che
quello che stava mettendo in scena mangiafuoco era tutta una farsa.
Il capitano saltò sulla
polena e indicando l’omone che gli si parava dananti
a qualche metro di distanza disse “Ehi tu, ora noi ce ne andiamo e tu non
potrai fermarci!” gli urlò.
Il nemico si mise a ridere
e chiamando la sua ciurma sul ponte disse loro di eseguire il piano. Una
moltitudine di asinelli che camminavano sulle zampe posteriori, trasportavano
varie assi di legno, che gettarono a caso nell’acqua.
“E noi dovremmo batterci
con degli asini! Amico, stai scherzando spero!”” chiese Franky
sconvolto.
“Potrei farli stufati!”
disse Sanji accendendosi l’ennesima sigaretta.
Successivamente un lungo
ponte di corde ben intrecciate tra loro, con degli uncini ai due capi, venne
lanciata in direzione della Sunny, in modo tale che
una volta agganciata, consentisse alla ciurma avversaria di assalire il nemico.
“Andate miei asinelli e
uccideteli se è necessario, tranne le due ragazze!” disse infine lanciando dei
bacini a Nami e Robin.
“Mi chiedo perché siamo
sempre noi donne a essere risparmiate!” disse Robin, sebbene la risposta la
conoscesse.
“Io vorrei tanto essere un
maschio al momento!” disse Nami con le lacrime agli
occhi e disgustata dall’uomo.
“Se quel tipo era guy non avresti risolto il problema cambiando sesso!” disse
Robin divertita, mentre con il suo potere aiutava i suoi compagni a fermare la
mandria di asinelli che li attaccavano.
Zoro non potè
credere ai suoi occhi quando si ritrovò faccia a faccia con un asino, che
indossava una fascia nera in vita, una t-shirt bianca e dei ciuffetti verdi che
gli uscivano da una bandana nera in testa e che dagli zoccoli faceva uscire
delle lame lunghe quasi quanto le sue spade.
“Cos’è il tuo? Un pessimo modo
di imitarmi?” chiese alquanto indignato.
Chopper prese le sembianze
di una renna normale e non fece troppa fatica a sbarazzarsi degli avversari
grazie alle sue corna che gli garantivano una presa salda sul nemico.
Sanji decide che per una volta
poteva cambiare stile di combattimento e usare i suoi coltelli da cucina per
sconfiggere il nemico e nello stesso tempo, riempire la dispensa che cominciava
a scarseggiare di alimenti di prima necessità.
Nami con il suo bastonepigliava a martellate i ciuchini, ma
l’impresa divenne più ardua quando si ritrovò uno di questi animali, allenato
nelle arti marziali e quindi abile nel schivare i suoi colpi.
Brook li aveva messi a nanna
con una canzone, tranne uno che sembrava non riuscire ad addormentarsi. “Problemi
a dormire? Conta gli asinelli, magari funziona! yohohoho”
Usopp era inseguito da un paio
di asinelli inferociti e il povero ragazzo, non avendo tempo di ricorrere alle
sue armi, si vide costretto ascappare e
a fare la cavallina, quando si ritrovava altri asini davanti a sé.
Ma presto si stancò di
questa situazione e riuscendo ad afferrare delle bacche ricche di peperoncino,
le lanciò all’indietro, facendo sì che gli animali impazzissero per il troppo
stranutire e per il bruciore agli occhi.
Franky invece se ne stava
immobile ad aspettare che tutti gli asini che provavano a colpirlo, rimanessero
tramortiti a causa delle botte in testa prese colpendo il suo corpo fatto di
acciaio.
“Qui si sta sconfinando
nel ridicolo!” disse Namisconvolta guardando cosa stesse succedendo
intorno a lei.
Si ritrovo a supplicare
mentalmente Rufy di fare in fretta a sconfiggere il
nemico. I suoi nervi non riuscivano più a sopportare quella situazione.
Preferiva quando si trovavano di fronte alla marina, almeno in quel contesto la
battaglia aveva un senso.
Rufy era ancora in piedi sulla
polena della Sunny e con aria seria fissava il suo
avversario, il quale nella medesima posizione, fissava il ragazzo sulla polena
della sua nave.
Nessuno dei due mosse un
muscolo per molto tempo, tanto che rischiarono di addormentarsi e cadere nei
succhi gastrici tutti e due.
“Io direi di iniziare!”
disse Rufy sbadigliando.
“Non potevo essere più
d’accordo!” disse Mangiafuoco saltando su di un asse di legno, lanciata
precedentemente sul liquido dalla sua ciurma.
Rufy lo imitò sebbene lottare
in quelle condizioni non era molto sicuro. Bastava un minimo sbaglio e per loro
sarebbe finita.
“Facciamo che perde il
primo che cade dalla tavola di legno?” disse Mangiafuoco sicuro di sé. Aveva
fatto quel “gioco” migliaia di volte con i poveri mal capitati che venivano
divorati dal capodoglio e aveva sempre vinto e la ciurma che rimaneva senza
capitano, era costratta a unirsi a lui, passando
l’intero resto della vita con le sembianze di un asinello.
Rufy fu eccitato dalla sfida e
con sguardo determinato, diede il via alle danze provando a colpire l’uomo con
un pugno.
“Ohoh,
vedo che anche tu hai un potere speciale! Cosa sei? In uomo fatto di lattice?”
“Lattice? Che cos’è? È
buono?” chiese Rufy facendo la figura dell’idiota.
“Credo che questa lotta
durerà molto poco! Fuoco!” urlò Mangiafuoco sorprendendo Rufy,
il quale credeva che la storia di essere in grado di manipolare il fuoco fosse
una farsa. Il nemico cominciò a sparare l’elemento in qualsiasi direzione,
costringendo Rufy a saltare da un’asse all’altra
senza tregua, rischiando di perdere il suo amato cappello. Non ci pensò due
volte e allungando un braccio, mise il suo cappello in testa di Nami, la quale venne presa alla sprovvista, come anche il
capitano, il quale dovendosi distrarre un attimo per mettere al sicuro il suo
tesoro, non si rese conto di una lingua di fuoco che stava per travolgerlo.
Il nome di Rufy riecheggiò nell’intero stomaco, pronunciato dai suoi
compagni, i quali sconfitti gli asini, si erano messi a guardare il
combattimento, temendo per la sua incolumità.
Capitolo 43 *** lasciandosi alle spalle una fiabesca avventura ***
Capitolo
43:lasciandosi alle spalle una fiabesca
avventura
I mugiwara
facendo il tifo per il loro capitano, assistevano allo scontro dal ponte della
nave.
Rufy si trovava in una posizione
alquanto scomoda. Doveva fronteggiare un personaggio di una fiaba che sputava
fuoco, rimanendo in equilibrio su delle assi di legno che lentamente venivano
logorate dai succhi gastrici del capodoglio.
Il ragazzo di gomma dopo
aver messo al sicuro il suo amato cappello, era riuscito a schivare la fiamma
diretta verso di lui per un pelo, piegandosi all’indietro in una posizione
tale, da spezzare la spina dorsale a un comune essere umano, ma questa sua
mossa comportò a uno squilibrio del peso e solo allungando il braccio verso
l’albero maestro della nave avversaria, che esso riuscì a evitare di fare un
brutta fine.
Ritirò il braccio
prendendo a volare sulle teste dei suoi compagni e del nemico, fino a rimettere
piede su una delle tante tavole di legno.
Nonostante la sua agilità,
Rufy non riusciva a sferrare i suoi attacchi, sia a
causa del nemico che non gli concedeva tregua, sia per l’eventualità di ferire
i suoi nakama. Infatti, se avesse usato uno dei suoi
colpi a una potenza troppo elevata, avrebbe potuto provocare qualche schizzo o
onde anomale in quel lago dalle acque mortali e nuocere ai suoi compagni.
Doveva fare attenzione e pensare a un piano per tirarsi fuori dai guai senza
nuocere a nessuno, nemico compreso.
“Le cose non si stanno
mettendo bene!” disse Chopper osservando il suo capitano saltare qua e là senza
riprendere mai fiato.
“Mi domando fino a quando
il capitano potrà resistere, ammesso che quelle assi di legno durino più di
lui!” disse invece l’archeologa, preoccupata per la fragilità del sostegno
sotto i piedi di Rufy.
“Forza Rufy,
dimostragli di che pasta sei fatto!” lo incitò Nami,
preoccupata anch’essa per le sorti del suo amato.
Zoro, esattamente come gli
altri, osservava la scena cercando di individuare ogni minimo dettaglio “Mi sembra
molto strano che quel tipo non abbia mai bisogno di riprendere fiato per
sparare fiamme. Anche i possessori del frutto del diavolo di tipo rogia necessitano di pause ogni tanto. Non può avere una
carica inesauribile!”
Franky aveva avuto lo stesso pensiero
dello spadaccino e di fatto, grazie alla sua conoscenza di robot, notò un
particolare che agli altri, Rufy compreso, era
sfuggito.
“Ha dei meccanismi
nascosti sotto le maniche che producono fiamme. Probabilmente ne avrà situato
uno vicino alla bocca, dandoci l’impressione che sia lui a produrre il fuoco!”
spiegò il cyborg.
“Questo non spiega
comunque perché non abbia bisogno di ricaricarsi. Anche avendo nascosto da
qualche parte qualche bomboletta di gas, a quest’ora si sarebbe già esaurita!”
disse Usopp.
“Ragazzi, cos’è quel
luccichio dietro Mangiafuoco che si intravede quando la luce è maggiore?”
chiese Chopper curioso.
“Yohohoho,
cosa vedono i miei occhi, sembra essere un cavo!” disse Brook.
“Ma certo. A causa della
poca luce quel cavo è difficilmente individuabile, soprattutto da chi è
costantemente impegnato a schivare i colpi!” disse Sanji,
per poi saltare sul corrimano e dire “So io cosa fare!” disse il cuoco pronto
ad aiutare il suo capitano, ma la voce di Nami lo
costrinse a fermarsi.
“Vengo anche io! voglio
essere d’aiuto a Rufy!” disse la navigatrice con un
sorriso furbetto.
“Sicura che lo vuoi
aiutare? Non è che la tua è solo una scusa per raccogliere qualche gioiello?”
chiese Usoppindicando il sacco di yuta che la ragazza
teneva in mano, rendendo il suo desiderio di voler aiutare alquanto sospetta.
La risposta non si fece
attendere. Nami si girò a guardare i suoi compagni,
mostrando loro che il simbolo del berry era andato a
sostituire i suoi occhi.
Sanji la prese in braccio e
cominciando a prendere a calci l’aria, spiccò il volo fino a giungere sul ponte
del calamaro gigante. I due ragazzi si separarono e il cuoco, seguendo il cavo,
giunse sotto coperta davanti a una porta.
L’aprì con un calcio,
rimanendo sorpreso a quanto vide una volta entrato nella stanza. Vi erano due
specie di cyclette sulle quali un gatto e una volpe pedalavano alternandosi e
alimentando i congegni del loro capitano.
“Fuoco!” urlò per l’ennesima volta Mangiafuoco, il quale rimase confuso quando
nemmeno una piccola fiammella si fece vedere.
“Che diavolo stanno
facendo quegli incapaci?” si domandò l’uomo piuttosto arrabbiato.
“Cercavi loro due?”Gridò Sanji dal veliero nemico, mostrando il gatto e la volpe a
Mangiafuoco che sentì un’ira crescergli dentro.
“Come hai osato? Tu
piccolo scarafaggio!” sbraitò l’uomo, non accorgendosi di una presenza alle sue
spalle.
Rufy, aveva infatti
approfittato dell’attimo di distrazione del cattivo di Pinocchio per
raggiungerlo.
Gli picchiettò la spalla per
attirare la sua attenzione, ma dovette afferrarlo quando, girandosi e non
aspettando di trovarsi il ragazzo di gomma dietro di sé, rischiò di cadere.
“Per me possiamo anche
finirla qui!” disse Rufy.
“Ehi, la regola dice che
perde chi cade in acqua!” urlò Mangia fuoco stringendo i pugni.
“Ora che non hai più il
fuoco a tenermi lontano, saresti tu a perdere. Sicuro di voler rischiare di
perdere la vita? Guarda che io non ci guadagno niente, anzi mi dispiacerebbe,
in fondo mi sei simpatico zietto!” disse il ragazzo
di gomma allungando la mano, nella speranza che esso ricambiasse la stretta in
segno di resa e amicizia.
“E va bene, mi arrendo!”
disse Mangiafuoco facendo scoppiare urla di gioia sul ponte della Sunny.
Gli assi di legno ormai
erano al limite e davano i primi segni di cedimento. Fu grazie a Rufy, che utilizzando i poteri del frutto gumgum, salvò se stesso e
Mangiafuoco.
I ragazzi non perdettero
tempo e domandarono subito all’uomo, che ormai era di casa lì dentro, se aveva
qualche idea per uscire da quel luogo.
Mangiafuoco raccontò loro
che aveva provato mille volte ad uscire, ma per lui era sempre stato
impossibile. Infondo era solo un uomo con al suo servizio degli animali.Inoltre vi era anche il problema della
profondità. Esso spiegò che molto probabilmente si trovassero ancora negli
abissi marini e che per loro era impossibile uscire.
Avevano ancora la bolla
usata per giungere nell’isola dei uomini pesci e Usopp
propose anche di utilizzarla nel caso ce ne fosse stato bisogno, ma i succhi
gastrici l’avevano corrosa e avevano reso lo strato delle bolla molto fragile,
non sufficientemente resistente all’elevata pressione marina.
“Dobbiamo riuscire a fare
riemergere questa creatura prima del tempo, non possiamo resistere ancora a
lungo in questo lago!” disse Sanji, sebbene non
avesse nessuna idea di come fare.
“Il capodoglio riesce a
stare a lungo sott’acqua grazie alla riserva d’aria che ha nei polmoni!” disse
Chopper “Quindi se riuscissimo a svuotare questa riserva, l’animale sarebbe
costretto a risalire!”
“Potremmo bucargli i
polmoni!” disse Zoro semplicemente, non mettendo in
calcolo che così avrebbe ucciso l’animale.
“Brutto idiota, se lo
elimini, questo coso sprofonderà per sempre negli abissi marini e se non hai
ancora capito, brutta testa verde, noi cerchiamo di andare dalla parte
opposta!” lo punzecchio Sanji, creando così
l’ennesima lite tra di loro.
“Basterebbe prendere a
pugni i polmoni per sgonfiarli, ma i nostri pugni sono troppo piccoli e non
servirebbero a niente!” disse Mangiafuoco, provocando però dei sorrisi,
soprattutto quello di Rufy.
“Questo non è un problema!
Ditemi dove sono i polmoni e provvedo io a sgonfiarglieli!” disse il ragazzo
cominciando a soffiare l’aria nel pollice della mano destra, facendola
ingrandire un po’, prima che Robin lo fermasse.
“Capitano, i polmoni non
si trovano nelle vicinanze. Dovremmo risalire per raggiungerli e attuare questo
piano!” lo informò l’archeologa “Chopper, tu sai dove sono esattamente i
polmoni del capodoglio?”
“Non con precisione, ma
come tutti gli esseri viventi dovrebbero trovarsi nei pressi della gabbia
toracica!” rispose Chopper.
“Bene, prossima fermata,
cassa toracica. Vado a caricare la Sunny per un coup
de bust!” disse Franky.
I ragazzi salutarono Mangia fuoco, il quale
aveva denigrato l’offerta di Rufy di unirsi a loro,
nonostante non potesse abbandonare quel luogo nemmeno volendolo.
“Chissà che tipo era prima
di trasformarsi in un personaggio di una fiaba…e
chissà dov’è Pinocchio!” chiese Usopp. Avrebbe voluto
vederlo in quanto quella era la sua storia preferita da quando era bambino ed
era anche per imitare un po’ la marionetta che egli aveva cominciato a
raccontare bugie.
Franky non ci mise molto a
preparare la nave e dopo che tutti furono ben aggrappati a qualcosa, egli diede
il via alla macchina, che con un forte colpo schizzò via in direzione della
bocca. Grazie alla potenza del colpo, non ci volle molto per raggiungerela cassa toracica.
“Ecco i polmoni!” Gridò Usopp notando due masse piene di aria.
Rufy entrò in azione e facendo
ricorso al gigantpistol,
cominciò a colpire ripetutamente i polmoni dell’animale. Gli effetti si
notarono subito e la nave, rischiò di cadere nuovamente all’indietro quando
l’animale, nel tentativo di raggiungere la superficie per riprendere aria, simise in posizione verticale. Fu grazie al
tempestivo intervento di Franky se essi evitarono una
brutta caduta. Egli infatti aveva fatto scattare un meccanismo, che permise a
un gancio, fuori uscito dalla bocca della polena, di agganciarsi a una costola del
capodoglio.
Passò poco tempo e
finalmente tutto tornò orizzontare. La bocca dell’animale si spalancò per
permettere maggiore passaggio di aria e fu di quel momento che i mugiwara approfittarono per uscire e allontanarsi sempre
più da quel posto assurdo.
“E anche questa avventura
è finita. Ci siamo divertiti, vero ragazzi?” chiese Rufy
contento, ma egli ricevette solo sguardi che disapprovavano quanto avesse
detto.
La navigazione procedeva
bene e il mare era tranquillo. Vi era giusto quella leggera brezza che
permetteva alle vele, prontamente sostituite da Franky
che non poteva sopportare lo scempio fatto alla sua amata Sunny,
di gonfiansi e spingere la nave.
La sera era ormai calata e
la cena era già stata servita e i ragazzi erano in preparazione per andare a
dormire, per fare la guardia o chi, come Rufy,
ammirava il celo stellato standosene comodamente seduto sulla polena.
Il ragazzo si sentiva
rilassato e godeva ogni secondo di quell’attimo di tranquillità.
“Rufy!”
disse una voce dietro le sue spalle timorosa di disturbarlo.
“Nami!”
rispose il ragazzo, girandosi ad osservare la sua navigatrice “Non vai a
dormire? Sarai stanca!” gli disse premurosamente.
Ella scosse la testa.
“Vuoi stare un po’ con
me?” provo a domandarle, sperando in un sì.
“Sulla polena? Ma Rufy non ci stiamo ed è anche pericoloso!” rispose Nami.
“Ma no, affidati a me e
vedrai che non ti accadrà niente!” le disse sorridendo e allungandole la mano.
Nami non se lo fece ripetere
due volte, si sedette per la prima volta sulla testa della Sunny,
davanti a Rufy con lui che la stringeva da dietro,
cingendogli la vita.
Rimasero diverso tempo in
silenzio, godendosi quel momento, ma presto la domanda che ronzava in testa
alla navigatrice prese forma, venendo pronunciataad alta voce.
“Rufy,
perche ti sei arrabbiato quando eravamo su quella strana isola? Chiese curiosa
la Nami.
Il capitano la guardò
stranito, non ricordando.
Lei invece ricordava bene.
Avevano capito il motivo per cui non riuscivano a svegliare Sanji.
Era sua la volontà di non tornare, volendo sfuggire al dolore che la
separazione con Lily gli provocava. La ragazza riusciva a capirlo bene e non
era riuscito a biasimarlo, a differenza di Rufy che a
quanto sembrava ne era stato capace.
“Ah dici in quel momento! Bhe la spiegazione è semplice Nami.
Scappando o, in quel caso, annullare se stessi, non risolve niente. Tu hai
detto che se fossimo capitati su quell’isola al momento del nostro litigio,
saresti rimasta volentieri con i panni di Alice…ma
cosa avresti ottenuto?” chiese il ragazzo stringendola forte come a non volerla
perdere.
“Non avrei sofferto!”
rispose la ragazza.
“Ma a quale prezzo?
Saresti sparita, non avresti più realizzato il tuo sogno e non saresti più esistita
come persona e avresti vissuto la vita di qualcun altro e non la tua. Le
sofferenze sono esperienze inevitabili nella vita di una persona e sono queste
a formarci e a rafforzarci. Se ci lasciamo scoraggiare dalle difficoltà, che
senso a vivere?”
“Non hai torno, ma è
comunque difficile!” rispose la ragazza abbassando il capo.
Rufy le accarezzò i capelli e
ne annusò l’odore “Lo so, ma tutto passa o almeno si affievolisce. Ci vuole
tempo come tutte le cose, ma l’importante è non arrendersi mai!”disse infine Rufy, senza che Nami obiettasse.
Ella trovò una certa saggezza in quelle parole, sebbene uscissero da una
persona che era abbastanza solito dire scemenze, ma ogni giorno che passava, Nami poteva confermare che Rufy
stesse maturando, mantenendo però sempre quel suo lato allegro, a volta idiota,
che lo aveva sempre caratterizzato, insieme alla sua grande volontà e
generosità. Questi erano tutti i suoi lati che l’avevano fatta innamorare di
lui.
Chiuse gli occhi e si
appoggiò al petto di lui, facendosi coccolare dal lieve venticello e dal suo
caldo abbraccio.
Ed ecco a voi un altro aggiornamento lampo…contenti?
Bene e anche questa avventura è finita, qualcuno di voi ha in
mente cosa attenderà ai nostri eroi nei prossimi capitoli?
I giorni, le settimane i
mesi passarono molto in fretta e i mugiwara avevano
vissuto tante strepitose avventure nel nuovo mondo. Avventure che avevano
rafforzato il loro legame e che aveva fatto sì che il loro nome fosse
conosciuto in tutto il mondo. Se prima i pirati di cappello di paglia erano
conosciuti in gran parte del globo, ora tutto il pianeta aveva imparato a
temere e rispettare quel nome.
Ma nonostante il tempo
trascorresse inesorabilmente, sembrava che l’isola di Raftel
non volesse farsi raggiungere. I ragazzi non immaginavano minimamente che la
tanto famigerata isola, conosciuta da tutti per il suo celare il prezioso
tesoro lasciato da GodD.Roger,
si trovasse in un punto sperduto dell’immenso nuovo mondo e finalmente
riuscirono a comprendere come mai solo colui conosciuto come re dei pirati
fosse riuscito a giungere così lontano. Per superare tutte le difficoltà, tutte
le situazioni estreme a cui sottoponeva il grande mare, ci voleva davvero una
gran forza di volontà e soprattutto una grande unione fra i membri di una
ciurma. Non erano molti i pirati a corrispondere a questa descrizione e coloro
che non superavano le prove che il nuovo mondo sottoponeva loro, erano
destinati a dover fare dietro front, quando questi si
salvarono dal perire miseramente.
Molti, nonostante le
difficoltà superate, a un certo punto gettavano la spugna, non volendo sprecare
tutta la vita a cercare un tesoro che avrebbero potuto racimolare depredando
altri pirati o navi da crociere. In quel modo sarebbe stato più semplice fare
fortuna e soprattutto meno pericoloso, sempre ammesso che il grande tesoro
fosse composto da monete e gemme preziose.
I mugiwara
invece non si erano ancora arresti. Nessuno di loro aveva ancora realizzato il
proprio sogno, ma questo non li aveva demoralizzati, al contrario, li spronava
a fare di più, perché già da bambini avevano ben compreso che realizzare il
proprio desiderio sarebbe costato loro sangue e sudore.
Si, si erano create spesso
incomprensioni fra i membri della ciurma e momenti di debolezza che a volte
facevano vedere loro le cose in modo negativo, ma tutto veniva risolto, con
l’aiuto reciproco e fiducia tra loro.
Erano sicuri che unendo le
forze sarebbero arrivati in capo al mondo, anche a costo di doverci arrivare a
nuoto.
Anche la Sunny aveva subito gli effetti del tempo come i mugiwara e la nave non era più la stessa. Aveva subito
qualche cambiamento e non solo di arredamento, come la cucina che era stata
fornita di attrezzature all’ultimo grido, ma anche la sistemazione delle camere
era cambiata. I ragazzi che una volta dormivano nella stessa cabina, si erano
divisi, sentendo di tanto in tanto la necessità di trascorrere momenti
tranquilli e soprattutto notti senza sentire il russare del compagno o sentirsi
piombare addosso il nakama che dormiva sull’amaca di
sopra. La nave aveva molte camere a disposizione, quindi un trasferimento non
era stato difficile da attuare. Inoltre ognuno dei membri aveva potuto
attrezzare le proprie cabine. Zoro aveva collezionato
un gran numero di spade, che sceglieva e usava a seconda delle necessità che
gli si paravano davanti. Usopp aveva creato nella
propria stanza una sorta di orticello che consentiva lui di coltivare le sue
speciali armi. Era un po’ complicato farle crescere senza il sole, ma grazie a
delle speciali lampade, di sua invenzione e costruite con l’aiuto di Franky, era riuscito a simulare con una luce artificiale,
il benessere che le piante traevano dalla calda stella.
Brook aveva a sua disposizione
un ambiente che poteva insonorizzare a piacimento, quando sentiva la necessità
di strimpellare e creare nuove melodie. Robin aveva occupato la parte di Nami, con altri scaffali che non ci misero molto tempo a
riempirsi di libri. Chopper aveva acquistato speciali strumenti per sperimentare
nuove medicine e vaccini, sebbene aveva qualche problema nel trovare qualche
cavia su cui poterle sperimentare.
Il rapporto tra Rufy e Nami, al di là di qualche
periodo di crisi che si risistemava appena qualcuno dei due rischiava di
lasciarci la pelle a causa di un pericoloso nemico che faceva passare i loro
problemi di coppia in secondo piano, andava a gonfie vele, tanto che decisero
di dividere la stanza, con qualche rammarico della navigatrice che si trovava a
dover fare i conti con il disordine del capitano.
Insomma tutto procedeva
bene e nessun ragazzo avrebbe potuto dire di passarsela male.
Sanji come era solito fare
ormai da anni, fu il primo a svegliarsi e si recò verso la cucina per preparare
la colazione a tutti. Il percorso dalla sua stanza al suo regno l’obbligava a
passare per l’acquario della Sunny, dove vi erano
diversi divanetti disposti vicino alle vetrate e fu sopra uno di questi che ci
trovò Rufy addormentato, con una coperta che lo
copriva solo a metà.
Il cuoco alzò gli occhi al
cielo. Non era la prima volta che lo trovava dormire lì e la spiegazione era
una sola…Nami lo aveva sbattuto fuori dalla loro
stanza.
Inizialmente lo svegliava
tirandogli l’orecchio, facendogli pagare qualsiasi cosa avesse fatto alla
ragazza, ma col tempo aveva desistito, anche perché spesso Nami,
permalosa com’era, se la prendeva per delle sciocchezze.
Ormai non soffriva più per
la perdita di Lily nonostante la pensasse sovente, ma nonostante quello che
aveva patito era contento di aver provato finalmente cosa era l’amore.
Prima di allora si diceva
di essere innamorato di qualsiasi donna gli capitava davanti, senza sapere cosa
fosse quel sentimento e sebbene continuasse a fare il cascamorto con la maggior
parte delle fanciulle che incontrava sulla sua strada, sapeva che non era altro
che semplice ossessione per le belle ragazze.
Mancavano solo più Zoro, Nami e Chopper in cucina e
davvero avrebbero rischiato di rimanere senza colazione se essinon si fossero affrettati a raggiungere al
più presto la ciurma.
In realtà coloro che
rischiavano, erano solo lo spadaccino e il dottore in quanto Rufy non sembrava intenzionato a toccare la porzione che
spettava a Nami.
“Però non è giusto Rufy, perché non rubi il cibo anche dal piatto della tua
bella!” chiese Usopp seccato nel vedere la sua
preziosa ciambella finire nelle fauci dell’ingordo capitano.
“Se lo faccio è la volta
buona che non torno più a dormire nel mio letto!” disse mettendo un finto
broncio.
“A proposito, cosa hai
combinato questa volta per farti sbattere sul divano dell’acquario?” chiese Sanji curioso.
“Di nuovo? Amico, ma non è
possibile!” disse Franky divertito “Se vuoi
costruisco un letto che si apre quando ne hai bisogno!”
Rufy sospirò “Bhe senza farlo apposta ho rovinato uno dei suoi lavori. Stavamo
giocando e accidentalmente ho urtato contro la scrivania di Nami
e la botticina dell’inchiostro si è rovesciata su un suo disegno!”
Brook lo guardò maliziosamente “Stavate
giocando eh? Dì piuttosto che le stavi chiedendo di farti vedere le sue
mutandine!”
“Brook…sappiamo
cosa intendesse dire con giocare, per favore non voglio immaginarmi i dettagli!”
disse Usopp storcendo il naso.
“Ora capisco cosa erano
quelle urla di ieri sera!” disse Robin intervenendo fra un sorso di caffè e l’altra.
Tutti si girarono a guardarla sbigottiti, in quanto lei era l’unica a non
ficcare il naso nella privacy degli altri.
Robin si sentì osservata e
trattenne una risata intuendo cosa avessero compreso i suoi compagni “Mi
riferivo al litigio della navigatrice e del capitano!”tenne a precisare.
La porta della cucina si
spalancò e una Nami del tutto riposata disse “Buongiorno
a tutti, io ho dormito meravigliosamente, voi?” chiese per ripicca contro Rufy.
“Per forza, avevi un letto
enorme a disposizione tutto per…ouch!” disse Usopp beccandosi una gomitata da parte di Rufy, che voleva evitare una scenata di Nami
nello scoprire per l’ennesima volta che tutti sapevano i fatti loro.
“Salve Nami-swan.
La colazione è servita, come vedi Rufy non ha toccato
niente!” disse il cuoco, mettendo una piccola parola buona nei confronti del
capitano.
Nami guardò di sbieco il
capitano che le fece un sorrisino timoroso, ma la ragazza in tutta risposta si
girò dall’altra parte.
“Nami,
sei ancora arrabbiata? Non l’ho fatto apposta. Mi sono scusato mille volte ieri
sera!” disse Rufy dispiaciuto.
Nami si girò di scatto verso
il ragazzo e gli puntò il dito sul naso dicendo “Senti caro mio, con la tua
solita esuberanza, hai rovinato la mappa che mi è costata ore e ore di lavoro.
Non basterà non toccare il mio cibo per farti perdonare!” gli rispose con voce
grossa.
“Ma sei stata tu a
spingermi contro la scrivania e…”cominciò il ragazzo
cercando giustificazioni, non tenendo presente che la ragazza, sentendosi incolpare
sebbene fosse la verità, se la sarebbe presa ancora di più.
“Ah, ora dai pure la colpa
a me!” disse con i denti da squalo.
“Se vuoi te la ridisegno
io!” disse Rufy, avrebbe fatto qualsiasi cosa per
farsi perdonare.
“Lascia stare. Faresti più
danni di quanti tu ne abbia già fatti. Per ora stai solo alla larga dalla
nostra stanza finchè non avrò rifatto la mappae messa a distanza di sicurezza da un
maldestro come te! Intesi?” disse la ragazza con determinazione.
Rufy annuì agitando la testa
velocemente.
Il resto della ciurma
assistette al battibecco della coppia senza fiatare, per paura di peggiorare la
situazione, nel caso avessero appoggiato uno dei due, Rufy
soprattutto.
Il capitano dal canto suo
rinunciò a farsi perdonare. Doveva solo avere pazienza e presto Nami si sarebbe calmata e l’avrebbe cercato lei stessa.
Decise di alzarsi e uscire
sul ponte, quando un giramento di testa lo fece barcollare e lo costrinse ad
appoggiarsi al muro della cabina.
“Rufy!”
lo chiamò Robin, che prontamente, accortasi del mancamento, si alzò per aiutare
il capitano.
Nami non fu da meno e in men che non si dica, fu accanto al ragazzo “Rufy, stai male?” chiese allarmata.
Rufy sorrise come se niente fosse
accaduto e disse “No, no…non sto male! Credo di
essermi semplicemente alzato troppo in fretta!” risposte tranquillamente in
quanto tutto era passato.
“Sicuro?” volle accertarsi
la ragazza.
Rufy le rubò un bacio per poi
risponderle “Vedo che la rabbia ti è passata!”
Nami colta in flagrante,
arrossì e voltando lo sguardo rispose “No, direi che è raddoppiata. Mi hai
fatto prendere un colpo e per punizione anche sta notte dormirai sul divano!”
Per Rufy
fu come ricevere un macigno in testa.
“Terra in vista!” un urlò
proveniente da Zoro, fece uscire tutti sul ponte. In
lontananza, offuscata leggermente dalla nebbia, si poteva intravvedere una
striscia di terra.
A quella distanza sembrava
apparentemente un’isola normale, ma tutti i mugiwara
stavano già fantasticando sulla possibile sorpresa che avrebbero trovato una volta
sbarcati. Ormai ne avevano visto di tutti i colori e si domandavano se
esistesse ancora qualcosa che li potesse sorprendere.
Ci misero diverse ore
prima di poter gettare l’ancora e mettere piede a terra e nel frattempo Sanji si era occupato di premunire ogni suo compagno di un
cestino, per fare rifornimento sia di cibo che di acqua, in quanto non potevano
rischiare di aspettare l’isola successiva.
La dispensa piangeva e
necessitava di rifornimento il più presto possibile.
“Wow, è solo una mia impressione o questo
posto è…strano?” disse Usopp.
“Che ti aspettavi?” disse Zoro.
“Bhe
non mi aspettavo un’isola normale, ma che almeno sugli alberi crescessero
frutti e non…libri!” disse il cecchino, prima che uno
di quei libri gli cadesse in testa.
Venne raccolto da Robin
incuriosita dallo strano fenomeno e speranzosa di poter arricchire la sua
raccolta, ma sgranò gli occhi quando si accorse di cosa realmente si trattasse.
“Questi sono manga!” disse
l’archeologa, mostrando il contenuto del volumetto.
“Fai vedere!” disse Nami cominciando a sfogliarlo. “Questo significa che i
manga che mi è capitato di leggere ogni tanto, non erano scritti e disegnati da
una persona, ma da un albero?” chiese stranita.
“Non ho informazioni a
riguardo, ma in genere ogni storia corrisponde a un autore. Non avrebbe senso
nascondere la vera provenienza dei manga!” disse Robin confusa e affascinata
allo stesso tempo.
“Io vado a dare un’occhiata
di qua!” disse Usopp correndo verso nord seguito da
Chopper.
Franky, Brook
e Sanji si diressero verso est, mentre Robin, Rufy e Zoro andarono a ovest.
Nami era indecisa su dove
dirigersi, ma vedendo il cyborg, il musicista e il cuoco molto presi da un
volume, decise di andare a dare un’occhiata.
Sanji e Franky
avevano un rivolo di sangue che gli usciva dal naso, mentre Brook
aveva la mascella spalancata e quando la navigatrice capì il motivo per cui
avevano avuto quelle reazioni, li prese a pugni.
“Razza di pervertiti!”
disse la ragazza trascinandoli lontano da quella zona a luci rosse e raggiunse
il capitano e gli altri due compagni.
“Ehi Nami,
guarda!” disse Rufy ridendo a crepapelle “Questo non
io!” disse il ragazzo ritrovandosi davanti a una sua copia in miniatura in una
postura da combattimento.
“Che cos’è?” chiese Nami incredula.
“Ci sei anche tu!” disse Rufy allungandole una statuetta, dove ella era raffigurata
con costume da bagno rosa e degli stivali alti fino al ginocchio di colore
marroncino chiaro.
“Ma quando mai mi sono
vestita così!” disse la ragazza alquanto alterata e divenne paonazza quando
vide altre statuette di grandezza diversa che la rappresentavano in diverse
posizioni, sia quando era una ragazzina appena partita per il suo viaggio, sia
quando erano ripartiti dopo due anni di separazione. Ce n’erano anche di lei da
bambina che teneva un mandarino.
“Ragazzi, non ho parole.
Ci siamo tutti!” disse Sanji, prendendo il suo
modellino. “Però sono venuto proprio bene, al contrario di quella testa di
cactus!”
“Cosa vorresti dire?”
chiese con una vena pulsante in testa l’interpellato.
“Che la tua faccia è stata
dipinta male…guarda tu stesso, qui sei strabico!” disse
Sanji punzecchiando il povero spadaccino.
“Wow! Quanto è carino!”
disse Chopper che insieme al cecchino si era unito a loro. “Posso portarmelo
via?” disse indicando il suo personaggio con due bastoni ricolmi di zucchero
filato.
“Io non credo ci siano
problemi, ma mi domando cosa significhi tutto questo!” disse Robin un po’
circospetta.
“Dai Robin, tranquilla.
Non mi sembra che ci sia qualcosa di strano!” disse Rufy,
che aveva riempito il suo cestino di modellini e altre cianfrusaglie che lo
riguardavano che aveva trovato in quella zona.
“Guardate…ci
sono altri manga!” disse Usopp prendendone uno “Si
intitola “Onepiece”…ehi magari questi giornaletti ci diranno dov’è l’isola di Raftel!” disse cominciando a sfogliare il volume. La sua
espressione da curiosa, si trasformò in spaventata.
“Che succede amico?”
chiese Franky vedendogli le gambe tremare.
“Ma questi…possibile
che siamo raffigurati anche in un manga? Che storia è questa? E perché sembra
rappresentare tutte le avventure che abbiamo vissuto?” chiese Nami seccata e spaventata allo stesso tempo.
“Yohohoho,
non ho parole!” disse Brook incapace di formulare
qualsiasi forma di battuta.
“Ve lo posso spiegare io!”
disse una voce alle loro spalle.
Era una ragazzina sui
quindici anni dai capelli lunghi di colore arancione legate in due code alte e
due occhi scuri penetranti. Indossava una minigonna di jean
con delle calze striate nere a bianche e degli stivaletti neri che arrivavano a
metà polpaccio. La pancia era scoperta e la maglietta che sopra indossava era
di un verde limone con un teschio sopra. Diversi braccialetti ornavano i suoi
polsi, mentre una fascia bianca le copriva il braccio sinistro vicino alla
spalla.
“Quello che vedete è il
manga che racconta le vostre avventure e tutte questi gadget che vedete intorno
a voi, sono actionfigures,
portachiavi, carte da gioco, peluche raffiguranti il vostro mondo. Sono cose
che possono spaventarvi in quanto sembra che qualcuno vi spii, ma in realtà voi
non esistereste se qualcuno nel mondo reale non vi avesse disegnato.
“Mondo reale? Disegnato? Cosa
stai cercando di dire?” chiese Zoro alzando un
sopracciglio.
“Che noi siamo personaggi
di fantasia!” disse Robin “Per questo nel nostro mondo accadono cose che sono
assurde”
“Infatti, nel mondo reale
le cose che avete visto e che incontrerete non possono succedere e voi
allietate le giornate di molte persone con le vostre avventure!” disse la
ragazzina sorridendo.
“E tu come fai a dirlo?
Provieni anche tu da questo mondo...mondo…mondo che?”
chiese Rufy.
“Mondo reale!” rispose Nami seccata dall’aver scoperto di essere solo un
personaggio di un fumetto.
“Ehm…non
ha importanza!” disse la ragazzina sorridendo.
“Uhm scusa ma…ma tu chi sei?” chiese Chopper timidamente.
“Oh scusate, mi presento,
il mio nome è Kari, piacere di conoscervi Mugiwara!” disse educatamente facendo l’inchino.
Salve a tutti, sono riuscita ad aggiornare anche sta sera….MIRACOLOOOO.
Che dire? Mi sono divertita un sacco a scrivere questo capitolo.
Volevo che fosse comico e spero di essere riuscita a strapparvi anche solo un
minimo sorrisino…
Bhe che ne dite
di questa isola? Ve lo aspettavate? E cosa accadrà ora ai nostri amati
personaggi?
“Il mio nome è Kari, piacere di conoscervi Mugiwara!”
disse la nuova arrivata.
“Vedo che il nostro nome è
giunto fin qua!” disse Sanji ispirando la sigaretta
che stava fumando.
“Oppure ha letto il
manga!” disse Chopper alzando le spallucce.
Intanto Usopp, preso dalla curiosità cominciò a sfogliare un
volumetto “Ehi, che strano, questo tizio non me lo ricordo e nemmeno questo
luogo!” disse il cecchino con un aria confusa “Oh no, non ditemi che ho perso
la memoria…chi sono io, dove sono nato…ah
aiuto!” disse piagnucolando.
“Oh no, hai un attacco di
amnesia!” disse Chopper allarmato in quanto la memoria sarebbe stata difficile
da recuperare.
Karin invece, che aveva
compreso dove stava il problema, si apprestò a prendere il manga tenuto in mano
dal cecchino e a nasconderlo dietro la schiena.
“Ehi, ma…Che
fai?” chiese Usopp sorpreso dall’azione della
ragazzina.
“Scusa, è che….bhe qui non ci sono solo i manga che raccontano le
vostre avventure passate, ma anche quelle future!” disse la ragazza agitata “E
voi non dovete assolutamente leggere!”
“Oh, quindi non ho perso
la memoria!” disse saltellando Usopp afferrando le
zampine di Chopper cominciando a urlare “Evviva sono tornato!”
“Evviva Usopp è tornato!”
Vennero completamente ignorati
dal resto della ciurma, mentre Brook, incuriosito, si
avvicinò a prendere un manga che narrava le loro vicende future, ma con uno
sguardo minaccioso la ragazza lo fece desistere dal suo intento.
“Ehi sorella, che male c’è
se diamo una sbirciatina? Non sarebbe la prima volta che veniamo a sapere cose
riguardanti il nostro futuro!” disse Franky stranito dal
comportamento della ragazza.
“Bheecco…io…insomma…che gusto ci sarebbe poi a continuare
il viaggio se conoscete già cosa accadrà?” disse la ragazzina sperando di
convincerli.
“Seguendo questo tuo
ragionamento allora io e Rufy dovremmo cambiare
partner e avere figli diversi dato che sappiamo già chi avremo stando insieme e quindi non c’è più quell’alone
di mistero!” disse Nami, facendo cadere un macigno in
testa alla ragazza, che cominciò a piagnucolare “No, non dire così…v-voi siete una coppia bellissima e se vi separate ne
andrebbe della mia vita?”
“Tua vita?” disse Zoro alzando un sopracciglio “Che centri tu?”
La ragazza tornando in sé
fece un sorrisino nervoso e disse “Sono una fan della RufyxNamie…non riesco a vedere il bel capitano con un'altra
donna o Nami con un altro uomo…bhe
con Zoro forse non starebbe male, ma…no.
Rufy è il migliore!”
Nami arrossì imbarazzata a
sentir dire quelle parole dalla ragazza. “Io e Zoro?
Ma neanche in un mondo dove lui è l’ultimo uomo sulla terra!”
“Concordo con lei…assolutissimamente!” disse Zoro
shoccato.
“Hai ragione, tu stai meglio con Tashiji!” disse
Karin divertita sia dai due interessati, sia da Rufy
che stava scoppiando dal ridere a vedere uno Zoro
schiavizzato dalla navigatrice a causa delle loro relazione.
Zoro sfoderò le sue katane “Io e Tashiji siamo
incompatibili, che sia chiaro a te e a tutti voi!”
La ragazza mise due mani
in avanti per farlo calmare “D’accordo, d’accordo! Ma secondo me finirà così!”
“Basta!” urlò Zoro con il fumo che gli uscì dalle orecchie.
“Comunque Karin ha ragione
e ve lo già detto ragazzi. Io non voglio viaggiare sapendo già come andrà a
finire!”
“Parli proprio tu che sai
già con chi starai!” disse Sanji invidioso, indicando
Nami.
“Suvvia ragazzi, il
capitano ha ragione e poi non è mica colpa sua se è venuto a conoscenza di quel
lato del suo futuro e vi rammento che anche Usopp sa
qualcosa in più a riguardo!” disse Robin divertita.
Usopp arrossì e la sua mente
andò a Kaya. Avrebbe tanto voluto rivederla.
“Senti un po’ ragazzina,
dato che sembra che tu sappia molte cose su di noi, perché non ci dici qualcosa
su di te? Non mi fido di una mocciosetta!” disse Nami assottigliando lo sguardo, cosa che fu ricambiata
dall’interpellata.
“Non esiste per te il
termine per favore? Bah, sorvoliamo la tua maleducazione!” disse Karin, facendo
imbestialire Nami che venne trattenuta da Rufy, per impedirle di eliminare quella ragazzina che aveva
ancora tanti anni da vivere.
“Io sono nata nel mare
occidentale e sto viaggiando per studiare medicina. Sono partita senza il
consenso di mia madre che avrebbe voluto che aspettassi ancora qualche anno, ma
sono convinta che se porterò a termine la mia missione, mi perdonerà,
altrimenti sarà meglio per me non tornare più indietro!”
“Quale sarebbe la tua
missione?” chiese Robin curiosa.
La ragazza si rattristì,
ma non disse niente e i mugiwara decisero di
sorvolare.
“Viaggi da sola?” chiese Zoro stranito.
“So cavarmela benissimo,
anche se…” cominciò la ragazza.
“Anche se?” Chiese
Chopper.
“Sono giunta qui un attimo
prima che la mia barca cadesse a picco e ora sono bloccata su quest’isola!”
“Vuoi farci credere che
hai viaggiato nel nuovo mondo da sola e su una semplice barca?” chiese Zoro.
“Perché tu e Rufy non avete iniziato il vostro viaggio su una barchetta
da quattro soldi?” chiese di rimando la ragazzina.
“E infatti guarda dove
sono finito, in una ciurma di matti!”disse Zoro
incrociando le braccia.
“Idiota, te ne puoi pure
andare, anzi mi faresti un favore testa d’alga!” disse Sanji
non perdendo l’occasione di stuzzicarlo.
Zoro sfoderò nuovamente le
spade “Senti se vuoi batterti io sono pronto. è la volta buona che ti faccio
fuori e mi sbarazzo di te!” disse attaccando.
Cominciò così uno scontro
comico fra i due, dove nessuno aveva realmente intenzione di ferire l’altro.
“Bhe
io me la so cavare bene nella navigazione e quando vedevo che il tempo stava
peggiorando, rimanevo ferma su qualche isola.” disse semplicemente senza
guardare la ciurma negli occhi. “Ma dato che ora sono qui e senza una barca,
perché non mi portate con voi?” chiese unendo le mani e con le stelline negli
occhi.
“D’accordo!” disse
semplicemente Rufy.
“Cosa? Rufy,
ma sei impazzito? Quella lì non mi piace e non la voglio sulla Sunny!” disse Nami infastidita.
La ragazza la guardò di
sottecchi “Temi la mia concorrenza? Tranquilla, non ti rubo Rufy,
anche se sarebbe l’uomo perfetto!” disse con occhi sognanti.
“Perfetto? Ah bella mia,
mi sa che non hai letto attentamente il manga, Rufy è
pieno di difetti, anzi faccio fatica a trovare buone qualità in lui!” disse la
navigatrice.
Rufy con una goccia dietro la
nuca disse come se fosse un cane bastonato “Nami!”
Nami arrossì e si girò
dall’altra parte “Essia, fate quello che volete, ma
tu, stai lontano da me!” disse poi puntando il dito indice su Karin.
“Nessun problema!” disse
la ragazza facendole la lingua.
Un urlo proveniente da Brook, Chopper e Usopp, si alzò
nell’aria. I tre si erano distanziati dagli altri per dare una maggiore occhiata
ai manga di “Onepiece” che
tanto li incuriosivano, sebbene dovettero trattenersi dal guardare quelli che
riguardavano il futuro.
Questa loro curiosità,
come quella del capitano il più delle volte, sfociò in un pasticcio di cui
nemmeno loro seppero darsi spiegazioni.
Rufy e gli altri membri
dell’equipaggio li raggiunsero per assicurasi che niente fosse successo, ma al
loro arrivo sul posto le loro bocche si spalancarono a dismisura e i loro occhi
uscirono fuori dalle orbite.
Infatti come in un incubo,
vari nemici, tra i quali i più potenti incontrati lungo la loro avventura, si
trovavano dinnanzi a loro.
“C-cosa
è s-successo?” chiese Nami balbettando per la
spiacevole sorpresa.
“Non…non
lo sappiamo. Stavamo sfogliando diversi manga e confrontando le brutte facce
dei nostri nemici quando ad certo punto…PUFF…sono
sbucati fuori!” disse Usopp con le gambe tremanti, mentre
Chopper nascondeva gli occhi sotto il sui cappello, come a voler sperare di
vederli scomparire una volta alzato il copri capo.
“Avete lasciato le pagine
del manga aperte per più di dieciminuti?” chiese Karin, alzando la voce.
“Proprio così, yohohohohoho!” disse Brook.
“Ma siete proprio degli
incoscienti. Non sapevate che i manga sono fatti per essere letti pagina per
pagina per poi essere chiusi definitivamente finchè
non si ha voglia di rileggerli? Chi è che sta così tanto tempo su una sola
pagina?” chiese seccata la ragazza.
“Ad esempio un artista
come me che vuole studiare il disegno dei personaggi…non
mi sembra una cosa così assurda!” disse Usopp con
voce seccata, facendo scontrare il suo naso con quello della ragazzina.
“Tecnicamente non è una
cosa stupida, ma cavolo nel nuovo mondo succedono cose strane a ogni respiro…potevate fare più attenzione!” rispose Karin.
“E chi si immaginava che
dei personaggi uscissero da dei FUMETTI!” disse Usoppdi
rimando.
“Io me lo immaginavo!”
urlò la ragazza.
“Allora perché non l’hai
detto prima?” chiese Usopp alzando nuovamente la
voce.
Tutto tacque.
La ragazzina arrossì e
abbassando lo sguardo e facendo scontrare il dito indici di ogni mano a un
ritmo regolare, rispose “Me ne sono…dimenticata!”
Tutti la guardarono
sbigottita. Prima li rimproverava per la loro irresponsabilità, poi si
dimostrava più irresponsabile di loro.
“Oh avanti, può succedere
di dimenticarsi qualcosa di poco conto!” disse Karin sorridendo, sperando di
sdrammatizzare la situazione. “E poi questi personaggi sono forti come quando
li avete incontrati, se li avete sconfitti una volta, ora non ci saranno
problemi no?”
“Ha ragione la ragazza, fratelli!”
rispose Franky, ma Robin dovette contraddirlo “Due di
loro non li abbiamo mai battuti, al contrario ci hanno inflitto una grossa
sconfitta, soprattutto al capitano!”
Nami guardò preoccupata i due
nemici a cui si riferiva l’archeologa, per poi spostare il suo sguardo su Rufy che fino a quel momento non aveva proferito parola.
Vide il suo volto contratto in una smorfia di rabbia e le nocche delle mani
sbiancare al suo stringere i pugni.
“Rufy,
tutto bene?” gli chiese accarezzandogli un braccio.
Il capitano tacque per
qualche istante prima di rispondere, si poteva percepire la tensione che il
ragazzo sentiva “Si…finalmente potrò chiudere i
conti!”
Zoro, posizionato alla
sinistra di Rufy, spostato leggermente indietro,
aveva la stessa espressione del capitano e sembrava pronto a scatenarsi.
“I nemici sono nove,
potremmo dividerceli!” propose Sanji e non dovette
nemmeno attendere un accenno di assenso o negazione da tutti i compagni, che
subito Rufy disse “Akainu è
mio!”
“Kizaru
mio!” disse Zoro sfoderando le sue spade, volendo
cancellare quell’onta di cui si era macchiato quando, a causa delle sue ferite,
non era riuscito a tener testa al potente ammiraglio.
“Bene, allora l’orso
pacifista è mio!” disse Sanji determinato.
“Io prendo Arlong. Voglio avere almeno una volta la soddisfazione di
prenderlo a calci!” disse Nami, impugnando con presa
ferrea il suo climacattack.
“Credo che io debba
scontrarmi con Lucci!” disse Robin, ricordando i brutti avvenimenti che l’avevano
interessata a Ennies Lobby.
“Io non saprei. Fra quelli
rimasti conosco solo Moria…è Moria sia!” disse Franky aprendo un suo braccio, mostrando il suo arsenale.
“Io prenderò Crocodile. Non dispongo dell’haki
che mi permetterà di colpirlo, ma ho dell’acqua nascosta tra le mie armi!”
disse Usopp tirandosi su il cappello con un dito e
sogghignando. Quella sfida lo entusiasmava.
“Ne sono rimasti due…vediamo, per me è uguale, non li conosco….ce
li giochiamo alla morra cinese dottore?” chiese Brook
mostrando il pugno già deciso a sferrare il suo “colpo”.
Chopper era serio “Il
primo tipo non lo conosco nemmeno io, ma il secondo è un tipo pericoloso. Ha
mangiato un frutto del diavolo di tipo Rogia e
controlla l’elettricità. Quando ci siamo scontrati con lui, nessuno di noi ha
potuto fare molto, solo Rufy che essendo fatto di
gomma non risentiva dei colpi!”
Brook fissava Chopper e
vedendolo alquanto preoccupato di quell’avversario disse “Ok, allora mi batterò
io con il tipo dell’elettricità. I fulmini di certo non sono gradevoli, ma non
possono incenerire le mie carni dato che non ne ho più, yohohohoho!”
“Quindi se tu ti prendi Eneru a me tocca quel tipo che al posto della mano si
ritrova un ascia e ha una mandibola di ferro. Ragazzi, che tipo è quello?”
chiese la renna, ricevendo una risposta da Zoro, in
quanto, oltre a Rufy era l’unico ad averlo
incontrato.
“Non vale niente. Il
capitano Morgan non ti darà nessun problema, potrei batterlo semplicemente
anche restando allo stadio in cui sei ora!” lo informò lo spadaccino.
Chopper si congelò sul
posto “Ma come, tutti avete nemici temibili e io…mi
ritrovo a dover fare i conti con uno che non vale niente? Io volevo essere
maggiormente di aiuto!” disse Chopper piagnucolando.
“Conserva l’energia per
curare chi di noi si farà male dottore!” disse Robin incoraggiandolo “Il tuo
aiuto sarà sempre prezioso.
Chopper si illuminò e
arrossì a sentirsi chiamare dottore “Va bene, contate su di me!”
Lo so, questo capitolo è più corto del solito. Avrei potuto
continuarlo, ma non volevo cominciare lo scontro per poi doverlo tagliare,
oltre al fatto che devo ancora ideare i dettagli e quindi preferisco prendermi
ancora un po’ di tempo.
Bhe buona
lettura e per favore fatemi sapere che ne pensate.
Capitolo 46 *** Il nemico già affrontato (parte 1) ***
Capitolo
46: Il nemico già affrontato (parte 1)
Ogni Mugiwara
si sentiva pronto ad affrontare il proprio avversario.
Sapevano che per alcuni di
loro sarebbe stato più semplice che per altri,ma non per questo sottovalutarono il nemico. Anche se avevano acquisito
molta esperienza e si erano rafforzati durante quegli anni, i loro avversari
potevano nascondere qualche arma non utilizzata durante il loro precedente
incontro.
Chopper fu il primo ad
“aprire le danze”, seguito poi da tutti i suoi compagni.
Il campo di battaglia era
un caos e un esterno avrebbe fatto fatica a comprendere chi si batteva con chi.
La piccola renna saltava
di qua e di là, evitando la grossa ascia che il capitano Morgan usava come
secondo braccio.
Il dottore era impegnato a
studiare il nemico e dopo alcuni minuti comprese che l’uomo che si ritrovava a
fronteggiare, oltre a lanciare insulti, a vantarsi di sé stesso e a sventolare
la sua arma, non sapeva fare molto altro.
Il capitano Morgan poteva
sembrare forte e minaccioso per una persona comune e il suo aspetto non
tranquillizzava nemmeno la piccola renna, ma Chopper, dato la sua capacità di
trasformarsi e di cambiare statura, non si fece tanti problemi a fronteggiarlo.
Egli infatti, si trasformò
allo stato medio, mantenendo la capacità di camminare su due gambe e avendo due
grandi corna da utilizzare come arma di difesa.
Inoltre acquistava
maggiore agilità e spiccando un veloce e alto salto, scomparve dalla vista
dell’ex capitano della marina, ricomparendogli poi alle spalle. L’uomo non
aspettandosi un attacco da dietro, venne colto di sorpresa quando le corna
della renna lo afferrarono e lo lanciarono in aria. Lo schianto a terra fu
brutto, tanto da provocare lo scioglimento dell’inchiostro con cui il capitano
Morgan era disegnato.
“è stato un gioco da
ragazzi!” si disse tra sé e sé la piccola renna, tornando a indossare i suoi
solito panni, per poi cominciare a fare il tifo per i suoi compagni, ancora
alle prese con i loro avversari.
Arlong non mostrava capacità
differenti dall’ultima volta in cui si era trovata faccia a faccia con lui, ma
nonostante Nami lo conoscesse alla perfezione, anche
nel suo stile di combattimento,si
sentiva nervosa.
Aveva la possibilità di
vendicarsi di tutto il male che quell’essere le aveva fatto patire, ma
ricordare tutta la sua triste infanzia, l’aveva portata a commettere qualche
errore di valutazione.
Già due volte era stata
buttata a terra con forza dall’uomo pesce, ferendosi, sebbene non in modo
grave, a una gamba.
Nami capì che non c’era tempo
per rivangare il passato e ordinò a Chopper di starle lontano, quando lo vide
avvicinarsi a lei a causa della ferita che si era procurata.
La ragazza strinse a sé il
suo climacattack e
poggiandosi su di esso si rimise in piedi.
“I miei complimenti, non
ti ricordavo così grintosa mia cara Nami!” disse
divertito Arlong, il quale continuava a fissarla
dall’alto verso il basso.
“Ti farò passare
quell’aria strafottente e ti farò pentire dell’inferno che mi hai fatto
vivere!”
Nami puntò la sua arma contro
quell’essere per poi urlare “Thunder Boomerang!”
Una scossa elettrica a
forma triangolare uscì dalla cima del suo bastone, ma non a una velocità tale
da cogliere Arlong impreparato, né la prima, né la
seconda volta, avendo Arlong compreso dal nome della
mossa, che l’elettricità sarebbe tornata indietro per farlo allo spiedo.
Nami si morse il labbro e
cominciò a indietreggiare impaurita, vedendo l’avversario avvicinarsi
minaccioso verso di lei.
Un sasso la fece
inciampare, permettendo così all’uomo pesce di afferrarla per i capelli.
Arlong fu divertito da come si
era messa la situazione, convinto di avere la situazione in pugno.
Scoppiò a ridere per
questa sua sicurezza, ma le risate gli morirono in gola, quando vide il ghigno
divertito della navigatrice.
“Vedo che la mia
recitazione di ragazza impaurita ha funzionato!” disse Nami,
dandogli un sonoro calcio nel basso ventre, provocando così la sua liberazione.
Dovette però gettarsi a
terra, quando uno scoppiettio alle sue spalle l’avvisò che il suo attacco stava
per colpire l’avversario e da li a poco, Arlong si
ritrovò prigioniero in una scarica ad alto voltaggio.
“Mi dispiace per te Arlon, ma la mia mossa torna indietro finchè
non ha ben cotto il suo bersaglio!” disse compiaciuta la ragazza, quando vide
il suo ex aguzzino dissolversi, lasciando come unica traccia del suo passaggio,
una macchia di inchiostro nell’erba.
Usopp correva a perifiato a causa dei continui proiettili di sabbia che Crocodile gli lanciava. Quando si ritrovò con le spalle
contro un enorme quercia, il cecchino gridò “Ehi, non vale, tu mi hai attaccato
mille volte di fila, senza darmi il tempo di prepararmi. Ora tocca a me!”disse lanciando a terra della terra.
“Questo non è un gioco nel
quale ognuno deve attendere il proprio turno e io non ho voglia di battermi con
uno smidollato come te, quindi prima ti elimino, prima posso andare a battermi
con il moccioso di gomma, ho un conto in sospeso con lui!” disse il nemico
infastidito dalla codardia del ragazzo, creando successivamente un’enorme mano
di sabbia, pronto a stritolarlo a dovere.
“Ma cosa…”
domandò l’uomo quando si vide fermare la sua arma da degli arbusti.
“Mai sottovalutare il
grande capitano Usopp. Devi sapere bello mio, che la
natura è mia amica…basta concimarla un po’ e viene in
mio aiuto senza farsi pregare. Senza terra le piante non possono crescere, ma
se questa è presente, esse scavano per uscire alla luce del sole ed è per
questo che della semplice sabbia non può fermare le mie care amiche, inoltre
queste pianticelle nascondono una sorpresina!” disse Usopp
con un sorrisino, indicando a Crocodile di guardare
sopra la sua testa, dove le piante cresciute a dismisura, erano piene di bacche
di varie dimensioni.
L’uomo non comprese, non finchè alla parola “explosion!”
pronunciata dal cecchino, le bacche schiudendosi, crearono una fitta pioggia,
che andò a bagnare la sabbia di cui Crocodile era
fatto.
“Tu…stupido
moccioso, me la pagherai!” disse più arrabbiato che mai il nemico, prima di
accorgersi che altre piante gli impedivano il movimento. Ormai diventato
tangibile, delle piante arrampicanti si erano aggrovigliate intorno alle sue
gambe e braccia, immobilizzandolo completamente.
“Credo che adesso tocchi
ancora a me, in quanto il cattivone è caduto nella
trappola e deve saltare il turno!” disse Usopp avvicinandosi
all’avversario, pronto a chiudere la partita.
“Yohohoho
l’elettroshock fa quasi il solletico!” disse lo scheletro all’ennesima scossa
lanciatagli dal suo avversario “Ma la mia pettinatura afro ne risente, ti
pregerei di smetterla!”
Eneru lo guardava con aria
stranita “Non è possibile, fino ad oggi solo una persona era riuscita a
contrastare i miei fulmini, ma era fatto di gomma, tu che scusa hai?”
“Che sono già morto può
essere una scusa valida?” chiese Brook prima di
indicare il suo capitano “è quello lì il ragazzo di gomma di cui parli?”
Eneru rimase sorpreso a vederlo
“Che diamine ci fa qui? E tu chi diavolo sei?”
“Sono un suo nakama, yohohoho, piacere di
conoscerti!” disse lo scheletro facendo l’inchino.
“Uhm, non so perché mi
trovo qui, ero tranquillo sulla mia arca, ma nonostante sia già stato sconfitto
da quel moccioso, potrei approfittare per avere la mia vendetta, ma dato la mia
superiorità in quanto essere supremo, capisco la mia inferiorità, vorrà dire
che mi sfogherò su di te!” disse Eneru scagliandosi
contro il pirata con il suo bastone, prontamente parata da Brook
con la sua spada.
“Non possiamo, tanto per
cambiare, prenderci una tazza di thè?” chiese il
musicista , il quale non venne minimamente ascoltato.
I due continuarono a
fronteggiarsi bastone contro spada, finchèEneru, vedendo che non riusciva ad avere la meglio
sull’avversario, perdendo il controllo delle sue azioni, lanciò contro il suo
nemico il fulmine più potente di cui poteva disporre.
Il fulmine colpì in pieno
lo scheletro , il quale , sebbene non fosse piacevole essere colpito da un
forte voltaggio, rispose all’attacco impugnando la sua chitarra elettrica cominciando
a strimpellare note stonate e senza senso, le quali, alimentate
dall’elettricità, diventarono sempre più alte e insopportabili tanto che la
testa di eneru scoppiò in un a pioggia di inchiostro
decretandone la fine.
“Mi sono sentito i timpani
scoppiare…ohma io i timpani non li ho yohohoho!!!” disse
prima che una scarpa gli arrivasse dritto in faccia e le urla di Nami si fecero sentire in tutto il globo “noi invece si,
brutto scriteriato. Questame la paghi!”
Infatti il suono
assordante venne avvertito da tutti, sebbene non in maniera così forte da
provare danni all’udito degli altri Mugiwara.
Robin si trovava ad
affrontare un nemico insidioso e che le aveva reso la vita difficile. Le
vennero i brividi a pensare al fatto che se lo avesse lasciato vincere e non
avesse chiesto aiuto ai suoi nakama, non avrebbe mai
vissuto quelle strepitose avventure che si sarebbe portata sempre nel cuore.
Ma a differenza di Usopp, Nami, Brool
e Chopper, Robin non era sicura di aver superato in potenza Lucci, anzi ne era
convinta. Se Rufy lo avesse nuovamente affrontato,
non avrebbe avuto alcun problema a sconfiggere il membro del Cp9. Lei si
sentiva più forterispetto ad anni
addietro, quando si erano ritrovati faccia a faccia, ma non così tanto da
eguagliare il Rufy di allora. Ma se il suo capitano
lo batteva in potenza, lei poteva usufruire della sua intelligenza e astuzia
per sconfiggere il nemico e uscire da quella situazione spiacevole.
“Nico Robin, che strana
coincidenza. Stavo giusto per recarmi a Water Seven per incontrarti!” disse
Lucci mantenendo la sua compostezza.
“Bada che non mi farò
catturare come l’ultima volta. Io non voglio avere niente a che fare con te!”
disse la donna, non riuscendo interamente a nascondere il suo timore.
“L’ultima volta? Non
ricordo del nostro ultimo incontro!” rispose l’uomo.
“Prrrr!”
confermò la sua inseparabile colomba bianca, posata sulla sua spalla destra.
Robin non si era
dimenticata che Lucci usciva da un manga precedente al loro incontro, ma per
lei ritrovarselo davanti non la rassicurava minimamente.
La donna decise di mettere
fine alle chiacchiere. Aveva cercato di perdere tempo per pensare a una strategia,
ma venne comunque presa di sorpresa quando incrociando le braccia, pronta a
chiamare una tecnica, si ritrovò Lucci dietro sì che le alitava sul collo.
“Deduco dalla tua
posizione che hai deciso di combattermi. Credi sul serio che tu possa in qualche
modo configgermi?” chiese il membro del cp9 spingendola violentemente a terra.
“Robin!” gridarono i suoi
compagni che assistevano allo scontro.
Usopp ebbe l’istinto di alzarsi
e correre in aiuto della compagna, ma Nami lo
trattenne. Conosceva quello sguardo di Robin…uno
sguardo che diceva che non si sarebbe arresa e che avrebbe combattuto fin
quando le sue gambe glielo avrebbero permesso.
Usopp si morse il labbro. Poteva
capire l’archeologa, ma temeva per la sua incolumità, ma sorrise quando vide
numerose mani uscire dal terreno, cercando di imprigionare il nemico.
Lucci, dal canto suo, non
rimase sorpreso da quella tecnica e nonostante fece fatica, si liberò dalla
presa dell’archeologa facendo un lungo salto in alto.
“Credi di fermarmi così?”
chiese prima di sbattere in qualcosa.
Robin aveva provveduto a
creare una rete di mani per imprigionare nuovamente il nemico, quando si fosse
liberato dal primo tentativo. Robin sapeva che non sarebbe stato così semplice,
infatti Lucci riuscì a liberarsi anche da quella tecnica e anche dalle
successive.
“Ho capito! Robin sa di
non avere molte possibilità in quanto forza fisica, ma sta cercando di sfinire
l’avversario in modo tale da avere qualche chance !” disse Usopp
entusiasta, ma la sua felicità venne subito ammazzata dal dottore, il quale
affermò “Sempre ammesso che non sia lei a cedere per prima!” disse Chopper
preoccupato, vedendo Robin con un po’ di affanno.
Infatti Lucci non si
limitava a schivare le numerose trappole dell’archeologa, ma riusciva anche a
contrattaccare con il Ryokugan, che fortunatamente la
donna era riuscita fino a quel momento a schivare, venendo colpita di striscio
solo l’ultima volta a causa della stanchezza che ormai si faceva sentire.
La situazione era in
stallo.
Entrambi gli avversari
erano sfiniti, sebbene l’archeologa fosse messa peggio dell’avversario.
I due si guardavano negli
occhi in attesa della prossima mossa da parte del nemico.
“Accidenti, questa attesa
mi sta uccidendo!” Disse Nami ansiosa.
“Già, Robin sta...ma Nami? Dove stai guardando?” Chiese Chopper spostando il suo
sguardo verso il punto fissato dalla navigatrice.
Usopp sorrise, capendo. La
ragazza cercava di seguire contemporaneamente sia lo scontro di Robin che
diRufy, il
quale era già iniziato.
“Suvvia Nami, Rufy se la caverà
benissimo. Come ha sempre fatto!” disse Chopper sicuro di quanto affermasse. La
navigatrice abbassò il capo e mordendosi il labbro, annuì.
Sapeva bene che Rufy era potente, ma non poteva dimenticare cosa aveva
passato l’ultima volta che il suo capitano si era scontrato con Akainu.
Un urlò però la costrinse
a rivolgere nuovamente la sua attenzione allo scontro di Robin.
La donna era a terra
ansimante, colpita da un attacco del nemico.
Il sangue uscito dalla
bocca, sfigurava la sua bellezza.
Lucci le si avvicinò con
un ghigno.
“L’idea di farmi stancare erao, peccato che sia molto più resistente di te!” disse
presuntuosamente, prima di accorgersi che il sole poco a poco si oscurava,
nonostante in cielo non ci fosse una nuvola.
Si girò lentamente non
prevedendo niente di buono.
“Che accidenti è?” disse
vedendo due enormi gambe alzarsi verso il cielo, una delle quali si alzò pronta
a pestarlo.
Lucci comprese che se
fosse rimasto fermo, avrebbe fatto la fine di uno scarafaggio colpito da una
ciabatta e piegò le ginocchia per darsi lo slancio per il salto, ma qualcosa
gli impedì di prendere il volo.
Sentiva i piedi incollati
a terra. Guardò in basso per vedere nuovamente un certo numero di mani tenergli
ferme le gambe e, a causa della stanchezza accumulata, riuscì a liberarsi, ma
non prima di essere calpestato.
Il piede che batteva a
terra, aveva creato un piccolo terremoto a causa dell’impatto col suolo e solo
quando esso si sollevò, si potè notare che al posto
di Lucci c’era un enorme chiazza di inchiostro.
Robin sorrise vittoriosa ed
esausta si lasciò cadere a terra.
Mamma mia…finalmente
ce l’ho fatta a scrivere questo capitolo.
Non ho mai fatto così
fatica a inventarmi qualche scontro e pensare che si tratta solo della prima
parte, mi fa star male. Voglio proprio vedere cosa inventerò per gli latri. Bah
per adesso spero solo che questi scontri siano almeno un po’ credibili e che il
capitolo vi sia piaciuto.
Capitolo 47 *** Il nemico già affrontato (parte 2) ***
Capitolo 47: Il nemico già affrontato (parte 2)
Franky gettò a terra la bottiglia di cola appena
bevuta per prepararsi alla battaglia contro Moira. La prima volta che l’intera
ciurma l’aveva affrontato, aveva dato non pochi problemi a tutti loro, ma ora le
cose sarebbero cambiate. Moira era potente, ma il cyborgnon era da meno e aveva la certezza che
sarebbe riuscito a sconfiggerlo con le sue sole forze. Sperava solo che quella
sua sicurezza non gli si ritorcesse contro.
Moira si trovava di fronte a lui. Era confuso per il cambio di scenario,
dato che un momento prima si trovava a Marineford a
combattere una guerra, ma il suo catapultamento improvviso non era per lui una
spiacevole situazione. Amava creare problemi, ma trovarsi di fronte a tutto il
trambusto che la guerra comportava e i nemici pericolosi che si trovava
davanti, tra cui anche Barbabianca, lo facevano
sentire un po’ troppo al di fuori delle sue possibilità. Si era già scontrato
con MugiwaraRufy e aveva
perso miserabilmente e ritrovarsi in un campo di battaglia con lui come
avversario e mille altri suoi alleati, gli facevano temere per la sua
incolumità.
La sua bizzarra risatina si fece sentire ed entusiasta disse “Mi ricordo di
voi!” disse guardandosi intorno, “Voi siete i compagni di quel moccioso di
gomma. Sarà divertente farvi pagare la figuraccia che mi avete fatto fare a
Thriller Bank. Per colpa vostra ho perso la mia
credibilità come membro dei sette!” disse stizzito.
“Ehi fratello, guarda che il tuo avversario sono io!” disse Franky, il quale non venne subito riconosciuto dato il suo
aspetto molto cambiato rispetto al loro primo incontro. “Oh tu sei quello
strano tipo mezzo robot…sei piuttosto ingrassato. Sarà un giochetto da ragazzi
batterti, non eri un granchè l’ultima volta e non puoi
essere migliorato molto in un paio di mesi!”
“Primo di tutto non è grasso, ma acciaio, secondo bello mio, sono passati
anni e anni dal nostro ultimo in contro…almeno per me!” disse caricando un
colpo con dei missili che gli spuntavano fuori dalle spalle.
I missili vennero sparati, ma non colpirono il bersaglio, ma scoppiarono a
terra ai lati del nemico, facendo un bel botto e un bel po’ di fumo.
“Questo è solo un piccolo avvertimento per farti capire che faccio sul
serio fratello, quindi se lo desideri, ti puoi dissolvere e tornare a casa
senza il minimo graffio!” disse Franky.
“Shishishishishishishi!!! Se pensi con questo di
farmi paura…” disse Moira per poi urlare “Black box”
Un cospicuo numero di pipistrelli violacei, si dispersero nel cielo con il
tentativo di concentrarsi ai piedi del cyborg, con l’intenzione di compattarsi
insieme e creare una scatola buia e chiusa dove il prigioniero non avrebbe
potuto ribellarsi al volere di Moira, ma Franky,
riconoscendo la stessa tecnica che era stata usata contro Rufy
a Thriller Bank, non si fece cogliere impreparato.
“Master Nail!” urlò infatti Franky
aprendo la bocca, dalla quale uscirono tanti chiodi quanti erano i pipistrelli,
beccandone uno ad uno, facendoli svanire e mandando così in fumo, il tentativo
del nemico di imprigionarlo.
Moira però non si fece spaventare. Per niente sorpreso della difesa del suo
avversario, si lanciò all’attacco con un lancia in mano, che aveva creato
concentrando parte della sua ombra in mano e plasmandola come voleva.
Nonostante l’arma fosse fatta di un materiale intangibile, essa era ben
affilata e ben capace di danneggiare l’acciaio di Franky,
il quale accorgendosi dell’attacco nemico, mentre era ancora intento a sparare
chiodi per sbarazzarsi dei pipistrelli, non fece in tempo a schivare l’arma
completamente e vide la sua folta chioma tagliarsi di netto.
“Grande errore fratello, toccare i miei capelli!” disse Franky,
un attimo primo di premersi il naso e far ricrescere i capelli, facendogli
assumere una forma alquanto bizzarra. Successivamente attivò la sua arma che
aveva al polso, che gli permettevano di tirare diverse cannonate.
Moira però non gli diede la soddisfazione di farsi prendere nemmeno di
striscio.Usando la sua tecnica “Shadowwarrior” usava la propria
ombra per teletrasportarsi ogni volta che ne aveva
l’esigenza, facendo sprecare munizioni inutilmente al cyborg.
I colpi a disposizione di Franky finirono in
fretta e Moira approfittò nuovamente della situazione per attaccare. Si lanciò
all’attacco con la sua lancia di ombra sguainata, ma Franky
facendo rotare il suo braccio come una catenae lanciandolo verso l’avversario, riuscì ad agguantare l’arma e a
toglierla di mano dal nemico.
La lancia di dissolse, nel nulla.
“Shishishishi!” Moira cominciò a ridere,
confondendo Franky, il quale non si accorse di quanto
stesse accadendo.
“Franky, attento! Guarda la tua ombra!” disse
Chopper agitandosi a causa della preoccupazione che provava verso il suo nakama.
Franky fece quello che il dottore gli chiese e
notò che la sua ombra non rispecchiava il suo corpo, ma essa era diversa come
se altre ombre si fossero unite alla sua e solo poco dopo, si accorse che
questo fatto gli impediva anche di muoversi.
“Shishishishi. Hai dimenticato che sono in grado
di manipolare le ombre. Ho ordinato a parte della mia ombra di imprigionare la
tua e come dovresti sapere, l’ombra non può essere in una posizione diversa dal
corpo del suo padrone, per tanto il mal capitano, in questo caso tu, non può
muoversi. Shishishishi. Sei completamente in mio possesso!”
Frankystrinse i denti. Non potendo muoversi, non poteva nemmeno attaccare.
“Franky usa il Frankynipple light!” disse Robin, la quale aveva trovato una
scappatoia per il povero cyborg, il quale sorrise al consiglio datogli
dall’archeologa.
Moira guardò confuso la donna, non capendo che tecnica avesse mai potuto
consigliargli dato la sua momentanea immobilità. Rimase completamente
stupitoquando dai capezzoli del cyborg
scaturì una fortissima luce, tanto da illuminare la zona circostante nonostante
la già forte presenza del sole che creava delle ombre perfette da manipolare.
Ma quella luce era talmente forte da dissolvere tutte le ombre intorno ai due
combattenti, compreso le ombre che tenevano prigioniero il cyborg.
“Franky!” urlò Usopp,
lanciando con la sua kabuto, dell’olio speciale verso
Moira. Franky prese un respiro profondo per poi
sputare dalla bocca una fiamma, che andando a toccare l’olio, ancora in volo
verso il nemico, si incendiò creando una palla di fuoco enorme, a cui Moira,
colto alla sprovvista a causa della velocità in cui tutto si era svolto, non potè sottrarsi.
Quando il fuoco si spense, una chiazza nera macchiava l’erba bruciacchiata.
Franky aveva vinto e i suoi compagni non poterono
fare a meno di esultare.
“Ottimo lavoro Franky, ora speriamo che Rufy e quel Marimo non si
facciano mettere ko. A loro sono capitati i nemici
più insidiosi!” disse Sanji raggiungendo i suoi nakama, i quali a vederlo accompagnato, si presero un
colpo.
“Sanji, non credi di aver dimenticato di sconfiggere
il tuo avversario?!” gli fece notare un Usopp
tremante, che si era nascosto dietro a Franky.
“I Tre Pacifista che erano apparsi li ho battuti facilmente e lui non causa
problemi. Ho deciso di lasciarlo stare, come ringraziamento di aver protetto la
Sunny durante i nostri due anni di assenza!”
“Ma…ma quello è…” disse Chopper cominciando a riconoscere il pacifista, con
il libro in mano e con un capello con le orecchie da orso in testa.
“BartholomewKuma!”
disse Robin tranquilla. Lo aveva riconosciuto subito e sapeva che non
costituiva un pericolo per la loro incolumità o almeno lo sperava, in quanto in
passato si era rivelato alquanto insidioso sebbene aveva sempre agito in modo
da proteggere la sua ciurma.
“Se non vi dispiace, resto a guardare gli incontri dei vostri compagni, finchyè non arriva il momento per me di tornare all’interno
del manga!” disse Kuma, sistemandosi ancorprima di ricevere il consenso dei Mugiwara.
Kizaru guardava dall’alto al basso il suo
avversario, che con mano ferma sguainava le sue due spade. La terza arma che
serviva a Zoro per scagliare numerosi dei suoi attacchi, era andata persa
durante un suo tentativo di scansar un attacco del perfido ammiraglio, che in
quel momento se la rideva e provocava il povero spadaccino, che cominciava a
trovarsi in seria difficoltà.
Egli infatti aveva una brutta ferita alla spalla, che aveva macchiato la
sua casacca di sangue e questo solo perché non poteva gareggiare in velocità
con la luce, di cui quell’uomo era fatto. Quella sua abilità rendeva
praticamente impossibile colpire l’ammiraglio, anche facendo l’uso dell’haki, in quanto, non stando fermo, difficilmente si
riusciva a colpire. Zoro questo lo sapeva. Per quanto uno poteva migliorarsi, Kizaru sarebbe stato sempre un ammiraglio temibile e lo
stesso valeva per Akainu e proprio inquel momento lui e il suo capitano, stavano
gareggiando con coloro che maggiormente temevano. Perché per quante difficoltà
avevano potuto incontrare con altri avversari, nessuno mai poteva essere paragonato
a quei due ammiragli.
Zoro aveva l’affanno. Era già da un po’ che combatteva contro Kizaru e sapeva di dover chiudere in fretta se voleva
sperare di non essere eliminato, perché sebbene quell’essere uscisse da un
manga, le sue intenzioni erano le stesse del Kizaru
reale: eliminare la ciurma di Mugiwara.
“Cosa aspetta a finirlo quella testa d’alga!” disse Sanji
nervoso e non staccando gli occhi dal suo compagno di litigi.
“Per caso sei preoccupato per Zoro?” disse divertito Usopp.
Sapeva che né Sanji, né Zoro avrebbero mai ammesso di
preoccuparsi del compagno, nemmeno quando questo era in pericolo di vita, ma i
membri della ciurma, li conoscevano e sapevano che nonostante i continui litigi
fra i due, vi era anche un profondo legame di amicizia.
“Baka, non mi preoccupo per lui, ma ti ricordo che se non lo annienta, i
prossimi a dovercela vedere con lui, siamo noi!” disse Sanji
accendendosi una sigaretta.
“Ragazzi sono preoccupato. Non solo Zoro sembra passarsela male, ma anche Rufy!” disse Chopper spostando lo sguardo dallo spadaccino
al capitano, per poter correre immediatamente in loro soccorso. Sperava solo
cheun suo intervento non si rendesse
necessario.
I ragazzi spostarono lo sguardo verso il loro capitano. Egli si trovava
nelle stesse condizioni di Zoro, ma una cosa era certo, nessuno dei due si
sarebbe dato per vinto. Avrebbero affrontato quella sfida anche fino alla
morte.
Zoro era a terra ansimante. Non era riuscito nuovamente a essere abbastanza
veloce e l’ennesimo attacco contro l’avversario, si ritorse contro di lui. Kizaru infatti riuscì a ferirlo nuovamente e il sangue che
sgorgava dalle ferite, indebolivano sempre di più Zoro, il quale spalancò gli
occhi quando comprese cosa stesse accadendo, senza che egli potesse porre
rimedio.
L’ammiraglio era a pochi metri da lui e aveva appena lanciato un altro
fascio di luce. Zoro chiuse gli occhi in attesa del tremendo dolore che quel
colpo gli avrebbe causato o in attesa di vedere la luce bianca se mai quel
colpo lo avesse finito. Ma niente di tutto questo accadde e riaprendo gli
occhi, per la seconda volta in poco tempo, egli li spalancò.
Davanti a lui si trovava Sanji, che dolorante
stringeva denti e pugni. Il cuoco, intuendo il pericolo, intervenne in soccorso
di Zoro. Era riuscito a parare il colpo concentrando più haki
possibile sulla gamba, ma nonostante il colpo non fosse stato distruttivo, Sanji si ritrovava con la caviglia e il polpaccio
ustionato.
“Tutto bene baka!” disse il ragazzo non staccando gli occhi da Kizaru, che divertito guardava la scena. “Stai facendo una
pessima figura, altro che spadaccino migliore del mondo!” disse Sanji stuzzicando lo spadaccino.
“Chiudi il becco cuoco da strapazzo o ti faccio a fette!” disse Zoro,
tirandosi in piedi appoggiandosi a una sua katana.
“Ti servirà questa!” rispose il cuoco lanciandogli la spada che Zoro aveva
precedentemente perso, senza che Kizaru gli
concedesse la possibilità di riprenderla.
L’afferrò al volo dicendo “Ora non ti credere migliore di me solo perché
hai dovuto salvarmi!”
“Io sono migliore di te, cactus. Potrei batterti a occhi chiusi!”
I due ragazzi cominciarono a battibeccare come al loro solito, su chi fosse
il più forte e fu Kizaru, lanciando un altro raggio
di luce che dividesse i due, a richiamare la loro attenzione.
Sanji e Zoro fulminarono Kizaru
con lo sguardo, tremendamente infastiditi dall’interruzione dell’ammiraglio e
si prepararono alla lotta.
“Vuoi una mano?” chiese Sanji.
“Che sia chiaro baka, non voglio nessun aiuto da te!” disse Zoro
punzecchiandolo nuovamente.
“Non lo vuoi, ma ti serve!” rispose Sanji “Non
puoi sconfiggere Kizaru, non da solo!”.
Zoro si mise la spada in bocca, come segno che non avrebbe più posto
obbiezioni. Sapeva che Sanji aveva ragione, ma non
voleva semplicemente dargli la soddisfazione di chiedergli aiuto.
“Forza Rufy, sei il migliore!” urlò Karin, che
fino a quel momento era stata concentrata solo sulla lotta del capitano.
Nami guardò storto la ragazza e usando tutta
la voce che aveva in corpo, incitò il ragazzo a dare il meglio di sé. Cominciò cosi
una lotta a chi incitava di più il capitano, fino all’intervento di Kuma, che fece notare loro che quel baccano avrebbe
solamente distratto Rufy dallo scontro ed egli non
poteva permettersi errori, non con la lava di Akainu.
Il trio più forte dei Mugiwara ora era schierato
contro i due migliori ammiragli della marina. La tensione nell’aria era tanta e
la preoccupazione che le cose finissero male per i primi lo era di più. Non
restava altro che sperare, sperare e avere fiducia nelle capacità di Sanji, Zoro e Rufy.
Ok, io odio questo capitolo!!! Ma quanto
tempo ci ho messo a scriverlo? Pensavo di non riuscirci e quel che è peggio è
che gli scontri non sono finiti T_T Mai avuto così tanta difficoltà a scrivere
un capitolo. Uffa, perché mi sono andata a incasinare inserendo Akainu e Kizaru? Mi sono data la
zappa sui piedi da sola.
Bah, mi sento anche un po’ arrugginita
nella scrittura. Spero di non aver fatto troppi errori e soprattutto che il
capitolo sia di vostro gradimento.
Alla prossima e spero che sia presto, anche
se il casino del combattimento non me lo sono ancora tolto.
Capitolo 48 *** Il nemico già affrontato (parte 3) ***
Capitolo 48: Il nemico già affrontato (parte 3)
Rufy cercava di studiare il nemico. Sebbene lo
avesse già incontrato lungo il suo cammino, non conosceva bene le potenzialità e le mosse del
proprio avversario e questo lo rendeva ancora più nervoso di quanto potesse
essere.
Trovarsi faccia a faccia con l’assassino di suo fratello, gli faceva
crescere una rabbia dentro che non lo aiutava a ragionare lucidamente. Le
immagini di quel giorno gli tornarono in mente, soprattutto il momento in cui Akainu aveva perforato il petto di Ace.
Quei pensieri gli fecero crescere un ansia che non aveva mai provato
davanti a un avversario, nemmeno davanti a quelli che gli avevano dato del filo
da torcere. Doveva riconoscere che aveva paura, ma non per sè
stesso,aveva paura di sbagliare, di farsi
cogliere nuovamente impreparato e che qualcuno, per salvarlo, avesse compiuto
lo stesso gesto di Ace, rinunciando così al suo sogno e alla sua vita. Rufy non si sarebbe mai perdonato se quel fatto fosse
accaduto di nuovo. Ma aveva paura anche di un’altra cosa, cioè che i suoi nakama non avrebbero più inseguito i loro sogni nel caso
esso fosse perito in quello scontro.
“Gear second!” Rufy si
preparò ad attaccare, nonostante quei brutti pensieri. Concentrò l’haki nei vari pugni che ritmicamente sfoderava verso
l’ammiraglio, sperando di mandare a segno qualche colpo.
Era riuscito a colpirlo già diverse volte, ma non in modo efficace. Akainu, a differenza di Kizaru,
non poteva spostarsi a una elevatissima velocità e questo consisteva in un
vantaggio per Rufy, se non ci si fosse messo in mezzo
un elemento temibile come la lava.
Inoltre Akainu aveva una cosa che Rufy non aveva: anni di esperienza nel combattimento e
nell’utilizzo dell’haki. L’ammiraglio poteva vantare
già una buona capacità di entrambi e di una buona carriera in marina ancor
prima che il capitano della Sunny venisse al mondo.
L’haki di Rufy si era
dimostrato potente in passato ,ma non era
ancora abbastanza infrangibile e inattaccabile, per poter fronteggiare uno come
Akainu, uscendone indenni dallo scontro.
Il ragazzo riuscì con la sua tecnica a colpire al volto l’ammiraglio. Del
sangue cominciò a uscire dal naso di quest’ultimo, ma egli sorrise a vedere il
figlio di Dragon ritirare la mano con un smorfia dolorante sul viso.
Se l’haki contro Akainu
aveva avuto qualche sorta di effetto, questo non aveva protetto completamente
la mano di Rufy dall’entrare in contatto con l’elevato
calore della lava.
“Fa male non è vero? La lava è un alleato formidabile contro moscerini
insignificanti come te e tuo fratello!” disse l’uomo divertito, soprattutto a
vedere Rufy che incassava il colpo mordendosi le
labbra.
“ Sta zitto!” gli ordinò il ragazzo.
“Se la mano ti brucia tanto da far fatica a muoverla, pensa cosa può aver
provato tuo fratello a sentireil mio
potere penetrargli le carni!” continuò ad infierire l’ammiraglio.
“Non osare parlare di lui!” disse Rufy
fulminandolo con lo sguardo, sebbene quell’atteggiamento non costituisse motivo
di preoccupazione per Akainu.
“Rufy non ascoltarlo! Sta solo cercando di farti
perdere la pazienza. Rimani concentrato!” urlò Nami
riuscendo a comprendere in parte lo stato d’animo del ragazzo.
Muovendosi con agilità, Rufy comparve e scomparve
dalla visuale dei suo avversario, nel tentativo di confonderlo.
“Gear Third!” urlò il ragazzo gonfiandosi le braccia con l’utilizzo dell’
l'Ambizione Busou-Shoku per rendere il colpo più
duro. Ma se con il suo movimento cercasse di confondere le idee di Akainu su dove fosse la sua vera locazione, richiamando
l’attacco, diede la possibilità all’ammiraglio di localizzarlo e di schivare,
in parte, il colpo.
Akainu cadde a terra per la potenza dell’attacco
del capitano, ma sorrise divertito perché, anche se involontariamente, Rufy gli aveva dato un idea. Infatti la parte del corpo che
non si era solidificata a contatto con l’haki del
ragazzo si eradissolto e trasformata in
lava, che con l’onda d’urto era schizzata nella zona circostante, cominciando a
incendiare le cose. Akainu vedendo cosa comportava
sparpagliare il suo potere in giro, decise di lanciare lava in grande quantità
a caso, senza provare nemmeno a colpire Rufy.
Quest’ultimo era confuso, non riuscendo a comprendere cosa avesse in mente
l’ammiraglio. Non ci mise molto a comprendere però che se avesse continuato,
presto egli non avrebbe più avuto molto spazio per muoversi senza rischiare di
abbrustolirsi.
“Rufy, copriti la bocca con la maglia. Non devi
respirare quel fumo!” Urlò Nami, quando si accorse
che la troppa lava che ardeva la zona dove si stava svolgendo il combattimento,
bruciando, produceva fumo tossico che concentrandosi andava a creare una sorta
di gabbia dentro la quale Rufy e Akainu
erano inglobati e che non permetteva una visione all’esterno.
Il fumo cominciava a essere denso e a innalzarsi, tanto da arrivare a
oscurare quasi il sole e capito il pericolo, Rufy
seguì il consiglio della compagna.
“Servirà a poco coprirti il viso!” lo informò Akainu.
Difatti l’istinto di Rufy di cercare di immettere
maggiore ossigeno, ossigeno che si faceva sempre meno presente nell’aria,
respirò quel fumo nocivo sotto lo sguardo soddisfatto di Akainu.
Il capitano cominciò a tossire e dolorante si portò le mani al petto
stringendo la maglia con forza a causa della difficoltà che provava a
respirare.
“Lo senti? Senti come questo fumo ti brucia dall’interno? È una morte
orribile e dolorosa vero?”chiese Akainu.
Rufy tossì nuovamente e alzò lo sguardo in
alto riuscendo a notare ancora il cielo azzurro. Poteva saltare in alto,
riuscendo così a sfuggire a quella coltre di fumo e respirare di nuovo aria
pulita, ma qualcosa andò storto. Quando il ragazzo provò a piegare le ginocchia
per caricare il salto, i suoi poteri lo abbandonarono permettendogli di alzarsi
di poco, come qualsiasi essere umano.
“Cappello di paglia ha qualcosa che non va!” disse Kuma
che grazie al suo essere cyborg, riusciva a vedere anche attraverso la coltre
di fumo.
Nami e Karin allarmate subito domandarono cosa
stesse succedendo.
“Sembra che Monkey D. Rufy
abbia perso i suoi poteri!” rispose il pacifista.
“Cosa, non può essere! Rufy!” urlò Nami.
“Oh no, ha già cominciato ad agire!” disse Karin preoccupata ad alta voce,
facendo girare Nami dalla sua parte, la quale non
comprese a cosa la ragazzina si stesse riferendo.
Rufy si trovò spaesato e con i polmoni in
fiamme e l’unico modo per uscire da quella trappola mortale fallito, non sapeva
cosa fare.
“Conosco la tua fama di salvarti sempre all’ultimo minuto e per questo
spero che tu possa perdonarmi se ti finisco io, senza aspettare che la natura
faccia il suo corso!” disse Akainu pronto ad
attaccare con dei proiettili di lava che difficilmente Rufy
avrebbe schivato nelle condizioni in cui si trovava. Fu proprio in quel momento
che una folata di vento fece diradare il fumo, non dando però l’opportunità a Rufy di riprendersi, in quanto era ormai a pochi metri
dall’essere colpito e i colpi già scagliati.
Il cuore di Nami perse un battito e le sembrò di
congelare sul posto e la situazione non migliorò successivamente.
“è sparito!” disse Karin incredula.
“Rufy!” urlò Nami,
seguita dagli altri sui compagni che seguivano come meglio potevano lo scontro
del capitano e di Zoro e Sanji.
Al posto di Rufy si trovava Kuma,
mezzo sciolto dalla lava. Egli era intervenuto non riuscendo a intravvedere un
modo per cappello di paglia di riuscire a cavarsela.
“Che intenzioni hai PX-0?” chiese Akainu al
pacifista, il quale rispose “Proteggere Mug-gi-wa-wa…”.
Non fece in tempo a finire la frase che esso si dissolse completamente,
lasciando tutti con l’interrogativo di dove si trovasse Rufy.
Akainu persa la sua preda, decise di
spalleggiare il suo compagno di marina, sebbene questo non sembrasse avere
particolari problemi, anche se grazie all’affiatamento che Zoro e Sanji avevano almeno al momento di combattere, Kizaru era stato colpito un paio di volte. Mentre Sanji distraeva Kizaru, Zoro
agiva e viceversa. Inoltre avevano scoperto che fra un raggio di luce e l’altro,
passavano cinque secondi e i due sfruttarono quel misero arco di tempo per dare
del filo da torcere a Kizaru, sebbene non fosse
ancora abbastanza per abbatterlo.
Il cuoco e lo spadaccino, che non avevano potuto seguire lo scontro di Rufy, vedendosi comparire davanti Akainu,
temettero il peggio e vedere i loro compagni agitarsi e chiamare il capitano,
fecero davvero temere loro che colui che aveva dato vita alla ciurma di Mugiwarafosse
rimasto gravemente ferito, se non peggio. Con questo pensiero i due divennero
più agguerriti e come se si leggessero nel pensiero, agivano all’unisono. Quanto
Zoro necessitava di maggiore spinta per attaccare, Sanji
con i suoi calci portentosi lo scagliava via come un fulmine, quasi riuscendo
agareggiare in velocità con Kizaru. Quest’ultimo pensando a un attacco frontale da
parte dello spadaccino, decise di spostarsi verso sinistra e fu proprio in quel
momento che Zoro e Sanji misero in atto il loro
piano.Kizaru
rimase stupito a vedere lo spadaccino seguire i suoi movimenti come se volasse
e questo stupore gli costò caro,perché Zoro
riuscì a colpirlo combinando un attacco a tre spade, ma come per Rufy, anche il suo haki non era
abbastanza forte da riuscir a scalfire completamente il nemico.
Zoro si girò a osservare Sanji per vedere se era
pronto per un altro attacco combinato, dato che il precedente aveva avuto
effetto, ma dovette rinunciarvi quando vide il suo compagno stringersi
fortemente la gamba che si era ustionato per salvarlo, la stessa gamba che
aveva anche usato per dargli lo slancio necessario per competere in velocità
con Kizaru.
Sanji si alzò nuovamente anche se Zoro poteva
leggere sul suo volto la fatica che aveva fatto per compiere quel gesto-
“Non esagerare, se non ce la fai dovresti smetterla. Mi inventerò qualcosa!”
disse Zoro.
“Taci testa d’alga. Ce la faccio benissimo, continuiamo!” disse Sanji riprendendo a correre, o almeno ci provò.
“A malapena ti reggi in piedi, non devi dimostrare niente a nessuno!” lo
rimproverò Zoro.
“La gamba sta bene, ho detto!” disse Sanji
stringendo i pugni.
Zoro sospirò “D’accordo, ma si cambia piano, uno che ti consenti ancora di
camminare quando questa faccendasarà
finita!”
Kizaru e Akainu si
stufarono di sentir confabulare i due mugiwara, così
si misero uno davanti a Zorol’altro
davanti a Sanji, per non lasciare troppo spazio d’azione
ai due. Perché dovevano ammetterlo, quei due messi insieme costituivano un’ottima
squadra.
“Sembra che ci abbiano appena dato l’idea di come annientarli!” disse Sanji sorridendo.
Zoro annuì “devi solo renderti irritante con Kizaru
e farlo attaccare in contemporanea con Akainu. Ma
credo che non avrai problemi a farlo infuriare!”!
“Come te del resto! Fai la stessa cosa!” disse Sanji
guardandolo con la coda dell’occhio.
I due nakama incominciarono a denigrare i due
ammiragli sempre di più, finchè l’ orgoglio di due
marine non permise più loro di sopportare di essere insultati da degli insulsi
pirati. Akainu e Kizaru si
prepararono ad attaccare conl’intenzione
di finirli completamente, esattamente come i due pirati avevano previsto.
I due colpi partirono insieme e a tutta velocitàe i due nakama,
abbassandosi al momento giusto, schivarono gli attacchi facendo sì che due i
colpi si dirigessero verso i loro nemici, che colpendoli li dissolsecompletamente, mettendo fine a quegli assurdi
combattimenti con vecchi nemici.
Tutto si era finalmente concluso, ma i Mugiwara
non potevano ancora tirare un respiro di sollievo.Il loro capitano era scomparso per mano di Kuma e alcuni di loro riportavano ferite, più o meno gravi.
Chopper si occupò delle ferite di tutti, soprattutto la brutta ustione di Sanji, che per qualche tempo gli avrebbe impedito di
prendere a calci qualcuno come si deve.
Intanto gli altri discutevano fra di loro.
“Dobbiamo immediatamente trovare Rufy!” disse Usopp.
“Lo so anche io questo, il problema è che non abbiamo la più pallida idea
di dove sia finito!” disse Nami nervosamente.
“Potrebbe essere ovunque! Riflettiamo. L’ultima volta che Kuma ci ha spedito in qualche parte del mondo, erano luoghi
che erano adatti a noi per potenziare le nostre capacità!” disse Robin in modo
riflessivo.
“Si, ma questa volta è stato scaraventato altrove per essere salvato, non perché
potesse potenziarsi!” disse Brook.
“Se la mettiamo su questi termini anche la prima volta Kuma
ha usato quel potere per salvarci. Nonostante sia un cyborg dubito che potesse
prevedere che Rufy avrebbe fermato il viaggio per due
anni per diventare più forte!” disse Zoro con tono calmo.
“No, ma forse lo sospettava!” disse Usopp “O lo
sperava in quanto sapeva che eravamo impreparati ad affrontare il nuovo mondo e,
a mio avviso, non siamo del tutto pronti
ancora adesso dopo anni, vista la situazione!” disse il cecchino spazientito.
Era profondamente preoccupato per il suo amico.
Namistette in silenzio cercando di trovare una soluzione. Abbracciò il
cappello di Rufy al petto, che egli aveva perso
quando la folata di vento aveva in parte diradato il fumo che le impediva di
assistere all’incontro. Non sapeva come doveva agire. Era la navigatrice e
doveva tracciare la rotta della Sunny per andare a
recuperare il ragazzo, ma senza sapere la sua locazione esatta era come cercare
un ago in un pagliaio.
“Speriamo stia bene!” disse Chopper, mentre terminava di fasciare la gamba
a Sanji.
“Certo che sta bene!” intervenne Karin che fino a quel momento era rimasta
in disparte a sentire i Mugiwara discutere “Stiamo
parlando di Monkey D. Rufy…un
pirata eccezionale che non si fa mettere in ginocchio quasi da nessuno!” disse
le ultime tre parole quasi in un sussurro, rattristandosi.
“Questo lo sappiamo. Ovunque sia Rufy di sicuro
starà bene. Ma il problema rimane…dov’è?” disse Sanji
alzandosi in piedi nonostante le proteste di Chopper che lo invitavano a
prendersi un po’ di riposo.
La ragazzina sorrise “Io sono convinta che non sia lontano! Kuma voleva solo salvarlo e non mandarlo a fare un viaggio”.
“Come fai a dirlo? Ne sai qualcosa?” disse Nami
fiondandosi su di lei, cercando di costringerla a parlare, ma non fece nemmeno
in tempo a minacciare quella mocciosa che le dava ai nervi per il suo
atteggiamento, che Chopper cominciò ad annusare l’aria informando i suoi nakama di sentire un odore conosciuto.
“è Rufy!” disse la renna saltellando felice.
Poco dopo aver pronunciato il suo nome, Rufy uscì
dalla foresta di manga facendosi vedere dai suoi compagni.
Tutti lo accolsero felici, soprattutto Nami, che
gli saltò al collo e Karin che si aggrappò al braccio del ragazzo, che rimase
sorpreso nel vedere che la ragazzina avesse già tutta quella confidenza nei
suoi confronti.
Nami la fulminò con gli occhi e cominciò a
tirare il ragazzo, cercando di slegarlo dalla presa della ragazzina e Karin,
sentendosi sfidata dalla navigatrice, fece lo stesso, dando così inizio a un
tira e molla con il povero ragazzo, che, nonostante fosse fatto di gomma,
sentiva dolore a causa delle varie ustioni causategli da Akainu.
Chopper provvide a curare anche le sue ferite e fu felice nell’appurare che
i polmoni del capitano non erano stati danneggiati dal fumo tossico della lava.
“Usopp si sdraiò all’ombra di un albero esausto “Ragazzi, che avventura! Sono a pezzi,
anche se mi sento soddisfatto ad essere riuscito a sconfiggere uno come Crocodile, un tempo non me lo sarei nemmeno sognato!”
“Sei diventato fortissimo Usopp!” disse Chopper
contento, mentre giocava con le actionfigures che lo rappresentavano.
Il cecchino si strofinò il naso con orgoglio e disse “Certo, cosa altro ti
aspettavi dal grande capitano Usopp. Attenti a voi
nemici di qualunque genere, il grande Usopp vi
sconfiggerà tutti!” disse saltando in piedi e prendendo una postura da
supereroi.
“Evviva!” urlò Chopper appoggiando l’entusiasmo del compagno.
“Chiudete il becco voi due. Voglio dormire!” disse Zoro appoggiato dall’altra
parte dell’albero.
“Tanto per cambiare…eh Zoro!” disse il cecchino incrociando le braccia.
“Se non avessi la gamba in questo stato, ti prenderei a calci testa d’alga,
così che non riusciresti più a dormire per il male al fondo schiena!” disse Sanji “infastidito” dall’atteggiamento pigro dello
spadaccino.
Zoro russò come segnale che non stava nemmeno ad ascoltare il povero cuoco.
Robin sorrise alla scena, ben contenta di vedere che tutto era tornato alla
normalità e che anche Franky e Brook
erano allegri, cercando di non farsi beccare da Nami,
mentre cercavano di sgattaiolare nuovamente nella zona a luci rosse.
Nami riposava anch’essa sotto un albero. Stava
segnando alcuni punti fondamentali per disegnare la cartina di quell’isola e
stava cercando di capireda che parte
fosse meglio andare per continuare il viaggio, in quanto la bussola sembrava
impazzita.
“Uffa! Possibile che in questo mare niente è mai semplice?” disse ad alta
voce mentre si scompigliava i capelli frustrata.
“Sembri nervosa, qualcosa non va?” le chiese Robin sedendosi al suo fianco.
Nami mise il broncio mentre indirizzava il suo
sguardo verso la nuova arrivata.
Robin si portò una mano alla bocca per nascondere una risata.
“Nami, è solo un ragazzina!”
“Lo so, ma non mi va a genio questa confidenza che ha con Rufy!” disse sbuffando e appallottolando il foglio di carta
su cui aveva scritto i suoi appunti.
“Se non voglio finire come quel pezzo di carta, mi sa che mi conviene stare
attenta a come mi rivolgo al capitano eh?” disse Robin divertita.
“Robin…” disse la navigatrice esasperata “ Forse sarò stupida, ma non posso
farci niente se mi dà fastidio, anche se non ci sarà mai nientetra i due!”. Nami
strinse un pugno al solo pensiero.
“Te la prendi troppo secondo me. Guarda adesso! Rufy
è li tranquillo che si legge i manga e non vedo Karin nelle vicinanze!” le
disse Robin nella speranza di calmarla.
“State parlando di me?” disse Karin sbucando all’improvviso “Non ècarino parlare male dei propri nakamaNami!” le disse
assottigliando gli occhi.
Robin vedendo una vena pulsante crescere sulla tempia di Nami, intervenne prima che succedesse il finimondo.
“Karin, non avevi detto che è pericoloso leggere il nostro manga che parla
del futuro?” disse alzandosi in piedi.
L’attenzione di Karin venne attirata “S-si!”
“Allora sarà meglio controllare cosa sta leggendo il capitano. Da quimi sembra di vedere noi in copertina!”
Karin sbiancò e girandosi immediatamente gridò “Rufy!”
Il capitano alzò lo sguardo e si vide correre incontro la ragazzina, che
con un gesto brusco gli strappò il manga di mano.
“Quali parole di non leggere il vostro futuro non ti è chiaro?” chiese.
Rufy la guardò sorpreso per il cambio di
atteggiamento e si spaventò quando vide Nami
infuriata per lo stesso motivo della ragazzina.
“Rufy, se qualcosa dovesse andare storto nel
futuro di tutti quanti, ti riterrò il diretto responsabile!” disse Nami posando le mani ai fianchi.
“Tecnicamente non puoi sapere se una cosa è andata storta o no, in quanto
non sai cosa ti rivela il futuro…bhe a parte il tuo
destino con Rufy ei figli che avrai!” disse Robin analizzando come sempre la situazione.
Karin intervenne “Quella è già una parte importante che non deve
assolutamente cambiare!”
“Che centri tu?” disse Nami fulminandola con gli
occhi.
Karin si fece piccola piccola e disse “Mi piace
quella parte. Da quando ci siamo incontrati ho sempre detto che tu e Rufy siete una coppia perfetta!”
Robin mise una mano sotto il mento “Sai Karin, non ho ancora ben capito da
dove vieni…davvero vieni dal mondo reale?”
“come ho detto prima non ha importanza da dove vengo. Ho uno scopo o
diciamo pure un sogno da realizzare e so che con Rufy
i sogni sono ben accetti. Per questo voglio unirvi a voi e sapevo che il
capitano avrebbe accettato, ma sbaglio o non ero io l’elemento della conversazione?
Qui Rufy ha fatto una cosa gravissima e si merita una
punizione!” disse Karin cercando di distogliere l’attenzione su di sé.
“Una punizione mi sembra esagerato!” disse Robin in quanto non credeva che Rufy avesse avuto il tempo di leggere molto.
Rufy sospirò scocciato. Era nervoso, ma non
per causa delle ragazze “Non stavo leggendo il futuro, ma il passato!” disse
coprendo gli occhi con il capello e superando le ragazze, che lo guardarono
confuse.
Karin si stupì del comportamento del ragazzo e cercò di capire la
motivazione per la quale egli avesse agito in quelmodo, guardando il manga che aveva in mano. “Oh
no!” disse solamente, alzando poi il volume in modo che anche Robin e Nami potessero vedere a che punto era arrivato.
Robin sussultò avvertendo la brutta aria che avrebbe tirato, mentre Nami, sebbene avesse riconosciuto il posto dalle poche
vignette,non riuscì a collegare il
malumore di Rufy con quell’avventura.
Le ragazze si voltarono a guardare la schiena di Rufy.
Egli si era fermato e con forza strinse i pugni per poi dire con voce dura “Radunate
tutti e recatevi sulla Sunny,si parte!”
Eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo.
Purtroppo dal numero di lettura e dal numero delle recensioni che sono calate
mi viene da pensare che la storia sta perdendo di interesse, il che mi
rattrista molto.
Spero che con questo capitolo di attirare
maggiormente la vostra attenzione. Cosa ha Rufy? Perché
è arrabbiato? Ma voi lo avete già capito vero?
Rufy, con un tono che non gli si addiceva,
diede ordine a tutto il suo equipaggio di imbarcarsi e di preparare la Sunny per la partenza. Tutti diedero ascolto all’ordine,
alcuni dei quali ancora ignari di quanto fosse successo negli ultimi minuti
della loro permanenza sull’isola.
“Rufy, quale rotta dobbiamo seguire? Tutti gli
aghi delle bussole si sono stabilizzate…hai qualche preferenza?” chiese Nami preoccupata dal volto scuro che aveva il ragazzo.
“è indifferente, scegli tu!” disse senza degnarla di uno sguardo e allontanandosi.
Nami rimase sbigottita. Rufy
mai e poi mai non aveva voluto aver voce in capitolo sulla rotta da seguire. Quell’atteggiamento
la spaventava non poco.
La navigatrice si voltò verso Robin che aveva avuto all’incirca la stessa
reazione.
“Ma che diavolo è successo? Pensavo che ormai Rufy
non riuscisse più a sorprendermi e invece…”. Cominciò col dire la navigatrice.
Robin sospirò “Ti metterò al corrente non appena avremo preso il largo. Incontriamoci
all’aquario, io penserò a far venire anche Sanji e Brook!”
Nami la guardò confusa, non capendo la
necessità di interpellare proprio loro due e lasciare tutto il resto della
ciurma in disparte, compreso Zoro che rappresentava il primo compagno di Rufy.
Il vento fu loro a favore e nonostante il cielo fosse nuvoloso, Nami poteva stare tranquilla a lasciare la nave inmano ai ragazzi, in quanto non percepiva nell’aria
bruschi cambiamenti.
Sanji e Brook attesero
le due donne nel salone dell’acquario, la stanza meno trafficata in quel
momento della giornata in quanto non c’era molto da fare oltre che ammirare i
pesci che in quel momento scarseggiavano.
Robin prese la palla al balzo per distrarre il resto della ciurma,
chiedendo loro di rifornire le loro scorte di pesci, un offerta colta al volo,
soprattutto da Usopp che adorava far vedere a tutti
la sua abilità di pescatore.
Sanji si accese una sigaretta e passava il suo
guardo da Karin, anch’ella presente, Robin e Nami che
erano piuttosto silenziose.
“Che mortorio yohohoho!” disse Brook, che ricevette delle occhiatacce delle ragazze. “Oh
non è il momento per caso?”
“Cosa succede? Perché questa riunione senza gli altri e soprattutto senza
il capitano?” Chiese Sanji, buttando fuori il fumo
della sigaretta.
“Non abbiamo tenuto conto di un pericolo in quest’ultima isola!” cominciò
Robin.
“Come sempre del resto!” disse Sanji “E quindi?”
“Il capitano leggendo il nostro manga è venuto a conoscenza di quanto è
successo poco prima dellanostra
separazione, una cosa che non avrebbe mai dovuto sapere!” disse Robin
accavallando le gambe.
“Io ancora non capisco di cosa si sta parlando!” disse Nami
seccata.
“Nemmeno io!” disse Brook.
Sanji invece cercò di pensare a cosa potesse
riferirsi Robin “Non abbiamo segreti con Rufy da
quanto posso ricordare!”
“Sicuro? Thriller Bank non ti dice niente?”
chiese Karin intervenendo.
Sanji spalancò gli occhi, mentre Brook fece cadere la mascella fino al pavimento.
“Accidenti, Rufy sa cosa è successo?” chiese Sanji nella speranza di aver compreso male.
Robin annui.
“Prevedo guai yohohoho…povero Zoro-san!” disse Brook.
“Insomma, io ancora non ci sto capendo niente. Cos’è che Rufy non sa e a quanto pare nemmeno noi altri della ciurma?”
chiese Nami esasperata dal sentirsi fuori dalla
conversazione.
Robin sospirò “Ti ricordi lo stato in cui abbiamo trovato Zoro dopo che ci
siamo risvegliati dal colpo di Kuma?” chiese Robin
aspettando un cenno di capo di Nami, che non tardò ad
arrivare.
“Zoro si è svegliato molto prima ed è un bene che questo sia accaduto, io
mi sono destato troppo tardi non abbastanza in tempo per impedire che la nostra
ciurma venisse sgretolata!” disse Sanji stringendo i
pugni, ricordando quella sensazione di inutilità che aveva provato, quando
aveva trovato Zoro in piedi con il suo sangue sparso ovunque.
“Kuma voleva la testa di Rufy
e dopo che ci ebbe annientato, provò a prenderlo. Zoro nonostante fosse messo
male ha fatto tutto quello che era in potere per impedirlo!”
Nami sgranò gli occhi in quanto non sapeva
niente di quella faccenda “Ma questo non spiega perché Rufy
sia arrabbiato con quanto è successo!”
“Zoro a fatto uno scambio, la sua testa per quella di Rufy!”
disse Brook intervenendo “Kuma
fu colpito dal coraggio di Zoro. Invece di prendere la sua testa decise di
lasciare andare Rufy, ma in cambio, dato che Zoro
voleva a tutti i costi prendere il posto di Rufy, ha
fatto sì che tutto il dolore che il nostro capitano aveva patito contro i
nostri nemici di quell’isola fantasma, si trasferisse in lui. È un miracolo che
non sia morto quel giorno!” continuò lo scheletro ricordando benissimo la scena
che si era svolta davanti ai suoi occhi, incapace di intervenire, forse anche a
causa del poco legame che aveva ancora con cappello di paglia.
Nami spalancò gli occhi. Il suo cuore prese a
battere all’impazzata e le parole gli morirono in gola.
“Zoro non volle dire niente a Rufy e io venendo a
conoscenza di quanto accaduto, capì il perché del suo silenzio!” affermò Sanji.
“Io ne sono venuta a conoscenza perché ho spiato Sanji,
ma anche io era pienamente d’accordo con questa scelta. Conoscendo Rufy non lo avrebbe mai accettato!” disse Robin.
“Come dargli torto. Nemmeno io vorrei che i miei amici o la mia famiglia
venisse uccisa per colpa mia! E Rufy ha già dovuto
affrontare la morte di suo fratello a causa della sua non sufficiente forza.
Ora che ha scoperto anche questo…non so cosa possa accadere!” disse Karin
preoccupata.
“Karin se tu hai letto il nostro manga dovresti sapere cosa succederà!”disse Robin sperando di sentire una risposta
esaudiente.
Karin invece si irrigidì e con un sorriso nervoso disse “Bhe…ecco io…io in realtà non ho mai letto il manga. So più
o meno quanto vi è capitato da dei racconti e…” tacque guardandosi i piedi,
incapace di trovare una qualsiasi cosa da dire.
“Come sarebbe a dire? Vuoi dire che conosci la nostra storia solo per
sentito dire? Chissà quante cose sbagliate possono averti detto. I passaparola
non sono mai affidabili!” disse Nami sbattendo
nervosamente un piede a terra.
“Si, se la fonte è sicura e la mia è sicurissima!” disse Karin sicura di
quanto stesse affermando.
“E chi sarebbe questa fonte?” chiese Robin curiosa di saperne di più.
“Uffa…la smettete di concentrarvi su di me? Cosa facciamo con Rufy?” disse Karin esasperata. Sapeva che una volta unita
alla ciurma avrebbe avuto qualche difficoltà nel voler svolgere il suo scopo
senza che i Mugiwara ne sapessero troppo, ma non
pensava fino a quel punto.
Robin decise di chiudere l’argomento Karin per il momento e guardando Sanji disse “Secondo te dovremmo avvisare Zoro?”
“Almeno lo prepariamo ad affrontare il capitano!” disse Brook
“sperando che Rufy non lo uccida e lo mandi a farmi
compagnia! Yohoohohoh!”
“Si, anche secondo me dovremmo dirglielo!” disse Nami
abbassando lo sguardo.
“Ci penso io!” disse Sanji incamminandosi sul ponte,
mentre Nami si recava a vedere come stesse il
capitano.
Zoro era sdraiato sull’erba con le braccia dietro la testa. Cercava di
prendere sonno, ma non ci riusciva, in quanto di tanto in tanto lanciava un’occhiata
a Rufy seduto sulla polena della Sunny.
Aveva notato una certa aria nera sul volto del capitano, ma questa non era
data dal grigiore del cielo e dalla pioggia che aveva poco a poco cominciato a
scendere giù.
Aveva escluso che fosse a causa dei brutti ricordi che Akainu
poteva avergli risvegliato, in quantoil
suo comportamento si era dimostrato del tutto normale, fino a poco prima di
partire.
Chiuse gli occhi cercando di non pensarci troppo, optando per lo più su una
piccola lite tra lui e Nami.
“Non rompere cuoco da strapazzo!” disse Zoro riconoscendo ilnakama che si era
avvicinato, solo dal suono dei suoi passi. Aprì un occhio per guardare in alto
quando non sentì Sanji rispondergli a tono. Comprese
che realmente qualcosa era successo dall’aria seria del cuoco, che gli chiese,
senza insultarlo, di seguirlo in cucina.
“Abbiamo un problema!” disse Sanji, chiudendo la
porta dietro di sè. Zoro alzò il sopracciglio in
attesa che il cuoco continuasse.
“Rufy sa cosa è successo a Thriller Bank… quanto hai fatto perché non venisse portato via da Kuma!”
Zoro sbiancò e prendendo Sanji per il colletto
gridò “Come? come ha fatto a scoprirlo…e tu?”
“Io l’ho saputo da due abitanti dell’isola che ho fermato prima che
raccontassero tutto a tutti!”
Zoro lasciò la presa estrinse i
pugni “Chi altro lo sapeva?”
“Robin e Brook. A quanto pare anche Karin e ora
anche Nami ne è a conoscenza!” rispose non staccando
gli occhi da Zoro “Come hai intenzione di affrontare la situazione?”
“Ucciderò colui che ha fatto la spia. Tu non sei stato di certo. Robin non
è così stupida da farlo e nemmeno Brook. Nami tanto meno…l’unica che rimane e Karin. Non sappiamo
niente di lei e può benissimo averci tirato questo tiro mancino!” disse
afferrando una spada.
Sanji lo afferrò prima che potesse compiere una
stupidata.
“Fermo e usa il cervello, sempre ammesso che tu lo abbia, alga marina.
Karin non centra niente! Rufy ha scoperto tutto
leggendo i nostri manga!”
Zoro spalancò gli occhi “Tipico. Non hamai letto niente in vita sua e va a leggere l’unica cosa che non deve
conoscere!”
Strinse i pugni “Mi ero ripromesso di proteggere Rufy
dallo scoprire quanto successo e ho fallito!”
“Non è stata colpa tua!” disse Sanji.
“Che differenza fa di chi è la colpa? Adesso di sicuro Rufy
si sentirà in colpa e crederà nuovamente di non essere in grado di proteggerci,
quando dovrebbe capire che in una famiglia ci si protegge a vicenda!” disse
Zoro stringendo i pugni fino a farsi uscire il sangue.
“ZORO!” Un urlo provenne da fuori la cucina.
Zoro sentì dei brividi percorrergli la schiena, riconoscendo la voce di Rufy.
Lo spadaccinonon si fece aspettare
e si presentò davanti al capitano con aria seria, anche se non del tutto calma.
Rufy aveva lo sguardo ricoperto dal cappello
ed era fradicio, a causa della pioggia che aveva preso a cadere in modo
copioso.
Tutti erano ammutoliti dalla scena,confusi da quanto si stesse verificando.
Nami era accanto a lui che gli teneva un
braccio. I capelli le erano attaccati al viso e nonostante la pioggia lo
nascondesse, delle lacrime uscivanodai
suoi occhi nocciola, venendo a sapere quali intenzioni avesse Rufy.
“Rufy ti prego, non farlo!” disse la ragazza “è
una pazzia!” urlò la ragazza.
Rufy si liberò dalla presa della navigatrice
senza minimamente ascoltarla e alzando lo sguardo furioso verso Zoro urlò
“ZORO, IO E TE CI SCONTREREMO A DUELLO!”
Wow, ma vi rendete conto? 50 capitoli. È la
storia più lunga che abbia mai scritto!!!” Sono contenta di non aver ceduto
prima…
Bhe allora? Vi aspettavate qualcosa del
genere da parte di Rufy? Cosa avrà in mente?
E Zoro accetterà?
Secondo voi?
Miraccomando fatemi sapere cosa ne pensate e grazie a tutti di avermi
seguito fino a qui.
Oh che aggiornamento lampo, quasi non ci credo...ma se aspettavate lo scontro tra Zoro e Rufy, mi dispiace, questo è solo un capitolo di mezzo.
Spero che vi piaccia e che vi incuriosista.
Fatemi sapere cosa ne pensate e soprattutto…
BUONA LETTURA
Neko =^_^=
Capitolo 51: Sogno non sogno
“ZORO, IO E TE CI SCONTREREMO A DUELLO!”
Nell’istante in cui Rufy gridò quelle parole, un
tuono squarciò il cielo e un forte vento si alzò improvvisamente.
La nave cominciò a oscillare pesantemente, ma questo non turbo né Rufy né Zoro che presero a fissarsi per diverso tempo. Il
primo aveva uno sguardo adirato, il secondo uno sguardo determinato di chi
sapeva cosa fare.
Gli altri membri della ciurma, soprattutto coloro che non sapevano cosa
stesse succedendo e non sapevano spiegarsi lo strano comportamento del
capitano, sussultarono e si guardarono a vicenda con aria confusa, nella
speranza che qualcuno potesse spiegare loro qualcosa.
“Cosa sta succedendo?” chiese Usopp, deglutendo
la saliva in eccesso, intimorito dallo sguardo di Rufy.
Non era uno sguardo nuovo, ma il capitano lo usava per intimorire i suoi
nemici, quando questo funzionava,ma mai
si era sognato di usarlo verso un suo compagno.
Chopper aveva gli occhi sgranati e il pelo dritto. Provava pressoché le stesse
sensazioni di Usopp e, sentendosi minacciato, si
nascose dietro le gambe del cecchino.
Franky invece si fece coraggiosamente avanti “Suvvia
fratelli, qualunque sia il problema non credo che sia necessario ricorrere alla
violenza, si può tranquillamente discutere davanti un bicchiere di cola!”
“Franky ha ragione Rufy!”
disse Usopp, non volendo nuovamente assistere a uno
scontro tra compagni, il primo dei quali aveva visto lui come protagonista anni
prima.
“Nessuno si intrometta! Questa è una questione trame e Zoro!” disse Rufy
non staccando lo sguardo dal suo primo compagno, in attesa di una risposta da
parte sua.
Questa non tardò ad arrivare.
“Accetto!” disse Zoro senza un attimo di esitazione, cosa che provocò altri
sussulti.
Nami si mise in mezzo ai due dicendo “Zoro,
non ti ci mettere anche tu!” il suo più che una richiesta, era una supplica.
Sanji si avvicinò e, poggiando una mano sulla
spalla di Nami per costringerla a guardarlo, scosse
la testa “Nami-swan, ci sono momenti in cui le parole
non servono e due uomini devono scontrarsi per chiarirsi!” spiegò il cuoco.
“Ma questo assurdo! Quante volte è stato dimostrato che le parole sono un
metodo migliore della forza bruta?” tentò di nuovo la navigatrice.
“Non questa volta!” rispose Sanji, nonostante
fosse rimasto inizialmente sorpreso dall’uscita del capitano, comprese la
motivazione del suo gesto.
“Sanji-kun…” disse Nami
ormai in un bisbiglio e rassegnandosi.
Rufy riprese a parlare con tono autoritario “Ci
scontreremo sulla prossima isola! Nami, dove siamo
diretti?”
Nami sussultò, nel casino che si era venuto a
creare aveva dimenticato di controllare la rotta, la quale era andata persa a
causa delmovimento delle onde che
avevano spinto la nave lontano dalla via scelta in precedenza dalla
navigatrice.
“Andiamo ad ovest!” intervenne Karin attirando l’attenzione di tutti.
Nami non fece in tempo a protestare che Rufy disse “D’accordo!” Karin sorrise quando la sua
richiesta venne accolta “Sapete tutti cosa fare…e tu Zoro, tieniti pronto!”
“Si…capitano!” disse lo spadaccino sorprendendo tutti quanti. Zoro non era
solito rivolgersi a Rufy in quel modo a meno che non
si trattava di una situazione seria, ma quella faccenda era più che seria.
“Ragazzi è pazzesco, mi domando dove andremo a finire!” disse Usopp lasciandosi andare sulla sedia della cucina.
“Io non capisco perché è successo tutto questo. Zoro ha fatto qualcosa a Rufy?” chiese Chopper guardando Robin.
“Gli ha salvato la vita!” rispose l’archeologa con un sorriso.
“Di che parli sorella?” chiese Franky e fu in
quel momento che tutti quanti vennero a sapere della situazione.
“Ora capisco!” disse Usopp “è una brutta
faccenda!”
“Posso capire come si sente Rufy, ma per una
volta non può far finta di niente? Alla fine siamo tutti in salute e Zoro sta
bene, anche se ricordo che se l’è vista brutta. Se fossi intervenuto a curarlo
qualche minuto più tardi, probabilmente sarebbe morto!” disse Chopperrattristato.
“Ma non capisco perché ora Rufy voglia combattere
contro di lui! Cioè quei due sono fortissimi, ma credo che tutti siamo d’accordo
nel dire che il capitano è più forte di Zoro. Cosa ha intenzione di fare? Di eliminarlo?”
chiese Usopp.
“Idiota. Probabilmente arriveranno a farsi male, ma nessuno ucciderà nessuno.
Rufy vuole farla pagar a Zoro lo scherzo che gli ha
tirato e probabilmente vorrà sfogarsi un po’!” disse Sanji
mentre preparava la cena.
“Sfogarsi?” chiesero Usopp e Chopper all’unisono.
“Zoro col suo gesto gli ha ricordato che non sempre è in grado di
proteggerci e questo è un po’ come intaccare il suo orgoglio, oltre al fatto
che probabilmente si sarà sentito nuovamente un cattivo capitano!” disse Robin,
facendo alzare gli occhi al cielo ad Usopp.
“Ma se lo fosse, noi non saremo qui con lui!” disse Chopper.
“Questo lo sa anche lui, ma credo che dopo quello che è accaduto ad Ace,
anche se ho già cercato di fargli capire che ognuno ha bisogno dell’altro per
andare avanti, non accetterà mai questo concetto!” disse Nami
sospirando.
“è facile dire a Rufy che per andare avanti,
tutti abbiamo bisogno dell’aiuto dell’altro anche in momenti tragici, ma
rifletteteci bene…voi accettereste che qualcun altro della ciurma si faccia
uccidere per salvarvi la vita?” chiese Robin seria e il silenzio calò nella
stanza, fatta eccezione per l’olio che scoppiettava friggendo.
Zoro era nella sua stanza di allenamento in cima all’albero ed era intento a
saltellare, tenendo molti pesi sulle spalle, quando, sentendo qualcuno
raggiungerlo, decise di mettersi a sedere e allenare le braccia.
“Cosa vuoi?” disse secco.
“Ehm…ecco…io…volevo solo assistere!” disse Karin un po’ timidamente.
“Fa come ti pare”!” disse Zoro continuando quanto stava facendo.
La ragazzina seduta guardava le varie gocce di sudore colare dalla fronte
dello spadaccino.
“Sei preoccupato?” chiese la ragazzina.
Zoro continuò senza risponderle.
“Insomma dovrai scontrarti con il tuo capitano. Io non sarei tanto
tranquilla!”
Lo spadaccino non fiatò.
“Non credevo di assistere a uno scontro tra te e Rufy.
Non me lo sarei immaginato. Sarà emozionante, anche se spero che voi due non
esageriate!” disse Karin.
Silenzio.
Karin si alzò e si diresse verso le spade dello spadaccino e ne afferrò
una.
“Sta lontano dalle mie spade!” disse minaccioso Zoro.
Karin sogghignò “Oh allora la lingua per parlare ce l’hai!” disse
sfoderando una spada “Tranquillo, non ho intenzione di toccare la tua Wadoichimoji e nemmeno la SandaiKitetsu, so che è
maledetta e non voglio morire prima di aver portato a termine il mio scopo! Ma la
Shuusui non appartiene né alla tuamigliore amica, né è maledetta quindi…ti
sfido!” disse puntandola verso Zoro.
Zoro spalancò gli occhi “Che diamine…Senti ragazzina, non ho tempo di
giocare con te. Devo allenarmi!”
“Allenati con me. Non sarò alla tua altezza, ma ho avuto due buon
insegnanti. Uno gentile, l’altro un po’ scorbutico, ma paziente e molto capace!
Vediamo se mi ha insegnato bene!” disse Karin sorridendo.
Zoro sbuffò, seccato del fatto che tutti quel giornolo sfidassero, ma decise di accettare,
qualcosa gli diceva di farlo e di accontentare quella ragazzina.
Scelse la sua WadoOchimojie si mise in posizione di difesa. Non avrebbe
attaccato, ma avrebbe aspettato che fosse Karin ad attaccare.
Lo scontro non fu lungo e Zoro non dovette nemmeno fare molta fatica a
batterla.
“Accidenti, mi hai sconfitta!” disse Karin a terra con il fiatone.
“Pensavi di essere in grado di battermi?” chiese Zoro curioso.
“Stai scherzando? Nemmeno fra un milione di anni. Sei o no lo spadaccino
migliore al mondo?” chiese.
“Non ancora!” disse Zoro “Ma tu hai uno stile di combattimento che ho già
visto. Chi sono i tuoi insegnanti?”
“Bhe il mio stile è molto diffuso e…purtroppo non
credo che i miei insegnanti sarebbero fieri di me al momento, una in
particolare. Mi piacciono le spade, ma… non è lo strumento con cui mi trovo
meglio a battermi!” disse Karin per poi sospirare “Bhe
in realtà non eccello in niente. So usare un po’ di tutto, ma niente mi si
addice. Nemmeno la medicina!”
Zoro alzò un sopracciglio “Allora perché hai detto di voler diventare
medico?”
“Non ti è mai capitato di fare cose che non ti piacciono per aiutare gli
altri? Ho intrapreso questa strada per aiutare tre persone. Una in particolare!
Lo trovi strano?”
Zoro scosse la testa “No, ma seguendo questo tuo scopo che hai definito
anche sogno, sicura che non ti impedisca di realizzare il tuo vero sogno?”
Karin sbuffò “Perché dite tutti la stessa cosa? Io speravo di fare tutti
felici e invece…mi sono sentita dire questa frase come a volermi invitare di
lasciare perdere. Ma questa cosa la faccio anche per me alla fine e poi…fatto
quello che devo fare, posso lasciar perdere la medicina ededicarmi al mio vero sogno. Tanto sono
giovane...” Karin diventò blu “Sempre se mia madre non mi uccide quando torno a
casa!”
“Perché mi stai dicendo tutto questo? Perché a me?” chiese Zoro stranito.
Karin abbassò lo sguardo e si guardò i piedi “Non c’è un motivo particolare
e…è che ho…” Karin arrossì imbarazzata “…diciamo che con te posso parlare liberamente
senza che venissi sommersa troppo dalle domande e poi con te sento di avere
maggiore confidenza!”
“Tsè, tu sei tutta pazza!” disse Zoro storcendo
il naso per lo strano comportamento della ragazza.
“Grazie!” disse sorridendo divertita per poi allontanarsi.
Zoro sussultò a quel sorriso e la fissò confuso, fino a quando la ragazzina
scomparve.
Passarono un paio di giorni e Rufy aveva evitato
il più possibile Zoro, cosa che creava disagio a tutta la ciurma. Tutti
speravano che quella situazione terminasse presto, ma non dovettero attendere
ancora a lungo, perché una striscia di terra si cominciò a intravvedere all’orizzonte.
Rufy e Zoro nell’apprendere la notizia, si
recarono sul ponte per osservare l’isola e successivamente gli sguardi delcapitano e dello spadaccino si incontrarono.
Entrambi erano pronti…pronti per qualsiasi cosa fosse successa su quella terra.
Come a voler mettere presto fine a quella storia,
sembrava che le correnti marine avessero aumentato la lorospinta, facendo attraccare la Sunny prima del previsto.
Rufy non
aspettò nemmeno che il veliero si fermasse…afferrò un albero in lontananza e si
precipitò sulla spiaggia dove si sedette in attesa che il suo avversario lo
raggiungesse.
“Sono qui capitano!” disse Zoro qualcheminuto dopo.
Gli altri membri della ciurma si erano sistemati
piuttosto lontano per assistere allo scontro, sedendosi su degli scogli, nella
speranza che la battaglia non li coinvolgesse, ma avevano qualche timore dato
che a scontrarsi erano proprio i due nakama che
facevano più disastri, il capitano per primo.
Zoro e Rufy si trovavano uno
davanti all’altro. I loro sguardi erano seri e il silenzio che si era venuto a
creare, dava la possibilità di udire il suono del vento che muoveva i loro
abiti e sollevava leggermente la sabbia del litorale.
Rufy
fu il primo a prendere la iniziativa. Caricò un forte pugno e urlando “Gomugomu no jet pistol!” lo lanciò dritto verso Zoro.
Lo spadaccino si mise in posizione di difesa e
incrociando le sue spade e impregnandole dell’haki
dell’armatura, riuscì a parare il colpo di Rufy,
sebbene la potenza dell’attacco lo spinse indietro per diversi metri.
Il capitano si aspettava di non cogliere impreparato
il suo primo compagno e spiccando un salto in alto usò il suo “gomugomu no jet gatling!” anch’esso intriso con l’haki
dell’armatura.
Zoro si preparò a parare l’attacco. Si piegò sulle
ginocchiae stringendo la presa sulla
spada che aveva nei denti, disse “Yaki oni giri”.
Lanciò un triplo fendente infuocato che a contatto con lemani di Rufy gli
facevano prendere fuoco, che non ferivano solo lui, ma lo spadaccino stesso, in
quanto il capitano, nonostante il fuoco sulla sua pelle, non si fermò
immediatamente dallo sfoderare il suo attacco e continuando con quel rirmo, a causa del calore del fuoco, la sabbia che toccava
si trasformava in vetro.
Rufy
si fermò una volta che i suoi piedi toccarono terra. Aveva le mani fumanti e un
occhio strizzato per sopprimere il dolore. Zoro era stato colpito in pieno
stomaco ed era stato scaraventato a terra, ma esso si alzò immediatamente per
contrattaccare.
Ma egli non fece in tempo a sfoderare il suo Oni giri, che Rufy lo colpì in
testa con il gomugomu no
campana. La sua testa lanciata all’indietro e rafforzata con l’haki dell’armatura, che diede alla fronte una colorazione
nera, ripartendo in avanti aumentava la sua potenza di azione.
Zoro riuscì ad evitare il colpo per un pelo.
Lo spadaccino stancandosi di doversi sempre difendere
cominciò a far roteare le sue spade per poi partir alla carica verso Rufy.
Quest’ultimo, vedendo che tipo di attacco aveva
intenzione di usare il suo nakama, richiamò a se il gear secondo, cominciando a fare sul serio. Zoro era quasi
giunto davanti a lui, ma il capitano, facendo uso del Soru che gli permetteva
di muoversi velocemente, riuscì a schivarlo. Lo spadaccino però non si fece
cogliere impreparato e usando il suo haki
dell’osservazione, prevedendo quella mossadaRufy,
si mosse velocemente con lui, cominciando una rincorsa al gatto al topo, finchè Zoro, conoscendo fin troppo bene lo stile di combattimento
di Rufy, anticipò una sua mossa fino a colpirlo.
Rufy
rotolò a terra portandosi dietro una striscia di sangue. Il ragazzo si alzò
portandosi una mano al fianco sinistro, ferito da una delle spade dello
spadaccino.
Sul suo volto si aprì un sogghigno, divertito dallo
scontro, ma Zoro sapeva che se Rufy sorrideva così,
voleva significare che lo scontro non era che all’inizio.
“Gomugomu
no jet bazooka!” urlò Rufy portandosi le braccia
all’indietro per poi colpire Zoro nuovamente allo stomaco, facendolo andar a
sbattere contro uno scoglio…lo stesso scoglio dove si trovavano gli altri
membri della ciurma.
Lo spadaccino all’impatto perse la spada che aveva in
bocca, dovendo per forza di cose sputare il sangue che il colpo gli aveva fatto
salire nella gola e successivamente cadde a terra.
“Zoro!” urlò Chopper con l’istinto di andare a
controllare, ma Sanji lo fermò.
“Non devi intrometterti Chopper, lo scontro non è
ancora finito!”
“Ma qui stanno combattendo sul serio!” disse Usopp profondamente preoccupato.
Nami
abbassò la testa “Se ognuno di loro non combattesse al massimo delle proprie
capacità, questo scontro non avrebbe senso e ognuno dei due si sentirebbe
profondamente ferito dal trattamento di favore che riceve dal compagno!” spiegò
la navigatrice, tornando a fissare Zoro che era intento a rialzarsi.
“Dovresti sapere certe cose dato che ti sei già
scontrato con Rufy!” disse Robin ad Usopp, sebbene conoscesse la storia tramite il racconto di Nami.
“Si, ma in quell’occasione ero io quello che
combatteva al massimo delle mie possibilità… se l’avesse fatto Rufy, sarei morto!” rispose il cecchino.
“Si, ma tu non sei al livello di Zoro-san, yohohohoho!” disse Brook, facendo
cadere il morale del cecchino sotto i piedi.
Zoro raccolse la sua spada e se la rimise in bocca,
pronto per il prossimo attacco.
“Kokujou o Tatsumaki” urlò, creando un enorme tornato di lame in
direzione di Rufy.
“Gomugomu
no fussen!” ribatté il capitano provando a immettere
aria nel suo corpo, senza che niente però accadesse.
“Perché Rufy non si è
gonfiato?” chiese Franky stranito.
“è successa la stessa cosa durante lo scontro di Akainu. Non è riuscito a usare i suoi poteri!” disse
tristemente Karin.
Rufy
ripresosi dalla sorpresa ritento con la tecnica e aspirando più aria possibile
per poi buttarla fuori tutta in un colpo, fece in modo che il tornado si
muovesse verso Zoro, ma quest’ultimo, ripetendo lo stesso attacco, creò un
nuovo tornado che scontrandosi con il precedente, generò un tornadotalmente potente da tagliare anche le cose
che non investiva, ferendo in contemporanea sia Zoro che Rufy.
Chopper si paralizzò quando una lama provocata dal
tornado, tranciò dinetto lo scoglio
dietro al quale si era nascosto, ferendolo di striscio a una guancia. Lo shock
fu tale che il dottore svenne.
I due combattenti continuarono ad affrontarsi
nonostante le condizioninon idonee e
con il vento che dava loro tremendamente fastidio, ma niente li avrebbe fermati
in quel momento. Non si sarebbero fermati nemmeno se la terra fosse a un passo
dall’esplodere.
Rufy
soffiò dentro il suo pollice, mentre lanciava il suo piede in aria per farlo
gonfiare, per poi farlo piombare a estrema velocità verso Zoro. Lo spadaccino
sapeva che se si fosse fatto colpire, sarebbe stato sconfitto e calcolando la
traiettoria del piede, cominciò a correre per evitare lo schianto. Ci riuscì,
ma l’onda d’urto lo scaravento via, aiutato anche dal vento dei suoi tornado.
Entrambi ora riportavano ferite di vario genere e
lividi e sebbene cominciassero ad avere il fiatone, si guardavano con uno
sguardo serio che diceva all’altro “possiamo continuare”
Ma Rufy optò per una
minuscola pausa per potergli chiedere “Perché lo hai fatto Zoro?”
Lo spadaccino capì subito a cosa si stesse riferendo
“Perché è il mio compito! Oni giri!” rispose partendo
all’attacco con un fendente a tre spade. Rufy soffocò
un gemito, quando riuscì a parare le spade di Zoro con le mani. Le lame non gli
avevano reciso le dita , ma nonostante l’haki
dell’armatura, era stato ferito e ora il suo sangue ricopriva buona parte delle
spade di Zoro e la sabbia non era più pura come prima del loro scontro.
“Hai rischiato fermando le spade con le mani, te ne
rendi conto?” disse Zoro non tanto contento della ferita provocata al suo capitano.
“Hai rischiato anche tu, facendo quell’accordo con
l’orso!” rispose Rufy, per poi scagliarsi contro il nakama roteando su se stesso a tutta velocità.
Zoro rispose prendendo una posizione accucciata, per
poi lanciarsi contro il capitano, rotando su se stesso con le lame rivolte
verso l’esterno.
I due si scontrarono duramente e finirono a terra.
Doloranti si misero lentamente a sedere e nel mentre
Zoro disse “Con l’unica differenza che li c’era in gioco la tua vita, qui c’è
in gioco solo l’orgoglio!”
Rufy
strinse i pugni nonostante li sentisse pulsare a causa delle ferite. “Non
importa quale sia stato il motivo del tuo gesto, non voglio che qualcunorischi la vita per me. Quindi Zoro ti perdono
solo se mi prometti dinon farlo mai
più!”
Zoro alzò il sopracciglio “No, non posso!”
Rufy
assottigliò lo sguardo “Sono ordini del capitano!” urlò.
Zoro era serio, per niente intimorito “Non posso
obbedire a questo ordine. Rifarei la stessa cosa un milione di volte se
servisse ad aiutarti a realizzare il tuo sogno e con me, tutti gli altri!”
Rufy
si alzò in piedi e sempre con rabbia disse “Non dovete correre un simile
rischio per me. Io sono il capitano e io decido cosa è giusto per me e se devo
morire significa che quello era il mio destino!” Abbassò la testa “Sono stato
io che vi ho coinvolto in questo viaggio, voi siete qui perché l’ho voluto io.
Spesso finiamo nei casini per la mia stupidità, quindi non accetterò mai che vi
accada qualcosa per causa mia!” disse chiudendo gli occhi e girando la testa di
lato.
Zoro si rimise in piedi, come anche Rufy, dicendo “Non hai mai pensato cosa ne sarebbe di noi
se tu non ci avessi arruolato nella tua ciurma, a volte anche contro la nostra
volontà? Io sarei solo un cacciatore di taglie in giro per il mondo disperso
chissà dove; Nami sarebbe probabilmente ancora
schiava di Arlong; Usopp
forse sarebbe partito per conto suo per diventare un pirata, ma probabilmente
sarebbe stato ucciso abbastanza in fretta; Sanji non
avrebbe avuto la possibilità di esprimere la sua arte culinaria e avrebbe
rinunciato al suo sogno di trovare All Blue; Chopper
sarebbe ancora la renna timida che era quando l’abbiamo conosciuta; Robin
sarebbe morta sotto quel crollo da cui l’hai salvata ad Alabasta;
Franky sarebbe ancora un criminale a Water Seven e Brook sarebbe ancora sperduto in quella nave fantasma. Tu
te la saresti cavata comunque abile come sei a cacciarti nei guai e allo stesso
tempo a tirartene fuori, ma noi se siamo quello che siamo, lo dobbiamo a
te.E il minimo che possiamo fare, è
salvarti la pelle quando il tuo corpo non te lo consente. Ma soprattutto se
rischiamo la vita, lo facciamo perché ti vogliamo bene e solo un idiota come te
poteva non averlo ancora capito!” disse Zoroattaccando nuovamente con le sue tre spade atterrando il capitano.
Lo spadaccino aveva il fiatone, stanco ormai di
doversi battere contro la persona a cui non avrebbe torto nemmeno un capello in
condizioni normale.
Rufy
era nuovamente a terra, senza dare segno di volersi rialzare. Guardava le
nuvole passare sopra di sé, mentre cercava di respirare profondamente. I suoi
occhi eranolucidi nel vano tentativo di
non piangere “Mi arrendo, hai vinto tu!” poi sorridendo disse “Grazie!”
Cavolo, sono
un’ora in ritardo, ma ammetto di aver temporeggiato, non sapendo esattamente
come gestire lo scontro.
Spero che si
venuta abbastanza bene e che non vi aspettaste maggiore spargimento di sangue.
Chiedo scusa se ci sono errori, ma ultimamente gli
occhi mi danno fastidio, quindi non sto molto a controllare.
I mugiwara, che fino a un momento prima erano
rimasti distanti dal luogo dello scontro, quando videro Zoro porgere una mano a
Rufy per aiutarlo ad alzarsi, uscirono urlando i loro
nomi e felici che tutto si fosse sistemato.
Nami corse verso Rufy,
ma un attimo prima di raggiungerlo, vide il ragazzo schiantarsi a terrae un polverone alzarsi.
La navigatrice cominciò a tossire e a sventolar la mano per allontanare
quei granelli di sabbia che volevano soffocarla. Una volta che la visuale tornò
normale, una vena pulsate si formò sulla testa di Nami,
la quale potè vedere Rufy a
terra, con Karin abbracciata saldamente al suo collo.
“Sei stato grande Rufy, anche tu Zo…!” cominciò col dire girandosi verso lo spadaccino, ma
ella perse le parole quando vide lo sguardo omicida di Nami,
trattenuta dal povero Usopp, che dovette sorbirsi i
pugni che la ragazza avrebbe volentieri rivolto verso la nuova arrivata.
Karin lasciò Rufy seccata, andando a controllare
il cecchino, ma non risparmiò una linguaccia a Nami, dalla
quale uscirono insulti non tanto carini.
Chopper e Karin si misero all’opera per curare le ferite dei loro compagni.
La seconda fu costretta, pernon creare
altri problemi alla ciurma, a occuparsi di Zoro.
Sospirò.
“Deduco dalla tua espressione che avresti preferito occuparti di Rufy!” disse Zoro, strizzando l’occhio buono, quando la
ragazzina premette troppo su una ferita.
Karin alzò le sopracciglia sorpresa di aver dato quell’impressione. Scosse
subito la testa e sorrise dolcemente allo spadaccino “No, no…Credo che mi sarei
sentita a disagio a curarlo…mi sarei sentita i suoi occhi troppo addosso, per
non parlare di quelli di Nami!”
Zoro era sempre più confuso da quella ragazzina “Disagio? Ma se gli salti
sempre addosso!”
Karin si mise a ridere “Lo faccio per lo più per infastidire Nami, dato che non è minimamente diversa da come mi
aspettavo!”
Zoro non disse nient’altro sebbene quello che la ragazzina dicesse, non
aveva senso.
“Grazie…” cominciò Karin “…per non sommergermi di domande!”
Rufy, nonostante lo scontro fosse finito era
piuttosto pensieroso e si guardava le mani completamente fasciate.Chiamò Chopper, il qual era accanto a lui a
sistemare le bende avanzate nel suo zaino “Perché i miei poteri non hanno
funzionato? C’è qualcosa di sbagliato?”
Chopper scosse la testa. Non sapeva cosa pensare, dato che non aveva
trovato anomalie in lui.
“Forse è stato un puro caso amico!” disse Franky
non prendendola troppo sul serio.
“Caso o meno, capita nei momenti meno opportuni. È già successo contro Akainu e poco fa con Zoro. Bisogna fare attenzione…la
prossima volta potrebbe anche andargli male!” disse Robin pensierosa. Aveva
attribuito una possibile colpa all’acqua dell’oceano che emetteva l’essenza del
mare, ma contro Akainu, le acque erano lontane e
inoltre solo Rufy aveva risentito della perdita di
potere.
Nami guardò preoccupata Robin. In genere era sempre
lei a capire cosa stava succedendo e vederla nel dubbio non l’assicurava,
perché lei non si beveva l’ipotesi di una coincidenza. Poi si ricordò di quanto
Karin avesse affermato sull’isola dei manga e disse “Ehi tu!”
Karin, che stava ancora parlando con Zoro, si alzò da terra dicendo “Ehi
tu? È questo il modo con cui ti rivolgi a una persona?”
Nami non sembrò ascoltarla “Tu sai qualcosa su
Rufy. Quando ci trovavamo sull’isola dei manga,
quando i suoi poteri non hanno funzionato, hai detto che era già cominciato!
Cosa è già cominciato e che cosa ha a che fare con Rufy?”
Karin si fece seria e stava per parlare prima che due brontolii di stomaco
si fecessero sentire. Nessuno fece caso allo stomaco
del capitano, ma si sorpresero di quanto rumore potesse fare lo stomaco di una
ragazzina di 15 anni.
Karin arrossì di colpo “Scusate…è che…sto morendo di fame!”
Tutti sospirarono e Sanji, alzandosi per cominciare
a preparare un banchetto, disse “Ne parleremo con calma mentre mangiamo. Ora
rilassatevi un po’, soprattutto tu Rufy…sarai
esausto!”
“Ehi cuoco da strapazzo, ho combattuto anch’io!” disse Zoro fulminando il
cuoco con lo sguardo. Sanji ispirò dalla usa
sigaretta e guardando lo spadaccino con la coda dell’occhio disse “Affari tuoi marimo!”
Ma i buoni propositi di Sanji vennero meno,
quando improvvisamente si sentirono nell’aria 5 spari. Si svolge tutto così in
fretta che non capirono subito cosa fosse successo, ma i mugiwara
poterono vedere portarsi via, quattro dei loro compagni.
“Rufy, Chopper, Robin, Brook!”
urlò Usopp, vedendo i suoi amici essere trasportati
verso l’altura poco distante da loro, all’interno di reti fatte di algamatolite.
Il cecchino prese la sua kabuto per attaccare
chiunque li avesse attaccati, cogliendoli in un momento in cui avevano
abbassato la guardia e sgranò gli occhi quando capì che tutti loro erano
circondati da centinaia di marines.
Zoro si alzò immediatamente da terra, ignorando il dolore che percorreva il
suo corpo e portandosi le mani alle spade, si accorse con orrore, di non
possederle più.
“Cerchi queste Roronoa Zoro?” disse un marine che
sogghignava divertito. Infatti il quinto sparo, aveva lanciato una rete alle
spade dello spadaccino, che le aveva posate momentaneamente a terra per farsi
bendare.
“Senza di queste non potrai fare molto!” disse un altro marine.
“Non crederete che non sappia combattere senza le mie spade?” disse poco
preoccupato. I nemici erano in tanti, ma potevano benissimo metterli ko senza troppi problemi, se non si fosse dimenticato di un
dettaglio.
Dopo un ordine tutti i marine tirarono fuori le loro pistole, fucili,
alcuni addirittura delle mitragliatrici e questo complicò non poco le cose.
Senza spade Zoro non poteva sbloccare i proiettili e senza Rufy,
erano tutti ben piazzati per far giocare il nemico al tiro al bersaglio.
Nami sfoggiò il suo climatattack per preparare qualche spiacevole sorpresa, ma
quando provò a muoverlo per puntarlo verso le nuvole, si accorse di non
riuscire a smuoverlo.
Alzò gli occhi e per capire cosa stesse succedendo “Ma questo è…fumo?”
“Finalmente vi ho preso Mugiwara!”
“S-smoker!” disse Rufy
che cercava inutilmente di liberarsi.
“Salve cappello di paglia. Non ti dispiacerà semi impossesso di tutte le almidei tuoi amici e se vi consegno alla
giustizia, vero?”
Rufy strinse i pugni e guardò minaccioso il
capo dei marines, cercando di riuscire a trovare un modo per tirarsi fuori da
quei guai.
“Non conosco il motivo per cui combattevate fra di voi, ma questo ci ha
permesso di preparare un’imboscata senza che voi sospettasse nulla!” disse Smoker, incrociando le braccia al petto.
Sanji cominciò a camminare in avanti. Cercava
di mostrarsi calmo buttando e la sigaretta a terra disse “Saremo disarmati e
con meno compagni disponibili alla lotta, ma sei davvero convinto che ci
arrendiamo così?” disse Sanji sicuro di sé,
nonostante Usopp e Nami,
quest’ultima soprattutto, non erano abili nel corpo a corpo e non essendo dotati
dell’haki dell’osservazione non potevano schivare le
pallottole nel caso avessero sparato nella loro direzione.
“Ben detto amico!” disse Franky, che non aveva
subito alcun tipo di danneggiamento, essendo lui stesso un arma, sebbene Smoker avrebbe tranquillamente annientato i suoi poteri.
Smoker sogghignò, negli ultimi tempi non aveva
mai portato tanto rispetto per una ciurma di pirati come quella dei Mugiwara “Ammetto che siete molto coraggiosi, ma meglio
arrendersi quando siete ancora in tem…” non terminò
la frase che uno sparo partì da un marine, diretto verso Sanji.
Il cuoco nemmeno sipreoccupò di
guardare. Sentiva quella piccola pallina di ferro avvicinarsi sempre lui ed era
in procinto di schivarla con un piccolo movimento, se qualcuno non lo avesse
gettato a terra.
I mugiwara erano tanto sorpresi quanto Smoker, non avendo nemmeno notato quella ragazzina.
“Chi ha sparato?” chiese Smoker arrabbiato.
“Scusi capitano, ho-ho sbagliato!” disse il colpevole.
Sanji si tirò su e aiutò Karin ad alzarsi “Non
era necessario che intervenissi, sarei riuscito comunque a schivarlo!”
“Scusa è che…scusa!” disse Karin abbassando la testa.
Robin, nonostante la sua prigionia, riuscì a notare un particolare, che
solo lei, insieme a Smoker, sembrò notare.
“Allora cosa volete fare? Combattere o, dato che abbiamo già quattro vostri
amici catturati, tre dei quali non immuni alle pallottole farvi catturare e
basta?” disse, mentre uno dei marine puntava la pistola contro Robin.
“Robin!” urlò Chopper, mentre Rufy diceva di
calmarsi.
“Tsè…non è il tuo stile sparare contro qualcuno
indifeso a scopo di ricattare gli altri. Non ci caschiamo!” disse Zoro
incrociando le braccia.
Sanji era pienamente d’accordo con lo
spadaccino, sebbene vedere Robin minacciata gli faceva ribollire il sangue
nelle vene.
Smoker sbuffò per quanto lo conoscessero bene i
pirati. “Tashiji, prendi!” disse l’uomo lanciandole
le spade di Zoro “Tu occupati di queste, io mi occupo dei mugiwara
rimasti!”
E anche questo capitolo è andato. È più corto degli altri, ma se
continuavo a scrivere sarebbe venuto uncapitolo luuuuuuuuuunghissimo e ho preferito
fermarmi ora.
Allora, avete qualche idea di cosa succederà adesso?
Smoker si trovava davanti ai restanti membri
della ciurma di cappello di paglia.
Franky provò immediatamente ad attaccarlo con
dei missili e con dei pugni, ma, come temette, i suoi colpi passarono
attraverso l’uomo. Non ne aveva mai sentito l’esigenza, ma in quel momento
desiderava possedere l’haki per poter colpire il
nemico e salvare i suoi amici.
“è inutile Franky, contro di lui noi possiamo
benpoco. In questo caso possiamo
affidarci solo a Sanji!” disse Usopp,
dovendo purtroppo ammettere la realtà. Era da un bel po’ che non incontravano Smoker e dal suo aspetto, proprio come loro, si doveva
essere potenziato un casino.
“E io chi sono, vi ricordo che so usare l’haki
anche meglio di quel cuoco da strapazzo!” disse Zoro, raccogliendo alcuni rami
belli spessi, da poter usare in sostituzione delle sue lame.
“Cosa credi di fare con quei ramoscelli Marimo,
al massimo potrai fargli spuntare qualche bernoccolo, ma dubito che siano
sufficienti per salvare i nostri compagni!” disse Sanji
obbiettivo.
Zoro lo sapeva bene, ma non voleva arrendersi senza nemmeno combattere.
“Ci arrendiamo!” disse Nami, facendo voltare i
suoi compagni che la guardarono sbigottita.
“Che intenzioni hai sorella?”disse Franky.
“Non ci stiamo scontrando con un marine qualunque. Siamo obbiettivi! Abbiamo
sempre avuto problemi con lui ed eravamo tutti e nove a combatterlo, ora che
speranze abbiamo solo noi cinque di cui solo uno e mezzo in grado di colpirlo!”
Zoro con un tic nervoso e denti stretti disse “Vuoi dire che senza le mie
spade, mi consideri solo un mezzo uomo brutta strega?”
Nami lo ignorò e continuò “Facciamoci
catturare e una volta insieme, decideremo il da farsi!”
Smoker si mise a ridere “Mi piaci Nami la gatta ladra, ma sei una pazza se pensi che possiate
fuggirmi!”
Nami lo guardò con aria di sfida “Lo vedremo!”
disse Nami allungando le mani come a voler dire
“Arrestami!”
Nessuno si oppose, solo Karin non fu tanto felice della scelta e disse
“Ehi, voi potete pure farvi arrestare, ma io non voglio che lo zietto qui, mi
leghi come un salame!” La ragazza si avvicinò a Smoker
e buttandosi a terra e aggrappandosi ai suoi pantaloni disse con le lacrime
agli occhi“Salvami zietto, questi
brutti individui mi hanno rapito…chi può dire che intenzioni hanno!”
Smoker la guardò confusa, indeciso se crederle o
meno.
“Brutta mocciosa traditrice, se solo potessi ti ucciderei con le mie mani e
ti garantisco che una volta libera, sarà la prima cosa che farò!” disse Nami furiosa.
“Chi mi dice che non sia solo una scenetta patetica per trarmi in inganno!”
chiese Smoker tenendo la corda con cui avrebbe legato
Karin con una stretta ben salda.
“No, se liberi Nami, quella ragazzina è morta sul
serio!” disse Zoro divertito.
Smoker continuò a non capire se fosse verità o
menzogna, ma decise di accontentare la ragazzina, non dovendola temere.
Dopo un paio d’ore di cammino, finalmente giunsero all’accampamento
momentaneo che la marina aveva eretto con diverse tende nel bel mezzo di una
foresta,. Rufy, Robin, Chopper e Brook
erano tenuti prigionieri in una grande gabbia fatta di algamatolite.
A causa del lungo contatto con il loro punto debole, tre di loro avevano perso
i sensi. Rufy a fatica cercava di tenere gli occhi
aperti. Era preoccupato per i suoi nakama e non
avrebbe permesso alla sua coscienza di abbandonarlo, finchè
non avrebbe saputo che essi stavano bene.
“Min-na!” disse con un sorriso appena accennato,
quando li vide comparire, per poi svenire.
“Rufy!” urlò Nami,
cercando di correre da lui, ma venne trattenuta da Smoker.
“Robin-chwaaaan!” disse Sanji
preoccupandosi come al solito solo delle donne.
“Oh no, Chopper Brook!” disse infine Usopp preoccupato “Cosa gli avete fatto?”
“Tranquillo, stanno bene. È solo l’effetto dell’algamatolite.
Più lungo è il contatto con essa e più forze si perdono, ma non si muore a meno
che rimangano li dentro per diverso tempo. Per ora potete stare tranquilli Mugiwara!”
“Oh certo, i nostri amici sono privi di sensi e noi dovremmo stare
tranquilli?” Disse Franky piuttosto infastidito dalle
parole del marine.
Un’altra gabbia normale, venne messa a disposizione per i restanti mugiwara, fatta eccezione per Karin.
“Cosa devo fare con te?” chiese Smoker guardando
la ragazzina. Ella lo guardò con uno sguardo serio e disse “Smoker-san…devo
parlare con te!”
L’uomo fu colpito dalla determinazione che la ragazza esprimeva attraverso
i suoi occhi e il fatto che non lo avesse nuovamente chiamato zietto, lo
convinse che quello che ella aveva da dire, era importante.
Smoker e Karinsi trovavano uno di fronte all’altro nella tenda che apparteneva al
primo.
“Cosa hai da dirmi?”
Karin prese un respiro profondo, prima di parlare, sicuro della reazione
che il marine avrebbe avuto “Devi lasciare andare i pirati di cappello di
paglia!”
Smoker sgranò gli occhi per poi scoppiare a
ridere “Questa non l’avevo mai sentita. Allora avevo ragione. Fai parte della
loro ciurma!”
Karin scosse la testa “Non ufficialmente. Mi sono unita a loro solo
momentaneamente. Mi servivano per poter raggiungere il mio scopo, dopo di chè tornerò a casa mia!”
“Quale sarebbe questo scopo?” chiese Smoker
curioso, ma Karin non parlò “Senti ragazzina, la richiesta che mi hai fatto è
assurda, se poi non mi dai nemmeno una spiegazione per cuivuoi che li liberi…”
“Tu sei un uomo che segue la giustizia, dico bene? Allora dimmi, cosa hanno
fatto di male i pirati di cappello di paglia per meritarsi di essere condotti a
Impel Down, per poi essere uccisi? Non sono cattivi,
ne ucciderebbero nessuno. Sono solo dei ragazzi che vogliono viaggiare,
scoprire il mondo e compiere imprese che non tutti sono in grado di fare. Non
c’è niente di male in questo, l’unico problema è che hanno appeso all’albero
della loro nave una bandiera pirata, ma non puoi trattarli allo stesso modo di un
pirata della peggior specie!” disse Karin.
Smoker l’ascoltò.
“Ho sentito parlare di te. Sei sempre stato un uomo giusto. Non attacchi
mai un tuo nemico se questo non può difendersi, hai sempre aiutato chi aveva
bisogno e arrestato i pirati che giustamente facevano del male…ma loro?” chiese
alzando la voce “E non venirmi a dire che una motivazione è che Rufy è il figlio di Dragon, perché accusare i figli
dellemalefatte dei genitori è una
vigliaccata e se proprio vogliamo metterla su questi termini, Rufy è anche nipote dell’eroe della marina…questo non dice
niente? E gli altri? Loro non hanno genitori ricercati in tutto il mondo!”
“Hanno attaccato e distrutto la sede del CP9 e cappello di paglia ha
contribuito alla guerra di Marineford!” disse Smoker.
“Ma per favore! Quello che è successo è solo colpa dei “giusti”, come li
chiamate voi! Cosa dovevano fare, stare seduti a bere una tazza di tè, mentre
coloro che amavano stavano per essere uccisi? Chiunque avrebbe fatto la stessa
cosa che hanno fatto loro. Bhe ammetto che forse non
sarebbero arrivati a tanto dato che sarebbero morti prima, ma non li puoi
biasimare per quanto hanno fatto. Quando si ama qualcuno sei disposto a tutto
pur di non perderlo. Vuoi negarlo forse? Non conosco il tuo passato Smoker, ma dubito fortemente che non ci sia qualcuno a cui
tu sia legato” disse Karin “Prendiamo Tashiji. Sta al
tuo servizio da molti anni e non mi stupirebbe se tu la considerassi quasi una
figlia. Non faresti qualcosa se fosse in pericolo?!” chiese Karin non staccando
gli occhi dall’uomo.
Smoker la fissò, per poi abbassare gli occhi e
sospirare “Sai ragazzina,non sei niente
male. Ammetto che le tue argomentazioni sono valide, ma prenderò in ipotesi
l’idea di liberarli solo se mi dici il tuo scopo!”
Karin sbuffò “D’accordo. Te lo dirò. Ti dirò di più…io sono…”
“Allora Nami, questo piano per liberarci?” disse Usopp spazientito. La navigatrice era da un bel pezzo con
gli occhi chiusi a pensare, manon
riusciva a concentrarsi con Usopp che le chiedeva in
continuazione se si era inventata qualcosa e con Zoro e Sanji
che litigavano in continuazione.
“Fate silenzio!” urlò inviperita, prima che Franky
disse “Posso provare a fondere le sbarre!” disse. Ultimamente aveva aggiunto
diversi optional al suo corpo, caratterizzandolo con la capacità di alzare a
dismisura la temperatura corporea. Afferrò le sbarre dellagabbia attuando la sua nuova tecnica.Questa funzionò alla perfezione tanto che le
due sbarre, a contatto con le mani, si sciolsero come burro.
Smoker, che si stava recando da loro con una
buona notizia, si avventò su Franky colpendolo al
petto con il suo bastone per allontanarlo delle sbarre. “Hai idea di quanto
costino queste gabbie? Bastava chiedere e vi avrei lasciato andare!” disse Smoker infastidito, non solo per il danno alle gabbie, ma
anche al suo fidato bastone, compagno di tante avventure che gli aveva permesso
di rendere inermi i portatori del frutto del diavolo.
Voltò il bastone per vedere quanti danni aveva riportato la punta e con
sorpresa notò che l’ algamatolite presente in cima,
gocciolava come se fosse acqua.
“Algamatolite in forma liquida…interessante!”
dissel’uomo, facendo sbiancare i volti
di Zoro, Sanji, Usopp e Nami. Quest’ultima si morse le labbra, ricordando quanto
fosse avvenuto al Rufy del futuro a causa di quella
scoperta. Ora una nuova preoccupazione si era fatta spazio nella sua testa. Le
probabilità che Rufy sarebbe stato ucciso da quel
liquido appena scoperto, erano tante.
Smoker sbuffò, ma nonostante lo scherzo, non si
rimangiò la parola e liberò i Muguwara, del tutto
sorpresi di un tale avvenimento.
Uscirono lentamente come se si aspettassero qualche sorta di trappola, ma
appena si accertarono che non vi erano pericoli, Zoro cominciò a correre in
cerca delle sue spade.
“Dove sono le mie katane eh?” chiese a un marine
sorpreso di vederselo comparire davanti, non ancora conoscenza della decisione
di Smoker.
“Le aveva Tashiji…è…è al fiume da quella parte!”
disse l’uomo terrorizzato dallo sguardo dello spadaccino.
Quest’ultimo prese a correre verso la direzione indicata, stranamente senza
perdersi. Sentì il rumore dell’acqua avvicinarsi sempre di più, finchè non la vide.
“Ehi tu, lascia le mie spade!” urlò, facendo saltare in aria la ragazza,
che impugnò una delle katane dello spadaccino per
difendersi.
Zoro si avvicinò tranquillo, per niente intimorito e disse “Ti conviene
stare attenta con quella. Sei tu l’esperta di spade e mi sembra che l’ultima
volta ne hai avuto paura. La temevi per la sua fama di spada maledetta!” la
mise al corrente Zoro.
Tashiji spalancò gli occhi e guardando le sue
mani urlò “ la SandaiKitetsu!”.
Lo spavento preso nel tenere in mano quella spada, fece sbilanciare la
ragazza all’indietro, rischiando di farla cadere nel fiume. Zoro comprendendo
il rischio che lei e la sua spada stavano correndo, cercò di afferrare la
ragazza, ma il suo tentativo di salvarla dalle rapide fu vano e anch’egli finì
in acqua venendo trascinato dalla corrente.
Tashiji cercava di restare a galla mentre la
corrente la portava via, ma le rapide erano insidiose e sparse di rocce bagnate
a tal punto da renderle scivolose, impedendo così alla donna di trovare un appiglio.
Di tanto in tanto la corrente la spingeva sotto acqua, portandola a bere e a
perdere l’orientamento. Si ritrovò girata di spalle, non vedendo dove l’acqua
la stesse trascinando e non riuscendo a evitare una roccia, ci batté contro
violentemente, perdendo i sensi.
Zoro si trovava nella sua stessa situazione, ma riuscendo a impossessarsi
della sua amata spada, tagliava qualsiasi roccia potesse ferirlo. Assistette a
quanto accadde alla ragazza della marina e mettendosi la katana in bocca, nuotò
in direzione della corrente, in modo da raggiungerla e tenerla fuori
dall’acqua, impedendole l’annegamento.
Ora con un’altra persona a cui pensare, era più difficile riuscire ad
uscire da quella situazione e le cose peggiorarono proprio quando vide che il
percorso del fiume stava per terminare. In genere dopo una cascata si
trovavaun bacino d’acqua calma. Lì
sarebbe stato più facile raggiungere la riva, ma non poteva rischiare di farsi
trasportare, non sapendo quanto alta essa fosse.
Poco lontano dal precipizio vi era un albero che si allungava verso le
acque del fiume, con una fune che pendeva. Si spinse verso la sua destra e
afferrò quella liana e, riuscendo a non far cadere Tashiji,
tirò in salvo entrambi.
Zoro posò la ragazza a terra, ma non potè tirare
nemmeno un sospiro di sollievo, in quanto un ruggito dietro di sé lo costrinse
a voltarsi e solo per un pelo riuscì a parare gli artigli della bestia che lo
aveva attaccato con l’intenzione di ucciderlo.
Solo un secondo dopo lo spadaccino capì il motivo dell’aggressione di
quello strano animale, che gli ricordava tanto un lontra sebbene non fosse così
amichevole. Il ragazzo aveva usato la sua lunghissima coda azzurrognola per
uscire dal fiume e l’animale non aveva apprezzato il gesto.
Non ebbe particolari problemi a cacciarlo via, ma ora si ritrovava da solo
con una nemica svenuta, in un luogo sperduto, senza due delle sue spade e senza
sapere cosa fare.
Controllò che la ragazza non fosse ferita e una volta appurato che stesse
bene, si tolse la maglia per eliminare l’acqua in eccesso e metterla ad
asciugare.
Tashiji si svegliò da li a poco, mettendosi a
sedere di scatto ricordandosi di essere caduta in acqua. Si sorprese di essere
ancora viva.
“Ti sei svegliata finalmente!” disse Zoro.
“Tu?” disse Tashiji mettendosi in piedi e facendo
una smorfia “C-cosa ci fai tu qui?”
Zoro le si mise di fronte e la guardò negli occhi dicendo “Dovresti essere
più gentile con chi ti salva la vita!”
Tashiji spalancò gli occhi “P-perché lo hai
fatto?”
“Dovevo lasciarti morire?”
“Un altro pirata lo avrebbe fatto…siamo nemici infondo!” disse la ragazza,
arrossendo di colpo quando il suo sguardo si posò sui pettorali del ragazzo.
“Non è una buona scusa per uccidere una persona!” disse Zoro recandosi a
raccogliere la maglia lasciata al sole per coprirsi nuovamente “Forza,
cerchiamo di tornare al tuo campo!”
Tashiji per la seconda volta si ritrovò spiazzata
“Vuoi tornare dove sai che ti faremo prigioniero?”
“Primo i miei nakama sono lì e secondo…Smoker ci ha liberato di sua spontanea volontà!”
“Bugiardo! Lui non lo farebbe mai!” disse arrabbiata, in quanto considerava
le sue parole un’offesa.
Zoro alzò le spalle e incominciò a incamminarsi.
I Mugiwara non si erano ancora accordi della
scomparsa di Zoro, troppo impegnati da un altro problema.
Brook, Robin, Chopper e Rufy
erano stati tirati fuori dalla gabbia di agalmatolite,
ma inspiegabilmente solo il musicista si era svegliato. Tutti erano
preoccupati, non spiegandosi quello strano fenomeno. In genere si riprendevano
sempre tutti appena il loro punto debole veniva eliminato, ma in quel frangente
qualcosa era diverso, qualcosa a cui loro non sapevano spiegare e Chopper non
era lì con loro per poterli aiutare.
Smoker era stranito quanto loro e ordinò a un
marine di chiamare un dei loro medici.
“Aspetta, ci penso io!” disse Karin preoccupata quanto loro, non sapendo il
motivo per cui non si svegliassero.
La ragazzina li esaminò tutti, utilizzando gli strumenti di Chopper.
“Ho raccolto il loro sangue. Avete degli strumenti per poterlo analizzare?”
chiese la nuova arrivata speranzosa, rivolgendosi al capo dei marine.
Smoker l’accompagnò dove ella desiderava e già
che c’era, la ragazza volle esaminare anche il sangue del marine, per motivi
che lui già sapeva.
Robin fu la prima ad aprire gli occhi. Sanji
cominciò a volteggiarle intorno, ma la smise quando si accorse del suo
stordimento.
“Robin-chan, come ti senti?”chiese
il cuoco.
L’archeologa sbattè gli occhi ripetutamente e
lentamente si mise a sedere. Franky con un bracciò le
consentì di poggiarsi a lui, vedendo la stanchezza nei suoi occhi.
“C-che c-cosa è…” non terminò la frase…si sentiva troppo debole.
“Non lo sappiamo. Avete perso i sensi quando eravate in gabbia, ma non
capiamo perché vi sentiate così male!” disse Usopp
con una voce carica di preoccupazione.
Chopper fu il secondo a svegliarsi. Sembrava messo peggio dell’archeologa,
tanto che non riusciva nemmeno a sedersi.
Nami aspettò inutilmente che anche Rufy si svegliasse, ma questo non avvenne.
Videro Karin tornare a testa china, ma abbozzò un sorriso quando vide
Chopper e Robin svegli.
Non sembrò per niente sorpresa dal vedere Rufy
ancora addormentato. L’unica cosa che la faceva tirare un sospiro di sollievo,
era che respirava ancora.
“Karin, hai scoperto qualcosa?” chiese Usopp.
“Bhe si…cioè no…insomma…” Karin prese un respiro
profondo “Io sapevo cos’hanno, ma non mi aspettavo minimamente che
succedessetutto questo!”
“Spiegati, non riusciamo a seguirti!” disse Sanji.
“Hanno contratto una malattia…una malattia che solo i possessori di un
frutto del diavolo possono contrare e se non curata…” la ragazzina si azzittì.
Gli altri spalancarono gli occhi.
Nami si alzò e arrabbiata l’afferrò per la
maglietta “Se sapevi che erano malati, perché non l’hai detto subito? Se
dovesse accadere loro qualcosa …io ti…io ti…” non riuscì nemmeno a minacciarla,
che i primi singhiozzi la scossero e le lacrime le impedirono di vedere le cose
intorno a lei in modo nitido.
Karin si morse il labbro. Aveva voglia di piangere, in quanto sentiva di
aver fallito.
“Racconta tutto quello che sai, si potrebbe ancora trovare una soluzione!”
disse Smoker intervenendo.
Karin annuì “So che questa malattia è stata contratta per primo da Rufy…probabilmente in quella fogna della base marina di Shionomizu e successivamente deve aver trasmesso il virus
anche a Robin e Chopper, ma la cosa assurda è che…c’era tempo…tanto tempo. È
una malattia che agisce lentamente nel corso di anni, e Rufy
aveva appena cominciato a risentire i primi effetti dopo diverso tempo dalla
vostra fuga da quella base!”
“La perdita dei poteri!” disse Sanji.
Karin annuì “Non so perché siano arrivati tutti e tre a questo stadio
avanzato. L’unica motivazione che mi viene in mente è che il contatto così
prolungato con l’agalmatolite marina, abbia abbassato
talmente tanto il loro sistema immunitario da dare il via libera al virus
ancora in fare di sviluppo, ma questo non posso garantirlo!”
“Stai mentendo!” disse Nami “Se fosse vero quello
che dici, allora perché Brook sta bene?” Chiese Nami.
“Forse in lui è immune e possiamo ricavare la cura e…” cominciò Usopp speranzoso.
Karin scosse la testa.
“B-Brook è uno scheletro…a m-meno che n-non si
tratti di una m-malattia che colpisce le ossa…lui è salvo!” disse Chopper con
fatica.
Karin annuì “è proprio così!”
“Karin-san, esiste un modo per salvarli?” chiese Brook,
sentendosi in colpa di non poter dividere lo stesso destino dei compagni per un
puro caso fortuito.
“Esiste, ma…non so se riusciremo a fare in tempo…per Rufy
soprattutto!” disse guardando il capitano con dispiacere.
Nami si alzò “Dobbiamo provarci comunque!
Dicci cosa dobbiamo fare!”
“L’antidoto si può ottenere solo da un fiore speciale e che non esiste in
questo mondo!” disse Karin.
“Intendi dire che possiamo trovarlo nella realtà?” chiese Usopp.
“No.C’è un motivo perché al momento
giusto ho proposto a Rufy di recarsi verso ovest. Il
fiore non è di qui, ma si può raggiungere da questa isola! Ma vi è un altro
problema…”
“Parla!” disse Nami.
“Solo le donne possono andare a raccoglierlo!” disse Karin “Ma non so dirvi
se il luogo è pericoloso o meno, inoltre si può restare in quel luogo per un
certo tempo, prima che la propria anima venga assorbita da quel posto e si
cessi di esistere!”
“Non importa…io ci vado!” disse Nami determinata
“Dimmi come faccio a trovarlo!”
“Questo è un altro problema…non so dove si trovi il portale!” disse Karin
infine, per poi cominciare a frugare nella tasca della sua gonna “So solo che
il portale si apre con questa chiave che ho rubato a mia madre e che ha questo
simbolo!” disse la ragazzina mostrando una chiave d’oro massiccia, con la punta
che avrebbe dovuto aprire il portale, di una strana forma, una forma che
ricordava una sorte di fiore conmille
dettagli inciso su di esso e alcuni microscopici diamanti incastonati su di
esso.
“Se troviamo questo simbolo, allora avremo una speranza!” disse Karin
guardando Nami con un sguardo determinato.
Ed ecco qua un altro capitolo!!!!
Allora, che ve ne pare? Troveranno questo portale? Salveranno Rufy, Chopper e Robin? E dove sono finiti Tashiji e Zoro?
Era diverso tempo che Tashiji e Zoro camminavano
in cerca dell’accampamento, ma ormai era palese: si erano persi.
Non fu tanto difficile capirlo quando si ritrovarono in prossimità del mare.
“Direi che non è questa la strada!” disse Zoro seccato.
“Ma che genio! Lo hai capito dal fatto che la base si trovava su di una
collina o che da qui in poi non si va avanti a meno che tu non sia un pesce?”
chiese Tashiji sarcastica.
“Se sapevi che la strada era sbagliata, perché non hai detto niente?” chiese
Zoro sbuffando.
“è da più di un’ora che te lo sto dicendo, ma il tuo orgoglio è troppo
grande per dare retta a una donna!”
“Per dare retta a un marine piuttosto!” la corresse Zoro “Visto che sei
tanto brava, perché non fai strada?”
“Con piacere!” disse guardando il ragazzo storto e poi incamminarsi. Tashiji però, nonostante il suo orientamento non fosse
pessimo come quello di Zoro, non sapeva esattamente l’accampamento fosse, ma
per non darla vinta allo spadaccino, fece finta di niente e si fece guidare dal
proprio istinto. Avrebbero potuto seguire il fiume al contrario, peccato che il
rio si era volatilizzato, stando alle calcagna del pirata.
Sbuffò, quando qualcosa attirò la sua attenzione. Corse facendo attenzione
a non inciampare nei numerosi sassi che trovava lungo il cammino. Raggiunse
così una grotta, aperta in più punti permettendo alla luce di entrare e dando
visione di quel luogo che riputava straordinario, per le stalagmiti e
stalattiti che decoravano soffitto e pavimento che a contatto col sole,
diffondevano nell’ambiente diversi colori.
Si fermò a guardare i muri sui quali vi erano diversidisegni.
“Cosa diavolo stai facendo?” chiese Zoro raggiungendola, per niente
affascinato dal luogo.
“Guarda che meraviglia!” disse Tashiji, passando
da un muro all’altro.
“Si, certo, bellissimo, ora andiamo!” disse lo spadaccino incrociando le
braccia.
Tashiji si girò contrariata “Sei proprio uno
zoticone, ma non ti rendi conto che potremmo essere i primi a scoprire delle
antiche pitture di una popolazione ormai estinta?”
Zoro scrollò le spalle “Non mi tocca, non è questo chemi interessa! Voglio solo ricongiungermi con
i miei nakama, nel caso tu e il tuo capo decidiate
nuovamente di metterci i bastoni tra le ruote!”disse lo spadaccino, ma si accorse di non essere ascoltato, perché la
ragazza di era inoltrata ulteriormente all’interno della grotta.
Era tentato di andarsene e lasciarla da sola, ma un urlò da parte di Tashiji, lo fece desistere e corse a vedere cosa le fosse
successo.
La trovò a terra tremante con le gambe al petto.
“Cosa è successo?” chiese Zoro con la katana sguainata, pensando a qualche
sorta di bestia feroce, disturbato dalla loro presenza in quel luogo.
“Un topo!”
“E tu mi hai fatto correre fin qui per un topo?” disse seccato.
“Non mi pare di averti chiesto niente Roronoa
Zoro. Puoi benissimo andartene, perderti e morire di stenti per quel che mi
importa!” disse Tashiji infastidita dal comportamento
dello spadaccino.
“Tsè!” rispose Zoro andandosene.
“Non moriresti se ti mostrassi un po’ più gentile!” urlò Tashij,i provocando una reazione a catena.
Le stalattiti più pesanti e quindi meno stabili alle urla della ragazza, si
staccarono, portando con sé differenti pezzi di roccia, provocando una frana
che separò Tashiji e Zoro.
Il secondo si trovava dalla parte dell’uscita e Tashiji
per quanto ne sapesse, poteva essere in trappola, se non peggio.
“Tashiji!” urlò, provocando un altro crollo
“Accidenti, queste donne sono solo portatrici di guai!”
Usò la sua katana per sbaragliare i detriti che gli impedivano di raggiungere
la ragazza. Ella era nuovamente a terra
e soprattutto dolorante. Zoro scalò il piccolo muro che la separava da lei e la
scrollò.
“La mia gamba!” disse Tashiji, stringendo gli
occhi per attutire il dolore.
L’arto della ragazza era intrappolato sotto i detriti del crollo e si
poteva vedere del sangue colare dalla gamba.
Zoro, sebbene non fosse mai delicato, cercò di levare i pesi piano, in modo
da non danneggiare ulteriormente la ferita.
“Deve essere rotta!” disse Zoro guardandosi intorno. Vide una stalattite
intera e abbastanza resistente, capace di arrivare intatta fino al campo dei
marine. Si strappo la maglia e improvvisò una fasciatura di emergenza, sotto
sguardo stupito di Tashiji.
“Sai che non ti capisco. Prima mi tratti come se fossi una seccatura,
adesso invece sei completamente diverso!”
“Continui a essere una seccatura, ma come ho detto prima, il fatto che sei
un marine e per di più seccante, non è un motivo per farti morire…anche se credo
che te la saresti cavata ugualmente!” disse Zoro “Ora cosa ne diresti se ce ne
andassimo da qua? O ti devo portare via con la forza?”
Tashiji annuì enon potendo camminare, si fece portare in braccio dallo spadaccino,
sebbene provasse un certo imbarazzo.
Nami e gli altri decisero di muoversi. Non
avevano la più pallida idea di dove cominciare le ricerche, ma rimanere li
fermi ad aspettare l’inevitabile avrebbe di sicuro peggiorato la situazione. Rufy aveva ripreso conoscenza per pochi secondi, ma non
sembrò riconoscere nessuno dei suoi compagni.
Alcuni marine tornarono, dopo aver ricevuto ordini da Smoker,
con sei pistole per segnalare la presenza.
“Dividiamoci. Ognuno andrà per conto suo e il primo che trova il portale,
lo segnalerà agli altri. “Karin, dammi la chiave. Nel caso lo trovassi,
comincerò ad inoltrarmi in quel mondo, non ha senso che aspetti l’arrivo di
qualcuno se nessuno vi può entrare!” disse Nami con
uno sguardo che non ammetteva repliche.
Karin titubante, in quanto voleva andare anche lei, consegnò la chiave alla
ragazza, per poi partire immediatamentealla ricerca. Voleva trovarlo lei per prima, per impedire alla
navigatrice di andare in quel luogo da sola.
“Andia…aspettate, dov’è finito quello stupido
spadaccino?” chiese Sanji, accorgendosi della sua assenza.
“Non abbiamo tempo per lui…si sarà perso!” disse Nami
incamminandosi, fermandosi di colpo quando vide Zoro e Tashijicomparire nel suo campo visivo.
“Finalmente vi abbiamo trovato!” disse Zoro.
“Non posso crederci, qui sta succedendo il finimondo e tu vai a farti una
passeggiata romantica con la nemica? E perché sei a petto nudo?” disse Usopp spalancando gli occhi.
Zoro arrossì di colpo per l’imbarazzo, al pensare di aver suscitato un
certo genere di pensieri ai suoi nakama.
“Non è come cre…”
“Non importa, dobbiamo salvare Rufy, Robin e
Chopper!” disse Nami interrompendolo, ma allo stesso
momento all’armandolo.
Smoker, che aveva già dato ordine di curare Tashiji, spiegò alla veloce la situazione.
“Noi abbiam visto una grotta con strani disegni, potrebbe essere lì quel
portale, sebbene non abbia visto quello specifico disegno!” li informò Tashiji.
“Io si! Era vicino al luogo dove ti sei ferita!” la mise al corrente Zoro,
il quale subito venne sommerso di domande.
“Sai portarci sul luogo?” Chiese Nami, non
sperando nell’orientamento del compagno. Infatti Zoro fece una faccia come a
dirle che stava chiedendo alla persona sbagliata. Fu grazie a Tashiji, che indicò loro il luogo sulla mappa che i Mugiwara giunsero a destinazione.
“Non dovremmo avvertire Karin?” Chiese Usopp
ricordandosi di colei che avrebbe potuto salvare i suoi compagni.
“Ci penso io, tu Nami vai pure avanti!” disse Franky armandosi di pistola.
“L’avete trovato?” chiese Karin giungendo sul posto il prima possibile.
I mugiwara annuirono e dall’assenza di Nami, la ragazzina comprese che ella era già entrata.
Non diede spiegazioni, né interpellò nessuno, si fiondò all’interno del
portale, che mostrava a coloro che non oltrepassavano la porta, una spirale
azzurra e violacea che volteggiava freneticamente.
L’interno era un luogo assurdo e strano. La fisica non esisteva e si poteva
camminare in qualsiasi senso si volesse. Si poteva camminare sul soffitto, in
orizzontale, in obliquo, ma sembrava sempre di camminare nel modo giusto. Il
colore dominante di quel luogo era l’azzurro e in certi punti non vi era
nemmeno la gravità, nei quali si vedevano volteggiare degli vari oggetti di
natura ignota. Non sembrava esserci vita in quel luogo, solo quel misterioso
fiore era capace di trarre giovamento in quelle precaria situazione. Non c’era
sole che lo riscaldava e non vi era acqua che lo nutriva… era un fiore speciale
proprio come quel luogo.
Una leggenda raccontava che era un luogo fatto di sogni. Sogni andati
perduti e non realizzati che si perdevano in quel luogo e il fiore era
probabilmente il sogno di coloro che volevano curare tutte le malattie del mondo,
cosa fino a quel momento impossibile.
Il fiore aveva la fama che se raccolto e messo sotto il letto della persona
malata, questa guariva miracolosamente e per questo suo prezioso potere, erano
molte le persone che si erano dirette in quel luogo per strapparlo dalle sue
radici. Inizialmente non vi era distinzione di chi poteva entrare in quel
luogo. Uomo, donna o animale, chiunque vi poteva accedere, ma quel mondo aveva
ideato un sistema di difesa. Troppe volte qualcuno aveva rubato qualcosa,
troppe volte quel fiore era stato strappato solo per arricchire la gente, finchè un giorno nacque una regola. Il fiore poteva essere
raccolto solo da coloro che realmente lo volevano per curare le persone amate e
da quello che aveva visto il mondo fino a quel giorno, solo le pochissime donne
che erano entrate, avevano avuto questo desidero. Gli uomini, per lo più briganti,
vedevano in esso solo denaro.
Karin rimase a bocca aperta alla visione di quel luogo. Sebbene glielo
avessero descritto, era tutt’altra cosa vederlo coi propri occhi. Si dimenticò
quasi del suo motivo per cui era li in quel momento, fu un mancamento a
farglielo ricordare.
“Oh no, Nami!” disse prima di cominciare a
correre.
Et voilà!!!
Dite la verità, dopo un giorno di non aggiornamento avete cominciato a temere
che non avrei aggiornato per un altro secolo eh? Mi dispiace deludervi XD, ho
semplicemente deciso di lasciare più tempo per far leggere la storia a più
persone, sebbene a volte sia difficile, quando ho voglia di scrivere.
Allora, cosa ne pensate di questo capitolo?
Un po’ di stallo vero? Non succede un granchè…eh in
effetti volevo far succedere una cosuccia, anche se l’ho introdotta, ma ho
rimandato al prossimo capitolo.
Karin si sentì improvvisamente debole, allora capì: Nami
era in pericolo.
La motivazione poteva essere che la navigatrice fosse in quel mondo da
troppo tempo ormai. Non sapeva dire quanto fosse trascorso dall’ingresso della
ragazza, al suo unirsi a quell’avventura per aiutarla nel caso si fosse reso
necessario, ma dovette intuire che il tempo cominciava a scarseggiare.
Cominciò a correre, chiamando la ragazza nella speranza che ella le
rispondesse.
Non sentì la sua voce e dopo aver girovagato a lungo a vuoto, la trovò.
Si era persa in una di quelle fasce senza gravità. Esse erano proprio come
le fasce di bonaccia, una volta al loro interno non lasciavano scampo. La vide
volteggiare nel vuoto come ipnotizzata da qualcosa, probabilmente dal suo
sogno, quello che il mondo rubava quando cominciava ad assorbire l’essenza di una
persona.
Karin raggiunse il luogo più prossimo a lei. Riuscì a tirarla via da quella
trappola, ma ella era svenuta. La ragazzina non si preoccupò di svegliarla
delicatamente, ma con un ceffone in piena guancia, la destò e la navigatrice,
svegliatasi di colpo, le tirò un pugno in faccia come reazione di difesa.
Nami si guardò intorno con il pugno ancora ben
sestato sul viso della ragazzina. Ci mise un secondo, ma si ricordò cosa era
intenta a fare.
“Rufy!” urlò alzandosi in piedi “C-cosa è
successo? È come se mi fossi assentata per un po’” disse la navigatrice.
Karin si massaggio il naso, dicendo “Ti eri persa in una zona senza
gravità. È una delle insidie di questo posto e se ci cadi dentro…nessuno può
scapparvi!” le spiegò indicandogli la zona dove ella si trovava poco prima.
Nami guardò e si sorprese della distanza. “Come
diavolo hai fatto a tirarmi via di là?”
Karin alzò le spalle “Credi davvero che io siacosì sprovveduta e che abbia iniziato questa
avventura senza qualche armamento?” Sbuffò “Ora muoviamoci, il tempo a tua
disposizione sta scadendo!” disse Karin alzandosi.
“Hai detto che non sai quanto sia il tempo che si ha a disposizione qui
dentro…come fa a…”
Karin chiuse gli occhi “Per favore Nami, per una
volta fidati di me!”
La navigatrice che fino a quel momento aveva detestato la presenza di Karin
all’interno della loro ciurma, provò un certo senso di tenerezza. Non seppe
nemmeno lei spiegarsi il perché, ma il suo voler aiutare Rufy
e gli altri, era un buon motivo per cominciare a sopportarla.
Karin e Nami proseguirono insieme a passo
spedito. Si guardarono intorno, ma non vedevano nessun fiore, tanto che Nami cominciò a temere che quella pianta miracolora, fosse solo una leggenda, ma Karin poteva
assicurarle che non era così. Lei lo aveva visto, lo aveva toccato e usato.
Saltavanoda una specie di roccia
all’altra, ma queste non erano dure, piuttosto morbide.
Nami le avrebbe definite rocce fatte di
lattice. Di roccioso infatti non avevano niente, se non la forma che da lontano
sembravano proprio pietre fluttuanti che formavano una scala.
Improvvisamente, mentre arrivavano su una piattaforma larga abbastanza da
contenere entrambe le ragazze, qualcosa sfrecciò vicino a, procurandole un
taglio alla gamba.
Karin si girò e spalancò gli occhi quando vide un qualcosa di natura
sconosciuta, sparare aculei da quella che poteva essere la bocca. Quell’essere
non sembrava avere occhi e probabilmente sentiva la presenza di estranei dall’olfatto
o dall’udito. Sembrava un fluido gelatinoso che cambiava colore e forma ogni
secondo.
“Che cos’è quello?” disse Nami schifata.
“Credo che sia un microrganismo di questo luogo. Non c’è vita intelligente
in questo posto, ma come è successo nel nostro mondo, forse tra miliardi di
anni, quella cosa si trasformerà in qualcosa in grado di pensare e comunicare…una
sorte di essere umano. A Robin sta cosa affascinerebbe!” disse Karin,
disgustata anch’ella da quell’obbrobrio in quanto le ricordava certi scarti
dell’essere umano.
Quell’essere provò nuovamente ad attaccare e le due ragazze, nel tentativo
di scappare, si accorsero che da lì in poi non si proseguiva, se non buttandosi
in nel vuoto dove non sarebbero mai più, né salite, né cadute.
Più aculei velenosi vennero lanciati e Nami
chiuse gli occhi in attesa di essere colpita.
Karin la spinse facendola cadere oltre il bordo, venendo colpita al suo
posto. Nami grazie ai suoi riflessi ben sviluppati,
riuscì ad aggrapparsi alla piattaforma e tirarsi su e fu shoccata
nel vedere Karin a terra ansimante.
Nami in quel momento si arrabbiònon poco e non avendo il climacattackdietro
di sé, questo ancora in mano alla marina, fece solo una cosa. Prese un respiro
profondo e cominciò ad urlare più forte che poteva. Sperava vivamente che il
suo piano funzionasse. Infatti, quell’essere dall’udito sviluppato cominciarono
a tremare, finchè, grazie anche all’eco di quel luogo
che faceva da amplificatore alla voce di Nami, esplose
dividendosi in tanti piccoli microrganismi, che non poterono più recare danni
alle due ragazze.
Nami si chinò su Karin per vedere le sue
condizioni. Lei era l’unica a conoscere veramente il rimedio per curare i suoi
compagni e se fosse morta in quel luogo, non se lo sarebbe mai perdonato.
Vedeva l’affanno della ragazza e non si sorprese di questo fatto dato che
mentre cadeva oltre il bordo, aveva visto gli aculei colpirla al petto e al
braccio destro, proprio sul punto in cui aveva la fasciatura.
Nami spalancò gli occhi quando tolse la benda,
trovandovi sotto di essa il tatuaggio che tutti i componenti della ciurma di Mugiwara avevano.
“M-ma c-chi sei tu veramente?” chiese Nami
osservandola, cominciando a collegare alcune cose, tra cui il colore dei
capelli della ragazza….lo stesso colore che aveva lei.
“BheNami, credevo
f-fossi più sveglia!” disse Karin sorridendo.
Nami si portò le mani alla bocca e disse “U-umi!”
La ragazzina sorrise prima di stringere gli occhi e cercando di respirare.
Nami allarmata la mise a pancia in su, ma
quello che vide la lasciò nuovamente sconvolta. Non vi era niente nel centro
del petto della ragazza. Non vi erano aculei, non vi era la maglia e non vi era
il corpo. Sembrava che la ragazza avesse un enorme buco al centro che sfumava
man mano che si allontanava verso i lati per poi riprendere la colorazione
della maglia.
“Umi…tu…ma cosa…” Nami non sapeva cosa dire, non
sapeva cosa pensare, l’unica cosa che aveva nella teste era che davanti a sé aveva
sua figlia.
“Nami…d-devi muoverti…io non resisterò a lungo…s-sto
s-scomparendo e…” cominciò la ragazzina.
“No, non te lo permetterò mai. Non puoi venire qui, farmi scoprire di essere
mia figlia pochi secondi prima di andartene!” disse Nami
cominciando ad avere la vista offuscata a causa delle lacrime.
Umi sorrise “Mi viene d-da riderea…a
p-pensare che se f-fossi tornata a casa…mi avresti f-fatto sparire!”
Umi chiuse gli occhi, facendo temere il peggio alla navigatrice.
“Umi!” la chiamò.
“Sbrigati Nami…se v-vuoi puoi ancora s-salvarmi e
s-salvare p-papà. Stai per essere assorbita da questo mondo e appena cesserai
di esistere…io scomparirò per sempre e non solo qui, ma anche nel mio tempo…il
fiore lo abbiamo t-trovato!” disse Umi continuando a fissare sopra di sé.
Nami alzò lo sguardoe lo vide, in tutta la sua bellezza. “C’è ne
sono due!”
“P-perfetto!” disse Umi chiedendo a Nami di
aiutarla a metterla a sedere.
“Ma che fai? Non ti sforzare…”
“C-come pensi di arrivare l-lassù senza il mio a-aiuto? Ti prego…voglio
salvare papà…l’ho promesso ad A-Ace!” disse la ragazzina con gli occhi umidi
dal pianto.
Nami sussultò al nome del suo secondo figlio e
non potè non accontentarla. Umi, raccogliendo le sue
ultime forze, allungò le braccia e riuscì nell’intento di raccogliere i fiori.
Nami prese e si congratulò con la ragazzina,
che ormai priva di forze e sempre più pallida, aveva chiuso gli occhi perdendo
i sensi, sebbene avesse un dolce sorriso sulle labbra.
Nami si morse le labbra e tenendo stretta i
fiori con la mano sinistra, si caricò Umi sulle spalle.
“Se puoi sentirmi…tieni duro omi te
la farò pagare!” disse Nami guardando la ragazzina
con la coda dell’occhio, che aveva la testa appoggiata alla spalla destra della
navigatrice.
“Che diavolo…ci stanno mettendo un’eternità!” disse Usopp
spazientito.
“Ci metteranno il tempo che devono!” disse Zoro “Nami
non lascerà morire Rufy e nemmeno quella mocciosa…se
ha in parte il carattere determinato si sua madre e la fortuna che ha sua padre
dal tirarsi fuori dai guai…saranno qui a momenti!”
“Amico, ma di cosa stai parlando?” chiese Franky,
appoggiato da Usopp.
Sanji invece non disse niente, avendo anche lui
formulato qualche teoria sull’identità di quella ragazzina “Allora è come
pensavo io!”
“Ma di che parlate?” chiese Usopp.
“Ragazzi!” si sentì un urlo provenire da dentro il portale e, poco dopo, Nami spuntò fuori con un salto, cadendo malamente a terra e
con lei anche Umi.
“Nami, che cosa è successo?” chiesero, vedendo la
ragazzina pallida che lentamente sembrava riacquistare corpo.
Nami le si affiancò e la chiamò ripetutamente.
“Umi…dove ho già sentito sto nome?” chiese Usopp
prima di avere una folgorazione “Quella Umi? La figlia tua e di Rufy?” chiese spalancando la bocca a dismisura. “Come avete
fatto a capirlo?”
“Dal suo sorriso, uguale a quello di Rufy!” disse
Zoro incrociando le braccia.
“Dai capelli e dal corpo…ha la stesso bel fisico di Nami!”
disse Sanji, beccandosi un pugno in testa dalla navigatrice
che con i denti aguzzi gli urlò “Non ti azzardare mai più a guardare mia figlia
in quel modo…pervertito!”
Si sentì una risata. Umi si era ripresa e sebbene fosse ancora stordita era
pronta per mettersi all’opera e creare l’antidoto che avrebbe salvato suo
padre, Chopper e Robin.
Ecco qua, dopo due giorni torno ad aggiornare!!! Ammetto che l’inizio
mi sembra un po’ campato in aria, ma la fine mi piace un casino, anche se non
so se sono riuscita ad esprimere esattamente le immagini che io avevo in mente,
ma spero che il capitolo vi sia piaciuto lo stesso…
Capitolo 58 *** Un futuro probabilmente evitato ***
Capitolo 58: Un futuro probabilmente evitato
Umi si mise subito in piedi appena il suo corpo tornò normale e il suo
primissimo pensiero fu quello di correre immediatamente alla base per preparare
l’antidoto che avrebbe salvato parte della ciurma di Mugiwara.
Si recò verso l’uscita seguita dagli altri, mentre Franky
e Usopp, ancora sorpresi dalla notizia, rimasero
fermi a fissare la scena.
“Di la verità, nemmeno tu ci eri arrivato. Non posso essere l’unico a non
averlo capito.!” disse il cecchino ancora incredulo.
Franky scosse la testa “Nemmeno Rufy non l’avrà capito. Comunque questa cosa è SUPEEEEER!”
Smoker aveva fatto preparare la tenda
improvvisata a infermeria, in modo tale che la ragazzina potesse lavorarci nel
modo più comodo e veloce possibile.Ancora non riusciva a crede a quanto Karin le aveva raccontato e,
inspirando il fumo del suo sigaro e guardando Tashiji,
si domandò se dovesse raccontarle certi particolari che ella gli aveva
raccontato. Più che sorprendersi del fatto che quella ragazzina fosse la figlia
di cappello di paglia e della sua navigatrice, era senza parole per il destino
di Tashiji e si domandava se ostacolarlo o meno.
“Capitano Smoker, cos’ha? Mi sembra pensieroso?”
le chiese la ragazza, mentre un medico le fasciava la caviglia, che
fortunatamente era solo slogata e con un grosso ematoma.
Smoker chiuse gli occhi un secondo per poi
guardare la ragazza “Tashiji…hai mai pensato di aver
sbagliato a scegliere la carriera militare o hai mai avuto qualche
ripensamento?” gli chiese.
Tashiji sussultò a quella strana domanda “Certo
che no, è sempre stato il mio sogno essere un marine che da la caccia ai
pirati, prendendo possesso delle loro spade più preziose. Lo so, non sono molto
abile nel combattimento nemmeno dopo anni di allenamento, ma io cambierò, mi
allenerò ancora di più e migliorerò, così da non creare più problemi. La prego,
non mi mandi via!” lo supplicò la ragazza, credendo che la sua domanda fosse
una causa del suo incidente con Zoro.
Smoker la guardò confusa, domandandosi del
perché le fosse venuta un’idea del genere. Fosse stato per lui l’avrebbe tenuta
sempre al suo fianco, volendole bene come una figlia, ma come tutti i figli,
anche lei prima o poi avrebbe dovuto lasciare il nido e scegliere la sua
strada.
“Non ho intenzione di cacciarti…volevo capire quali fossero i tuoi desideri,
dato che mi è stato detto che tue…”
“Io che cosa?” chiese Tashiji confusa.
“Lasciamo perdere. Credo che solo il tempo possa rispondere a questa
domanda!” disse per poi recarsi verso l’uscita della tenda, ma il suo intento
fu bloccato da qualcuno che lo calpestò come uno scarafaggio “Scusa zietto, ho
fretta!”
“Dannata mocciosa!” disse Smoker, massaggiandosi
il viso che era entrato in contatto con la suola degli stivaletti di Umi.
Nami e gli altri erano accanto ai loro compagni,
mentre attendevano Umi con l’antidoto necessario per aiutare i loro amici.
La navigatrice aveva fatto appoggiare la testa del capitano sul suo grembo.
Cominciò ad accarezzargli i capelli e ad asciugargli la fronte dal sudore creatosi
per colpa della febbre alta.
“Rufy!” bisbigliò, mentre guardava il suo viso
talmente bianco da farle temere che fosse troppo tardi. Spostò il suo sguardo
verso Robin e Chopper che erano nelle
sue stesse condizioni. Robin aveva il respiro affannato e Sanji,
la stava alzando leggermente la testa per farla bere.
Chopper aveva il pelo umidiccio e opaco e di tanto in tanto agitava le
zampine come in preda a qualche incubo. Sanji
provvide a idratare anche lui e Rufy, non volendo che
i suoi nakama morissero un istante prima dell’arrivo
di Umi, a causa di mancanza di liquidi nel loro corpo.
Brook era accanto a loro, con una nuvola nera
in testa “Non è giusto che questo tremendo destino sia toccato a loro. Se
potessi prenderei io le sofferenze di tutti loro…sono così giovani, almeno io
la mia vita l’ho vissuta e anche oltre!” disse passandosi le scheletriche mani
nei capelli.
“Non dire stupidaggini idiota. Nessuno morirà e prega che Rufy non ti abbia sentito!” disse Nami
fulminandolo con lo sguardo.
Furonominuti di lunga attesa e Umi
non sembrava arrivare mai.
“Eccomi, ho fatto!” urlò la ragazzina agitando il flaconcino con all’interno
un liquido rosato.
Nami spalancò gli occhi e diventò blu dalla
fifa “Non correre in quel modo!” disse mostrando i denti aguzzi. Ci mancava
solo che Umi inciampasse, facesse cadere la flaconcino e tutto il loro sforzo
per salvare i loro nakama si dimostrasse inutile.
Presto detto, la ragazzina inciampò e fu solo grazie al tempestivo
intervento di Usop, che gettandosi a terra allungando
le mani e strisciando il suo naso a terra scorticandolo un po’,evitò che il flacone si rompesse.
“Sei super Usopp!” disse Franky
mettendosi nella sua solita posizione.
Umi deglutì la saliva in eccesso quando incontrò lo sguardo di Nami e facendo un sorriso nervoso disse “L’importante è che
non sia successo niente!”
L’antidoto venne fatto bere a tutti e anche Smoker,
sotto richiesta della ragazzina, ne bevve un sorso nell’eventualità che avesse
incontrato il virus, ma non fosse ancora dimostrabile analizzando il suo
sangue.
“Non dovresti berne un po’ anche tu?” chiese Nami,
guardando la figlia.
La ragazzina scosse la testa “Si può contrarre questa malattia una sola
volta nella vita e io l’ho già avuta. D'altronde non potevo evitarlo con mio
padre, Robin e Chopper infettati!” spiegò.
Usopp cominciò a farsi mille domande e decise
di porne qualcuna “Perché ci hai detto di venire dal mondo reale, se in realtà
vieni semplicemente dal futuro?”
Umi si sedette su una sedia vicino al letto di Rufy
e accanto a Nami, dato che grazie alla generosità di Smoker, i Mugiwara non erano
stati lasciati a riposare sull’erba umida.
“A dire il vero ho detto che le vostre avventure vengono disegnate nel
mondo reale e raccolte in dei manga, ma non ho mai detto di arrivare da quel
mondo!”
“Ma non l’hai nemmeno smentito!” disse Nami.
Umi alzò le spalle “Bhe dovevo agire in incognito
e non potevo farvi capire chi ero…nemmeno adesso dovreste saperlo!” disse sbuffando.
“Sempre per quella storia che non dobbiamo conoscere il futuro? Tanto
sapevamo già della tua esistenza Umi e anche quella di Ace!” disse Zoro
sedendosi invece a terra.
“Si lo so…però…bhe insomma non faccio io le
regole!” disse Umi “Comunque il fatto che papà, Robin e Chopper siano arrivati
a questo punto della malattia, quando doveva succedere fra un sacco di anni,
può essere a causa del mio intervento qui nel passato. Ci sono sempre delle conseguenze.
E non era nemmeno previsto l’incontro con Smoker su
questa isola, tanto meno quella di Zoro e Tashiji!”
disse Umi.
Zoro si sentì osservato dai suoi compagni che gli lanciavano occhiate
maliziose.
“Finitela!” urlò, per poi diventare bianco come un cencio “Hai detto di
aver avuto due insegnanti di combattimento di spade. Uno gentile e l’altro
scorbutico, ma capace…dimmi che non è quello che penso!”
Umi sorrise a 32 denti “Tu e Tashiji? Mi sembra
ovvio!”
La ciurma di mise a ridere, tranne Sanji che
cominciò ad insultare lo spadaccino con tutto il suo più colorito vocabolario.
Zoro si sentiva imbarazzato per la situazione che si era venuta a creare,
ma cercò di darlo a vedere il meno possibile “Comunque le cose possono sempre
cambiare!”
“No!” disse Umi “Ti prego no, mi piacete voi due…siete così carini!”
“Carini lui e Tashiji? Mi viene il voltastomaco!”
disse Sanji, alzando gli occhi al cielo.
“Taci sopracciglio arrotolato!” disse Zoro secco.
“Altra domanda. Immagino che Rufy nel tuo tempo
non ci sia più, altrimenti non avresti fatto tutto sto viaggio per salvarlo!”
disse Usopp rattristato.
“Esatto…non esiste proprio più la ciurma! Ora non so cosa troverò quando
tornerò a casa!” disse Umi, facendo sussultare i Mugiwara.
“Ma io credevo che anche dopo la morte del capitano, Zoro-san avrebbe preso
il suo posto…o almeno questo è quello che dice Rufy-san!”
disse Brook.
Umi sospirò e si rattristò “Si, in teoria, ma se manca più di un membro
della ciurma, essa comincia davvero a non esistere più. Mio padre non è stato
il primo a morire!”
I Mugiwara spalancarono gli occhi “Cosa?”
“Come qua, anche mio padre, Chopper e Robin si sono ammalati e nessuno è
venuto da un altro tempo per salvarli. Nonostante mio papà sia stato il primo
ad ammalarsi, la sua forza e la sua determinazione, l’hanno tenuto in vita
molto più di quanto avrebbe dovuto vivere, ma Chopper, non dormendo abbastanza per
cercare un rimedio che potesse curare papà, Robin e anche me, ha fatto si che
il suo sistema immunitario venisse completamente annientato dal virus e… non ha
resistito fino alla scoperta della cura!”
I mugiwara spostarono dispiaciuti lo sguardo
verso il piccolo Chopper.
“Quindi sei stata tu a scoprire la cura?” chiese Nami
stringendo la mano a Rufy.
Umi scosse la testa e guardando Usopp disse “è
stata Kaya!”
“La mia Kaya?” chiese Usopp, ritornando con la
mente ai giorni trascorsi con lei.
“Ha scoperto la cura e ha salvato me e Robin, dato che mio padre è morto un
anno prima. Dopo di chè l’archeologa è dovuta
andarsene. Non era sicuro per lei rimanere ferma su di un’isola, essendo ancora
ricercata. È da quando avevo sette anni circa che non la vedo…sinceramente non
me la ricordavo neanche!” disse Umi tranquillamente. Lei non era triste, per
lei era tutto normale.
“A dire il vero, se fosse stato per me, avrei lasciato le cose come
stavano. Non sarei tornata indietro per salvarli!” disse Umi, accorgendosi che
nel modo in cui l’aveva detto, sembrava che non gli importasse molto della vita
dei loro amici.
“Come sarebbe a dire?” disse Nami arrabbiata, non
credendo alle sue parole.
Umi la guardò senza battere ciglio “Come ho già detto a Zoro ame non interessava diventare medico e mio
padre mi ha sempre insegnato che se qualcosa accade, che sia bello e che sia
brutto, c’è un motivo e io sono d’accordo con lui. Mi diceva sempre “Se morirò
vuol dire che è arrivata la mia ora e io me ne andrò con il sorriso, perché so
che tu, Ace e tua madre siete in buone mani!” quindi perché dovevo cambiare il
destino? Inoltre non è che io senta molto la mancanza di mio padre, di Chopper
proprio per niente. Lui non me lo ricordo proprio!” Umi fece una pausa “Forse è
brutto da sentir dire, ma io un padre comunque ce l’ho e io lo adoro!” disse
guardando Zoro, sorridendo.
Zoro arrossì sentendosi per l’ennesima volta al centro dell’attenzione.
Nami con gli occhi lucidi si fece coraggio a
fare la prossima domanda “Allora perché lo hai fatto?”
Umi sospirò “L’ho fatto per Ace! Mio fratello, nonostante fosse troppo
piccolo per ricordarsi di papà, sente molto la sua mancanza o meglio dire sente
la mancanza di una figura paterna. Se Zoro per me è come un papà, con Ace non
va molto d’accordo. Lo rimprovera spesso per le cretinate che fa, a sentir Nami è peggio di mio padre, e mio fratello è convinto che
ce l’abbia con lui ed evita il più possibile di avere contatti con lui. Usopp si è trasferito con Kaya sulla sua isola, quindianche volendo cercare una figura paterna in
lui, non può. Per quanto riguarda Sanji…ha aperto un
ristorante poco lontano da Fuusha, ma è spesso
impegnati e anche se gli dedica tutto il tempo che può, non arriva a colmare
quel vuoto che sente dentro di lui. Ho deciso di fare questo viaggio quando l’ho
sentito piangere per l’ennesima volta di notte. Purtroppo i suoi amici si
vantano sempre del padre e organizzano giochi in squadra con loro e ovviamente
lui è sempre messo da parte!”
Nami aveva cominciato a singhiozzare pensando
al suo bambino “E io…”
Umi sorrise “Tu sei costantemente presente nella sua vita e nella mia forse
un po’ troppo…Ace infatti ti adora!”
“Tu invece no, per questo ti rivolgi a me chiamandomi Nami
e non mamma!” disse la navigatrice rattristata.
Umi sorrise “Ma no, ti voglio bene anche io…ma semplicemente ci scanniamo
per qualsiasi cosa. Tu fai con me quello che Zoro fa con Ace. Sei sempre pronta
a criticare quello che faccio e per darti fastidio non ti chiamo mamma!”Nami batté le palpebre,
cominciando a capireche probabilmente
le loro litigate dovevano essere causate dalle divergenze di idee tra le due e
dal periodo adolescenziale della figlia.
“Mi hai contestato anche quando ho preso la decisione di studiare medicina
per salvare papà! Anche se so che lo hai fatto solo perché eri preoccupata per
me, ma se le cose da noi sono cambiate…spero che nonmi ammazzerai!” disse Umi sorridendo “In
fondo papà ti manca da morire, anche se non lo dai a vedere per me e per Ace!”
“Non ti prometto niente! Affrontare una tale avventura da sola? Ti ammazzerei
anche io!” disse Nami con una vena pulsante in testa,
ma si calmò immediatamente quando sentì la presa della mano di Rufy stringersi, per poi sentire sussurrare “Nami!”
Capitolo 59 *** un inaspettato nuovo membro della ciurma ***
Capitolo 59: un inaspettato nuovo membro della ciurma
“Nami!” bisbilgiòRufy debolmente, senza svegliarsi. La navigatrice strinse
la presa e gli sussurrò all’orecchio “Sono qui Rufy,
sono qui vicino a te!” disse per poi dargli un bacio sulla fronte, notando che
fortunatamente la febbre cominciava a calare.
Umi arrossì a vedere quella scenetta, non essendo abituata a quel genere di
cose. Nemmeno Tashiji e Zoro, che per lei
rappresentavano la coppia ideale, in quanto Usopp e
Kaya non li vedeva spesso, si scambiavano quelle effusioni di affetto o almeno
non in pubblico. Qualche volta Tashiji ci provava, ma
Zoro si “arrabbiava” in quanto intaccava la sua aria da duro.
Solo all’alba del giorno dopo Robin e Chopper cominciarono a dare i primi
segni di ripresa. L’archeologa fu la prima ad aprire gli occhi e si sentì
spaesata, non ricordando il perché si trovasse in un lettino della marina, con
la testa pesante e con i suoi compagni al suo capezzale e a quello del medico e
del capitano.
Si mise lentamente a sedere, cercando di non svegliare nessuno e cominciò a
cercare di ricordare.
“SUPEEER, l’archeologa è sveglia!” disse Franky
svegliando tutta l’isola.
Robin sorrise a vedere tutti i suoi compagni circondarla e preoccupati per
lei.
“Robin-chan come ti senti, mia adorata?” chiese Sanji buttando a terra Usopp e
rubandogli il posto accanto al letto della donna.
“Uhm…sono un po’ confusa, ma…credo di cominciare a stare meglio. Potrei
avere per favore un bicchiere d’acqua?”
“Ma certo, anche due o tre per la donna più bella del mondo!” disse
idiotamente Sanji, mentre si recava fuori
dall’accampamento.
“Chopper!” disse Usopp abbracciando la piccola
renna, quando lo vide riprendersi e strofinare gli occhietti.
“Che dormita…ma…ma cosa è success…AH la marina ci ha rapiti….aiuto!” disse
Chopper alzandosi in piedi e scendendo dal letto con fare agitato, per poi
ritrovarsi con la faccia a terra a causa della debolezza.
“Oi oi Chopper! Non muoverti! Sei quasi morto. La
marina non consiste un pericolo, tranquillo!” disse Zoro sollevando la renna e
rimettendola sul letto.
“Eh, morto? Cosa? Quando? perché?” chiese più agitato di prima.
“Uhm…si, lei ti saprà spiegare meglio vero U…” cominciò Usopp
venendo bruscamente interrotto da Umi.
“…Karin!” disse, facendo nascere degli sguardi di incomprensione sui volti
dei presenti.
Raccontò quanto successo, sebbene Rufy fosse
ancora nel mondo dei sogni.
“Oh, quindi è questo che è accaduto!” disse Chopper triste “Mi dispiace,
avrei dovuto accorgermene e intervenire prima e soprattutto aiutarvi a stare
bene!” disse rivolgendosi per lo più ai suoi compagni di malattia.
“Chopper, sei un dottore è vero, ma questo non ti rende immune alle
malattie. Sei statomale anche tu, mica
te ne sei fregato!” disse Nami, non ancora alzatasi
dal suo posto accanto a Rufy.
“Sembra che il capitano sia messo peggio di noi!” disse l’archeologa.
“A quanto pare è stato infettato prima di voi”disse Usopp “Ma non
mi sorprenderei se si svegliasse…” Usopp non finì di
parlare, che Rufy di scatto si mise a sedere “…da un
momento all’altro!” terminò il cecchino.
Il capitano si guardò intorno inizialmente confuso, poi un brontolio di
stomaco si fece sentire “Ho fame!” disse, facendo sorridere i presenti.
Umi spalancò la bocca, sorpresa dalla velocità di ripresa dal padre, ma poi
appoggiò la sua richiesta di cibo, in quanto anche lei aveva un certo
“languorino”.
“Oh vedo che i nostri “cari” Mugiwara si stanno
riprendendo!” disse Smoker entrando nella tenda
seguita da una Tashiji zoppicante.
“Smoker!” disse Rufy
con la bocca piena “Puoi aspettare dopo pranzo per catturarci? Sta volta non
finirà come l’ultima volta!”
Nami lo colpì in testa facendogli sputare il
bocco “Babbeo, non hai ascoltato una parola di quello che ti ho appena detto.
La marina non ha intenzione di catturarci grazie a U…”
“…KARIN!” urlò la ragazzina, facendo comprendere a chi conosceva la sua
vera identità, che non voleva farla sapere a Rufy.
Zoro sbuffò, non avendo voglia di pensare al perché di quel comportamento.
Chiuse l’occhio buono sperando di farsi un bel pisolino, conciliato dalla
pancia pena, ma un’ombra davanti a sé, lo costrinse a riaprirlo.
Tashiji lo guardò dall’alto verso il basso con
aria seria.
“Bhe…che vuoi?” chiese Zoro, con una vena
pulsante, vedendo con la coda degli occhi i suoi compagni osservarlo per vedere
che tipo di mossa avrebbe fatto verso la ragazza.
Tashiji sbuffò contrariata e gli lanciò le spade
che gli aveva preso qualche giorno prima “Tieni, te le ho messe in sesto,
soprattutto la Shussui che era alquanto danneggiata!”
Zoro sfoderò le spade e le osservò. Ammise che la ragazza avesse fatto un
buon lavoro, soprattutto con quella da leimenzionata, in quanto era stata danneggiata durante lo scontro con il
capitano.
“Consideralo un ringraziamento per avermi salvato, ma la prossima volta
quelle spade saranno mie!” disse con sguardo determinato, per poi andarsene.
Umi sbuffò “Ma Zoro…perché non le dici qualcosa? Così la perderai per
sempre!” disse la ragazzina non contenta di come si stavano mettendo le cose.
“Nonmi interessa!” disse secco.
Umi mise il broncio.
“è solo un idiota insensibile, quella testa di cactus!” disse Sanji, dando il via a un suo litigio con lo spadaccino.
Ormai quello che i Mugiwara dovevano compiere su
quell’isola era stato portato a termine e, sotto consiglio di Nami, Rufy decise di riprendere
il largo prima che Smoker potesse cambiare la sua
idea di lasciarli andare, sebbene egli fosse un uomo di parola. Caricarono
provviste e tutto il necessario per affrontare un nuovo viaggio e prepararono
la nave per salpare.
Franky era nella cabina di pilotaggio della nave
e aspettava che tutti fossero pronti. Ma se gli altri avrebbero dato l’ok per
la partenza, Zoro non era della loro stessa idea.
Lo spadaccino con fare agitato si guardava intorno. Era sicuro di averle
tutte e tre al suo fianco mentre caricava le provviste sulla Sunny, ma improvvisamente le sue Katane
erano sparite. Si mise a cercarle su tutta la nave, ripercorrendo i passi che
aveva compiuto da li a poco tempo.
Preso dalla fretta di ritrovarle, non avvertì i suoi compagni della
sparizione delle sue armi e l’ordine di levare l’ancora fu dato.
Zoro sbiancò quando sentì il comando e recandosi sul ponte urlò di
aspettare. Non fu però l’unico a chiedere di fermarsi.
Tashiji corse come meglio potè
e salì sulla nave e con sguardo adirato si recò nuovamente davanti a Zoro “Brutto
idiota che non sei altro. Non so nemmeno perché lo faccio! Ma come puoi
lasciare le tue spade in giro così? Non sono un bene prezioso? A quanto pare mi
devo essere sbagliata e…”
Zoro con una vena pulsante in testa la bloccò “Ma che diavolo stai dicendo
mocciosa…”
Tashiji tirò fuori da dietro la schiena le katane dello spadaccino e gliele sbatte sul petto “Sto
parlando di queste. Le ho trovate nellaMIA
tenda! Che cavolo ci facevi lì!” urlò la ragazza infuriata.
Sanji si avventò contro Zoro e lo afferrò per
il colletto “Che cosa hai fatto a questo angelo, brutto cactus che non sei
altro? Se scopro che le hai torto un solo capello io ti…”
Zoro si liberò dalla presa del cuoco e infastidito urlò “Io non ho fatto
niente e non ho la più pallida idea di come ci siano finite le mie spade nella
sua tenda. Meno ho a che fare con lei meglio è. Che sia chiaro a tutti!”
Tashiji infuriata dall’atteggiamento dello
spadaccino urlò a sua volta “Bene, allora posso pure andarmene! Non voglio
rimanere su questa lurida nave pirata un minuto di più e la prossima volta Roronoa Zoro, io e te chiuderemo i con…” non riuscì a
terminare la frase che un forte scossone, la fece cadere a terra come anche
molti dei Mugiwara.
“La marina sta attaccando!” disse Usopp, vedendo
non poco lontano da loro.
“A quanto pare lo zietto ha cambiato idea!” disse Rufy
tranquillo e preparandosi a respingere diverse cannonate in direzioni della Sunny.
“Non credo che il capitano Smoker attaccherebbe
la nave, con Tashiji a bordo!” disse Robin, fermando
una palla di cannone sfuggita a Rufy con il suo
potere. “Credo che siano dei marine arrivati ora, che non sanno dell’accordo
tra noi e Smoker!”
“Ehi, sono qui!” disse Tashiji sventolando le
mani, cercando di farsi vedere e arrestare l’attacco contro i pirati di
cappello di paglia.
“è inutile, non ti vedono! Sono troppo concentrati a…è quella cos’è?”
chiese Chopper con gli occhi fuori dalle orbite.
Una palla di cannone gigante si stava recando contro di loro, ma Rufy non avrebbe potuto fermarla, tanto meno Sanji con i suoi calci e Robin con il suo potere.
“Quella ci farà tanto male yohohoho!” disse Brook coprendosi gli occhi quando la palla di cannone,
oltre a manifestare milioni di agi acuminati fittissimi sulla sua superficie,
si illuminò facendo un flash abbagliante, che impedì anche a Zoro di attaccare
sentendosi improvvisamente accecato.
I Mugiwara ancora abbagliati, tirarono un sospiro
di sollievo, sentendo uno strattone familiare.
“Ottimo lavoro Franky!” urlò Usopp,
cercando di farsi sentire dal cyborg, che prevedendo la minaccia, aveva dato il
via a un coup de bust che aveva fatto volare la Sunny per vari chilometri su nel cielo.
“Siamo salvi…nuovamente grazie alla Sunny!” disse
Chopper buttandosi a terra.
“Salvi o meno…abbiamo un problema!” disse Zoro seccato.
Tashiji con aria terrorizzata era aggrappata al
parapetto della nave. Aveva già visto quella capacità della Sunny,
ma oltre a non essere pronta a viverla sulla sua pelle, ora si ritrovava sulla
nave dei mugiwara, lontanissima dalla base della
marina.
La ciurma di cappello di paglia si
radunò intorno a lei, chi con uno sguardo preoccupato, chi tranquillo.
“E ora che facciamo? Non possiamo tornare indietro. Quella palla di cannone
era sicuramente progettata in modo tale che non potessimo contrastarla con le
nostre abilità e riportarla alla marina, sarebbe pericoloso per noi!” disse Nami pensierosa.
“Non c’è problema, benvenuta a bordo Tashiji!”
disse Rufy sorridendo “Tanto lei e Zoro si metteranno
insieme no?” chiese ai suoi compagni.
“In teoria!” disse Robin divertita.
“Quindi sarebbe comunque diventata una nostra compagna!” disse Rufy.
“Bisogna vedere quale futuro si avvererà, nel primo futuro che abbiamo
visto lei e Zoro non stavano veramente insieme, c’era solouna storiella e lei non era nostra compagna!”
disse Usopp “Ma d’altro canto il secondo futuro che
conosciamo, loro sue sono una coppia e…”
“Secondo futuro?” chiese Rufy, non conoscendo
quella parte della storia, ma nessuno sembrò volergli rispondere, anche se Nami avrebbe tanto voluto, ma uno sguardo di Umi, le fece
capire di non farlo.
“Io non mi metterò con nessuno, volete ficcarvelo in testa babbei che non
siete altro?” urlò Zoro, prima di vedere Umi che se la rideva di tutto gusto, in
disparte rispetto agli altri.
La ragazzina si sentì sollevare da dietro per la maglia e vide lo sguardo
adirato di Zoro.
“Ehm…ciao paparino!” disse sorridendo colpevole.
“Tu! Scommetto che sei stata tu a rubarmi le spade per fargliele trovare a
quella donna, per far sì che rimanesse con noi!”
“Ehm…forse, ma non credevo che la marina attaccasse, facendo il modo che il
mio piano funzionasse così perfettamente!” disse, per poi ritrovarsi a
supplicare Zoro a non lasciarla andare, quando sotto i suoi piedi vide solo
acqua del mare. Lo spadaccino infatti l’aveva sporta fuori dalla nave.
“Dammi una sola ragione per non lasciarti!” disse l’uomo.
“Perché poi tanto dovresti buttarti a recuperarmi!” disse Umi.
“Sempre ammesso che venga a riprenderti Umi!” disse Zoro piano.
La ragazzina divenne pallida, temendo la minaccia dello spadaccino, ma si
rilassò quando vide il resto della ciurma tranquilla, ricordandosi delle mille
minacce di morte che le aveva spesso fatto il suo Zoro per spaventarla, per poi
non metterle mai in atto.
Era quasi una sorta di gioco fra i due. Lei gli faceva i dispetti e lui si
vendicava facendole prendere qualche spavento.
“Shhh, non dire quel nome, Rufy
non deve sapere chi sono!” disse la ragazzina sussurrando, quando lo spadaccino
gli fece toccare nuovamente il ponte della nave.
Zoro sogghignò “Fammi un altro scherzo del genere e accidentalmente
spiffero tutto a tuo padre!”.
Umi annuì, temendo questa volta che la minaccia venisse attuata.
Tashiji era rimasta talmente shoccata
da quanto avvenuto, che non riuscì a spiccicare parola per un po’. Aveva gli
occhi spalancati e, dopo aver guardato il mare per un po’, sperando di vedere ancora
qualche sorta di traccia dell’isola su cui erano, si lasciò cadere a terra
afflitta.
Robin si avvicinò alla ragazza e poggiandole una mano sulla spalla le disse
“Non preoccuparti. Abbiamo spesso a che fare con la marina, dovrai rimanere con
noi giusto il tempo necessario per incontrarla!” disse sorridendo.
Tashiji si alzò in piedi arrabbiata “Come posso
rimanere qui su questa nave nemica, senza fare niente. Come minimo dovrei
catturarvi Mugiwara!” disse la ragazza, stringendo la
sua spada e puntandola contro Rufy, che tranquillo
sorrideva allegramente.
“Ma sentitela…come se potesse fare qualcosa contro di noi!” disse Usopp divertito dalla scena.
Tashiji lo fulminò con gli occhi “Vuoi che inizio
da te nasone? Non sono una cima tra i marine, ma nemmeno tu sei il migliore
all’interno della ciurma!”
Usopp mise il broncio e incrociò le braccia
“Zoro, dì alla tua ragazza di essere meno insolente o la butto in mare!” disse,
per poi ritrovarsi, sommerso dall’acqua marina. Non apprezzando la battuta del
cecchino, era stato lo spadaccino a gettare in acqua lui.
“Aiuto…Zoro non sa stare agli scherzi!” disse Chopper, nascondendosi dietro
Robin.
Rufy si avvicinò a Tashiji
sorridendole “Se vuoi catturarci fai pure!”disse alzando le mani, per dimostrarle che non avrebbe posto resistenza,
ma quando la ragazza attaccò, Rufy fece un passo
veloce di fianco evitandola facilmente.
“Non ci siamo. Dovrai fare molto più di così!” disse il capitano, schivando
un altro attacco e scomparendo dalla vista della ragazza.
“Dov’è finito?” chiese, prima di sentire dei colpettini
sulla spalla.
“Dietro di te!” disse Rufy “Andiamo, io ho fame e
Sanji ci preparerà di sicuro qualcosa di buono. Se
vuoi puoi unirti a noi!”
“Mai!” disse determinata la marine.
Rufy alzò le spalle e si recò in cucina,
seguito dagli altri.
Tashiji rimase sola sul ponte e si guardò intorno
cercando qualche scialuppa.
“Non troverai barche con cui scappare!” disse la persona che era rimasta
tutto il tempo a guardare la scena.
“Tu sei la nuova arrivata!” disse Tashiji.
“Nuova arrivata o no, conosco questa ciurma molto bene e credimi che non
riuscirai a convincerli a portarti indietro,nè permetteranno che tu affronti il mare da
sola per tornare dalla marina. Quindi ti consiglio di calmarti e di goderti il
viaggio finchè non rincontrerai i tuoi amici e
chissà, nel frattempo potresti capire che qualcuno su questa nave è speciale!”
disse Umi guardandola di sottecchi, cosa che però confuse la donna.
La sera arrivò e Tashiji non si era ancora mossa
dal ponte. Era rimasta appoggiata per tutto quel tempo al palo maestro e aveva
rinunciato da ore a trovare una via di fuga. Doveva ammetterlo, nonvi era modo per lei di andarsene da quella
nave, se non alla prossima isola su cui avrebbero sbarcato. La paura iniziale
di trovarsi su una nave pirata era scomparsa. Aveva seguito le imprese della
ciurma di Mugiwara per anni e sapeva che non erano
pirati spietati. Era solo quella situazione che si era venuta a creare che
trovava alquanto scomoda.
La donna ad un certo punto si addormentò, sebbene non si trovasse in una
posizione comoda e sul ponte tirasse unventicello che non poteva definirsi caldo.
Era stata invitata a dormire nella stanza con Robin, dato che da quando Nami si era trasferita a dormire in un’altra stanza con Rufy, lei era rimasta sola, ma la sua insistenza a non
volersi mischiare con dei pirati, l’aveva portata a dormire sul ponte.
Quella sera era il turno di Zoro di stare di vedetta e passando sul ponte
per andare a prendersi da bere,aveva
notato l’aspetto infreddolito di Tashiji. Alzò le
spalle ed entrò in cucina ignorando le condizioni della donna. Pensò che era
solo colpa di Tashiji se si trovava lì. Loro le
avevano offerto ospitalità, quindi il loro compito lo avevano fatto, ma uscito
dalla cucina non riuscì a non fermarsi nuovamente ad osservare la donna che si
era rannicchiata per cercare un po’ di calore da proprio corpo.
Fu in quel momento che si prese un colpo, vedendo spuntare dal buio Robin,
che lo guardava con uno sogghigno sulle labbra.
“Preoccupato per la nostra ospite Zoro?” chiese l’archeologa.
“Tsè, non dire fesserie. Cosa vuoi che me ne
importi? Voglio ricordarti che lei è un nostro nemico!” disse Zoro.
“Cosa vuol dire? Non è forse vero che ti sei fermato ad osservarla due
volte in meno di cinque minuti?” disse Robin divertita, vedendo lo sguardo
infastidito che Zoro gli stava lanciando “Tieni!” disse la donna porgendogli
una coperta.
“E cosa ci dovrei fare con questa?” chiese Zoro facendo il finto tonto.
Robin gli indicò con la testa Tashiji e fu allora che
lo spadaccino se ne andò borbottando parole poco carine all’archeologa, la
quale voleva che fosse proprio lui a compiere un gesto di gentilezza verso quel
membro della marina.
Tutti i suoi nakama lo avevano preso in giro per tutta
la serata, per il suo futuro accanto a Tashiji,
mettendolo alquanto in imbarazzo ed era deciso a ignorare il più possibile il
membro della marina, per non dare alcuna soddisfazione ai suoi compagni.
All’alba Tashiji cominciò a dare i primi segni di
risveglio e si stupì a sentire un certo calore sul suo corpo, datogli da quella
coperta che la sera prima non c’era.
Si guardò intorno cercando di capire chi gliel’avesse messa, ma intorno a
sé non vi era ancora nessuno.
Era ancora presto e pensò che probabilmente tutti stessero ancora dormendo.
Il suo stomaco brontolò. Non mangiava da sedici ore ed era piuttosto
affamata.
Stando bene attenta a non essere vista da nessuno, si diresse con cautela
in cucina cercando qualcosa da mangiare. Si recò al frigorifero, ma rimase
delusa nel vedere che esso era chiuso da un lucchetto,messo da Sanji per
impedire che Rufy andasse a sgraffignare qualcosa
durante la notte. Sbuffò, ma poi notò sul tavolo un piatto coperto con un
bigliettino con sopra scritto : X Tashiji. P.s.Rufy
tocca questo cibo e ti ammazzo.
Tashiji fu sorpresa. I mugiwara
si erano dimostrati ospitali con lei fin dall’inizio, ma non pensava che dei
pirati potessero ad arrivare a tanto, infondo era loro nemica e aveva cercato,
seppur invano, di catturarli molte volte.
Lo stomaco brontolò di nuovo e mandando al diavolo il suo orgoglio di
marine di non accettare niente da parte di pirati, mangiò i sandwich che il
cuoco le aveva preparato.
Si prese un colpo quando sentì la porta della cucina aprirsi e un boccone
le andò quasi di traverso.
“Buongiorno, mia affascinante Tashiji!” disse Sanji sorridendo, compiaciuto dal fatto che la donna aveva
gradito il cibo che le aveva preparato.
Tashiji non disse niente, abbassò solo la testa
per non guardare il cuoco negli occhi.
Sanji rimase sorpreso. Il giorno prima non
aveva fatto altro che riempirli di insulti a gran voce, mentre in quel momento
sembrava non avesse nemmeno la capacità di dire un semplice saluto.
Il cuoco non la forzò a parlare per far si che quel muro che c’era tra loro
e lei si rompesse, creando almeno una convivenza pacifica finchè
questa si sarebbe resa necessaria e la lasciò finire di mangiare
tranquillamente.
Tashiji si alzò e prima di recarsi alla porta per
uscire dalla stanza, ringrazio per il pasto strappando un sorriso a Sanji.
Usopp entrò in quell’esatto istante, affamato e
non accorgendosi della presenza di qualcuno dietro la porta, l’apri
violentemente facendo cadere la povera Tashiji che
per evitare di prendersela in faccia, dovette buttarsi a terra.
“Ops, scusa…non l’ho fatto apposta, non vorrai
arrestami e condannarmi a morte, vero?” chiese il cecchino preoccupato.
Chopper soccorse immediatamente la donna, nonostante non si fosse fatta
niente e cominciò una serie di procedure mediche esagerate.
“Ma voi siete tutti pazzi!” urlò Tashiji
liberandosi dalle premure del piccolo dottore e liberandosi dalle garze con cui
Chopper aveva cominciato a bendarla dalla testa ai piedi.
Rufy arrivato da qualche secondo insieme a Nami a quell’affermazione scoppiò a ridere “In genere è Nami a dirlo!”
“Vedi? Non sono l’unica a pensarlo!” disse Nami
andandosi a sedere e afferrando una brioche appena sfornata.
“Ti unisci a noi per la colazione?” chiese Rufy a
Tashiji, ricevendo un no come risposta, ma il
capitano non contento del rifiuto, afferrò il braccio della donna e sempre
sorridendo la fece sedere a tavola, mettendogli davanti un intero piatto con un
centinaio di fagottini al cioccolato sopra.
“Ti bastano questi o sono un po’ pochini?” chiese il capitano convinto
della domanda.
Tashini lo guardò stralunata “Io…veramente…”
cominciò col dire, ma l’entrata di Brook la mise a
tacere. Sapeva che uno dei membri della ciurma era uno scheletro, ma comunque
quell’essere le faceva impressione.
Lo osservò per diverso tempo. Lo guardò mangiare e guardava il pavimento in
cerca di qualche traccia di cibo che logicamente avrebbe dovuto cadere a terra.
“Qualcosa non va Madame?” chiese Brook sentendosi
osservato.
Tashiji arrossì imbarazzata, ma curiosa fece
comunque la domanda che le ronzava nella testa “Come fai a mangiare, senza che
il cibo ti cada a terra? Non hai lo stomaco dove contenerlo!”
“Già, me lo sono sempre chiesto anche io!” disse Chopper adentando il suo toast alla marmellata.
“Ah bo, non lo so!” disse Brook mettendo in bocca
altro cibo.
“Lo sai che può fare anche la cacca?” disse Rufy
divertito, mentre Nami si portò una mano alla testa
sconsolata.
“Ah si?” chiese Tashiji confusa, per poi
ritornare a guardare lo scheletro e aggiustandosi gli occhiali disse “Sarebbe
interessante capire come funzioni, qualcuno ha mai pensato di studiare il
fenomeno?”
“Anch’io trovo la cosa interessante, ma credo che il nostro Brook, sia uno dei misteri più complicati da capire
esistenti mondo!” disse Robin aggiungendosi alla ciurma “Infondo fa tutte le
cose che possiamo fare noi vivi, quando non dovrebbe nemmeno essere in grado di
muoversi, in assenza di muscoli!”
“Yohohoho, sono l’argomento della giornata? Che
fine ha fatto la bella storiella del nostro spadaccino destinato a stare
insieme alla bella marine? Avevo cominciato a scriverci una bella
canzoncina…sentite qua!” disse lo scheletro, prendendo la sua chitarra e
cominciando a strimpellare, finchè tutte le corde non
vennero recise improvvisamente.
“Prova solo a dire una parola e ti faccio affette!” disse Zoro rinfoderando
la sua spada e fulminando il povero Brook con lo
sguardo, il quale era rimasto con la mandibola spalancata, spaventato dalla
minaccia dello spadaccino.
Quando Zoro guardava in quel modo, nemmeno i suoi nakama
sapevano dire se lo spadaccino era in vena di scherzi o meno.
“Che razza di storia è mai questa? Chi è destinato a stare con chi?” chiese
Tashiji sconvolta dalle parole dello scheletro, prima
di incrociare lo sguardo con Zoro che, dall’alto al basso, la fissava.
“Sei seduta al mio posto!” disse Zoro seccato, ma sentendosi gli occhi di
tutti puntati addosso, fece il giro della tavola e uscì affermando di non avere
fame.
Usopp e Chopper sghignazzarono sotto i baffi,
giurando di aver visto Zoro arrossire per l’imbarazzo, ma il loro divertimento
venne messo a tacere quando sentirono Umi gridare a tutti di venire sul ponte.
La ragazzina, ancora spettinata essendosi appena alzata, si trovava a prua,
dove Zoro l’aveva raggiunta per osservare bene il fenomeno che si stava
compiendo davanti ai loro occhi.
Nei tempi antichi si narravano storie in cui vi era la credenza che il
mondo era piatto e che quindi prima o poi, chi prendeva il mare avrebbe avuto
la possibilità di giungere ai confini del mondo e vedere l’oceano terminare in
una grande cascata, che non lasciava scampo a coloro che finivano in quelle
correnti, ma smentita la teoria della terra piatta, con le prove che essa fosse
rotonda e girava intorno al sole, quelle leggende erano state dimenticate, ma
proprio in quel momento i Mugiwara si trovavano ai
confini del mondo e nessuno sapeva cosa dire. Tutti erano rimasti affascinati
da una tale rivelazione e allo stesso tempo pietrificati dall’eventualità che
il loro viaggio finisse in quel momento.
Franky, che si trovava al timone e che aveva già
notato lo stesso fenomeno, aveva cercato di girare la nave in modo tale da
allontanarsi dalla corrente, ma sembrava che qualsiasi cosa esso facesse, la
nave non rispondesse. Nemmeno il coup de bust
funzionava e i mille congegni di cui la Sunny
disponeva.
“Cosa facciamo?” chiese Usopp girandosi verso Rufy, il quale non seppe che ordini dare, dato che l’unica
loro possibilità di salvezza era stranamente fuori uso.
Rufy si guardò in giro in cerca di uno
scoglio, un qualcosa a cui aggrapparsi e salvare almeno la ciurma, ma solo
acque scure circondavano la nave.
Rufy strinse i pugni e si ritrovò a chiedere
una cosa molto difficile a uno dei suoi “Sanji, tu
puoi volare!”
Sanji si girò sconvolto verso il suo capitano.
“Tu puoi salvarti e portare qualcuno insieme a te!” disse Rufy mordendosi il labbro. Avrebbe voluto salvare tutti, ma
nell’impossibilità di farlo, poteva almeno sperare che qualcuno si salvasse.
“No io…non posso…io non…” disse Sanji con voce
rotta, troppo sconvolto per ammettere che le condizioni erano critiche.
“Questi sono i miei ordini Sanji!” urlò Rufy “La Sunny non ci permette di
fare niente e io non so cosa fare per tirarci fuori dai guai questa volta,
quindi se tu o qualcuno altro ha qualche idea per salvarci tutti, allora sarò
ben felice di dargli ascolto, ma in caso contrario, che almeno qualcuno di noi
si salvi e metta all’erta il mondo di questo fenomeno, in modo tale che nessuno
debba mai più ritrovarsi in questa situazione!”
L’intera ciurma tacque. Nessuno sapeva cosa dire, né cosa fare per
risolvere quella situazione e niente vi era scritto sui libri di Robin che
potessero aiutarli.
“Chi dovrò portare con me, come si decide?” chiese Sanji
schifato dall’essere costretto ad abbandonare la maggior parte dei suoi
compagni.
“Tashiji non fa parte della ciurma e se si trova
qui è solo colpa nostra. È giusto che lei si salvi!” disse Rufy.
Tashiji rimase colpita dalla generosità del
capitano.
“Io rimango. Se il capitano affonda con la sua nave, il primo ufficiale
affonda con il suo capitano!” disse Zoro, sapendo che Rufy
sarebbe rimasto a bordo della nave.
“Io ho già avuto una seconda possibilità. Rimango anche io!” disse Brook.
“Io rimango. Oltre al fatto che sono pesante, se la Sunny
non funziona permettendoci di salvarci, vuol dire che è colpa mia se ci
troviamo in questa situazione. Non voglio sopravvivere ai miei compagni se
questi sono morti per errori miei” disse Franky.
“Oh una fifa tremenda, ma rimango anche io. Preferisco morire da vero
pirata cheessere un codardo!” disse Usopp tremando ancora più forte quando sentì che la
corrente era aumentata.
“Io rimango!” disse Chopper con le lacrime agli occhi.
“Sanji, sei in grado di trasportare le quattro
ragazze?” chiese Rufy.
“No Rufy, io rimango!” disse Nami,
abbracciandolo, ma il capitano serio si staccò dal suo abbraccio, non potendo
permettere che morisse anche lei e aspettò la risposta del cuoco.
“Non credo. Dovendo muovere le gambe per tenermi in aria, gli unici appigli
sono le braccia e il collo!” disse Sanji rattristato,
dovendo ulteriormente restringere la lista dei superstiti.
“Bhe non è un problema. Prendi Tashiji, Nami e Robin. Io tanto
non posso salvarmi!” disse Umi.
“Karin, ne sei sicura?” chiese Rufy “Hai ancora
un’intera vita davanti!”
Umi scosse la testa “No, non è vero, io morirei comunque!”
“Come?” chiese Rufy confuso.
Nami gli strinse la mano e trattenendo le
lacrime disse “Rufy, lei in realtà è Umi. Nostra
figlia. Se tu muori, lei sparirà comunque!”
Rufy spalancò gli occhi e fissò la ragazzina
che sorrideva tristemente. Non voleva che suo padre scoprisse di lei in un
frangente così disperato.
“Capitano. Vai tu al posto mio. Almeno anche Umi si salverà, forse non ora,
ma avrà la possibilità di nascere e cambiare il suo futuro!” disse Robin appoggiando
una mano sulla spalla di Rufy.
Il capitano guardò Nami e poi sua figlia e
abbassò la testa “Mi dispiace Umi…non posso!”
Umi sorrise per niente delusa dalla decisione dal padre “Lo so, sei il
capitano, non puoi abbandonare né la nave, né la ciurma. Lo accetto!”
“Rufy!” urlò Usopp
vedendo che ormai mancava davvero poco alla fine dell’oceano.
“Sanji vai!” urlò l’uomo, per poi salutare con un
sorriso gli unici tre membri della sua ciurma che sarebbero sopravvissuti, mentre
li vedeva allontanarsi da loro.
Gli altri guardarono la scena e sperarono vivamente che almeno loro
potessero continuare le loro vite, portando a termine i loro sogni, ma le loro
speranze vennero interrotte quando a causa di un brusco movimento di Sanji per prendere quota, non fece perdere la presa a tashiji che cadde in mare.
Tashiji subito cercò di nuotare verso la
superficie per prendere aria, ma la corrente era troppo forte per lei e non
riuscendo ad emergere, nemmeno Rufy o Robin, usando i
loro poteri potevano soccorrerla, impedendo che annegasse.
Senza induci Zoro si gettò in acqua per ripescarla, sebbene si domandò cosa
servisse dato che da li a poco sarebbero morti comunque, ma lui agiva di
impulso. Sentiva che doveva farlo e non si mise a ragionare sull’utilità dell’azione
o meno.
Sfidando le forte correnti lo spadaccino afferrò la donna, riuscendo a
portarla in superficie sebbene nemmeno per lui si fosse dimostrato una
passeggiata. Finalmente Tashijiriusci
a immettere aria nei polmoni e cominciò a sputare l’acqua bevuta, ma subitoil terrore l’assal’
comprendendo la gravità della situazione.
Robin usò il suo potere per afferrare la donna e Zoro. Ma la corrente era
forte e Robin non sarebbe riuscita a tenerli entrambi troppo a lungo e nemmeno Sanji poteva sopportare troppo a lungo lo sforzo di tenere
le gambe in continuo movimento, più il peso di quattro persone aumentato dalla
corrente marina che era al massimo, tanto che la Sunny
cadde giù dal bordo.
Nami urlò invano il nome di Rufy quando lo vide inghiottire dalle acque. Sanji strinse gli occhi e voltò il capo dall’altra parte
per non assistere alla dipartita dei suoi compagni. Aveva un compito da portare
a termine e avrebbe pianto si suoi compagni più tardi.
Robin aveva assistito alla scena con un’aria apparentemente fredda, ma
dentro di lei urlava e si sentì nuovamente come quando era da una bambina.
Disperata come se la vita non avesse senso.
Tashiji invece non sapeva cosa pensare. Aveva
visto la ciurma di Mugiwara venire annientata.
Avrebbe dovuto gioire per questo, ma qualcosa le diceva che non era giusto
quanto fosse successo. Che la loro ora non era ancora arrivata e tutto quello
era successo solo perché erano giunti nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Zoro non disse né provo niente. Chiuse gli occhi, lasciando Tashiji
alle cure di Robin, e si lasciò andare aspettando il momento in cui anche’egli avrebbe raggiunto i suoi compagni giù nello
strapiombo, ma non si allontanò troppo, dato che qualcos’altro di inaspettato
coinvolse tutti e cinque le persone rimaste.
Sotto di loro infatti, il mare aveva preso a gonfiarsi fino ad esplodere in
una colonna d’acqua che con forza si alzò verso il cielo, inghiottendo tutti
loro.
Dopo mesi eccomi con un nuovo capitolo.
L’avevo dettoche non avevo intenzione
di concludere la storia così e solo che è un periodo un po’ così…
Oggi mi annoiavo e
allora mi sono costretta a scrivere il continuo sebbene quando ho iniziato non
avevo la minima idea che il capitolo di sarebbe concluso così. Pensavo fosse un
capitolo di transizione tranquillo invece mi sono lasciata trasportare dalla
corrente come i nostri Mugiwara.
Bene, secondo voi cosa è
successo? Sono morti tutti? O solo qualcuno? O nessuno? Per sempre? Per un po? E che fine hanno fatto sia il primo gruppo che il
secondo?
Boh…chi lo sa. Lo
scoprirete…quando? Questo non lo so nemmeno io. Spero presto!
Capitolo 61 *** Quando le leggende diventano realtà ***
Capitolo 61: Quando le leggende diventano realtà
Si sentiva la testa pesante, come se avesse preso un
duro colpo sulla nuca. Il dolore era molto forte tanto che per un momento si
era dimenticato quanto successo. Vedeva buio tutto intorno a sé. Non potè fare a meno di pensare di essere svenuto o morto, ma
sentiva il suo nome ripetuto in lontananza. Cercò di concentrarsi sulla voce
fino a quando non fu abbastanza chiara da permettergli di riconoscerla. Non
credeva che mai l’avrebbe sentita nuovamente e per questa ragione si convinse
che fosse solo un’allucinazione, ma il suo desiderio che la voce ci fosse
davvero, lo costrinse ad aprire gli occhi.
Una forte luce lo colpì e, a causa del bruciore, si
ritrovò di nuovo a chiuderli, ma sentendo di nuovo il suo nome riprovò a
risollevare le palpebre. Tutto era sfocato e vedeva a malapena una sagoma che
poteva corrispondere a un viso senza particolari. Solo pochi istanti dopo
riuscì a mettere bene a fuoco le cose e quando il viso di colei che lo chiamava
fu perfettamente visibile, si mise a sedere incredulo.
“Oh Sanji, per fortuna stai
bene!” disse colei che lo aveva chiamato ripetutamente, per poi abbracciarlo
forte.
Passato l’attimo di confusione, Sanji
ricambiò l’abbraccio e strinse a sé la donna che aveva amato e che amava ancora
e ne ispirò il profumo dei capelli.
“Lily…sei davvero tu?” chiese in un sussurrò e una
maggiore stretta da parte della sirena, gli confermò che non stava sognando.
Poi si ricordò dei suoi compagni e dovette staccarsi
dall’abbraccio della sua amata.
Si guardò intorno e vide accanto a se parte della sua
ciurma, ancora priva di sensi.
“Stanno bene Sanji. Sono
solo svenuti!” disse Lily facendo sospirare di sollievo il cuoco, sebbene il
timore di aver perso gli altri compagni gli stringeva il cuore tanto che si
sentiva soffocare.
“Mi dispiace per gli altri!” disse Lily, non ricevendo
alcuna reazione dal cuoco.
Sanji andò a
svegliare Zoro. Lo fece con calma, non aveva la ben che minima voglia di dargli
fastidio, anzì era sollevato che anche lui fosse
miracolosamente scampato alla morte. Non credeva che sarebbe mai riuscito a
occuparsi da solo delle ragazze, questa volta Rufy
gli aveva affidato un compito troppo arduo. Anche lui aveva il cuore a pezzi
per quanto successo e si domandava come potesse essere di conforto alle
ragazze, se lui stesso aveva bisogno di qualcuno a cui appoggiarsi. Era
conosciuto e abbastanza temuto dalla marina e dagli altri pirati, ma non era
forte abbastanza per affrontare la perdita della maggior parte dei suoi
migliori amici tutto di un colpo.
Successivamente fu il turno di Nami,
Robin e Tashiji di destarsi.
Erano tutti
sconvolti di quanto successo. Nami era scoppiata a
piangere e si era abbracciata con Robin, mentre Zoro stringeva talmente i pugni
che arrivò a farle sanguinare quando le unghie si conficcarono nella carne.
Nessuno fece caso a Lily, in un contesto diverso
sarebbero stati contenti di rivederla, ma non era quello il momento di gioire.
Non fecero nemmeno caso al luogo dove si trovavano.
Fu Tashiji a domandarlo,
riportando i Mugiwara con i piedi per terra.
Si guardarono attorno e videro di trovarsi in un
imponente costruzione di marmo in perfette condizioni. Era ricco di colonne in
stile ionico e tutte alte almeno una trentina di metri. Se si osservava fuori
dalla costruzione, si poteva vedere solo un’enorme distesa di bianco: erano nuvole.
Si voltarono di spalle e notarono dodici troni messi in circolo, ognuna con
decorazioni diverse e colori diversi. Il più imponente era quella al centro,
tutta dorata e con un fulmine segnato alla base del trono.
I troni erano disposti attorno a quello che in un
primo momento sembrava uno specchio disteso a terra, ma avvicinandosi i mugiwara poterono vedere che non vi si riflettevano le loro
immagini, ma varie parti del mondo comparivano al suo interno. L’immagine
cambiava spesso e videro vari villaggi e la gente che viveva tranquilla
svolgendo le proprie faccende. Insomma funzionava come un televisore dove si
poteva controllare chi si voleva quando si voleva.
Robin studiò attentamente il posto e lesse gli altri simboli
alla base di altri troni. Vi era un cervo con dietro un arco, una spada con uno
scudo, un martello e un incudine, un elmo con le ali, un gufo con un rametto di
ulivo e così via.
“Non è possibile!” disse Robin facendo voltare tutti i
suoi compagni verso di se “Siamo sull’olimpo!”
Tutti, tranne Lily spalancarono gli occhi per
l’incredulità. A parte Tashiji, era già capitato loro
di incontrare un dio, ma arrivare addirittura a pensare che tutti gli dei
dell’antica Grecia esistevano, sembrava loro davvero assurdo, soprattutto
perché nei libri di storia non risultava che nessuna terra si fosse mai chiamata
in quel modo, se non nelle leggende che narravano di un altro mondo con altre
terre.
“Ragazzi, non potreste stare lì, tornate indietro
prima che qualcuno vi veda e scagli la propria ira verso di voi!” disse Lily un
po’ agitata. Non le piaceva stare in quel luogo, sebbene suo padre fosse uno
dei tre dei più importanti, non si sentiva a suo agio con gli altri dei.
I mugiwara e Tashiji ritornarono dove erano precedentemente e fu in quel
momento che un uomo affascinante e palestrato con addosso una tunica greca, si
avvicinò loro.
“Sono contento di vedere che almeno voi state bene. Mi
dispiace per i vostri amici, sono riuscito ad aiutare solo voi. Il mare non obbediva
ai miei ordini esattamente come la vostra nave!” disse l’uomo.
“Lei è?” chiese Sanji
confuso osservandolo.
“Vi siete già dimenticati di me? Eppure volevo
eliminarvi prima di capire le vostre reali intenzioni!” disse l’uomo.
“Padre, vi hanno conosciuto con le vostre vere
sembianze!” disse Lily ricordandogli che in quel momento era trasformato.
“Padre?” chiese Nami prima
di comprendere “Lei è Poseidone?”
L’uomo annuì e stendendo la mano in avanti chiamò a sé
il suo tridente.
“Come sarebbe a dire che ci ha aiutato?” chiese Zoro
volendoci vedere più chiaro.
“Mia figlia di tanto in tanto mi chiede di poter
vedere come sta la vostra ciurma attraverso quello specchio e l’ultima volta ha
visto che eravate in pericolo. La colonna di acqua che vi ha catapultato qui è
stata opera mia. Consideratelo un piccolo aiuto per ricambiare il vostro nobile
gesto di aver salvato mia figlia. Ritenetevi fortunati, noi dei non siamo
soliti a ricambiare i favori, in effetti è merito di Lily…mi ha convinto lei a
intervenire!” rispose Poseidone.
“Cosa succede qui? Chi sono costoro?” chiese una voce
che risuonò in tutta la struttura prima di comparire sul trono dorato in un
insieme di fulmini.
“Fratello!” disse Poseidone con calma, avvicinandosi
al suo trono e sedendosi sopra. Lily si inginocchiò davanti alla presenza del
padre degli dei, cosa che però non fu copiata dai Mugiwata
a differenza di Tashiji, che capendo chi si trovava
davanti si inginocchiò anch’essa.
“Vedo che quei mortali non solo osano presentarsi
sull’olimpo senza permesso, ma non portano nemmeno il dovuto rispetto che
spetta a un dio!” disse Zeus infastidito.
“Sono stato io a condurli qui, fratello!” disse Poseidone
per giustificare la loro presenza.
“E perché mai?” chiese una donna, dopo essere apparsa
accanto a Zeus. Era una donna molto bella ed elegante e sicura di sé, che
sembrava piuttosto interessata a quella insolita visita.
“Per aiutarli!” disse Poseidone.
“Tu aiutare dei mortali? Ma se sei sempre pronto ad
affondare le loro navi!” disse un altro dio che, grazie all’elmo in testa, riconobbero
tutti come Ermes. Insieme a quest’ultimo apparvero anche gli altri dei e i Mugiwara cominciarono a sentirsi un po’ troppo osservati.
“Ho un debito con loro!” disse Poseidone, infastidendo
molto Zeus che disse “Noi dei non abbiamo alcun debito con quei stupidi
mortali!” disse urlando e un tuono esplose nel cielo facendo tremare l’olimpo
“Sono creature ingrate che hanno voltato le spalle a noi dei. Io li ho creati e
voi tutti avete concesso loro dei doni e come ci hanno ringraziato? Non ci
venerano più da secoli e il nostro regno una volta vasto in queste nuvole e
pieni di tempi eretti in nostro onore, sono via via scomparsi così come noi
siamo scomparsi dalle loro vite. Hanno cominciato a credersi migliori di noi e
quindi a pensare di non avere più bisogno della nostra presenza!” disse Zeus
adirato.
“Se mi permette vorrei correggere la sua affermazione
divino Zeus. Ho letto molti libri di storia e sulla nascita dell’uomo e posso
affermare che lei non ha il merito della creazione del mondo e dell’essere
umano. Piuttosto siamo noi essere umani ad aver creato l’olimpo e i suoi
abitanti!” disse Robin, facendo emergere la sua cultura.
“Come osi affermare ciò?” chiese Zeus, trattenendosi
dal fulminare colei che aveva, a suo parere, osato troppo.
“Lasciala parlare padre, sono interessata alla sua
teoria!” disse Athena dea della sapienza e dell’intelligenza.
“Gli umani sentendo l’esigenza di invocare l’aiuto di
qualcuno più potente di loro che li aiutasse a superare le difficoltà della
vita, hanno ideato voi dei, dando ad ognuno un compito diverso, così da poter
pregare il dio più appropriato alle loro esigenze. La loro credenza divenne
così potente da rendervi reali e donarvi un posto sull’olimpo, il quale sta
sparendo proprio perché ormai gente che crede in voi ce n’è rimasta poca. Se
voi esistesse davvero, la vostra esistenza non dipenderebbe da noi esseri umani
come invece lei ha appena affermato!” finì Robin.
Athena sorrise
a questa sua spiegazione, in quanto lei lo aveva capito come stavano le cose da
tempo, ma Zeus non aveva mai voluto sentire ragioni.
“Sei molto intelligente per essere una mortale Nico
Robin. Posso sapere per quale motivo li hai condotti fino a qui Poseidone? Non
solo per salvarli, avresti potuto semplicemente lasciarli su di un’isola!”
disse Athena.
“Vorrei concedere loro la possibilità di salvare i
loro compagni deceduti, loro sono…” cominciò Poseidone, venendo interrotto da
Ares “Questa è bella. Vuoi forse resuscitare i morti? Nemmeno noi possiamo!”
Le poche speranze che si erano accese nei cuori dei Mugiwaraa sentire parlare
Poseidone della possibilità di salvare il resto della ciurma, era stata
infranta da quelle poche parole pronunciate dal dio della guerra.
“Non possiamo se sono morti di cause naturali, ma loro
non sono esattamente morti o meglio lo sono, ma non nel modo giusto. Si trovano
negli inferi!” disse il re dei mari.
“Allora sono morti e basta, fattene una ragione!”
disse Dioniso sorseggiando del buon vino “Io direi ai tuoi amici di berci sopra
e di dimenticare i loro amichetti!”
“Mai. Non dimenticheremo mai i nostri amici. Sono una
parte importante di noi, sono la nostra vita, ma cosa ve lo spiego a fare? Voi
non sapete nemmeno cosa vuol dire volere bene a una persona. Voi sapete pensare
solo a voi stessi!” disse Nami urlando e stringendo i
pugni.
“Mi piace la sua grinta!” disse Ares divertito dal
carattere della navigatrice.
“Fratello, io, te e Ade abbiamo fatto una promessa.
Nessuno dei tre avrebbe mai dovutomettere piede nel territorio dell’altro, sbaglio forse?” chiese
Poseidone riferendosi al padre degli dei.
“Continua!” disse Zeus sebbene di quella faccenda non
gliene importasse niente. Lui avrebbe scaraventato quegli insignificanti esseri
umani giù dal cielo e ne sarebbe anche rimasto compiaciuto, soprattutto dopo
quanto l’archeologa aveva affermato.
“Ade ha infranto la promessa. Ha invaso il mio
territorio tagliando il mare a metà per diversi chilometri, tanto da far
sembrare che esso finisse lì e che non continuasse e chiunque ha superato quei
confini è finito nel suo regno, non solo con l’anima come dovrebbe essere, ma
anche con il corpo. Un essere umano non può finire nell’Ade con l’intero corpo
o non potrà essere giudicato per quello che ha fatto nella vita e quindi finire
nel posto che meritano. Saranno condannati a restare negli inferi a soffrire in
eterno e non è giusto soprattutto perché, oltre a non essere cattive persone,
non era giunta la loro ora.” disse Poseidone, facendo spalancare gli occhi ai Mugiwara.
“Che cosa hai detto?” chiesero Sanji
e Zoro all’unisono.
“Ora si spiega tutto. Se la teoria dei confini del
mondo fosse stata giusto, tutti i libri di storia e scienza sarebbero dovuti
essere riscritti!” disse Robin “Ma confini del mondo o meno, i nostri compagni
sono in guai seri!”
“Solo la nostra ciurma poteva finire in un pasticcio
simile. Non possiamo lasciarli là, dobbiamo aiutarli” Disse Nami.
“Fratello, come fai a dire che non era giunta la loro
ora?” chiese Zeus.
“Me lo hanno riferito le parche. I loro fili si sono
spezzati da soli, senza che loro intervenissero con le forbici!” disse
Poseidone “E tu stesso hai imposto la regola che nessuno di noi deve imporre
fine alla vita di un mortale prima del tempo!” continuò il dio cercando di
puntare sull’orgoglio del fratello.
“E cosa vorresti fare? Mandare quei mortali negli
inferi a salvare i loro amici?” chiese Artemide intervenendo per la prima volta
“Sarebbe come condannare a morte anche loro!”
“Può darsi, ma se loro vogliono tentare perché
fermarli?” chiese Poseidone.
“Non credo siano così cretini da provarci!” disse Ares,
ma si sorprese quando vide Zoro fare un passo avanti e con sguardo duro dire a
Zeus “Io sono tanto cretino da provarci. Morirei mille volte per i miei
compagni e se c’è anche una misera possibilità di salvarli, nemmeno voi dei
riuscirete a fermarmi!”.
Sanji lo
affiancò e disse “Testa d’alga sarà anche un babbeo, ma sono pienamente d’accordo
con quanto ha affermato. Sono pronto a rischiare!”
“Io non sono da meno. Abbiamo sempre fatto tutto
insieme. In questi anni abbiamo affrontato centinaia di pericoli che ci
sembravano insormontabili… insieme. Abbiamo rischiato di morire più volte, ma
nessuno di noi ha mai pensato di lasciare qualcuno indietro e tanto meno
cominceremo a farlo adesso. Io sono con loro. Mandatemi pure nel regno di Ade.
Non ho paura!” disse Nami determinata.
Robin non disse niente, ma facendo un passo avanti
anch’essa e guardando Zeus con aria di sfida, fece capire a tutti gli dei che
anche essa era pronta a rischiare.
“Ammetto che voi quattro avete del fegato, ma vedo che
non tutti lo hanno!” disse Zeus riferendosi a Tashiji,
che era rimasta in silenzio colpita dalla forza di volontà dei Mugiwara.
“Lei non fa parte della ciurma. Non ha nessun
interesse a salvare i nostri compagni, anzi forse sarà pure contenta di vedere
che un’altra ciurma di pirati è stata annientata!” disse Zoro incrociando le
braccia nervosamente.
A Tashiji diedero fastidio
quelle parole “Come osi parlare di me come se fossi il peggior essere umano
esistente al mondo!”
“Sei un marine e come tale vuoi annientare i pirati…dico
bene?” chiese Zoro fissandola negli occhi.
Tashiji non
abbassò lo sguardo, al contrario lo fulminò con gli occhi “Io voglio solo
catturare i pirati e consegnarli alla giustizia che li punirà per le loro
malefatte. Non ho un odio particolare per voi Mugiwara
e quindi non ho mai desiderato che moriste in un modo così assurdo e tanto meno
ho mai desiderato che qualcuno potesse soffrire in eterno a causa di un dio
pazzoide che ha rotto la promessa con i fratelli probabilmente per vendicarsi
di essere stato spedito negli inferi! E dato che non sopporto il tuo
atteggiamento nei miei confronti, ti dimostrerò di che pasta sono fatta” disse
per poi rivolgersi a Zeus “Anche io sono disposta a rischiare!”
Nami la
guardò confusa così come Sanji, mentre Robin sorrise
divertita per come aveva saputo rispondere a Zoro.
Il padre degli dei li guardò uno ad uno, era
arrabbiato con Ade per aver rotto la promessa e per aver violato una legge da
lui imposta e sarebbe stato una sorta di punizione strappargli qualche anima
che aveva catturato, ma allo stesso tempo non voleva fare favori a dei miseri
mortali.
“Andiamo Zeus, falli provare, tanto a te cosa ti
costa?” chiese Era vedendo l’esitazione del marito e colpita dalla forza di
volontà di quei mortali.
Zeus sbuffò e con un gesto delle mani aprì un buco nel
pavimento del tempio, dalla quale scendeva una lunghissima scala che dal cielo
li avrebbe condotti sulla terra e poi negli inferi.
“Scendete quelle scale fino alla finee arriverete a destinazione, ma il
ritrovamento dei vostri amici dipende solo da voi!” disse Zeus prima di
andarsene e sparire dalla vista di tutti.
“Bene, cosa stiamo aspettando?” chiese Zoro recandosi
verso la scala, ma venne fermato da
Robin, la quale preoccupata domandò “È noto a tutti
che una volta entrati negli inferi è impossibile uscirne. Come faremo noi?”
domandò giustamente.
Ermes si alzò e raggiunse i Mugiwara
“Io sono l’unico che riesce andare e venire dagli inferi dato che a volte devo
consegnare la posta ad Ade. Quindi solo grazie al mio potere potrete uscirne.
Tenete questa spilla a forma di ali e quando desidererete tornare, basta
invocare il mio nome e, se non vi arrenderete prima, vi ricondurrò nell’esatto
punto in cui tutto ha avuto inizio…se la vostra nave è intera!”
“Per cosa, per finire nuovamente inghiottiti e finire
tutti quanti negli inferi?” chiese Nami confusa.
“No, quello che è successo non doveva accadere. È stato
il potere di Ade a tagliare il mare e ora interverremo per far si che tutto
torni alla normalità. Potete stare tranquilli, se vi salverete è come se questa
avventura non avesse mai avuto luogo. Ora vi conviene andare prima che mio
fratello cambi idea!” disse Poseidone.
“State attenti mi raccomando!” disse Lily dando un
bacio a Sanji in segno di saluto e di buona fortuna.
“Lily, ci rivedremo, te lo prometto!” disse il cuoco
per poi raggiungere i suoi compagni e cominciare quella lunga discesa che
prevedeva milioni e milioni di scale prima di giungere a destinazione.
I mugiwara non seppero dire da quanto tempo
avevano preso a scendere le scale, sapevano solo che cominciavano a sentire la
stanchezza. Si sedettero un attimo per riposare e poterono notare che mancavano
ancora un migliaio di scale prima di arrivare sulla terra e altrettante per
giungere nel regno di Ade. Alzarono lo sguardo verso l’alto e videro quello che
si erano lasciati alle spalle. Un numero infinito di scale che continuavano
anche oltre le nuvole.
Si sentirono sollevati di dover compiere il tragitto in discesa, invece che
in salita, sebbene quello che aspettava loro una volta giunti alla fine di
quella rampa di scale, sarebbe stato peggiore di una eventualità del genere.
Finalmente giunsero davanti all’ingresso del regno dei morti. Vi era un
portone enorme fatto in bronzo con varie decorazioni che rappresentavano i
diversi metodi di tortura a cui erano sottoposti coloro che nella vita non si
erano comportati bene.
Nami e Tashiji
sentirono diversi brividi percorrere il loro corpo, mentre Robin, lasciando
vincere la sua curiosità di studiosa, era affascinata dall’accuratezza con cui
quelle immagini erano state realizzate.
“Lasciate la speranza o voi che entrate!” disse Nami
leggendo quello che vi era scritto in alto al portone, nonostante non riuscisse
a capire cosa centrasse Dante con gli dei greci.
“Di buon auspicio direi!” disse Sanji ironicamente “Come possiamo entrare? La porta sembra
non volersi aprire!” disse il cuoco mentre provava a forzare il portone.
“Il portone non si apre, si attraversa, ma non essendo noi dei fantasmi è
praticamente impossibile, tuttavia Ermes in qualche modo dovrà pur accedervi!”
disse Robin mentre cercava nell’ambiente circostante qualche meccanismo che
aprisse la porta. Tastò il muro sperando di trovare un interruttore, ma invece
di un pulsante, si vide improvvisamente sparire un braccio.
“Ragazzi, credo di aver trovato un portale tramite cui entrare all’interno”
disse Robin, sparendo al suo interno per poi essere seguita dai compagni.
Il paesaggio si presento loro, più o meno come se l’erano sempre
immaginato. Un posto desolato che si estendeva per migliaia di chilometri,
senza che nemmeno un filo d’erba crescesse. Sarebbe stato buio pesto se le
colate laviche che tracciavano lunghi fiumi scavando la roccia, non illuminassero
un po’ l’ambiente. L’odore di zolfo era fortissimo e il caldo asfissiante,
tanto che tutti si privarono degli indumenti di cui potevano fare a meno. Gli
uomini rimasero a petto nudo, mentre Robin e Nami,
che indossavano già delle maglie corte, tagliarono i loro pantaloni lunghi,
rendendoli molto corti.
Tashiji invece non compì alcuno cambiamento ai
suoi abiti. Non abituata a mettere il suo corpo in mostra, si sentiva
imbarazzata a seguire gli stessi gesti delle donne della ciurma. Avrebbe
sofferto un po’ il caldo. Sapeva che quello tanto sarebbe stato il male minore.
“Come mai non c’è nessuno. Con tutte le persone morte da quando è iniziato
il mondo mi aspettavo un po’ di calca!” disse Nami
guardando intorno a sé.
“Non siamo ancora arrivati. Dobbiamo attraversare il fiume Stige e poi potremmo veramente dire di trovarci negli
inferi!” disse Robin, indicando una figura scura che si trovava immobile
davanti a un fiume nero come la pece.
“Allora muoviamoci!” disse Zoro incamminandosi, ma venne fermato da Sanji, il quale gli disse “Ehi babbeo, dobbiamo andare
dall’altra parte. Vedi di non perderti, perché non ho nessuna intenzione di
venire a cercarti!” disse il cuoco, ricevendo un’occhiataccia da Zoro.
“Come puoi sbagliare strada quando vedi il punto esatto in cui dobbiamo
andare?” chiese Tashiji incredula a quanto aveva
visto. Quando un paio di giorni primi si erano ritrovati da soli e si erano
persi nel tentativo di raggiungere la base della marina, pensava che era stato
un colpo di sfortuna e non colpa del pessimo senso di orientamento dello
spadaccino.
Raggiunsero la figura e Zoro senza troppi giri di parole disse “Ehi amico,
dacci un passaggio dall’altra parte!”.
La figura non fiatò, né mosse un muscolo.
“Zoro, lui è Caronte non ti traghetterà mai se non lo paghi!” disse Nami.
Lo spadaccino storse il naso “Anche qui sotto ci sono spilorci come te!”
disse facendo spuntare una vena pulsante sulla tempia della navigatrice, la
quale decise di non dirgli niente e sospirando disse “Purtroppo non accetterà i
nostri soldi, ma ci vogliono dracme d’oro, i soldi che si usavano nell’antichità!”
“Fantastico, e ora come ce li procuriamo?” chiese Sanji,
prima di sentire la voce di Robin che diceva ai suoi compagni di raggiungerla
sopra la barca, sulla quale si era già accomodata.
Tutti rimasero sorpresi e si domandarono come avesse convinto Caronte a
traghettarli dall’altra parte. L’archeologa aveva previsto anche quel problema
e aveva chiesto ad Athena qualche moneta che la dea
gli offrì volentieri, provando simpatia verso colei che secondo la sua
opinione, nell’intero mondo faceva maggiormente uso del suo intelletto.
Il viaggio sopra la barca non fu molto piacevole, tralasciando che il posto
di per sé non era incantevole. Caronte li inquietava con quel mantello nero, il
volto completamente oscurato dal cappuccio, il respiro a rantoli e le mani
scheletriche che tenevano in mano il remo usato per guidare la barca. Le grida
e i lamenti delle persone torturate si facevano sempre più forti e strani
uccelli dall’aspetto mezzo umano volavano sopra la loro testa.
“Quelle sono quello che credo?” chiese Tashiji
preoccupata.
“Sono arpie, meglio non incrociare le nostre strade con loro!” disse Sanji, provando ribrezzo per quelle creature metà uccello e
metà donne. Aveva già visto un arpia quando erano stati sull’isola di Ceasar, ma in quel frangente aveva trovato la creatura
piuttosto affascinante, ma quelle creature erano inguardabili. Erano calve e
magre tanto da far intravvedere le ossa, le piume erano sciupate e di un colore
grigiastro davvero orribile. I loro occhi erano rosso sangue, i denti appuntiti
con qualche pezzo di carogna ancora incastrato e le zampe sporche di escrementi
come se facessero i loro bisogni direttamente sui loro arti posteriori.
“Dubito che non le incontreremo. Sono le guardie di questo posto!” li
avvisò Robin “E sinceramente non è nemmeno la creatura peggiore che possiamo
incontrare!”
“Cioè?” chiese Tashiji inghiottendo la saliva. Si
era buttata in quell’impresa per orgoglio, ma aveva cominciato a pentirsi del
suo gesto sconsiderato, in quanto era convinta di non aver le capacità per
sopravvivere in un posto del genere. Non sapeva nemmeno se i Mugiwara avrebbero potuto farcela, sebbene si fossero
dimostrati dei mostri in molte occasioni, dove un qualunque pirata sarebbe
morto nel giro di pochi minuti.
“Cerbero, il cane a tre teste, Ade in persona o se ci spingiamo nella zona
sbagliata ciclopi o addirittura Chrono, ma se
incontriamo quest’ultimo stiamo certi che non usciremo da qui.Anche con Ade mi sa che avremo poche
possibilità di sopravvivere!” disse Robin.
“Certo che potresti essere un po’ più positiva!” disse Zoro sbuffando.
“Sono solo realista Zoro! Questa è la situazione peggiore in cui ci siamo
mai trovati!” disse Robin veramente preoccupata per la situazione.
“No, lo saremmo se noi fossimo sopravvissuti e inostri compagni fossero morti sul serio senza
possibilità di recuperarli. Sinceramente temo più questa eventualità di un dio
greco e di quello che posso incontrare nel suo regno!” disse Zoro appoggiato
per la seconda volta da Sanji nel giro di un giorno.
Attraccarono dopo un quarto d’ora di tragitto e quello che trovarono
davanti a loro, furono migliaia di anime in fila in attesa del giudizio.
Dovettero superarli tutti, nella speranza che nessuno facesse polemiche, ma
tutti rimanevano senza parole quando capivano che loro erano in vita. Dei
mormorii cominciarono a diffondersi tra le anime e la voce giunse anche a
coloro che avevano il compito di mantenere l’ordine e da li a poco degli esseri
poco presentabili, sbarrarono la strada ai Mugiwara.
Erano quelli che la gente di sopra chiamava zombie, ma questi non
sembravano stupidi e affamati di cervello, erano benissimo in grado di
intendere e di volere e minacciosi puntarono le loro armi verso gli intrusi.
All’inizio se ne presentarono solo un paio sconfitti in un battibaleno da
Zoro e Sanji, ma a un certo punto dal pavimento
risorsero tanti zombie quanti erano le anime.
I mugiwara fecero un passo indietro, quando
notarono che più ne uccidevano, più ne uscivano fuori e non sapevano dire se da
li a poco sarebbero raddoppiati o triplicati. Infondo di morti in quel luogo ce
n’erano a miliardi, forse anche di più e se anche solo un terzo di quelli erano
stati arruolati nell’esercito di Ade, erano decisamente nei guai.
“Qualcuno ha un’idea?” chiese Tashiji che teneva
in mano la spada, tremando come una foglia. Non voleva avere paura. Non voleva
far vedere ai Mugiwara, soprattutto a Zoro, quanto
fosse debole, ma quella situazione era assurda, un qualcosa a cui lei non aveva
mai pensato di imbattersi. Il massimo a cui si era ritrovata ad affrontare era
qualche pirata impazzito che si credeva chissà chi.
“Non possiamo ucciderli o stordirli. Loro non provano dolore, dobbiamo
trovare un altro escamotage!” disse Robin.
Nami guardò gli zombie e notò che riusciva a
vedere solo le loro sagome senza riuscire a distinguere i dettagli, soprattutto
di quelli più infondo a causa del buio e fu in quel frangente che un’idea la
colpì.
“Tenetevi pronti a scappare!” disse Nami tirando
fuori il suo climacattack.
Richiamò a se due nuvole cariche di pioggia una lontana dall’altra, le
quali però non sembravano voler scaricare l’acqua accumulata, ma più
intenzionate a scontrarsi tra loro, quando partirono a velocità sostenuta come
se fossero attratte una dall’altra.
Quando le due si scontrarono, un forte botto rimbombò negli inferi e una
luce accecante causata dal lampo e poi dal fulmine, fece si che tutti i morti
presenti in quel momento, rimanessero storditi a causa della forte luce che
colpì i loro occhi, ormai abituati a secoli e secoli di costante buio che
regnava in quel posto, illuminato solo dalla lava.
I Mugiwara approfittarono di quel momento per
fuggire da quella situazione di pericolo e varcare i cancelli dell’inferno.
Tutti ebbero i brividi a quanto videro, perfino Zoro e Robin, che cercavano
di mantenere i nervi saldi anche nelle situazioni più disperate. Ma vedere le
anime a cui corrispondevano quelle grida che avevano sentito durante il loro
cammino,non lasciava impassibili
nemmeno loro.
Le torture a cui erano sottoposte quelle anime erano indescrivibili e non
poche volte distolsero lo sguardo da scene raccapriccianti. Vi erano bestie
mostruose di qualunque genere che si divertivano a inveire contro qualche
spirito che chiedeva pietà, altri che ripetevano in continuazione lo stesso
gesto per l’eternità, come Sisifo, un uomo che aveva sfidato gli dei e che era
stato condannato a trasportare un masso dalla base alla cima di una montagna
per l’eternità.
Vi erano anche anime che vedevano mostri mangiare le più buone leccornie
che si potevano desiderare, senza che potessero assaggiarne una piccola
briciola. Quelle persone erano destinate a patire la fame per sempre.
Robin sbiancò improvvisamente e si fermò di colpo e osservò attentamente la
scena.
Nami, Zoro, Sanji e Tashiji si fermarono guardandola speranzosa, credendo che
avesse adocchiato qualcuno dei loro compagni.
“Robin, hai visto qualcuno?” chiese Nami
incrociando le dita.
“Spero vivamente di non vedere il nostro capitano la in mezzo, né nessun
altro!” disse Robin seriamente preoccupata, continuando le ricerche.
“è difficile tenere Rufy lontano dal cibo, quindi
ci sono buone probabilità di trovarlo lì!” disse Zoro alzando le spalle non
capendo il problema, ma Sanji vedendo l’aria
preoccupata dell’archeologa le domandò “Robin perché speri di non trovare i
nostri compagni in quel luogo? Sarebbe già un passo avanti per la nostra
impresa!”
“Se li troviamo in qualunque girone che vengono torturati, finchè non muoiono possiamo sperare di salvarli, ma se si
fanno prendere per la gola o per fame e mangiano quel cibo, non potremo
salvarli…diventeranno demoni!” spiegò l’archeologa che subito venne aiutata
dagli altri nella ricerca concentrata in quel determinato luogo, ma
fortunatamente non parve loro di notare nessun membro della ciurma, sperando
che tra quei demoni non ci fosse già uno dei loro amici.
Nami, Robin, Sanji e
Zoro in un primo momento poterono tirare un sospiro di sollievo non vedendo
nessuno dei loro compagni in quel girone, dove le anime erano costrette a patire
la fame per l’eternità, ma un grido fece capire loro che non avevano guardato
con attenzione.
“Chopper!” urlarono tutti all’unisono, riconoscendo la voce.
La piccola renna infatti, si trovava proprio lì,cercando di rimanere nascosto agli occhi delle
anime, che lo avevano scambiato per uno spuntino appetitoso. Il suo nascondersi
però, risultò vano dato che ora si ritrovava a scappare in ogni dove, con uno
spirito attaccato alla testa, che aveva tutta l’intenzione di divorarlo.
Chopper provò anche a trasformarsi, sperando di spaventare il suo
predatore, ma niente sembrava riuscire a far desistere quell’anima affamata.
Alla piccola renna non restava che piagnucolare chiedendo aiuto.
Qualcuno rispose alla sua preghiera perché improvvisamente lo spirito
liberò il povero Chopper, che solo ad allora si accorse che i suoi amici gli
stavano andando incontro.
“Zoro!” disse felice, vedendo lo spadaccino mentre rinfoderava una sua
katana “Minna, mi siete mancati!” disse per poi saltare sul viso del suo salvatore,
impedendogli di respirare, talmente forte era la sua presa.
“Ho avuto tanta paura!” disse con le lacrime agli occhi.
Robin gli accarezzò la testolina e gli disse di lasciare andare il povero
spadaccino, che a causa della mancanza d’aria aveva cominciato a diventare blu.
“Io ti faccio a fette!” urlò Zoro con il fumo che gli usciva dalle
orecchie, cominciando a correre dietro alla renna, la quale cercò protezione
dietro le gambe di Nami.
Quest’ultima, con una vena pulsante sulla tempia, colpì i due con un pugno
sulla testa, provocando loro un bernoccolo fumante e di grandi dimensioni.
“Vi sembra questo il momento di giocare? Vi ricordo che siamo in una
brutta, bruttissima situazione!”
“Bene, uno l’abbiamo trovato, dove cerchiamo gli altri? Qualcuno sa come
muoversi qui sotto?” chiese Tashiji, sventolandosi
una mano vicino al viso cercando un po’ di frescura.
Chopper, in quel momento, notò il membro della marina per la prima volta.
Fu sorpreso della sua presenza, ma allo stesso tempo felice. La trovava simpatica
e soprattutto, avrebbe potuto iniziare abituarsi a stare con loro, dato che in
teoria lei era destinata a stare con Zoro.
“Ehm…direi di andare!” disse Sanji, facendo
notare ai suoi compagni, che le anime di quel girone, li avevano circondati.
Non gli sembrava poi così assurdo che nelle loro teste passasse l’idea di
mangiare anche loro, dato che erano l’unica cosa a portata di mano.
I Mugiwara cominciarono a correre a più non
posso, finchè videro che le anime non erano più in
grado di seguirli. Vi era come una barriera invisibile, che li teneva
imprigionati in quell’unico luogo e che nessuno, a parte qualche eccezione,
poteva attraversare.
“Mamma, che posto è questo? è spaventoso! Pensavo che dopo la morte ci
fosse una luce da seguire e poi dei bei pascoli verdi con tanti fiori e alberi
colorati che nascondono tra le loro foglie tante caramelle colorate e
deliziose, ma questo è un incubo!” disse Chopper, che non si era ancora reso
conto della situazione.
“Ti trovi negli inferi e noi siamo qui per tirare fuori te e gli altri!”
disse Zoro semplicemente.
Chopper sgranò gli occhi spaventato “Ma…ma…io non sono stato cattivo…non
credo. Oh no, forse i pirati di qualunque genere sono considerati feccia
nell’aldilà. Aiuto, io non voglio stare qui per l’eternità!” disse,
ricominciando a piagnucolare.
“Non ti preoccupare. In realtà né tu, né gli altri siete morti… o almeno
non lo siete nel modo corretto e quindi non siete stati giudicati per le azioni
compiute. Ci troviamo tutti qui a causa dei capricci di un dio!” disse Nami.
“La solita nostra fortuna!” disse Sanji
accendendosi una sigaretta.
“Ma chi erano quei tipi di prima? E perché mi volevano mangiare?” chiese il
dottore.
“Immagino sia il girone dei golosi, gente che in vita mangiava di tutto e
di più anche a discapito di gente affamata. Ora sono loro a dover patire la
fame!” disse Robin analizzando la situazione.
I ragazzi ripresero il cammino in quell’inferno, saltando di roccia in
roccia per evitare di cadere nella lava, là dove il paesaggio si frastagliava.
Non sapevano esattamente dove andare, ma decisero di seguire le urla dei
disperati di quel luogo. Optarono per visitare i vari gironi e vedere se
riuscivano ad avere fortuna come con Chopper.
Non seppero dire per quanto tempo camminarono, forse minuti, forse ore, ma
infine giunsero in un altro girone.
Vi erano anche qui migliaia e migliaia di anime. Queste erano legate con
delle catene a polsi senza però che i loro piedi toccassero terra. Erano tenuti
a diversi metri di distanza dal suolo e queste catene, che internamente erano
presentavano degli spuntoni affilati, non si soffermavano a penetrare le carni,
ma squartavano i polsi, lacerando i muscoli fino a quando le mani non si
staccavano completamente a causa dell’enorme peso attaccato ai piedi dei
dannati, che li tirava verso il basso. Quando la mutilazione avveniva, tutto
tornava a posto e l’agonia ricominciava. Era il girone dei ladri e degli
assassini, i quali in vita, con le loro mani avevano fatto del male a parecchia
gente, derubandole dei loro beni e privandole della loro vita.
Le urla erano agghiaccianti e sul pavimento roccioso vi era una quantità
industriale di sangue e pezzi di carne putrefatta con dei vermiciattoli che si
cibavano dei resti.
Vennero i brividi a tutti quanti a quella scena. Tashiji
perse i sensi per qualche istante e Nami e Chopper,
allontanandola, ne approfittarono per scappare, non riuscendo nemmeno loro a
sopportare una tale vista.
La navigatrice si domandava come Robin riuscisse a non distogliere gli
occhi da un tale spettacolo, ma l’archeologa aveva dovuto affrontare talmente
tante difficoltà nella vita, che aveva costruito attorno a sé una corazza,
rendendola fredda a certe cose, ma sensibile quando si trattava delle persone a
lei care.
Non avrebbe voltato il capo, se là in mezzo ci fosse stato uno dei suoi
compagni. Avrebbe assistito anche a cose peggiori se sarebbe servito ad aiutare
i suoi compagni.
Nami sospirò quando vide che anche Sanji non aveva retto e ora era impegnato a svuotare il suo
stomaco disgustato.
Zoro fece fatica a resistere. Per quanto potesse apparire freddo
esternamente, la ciurma sapeva che aveva un cuore, ma in quel momento si faceva
forza, essendo mosso dallo stesso desiderio di Robin. I due si guardarono e
scossero la testa, confermando l’uno all’altro che nessuno era presente in quel
girone.
“Andiamo via da qui, per favore!” disse Tashiji
tremante e cercando di tapparsi le orecchie per allontanare il più possibile
quelle grida di dolore.
Non riuscirono però ad allontanarsi molto perché qualcosa attirò la loro
attenzione…qualcosa di insolito.
“Cosa sta succedendo laggiù?” si domandò Sanji
confuso, indicando un punto in lontananza.
Un’enorme nuvola di polvere si alzò nell’aria e da questi sembravano spuntare
degli arbusti, i quali tenevano tra i loro rami, qualche sorta di creatura
dall’aspetto minaccioso.
Questi, nonostante fossero lontani, sembravano essere alti tre metri, se
non di più, e avevano una muscolatura che avrebbe fatto impallidire persino Hercules.
“Quelli sono oni, demoni degli inferi della
cultura Giapponese!” disse Robin sorpresa.
“Cosa?” chiese Nami guardando la compagna “Come
mai nel nostro mondo ci sono tradizioni e creature mitologiche che non ci
appartengono?”
“Probabilmente perché essendo noi dei personaggi inventati, che vivono in
un mondo inventato,siamo in balia delle
fantasia dell’autore, che probabilmente usa credenze della sua realtà per
renderci la vita più avventurosa!” ipotizzò Robin.
Nami sembrò inviperirsi a quella affermazione
e cominciò a pensare di voler mettere mano su chiunque avesse deciso di farli
passare per gli inferi, quando avrebbe semplicemente potuto inventare una
tranquilla giornata trascorsa sulla Sunny, senza che
intemperie, marina o mostrimarini,
disturbassero la loro serenità e soprattutto si domandava perché, chi stava
scrivendo, non l’avesse ancora resa ricca sfondata.
“Tsè, questa idea che noi siamo solo personaggi
inventati, non me la bevo. Tutto questo è reale. Qui stiamo rischiando la vita
ed è impossibile che sia tutto finto!” cominciò Zoro.
“Sono d’accordo con il marimo. Per quanto né
sappiamo, nei cento anni di buio si possono essere create culture e credenze
che non sono giunti fino a noi. Magari questo Giappone era il nome di una terra
emersa in quel periodo, come anche la Grecia. Chi può dirlo. Solo perché
abbiamo trovato dei manga che rappresentano le nostre avventure non vuol dire
niente. Era solo una stranezza di quell’isola. Lo so che Karin ha detto che
esiste un mondo reale, ma fino a prova contraria anche lei apparterrà a questo
mondo, come può sapere che esistono altri mondi paralleli?” disse Sanji.
Nami sbuffò “Mi sta venendo mal di testa. Ora
decidiamo! Andiamo dove ci sono quei bestioni imprigionati da quegli alberi o
dato che ci possono stritolare come niente, date le loro dimensioni, li
evitiamo?”
Tashiji si sistemò gli occhiali “Non vi sembra
strano che delle piante crescano qui sotto e che si ribellino contro le
creature di quaggiù?”
I Mugiwara si guardarono increduli per non averci
pensato prima.
“Usopp!” urlarono all’unisono, per poi correre in
direzione della polvere alzata dalla corsa degli oni,
che a ogni passo facevano tremare il terreno circostante.
“Usopp, ci sei?” urlò Sanji,
sperando di sentire il suo compagno, ma egli dovette fare in balzo indietro
quando un Oni venne lanciato in aria, da una pianta
impazzita, per cadere proprio dove lui si trovava.
Nami e Chopper dovettero buttarsi a terra,
quando una liana, cercò di catturarli.
“Lo zolfo e il calore di questo posto danneggiano le piante, che cercano un
modo di scappare alla sofferenza agitandosi a più non posso. Se non stiamo
attenti, anche noi potremmo finire stritolati!” disse Robin, creando una mano
gigante, che facesse da scudo a lei e Tashiji, contro
l’attacco del vegetale.
“E se Usopp fosse rimasto vittima della sua
stessa arma?” chiese Chopper spaventato, dato che non riusciva né a vederlo, né
a percepire il suo odore, a causa dello zolfo.
“Non credevo che quello col naso lungo potesse fare tanto casino. Credevo
che fosse debole, non ha nessun potere particolare e soprattutto non credevo
che possedesse armi del genere!” disse sorpresa Tashiji.
Zoro sguainò tutte e tre le spade pronto a dare battaglia e prima di
lanciarsi nello scontro guardò il membro della marina infastidito dicendo “Usopp non sarà il più forte di noi, ma non è un debole. Ha
un grande coraggio e abilità che nessun altro possiede. È anche grazie a lui se
il nostro viaggio non è ancora terminato. Ognuno di noi è prezioso e se
sottovaluti ancora un mio compagno in questo modo, non rispondo di me stesso.
Prima di giudicare, guardati tu stessa. Quella più inutile qui, sei tu!”
Tashiji abbassò il capo. Si era sentita ferita da
quelle parole, sebbene sapesse che quella era la verità. Si sentiva inutile e
senza l’aiuto dei mugiwara, non sarebbe mai uscita da
quel posto.
Sanji, Robin, Nami e
Chopper inseguirono lo spadaccino nella mischia, attaccando e schivando le
piante e i vari Oni. Questi ultimi infatti, notandoli,
cominciarono ad attaccare anch’essi e sebbene non ci fosse una vera e propria
logica nei loro attacchi, un loro colpo andato a segno poteva fare parecchio
male.
Quegli esseri erano in grande numero. La voce che alcuni intrusi si erano
addentrati negli inferi, era giunta alle loro orecchie e tutti avevano
abbandonato i gironi che dovevano controllare, in quanto le anime tecnicamente
non potevano scappare, per stanare e finire i clandestini.
“Qualcuno vede Usopp?” urlò Nami,
cercando di sovrastare il putiferio dello scontro e i ruggiti dei mostri.
Ricevette solo risposte negative. Il cecchino non sembrava essere nei
paraggi.
Robin, chiese alla navigatrice di coprirle le spalle, mentre lei,
richiamando a sé i suoi poteri, avrebbe sparso vari occhi in giro, sperando di
trovare il loro compagno.
“Lo trovato! Zoro, Sanji, Chopper per di là, in
quella insenatura!” disse Robin, indicando il luogo epreoccupata per Usopp,
che non sembrava passarsela bene.
Egli era nascosto in uno spazio tra due rocce, sperando di scappare dalla
vista di quei mostri, i quali lo avevano conciato per le feste.
“Usopp!” gridò Sanji,
quando abbassandosi verso il buco sul terreno, profondo un paio di metri e
largo quasi un metro, vide il suo compagno rannicchiato, che sembrava non muoversi.
Chopper si infilò nella cavità per controllare le sue condizioni.
Aveva diverse ferite e lividi in tutto il corpo, segno che gli oni non ci erano andati tanto leggere con lui, ma la ferita
che preoccupò maggiormente il dottore, fu quella alla testa.Aveva infatti un profondo taglio sopra la
fronte da cui usciva molto sangue.
Questo gli era stato provocato da un forte colpo al capo e Chopper temeva
che Usopp potesse avere un trauma cranico, dato il
suo stato di semi-coscienza.
“Chopper rimani con lui, pensiamo noi a sistemare questi bestioni!” disse Sanji determinato.
Lo sguardo del cuoco si fece cattivo e fu diretto verso gli oni che avevano fatto del male a un suo compagno. Prese a
correre più forte che poteva, prima di compiere un salto in alto e poi buttarsi
in picchiata verso il collo di uno di loro, per poi ripetere l’azione più volte,
arrivando a colpirne fino a cinque prima di toccare nuovamente terra.
Ma i suoi calci non si sarebbero fermati lì, avrebbe sistemato la maggior
parte di loro e i suoi colpi sarebbero stati più infuocati del solito. Tutto
pur di andarsene da lì e di accoppare più nemici dello spadaccino, dato che per
lui e Zoro, ogni occasione era buona per gareggiare.
Anche Zoro ne aveva atterrati diversi grazie al suo triplo fendente, ma non
attaccò sempre con tre spade. Capì che in fin dei conti gli oni
non erano molto furbi e, sebbene potenti, erano facili da trarre in inganno. Una
sola spada sarebbe stata sufficiente.
Ma nonostante quei colossi se la cavassero male con lo spadaccino e il
cuoco, le ragazze avevano qualche difficoltà.
I demoni capirono che la minaccia più grande, proveniva dal climacattack di Nami e uno di questi, afferrò l’arma ancora impugnata tra
le mani della navigatrice.
Nami cercò di strattonare il bastone per
riprenderne possesso, ma venne sollevata in aria e, con un brutto movimento,
scaraventata a terra.
L’oni sarebbe stato pronto a colpirla con il climacattack se Tashiji, sfoderando la sua spada, non si fosse messa in
mezzo, parando il colpo.
La ragazza stinse i denti e gli occhi, sentendo la possente pressione che
l’oni stava facendo sulla sua arma.
“Non resisterò a lungo!” Disse la ragazza, ormai sulle sue ginocchia.
Robin, creò un piede gigante e con questo, diede un calcio al nemico che
volò lontano, perdendo la presa sul bastone di Nami,
la quale fu ben contenta di riappropriarsene.
Frail combattimento dei Mugiwara e quello intrapreso dalle piante di Usopp, gli oni compresero di
avere la peggio e decisero di ritirarsi, sapendo che altre creature sarebbero
intervenute a fermare gli intrusi.
Tutti si sedettero a terra per riprendere fiato, il quale mancava sia a
causa della fatica fatta, sia a causa dell’afa, che faceva sembrare loro di non
avere abbastanza ossigeno da immettere nei polmoni.
Chopper, passato il pericolo, si mise in groppa Usopp
e uscì dal suo nascondiglio.
Aveva appurato che il ragazzo si sentiva stordito e aveva un mal di testa
lancinante, quindi gli aveva ordinato di rimanere sulla sua groppa e di
riposare. I sintomi di un trauma cranico erano presenti, ma la piccola renna
poteva affermare che questo non avrebbe portato a nessuna conseguenza, se Usopp avesse fatto il minimo sforzo.
Passarono diversi minuti, poi rialzandosi Zoro disse “Muoviamoci a trovare
gli altri e andiamocene da questo posto!”
Gli altri seguirono il suo esempio e la ricerca dei compagni dispersi,
riprese.
Capitolo 64 *** La situazione comincia a complicarsi ***
Ecco qui, sta volta non vi ho fatto
attendere molto ^^
Lasciate un commentino pleeeease
Buona lettura
Capitolo 64: La situazione comincia a complicarsi.
I mugiwara ripresero il loro cammino, dirigendosi
verso ovest, dove si intravvedeva un’altura, dietro la quale sentivano arrivare
altri lamenti.
Tashiji nonostante il caldo, cominciò a
strofinarsi le braccia, per calmare i brividi che l’ansia le stava creando.
Aveva il terrore di scoprire cosa ci fosse là dietro.
Robin si accorse del suo comportamento e affiancandola, cercò un modo per
distrarla dai suoi pensieri “Sei stata molto coraggiosa prima. Nessuno di noi
sarebbe riuscito a intervenire in tempo per salvare Nami!”
Tashiji scosse la testa “Non credo che il mio
intervento sia stato decisivo. Nami se la sarebbe
cavata ugualmente!”
“Non che mi piaccia ammettere di essere stata a un passo dalla morte, ma se
quell’oni mi avesse colpita, mi avrebbe uccisa!”
cominciò Nami, ma prima che potesse continuare, Usopp la interruppe e punzecchiandola disse “Bhe, almeno ti trovavi vicino al girone dei ladri…il luogo
adatto a te. Ti saresti risparmiata il viaggio per l’aldilà!”
“Vedo che il trauma cranico ti sta passando!” disse Nami
con una vena pulsante sulla tempia estringendo un pugno, continuò “Ora ci penso io a fartelo tornare!”
Chopper credette alla sua minaccia e cominciò a implorare la ragazza di
risparmiare il povero Usopp, spiegandogli cosa avrebbe
comportato un eventuale nuovo colpo alla testa.
“Non devi credere a tutte le minacce che ci escono dalla bocca, Chopper!”
disse Zoro, riferendosi anche a quando, poco prima, aveva finto di volerlo fare
a fette.
“Oh, era uno scherzo?” chiese l’interpellato confuso.
“Ma che razza di domande!” disse Nami scuotendo
la testa rassegnata, poi rivolgendosi nuovamente a Tashiji,
la ringraziò per il suo gesto.
Il membro della marina accennò a un sorriso e arrossì leggermente.
Robin sorrise e guardando Zoro con la coda dell’occhio disse “Non è poi
così inutile…vero Zoro-san?”
“Tsè! Continuo a pensare quello che ho detto!”
rispose bruscamente lo spadaccino, prima di doversi difendere da un attacco di Sanji, che voleva costringerlo a chiedere scusa alla
ragazza per averla offesa.
Tashiji guardò uno ad uno i componenti della
ciurma e presa dalla curiosità chiese “Come fate a comportarvi come se niente
fosse? Dovreste mantenere la concentrazione, attivare tutti i sensi e mantenere
il silenzio per captare il minimo cenno di pericolo. Invece riuscite a
scherzare, litigare e parlare nonostante la situazione. E non lo state facendo
solo ora, ma da quando siamo qui sotto. Sembra quasi che stiamo andando a fare
una scampagnata!”
Robin ridacchiò e disse “è un modo per non farci prendere completamente dal
panico o dalla paura. Cerchiamo di rilassarci, senza però perder di vista
l’obbiettivo. Se ci fermiamo a pensare alla situazione in cui ci troviamo,
potremo anche avere la tentazione di tirarci indietro, cosa che non possiamo permetterci!”
Tashiji la guardò stupita.
“Anche i nostri corpi sono scossi da brividi e nelle teste di tutti saranno
già passati chissà quali pensieri negativi, ma dobbiamo farci forza e andare
avanti, perché questo posto non ci fa più paura di quello che ci aspetta se
falliamo la missione!” Continuò Robin seria.
“Cioè perdere i vostri compagni. Ma se per qualche ragione qualcuno
rimanesse indietro? Se non riusciste a salvare cappello di paglia ad esempio?”
chiese Tashiji.
“Noi ce la faremo!” disse Zoro schietto.
“Ma se…” continuò Tashiji.
“Nessun se! Usciremo tuttie dieci
fuori da qui!” disse Zoro guardandola storto, non volendo minimamente pensare
di lasciare qualcuno indietro.
Tashiji sussultò comprendendo che il numero dieci
era lei, in quanto Karin era scomparsa in seguito alla morte di Rufy.
“Siamo disposti a tutto pur di salvare i nostri compagni, ma…se proprio
quel se dovesse presentarsi…ho degli ordini a cui obbedire. Rufy
mi ha dato il compito di salvare almeno voi ragazze, quindi non potrei astenermi
a questo ordine. Comunque vada, qualcuno da qui uscirà vivo, anche se dovessimo
lasciare qualcuno indietro!” disse Sanji strizzando
gli occhi e i pugni con forza.
Nami si morse il labbro e aggiunse “Se Rufy non avesse dato quell’ordine e non ci fossi tu, che ti
trovi in questo guaio per colpa nostra, noi moriremo pur di salvare tutti.
Lasciare indietro qualcuno non sarebbe contemplato!”
Tashiji fu colpita da quelle parole e da quella
determinazione. Smise di camminare, attirando su di sé i vari sguardi.
“è incredibile. Vi ho sempre giudicato male in quanto pirati, ma…devo
ammettere che per certi aspettisiete
migliori dei marine. Tra di noi non c’è questo legame, esiste solo il dovere e
se per rispettarlo si mietono vittime inutili tra di noi, poco importa…si
continua ad andare avanti. I superiori soprattutto quelli più potenti, ci
considerano solo delle pedine da usare per i loro giochi e questo a pensarci è
davvero orribile. Fortunatamente il Capitano Smoker
non è così, ma purtroppo lui non è ai vertici del potere!”
“I marine considerano noi pirati come se fossimo esseri della peggior
specie, esseri spietati che non guardano in faccia nessuno, nemmeno i bambini,
eppure non sembra che la vostra razza sia migliore di noi!” disse Usopp.
“Non siamo tutti così, c’è anche gente di tutto rispetto tra i marine!”
disse Tashiji, cercando di non far perdere
completamente la dignità ai marine.
“Bhe, la stessa cosa vale per noi pirati!” disse
Chopper “Noi non siamo cattivi!””
Tashiji accennò a un sorriso “No, da quello che
vedo e che ho sentito dal Capitano Smoker non lo
siete. Lui ha molto rispetto per voi e comincio a capire perché!”
Tutti sorrisero a quell’affermazione, Zoro compreso, sebbene interruppe
quell’attimo in cui tutti stavano facendo amicizia, riprendendo a camminare,
ricordando così cosa stavano facendo.
Si avvicinarono sempre più alla cima dalla collina, dalla quale sentivano
provenire, oltre alle grida, un vento caldo.
Quando ebbero la completa visuale del territorio circostante, i Mugiwara, compresero da dove quell’aria proveniva.
C’era un tromba d’aria perenne in una gola profonda diversi chilometri,
dentro la quale, si intravvedevano migliaia di corpi che erano condannati a
volteggiare in cerchio a una velocità estrema, sbattendo tra di loro malamente,
rompendosi le ossa, provocandosi tagli, lividi e contusioni.
“Che girone è questo?” chiese Sanji non
comprendendo.
“Credo sia quello dei lussuriosi. Come in vita sono stati travolti dalla
passione, ora sono travolti da una tempesta senza fine!” rispose Robin.
“Questo è il posto adatto a te cuoco da strapazzo!” disse Zoro incrociando
le braccia.
“Taci testa d’alga o ti prendo a calci fino a buttarti là dentro!” rispose Sanji fulminandolocon lo sguardo.
“Come facciamo a vedere se ci sono Franky, Brook o Rufy inquesto girone? Non si intravedono bene le
persone che sono dentro a quel tornado!” chiese Usopp.
“Io non riesco a percepire il loro odore. Vorrei che fosse un buon segno!”
disse Chopper abbassando le orecchie.
“Avviciniamoci!” disse Nami.
“E se veniamo risucchiati dalla tromba?” chiese Tashiji
preoccupata.
“Bhe, cerchiamo di non farci risucchiare!”
rispose semplicemente la navigatrice.
I ragazzi si avvicinarono piano piano, nascondendosi tra le rocce, in modo
tale che il vento non li attirasse a sè, ma un altro
ostacolo si presentò loro.
Nami sentì che qualcuno bussava
insistentemente alla sua spalla. Stava quasi per insultare uno dei suoi
compagni, convinta della loro colpevolezza, ma quando si girò, si paralizzò.
Uno scheletro, con ancora della carne putrefattaattaccata alle ossa, le stava puntando una
lancia contro.
La ragazza urlò attirando l’attenzione dei nakama,
i quali, intervenendo in suo soccorso, vennero circondati da altri scheletri.
“Abbiamo catturato gli intrusi!” disse uno scheletro che aveva un occhio a
penzoloni.
“Buttiamoli nella tromba d’aria!” disse un secondo scheletro con la
mandibola storta, a causa di un brusco colpo preso.
“No, diamoli in pasto a Cerbero!” disse un terzo che come resti aveva solo
lembi di pelle rimasta attaccata alle sue ossa.
“E se li buttiamo nella lava?” chiese un quarto, questo dall’aspetto meno
impressionante, in quanto era quasi del tutto pulito, senza troppi resti
addosso e soprattutto senza esserini viscidi che gli camminavano addosso come
agli altri.
“Pietà, non vogliamo morire!” disse Chopper piagnucolando.
“Se vi trovate qui, siete già morti!” gli ricordò uno scheletro.
“Comunque sia, non farete nessuna delle opzioni elencate prima!” disse Zoro
sfoderando due Katane, ma prima che potesse fare anche
solo un passo, qualcuno si mise in mezzo.
“Suvvia amici, non c’è bisogno di combattere. Ci penso io a loro yohohoho!”
I Mugiwara sgranarono gli occhi quando videro Brook, il quale sembrava fare parte del gruppo.
“Tu? Sei un novellino appena uscito dalla tempesta e anche se sei più
pulito di noi, non vuol dire che spetti a te il compito di punirli. Spetta al
più anziano di tutti noi decidere cosa farne di questi intrusi!” disse un
nemico.
“Ma se non mi fate fare niente come posso imparare? E poi Ade ha affidato a
me il compito di condurli da lui, se mai mi fossero capitati davanti. Non
vorrete fare arrabbiare il dio degli inferi vero? Quel tipo fa accapponare la
pelle…che noi non abbiamo, a parte il numero tre, yohohohoho!”
Gli scheletri si irrigidirono e scossero violentemente la testa, facendo
comprendere il terrore che avevano nei confronti di Ade.
“Bene! Inoltre ho bisogno di una passeggiata…qui è un vero mortorio yohohoho!” disse Brook, facendo
cenno ai Mugiwara di seguirli.
Quando furono abbastanza lontano da occhi indiscreti, Nami
chiese “Brook, che cosa ci facevi lì con quegli
scheletri? Ti stavi facendo degli amici?”
“Oh Nami-san, mi sei mancata. Mi faresti il dono
di farmi vedere le tue mutan…”cominciò Brook, prima di venire spiaccicato con una parete rocciosa.
Il musicista si rialzò e come se quell’ultimo spiacevole incidente non
fosse avvenuto, spiegò “Ho semplicemente finto di essere uno di loro, dato che
se la passano meglio rispetto a quelli dentro la tromba marina e dato il mio
aspetto non ho fatto fatica a convincerli che fossi stato scelto da Ade per
essere messo a guardia del girone come loro. Un compito di prestigio a quanto
sembra, dato che in caso contrario, le carni che gli sono state strappate a
furia di sbattere l’uno contro l’altro, sarebbe ricresciuta dando vita a un’agonia
eterna. Mi si addrizzano i peli in tutto il corpo al solo pensiero …oh ma io i
peli non ce li ho! YohohohohskullJoke!”
“Sei stato geniale Brook! Anche il fatto che sei
nudo fa parte del tuo camuffamento?” chiese Usopp
quadrandolo dalla testa ai piedi.
“Esatto. Non guardatemi in quel modo, mi mettete in imbarazzo!” disse
cercando di coprirsi le parti intime, che ovviamente non aveva.
“Comunque…che ci fate qui? Alcuni di voi erano ancora vivi. Vi mancavo per
caso?” chiese il musicista piegando la testa di lato.
“Non potevano non venire a salvare te e gli altri, Brook-san!”
disse divertita Robin.
“Io invece comincio a pensare che l’idea di lasciarlo con i suoi simili in
questo inferno, non sia male!” disse Nami, ancora
arrabbiata per la sua richiesta, nonostante ormai ci fosse abituata.
Tashiji guardò lo svolgersi della scena stupita,
ma sussultò quando si ritrovò il viso di Brook
davanti. Doveva ammetterlo, il musicista gli faceva impressione.
“Oh, cosa vedono le mie orbite oculari...Tashiji-san.
Mi fai vedere le tue…” Brook finì nuovamente sulla
stessa parete rocciosa che lo aveva ospitato poco prima.
Nami, imbestialita, prese per mano il membro
della marina, trascinandola via da quel pervertito, sebbene il pericolo non
fosse lui, ma quell’essere che poco dopo, con un forte strattone, le fece
perdere la presa sulla ragazza.
Un urlò riempì la zona circostante e i Mugiwara
si fecero prendere dal panico, quando guardandosi intorno non videro più Tashiji.
Non vi erano buche lungo il loro tragitto, che potessero averla ingoiata.
Fu il suo continuo chiedere aiuto che fece alzare le teste ai pirati, i quali
videro diversi esseri volanti dall’aspetto disgustoso, una dei quali aveva tra
i suoi artigli la povera Tashiji. Questi erano
creature calve, con denti affilati, occhi iniettati di sangue e piume sciupate
che cadevano perdevano a ogni sbattito di ali.
“Che…che sono quelle?!” chiese Usopp, facendo
uscire gli occhi dalle orbite e cominciando a tremare.
“Sono arpie!” disse Robin osservando il nemico per studiarne i movimenti,
mentre Sanji, cominciando a prendere a calci l’aria,
si era innalzato a diversi metri da terra, salendo sempre più in alto.
Caricò diversi colpi, i quali andarono a vuoto a causa dell’estrema agilità
dei quegli esseri, che lo presero alla sprovvista.
Le arpie, a differenza degli oni che combattevano
da soli senza organizzarsi, si allearono contro colui che al momento stava
creando loro maggiori problemi e con i loro artigli affilati, puntarono sul
povero cuoco, che riuscì a difendersi fino a quando l’elevato numero di quelle
bestie, ebbe la meglio su di lui.
Sanji ricevendo un profondo taglio sul petto e successivamente
un forte colpo che andò a incrinargli qualche costola, perse l’equilibrio e
cominciò a precipitare. Tashiji, che si trovava fra
gli artigli di un arpia più in basso, che si era tenuta lontana dalla lotta per
non perdere la sua preda, vedendo il cuoco cadere, lo afferrò appena in tempo,
sebbene facesse fatica a sostenere il peso del ragazzo.
Sanji però, nonostante i colpi subiti si
riprese dallo stordimento e cominciando a scalciare nuovamente l’aria, ignorando
il dolore, cercò di allargare gli artigli dell’arpia per liberare Tashiji, ma l’essere, non essendo d’accordo col suo piano,
l’allontanò con un colpo d’ali.
Sanji tornò a terra, dando spazio ai suoi
compagni, che avevano armi più congeniali alla battaglia.
“Usopp, pensaci tu!” disse infatti il cuoco, dato
che Usopp grazie alla sua Kabuto
e mira infallibile, nonostante l’agilità delle arpie, avrebbe di sicuro fatto
centro.
Alla richiesta di Sanji, il tremore che si era
impossessato del cecchino svanì e sentendosi orgoglioso dell’opportunità
concessagli, dopo essere sceso dalla groppa di Chopper, attinse al suo arsenale
e cominciò a lanciare diversi proiettili in aria.
Mancò il bersaglio e Nami cominciò ad insultarlo
con parole poco raffinate, ma Usopp aveva sbagliato
la mira di proposito.
Egli infatti, aveva lanciato dei proiettili pieni di peperoncino, che diffondendosi
nell’aria, aveva accecato le arpie e reso loro la respirazione più difficile.
“Sei grande Usopp!” urlò Chopper felice.
L’interessato sorrise e prendendo altre munizioni, urlò “hinotoriboshi”.
Questi proiettili a metà percorso esplosero in un’enorme fiammata, che assumendo
l’aspetto di un uccello di fuoco, andarono a colpire diverse arpie, che caddero
a terra abbrustolite.
“Sta attento a non colpire Tashiji, ci manca solo
che si faccia male e che debba portarla in spalla!” disse Zoro con le braccia
conserte e sbuffando, sebbene non perdesse di vista l’arpia che l’aveva
catturata.
Usopp lo guardò di sottecchi e caricando il
prossimo colpo disse “Si, certo. Ammettilo, sei preoccupato per …” il cecchino
non riuscì a terminare la frase, che un giramento di testa lo colse impreparato
e se non cadde a terra, fu solo grazie alla presenza di Zoro al suo fianco.
“Oi, Usopp!” lo chiamò lo spadaccino, preoccupato
quando vide che il suo compagno si teneva fortemente la testa.
Chopper lo soccorse e lo rimproverò “Te l’avevo detto di non strafare. Un
trauma cranico, per quanto sia leggero, non è da sottovalutare. Non puoi morire
al momento, ma se il tuo cervello dovesse subire ulteriori danni, una volta
fuori, io non potrei porre rimedio!”
“Bene, ora tocca a me!” disse Nami alzando il suo
climacattack e guardando
Zoro che era pronto a sfoderare le sue armi “Tu è meglio che conservi le tue
spade per qualche essere peggiore. La Shuusui mi
sembra sia stata danneggiata durante lo scontro con gli oni,
non vorrei che si rovinassero anche le altre due e che al momento del bisogno,
siano utilizzabili!” gli fece notare Nami partendo
all’attacco e chiamando a sè fulmini e lampi.
Sanji guardò Zoro con la coda dell’occhio.
Aveva notato un certo nervosismo nel linguaggio del corpo del compagno e solo
ora comprese il perché. Se le sue spade si rovinavano a causa dell’ambiente in
cui si trovavano, in caso di bisogno lo spadaccino non sarebbe riuscito a fare
molto.
“Ora capisco!” disse il cuoco, cercando di tamponare la ferita al petto da
cui usciva non poco sangue. Se Chopper non era ancora intervenuto a fermare l’emorragia,
era solo perché essendo negli inferi, non potevano morire di nuovo, ma appena
usciti da lì avrebbe dovuto soccorre il ragazzo, prima che morisse dissanguato.
“Cosa?” disse Zoro, non perdendo di vista Nami e
le arpie.
“Perché non eri ancora intervenuto!” rispose Sanji.
“Non sto cercando di proteggere le mie Katane, se
è questo che pensi!” disse Zoro seccato.
“No, so che ci tieni, ma che reputi più importanti le nostre vite delle tue
spade. Non sei uno stupido e anche tu hai capito che incontreremo ostacoli ben
peggiori lungo il cammino e le spade ti serviranno!” disse Sanji,
il quale venne guardato per la prima volta dallo spadaccino.
“In ogni caso, dubito che dureranno ancora molto!” disse quest’ultimo.
Sanji sussultò a quelle parole.
“Non è solo questo calore e questa aria acida che sta rovinando le mie
spade. Erano danneggiate già da prima. Il mio combattimento con Rufy, come hai visto, non è stato una passeggiata. Ha
colpito duro e le mie Katane ne hanno risentito. Tashiji ha provato a risistemarle per quel poco tempo che
le ha tenute in mano quando siamo stati catturati, ma per quanto devo ammettere
che sia stata abile nel sistemarle, non è un’esperta e non è riuscita a
rimetterle in sesto completamente. Avrebbero comunque retto abbastanza a lungo,
se non fossimo finiti qui sotto!” continuò Zoro.
“Perché non hai detto niente? Avrei pensato io a sistemare gli Oni, evitando così di accorciare la loro vita!” disse Sanji arrabbiato.
“Quegli Oni erano potenti e in gran numero e noi
eravamo a corto di compagni. Ora abbiamo Brook e Usopp…o almeno avevamo!” disse lo spadaccino lanciando un’occhiata
al povero cecchino.
Sanji sbuffò e solo allora si ricordò “A
proposito, dov’è Brook?”
Zoro glielo indicò e solo allora il cuoco si accorse che il musicista,
essendo privo di armi e di vestiti, si stava fingendo morto per non essere
catturato dalle arpie, come se quegli esseri avrebbero potuto sfamarsi delle
sue carni.
Robin continuava a guardare le arpie e a seguirne i movimenti. Erano troppo
veloci perché lei riuscisse a fermarle con i suoi poteri, quindi era in attesa
del momento buono, per poter sfoggiare il suo frutto del diavolo.
L’arpia che aveva catturato Tashiji, voleva
allontanarsi con la sua preda, ma la zona cosparsa di fulmini continui, non le
diedero la possibilità di scappare. Nonostante questo, si muoveva a zig zag,
con estrema velocità, in modo da non cadere in qualche trappola dei mugiwara.
L’arpia però non aveva inteso che Nami non la
stava colpendo di proposito, nonostante le sue compagne erano già quasi tutte ko.
“Nami, colpisci l’arpia con Tashiji!”
urlò Robin alla navigatrice.
“Cosa? Sei impazzita?” chiese Nami sorpresa.
“Voglio solo che la stordisci, usa un basso voltaggio, in modo tale da non
danneggiare la ragazza!” le consigliò l’archeologa.
Nami cominciò a sudare freddo temendo di
fallire, ma cercò di fare quanto la sua compagna le chiese.
Un fulmine di una colorazione diversa rispetto agli altri, che faceva
intendere un basso voltaggio, andò a colpire l’arpia designata, la quale, per
lo shock, si paralizzò momentaneamente, permettendo a Robin di attaccare.
“Dos Mano Clutch!”
disse quest’ultima, facendo comparire due mani sulle ali dell’arpia e
spezzandole, stritolandole con forza.
La nemica urlò dal dolore e istintivamente allargò gli artigli, lasciando
precipitare il membro della marina, la quale venne afferrata al volo da Zoro.
La ragazza si strinse al suo petto non ancora consapevole di quanto
accaduto, ma quando riaprì gli occhi, ritrovandosi faccia a faccia con lo
spadaccino, divenne bordeaux e scendendo dalle sue braccia, lo ringraziò
timidamente, sebbene nella sua mente pensò di essere stata nuovamente inutile.
“Mi dispiace! Per colpa mia due di voi sono rimasti feriti!” disse
abbassando il capo “Hai ragione Roronoa Zoro, sono
solo un peso morto!”
L’interpellato le voltò le spalle, cosa che fece credere a Tashiji di venire completamente ignorata, tanto che
sussultò quando sentì la voce dello spadaccino.
“Non ci eravamo accorti della loro presenza, quindi anche in tua assenza,
qualcuno sarebbe stato catturo e noi saremo nelle stesse condizioni. E se non
vuoi essere un peso morto, comincia a pensare di non esserlo, dimostrando
quanto vali!” disse per poi fissarla qualche istante con la coda dell’occhio.
Tashiji annuì, continuando però a mantenere lo
sguardo basso.
Il viaggio continuò.
Usopp, a causa dello stordimento che gli
impediva di reggersi sulle proprie gambe, venne nuovamente caricato sulla
groppa di Chopper, mentre Sanji non veniva perso di
vista da Zoro.
Il cuoco non lo avrebbe mai ammesso, ma stava soffrendo a causa della
profonda ferita che gli era stata inferta dall’arpia e sebbene non fosse in
pericolo di vita al momento, lo aveva debilitato, anche a causa delle costole
rotte che premendo sui polmoni, gli rendeva difficile la respirazione.
La situazione cominciava a girare male per i Mugiwara.
Dovevano sbrigarsi prima che tutti loro diventassero troppo deboli per riuscire
a portare a termine la missione.
La ciurma era ormai esausta dal continuo camminare e i Mugiwara
cominciavano a risentire la stanchezza, uno di loro in particolare.
“Sono ore che camminiamo. Si può sapere dove sono finiti Franky e Rufy? Abbiamo guardato
ovunque e visto cose che mi tormenteranno a lungo, soprattutto quanto succedeva
nell’ultimo girone!” disse Nami sedendosi su una
roccia.
“Io ho ancora i brividi!” disse Chopper sconvolto da quanto visto.
“Direi di fermarci un po’ e riprendere fiato. Sanji
mi sembra piuttosto indebolito!” disse Robin, lanciando un’occhiata al suo
compagno sempre più pallido.
Questo infatti, continuava a perder sangue, cosa assurda, dato che aveva
perso più sangue di quanto un essere umano ne aveva in corpo.
Zoro lo reggeva in piedi, sebbene quella situazione era piuttosto
sgradevole per il cuoco, il quale sapeva già che lo spadaccino gli avrebbe
rinfacciato il fatto che aveva avuto bisogno del suo aiuto. Anzì
aveva già preso a punzecchiarlo di tanto in tanto.
“Possibile che quell’emorragia non si fermi?” chiese Tashiji
lanciando un’occhiata al petto del ragazzo, dove lo squarcio era ben visibile “Forse
con dei punti!”
Chopper sospirò e scosse la testa “No, anche se sapevo che un intervento
medico qui sotto era inutile, ho provato di tutto per aiutare in qualche modo Sanji, quando ho visto che stava peggiorando, ma credo che,
trovandoci negli inferi, le ferite che ha riportato saranno la sua agonia
eterna. Non essendo stato assegnato a nessun girone, il posto sta cercando in
qualche modo di punire anche noi e lo fa appena ci feriamo, aggravando sempre
più le nostre condizioni, anche quando non gravi, fino a farci desiderare la
morte che ci dia pace, cosa che ovviamente non verrà mai concessa!” disse,
guardando con la coda dell’occhio Usopp, che aveva
perso i sensi a causa del peggiorare del suo trauma cranico.
“Forse la mia punizione è questa, non essere in grado di curare i miei nakama!” disse Chopperrattristato, anche se ben consapevole che non era colpa sua.
Robin si portò una mano sotto il mento e turbata disse “Io mi domando se Sanji potrà salvarsi!”
“Cosa intendi dire? Certo che si salverà!” disse Nami
sgranando gli occhi “Non dobbiamo essere pessimisti!”
Robin scosse la testa e incrociò le braccia “Non sono pessimista Nami, ma obbiettiva. Se fossimo in superficie, Sanji in quelle condizioni sarebbe già morto. Come facciamo
a sapere cheappena messo piede fuori di
qui, non perirà immediatamente!”
Zoro sussultò a quella rivelazione, tanto che a Sanji
scappò un debole sorriso “Ti preoccupi per me, testa d’alga?”
Lo spadaccino voltò il capo per non guardare il cuoco e rispose “Tsè, sai quanto me ne importa!”
Tashiji rimase scioccata a tale risposta, non
aspettandosi una frase del genere da un membro di una ciurma tanto unita.
Sul suo volto apparve un’espressione arrabbiata e facendo un passo verso lo
spadaccino disse “Come puoi dire una cosa del genere? Non credevo potessi
essere così egoista. Dove sono finiti tutti i bei ideali che prima…”
La ragazza non terminò che Nami, mettendole una
mano sulla spalla, la fermò. La prima si girò a guardarla e la navigatrice,
scuotendo la testa disse “Non è come sembra!”
Tashiji la guardò confusa per un attimo, poi
tornando a guardare il cuoco e lo spadaccino, vide il volto determinato del primo,
nell’aiutare il suo compagno, che ormai non riusciva più a reggersi in piedi.
Capì solo allora che Zoro stava cercando solo di nascondere la sua
preoccupazione e sorrise debolmente quando lo sentì dire “Ehi, cuoco da
strapazzo. Usciti di qui mi devi degli abiti nuovi!”
Infatti quelli dello spadaccino, si stavano impregnando di sangue, dato che
per maggiore comodità si era caricato Sanji sulle
spalle.
“O-ok!” rispose semplicemente il cuoco, socchiudendo gli occhi.
Zoro guardò i suoi compagni. Nessuno di loro si aspettava una risposta del
genere, per quanto debole potesse essere. Si aspettavano un insulto o qualcosa
del genere.
“Muoviamoci a uscire da qui e a rimettere in sesto questo damerino e Usopp!” disse Zoro riprendendo a camminare, più svelto di
prima.
La marcia riprese, ma Robin continuava a rimuginare su quanto stesse
succedendo.
“Ragazzi, forse ho un idea!” disse attirando l’attenzione su di sé “Trovandoci
negli inferi è ovvio che qualsiasi cosa ci spetti è disperazione e dolore senza
poter porre rimedio, ma se riusciamo a trovare i campi Elisi ed accedervi anche
solo per un istante, dato che è l’esatto contrario di questo posto, sono
convinta che le ferite di Sanji e Usopp
possano guarire. Nessuno soffre in quel luogo!”
“Cosa stiamo aspettando? Se c’è anche la minima possibilità che quanto hai
appena affermato sia vero, io direi di andarci immediatamente!” disse Zoro.
“Il problema è che non sappiamo dove sia!” disse Nami
sospirando “Robin, hai qualche idea?”
L’archeologa cominciò a riflettere su quanto conosceva sulla mitologia
greca “No, non mi viene in mente niente che possa aiutarci!”
“Potremmo chiedere in giro!” disse Brook.
“E secondo te a chi chiediamo? Qui stanno cercando tutti di farci fuori!” disse
Nami esasperata.
“Forse a voi, ma io sono uno scheletro, nessuno farà caso a me se chiedo
informazioni a qualcuno!” disse Brook, cominciando a
guardarsi in giro per trovare qualche anima o creatura a cui domandare.
“Yohohoho…guarda guarda cosa vedono i miei
occhi!!! Cioè se li avessi orami
uscirebbero dalle orbite, yohohoho! Mi scusi
signorina!” disse Brook ad alta voce, per attirare l’attenzione
di una bellissima donna.
Questa, dall’aspetto diuna
venticinquenne, era alta e slanciata, con le forme giustee con un lungo abito nero in stile greco, ma
con una abbondante spaccatura sul lato destro.
Aveva occhi verdi e capelli castani ricci lasciati sciolti, tranne per
quelli più avanti che erano raccolti con delle pinzette dorate e con delle rose
secche attaccare. Le braccia erano nude, con dei ornamenti dorati che le
impreziosivano.
“Da dove viene fuori quella?” domandò Nami,
sicurissima che pochi istanti prima non c’era nessuno nei dintorni, soprattutto
perché avrebbe notato una donna della sua bellezza, in un luogo di tormento,
dove nessuno aveva il privilegio di indossare abiti.
“Non ne ho idea!” disse Tashiji, stranita e
affascinata allo stesso tempo.
Nemmeno Zoro si accorse della sua presenza fino a qualche attimo prima,
proprio nello stesso istante in cui Brook l’aveva
vista.
Rimase sorpreso di non averla percepita, sebbene non fosse la prima volta
che non si accorgesse della presenza di qualcuno nonostante adoperasse l’haki. La sua teoria era che essendo circondati da esseri
deceduti, nessuno sprigionasse una vera e propria aurea, ma quella donna, sprigionava
un’energia straordinaria, impossibile da non sentire.
“è apparsa da nulla. È l’unica spiegazione possibile!” disse Zoro convinto.
Brook le si avvicinò e come al solito fece la
sua solita inopportuna domanda.
La donna lo fissò e guardandolo con un’aria infastidita, disse “Brook, dovresti stare attento a chi ti rivolgi con questa
domanda. Potresti incontrare qualcuno che potrebbe farti pagare amaramente
questa tua richiesta!”
“Chi sei tu?” chiese Nami, dopo aver colpito Brook e averlo steso a terra.
La donna rise divertita “Scusate, è così strano sentirsi chiedere chi sei. Qui
sotto tutti mi conoscono e soprattutto si inginocchiano pur di non scatenare la
mia ira, come se io potessi peggiorare la loro situazione! Comunque sono qui perché
ero curiosa di incontrarvi Mugiwara, infondo non tutti
i giorni si vedono delle persone morte con l’intero corpo. Anzì
mi sorprende che non siate stati ancora catturati. I miei complimenti. Ade si
sta infuriando, dato che siete qui per recuperare i vostri compagni. È una cosa
che non tollera. Non è ammissibile uscire di qui una volta entrati!” disse la
donna avvicinandosi ai ragazzi, non toccando però mai terra.
“Se non ricordo male, a te è concesso uscire, Persefone!”
disse Robin, attirando gli sguardi su di sé.
“Non so ancora perché mi stupisco che tu sappia tutto Robin!” disse Nami “Ora dicci, chi è Persefone?”
chiese Nami.
“La moglie di Ade!” rispose semplicemente l’archeologa.
“U-una dea? Avrai dei poteri
fantastici!” disse Chopper con le stelline agli occhi.
Nami afferrò saldamente il suo climacattack e disse “Quindi sei
qui per crearci problemi!”
“Non credo. In genere Persefone cerca di
ostacolare i piani di Ade. Consideriamola una sorta di ripicca per averla
costretta a sposarlo e restare in questo luogo per sei mesi l’anno. Non mi sorprenderebbe
se fosse venuta qui per aiutarci!” disse Robin.
Persefone annuì “Esatto Nico Robin!”
“Come fai a conoscere i nostri nomi?” chiese Tashiji
curioso.
La dea fece apparire un foglio e mostrandolo ai Mugiwara
disse “Questa è la lista dei morti che giungono a noi e i vostri nomi sono qui,
vedete?”
“Io non voglio essere in quella lista!” disse Chopper imbronciato.
Persefone sorrise “Bhe
spero che con il mio aiuto, i vostri nomi vengano cancellati. Ma io vi indicherò
solo la strada, non farò altro. Moglie o meno, meglio non sfidare troppo Ade!”
“Andate per di là, a nord-ovest oltre quell’altura. Lì vedrete una luce,
seguitela e troverete l’entrata per i campi Elisi. Io però vi suggerisco di seguire
questo sentiero, allunga il cammino, ma vi condurrà comunque a destinazione. Passerete
inoltre per il girone di ciclopi, quindi fate attenzione e soprattutto sbrigatevi,
o un vostro compagno farà una brutta fine!” disse Persefone
prima di scomparire.
I Mugiwara sussultarono all’ultima frase e si
apprestarono a mettersi in cammino.
“Ehm, ragazze, forse è meglio che fermate lo spadaccino!” disse Tashiji, facendo voltare Nami,
che vide Zoro già parecchio lontano nella direzione opposta alla loro. La navigatrice
si apprestò a recuperarlo. Lo avrebbe pestato per benino o lasciato addirittura
vagare per l’eternità negli inferi, ma si salvava solo grazie a Sanji, in quanto la ragazza non voleva condannarlo allo
stesso destino.
Robin era molto preoccupata. Avevano incontrato già dei nemici pericolosi, ma
quello che li attendeva era ben peggiore. I ciclopi erano esseri molto potenti
e grossi, più possenti degli oni, sebbene più stupidi
e senza una giusta percezione della profondità, ma eranoi guardiani della tomba di Chrono e nel caso di un combattimento, vi era la
possibilità diliberare accidentalmente
il titano.
“Ascoltatemi bene. I cicloni sono a guardia del sigillo della tomba di Chrono. Questo è un titano ed è il padre degli dei più
potenti dell’Olimpo, quindi comprenderete che se accidentalmente dovesse
liberarsi, noi non avremo scampo. I nostri nemici conoscono la fama del titano
e della sua pericolosità, quindi sappiamo che non l’apriranno, ma venendo presi
dal fermento della lotta, potrebbero liberare Chrono
per sbaglio. Cerchiamo di evitare che chiunque si avvicini troppo alla tomba,
liberiamo Franky o Rufy e
poi scappiamo!” disse Robin con una voce piuttosto all’armata, che preoccupò i mugiwara.
Capirono di essere quasi arrivati quando videro dei missili sparati in aria
e esplodere. Inoltre il fracasso era assordante e il tremore del terreno era
ben percepibile e solo creature di grandi dimensione potevano creare tanto
casino.
“Quei missili, li deve aver sparati Franky!”
disse Chopper “Franky è un robot, dovrebbe riuscire a
resistere alla potenza dei cicloni!”
“No, se questi sono in gran numero. Andiamo, cerchiamo un posto dove
nascondere Sanji e Usopp!”
disse Zoro guardandosi intorno.
Trovarono un posto abbastanza riparato dove lasciarli e dissero a Brook di stare di guardia. Egli accettò, ma successivamente
si ritrovò a disegnare cerchi per terra demoralizzato, in quanto gli avevano
affidato quel compito, solo perché lui non poteva fare niente nelle sue
condizioni.
I Mugiwara raggiunsero il bordo della gola dove
sul fondo si trovavano diversi ciclopi e Franky, che
stava cercando in tutti i modi di resistergli. Potendo assumere le proporzioni
di un robot gigante, il cyborg aveva cercato di camuffarsi da ciclope, ma il
trucchetto funzionò solo per poco e questo a causa del metallo che componeva il
suo corpo.
Infatti i ciclopi, avevano anche la capacità di costruire armi e il metallo
era il loro pane quotidiano e una cosa che sapevano di certo e che nessun
ciclope era composto dall’elemento.
Frankyusò la sua grande mano per parare un colpo proveniente da destra da un
ciclope dai capelli rossi e riccissimi, con un occhio un po’ a mandorla e con i
denti neri e marci che gli davano un alitosi spaventosa. Era coperto solo da un
misero straccetto che gli copriva le sue parti intime e come lui, tutti gli
altri. Con la mano libera parò il colpo proveniente da sinistra, bloccando il
polso del ciclope che aveva intenzione di colpirlo con una spada lunga almeno
cinque metri.
Con entrambi gli arti impegnati però, non riuscì a fermare il terzo
ciclope, che con una mazza chiodata, lo colpì al fianco, facendolo volare a
terra per diversi metri.
“Franky!” gridò Chopper preoccupato, per poi
mangiare una Rumble Ball, raggiungere il livello del
Monster point e buttarsi nella mischia.
Si mise davanti al cyborg, proteggendolo da una decina di ciclopi, che
volevano attaccare l’avversario indifeso.
Non solo il dottore però intervenne e dato che per sconfiggere quei mostri,
servivano possibilmente grandi dimensioni, Robin, ricorrendo al suo potere,
creò una sua copia grande quanto quegli esseri e altri appendici da utilizzare
per frenarli, come mani che bloccavano loro i piedi.
Nami, non potendo aumentare le sue dimensioni,
si affidò al suo potere atmosferico e utilizzando la sua tecnica del “Dark Cloud Tempo”, creò centinaia di nuvolette condensate piene
di energia elettrica, che successivamente sparpagliò intorno ai corpi di
diversi ciclopi.
“Thunder Lance Tempo!” urlò la navigatrice, dando così l’ordine alle nuvole,
create poco prima, di scaricare la loro energia e fulminare il nemico, sebbene
questo sarebbe rimasto fuori combattimento per poco tempo, essendo i ciclopi ,
esseri con una grande resistenza.
Zoro aveva sfoderato le sue due Katane, ancora
abbastanza utilizzabili e aveva mandato diversi colpi a segno. Qualche ciclope
infatti era rimasto mutilato, qualcuno accecato, ma non tutti si fecero
cogliere impreparati. Capendo la pericolosità dello spadaccino, un ciclope
ricoperto da un’armatura, si fece avanti.
Zoro lo identificò come il capo, questo perché era l’unico ad avere l’onore
di essere protetto da un’armatura.
Lo spadaccino era abbastanza sicuro di riuscire a resistere anche con le
spade in quelle condizioni. Fece passare il suo Haki
attraverso le katane e con forza cercò di
attraversare l’armatura del nemico, rimanendo di stucco quando queste si
ruppero in tanti pezzi, non graffiando minimamente la corazza.
Zoro non credette ai suoi occhi e il ciclope scoppiò a ridere.
“Credevi davvero di scalfire la mia armatura? Illuso. Essa è composta con
metallo fabbricato da Efesto in persona. È uno dei
materiali più resistenti al mondo!” disse il ciclope divertito.
Zoro strinse i pugni con rabbia, ma non perse di vista il suo nemico.
Avrebbe potuto anche rubare una spada dei ciclopi, dato che era abituato a
sollevare pesi enormi, ma il problema della sua difesa insuperabile, gli si
sarebbe ripresentata.
Un’altra cosa colse lo spadaccino di sorpresa. Il ciclope che fino a un
momento prima stava ridendo di lui, si mise ad urlare e sotto occhio sorpreso
di Zoro, questo cadde a terra, non dando segni di riuscire a salvarsi
Lo spadaccino sgranò l’occhio quando vide chi era riuscito ad atterrare
quel bestione.
“Le armature per quando indistruttibili, hanno sempre un punto debole e
cioè l’impossibilità di riuscire a coprire bene certe parti del corpo per non
impedire la mobilità. Ho reciso i legamenti delle tue ginocchia, non potrai più
alzarti!” disse Tashiji soddisfatta, per poi
utilizzare il Soru per muoversi agilmente e schivare altri attacchi dei nemici.
Anche Zoro scansò diversi attacchi, ma privo di armi, non poteva che
limitarsi a schivare i colpi.
Presto lo spadaccino e Tashiji si ritrovarono
circondati da una ventina di ciclopi, tutti quanti infuriati. La ragazza aveva
la presa ben salda sulla sua spada, ma comprendendo che lei non sarebbe
riuscita a competere con quell’esercito di mostri, passò la sua spada a Zoro.
“Prendi! Senza l’armatura di Efesto non dovresti
avere problemi a sconfiggerli. Io non posso fare molto contro di loro, ma tu si.
Non avresti una taglia spropositata sulla testa, se non fosse un gioco da
ragazzi per te battere questi tipacci!” disse la ragazza, allungando l’arma
allo spadaccino, che accennando a un sorriso, accettò e partendo alla carica,
sterminò tutti.
“Grazie!” disse semplicemente Zoro, restituendo la spada.
“Non ti serve per aiutare gli altri?” domandò Tashiji.
Zoro si sedette a terra e incrociando le braccia disse “Se la sanno cavare!”
E infatti era così, Franky con i suoi missili e
coup de Vent era riuscito a far crollare diversi
giganti, Chopper cambiando la sua forma più di una volta, tra mosse di Kung-fu,
le sue corna e la sua agilità, confuse diversi nemici, avendo la meglio su di
loro.
Robin non era brava con il corpo a corpo e anche se stava usando un clone
grande quanto i ciclopi, si limitava ad aiutare i suoi amici ad avere la meglio
su quei bestioni e solo di tanto in tanto interveniva, spezzando loro la
schiena, ma il compito che maggiormente aveva preso a cuore, era creare una
barriera con migliaia di mani, introno alla tomba di Chrono,
che si trovava in centro alla gola, la quale sarebbe già stata colpita dalle
armi di Franky, che ignaro di chi ci fosse lì dentro,
non stava prestando attenzione. Infine Nami,
rimanendo sospesa su di una nuvola, continuava a lanciare scariche elettriche
per atterrare quei ciclopi che si riprendevano dallo stordimento delle sue
saette.
Erano tutti molto stanchi, ma felici di essere riusciti a cavarsela.
Nessuno aveva riportato ferite, a parte Franky
che si ritrovava un po’ ammaccato, ma niente di grave. Sapeva che senza l’intervento
dei suoi amici, sarebbe uscito male dallo scontro.
Il Cyborg venne messo al corrente di tutta la situazione della presenza dei
nakama superstiti e sussultò quando vide Sanji e Usopp privi di sensi, con
il primo che aveva una mano sul petto a causa della sua difficoltà respiratoria
che sembrava essere peggiorata in quei minuti della loro assenza.
Con un solo nakama mancante, i mugiwara cominciarono a sperare di uscire fuori da lì
presto, sebbene non avessero la minima idea di dove Rufy
potesse trovarsi.
Ma erano fiduciosi sul suo ritrovamento, ma prima avrebbero pensato a
salvare Sanji e Usopp.
Si sentiva stordito e aveva un mal di testa lancinante, come se dentro al
suo capo vi fosse qualcuno che si divertiva a prendere a martellate la sua
scatola cranica.
Aveva ancora gli occhi chiusi, confuso da quanto successo, ma percepiva di
non essere in un luogo a lui familiare. La roccia dura su cui giaceva, l’odore
di zolfo e il caldo asfissiante, non erano caratteristiche della Sunny Go e quei lamenti strazianti che sentiva, non erano
le voci dei suoi nakama.
Si sedette di scatto e osservò la zona circostante e fu in quel momento che
si ricordò di quanto accaduto. Lui e alcuni suoi compagni stavano venendo
trascinati, insieme alla loro nave, verso una cascata che non aveva fine,
mentre dicevano addio ai membri che sarebbero sopravvissuti.
Sorrise in quel momento, proprio come aveva fatto a Rouge Town, per niente
spaventato dalla morte, ma quel sorriso era per Nami,
come a volerla rassicurare un’ultima volta.
Strinse poi tra le sue braccia Umi, per proteggerla da quanto si sarebbe
verificato, sempre ammesso che avrebbe avuto la possibilità di salvarla, cosa
di cui dubitava a causa delle parole dette dalla ragazza al momento di
scegliere chi salvare o meno. Fu in quel momento che scoprì la vera identità di
Umi. Era rattristato, perché non aveva potuto conoscerla meglio e probabilmente
non avrebbe mai potuto farlo.
La loro lunga discesa verso il vuoto cominciò e sembro quasi interminabile,
ma le acque della cascata piano piano sparirono, fino a lasciar spazio a un
altro mondo, che lui e gli altri mugiwara, poterono
osservare dall’altro durante la loro caduta.
Un luogo desolato e ricco di magma, unica fonte di luce.
Abbassò lo sguardo verso Umi, sentendola improvvisamente più leggera,
infatti la ragazzina era trasparente, segno che da lì a poco sarebbe scomparsa,
mentre lui lentamente si stava spegnendo, sebbene non provasse il minimo
dolore. Non aveva ancora toccato terra eppure era come se venisse considerato
già in fin di vita.
Umi, con le ultime forze che le restavano, incrociò lo sguardo con il
genitore e disse “è stato bello conoscerti papà!” per poi sparire nel nulla,
con Rufy che disperato urlava il suo nome.
Cercò poi i suoi nakama, erano tutti lontani
l’uno dall’altro, sebbene fossero caduti tutti insieme. Franky,
essendo il più pesante era ormai in procinto a scontrarsi col terreno e il
cuore di Rufy perse un battito, quando vide un’enorme
polverone proprio dove il cyborg si era schiantato.
Rufy non provò a gonfiarsi per attutire la
caduta a lui e ai restanti membri dell’equipaggio, comprendendo che tanto erano
già morti, sebbene non riuscisse a spiegarsi come fosse possibile.
Tutto ciò che si stava verificando era troppo.
Aveva promesso a sé stesso che non avrebbe perso nessun altro, non dopo
aver perso Ace. Voleva proteggere tutti, anche da ostacoli insormontabili, ma
aveva fallito.
Non era riuscito a salvare nemmeno un membro della sua ciurma, perché anche
parte dei superstiti sarebbe morta con loro, proprio come una parte di sé era
morta con suo fratello maggiore.
Avrebbero passato un periodo nero, dove non avrebbero visto nessuna via
d’uscita a quel tormento, facendo anche pensieridi cui lui stesso si era pentito, una volta
che venne riportato alla ragione da Jimbei.
Nessuno di loro avrebbe realizzato i propri sogni, motivo per cui tutti avevano
intrapreso quel viaggio.
Umi non sarebbe mai venuta al mondo e lui e Nami
non avrebbero vissuto quelle avventure che sognavano di vivere insieme. Lei,
lui e gli altri sette componenti della loro famiglia.
Il senso di fallimento, di inadeguatezza e il dolore che provava in
quell’istante era troppo per lui, aumentato anche, a sua insaputa, dal luogo in
cui si trovava, e la sua mente cercò di proteggerlo momentaneamente da quella
sofferenza, facendolo cadere nell’incoscienza.
Al suo risveglio, non comprese in che posto era finito. Lui di mitologia
greca ne sapeva poco o niente, né si era mai soffermato a pensare a cosa ci
fosse dopo la morte, nemmeno quando pensava che Sabo
fosse morto e con lui anche Ace. Per lui l’unica cosa chiara era che non li
avrebbe più rivisti e che non erano più accanto a lui.
Guardandosi intorno vide di essere finito in una gola molto ampia, dove vi
era un numero spropositato di persone, tante che Rufy
non sarebbe mai riuscito a contare. Queste erano bloccate in un circolo di
violenza, dove ognuno di loro si picchiava violentemente con chi capitava loro
a tiro. Non vi erano regole, come non colpire certe parti del corpo. No, tutto
era lecito e qualsiasi strumento per infierire sul bersaglio era permesso.
Vani furono i suoi tentativi di fermare alcune di quelle persone. Questi
sembravano non vederlo, troppo concentrati su quanto stavano facendo.
Vi era sangue che schizzava ovunque, parti del corpo che venivano recisi,
occhi che rotolavano a terra, una volta che venivano estratte dalle orbite oculari,
denti che volavano a terra e corpi tagliati a metà.
Era uno spettacolo raccapricciante, una scena a cui Rufy
non avrebbe mai voluto assistere.
“Ehi tu! Perché non ti stai picchiando con le altre anime?” chiese un oni incaricato di controllare quella zona.
Rufy piegò la testa di lato e risposte “Perché
dovrei? Non ho nulla contro queste persone!”
Oni sorrise con un ghigno malvagio “Oh, quindi tu non sei
uno destinato al girone degli irati. Che ci fai qui? Come hai fatto ad uscire
dal tuo girone? O hanno semplicemente sbagliato ad assegnarti la tua punizione
eterna?”
“Ma di che diavolo stai parlando? Che razza di posto è questo?” chiese
confuso il ragazzo.
“Stai scherzando? Vuoi dire che non sai di trovarti negli inferi? Questa è
bella!” disse l’oni divertito dalla stranezza.
Rufy finalmente comprese il perché Umi era
scomparsa quando pensava di essere ancora vivo. Appena entrati in quel luogo,
si cessava di esistere.
Sebbene non gli piacque la risposta, non fece una piega e ignorando l’oni, si voltò e si incamminò.
“Dove credi di andare?” disse il demone, posizionandosi davanti al ragazzo,
il quale, comprendendo che quel tipo gli avrebbe creato qualche fastidio, lo
fulminò con lo sguardo.
“Vado a cercare i miei nakama!” disse
semplicemente, prima di ritrovarsi a evitare la clava che quell’essere usava
come arma e che gli aveva appena scagliato contro.
Rufy non ebbe particolari problemi a metterlo
fuori gioco, ma da li a poco, si ritrovò inseguito da una moltitudinedi quegli esseri, chiamati come rinforzi
dall’oni battuto.
Il ragazzo decise che era meglio scappare e cominciò la sua corsa
attraverso i vari gironi dell’inferno, ma ogni volta che si girava per vedere i
suoi inseguitori, vedeva che questi erano sempre più. Ormai metà inferno gli
era alle calcagna e più lui urlava i nomi dei suoi compagni, sperando di
trovarli, più attirava l’attenzione di altri esseri, che si univano al gruppo.
Provò a fermarli conil gearthird semplice, senza
imprimere haki, solo nel tentativo di sparpagliarli
un po’. Non voleva aumentare il casino che già vi era in quel posto, se non si
sarebbe reso proprio necessario.
Correndo correndo, vide in lontananza una fonte
di luce diversa da quella emanata dalla lava. Questa era bianca e splendente e
infondeva pace. Decise di inseguirla, sperando che in quel posto avrebbe potuto
evitare di scontrarsi con quegli esseri che sbraitavano di farlo a pezzetti.
Si avvicinò sempre più fin quando le urla dei nemici improvvisamente si
spensero.
Rufy, confuso, si fermò e si girò a guardare
cosa fosse accaduto.
Le creature degli inferi erano a diversi metri da lui, immobili, con gli
occhi spalancati e con il puro terrore stampato sui loro visi.
“Ehi gente, che vi prende?” chiese Rufy, con le
mani ai fianchi, guardando stranito quella “gente” correva via.
Sentì poi qualcosa di bagnato cadergli sulla spalla. Pensò inizialmente
fosse acqua, sebbene non capisse da dove questa potesse provenire, ma al tatto
questa appariva, viscida e appiccicosa.
Comprendendo di cosa si trattava, alzò lo sguardo per incrociare gli occhi
con quello di un grosso cagnone, alto una decina di metri e con tre teste, che
mostrava i suoi denti aguzzi.
Rufy fece un salto all’indietro e incuriosito
dalla creatura disse “Mi ricordi un essere a tre teste che ho già visto sai? Si
trovava a Thriller Bank. Si chiamava Cerbero, era tuo
amico per caso?”
Era del tutto ignaro, che quello che si trovava davanti era il vero
Cerbero.
La bestia ringhiò, così forte che fece volare via il cappello di Rufy, fortemente legato al collo da una cordicella.
“A cuccia bello!” disse il ragazzo, se pur senza abbassare la guardia.
Se quel cane a tre teste aveva messo in fuga un plotone numeroso come
quello che lo inseguiva con la sua sola presenza, voleva dire che quell’essere
non era da sottovalutare. Inoltre il ragazzo poteva avvertire la sua potenza.
Quel cane possedeva l’haki e se poteva sentirlo senza
che questo lo stesse volutamente sprigionando, allora la situazione poteva
farsi difficile.
Questa volta Rufy comprese di non potersi
sottrarre a un combattimento.
Si mise in posizione di combattimento, mentre vedeva il cane correre verso
di lui pronto a sbranarlo.
Il ragazzo non fece subito sul serio. Comprese che l’avversario che si
trovava davanti era pericoloso, ma volle provare prima a comprendere bene
quanto esso potesse essere forte.
Provò alcuni dei suoi attacchi semplici, come il Gomugomu no pistol, che prese
in pieno l’animale, ma non risentì del colpo, anzì
continuò la sua corsa.
Rufy non si sorprese. Avvertendo l’haki dell’animale, si sarebbe stupito del contrario.
Cerbero sicuramente utilizzava l’haki dell’armatura,
in quanto il suo pugno sembrò scontrarsi con l’acciaio.
Rufy però non escluse che possedesse anche gli
altri due haki. Usando il Gomugomu no gatling, cioè una
raffica di pugni velocissimi, potè confermare che
possedesse anche l’haki dell’osservazione, data la
sua abilità di schivare ogni colpo senza il minimo sforzo.
Sarebbe stato un avversario temibile e il ragazzo capì che era meglio
provare a far cessare immediatamente lo scontro. Non amava far del male agli
animali, anche se questi erano creature degli inferi.
Fissò gli occhi rossi di Cerbero e sprigionò il suo haki
del re conquistatore, sperando di addomesticarlo.
Non funzionò, al contrario, dovette cominciare a schivare una serie di
zampate dell’animale, che si dimostrò molto veloce e abile nonostante la
stazza.
Rimase colpito di vedere che il suo haki non ebbe
il minimo effetto. Non credeva certo di essere il più forte in quell’abilità,
ma era convinto che la sua forza in quegli anni fosse aumentata.
Ma se l’inefficacia del suo haki contro la bestia
lo aveva sorpreso, quello che avvenne dopo, lo lasciò letteralmente senza
parole e confuso.
Cerbero aveva anche l’haki del re conquistatore e
lo sprigionò contro Rufy.
Il ragazzo non aveva mai provato gli effetti dell’haki
su se stesso, ma riuscì a riconoscerne i sintomi, che in quel momento stava
provando sulla sua pelle. Cominciò a sentirsi intimidito e a sentire le sue
forze venire meno e nonostante cercasse di resistere a quella potenza, si
ritrovò in ginocchio con l’affanno.
Le rocce circostante colpite dall’energia, si erano polverizzate, tanto che
Rufy si domandò a che livello potesse essere l’haki di quell’animale, in quanto quello del re
conquistatore, aveva effetto per di più su animali e persone deboli.
Tecnicamente lui non avrebbe dovuto risentire degli effetti dell’haki.
Rufy comprese di trovarsi in grande
difficoltà, sapeva anche che non sarebbe riuscito a vincere contro quel
bestione, ma la luce era proprio dietro di lui. Doveva solo trovare un modo per
raggirarlo e entrare nella luce.
Non fu un compito facile. Rufy usò diversi colpi
con l’aiuto del gear secondo, che gli attribuivano
una maggiore potenza, velocità e riflessi più acuti.
Usò questa forza, cercando di sfinire e distrarre l’animale, ma sembrava
non funzionare, perché qualsiasi cosa egli facesse, veniva prevista, prendendo
in contropiede il ragazzo.
Usò il Gomugomu no jet
pistol, il gomugomu no jet bazooka e il gomugomu no campana,cercando di indurire il più possibile la sua testa per scontrarla con
una delle tre teste del cane.
Se i primi due erano stati schivati, il terzo andò a segno.
Rufy dopo il colpo si tirò indietro e cercò di
riprendere fiato, mentre sentiva del sangue colare dalla sua fronte.
Se il colpo aveva avuto qualche sorta di effetto, anche lui ne aveva
risentito. Dovette pulirsi il sangue che gli cadeva sugli occhi e che gli
infastidivano la vista, per poi ricorrere al Gear third,
sperando così di far spostare l’animale.
Gonfiò il suo braccio destro e rinforzandolo con l’haki
dell’armatura, lo scagliò con tutta la potenza che aveva contro Cerbero.
Il colpo lo prese in pieno e il cane sta volta sembrò risentirne, tanto che
cadde a terra per un paio di metri.
Non era l’effetto che Rufy sperava, ma almeno era
riuscito a smuoverlo dall’ingresso luminoso.
Ne approfittò per correre al suo interno, ma proprio quando mancava poco,
il ragazzo si sentì afferrare al piede.
Guardò a terra e vide la coda dell’animale, stringersi sempre più alla sua
caviglia.
Rufy venne sollevato da terra e poi con forza
scagliato contro il pavimento, senza però essere lasciato andare. Il ragazzo
venne sbattuto a destra e a sinistra e purtroppo per lui, riusciva a sentire
ogni schianto e sentiva come se le sue ossa si stessero frantumando.
Provò nuovamente a usare il gearthird, sta volta gonfiando proprio la gamba imprigionata,
sperando di liberarsi dalla presa ferrea di Cerbero.
Il piano ebbe successo, ma il cane sembrava nuovamente pronto ad attaccare.
Rufy spostò l’aria dalla gamba alle sue
braccia e urlò “Gomugomu
no gigantGatling!” dando
inizio a una serie di pugni che andarono a colpire il cane in ogni parte del
corpo.
L’animalesi faceva indietro a ogni
colpo, ma Rufy sentiva che i suoi pugni si
scontravano con il suo corpo duro, senza che questi riuscissero veramente a
imprimere la sua potenza.
Un suo pugno, improvvisamente venne fermato da un morso proveniente dalla
testa di sinistra di Cerbero, che strinse la presa sempre più, facendo urlare Rufy.
Quest’ultimo liberò l’aria dal suo corpo, per poter liberare la sua mano,
ormai intrisa di sangue.
Cerbero approfittò del momento di stordimento dell’avversario, per colpirlo
con una forte zampata e oltre al colpo, Rufy sentì
gli artigli dell’animale lacerare le sue carni.
Sbatte violentemente contro una parete rocciosa e cadde a terra.
Aveva difficoltà a respirare ed era incapace di rialzarsi. Era stremato e
quel che era peggio era che Cerbero era fresco come una rosa, mentre lui era lì
steso, grondante di sangue. La sua vista cominciava a offuscarsi e il suo udito
cominciava ad essere ovattato. Riconobbe i segni dell’incoscienza che stavano
per farlo svenire, ma si ritrovò a pensare cosa gli sarebbe potuto succedere
dato che era già morto.
Eppure nonostante avesse ormai abbandonato il mondo dei vivi, il dolore era
presente e persistente, cosa che non credeva possibile dopo la morte, in quanto
molta gente, la desiderava proprio per scappare dalle proprie sofferenze.
Ma quello era l’inferno, quindi tutto aveva senso.
Essendo a terra, riuscivaa
percepire le vibrazione del terreno. Cerbero stava per attaccare nuovamente. Strinse
le palpebre in attesa si essere attaccato, ma non avvenne niente.
Con difficoltà riaprì gli occhi e alzò leggermente la testa per vedere cosa
impedisse a quella bestia di attaccare. Vide Cerbero seduto tranquillo, che
scodinzolava felice, mentre al suo fianco, vi era una donna che gli accarezzava
il muso, abbassato alla sua altezza, che gli diceva di stare buono.
Rufy lasciò andare la testa all’indietro e
richiuse gli occhi, non avendo quasi più un briciolo di forza.
“Rufy!”
Si sentì chiamare più di una volta da una voce che non poteva corrispondere
alla donna.
Cercò di capire da dove questa provenisse e comprese poco dopo, che questa
proveniva da dentro la luce. Non riusciva a vedere chi fosse, non si riusciva a
intravvedere nemmeno una sagoma che potesse aiutarlo a intendere chi fosse.
Non capiva se questo era a causa della sua vista che gli faceva gli scherzi
o a causa della luminosità.
Cercò di ignorare la voce, sentendosi troppo esausto, ma questa insistette.
“Allunga il braccio!” disse la voce “Al resto ci penso io!”
“Usopp!” disse in un sussurro, non perché
riconobbe la voce, ma perché a Ennies Lobby era stato
il cecchino a pronunciare quelle parole.
“No, non sei Usopp, chi sei?” chiese in un
sussurro che nessuno sentì.
“Ti conviene sbrigarti Monkey D. Rufy, non potrò trattenere questo cagnone a lungo. Vai
nella luce. Lì sarai al sicuro!” disse questa volta la donna.
Rufy sempre più stordito, raccolse quelle
ultime forze rimaste e allungo il braccio verso la luce.
Senti l’arto venire afferrato, poi solo il nero lo circondò.
“Rufy, Rufy!”
Sentì nuovamente quella voce, questa volta era però più nitida e chiara.
Il ragazzo era sicuro di averla già sentita.
Riprese coscienza piano piano e questa volta sentiva di essere disteso su
qualcosa di morbido.
Dall’odore poteva comprendere che si trovava su di un prato, probabilmente
cosparso di fiori, in quanto il profumo dolce di quest’ultimi aveva impregnato
l’aria.
Non sentiva alcun dolore, si sentiva tranquillo e in pace, tanto che
cominciò a credere di aver sognato tutto quanto. Gli inferi, la sua dipartita e
quella dei suoi compagni...sembrava tutto così lontano.
Cominciò a pensare che in realtà si trovasse su di una nuova isola che
stava esplorando con i suoi nakama e lui si era
addormentato in mezzo a un prato, magari dopo un picnic.
Poi sentì nuovamente quella voce, che gli chiedeva di aprire gli occhi.
Lentamente obbedì. Ci mise un po’ a mettere a fuoco l’ambiente circostante
a causa della luminosità del luogo, ma quando ci riuscì, il suo cuore iniziò a
battere talmente forte, che da un momento all’altro gli sarebbe sbalzato via
dal petto.
Si strofinò gli occhi incredulo, poi continuando a guardare la figura
sorridente davanti a sè, sussurrò “Ace!”
“Ace!” sussurrò incredulo a quanto videro i suoi occhi. Si mise di scatto a
sedere, cercando di comprendere se la presenza del fratello fosse dovuta a un
sogno.
“S-sei davvero t-tu?” chiese Rufy “N-non sto
sognando vero?”
Ace sorrise e scosse la testa “Vorrei tanto poterti dire di si. Caspita Rufy, non mi aspettavo di rivederti così presto. Speravo
che mi raggiungessi quando saresti diventato vecchio e decrepito!” fece una
pausa per poi sorridere “Ma sono molto contento di poterti riabbracciare!”
disse il ragazzo, stringendo affettuosamente il suo fratellino, che ricambio la
presa cominciando a piangere.
“Ehi, vedo che certe cose non sono cambiate. Sei sempre il solito
piagnucolone!” lo prese in giro Ace.
Rufy si asciugò in fretta le lacrime e
mettendo il broncio rispose “Non sono un piagnucolone!”
Ace gli scompigliò i capelli.
“Ace, che posto è questo?” chiese Rufy
guardandosi intorno, per ammirare un posto magnifico.
Vi era un cielo azzurro intenso, il calore del sole a contatto con la pelle
era rilassante e per niente fastidioso, vi erano vegetazione di qualunque
genere e animali di ogni tipo che vivevano in armonia tra loro. Varie persone
circolavano allegre, chi parlava, chi cantava, chi ballava. C’era una festa
continua, dove anche i bambini potevano giocare tra di loro senza che niente e
nessuno potesse interrompere quei momenti di gioia. Si respirava solo pace. Non
si avvertiva nessun sentimento negativo, solo felicità.
“Siamo nei campi Elisi o paradiso, come lo vuoi chiamare. Dove finiscono i
buoni, per fortuna io sono stato considerato tale. La maggior parte dei
piratifinisce nei gironi dell’inferno,
ma in genere questi hanno colpe molto gravi sulle loro spalle. Mi stupisce che
tu sia finito lì. Cosa hai combinato per finire all’inferno?”
Rufy si grattò la testa e gli raccontò quanto
avvenuto.
Ace scoppiò a ridere “Solo a te e alla tua ciurma poteva capitare una cosa
del genere. Sei proprio unico Rufy. Quindi è per
questo che hai ancora un corpo. Non sei stato giudicato e tecnicamente poi
andare e venire dall’inferno ai campi Elisi. Volendo potresti anche tornare in
vita!” disse Ace incrociando le braccia.
Rufy si sorprese “Davvero? Anche i miei nakama?”
“Si, se come te hanno conservato il corpo!” rispose tranquillamente.
Rufy fu felice a questa eventualità.
“Quindi anche tu puoi venire con noi?” chiese speranzoso e vedendo la
faccia sorridente di Ace, cominciò a credere che quella speranza potesse
diventare realtà.
“No, io ormai sono solo uno spirito. E poi non sarebbe giusto. Nessun altro
ha una seconda possibilità, quindi nemmeno io dovrei averla!” rispose Ace.
“Brook ce l’ha avuta però!” disse Rufy un po’ deluso.
“Lui è un utilizzatore del frutto del diavolo e fa eccezione, in quanto i
frutti vanno contro natura! Rufy, io sono contento
così. Nonostante la mia vita sia iniziata in modo burrascoso, ho trovato il mio
posto del mondo e qualcuno che non ha maledetto il giorno incui sono nato. Ho conosciuto persone che
hanno avuto bisogno di me e che mi ha accolto a braccia aperte. Ho avuto due
fratelli fantastici, un padre che mi ha amato, tanti amici e sono mortoproteggendo la cosa più preziosa che avevo al
mondo!”
Rufy abbassò la testa.
“Cosa credi che avrei potuto fare ancora? La mia vita per quanto breve è
stata piena. Nessun rimpianto! Io sono felice e voglio che lo sia anche tu,
intesi?” chiese Ace, chinando un po’ la testa per poter vedere negli occhi di Rufy, il quale annuì e sospirò.
“Sarebbe stato bello però…Ah, a proposito di fratelli…” cominciò il ragazzo
più giovane, fermato poi da Ace che continuò “Si, lo so, Sabo
è vivo!”
Rufy sgranò gli occhi “Lo sai? Come?”
Ace sorrise divertito “Il sospetto mi è venuto quando qui non l’ho trovato.
Se fosse morto quando era un bambino, poteva trovarsi solo in questo posto e
dato che non c’è, l’unica spiegazione è che in qualche modo si è salvato. Certo
che poteva anche avvertirci in qualche modo. Quando ci rivedremo gli fatò una
bella ramanzina!”
Rufy sorrise per poi iniziare a parlare
ricordando i vecchi tempi e raccontando al suo fratellone le avventure che lui
e gli altri avevano vissuto negli ultimi tempi, sebbene qualcosa il ragazzo più
grande la sapesse già, in quanto di tanto in tanto lo controllava.
Non seppe dire quanto tempo era trascorso. In quel luogo un concetto di
tempo non c’era. Il sole non calava, le tenebre non scendevano, vi era sempre
la stessa atmosfera.
Rufy però si ricordò che aveva da fare e per
quanto avrebbe voluto rimanere ancora un po’ in quel luogo piacevole, disse
“Ace, è stato bello rivederti, ma se davvero abbiamo una speranza di uscire di
qui, forse è meglio che vada a cercare i miei nakama!”
Ace lo guardò confuso e disse “Pensavo che fossi rimasto perché ti fossi
già accorto di cosa stesse succedendo!”
Rufy sussultò e si concentrò per qualche
istante per utilizzare al meglio l’haki
dell’osservazione “Non è possibile…cosa ci fanno gli altri qui? Nami, Zoro, Sanji, Robin e anche
quel membro della marina, non dovrebbero essere qui!”
“Ti accorgi solo ora della loro presenza? Ti ho distratto proprio per
bene!” disse Ace divertito.
Rufy però era preoccupato “Non sono lontani,
stanno…stanno venendo qui!”.
“Esatto e questo potrebbe essere un problema!” disse Ace, per poi afferrare
il braccio del fratellino, quando lo vide avvicinarsi all’entrata dei campi
Elisi.
“Rufy, Cerbero è là fuori. Ti farà nuovamente a
pezzi. Non può essere battuto!” disse Ace serio.
“I miei amici sono li fuori, devo aiutarli!” disse Rufy
determinato. Il capitano della seconda divisione della flotta di Barbabianca lo lasciò andare con un sorriso. Quello era il
suo fratellino, avrebbe fatto di tutto per salvare le persone che amava.
“Io non ti impedirò di correre a salvarli, ma…almeno ragiona. Usa i tuoi
poteri per portarli qui dentro, così da correre meno rischi possibili, sia tu
che loro!” rispose Ace, cercando che Rufy facesse più
o meno la stessa cosa che lui aveva fatto quando era ormai impossibilitato a
muoversi.
“Ecco la luce, quelli devono essere i campi Elisi!” disse Nami, correndo in testa agli altri.
“Usopp, Sanji, resistete, fra poco starete bene!” disse Chopper con
le lacrime agli occhi per la felicità.
“è stato troppo semplice!” disse Robin, guardandosi intorno. “Possibile che
non ci sia nessuno che controlli l’entrata dei campi elisi?”
“No, qualcuno c’è!” disse Zoro mettendosi in posizione di attacco, con una
spada gigante, rubata ai cicloni, prima di veder comparire Cerbero, proprio
davanti alla luce.
Nami e Tashiji si
strinsero urlando, spaventate da quel bestione.
Robin sbiancò davanti all’essere e Franky, che
inizialmente non era preoccupato, vedendo la donna in quelle condizioni,
cominciò a temere il peggio.
“Robin, c’è qualcosa che dobbiamo sapere su di lui?” chiese il cyborg.
“Quello è Cerbero. È stato scelto appositamente da Ade perché sorvegliasse
l’entrata degli inferi. Non so cosa ci faccia qui, ma probabilmente, dopo Chrono e Ade è la creatura più forte qui sotto!” risposa
l’archeologa tremendamente preoccupata.
“Cosa? Questo vuol dire che non abbiamo speranze? Siamo a un passo dal
nostro traguardo!” disse Nami spaventata.
“Credo che Robin abbia ragione. Quel cane è anche un utilizzatore di haki, riesco a sentirlo!” disse Zoro.
“Quale dei tre?” chiese Tashiji sudando freddo.
Zoro volle appurarlo e attaccò con tutta la forza che aveva, sperando
ditagliare la bestia in due. Cerbero
però schivò il colpo con estrema agilità, per poi afferrare la spada tra i
denti intrisi di Haki, per poi masticarla come se
fosse un semplice ramoscello.
Zoro riprese il suo posto accanto agli altri, senza staccare il suo sguardo
dal quell’essere e disse infastidito “Direi tuttie tre!”
“Non gli hai fatto niente. Quella spada non doveva essere indistruttibile?”
chiese Nami scioccata.
“Roronoa Zoro, hai preso la spada sbagliata.
Questa non è composta dal metallo di Efesto, ma da un
comune metallo!” lo rimproverò Tashiji.
“E che ne sapevo io!” gli rinfacciò lo spadaccino, buttando a terra l’elsa.
“Te l’ho indicata, ma conoscendoti hai confuso l’indicazione!” gli urlò di
rimando il membro della marina.
“Oi, oi, siamo nei pasticci!” disse Franky,
cercando di pensare a come uscire da quella situazione. Lui non aveva l’haki, quindi non sapeva come potesse contribuire
nell’annientamento di Cerbero.
“Abbiamo anche un altro problema!” disse Robin irrigidendosi, guardando
oltre Cerbero.
Chopper seguì il suo sguardo e disse “Quella è Persefone.
Forse ci vuole aiutare…ma chi è la figura accanto a lui?”
“Quello è Ade!” disse Robin nervosa, ma allo stesso tempo studiando il
linguaggio del corpo di Persefone. Ella era
leggermente indietro rispetto al dio degli inferi e stava facendo dei gesti
all’archeologa, la quale, comprendendo, si rilassò un istante.
“Ok, ora siamo decisamente morti!” disse Nami
esasperata.
“No. Se ho compreso quello che Persefone ci sta dicendo.
Ade non ci può attaccare, ordini di Zeus. Dubito che quest’ultimo possa essere
magnanimo con lui dato che tecnicamente ha già infranto le leggi. È solo venuto
a vedere se il suo cucciolo può fermarci!” disse Robin, prima di creare delle
ali con il suo potere, per schivare l’attacco di Cerbero, mentre gli altri si
erano limitati a buttarsi a terra.
Nami cercò di rialzarsi sebbene fosse un po’
dolorante. Guardò la zampa alzata di Cerbero, pronta a pestarla, ma prima che
potesse anche solo pensare a come sfuggire da quell’attaccò, si sentì
strattonare via.
“Nami!” urlò Chopper terrorizzato, non avendo
compreso cosa fosse accaduto. Poi, subito dopo, venne afferrato anch’egli
insieme al cecchino e scomparve all’interno della luce.
“Che diavolo sta succedendo!” Urlò Tashiji a
occhi sgranati.
Zoro sorrise, sorprendendo la ragazza “Non aver paura, quando tocca a te,
non ti dimenare!”
“Cosa?” disse sempre più confusa.
“è il nostro capitano, ci sta salvando da Cerbero!” disse Robin sorridendo,
prima di sentire la vita venire circondata dal braccio di gomma di Rufy e venire portata via.
Successivamente toccò anche al resto
della ciurma, che fece non poca fatica a schivare gli attacchi di Cerbero in
attesa che giungesse il loro turno.
Nami, essendo la prima a essere sottratta
dalle grinfie di Cerbero, non comprese subito di essersi salvata grazie
all’intervento inaspettato di Rufy. Quando però si
riprese dall’infarto e vide il suo ragazzo davanti a sé che le sorrideva, in un
primo momento le brillarono gli occhi, poi il suo volto si contrasse in una
smorfia di rabbia e i suoi denti divennero appuntiti come quelli di uno squalo.
Diede un sonoro pugno sulla testa del capitano, anche se questo non potè avvertire nessun dolore, insultandolo per tutti gli
spaventi che le aveva fatto prendere.
Ancora con il pugno ben stretto e una vena pulsante sulla tempia, la
navigatrice urlò “Questo èper essere
morto lasciandomi sola, per avermi costretta a inseguirti all’inferno pur di
ritrovarti e per avermi fatto prendere un colpo poco fa. Pensavo di essere
stata catturata dalla coda di Cerbero. Possibile che tu non possa mai essere
più gentile?”
Rufy rise divertito ai rimproveri di Nami, la quale subito dopo, gli diede un leggero bacio
sulle labbra, cogliendolo di sorpresa “E questo è perché sono felice che tu
stia bene!” disse abbassando lo sguardo imbarazzata, diversamente da Rufy che sorrise a trentadue denti.
“Ma guardateli i piccioncini!” disse una voce alle spalle di Nami.
La ragazza si paralizzò e si girò piano piano.
Rufy chinò la testa di lato e disse “Tu chi
sei?”.
Era una donna giovane alta e slanciata con una camicia azzurrina a quadi e
con capelli tra il rosa e il violetto legati in una coda, con capelli rasati di
lato.
“Bellmer!” disse in un sussurrò la navigatrice,
per poi rimanere a bocca aperta.
La donna sorrise divertita prima di dire “Sei cresciuta Nami.
Sei diventata proprio una bella donna. Non mi merito un abbraccio?” chiese, ma
non lo dovette ripetere due volte, perché Nami non
desiderava altro che riabbracciarla dal giorno in cui Arlong
le aveva tolto la vita.
Tra le braccia della donna si sentì nuovamente bambina e non riuscì a
trattenere le lacrime.
Poco lontano da loro, Sanji e Usopp
cominciarono a destarsi, una volta che le loro ferite furono guarite. Il
secondo urlò, quando aprendo gli occhi si ritrovò il viso di Chopper un po’
troppo vicino e non riconoscendolo subito, si nascose dietro Franky.
“il nostro cecchino si è ripreso. Super!” disse il cyborg assumendo la sua
solita posizione con le braccia alzate e giunte.
“D-dove mi trovo?” disse invece Sanji confuso e
sussultando quando si accorse di non avere più nessuna ferita.
“Sei nei campi Elisi Sanji!” disse Robin
rispondendo al cuoco, il quale, vedendo l’archeologa, si alzò immediatamente
cominciando a rotearle intorno.
“Si, questo deve essere il paradiso perché tu sei un angelo Robin-cwan!” disse il cuoco.
“Tsè, babbeo!” disse Zoro facendosi sentire di
proposito, infastidendo così Sanji che lo attaccò con
uno dei suoi calci, prontamente parato dalle Katane
dello spadaccino.
“Incredibile! Roronoa Zoro, le tue spade
sono…resuscitate!” disse Tashiji sorpresa.
“Cosa?” disse l’interpellato abbassando lo sguardo per controllare di
persona, ma così facendo si distrasse evenne colpito da Sanji, che avrebbe dovuto
pagare quell’affronto.
Tashiji sospirò e alzò gli occhi al cielo “Circa
un paio di minuti fa stavamo tutti per morire e ora quei due se le danno di
santa ragione? Devo ammettere che la vostra ciurma è difficile da capire!”
disse la ragazza agli altri membri della ciurma che le erano vicino.
“Fanno sempre così, ma si vogliono bene. Non lo ammetterebbero nemmeno
sotto tortura però!” disse Robin pensierosa.
“Si, questo l’ho capito mentre venivam…Cosa c’è?
Qualcosa ti preoccupa? Non un altro nemico, ti prego. Pensavo che fossimo al
sicuro adesso!” disse Tashiji esasperata.
Robin la guardo dolcemente e scosse la testa “No, stavo solo riflettendo.
Mi domandavo solamente come sia possibile che Cerbero possieda tutti e tre gli haki. A cosa può servirgli? A combattere i possesso dei
poteri del frutto del diavolo? Mi viene logico da pensare che una volta morti,
questo potere venga perso!” disse Robin pensierosa.
“è qui che ti sbagli!”
I presenti si girarono alla nuova voce e solo chi lo aveva incontrato
precedentemente potè dire il suo nome “Ace!”
“Tu sei Pugno di Fuoco, il figlio di Gol D. Roger!” disse Tashiji, mettendosi gli occhiali, precedentemente alzati,
per essere sicura di aver visto bene.
“Oh quindi sei tu il fratello del capitano. Io sono Franky,
piacere di conoscerti!” disse Franky.
“Ho sentito molto parlare di te. Come figlio del re dei pirati di certo non
sei passato inosservato. Io sono Nico Robin, l’archeologa della ciurma!” disse
la donna facendo un leggero inchino.
“Yohohoho, io sono Brook,
il musicista! Sono contento di conoscerti ora e non qualche minuto fa. Sai ero
un tantino esposto, che imbarazzo!” disse Brook che
una volta entrato in quel luogo si era ritrovato con i vestiti addosso, la sua
chitarra inclusa.
Ace sorrise “Certo che mio fratello si è proprio trovato un
bell’assortimento. A quanto pare tutti mi conoscete già, ma sono contento di
aver fatto la vostra conoscenze e vi ringrazio di prendervi cura del mio
fratellino e chiedo scusa per le situazioni non tanto piacevoli in cui spesso vi
trascina!”
“Ma noi ci divertiamo un mondo, vero ciurma?” chiese Rufy
sorridendo.
“Certo, soprattutto cinque minuti fa quando ero moribondo!” disse Usopp sarcastico.
“Chiedo scusa Ace-san, cosa stavi dicendo poco fa?” chiese l’archeologa
attirando nuovamente l’attenzione su una questione che la incuriosiva.
“Ah si, parlavo di Cerbero. Quell’essere possiede l’haki
perché una volta morti i poteri del frutto del diavolo non si perdono, in
quanto provengono proprio dall’inferno, da qui frutti del diavolo. Quindi se i
possessori di tali poteri creano già problemi sulla terra, una volta morti
continuano a usare i loro poteri, nel caso di anime condannate in qualche
girone, per portare scompiglio o addirittura per sfidare Ade!”
“Interessante!” disse Robin.
“I frutti del diavolo sono originari di qui?” chiese Tashiji
curiosa.
Ace annuì “Si dice che sia stata Persefone a…”Non
riuscì a terminare la frase che Rufy lo interruppe “Chi
è Persefone?”
“La donna che ti ha salvato da Cerbero!” dissesemplicemente Ace per poi continuare “Dicevo…si
dice che sia stata Persefone a crearli, per dare un
po’ di colore e di aver messo qualche potere nel loro interno. Questo potere
però originariamente era loro attribuito solo per dare loro la possibilità di
resistere a un’ambiente ostile e per rigenerarsi ogni volta che morivano, ma
poi quando Ade ha scoperto il loro potenziale, ha provato a distruggerli, in
quanto certe creature di qui, cibandosene, avevano acquistato una forza tale da
dargli del filo da torcere. Ma nessuno può distruggere la creazione di un altro
dio, quindi Ade si è visto costretto a spedirli in superficie, donando così a
comuni esseri umani, meno potenti dei demoni, quel potere che Persefone aveva dato a quei frutti. Un essere umano
deceduto che possiede ancora i poteri del frutto, non dà più di tanto fastidio
ad Ade, ma se si uniscono tra di loro per cercare di fare una sorta di
rivoluzione, possono creare non poche seccature e allora ha affidato il compito
a Cerbero di calmare gli animi e solo possedendo l’haki
era in grado di farlo, mettendo fuori gioco le anime che si ribellavano.
Ma solitamente non si trova davanti all’entrata dei campi elisi. Ce lo deve
aver messo Ade per ostacolare voi!” disse Ace.
Chopper intervenne per la prima volta “Ma i frutti del diavolo esistono da
secoli ormai. Ci dovrebbero essere migliaia di possessori dei frutti qui sotto
e prima o poi nemmeno Cerbero basterà più per controllarli!”
“Non ce ne sono molti a dire il vero. I frutti esisteranno da secoli, ma la
comunicazione tra isola ad isola era scarsa, quindi era anche più difficile
trovarne uno. È in questa epoca che si stanno diffondendo, ma credo che Ade e
gli altri dei faranno qualcosa per ridurre il problema, magari Persefone stessa deciderà di eliminare ciò che ha creato.
Se non l’ha ancora fatto è solo per infastidire Ade. Non corre buon sangue tra
i due!” disse infine Ace.
“Chi l’avrebbe mai detto. Si sa così poco su questi frutti!” disse Robin
soddisfatta di essere venuta a conoscenza di qualcosa di nuovo.
“Sempre in cerca di nuovi saperi, vero bambina
mia?” disse una voce che Robin non aveva mai scordato, sebbene l’avesse sentita
poche volte.
Robin si girò verso la proprietaria della voce e senti il suo cuore accellerare.
“Mamma!” disse l’archeologa commossa, lasciando andare la sua scorza dura e
abbracciando la donna con cui avrebbe voluto crescere.
Nico Olvia la strinse forte a sé “Mi dispiace
Robin. Mi dispiace di non esserti stava vicina. Avrei tanto voluto che la tua infanzia
non fosse stata così tormentata. Meritavi molto di più!” disse la donna,
guardando con ammirazione la persona che sua figlia era diventata.
Robin scosse la testa “No, mamma, la mia infanzia non è stata colpa tua, ma
colpa delle persone che mi hanno sempre circondata, ma ora…ora è tutto
apposto!” disse lanciando un’occhiata ai suoi compagni.
Nico Olvia seguì il suo sguardo e sorrise “Sono
delle brave persone Robin. Ti osservo sai e sono contenta che quel ragazzino
buffo abbia impedito che tu mi raggiungessi quando ti trovavi ad Alabasta o a Ennies Lobby. Gli
sono davvero grata. Hai avuto una vita difficile e ora è giunto il momento che
tu possa viverla in modo tranquillo, con persone che ti amano. Certo mi
preoccupano sempre le situazione in cui ti ritrovi a causa della fama del tuo
capitano, ma tu sei felice ed è questo che conta!”
Robin sorrise e annuì, per poi trattenere una risata insieme alla madre
quando Sanji cominciò a fare apprezzamenti anche su
quest’ultima.
Anche Usopp rivide la madre e le cominciò a
raccontare le sue mille avventure vissute, non dimenticando di nominarsi
capitano della nave, nonostante la madre avesse capito che certe cose erano
inventate. Franky rivide Tom, l'uomo pesce che l'aveva cresciuto e gli mostrò ogni parte modificata del suo corpo con orgoglio.
Chopper rivide il dottore che lo aveva accolto a casa sua e le lacrime
fuori uscirono come lacrime per ala felicità.
Brook rincontrò tutti i membri del suo
equipaggio, che uno ad uno cominciarono a suonare, improvvisando un concerto
molto apprezzato dalle varie anime che cominciarono a danzare.
Tashiji era accanto a Zoro a guardare i propri
compagni ritrovare persone care e lo spadaccino chiese “Tu non hai nessuno da
questa parte?”
La ragazza scosse la testa “No, io non ho ancora perso nessuno. Mi ritengo
fortunata, tu invece?”
Zoro la fissò per qualche istante, per poi distogliere lo sguardo “Si,
quell’amica di cui ti ho parlato anni fa. Quella a cui assomigli sia
nell’aspetto, sia nel modo di pensare!”
Tashiji alzò le sopracciglia “E non vorresti
rivederla? Se non ricordo male io non ti piaccio proprio perché io sono quella
falsa. È questo che mi hai detto tempo fa. Quindi mi viene da pensare che tu
tenessi a lei!”
“Che ci tenessi o meno, non ha importanza. Non voglio vederla!” disse serio
a braccia conserte.
Tashiji fu colpita da quell’atteggiamento “Posso
sapere come mai?”
Zoro strinse i pugni, ma dopo un po’ sospirò e disse “Non merito di
vederla. Avevamo fatto una promessa e non l’ho mantenuta, non ancora almeno!”
La ragazza sussultò colpita e improvvisamente non seppe cosa dire.
Tashigi fu colpita dalle parole dello spadaccino.
Per lui la promessa fatta a quella sua amica era così importante da non volerla
vedere finchè non l’avrebbe mantenuta, nonostante
un’occasione del genere non gli sarebbe più capitata.
Però poteva capirlo. Anche lei aveva fatto una promessa con i suoi
genitori. Essi erano fieri della strada intrapresa dalla figlia e quando venne
accettata da una base della marina, promise a suo padre e sua madre che li
avrebbe resi orgogliosi di lei, diventando un grande marine e spadaccina, di
cui i pirati avrebbero avuto paura.
Ovviamente i primi tempi, quando tornava a trovare la sua famiglia, non
aveva nessun senso di vergogna, in quanto non si poteva giungere ad una alto
livello dall’oggi al domani, ma col passare degli anni, anche se era diventata
un’ottima marine, raggiungendo il rango di capitano, i pirati non la temevano, sia
perché era una donna, sia perché era affiancata da Smoker,
che di certo rendeva la sua presenza insignificante, in quanto i nemici dovevano
vedersela con lui.
A causa di questo si era distaccata dalla sua famiglia, facendosi sentire
di tanto in tanto, timorosa di sentirsi rinfacciare il fatto che era poco
conosciuta.
“Sai, ti capisco! Anch’io ho fatto una promessa ai miei che non sono ancora
riuscita a mantenere e…mi vergogno di questo!” disse inchinando la testa.
“Se non ti sei ancora arresa nel raggiungere il tuo scopo, allora non c’è niente
di cui vergognarsi!” disse Zoro lanciandole un’occhiata con la coda
dell’occhio.
“Allora, se la vergogna non centra, perché non vuoi vedere la tua amica?”
chiese curiosa Tashiji, confusa.
“Perché il suo orgoglio glielo impedisce, vero Zoro? Sei sempre il solito!”
disse una voce dietro di loro, che fece irrigidire immediatamente lo
spadaccino.
“K-Kuina?” disse quest’ultimo girandosi, vedendo
quella ragazzina che un tempo era stata una sua amica, di cui egli possedeva la
spada in suo ricordo.
“Oh scusa, ho rovinato i tuoi piani? Bhe io avevo
voglia di vederti e soprattutto di sfidarti e vedere quanto sei migliorato!”
disse Kuina con uno sguardo determinato e le mani sui
fianchi.
Zoro era rimasto senza parole, mentre Tashiji
osservò la ragazzina per poi affermare “Quindi sarebbe questa la tua amica a
cui assomiglio?”
Lo spadaccino, non ancora ripresosi dalla sorpresa, farfugliò“S-si!”
“Strano, a me non sembra che ci somigliamo!” disse la ragazza della marina,
sbattendo le palpebre.
A quel punto Zoro ripresosi e con una vena pulsante sulla testa disse
“Buttali quegli occhiali se hai intenzione di non usarli mai!”
Infatti, la ragazza non si era accorta di avere i suoi preziosi occhiali
sopra la testa, nonostante ci vedesse tutta sfocato. Appena li mise, non potè più contraddire lo spadaccino, in quanto anche lei era
costretta a riconoscere che vi era una certa somiglianza tra lei e Kuina. Lo stesso colore di capelli e di occhi e lo stesso
taglio di quando lei era più giovane. Non poteva sorprendersi se la prima volta
che incontrò Zoro, lui la guardò come se avesse visto un fantasma.
Kuina sorrise divertita e cominciò a girare
intorno a Zoro, il quale si sentì a disagio “Cosa s-stai g-guardando?”
“Sto vedendo che ti sei irrobustito da quando eri un bambino che sbraitava
che la volta successiva mi avrebbe battuto, senza però mai riuscirci. Devo
ammettere che non sei niente male, vero?” chiese Kuina
a Tashiji, la quale era talmente fra le nuvole, che
rispose “Eh già!” ma appena si accorse di quanto detto, si tappo la bocca e
arrossì come un peperone.
Zoro sussultò e si sentì estremamente imbarazzato, non essendo abituato a
essere guardato da una donna in quel modo. Abbassò lo sguardo per non guardare
né Tashiji, né Kuina e poi
scosse la testa esasperato dalla situazione.
“Allora Zoro? Pronto per una sfida?” chiese Kuina
con un ghigno e un luccichio negli occhi, che mostravano tutta la sua
determinazione.
Lo spadaccino la guardò sorpresa “S-stai scherzando?”
“No, sono serissima! Paura per caso Roronoa?”
disse Kuina, che con un agile scatto, rubò allo
spadaccino la WadoIchimoji
“Non ti dispiace se mi riprendo momentaneamente la mia spada, vero?”
Zoro sospirò e afferrò un’altra sua Katana, deciso ad accontentare la sua
amica, infondo lei non si era mai tirata indietro quando era stato lui a
sfidarla in passato.
Si trovavano uno di fronte all’altro, pronti a darsi battaglia. Zoro era
immobile aspettando che fosse Kuina a fare la prima
mossa.
Gli altri mugiwara si accorsero di quanto stesse
succedendo e alcuni di loro, allarmati, erano pronti a fermare Zoro, non
conoscendo i fatti.
“Lasciateli stare!” disse Bellemer afferrando Nami per un braccio per impedirle di interferire.
“Ma…Zoro…” cominciò la navigatrice.
“Quella è Kuina, un’amica di infanzia di Zoro.
Sembra che i due hanno fatto una promessa. Uno dei due sarebbe dovuto diventare
il miglior spadaccino al mondo e credo che Kuina, non
potendo più adempiere alla parola data, voglia solo vedere quanto sia
migliorato il vostro compagno!” rispose la donna.
“Zoro è migliore al mondo!” disse Rufy
orgoglioso.
“Non ancora, ma la farà a pezzi comunque!” disse Usopp
spaventato. “Amica o meno, quando si tratta di una sfida Zoro non scherza!”
“Ed è questo che vuole Kuina. Sa di non avere
speranze, ma vuole anche rivivere i bei momenti che ha passato con il vostro
compagno. Da quanto ci ha raccontato Zoro è stato l’unico a incoraggiarla
quando tutti le dicevano che non avrebbe fatto carriera in quanto femmina!”
Disse Ace alzando le spalle.
“Che scemenza, se guardiamo la nostra ciurma, quella da cui stare lontani è
Nami! Sembra un mostro quando si altera” disse Usopp, beccandosi poi uno sguardo di ghiaccio dalla
navigatrice.
“Io un mostro, ma come ti permetti?” gli domando con i denti da squalo.
“Gomenasaiiiiii!” disse il povero cecchino che si
era fatto piccolo piccolo, sperando di scappare dalla
furia omicida della navigatrice.
Chopper urlò “Aiuto, Usopp sta per essere ridotto
in poltiglia da Nami!”
Rufy scoppiò a ridere e un pugno in testa a
lui, Usopp e Chopper non glielo levò nessuno.
Bellmer cercò di trattenere le risate, come anche
Robin, che avvicinandosi alla ragazza le sussurrò.
“Così facendo hai solo dato ragione ad Usopp, Nami!” disse l’archeologa divertita.
“Credo che questo non sia il momento migliore di chiederti di farmi vedere
le tue mutandine, vero Nami-san?” chiese Brook, che andò a fare compagnia ai suoi compagni a terra e
storditi.
“Qualcuno ha qualcos’altro da dire?” disse Nami
fulminando le persone intorno a lei, ma tutti, fecero un passo indietro
intimoriti.
Kuina comprese che il suo amico di infanzia,
era in attesa della sua mossa. Esattamente come lei faceva quando al suo posto
c’era Zoro. Decise di accontentarlo, sapendo che il suo avversario non si
sarebbe scomposto.
Alzò la spada e cominciò a correre verso il suo amico di infanzia e mise
nel colpo che sferrò, tutta la potenza che aveva in corpo.
Non fu per niente stupita quando Zoro la bloccò facilmente e senza il
minimo sforzo.
In tutti quegli anni aveva seguito gli allenamenti e le avventure del
ragazzo e conosceva bene la sua fama.
Fece un salto indietro e tentò con una finta. Provò a far credere a Zoro che
avrebbe colpito da sopra, per poi sorprenderlo dal basso.
Zoro però, senza nemmeno fare uso dell’haki
dell’osservazione, riconobbe la mossa, con la quale più volte Kuina lo aveva disarmato e sconfitto.
Si preparò a parare il colpo e con un rapido gesto, disarmò la ragazzina e,
dopo che questa cadde a terra, le puntò la Katana al collo.
Kuina, sebbene sapesse che Zoro non le avrebbe
fatto niente e che anche volendo lei era già morta, si ritrovò a deglutire la
saliva in eccesso a sentire la lama sulla sua pelle.
Lo spadaccino rinfoderò la spada e allungò la mano per aiutare la sua amica
d’infanzia a rialzarsi.
“1 a 2001 per te. Direi che ne ho di strada da fare per superare il tuo
record di sconfitte!” disse Zoro con un ghigno.
Kuina sbuffò un po’ dispiaciuta. Non pensava di
vincere, ma avrebbe voluto almeno far fare un passo indietro a Zoro “Sarò
ancora in vantaggio, ma non avresti nessuna difficoltà a raggiungermi. Non ti
sei scomposto minimamente. Se mio padre ti vedesse sarebbe fiero di te. Io di
certo lo sono e anche se non sei ancora ufficialmente il miglior spadaccino del
mondo, per me lo sei già diventato!” disse Kuina
sorridendo.
“Arriverò fino in fondo. Non considererò la nostra promessa conclusa finchè non sconfiggerò anche Mihawk!”
disse Zoro serio.
Kuina fece l’occhiolino e disse “Era quello che
volevo sentirti dire!”
Ci fu un lungo silenzio tra i due, finchèKuina, vedendo con la coda dell’occhio Tashiji
che andava a recuperare la WadoIchimoji,
sorridendo aggiunse “Ho una richiesta da farti Zoro!”
L’interpellato guardò la ragazzina confuso e la perplessità aumentò
maggiormente quando Kuina affiancò Tashiji, la quale si sentì a disagio quando sentì tutti gli
sguardi su di lei.
“Devi allenare questa ragazza!”
“Cosa?” disse Zoro preso alla sprovvista.
“Cosa?” chiese Tashiji spalancando gli occhi.
Kuina sorrise divertita alla reazione dei due
“Sarà anche una tua nemica, ma ha della stoffa. Potrebbe migliorare molto
nell’arte del combattimento con la spada se solo avesse un buon insegnante e
questo puoi esserlo solo tu!”
“Dai Zoro, accetta. Chissà magari fra un combattimento e l’altro, nascerà l’amore!”
disse Usopp appoggiato da Chopper, ma presto i due si
nascosero dietro Franky, vedendo lo sguardo del
compagno che minacciava di ucciderli.
“Io non ho nessuna intenzione di allenarla. Sarei uno stupido se le
insegnassi a combattere e poi me la ritrovassi davanti come nemica. L’hai detto
tu…la stoffa per migliorare ce l’ha, che si allenasse da sola!” disse Zoro
voltando lo sguardo altrove.
Kuina si fece seria “Anche tu avevi la stoffa,
eppure mio padre non ti ha abbandonato o Mihawk.
Quest’ultimo ti ha allenato nonostante per lui rappresenti una minaccia. Ha
riconosciuto la tua abilità e ti ha rispettato in quanto spadaccino. Ha messo
da parte il suo orgoglio per allenarti e darti una possibilità di sopravvivere
nel nuovo mondo e realizzare il tuo sogno. Se Mihawk
avesse fatto lo stesso tuo ragionamento, dimmi, a che livello saresti? Potresti
viaggiare nel nuovo mondo? Avresti imparato a padroneggiare l’haki che il tuo maestro ti ha insegnato a sviluppare?”
Zoro non fiatò.
“Non rispondi? Bhe saresti migliorato è vero, ma
non saresti al livello di adesso e forse non avresti nemmeno scoperto di essere
in grado di padroneggiare l’Haki. Quindi perché
negare a lei quello che a te è stato concesso?” chiese Kuina
seria.
“Se anche lo facessi, lei starà con noi per poco!” disse Zoro.
“Forse, ma gli insegnamenti che apprenderebbe in quel lasso di tempo, le
potrebbero salvare la vita un giorno!” disse Kuina
determinata.
Zoro spostò lo sguardo su Tashiji, la quale era
confusa. Lei non aveva chiesto niente e nemmeno si sarebbe immaginata di
domandare a Zoro di farle da insegnante. Lei cercava di mantenere la mente
lucida e di non fraternizzare troppo col nemico e con Zoro ci riusciva
benissimo, grazie anche al suo completo distacco nei suoi confronti.
“Tu stimi Tashiji e ti piace, ma allo stesso
tempo la detesti e questo solo per colpa mia!” disse Kuina
, facendo sussultare la ragazza della marina e Zoro.
“Tu vedi me in lei me a causa della forte somiglianza, tanto da accusarla
di essere quella falsa. Ma lei non ha nessuna colpa se ha i tratti simili ai
miei o pensieri uguali, quindi non è giusto che tu non la rispetti per la
persona che è. Io sono morta Zoro e
sebbene non ti stia chiedendo di scordarti di me, lasciami andare. Vivi la tua
vita senza il rimpianto di quello che avrebbe potuto essere. Non siamo potuti
crescere insieme e diventare compagni di avventura, ma va bene così. Infondo
non sono morta a causa tua… è stato un incidente e si vede che doveva andare in
questo modo. Chissà forse la mia morte ti ha spronato a migliorarti, a volerti
rendere sempre più forte, affinchè un giorno potessi
affiancare il tuo capitano ed essergli utile. Tutto avviene per un motivo e probabilmente
tu hai incontrato Tashiji per una ragione in
particolare, ma se l’allontani non lo scoprirai mai!”
Zoro sbuffò e tornò a guardare Tashiji. Quanto Kuina aveva detto era vero. Accusava la ragazza di colpe
non sue e sapeva che non era giusto.
“D’accordo, lo farò!” disse Zoro rassegnato e Usopp
e Chopper esultarono, anche se il loro entusiasmo venne fermato da Tashiji che intervenne “Aspettate! Se io non volessi farmi
allenare da lui?”
Kuina la guardò curiosa “Non vuoi che lui ti
alleni?”
“No, per me va bene…sono sempre disposta a migliorarmi!” disse, facendo
alzare gli occhi al cielo a Zoro, il quale cominciò a pentirsi di aver
accettato.
I mugiwara trascorsero ancora qualche tempo
insieme ai loro cari, ma presto Robin disse “Ragazzi, credo che sia il momento
per noi di andare. Non sappiamo se l’offerta degli dei di riportarci indietro
possa improvvisamente scomparire!”
“Credo che tu abbia ragione, ma…” disse Nami
guardando tristemente Bellemer, la quale dandole una
pacca sulla schiena disse “Nami, abbiamo già avuto
un’opportunità di vederci nonostante apparteniamo a due mondi diversi, ma io
voglio che tu torni al tuo mondo e che continui a vivere la tua vita, tanto
prima o poi ci rivedremo di nuovo! Inoltre non dimenticarti di dire a Nojiko che è sempre nei miei pensieri e che le sono vicino,
proprio come a te!”
Nami sorrise e annuì.
“E lo stesso vale per te Rufy e salutami Sabo quando lo vedi. Ah e non dimenticarti di prenderlo a
calci per non averci detto che era vivo!” disse Ace divertito.
Il ragazzo annuì con un sorriso triste. Avrebbe voluto restare con il
fratello ancora per molto, ma si rendeva conto che quello non era il suo posto.
Rufy abbracciò Ace in un ultimo saluto, mettendolo al
corrente di quanto gli sarebbe mancato.
“Io sarò sempre vicino a te, basta concentrarti e mi sentirai, ok?” disse
Ace sistemandogli il cappello sulla testa.
“Ehi Rufy!” lo chiamò Bellemer,
facendo girare il ragazzo che inclinò la testa da un lato “Trattamela bene!”
disse riferendosi a Nami, la quale arrossì.
Il ragazzo sorrise a trentadue denti e annuì.
“Mi raccomando non dimenticare
quanto hai promesso e tu Tashiji, tieni d’occhio Zoro
per me, ok?” disse Kuina facendo l’occhiolino alla
ragazza.
“Ma…ma…io…io…d-d’accordo!” disse la ragazza
stranita, in quanto lei non faceva parte del gruppo.
“Piccola mia, non demordere e continua a vivere. Non vogliomai più sentirti dire che vuoi morire!” disse
Nico Olviaa
Robin in tono di rimprovero.
L’archeologa sorrise e guardando dolcemente i suoi compagni disse “Non lo
farò, ora ho una ragione per vivere!”
Tutti si apprestarono a salutare i loro cari, con la speranza che un giorno
si sarebbero rivisti.
“Ma come faremo a tornare indietro? Dovremo uscire di qui e affrontare di
nuovo quel bestione!” chiese Rufy incrociando le
braccia “Potrebbe essere problematico!”
“Abbiamo questa spilla che ci ha detto Ermes. Con questa in teoria,
dovremmo ritornare sulla Sunny allo stesso punto dove
tutto è cominciato!” disse Robin, prendendo la spilla tra le mani.
Usopp e Chopper si sentirono sollevati a
quell’affermazione, non volendo minimamente rimettere piede negli inferi.
I ragazzi si avvicinarono l’uno all’altro e si presero per mano. Robin
invocò il nome di Ermes, domandandogli di riportarli nella terra dei viventi.
Una luce accecante li avvolse e quando i volti dei loro cari sparirono,
compresero di essere tornati e da li a poco, i contorni della Sunny presero forma e tutti si ritrovarono sul ponte della
nave.
“S-siamo tornati!” disse Usopp spaventato
dall’idea che quello scenario tanto familiare, potesse nuovamente trasformarsi
in quell’inferno da cui erano miracolosamente scappati.
Chopper cominciò a piagnucolare contento e buttandosi a terra cominciò a
sgambettare, dicendo “Sunny go, ti voglio tanto
bene!”
Franky sorrise felice a vedere che la sua amata
costruzione non aveva riportato danni e Robin ringraziò gli dei di aver
mantenuto la loro promessa.
Tashiji si sedette a terra, tirando un sospiro di
sollievo, mentre Zoro, grattandosi la testa, accennò al fatto che aveva bisogno
di bere qualcosa.
Sanji domandò alle ragazze se avevano fame e
che era disposto a preparare loro tutto ciò che volevano, evitando bellamente
le richieste degli altri compagni che gli avevano già domandato tutti i tipi di
piatti esistenti al mondo.
Brook cominciò a strimpellare con la chitarra
versi che narravano quanto successo nell’Ade, ma presto venne messo a tacere da
Usopp, non pronto per rivivere quei momenti.
Rufy sorrise a trentadue denti felice si
essere tornato e di aver potuto rivedere il fratello Ace. Ora che lo aveva
visto e che era certo che stesse bene, si sentiva più tranquillo. Certo,
avrebbe continuato a sentire la sua mancanza, ma quel senso di colpa che
sentiva e che aveva continuato a perseguitarlo, senza che i suoi nakama lo sapessero, si era affievolito ulteriormente. Ora
aveva un altro obbiettivo, che aveva promesso al suo fratellone, cioè prendere
a calci Sabo per non essersi fatto vivo.
Questo era l’unico rammarico di Ace, non poter dire addio anche a lui, dato
che non era morto come credevano.
Nami seguì l’esempio di Tashiji
e si sedette sul ponte, ma lei a differenza della ragazza, non potè rilassarsi.
La navigatrice, con una voce spaventata, chiese al capitano “Rufy!” l’interpellato si girò e il suo sorriso si spense
quando vide il volto preoccupato di Nami, capendo al
volo che c’era qualcosa che non andava “Dov’è Umi?”
Rufy sussultò e si guardò attorno, sperando di
trovare un indizio sulla presenza della figlia.
“F-forse è tornata nel suo presente!” disse Usopp
speranzoso, sebbene non riuscisse a nascondere una certa preoccupazione.
“Usopp ha ragione!” disse Chopper aggrappandosi
alle parole del cecchino.
“Potrebbe essere un’eventualità, il problema è che non possiamo saperlo con
certezza!” disse Robin portandosi una mano al mento.
“Ma lo dobbiamo sapere. Come possiamo fare finta che niente sia accaduto. E
se Umi ha bisogno del nostro aiuto? Se fosse rimasta negli inferi? Non abbiamo
nemmeno provato a cercarla!” disse Nami spaventata
all’idea che la figlia fosse rimasta li sotto.
“Dato che nel momento in cui tu e Rufy siete
entrati negli inferi, siete stati considerati morti, teoricamente lei dovrebbe
essere scomparsa!” disse Robin, sebbene potesse solo ipotizzare teorie.
Nami strinse i pugni “Teoricamente? E io
dovrei accontentarmi solo di una teoria?”
“Non c’è altro che possiamo fare Nami!” disse
Zoro serio. Egli sembrava indifferente, ma in realtà anche lui si era già
affezionato a quella mocciosa che gli aveva creato non pochi fastidi.
“Umi non è negli inferi. Appena messo piede là dentro, è scomparsa tra le
mie braccia!” disse Rufy coprendosi gli occhi con il
cappello.
“Quindi una certezza ce l’abbiamo, ma dubito che sia sufficiente!” disse Sanji accendendosi una sigaretta. Era in crisi d’astinenza
ormai, dato che da un po’ non ne fumava più una.
Successivamente si sentì la porta della cucina cigolare e una voce che dissipò
i loro timori disse “Ehi, cos’è questo mortorio?”
“Umi!” urlarono tutti all’unisono, tranne per Tashiji,
che cercava ancora di comprendere chi fosse quella ragazzina.
La ragazza guardò i presenti con aria confusa, mentre inghiottiva un
cosciotto di carne intero senza nemmeno masticarlo.
“è successo qualcosa?” chiese lei, pulendosi in modo poco fine, la bocca
con il braccio.
Nami si piombò su di lei e afferrandola per il
colletto, la scosse violentemente “Mi hai fatto prendere un colpo. Questa me la
paghi brutta mocciosa!”
Umi con gli occhi che le giravano chiese “C-che cosa ho fatto?”
La navigatrice a quel punto si fermò “N-non ti ricordi?”
Umi ci riflesse su e poi scosse la testa “In realtà ho le idee un po’
confuse. Ricordo che ci trovavamo ai confini del mondo e poi,mi sono ritrovata in cucina con una gran fame
e dato che Sanji non aveva messo il blocco al
frigorifero, ne ho approfittato. Ma ora che ci penso c’era un po’ troppo
silenzio sulla nave. Che cosa stavate facendo? Dormivate per caso? Siete matti,
in un mare come questo non bisogna mai abbassare la guardia…oddio…sentitemi,
sembro mia madre!” disse disperata.
Nami la lasciò andare facendola cadere a terra
e con i denti da squalo le rimproverò “Ringrazia di assomigliarmi almeno in
qualcosa piccola ingrata. Che fino a quello che ho visto fino ad ora,
disgraziatamente sei tale e quale a tuo padre!”
Rufy scoppiò a ridere, divertito per la
scenetta.
“Guarda che non era un complimento, Rufy!” disse
Zoro scuotendo la testa esasperata.
La ciurma, radunandosi in cucina, raccontò alla bene in meglio, quanto
successo a Umi, la quale non fece una piega, anzì
intervenne dicendo “Si, un’avventura degna di voi!”
“Non possiamo darle torto!” disse Sanji posando un
piatto pieno di leccornie, che venne mangiato all’istante da Rufy, un attimo prima che Umi allungasse il braccio per
compiere il suo stesso gesto.
Nami intervenne immediatamente, per fermare l’ingordigia
del capitano e dandogli un potente calcio, lo fece volare contro il muro della
stanza, sfondandolo e quasi travolgendo una figura giunta in quel momento, il
quale non aspettandosi un accoglienza in quel modo, urlò e andò a nascondersi
dietro l’albero maestro.
Rufy non avendo risentito del colpo, lo notò e
subito gli chiese “E tu chi sei?”
“E tu chi sei?” domandò Rufy, attirando l’attenzione
dei suoi compagni che lo raggiunsero sul ponte.
“Ehi ma...quello da dove sbuca fuori?”chieseUsopp stranito, osservando lo sconosciuto.
“Io non l’avevo visto…oh ma io gli occhi per vedere non ce li ho…yohohohoho!” disse Brook.
Tashiji si sistemò gli occhiali e, osservando la
figura minuta, chiese “Ma arruolate anche ragazzini nella vostra ciurma?”
“Con il capitano tutto può succedere, ma per il momento no. Non sappiamo da
dove provenga quel bambino…anche se…” disse Robin studiando l’aspetto del
piccolo, che sbirciava da dietro l’albero maestro.
Esso sembrava avere sugli 8-9 anni. Aveva gli occhi nocciola, capelli neri
e alla rinfusae sul davanti aveva un
dente mancante. Indossava una salopette di jeans con pantaloncini corti, una
t-shirt bianca dove si intravvedeva un disegnino di un ranocchio e una fascia
rossa legata sulla fronte. Aveva diverse bende sul corpo, cosa che fece
comprendere ai mugiwara che quel bambino era
spericolato.
“…potrebbe essere…” continuò Robin, prima che Umi urlasse “Ace, che…che fai
qui?”
Nami e Rufy
spalancarono le bocche incredule, non immaginandosi che avrebbero mai rivisto
il figlioletto che avevano preso in braccio quando era ancora in fasce “A-Ace?”
balbettarono all’unisono.
Gli occhi del bambino si illuminarono quando vide Umi, ma quando provò a
raggiungerla per abbracciarla, egli, sentendo una forte presa trattenerlo,
inciampò e cadde col viso per terra, svelando una bambina di 5-6 anni, che fino
a quel momento si era nascosta dietro Ace, non facendosi notare dalla ciurma.
“Un’altra? Sembra che su questa nave i bambini spuntino come funghi!” disse
Sanji aspirando la sigaretta.
Umi invece sbiancò alla vista della piccola e venne afferrata da Franky quando si sentì mancare.
“Oi sorella, tutto bene?” chiese il Cyborg, facendole aria con un
ventilatore tirato fuori da chissà dove.
Umi aprì gli occhi e disse “S-sto bene? Io sto bene?” si domandò, per poi
alzarsi improvvisamente in piedi realizzando la gravità della situazione “No, no
che non sto bene, come posso stare bene? Hai visto chi c’è?” disse indicando la
bambina “Sono morta, capisci? Morta!”
La ciurma la guardò confusa.
“Non mi sembra così pericolosa!” disse Rufy inclinando
la testa di lato e osservare la bambina che sembrava tra l’intimorito e
l’incuriosito.
Umi si portò la mano sulla fronte “Non era quello che intendevo!”
“Chi è quella marmocchia, un’altra figlia di Rufy
e Nami? Siete peggio dei conigli voi due!” disse Zoro
con un ghigno.
Nami lo mise a tacere con un pugno, mentre Rufy domandò “Che centrano i conigli?”
La navigatrice sospirò “voleva dire che…ah lasciamo perdere, piuttosto
vorremmo una spiegazione!” disse rivolgendosi alla figlia maggiore.
“Appena l’avrò avuta anch’io!” rispose Umi, inginocchiandosi davanti ad Ace,
che si stava strofinando il naso dolorante, e afferrarlo per il colletto “Tu,
che diavolo combini. Perché mi hai raggiunto? E soprattutto perché hai portato
anche lei?” disse con un tono alterato.
“Ti volevo aiutare nella tua missione e proprio quando venivo trasportato
nel passato, lei è entrata in camera tua senza permesso ed è stata risucchiata
con me!” disse Ace alzando le spalle. “Tranquilla sorellona, è tutta intera
no?”
Umi cominciò a battere il piede a terra nervosamente “Ti devo per caso
ricordare chi è suo padre e che da un’intera vita, cerchi di evitarlo ogni
volta che ti è possibile, perché ti spaventa? Secondo te cosa ci farà quando
scoprirà che la sua adorata figlioletta è scomparsa a causa nostra?”
Il bambino diventò blu dalla fifa e cominciò a sudare freddo.
“Vedo che cominci a renderti conto del casino che hai combinato,
ma…forse…forse se tornate indietro immediatamente, gli adulti non si
accorgeranno che siete spariti!” disse Umi, vedendo un barlume di speranza.
“Io credo che se ne siano già accorti. Siamo partiti quasi subito dopo di
te. Solo che non sapendo in quale momento del passato eri andata, ti abbiamo
cercato per un po’ e ci siamo anche cacciati nei guai un bel po’ di volte.
Anzi, mi correggo…io mi sono cacciato nei guai, lei andava a nascondersi nel
primo buco che trovava, lasciandomi nei casini. Ringrazio la mia buona stella
se sono ancora intero!” disse Ace sorridendo, come se non fosse successo
niente.
“Cosa?” chiese Umi invece terrorizzata alla sola idea che i due avrebbero
potuto farsi seriamente male.
Ace superò la sorella per recarsi dalla ciurma e guardandoli uno ad uno
disse “Ciao ragazzi! Alcuno di voi non li ho mai incontrati, anche se so
esattamente chi è ognuno di voi, e immagino che mia sorella vi abbia parlato di
me, quindi non c’è bisogno delle presentazioni!”
“Come alcuni non li hai mai incontrati? Questo vuol dire che siamo ancora
in pericolo di vita?” chiese Chopper , cominciando a farsi prendere dal panico.
“Non necessariamente. Se è vero che Ace ha intrapreso il viaggio subito
dopo Umi, questo significa che non era nel suo tempo quando c’è stato il cambio
temporale e di conseguenza per lui le cose, come per Umi, sono rimaste
invariate. Quando torneranno nei loro tempi allora la loro memoria verrà
modificata in base al nuovo futuro che si è venuto a creare!” disse Robin,
tranquillizzando Chopper che tirò un sospiro di sollievo.
Ad Ace gli si illuminarono gli occhi, comprendendo cosa quelle parole
significassero.
“Sei riuscita a cambiare il passato? Papà sarà vivo?” domandò il ragazzino,
cercando conferma in sua sorella.
“In teoria!” rispose Umi.
Ace cominciò a saltare di gioia e si avvicino successivamente a Rufy, per poi fissarlo per un po’ “Sai? Sei proprio uguale
alle foto che la mamma conserva. Mi ha parlato molto di te e…è così strano
vederti vivo…” cominciò, per poi toccarlo con la punta del dito “…toccarti e
sentire che sei veramente di gomma. Ti avevo già visto nella mia gita nel
passato di questi giorni, ma…non ti ho mai voluto incontrare. Avevo paura di
conoscerti e poi di perderti di nuovo e…sono rimasto nascosto ai tuoi occhi.
Ora che però mia sorella ha cambiato il tuo futuro, non c’è più niente che mi
possa trattenere!” disse il ragazzino commosso, incrociando per la prima volta
lo sguardo con il proprio genitore e poi abbracciarlo.
Rufy sorrise comprendendo i suoi sentimenti,
gli accarezzo la testa, scompigliandogli i capelli.
Nami, commossa dalla scenetta, si avvicinò al
suo futuro figlio, il quale vedendola, si prese un colpo.
Si ricordò poi che quella Nami era quella del passato
e tranquillizzandosi, urlò “Mamma!” per poi abbracciare i fianchi della
navigatrice, prendendola alla sprovvista.
“Il ragazzino è affettuoso!” disse Usopp,
grattandosi la testa confuso da tutta quella situazione.
“No, non è affettuoso. Quando fa così vuole qualcosa!” disse Umi, facendo
alzare un sopracciglio a Nami “Sarebbe?” chiese, per
poi guardare dall’alto verso il basso, la testa del figlio che le era ancora avvinghiata.
Si sentiva a disagio per quella manifestazione di affetto. Era vero che era il suo
bambino, ma comunque lei non sentiva quel legame madre e figlio che lo avrebbe
legato a lui un giorno. Nemmeno con Umi provava qualcosa del genere, sebbene si
preoccupasse per lei.
“Vero che mi vuoi bene mamma?” chiese Ace facendo gli occhi da cucciolo e
guardando la ragazza, la quale non sapendo che pesci prendere, balbetto un sì.
“Allora non mi ucciderai quando tornerò nel futuro, dopo aver scoperto che
ti ho disobbedito per raggiungere Umi, vero?” chiese sorridendo “Ricorda che
sono il tuo figlio maschio preferito!”
Umi alzò gli occhi al cielo, mentre Nami sgranò
gli occhi per poi affermare “Stai cercando di comprarmi affinché decida in
futuro di non punire mio figlio, quando mi farà venire un infarto perché è
partito per chissà dove?”
Ace si allontano dalla navigatrice e sorridendo a trentadue denti, rispose
“Si!”
Una vena pulsante spunto sulla tempia di Nami, la
quale cominciò a insultare il ragazzino, per poi dargli un pugno in testa.
Rufy scoppiò a ridere, divertito dal
figlioletto e disse “Ace, sei uno spasso!”
“Davvero?” chiese il ragazzino contento “Allora la convinci tu a non
prendersela con me?
Chopper spostò lo sguardo dalla scenetta, alla nuova bambina, ancora senza
nome, che si trovava accanto a Umi.
Ella era magrolina, con un vestitino semplice rosa con dei fiorellini
bianchi sull’orlo, gli occhi color nocciola e i capelli sciolti e lunghi fin
dopo le spalle di un colore verde chiaro.
Il dottore le si avvicinò e annusò la bambina, per poi affermare “Ma…ma questo
odore è di…”. Non terminò la frase che la piccola si diresse verso Zoro,
aggrappandosi ai suoi pantaloni.
Lo spadaccino fu sorpreso dal gesto della piccola. Si domandò del perché
quella bambina si rifugiasse da lui, con tutte le persone presenti.
Zoro cercò di spostarsi, ma la presa della piccola era ben salda “Ehm…ti
dispiacerebbe lasciarmi andare?” chiese con tono serio, che intimidì la
piccola, la quale non staccando gli occhi dall’uomo, indietreggiò fino a
raggiungere, questa volta, le gambe di Tashiji e
aggrapparsi a lei.
Dei brividi di freddo percorsero la schiena dello spadaccino, che cominciò ad
avere un “brutto” presentimento.
Sgranò l’unico occhio visibile e spaventato si rivolse a Umi “No… dimmi che
lei non è quello che credo!”
Umi sorrise a trentadue denti divertita e annuendo disse “Oh si, lei è
sangue del tuo sangue, tuo e di Tashiji!”
“Cosa?” urlarono i Mugiwara, che ancora non
avevano capito chi potesse essere la bimba.
“Non ci credo, come può quel…quello stoccafisso avere una figlia…con la mia
dolcissima Tashiji poi…!” disse Sanji
sconvolto, lasciando cadere a terra la sigaretta appena accesa.
“Z-Zoro ha procreato?” disse Usopp a bocca aperta
“M-ma nel futuro dove siamo stati, lui non aveva figli!”
“Bhe data la sua età, teoricamente non era ancora
nata!” disse Robin riflettendo sulla faccenda “Oltre al fatto che possiamo aver
cambiato molti eventi che sarebbero dovuti capitare, con il nostro soggiorno
nel futuro!”
“Super!” gridò Franky “Un altro componente della
ciurma!”
“Yohohoho, è davvero carina Zoro-san. Ti somiglia
molto!” disse Brook avvicinandosi troppo alla
piccola, che cominciò ad urlare spaventata e strinse maggiormente la presa
sulle gambe di Tashiji, la quale era rimasta shoccata, tanto quanto Zoro.
Brook si andò a rannicchiarsi in un angolo,
afflitto per la reazione che la piccola, sebbene immaginasse che, trovandosi il
suo futuro se stesso, da un’altra parte rispetto al resto della ciurma, la
bambina non aveva mai potuto abituarsi al suo aspetto.
“F-figlia di chi? Scusate credo di non aver capito bene!” disse la ragazza
della marina spaventata.
“Esatto, non hai capito bene perché questa è un’assurdità. Non esiste che
io mi metta con lei, nè in questa vita, nè mai. Tanto meno potrà mai accadere che io e lei facciamo
una figlia insieme, intesi?” disse Zoro arrabbiato.
“Puoi dire quello che vuoi Zoro, ma di fatto lei è qui!” disse Umi
infastidita, anche se sapeva che tra lui e Tashiji
non scorreva buon sangue.
Zoro la fulminò con gli occhi, prima di girarsi e andarsene nella sua
stanza di allenamento.
“Che razza di maniere. Quel Marimo avrebbe
bisogno di una bella lezione!” disse Sanji innervosito,
non capendo il comportamento del compagno.
“Non è facile venire a conoscenza di chi saranno i propri figli o il
proprio partner!” disse Nami comprendendo il compagno.
“Tu e Rufy non avete avuto questi problemi!”
disse Chopper confuso.
“La situazione era diversa. Io e Rufy non eravamo
indifferenti l’uno all’altra. Però una sorta di rifiuto l’ho avuta anche io,
anche se non dello stesso livello di Zoro. Conoscere i propri figli ti fa
sentire in obbligo di metterli al mondo e io avevo…anzi ho paura che per
qualche ragione possa non accadere. Sappiamo tutti com’è fatto Zoro. Sarà
scorbutico, sempre imbronciato e un demone quando deve combattere, ma non è
cattivo e di certo non odia quella bambina. Avrà avuto paura, perché per come
sono adesso le cose, niente fa pensare che tra lui e Tashiji
possa nascere l’amore!”
Tashiji si sentiva confusa. Non capivamolto di quanto stava accadendo, né aveva
compreso chi fossero realmente Umi ed Ace. Aveva sentito parlare di figli
futuri e via dicendo, ma le sembrava una cosa talmente assurda e surreale che
pensava fosse una sorte di codice tra pirati o qualcosa del genere.
Robin comprese la sua confusione e brevemente le raccontò quando era
accaduto loro tempo addietro.
“Quindi…se ho capito bene…quei tre vengono veramente dal futuro?” chiese la
ragazza della marina, ancora poco convinta.
Robin sorrise e annuì.
“Sapevo che nel nuovo mondo accadevano cose particolari, ma questa…questa
le batte tutte!” disse, per poi guardare la bambina che si era aggrappata a
lei. La trovò molto carina e dolcissima, con quegli occhioni da cucciola che la
fissavano. Si abbassò alla sua altezza e le chiese “D-d’avvero
io s-sono t-tua m-madre?”
La piccola annuì.
“E come ti chiami?” le domandò curiosa.
“Hikari!”
Tashiji sorrise. Aveva sempre amato quel nome.
Era così che chiamava la sua bambola preferita quando era bambina e aveva già
deciso che, semmai avesse avuto una figlia, l’avrebbe chiamata Hikari.
La beatitudine di Tashiji però durò poco, quando
comprese esattamente cosa significava tutta quella assurda storia. Si alzò di
scatto in piedi e con voce tremante disse “No, no, no, no, no, no! Non può
essere, questo…questo deve essere un sogno o un incubo. Io non posso avere una
figlia con…con…con…con…con…”
“Zoro!” disse Rufy tranquillamente , vedendo che
la ragazza aveva preso a balbettare tanto era il panico che si era impossessata
di lei.
Tashiji arrossì di botto e si porto le mani al
viso come a volersi nascondere, per poi scappare nella stanza di Robin, dove
alloggiava momentaneamente.
I due nuovi arrivati vengono accolti dagli altri senza problemi e Ace e Hikari non ebbero problemi ad adattarsi subito alla vita
sulla nave. Ace giocava con Rufy, Usopp
e Chopper, mostrando il suo carattere estroverso e combina guai simile al
padre, mentre Hikari era più tranquilla e sembrava
mostrare un certo interesse per i libri che Robin sfogliava. Però la sua
concentrazione era altrove e spesso girava la testa verso la stanza di
allenamento di Zoro.
Robin sorrise notando il comportamento della bimba e incoraggiandola le
disse “Perché non vai a vedere cosa sta facendolo spadaccino?”
Hikaru la guardò dubbiosa, ma poi un sorriso si
dipinse sul suo volto e annui, correndo poi verso la scala che l’avrebbe
condotta nella cabina.
Zoro era intento nei suoi allenamenti cercando di non pensare a quanto
aveva scoperto, ma più volte perse il conto di quante volte aveva sollevato i
pesi a causa della scarsa concentrazione.
Ad un tratto vide spuntare una testolina verde dalle scale. Fece finta di
non vederla, ma si sentiva osservato e a disagio a causa della sua presenza.
Vide la bimba camminare nella stanza e osservare i vari attrezzi della cabina,
girandosi di tanto in tanto verso di lui, curiosa.
La piccola vide le tre spade dello spadaccino adagiate contro ilmuro, di cui una caduta a terra e si accinse
a raggiungerle. Zoro era pronto a riprenderla se avesse avuto intenzione di
toccarle, ma quando capì le intenzioni della bimba, si fermò.
Infatti la piccola prese la spada caduta a terra e delicatamente la rimise in
piedi insieme alle altre, senza avere alcuna intenzione di giocarci e tagliarsi
via qualche arto, come Zoro temeva.
Hikari poi andò a sedersi su una panchina,
guardando di tanto in tanto fuori dalla finestra, ma qualunque cosa facesse,
manteneva il silenzio.
Zoro, continuava il suo allenamento, ma più volte si ritrovò a fissare la
bambina, pensando a cosa dovesse fare o dire.
“Credo che di sotto ti annoieresti di meno!” disse finalmente lo
spadaccino.
Hikari alzò le sopracciglia sorpresa. Aveva
cominciato a pensare che insieme all’occhio, aveva perso anche la lingua.
“Non mi sto annoiando. Mi piace stare con te e vederti allenare…anzi il mio
papà a quest’ora mi avrebbe invitato ad allenarmi con lui!” disse la piccola
alzando le spalle.
Zoro alzò un sopracciglio “Allenarti?”!
La piccola annuì “Come dici sempre, il mondo è un posto pieno di pericoli e
prima imparo a difendermi da sola, meglio è, soprattutto dato che i cacciatori
di taglie piace prendere di mira noi bambini per arrivare ai genitori!” disse
sbuffando.
“Sei stata presa di mira dai cacciatori di taglie?” chiese Zoro sussultando
e stringendo involontariamente la presa sul peso che aveva tra le mani.
“Non solo io, anche Ace e Umi, ma io non ho mai paura, perché tu arrivi
sempre a salvarmi, insieme alla mamma!” disse la piccola sorridendo “E poi non
sono completamente indifesa!”
Zoro stava per chiederle cosa intendesse dire, ma l’urlo di Rufy all’avvistamento di un’isola, li distolse dal loro
discorso.
I due raggiunsero il resto della ciurma e Hikari
dovette arrampicarsi sul parapetto, per poter vedere la striscia di terra, che
si intravvedeva all’orizzonte.
Nami era inquieta invece. Vedendo la bussola,
non sembrava che quell’isola esistesse davvero. “Potrebbe essere un’allucinazione?”
chiese Usopp.
Rufy mise il broncio a quell’affermazione “Sarebbe
un peccato. Quell’isola sembra divertente!”
Robin si lasciò sfuggire un sorriso. Ogni volta che Rufy
trovava qualcosa divertente, voleva dire che per loro c’erano soltanto guai in
arrivo.
“Potrebbe essere quell’isola misteriosa di cui mia madre mi ha parlato!”
disse Umi attirando l’attenzione dei presenti.
“Che isola?” chiese Franky.
“Uhm…bhe non ha proprio un nome a causa della sua
particolarità che la rende difficile da trovare, ma la mamma ci ha parlato di
quest’isola diverse volte, usando l’avventura vissuta lì come un fiaba per farci
addormentare!” Continuò Ace.
“Guardate bene l’isola, non vi ricorda qualcosa la sua forma?” chiese Umi.
La ciurma osservò la terra emersa, ma solo Robin ebbe un intuito “Sembra
una donna stesa a pancia in su!”
“Ora che mi ci fai pensare è vero!” disse Usopp.
“Quella vegetazione che sembrano varie liane che pendono da un lato dell’isola,
sono i capelli della donna. Quelle enormi montagne, sono le gambe piegate. La
pancia piatta corrisponde alla pianura, l’ombelico a un lago, le narici del
naso corrispondono a delle grotte, la bocca a un dirupo profondo e…” cominciò Hikari non staccando gli occhi dalla terra.
“…le tette sono le colline! Chissà se indossa delle mutandine!” disse Brook da dietro Franky, sperando
di scappare dalla furia di Nami.
“è pericolosa quell’isola?” chiese Tashiji “C’è
per caso una base della marina?”
“Pericolosa probabile! Base della marina? No. Ci sono degli esseri strani
che la popolano, che hanno avuto un’evoluzione diversa rispetto alla nostra, in
quanto quell’isola è viva e se gli gira si immerge e si sposta!” disse Umi.
“Ora sono ancora più curioso di andare a visitarla. Chissà quante cose
fantastiche potremo vedere e chissà quali cibi prelibati ci sono!” disse il
capitano.
“Aspetta un momento Rufy, ti sembra il caso di
correre il rischio di esplorare un’isola sconosciuta con due bambini?” chiese
Zoro incrociando le braccia.
Rufy inclinò la testa e guardò i ragazzini.
“io voglio andate!” disse Ace mettendo il broncio allo spadaccino “Non ho
paura!”
Usopp si avvicinò allo spadaccino e colpendolo
con un gomito e con un sorriso sornione sulle labbra disse “Ti preoccupi per
tua figlia eh…di la verità!”
Zoro arrossì e cominciando ad urlare disse “Io non mi preoccupo per niente
e per nessuno, sia chiaro!”
“Oh si, si…certo!” disse Usopp sghignazzando.
“Però Zoro ha ragione. Io non voglio che succeda qualcosa a Ace e Umi prima
che ritornino indietro. Dovrà essere la mia futuro me stessa a ucciderli per il
loro gesto avventato!” disse Nami, contraria a
sbarcare su di un isola più misteriosa delle altre, dove nemmeno gli strumenti
di navigazione segnalavano la sua presenza.
“Ma mamma…” disse Ace.
“Ma Nami…” disse invece Rufy
mettendo il broncio.
“mettiamola ai voti!” disse Hikari alzando la
mano, lei proprio come Ace, era curiosa di esplorare quell’isola e di
conoscerne i segreti.
“D’accordo, allora chi vota per andare?” chiese Rufy
alzando la mano.
Con lui, anche Robin, Chopper, Usopp, Franky, Brook, Umi, Hikari e Ace non vedevano l’ora di buttarsi in una nuova
avventura.
“Nove voti positivi, contro quattro negativi, direi che abbiamo vinto noi!
Tu Sanji… strano che non voglia venire!” disse Usopp.
“Io in realtà sono d’accordo le ragazze, ma essendo una per il si e l’altra
per il no…sono neutrale, però sono curioso di vedere se c’è qualche nuova
specialità che posso cucinare!” disse il cuoco.
Hikari si avvicinò a Zoro e tirandolo per una
mano disse “Ti prego papino, andiamo!”
Zoro guardò storto la bambina e balbettando imbarazzato disse “N-non c-chiamarmi
p-papino!”
Nami sospirò rassegnata “Tanto che serve protestare?
Siamo in minoranza!”
Rufy sorrise a trentadue denti e guardando Ace
gli fece cenno di dare lui stesso l’ordine.
Ci volle ancora un po’ di tempo prima che la Sunny giungesse a destinazione e in quell’arco di tempo,
Ace e Rufy diventarono così impazienti di visitare
l’isola, da far vacillare la pazienza di Nami.
“Se quei due mi chiedono ancora una volta quanto manca
per arrivare, non rispondo più dime
stessa!” disse Nami esasperata.
Robin, che era seduta al tavolino a prendere un caffè
insieme alla navigatrice, sorrise divertita, ma il suo sorriso si spense
pensando al suo futuro. Sembrava che tutti i suoi nakama
erano destinati ad avere un futuro bene o male tranquillo, mentre lei sapeva
che sarebbe dovuta continuare a scappare dalle grinfie del governo ed era così
stanca di dover sempre fuggire.
Sospirò, attirando l’attenzione di Nami
che le domandò cosa avesse, ma ella con un sorriso scosse la testa per non fare
preoccupare l’amica. Infondo il futuro poteva ancora cambiare e chissà…con Rufy ancora in vita, le cose si sarebbero sistemate anche
per lei.
Conoscendo il capitano non le avrebbe mai permesso di
continuare a scappare, al contrario, avrebbe affrontato e eliminato ogni
minaccia che metteva a repentaglio la sua felicità. Si sentì immensamente grata
alla vita, che sembrava avercela con lei da quando era nata, per averle fatto
incontrare Rufy, sua nuova fonte di speranza.
“Mamma!”
Nami sussultò a sentirsi
chiamare e con poco garbo disse “Ace, non ti azzardare a chiedermi nuovamente
quanto manca, se non vuoi che ti spedisca sull’isola con un bel calcio. Non ti
posso garantire però un atterraggio morbido!”
“Sei isterica anche da giovane, uffa… volevo solo
dirti che siamo praticamente arrivati!” disse il ragazzino alzando gli occhi al
cielo.
Nami si alzò e affacciandosi
dalla nave, vide che il fondale marino era visibile e quindi era giunto il
momento di attraccare.
“Posso dare l’ordine di gettare l’ancora?” chiese il
ragazzino, entusiasta all’idea di comandare una ciurma di pirati e quando Nami gli diede il permesso, si arrampicò sul parapetto
della Sunny, con il rischio di cadere se la
navigatrice non lo avesse afferrato evitandogli di perdere l’equilibrio, e
gridò “Ciurma gettate l’ancora!”
Usopp obbedì, ma subito dopo
si accorse che qualcosa non quadrava e dirigendosi verso il ragazzino domandò
“Dì un po’… chi ti ha eletto nostro capitano? Mettiti in coda pivello, ci sono
prima io!”
“Oh no, io sono il figlio del capitano, quindi il
titolo spetta a me!” disse Ace convinto.
“Guarda che il titolo di capitano non è ereditario,
quindi è il grande capitano Usopp il più indicato per
questo ruolo!” disse Usopp puntandosi il pollice al
petto.
“Non dimenticatevi che Rufy
ha indicato Zoro come suo successore!” affermò Robin, aggiungendosi alla
discussione.
“Ehi, ehi…tenetemi fuori da questa storia!” disse lo
spadaccino esasperato da Hikari che gli domandava in
continuazione di giocare con lei, chiedendogli cose a cui non si sarebbe mai
abbassato a fare, tipo mettersi a quattro zampe e fare il cavalluccio.
“Bhe se Zoro si tira
indietro, mi candido io!” disse Brook “Sarò il primo
capitano scheletro che il mondo abbia mai visto!”
Nami alzò gli occhi al
cielo, ma non disse niente, semplicemente si recò in cucina per allontanarsi
dal frastuono, dove al suo interno trovò Rufy e Umi
assillare Sanji per avere qualcosa da mangiare.
I ragazzi si riunirono per la cena. Avevano deciso di
andare in avanscoperta dell’isola l’indomani, in quanto poteva essere
pericoloso inoltrarsi su di un’isola misteriosa senza l’ausilio della luce del
sole.
Rufy e Ace misero il broncio
per un po’ alla decisione, ma il banchetto preparato da Sanji,
fece dimenticare loro tutto quanto.
Hikari invece aveva notato che i suoi futuri genitori non si erano mai rivolti la
parola e con uno stratagemma, era riuscita a farli sedere vicino, sebbene ci
fosse lei in mezzo a dividerli. Durante il pasto però la situazione non cambiò.
Dalle bocche di Zoro e Tashiji non usciva nemmeno un
insulto verso l’altro e i loro occhi non si erano incrociati nemmeno per
sbaglio.
Hikari però non si arrese e improvvisamente scoppiò a piangere, dicendosi di
essersi tagliata col coltello.
“Fa tanto male!” piagnucolò la bambina stringendosi il
dito.
Sia Zoro che Tashiji si
girarono verso la piccola istintivamente e all’unisono afferrarono la mano
della piccola dicendo “Fa vedere!”
Le mani di Zoro e Tashiji si
sfiorarono e i due, a quel gesto, si guardarono negli occhi arrossendo.
Zoro allontanò di scatto la mano e si alzò scatto in
piedi per andarsene, infatti gli sguardi dei suoi compagni erano puntati su di
lui e la ragazza e si sentiva estremamente a disagio.
“Papino, non te ne andare. Potrei morire!” disse Hikari con le lacrime agli occhi.
Zoro alzò il sopracciglio “Non si muore per un taglio
e poi…non chiamarmi papino!” disse sbattendo poi la porta della cucina.
Hikari smise di piangere all’istante, rassegnandosi al fallimento del suo piano
“Uffa…ma cosa vi prende a voi due!” disse cominciando poi a mangiare con foga
per il nervosismo.
Ace e Umi scoppiarono a ridere divertiti e poco dopo
furono seguiti dagli altri, tranne Tashiji a cui
quello scherzo non era piaciuto per niente.
Finalmente i Mugiwara
poterono mettere piede su quella strana isola e subito si accorsero di qualcosa
di particolare che iniziava direttamente dalla spiaggia. La sabbia infatti non
era come ci si aspettava, questa infatti era di un colore più rosato rispetto
al solito e dopo un’attenta analisi, Chopper comprese di cosa si trattasse e disse
“In mezzo a questa sabbia ci sono scaglie di pelle morta!”
“Cosa?” chiese Nami
disgustata, sebbene non tanto quanto il cecchino che l’aveva addirittura
toccata con mano.
“Se l’isola è una donna come Umi ci ha detto, è
plausibile. La pelle viene bagnata per lungo periodo durante la sua permanenza
sott’acqua e quando torna a galla, il sole asciugandola, la fa seccare e questa
poi si stacca per lasciare posto a pelle nuova e rigenerata!” disse Chopper,
dando una spiegazione a quella strana faccenda.
“Vuoi dire che questa …è davvero una donna? Io pensavo
che fosse un modo di dire dato la sua forma!” disse Usopp
incredulo.
“Non vedo il perché ti sorprendi tanto Usopp, questo è pur sempre il nuovo mondo!” disse Sanji accendendosi della sigaretta “Ma a questo punto
dubito di trovare qualcosa di commestibile che non sia una parte del corpo
della donna!”
Nami divenne blu al solo
pensiero “Non voglio mangiare niente che cresca addosso a questa…cosa, isola o
persona che sia!”
“è un’ingiustizia però. Non vedevo l’ora di farmi una
bella scorpacciata di qualcosa!” disse Rufy con il
broncio.
Robin sorrise, ma potè
affermare che non tutto quello che cresceva sull’isola era una parte del corpo
della donna. Infatti vi era diversa vegetazione, che comprendeva per lo più
muschio e alghe che si adattavano a vivere sia in acqua che al sole, ma c’erano
anche diverse mangrovie adattate perfettamente quell’ambiente particolare.
“Almeno qualcosa di normale c’è!” disse Franky “è pur sempre un’isola e in qualche modo gli
abitanti di questo posto devono pur vivere!”
“Guardate, laggiù c’è del fumo!” disse Rufy correndo per andare a vedere, seguito da Ace, ma
quest’ultimo venne afferrato dalla maglietta da Nami,
la quale urlò “Rufy, vuoi dare il buon esempio a tuo
figlio? non sappiamo a cosa corrisponda quel fumo, potrebbe essere pericoloso!”
Rufy sembrò riflettere su
quanto detto “Hai ragione!” disse, poi guardando il figlioletto continuò “Ace,
tu rimani qui, è pericoloso. Ciao, io vado!”
Nami però gli diede un
sonoro pugno in testa e con i denti aguzzi gli gridò “Anche tu devi fare
attenzione. Se ti ficchi nei guai non ho nessuna intensione di venire a
recuperarti!”
Rufy sorrise “Ne dubito. Se
venuta a recuperarmi persino agli inferi!”
“Lo ammetto, ho fatto un grosso errore, ma non lo farò
una seconda volta. Ora incamminiamoci con calma e tenete tutti gli occhi
aperti!”
Il paesaggio era in costante mutamento, vi erano fitti
alberi, poi solo deserto, poi distese d’erba, poi una distesa con diverse
pozzanghere e nessuno di loro voleva sapere se erano cose naturali o parti del
corpo della donna isola, ma tutti si erano fatti la loro idea.
Stavano attraversando un altro bosco quando notarono
che mancava qualcuno.
“C’è da chiederlo? Quel babbeo si sarà perso!” disse Sanji grattandosi la testa.
“Mancano anche Tashiji e Hikari!” disse Chopper, cominciando ad annusare l’aria per
percepire il loro odore, ma sentì solo odore di sudore proveniente da quelle
pozzanghere che in assenza di precipitazioni da diversi giorni, non dovrebbero
essere presenti se queste erano fatte di semplice acqua.
“Immagino che Hikari avrà
visto suo padre allontanarsi e lo avrà seguito e Tashiji
di conseguenza ha cercato di fermare la figlia!” disse Umi, alzando le spalle.
Succedeva spesso nel futuro, anche se Zoro si perdeva sempre nella foresta che
ormai dovrebbe conoscere come le sue tasche, essendoci andato tante volte per
allenarsi o per cacciare.
“Papino, ci siamo persi!” disse Hikari,
tirandogli i pantaloni.
Zoro si girò verso la bambina e guardando Tashiji chiese “E tu, perché mi segui?”
Tashiji mise il broncio e disse “Non posso mica permettere che accada qualcosa a
mia figlia!”
“Credi che non sia in grado di prendermi cura di lei?
“ chiese Zoro.
“Ne sono certa! Se sei in grado di perderti stando in
coda al gruppo, come puoi occuparti di una bambina così piccola!” chiese Tashiji.
Zoro le si avvicinò maggiormente per risponderle “Saprò
prendermi cura di lei, quindi ora puoi andartene!”
Anche Tashiji fece un passo
in avanti “Lo farei volentieri e porterei Hikari con
me, ma le circostanze mi obbligano a stare qui!”
Zoro alzò il sopracciglio e chiese “Quali circostanze?”
“Bhe se non lo hai notato,
per stare a presso a un imbranato come te, mi sono persa anche io!”
Hikari guardava i suoi genitori battibeccare. Era la prima volta che li vedeva
fare qualcosa di normale, infatti anche nel futuro i suoi litigavano spesso, ma
era solo a causa della loro testardaggine, ma poi facevano sempre pace e in
genere era Zoro a riavvicinarsi a lei, perché sapeva bene che Tashiji era capacissima di non rivolgergli mai più la
parola.
Zoro e Tashiji del passato
continuavano a litigare e a ogni battuta si avvicinarono sempre di più, finchè si ritrovarono vicini… molto vicini.
Zoro la fissò dall’alto verso il basso e i suoi occhi
per un momento si posarono sulle labbra della ragazza.
Tashiji non fu da meno e iniziò ad alzarsi sulle punte dei piedi per completare il
gesto a cui Zoro stava pensando e su cui lei aveva più volte fantasticato, ma
qualcosa interruppe quel momento.
“Forza baciatevi!” disse Hikari
con il sorriso abbagliante sulla faccia.
Zoro a quelle parole rinsavì, così come Tashiji, la quale spinse lo spadaccino all’indietro
urlandogli “Non ti azzardare ad avvicinarti più a me, intesi?”
“Non ci penso minimamente, strega!” disse Zoro
voltandosi e riprendendo il cammino per chissà dove.
Brook durante il cammino si
fermò improvvisamente, attirando l’attenzione dei compagni o almeno di quelli
che non possedevano l’haki dell’osservazione.
“Abbiamo un problema!” disse.
Aveva usato la sua tecnica della divisione dell’anime
dal corpo per dare un’occhiata in giro e si accorse che le cose si stavano complicando.
Rufy lo guardò serio. Anche
lui, così come Usopp e Sanji,
si era accordo di diverse persone che li stavano osservando.
“Cosa facciamo Rufy-san,
stanno per circondarci!” disse lo scheletro.
Rufy non pensò nemmeno un
secondo “Continuiamo, magari ci stanno solo osservando per studiarci, infondo
siamo degli invasori nelle loro terre. Quando capiranno che non abbiamo cattive
intenzioni, si tranquillizzeranno!”
“Potrebbe però non accadere. Se è vero che questa
isola non viene mai trovata, quante possibilità ci sono che queste persone
abbiano mai visto altri loro simili? Potrebbero considerarci una minaccia a
priori, senza darci la possibilità di far loro capire che non abbiamo
intenzioni malvage!” disse Robin, prima che il suo istinto le dicesse di fare
un passo indietro, evitando così un ago affilato e spesso che andò a
conficcarsi sulla conteggia di una mangrovia.
“Ci stanno attaccando!” gridò Chopper spaventato,
nascondendosi dietro Usopp, ma gli abitanti dell’isola
li avevano completamente circondati e nascondersi dietro qualcuno non serviva a
molto.
Nami afferrò il suo climackattack, ma non attaccò.
Se si poteva, voleva evitare uno scontro.
Quegli esseri, avevano poco in comune con gli esseri
umani. Avevano mani e piedi parlati e una membrana sottile che univa gomito e
torace. Dietro avevano una coda simile a quelle delle sirene, che però era
distaccata dalle gambe, permettendo loro così di camminare sulla terra ferma e
nuotare in mare aperto. Avevano occhi molto grandi, probabilmente per assorbire
la maggior quantità di luce possibile, in modo da poter vedere sott’acqua, ma
al momento le loro pupille erano molto strette come a volersi proteggere dalla
troppa luce solare. A Robin optò che il loro organo visivo funzionasse
pressappoco come quella dei gatti. Avevano denti appuntiti, cosa che fece
intendere loro che potevano essere carnivori e questo non fece presumere niente
di positivo ai mugiwara.
Ma nonostante il loro aspetto strambo e il colore
azzurro scuro, avevano qualcosa in comune con gli umani, oltre al camminare
eretti…l’utilizzo di armi.
Erano armi primitive rispetto a quelle che avevano gli
esseri umani, ma a loro, per cacciare sott’acqua non serviva niente di più che
lance, archi e fiocine, costruite con lische di pesce di varie dimensione.
I nativi dell’isola erano tutti pronti ad attaccare,
ma Rufy ordinò ai suoi nakama,
di non far loro del male, se non strettamente necessario.
Si sarebbero limitati a difendersi, finchè non avrebbero compreso che loro non erano una
minaccia.
Ma il sistema non funzionò e Rufy
dovette considerare l’idea che il loro attacco non era dovuto solo alla difesa
del loro territorio, ma potevano anche averli scambiati per la loro cena.
Il ragazzo però era sempre dell’idea di difendersi e
disarmare gli avversari, senza nuocere nessuno.
Tutti per fortuna erano abili a schivare e parare
colpi. Solo Ace era un po’ in difficoltà, ma Umi sembrava in grado diproteggerlo senza aiuto, ma quando vide che i
suoi figli stavano per essere attaccati alle spalle, Rufy
allungò le braccia. Uno per aggrapparsi a un ramo di un albero, l’altro per
afferrare la vita dei ragazzi, trascinandoli poi sullamangrovia.
“State bene?” chiese Rufy ,
vedendo che era riuscito a salvarli per un soffio, ma poi un dolore acuto al
collo, gli fece perdere la presa sull’albero, facendolo cadere a terra.
“Papà!” urlarono Umi ed Ace dall’altro, preoccupati da
quanto successe, ma poco dopo anche Umi sentì lo stesso dolore.
Robin aveva usato i suoi poteri per immobilizzare
diversi nativi. E per proteggere i suoi compagni quando questi si trovavano
scoperti, a causa dell’elevato numero dei loro assalitori.
“Grazie Robin-swan, mi hai
salvato!” disse Sanji con gli occhi a forma di cuori…cuori
che si ruppero quando vide l’archeologa cadere sulle ginocchia, tenendosi
saldamente un braccio, dove vedeva che dalle sue carni spuntava fuori un lungo
aculeo.
Sanji le fu subito accanto
per controllare le sue condizioni.Chiese a Franky di coprirgli le spalle, mentre
lui provvedeva a estrarre quell’aculeo dal braccio di Robin, per notare che
questo era intriso di una sostanza particolare, che dall’odore potè riconoscere subito.
“Non capisco…questo è…” cominciò Sanji,
prima di sentire urlare Usopp, che aveva visto
Chopper, che aveva usato una delle sue trasformazioni, assumere le sembianze di
una renna normale, senza essere capace di difendersi.
“Cosa sta succedendo?” domandò Franky,
quando si ritrovòBrook
tra le sue braccia, senza che questo si muovesse. “Fratello, riprenditi!”
Rufy ancora dolorante si
alzò appoggiandosi al tronco. Si sentiva strano. Non male, ma si sentiva
diverso.
Guardò Umi, che nel frattempo era scesa dall’albero
con Ace, grazie a Nami, che teneva i nativi lontani,
e vide nel suoi occhi la stessa paura che attanagliava lui.
“Papà…non ho più i miei poteri!” disse Umi spaventata.
“Papà, non ho più i miei poteri!” disse Umi spaventata, ma quello che non
sapeva e che lo stesso destino era capitato anche a tutti gli altri membri
della ciurma dotati di poteri.
Rufy però, nonostante si sentisse spaesato,
non sapendo più cosa volesse dire essere normale, cercò di non farsi cogliere
di sorpresa e portando Umi e Ace alle sue spalle, si mise in posizione di
difesa.
Quando un nativo dell’isola, gli si posizionò davanti, il capitano ebbe
l’istinto di colpirlo, ma il problema furono le distanze.
Abituato ad allungarsi, che il nemico fosse vicino o lontano, non aveva mai
costituito un problema per Rufy, cosa invece che gli
diede parecchio fastidio in quel momento.
Il nemico sembrò accorgersi delle sue difficoltà a colpire e si tenne a
debita distanza dai suoi colpi, facendo lo stesso numero di passi indietro,
quanto il suo avversario ne faceva verso di lui. Cerco di attaccare con la sua
lunga lancia, ma quello che non aveva previsto era che, anche se Rufy era sprovvisto di poteri, tutti quegli anni di
combattimento, non si erano cancellati come d’incanto. Possedeva ancora la sua
forza, sebbene buona parte gli era conferita dai suoi poteri, come la velocità
che egli imprimeva ai suoi colpi. Inoltre possedeva ancora l’haki e quella dell’armatura poteva fare parecchio male,
dato che quella del conquistatore del re non sembrava avere effetto su di loro.
Rufy schivò la lancia dell’avversario ripetute
volte, prima di afferrargliela e strappargliela di mano. Da bambino usava un
bastone di metallo per difendersi dagli animali giganti e sebbene non usasse
quello strumento di combattimento da tempo, si ricordava ancora qualche mossa.
“Dove hai imparato a usare il bastone? Mi rubi il mio stile di
combattimento ora?” chiese scherzosamente Nami, tirando
un sospiro di sollievo vedendo che Rufy comunque era in
grado di cavarsela, ma nonostante questo non perse di vista né lui nè i suoi figli nemmeno per un secondo, pronta a
intervenire in caso di bisogno.
Diversamente dal capitano però, Robin non era abile nel combattimento, dato
che usava il suo potere per lo più come diversivo o sbaragliare in massa i
nemici, cosa che senza poteri non poteva fare.
Sanji comprese la sua difficoltà e fece di
tutto per proteggerla, ma più nemici abbatteva, più questi sembravano arrivare.
Inoltre questi sembravano avere una corazza dura al posto della pelle. Forse
avevano dovuto sviluppare una specie di armatura dovendo sopportare la
pressione marina nei periodi d’immersione dell’isola e questa capacità
consentiva loro di rialzarsi e combattere nuovamente, appena lo stordimento
iniziale spariva.
Notava che i nemici che tendevano a non rialzarsi erano quelli che aveva
colpito conmolta potenza e utilizzando
l’haki e sebbene rischiasse di far loro molto male,
non vide alternativa e impresse nei suoi calci tutta la potenza che aveva.
Rufy aveva detto loro di non far troppo male
ai nativi, tranne che in situazioni disperati…quella era una situazione
disperata.
Franky non risentiva dei colpi che i nativi gli infliggevano
grazie alla sua armatura di acciaio, ma faceva fatica ad allontanarli dovendo
stare attento a Brook.
Non comprese cosa fosse successo con l’esattezza, ma era chiaro che i suoi
compagni che si erano cibati dei frutti del diavolo, avevano perso i loro
poteri e questo poteva solo significare una cosa. Brook
era morto, quello che teneva in mano era solo uno scheletro vecchio di decenni
che avrebbe potuto rompersi come niente, se solo lui non lo avesse protetto.
Non sapeva dire se quella condizione era permanente o meno, ma se il suo
compagno avesse una possibilità di tornare tra loro, doveva far sì che non gli
mancasse nessun pezzo del corpo.
Chopper nonostante la perdita dei poteri e quindi anche della sua forza,
non si era dato per vinto. Era una renna normale, ma le sue corna gli
permettevano di tenere lontani i nemici e di scagliarli per terra.
Usopp gli copriva le spalle o meglio si
coprivano le spalle a vicenda, come se non fosse cambiato nulla rispetto a
prima.
Però quanto era accaduto ai possessori del frutto del diavolo, non terminò solo
con la perdita dei poteri e Sanji, che aveva compreso
quale tipo di sostanza era stata iniettata ai suoi compagni, non si sorprese
dei sintomi che essi manifestarono.
Umi era caduta sulle ginocchia, portandosi al petto una mano e cercando di
fare respiri profondi, sentendosi improvvisamente mancare il fiato.
Rufy aveva cominciato a non riuscire più a
schivare i colpi dei nemici, né a contrattaccare a causa dello stordimento e
delle sensazione di leggerezza che provava alla testa.
Chopper cadde a terra, non riuscendo improvvisamente a muoversi e Robin si
sentiva soffocare a causa del battito accelerato del suo cuore, che aveva preso
a pompare, nonostante non avesse fatto strani movimenti.
I mugiwara non seppero cosa pensare e temerono il
peggio quando videro un ghigno divertito sulle labbra dei nativi. Erano in
balia dei nemici, troppo numerosi per solo quattro di loro in grado di
difendersi ancora. I nativi lanciarono loro delle reti piuttosto pesanti, in
modo tale da rallentare i movimenti di Sanji, Nami, Usopp, Franky
e Ace e successivamente li spinsero in un punto preciso del campo su cui si
trovavano, dove era stata scavata una fossa profonda, dove i mugiwara vennero gettati.
Usopp fu il primo a svegliarsi e dopo essersi
ricordato quanto successo, si guardò intorno.
Si trovavano in una grotta, illuminata da strane fonti di energie,
alimentati da delle piccole fontanelle che si trovavano vicino ad ogni fonte
luminosa.
Era qualcosa che il cecchino non aveva mai visto e sarebbe stato
interessato a studiare il fenomeno, se solo non si trovasse praticamente
sepolto vivo dentro la roccia a parte la testa, che era rimasta scoperta per
lasciargli la possibilità di respirare.
Non sapeva cosa quei nativi volessero da loro, ma se la loro intenzione era
quello di ucciderli, quella era una delle morti peggiori che potevano
infliggere loro.
Impossibilitati a ogni minimo movimento, avrebbero dovuto aspettare che la
morte per fame e sete sopraggiungesse.
Girò la testa e vide intorno a sé i suoi compagni, anch’essi intrappolati,
tutti ancora profondamente addormentati.
Li chiamò, svegliandoli, speranzoso che qualcuno di loro avesse una
soluzione a quel pasticcio.
“Dove siamo?” chiese Ace guardandosi intorno.
“Ace, stai bene?” gli chiese Umi preoccupata che si trovava accanto a lui,.
Provò a liberarsi,ma sembrava che
quella roccia che la teneva prigioniera, si stingesse maggiormente a ogni suo
tentativo di movimento.
Rufy contò che tutti i suoi compagni fossero
presenti e sussultò quando si accorse che Nami era
assente.
Zoro, catturato anch’esso, si morse il labbro “Mancano anche Tashiji e Hikari!”
“Cosa avranno intenzione di fargli?” chiese Sanji
temendo la risposta.
“Vogliono offrirle in sacrificio all’isola!” disse l’archeologa.
“E tu come lo sai?” chiese Usopp “Non è possibile
che tu sappia sempre tutto!”
“è disegnato davanti a te Usopp!” disse Robin,
ammirando il disegno scolpito sulle rocce davanti a loro, dove i nativi
sembravano buttare nella bocca di una donna dei corpi femminili.
“Oh!” disse Usopp rimanendo senza parole.
“Devono solo provarci e li piglio a calci in culo a tutti quanti!” disse il
capitano con rabbia.
“Hanno intenzione di sacrificare anche una bambina!” chiese Zoro
apparentemente calmo, ma dentro stava ardendo. Avrebbe voluto avere le sue Katane, uscire da quel posto e fare affette qualsiasi cosa
si trovasse davanti.
“Non lo so, se l’hanno presa, è probabile!” disse Robin.
Zoro in quel momento si ricordò “Quando io e Tashiji
siamo stati attaccati, Hikari era già scomparsa. L’abbiamo
persa di vista solo un secondo e…”
Ace sorrise “Se è sparita prima ancora che arrivassero quei brutti ceffi,
allora Hikari sta bene. Ha il vizio di nascondersi
quando sente il pericolo avvicinarsi!”
“Cosa vorresti dire?” chiese Zoro.
“Avverte il pericolo, un paio di secondi prima che questo si manifesti. Il
problema è che non è mai abbastanza presto da poter avvertire tutti!” disse
sospirando il ragazzino.
“Allora…potrebbe essere ancora là fuori tutta da sola!” disse Usopp preoccupato “Zoro, fa qualcosa, è tua figlia
accidenti!”
Zoro che poteva vedere con la coda dell’occhio il cecchino, lo fulminò
“Avrei già fatto qualcosa se avessi potuto, babbeo!”
Sanji sospirò, poi rivolgendosi all’archeologa,
che non riusciva a vedere, chiese “Robin, come ti senti?”
La donna sembrò rifletterci su “Mi sento bene fisicamente. Non ho più
quella sensazione di mancamento!”
“Già nemmeno io e i miei poteri non sono ancora tornati!” disse Rufy.
“Neanche a me, ma cosa è successo? Perché abbiamo perso i poteri e non ci
sono ancora tornati?” chiese Umi seccata.
“è a causa del veleno!” disse Sanji, facendo
agitare Chopper, che non potendo parlare, potè fare
solo un verso carico di preoccupazione, non potendo occuparsi più dei suoi
amici.
“Tranquillo Chopper, da quanto ho visto, sebbene il veleno tossico sia
letale, vi è stata somministrata una quantità talmente minima da non renderla
nociva!” disse il cuoco “E lo dimostra il fatto che i suoi effetti stiano già
scomparendo!”
“Se in una minima parte è in grado di fare danni del genere, non oso
immaginare cosa possa fare in quantità maggiori! Che razza di veleno eh? È il
nostro amico musicista ha qualche possibilità di tornare in vita?” chiese Franky, sebbene pensasse che Brook
avesse buone probabilità di riprendersi, dato che anch’egli era imprigionato.
“è veleno di pesce palla. L’ho riconosciuto dall’odore e i sintomi che
hanno provato i nostri compagni lo hanno confermato. Non mi aspettavo però che
assopisse i loro poteri!” disse Sanji incuriosito
“Forse, proveniente da un abitante del mare, quel veleno ha delle
caratteristiche simili all’algamatolite marina!”
“Questi nativi sanno il fatto loro. Non volevano ucciderci, ma solo
renderci innocui. Mi domando il perché!” disse Umi.
“Perchè si vogliono vendicare di quanto hanno subito
in passato dagli umani!” disse Robin tranquilla.
“Questa tua calma mi fa paura Robin. Anche questa informazione è
disegnata?” chiese il cecchino, guardando la roccia in cerca di qualche
disegno, vedendo però solo scarabocchi.
“No, è scritto e nella stessa lingua in cui è scritto il poignègriff. Su queste mura c’è
scritta tutta la loro storia ed evoluzione. Sembra che abbiano avuto un ruolo
abbastanza importante durante i cento anni di buio, in quanto hanno fornito agli
umani i frutti del diavolo!” disse Robin leggendo le righe che erano scritte su
una parete poco lontana da lei.
“Cosa? Che centrano questi tipi con i frutti del diavolo?” chiese Franky.
“Ricordate la storia di Ace. Ade ha spedito in superficie i frutti creati
da Persefone, per impedire che le anime assorbissero
i loro poteri e a quanto pare, questa fu l’isola scelta dal dio degli inferi
per sbarazzarsene!” disse l’archeologa riassumendo quanto scritto sulle mura.
“Quindi questi essere sono i primi ad aver messo mano su questi frutti? Non
mi sembra strano che sappiano come annientare i loro poteri!” disse Sanji.
“Si, ma a quanto pare una volta erano amichevoli verso gli estranei, ma
dopo essere stati usati e anche uccisi per impossessarsi di tutti questi frutti
da parte di coloro che avevano il controllodurante i cento anni di buio, sono diventati schivi verso coloro che non
somigliava a loro, inoltre l’isola sembra che proprio in quel periodo abbia
cominciato a inabissarsi a fasi alterne e lo videro come una sorta di
punizione, per aver sperperato quel potere che secondo gli antenati doveva
rimanere solo nelle loro mani e il sacrificio è un modo per cercare di calmare
lo spirito dell’isola che per loro è una divinità!” disse infine Robin.
“Tutto questo è affascinante, ma al
momento abbiamo cose più importanti a cui pensare!” disse Zoro. “Se solo
potessi avere le mie spade!”
“Non potresti comunque muoverti, babbeo!” gli ricordò Sanji.
“Io sono senza carburante e non riesco ad attingere alla mia scorta
personale!” disse Franky seccato.
Improvvisamente si sentì il verso di un uccellino diffondersi tra le pareti
della roccia. “Finalmente, ma quanto ci hai messo?” disse Ace ad alta voce,
confondendo i mugiwara.
L’uccellino, un piccolo passerotto di un colore verdolino chiaro, planò
sulla testa di Zoro, il quale non fu molto contento di trovarsi quella
bestiolina sul capo, soprattutto temendo che scambiasse i suoi capelli, per il
gabinetto.
“Forza Hikari, tiraci fuori di qui!” disse Umi,
facendo sì che il passerotto, posandosi a terra, riacquistasse le fattezze di
una bambina.
Zoro rimase a bocca aperta.
“Hikari?” dissero all’unisono i pirati.
“Anche tu hai i poteri del frutto del diavolo!” disse Usopp
sorpreso.
La bimba sorrise “Già, mi posso trasformare in piccoli animali. Molto utile
per nascondersi, fuggire dai guai e passare inosservati quando si cerca di
aiutare qualcuno. Meno utile il fatto che tutti gli animali in cui mi trasformo
hanno lo stesso colore verde dei miei capelli che mi rendono riconoscibile!”
“Si, si va bene, ora trova un modo per farci uscire di qui, non resisto più!”
disse Ace agitato, in quanto soffriva un po’ di claustrofobia.
La bimba si guardò intorno e afferrò una lancia probabilmente dimenticata
da un abitante del posto. Cominciò a colpire ripetutamente la roccia che teneva
imprigionato il secondogenito di Rufy, senza che
questa si scalfisse, al contrario, fu la lancia a rompersi.
Hikari ci rimase male “Non so come fare!” disse
con voce abbattuta.
“Accidenti, ci dovrà pur essere un modo. Quegli esseri, dovranno pur
liberare qualcuno da questa trappola, quindi un sistema dovrà esistere!” disse Usopp spazientito.
Chopper cominciò a parlare, ma solo dei versi incomprensibili uscirono
dalla sua bocca.
“è inutile Chopper, non riusciamo a capirti!” disse Sanji,
ma diversamente dai pirati, sembrò che Hikari
comprese quanto la renna volesse dirgli.
Si avvicinò maggiormente a ogni roccia che intrappolava ogni membro della
ciurma e sorrise.
“Grazie Chopper!” disse la piccola.
Il dottore era l’unico messo in modo tale da poter ben vedere i suoi
compagni, essendo prigioniero dalla parte opposta rispetto a loro e aveva
notato delle piccole scritte accanto a ogni roccia.
“Avremo anche trovato un modo per uscire, ma dubito fortemente che la bimba
sappia leggere quella scrittura!” disse Franky.
“La nostra Hikari è piena di risorse!” disse Umi,
facendo sussultare la piccola, la quale si sentì addosso una grossa responsabilità.
“Ho studiato un po’ del linguaggio del poigne
griffe sui libri che Robin ha lasciato in custodia a zia Nami,
ma da qui a saperli leggere correttamente ce ne vuole. Se interpreto una parola
per un’altra, potrei anche peggiorare la situazione!” disse Hikari
spaventata.
Robin sorrise teneramente. Le fece piacere sentire che alla piccola erano interessati
i suoi studi e la rassicurò sul fatto che poteva farcela.
Hikari deglutì la saliva in eccesso e provò a
tradurre la scritta che c’era vicino a Robin, in modo tale che potesse liberarla
per prima e poi essere aiutata. “Qui dice che devo cantare una foca gialla nel
buco!”
I mugiwara la guardarono stralunati.
“Ehm…sicuro che sia giusto? Scusa tanto, ma non ha senso!” disse Usopp confuso.
La bimba mise il broncio.
“Sta facendo del suo meglio idiota. Se credi di essere migliore perché non
traduci tu!” disse Zoro infastidito, in difesa della bimba.
“Hikari, riesci a riprodurre i simboli sul
terreno?” chiese Robin, cosa che agevolò il compito della bambina.
“Dice di inserire una gemma gialla nella serratura!” disse l’archeologa.
Adesso che ci faceva caso, la piccola notò che in ogni roccia, sotto le
scritte, vi era un foro, con forme diverse, nelle quali poteva essere inserito
qualcosa.
“Ma dove la prendo?” chiese la bimba pensierosa.
“Prova a scavare qui intorno. Siamo in una grotta , è possibile che ci
siano!” disse Umi incoraggiando la bimba, che annuendo si trasformò in una
talpa.
La piccola cominciò a scavare diverse gallerie, ma non riuscendo a trovare
niente cominciò a rassegnarsi. I suoi occhi si riempirono di lacrime sentendosi
incapace di aiutare il suo papà e la sua mamma. Loro erano sempre in grado di
salvarla, per una volta avrebbe voluto ricambiare, anche se nel passato. Si rannicchiò
in un buco, vergognandosi di tornare dagli altri e dire loro che aveva fallito,
ma proprio quando tirò su con il naso, sentì un odore diverso dal terriccio
dentro al quale stava scavando. Scavò ancora e ancora, finchè
non batté la testa contro qualcosa di duro.
“Eccola che torna!” disse Ace speranzoso.
“Hai trovato qualcosa?” chiese Rufy impaziente.
La sua Nami era in pericolo e non ne poteva più di
rimanere li inerme.
“Ho trovato una gemma, ma è blu!” disse la piccola.
“Guarda se quel colore corrisponde alla serratura di qualcun altro di noi!”
disse Robin incoraggiandola, facendo accendere una luce di speranza nel cuore
della bimba.
Il suo volto si illuminò quando lesse che proprio la serratura di suo padre
si apriva con una gemma blu.
Zoro fu libero e rimettendosi in piedi, dopo essere caduto a causa dei
muscoli addormentati, ascoltò quanto il suo capitano aveva da dirgli “Zoro, hai
la mia più totale fiducia. Vai avanti e rinvia il sacrificio più che puoi, noi
ti raggiungeremo appena possibile!” disse Rufy
guardando serio il suo spadaccino.
Zoro sorrise sicuro di sé e annuì, poi accarezzando la testa alla bambina
disse “Ti affido i miei amici! Non temere…salverò la mamma!”
Nami e Tashiji si
trovavano chiuse dentro a una gabbia costruita con lische di pesci, alcune
delle quali ancora fresche a giudicare dall’odore putrido di pesce andato a
male che esse emanavano.
Si guardarono intorno e capirono di trovarsi al centro di una piazza,
circondati da miriadi di quegli esseri che le avevano catturate. Sembravano
danzare una danza tribale, anche se alle ragazze ricordavano maggiormente degli
ubriaconi che faticavano a stare eretti sulle proprie gambe. Vi era il suono di
tamburi e questo non fece intendere loro niente di buono, non che la loro
prigionia le facesse sentire delle principesse.
“Cosa diavolo hanno intenzione di farci!” chiese Tashiji.
“Non ne ho idea, ma temo che non ci piacerà!” disse Nami
studiando l’ambiente circostante, in cerca di una via di fuga.
Cercò di guardare tra gli spazi che i nativi lasciavano tra di loro e
comprese che dovevano trovarsi in un luogo piuttosto alto. Da lì era visibile
la foresta dentro la quale erano stati attaccati e che si trovava nella zona
che lei abbinava alla pancia.
Vedeva anche due protuberanze, che corrispondevano al seno, sebbene fossero
più basse rispetto a dove si trovavano loro e guardando Tashiji,
per avere ben visibile il corpo di una donna sotto gli occhi, optò che la loro
posizione fosse sul viso della donna.
Voltò il capo dall’altra parte e ebbe conferma del suo pensiero. Poco
lontano infatti, era visibile un’altura a forma triangolare, con due cavità di
accesso.
“Guarda, quello deve essere il naso e questa piazza deve corrispondere al
mento dell’isola donna!” disse Nami facendo segno a Tashiji.
“Quindi a suon di logica, quel dirupo laggiù che si sta aprendo è…!”
cominciò col dire la donna senza la capacità di andare oltre.
“…La bocca!” disse Nami con il sudore sulla
fronte, in quanto cominciava a capire le intenzione dei nativi.
“Se questi esseri sono primitivi rispetto a noi come fino ad ora ci hanno
fatto intendere, non mi sembra difficile capire cosa…” cominciò la navigatrice,
ma Tashiji la interruppe.
“Pochi giri di parole. Stiamo per essere date in pasto a quest’isola!”
disse impaurita la donna della marina “Se proprio devo morire giovane, avrei
preferito una morte meno umiliante!”
“Non moriremo!” disse Nami sicura.
“Si, si, lo so che hai fiducia nei tuoi compagni, ma hai mai pensato che
possano fallire prima o poi?” chiese Tashiji, dopo
che invano aveva scosso un po’ la gabbia, sperando si aprisse.
“No, questa opzione non è contemplabile!” disse Nami
con un sorriso “Umi e Ace ci hanno parlato di questa isola, quindi è ovvio che
i noi del futuro si sono trovati in questa situazione e se la sono cavata!”
“Ti ricordo che il futuro può cambiare. Basta anche solo la presenza di
quei ragazzini ad aver cambiato le carte in tavola. Quindi io direi di non
stare qui sedute ad aspettare, ma di fare qualcosa!” disse Tashiji,
dando un calcio alla porta della prigiona, me subito dovette fermarsi quando
avvertì una brutta fitta alla caviglia.
“Credi che non abbia già cercato un modo per evadere? Sono una ladra, poter
aprire questa gabbia non sarebbe un problema in genere…peccato che non ha una
serratura normale dove inserire una forcina.Sembra che questa gabbia si tenga chiusada sola, aiutato da questo cristallo!” disse Nami,
ritraendo la mano, dopo che aveva toccato la gemma legata alle sbarre che
sembrava emanare una strana aura. “Comincio a pensare che le leggende di
Atlantiche non siano solo storie!” disse la navigatrice.
“Credi che questa sia l’isola di Atlantide? Bhe l’isola
affonda, ma…da quanto ne sappiamo non è mai stata approvata la sua esistenza,
in quanto non è mai tornata a galla!” disse Tashiji,
“Solo perché una cosa non è stata appurata, non significa che non esiste.
Le leggende dovranno pur partire da qualche parte!” disse Nami.
“Quindi il cristallo che tiene chiusa la gabbia, e quelli appesi al collo
dei nativi, sono la loro misteriosa fonte di energia?” disse Tashiji.
“Credo che siano solo dei conduttori, ma che l’energia principale venga
fornita da qualcos’altro…forse da una gemma più grande o addirittura dal nucleo
terrestre che…” Nami spalancò gli occhi quando vide
provenire dalla bocca un forte bagliore.
“Qualsiasi cosa sia la loro fonte principale di energia, credo che sia là
dentro!” disse Tashiji “E non credo sia qualcosa che
possa farci bene se veniamo buttate la dentro!”
Le due continuarono a osservare quanto si stava verificando intorno a loro
e sentirono dei brividi sulla loro pelle, quando videro due nativi avvicinarsi
alla loro prigione e aprire la porta.
Tashiji fu presa per prima, seguita a ruota da Nami. Entrambe scalciavano sperando di liberarsi, ma questo
loro tentativo di ribellione, fu sedato, con delle funi che legarono le loro
gambe e braccia.
Vennero successivamente anche bendate e imbavagliate in modo tale che non
interrompessero la cerimonia con le loro urla.
Zoro riuscì a trovare la via d’uscita dalla caverna, che fino a pochi
minuti prima lo teneva prigioniero, velocemente. Si sorprese di non aver avuto
problemi a trovare la strada giusta, ma dato che quando conosceva la strada si
perdeva, cominciò a pensare di riuscire ad azzeccare le strade solo quando non
sapeva dove andare.
Sperava vivamente fosse così, dato che non aveva la più pallida idea di
dove si trovassero Nami e Tashiji.
Si concentrò e decise di lasciarsi guidare dall’istinto. Qualcosa gli
diceva di dirigersi verso ovest, ma non sapendo da che parte fosse, prese una
direzione qualunque, sperando nella sua buona stella..
Superò la foresta e si ritrovò in un ambiente più desertico e in salita, fino
a giungere a due colline. Comprese cosa fossero quelle due protuberanze e non potè che sfuggirgli un sorriso nel pensare a Sanji e a che tipo di reazione avrebbe avuto se si fosse
trovato al suo posto. Anche se il seno dell’isola era fatto di rocce, sapeva
infatti che il cuoco avrebbe trovato qualcosa di perverso anche in quella
situazione.
Si arrampicò in cima e da lì potè notare un certo
trambusto su di un’altura, non tanto lontana.
Ora sperava di non perdersi.
Dopo diversi minuti di cammino, trovò una liana, un capello della donna
isola con la precisione, e aggrappandosi, cominciò la sua scalata.
Si fermò quando il suo occhio fu afilo con il terreno, potendo così dare un’occhiata passando inosservato.
Non vide le due ragazze, ma era convinto che non fossero lontano. Studiò l’ambiente
circostante e a diversi metri da lui, notò le varie armi rubate alla sua ciurma,
comprese le sue spade.
Queste però non erano lasciate incustodite. Infatti, un nativo grande e
grosso, dalla faccia poco rassicurante, teneva in mano le armi, come se fossero
sue e nessuno dovesse toccarle.
Lo spadaccino cominciò a pensare a come recuperarle, ma un grido da parte
di Tashiji, attirò la sua attenzione.
Fu allora che vide Nami e Tashiji,
venire tirate fuori da una gabbia e successivamente legate.
Zoro simorse il labbro,
comprendendo che mancava poco al sacrificio.
Doveva darsi una mossa e con un salto uscì allo scoperto.
Afferrò un ramo spezzato caduto dall’albero vicino ecolpì un nativo di sorpresa.
Non era solito colpire alle spalle, lo considerava sleale, ma le regole di
buon comportamento andavano a quel paese se vi era in gioco la vita delle sue
compagne.
Zoro fu subito circondato e i nativi, allarmati dall’intrusione, accelerarono
il rito.
Nami e Tashiji
furono condotte sull’orlo della bocca dell’isola e solo allora fu tolto loro la
benda dagli occhi.
Le ragazze non videro niente di particolare in fondo al precipizio, solo
una fonte luminosa che sembrava pulsare.
Nami osservò il fondo fin quando quel continuo
pulsare le ricordò qualcosa e fu allora che comprese la fonte di energia dei
nativi di quell’isola.
Era il cuore dell’isola stessa.
Un cuore che funzionava più o meno come il cuore umano. Se questo in un
uomo aveva il compito di pompare il sangue al cervello e ai muscoli in modo
tale da garantire un giusto funzionamento del corpo, il cuore della donna
isola, serviva per mantenere a galla quell’isola, per mantenerla viva e
rigogliosa e soprattutto un luogo piacevole su dove vivere.
Nami si rattristò, dimenticando per un momento
la sua situazione disperata.
L’isola non affondava per chissà quale calamità naturale, me semplicemente perché
stava morendo. Il cuore, a giudicare della irregolarità delle pulsazioni, stava
morendoe il suo affondamento e
galleggiamento a fasi alterne era solo un avviso che presto l’isola sarebbe
morta, non garantendo più la vita su di essa.
Zoro continuò a colpire i nativi che lo assalivano, ma se già una volta non
era riuscito a vincere, dubitava di riuscirci una seconda volta. Doveva inventare
una strategia e l’occasione per crearne una si presentò davanti a lui su di un
vassoio d’argento.
Un ordine, dato in una lingua straniera, fece calmare gli animi dei nemici.
Questi si separarono lasciando libero il passaggio a una figura di media
altezza con una maschera sul volto decorata con segni tribali e gemme di
qualunque colore. Lo spadaccino comprese da comportamento dei nativi, che si
trattava del capo.
“Come hai fatto a liberarti straniero?” domandò colui che comandava.
“Non ha importanza. Visto che sai parlare la mia lingua, non credo di
doverti spiegare il significato delle parole “Libera le ragazze se non vuoi che
ti faccia a pezzi!””. Disse con determinazione Zoro.
Tashiji che non aveva ancora staccato gli occhi
dal fondo della bocca dell’isola, alzando lo sguardo, sentì come se il suo
cuore accelerasse ulteriormente a vedere Zoro in lontananza.
Avrebbe sorriso se avesse potuto e improvvisamente cominciò a essere sicura
che sarebbe uscita da quella situazione.
“Si, so cosa significano queste parole, ma mi domando cosa ti fa credere
che io obbedisca a un tuo ricatto!” disse il capo, appoggiato dalle urla dei
suoi sudditi che incitavano in lingua straniera ad andare avanti con li
sacrificio.
“Se sei intelligente dovresti accettare, ma…proviamo con le buone. C’è un
modo per convincerti a non fare del male alle ragazze senza che io debba fare
del male a voi? Nessuno si è fatto ancora male e possiamo far si che questa
storia si concluda in modo pacifico!” disse Zoro seccato.
“Oh strano sentire parlare un umano di pace!” disse il capo con finta aria
sorpresa.
“Il mio capitano ci ha dato l’ordine di non farvi del male se non
necessario!”
“Dovrei ringraziare il tuo capitano, peccato però che io non creda alle
vostre parole e anche se ci credessi, non potrei accontentarti. Perché l’isola
non si abissi più, dobbiamo sacrificarequelle due donne!” disse il capo.
“Perché proprio loro? E perché proprio le donne!” chiese Zoro fingendosi
curioso.
“Non so perché ti debba interessare, ma te lo dirò lo stesso. L’isola ha
cominciato ad abissarsi durante il periodo che voi chiamate i 100 anni di buio,
proprio quando una donna della nostra tribù ha consegnato il potere dei frutti del
diavolo in mano a voi esseri umani, dando così vita a uno sterminio di massa
per il possesso di maggiori frutti. Tutto ha avuto inizio a causa di una donna
che non ha seguito le nostre tradizioni di tenere quel potere per noi e ora
quel potere a noi è negato in quanto esseri metà terrestri e metà marini.
Mangiare un frutto del diavolo per noi sarebbe una condanna nel periodo in cui
siamo costretti a vivere sott’acqua. Quei poteri per noi sono diventati una
maledizione e possiamo quietare la dea dell’isola solo donandole creature del
sessoche ha dato inizio a tutto ciò e
che non sia affetto da quei malefici poteri!” disse il capo concentrato nel suo
racconto, una storia che toccava un tasto dolente di tutti i nativi, i quali
abbassarono la guardia, permettendo a Zoro di attuare il suo piano.
Rubò un pugnale dal nativopiù
vicino a lui e successivamente, afferrando il capo alle spalle gli puntò l’arma
al collo.
I presenti sussultarono non aspettandosi un gesto del genere e tutti si
misero all’erta puntando le armi verso Zoro, ma allo stesso tempo non avevano
il coraggio di attaccare, terrorizzati dall’eventualità di colpire il loro
superiore.
“Quindi erano questi i tuoi piani?” disse il capo arrabbiato.
“Non mi interessa la vostra storia. Voglio solo liberare le mie compagne e
lo farò con la forza se è necessario, ma la mia offerta di una trattativa
pacifica è ancora valida!” disse Zoro, spingendo il capo verso il luogo del
sacrificio, minacciando con lo sguardo di far fuori il suo ostaggio a ogni
nativo che gli si avvicinava troppo.
Riuscì ad avvicinarsi ai due che tenevano Tashiji
e Nami e ordinò loro di lasciare andare le ragazze.
I due, non sapendo come agire, guardarono il loro capo, il quale scosse la
testa.
Zoro rafforzò la presa e premette maggiormente la lama sul collo del capo “Fate
quello che vi dico o lo uccido!”
“Loro obbediscono solo a me. Puoi anche uccidermi, ma il sacrificio avrà
luogo!” disse il capo, facendo poi un gesto con la testa, dando l’ordine ai
suoi sudditi di lasciare andare le due donne.
Zoro reagì immediatamente e colpendo uno dei nativi, riuscì a fare
allentare la presa che aveva su Nami, facendo sì che
questa, invece che nel burrone, cadesse a terra.
Tashiji però non fu così fortunata e precipitò,
seguita a ruota da Zoro, che riuscì ad afferrarla per la vita, cercando poi un
appiglio per salvarsi.
Caddero diversi metri e lo spadaccino sentì come se le unghie della sua
mano destra si staccassero a contatto con la roccia, ma nonostante il dolore
continuò a cercare una sporgenza a cui aggrapparsi, finchè
non la trovò.
Zoro sapeva di trovarsi in una brutta situazione. Non aveva mano libere e a
causa delle corde che tenevano legata Tashiji, ella
non poteva aggrapparsi a lui, lasciandogli maggiore libertà di movimento.
Inoltre la situazione si complicò ulteriormente, quando, alzando lo sguardo,
vide che i nativi avevano diverse frecce tese verso di loro.
Sapeva che presto o tardi avrebbero scoccato le loro armie istintivamente nascose il corpo di Tashiji con il suo, venendo ferito al suo posto.
Trattenne un urlo di dolore, quando sentì la prima punta di freccia
penetrare nelle carni della sua spalla. Tashiji si
morse il labbro, inerme a quella scena che si stava svolgendo a causa sua. In
quel momento non poteva rendersi utile, ma appena la cascata di frecce terminò,
la donna approfittò del momento per usare parte della punta della freccia non
penetrata nella spalla del spadaccino, per tagliare la corda che la teneva
prigioniera.
Finalmente libera, almeno per le mani, diede un pezzo di fune a Zoro affinchè potesse morderla, mentre lei estraeva la freccia.
“S-scusa, h-ho cercato di essere più
delicata possibile!” disse la donna, sentendo gemere lo spadaccino.
“T-tieni forte!” disse Zoro, aiutando Tashiji ad
aggrapparsi alla sua schiena, per poi scalare la roccia più in fretta
possibile, dato che era solo questione di secondi prima che i nemici si
preparassero a un nuovo attacco.
Nami che si trovava ancora in superficie, cercò
di fermare gli arcieri, ma non avendo libertà di movimento, né armi per
difendersi, venne fermata con facilità ed si ritrovò nuovamente sul ciglio del
precipizio.
La navigatrice chiuse gli occhi, aspettando il momento in cui sarebbe
caduta. Non poteva pretendere che Zoro salvasse anche lei, né aveva visto i
suoi compagni nelle vicinanze e sebbene i salvataggi all’ultimo momento erano
la specialità dei suoi compagni, Tashiji gli aveva
messo la pulce nell’orecchio dicendole che prima o poi i suoi compagni
avrebbero potuto fallire.
La sua sicurezza a un tratto vacillò e la sua mente cominciò a ripensare ai
bei momenti trascorsi con Rufy e con gli altri, pensò
a Umi e Ace e al fatto che non sarebbero mai nati se un miracolo non fosse
successo. Ripercorse tutta la sua vita e alcune lacrime caddero dagli occhi.
Quello che però non si aspettava era di sentire con caldo bacio sulla
guancia, che la riportò al presente.
Riaprì gli occhi e vide che si trovava tra le braccia di Rufy, che le sorrideva a trentadue denti.
Era talmente assorta di non essersi accorda di essere stata tratta in
salvo.
I suoi occhi fecero uscire altre lacrime e rise di gioia a rivedere
nuovamente il suo volto.
“Tranquilla, sei salva ora!” disse Rufy, poggiandola
a terra e liberandola.
Solo allora Nami si accorse di essere in piedi
sulla schiena di un nativo tramortito dal capitano.
Come hai fatto ad arrivare fin qua?” domandò Nami,
che si era accorta che il resto dei suoi compagni, tranne Sanji
che aveva usato lo skywalk,
erano ancora lontani dalla bocca dell’isola “I tuoi poteri sono…”
Rufy annuì “Non ricordo che tipo di sostanza
ha parlato Sanji, ma qualsiasi cosa fosse, ha finito
il suo effetto! E ora, diamo una bella lezione a questi bell’imbusti!”
Nami poggiò le mani sul petto di Rufy per fermarlo “Rufy, dobbiamo
aiutare questa gente!”
Il capitano inclinò la testa confuso, ma ascoltò quanto Nami
aveva da dirgli.
Sanji nel frattempo era riuscito ad atterrare
gli arcieri che si apprestavano ad attaccare nuovamente Zoro e Tashiji, con i suoi poderosi calci.
Non aveva avuto difficoltà ad abbatterli sta volta, dato che ci era andato
giù pesante già dall’inizio.
Lanciò successivamente una corda nel precipizio aiutando i suoi compagni a
risalire.
“Tashiji mia adorata, stai bene?” chiese Sanji vedendo la donna un po’ scossa.
“Io sto bene, ma Zoro è ferito!” disse la ragazza controllando la ferita
alla spalla dello spadaccino.
“Ah, il marimo se la caverà!” disse Sanji stuzzicando il compagno, ma d'altronde era vero, Zoro
aveva provato di peggio e non sarebbe stata una mano sanguinante e un buco
nella spalla a fermarlo.
Infatti questo si rialzò come se niente fosse e prendendo le Katane che il cuoco gli passò, si butto nellamischia.
Tutti i Mugiwara si scontravano con i nativi senza
risparmiare colpi. Sebbene il loro intento rimaneva quello di non uccidere
nessuno, non garantivano che dopo quello scontro gli abitanti del villaggio
avrebbero avuto tutti i denti.
Erano talmente concentrati da non sentire la richiesta di Rufy a fermare lo scontro.
Nami però non si arrese. Si avvicinò al capo
dei nativi, ormai scortato da una decina di sudditi e implorò lui di
ascoltarlo.
Con molta diffidenza e comunque rimanendo protetto dai suoi compagni, il
capo villaggio diede il permesso alla navigatrice di parlare.
Diversi minuti dopo, il suono
emanato da un tronco cavo attirò l’attenzione di tutti.
Sia i mugiwara che i nativi si fermarono e il
frastuono della battaglia tacque.
“Non c’è più bisogno di combattere!” disse Rufy,
richiamando i suoi nakama.
Zoro rinfoderò le spade, Sanji riposò i piedi, Franky ritirò il suo armamentario, Usopp
rimise in tasca i suoi semi speciali, Robin si sedette su di una roccia con il
sorriso sulle labbra, Chopper tornò alle sue minute dimensioni e Brook smise di strimpellare le canzoni del suo spartito.
Il capo degli abitanti del posto si fece avanti e cominciò ad urlare “Miei
sudditi, questa donna ci ha avvertito di un grosso pericolo. Non ci siamo mai
fidati di questi esseri umani, ma quanto uscito dalle sue labbra, secondo a un’antica
profezia, potrebbe corrispondere al vero. Chiedo solo conferma a quello strano
procione laggiù. Avvicinati e dicci quello che senti!”
Chopper sentendosi preso in ballo urlò “Non sono un procione!”, ma
nonostante si sentisse offeso, andò vicino al dirupo e senza che Nami o Rufy o il capo gli dicessero
niente, disse “Sento…sento la sofferenza dell’isola è come…è come se avesse
vita propria!”
Chopper appoggiò la testa al terreno e ascoltò il rumore del suono “Sembra
che vi sia una sorte di cuore all’interno e…se è realmente così credo…credo che
questa isola stia per morire!”
“Ne sei certo?” chiese il capo.
Chopper annuì “Se dovessi basarmi sul battito del cuore, non potrei essere
certo in quanto ogni tipo di creatura ha un battito differente, ma sento che l’isola
sta male. Forse il fatto che sono un animale, fa sì che sia più in sintonia con
la natura, fatto sta che credo non manchi molto alla fine di questa terra!”
Nami guardò il capo e disse “Vede? È come le
dicevo. Non sprofondavate a causa di una punizione o altro. Era solo un
malessere dell’isola, che in qualche modo vi avvertiva di cercare un altro
luogo in cui stare, invece voi vi siete evoluti in modo tale da poter
continuare a vivere, ma quando quest’isola perirà, non vi sarà più vegetazione
e la vostra maggiore fonte di energia si esaurirà completamente!”
Il capo non sembrò molto sorpreso di questa rivelazione e sospirò “Temevo
che questo momento sarebbe giunto prima o poi. Una profezia ci avvertiva del
pericolo, ma i nostri antenati ci hanno sempre detto che si poteva evitare
donando dei sacrifici alla divinità dell’isola. Quando ero bambino non credevo
a queste stupidaggini, ma…poi ho cominciato a sentire il bisogno di crederci,
per non dover abbandonare le terre dei mie avi. Solo ora mi rendo conto di
quanto sia stato sciocco!”
“Non è sciocco il desiderio di voler salvare la propria terra…era il metodo
usato ad esserlo!” disse Rufy.
“Comincio a credere che il sacrificio fosse visto dai nostri antenati un modo
per vendicarci dai torti subiti agli esseri umani. Ma ora è giunto il momento
di affrontare la verità! Dovremo trovare un nuovo posto dove mettere radici”finì il capo.
“Bhe potete venire con noi se cercate un
passaggio!” disse Rufy sorridente, ma Nami lo mise a tacere immediatamente con un pugno.
“E secondo te dove mettiamo una popolazione intera sulla nostra nave?”
Il capo sorrise “Non è necessario, infondo siamo anche creature marine!”
Usopp fu felice che quella storia si fosse
risolta nel migliore dei modi e propose ai suoi compagni di rientrare alla
nave. Tutti furono ben entusiasti dell’idea, volendo farsi chi un bel bagno,
chi una dormita e chi una bella mangiata.
Tashiji fece qualche passo per seguire i pirati, ma
il dolore alla caviglia, la fece cadere.
Zoro, che si era accorto dello zoppicare della ragazza, la prese in braccio
come si prende una principessa e, ignorando gli sguardi sornioni rivolti verso
di lui, continuò a camminare.
Tashiji era imbarazzatissima, ma anche grata per
l’aiuto che lo spadaccino le stava dando.
“Sai, a volte non sei poi così tanto male!” disse la donna, osservando il
volto serio di Zoro che non sembrava cambiare espressione.
“Posso chiederti perché…perché mi hai salvato?”
Zoro alzò il sopracciglio “Secondo te avrei dovuto lasciarti morire solo perché
sei una mia nemica?”
“No, ma…ti sei preso anche una freccia che altrimenti avrebbe colpito me e
questo non è un gesto che si fa verso i nemici!” disse Tashiji.
“In quel momento non potevi difenderti!” rispose Zoro.
“Nemmeno tu!” insistette la ragazza.
Lo spadaccino sbuffò e disse “Vuoi sapere perché l’ho fatto? Perché l’ho
promesso a nostra figlia e anche perchè non potevo
permettere che…” Zoro si interruppe, non trovando il coraggio di andare avanti.
“Non potevi permettere…cosa? Non è che ti sei affezionato a me?” osò Tashiji, ma diversamente da come si aspettava, Zoro non la
insultò, ma tacque come a non voler smentire l’affermazione fatta.
I Mugiwara dopo quell’assurda avventura, sebbene
fosse forse la più normale tra quelle vissute fino a quel momento, tornarono
alla nave.
Zoro, con Tashiji in braccio, stava salendo le
rampa che l’avrebbe condotto sul ponte della nave e quando per sbaglio inciampò,
Tashiji, per istinto, si aggrappò maggiormente allo
spadaccino, stringendogli la maglia.
La donna, stringendosi al suo petto, potè
sentirne il cuore battere. Lo sentì pulsare velocemente e, confusa, alzò il volto
per ammirare quello di Zoro. Non le pareva stanco e le sembrò strano che il
battito accelerato fosse dovuto alla battaglia di prima.
“Mamma, papà!” urlò Hikari, quando vide i suoi
genitori spuntare sul ponte.
Tashiji venne messa a terra e venne subito
avvolta dalle braccia della piccola.
“Per fortuna state bene!” disse la piccola “Non che avessi dubbi!” disse la
bambina cominciando a saltellare qua e là.
Anche gli altri salirono a bordo e Umi ed Ace imbronciati, si lamentarono
per il fatto che erano stati rispediti sulla nave. Umi avrebbe ignorato
quell’ordine se fosse stata da sola, ma con Ace e Hikari
da proteggere, aveva dovuto obbedire per far si che tutti e tre tornassero a
casa integri.
Chopper aveva invitato in infermeria tutti coloro che necessitavano di cure.
Sanji si era offerto per andare a prendere del
materiale, come medicine e bende, che il dottore si era accorto di aver finito
nell’infermeria, e faceva avanti e indietro dalla stanza alla stiva. Zoro fu il
primo a recarsi in infermeria e insieme a lui entrò anche Tashiji.
“Tashiji? Qualche problema con la caviglia?”
chiese la renna che aveva visto la donna, fasciarsi da sola la slogatura che
aveva subito. Avrebbe dovuto accudirla lui, ma osservandola, aveva notato che
non aveva bisogno di aiuto.
La donna scosse la testa e un po’ balbettante, espresse il suo desiderio di
aiutare Chopper nel suo lavoro.
“è colpa mia se Zoro si è ferito, devo pur sdebitarmi in qualche modo!”
disse abbassando lo sguardo, non riuscendo a guardare l’uomo negli occhi.
Zoro chiuse gli occhi e voltando il capo dalla parte opposta della donna
disse “Non è necessario. Non mi devi niente!”
“Ma mi hai salvato…per l’ennesima volta e io…bhe
io…volevo…ringraziarti!” disse sempre più piano, ma lo spadaccino la sentì
ugualmente.
“Non ce n’è bisogno! Ora è meglio che vai!” disseZoro serio, mentre guardava Chopper
prendergli la mano ferita per disinfettarla con del cotone e alcol, ma
volutamente la renna premette più forte, come a volergli fare pagare quella che
a lui sembrava freddezza.
“Vuole solo aiutare Zoro, potresti mostrarti un po’ più gentile!” lo
rimproverò Chopper, mentre Sanji, che stava
sistemando i medicinali nella stanza, a quella scena non potè
che sogghignare, comprendendo che quella freddezza era più che altro disagio e
imbarazzo, che lui cercava in tutti i modi di coprire con il suo solito
atteggiamento.
“Lascialo stare Chopper, sai come è fatto il Marimo!”
disse sempre col sorriso sulle labbra.
“Finisco di portarti i medicinali che mi hai chiesto. Tashiji,
ti dispiacerebbe aiutarmi?” chiese Sanji alla
ragazza, la quale, vedendo che Zoro continuava a non guardarla, annuì
tristemente.
Il cuoco chiuse la porta alle sue spalle e allontanò un po’ la ragazza dall’entrata
della stanza.
“Allora, in cosa ti devo aiutare?” chiese la donna.
“Niente, faccio io! Una bella donna come te non deve usare le sue manine
per sollevare dei pesi!” disse il cuoco confondendo Tashiji.
“Ma allora perché mi hai chiesto di aiutarti?”
“Per farti uscire dall’infermeria! Non credo che tu l’abbia notato, ma Zoro
era un tantino teso a causa della tua presenza!” disse Sanji divertito.
“Si, l’ho notato, è sempre così con me. Sempre freddo e serio. E vero che
siamo nemici, ma cavolo dato che siamo obbligati a viaggiare insieme, potrebbe
sciogliersi un po’!” disse Tashiji scocciata.
Sanji scosse la testa “Zoro è sempre un po’
così, ma non per questo significa che non gli importi niente delle cose che lo
circondano. È il suo carattere e credimi, io lo conosco bene ormai. Tutti noi
ci conosciamo alla perfezione e riusciamo a capire ogni minimo cambiamento del
linguaggio del corpo, della voce e di atteggiamento di ognuno di noi, ci
comprendiamo solo guardandoci negli occhi e ti assicuro, che il Zoro che hai
visto qualche secondo fa, non è il Zoro freddo e indifferente!” disse Sanji.
Tashiji lo guardò confusa.
“Descrivimi Smoker!” chiese il cuoco, cercando un
modo per far comprendere a Tashiji quello che diceva,
ma la faccia della donna chiedeva cosa centrava Smoker
in tutto quello, ma comunque decise di rispondere.
“è una persona eccezionale, duro e severo con coloro che crede possano
diventare dei grandi marine, ma che comunque riesce a dimostrare a suo modo,
l’affetto che prova verso i suoi subalterni. Qualche volta si diverte a fare
battute, ma dato la sua aria da duro, sembra che dica sempre sul serio, ma io
ormai riesco a capire quando quello che dice è solo una presa in giro!” rispose
Tashiji.
“Vuoi sapere invece come ho visto io Smoker le
prime volte che ci siamo incontrati?” chiese Sanji,
aspettando l’accenno di assenso che ricevette subito.
“Un uomo fissato solo con la caccia ai pirati, che non sembrava dimostrare
minimamente di avere qualche sentimento verso gli altri. Duro, severo, freddo e
scontroso, che si vanta di un potere difficile da controbattere se non hai le
armi giuste. Un marine che non gliene importava niente se un pirata è buono o
cattivo, il suo obbiettivo era solo quello di mettere in catene qualcuno!”
terminò Sanji.
“Si, so che può dare questa impressione, ma lo stai giudicando male e…”
cominciò Tashiji, interrotta dal cuoco “Ho usato il
tempo al passato, la mia opinione di Smoker al
momento è diversa, ma non è questo il punto. Quello che sto cercando di farti
capire e di guardare oltre alle apparenze. Da come mi hai descritto Smoker e da come io ti ho descritto la mia prima opinione
su di lui, non trovi qualche cosa di simile nell’atteggiamento di Zoro?”
“Vuoi dire che anche se a me Zoro sembra freddo e duro, in realtà è un
tozzo di pane?” chiese Tashiji.
Sanji sorrise divertito “Tozzo di pane? Bhe no, forse un tozzo di pane è esagerato, ma hai centrato
il punto!”
“Quindi vuoi dire che anche se io vedo solo freddezza nel suo
atteggiamento, in realtà sta esprimendo qualcos’altro?” chiese Tashiji curiosa.
Sanji annuì “Se fosse solo un uomo freddo e
distaccato, non si sarebbe buttato in un burrone per salvarti. È vero che lo
avrebbe fatto anche per Nami, Robin e chiunque altro
non fosse stato in grado di difendersi o che non se lo fosse meritato, ma
questo ti dimostra che ha un cuore buono. Avrebbe salvato anche me, anche se ci
detestiamo!”
“Voi non vi detestare…all’inizio mi sembrava così, poi ho compreso che è
solo un vostro modo di esprimere quanto teniate uno all’altro!” disse Tashiji.
Sanji sorrise e si accese una sigaretta,
sentendo la mancanza di nicotina “Vedi? Non fermandoti solo alle apparenze, hai
compreso quale è il nostro modo di comunicare e sono sicuro che una parte di
te, ha capito anche che c’è qualcosa sotto la maschera dura di Zoro, solo che
tu vorresti far cadere questa maschera almeno quando è con te! Dico bene?”
Tashiji arrossì.
“Lascia che ti dica che, mi viene difficile pensare che Zoro possa
diventare un uomo romantico, dolce e affettuoso nel caso si innamorasse, ma di
sicuro il mio compagno al momento sta provando qualcosa di nuovo, qualcosa a
cui non si è mai interessato e che fatica a comprendere e sei tu che sta
causando tutto questo e l’atteggiamento che ha avuto Zoro poco prima, me l’ha
confermato, Zoro è sempre sicuro di sé stesso, mai lo visto teso davanti a una
donna! Credimi, non sei indifferente a
quel Marimo, questo è sicuro, solo non ti arrendere
se si comporta da stupido!”
Tashiji si sentiva in imbarazzo per come Sanji era riuscita a comprendere i suoi sentimenti “Ma…ma…anche
se…se decidessi di…insomma io sono un marine e lui è un pirata. Non possiamo…”
cominciò la donna venendo interrotta dal cuoco.
“Rispondi alla mia domanda, ha davvero importanza il fatto che non stiate
dalla stessa parte?” chiese Sanji “E cosa è più
importante per te? La carriera o l’amore?” finì Sanji
per poi recarsi a finire il suo lavoro, lasciando la donna con questo enigma in
testa.
I mugiwara erano salpati già da diverse ore, appena
il sole aveva cominciato ad alzarsi nel cielo. Era ormai ora di pranzo e tutti
erano riuniti intorno a un sacco di leccornie.
C’era la solita confusione e nessuno sembrava dare ascolto al richiamo di
Umi.
Ella dovette infatti, alzarsi e sbattere con forza i pugni sul tavolo per
far tacere tutti, i quali la guardarono con sguardi confusi.
“Finalmente!” disse la ragazza, la quale, mettendosi nuovamente a sedere,
con uno sguardo serio disse “Io, Ace e Hikari
torniamo a casa!”
Il silenzio cadde in stanza, tranne per Ace e Hikari
che sembravano contrari. I due bambini non sapevano della decisione della
ragazza e non volevano partire così presto. Volevano vivere altre avventure, ma
Nami fece ragionare i due.
Non potevano rischiare di farsi del male restando con loro, oltre al fatto
che i loro genitori dovevano essere parecchio in ansia per la loro assenza. I
bambini sospirarono, ma compresero le ragioni della navigatrice, soprattutto Hikari che sentiva la mancanza dei suoi veri genitori, in
quanto con quelli del passato non aveva lo stesso rapporto.
Le mancava il papà che la prendeva in braccio e che la caricava sulle
spalle, permettendole di vedere tutto da un’altra visuale. Le mancava la mamma,
che le preparava dei dolcetti speciali e gli scherzetti che insieme facevano a
Zoro, come mettergli lo smalto rosso sulle unghie dei piedi quando dormiva.
Ace invece era voglioso di vivere altre avventure e inoltre temeva la
madre. Già sentiva i rimproveri che si sarebbe beccato al suo ritorno, ma era
curioso di conoscere quel padre che non aveva mai avuto e proprio per questo
che non aveva posto poi molta resistenza alla decisione di Umi.
Nonostante quella decisione fosse per il loro bene, quella notizia fece
scomparire la solita allegria che caratterizzava la Sunny.
Quei ragazzini ormai erano diventati membri a tutti gli effetti della
ciurma, e la nave sarebbe sembrata vuota senza di loro.
Ma quello che rincuorava tutti loro era la possibilità che un giorno si
sarebbero rivisti. I loro sentimenti gli uni verso gli altri sarebbero stati
diversi, soprattutto per i genitori interessati, che avrebbero provato un
legame molto più profondo di quello che sentivano in quel momento.
Nami abbracciò i due sui bambini, facendo loro
mille raccomandazioni e promettendogli, ricordandosi di quanto vissuto insieme,
che non li avrebbe sgridati in modo esagerato in futuro, qualche ossa l’avrebbe
lasciata integra.
Rufy li salutò con il sorriso e augurò loro di
vivere strepitose avventure nel loro tempo e soprattutto raccomandò loro di
mangiare tanta carne, che la carne faceva bene, dava energia ed era buona.
Tashiji abbracciò la piccola Hikari
che ricambiò l’abbraccio e le sussurrò nell’orecchio che le voleva bene.
Zoro non si scompose, lasciò che fosse la piccola ad avvicinarsi a lui e
che gli stringesse una gamba. Le scompigliò semplicemente i capelli e le fece
un piccolo sorriso, poi la piccola gli domandò “Posso stare tranquilla? Tu e la
mamma starete bene insieme vero, così che potremo rivederci nel futuro? Io voglio
nascere eh!” chiese la piccola facendogli gli occhi dolci.
Zoro si sentì nuovamente imbarazzato a quella domanda, che avevano sentito
tutti i suoi compagni, i quali sogghignavano.
Spostò lo sguardo su Tashiji, che imbarazzata
anch’ella, distolse lo sguardo da lui.
Zoro sospirò e abbassandosi all’altezza della bimba le disse “Vai
tranquilla, ci rivedremo nel futuro!”
Hikari raggiunse Ace e Umi. Quest’ultima teneva
in mano un manga e aprendo la pagina a un momento del loro tempo, questi
vennero avvolti da una luce e lentamente vennero risucchiati al suo interno,
dopo di chè, il fumetto giapponese cadde a terra sul
ponte, raccolto poi da Nami, la quale aveva già in
mente di custodirlo come se fosse oro, in quanto a suo parere valeva tanto
quanto le gemme preziose che tanto amava, anche di più perché sapeva che un
giorno, quei due bambini avrebbero avuto più valore di tutto l’oro del mondo.
Passarono un paio di giorni dalla partenza dei bambini e il morale sotto
terra dei mugiwara, stava tornando normale.
Tashiji era affacciata al parapetto della nave e
con gli occhi chiusi si godeva la piacevole brezza che le soffiava sul volto.
Zoro le si avvicinò da dietro e quando fu abbastanza vicino perché potesse
sentirlo, disse “Come va la caviglia?”
La donna sussultò al suono della sua voce e ci mise un po’ prima di riuscire
a collegare la risposta che aveva in mente alla bocca.
“B-bene! Ormai è guarita. Era una leggere slogatura, niente di grave!”
“Perfetto!” disse Zoro, lanciandole con poco garbo la spada che le
apparteneva.
Tashiji, colta di sorpresa, per poco non sbaglio
la presa. Guardò la sua Katana e successivamente guardò lo spadaccino in cerca
di una spiegazione.
Zoro alzò un sopracciglio e disse “Sbaglio o ti devo insegnare a
combattere? Seguimi!”
Tashijirimase ferma per qualche istante, poi guardando la schiena di Zoro
allontanarsi sempre più, cominciò a correre precisando “Mi devi aiutare a
migliorare, non insegnarmi a combattere!”
Una volta che entrambi furono nella stanza di allenamento, Zoro si mise in
posizione e Tashiji seguì il suo esempio. Il primo le
disse di attaccare, in modo tale che lo spadaccino potesse studiare bene la sua
tecnica. La conosceva già, in quanto l’aveva vista combattere più volte, ma
voleva osservarla con maggiore attenzione, di quanto potesse fare mentre era
impegnato a lottare anch’egli.
Zoro si limitò a parare i colpi e dopo un paio di minuti poteva già
affermare quello che non andava. Era molto abile e poteva riconoscerlo senza
problemi e sapeva che se utilizzava l’haki dell’osservazione,
cosa che in sezione di allenamento gli aveva chiesto di non usare, le sue
prestazioni aumentavano, ma qualche difetto ce l’aveva e poteva essere usato a
suo svantaggio, se si fosse ritrovato davanti un avversario abile in grado di
notare i punti deboli del nemico.
Infatti quando vide arrivare un colpo, con quel difetto, sta volta Zoro non
si limitò a parare, ma contrattaccò e con un semplice movimento del polso, la
disarmò e successivamente le puntò al collo la spada.
Tashiji guardò la sua katana che si era
conficcata nel pavimento della stanza, poi osservò Zoro.
“Quando usi il fendente che arriva dall’alto, hai il vizio di allentare la
presa sulla spada. Un errore che ti può costare caro. Fossi stato un tuo
nemico, a quest’ora saresti morta!” disse Zoro con un tono serio, che non
voleva essere un rimprovero, ma un affermazione che l’avvertiva di fare
attenzione.
Tashiji deglutì, sentendosi ancora la lama della
spada dello spadaccino così vicino alla sua gola.
Zoro abbassò l’arma e dicendo a Tashiji di
raccogliere la sua arma, le disse questa volta di difendersi.
L’uomo cominciò con dei colpi semplici, per abituare la donna anche alla
sua forza e piano piano aumentò la difficoltà. Abbozzò a un sorriso, quando
facendo una finta, Tashiji non si era fatta cogliere
impreparata, ma riuscì comunque a parare il colpo.
“I miei complimenti, ma…” disse Zoro, per poi fare un’agile mossa con cui
colse la donna di sorpresa, la quale non riuscendo a comprendere bene le
intenzioni dello spadaccino, non riuscì a parare il suo prossimo colpo, che si
fermò a un centimetro dalla sua vita.
“Morta per la seconda volta. Hai lasciato il fianco troppo scoperto. Anche
se non comprendi la mossa successiva del tuo avversario, devi riuscire a
ritrovarti sempre nella condizione in cui, improvvisando, riesci a proteggere
almeno i tuoi organi vitali e la posizione che hai assunto per parare il mio
colpo, non ti aiuta. Prova ad abbassare un po’ il braccio sinistro, in modo da
sentire meno la pressione del colpo e afferra l’elsa della spada prima, con la
mano destra e poi con la sinistra. Non sei mancina, quindi hai più forza e
abilità nella tua mano destra, la quale mettendola per prima, ti dà maggiore
controllo sulla spada. Questa è una cosa che vale sempre, anche per evitare di
essere disarmata!” disse Zoro.
Tashiji annuì e cambiò l’impugnatura. Aveva
sempre combattuto nell’altro modo in quanto chi gli ha insegnato a maneggiare l’arma,
era mancino e non si era mai posto il problema se fosse giusto o sbagliato,
dato che non era mai stata ripresa per quel fatto.
La donna si mise nuovamente in posizione e si allenarono per diverso tempo,
finchè Zoro non decise che poteva bastare.
Tashiji aveva il fiatone e si sedette a terra per
riposarsi e regolare il respiro.
Zoro a causa del caldo si tolse la maglia, facendo ammirare i suoi muscoli
alla donna, la quale si sentì le guance andare a fuoco.
“Vuoi?” disse Zoro facendole vedere una bottiglietta d’acqua e facendola
rinsavire.
La donna si alzò per raggiungerlo e afferrare quell’acqua di il suo corpo
sentiva bisogno. Quando fece per prenderla, le loro mani si sfiorarono e i loro
occhi si incontrarono. Nessuno dei due diceva o faceva niente, continuarono a
fissarsi finchè, come attratti da una calamita, le
loro bocche si avvicinarono sempre più, fino a sfiorarsi e poi scambiarsi un
bacio che divenne sempre più passionale.
La bottiglietta d’acqua cadde a terra e le mani si fecero più audaci, finchèTashiji, aprendo gli occhi,
precedentemente chiusi, urlò staccandosi da Zoro.
L’uomo alzò il sopracciglio confuso, ma quando vide Tashiji
imbarazzatissima indicare la finestra, Zoro si accorse che Usopp
e Rufy erano su di un palo che reggeva la vela,
probabilmente finiti lì per inseguire qualche strano insetto, e ora lo stavano
salutando,non nascondendo minimamente
il fatto che li stavano spiando.
Lo spadaccino sentì una rabbia improvvisa crescergli dentro e afferrando
due delle sue spade, spalancò la finestra e si buttò all’inseguimento dei due
spioni. Entrambi, comprendendo il pericolo si erano messi a correre per tutta
la nave, uno spaventato dalle spade, l’altro divertito.
I tre travolsero tutto quello che incontravano, compreso il tavolino dove
Robin e Nami, stavano tranquillamente mangiando i
pasticcini che Sanji aveva preparato loro.
Robin usando il suo potere era fortunatamente riuscita a salvare il più
della roba, ma i bicchieri di thè fresco erano andati in frantumi sul ponte e
questo fece imbestialire Nami, la quale afferrò Rufy per la guancia e cominciò a rimproverarlo, prima di
sentire dietro le sue spalle una presenza, non tanto rassicurante.
Si girò a quando vide Zoro incavolato nero, con il fuoco negli occhi, si
spaventò a tal punto che usò Rufy come scudo.
“Ehm…ciao Zoro!” disse Rufy a trentadue denti e
alzando una mano in segno di saluto.
“Tu…io ti faccio fuori!” disse lo spadaccino con una vena pulsante sulla
tempia.
Nami a quel punto, comprendendo che l’unico a
rischiare la vita era il suo ragazzo, domandò spazientita “Che cosa ha fatto
questa volta?”
“Ha spiato insieme ad Usopp l’allenamento di Zoro
e Tashiji, ma mi domando il perché si sia scaldato
così tanto. È successo qualcosa di cui ci vuoi parlare Zoro-san?” chiese Robin
guardandolo di sottecchi. Non l’aveva spiato, ma osservando sempre tutto quello
che le capitava attorno, aveva tirato le somme.
“Assolutamente no. Non sono affari che vi riguardano!” disse Zoro
infastidito.
“Lui e Tashiji si stavano baciando!” disse Usopp, uscendo con la testa da un barile dentro al quale si
era nascosto e dentro al quale andò nuovamente a nascondersi, quando vide lo
sguardo incavolato di Zoro.
Sanji che era uscito dalla cucina, quando aveva
sentito quel baccano, sentendo la conversazione, si sedette sul barile
imprigionando il povero Usopp.
“Usopp, non ti hanno mai insegnato cos’è la
privacy? A Rufy posso perdonargli questa mancanza, in
quanto anche noi abbiamo interrotto la privacy tra lui e Nami
qualche volta, ma tu…non hai scusanti. Mi sa che starai là dentro finchè il marimo lo vorrà!”
“Grazie cuoco da strapazzo!” disse lo spadaccino, prima di chiedere a Franky di sigillare il barile con dei chiodi.
Vani furono i tentativi di chiedere pietà da parte di Usopp.
“Yohohohoho, finalmente ti sei deciso Zoro-san.
Ma perché tutta sta storia per un bacetto!” chiese Brook.
“Non lo chiamerei bacetto. È uno di quei baci veri…quelli che ci scambiamo
io e Nami prima di fare…” cominciò Rufy prima che sia Zoro che Nami,
con un calcio, lo buttassero in mare.
“Le hai chiesto do farti vedere le sue mutandine?” chiese Brook, prima di andare a far compagnia al capitano e
purtroppo per Sanji, fu lui quello che dovette andare
a ripescare i due.
Tashiji si era rinchiusa nella stanza sua e di
Robin, troppo imbarazzata per poter nuovamente uscire.
La navigatrice e l’archeologa, la lasciarono un po’ tranquilla, ma quando
ella non si presentò a cena, la raggiunsero portandole qualcosa da stuzzicare.
“Ehilà!” disse Nami sorridendo.
Tashiji, che era rannicchiata con le ginocchia al
petto, alzò lo sguardo per guardare le due donne e con un bisbiglio le saluto.
Nami si sedette sul letto accanto a lei e
sfregandole una mano sulla schiena disse “Sai? Capisco benissimo quello che
provi. Quando io e Rufy abbiamo cominciato a essere
attratti uno dall’altro, eravamo costantemente sotto lo sguardo degli altri. È imbarazzante
lo so, ma poi non ci farai nemmeno caso e anche loro non faranno più caso a voi
due. Siamo su una nave è normale che ognuno sappia i fatti dell’altro. Bisogna
rassegnarsi, ma su una cosa puoi stare tranquilla. Zoro non spiffererà mai
niente di imbarazzante, a differenza di Rufy che
racconta cose che vorrei rimanessero private!”
“Ma è terribile!” disse Tashiji spalancando gli
occhi.
Nami alzò le spalle “Mica tanto, per ogni cosa
che vengono a scoprire su di me e Rufy, mi devono
pagare! Mi sto arricchendo sulla loro curiosità!”
Robin sorrise divertita a quell’affermazione, anche perché a lei quella
punizione non toccava, in quanto era Nami stessa a
raccontarle la sua vita amorosa, anche quando non le chiedeva niente.
“Comunque se ti può far stare meglio, Usopp è
ancora rinchiuso dentro al barile e non credo che Zoro abbia intenzione di
perdonarlo tanto presto!” disse con un sorriso.
“Io però avrei punito anche Rufy. È vero che
veniamo spesso spiati, ma Zoro è l’unico che si è sempre fatto gli affari suoi,
tranne quella volta che si è ritrovato nel mio corpo e ha saputo un po’ troppo!”
disse Nami seccata.
“Già solo per quel fatto, anche se non l’ha voluto lui, Rufy
può essere perdonato!” disse Robin, “Che ne pensi Tashiji?”
La ragazza sorrise, in quanto aveva saputo di quella storia dello scambio
dei corpi, una sera in cui le tre donne si erano ritrovate insieme a parlare
come se fossero a un pijama party. “Bhe credo di sì… credo che possa essere scusato per questa
volta, ma penso che anche Usopp possa essere
perdonato ormai. Tutto il giorno chiuso in un barile, poverino!”
“Poverino? Povera te che sei stata interrotta, ma dimmi…come bacia Zoro?”
chiese Nami senza problemi.
“N-non farmi ste domande, p-per favore!” disse Tashiji,
nascondendo il viso sempre più rosso.
Robin sorrise “Non esagerare Nami, non siamo
ancora così intime!”
“Non ho bisogno che risponda alla domanda. Dal suo volto ho già intuito la
risposta!” disse divertita.
Le ragazze improvvisamente sentirono dei richiami sul ponte. Era Usopp che supplicava di uscire.
Sentirono anche gli altri che chiacchieravano.
“Non è il momento di tirarlo fuori?” chiese Chopper dispiaciuto per l’amico.
“No!” disse Zoro serio.
“Dai, ha già pagato abbastanza!” disse Franky.
“No!” disse nuovamente lo spadaccino.
“Su, non essere così antipatico!” disse Rufy,
sperando di convincerlo.
“No!” affermò nuovamente Zoro.
Fu in quelmomento che la porta
della stanza delle ragazze si aprìe Tashijiuscì fuori.
Si sentiva osservata, ma facendosi coraggio disse “Credo che anche io abbia
qualche diritto a decidere la sua punizione e per me Usopp
è stato punito abbastanza! Franky liberalo per
favore!” disse la donna.
Franky guardò Zoro sicuro che gliel’avrebbe
impedito, ma spadaccino stette li fermo e sbuffò senza obbiettare.
“Finalmente libero!” gridò Usopp che piangendo si
aggrappò a Tashiji, ringraziandola con tutto il cuore
e promettendole che non l’avrebbe mai più spiata.
La notte passò tranquillamente, ma poco dopo l’alba, Brook
chiamò tutti sul ponte a causa di un avvistamento.
Una nave in lontananza, si stava dirigendo verso di loro.Lo scheletro era sicuro di quanto affermasse
in quanto, quando aveva notato l’imbarcazione, essa sembrava dirigersi a nord e
solo successivamente si girò verso di loro.
Usopp usò i suoi occhialini per guardare la bandiera.
Sussultò ed emozionato non riuscì a descrivere quanto i suoi occhi vedevano.
Nami prese il binocolo e, guardando la
bandiera pirata, anch’ella sussultò “Quel simbolo lo conosco. È un teschio con
dietro incrociate due spade e con un segno rosso che ricorda una cicatrice sull’occhio
sinistro!”
Rufy si sentì elettrizzato alla descrizione
del jolly roger e con entusiasmo disse “è Shanks!”
Capitolo più lungo del solito, ma mi sono divertita
un casino a scriverla.
Adoro troppo Zoro e Tashiji
e soprattutto mi diverto da matti punzecchiare Zoro XD.
Spero che la scena del combattimento di
spade possa essere un minimo credibile, perché non so un accidente di
combattimenti di spade o scherma o
quello che è…quindi se qualcuno conosce
queste cose e pensa che abbia scritto solo scemenze…chiedo scusa.
Alla prossima e come sempre lasciatemi
sapere le vostre opinioni.
Cominciò a saltellare qua e là per il parapetto della
nave, esprimendo tutta la sua felicità.
Non vedeva l’ora di rivedere il pirata con i capelli rossi
e aspettava con impazienza il momento in cui le loro navi, avrebbero
attraccatosu quella minuscola isola,
che vedevano in lontananza.
Parecchi anni erano trascorsi dall’ultima volta che si
erano visti. Lui era ancora un bambino desideroso di avventure e di diventare
un grande pirata, mentre ora aveva qualche anno in meno di Shanks
quando l’aveva conosciuto. Non era cambiato poi molto. Era un uomo e aveva
qualche pelo in più rispetto a quando era un fanciullo, ma i suoi desideri e
ambizioni erano rimasti pressoché invariati.
Non solo il capitano era entusiasta all’idea di
incontrare la ciurma di uno degli imperatori del mare. Anche Usopp provava una strana sensazione.
Era emozionato, ma allo stesso tempo impaurito.
Emozionato di conoscere finalmente quel padre sul
quale aveva tante volte fantasticato di incontrare, impaurito dalla reazione
che egli poteva avere nel vederlo. Si domandava se suo padre sarebbe stato
orgoglio di lui o se per il genitore era solo motivo di vergogna.
La seconda ipotesi lo terrorizzava, tanto che le mani
cominciarono a sudare e cominciò ad asciugarle in modo frequente sui pantaloni.
Gli altri membri della ciurma non provavano gli stessi
sentimenti dei loro due compagni, dato che non avevano con quei pirati un
legame di parentela o amicizia, ma erano piuttosto incuriositi, infondo si
trattava di un personaggio famoso e temuto.
Solo Tashigi non era
contenta della novità.
La ragazza era preoccupata per la situazione che stava
per venirsi a creare, in quanto presto avrebbe avuto a che fare con due ciurme
di pirati.
Non sapeva se poteva stare tranquilla con i pirati di Shanks. All’inizio era diffidente anche con la ciurma di Rufy, ma vivendo a loro stretto contatto, aveva capito che
nonera in pericolo, e sperava che fosse
lo stesso con quei pirati.
Robin le si avvicinò comprendendo, dal linguaggio del
suo corpo, il nervosismo che provava “Non devi temere, non sei in pericolo! Non
ho mai conosciuto Shanks e la sua ciurma, ma se il
capitano ripone in lui la sua fiducia, non hai niente da temere, anche se sei
un membro della marina!”
Tashigi fu poco convinta “Non che voglia dubitare di Rufy,
ma credo sia un tipo che si fida un po’ troppo delle persone!”
Robin sorrise “Rufy capisce
dal primo sguardo se una persona merita o meno la sua fiducia o quanto meno se
può concedergli il beneficio e non si sbaglia mai. Dovresti sapere che io prima
ero un membro della ciurma di Crocodile e come tale
ero una sua nemica, eppure eccomi qui. Non ho fatto molto per convincerlo a
prendermi con lui, gliel’ho semplicemente chiesto e lui ha accettato!”
“Ti ha preso così? senza pensarci due volte?” chiese Tashigi stranita “Io non lo avrei fatto! Non con la tua
reputazione!”
“Probabilmente nessuno a conoscenza della mia fama lo
avrebbe fatto, ma lui non mi ha visto come un mostro, ma per quella che
realmente ero!”
“Cioè?” chiese Tashigi
curiosa.
“Una donna stanca di dover fuggire da tutto e da tutti
a causa delle mie origini e bisognosa di protezione e soprattutto desiderosa di
avere una vera ragione per vivere!” disse Robin con una tristezza nella voce.
“Tu? Non mi sembri proprio il tipo!” disse Tashigi accigliata.
“è quello che sto cercarti di dirti. Rufy riesce a guardare oltre le apparenze, se non fosse
così, tu non saresti qui. Invece nonostante tu sia una minaccia per tutti noi,
lui ti ha accolto a braccia aperte!”
“Io? Che minaccia potrei mai essere?” disse
logicamente la donna, la quale sola contro nove pirati, non aveva molte chance
di farla franca.
“Non tu in quanto persona, ma per quello che rappresenti.
Facendoti stare qui, noi siamo in pericolo, ma nonostante tutto Rufy non ti ha abbandonato sulla prima isola. Tieni,
leggi!” Disse l’archeologa passandole un giornale.
Era il quotidiano che era arrivato quella mattina. Tashigi amava tenersi informata e quasi ogni mattina era
lei la prima a leggere le pagine del giornale, ma in quegli ultimi giorni,
aveva notato che anche Rufy era piuttosto interessato
all’arrivo del gabbiano postino, ma lui non aspettava il giornale. Lo comprese
quel giorno, in quanto insieme al quotidiano era arrivato anche un pacco, che
il capitano aveva preso, cercando di evitare sguardi indiscreti.
La ragazza cominciò a leggere l’articolo che Robin le
aveva indicato.
“Dopo il
rapimento del capitano della marina Tashigi, diverse flotte
della marina, sotto ordine di Sangoku, sono alla
ricerca della ciurma di cappello di paglia, per liberare la prigioniera e con
l’intento di portare alla forca una volta per tutte il figlio di Dragon.
Ma anche all’interno della marina ci sono delle discordanze tra i ranghi.
Infatti, gli ammiragli, tra cui Akainu e Kizaru, si sono ritenuti contrari con questa decisione, in
quanto ritengono che una persona che si è fatta catturare da dei pirati, non è
altro che una feccia e non merita nemmeno di prenderla in considerazione. Sangoku però si è opposto a questo pensiero e molti si
chiedono se il suo è reale desiderio di salvare il capitano della marina o solo
una scusa per catturare cappello di paglia e fargli fare la stessa fine di Portugese D. Ace.”
Tashiji stringe il giornale e sospirò “Credo che la motivazione più realistica sia
la seconda. Infondo sono solo una persona, la marina non si può fermare solo
perché io mi trovo in questa situazione!”
Robin scosse la testa e infastidita disse “Sarei
d’accordo se per salvare te, ci rimettessero la vita molte persone, ma secondo
la mia opinione questo non ha niente a che fare con la tua situazione.
Semplicemente alla marina non importa niente di te. Ti vedono solo come un loro
burattino. Se c’è qualcuno che veramente tiene alla tua persona e che ti starà
cercando, quello è Smoker. Quello che c’è tra lui e
te è il vero rapporto che ci dovrebbe essere tra colleghi. Siete persone e non
burattini e…bhe… se non tenete l’uno all’altro e non
vi aiutate a vicenda quando qualcuno è in pericolo…io…io non riesco proprio a
capire quale tipo di giustizia vogliate imporre al mondo!”
Tashigi abbassò la testa e incapace di rispondere, si avvicinò al parapetto
unendosi alla ciurma.
La sua testa cominciò a vagare e pensare sul discorso
appena avuto con Robin.
Mancava poco all’arrivo della Sunny
sull’isola. Shanks era già approdato e, seduto sulla
spiaggia, era in attesa dell’arrivo dei mugiwara. Rufy era troppo impaziente per aspettare oltre, così preso
dalla sua solita spericolatezza, decise di anticipare i tempi allungando un
braccio a dismisura, cosicché afferrando una palma, trovasse un appiglio per
portarsi direttamente sull’isola.
Shanks non si accorse delle intenzioni di Rufy e, dopo
aver abbassato il calice dal quale stava bevendo la sua bevanda preferita e che
gli bloccava la visuale, si vide una macchia rossa arrivare contro a tutta
velocità e da li a poco si ritrovò a terra con il capitano della Sunny addosso.
“BheRufy,
proprio un entrata in scena degna di te!” disse Shanks
divertito e anche un po’ dolorante, visto che a differenza dell’interpellato,
lui era ancora fatto di carne e ossa.
Il ragazzo si mise in piedi e dopo essersi sistemato
il suo famoso cappello in testa, allungo la mano per aiutare ad alzare il
capitano dai capelli rossi.
Era lì uno di fronte all’altro. Si guardavano. Si
poteva leggere negli occhi di entrambi l’emozione che provavano. Non servivano
parole, era tutto chiaro, ma presto i due uomini si scambiarono un abbraccio
affettuoso.
“Sono felice di rivederti. Temevo che ti fosse
successo qualcosa di brutto!” disse Shanks,
rafforzando la presa e confondendo Rufy, che non
comprendeva quelle parole.
Fu proprio in quel momento, che l’intera ciurma di Shanks scoppiò in una sonora baraonda, urlando il nome di Rufy.
BennBecman,
il vice capitano, si avvicinò a Rufy, e dandogli una
pacca sulla spalla gli disse “è bello rivederti amico. Ne hai di cose da
raccontare!”. Egli gli allungo un calice pieno di sakè, e alzò in aria la sua,
seguito a ruota da tutti.
“BheRufy,
vedo che non bevi più il solito succo di frutta!” disse Shanks
facendolo l’occhiolino.
“Certo, non sono più un bambino e ora non puoi più
contraddirmi!” disse Rufy.
Shanks scoppiò a ridere e poggiando unamano sulla spalla di Rufy disse “Oh lo so, lo
so. Un bambino non avrebbe mai potuto compiere le imprese che tu e i tuoi
compagni averte fatto. Ne hai fatta di strada!”
Rufy sorrise a trentadue
denti.
“Ma a proposito di compagni, i tuoi dove…” cominciò Shanks, prima di essere interrotto da una voce femminile
piuttosto alterata.
“Tu, brutto idiota che non sei altro, ti costava tanto
aspettare mezzo minuto e aiutarci ad approdare?” disse Nami
mettendo le mani sui fianchi e guardando storto il capitano.
Rufy non si preoccupò della
sgridata e sorridendo disse semplicemente “Mi dispiace!”
Nami però era inviperita e
afferrandolo per un orecchio gli urlò “Mi dispiace un corno!”
“Però…bel caratterino!” disse Shanks,
facendosi notare da Nami, la quale lasciò il povero Rufy. Quest’ultimo massaggiandosi l’orecchio e vedendo si
suoi compagni avvicinarsi disse “Shanks, ti presento
la mia ciurma. Ciurma vi presento Shanks e i suoi
compagni, sono davvero mitici!”
“Lo sappiamo!” dissero i mugiwara
all’unisono, facendo capire alla ciurma di Shanks che
il ragazzo di gomma parlava spesso di loro.
Le presentazioni avvennero fatte per bene, ognuno
dicendo il suo nome e il suo incarico all’interno della squadra, ma qualcosa
non tornava, infatti Rufy stranito disse “Sbaglio o
manca qualcuno?”.
“Manca Usopp!” disse Chopper,
il quale incrociando le piccole braccia e inclinando la testa disse “Non
ricordo di averlo visto scendere dalla nave!”
“Sta facendo le prove per come presentarsi a suo padre
sul ponte della Sunny!” disse Franky
indicando la nave.
Shanks scoppiò a ridere e rivolgendosi a un suo compagno, disse“Tale
padre tale figlio… eh Yasopp!”
L’interpellato lo guardò stralunato.
“Non eri tu che fino a poco fa, davanti allo specchio
faceva le prove su come attaccar bottone con il figlio? Hai deciso per quale
frase optare?” chiese Shanks divertito, che insieme a
qualche componente della ciurma, era dietro alla porta della cabina del
cecchino a origliare quanto diceva.
“Oh sta zitto!” disse Yasopp
leggermente imbarazzato, per poi dirigersi col cuore in gola, verso la Sunny.
Usopp era sul ponte e con
fare agitato sparava battute qua e là cercando quella giusta da dire.
“Buongiorno signore, è un piacere conoscerti!” disse Usopp facendo un inchino di 90°.
“No, no è troppo formale, è tuo padre accidenti!” Si
disse parlando da solo.
“Ehilà papà, come te la passi?” disse sorridendo, ma
poi sconsolato disse “Così sembra che non ci vediamo solo da un paio di
giorni!” poi provò di nuovo “Sono il grande capitano Usopp,
vuoi un autografo?” si picchiò la mano sulla fronte e sbuffando disse “Ma che
cretino, non è mica un mio fan!” poi nervosamente si scompigliò i capelli con
le mani e urlò “Ah perché è così difficile!”
“Non dirlo a me, sai quanto ci ho messo a decidere che
cosa dirti?” disse una voce maschile dietro le sue spalle.
Usopp non si ricordava la
voce del padre, ma il suo corpo si irrigidì, intuendo che chiunque ci fosse
dietro alle sue spalle, aveva con lui un legame di parentela.
Si girò lentamente e vide un uomo in piedi sul
parapetto. Egli aveva i rasta molto lunghi, raccolti in una coda, con qualcuno
però più corto che gli cadeva sul viso. Indossava una canottiera nera
attillata, dei pantaloni corti beige e sulle spalle aveva un foulard rosso, sul
quale legava la sua enorme pistola.
Aveva in vita una cintura usurata di pelle, alla quale
erano appese pistole di dimensioni normali di vario genere e un sacchettino con
le munizioni.
Egli saltò sul ponte e fissò il figlio. Non riusciva a
credere che quel giorno tanto atteso fosse arrivato. L’ultima volta che lo
aveva visto era solo un bambino piccolo piccolo,
mentre ora si ritrovava davanti un uomo, un ragazzo che portava buona parte dei
suoi lineamenti, come le labbra e altri come quelli della sola donna che aveva
mai amato, come il naso.
Gli si avvicinò e padre e figlio si guardarono negli
occhi. Entrambi andarono in tilt e nessuno dei due sapeva cosa dire, solo dopo
un po’ Yasopp, portandosi una mano dietro la nuca
disse “Bhe, a quanto pare le prove davanti allo
specchio non servono a niente!” disse imbarazzato a causa del silenzio che si
era venuto a creare. Pensava che sarebbe stato più semplice, che i gesti e
parole gli sarebbero venuti spontanei dopo più di vent’anni che non vedeva il
figlio e invece era tutto tranne che naturale.
Avrebbe voluto semplicemente abbracciarlo, ma secondo
il suo punto di vista Usopp poteva essere il tipo che
non amava certe manifestazioni di affetto da parte di uno sconosciuto. Questa
era una caratteristica tipica di sua madre. Si apriva solamente con le persone
che conosceva e si fidava, mentre era piuttosto schiva verso chi non
conoscevao conosceva poco. Detestava le
persone troppo espansive che invadevano il suo spazio vitale senza che queste
fossero totalmente nelle sue grazie e per questo motivo Yasopp
si ricordava che inizialmente la donna che aveva scelto come sua compagna, non
lo vedeva di buon occhio. Solo quando aveva cominciato a rispettare i suoi
spazi e si erano conosciuti meglio, aveva potuto cominciare a prendersi certe
libertà, come anche solo prenderla a braccetto per passeggiare insieme.
Questo era il suo timore. Se Usopp
avesse preso dalla madre, un gesto troppo espansivo avrebbe potuto complicare
le cose, ma il problema che lo assillava, svani, quando Usopp
stesso prese l’iniziativa, abbracciandolo.
Ricambiò immediatamente l’abbraccio e sentì il cuore
scaldarsi improvvisamente. Era una sensazionebellissima, la stessa che provava quando abbracciava la madre del
proprio figlio, una emozione che gli era mancata in quegli anni. Amava essere
un pirata e viaggiare con i suoi compagni, ma nel suo cuore era rimasto un
vuoto, che in quel momento si era riempito nuovamente.
“Papà!” disse Usopp in un
bisbiglio udibile. Sentiva il suo cuore battere a mille e le lacrime che
premevano per uscire per la commozione.
Il loro abbracciò durò a lungo, finchèYasopp allontanò il figlio posandogli le mani sulle
spalle per guardarlo meglio e per dirgli “Abbiamo un sacco di cose di cui
parlare. Il tempo che avremo a disposizione dipende dai nostri capitani, ma che
ne dici di recuperare un minimo il tempo perso e di imparare a conoscerti!”
Usopp si asciugò le lacrime
con il braccio, poi sorridendo annuì energicamente.
I mugiwara e la ciurma di Shanks, nel frattempo avevano preparato tutto per una bella
grigliata in riva al mare. Non avevano molta carne, per il dispiacere di Rufy, ma quest’ultimo, facendosi aiutare da Shanks, Chopper e Lucky Lou
cercarono di pescare qualcosa.
“ Da quanto mi hai raccontato sembra proprio che tu
abbia messo insieme un bel gruppetto eh!” disse Shanks
guardando il ragazzo.
“Puoi dirlo forte, sono i migliori compagni che si
possono trovare, migliori anche dei tuoi!” disse Rufy.
“Su questo ho qualche dubbio, nessuno ha una ciurma
migliore della mia!” disse Shanks determinato.
Rufy con la stessa determinazione
disse “Non credo proprio!”
Shaks scosse la testa
decidendo che era meglio fermarsi, che conoscendo Rufy
la storia poteva andare avanti per parecchio tempo.
“Sai, in realtà noi ci siamo già rivisti!” disse il
rosso, confondendo Rufy “A Marineford,
ero presente anche io!”
Rufy si alzò colto alla
sprovvista e disse “Quando? Io…io non ti ho visto!”
Shanks sorrise tristemente “Eri privo di sensi. Sono arrivato in tempo per
salvare te, ma non per aiutarti con tuo fratello. Mi dispiace. Non so se arrivando
prima avrei fatto la differenza, ma avrei voluto darti man forte!”.
Rufy sorrise e scosse la
testa “Non preoccuparti. Ormai quello che è successo è successo. È inutile
pensare a cosa avrebbe potuto essere se le cose si fossero svolte diversamente,
ci fa solo soffrire inutilmente!”
Shanks lo guardò attentamente “Si questo è vero, ma è anche inevitabile
pensarci!”
“Fino a poco tempo fa ti avrei dato ragione. Non
riuscivo a superare la morte di mio fratello, ma nella mia avventura nell’al di
là, l’ho incontrato. Era in un bel posto e felice, non soffre più, quindi non
devo essere triste. Certo mi manca, ma è normale. Mi mancherebbe anche se fosse
vivo!”
“Tu hai visto Ace nell’al di là? Come ci sei arrivato
in quel posto?” disse Shanks preoccupato.
“Bhe, io e la mia ciurma
siamo morti per colpa di un capriccio di un dio. Poi però altri dei ci hanno
dato la possibilità di tornare indietro, dato che non era veramente la nostra
ora!”
Shanks guardò verso il mare e con un sospiro disse “Ora tutto mi è chiaro!”
“Eh?” chiese Rufy stranito,
ma Shanks scuotendo la testa e cambiando argomento
disse “E di un po’…Nami è un peperino eh!”.
“Peperino è un po’ riduttivo, riuscirebbe a far
scappare i re dei mari!” disse divertito.
Shanks sorrise e dandogli una gomitata e guardandolo di sottecchi, disse “E…c’è
qualcos’altro che mi vuoi dire su di lei?”
Rufy sembrò pensarci su e
poi disse “Che è una tirchia e una ladra di prima categoria? Ah a proposito,
metti al sicuro i tuoi tesori!”
“No, non era questo che volevo sapere!”
“Che è una grande navigatrice?”
“No!”
“è brava a disegnare mappe?”
“No!”
“Adora i mandarini?”
“No, no e ancora no!” disse Shanks
esasperato.
Rufy sorrise “Lo so, vuoi
sapere se tra me e lei c’è del tenero, bhe…si! È la
mia ragazza!”
“Lo sapevo!” esplose entusiasta l’uomo dai capelli
rossi “Si capiva da come vi guardavate mentre vi passavategli strumenti per fare la grigliata.
“A proposito di Nami, volevo
chiederti una cosa!” cominciò Rufy.
Tashiji era piuttosto silenziosa e dopo aver dato una mano ai mugiwara,
si era isolata per osservare il tramonto e soprattutto per pensare.
Si era seduta su una roccia vicino alla piccola
foresta che c’era alle sue spalle.Si
prese un colpo quando dietro di lei sentì un rumore e d’istintoemise un piccolo urlo.
“Che hai da urlare?” disse chi proveniva dalla
foresta.
“Ah sei tu Zoro!” disse per poi girarsi nuovamente a
guardare davanti a sè.
Lo spadaccino la fissò un momento, per poi tornare a
occuparsi della raccolta della frutta a cui Nami lo
aveva incaricato, ma fece solo qualche passo, poi bloccandosi tornò indietro
sedendosi vicino a Tashigi.
“Che hai?” disse con poco garbo.
“Niente!” disse semplicemente Tashigi.
Zoro alzò un sopracciglio, evidentemente poco
convinto, ma non le fece pressione e di fatto da lì a poco la ragazza disse
“Zoro, tu pensi che la marina sia cattiva?”
L’interpellato la guardò stranito “La stai facendo a
me questa domanda? Ti devo ricordare che sono un pirata e che la marina non mi
è simpatica?”
Tashiji sospiro e fece scendere di nuovo il silenzio tra i due, finchè Zoro disse “In linea di massima i marine sono
considerati buoni e i pirati cattivi, ma ci sono le eccezioni in entrambe le
parte e mi sembra che tu questo lo abbia già capito, allora perché di questa
domanda?”
Tashiji strinse i pugni e disse “Perché…perché…sai…cioè…sono entrata in marina con
grandi aspettative, quasi illudendomi di rendere migliore questo mondo insieme
ai miei compagni e i miei superiori, invece ho notato molte cose che non mi
piacciono all’interno della parte che ho scelto…insommami sembra quasi che quello in cui credevo sia
solo uno scherzo. Ho letto il giornale di stamattina e ne ho parlato con Robin
e quello che mi ha detto mi ha turbata!”
“Non so cosa ti abbia detto Robin, ma in genere ha
ragione!” disse Zoro.
Tashiji “Bhe lei pensa i nostri propositi non siano
proprio degni per quello che rappresentiamo e…comincio a darle ragione. Non
dico che tutti i marine siano corrotti o altro, ma molti lo sono e purtroppo
questi ricoprono le più alte cariche e quello che più mi fa ribrezzo che molte
cose che pensano loro le ho sempre pensate anche io!”
“Immagino che le pensassi perché pensavi che loro
fossero nel giusto!” disse Zoro.
“Può darsi, ma un cervello per pensare ce l’ho, se una
cosa che dicono non la trovo corretta, dovrei distaccarmi da quel pensiero
invece di renderlo mio, non credi?”
Zoro annuì.
“Però non ci si può opporre quando qualcosa non va!”
disse Tashigi sconsolata.
“Invece si, devi! Se si compie un’azione deplorevole
solo perché viene ordinato, allora si perde se stessi e si diventa dei
burattini!” disse lo spadaccino.
“Lo stesso termine che ha usato Robin per descrivere
la maggior parte dei marine!” disse Tashigi per poi
continuare“Se Rufy
ti ordinasse qualcosa che non ti piace o con cui non sei d’accordo, lo
faresti?”
“Rufy è io siamo sulla
stessa lunghezza d’onda, non credo che capiterà mai!” disse Zoro tranquillo.
“Se succedesse?”
“Non succederà!” insistette Zoro.
Tashiji sospirò esasperata, mentre lo spadaccino sbuffò “Se Rufy
mi ordinasse qualcosa che trovo sbagliata, ne discuterei con lui e troveremmo
un accordo!”
“Ma se non potessi mettere in discussione ciò che ti
ha ordinato. Disubbidiresti al tuo capitano?” provò nuovamente Tashigi.
Zoro alzò gli occhi al cielo “Senti, Rufy non è quel tipo di persona che si crede di essere un
dio in terra e che crede che tutto quello che dice e fa è sacrosanto. Ma se
vuoi sapere se io fossi stato un marine e mi avessero ordinato di fare qualcosa
di spregevole che andava contro le mie convinzioni, per come sono fatto allora
no, non avrei obbedito. Mi sarei ribellato e fatto valere la mia idea!”
Tashigi abbassò la testa.
“Dovresti anche tu!” disse Zoro “C’è qualcosa che ti
infastidisce? Fatti valere!”
“Verrei accusata di alto tradimento e quello che trovo
ingiusto capiterebbe a me!” disse Tashigi “Lo so,
sono una codarda!”
“Allora lascia la marina!” disse Zoro semplicemente,
alzandosi in piedi e raccogliendo la frutta che aveva posato.
“Cosa?” disse Tashiji
guardandolo dal basso verso l’altro con occhi sgranati.
“Le cose sono tre: Primo, rimani nella marina e fai
quello che ti viene ordinato giusto o sbagliato che sia; secondo, continua a
essere un membro della marina, ma combattendo per eliminare ciò che c’è di
marcio; terzo, torni a essere una civile non dovendo più andare contro te
stessa. La scelta spetta a te. Non posso dirti cosa fare. La vita è la tua!”
finì Zoro per poi allontanarsi.
“Ehi Ciurma, Si mangia? Abbiamo diverse cose da
festeggiare!!!” urlò Shanks, tendendo a braccetto Rufy e trascinandolo verso il falò che i suoi compagni
avevano acceso.
Tutti i pirati si girarono verso l’uomo e BennBeckman domando “Oltre al
nostro incontro con Rufy cos’altro dobbiamo
festeggiare?”
“Niente, sta scherzando!” disse Rufy
con un sorriso nervoso e lanciando un occhiata a Shanks
che divertito disse “Ce ne sono altre, vero Rufy?”.
“Il fatto di aver ritrovato finalmente mio figlio,
ovviamente!” disse Yasopp, appoggiato da Usopp, i quali avevano terminato di mettere al confronto la
loro abilità nel mirare, appena Shanks aveva
cominciato ad urlare.
“Non, solo, ma non posso dire altro!” disse Shanks sogghignando e dando una pacca sulla schiena a Rufy, il quale colto alla sprovvista, rischiò di cadere con
la faccia nella sabbia.
Robin sorrise scuotendo la testa, mentre Nami, affiancata da Brook domandò
“Di cosa sta parlando?”
“yohohoho, siamo pirati ogni
occasione è buona per fare festa?” chiese lo scheletro, già entusiasta all’idea
di una bella festicciola in riva al mare e prendendo la sua chitarra, cominciò
ad accordarla per dare il meglio di sé.
“In genere c’è una vera ragione, Brook!”
disse Nami incrociando le braccia.
“Io credo che presto lo saprai!” disse Robin facendole
l’occhiolino cosa che incuriosì maggiormente Nami, la
quale vedendo l’amica allontanarsi, la segui per cercare di strapparle qualche
informazione…inutilmente.
La cena si era svolta con un gran baccano. Tra
canzoni, scherzi, brindisi e litigi per l’ultimo pezzo di carne, i pirati
passarono una bella serata.
Ad un certo punto Shanks
chiese a uno dei suoi una cortesia e i mugiwara
incuriositi, si domandarono cosa ci fosse dentro a quel baula che il rosso
aveva chiesto di portare.
Shanks aprì il baule e ne tirò fuori qualcosa.
“Rufy, dopo la nostra
chiacchierata di poco fa, ho compreso il perché questo ora sia in mano mia!”
disse Shanks serio.
“Ma quello è il gomugomu no mi!” disse Rufy sorpreso
“Come fai ad averlo?”
“L’ho trovato sull’ultima isola in cui sono stato.
Quando lo abbiamo trovato ci è venuto un colpo. Sai cosa significa quando
ricompare un frutto che è stato mangiato, vero?” chiese BennBeckman serio,
“Significa che il possessore del frutto è morto!”
disse Chopper “Ma quando…”
“Ti ricordi il nostro viaggio negli inferi?” disse Usopp.
“Come dimenticarlo! Ho ancora gli incubi!” disse la
piccola renna percorsa dai brividi.
“Questo significa che da qualche altra parte ci sarà
anche il frutto che ho mangiato io yohohoho!” disse Brook.
“Non solo, anche quello mio e di Chopper!” disse Robin
“Sarebbe interessante vedere uno scontro tra due possessori dello stesso
frutto!”
“Vincerebbe il più esperto, non sarebbe uno scontro
molto entusiasmante!” disse Zoro alzando le spalle.
“Forse, ma quei poteri in mano a dei pazzoidi
farebbero non pochi danni!” disse Tashigi.
“Non mi preoccuperei di questo. All’interno di questo
baule ci sono altri frutti, vedete se ne riconoscete qualcuno!” disse Benn.
I possessori dei frutti diedero un’occhiata e Chopper
e Brook all’unisono dissero “è proprio il mio!”
Mentre Chopper e Brook erano
meravigliati dal vedere il frutto che li aveva resi speciali, Robin non era
molto contenta “Cosa volete farne di questi frutti?” chiese l’archeologa.
Shanks disse “Credo che la scelta spetti a voi!”
“Oh bhe, allora il mio lo
prendo!” disse Rufy, sapendo già a chi sarebbe
destinato il frutto. Nami non era molto contenta che
la sua probabile figlia acquisisse i poteri di un frutto, ma pensando ai
pericoli in cui si sarebbe cacciata, quei poteri l’avrebbero fatta stare, tutto
sommato, più tranquilla!”
“Io lo vorrei tenere per ricordo!” disse Chopper.
“Si anche io!” disse Brook
passandosi il frutto da una mano all’altra.
Robin annuì come per appoggiare la decisione dei suoi
compagni, sebbene non fosse per niente convinta.
I pirati continuarono a festeggiare, ma questa volta
fu Robin e isolarsi. Andò a sedersi in riva al mare, non troppo lontano dal non
essere illuminata almeno in parte dal fuoco, e fissò il frutto hanahana no mi.
Era talmente assorta da non rendersi conto che
qualcuno le si stava avvicinando.
Sussultò quando sentì il suo nome.
“Shanks, mi hai colto di
sorpresa!” disse girando il capo, per vedere con la coda dell’occhio l’uomo,
che portava due bicchieri colmi di sakè.
Si sedette al fianco della donna e gentilmente le
disse “Tieni!”.
Robin sorrise leggermente e ringraziò con un soffio di
voce. In un solo sorso bevve un bel po’ del liquore, sorprendendo il pirata al
suo fianco.
“Accidenti. Non ci vai giù leggera!” disse Shanks divertito.
“Se temi che possa perdere la ragione e che poi sarei
costretto a portarmi via di peso, non temere. Sono abituata a bere, lo faccio
da quando ero molto giovane!” disse non tanto fiera di quel fatto.
“Perché ti piaceva o per annegare le tue sofferenze?”
chiese Shanks serio.
“Un po’ per dimenticare i miei problemi, un po’ per
camuffarmi meglio tra i pirati nei quali mi sono dovuta nascondere!” disse
fissando nuovamente quel frutto.
“Prima non mi sei sembrata molto convinta quando hai
detto di volerlo tenere!” disse Shanks indicando l’hanahana no mi.
“Io vorrei bruciarlo, eliminare la sua esistenza, ma
servirebbe a poco, rinascerebbe da qualche altra parte. Almeno tenerlo eviterà
a qualcun altro la vita di inferno che ho dovuto fare io prima di conoscere Rufy!” disse Robin mordendosi il labbro.
“Non mi sembravi il tipo che parla della sua vita al
primo capitato!” disse Shanks, per poi sorseggiare la
sua bevanda.
“Non lo sono infatti. In genere tengo tutto per me. Si
vede che questo sakè è più forte di quelli bevuti fino ad ora e mi fa parlare a
sproposito!” disse Robin sospirando.
“Oppure il magone che ti sei sempre tenuta dentro, è
riaffiorato vedendo questo frutto e ora non riesci più a trattenere quei
sentimenti negativi!” disse Shanks.
“Si, anche questa è una buona ragione, ma questo non
giustifica il fatto che ne sto parlando con te. In fondo siamo due
sconosciuti!”
“Sappiamo abbastanza l’uno dell’altro per dire che ci
conosciamo!” disse Shanks alzando le spalle.
“Solo per sentito dire. Le voci sul mio conto non sono
tutte vere! E quelle che lo sono, sono dovute al fatto che per sopravvivere si
è disposti a tutto!” disse Robin seria.
“Ehi ehi, non mi devi
giustificare niente. Non ti giudico male solo perché di te in genere non si
parla bene. Se sentiamo le voci che la marina mette in giro su di me, allora tu
dovresti scappare. Sono un pericoloso criminale, no?”
Robin sorrise “So difendermi dal lupo cattivo!”
“Si, è credo che tu lo sappia fare grazie ai tuoi
poteri. Con questo non voglio dire che senza poteri saresti una damigella in
pericolo, ma che in genere se si ha un potere si tende a contare un po’ troppo
su di essi!” disse Shanks, sperando di non offendere
la donna.
“No,no, credo che tu abbia
ragione, senza poteri potrei poco se dovessi scontrarmi fisicamente con
qualcuno. Potrei contare solo sulla mia intelligenza!”
“bhe anche quella è da
calcolare, ma dimmi la verità, se non avessi avuto i tuoi poteri, avresti avuto
una vita più semplice e felice?” chiese serio l’uomo.
“Credo che avrei avuto solo più amici che mi avrebbero
riempito le mie giornate durante l’infanzia, invece di passarle costantemente
da sola, ma in fin dei conti i miei problemi dagli otto anni in su, sono dovuti
alle mie origini, che mi hanno costretto a scappare!” disse Robin rattristata.
“E i tuoi poteri non sono stati utili in tutto questo?”
chiese Shanks “Non ti hanno permesso a volte di
tirarti fuori dai guai?”
Robin tacque per qualche secondo “Si, in effetti molte
volte e ora mi consentono di essere utile a Rufy!”
“E non credi che solo per questo tu non dovresti
odiare questo dono che ti è stato fatto? Sia che tu abbia mangiato il frutto
accidentalmente o volutamente?”
Robin guardò Shanks negli
occhi e sorridendo disse “Si, credo che tu abbia ragione. In quello che
consideriamo male, a volte c’è anche qualcosa di buono. Non l’avevo mai vista
sotto questo punto di vista, ti ringrazio!”
Shanks scrollò le spalle “Di niente! Forza, ora torniamo dagli altri!” le disse
allungandole la mano, per aiutarla ad alzarsi.
Sanji stava cominciando a
riordinare un po’, raccogliendo i piatti che i vari pirati avevano sparpagliato
qua e là. Scosse la testa esasperato, quando vide qualche avanzo buttato a
terra. Sapeva che non doveva prendersela con i suoi compagni, dato che li aveva
addestrati bene e nessuno osava sprecare il cibo, ma nonostante sapesse a chi
dare la colpa, non poteva mettersi a sbraitare contro la ciurma di Shanks. Decise di non pensarci, sebbene, più cibo trovava,
più i si innervosiva. Ci pensarono Usopp e Chopper a
distrarlo, i quali sghignazzando gli indicarono di guardare verso Zoro, il
quale si trovava in una posizione un po’ scomoda.
Lo spadaccino cercava di scappare via da una Tashigi completamente ubriaca, che non gli dava tregua e
continuava a inseguirlo, con l’intento di dargli un bacio.
“Vieni qui hic!” diceva il membro della marina con le
braccia stese in avanti, pronte ad un abbraccio.
“Stammi lontana!” disse Zoro, che nonostante avesse
bevuto parecchio, aveva ancora il controllo di sé stesso, anche se un passo un
po’ incerto, cosa che ad un tratto le fece inciampare e cadere nelle braccia
del nemico, che si era aggrappato a lui, mentre cercava di rialzarsi e scappare
nuovamente.
I pirati e i vari mugiwara
che assistevano alla scena facevano il tifo per la ragazza, la quale, riuscita
a imprigionare Zoro, gli afferrò il viso e gli diede un bacio sulla bocca, cosa
che lo spadaccino non ricambiò a causa della situazione un po’ troppo pubblica.
Nami era seduta vicino al
fuoco a dialogare con il navigatore di Shanks e stava
apprendendo cose nuove nell’ascoltare i racconti del pirata, cose che
certamente in futuro le sarebbero tornate utili.
Era in procinto di raccontarle un suo aneddoto per
comprendere certi cambi del clima, quando una mano sulla spalla la interruppe.
“Nami posso parlarti un
attimo?” chiese Rufy.
Nami sgranò gli occhi
vedendo il volto serio del ragazzo “Certo, dimmi!”
“Ehm…in privato!” disse Rufy,
prendendola per mano e portarla nella foresta, per poi attraversarla e portarla
sulla spiaggia opposta.
Non ci volle molto dato le dimensioni dell’isola.
“Wow, guarda che spettacolo!” disse Nami, meravigliata nel vedersi davanti una lunga piena
gigantesca circondata da migliaia di stelle, che sfiorava il mare e creava un
gioco di luce grazie all’acqua increspate.
Rufy sorrise e annuì,
concordando con la frase della navigatrice. Non aveva previsto la luna, lui
voleva solo allontanarsi da occhi e orecchie indiscrete, ma quel paesaggio
andava benissimo per ciò che si era prefissato di fare.
Era piuttosto nervoso e Nami
se n’era accorta.
“Rufy, ti senti bene?” chiese
preoccupata “Non ti sarai preso una indigestione a causa di tutto quello che
hai mangiato!”
Rufy scosse energicamente il
capo, poi frugando nella tasca, tirò fuori una scatolina. Gliela porte alla
ragazza, la quale guardò confusa il ragazzo, dato che una cosa del genere non
se l’aspettava.
“Cos’è?” chiese Nami, mentre
l’apriva.
“Bhe…ecco…è…” Rufy non riuscì a terminare la frase, che Nami con una voce sorpresa disse “Questo è il bracciale di Bellmer, come fai ad averlo?”
“Ecco, me lo manda Nojiko!”
disse semplicemente.
“Te lo manda mia sorella? Perché?” chiese la ragazza
confusa.
“Perché glielo chiesto io…ma prima che… che tu dica
qualcosa, io…io… ho chiesto il permesso di prenderlo a…a...a tua madre quando
eravamo nei campi Elisi!” disse Rufy balbettando e
cominciando a giocare nervosamente con le dita.
Nami cercò di mantenere un
viso sorpreso, ma era difficile riuscirci vedendo un Rufy
che difficilmente vedeva. Nervoso e impacciato.
“Ecco, lo…lo so che la tradizione è un’altra e…e..probabilmente ti sei i-immaginata tutto quanto in un
modo d-diverso, ma il fatto è che tu sei piena di gioielli preziosi e a-anelli
ed è anchev-vero che sono un d-disastro
in queste cose, ma vo-volevo regalartiq-qualcosa con più valore di q-quello che h-hai, per f-farti capire
quanto tu sia importante per me e…e…e…”
Nami, ormai commossa,cercò di spingerlo a continuare “E...?”
Rufy la fissò e si perse in
quegli occhi nocciola. Fece un respiro profondo e con gli occhi chiusi e tutto
di un fiato disse “Nami, mi vuoi sposare?”
Eccomi qua dopo praticamente 5-6
mesi che non aggiorno. Dite la verità, non ci speravate più!!!
Ammetto che mi sento arrugginita, quindi temo che un po’ di errori mi siano
scappati.
Per farmi perdonare almeno un po’ ho fatto un capitolo lunghissimo, 15
pagine word, quando in genere vanno da 4 a 7.
Rufy fece un respiro profondo e con gli occhi
chiusi e tutto di un fiato disse “Nami, mi vuoi
sposare?”
Nami lo fissò sorpresa, nonostante avesse già
compreso cosa volesse chiederle, dato il giro di parole che stava facendo.
Sentiva il cuore battere all’impazzata. Era vero, non era proprio come se
l’era immaginato, ma solo per il fatto che credeva che non si sarebbe mai
sposata. Non sapeva nemmeno se i pirati si sposassero.
Da bambina non ci aveva mai fantasticato sul matrimonio. Era cresciuta con Bellmer, che non aveva mai avuto bisogno di un uomo per
andare avanti e pensava che anche lei avrebbe fatto una vita simile alla sua,
in quella piccola isola a coltivare mandarini. Poi quando era stata rapita da Arlong, non aveva tempo per sognare. Pensava addirittura
che non sarebbe mai arrivata alla maggiore età, per colpa di quel pirata o
semplicemente perché si sarebbe tolta la vita lei stessa.
Non si immaginava cosa il destino aveva in serbo per lei.
Quando incontrò Rufy, mai e poi mai avrebbe pensato
anche solo di mettersi insieme a lui, figuriamoci di viverci insieme per
sempre.
Poi crescendo e affrontando avventure spericolate al suo fianco, aveva
imparato a conoscerlo e a capire che nonostante sembrasse stupido e un bambino
nella maggior parte del tempo, lo era solo quando se lo poteva permettere.
Invece, quando doveva comportarsi da uomo, ecco che cambiava, diventava serio e
calcolatore, mantenendo sempre quella punta di spericolatezza che lo
caratterizzava.
Aveva conosciuto le sue debolezze e paure e anche il suo lato romantico.
Rufy a prima vista poteva sembrare uno sciocco
con poco cervello, ma solo chi lo conosceva veramente poteva affermare che Rufy non era solo quello. Era complicato, come tutti gli
esseri umani e nascondeva diverse sfaccettature.
Aveva imparato ad amarlo sia nei pregi che nei suoi difetti. Lo trovava
perfetto, anche quando la faceva esasperare.
Tutto questo le passò per la mente in quel momento, senza rendersi conto
che aveva lasciato Rufy senza una risposta e
quest’ultimo aveva preso ad agitarsi.
Il ragazzo si portò una mano alla fronte, chiuse gli occhi e disse “Che
stupido, avrei dovuto inginocchiarmi e…e…e…” non terminò la frase che sentì una
carezza sul viso.
Spalancò gli occhi e vide il voltò di Nami
avvicinarsi al suo per dargli un leggero bacio.
La ragazza poi si allontanò lentamente e gli regalò un sorriso dolce e con
voce emozionata disse “Si, lo voglio!”
Rufy spalancò gli occhi e incredulo disse
“Cosa? Davvero?”
Nami annuì.
“Ma davvero, davvero? Ne sei sicura? Non è che poi cambi idea, vero?”
Nami scosse la testa sconsolata e con un tono
ironico cominciò a dire “Forse me ne pentirò, ma…” poi facendosi nuovamente
seria disse “No, non cambierò idea. Voglio essere tua moglie Monkey D. Rufy!”
Il ragazzo sorrise a trentadue denti e prendendola per i fianchi l’alzò in
aria, facendo una giravolta e poi cadere sulla sabbia insieme.
Nami si sollevo leggermente da terra per poter
guardare l’uomo sdraiato vicino a lei. Gli mise una mano sul petto e disse “Non
credi di dover finire il lavoro? Insomma, non mi puoi mettere l’anello al dito,
ma…”
Rufy si mise a sedere e imbarazzato disse “Oh
si, certo!”. Prese il braccialetto che Nami teneva in
mano e glielomise al polso.
La ragazza ridacchiò e guardando poi Rufy negli
occhi disse “Tu riesci a rendere bizzarre anche le situazioni più speciali!”
Rufy alzò le sopracciglia “Ed è un male?”
Nami sembrò pensarci “Uhm…no, almeno se mai
qualcunomi chiederà come mi hai
proposto di sposarti, non dovrò raccontare la solita versione, ma potrò
sbalordire tutti!”
Rufy sorrise “Sai, non credevo che mi sarei
mai sposato, o almeno non lo credevo fino al nostro viaggio nel futuro!”
“Nemmeno io!” disse Nami con un sorriso sul
volto.
“Davvero? Ma le femmine non pensano a come sarà il giorno più bello della
loro vita da quando nascono?” chiese Rufy curioso.
“Di solito si. Nojiko ci pensava. Io pensavo a
disegnare le terre del mondo, non è che la vita si sia prospettava molto rosea
per me fino a quando mi hai salvato dalle grinfie di Arlong!”
“Quando abbiamo scoperto che avremmo condiviso il futuro insieme?” chiese
curioso.
“Sinceramente, pensavo che saremo rimasti solo compagni!” disse Nami sincera appoggiando la testa e guardando l’enorme
luna.
Cadde il silenzio tra i due, ma a un certo punto Rufy
dubbioso disse “Allora cosa ti ha spinto a dirmi di si, oggi?”
Nami lo guardò sorpreso “Avevo qualche motivo
per dire di no?”
Rufy sospirò “Bhe a
mio avviso molti motivi. Insomma non è che io sia…” Nami
gli mise un dito sulla bocca e disse “Sssh, non
rovinare tutto! Io ti amo per quello che sei e voglio sposarti. È questo che
conta!”
Rufy sorrise e abbracciandola annuì.
Rimasero a fissare le stelle e la luna per un po’, in silenzio, godendosi
quel momento di relax tutto per loro, ma ad un certo punto Rufy
disse “Nami, ho chiesto a Shanks
se ci vuole sposare!”
Nami sgranò gli occhi e si mise a sedere di
scatto “Cosa? Ma…ma…ma…”
Rufy si mise a sedere come la compagna e
confuso disse “Bhe, ci vuole un capitano per questi
avvenimenti e dato che io non posso fare tutto da solo, ho pensato che fosse
una buona idea, ho fatto male?”
Nami gli diede un pugno in testa “Certo che si!
Mi sta bene essere sposati da Shanks, ma cosa pensavi?
Che ci saremo sposati domani mattina senza avere niente di pronto? Non ho
nemmeno un vestito, non abbiamo la torta o la nave decorata. Non abbiamo niente
di organizzato e…insomma come ogni donna voglio le cose fatte per bene e non
sposarmi con i nostri nakama vestiti come degli
zoticoni!” disse imbronciata e poi rattristandosi disse “Facendo le cose così
di fretta, sembrerà un semplice festeggiamento, quando dovrebbe essere un
giorno speciale. Vorrei anche che ci fosse Nojiko, ma
questo so che è impossibile!”
Rufy la guardò e disse con un semplice sorriso
“uhm, allora diremo a Shanks che non si fa niente e
aspetteremo un momento più adatto!”
Nami sospirò “Così passerei per un’egoista.
Per te è importante che ci sia Shanks al matrimonio!”
Rufy si mise a guardare la luna e disse “è
vero che mi piacerebbe che Shanks fosse presente, ma
è anche vero che ho preso questa decisione senza consultarti e…”
Il ragazzo non riuscì a terminare la frase, che un improvviso moto della
terra lo destabilizzò facendolo cadere a terra e Nami
con lui.
La terra cominciò a tremare in modo sempre più violento e nonostante quella
scossa non durò che una decina di secondi, per i ragazzi sembrò un’eternità.
Gli alberi con le radici meno salde, vennero sradicati e il rombo provocato
dalla terra che si muoveva era fortissimo e angosciante. Poi quell’assordante
rumore cessò, lasciando tutto intorno una calma pesante e apparente perché Rufy e Nami pensarono esattamente
cosa avrebbe potuto significare un terremoto in mezzo al mare, infatti, le loro
paure si manifestarono davanti ai loro occhi, pochi secondi più tardi.
Le acque del mare, inizialmente calme, cominciarono a ritirarsi ad un ritmo
incredibile, cogliendo di sorpresa anche moti pesci, i quali, non riuscendo a
seguire la corrente, rimanevano sulla terra a boccheggiare, soffocati dalla
troppa aria che gli arrivava nei polmoni.
Se non fosse stato per la gravità della situazione, Rufy
ne avrebbe approfittato per rifornire la dispensa, invece, si ritrovava a
correre verso il resto della ciurma, insieme a Nami,
il più veloce possibile.
“Sta arrivando un maremoto!” urlò Nami, quando
raggiunsero gli altri, ma si sentì un pelino sollevata, nel vedere che i suoi
compagni e la ciurma di Shanks, avessero già compreso
l’imminente pericolo e si erano dati da fare per ritirare il possibile.
Vi era un problema però. Con le acque ritirate, le navi delle due ciurme
poggiavano a terra, prevalentemente su un lato e, in assenza di acqua, non
avrebbero potuto allontanarsi dall’isola.
“Capitano, come facciamo a scappare!” chiese un membro della ciurma di Shanks al suo capitano.
L’uomo dai capelli rossi, sapeva di trovarsi in una brutta situazione.
Aveva affrontato mille pericoli tra cui molte minacce causate dal mare, ma
finche si trattava di tempeste o vortici d’acqua, per quanto pericolose, la
loro nave poteva muoversi e con un po’ di fortuna uscivano dalle situazioni più
disperate, ma in quel momento erano in balia della natura e solo un miracolo
avrebbe potuto salvarli.
Quanto stava per accadere, confermava quella sua teoria su cui molti uomini
ridevano sopra.
L’uomo può anche essere intelligente, avere capacità straordinarie e avere
poteri inimmaginabili, ma nessun essere vivente sarebbe mai riuscito a vincere
contro la natura quando questa si sarebbe arrabbiata sul serio.
Lo dimostrava il fatto che due tra le più potenti ciurme tra pirati stavano
rischiando di morire. Nemmeno l’haki sarebbe servito
a niente, né i frutti del mare, dato che nessuno possedeva qualcosa con cui
contrastare la potenza del mare.
Eppure in cuor suo si sentiva tranquillo.
“Shanks, lega la tua nave alla Sunny!” urlò Rufy, mentre si
avvicinava a lui.
Lo aveva visto consultarsi con Franky e comprese
che il ragazzo, aveva probabilmente ideato qualche via di fuga da quel
pasticcio.
Comprese il motivo della sua tranquillità. Se c’era qualcuno che poteva
veramente tirarli fuori da quella situazione era lui, o per meglio dire la Sunny. Aveva sentito parlare della nave del suo pupillo
come una nave speciale, che fosse addirittura in grado di volare. Non credeva
che quelle voci fossero del tutto esatte, pensava fossero storie un po’
ingrossate grazie alla tecnologia presente su di essa e che in genere altre
navi non avevano, ma qualcosa di speciale quella nave doveva pur averla.
“Bene, fammi vedere cosa sai fare Sunny!”
bisbigliò, per poi urlare ai membri della ciurma, che erano rimasti sul ponte,
di aggrapparsi forte a qualcosa e di stare attenti. Franky
lo aveva messo al corrente velocemente di cosa sarebbe successo, mentre Usopp e Zoro, rimasti sulla nave di Shanks
sotto ordine di Rufy, gli fornirono gli altri
dettagli.
Intanto un’onda anomala si stava avvicinando a grande velocità, ed essendo
quell’isola molto piccola, erano circondati da un muro di acqua che diventava
sempre più grande. Da un metro, divenne di due, da due crebbe a tre metri, man
mano che si avvicinava le dimensioni dell’onda aumentavano, creando un muro
d’acqua invalicabile.
I mugiwara entrarono tutti in coperta, dove avrebbero
evitato di cadere in mare e lasciarono tutto nelle mani del loro carpentiere.
Franky era nella cabina di controllo dove stava
caricando la nave per un coup de bust, ma oltre a
dare alla Sunny una spinta per prendere il “volo”,
doveva riuscire a creare anche un’apertura nelle acque abbastanza grande da
farci passare le navi, cosa fattibile solo per metà e lui lo sapeva bene.
Usando il cannone di prua, quello che si trovava dentro la bocca del leone,
avrebbe dato il tempo di passare attraverso il muro d’acqua solo alla Sunny, perché poi il mare si sarebbe richiuso
immediatamente, travolgendo la nave di Shanks.
Fu qui che sarebbero intervenuti Zoro, Usopp e alcuni
membri della ciurma del rosso.
Con l’abilità dello spadaccino, che era in grado di tagliare qualsiasi
cosa, avrebbe potuto tagliare l’acqua per diversi metri per qualche secondo grazie
al supporto dell’haki. Usopp
lo avrebbe aiutato con i suoi semi che sarebbero germogliati subito dopo averli
lanciati, creando una specie di tunnel erboso nello spazio vuoto creato da
Zoro, che avrebbe aiutato a tenere lontana l’acqua, mentre la ciurma di Shanks si sarebbe occupata degli eventuali detriti che le
piante non avrebbero sostenuto e che avrebbero potuto creare molti danni alla
nave.
Tutto poteva durare solo un paio di secondi a causa della pressione marina
e la non tangibilità dell’acqua, ma quei secondi avrebbero fatto la differenza
tra la vita e la morte.
Lo strattone che venne dato alle navi all’azionamento del coup de Bust fu
talmente forte, che fece andare a sbattere le persone che non erano riusciti a
trovare un appiglio stabile e gli oggetti, non fissati, rischiarono di cadere
addosso ai pirati, ferendone alcuni.
I mugiwara furono fortunati in questo. Grazie al
potere di Robin, riuscirono a limitare i danni, dato che con le sue braccia,
creava una sorta di rete, non facendo andare a sbattere i suoi nakama, contro spigoli e pareti, in più vi era anche Rufy che fungeva da tappeto gommoso.
Quando tutto sembrò terminato, i pirati uscirono sul ponte per vedere cosa
il maremoto aveva causato.
Sia la Sunny che la nave di Shanks,
avevano subito diversi danni che si potevano notare a occhio nudo. Il fatto di
aver legato le due navi non aveva giovato alla Sunny,
la qualeaveva dovuto sopportare uno
sforzo tale, che le zone dove era presente la corda con cui trascinare la nave
di Shanks, era rimasta danneggiata. Un pezzo di
balaustra si era addirittura staccata.
Stessa cosa valeva per la nave del rosso, la quale rimase maggiormente
danneggiata, dato che non era attrezzata come la Sunny
a precipitare in mare senza che essa si procurasse qualche “ferita”. Infatti
diverse assi si erano crepate, facendo imbarcare acqua all’imbarcazione, ma
grazie a un intervento tempestivo, i pirati erano riusciti a limitare i dannni, anche se erano necessarie riparazioni più
appropriate.
Avrebbe retto però fino all’isola successiva, dove avrebbero anche potuto
acquistare materiali per rinforzare la struttura navale.
“Sembra che staremo insieme ancora per un po’ eh Usopp!”
disse Yasopp, quando sia il navigatore di Shanks, che Nami, si misero d’accordo
su quale rotta intraprendere.
“Così potrò finire di raccontarti la storia di come io, tutto da solo, ho
messo pace tra i due giganti dell’isola di little
garden e di come abbia combattuto a mani nudo un tirannosauro che non voleva
saperne di estinguersi!” disse Usopp tutto gasato.
Yasopp sorrise divertito “Non vedo l’ora!”
disse, prima di far passare un braccio intorno al collo del figlio.
Zoro tornò sul ponte della Sunny e cominciò a
strizzarsi i vestiti zuppi e alzò un sopracciglio quando Tashiji
timidamente gli passò un asciugamano.
“Grazie!”disse, per poi squadrarla “Direi
che la sbornia ti è passata!”
Tashiji annuì “credo che la paura del maremoto,
sia stata più potente dell’alcol! Spero solo di non aver fatto niente di
imbarazzante!”
Zoro sospirò e disse semplicemente “No, non mi pare!”, ma la sua
affermazione venne smentita da Brook, che comparendo
alle spalle di Tashiji, facendole prendere un colpo,
disse “Yohohohoho, state spesso insieme voi due. Mia
cara Tashiji, daresti un bacio anche a me?”
Nami intervenne con un calcio, allontanando
così lo scheletro, ma una parola non sfuggì al membro della marina.
“A-a-anche? P-perché ha detto anche?” domandò la ragazza rivolgendosi a
Zoro, che alzando le spalle, si allontanò.
Nami invece la guardò di sottecchi divertita,
ma non disse niente finchèTashiji
non la implorò.
“Bhe, diciamo che hai dato spettacolo delle tue
capacità di sbaciucchiamento e Zoro è quello che ha imparato più di tutti!”
La navigatrice si avvicinò a Tashiji, la quale
era rimasta paralizzata da quanto sentito e mettendole una mano sulla spalla
disse “Dai retta a me, la prossima volta che voi due volete fare i biricchini, cercatevi un posto appartato!”
L’indomani mattina, i pirati si trovarono a fare i conti con le pulizie. Ogni
cabina della nave era sotto sopra e rimettere tutto in ordine non sarebbe stata
cosa da poco.
“Bhe, direi che la nostra stanza non sia cambiata
più di tanto!” disse Rufy sdraiandosi sul letto.
“Ovvio, non tieni mai le tue cose in ordine!” disse Nami,
lanciandogli addosso, alcuni dei suoi abiti sparsi in giro “Io non ho nessuna
intenzione di mettere a posto il tuo porcile, quindi io riordino le mie cose,
tu fa quello che vuoi!” disse, raccogliendo alcune delle sue mappe e
risistemando i suoi abiti nell’armadio. Rufy però non
era intenzionato a lasciarle finire il lavoro, che afferrandola per un braccio,
la trascino sul letto con lei.
“Rufy, non è il momento!” disse Nami esasperata.
“Volevo solo parlare. Che ne dici se ci sposassimo sulla prossima isola? Li
avrai il tempo di trovare un vestito e avere il matrimonio che vuoi. Inoltre ci
sarà anche Shanks!” disse Rufy
guardandola negli occhi.
Nami sorrise “Bhe si
potrebbe fare. Mi sembra ancora tutto così strano!”
“Ma alla fine non cambierà niente. La nostra vita sarà sempre la stessa!” diseRufy.
“Lo so, ma…è strano comunque. Insomma, sarò una moglie…moglie…io! Mi suona
buffo!”
Rufy scoppiò a ridere.
Nami alzò gli occhi al cielo “E tu, hai
intenzione di comprarti un abito?”
“Perché vestito così non vado bene?” chiese Rufy
con aria confusa.
La navigatrice prese un cuscino e lo lanciò sul viso del pirata “Prova a
presentarti così e ti mollo sull’altare!”
Rufy si mise a sedere “Ma io non me ne intendo!”
disse, ma vedendo lo sguardo di Nami imbronciato,
replicò “Va bene,vedrò di inventarmi
qualcosa!”
Nami lo abbracciò e buttandolo di nuovo giù
nel letto gli diede un bacio.
“Quando lo diremo agli altri?” chiese Nami.
“Perché non ora?” disse Rufy cercando di alzarsi,
con insuccesso, dato che Nami lo stava trattenendo.
“No, non mi sento pronta, te lo dirò io il momento giusto!”
L’isola successiva era abbastanza lontana e questo implicò un viaggio di
diversi giorni.
Durante questo periodo i pirati delle due ciurme ne approfittarono per fare
conoscenza e scambiarsi consigli. Zoro aveva approfittato della presenza di uno
spadaccino molto ben allenato nella ciurma di Shanks,
per mettersi alla prova, anche se entrambi non potevano dare il via libera alle
loro tecniche più pericolose.
Usopp insegnò a suo padre il buon utilizzo che
avrebbe potuto trarre da alcuni semi, mentre Yasopp
aiutò il figlio ad avere maggiore confidenza con la pistola, arma che Usopp considerava troppo brutale e si era sempre rifiutato
di usare, privilegiando armi meno drastiche.
Nami lesse il diario di bordo della ciurma,
per avere maggiori conoscenze su isole su cui non erano mai state e il
navigatore di Shanks fece lo stesso.
Chopper riuscì ad ottenere alcune piante medicinali, che erano rare da
trovare, mentre il medico di Shanks ne aveva una
grande scorta e così via. Ogni mugiwara aveva approfittato
di quel tempo per imparare più cose possibili, da pirati più esperti e che
solcavano i mari da quando loro erano solo dei bambini…Brook
a parte.
Tashiji era l’unica che non aveva dato troppa
confidenza, ma anche lei si allenava, con o senza Zoro. A volte guardava quest’ultimo
e lo spadaccino dell’altra ciurma combattere e ne osservava i movimenti con
attenzione.
“E questa mossa dove l’hai imparata?” disse Zoro sorpreso, durante una
sezione di allenamento con Tashiji.
“Te l’ho vista fare ieri. Allora? Come sono andata?” disse Tashiji sorridendo. Lo capiva dallo sguardo sorpreso di
Zoro che aveva fatto bella figura.
“Direi piuttosto bene. Se fossi stato uno spadaccino meno esperto, lo
avresti disarmato e messo con le spalle al muro!” disse lo spadaccino per poi
sussurrare “Brava!”
Tashiji esultò e dalla gioia non si rese conto di
aver abbracciato Zoro.
Quando si rese conto del suo gesto arrossì e alzò il capo, incontrando l’occhio
dello spadaccino.
Il suo cuore perse un battito. Si sentiva estremamente imbarazzata, ma i
suoi occhi non volevano staccarsi da quelli tenebrosi di lui e nemmeno quelli
di Zoro sembravano voler rimanere inchiodati nei suoi.
Solo dopo un po’ Tashiji tornò in sé e si staccò
e imbarazzata e allontanandosi disse “S-scusa!”
Zoro la osservò mentre lentamente si allontanava da lui e nella sua mente
disse “Oh al diavolo!” e con questo, afferrò il braccio di Tashiji,
cogliendola di sorpresa, e la trascinò di nuovo davanti a lui.
I loro corpi si sfiorarono e i cuori battevano all’unisono e senza troppo
indugi, Zoro la baciò con passione, un bacio a cui anche la ragazza rispose
volentieri.
Ma questa volta niente li interruppe. Presero le precauzioni necessarie e
nessuno avrebbe potuto spiarli o entrare per sbaglio nella cabina di
allenamento.
Diverso tempo dopo, Tashiji entro nella sua
cabina e si appoggiò alla porta e sospirò. Non sapeva se essere felice o
spaventata. Quello che era successo con Zoro era stato inaspettato, perché per
quanto aveva potuto fantasticarci sopra, non aveva intenzione di spingersi
troppo in là con lui. Ma non potè perdersi un po’
troppo nei suoi pensieri, in quanto si accorse di non essere sola.
Robin era alla scrivania a leggere un libro e la osservava.
“è durato più del solito l’allenamento!” disse tranquillamente.
Robin si alzò e le si avvicinò e sorrise “Mi chiedo quale mossa ha bisogno
che tu ti tolga la maglia!”
Tashiji spalancò gli occhi “C-cosa?”
“Bhe, prima di andare ad allenarti, la tua
maglietta era nel verso giusto, ora è al rovescio!” disse divertita l’archeologa.
La ragazza sbiancò e cercò di trovare una scusa possibile nella sua mente,
ma da come la guardava Robin, comprese che ormai aveva intuito cosa fosse
successo.
Sospirò nuovamente e andò a buttarsi nel letto.
“L’ho fatta grossa!”
Robin le si sedette accanto e passandole una mano sulla schiena disse “Lo immaginavo
che sarebbe successo e non …
“non doveva succedere Robin, è questo il problema!” disse Tashiji nervosamente.
“Perché tu sei un marine e lui un pirata!” disse semplicemente Robin.
“Esatto. Non doveva succedere che mi innamorassi di un pirata. Mai, nemmeno
fra un milione di anni e invece…è riuscito a fregarmi!” disse Tashiji sconsolata “Ma tra me è lui non potrà mai
funzionare. Non so come nel futuro possiamo aver avuto una figlia insieme.
Cominciò a credere che quella bambina ci ha solo preso in giro!”
“Un modo ci sarebbe, ma questo dipende più da te che da lui!” disse Robin.
“Cioè?” chiese Tashij confusa.
“Un pirata e un marine ovviamente non possono stare insieme, almeno che
qualcuno decida di stare dall’altra parte. Zoro non diventerebbe per niente al
mondo un marine, ma se anche lo volesse,
per lui sarebbe impossibile, in quanto criminale per il governo, mentre tu…”
cominciò Robin, interrompendo il suo discorso, sperando che continuasse la sua
compagna.
“Vuoi che lasci la marina per diventare un pirata?” disse Tashiji sorpresa.
Robin scosse la testa “No, io non voglio niente. La scelta è tua. Solo che
se vuoi stare con Zoro, questa è l’unica scelta!”
“No, io…io non posso lasciare la marina…io…no! Assolutamente no!” disse Tashiji scuotendo la testa.
Robin sorrise dolcemente, vedendo l’agitazione della ragazza. Le prese le
manie guardandola le disse “Non devi
prendere una decisione ora. Prenditi il tempo che vuoi. Cerca di capire a che
livello sono i tuoi sentimenti per Zoro. Se sono solo una infatuazione momentanea
o qualcosa di più serio e in base a questo segui quello che ti dice il tuo
cuore!”
Tashiji annuì, ma quella notte non riuscì a
chiudere occhio.
Era ora di colazione e i mugiwara si stavano
riunendo in cucina per la colazione.
Nami era già presente da un po’ in cucina e
aveva aiutato Sanji ad apparecchiare.
Era nervosa e il cuoco l’aveva notato.
“Nami-swan, hai litigato di nuovo con Rufy? Vuoi che gli vieti di mangiare carne per una
settimana?” chiese il cuoco premuroso.
“Eh? No, non ho litigato con nessuno!” disse Nami
agitando le mani in segno di negazione.
“Allora perché sei nervosa?”
“N-niente!” disse per poi sospirare.
Il casino era sempre più forte in cucina. I ragazzi si litigavano ogni
singola brioche o biscotto presente in tavola. Chopper e Usopp
si stavano litigando una ciambella e il cecchino l’avrebbe avuta vinta, se il
dottore non avesse imbrogliato ricorrendo ai suoi poter, per acquisire maggiore
potenza.
Rufy aveva fregato, il cibodal piatto di Zoro e quest’ultimo era pronto
per tagliargli le braccia, Franky e Brook invece si erano messi a cantare una canzone a
squarcia gola.
Robin sorseggiava tranquillamente il suo caffè, felice di vedere la solita
routine del mattino.
Tashiji mangiava, cercando di non incrociare il
suo sguardo con lo spadaccino e Nami continuavaa battere le dita sul tavolo nervosamente.
Era infastidita da tutto quel caos e nemmenoil croissant speciale che Sanji le aveva
preparato per calmarle i nervi era servito a qualcosa.
Guardò uno per un i suoi compagnie
quando non ne potè più urlò “Io e Rufy
ci sposiamo!”
Silenzio.
Nami prese la sua tazzina da te e cominciò a
sorseggiare, mentre gli occhi erano puntati su di lei.
Rufy si alzò dal suo posto e raggiunse Nami, per poi chiederle vicino all’orecchio, ma comunque
udibile a tutti “Questo per te era il momento giusto?”
Nami sospirò “Non riuscivo più a starmene zitta,
ok?” disse nervosamente.
Usopp fu il primo a parlare “Ah ho capito. Era
uno scherzo per farci tacere!”
“Ha funzionato!” disse Nami semplicemente,
facendo scoppiare a ridere Rufy, che intervenne “No, Usopp, non è uno scherzo!”
“Anche questo è uno scherzo?” disse il cecchino.
“No, non sto scherzando sul fatto che il nostro matrimonio non è uno
scherzo!” disse Rufy.
“Non ho capito, cosa è uno scherzo?” chiese Brook.
Nami sbatte le mani sul tavolo e alzando disse
“Ora aprite bene le orecchie. Io e Rufy ci sposiamo e
non siamo mai stati più seri in vita nostra. Chiaro?”
“Auguri!” disse Tashiji emozionata “Che bello, un
matrimonio. Ho sempre sognato come sarà il mio!”, detto questo Zoro si strozzò
con il caffè.
“Era ora che ti decidessi Rufy! Le è piaciuto il
braccialetto?” chiese Robin sorridendo.
“Ma tu come fai a sapere sempre tutto?” disse Nami
“Come minimo sapevi quali erano le sue intenzioni ancora prima di me!”
Robin sorrise e annuì.
“Vuoi dire che è stato Rufy a chiederti di
sposarti e non viceversa?” chiese Sanji sorpreso.
Rufy mise il broncio “Perché ti sembra tanto
strano?”
“Bhe fratello, nemmeno io riesco immaginarti
mentre ti inginocchi e le mostri il cofanetto con l’anello!” disse Franky.
“Io non vedo nessun anello!” disse Chopper.
Nami sospirò “Appunto perché è Rufy non dovreste aspettarvi un qualcosa di così
tradizionale!”
“Ho voluto essere originale e ha funzionato!” disse a trentadue denti.
i mugiwara su complimentarono e alcuni di loro
furono ben contenti di mettere a disposizione le loro capacità per rendere quel
giorno speciale.
Intanto le navi continuavano ad avanzare, finche non si sentì un urlò
gridare “Terra!”
Finalmente le navi dei Mugiwara e di Shankserano
prossime a raggiungere la terra ferma.
L’imbarcazione dell’imperatore era messa maluccio ed era unmiracolo se non aveva ancora cominciato ad
imbarcare l’acqua.
Sfortuna volle che la nave subisse dei danni, proprio quando né il suo
carpentiere, né quello dei Mugiwara, avessero a
disposizione tutto il necessario per riparare la nave.
L’isola era notevolmente più grande rispetto a quella precedente e la
speranza di poter fare rifornimento in un villaggio era alta.
Già da lontano avevano notato delle abitazioni costruite su diversi livelli
e i pirati diedero per scontato che quelle fossero solo delle rovine, essendo
costruite con metodi antichi quando si usavano ancora legni per le travi e
fango e paglia per le pareti. Se quell’isola era abitata, gli abitanti dovevano
trovarsi da qualche altra parte, forse dall’altra parte dell’isola.
Erano pronti anche all’eventualità che l’isola fosse disabitata, ma di
sicuro non si aspettavano quello che i loro occhi videro.
Quelle rovine fatiscenti, poco rassicuranti erano le case di diverse
persone, che vivevano in condizioni di estrema povertà. Infatti tutti gli
abitanti erano molto magri, come se ricevessero solo il minimo nutrimento
indispensabile per riuscire a reggersi in piedi, i loro abiti erano scoloriti e
logori, alcuni con toppe visibilmente ricucite più volte.
Solo i bambini presenti per le strade sembravano in uno stato migliore e se
non fosse stato per loro, quel villaggio sarebbe sembrato abitato da zombie.
“Cosa mai può essere successo a questa gente, perché sia costretta a vivere
in questo modo?” chiese Tashiji, che insieme ai mugiwara e solo alcuni pirati di Shanks,
quest’ultimo compreso, si era recata a esplorare l’isola.
Le persone sembravano impaurite dalla loro presenza e si rinchiudevano in
casa, sbarrando porte e finestre, sebbene queste fossero talmente mal ridotte
che a mala pena si chiudevano.
Tutto questo confuse le idee ai pirati, Nami
soprattutto. Era convinta che le condizioni di quelle persone erano dovute a
causa di esseri spregevoli che dettavano legge in quei territori, ma nel suo
villaggio, nonostante la vita difficile sotto il comando di Arlong,
le cose erano decisamente migliori.
“Mina, Mina, figlia mia!” urlò improvvisamente una donna.
I Mugiwara si voltarono e videro una donna dai
capelli sul grigio legati in una treccia di lato. Ella era vestita come tutti
gli abitanti che avevano intravisto con un vestito rattoppato che sembrava più
un sacco di patate.
La donna corse verso di loro a braccia aperte e con un sorriso che le
illuminava il volto continuando ad urlare “Mina, Mina, figlia mia adorata!”.
Si avvicinò a loro sempre più, tanto che riuscirono a comprendere che ella
stesse parlando a qualcuno di loro e dato il nome femminile, si stava
rivolgendo o alla navigatrice o all’archeologa.
“Qualcuna di voi due conosce quella donna?” chiese Rufy.
Nami e Robin scossero la testa, ma la prima
spalancò gli occhi stupita, quando si sentì stringere dalle braccia della
donna, che aveva cominciato a piangere dalla gioia.
La ragazza non fu molto contenta del gesto. Non amava un tale contatto
fisico da persone che non conosceva e se non avesse compreso che dietro il
comportamento strambo della donna, vi era una ragione valida, l’avrebbe allontanata
malamente.
“Ehm…signora..potrebbe gentilmente lasciarmi
andare?” chiese la navigatrice, che venne ascoltata, ma la donna non staccò gli
occhi da lei.
“Oh Mina!” ripetè la sconosciuta “Sei tornata…finalmente
sei tornata!”
Nami la
guardò confusa e le disse “Mi dispiace signora, ma credo che lei mi abbia
scambiato per qualcun altro!”
La donna perse il sorriso e guardando preoccupata la ragazza e mettendole
le mani sulle spalle disse “Mina, tesoromio, non mi riconosci? Sono la tua mamma!”
“Io credevo che fossi orfana Nami” disse Usopp confuso “Com’è che ora spunta fuori una donna che
dice di essere tua madre?”
“Sta cercando qualcuno di nome Mina, non la nostra Nami,
Usopp!” Gli fece notare il piccolo Chopper, che era
al suo fianco.
“Questo è vero, ma Nami ha sempre detto di essere
stata trovata quando era molto piccola da Bellmer,
magari il suo vero nome è un altro e in giro per il mondo potremmo pure trovare
i suoi veri genitori, non ci avete pensato?” disse Usopp
logicamente.
“Che il mio nome fosse o meno Nami, questo non
cambia le cose. Lei non è mia madre!” disse Nami
infastidita.
Era impossibile una cosa del genere. Lei era nata nel mare orientale e date
le difficoltà a viaggiare per i mari del nuovo mondo, dubitava che i suoi
genitori anche fossero sopravvissuti, sarebbero riusciti a trasferirsi in
quell’isola sperduta. Inoltre aveva la certezza assoluta che i suoi reali
genitori fossero morti. Era troppo piccola per ricordare cosa era successo alla
sua città natale, ma Bellmer le aveva sempre detto
che dove aveva trovato lei e Nojiko, vi erano solo
macerie, alcune delle quali ancora fumanti e nessun superstite era stato
trovato. Infatti l’ex marine le diceva sempre che loro due erano sopravvissute
per miracolo.
“Bimba mia, cosa ti hanno fatto? Perché non ti ricordi di me?” disse la
donna spaventata.
“Le ripeto che non sono chi lei sta cercando!” riperèNami allontanandosi dalla signora.
La donna però non demorse e fu proprio in quel momento che una voce di un
uomo, la chiamò “Sasumi…lascia stare quelle persone!”
disse l’uomo, raggiungendo i Mugiwara e chinandosi in
segno di scuse. “Mi dispiace che mia moglie vi abbia disturbato. Vi prego,
perdonateci e consentiteci di tornare al nostro dovere signori!” disse l’uomo
con una voce timorosa ben percepita dai pirati.
“Ehi, guarda che non vi facciamo niente.Siamo pirati, ma non siamo cattivi!” disse Rufy
cercando di calmare l’uomo, visibilmente preoccupato.
“Non appartenete ai pirati di Crios e Regina?”
chiese l’uomo, cogliendo di sorpresa Robin che spalancò gli occhi al suono di
quei nomi.
Shanks scosse la testa “No e sinceramente non li
ho mai sentiti!” disse guardando i suoi compagni per vedere se essi sapevano
qualcosa.
“Nemmeno io li conosco!” disse Rufy “Robin?”
chiese il capitano voltandosi verso l’archeologa, che sentendosi chiamare,
sussultò venendo strappata dai suoi pensieri.
“N-no, n-non li ho mai sentiti nemmeno io!”disse la donna nervosamente, atteggiamento di cui solo Nami si accorse.
“Nemmeno io li ho mai sentiti nominare, ma se sono pirati che governano su
questa isola da diverso tempo, è probabile che la marina non sia mai giunta fin
qui e quindi siano rimasti nascosti agli occhi del governo!” disse Tashiji.
“Non sarete dei loro, ma siete pur sempre pirati. Avete detto di non
volerci fare del male. È la verità o è un trucco per depredare i nostri beni? Bhè lasciate che vi dica che non troverete niente qui,
siamo gente povera come vedere!” disse l’uomo indicando la zona intorno a sé.
“Non ci interessano i vostri beni!” disse Zoro con voce dura, non tanto
rassicurante, tanto che l’uomo vedendolo fece qualche passo indietro assieme
alla donna e l’aspetto di Brook, non era da meno,
sebbene di scheletri ne avessero visti in abbondanza.
Sanji allontanò lo spadaccino dai due e con un
sorriso cerco di tranquillizzare le persone “Non temete, abbaia ma non morde!”
disse irritando Zoro “Le nostre navi sono state danneggiate e siamo sbarcati
qua in cerca di rifornimento!”
L’uomo cominciò a tranquillizzarsi “Come vi ho detto noi non abbiamo
molto!”
“Possiamo sapere cosa succede su quest’isola?” chiese Shanks
curioso.
“Certo, venite nella nostra casa, li potremo parlare più tranquillamente!”
disse l’uomo aprendo le porte della sua abitazioni.
La casa era esattamente come i pirati se l’aspettavano. Era povera di roba,
a malapena vi era un letto a una piazza e mezza, un tavolo con tre sedie
malandate e un caminetto, con qualche tegame per cucinare quel poco che
avevano.
I Mugiwara si sistemarono come meglio poterono,
mentre i pirati di Shanks, quest’ultimo escluso,
andarono in giro per l’isola, a cercare legname per riparare le navi.
“Ragazzi, dov’è finita Robin?” chiese improvvisamente Chopper, che oltre a
non vederla, non percepiva nemmeno il suo odore.
Rufy non si preoccupò molto della scomparsa
dell’archeologa “Sarà andata in giro a ispezionare il villaggio. Magari troverà
qualcosa sul poigneGriff!”
Nami però non era convinta che le cose
stessero così. Aveva intuito che Robin come al solito sapeva qualcosa, ma per
un motivo a lei sconosciuto, aveva taciuto.
“Speriamo solo non si metta nei guai!” disse Nami
ad alta voce, per poi sospirare.
“Credo che se la sappia cavare da sola in caso di pericolo!” disse Zoro,
sedendosi a terra a gambe incrociate.
“Mina, siediti qui, al tuo solito posto. Te lo ricordi tesoro?” disse la
donna spostando una sedia, tirando nuovamente fuori la storia della figlia.
“Non sono Mina!” disse Nami esasperata,
accontentando però la donna.
“Cosa è successo a Mina?” chiese Usopp, facendo
rattristare l’uomo, mentre la moglie accarezzava i capelli di Nami, che sospirò rassegnata e la lasciò fare.
“Mina era nostra figlia. È stata rapita molti anni fa e ora dovrebbe avere
più o meno la tua età signorina, per questo mia moglie crede che tu sia lei!”
l’uomo si recò a prendere da una vecchia scatola, una fotografia rovinata e la
porse ai pirati.
Su di essa vi era una ragazza sui 15 anni, dai lunghi capelli arancioni
ondulati e occhi castani. I suoi occhi però erano leggermente più orientali
rispetto a quelli di Nami e aveva un piccola voglia sul
lato destro del collo. In quella foto la ragazza sembrava felice. Aveva un
gatto in braccio e un bel vestito rosa, decorato qua e là con del pizzo. I suoi
capelli erano lasciati sciolti, con la riga di lato e una forcina con una
decorazioni a fiori, le teneva la frangia in alto.
“Come vedere la vostra amica assomiglia molto a Mina e mia moglie è
talmente desiderosadi riavere indietro
nostra figlia che non riesce a rassegnarsi all’idea di non rivederla mai più e
anche le differenze che distinguono Mina dalla vostra amica, passano
inosservate!” disse l’uomo.
“Posso chiedere cosa le è successo?” chiese Nami
incuriosita.
L’uomo sospirò e cominciò a raccontare “Circa una decina di anni fa, una
nave è attraccata al nostro porto. Pensavamo si trattasse di turisti, sebbene
se ne vedano di rado o comunque dei pirati arrivati per fare rifornimenti,
anche se poco gentilmente. Ma non era un problema finchè
non pretendevano tutti i nostri beni e non ci facevano del male. Ma quella
volta ci siamo sbagliati. Quei pirati non avevano buone intenzione e non
avevano alcuna motivazione per cui andarsene nuovamente via. Si stabilirono qua
e cominciarono a farla da padroni. Non erano numerosi rispetto a noi, ma erano
molto forti e alcuni di loro erano possessori dei frutti del diavolo. Non
potevamo fare molto contro di loro e abbiamo cominciato ad accontentare tutte
le loro richieste, cercando comunque di andare avanti con le nostre vite.
Inizialmente abbiamo solo dovuto rinunciare a un po’ di cose per soddisfare la
loro avarizia, ma hanno preteso sempre di più togliendoci tutto e arrivando a
occupare il nostro villaggio.
Siamo stati costretti a spostarci qua e a vivere di quel poco che ci
lasciavano. Solo chi aveva dei figli sotto la soglia dei 20 anni, veniva
concesso più cibo per sfamarli e lasciarli sani. Ma era meglio avere di meno,
perché chi aveva un figlio di quell’età doveva convivere con la paura che
glielo portassero via!”
“è quello che è successo a voi? Hanno portato via Mina?” chiese Nami.
“Dovresti saperlo mia cara, ma ora è tutto finito!” disse la donna,
continuando a spazzolarle i capelli.
“Esatto!” disse l’uomo, sorvolando il commendo della donna.
“Ho paura a chiedere fratello…ma cosa ci fanno con quei ragazzi?” chiese Franky temendo la risposta.
L’uomo si morse il labbro “Inizialmente pensavamo che li arruolassero nella
loro ciurma o cose del genere, ma un giorno alcuni di noi, sono andati alla
ricerca dei nostri figli e…” l’uomo si interruppe, essendo troppo duro per lui
ricordare “…Sono stati trovati solo alcuni di loro. L-li abbiamo trovati in una
fossa, uno sopra l’altro privi di v-vita e Mina era una di loro!”
Il silenzio calò all’interno della casa, finchè
l’uomo singhiozzando continuò “Gli avevano estirpato il cuore!”
Rufy stringeva i pugni e si stava trattenendo
dall’andare da quei luridi pirati e prenderli a calci.
“A cosa gli possono servire dei cuori giovani, Chopper?” chiese Usopp cercando di capirci qualcosa, sulla motivazione di un
tale gesto.
“Bhe, tecnicamente a trapianti, ma non ci si deve
limitare a prendere un cuore a caso, ci vogliono controlli sulla
compatibilità!” disse il dottore.
“Infatti, ma i nostri ragazzi venivano presi a caso, quindi abbiamo
scartato l’ipotesi dei trapianti. Abbiamo indagato anche su questo, ma non
abbiamo trovato niente finchè uno di noi, ritrovandosi
uno di questi pirati davanti, gli ha sparato dritto al cuore e non è morto!”
disse l’uomo, sorprendendo i pirati.
“è possibile che non lo avesse ferito mortalmente?” chiese Sanji, accendendosi una sigaretta, subito dopo averne
finita una.
“No, ne sono sicuro. Ero io quello che ha sparato e ho una buona mira,
inoltre non è nemmeno svenuto per la quantità di sangue persa. Era li, che
rideva divertito e fu allora che venni a conoscenza di cosa ne facessero di
quei cuori. Chi aveva compatibilità con il cuore preso, se lo faceva
trapiantare, aumentando il numero di cuori a due, tre…in base a quanti
trapianti avessero fatto!”disse l’uomo.
“A che scopo?” chiese Tashiji inorridita.
“Per non morire e diventare più forti!” disse una voce che fino ad allora
non si era fatta sentire, quella di Brook.
Tutti si girarono verso la direzione dello scheletro e Tashiji
chiese “Cosa vuoi dire?”
Brook sospirò “Nel mio periodo di solitudine,
durante i quali ho navigato per anni su quello che restava della mia nave
pirata, ho incontrato diversi bucanieri che sono saliti a bordo in cerca di
tesori e alcuni di loro hanno parlato di qualcosa di simile, prima di scappare
alla mia vista. Un dottore pirata, non chiedetemi il nome perché non me li
ricordo non avendo più un cervello dove memorizzare le cose, era stato al cuore
durante uno scontro e credendo che stesse permorire, compì un gesto disperato sperando di salvarsi. Si trapiantò da
solo il cuore del nemico che lo aveva ferito. Lo uccise lui stesso stando ben
attento a non colpire il cuore. Non sostituì il suo organo a quello nuovo, dato
che tolto il suo, sarebbe morto all’istante, ma riuscì a fare in modo di
metterlo vicino all’originale, collegando le vene necessarie per far circolare
il sangue. Finita l’operazione di trapianto, comprese che il suo cuore non si
era ancora fermato e decise di operare anche il suo, ritrovandosi così due cuori
funzionanti.
Il suo corpo si riprese in fretta, si sentì rinvigorito e soprattutto più
tranquillo, perché colpito un cuore aveva l’altro, inoltre la sua potenza era
aumentata!”
“Ma una cosa del genere è impossibile!” disse Chopper.
“No, se il dottore in questione era un possessore di un frutto del diavolo
speciale. Il frutto doctordoctor,
che rende capace di curare molte ferite impossibili grazie alla precisione con
cui il possessore può operare vedendo nella sua mente esattamente l’anatomia
umana o animale che sia. Inoltre è in grado di sostituire o duplicare i nervi,
muscoli e vene e si pensa che sia stato così che abbia potuto far funzionare
due cuori, creando due aorte, due giugulati e tutto il sistema sanguineo di cui
necessitava!” disse Brook “Certo queste sono chiacchiere
da pirati, ma dato che nel nostro mondo tutto può succedere, perché non questo?”
L’uomo infatti confermò la versione “Non so se il tipo che fa questi
trapianti abbia il potere del frutto del diavolo, ma il concetto è quello. Si trapiantano
i cuori per diventare immortali e potenti. Più cuori hanno, più forti sono!”
“Come possono diventare più forti?” chiese Rufy.
Chopper intervenne “Credo che sia lo stesso principio con cui diventi più
forte tu Rufy, quando usi il gear!”
Rufy piegò la testa, non comprendendo ciò che
il dottore voleva dire.
“Potresti spiegarti? Non siamo tutti dei medici qui!” disse Zoro.
“Quando Rufy usa il gear
aumenta la sua pressione sanguinea, quindi il sangue circola più velocemente il
che gli conferisce una forza disumana per diverso tempo. Più cuori si hanno,
più il sangue pompa velocemente dando a quei pirati maggiore potenza!” spiegò
Chopper.
“Si, ma Rufy dopo un po’ cade a terra stremato.
Hai detto anche tu che quella tecnica è pericolosa!” disse Sanji.
“è vero, a EnniesLobbies
era ridotto davvero male. Com’è che questi pirati invece non hanno effetti
collaterali derivanti dalla pressione sanguinea?” chiese il cecchino.
“Per la stessa ragione. Hanno più cuori e lo sforzo e diviso e come se
fosse naturale. Rufy invece sottopone solo il suo
unico cuore a tutta quella pressione!” rispose Chopper.
“Quindi in caso di scontro con loro siamo fregati!” disse Usopp.
“No, non credo. Potremo avere dei problemi, ma non posso essere realmente
immortali, avranno un punto debole!” disse Shanks “Non
si può scherzare o correggere la natura!”
Chopper confermò “è quello che penso anche io. Il cuore non è sottoposto
sforzo, ma tutto quel sangue il cervello nonlo tollera, prima o poi andrà in tilt e provocherà la morte del suo
padrone!”
“Un po’ come quando si sta a testa in giù. Il sangue si concentra in testa
e sebbene la morte non sia immediata, questa prima o poi sopraggiunge, lenta e
inesorabile!” disse Tashiji.
Chopper annuì.
Rufy sorrise “Allora direi di utilizzare
questo tallone d’achille a nostro favore!”
“E come?” chiesero tutti all’unisono.
Robin era giunta dall’altra parte dell’isola. Non sapeva bene dove cercare,
ma dopo una lunga camminata, del fumo che si librava verso il cielo, le diede
indicazioni verso il villaggio.
Il villaggio era simile a tutti quelli che si potevano vedere nelle altre
isole. Regnava solo una grande sporcizia causata da pirati che non si lavavano
e gettavano l’immondizia per terra.
Non si fece notare, ma sparpagliando diverse orecchie in giro e prestando
attenzione alle chiacchiere e alle voci, riuscì a trovare quello che cercava.
Si diresse all’abitazione più grande, una casa a due pieni di un colore tra
il rosa e il bordeaux, con le mura scrostate in diversi punti. Il giardino che
la circondava sembrava quasi una giungla, dato che l’erba non era stata più
tosata e lasciando la vegetazione libera di crescere, questa si era impadronita
non solo del giardino, ma anche di una parte della facciata della casa.
Vide che davanti alla porta vi erano due guardie. Robin sorrise
comprendendo che queste non sarebbero state un ostacolo, dato che erano
ubriachi marci.
Facendo uso dei suoi poteri, prese due bottiglie di rum vuote, che erano
vicino ai loro piedi e li colpì in testa, mandandoli nel mondo dei sogni.
Quando la via fu libera, entrò in casa.
L’interno era meglio rispetto all’esterno. Era uno specchio. Tutto era
tirato a lucido.
L’archeologa diede il merito di quell’ordine a Regina, che ricordava
fissata con la pulizia e l’ordine. Se il giardino era così mal tenuto era perché
la donna non voleva sporcarsi.
Secondo Robin, una tipa come leinon
doveva essere una pirata e da quanto ne sapeva, sia lei che Crios,
erano intenzionati a lasciare perdere la pirateria.
Persa in questi pensieri però non si accorse di qualcuno alle sue spalle.
“Chi diavolo sei?” chiese un uomo a petto nudo panciuto, che le puntava una
pistola alla testa.
Robin non perse la calma e disse “Sono un’amica di Regina e Crios. Sono venuta qui per parlar loro!”
“Mi dispiace, nessuno sa dove ci troviamo, quindi non credo che tu sia una
loro amica!” disse l’uomo caricando la pistola.
“Lasciala andare idiota. Lei è dalla nostra parte!” disse Regina scendendo
le scale.
Robin venne lasciata libera e disse “Io non sono dalla vostra parte!”
Regina sorrise “Oh davvero? Non sei un pirata? Non sfrutti gli altri per il
tuo egoismo?”
“Non sono più quella persona e anche se era sbagliato quello che facevo, lo
facevo solo per mia difesa personale. Ma ora sono cambiata. Sono ancora un
pirata, ma non faccio del male a nessuno che non se lo meriti davvero. E da
quel che mi ricordo nemmeno tu!”
“Sono cambiata anche io. La vita è dalla parte dei più forti, bhe ero stufa di essere la più debole e ho creato un mio
regno!”
Robin alzò il sopracciglio “Un tuo regno?E Crios che fine ha fatto?”
Regina ringhiò “Quel bastardo che mi ha fatto tante promesse, per poi
trattarmi come spazzatura? L’ho ucciso e ho preso il titolo di capitano della
sua ciurma e i suoi pirati non hanno opposto molta resistenza!” disse facendo
vedere le sue mani, dove le dita si trasformavano, in aghi, bisturi, tenaglie e
forbici.
“Il frutto del diavolo!” disse Robin non tanto sorpresa.
“Forte eh! Ti ho sempre invidiato per i tuoi poteri, ma ho fregato il frutto
di cui Crios voleva cibarsi e voilà!” disse regina
con sfrontatezza “Lui è stato il primo ad assaggiare questo potere. Non hai
idea di cosa sono capace!”
Robin invece non si fece cogliere impreparata “è il frutto doctordoctor. Probabilmente sei
il medico migliore al mondo, ma la tua bravura è dovuta solo a quel potere e
non a studi medici!”
“E che differenza fa? Non ho dovuto sbattermi per imparare nozioni che il
frutto mi ha messo in testa da solo!”
“La differenza sta nel fatto che tu non meriti lodi per quello che fai! Gli
altri medici hanno faticato e fatto sacrifici per essere in grado di salvare
delle vite!” disse Robin alzando la voce.
“No, la vera differenza che c’è fra me e gli altri medici, sta nel fatto
che loro salvano vite io le tolgo!” disse Regina divertita.
Robin sussultò e il suo sguardo si riempì di paura “Ti prego dimmi solo che
quegli scheletri di bambini e ragazzi che ho trovato venendo qua, non sono
merito tuo!”
Regina sorrise beffarda facendo intendere la risposta all’archeologa, la
quale si morse il labbro.
“Ho sbagliato a fidarmi di te!” disse Robin arrabbiata, stringendo i pugni.
“Uhm…no, non credo. Ho avuto pietà. Fra quegli scheletri non c’è nessuno
che conosci e solo perché ti ho sempre considerato un’amica e mi hai salvato in
diverse occasioni!”
La sera calò, i Mugiwara e i pirati di Shanks, si erano accampati nei dintorni del villaggio. Gli
abitanti, venendo a sapere delle loro intenzione di aiutarli, avevano cercato
di ringraziarli con il poco cibo che avevano, ma essi si rifiutarono, decidendo
invece che sarebbero stati loro ad offrire la cena a quelle persone.
Si vergognavano a togliere il cibo di bocca a quelle povere persone e
questo per loro era il minimo.
Le loro risorse scarseggiavano, ma andando a caccia potevano rimediare
qualcosa, dato che per loro i grandi bestioni che vivevano nella foresta, non
erano un vero e proprio problema.
Zoro infatti era riuscito ad accoppare una tigre e un gorilla gigante, senza
troppi sforzi, mentre Tashigi aveva avuto qualche
problema a mettere fine alla vita di un povero animale innocente, che se la
sarebbe mangiata senza problemi.
Lo spadaccino la guardò seccato “Mi dici perché sei voluta venire?”
“Volevo aiutarti!” disse semplicemente il membro della marina.
“Bhe la prossima volta, mi aiuteresti di più se
aiutassi Sanji a cucinare o distribuire il cibo agli
abitanti!” disse Zoro, mentre legava le zampe della tigre e il gorilla per
trasportarli tutti insieme.
“Sei un maschilista. Non credevo fossi il tipo di persona che pensa che il
posto della donna è in cucina!” disse Tashigi offesa.
“Non sono un maschilista, volevo semplicemente dire che avresti dovuto
trovarti qualcos’altro da fare se non sei in grado di uccidere un animale per
sfamarti!” disse Zoro.
Tashiji mise il broncio e stette in silenzio per
un po’.
Lo spadaccino, che di solito avrebbe apprezzato quel silenzio, sentendo una
certa tensione da parte del membro della marina, si fermò, lasciò la fune con
cui trasportava gli animali e ponendosi davanti a lei disse “Ora mi vuoi dire
che ti prende?”
Tashiji sbuffò “C’è che non riesco a capirti! Sembra che la mia presenza ti dia sempre
fastidio!”
Zoro sbuffò.
“Allora? È così?” chiese Tashiji determinata a
voler sapere la risposta.
“No, non è così è solo che… ah lasciamo perdere!” disse Zoro cercando di
riprendere il cammino, ma la ragazza afferrandogli il braccio disse “No, non
lasciamo perdere. Sei sempre scontroso con me. Anche quando ci è capitato di
baciarci eri nervoso e anche quando ci siamo spinti oltre. Quindi io mi chiedo
quale è il tuo problema?”
“Non ho nessun problema!” disse Zoro cercando di scostarsi dal membro della
marina, che sembrava invece non intenzionata a non mollarlo.
“Si invece. C’è qualcosa che ti infastidisce, dimmi cos’è o non ti lasciò
andare!” disse Tashiji sebbene sapesse che Zoro
avrebbe potuto liberarsi come niente.
“Tu! Tu mi infastidisci!” urlò Zoro.
“Cosa? Prima dici che sono un fastidio ora dici che lo sono? Deciditi!”
disse la ragazza confusa e contrariata.
“Si…cioè no…accidenti!” disse lo spadaccino liberandosi dalla presa della
ragazza e voltandosi di spalle. Non gli piaceva come si stavano mettendo le
cose.
“Zoro…!” disse Tashigi esasperata
“Mi innervosisce questa situazione!” disse l’interpellato.
“Quale?” chiese Tashigi non riuscendo più a
seguirlo.
“Tu…io…noi due…mi infastidisce il fatto che mi sto innamorando di te!”
disse Zoro tutto di un fiato, sorprendendo la ragazza.
“Ti stai innamorando di me?” disse Tashigi
commossa, prendendo di sorpresa Zoro che non si era realmente accorto di quanto
detto.
“Non è quello c-che v-volevo dire… io e…e c-che tu…” Zoro sbuffò
esasperato.
“Ti crea problemi che io sia un marine, come a me mi crea ansia il fatto
che tu sia un pirata!” disse comprendendo finalmente le ragioni dello
spadaccino, il quale però imbarazzato dalla piega che aveva preso il discorso,
riprese il cammino, senza più rispondere alle domande del marine.
“Siete stati gentili a invitare tutti gli abitanti al banchetto, ma come
potete sfamare tutti noi?” chiese l’uomo che aveva raccontato la storia del suo
villaggio a Shanks.
L’uomo dai capelli rossi sorrise divertito “Non si preoccupi, so che la
maggior parte di noi, può sembrarle un semplice pirata, con abilità non diverse
da qualsiasi essere umano, ma mi creda che qui tra noi, non c’è una persona
normale. Ecco, guardi!” disse Shanks, che proprio in
quel momento aveva visto Zoro e Tashiji tornare con
dietro due bestioni che a colpo d’occhio, diverse tonnellate ciascuno.
L’uomo spalancò gli occhi “Come è possibile…come fa a trasportare quei
bestioni…e come ha fatto a ucciderli?”
“E quello è niente. Dovresti vederlo con le spade. L’acciaio sembra burro
quando incontra la lama delle sue Katane!” disse Usopp aggiungendosi al discorso “E lui non è nemmeno il più
forte!”
“E chi è?” chiese incuriosito “La renna parlante scommetto! Lui è un
possessore di un frutto del diavolo, non può essere altrimenti!”
Chopper che era accanto a Usopp cominciò a
gongolare per il complimento fatto.
“Non conosco la forza dei pirati di Shanks,
quindi la mia classifica è Shanks, Rufy e Zoro!” disse Usopp.
“Anche la mia, anche la mia!” disse Chopper saltellando.
“Mi reputi più forte di Rufy?” disse Shanks incuriosito.
“Bhe sei uno dei quattro imperatori e poi dalla
tua parte hai l’esperienza, ma sono sicuro che mio padre ti da filo da torcere,
proprio come io sono a un passo da Zoro e Rufy!”
disse il cecchino colpendosi il petto.
“Ehi, vedi di sgonfiare un po’ la tua presunzione!” disse Nami che si stava avvicinando, seguita da colei che si
definiva sua madre.
Non ne poteva più di averla appresso ed aveva raggiunto i suoi compagni per
chiedere al marito della donna, di allontanarla per un po’.
Ella una volta libera dalla presenza costante della signora, si diresse
verso Robin, che si era isolata dal gruppo, andandosi a sedere su uno scoglio
molto vicino al mare, tanto che gli spruzzi dell’acqua di tanto in tanto le
sfioravano la pelle.
Ella era assorta nei suoi pensieri, tanto che sobbalzò quando sentì la voce
della navigatrice.
“Non è pericoloso per te stare così vicino all’acqua?”
“Nami…n-non mi sono accorta di te!” disse Robin
seriamente.
L’interpellata le si sedette accanto e senza giri di parole disse “Questo
non è da te. Quindi posso dire con certezza che hai qualcosa che ti preoccupa!”
Robin stette in silenzio e fissò il sole ormai quasi inghiottito dalle
acque del mare.
“Robin, dimmi cos’hai. Mi sono accorta che oggi hai mentito a Rufy, quando hai detto di non conoscere Crois
e Regina, mi domando il perché!” disse Nami cercando
di guardarla negli occhi, ma la donna continuava a fissare l’orizzonte.
“Robin, siamo come sorelle e ci siamo ripromesse di essere sempre sincere
l’una verso l’altra e anche verso i nostri compagni dalla faccenda di Ennies Lobby. L’averci nascosto parecchie cose ad allora,
ci è quasi costato caro, non fare lo stesso errore!”
“Non è niente che possa mettere in pericolo voi, tranquilla!” disse Robin
incrociando il suo sguardo.
“Forse no, ma fa soffrire te. Avevi perso quella tristezza e quel dolore
che caratterizzavano i tuoi occhi e ora eccoli qui che mi stanno fissando. Se
soffri tu, soffriamo anche noi!” disse Nami
poggiandole una mano sulla spalla.
“è qualcosa di cui non vado fiera, ma che ho dovuto fare. Non vi era altro
modo e Regina e Crois fanno parte di questamia scelta!” disse Robin sospirando.
“Dimmi pure. Non ti giudicherò!” disse Nami.
“Crois e Regina erano alleati di Crocodile proprio come me, ci siamo separati poco prima di Alabasta e io li consideravo quasi degli amici” cominciò a
raccontare l’archeologa e vedendo la confusione negli occhi di Nami continuò “Erano brave persone allora, cioè erano
pirati della miglior specie diciamo. Non commettevano cattiverie se non
costretti da Crocodile e i suoi principali alleati.
Proprio come me, cercavano di sopravviere e per
questo abbiamo legato, ma la differenza tra me e loro era che non erano
ricercati dal mondo intero, il governo non era interessato alle loro testa,
quindi quando per si presentò l’occasione, lasciarono la ciurma di Crocodile, decisero di andarsene e io approfittai di questa
situazione!”
“Cosa vuoi dire? Li denunciasti per aggraziarti Crocodile?”
chiese Nami sapendo che Robin non era proprio pulita.
L’archeologa scosse la testa “No, li aiutai a scappare, ma in cambio
affidai loro qualcosa!”
Nami a quelle parole si fece più curiosa “Che
cosa?”
Robin si morse il labbro nervosamente “Come tu sai ero il braccio destro di
Crocodile, ma delle volte lui pretendeva qualcosa di
più e se non l’avessi accontentato mi avrebbe consegnato al governo!”
Nami dallo shock si alzò in piedi di scatto e
nervosamente disse “L-lui n-non p-può averti ab-bligato
ha c-compiacerlo. N-non avrebbe p-potuto denunciarti al Governo s-senza che
anche l-lui ci rimanesse immischiato!”
Robin sorrise, sebbene non fosse un sorriso di felicità “Nami nel governo ci sono anche degli impostori. Persone che
si spacciano per i guerrieri della giustizia, solo per accaparrarsi tramite
accordi di altri pirati, le taglie di altri pirati. Crocodile
avrebbe potuto consegnarmi a uno di questi impostori, che mi avrebbe consegnata
viva o morta ai capi, spacciandomi per una loro cattura e poi si sarebbero
beccati la ricompensa!”
Nami si risedette nuovamente, ma era
visibilmente tesa “Continua!”
Robin sospirò “BheNami,
dovresti sapere cosa può implicare un certo rapporto fisico in una donna!”
“Non mi dire che…” cominciò la navigatrice senza trovare il coraggio di
continuare ad andare avanti.
“Si, sono rimasta incinta. Crocodile non lo ha
mai saputo. Quello che gli interessava era solo il potere, non gli sarebbe
importato niente di un figlio e quindi ricorrendo ai miei poteri sono riuscita
a nascondergli la gravidanza. È stata proprio Regina ad aiutarmi a partorire.
Lei sapeva tutto e dato che mi fidavo di lei e data la sua intenzione di voler
fuggire da quell’inferno a cui io non avrei mai potuto sottrarmi da sola le
affidai la bambina, mia figlia!” Robin si asciugò la lacrima che le stava
percorrendo la guancia.
Nami era incredula.
“Regina aveva detto che voleva tornare sulla retta via, insieme a Crois e io mi sono fidata. Ho sperato una vita migliore per
mia figlia e invece niente è andato come avrei voluto. Sembra che il destino ce
l’abbia con me e che sia intenzionato a perseguitare anche le persone con cui
ho un legame e questo…questo sta diventando davvero troppo per me!” disse Robin
cominciando a piangere più copiosamente “Io non riesco più a sopportare tutto Nami. Non so cosa devo fare adesso!”
Nami sentì una stretta al cuore. Era dai tempi
di EnniesLobbies che non
vedeva la donna in tanta pena e non potè fare a meno
di abbracciarla. L’unico modo che trovava in quel momento per darle conforto
era farle sapere che le era vicino.
Passò diverso tempo e i singhiozzi di Robin si calmarono.
“Vedrai che troveremo un modo per risolvere questa situazione!” disse Nami
“Come?” disse Robin.
“Intanto dobbiamo scoprire dov’è e poi puoi riprendertela, sempre se Regina
non l’ha…”
“è viva. O almeno così mi ha detto Regina, ma Nami…non
posso semplicemente riprendermela. Io l’ho abbandonata, probabilmente non vorrà
sapere niente di me e io fossi al suo posto non me ne andrei con una donna che
nonmi ha voluto!”
“Ma lo hai fatto per il suo bene!” disse Nami
cercando di rincuorarla.
“E ho fatto proprio un bel lavoro. Come può perdonarmi di averla lasciata
in mano a degli assassini a vivere in un villaggio di pirati, assistendo a
chissà quali orrori!”
Nami sospirò, non sapendo proprio come
aiutarla.
La cena aveva rallegrato tutti gli abitanti, che a parer dei pirati,
avevano già acquistato un po’ di colorito e di forze.
Era una vera soddisfazione per i Mugiwara e i
pirati di Shanks vedere i volti fino a poco prima,
tristi e depressi, con un sorriso ed era una gioia vedere i bambini che si
facevano incantare dai racconti di Usopp e Yasopp, i quali avevano entrambi la caratteristica di
ingrandire le cose, mettendo la loro persona a personificare l’eroe della
storia.
Tashiji era intenta a coinvolgere i bambini più
restii a unirsi agli altri ad ascoltare la storia e Chopper le dava una mano,
dato che sembrava che i fanciulli avessero una predilezione per lui. Franky era impegnato a spiegare a diversi abitanti come
migliorare di un poco la loro vita in quelle catapecchie, anche solo tappando i
buchi del tetto, dai quali entrava al pioggia, con una semplice riparazione che
portava loro via poco tempo e energia.
Brook si era messo a suonare il suo vecchio
violino e con piacere potè vedere qualche anziana
coppia, cominciare a ballare a ritmo delle sue note.
Rufy aveva fatto a gara con Shanks su chi mangiava più carne, ma quest’ultimo si arrese
abbastanza presto e ora si doveva subire le prese in giro da parte del ragazzo
e da parte di Lucky lou, che era ancora intento a
mangiare carne su carne.
Ogni pirata aveva trovato il modo per impiegare il tempo, solo Zoro non si
era unito a loro. Era intento a fissare il fuoco, mentre beveva quello che
doveva essere il suo decimo bicchiere di rum.
“Non ti sembra di esagerare?!” disse Sanji
avvicinandosi a lui.
“Cosa fai? La mamma che controlla ora?” disse Zoro alquanto ubriaco.
Sanji alzò le spalle “Il fegato è tuo, ma in
genere sai quando fermarti e quindi stai cercando di non pensare a qualcosa.
Fammi indovinare…Tashigi?” disse divertito.
“Fai poco lo spiritoso e dimmi come diavolo fai a innamorarti di tutte le
donne che vedi e poi tornare quello di sempre… l’amore fa schifo!” disse quest’ultimo
pezzo in un sussurro.
Sanji non potè che
scoppiare a ridere “Finalmente te ne sei accorto…bhe
era ora. Tu e Tashiji era da un po’ che vi
rincorrevate!”
“Io non ho rincorso nessuno. Io ero tranquillo per i cavoli miei quando è
piombata quella!” disse seccato Zoro.
“E qual è il problema? Tu le piaci, lei piace a te e allora?”
Zoro si fece serio e prese un sorso della sua bibita “Allora…se ne andrà!”
Sanji si fece serio “Come Lily e con lei non mi
sono ripreso subito, anzi mi ritrovo a pensare a lei più di quanto vorrei, così
la sua mancanza torna a farsi sentire in un modo soffocante!”
“Già e tu rimani come un cretino a pensare se le cose avrebbero potuto
andare diversamente e niente e nessuno riesce a toglierti questo chiodo fisso
dalla testa!” disse Zoro riferendosi a se stesso.
“Vero!” rispose Sanji.
“Ecco perché l’amore fa schifo. Stavo così bene da solo quando le donne
nemmeno le guardavo!” disse Zoro cercando da bere altro liquido, ma una volta
accortosi che il rum nel suo calice di legno era terminato, seccato lo getto
nel fuoco, infischiandosi del fatto che si poteva ancora usare e riusare.
“Io invece credo che sia un sentimento bellissimo. Ti fa soffrire, ma
meglio amare e aver perso piuttosto che non aver mai provato l’amore!”
“Non la penso così! Io voglio diventare lo spadaccino migliore al mondo e
per come mi sento ora, con la testa che comincia a battere annunciandomi che
presto mi verrà un’emicrania allucinante, non riuscirei nemmeno ad affettare un
pezzo di pane!” disse Zoro seccato.
“A mio avviso ti manca poco per realizzare il tuo sogno e quindi ti puoi permettere
qualche distrazione, sei un essere umano dopo tutto. Tashigi
e una bella donna e sappiamo che avrete una bambina insieme, quindi un modo per
stare insieme lo troverete!” disse Sanji.
“In quel futuro, Rufy era morto e la ciurma si
era sciolta. Non ero più un pirata a cui Tashiji
doveva dare la caccia e quindi la nostra relazione era possibile!” disse Zoro.
“Bhe si, il futuro tecnicamente è cambiato, ma…”
cominciò il cuoco venendo però interrotto.
“Ma cosa? Finche Rufy continuerà a navigare io
sarò al suo fianco e una promessa che mi sono fatto e non ho intenzione di
infrangerla!” disse Zoro “Quello che
provo per Tashigi non mi farà cambiare idea!”
“Rufy non ti obbliga a stare al suo fianco!”
disse Sanji.
“Mi obbligo io!” disse Zoro convinto.
“D’accordo, e se Tashiji restasse con noi?” disse
Sanji.
“Ma per favore. È un membro della marina,ha i suoi principi da rispettare che sono discordanti da quelli dei
pirati e io non le chiederòmai di
restare!” disse Zoro.
“Ma noi non siamo pirati come gli altri. I nostri ideali sono simili a
quelli della marina, se poi quest’ultima non l’accetta non è colpa nostra, ma
sta di fatto che non andrebbe contro i suoi principi!” disse Sanji “Perché non provi
a parlarle e…”
Zoro si alzò di scatto e guardando il cuoco disse “Se vorrà restare per me
va bene, ma la scelta sarà sua e di nessun altro, capito? Ognuno deve scegliere
la sua strada indipendentemente da quello che vogliono gli altri!”
“Quindi saresti pronto per lasciarla andare?” disse Sanji
serio.
Zoro strinse i pugni “Tu lo eri?”
Il cuoco abbassò la testa “No! Avrei voluto urlarle di restare e di non
spezzarmi il cuore!”
“E allora perché non gliel’hai detto?” chiese Zoro.
Sanji si alzò per guardarlo negli occhi e
facendo un sorriso triste disse “Perché sembra che sul punto di vista delle
scelte siamo d’accordo. Lei voleva andare ed era giusto così. Non importava
quello che volevo io!”
Zoro annuì “Quindi ho il tuo appoggio sopracciglio arrotolato?”
Sanji sorrise divertito “certo marimo!”
Ecco qua un nuovo
capitolo, sta volta non vi ho fatto aspettare molto.
Sinceramente pensavo
di entrare un po’ nell’azione, mastavano venendo troppe pagine e ho deciso di terminare un po’ prima.
Ci sono solo
chiacchiere in questo capitolo, ma mi servivano per sviluppare la mia idea, che
non centra niente con quello a cui avevo pensato all’inizio.
Non so se vi piace
quello che ho fatto capitare a Robin, ma l’ho sognato e mi è piaciuto ed
essendo molto meglio di quello che avevo programmato, ho preso la palla al
volo.
Purtroppo vedo che i
lettori e recensori sono diminuiti, ma capisco che una storia che non viene
aggiornata da mesi, possa far perdere interesse. Capita anche a me. Ma spero
che a coloro che continuano a seguirmi, questo capitolo sia piaciuto.
I pirati stavano dormendo tranquillamente sulla spiaggia. La temperatura
era scesa parecchio rispetto alla giornata, data l’elevata escursione termica
che vi era in quel luogo, ma con fuochi accesi in più parti della spiaggia,
permetteva a tutti di godere un po’ del tepore che l’elemento emanava.
Gli unici rumori che si sentivano erano le onde del mare, i grilli della
foresta e non mancavano di tanto in tanto i ruggiti delle bestie feroci,
scappate dall’incontro con le katane di Zoro.
Tutto sembrava tranquillo, ma qualcuno avvertiva quella calma come un
presagio.
“Sta per succedere qualcosa!” disse Yasopp che
era rimasto di guardia, insieme ad Usopp.
Quest’ultimo aveva fatto a cambio con Franky per
approfittare della situazione e stare più tempo con il padre, ma lui non
avvertiva nessun pericolo.
“Come fai a dirlo? Io non avverto niente di strano!” disse Usopp stranito.
“Dovresti raffinare i tuoi sensi figliolo!” disse Yasopp
guardandosi intorno.
“Sarà che in genere i problemi ce li creiamo noi e quindi non abbia avuto
il tempo di sviluppare questo sesto senso!” disse il cecchino.
Yasopp rise “Si, è probabile. Rufy è bravo a cacciarsi nei guai, ma stare all’erta fa
sempre bene!”
Usopp annuì “E come posso fare per migliore
questa capacità?”
“Ti dirò figliolo. In realtà non esiste un modo. È una sensazione di
pericolo che ti nasce dentro. Il problema è che le mie sensazioni si sono
sempre rivelare esatte!” disse Yasopp nervosamente.
Usopp sussultò ed ebbe una rivelazione. Si alzò
di colpo da terra e guardò il padre dall’alto al basso.
“E se ci fossero problemi al villaggio?” disse il ragazzo “Se le tue
sensazioni sono esatte potrebbe essere successo qualcosa agli abitanti.
Pensaci, i bambini che hanno ascoltato le nostre canzoni, ci hanno detto di avere
paura, perché presto sarebbe giunto il momento in cui qualcuno sarebbe stato
portato via… e se fosse sta notte!” disse Usopp
sperando che la sua fosse solo una congettura.
Yasopp annuì “Potrebbe essere, ma penso che sia
meglio andare a controllare, prima di allarmare tutti inutilmente!”
Usopp “Si, ma il tempo di andare e tornare
potrebbe poi essere troppo tardi!”
“Darò un’occhiata io!”
Usopp non accorgendosi di una presenza alle
spalle, si spaventò e saltò in braccio al padre che sorpreso, lo afferrò al
volo “Robin, non spuntare fuori così, soprattutto quando si parla di certi
argomenti!”
In genere la donna si sarebbe messa a ridacchiare, ma non aveva nessuna
voglia di sorridere.
Si concentrò e utilizzò il suo potere per sdoppiarsi e far spuntare fuori il
suo doppione, o almeno una parte, all’interno del villaggio e dare un’occhiata.
Tutto era un caos, alcune case erano incendiate, vi era gente che urlava,
bambini che piangevano e che si aggrappavano alle gonne delle madri, prima di
venire strappati con la forza da omoni muscolosi. Qualche abitante era a terra,
probabilmente a causa di qualche botta ricevuta.
Robin annullò il suo doppione e spalancando gli occhi, diede l’allarme,
prima di correre in soccorso di quella povera gente.
Usopp e Yasopp furono
subito dietro di lei, ma il primo a giungere a destinazione fu Rufy, che usando le sue braccia come una catapulta, si
librò in volo, giungendo direttamente al villaggio.
Si guardò intorno per capire bene la situazione e si sentì invadere da una
grande rabbia a vedere negli occhi di quelle persone il terrore.
Vide nascosto dietro a delle macerie un bambino di circa 5 anni che si
guardava impietrito quanto stava succedendo, senza accorgersi, di un pirata
dietro di lui, pronto a coglierlo alle spalle.
Rufy non ci pensò due volte a colpirlo dritto
in volto, con un pugno carico di haki. Prese il
bambino in braccio e gli sorrise per tranquillizzarlo, ma questo non aveva
bisogno di rassicurazioni, perché lo aveva riconosciuto tra i tanti pirati con
cui aveva giocato la sera precedente.
Il capitano cercò una persona o un luogo sicuro dove lasciare il piccolo,
ma nessuno era disponibile, troppo impegnati a difendere se stessi e i propri
cari e gli incendi che si propagavano, non rendevano nessun posto sicuro per un
bambino così piccolo.
Dovette arrangiarsi come poteva e combattere quei brutti ceffi, con il
bimbo in braccio.
Era più faticoso e impegnativo lottare, dato che non doveva far succedere
niente al suo ospite, ma se prendeva il nemico uno alla volta, riusciva a cavarsela.
Il problema si presentò quando, quanti più cattivi atterrava, più bambini si
ritrovava a dover proteggere.
Si ritrovò così, con un bambino per braccio, uno al collo che si teneva
tramite i suoi capelli e qualche bambino più grande che si nascondeva dietro di
lui, lasciandoli però liberi gli arti inferiori, per saltare e combattere.
Purtroppo ad un certo punto si ritrovò circondato da tutti i nemici che
aveva atterrato, i quali erano rimasti storditi solo poco tempo. Rufy avvertiva in loro una potenza anormale e a giudicare
dalle cicatrici sul petto, tutti loro avevano subito trapianti di cuori,
rendendoli più forti e resistenti ai suoi colpi.
Rufy nonostante la situazione e i bambini che
lo imploravano di salvarli, non demorse, anzì sorrise
divertito, tranquillo che ne sarebbero usciti tutti illesi.
I nemici alzarono le loro sciabole, spade, mazze chiodate e qualsiasi
genere di armi che avevano a portata di mano, pronti a colpirlo, ma lui non si
mosse. Non fece nemmeno da scudo ai bambini. Semplicemente aspettò.
“Tre, due, uno…” disse bisbigliando per poi sentire diverse urla
diffondersi nell’aria.
“Wow, cos’è quello?” disse un ragazzino meravigliato, nel vedere una grossa
pianta carnivora, usare i suoi rami e liane per acchiappare i pirati nemici. Qualcuno
di loro finì anche in pasto alla pianta, ma ella, disgustata dal sapore, li
risputò violentemente a terra.
“Grazie Usopp!” disse Rufy
a trentadue denti.
“Di niente capitano, ma…ti sembra il momento di metterti a fare il
babysitter?!” Chiese il cecchino stranito alla vista di tutti quei pargoli.
“Non so dove lasciarli! Te ne occuperesti tu?” chiese speranzoso il
capitano, ma il suo nakama facendo una smorfia disse
“No, grazie. Amo i bambini, ma mi perderei tutto il divertimento!”
Rufy gli indicò le gambe e disse “Ma se stai
tremando come una foglia!”
Usopp si guardò gli arti inferiori e li fermò
“Non ho paura, ormai è un riflesso incondizionato e poi voglio fare vedere a
mio padre di cosa sono capace!” disse battendosi un pugno al petto.
Rufy
sbuffò, non essendo ancora riuscito a liberarsi dei ragazzini. Si guardò
intorno vedendo che tutti i suoi nakama lo avevano
raggiunto e disse “Zoro, vorresti per favore…”
“No!” disse schietto lo spadaccino facendo mettere il broncio al capitano.
“Sanji tu…”
“Sono un po’ impegnato!” disse il cuoco correndo con in braccio una
fanciulla per allontanarla da un buzzurro che l’aveva presa di mira.
“Shanks, per favore almeno tu?!” disse Rufy ormai al limite, dopo aver calciato lontano un altro
nemico, che aveva cercato di afferrare la bambina di 8 anni, che si era
aggrappato alla sua casacca.
“Scherzi vero?” disse Shank guardando poi in
cagnesco tre nemici, i quali incrociando il suo sguardo, caddero a terra
inconsci.
Chiamò Lucky Lou, BennBeckman, Franky e tutti quelli
che incrociava, ma nessuno sembrava intenzionato a fare da balia a quei
bambini.
Gli adulti del villaggio erano a terra svenuti, o intenti ancora a
difendersi. E Rufy era spazientito nel non poter far
ricorso alle sue potenzialità per aiutare chi ne aveva bisogno.
“Se vuoi posso portarli in salvo io!” disse una bambina sui 10 anni, che si
era avvicinato a lui, quando lo vide in difficoltà.
Rufy la guardò stranito, c’era qualcosa che
non quadrava in lei.
Non l’aveva vista la sera prima con gli altri bambini e non vestiva nello
stesso modo, ma più di tutto lo incuriorono gli occhi
azzurri carichi della stessa grinta che aveva visto solo negli occhi di una
persona.
“Io conosco un posto sicuro e lassù. Tra quelle colline. Ci ho già portato
qualche abitante del villaggio!” disse determinata la bambina, indicandogli con
il dito il luogo in questione.
Rufy era dubbioso, ma non perché sentiva
qualcosa di strano in lei“Sei una ragazzina anche tu,
sei minacciata come loro, non è sicuro lasciarli a te!”
“Se tu li distrai non si accorgeranno di noi. Conosco queste foreste come
le mie tasche!” disse la bimba sicura di quanto affermava.
Rufy fissò di nuovo quegli occhi e disse
“D’accordo, l’affido a te, piccola Robin!”
La bambina sussultò a quel nomignolo, ma non era il momento di soffermarsi
su quel dettagli e grazie a Rufy che le copriva le
spalle, riuscì a portare via quei bambini.
Robin era corsa via subito dopo aver visto gli abitanti originari dell’isola
essere attaccati, ma a differenza di tutti non proseguì il suo percorso verso
la cittadina, ma si diresse verso un’altra direzione, non rispondendo ad Usopp che le domandava, dove si stesse dirigendo.
Nami, non si fece domande, agì e staccandosi
anch’essa dal gruppo, seguì la compagna al villaggio occupato dai pirati.
Nami era dietro al retro della casa dove aveva
visto Robin entrare e con cautela decise di fare qualche passo per affacciarsi
alla finestra del piano rialzato e vedere se tutto era ok.
Vide una donna dai lunghi capelli biondi, tenuti raccolti in una coda alta
e vestina in modo da far vedere le sue forme, con una maglietta attillata e una
minigonna mozzafiato e degli stivali neri che le arrivavano fino alle ginocchia
e aveva un boa di piuma che le adornava il collo. Le sue dita erano pieni di
anelli, tra i capelli aveva un diadema e diverse collane spuntavano qua e là da
sotto il boa.
Nami comprese che quella doveva essere Regina
e davanti a lei vi era Robin, che aveva presto a discutere animatamente con la
donna.
“Che cosa ci facciamo qui?” disse una voce dietro Nami,
la quale, prendendosi un colpo, si buttò a terra, coprendosi la bocca per non
urlare.
“Oh scusa, non volevo spaventarti!”
“Tashigi, cosa ci fai qui?” chiese Nami, afferrando la mano della ragazza che si era offerta
di aiutarla a rimettersi in piedi.
“Ho visto te e Robin allontanarvi dagli altri e la cosa mi è sembrata
sospetta. È lei Regina? Il capo di tutti qui?” chiese la ragazza oltre la
finestra.
“A quanto pare.” Disse Nami.
“Cosa è venuta a fare qui Robin? A chiederle di interrompere l’attacco
contro gli abitanti del villaggio?” chiese Tashigi.
“Forse!” disse la navigatrice, la quale non poteva rivelare le vere
intenzioni dell’archeologa.
Le due ragazze sussultarono quando videro Regina dare un forte schiaffo
alla loro amica, tanto che ella, colta alla sprovvista, cadde in terra.
“Robin!” disse Nami ad alta voce e correndo
all’interno della casa, seguita da Tashigi.
“Nami, perché sei qui?” disse Robin sorpresa, con
una mano sulla guancia.
“Non penserai mica che ti avrei lasciato da sola!” disse la navigatrice
mettendo le mani sui fianchi.
“Io non so cosa stia realmente succedendo, ma puoi contare anche su di me!”
disse il membro della marina, sfoderando la sua katana.
“Ferma, me la devo vedere io con lei. È una cosa troppo personale!” disse Robin.
“Ma Robin…” cominciò Tashigi, ma vedendo Nami che con un gesto della mano la metteva a tacere, non
si oppose.
“Avete finito di chiacchierare? Sei stata alquanto sciocca a portarti la
scorta Robin. Ho risparmiato tua figlia in segno di gratitudine per quello che
hai fatto per me ai tempi di sciocche
amiche!”
Tashigi la fulminò con gli occhi, ma non disse
niente, così come Nami. Era la lotta di Robin e loro potevano
solo essere là per sostenerla.
Regina sogghigno divertita e trasformando le sue dita in strumenti medici e
fissando Robin negli occhi disse “Mi stai per caso sfidando?”
“No, se hai intenzione di dirmi dove è mia figlia e di lasciare in pace gli
abitanti dell’isola!” disse l’archeologa determinata.
Tashigi era confusa e avvicinandosi all’orecchio
di Nami, le bisbigliò “Mi sono persa qualcosa…da
quando Robin ha una figlia?”
Nami sospirò e le fece capire che la storia
era alquanto complicata.
Regina scoppiò a ridere e disse “Mi hai lasciato quella palla al piede, chiedendomi
di prendermi cura di lei. L’ho cresciuta per una decina di anni e ora ti
presenti qua per riprenderla? Hai una bella faccia tosta non credi? E secondo
te, una volta che hai detto a quella bamboccia che sei la sua vera madre, verrà
da te come niente fosse? Non essere ridicola, l’hai abbandonata Robin!”
L’interpellata si morse il labbro e disse “Hai ragione, non posso avere
pretese verso di lei, ma non posso permettere che cresca in un ambiente pessimo
come questo. Inoltre dalle tue parole posso ben capire che di lei non ti
importa niente!” disse infastidita.
“Certo che non mi importa niente. Vuoi sapere dov’è?…vai a cercartela. È da
anni che se n’è andata.Vive insieme a
quei poveracci o nella foresta!”
Robin fulminò con gli occhi, ma non disse nient’altro, semplicemente si
girò per raggiungere Nami e Tashigi,
quando alcuni dei mozzi di Regina, entrarono trafelati nella casa della donna,
avvertendola che i pirati di Shanks e di Mugiwara stavano dando loro del filo da torcere. Tutti i
bambini e ragazzi di una certa età erano riusciti a nascondersi e loreìo erano stati costretti a ritirarsi, anche a causa di
alcune perdite impreviste.
Regina si arrabbiò a quella notizia e con un cenno della testa, ordinò ai
suoi sottoposti di afferrare Nami e Tashigi, le quali comprendendo il pericolo, si armarono di
Katana e climacattack.
“Che intenzioni hai?” chiese Robin comprendendo le cose si stavano mettendo
male.
Regina sogghignò “I vostri compagni hanno ostacolato i nostri piani, ora è
il mio turno di ostacolare il vostro viaggio. Siete stati degli stolti a non
andarvene prima di essere coinvolti. Non avevo intenzione di attaccarvi o
altro, ma voi non siete stati al vostro posto e…come si dice chi semina vento
raccoglie tempesta!”
Robin strinse gli occhi e girandosi verso i nemici, si accinse a utilizzare
il suo potere. Fece spuntare due braccia sulle spalle di ogni uomo presente,
pronta per usare il suo attacco “Clunch” che avrebbe
spezzato il collo di quegli uomini, se solo avessero osato fare del male alle
sue compagne.
“Non lo farei se fossi in te!” disse Regina divertita.
Robin, Nami e Tashigi
si voltarono verso la donna non prevedendo niente di buono. Infatti, ella si
era diretta verso un pulsante che si trovava sul muro e premendolo, il suolo
sotto i piedi di Tashigi e Nami,
si alzò e dai bordi uscirono tante sbarre che andarono a formare una gabbia e
dal soffitto, invece cadde la parte superiore che sarebbe andata a chiudere la
trappola.
“Che diavoleria è questa!” disse Nami sorpresa.
“Io non mi preoccuperei della gabbia, ma di quei cosi lassù!” disse Tashigi che aveva notato una base separata dalla parte
superiore della gabbia, piena di spuntoni, pronta a cadere e a trafiggere le
due donne.
Nami spalancò gli occhi “Quelli devono fare
piuttosto male. Robin, un aiutino?” disse la navigatrice nervosamente.
L’interpellata lasciò liberi gli uomini di Regina, ma ordinò a quest’ultima
di lasciare andare le sue amiche.
“Altrimenti? Non mi sembra che tu abbia il coltello dalla parte del manico.
Nami sbuffò “La vuoi finire con le frasi
fatte?”
“Taci tu, piccola insolente!” disse la donna, schiacciando un altro
pulsante, che fece scendere lentamente, molto lentamente gli spuntoni.
“Robin aiuto!” disse Tashigi letteralmente
spaventata “Vorrei che Zoro fosse qui!”
“Non puoi sempre contare su di lui!” disse Nami
esasperata.
“Lo so, ma lui potrebbe tagliare queste sbarre come burro, io non ho questa
capacità!” disse Tashigi abbassando il capo.
“Allora Robin, che intenzioni hai? L’unico modo che hai per salvare le tue
amiche è quello di premere quel pulsante rosso che si trova sopra la scala, ma
dovrai passare sul mio cadavere.
Robin la fissò determinata “Sarà proprio quello che farò!”.
I mugiwara e i pirati di Shanks
cercavano, con i loro mezzi, di aiutare le persone degli abitanti feriti e
sotto shock. Erano riusciti a far ritirare il nemico, grazie all’idea di Rufy, la quale, appoggiata da Chopper, aveva funzionato.
Il ragazzo di gomma, dopo aver sentito la spiegazione da parte della renna,
su come funzionava il suo gear e su quali effetti
collaterali gli portava un utilizzo prolungato della tecnica, ebbe un raro
colpo di genio.
Se Chopper aveva affermato che i vari cuori dei pirati, avevano lo stesso
effetto su quelle persone del suo gear su di lui,
l’unico modo persconfiggerli era quello
di sfinirli. Più questi pirati si affaticavano, più i loro cuori pompavano
sangue al cervello arrivando così a un sovraccarico dell’organo che ad un certo
punto andava in tilt e i pirati crollavano a terra senza dare segno di volersi
rialzare.
Purtroppo alcuni di essi, quelli che avevano più cuori erano anche
incappati nella morte.
Rufy era dispiaciuto, non voleva arrivare a
tanto, non era un fan dell’uccidere i nemici che ostacolavano il cammino, ma
questa volta si era dimostrato necessario, anche se non credeva, dato la sua
scarsità nella conoscenza medica, che questi potevano passare a miglior vita.
Anche Chopper si sentiva in colpa. Lui sapeva del rischio, ma sperava che i
nemici crollassero prima che fosse troppo tardi.E in effetti per la maggior parte era stato
così. Erano pochi i deceduti, senza contare quelli che erano stati direttamente
eliminati dai pirati di Shanks, che avevano preso a
giocare al tiro a segno con i cuori dei pirati.
Il ragazzo di gomma non fu sorpreso nel vedere la troppa violenza dei
pirati di Shanks. Aveva già assistito a qualcosa del
genere. Quando era bambino al Fusha, mentre veniva portato via da un bandito, ricordava
di aver visto Lucky lou sparare a sangue freddo alla
testa di un altro bandito che puntava la pistola al capo di Shanks.
Si rendeva conto che era stato necessario, ma questo lato della pirateria
proprio non gli piaceva e cercava di evitarla il più possibile e aveva sempre
cercato di trasmettere questa sua idea anche ai suoi compagni, soprattutto a Robin,
la quale, dato la sua infanzia, uccidere le riusciva benissimo.
Il ragazzo stava portando un uomo ferito, in quella che avevano trasformato
in una infermeria di emergenza, quando sentì uno degli uomini di Shanks urlare “Capitano, capitano, capitanooooo!”
Shanks messo in allarme, raggiunse il suo nakama e mettendogli una mano sulla spalla gli chiese
“Calmati amico e dimmi cosa succede!”
Il pirata riprese un attimo fiato e poi sempre con voce allarmata disse
“Stavo tornando alle imbarcazione, quando ho visto una nave della marina
ormeggiata accanto alla nave di Rufy!”
I mugiwara abbastanza vicini per sentire la
conversazione sussultarono.
“Ci mancavano solo loro!” disse Sanji seccato
“Non avevamo già abbastanza da fare!”
“E se fosse qualche ammiraglio super forzuto, potremmo avere non pochi
problemi!” disse Franky pensieroso.
Shanks sospirò “Sentite, so che non è un momento
moltoidoneo per ricevere visite della
marina, ma ricordiamo che siamo due ciurme di pirati temuti e qualsiasicosa dovremo affrontare, la affronteremo!”
“Giusto capitano!” dissero una dozzina di uomini di Shanks
all’unisono.
“Io non mi preoccuperei. Secondo me non ci daranno alcun problema!” disse Rufy che, salendo sul tetto di una casa, cercava di
avvistare la marina.
“Come fai a dirlo?” chiese Sanji curioso.
“Perché è Smoker!” disse Rufy
sorridendo, facendo però sussultare qualcun altro.
Shanks alzò un sopracciglio curioso “Ok che
avete la sua alleata, ma davvero credete che una volta che se l’è ripresa, non
attacchi?”
“Si!” disse semplicemente Rufy.
Smoker li raggiunse. Fece un cenno del capo in
segno di saluto e fu piuttosto sorpreso di vedere anche Shanks
il rosso, ma tralasciò la faccenda e, vedendo il caos intorno a sé, chiese cosa
fosse successo in quel luogo. Venne messo al corrente dopo di chè, cominciò a cercare con gli occhi qualcuno.
Zoro che era intento a spostare qualche maceria, vedendo con la coda
dell’occhio l’atteggiamento del marine disse “Tashigi
non è qui!”
Un semplice marine sentendo la risposta dello spadaccino disse agitato “Non
vi sarete sbarazzati di lei buttandola in mare!”
Smoker alzò gli occhi al cielo per la stupidata
“Allora dov’è?”
“Non lo so!” disse Zoro semplicemente “Probabilmente nei guai!”
Smoker alzò il sopraccigliosorpreso.
“In effetti le ragazze sono scomparse da un po’, non sarà il caso di
andarle a cercare?” chiese Sanji avendo notato, come
tutti, la loro assenza.
“Non sono sprovvedute sopracciglio arrotolato, sanno farsi valere. Non
hanno sempre bisogno del cavalier servente che le aiuti!” disse Zoro, sebbene
in cuor suo po’ di preoccupazione l’avesse.
“Idiota, non ho mai sostenuto il contrario, ma dare una controllata non fa
mai male. Se si fossero inoltrate troppo nella foresta e fossero state catturate
dal capo dei nostri nemici?” cominciò Sanji.
“Allora in qualche modo verremo a saperlo!” disse Zoro sbuffando.
“E come? Hai una sfera di cristallo da qualche parte, cactus?” disse Sanji prima di vedere un nemico avvicinarsi a loro con un
ghigno.
Era uno dei tanti scappati. Il biondo lo aveva riconosciuto perché si era
scontrato con lui. Egli venne subito intrappolato, ma lui non sembrava temere
niente, al contrario continuava a sorridere.
“Ma che ha da ridere?” chiese Usopp al padre, i
quali avevano raggiunto i loro compagni, vedendoli intorno a un pirata.
“Lo scopriremo subito!” disse Yasopp, facendo
spostare i suoi nakama, in modo da trovarsi faccia a
faccia con il nemico. Prese la sua pistola, gliela puntò alla testa e lo
fulminò con lo sguardo, uno sguardo che avrebbe fatto venire i brividi freddi
anche al più temibile dei nemici.
“Hai dieci secondi per dirci cosa vuoi, prima che io prema il grilletto e
faccia saltare in aria il tuo bel cervellino, ammesso che tu ce ne abbia uno!”
disse Yasopp minaccioso.
Usopp inghiottì la saliva in eccesso e fu ben
contento di avere Yasopp come padre e non come
avversario.
Il nemico non fece resistenza “Sono stato mandato qui da Regina, per
mettervi a conoscenzadel fatto che le
vostre care compagne sono inmano nostra
e faranno una brutta fine a breve a meno che non decidiate di recarvi voi
stessi dal mio capitano per farvi eliminare tutti senza problemi!”
Zoro senza nemmeno aspettare l’ordine del capitano cominciò ad avviarsi.
“Ehi, dove vai?” disse Sanji.
“Secondo te?” disse in modo sgarbato lo spadaccino.
“Intendevo dire che non hai la più pallida idea di dove andare!” disse il
cuoco seccato “Vengo con te marimo. Ho visto dove si
trova il villaggio!”.
I due si allontanarono e Rufy rimase sorpreso “Non
mi hanno nemmeno dato il tempo di dire qualcosa! Meglio andare anche no,
chiamate gli altri, tranne Chopper. Lui deve rimanere ad aiutare questa gente!”
disse ai rimanenti membri della ciurma che eseguirono gli ordini.
Così i mugiwara e Smoker,
seguito da diversi marine, si incamminarono verso la base nemica.
Shanks non si unì a loro, sotto richiesta di Rufy. Erano i suoi nakama a
essere in pericolo ed era suo compito e quello dei suoi compagni quello di
trarle in salvo.
Smoker camminava dietro ai pirati di cappello di
paglia, era assorto nei suoi pensieri quando si sentì chiamare da Rufy “Ehi zietto, sei venuto qui per portarti via Tashigi?”
L’uomo fu infastidito dal nomignolo con cui lo aveva chiamato il ragazzo,
ma sorvolò “Quella è la mia intenzione, ti ricordo che se si trova sulla tua
nave è per un errore!”
Rufy mise il broncio “Uf…è
un vero peccato. Tashigi mi è simpatica!”
“Oltre al fatto che Zoro ci rimarrà male!” disse Usopp
sogghignando “Anche se non lo ammetterà mai.
Smoker alzò un sopracciglio a quell’affermazione,
ma non fece domande.
Robin si trovava davanti a Regina con il fiatone. Aveva qualche difficoltà
a combattere contro la donna a causa del suo potere doctordoctor. Questa sua abilità gli consentiva di
trasformare parti del suo corpo in attrezzi medici, tra cui il bisturi, l’attrezzo
che Robin più temeva in quanto più tagliente di un coltello.
“Robin, stai bene?” chiese Nami preoccupata per
la ferita alla gamba che le era stata inferta da Regina e che aveva preso a
sanguinare copiosamente.
“Mi sembri stanca Robin, mi aspettavo di più da te sinceramente. Devo dire
chemi hai deluso!” disse divertita la
donna.
Robin la guardò storto e incrociando le braccia al petto, chiamò la sua
tecnica di “Ochofleurs”
che ricorreva all’utilizzo di otto braccia, utilizzate per imprigionare l’avversario,
ma come l’archeologa temette, questa non ebbe alcun effetto.
Era già dall’inizio che tentava di bloccarla, ma Regina, facendo l’uso del soru, riusciva a sfuggirgli poco prima che riuscisse a compiere
il “Clunch!”
Robin si morse il labbro. Ci era quasi riuscita quella volta, ma per sua
sfortuna, dato la velocità della donna, ella non fece in tempo a schivare il
colpo alla schiena che Regina gli diede.
L’archeologa non riusciva a stare dietro ai movimentirapidi dell’avversario con la vista e decise
di aiutarsi sparpagliando in giro per le pareti, diversi occhi, ma quando
questi vedevano la figura di Regina comparire, avvertendo Robin, in genere era
troppo tardi per lei riuscire a schivarla.
Ora ella si ritrovava nuovamente a terra, cercando di immettere aria nei
polmoni, dato che il colpo era stato talmente forte da privarla dall’ossigeno.
“Robin, rialzati, ce la puoi fare!” urlò Tasghigi,
piegandosi istintivamente quando vide calare ulteriormente il soffitto pieno di
punte della gabbia.
“Ecco fatto! Questo dovrebbe farci guadagnare un po’ di tempo!” disse Nami. La navigatrice aveva usato il suo climacattack, per fermare la caduta del soffitto. Non era
una garanzia assoluta, dato che il peso dell’acciaio, poteva piegare la sua
arma a lunga andare, ma lei era sicura che Robin avrebbe vinto, sebbene quello
che i suoi occhi mostravano era tutto il contrario.
Robin utilizzò un paio di mani, per darsi lo slanciò in alto quando vide
Regina avvicinarsicon un seghetto.
Riuscì a schivarla, prendendo in contro piede l’avversaria, che era riuscita a
mandare tutti i suoi colpi a seno e approfittando di questa sua distrazione,
fece spuntare due braccia, che le catturarono il collo. Era pronta a spezzarle
il collo, ma esitò.
Così Regina trasformando il suo indice destro in un bisturi lo conficcò nel
braccio della donna, la quale, urlando, lasciò la presa.
Nami stringeva le sbarre nervosamente, avrebbe
voluto intervenire, ma Robin aveva chiesto di non farlo e lei rispettava la sua
decisione, sebbene era difficile.
Regina era pronta per attaccare nuovamente, quando le porte dell’entrata si
spalancarono improvvisamente, andando a colpire in faccia, due dei suoi uomini
che facevano da guardia, stordendoli.
“Nami-swan, Robin-chwan,
Tashigi-chan, il vostro cavaliere e qui per servirvi!”
disse Sanji stupidamente, ma si fece improvvisamente
serio quando vide quando stava succedendo.
Diversi nemici li circondarono sotto ordine di Regina, ma i due mugiwara erano più interessati alle loro compagne che a
quei brutti ceffi.
“Robin, cosa ti hanno fatto!” chiese il cuoco nervosamente.
Robin si morse il labbro “Niente Sanji, sto bene.
Aiutate Nami e Tashigi, con
lei me la vedo io! Capito?”
Sanji obbiettò “Ma sei ferita e…” non terminò
la frase che Robin fulminandolo con lo sguardo gli disse nuovamente alzando la
voce “Capito?”
Il cuoco sussultò e stringendo i pugni, accettò. Prese a calci i vari
nemici, cercando di colpire dritto ai loro cuori, i quali per il colpo,
andavano in arresto cardiaco. Solo uno veniva risparmiato, ma con un solo cuore
funzionante questi pirati non erano un problema.
Zoro si avvicinò alla gabbia. Non degnò Nami
nemmeno di uno sguardo, ma si rivolse a Tashigi “Ma è
mai possibile che non sai fare altro che ficcarti nei guai? Vuoi stare attenta
ogni tanto?” disse tagliando le sbarre della gabbia, liberando così la ragazza
e la navigatrice.
“A certo come se io mi divertissi a finire quasi uccisa da pazzoidi. Comunque
se per te è tanto disturbo, potevi pure non intervenire. Non avevo bisogno di te!”disseTashigi mettendo il
broncio.
“A no? Bhe se vuoi diventare carne da macello,
torna pure dentro!” disse Zoro seccato.
“Così che tu possa sbarazzarti di me? Nemmeno per sogno!” disse Tashigi arrabbiata.
“Perché non ti limiti a dire grazie e basta per una volta?” disse lo
spadaccino sbuffando.
“E tu perché tanto per cambiare non ti limiti a dire che sei contento di
vedere che sto bene invece di rinfacciarmi ogni cosa?” disse Tashigi sbattendo un piede a terra.
Zoro la guardò negli occhi “Io non ti sto rinfacciando proprio niente sei
tu che interpreti male le mie parole!”
“Questa è bella. Ora mi stai dando pure della stupida!” disse Tashigi.
Zoro venne preso alla sprovvista “Ma ti ha dato di volta al cervello? Chi mai
ha detto questo?”
“Tu bello mio!” disse Tashigi toccandogli il naso
con un dito.
Zoro infastidito gli prese la mano e togliendosela dalla faccia disse “E
quando l’avrei detto?”
“Proprio ora.Hai detto che non capisco
quello che dici!” disse Tashiji liberandosi dalla
presa dello spadaccino.
“Tu sei pazza…e sì questo l’ho detto!”disse Zoro guardandola negli occhi.
“Vedi, vedi?” disse Tashigi.
“Ho detto pazza, non stupida!” precisò Zoro.
“E quale è la differenza?” chiese Tashigi
incrociando le braccia.
“C’è una bella differenza! Pazza è quando dai di matto iniziando una
scenata dal nulla come stai facendo tu. Lo stupido sono io che ti sto pure
appresso!”disse Zoro.
“Quindi stai dicendo che sei uno stupido?” chiese Tashigi.
“Si, lo stupido sono io, contenta? Sono uno stupido a preoccuparmi per te,
ok? Stupido perché ti ho tirato fuori da quella gabbia, quando io sono stato il
primo a dire che qualsiasi cosa ti sarebbe capitata, saresti stata
tranquillamente capace di liberarti senza che intervenissi. Stupido perché non
ho avuto fiducia nelle tue capacità e ho sentito la necessità di intervenire.
Stupido perché sto dicendo queste cose ad alta voce, così che quel babbeo mi
sentae mi prenda in giro per il resto
della vita!” disse Zoro esasperato, facendo sogghignare Sanji.
Tashigi rimase sorpresa, ma non pose fare a meno
che dipingere il suo volto con un dolce sorriso e cogliendo lo spadaccino alla
sprovvista lo abbracciò “Grazie per avermi salvato!”
Zoro sospiro “Sono contento che tu stia bene!” disse infine.
“E ci voleva tanto?”disse Usopp cogliendo di sorpresa Zoro che si irrigidì nonaccorgendosi dell’arrivo degli altri suoi compagni.
Rufy aveva cinto la vita di Nami, allungando il braccio, facendola spaventare, non
essendosi accorta nemmeno lei dell’arrivo dei rinforzi.
“Rufy!” disse con voce entusiasta.
“Cosa succede qui?” chiese il capitano preoccupato vedendo Robin combattere
e venne messo al corrente di tutto da Nami.
“Capisco, non ci resta che fare il tifo per Robin allora. Però tu ti meriti
una “punizione “per esserti allontanata senza dirmi niente e avermi fatto
preoccupare!”
Nami mise un finto broncio “Ehi non solo io
sono venuta qui, anche Robin e Tashigi, quindi anche
loro si meritano una punizione!”
Rufy sorrise divertito “Andiamo Nami, in genere sei tu quello che mi “punisce”, dovresti
capire cosa intendo e non credo che vorresti includere anche Robin e Tashigi, né io vorrei farlo!”
Nami spalancò gli occhi comprendendo “Oh…ehm…bhe si…hai r-ragione!” disse imbarazzata.
Tashigi guardò i nuovi arrivati e fu sorpresa di
vedere Smoker.
“Capitano Smoker, che ci fa lei qui?” chiese Tashigi avvicinandosi a lui.
“Sto seguendo i Mugiwara da quando ti hanno “rapita”.
Credevo che non fossi tanto contenta di trovarti con dei pirati e ho pensato di
venire a riprenderti, ma da quanto ho visto ti sei ambientata piuttosto bene!”
Tashigi arrossì “bhe i Mugiwara non sono cattivi pirati emi hanno accolta senza
problemi!”
Alcuni marine si avvicinarono alla ragazza commossi nel vederla e le
chiesero “Capitano, siamo cosi contenta di rivederla. Ora finalmente si riunirà
a noi!” disse uno dei marine, facendo sussultare Tashigi.
“Ehm,…si certo!” disse la ragazza, abbassando la testa e guardando con la
coda dell’occhio Zoro, il quale sfuggiva al suo sguardo.
Smoker si accorse di questi gesti e intervenne “Ci
penseremo a questo più tardi, ora mi sembra che i mugiwara
abbiano qualche problema!” disse vedendo Nico Robin inginocchiarsi a terra e
tenendosi lo stomaco, nel quale aveva ricevuto un brutto colpo.
Tashigi si girò a guardare colei che da nemica
era diventata quasi come una sorella e trattenne il respiro quando la vite con
più ferite rispetto a prima.
“è dietro di te!” Urlò Usopp che riusciva a
seguire i movimenti veloci di Regina, come Rufy, Sanji e Zoro. Il suggerimento aiutò Robin a schivare l’attacco,
ma la volta successiva fu di nuovo a terra.
“Quel colpo mi avrebbe fratturato le ossa!” disse Brook
spaventato.
L’archeologa si sentiva sfinita, aveva dolore dappertutto e Regina stava ancorar
correndo in circolo intorno a lei. Faceva esattamente quello che facevano gli
squali, i quali giravano intorno alla loro preda prima di attaccarla.
Robin si morse il labbro “Se solo riuscissi a capire dove attaccherà!”
disse concentrandosi quando improvvisamente succedette qualcosa che non si
sarebbe mai aspettata. Riusciva a vedere Regina. Era bastato un po’ di
concentrazione in più data dalla necessità di uscire, non solo vincitrice, ma
anche viva da quello scontro, che Robin aveva risvegliato qualcosa in lei.
“Haki?!” disse l’archeologa sorpresa, la quale
fece un salto di lato, per schivareun
bisturi che probabilmente le avrebbe amputato il braccio.
Saltò ancora e rotolò di fianco, qualsiasi movimento le serviva per
schivare gli attacchi, lei lo compiva con successo.
“Sta succedendo qualcosa, Robin ha sempre fatto fatica a schivare i colpi!”
disse Nami sorpresa.
“ Sta usando l’haki dell’osservazione!” disse Usopp comprendendo quanto stava succedendo.
“Super! La nostra archeologa è sempre piena di sorprese! Continua così!”
disse Franky incoraggiando la compagna.
Regina non riusciva a comprendere come la sua nemica potesse essere
migliorata improvvisamente e capì ancora meno come fece a ritrovarsi improvvisamente
bloccata. Robin, riuscendo ormai ad anticipare i movimenti dell’avversaria,
ricorse al “veintefleur”
per imprigionarla con una ventina di braccia non consentendole più il minimo movimento.
“Lasciami immediatamente andare!” urlò Regina “Ti pentirai di questo!”
“Io dico di farla finita con questo combattimento!” disse secca Robin.
Regina sgranò gli occhi spaventata, capendo che non aveva chance di
scappare, e si pentì di non aver eliminato Robin quando ne aveva avuto la
possibilità, anzi aveva preferito giocare con la preda, come un gatto fa col
topo. Un grave errore.
Robin le diede un ultimo sguardo di fuoco all’avversaria, prima di chiamare
a sé la sua tecnica definitiva “Nuevefleur twist”. Comparvero altre tre braccia che al suo
comando, contorsero il corpo della donna, non tanto da ucciderla, ma tanto da
farle provare un dolore che mai si sarebbe augurata di provare di nuovo.
Regina emise un grido di disperazione, prima di cadere a terra svenuta dopo
che Robin la lasciò andare.
I mugiwara esultarono e si avvicinarono alla loro
compagna per congratularsi con lei, ma ella ormai sfinita, si lasciò andare. Fu
Sanji ad afferrarla e a prenderla in braccio come una
sposa, per evitare che si sforzasse ulteriormente.
“Grazie Sanji!” disse Robin sorridendo, per poi
chiudere gli occhi.
Regina fu presa in custodia dai marine, come anche i pirati svenuti all’interno
della casa, mentre Smoker si occupava della cattura,
grazie al fumo prodotto dal suo potere, che non lasciava scappare chi cercava
la fuga.
Non sapeva dire quanto tempo era rimasta priva di sensi. Doveva essere un
po’ perché il sole era tramontato e dal baccano che sentiva comprese che tutti
si stavano preparando per la cena.
Robin si guardò attornoe nonostante
la poca illuminazione, data da un paio di candele, posate su un tavolo, riuscì
a comprendere di trovarsi nella casa di Sasuki, la
donna che era convinta che Nami fosse sua figlia, e
di suo marito.
Vide Chopper indaffarato sul tavolo, tritare delle erbe medicinali e concentrato
com’era non si accorse del suo risveglio.
Provò a chiamarlo, ma gli uscì solo un gemito a causa della secchezza della
gola. Aveva urgentemente bisogno d’acqua.
“Robin!” urlò la renna sentendo il suo lamento e corse immediatamente al
suo fianco “Ti sei svegliata finalmente. Cominciavo a preoccuparmi!” disse il
dottore con le lacrime agli occhi.
Robin fece un debole sorriso, poi con la poca voce che aveva, chiese al suo
amico un po’ d’acqua.
Chopper l’accontentò subito, ma mise nel suo bicchiere della polverina, che
fece accuratamente sciogliere, prima di darle da bere.
“Ecco, questo dovrebbe alleviare il dolore delle tue ferite. In genere sei
abbastanza veloce a riprenderti, ma sei stata ferita seriamente e potresti
essere un po’ dolente!”
“Grazie Chopper!” disse Robin, recuperando ormai la voce, dopo che la sua
gola era stata nuovamente reidratata.
La donna si mise lentamente a sedere e domandò “Stanno tutti bene? Gli
abitanti del villaggio, i bambini ei
nostri compagni?”
Chopper annuì “Si, nonostante l’attacco di Regina, ci sono stati pochi
danni, cioè molte case sono andate distrutte e ci sono stati molti feriti, ma
se non fossimo intervenuti noi, probabilmente ci sarebbero state molte vittime,
la maggior parte bambini, ma grazie a te, questo incubo è finito!” disse
Chopper.
“Per merito mio?” chiese Robin confusa.
“Si, non hai sconfitto tu Regina?” chiese la renna confusa.
Robin si portò una mano alla testa “Uhm…si, scusa sono ancora un po’
confusa. Ora lei dov’è?”
“Smoker l’ha presa in consegna!” rispose Chopper,
il quale vedendo lo scardo sorpreso della donna, dovette informarla dell’arrivo
della marina.
Tashiji era in riva al mare a guardare le onde
che si infrangevano sulla spiaggia. Non aveva molta fame quella sera. Era
pensierosa e non sapeva cosa fare, ma non era l’unica, infatti diversi metri da
lei, dove si ergevano diversi scogli, Zoro stava facendo lo stesso.
L’uomo era persone nei suoi pensieri, ma venne distratto quando sentì dei
passi avvicinarsi a lui.
“Che vuoi sopracciglio?” disse senza nemmeno voltarsi.
“Niente, solo fumare!” disse Sanji affiancando
l’amico e aspirando la sigaretta. Non disse nulla per diverso tempo, ma con la
coda dell’occhio guardò il suo compagno.
“Per quanto tempo starai ancora lì imbambolato, invece di passare l’ultima
sera con la tua amata?” chiese infine il cuoco.
Zoro tacque e continuò a guardare dritto davanti a sé.
“Tsè, sei un idiota!” disse Sanji,
attirando anche se solo con lo sguardo, l’attenzione del compagno “Domani Tashigi se ne andrà e tu non fai niente?”
“Abbiamo già avuto questa conversazione. Non le dirò di restare!” disse
Zoro seccato.
“Non devi dirle di restare, ma solo fare chiarezza e passare gli ultimi
istanti con lei, se non lo fai, potresti pentirtene!” disse Sanji.
“Cosa vuoi dire?” chiese curioso lo spadaccino.
“Voglio dire che quando si tratta di amore, non sei diverso da me o da
qualunque uomo che vede andare via la persona che ama. Il dolore è lo stesso.
Non lo ammetterai mai, ma il solo pensiero di non rivederla più ti fa star male
ed è inutile che provi a negarlo, perché la tua bocca può dire una cosa, ma i
tuoi occhi ne dicono un’altra. Non mantenere la tua aria da duro con me, se
soffri ti puoi lasciare andare, non ti prenderò in giro né ora né mai, non
scherzo su queste cose!” disse Sanji, buttando la
cicca di sigaretta in mare e poi continuare “Mi dici perché non sei con Tashigi?”
Zoro studiò Sanji e disse “Perchè
ci tieni così tanto ad aiutarmi?”
Sanji sorrise e scosse la testa “Siamo amici
Zoro ed è questo quello che si fa tra amici. Lo hai fatto anche tu con me un
sacco di volte, solo a modo tuo!”
“Io non ti sono stato d’aiuto con Lily quando ne avevi bisogno!” disse
Zoro.
“Si, vero, ma perché non lo sei stato?” chiese Sanji
mettendo le mani in tasca.
“perché non ci capisconiente di
queste cose!” disse Zoro sbuffando.
“Appunto. Ognuno di noi aiuta l’altro come può ed essendo già passato
attraverso pene di amore, posso darti qualche consiglio. Quindi ora ti
richiedo, perché non voi andare da lei?” chiese Sanji.
Zoro si arrese “Perché se le sto lontano, forse farà meno male!”.
Sanji sospirò, comprendendo, ma volle
aggiungere “Sicuro che farà meno male? E se invece alla fine ti pentissi di non
aver trascorso gli ultimi istanti con lei? Non sarebbe peggio?”
“Non lo so…io…davvero non lo so. So solo che ogni notte ho sperato che
questo giorno non arrivasse mai. Che Smoker decidesse
di rinunciare a lei o che la sua nave affondasse o che rimanesse bloccata in
una fascia di bonaccia incapace di riprendere a navigare o che venisse
inghiottita da un re del mare con tutto l’equipaggio. Gli ho augurato di tutto,
ma niente è servito!” disse Zoro passandosi una mano sulla testa.
Sanji sorrise divertito “Io credo che tu non
avresti davvero voluto che lei rimanesse con noi, solo perché nessuno la veniva
a recuperarla. Tu vuoi che rimanga perché vuole stare con te!”
“Anche se lo volessi con tutto il cuore, dubito di avere qualche chance.
Insomma la critico sempre e…siamo sinceri, tu resteresti con uno come me?”
chiese Zoro guardando Sanji, il quale prontamente
rispose “Guarda marimo che tu non sei proprio ilmio tipo!”
Zoro alzò gli occhi al cielo e Sanji si fece
serio “Zoro, probabilmente ti senti inadeguato per lei e sono convinto che tu
in questo momento non trovi nemmeno un motivo valido perché una come Tashigi voglia restare con te a causa del tuo carattere
burbero, scontroso, rigido e via dicendo, ma sono sicuro che lei vede in te dei
lati che tu non ti riconosci. A volte gli altri ci conoscono meglio di quanto
noi conosciamo noi stessi!”
Zoro lo guardò poco convinto e il cuoco continuò “Ognuno di voi tiene molto
all’altro e chiunque vi abbia visto insieme lo può dire, gli unici che non sono
sicuri dei sentimenti dell’altro siete voi due e a causa di questo potreste
perdervi per le ragioni spagliate!”
“Spiegati meglio!” chiese Zoro spalancando gli occhi.
“Che Tashigi anche se ti ama, potrebbe decidere
di partire, non solo perché vuole continuare a seguire la strada che ha scelto,
ma perché sia convinta che tu non la ami veramente. Glielo hai mai detto?”
chiese Sanji.
Zoro scosse la testa “No!”
“Tenere a una persona non è sempre sinonimo di amore, quindi cosa può farle
credere che quello che c’è tra voi due non sia una cosa passeggera? Vostre
figlia non è una garanzia. Sappiamo che il futuro può sempre cambiare. Anche se
Tashigi sa che tieni a lei, ignora quanto profondi
siano i tuoi sentimenti e questo è il problema principale. Potrebbe non voler
correre il rischio. Vuoi rimanere per sempre col dubbio che se ne sia andata
perché non hai avuto il coraggio di chiarire i tuoi sentimenti?” chiese Sanji.
Zoro accennò a un no.
“Allora, fatti coraggio e vai a parlarle!” disse il cuoco dandogli una
pacca sulla spalla con un po’ troppa forza, che cogliendo lo spadaccino di
sorpresa, lo fece sporgere un po’ troppo oltre gli scogli, facendogli perdere
l’equilibrio e facendolo cadere in mare.
Nami guardava i suoi due compagni sugli
scogli. Era un po’ pensierosa. Si era affezionata a Tashigi,
ma non aveva voluto legarsi troppo a lei, sapendo che prima o poi sarebbe andata
via e ora che il momento era giunto, temeva la reazione che avrebbe avuto Zoro.
La ragazza aveva chiesto a Rufy di andare a
parlargli, ma il capitano non aveva fatto in tempo nemmeno a fare un passo
verso il suo primo nakama, che vide Sanji avvicinarsi a lui.
“Non è il caso, è in buone mani!” disse Rufy
abbracciando Nami, che si era seduta accanto a lui su
di un tronco, vicino al falò.
Rufy la guardò dolcemente, ma la sua
espressione si fece seria e disse “Nami, cosa c’è che
non va con Robin?”
Nami sussultò “Perché pensi che ci sia
qualcosa che non va?”
Rufy sospirò e disse “Robin si comporta in
modo strano da quando siamo arrivati qui. È sempre stata nervosa e si è
isolata. Lo abbiamo notato tutti, tu compresa. Non è per questo che hai parlato
con lei ieri sera?”
Nami annuì.
“Ieri non ci ha aiutati ad salvare gli abitanti del villaggio, perché è
andata a sconfiggere colei che era dietro a tutto questo e questo…questo non è
da lei. Robin preferisce agire come una spalla, non combatte mai in prima linea
come ha fatto oggi, quindi sono convinto che lei avesse un conto sospeso con
Regina, mi chiedo solo che cosa!”
Nami sospirò “Si, hai ragione Rufy. Robin conosceva Regina dai tempi della Baroqueworks!”
Rufy sorpreso domandò “Come mai ci ha tenuto
nascosto di conoscerla?”
La navigatrice sospirò “Era una questione personale,molto personale!”
“Pensavo che Robin dai tempi di Ennies Lobby,
avesse imparato a confidarsi con noi. Non che voglia sapere i fatti suoi, ma
già una volta ci ha tenuti all’oscuro del suo passato ed è quasi rimasta
uccisa. Questa volta non è stato tanto diverso. Meno pericoloso certo, ma il
concetto è lo stesso!” disse Rufy dispiaciuto.
“Mi dispiace capitano!” disse Robin dietro di loro.
Rufy e Nami si
voltarono e rimasero sorpresi a vedere l’archeologa dietro di loro. Rufy si spostò di lato, facendole capire di sedersi tra di
lui e Nami, notando che la donna fosse ancora un po’
debole.
“Robin, dovresti riposare!” disse Nami
preoccupata, strofinandole una mano sulla schiena.
“Rufy, avrei dovuto dirti subito di Regina, mi
dispiace!” disse Robin abbassando la testa “So che posso fidarmi e che…ho avuto
paura, anche se non so di cosa, ho solo agito di conseguenza.”
Rufy guardò Nami e
poi l’archeologa per poi dire “Non importa Robin e solo che mi fa rabbia non
poterti aiutare!” disse per poi osservare Robin, incerto se continuare o meno,
ma alla fine disse “Robin, tutta questa storia ha…ha che fare con tua figlia?”
Robin e Nami sussultarono e fissarono incredule Rufy, il quale riparò subito dicendo “Scusa, ho detto una
sciocchezza. È solo che ho visto una bambina sui dieci anni, uguale alla tua
foto di quando eri bambina, presente sulla tua vecchia taglia e…bhe ho pensato che dieci anni fa, quando ancora non ti eri
unita a noi, avresti anche potuto aver avuto una figlia e che Regina te
l’avesse rapita. Sarebbe stato un motivo per cui hai voluto combattere tu con
lei e…ma credo di aver viaggiato troppo con la fantasia!” disse grattandosi la
testa.
Robin sorrise tristemente e guardando il fuoco disse “Sai Rufy, ho sempre pensato che fossi un ragazzo speciale,ma la tua capacità di leggere e capire le
persone riesce ancora a sorprendermi. Non hai sbagliato, o almeno non del
tutto. Si, ho una figlia,ma sono stata
io ad affidarla a Regina, ma una volta qui, scoprendo la persona orribile che
era diventata e di come ha trattato mia figlia…ho voluto vendicarmi. Non vi ho
aiutato con gli abitanti durante l’attacco, sono andata subito da Regina e l’ho
affrontata ma solo per salvare la mia bambina, non per gli abitanti! Sono stata
un’egoista e mi vergogno di questo!”
Rufy appoggiò una mano “Robin, io non credo
che tu sia stata egoista. Non è che non hai voluto salvare gli abitanti del
villaggio, perché ti importava solo di tua figlia. Quello che penso è che tu
sapevi di poter lasciare gli abitanti a noi e tu occuparti di tua figlia. Siamo
una squadra e ci dividiamo i compiti e il tuo compito in quel momento era
quello di occuparti della tua bambina. Va bene così, qualunque sia stato il motivo,
l’importante ora è che tutti siano salvi!”
Robin annuì.
Nami sorrise a Rufy
e poi rivolgendosi alla sua compagna chiese “Ora Robin che intenzioni hai?”
“Non lo so, Nami!” disse in un sussurrò
l’interpellata.
Tashigi sospirò e si abbracciò le gambe portando
le ginocchia a fin sotto al meno. Era combattuta, ma aveva deciso ormai cosa
fare.
Sperava solo di aver fatto la scelta giusta. Continuò a fissare il riflesso
della luna, quando ad un certo punto, un movimento captato con la coda
dell’occhio la fece voltare verso destra.
Vide un’ombra uscire dall’acqua a gattoni e si avvicinò cautamente, con la
Katana in mano per capire cosa fosse.
L’uomo sbuffò “Mi sono fatto una nuotata per schiarirmi le idee!” disse
sedendosi a terra e togliendosi gli stivali per far uscire l’acqua in eccesso.
Tashigi si sedette vicino a lui e lo osservò, ma
distolse immediatamente il suo sguardo quando comprese che l’uomo stava per
girarsi verso di lei.
Si sentiva gli occhi puntati addosso e si sentiva a disagio.
“Così domani te ne vai?” chiese Zoro.
“Si!”
“Sei sicura di quello che fai?” chiese lo spadaccino.
Tashigi lo guardò sorpresa e domandò “C’è qualche
ragione per cui non dovrei partire?”
Zoro distolse lo sguardo e scrollò le spalle.
Tashigi tornò a guardare l’oceano al silenzio
dell’uomo e dopo un po’ di silenzio disse “Sai, mi sono trovata bene in questo
periodo con voi. Siete dei tipi davvero bizzarri e mi mancherà tutto questo
e…mi mancherai tu!”
“Allora non partire!” disse Zoro in un sussurrò.
Tashigi spalancò gli occhi “Come? Cosa hai
detto?”
“Niente. Non ho aperto bocca!” disse Zoro sbrigativo.
Tashigi sospirò delusa, ma volle comunque cercare
il contatto con l’uomo appoggiandosi la testa alla sua spalla.
Zoro la guardò dall’alto verso il basso, restò qualche minuto ad ammirarla
e sentì improvvisamente il suo cuore battere più forte.
“Tashigi…io…” cominciò, ma si interruppe.
La ragazza alzò il capo per guardarlo negli occhi e disse “si?”
Zoro sospirò “…credo che mi mancherai anche tu!” disse, sentendosi il viso
avvampare.
“Credi?” chiese Tashigi sorpresa, ma Zoro scosse
subito la testa “No, non lo credo io…io lo so per certo!” disse imbarazzato.
La donna sorrise dolcemente sapendo quanto fosse difficile per Zoro aprirsi
e prendendo coraggio disse “Baciami!”
“Cosa?” chiese Zoro colto alla sprovvista.
“Baciami zoticone per l’ultima volta!” disse Tashigi
mettendogli le braccia intorno al collo e poggiando le labbra su quelle
dell’uomo.
Zoro non si fece pregare e rispose al bacio che divenne più passionale man
mano che passava il tempo.
Dopo diversi minuti si separarono per riprendere fiato e Zoro guardandola
negli occhi disse “Ti amo Tashigi!”
La donna a quelle parole si paralizzò e lasciò la presa dall’uomo e i suoi
occhi si riempirono di lacrime e alzando gli occhi su Zoro, che la guardò
confuso, disse “Ho fantasticato su questo momento diverse volte e tu…tu mi
vieni a dire ti amo la sera prima della mia partenza. Perché…perché me lo dici
ora? Perché rendi sempre tutto così complicato?”
Zoro si alzò in piedi e disse “Io rendo tutto più complicato?”
“Si, se solo me lo avessi detto prima io…” cominciò Tashigi
alzandosi anch’essa, ma venne interrotta da Zoro che spazientito disse “Cosa?
Non avresti preso la decisione di partire così facilmente?”
Tashigi scosse la testa “Non è stata una
decisione facile, ma…”
“Ma cosa? Ah non posso crederci, mi sono tormentato sul fatto se fosse
meglio o no, venire da te ed esprimerti i miei sentimenti e…e ora mi fai
sentire un cretino perché ho detto che ti amo, è…è…”
“è stupido? Si lo è questa situazione. Se non mi avessi detto niente sarei
partita non sicura di come sarebbe andata a finire tra noi, dato che sei sempre
stato così confuso, e io mi sarei ripetuta fino alla nausea, fino a convincermi
che tu non eri quello giusto per me e forse fra un giorno lontano mi sarei
dimenticata di te, ma ora…ora partirò sapendo quello che provi e sarò sempre
tormentata da quello che avrebbe potuto essere!” disse Tashigi
guardando a terra.
Zoro sospirò “Io non la vedo così… o almeno secondo quanto mi ha detto
sopracciglio arrotolato, è meglio prendere la decisione sapendo la verità. Se
fossi partita senza sapere cosa provassi io realmente per te, allora ti saresti
domandata veramente se io ti amavo e se le cose sarebbero andate bene, invece
se parti ora sapendo quello che provo, allora avrai detto no, un no secco a
quello che avrebbe potuto essere. Non ti tormenterai, hai rinunciato e basta.
Hai scelto la tua strada con lucidità e sarà quello che realmente avrai voluto
e non perché non sicura di cosa sarebbe successo!”
Tashigi si morse il labbro, ma non potè smentire quanto detto da Zoro.
“Quindi ora fai la tua scelta o se vuoi prenditi tutta la notte, solo non
avere più dubbi, fai quello che ti rende più felice e io sarò felice per te!”
disse lo spadaccino, stringendo i pugni.
“Partirò. Sono un marine, è quello che volevo essere sin da bambina. Mi
dispiace!” disse Tashigi tirando su col naso.
Zoro poggio le mani sulle spalle della ragazza “No, non devi essere
dispiaciuta. Se è quello che vuoi è giusto così! Abbi cura solo cura di te!”
Tashigi annuì e lo guardò negli occhi, ma Zoro
riuscì a mantenere il suo sguardo per poco, poi senza dire una parola si
allontanò da lei.
Lamattina arrivò in fretta, per
tutti coloro che nonvolevano che il
momento degli addii arrivasse e i marine si stavano preparando alla partenza.
Tashigi stava salutando tutti. Se qualcuno in
passato le avesse detto che si sarebbe affezionata a una ciurma di pirata, gli
sarebbe scoppiata a ridere in faccia. Invece in quel momento si ritrovava con
le lacrime che volevano a tutti i costi uscire. Aveva abbracciato Brook, il quale per una volta non le domandò di farle vedere
le mutandine. Abbracciò Franky che le sorrise
augurandole buona fortuna. Diede il cinque ad Usopp,
che volle regalarle qualche suo proiettile speciale e una piccola fionda rosa,
dicendole che con quelle avrebbe potuto attaccare navi pirati che avevano
cattive intenzione, senza doversi trovare a una distanza ravvicinata.
Salutò Chopper che con il faccino rigato dalle lacrime, l’aveva prima
abbracciata alle gambe e dopo le aveva dato qualche medicinale, in caso di
fosse fatta male in futuro.
Sanji la salutò facendo le solite smancerie,
per nascondere la sua tristezza e le diede un bento
gigante da portare a bordo.
Nami e Robin si diedero un abbraccio triplo e
ognuna di loro disse quanto si sentivano fortunate nel venire a conoscere l’altra.
Si augurarono inoltre di vedersi presto.
Rufy le sorrise a trentadue denti e le disse
che anche se lei si era sempre rifiutata di essere considerata una pirata della
sua ciurma, per lui era stata un prezioso sulla sua nave e che la sua mancanza
si sarebbe sentita. Tashigi lo ringraziò per tutto e
gli disse che era dispiaciuto a non poter assistere al suo matrimonio con Nami.
La donna della marina salutò anche la ciurma di Shank
anche se in modo molto più sbrigativo,e
infine Tashigi si guardò intorno alla ricerca di
Zoro.
Abbassòla testanon vedendolo. Sapeva che sarebbe partita
verso quell’ora, quindi la sua assenza voleva indicare che lui non voleva
essere presente al momento dell’addio e da una parte lo capiva.
“Dite a Zoro che…che lo saluto!” disse la donna ai mugiwara
con un sorrise triste. I presenti annuirono, per poi vedere la loro amica
tornare al suo nido di origine.
La nave partì con un mare e vento favorevole e lentamente cominciò ad
allontanarsi. Tashigi si affacciò a poppa, affiancata
da Smoker, per poter vedere la ciurma dei mugiwara fino alla fine e fu in quel momento che vide Zoro
correre sulla spiaggia e fermarsi a pochi passi dall’acqua.
Zoro strinse i pugni e decise di restare a guardare la sua amata fin quando
non sarebbe scomparsa all’orizzonte.
Ehilà. Dopo tanto tempo eccomi qua. Sembra
passato un secolo, invece sono passati tre mesi…bhe
dai vi ho fatto aspettare di più.
Caspita che fatica questo capitolo. L’avrò
riscritto almeno 3, 4 volte prima di decidere quello definitivo.
Pensavo sarebbe stato più semplice lo
ammetto. Invece mi sono incartata soprattutto sul dialogo con Zoro e Tashigi e qualche volta anche su Zoro e Sanji.
Insomma vediamo sempre zoro così rigido, che dargli
una parte più morbida mi sembrava sempre di farlo uscire fuori dal personaggio
e sinceramente ho ancora questa sensazione, ma cavolo, con l’amore è ammissibile
che si sciolga un po’, no?
Come sempre vi ringrazio per aver letto,
nonostante vi faccia aspettare e se avete tempo e voglia, fatemi sapere cosa ne
pensate.
Eccomi qua con un nuovo
capitolo. Prima di proseguire vorrei domandarvi una cosa.
Sono un po’ a corto di
idee su come procedere. Una mezza ideuzza su come
continuare mi è venuta, ma dovrei utilizzarequalcosa che ci è stato svelato negli ultimi capitolidi onepiece usciti in giappone (non in
Italia)…quindici sarebbe uno spoiler,
sebbene non credo enorme, dato che non ci è stato ancora svelato tanto.
ma comunque potrebbe
essere un problema per qualcuno di voi. Quindi fatemi sapere se gli spoiler vi
danno fastidio, mi basta anche solo uno di voi e cercherò di inventarmi qualcos’altro.
Buona lettura
Tashigi vedeva la spiaggia diventare sempre più
piccola. Non staccava gli occhi da Zoro e quest’ultimo faceva lo stesso.
Senza accorgersene la ragazza, aveva preso a stringere il parapetto con una
forza tale che le nocche le divennero bianche.
“Sei sicura della tua scelta Tashigi?” le chiese Smoker affiancandola, riconoscendo ilnervosismo nel linguaggio suo del corpo.
Tashigi si morse il labbro e cominciò a
farfugliare “Io…io…sono un marine e…e…”
Smoker sospirò e disse “Il fatto che tu abbia
giurato fedeltà alla marina, non significa che sei legata ad essa per sempre.
Puoi prendere strade differenti se vuoi e questo lo sai benissimo!”
Tashigi annuì “Ma io…”
“Tashigi, se fossi realmente sicura della tua
scelta, non staresti qui a balbettare nel tentativo di convincermi del fatto
che sei convinta di aver scelto la strada che vuoi. Lo vedo che sei
combattuta!” disse il capitano della marina poggiandole una mano sulla spalla,
per poi continuare “Quindi voglio che tu mi risponda sinceramente, sei davvero
sicura della scelta che hai fatto?”
La donna non riuscì a trattenere le lacrime e la spiaggia che stava
guardando, divenne solo una macchia appannata. Non avrebbe mai più rivisto Zoro
e se mai si fossero incontrati, sarebbe stato da nemici.
Il suo cuore perse un battito e successivamente venne stretto in una morsa.
“Tashigi!” la chiamò nuovamente Smoker “Sei ancora in tempo per cambiare idea e se
decidessi di essere un membro della ciurma di mugiwara,
non sarà un addio. In quanto pirati sarei costretto a darvi la caccia!” disse
accennando a un sorriso “Se poi con la vostra furbizia riuscirete a
sfuggirmi…oh bhe pazienza!”
“Capitano Smoker…io…” cominciò la donna, la quale
chiuse gli occhi e ripensò al suo ultimo periodo passato in compagnia deimugiwara. Doveva
ammetterlo si era divertita. All’inizio detestava il fatto di essere finita su
una nave pirata, ma col passare del tempo, aveva cominciato ad assaporare
quella libertà che i pirati tanto agognavano e si era sentita bene. Poi con
Zoro aveva cominciato a provare un sentimento nuovo, forte, bello, doloroso, un
sentimento che non aveva mai provato prima. Era una delle poche marine donne e
nonostante fosse sempre circondata da uomini, non aveva mai provato niente del
genere per nessuno, né nessun uomo l’aveva fatta sentir speciale, come Zoro
riusciva a farla sentire quando lasciava cadere la sua aria da duro.
Riaprò gli occhi a quei ricordi e Smokerpotè leggervi non più
confusione, ma determinazione.
“Capitano Smoker, grazie, ti devo molto!” La
donna lo abbraccio e aggiunse “Ti voglio bene!”
Smoker gli diede qualche pacca affettuosa sulla
schiena e disse “Ora va figliola e dì a quel Roronoa
che se ti farà soffrire, lo ucciderò personalmente!”
Tashigi si lasciò sfuggire una risatina, poi
lasciando andare l’uomo che le aveva fatto anche da padre, salì sul parapetto
della nave, si voltò un ultima volta verso Smoker e
poi si gettò in acqua.
Smoker sorrise e scosse la testa “Ormai è
avventata come un mugiwara. Poteva prendere una
scialuppa!” si disse tra sé.
Gli altri uomini della marina che avevano visto Tashigi
cadere oltre il bordo del parapetto, ignorando quanto fosse successo,
cominciarono ad urlare “Uomo in mare!” dopo di chè
ognuno di loro cominciò a correre a destra e a manca, cercando di trovare una
soluzione per recuperare il loro capitano, ma vennero tutti fermati da Smoker cheparlò
loro “Fermi, lasciatela andare. La nostra Tashigi è
cresciuta e ha scelto il suo destino!”
I Mugiwara rimasero sorpresi nel vedere Tashigi gettarsi in acqua, non aspettandosi un cambio di
decisone all’ultimo momento,ma non
potevano nascondere di esserne felici, uno di loro in particolare, sebbene non
ebbe tempo di assaporare quel momento di sollievo, che aveva preso il posto a
quella morsa che gli attanagliava il cuore.
Zoro, con un tuffo, si gettò in acqua e con ampie bracciate, cercò di
raggiungere il prima possibile il largo. Non aveva paura che Tashigi non avesse fatto in tempo a giungere a riva prima
che la stanchezza avesse la meglio su di lei, temeva più che altro possibili
mostri marini che potevano nascondersi in quelle acque e cogliere la donna
impreparata.
L’ex membro della marina, aumentò la velocità quando vide Zoro nuotare
nella sua direzione. Non vedeva l’ora di poter essere avvolta dalle sue forti
braccia e porre finalmente fine a quella storia.
“Tashigi!” gridò Zoro quando mancavano pochi
metri dalla donna.
“Zoro!” chiamò invece la donna quando riuscì a toccare la mano dello
spadaccino.
Quest’ultimo afferrò, con presa salda, la piccola mano della donna e la
tirò a sé, per poi abbracciarla forte. Per una volta non gli importava
minimamente se i suoi compagni stavano assistendo a un altro lato di sé, quello
più morbido, che nemmeno lui sapeva di avere.
Tashigi, ricambiò l’abbraccio e dopo aver
poggiato la testa sul petto dell’uomo, giusto il tempo per riprendere fiato,
alzò lo sguardo verso di lui e sorridendogli gli disse “Ti amo Zoro, non
potevo…non potevo partire!”
Zoro sgranò gli occhi al sentir quelle parole, poi si dipinse un sorriso
sulle labbra e la baciò.
Tashigi fu accolta calorosamente dalla ciurma,
tra cui Rufy il quale disse a trentadue denti “Ben
entrata ufficialmente nella ciurma Tashigi!”
La donna annuì felice, per poi voltarsi e vedere che la nave della marina
era ormai diventato un puntino. Sorrise. Non sentiva alcun ombra di dubbio nel
suo cuore e tra sé disse “Ora so di aver fatto la scelta giusta!”
Rufy volle fare una piccola festicciola per
festeggiare il ritorno di Tashigi. Avrebbe voluto
fare le cose in grande, ma tutti erano d’accordo nell’aiutare gli abitanti del
villaggio in rovina a trasferirsi nuovamente nel loro villaggio natio, ormai
sgombrato, grazie a Smoker, dai pirati.
Non tutti però vennero destinati a quel compito. Infatti, alcuni membri
della ciurma di Shanks, Franky
e Zoro erano andati a cercare, legna e materiale che i carpentieri potevano
usare per aggiustare in modo adeguato le loro navi.
Robin era l’unica che non stava dando una mano, ma nessuno protestò. Al di
là di coloro che erano a conoscenza di quello che le passava per la testa, gli
altri suoi compagni sapevano che qualcosa turbava la donna.
L'archeologa passeggiava tra le rovine del villaggio, ormai quasi
completamente vuoto. Salì sul punto più alto fino a fermarsi vicino a un
muretto, in piedi solo parzialmente, che affacciava sul mare.
Si sedette su di esso e dopo essersi spostata i capelli che le andavano
davanti al viso a causa della brezza marina, cercando di sembrare più
tranquilla possibile, sebbene il suo cuore batteva all’impazzata, disse “Per
quanto tempo hai ancora intenzione di rimanere nascosta?” domandò
apparentemente al nulla, ma da dietro al muro di un’abitazione una bambina di
dieci anni, uscì allo scoperto.
Robin la guardò affascinata da capo a piedi. Non potevano esserci errori,
quella piccina era sua figlia. Non solo perché, come aveva detto Rufy, le somigliava parecchio, ma anche perché poteva
vedere in lei, alcuni tratti che le ricordavano la madre che non aveva avuto la
possibilità di conoscere come avrebbe voluto.
Le fece cenno di avvicinarsi e la bimba, cauta, fece qualche passo in
avanti.
“Come…come hai fatto ad accorgerti della mia presenza?” chiese sorpresa.
Robin sorrise dolcemente “Su un terreno cosparso di pietruzze è un po’
difficile non fare rumore!”
La bambina si morse il labbro, poi tirando fuori, dalla tasca della sua
salopette, un avviso di taglia, il primo che Robin aveva avuto, le domandò “Tu
sei questa vero? Sei Nico Robin? Ho sentito i tuoi amici chiamarti così, ma
volevo una conferma!”
L’archeologa annuì “Si, sono io. Il tuo nome invece qual è?”
La ragazzina la guardò storto e disse “Ma come? Una madre non dovrebbe
sapere il nome della propria figlia?”
Robin sussultò e la bambina comprese quello che stesse passando per la
testa della donna.
“Si, so chi sei! Regina mi ha parlato di te. Tu sei mia madre…o almeno quella
biologica, perché una madre degna di questo nome, non l’ho mai avuta!”
La donna abbassò il capo “Mi dispiace…io…” cominciò, ma la bambina non le
consentì di terminare e urlò “Non mi importa niente delle tue scuse. Non sono
venuta qui per quello, né per avere un legame con te. Volevo solo vedere la
faccia della donna che ha avuto il coraggio di abbandonare sangue del suo
sangue. Non so nemmeno se coraggio sia la parola giusta…direi più che altro
codardia. Ma infondo cosa potevo aspettarmi da una come te? So della tua fama.
Regina mi ha detto anche questo, di quale donna pericolosa tu sei e che fai
parte di una ciurma di pirati pericolosi e che fa del male alla gente proprio
come Regina ha fatto a questa gente!” disse arrabbiata.
Robin si morse il labbro e scosse la testa “No, piccola. Regina ti ha
parlato di quella che ero un tempo. Ora non sono più quella persona!”
“e quindi hai pensato bene di venire a cercarmi?” chiese la bambina facendo
una smorfia infastidita.
La donna scosse la testa “No, non ti ho cercato. Se stiamo parlando ora è
solo un caso fortuito. Non avevo idea di dove Regina si fosse recata!”
La piccola alzò agli occhi “Quindi non ti importava proprio niente di me.
Bene allora direi che la nostra conversazione finisce qua!” disse voltando le
spalle alla donna, ma prima che potesse allontanarsi troppo, Robin urlò “L’ho
fatto per proteggerti!”. Queste parole però non ebbero l’effetto che l’archeologa
aveva sperato. Non pretendeva di essere perdonata, ma almeno di spiegarle le
sue ragioni, ma la bambina decise comunque di andarsene.
Chopper salutò felice Robin quando la vide entrare nella cucina della Sunny, dove Sanji stava servendo
il the a tutti, ma il suo musino si rattristò quando si accorse dell’aria nera
della sua compagna.
Robin, approfittò della presenza di tutti i suoi nakama
per metterli al corrente di quanto stava succedendo.
“Hai una figlia?” chiesero all’unisono tutti i Mugiwara
che non ne sapevano niente.
“Sei sempre piena di sorprese sorella!” disse Franky,
sistemandosi i capelli che alla notizia gli si erano addrizzati per lo shock.
Chopper rimase confuso dagli sguardi scioccati dei suoi amici “Ma non è una
bella notizia?”
“Di solito si, ma la situazione è alquanto complicata per Robin! È un bel
casino!” disse Usopp.
“Perché? la bambina dovrebbe essere felice di aver trovato sua mamma!”
disse ingenuamente il dottore.
“Chopper, dovresti capire cosa si prova, anche tu sei stato abbandonato
dalla tua famiglia!” disse Zoro con poco tatto.
“Ma Robin l’ha fatto solo per proteggerla!” disse Nami
difendendo l’amica.
Usopp sospirò “A un bambino non importa quale
sia la motivazione che l’ha portato a trovarsi senza un genitore. Si sta male
comunque!” disse il ragazzo sapendo di cosa stava parlando.
“Io da bambino ho odiato diverse volte mio padre, nonostante mia madre me
ne parlava bene e diceva che era un grande uomo, a me non importava, io volevo
solo un padre. Volevo che tornasse per stare con me e mia madre. Solo crescendo
ho compreso le ragioni e ho accettato l’idea di essere cresciuto senza una
figura paterna. Ho capito che se mio padre sentiva così tanto il richiamo del
mare, se fosse rimasto perché si sentiva obbligato, non sarebbe stato il padre
e marito ideale e forse avremo sofferto di più. So che la motivazione di Robin
sull’abbandonare la figlia è più importante, ma a quella bambina finchè non comprenderà, non le importerà niente. Lei vorrà
solo avere una madre a prescindere da quello che dice!” disse Usopp.
“Quindi cosa hai intenzione di fare Robin?” chiese Brook,
che per il momento delicato aveva deciso di evitare i suoi soliti skulljoke.
Robin a testa china e stringendo i pugni disse “Io rimarrò su questa isola!”
e i tutti i Mugiwara sussultarono a quelle parole.
“Cosa?” chiese Nami, sentendo il suo cuore
perdere un battito.
“Non partirò con voi questa volta. Il mio viaggio termina qui!” disse
cercando di trattenere le lacrime. Non voleva lasciare le uniche persone che l’avevano
accettate per quello che era e che l’amavano, tanto da arrivare a rischiare la
vita per lei, ma era giunto il momento che rivestisse il suo ruolo di madre.
“Robin no, non puoi lasciarci!” disse Chopper con le lacrime agli occhi e
abbracciando una gamba della donna. Lei era uno dei nakama
con cui aveva legato fin da subito e non voleva perderla.
“Chopper, non vorrei ma, non è giusto che la lasci al suo destino, inoltre
se Regina parla, il governo mondiale non ci penserà due volte a venire ad eliminarla.
Devo proteggerla!”
“Portala con noi, non è un problema, lo sai!” disse Rufy
agitato “Non puoi rimanere qui!”.
Sanji gli poso una mano sulla spalla e disse “Abbiamo
già fatto questo discorso tempo fa. Avevi detto che non ti saresti opposto se
uno di noi avesse scelto la famiglia invece di proseguire con te per realizzare
i propri sogni!”
Rufy si scostò con un movimento brusco dal
cuoco “Qui non centra niente quello che voglio io. Ve l’ho sempre detto, siete
liberi di fare le vostre scelte, ma per Robin…per lei è diverso!” disse abbassando
il capo.
“Diverso in cosa?” chiese Franky confuso.
“Robin è ricercata dalla marina dall’età di otto anni, se non hanno avuto
pietà di lei allora, cosa vi fa pensare che ora che è più pericolosa, possa
tranquillamente starsene ferma su di un isola a vivere la sua vita? Ha sempre
dovuto muoversi o nascondersi per sopravvivere e le cose non sono cambiate. Io
avrò anche la taglia maggiore in questo equipaggio, ma se il governo mondiale
potesse eliminare solo uno di noi due, state pur certi la scelta ricadrebbe su
Robin. Io non sono una minaccia per il governo mondiale, ma lei sì!”
“Ma come?” chiese Chopper confuso “Robin non è abbastanza forte da
sconfiggere un ammiraglio da sola, come la maggior parte di noi, come può
rappresentare un pericolo?”
“Chopper non è la forza il vero potere di questo mondo, come non lo sono i
soldi. Il vero potere è la conoscenza!” disse Rufy.
“Rufy ha ragione, la conoscenza è la nemica
peggiore della marina, perché non può manipolarla. Robin è l’unica al mondo in
grado di leggere il poignegriff
e svelare cosa è accaduto duranti i 100 anni di buio, una verità che da come si
sa è alquanto scomoda al governo mondiale!” disse Zoro comprendendo dove Rufy voleva arrivare.
“Robin io non ti voglio con me per un mio capriccio. Certo non vorrei
vederti lasciare la ciurma, ma soprattutto voglio evitare che ti succeda
qualcosa. Da quando Ace è morto, mi sono ripromesso che vi avrei protetto a
qualunque costo, ma non posso farlo se te ne vai!” disse Rufy
rattristato, coprendo il suo sguardo con il capello.
Sulle guance di Robin presero a scorrere lacrime silenziose, commosse dal
discorso del suo capitano. Robin lo abbracciò e lo ringraziò di tutto cuore.
“Grazie Rufy. Mi hai salvato più di una volta. Mi
hai salvato dalla morte ad Alabasta, a Ennies Lobby, mi hai salvata dalla solitudine, mi hai
regalato gli anni più belli della mia vita. Non sapevo cosa voleva dire essere
felice fino a quando non vi ho incontrato, ma…non potrai salvarmi per sempre e
mia figlia non vorrà seguirmi dall’oggi al domani, quindi non posso fare
altrimenti. Per quanto mi sia possibile, non voglio che lei soffra più di
quanto abbia già sofferto. Cerca di capire Rufy…io lo
devo fare!” disse guardando Rufy negli occhi, ma il
ragazzo abbassò lo sguardo e non dicendo niente se ne andò.
Oh mamma mia. Questo capitolo è stato un parto e non sono ancora sicura che
non sia noioso.
Ho paura delle ripetizioni e se le ho fatte, vi prego di scusarmi.
Era ormai calata la sera e l’unico rumore che si sentiva sulla Sunny era il picchiettare del martello di Franky, intento a riparare la nave.
I mugiwara erano tutti tranquilli, ancora intenti
a digerire la notizia che Robin aveva dato loro.
Usopp si era messo a pescare insieme a Chopper
e suo padre, ma quest’ultimo poteva percepire il disagio che aleggiava intorno
a loro. Usopp non faceva altro che sospirare ed era
talmente perso nei suoi pensieri da non essersi accorto di aver lanciato l’amo
senza esca, mentre chopper continuava a tirare su con il naso.
Yasopp non sapeva come aiutarlo non conoscendo
il legame che legava suo figlio e il dottore all’archeologa, ma poteva
immaginare che se quello che li univa era lo stesso sentimento che lui aveva
per i suoi compagni , allora poteva immaginare che nessuna parola sarebbe
servita. Avrebbero dovuto farci l’abitudine, cosa che sarebbe capitata solo con
lo trascorrere del tempo. Per ora il cecchino della ciurma di Shanks poteva solo sperare di essere di conforto, almeno al
figlio, con la sua sola presenza.
Nami si era rinchiusa nella sua stanza per
trovare una soluzione, ma quando si sentì intrappolata fra quelle quattro mura,
decise di andare a fare quattro passi.
Le lacrime le rigavano ancora le guance. Non riusciva proprio ad accettare
l’idea di perdere un’amica come Robin e cercò di calmarsi ascoltando il rumore
delle onde, ma non ebbe il tempo di rilassarsi che un’ombra vicino alla pineta
attirò la sua attenzione.
Nami si asciugò con il palmo della mano le
gocce salate dagli occhi e raggiunse quella silhouette scura.
“Nami!” disse guardandola, poi sospirando
continuò “Non sono in vena di discorsi, tornerò quando mi sarò calmato!” disse
voltandosi, ma la navigatrice lo afferrò per un braccio e quasi in un sussurro
disse “Posso venire con te?”
Rufy la guardò e notando gli occhi arrossati,
annuì.
Si addentrarono nella foresta in completo silenzio, ognuno perso nei propri
pensieri.
Solo i versi degli animali selvaggio rompevano quella quiete.
“Rufy, ci siamo addentrati molto. Non siamo mai
stati in questa parte dell’isola!” disse la ragazza.
Il capitano solo in quel momento ci fece caso. I suoi piedi avevano
obbedito al comando di muoversi senza mai fermarsi.
“Vuoi tornare indietro?” chiese il ragazzo, ma Nami
scosse la testa “Scherzi? Ne posso approfittare per raccogliere maggiori
informazioni su questa isola, affinchè possa
disegnala con maggiore precisione e…almeno riuscirò a distrarmi un po’”.
Rufy sorrise e propose alla ragazza di recarsi
su una collina poco lontano da lì, in modo tale da poter avere una migliore
visuale dell’isola.
Non seppero dire per quanto tempo rimasero in quel luogo. Nami era talmente concentrata a prendere appunti, chele sembrava che il tempo andasse veloce.
Rufy invece cominciava ad annoiarsi, ma aveva
paura di essere ucciso se solo avesse detto qualcosa a Nami,
ma per sua fortuna, fu proprio lei a rendere un po’ più entusiasmante quella
serata notando qualcosa di particolare.
“Rufy? Vedi quel fumo laggiù?” chiese la ragazza.
“Forse la foresta sta andando a fuoco!” disse il ragazzo aguzzando la
vista, cercando di vedere meglio.
“Ma no,direi piuttosto che qualcuno
ha acceso il fuoco. Mi domando chi, il villaggio si trova piuttosto lontano da
qui e andare nella foresta con le bestie feroci non è molto furbo!” disse Nami.
Rufy alzandosi in piedi e spolverandosi i
pantaloni disse tranquillamente “Bhe, c’è solo un
modo per scoprirlo. Andiamo a vedere!”
Il ragazzo circondò il fianco di Nami con un
braccio, mentre con l’altro, allungandolo a dismisura, si aggrappò a un albero
in lontananza e si fiondò verso quel fumo.
Nami si vide passare davanti tutta la sua
vita, pensando di morire in quell’istante, soprattutto a causa della delicatezza
del capitano che schivava gli alberi all’ultimo momento, saltando di ramo in
ramo come una scimmia.
L’atterraggio non fu affatto morbido, soprattutto per Rufy,
il quale era atterrato col sedere su delle braci e i suoi pantaloni avevano
preso fuoco.
Il ragazzo prese a correre a destra e a manca , alimentando così le fiamme.
Nami sospirò esasperata e facendo lo sgambetto
al suo amato, lo fece rotolare a terra, facendo così spegnere il fuoco.
“Vuoi stare attento babbeo!” disse la ragazza dandogli un sonoro pugno in
testa, anche per punirlo per lo spavento che le aveva fatto prendere.
“Ahia, mi hai fatto male!” piagnucolò il ragazzo.
“Ma smettila che non mi avrai nemmeno sentito!” sbuffò Nami.
“Invece si, ultimamente i tuoi colpi li sento eccome! Mi ricordano quelli
di mio nonno, anche se lui ci andava giù più pesantemente!”
“Stai
dicendo che sono manesca?” chiese Nami.
Rufy inclinò la testa e incrociò le braccia
“C’è qualche risposta che mi può evitare di essere nuovamente colpito?”
“Non rispondere sarebbe un modo!” disse Nami
sbuffando “Comunque, qualcuno è stato qui e deve essere scappato quando siamo
piombati qua dal nulla!” disse la navigatrice notando gli spiedini di rana che
erano intenti a cuocere.
“Deliziosi!” disse Rufy, non perdendo l’occasione
di mangiare cibo gratis, ma qualcuno non fu contento di perdere la sua cena.
“Ehi, quelli sono miei!” disse una vocina proveniente da dietro a un
albero, prima che il proprietario si facesse vedere.
Nami sgranò gli occhi riconoscendo la bambina
che non aveva avuto ancora occasione di conoscere “Tu sei la figlia di Robin!”
La bambina fece una smorfia di disappunto e disse “quella non è mia madre!”
disse, afferrando uno spiedino, che Rufy aveva
puntato, mangiandoselo poi di fretta per evitare che il ragazzo glielo
fregasse.
“Che ci fai qui tutta sola?” chiese Nami curiosa.
“Ci vivo, mi sembra ovvio!” indicando la struttura in legno, non proprio in
buone condizioni, che si ergeva su di un ramo spesso.
“Vivi in quella catapecchia?” chiese Nami “è un
miracolo se si regge in piedi!”
“Ehi, ti sfido a costruirne una migliore con pochi attrezzi a tua
disposizione e da sola. Non sarà una reggia, ma mi ripara dalla pioggia e dal
vento. Quindi va bene!” disse la bambina infastidita.
“Io la trovo carina!” disse Rufy sorprendendo Nami “Ma non ti piacerebbe vivere in un posto più sicuro ,
caldo e soprattutto in compagnia?”
La bambina lo guardò stranita “Hai qualche idea? Le case al villaggio hanno
già tutti dei proprietari!”
“Che ne dici della nostra nave? Diventa un membro della mia ciurma!” disse Rufy a trentadue denti.
“Stai scherzando? Io una pirata? Mai. Io odio i pirati e solo perché lo è
mia madre e forse anche il mio padre, chiunque esso sia, io dovrei seguire le
loro orme?” chiese la bambina incrociando le braccia.
“Non ti piacerebbe viaggiare e vedere posti nuovi?” chiese Nami, capendo che Rufy voleva
convincerla a imbarcarsi con loro per evitare di dover perdere Robin e lei era
determinata a far si che questa sua idea andasse a buon fine.
“Si, ammetto che mi piacerebbe, ma non da pirata. Soprattutto non come
compagna Nico Robin. Lo so che voi siete suoi compagni. Vi ho osservato in
questo periodo, cosa credete? Non succede niente in questa isola senza che io non
lo venga a sapere!” disse la bambina determinata e fissando Rufy
negli occhi, senza abbassare lo sguardo, dimostrando così al ragazzo di
possedere un carattere determinato.
“Robin non è una persona cattiva, ha solo avuto una vita difficile!”
cominciò Nami “Sono sicura che se le dessi una
opportunità, non te ne pentiresti e…”
“Opportunità? Tsè, tu devi avere avuto una
infanzia felice se riesci a dare una seconda opportunità alle persone. Non hai
idea di cosa voglia dire crescere senza una madre e che per di più lei ti ha
abbandonata!” disse la bambina, senza notare che Nami
aveva preso a stringere i pugni talmente forti, tanto da far diventare le
nocche bianche.
Rufy sospirò, sapendo che la bambina aveva
toccato un tasto dolente e abbassandosi all’altezza della bambina disse
“Ascolta piccola Robin, posso capire che tu sia arrabbiata e che vorresti una
vita normale con una famiglia che ti vuole bene, ma certe volte per forze
maggiori questo viene negato e purtroppo il destino ha voluto che questo
capitasse a te, ma…magari questa è la volta buona per ottenere quello che vuoi.
Robin vuole davvero essere tua madre e anche noi saremo felici di accoglierti
tra di noi!”
La bambina lo guardò infastidita “La fai così facile, se fossi al mio posto
capiresti cosa provo!”
Rufy le mise una mano sulla spalla e disse “Io
per certi versi riesco a capirti. Robin ti ha spiegato il motivo del perché ha
dovuto abbandonarti, vero?”
La bambina annuì “Ha detto che voleva proteggermi!”
“Esatto e la stessa cosa è capitata anche a me!” disse sorprendendo la
bambina, che gli diede tutta la sua attenzione “mio padre ha dovuto fare la
stessa cosa. È una persona considerata pericolosa per il governomondiale e mi ha lasciato alle cure dimio nonno che non era molto presente. Ammetto
che la mia infanzia non è stata così disastrata come la tua, ho avuto persone
che mi hanno voluto bene, ma molte volte mi sono sentito solo, soprattutto
quando ero molto piccolo e so che fa male!” disse Rufy
e la bambina abbassò la testa rattristata.
“Sai che io avevo un fratello? Non era mio fratello di sangue, ma gli
volevo bene come se lo fosse. Anche lui era figlio di uno uomo considerato
pericoloso, il re dei pirati…lo conosci?”
“Si, ne ho sentito parlare!” disse la bimba.
“Mio fratello, sebbenenessuno
sapesse di chi era figlio, si sentiva odiato e ha sempre creduto che non
sarebbe dovuto nascere, perché tutti gli dicevano che se il re dei pirati
avesse avuto un figlio, questo doveva morire!”
“Perché? è questo che non capisco. Perché se siamo figli di qualcuno di
pericoloso o di grande, dobbiamo essere incolpati delle loro azioni?” chiese la
piccola.
“Sinceramente non so spiegarti il perché, ma l’essere umano fa spesso
scelte stupide e azioni sbagliate. Nel nostro caso forse hanno paura che
ripercorriamo le orme dei genitori o forse vogliono semplicemente ricattarli,
prendendo in ostaggio noi. Comunque potrai anche dire che non ti interessa
essere come tua madre e che vuoi semplicemente vivere una vita normale, maquesto agli occhi del governo mondiale non ha importanza.
Dovrai essere eliminata. Robin ha solo cercato di evitarti questo destino
ingiusto, se poi non hai avuto una vita felice, questo lei non poteva
prevederlo!”
La bambinasi morse il labbro e poi
chiese “Perché parli di tuo fratello al passato?” chiese timorosa di sapere la
verità.
Rufy abbassò gli occhi e sospirò “E stato
ucciso dalla marina in quanto figlio del re dei pirati!”
La piccola strinse i pugni e alzò lo sguardo su Nami
quando sentì la sua mano sulla spalla “Lo so che questo ti fa paura. Non
vogliamo spaventarti, ma metterti al corrente di come stanno le cose. Sei una
ragazzina sveglia, quindi mi sembra inutile addolcire le cose, ma sappi che se
verrai con noi ti proteggeremo e…”
La bambina si spostò e mise in chiaro che non si sarebbe mai unita a loro.
Ovunque lei fosse stata, una volta che si fosse venuto a sapere della sua esistenza,
sarebbe stata in pericolo, ma oltre a non sentir nessun legame con Robin e non
riuscendo a dimenticare la rabbia che aveva covato durante quegli anni verso la
donna come se niente fosse, anche venendo a sapere la verità, vi era anche la
questione che i Mugiwara erano pirati conosciuti che
avendo spesso a che fare con i marine e quindi considerava la faccenda ad
unirsi a loro ancora più rischiosa per la sua vita.
Robin si trovava sul ponte della nave vicino alla faccia del leone e
fissava il mare. Ripensò a tutte le avventure e alla sua vita negli ultimi anni
e si sentì stringere il cuore a pensare che tutto sarebbe presto finito.
Ricordava quando Sauro, prima della distruzione della sua città natale, le
aveva detto che un giorno aveva incontrato dei compagni e lei fin da piccola si
era aggrappata a questa speranza, ma aveva anche creduto che una volta trovati,
non li avrebbe più lasciati. Sebbene crescendo avesse compreso che le cose
nella vita sono in costante cambiamento e che non tutto è per sempre, si era
illusa veramente che sarebbe stata fino alla fine con i pirati di Mugiwara.
“Siamo pensierose?” disse una voce alle sue spalle.
Robin si voltò verso l’uomo e abbozzò un sorriso triste “Shanks, mi hai colta di sorpresa!”
L’uomo sorriso “Mi viene facile con te. Ogni volta che ti vedo sei sempre
persa nei tuoi pensieri. Dovrestiprenderti una pausa e rilassarti un po’!” disse l’uomo affiancandola.
“è più facile a dirlo che a faro!” disse Robin sospirando, poi chiese “Volevi
qualcosa Shanks?”
“Cercavo Rufy in realtà, ma mi è stato detto da Usopp e dal piccolo procione che è andato a fare una
passeggiata!” disse, facendo sorridere l’archeologa, chiamando Chopper procione.
“Mi hanno anche riferito la tua decisione di lasciare la ciurma!” disse Shanks.
Robin tornò a fissare il mare “Sei venuto a dirmi che è una scelta
azzardata?”
Shanks si appoggiò al parapetto e fissò la luna
in cielo “No, non mi permetterei mai di criticare la tua decisione. Sei una
donna adulta Robin e sei libera di decidere. Conosci i rischi e pericoli, solo
che…non vedo quale motivo hai per restare su questa isola!” disse sinceramente “Non
che voglia farmi gli affari tuoi!”
“Usopp non ti ha proprio detto tutto!” disse
Robin per poi metterlo al corrente l’uomo dai capelli rossi.
Shanks sospirò “Sai, non l’ho mai detto a
nessuno, bhe la mia ciurma a parte, ma anche io ho un
figlio. Non l’ho sa nemmeno Rufy, nonostante sua
madre sia la donna del bar che Rufy frequentava
sempre e che credo considerasse come una sorta di madre” disse, sorprendendo
Robin.
“Allora puoi capire cosa mi può passare per la testa!” disse Robin.
Shanks annuì “Si, in quanto imperatore andare a
trovare mio figlio sarebbe come condannarlo a morte, ma a differenza di tua
figlia, il mio ha qualcuno a occuparsi di lui. Al tuo posto credo che farei la
stessa cosa. La mia vita e i miei sogni passerebbero in secondo piano, davanti
al bene del mio bambino. Ma ammetto che sarebbe estremamente doloroso dire
addio a quelli che amo!”
Robin annuì e si rattristò nuovamente.
“Io fossi in te, non mi rattristerei troppo. Non so perché, ma qualcosa mi
dice che tutto si sistemerà e in genere le mie intuizioni si avverano!” disse Shanks sorridendole e Robin provò la stessa sensazione di
quand’era bambina, di quando il gigante le aveva dato speranza e sorrise,
convinta che le parole dell’imperatore si sarebbero in qualche modo avverate.
Shanks si allontanò dalla Sunny
dirigendosi verso la sua nave, quando dalla pineta vide spuntare fuori Nami e Rufy.
“Ehi Shaks!” disse il capitano della Sunny alzando un braccio in segno di saluto.
“Ehilà, stavo giusto cercando te!” disse l’uomo.
Rufy alzò un sopracciglio curioso.
“So che ti ho promesso che avrei celebrato le tue nozze, ma rimanere troppo
a lungo su di un’isola, non è una buona idea. Ormai si sarà diffusa la notizia
della nostra presenza qui e anche della vostra e capirete bene che sarebbe
meglio levare l’ancora il prima possibile!”
Rufy sospirò “Certo, capisco. Io credo ci
fermeremo ancor un paio di giorni, sperando che questa faccenda di Robin si
sistemi e…”
Shanks mise una mano sulla spalla dell’uomo “Se
la bambina non è intenzionata a venire con voi, non c’è niente che puoi fare Rufy!”
Il capitano della Sunny abbassò la testa.
“Si, credo che mi venga solo difficile accettare l’idea. Forse è meglio che
ripartiamo anche noi!”
Nami guardò Rufy
dispiaciuta, ma poi guardando Shanks gli chiese “Quando
hai intenzione di partire?”
“Il mio carpentiere ha rimesso in sesto la nave, quindi pensavo domani
mattina!” disse Shanks, cogliendo sia Rufyche Nami alla sprovvista non aspettandosi una partenza così
immediata.
“Non puoi rimandare a domani pomeriggio?” chiese la navigatrice.
“Nami cosa…?” chiese Rufy
confuso.
“Perché?” chiese Shanks.
“Potremo sposarci domani mattina!” disse Nami
determinata.
Rufy sgranò gli occhi sorpreso “Ma non volevi
un vestito per te e per me, per gli altri, fiori, cibo e qualsiasi cosa ci
voglia per celebrare un matrimonio?”
Nami alzò le spalle “Al diavolo quelle cose
materiali, siamo pirati infondo. La cosa più importante ce l’ho…” disse
riferendosi a Rufy “…ma vorrei che Robin ci fosse.
Vorrei che fosse presente in uno dei giorni più importanti della mia vita!”
Rufy sorrise a trentadue denti d’accordo sulla
richiesta di Nami, poi guardò Shanks
e chiese “Tu che ne pensi?”.
“Che domani si festeggerà un matrimonio!”
disse Shanks felice di accontentare la coppia.
Uffa, un altro capitolo di chiacchiere…che
pizza direte…e ma anche nell’anime e manga ci sono alcuni punti di noia (bhe noia forse è un po esagerato) prima di una battaglia.
Allora volevo dirvi che mi è venuta in
mente un’altra cosa, quindi posso evitare gli spoiler che avrei messo, ma mi
sono resa conto che uno spoiler lo avrei fatto comunque, pensando che in Italia
si sapesse già questa cosa. Comunque sono andata a vedere e questa cosa che
vorrei utilizzare, in Italia uscirà con il manga di marzo, quindi mi basterà
attendereche il manga esca in edicola
per poter pubblicare senza spifferare niente e dato che mancano solo pochi
giorni,non dovrebbero esserci poi tanti
problemi.
Però tengo a precisare che questa cosa
rimarrà uno spoiler per chi segue la serie animata italiana, ma se devo
aspettare che la programmazione televisiva si metta alla pari con le idee…è
probabile che passeranno secoli.
Comunque metterò l’avvertenza spoiler così
chi non vorrà sapere, sarà avvertito.
“Ragazzi, domani mattina ci sposiamo!” urlò Rufy
a squarcia gola, facendo uscire sul ponte tutta la ciurma.
“Che diavolo hai da urlare?” chiese Zoro, mentre scendeva dalla coffa,
seguito da Tashiji.
“Io e Nami ci sposiamo!” disse Rufy nuovamente per chi non lo avesse sentito la prima
volta.
“Si, questo lo sappiamo già!” disse Sanji, che
trovandosi nella cucina insieme a Brook, aveva solo
sentito le urla, senza però recepire il messaggio.
“Vi volete sposare domani?” chiese Usopp
incredulo, che invece aveva sentito anche quando voleva compiere il grande
passo.
“Domani? Ma non abbiamo niente di pronto!” disse Tashiji
sorpresa da questa decisione, soprattutto era stranita che Nami
aveva accettato questa idea.
“Nami cosa… cominciò Robin avvicinandosi alla
navigatrice, la quale le afferrò le mani e disse “Robin, lo so che ho detto che
volevo le cose fatte in grande, ma…i fiori, la torta, la nave addobbata, il
vestito…non mi renderanno felice se tu non ci sarai. Sono solo cose superflue,
per me è più importante che tu ci sia. Sarà l’ultima avventura in cui potrò
imbattermi insieme a te!”
Robin sorrise dolcemente e annuì.
“Ma forse riusciamo a fare qualcosa, se ci impegniamo, non so…decorare la
nave. Tu Sanji potresti cucinare qualcosa!” disse Usopp.
“Non c’è tempo. Sono bravo, ma non così tanto. Per preparare una torta
matrimoniale e cibo a volontà per soddisfare l’appetito del capitano, la nostra
ciurma e la ciurma di Shanks, facendo anche piatti
particolari per l’occasione, ci vuole più di una notte!” disse Sanji mettendo le mani in tasca e dando un’occhiata a Zoro
e Robin.
“Sopracciglio arrotolato ha ragione. Comunque Nami
ha detto che non gli importa!” disse Zoro.
Nami annuì “Apprezzo il gesto Usopp, ma va bene così!”
Robin si avvicinò a Nami e Rufy
e indirizzandoli verso la loro stanza disse “Ok, noi non potremo fare molto, ma
una cosa fondamentale voi potete farla…un bel sonno ristoratore. Niente abito,
fiori e altro, ma cerchiamo di evitare anche le occhiaie!” disse divertitala donna.
“Robin ha ragione. E ci conviene andare a dormire anche a noi!” disse Zoro
grattandosi la testa e sbadigliando, mentre Usopp e
Chopper avevano un viso rattristato, in quanto volevano fare almeno qualcosina
per rendere speciale quel matrimonio.
Dopo circa mezz’ora, la nave era in completo silenzio, ma ad un certo punto
un bussare alla si sentì nella stanza di ogni mugiwara,
fatta eccezione di quella di Rufy e Nami.
Usopp andò ad aprire la porta massaggiandosi il
naso. Essendosi addormentato, l’improvviso rumore del bussare, lo aveva fatto
svegliare di colpo, facendolo cadere dal letto a faccia in giù, storcendosi
così in naso.
“Uhm…che c’è Robin?” chiese il cecchino stranito e assonnato.
“Non volevi addobbare la nave? Rufy sta russando,
quindi è probabile che anche Nami sia addormentata!”
rispose l’archeologa.
“Ma non avevamo detto che non c’era tempo?” chiese confuso il cecchino,
mentre si dirigeva sul ponte insieme all’archeologa, per vedere che i suoi
compagni erano più o meno all’opera.
“Babbeo, secondo te, una notte non mi basta per preparare un banchetto
nuziale? Era solo una farsa per non far sospettare niente agli sposini!” disse Sanji, mentre portava un pesce enorme nella cambusa.
“E questo quando lo avete architettato? Nessuno sapeva che quei due
volevano sposarsi oggi!” disse Usopp, affiancato da
Chopper che anche lui non sapeva niente del piano.
Zoro sbadigliò e poi disse “è un piano del cuoco da strapazzo, nel momento
in cui Rufy e Nami ci hanno
detto le loro intenzioni, il babbeo ha proposto di far loro una sorpresa!”
disse.
“è una bellissima idea!” disse Tashiji che aveva
raggiunto gli altri.
“Ok, eravamo tutti presenti quando ci hanno dato la notizia e non mi pare
proprio di aver sentito Sanji proporre una cosa del
genere!” disse Usopp guardando i suoi compagni.
“Nemmeno io!” disse Chopper.
Robin ridacchiò “Non lo ha detto a parole, ma con lo sguardo!”
Usopp li guardò sorpreso “E da uno sguardo voi
avete capito la sua idea? Ok capirsi con una sola occhiata, ma così mi sembra
esagerato!”
Sanji esasperato guardò il cecchino e disse “Ora
cosa ti stanno dicendo i miei occhi?”
Usopp fece un passo indietro e con gambe
tremanti disse “Che se non mi do da fare, mi ficchi in forno con quel pesce?”
Sanji si incamminò verso la cucina dicendo “Vedi?
Sei capace di leggere gli sguardi anche tu?”
Usopp sospirò “Come se fosse difficile interpretare uno sguardo omicida!”
Tutti si misero all’opera facendo il meno rumore possibile.
Sanji si mise immediatamente a cucinare le sue
specialità.
Usopp utilizzando i suoi semi speciali, faceva
crescere fiori di ogni tipo in un battibaleno e con Chopper, li sistemava in
zone strategiche per abbellire l’intera nave.
Tashijie
Robin si occuparono del bouchet e del vestito della
sposa. Non avevano un vestito tradizionale, ma durante le loro avventure,
avevano indossato diversi abiti, per passare inosservati tra la follao semplicemente per cambiare look e le due
ragazze, facendo le sarte, avevano ideato un vestito che sarebbe potuto andare
bene per l’occasione.
Zoro si occupò di sistemare un tavolo che Franky
aveva preparato qualche giorno prima, apposta per l’occasione, e sistemò, oltre
la tovaglia, anche le bevande. Poi sotto richiesta di Robin, andò a prendere
alcuni degli abiti migliori dei ragazzi, in modo tale che le ragazze potessero
vestire in modo decente anche gli uomini.
Franky e Brook si
trovavano nella stanza insonorizzata del secondo, in modo tale che il rumore da
loro prodotto non svegliasse la coppia.
Lo scheletro stava finendo di comporre le musica che avrebbe suonato,
mentre Franky cercò di terminare l’arco, sotto il
quale Rufy e Nami si
sarebbero sposati.
Il sole cominciava a sorgere e i lavori erano quasi giunti al termine.
Mancava solo di fissare l’arco che Franky aveva
terminato poco prima, sull’erba del ponte.
L’arco era alto due metri e mezzo, ed era di un colore bianco,in modo tale da poter ricordare il marmo,
nonostante fosse fatto col legno.
Era un arco doppio, fatto con 4 colonne in stile greco con capitelli
corinzi e due a due, queste colonne erano collegate da un arco, quasi
interamente ricoperto di fiori, tranne per il cuore che il cyborg aveva
realizzato in mezzo, scolpendo i nomi dei due sposi. I due archi erano
collegati tra di loro, da delle piante arrampicanti, che formavano una specie
di tetto, con dei boccioli ancora intenti a fiorire, dato che quel tipo
particolari di fiori si apriva con il sorgere del sole. Accanto alle colonne
invece, Usopp aveva pensato di sistemare gli alberi
di mandarini di Nami. Ne aveva presi un paio, senza
danneggiarne le radici e usando dei barili come dei vasi, li aveva piantati lì,
in modo tale da poter essere nuovamente risistemati al posto di origine senza
che questi si afflosciassero durante la giornata. Nami
non glielo avrebbe mai perdonato.
Le vele della nave, erano state arrotolate, in modo tale che il sole
potesse illuminare i due sposini, mentre il buffet, per evitare che andasse a
male per il troppo sole, era stato posto affianco alla ringhiera della nave, sotto
un gazebo, improvvisato con un telo e quattro pali.
Gli uomini cominciarono a vestirsi con gli abiti che Robin e Tashiji avevano optato più idonei per loro.
Sanji vestendosi praticamente sempre elegante,
non aveva fatto molti cambiamenti.
Zoro aveva indossato una camicia verde chiara a strisce blu. Nonostante le
proteste di Tashiji, aveva deciso di lasciarsela
sbottonata, in modo tale che si intravedesse una fascia bordeaux sopra i
pantaloni neri, dove legò le sue spade.
Usopp indossava una camicia a maniche corte di
colore beige, con sopra un gilet, nero e dei pantaloni marroncini a
pinocchietto.
Brook indossava il suo primo abito che
indossava quando aveva incontrato Rufy per la prima
volta, ma con la differenza che la giacca nera strappata era stata sostituita
con una nuova.
Franky era meno sobrio di tutto, in quanto
avendo solo camicie con decorazioni assurde, indosso una di quelle e i suoi
capelli erano stati acconciati in modo tale da rappresentare la coppia di
sposini, dato che Sanji non aveva una statuetta di
cera da mettere sulla torta.
Chopper indosso una camicetta bianca con un cravattino blu, dello stesso
colori dei pantaloni. Per l’occasione si era anche tolto il cappello.
Robin e Tashiji indossavano entrambe un vestito
semplice, ma comunque che mettesse in risalto le loro curve.La seconda non era molto contenta di essere
messa così in mostra, ma aveva dovuto accontentarsi di un abito prestato da
Robin, in quanto non aveva un guardaroba suo personale, essendosi appena unita
ufficialmente alla ciurma,
Robin aveva un abito viola scuro, senza spalline e una gonna che le
arrivava a metà coscia e un foulard al collo dello stesso colore. Inoltre, come
anche Tashiji, aveva pinzato sopra il seno sinistro
un piccolo mazzolino di fiori, gli stessi che adornavano i suoi capelli tirati
indietro in una coda alta.
Tashiji invece aveva un vestitino rosa pallido che
le arrivava a metà coscia e una scollatura mozzafiato, che riuscì a coprire in
parte, indossando un copri spalla nero.
Tutto era pronto, mancavano solo la ciurma di Shanks
e i due sposini. Robin si intrufolò nella stanza di Rufy
e Nami e piano piano svegliò la seconda.
L’archeologa le disse di far piano e di andare con lei nella sua stanza e
di Tashiji.
Durante il percorso Robin le teneva una mano sugli occhi, non potendole far
vedereniente, ma Nami
rimase sorpresa nel vedere che le sue due compagne non erano vestite nel loro
solitomodo e rimase ancora più sorpresa
quando vide il vestito preparato per lei.
I capelli davanti, le erano stati tirati indietro in una piccola codina
alta, tenuta su, con un elastico ornato di fiori, e i restanti capelli, furono
lasciati sciolti, ancora più boccolosi del normale.
Il suo vestito era di un colore rosa salmone, che si avvicinava all’arancione
chiaro, aveva un gonnaondulata che da
corta davanti, finiva lunga dietro in modo tale che potesse strisciare sul
pavimento. La scollatura metteva in risalto il suo seno e la sola spallina
presente, quella di destra aveva dei boccioli di rosa attaccati,
Era un vestito pressochè semplice, ma a Nami piacque moltissimo.
Come successe per Nami, anche Rufy
venne svegliato dai suoi compagni. Questo dopo una bella colazione, indossò i
vestiti che Robin e Tashigi avevano preparato per
lui.
Sanji aveva dato loro un paio dei suoi
pantaloni neri eleganti con scarpe abbinate e nel guardaroba di Rufy c’era una camicia rossa, adatta per l’occasione. Una
cravatta nera al collo e il cappello di paglia dietro la schiena ed era pronto.
Shanks e la sua ciurma era arrivata sulla Sunny. Si erano sparpagliati un po’ ovunque, lasciando però
libero il prato.
I pirati non si erano preoccupati di indossare abiti migliori, anche
volendo non si erano mai preoccupati di arricchire il guardaroba per occasioni
speciali.
Solo Shanks aveva indossato per l’occasione, un
cappotto lungo nero, con decorazioni dorati, che portava sulle spalle.
Si era sistemato sotto l’arco in attesa che i due sposini arrivassero.
“Wow!” disse Rufy quando, uscendo dalla sua
cabina, notò il cambiamento della Sunny. Sorrise a
trentadue denti e disse “è fantastico, a Nami piacerà
un sacco. Mi domando solo come avreste addobbato la nave se avessimo voluto
fare le cose in grande!” disse per poi, spalancare gli occhi quando vide la
torta. Aveva già l’acquolina in bocca a vedere i dieci piani che Sanji aveva realizzato, ma il cuoco lo avvertì di non toccare
niente prima del momento appropriato olo avrebbe messo a stecchetto per un mese. Quella minaccia fu
sufficiente per Rufy per starsene buono al proprio
posto.
Come previsto, le ragazze ci misero un po’ a presentarsi, ma finalmente la
musica preparata da Brook cominciò a risuonare nell’aria,
avvertendo tutti che la sposa stava per fare in suo ingresso in scena.
Nami, a differenza di Rufy,
non ebbe parole a vedere cosa i suoi amici avevano fatto per rendere quella cerimonia
speciale. Non si aspettava una sorpresa del genere e non poteva pensare a un
matrimonio più perfetto. L’unica cosa che rischiava di rovinarlo erano le
lacrime, che volevano uscire dalla commozione e che avrebbero potuto rovinarle
il trucco.
I mugiwara provarono un’enorme soddisfazione a
vedere che la loro sorpresa era riuscita.
Nami finalmente raggiunse Rufy
e si guardarono l’uno l’altro.
“Bhe allora…ci siamo!” disse il ragazzo sorridendo.
“Già!” disse Nami un po’ nervosamente. Si sentiva
un po’ a disagio alla presenza di tutta quella gente, mentre Rufy sembrava tranquillo e la cosa non lo sorprese affatto.
Shanks cominciò a celebrare il matrimonio e
tutti erano in silenzio ad ascoltare. Ad un certo punto il rosso chiese ai due
di recitare le loro promesse di matrimonio, cosa che colse Rufy
impreparato.
Nami sospirò sconsolata, ma aveva previsto il
fatto che Rufy ne sapesse poco sullo svolgimento di
un matrimonio, quindi fu lei stessa a scrivergli le promesse, sottolineando il
fatto che avrebbe sposato una donna perfetta, intelligente, bellissima e via
dicendo.
Rufy mentre leggeva tutti i complimenti che la
sua amata si era scritta da sola, sorrideva e scoppiò a ridere quando sentì
dire da Usopp “Io aggiungerei anche modesta!”
Ma nelle promesse di matrimonio di Nami, essa
raccontava di che uomo speciale era Rufy, sebbene le
apparenze potessero ingannare.
Successivamente Shanks prese le mani dei due
sposi e le congiunse, per poi legarle con una cima per simboleggiare la loro
unione.
“Se qualcuno si vuole opporre a questa unione, parli adesso o taccia per
sempre!” disse tanto per seguire il protocollo, essendo sicuro che nessuno
avrebbe detto niente, ma la serenità del momento si interruppe quando qualcuno
disse “Io mi oppongo Mugiwara!”
Tutti i pirati si girarono verso la voce che aveva parlato e in cima all’albero
maestro, poterono notare una figura, che subito tutti riconobbero.
“Akainu!” disse Rufy in
un sussurro.
Sta volta ho fatto in fretta. Che dire…un
capitolo che credo annoierà…soprattutto i maschietti.
Spero che sia un po’ credibile. A
differenza della maggior parte delle ragazze, io non sogno questo giorno e non
mi interessano abiti da sposa e grandi feste e quindi ho mischiato un po’ di
conoscenze che ho appreso dai film.
Poi non ho la più pallida di come sia un
matrimonio tra pirati…solo in pirati dei caraibi viene celebrato uno, ma
celebrarlo durante una battaglia, sotto la pioggia battente…bhe
non mi sembrava il caso XD.
Salve, dite la verità, mi avevate dato per
disperso…ebbene eccomi qui con un nuovo capitolo.
Avevo già da tempo cosa dovesse succedere,
ma cavolo…sti scontri mi fanno uscire di testa.
Sperando che vi ricordiate più o meno come
eravamo rimasti…vi auguro una buona lettura e anche se in ritardo, un Buon
Natale e già che ci siamo Buon Anno.
Capitolo 84:Akainu
“Akainu” sussurrò Rufy,
assottigliando gli occhi.
Nami, al pronunciare di quel nome, spalancò
gli occhi, terrorizzata all’idea che qualcosa di simile a quanto successo a Marineford, potesse verificarsi nuovamente.
Fra tutte le persone che avrebbero potuto interrompere il matrimonio, dato
che non aspettava che tutto filasse liscio, Akainu
era uno di quelli che sperava di non veder comparire.
Era abbastanza logico pensare che, una volta diffusasi la notizia della
presenza della ciurma di Mugiwara e di Shanks su quell’isola, potevano venire inviati in missione
i marine più temuti.
“Akainu! Hai avuto un pessimo tempismo. Ti
dispiace? Qui stiamo celebrando un matrimonio e, sinceramente, la tua opinione
non frega a nessuno!” disse Shanks, sprigionando il
suo haki, per far intendere al grandammiraglio,
che non sarebbe riuscito a rovinare tutto.
“Capitano, credo che Akainu non sia l’unico
problema” disse Yasopp che aveva notato che da un
sottomarino, poco distante da loro, stavano uscendo diversi marine, pronti a
dar loro battaglia.
Rufy sospirò e cercò di lasciare le mani di Nami, ancora unite per il matrimonio, ma la presa salda di Shanks non glielo permise.
Nami e Rufy
guardarono il rosso confusi, ed egli sorridendo disse “Vi dichiaro marito e
moglie!”.
Nonostante la minaccia, tutti i pirati esultarono e mentre Akainu, bellamente ignorato, si lanciò in picchiata con un
pugno sguainato, verso i due sposini, Shanks aggiunse
“Puoi baciare la sposa!”
I due interessati però non ebbero tempo di scambiarsi il bacio che
concludeva la loro unione, perché Rufy, prendendo in
braccio in stile sposa Nami, dovette schivare il
colpo di Akainu.
Atterrò sul parapetto della nave e guardando Nami,
che teneva le braccia intorno al suo collo disse “Speravo di prenderti in braccio
in questo modo per un’altra occasione, ma a quanto pare, nemmeno il matrimonio
può andare in modo tranquillo nella nostra ciurma!” disse Rufy
un po’ dispiaciuto.
Nami rimise i piedi a terra e scuotendo la
testa disse con un sorriso “Come se le cose che riguardano te fosse facili e
tranquille!”.
Successivamente la navigatrice vide un movimento dietro le spalle di Rufy e non ebbe nemmeno il tempo di avvertire il ragazzo,
che Shanks bloccò il colpo con la sua spada.
“Rufy, fa attenzione con lui. Non voglio sposarmi
e restare vedova il giorno stesso! Ti uccido se ti fai uccidere!” disse Nami in tono minaccioso, cosa che fece sogghignare Rufy, il quale allontanandosi dalla sua amata disse a Shanks di cambiare campo di battaglia, per evitare che la Sunny venisse danneggiata in modo tale, che nemmeno Franky avrebbe potuto fare niente.
Akainu era davanti a Shanks
e Rufy e sogghignava, convinto della sua potenza ed
era pronto a perforare i loro stomaci con violenza proprio come aveva fatto
anni addietro.
Rufy lo stava fulminando con lo sguardo. Era
ormai giunta la resa dei conti e questa volta avrebbe messo la parola fine alla
presunzione di quel marine. Lo avrebbe preso a calci, tanto che avrebbe
desiderato di non essersi mai arruolato.
“Shanks, questa è una battaglia solo fra me e
lui. Ti prego, vai ad aiutare gli altri!” disse Rufy
facendo schioccare le dita delle mani, come a voler a indicare che era pronto
per la battaglia.
Shanks lo osservò bene. Leggeva determinazione
negli occhi e dopo aver fatto un sorriso, disse “D’accordo, ma stai attento!”
Rufy ricambiò il sorriso annuì.
Nami che li aveva seguiti, non facendosi
vedere da Rufy, che sicuramente l’avrebbe
rimproverata, venne invasa da un sentimento di terrore quando vide Shanks allontanarsi. Già non era tranquilla con la sua
presenza, senza di lui quel poco di atteggiamento positivo che aveva, se n’era
andato.
Sapeva che Rufy avrebbe potuto sconfiggerlo in
quanto in quel periodo era di sicuro migliorato, ma la questione personale che
legava il ragazzo ad Akainu poteva in qualche modo distrarre
il ragazzo.
Ma Nami comprese che Rufy
era intenzionato a finire quella battaglia vedendolo assumere immediatamente la
sua forma del gearfourth.
Nami non amava quella trasformazione, non
tanto per l’aspetto che assumeva il ragazzo, cioè quella di una specie
lottatore di sumo tatuato, più che altro per lo sforzo a cui sottoponeva il suo
corpo. Se non riusciva a sconfiggere Akainu nei pochi
minuti che aveva a disposizione, per lui sarebbe stata la fine, perché per
quanto poteva provare a distrarre il nemico per permettere a Rufy di recuperare, lei non sarebbe stata in grado di
resistere a lungo ed era anche generosa, perché se pensava alla sua incapacità
di usare l’haki per difendersi dai rogia, riuscire a pensare anche solo di resistere agli
attacchi di Akainu per un solo minuto, era una sorta
di presunzione.
Rufy metteva più potenza che poteva nei suoi
attacchi, ben contento di venire a sapere che a contatto con il corpo di Akainu, il suo haki dell’armatura
era abbastanza potente da non rimanere bruciato dalla lava di cui era composto
il corpo del grandammiraglio, ma purtroppo questo non
era abbastanza quando era direttamente il nemico a utilizzare gli attacchi di
fuoco, utilizzando lui stesso l’haki. Si domandava
persino se si poteva arrivare a ottenere un haki
talmente potente da diventare immune a un elemento distruttivo come la lava.
Passarono un paio di minuti e in questo poco tempo, i due ci avevano dato
dentro. Sapevano entrambi didover
combattere un potente nemico e Akainu dovette suo
malgrado riconoscere che il suo avversario era notevolmente migliorato.
Rufy si rialzò immediatamente, dopo che un
forte colpo al viso, che gli provocò la fuori uscita di sangue dal naso, lo
aveva scagliato a terra.
“Sei solo un illuso se credi di sconfiggermi. Farai la stessa misera fine
di tuo fratello!” disse Akainu cercando di
innervosire il ragazzo, il quale con un ghigno rispose “Se hai bisogno di
irritarmi per sconfiggermi, vuol dire che non hai più così tanta fiducia nelle
tue capacità!”
Rufy si preparò ad attaccarlo nuovamente e urlò
“gomugomu no redhawk!”. Era la tecnica che
aveva creato in onore di suo fratello ed era la tecnica che avrebbe voluto
usare per sconfiggereAkainu, in modo tale che anche Ace avrebbe potuto avere, in
un certo senso, la sua rivincita. Allungo il suo braccio impregnato di haki dell’armatura per poi lanciarlo verso il nemico. Il
braccio a contatto con l’aria si incendiò e andò a colpire Akainu
dritto dritto nello stomaco.
Il fuoco non era potete da ferire l’uomo di lava, ma dall’espressione che
egli fece, Rufy comprese che qualche sorta di effetto
il colpo aveva dovuto averla. Infatti poco dopo un rivolo di sangue uscì dalla
bocca dell’uomo.
Akainu contraccambio immediatamente, ma Rufy ricorrendo al Geppo, tecnica
che gli consentiva di volare se calciava l’aria, riuscì nuovamente a schivare
il suo attacco.
Fu in quel momento che Rufy vide una colonna di
luce innalzarsi verso il cielo. Proveniva dalla spiaggia, dove i suoi compagni
combattevano e che il ragazzo poteva ammirare dall’alto in quanto, oltre al geppo, aveva spostato la loro battaglia su di un promontorio
per evitare che la furia distruttiva di Akainu
potesse colpire i suoi compagni. Cercò di comprendere stesse succedendo, quando
da questo fascio vide uscire Sanji, tramortito per il
colpo subito e che stava precipitando verso il cielo.
“Sanji!” urlò preoccupato per il compagno,
comprendendo che Kizaru era l’artefice di quella
luce.
“Non avrai veramente pensato che sarei venuto da solo con dei miseri marine
a dare battaglia alla tua ciurma e quella di Shanks?
Anche i tuoi compagni avranno una morte orribile, mi dispiace!” disse divertito
Akainu, approfittando del momento di distrazione di Rufy per fare un salto verso l’alto con l’aiuto dei suoi
poteri e colpire l’avversario con la tecnica del cane oscuro. Un potente pugno
che se andato a segno, iniettava della lava nel corpo della vittima,
provocandogli seri danni.
Rufy vedendo il pericolo riuscì a schivare l’attacco,
mirato verso il suo petto, facendosi colpire però la spalla, che venne
trapassata da parte a parte.
Il gridò che scaturì dalla sua bocca fu agghiacciante e a causa del dolore
e dello stordimento, Rufy perse la sua trasformazione
e cadde a terra con un tonfo tenendosi dolorosamente la spalla che aveva preso
a sanguinare.
Akainu si avvicinò a lui con un ghigno sul volto
“L’ho sempre pensato. Non avere legami è la cosa migliore…portano solo
distrazioni. Ringrazia il tuo compagno per la tua fine!” disse caricando un
nuovo pugno di lava, sta volta determinato a non sbagliare il colpo.
Pronto a colpire si sentì perforare la schiena e vide una bolla d’aria
uscire dal suo stomaco e disperdersi nell’aria.
Il marine si girò verso l’artefice della tecnica e sbuffò quando vide la
ragazzina che li aveva spiati fino a quel momento.
“Che vuoi Nami, la gatta nera! Non ho tempo per
giocare con te!” disse Akainu facendo una smorfia
annoiata.
“Non ti permetterò di fare del male a Rufy!”
disse Nami fulminandolo con lo sguardo.
“Paura di restare vedova? Io ho provato a interrompere il matrimonio e
impedire che questo accadesse, ma mi avete ignorato, quindi non piangere per la
tua perdita!” disse girandosi nuovamente verso Rufy,
per venire nuovamente colpito da Nami, la quale ripeté
“Ti ho detto che non ti permetterò di fare del male a Rufy!”
Akainu sbuffò e vedendo che Rufy
era ancora a terra a stringere i denti a causa del colpo, si permise una distrazione
“Come vuoi, allora vorrà dire che farò fuori prima te!”
“Mirage tempo!” gridò Nami alzando il suo bastone
verso l’alto, creando una nebbiolina, che riprodusse la sua immagine svariate
volte, circondando Akainu.
“Dovrai prima capire quale è la Nami originale!”
disse la donna con un sorriso, cercando di far trapelare sicurezza nelle sue
azioni, nonostante stesse tremando di paura, ma non avrebbe mai abbandonato Rufy.
Akainu fece una cosa semplicissima per capire
quale delle Nami fosse la reale, “si sciolse” facendo
sì che la lava si espandesse in modo circolare, in modo tale che una volta
raggiunta la vera gatta nera, questa per evitare di ustionarsi, avrebbe fatto
un salto indietro e sciolto la tecnica. Fu proprio ciò che accadde e subito
dopo Akainu andò all’attacco, ricomponendosi e
caricando lo stesso pugno con cui avrebbe colpito Rufy
a morte.
“Nami!” urlò Rufy
cercandosi di alzarsi, ma sapeva che non sarebbe mai giunto in tempo.
Quando il colpo di Akaimu andò a segno, un grande
polverone si innalzò, non permettendo al capitano della Sunny
di vedere cosa fosse successo. Tremava già temendo il peggio, ma quando la
polvere ricadde al suolo, potè vedere una fossa poco
profonda, probabilmente creata dalla potenza del colpo, dove al suo interno vi
era Nami inginocchiata, con il clima-tact alzato sopra la testa in sua difesa, mentre questo
impediva al pugno di Akainu di colpirla.
Rufy spalancò gli occhi quando vide che l’arma
di Nami era nera, sebbene subito dopo tornò di colore
normale, sciogliendosi a contatto della lava.
“L’haki dell’armatura!” disse Rufy
“Non è possibile!” disse Akainu sorpreso di
quanto accaduto, non aspettandosi minimamente che la donna, sarebbe stata in
grado di fermare il suo potente attacco.
Nami invece era incredula, non capiva cosa
fosse successo ed era talmente paralizzata che il prossimo attacco sarebbe
andato a segno.
Rufy comprese l’imminente pericolo e
ricacciando indietro il dolore e ripristinando il gearfourth, colpì Akainu giusto
la forza necessaria per allontanarla da Nami per poi
dire “Ora è tempo di finirla! Preparati Akainu!”
Rufy e Akainu
erano di nuovo uno davanti all’altro, il primo più mal ridotto rispetto al
secondo, ma minimamente intenzionato a mollare. Anzi sperava che venendo messo
alle strette, come la maggior parte delle volte succedeva, riuscisse a tirare
fuori il meglio di sé e a sconfiggere il suo avversario.
Lo scontro riprese, Rufy
fece sfoggio dei suoi colpi migliori, cercando dinon pensare alla ferita sulla spalla che
bruciava come l’inferno. Akainu si difendeva bene, ma
il capitano aveva notato che pensava più a parare i suoi attacchi, piuttosto
che attaccare lui stesso.
Non sapeva dire se era un modo per sfiancarlo prima di
attaccarlo, ma dovette ricredersi quando pulendosi il sangue dalla bocca
sorrise.
Rufy si fermò a guardarlo
confuso. Non capiva perché sorridesse, in quanto era ancora pieno di energia e
in grado di contrastare qualsiasi sua mossa.
La vittoria per il grandammiraglio
era ancora lontana, così come la sua, quindi il suo sogghigno non aveva senso
ai suoi occhi.
“Gomugomu
no jet pistol!” urlò Rufy
sapendo che Akainu ormai conosceva tutti i suoi
attacchi, per questo era piuttosto certo che la sua idea avrebbe funzionato.
Indurì la sua fronte con l’haki
dell’armatura e mentre il marine era focalizzato sulle sue mani, pronto a
difendersi contro la tecnica urlata, Rufy lo sorprese
colpendo con la sua testa, la fronte dell’avversario, mettendo in atto in
realtà il gomugomu no
campana.
Per un attimo gli occhi di Akainu
si voltarono all’indietro, cosa che fece comprendere che a Rufy
che la tecnica era andata a segno.
Fosse stato un nemico più debole, ma comunque temibile
rispetto ad Akainu, Rufy
avrebbe di sicuro vinto lo scontro, ma non si sorprese quando vide l’uomo
riprendersi.
Akainu era arrabbiato, ma quel sorriso ritornò a farsi vedere sul suo volto.
Questo spiazzò nuovamente Rufy.
“Rufy!” urlò Nami allarmata, indicando al ragazzo di guardare in cielo.
Il capitano alzò la testa e si congelo a quanto vide.
Una moltitudine di pietre incandescenti, stavano cadendo sulle loro teste.
“Nami, allontanati da qua!”
urlò Rufy, ma Akainu
ridendo disse “Si, corri pure…ovunque tu vada non potrai nasconderti e
allargando le braccia sparse le pietre in varie parti dell’isola.
“Sembrano lapilli di una eruzione vulcanica
esplosiva!” disse Nami spalancando gli occhi, quando
comprese che genere di tecnica stava attuando il nemico.
Anche Rufy, nonostante non
comprese da cosa avesse preso spunto Akainu per
creare una mossa del genere, capì che quella tecnica era una mossa del suo
avversario per metterlo alle strette.
Era una tecnica molto pericolosa, che aveva
l’intenzione di distrarlo e quindi renderlo nuovamente facile da cogliere di
sorpresa.
Infatti questi lapilli incandescenti andarono a
colpire qualunque cosa. Gli alberi incendiandoli, la terra creando crateri di
non poco conto, gli altri pirati ferendone qualcuno, avrebbero colpito anche le
navi se qualcuno dei suoi compagni e i pirati di Shanks,
meno impegnati con i combattimenti contro i marine, non avessero difeso le loro
imbarcazione, ma quello che preoccupò maggiormente Rufy,
fu vedere il fumo proveniente da dietro la foresta innalzarsi.
“Il villaggio” disse in un sussurrò terrorizzato.
Akainu non aveva avuto scrupoli. Con quella tecnica aveva preso di mira anche un
paese pieno di civili, tra cui donne, vecchi e bambini.
“Nami, vai a dare una mano
agli abitanti del villaggio!” ordinò Rufy, sapendo
che la ragazza con il suo potere poteva tornare utile a spegnere il fuoco.
La ragazza a malincuore obbedì e Rufy
guardando con odio Akainu gli chiese il perché di
quel gesto. La lotta era fra loro due e nessun altro doveva essere coinvolto.
“Ancora non hai capito niente? Il mio obbiettivo è
quello di catturarti ed eliminarti e non mi importa se nel raggiungere il mio
obbiettivo farò fuori innocenti, possono morire tutti, ma se proprio vuoi che
fermi l’attaccò, hai solo da consegnarti a me!” disse l’uomo divertito.
Rufy non credeva che
potessero esistere esseri spregevoli fino a quel punto al mondo e non pensava
di poter provare tanto odio verso una persona, anche se questo gli aveva
portato via una persona a cui voleva bene.
Sulla spiaggia molti pirati e marine avevano smesso di
combattersi a vicenda a causa della stanchezza. Vi erano molti feriti e Chopper
correva a destra e a manca aiutando chi possibile, non facendo distinzione tra
amico e nemico. Lui era un medico e un medico non doveva fare distinzione di
morale davanti a un paziente ferito.
Solo le lotte con i pirati e marine più temibili
sembravano andare avanti e tra questi vi erano gli scontri tra Kizaru e Sanji e Fujitora e Zoro.
Ma anche i loro scontri si fermarono quando notarono
la tecnica di Akainu e il fumo proveniente dal
villaggio.
Sia Sanji che Zoro erano
senza parole e il secondo guardando con rabbia il suo avversario disse “Non è
possibile che voi vi definiate dalla parte del bene.Chi si reputa buono non avrebbe mai
sottoposto persone innocenti a vivere una cosa del genere!”
Fujitora abbassò il capo, d’accordo con le parole dello spadaccino e senza pensarci
un secondo rinfoderò la spada.
“Ma che…” cominciò Zoro, spiazzato dal gesto del grandammiragio. Era riuscito a metterlo in particolare
difficoltà e non comprese il perché di quel gesto.
“Mi arrendo!” disse Fujitora,
sorprendendo nuovamente lo spadaccino, che chiese spiegazioni.
“Come hai appena detto, non dovremmo prendercela con
persone innocenti. Questo comportamento in Marina non è accettato o almeno
queste dovrebbero essere le regole. Ma si sa che non tutti le rispettano e Akainu è uno di questi. Quindi per il comportamento sconsiderato
del mio collega, chiedo la ritirata. Ce ne andremo, consentendo a voi di dare
una mano ai sopravvissuti di una tale e ignobile mossa!”
Zoro fu colpito dalle parole dell’avversario e
rinfoderando anch’esso le spade, disse convinto “Dubito fortemente che Akainu e Kizaru abbiano
intenzione di deporre le armi per un tuo ordine!”
“Io sono il capo di questa spedizione, Kizaru farà solo ciò che gli verrà ordinato. Per Akainu non posso dire lo stesso!” disse l’uomo per poi
dirigere l’attenzione verso lo scontro che si stava svolgendo sulla scogliera.
Lo scontro sembrava interminabile e Rufy era esausto e sapeva che sarebbe crollato da li a
poco. Anche Akainu sembrava sul punto di cedere, ma
chiunque guardasse lo scontro poteva dire che il più svantaggiato era il
capitano della Sunny.
Rufy si ritrovò a sperare in
una buona idea dell’ultimo secondo o a uno dei suoi colpi di fortuna che spesso
gli succedono quando non sa più come affrontare una situazione.
Proprio quando Akainu, che
si trovava vicino al bordo della scogliera, stava per attaccare, accadde
qualcosa che il Marine non si sarebbe mai aspettato. Non pensava che una sua
tecnica avrebbe potuto rigirarsi contro di lui. Un lapillo ritardatario che
aveva deciso di cadere a distanza dagli altri suoi “compagni”, lo colpì e
sebbene il colpo non fu mortale, fu abbastanza potente da fargli perdere i
sensi.
Rufy rimase sorprese a
quella fortuna sfacciata che lo aveva aiutato ancora una volta, ma sgranò gli
occhi, quando comprese che il colpo aveva resto fragile la roccia sotto i loro
piedi, la quale aveva preso a sgratolarsi e a
precipitare in mare.
Akainu fu il primo a cadere, seguito da Rufy,
il quale essendo sveglio riuscì ad aggrapparsi a un pezzo di terra resistente e
con i suoi poteri riuscì ad afferrare anche Akainu.
Il suo braccio
di gomma molleggiava, mentre cercava di ritornare alla sua lunghezza normale e
la tentazione di cedere al peso del corpo inconscio del Marine.
Rufy mentre guardava il suo
nemico, a poche centinaia di metri dalla superficie del mare, venne accolto da
un terribile dilemma.
Lo aveva salvato per istinto, non credeva giusto che
fossero gli esseri umani a giudicare chi dovesse vivere e morire. Aveva sempre
seguito questa logica e non si era mai pentito di ciò. Ma Akainu
con il suo ultimo gesto, gli stava facendo ripensare a quella faccenda.
Non aveva scrupoli e per raggiungere il suo scopo,
uccideva persone innocenti. Questo era ancora più sbagliato di quello che stava
pensando di fare, sebbene non giustificasse minimamente i suoi pensieri.
Strinse gli
occhi indeciso sul da farsi e continuò a pensare. Akainu
avrebbe continuato a combatterlo, anche se un giorno sarebbe stato in grado di
sconfiggerlo, il marine non si sarebbe arreso e sarebbe sempre tornato aperseguitare lui e la sua ciurma e non
potendo stare isolato da tutto e da tutti, si domandava quante persone avrebbe
potuto mettere in pericolo, tra cui la sua famiglia. Ricordava quando nel suo
viaggio nel futuro era venuto a conoscenza che l’uomo avrebbe ucciso anche sua
figlia ancora neonata e senza colpe, se non quella di avere lui come padre e se
non si fosse arreso a lui, ma poteva intuire che quella non era una soluzione
definitiva per salvare la sua bambina.
Non si sarebbe sorpreso se quell’uomo, una volta
sbarazzatosi di lui, avrebbe dato la caccia a Umi, a Nami
e a tutti gli altri.
Aprì gli occhi e guardò l’uomo ancora privo di sensi.
Una lacrima gli scese dal viso per il senso di colpa che provava e
successivamente lasciò la presa, facendo sì che l’uomo venisse inghiottito
dalle acque marine.
Eccomi qui dopo tanto tempo. E pensare che mancavano
solo poche righe alle fine del capitolo già da tempo, ma oltre a essere un
periodo super impegnato, al momento sono fissata con Once upon
a time e sento la necessita di scrivere su quella serie.Al momento ho proprio smesso di seguire Onepiece…va a periodi, quando mi
tornerà di nuovo l’ossessione per questo magnifico anime è probabile che
tornerò a scrivere più frequentemente.
Ringrazio tutti colore che comunque non hanno perso la
speranza di vedere questa fic aggiornata nonostante i
mesi trascorsi. Io sinceramente tutta sta pazienza non l’avrei.
Si spera a presto e se avete voglia, fatemi sapere
cosa ne pensate.
Accipicchia quanto tempo è passato,
praticamente sei anni…cioè da quando ho iniziato a lavorare.
Bhe non do la colpa al lavoro, che per carità
ha influito sul mio tempo libero, ma più che altro sulla mia creatività, poi si
ci mettono fastidii agli occhi che mi rendono complicato leggere e scrivere su
uno schermo pc. Ho provato a scrivere con il cellulare, meno fastidi si, ma
molto molto scomodo…tablet non ce l’ho, ne so se
potrebbe aiutarmi e quindi…è andata come è andata.
Avevo ancora qualche idea prima di
bloccarmi, ma non riuscivo a metterle giù. Solo dopo aver visto il live action di Onepiece,
ho deciso di provare a continuare la storia.
Ovviamente in sei anni ne sono successe di
cose in onepiece e la mia
storia ovviamente si allontanerà parecchio dall’opera originale. Quindi non
vogliatemi male se non dovessi far combattere i Mugiwara
con qualche personaggio che è comparso nella serie, né date per scontato determinate
cose sono successe perché da dopo gli uomini pesci la mia storia ha preso un
percorso tutto suo. Certo ho in mente di far capitare determinate cose che
abbiamo visto nel manga, ma a modo mio e bhe non
saranno eccezionali come quelle di Oda, ma spero che possano piacervi almeno un
po’.
So a che punto è il manga e l’anime in giappone, quindi non
dovrebbero esserci spoiler, ma non sapendo dove sia arrivato l’anime in Italia non posso garantire la stessa cosa. Anzi
se qualcuno di voi segue l’anime inItalia e può dirmi più o menodove siamo arrivati, metterò la scritta
spoiler, anche se sarebbe spoiler fino a un certo punto.
Bhe se qualcuno di voi ancora ricorda la
storia. Buona lettura.
E se avete voglia, fatemi sapere il vostro
pensiero. Grazie.
Neko
Capitolo 86: Tregua
Rufy era sdraiato sul promontorio a fissare il
cielo, incredulo a quanto commesso.
Aveva appena deciso di porre fine alla vita di Akainu.
L’ammiraglio era un uomo perfido e senza un vero valore morale, nonostante si
dichiarasse un marine al servizio dei più deboli, ma non meritava di morire in
quel modo.
L’uomo era privo di sensi, quindi indifeso nel proteggersi.
Solo i codardi approfittavano della momentanea debolezza del nemico per
sbarazzarsi di un pericoloso avversario.
Era esattamente quello che aveva fatto Akainu a Marineford nei suoi confronti. Lo aveva attaccato in un
momento incui non riusciva più a
muoversi, momentoche costò la vita a
suo fratello.
E ora lui era lì, a pensare di non essere diverso da quell’uomo.
Si portò una mano sugli occhi e pianse. Chiese perdono per il suo gesto, un
perdono che non avrebbe mai ricevuto, in quanto colui che avrebbe dovuto
assolverlo, era morto.
Sulla spiaggia accanto al promontorio, dove poco prima si stava svolgendo
la battaglia tra i marine e i pirati di cappello di paglia e di Shanks il rosso, tutti erano seduti a terra a riprendersi
dallo scontro appena avuto.
Fujitoraimpartiva ordini ai medici marine sotto il suo comando, chiedendo ad
alcuni di loro di recarsi al villaggio e controllare che gli abitanti non
fossero stati feriti, se non peggio, dall’attacco lanciato da Akainu.
Si sedette su una roccia che si trovava in mezzo alla spiaggia. Si portò
una mano sulla fronte per asciugare il sudore e anche lui approfittò di quel
momento per riprendere fiato.
Lottare contro Roronoa lo aveva stancato.
Era un degno avversario e sarebbe
stato curioso di vedere come sarebbe andato lo scontro, se non avesse dovuto
fermarsiper difendere l’onore della
marina dopo l’attospregevole compiuto
dal suo collega ammiraglio.
Vide il piccolo dottore della ciurma dei mugiwara
correre a destra e a manca per medicare i feriti, senzadistinzioni fra nemici e amici e fu sorpreso
quando questi gli si avvicinò, chiedendogli di poter controllare la ferita che
aveva al braccio. Infatti sull’artosinistro si apriva un profondo squarcio che ancora sanguinava, una
ferita infertagli da una delle tre temibili spade di
Zoro.
Fujitora lo guardòincredulo e chiese indicandogli lo spadaccino “Non dovresti occuparti
del tuo compagno?”
Chopper si girò e vide Tashiji trafficare con
alcune bende e garze per medicare Zoro, quindi rispose “è in buone mani. Al
momento sei tu quello senza qualcuno che si prenda cura della tua ferita ein quanto medico non posso permettere che
rischi di infettarsi!” rispose onestamente la piccola renna.
Fujitora alzò un sopracciglio sorpreso sia dalla
risposta, che dal riconoscere Tashigi tra le persone
presenti.
Portò nuovamente la sua attenzione su Chopper che aveva iniziato a
ripulirgli la ferita.
Si chiedeva come potesse un pirata preoccuparsi della salute di un suo
nemico. I medici della marina sotto il suo comando non avevano mostrato alcuna
compassione per i loro avversari. Eppure si sarebbe aspettato di più il contrario.
Molte delle domande che si era posto in passato,gli riaffiorarono nella mente in
quell’istante, sia sulla marina che su questi pirati in particolare.
I Mugiwara erano tanto temuti dal governo
mondiale, ma non era uno sciocco, sapeva che l’interesse del governo ad eliminare i pirati di cappello
di paglia, non dipendeva dallaloro
minaccia verso i popoli che capitava loro di incontrare nei loro viaggi, ma
piuttosto nella loro possibilità di rovesciare ungoverno ormai troppo corrotto, che non pensavaquasi più al benessere comune.
Monkey D. Rufy era
figlio di Dragon il rivoluzionario e per il governo la mela non poteva cadere
troppo lontano dall’albero e quindi andava eliminato. Eppure, per quanto ne
sapesse, quel ragazzo non aveva mai incontrato il padre, quindi se era arrivato
a immagazzinare certi ideali, non era per un insegnamento impartitogli, ma era
stata la visione di un mondo che non funzionava, che aveva fatto nascere in lui
un desiderio di libertà in un mondo di schiavi in mano a pochi .
Questa conferma l’aveva avuta dalle innumerevoli volte in cui i Mugiwara avevano dichiarato guerra al governo mondiale, la
prima volta a Ennies Lobby.
In più la presenza di Nico Robin all’interno della ciurma aggravava la loro
situazione, in quanto ella era una delle poche che poteva fare chiarezza sui
100 anni di buio. Un segreto che era stato tenuto gelosamente nascosto per anni
e che quella donna, rivelandolo al mondo, avrebbe portato alla caduta del
governo mondiale.
Neppure Fujitora sapeva a cosa corrispondessero i
100 anni di buio, ma non ci voleva un genio per capire che, qualsiasi fosse
quel segreto, era qualcosa di molto oscuro. Un qualcosa che avrebbe dato una
sonora batosta alla credibilità del governo mondiale.
Nonostante queste sue conoscenze, aveva comunque scelto di appoggiare il
governo mondiale, entrando a far parte della marina, per difendere i deboli e
portate giustizia lì dove non c’era.
Con compagni come Akainu poteva fare ben poco, ma
anche quel poco, ne era convinto, potevaessere importante.
Per questo si era arreso, non era importante la vittoria della marina in
quel momento. I civili avevano la priorità. Poco importa se avrebbe avuto dei
problemi con i suoi superiori.
Secondo il suo parere Akainu era una vergogna per
la marine e questo suo gesto di attaccare il villaggio per mettere alle strette
Mugiwara,lo
aveva nuovamente sottolineato. Per questo non fudispiaciuto per la fine che avesse fatto,
perché si, non poteva vedere con gli occhi, ma al momento dell’impatto di una
roccia vulcanica con il promontorio dove si trovavano Rufy
e Akainu, sia lui che Zoro si erano girati a
osservare la scena e aveva percepito l’haki del suo
compagno, precipitare in mare.
Si stupì che a compiere quel gesto, era stato proprio il pirata che in
tutti i suoi scontri non aveva mai ucciso nessuno, perché sapeva che non poteva
essere stato un incidente. Il capitano dei Mugiwara
aveva lasciato la presa e l’imprecazione dello spadaccino accanto a lui, non potè confermare questo suo pensiero.
“Ecco fatto!” disse la vocina di Chopper, riportandolo al presente
“Dovrebbe essere a posto in un paio di settimane. Cambia le bende una volta al
giorno, pulisci la ferita e sarai come nuovo!”
“Grazie!” disse semplicemente, per poi vedere il dottorino allontanarsi per
dare soccorso al prossimo paziente!”
“Vuoi fare più piano!” disse la voce di Zoro, richiamando la sua attenzione
verso di lui e Tashigi.
“Andiamo, non fare il bambino! Fai sempre il gradasso e ora piagnucoli per
un po’ di disinfettante?” chiese la donna, premendo più forte il batuffolo di
cotone sul taglio sulla fronte dell’uomo, che sussultò nuovamente, facendo
sorridere la donna.
“Capitano Tashigi!” disse Fujitora,
avvicinandosi alla coppia.
La donna, riconoscendo l’uomo, si mise sull’attenti istintivamente.
“Come spieghi la tua presenza su quest’isola? Non mirisulta fossi sulla mia nave!”disse l’ammiraglio.
Zoro si alzò da terra e affiancò Tashigi.
“è il mozzo della nostra ciurma adesso!” disse punzecchiandola.
“Ionon sono un mozzo!” disse Tashigi,guardandolo
storto, ma mantenendo la sua posizione sull’attenti.
“Si, beh non sei neanche un marine! Quindi…” prese il polso che Tashigi aveva portato sulla fronte per tenere la posizione
dell’attenti, e glielo mise giù “…scordati ste fesserie. Sei un pirata,
comportati come tale!”
Fujitora sembrò confuso “Sei un pirata?”
“Bhe… ecco…io…vede” cominciòTashigi
balbettante.
“Tashiji!” tuonò la voce di Zoro.
La ragazza sussultò e rispose “Si, lo sono!” disse abbassando la testa,
cosa che infastidì Zoro.
“Bene, ora prova a dirlo guardando il tuo avversario negli occhi. Se fai
parte della nostra ciurma, non devi mai e dico mai, avere il dubbio di doverlo
affermare!” disse Zoro duramente.
Tashigi spostò il suo sguardo da Zoro a Fujitora e quest’ultimo poteva affermare che il suo sguardo
era più che determinato.
“Faccio parte della ciurma di Mugiwara!”disse, per poi rivolgersi nuovamentea Zoro “E per tua informazione, non ero
dubbiosa della mia appartenenza alla ciurma. Fujitora
è stato unmio superiore per anni e…bhe è difficile perdere certe abitudini e certi
atteggiamenti verso coloro che prima erano la mia famiglia e quindi ti
pregherei la prossima volta di essere un po’ meno sgarbato!” disse la ragazza,
portandosi le mani sui fianchi.
“Bhe dovrai imparare a prendere a calcia la tua
ex famiglia!”disse Zoro.
“Si, come seprima avessi offerto
loro tè coi biscotti. Ho combattuto anche io!” disse Tashigi,puntandogli un dito sul costato, cosa che
fece notare a Zoro qualcosa. Le afferrò il polso e la fece sedere dove prima
era seduto lui e prendendo un batuffolo di cotone, disinfettò il taglio
superficiale che sfregiava la sua pelle candida, cosa che fece arrossire la
donna.
“State insieme!” constatò Fujitora “Spero che tu
sia convinta della scelta che hai fatto! Essere un pirata, di Mugiwara soprattutto, è pericoloso!”
Dopo aver applicato il cerotto sulla ferita di Tashigi.
Zoro fronteggio l’ammiraglio e disse “Anche essere un marine non è privo di
pericoli e lei non è una sprovveduta!”
“No non lo è!” disse Fujitora, abbozzando un
sorriso alla proiettività dell’uomo.
“Può stare tranquillo ammiraglio. Il marimo qui
potrà essere senza speranza, ma la bella Tashigi è
protetta da tutti noi, dal sottoscritto in particolare!” disse Sanji, raggiungendoi due zoppicando un po’.
“Tsè, si deve guardare soprattutto da te cuoco da
strapazzo!” disse Zoro, per poi guardarsi intorno preoccupato “dov’è Kizaru?”
Sanji si fece serio. Aveva una brutta
sensazione verso l’ammiraglioche aveva fronteggiato
poco prima “Non lo so. Quando è stata dichiarata la resa è sparito. Vorrei
tanto dire che è scappato, ma conoscendo il soggetto, ne dubito fortemente!”
disse Sanji.
“Te lo sei lasciato sfuggire?” disse Zoro seccato.
“Ripeto! Era stata chiesta la resa babbeo. Non pensavo che si sarebbe
volatilizzato! Cosa avrei dovuto fare? continuare a combattere? Difficile
quando il tuo avversario si volatizza e anche fosse rimasto un mio tentativo di
continuare la lotta, avrebbe portato al continua della battaglia per tutti!”
Zoro non potè ribattere, ma quell’ammiraglio che
a Sabaody lo aveva quasi ucciso, non gli piaceva
minimamente. Non lo trovava molto diverso da Akainu.
Sanji sospirò e guardando i suoi compagni che
si riposavano poco più in là, notò l’assenza di alcuni di loro.
“Dove sono Nami, Robin e Franky!”
chiese.
“Oh Franky e Robin sono andati a dare una mano al
villaggio. Namiera con Rufy durante la battaglia con Akainu!” disse Tashigi, girandosi
verso il promontorio “Anche se non mi pare di vederli adesso. Spero che stiano
bene!”
Zoro guardò nella sua stessa direzione e chiudendo l’occhi buono, pensando
al gesto di Rufy, disse “Sarà meglio controllare che
stiano bene!”
Tutti annuirono, ma fecero solo un paio di passi, prima di sentire la voce
di una bambina urlare.
“Lasciami. Lasciami ho detto!”
I tre Mugiwara si bloccarono alla vista.
Kizaru si stava dirigendo verso di loro,
trascinando una bambina dai capelli nei e occhi azzurri per il braccio, mentre
cercava invano di liberarsi.
Anche gli altri membri della ciurma Brook, Usopp e Chopper trattennero il respiro.
Non l’avevano mai incontrata, ma non era difficile capire chi fosse quella
bambina. Era identica a sua madre.
“Quella è…quella è…la bambina demone
Nico Robin!” disse un marine scioccato “C-come è possibile. Dovrebbe avere sui
30 anni!”
“Nico Robin era presente in battaglia fino a poco fa ed era adulta, come ha
fatto a rimpicciolirsi!” disse un altro marine.
Kizarusi
fermò poco lontano da Fujitora e guardando la bambina
che ancora si dimenava disse “Allora piccola, io ora ti lascio andare, ma mi
prometti di fare la brava e non scappare? Altrimenti mi vedrò costretto ad
usare il mio potere su di te e non credo che tu lo voglia!” disse l’ammiraglio,
dando una dimostrazione diforza.Puntò il dito indice della mano sinistra
verso la roccia su cui era sedutofino a
poco prima Fujitora e sparando un proiettile di luce,
la frantumò.
“Allora cosa mi dici? Farai la brava!”
La bambinacon occhi spaventati,
fece un gesto affermativo con la testa.
“Brava piccola!” disse Kizaru, per poi abbassarsi
alla sua altezza “Ora voglio che tu sia sincera. Chi è tua madre?”
“Io…io non ho una madre signore. S-sono stata abbandonata quando sono
nata!” disse la piccola sincera.
“è abbastanza comune tra i pirati abbandonare i propri figli.Tu assomigli molto a un membro della ciurma
di Mugiwara e possibile che uno di loro sia un tuo
parente?” chiese con calma Kizaru.
“Nessuno di noi ha figli Kizaru!” disse Sanji intervenendo arrabbiato. “Come potremmo noi…” il
cuoco non riuscì a terminare la frase che Kizaru usò
il suo potere per sparargli alla coscia, facendolo cadere a terra, dolorante.
“Sanji!” gridò Chopper, entrando in modalità
medico e correndo verso Sanji per prestargli
soccorso, ma la voce di Kizaru si fece sentire “Che
nessuno si muova!”
Chopper si bloccò all’istante, mentre Zoro mise le mani sull’impugnatura
della sua spada.
“Muovete solo un muscolo e il prossimo sparo sarà per lei!” poi girandosi
verso la ciurma di Shanks aggiunse“Questo vale anche per la ciurma del rosso!”.
Yasopp che aveva ancora la mano sulla pistola, guardò
il suo capitano, il quale, con un cenno del capo, gli fece capire di deporre le
armi.
Nessuno dei pirati avrebbe avuto problemi a non ascoltare le minacce
dell’uomo se non avesse avuto quella bambina a portata di mano. Altro punto
cruciale il potere della luce dell’ammiraglio e della sua vicinanza alla
bimba.Tutti loro avevano guadagnato una
buona dose di velocità in vari anni di allenamento,ma nessuno era ancora riuscito a eguagliare
lavelocità della luce e qualsiasi
proiettile sparato da Kizaru a quella distanza,
sarebbe andato a segno ancor prima che qualcuno avesse avuto il tempo di
percepire lo sparo.
“Ora torniamo a noi piccola, va bene? Cosa stavamo dicendo…” disse l’ammiraglio
facendo finta fi pensarci “Oh si…per caso tua madre è Nico Robin? E un po’
difficile non trovare una certa somiglianza fra voi due!”
La bambina guardò Sanji a terra che si teneva
dolorante la gamba, cercando di arrestare il flusso del sangue, poi si
concentrò nuovamente su Kizaru e annuì.
L’uomo sorrise e rialzandosi in piedi disse “Brava piccola, ora tu verrai
con noi!”
Prima che qualcuno potesse dire qualcosa Fujitora
intervenne “Non erano questi gli ordini!”
“Non mi sembra che ultimamente ci stiamo attenendo agli ordini. Sbaglio o
con la tua resahai sprecato una buona
occasione per far fuori i pirati di Mugiwara e di Shanks il rosso?”
“Devi ringraziare solo Akainu per questo!” disse Fujitora.
“Akainu stava facendo il suo lavoro e ora è stato
ucciso, da Mugiwara!” disse Akainu,
facendo sussultare tutti i presenti, sia i marine che non avevano visto la
scena, sia i pirati che sapevano che la parola uccidere e Rufy
non potevano stare nella stessa frase.
“Si è macchiato di un grande crimine!” ribadì l’uomo “Portare la bambina
con noi è un buon metodo per fare la nostra mossa e portare a termine la nostra
missione!”
Fujitora lo avrebbe fulminato con lo sguardo se
avesse potuto “E questo tuo atto in cosa si differenzierebbe da ciò che ha
compiuto Akainu?”
“Io non sto coinvolgendo innocenti!” disse Kizaru
alzando le spalle e prima che Fujitora aggiungesse
qualcosa “E no, la bambina non è un innocente come gli abitanti del villaggio.
È figlia di unadonna che il governo
mondiale cerca da anni, quindi come tale va eliminata!”
La bambina a sentire quelle parole spalancò gli occhi e in una mossa
disperata tentò di scappare.
Tutto si svolse velocemente.
La bambina percorse qualche metro, mentre Kizaru
alzava il braccio puntando il dito contro di lei.
Zoro afferrò la sua Suishui per bloccare il
colpo.
Tashigi urlò all’ammiraglio di fermarsi.
Usopp puntò il suo Kabuto
carico versò l’ammiraglio.
Brook sfoderò la sua spada, estraendola dal suo
bastone
E i pirati di Shaks impugnarono le loro armi.
Ma Kizaru sparò il colpo prima che qualcuno
potesse fare qualcosae quando il colpo
di luce era a pochi centimetri dalla bambina, un’enorme coltre di sabbia si
alzò in aria accecando tutti.
Allora, mi è stato detto
che in Italia l’anime è arrivato alla saga di Dressrosa. Molto indietro rispetto a quello che credevo, quindi
vi annuncio che per le idee che ho, sia in questo capitolo che nelle prossime
avventure che ho in mente, ci saranno cose che si potrebbero definire SPOILER,
che siano capacità o fatti che si vedono nell’anime. Ci saranno diversi
cambiamenti rispetto al manga, ma sempre spoiler sono.
Quindi spetta a voi
decidere se leggere o meno.
Se decidete dinon chiudere la pagina…buona lettura e lasciatemi
sapere cosa ne pensate, se invece decidete di non andare avanti con la lettura,
vi ringrazio di essere giunti fino a qui.
Byeeee
Capitolo87: Rabbia distruttiva
La bambina era rannicchiata su sè stessa. Aveva
sentito lo sparo e si era rannicchiata aspettando un dolore che non arrivò.
Alzò lo sguardo e non capì cosa fosse successo. Vide attorno a se qualcosa di
strano, uno scudo, una cupola fatta da braccia umane che la proteggevano a 360
gradi dal mondo esterno, se non per un piccolo lucernaio in alto per non
lasciarla completamente al buio.
Avvicinandosi, guardò questa barriera incuriosita, non capendo da dove
fosse spuntata, e la toccò
Sussultò quando sfiorandola, la sentì. Quello scudo non era composto solo
da qualcosa che sembravano braccia umane, ma erano braccia umane vere.
Era chiaro che appartenessero a una donna, ma cosa ci facessero lì, era un
mistero per lei. Solo continuando a studiare la barriera, notò delle gocce
rosse cadere tutto attorno a lei. Dovette spostarsi al centro dello scudo per
evitare di essere macchiata, da quello che capì immediatamente essere sangue.
Il colpo era stato realmente sparato verso di lei e quelle braccia avevano
preso il colpo al suo posto, rimanendo ferite, o almeno una di loro. Non aveva
sentito ulteriori spari e vedendo che solo metà degli arti sanguinavano nello
stesso medesimo punto, poteva ipotizzare che le braccia erano solo due, destra
e sinistra, ripetute in successione.
Si sedette a terra e si portò le ginocchia al petto, sconvolta del fatto
che qualcuno potesse desiderare la sua morte. Regina glielo aveva sempre
augurato, ma lei era una donna spregevole e un pirata, mentre colui che le
aveva sparato era un marine, una persona su cui lei avrebbe riposto la sua
fiducia, dato che considerava i pirati dellafeccia, vedendo come erano stati trattati gli abitanti del villaggio in
quegli anni.
Ripensò alle parole che Rufy e Nami gli avevano detto quando si erano ritrovati sulla sua
casetta sull’albero. Le avevano detto di questa assurda regola che i figli dei
pirati, i più ricercati almeno, dovevanomorire in quantouna possibile
minaccia.
Non aveva creduto loro. I figli non erano i genitori, né dovevano essere
macchiati delle colpe dei genitori, quindi per lei era impossibile che una cosa
del genere, potesse accadere e purtroppo aveva constatato la verità quasi sulla
sua pelle. Si strinse le gambe con le braccia e vi appoggiò la testa. Non
voleva uscire da quella barriera. Si sentiva in un certo modo al sicuro li
dentro e soprattutto aveva paura che una volta fuori, quell’uomo avrebbe finito
il lavoro. Quindi rimase lì ad ascoltareciò che stava succedendo fuori. Niente di rassicurante in quanto poteva
percepire urla di paura e ordini di uccidere qualcuno… un mostro.
Nessuno comprese quanto fosse accaduto, né da dove si fosse alzata quella
coltre di sabbia.
Per un momento i Mugiwara pensarono a Rufy.
Il ragazzo era abile a entrare in scena inmodo spettacolare al momento giusto, ma sentirono una sensazione
spiacevole sulle loro pelle, dei brividi presero a correre lungo le loro spine
dorsali e una forza sinistra si poteva respirare nell’aria.
Tra un colpo di tosse e l’altra tutti riuscirono a percepire un ombra nera
gigantesca dalla quale si potè udire un urlo
arrabbiato. Molto arrabbiato.
“C-cosa diavolo è quello? “ chiese un marine spaventato, così come anche i
suoi compagni, prima che questi venissero colpiti da una mano gigante e fatti
volare.
Numerose urla si alzarono nell’aria, chi urlava per paura, chi per incitare
i compagni a lottare, chi per ordinare di sparare.
Era il caos.
L’ombra nera urlò nuovamente mentre la sabbia cominciava a posarsi a terra
e i Mugiwara non poterono credere ai loro occhi.
Mentre che la visibilità tornava normale, potevano vedere il corpo
gigantesco di una donna, con due paia di corna sulla testa, due ali simili a
quelle di pipistrello e con dei denti affilati come quelli degli squali.
Era spaventosa, tanto che sembrava un demone.
“R-R-Robin?” gridò Chopper incredulo.
Le gambe di Usopp erano gelatina. Robin era
abbastanza inquietante e spaventosa quando faceva certe uscite macabre, ma
quella Robin era a tutt’altro livello.
“Che cosa…” disse Zoro con l’occhio sgranato, indeciso sul da farsi.
“Come può essere Robin quell’essere?” chiese Tashigi,
facendo un passo indietro.
Sanji non aveva parole a quanto vedevano i suoi
occhi, ma se quella era Robin poteva ben comprendere cosa l’avesse portata ad
assumere una forma del genere e a comportarsi come una pazza scatenata.
Non si immaginava che l’archeologa possedesse un tale potere e poteva
scommettere che anche i suoi compagni ne fossero all’oscuro. Se avesse imparato
questa tecnica durante i due anni di separazione, non lo sapevano, nè si era resa necessario l’utilizzo di un tale potere fino
aquel momento. Vedendo come si agitava Sanji prese in considerazione che la donna non avesse
voluto usarlo, perché non del tutto in sé in quella forma.
Infatti stava colpendo chiunque le capitasse a tiro.
Anche se fino a quel momento aveva colpito solo la marina,non sapeva dire se era perché era stato
soloil nemico ad attaccarla o se perché
in fondo riconoscesse i suoi alleati.
Sperava che fosse lucida, ma sinceramente aveva paura di scoprirlo. Se non
fosse stata in sé, avrebbero dovuto attaccarla, con il rischio di ferirla, per
farla tornare normale.
Quella sua forma e la foga con cui aveva preso a colpire i nemici, gli
ricordava molto Chopper quando anni a dietro, dopo aver preso le rumbleball, si trasformava in
una renna gigante, non in grado di riconoscere i suoi amici.
“Cosa facciamo?” chiese Zoro agli altri. Aveva sguainato le spade per ogni
evenienza, ma non sapeva esattamente come agire in quel frangente. La marina se
l’era cercata con il tentato omicidio di sua figlia, ma non per questo poteva
colpire tutti i marine con una tale brutalità, soprattutto perché quelle
persone avevano accettato la resa e non consistevano più una minaccia.
Era Kizaru il problema.
Zoro vide l’uomo buttarsi nella battaglia, volteggiandodi qual e di là, apparendo e scomparendo in
un fascio di luce continuo, per confondere Robin.
Sembrava una mosca fastidiosa e Robin cercò di acciuffarlo più volte
inutilmente, finchè sembrò decidere di lasciar
perdere.
La donna afferrò una nave della marina e quando si pensò che l’avrebbe
lanciata contro i marine sparpagliati per la spiaggia e sugli alleati,tanto che Fujitora
estrasse la sua spada per contrattaccare, il galeone venne usato come mazza da
baseball, colpendo Kizaru e mandandolo a sbattere
contro una montagnola di rocce che, sgretolandosi, finirono addosso all’uomo.
Successivamente lanave venne
realmente scaraventata sulla spiaggia sia Zoro, sia Fujitora,
sia Shanks, si mossero per smantellare il più
possibile la nave.
Zoro intervenne con le sue spade, insieme a Shanks,
che fece ricorso alla sua sciabola Gryphon, immersa
di haki.
La ridussero in centinaia di pezzi e successivamente Fujitora,
usando il suo frutto del diavolo zushizushi, annullò la gravità che influenzava i rottami della
nave, in modo tale che essi fluttuassero in aria, per poiammucchiarli tutti insiemein un lato della spiaggia, vicino a dove
sorgeva la pineta.
“Dobbiamo fermare Robin!”disse Shanks.
“E come? Vorrei evitare di farle del male!” disse Zoro “Infondo ha tutte le
ragioni per essere incavolata!” disse lo spadaccino.
“Ragioni o meno, ora è un pericolo per tutti! Anche se avevo dichiarato la
resa, ora mi vedo costretto a intervenire!” disse Fujitora.
Impugnando la sua spada.
“Cosa hai intenzione di fare?” chiese Zoro,guardandolo male.
“Lo vedrai!” disse Fujitora, ma non potè fare niente che lo spadaccino impugnandola sua spada verso di lui disse “ Ero io il
tuo avversario. Non ti lascerò muovere un dito contro di lei, sono stato
chiaro?”
“Essia!” disse Fujitora,
riprendendo lo scontro che poco prima aveva interrotto contro Zoro.
Nel frattempo gli altri membri della ciurma di Mugiwara,
provarono a far ragionarela loro compagna.
“Oi Robin. Devi fermarti!” disse Usopp urlando,
ma il frastuono della battaglia, gli spari, i suoni della spada, le urla, e
rocce che si frantumavano, coprirono la sua voce.
Prese Kabuto e carico l’arma con semi al pepe e,
puntandoglieli al viso, glieli lanciò.
Una nube nera si sparse intorno al viso della donna. La quale si fermò dal
suo agitare gambe e braccia, perché colpita da forti starnuti.
Successivamente si sentì avvolgere da delle piante arrampicanti, ma queste
erano già spezzate ancor prima che questa la imprigionassero completamente.
Successivamente fu il turno di Chopper, il quale assunse la sua forma da
renna gigante e cominciò uno scontro fra due creature mostruose che
stringendosi le mani a vicenda, sembravano quasi ingaggiare una lotta di sumo,
dove il più forte avrebbe vinto.
Chopper era svantaggiato, non tanto perché si sentisse più debole rispetto
alla donna, anzi poteva affermare che in quella forma Robin uguagliava la sua
forza, ma dietro di lui vi era il mare. Bastava che la sua compagna di ciurma
lo spingesse in acqua e per lui sarebbe stata la fine.
Si soprese di quello che successe. Accadde in fatti quello che temeva. Finì
con le gambe in acqua e subito tornò alle sue dimensioni naturali, ma Robin non
ne approfittò per gettarlo al largo. Lo prese per le corsa e lopose vicino a Sanji,
il quale non si era mosso dal suo posto.
“Ha semplicemente cercato di mettermi fuori combattimento senza farmi del
male!” disse Chopper incredulo.
“Questo è positivo, vuol dire che ci riconosce!” disse Sanji,
provando per la decima volta ad alzarsi per poter fare qualcosa, ma aveva perso
molto sangue e non riusciva a sostenere il suo pesosulla gamba sparatagli da Kizaru.
Chopper non potendo più essere utile per calmare Robin, approfittò del momento
per curare Sanji.
Usopp stava cercando di ragionare per trovare
uno stratagemma per calmare Robin e disse “Brook,
addormentala con una canzone!”
“Non posso. Se uso la mia melodia per farla addormentare allora si
addormenterebbero tutti e nel caso il mio potere non avesse effetto su di lei,
appurato che ci riconosce, la marina non farebbe una bella fine.
“Sono nemici, ma dubito che vorremmo una strage di esseri umani e neanche
Robin se solo fosse un po’ più lucida!” disse Brook.
Usopp di guardò in giro in cerca di qualche
altra idea. A parte Shanksnon aveva visto nessuno della ciurma del
rosso fare qualcosa e si domandò perché. Li vide fermi seduti sulle rocce che
erano crollate su Kizaru e capì che a modo loro
stavano dando una grande mano.
Si era stranito del fatto che Kizaru non fosse
più intervenuto in battaglia, infatti l’uomo non poteva essere stato sconfitto
semplicemente da un colpo sferratogli, anche se con una nave della marina.
Ma la presenza dei pirati di Shanks sul luogo
dove lui doveva trovarsi, doveva inibire i suoi poteri, infondo tutta la ciurma
era una grande utilizzatrice di haki, chi di una
tipologia chi dell’altro, ma questo poteva certamente bastare per tenere fermo Kizaru.
Non conosceva la reale potenza della ciurma di suo padre, ma Shanks non poteva essersi guadagnato il titolo di
imperatore dei mari così alla leggera e Kizaru sapeva
bene con chi aveva a che fare, quindiprobabilmente lui stesso se ne stava buono.
Gli piaceva anche pensare che Robin lo avesse messo realmenteko.
Tornò a concentrarsi sulla battaglia. Ormai vedeva la marina sfinita con
solo pochi uomini ancora in piedi e Robin non sembrava calmarsi.
Strinse gli occhi sperando in un’idea dell’ultimo secondo, ma un urlò
familiare riaccese la speranza.
Alzò lo sguardo e vide Rufy, sfoggiando il suo gear 4 ,“volare” verso Robin.
Lo vide pompare aria nelle bracciache divennero gigantesche come quelle della compagna,e quando Robin si preparò a usare entrambi le
mani per schiacciare gli ultimi marine rimasti, questa se le ritrovò entrambe
racchiuse all’interno dei pugni di Rufy.
“Ora basta Robin!” disse il ragazzo con tono duro.
Robin guardò il suo capitano e disse “Hanno quasi ucciso mia figlia, non
posso….non posso fargliela passare liscia!”
“Hai detto bene…quasi. Non è stata uccisa. L’hai protetta Robin, sta bene.
È viva grazie a te. Questo può essere un punto da cui partire per avvicinarvi,
ma se le fai vedere questa parte di te, la perderai per sempre. È questo che
vuoi?” chiese Rufyserio, continuando a calciare l’aria sotto di sé, per rimanere
all’altezza del viso di Robin.
“Guardati intorno. La marina è stata sconfitta, hai pestato Kizaru, cosa che viene difficile anche a me, Zoro e Sanji. Sei stata fantastica e questo tuo potere è
sorprendente, ma deve essere usato nel modo migliore, non per vendetta. Non
fare qualcosa di cui ti pentirai. Non fare il mio stesso errore!”
Robin non comprese le ultime parole di Rufy, ma
non potè dargli torto. Si era impegnata tanto perché
potesse essere migliore. Non avrebbe mandato tutto in frantumi.
Sua figlia era salva. Poteva ancora vederla all’interno dello scudo da lei
creato. Era questo quello che contava.
Tornò a guardare Rufy e annuì.
Sciolse la sua trasformazione, così come anche il suo capitano.
Rimpicciolirono sempre più fino a ritrovarsi ad altezza umana, uno in piedi
davanti all’altra.
Il primo, orgoglioso della secondaper aver avuto la capacità di fermarsi, le sorrideva.
Robin risposte al suo sorriso, ma questo pian piano svanì, man mano che
sentiva le sue forze venire meno.
Rufy l’afferrò e la tenne in piedi, offrendosi
come supporto.
Robin era ferita in vari punti. Nonostante la sua mole, molti colpi dei
marinai erano andati a segno e la donna non si era ancora ripresa dallo scontro
avuto precedentemente con Regina.
Con la sua perdita di forze, anche lo scudo che aveva creato per proteggere
la sua bambina si sciolse e la piccola fu nuovamente libera.
Ella, che era ancora rannicchiata su sé stessa, quando sentì i raggi del
sole sulla sua pelle, alzò la testa e rimase scioccata alla distruzione intorno
a sé.
Vide i marinai che si alzavano sorreggendosi l’un l’altro e una spiaggia
completamente devastata.
“Stai bene piccola?”
La bambina sussultò e guardando in alto, vide due donne accanto a lei.
Una con i capelli blu e l’altra con capelli arancioni. Riconobbe Nami, la quale insieme a Franky
si era diretta sulla spiaggia quando, insieme alla sparizione di Robin, erano
cominciate le urla, mentre l’altra era un altro membro della ciurma alla quale
sapeva apparteneva sua madre.
Annuì “Si, tutto bene. Qualsiasi cosa fosse quello strano scudo, mi ha
protetto!” disse guardando a terra. Non vi era più alcuna traccia di quelle
braccia se non il sangue che aveva creato un disegno circolare.
Nami le sorrise e disse “Non so bene cosa sia
successo, ma quella era opera di Robin”
La bambina sussultò a quel nome e guardò la donna in questione. Vide che la
fissava e quando i loro occhi si incontrarono, la vide addirittura sorriderle.
La studiò a fondo tra le tante ferite, vide quella al braccio sinistro, tale e
quale a quella che aveva visto sulle braccia della barriera.
Era confusa. Non si riusciva a spiegare perché la donna che l’aveva
abbandonata, l’avesse protetta.
Continuò a fissarla fin quando tra
di loro si misero in mezzo Zoro e Fujitora che
stavano ancora combattendo. Tale era la loro concentrazione da non accorgersi
che la calma era tornata.
“Zoro, fermati!” urlò Rufy “è tutto finito!”
L’uomo parò un colpo lanciatogli da Fujitora ed
entrambi alla voce del ragazzo si guardaronointorno.
“Sembra che senza accorgercene, la tua compagna si sia calmata!” disse
l’ammiraglio della marina, rinfoderando la spada, seguito da Zoro.
“Meglio così. Sei un buon avversario. Mi sarebbe dispiaciuto farti troppo
male!” disse Zoro, sorridendo determinato.
Fujitorascosse la testa a quell’affermazione, poi disse “Credo sia meglioper noi andarcene.Prima che qualcun altro decida di fare
qualcos’altro di avventato!” disse, vedendo il suo compagno Kizaru,
venire trascinato da Benn, della ciurma di Shanks.
Tutti rimasero sorpresi quando videro che l’ammiraglio della marina
noncercava di porre resistenza, ma con
un’occhiata in più poterono notare le manette di algamatolite
legate ai polsi.
Dallo sguardo dell’uomo si poteva vedere che stava già pensando a una vendetta
dolorosa verso coloro che lo avevano in catenato e che lo stavano umiliando
davanti a tutti.
Shanks si avvicinò a Fujitora
e disse “Da quello che ho visto, qui sei l’unico che ha un po’ di valore
morale, quindi consegno a te le chiavi delle manette. Fammi un favore,
andatevene e vedi di slegare il tuo amico una volta lontano da qui. Io e la mia
ciurma non siamo intervenuti più di tanto in questa battaglia, dato che
riguardava più che altro i Mugiwara, ma fate ancora
un passo falso e nessuno di noi si tratterrà più e non credo che con tutta la
tua flotta ammaccata, abbiate qualche possibilità di farcela contro tutti noi,
soprattutto dato che Akainu è fuori dai giochi!”.
Robin sentì la presa di Rufy farsi più forte,
mentre la teneva per un braccio. Lo guardò e vide che stringeva gli occhi si
mordeva il labbro. Capì che la frase sul non fare il suo stesso errore,
riguardava Akainu, anche se non sapeva in che modo.
Fujitora annuì e disse a due dei marine ancora
abbastanza in forza, di afferrare Kizaru,per impedire che la mancanza di forze lo
facesse cadere a terra, ma prima che costui venisse condotto via, si rivolse a Rufy.
“Mugiwara, ora che la marina è a conoscenzadella presenza della bambina su questa isola,
consiglio a te e a Nico Robin di portarla via. Non vi devo ricordare che appena
la notizia della sua esistenza si diffonderà, cosa potrebbe capitare
all’isola!” disse Fujitora.
“Un bustel call!” disse Nico Robin seria.
Fujitora annuì.
Zoro guardò attentamente il suo avversario. L’ammiraglio non era il tipo di
far sì che accadesse una tale tragedia su un’isola popolata da povera gente, ma
Kizaru si ed era lì in quel momento, ad ascoltare lo
scambio di battute fra Fujitora e il suo capitano.
Intuì cosa volesse fare il primo. Far dire a Rufy
che l’avrebbe portata via, così che Kizaru non si
mettesse in mente strane idee.
Rufy non lo deluse, anche lui comprese quello
che Fujitora aveva in mente.
“Quella bambina è stata sola troppo a lungo. Non permetterò che accada di
nuovo. È la benvenuta nella nostra ciurma e faremo in modo che non le manchi
più niente!”
La bambina sussultò a quelle parole e non riuscendosi a trattenere, alcune
lacrime le scivolarono dagli occhi.
Tashigi sorrise alle reazione della piccola e
abbassandosi alla sua altezza, le accarezzò una guancia, asciugandole una
guancia.
“Tranquilla non permetteremo a nessuno di farti del male!” la rassicurò,
ricevendo in risposta un lieve sorriso dalla piccola.
Fujitora fu soddisfatto della risposta e disse
“Bene,prepariamoci a salpare. Chi
riesce a stare in piedi, aiuti i feriti a salire sulle navi rimaste. staremo un
po’ stretti,ma ce la faremo!”
Tutti i marine annuirono e in men che non si dica, vi fu un gran via vai di
persone per la spiaggia.
Fujitora si avvicinò a Nico Robin, la quale rimase
sorpresa a quanto sentì uscire dalle sue labbra.
“Mi dispiace per quanto accaduto Nico Robin. Una bambina non dovrebbe
pagare per colpa delle sue origini e questo non vale solo per tua figlia!”
disse, riferendosi anche a lei.
La donna annuì in segno di ringraziamento, poi un’altra domanda le venne
posta.
“Tu eri al villaggio prima di giungere qui. Dimmi! C’è stato qualche danno
al villaggio?” chiese Fujitora.
“Diverse case distrutte, nessuna vittima per fortuna!” disse la donna.
“Capisco!” disse Fujitora, cominciando a cercare
qualcosa dalla sua giacca e sia Robin che Rufy
rimasero sopresi quando lo videro tirare fuori un libretto e una penna, per poi
porgerlialla donna. Le chiese di
scriverci una cifra sopra e di consegnare il foglietto al capo villaggio,
dicendogli di utilizzare quei soldi per rimettere in sesto il villaggio.
“Wow zietto, sono parecchi zeri!” disse Rufy,
afferrando l’assegno e osservare la cifra.
“Quella gente non centra niente. È giusto che chi ha sbagliato, paghi!”
disse Fujitora, rimettendo al suo posto il resto del
libretto e la penna.
“Per essere un marine non sei niente male. Se la marina fosse tutta come te
e Smoker, il mondo sarebbe migliore!” disse Rufy.
“Anche se i pirati fossero tutti come la tua ciurma!” disse Fujitora.
Rufy scosse la testa “Ho ucciso Akainu, non sono più il pirata che volevo essere!”
disse,abbassando la testa.
Robin sussultò a quelle parole, capendo tutto finalmente.
“Si, hai compiuto un gesto che da te non mi sarei mai aspettato Mugiwara. Hai sempre dimostrato grande rispetto per la
vita, non facendo mai del male in modo definitivo a qualunque tuo avversario.
Ma sinceramente nei tuoi panni cappello di paglia, avrei fatto probabilmente la
stessa cosa. Uccidendo Akainu ti sei macchiato di una
colpa che ti perseguiterà a lungo, se non fino alla fine dei tuoi giorni, ma
quando ti sentirai sopraffare da quel dolore, pensa a quante persone hai
salvato. Migliaia…e non mi riferisco solo a quelle di quest’isola. Ho visto,
passatemi il termine, molte vite innocenti essere spezzate dal suo volere, solo
per accaparrarsi la vittoria su un criminale! Ora questo non accadrà più…o
almeno fino non compariràqualche atro
che crede nella giustizia assoluta! Ricorda le mie parole ragazzo!”
Disse l’uomo voltandosi “Ah e un'altra cosa Mugiwara,
auguri per il tuo matrimonio!”
Rufy sorrise “Grazie zietto!”
Fujitora riprese a camminare e aiutò i suoi
sottoposti a prepararsi per partire.
La sera scese e i pirati di Shanks e i mugiwara avevano appena finito di curare chi ne aveva
bisogno edi mettere a posto, la
spiaggia.
Ora erano seduti tutti intorno a un grande falò, creato con la legna della
nave distrutta, con Sanji che alla bene in meglio,
aiutato anche dal cuoco di Shaks, preparava la cena
per tutti.
Il primo era un po’ preoccupato. La tecnica di Akainu,
aveva spaventato gli animali che erano scappati dalla parte opposta dell’isola,
non lasciando loro molto da cacciare. Avevano pescato un po’ di pesce, ma non era
il banchetto che gli sarebbe piaciuto preparare. Per di più tutto il cibo
preparato per il matrimonio di Rufy e Nami era andato sprecato a causadell’assalto dei marine alla Sunny.
Rufy e Nami erano
seduti vicini su un tronco a mangiare quando Shanksgli si avvicinò.
“Mi dispiace che il vostro matrimonio sia andatoin maniera così movimentato!”
Nami sorrise “Chissà perché non mi sarei
aspettata niente di diverso. Sarebbe stato troppo strano se fosse filato tutto
liscio. L’importante è che tutto sia andato bene e che alla fine, anche se per
un soffio, ci siamo sposati!”
“Ben detto!” disse Rufy dandole un baciosulla guancia.
Shanks sorrise e sedendosi accanto al ragazzo
gli diede una forte pacca sulla spalla.
“Allora Anchor,come ci si sente da
spostati eh?”
Rufy lo guardò confuso “Mi sento come prima,
dovrei sentirmi in modo diverso? Qualcosa non ha funzionato?” chiese
preoccupato, guardando Nami, la quale rise.
“Ma no è un modo di dire. Non è che avrebbe dovuto crescerti un terzo
occhio o saresti dovuto crescere di mezzo metro, ma sarebbe stato carino dire
che ti senti felice, come lo sono io!” disse Nami,
restituendo il bacio sulla guancia di poco prima.
“Oh ma si, certo che sono felice, lo sono sempre quando sono con te!” disse
dandole un altro bacio.
Shanks rise e poi disse “Ok, qui la cosa sta
diventando un po’ troppo smielata!” Si alzò in piedi e alzando in alto il
calice che aveva in mano, disse “Un brindisi per gli sposi!”
Tutti appoggiarono il rosso e, alzando anch’essi il loro bicchiere, gridarono
“auguri!”.
Ma Usopp non si fermò lì e cominciò a urlare
“Bacio, bacio, bacio!”!
Chopper si unì al suo incitamento, cominciando a saltellare “Bacio, bacio,
bacio!”
E così uno ad uno anche gli altri si unirono al coro.
Rufy si alzò in piedi e porgendo la mano alla
sua amata, la sollevò per poi afferrarle i fianchi. Successivamente i loro visi
si avvicinarono sempre più, finendo poi per esaudire la richiesta dei presenti,
che gridarono felici.
Il bacio divenne un po’ più passionale e Usopp
intervenne ricordando loro che c’era una minorenne con loro.
Robin era l’unica a non gridare, ma si godeva lo spettacolo prima di
proseguire nel suo intento.
Si avvicinò a sua figlia che era anch’essavicino al fuoco, sebbene un po’ in disparte dagli altri, e le si sedette
accanto, mantenendo una certa distanza, pensando che la bambina l’avrebbe
gradito.
Le porse un piatto con un po’ di cibo e aspettò che la piccola lo
prendesse. Non aspettò molto, soprattutto dopo che il suo stomaco si era fatto
sentire.
Mangiò di gusto e Robin la osservò con il sorriso sulle labbra.
“Perché mi fissi in quel modo? Ho qualcosa sulla faccia?” chiese la
bambina, accorgendosi del suo sguardo.
Robin scosse la testa, ma sempre con il sorriso sulle labbra “Mi sto solo
accertando che tu stia bene!”
La piccola batté gli occhi e poi disse “Non sono io quella fasciata dalla
testa ai piedi!”
“Oh non è niente, solo qualche graffio!” disse la donna “Poteva andare
peggio”.
La bambina abbassò lo sguardo sul suo piatto mezzo mangiato e disse “Grazie
per avermi salvato!”
“Non ce di chè!” risposte Robin.
“Perché l’hai fatto? Insomma non eri tenuta a farlo!” disse la bambina.
Robin sospirò “Solo perché non ti ho cresciuto, non vuol dire che non tenga
a te. Ti ho pensato tutti i giorni da quanto ti ho allontanato da me,
chiedendomi come stavi e che aspetto avessi! Quindi non potevo non salvarti!”
“Bhe dato che assomiglio a te tanto che anche chi
non mi conosce, sa chi è mia madre, direi che se ti sei vista abbastanza allo
specchio da bambina, puoi immaginare che aspetto avessi crescendo!” disse
alzando le spalle.
“Si, credo di si. Ora posso immaginare che aspetto avessi, ma non so ancora
il tuo nome!” disse Robin curiosa.
“Olvia!” disse la piccola, sorprendendo la donna.
“Non pensavo che Regina ti avrebbe chiamato con il nome che le avevo
suggerito!”
Fu il turno della bambina di essere sorpresa “Vuoi dire che sei stata tu a
scegliere il mio nome?”
“Si, era il nome di mia madre!” disse semplicemente la donna.
Olvia si sorprese “Oh e come era?”
“Non me la ricordo molto. Mi ha lasciato dai miei zii all’età di due anni e
lo incontrata per pochi minuti all’eta di otto anni,
poco prima che venisse uccisa”
Olvia sussultò.
“Ci somigliava molto, ti farò vedere il suo manifesto appena possibile!”
“Quindi anche lei era un pirata?” chiese la bambina curiosa.
“No, era una archeologa di Ohara. Aveva una
capacità che per il governo mondiale è una minaccia, per questo lei e stata
uccisa e io sono ricercata da quando avevo otto anni, avendo anche io quella
capacità!
Olvia annuì, abbracciandosi “Quindi è vero che
mi hai lasciato per proteggermi!”
Robin annuì e poi aggiunge “Mia madre aveva anche un’altra particolarità,
aveva dei bellissimi capelli bianchi!”
La bambina spalancò la bocca “Davvero? Questo spiega tutto!”
Robin la guardò con curiosità.
“Bhe ecco…io veramente mi tingo i capelli…cioè
non tutti. I miei capelli sono neri, ma sul lato sinistro ho sempre avuto una
ciocca bianca, che ho pensato di nascondere per non sembrare strana!”
Robin sorrise “Non vedo perché una ciocca bianca ti faccia strana.
Piuttosto ti rende particolare!”
Olvia sorrise poi, guardando a terra chiese
“Allora è vero che verrò con voi?”
“Questo in realtà dipende da te. Vuoi venire? L’alternativa sarebbe che io
rimanga qua!” disse Robin.
“Lo faresti davvero?” chiese Olvia speranzosa.
Robin annuì.
“Ma non ti mancheranno i tuoi amici?” chiesela piccola
“Molto, ma capiscono e poi non è detto che non ci rivedremo mai più!”
Olvia li guardò tutti. Erano tutti strani e anche
matti secondo il suo punto di vista, ma li trovava divertenti e poi non poteva
far finta di non aver udito il discorso che quell’uomo della marina aveva
fatto. Non aveva capito cosa sarebbe successo all’isola se lei fosse rimasta
lì, ma sapeva che qualcosa di molto brutto sarebbe potuto accadere alle persone
che vi abitavano.
“Va bene! Vengo!”disse determinata.
Robin la guardò sorpresa.
“I tuoi amici sembrano simpatici e sinceramente sono un po’ curiosa di
vedere il mondo!”
“Sarà pericoloso!” disse Robin.
“Anche rimanere qui!” disse Olvia “Quindi
partiamo!”
Robin sorrise alla piccola, molto felice in cuor suo di non dover
abbandonare l’unica famiglia che aveva conosciuto.
Per Rufy infatti, vi era un altro motivo per cui festeggiare oltre al matrimonio.
Brook stava suonando una bella musica ritmata, su cui tutti potevano danzare e mentre Rufy saltellava di qua e di là insieme a Nami, Robin gli si avvicinò insieme a Olvia, attirando la sua attenzione.
“Capitano, mia figlia avrebbe una cosa da dirti!” disse la donna con un grande sorriso.
Rufy smise di ballare e si abbassó all’altezza della piccola “Dimmi piccola Robin!”
La bambina guardò il ragazzo, prese un profondo respiro e, stringendo gli occhi, disse tutto d’un fiato “Voglio far parte della sua ciurma!”
Nami guardò Robin alla sua richiesta. Era felice perché questo stava a significare che la sua compagna non se ne sarebbe andata.
Rufy guardò la bambina, ma non disse niente.
La piccola non sentendo risposta, aprì gli occhi preoccupata dall’idea di non venire accettata, ma quando guardò il ragazzo, vide sul suo volto un sorriso a 36 denti e poco dopo, lo sentí appoggiare qualcosa sulla sua testa.
Cercò di capire cosa e, al toccò, comprese che doveva essere il suo cappello.
Era confusa dal significato di quel gesto e cercò qualche risposta da Robin, ma appena catturò lo sguardo della madre, si sentì afferrare per le spalle, venendo successivamente sollevata in alta.
Emise un gridolio sorpreso, prima di ritrovarsi sulle spalle di Rufy. Si tenne saldamente ai suoi capelli, timorosa di cadere, in quando il ragazzo aveva preso ad agitarsi parecchio.
“Ehi ragazzi!” urlò Rufy, attirando l’attenzione di tutti i pirati presenti. “Diamo tutti il benvenuto al nostro nuovo membro della nostra ciurma!” gridò, alzando le braccia in alto.
“Evviva!” urlarono tutti i pirati, alzando nuovamente i calici in alto.
Franky cominciò a piangere commosso “è così bello vedere una figlia riunirsi alla madre. Sono felice che non andrai più via sorella!” disse il cyborg a Robin, la quale gli diede qualche colpetto sulla schiena per confortarlo.
“Yohohohoho, benvenuta piccolina. Ma che meraviglia, ci vuole una canzone speciale. Che ne dite del Sake di Binks?” chiese lo scheletro, che ricevette subito la risposta affermativa di Rufy.
“Benvenuta tra noi piccola Robin. Tieni, questo è il mio regalo per te!” disse Sanji, porgendo dello zucchero filato alla piccola.
“Siiiii, benvenuta!!!” disse saltellando Chopper, per poi spostare lo sguardo su Sanji “Anche io voglio lo zucchero filato!” cosa che il cuoco aveva immaginato, quindi ne aveva un altro a portata di mano.
“Che bello, ho un'altra persona a cui raccontare le mie magnifiche avventure! Ti piacciono le storie vero piccola?” chiese Usopp.
“Si molto!” rispose la bambina.
“Sono così felice che ti unirai a noi piccola, vero Zoro?”, chiese Tashigi all’uomo, dandogli una gomitata in quanto non si era ancora espresso in merito.
Zoro la fulminò per avergli quasi fatto versare il prezioso contenuto del suo calice, poi poggiò quest’ultimo per terra e si avvicinò alla piccola.
La bambina lo guardò stranita. Rufy l’aveva appena rimessa per terra e ora si ritrovava davanti a quell’uomo grande e grosso dall’aria seria e spaventosa. La guardava dall’alto al basso e, dal suo punto di vista, non sembrava tanto contento all’idea di avere una nuova compagna di ciurma. Forse perché troppo piccola. Avrebbe potuto essere un peso. Mille pensieri le passarono per la testa, prima che sentisse la mano dell’uomo scompigliarle i capelli, cosa che la sorprese.
“Ora che fai parte della ciurma, chiamarti piccola non mi sembra molto appropriato. Hai un nome?” chiese sempre con aria seria.
“O-Olvia!” disse semplicemente la piccola.
Zoro accennò un sorriso e annuì prima di allontanarsi e riprendere posto e afferrare nuovamente il suo calice.
La bambina sorrise comprendendo che non c’erano problemi, era solo il suo modo di fare.
I festeggiamenti andarono avanti finché tutti i pirati crollarono a terra esausti.
La mattina seguente i mugiwara si svegliarono al profumino della colazione preparata da Sanji, ma subito notarono che c’erano meno persone rispetto alla sera prima.
“Dove sono finiti Shanks e la sua ciurma?” chiese Nami.
“Se ne sono andati mentre dormivamo!” disse Sanji “Quando mi sono svegliato mezz’oretta fa la loro nave era ormai un piccolo puntino al largo”
“Non capisco questa fretta. Potevano almeno salutare. Questo il vecchio me la dovrà pagare!” disse Usopp. Infondo ci era rimasto male.
“Ehi guarda Usopp, che cosa è?” chiese Chopper, vedendo un qualcosa di strano poggiato accanto a lui.
Il cecchino la prese e la ispezionò “Ma questa è…è una delle sue pistole. Me l’ha fatta vedere prima del matrimonio. È stata la prima pistola che ha acquistato. Ha detto che gli ha salvato la vita in molte occasioni! Non posso credere che me l’abbia lasciata!”
“Perché no? Sei suo figlio. I padri sono soliti tramandare un qualcosa che li rappresenta ai figli, perché poi venga a loro volta tramandata. Avrà voluto cominciare questa tradizione con te!” disse Franky, alzando le spalle, non trovandoci niente di strano.
“Oh quindi dovrò poi regalarla a mio figlio, giusto?” chiese Usopp.
“Dato che sappiamo che avrai almeno un figlio, non vedo perché no!” disse Sanji.
“Io però non lo vedo Usopp usare una pistola. Non fa mai uso di proiettili!” disse Chopper, stranito dal regalo.
Usopp aprì la pistola per vedere i buchi nei quali si inseriscono i proiettili e disse “Bhe a giudicare da come è fatta, posso usarla per migliorare il mio raggio di azione. La mia Kabuto è fantastica, ma se dovessi raggiungere un posto ancora più lontano, questa sarebbe perfetta!” disse, prendendo uno dei suoi semi e inserendola all’interno dell’arma. “I miei semi sembrano adattarsi perfettamente!”
Prese la mira e la puntò dall’altra parte della spiaggia, dove erano ancora disseminate le rocce cadute addosso a Kizaru, e sparò. Si vide un piccolo sbuffo di polvere, che fece comprendere che il bersaglio era stato colpito, ma per chi non era così evidente, la crescita di diversi alberi ed erba per diversi metri, poteva essere un segnale ben evidente della capacità di azione della pistola.
“Wow fantastico Usopp!” disse Chopper meravigliato.
“E pensa che avrei potuto mirare molto più lontano se non ci fosse stato quell’ostacolo!”
Nami aveva assistito alla scena, ma poi spostò il suo sguardo a Rufy. Quest’ultimo stava leggendo un bigliettino.
“E quello da dove salta fuori?” domandò la ragazza.
“Oh è Shanks che ci saluta e dice che ci rivedremo quando sarò diventato il re dei pirati!” disse il ragazzo sorridendo “Shanks è solito partire senza troppe smancerie, mi stupisco che almeno sta volta, abbia lasciato un biglietto, invece di sparire e basta!” disse Rufy, per poi alzarsi e urlare “Bene ciurma, direi di farci una bella colazione e poi partire per la prossima avventura!”
“Yohohohohoh…non vedo l’ora, oh ma io gli occhi non ce li ho….yohohoho…skull joke!” disse Brook, venendo bellamente ignorato dal gruppo.
“Ehi un momento. Mancano Robin e Olvia!” disse Tashigi guardandosi intorno.
“Non avranno cambiato idea vero?” chiese Chopper con le lacrime agli occhi e guardando intorno anch’esso.
“Tranquillo Chopper, siamo qui!” disse Robin, spuntando fuori dalla pineta insieme a Olvia.
“Robin, non te ne sei andata? Che bello!” disse Chopper correndo ad abbracciarle le gambe “Dove eri finita?”.
La donna sorrise “Avevo un compito da svolgere da parte di Fujitora!” disse Robin confondendo i presenti, ma non Rufy, il quale sorride alla compagna.
Finalmente i Mugiwara poterono lasciarsi alle spalle quell’isola dove avevano affrontato non pochi problemi.
Tutti si sentirono rilassati a quel punto, tanto che Chopper e Usopp si buttarono sull’erba, presente sul ponte, per rilassare completamente i nervi, ma la tranquillità venne interrotta quasi subito dal martellare di Franky, intento a sistemare i danni provocati dai marine durante il loro primo assalto.
Nami era andata a controllare che i suoi mandarini fossero ancora sani e ne approfittò per togliere qualche festone che si era salvato, sorrise quando vi lesse sopra Just married. Il matrimonio non era finito bene come sperava, ma almeno aveva sposato l’uomo che amava.
Guardò Rufy che si trovava poco lontano dai suoi mandarini. Sembrava assorto nei suoi pensieri mentre osservava l’isola allontanarsi.
Sapeva cosa gli frullava per la testa. Le aveva raccontato cosa era successo con Akainu e sapeva anche cosa Fujitora gli aveva detto. Subito lei gli aveva fatto sapere che era d’accordo con il marine. Nessuno lo incolpava per quanto successo, ma sapeva che una vita era pur sempre una vita ed era difficile, se non impossibile, farsi scivolare tutto addosso.
Fu indecisa se andare da lui o lasciarlo riflettere. Optò per la seconda, sapendo che in caso di bisogno, sarebbe stato lui stesso a rivolgersi a lei.
Olvia correva qua e là esplorando la nave. Era molto curiosa e affascinata da tutto quello che vedeva. Non credeva che quella sarebbe stata la sua nuova casa. Era un bel passo avanti rispetto alla sua casetta mal assembrata sull’albero, che aveva fatto con le sue mani.
La bambina venne sistemata nella stanza con Robin con un separé che poteva dare alla piccola Olvia l’impressione di avere una stanzetta sua, mentre Tashigi, che fino a quel momento aveva diviso la camera con Robin, in quanto ospite momentaneo, venne fornita anch’essa di una stanza propria.
Passarono un paio di giorni, durante la quale Olvia si ambientò tra la ciurma. Amava inventare e costruire cose, quindi aveva instaurato un buon rapporto soprattutto con Franky. Era incuriosita dalle sue invenzioni e il cyborg era felice di avere qualcun altro a cui mostrare le sue idee oltre ad Usopp.
Tutti erano tornati alla loro routine, chi suonava, chi cucinava chi si allenava e poi c’era Nami che disegnava e difendeva i suoi preziosi mandarini da Rufy e Olvia. Quest’ultima trascinata verso la cattiva strada dal capitano stesso e spesso anche da Usopp.
Stava tracciando l’ennesima linea sulla carta quando il bussare alla porta, la fece sbagliare. Sbuffò spazientita ed era pronta a sgridare chiunque l’avesse fatta perdere la concentrazione, ma ritirò il suo intento quando, dando il permesso di entrare, vide Sanji sporgersi dalla porta.
Nami lo aveva visto un po’ nervoso negli ultimi giorni ed era curiosa di scoprire cosa ci fosse che non andava nel cuoco.
“Ehi Nami, sappiamo quanto dista la prossima isola?” chiese l’uomo.
Nami sembro pensarci un po’ su “Bhe a questa velocità ci vorrà un po’ più di tempo del previsto, ma una vera stima non te la so fare. Non so esattamente dove sia la prossima isola e non ho una mappa che mi possa dare una qualche idea! Stiamo andando un po’ alla deriva, anche se una deriva con una rotta stabilita!”
Sanji sospirò “Ok, grazie!” disse, facendo per chiudere la porta, ma Nami lo fermò chiedendogli “Qualche problema Sanji?”
Il cuoco sussultò alla domanda “Eh cosa? No, no. Stai tranquilla mio angelo. Ho solo finito qualche spezia e vorrei fare rifornimento alla prossima isola. Avevo già in mente il menù per la cena, ma senza quelle spezie non posso farle e quindi mi vedo costretto a pensare a qualcos’altro!”
“Sicuro che sia solo questo?” chiese Nami dubbiosa.
“Quanto sei carina quando ti preoccupi per me!” disse Sanji, con gli occhi a forma di cuore “Ma non c’è niente per cui essere preoccupata, va tutto bene!” disse il cuoco facendole l’occhiolino e sorridendole.
Nami annuì. Forse aveva sbagliato a interpretare il comportamento del suo compagno, in fondo Sanji si preoccupava anche delle cose più banali quando si trattava di cibo. Non voleva far mancare loro assolutamente niente.
La ragazza si rimise all’opera. Si concentrò e nessun rumore questa volta sembrò distrarla dal suo lavoro. Neanche quando un’esplosione provenne dall’ufficio di Franky.
L’uomo infatti aveva fatto scontrare due fili che non avrebbe dovuto toccarsi e dopo un breve lampo, ci fu un rumore assordante e tanto tanto fumo.
Tutti accorsero a vedere cosa fosse capitato e in quel momento si vide il cyborg uscire dalla sua officina, tutto affumicato e con i capelli sparati in aria. Dietro di lui uscì anche Olvia, tossendo e non nelle migliori condizioni.
Lei e Franky si guardarono e vedendo l’aspetto l’uno dell’altro, scoppiarono a ridere.
Robin inizialmente preoccupata per la figlia, sorrise a vedere la complicità che si era creata tra i due e anche lei si mise a ridere alla faccia dei due.
Rufy era quello che rideva più forte, ma si stupì nel non vedere la sua amata in mezzo a loro.
Si recò verso la sua camera ed entrando piano, chiamò “Nami?”
Non ricevette risposta, allora incuriosito da questa sua concentrazione, le si avvicinò di soppiatto e, facendo scivolare le mani lentamente, l’abbracciò da dietro.
Nami piantò un urlò dallo spavento e lanciò in aria la boccetta di inchiostro. Rufy si apprestò subito ad afferrarla, per evitare che la vernice cadesse sul disegno e lui rischiasse di passare diverse notti sui divanetti dell’acquario, come era successo tempo addietro quando, giocando, aveva rovinato una mappa.
“Rufy, mi hai fatto prendere un colpo!” disse Nami con una mano sul cuore.
“Shishishishi! Scusa. Eri talmente concentrata che nessun rumore è stato in grado di farti uscire dalla trance in cui eri caduta e credevo che un abbraccio delicato, avrebbe potuto aiutarti a smettere di concentrarti sul tuo lavoro e cominciare a dedicare un po’ del tuo tempo a me!” disse, poggiandole le mani sui fianchi “Mi sono sentito solo oggi!” disse l’uomo.
“Ma se eri sulla testa della Sunny. Ci passi delle ore là sopra e, data la tua momentanea e rara tranquillità, ne ho approfittato per portarmi avanti!” disse la donna, mettendogli invece le mani intorno al collo.
“Bhe ora sono qui! Cosa dici di concentrarti un po’ su tuo marito!” disse Rufy, per poi alzare un sopracciglio stranito.
Nami lo guardò confusa “Cosa c’è?”
“Marito…mi suona ancora strano!” disse Rufy divertito.
Nami lo colpi sul petto divertito dicendogli un “scemo”, per poi posare le sue labbra su quelle dell’uomo e iniziare un bacio che Rufy di certo non rifiutò.
“Terra, Terra!”
Si sentì una voce urlare una mattina dopo una settimana e più di navigazione. Era la voce di Usopp, in quanto era toccato a lui il turno di notte.
Piano piano tutti i pirati raggiunsero il ponte per dare un’occhiata all’isola.
Sanji uscì dalla cucina, in quanto già sveglio da un po’ per preparare la colazione e tirò un bel sospiro di sollievo alla vista dell’isola.
Nami e Rufy uscirono dalla loro cabina, avvicinandosi al parapetto davanti alla loro porta e da li a poco, anche Robin usci dalla sua stanza due porte dopo la loro.
Rufy espresse subito la sua voglia di sbarcare sull’isola per andare in esplorazione e dal ponte anche Usopp, Chopper e Franky espressero il loro entusiasmo.
“Sembra un’isola normale, yohohohoho!” disse Brook, che si era avvicinato ad Usopp sul ponte.
“Si, esattamente come la precedente!” disse Robin affiancandolo, così come Nami e Rufy.
“Oi Robin, non cominciare a fare l’uccello del malaugurio!” disse Usopp “Potrà pur esserci un’isola dove non succede niente di strano no?”
“No, siamo nel nuovo mondo Usopp. Non c’è niente di normale!” disse Nami, affiancando l’archeologa.
“Bhe che male c’è nell’essere positivi?” chiese Tashigi.
“Che ogni volta che lo diciamo, qualcosa va storto e sarà così anche questa volta!” disse Nami, sospirando.
“Io spero ci sia da combattere!” disse Zoro con un sorrisino sul volto.
“Già potrebbe essere divertente, spero anche che ci sia della carne!” disse Rufy.
Nami si portò una mano sulla fronte rassegnata.
Finalmente i piedi dei Mugiwara toccarono nuovamente terra e subito cominciarono a discutere di come si sarebbero divisi.
Nami attirò l’attenzione dei suoi compagni. Allungò un pugno con diversi rametti al suo interno, disposti in modo tale che non si vedesse la punta e disse “Allora, ci divideremo in base a cosa il destino sceglie per noi. Ognuno prenda un bastoncino e farà squadra con coloro che hanno il bastoncino dello stesso colore. Solo colui o colei che prenderà il bastoncino di colore nero, rimarrà a sorvegliare la nave!”
Tutti annuirono e tutti si accinsero a pescare un bastoncino.
“Yohohoho, che sfortunato che sono!” disse Brook, mostrando il bastoncino con la punta nera.
“Ehi, voglio ripescare!” disse Zoro contrariato, mostrando il suo bastoncino giallo.
“Ecco bravo, vedi se riesci a toglierti dai piedi, Marimo!” disse Sanji, il quale aveva preso anch’egli il bastoncino giallo.
“Io vorrei essere la prima a ripescare, visto che sono capitata in squadra con voi due babbei!” disse Nami, già esasperata dai continui litigi tra i due che avrebbe dovuto affrontare durante tutta l’esplorazione.
“Oh mia dolce Nami, siamo insieme! Mellorine!” disse Sanji, cominciando a volteggiare intorno a Nami, per poi rivolgersi alle altre due sue compagne “Mia dolce Robin, mia cara Tashigi, purtroppo il fato è stato ingiusto a dividere le nostre strade!” disse l’uomo veramente dispiaciuto.
“Tsè, idiota!” sussurrò Zoro, non abbastanza forte da farsi sentire dal cuoco, troppo occupato a sbavare dietro le ragazze.
“Sarà per la prossima volta!” disse Tashigi, non ancora abituarsi al comportamento donnaiolo di Sanji.
Robin si limitò a sorridere e si avvicinò a Franky e Usopp, insieme ad Olvia. I quattro erano capitati insieme.
“Saremo una squadra fantastica! Vinceremo noi!” disse il cecchino.
Nami gli diede un pugno e gli urlò “Non è una gara idiota!”
Usopp si massaggiò la testa “Mi hai fatto male. Potresti essere più gentile con colui che ti ha costruito un altro climac attack!” disse Usopp, frugando nella sua borsa e darle un corto bastone.
A Nami le si illuminavano gli occhi. Non le piaceva l’idea di affrontare una nuova isola disarmata.
“Grazie mille Usopp!” disse più gentilmente, una volta che schiacciò il pulsante per allungare l’arma.
“è di un metallo anche più robusto dell’altro!” disse Usopp fiero di sé “E c’è anche una sorpresa! Prova a schiacciare nuovamente il pulsante!”
Nami incuriosita lo schiacciò e dalla cima del bastone ci fu uno scoppio e tanti coriandoli presero a caderle addosso.
Nami lo guardò storto “è questo che sarebbe?”
“Chiedilo a Olvia, è lei che lo ha aggiunto!” disse Usopp, indicando la colpevole.
La bimba sorrise e disse “Bhe volevo dargli un tocco di colore e poi lo trovavo un modo carino per inaugurare la tua nuova arma!”
Nami si addolcì “Si, in effetti è stata una sorpresa molto carina!”
Chopper si avvicinò al’ex membro della marina “Ehi Tashigi, sei squadra con me!” disse la renna saltellando “E anche tu Rufy”.
Rufy non rispose, al contrario aveva una smorfia sul viso “Ehm…Rufy, stai bene?”
Tutti si voltarono verso il capitano a quella domanda. In effetti risultò un po’ strano che non avesse ancora detto niente riguardo alla nuova isola.
Il ragazzo stringeva gli occhi e si portò le mani alla tempia per massaggiarsi le tempie.
Nami gli si avvicinò e toccandogli un braccio gli chiese “Ti senti male?”
“C’è…c’è qualcosa di strano su questa isola…” rispose Rufy, sussultando.
“Cosa vuoi dire?” chiese la navigatrice confusa.
“Non lo so…non sta zitta…ci sono tante voci. Sento la testa esplodere!”
“Senti la voce delle cose!” Disse Robin sicura. Se prima aveva qualche dubbio, ora ne era certa
“Il che cosa?” chiese Usopp.
“Esiste un dono, molto molto raro, che permette alle persone di sentire la voce delle cose che ci circondano. Ovviamente se queste hanno qualcosa da raccontare. Il capitano aveva già mostrato questa capacità nel riuscire a capire gli animali e i re dei mari, ma sembra che sia in grado di sentire la voce anche delle cose inanimate, come ad esempio la voce dell’isola”.
“Ma dice che sente tante voci! L’isola è una sola” disse Nami, guardando da Robin a Rufy.
“Ma è composta da vari elementi. Non si sa molto su questa capacità, quindi non saprei spiegarlo meglio, né so dire il perché del malessere del capitano!”
“Chopper, tu puoi fare qualcosa per aiutarlo?” chiese Sanji preoccupato.
“Posso dargli un medicinale per il mal di testa” disse la renna, cominciando a scavare nello zaino.
“Non credo che serva a qualcosa. Il suo corpo sta bene e qualcosa di esterno che gli causa il malore!” disse Robin “Possiamo fare due cose. Scoprire cosa sta succedendo all’isola o andarcene!”
“Che si fa?” chiese Tashigi, anch’essa preoccupata per Rufy.
“Io ho bisogno di fare scorte di cibo e ho bisogno che qualcuno mi aiuti a raccogliere frutta, erbe e selvaggina!” disse Sanji.
“Non preoccupatevi per me ragazzi. Andiamo a cercare quello di cui abbiamo bisogno. Io starò bene. Non sarà un mal di testa a fermarmi!” disse Rufy.
Nami lo guardò dubbiosa, ma quando Rufy le regalò un sorriso, annuì “Va bene, andiamo. Chopper, stai attento a Rufy”.
La renna annuì.
Il gruppo si incamminò, tutti con una sorta di preoccupazione in quanto infine l’isola non sembrava poi così tranquilla.