I Bracciali del Destino

di Kysa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1° ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2° ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3° ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4° ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5° ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6° ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7° ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8° ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9° ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10° ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11° ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12° ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13° ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14° ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15° ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16° ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17° ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18° ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19° ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20° ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21° ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22° ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23° ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24° ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25° ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26° ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27° ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28° ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29° ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30° ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31° ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32° ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33° ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34° ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35° ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36° ***
Capitolo 37: *** Capitolo 37° ***
Capitolo 38: *** Capitolo 38° ***
Capitolo 39: *** Capitolo 39° ***
Capitolo 40: *** Capitolo 40° ***
Capitolo 41: *** Capitolo 41° ***
Capitolo 42: *** Capitolo 42° ***
Capitolo 43: *** Capitolo 43° ***
Capitolo 44: *** Capitolo 44° ***
Capitolo 45: *** Capitolo 45° ***
Capitolo 46: *** Capitolo 46° ***
Capitolo 47: *** Capitolo 47° ***
Capitolo 48: *** Capitolo 48° ***
Capitolo 49: *** Capitolo 49° ***
Capitolo 50: *** Capitolo 50° ***
Capitolo 51: *** Capitolo 51° ***
Capitolo 52: *** Capitolo 52° ***
Capitolo 53: *** Capitolo 53° ***
Capitolo 54: *** Capitolo 54° ***
Capitolo 55: *** Capitolo 55° ***
Capitolo 56: *** Capitolo 56° ***
Capitolo 57: *** Capitolo 57° - FINE - ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1° ***



 

§ Harry Potter e i Bracciali del Destino §


 

Uno sfrigolio sinistro…e poi uno piccolo lampo illuminò quella notte scura.
Dallo scontro di due lame esplose un fiume di scintille rosse e dorate. Squarciarono le tenebre per un breve attimo, fino a quando i seguenti colpi sferzati con violenza e precisione non provocarono altri bagliori.
Le due lame magiche cozzavano l’una contro l’altra, nemiche, avversarie. Fatte per combattersi.
Si conoscevano da parecchio tempo, sembravano quasi sorelle…eppure si scontravano con una furia inaudita.
Le mani che le brandivano erano esperte, le muovevano fluidamente, con grazia, con destrezza.
Fra la vegetazione che abbracciava quello scontro, molti occhi ridenti fissavano i due nemici.
Molti sguardi puntavano su quei due giovani maghi. Erano tanto veloci che però non sempre gli spettatori riuscivano a seguire ogni loro colpo. Erano tanto sfuggenti che spesso magia e tecnica di spada si confondevano.
Quello a destra portava un lungo mantello che lo copriva quasi interamente, solo il capo era scoperto. I capelli neri ribelli erano accarezzati dalla brezza della notte, dal profumo della vegetazione. I suoi occhi incredibilmente verdi avevano già visto molto e il suo cuore, come il suo spirito, era divorato dalla fiamma dell’orgoglio.
Sulla fronte portava una cicatrice dalla forma di fulmine.
Il mago a sinistra invece aveva anche il capo coperto da un cappuccio nero da cui però uscivano alcune ciocche bionde.
I suoi occhi grigi saettavano nell’oscurità, seguivano ogni mossa dell’avversario, ogni suo affondo.
Non erano mai arrivati a tanto, pensavano gli Auror che li osservavano dalla boscaglia.
Non si erano mai battuti con tanta foga.
Insieme alle loro spade, ora nell’ombra della notte senza luna brillava qualcos’altro.
Due bracciali di platino lucido , spessi, rifiniti con strane immagini di bestie volanti e di una fattura mai conosciuta al mondo dei maghi, troneggiavano sui polsi destro e sinistro di entrambi i contendenti. Sembravano bracciali fatti per essere portati in coppia, ma il moro lo portava al polso destro, il biondo a quello sinistro.
Quest’ultimo scattò indietro, evitando un fendente in pieno petto. Ne parò uno sulla testa, affondando la sua spada verso la gola dell’avversario ma quello, ridendo brevemente, si Smaterializzò e scomparve. Gli riapparve alle spalle e cercò di ferirlo, strappando qualche fischio agli Auror spettatori.
Le lame cozzarono di nuovo, le scintille scoppiarono ovunque…ma la lama del moro per sbaglio scivolò lungo l’elsa della spada del suo nemico che cacciò un grido iracondo. E poi…
- Cazzo!- gridò, sbattendo la spada a terra con rabbia e portandosi l’indice ferito alla bocca, con un taglietto lungo due centimetri – Vaffanculo Sfregiato! Mi hai tagliato un dito!-
Harry James Potter sbuffò, rinfoderando la sua arma con aria afflitta. Eccolo che ricominciava…
- Cristo Dray, mi succhi la vita.-
- Succhiami qualcos’altro Harry.- replicò Draco Lucius Malfoy con sarcasmo, piazzandogli in faccia il dito medio.
- Oh, dai ragazzi! Calma, calma!- disse qualcuno dei loro compagni alle loro spalle.
- Calma una sega!- ringhiò il biondo – Mi ha tagliato un dito questo stronzo!-
- Mettilo bene in vista, chissà che Milo la smetta di far la dieta.- frecciò il moro, rimettendosi a posto i vestiti – Ogni volta che c’è da fare allenamento trovi sempre qualcosa per cui stracciarmi le palle.-
- Qua le palle ce le stiamo stracciando tutti.- sibilò un Auror appoggiato a un albero.
- Grazie Kinneas, meno male che mi dai il tuo consenso.- sibilò Harry scuotendo il capo.
- Che hai Potter? Non reggi più?- replicò quello acido.
- Ti dico io cosa non reggo…- sentenziò il moro, amabilmente – Prima di tutto non reggo Draco, poi subito dopo al secondo posto ci sei tu.-
- Ci credo che non reggi Malfoy.- John Kinneas rise maligno – Visto quello che è…-
L’Auror si zittì di botto, sentendo un’aura fredda alle sue spalle. Anche tutti gli altri si voltarono e dovettero spaccarsi in due, per far passare qualcuno che di certo non permetteva che qualche idiota trattasse male i suoi amici.
- John, quando imparerai a stare zitto sarà sempre troppo tardi…-
Milos Morrigan, Diurno dall’appetito implacabile e dall’autorità parecchio forte, si piazzò davanti a quel Kinneas fissandolo dritto negli occhi. Il giovane Auror dopo un solo secondo abbassò lo sguardo, terrorizzato dalle iridi color topazio del mezzo vampiro e se ne andò con la coda fra le gambe, facendo ridacchiare sinistramente Milo.
- Codardo.- sentenziò, tornando a voltarsi verso i suoi pupilli – Tutto ok ragazzi?-
- No, un accidenti!- bofonchiò Draco – Quand’è che ce ne andiamo da questa fottuta foresta infestata dalle zanzare?-
- Quando Jess avrà strisciato abbastanza ai piedi del Ministro per farci tornare tutti a casa.- rispose il Diurno – Ma siamo in una cinquantina qua. Forse se la smetteste di lamentarvi potremo resistere ancora qualche giorno… a meno che non vogliate uccidere Kinneas. Allora vi darei una mano.-
Harry Potter e Draco Malfoy sbuffarono in sincrono, lasciandosi andare seduti a terra nell’erba alta.
Erano trascorsi ventidue anni da quando la leggenda del bambino sopravvissuto era nata per infondere nei cuori dei maghi coraggio e speranza e per ventidue anni, Harry James Potter aveva vissuto nell’ombra del suo stesso nome.
Ma da un certo periodo di tempo, e precisamente quattro anni da quando aveva lasciato la scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts con la benedizione del preside Silente, l’ex Grifondoro aveva dovuto fare i conti con tutta una serie di avvenimenti e imprevisti che la perfidia di Voldemort paragonata a essi era degna di appena una risatina di scherno.
In particolare era la vendetta che Harry Potter aveva dovuto subire.
Una vendetta molto sadica, almeno secondo il suo punto di vista e che non credeva assolutamente di aver meritato.
Dal periodo del M.A.G.O. erano successe fin troppe cose e all’età di vent’anni in molti avevano preso il diploma di Auror con un corso intensivo, spaccandosi in due certo, ma con la conseguenza che due anni dopo Harry Potter era ormai quasi considerato un veterano fra gli Auror del Ministero della Magia.
A ventidue anni, l’ex Grifondoro e bambino sopravvissuto, era un Auror fatto e finito.
Capo Squadra di un gruppo di quattro maghi degni di lui. Peccato che in quel momento due elementi della sua squadra mancassero all’appello e lui ne sentiva la mancanza visto che vivere con Draco era già abbastanza penoso senza Ron Weasley a fare da mediatore per entrambi.
In quattro anni il moretto da ragazzino cerca guai, impulsivo e un po’ cinico a volte, era diventato un giovane uomo cerca guai, impulsivo e sempre più testardo, anche se il suo cinismo si era smussato lentamente, grazie alla presenza nella sua vita di persone che lo amavano senza riserve. Comunque se l’aspetto era rimasto lo stesso, anche se solo più affascinante, il carattere intuitivo e combattivo l’aveva reso ancora più famoso di quanto già non fosse stato.
Entrato al Ministero a diciotto anni, aveva iniziato a lavorare sodo per i seguenti due anni, sempre a fianco dell’inseparabile Ronald che come lui era diventato Auror con grande giubilo della famiglia Weasley.
Peccato che qualcuno di molto importante avesse fatto scampare a Ron quell’escursione di quattro mesi nella Foresta Nera in Germania. Il giovane Weasley era infatti rimasto in Gran Bretagna, causa una missione che poteva svolgere solo lui, così Harry era dovuto partire per quella foresta infausta e infestata di fantasmi, poltergeist e lupi mannari senza il suo migliore amico, ritrovandosi solo, tanto per cambiare, con Malfoy.
- Affanculo Orloff.- rognò a bassa voce, imprecando contro il Ministro.
Draco al suo fianco si accese una sigaretta, disgustato da tutta quella situazione.
Erano quattro mesi ormai che se ne stavano accampati in quel luogo immondo. Quattro! Ormai gli Auror non ne potevano più, avevano catturato tanti poltergeist da farci uno zoo e per di più erano circondati da crucchi. Stava cominciando a detestare quella loro lingua maledetta!
Per non parlare di come odiava la Donnola che era riuscita a scamparla, per non parlare poi di quell’infame di Dalton.
- Avete più sentito Edward?- chiese Milo, tirando fuori una fiaschetta metallica dal mantello scuro.
- Si starà giocando le mutande come al solito al casinò.- bofonchiò Harry, massaggiandosi la testa – Suo padre l’ha buttato di nuovo fuori di casa e gli ha bloccato il conto in banca.-
- Che testa di cazzo…- sibilò Draco, dando un lungo tiro.
- Dovrebbe smetterla con questa mania delle scommesse.- frecciò il Diurno – Adesso scusate ma vado a ripescare Clay. Era attaccato a quella tedesca ma mi sa che non ha ancora capito che è fidanzata. Ci vediamo a cena.-
Harry annuì ma subito dopo abbassò lo sguardo, percependo quel silenzio fattosi pesante.
I suoi occhi caddero sul tatuaggio nero che delineava un disegno vago, sulla mano sinistra di Malfoy.
Aveva il palmo serrato e chiunque non conoscesse la storia, non avrebbe potuto capire che razza di disegno fosse, considerato che terminava sul polso ed era coperto dal bracciale di platino del biondino.
Anche Draco era cresciuto. Era rimasto il ragazzo dall’algida presenza. Era in grado di zittire chiunque con un solo colpo d’occhi, esattamente com’era rimasto arrogante e altero, ma alla fine anche la serpe era riuscita a limitare l’uso del suo veleno. Dopo anni, Draco era tornato a essere l’unico erede della fortuna dei Malfoy ma era anche rimasto il figlio di colui che si era macchiato di grandi crimini, del traditore, di colui che era fuggito.
Era un pesante fardello, ma nei suoi occhi argentati solo il più grande osservatore avrebbe potuto intendere che il suo vero dolore era un altro. E Milo, senza saperlo, aveva reinnescato una miccia molto pericolosa.
Scommessa.
Era quella parola. Era un vero macigno. Proprio come quel tatuaggio che non si poteva vedere.
- Voglio tornare a casa.-
Harry sogghignò, sentendo mugugnare quella frase.
Cavolo, anche lui non vedeva l’ora di tornarsene in Gran Bretagna.
- Dove andiamo?- chiese Malfoy – West Gold Lake o Lane Street? La piccoletta è già tornata?-
- E’ ancora in ritiro.- disse Potter con un sospiro mesto – Stiamo a Londra per un po’…devo andare a recuperare Pinky e Gigì da Sirius, quel bastardo del capo vorrà il rapporto e dobbiamo anche andare a cercare Ed.-
- S’arrangia. Io devo anche passare da Andromeda.-
- E quella figa dai capelli corti che fine ha fatto?-
Draco alzò le spalle, spegnendo la cicca sotto lo stivale – L’ho scaricata.-
- Perché?-
- Parlava e chiedeva troppo.-
Potter si mise in piedi, scuotendo il capo – Dio, quanto sei diventato di gusti difficili.-
- Ha parlato.- Malfoy si levò il cappuccio, alzando gli occhi verso il poco cielo che la vegetazione lasciava intravedere – Tu ed Elettra vi siete lasciati a settembre di quattro anni fa perché non volevate legarvi troppo e non volevate precludervi la possibilità di andare a letto con chi vi andava ma l’anno scorso, appena uscita dal M.A.G.O. ti sei presentato a prenderla e l’hai portata a casa nostra perché fra tutte quelle che ti sei fatto in questi anni non ne hai mai trovata una come lei. E’ un bel confronto da reggere, Sfregiato.-
- Non sono l’unico che mette una donna sul piedistallo, Malferret.- replicò Harry, deciso a giocare col fuoco ma il biondo, come sempre, fece finta di nulla e cambiò discorso con eleganza, senza farlo troppo bruscamente.
S’inoltrarono nel bosco e dopo circa quindici minuti di arrancare in quel groviglio di pini, abeti e cespugli incantati arrivarono al loro accampamento. Una quarantina di tende magiche formavano una specie di scacchiera e numerosi falò erano stati accesi in quel piccolo spiazzo erboso privo di una vegetazione troppo fitta.
I due si fecero largo fra gli altri Auror, decisi a mangiare qualcosa e poi andare a letto quando sopra le loro teste sfrecciò un grosso allocco. Era tanto ciccione che anche un cieco l’avrebbe riconosciuto.
Era l’allocco del nuovo capo degli Auror, Duncan Gillespie.
Uomo tutto d’un pezzo, sui quarantacinque anni, tosto e anche con una sua buona dose d’ironia, peccato che il suo sistema nervoso fosse alquanto suscettibile. Era stato un compagno di Kingsley Shacklebolt e quando quest’ultimo aveva rifiutato la carica che un tempo solo Lord Maximilian dei Lancaster aveva saputo portare avanti con onore e coraggio, Gillespie aveva accettato nonostante il nuovo Ministro Orloff gli stesse elegantemente sulle palle.
I due fiutarono il messaggio e corsero all’interno della tenda su cui si era posato il pacioso volatile.
Dentro, illuminato dalla luce di una lanterna magica, Jess Mckay leggeva il messaggio senza alcuna particolare espressione. I capelli biondi ancora fradici e incollati alla nuca e al viso dopo un tuffo imprevisto in una fonte, Jess era stato praticamente considerato da tutti il capo di quella ridicola spedizione e nonostante tutti quanti sapessero il vero motivo per cui erano stati cacciati a calci in Germania in massa, nessuno aveva potuto filarsela, Harry e Draco per primi. Mckay comunque non era solo. Con lui Sphin Eastpur, sempre più alto e corpulento, Clayton Harcourt, Sensimago dagli strani occhi viola e Milo, svaccato sul letto di Jess.
Finito di leggere, il biondo Auror emise un sospiro di sollievo.
- Una settimana e ci mandano una Passaporta.-
Fra tutti, emisero un collettivo sospiro di sollievo, lasciando andare tutta quella tensione emotiva.
- Dio grazie.- mugugnò Clay accendendosi una sigaretta e facendosi lanciare l’accendino da Draco – Che cazzo aspettava Duncan eh?-
- Di farci passare la voglia di giocare ancora al consolato francese forse.- frecciò Jess acido, ancora furibondo per una vecchia questione accaduta più o meno sei mesi prima e che aveva coinvolto particolarmente Potter e Malfoy.
Era saggio ricordarsi sempre, entrando al Ministero nell’ala degli Auror, che Duncan Gillespie era salito in carica lo stesso giorno in cui, due anni prima, Harry Potter e Draco Malfoy avevano iniziato a lavorare insieme.
E da quel giorno ogni volta che li vedeva, essendo un po’ il loro creatore come squadra, subiva un certo prurito che poi si trasformava praticamente in orticaria ogni qual volta quei due si prendevano una nota disciplinare.
Quando entravano nel suo ufficio Harry e Draco erano sempre muniti di tappi per le orecchie ma anche di una mascherina per l’ossigeno. Non era raro che Gillespie avesse dei tracolli davanti a loro due.
L’unica altra persona in grado di fargli quell’effetto era Tristan Mckay che però da qualche tempo aveva chiesto un esonero momentaneo dal servizio. Il motivo?
Mentre gli altri festeggiavano, Harry posò dolcemente lo sguardo sulla fotografia che Jess teneva sempre con sé.
Suo fratello e una bambina meravigliosa stavano abbracciati, salutando verso chi guardava.
- Come se la passerà di nuovo a Hogwarts?-
Jess rise, sentendo quella domanda che già suo padre gli aveva fatto, quando Tristan aveva deciso di staccare e tornare a insegnare per un anno alla scuola di magia.
- Starà come al solito…- rispose Mckay, con aria insolitamente malinconica – Degona cresce bene. Mentre lui terrà lezione è Liz che se ne occupa naturalmente. Quella ragazza è stata davvero eccezionale con la bambina.-
- Liz ha avuto il permesso di stare a Hogwarts?- si sconvolse Draco – E da quando le tate possono stare a scuola?-
- Da quando mia nipote non può essere lasciata sola in una scuola piena di bacchette e attrezzi magici.- rise Jess – L’ultima volta che l’ho vista dai miei ha rubato la bacchetta a Sofia e ha cercato di usare il camino per parlare con chissà chi. È diventata una vera peste. Ma Tristan l’adora. Non avrebbe mai lasciata a casa.-
- Dena ha bisogno dei genitori.- sentenziò Milo, svaccato accanto al fuoco mentre gli altri ci stavano attorno, scolandosi l’ammazza caffè – Liz sarà anche brava ma a me quella non piace. È troppo appiccicosa.-
- Ma piantala!- sbuffò Sphin – Quella ragazza è una manna!-
- Oh bella manna!- rognò ancora il Diurno, scocciato – Peccato che parli troppo e di cose che non la riguardano!-
- In effetti neanche io a volte sono d’accordo con quello che dice a Dena.- disse Harry fissando Jess attento – Ma è così dolce con la bambina e così affettuosa che non le si può rimproverare niente.-
- Basterebbe dirle di farsi i fatti suoi e di non ficcare cose assurde in testa alla piccola!- frecciò ancora Morrigan.
- Eddai, calmati!- cercò di placarlo Clay – Non è che ti ha dato il due di picche?-
- Come no!- Milo rise, assumendo un’aria alquanto sinistra – Un giorno la invito a bere qualcosa a casa mia.-
- Hai sbagliato i verbi.- ghignò Draco – La inviterai a essere bevuta a casa tua!-
Tutti scoppiarono a ridacchiare, lasciando perdere quell’argomento anche se in fondo da dire ci sarebbe stato davvero tanto. Aveva ragione Milo, lo sapevano tutti…ma in fondo Liz Jenkins, strega di 28 anni che era stata compagna di Tristan a scuola nella casa di Corvonero, aveva saputo crescere Degona come una madre.
Ora la bambina aveva quattro anni, appena compiuti, e la sua curiosità per il mondo magico aveva superato di gran lunga quella di qualsiasi altro bambino. Era molto dotata, di questo se n’erano accorti subito tutti.
Alla sua nascita, il quattordici di febbraio, c’era stata un’eclissi ma per tutti era stato una sorta di miracolo.
La neonata non aveva conservato in sé nessuna parte demoniaca. Il suo sangue era rosso, come quello di ogni essere umano normale. La sua pelle era calda, il suo cuore batteva. E i suoi occhi erano verdi come quelli dei Mckay.
E quando i famigliari si erano chiesti che fine aveva fatto la malvagità intrinseca che avrebbe dovuto ereditare, la risposta era stata una sola. Si era palesata ai loro occhi alcuni giorni più tardi quando Tristan aveva capito che avrebbe dovuto crescere sua figlia da solo. E solo per quattro lunghi anni era rimasto, aggrappato all’unica cosa che gli ricordava ogni istante la donna che l’aveva abbandonato.

Passarono i giorni e nell’ansia generale del ritorno praticamente gli Auror non andarono più a caccia.
Jess dovette risponderne ai rappresentanti tedeschi che prendevano in consegna le loro prede ma alla fine li mandò praticamente a quel paese, stufo di quella situazione. Quattro mesi in quella terra infausta erano stati più che sufficienti, per non parlare del fatto che ormai era giugno inoltrato e il calore faceva aumentare, oltre che la fauna magica, anche quella umana. I turisti babbani cominciavano a girare sempre più spesso, rischiando di beccare qualche testa sulle nuvole con un poltergeist nella rete. Per non parlare poi di quelli che avevano dovuto stendere addirittura qualche ragazzino umano per cancellargli la memoria di maghi con bacchette in mano.
Arrivati al sesto giorno regnava l’anarchia totale e finalmente i tedeschi se ne andarono per tornarsene al loro Ministero. Non si aspettavano certo dei ringraziamenti ma quando sparirono, gli Auror tirarono veramente un sospiro di sollievo. Dopo l’ultima notte all’aperto e alla mercé delle zanzare, la mattina dopo finalmente arrivò la Passaporta. Cascò dal cielo, lanciata dall’allocco di Gillespie, e per poco non si ruppe in mille pezzi visto che era una comunissima bottiglia di whisky babbano, vuota.
La presero al volo, esultando.
- Calma gente!- li fermò Jess, vedendo che si stavano spaccando le ossa per prenderla tutti insieme – Siamo in cinquanta, come cazzo pretendente di farcela tutti eh?-
- E che facciamo allora?- borbottò altezzoso Kinneas – Facciamo a carrellate di dieci e poi uno ve la riporta indietro?-
- Complimenti, sei più sveglio di quello che sembri.- frecciò Harry con pena.
- Sai una cosa Potter? A forza di andare in giro col figlio del Mangiamorte ti si sta tarando il cervello!-
- Cavolo John…- disse ancora il moro, fissandolo sarcastico – Dev’essere bello non capire un cazzo come te.-
Kinneas serrò i denti, scrutandolo rabbioso. Poi lanciò un’occhiata sprezzante a Malfoy ma Draco non ci fece caso, limitandosi ad accendersi una sigaretta. Era notte fonda, purtroppo, quando l’ultimo gruppo con Jess, Milo, Sphin, Clay e loro due riuscì a partire. Il penultimo squadrone d’idioti al tramonto aveva distrutto la bottiglia di whisky arrivando a Londra, così Gillespie, bestemmiando, aveva dovuto avvisare Berlino per mandare un’altra Passaporta a quei disgraziati rimasti…e guarda caso, gli unici che non avrebbe rivoluto indietro tanto presto.
- Finalmente!- sbottò Milo alle dieci di sera, vedendo un gufo arrivare verso di loro con fra le zampe un vecchio bastone da passeggio – Quanto cavolo ci andava?! Come se non avessero più Passaporte per Londra, diavolo…-
- Per me è stato Duncan.- frecciò Clay scocciato.
- Dici?- rise Sphin – Secondo me è una ripicca per Harry e Draco.-
- Quello proprio ha qualche problema ai nervi.- insinuò Malfoy, svaccato accanto al falò che si stava spegnendo lentamente – Non ti ricordi che faccia aveva coi francesi? Credevo gli venisse un infarto, cavolo.-
- Già, in corridoio s’è messo a urlare come un pazzo!- cinguettò Harry finendosi il caffè. Erano a pezzi tutti e sei visto che avevano anche dovuto far sparire le tracce della loro presenza e non vedevano l’ora di toccare un letto vero.
- E quando Tristan ha rovesciato Leblanc nella fontana del Ministero davanti a tutti gli ambasciatori?- ridacchiò Milo togliendo il bastone da passeggio dalle zampe del gufo scuro e anche un po’ decrepito – Leblanc era furibondo! L’avrebbe strozzato probabilmente.-
- Così impara a chiudere la bocca.- finì Jess, buttando terra sul fuoco – Continua a proclamare a destra e a manca quella stupida legge sulla registrazione.-
- Perché, non hai sentito l’ultima?- Clay chiuse la loro tre tende, infilandosele nella sacca a tracolla – Quel bastardo vorrebbe proporre la registrazione anche per i mezzosangue con ceppo oscuro in famiglia. Stava fissando Hagrid particolarmente quando l’ha annunciato nell’atrio del consiglio.-
- Prima i Diurni, i mezzo giganti e poi?- rognò Jess controllando tutto un’ultima volta – Perché non va a rompere le palle ai vampiri eh? O alla Confraternita della Dama Nera?-
- Perché se la fa sotto, ecco perché.- replicò Milo – I vecchi della Confraternita lo vorrebbero morto da un pezzo. Askart di recente poi è di pessimo umore. Sta facendo stragi di licantropi nel Linkonshire.-
- Lascia perdere tuo zio!- fece Jess con un gesto vago, dandogli una pacca sulle spalle – Finché sistema i lupi mannari che uccidono i babbani allora non dovremo andare a pungolarlo. E per il resto che faccia quello che gli pare, basta che non rompa a noi e a te specialmente.-
- Ok, ok…- il Diurno sbuffò, poi fece segno agli altri di muoversi – Allora? Possiamo andare a casa o no gente?-
- Non vedo l’ora di farmi una doccia cazzo.- disse Sphin, afferrando il bastone – Se Duncan propone ancora stronzate del genere giuro che vado nel suo ufficio che gli cambio l’incenso con dell’oppio.-
- Tienitelo, è meglio.- disse Harry – Servirà più a noi per scrivere il rapporto.-
Tutti e sei infine furono ben aggrappati alla Passaporta e dopo qualche breve secondo avvenne il risucchio.
Afferrati quasi per l’ombelico, finirono in un turbinio di colori…e poi arrivarono a Londra.


Lane Street n° 4.
Era insolito vedere così poche persone per una strada frequentata e alla moda come quella, proprio nel pieno di Londra.
Si trattava di una via alquanto grossa, molto più simile a un viale viste le cinte di alberi che verdeggiavano per il passaggio pedonale ed era sempre colma di babbani e maghi travestiti ventiquattr’ore su ventiquattro ma quella sera c’erano veramente poche anime. Forse era a causa del tempo, pensò fra sé la ragazza che scese dal taxi davanti al numero 4. Il palazzotto in stile liberty come tutti i vicini, dai colori tenui e dal giardino perfetto si stagliava contro nubi frammentate da lampi e fulmini ma ancora non si era messo a piovere, nonostante le nuvole gonfie di pioggia e l’aria umida. La temperatura di era abbassata ancora e quando il campanile della chiesa poco lontana batté le due di notte, la giovane ragazza notò una piccola luce accesa nel portico.
- Stia attenta signorina.-
La ragazza si volse verso il tassista, sentendo quell’ammonizione.
- Non se ne vada in giro da sola. È così giovane.- disse ancora l’uomo di mezza età, guardandola con tenerezza.
Non aveva mai visto una ragazza dal viso tanto pulito e dolce. Era salita alla stazione circa mezz’ora prima e durante tutto il tragitto aveva quasi sonnecchiato, svegliandosi di tanto in tanto. Doveva essere molto stanca…ma nonostante questo i suoi occhi azzurri e i lunghi capelli biondi erano in ordine. Il suo viso delizioso poi si era illuminato, appena arrivata. Era scesa, portandosi dietro un grosso borsone dai colori sgargianti, sul rosso e l’oro. Il tassista, caricandoglielo a fianco con galanteria, aveva notato uno stemma bizzarro. Un aquilotto su una scopa.
Lui l’aveva presa per un’atleta ma aveva un fisico abbastanza sottile. Era snella e dalle curve morbide.
Dava diciannove anni al massimo, specialmente con quel buffo cappello con visiera che le dava un carattere un po’ maschiaccio. Peccato che con quei capelli e con quel passo aggraziato non la facessero confondere minimamente con un uomo. La ragazza sorrise, afferrando oltre al borsone anche un mazzo di chiavi abbandonato sul sedile.
- Non si preoccupi.- disse gentilmente – Adesso sono arrivata a casa.-
- Ha bisogno di una mano col borsone signorina?-
- Si figuri, sono pochi passi.- concluse, facendogli un cenno pieno di cortesia – Grazie mille signore, buona notte.-
- Notte a lei.-
Sparito il taxi dietro alla via, la biondina si guardò attorno per vedere se c’era qualcuno nei paraggi.
Non avrebbe dovuto farlo ma dopo aver volato per cinque ore di fila, aveva mani e gambe troppo anchilosate per fare due piani di scale e andare a vedere se quei due erano vivi o si erano uccisi a vicenda a morsi.
Estrasse una bacchetta lunga e flessibile dal giubbotto di jeans, sorridendo con aria birichina.
- Baule Locomotor.- disse a bassa voce, puntando la bacchetta sul borsone. Quello si sollevò docilmente e andò fin davanti alla porta di casa, illuminata da una lampadina. La ragazza cercò la chiave giusta e una volta dentro quasi inciampò. Si tenne in piedi per miracolo ma non si stupì di trovare un mantello gettato a terra.
Scosse il capo, facendo risalire il borsone per la rampa di scale. Al pian terreno era presente un’anticamera con la sala degli armadi e una lavanderia magica. Al primo piano cucina e salone, con una stanza per gli ospiti e quando vi giunse, la ragazza non si sconvolse nel vedere un caos pazzesco.
Uomini, ecco cosa succedeva a lasciarli soli per quattro mesi, anche se sapeva bene che quei due erano stati in Germania con altri Auror. Attraversò il corridoio e vide che il salone era intatto ma arrivata in cucina lo sfacelo fu completo. Appoggiati sul bancone c’erano diversi bicchieri di vino vuoti, tre bottiglie di whisky, un portacenere pieno. A terra vestiti, stivali e spade. Sospirando divertita fece fermare il borsone e poi fece il giro del divano.
Eccoli lì…
Tutti e due distesi e cotti. Sorrise prendendo una coperta dalla poltrona accanto. Li coprì, senza stupirsi di averli trovati a dormire insieme e fece per andarsene a nanna nella sua stanza quando Harry, svegliandosi appena, la chiamò.
- Elettra…-
Lei si voltò e lo raggiunse, inginocchiandosi davanti al divano.
- Ciao…- gli carezzò la testa, baciandolo a fior di labbra – Come stai? Tutto bene amore?-
- Hn…- mugugnò, mezzo addormentato – E tu come stai? Hai finito il ritiro?-
- Si ma ho solo un mese di pausa.- rispose a bassa voce – Dormi adesso, ne parliamo domani.-
- I bracciali…- borbottò ancora, chiudendo sempre di più le palpebre.
- Si, lo so.- Elettra Baley si mise in piedi, baciando entrambi gli Auror sulla guancia.
- Lo so che non si vogliono separare .-

La mattina dopo al numero 4 di Lane Street tutti si svegliarono passata l’ora di pranzo.
All’interno di una strana sorta di alveare di paglia appeso al soffitto, qualcuno di molto piccolo aprì finalmente i tondi occhietti rossi. Gigì sbatté le palpebre un paio di volte, prima di mettersi seduta nel suo letto di cotone e stiracchiarsi.
Sbadigliò e prima di volare fuori dalla sua stanza si pettinò i capelli rosati con le dita.
Illuminandosi di una luce fucsia, schizzò fuori dall’alveare e sbatté le alucce fino ad arrivare al divano. Lì si posò sul naso di Draco, posando le mani sui fianchi, con aria stizzosa. Guardò il biondo, poi Harry steso sotto il bordo del divano. Il suo braccio destro però era rimasto addosso a quello sinistro di Malfoy. I bracciali vicini.
- Che indecenza!- squittì la fatina – Ehi tu! Draco parlo con te!- strillò, ma l’Auror per tutta risposta la scacciò come una mosca noiosa. Fece per girarsi su un fianco ma facendolo cascò addosso al moro che si svegliò di botto, imprecando.
– Cacchio…di nuovo!- rognò, sentendosi il veleno in bocca.
Anche Malfoy ormai era sveglio e si strizzava gli occhi, irritato.
- Quella maledetta fatina…- ringhiò, sedendosi sulla schiena di Harry.
- Ti levi?- sbottò Potter – Mi stai rompendo le ossa!-
- Vi siete svegliati finalmente!- cinguettò Gigì ritornando a volare davanti al naso dei due ragazzi – Era ora che tornaste! Quel Black mi ha dato il tormento per questi mesi! Harry amore non portarmi più da lui!-
- Mi sa che Black è l’unico che può raddrizzarti quella testa bacata.- sibilò Draco mettendosi in piedi faticosamente. Facendolo però sentì un contraccolpo e imprecò. Stava tirando anche Harry per il polso, senza toccarlo.
- Cominciamo già!- sentenziò scocciatissimo – Posso almeno andare in bagno senza la tua presenza Sfregiato?-
Harry non rispose, troppo esasperato, limitandosi a tirare indietro il braccio destro ma quello rimase alzato per aria, come tirato da una forza invisibile verso quello sinistro di Malfoy.
Inutile. Andarono in bagno imprecandosi dietro e alla fine dovettero lavarsi i denti con mano differente da quella che usavano di solito ed era quando accadevano quelle cose, piccolezze in verità, che i due si ricordavano della loro maledizione. Certe volte sentivano ancora le parole di quel dannato che li aveva ridotti in quello stato…

"Anime contrastanti possedete,
E nemici di sangue sarete.
Ma qui giunge il destino,
A mutare il vostro cammino.
Uniti resterete, coi bracciali che io v’impongo
Finché della vostra riconciliazione venga il giorno
..."

Tornati in cucina bestemmiandosi dietro a vicenda, Gigì che aveva acceso la televisione e stava mangiando i suoi cristalli del sorriso per una volta li ignorò, troppo presa dal suo pasto quando qualcosa sbarellò quei due, buttandoli quasi gambe all’aria nel mezzo della stanza.
- Quel maledetto prosciutto!- ringhiò Draco rabbioso, vedendo Pinky, ormai un maiale grande grosso, correre verso le scale e scendere al piano terra – Un giorno o l’altro giuro che lo uccido, accidenti!-
- Perché debba sempre correre così in casa mi piacerebbe saperlo.- disse Harry andando a sedersi al bancone della cucina – Ci sarà qualcosa in frigo? Gigì, c’è della roba commestibile?-
- Avete fatto la spesa?- chiese la fatina.
- No.-
- Allora mi sa che ti nutrirai di aria, amore mio.- frecciò l’altra, scoccandogli un bacio volante.
- Molto umana. Malfoy che si fa?-
- Che si fa?- rognò quello, cambiando canale velocemente – Vuoi ordinare la colazione dal cinese per caso?-
- No, ma possiamo tirare a sorte per chi scende al bar a comprare caffè e brioches.-
- Quattro fottuti mesi a zonzo per la giungla e siamo messi peggio di prima.- Draco sbuffò sonoramente ma il suo umore migliorò quando vide Elettra scendere dalla scala a chiocciola del secondo piano. Spettinata e con solo la camicia del pigiama, era bella come sempre. La ragazza naturalmente corse ad abbracciarlo, buttandoglisi addosso alla faccia di Potter che ormai di quella solfa non ne poteva più. Ogni volta la stessa storia.
- Allora? Che si mangia?- cinguettò la Baley, correndo poi da lui e buttandogli le braccia al collo.
- Un tubo. Il frigo è vuoto.- sbraitò Gigì guardandola male – Mollalo subito! Harry è mio!-
- Certo, peccato che a letto con Potty ci vada lei.- sibilò Draco a bassa voce ma la fatina lo sentì lo stesso e gli lanciò dietro una tazza che il biondo schivò per un pelo.
Un’ora più tardi, alle due di pomeriggio, quei tre finalmente furono davanti a un caffè fumante e a un bel po’ di cornetti ripieni, biscotti fatti in casa e torte assortite. Tutto merito della signora che andava a pulire quel cesso di palazzotto, Miss Babet Watts, una donna di cinquant’anni che non aveva mai capito quanto i suoi tre "bambini" fossero in realtà strani. La babbana andava da loro tre volte a settimana ma la sua mano rassettatrice non poteva reggere il confronto del casino che quelli sapevano provocare.
- Allora? Com’è la Germania?- cinguettò Elettra quando si fu rimpinzata – Non mi avete portato niente?-
- Il tuo ragazzo tutti i suoi mesi in bianco forse.- frecciò Draco, finendo il caffè.
- Sta zitto idiota.- sbuffò Harry stressato – E’ stato un inferno! Quattro mesi fa licantropi, zanzare, poltergeist e fantasmi. Per non parlare di quei crucchi dannati! Non capivano una mazza d’inglese!-
- I bracciali vi hanno dato problemi?-
- Noooo…- enfatizzò il moretto – Più di una volta a caccia i licantropi ci hanno quasi sbranato perché andavamo in giro quasi per mano e Kinneas continua a sostenere che io e Malfoy abbiamo qualche intrallazzo ma a parte questo tutto bene. Ogni volta che ti vede pensa che la sera ci facciamo delle feste a tre.-
Elettra sogghignò cercando di non farsi vedere ma perfino Gigì si sganasciava come una pazza, quindi cercò di cambiare rapidamente argomento, prima di farli esplodere. - Jess e i ragazzi come stanno?-
- Quelli stanno sempre da Dio.- ironizzò Draco – Ci hanno invitato a cena per sabato a Cedar House.-
- Meno male!- la Baley sorrise, rilassata – Ne avevo basta di stare con gente che non fa altro che parlare di manutenzione di scope, strategie e pluffa!-
- Allora? Il ritiro com’è andato?- chiese Harry tutto curioso – Sei ancora riserva?-
La ragazza sorrise ancora, stavolta però le s’illuminarono gli occhi – Il mister mi ha fatto fare l’allenamento nell’ultimo mese con i titolari. Non ha detto nulla ma si vede che gli è piaciuto come ho giocato nelle amichevoli.-
- Deve essere cieco per non capire che sei brava.- le disse Draco, lasciandosi andare contro la sedia.
- Comunque lo saprò fra un mese. Quand’è che il signor Gillespie vi darà un po’ di ferie?-
- Quando saremo morti probabilmente.- Malfoy si alzò, stiracchiandosi – Bene piccioni. Io devo andare da Andromeda. Vi lascio la casa, torno stasera…vedete di non farvi trovare spalmati davanti al camino come al solito. Il mio cuore potrebbe non reggere una seconda volta.-
- Bastava che non guardassi.- frecciò Potter, visto che quel bastardo più che altro aveva guardato Elettra mezza nuda che invece non aveva fatto una piega.
- Lascia perdere Sfregiato, non voglio più stare in nessun posto dove tu abbia fatto sesso.- si schifò Draco, salendo le scale per andare a cambiarsi in camera sua.
- Ok…allora non attaccarti a quella ringhiera…-
- Ma dai, che schifo!- urlò il biondo, sconvolto, velocizzando il passo sui gradini.
- E non sederti più neanche sul divano o sulle poltrone! E anche a tavola!- continuò Harry divertito mentre Elettra se la ghignava, nascosta dalla tazza. Continuarono a insultarsi fino a quando l’ex principe delle serpi non tornò giù, messo a nuovo con abiti comuni. Lui e Harry si scambiarono qualche veloce informazione su quando tornare al Ministero, poi il biondo se ne andò, smaterializzandosi, dicendo che sarebbe tornato per cena.
A pomeriggio inoltrato, dopo una buona dose di coccole che Harry richiese alla sua bella fidanzata, squillò il telefono.
Elettra era sotto la doccia, lui ancora disteso a letto ringraziando di quel momento senza dover per forza avere Malfoy incollato al braccio, così scattò la segreteria e una voce conosciuta si propagò nel salone.
- Ehi, sfigati…so che siete tornati a casa, non fate finta di dormire. Ho visto Kinneas al Ministero un’ora fa!-
Harry si riebbe di colpo, imprecando. Si avvolse nel lenzuolo e scese per le scale, proprio mentre Gigì con un leggero sforzo alzava la cornetta e salutata Ron Weasley tutta cinguettante. Poi passò subito l’apparecchio al suo amato, tornando a guardare un programma di cucina in televisione seduta in testa a Pinky.
- Ron!- ansimò Potter per telefono, sedendosi in poltrona – Quando accidenti pensavi di farti sentire eh?-
- Calma fratello, tu sarai stato nella giungla per quattro mesi ma sono stato nella merda fino al collo per altrettanto tempo!- sentenziò il rossino dall’altra parte del filo – Non crederai mai a quello che mi è successo! Ma ne parliamo a cena. Vengo da te con vino e dolce. E apparecchiate per quattro, c’è anche Ed.-
- Cinque, è tornata anche Elettra…l’hai trovato allora quel demente! Sta bene?-
- Da favola.- ironizzò Ron – Una figata, sapessi… sai dove ha dormito per sei settimane?-
- Da Miria!- alitò Potter sconvolto – Ma è matto? L’avrà distrutto!-
- Infatti. Adesso è con me. Lo porto a nanna, sperando che si riprenda. Tu come stai invece?-
- Al solito.-
- Il tuo amante serpente?-
- E’ da sua zia. Allegro come un becchino.-
- Qualcuno s’è accorto di qualcosa mentre non c’ero?-
- No, nessuno potrebbe pensare che siano i bracciali. In compenso Kinneas si sta scavando la fossa da solo.-
- Quando decidete di abbatterlo fai un fischio…- Ron si zittì di colpo, facendo credere a Harry che fosse caduta la linea ma poi Weasley riprese a parlare – Senti…non dovrei neanche dirtelo per telefono ma mentre non c’eravate a mio padre è arrivata un’informazione confidenziale in ufficio. L’ha bloccata prima che qualcuno ci mettesse le mani sopra ma…forse è meglio riunire l’Ordine. Si tratta di…lei.-
Harry tacque, restando immobile con la cornetta in mano.
L’Ordine della Fenice… l’ultima volta che si era riunito era stato quattro anni prima.
- Harry?- Elettra era arrivata alle sue spalle, avvolta nell’accappatoio e guardava la sua espressione accigliata.
- Ok, vieni prima che puoi.- sussurrò allora il moretto prima di chiudere la comunicazione.
Quando posò la cornetta rialzò lentamente il viso sulla sua ragazza. Ora era notevolmente impallidito.
- Che succede? È successo qualcosa?-
- Si tratta di…- Harry faticò a trattenere l’ansia e si passò una mano sul viso – Si tratta di Hermione .-
Diavolo, pensò amaro. E adesso che accidenti diceva a Malfoy?
Guardò il suo bracciale, sospirando mentre abbracciava stretta Elettra. Lui in fondo era fortunato. Aveva a fianco la donna che amava…Draco invece non era stato altrettanto fortunato.
Purtroppo per lui però il passato non poteva essere cambiato in nessun modo e Harry, ricordando ciò che era accaduto, provò di colpo una sensazione che credeva di aver dimenticato.
La sensazione che qualcosa sarebbe presto tornato a sconvolgere le loro vite.

 

 

 

 

 

Salve a tutti!

Finalmente posso mettere i Bracciali del Destino e anche questa fiction, come la Scommessa, l'ho già finita da tempo quindi andrò avanti ad aggiornare velocemente come prima. Spero che la storia vi piaccia come quella appena finita e si svolgerà per qualche capitolo fuori dalla cerchia di Hogwarts, per poi rientrarci più avanti, grazie all'ingresso di un nuovo personaggio di cui vado particolarmente fiera e che adoro come uno di quelli reali della Rowling.

Posso solo dirvi buona lettura. Fatemi sapere.

Kysa

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2° ***


 

Il sangue Black è sempre sangue Black. Che sia in vene di donna...o di Mangiamorte. Questo Andromeda Black Tonks lo sapeva bene, infatti quel pomeriggio non era del suo consueto buon umore. Anzi.
Sprizzava collera da tutti i pori e questo la rendeva ancora più somigliante a Bellatrix Black Lestrange.
Pace all'anima dannata di sua sorella, Andromeda cercò di scacciare la rabbia ma proprio non riusciva a darsi pace.
Accartocciò la lettera che aveva fra le mani, stizzita, ma poi cambiò idea e la fece ardere con una sola occhiata.
- Santo cielo...- rise una voce alle sue spalle - Era un'altra avvisaglia del fisco per caso?-
Un affascinante uomo sulla quarantina con occhi color cenere e lunghi capelli neri la fissava divertito, sulla porta.
Dal suo portamento si denotava un grande spirito, un grande passato e una forza impressionante. Nelle sue iridi però si leggeva anche una sorta di pigro sarcasmo che fece irritare la donna.
- E sta zitto Sirius!- sbraitò la strega, zittendo l'ironia del suo amato cugino per qualche misero secondo - Non crederai alle tue orecchie! I Black hanno superato se stessi per l'ennesima volta!-
- Fammi indovinare...- Sirius Black attraversò il salone dai toni delicati di casa Tonks con la sua falcata elegante, andando a sedersi davanti alla padrona di casa che però stava ancora in piedi, troppo nervosa.
- Posso provare con un paio di ipotesi. O ti hanno ripresa in famiglia, cosa che sarebbe sufficiente a farti passare il buon umore per parecchi anni, o hanno tentato ancora di privare Narcissa del suo denaro.-
- Giusta la seconda.- rispose quella, sedendosi di botto - Giuro che la uccido quella vipera di mia madre!-
- Vuoi una mano? Così facciamo secco anche il maggiordomo.-
Andromeda sbuffò, facendo un gesto vago con la mano. Accidenti, perché non la smettevano una buona volta?
Perché continuavano a prendersela con Narcissa?
Da quattro anni sua sorella minore aveva vissuto praticamente un'esistenza appartata senza dare nessun fastidio all'immagine lucida che i Black avevano in società ma lei sapeva bene che il problema era un altro.
Narcissa si era macchiata della morte di Bellatrix, la figlia prediletta.
Quello era il peccato più grande.
Per Andromeda invece sapere della morte di sua sorella maggiore era stata una liberazione.
Se c'era qualcuno al mondo che meritava di morire quella era stata proprio Bellatrix.
- Non è da te serbare tanto rancore.-
Le parole di Sirius la fecero cadere dalle nuvole, ma poi anche sorridere malinconicamente.
- Mi hanno allontanata Sirius. Per anni non ho potuto vedere né Narcissa né Draco. Ed entrambi avevano bisogno di aiuto. Non ho più visto neanche te, prima naturalmente che ti spedissero ad Azkaban.-
- Ma quanto siete sempre carini a ricordamelo.- frecciò sarcastico.
- Insomma, come sei permaloso!-
- Ehi, com'è che rigiri sempre le cose come ti pare eh? Si stava parlando di te. Non è da te provare tanta rabbia per una donna morta, anche se era Bellatrix.-
- Tu non c'eri.- sentenziò Andromeda con voce roca - Non sai cos'ha fatto!-
- Mi ricordo che cercava di portarsi a letto Lucius...- sibilò Sirius.
- Infatti. Ma l'unica cosa che non possiamo contestare è l'amore che provava Malfoy per Narcissa.-
- Peccato amasse di meno suo figlio.-
- Draco è ancora molto sensibile su questo punto.- disse Andromeda, posando lo sguardo oltre la finestra del suo salotto - Già è bombardato da tutti i maghi bigotti di Londra che prima non facevano altro che strisciare ai suoi piedi... non voglio continuare a ricordargli quanto Lucius fosse disinteressato a lui. E non m'interessa neanche che alla fine l'abbia salvato. Se avesse amato davvero suo figlio non gli avrebbe rovinato la vita.-
- Sciocchezze.-
La strega si girò verso Sirius, vedendolo sorridere con aria pigra.
- Come prego?- fece scandalizzata - Non senti quello che dicono? Ormai frequenti di nuovo la società no?-
- Certo che sento i pettegolezzi. Vedo anche parecchi Auror al Ministero che lo guardano con sospetto ma mi permetto di ricordarti che tuo nipote è pur sempre un Malfoy. Per quanto sia calunniato, è talmente al di sopra di quegli idioti da non vederli neancheE' nella sua natura calpestare ogni bassezza, non farsi mettere i piedi in testa, cugina.  Lascialo vivere e smettila di preoccuparti per lui.-
- E' come se dicessi a te di smetterla di preoccuparti per Harry.-
- La differenza è che io so quando smettere di soffiargli sul collo. Ormai hanno quasi 22 anni.-
- Si e sono anche sotto maledizione.- frecciò cupa.
- Si...ma...- Sirius sogghignò leggermente, iniziando a ridacchiare - E' anche tanto divertente...-
E attaccò a sganasciarsi davanti alla bocca spalancata della padrona di casa che dopo alcuni minuti lo lasciò perdere, sorridendo blandamente a sua volta. Si, in effetti ogni tanto sia Harry che Draco regalavano qualche risata a causa del loro "minuscolo problema " ma la cosa non cambiava la sostanza. Quei due da venti mesi a quella parte vivevano in simbiosi costretta e nessuno avrebbe potuto aiutarli. Solo loro avrebbero potuto liberarsi e di certo, da come si comportavano, quella liberazione non sarebbe avvenuta tanto presto.
Il campanello di casa Tonks squillò in quel momento ma l'ospite non attese che qualcuno andasse ad aprire.
Poco dopo Draco apparve sulla soglia, non molto stupito di trovare Sirius in casa.
- Black.- bofonchiò in saluto.
- Serpe...- fece Sirius, alzando appena una mano - Che faccia. Avete di nuovo dormito insieme per caso?-
Malfoy contò fino a dieci prima di mandarlo al diavolo, vedendolo ridere a mezze labbra, insieme a sua zia.
Fece finta di nulla, mettendosi a sedere dopo aver salutato Andromeda con un bacio.
- Allora tesoro?- gli chiese la strega, dandogli una tazza di the tiepido, come piaceva a lui - Com'è stato il ritorno?-
- Meglio dell'andata zia.- l'assicurò, sarcastico.
- E' stata così tragica?-
- Un inferno.- l'assicurò il biondo, centellinando la bevanda - Abbiamo qualche giorno di riposo prima di tornare a lavoro. E qua com'è andata invece?-
- Il solito.- Sirius fece un leggero sogghigno - Tua nonna ha dato i numeri, tua madre e tua zia hanno cercato di ammazzarla, il maggiordomo continua a girare con una falcetta alla cinta ed e sono tornati i tuoi cugini.-
Draco, sconvolto, si strozzò quasi col the e a fatica posò la tazza sul tavolino.
- Che cosa?! Stai scherzando vero?- ringhiò - Che cazzo che ci sono tornati a fare quei due dannati a Londra?-
- Non potevi certo pretendere che sarebbero rimasti ai corsi intensivi del Durmstrang per sempre.- sospirò Andromeda - Ma stai tranquillo. Hanno già ricevuto una diffida magica ad avvicinarsi a più di cinquecento metri da tutti noi parenti. Adesso sono da mia madre.-
Malfoy scoccò un veloce sguardo a Sirius e come temeva neanche l'uomo pareva aver gradito quella visita.
Quei due bastardi. Vanessa e Rafeus Lestrange. I figli di Bellatrix.
Due mostri, almeno da quanto ricordava. Erano stati mandati in scuole private fin dall'asilo e poi, finita l'istruzione elementare, i Lestrange per levarseli di torno li avevano spediti al nord, al Durmstrang, noto per lo studio più approfondito della magia oscura che a Hogwarts non era mai stata praticata, con gran giubilo sia suo che di suo padre Lucius. Cosa strana, suo padre non aveva mai potuto soffrire i due nipoti...chissà poi per quale motivo, anche se Draco in effetti poteva immaginarlo. Se lui era stato un viziato arrogante, spesso crudele e colmo di boria, quei due insieme sapevano superarlo al limite estremo, se mai ne avevano uno.
Rafeus era nato due anni prima di lui ed era stato fin da bambino il classico bullo, straviziato e anche parecchio violento, pazzo come sua madre. Secondo Draco era un vero spostato, più volte aveva visto il cugino mettere le mani addosso agli elfi domestici, agli animali presenti nella casa dei Lestrange, anche alla sorella, peccato che non avesse mai provato dispiacere neanche per Vanessa. Quella a volte era anche peggio.
Lei aveva la sua età e con gli anni era diventata la copia di sua madre. Astuta e folle, più che mai disturbata.
Fra tutti e due era meglio perderli che trovarli e il pensiero che fossero tornati a Londra non lo faceva di certo saltare di gioia. Di certo si sarebbero presentati alla sua porta, ne era sicuro...e Harry non l'avrebbe presa bene.
Doveva tornare a casa e avvisarlo. Ma prima doveva parlare anche con un'altra persona.
- Vieni, ti do un passaggio.- gli disse Sirius quando si congedarono.
- Allora ci vediamo domani sera a cena.- sbuffò Andromeda, passando il giubbotto a suo nipote - Sirius, anche tu! E porta anche Remus, Harry e Elettra.-
- Aggiungi anche Ron e quel disperato di Edward.- concluse Black, prendendo il suo mantello dalle mani della cugina - Sarà un'interessante riunione, così ci facciamo raccontare questi bei quattro mesi in Germania.-
- Dio, mi fai morire dalle risate.- rognò Draco e infine se ne andarono.
Salirono in un taxi, Sirius adorava salire su ogni mezzo babbano per tenersi ben alla larga dal Nottetempo, che a lui rivoltava solo lo stomaco, e percorsero qualche isolato in silenzio, poi il biondo emise un sospiro.
- Avanti, parla.- disse, seccato.
Sirius ghignò ancora, mandandolo in bestia - Attento a quei due, ti dico solo questo.-
- Oh, grazie Paddy.- frecciò acido - Come se non lo sapessi. Sono i degni figli di tua cugina.-
- E' vero che Rafeus ha cercato di strozzarti a cinque anni?-
Ma chi cazzo era andato a dirglielo? Come faceva quel dannato a sapere sempre tutto eh?
- Comunque,- continuò Black facendo segno al tassista di fermarsi davanti a King's Cross - fossi in te me ne tornerei a casa, avviserei Harry nel caso Vanessa si presentasse sulla porta e poi blinderei l'intera palazzina con qualche incantesimo.-
- Oppure uccido quei due bastardi e la faccio finita.-
- Altra ottima idea.- ironizzò l'uomo, aprendo la portiera e scendendo - Ci vediamo a cena domani sera da tua zia. State attenti. E non andate in giro per mano sotto gli occhi di tutti, devo già rispondere a troppo domande.-
- Te ne vai si o no?- ringhiò Malfoy sclerato.
- Ciao!!- e Sirius se ne filò ridacchiando, lasciando l'ex principe di Serpeverde a gufare nel taxi. Dette al tassista un altro indirizzo e si ritrovò nei sobborghi di Londra, nel West End, davanti a un caseggiato piuttosto decadente.
Come sempre le apparenze ingannavano, pensò ridendo. Si accese una sigaretta e poi si avviò alla porta.
Dopo essersela chiusa alle spalle, lo accolse il buio pesto.
- Lumos.- sbuffò, illuminando l'antro degradato e malandato. Lasciò perdere il terribile odore di chiuso e trovò la piccola porticina di legno nascosta da una tenda di velluto logora e sbrindellata che avrebbe dovuto portarlo a meta.
- Inferia Angelus.- e gli venne aperto davanti un piccolo sotto passaggio le cui scale scendevano fin sotto terra.
Percorse la lunga rampa dai gradini piuttosto sgangherati ma mano a mano che scendeva in profondità, l'aria si faceva più pulita, le pareti più nuove, l'atmosfera meno tetra.
Arrivò finalmente in un piano sotterraneo dove la luce era quasi accecante, ma durò poco. Si fece soffusa e rimbalzava su bianchi pavimenti di marmo lucido. L'arredamento era essenziale, dalle linee moderne e trasparenti, metallo e vetro satinato, in stile un po' futurista.
- Benvenuti a Everland. Cerca qualcuno?- l'apostrofò una voce alle sue spalle. Si girò verso l'alto specchio sulla parete a sinistra. Nonostante la sua misura, era stato incollato a frammenti e mostrava non solo l'immagine di Draco completamente a pezzi, ripetendola all'infinito, ma anche un'altra sagoma. Dentro a quello specchio c'era un folletto.
- Sto cercando Blaise.- disse Malfoy spegnendo la sigaretta nel portacenere che il folletto aveva provveduto a fargli apparire a fianco - Spero non stia ancora lavorando.-
- Il signor Zabini lavora sempre.- sentenziò l'altro, arcuando le sopracciglia - Comunque è nel laboratorio. Se non lo trova lì vada nella serra n° 4. Stanotte ha lavorato all'artemisia e ha bisogno di molto riposo.-
- Grazie.-
Aperta una porta, poi un'altra e un'altra ancora, in una strana successione che sembrava casuale, Draco venne illuminato dalla luce del giorno, nonostante fosse a metri e metri sotto terra. Si ritrovò in un grande laboratorio dalla forma rettangolare, anche quello ammobiliato con lucidi ed essenziali banconi bianchi.
Ai lati del laboratori erano presenti armadi magici, scaffali colmi di libri e provette, ampolle e boccette fumanti di ogni sorta stavano sparse ovunque, ammassate con gli stessi ingredienti. Era una strana mescolanza fra scompiglio e ordine.
Inoltre in quel luogo aleggiava un persistente profumo di fiori.
Draco notò che non c'erano neanche gli altri svitati che lavoravano lì dentro, quindi maledicendo quello stacanovista del suo amico si diresse alla porta d'uscita.
Non molto lontano da lì, in una serra illuminata dal sole e stracolma di colori e piante magiche, un giovane mago con folti capelli bruni e gli occhi blu petrolio stava delicatamente potando alcune foglie da una pianta dagli enormi fiori viola. Le gemme erano così grosse che pendevano a terra e il busto della pianta era quasi gobbo.
- Ma tu guarda chi si rivede...- sentenziò Blaise Zabini, sentendo un inconfondibile passo sulla soglia della serra.
- Lo sai che è quasi ora di pranzo?- fece Draco, facendo finta di non aver sentito il suo sarcasmo.
- Che vuoi fare? Offrirmelo per caso?-
- Dipende. Se non incominci con le prediche potrei anche sbattermi a trascinarti fuori da questo buco.-
Blaise sogghignò, mettendosi in piedi e lavandosi in guanti - Everland procura al Ministero tutto gli intrugli che a te piacciono tanto, sai Dray? Non ci fossi io non potresti giocare alle pozioni come facevi da moccioso.-
- Se è per questo non riusciamo più neanche a vederci una volta al mese.- concluse Malfoy amaro.
Blaise, in risposta, gli sorrise col suo solito modo tranquillo di fare e dopo essersi levato il camice bianco andò da lui e lo abbracciò stretto. Mezz'ora dopo erano in un pub a parlare davanti a un panino e una birra.
- Allora, com'è andata in Germania? Harry sta bene?-
- Potter sta come sempre.- disse Draco, mandando giù un sorso con aria apatica - Fa a parole con tutti quanti praticamente.-
- Tutti quelli che ce l'hanno con te, semmai.- rise Zabini, poggiandosi su un gomito.
Draco gli scoccò un'occhiataccia, facendo finta di non aver sentito e proseguì - Prima che arrivi ai alle notizie di merda, fai che darmi subito le tue. Niente di nuovo su quel bastardo?-
- Sfortunatamente no. Io e Ron in questi quattro mesi ci siamo visti piuttosto spesso, la notte siamo andati un po' a caccia ma se entriamo a Nocturne Alley tempo due ore e tutto il Ministero verrà a saperlo ma quello è anche l'unico posto dove potremmo chiedere con certezza che fine abbia fatto il vecchio.-
- Niente sui bracciali?- chiese ancora Malfoy, sempre più ansioso.
- No.- Blaise gli prese il polso sinistro, guardando ancora lo spesso oggetto di platino. Gli copriva buona parte del tatuaggio ma lui fece finta di non accorgersene, per non irritare il biondo. Osservò le linee eleganti, mistiche. Gli animali che si erano incisi sopra erano due draghi che si combattevano. Le iscrizioni erano in una lingua incomprensibile ma loro l'avevano già vista una volta.
- Lucilla saprebbe levarmelo in un attimo.- sussurrò Draco, appoggiando la schiena alla sedia.
- Si, ma non possiamo rintracciarla.- disse Blaise secco - E poi ha già abbastanza a cui pensare senza che ci mettiamo anche noi con i nostri problemi. Dobbiamo trovare quel vecchio dannato che vi ha maledetti, altrimenti non servirà a nulla. Non sapete davvero dirmi altro? Non possiamo andare così alla cieca Dray! Sono quasi due anni che state messi così tu e Harry!-
- Lo so benissimo, sono io che ci vivo insieme.- gli ricordò Draco - Non è stato facile maledizione!-
- Per nessuno dei due, lo so benissimo ma ve la siete cercata.-
- Cercata?- Draco si accese una sigaretta, rabbioso - Cercata? Ehi, io e Harry non abbiamo mai avuto niente da spartire, questo lo sanno tutti ma non abbiamo mai fatto un torto tale a quel fottuto gagia da farci maledire in questo modo! Ci stavamo combattendo quando quello ha pensato bene di incollarci come due pezzi di scotch!-
- Ok, calmati adesso.- Blaise sbuffò, prendendogli una sigaretta dal suo pacchetto - Io non sto dicendo che ve lo siate meritato per avergli fatto un qualche sgarbo, ma solo che probabilmente durante lo scontro come al solito litigavate fra voi e quello, sentendosi ignorato, s'è vendicato.-
- E porca puttana, dimmi adesso che non era permaloso!-
- Oddio...- Zabini alzò le mani, in resa e finì la birra - Dunque, facciamo il punto della situazione Draco. In mano tu e Harry avete quasi niente da più di due anni. Cosa sapete? Che era un gagia, che stava cercando di uccidere un Magonò o magari solo di farci affari e che portava un bastone con tante facce incastonate nella sommità. Altro non ricordate.-
- Esatto.-
- E' possibile che sia sparito nel nulla in questo modo accidenti?-
- Ma che ti devo dire? Se lo sapessi credi che starei ancora a vivere con lo Sfregiato?-
- Ma finiscila, banchettate tutte le sere...non è questo che intendo! Voi Auror al Ministero siete tenuti a riportare dei rapporti da ogni cazzo di missione da cui tornate vivi. È improbabile che quel gagia sia nato dal nulla, magari qualcuno l'ha già visto, magari è schedato! Fila all'Ufficio Informazioni e datti una mossa!-
- Credi che non ci abbiamo già provato? Niente di niente Blaise!-
- E allora la soluzione è una sola.- concluse il suo migliore amico, facendogli venire un brutto presentimento - Se non è schedato fra i gagia rinnegati e quelli in regola significa che è protetto dal trattato che Orloff ha stipulato con la Confraternita della Dama Nera tre anni fa. Il Ministro non poteva fare altro con quelli, lo sai anche tu. I vecchi della Confraternita sono praticamente gli unici rappresentanti delle Forze Oscure con cui il Ministro negozia tuttora. I vecchi parlano anche a nome della comunità dei vampiri.-
- Si, Milo mi ha detto qualcosa di suo zio Askart.-
- Esatto. Questi della Dama Nera sono maghi umani che hanno scelto le forze oscure come magia.-
- Se non altro non si sono mai alleati coi Mangiamorte.- frecciò Draco, disgustato.
- Infatti.- Blaise annuì paziente - La loro è una scelta di vita come la nostra, non si sono mai sognati di andare in giro a sterminare i babbani ed è solo per questo che il Ministro Orloff discute con loro le scelte riguardo al mondo dei maghi. Sono i vecchi della Confraternita poi a fare da garanti per gli altri clan.-
- Demoni puri compresi?-
Blaise stavolta tacque, abbassando gli occhi blu sul boccale di birra vuoto.
- Lucilla se n'è andata Draco. Tu e Harry dovete farvene una ragione. Anche Tristan ce la sta facendo ormai.-
- Tristan vive nel suo ricordo, Blaise.- sibilò Malfoy rabbioso, spegnendo la cicca con stizza - Non farmi ridere! Ha dato alla luce Degona e poi di punto in bianco è sparita! Non è da lei dannazione!-
- Lo sai benissimo perché se n'è andata.-
- No, non è vero. Non ne siamo sicuri!-
- Ma Tristan si!- sbottò Blaise a quel punto, attirando l'attenzione di qualche cliente - Lo so io, lo sai tu e lo sa anche Tristan! Secondo te perché Degona è un'umana completa eh? C'è un processo di assimilazione della forza vitale abolito anni fa per legge che impedisce ai maghi di risucchiare poteri dai propri figli. Nel caso di Degona invece è stata quasi una salvezza visto che Lucilla le ha strappato via la metà del potere demoniaco che la bambina doveva ereditare.-
- Ma non per questo significa che Lucilla sia ora un demone puro completo!-
- Tu non l'hai vista quegli ultimi giorni Draco! Non l'hai vista!- Blaise abbassò la voce, fissandolo intensamente - Chiedilo a Harry, lui lo sa! Lui c'era! Chiedigli se gli occhi della Lucilla che conosciamo noi erano gli stessi dell'essere che si è ritrovato davanti.-
- La so già la storia.- Draco ora guardava fuori dalla finestra, ricordando bene le parole di Potter di quattro anni prima. Ricordava quella notte di eclissi, esattamente come ricordava lo sguardo spento di Tristan con in braccio quella neonata totalmente umana. Ricordava il silenzio che era regnato a Cedar House per lunghi mesi.
Harry gli aveva detto che probabilmente Lucilla non sarebbe mai più tornata.
Sul letto suo e di Mckay aveva lasciato una cosa sola. Un anello dorato per Tristan. Una fede. E neanche una parola.
Lucilla...Lucilla...
- Chissà se sta bene.- mormorò Blaise svegliandolo da quei foschi pensieri ma Draco rimase tacque ancora.
Tanto c'erano grida che proprio non si sentivano.
Fu quando si lasciarono sulla strada che venne data l'ultima di una serie di tante schifose notizie.
- Rafeus e Vanessa sono tornati.- disse Malfoy, gettando via il pacchetto di sigarette e accedendosi l'ultima.
Blaise, forse senza parole, forse troppo esausto, si limitò ad alzare gli occhi al cielo estivo di Londra.
- Sai cosa vogliono?-
- No, so solo che sono da mia nonna.- Draco dette un lungo tiro, fissando l'amico - Potrebbe capitare qualsiasi cosa nell'arco di tempo che resteranno qui e tu conosci bene mio cugino. I Black gli avranno raccontato cos'è successo quattro anni fa e lui già allora ha mandato in coma tre babbani della sua età a suon di pugni, senza magia.-
- Devo proprio traslocare?- rognò Zabini, seccato - Non ho più la voglia di sparire per gente come quella.-
- Oh, io neanche.- gli occhi argentei dell'ex principe delle serpi brillarono di furbizia - Ma stasera abbiamo la Donnola e Dalton a cena. Credo che a Potty piacerebbe scambiare due parole anche con te su questa storia.-
- Ma Harry li conosce? Sa che sono tornati?-
- Diciamo che ne ha sentito parlare alle nostre cene da mia zia. Se si trovasse di fronte Vanessa comunque credo che lo capirebbe. Somiglia a Bellatrix come Andromeda.-
- Peccato che sia una pazza e un'assassina.-
Draco stavolta lo fissò allibito, sperando di aver capito male.
- Cos'hai detto?-
- Non te l'ha raccontato tua zia? No, lo immaginavo. Non voleva metterti in allarme.- Blaise gli mise una mano sulla spalla - Durante l'ultimo anno al Durmstrang pare che sia stata trovata assassinata una strega con un parente mezzosangue che era in classe con tua cugina. Tutti hanno negato ma il cadavere aveva un profumo strano.-
- Rose di York .- annuì il biondo, passandosi le mani sul viso - Il profumo di tutte le Black.-
- Esatto. Quindi se fossi in te andrei a dormire armato. Comunque vengo a cena volentieri.- aggiunse, sorridendo amaro - In fondo è da un po' che non ci vediamo.-
- In fondo potresti lavorare meno.- concluse Malfoy fermando un taxi e salendoci sopra - Alle otto a Lane Street.-
- Ci vediamo stasera!- lo salutò il moro, poi vide il mezzo allontanarsi. Abbassata la mano, ricordò il tempo in cui anche per il suo migliore amico i mezzosangue erano un'onta da cancellare nel sangue.
Dio, sembravano passati secoli. Secoli da quando Hermione l'aveva cambiato e poi se n'era andata.
Non passava giorno che non pensasse a lei, Blaise ne era più che sicuro. Lo leggeva negli occhi che un tempo erano stati freddi, in quegli occhi che posandosi su di lei avevano letteralmente cambiato pensiero.
Forse Hermione gli aveva proprio cambiato il cuore.

A Lane Street erano circa le sette e mezza quando Harry si decise ad alzare il suo delicato fondo schiena dal divano.
Pure Gigì, che gli stava seduta in testa, non aveva fatto un tubo tutto il giorno, a parte nascondersi quando Miss Babet era venuta a preparare la cena, e adesso era ora di andare a vestirsi decentemente.
Infilati un paio di jeans e una maglietta a maniche lunghe, vista l'aria che tirava di sera a Londra, ridiscese al primo giusto in tempo per sentire qualcosa di strano al telegiornale.
- Oh, Sfregiato...- Draco entrò in casa, buttando la giacca su una poltrona - A che ora si mangia?-
- Zitto.- Harry gli fece segno di tacere, poi indicò lo schermo - Ascolta...-
"...e da quanto hanno rilevato le autorità, l'assassino pare essere parte di una setta satanica. La vittima aveva 18 anni ed è stata trovata riversa in una pozza di sangue, all'interno di un cerchio rituale marchiato con cera nera ."
In televisione i cronisti babbani inquadrarono un cadavere coperto da un lenzuolo. Attorno alla ragazza c'era un cerchio magico, assolutamente non appartenente ad alcuna setta satanica, fatto in effetti con della cera nera.
- Chi è che usa la cera nera?- si stupì Elettra, arrivando dalla cucina - Si sciupa facilmente, è assurdo.-
- I vampiri poi sono più attenti. Nessuno lascia le loro prede in circolazione.- disse Draco.
- Si ma questa ragazza non aveva morsi sul collo.- Harry si appoggiò allo schienale del divano, continuando a fissare curioso quelle immagini - Sembrerebbe che abbia ricevuto un duro colpo sullo sterno.-
- Schiantata?- ipotizzò Elettra.
- Probabile.- Malfoy prese nota mentale del luogo, poi rientrò Babet per riprendere la borsa che aveva dimenticato, quindi dovettero lasciar perdere. Appena riuscita la loro governante però, ebbero un'altra bella sorpresa.
Dal caminetto in salotto si levò una pesante nuvola di polvere verdina, quindi due maghi incappucciati uscirono dalla grata, pulendosi alla meglio cenere.
- Fate pulire quel caminetto!- sbottò Ron Weasley, levandosi il cappuccio che gli aveva lasciato la faccia miracolosamente salva dalla fuliggine. I suoi capelli rossi erano lucidi e i vestiti non messi neanche tanto male, a differenza del bel mago dai capelli castani e dagli occhi azzurro denso che lo seguiva.
- Ciao Ed, come te la passi?- chiese Harry, iniziando a ridere di sottecchi.
Edward Dalton fece una smorfia, starnutendo poi scuotendosi dalla cenere.
- Possibile che uno con la licenza di Smaterializzazione e Smolecolarizzazione P.P.P come te Weasley debba ancora usare il camino e la polvere volante?- frecciò Malfoy acido.
- Senti biondastro...- fece il rossino, ignorando il suo sarcasmo - Mentre tu e il tuo amante eravate coi crucchi a caccia io sono finito a far da balia a un demone impuro che adesso sta ad Azkaban ma che aveva a casa sua una lista di maghi che negli anni scorsi hanno collaborato con le forze oscure. È rimasto chiuso in casa sua, una topaia te lo giuro, per due mesi e mezzo, all'interno di una camera più blindata della Zecca dello Stato. Non è stato facile né divertente cercare di entrare in quella fottuta stanza magica e quando ci sono riuscito e ho recuperato quei documenti mezzi distrutti visto che il bastardo ha cercato di mangiarseli, Duncan ha dovuto rispedirmi a rifare l'esame perché quelli del patentino devono appuntare questo dato sulla mia licenza, ovvero capacità di stare due mesi e mezzo davanti a un muro del cazzo e poi passarlo ugualmente. Grazie tante! Quindi fino a sabato sono senza licenza!-
Dopo quello sproloquio Harry si guardò bene da farci sopra del sarcasmo, così sorridendo fece accomodare gli ultimi due suoi compagni in cucina, per un aperitivo. Arrivato Blaise, l'unico a Smaterializzarsi come ogni buon mago normale, ci furono altre feste. Baci e abbracci a Elettra che era tornata, poi si parlò rapidamente della Germania, del lavoro di Zabini, dei problemi economici di Ed. Infatti si discuteva sempre dei suoi problemi col denaro...mani bucate. Ecco la parola giusta. - Possibile che devi sempre giocarti anche i vestiti?- lo rimproverò dolcemente Elettra, passandogli l'insalata.
- Che ci posso fare, è più forte di me.- si lagnò Dalton con un sospiro.
- Si ma almeno la prossima volta vieni subito a dormire da me, o qua.- gli disse Ron serio - Miria è off limits!-
- Si può sapere che t'ha fatto?- ghignò Harry senza crederci - Possibile che ancora non ti molla?-
- E dire che io pensavo ti tenesse buono per i soldi dopo tutte le corna che le metti.- sentenziò anche Malfoy, facendo ridacchiare mezza tavola - Non lo sa che il tuo vecchio t'ha bloccato il conto alla Gringott?-
- Ma che ne so...è solo che non posso sempre venire a rompere da voi.- ammise l'Auror.
- E da quando tutte queste cerimonie?- Potter se la ghignava sempre di più - Dio, in quattro mesi devi proprio essertela cavata per il rotto della cuffia se parli così!-
- Eppure il vostro stipendio di Auror è bello consistente.- borbottò Blaise, prima di infilare in bocca una bella forchettata di spezzatino - Come fai a scialacquarlo tutto?-
- Una volta me lo sono mangiato in una notte.-
- Complimenti alle teste di cazzo.- frecciò Ron - Dov'è l'arrosto?-
Poi, detto quello si fece un'altra inutile predica a Dalton che tanto ascoltava con un orecchio solo. Il bello era che il rampollo del casato dei Dalton solitamente ci rideva sulle sue perdite al casinò, anzi, solitamente le scommesse erano il pane delle sua vita, non solo in soldi ma forse aver passato due settimane con la sua ex dovevano essere state una bella lezione. Vedendolo moribondo, Draco decise di andare con la prima grana.
Finito di raccontare, gli altri che non sapevano neanche che avesse dei cugini, stavano per avere un tracollo.
- Fammi capire...- Ron, troppo divertito per poter piangere, fissava Draco con la forchetta a mezz'aria - Tu hai anche dei cugini? E sono come te?-
Malfoy schioccò la lingua, guardandolo con aria serafica - Rafeus e Vanessa Lestrange. Il primo ha mandato tre babbani in coma a suon di pugni, solo per questo non gli hanno rotto la bacchetta. L'altra ha probabilmente ucciso una compagna di classe che aveva un nonno mezzosangue, credo.-
- Ma che meraviglia.- Edward si lasciò andare contro lo schienale, sazio - Forse me li ricordo. Devo averli visti a qualche festa a casa tua, Malferret. Ma ero piccolo, ha dei vaghi flash. Mi ricordo che tua cugina stava sempre appresso a Bellatrix. Sua madre non se la filava comunque. Rafeus invece era un pelino manesco, mi sembra...-
- Ha fatto un occhio nero a suo padre una volta.- frecciò Malfoy - Ed è uno spostato bastardo.-
- Considerato che i Black devono averli informati da tempo della morte di Bellatrix e dell'imprigionazione di Rodolphus, allora mi sa che ci piomberanno addosso come avvoltoi.- disse Blaise - Io li conosco bene. Sono veramente dei folli. Non hanno il senso della misura.-
- Tanto qua c'è posto per dormire.- disse Elettra tranquilla - Ma tua zia, Draco, non aveva chiesto una diffida?-
- Sai che gliene frega a gente così.- borbottò Harry, prendendole la mano - Mi sa che abbiamo guai in vista.-
- E domani sera siamo anche tutti a cena da Andromeda.- disse Draco, osservando il calendario - E sabato a Cedar House. Forse dovremmo avvisare anche Jess e gli altri.-
- Oppure possiamo dare un falso recapito ai tuoi cugini e spedirli a casa di Milo.- frecciò Dalton, sorseggiando del vino rosso - Quelli non meritano di starci a perdere tempo. Non so voi, ma io credo che abbiamo altro lavoro in arrivo.-
- Parli della ragazza morta nel cerchio magico?- Harry annuì, andando a mettere sul fuoco il caffè - Ne parlavamo prima. Non erano vampiri, neanche troll. Secondo noi è stata Schiantata.-
- Probabile.- disse Blaise - Hanno detto che aveva alcune costole rotte.-
- Si ma il cerchio che centrava?- disse Elettra, alzandosi per andare a rispondere al telefono che squillava come impazzato - Con la cera poi...è assurdo. La cera si rovina subito. Pronto?- e si mise a parlare con qualcuno alla cornetta, lasciando i maschi di casa a disquisire sulle loro questioni di stato, quando Ron alla fine tirò fuori il vero problema per cui quella cena era stata organizzata con tanta fretta.
Estrasse dalla tasca interna del mantello una busta gialla. Era stata già aperta e portava il marchio postale della Germania. Arrivava dal Ministero tedesco.
- Di che si tratta?- chiese Blaise, che non ne sapeva niente.
Ron scoccò a Harry un lungo sguardo, prima di dire la verità davanti a Malfoy.
Fu quando fece per estrarre alcune foto da quella busta che Elettra, rientrata nella stanza, dette di testa.
Afferrò un cigno di cristallo su una mensola e con rabbia la lanciò verso Potter. Quello, sconvolto, fece appena in tempo ad abbassarsi prima che gli arrivasse sul naso e poi scoppiò davvero il finimondo.
- Elettra ma che succede?- urlò, schivando un'altra serie di oggetti contundenti.
- Maledetto!- gridò la biondina furibonda - Sai chi era al telefono? Quella stronza della tua ex! Era quella Serena! E meno male che avevi smesso di frequentarla, vero?? Sei solo un bugiardo!-
- Cosa?- disse Ron allucinato - Esci ancora con quella?-
- Ma...ma...- il moro sembrava cadere dalle nuvole, quando finalmente capì, rischiando di farsi uccidere da un portacenere di marmo di Draco. Piccola vipera, pensò sorridendo fra sé.
- Insomma, la tradisci o no?- sibilò Malfoy a quel punto.
- Certo che mi tradisce!- strillò la Baley, correndo a prendere il giubbotto - Sai che ti dico Harry? Vai pure con quella cretina, con me d'ora in avanti hai chiuso!- e senza aggiungere altro, se non un pesante insulto, scese per le scale e uscì dalla palazzina, lasciando un macello in cucina e un bel po' di maghi con gli occhi a palla.
- Che aspetti?- ringhiò Draco quando si fu ripreso - Valle a parlare, no?-
Harry però ormai doveva seguire la soluzione di Elettra, così con la tipica espressione di Malferret verso ogni essere femminile, alzò le spalle, accendendosi una sigaretta. - Non ci penso nemmeno.- disse, indifferente.
- Come prego?- Draco sbatté le palpebre, incredulo - Ma ti sei fottuto il cervello?!-
- Se ci tieni tanto vacci tu no?- l'ex grifone lo guardò con aria serafica - Non accetto certi capricci.-
Dopo un pugno in faccia e un calcio in risposta, Malfoy prese il giubbotto e uscì di casa dietro a Elettra, tanto da lasciare gli altri soli.
- Dimmi che Elettra l'ha fatto apposta...- rise Ron.
- E' veramente un mito quella ragazza.- ghignò anche Edward.
- Mi spiegate che capita?- Blaise credeva di essere finito al manicomio - Ma siete in quadro o no?-
Potter, sospirando per la stizza, si stava massaggiando la mascella arrossata grazie al pugno di Malferret e alla sua adorazione verso la sua ragazza, così l'unico modo per spiegare a Zabini cosa stava succedendo fu farglielo vedere direttamente. Ron estrasse di nuovo le foto, poi le sparse sul tavolo e allora Blaise quasi sbiancò.
Ne afferrò una con mano leggermente tremante, senza credere a ciò che i suoi occhi vedevano.
- Hermione ...- sussurrò.
- Meno male che Elettra l'ha fatto uscire di casa.- mormorò Edward poco dopo, guardando un'altra immagine. Lui già da tempo, come Harry e Ron sapeva di quella storia, quindi non dovette sbattere la testa al muro.
Osservò ogni cosa, cercando sempre un motivo, un dettaglio, per cui pensare che la splendida ragazza dagli occhi dorati ritratta in quelle foto fosse un Mutaforma, e non Hermione Jane Granger.
Ma era lei.
Ron posò una mano sulla spalla di Blaise, fissandolo intensamente - Se mi dai un attimo ti spiego tutto.-
- Mi erano arrivati dei pettegolezzi...- disse Zabini, senza dargli tempo di andare avanti - Ma non ci avevo creduto. Chi è questo?- sibilò, indicando il giovane uomo accanto a Hermione. Il tizio era avvolto in un mantello foderato di damasco all'interno. Era evidentemente benestante, di bell'aspetto, quasi come un demone. Gli occhi chiari, uno strano incrocio fra il verde e l'azzurro, la pelle bianca, capelli castano chiaro, quasi biondi, sfilati sul divanti e abbastanza lunghi dietro.
Il problema era che stava serrando il polso della loro amica con una forza eccessiva e sebbene lei lo guardasse in volto senza battere ciglio, col capo eretto e le delicate spalle dritte, non doveva essere una presa piacevole.
- Non lo so.- ammise Weasley, rispondendo alla domanda di Blaise - Quando è arrivata questo pacco a mio padre, due mesi fa, lui l'ha fermato prima che arrivasse al Wizengamot. Anche se Hermione è andata in Germania e ha ottenuto anche la cittadinanza tedesca, resta sempre una strega di nascita inglese e qualsiasi atto possa compiere punibile a termini di legge sarà giudicato secondo la legge inglese.-
- E' diventata un Auror con i corsi del Durmstrang.- disse Blaise sconvolto - Che diavolo porta sul petto allora? Cos'è quello stemma? E perché non ci avete detto niente, dannazione?-
Harry a quel punto mollò con forza la tazza sul tavolo, imprecando - Blaise, Dio! Mettiti nei miei panni! Che diavolo posso dire a Draco adesso?- puntò il dito su Hermione, indicando il simbolo che spiccava sul petto della ragazza. La foto era stata fatta in segreto, in un luogo oscuro...ma si vedeva comunque una strana sorta di Z, tagliata in due in orizzontale da un'asta alle cui estremità erano posti due piccoli cerchi vuoti.
- Sai cos'è questo simbolo?- mormorò Ron a bassa voce.
- No.- ammise Zabini.
- L'ho trovato io,- disse Dalton - nella vecchia biblioteca di casa mia. La Z in passato stava ad indicare gli Zaratrox, i Bilancieri, antichi maghi potentissimi che presiedevano all'equilibrio fra Forze Oscure e la magia di noi Auror. I due cerchi che tagliano la lettera sono appunto i contrappesi formati dalle nostre due potenze. Si diceva che fossero tutti morti, il Wizengamot inglese li aveva fatti mettere a rogo quasi quattrocento anni fa, nonostante quattro di essi fossero parte del loro stesso Consiglio perché sapevano utilizzare la magia oscura. Ora gli Zaratrox non esistono più ma alcuni pensano a buon diritto che in Italia e in Germania siano ancora presenti alcuni gruppi.-
- E' assurdo...-
Blaise non credeva né a ciò che vedeva né a ciò che sentiva. Hermione non...non avrebbe mai potuto fare una cosa simile. Non era la strega che conosceva lui. La ragazza in quella foto era un'altra persona.
Deglutì, passandosi le mani fra i capelli - Chi è il tizio che sta con lei?-
- Per un terzo demone, è sotto la protezione del casato dei demoni puri dei Cameron.- l'informò allora Harry, dandogli l'ultima stoccata - A quanto ne sappiamo, il suo nome è Jeager William Crenshaw, figlio di Rake Akey Crenshaw e Neely Cox. Lui già mezzo demone, lei strega, orfana di purosangue. Entrambi morti da circa cent'anni. Questo Jeager ha centocinquant'anni e passa, ancora molto giovane per i parametri dei demoni puri, così secondo Milo sta a Golden Fields, nel castello di Caesar Cameron.- e detto quello, cadde un silenzio così pesante che a Harry sembrò di essere tornato indietro nel tempo, quando nessuno osava pronunciare il nome di Voldemort. Ora invece, tutti temeva un nome. Quel nome. Quello del demone pure più potente della Gran Bretagna.
- Caesar Noah Cameron ?- Blaise emise un gemito - Accidenti, il diavolo in persona.-
- Se ne sta buono e tranquillo amico, non fa del male a nessuno mi pare.- gli disse Edward.
- Potrebbe anche essere un frate ma per conto mio uno che accoglie in casa sua demoni e assassini, vampiri e quei maledetti della Confraternita della Dama Nera non è altro che un guerrafondaio.-
- Lascia perdere quel demone, accidenti.- sbottò Ron - Adesso concentriamoci su Hermione. Questo Crenshaw nella foto sembra avercela con lei! E cosa ancora più importante, è una Zaratrox. Qua bisogna fare qualcosa e anche alla svelta prima che a Orloff arrivi la puzza di bruciato e ci faccia sbattere tutti quanti in cella per il resto dei nostri giorni.-
- Io me ne sbatto di Orloff, Ron.- si mise in mezzo Harry - Qua bisogna parlare con Hermione e subito!-
- E come? Sono quattro anni che scrive senza rispondere alle nostre domande.- replicò il rossino - Non per rigirare il coltello nella piaga ma non risponde neanche quando la chiami attraverso lo specchio. Quando torna a Londra non si fa sentire e se riesci a chiuderla in un angolo ti colo veramente un bronzo in onore!-
- Dannazione ma come può essersi invischiata con...quelli?- sussurrò Blaise.
- Calma,- Edward si versò altro vino - non sapete neanche se è davvero una Zaratrox. Non sapete se i Bilancieri esistono ancora, se quel Jeager è un amante arrabbiato e se lei è davvero invischiata con le Forze Oscure. Per quello che si vede in quella foto, quel mezzo demone potrebbe essere un suo ex.-
- Si e Gigì è un gigante!- sibilò Blaise - Merlino e Morgana, dovevate parlarne prima!-
- Te l'ho già detto...- Harry guardò fuori dalla finestra, infastidito - Non volevo far preoccupare Malfoy.-
- Tanto sono quattro anni che fa lo zombie.- gli disse Edward più dolcemente - Prima o poi glielo devi dire.-
Potter non rispose, continuando a guardare la mezza luna. Si, prima o poi a Draco avrebbe dovuto dire tutta la verità. In fondo erano già quattro anni che viveva solo pensando a lei. Se non altro avrebbe avuto un motivo valido per preoccuparsi, questa volta.
Hermione, pensò amaro... ma che diavolo stava combinando?

Intanto Elettra Baley se ne stava in giro per Lane Street, mangiando calde arroste inzuppare nel liquore e guardando le vetrine. A vederla da vicino non sembrava che fosse tanto distrutta, pensò Draco Malfoy con la vaga impressione che presto avrebbe dovuto dare a Potter un altro pugno in faccia.
Ma che cazzo stava succedendo, porca miseria? Prima la piccola che dava i numeri e lanciava dietro a quell'imbecille di salvatore mezza casa, accusandolo di corna a tutto spiano, e poi se ne andava a spasso la sera a vedere vetrine come nulla fosse. Decisamente quei due maledetti infingardi se l'erano studiata, perché ammazzare il dolore del tradimento con le castagne non era proprio da Elettra.
- Me ne dai una?- le chiese, arrivandole alle spalle.
La biondina si bloccò un attimo e quando si voltò a guardarlo non sembrava stupita di trovarlo lì.
- Si, tieni.- e gli mollò un bel po' di castagne nel palmo, tornando a fissare una vetrina di abbigliamento femminile.
- Allora piccola?- le chiese, addentandone una - Devo spaccare la faccia a Potter o mi dici tu cosa succede?-
Lei sorrise con la sua solita dolcezza, carezzandogli appena il viso - Quando l'anno scorso sono venuta ad abitare con voi, mi sono ripromessa che non avrei mai messo becco fra voi due, quindi scusami ma credo che dovresti parlarne con Harry.-
- Di che si tratta? Questo almeno me lo dici?-
In un attimo la strega perse il suo sorriso, intristendosi.
- E' grave?- le chiese ancora Malfoy, facendola girare verso di lui.
Elettra non rispose a parole. Gli prese il braccio sinistro e arrivandogli al polso, gl'indicò il tatuaggio nascosto da una parte del bracciale maledetto. Quando rialzò gli occhi azzurri su quelli dell'Auror, Draco si era come sentito gelare.
Hermione. Era successo qualcosa a Hermione...
Intanto però, c'era qualcuno che li osservava da un vicolo buio.
Due paia di occhi scuri, quasi neri, li fissavano famelici. Specialmente Malfoy.
- E bravo cugino...-
- Adesso vive coi babbanofili, visto?-
- Già...bhè, basterà seguire i consigli che ci sono stati dati, non credi fratello?-
- Sarebbe meglio ammazzarlo adesso come un cane, così che la sua amichetta vada a raccontarlo a tutti.-
- Lei no, lo sai...è la figlia di Adam Baley.-
- Allora dovremo dare inizio alle danze, sorella...- ghignò Rafeus Lestrange, tornando a infilarsi nel buio del vicolo.
Rimase una strega, a scrutare ancora la coppia nella luce delle vetrine, della città, fra la gente.
Si, decisamente sarebbe stato tempo di iniziare a scoprire le proprie carte.
E anche Vanessa Lestrange svanì, lasciando solo un tenue e melenso profumo di rose.

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3° ***


 


Avevano litigato, pensò Ron quando la sera dopo il loro incontro si ritrovò con i compagni davanti alla casa dei Tonks.
Harry e Draco erano silenziosi. Erano arrivati con un livido a testa sulla faccia, più precisamente sullo zigomo, quindi si erano almeno tirati un pugno…e poi fra loro aleggiava una tensione che si tagliava col coltello. Come quando erano stati ragazzini, a Hogwarts.
Decisamente Potter aveva raccontato al suo vecchio nemico la faccenda di Hermione.
Erano insopportabili quando litigavano perchè tornavano ai tempi in cui avevano avuto tredici, quattordici anni. Si dimostravano un odio feroce che aveva radici profonde nel passato e non si risparmiavano cattiverie, di nessun tipo.
- Mi sa che non l’ha presa bene.- mugugnò Edward sarcastico, accendendosi una sigaretta.
Ron, che gli stava a fianco, sospirò ma quando arrivarono sul portico della casa non si azzardò a dire più nulla che non riguardasse il lavoro, anche perché se il moro rispondeva con voce tagliente, il biondo lo faceva a monosillabi, sillabando una futura Maledizione Senza Perdono.
E non sembravano proprio in vena di scherzi.
Elettra salutò i ragazzi con un gran sorriso che poi si tramutò in una smorfia agitata quando Ron le chiese, con uno sguardo, come andava fra quei due. Un disastro. E non migliorò quando arrivò anche Blaise.
Entrarono nella casa, passando fra le braccia stitolanti di Ninfadora che doveva andare a lavoro, purtroppo, e giunti in salotto trovarono una compagnia abbastanza allegra.
Remus Lupin stava in piedi accanto alla finestra e parlava con Andromeda mentre Sirius, tanto per cambiare, si stava facendo gli affari suoi seduto in poltrona accanto al caminetto, leggendo svogliatamente un giornale.
- Ciao Paddy.- gli disse Harry raggiungendolo.
- Oh, ciao.- Sirius alzò appena gli occhi grigi, sorridendogli con calore – Livido nuovo?-
Potter preferì non rispondere, così Black lo lasciò perdere, almeno per il momento, e salutò tutti gli altri che in effetti non vedeva da un pezzo, specialmente Elettra e Ron. Finiti i convenevoli e l’aperitivo, si spostarono nella sala da pranzo apparecchiata con cura e con qualche candelabro acceso qua e là.
- Gigì vi ha fatto impazzire per caso?- chiese la Baley, una volta a tavola.
Sirius stava a un capo, Andromeda all’altro. Gli altri sparsi ma Harry e Draco erano proprio l’uno davanti all’altro.
I ragazzi invece sembravano far di tutto per tenere viva la conversazione, eppure sia i due Black che Remus si accorsero che oltre ai lividi, c’era qualcos’altro in sospeso.
- No, Gigì se ne stava buona solo con Remus purtroppo.- iniziò Sirius, deciso a far scoppiare le due pentole in ebollizione – Mi sono divertito di più con Pinky comunque. Lo sai che ha naso per i tartufi?-
Edward alzò gli occhi dall’arrosto, fissando Black sconvolto e divertito – Hai portato il maiale di Elettra a caccia?-
- A West Gold Lake trovava i funghi.- si scusò Sirius.
- Si, peccato fossero velenosi!- frecciò Lupin – Vero Paddy?-
- Ne ho mandato un cesto a Piton.- finì Sirius con un ghigno perverso – Chissà se li ha graditi…-
- E tu Elettra?- chiese Andromeda, facendo passare il vino – Voglio sapere tutto del tuo ritiro!-
- Io anche.- disse Blaise, versandosene un bel po’ in un calice panciuto – Ieri sera non c’è stato tempo.-
E naturalmente chi doveva intendere lo fece.
- E già…- sibilò Draco velenoso, senza alzare gli occhi dal piatto – Ieri c’è stato poco tempo.-
Harry, anche se sorridendo amaro, non disse nulla e continuò a tagliare il suo arrosto, così fra l’imbarazzo generale Elettra iniziò a deviare il discorso sui suoi allenamenti.
- Le Aquile Dorate non arrivano alle semifinali da circa cinque anni in effetti.- borbottò Ron quando la biondina finì di descrivere la squadra inglese e i compagni che un tempo erano stati veramente i migliori – Il nuovo mister però mi sembra decisamente un tipo tosto. Secondo me quest’anno abbiamo qualche speranza.-
- Dici?- Edward sospirò – Tanto hanno tolto tutto il gusto al gioco. Quei dementi dei Controllori adesso vanno a sindacare anche sulle scommesse in nero. Che palle…-
- Ma tu la finirai mai?- sbuffò Blaise, puntandogli contro la forchetta – Guarda che tuo padre ti disereda prima o poi.-
- C’è sempre una prima volta,- sorrise Andromeda come fare angelico – vero Sirius?-
Black fece finta di non aver sentito, mentre Remus se la rideva nascosto dal calice di vino.
Erano passati gli anni eppure quei due ancora se la passavano bene, pensò Harry scrutandoli di sottecchi.
Lui aveva pensato che Sirius non avrebbe più voluto saperne di rientrare nella società dei maghi, anche dopo gli avvenimenti di quattro anni prima che avevano portato alla caduta di tutte le accuse a suo carico ma per fortuna c’era stato Remus a tirarlo fuori dalla casa dei suoi genitori, a West Gold Lake. Lì aveva vissuto con quei due per tutto il tempo dell’addestramento degli Auror. Erano stati anni bellissimi. Anni di calore.
Quei due erano riusciti a dargli l'intimità e l’amore di una famiglia che fin da bambino aveva sempre sognato.
In compenso neanche in quattro anni erano maturati un po’. Quando stavano separati, Remus era una persona seria ed elegante. Insieme erano da ricovero.
- E Duncan come sta?- chiese il lupo mannaro in quel momento, facendo cadere Potter dalle nuvole.
- Tutto bene.- disse Ron, finendo le patate al forno – L’ho visto stamattina al Ministero. Sono andato a sollecitare quegli idioti per farmi ridare la licenza, ma non se ne parla davvero prima di sabato…comunque era nel suo ufficio. Stava urlando, tanto per cambiare. Ha affidato il caso della ragazza morta nel cerchio al gruppo di Kinneas.-
- Peggio che andar di notte.- frecciò Edward – Quello non vedrebbe un troll neanche se questo gli menasse la clava al naso.-
- Non potete chiederlo voi il caso?- propose Sirius.
Draco sogghignò, finendo l’ultimo goccio di vino – Figurati, siamo troppo impegnati per pensare anche a questo. Vero San Potter? Dico bene?-
Vuoto. Cadde un silenzio di tomba in cui gli altri, non coinvolti nel litigio, guardavano altrove o si sforzavano di cercare un altro argomento, oppure ancora guardavano con particolare attenzione gli avanzi nel loro piatto.
Dopo un minuto di quella noia, Sirius ne aveva già basta. Sembravano dei cadaveri.
- Chi ha il cancro?- chiese, serafico.
- Oh, Sirius!- sbottò Harry cercando di non ridere – Nessuno ha il cancro, accidenti a te!-
- E allora che sono quelle facce?- sbuffò, annoiato – Con quelle espressioni mi fate venire sonno.-
- Non è successo niente…- si sforzò Blaise – Solo…qualche incomprensione.-
- Incomprensione.- sibilò Draco con tono sarcastico – Si, chiamiamola così.-
- Insomma, è tutto il giorno che mi dai il tormento e io tutto il giorno che mi scuso.- Potter ora lo fissava con aria veramente seccata – Smettila, tanto le cose non cambiano.-
- E hai anche il coraggio di farmi la predica, veramente furbo Potty.- replicò il biondo, con rabbia – Ma hai scordato la clausola fondamentale del nostro contratto. Io qua, tu là! Non ti devi impicciare negli affari miei!-
- Hermione è anche affar mio! Prima che sia "roba" tua, lei è mia per diritto di anzianità!- ringhiò Harry alzandosi di botto dalla tavola. Lo fece anche Draco e nello stesso istante in cui i loro occhi s’incatenarono, la loro collera esplose unita e i bracciali scattarono, come attenti a quel solo richiamo. La rabbia dell’uno contro l’altro.
Un attimo dopo erano praticamente mano per mano, separati solo dal tavolo.
- Dannazione!- sibilò il moro, iniziando a tirare.
- Cazzo, cazzo…- Draco poi era fuori di sé. Venire a sapere di Hermione dopo anni in cui quel bastardo di Harry invece raccoglieva informazioni nascondendogliele era stato troppo. Un duro colpo per il suo orgoglio.
Si misero a tirare ma arrivavano solo a farsi male ai tendini, così gli altri si alzarono per calmarli e anche se non fu facile, alla fine ci riuscirono.
- Insomma, qualcuno mi dice perché avete litigato stavolta?- sbuffò Sirius davanti ai due seduti sul divano.
- Non dare la colpa a me, è questo deficiente del tuo figliastro che ficca il naso in cose di cui non gli deve importare!- sbraitò Malfoy, dando un colpo ai bracciali, ottenendo solo di ritrovarsi Harry quasi in braccio. Il moretto, per contro, gli mollò una gomitata e dopo avergli sibilato anche un’imprecazione neanche tanto sottovoce, si chiuse nel suo angolo, stizzoso. Che andasse al diavolo quello stupido biondastro senza cervello!
- E allora? Devo usare il Legilimens per caso?- si stufò Black.
- Hermione.- disse Ron a quel punto, visto che nessuno due parlava.
Remus e Sirius non fecero nessuna particolare espressione. Si limitarono a dire – Ah…-
E Draco perse la testa – LO SAPEVATE ANCHE VOI???-
- Tesoro, non urlare…- fece Andromeda angelica – Lo sai che se svegli i quadri poi è dura.-
- Me ne sbatto dei quadri!- urlò Malfoy, tornando a fissare Harry – Sei solo un bastardo, ecco cosa sei! Lo racconti ai quattro venti e poi hai anche il coraggio di stupirti se m’incazzo! Sei un maledetto stronzo!-
- Lo vedi che facevo bene a non dirtelo?- replicò Potter stufo – Stai dando i numeri!-
- Perché tu mi tratti come un ragazzino! E tanto per la cronaca è storia passata!-
Finito di dire quello, perfino Blaise attaccò a ridere senza riuscire a fermarsi. Solo dopo l’occhiata di fuoco di Draco, i presenti si ricomposero, anche Lupin e la padrona di casa.
- Andate tutti al diavolo.- sibilò Draco e si alzò per andarsene ma rimase appiccicato al divano, attaccato al braccio di Harry. Sempre più infuriato, cercò di calmare i nervi inspirando a fondo.
Di solito succedeva così. Quando si sbraitavano addosso, s’incollavano come cozze, e poi appena si scambiavano qualche smanceria riuscivano a staccarsi. Peccato che quella sera non pareva funzionare proprio.
Accidenti…e tutto era successo per Hermione. Ogni volta che pensava a lei sembrava che tutto andasse a quel paese.
Lei bastava a cancellare tutto dalla sua mente.
- Il problema alla fine quale sarebbe?- bofonchiò Sirius scazzato come solo lui sapeva essere.
- Il problema è questo stronzo del tuo figliastro si sente in diritto di dirmi o no informazioni riguardanti la mia ex ragazza, ok?- gridò Draco, rimettendosi in piedi furibondo – Non mi vanno le cose alle spalle come non mi va che Potter s’impicci della mia vita privata!- si girò verso Harry, tornando a guardarlo con gli occhi fiammeggianti ma di colpo la sua rabbia scemò. Tacque, vedendo il moro sbiancare lentamente.
- Harry…- Ron fissò il suo migliore amico stranito – Cos’hai? Non stai bene?-
Potter non rispose…abbassò lentamente il capo e poi…alzò la mano, la portò alla testa e cacciò un grido incredibile, accartocciandosi letteralmente sul divano. In un lampo Sirius e Remus gli furono vicini e cercarono di aiutarlo ma il bambino sopravvissuto sembrava colto da una strana sorta di crisi.
Gridava come se lo stessero scorticando vivo e solo Draco, fermando per un braccio, riuscì a tenerlo fermo.
Nel rapido giro di un minuto quella foga dolorosa cessò…e quando Harry si lasciò andare contro Malfoy, non aveva più forza in corpo. Draco, tenendolo sempre stretto a sé, gli prese la mano che continuava a tenersi sulla fronte. Quando le ritrassero, erano entrambe bagnate di sangue.
- Dio santo…- sussurrò Ron, gelando.
- Oddio…- mormorò anche Elettra, vedendo da dove usciva quel sangue. La ferita…la ferita a forma di saetta di Harry aveva ripreso a sanguinare . Gliela tamponarono con un panno umido ma Harry la sentiva scottare, come toccata da un ferro rovente. Oh, ricordava quella sensazione. E ricordava l’ultima volta che era successo…
E poi ciò che temeva di più l’attraversò. Gioia.
Qualcuno stava gioendo. E non apparteneva al suo cuore quella felicità.
- No…- alitò, deglutendo – No, non di nuovo…-

Golden Fields, la stessa notte.
Jeager Crenshaw attraversava i corridoi di Cameron Manor sotto gli occhi di molti esseri come lui e sapeva bene cosa pensavano. Lui, il mezzo demone sporco di sangue umano accolto così nella nobile casa di Caesar.
Tutti lo disprezzavano, perfino comunissimi vampiri da quattro soldi.
Aveva pelle tiepida, occhi troppo umani…e viveva di vendetta. Quale vero demone si sarebbe mai abbassato a provare ciò che provavano i maghi? Nessuno, lui era solo spazzatura per quella gente, anche se avrebbe potuto uccidere molto di loro, specialmente quei miseri vampiri, quei miseri mezzi giganti…demoni impuri.
A quella gente era concessa solo un’ala del castello. L’ala ovest.
Nelle altre, nessuno di loro poteva entrarvi ma lui invece si. E questo gli permetteva di sputare in faccia a tutti coloro che lo schermivano, che ridevano di lui e delle sue origini.
Lui presto sarebbe diventato allievo di uno degli unici due demoni puri presenti in quel palazzo.
Caesar Noah Cameron viveva in quel luogo da tempi immemori. Cinquecento, seicento anni…nessuno lo sapeva, perché nessuno era vissuto tanto a lungo per avere memoria di lui.
Ma i suoi serici capelli bianchi, i suoi occhi quasi trasparenti, la sua forza…oh, lui sapeva incantare.
Uno dei più potenti demoni puri esistenti al mondo.
Jeager, al suo arrivo in quel castello, l’aveva supplicato di diventare il suo mentore, il suo maestro. Ma Caesar non aveva accettato. Non per sdegno, non per disprezzo. Per semplice indifferenza.
Il padrone di Golden Fields aveva tanto potere da sterminare ogni essere presente in quel palazzo, eccetto uno ovviamente, ma non vi era desiderio che lo sfiorasse, né sentimento che potesse angustiarlo.
Eccetto per una persona. Quella donna
Nessuno l’aveva mai vista, neanche i servitori che seguivano Caesar fin da bambino.
E la più grande pecca di Jeager era sempre stata la sua morbosa curiosità. Aveva sentito storie su di lei, su quella femmina di demone, su quell’essere che pareggiava il grande Cameron. Ma non l’aveva mai vista nonostante lei vivesse lì quattro anni e le sue stanze erano invalicabili anche per colui che regnava su quelle terre.
A volte si chiedeva cosa legasse Caesar a quella demone. Un uomo come lui, freddo e mistico, non toccato dal tempo, pareva essere insensibile anche al fascino di donne bellissime. Ma allora cos’aveva quella demone, nascosta agli occhi di tutti, di così tanto prezioso per Caesar? Un uomo come quello, non comprendeva cose inutili come l’amore.
Attraversò l’ala ovest, senza degnare nessuno di un’occhiata e finalmente salì al piano superiore di Cameron Manor.
Lì venne scortato da alcuni fantasmi in una sala riunioni in cui era entrato solo una volta.
Messo sulla soglia, Jeager sogghignò appena.
- Il moccioso…ma tu guarda…-
Un bambino umano, sui dieci anni, alzò gli occhi da un grosso libro magia. Due grandi occhi, blu come la notte.
Il piccolo lo fissò a lungo, poi tornò ad abbassare lo sguardo, riportando l’attenzione ai suoi studi.
- Che ci fai qui, moccioso?- chiese Jeager, raggiungendo la tavola – Dovresti giocare alla tua età, sai?-
Il piccolo alzò le spalle – Prima imparo, prima potrò essere di aiuto.-
Le iridi metà azzurre e metà verdi di Crenshaw s’illuminarono della solita curiosità – Allora è vero… ti hanno messo sotto a studiare perché sta succedendo qualcosa. Dimmi, piccolo…- si sporse verso il bambino, posandogli una mano sui folti e ondulati capelli neri – Cosa sta succedendo eh? Che ha in mente Caesar?-
- Modera i toni quando sei davanti a Tom, Jeager.- sibilò una voce alle sue spalle, facendolo gelare letteralmente.
Il mezzo demone si voltò appena, desiderando sparire. Ma la paura glielo impedì, specialmente perché Caesar Cameron era già davanti a lui. Più alto di diversi centimetri, il demone di stirpe lo scrutò a lungo, leggendogli nella mente…poi senza espressione in viso andò a sedersi in poltrona, vicino al camino spento.
- Caesar, dove sei stato?- chiese il bambino sorridendogli genuinamente.
Il demone, sporgendosi un poco, gli carezzò la gota e vide i suoi studi.
- Non scherzare troppo con la magia, Tom.- gli sussurrò con una voce flautata che solo i demoni possedevano.
- Voglio aiutare, lo sai.-
- Si, lo so.- il padrone di casa si levò i guanti bianchi e tornò a Jeager – Cosa desideri Crenshaw?-
- Mi dispiace signore.- borbottò il mezzo demone, facendo un leggero incjino – Mi avete fatto chiamare, mi dicono.-
- Si, ti ho fatto chiamare.- Caesar lo fece sedere, continuando a carezzare la testa al piccolo Tom.
- Se non oso troppo…il bambino non dovrebbe studiare la magia in così giovane età.-
- Si, è vero, ha perfettamente ragione Jeager…ma Tom ci tiene molto. Vuole aiutare un amico.- Caesar si concesse uno dei suoi rari e tiepidi sorrisi, forse appena percettibili, al piccolo mago che ricambiò con infantile trasporto.
- E chi vuoi aiutare?- si stupì Jeager.
- Un ragazzo.- rispose il bambino.
- Un ragazzo?-
- Si, è un Auror ma non l’ho mai visto.-
Jeager stavolta alzò le sopracciglia, senza capire – Posso chiederti il suo nome?-
- Harry Potter.-
Per un attimo in quella sala cadde un lungo silenzio e Crenshaw per poco non divenne ancora più cianotico.
Sconvolto, fissò Caesar per avere una risposta ma il demone non disse nulla, tornando a sedersi.
- Perché?- alitò Jeager – Perché ti vuoi immischiare Tom?-
- Perché gli devo un favore. Il mio papà ha ucciso i suoi genitori .-
- E’ tua madre che ti mette in testa certe cose?- ringhiò a quel punto il mezzo demone.
- Jeager.- sibilò Caesar all’improvviso. E fu come se una cappa scura fosse calata sulla grande stanza. Il mezzo demone deglutì, terrorizzato, così s’inchinò, scusandosi.
- Lo so che lei non è la mia mamma.- disse il piccolo Tom, scendendo dalla poltrona con un balzo – E non è stata lei a dirmi di iniziare a studiare. L’ho deciso io. Qualcuno è deciso a cercare di nuovo i bambini sopravvissuti e visto che sono già sulle tracce di Harry Potter, presto verranno a cercare anche lei.-
- Tom, tua madre si sa difendere perfettamente.- lo blandì Caesar.
- Si, ma Harry Potter non può farcela da solo.- il piccolo scoccò un’infantile occhiata ai due adulti. Ora sembrava che fosse un po’ diffidente verso entrambi – Ho visto nella tua acqua Caesar che i miei fratelli voglio fargli del male.-
- Oh…- Jeager fece una smorfia disgustata – Ancora Mangiamorte. Dannati maghi!-
- Sono solo i tuoi fratellastri, Tom.- sussurrò Caesar, indifferente.
- E loro sono più grandi e potenti di te.- continuò il mezzo demone – La tua vera madre li ha tramutati in Mangiamorte quando erano molto piccoli. Se fossi stato con lei, anche tu avresti subito la loro stessa sorte. Senza contare che il tuo defunto padre voleva proprio che Harry Potter finisse sotto terra. Era il suo più grande nemico.-
- La mamma invece ha salvato Harry.- disse il bambino i cui grandi occhi blu scuro e i capelli neri ricordavano la potenza di un mago che in passato aveva fatto grandi cose. Terribili, certo…ma grandi cose .
Jeager ghignò amaro – La tua matrigna l’ha salvato, forse. La tua vera madre lo odiava profondamente.-
- E poi non dovresti pensare troppo al bambino sopravvissuto, credimi Tom.- mormorò infine Caesar – Ricordati che tuo padre quando era in vita era collegato con lui tramite i poteri che li univano. Ora anche tu, sebbene per motivi diversi, sei collegato a lui.-
- Posso spaventarlo dici? Credi che provi quello che provo io? Ma io sono contento di poterlo aiutare.-
- Ma forse lui pensa che il suo nemico possa tornare.-
- Ah…hai ragione. Allora potrebbe stare male anche la mamma? Anche lei ha la cicatrice.-
- Probabile.- Caesar lo guardò intensamente – E io non voglio che lei stia male, Tom.-
Il bambino abbassò lo sguardo, malinconico. Sapeva quanto Caesar tenesse alla sua matrigna. Salutò così Jeager piuttosto freddamente, sorrise al padrone di casa, assicurandolo che avrebbe fatto più attenzione d’ora in avanti e infine se ne andò, chiudendosi silenziosamente la porta alle spalle.
Rimasti soli, il mezzo demone portò l’attenzione su Cameron…ora molto inquieto.
Caesar però non parve farci caso.
- Con tutto il rispetto, signore…- disse Crenshaw – Temo che la matrigna di Tom potrebbe interferire.-
- In cosa, se mi concedi?- sogghignò il demone puro, fissandolo intensamente.
Quello deglutì a vuoto, capendo che il padrone già sapeva.
- Io non m’immischierò in questa storia, Jeager. Che sia chiaro. Non m’interessano le vostre ridicole beghe fra Auror e Forze Oscure, come non m’interessa Harry Potter, né i Mangiamorte che hai sguinzagliato appresso a lui e a alla mia allieva per i tuoi comodi. So che stai ancora cercando di ucciderla…-
- E’ una mezzosangue, mio signore.- sibilò Jeager.
- Si, ma ti ha già sconfitto una volta.-
- E’ stato un caso! Lei non merita di essere una vostra allieva.-
- Ma lei è quella che ha salvato Tom dalle grinfie degli Zaratrox.- continuò il demone puro, agitando la mano con noia – Senza contare che qualcuno, oltre a me, potrebbe prendere a male le tue mire su di lei.-
- Parlate della demone che vive con voi? Non è forse tempo per me di conoscerla padrone?-
- Jeager…- sorrise Caesar, sinceramente divertito – Credi di poterla vedere senza rimare accecato da lei?-
- E’ vero…che era la sposa del padre di Tom? Di quel mago che i mortali chiamavano Lord Voldemort?-
- Perché non glielo vai a chiedere?- sibilò a quel punto il demone, mettendosi in piedi – Le sue camere sono ovunque nel palazzo…e in nessun posto. Io adesso ho da fare. Ti ho fatto chiamare solo per dirti che presto Tom partirà per Londra. È suo desiderio aiutare Harry Potter, come hai sentito. Intende anche vedere i suoi fratellastri ma temo che nella sua ricerca, un'altra meta molto importante sia la ragazza che l’ha salvato dai Bilancieri e che tu tanti odi. Se capiterà qualcosa al bambino, Jeager, voglio che tu sappia che su di te si scatenerà un’ira che nemmeno io sarò in grado di fermare.- Caesar andò alla porta, aprendola con mano leggera – Quindi, attento a ciò che fai…e specialmente, lo dico per il tuo stesso bene, ignora la tua sfida con la mia allieva. O presto avrai contro il bambino e colei che gli fa da madre. Arrivederci.-
E se ne andò, insieme all’aura gelida di cui era portatore.


Draco si tenne stretto alla portiera della monovolume, esattamente come Elettra, Ron ed Edward.
La macchina dentro a cui erano seduti e imbrigliati nelle cinture di sicurezza passò col rosso, evitò a sinistra un’entrata di un camion e quella di un pullman turistico, poi aumentò ancora di velocità.
- Sfregiato…forse dovresti rallentare.- mormorò il biondo, pregando in tutte le lingue che conosceva.
Harry, in risposta, infilò la quarta e sorpassò tre macchine in fila, rischiando di scontrarsi con quelle che arrivavano dall’altra corsia. Normalmente Potter guidava anche bene, era l’unico di loro ad aver preso la patente babbana…ma quella sera, dopo la cena, non pareva dell’umore adatto per farsi rompere le palle.
- Harry…- sussurrò anche Ron, seduto al suo fianco – Perché non ci fermiamo a prendere un caffè eh?-
- Già, magari se ti calmi forse…- disse anche Dalton, ma Potter emise un ringhio, evitando per un pelo un povero pedone. – Sono calmo!- sibilò stizzito, tirando un pugno al cruscotto.
- Non mi pare.- disse Draco, velenoso.
- Senti tu vedi di stare zitto ok? Non avevi detto di non volermi più parlare?- sbottò il moro.
- Finiscila di fare il bambino, vuoi farci ammazzare cazzo?!- sbraitò il biondo – ATTENTO A QUELLA MACCHINA!!!!! Cazzo…- riprese fiato, dopo che aveva creduto di morire sul serio, poi si aggrappò al sedile davanti, dove stava Ron e fissò Harry fuori di sé – Le nostre discussioni le abbiamo sempre risolte fra noi! Adesso non è giusto che mi ammazzi solo perché ci stai tu a quel fottuto volante!-
- Draco non farlo distrarre che ci spalmiamo contro un muro sul serio!- rognò Edward, praticamente abbracciato alla maniglia.
- Discussioni?- echeggiò invece Harry – Discussioni? Adesso stammi bene a sentire, stupidissimo Serpeverde!- e i ragazzi si misero le mani nei capelli perché quando cominciavano a chiamarsi coi nomi delle case, era davvero grave – Ora i tuoi problemi con Hermione sono l’ultimo dei miei pensieri! E lascia che ti dica una cosa!- sterzò davanti a King’s Cross, frenando e spedendo tutti contro il parabrezza – Se foste stati meno orgogliosi tutti e due forse adesso stareste ancora insieme e io non dovrei subirmi tutte le tue fottute paranoie!-
- Paranoie?- urlò Draco – Il mio rapporto con la mezzosangue sono affari miei!-
- E allora non darmi il tormento!- sbraitò Potter, aprendo la portiera e scendendo dalla macchina.
Gli altri rimasero dentro, senza capire che cavolo volesse fare…poi qualcuno di loro notò che era quello il posto dov’era stata assassinata quella ragazza, dentro al cerchio magico.
- Oh, no!- sbuffò Ron scendendo a sua volta – Lo sapevo io!-
- Porca di quella miseria!- Edward scese per ultimo, andando al bagagliaio e tirando fuori le loro spade – Me lo sentivo che sarebbe finita in questo modo! Speriamo solo che non ci sia Kinneas a far di ronda o finiremo davanti a Duncan entro due ore!-
Naturalmente Dalton e tutti gli altri sapevano che la zona era sorvegliata e vista e una volta entrati nel vicolo, Harry e gli altri si ritrovarono con John Kinneas e i suoi attaccati alle costole.
- Ma tu guarda chi si vede…- frecciò l’Auror col suo tono arrogante – Potter e Malfoy. Oh, Weasley…ancora vivo?-
- A quanto sembra.- rispose Ron annoiato.
- E anche Dalton.- Kinneas sogghignò, posando poi gli occhi su Elettra – Ciao dolcezza, come mai anche tu stasera?-
- John, ti consiglio di tacere…- gli disse Edward con un breve sorriso – Per il tuo bene, davvero.-
- Che cazzo ci fate qua voi quattro?- sibilò Kinneas tornando davanti a Harry – Il caso è mio.-
- Voglio solo dare un’occhiata.- disse il moro a bassa voce, pericolosamente troppo roca per i gusti dei suoi compagni.
- Perché? Ce l’hai il permesso del capo?-
- Posso spaccarti la faccia, svegliarlo nel cuore della notte, chiederglielo e tornare qua.- ringhiò allora Harry – Oppure puoi farmi passare e conservarti i connotati. Cosa scegli?-
- Io sento puzza di un’altra nota disciplinare.- sbuffò Ron esasperato.
- E allora idiota?- si mise in mezzo anche Draco – Ci fai passare o no?-
- Perché Malfoy? Vuoi venire a ripulire la scena del delitto per caso?- soffiò un altro Auror alle loro spalle.
- Tappati quella fogna Burke!- sbottò Harry al limite della pazienza e ormai aveva già superato Kinneas, ficcandogli una spallata. Quello minacciò di andare a dire tutto al capo degli Auror ma a quanto pareva nessuno dei cinque ci fece particolarmente caso. Infilarono il fondo del vicolo e tirarono fuori le bacchette, per controllare alla luce della bacchette. C’era solo il cerchio di cera nera, ormai quasi totalmente rovinato, la sagoma bianca del cadavere fatta col gesso e niente di più. Esaminarono ogni angolatura, la posizione che il corpo aveva preso cadendo…Draco prese anche un campione della cera per portarla a Blaise il giorno dopo.
- Qualcosa non quadra…- mormorò Edward dopo qualche minuto.
- Perché sapientone?- chiese Kinneas sprezzante.
- Ti sembra un cerchio normale idiota?- sibilò l’ex Corvonero – Guarda, non ci sono iscrizioni nella cera. In compenso ci sono delle scritte sbiadite e illeggibili attorno al bordo del cerchio.-
- Gl’incantesimi al bordo dei cerchi magici non servono per bloccare dei particolari poteri?- disse Elettra.
- State dicendo che non era una babbana?- si stupì Kinneas – Ma non era schedata come strega al Ministero.-
- Forse una Magonò.- ipotizzò Harry, guardando sulle mura attorno a loro – I Magonò non sono schedati.-
- Certa gente non uccide senza lasciare una firma.- sibilò Draco impaziente.
- Già.- Ron continuava a cercare, ma senza risultato – Eppure dev’esserci qualcosa.-
- I poliziatti babbani hanno già cercato ovunque, noi anche.- disse un compagno di Kinneas.
- Poliziotti, poliziotti…- Harry si mise seduto su una cassa, incominciando a pensare. Forse sarebbe stato il caso di fare un salto a controllare il cadavere di quella ragazza…
Draco, vista la sua espressione, alzò gli occhi al cielo mentre Ron lo mandò praticamente al diavolo.
- Scordatelo!- sbottò – Io non ci vengo più all’obitorio!-
- Andateci voi tre eh?- li sollecitò anche Dalton – Io porto a casa Elettra.-
- Elettra può anche andarsene a casa da sola…- sibilò Harry velenoso.
- Oppure posso venire anche io all’obitorio. Più siamo e meglio è.- li zittì la Baley.
- Scusate un fottutissimo secondo!- sbottò quel Burke, amico di Kinneas – Il caso è nostro, branco di dementi!-
- E allora?- il moro lo guardò storto – Non voglio occuparmene al tuo posto, voglio solo controllare una cosa!-
- Ma si può sapere che cos’hai stasera Potter?- Kinneas gli rise in faccia, dandogli una pacca sulle spalle – Fa quel cavolo che ti pare, tanto non saranno cazzi miei quando Gillespie butterà fuori a calci dal Ministero te e il figlio del Mangiamorte. Ci si vede, perdenti! Ciao bella, quando vorrai un vero uomo vieni da me!- e sparì, poi di seguito i compagni mentre Elettra, troppo presa da Harry, a momenti neanche l’aveva sentito.
- Quello è proprio un deficiente.- sbuffò Ron tornando a pensare agli affari suoi.
- Basterebbe stirarlo in macchina,- pensò Edward ad alta voce – qui…di notte, non c’è nessuno…e potremmo farla franca!-
- Ci penserò dopo aver spostato questo macello!- disse Harry, cominciando a spostare le casse che stavano sul muretto di fronte al cadavere. Se era stata schiantata, della magia residua doveva essersi fermata sulla parete. Lo aiutarono anche gli altri e una volta finito si ritrovarono solo davanti a un comune muretto di mattoni rossi.
Non c’erano segni, né crepe, né evidenti fori lasciati da una fonte magica.
Niente di niente.
- Qualche altra idea Ed?- chiese Ron.
Il Corvonero aggrottò la fronte – Draco, hai ancora da qualche parte quella pozione per rilevare i segni magici?-
Malfoy bofonchiò qualcosa d’imprecisato, cominciando a trafficare con le mini capsule che portava sempre appese alla cinta. Gli altri li scambiavano per portachiavi, peccato che il biondo lì ci tenesse anche del veleno.
- Vuoi controllare qualsiasi residuo magico?- chiese Harry.
Dalton annuì – Si e già che ci siamo vediamo anche che formule c’erano attorno al cerchio magico. Se scopriamo che magia di blocco hanno usato, forse capiremo che potere hanno tolto alla vittima.-
- E se era solo una Magonò?- disse Weasley.
- Allora quella Magonò ha visto qualcosa che non doveva.- concluse Edward serafico.
- Ci sei Malferret?- gli chiese Harry.
- Se…- Draco finalmente imbroccò la capsula giusta e dopo averla agitata per qualche secondo, la scagliò contro il muretto. Si levò una piccola nube azzurrognola, seguita da forte odore di zolfo.
- Accidenti, ma con che le fai ste’ pozioni eh?- si schifò Ron, portandosi una mano a coprirsi il viso.
- Non lo saprai mai Donnola,- ironizzò il biondo – ma adesso un attimo…dovrebbe apparire qualcosa.-
E infatti. Sul muro di fronte apparve una firma, un marchio fosforescente.
Una Z tagliata orizzontalmente da un’asta a cui erano posti due piccoli cerchi.
I ragazzi si sentirono gelare.
- Zaratrox.- sussurrò Harry, chiudendosi le mani sul viso. Cazzo, non era vero.
Hermione doveva essere appena tornata a Londra e dopo che loro avevano scoperto che faceva parte di quella confraternita, una ragazza veniva uccisa. In più sul luogo della morte ci avevano trovato anche quel simbolo.
Comunque non sembrava l’unico a non crederci.
- No…- disse Elettra seria – No! Non può essere stata lei.-
- E’ vero gente.- Dalton, vedendo i loro visi terrei, scosse il capo – La conosciamo. Lei non ucciderebbe nessuno.-
- Quella roba può appartenere a chiunque. Potrebbe essere stata messa lì da chiunque.- finì la Baley.
- Si…- ammise Harry, abbassando lo sguardo – A me però le coincidenze non sono mai piaciute.-
- Neanche a me.- sibilò Draco, accendendosi una sigaretta – Controlliamo però, tanto per essere sicuri.- ed estrasse dalla cinta la stessa pozione sperimentale, buttandola di nuovo dritta sul marchio fosforescente dei Bilancieri.
La Z prese letteralmente fuoco sui mattoni e di colpo la luce della pozione divenne verdastra, lasciando al posto di quel simbolo fasullo, qualcosa di ancora più spaventoso.
Un teschio dalla cui bocca usciva un serpente verde brillante.
Draco, vedendolo, ringraziò la fiducia che avevano sempre, loro tutti, covato per Hermione.
Ma ora la situazione era anche peggiorata.
- Ci risiamo.- poté dire Ron, senza riuscire a trovare altre parole.
Anche gli altri erano rimasti senza voce. Tutti quanti. Anche Harry, che tornò a sedersi sulla cassa di prima, tenendosi forte la testa. No, accidenti. Non di nuovo lui, loro!
Sentì Elettra stringergli forte le mani e si lasciò baciare la fronte. Ora era come se fosse stato totalmente svuotato.
- Dai, in piedi.- gli sussurrò la biondina.
- Per fare cosa?- mormorò, amareggiato.
Lei lo fissò a lungo, ora più combattiva di prima – Andiamo all’obitorio. Lì sapremo qualcosa in più.-
- E dobbiamo anche capire perché hanno cercato di incolpare gli Zaratrox.- disse Ron carezzandogli goffamente la testa – Non possiamo stare qua con le mani in mano se quei maledetti bastardi sono tornati. Dobbiamo andare all’obitorio, poi andremo da Gillespie e gli diremo tutto, anche dei Bilancieri.-
- Ci facciamo dare il caso e cerchiamo qualcuno che sappia dirci vita morte e miracoli sui Mangiamorte rimasti.- finì Edward – E se sarà necessario andremo anche a cercare Hermione, per chiederle direttamente che cavolo sta combinando ma per il momento vedi di mantenere il sangue freddo, ok Harry?-
Potter non rispose, limitandosi a tenersi strette le tempie. Un dolore allucinante gli stava martellando il cervello. Sarebbe rimasto lì seduto se una forza invisibile non avesse cominciato a tirargli il polso destro. Si ritrovò come sempre incollato a Malfoy con la sua grazia rude l’aveva costretto a mettersi in piedi.
- Muoviti.- gli sibilò, soffiandogli il fumo in faccia – Prima andiamo, prima torniamo a casa.-
- Che idea di merda, che idea di merda…- mormorò il bambino sopravvissuto, cercando le chiavi della macchina nelle tasche – Perché non sono tornato dritto a casa, perché?-
- Perché sei Harry-Fiuto-I-Guai-Potter e adesso metti in moto.- rognò Draco, infilandosi al suo posto – E vedi di guidare decentemente perché voglio arrivare a vederci chiaro in questa storia, intesi?-
- Non è che vuoi vedere Hermione?- cinguettò Edward evitando un pugno in pieno viso.
- Pensa ai fattacci tuoi Dalton!-
- In fondo non sarebbe male trovarla.- borbottò Elettra, guardando fuori dal finestrino – Se la trovassimo, per noi sarebbe una valido aiuta in questa storia.-
- Già, sperando che non abbia ancora quel mezzo demone alle costole.- frecciò Ron.
- La finite di fare taglio e cucito come i vecchi?- si spazientì Potter – Prima o poi cercheremo anche Hermione, questo è sicuro ma non è il caso che vi mettete a fare i castelli in aria.-
- Certo, ma vedi di guidare come si deve!- ribatté anche Dalton, terrorizzato dalla sua guida.
- E allora andate a piedi.- sbuffò Potter guardando oltre il parabrezza – Dannazione, sta per venire su un temporale!-
- Vogliamo finirla d’ignorare il problema principale?- chiese Elettra seccata – Qualcuno ha camuffato il simbolo di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato con quello degli Zaratrox. Perché?-
- Perché i Mangiamorte si sono fatti furbi?- propose Draco velenoso.
- Si, ma perché incastrare gli Zaratrox?- disse Edward – Non ha senso. Non li conosce quasi più nessuno.-
- Oppure chiunque sia stato ha voluto e uccidere la ragazza che forse ha visto o parlato troppo, e sistemare i conti in sospeso con un Bilanciere. È facile accusare qualcuno in fondo, specialmente se le foto di Hermione sono arrivate a qualcun altro al Ministero, no?- replicò Malfoy secco.
- In poche parole secondo te stanno cercando di incastrare Hermione?- Harry lo guardò appena, quasi sicuro che in fondo il principe dei serpenti avesse ragione. Non era la prima volta che arrivavano loro voci sulla loro amica e spesso veniva dipinta come una che aveva qualcosa a che fare con le forze oscure. Ma anche se fosse stato, Harry e Ron su questo avevano qualche riserva, senza però dimenticarsi quanto alla fine delle vacanze che avevano passato insieme prima di diventare Auror, Hermione si fosse comportata in modo strano.
Da allora non l’avevano più vista. Solo lettere, tante lettere.
- Dannata mezzosangue…- ringhiò Draco, schioccando la lingua rabbioso.
Stranamente gli altri sorrisero, risentendolo chiamarla in quel modo. Sembrava essere tornati ai vecchi tempi.
Mezz’ora dopo, alle due e mezza di mattina, arrivarono alla loro meta.
Al Mary Alice Hospital e pochi metri accanto, l’obitorio.
Non c’era un’anima in giro, tantomeno i due inservienti che da come potevano vedere dalla macchina, praticamente dormivano nelle cabina che controllava i passanti, davanti al cancello.
- Serve il mantello di papà.- sussurrò Harry, scendendo dalla macchina con gli altri.
- Vado io.- assicurò Elettra. Sparì in un puf e quando riapparve col mantello dell’Invisibilità di James Potter, gli Auror avevano già trovato un modo per entrare, senza far Smolecolarizzare Ron che era ancora senza licenza. C’era una folta e intricata siepe sul lato sinistro dell’obitorio e potandola un po’, coperti dal mantello, avrebbero potuto entrare senza essere visti. Ci volle un bel po’ di pazienza e qualche bestemmia ma alle fine riuscirono a penetrare all’interno della struttura. Dalle porte scorrevoli però per il momento entrò solo Draco. Coperto dal mantello, gettò della polvere soporifera sui medici e sul personale presente. Una volta stecchiti a terra, fece una fischio e apparirono gli altri.
- Ok…si va.- disse Harry, coprendosi la testa col cappuccio.
E mugugnando lo seguirono anche Ron ed Edward, non molto contenti di ritrovarsi di nuovo fra i cadaveri. Il silenzio era totale e le luci al neon di certo non contribuivano a dare un’aria meno tetra a quel luogo.
- Te lo dico adesso…- rognò Weasley mentre percorrevano i corridoi in punta di piedi – Non intendo più infilare le mani in stomaci o staccare pezzi alla gente, ok?-
- Dio, ma che schifo!- sbuffò Elettra, protetta fra Harry e Draco.
- L’ultima volta hai dovuto staccare un orecchio a un demone perché lo voleva la missione.- sibilò Potter, fermandosi davanti a una pianta dell’edificio – Cazzo, ma dall’ultima volta hanno spostato tutto questi babbani dementi?-
- E poi quel demone era già morto.- finì Malfoy – Datti una calmata Donnola, sono solo cadaveri!-
- Ah, bella roba!-
- Insomma, tacete si o no?- li zittì Dalton, tirando fuori la spada – Ho sentito un rumore…-
- Vuoi mettere giù quell’arnese?- sibilò la biondina – Sono solo babbani, Ed!-
Ma in quel momento un cigolio sinistro li fece sobbalzare, tanto che i quattro Auror si pigiarono tutti gli uni contro gli altri, chiudendo in mezzo Elettra a panino.
Harry li fece scollare quasi a suon di pugni dalla sua ragazza, poi finalmente trovarono la stanza giusta.
Guardando dalle piccole finestrelle presenti sulla porta di metallo, videro parecchie barelle. Sopra dei cadaveri coperti da lenzuola bianche. E meno male che era solo giovedì sera.
Harry entrò per primo ma prima di fare un passo, sentì un suono che conosceva bene. Non fece in tempo a girarsi e a sguainare la spada che una lama gli arrivò dritta al collo. Si ritrovò schiacciato contro il corpo di qualcuno e quando gli altri, armati e bellicosi, fecero per attaccare il suo aggressore, si fermarono.
- Sempre fra i guai, eh Mc?- rise Edward divertito, abbassando la spada.
- Sempre fra i guai voi ragazzini!-
Un mago sui ventotto anni stava davanti a loro. Benestante, visti i suoi abiti, era avvolto in un lungo mantello nero. L’espressione e il portamento erano eleganti e orgogliosi, quasi alteri ma i suoi occhi verdi erano addolciti anche grazie al suo sorriso caloroso che con gli anni fortunatamente non era cambiato. Qualche ciocca bionda gli copriva il bel viso e l’Auror se lo scostò, paziente e divertito nell’averli trovati proprio lì.
- Ciao Harry!- disse Tristan Mckay serafico e poi sogghignò, in quel modo che ricordava tanto il passato. Si, decisamente in molti avevano avuto la stessa idea, pensò il bambino sopravvissuto abbracciando il suo amato mentore.

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4° ***


 

 

Tristan Nathan Mckay sembrava non essere stato toccato dal tempo.
Era rimasto il ragazzo di un tempo, lo stesso che aveva insegnato a Harry a difendersi, a combattere, a studiare l'avversario, lo stesso che aveva contribuito quattro anni prima a salvargli la vita. La tipica bellezza dei Mckay si era rinsaldata sul suo viso, insieme alla profondità dello sguardo. Solo gli occhi, leggermente malinconici, davano a chi lo circondava un segno che nel suo cuore c'era un dolore fortissimo, lancinante. Era un'agonia. Era quella la cosa che lo uccideva.
Il suo cuore però era anche stato abbracciato da una grande gioia. L'unica cosa che lo teneva in piedi. L'unica cosa che impediva a quel dolore atroce di farlo sfiorire.
- Che ci fate all'obitorio?- chiese, sogghignando ironico - Non è posto per i cuccioli.-
- Neanche per i padri di famiglia.- replicò Ron divertito - Non avrai mica portato Dena vero?-
- Figurati. È a casa con suo zio...- rispose, ridacchiando - Jess ci va pazzo! Allora? Che ci fate qua?-
- Vecchia storia.- rispose Harry, fattosi cupo.
- Lo strozzino a cui dovete tre dita di folletto?-
Potter evitò di pensarci, passandosi le mani sulla faccia, così lasciò che fossero gli altri a occuparsi di Mc mentre cercava di riprendere un minimo di controllo sui suoi poveri nervi. Peccato che quei deficienti dei suoi amici non facessero altro che ciarlare a vanvera sulla cena che li attendeva a Cedar House, a casa di Tristan, fra due giorni.
- Quei bastardi di Jess e Milo fanno sempre che programmare senza avvisarmi.- sbuffò il maggiore della combriccola, sedendosi direttamente sul lettino di un cadavere, spostando il corpo di malagrazia - Quanti siete? C'è anche Blaise?-
- Si, direi di si.- rispose Draco, scocciato nel non potersi accendere una sigaretta per colpa dei bocchettoni dell'acqua usati come antincendio - Abbiamo un po' di cose su cui aggiornarvi.-
- E anche un bel po' di cose da chiarire.- finì Edward - Ma ancora non ci hai detto che fai qua.-
- La ragazza morta nel cerchio di cera.- rispose finalmente Tristan, sorridendo in modo strano - Gillespie ha pensato che in fondo ho fatto bene a buttare Leblanc nella fontana e che non era ancora giunta la mia ora per cacciarmi fuori a calci. Deve aver sentito puzza di guai perché non si è fidato né dei resoconti del Ministero, né di quelli dei babbani.-
Elettra alzò un sopracciglio, stranita - Il capo degli Auror non si fida del Ministro della Magia? Perché?-
- Oh, Duncan è così!- le disse Ron, facendo un gesto annoiato con la mano - A lui Orloff non piace. Secondo Duncan è un burocrate che non capisce un accidente del lavoro degli Auror e che non capisce neanche quando sia pericoloso trattare troppo con quelli della Dama Nera.-
- Neanche ha tutti i torti.- Tristan agitò una mano con fare annoiato, poi scese dalla barella e si mise ad alzare tutte le lenzuola dai cadaveri, cercando quello che gl'interessava visto che i cartellini, chissà perché, non c'erano più.
- Comunque è strano trovarvi qua...- continuò Mc, fissandoli di sottecchi mentre si aggirava nella stanza - Conoscendovi, solitamente preferite andare a zonzo separati...-
- Che fai, prendi in giro?- frecciò Draco incazzoso.
- Figurati.- rise Tristan, trovando finalmente la diciottenne morta - Eccola qua. Allora...- prese la sua cartella e si mise a leggerla velocemente - Si chiamava Linda Fulcher, età 18 anni appena compiuti, iscritta a Cambridge.-
- Babbana o Magonò allora.- disse Elettra, sporgendosi a guardare il cadavere - I genitori?-
- Morti. Essendo maggiorenne c'è scritto solo il recapito di casa. Forse era in affidamento a qualche parente.-
- Nessuno ha richiesto il corpo per la sepoltura?- chiese Edward.
- No, qui dice di no.- Tristan scoccò la lingua, pensieroso.
- A che pensi?-
L'Auror alzò le spalle, afferrando una sedia e svaccandocisi sopra - Penso che se non mi dite che fate qua, io non vi dico un accidenti di quello di cui ha paura Duncan.- e lo disse fissando il pavimento - Non sarete venuti qua per niente immagino. Allora? Qual è il problema stavolta?-
- Potresti vederlo coi tuoi occhi il problema.- disse il bambino sopravvissuto, avvicinandosi alla barella. Senza aggiungere altro ispezionò il corpo della ragazza ma naturalmente cercò prima sulle braccia. Su quello destro, appena sotto al polso, trovò cosa cercava. C'era una parte arrossata molto estesa. Appena la sfiorò, alcuni pigmenti della pelle presero man mano colore, fino a formare un disegno. Il marchio di Voldemort, il Marchio Nero .
Harry non disse nulla, sentendosi vuoto come una bambola. Si limitò ad alzare il braccio alla ragazza, in modo che tutti vedessero ma dall'espressione di Tristan, capì che l'Auror non ne era rimasto sorpreso.
- Lo sapevi?- sibilò Draco, fissandolo con gli occhi assottigliati.
Mckay si appoggiò allo schienale della sedia, con fare pigro.
- Diciamo che un uccellino ha cantato.-
- Un uccellino?- Harry si avvicinò lentamente a lui. Aveva i pugni serrati e Tristan che lo conosceva bene sapeva che stava per scoppiare. Harry Potter era un mostro di pazienza in tanti campi, ma quello che riguardava il suo passato era assolutamente intoccabile. Fece così per aprire bocca ma poi si bloccò.
Lo stesso fecero gli altri, zittendosi.
Ora c'era qualcosa...c'era qualcosa in quella stanza.
Un sibilo sinistro arrivò a loro da ogni angolo...e poi un fetore orribile si propagò a macchia d'olio.
Polvere Reincorpora .
Fu questione di un secondo. Una scatto secco e la ragazza morta spalancò gli occhi, ora privi di iride e pupilla. Erano bianchi...e fauci simili a quelli di una belva si misero in mostra, quando spalancò la bocca in un ringhio infernale.
Si rizzò a sedere e scattò al collo di Tristan ma qualcosa la fermò.
Mckay si era levato il guanto sinistro e con la mano aperta davanti alla faccia della morta, la bloccò.
La zombie rimase immobile, appena tremolante. Cercava di muoversi ma qualcosa di...sacro la frenava.
Sulla mano di Tristan c'era solo un anello d'oro, una fede...quella che gli aveva donato Lucilla prima di andarsene.
- Ma tu guarda...- sibilò l'Auror con un mezzo ghigno - A quanto pare qualcuno qua dentro è abile a resuscitare i morti, eh?- poi lui e gli altri alzarono lo guardo sulla finestra aperta, poco sopra le loro teste.
- Dì un po' amico...- continuò Mckay sorridendo in maniera strana, verso l'alto - Non ti hanno insegnato che gli zombie procurano solo guai?-
Qualcuno nascosto da un mantello, seduto sul bordo della finestra e lontano dalla portata delle loro spade, dondolava indolentemente la gamba. Era stato lui a spargere quella polvere dannata, pensò Draco. Ma dove diavolo l'aveva trovata? Come aveva fatto a procurarsi la Reincorpora? Era proibita!
Il tizio sogghignò appena, facendo un cenno di saluto ai presenti.
- E così siete voi...la famosa banda del bambino sopravvissuto...- disse quello, evidentemente un uomo dalla voce.
- Non ti hanno insegnato che è buona educazione presentarsi?- disse Dalton sagace.
- Hn...- lo sconosciuto parve scocciato, visto che la ragazza morta che aveva resuscitato era del tutto inutile.
- Dimmi un po' Auror...- disse invece, fissando Tristan - Bello quell'anello. Chi te l'ha dato?-
- Fatti miei.- rispose Mckay, rispedendo la ragazza contro il lettino, di botto - Sei un idiota, chiunque tu sia. Hai scatenato tutto questo casino solo per spezzarmi il collo? Gli zombie potrebbero rivoltarsi anche contro di te.-
- Sbagliato. Gli zombie si nutrono solo di carne umana. Il mio sangue a loro non piacerebbe.-
Sentito quello, Harry scambiò una veloce occhiata a Ron.
- Demone?- chiese Weasley, a bassa voce.
- Mezzo demone, facciamo.- concesse Tristan, facendo sobbalzare il loro ospite - Non è forte abbastanza.-
- Ma bene, abbiamo un esperto qui.- soffiò quello, soave - Mi dici il tuo nome, mago, prima che ti uccida?-
- Tristan Mckay.-
- Oh, non mi dire...un Mckay. Il secondo dei fratelli presumo.-
- E tu chi cazzo sei, si può sapere?- sibilò Malfoy stanco di quella menata - Perché ci hai attaccato?-
- Curiosità. E poi perché dovreste stare lontano da quel cadavere.- e indicò la Magonò con un dito - La piccola ha visto e chiacchierato un po' troppo. Almeno secondo i gusti di certe persone...voi maghi siete dei tali conservatori a volte, quando si tratta di sangue...dico bene signor Malfoy?-
- Chi cazzo sei, si può sapere?- ringhiò Harry furibondo - Ti mandano i Mangiamorte?-
- S'impicchino i Mangiamorte!- sibilò il loro avversario, infiammandosi di colpo - Bruciate all'inferno voi maghi e le vostre guerre! Ma vi do solo un consiglio, specialmente a te Harry Potter...se uscirai vivo da qua, ti consiglio di non ficcare più il naso in questioni che ormai dovresti lasciar perdere.- e senza dare il tempo agli altri di far nulla, alzò una mano e nel giro di un secondo il corpo della ragazza, ancora zombie, prese fuoco.
Non ci fu verso di spegnere le fiamme. Gridando in versi terribili, della ragazza rimase solo cenere sotto gli occhi sgranati dei sei.
- Bene,- il tizio si mise in piedi e si levò il mantello rimandando al gruppo un viso per loro già visto - adesso me ne vado, col vostro permesso signori. È stato un piacere signor Mckay, spero di rivederti in altre occasioni. Per quanto riguarda te, bambino sopravvissuto...ripeto il mio avvertimento. Stattene fuori dai guai. Adesso vi lascio in buona compagnia. Addio!- e si Smaterializzò in un lampo, lasciandosi dietro solo una scia di pericolosi seguaci.
Ora ovunque i morti sotto i lettini si agitavano. Si stavano svegliando...zombie!
- Cazzo, cazzo!- ringhiò Edward tirando fuori la spada - Dannazione, come facciamo adesso?-
- E che ne so, come si uccidono gli zombie eh?- urlò Ron, tirando fuori anche la bacchetta.
- Staccategli la testa.- sbuffò Tristan, scuotendo il capo - Piuttosto...- mentre lui parlava, decine e decine di cadaveri viventi misero i piedi a terra, traballando leggermente e affamati come non mai -...quello lì era amico vostro?-
- No, ma so chi è!- disse Harry, chiudendo Elettra alle sue spalle - Si chiama Crenshaw.-
- Mezzo demone?-
- Si.-
- Fantastisco.- Tristan fece un rapido calcolo, guardandosi anche alle spalle - Ragazzi, avremo da lavorare.-
- Non per fare il guasta feste...- Edward tagliò la testa a una vecchietta, probabilmente finita sotto una macchina che gli si era avvicinata con gli artigli spiegati - Ma vogliamo lasciare questo posto con tutta questa gente a pezzi?-
- Tanto sono già morti, sbattitene!- ringhiò Malfoy, stendendo un uomo sulla quarantina.
Erano orrendi. Avevano la bava alla bocca e camminavano lenti, strisciando quasi.
Ma non potevano di certo lasciarli lì...dovevano farli a pezzi o sarebbero usciti dal laboratori e avrebbero fatto una strage. Eppure erano una trentina contro sei. Schiantarli serviva a tenerli buoni giusto il tempo per recidergli il capo ma la cosa si stava dimostrando più lunga del previsto...specialmente quando alcuni degli zombie cominciarono a uscire dalla porta d'ingresso.
- Merda, stanno scappando!- sbraitò Draco, piantando un pugnale nel collo all'ultima che gli venne a tiro.
- Se finiscono in strada siamo fottuti!- Harry si girò verso gli altri - Gente, ce la fate da soli?-
- Si, muovetevi!- Ron schiantò un paio di vecchietti omicidi, dando loro via libera - Voi due fermati quelli in strada! Io ed Edward poi portiamo a casa Elettra!-
- Va bene, finito qui sparite!- disse Potter fiondandosi alla porta con Malfoy - Ciao Tristan, ci vediamo dopo domani a cena!-
- Per le otto! E portate da bere!-
Da bere! In effetti ci sarebbe voluto davvero un goccetto. Quei due disgraziati cercarono per tutto l'obitorio, finendo anche nella camera della cremazione ma non servì a niente. Gli zombie, almeno tre o quattro, sembravano spariti.
Maledicendo quel bastardo di Crenshaw che aveva movimentato quella già abbastanza merdosa serata, Draco si bloccò davanti alla porta scorrevole dell'entrata. Girava...
Qualcuno era uscito.
- Maledetto tu e le tue idee del cazzo, Potter!- urlò il biondo, tirandolo per un gomito e trascinandolo fuori.
Ed eccoli lì infatti. Sette zombie si stavano incamminando sulla piazzola dell'obitorio, dondolando senza vita, con la bava alla bocca e le braccia protese con le unghie arcuate come artigli.
Fu un casino raggiungerli e fu un casino reciderli e farli a pezzi tutti e sette, anche perché i loro strilli acuti a momenti svegliarono tutti il vicinato e allora sarebbero stati cazzi! Spiegare quella cosa non sarebbe stata facile.
In più cercavano anche di mordere e Harry, schizzinoso com'era, mozzava qualsiasi cosa tentasse di toccarlo: dita, mani e anche lingue. Insomma, un lavoro di mattatoio di molta poca precisione infondo.
Draco finì il sesto, una tizia a cui era esplosa probabilmente la lavatrice in faccia, quando alle sue spalle sentì un altro cigolio sinistro. Voltandosi vide che l'ultimo zombie, uno di vent'anni morto per un incidente in macchina, aveva rotto una finestra dell'obitorio e ora si stava dirigendo da loro con un pezzo di vetro fra le mani grande abbastanza per squartare anche un bue.
- Che palle, accidenti!- sibilò Potter, estraendo la bacchetta ma non fece in tempo a usarla.
Un volo di corvi apparso dal nulla si schiantò dritto sullo zombie, facendolo strillare a più non posso, poi finalmente il cadavere finì a terra, senza testa. Quando gli uccelli neri sparirono, al loro posto rimase solo una ragazza.
Dava la loro età. Mora, i capelli raccolti in uno chignon serioso, la pelle di burro e con grandi occhi scuri.
- E questa chi cazzo è adesso?- sibilò Draco non preoccupandosi del tono, sistemandosi meglio il mantello addosso.
- Potter e Malfoy?- chiese la ragazza, mostrando una voce roca e calda, anche se dal tono un po' troppo serio. In effetti, prima di rispondere, i due Auror la guardarono da capo a piedi. Però...aveva un bel fisico, era molto formosa, ma tutto nascosto sotto una divisa da...Auror? Sconvolti, tornarono a guardarla in volto, stupiti e confusi.
La sua postura era rigida, molto in lei denotava serietà, specialmente la sua espressione da maestrina.
- Vi ho fatto una domanda. Siete Potter e Malfoy?-
- Dove lo trovi un altro con una cicatrice a forma di saetta sulla testa?- replicò Harry pacato, abbassando appena la spada - Siamo noi, ma tu chi sei?-
- Questo non è importante per il momento, vi verrà spiegato tutto dopo. Mi manda il signor Gillespie. Vi vuole subito nel suo ufficio, quindi se vorrete raggiungerlo immediatamente ve ne sarò grata.- e detto quello sparì, Smaterializzandosi, lasciando i due maghi a guardarsi nelle palle degli occhi.
E quest'altra squinternata che voleva ora? Comunque ci volle un po' prima di potersene andare. Dovettero svegliare gl'inservienti dell'obitorio a suon di botte, sentirli gridare per il massacro che era successo, vederli raccogliere i pezzi e poi dovettero anche bestemmiare, dirigendosi all'entrata del Ministero.
- Lo sapevo...adesso chi lo sente Duncan!- sibilò Harry, una volta tornati nel cuore di Londra.
Usarono l'ingresso visitatori, tanto per non trovare qualche deficiente in cerca di scoop visto che di recente Orloff lasciava entrare parecchi giornalisti della malora e tutti che andavano a rompere sia a lui che a Ron, rivangando storie passate. Infilatisi nella cabina, si presero il cartellino che poi stracciarono, col dente avvelenato, e finirono allegramente sotto terra. Era da un pezzo che non vedevano più l'entrata principale con la fontana.
- Qualche bastardo ha cantato!- ringhiò Draco, andando dritto all'ascensore. Premendo il pulsante freneticamente, continuava a imprecare - Quando becco Kinneas giuro che quella faccia orrenda gliela spacco!-
- Magari è stato qualcun altro.- sbuffò Harry, poggiandosi contro il muro - Ultimamente Orloff manda in giro un sacco di Obliviatori della magia accidentale. Che ne so...in fondo quei bastardi di zombie strillavano come dei dannati. Oppure sarà stata quella tizia. Era un Auror, hai visto?-
- Al diavolo.- ringhiò Malfoy, accedendosi una sigaretta appena aperte le porte dell'ascensore.
Al Secondo Livello, quasi non avevano voglia di scendere. Non avevano voglia di sentire la strigliata di Gillespie, l'ennesima, tantomeno di sentire le sue grida isteriche. Se gli fosse venuto un infarto sarebbe stato capace di dare la colpa a loro...e si vociferava che avesse già tre by-pass.
Superato l'ingresso del Quartier Generale degli Auror, trovarono un po' di gente che faceva il turno di notte.
Un giovane sui trent'anni passò loro accanto e teneva stretta una ragazzina di appena dodici anni, con canini degni di un lupo mannaro. Lui si chiamava Gary Smith ed era uno dei pochi che stesse simpatico ad entrambi.
Aveva un aspetto un po' selvaggio a dire il vero, i capelli rasta raccolti in una coda e una trafila di anellini d'argento lungo tutto l'orecchio sinistro.
- Ragazzi che ci fate qua? Non dovete tornare lunedì prossimo?- chiese, fermandosi appena in mezzo al corridoio.
La furia scatenata che teneva fra le braccia non stava ferma un minuto, cercava anche di graffiare.
- Nervosa la gattina.- sibilò Draco serafico - Dove l'hai rimorchiata?-
- Nel parco vicino a Victoria Street.- rispose Smith faticando a trattenerla - L'ha azzannata un Mordacino.-
- Bel casino. Portala al San Mungo.- disse Harry, sospirando - Dì un po' Gary...hai visto Duncan?-
- Oh, è in ufficio.- rispose l'altro, cominciando a incamminarsi - Ha gl'incensi accesi. Che avete fatto stavolta?-
- Niente, niente! Ciao!- e anche loro tornarono a seguire il corridoio di lucido legno scuro, imprecando fra i denti. Sarebbe stato meglio morire piuttosto che andare a farsi fare un cazziatone alle tre di notte da Gillespie!
Comunque una volta davanti alla targhetta sbilenca su cui era scritto il nome del capo degli Auror, i ragazzi presero un lungo respiro e poi, dopo essersi fatti il segno della croce, entrarono come due condannati a morte.
L'ufficio era un caos. Armi, pergamene, piume che svolazzavano da sole, sfere magiche, libri...tutto sparso sulla scrivania di mogano che ospitava Duncan Gillespie.
Quarantacinque anni, tre by-pass sul serio, calvizie incipiente sulle tempie, mascella squadrata e fronte alta.
Auror tutto d'un pezzo, si vedeva dal suo portamento. Era stato compagno di Kingsley in fondo e a suo tempo una recluta, quando Maximilien Lancaster era stato al suo posto.
Peccato che con gli anni i suoi nervi avessero lentamente ceduto, specialmente quando si era trovato di fronte ai due che ora erano sulla sua soglia. E da due anni, ovvero da quando aveva creato la squadra di Harry Potter, conviveva con la crisi nervosa e l'unica cosa che gli calmasse lo spirito: la cultura zen e una massiccia dose d'incenso all'oppio che in pratica sballava anche le piante.
Quando entrarono quei due infatti l'ufficio ne era colmo.
Harry tossì appena, cercando di diradare la nebbia con la mano.
- Duncan...Duncan!- borbottò, cercando di trovare una poltrona dove allungarsi - Spegni quel coso, accidenti!-
- Zitti e seduti.- ordinò quello, venendo fuori dalla nube giusto per lanciare via le lettere del Wizengamot che stava leggendo con stizza. Una volta che Potter e Malfoy si furono svaccati in poltrona e con le loro solite facce da innocentini, Duncan Gillespie perse subito la pazienza. Ok, poteva capire che il bambino sopravvissuto facesse un casino dietro l'altro, il suo nome era un'assicurazione su quel fatto, ma che anche quel demente del figlio di Malfoy avesse sempre quell'aria come se tutti lo costringessero a lavorare, lo mandava ai pazzi.
Si lasciò andare contro la poltrona, senza staccare gli occhi da loro.
Congiunse le dita, poi cercò di ritrovare la padronanza di sé ma mandò tutto al diavolo quando Draco si accese un'altra sigaretta, sbattendosene del cartello che aveva messo all'entrata.
- Sapete,- iniziò con aria amichevole - me ne stavo qua a leggere le ultime stronzate dal consolato francese quando Ben Drooper, del quarto livello, mi chiama e mi dice "Ehi Duncan...lo sai che due dei tuoi stanno facendo strage di zombie all'obitorio a Willow Avenue?" e io penso...ma no, figuriamoci. Non ho mandato nessuno a Willow Avenue, tantomeno ho dato il permesso a qualcuno dei ragazzi di andare all'obitorio di controllare quella Magonò.- e il suo tono cominciò ad alzarsi, tanto che i due sotto accusa cominciarono a tenersi meglio alle loro sedie - Così ho fatto due più due e guarda un po'...mando a controllare e trovo proprio voi due. Potter e Malfoy. Malfoy e Potter. Sempre la stessa storia.-
- Duncan, senti...- iniziò Harry ma quello lo zittì, ficcando un pugno sulla scrivania.
- Posso farvi una domanda ragazzi? Cosa fate quando vi svegliate la mattina eh? Vi mettete a tavola e pensate a come sputtanarmi la giornata per caso? "Ehi Draco! Guarda che bel tempo...che facciamo? Ti va di rompere i coglioni al capo?" , "Ma si, roviniamogli alla grande la giornata! Sai che facciamo? Andiamo all'obitorio e non so neanche io come ci attorniamo di zombie e li facciamo a pezzettini per la strada, che dici Harry?"-
- Veramente non è proprio così...- provò a bofonchiare Malfoy.
- Ah e come sarebbe la solfa eh?- sbraitò Gillespie iniziando a sclerare - Lo sapete quante cazzo di storie mi fanno gli Obliviatori ogni volta che devono andare a raccattare i pezzi di cadavere che voi lasciate in giro per tutta Londra eh?? Come l'ultima volta! Avete fatto a pezzi una colonia di demoni impuri e li avete scaricati in un pub! Avete idea del lavoro che hanno dovuto fare per coprirvi il culo?! Orloff vuole la vostra testa! E con la vostra pretenderà su un piatto d'argento anche la mia!- d'un tratto la sfera sulla scrivania s'illuminò e Gillespie dandole un colpo non tanto leggero l'accese. Vi apparve la faccia della sua segretaria.
- Che c'è?- sbottò, con tutti i capelli dritti per la rabbia.
- Signore,- disse quella con fare annoiato - la signorina Aarons è arrivata. La faccio accomodare.-
- Certo!- replicò snervato - Che faccia quello che vuole! C'è altro?-
- Si...i ragazzi stanno chiedendo se quello spinello che ha in ufficio vuole fumarselo tutto da solo.-
- E' incenso, incenso!- rognò, concludendo la comunicazione con la strega. Così tornò a fissare quei due, sempre più incollerito - Lo sapete quanto avete totalizzato di danni? Il Ministero ne ha le tasche piene di pagare i vostri giochetti per la città! L'ultima volta potevano detrarvi lo stipendio per tre mesi! E adesso chi li ripara i danni all'obitorio?-
Draco si lasciò andare sulla poltrona, mettendosi comodo con le gambe lunghe sulla scrivania - Tanto era roba da proletari, dai...-
- Sta zitto Malfoy!- Duncan scattò in piedi, buttando all'aria tutte le carte e le piume provocando un macello - Guardate che ce n'è abbastanza per una nota disciplinare!-
- Un'altra?- sbuffò Harry senza pensare - Ho il cruscotto della macchina pieno...- ma deglutì, vedendo Gillespie artigliare le mani impazzito. Il loro capo andò alla finestra e vi si appoggiò coi fianchi, continuando a fissarli con evidente collera. Mamma mia, quei due ragazzini l'avrebbero fatto andare al manicomio, ne era sicuro.
Peccato che da due anni li considerasse anche un po' come dei figli.
- Accidenti a voi...- sibilò, tirando fuori la pipa dalla giacca e accendendosela.
- Senti Duncan, non stiamo qua a sfracellarci le palle tutti insieme ok?- Draco era già abbastanza annoiato per conto suo - Da quando siamo tornati è successo un casino dietro l'altro e tanto per la cronaca, tu che parli tanto già sapevi che era una Magonò quella ragazza! Perché hai mollato tutto a Kinneas eh? E perché hai mandato lì Mckay?-
- Ci mancava anche lui adesso!- Gillespie fece un gesto seccato con la mano, dando un lungo tiro alla pipa - Ce l'ho mandato perché Orloff ha fatto orecchie da mercante su questo caso, quindi ho fiutato la puzza di guai. Kinneas è bravo ma non ha occhio per i trucchi, così ha mandato Mckay sperando non facesse disastri. Se ci siete arrivati anche voi allora sapete che...-
- Si, ma guarda!- saltò su a quel punto Harry, con gli occhi verdi incendiati - Lo sai che cazzo mi è successo stasera Duncan? Eh? Vuoi saperlo? Mi si è quasi spaccata la testa dopo che la mia fottuta cicatrice s'è rimessa a sanguinare! E sai quand'è l'ultima volta che mi è successo?- urlò quindi, vedendo Gillespie nascondersi il viso fra le mani - L'ultima volta è stato quando gli scagnozzi di Voldemort si sono rimessi a giocare, ecco cosa! E come se non bastasse siamo finiti in una guerra fra Mangiamorte e Zaratrox! Per quale cazzo di motivo non mi hai detto che i Mangiamorte sono tornati eh?-
- Aspetta un momento...- Duncan ora li guardava allucinato - Che diavolo ne sapete degli Zaratrox voi due?- ma entrambi tacquero stavolta, chiudendosi in un ostinato mutismo. Ora lo guardavano come due bambini messi in castigo. Imprecando fra i denti tornò a sedersi alla scrivania, esasperato.
- Sentite.- disse ammorbidendosi - Non so ancora bene che stia succedendo ma ho il fiato sul collo di Orloff e non so neanche in che cosa vi stiate invischiando voi, Weasley e quell'altro dannato di Dalton ma ormai ho le mani legate. Quando a Orloff è arrivata la voce che vi siete infilati in quell'obitorio ha spedito qua qualcuno per controllarvi.-
- Come prego?- Draco ora si sporse verso di lui, restando seduto con gli occhi sbarrati - Ha mandato un Osservatore!?-
- Che cosa?!- urlò anche Harry - Ma sei impazzito Duncan? Che cazzo facciamo adesso con un dannato impiccione che ficca il naso ovunque eh? No, spiacente! Io non lo accetto! Il posto vacante nella mia squadra lo riempio io come voglio! E non di certo con uno dei galoppini di Orloff! Diglielo quando lo vedi!- e balzò in piedi ma appena giratosi per andare alla porta e sbattersela poi alla spalle, trovò qualcuno che aveva già visto.
Era la ragazza di prima.
- Signor Gillespie.- disse, facendo un cenno austero col capo - Mi perdoni se entro in questo modo ma ho sentito che l'ambiente si stava surriscaldando.-
- Oh, ecco spiegato il mistero.- sibilò Draco, incurante della ragazza - E' lei l'Osservatore vero?-
- Signori, vi presento May Aarons.- disse Duncan, facendola andare al suo fianco.
Harry non disse nulla, restando in piedi con aria evidentemente bellicosa. Draco invece rimase svaccato in poltrona, scrutando il loro capo con occhio clinico. Si, non erano i soli ad essere disgustati da quella faccenda. Poi posò indolente lo sguardo sulla ragazza, del tutto indifferente a lei...peccato che in un attimo il vecchio Malfoy tornò alla luce come per scherzo. - Aarons?- frecciò maligno - Ma tu guarda...altri mezzosangue incapaci eh?-
- Draco!- borbottò Gillespie scoccandogli un'occhiataccia - Lei è la vostra Osservatrice. A tempo indeterminato si unirà alla tua squadra Potter. E non voglio sentire un'altra parola sull'argomento neanche da te Malfoy!-
- A tempo indeterminato?- riecheggiò il bambino sopravvissuto senza parole - Un corno Duncan!-
- Non posso farci niente. Ve la siete cercata!-
- Cercata una sega!- Harry era furibondo - Orloff manda qualcuno a spiarci e tu non dici nulla?!-
- Se mi è concesso...- interruppe la strega, facendo un passo avanti con aria molto professionale - Il Ministro mi ha incaricato di seguirvi solo perché teme alcuni guai coi babbani ma niente di più. Conoscendo la vostra squadra, ha preferito un supporto interno che in questo caso sarei io. E se lei, signor Potter, si sta preoccupando che io non mi possa amalgamare bene nella suo gruppo, le posso assicurare che conosco ogni cosa di voi. Tecniche, potenzialità e anche il vostro passato. Conosco la vostra istruzione magica e i vostri punti di forza. Io posso bilanciare perfettamente con le vostre pecche e porvi rimedio.-
Harry era sconvolto. Ma cosa cazzo era quella, un cyborg?
- Mezzosangue.- rognò ancora Draco, mettendosi in piedi - Spiacente, te lo scordi ragazzina.-
- Draco Lucius Malfoy,- attaccò quella bloccando i due ragazzi - nato il 1 gennaio di ventidue anni fa. Figlio di Lucius Malfoy e Narcissa Black. Auror di quarto livello. Sette O e tre E negli esami finali al M.A.G.O. della scuola di Magia di Hogwarts sotto il Preside Silente. Eccellente tecnica di spada, buon tiratore e se mi concede un parere personale, uno dei migliori alchimisti nati negli ultimi decenni. Figlio unico, erede universale della famiglia Malfoy, attualmente residente a Lane Street n°4. Nella squadra di Harry Potter da due anni, vive con l'ultimo qui citato da altrettanto da tempo. Animagus, in forma serpentina. Rettilofono. Estrema propensione alla violenza, prima uccidere poi fare domande. Nutre diffidenza e sprezzo verso mezzosangue e i babbani. Ho detto tutto?-
Draco, che aveva ascoltato quello sproloquio senza espressione in viso anche se Harry che lo conosceva poteva ben immaginare quali dannazioni stesse pensando, si rimise seduto, fissando la ragazza con aria serafica.
- Ho sette nei in fondo alla schiena che sembrano l'Orsa Maggiore. L'hai dimenticato.- sibilò glaciale.
- Draco!- lo riprese ancora Duncan.
- Draco un cazzo! Questa è andata a ficcare il naso nei registri!-
- Harry James Potter.- continuò l'Aarons imperterrita - Nato il 31 luglio di ventidue anni fa. Il suo nome è leggenda. Ha sconfitto Lord Voldemort all'età di un anno, poi alla scuola di Magia di Hogwarts sotto il preside Silente. Figlio di James Potter e Lily Evans, figliastro di Sirius Black. Auror di quarto livello, sei O e quattro E negli esami del M.A.G.O. Rettilofono. Eccellente tecnica di Difesa, un impressionante fiuto per le trappole in missione e una grande propensione al rischio. Tipico di lei è accendere la miccia di qualsiasi situazione esplosiva. Animagus, forma di rapace. Grande attitudine al volo e all'aggirare l'autorità, attualmente residente a Lane Street n°4 con la fidanzata, Elettra Baley e Draco Malfoy. Il suo incurante disinteresse per il pericolo, spesso porta guai a lei e ai suoi compagni ma a quanto si dice riesce sempre a cavarsela brillantemente, grazie anche al suo incrollabile sangue freddo.-
- Hai finito?- sibilò Potter che ne aveva già abbastanza.
- Si. Posso parlare liberamente signore?-
Duncan sbuffò, facendole un cenno affermativo.
- Vi posso assicurare che sono ben addestrata e mi sono preparata proprio per colmare le vostre lacune per tutto il periodo di tempo che starò con voi.- disse May Aarons, sempre con fare molto professionale - Quindi le ripeto signor Potter che non avrà problemi da me e mi adopererò per darle tutto l'aiuto possibile.-
Finita la storia, Harry e Draco si scambiarono un'occhiata d'intesa. Ok, la portavano a casa e poi la sgozzavano.
- Il quinto membro del gruppo è un altro.- disse il bambino sopravvissuto, fissando Gillespie.
- Infatti nessuno t'impedisce di portarmi questa persona davanti prima o poi.- disse Duncan - Ma per ora May starà con voi due. Viene dell'Irlanda e non ha ancora avuto tempo di trovare alloggio. Il Paiolo è pieno e anche le brande del turno di stanotte, quindi siete pregati...-
-...di trovarle un albergo.- disse Draco velenoso.
- Non posso, signore.- disse la ragazza - Io sono il vostro Osservatore e vivrò con voi.-
- Cosa??- stavolta Duncan non poté che capirli anche se stavano urlando tanto da spaccare tutti i vetri - E' una stronzata bella e buona!- ringhiò Malfoy fuori di sé - Una donna in casa io non la voglio!-
- Ma Elettra...-
- Elettra niente!- il biondo stava ribollendo - Io mezzosangue in casa non ce li voglio!-
Come no. Pochi minuti più tardi uscivano dal Ministero con il dente più avvelenato che mai e quella ragazza appresso.
Il borbottare pieno di bestemmie del biondo principe delle serpi forse non era molto fine, ma anche l'ex grifone avrebbe fatto come lui se non avesse avuto un minimo di delicatezza verso quella strana strega. Si sedette in macchina con loro, una volta tornati all'obitorio e per tutto il tragitto non disse una sola parola, limitandosi a guardare fuori dal finestrino. Harry ogni tanto le scoccava un'occhiata dallo specchietto e continuava a trovare la situazione del tutto assurda.
Orloff doveva aver fiutato qualcosa di bello grosso se spediva di punto in bianco qualcuno a controllarli.
E anche Duncan sapeva degli Zaratrox.
Ma in che diavolo di storia si erano cacciati eh? Comunque ormai qualcosa bolliva in pentola, ne era sicuro.
Mangiamorte e Zaratrox. Qui stava accadendo davvero qualcosa. Senza contare che Crenshaw si era mostrato anche a loro. Perché? Perché poi rischiare di colpire uno come Tristan con tanti anni di servizio?
Arrivati a Lane Street, Draco scese dalla macchina come un fulmine e incurante di May salì subito al primo piano. Gettò il mantello dove capitava e salì al piano superiore, senza neanche più rivolgere la parola a Harry che, povero demente, si ritrovò da solo con May. Quando si volse verso la ragazza, lei lo fissava molto intensamente.
- Che c'è?- bofonchiò.
- Ho sempre desiderato conoscerla.- disse, soave.
- Non è il caso che mi dai del lei.- replicò cercando di sciogliersi un pochino - Chiamami Harry. E scusa Draco...non ha un buon carattere ma dopo un po' uno ci si abitua al suo veleno.-
- Lo spero. Spero anche di essere di aiuto signor...Harry!- si corresse, sempre senza l'ombra di un'emozione vitale sul viso - E mi scuso per essermi introdotta qua in ora così tarda.-
- Non fa niente, in fondo non è colpa tua.- Potter sospirò, cominciando a farle fare il giro della casa. Le fece capire che Pinky non era carnivoro e che Gigì non era poi pazza come sembrava. La mollò nella stanza degli ospiti e dopo di che le dette la buona notte, avvisandola che la mattina i rumori in quella casa si sprecavano.
Andato su, s'infilò sotto la doccia dopo aver trovato Malfoy a mollo fino al collo nella schiuma della vasca.
Nella mano destra un calice di vino rosso, nella sinistra una sigaretta.
Il moro si lasciò accarezzare dal getto dell'acqua, poggiandosi di peso contro le piastrelle.
- Orloff sa qualcosa.- sentì Draco mormorare, oltre il casino della doccia.
- Probabile.- Harry aprì l'anta di vetro e afferrò l'accappatoio, poi uscito si sedette sulla sponda della vasca, fregando la sigaretta al biondo - Ho messo May nella stanza degli ospiti.-
- Che vada al diavolo.- sibilò Malfoy, finendo il vino di botto.
- Sbaglio o la odi più di quanto odi normalmente gli estranei Malferret?- chiese Potter, consapevole di cosa stava succedendo - Dai, non trattarla male solo perché è mezzosangue.-
- Tratto la gente come voglio, San Potter.- Draco posò il calice a terra, tornando ad affondare nella schiuma - Non mi va solo che la prima incapace venga qua a ficcare il naso negli affari miei, specialmente dopo che sa vita morte e miracoli su di me perché s'è letta la mia scheda.-
Harry sbuffò, sedendosi a terra, contro il muro opposto per guardarlo in faccia.
- Non le lascio prendere il quinto posto.- gli disse, di punto in bianco.
- Fanne quello che ti pare.-
- Malfoy...-
- Cosa, cosa?- disse, esasperato. Si girò, poggiandosi sul braccio che era lungo sul bordo della vasca.
- Non trattarla male perché vedi in lei Hermione.-
Un gemito sarcastico invase il bagno e Draco sollevò il capo al soffitto, ridendo amaro.
- Potter, Potter...- mugugnò pigramente - Cosa credi? Credi che odi la Granger perché mi ha lasciato?-
- Credo che odi essere rimasto senza di lei .- rispose Harry, guardandolo indulgente - O sbaglio?-
Non gli arrivò risposta così il bambino sopravvissuto si mise in piedi, stanco per la lunga nottata.
- Senti...- gli disse - Sul serio, mi spiace di averti detto nulla di Herm in questi anni ma ogni volta che se ne accennava anche per sbaglio tu sembravi infastidito, quindi ho lasciato perdere. Non volevo farmi i fatti tuoi, lo sai. Comunque nelle sue lettere...lei chiede sempre di te.- dicendolo, vide la mascella di Malfoy scattare me il biondo continuò a ignorarlo, crogiolato nel risentimento verso che qualcosa che nemmeno lui sapeva bene cosa fosse.
- Domani te le faccio avere. Notte Malfoy.- e se andò senza lasciargli replicare nulla, specialmente qualche maledizione visto che ormai doveva averlo esasperato più che a sufficienza.
Quando fu solo, Draco volse lentamente il capo verso lo specchio a parete alla sua sinistra.
Era rimasto il principe di Serpeverde? Lui più si guardava e più tornava al tempo in cui Hermione non era ancora entrata di prepotenza nella sua vita. Arrogante, cinico, freddo, calcolatore, maligno, algido e sprezzante.
Senza Hermione non era riuscito a restare la persone decente in cui lei l'aveva trasformato neanche per un giorno.
Gli sembrava di continuare a cadere, a cadere, a cadere...
E non c'era più lei a tenergli stretta la mano. Non c'era più lei a ricordargli quanto i mezzosangue fossero forti.
Non c'era più lei a ricordargli quanto fosse minuscolo in confronto alla bravura di una mezzosangue.
Non c'era più la sua voce, non c'era più il suo corpo morbido a caldo a scaldargli la notte e il giorno.
Maledetta. Maledetta Hermione Jane Granger.
Gli aveva fatto intravedere il paradiso e poi gliel'aveva strappato via.
Fosse maledetta fino all'ultimo dei suoi giorni.
Afferrò il calice e lo scagliò via, frantumandolo in mille pezzi...e poi si alzò dalla vasca, mandando all'inferno Hermione e tutto il dolore che gli aveva causato.


Intanto a Cameron Manor, il piccolo Tom Maximilien Riddle si stava preparando ad andarsene.
Accurato come solo un ragazzino coscienzioso sapeva essere, metteva magliette e abiti dei maghi all'interno del baule, insieme a un Mantello dell'Invisibilità e ad alcuni libri di incantesimi.
La sua camera era immersa nel silenzio, tranne per il ticchettio di un pendolo finemente elaborato che stava proprio sopra al caminetto spento, nonostante il freddo che si aggirava per il grande palazzo.
Bhè, partiva...pensò il piccolo, sedendosi sul suo lussuoso letto a baldacchino.
Guardò oltre le grandi vetrate, sui campi di Golden Fields, coperti per tutto l'anno di grandi margherite nere.
Gli sarebbe mancato quel posto. Anche sua madre.
- E io un po' ti mancherò?-
Tom si voltò, sorridendo - Certo Caesar. Siediti...-
Caesar Cameron, entrato nella stanza quasi in silenzio, si sedette accanto al bambino, carezzandogli dolcemente i capelli. Tom più lo guardava e più si chiedeva perché sui libri di storia e sui quotidiani, avido com'era di sapere, non leggesse altro che cattiverie sui demoni puri. Lui trovava la forza di Caesar affascinante. Come lo affascinavano i suoi capelli bianchi come neve e i suoi occhi come diamanti. Gli piacevano i suoi modi, la sua voce.
Anche sua madre, cioè la sua matrigna, era come lui. Lei era...quasi ipnotica. Cullava con la sua sola presenza.
E poi entrambi, anche se demoni puri, erano così dolci e affettuosi con lui.
Caesar era una brava persona, nonostante quanto tutti dicessero di lui.
- Allora, hai preso tutto?- gli chiese il demone guardando nel suo baule.
Tom annuì, ora un po' malinconico - Si, ho tutto quello che mi serve.-
- Che c'è?- Cameron gli carezzò il capo, sollecitando a parlare - Hai dei ripensamenti?-
- Stavo pensando...- Tom alzò gli occhi blu, ora scintillanti come stelle - Harry non vorrà vedermi. Non vorrà avere niente a che fare con me. Neanche i miei fratelli mi vorranno. E...anche la mamma è triste.-
Caesar non rispose subito. Rimase a osservare quel piccolo grande mortale.
Era strano per lui pensare qualcosa del genere per un umano. Caesar Cameron non li aveva mai amati particolarmente gli altri fuori dalla sua piccola cerchia. Fin da bambino, circa novecento anni prima, aveva sempre avuto paura delle loro dita, puntata dritte su di lui, sui suoi occhi e sui suoi capelli bianchi.
E poi...in fondo lui era di un altro mondo. Ma quel piccolo...quel piccolo grande mago ...
Caesar sperò che crescesse come suo padre non aveva potuto.
- Tua madre è triste per altri motivi, Tom.- gli sussurrò, tirandolo giù dal letto - E adesso ascoltami bene.- lo costrinse a guardarlo, con fare protettivo di un parente - Harry Potter forse potrà aver odiato tuo padre ma tu non hai colpa degli errori degli altri, tantomeno avrai mai colpa di ciò che i tuoi fratellastri faranno.-
- E per la mamma?-
Caesar stavolta abbassò il capo, evitando i suoi occhi di bambino.
- Temo invece che i dolori di tua madre siano solo colpa mia.-
Il piccolo Tom non fece più domande, né il demone dette altre risposte. Si limitò ad aiutarlo a finire le sue valigie, a chiudere tutto e poi scesero, davanti alla porta del palazzo.
Fu fra margherite nere e un debole vento che Tom Riddle disse arrivederci a quel luogo e prima di sparire alzò gli occhi sul castello, raggiungendo una finestra la cui stanza nessuno sapeva raggiungere.
E lì c'era lei. Lei che non l'aveva abbandonato, nonostante ciò che le aveva fatto suo padre.
Era tempo di sistemare le cose che suo padre gli aveva lasciato...e poi lui doveva anche ritrovare un'amica.
Si, forse se avesse aiutato Harry Potter a ritrovare anche Hermione...le cose si sarebbero potute aggiustare.
Era molto poco, lo sapeva. Però era tutto ciò che poteva fare.

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5° ***



 


Elisabeth Jenkins uscì con un gran sorriso dalla sala riunioni dell'associazione Strega e Nobildonna, Victoria Street, Londra.
Con lei molte altre streghe, dai sedici ai novant'anni, uscirono dalla fine porta bianca in stile liberty insieme alla loro presidentessa, Charlene Rainolds, forse l'essere magico più stupido sulla faccia della terra.
Era una giornata magnifica anche per il clima fresco di Londra e il cielo terso ricordò ad Elisabeth che il venerdì era il giorno più eccitante della settimana. Infatti lei solitamente lo passava a prepararsi per il sabato.
Salutò alcune amiche, poi si fermò a chiacchierare con Charlene, moglie di un membro facoltoso del Wizengamot.
- La conferenza è stata così interessante!- disse con fare sognante - Secondo me questa nuova formula magica che rende le streghe eleganti e aggraziate è un vero prodigio!-
La Rainolds era in brodo di giuggiole - Cara, tu non ne hai di certo bisogno! Sai perfettamente comportarti come una perfetta signora, come una perfetta padrona di casa e sei una strega eccellente.-
- Oh, Charlene...-
- Cara, suvvia! Questi seminari servono alle giovani debuttanti della nobiltà magica a trovare un marito e una sistemazione impeccabile. Tu questo l'hai già fatto.- disse ancora quella con un tono da oca che faceva vomitare anche i suoi figli di tre anni - Ne hai fatta di strada da quando avevi sedici anni e sei entrata qui la prima volta. Ora vivi niente meno che a Cedar House e Rose Mckay racconta meraviglie di te. E presto sposerai suo figlio...-
A quella frase, Liz arrossì violentemente. Si congedò in fretta, non trovando altro per sviare quel discorso e così si fermò a comprare dei fiori. Gigli bianchi.
Annusandoli, pensò al viso di Tristan. Lui adorava quei fiori...anche se non le aveva mai raccontato perché.
Arrossì di nuovo, pensando sempre a lui e a ciò che aveva detto
la Rainolds.
Sposarl
o...bhè, sarebbe stato il coronamento di un sogno. L'uomo di cui era innamorata e una figlia magnifica.
Il faccino perfetto di Dena la fece sorridere con calore. Lei adorava quella bambina.
Era perfetta come una bambola di porcellana. Con grandi boccoli bruni e quegli occhi verdi così simili a quelli del padre. Amava entrambi, viveva per loro e anche se da quattro anni era solo una tata, sapeva di essere molto di più per loro due. Sapeva di essere un porto sicuro e quello le dava forza. La faceva sentire apprezzata, parte della grande famiglia Mckay. L'avevano accolta anche se lei era solo una mezzosangue e col tempo Rose Mckay aveva iniziato a considerarla come una figlia, tanto da confidarle le sue speranze su un matrimonio con suo figlio.
Le si era riempito il cuore di gioia, ricordava ancora quella magnifica sensazione di appartenenza.
Ma Tristan in quattro anni non l'aveva mai sfiorata con un dito...e mai aveva parlato di un possibile cambiamento su loro due. Sospirò, pagando i gigli e andando a nascondersi in una via buia riuscì a Smaterializzarsi tranquillamente.
Arrivata a Cedar House però ebbe una brutta sensazione.
Davanti all'imponente cancello di ferro battuto trovò Miss Theresa, la vecchia custode di Tristan.
- Santo cielo!- una folata di vento magico le scompigliò i capelli castani, perfettamente curati in un taglio classico ed elegante - Theresa, cosa succede?-
La vecchia Magonò fece un gesto seccato con la mano, come per scacciare una mosca noiosa.
- La piccola e suo padre giocano.- disse, come se fosse ovvio.
- Giocano?- Liz spalancò gli occhi nocciola, sconvolta - Dena non starà usando di nuovo la magia!?-
- Ci fosse qua sua madre la userebbe senza tutte queste proibizioni.- sentenziò la vecchia, ignorandola.
A quella frase, Liz si sentì avvampare nuovamente. Eccolo, l'argomento tabù.
Theresa non faceva mistero che avrebbe rivoluto indietro la madre di Degona. Anzi...nemmeno gli elfi domestici, il maggiordomo e gli amici di Tristan ne facevano mistero, tantomeno Tanatos Mckay e sua madre, Nadine Mckay, la matriarca della famiglia. Sembravano tutti devoti a quel mostro che aveva abbandonato una bimba in fasce!
E Liz non li aveva mai capiti. A ventiquattro anni era giunta in quella casa, dopo appena due giorni dalla nascita della sua piccola Degona e sua madre era già sparita, senza lasciare traccia, senza dire nulla.
Lasciare una bimba indifesa tanto piccola...come aveva potuto comportarsi in quel modo?
Eppure tutti non facevano che evitare il discorso quando lei chiedeva spiegazioni. Assurdo! Sembravano quasi scusarla...ma in fondo cosa ci si poteva aspettare da un demone?, pensò la strega con stizza.
Ricordava anche gli occhi di Tristan quando si era presentata per occuparsi della bambina.
Quel giorno, quando lei per la prima volta aveva varcato quella soglia, l'aveva trovato seduto sul balcone, lo sguardo perso, con Degona in braccio. Per altri tre interminabili giorni non aveva dormito né mangiato, poi gli era come accaduto qualcosa...e di colpo era tornato il ragazzo allegro, almeno in apparenza, che era sempre stato.
E lei da allora divideva Cedar House con lui e Degona, come una madre, un'amica e quasi una moglie. Non v'era traccia della donna che aveva spezzato il cuore a Tristan. Liz spesso aveva cercato foto, ritratti, lettere...nulla. Solo nella camera di Tristan probabilmente era rimasta qualche foto di lei.
E poi...quell'anello d'oro, certo. Quel dannato anello.
- Accidenti!- sibilò, tornando alla realtà dopo una brusca botta - Adesso Tristan mi sente sul serio!-
Sorpassò i cancelli, poi s'immerse nelle siepi perfette di Cedar House, inondata dal profumo del glicine e dei fiori che Theresa si ostinava a curare maniacalmente ogni giorno. Tulipani, rose, gardenie, girasoli magici, narcisi, margherite...
Quella casa era stata studiata per rendere felice la bambina che la ospitava. In fondo, e Liz lo sapeva bene, Tristan non viveva che per sua figlia.
Li trovò davanti all'entrata, immersi nella fontana che ornava la piazzola davanti alla grande porta di casa.
La villa era sempre stata magnifica e aveva provocato l'invidia di parecchi maghi nell'alta società anche se Tristan e Jess, che spesso permaneva per molti giorni col fratello, non vi avevano più rimesso piede da quando la loro nonna paterna, Nadine, l'aveva lasciata per ritirarsi in campagna.
Per Jess e Tristan, i maghi e le streghe che lei invece ammirava, erano solo idioti pieni di spocchia.
- Tristan!- sbottò, vedendolo bagnato con un pulcino a ridere e scherzare con dei jeans babbani arrotolati sul ginocchio - Insomma, cosa stai facendo? Quell'acqua sarà fredda!-
L'Auror stava per risponderle quando ricevette uno schizzo in pieno viso e allora lasciò perdere la strega, tornando a prestare attenzione all'unica gioia della sua vita.
- Dena!- sbottò ridacchiando - Vieni qui subito!-
Una bimba, la più bella mai vista, gli scorrazzava attorno cercando di sfuggirgli, immersa nell'acqua fino a metà del suo piccolo busto. Era alta neanche un metro e anche tutta zuppa era una visione.
I boccoli perfetti, arruffati degni di una piccola peste, gocciolavano sciolti dalla coda in cui solitamente Liz glieli sistemava, e i grandi occhi verde smeraldo erano colmi di stelle, illuminati dall'affetto per suo padre.
Aveva l'incarnato molto chiaro però, quasi alabastrino, non normale per i bambini umani e quando Liz la vedeva arrossata per la gioia si sentiva meglio, specie quando dovevano uscire e mostrarsi alla società.
Tristan finalmente riuscì a prendere in braccio Degona e subito la piccola gli stampò un bacio sulla guancia. Poi quando la bimba si accorse di lei sorrise, illuminando tutto attorno a sé.
- Liz! Meno male che sei tornata!- disse, cingendo con le braccine il collo di suo padre - Vieni in acqua, dai!-
- Cosa?- Elisabeth rise, facendo segno negativo con il capo - Non ci penso neanche! E anche tu signorina, ti sembra il modo in un cui una bambina ben educata debba comportarsi?-
- Ma papà lo fa!-
- Tuo padre è un selvaggio.- ghignò Liz raggiungendoli.
- Oh, è questo quello che pensi di me?- ironizzò Tristan, uscendo dalla fontana - Così mi spezzi il cuore.-
- Avanti, in casa tutti e due!- ordinò la Jenkins - Andate a farvi un bagno caldo e poi asciugatevi. Il signor Rockford ci ha invitato per il pranzo a casa sua e non possiamo arrivare in ritardo, non sarebbe cortese.- e senza ascoltare lamenti s'infilò in casa, controllando che tutto fosse rimasto impeccabile come l'aveva lasciato.
Tristan e Degona invece rimasero in giardino, sospirando in coro.
- Papà...-
- Si diavoletta?-
Degona fissò il padre con un'espressione molto seria, quasi adulta.
- Quel signore è proprio noioso. E sua moglie mi rifila sempre quei biscotti alla zucca...-
- Sapessi che fa a me...-
- Cosa?-
- Niente, niente.- ghignò, sapendo di mandarsi al massacro visto che la signora Rockford era una maniaca bella e buona - Avanti, andiamo a farci un bagno, Dena.- sospirò, posandola a terra e prendendola per mano - O mi sa che Liz si arrabbierà parecchio. Comunque per domani sera ho una sorpresa per te, per farmi perdonare.- e le strizzò l'occhio, tanto che la bimba si eccitò subito - Viene a cena lo zio Milo!-
Se c'era una cosa che mandava ancora più in bestia Liz era il fatto che Dena adorasse Milo. La piccola adorava tutto di lui, a partire dai canini. Gli aveva perfino chiesto se da grande poteva farla diventare come lui, cosa che aveva mandava ai pazzi la sua tata che invece un po' mostrava rimostranze verso gli amici del suo datore di lavoro.
Liz andava molto d'accordo con Sofia che però si faceva vedere poco di recente, un po' meno con Jess ed era cordiale con Clay, Milo e Sphin solo perché era cortese per natura ma Tristan sapeva perfettamente bene quanto la strega fosse reticente a capire cosa lo legasse ai suoi compagni. Con Harry e Draco, Elettra, Blaise, Ron ed Edward invece era più gentile, forse perché tutti e sei erano famosi e provenivano da famiglie di maghi molto conosciute.
A volte la considerava un po' troppo rigida per quanto riguardava le persone che si sceglieva come amici ma in fondo Liz aveva fatto un vero miracolo per lui e Dena. Quindi non avrebbe potuto chiedere altro.
- Viene anche lo zio Jess.- aggiunse allora, carezzandole la testa - Anche Clay, Sphin, Harry, Draco, Ron, Edward, Blaise ed Elettra. Contenta?-
- Che bello, viene anche Draco!- Degona poi aveva anche una vera simpatia per Malfoy. Cosa stranamente reciproca. E dire che Malferret aveva sempre detestato i mocciosi. Forse Degona gli ricordava in realtà sua madre. E anche per Harry era la stessa cosa. Tristan lo pensava sempre. Degona era il ritratto di sua madre.
Assomigliava a Lucilla ogni giorno che passava...
- Papà?- Degona lo stava tirando per la mano, osservando con gli occhioni allargati - Andiamo?-
- Si, si...- e sorrise, prendendola di nuovo in braccio - Ok, diavoletta battaglia con la schiuma!-
E le risate tornarono all'interno di Cedar House, anche se in fondo non tutte erano sincere.


Le tapparelle abbassate lasciavano filtrare poca luce, nonostante fossero ormai le undici passate.
Il cielo di Londra si era fatto plumbeo e una pioggia incessante batteva da qualche minuto.
Draco stava nel dormiveglia, quel bel posto dove niente ancora lo disturbava...peccato che ben presto qualcosa arrivò al suo orecchio, infastidendolo. C'era qualcuno...c'era qualcuno nella sua stanza.
Fulmineo, afferrò il pugnale che teneva sotto il cuscino e si mise seduto, alzatosi di scatto come un serpente che attacca la preda. Con un gesto rapidissimo lanciò l'arma, spedendola contro il muro apposto.
Ormai sveglio, vide l'intruso...e non la prese ben per nulla.
- Che diavolo ci fai qua?- ringhiò.
May Aarons stava davanti al suo letto e lo fissava. Il pugnale le era passato accanto alla guancia ma lei non si era mossa. La ragazza passò lo sguardo sul suo viso, sui suoi capelli spettinati poi scivolò sul suo torace nudo. Ma tacque, senza dire nulla. In mano teneva un libro molto vecchio.
- Ti ho fatto una domanda.- le sibilò, restando seduto a letto - Cosa vuoi?-
La strega fece per la prima volta qualcosa che somigliava vagamente a un sorriso.
- Osservo.- rispose, pacata - Mi sto facendo un'idea di lei.-
Malfoy cercò di dominarsi. Come diavolo aveva fatto a entrare? La porta lui la chiudeva sempre a chiave!
Poi notò il libro che teneva in mano e la sua collera aumentò. Era il suo vecchio libro di pozioni e quando lei l'aprì, estrasse una piuma nera con fare curioso.
- Si circonda di cianfrusaglie signor Malfoy.- disse May, rigirandosi la penna fra le dita.
- Mettila giù.- le ordinò roco. Per un attimo si era sentito quasi scattare verso di lei, per farle del male.
- Come vuole.- rispose l'Aarons, posando piuma e libro sulla sua scrivania invasa da boccette e scartoffie, senza sapere cos'aveva rischiato toccando quel particolare oggetto. Tornò a scrutare la stanza buia del biondo, arredata con perfetto gusto, degno dell'ex principe di Serpeverde.
Sentendo che stava trafficando per vestirsi, May gli dette le spalle con fare noncurante.
Ora stava leggendo i titoli dei suoi tomi.
- Sono strabiliata. Lei è anche più esperto di quanto mi abbiano detto signore.-
- Chiamami signore un'altra volta e mi butto per terra e mi metto a urlare.- sibilò Draco, infilandosi pantaloni e camicia - Ma ti avviso: entra nella mia camera un'altra volta e giuro sulle pene dell'inferno che ti faccio passare la voglia, intesi mezzosangue?-
- Se mi permetti,- rispose lei con tono piatto passando a un tono confidenziale - il fatto che sia mezzosangue non implica che sia un'incapace.-
- Hn, ridicolo.- Draco si mise in piedi, cercando le sigarette sul comodino - Avanti, fuori di qui.-
- Certo. Ero solo venuta ad avvisarti che la colazione è pronta.- e detto quello filò fuori silenziosa, proprio com'era arrivata. Quando rimase solo, il giovane stette a fissare un punto vacuo nel vuoto.
Vedere quella piuma dopo tanto tempo che cercava d'ignorarla, anche se sapeva bene della sua presenza, era stato un risveglio abbastanza brusco. Dannazione, dannata quell'Auror e le sue manie!
Quando scese al primo piano Harry stava già a tavola con quella mezzosangue.
Stavano parlando del più e del meno e quando si sedette capì che per lui era meglio tacere.
Mangiò le uova strapazzate e mandò giù anche il bacon, senza particolare appetito.
- Ti piacciono le uova?- gli chiese May - Spero siano abbastanza calde.-
Lui grugnì in risposta, fissando ostinatamente il televisore. Ignorarla, voleva fare solo quello.
Harry invece sogghignò fra sé. May era rimasta la stessa della sera prima, solo i capelli bruni erano raccolti in una coda. Sembrava non fosse neanche andata a dormire ma indossava un corpetto di velluto sopra una camicia bianca.
Era carina, notò. Ma ancora parecchio rigida anche se scambiandoci quattro parole, Potter aveva capito che non era poi il robot che sembrava. Certo, non cambiava tono molto spesso però diceva sempre la cosa giusta.
Gli aveva raccontato dei suoi corsi per entrare a far parte della cerchia di Orloff, della scuola frequentata in Irlanda, della sua famiglia. In fondo era una brava ragazza, strana forse...ma sembrava amichevole e molto disposta ad aiutare.
Era una sua fan accanita in compenso. Sapeva vita morte e miracoli delle sue avventure a Hogwarts e si era sparata a memoria anche il fascicolo di Edward e Ron.
Il problema ora era solo Draco. Sembrava deciso a fare il riccio fino alla fine del mandato di May.
- Cos'avete in programma oggi?- chiese la ragazza, finite le uova.
- Oggi?- Harry guardò il calendario - Oh, oggi nulla. Riposiamo. Domani sera siamo a cena a Cedar House invece.-
- Cedar House? La casa del signor Mckay?- May parve eccitarsi leggermente - So tutto di lui!-
- Mi sarei stupito del contrario.- sibilò Malfoy acidamente, sorbendosi il caffè.
- Piuttosto...- Harry sospirò, ficcandogli un calcio da sotto il tavolo - May, mi spieghi bene in cosa consiste il tuo lavoro?-
La ragazza annuì, rimettendosi composta sulla sedia - Il Ministro Orloff, visti i precedenti della vostra squadra, ha espresso il desiderio che io venissi qui e...- sembrava non trovare il termine adatto.
- Ci tenessi fuori dai guai?- l'aiutò il moro.
- Si, esatto.- rispose lei - Col signor Gillespie abbiamo pattuito che entrerò a far parte della squadra per il periodo di tempo che il Ministro riterrà opportuno, quindi dovete considerarmi come un membro del gruppo.-
- Membro eh?- Draco staccò per un attimo gli occhi grigi dalla tv, fissandola con palese freddezza - Una serpe che striscia e racconta i fatti nostri al Ministro di pare un membro del gruppo?-
May non abbassò lo sguardo neanche per un attimo - Scusami...ma credevo che qui il serpente fossi tu.-
- Cosa?- sibilò il biondo già imbestialito, ma Harry si frappose fra i due fermando giusto in tempo. In quel frangente, grazie al cielo, arrivò Elettra in tenuta sportiva. Era andata a correre al parco prima che tutti si svegliassero e quando si ritrovò davanti alla Aarons, rimase un attimo spiazzata.
May si mise subito in piedi, facendo un cenno serioso e la Baley quasi credette di aver davanti una delle guardie reali.
- Oh, Ele...- Harry le presentò la nuova arrivata - Lei è May Aarons. È la nostra...Osservatrice.-
La biondina alzò un sopracciglio stranita e dopo aver notato l'espressione di Draco, si costrinse a sorridere.
- Molto piacere May.- disse, stringendole la mano - Vivrai con noi?-
- Si e grazie per l'ospitalità, signorina Baley.- scattò l'altra - Conosco il mirabile lavoro di suo padre ed è un piacere stringere la mano di sua figlia.-
Cosa stesse pensando la ragazza di Potter era chiaro anche ai ciechi e ai sordi, ovvero che quella era probabilmente una tossica comunque quando May tornò al tavolo, Elettra rimase ferma dov'era.
Si guardò la mano che May aveva stretto...
- Che c'è?- sussurrò Harry.
Elettra scosse il capo, scacciando una sensazione strana - Niente, niente...allora, avete fatto colazione?-
- Si, fra un po' arriva Babet.- ricordò Gigì, uscendo dal suo alveare e piazzandosi sul un muffin. Vi mise il piede sopra, come una conquistatrice, poi puntò il dito addosso May, compitissima.
- Ti avviso sorella!- sbraitò, con quella vocetta che rompeva sempre i timpani a tutti - Harry è mio, quindi non ci pensare neanche ad allungare uno dei tuoi miserevoli artigli da bellona, capito?-
- Che palle, ma perché non l'abbatti eh?- si schifò Draco, prendendosi tazza e giornale - Io me ne torno in camera.-
- Io veramente dovrei farvi qualche domanda.- disse May, bloccandolo.
- Falle al muro mezzosangue!- rognò il biondo, sparendo al piano superiore.
- Dray è di cattivo umore per caso?- tubò Gigì, svolazzando a mezz'aria.
- Lascialo perdere,- ridacchiò Harry - senti May...se vuoi più tardi faccio venire qua Ed e Ron. Ti va bene?-
- Benissimo!- rispose pronta - Devo prendere più informazioni possibili sulle vostre abitudini.-
- Credo che ti verrà naturale stare con noi dopo qualche sera di ronda.- ipotizzò Potter blandamente - Non è il caso che ci riempi di domande...almeno, di noi sai già tutto in fondo. Hai letto le schede.-
- Si ma potrebbe non essere abbastanza.- la strega portò l'attenzione, stranamente, sul bracciale del padrone di casa - Posso chiederti subito una cosa Harry? Tu e Draco non andate molto d'accordo, a quanto si dice.-
- Bhè, direi di si...- cacchio, quella era una domanda a trabocchetto. Era difficile rispondere!
- Però ho notato che avete gli stessi bracciali.- May gli prese il polso destro, facendo strillare Gigì come un'ossessa - Sono molto belli. È di platino, mi pare. Hanno un significato preciso?-
Ecco e adesso che cazzo le diceva? Che un dannato gagia li aveva legati a vita perché litigavano dall'età di undici anni?
Inoltre la ficcanaso voleva anche conoscere Sirius e Remus. Ce la vedeva a parlare con Sirius...
L'avrebbe pietrificata dopo un minuto di conversazione.
Alle due arrivò Babet a fare le pulizie ma grazie al cielo Harry si era portato via May, per farle fare un giro di Londra.
- Ti piace quella?-
Elettra sollevò il viso dal libro che leggeva, sorridendo verso Draco che stava a guardare la partita in tv con la testa sulle sue gambe. Gli dette appena un buffetto sulla guancia, tornando a leggere.
- Se devo essere sincera non mi convince.-
Malfoy staccò gli occhi dal basket, portandoli sulla biondina.
- Le ho stretto la mano.- continuò la Baley - E...non mi è piaciuto.-
- In che senso?-
- Non so...- Elettra sorrise, agitando la mano - Sono una sciocca, do giudizi troppo affrettati.-
- Come tu con le donne, ragazzo mio!- sbottò Babet alle loro spalle che faceva la polvere.
- Oddio, non ricominciare eh?- sbuffò il biondo stizzoso - Lasciami in pace Babet!-
- Certo, certo!- continuò la governante, raggiungendolo - Ma quand'è che anche tu troverai una brava ragazza come Harry? Guarda Elettra! Lei si che è una come si deve, non come tutte quelle che conosci tu, che sanno di caramella e che ti porti in camera!-
- Era vaniglia.- bofonchiò annoiato - E poi non voglio seccature.-
- Seccature!- Babet scosse il capo, ormai sapendo che era un caso disperato - Ah, ragazzo mio! Voglio proprio conoscerla la donna che ti ha ridotto così!-
- Hn...- e Draco non disse più nulla, tornando a guardare a partita di basket. A quanto pareva tutti in quei giorni cercavano di ricordargli l'unica che gli aveva portato via l'anima. Sembrava una vera congiura.
Comunque non scordò le parole di Elettra. Il sesto senso femminile era una delle cose in cui nonostante tutto Draco credeva molto, specialmente in quello della piccoletta.
Per cena mangiarono cinese, tanto perché non avevano voglia di usare i surgelati e May si segnò anche che non erano capaci di cucinare fra tutti e tre. Quando arrivò Ron poi fu un vero circo.
Edward era riuscito a sfangarla seppellendosi all'ippodromo, ma Weasley era stato attirato in trappola e poi messo al corrente della cosa. Dire che era rimasto senza parole davanti alla loquacità di May era dire poco. In oltre era molto imbarazzato, specialmente a causa di tutte le domande che quella gli propinò davanti agli involtini primavera.
Se da principio era rimasto incantato perché era carina e dall'aspetto mite, alla fine dovette buttarsi sui liquori per difendersi da quell'assalto. La ragazza gli chiese un sacco di cose sulla sua famiglia, sul perché si fosse buttato sulla Smolecolarizzazione, sulla sua amicizia con Harry. E infine anche sulle avventure passate a Hogwarts.
Era mezzanotte e ancora stavano attaccati alla tavola quando Draco ne ebbe basta.
Poco elegantemente mandò al diavolo la mezzosangue e il suo terzo grado, tornando a tapparsi in camera per la gioia di Elettra, così anche lei ebbe modo di ritirarsi da quell'incubo, lasciando però due poveri idioti in sala interrogatori.
Un'ora dopo, Ron scese nel portico di Lane Street.
- Porca di quella miseria...- echeggiò, una volta che Harry ebbe chiuso la porta d'entrata alle loro spalle.
- L'hai detto!-
- Cacchio! Sarà carina ma a momenti sa anche di che colore ho i boxer! Che cavolo avete fatto tu e il biondastro per far arrabbiare tanto Duncan eh? Se voleva vendicarsi per la faccenda dei demoni nel pub ce l'ha fatta!- alitò sconvolto. Si passò una mano fra i capelli rossi, cercando di rimettere a posto le idee ma era chiaro anche a Ron che qualcosa bolliva in pentola. Perché mandare qualcuno a controllarli e a tenerli buoni se non stava succedendo nulla?
No, convenne con il suo migliore amico. Stava succedendo qualcosa di grave e il Ministero voleva tenere fuori Harry Potter da quella faccenda, di qualunque cosa di trattasse.
- Sarà meglio fare qualche domanda in giro.- disse Weasley, ficcandosi il cappuccio in testa.
- Ok.- Harry annuì serio - Ma stai attento, mi raccomando.-
- Tranquillo, pesco Mundungus e in due ore saprò tutto. Ci vediamo domani sera da Tristan. Vado io a prendere Blaise, tranquillo e avviserò gli altri di May. Voi nel frattempo vedete di tenerla d'occhio.-
- Si, notte Ron.-
- Notte Harry...ah, una cosa...- il rossino tornò a girarsi, sorridendogli incoraggiante - Dormi tranquillo ok? Ce l'abbiamo già fatta una volta, te lo ricordi?-
Potter annuì, poggiandosi con la schiena alla porta.
- Ce l'abbiamo fatta che eravamo ragazzini. Adesso siamo tutti più forti quindi non stare a preoccuparti. Ti daremo tutti una mano e presto ritroveremo anche Hermione.- Ron gli strizzò l'occhio - Sorridi che ci siamo quasi! Ciao fratello!- e sparì, lasciando il moro solo, a guardare le stelle.
Se non altro il giorno dopo non ci sarebbe stato un altro temporale.

Cedar House era tutta illuminata quel sabato.
Il cielo notturno era coperto a sprazzi da nubi ma nei pochi squarci c'erano stelle molto luminose.
Erano stati accesi molti lampioni e alcune luci magiche soffuse che sembravano lucciole.
- Perché deve sempre essere così pomposa quella Elisabeth?- sospirò Theresa, accompagnando Harry e company verso la porta d'ingresso - Vi avverto che è anche più eccitata del solito. C'è la signora a cena e vuol fare bella figura.-
- La signora Rose?- chiese Elettra.
- Oh no!- la Magonò sorrise furbetta - La signora Nadine.-
- Wow, la nonna di Tristan!- ridacchiò Ron - Che tipo è?-
- Una tosta, credimi ragazzo!- disse la vecchia, spingendoli all'ingresso - La degna madre del signor Tanatos.-
- Gli altri sono già arrivati?- chiese Harry, picchiando ripetutamente sullo stipite. Al suo fianco c'era anche May che si guardava attorno tutta curiosa, con gli occhi scuri attenti e indagatori. Sembrava che stesse imparando a memoria tutta la villa e questo stava già mandando al manicomio parecchie persone. Dopo neanche trentasei ore insieme, Malfoy ne aveva già basta e per quanto facesse di tutto per evitarla, quella era sempre in mezzo.
A volte gli pareva addirittura di sentirsi braccato e l'ultima cosa che avrebbe voluto era avercela di nuovo fra le palle anche a cena. Aveva desiderato una serata tranquilla, invece se l'era presa sui denti anche perché quel maledetto di Blaise aveva dato forfait all'ultimo minuto. A quanto pareva aveva grane a casa sua.
In quel momento si aprì la porta ma alla loro altezza visiva non c'era nessuno...perché Dena si era precipitata in braccio a Draco, raddrizzandogli un pelo il cattivo umore.
- Ciao ragazzi!- cinguettò, stringendosi forte al biondo.
- Ciao bellissima!- ridacchiarono Harry, Ed e Ron riempiendola di baci e abbracci.
- Allora Dena?- le chiese Elettra - Tutto bene?-
- Benissimo!- assicurò - Stavo giocando con lo zio Milo e lo zio Jess! E tu chi sei?- chiese, guardando May con infantile curiosità. L'Aarons per una volta non fece il ghiacciolo. Sorrise alla bimba, stringendole dolcemente la mano. Si presentò e Dena, come Liz le aveva insegnato, le disse tutta computa che era la benvenuta.
- Povera stellina...- alitò Edward, quando entrarono nell'anticamera.
- Non c'è niente di male in un po' di educazione.- cercò di scusarla Ron.
- Se, come no!- Draco mise già la piccola che corse a chiamare Jess e Tristan. La guardarono e sospirarono di nuovo. Ecco che Liz l'aveva di nuovo vestita come una bambolina di porcellana: aveva indosso un vestito di raso color perla lungo fino alle ginocchia con inserti di pizzo sangallo. Si, sembrava un confetto.
- Se penso che conciavano anche me così...- sospirò Elettra disperata.
- Ma va?- Harry ridacchiò - Mi sarebbe piaciuto vederti!-
- Sono sicura che eri deliziosa.- disse anche May, sorridendo blandamente poi si volse verso Draco e quello dopo cinque secondi che lo fissava perse subito la pazienza.
- Che cosa diavolo c'è?- ringhiò, seccato.
- Niente...solo non credevo che ti piacessero i bambini.-
- Infatti non mi piacciono. Dena mi ricorda sua madre.-
- Ah si...Lady Lancaster.- May annuì tornando seria - Ho letto molto su di lei.-
- Ragazzi!- quell'urlo arrivò dal salone e dalla voce era di sicuro Clay - Che cavolo fate di lì? Il vino è di qua!-
- Se non altro la serata andrà giù con un po' di whisky.- frecciò Malfoy velenoso, andandosene per primo.
Raggiunto il salone, trovarono la combriccola di Jess seduta o sdraiata direttamente sui preziosi divani di pelle, attorno a un basso tavolino di vetro satinato e metallo su cui erano posati bicchieri di champagne e tartine.
- Ciao cuccioli!- disse Clay quando Harry si svaccò al suo fianco - Allora...mi hanno detto che Duncan v'ha reso la pariglia...- e allungò la mano a May, presentandosi. Lei praticamente imparò a memoria particolari e nomi di tutti, molto solerte nel spiegare perché fosse lì e nel difendere Orloff a oltranza.
Peccato che nessuno dei presenti fosse un amante del Ministro e lasciarono subito perdere l'argomento, prendendo in giro Harry e Draco che si erano meritati l'Osservatrice.
- Allora?- chiese Elettra baciando tutti sulle guance - Tristan e Liz dove sono?-
- In cucina a litigare su cosa darmi da bere.- sibilò Milo, entrando dalla porta laterale.
- Oh, la ragazza rompe ancora su cosa mettere a tavola?- frecciò Draco ironico.
- La ragazza non vuole che Dena veda certe cose, Malfoy.- sentenziò Liz entrando con un altro vassoio.
- Ciao Liz!- la salutarono - Tutto bene?-
- Benissimo.- rispose sorridente - Siete affamati spero.-
- Io da matti.- l'assicurò Morrigan glaciale, indugiando sul suo collo.
- Divertente, molto divertente.- replicò la Jenkins - Qualcuno ha visto la signora Nadine per caso?-
Jess si sporse un po' lungo lo schienale del divano - Nonna!!- urlò - Nonna, dove sei?-
- Aspetta zio, vado a cercarla io!- disse Dena, saltando giù dal divano e correndo a cercare la vecchia strega.
- Non correre!- le disse Liz.
- Allora gentaglia?- Jess si versò altro champagne, ridendo - Tristan mi ha detto che eravate all'obitorio.-
- All'obitorio?- Sphin ridacchiò, fissandoli con occhio divertito - Visita di cortesia?-
- Magari. Abbiamo trovato un mezzo demone sulla finestra che ci ha dato un bel benvenuto.- lo ragguagliò Ron - Aveva tanta di quella Polvere Reincorpora da resuscitare anche la cenere!-
- Vogliamo evitare di parlare di queste cose davanti a Dena?- propose Liz con fare indulgente - Non voglio che senta sciocchezze su zombie e specialmente su demoni.-
- Stupidaggini.- borbottò una voce roca alle loro spalle - Non c'è argomento migliore per la diavoletta.-
Harry e i ragazzi si voltarono, trovando sulla porta del salone una vecchietta dall'aspetto mite. Aveva i capelli bianchi raccolti in una crocchia, una spilla di madreperla a chiuderle un abito serioso ma di ottima fattura, di colore blu intenso.
Portava un bastone da passeggio a cui si appoggiava e per mano aveva Degona, tutta sorridente.
Peccato che, a differenza dell'aspetto mite, avesse una lingua parecchi sferzante.
- Oh, nonna!- Jess si alzò in piedi, per farla sedere - Ti presento Harry Potter, Ron Weasley, Edward Dalton, Draco Malfoy, May Aarons ed Elettra Baley.-
- Ti piacerebbe sapermi tanto rimbambita da non ricordarmi neanche un nome, eh?- frecciò al donna, sedendosi con portamento fiero. Scrutò a lungo Harry, poi sorrise con fare astuto - Conoscevo tuo nonno ragazzo.-
Potter s'illuminò in un attimo, facendo sorridere Draco fra sé.
In fondo lo Sfregiato non aveva mai conosciuto nessun parente stretto.
- E conosco anche tua nonna materna!- sbottò Nadine Mckay, puntando il bastone al naso di Malferret.
- Mi spiace per lei.- rispose Draco, a tono.
- Se non altro hai la lingua forcuta dei Black, mi consola solo questo ragazzo. Allora, che c'è per cena?-
Risero tutti quanti, trovando la signora un vero portento. Assomigliava proprio molto a Tanatos!
- Signora, desidera qualcosa di analcolico?- le chiese Liz premurosa.
- Te lo sogni.- rispose brusca - Jess, voglio un whisky.-
- Ma prima di cena nonna?-
- Ogni momento è buono per bere.- replicò sagace.
- Come hai ragione Nadine.- sbuffò Milo.
- E tu vedi di stare zitto Morrigan! Abbiamo la stessa età e tu sembri ancora un ragazzino...- sbuffò, secca.
- Avete la stessa età?- si stupì Edward - Ti credevo con qualche secolo in più sai Milo?-
- Sono più fresco di quello che si dice.- ridacchiò il Diurno, prendendosi in braccio Dena - Allora diavoletta? Che hai fatto oggi?-
- Oh, siamo stati da quel noioso signor Rockford.- disse la bambina - Vero papà?-
Tristan entrò nel salone con un bicchiere già mezzo vuoto in mano, tutto sorridente - Ciao gente. La cena è pronta fra qualche minuto. Si, siamo stati da Rockford. Sua moglie va in brodo di giuggiole quando un Mckay si presenta alla sua porta, senza contare che i suoi adorati figlioli hanno potuto sfilare come delle bomboniere.-
- Ridicolo!- sentenziò Nadine buttando giù il whisky.
- Non essere così duro, dai!- sorrise Liz un po' imbarazzata - In fondo sono bravi bambini.-
- Ma davvero? Hanno cercato di ficcare un dito nell'occhio a Dena.- replicò Tristan sbuffando - Meno male che si sa difendere. Vero diavoletta?-
- Si!- cinguettò allegra - Non sanno fare magie loro!-
- Degona Lumia Mckay!- sbottò Elisabeth - Ti ho detto che non devi usare la magia! Non puoi! Sei piccola!-
- Ragazzi andiamo a tavola, eh?- propose Jess, per evitare altre scenate - C'è l'arrosto.-
- Meno male, sto morendo di fame.- sospirarono in sincrono gli ospiti.
Davanti ai piatti stracolmi e a calici panciuti pieni di vino rosso di ottima annata, la conversazione scorse fluida e leggera. May fece i complimenti ai padroni di casa, a Liz specialmente per come manteneva Cedar House.
- E così sei un'Osservatrice.- disse Tristan - Non è duro seguire Harry e Draco?-
May sorrise, fissando Malfoy di striscio - Non particolarmente.-
- Ci avrei giurato.- ironizzò il biondo acidamente.
- Avete detto di aver visto un mezzo demone, se ho ben capito.- disse Nadine con il suo tono imperioso.
- Si, si chiama Jeager Crenshaw.- disse Harry - Un cerca guai.-
- Com'è un mezzo demone?- chiese Degona, curiosa.
Liz si strozzò con le patate arrosto - Tesoro...come dire...-
- Tipo tu zio Milo?- chiese ancora la bimba, voltandosi verso il Diurno.
- No, amore. Io sono un vampiro.- le disse, sorridendo.
Degona sorrise divertita - Se divento un vampiro anche io mi verranno i denti come i tuoi?-
- Tesoro, se vuoi solo i suoi denti basta cavarglieli.- frecciò la sua bisnonna, troppo divertita dalla faccia sconvolta di Elisabeth - Comunque un mezzo demone ha l'aspetto di un uomo normale.-
- Ma non è un uomo normale.- intervenne Liz sollecita - E' malvagio.-
- Pettegolezzi cara!- Nadine ora osservava la tata della nipote con aria serafica - Anche gli esseri umani sono malvagi.-
- Quando mi difendi a spada tratta mi stai quasi simpatica, sai Nadine?- gorgogliò Milo.
- Zitto tu!- La vecchia si sporse verso Dena, posandole una mano sulla testa ricciuta - Piccola, cerca di non avere mai pregiudizi su nessuno, capito? O non sei una Mckay!-
- Lasciando fuori Jess.- ridacchiò Harry.
- E anche Tristan.- concluse Elettra - A te non piacciono i croen o sbaglio?-
- Figurati, dopo che ho rischiato di essere divorato da un branco di quelli li amo con tutto me stesso.-
Arrivati al dolce si erano quasi dimenticati della questione, con sommo sollievo di Elisabeth.
Gustarono ognuno la sua fetta di torta preferita e mentre Dena mangiava la sua meringa, Nadine si mise a parlare con Milo dei vecchi tempi. Harry e gli altri li ascoltavano attenti e molto curiosi. In fondo Milo era nato qualche decennio prima della nonna di Jess e Tristan e ne avevano viste di cotte e di crude.
- Allora, come va coi francesi?- chiese alla fine la donna - Vogliono ancora la legge sulla registrazione?-
- Ma certo, figurati se Leblanc molla.- rise il Diurno - Vuole proprio rompere le palle a tutta la comunità oscura.-
- Potrebbero dar fastidio anche a Dena?- si allarmò Elettra.
- No, non credo.- rispose Jess serio, mentre la bimba alzava lo sguardo verde sugli adulti - In fondo non ci sono segni che sia...diversa.- concluse, schifato dalle sue stesse parole - E se ci provano avranno un bel po' guai.-
- Cosa vogliono farmi?- mormorò la bimba, senza capire.
- Oh, niente amore.- la rassicurò Liz - Non preoccuparti.-
- Perché vogliono registrarmi con lo zio Milo?-
Cavolo, la piccola aveva il cervellino svelto!, pensò Harry stupito.
- Per tua madre.- rispose Nadine pacata, infrangendo il tabù e lasciando Liz senza parole.
Degona a quel punto tacque. Stette zitta a lungo, proprio come Jess e Tristan ma dopo un attimo si volse verso suo padre, con le delicate sopracciglia alzate - Allora ho una mamma anche io? E dov'è?-
Tristan sgranò lo sguardo stupito e Nadine per poco non fece cadere il suo bicchiere.
- Che storia è questa?- sbottò verso i nipoti - Tristan! Ma che hai detto a questa povera bambina?-
- Ma...io...io niente...- alitò sconvolto.
- Come sarebbe?-
- Cioè...Dena non ha mai chiesto niente e io non le ho mai detto niente...-
- Ah, ma bravo!- sua nonna era scandalizzata - Hai un prigioniero nelle segrete. Per quanti giorni aspetti a dargli da mangiare anche se non te lo chiede? Quando sarà moribondo magari?-
- Bella metafora.- borbottò Clay.
- Allora ho una mamma davvero oltre a Liz?- Degona sembrava tutta eccitata - Dov'è la mia mamma?-
- Tesoro.- Elisabeth la prese in braccio, stringendola forte - Tua madre è...dimentica quello che abbiamo detto.-
- Liz, senza offesa ma forse dovresti lasciar fare a mio nipote.- la interruppe Nadine gelida.
- Cosa? Non vorrete dirle tutto spero!-
- Tutto cosa?- la vecchia la scrutava indagatrice - Non c'è niente da nascondere.-
- Oh, mi perdoni ma c'è un bel po' da nascondere! Non pensa al bene di Dena?-
- Ci deve pensare Tristan, non tu.-
- Dena è come una figlia per me!- sbottò la strega, sconvolta.
- Si ma non sei sua madre!-
Fu come prendere uno schiaffo e allora Liz tacque, abbassando il capo.
- Liz...perché sei triste?-
La bimba la guardava preoccupata, aggrappata alle sue braccia.
- Adesso basta, smettetela.- Tristan era incollerito con sua nonna per aver risposto in maniera tanto brusca ad Elisabeth ma era anche infuriato con se stesso. Che imbecille. Come aveva potuto credere che sua figlia non si facesse delle domande su sua madre?
- Sai piccola...la tua mamma la conoscevamo tutti.- sorrise Harry, cercando di spezzare il ghiaccio.
- Allora è morta?- mormorò la bimba, intristendosi.
- No, non è morta.- rispose la sua bisnonna scoccando occhiate truci ai suoi parenti - Questi svitati di tuo zio e di tuo padre si sono ben guardati da provocare incomprensioni, eh? Santo cielo, Tristan sei uno zuccone!-
- Ma che ne sapevo io...- borbottò, non sapendo da che parte cominciare.
E adesso che diceva? Che diceva a sua figlia quando neanche lui in fondo sapeva poi molto?
Accidenti!
Usciti da Cedar House, i ragazzi rotearono gli occhi pensando alla nottataccia che aspettava Tristan.
- Se l'è cercata.- bofonchiò Clay, accendendo una sigaretta contro quella di Draco.
- Lo dicevo io che la Jenkins andava bevuta subito.- sbottò Milo, avvolgendosi nel mantello - Quella dice un sacco di forate sui demoni, così adesso magari la piccola non capirà un accidenti di Lucilla!-
- Di sicuro visto che non sapeva neanche di avercela una madre.- concluse Draco ficcandosi il mantello sulla zucca - Sentite gente, ci vediamo lunedì mattina al Ministero. Ora scusate ma sono davvero a pezzi.-
- Torni a casa Dray?- chiese Elettra - Non vieni con noi a bere qualcosa?-
- No, no...- non ci pensava neanche. Per lo meno si sarebbe tolto dalle scatole l'Aarons per qualche oretta.
Così si salutarono davanti alla porta di casa Mckay e se pensò di andare da Blaise, dovette farsi passare la voglia perché non voleva infilarsi in un'altra riunione di famiglia. Una volta tornato a Lane Street, Malfoy aveva una voglia folle di ficcarsi di nuovo in una vasca con una bottiglia intera di vino e magari anche una canna.
Peccato che non avesse più un tubo per rollarsela.
Arrivato sotto casa però dovette faticare un bel po' per trovare le chiavi in tasca...quando, stranito, volse lo sguardo verso il basso. Sui gradini di casa sua c'era un ragazzino addormentato. E non sapeva che quel bambino era il destino.
Era appoggiato a un grosso baule e se ne stava lì tutto solo, avvolto in un giubbotto troppo leggero.
Che cacchio ci faceva quel moccioso lì sui suoi gradini?
- Ohi...tu, bimbo!-
Draco lo scosse non molto morbidamente e il ragazzino aprì gli occhi blu, mettendolo a fuoco.
- Ciao!- scattò il bambino, saltando in piedi. Lo fissava attentamente, da capo a piedi, come se lo conoscesse.
- Ciao...- rispose Malfoy, scocciato - Ehi, ma lo sai che ore sono? Dovresti essere a casa tua babbano della malora!- e fece per aprire la porta ma il nanetto gli si aggrappò praticamente alla cinta, tirandolo indietro - No, aspetta un attimo, per favore! Tu sei Draco vero?-
- Si e tu chi sei, l'allibratore della via?- sbuffò il biondo sarcastico - Via, fila a letto ragazzino!-
- Insomma, per favore ascoltami! Mi chiamo Tom! Tieni!- e gli mollò in mano una lettera, lasciando Malfoy alquanto perplesso. E che roba era quella? Che voleva quel bamboccio da lui?
Scorse l'intestazione della missiva e rimase un attimo spiazzato.
"Lettera di presentazione di Tom." c'era scritto.
Fissò di nuovo il ragazzino, stranito.
- Ma si può sapere chi sei?-
- Tuo cugino.- fu la semplice risposta.
Ok, era uno scherzo. Un altro dei bastardi scherzi di Potter. Se lo prendeva lo strozzava.
- Senti, coso...- sibilò, massaggiandosi le tempie - Non so quanto ti abbia pagato Harry ma non sono dell'umore stasera, quindi a meno che tu non venda fumo puoi anche andare a stenderti in mezzo alla strada e farti schiacciare da una macchina ok? Ti saluto! Ma tu guarda... non ci sono più i bambini di una volta! Babbani!-
- Draco ma mi ascolti? Non sono un babbano! Sono un mago! Leggi quella lettera!-
- Ma si...leggiamo! Chissà che avrà scritto quell'imbecille!- e stracciato il sigillo in cera, lesse rapidamente la missiva...per sbiancare in gradazione, fino a diventare totalmente cianotico.
Quando rialzò lo sguardo sul piccolo Tom, capì che non era affatto uno scherzo...
Probabilmente stavolta sarebbe stato Potter a non prendere per nulla bene quella storia.
Si, stavolta Harry Potter, il bambino che era sopravvissuto, avrebbe scatenato l'inferno.

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6° ***


 

 

Blaise Zabini fissava il vuoto mentre attorno a lui regnava un minaccioso quanto gelido silenzio.
Stava seduto su una sedia, in mezzo a una stanza priva di finestre.
Il labbro inferiore spaccato, i polsi feriti da una corda e quello sinistro molto più dell'altro sanguinava copiosamente.
Un livido del colore delle sue iridi stava cominciando ad allargarsi su uno zigomo.
Sentiva un forte dolore alla nuca ma nel complesso non stava messo peggio del bastardo che l'aveva attaccato alle spalle e che l'aveva ridotto in quello stato. Con uno sforzo, alzò di nuovo il capo e sogghignò.
Un rivolo di sangue gli colò lungo la bocca e poi sulla mascella, finendo lungo il collo.
- Che cazzo ridi?- sibilò la voce del mago che gli stava davanti.
- Cosa rido?- Blaise lo guardò sornione - Sei rimasto l'idiota che eri.-
- Ah si? Tu invece hai imparato a difenderti Zabini.-
Il tizio aveva praticamente la mascella a pezzi e faticava a parlare. Solo l'orgoglio e il desiderio di uccidere Blaise lo tenevano in piedi. Lo ammetteva. Attaccarlo alle spalle e di notte al momento era sembrata un'ottima soluzione.
Invece si era rivelata un'arma a doppio taglio.
Rafeus Rodolphus Lestrange si appoggiò con la schiena al muro della stanzetta, continuando a fissare il suo nemico con occhi felini. Gli occhi dei Black e dei Lestrange. Neri come la pece, come quelli di Bellatrix.
I capelli scuri erano mossi, quasi rasati sulla nuca e scomposti in cima al capo.
La mascella squadrata e spessa era volitiva, denotava virilità.
Indossava una sfarzosa giubba violacea, ornata d'oro, con lo stemma dei Lestrange sul cuore. Tutta quell'ostentazione però non serviva a niente di niente. Infatti Rafeus trasudava un che di equivoco che niente avrebbe mitigato.
Di statura superiore alla media, la sua ossatura era possente, di spalle quadrate, col naso carnoso e irregolare.
I suoi guanti neri erano sporchi del sangue di Blaise e qualche schizzo gli era finito sulle labbra, che lui si era leccato voluttuosamente. Il ghigno sfrontato di lui divenne subdolo quando Blaise fece una smorfia, diventando sempre più pallido. Stava perdendo troppo sangue dal polso sinistro.
Temeva quasi che Rafeus gli avesse tagliato le vene ma dubitava che gliene sarebbe importato qualcosa se fosse morto dissanguato. No, il primogenito della compianta Bellatrix aveva ereditato la sua eccitazione alla vista del sangue, alla vista della violenza. Era folle. Folle, ma non molto furbo. Almeno da quanto ricordava Blaise.
E infatti non era per niente intelligente. Stava mostrando le sue carte prima che il nemico fosse stato sconfitto.
- Allora Blaise?- Rafeus l'osservava quasi interessato - Da quanto non ci vediamo? Dieci, undici anni? Sai, la vita in Germania non è stata male, lo ammetto...ma avrei voluto essere qui quando sono scoppiati i fuochi d'artificio, sai?-
- Affanculo...- rispose Zabini, sogghignando.
- Hn. Draco come sta eh?- continuò, girandogli attorno - Mia nonna ha detto che il mio adorato cugino se la fa con Potter.-
- Cosa vuoi farci.- lo schermì l'ex Serpeverde - I gusti sono gusti, no?-
Quella era un'allusione bella e buona ma Rafeus fece finta di non coglierla anche se entrambi sapevano a cosa Zabini si stesse riferendo. O meglio, a chi.
Vanessa. Dietro a una facciata tutt'altro che trascurabile, quella ragazza celava con scaltra maestria la sua vera essenza malvagia, la natura gretta e avida di chi non si accontenta mai. Se ci si fermava alla scorza, era stupenda, come Bellatrix. Capelli castano scuri lunghi fino alla vita, lisci e lucenti. Occhi neri come l'inferno.
Ma era viziata, capricciosa, egoista oltre ogni dire, vendicativa. La copia di sua madre.
La sua bocca carnosa, rossa e sensuale che ingannevolmente faceva pensare alla passione, rivelava progressivamente l'avidità che la divorava mentre i suoi pungenti occhi scuri lasciavano trapelare ormai apertamente la sua cupidigia. Sul fratello aveva un ascendente inimmaginabile e con lo sfoggio di qualche graziosa moina, da lui riusciva a ottenere tutto.
Se la sua conoscenza di quei due fosse stata meno profonda, Blaise non avrebbe mai potuto immaginare cosa celavano. E invece lo sapeva. Fra quei due, di amore fraterno ce n'era molto poco.
Ciò che scorreva fra loro era un amore avvelenato, c'era del torbido, del malato.
Sarebbero stati pronti a uccidersi a vicenda ma non per questo si negavano piaceri che scaturivano più che dal desiderio, da una lussuria incontrollata.
- Dov'è lei?- chiese Blaise, continuando a sorridere debolmente.
- Oh, sta finendo di firmare il suo contratto di lavoro.- disse Rafeus, indulgente.
- Lavoro?-
- Già...in fondo alcune lezioni devono ancora attecchire, non credi Blaise?-
- Ma di che cazzo parli?-
- Parlo di ciò che Hogwarts non si aspetta.- Il mago si fermò davanti a lui, afferrandogli il mento fra le dita - Sarebbe bello farti morire qua...farti annegare nel tuo sangue. A mio cugino piacerebbe un simile regalo, ne sono certo. Ma voglio far patire a Draco le pene dell'inferno...per questo ti lascio vivere. Ti farò lentamente a pezzi Blaise. Per lui sei come un fratello...- il suo ghigno ora aveva un che di perverso - Vi farò soffrire entrambi, vi avvelenerò l'esistenza, ammazzerò tutti quelli che avete cari...e infine verrà il vostro turno. Ma farò vivere Draco abbastanza lungo per vederti agonizzare. E quella sporca mezzosangue farà la tua fine! L'avrò sotto i suoi occhi e poi le spezzerò il collo!- e detto quello lo colpì con forza al viso, facendolo cadere dalla sedia.
Una volta a terra, Blaise rimase a boccheggiare, fiacco per la perdita di sangue e il duro colpo ricevuto.
Dannazione, la vista gli si annebbiava...
L'ultima cosa che sentì furono i lenti passi di Rafeus che si allontanava...poi l'odore di fumo e il calore del fuoco gl'invasero le narici. Quindi perse i sensi.


- Questo caffè è davvero forte...-
- Strozzatici.-
La dolce frase era appena stata detta da Draco Lucius Malfoy col suo solito fare noncurante anche se stavolta, allo scoccare dell'una di notte di quel sabato inconsulto, il biondo ex Principe della casa di Serpeverde aveva i suoi dubbi molto seri su ciò che avrebbe portato il loro avvenire. Non era mai stato tipo da farsi domande troppo pressanti, tantomeno si era mai preoccupato del futuro. Era sempre stato troppo menefreghista per farlo...ma ora vi era costretto.
Sollevò di nuovo il viso dalla lettera che aveva sotto gli occhi argentei, vergata da una calligrafia maschile elegante e regolare. La mano che aveva scritto quella lettera gli aveva anche mandato il bambino che ora sedeva alla sua tavola, a casa sua a Lane Street. Quel bambino, suo cugino...Thomas Maximilien Riddle.
Il figlio di Tom Marvolo Riddle, Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, Lord Voldemort, il mago che aveva vissuto in quel mondo per uccidere tante persone innocenti, il mago che aveva massacrato famiglie intere. Il mago che aveva distrutto la sua infanzia. E ora stava seduto davanti al suo unico figlio.
Un bambino come tanti altri. Un piccolo mago di non ancora undici anni.
Tom gli stava seduto davanti, compito sulla sedia troppo alta, parecchio intimidito.
Se non fosse stato paradossale, Draco si sarebbe messo a ridere. Quel ragazzino gli ricordava tremendamente un tipetto che aveva incontrato anni prima. Un tipetto che da bambini non aveva esitato a diventargli nemico, nonostante la sua aria sperduta. Oh, quel bambino del passato aveva dimostrato un vero cuore da Grifondoro.
E Draco si era dimostrato un vero Serpeverde in fondo.
Ma ora suo cugino gli stava davanti. Il figlio di Bellatrix a quanto era scritto.
- Sei nato ad Azkaban, vero?- sussurrò Draco, accendendosi una sigaretta.
Tom, arrossendo vagamente, annuì - Si.- mormorò. La voce un po' gli tremava - Mia madre era incinta quando è stata imprigionata ma non ero figlio di suo marito. Questo lo svelò mio padre alla mia matrigna dopo che lei venne ad Azkaban a prendermi. I Dissennatori mi avrebbero ucciso e nessuno del Wizengamot avrebbe mosso un dito. Mio padre era già stato ridotto a uno spirito da Harry, quindi non mi restava che la mia matrigna.-
- Lucilla...-
Tom stavolta sorrise radioso - Si, è lei che mi fa da mamma.-
- Ma si può sapere dove diavolo sei stato finora?- Draco era allibito, non ci capiva più un tubo - Insomma, io non ho mai sentito parlare di te! Lucilla non ci ha mai detto nulla e all'improvviso ti scaricano qua davanti alla porta di casa e questo Caesar mi dice che io e Potter siamo anche i tuoi padrini...- stava solo leggendo quelle righe ma quando ne capì il senso sbiancò - COOOOSSAAAA???- balzò in piedi e Tom fece una piccola smorfia.
- Come sarebbe che siamo i tuoi padrini??- urlò, cominciando a versarsi una buona dose di whisky.
- E' stata la mamma a deciderlo, due anni fa quando mi hanno battezzato.- borbottò il piccolo, nuovamente in imbarazzo - E comunque non mi hanno scaricato qua. Caesar te lo spiega...-
- Ma si può sapere chi è questo Caesar?!-
- Non lo sai? Caesar Cameron.- spiegò Tom sorridendo - Io vivevo con lui a Cameron Manor, nel Golden Fields.-
Ok, non sarebbe bastato un solo bicchiere purtroppo. Draco mandò tutto giù d'un sorso, attaccandosi direttamente alla bottiglia. Quando il liquore arrivò a bruciargli lo stomaco, tornò a sedersi.
Si passò una mano fra i capelli, letteralmente distrutto. Cavolo, lui non ci sapeva fare in quelle situazioni!
Era per metà un Malfoy e per metà un Black. Lui i guai l'ignorava!
- Cazzo...- sospirò, poggiandosi a tavola su un gomito. E adesso che diceva a Potter?
- Non volevo turbarti.- disse Tom, contrito - Io volevo solo vedere Harry.-
- Lascia che ti spieghi una cosa sullo Sfregiato!- sbottò Malfoy, puntandogli il dito addosso - Quello quando entra qua darà in escandescenze, va bene? Gli puoi toccare tutto ma appena dici Voldemort quello dà i numeri, intesi?-
- Ma io voglio aiutare...-
- Ma aiutare in cosa?- e si attaccò di nuovo alla bottiglia - Perché non sei rimasto a Golden Fields?-
- Perché i miei fratellastri vogliono fargli del male.-
Ora i due si fissavano negli occhi. Le iridi blu di quel ragazzino sapevano molto, pensò l'Auror. Fin troppo.
- Cosa sai?- gli chiese allora.
Tom sospirò, spostando quel caffè disgustoso da davanti al suo povero naso.
- Ecco...io so di Rafeus e Vanessa. Me li ha fatti vedere Caesar e so che anche se sono tornati da poco a Londra, hanno già richiamato una bella cerchia di Mangiamorte attorno a loro. La mamma mi ha raccontato dell'ultima guerra e visto che ho un bel debito verso Harry, ho deciso di venire a dare una mano.-
- A meno che tu non sia corazzato non credo che potrai essere di alcun aiuto visto che quello appena entra qua e scopre chi sei ti farà la pelle seduta stante, senza fare neanche una domanda!- rognò Draco, stizzoso - Ma tu guarda che casino! E perché Lucilla non ci ha detto nulla?! Perché non è venuta a dircelo di persona?-
- Bhè...la mamma non esce mai dalla sua stanza.- rispose Tom, diventando malinconico.
- Come sarebbe? Dov'è Lucilla?-
- Con Caesar.-
Draco stavolta tacque, senza sapere più che dire.
Lucilla con Cameron. Perché? Perché aveva abbandonato Tristan? Per quel demone puro?
- Lucilla non si è potuta occupare di me fino a quattro anni fa.- spiegò il bambino a bassa voce, come se si sentisse sempre in colpa per qualcosa - I Riddle sono tutti morti così, quando Lucilla mi affidò al San Mungo, poi i Medimaghi mi hanno spedito in un orfanotrofio quasi subito. Sono stato lì fino a quando ho compiuto sei anni, poi Lucilla è venuta a prendermi. Aveva appena avuto una bambina e non stava molto bene. Il suo potere ogni tanto collassava per questo siamo andati a Golden Fields. Caesar si è preso cura di lei mentre stava male e anche di me. Sai, nel suo palazzo non ci sono esseri umani...-
- Lucilla adesso sta bene?-
Tom annuì, sorridendo - Si...cioè, lo vedo che è triste ma sta bene. Poi però...due anni fa sono uscito dal palazzo per giocare e mi hanno catturato.-
- Catturato?- Draco corrugò la fronte - Chi ti ha catturato?-
- Gli Zaratrox.- e a quel nome, Malfoy sbiancò di nuovo - I Bilancieri mi hanno rapito e mi hanno portato in Italia. Mi hanno rinchiuso da qualche parte e ho capito solo che secondo loro io avrei creato problemi all'equilibrio. Caesar e la mamma mi hanno cercato a lungo ma loro non possono interferire in queste cose. Ci sono voluti mesi ma alla fine la mamma ha trovato qualcuno che potesse liberarmi.-
- E chi è stato?-
Tom si zittì. Rimase a osservare suo cugino, poi lentamente volse lo sguardo sulla loro sinistra.
Una vecchia foto, nascosta fra tante altre non a caso, ritraeva proprio colei che Draco cercava di dimenticare.
- Hermione...- sussurrò.
- Si,- annuì Tom - Hermione è diventata una Zaratrox per venire a riprendermi. Lei è stata per qualche tempo a Cameron Manor e sia Caesar che la mamma si fidano di lei.-
- Perché è stata nel Golden Fields?- ringhiò Draco senza capire, perdendo il lume della ragione.
- Perché è allieva della mamma e di Caesar.-
- Cosa?- alitò Malfoy sconvolto - E' allieva di...-
- E' diventata Auror in Germania per questo. Per apprendere più magia oscura possibile.-
- Ma è assurdo! La mezzosangue ha sempre lottato contro la magia oscura!-
- Forse credeva che impararla sarebbe stato per lei.- Tom alzò le spalle - La conosci bene, no?-
Si, la conosceva bene. Ricordava quel desiderio di conoscenza che a volte superava i limiti.
Il volto lontano di Hermione improvvisamente si dissolse come neve al sole, quando sentì la serratura di casa scattare. Praticamente sia lui che Tom balzarono in piedi sentendo i passi e le voci sulla scala del piano di sotto.
Draco pregò in tutte le lingue che non conosceva: l'importante era che non desse in escandescenze...avevano appena rifatto gl'interni e comprato i mobili del salone, non potevano permettersi di scialare troppo. Peccato che Potter a queste non ci pensasse per nulla. Sentì Tom nascondersi praticamente dietro alla sua schiena e tanto per essere sicuri estrasse la bacchetta, poi la porta del primo piano si aprì...e i suoi coinquilini apparvero sulla soglia...

A Cedar House le luci erano ancora accese.
Elisabeth Jenkins controllava freneticamente l'orologio, contava secondi, minuti...
E Tristan ancora non scendeva. Era andato con Degona in camera sua subito dopo che anche la signora Nadine si era Smaterializzata via e da quel momento non vi era più aleggiato un rumore nella grande casa.
Non si era più sentito lo scalpiccio dei piedini della bambina ai piani superiori, né la sua voce allegra.
Liz posò l'ultimo calice sul vassoio, lasciando che l'elfo domestico portasse via tutto, quindi si lasciò andare seduta di peso in poltrona. Era stanca...e addolorata.
"Tu non sei la madre di Dena!" gli aveva detto Nadine.
Si, era vero, ammise con le lacrime agli occhi. Ma era stata lei a crescerla, era stata lei ad amare quella bambina.
Era lei che l'amava come una madre, non il mostro senza cuore che l'aveva abbandonata.
Tutti sembravano scordarselo. Tutti quanti, persino Tristan.
Fra lei, Jess e Tristan c'era sempre stato il tacito patto di non parlare mai alla bambina di sua madre...e ora invece tutto era stato buttato all'aria. Si sentiva a pezzi, quasi defraudata di un suo diritto.
Era suo diritto sentirsi chiamare mamma da Dena, anche se non era mai accaduto.
Era suo diritto stare accanto a Tristan, amarlo e rispettare i sentimenti, il suo dolore.
Era lei che faceva da madre e moglie per le due persone che vivevano in quella casa, non un demone oscuro che non aveva esitato a sparire al primo problema.
Rinforzata da quel pensiero, si mise in piedi e corse su per lo sfarzoso scalone della villa, raggiungendo dopo un lungo corridoio la camera di Dena. Era vuota e la finestra, aperta e sbattuta dal vento, stava raggelando l'aria all'interno. La chiuse, sentendo un brivido lungo la schiena, poi ne uscì e raggiunse la camera di Tristan, l'ultima in fondo al corridoi.
Davanti a quella porta, si accorse per la prima volta che in quattro anni vi era entrata si e no tre volte.
Deglutendo, l'aprì lentamente senza bussare.
Una luce soffusa illuminava una grande anticamera, poi poco più un grande letto matrimoniale davanti a un camino.
Li trovò seduti a terra. Tristan a gambe incrociate, Dena sulle sue ginocchia...e fissavano un grosso libro, un album probabilmente. A terra erano sparse tante altre fotografie.
Liz rimase nascosta dietro all'angolo, facendo attenzione a non fare rumore...li sentiva parlare.
- Perché non parli mai della mamma?-
Era Degona. Stava fissando ogni fotografia come se avesse voluto impararla a memoria.
- Perché...- Tristan sospirò, poggiandosi contro la sponda del suo letto, paziente - Perché pensare a lei mi rende un po' triste.-
- Avete litigato?- la bambina stavolta alzò il visetto verso il padre, tutta seria - Non le puoi chiedere scusa?-
L'Auror sorrise, carezzandole il capo - No, non abbiamo litigato. È difficile da spiegare.-
Avevano guardato le foto di Lucilla per tutta la notte. Quando Dena l'aveva vista la prima volta, in una foto che la ritraeva abbracciata a lui, a Hogwarts, ne era rimasta affascinata. La piccola era rimasta praticamente incantata da sua madre. Esattamente come capitava a tutti quanti.
Era rimasta innamorata dei suoi occhi, del suo breve sorriso.
- E' bellissima la mamma!- aveva detto, con gli occhi colmi di orgoglio.
Tristan era scoppiato a ridere, abbracciandola stretta. Si, era bellissima Lucilla. Lo sarebbe sempre stata.
Ma ora era giunto il momento di spiegare a sua figlia i motivi per cui sua madre se n'era andata.
I motivi per cui tutti erano così curiosi quando la guardavano, come per cercare qualcosa.
- Piccola...senti, devo dirti una cosa su tua madre.-
Dena rialzò gli occhi dalla foto, incuriosita - Papà, come si chiama la mamma?-
- Lucilla.- le disse, sorridendo - E aveva una sorella gemella che si chiamava come te. Lumia.-
- E adesso dov'è?-
- E' morta quando era piccola.- disse l'Auror, cercando di dimenticare quei giorni tristi.
- Oh...la mamma avrà pianto...-
- Senti...adesso ascoltami, va bene?- Tristan le tolse le foto di mano, stringendola più forte - Vedi, hai presente quando usciamo e ti guardano tutti? E tutti ti dicono che sei più bella degli altri bambini normali?-
- Si...- fece la bimba, con la faccia di una che non capiva dove volesse andare a parare.
- Bhè...è per la mamma. Vedi...lei è...più o meno come lo zio Milo.- cominciò.
- La mamma è una vampira?- sorrise Dena, illuminandosi - Davvero?-
- Non è proprio una vampira. Qualcosa del genere...- Tristan cercò di arrotondare di nuovo il tiro - Ti ricordi cosa ti ha detto la nonna stasera a cena? Su quei demoni?- e all'assenso della figlia, si preparò a sganciare la bomba - Ecco, la mamma è...un demone.-
- Oh...- la piccola Degona ora aveva gli occhi larghi per lo stupore - Ma Liz ha detto che sono cattivi!-
- No, no!- la voce accorata di Tristan diede una pugnalata al cuore della strega nascosta nella sua stanza - La tua mamma non è cattiva. Lei è nata così. La loro famiglia era di demoni.-
- Ma Liz mi dice sempre che i demoni sono malvagi e cattivi! Dice che uccidono le persone!-
- Non tutti lo fanno.- sospirò il giovane mago - Credimi, tua madre non era cattiva, ha salvato Harry e Draco anni fa. Non era malvagia, non lo è mai stata e mai lo sarà. Altrimenti non sarei innamorato di lei.- e dette quella nuova frase, Liz si posò una mano sulla bocca. Le tremavano le gambe e solo la spossatezza le impedì di andarsene.
- Allora perché la mamma se n'è andata via?-
- Perché qua non stava bene.- sussurrò Tristan, immalinconendosi. Ora doveva mentire...non poteva dire a sua figlia che sua madre era stata costretta ad andarsene per farli vivere - Lei era diversa da noi. Tutti la guardavano male e dopo che sei nata tu non stava molto bene. Così se n'è andata in un posto dove c'è un altro signore forte come lei.-
- E tu l'hai lasciata andare?-
Si, aveva dovuto. Non aveva potuto fare niente per trattenerla. Niente di niente.
- E non potrò mai vederla?-
- No, tesoro...non credo.-
- Ma io voglio parlare con lei!- ora gli occhi della bimba si stavano velando leggermente.
- Anche io vorrei tanto vederla.- Tristan stava quasi peggio della figlia - Ma non si può purtroppo.-
Liz uscì da quella stanza dopo aver sentito una numerosa serie di singhiozzi.
- Dannata!- sibilò rabbiosa, con le lacrime che le infradiciavano il viso - Dannata! Che sia dannata!-

Caesar Cameron mosse il cavallo e attese, incrociando le lunghe dita da pianista.
Un lieve languore nel fuoco del caminetto però attirò la sua attenzione.
- Sbaglio o qualcuno ce l'ha con te?- sussurrò aspettando una mossa.
Non gli arrivò risposta perché l'essere che aveva davanti teneva i suoi occhi bianchi sulla scacchiera.
Indifferente e a mala pena animata da un qualche sentimento, la donna mosse con la mente la regina e gli mangiò la torre, rovesciandola e mandandola in pezzi.
Il padrone di Golden Fields fece una piccola smorfia, poggiandosi alla poltrona.
- Ti manca Tom?- le chiese.
- A te no?- rispose lei, senza sollevare lo sguardo vuoto - Era l'unico ad avere onde cerebrali qui dentro.-
Cameron colse il sarcasmo ma non rispose alla gelida battuta, troppo intento ad ammirare la donna stupenda che aveva di fronte. Era pura come un giglio, nera e maledetta dalla sorte come un condannato.
Adorava i suoi capelli lunghi e lucenti, colmi di boccoli. Adorava la sua pelle di alabastro, la sua bocca umida e rossa come una ciliegia.
L'unica cosa che rimpiangeva era quell'azzurro nei suoi occhi, ora tanto privi di colore.
Ma in fondo mai nessun demone puro era riuscito a conservare qualcosa nelle sue iridi. Né sentimento, né ricordi.
- Verresti con me domani fuori dal castello?-
- Perché fai domande di cui conosci già la risposta?- rispose lei, mentre Caesar avanzava con un pedone.
- Perché io spero sempre, amica mia.-
- La speranza se n'è andata da tempo da questa casa, Caesar. E tu lo sai bene, vero?-
- Tu mi hai dato la speranza. Non era questo che volevi quando mi hai maledetto quattro anni fa?-
- Ciò che volevo io era restare con la mia famiglia.-
- Mi odierai per tutta la nostra eternità Lucilla?-
La demone pura alzò il viso finalmente, fissandolo a lungo. Ma non apparve espressione sul suo viso. Non pareva neanche che fosse viva. Sembrava lontana miglia e miglia con la mente. E anche col cuore.
- Li ami?-
- E tu sai amare Caesar?-
- Tu mi hai insegnato ad amare.-
- No, io ti ho maledetto e ti ho dato i sentimenti che per tua natura non hai.-
- Volevi che annegassi nel rimorso per tutto quello che ho fatto nei miei novecento anni?-
- Forse.-
- Mi hai dato un cuore per amare ma ricorda sempre cosa sono.-
- E tu ricorda sempre che finché avrò vita io non dimenticherò la promessa che ti feci quando arrivai qua.- Lucilla abbassò lo sguardo e senza che muovesse mano, la sua regina sulla scacchiera avanzò, implacabile.
- Scacco matto.- sibilò.
Caesar invece non guardò neanche le pedine. Si limitò a sorridere.
- Ora sono stanca.-
- Certo.- disse con voce flautata, mettendosi in piedi - Ti auguro una buona notte.-
- Aspetta.- lo bloccò sulla porta - Caesar, sai qualcosa di Hermione?-
- No.- rispose, senza voltarsi - Ma conosco qualcuno che sa dove sia.-
- Quel mezzo demone? Ce l'ha ancora con lei?-
- Direi di si. Crenshaw non riesce a mandare giù il fatto che un'umana lo abbia battuto.-
- E a quanto pare non regge neanche che i Mangiamorte gli stiano addosso, vero Caesar?-
Cameron stavolta si volse a fissarla appena sopra la spalla, divertito senza dare a vederlo.
- Mi leggi nel pensiero Lucilla?-
- Non sottovalutarmi.- l'ammonì la demone.
- Non l'ho mai fatto e dovresti saperlo bene.- rispose - Ma ti prego di non intrometterti a meno che non si tratti di vita o di morte. La Confraternita della Dama Nera è alle prese con gli Auror e non voglio dare ai maghi e ai gagia un buon motivo per venire a disturbare la mia quiete.-
- E Askart? Divora umani e bestie senza fare distinzioni.- replicò lei, irritata.
- Amore mio, sei stata tu a dire che non ho coscienza, non ricordi?-
- Al diavolo.- la sentì sibilare - Sei un testardo Cameron!-
- E tu bellissima, Lady Lancaster. Sogni d'oro.- e sparì, lasciandola finalmente sola.
All'inferno, pensò lei, spegnendo le fiamme con un gesto della mano. All'inferno Caesar, all'inferno tutti quanti.
Sola. Era di nuovo sola. Non le importava altro in quel luogo. Voleva solo tornare al silenzio.
Niente di più.

Elettra e Ron sbatterono i giacconi sulla poltrona d'ingresso, esausti.
- Oh, Dray ciao!- sorrise la biondina, voltandosi verso di lui - Come mai sei ancora...- ma si bloccò, vedendo una testina nera che si nascondeva dietro a Malfoy - Chi c'è con te?-
- Potevi dirlo che eri in compagnia, sai?- frecciò Ron incurante, stiracchiandosi.
- Non è come sembra...- chiarì Draco, mordendosi le labbra - Dove sta Potter?-
- E' giù in lavanderia. Un ubriaco ha rovesciato la birra addosso a lui e a May.- spiegò Elettra senza capire. Piegò il capo e notò che dietro a Draco c'era un ragazzino sui dieci anni. Lo vide un po' spaventato e corrucciando la fronte se ne chiese il motivo. Si chiese anche cosa facesse uno come Malfoy con un bambino ma il piccolo sembrava sul serio troppo allarmato. Intenerita, gli sorrise quando un'imprecazione ben poco fine arrivò dal piano terra.
- Viva la finezza!- ridacchiò Ron - Harry, che c'è non viene più via la macchia?-
- Macchia?- urlò la voce di Potter dalle scale - Mi ci so no fatto il bagno con quella birra!-
- Oh, dai...basterà usare un po' di smacchiante!- cinguettò May arrivando sulla soglia per prima - Ciao Draco.-
- Hn.- fece lui, sempre più stizzoso. Eccolo che arrivava. Harry era nell'anticamera e appena mosse un passo, sgranò gli occhi, portandosi la mano alla testa.
- Dannazione!- ringhiò, col palmo chiuso sulla cicatrice - Giuro che se prendo il bastardo che mi sta spaccando la testa in due lo massacro, è la volta buona!- e si sbatté la porta alle spalle - Ciao Malferret...- disse quindi, degnandolo appena di un'occhiata, poi però si bloccò. Finalmente si accorsero tutti del nuovo venuto.
E quando sfortunatamente gli occhi del piccolo Tom incatenarono quelli verdi del bambino sopravvissuto avvenne la magia. Quella magia. Quella che avrebbe legato per sempre due stirpi di sangue. Il dolore scoppiò più forte e tanto lancinante da squarciare i sensi al bambino sopravvissuto. Per un buon quarto d'ora urlò come uno sotto tortura e solo quando Draco capì che doveva prima calmare suo cugino, quelle grida si fermarono.
Steso sul divano con un panno sul capo, Harry quasi non riusciva a tenersi fermo.
- Tesoro...ti prego calmati!- Elettra non sapeva più come tenerlo disteso - Avanti, respira!-
- May, prendi dell'acqua presto!- le ordinò Ron che bloccava i polsi del suo migliore amico, impedendogli di agitarsi eccessivamente - E del ghiaccio!-
- Tom...- gli occhi di Harry si erano fatti febbrili - Tom...Riddle... Tom...-
- Che diavolo dici?- Weasley non ci capiva più nulla - Che centra adesso?-
- VOLDEMORT!- gridò ancora, spingendo lontano sia Elettra che Ron. Velocissimo riuscì ad afferrare la sua bacchetta e allora fu Draco a mettersi in mezzo. Si parò di fronte al piccolo Tom, sapendo bene che Potter non ci avrebbe pensato sopra due volte a far secco anche lui ma almeno doveva provarci.
- Harry...Harry, un attimo...- alitò, alzando le mani come in scudo - Un secondo e ti spiego tutto...-
- Levati di mezzo!- gridò l'altro, praticamente fuori di sé - Quello è Voldemort!-
- Non è esatto.- replicò Malfoy, più calmo - E' tutto spiegato qua. Leggi...- e gli allungò la lettera di Cameron, senza che però il moro la prendesse - Credimi, è tutto qui.-
- Levati di mezzo Draco!- disse ancora Potter - Vattene o ti spazzo via con lui!-
- Finiscila di comportarti da pazzo e dammi retta per una volta in vita tua!- strillò il biondo, ormai furente - Credi che mi metterei mai a difendere Voldemort? Eh? Ma sei stupido?!- e gli lanciò addosso il pezzo di carta, incazzato quanto Harry - Leggi quella fottutissima lettera! Muoviti!-
Il bambino sopravvissuto non capiva più niente, non sentiva più niente. Aveva il cuore in gola e la testa gli scoppiava, ecco cosa sapeva. In più aveva davanti un Tom Riddle bambino. Quegli occhi blu...li ricordava troppo bene!
Quei lineamenti, quel viso! Era lui!
Ma cos'era allora quel dolore che sentiva dentro? Della tristezza? Quel rimorso?
Era quel bambino a provare quei sentimenti?
Fu May, che presa dall'impazienza, spiegò la lettera e la lesse ad alta voce, strabiliando tutti quanti.
- "Gentili Signor Potter e Malfoy..."- lesse l'Auror -" Vi scrivo per spiegare la venuta di Tom alla vostra presenza. Il bambino ha espresso il desiderio di raggiungervi a Londra dopo una serie di avvenimenti che l'hanno portato a credere di potervi aiutare in ciò che sta per accadervi. Quindi vi prego di prendervi cura di lui, in quanto l'anno scorso siete stati nominati suoi padrini, per rito magico, come desiderio della matrigna di Tom."-
- Matrigna?- alitò Ron senza capire - Ma insomma chi sei?-
- Aspetta...- lo bloccò May, riprendo a leggere - "
Se vi chiedete chi sia il vostro ospite, cercate nel passato di suo padre, il Lord Oscuro. Avete di fronte l'unico figlio di Tom Marvolo Riddle in persona. Sua madre, Bellatrix Black Lestrange, lo dette alla luce ad Azkaban e in questi anni ha vissuto nel Golden Fields, nel mio castello. Vi assicuro che le sue intenzioni sono del tutto sincere e vi posso anche assicurare che non vi è alcun complotto nella sua venuta a Londra, specialmente riguardanti lei, Signor Potter. Perciò vi prego, abbiatene cura e proteggetelo dai pericoli.
Distinti saluti,
Caesar Noah Gabriel Cameron
."-
Finita la lettera, Harry aveva le mani che tremavano vistosamente.
Il figlio di Voldemort...il figlio di Voldemort...
Sette anni d'inferno, le chiacchiere, il dolore, le lacrime, i suoi genitori, Cedric, Sirius, i tanti morti, i torturati...
No, non ce la faceva. Era troppo.
- Dove vai?- lo richiamò Elettra, vedendolo afferrare la giacca come un forsennato - Harry!-
Non fece in tempo a seguirlo che si era già Smaterializzato via, pallido come una straccio.
- Cazzo!- ringhiò Draco, sentendosi tirare per il polso dal bracciale.
- Ma dov'è andato adesso?- si lagnò Ron esasperato.
- Da Sirius.- disse secca la Baley - Dray, ti conviene andare o il tuo braccio...-
Il biondo annuì iracondo, con il fumo che gli usciva letteralmente dalle orecchie. Dannazione, dannazione!
Maledetto Potter! Afferrò il mantello e si preparò ad andarsene, quando Tom, ancora aggrappato alla sua cinta, lo tirò un poco, ricordandogli la sua presenza. Malfoy, vista la sua espressione praticamente terrorizzata, dovette girarsi con fare supplichevole verso gli altri.
- Tranquillo.- gli disse Elettra sforzandosi di mantenersi calma - Me ne occupo io...- e posò lo sguardo sul bambino, sorridendogli in maniera dolce - Non hai paura che io ti mangi, vero?-
Tom guardò prima Elettra, poi fissò Draco...infine guardò di nuovo la biondina.
Doveva aver creduto alle parole della Baley perché si staccò dalla cinta del cugino e lo lasciò andare, prima che una forza nascosta gli staccasse direttamente il braccio sinistro.
- Aspettami, dove vai?- gli chiese May, seguendolo per le scale.
- A cercare Potter, no?- replicò gelido.
- Vengo con te.-
- Non ci pensare neanche mezzosangue!-
- Io devo rispondere per voi! Lo capisci o no?- sbottò la ragazza e stavolta Draco si girò verso di lei di botto, con gli occhi argentei incendiati - Adesso stammi bene a sentire! Se vuoi ficcare il naso in ciò che facciamo non mi sta bene ma per il momento non ti uccido! Però quando discuto con lui non voglio gente attorno, sono stato chiaro? E un'altra cosa!- sibilò, avvicinandosi al suo viso - Azzardati a dire a Orloff qualcosa del ragazzino e ti ammazzo nel sonno!-
La faccia contrita di May la fece apparire ai suoi occhi come una bambina sgridata.
- Che carattere impossibile...- mugugnò la ragazza, una volta rimasta sola - Vabbè...in fondo me l'avevano detto, no? Speriamo non si ficchino nei guai prima del tempo...-

A West Gold Lake intanto, alle tre di mattina e in una bella villetta dal tetto rosso sulle sponde del lago, Sirius Black e Remus Lupin avevano definitivamente detto addio al loro sonno.
Erano stati buttati giù dai letti da un fracasso bestiale, probabilmente provocato dai soliti due imbecilli che loro conoscevano bene. Usciti dalle loro stanze tutti arruffati e assonnati, scesero al pian terreno e naturalmente pescarono Harry e Draco a litigare.
- Vado a prendere del caffè.- mugugnò Remus, infilandosi in cucina.
- Ci va qualcosa di più forte.-
- Allora metto del brandy anche nella tua tazza.- frecciò il licantropo, sparendo oltre la porta.
- E allora?- sbottò Black piazzandosi fra i due - Che è successo stavolta?-
- Niente, sua maestà ha di nuovo dato di testa!- sibilò Draco, svaccandosi su una poltrona del salotto.
Sirius non capì esattamente la faccenda ma appena guardò il suo figliastro capì che stavolta era davvero qualcosa di grave. Non un comune litigio. E ci scommetteva che non era più per Hermione.
Non aveva mai visto Harry tanto pallido. Aveva quasi gli occhi verdi cerchiati, nascosti dalle lenti...e la sua cicatrice era diventata rossa come il fuoco. Stralunato, sollevò la mano per toccargli la fronte ma il moro si scostò bruscamente.
Tremava, sembrava di nuovo colto dalla crisi che l'aveva colpito la prima volta a casa di Andromeda tre giorni prima.
- E' successo ancora?- chiese Sirius, ritirando il braccio.
- E' successo di peggio.- sibilò Harry, con voce roca.
- Bhè?- l'uomo li guardò interrogativo - Che è successo si può sapere? Avete visto Rafeus e Vanessa?-
- No, il loro fratellino.- ringhiò a quel punto il bambino sopravvissuto e con una tale rabbia che Sirius stentò a credere a chi aveva davanti. Strabuzzò gli occhi, posandoli su Malfoy.
- Come prego?-
- Hanno un fratello!- sbottò ancora Harry pieno di collera, mentre rientrava Remus con due tazze in più - Hanno un fratello! Un ragazzino di dieci anni!-
- Bellatrix ha avuto un altro figlio?- si stupì Lupin - Ma com'è possibile? Era ad Azkaban dieci anni fa.-
- Infatti Tom è nato lì.- spiegò Draco.
- Tom?- Sirius alzò un sopracciglio - Si chiama Tom? E come lo sapete?-
- Ce l'hanno mandato a casa come un pacco!- ironizzò Harry acido, al limite di una crisi isterica - E sai una cosa? Non è figlio di quel deficiente di Lestrange! Bellatrix oltre che una stronza assassina era anche una miserevole...-
- Frena la lingua!- lo zittì Sirius, facendolo sedere quasi a forza - Vuoi farti venire un collasso? Spiegatemi, di chi è figlio questo bambino? E perché ve l'hanno mandato eh? Dov'è stato fino ad oggi?-
- Tom stava a Golden Fields, nel palazzo di Cameron.- rognò Draco con sospiro - E...quando Bellatrix è stata imprigionata ad Azkaban era già incinta...di...Voldemort.-
Remus, che stava sorseggiando il suo amato brandy alle albicocche, per poco non si strozzò. Sputò tutto fuori mentre Sirius credette a uno scherzo. I suoi occhi color cenere erano tanto sgranati che Draco per un attimo temette che l'attacco di cuore venisse a lui e non a Potter.
- State scherzando...- alitò Remus pulendosi la bocca.
- Ti pare che stia scherzando?- ringhiò Harry, scoppiando come una bomba a orologeria.
- Ma è...è...impossibile!- Sirius, mandato giù di fila il brandy e il caffè, cercò di riordinare le idee - No, è assurdo. È praticamente impossibile! Bellatrix...- si fece pensieroso, vista l'espressione dei due ragazzi - Ok, Bellatrix era abbastanza fanatica per fare una cosa simile ma...è praticamente assurdo! Voldemort era sposato con Lucilla e a quanto mi hanno detto era innamorato di lei! Lei era anche mezza demone. Se avesse voluto un figlio potente avrebbe dovuto pensare a farlo con sua moglie!-
- Paddy, senza offesa, ma quando capita capita...- bofonchiò Remus, con fare tranquillo.
- Certo, è capitato!- urlò Harry spaccando quasi tutti i vetri della casa con la magia - E adesso ho in casa mia il figlio di quel bastardo che ha ammazzato mio padre e mia madre! Renditi conto che sono anche il suo padrino!! E Lucilla si è sempre ben guardata dal dirci che quel maledetto essere viveva coi demoni!-
- Maledetto essere...è solo un bambino!- si schifò Draco - Ma ti senti quando parli?-
- Ehi, il ragazzino è il figlio di Voldemort!- Harry lo fissò furibondo, coi pugni serrati e le unghie piantate nel palmo - Te lo ricordi Voldemort vero?!-
Draco stavolta alzò lo sguardo verso di lui con gli occhi lampeggianti per la rabbia.
Si mise in piedi e si fronteggiarono come sempre, come due nemici. Stavolta Harry aveva esagerato, se ne resero conto Sirius e Remus quando videro l'espressione del biondo. Si, Potter era sempre stato l'unico a ignorare le insinuazioni su Draco in tutti quegli anni...e ora invece erano ritornati indietro di anni e anni.
- Ragazzi, dai.- Remus fece per separarli visto che Sirius era rimasto seduto con le palle degli occhi fuori dalle orbite - E' inutile stare qua a litigare fra voi due. La colpa non è vostra, tantomeno di Lucilla. E Harry, fattelo dire, ma la colpa non è anche di quel povero bambino.-
- Il povero bambino può anche bruciare all'inferno!-
Harry aveva detto la sua ultima parola. Scavalcò i presenti sdegnato dal fatto che non lo capissero, che dissacrassero gli anni passati a combattere il Lord Oscuro. In tanti erano morti, in tanti avevano sofferto. Per cosa?
Per niente! E ora gli dicevano di prendersi cura del figlio bastardo di quell'uomo? Mai.
Meglio morire.

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7° ***


 


Milos Morrigan attraversò l'intero West End. Alzò lo sguardo sull'orologio appeso sopra una tabaccheria e vide che erano quasi le quattro di mattina. Accidenti, era volato il tempo. Due ore e sarebbe sorto il sole.
Infilò alcune monete nel distributore automatico e dopo aver scartato il pacchetto, si mise una sigaretta in bocca.
Era l'unica cosa che in un momento simile gli potesse calmare la fame.
Dannazione, erano arrivati a cinque i mesi di astinenza e si sentiva sempre peggio.
C'era giorni in cui addirittura in lui scoppiava un'aggressività di cui aveva un terrore folle.
Sapeva che Jess aveva ragione. Lui lo invitava a nutrirsi regolarmente e non a digiunare per una questione di rimorsi.
- Ognuno si nutre di ciò di cui ha bisogno, quindi smettila di tormentarti e di fare il ragazzino!- gli aveva detto, già anni prima - Sei mezzo vampiro, non puoi farci niente. Se non ti nutri per tanto tempo, rischi di attaccare la prima persona che ti arriva a tiro e ucciderla! Non è meglio bere sangue a piccole dosi senza uccidere nessuno?-
Si, in effetti Jess aveva sempre avuto ragione...ma Milo era arrivato a un punto della sua vita in cui la vista del sangue cominciava a procurargli rimorsi che la sua parte umana non poteva più reggere.
I Diurni, a differenza dei vampiri completi, avevano quell'anima che li distingueva e li faceva disprezzare dagli altri.
Si, pensò dando un lungo tiro. Lui era per metà essere umano e sebbene quell'altra sua metà fosse quella di cacciatore, il suo cuore di recente cominciava a impedirgli di nutrirsi. Però doveva rimettersi in forze.
Harry era di nuovo in pericolo.
Si sedette su una panchina mentre un via vai di giovani londinesi infestava le strade.
Ridevano, urlavano, correvano. Ubriachi e felici. Sciocchi...non sapevano quali pericoli nascondeva la notte.
E lui quella notte era uno di quelli.
Sogghignò, vedendo una ragazza dai lunghi capelli biondi come il grano scrutarlo sorridente dall'altra parte della strada.
Poverina. Era solo una ragazza come tante, pronta a divertirsi senza impegno.
Peccato che lui non fosse stato uno come tutti gli altri.
La tizia lo raggiunse, gli tolse la sigaretta dalle labbra e la buttò via, continuando a fissarlo.
La ragazza pensò a quanto fosse bello. Non aveva mai visto un ragazzo, probabilmente sui ventisette, ventotto anni, con viso così levigato e pulito. Tantomeno con degli occhi del genere.
- Hai freddo?- sussurrò, prendendolo per mano.
Milo si alzò con un debole e blando sorriso sul volto. Freddo? Non sapeva cosa fosse.
- Sei solo?- gli chiese ancora, guardandolo attenta.
- Si.- disse a bassa voce - E tu?-
Lei annuì, avvicinandosi impercettibilmente. Dio, l'odore degli esseri umani era penetrante...talmente intenso che il Diurno per la fame sentiva le gambe tremare. Doveva contenersi, doveva frenarsi, pensava.
Ma non lo fece. Non ci riuscì. Era passato troppo tempo...
Ore dopo, Milo uscì da un condominio di periferia e alzò lo sguardo all'orizzonte.
Il sole sorgeva. Infilò gli occhiali scuri e s'incamminò lungo il marciapiede, risentendo il sapore dolce e amaro del sangue in bocca. Dio, si sentiva squarciato in due. Si sentiva il peggiore dei traditori e il più amato dei graziati.
Dopo aver fatto l'amore, affondare i denti nel collo di un'umana era sempre stata una delle cose più eccitanti che avesse mai provato. E purtroppo anche una cosa che lo stremava dentro.
Ogni volta. Ogni volta si era sentito un verme, un serpente che strisciando aveva morso la sua vittima a tradimento.
Fare l'amore con qualcuno significava abbandono, a volte una grande fiducia. Non un attacco.
E lui, mentre richiedeva fiducia, regalava solo tradimento. Il più subdolo di tutti.
Quella ragazza, di cui non ricordava già più il nome, si sarebbe sentita debole per almeno una settimana. Aveva esagerato. Dannazione...
Giunto a casa sua, a Charing Cross, Milo saltò direttamente sul balcone del terzo piano di uno stabile nuovo di zecca, tanto nessuno avrebbe potuto vederlo veloce com'era. Aprì la porta finestra e finalmente si ritrovò nel suo nido. Gettò sulla tavola della cucina le sigarette e l'accendino, poi si levò la camicia che adorava ancora di umana.
- Dove sei stato?-
Milo si girò di scatto verso il salotto, furibondo.
Con le fauci in vista e le iridi giallastre contratte, fissò al colmo della rabbia la sua vecchia conoscenza.
- Che cazzo ci fai in casa mia?- ringhiò il Diurno.
- E' questo il modo di trattarmi?- sussurrò una voce pigra nell'ombra.
- Vattene da qua!- sibilò Morrigan afferrando la corda delle tapparelle - Vattene o vedrai l'alba molto da vicino Lucian!-
Un tizio dai capelli scuri lunghi fino alla vita, raccolti in una coda annodata in nastri di seta, si fece avanti.
Ghignava, o se ghignava. Il bastardo sapeva fin troppo bene che Milo non l'avrebbe mai bruciato vivo.
- Perché tanta animosità?- chiese il vampiro di stirpe, la nobile stirpe dei Leoninus visto il tatuaggio a forma di leone alato che gli ornava il collo - Non ci vediamo da vent'anni Milos e ancora mi odi? Non dovresti.-
- L'ultima volta hai cercato di uccidermi. Cosa ti aspetti...che ti chiami papà?- frecciò Morrigan.
- Dovresti.- rispose Lucian, fratello minore di Askart Leoninus, vampiro di circa cinquecento anni - In fondo io ho tramutato tua madre in una vampira e lei mi ama per questo. L'ho sollevata da una miserabile vita mortale. L'ho resa una di noi.-
- Peccato che fosse incinta vero?- Milo si accese una sigaretta, ridendo acidamente - Il fatto di avere un figlio Diurno ti ripugna, nobile Leoninus, non è vero forse? Cosa sei venuto a fare papà?- ironizzò quindi, sedendosi su una sedia davanti a lui - Come puoi vedere non muoio di fame, sono sano e anche ben lungi dal tornare dallo zio Askart, molto più simpatico di te ti assicuro, a sentire altre stronzate sul conservatorismo di voi vampiri. Quindi, a meno che tu non sia venuto a dirmi che un male incurabile sta uccidendo te, quei santi degli zii e la mamma, ti consiglio di prendere la porta e andartene, così brucerai vivo per la strada e finalmente Londra si sarà liberata un assassino.- concluse, sorridendo angelicamente - Allora? Devi dirmi questo?-
Lucian sogghignò, poggiandosi con la schiena al muro.
- Ah, figlio...tuo zio ha ragione. Hai il senso dell'umorismo di nostro padre. Ti sarebbe piaciuto.-
- Ma io non sarei piaciuto a lui come non piaccio a te.- rispose Milo a tono - O sbaglio?-
- Ti sottovaluti. In fondo sei un principe dei Leoninus. E tutti ti temono perché tu potresti dare vita a una stirpe di vampiri immune all'acqua santa, alle croci e al sole. Tu potresti distruggere un'era e farne nascere un'altra.-
- Mi temi anche tu. Hai paura che butti te, Askart, Kronos e Gala giù dai vostri troni per caso?-
- Al diavolo, Milos non sono venuto qua per litigare!- sibilò il vampiro, avanzando quel tanto che bastava per non farsi colpire da un raggio di sole - Sono qua per parlare di una cosa importante!-
Il Diurno sogghignò, svaccandosi meglio sulla sedia. Ciccò nel portacenere, poi sorrise arrogante.
- Dio, quanto ti costa fare il carino con il tuo sporco figlio mezzo vampiro eh?-
- Sollazzati pure con gli Auror quanto ti pare ma tu sei un Leoninus!-
- E quindi che dovrei fare? Tornare al castello e farmi rompere l'anima che HO,- disse, sottolineando l'ultima sillaba con una ghignatina - perché voi dementi avete schifo del mio sangue mezzo umano? Sbagliato. Io sto bene qua. E poi hai scordato le parole di tua sorella? Non vorrai che mi allei con Gala spero...-
- Lascia perdere i miei fratelli, stupido. Si sta scatenando una guerra, lo sai?- Lucian lo fissò duramente, come se si fosse sentito impotente - Harry Potter, che tu stimi tanto, potrebbe di nuovo far giungere a un conflitto fra Auror e forze Oscure. Contro di lui non ci sono solo i Mangiamorte, per l'amor del cielo, ma anche gli Zaratrox!-
- Già lo so. Me ne hanno parlato.- Milo lo guardò interrogativo - E allora? Vieni al sodo!-
- Orloff teme che vampiri e i vecchi della Dama si alleino con i Mangiamorte. Sta scatenando i suoi cacciatori ovunque, vuole ammazzarci tutti!-
- Perfetto, gli darò un mano.-
- Smettila, non è un gioco!-
- Non sto giocando.- disse, pacato - Non m'importa nulla di voi vampiri. Se posso uccidere qualche Mangiamorte ne sarò felice e se per caso tu e Askart finirete sulla mia strada, non mi farò certo problemi ammesso e non concesso che Gala dia il suo avvallo a queste ridicole schermaglie con quelli della Dama e il Ministro.-
- Cameron potrebbe decidere di fare qualcosa.- continuò il vampiro, seccato.
- Cameron detesta il chiasso papà, ancora non l'hai capito?- sbuffò Milo - Esattamente come quell'altro...come si chiama? Ah, si. Lord Demetrius. Lasciate in pace quella gente, possibile che non capite che i demoni puri non sopportano il casino di voi formiche? Dannazione, sempre a laccare i piedi eh? Bhè, se hai finito con queste assurdità puoi anche andartene. Devo farmi una doccia e andare a lavorare.-
- Ti dico solo questo!- Lucian assottigliò gli occhi feroci, fissando quel figlio con rabbia - Ti pentirai della tua scelta. I maghi ti marchieranno! Ti temono e ti volteranno le spalle...-
- Esattamente come hai fatto tu.- s'intromise Milo.
- ...e poi useranno le loro ridicole ragioni per far scoppiare un'altra guerra contro le forze oscure! Tu sei uno di noi, non un Auror! Harry Potter morirà comunque, se non per mano nostra ma per quelle di Orloff!-
Milo stavolta alzò lo sguardo, prestandogli la dovuta attenzione.
- Cosa?- sussurrò, alzandosi lentamente.
Lucian scoccò la lingua, indietreggiando.
- Che cosa sai?- gli chiese Milo, con voce roca.
- Vieni a casa e lo saprai.-
Stavolta Morrigan sogghignò. Passò attraverso la luce e arrivato a un passo da suo padre, ghignò ancora.
- Un giorno voi dannati dovrete mettervi in testa che contro il bambino sopravvissuto non c'è niente fare. Ignoro cosa i vecchi e Galio stiano combinando. Non me ne frega un cazzo neanche di quello che fate tu, Kronos e Askart...ma Harry Potter è più forte di voi. Se volete la guerra...bhè, l'avrete. E adesso vattene!-
Dopo avergli dato le spalle, Milo accese ostinatamente la televisione deciso a ignorarlo.
Quando Lucian, ridendo fra sé, si fu smaterializzato via, il Diurno spense tutto e sospirò.
Dannazione. Vent'anni e quello riappariva così...
Squillò il telefono e si costrinse a rispondere, anche se di mala voglia.
- Si?- bofonchiò.
- Buon giorno stellina. Serata fiacca?- l'apostrofò Clay.
- No.- Milo fece una smorfia - Ho avuto un brusco risveglio.-
- Hai mangiato?-
Il Diurno rise. Nella voce di Harcourt non c'era il benché minimo avvertimento di predica.
- Si, ho mangiato.- rispose, intenerito.
- Oh, meno male...senti, taglia dal lavoro. Ci vanno Jess e Sphin. Vieni a casa mia.-
- Per fare che?- si stupì il mezzo vampiro.
- Ho Blaise steso nel mio letto. Mi sa che Harry e Draco hanno più problemi di quello che pensano.-
Milo sospirò. Addio doccia. Ci mancava anche Blaise, adesso...
Ma se non altro un Sensimago come Clay avrebbe potuto dirgli qualcosa di più su ciò che i vampiri combinavano. E poi c'era ormai da discutere la questione Orloff. Che cazzo combinava il Ministro, presto l'avrebbero scoperto.

Era l'alba quando Draco andò via da West Gold Lake per tornare a Londra.
Solo quando Malfoy sparì, Sirius poté permettersi di entrare nella vecchia camera di Harry.
Non lo trovò a letto. Ma seduto sul pavimento, contro la finestra, col capo appoggiato al vetro.
- Vacci piano con lui, Sirius.- gli aveva detto Remus neanche due minuti prima - Per lui è sempre dura. Anche se è passato tanto tempo, Voldemort e i Mangiamorte non spariranno mai dal suo passato. Ne sarà sempre condizionato e ne soffrirà fino alla fine dei suoi giorni.-
Remus aveva ragione. In effetti lui era sempre stato molto più bravo a parlare con la gente.
- Sei un idiota.- gli uscì detto.
Bravo Black, sei il degno figlio di tua madre, si disse maledicendosi.
Harry non si volse neanche a guardarlo, troppo esausto. Si era preso di nuovo a botte con Draco, aveva la parte sinistra del viso praticamente coperta di lividi e un dolore fortissimo che gli partiva da dentro.
Litigare con Draco lo stremava sempre. Gli faceva perdere la voglia di fare qualsiasi cosa specialmente perché la durezza di Malfoy derivava da una vita crudele, amara. Draco aveva ragione.
Quando lo aveva colpito, dopo che aveva detto praticamente che Tom avrebbe anche potuto morire, si era preso quel pugno in faccia, franando a terra...e il biondo, sovrastandolo, gli aveva sputato in faccia quello che pensava.
- Non sono morti solo i tuoi genitori sai, maledetto bastardo?!- aveva gridato - Ma chi cazzo ti credi di essere? Solo perché sei famoso credi di poter essere al di sopra degli altri? E che mi dici di Diggory eh? Che mi dici di Paciock? O di tutti quelli che sono stati torturati? Io dormo bene da soli quattro anni, lo sai? Fin da quando ho memoria ho sempre temuto che un fottuto serpente la notte mi trasformasse in un cadavere vivente! E tu, schifoso arrogante ipocrita, ti permetti di rompere le palle perché i tuoi sono morti? Sono morti per salvarti!- aveva gridato ancora - Quel bambino non ha colpa! È nato dalle persone sbagliate, vuoi fargliene un torto per questo? Non ha ucciso lui i tuoi genitori, non ha mai ammazzato nessuno per un ideale! Tu sei sempre stato il primo a difendere a spada tratta gli altri e ora, quando la cosa tocca te, ti tiri indietro vero?-
Gli aveva riso in faccia, colpendolo con tutto il suo disprezzo.
Si, Draco sapeva affondare bene quando voleva. Faceva male. Ma era la verità.
E anche Sirius aveva ragione a dargli dell'idiota...ma lui non ce la faceva.
Non poteva stare davanti ancora a quel bambino. Tom Riddle...quel bambino era il figlio di Voldemort.
Per quanto non avesse colpe, per quanto innocente...lui non ce la faceva. Era umano in fondo. E come conosceva il perdono, conosceva anche l'odio incontrollato.
Serrò i pugni, alzando il capo verso il soffitto.
- Odio quel ragazzino.- sussurrò.
- Odi Draco?-
Harry si volse verso di lui, senza espressione - E' diverso.-
- Perché Draco lo conosci e il bambino no?- Sirius chiuse la porta alle spalle, andando ad appoggiarsi dalla parte opposta della finestra - Ti ricordi di Lucius? Quanta gente ha ucciso o fatto uccidere?-
- E' diverso.- sibilò ancora Harry.
- No, non è vero.- Black lo guardò con crescente disapprovazione - Quel bambino, per quanto odiassi sua madre, non ha colpa di ciò che hanno fatto quei bastardi dei suoi genitori. Non è colpa sua se suo padre era un pazzo che ha immolato migliaia di innocenti in nome di una causa assurda!-
- Non me ne frega niente.-
- Non te ne frega niente?- Sirius lo guardò letteralmente scandalizzato - Dì un po'...ti piaceva quando da bambino tutti ti guardavano come se fossi stato un alieno? O ti piaceva quando ti hanno dato la colpa della morte di Cedric solo perché tu sei Harry Potter? Mi sembrava che Lucilla ti avesse insegnato a pensare con la tua testa, non a badare ai nomi...ma a quanto pare ha parlato al vento! James sarebbe morto di vergogna, Cristo.-
Harry a quel punto sogghignò, passandosi una mano fra i capelli - Non è necessario visto che è morto davanti a Voldemort, no Sirius? Te la ricordi la rabbia quando mi hai trovato in fascia nella casa bruciata? Te li ricordi i corpi senza vita dei tuoi migliori amici? Eh? Sai io invece cosa mi ricordo?- abbassò la voce, diventando quasi un sussurro - Mi ricordo delle grida di mia madre ogni volta che un incubo mi tormenta. La sento urlare...la sento morire...- i suoi occhi verdi si velarono, facendogli vedere il padrino in modo sfocato - E adesso non m'importa di cosa cazzo potrete dire tutti quanti...odierò quel bambino per il resto dei miei giorni. Sono stato chiaro?-
Cadde un lungo silenzio, frammentato solo dal ticchettio di una sveglia, dal canticchiare degli uccelli.
Si stava alzando il vento...che sollevò le tende, alzò le pagine dei libri...
Sirius scosse il capo, tornando alla porta.
- Un'ultima cosa... immagino sarai collegato a quel bambino come lo eri con Voldemort. Che cosa senti?-
Non gli giunse risposta e Black se ne andò. In fondo non si era aspettato nulla di più.
Lo conosceva fin troppo bene.
"Che cosa senti?"
Cosa sentiva...
Era strano. Si sentiva solo, vuoto. Pieno di rimorsi, pieno di dolore.
Non sapeva più dove finiva lui e dove iniziava Tom.
Sirius e tutti quanti avevano ragione. Lo sapeva. Ma non avrebbe cambiato niente.
La realtà, come la sfera dei sentimenti, era volubile al variare del battito del cuore.
Quando se ne andò, salutò appena Remus. Andò dritto al Ministero, non volendo passare per casa sua.
Una volta al Quartier Generale degli Auror, non ebbe neanche la forza di alzare il viso e trucidare gli idioti che sogghignavano, spettegolando sul fatto di May o sui suoi lividi. Tutti sapevano perfettamente che era Malfoy l'unico a poterlo conciare in quello stato.
Andò a controllare i casi che gli avevano affidato e visto che non c'era nulla per lui per il momento, tirò dritto lungo il corridoio, continuando a ignorare chi gli stava attorno. Almeno fino a quando qualcuno non gli dette una leggera pacca sulla spalla. Si voltò e vide un sorriso indulgente.
May, quando andarono a sedersi nella sala d'attesa, tornò da lui con un caffè e un muffin e gli si sedette a fianco.
L'osservò bere lentamente, poi mangiare senza fame. E sorrise ancora.
- Ci sono poche cose in grado di stupirmi sai? Però...tu e Draco siete fra queste.-
L'Aarons lo vide fare una smorfia e sorrise ancora - Lasciando perdere le vostre schede, non ho mai visto due nemici tenere tanto l'uno all'altro, lo sai Harry?-
- Perché sei qui?- le chiese, ostinandosi a ignorare le sue parole.
May alzò le spalle - Orloff mi voleva vedere. Ho lasciato Malfoy a casa. Stava andando da Harcourt. Non mi ha detto perché...c'è anche Ron con lui. E...col bambino è rimasta solo Elettra.-
Potter stavolta sogghignò, finendo il caffè. Chiese un suo amico che passava una sigaretta, se la fece accendere e dopo aver dato un lungo tiro tornò a fissare il vuoto. Era inutile, pensò. Si mise in piedi, deciso ad andarsene.
- Ci vediamo a casa May.- le disse, Smaterializzandosi.
L'Aarons rimase a fissare il punto in cui era sparito, senza apparente espressione sul volto.
Si mise poi in piedi, per andare a cercare Orloff. Stavolta avrebbe avuto in effetti un bel po' di cose da dirgli.
Auror o meno, Harry Potter era rimasto e sarebbe sempre stato il bambino sopravvissuto, il bambini alla cui vittoria e alla cui salvezza, ventidue anni prima, molti maghi avevano brindato.
Si, i guai erano tornati. La guerra era tornata.
May volse lo sguardo verso l'ala dell'Ufficio Misteri.
Si, era anche tempo di tornare a fare il proprio lavoro se voleva ottenere ciò che voleva...

Elettra Isadora Baley aveva vissuto, almeno da bambina, una vita piuttosto appartata insieme alla madre e a sua sorella maggiore Isabella che però, essendo di dodici anni più grande di lei e con un carattere combattivo e spesso anche ribelle, aveva saputo ritagliarsi i suoi spazi.
Elettra invece era stata una bambina quieta, fin dalla tenera età, molto legata alla madre più che al padre, un uomo di successo nell'alta società dei maghi. Un uomo rispettato e con un grande fiuto per gli affari.
Insomma, un vero mago in carriera, se così si poteva dire. Un uomo molto potente.
Lei era sempre vissuta nella loro casa, circondata unicamente da maghi e streghe e con il mondo esterno, quello degli "altri" come diceva suo padre con un po' di sprezzo, non aveva mai avuto nulla a che fare. Almeno fino a quando non era stata catapultata a Hogwarts. E lì aveva cominciato a conoscere un mondo un po' diverso da quello che immaginava lei, specialmente grazie ai tanti amici mezzosangue che si era fatta. Così in poco tempo aveva imparato che il mondo non era solo quello che era stato recintato per lei.
Ora però, seduta su una panchina a Lane Street alle tre di pomeriggio, capiva che c'era anche chi non aveva mai visto altro che violenze e soggetti alquanto pericolosi.
Abbassò lo sguardo, sentendosi fissata.
Tom le stava seduto a fianco e la osservava tutto attento ma quando lei gli sorrise arrossì vistosamente.
- Ti piace? Si chiama granita.- gli chiese, sempre sorridendo.
- Si.- annuì il ragazzino - Grazie per avermela comprata.-
- Ma figurati.- Elettra sorrise ancora, notando le poche efelidi che spruzzavano il naso perfetto del piccolo Tom - Dimmi, da quanto tempo non vedevi una strega normale?-
- Oh...ecco, a parte Hermione, direi che sono due anni che non vedo un essere umano.-
- E stavi bene nel Golden Fields?- indagò ancora la ragazza.
Tom annuì, restituendole un sorriso molto sereno - Si. Cioè...il palazzo dei Cameron è piano di gente pericolosa. Ci sono gagia , vampiri e demoni impuri, anche qualche gigante e un sacco di orchi. Per me non è stato facile vivere lì...ma Caesar è sempre stato molto gentile con me. È una brava persona. Anche Demetrius...solo che lui è un po' più...eccentrico.- aggiunse, picchiettandosi l'indice sulle tempie - Caesar e la mamma dicono che ha qualche problemino di troppo al cervello per un demone puro.-
Elettra sogghignò, chiedendosi che razza di gente fossero mai questi demoni puri.
Perché occuparsi di un bambino, figlio del Lord Oscuro? In fondo se n'erano sempre infischiati delle beghe fra Auror e Forse Oscure...perché aiutare Tom? Forse Lucilla aveva avuto abbastanza polso per convincere tutti quanti.
- Senti...Elettra...- il ragazzino dondolò le gambe, sospirando con aria depressa - Dici che Harry tornerà?-
La biondina si poggiò con la schiena alla panca, iniziando a ridacchiare sommessamente.
- Si,- annuì - direi di si. Anche perché se non torna andrà Draco a prenderlo a ceffoni!-
Tom rimase un po' perplesso del modo in cui la strega ridesse dello sconvolto di Potter.
- Era così arrabbiato...- sussurrò ancora malinconico - Mi spiace davvero tanto. Non volevo farlo stare male.-
- Harry è sempre stato male per questo.- la Baley gli posò una mano sulla spalla - Tu non centri niente.-
- Però mio padre...- Tom deglutì, abbassando il capo - Mio padre...-
- Sai del padre di Draco?-
Il ragazzino alzò gli occhi blu - Come?-
- Si, il padre di Draco. Tutti ora lo chiamano il figlio del Mangiamorte traditore ma quando era piccolo ti posso assicurare che Draco era servito e riverito da tutti perchè suo padre era un grande servitore e alleato del tuo. Lucius Malfoy ha ucciso delle persone, come tutti i Mangiamorte. Ma Draco invece non ha mai fatto del male a nessuno. E anche se è figlio di un Mangiamorte a me piace lo stesso. Anzi...diciamo che stravedo per Draco.- aggiunse, con un ghignetto birichino - E anche Harry. Litigano sempre perché non si sanno parlare.-
- Come scusa?-
- Si, a volte quando non sai dire a parole che tieni a una persona, cerchi altri modi per farglielo capire.- bofonchiò la ragazza, ridendo - Certo, il loro metodo è da manicomio ma ognuno ha le sue follie.- tornò a guardarlo intensamente, con aria decisa - Capito? Draco non ha mai fatto niente di male.- e gli puntò il dito naso - Tu non avrai mai neanche ucciso una mosca, quindi finiscila di guardare sempre tutti come se dovessi scuse al mondo intero. Harry sbollirà. Draco non fa una piega con te, Ron neanche anche se all'inizio era un po' spaventato. Vedi, lui è solo preoccupato per Harry... mentre per quanto riguarda Edward...mah, per lui basta che tu sappia giocare a poker.-
Tom, per un attimo, si sentì come svuotato di tutto.
Come sembrava semplice. Che strano...aveva passato così poche ore con quella ragazza e gli sembrava di volerle bene da una vita. Era stata dolce e gentile con lui, proprio come Hermione e Lucilla, indipendentemente da chi fossero i suoi genitori. Abbozzò un sorriso divertito e finì la granita, osservando i turisti per la strada.
- Tu e Harry siete fidanzati?- le chiese, cambiando discorso.
Elettra annuì, capendo che il bambino non aveva più voglia di sondare così la sua anima. Era troppo presto.
- Cioè...stiamo insieme da un pezzo.- gli disse - Ma non siamo fidanzati.-
- Lui com'è?- le chiese Tom curioso - E' vero che è forte e coraggioso come ho letto nei libri?-
- Nei tuoi libri c'è scritto che è un testardo che non si presenta a lavoro?- rognò una voce alle loro spalle.
Edward era finalmente arrivato. Salutò Elettra con un bacio, poi si appoggiò alla panca, fissando il nuovo arrivo.
- E così sei tu...- disse, scrutandolo - Però...come sempre Malfoy esagera per telefono. Sei solo un bambino. Ti ha definito come una "grana con gufo e valigia a carico", manco fossi una sua ex fiamma.-
Tom, nell'ora seguente, passò il tempo facendo amicizia con Dalton e divertendosi un matto a vedere le invenzioni umane. Quando arrivò anche Ron, sempre in ritardo di recente e non si sapeva bene perché, i quattro decisero che era ora di andare a ripescare quei due deficienti ovunque fossero andati a infilarsi.
Mentre Gigì cercava Harry con il suo particolare Radar dell'Amore, come lo definiva lei, ovvero una sorta di potere che conferiva alla fata la capacità di trovare l'oggetto dei loro pensieri, Edward si mise d'impegno per insegnare a Tom a giocare a poker.
- Non lo rovinare da subito!- si schifò Ron, attaccandosi al cartone del latte.
- La sventola dov'è?- chiese Edward, ignorandolo.
- May intendi?- il rossino alzò le spalle - E' andata via con me stamattina, ma non mi ha detto dove.-
Tom, sentendo il nome e ricordandosi di quella ragazza per un attimo volò con la testa altrove. Che strano...aveva come l'impressione di averla già vista quella strega...forse nell'Acqua della Verità di Cesar. Ma nonostante questi pensieri, continuava a trovare il viso della Aarons stranamente famigliare, senza riuscire a ravvisarne la fisionomia. Esattamente come la strana aura che emanava.
- Ho solo sentito il biondastro mandarla al diavolo coi suoi bei termini razzisti.- continuò Ron intanto.
- Ci va a nozze quando può usarli...- Dalton abbassò lo sguardo sulle carte di Tom - Cazzo, e meno male che non giochiamo a soldi! Dove l'hai tirato fuori quel full?-
- Possibile che ti fai spillare soldi anche dai ragazzini?- lo rintuzzò Gigì, svolazzandogli in testa - Stupido Corvonero!-
- Corvonero?- Tom in un attimo s'illuminò come una lampadina, lasciando perdere May e il suo viso stranamente conosciuto - Della scuola di Magia di Hogwarts vero? La mamma mi ha raccontato tutto!-
- Ah, la mamma.- Ron sbuffò, paziente - Lucilla era di Serpeverde come Draco, lo sai?-
- Si. Tu, Harry e Hermione eravate a Grifondoro, vero? Anche tu Elettra?-
- Già.- annuì la biondina - Piuttosto...forse è arrivato il momento che ci parli di Hermione, non credi?-
- Perché?- il ragazzino sbatté le sopracciglia senza capire - Cos'ha fatto Herm?-
Bella domanda, pensarono tutti. In quel momento però squillò il telefono e dovettero lasciar perdere. Appena Gigì sollevò la cornetta, la voce stizzosa di Malfoy invase tutta il salone, collegato naturalmente alla cucina. Quando ci si metteva spaventava anche Pinky, infatti il maiale se la dette a gambe nella sua cuccia al primo piano.
- Draco, ti vuoi calmare?!- sbraitò Edward, afferrando la cornetta dalle braccine della fatina di Harry e portandosela all'orecchio - Che c'è da urlare?- rognò quindi, riportando il silenzio.
Tacque. Poi sgranò appena gli occhi azzurri e Ron capì che non tirava aria buona.
In quel mentre tornò May che rimase in silenzio, arrivata sulla soglia del primo piano. Vide che erano tutti in attesa e aspetto che l'ex Corvonero finisse di parlare prima di fare domande.
- Che è successo?- chiese Weasley esasperato - E' Harry?-
- No, è Blaise.- rispose Dalton serrando le mascelle - Era Clay al telefono. Lui, Draco e Milo sono a casa sua, ci sta andando anche Harry. Ieri notte Clay ha trovato Blaise in un magazzino che stava andando a fuoco.-
- Cosa?- Elettra sgranò gli occhi, sconvolta - Ma è assurdo! Blaise non ha mai fatto niente di male!-
- Ma perché poi? Lo sanno? E come sta?- insistette Ron.
- Sta bene, ha solo qualche leggera ustione.- li rassicurò Edward, cominciando a infilarsi il giubbotto - Ma sono giorni che Blaise si sentiva tampinato, così aveva chiesto a Clay di fare un controllo senza allarmare noi altri. A quanto pare aveva visto giusto, considerato che hanno cercato di ucciderlo. Avanti, adesso andiamo!-
- E non lo sanno chi è stato?- chiese May, seguendoli per le scale.
- Due opzioni: o deve dei soldi al folletto di Everland o sono stati i Mangiamorte!- sibilò Ron, facendo passare Tom e Elettra, per poi chiudersi la porta di casa alle spalle - Non so perché abbiano voluto colpire lui ma non ci sono altri che possano avercela con Blaise per altri motivi! Si saranno vendicati per l'aiuto che ci ha dato quattro anni fa!-
- Bhè, allora sono in pericolo quasi tutti i componenti delle case del nostro anno!- frecciò Dalton, guidandolo dietro alla prima viuzza che arrivò a tiro. Poi da lì sparirono tutti, il piccolo Tom compreso che a quanto pareva sapeva fare molto di più di quanto i ragazzi avessero immaginato.

Intanto nella residenza di compagna degli Harcourt, nello Yorkshire, Draco Lucius Malfoy stava cominciando a considerare seriamente la possibilità di tornare alle vecchie pratiche del rogo.
Quale modo migliore per spedire all'inferno streghe e maghi? Il rogo. Bruciare e finire poi a bruciare di nuovo di fronte al diavolo in persona. Per lui non c'era soluzione migliore.
Andava su e giù nel salone d'ingresso, facendo il solco e facendo anche venire la tachicardia agli elfi domestici che si azzardavano ad avvicinarsi a lui solo per chiedergli se voleva un altro whisky.
Dannazione, dannazione! Avrebbe dovuto pensarci, come era potuto essere stato tanto ingenuo?
- Si può sapere che cazzo è successo?-
Si volse verso la porta. Potter era arrivato.
- Che cazzo vuoi che sia successo?- ringhiò, dimenticando per un attimo la disputa che avevano avuto poche ore prima - Blaise è stato attaccato da qualche bastardo di un Mangiamorte! Non si è ancora ripreso...ma in questi giorni ha cominciato a sentirsi osservato, così per non mettere in allarme noi ha avvisato Clay prima di uscire da Everland, ieri sera. Ecco perché non è venuto a cena da Tristan. Fortunatamente Clay l'ha raggiunto in tempo. L'ha trovato in un fottuto stabile abbandonato. Stavano per bruciarlo vivo!-
Harry serrò i denti e i palmi - E' ferito?-
Draco si bloccò, smettendo di fare il solco e lo fissò serio - Chiunque sia stato a momenti gli ha reciso le vene del polso sinistro. Ha un labbro spaccato, gli ho rimesso in sesto le tre costole rotte con una pozione ed è pieno di lividi.-
- Quanto ci vorrà prima che si riprenda?-
- Ore forse.- il biondo si lasciò andare seduto in poltrona, accedendosi un'altra sigaretta. Dette un lungo tiro e si appoggiò allo schienale, letteralmente distrutto. Praticamente non aveva dormito e Potter neanche, viste le sue occhiaie.
Comunque evitarono di guardarsi in faccia per il momento, ancora troppo presi a darsi degli idioti da soli.
Avrebbero dovuto pensare a Blaise quasi da subito...
- Voglio che venga a casa.- sussurrò Malfoy, dopo minuti interi di silenzio.
Harry annuì, senza dire altro. Anche se Draco non l'avesse chiesto, l'avrebbe portato a forza ugualmente.
Il problema ora si era fatto lo spazio. Anche Ron doveva andare da loro, senza fare storie. Idem Edward.
E stavano proprio pensando a loro quasi apparirono in mezzo all'anti salone, quasi davanti a loro.
Il primo fu Ron, poi fu il turno di Elettra e May, quindi Dalton e il piccolo Tom.
Harry, vedendolo, si sentì subito invaso da una rabbia feroce ma qualcosa tornò a colpirlo forte dentro.
Il piccolo aveva subito abbassato il viso, arrossendo e in quel momento Harry si era sentito colmo di dolore.
Possibile che avvertisse i sentimenti di quel moccioso come con quelli di suo padre?
- Allora?- saltò su Elettra - Come sta Blaise?-
Dopo che Draco ebbe di nuovo raccontato di nuovo l'accaduto, Ron rimase senza parole.
- Devono averlo seguito per un pezzo per coglierlo di sorpresa.- mormorò.
- Non è detto.- Malfoy dette un lungo tiro - Ha le nocche ridotte in uno stato pietoso e la sua bacchetta è ancora incandescente. Chiunque lo abbia attaccato dev'essere tornato a casa non conciato diversamente da lui.-
- L'edificio è andato totalmente a fuoco?- May ora sembrava la copia di Hermione, lucida e pragmatica - Se è rimasto qualche indizio io posso scovarlo.-
- Non è il caso di separarsi adesso.- disse Harry.
- Perché no?- frecciò il biondo ex Serpeverde - Magari è la volta buona che ce ne liberiamo.-
- Ti piacerebbe vero?- May esibì un ghigno degno di Malferret - Ma non accadrà mai.-
- Mai dire mai.- replicò lui acido.
- Finitela.- sbuffò lo Sfregiato - Ed, Ron...finita questa storia dovrete andare a casa Blaise, prenderete tutte le sue cose e le porterete da me. E anche voi due. Da stasera vi trasferite da noi.-
- Cosa?- gracchiò Dalton - Non siamo più a Hogwarts Harry!-
- Infatti. È quello il problema. Non siamo più insieme e non riusciamo più a difenderci.- gli ricordò il moretto - Quindi appena possibile farete i bagagli, intesi? E non voglio sentire ma che tengano!-
- Ogni giorno che passa diventi più simile a Black.- Edward sospirò, svaccandosi sul divano - D'accordo, farò i bagagli tanto mi ero rotto di stare al Paiolo. Piuttosto, Clay e Milo dove stanno?-
- Su con un Medimago.- disse Draco, facendo posto a Tom al suo fianco tanto per far incazzare meglio Potter - E voi che avete fatto invece?-
- Prima che deste i numeri e andaste a picchiarvi altrove?- ironizzò Ron con un tatto da far paura - Niente, abbiamo scongelato un surgelato, ce lo siamo mangiato. Poi Elettra e May hanno messo a nanna Tom.-
- E stamattina l'ho portato un po' in giro.- concluse la biondina, sorridendo.
- Spero non in scopa.- sfuggì a Harry, senza neanche accorgersene.
- Perché? Hai da ridire su come guido?- gli chiese la sua ragazza con tono angelico e pericoloso insieme.
- Assolutamente no.- rispose, tornando a pensare agli affari suoi. Ci mancava anche il bambino adesso!
- Come faremo per le stanze?- stava dicendo Ron - Non ci stiamo tutti?-
- Ho fatto un calcolo.- sospirò la Aarons tranquilla - Al secondo piano ci sono le camere di Elettra e Harry, quella di Draco, il bagno e quella stanza ancora vuota.-
- Quello è il mio bouduaire.- si schifò Draco, scocciato - Non ci pensare neanche a metterci le mani sopra!-
- Ma se è vuoto!-
- E allora? È roba mia lo stesso, infida mezzosangue!-
- Che palle, ma la vogliamo finire?- Edward gli prese una sigaretta, ficcandogli anche una gomitata - Possibile che non cambi mai? Fosse stata un'altra ti avrebbe già ficcato due cartelle!-
- Bhè, lei non è un'altra!- ringhiò Malfoy, stavolta con fare aggressivo.
- Non volevo dire questo.- rispose placido Dalton.
- Che cazzo volevi dire allora?-
- Sta arrivando un vampiro.-
La discussione si zittì quando la frase di Tom catalizzò l'attenzione di tutti quanti. Un vampiro?
- E come fai a sentirlo?- si stupì May incuriosita.
- A casa di Caesar ce ne sono tanti.- spiegò Tom, continuando a tenere lo sguardo basso - E ho dovuto imparare a riconoscerli. Hanno un profumo particolare di fiori...e poi portano un po' di freddo. Però è giorno...-
Manco a dirlo arrivò Milo dalla porta interna della grandi cucine. Stava discutendo a quanto pareva con la vecchia prozia di Clay. Dopo averla lasciata, si diresse dal gruppo con fare seccato.
- Che stress!- sbuffò - Ciao gente! Quel bastardo di Harcourt mi ha lasciato con sua zia che si ostina a trattarmi come un bambino di quattro anni! Oh...e il ragazzino chi è?- cinguettò, vedendo Tom.
Il piccolo mago sorrise. A quanto pareva se la cavava meglio con gli esseri non umani, pensò acido Harry fra sé.
- E' mio cugino.- gli disse Draco, stanchissimo - Tom, lui è Milos Morrigan.-
- Oh, il nipote di Askart e Gala!- disse il piccolo Riddle, tutto attento - Allora sei...-
- Si, sono lo sporco Diurno.- disse Milo, quasi orgoglioso.
- Askart non è tuo zio?- chiese Ron - E Gala chi è?-
- Sono quattro fratelli. Askart è il maggiore, Lucian, poi è nata Gala e Kronos è il più giovane.- spiegò Morrigan, osservando poi Tom stranito - Ma tu come fai a conoscerli?-
- Abitava a Cameron Manor.- gli disse Elettra - E' il figlio di Bellatrix.-
- Stavi nel Golden Fields?- Milo se ne fregava di Bellatrix, come di tutti i Mangiamorte - Ma va?-
- Si, Caesar si è preso cura di me dopo la morte dei miei genitori.- Tom sembrava più rilassato - Lui mi ha fatto conoscere Askart e Kronos ma Gala è quella che mi sta più simpatica! E tu perché non vivi con loro?-
- No, grazie.- disse, più che sicuro con un sorriso - Sono già circondato da abbastanza incivili.-
- Con incivile parleresti di me?-
Clay stava scendendo dalla sontuosa rampa di scale che portavano al piano superiore e tutti lo raggiunsero, trafelati.
Harcourt per levarseli di torno praticamente li fece entrare tutti quanti nella camera di fortuna, anche senza il permesso del guaritore che se ne andò imprecando come un dannato.
Una volta davanti al letto di Blaise, i ragazzi vennero invasi da una rabbia feroce, Draco specialmente.
Per lui, come credeva anche per Harry, era stato sufficiente capire che erano stati i Mangiamorte.
- Questa è una sfida.- sibilò, fra i denti.
- Ce l'hanno ancora con me, non farti saltare i bottoni.- lo bloccò Harry fermo.
- Allora perché non hanno pestato Weasley?- ringhiò Draco di rimando - Invece hanno massacrato Blaise!-
- Hanno deciso di falciare i traditori secondo noi.- iniziò Clay, sedendosi vicino alla finestra con aria stanca - Dunque, Jess ha raccolto un bel po' d'informazioni e da quando abbiamo visto, stanno cominciando a battere le strade per cercare chi non ha aderito alla causa quattro anni fa.-
- Come fai a saperlo?- chiese May incredula.
- Hanno ammazzato Terry Turner due ore fa.- disse Milo e di colpo tutti quanti sbiancarono.
Terry Turner, l'Isolano. L'unico Serpeverde che in vita sua non aveva mai avuto in bocca Voldemort.
Era morto.
- Com'è morto?- chiese Ron, con voce tremula.
- Sgozzato.- rispose Milo - Sul posto ci sono Tristan e Sphin. Ci diranno tutto quando arrivano e Jess neanche un'ora fa è entrato al Ministero per parlare con Orloff e Duncan. I francesi hanno già dato l'allarme e della Germania è arrivato un ordine di estradizione per una ventina di famiglie.-
- Ma va? Le cacciano dal paese eh?- sibilò Elettra sarcastica - E dove andranno? Fatemi indovinare!-
- Qua bisogna dare l'allarme e in fretta anche!- scandì Ron - Non possiamo farci invadere di Mangiamorte! Avete una vaga idea di quanta gente è in pericolo se sono andati a riprendere i vecchi schedari di Hogwarts?-
- E come facciamo?- Edward scosse il capo - Che vorresti fare? Rimettiamo Harry a fare da specchio per le allodole mentre noi ci diamo da fare a sistemarli? Posso ricordare a tutti quanti che l'ultima volta ci siamo salvati tutti quanti solo grazie a Lucilla? Eh?-
- Allora parliamo con lei!- sbottò Ron.
- Con lei?- rise Draco, fissando un'ultima volta Blaise con gli occhi vitrei - Per me è meglio parlare direttamente con chi di dovere!- e si diresse alla porta, fissato dai compagni che non capivano che diavolo stesse facendo.
- Dove vai?- gli urlarono dietro.
- Dai miei cugini!- gridò, scendendo le scale di corsa - Tom li ha visti! Stanno loro a capo di tutto!-
- Così ti ammazzeranno!-
Non ci fu verso di trattenerlo. Milo e Dalton lo seguirono, Harry invece non si mosse dalla sua postazione. Ora, purtroppo, non si sentiva in forze neanche per catturare un folletto, figurarsi sostenere una conversazione con i figli di Bellatrix Lestrange. No, decisamente per lui ci sarebbe voluto ancora del tempo.
Era strano. In quattro anni credeva di aver superato ogni cosa...invece, come spesso diceva Malfoy, le nostre sicurezze erano solo delle pie illusioni.
E Draco questo lo sapeva bene.

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8° ***


 



C'era un luogo, oltre a Grimmauld Place, dove viveva ancora un discreto numero di Black e quel luogo era evitato come la peste sia da Sirius Black, che da Andromeda Tonks. Perfino Narcissa da qualche tempo aveva deciso di metterci una pietra sopra...e questo luogo era la residenza "primaverile" della grande famiglia di purosangue più nota dopo i Lancaster in tuttala Gran Bretagna. La pomposa dimora, arredata però con finissimo gusto anche se per alcuni era sempre stata fin troppo tracotante, si trovava nel Devon, su una collina attorniata da siepi altissime.
Alcuni dicevano che fosse per intimità della famiglia, Sirius diceva che almeno quelle siepi li nascondevano alla popolazione, Narcissa e Andromeda invece sapevano bene che era una pura questione di immagine e divertimento.
Con quelle siepi, i Black avrebbero anche potuto tormentare un babbano in giardino o decapitare un elfo domestico troppo vecchio che tanto nessuno avrebbe potuto notarlo.
La matriarca della casa in quel momento era anche la sorella della madre di Sirius, ovvero la madre delle tre sorelle Black. Jocelyn Emmaline Black regnava ancora con pugno ferro e sebbene fosse sempre stata l'unica ad avere parola lì dentro, anche contro quella del suo dispotico marito troppo affezionato alle sue amanti da quattro soldi per prestare attenzione alla moglie, da anni e anni ormai viveva con una perpetua maschera di rabbia sul volto.
Un volto duro e feroce, scavato dalla collera e dallo sdegno. Il motivo?
Le sue figlie. La sua prediletta, la sua primogenita...era stata uccisa. E onta ancora più grande era stata Narcissa, la prediletta di suo marito, a portargliela via.
Di Andromeda invece non se ne parlava mai. Lei non era più una Black.
Dei nipoti poi non aveva più voluto saperne nulla quando Draco, il suo rampollo, aveva gettato tutto al vento ignorando la sua richiesta di farlo diventare unico titolare dei beni dei Black. E quello sprezzo l'aveva fatta montare su tutte le furie una volta di troppo. Prima le avevano riferito che suo nipote, in giovane età, si era sporcato con una mezzosangue...poi era anche venuta a sapere che quella mezzosangue altri non era che la nipote di Liam Hargrave, suo nemico giurato. E poi la stoccata finale. Auror. Era divenuto un Auror. Insieme a quel Potter.
L'incarnazione di ogni loro disgrazia. Non passava giorno che in quella grande casa lei non maledicesse tutti i suoi famigliari, a partire però dal bambino sopravvissuto a cui lei avrebbe brindato solo quando sarebbe stramazzato al suolo, finalmente morto.
Però da qualche tempo c'era qualcosa, o meglio, qualcuno che con la sua presenza e i suoi intenti aveva riportato in lei un po' di quel sadico e perverso buon umore che era stato un connotato specifico anche di Bellatrix.
Rafeus e Vanessa erano gli unici ormai che mantenevano alto l'onore dei Black.
Solo quando pensava a loro il suo arcigno cuore batteva d'orgoglio.
- Padrona...-
La vecchia Black si volse verso l'ingresso dove trovò un Kreacher, che Harry Potter le aveva spedito a casa quattro anni prima a suon di calci e bestemmie, molto tremolante sulla porta del salone spocchioso, colmo di arazzi antichi e preziosi. Non che quell'elfo stupido e maniacale avesse dimenticato sua sorella, pensò Jocelyn, ma se non altro era sempre un servo fedele. Si chiedeva però cos'avesse da agitarsi in quel modo.
Si alzò in piedi, aiutata da un bastone finemente elaborato in argento che a seconda dei casi in passato aveva usato sulla testa di Sirius o sugli stinchi del suo marito traditore e raggiunse la soglia. Nell'immenso corridoio d'entrata, affastellato di busti di famiglia, ritratti e statue, vide davanti alla porta d'ingresso, di lucidissimo mogano scuro, suo nipote Rafeus. Stizzita, vide che era ferito.
Il suo viso era tumefatto in più punti ma tacque, vedendo che non era solo.
C'era qualcuno con lui. Un bel giovane, notò. Con capelli castani, corti davanti e lunghi sulla nuca. Gli occhi era di uno strano colore tra l'azzurro e il verde. Indossava un mantello senza alcuno stemma però.
Probabilmente un Mangiamorte si ritrovò a pensare, almeno fino a quando non lo vide in viso. Allora arrossì, ritirandosi nel salone. Un demone! Un mezzo demone!, pensò portandosi una mano alla bocca.
Non poteva essere altro. La sua compostezza levigata non poteva essere umana!
Infatti, Jeager Crenshaw si era presentato in quel luogo pieno di umani e Mangiamorte che disprezzava solo per ritirare una cosa che gli stava molto a cuore.
Fosse stato solo per lui avrebbe sgozzato quei due idioti, ovvero Rafeus e la sua dannata sorella, senza pensarci troppo ma sfortunatamente gli servivano ai suoi scopi. Ovvero sollevare solo un po' di polvere.
Li conosceva da circa dieci mesi e doveva ammettere che ne aveva già basta.
Fondamentalmente Jeager non aveva mai amato gli umani e ancora peggio, aveva detestato i Mangiamorte con tutto il cuore perché quattro anni prima aveva rischiato di farsi coinvolgere niente meno che dalla madre di quei due bastardi con cui ora stava stringendo patti...
Ma lui aveva uno scopo...e voleva portarlo a termine a tutti i costi, quindi doveva stamparsi in faccia un fottuto sorriso e seguire Rafeus nel suo studio.
- Vedo che Zabini s'è difeso.- disse Crenshaw, una volta seduto in poltrona, lontano da orecchie indiscrete.
- Forse se l'aspettava.- disse Rafeus Rodolphus Lestrange, con voce impastata a causa del dolore atroce alla mascella - Ma l'ho sistemato comunque. Se è sopravvissuto dirà a mio cugino i nostri piani, altrimenti con la morte di Turner otterremo lo stesso effetto. E per te, amico mio, ho un bel regalo giù nelle segrete.-
- Ha opposto resistenza?- chiese il mezzo demone, sentendosi meglio al pensiero di averla finalmente fra le grinfie. Oh, quanto aveva aspettato quel momento! Quasi quattro maledetti anni!
- Era con Turner.- sibilò Rafeus, versandosi del whisky - Lei sapeva già da un pezzo che avevamo in mente, ma non me ne stupisco. In Germania l'abbiamo fatta tampinare stretta ma anche lei aveva le sue spie. Comunque mia sorella l'ha sistemata finalmente e ti giuro che non è stato facile. Non fosse stato per te, ora non avremmo catturato quella sporca mezzosangue e non avremmo ucciso neanche Turner. Però mi chiedo perché l'hai lasciata a noi.-
- Dimentichi con chi vivo io.- replicò Jeager, alzando un sopracciglio - Se quei due vengono a sapere cosa sto facendo alla loro preziosa allieva, passerò il resto della mia eternità a bruciare all'inferno. La donna non l'ho mai vista ma a quanto si dice pare che sia spaventosamente forte. E Cameron...bhè, lui ci andava a letto con la mezzosangue.-
- Però...se li sa scegliere bene gli amanti.- ghignò Lestrange, volgare - Prima mio cugino, adesso quel demone...-
- Vuoi provare?- frecciò Crenshaw - Non te lo consiglio. Quella graffia sul serio.-
- Oh oh...- Rafeus esibì un ghigno subdolo e scaltro - Ci hai provato e ti è andata male, non mi dire. Eppure hai i tuoi mezzi di persuasione. Vuoi davvero dirmi che in quattro anni che vi scontrate da mattino a sera non sei mai riuscito a scopartela? Da non credersi!-
- Io ti ho avvisato.- Jeager si mise in piedi, già stanco di quell'umano disgustoso - Allora, dov'è?-
- Non per farmi gli affari tuoi...- Rafeus lo seguì alla porta, per fargli strada nei sotterranei. Scesero lungo una scalinata umida e tetra, di pietra grezza, nascosta da una tenda magica. Lì parvero scendere per molti metri -...ma visto che abiti a Cameron Manor, mi spieghi dove vuoi portarla adesso quella sporca mezzosangue? Se Cameron se ne accorge non avrai vita facile.-
- Temi per me, amico?-
- Temo per i miei piani.- replicò Rafeus, alzando le spalle - Ti conviene non fregarmi.-
- Potrei dirti la stessa cosa, Lestrange. E comunque oltre a quella donna e a Caesar, c'è un altro demone puro al loro pari nel Golden Fields. Non abita con loro ma è altrettanto forte, te lo assicuro. Non bada mai a chi entra nel suo castello. Anzi, diciamo che non bada proprio a nulla. Se gli chiedo un favore non me lo negherà.-
- Allora vediamo di renderla innocua, ok?- soffiò Rafeus, fermando davanti a una porticina più piccola, simile a quella di una prigione. Da dentro proveniva un forte sferragliare di metallo e due voci femminili molto accorate.
Appena varcata la soglia, Jeager venne investito da un forte profumo di rose di York.
Accidenti alle umane. Lui aveva il naso delicato.
- Sorella,- Rafeus fece un ghigno perverso, accendendo le candele con un gesto della bacchetta - vedo che ti diverti.-
Crenshaw si guardò appena intorno, capendo di trovarsi in una vera e proprio camera di torture. Dannazione, pensò sconvolto. Ma erano umani o demoni quelli? Sembrava la stanza presente a Cameron Manor. E Caesar non la usava da almeno sei secoli, essendo per principio contro la violenza.
Stravolto, senza darlo a vedere, posò poi lo sguardo sulle due donne davanti a loro.
Una trasudava sensualità e perfidia, l'altra collera e un orgoglio accecante.
Quale delle due fosse più bella però lui non sapeva dirlo. In fondo, per quanto la odiasse, non era mai stato immune agli occhi dorati della mezzosangue. Era intoccabile, anche se coperta di ferite.
E quegli occhi ora lo fissavano tanto da trapassarlo...ma lui la ignorò, facendo uno sforzo. Portò l'attenzione su Vanessa Giselle Lestrange, quella che risaltava di più a prima vista.
Abbigliata in un pesante abito di raso color sangue, la sua scollatura era tanto bassa che il suo seno candido sarebbe stato una tentazione anche per un vampiro più che sazio. Ai polsi, al collo e alle orecchie portava una massa spropositata di gioielli che s'illuminavano a ogni bagliore delle candele.
La bocca umida e carnosa si piegò in un lento e sensuale sorriso, quando li notò sulla soglia.
- Rafeus.- salutò, con un delicato battere di ciglia - E Jeager. Che piacere rivederti...-
- Il piacere è tutto mio, Vanessa.- replicò Crenshaw, abbassando finalmente il capo sulla donna che stava seduta a terra, avvolta nel suo mantello bianco stracciato, coperta di graffi in viso, quasi la Lestrange avesse voluto deturparla.
Ammetteva che vederla ridotta in quello stato lo faceva diventare folle di rabbia.
La sua nemica...la sua nemica di sempre, umiliata in quel modo.
- Hargrave.- disse quindi, facendole un cenno - Vedo che stai bene.-
La ragazza non rispose, si limitò a continuare a fissarlo, disgustata. Lo disprezzava, Jeager se ne reso conto in quel momento. L'avevano catturata in tre, con l'inganno. Da solo non ce l'avrebbe fatta. E lei ora glielo rinfacciava.
Quel suo sguardo colmo di disprezzo lo stava facendo impazzire.
Lei l'aveva sempre fatto impazzire di invidia. Hermione Jane Hargrave, l'Auror e la Zaratrox che aveva saputo sconfiggerlo. Un'umana. Una mezzosangue! La sua nemica dagli occhi dorati e dall'anima fiera come quella di un leone. Lei e la sua forza, lei e i suoi poteri superiori ai suoi. La sua conoscenza. Lei era sempre stata la più forte.
Lei era stata accolta da Caesar, lei era sua allieva. Sempre e solo lei.
- Complimenti.- gli disse solo, indifferente.
- Cosa pensavi?- le chiese Vanessa, afferrandola per i capelli ricci e dorati - Che avremmo commesso sempre lo stesso errore, sporca e schifosa mezzosangue?- godette nel vedere la sua smorfia di dolore e la rigettò a terra, sferrandole un calcio nello stomaco - Ti sei beffata di noi per anni ma adesso è arrivata l'ora di finirla!-
- Le hai spezzato la bacchetta?- chiese Rafeus.
- Si.- la sorella annuì, sorridendo voluttuosa - Le ho portato via anche gli altri gioielli. Quel bracciale col sangue di Cameron, la Giratempo, quella perla nera e anche questo.- e dicendolo lanciò ai due ragazzi un anello d'argento. Un serpente arrotolato su se stesso troneggiava sulla fedina. Dentro c'erano due iniziali. D. M.
- Ma tu guarda...- Rafeus sogghignò acidamente, sedendosi su uno sgabello logoro - Si, devo ammettere che sei sempre stata furba, dico bene Hermione Hargrave? A proposito, che ti ha fatto quello sporco babbano di tuo padre per convincere una come te a cambiare cognome? Comunque, mio cugino a buon gusto, devo ammetterlo.-
- Neanche tu scherzi.- replicò lei, serafica.
Vanessa, nel rapido giro di un secondo, divenne praticamente l'essenza della collera probabilmente a causa dell'allusione della loro prigioniera . Jeager non aveva mai visto una cosa del genere e quasi scattò indietro quando la Lestrange usando la magia levò Hermione in aria e questa venne subito legata in mille catene che partirono da ogni punto della cella, sferragliando in un'eco continuo. Poi venne rudemente sbattuta su una specie di altare di pietra e da lì non riuscì più a muoversi.
- Com'è che è così docile?- chiese il mezzo demone.
- Formula tratta dal grimario di Lumia Lancaster, serve a bloccare i poteri di un Auror per all'incirca tre ore e sta quasi scadendo il tempo.- ghignò Rafeus, in piedi accanto alla prigioniera - Abbiamo recuperato un po' di vecchi testi in questo lungo esilio in Germania e io e Vanessa ci divertiamo parecchio a usarli, dico bene Hermione?- e le serrò la mano al collo, facendola agitare - Sai una cosa dolcezza? Non fossi così dannatamente testarda com'è stato Blaise ieri notte, forse adesso non saresti condannata a morire.-
- Calma, non spetta a voi ucciderla!- sbottò Jeager.
- Vai al diavolo Crenshaw!- sibilò Hermione, faticando a respirare - Qualsiasi cosa tu gli abbia promesso, sappi che ti stanno solo usando per vendicarsi di Harry Potter! Ti sei venduto come un burattino! Ti sei venduto ai Mangiamorte!-
- Per avere te?- replicò il demone con un sorriso gelido - Questo e altro.-
- Verrà il giorno che ti ucciderò, te lo giuro!- Hermione lo fissava con gli occhi incendiati.
- Verrà il giorno che ognuno di noi morirà, tesoro.- rispose lui sarcastico - Ma per te sarà diverso. Sarò io stesso a spezzare ogni tua magia e a spedirti al creatore.-
- Ci sei quasi sorella?- borbottò nel frattempo Rafeus - La nostra ospite sta per riacquistare i suoi temuti poteri.-
- Un minuto.- Vanessa Lestrange stava facendo qualcosa, qualcosa che Hermione non riconosceva.
Mescolava pozioni con ingredienti che conosceva alla perfezione ormai...ma non capiva in cosa sarebbero conclusi.
Alla fine, dopo aver gettato probabilmente il cuore di una colomba dentro a una grossa boccetta col collo lungo, aver mescolato e aver rigettato via il cuore, Vanessa si volse...e quel suo ghigno la fece davvero sentire male.
- Morirai Hermione Hargrave,- le disse la Lestrange - ma non oggi. Né domani. Si, morirai ma fra molti anni. Vivrai da morta. Diventerai fredda, diventerai marmo. Tutti toccandoti ti crederanno morta. Né fiato, né battito del cuore dimostreranno che sei viva. Né forza, né magia. Né lacrime. Vivrai chiusa in un corpo senza vita, con un'anima che non potrà mai uscirvi. E morirai...si, perché tu morirai, guardando da uno specchio i tuoi amici soccombere al nostro potere.- le sibilò a un dito dalla bocca.
Poi Hermione, gridando, fu bloccata. E iniziò la fine.
Tre paia di mani la tennero stretta per i polsi e per le gambe, poi Vanessa si piegò di più sulla sua bocca, con la boccetta fra le mani, tenendole aperte le labbra con notevole difficoltà, visto che continuava a lottare strenuamente.
- Sta ferma, maledetta!- le ringhiò la Lestrange, mollandole un ceffone che le ruppe il labbro inferiore.
In effetti non erano mai state in rapporti idilliaci, questo lo sapevano tutti in Germania. La loro era un'amicizia, se così si poteva dire, di vecchia data. Nemiche in tutto, diverse dall'anima in fuori. E cosa fondamentale...quella mezzosangue, per Vanessa, aveva aiutato Harry a uccidere sua madre, aveva sedotto suo cugino...e combattuto contro Lord Voldemort, quello che i due fratelli Lestrange consideravano un vero dio.
In quel mentre, proprio mentre il gelo dell'orrore e dell'angoscia la colpivano, Hermione vagò con l'ultimo brandello di magia che le restava fino all'unica persona che avrebbe potuto aiutarla. Un grido. Un grido unico nella sua testa, giunse dove doveva arrivare. A Cameron Manor.
Crudele il destino, quando la prima goccia del Veleno della Mela di Biancaneve, così lo chiamavano i maghi oscuri, stava per scivolarle in gola sotto il sorriso di trionfo di quei tre torturatori, si sentì un rumore fuori dalla porta della cella. Jeager le teneva le braccia sopra alla testa e dovette restare con lei, anche Vanessa.
Così Rafeus, imprecando perché vedere agonizzare la gente era una delle cose che lo eccitava di più, raggiunse la porticina dove tutti sentirono la voce strascicata di Kreacher.
- Signore...- bofonchiò - Padrone...c'è suo cugino che l'attende signore. È arrabbiato signore. Davvero molto signore.-
- Mio cugino?- Rafeus sgranò lo sguardo, voltandosi come un idiota verso Vanessa - Dannazione, è Draco!-
Quel nome fu come l'ultima speranza arrivata quando ormai aveva gettato la spugna. Come l'ultima mano a cui aggrapparsi. Una mano tesa.
E Hermione, disperata, provò per l'ultima volta. Il viso di quel Serpeverde, di quel vecchio sentimento, di quella fiamma spenta, le tornò alla mente mentre con tutta l'anima raccoglieva la voce e le forze per arrivare fino a lui.
- DRACOOOOOOO!!!!!!-
Ma poi, purtroppo, fu solo silenzio. Indifesa, privata della magia, Hermione Jane Hargrave perse l'alito di vita che distingueva gli esseri umani dalle bambole quando quell'ignobile veleno le scese in gola, invadendola con una forza violatrice implacabile. E fu come morire davvero. Sentì la vita scivolarle via dalle dita...
I suoi occhi dorati si fecero vissi, morti...mentre dalle sue labbra ancora usciva quell'ultimo nome, ormai perso nell'aria delle celle dei Black. Dopo di che Jeager Crenshaw la prese in braccio e la portò via, senza lasciare più nulla di lei.

Draco Malfoy intanto sentì un brivido lungo la schiena.
Di scatto si girò verso l'interno della casa dei Black, scostando rabbioso sua nonna che gli arrancava dietro menando il bastone in aria. Quella voce...pensò col cuore in gola. Quella voce...
Qualcuno aveva gridato il suo nome. Quella voce...la voce di Hermione. Non se l'era sognata!
Scostò la vecchia di scatto, quasi spedendola seduta in poltrona e subito dopo imboccò il lungo corridoio, andando nell'unico posto dove un Black avrebbe potuto tenere un prigioniero.
Passata la stessa tenda che aveva condotto Crenshaw nelle segrete, Draco volò giù lungo la scalinata ma una volta all'ingresso delle celle, in quel buio e angusto corridoio umido e puzzolente, si fermò.
- Draco, non ci posso credere!-
Rimase immobile anche quando la meravigliosa strega vestita di rosso come una vera nobildonna gli si buttò fra le braccia, stringendolo forte. Vanessa non era cambiata, pensò amaro.
- Vanessa,- bofonchiò frettoloso - falla finita perché...-
- Perché cosa?- Lei si fece indietro, sbattendo le lunghe ciglia con atteggiamento più che studiato. Si sporse e gli sfiorò la bocca con un bacio ben calibrato, né troppo superficiale né troppo intimo e benché sapesse che suo cugino era sempre stato uno di gusti difficili, faticò a non arrossire di rabbia quando lo vide ritrarsi decisamente infastidito.
Che aveva lei in meno di quella mezzosangue schifosa?, si chiese serrando i denti. Fece comunque buon viso a cattivo gioco. Era rimasta sola dopo aver mandato via Rafeus, ancora pesto dalla disputa con Blaise ed era più che decisa a parlare con quel suo testardo cugino una volta per tutte. Con le buone o con le cattive.
- Cosa fai qua sotto?- gli chiese, prendendolo a braccetto e cercando di trascinarlo via - Vuoi qualcosa da bere? Oh!- si strinse di più al suo braccio, premendo civettuolamente il seno contro di lui - Da quante estati non ci vediamo eh? L'ultima volta che ti ho visto avevamo tutti e due sedici anni se non sbaglio...e ci siamo divertiti un sacco, ricordi?- aggiunse, maliziosa - Sono contenta che sei venuto, devi raccontarmi tutto di te!-
- Vanessa.- la bloccò - Per cortesia. Non fare finta di niente.-
- Finta di niente?- fece, sempre con maggior enfasi - Non capisco di cosa parli.-
- Ho sentito gridare qualcuno qua sotto.- le disse, dandole le spalle e cominciando a cercare ovunque, usando la bacchetta per fare luce - E se non ti dispiace smetterla con questa farsa, sono qua per parlare di Blaise. Quindi ti conviene far venire fuori quel bastardo di tuo fratello. Subito.- ordinò poi, imprecando perché in quelle celle non c'era nessuno. Eppure lui aveva sentito una voce! Aveva sentito Hermione! Ne era sicuro!
La Lestrange, così simile a sua madre, incrociò le braccia con fare altezzoso.
Era livida di collera ma sapeva trattenersi alla perfezione.
- Sembra che tu stia cercando qualcuno.-
- Non ti si addice questo candore, lasciamelo dire.- ironizzò gelido, facendola arrossire vagamente - So cos'avete in mente di fare. So anche che siete stati voi a pestare Blaise e a uccidere Terry Turner.-
- Cosa?- Vanessa sogghignò, con gli occhi neri che brillavano come per confermare ogni cosa - Draco, sinceramente non so di cosa tu stia parlando. E mi pare così strano che qualcuno sia stato tanto vendicativo con Blaise...forse, si...forse volevano colpire solo te, non credi?-
Maledetta pazza...
- Forse, visto il tuo tradimento hanno pensato di fartela pagare in qualche modo.- continuò Vanessa con vocetta fintamente amichevole e premurosa - In fondo tu ami Blaise come un fratello. Dev'essere terribile, vero Draco? È terribile non sapere mai quando attaccheranno i tuoi amici e tutti i tuoi cari. Vivere nell'angoscia...-
Bugiarda infame. Maledetta vipera...
Draco la fissava furibondo. Quella dannata praticamente gli stava dicendo esattamente ciò che stavano meditando.
Vendetta. Quei due volevano vendetta per la morte di Bellatrix, per il tradimento di suo padre e sua madre.
Istintivamente le avrebbe messo le mani al collo per strozzarla seduta stante, memore del viso pallido di Blaise e di quei tagli che gli avevano procurato sul polso...quando qualcosa di luminoso attirò di più la sua attenzione.
Vanessa, ancora a braccia incrociate e con le mani curate ben in vista, portava fra i vari anelli di famiglia e i più costosi esempi modaioli del mercato londinese, qualcosa che Draco non vedeva da molti anni.
Il suo cuore perse quasi un battito quando vide il suo anello...l'anello di Hermione...quello che le aveva regalato.
L'anello col serpente che le aveva donato a Hogwarts, in un giorno come tanti, quando ancora non si credeva in grado di amare, quando ancora Hermione per lui era stata tutto.
Si sentì tremare le ginocchia e i suoi occhi argentati si contrassero, avvertendo continui brividi per tutto il corpo.
- Dammelo.- sussurrò roco.
Vanessa corrucciò la fronte, senza capire realmente stavolta. Poi abbassò lo sguardo e si sentì persa.
Dannazione. L'anello della Hargrave! Se l'era messa al dito senza pensarci!
- Dammelo.- le ripeté con tono molto più calmo di prima, ma infinitamente più pericoloso.
La strega tacque, serrando ancora i palmi poi con rabbia se lo tolse dal dito indice, scagliandoglielo addosso.
- Ma si, riprenditelo! Tanto su di lei non faceva neanche un degno effetto!-
Nel rapido giro di un secondo Vanessa si ritrovò schiacciata al muro, con Malfoy che quasi le spezzava le braccia. La strega, che in vita sua aveva dovuto affrontare di tutto e con sprezzo e arroganza aveva sempre piegato tutti, stavolta deglutì, cominciando a sentirsi sull'orlo di un precipizio. Non l'aveva mai visto in quello stato...
Non aveva mai visto quegli occhi...sembrava uno spiritato...
- Adesso stammi a sentire.- le sibilò a un dito dalla faccia - E dillo anche a tuo fratello. Se provate a mettere ancora i vostri miserevoli artigli su Blaise io vi ammazzo. Provate a rompere le palle a mia madre e vi ammazzo. Date fastidio a Potter e ai miei amici e passerete le pene dell'inferno, su questo potrai metterci la mano sul fuoco. Com'è morta Bellatrix e quel bastardo di Voldemort, uccideremo anche voi due! Non importa quanti siate, quanti demoni abbiate o quanta magia oscura abbiate a disposizione, capito Vanessa?- la strinse di più, strappandole un gemito rabbioso - E un'ultima cosa: non so come l'anello sia finito qua...ma ti posso giurare che se la ritrovo con un solo graffio, ti sbuccerò la faccia come una mela e passerò il resto della mia vita a fartela pagare, sono stato chiaro?
Non gli giunse risposta. E non ce ne fu bisogno.
Umiliarla in quel modo era stato più che sufficiente come avvertimento. Col suo anello al dito se ne andò da quella casa immonda, conscio di avere puntati nelle spalle due paio d'occhi minacciosi che non gli avrebbero fatto passare liscia quella piazzata ma a lui non importava più.
Una volta fuori da lì trovò Edward ad aspettarlo, con Milo formato pipistrello che si arrampicava allegro sulla sua schiena. Vedendo la sua faccia, Dalton preferì non fare subito domande, così nel silenzio totale tornare a casa di Clay dove le acque ora erano un po' più tranquille.

Il piccolo Tom scese dalla grande finestra del salone della casa degli Harcourt con un gufo bruno sul braccio.
Portava una lettera per lui vergata con la elegante calligrafia di Caesar e ne fu subito contento. Peccato che non avesse notato che Harry, scendendo dalle scale per andare in cucina, lo stava osservando attentamente.
Quando se ne accorse, il ragazzino arrossì di nuovo e la testa di Potter subì un'altra fitta dolorosa.
Accidenti a quel rimorso!, pensò l'Auror tenendosi le tempie dolente. Se fossero andati avanti così nel giro di un mese sarebbero finiti tutti e due al manicomio.
- E' una lettera di Caesar!- gli disse subito il bimbo con tono accorato - Mi scrive solo lui.-
Forse stava cercando di dirgli che non aveva contatti coi Mangiamorte, pensò Potter. Mah...
- Appena Blaise starà meglio andremo a casa.- bofonchiò, cacciandosi le mani in tasca - Noi lavoriamo tutti quanti, quindi a seconda dei turni dovrai passare del tempo da solo. Elettra fra qualche settimana ricomincia gli allenamenti e anche Blaise deve tornare a lavoro.-
Tom annuì, compito - Non farò disastri in casa e grazie per ospitarmi.-
- A quanto pare non avevamo altra scelta.- sibilò Harry, non riuscendo a frenarsi. Vedendo la faccia del ragazzino si sentì un verme, cominciando a chiedersi se c'era qualcosa di cui andare fieri nel maltrattare un bimbo così piccolo. Gli sembrava quasi di essere tornato indietro nel tempo, quando i Dursley maltrattavano lui.
Neanche Tom aveva dei genitori, si disse, guardandolo attentamente.
Ecco perché sentiva la sua solitudine. Ecco perché si sentiva pieno di rimorsi.
Sospirò, passandosi una mano fra i capelli.
- Senti...poi dovremo mettere a posto la tua stanza.- gli disse, imbronciato - Se hai qualcosa di tuo fattelo spedire da quel demone, altrimenti andremo a fare compere da domani.-
Tom, colto di sorpresa da quella gentilezza, s'impappinò leggermente - Ecco...la mamma ha detto di usare il suo conto per le mie spese.-
- Allora passeremo alla Gringott.- Harry si sporse da una finestra, vedendo che Draco e gli altri tornavano. Bene, chissà che era capitato quella volta, accidenti, c'era sempre un casino di troppo. Dalla faccia di Malferret poi, non doveva essere stata un visita di cortesia.
Mezz'ora dopo stava ancora imprecando come un forsennato, facendo drizzare tutti i capelli alla vecchia zia di Clay, svegliando Blaise che era ancora un po' malconcio e strapazzando i più deboli psicologicamente.
- Quindi sono quei due.- disse Ron, senza essere troppo stupito - C'era da scommetterci...-
- Già fatto.- sentenziò Edward.
- Vogliamo calmarci un secondo?- sbuffò Clay - Ok, sappiamo chi abbiamo davanti ma non sappiamo in quanti realmente siano. Una volta eravamo a Hogwarts, in un luogo chiuso e protetto che voi conoscevate come le vostre tasche, ora è più difficile quindi finché non avremo messo a punto uno strategia, dovremo starcene tutti in casa. Tristan ha già parlato con Duncan mentre eravate fuori. Lui non ha niente in contrario ma Orloff vorrà delle spiegazioni.-
- Si fotta Orloff.- ringhiò Draco, rabbioso.
- Con tutto il rispetto ma è il Ministro della Magia!- sentenziò May, guardandolo storto - E poi tendo a ricordarti che quattro anni fa avete rischiato tutti di morire. Come pretendete di fare questa volta?-
- Qualcosa ci verrà in mente.- bofonchiò Harry - Ma devo sapere quanti sono.-
- Tom...- Elettra guardò il ragazzino, colpita da un particolare - Non hai detto di avere visto i tuoi fratellastri nello specchio di Cameron? Non potresti guardarci ancora?-
Il ragazzino fece una smorfia - Caesar non vuole. Solo un demone puro può guardare in quello specchio. È come uno specchio delle brame...ma è più forte di quello dei maghi. A momenti ci restavo risucchiato dentro.-
- Ecco, sarebbe il massimo.- fischiò Edward - E allora? Che si fa?-
- In quanti sono in gioco?- bofonchiò Milo pensoso - Dunque, non sappiamo se i vampiri parteciperanno, non sappiano cosa combinano quelli della Dama, non sappiamo quanti Mangiamorte abbiamo fra i piedi, né se gli Zaratrox centrano veramente. Oh, gente non sappiamo un cazzo...-
- Tanto per cambiare no?!- sbraitò una voce dalla porta.
Tutto il gruppo si voltò per vedere Tristan Mckay apparire sulla soglia.
- Ciao Mc!- ironizzò Harry - Sei qua per aggiungere guai?-
- Si. Decisamente.- sibilò sarcastico - Sono appena stato con Sphin dov'è stato ucciso Turner. Sono stati i Mangiamorte senza dubbio. Hanno lasciato il marchio di quello schifoso di Voldemort il bella vista. È proprio una dichiarazione di guerra...- ma si bloccò, vedendo le facce dei ragazzi. Che aveva detto?
Notò anche che c'era qualcuno in più. Chi era il ragazzino?
- Tristan...- visto che Harry non parlava, fu Ron a farlo con un sorriso forzato - Ecco, ti presento Tom.-
Mckay fece spallucce. E allora?
- E' lui il fidanzato di Lucilla vero?- sussurrò il piccolo, guardando Elettra.
- Lucilla?- Tristan aveva subito rizzato le orecchie - Come conosci Lucilla?-
- Bhè, tanto vale dirglielo no?- sbuffò Clay spavaldo - Mc, ti presentiamo il tuo figliastro.-
Un'ora dopo, con una pesante dose di whisky e anche un bel sedativo, Tristan riuscì a mandare giù il fatto di trovarsi davanti al figlio di Voldemort, l'uomo che gli aveva strappato Lucilla e il fatto che, visti i suoi rapporti con la Lancaster che era la sua matrigna, lui era diventato una specie di patrigno nel rapido giro di cinque minuti.
Fu una batosta decisamente parecchio forte, considerato che quell'unica che aveva visto Tom Riddle, a cui suo figlio somigliava moltissimo, c'era mancato poco che si ammazzassero tutti e due, anche con Silente nella stanza.
- Ma com'è potuta succedere una cosa del genere?- alitò, continuando a guardare il piccolo Tom.
- Cosa?- frecciò Clay che si divertiva sempre a fargli dare i numeri - Com'è nato o com'è che sei il suo quasi patrigno?-
- Dai Harcourt!- Milo versò altro whisky al suo amicone del cuore, cercando di fargli riprendere un po' d'aria - Su Tri... non casca mica il cielo! E poi se Lucilla non ci ha mai detto niente di lui avrà avuto i suoi buoni motivi.-
- Certo, forse voleva evitare che uccidessi qualcuno a diciassette anni.- frecciò Harry, neanche a voce tanto bassa.
- Tappati la bocca Sfregiato.- rognò Draco - E' inutile stare qua adesso a menarla col marmocchio. Ce l'hanno mandato e ce lo teniamo. Anzi, meglio ancora che stia con noi visto che Vanessa e Rafeus non sanno neanche della sua esistenza, altrimenti verrebbero subito a riprenderselo!-
- Assicurato.- ghignò Clay amaro - Il figlio di Lord Voldemort in giro...i Mangiamorte ci ballerebbero sopra!-
- Vogliamo lasciare quei maledetti fuori da questa storia?- sbuffò Elettra - Per il momento dobbiamo tenere al sicuro Harry e Tom, dobbiamo rimettere Blaise in sesto e trovare il modo di proteggere tutti quelli che quattro anni fa sono stati a Hogwarts e hanno combattuto con noi. Quindi...vabbè, a parte la settima classe delle quattro case...c'ero solo io del quarto anno, Ginny del sesto ma lei è già al sicuro. E poi...direi di avvisare Luna Lovegood.-
- E per gli altri che facciamo?- bofonchiò Ron - Mandiamo lettere a ognuno dei nostri compagni?-
- Vedi altre soluzioni?- sibilò Harry seccato.
- Tanto tempo un giorno e questa storia sarà di nuovo di dominio pubblico. Vi ricordate cos'è successo quando è morto Cedric Diggory?- disse Tristan con fare calmo - Harry è stato messo alla berlina con Silente ma poi tutti ci hanno creduto, alla vista dei fatti. Stavolta avremo di nuovo tutta la popolazione schierata col bambino sopravvissuto.-
- Richiamiamo il vecchio gruppo?- propose Milo - Rimettiamo in piedi l'Ordine della Fenice.-
- Non basta.- Tristan sospirò, sorseggiando l'ultimo goccio di liquore - Cavolo, stavolta la questione è più grande, quindi dovremmo darci tutti quanti una mossa. Prima cosa...e lo so che ti fa schifo Milo ma devi farlo lo stesso. Dovresti tornare a casa dei tuoi...e capire che hanno in mente di fare i vampiri.-
- L'ho già visto stamattina.-
Clay e Tristan allargarono gli occhi - Chi hai visto scusa?-
- Mio padre. È venuto, ha rotto, ha minacciato, ha traccheggiato e poi se n'è andato. Secondo lui è Orloff che vuole scatenare la guerra. Dice che userà il conflitto fra Auror e Mangiamorte per buttarsi poi contro quelli della Dama Nera e i vampiri.-
- Orloff non farebbe mai una cosa simile!- sbottò May seccata - E' una cosa assurda!-
- Non meno degli Zaratrox che ritornano per mettere a posto le vaccate che i maghi stanno combinando.- le disse Draco acidamente - Visto che fai il cane da riporto, tesoro, perché non chiedi al tuo capo che ha in mente eh?-
- Orloff non ha niente in mente, possibile che tu sia così fissato?- replicò lei.
- E allora perché ti ha mandato a spiarci?-
May allargò la bocca, sdegnata - Ti ho già detto che non sono qua per spiare, ficcatelo in questa bionda e vuota! Mi sa che sei tu che hai la coda di paglia!-
- Per l'amor di Dio, volete smetterla?- s'intromise Elettra - Basta, non serve litigare!-
- Infatti, qua mi serve tutto il vecchio gruppo!- scandì Harry mettendosi in piedi - Mi serve Hagrid, Kingsley, Ninfadora, Lux, Remus e Sirius! Darei un braccio per poter parlare con Lucilla accidenti!-
- E non meno importante qua ci serve Hermione.- sussurrò Ron, fissandolo attento - O sbaglio?-
- No, per niente.- Potter annuì almeno fino a quando Draco non cominciò a levarsi un guanto. Dopo un attimo prese al volo ciò che Malfoy gli lanciò. Nel palmo ora aveva un anello d'argento, con un serpente. Gli era famigliare.
- Non è tuo questo?- chiese pacato.
Malfoy annuì, tetro - Si. A marzo di quasi cinque anni fa lo regalai a lei. E sai dove l'ho preso?-
I ragazzi sgranarono gli occhi, capendo al volo.
- Era nella casa dei Black?- saltò su Ron - Allora Hermione era lì!-
- No, ho guardato ovunque. Lei non c'era. Ma se c'era il mio anello allora è stata là.-
- Parlate della vostra amica Granger?- chiese May - Se è tornata in Gran Bretagna io posso saperlo nel giro di due ore. Vado al Ministero, ho il permesso per controllare i vostri fascicoli. Nessuno lo noterà se controllo anche quelli di questa ragazza.-
- Attenta mezzosangue, così finirai per violare il tuo bel codice di comportamento!- ironizzò Draco, già abbastanza nervoso per conto suo. May però si limitò a scoccargli un'occhiata in cagnesco, quindi sparì senza più degnarlo di uno sguardo, praticamente mandandolo al diavolo.
- Dalle fiato, ce la sta mettendo tutta per darci una mano.- disse Ron indulgente.
- Io di quella mi fido poco.- continuò il biondo serpente - Da una che arriva da Orloff mi aspetto questo e altro.-
- Ma tu guarda...- ridacchiò Edward, dando il gomito a Harry - Cosa dicevamo noi tempo fa? Ah si, "Da un Malfoy ci si può aspettare di tutto. Lasciate che la serpe colpisca !" Ti ricordi Dray?-
- Sta zitto Dalton, fammi il favore!- ringhiò il biondo mentre gli altri se la ridevano - Come sta Blaise piuttosto?-
- Le costole e il polso sono tornati a posto. Una settimana e sarà come nuovo.- disse Clay - Per qualche giorno dovrà andarci piano e assolutamente non deve lavorare.-
- Se lo scorda di tornare a Everland.- disse Elettra seria - Siamo tutti nei guai!-
- Ok, quindi adesso andiamo tutti a casa eh?- propose Tristan - Mentre May vi cerca i registri e le informazioni su Hermione, voi cominciate a contattare i vostri vecchi compagni, ma evitate quelli di Serpeverde.-
- Cosa?- Ron parve impallidire - Ma non tutti erano coinvolti!-
- Si, l'unico che non era coinvolto ha tirato le cuoia!- frecciò Milo - Chi hai in mente?-
- Ecco...- il rossino parve in imbarazzo - Non so...magari la ex ragazza di Blaise...gente del genere...-
- La Caige dici? La cacciatrice?- Elettra fece mente locale - Si, forse lei la posso rintracciare io.-
- E tutti gli altri? Qua bisogna fare una specie di rimpatriata del nostro anno.- disse scettico Harry, quando Edward guardò il calendario e s'illuminò tutto - Forse non ce ne sarà bisogno! L'hanno scorso non è stato l'anno dei fratelli di Ron a festeggiare a Hogwarts?-
- Ma si, è vero!- Weasley annuì, ricordandosi di colpo - Fred e George sono andati al ritrovo del loro anno! Silente ci tiene tanto a queste cose che ogni anno chiede la riunione delle classe proprio a Hogwarts! Quindi troveremo tutti i ragazzi lì!-
- Certo, sperando non li facciano secchi tutti prima.- sibilò Draco ironico.
- Mi sa che stasera ci sarà parecchio da scrivere.- si lagnò Elettra - Vabbè, l'importante è avvisare tutti quanti. Comunque se fossi in voi io contatterei anche Lucilla, poi fate come vi pare.-
- In effetti la mamma aveva detto di avvisarla se c'erano problemi...- borbottò Tom pensoso.
Tristan, sentendo quell'appellativo, fece un grosso sospiro - Io e te poi dobbiamo parlare, capito?-
- Ok.- annuì il ragazzino - Comunque se volete le scrivo stasera. Magari si sbottona un po'...-
- Non ci può guardare lei in quello specchio del cavolo?- mugugnò Ron imbronciato.
- La mamma non esce mai dalla sua camera.- ribatté Tom per l'ennesima volta - Però lei e Caesar sapranno dov'è Hermione. O se non lo sanno potranno dirci come trovarla.-
- E meno male che tu eri venuto qua per aiutare.- sentenziò Draco, dandogli qualche pacca sulla testa - Ok, gente siamo tutti d'accordo? In questa settimana battiamo il territorio, poi ci ritroviamo e mettiamo a punto una tattica.-
- E' l'unica cosa da fare.- disse Milo - Io intanto andrò comunque dai Leoninus. Salteranno di gioia a vedermi.- sibilò, sarcastico iniziando a mettersi addosso il mantello con aria quanto mai seccata, visto che neanche poche ore prima aveva mandato al diavolo suo padre! Ci mancava che ora tornasse a quel castello come nulla fosse...
- Se non torno o mi hanno fatto un bagno nell'acqua santa, oppure mi sto rimpinzando con mia zia!- e si smaterializzò via, lasciando gli altri a decidere delle ultime cose.
Quando si separarono e il gruppo tornò a Lane Street, Harry Potter rimase a lungo sul balcone, a osservare il tramontare del sole. Che strano, pensava con espressione vacua e triste. Anni di silenzio, di tranquillità, di vita quasi sempre serena. E poi tutto, senza il minimo preavviso se non Tom che si presentava davanti a lui per aiutarlo, cambiava, si stravolgeva. Tutto tornava come prima. Al tempo in cui tutto era semplice e nel contempo troppo difficile.
Si volse appena col capo sopra alla spalla, per vedere Tom seduto a terra, davanti al tavolino del salone con le gambe incrociate. Stava scrivendo a Lucilla e a quel Cameron. Harry sperò con tutto il cuore che almeno Lucilla, l'unica che aveva sempre vinto contro ogni nemico, avesse di nuovo potuto aiutarlo.
Solo lei ormai poteva indicargli la strada da prendere. Avrebbe anche solo voluto sentire la sua voce, avere un suo consiglio. Qualunque cosa, tranne che vagare ancora in quell'incertezza spossante.
- Sei già abbastanza inguardabile senza fare anche quella faccia da martire.- gli disse Draco, passandogli accanto con la solita sigaretta fra le labbra.
- Oddio, non cominciamo eh?- gli disse Potter, senza guardarlo - Tanto su questa storia non saremo mai d'accordo.-
- Se non trovassi un gusto perverso nel litigare con te credi che vivrei qua Sfregiato?- replicò il biondo a tono, dando un lungo tiro - Allora? Dai, dimmelo. Tornerai a essere il bambino sopravvissuto vero?-
- E tu da che parti ti schieri stavolta?- rispose Harry, sorridendo a mezze labbra - Che vuoi fare signor Malfoy?-
Gli giunse un debole ghigno, accentuato da quegli occhi argentei a lucidi.
- Mi hanno portato via qualcosa.- disse Draco a bassa voce - Non posso di certo lasciargliela.-
- Come sempre sei stato chiarissimo.- frecciò il moro, scroccandosi le nocche - Bene, gente è ora di sistemarsi per stanotte. Edward e Ron si mettono di sotto nella stanza degli armadi, poi la sistemeremo domani. May dobbiamo mettere Blaise nella camera degli ospiti.-
- Ma figurati!- sorrise quella, portando the per tutti e mettendo il limone in quello Draco, senza neanche chiedere, come se avesse sempre saputo che a lui piaceva solo così - Non c'è problema, anzi, se volete stanotte il primo turno con lui lo faccio io.-
- Non ho bisogno della balia, cercate di capirlo!- bofonchiò il povero Zabini, spalmato sul divano.
- Sta zitto, non lo vedi come sei conciato?- ringhiò Draco stizzito - Tappati la bocca e dormi! Così la prossima volta impari a dirmi che ti seguivano!-
- Che palle...-
- Nel bouduaire della serpe chi ci va?- chiese Ron.
- Ci mettiamo Tom per adesso, poi troveremo una sistemazione più comoda.- sorrise Elettra, accendendo la tv - Rimane così la stanza di Draco e quella mia e di Harry. Presupponendo che...- iniziò, ma Malfoy la bloccò subito, con fare arrogante e supponente che ricordava tanto il passato - Presupponendo che io con la mezzosangue non vorrei dividere neanche la casa, con lei ci dormi tu piccoletta, sono stato chiaro?-
- Preferisci dormire con Harry piuttosto che con me?- ironizzò May, cominciando lentamente a sciogliersi e guardandolo con aria birichina - Potrei anche offendermi, sai?-
- Fa' un po' come ti pare!- disse Draco, un po' spiazzato da quella risposta.
- Scusate, mi date una civetta per mandare la lettera a Lucilla per favore?- s'intromise Tom con la sua voce squillante.
- Si, prendi Edvige! Lucilla la conosce, vero Harry?-
- Fate quello che volete...-
E andò a finire che la giornata fu l'ennesimo casino, solo che stavolta a Lane Street c'era una vera e propria baraonda. E Harry Potter ne sarebbe stato davvero felice, se solo una persona non fosse mancata all'appello.
Chissà Hermione...chissà quando l'avrebbero rivista...

 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9° ***


 




- Attento al gradino...-
- Ci vedo, non ho bisogno che mi aiuti mezzosangue!-
- Guarda che inciampi...-
- Senti Aarons vuoi tacere!?-
Draco Lucius Malfoy continuò a imprecare ai quattro venti, mugugnando frasi a una velocità tale che May capì soltanto "...guarda se devo lavorare come uno schiavo... roba da proletari... maledetta mezzosangue..." e niente altro.
Era un bel venerdì mattina, c'era il sole ed erano in compagnia ma il principe dei serpenti non era tipo da apprezzare le piccolezze. Stavano tirando il vecchio cassettone di May in mezzo al corridoio del secondo piano e a dire il vero tutta la casa di Harry Potter era nel pieno delle pulizie di primavera, o come lo chiamava Draco, "nella rottura di coglioni che non avrebbe portato da nessuna parte."
Comunque Malfoy non era mai stato portato per i lavori manuali e quello sfacchinare in casa per i due piani portano su e giù roba che non era sua solo per fare posto agli altri, ovvero Ron, Edward, Blaise e Tom, gli aveva fatto rapidamente salire il sangue alla testa, visto e considerato poi che l'avevano lasciato da solo con l'Aarons apposta.
Stava cominciando a pensare che Potter e la piccoletta stessero facendo di tutto per farli diventare amici...al diavolo!
Una volta sbattuta rudemente la cassapanca di cedro in mezzo al salone del primo piano, May si tolse dagli occhi la frangia, accaldata e stanca.
- Grazie per l'aiuto.- gli disse, slacciandosi i primi bottoni della camicia.
Malfoy guardò altrove, stizzito - Mi hanno obbligato.-
- Proprio non sei capace di essere gentile con chi è mezzosangue eh?- gli disse dietro, sarcastica.
- Spiacente carina!- sibilò freddo - Potresti anche slacciartela tutta quella camicia, tanto non servirebbe a niente!-
- E credi che l'abbia fatto per te?- frecciò ancora May, decisa a non mollare - Guarda che non sei l'unico gallo del pollaio! Potrai anche essere appetibile a livello visivo ma nel resto sei insopportabile!-
- Ecco, visto che non ci sopportiamo perché non sgommi?-
- Insomma, basta!- sbuffò Blaise poco lontano, vistosamente legato da corde magiche, sul divano del salone - Draco ma non ti hanno insegnato un po' di buone maniere con le donne? Insomma, un po' di eleganza no?-
- Tu vedi di stare zitto!- sibilò il biondo - E stattene anche buono, almeno finché non capiamo cos'hai!-
L'espressione da cucciolo ferito di Blaise intenerì May, ma di certo non Draco che in vita sua non aveva mai visto niente che potesse lontanamente paragonarsi a ciò che era accaduto la sera prima, dopo cena.
Appena svegliato la sera prima, Zabini aveva faticato un attimo a capire dove fosse finito ma poi aveva ricordato tutto e i suoi amici erano stati molto solerti nel fargli ritornare la memoria: a momenti l'avevano quasi strangolato per essere stato tanto incosciente da andare in giro da solo, sapendo che era inseguito. Aveva dovuto descrivere dall'inizio alla fine il colloquio, se così si poteva definire, avuto con Rafeus e tutto nei minimi dettagli.
Il fatto poi che Rafeus avesse nominato Hermione parlando di Draco, aveva fatto capire a tutti che la Grifoncina aveva avuto contatti coi due fratelli Lestrange. L'unico problema era che non ne sapevano il motivo.
Tutto era stato calmo durante quella pausa, avevano cenato tranquilli, i ragazzi avevano perfino presentato May a Blaise e anche il piccolo Tom quando di colpo qualcosa negli occhi blu petrolio di Blaise era cambiato. Era scattato come una furia verso May, con lo sguardo spiritato di un assassino e per fermarlo erano stati addirittura costretti a tramortirlo.
Ore dopo, quando era tornato di nuovo in sé, non sapeva assolutamente dire cosa gli fosse successo.
- Non è che ti hanno iniettato qualcosa?- aveva ipotizzato Ron sconvolto, vedendolo tornare normalissimo.
Zabini veramente era rimasto senza parole per il suo scatto, si era praticamente scusato con May per un'ora e anche dopo un prelievo del sangue, Malfoy non era riuscito a capire cosa gli fosse successo. Aveva pensato a una pozione inventata da un gagia negli ultimi anni che aumentava l'adrenalina e portava ad attacchi di panico, attacchi di aggressività, anche a profondi stati di eccitazione...ma nel sangue del suo migliore amico non aveva trovato nulla.
- Allora gli hanno scagliato un incantesimo.- aveva detto Elettra - Forse l'Imperius.-
- Però dovrebbe funzionare sempre. Invece è successo così, di botto...- Potter era rimasto spiazzato, quasi confuso - E' strano, nemmeno Clay quando eravamo a casa ha percepito nulla. Gli fosse stata scagliata una maledizione, lui se ne sarebbe accorto.-
- Questo è vero.- Edward, seduto sulla sponda, continuava a cercare segni di qualche incantesimo...ma Blaise stava effettivamente benissimo. Non c'era marchi o simboli, nulla che avrebbe potuto spiegare quello scatto che di normale praticamente non aveva niente. Per sicurezza e molto gentilmente l'avevano legato al letto per tutta la notte e anche il giorno dopo, mentre usavano magia e muscoli per sistemare casa, il povero Zabini era dovuto restare imbrigliato come un malato di mente e la cosa ormai, specialmente dietro alle risatine di Gigì, cominciava a farlo innervosire.
Quindi se ne stava lì come in una cella da manicomio, nella camicia di forza, mentre tutti gli altri sfacchinavano.
- E' inutile che fai quella faccia...- gli disse Draco, accedendosi una sigaretta.
- Cos'è, hai paura che mi attacchi al tuo di collo?- frecciò Blaise.
- No, ma avrei fatto i salti di gioia se ieri sera avessi davvero ucciso lei.- disse, indicando col pollice May che sospirò, senza rispondergli con una battutaccia. Si rivolse a Zabini piuttosto, tutta curiosa - Anche tu stavi con Harry e il suo gruppo a Hogwarts?-
- Bhè si...ero il compagno di studi di Harry, al settimo anno.-
May sorrise, stranita - Però, questa mi mancava! Credevo che fosse Draco a stare con Harry.-
- No, Dray stava con Hermione.-
May alzò un sopracciglio, vedendo Malfoy filare dritto in cucina con fare evidentemente nervoso. Tornò a fissare Zabini, stupita da quei cambi così repentini di umore ma l'altro non disse niente, anche perché il biondo avrebbe potuto ucciderlo se solo si azzardava un'altra volta a nominare la Grifoncina. Già la sera prima, sapere che Rafeus aveva deciso di prenderla di mira per vendicarsi di lui non era stato piacevole, anzi. A sentire Harry che aveva dormito con lui, Malfoy non aveva chiuso occhio per tutta la notte.
- Dray, non lo vuoi un the?- gli chiese Blaise ad alta voce.
- Vai al diavolo tu e il the!- fu la dolce risposta.
- Mi spieghi perché sei sempre così scorbutico?- gli disse May, seguendolo in cucina - In fondo Blaise starà bene, dai! Non preoccuparti. E si tratta di me se vuoi d'ora in avanti ti starò lontano. D'accordo?-
Draco, che fino a quel momento aveva tenuto ostinatamente la testa nel frigo per cercare qualcosa di commestibile ed evitare di guardarla, ora fu costretto a farlo. Indugiò sul suo bel viso dalla forma ovale, sui capelli color del cioccolato...e su quell'espressione da bambina. Che strana ragazza...
- Allora? Vuoi che ti stia lontana?- gli chiese ancora May, testarda.
Draco schioccò la lingua, senza rispondere...e un attimo dopo, proprio per non essere più costretto a farlo, si acciambellò sul divano sotto forma serpentina facendo nuovamente ridacchiare Zabini.
Intanto al piano superiore Elettra e Tom sistemavano il bouduaire di Malfoy, sistemando la stanza e divertendosi come matti per aiutare il ragazzino a sentirsi più a suo agio. Al piccolo mago la sistemazione piaceva un sacco, specialmente grazie al bel lucernario di vetro colorato che troneggiava praticamente in mezzo alla stanza, dove decise di mettere il letto. Elettra, aiutandolo a sistemare i vari oggetti sugli scaffali notò prima di tutto che il piccolo Tom era davvero pieno d'ingegno e dotato anche di una già buona tecnica magica. Faceva levitare le cose molto facilmente e sapeva addirittura fare alcuni semplici incantesimi di Appello, però con cose molto piccole e poco pesanti.
Con dei mattoni aveva messo su una serie di scaffali davvero originali, pieni di libri di magia.
Certo, la stanza era ancora un po' vuota ma il giorno dopo sarebbero andati a fare spese.
- Però...- disse Ron, fermo sulla soglia - Ragazzi, siete stati bravi!-
- E quello cos'è?- si stupì May, portando su l'ultimo scatolone dove c'erano alcune cianfrusaglie, da chiudere nello sgabuzzino fra la stanza di Tom e il bagno. Indicò un oggetto lungo e argenteo, buttato sul letto. Era un flauto traverso.
- Che forte, sai suonare?- sorrise Elettra.
- Si, mi ha insegnato Caesar.- annuì Tom - Lui è bravissimo, io un po' meno...ma imparo!-
Mentre continuavano a spostare e a far disastri, vista la quantità di roba che volava in aria, Harry che cercava di fare di tutto per non stare a stretto contatto col ragazzino, notò che non c'era neanche una foto in giro.
Proprio come lui a quell'età, anche Tom non aveva nessuno a cui guardare con gli occhi del passato.
Stavano per decidersi a fare una pausa quando si smaterializzò nel salone Milo, abbastanza fresco ma con l'aria di uno che ha visto giorni migliori. Decisamente tornare da suo padre e suo zio, dopo che aveva appena mandato all'inferno Lucian, non era stato molto divertente. Se non altro aveva bevuto gratis nel salotto privato di Gala.
- Ehi, ci siete?- urlò, dopo aver scoccato a Blaise un'occhiata strana, visto che era tutto legato.
- Ciao Milo!- Harry mise giù la testa dalla rampa delle scale - Novità?-
- Nessuna. Sono tornato adesso dal Surrey. I vampiri non ne sanno niente di questa storia, naturalmente...- ironizzò, sarcastico - In compenso quello stronzo di mio zio Kronos ha detto che queste domande devo farle a Orloff.- e fissò May - Senti, non voglio fare il guasta feste ma se davvero quello ha in mente qualcosa potresti dircelo.-
- Io sono solo un Osservatore, santo cielo!- enfatizzò la ragazza - E comunque ti giuro che lavoro con lui da anni ed è la persona più retta che conosca! Farebbe di tutto per eliminare i Mangiamorte!-
- E con le Forze Oscure?- continuò Morrigan serafico - I vampiri dicono che coglierà l'occasione del casino fra Auror e Mangiamorte per scatenare una guerra con vampiri e quelli della Dama.-
- E' assurdo. È un dispendio di energie che non può permettersi.- disse ancora May, scuotendo il capo - Ne sono più che sicura, te lo ripeto.-
- Mah, fa un po' come ti pare.- disse Milo scocciato - Adesso scusate gente ma devo andare da Tristan e poi farmi finalmente una dormita. Se avete bisogno chiamate da lui. Siamo tutti a Cedar House.-
- Ok, ciao...- appena se ne fu andato via, Harry capì che non c'era proprio verso di stare tranquilli. Accidenti anche a Orloff. Chissà Duncan poi com'era di buon umore, dopo tutti i giornali che quel giorno erano piovuti in casa.
Notizioni assurdi, titoli giganteschi col nome Voldemort scritto a caratteri cubitali, inneggi al ritorno dei Mangiamorte, vecchie foto ripescate quattro e cinque anni prima. Un disastro insomma.
Alla fine i ragazzi avevano dovuto mettere un incantesimo sulla casa, per impedire ai gufi di tutti i maghi disperati della Gran Bretagna di trovare la casa di Harry Potter, il bambino che era sopravvissuto.
Si, pensò Harry guardando il Cavillo con i titoli che sfrecciavano come impazziti. Era ricominciata.
Si passò una mano sulla fronte, sentendosi la cicatrice scottare. Alzò il viso e vide Tom, intento ad osservarlo ma il ragazzino abbassò subito lo sguardo, tornando ad aiutare Elettra e Ron.
Possibile?, pensò ancora Potter. Possibile che quel bambino non provasse nulla a stare con il ragazzo che aveva ucciso suo padre a soli sedici anni? Perché? Perché quel bambino lo guardava senza odio, senza rancore?
Perché si sentiva così male quando stava con Tom?
In quel mentre squillò il campanello e in contemporanea anche il telefono.
- Dannazione, non se ne esce oggi!- sbottò Ron, attaccandosi alla cornetta.
Ad andare alla porta invece fu Edward e quando aprì rimase impalato davanti a un ragazzone corpulento, bello in carne, con occhi tondi ed espressione particolarmente stupida. Dudley...
- Harry!- urlò Dalton con fare annoiato - C'è quel babbano di tuo cugino alla porta!-
- Fallo salire!- gridò Potter da sopra.
Dudley Dursley in quegli anni ormai aveva dovuto fare i conti con la magia parecchie volte ma non aveva mai amato particolarmente la sua casa di suo cugino dove vivevano praticamente una cloaca di maghi mai vista e lui era terrorizzato da ogni persona che fosse in grado di sventolare una bacchetta. Comunque entrò, portandosi dietro uno scatolone vecchissimo, coperto di polvere e pure dalla muffa.
Quando salì al primo piano, divenne ancora più pallido. Accidenti...
- Dudley...- bofonchiò Harry, ficcandosi la bacchetta in tasca - Che vuoi stavolta? E ti avviso che non ti do un soldo.-
- Parlavi con me o con lui?- ironizzò Edward, attaccandosi alle tazze di caffè che aveva preparato Elettra.
- Con mio cugino.- sentenziò Harry, appoggiandosi coi fianchi al divano - Allora? Sono nel pieno di quattro traslochi come puoi vedere e non è un buon momento. Chi hai mandato all'ospedale stavolta?-
- Nessuno...- iniziò a dire Dudley, fissando Blaise con giusto un pelino di paura addosso ma si mise letteralmente a tremare quando un grosso serpente bianco si alzò dal divano e cominciò ad attorcigliarsi attorno al collo di Harry. Quello parve non farci caso ma poi, visto che suo cugino stava per collassare, si decise a farlo sedere levandosi Malfoy di dosso, lui e il suo sadismo.
- Queste le ha trovate la mamma in soffitta.- disse il babbano pochi minuti dopo.
- Che sono?- chiese May, sporgendosi su Harry che si era seduto - Foto?-
- Si, di mia madre.- Harry non poté impedirsi di sorridere - Grazie di avermele portate. E adesso dimmi per sei venuto qua per davvero.-
- Bhè, ecco...- Dudley si sentì fin troppi fissato, senza contare che il baccano che facevano quei maghi spostando tutto non gli rendeva le cose facili. A quanto pareva quella casa era proprio stata invasa per bene, comunque si fece coraggio, anche con Blaise che continuava a sbraitare per essere liberato - Ieri è arrivata a casa nostra una lettera della tua vecchia scuola.-
- Da Hogwarts?- si stupì Harry - Perché non l'hanno mandata qua?-
- Era per la mamma.- continuò suo cugino, sempre più in imbarazzo - Credo che sia stato il tuo preside a dirle di cercare quelle vecchie foto della zia. Lei ha pensato che ti fossi cacciato di nuovo dei guai...però ha detto che ora, visto che sei maggiorenne, la protezione della sua famiglia non serve più...o qualcosa di simile.-
- E' stato Silente senza dubbio.- disse Elettra, davanti a cui Dursley arrossiva sempre - Il preside si è ricordato che la protezione di tua madre ti ha salvato negli anni passati e ora deve aver pensato che attaccandoti al suo ricordo potresti trarne di nuovo la stessa protezione.-
- Certo, non è come quando era a casa loro ma si può provare no?- disse anche Ron, più ottimista.
- Secondo me è una vagonata di puttanate.- sentenziò Draco con finezza, apparendo alle spalle di Dudley e facendolo strillare per lo spavento - Non è mai stata la protezione della famiglia di tua madre a salvarti la pelle Sfregiato.-
- No, infatti...c'erano Ron ed Herm.- disse Edward, indulgente - E adesso che si fa?-
- Visto che si parla di Hermione...- iniziò Weasley - Sapete chi era al telefono?-
- Mundungus!- s'illuminò Harry, ignorando il cugino morto di paura - L'ha trovata? Un attimo, ma sa usare un telefono?-
- Ma che ne so. Diciamo che ha trovato l'ultimo posto dov'è stata Hermione prima di sparire.- spiegò Ron.
- E' sparita?- alitò Elettra - E da quando?-
- Ieri pomeriggio.- finì Ron con un tono che la diceva tutta - Un tizio della nostra età l'ha raggiunta, poi sono usciti insieme e lei è sparita, senza più tornare dove Mundungus la spiava.-
- E il tizio che era con lei?-
- E' morto. Era Terry.-
Calò un silenzio di tomba, tanto che Dudley capì che era meglio levare subito le tende. Nessuno lo notò, tutti erano troppo raggelati per pensare di notare qualcosa che non fosse quella serie a catena di guai.
- Vogliamo cominciare a considerare l'ipotesi che quando troveremo Hermione dovremo prenderla a ceffoni?- propose Ron a bassa voce, vista l'espressione addolorata degli amici - A quanto pare sapeva già tutto.-
- Si e ha cercato di fare tutto da sola...- concluse Elettra - E adesso dove può essere finita?-
- Se Terry è morto...- iniziò Blaise.
- No, lei non può aver fatto la stessa fine!- ringhiò Harry furibondo - Hermione non è così facile da fare fuori!-
- Tom, davvero non sai dove può essere?- chiese Edward, volgendosi verso il piccolo mago - Quand'è l'ultima volta che l'hai vista nel Golden Fields? Dicci tutto quello che sai su di lei.-
Il ragazzino, conscio che ormai la sua amica fosse davvero nei guai, cercò di fare mente locale, di ricordarsi ogni cosa.
- Bhè...allora, dopo essere venuta via con me dall'Italia due anni fa è tornata in Germania per qualche mese, dal suo amico Krum. Quando è tornata qui è stata da noi per circa un anno e mezzo. Poi tre mesi fa se n'è andata di nuovo. Ma ha detto solo a Caesar dove andava. Comunque è rimasta qua a Londra, ne sono sicuro.-
- Come fai a dirlo?-
- Bhè...- ora il bambino sembrava leggermente in imbarazzo - Credo che sia stata estradata...-
- Estradata? Dalla Germania?- Elettra quasi sputò tutto il caffè che stava sorseggiando - Hermione?!-
- Bhè...in Germania al Durm Strang sono quasi tutti Mangiamorte.- disse Tom - E lei non è molto diplomatica...-
- Hermione?- Ron levò un sopracciglio - Ma stiamo parlando della stessa persona?-
- Senza offesa, ma stiamo parlando di una gagia no?- disse May.
- Tu non la conosci.- replicò Harry serio - Vai avanti Tom.-
- Come dicevo...è stata estradata, credo anche per colpa dei miei fratellastri...e da quel momento potrebbe essersi messa a dare la caccia ai Mangiamorte per conto suo. Senza contare che forse anche gli Zaratrox ce l'hanno con lei.-
- E per quanto riguarda quel mezzo demone?- fece Draco con voce inquisitoria.
- Quale mezzo demone?- chiese Tom stranito - Intendete Jeager?-
- Si, Crenshaw!- annuirono gli altri.
- Oh...- il ragazzino fece un gesto nervoso con la mano - Lui ce l'ha con lei perché è stata lei a diventare l'allieva di Caesar e della mamma. Quando aveva vent'anni, Hermione l'ha battuto e da quel momento la odia.-
- Quella gagia ha battuto un mezzo demone?- si sconvolse May - Dio santo!-
- Come ha potuto battere un dannato mezzo demone eh?- sbraitò Ron incollerito, volgendosi verso Potter - Quando ce l'avrò fra le mani ti giuro che le faccio passare la voglia! E non t'azzardare a metterti in mezzo cazzo!- ma erano parole al vento perché Harry stava già infilandosi il mantello e la spada alla cinta.
- E adesso dove vai?- allibì Blaise.
- Ron, dammi l'indirizzo dell'ultimo posto dov'è stata Hermione.- scandì il moro - Ci vado adesso.-
- Vengo anche io.- disse Draco.
- Non ci pensare anche!-
Malfoy si volse a guardarlo e dall'espressione dei suoi occhi argenti incendiati, lo sfregiato capì che era meglio lasciar perdere - Ok,- disse rivolto agli altri - Ron, vieni con noi. Ed, fammi un favore. Vai nel Linkonshire.-
- Devo andare da Lord Hargrave?- si stupì Dalton - E che potrà mai sapere?-
- Là c'è Jane!- scandì anche Draco - Lei saprà qualcosa!-
- Ok, Elettra...- Harry si volse alla sua ragazza - Non voglio che restiate soli...quindi...porta tutti da Sirius!-
- Da Sirius?- la biondina sgranò gli occhi - Si metterà a fare un sacco di domande!-
- Ecco, tenetelo impegnato!- scandì Potter rapidamente - Anzi, fai conoscere al moccioso le sue zie!-
- Ecco, brava piccoletta!- disse anche Draco - Portalo da mia madre e da Andromeda!-
- Cosa?- Tom saltò su come se gli avessero appena rovesciato un secchio d'acqua gelata addosso - Ma io...io...-
- Un attimo! Io vengo con voi tre!- protestò May, seguendo Harry e gli altri.
- Col cazzo, tu te ne stai qua!- la zittì Draco.
- Un accidente, sono la vostra Osservatrice!- replicò la Aarons ignorandolo palesemente - Orloff mi ha mandato qua per impedirvi di fare guai e se devo tampinarvi lo farò! Siete già costati al Ministero fin troppo!-
- La tua linguaccia prima o poi ti costerà la vita mezzosangue!-
- Insomma Harry!- sbraitò Elettra in quel manicomio - Non puoi piantarmi tutto quanto così! E dov'è finita la chiave dei lucchetti della camicia di Blaise!? Non posso portarlo in giro conciato in questo stato!-
- Appunto, slegatemi!- la seguì Zabini.
- Ma che ne so ...prima le aveva Gigì quelle dannate chiavi!-
Andò a finire che come sempre la cosa degenerò in un macello bestiale. I vicini si attaccarono al campanello e urlavano di fare silenzio, altri rompevano per telefono così alla fine la piccola Baley non poté fare altro che trascinare davvero via sia Blaise che il povero Tom, tutto traumatizzato, per lasciare agli altri il tempo per capire dove fosse Hermione.
Se non altro, pensò Elettra fra sé, le cose incominciavano a muoversi.
Sperava solo che si muovessero nella direzione giusta!

- Com'è che hai detto a casa Malferret? Che la faccenda della protezione è una vagonata di puttanate?- bofonchiò Ron Weasley, scavalcando il cadavere di un demone impuro steso a terra.
- Precisamente.- sentenziò Draco, portandosi una mano davanti al naso e alla bocca. L'odore pestilenziale dei morti stava invadendo ogni cosa in quel posto. Ogni dannata cosa era impregnata ormai.
Si trovavano in Bedlam Drive, forse il quartiere più magico e malfamato della Londra babbana, all'interno di uno stabile dall'aspetto anonimo, bianco e grigiastro, con scritte sui muri e porte ciondolanti.
E nel corridoio dove si trovava la stanza numero 204, qualcuno aveva fatto strage di demoni impuri non più di un giorno prima. Il tizio, un grassone unto di sandwich, proprietario del condominio, a quanto pareva doveva essere almeno un Magonò per non farsi problemi davanti a quell'uso spropositato di magia. E specialmente davanti a tutti quei demoni morti. Anzi, pareva quasi che li stesse aspettando. Mundungus gli aveva parlato e gli aveva anche specificato che avrebbe dovuto essere gentile e dire tutto quello che sapeva alle persone che sarebbero arrivate, poi il mago se n'era andato, ben sapendo che all'Ordine c'era altro lavoro da sbrigare ormai.
Il grassone aprì loro la porta della 204 e poi si fece da parte.
Un letto e una finestra, con un armadio malandato. Poi un piccolo bagno. Non c'era altro.
Nessun oggetto, niente di niente.
- Me lo racconti di nuovo.- disse Harry, mentre Ron e May entravano nella stanzetta umida.
- La ragazza che cerchi stava qua da un mese.- disse il tizio, dando di nuovo un morso al panino che teneva in mano, facendosi colare sulla pancia una goccia di maionese, senza badarci - Pagava sempre in contanti, soldi babbani.-
- Sapevi cos'era?- gli chiese ancora Potter.
- Guardati attorno, ragazzo.- replicò quello serio - Qui vengono solo maghi come te e i tuoi compagni, oppure demoni. Dalla faccia che aveva la tua amica, ho capito subito che era una strega e che fosse un Auror. Due notti fa hanno fatto irruzione i cadaveri che vedete lì fuori...- un ghigno freddo mise in mostra dei denti tutti storti - Lei li ha sistemati da sola, in un sol colpo e senza l'uso della bacchetta. Sono rimasto veramente sorpreso.-
- Senza bacchetta?- alitò Ron da dentro - E come ha fatto?-
Draco, che stava guardando i cadaveri con attenzione, rispose alla domanda con tono che non prometteva niente di buono - Ha scagliato addosso a questi demoni una maledizione.- disse, digrignando i denti - Sembrano...come bruciati da dentro. Autocombustione. È una maledizione da forze oscure e da quanto vedo dev'essere stata anche molto potente. Ci sono cinque cumuli di cenere, gli altri sono carbonizzati a metà. In totale fanno quindici.-
- Dio santo...- sussurrò Harry, passandosi una mano sulla fronte - Senta...e non sa dov'è andata?-
Il tizio, sconvolto, fissò la fronte del moro e allargò gli occhi - Per la miseria! Ma tu se Harry Potter!-
- Lascia perdere, mi dica quello che sa!- sbottò l'altro.
- Dunque...- il grassone accartocciò la carta del panino e la gettò giù da una finestra del corridoio - L'altro giorno è entrato qua un ragazzo, più o meno della vostra età. Vestito normalmente, per un attimo l'ho scambiato per una persona normale. Non parlava molto...si è limitato a chiedermi della vostra amica. Ecco i registri...- e Harry vide la scrittura di Hermione. Si era firmata Hargrave di cognome. Strano, pensò. E l'entrata era di Terry Turner.
Si, Terry era stato da lei prima di morire.
- Sono usciti e non sono più tornati.- concluse il titolare, dicendo esattamente ciò che avevano già sentito da Mundungus - E adesso potete guardare ovunque in quella stanza, fate come volete. Tanto fino a stasera non devo sgombrarla.-
- Che lei sappia...nessun altro è entrato qua? Niente messaggi, niente di niente?- gli chiese Ron.
- No, in un mese è uscita solo di notte, sempre dalle due in poi. Tornava verso l'alba...ma...aspettate un attimo!- disse, illuminandosi - Ecco, una notte, circa due settimane fa, è tornata con un taglio sul viso, più o meno vicino alla tempia. Un tizio le stava correndo dietro. Era il classico tipo tirato come un modello.-
- Intende di bell'aspetto?- chiese May, pensando a Crenshaw. Tirarono fuori la foto del mezzo demone e il titolare lo riconobbe subito - Si, è questo il tipo! La seguiva da un pezzo ma lei l'ha cacciato in malo modo. Lui ha cercato di entrare con la forza e allora lei l'ha atterrato, usando la magia di fronte a me.- fece un fischio, cominciando ad andare verso le scale - La vostra amica non ci andava di mano leggera. Quello aveva una bacchetta come lei, ma non l'ha usata. Se n'è andato masticando maledizioni.-
- Va bene, la ringrazio.- disse Harry.
Una volta soli, tutti e quattro entrarono nella stanzetta misera e vuota. O era già passato qualcuno a ripulirla, o Hermione con un incantesimo aveva nascosto tutto.
- Hargrave...- borbottò May pensosa, mentre gli altri si aggiravano nella stanza - Anche nella sua scheda al Ministero è registrata con questo nome dai diciotto anni in poi. Io però pensavo si chiamasse Granger, no?-
Ron si bloccò, fissandola stranito come gli altri - Che intendi?-
- Bhè, quando sono andata al Ministero per controllare ho visto la sua scheda. E anche lì il cognome è Hargrave.-
- Perché ha cambiato il cognome di suo padre?- si stupì Weasley - Non ha senso.-
- Può averlo fatto per depistare i curiosi.- disse Harry - E' famosa anche lei.-
- Si, forse.- disse May - Ho letto che ha preso la licenza Auror in Germania in appena sedici mesi.-
- Le è sempre piaciuto ammazzarsi sui libri.- borbottò Draco, guardando sotto al letto - Gente, qua non c'è un cazzo.-
- Proviamo con un incantesimo di Svelo?- propose la Aarons.
- Si, ok...- Harry estrasse la bacchetta, poi agitandola pronunciò - Mostrati!-
Capirono che c'era qualcosa quando l'incantesimo s'infranse su una barriera invisibile. Dovettero ripeterlo tutti e quattro insieme per romperla, tanto che alla fine si chiesero che razza di forza avesse acquistato la Grifoncina in quegli anni. Alla fine comunque, lentamente, tutti gli oggetti di Hermione riapparvero.
L'armadio si colmò di vestiti e armi, sul pavimento apparvero libri e pergamene, sotto al letto altri oggetti.
Si misero così a frugare, cercando appunti, agende, qualsiasi cosa avesse potuto aiutarli.
Draco iniziò a cercare nell'armadio e rimase sconvolto quando risentì quel profumo che credeva di aver dimenticato.
Era il profumo inconfondibile di Hermione...impresso in ogni sua cosa, in ogni suo indumento.
- Stai bene?-
Staccò la mano da un mantello della Grifoncina quando May, posandogli la mano sulla spalla, lo richiamò alla realtà.
- Si!- disse secco - Qua non c'è niente. Nel mantello non c'è la sua bacchetta, quindi è uscita armata.-
- E qua ci sono tanti di quei libri proibiti che se ci pescano ci sbattono ad Azkaban tutti e quattro!- disse Ron sconvolto, sfogliandone uno che per poco non cercò di azzannarlo - I suoi gusti sono proprio cambiati...-
Harry fece una smorfia, irrigidendosi di colpo. Non aveva messo in conto che avrebbe potuto ritrovare una persona totalmente diversa da ciò che era stata in passato la sua migliore amica. Inoltre...c'era anche un'altra cosa che faceva sentire a disagio sia lui, che Draco e anche Ron. May.
Al suo posto c'era sempre stata Hermione. Ora invece c'era May. Altrettanto in gamba, altrettanto preparata.
In quelle settimane aveva imparato ad apprezzarla, ci si erano affezionati.
E ora stavano davanti al fantasma del passato di ciò che era stata Hermione Granger.
- Ehi, aspettate un attimo!-
Si volse e vide May uscire da sotto il bordo del letto con una ciotola di legno, illuminata di una luce evanescente.
Il Pensatoio di Hermione!
- Cavolo, sembra stracolmo di pensieri!- disse Ron - May, attenta...non farlo gocciolare!-
La Aarons si mise a fatica in piedi, posando il prezioso oggetto sulla scrivania.
- Accidenti!- mormorò - Non ne ho mai visto uno così pieno!-
- Deve aver tolto alcuni suoi ricordi perché non cadessero in mani sbagliate forse.- ipotizzò Harry, sogghignando - Forse ha visto qualcosa che non vuole che qualcuno sappia.-
- E probabilmente sapeva anche che sarebbe finita nei guai.- sibilò Draco sarcastico - E' furba quella. Ha pensato che qualcuno avrebbe trovato il suo Pensatoio e che avrebbe potuto continuare il suo lavoro! Accidenti mezzosangue!-
- Perché ce l'hai con me adesso?- bofonchiò May.
- Ce l'ho con la Granger!- ringhiò Malfoy, arrossendo per quello scambio così improponibile. È vero...era sempre stata la Granger la sua mezzosangue...e di colpo si vergognava di aver chiamato così quello che per lui era stata una sconosciuta. Però adesso May non era più una sconosciuta.
- Sarà meglio portarlo a casa.- disse Ron, avvolgendolo in una bolla magica protettiva.
- Si, stasera ci diamo un'occhiata.- annuì Harry - Sperando di non vedere roba troppo personale.-
- Chiudi quel becco dannato!- frecciò Draco.
- Guarda che non pensavo solo a te...- ghignò Harry, sadicamente.
- Non t'azzardare a ricominciare con questa storia Sfregiato!-
- Possibile che sei ancora geloso?-
- Non sono mai stato geloso!-
- Volete finirla?- sbuffò Ron avviandosi - Bhè, fate un po' come vi pare! Vieni May!-
- Si, così preparo la cena. Chissà Edward invece come se la starà cavando?-
E li lasciarono a litigare allegramente fra loro, visto che ormai avevano finalmente trovato qualcosa da cui avrebbero potuto partire con le ricerche della Grifoncina.


Mentre Edward era filato nel Linkolnshire e gli altri a cercare notizie di Hermione, c'era qualcuno che aveva passato un'estenuante giornataccia sul posto di lavoro, ovvero al Quartier Generale degli Auror.
Tristan Mckay era stato sommerso letteralmente, dalle sette di mattina alle sette di sera quando aveva staccato, da giornalisti, lettere, missive, pacchi minatori, insomma di tutto...e tutti volevano una cosa.
Harry Potter, il bambino che è sopravvissuto.
Ormai in Gran Bretagna i maghi si erano riuniti di nuovo, consci della nuova minaccia dei Mangiamorte e non c'era stendardo migliore che quello del fulmine, quello che ricordava il tempo in cui un neonato aveva battuto un grande mago e poi il tempo di un ragazzino diciassettenne che aveva ucciso il suo grande e malvagio nemico.
Naturalmente era stata messa sotto inchiesta l'intera squadra di Harry a cui Duncan aveva concesso il privilegio di potersene stare fuori dal Ministero per qualche giorno, mentre la caccia ai Mangiamorte aveva inizio.
Tristan però aveva dovuto rispondere a un sacco di domande e ora, davanti alla porta di casa desiderava solo cenare, giocare un po' con sua figlia e poi andare a letto. Arrivato nell'entrata però, capì che non sarebbe stato possibile.
Un elfo domestico gli stava prendendo giacca e mantello quando un calice pieno di vino sfrecciò sulla sua testa, seguito da un baccano infernale che gli fece chiedere se per caso non avesse sbagliato casa. No...
Lo capì quando raggiunse il salone e alla sua lunga tavola ovale si era riunito il Concilio di Guerra.
- Tristan!-
Tanatos Mckay stava seduto a capotavola, sorridente e col calice colmo in mano, più un sigaro in bocca.
- Allora, si può sapere dov'eri?- gli chiese suo padre - Ti ricordi dei nostri amici vero?-
Tristan rimase immobile sulla soglia. Spalancò gli occhioni verdi, credendo di essere finito per sbaglio in una dimensione parallela. Quella gente...erano anni che non li vedeva! Anni interi! A quella tavola era seduti i maghi più importanti e famosi della Gran Bretagna, nonché i più facoltosi membri del Wizengamot! Infatti, più o meno a metà, c'era Robert Rainolds, marito di Charlene Rainolds, la presidentessa del club di Elisabeth! Con Rainolds c'erano i coniugi Weasley e i loro figli, Bill e Charlie che agitarono la mano in saluto.
Rimase basito. Vide anche Kingsley Shacklebolt, Malocchio Moody, perfino Remus! Erano tutti lì per l'Ordine!
Ma il bello veniva verso il centro tavola, fra altri due vecchi famosi del Wizengamot e George Dalton, l'anticonformista padre di Edward: Tristan vide che un mago sulla quarantina lo salutava con un gran sorriso...e ammutolì ancora di più. Era Daniel King, duca di Tenterdon, magnate industriale, membro della cerchia degli amici della regina d'Inghilterra e anche prossimo candidato per il ruolo di Ministro!
- Chiudi quella bocca, sembri un pesce!- gli disse qualcuno e quel qualcuno era Duncan.
Il suo capo! Tristan quasi non ci credeva più! Gillespie in casa SUA!
Ma la cosa che gli dette il colpo di grazia fu vedere chi ci fosse seduto accanto a Liam Hargrave, amico di scorribande di suo padre. Un uomo più o meno della stessa età del duca di Tenterdon, abbigliato con una giubba verde scuro, con intarsi leggeri in argento. Era l'ultimo mago che Mckay si sarebbe aspettato di vedere in casa sua e non avrebbe mai pensato che fosse interessato alla preservazione di mezzosangue e babbani, visto che un tempo era stato il migliore amico di Lucius Malfoy.
Quell'uomo era Lord Michael Howthorne e la sua famiglia discendeva direttamente da Salazar Serpeverde in persona.
Nonostante il suo sconvolto, il giovane Auror fece finta di nulla e si limitò a salutare gli ospiti.
- Spero...starete comodi.- bofonchiò - Tutto a posto Duncan?-
- Una favola.- replicò Gillespie che come lui aveva avuto una pessima giornata in ufficio - Bella casa.-
- Grazie...- Tristan si voltò di nuovo verso suo padre - E Jess dov'è?-
- In cucina.- disse Tanatos con quella sua angelica faccia da schiaffi - Cena tranquillo e non ti preoccupare. Non ti distruggeremo la casa! Ah, Degona è di sopra con tua nonna.-
- Perfetto.- sibilò il padrone di casa fra i denti, congedandosi. Al diavolo!, pensò rabbioso. Perché quelle grane le scatenavano sempre in casa sua eh? E perché Sirius non era venuto alla riunione?
Entrato in cucina praticamente avvolto da una nuvola di fuoco, trovò quei deficienti dei suoi compagni attaccati alla porticina che gli elfi usavano per andare in salone, intenti a origliare.
A quanto pareva le follie non finivano, pensò incazzoso.
- Si può sapere che diavolo fate?-
- Zitto!- Clay gli fece segno di tacere - Non sentiamo cosa dicono!-
- Perché state di qua?-
- Perché il capo non vuole che sentiamo!- sbuffò Milo - Vuole che ce ne stiamo fuori dai guai...-
Tristan levò un sopracciglio, iniziando a sogghignare - Come prego? Fuori dai guai? Noi? Noi??? Chi cazzo c'era a Hogwarts quattro anni fa con Harry? Lui e quegli altri no di certo!-
- Vaglielo a dire.- ironizzò Sphin - Comunque ci ha dato un permesso a tutti quanti, la squadra di Harry compresa. A quanto pare Orloff gli sta col fiato sul collo e non ci vuole fra i piedi mentre i giornalisti rompono al Quartier Generale. Quando finirà di parlare con tuo padre stasera, poi verrà da noi e ci dirà cosa fare.-
- Fatemi capire un attimo...- il padrone di casa si stappò una birra, praticamente scandalizzato - Quelli organizzano in casa mia un fottuto ritrovo e poi me ne tengono fuori? Jess, che cazzo fai anche tu? Hai visto chi c'è di là?-
- Doveva esserci anche Silente sai?- cinguettò Clay, ignorando il suo scazzo - Però ha avuto problemi all'ultimo.-
- Me ne sbatto! C'è Howthorne di là!- sbottò Tristan, ma Jess non perse la calma. Anzi, sollevò le spalle - E allora? Se la pensavi così anni fa dovevi buttare Draco in cella senza fare una piega ma non si sono mai avute prove del coinvolgimento di Howthorne. O sbaglio? E se mi dici che tutta la sua famiglia è di Serpeverde...vogliamo parlare del fatto che pure tu lo eri?-
- Io ci sono andato solo per Lucilla.- sbuffò Tristan scocciato - Comunque c'è un'altra cosetta un po' strana.-
- E sarebbe?- chiese Milo.
- Damon.- disse Mc con tono sicuro - Il figlio di Howthorne. Quest'anno andrà per la prima volta a Hogwarts. Coincidenza strana, non credete?-
Tutti gli altri fecero orecchie da mercante, anche perché entrò Liz a spezzare l'atmosfera.
- Tristan! Finalmente, insomma vuoi dire qualcosa a quella gente?- sbraitò la ragazza entrando come un tornado - Tuo padre ha portato qua quella gente e a momenti si mettevano a discutere davanti a Dena!-
- Qualcuno ha visto la mia capsula di cianuro?- s'intromise Milo, sarcastico. Dopo un'occhiataccia del padrone di casa, i quattro rompiscatole se ne andarono, lasciando Tristan ed Elisabeth a discutere fra loro mentre l'Auror cercava di cenare con un minimo di calma. Dopo aver assicurato alla sua apprensiva amica che presto se ne sarebbero andati e che Nadine, che stava nella camera di Degona, non avrebbe parlato alla bambina di ciò che discutevano gli altri nel salone, s'informò sull'umore di sua figlia.
- Oggi ha di nuovo mangiato pochissimo.- gli disse Liz, seria - Tristan, devi fare qualcosa! Da quanto tua nonna ha avuto la bella idea di dirle di sua madre, Dena è diventata tristissima! Mangia solo se sei tu a supplicarla! Oggi ho provato a farle fare di tutto, l'ho anche portata al parco ma praticamente ha detto due parole in croce! Passa tutto il tempo a guardare quelle fotografie!-
- Era sua madre, dalle tempo.- sospirò l'Auror che ormai aveva perso l'appetito.
Liz però scosse il capo, con gli occhi vitrei - Io capisco cosa significhi crescere senza genitori...ma se avessi avuto una madre del genere avrei preferito non saperlo!-
Come spiegare a qualcuno che non voleva sentire? Che non voleva capire?, pensò amaramente Tristan.
Come spiegare a Liz chi era in realtà Lucilla?
- Una madre fa di tutto per stare coi propri figli!- andò avanti la strega, quasi singhiozzando.
- Si e fa anche di tutto per difenderli.- sussurrò lui, in risposta.
La Jenkins a quel punto sgranò gli occhi nocciola - Cosa? Ha tentato di fare del male a Degona!?- strillò.
Dopo quell'uscita lasciò perdere, troppo esausto per discutere. Baciò la strega sulla fronte, poi salì al piano di sopra dove raggiunse la camera della figlia. Nadine Mckay sorrise, vedendolo, e lasciò la piccola che stava guardando il grosso album di foto seduta sul suo lettone.
- Oggi Liz l'ha presa di nuovo sui libri di magia di Sofia.- gli disse la vecchia strega, prima di andarsene.
Fantastico, pensò raggiungendola. Sorrise rasserenato quando Dena lo abbracciò forte e gli regalò un sorriso bellissimo. Se non altro con lui era rimasta la bimba dolce e vitale di sempre. Ammetteva però che averle parlato di Lucilla era stato troppo avventato e se ne reso conto anche meglio quando vide la foto di lui e della Lancaster incorniciata sul comodino della figlia.
Rimase a lungo a parlare con lei, chiacchierarono molto e la piccola gli disse tutto ciò che aveva fatto nella giornata, poi lo tempestò di domande su Harry e gli altri, per chiedergli se era vero che quel mago cattivo voleva ancora fargli del male. Tristan pensò che Liz gli avrebbe graffiato tutta la faccia se fosse venuta a sapere che le aveva raccontato la storia di Voldemort e Harry, ma verso le nove e mezza l'aiutò a infilarsi il pigiama, poi la mise a letto.
- Notte diavoletta.- le disse, baciandole la guancia - E domani fai colazione ok?-
- Hn.- bofonchiò Dena con una piccola smorfia - Papà...senti...-
- Cosa?-
Dena lasciò perdere, sorridendo - No, niente. Buona notte!-
Quando se ne fu andato, la piccola chiuse gli occhi...ma quando tutte le luci di Cedar House furono spente, verso mezzanotte, Degona riaprì gli occhi verdi e accese una candela che aveva nascosto sotto il letto. Tirò fuori anche un piccolo cofanetto di legno e quando lo aprì ne uscirono una foto di Lucilla e della polverina magica.
Era formula rudimentale di Smaterializzazione, presa dagli scaffali di Tristan.
Poco dopo, la piccola era dentro a un cerchio tutto tremolante fatto della polverina, seduta a gambe incrociate con la foto di Lucilla fra le mani. La teneva strettissima e sembrava molto eccitata. Doveva vederla...voleva vederla!
Era anche spaventata, ma tenere l'immagine di sua madre fra le mani sembrava darle forza. Sospirò, poi prese la candele e bruciò l'inizio del cerchio. Ci fu un lampo colorato e quando tutto il cerchio ebbe preso fuoco, ci fu un altro sbuffo di fumo e quando la nube si fu diradata, Dena non c'era più.

C'era qualcuno...
Lucilla dei Lancaster, sdraiata nel suo grande letto nel Golden Fields, aprì gli occhi lentamente.
Mise subito a fuoco la sua stanza illuminata da un debole raggio di luna che filtrava dalle tende aperte, tagliando a metà la camera da letto con quella lama di luce. Sentiva anche la presenza sconosciuta.
Si mise a sedere sotto le lenzuola e la seta nera della sua sottoveste le frusciò sulla pelle, mentre poggiava lentamente le lunghe gambe sul pavimento di legno.
Chiunque fosse entrato doveva avere un bel coraggio, pensò minacciosa.
Nessuno aveva mai osato mettere piede nelle sue stanze, nessuno! Si aggirò attorno al baldacchino, silenziosa.
I suoi passi quasi non si sentivano...sembrava galleggiare e il suo incedere era lento e aggraziato.
Si volse su se stessa, cercando quell'invasore che di certo non avrebbe più tentato di fare qualcosa di simile. Chiunque fosse stato comunque, aveva commesso il più grande errore della sua vita.
Rimase immobile però quando davanti a sé trovò una bambina piccolissima, avvolta in un pigiamino bianco.
Lucilla rimase dov'era, senza fiatare...mentre la bimba la guardava con gli occhioni smeraldini sgranati.
Nella manina teneva una foto accartocciata ma dopo un lungo silenzio in cui la piccola la scrutò da capo a piedi, la demone la vide sollevare le braccine verso di lei, con lo sguardo pieno di attesa.
- Mamma...- sussurrò, a bassa voce.
Lucilla crollò seduta sul pavimento e quando ebbe fra le braccia sua figlia, ogni altro pensiero sparì.
Grazie...grazie....

 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10° ***


 

Ragazzi, colgo l'occasione per fare gli Auguri di Buon Natale a tutti quanti. Passatevi delle belle feste voi che potete! ^^ Vi ringrazio anche delle tante recensioni, spero che la storia continuerà a piacervi. A prestissimo.

 

 



Un grido lacerante irruppe nel sonno di Tristan Mckay, facendogli letteralmente balzare il cuore in petto anche se il suo sogno era stato come un abbraccio caldo in una gelida sera d'inverno.
Di colpo aveva dovuto lasciare quel luogo sereno che sta fra il sogno e la veglia per tornare alla realtà.
Si rizzò a sedere nel grande letto matrimoniale in cui dormiva solo da quattro anni e i suoi occhi furono feriti dalla debole luce dell'alba. Sentì altri gemiti dai pieni inferiori di Cedar House, poi la voce isterica di Elisabeth strillò praticamente il suo nome.
Non fece in tempo a scendere dal letto che la strega spalancò le porte della sua stanza e, in lacrime, disperata e in sottoveste da notte, si precipitò verso di lui, salendo sul suo letto e afferrandolo forte per le braccia.
- Tristan! Tristan!- sussultò, quasi istericamente - Dena...Dena non è a letto! Non c'è più!-
Mckay faticò a capire il senso di quella frase ma dopo un solo secondo si precipitò nella camera di sua figlia, trovandola totalmente vuota. Toccò le lenzuola, erano fredde. Era come se non avesse neanche dormito in quel letto.
- Padrone!- una decina di elfi domestici si attaccarono alla porta della stanza della padroncina, con gli occhi sgranati - Padrone, vi serve aiuto?- chiesero, premurosi e spaventati nel contempo.
- Cercate Degona, presto!- urlò - Cercate per tutta la casa, deve essere da qualche parte!-
Gli elfi corsero subito via, eseguendo l'ordine di Tristan, ma ben presto anche tutti gli altri presenti nella casa, dopo aver girato in lungo e in largo per il giardino, la riserva e le stalle, dovettero tornare nel salone dove la famiglia si era riunita a mani vuote. Nessuno, nemmeno gl'inservienti al cancello, avevano visto la bambina.
Jess cercava di calmare suo fratello ed Elisabeth specialmente, mentre Clay arrivato insieme al maggiore dei fratelli, a occhi chiusi, cercava di ritrovare la bambina. Un'operazione molto difficile, visto l'esigua capacità magica di qualunque piccolo mago e il suo lavoro non era facilitato dall'isterismo della Jenkins.
- Come fate a dirmi di stare calma?!- strillò quasi quando Miss Theresa, stizzosa, le disse di tacere per lasciar concentrare Harcourt - Degona non ha dormito nel suo letto! Le lenzuola erano fredde...potrebbe essere andata ovunque! Oppure potrebbe essere stata presa da qualcuno!-
- Chi vuoi che abbia rapito la bambina, scusami?- disse Jess, pacato - Non è possibile Liz.-
- Ieri sera questa casa era piena di gente che parlava di guerra o sbaglio?- replicò con le lacrime agli occhi - Quei pazzi dei Mangiamorte potrebbero averla rapita per farvela pagare!-
- Per l'amor di Dio, Elisabeth...- sbuffò Nadine, seduta sul divano accanto a Rose e Tanatos Mckay, praticamente buttati giù dal letto dalla governante di Cedar House. La vecchia strega scuoteva il capo, infastidita da tutto quel chiasso - E' assurdo dare la colpa a gente che è venuta qua solo per incontrare mio figlio. Senza contare che Clayton avrebbe sentito qualsiasi presenza ostile in questa casa.-
- E allora che cosa sta insinuando?- Liz aveva il viso arrossato per l'emozione - Sta dicendo che Dena è sparita per magia? Oddio...- allargò gli occhi, ricordando che proprio il pomeriggio precedente aveva pescato la piccola a trafficare coi libri di Sofia nella biblioteca. Che cosa poteva aver combinato? Che cosa poteva esserle successo?
- Oddio Tristan!- singhiozzò, aggrappandosi alle sue mani - E se si fosse fatta del male con la magia?-
- Cerchiamo di non essere tanto drastici, ok?- propose Tanatos.
- Sono d'accordo.- annuì anche Jess, dando una pacca sulla spalla del fratello minore - Dena è spericolata ma non una stupida e ti ha sempre dato ascolto quando si trattava di non strafare.-
- Non strafare?- riecheggiò Liz - Jess, è una bambina! Ha quattro anni!-
- Non è una bambina normale, ficcatelo in testa ragazza!- sbraitò a quel punto Nadine, zittendola finalmente. La Jenkins a quella frase si morse le labbra, stringendo i pugni con impotenza e quando Clay dette l'ultimo verdetto, si sentì male sul serio al pensiero che alla sua piccola Dena fosse davvero successo qualcosa.
- Gente...- disse Harcourt, riaprendo gli occhi violetti - Non so dove sia ma vi posso assicurare che non è in questa casa, né nel quartiere o nel raggio di tanti altri qua attorno.-
- Che diavolo vuol dire?- sbottò Sphin - Come sarebbe?-
- Stai dicendo è sparita nel nulla?- ringhiò anche Milo - Accidenti Clay, cerca di essere più preciso!-
- E come faccio ad essere preciso?!- sbottò lui, altrettanto nervoso - E' una bambina, non ha sviluppato il suo potenziale magico e anche volendo ci sono miriadi di varianti che potrebbero impedirmi che percepirla! Potrebbe essere vicino a una fonte magica fortissima e questo, per esempio, m'impedirebbe di sentirla!-
- Aspetta...- Tristan, a bassa voce, sembrava avesse avuto un'illuminazione. Fonte magica fortissima...
Poteva essere...poteva essere da lei!
E la risposta venne proprio quando ormai, dopo due ore da incubo, non ci speravano più.
Jess e Tristan stavano in giardino quando un grosso falco nero, che aveva volato per ore e ore dal Golden Fields, cominciò a planare verso Cedar House, sfidando il vento avverso. Il minore dei fratelli si fece comparire un guanto di pelle sulla mano, affinché il rapace si appollaiasse sul suo polso e finalmente poterono tirare un sospiro di sollievo.
Liz si precipitò letteralmente fuori di casa, ancora in vestaglia e si attaccò alle spalle dei due Auror, terrorizzata.
Tristan prese la lettera, lasciando che il falco andasse a posarsi su un ceppo in giardino, poi notò il sigillo di cera.
Un giglio. Scartò velocemente la busta dove una delicata calligrafia lche lui conosceva bene o informava che presto Degona sarebbe tornata a casa sana e salva. Non gli spiegava cosa fosse successo ma a lui bastava quella notizia bellissima.
- E' da Lucilla.- sussurrò, chiudendo la lettera sul petto e lasciandosi andare in un sospiro sollevato.
- Dov'è Degona?- alitò Liz impallidendo di colpo - E' da...è andata da...da quella demone?!-
Jess prese la lettera e sorrise a sua volta, decisamente più calmo.
- Meno male,- mormorò senza notare lo sguardo allucinato della governante - dice che ce la riporta dopo pranzo.-
- Volete spiegarmi per quale motivo siete così tranquilli?- sbottò la strega - Degona è scappata di casa per andare da quella donna in quel covo di demoni e voi siete felici per questo? Tristan, tua figlia è in pericolo!-
- Perdonami,- s'intromise Jess - ma credo che Dena sia fra le braccia più sicure al mondo.-
- Oh, bella garanzia! Una demone!-
- Santo Dio, non la conosci neanche Liz!- sbraitò Jess perdendo la pazienza - Smettila di dare il tormento a tutta la casa con questa storia e lascia che Dena stia con sua madre per qualche ora! Se è scappata per andare da Lucilla ci sarà un motivo no? O credi che l'abbiano rapita gli alieni?-
Elisabeth arrossì di nuovo di frustrazione, fissando Tristan con aria supplichevole ma da lui non ottenne aiuto, così emise un gemito esasperato e tornò dentro, al limite di una crisi emotiva.
Si lasciò andare sul divano, dove Rose Mckay l'accarezzò il capo e le spalle, cercando di rassicurarla.
- Su, su bambina!- le disse dolcemente - Vedrai che la piccola starà bene!-
- E' andata...è andata da quella donna, in quel posto orribile!- singhiozzò amaramente - E se le facessero del male?-
- E' andata da Lucilla?- disse Tanatos, quando Jess e Tristan tornarono - E come ha fatto ad andare nel Golden Fields?-
- Dev'essere stata lei a rapirla!- sbottò ancora Liz, alzando la voce.
- Sciocchezze!- sentenziò Milo guardandola storto - Lucilla ha giurato che non l'avrebbe mai cercata.-
- E allora si sarà rimangiata la parola!-
- Hai intenzione di farti venire un collasso?- fece Nadine acida, portandole una tazza di caffè - Datti una calmata ragazzina e vedi di ficcarti in testa che Lucilla del casato dei Lancaster non è il diavolo in persona. Se l'avessi conosciuta davvero, invece di dare ascolto alle chiacchiere, sapresti perfettamente che ho ragione. Quindi se hai finito di annoiarci tutti quanti con queste insulse insinuazioni, puoi calmarti e tornare lucidamente come è tuo solito.-
- Nonna, anche tu!- s'intromise Tristan a quel punto - Finiscila di darle addosso, Liz è solo preoccupata ed è normale. È lei che ha cresciuto Dena, perciò finitela di trattarla come un'estranea, ok?-
- Come vuoi, nipote.- sentenziò Nadine fintamente pacifica, sedendosi tranquilla - Allora mettiamo alla berlina Lucilla, tua madre farà i salti di gioia. Dico bene Rose?-
- E no, eh? Non ricominciamo!- sibilò Jess seccato - Nessuno qua a colpa, Lucilla meno che mai! Finitela di metterla sempre in mezzo ogni qual volta quella piccola delinquente combina qualcosa! E poi sono i geni di Tristan ad essere tarati, non quelli di Lucilla...-
- Ah grazie tante!-
- Insomma, non intendete andare a riprenderla?- Liz stava sul serio per avere una crisi isterica. Era balzata in piedi con i fazzoletti stropicciati in mano, gli occhi nocciola sgranati e lo sguardo praticamente allucinato - Degona è finita in quel posto infernale e voi farete nulla?! È pieni di demoni Cameron Manor!-
- Mioddio!- sibilò Nadine a bassa voce, fissando Tristan eloquentemente - Devo ancora stare zitta?-
Il padrone di casa sospirò, cercando sempre di mantenere tutta la calma e la pazienza di cui era capace, visto che gli altri, a parte sua madre che stravedeva per Elisabeth, erano tutti pronti a gridarle addosso. Si avvicinò alla sua amica e dopo averle prese il viso fra le mani, le ordinò dolcemente di guardarlo bene negli occhi.
- Adesso ascolta bene quello che ti dico...- le sussurrò, carezzandole i capelli - Liz...Degona con Lucilla non rischia assolutamente nulla. Tempo fa, prima che se ne andasse, Lucilla mi disse che non avrebbe cercato la bambina, quindi dev'essere stata Dena ad andare da lei e ti possiamo assicurare tutti quanti, anche mia madre...che Lucilla non le farà alcun male perché, anche se come tu hai fatto notare è una demone, è anche una madre normale come tutte le altre.-
- Come fai a pensarlo?- singhiozzò ancora la strega, disperata - Potrebbe...potrebbe...-
- No.- disse ancora Tristan e stavolta con un tono che non ammetteva repliche - Tu non la conosci. Io si. Lucilla non alzerebbe un dito su nostra figlia neanche sotto tortura o se si trattasse della sua stessa vita, perciò ora calmarti e cerca di tranquillizzarti. Quando Dena tornerà a casa sarà felice e vorrà raccontarti ogni cosa. Non è il caso che ti trovi in lacrime, va bene? Liz, rispondimi...- le chiese ancora, placidamente - Liz, hai capito?-
La Jenkins, forse troppo stremata a livello emotivo, annuì con le lacrime che continuavano a rotolarle sulle guance, così Tristan disse a tutti che la portava a letto, lasciando da soli i suoi parenti. Una volta chiusa la porta, Nadine non perse l'occasione per schioccare la lingua verso sua nuora.
- Una perfetta padrona di casa, si si...- fece, sarcastica mentre Rose quasi la fulminava con gli occhi - Una vera gentildonna, una donna perfetta per tuo figlio e per la bambina. Elegante, sofisticata e che sa accogliere gli ospiti dell'alta società. Certo. Peccato che sia da ricoverare!-
- Oh, mamma per l'amor del cielo!- borbottò Tanatos, prima che fosse Rose a mandarla al diavolo - Lo sappiamo tutti che a te piaceva Lucilla ma solo perché Elisabeth è una brava ragazza a cui piace stare in casa e in famiglia non significa che non possa essere una brava madre per Degona.-
- E poi se non altro non ha una fedina penale lunga come la lista della spesa!- sibilò Rose acida.
- Oh e qua ti volevo!- sbottò Nadine, serafica - Ti secca solo che Lucilla sapesse già fare tutte queste cose e che non abbia mai avuto bisogno del tuo consenso da matriarca, mia cara. Lucilla ti metteva nell'angolo, ecco cosa!-
- Per cortesia, volete andare a litigare altrove?- propose Jess col suo tatto angelico - Se Tristan vi sente sparlare di Lucilla non credo sarà molto contento.-
- Infatti, sta seduto nel letto di una povera donnicciola piagnucolante!- frecciò ancora Nadine.
- E con questo cosa vorresti dire eh?- sbottò Rose di nuovo, mentre Tanatos, Milo, Clay, Sphin e Jess prendevano il volo in cucina. Una volta lontani da quelle due belve il gruppetto poté permettersi di ringraziare il cielo che Degona stesse veramente bene, peccato che probabilmente una volta tornata a casa avrebbe subito una strigliata colossale da nonne, bisnonne e anche da tate in lacrime.
Le augurarono almeno che tutto nel Golden Fields stesse andando bene e in effetti le cose procedevano.

Era l'alba quando Lucilla  Lancaster, riaprendo gli occhi bianchi da un debole sonno, si era sentita di nuovo viva per la prima volta dopo tanto tempo. Qualcosa di caldo dormiva contro di lei e dei ricci soffici le facevano il solletico al viso, per non parlare della piccola manina che le stringeva la spalla nuda.
Abbassò lo sguardo e trovò sua figlia addormentata contro il suo petto, nella stessa posizione in cui l'aveva vista l'ultima volta. Riappoggiando il capo contro i guanciali, Lucilla aveva creduto di vivere ancora in un sogno.
Ricordava anche la sensazione di smarrimento che aveva provato di fronte alla sua piccola Degona quando la sera prima le era apparsa davanti, allungando semplicemente le braccia verso di lei.
Era la prima volta che la vedeva. Dopo la nascita, non aveva chiesto di vedere la neonata, sapendo bene che tanto non avrebbe potuto restare...e quando l'aveva avuta di fronte, si era sentita come mancare il terreno da sotto i piedi.
Il suo cuore aveva cominciato a battere improvvisamente...e se qualcuno avesse voluto ucciderla, non avrebbe potuto trovare momento migliore. Ma lei...lei era rimasta a lungo a guardare quell'angelo caduto da cielo.
Le assomigliava moltissimo...ma aveva i bellissimi occhi di Tristan e di questo ringraziò appassionatamente.
Le sembrava di poterlo incontrare, attraverso gli occhi di sua figlia...e poi un'altra cosa le aveva volto il fiato, anche se non avrebbe mai potuto immaginare di provare una simile sensazione a quella parola.
Mamma. Degona l'aveva chiamata mamma per la prima volta...
Mentre il sole sorgeva, la Lancaster però capì che probabilmente nessuno a Cedar House era a conoscenza del fatto che la bambina fosse da lei. Certamente Tristan non le avrebbe mai messo davanti la loro bambina in quel modo, così mentre restavano a letto, una lunga piuma magica sullo scrittoio si levò da sola, si posò su un foglio e cominciò a scrivere lentamente. Poi il foglio si ripiegò e tutti i preparativi dell'imbustazione furono pronti poco dopo.
Quando la lettera fu chiusa e Zero, il falco della demone fu volato via con la preziosa missiva attaccata a una zampa, anche Degona aprì gli occhioni verdi, infastidita dal sole.
Parve non capire subito dove fosse, poi quando vide sua madre si ricordò di tutto...e un sorriso magnifico le illuminò il visino, tanto che le gettò subito le braccine al collo, troppo felice per dire qualcos'altro.
Lucilla a sua volta non disse nulla, limitandosi ad abbracciare la bimba ancora con movimenti un po' goffi.
Nei minuti successivi poté cominciare a farsi un'idea di che razza di bambina fosse sua figlia. Degona la tempestò praticamente di frasi, domande e racconti, ma specialmente di domande, per non parlare del fatto poi che non stava ferma sul letto, troppo incuriosita da tutto quello che la circondava.
Era allegra e molto affettuosa, notò anche. Aveva decisamente la parlantina dei Mckay, pensò.
- Mamma, dove siamo?- chiese poi la bambina, sedendosi di nuovo al suo fianco sotto le coperte.
- Lontano da Londra.- rispose Lucilla, parlando con la sua voce dolce e sottile - Come sei arrivata qua?-
- Ho fatto un incantesimo...con un cerchio di una polverina strana...non so bene come si chiama.- disse Degona distrattamente, continuando a guardarla tutta attenta. Ora la scrutava come al microscopio e Lucilla sapeva bene cosa stava fissando. I suoi occhi bianchi. Certamente fra chi conosceva sua figlia, non doveva averne mai visti. Invece la stupì, facendole un altro dolce sorriso e dandole un bacio sulla guancia che le fece di nuovo battere il cuore.
- Ha ragione il papà. Sei davvero bellissima mamma.-
La demone non poté impedirsi di piegare blandamente le labbra in un sorrisino, poi scese dal letto e fece il giro della sponda, per tirare giù anche la bambina. Prenderla in braccio fu un'altra deliziosa scoperta, anche perché la bimba non sembrava aspettare altro che starle vicino.
- Chi ti ha detto di me?- le chiese, facendola sedere davanti a una specchiera.
- Di te?- Degona ridacchiò divertita - Prima la bisnonna. Poi il papà qualche giorno fa mi ha dato le vostre foto.-
- Nadine eh?- Lucilla ora capiva tutto - Stanno tutti bene a casa vostra?-
- Si, benissimo...ma saranno un po' arrabbiati...- mugugnò la piccola - Mi sgrideranno. Lo so che non dovevo andare via senza dire niente ma io volevo tanto vederli! Liz sarà arrabbiatissima!- si girò ancora verso sua madre, ora tutta sorridente - Devo fartela conoscere Liz mamma! Lei è davvero forte! È un'amica del papà e da quando sono piccola c'è sempre stata lei!-
Lucilla non disse nulla, ringraziando solo dentro di sé che qualcuno si fosse preso cura di sua figlia oltre a Tristan. Conoscendolo, per qualche tempo non doveva essere stato molto in forma.
- Mamma...-
- Si?- chiese, tornando alla realtà.
- A me piacciono i vampiri.- sbottò Dena di colpo, fissandola.
Lucilla strabuzzò gli occhi, senza capire.
- Mi piacciono i vampiri.- disse ancora la bambina - Lo zio Milo ha detto che se da grande vorrò ancora, mi farà diventare un vampiro come lui. Mi piacciono tanto i suoi denti.-
La Lancaster di bambini non ci capiva molto ma sua figlia stava forse tentando di dirle che lei le piaceva anche se era un demone?
Sorrise di nuovo, scuotendo il capo.
- Mamma tu vivi qui?-
- Si.-
Dena corrucciò la boccuccia rosea con fare capriccioso - E non torneresti a casa con me vero?-
Sarebbe stato bello, veramente bello...tornare a casa con la sua bambina ma non era possibile. Non ancora almeno.
- Vuoi fare un bagno?- le chiese, senza rispondere alla sua domanda.
Fu decisamente divertente, se non altro fu un'esperienza un po' diversa ciò che le capitava da quattro anni, peccato che tenere fermo quello scricciolo nella schiuma fu un bel lavoro, per non parlare della schiuma che volò fuori dalla grande vasca di marmo. Una volta asciutta Degona si mise a curiosare in mezzo a tutta la grande stanza da letto di sua madre, affascinata da pozioni, libri con faccia e mani che cercavano di afferrarla, modellini in scala del sistema solare e statue vive che facevano le smorfie e le linguacce.
Quando furono le otto e mezza però, la piccola fece una richiesta che alla Lancaster era passata di mente.
- Mamma, ho fame...possiamo mangiare?-
Porca miseria, se l'era scordata. E adesso che faceva? Dovevano uscire dalla camera...doveva uscire da lì!
Erano quattro anni che non metteva piede fuori dalla sua stanza...ma la bambina doveva mangiare.
Si vestì rapidamente, pensando che l'unica maledetta soluzione era andare da Caesar. Accidenti...
Mentre si sistemava i lunghi capelli e imprecava alla faccia che avrebbe fatto Cameron, Dena cinguettava felice e contenta attaccata alla porta finestra, incantata dai campi di margherite nere del Golden Fields.
Poi però dovettero per forza avventurarsi fuori...e Lucilla, prendendola per mano, non aveva un'aria molto allegra. Attraversarono grandi spazi ricchi di candelabri, quadri e affreschi poi scesero al primo piano e la demone si fermò davanti a una porta di cedro scuro alta più di tre metri, intarsiata con cruente scene di battaglia.
Non bussò, limitandosi a infilare la testa nella sala riunioni di Caesar ma quando vide che era in compagnia, il suo umore peggiorò ulteriormente. Cameron, seduto a capotavola, la guardò per una volta in vita sua, stralunato.
- E' uno scherzo.- disse, fissandola.
- Non ti esaltare.- gli rispose, glaciale - Mi serve...del cibo.-
- Cibo?-
- Si, cibo. Sei sordo?-
- Oh, finalmente ti sei convertita.- disse il tizio seduto all'altro capo della tavola, ridacchiando - Salve milady, come stai? Sei bellissima come sempre.-
Lucilla scosse il capo, ignorandolo - Sta zitto Demetrius. Allora? Puoi farmi portare qualcosa?-
Caesar aguzzò la vista - Chi è che ti sta tirando la gonna?-
La Lancaster fece una smorfia mentre sua figlia, con vocina bassa, continuava a notare diversi particolari del palazzo e glieli riferiva tirandola per ogni appendice, specialmente per i capelli e alla fine sia il padrone di casa che il suo ospite, Lord Demetrius, Dimitri per gli amici, notarono la bimba nascosta dietro alle gambe della demone.
Mezz'ora dopo la situazione era ormai degenerata. Madre e figlia si ritrovarono a tavola con quei due dementi, Lucilla non avrebbe saputo definire Caesar e Demetrius in un altro modo, ma il fatto era che Degona non sembrava né infastidita dall'aria pigra del demone dai capelli bianchi, né dall'eccentricità dell'ospite.
Come demone puro era in effetti alquanto particolare, almeno questa era anche l'opinione di Caesar, visto che Demetrius nei suoi quasi novecentodieci anni aveva sempre vissuto a contatto con gli esseri umani e non aveva mai fatto mistero del suo amore verso le pratiche dei babbani, tantomeno aveva mai nascosto a Caesar la sua contrarietà nel vivere lontano dal mondo esterno. Demetrius, nonostante i suoi occhi bianchi, aveva barba lunga e capelli castano chiaro, tipo pelliccia di topo, tinti alla stragrande, tutti scomposti e scarmigliati, per non parlare della treccina al pizzetto. Da tempo si teneva in questo modo, per mitigare la sua bellezza di marmo da demone.
In testa aveva anche una buffa bombetta sulla cui sommità era disegnata una spirale bianca e nera. I suoi modi spigliati poi conquistarono in un attimo Degona che si stava sorbendo una tazzona di latte e caffè, con torta e biscotti.
- Ma tu guarda...- bofonchiò Caesar, mentre la piccola e Demetrius chiacchieravano - E così alla fine è venuta.-
Lucilla lo guardò non molto amichevolmente - Allunga un tuo miserevole artiglio e ti faccio passare la voglia.-
- Per chi mi hai preso?- replicò lui - Ero solo ansioso di conoscerla.-
- Le arrabbiature di prima mattina fanno venire le rughe.- cantilenò Demetrius, interrompendoli - Allora piccola? Come ti chiami?-
- Degona Lumia Mckay.- sorrise lei, quasi con fare orgoglioso - E tu come ti chiami? Sei un demone come la mamma?-
- Si, mi chiamo Demetrius. Ma tu chiamami Dimitri, ok?-
La bimba ridacchiò - Che nome buffo!-
- Si, hai totalmente ragione.- frecciò Caesar con una smorfia - Hai ancora fame piccola?-
- No, grazie. Sono piena!- Dena allora si volse al padrone di casa con aria curiosa - E tu sei il fidanzato della mamma?-
Mancò poco che Lucilla cadesse dalla poltrona, rabbrividendo alla sola idea. Intanto anche Demetrius attaccò a ridere, sganasciandosi - Si, certo...tua madre e questo qua. Bimba, credimi...dovrà ghiacciare l'inferno prima che accada!-
- Demetrius, non hai nessun altro a cui rompere l'esistenza?- rognò Cameron seccato, aprendo un giornale davanti alla faccia per non vederlo.
- Oltre a voi due no.- disse quello con aria da cucciolo, nascondendo in realtà una vera anima subdola da demone - Comunque hai ragione, ho delle faccende da sbrigare.- si mise in piedi, baciando la manina di Degona sul dorso che sorrise deliziata - Arrivederci signorina, spero di rivederti presto.-
- Ciao Dimitri!-
- Devo riportarla a casa...- sussurrò Lucilla intanto a bassa voce, per non farsi sentire.
- Certo.- annuì Caesar, sfogliando il giornale annoiato - Vai pure.-
- Torno appena possibile. Tu intanto occupati del richiamo di Hermione, capito?-
Cameron non alzò neanche lo sguardo dai suoi affari - Come ti ho sempre detto, di lei me ne occupo io.-
- S'è visto come te ne sei occupato bene.- recriminò la demone prima di uscire - Se non ti andava potevi dirmelo subito Caesar, mi sembrava di avertelo detto che tenevo molto a lei. Se non sei in grado di occuparti di qualcosa che respira e pensa, allora continua a restartene chiuso qua dentro ma se fossi in te ritroverei la mia amica e in fretta anche!-
- Non sei l'unica a tenere a lei.- sibilò in risposta, stavolta irritato - Dannazione Lucilla, smettila di credermi il diavolo in persona. Sistemerò io la questione, tu occupati dei affari tuoi.-
- Hn...- ringhiò in risposta, sbattendo la porta alle spalle - Lo farei anche se non fossi prigioniera qui!-

Edward Dalton apparve al piano terra della casa di Harry Potter, a Lane Street un giorno dopo la sua partenza.
Aveva avuto una pessima fortuna da quando era arrivato a Hargrave Manor: aveva fatto un fantastico buco nell'acqua nel Linkolnshire, girando per il maniero della famiglia Hargrave per tutto il giorno insieme ai domestici e al dispotico nonno di Hermione senza trovare il benché minimo indizio sia nella camera della Grifoncina che nei suoi documenti. Inoltre Jane era andata via per qualche giorno in Francia, in ferie dalla sua carriera da dentista che non aveva mai abbandonato nonostante le pretese di suo padre, perciò non erano riusciti a rintracciarla. Non era tornato proprio a mani vuote, però non era neanche riuscito ad avere qualche chiarimento.
Aveva solo in mano uno scatolone e due felini appresso che litigavano continuamente.
- Gente!- urlò salendo le scale - Ragazzi, ci siete?-
Li trovò nel salone del primo piano, tutti seduti attorno al tavolino dove troneggiava un Pensatoio. Lo stesso Pensatoio che Harry e compagni avevano trovato la sera prima in quel malfamato quartiere mentre Elettra aveva portato Blaise e Tom da Sirius. La loro rimpatriata dai Black era stata meno traumatica del previsto per il piccolo Riddle.
Da principio nervosissimo, era a stento riuscito a guardare Sirius in faccia, per non parlare di come aveva balbettato di fronte a Narcissa. Il trauma era stata Andromeda, così simile a Bellatrix. Per calmarlo c'era voluta tutta la dolcezza nascosta di Narcissa, mentre Andromeda che non aveva mai amato nessuno dei genitori di quel suo nuovo nipote era stata un tantino più rigida. Sirius invece, anche con quell'aria da altero mago purosangue, era stato l'unico a riuscire a far sorridere un po' il piccolo mago e dopo le presentazioni, si erano messi a parlare dell'arrivo del Riddle formato small da Harry, dei casini che stavano succedendo, del ritorno dei Mangiamorte, dell'attacco a Blaise e anche della full immersion di Draco nella residenza primaverile dei Black. Secondo le due sorelle Black, stavolta Malfoy era stato un po' impulsivo. Sirius invece non si era espresso anche perché lui era tutto concentrato sul nuovo marmocchio del gruppo.
Si erano lasciati solo con la promessa di riportare presto Tom in casa Tonks, naturalmente con Harry e Draco.
- Salve gente,- bofonchiò Edward, entrando e vedendo le loro facce - tutto bene?-
- Ti sembra che vada bene?- frecciò Ron - Allora? Che hai trovato?-
- Questo...- disse Dalton, buttando lo scatolone sul tavolino - e quelle due maledette palle di pelo!-
Dicendolo, Grattastinchi e una gatta bianca con gli occhioni gialli si fiondarono nel salone, soffiandosi addosso.
- Oddio!- rise Harry, insieme ad Elettra e a Weasley - Non ci credo! Guarda quei due! Ciao Grattastinchi!-
- Mamma mia, sono anni che non lo vedevo!- celiò anche la Baley.
- Oh e quella è Dray!- celiò Blaise - Guarda quant'è cresciuta!-
- La gatta della vostra amica Granger si chiama come te?- rise May, fissando Malfoy.
- Zitta mezzosangue!- borbottò il biondo, prendendo la micia in braccio - Allora Dalton? Hai visto Jane?-
- E' in Costa Azzurra, in ferie. Torna fra una settimana anche se parlare con lei sarà inutile. Siamo in un anno bisestile e i Veggenti vengono privati della Vista.-
- Oh già...- si schifò Harry - Cazzo! Ma porca miseria e adesso che facciamo?-
- Guardiamo nel Pensatoio.- sospirò Elettra - Io non vedo altre soluzioni.-
- Si, certo...ma prima date un'occhiata qua.- Edward si sedette fra Blaise e May, cominciando a scartare il pacco che aveva portato con sé dalla casa di Lord Hargrave - Me l'ha dato suo nonno e vi posso assicurare che non era del suo umore migliore. Era parecchio incazzato con Hermione, anche se non mi ha detto perché. Mi ha solo mollato questo in mano...- e tirò fuori l'orologio magico che Ron aveva regalato alla Grifoncina il giorno dei suoi diciotto anni, lo stesso che avevano i Weasley alla Tana. Tutti quanti schizzarono a controllare, in ansia. Strabiliati però, notarono che c'erano parecchie fotografie. Una ritraeva Tom che era al sicuro, sulla scritta "CASA"; un'altra foto era decisamente più ambigua e Jeager Crenshaw con la sua lancetta era posato sulla scritta aggiunta della strega in "AZIONE".
- Azione?- bofonchiò May - Che vuol dire?-
- Oh,- Tom sorrise con aria di scuse - Jeager attaccava sempre Hermione in ogni momento, così ha pensato di controllarlo. Azione vuol dire che lui sta combinando qualcosa.-
- Però, sveglia come sempre...e questa?- Harry indicò una ragazza che però si trovava sulla scritta "MORTE".
Era Linda Fulcher. Come mai Hermione aveva tenuto quella ragazza sul suo orologio? Era una Magonò.
Forse la conosceva. Anzi, l'aveva conosciuta. C'erano altre due lancette e su una di esse c'era niente meno che Rafeus Lestrange. Anche lui era sulla stessa tacca di Jeager. Questo stava a significare che stavano macchinando qualcosa.
Fu l'ultima a lasciare i ragazzi pallidi come cenci.
- Guardate bene.- disse Edward - Lord Hargrave mi ha detto che la lancetta di Herm è così da circa ieri sera.-
E quella maledetta lancetta segnava qualcosa che nemmeno Ron aveva mai visto. Stava esattamente a metà fra la scritta "PERICOLO" e "MORTE".
- Cosa vuol dire? Si sarà rotto?- ipotizzò Tom.
- No, è assurdo. Non si rompono mai.- disse Weasley - Ma non è possibile che stia così ferma a metà!-
- Lasciate perdere dov'è!- sbottò Elettra - E' a un passo da "MORTE"!-
- E come se...- sussurrò Blaise - Fosse in uno stato di transito.-
- Si,- annuì Harry a bassa voce, come per timore che dirlo a voce alta l'avrebbe reso reale - è come sospesa fra la vita e la morte. Ma non può essere così da ieri sera. Ci dev'essere un errore.-
- E se non ci fossero errori?- sibilò Draco.
I ragazzi si guardarono, ormai al limite della preoccupazione. Dannazione, dovevano fare qualcosa! Ma non sapevano dove trovarla. Hermione non aveva lasciato indizi di nessun genere! Era irraggiungibile ovunque fosse finita!
- Avanti.- sbottò Potter mettendosi in piedi - Guardiamo nel Pensatoio.-
- Ok, però è meglio usare la Stanza degli Specchi al Ministero.- scandì Ron - Lì vedremo meglio.-

Entrarono al Ministero che era ormai ora di cena ma gl'inservienti come sempre non si stupirono troppo della cosa visto che Potter aveva l'estrema mania di comparire sempre nei momenti più impensati.
Per Tom poi era la prima volta e si guardava attorno un po' spaesato ma anche incuriosito. Filarono al Sesto Livello e lì, mostrando il distintivo degli Auror, riuscirono a passare nell'ala dei Veggenti.
- Ma è legale usare la Stanza Visionaria senza un Veggente o un Sensimago?- sussurrò Elettra.
- Devo davvero rispondere?- replicò Harry guardandosi attorno per vedere se c'era qualcuno.
- Lo sapevo che finiva così, accidenti!- ringhiò May, che chiudeva la fila - Possibile che non siete capaci di starvene buoni e tranquilli per qualche ora? Mi farete venire i capelli bianchi!-
- Se, certo...l'importante è che non ci fai rapporto!- la zittì Ron, trascinandoli verso l'ultima porta del corridoio. Lì si fermarono, guardarono alle loro spalle per l'ultima volta e poi varcarono la soglia, accecati dalla luce splendente che proveniva da lì dentro. Si ritrovarono in un luogo totalmente riflettente, pavimento, soffitto, pareti.
Ogni cosa rispecchiava la loro immagine.
- Ok, ci siamo.- disse Harry andando in mezzo alla stanza e piazzando il Pensatoio in mezzo a un piedistallo che si era formato da un liquido argentato, presente sul pavimento. Una volta lì, tutti quanti dovettero levare le loro bacchette per rompere il sigillo che Hermione vi aveva precedentemente posto.
- Bene, adesso mettete tutti le bacchette dentro i ricordi evanescenti.- li istruì Potter - Tom, tu stai indietro.-
Una volta che le punte di tutti e sette i maghi adulti finirono nella coppa di legno, il mistero della Stanza degli Specchi, si rivelò utilissimo. Invece che venire risucchiati nei ricordi della Grifoncina, furono i ricordi nel Pensatoio a uscire fuori come un fiume in piena, riflettendosi in ogni specchio attorno a loro. Luci, colori, suoni, magia...ne vennero avvolti poco per volta, mentre le immagini cominciarono a sfrecciare davanti ai loro occhi.
Da principio furono sciocchezze, immagini di tutti i giorni, scene di vita quotidiana come le macchine che sfrecciavano per le strade buie di Londra, visioni di una biblioteca enorme, libri che svolazzano in giro...
- Ma cos'è questa roba?- disse Draco, nervoso - Non ho mai visto una serie di ricordi più caotica di questa!-
- Caesar dice sempre che i ricordi più importanti sono sempre nascosti.- bofonchiò Tom, vicino a Ron ed Elettra - Le cose semplici sono in superficie e gradatamente si arriva ai ricordi custoditi più gelosamente.-
- Ah...- Harry si mosse di nuovo verso il Pensatoio e intinse di più bacchetta ma facendolo toccò il fondo. Ci fu un'altra esplosione di colori e tutti quanti stavolta rimasero senza parole.
"Expecto Patronum!"
Quello era Harry. Era l'immagine di un bambino tredicenne che scagliava un Patronus completo per la prima volta, davanti a un laghetto, di notte, di fronte a decine di Dissennatori. Poi fu il turno di Ron. Lo videro seduto a un tavolo, giocando a scacchi con un sorriso divertito sul volto spruzzato di lentiggini. Poi Ginny, Fred e George, Elettra sulla scopa, la prima volta che aveva visto Hogwarts dalle barca sul fiume, Silente poi Blaise.
Infine un'altra immagine si soffermò più a lungo sugli specchi. Sotto il glicine, un Draco diciottenne stava fumando seduto sotto le arcate di Hogwarts.
Quelli erano i ricordi in fondo al Pensatoio. I ricordi più cari.
Non fecero in tempo a dire qualcosa che stavolta videro Jeager Crenshaw.
"Credi davvero di battermi?" stava dicendo "Non ce la farai mai..."
- Ferma qua Harry!- gridò Blaise, per farsi sentire fra le mille voci dei ricordi. Finalmente la catena si bloccò e l'immagine di Jeager invase l'intera stanza degli specchi, risucchiando i maghi nel ricordo.
Presenti come fantasmi silenzio, i ragazzi videro un'Hermione di circa vent'anni in un luogo buio e ampio, di mattoni neri, con poche candele...e davanti a lei c'era quel demone, che la guardava con occhi assassini.
"Dimmi, Hargrave..." lo sentirono sussurrare "Perché lo fai? Per la gloria?"
La videro ridere, sogghignare e poi sguainare la bacchetta "Non lo saprai mai."
"Caesar non è tipo da accettare allievi sai..."
continuò il mezzo demone, aggirandosi tranquillo attorno a lei, con fare felino "Tu invece...non so bene per quale motivo, hai destato il suo interesse. Certo, sentiti i tuoi precedenti posso pensare anche io che tu abbia delle capacità particolari...ma resti un'umana. Una mezzosangue umana."
"E tu un idiota..."
sorrise lei, in un modo che fece quasi tremare Harry e gli altri "Fossi stato meno arrogante, forse ora non saresti nei guai Jeager!" agitò la bacchetta e il mezzo demone, sgranando gli occhi, si accorse di aver commesso un'imperdonabile leggerezza "Vorticum inflamare!"
Ciò che si vide alla fine del ricordo su solo un immenso turbine di fiamme scure che avvolse Crenshaw dal basso e lo abbracciò totalmente, fino a bruciarlo. L'immagine sparì e ne apparve subito un'altra che lasciò di nuovo i ragazzi senza fiato, specialmente Malfoy.
"Perché?"
- Caesar!- sussurrò Tom.
"Perché? Perché vuoi apprendere qualcosa che ti disgusta a tal punto?" disse di nuovo il bellissimo giovane dai capelli bianchi davanti a loro. Videro finalmente il grande Caesar Cameron, il demone che da secoli viveva in solitudine. Stava appoggiato a una finestra...e davanti a lui, in piedi, c'era sempre Hermione. Più o meno il periodo doveva essere lo stesso del precedente ricordo. Lei appariva tranquilla, in atteggiamento rispettoso certo...ma serena, anche davanti a quel demone.
Caesar le porse la mano e lei la prese, stringendolo forte. Gli fu vicino e sospirò pesantemente.
"Devo imparare. Devo sapere per forza." Alzò il viso su di lui, come per trapassarlo "E tu perché hai accettato?"
Il ricordo si chiuse lì ma Draco aveva visto perfettamente quell'avvicinarsi lento fra i loro visi...e dannazione, aveva anche capito tutto dall'espressione del piccolo Tom, che aveva sviato subito l'attenzione su qualcos'altro.
Ora erano finiti in Germania. Harry e Ron videro Krum, poi di nuovo Rafeus Lestrange. Fortunatamente di Vanessa non c'era traccia, ma di nuovo qualcosa attirò i loro sguardi.
- Quella non è Linda Fulcher?- chiese May, indicando un frammento d'immagine sulla parete alla loro sinistra.
Si, era quella Magonò. Blaise si mosse a bloccare il ricordo, toccando direttamente la parete e di nuovo vennero catapultati dentro, stavolta però finirono direttamente in una sala riunioni di formato accademico.
Era interamente di legno scuro, le pareti di pietra in stile gotico...e su un organo, dietro a un pulpito, c'era un simbolo su una lastra di porfido rosso. Era il teschio di Voldemort.
Immersi in quell'atmosfera, i ragazzi videro la sala riempirsi di colpo...e quelle persone erano tutte Mangiamorte. Coperti da lunghi mantelli, gridavano come forsennati contro il pulpito, dov'era salito improvvisamente Rafeus Lestrange. Teneva saldamente quella ragazza e praticamente i Mangiamorte lo stavano inneggiando ad ucciderla.
E probabilmente sarebbe morta lì se Hermione, smaterializzatasi alle spalle di Lestrange, non lo avesse colpito duramente con l'Impedimenta e non avesse salvato Linda.
- Si può sapere perché volevano ucciderla?- ringhiò Ron quando finì il ricordo - Ma chi diavolo era quella ragazza?-
- E quello...gente, guardate lì!- disse Elettra, sentendo dei bisbigli sul soffitto. Alzarono il viso e stavolta avvertirono solo un ricordo uditivo. La prima voce era quella di Rafeus...l'altra, camuffata, era probabilmente di una donna.
"Non t'azzardare a fregarmi, ricordatelo sporca mezzosangue!"
"Perché non ti calmi Lestrange?"
replicò quella voce lontana, indistinguibile "Non vorrai che faccia impazzire anche te. Sai...il mio tocco funziona meglio su voi maschi..."
"Sta zitta! E fa come ti ho detto! Uccidi la nipote di Hargrave e avrai quello che mi hai chiesto!"
"E con Harry Potter come la mettiamo?"
Rafeus in quel momento ghignò perfidamente "Se vuoi occuparti anche di lui accomodati ma lascia che ti convinca a non farlo. Hermione Hargrave è già abbastanza pericolosa...se viene a sapere che stai dando la caccia anche al bambino sopravvissuto potrebbe non prenderla bene. Limitati a ciò che ti ho chiesto, io intanto mi darò da fare per farti avere la tua ricompensa. Ti saluto Katrina."
- Katrina?- bofonchiò Ron - E adesso questa chi diavolo è adesso?-
- Dannazione, non si capisce più niente!- ringhiò Harry furente.
- Finiamola. Per stasera abbiamo visto anche troppo.- disse Edward - Ragazzi, questa cosa va esaminata a casa nostra a mente lucida. Riportiamoci il Pensatoio a casa ed esaminiamo tutto domani.-
- Ha ragione Ed.- annuì Blaise - Harry, stare qua a spaccarsi la testa non serve a nulla.-
- E allora che cazzo proponi?- sbottò Draco ancora più furibondo di Potter - Quella fottuta lancetta di quel maledetto orologio dice che la mezzosangue potrebbe morire! Vuoi che ce ne stiamo con le mani in mano?!-
- E che cosa vorresti fare?- replicò Zabini, cercando di tenerlo buono prima che facesse qualche sciocchezza - Guardami bene in faccia Dray! Non sappiamo dove sia Hermione e capisco che ti faccia andare fuori di testa ma in questo momento non abbiamo bisogno di altre cazzate, sono stato chiaro? Non t'azzardare a ficcarti in testa di andare a cercarla da sola perché i tuoi cugini sono pronti e armati di ascia per tagliarci la testa! Hermione ha bisogno di aiuto, è vero, non di un altro che va a farsi ammazzare per niente!-
Malfoy, dopo quella strigliata, si morse la lingua rabbioso e girò sui tacchi per andarsene ma quando spalancò la porta ci si richiuse dentro, imprecando. - Abbiamo compagnia!- sibilò.
Lo raggiunse Harry in due balzi e si accostò a lui, nel campo visivo fra lo stipite e la porta.
C'era gente...e sgranando lo sguardo si accorse che erano Obliviatori. Perché se ne andavano in giro in squadrone a quell'ora?
Lasciò perdere quelle domande. Avrebbe cercato una risposta a tutto una volta tornato a casa e dopo aver messo al sicuro tutti gli altri, per questo, dopo che il corridoio fu di nuovo sgombro, fece uscire tutti i ragazzi dalla porta. Poi uno per uno si smaterializzarono via, tutti tranne Ron che si fermò su un altro livello dov'era presente il controllo delle entrate al Ministero. Non che li si dormisse ma se i Controllori fossero stati meno addormentati e annoiati, per Weasley non sarebbe stato facile attraversare i muri del loro ufficio, finire nella stanza dei registri magici e cancellare, mentre le penne continuavano a scrivere da sole su migliaia e migliaia di pergamene, i loro nomi dalle righe con uno speciale inchiostro magico in dotazione agli stessi Controllori, quando si sbagliavano.
Se ne andò a casa scuotendo il capo e sbuffando. Si fosse trattata di vita o di morte, lì al Ministero tutti si sarebbero ritrovati secchi nel giro di due minuti se bastava uno Smolecolarizzatore come lui a fregare la loro sicurezza.
Però andando a via, qualcosa cominciò a frullare nella mente di Ron. Aveva sognato o aveva visto fra i nomi sulle pergamene, nelle ultime entrate al Ministero dopo la sua, anche Orloff?
Erano quasi le dieci di sera, cosa ci era venuto a fare il Ministro della Magia a quell'ora? Colpito da quel particolare, si bloccò a metà strada e tornò dentro, con un brutto presentimento. Passò di nuovo fra i muri, poi sotto il naso dei Controllori e di nuovo con i registri in mano, vide che Orloff se n'era già andato via, ma a lui interessava un'altra cosa. Vedere con chi era stato...e senza sorprendersi vide che era andato nel reparto degli Obliviatori.
- Ma che cavolo vuol dire?- bofonchiò fra sé. Secondo quanto aveva detto May, che aveva avuto un colloquio con lui quella stessa mattina mentre Edward era ancora via, Orloff era stato parecchio tempo con l'intero Wizengamot e poi con Duncan da mezzogiorno in poi. Se ne assicurò e in effetti trovò che era stato con loro...ma poi, di nuovo, qualcosa gli fece sentire la classica puzza di bruciato scorrendo il dito fra i vari nomi di coloro che aveva incontrato il Ministro della Magia. Alle tre di pomeriggio di quello stesso giorno, Orloff era stato in compagnia di...Katrina.
Possibile che fosse stata la stessa Katrina dei ricordi di Hermione? Si affrettò a cercarne il cognome ma non lo trovò da nessuna parte e la cosa gli parve assurda. Letteralmente assurda. Nessuno al Ministero entrava senza avere il riconoscimento del cognome...a meno che questa Katrina non fosse un folletto o un troll.
La sua ricerca finì quando i Controllori si misero a fare il loro giro, quindi Weasley dovette lavare le tende ma se non altro non sarebbe tornato a casa a mani vuote. Ora avevano un motivo un più per stare attenti a Orloff, a quella Katrina dei ricordi di Hermione che sicuramente lavorava per i Mangiamorte e ai fratelli Lestrange.


I cancelli di Cedar House non le erano mai parsi così invalicabili, pensò Lucilla.
Pioveva a dirotto, sembrava che il cielo piangesse...e lei se ne stava lì, davanti a quei cancelli di ferro battuto, avvolta in un mantello scuro con un cappuccio sul viso, celandosi agli occhi di tutti.
La casa era in subbuglio, sentiva alcune voci concitate grazie al suo udito sviluppato. Ormai era ora di lasciare andare Degona. Sua figlia stava nascosta sotto il suo mantello, protetta in quel mondo sospeso fra la realtà di suo padre e quella breve parentesi avuta con sua madre. Alzò gli occhi verdi su Lucilla e allora lei s'inginocchiò, continuando a proteggerla dalle schegge della pioggia col suo mantello.
Lucilla provò qualcosa che non provava da tanto quando la sua bambina le prese le mani, stringendole forte.
- Per favore...vieni a casa mamma!- la implorò di nuovo, come aveva già fatto prima di andare via dal Golden Fields - Per favore, torna a casa con me! Io voglio che torni a casa! Anche il papà è triste! Ti prego mamma!- e le gettò le braccine al collo, cominciando a singhiozzare sommessamente, come per non farsi sentire.
Nella sua ingenuità, Degona non poteva sapere quanto suppliche e preghiere e lacrime potessero far male. Erano come un spada nel cuore, come sale su una ferita aperta e Lucilla non era in grado di reggere così tanto.
L'abbracciò stretta, continuando a carezzarle i capelli e il tenero visino, ma dovette scuotere il capo, dando una grande delusione alla sua bambina. - Non posso...- sussurrò piano - Non posso ancora tornare a casa.-
- Mamma ma io ti voglio a casa adesso! Non voglio più che vai via!- singhiozzò di nuovo Dena, cominciando a piangere apertamente, con grandi lacrimoni che le rotolavano sulle guance rosse - Perché non puoi restare? Perché vuoi tornare in quel posto? ...Non...non vuoi stare con me e il papà?-
Di nuovo il cuore prese a batterle come impazzito e se l'ultima discendente dei Lancaster si era chiesta in quegli anni se le fosse rimasto un briciolo di umanità, in quel momento capì che per quella bambina si sarebbe fatta mettere in gabbia anche per sempre. Era apparsa in un lampo e così, purtroppo, se ne sarebbe andata.
Era apparsa e per lunghi momenti le aveva portato gioia, affetto e un sorriso che Lucilla non avrebbe più scordato, accedendo un tipo di amore che non avrebbe pensato di poter provare...e proprio per quello, lei avrebbe messo al sicuro sua figlia e suo padre. Anche a costo di non vederli mai più.
Quando parlò, Lucilla sentì una lacrima estranea rigarle la guancia alabastrina.
- Degona...- sussurrò, baciandola sulla fronte - Promettimi che non cercherai più di usare la magia per trovarmi.-
- Ma mamma...- la vocetta della bimba era un singhiozzo e un gemito dietro l'altro.
- No.- disse la demone - Degona, hai rischiato molto per venire da me. E sei ancora troppo piccola. Avresti potuto finire nelle mani di qualcuno che ti avrebbe fatto del male...e poi...cos'avrei detto a tuo padre?- sentendolo, la piccola cominciò a pulirsi il viso, continuando a piangere - Il tuo papà ti vuole bene...e non merita che tu lo faccia preoccupare. Quindi promettimi che non cercherai di trovarmi mai più.-
- Ma così non ti vedrò più!- sbottò, con gli occhioni rossi per lo sforzo.
Lucilla deglutì, sentendo un'altra lacrima seguire la precedente...ma erano così fredde che quasi non sembravano sue.
- Degona...promettimelo.- le chiese, posandole le mani sulle spalle.
E la piccola, dopo aver abbassato il visino con le spalle tremanti, annuì.
- Te lo prometto mamma.- mormorò.
Aveva ottenuto ciò che voleva. Degona non sarebbe più apparsa nel cuore della notte a farle battere il cuore. Non l'avrebbe più sentita chiamarla mamma. Non l'avrebbe più rivista. Era stato un sogno. Solo un bel sogno.
Continuò a ripeterselo anche quando sua figlia le ributtò le braccia al collo, piangendo disperatamente. La teneva così forte per i lembi dell'abito che ebbe l'impressione di essere pesante come pietra. Se restava ancora, da lì non se ne sarebbe più andata...e l'ira di Caesar avrebbe travolto sia sua figlia che Tristan.
Così la prese in braccio, con la bimba che nascondeva il viso nel suo collo, e si mosse verso i cancelli. Li passarono entrambe come se fossero fatte d'aria, poi s'incamminarono lungo l'entrata delle siepi, profumate di fiori.
La casa non era lontana. Ci sarebbe stata la fontana...e poi la porta principale. Era tutto come prima.
- Mamma...-
- Si?-
- Mi vuoi bene?-
Lucilla si fermò in mezzo ai giardini, poi scostò la figlia quel tanto necessario per guardarla in viso.
Nessun figlio dovrebbe mai sentirsi così solo da porre questa domanda a un genitore, pensò distrutta.
- Come non immagini neanche.- sussurrò, baciandole la guancia - Non dimenticarlo.-
- Anche io...anche io ti voglio bene.- replicò Degona, con un sospiro. Una volta di fronte alla gradinata che avrebbe condotto alla porta, la piccola si fece posare a terra dove la forte presenza magica della madre impediva alla pioggia d'inzupparla. Guardò Lucilla dal basso all'alto...e proprio quando sua madre iniziò a piangere, Degona smise.
Si passò la manica del pigiama sul volto, facendole poi un sorriso stentato.
- Ciao mamma!- agitò la manina un paio di volte, poi le diede le spalle.
E andò via. Aprì la porta e l'oltrepassò, la richiuse...mentre voci accorate gioivano di quel ritorno.
Era finita. Il sogno era finito.
E quando Tristan corse fuori, spalancando la porta di Cedar House con cuore in gola, non trovò nessuno.
Solo pioggia. E un cielo che sembrava piangere.

 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11° ***


 



Thomas Maximilian Riddle si mise a sedere nel suo nuovo letto, nella sua nuova casa...e guardò fuori dalla finestra che dava su Lane Street, senza riuscire a impedirsi di essere almeno un po' felice.
Si, sapeva che era sciocco essere felici per una semplice finestra che faceva filtrare il sole e le voci delle persone. Sapeva che non avrebbe dovuto trovarsi in quella bella casa, fra quelle persone così gentili...sapeva anche di non meritarsi tanta cortesia e tanti sorrisi da quelle persone, ma non poteva impedirsi, in fondo al cuore, di provare gioia.
Scese dal letto e andò alla finestra aperta, appoggiandosi coi gomiti a guardare i babbani per il grande viale.
Non aveva mai visto tanti esseri umani tutti insieme...e le loro voci allegre lo misero di buon umore.
Non c'erano grida, non c'era buio.
Aveva vissuto così tanto tempo nelle segrete di quel posto, in Italia, che ora il sole gli sembrava un regalo.
Quel posto...la sede degli Zaratrox. Niente finestre, quattro mura, sbarre, ombre e buio, urla e strilli.
Due anni senza poter parlare, poi Tom aveva visto un sole camminare verso di lui. Hermione si era inginocchiata, gli aveva porto la mano e lo aveva salvato, riportandolo da Caesar e da sua madre.
Hermione...pensò intristendosi. Come gli mancava. Lei l'aveva sempre capito perfettamente, aveva saputo ascoltarlo, comprendere il suo dolore e il suo rimorso. Era sempre stata come una sorella premurosa.
E adesso era di nuovo nei guai...
Fu proprio mentre si stava vestendo per andare ad aiutare May a preparare la colazione per i ragazzi che Edvige sfrecciò sul palazzo, fermandosi direttamente da lui. Le sorrise e le fece un sacco di carezze, portandola al primo piano appollaiata in spalla. Mise timidamente il naso in cucina e vide l'Aarons di spalle, intenta a friggere il bacon con i capelli scuri raccolti in una coda di cavallo e con un grembiule con la scritta "FATEVI LA CUOCA" legato in vita.
Per un attimo...si sentì di nuovo come se l'avesse già conosciuta prima, come se il suo viso non gli fosse nuovo ma si convinse a lasciar perdere. Era troppo sbadato per ricordarsi di tutti.
- Oh, ciao Tom!- gli disse la ragazza, girandosi - Buon giorno! Hai dormito bene?-
Il piccolo mago annuì, restituendole un sorriso - Buon giorno May. Vuoi una mano?-
- Si, tieni.- gli disse e gli dette in mano un bicchiere pieno d'acqua.
- Cosa ci devo fare?- bofonchiò il maghetto.
- Sveglia tuo cugino.- replicò ghignando perfidamente - Ieri sera mi ha finito lo shampoo.-
- Ciao ragazzi!- Arrivarono Ron e Blaise, scarmigliati e assonnati - Oh, è arrivata posta?-
Tom annuì, dicendo a tutti della lettera di Caesar. Cameron spiegava in quattro parole che di Hermione se ne sarebbe occupato lui, di trovarla almeno, e che li avrebbe tenuti informati. Poi il resto della lettera era personale del ragazzino.
- Gli altri?- chiese Ron, mettendosi seduto a tavola.
- Elettra è fuori a correre,- disse May cominciando a spremere le arance con l'aiuto di Zabini - Edward è sotto la doccia, Harry e Draco ancora a letto credo.-
- Nello stesso?- chiese Weasley.
L'Aarons sbatté gli occhioni scuri - Come prego?-
- No, niente...- ghignò il rossino, agitando la mano - Lascia perdere.-
- I bracciali hanno fatto i bravi in questi giorni.- ridacchiò Blaise a bassa voce, sedendosi davanti a Ron.
- Si, perché quei due erano troppo presi da Herm per sputarsi in faccia.- replicò Weasley ironico.
Manco a dirlo dal piano di sopra cominciarono a sentire una valanga d'imprecazioni, seguite da insulti che costrinsero May a mettere le mani sulle orecchie del piccolo Tom. A quanto pareva stavano litigando per il bagno, almeno a quanto disse Dalton quando scese in cucina per aiutare May e gli altri.
- Io non so...- sbuffò Edward, strapazzando le uova - Ci sono tre bagni in questa casa e si chiudono di sopra!-
- Infatti, dovremmo dividerceli.- disse Ron - Harry, il biondastro, Elettra e Tom dovrebbero stare di sopra. Oppure Elettra e tu, May, potreste prendervene uno solo per voi ragazze. Sarebbe meglio...e tu da quando sai cucinare?- si sconvolse il rossino, fissando l'ex Corvonero stralunato.
- Come credi che facessi l'anno scorso a mangiare e a dormire ancora nel mio appartamento con cinque mesi di stipendio nelle tasche dell'allibratore?- Edward si volse verso di loro, ghignando - La sera tornavo a casa e andavo nel pub sotto l'appartamento a lavorare.-
- Tu sei tutto matto.- Blaise lo guardava con tanta pazienza - Invece di spaccarti potevi venire da me Ed.-
- Un conto è stare a fare la sanguisuga dal mio vecchio, un conto è da voi no?- rispose, ridendo - E poi mi ha fatto bene. Adesso non punto più tutto lo stipendio su un cavallo solo in una sola puntata. Ecco, le uova sono pronte.-
- Dray e Grattastinchi dove sono?- chiese Tom, cercando i gatti in giro.
- Stanno dormendo con Pinky!- sbottò Gigì dal suo alveare, ricordando a tutti la sua presenza.
- Ehi, perché te ne stai lì dentro?- la richiamò May - Cos'hai?-
- E' arrabbiata perché Elettra stasera esce con Harry.- chiarì Ron - E' sabato.-
- E noi che facciamo?- bofonchiò Blaise - Poker? O pub?-
- Io vado all'ippodromo.- disse Dalton.
- Tu non vai da nessuna parte!- rognò Harry scendendo le scale tutto mezzo svestito, coi capelli ancora bagnati e gli occhiali tutti storti - Tu stasera mi uccidi Malfoy. Se lo fai ti faccio aumentare la busta paga!-
- Che è successo?- bofonchiò May stanca di quella storia.
- A parte il fatto che mi ha finito il dentifricio, s'è ficcato sotto la doccia buttandomi quasi giù dalla finestra, ecco cosa! Accidenti a tutti i Malfoy del mondo! Dannati loro, la loro progenie e i loro parenti!- ringhiò, buttandosi a sedere di peso sulla prima sedia che trovò - Buon giorno a tutti comunque!-
- Buona giornata anche a te stellina.- l'apostrofò Ed sorridendo - Che hai in programma oggi?-
- Perché? Mi vuoi portare a scommettere?-
- No, non ci vado mai in compagnia. Porta male. Piuttosto, perché non esci con Elettra anche oggi pomeriggio? Non è necessario che te ne stai chiuso in casa o in ufficio a cercare con noi altre informazioni. Devi riposarti, o ti verrà un crollo nervoso.-
- E già, povera gioia...- lo prese in giro Draco, scendendo le scale con indolenza - La notorietà pesa, vero Potty?-
- Vedrai come ti peserà il tritacarne quando te lo avrò tirato in testa.- gli sibilò il risposta il moro e tutto in serpentese, tanto che i ragazzi rabbrividirono come loro solito, imprecando dietro a quei due. L'unico a ridacchiare alla battuta fu Tom, attirando l'attenzione di Potter e Malfoy. Il ragazzino arrossì subito, abbassando lo sguardo sulla tazza. Accidenti, avrebbe dovuto pensarci...suo padre era famoso per essere stato rettilofono...
A Harry non doveva far piacere che anche lui fosse in grado di capire il linguaggio dei serpenti.
- Salve a tutti!- cinguettò Elettra, apparendo in cucina in quel momento, spezzando la tensione. Era in top e pantaloncini, con gli auricolari del lettore nelle orecchie e non poteva essere più bella.
- Fossi in te io non la lascerei andare in giro da sola, sai?- ghignò Ron di punto in bianco, prendendosi dietro un pezzo di bacon dal moretto - Sul serio...sai com'è, la scusa del jogging la usano tutti!-
- Complimenti gente, che fantasia!- disse May ironica, finendo di leggere la Gazzetta con aria concentrata.
- Senti mezzosangue...- la interruppe Draco brusco - Te lo sei preso tu il mio colluttorio?-
- Senti Malferret...- replicò lei a tono - Te lo sei finito tu il mio shampoo alla camomilla?-
- Non fare la furba! A me viene mal di gola se non faccio i gargarismi col colluttorio! Capito?-
- Oh, dovrò segnarmelo sugli appunti.- May lo guardò con aria angelica - Una volta mi hai detto anche dei tuoi nei. Dov'è che li hai esattamente?-
Draco digrignò i denti, puntandole il dito addosso - Voi mezzosangue un giorno o l'altro farete tutti una brutta fine!-
- Ti prendiamo in parola.- l'Aarons guardò l'orologio - Elettra, fra quanto andiamo a fare spese?-
- Dammi un'ora per fare la doccia e riprendere fiato!- le sorrise la biondina - Ragazzi, voi venite?-
- A guardare decine di vetrine e a portarvi i pacchetti?- sibilò Harry sarcastico - Sono già in strada.-
- Tom, ti va di venire?- May ignorò il sarcasmo dei maschi, rivolgendosi direttamente al piccolo mago - Così potresti fare un altro giro qua attorno e comprare qualcosa che ti serve. Possiamo andare alla Gringott e...-
- No. Ferma.- la bloccò Potter - Alla Gringott ce lo portiamo io e Draco.-
- Perché?-
- Devo prelevare dal conto della mamma.- le spiegò Tom - Ma mi hanno detto di non farmi vedere troppo in giro prima del tempo...- divenne di nuovo rosso, sempre più imbarazzato - Sai, se mi riconoscono...-
- E chissene frega.- mugugnò Ed imbronciato - Se lasciano andare in giro a piede libero Draco...-
- Fottiti Dalton.- gli rispose Malfoy con un semplice gesto del dito medio - Comunque ha ragione San Potter. Alla Gringott ce lo portiamo noi, anche perché comunque bisognerebbe passare per Diagon Alley.- si mise in piedi, finendo il caffè con una sorsata - Io vado da Andromeda. Vuole che le dica tutto di Vanessa e Rafeus.-
- C'è Sirius di sicuro. Mi tocca seguirti.- sbuffò lo Sfregiato con fare incazzoso - Che palle!-
- Dai Tom, sbrigati!- gli disse Malfoy già sulle scale - Ti vorranno rivedere!-
- Oh...oh si! Arrivo!- il piccolo Riddle saltò giù dalla sedia, seguendo il cugino.
- Torniamo per pranzo!- disse anche Harry, prima di sparire con loro e prima di aver urlato a Ron di andare a cercare Mundungus, a Blaise di non andare a lavorare e a Ed di non andare a scommettere. Un generale insomma.
Durante il viaggio se non altro Draco poté salvarsi dal sentire Potter borbottare perché si limitò a parlare con Tom, che Harry evitava accuratamente come la peste. Andarono in taxi, per non affaticare troppo il ragazzino che aveva imparato da poco a Smaterializzarsi, su consiglio di Lucilla, ma una volta di fronte alla casa dei Tonks il piccolo Riddle tornò a essere visibilmente nervoso.
- Guarda che non tutti i Black mordono.- precisò il biondo, sarcastico.
- Lo so.- borbottò Tom, passando il peso del corpo da una gamba all'altra - Ma mia madre è stata cattiva con tutti e...-
- Si, specialmente quando ha ucciso Sirius.- sibilò Harry acidamente.
Draco fece finta di non aver sentito, limitandosi a scoccargli un'occhiata di fuoco - Senti Tom, finiamola una volta per tutte con questa menata ok? Va bene, Bellatrix non era una santa ma credi che questi qua dentro siano da meno? E tanto per la cronaca...tu non hai mai avuto nessun tipo di contatto con nessuno dei tuoi genitori, quindi perdonami ma considero tua madre solo Lucilla. E basta parlare di Bellatrix che mi viene mal di testa...- aggiunse, bussando.
- Tu si che sai fare dei discorsi chiari.- gli disse Harry, serafico.
- Vuoi che ti avveleni Potter?-
- Ti posso assicurare che data la situazione il tuo veleno al momento non mi farebbe niente, Malfoy.- frecciò il moro stizzoso, entrando in casa dopo Ted Tonks andò loro ad aprire. Consegnarono i giubbotti, poi si diressero in sala dove Andromeda stava seduta a tavola con Sirius e Remus.
- Salve a tutti!- dissero i due Auror.
- Oh, eccoli!- ghignò Sirius - Che bella cera Harry. Fantastica giornata vero?-
Il suo figliastro si limitò ad alzare il polso destro e insieme al suo si sollevò anche quello sinistro di Draco, che stava al suo fianco. Erano già appiccicati come sanguisughe, quindi era una meravigliosa giornata, compresero i maghi.
- Draco, Harry...- disse Andromeda, poi guardò il piccolo Riddle - Tom.-
Il ragazzino fece un esagerato cenno la testa, arrossendo di nuovo. Aveva visto una sola volta una foto di Bellatrix ed Andromeda gliela ricordava moltissimo, anche se i suoi occhi azzurri erano del tutto diversi da quelli scuri di sua madre. Aveva anche conosciuto la sua zia più giovane, Narcissa...e nonostante quell'aria severa, gli era piaciuta molto. Era una persona molto dolce, nonostante l'aspetto freddo e l'espressione così vacua.
- C'è anche tua madre.- disse Andromeda a Malfoy - Arriva subito. Ha accompagnato Ninfadora alla porta, le doveva dire qualcosa riguardo a Howthorne.-
- Ah si,- bofonchiò Harry cercando di scollarsi di dosso il biondo - Milo e i ragazzi mi hanno detto che quel grande di Tanatos Mckay ha indetto il concilio di guerra. C'era anche lui...anche se non so come abbia fatto a entrare.-
- E' stata mia sorella a chiedere al signor Mckay di dare a Howthorne una possibilità. Si conoscono da anni e Narcissa è sicura al cento per cento che non abbia mai avuto a che fare coi Mangiamorte.- spiegò Andromeda, facendo portare del thè - E tu Harry? I giornali ti danno tregua?-
- A dire il vero no. Siamo barricati in casa e preoccupati che qualcuno possa vedere Tom.-
- Lascia che vedano, che domande vuoi che vi facciano?- ridacchiò Sirius, strappando un sorriso al ragazzino - E' troppo grande per essere figlio vostro.-
- Ah, sempre molto divertente.- frecciò Draco.
- Dai Paddy, sta buono!- sorrise Remus - Piuttosto, lasciando perdere i Mangiamorte e le altre sciocchezze, a casa come va? Ve la cavate tutti quanti? Avete già portato Tom a Diagon Alley?-
- Si e se lo riconoscono che facciamo?- s'intromise Andromeda.
- E come fanno a riconoscerlo, senza offesa sorellina?- sospirò Narcissa Black Malfoy, apparendo sulla soglia in un bell'abito color perla e i capelli biondi lisci sulle spalle - Secondo me ti preoccupi troppo. Ciao ragazzi.-
- Signora.- disse Harry.
- Ciao mamma.- Draco la baciò sulle guance, restando attaccato al polso del moro per le ghignate degli altri in sottofondo, ma Narcissa aveva un ottimo autocontrollo e riuscì a non scoppiare a ridere come un'ossessa, limitandosi ad abbracciare il piccolo Riddle, poi si sedette accanto a lui e tornò a rivolgersi alla sorella maggiore - Dicevamo?-
- Dicevamo che è un disastro bello e buono!- sbuffò Andromeda mettendosi in piedi. Senza dire altro fece il giro della tavola e si piazzò di fronte a Tom, con le mani sui fianchi. Ora il ragazzino era davvero viola per la vergogna ma la padrona di casa lo stava solo guardando da capo a piedi, quando sbottò con l'ultimo giudizio - Oh, insomma io non ci credo! Ok, potrà assomigliare a Bellatrix ma di suo non ha altro che quella manciata di efelidi sul naso! È troppo educato e cortese per essere figlio di quella serpe immonda!-
- Andromeda!- sogghignò Sirius, vedendo il faccino stralunato di Tom - Dai, magari ha preso da qualcun altro della famiglia! Che so...magari da tua madre...- e attaccò a ridere sommessamente insieme a Narcissa, mentre Remus e gli altri non sapevano più che fare per tornare a una conversazione seria.
- Magari ha preso direttamente da Draco, che ne sapete...- frecciò Harry acido, per nulla divertito.
- Signori per favore.- supplicò Lupin, cercando di frenare quegli scoppi d'ilarità - Avanti, così lo imbarazzate.-
- Mah, secondo me è assurdo.- sentenziò infine Andromeda, facendo per la prima volta un sorriso al suo piccolo nipote, carezzandogli debolmente la testa - Comunque mi rincuora che quella vipera abbia saputo fare qualcosa di buono.-
- Questo è ancora da appurare.- sibilò Harry con gli occhi verdi pieni di dubbi e risentimento.
Sirius sospirò, lasciandosi andare contro lo schienale del divano - Ricominciamo. Draco, ma va avanti tutto il giorno in questo modo quando siete a casa?-
- Ho le registrazioni se vuoi, Black...- frecciò il biondo - Non ci da pace un minuto.-
- Senti ma perché non te ne vai al diavolo eh Malferret?-
- Sarebbe bello, peccato che anche lì sarei costretto a trascinarti con me Sfregiato!- e non finì di dirlo che i bracciali cominciarono letteralmente a sfrigolare e con un nuovo trucchetto magico mai visto, li attirarono uno contro l'altro facendo spiaccicare le loro teste in un botto e poi naturalmente non ebbero più voglia d'insultarsi.
- Per la miseria...- ghignò Sirius, raccogliendoli da terra con lo scopino - I bracciali si danno da fare eh?-
- C'è poco da ridere cugino.- disse Narcissa, sospirando - Qua la faccenda peggiora...e hanno anche il sangue al naso.-
- Basta, basta...- implorò Malfoy con una mano sul naso - Io me ne torno a casa!-
- Tu è meglio che stai qua Harry!- gli disse Remus, trattenendolo - E' meglio che stiate lontani per un po'...-
Così la magica coppia d'oro per il momento decise di separarsi, entrambi coi nasi rotti certo, ma se non altro Draco poté andarsene e lasciare il caro Potty a fare i conti con la sua vigliaccheria verso Tom.
Ritornato a Lane Street che erano le dieci e mezza, andò dritto al frigo per prendere del ghiaccio.
- Draco!-
Il biondo piantò una bestemmia, saltando per lo spavento.
- Cazzo mezzosangue!- sbraitò - La prossima volta fai che piantarmi anche un coltello fra le scapole!-
May sorrise, alzando le spalle con fare docile - Che hai fatto alla faccia? È stato Harry?-
Lui grugnì in risposta, tenendosi il setto con aria dolorante.
- Vieni, lascia!- gli disse la ragazza, prendendo la bacchetta e puntandogliela sulla faccia. Prima che potesse maledirla, May aveva già usato un incantesimo curativo che lenì il suo mal di testa in un attimo.
- Meglio?- gli chiese.
- Hn.- bofonchiò, rimettendo il ghiaccio in frigo - Gli altri dove sono?-
- Blaise e Ron hanno seguito Ed alle corse. Non vogliono lasciarlo solo con lo stipendio.-
- E' la mente di Dalton che non dovrebbe girare da sola. È ancora troppo piccola.- frecciò perfido - Elettra?-
- Ha ricevuto una lettera un quarto d'ora fa da suo padre. Voleva vederla.- poi aggiunse, stranita - Posso chiederti una cosa? Perché Elettra sembrava così arrabbiata quando è uscita? Mi sembra che suo padre sia una brava persona...-
- E' un infido bastardo.- sibilò, sorpassandola - L'ha lasciata da sola a quattordici anni perché la sua nuova moglie non vuole Elettra in casa. Praticamente non ha mai neanche visto il suo fratellastro di cinque anni.-
- Oh...- May fece una smorfia - Bhè, in fondo se l'è cavata. È questo l'importante.-
- Come no.-
- Che vuoi dire?- gli chiese, sedendosi sul divano di fronte a lui.
- Niente.- Draco si dette dell'idiota per aver iniziato un discorso che non aveva voglia neanche di finire.
- Lo vedi come sei? Possibile che non sei capace di parlarmi per più di cinque secondi?-
- Vuoi chiacchierare con me mezzosangue?- fece, ironico - Ok, parliamo.-
- E di cosa vuoi parlare?-
- Non lo so. Non volevi parlarmi tu? Avanti, sputa il rospo.-
May inspirò profondamente, richiamando tutta la sua pazienza - Dimmi di te.-
- Di me?-
- Si, di te.- sorrise, divertita dalla sua faccia stralunata - A parte il tuo odio verso i babbani, i Magonò e i mezzosangue... ti piace fare qualcosa o adori il fatto di renderti insopportabile ai nuovi arrivati?-
- Sai cosa mi piace Aarons?- ringhiò lui a quel punto, sporgendosi verso la strega - Mi piace vedere chiaro nelle cose e in te di chiaro non vedo proprio niente. A cominciare dal perché Orloff ti ha mandato qua, a finire con tutti i dati che raccogli pedestremente ogni giorno su me e Potter per poi riferirli al tuo capo. Odio essere circondato da Mangiamorte, odio i miei cugini che si sono permessi di attaccarmi frontalmente, odio anche Potter e la sua perenne crociata! Perfino Blaise e i suoi cazziatoni riescono a rovinarmi la giornata ma la cosa che sul serio mi manda in bestia è il fatto di essermi spaccato il naso a causa di questo maledetto coso!- concluse acidamente, dando un colpo al bracciale di platino - Sono stato chiaro adesso?-
May non aveva fiatato e dopo aver assimilato la cosa, si mise in piedi. - Forza!- disse.
Malfoy alzò un sopracciglio. E adesso che voleva.
- Dai, usciamo!-
- Come usciamo?- si sconvolse - Ma hai sentito che ho detto?-
- Certo, portami fuori a pranzo e ti dirò tutto di me e Orloff.-
Ora Draco cominciò a vederla in un modo che non si sarebbe mai immaginato. Per la prima volta la vedeva per una ragazza, mezzosangue a parte, e dovette comunque ammettere almeno con se stesso che era carina. Era un po' fissata, con le sue manie, a volte era anche esasperante, lo rintuzzava sempre...e ancora non si fidava.
Però si trovò lo stesso al ristorante con lei, a chiedersi perché aveva accettato quell'uscita.
May sorseggiava dell'ottimo vino rosso quando, sorridendo, lo spiazzò di nuovo.
- Credi che fissandomi come un quadro capirai cosa voglio?-
- Da tempo ho capito che è meglio non sapere che cosa vogliate voi donne.- replicò sarcastico.
La strega ridacchiò dolcemente, poggiandosi su un gomito - Hai avuto tante donne immagino...sei molto bello.-
Lui accolse il complimento in silenzio, stupito da quel nuovo aspetto che May gli stava mostrando. Era davvero una strana ragazza. Prima fredda e rigida, poi sarcastica e puntigliosa, ora dolce e sensibile.
- Hai il ragazzo?- le chiese, cambiando discorso.
- Ce l'avevo.- rispose calma - E' morto un anno fa.-
- Mi spiace.- disse Malfoy, senza cambiare intonazione.
La vide volgere lo sguardo oltre la finestra, continuando a sorridere in quel modo vacuo ed estraneo - E' stato ucciso da un gruppo di demoni impuri. Anche lui era un Auror.-
- E sei venuta qui dall'Irlanda dopo la sua morte?-
- Si. Avevo bisogno di cambiare aria. Ti capita mai Draco?-
- Cosa?-
- Ti capita mai di sentirti marcare l'aria?- gli sussurrò, posando gli occhi scuri nei suoi - Ti senti mai come se le pareti della casa si restringono contro di te, fino a soffocarti?-
Oh, se gli era capitato. Prima da bambino, quando aveva capito che suo padre non lo amava abbastanza da salvargli la vita. Poi a Hogwarts, quando aveva dovuto scegliere da che parte stare. Infine la volta più brutta. Quando l'unica persona che aveva amato sul serio se n'era andata e non era riuscito a trattenerla.
- Sei mai stato innamorato?- gli chiese May.
Non seppe dire neanche in seguito come lui, Draco Lucius Malfoy, il principe di tutta Serpeverde, si fosse ritrovato a parlare di Hermione con tanta semplicità, anche senza farne il nome. Sapeva solo che quegli occhi scuri di May sapevano davvero convincerti a dire ogni cosa.
- Una volta.- disse, portandosi il bicchiere alle labbra.
- Dov'è lei adesso?-
- Non lo so.- Draco guardò il liquido rosso nel calice panciuto - Abbiamo iniziato per gioco. Ma abbiamo scherzato col fuoco e ci siamo bruciati.-
- Lei non ha lottato per averti?- May sembrò sinceramente stupita.
- Eravamo diversi in tutto.- Draco alzò le spalle, sentendo un peso atroce sul petto - Eravamo additati da tutti. Lei era una lottatrice nata...tutt'oggi non conosco nessuno che sappia ottenere ciò che vuole meglio di lei ma alla fine si è stancata di stare male per me.-
- Scusami ma...credo che abbia gettato la spugna troppo presto.-
Lui sogghignò, pensando alla faccia di Hermione se avesse mai sentito quelle parole. No. Non la sua mezzosangue.
- Vorrei conoscerla sai?- disse May, ghignando appena.
- Perchè?-
- Per dirle che è un'idiota.- disse, divertita mentre se ne andavano all'uscita, dopo aver pagato - Ha mollato a piede libero un razzista del genere tutto solo per le strade di Londra. Sarebbe da denunciare.-
- Tranquilla Aarons. Prima o poi credo che riuscirai a dirglielo.- sbuffò, accendendosi una sigaretta mentre si dirigevano a casa - Se la conosco bene, non è tipo da starsene lontano dalla mischia per troppo tempo.-


Nel Golden Fields intanto, la mattina stessa, in un castello poco lontano da Cameron Manor anche se decisamente più diroccato, Lord Demetrius si aggirava per sale e corridoi come un'anima in pena.
Quel giorno era particolarmente annoiato perché quando era andato a trovare Caesar non era riuscito a parlare né con lui né con Lucilla. Certo, parlare con Lancaster era una cosa che si verificava assai di rado ma Caesar invece era sempre stato la sua unica compagnia almeno da due secoli a quella parte e averlo trovato nel bel mezzo di un "momento critico" non era stato piacevole. Ne ignorava la causa ma quel giorno il grande Cameron sembrava molto arrabbiato.
Non ne aveva chiesto il motivo e se n'era tornato a casa sua sconsolato, continuando a soffrire la solitudine.
Così, anche se deluso, si accontentò di sbirciare gli umani attraverso la sua grande sfera di cristallo. Per Demetrius quella era una vera e propria passione: trattava quella sfera per Veggenti con cura maniacale da secoli e secoli, visto che era il suo unico contatto coi babbani che lui trovava così affascinanti, anche se Caesar invece trovava la cosa assai noiosa. Poteva capirlo però...in fondo Caesar da bambino, quando ancora non aveva saputo dosare i suoi poteri, era stato allontanato e disprezzato dagli umani. Li aveva anche temuti...fino a capire che per lui erano solo insetti.
Da quel momento in poi li aveva a mala pena sopportati, ignorandoli totalmente.
Demetrius sospirò, sedendosi di fronte alla sfera.
In fondo Caesar era stato ancora molto civile, considerata colei che nascondeva nelle segrete.
Si diceva che in Gran Bretagna tre fossero i demoni di stirpe, i grandi potenti della casta oscura, almeno secondo i maghi che sapevano ben poco di demoni puri: lui, Caesar e Lucilla. Ciò che non si sapeva invece era che nelle segrete del suo castello, c'era qualcuno con occhi bianchi come i loro...ma una mente che ormai era stata divorata dalla follia. Per questo lei stava in catene, per questo quella bambina di orrendo aspetto aveva mutilato la sua stessa bellezza, perdendo il senno.
Era un mostro. Un mostro incontrollabile. E solo la magia di mille gagia del passato aveva saputo creare le catene che ora la tenevano prigioniera. Era così antica che perfino Demetrius non ne conosceva il vero nome.
Era tanto vecchia, nata nella notte dei tempi, che quella piccola demone dal viso sfigurato e dal corpo mutilato non aveva piedi e gambe umane...ma zampe di volatile. Orribile e secche zampe di volatile.
Parlare con lei, con Doll come l'aveva ribattezza il suo vecchio padre, significava cadere nel suo stesso oblio.
Stava ancora pensando a quel mostro sanguinario quando qualcuno entrò nel suo grande salone, avvolto in un mantello.
Demetrius si volse, senza eccessivo interesse - Oh, Jeager...ciao.- bofonchiò.
- Milord.- disse Crenshaw facendo un profondo inchino - Vi spiace? Dovrei scendere nelle segrete.-
- Figurati.- Demetrius tornò a guardare nella sfera, poggiandosi su un gomito. Che palle anche quel mezzo demone, pensò il padrone di casa. Se ne andava sempre a spasso per il mondo dei maghi e dei babbani!
Come lo invidiava!
Neanche due secondi più tardi le porte si spalancarono di nuovo, portando con loro un'aura decisamente più forte.
Demetrius parve stupito nel trovarsi di fronte proprio Caesar e dalla faccia che aveva doveva essere ancora furibondo.
Sogghignò, divertito se non altro da quel cambio di programma.
- Salve...problemi?- gli chiese, con un ghigno subdolo in viso.
Il demone dai capelli bianchi contò fino a dieci, poi fino a venti...infine afferrò la spada e la lanciò contro il muro alle spalle di Demetrius, provocando un lampo lucente al suo passaggio e un fragore immane, simile al brontolio del cielo che minaccia tempesta.
Demetrius si volse e vedere la lama piantata fino all'elsa nella parete di spessa pietra.
- Brutta giornata?- abbozzò serafico.
- Dannazione!- sbottò Caesar, con le mani sui fianchi.
- Vuoi dirmi cos'hai o sei solo venuto per spaccarmi casa?-
- Oh, all'inferno!- ringhiò Cameron - Non riesco a trovare Hermione! Ecco che succede!-
- Hermione?- Demetrius alzò un sopracciglio, scendendo dalla poltrona per raggiungerlo - Perché? È sparita?-
- Si e da un pezzo anche.- sibilò l'altro ironico - Potrebbe sfilarti sotto il naso un'agenzia di spogliarelliste nude coperte solo di crema pasticcera e non te ne accorgeresti neanche, cazzo!-
- Che hai fatto a Hermione?- il padrone di casa lo guardò con sospetto, lasciando perdere le spogliarelliste e la crema pasticcera - Non avrai esagerato spero...-
- Ma per chi mi hai preso accidenti?- Caesar lo guardò con gli occhi bianchi incendiati.
- E che ne so...non ti vedo arrabbiato in questo modo dalla prima guerra mondiale.- Demetrius in effetti poteva contare sulle dita della mano le poche volte che Cameron avesse perso il controllo, sia per rabbia che per felicità. Solitamente era stato per rabbia, due sole volte per la felicità e una di queste era stata con l'arrivo di Lucilla nel suo palazzo.
In fondo anche senza pensare alla sua natura demoniaca, era comunque una persona riservata e discreta, poco propensa a esternare sentimenti di qualunque tipo e se ora era incazzato la metà di quello che sembrava, sarebbero stati tempi duri per tutti. Hermione era sparita e lui sapeva bene quanto Caesar tenesse a lei, indipendentemente dai loro rapporti anche al di fuori della sfera magica...cosa che per altro aveva stupito molto Demetrius.
Aveva sempre pensato che l'amore di Caesar fosse unicamente consacrato a due donne. Una era morta tempo prima, sua moglie, una demone di stirpe come loro, l'altra era Lucilla Lancaster ma Hermione Hargrave aveva risvegliato qualcosa in lui... un qualcosa a cui un demone certo non sapeva dare nome. Per quello per Caesar quella strega era speciale.
- Non la trovo, non la trovo!- sbraitava, fuori di sé - Avevo promesso a Lucilla che ci sarei stato attento ma ho girato un attimo gli occhi per occuparmi di Tom e quella maledetta umana mi sparisce così!-
- Lo sapevi che era una cerca guai, no?- sorrise l'altro - E' amica di Harry Potter!-
A quella frase, Caesar si bloccò di botto. Amica di Harry Potter...eccola lì! I Mangiamorte!
Che stupido, come aveva fatto a non pensarci?
- Sarà finita nelle grinfie di quei dannati...- sbuffò, sedendosi su una poltrona che fece comparire con uno schiocco di dita - Però non riesco a percepire comunque la sua magia da nessuna parte. Ho provato da Londra al Devon, fino nel Linkolnshire ma ho fatto un buco nell'acqua!-
- Non è che è morta?- ipotizzò Demetrius con una delicatezza spaventosa ma Caesar non fece una piega, alzando il braccio destro. Al polso teneva un bracciale d'argento, formato da tante piccole catenelle spesse che si congiungevano in un una sorta di occhio spesso, dello stesso metallo, formato da una cupoletta di vetro. All'interno c'era del sangue rosso. Il sangue di Hermione. Era caldo e questo significava che era ancora viva.
- Ti sei proprio rammollito se non riesci a trovarla.- ghignò Demetrius pacato, sedendosi davanti a lui.
- Sta zitto!- sbuffò l'altro con un gesto annoiato della mano - Potrebbe essere finita ovunque...magari quello stronzo di Askart l'ha catturata per farmi dispetto e sta coprendo la sua magia con il marchio dei Leoninus.-
- Dovresti essere più discreto sulle tue amanti, sai?-
- E infatti non lo sa nessuno, tranne te e Lucilla. E Jeager...- Caesar tacque un attimo, poi lasciò perdere. Si rifiutava di credere che al mondo ci fosse qualcuno tanto idiota da rischiare una sua vendetta per uccidere un nemico.
- Fossi in te io ci starei attento.- sentenziò il padrone del castello, ridacchiando e ficcandosi una caramella in bocca, provocando il disgusto di Cameron - Quel mezzo demone è estremamente vendicativo, specialmente verso gli umani. Potesse li ammazzerebbe tutti...come te.-
- Il fatto che non mi piacciano non implica che li voglia vedere tutti morti.- frecciò Caesar.
- Come no...sei solo troppo pigro per alzare un dito e spazzarli via.- Demetrius sorrideva con fare fintamente benevolo - Se Lucilla non ti avesse maledetto, e ti posso assicurare che quella volta l'avrei fatto anch'io, a quest'ora saresti rimasto lo stesso eremita di un secolo fa. Adesso guardati...hai un'amante umana, che ti piace anche, non negarlo, e ti spiace persino di tenere Lucilla prigioniera. C'è stato un attimo in cui ho pensato che ti saresti messo chiedere scusa a Degona per averle tolto sua madre.-
- Vattene al diavolo, mi hai stufato!- Cameron si mise in piedi, troppo permaloso per accettare quella paternale - Che ci sono venuto a fare qua ...tanto a te non frega un accidenti di niente!-
- Sai cosa mi frega? Che togli la tua spada dalla parete del mio salone dolcezza!-
- Non chiamarmi dolcezza, imbecille!- sibilò il demone dai capelli bianchi, estraendo la sua spada dal muro, facendo crollare un bel po' d'intonaco - Piuttosto, come sta Doll? Fa ancora i capricci?-
- Ha cantato tutta la notte. C'è mancato poco che impazzissi.- replicò acidamente Demetrius - Caesar, io ne ho basta...sul serio. Uccidiamola e facciamola finita.-
- Perché? Merita di morire più di te o me?-
- Sai perché merita di morire?- sbottò l'altro - Perché ha la faccia tagliuzzata, perché si ferisce con quegli artigli, perché la follia che l'attanaglia è uno strazio per gli occhi e per la mente! Non ha cuore, ormai non ha più neanche la coscienza di sé! Vive per fare del male al prossimo e a tutti quelli che finiscono in quella cella! Io ne ho abbastanza dei suoi canti! Avrò anche promesso a mio padre di occuparmene ma adesso è il momento di pensare a un modo per eliminarla. Ti rendi conto del casino che succederebbe se mai fuggisse da qua?-
- Sai che roba...- Caesar mise la spada nella guaina, con fare indifferente - Macellerebbe solo un po' di umani...-
- E anche un bel po' di maghi! Possibile che non t'interessi?-
- No. Per ora no.- Cameron si avviò alla porta - A ognuno la sua croce. Se vuoi ucciderla fallo da solo, a me non importa. Tanto è già morta da un bel pezzo. Ci vediamo domani sera.- e si Smaterializzò via, lasciando ora qualcun altro col suo stesso nervoso. Demetrius imprecò, maledicendo quel maledetto.
Lo faceva apposta, ne era sicuro! Doveva rovinare la giornata anche agli altri, altrimenti non era contento!
E aveva anche ragione, visto che Cameron tornò al suo palazzo sentendosi giusto un pelino meglio. Rendere la pariglia a quell'egocentrico di Demetrius era uno dei suoi passatempi preferiti, ma il suo problema restava comunque in sospeso. Doveva trovare Hermione a ogni costo, altrimenti sarebbero stati guai seri.
Era da poco rientrato e aveva ricominciato a piovere quando un rumore di tacchi femminili assai pericoloso si propagò nel suo palazzo. Peccato che lui non avesse potuto sentire: visto il casino che causavano demoni e vampiri nelle altre ale, si era momentaneamente reso sordo con un incantesimo per non venire disturbato. Con gli occhi fissi su una cartina dei dintorni e delle varie regioni in cui erano seminati i castelli dei Leoninus e il covo di quelli della Dama Nera, Caesar non poté sentire la porta sbattere fragorosamente, tantomeno alzò gli occhi quando Lucilla apparve sulla soglia.
Bellissima, in abiti però evidentemente babbani con una gonna corta e nera a balze e un maglioncino a collo alto bianco, si fermò dov'era, come in attesa di attaccarlo.
- Io non ce la faccio!- gli disse, con voce tremante. Sembrava sul serio sconvolta, aveva gli occhi resi lucidi probabilmente dalle forti e contrastanti emozioni che la tormentavano da giorni, da quando aveva detto addio a sua figlia e ormai era arrivata al limite. Si fece avanti, andandogli a fianco.
- Non ho intenzione di stare a supplicarti.- aggiunse - Vado da lei ma tornerò.-
In quel momento Caesar, così concentrato sulla ricerca di Hermione attraverso la cartina, si accorse che poco lontano dal Golden Fields c'era un villaggio infestato da parecchi vampiri adepti di Kronos Leoninus e fra i quattro fratelli, il minore era quello che aveva sempre umiliato di più. Kronos lo odiava e lo sbandierava ai quattro venti, quindi sarebbe stato capace di rapire Hermione...oppure aveva ragione Demetrius...erano stati i Mangiamorte.
- Accidenti!- rognò, non capendo più niente.
- E' inutile che ti arrabbi.- gli disse Lucilla, non capendo che non ce l'aveva con lei - Non puoi impedirmi di vederla!-
- Se la prendo le faccio passare la voglia!- sibilò l'altro di rimando, pensando alla Grifoncina.
- Tu provaci soltanto e te la farò pagare cara!- lo avvisò la Lancaster minacciosa, tornando alla porta - Vado, non starò via troppo...quindi non provare a fare qualcuno dei tuoi giochetti assurdi! Ci vediamo stanotte!- e se ne andò, chiudendosi la porta alle spalle così forte da far traballare i cardini. Il demone dai capelli bianchi sentì il pavimento vibrare e si girò nella direzione dell'entrata ma non vedendo nessuno pensò all'ennesima rissa ai piani di sotto.
- Speriamo che Lucilla non mi chieda subito novità...- mugugnò, depresso. O sarebbero stati davvero guai per lui...


A Cedar House ora regnava il silenzio.
Erano passati tre giorni da quando Degona era tornata eppure sembrava che fosse rimasta con la testa e col cuore in quel posto attorniato da verdi campi di margherite nere. La bambina, dopo l'interrogatorio di sua nonna Rose e quello dei parenti a cui aveva risposto a monosillabi, si era rintanata in camera sua e niente era più riuscito a farla uscire.
Giochi, uscite al parco, incontri con gli amici di suo padre...nulla. Degona non aveva più voluto uscire da Cedar House, se aveva sorriso una volta a Tristan era stato tanto e anche con lui non aveva mai parlato di ciò che era successo con sua madre, evitando accuratamente l'argomento dopo che con Liz era successo il finimondo.
Appena tornata a casa, Elisabeth le era corsa incontro e l'aveva abbracciata fortissimo, in lacrime, distrutta al pensiero che fosse potuta finire peggio quell'uscita di nascosto ma una volta superata la paura, la strega era scoppiata in un accorato rimprovero sulla pericolosità di recarsi da sola nel Golden Fields, in quel posto infestato di demoni.
Le aveva ricordato che i demoni avrebbero potuto farle del male ma a quell'uscita qualcosa nel viso spento di Degona si era come incendiato. Tristan e Jess se n'erano accorti quando la casa aveva tremato e i vetri erano andati in frantumi uno dopo l'altro, di seguito all'immensa rabbia di una bambina di quattro anni.
Quegli occhi e quell'espressione...oh, l'avevano riconosciuta subito. In quel momento Degona non era stata una semplice bambina, una semplice strega...era stata qualcosa di più. E l'espressione colma di rabbia che era venuta a galla sua suo visino, aveva riportato ai loro occhi la Lucilla del passato.
Dopo aver zittito tutta Cedar House con quell'attacco così inaspettato, la bimba era scoppiata in lacrime si era aggrappata a suo padre, implorandolo quasi di portarla via...e da quel momento nemmeno Liz era più riuscita a riportare il sorriso sulle sue labbra. Parlavano ancora certo e quando Tristan non c'era era con lei che Dena passava tutta la sua giornata ma se apparentemente niente era cambiato nelle loro abitudini, era come se la bambina si fosse spenta dentro. E Liz non passava secondo senza maledire sua madre...
Doveva averle fatto qualcosa di orrendo, ne era sicura...e la odiava ogni minuto che passava.
Lucilla quella mattina presto sentì quel rancore impegnare tutto già davanti ai cancelli di Cedar House.
Il sole ogni tanto faceva capolino fra le nubi scure ma la pioggia continuava incessantemente a cedere, senza che lei facesse nulla per ripararsi da essa. Forse sperava ingenuamente che sarebbe servita a lavare via tutto quanto...magari anche a darle la forza per entrare. Il cuore ricominciò a batterle, al pensiero di poter rivedere anche Tristan.
Fece un passo e si fermò di nuovo, sentendosi tremare le gambe. Si chiese a cosa era servito diventare un demone puro se poi sentimenti come incertezza e paura potevano ancora farti tremolare come un umano.
- Lucilla?-
Si volse lentamente e quando si ritrovò di fronte alla vecchia Theresa, ebbe appena il tempo di salutarla che la vecchia strega la stava già abbracciando con forza. Se avesse respirato, forse avrebbe potuto mozzarle il fiato.
Non le diedi neanche il tempo di dire che cosa faceva lì che la vecchia la stava già coprendo con un ombrello e trascinando dentro, coprendola con un fiume di parole inarrestabile. Fu davanti alla porta d'ingresso dove aveva lasciato sua figlia giorni prima che ebbe veramente un ripensamento. No...aveva promesso a Tristan che non avrebbe mai cercato di vedere la bambina...perché avrebbe dovuto venire meno all'impegno e alla parola data?
Lo pensava anche quando la debolezza lasciò che Theresa la spingesse dentro casa con fermezza, anche quando gli elfi domestici la guardarono stralunati e poi felici di rivederla, anche quando i domestici e il maggiordomo accorsero a salutarla. Era strano, pensò con rammarico. Che strani gli esseri umani. Anche davanti a quei suoi occhi bianchi gelidi e freddi, non indietreggiavano. Anche se aveva abbandonato suo figlia, non la biasimavano.
Si era aspettata un diverso comportamento da quelle persone che un tempo l'avevano tenuta a cuore...
Theresa dopo un attimo la prese da parte, dicendole subito quello che pensava.
- Spero tu sia venuta qua per vederlo bambina.- fece, guardandola profondamente.
Lucilla poté solo annuire, di nuovo col cuore in gola - Dov'è?-
- E' solo per adesso. In cucina. Cercherò di tenere lontana la Jenkins per un po'...e adesso vai!- le ordinò quasi, spingendola verso l'ala dei domestici - Sbrigati bambina! Tua figlia e Tristan aspettano!-
Come si può spiegare a chi si è abbandonato senza una parola i motivi che spingono qualcuno a fuggire?
Come si può sperare di essere compresi? E come si può sperare nel perdono?
Lo meritava il perdono?
Se lo chiese ancora, davanti alla porta che la separava da lui...poi varcò la soglia e pregò di avere almeno un'altra occasione.

 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12° ***



 


Tristan Nathan Mckay si era sentito in imbarazzo veramente poche volte in vita sua. Essendo un Mckay e uno col suo sprezzo del pudore e della decenza, a differenza di Jess, non si era mai pentito di aver parlato o fatto troppo ma quella mattina purtroppo per lui doveva fare i conti con un cuore innamorato che non gli dava pace.
La sentiva alle sue spalle, la sentiva quasi dentro alla pelle. Il suo profumo gli faceva girare la testa...
Quando l'aveva vista aveva creduto di morire, sentendosi mozzare letteralmente il fiato. Aveva pensato a uno scherzo, a un'allucinazione ormai, vista la sua ossessione nel rivederla. Niente di tutto questo.
- Ciao.- gli aveva detto Lucilla a bassa voce, apparendo sulla porta della cucina.
Lui aveva ringraziato di essere seduto o le gambe non l'avrebbero retto se fosse stato in piedi tanta era stata forte l'emozione. Ancora adesso che trafficava per tenersi occupato e non doverla affrontare a viso aperto, si sentiva debole e totalmente schiavo dei suoi occhi. Dov'era finito quell'azzurro?, si chiese malinconico.
Non era più la sua Lucilla purtroppo, si ricordò improvvisamente. Quelle iridi bianche a dimostrarlo.
Rovesciò il caffè fuori dalla tazza che stava preparando per lei, imprecando a bassa voce. Poi il cucchiaino gli cadde di mano e dovette chinarsi a raccoglierlo. Una volta seduto a tavola non trovò lo zucchero e si rialzò, evitando in questo modo di guardarla in viso. La Lancaster non disse nulla, limitandosi a starsene buona sulla sedia.
Ancora bagnata di pioggia, pensò con amarezza all'espressione di Tristan.
Aveva visto un fantasma, non Lucilla. Non la sua vecchia Lucilla.
Inoltre il suo imbarazzo era visibile e palpabile anche nell'aria. La tensione si tagliava col coltello.
Quando le mise la tazza davanti al naso, Lucilla notò l'anello d'oro al suo anulare sinistro. L'aveva tenuto...e lo portava, pensò rinfrancata. Se non altro con quello sarebbe stato per sempre al sicuro.
- Come...come stai?-
Lucilla tornò alla realtà, sentendo quella domanda detta quasi balbettando.
Annuì, girandosi fra le mani un caffè che non avrebbe potuto bere - Sopravvivo.- si limitò a dire - E tu stai bene?-
Tristan sogghignò appena, portandosi la tazza alla bocca - Sopravvivo.-
La fece sorridere e ne fu contento, tanto che per un attimo dimenticò il desiderio folle di abbracciarla e di chiuderla da qualche parte, per non lasciarla più andare via. Ora desiderava solo vederla sorridere di nuovo.
- Ti chiederai perché sono venuta...- iniziò la demone, incerta.
- Veramente pensavo a tutt'altro.- mormorò lui guardandola dritta in viso - Ma ti ascolto.-
Lucilla sorrise ancora, più debolmente. Era rimasto lo stesso di una volta.
- So che ti avevo promesso di non cercarla mai...- sussurrò, incrociando le dita sul tavolo - Ma...-
- Si, lo so.- l'Auror finì il caffè, pensando a Dena - Non avevo idea che stesse pensando di venire da te. Ci sarei stato più attento. Ti avrei avvisato in qualche modo...avrebbe potuto farsi del male. Ma non ci ha più provato.-
- Gliel'ho chiesto io.- annuì la Lancaster.
- Grazie.- fece Mckay.
Rimasero in silenzio, consci di colpo di non vedersi da quattro anni. Per lei era stato come pochi minuti...Tristan invece era diventato un uomo, pensò guardandolo come ipnotizzata. Il suo viso era diventato più volitivo, gli occhi si erano come addolciti da quel perenne fuoco che un tempo vi aveva fatto da padrone.
- Vuoi vedere Dena vero?- le chiese, leggendole nel pensiero.
Lucilla abbassò il capo, passandosi una mano fra i capelli bagnati - Io...non potrò più tornare qui.- e a quella frase lo vide mitigare una smorfia di pura sofferenza, soffrendo lei stessa per prima - Ma se mi permettessi di vederla ogni tanto...-
- Non c'è neanche bisogno di chiedere.- sussurrò, cercando di non pensare al fatto che presto se ne sarebbe andata di nuovo e stavolta per sempre - Due o tre volte a settimana ti va bene? Te la manderei io...stavolta con della sana polvere volante e non con incantesimi fatti in casa.- aggiunse, sorridendo tristemente.
- E' stato un bello spavento, lo ammetto...- gli disse la demone.
- Le avevo detto di te da pochi giorni. Passava tanto tempo a guardare le foto ma non sospettavo che si fosse messa in testa di piombarti nel letto...quando l'ho capito mi è venuto un infarto.-
- Tranquillo.- l'assicurò girando il cucchiaino del caffè con aria serena - E' arrivata subito in camera mia e anche volendo non avrebbe potuto uscirne senza il mio permesso. Le mie stanze sono sotto incantesimo.-
Tristan alzò lo sguardo, cercando di trovare in sé il coraggio per chiederle finalmente qualcosa di lei...ma Lucilla lo precedette, sorridendo con gli occhi bassi - Ho fatto una scommessa con Caesar. Se un giorno riuscirò a batterlo, sarò libera di tornare a casa...ammesso che... - lo guardò con aria eloquente e l'Auror allungò finalmente la mano, stringendola nella sua fremendo leggermente - Questa è casa tua.-
- Potrebbe passare ancora molto tempo.- aggiunse tristemente - Lui è molto forte.-
Mc capì che se proprio lei era incerta contro un nemico, allora quel Cameron doveva essere una specie di dio onnipotente. Guardò le mani strette, cercando di assaporare quel momento che non avrebbe potuto ripetersi tanto facilmente e cercò di tenere a bada la sua gelosia.
- Caesar non è come Tom.- gli disse lei, leggendogli quell'emozione nello sguardo.
- A no?- rispose leggermente sarcastico - Scusami ma dopo che ti ha costretta con una minaccia trovo difficile crederlo. Dena comunque mi ha detto che l'ha visto...a lei è piaciuto. Anche un altro tizio mi pare...Dimitri?-
Lucilla fece un gesto seccato con la mano - Tranquillo, con loro non ha corso pericoli. Caesar è piaciuto alla bambina solo perché ha una sfacciata cortesia che ti sbatte in faccia al contrario di ciò che pensa veramente. In realtà è un dispotico lunatico ma se non altro ama la pace e il silenzio e questo mi permette di concentrarmi per la maggior parte della giornata convogliando i miei poteri che aumentano più velocemente ogni minuto che passa ormai. Però sono ancora ben lontana da dargli del filo da torcere...-
- L'importante è che non ti dia fastidio.-
Lucilla ghignò - Oh, è seccante come non t'immagini. Comunque non ti preoccupare...Degona deve essergli piaciuta perché quel giorno prima che la riportassi qua mi aveva anche proposto di farla fermare per tutto il giorno. E poi nella nostra ala del palazzo non entrano altri demoni. Lei sarebbe al sicuro.-
- Ottimo.- rispose con un sospiro sommesso - Allora te la manderò appena possibile. Da quando è tornata è stata molto triste. È uscita poco dalla sua stanza e stavamo incominciando a preoccuparci ma quando ti vedrà credo che tornerà come prima.- si alzò, facendole strada verso la porta - Andiamo a svegliarla, va bene?-
- Sei sicuro che non disturbo?- gli chiese mentre si aggiravano per i corridoi - E' sabato...non hai impegni o cene?-
- Il sabato è solo per Dena.- le disse sorridendo - E poi non c'è più stato gusto a dare spettacolo fra quei deficienti "dell'alta società" senza di te...ma se t'interessa questa sera diamo una cena.- le scoccò un'occhiata provocatoria - Ti va di farmi da dama?-
La Lancaster alzò un sopracciglio - Ci saranno tuo padre e tua madre...-
- Papà ha sempre parteggiato per te lo sai.-
- Si ma sarà una cena ufficiale...non ti stanchi mai di prendere in giro quei bigotti?-
- No, mai.- rispose perfido - E comunque sarà una cena ben diversa da quelle che solitamente eri costretta a partecipare, te l'assicuro. Papà, Liam Hargrave e a quanto pare anche Silente hanno indetto il concilio di guerra...e già che siamo qua...- le disse, posando la mano sulla maniglia della porta della camera di Degona - Grazie per avermi detto dell'esistenza del mini Tom, tesoro.-
Lucilla non fece una piega, incurante della sua aria bellicosa - Avresti pensato che fosse figlio mio.-
- Allora è figlio di Bellatrix davvero?- la sfidò sogghignando - E dire che ha quel tuo faccino angelico...-
- Vai al diavolo Mc.- rispose a tono, senza staccare lo sguardo dal suo.
Come gli era mancata, pensò col cuore in gola. Ma le aveva fatto una promessa. L'avrebbe aspettata...
Si chinò su di lei e posò le labbra sulle sue, appena sentì le braccia di Lucilla attorno al collo e fu come tornare indietro. Finalmente era tornata e anche se solo per poco ormai era a casa, con lui, contro di lui.
Lucilla si staccò per prima, abbassando il capo con aria colpevole.
- Immagino non sia più come prima.-
- Non hai respirato neanche prima mi pare.- la prese in giro a bassa voce, posandole le mani sui fianchi e attirandola di nuovo contro di lui. Le passò le dita fra i capelli bagnati, carezzandole dolcemente il viso troppo liscio per essere umano. Ora era meravigliosa. Era di marmo, fredda e di ghiaccio...ma non l'aveva mai sentita più vicina.
- Lo sai di cosa parlo...- replicò tornando a guardarlo - I miei occhi...-
- Ora sei un demone completo. E allora? Ho mai fatto storie?-
- Non potrai più chiamarmi mezzosangue, adesso.- frecciò sorridendo e avvicinandosi di nuovo alla sua bocca.
- Non ti preoccupare,- bisbigliò Tristan prima di baciarla ancora - ne escogiterò altre amore.-
Poco dopo entrarono nella camera della loro bambina e quando Degona rivide sua madre, le risate tornarono a invadere la bella Cedar House.


Elettra Isadora Baley stava seduta rigidamente su una sedia, le mani strette sulle ginocchia, il bel viso contratto da qualcosa che non spesso appariva a deformarle i lineamenti: frustrazione...e disgusto.
Adam Baley stava seduto nella scrivania davanti a lei e quasi non la guardava.
Pratico e sempre in ordine, suo padre era ancora un bell'uomo, sulla cinquantina, coi capelli spruzzati d'argento, la pelle e le mani curate, nessun accenno di barba...ma un'espressione indifferente che le faceva montare il sangue alla testa, esattamente come la donna, la maledetta donna, che stava in piedi, al suo fianco.
Elettra non si degnò neanche di ascoltare le sue insulse chiacchiere...da un'ora ormai, da quando era arrivata sotto richiesta di suo padre, la cara Marianne non aveva fatto altro che continuare a ripetere sempre la stessa cosa.
Eredità, eredità, eredità.
Ed Elettra cominciava ad averne abbastanza anche di quel suo ridicolo accento francese. Odiava la sua presenza, il suo profumo troppo forte che ingombrava la stanza e gran parte della villa dei Baley. Non vi era tornata per anni e ora era tutto cambiato. I ritratti di sua madre erano spariti, le foto di Isabella...le foto di famiglia...non ne era rimasto nulla, rimpiazzato da immagini di quella strega francese e del suo figlioletto di appena cinque anni.
Sembrava che la stessa magia della sua famiglia che le scorreva nelle vene rifiutasse quell'intrusa.
L'arredamento classico la dava i brividi, per non parlare dei maledetti cristalli visivi che orbitavano sulla scrivania, collegando suo padre ad altri maghi di cui lei non aveva mai voluto sapere nulla. Era gelido sul suo lavoro come lo era in ogni altro campo della sua vita, pensò amara.
- Allora cara?- quella strega della sua matrigna tornò a fissarla intensamente, con fare tanto dolce da risultare finto persino a un cieco - Spero ti renderai conto che in fondo si tratta di una questione puramente legale.-
- Oh certo. Infatti per come la vedo io finirà in tribunale.- replicò Elettra, stentando a riconoscere la sua voce in quel sibilo che le era uscito di gola. In un attimo anche suo padre levò gli occhi dalle sue lettere, fissandola come se la vedesse per la prima volta. Ora...sembrava preoccupato. Si, qualcosa finalmente lo preoccupava.
- Come prego?- cinguettò ancora Marianne, versandosi del the caldo senza guardarla - Cos'hai detto cara?-
- Credete che sia stupida?- sussurrò la biondina, cominciando a tremare di sdegno - Anche tu papà? Mi credi stupida?-
- Cara, per favore...- iniziò di nuovo la sua matrigna ma Elettra la zittì con un'occhiata imperiosa, con gli occhi azzurri che si stavano velando per la rabbia e la tristezza - Vuoi che la casa in campagna di mia madre e tutti i miei titoli finiscano intestati a tuo figlio, Marianne, in quanto è l'unico erede maschio della famiglia Baley?- riprese la ragazza, con tono iroso - Si, come dici tu è una pura questione legale. Ma se pensate veramente che cederò l'eredità che mi è stata lasciata da mia madre solo per permettere a voi di non avermi più fra i piedi vi sbagliate di grosso!- urlò, balzando in piedi e gettando a terra la sedia con un tonfo sordo - Non permetterò mai che ciò che mi spetta di diritto di nascita finisca nelle mani di questa donna! Ricordatelo bene papà! Ho già fatto tutto quello che mi hai chiesto, sono sparita e non sono più tornata...Isabella se n'è andata, non ha più voluto saperne nemmeno del tuo cognome! Spero che ne sarai soddisfatto... spero anche che questa donna sia la soluzione a tutti i tuoi problemi...ma se speri che mi faccia portare via anche quel poco che mi rimane di mia madre sei caduto in un madornale errore! I titoli sono intestati a me e a me rimarranno! Non me li porterete via! Sono maggiorenne, posso decidere dei miei averi come voglio!-
Marianne Baley ora la scrutava con evidente seccatura, infuriata contro quella ragazza per la sua freschezza e la sua bellezza - Bambina, posso ricordarti che hai rinunciato alla tua eredità quando te ne sei andata di casa?- le sorrise subdolamente, facendo arrossire Elettra di rabbia ma la minore, dopo un attimo, scosse i crini biondo oro e sogghignò, senza riuscire a credere che potesse esistere un essere tanto avido.
- E io posso ricordarti Marianne che quando me ne andai da qui a quattordici anni avevo ancora mia sorella Isabella a fianco? Oh, lei è stata un vero angelo. Probabilmente ti aveva già inquadrata perché aveva pensato che una simile prospettiva sarebbe potuta accadere...quindi mi fece firmare questi documenti.- estrasse la bacchetta e fece apparire sulla scrivania del padre due fogli ingialliti di pergamena che fecero sgranare gli occhi alla donna - Sono stati firmati cinque anni fa. So che allora non te ne importava ma da allora Isabella detiene la custodia dei miei averi. E guarda che caso...allo scadere dei miei diciotto anni, li ha devoluti di nuovo a mio nome. Ora ne sono proprietaria e tu non puoi farci niente. E tu papà,- aggiunse fissando con rancore l'uomo seduto davanti a lei e che non apriva bocca mentre sua figlia veniva umiliata in quel modo per denaro - per quanto ti potrai mai sforzare, non riuscirai mai a riavere niente indietro. Spiacente. Come voi anche io ho dovuto pensare alla mia sopravvivenza.-
Marianne, a quel punto sconfitta e colma di collera, la fissò sprizzando odio.
- Però...non ti credevo così calcolatrice!-
- Sarà la tua condotta a pungolarmi.- sibilò Elettra sarcasticamente.
Marianne vibrò per l'indignazione e probabilmente se non fosse stato presente suo marito avrebbe alzato una mano per schiaffeggiarla, finché non si decise a restare calma e a tentare con l'ultimo asso che aveva.
- Allora se non vuoi perdere i tuoi soldi e il tuo cognome dovrai sposarti per mantenere alto l'onore dei Baley.- scandì fredda come se si trattasse di un puro contratto senza importanza - Abbiamo già scelto tre maghi che possono fare al caso tuo. Naturalmente chiuderanno tutti un occhio sulla tua vita passata in questi quattro anni lontana da casa.-
Elettra stentò a credere che quella donna avesse una tale faccia tosta. Era stata lei stessa a cacciarla di casa, a non volere né lei né Isabella attorno e ora aveva il coraggio di rinfacciarle di essersene andata di casa. Peggio ancora aveva l'ardire di proporle un marito scelto probabilmente grazie al suo cospicuo conto alla Gringott.
Le veniva da vomitare a stare lì dentro.
- Allora preparo gl'incontri, mia cara.- continuò la matrigna vedendo che non rispondeva - Li riceveremo e sceglieremo quello più adatto a te. Nel frattempo fai le valigie e torna a casa...-
- A casa?- ribatté Elettra dopo un secondo, sbattendo gli occhi azzurri - Quale casa?-
- Tesoro...- iniziò suo padre ma lei, dopo averlo praticamente guardato con un odio che non credeva di poter provare, afferrò i documenti e si rimise la borsa in spalla - Non credo tu abbia capito le mie parole di prima Marianne. Vediamo se così riescono a entrarti in testa...- alzò lo sguardo e la trapassò, finalmente rimettendo a suo posto quella donna volgare e avida - Questa non è casa mia. Tu non sei mia madre, tu non sei NESSUNO per me!- sibilò, alzando la voce - I miei soldi non si muoveranno dalla mia stanza blindata alla Gringott neanche se manderete cento giganti a buttare giù la porta e preferisco dormire con un serpente piuttosto che sposare qualcuno scelto da voi! Il mio cognome e i miei soldi resteranno tali fino a quando io lo vorrò e voi non potrete obbligarmi a fare niente! Quei documenti sono intoccabili, quindi andatevene entrambi all'inferno! E se adesso voi due avete finito, io me ne vado!- si diresse alla porta di volata, desiderando solo uscire da lì e non tornare neanche in punto di morte - Non azzardatevi mai più a cercarmi ma provate solo a portarmi di nuovo via tutto ciò che mi appartiene e me la pagherete cara!- e finalmente uscì, chiudendosi la porta alle spalle, insieme a quei due estranei che ormai per lei non contavano più nulla.
Varcò l'immenso salone della sua casa paterna, incurante dei dipinti che raffiguravano Marianne quando scortata dagli elfi domestici che erano apparsi lì solo dopo la morte di sua madre, vide un bambinetto di cinque anni vestito come un principe seduto sulle scale...e giocava con delle trottole volanti che sprizzavano scintille.
Lui la guardò ...ed Elettra tirò avanti, decisa a non mettere mai più piedi in quel posto.
Una volta all'aria aperta però cominciò a vedere tutto sfuocato...e le lacrime le inondarono il viso, senza che se ne accorgesse. Si rannicchiò in ginocchio ma prima di cedere del tutto, capì che doveva assolutamente allontanarsi. Col cuore a pezzi comparve in una via di Londra, nemmeno lei seppe riconoscere quale...
Uscita dal vicolo, raggiunse come un automa una cabina telefonica...e senza vedere né sentire parlò a voce blanda col centralino, chiedendo di parlare con un numero francese. Detto quello, rimasta in attesa, si lasciò andare con la schiena contro il vetro...e scivolò seduta, continuando a piangere sommessamente, come una bambola.
Quando finalmente una voce femminile rispose al suo richiamo, Elettra non sentiva più neanche il desiderio di parlare.
- Isabella...- mormorò, tenendo a mala pena la cornetta fra le mani.
- Sorellina? Sei tu?-
- Isabella...- Elettra singhiozzò, socchiudendo gli occhi con rabbia.
- Tesoro, che cos'hai? Perché piangi? Cosa ti è successo?-
Disgregazione. Sgretolamento. Di nuovo. Per l'ennesima volta.
Suo padre aveva definitivamente cercato di fare pezzi tutto ciò che le era rimasto della sua infanzia.
Possibile?, si chiese col cuore spaccato a metà. Possibile che un padre potesse arrivare a ignorare un figlio? A considerarlo superficiale nella sua vita? L'aveva abbandonata, umiliata davanti a quella donna, tradita e messa da parte.
Si nascose il viso fra le mani, continuando a sentire la voce dolce di sua sorella maggiore che le arrivava da un posto troppo lontano. Avrebbe voluto averla accanto...Isabella era stata l'unica negli anni a tenerla a galla.
Nonostante i duri colpi, l'odio, l'indifferenza e le cattiverie...lei l'aveva sempre sostenuta. Ma ora sentiva di non potercela più fare da sola. Sentiva di non riuscire più stamparsi in faccia un sorriso, sentiva di essere debole...
Fragile e minuscola, del tutto priva di forze.
Incurante della gente che passava e la guardava preoccupata, Elettra si accorse che era caduta la linea ormai da un pezzo ma non se ne preoccupò. Ormai non le interessava più niente. Sentì le lontane campane di una chiesa battere le due di pomeriggio e quando credette di non avere più lacrime, qualcuno aprì l'anta della cabina, inginocchiandosi davanti a lei, rannicchiata in un angolo.
Elettra lo guardò, sentendo i brividi. Sarebbe stato bello, pensò mettendogli le braccia al collo, continuare a provare quel brivido per tutta la vita al solo vederlo. Si lasciò andare contro il torace di Harry, nascondendo il viso nella sua giacca, poi chiuse finalmente gli occhi stanchi...e si addormentò in apparenza. In realtà era solo uno stato transitorio che le avrebbe impedito di pensare per qualche ora, ma di certo non l'avrebbe fatta riposare.
Si svegliò a notte fonda nella loro camera, aprendo le palpebre come un robot.
Col capo appoggiato a un cuscino, stretta fra le braccia di Harry. Si volse a guardarlo...e da quanto capì, non le aveva staccato gli occhi di dosso per un solo istante.
La loro sveglia segnava le sette e mezza.
Non disse nulla e lui non le chiese nulla, limitandosi a baciarla la tempia per farle riappoggiare il capo al guanciale.
- Chi ti ha detto dov'ero?- sussurrò la strega, dopo qualche minuto di silenzio.
- Ha telefonato tua sorella.- rispose l'ex Grifondoro, a bassa voce - Mi ha detto che le avevi telefonato in lacrime. Ha sentito in sottofondo quella canzone idiota del negozio di fiori all'angolo di King's Cross e ho capito dov'eri.-
La sentì ridacchiare ma senza alcun divertimento e gli si strinse il cuore.
Quando scese per prenderla qualcosa di caldo da mangiare, tutta la truppa era riunita e agguerrita.
- Come sta?- chiese Tom preoccupato, seduto accanto a Draco e Blaise sul divano.
Harry non seppe rispondere, cosciente del fatto che qualcosa quel pomeriggio si era rotto della alla sua fortissima cacciatrice. Semplicemente, Elettra aveva detto basta.
- Vuoi che ti prepari del brodo?- gli propose May con la sua delicata discrezione.
- Si grazie.- il moro annuì, andando a sedersi con gli altri attorno al tavolino in salone. Lasciò andare il capo all'indietro, desideroso solo di un po' di pace...se non per lui, almeno per Elettra ma ormai sapeva bene che non era possibile.
Ignorava cosa fosse accaduto fra lei e suo padre ma questa volta doveva averla davvero sconvolta e dall'ultima volta che era successo era passato veramente molto tempo.
L'unica volta che aveva visto piangere la sua ragazza era stato quando lui era stato a Hogwarts: Elettra al quarto anno, lui al settimo. Suo padre le aveva detto di non volerla più a casa e lei dopo tanto tempo passato a subire le angherie della sua matrigna, aveva ceduto alle lacrime. Quella era stata anche la prima volta che avevano fatto l'amore.
Harry ricordò quella notte come una delle più intense della sua vita.
Non ricordava una felicità particolare, quello no...ma ricordava bene che si era sentito vicino a lei come mai gli era accaduto con nessun altra, neanche con Hermione. Quella notte per la prima volta si era accorto che Elettra era una ragazza normale, come tutte le altre. Quel suo sorriso e quella sua gioia di vivere a volte avevano nascosto solo un dolore più grande e profondo, qualcosa che lei si era ostinata a nascondere come una ferita vergognosa.
Non era di roccia, si era sempre detto.
Eppure da quando la conosceva la solarità e la gioia di vivere di Elettra avevano fatto brillare anche luce, forse di luce rifletta, forse di luce propria...non lo sapeva. Sapeva solo che lei sapeva portare un sorriso a tutti, sapeva scaldare il cuore di tutte le persone che le stavano attorno. Aveva fatto il miracolo con Draco, era riuscita a tenerli insieme anche quando credevano di odiarsi a causa dei bracciali, era riuscita a ad amare lui nonostante la sua fama e i suoi problemi.
Elettra era straordinaria...ma era umana. E lui lo dimenticava troppo spesso.
Squillò il campanello di casa in quel momento e il piccolo Tom, per non fare alzare Harry, scese le scale per raggiungere il piano terra ma fu seguito da Malfoy che preferibilmente non avrebbe voluto far vedere il ragazzino troppo in giro, ma quando Tom aprì la porta, Draco trovò sulla soglia l'uomo che avrebbe volentieri presto a pugni.
Adam Baley se ne stava con la sua costosa giacca di alta sartoria lì davanti.
Alto e dall'espressione impenetrabile, Draco si chiese come un uomo del genere avesse potuto aiutare a contribuire alla nascita della creatura meravigliosa che era sua figlia. Lui adorava Elettra, letteralmente. In quella casa era l'unica persona che ammettesse di apprezzare senza fare storie. Gli era sempre piaciuta e pian piano aveva imparato a volerle bene e a dimostrarglielo apertamente, infastidendosi sempre meno ai suoi slanci di tenerezza.
E ora poteva anche dire di voler uccidere quel bastardo che l'aveva fatta piangere.
- Che cosa vuole?- sibilò freddo, tirando indietro Tom dietro alla sua schiena.
Adam Baley si era aspettato di essere subito riconosciuto ma non si era aspettato di vedere lui.
- So chi è lei...- mormorò, stranito.
- E allora se sa chi sono sa anche che qua non è il benvenuto.- replicò Draco, pronto a sbattergli la porta in faccia.
- Sono qua per mia figlia!- disse il mago, bloccando il battente.
- Perché, ne ha ancora una?- frecciò Draco - Credevo avesse solo una moglie e un figlio ormai!-
Adam Baley tacque, colpito in pieno. Fece una smorfia che avrebbe potuto sembrare addolorata ma il biondo non si lasciò commuovere, fissandolo con palese disgusto.
- Voglio vedere Elettra.- sussurrò il mago, a bassa voce - Le devo parlare.-
- Non scenderà.- ringhiò Malfoy.
- Allora mi faccia entrare.-
Prima che Draco potesse mandarlo letteralmente al diavolo, sentirono altri passi sulla scala e stavolta fu Harry a presentarsi al suo fianco. Il signor Baley stavolta non rimase stupito, limitandosi a fare un cenno a Potter che però non replicò il suo saluto.
- Che cosa vuole?- gli chiese, con tono calmo.
- Voglio vedere Elettra.- replicò il mago per l'ennesima volta.
- Questa è casa nostra.- sussurrò Harry con voce troppo debole perché non fosse venata da un rancore tenuto nascosto - E se Elettra non vuole scendere, non credo che vorrà neanche vederla in casa sua quindi è pregato di andarsene via.-
A quella frase finalmente Adam Baley si sentì vacillare. Casa sua, aveva detto.
Se Harry e Draco si erano aspettati una scenataccia, urla e minacce, aspettarono invano.
Quell'uomo si limitò a consegnare loro una busta chiusa con il sigillo della famiglia Baley, con un self controllo impeccabile che per i due Auror stava solo a significare quanto sua figlia contasse poco nella sua vita.
Una volta che se ne fu andato però, Harry rimase a lungo davanti alla porta chiusa...con quella lettera in mano.
Forse...forse...
Abbassò lo sguardo e vide che anche Tom era rimasto dov'era, a differenza di Draco che se n'era andato immediatamente alle scale. Il piccolo mago sembrava scosso e pensieroso.
- Harry?- sussurrò a bassa voce, senza guardarlo quando risalirono al primo piano - Non avremmo dovuto farlo entrare secondo te? Magari voleva...chiederle scusa.-
- Che te ne fai delle scuse Tom?- sbottò Draco con un diavolo per capello, accendendosi una sigaretta.
- Si ma...- il ragazzino deglutì, intristito - E' sempre il papà di Elettra. Non può non volerle bene...-
Malfoy scoccò la lingua, con un viso un'espressione di cinismo che Harry conosceva fin troppo bene, specialmente quando il suo biondo ex rivale la puntò addosso a lui - Non mi dire che sei d'accordo anche tu!-
- No...non so...cioè...- abbozzò confuso, girandosi la lettera fra le mani - Io non lo so.-
- Oh cazzo!- Draco era letteralmente scandalizzato - L'ha piantata in asso nell'istante preciso in cui è morta sua moglie! Ha abbandonato un ragazzina di quattordici anni quando è nato l'erede maschio e poi se n'è sbattuto Potter! Cosa c'è che ti fa tentennare eh? Potrà anche essere suo padre come ha detto Tom ma un genitore così è meglio perderlo che trovarlo!- e detto quello sia Harry che il piccolo Riddle si zittirono.
May per spezzare la tensione prese un vassoio con il brodo e anche la lettera, per portarla su ad Elettra e così se ne andò con discrezione, lasciando nel salone una faida aperta.
- Draco, calmati ok?- gli propose Blaise, seduto sul divano - Non metterti a urlare, potrebbe sentirti.-
- Al diavolo!- sbottò il biondo, stizzoso - Non farti le paranoie Harry, te l'ho già detto! C'è gente che non merita di poter accudire neanche un criceto, figurarsi un figlio! E Adam Baley non fa eccezione!-
- Si può sapere che cosa voleva?- chiese Ron preoccupato - Vi ha detto perché hanno discusso?-
- Di soldi ed eredità, no?- frecciò ancora Malfoy con freddezza - Certi maghi non sanno parlare d'altro!-
- Può darsi che il problema venga da quella donna Draco.- gli disse Edward che era rimasto il più lucido di tutti - Forse quell'uomo le vuole bene davvero ma adesso ha un'altra famiglia, deve pensare anche a questo.-
- E quindi il fatto di essere rimasto vedevo implica che possa mollare una figlia quando gli pare?- urlò a quel punto Malfoy, che aveva perso definitivamente le staffe. Si accorse dopo di aver fatto una gaffe proprio con Dalton, che aveva perso la madre da piccolo come Elettra ma Edward sorrise con insolita dolcezza, limitandosi a scuotere il capo - Sai benissimo che non dico questo. So anche io che Baley è stato un emerito bastardo con Elettra e se potessi gli spaccherei la faccia come vuoi fare tu ma come ben sai la speranza di un figlio è l'ultima a morire...- e detto quello, gli occhi argentei di Draco parvero tremolare. Dalton aveva centrato un nervo scoperto, con la verità più grande di tutte.
Si, qualunque figlio desiderava essere amato. Anche dopo tante delusioni. Anche dopo tanto odio.
Passarono alcune ore e dalla camera di Harry ed Elettra non giungeva un solo rumore.
Era rimasta May con lei mentre gli altri vagavano per la casa con ansia e attesa.
Harry stava appoggiato al balcone del primo piano ingombro dei fiori di Blaise...al suo fianco un Draco silenzioso ed Edward, seduto al tavolino con una sigaretta in bocca. Da che lo conoscevano l'avevano visto fumare pochissimo...
- Hai ragione sai?- bofonchiò Potter a bassa voce verso il biondo - Non dovrei proprio parlare in questi casi.-
- In fondo sei stato più fortunato tu di tanti altri.- Draco cercò l'accendino nelle tasche, ridendo dell'espressione furente del moro - Lo sai come la penso Potter, è inutile che te la prendi. So che daresti la vita per avere un giorno con i tuoi ma c'è gente che non ha buoni ricordi dei suoi genitori. C'è chi è fortunato come Blaise e Weasley e chi lo è meno. Elettra ha avuto fortuna fino a quando c'è stata sua madre. Poi...- alzò le spalle, guardando il cielo rossastro a causa del tramonto -...E' inevitabile.-
- Io penso ancora che sia meglio avere un'idea delle proprie radici.- Harry sospirò, pensando poi a Tom. Anche lui per esempio avrebbe dovuto conoscerli? Che madre e che padre avrebbe avuto? Forse aveva ragione Draco...ma...
- Io non credo che quell'uomo non voglia bene a sua figlia.-
I due si voltarono verso Edward, stralunati.
- In fondo è solo un uomo, ragazzi.- andò avanti, con espressione piena di pietà.
- Che vuoi dire?-
- Che forse quando è morta sua moglie il mondo gli è crollato addosso.- Edward si levò la cicca dalla bocca, espirando il fumo dalla bocca profondamente - Ha probabilmente cominciato a dormire poco, a sognarla. Avrà vagato per casa sua ricordando la sua donna in ogni oggetto, in ogni stanza. Poi l'ha rivista nelle sue figlie...- posò gli occhi azzurri su Draco, continuando a sorridere - I tuoi non si amavano molto? Non mi hai sempre detto che erano sempre stati uniti?-
- Si, è vero.- Malfoy evitava di parlarne e rispose con una certa difficoltà - Dove vuoi arrivare?-
- Se tua madre fosse morta...cos'avrebbe fatto tuo padre?-
Draco stavolta ghignò, incrociando le braccia - Il problema è che non mi vedeva già prima.-
Edward scosse il capo, sbuffando - Piantala...neanche tu sei stato sfortunato.-
- Cosa? Ma che cazzo dici?- lo zittì il biondo - Ma sai di cosa parli o no?-
- Certo che so di cosa parlo.- Edward gli puntò gli occhi addosso - Quando c'è stato da salvarti la vita nessuno dei due ha esitato mi pare...aspetta, non metto in dubbio che tu abbia avuto un'infanzia sballata altrimenti non saresti venuto su in questo modo ma quando è stato il momento ti hanno salvato la vita entrambi. Non dico che questo attenui ciò che ha fatto tuo padre ma forse era l'unico modo che aveva per pareggiare i conti. E lo stesso deve essere accaduto a quell'uomo. È rimasto vedovo ed è stato troppo debole per salvare il suo rapporto con le figlie che gli ricordavano troppo la donna che amava. Alcuni sono così purtroppo...per una madre il figlio sarà sempre il figlio ma per un padre è diverso.-
- Quindi ha peccato di non amare abbastanza sua figlia.- replicò piccato Draco - O no?-
Edward dovette annuì, con amarezza - Si, in questo hai ragione. Ma pensa alla sua vita e chiediti se è felice. Come fa ad esserlo? Come può amare davvero quella donna? Non sarà mai come sua moglie, non sarà mai come lei e lui l'ha capito. Per questo si accontenta di questo. Visto che non potrà mai avere indietro la madre di Elettra si è lasciato andare in una realtà che non lo rende felice ma che neanche gli fa male, è questo che voglio farti capire. Ha scelto di non sentire più niente, di non litigare più. Vuole solo portare il suo lutto in santa pace...e soffrire da solo.-
- E allora è un gran vigliacco!- sibilò Harry - Ha Elettra e Isabella ancora!-
- Te l'ho detto...- Dalton sorrise con fare triste - Non tutti ce la fanno a tirarsi di nuovo in piedi.-
- Tuo padre però l'ha fatto. Ti voleva bene abbastanza per farlo, non credi?- ringhiò Draco irritato.
Edward alzò le spalle, ricordando con una strana sorta di divertimento gli anni passati. Era stato lui stesso ad aiutare George Dalton a rimettersi in piedi dopo la morta di sua moglie. Edward aveva perso sua madre a dodici anni, durante l'anno a Hogwarts...e lentamente aveva visto suo padre spegnersi. Distrutto dal dolore, non si era quasi accorto di avere un figlio che soffriva anche più di lui per la perdita della sua mamma...e si era lasciato andare. Così Edward per attirare la sua attenzione si era messo a combinare un disastro dietro l'altro.
Da bambino calmo e posato era diventato un pianta grane, saccente coi professori, provocando qualche rissa, marinando le lezioni. Bene, nel giro di un mese suo padre sembrava essersi svegliato dal suo stato catatonico e dopo una lunga strigliata aveva ricominciato a seguirlo e a trascinarlo con lui al circolo dei maghi.
Una palla per un maghetto anche di buona famiglia come Edward ma lui si era adattato per stare con suo padre più tempo possibile...però stranamente qualcosa in lui gli aveva detto, vedendo gli occhi ancora tristi del signor Dalton, che non avrebbe dovuto smetterla di fare disastri. Si era ripromesso che l'avrebbe sempre tenuto occupato, che non ci sarebbe stato giorno in cui suo padre si sarebbe scordato della sua presenza nella sua vita.
E ancora continuava, ammise ridacchiando, visti i guai finanziari che provocava al conto della famiglia Dalton.
- Era solo un modo come un altro per ricordargli che esistevo e che avevo bisogno di lui, ecco tutto.- concluse con pazienza, guardando gli altri due Auror - Ma questo è un caso diverso.-
- Già, Baley è un vigliacco è basta.- sentenziò Draco.
Harry sogghignò sommessamente, insieme all'ex Corvonero.
- Che cazzo ridete stronzi?-
- Niente, niente...- Edward si mise in piedi, sbadigliando ed entrando in casa - A parte tutte le cazzate che ti frullano in testa sui purosangue e su Harry, in fondo i tuoi non hanno fatto proprio un brutto lavoro sai?-
- E che cavolo vorrebbe dire?- bofonchiò il biondo rognoso - E tu la finisci di ridere Potter!?-
Il bambino sopravvissuto si chiese, mentre Malfoy gli urlava dietro, quando avesse mai cominciato a vederlo in fondo come una persona quasi normale. Non che considerasse Draco un amico vero e proprio...anzi, a dire il vero non sapeva come spiegare il suo rapporto con Malferret. Non era un nemico, non era un amico...era qualcosa di strano, qualcosa al di sopra delle righe e delle costrizioni di una definizione.
Certo che però erano cambiati dalla prima che si erano visti. Undici anni insieme...e dire che si erano sputati in faccia, minacciati, rotti il naso a suon di pugni, insultati pesantemente e non, sfidati a duello, riempiti di angherie a vicenda, Harry aveva allagato il suo dormitorio e Draco aveva dato fuoco alla torre...e adesso vivevano insieme a braccetto per colpa di quegli stupidi bracciali maledetti.
Il destino è davvero strano, pensò Harry sorridendo fra sé.
- Che cazzo ridi demente?-
...E Malfoy sarebbe sempre rimasto uno stupido serpente senza cervello, su questo non c'erano dubbi!
Tornati dentro si sorbirono un goccetto di whisky Incendiario che Ron aveva versato per tutti per cercare di calmare un po' gli animi. Col tavolo ingombro di batraccole, Blaise faceva un solitario e gli altri cominciarono a parlare di lavoro.
- Quand'è che finiranno queste ferie forzate?- s'informò Zabini con aria scettica - Le mie ferite sono a posto, ragazzi.-
- Se pensi di poter uscire da solo ti sbagli.- rognò Ron, zittendolo.
- Ehi, io devo lavorare lo sapete?- frecciò l'altro - Altrimenti chi la paga la mia parte delle spese?-
- Già...e la mia chi la paga?- ridacchiò Dalton - Harry, sono a secco di liquidi! Mi presti dei galeoni?-
- Perché non ti giochi le mutande come l'ultima volta eh?- lo prese in giro Draco.
- Divertente.- Edward gli tirò dietro un mazzo di chiavi che c'era sul tavolo ma il biondo si abbassò e fu Potter a prenderle al volo, stranito. Al portachiavi erano attaccate tre lettere d'argento: una A, una M e una K.
- Di chi sono?- bofonchiò Ron.
- Sono della mezzosangue.- l'informò Draco con fare svagato.
- Bhè, si...le iniziali sono sue...ma questa K?-
- Sarà del suo ex ragazzo.- disse ancora Malfoy con un'alzata di spalle ma dopo un lungo silenzio, si accorse che tutti quanti lo guardavano con gli occhi sospettosi, il piccolo Tom compreso.
- Che cazzo volete?- sbottò - Una foto?-
- Come mai sai che sono sue?- insinuò Harry con un ghignetto perfido - Viviamo insieme da due anni e ti metti i miei vestiti perché non ti ricordi come sono i tuoi...-
- A proposito! Adesso che ci penso!- saltò su anche Blaise - Quando Elettra è uscita stamattina, tu e May dove siete andati a pranzo eh? Eravate insieme, ce l'ha detto Gigì!-
Porca miseria...dannata quella stronza di una fatina che non si faceva i fatti suoi!
- Allora?- fede Edward malizioso, sporgendosi un po' verso il biondo - Non è che ci stai già provando per caso?-
- Non è che vi fate una vagonata di cazzi vostri magari?- sibilò rabbioso - Al diavolo voi e la mezzosangue!-
- Questa l'ho già sentita.- frecciò Ron a bassa voce, facendo ridacchiare tutti gli altri.
- Ah, spiritoso Donnola, davvero!- ringhiò Draco mettendosi in piedi - Fate quello che vi pare, io me ne vado a letto!-
- Da solo?-
Mancò poco che si girasse e tirasse il divano in testa a quei quattro bastardi ma per rispetto ad Elettra s'impose di non urlare e di non fare chiasso. Li avrebbe uccisi nel sonno o con del veleno nel cibo, un modo l'avrebbe trovato.
- Ma non cena?- si stupì May più tardi, quando scese in cucina.
- Lascia perdere Malferret.- le disse Ron - Non sa stare agli scherzi. Quando avrà fame verrà a svaligiare il frigo, basta che non venga adesso...potrebbe mettere del cianuro in giro nei piatti.-
- Come mai è arrabbiato?-
- Colpa di Harry.- rise il rossino.
- Come colpa mia?- sbottò Potter, che stava salendo le scale per andare da Elettra - Un corno!-
- Zitti che c'è il telegiornale!- Blaise fece abbassare la voce a tutti - Ecco, sentite...-
La voce della cronista stava parlando di uno strano incidente nel Devon. Un incendio di origine dolosa aveva bruciato metà di una cittadina in cui erano morte trentotto persone.
- Bastardi...- sibilò Harry, fermò sui gradini, furente di rabbia.
- Abbiamo il nome della cittadina.- gli disse Ron, mettendosi il grembiule in spalla - Possiamo andare quando vuoi.-
- Aspetta però!- lo bloccò May, afferrandolo per un braccio - Secondo me è quello che vogliono. Vogliono attirarvi in un posto lontano dove possano uccidervi liberamente.-
- Un'imboscata?- Edward la guardò con intesa - Si, ha ragione. Stanno cercando di chiuderti in un angolo Harry...te e quell'altro disgraziato di Draco. Lo fanno apposta per farvi incazzare e...- Dalton strabuzzò gli occhi, vedendo Ron che si stava passando nervosamente le mani fra i capelli rossi, sul viso. Aveva lo sguardo sbarrato, lo stesso sguardo che Blaise aveva avuto un attimo prima di dare in escandescenze settimane prima. E anche a Weasley accadde.
Spiritato, afferrò un coltellaccio da cucina e lo alzò sulla testa. Edward fu tanto veloce da tirare via May, Blaise si Smaterializzò in salone e mentre Ron cercava come un cacciatore inferocito qualcuno da infilzare, Harry prese la bacchetta e lo Schiantò al muro, spedendolo nel mondo dei sogni.
Ansanti e ormai seriamente preoccupati su ciò che stava accadendo, si avvicinarono al loro amico che si sarebbe risvegliato con un bernoccolo madornale e un mal di testa allucinante.
- Si può sapere che è successo?- rognò Draco scendendo le scale a torso nudo, seguito da Tom ed Elettra.
- Ron...- alitò Blaise - Ha cercato di accoltellare Edward e May.-
- E il problema dov'è?- frecciò il biondino perfidamente.
- Qua sta succedendo qualcosa ragazzi.- alitò Harry levando quel coltello dalla mano del suo migliore amico. Si volse verso tutti gli altri, palesemente sconvolto - Prima Blaise, adesso questo...-
- Anche se non sono un esperto direi che ci hanno maledetto, che dici?- replicò Malfoy a tono, raggiungendo il telefono.
- E adesso chi chiami?- chiese May accorata - Un gagia?-
- No, Clay.- rispose sospirando - E' da Tristan a cena. Domani mattina lo faccio venire qua. Che batta tutta la casa, ogni nostro oggetto, anche le posate e i tappeti se necessario. Ne ho le palle piene di questa storia!-
- Visto? Io non ho la rabbia!- rinfacciò Zabini seccato - Ci hanno fatto una fattura!-
- Allora è bella grande.- disse May - Come scatta? Cioè...fra Blaise e Ron non c'è nessuna congruenza no?-
- Caesar e la mamma dicono che a volte è più facile far scattare gli istinti per ipnosi.- abbozzò Tom timidamente, nascosto dietro Elettra che preoccupata più che altro pensava al povero cranio spappolato di Ron.
- Si ma non ci hanno mai visto tutti insieme...- ringhiò Harry - Porca vacca, sono stufo di questa storia! Adesso vado da quei due e li ammazzo! Possibile che non abbiano imparato la lezione Cristo?!-
Tirò un pugno al muro e se ne andò in camera sua e mentre gli altri avevano ormai capito che la guerra era stata dichiarata, Draco e il piccolo Tom si scambiarono una veloce occhiata.
Il ragazzino inspirò profondamente...sentendo nella pelle che qualcosa lo stava richiamando.
Il sangue di tutta quella gente che era morta nell'incendio. Bruciati vivi in memoria di suo padre.
Cominciò a capire che forse, visto che il destino non era riuscito a punire a sufficienza Lord Voldemort...forse ora sarebbe toccata a lui la vendetta di chi aveva sofferto.
In un modo o nell'altro, qualcuno avrebbe dovuto rispondere di tutti quei morti quella volta...e Tom cominciò a temere che quel qualcuno sarebbe stato lui.

 

 

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13° ***


 


-...e poi naturalmente ogni nostra socia ha diritto a una tessera annua che le regala degli sconti favolosi in ogni casa estetica per streghe di Londra! Non che lei ne abbia bisogno cara, questo è certo...ma sono sicura che la nostra associazione farebbe veramente al caso suo, Lady Lancaster.-
Tristan scambiò un'occhiata veloce con suo padre, sentendo Charlene Rainolds, la Presidentessa dell'Associazione Strega e Nobildonna rivolgersi in quel modo Lucilla. Tanatos Mckay riuscì veramente a stento a nascondere un sorrisino ironico sotto lo sguardo truce di sua moglie.
Era da un'ora che lì a cena a Cedar House le dame presenti non facevano altro che parlare di quelle sciocchezze e nonostante la capacità di sopportazione di Lucilla che sul viso aveva stampata un'indifferenza cortese, Tristan poteva ben immaginare cosa in realtà stesse pensando la sua più che gradita ospite. Probabilmente si stava chiedendo se quelle streghe erano vere o delle aspiranti Miss Universo e se gli altri commensali si erano accorti di aver sposato delle deficienti, ma i maghi attorno a lei parlavano di politica o del campionato di quidditch...
Fra di loro c'erano parecchi visi noti ma gli unici che conosceva abbastanza bene erano quell'arrogante di Hargrave che la guardava con la sua solita occhiata sprezzante per quelli di stirpe oscura e il duca di Tenterdon, Daniel King.
L'aveva conosciuto parecchi anni prima, verso i quattordici anni. Una persona stramba e bizzarra, con una moglie svitata ma tosta che purtroppo non era presente. Se non sbagliava aveva due figli. Il maschio era il maggiore e avrebbe dovuto fare il settimo anno a Hogwarts e una figlia più piccola, sugli undici anni che però non aveva mai visto.
L'altro accanto al duca King, a quanto aveva capito durante le presentazioni, era Lord Howthorne, migliore amico di Lucius Malfoy ai bei tempi anche se la loro amicizia era finita a causa di idee del tutto diverse in campo razziale.
E meno male che si diceva di non giudicare una persona dalle sue amicizie, no?
- Oh, cara mi sono scordata di chiederglielo...- Charlene Rainolds pose il calice di vino e tornò a rivolgersi all'oggetto più interessante che le fosse mai stato messo sotto gli occhi a Cedar House - Ha intenzione di fermarsi a Londra per qualche giorno? Sarei lieta di accompagnarla nella nostra sede! Anche Elisabeth ne sarebbe deliziata, non è vero cara?-
Elisabeth Jenkins, seduta rigidamente accanto a Tristan e a Rose Mckay, alzò gli occhi dal piatto e li portò lentamente sulla Rainolds, sorridendo in maniera aggraziata...e poi posò lo sguardo sulla stella che illuminava quella casa.
Era vero, ammise con reticenza. Non c'era paragone con la bellezza e la grazia di quella donna.
Lucilla dei Lancaster era in assoluto la donna più bella che avesse mai visto.
Seduta dall'altro capo della tavola, sosteneva domande a raffica senza mai perdere la sua calma e la sua compostezza. Addosso a lei anche un sacco sarebbe apparso un abito magnifico, pensò con amarezza ammirando le curve perfette del suo corpo sinuoso, la bellezza incantevole del suo viso e l'ipnotico potere dei suoi occhi.
- Certo.- annuì docilmente - Sarebbe bello Charlene.-
- Vi ringrazio molto per l'invito.- disse allora Lucilla il cui piatto era rimasto vuoto per tutta la cena - E' molto cortese da parte sua Miss Rainolds ma entro stanotte farò ritorno nel Golden Fields.-
- Oh, mi dispiace molto.- rispose la strega con la curiosità alle stelle - E mi dica cara...che progetti avete per Degona?-
La bimba finì le verdure con uno sforzo ma anche se di cattivo umore perché infagottata in un abitino pieno di pizzi e trine, sollevò gli occhi verdi su sua madre e le sorrise divertita, strizzandole l'occhio.
- Dena passerà del tempo con Lucilla quando vorrà.- spiegò Tristan versandosi altro vino.
- Oh, è veramente magnifico!- cinguettò ancora la Rainolds - Immagino che siate tutti sollevati vero?-
- Oh, Charlene non ne sai quanto.- sibilò Rose Mckay.
Lucilla nascose un sorriso abbassandosi su sua figlia per allentarle un po' il fiocco che le stringeva l'abitino in vita, chiedendosi come aveva fatto a respirare fino a quel momento, sentendo su di sé anche lo sguardo di Tristan che come lei ce la metteva tutta per non sganasciarsi lì come un ragazzino.
In parecchi quella sera erano rimasti a bocca aperta quando l'avevano vista. Le donne a tavola erano arrossite sapendo chi lei fosse e specialmente davanti a tanta bellezza mentre sul volto degli uomini erano passate gamme di sensazioni che variavano dalla soggezione all'ammirazione...ma il collasso era venuto principalmente a Rose e a Liz.
Elisabeth specialmente che oltre a tremare per almeno due ore in presenza di Lucilla, aveva poi accettato la sua persona con un imbarazzo e un disagio tale da essere visibile anche ai ciechi anche se la demone non le aveva rivolto altro che ringraziamenti cortesi per ciò che aveva fatto per Tristan e Degona senza cercare assolutamente d'intromettersi nel loro menage casalingo. Quando l'argomento si spostò su pettegolezzi di quartiere, Lucilla riuscì finalmente a tirare un po' il fiato e a scambiare quattro chiacchiere con Nadine che le sedeva a fianco.
- Allora cara?- frecciò la vecchia con aria serafica - Credi di essere all'altezza per entrare nell'Associazione approvata da sua maestà la regina, Strega e Nobildonna?-
- Nadine, sai bene quanto io sia indisciplinata.- replicò la Lancaster - E poi non sono mai stata portata per i lavori ai ferri. Gli unici che so usare sono spada e coltelli.-
- Bah!- Nadine Mckay schioccò la lingua - Se l'organizzazione avesse più socie in giro ci sarebbero la metà degli allucinogeni, credimi. La tata di tua figlia invece ne va pazza. Tua suocera s'è divertita in quattro anni a trasformarla in Barbie Casalinga, cosa con te invece non è mai riuscita a fare.-
- A Degona piace moltissimo. A me sembra una persona normale.-
- Cosa? Ma ti sei bevuta il cervello in questi quattro anni ragazzina?-
Lucilla alzò un angolo della bocca, sorridendo sinistramente - Ti dimentichi che la moglie di un Mckay deve essere garbata, ponderata, cortese...schiva...non una demone dalla fedina penale alquanto lunga, ricordi?-
- Bhè, prega che tua figlia non venga trasformata in una bambola scema!- Nadine si fece versare del vino che scolò d'un fiato e col suo polso fermo riportò la discussione su binari seri - E allora Tanatos? Smettiamola di spettegolare, siamo tutti qua per parlare di una cosa seria!-
- Ma certo.- Liz si mise in piedi - Se mi scusate signori, porto Dena a letto allora...-
- Cosa?- la bimba si aggrappò alle mani di Lucilla - No Liz, per favore! Voglio stare con la mamma fino a quando non se ne va!-
La Jenkins stava per scuotere vigorosamente il capo quando Lucilla si mise in piedi, aiutando Dena a scendere dalla sedia - Se non vi spiace faccio due passi in giardino con Degona.-
- Certo, non c'è problema.- Tristan le sorrise con gratitudine - Quando hai finito ti aspetto qua.-
- Tesoro,- si mise in mezzo Rose - forse non dovremmo mandare qualcuno con loro? In fondo il giardino di notte è così tetro...sai, con la venuta di Lucilla a Londra potrebbe accadere qualcosa di spiacevole.-
- Non si preoccupi, Rose.- rispose direttamente Lucilla con tono di sussiego, ignorando la palese frecciata - Le posso assicurare che non farò entrare di straforo nessun tipo di demone.-
- E poi Dimitri è così simpatico...possiamo invitarlo un giorno o l'altro mamma?- chiese Dena sorridente.
- Dimitri?- borbottò Tanatos - Chi è Dimitri?-
- Lasciamo perdere eh?- bofonchiò Lucilla, prendendo in braccio la bambina - Allora noi usciamo.-
- Liz perché non vieni anche tu?- cinguettò di nuovo la piccola peste di casa - Dai Liz, vieni!-
La governante di Cedar House per un attimo fu presa dal panico, guardando madre e figlia che aspettavano una sua risposta. Fissò Lucilla e tremò. Pensava che la sua presenza la infastidisse ma la demone non fece una piega, esattamente come non le comparve nessuna espressione in viso quando, vedendola muta come un pesce, rifece la stessa proposta che le aveva fatto Dena. Allora fu costretta ad alzarsi e a seguirle, col permesso degli invitati.
- Preparate i sali.- frecciò Nadine quando furono sparite oltre la porta di casa.
- Nonna...- la richiamò Tristan ridendo per non piangere - Ti è piaciuto il vino? Vuoi altro dolcetto?-
- Si, devo ammettere che lo spumante è buono ragazzo mio.- replicò la vecchia strega scrutandolo a lungo negli occhi - E' dolce e leggero. Ma non può reggere il confronto col vino rosso, non credi anche tu?-
Accidenti, pensò l'Auror nascondendo un sorriso. Se non era una guerra fredda fra sua nonna e sua madre quella non sapeva come altro definirla! Lo sfacciato parteggiare per Liz di Rose era a un degno confronto contro quello di Nadine per la Lancaster e sarebbero andate avanti a lungo, ci scommetteva anche la sua bacchetta.
Intanto fuori in giardino l'atmosfera era piuttosto pesante. La Jenkins camminava rigida come una scopa a fianco di Lucilla e se non fosse stato per l'ottimo lavoro di mediazione operato da Degona, la sua tata non sarebbe riuscita a spiccicare parola senza balbettare.
- Mamma, lo sai che anche Liz era a Hogwarts con te e il papà?-
La strega guardò Lucilla arrossendo vagamente - Tesoro, non credo che tua madre si possa ricordare...-
- No. Mi ricordo bene.- ammise la demone, stupendola non poco - Al quarto anno lei fece quella ricerca sugli Incantesimi Rallegranti e il professor Vitius le dette il permesso di fare un incantesimo collettivo alla scuola. Ricordo che riuscì a far cambiare umore a tutta Serpeverde, me compresa.-
- Oh, è stato tanto tempo fa...- balbettò Elisabeth senza riuscire a nascondere un sorriso compiaciuto.
- Liz, tu eri una Corvonero?-
- Esatto.-
- Mamma, ci andrò anche io, vero, a Hogwarts?-
- Certo.- Lucilla pensò già esasperata a quello che avrebbe dovuto affrontare sua figlia. Una grana dietro l'altra.
- E' vero che tutta la nostra famiglia è di Grifondoro?- chiese ancora la bimba.
- Si, esatto. Solo tuo padre è finito a Serpeverde.- la informò Elisabeth - Ma tu sei una Grifondoro, piccola. I tuoi nonni si aspettano molto da te. Tutti si aspettano molto da te.-
Dena non rispose, limitandosi a rielaborare la frase nella sua testolina, tanto che Lucilla ebbe la divertente impressione di sentire delle rotelle girare quando però la bimba portò la sua attenzione su qualcun altro. Dall'entrata dei cancelli alcuni guardiani ed elfi domestici stavano accompagnando qualcuno alla porta, illuminati dalla luce delle lanterne.
- Signor Duncan!- cinguettò Dena, correndogli incontro.
- Signor Gillespie, buona sera!- disse Liz garbata - Le abbiamo tenuto qualcosa in caldo.-
- Miss Jenkins, come sempre è l'anima di queste cene.- rispose il Capo degli Auror, reduce da una brutta giornata e da una litigata colossale con Orloff. Sorridendo prese in braccio Degona, facendole un complimenti dietro l'altro per il suo vestito - Diventerai una bellissima strega un giorno, mia cara. Allora, tutto bene?-
- Benissimo! Vieni che ti faccio conoscere la mia mamma!-
- La tua...- Duncan si bloccò sotto i lampioni, sollevando finalmente lo sguardo sulla magnifica donna che stava accanto ad Elisabeth. Eccola finalmente. Quanto aveva desiderato conoscerla.
Quando le giunse davanti, Duncan Gillespie fece una profonda riverenza, estasiato.
- Lady Lancaster, è un onore conoscervi.-
- Oh, lasci che vi presenti.- disse Elisabeth - Milady, questo è il capo degli Auror del Ministero, Duncan Gillespie.-
- Mi ricordo di lei.- rispose Lucilla a bassa voce.
- Si,- annuì Duncan con voce colma di emozione - l'ultima volta che vi ho vista avevate appena compiuto sedici anni.-
- Mamma conosci il signor Duncan?- celiò Dena, aggrappandosi alla sua mano.
- Oh, tesoro io conoscevo il papà della tua mamma.- rispose Duncan - Il tuo nonno una volta era capo degli Auror come me.- tornò a fissare Lucilla, quasi con gli occhi lucidi - Mi permetta di stringere la mano alla figlia dell'uomo più coraggioso e fiero che io abbia mai conosciuto.-
Max. Lucilla sorrise debolmente stringendo la mano a quell'uomo. Se fosse stato ancora in vita, probabilmente suo padre non sarebbe stato molto contento di ciò che era diventata, ma non l'avrebbe mai neanche abbandonata. Era sempre stato un uomo buono e dolce, ma con la pericolosa propensione a fiutare i guai e a cacciarvisi dentro, tenendo alto l'onore dei maghi e il coraggio degli Auror.
- Vogliamo entrare ora?- propose Liz - Signor Gillespie, immagino sarà affamato.-
- Oh, immagina bene Miss.- rispose - Tristan è in casa presumo.-
- Certo. Ma non Jess e gli altri.- lo informò la ragazza, trascinandolo verso la porta d'entrata mentre madre e figlia restavano indietro. Degona stava praticamente supplicando Lucilla di svestirla, visto che non respirava quasi più a causa di quel maledetto fiocco in vita ma ogni volta che la demone gliel'aveva allargato, era arrivata la governante a rimetterglielo com'era dopo pochi minuti, quindi tanto valeva...
Lucilla aveva notato che quella Jenkins era una vera estimatrice delle buone maniere. Certamente avrebbe trasformato sua figlia in una vera signorina, una buona Mckay sotto tutti i punti di vista.
Di colpo però qualcosa la strappò a quei pensieri. Si volse verso i giardini, sentendo passi...tanti passi.
E un profumo di fiori che non era quello dei boccioli di Theresa.
- Entrate in casa.- sibilò - E chiamate Tristan, subito! Armatevi di spade e croci!-
- Cosa? Ma che succede?- alitò Elisabeth senza capire.
- Vampiri.- disse Duncan, fissando con sguardo minaccioso verso gli alberi. Eccoli...c'erano circa una trentina di ombre che si stavano avvicinando. Erano tanti! Come avevano fatto a entrare?
Non fecero in tempo a chiederselo che l'attacco scattò. Affamati e feroci, una prima decina di vampiri balzò dal nulla addosso al gruppo con fauci spalancate e bava alla bocca. Non sembrano nemmeno vampiri normali...erano rabbiosi, quasi fuori di senno...e fra gli strilli degli ospiti in casa e quelli di Elisabeth che fece appena in tempo ad estrarre la bacchetta per spedire uno dei vampiri dentro alla fontana, Lucilla notò che quell'attacco non era stato organizzato a caso. No, notando come attaccavano, la demone capì immediatamente cosa volevano.
Il bersaglio era uno solo.
Degona.
- Lumos!- urlò Tristan apparendo al suo fianco, bacchetta alla mano. Ne spazzò via quindici con un potente fascio di luce, gli altri vennero uccisi da Duncan mentre una barriera invalicabile era stata eretta su di loro, dalla Lancaster. Degli aggressori, ne rimase uno soltanto...e letteralmente paralizzato, a quanto sembrava, visto che restava impalato di fronte a Lucilla. Tremava, tremava letteralmente. Con gli occhi gialli sbarrati, cadde in ginocchio di fronte a lei...
- Si può sapere che accidenti succede?- sbraitò Tanatos appoggiato alla finestra - Tristan, sono amici tuoi?-
- Certo, il sabato sera do sempre festini con i succhia sangue!- replicò ironico suo figlio, tornando a guardare con aria bellicosa l'unico vampiro rimasto. Al suo fianco c'erano Duncan e Lucilla mentre Dena se ne stava nascosta dietro alla gonna di sua madre, per nulla spaventata.
- Ma non è uno del clan Leoninus?- bofonchiò una voce alle loro spalle. Era stato Daniel King a parlare, fissando interessato il tatuaggio raffigurante un leone alato sul braccio del vampiro.
- E' fatto con inchiostro rosso.- aggiunse Howthorne accanto a lui - E' un servo di Kronos.-
- Kronos?- sibilò Duncan guardando Tristan con aria dubbiosa - Gli hai pestato i piedi?-
- Non so neanche che faccia abbia. So solo che è lo zio di Milo.- replicò Mc secco - Io non ho niente a che fare con questi dannati vampiri! E poi non ce l'avevano con me! O sbaglio?- sibilò poi, tornando a fissare con rabbia il vampiro - Ehi bastardo! Che diavolo volevi da mia figlia?-
Quello taceva. Continuava a tremare, probabilmente sull'orlo di un collasso.
- Non...non...- alitò - Non credevo che ci fosse lei...-
Lucilla schioccò la lingua, annoiata - Andiamo, facciamolo parlare.-
- Dena, vieni qui!- strillò quasi Liz accorata - Avanti, vieni in casa!-
Ma la bimba non si mosse da dov'era, facendosi poi prendere in braccio solo da suo padre quando, una volta tornati dentro con un incantesimo Gillespie sbatté il vampiro sul tavolo della cucina, incazzato nero.
- Lo sapevo io che non sarebbe andata a finire bene.- frecciò Hargrave secco.
- E' proprio come le vipere lei. Ha la riserva di veleno sempre dietro eh?- replicò Lucilla pacata.
- Mi secca solo che mia nipote straveda per quel maledetto che tra l'altro è amico tuo.-
- Cameron è tutto tranne che amico mio, mi creda.-
- Oh, basta adesso, dai Liam.- lo blandì Tanatos - In fondo abbiamo un vampiro da far cantare no?-
Tornato Tristan in cucina, avvisò tutti che Jess e gli altri stavano arrivando e trovò la Lancaster intenta a girare attorno al vampiro disteso. Quello ormai era vicino a incenerirsi da solo per il terrore e continuava a piagnucolare scuse, una cosa incredibile. Quasi piangeva, implorando perdono.
- Non sapevo...vi giuro, non sapevo!-
- Com'è che usa tutta questa riverenza?- sbottò Liam.
- Perché posso schiacciarlo con un dito, ecco perché.- Lucilla fece un debole ghigno, facendo sbuffare Hargrave poi si appoggiò al tavolo coi gomiti, apparentemente tranquilla - Sai chi stavi per ammazzare?-
- Mi...mi avevano detto di ucciderla...ma non sapevo che voi...voi..-
- Voi un corno!- ringhiò Tristan afferrandolo per i capelli - Allora bastardo? Chi ti manda? Perché volevi far del male a mia figlia?-
- Perdonatemi...- il vampiro ignorava Mc sfacciatamente, attento solo alla Lancaster - Signora, vi supplico!-
- Ma sei sicura di non conoscerlo?- richiese Hargrave.
- Non vedo un vampiro da quattro anni.- rispose lei tranquilla - E adesso, per favore, rispondi alla mia domanda. Chi ti ha mandato? E perché volevi uccidere mia figlia?-
Dopo quel quesito regnò il silenzio. I maghi, senza capire cose stesse succedendo si avvicinarono e videro la schiena e il collo del vampiro inarcarsi quasi. I suoi occhi si sbarrarono fino al limite, la sua bocca si allargò, la fauci quasi mostruose rilucevano alla luce della stanza...e poi accadde qualcosa che nemmeno Lucilla si era aspettata ma nel momento stesso in cui accadde, fece i complimenti all'ingegno del nemico.
All'improvviso la voce maschile del vampiro cambiò, diventando femminile.
Lo sentirono ridere, poi fissare Lucilla con sguardo perfido "La Lady Oscura...niente meno! È un vero onore per me!"
- Con chi ho il piacere di parlare?- chiese la demone, incuriosita.
"Milady vedo che andate subito al sodo. Bene, sappiate che i miei padroni pensavano a una spedizione semplice. Avremmo attaccato Degona Mckay quando fosse stata priva di difese con la sua preziosa governante...e invece i nostri subordinati hanno incontrato voi...devo ammettere che non ce l'aspettavamo. Il mio nome è Katrina."
- Katrina...- Lucilla alzò un sopracciglio - Sei un'empatica?-
"Oh, molto di più milady. Io sono una ladra di cuori..." rise ancora il vampiro, con la voce della donna che lo manovrava da lontano come un burattino "Vedete, so bene quanto siete forte e per questo ho deciso di manifestarmi in questo modo, sfruttando uno dei miei tanti poteri. Vedete...gli uomini proprio non sanno resistermi...come penso accada a voi, dico bene?"
- Lasciamo perdere i convenevoli!- sibilò Tristan - Perché volevi uccidere mia figlia?-
"Oh, andiamo Auror...non lo sai? E dire che avevamo già avvisato Draco Malfoy. Io servo coloro che vi hanno giurato vendetta, miei signori. E come ora sto lavorando per massacrare Harry Potter e i suoi amici, uccidendo tutti coloro che hanno a cuore, sappiate bene che anche vostra figlia è nel mio mirino. E se pensate di uccidere chi mi passa gli ordini," il vampiro ghignò, divertito "fatelo...io continuerò. Andrò avanti in eterno e giuro che prima o poi io mi vendicherò di coloro che hanno ucciso il nostro grande Lord Oscuro."
- E' follia!- ringhiò Tanatos - Non metterai un dito sulla bambina!-
"Non è esatto!" replicò il vampiro "Vedete, forse non sarò in grado di uccidere voi milady...siete oltre la portata di chiunque i Mangiamorte potranno mai schierare nelle loro file...ma potrò farvi del male come neanche immaginate. Ucciderò le uniche due persone che vi sono rimaste...terminerò l'opera di vostra sorella."
- Provaci se ci riesci.- la sfidò Lucilla, calma e glaciale - Ma nel frattempo porta un messaggio ai Lestrange.-
"Sono tutta orecchi."
Lucilla si chinò all'orecchio del vampiro, lenta e felina.
- Dì che presto li spedirò all'inferno...- sussurrò con gli occhi bianchi contratti in qualcosa che credeva di aver dimenticato anni prima - Il Lord Oscuro li accoglierà bene, ne sono sicura.- e finito di dire quello, afferrò la spada che Tristan che stava porgendo e polverizzò il loro aggressore, di cui rimase solo cenere in pochi istanti.
- Al diavolo!- ringhiò Tanatos - I Mangiamorte devono essere impazziti!-
- Si e non solo noi abbiamo una bella gatta da pelare.- sibilò Tristan - Harry è nei guai grossi!-
- Tutti quanti lo siamo.- rognò Hargrave - Mckay, Silente deve essere avvisato. Lo raggiungerò stasera stessa.-
- Ottimo. Io richiamerò l'Ordine per domani notte.- disse Tristan, volgendosi a King e Howthorne - Signori, possiamo considerarvi dei nostri?-
Daniel King sorrise con la sua aria vagamente sorniona - Certo. E tu Michael?-
Lord Howthorne, con la sua espressione un po' contrita, annuì con un sospiro - Certo, in fondo devo a Narcissa un favore. Mi occuperò io di avvisare i membri del Wizengamot domani mattina.-
- Io terrò Orloff fuori da questa storia, anche se con la Aarons in giro non posso dire di essere sicuro di niente.- poi Duncan, finito di sputtanare il grande e demenziale Ministro della Magia, si volse verso Lucilla...e la guardava come un tempo aveva guardato ammirato suo padre. Lei stessa si accorse dell'attesa con cui tutti i presenti la scrutavano.
- Milady, sarete con noi anche stavolta?-
Non sembrava passato neanche un giorno dall'ultima guerra. Avrebbe dovuto tornare in campo...in un modo o nell'altro, con o senza il permesso di Caesar...sua figlia valeva più di ogni altra cosa.


La mattina dopo, a Lane Street, c'era il caos generale...tanto per cambiare.
- Esci da questo cazzo di bagno, accidenti a te Malferret!-
- Tocca a me stamattina bastardo!-
- Stamattina cosa? Vaffanculo, l'hai già usato ieri per primo!-
- Cazzo Sfregiato, se non ti levi di torno ti ficco con la testa nel water!-
Tom mise timidamente il naso dentro al bagno del secondo piano, trovando come sempre Harry e Draco immersi di una pericolosa lotta greco romana all'ultimo sangue su chi dovesse farsi per primo la doccia.
Il piccolo Riddle voleva solo lavarsi i denti ma capì che sarebbe stato pericoloso cercare di entrare, specialmente ora che i due avevano sfoderato i rasoi per la barba come armi. Scappò al piano di sotto dove c'erano già Blaise e Ron, legato nella camicia di forza con aria poco allegra, a gustare la colazione di Edward.
I ragazzi gli dettero il buon giorno e si sedette accanto a Zabini, guardando con gli altri il telegiornale anche se guardandosi attorno non vide né May né Elettra. Quando chiese dov'erano, Ron gli disse che Elettra era scappata a correre verso l'alba mentre May ancora non era tornata dalla sera prima.
Aveva avuto un richiamo da Orloff e forse la poveretta era stata trattenuta fino a quell'ora indecente.
- Non è che si stanno ammazzando?- bofonchiò Blaise sentendo le grida feroci che provenivano dal piano di sopra.
- No, è sempre così.- sentenziò Gigì, seduta sulla testa di Pinky che con fare angelico guardava la tv come tutti gli altri - Piuttosto, quand'è che riprendete a lavorare? Non c'è più pace qui dentro!-
- Usciremo quando Clay ci avrà assicurato che siamo a posto, cosa alquanto improbabile.- le disse Edward, sedendosi a tavola con gli altri - Harry! Draco! È pronto!-
Seguirono delle bestemmie sconnesse...forse si stavano strozzando.
In quel mentre si smaterializzò in salotto May, stanca e con le occhiaie. Sbadigliò, salutando gli altri con una mano.
- Ciao dolcezza.- le disse Dalton - Un caffè?-
- Nottataccia eh?- rise Blaise - Dio, sei sparita prima di cena e torni ora...Orloff è proprio uno schiavista!-
May sospirò, sedendosi con loro con aria distrutta - Mamma mia, sono a pezzi. Ron, tutto bene?-
- Si, come vedi non ho la bava alla bocca.- frecciò il rossino.
- Come l'ho tenuta io quella camicia di forza adesso te la tieni anche tu.- lo avvisò Zabini seccato.
- Ma di sopra cosa fanno?- La Aarons alzò lo sguardo al soffitto, da cui provenivano tonfi di ogni tipo. Lì sotto stavano seriamente cominciando a preoccuparsi e in effetti in quel bagno sembrava che si fosse scatenata la terza guerra mondiale. Rovesciando tanta acqua sul pavimento, erano riusciti a scivolarci sopra e a finire dritti nella vasca, spaccandosi la testa contro le piastrelle...e per concludere, i bracciali erano di nuovo scattati, incollandoli come due cozze allo scoglio. Infuriati e sull'orlo di una crisi isterica, uscirono dal bagno con un diavolo per capello.
- Accidenti a te!- sibilò Draco furibondo, tastandosi il bernoccolo sulla testa.
- Vedi di andartene affanculo, ok?- Harry gli scoccò un'occhiataccia, stessa voragine sulla zucca e umore messo ancora peggio. Elettra era uscita presto quella mattina e lui non era riuscito a rintracciarla col cellulare.
Lo sapeva in fondo. Elettra, esattamente come Hermione anche se in modo diverso, non aveva mai amato farsi vedere in uno stato di debolezza. Mentre Hermione lo faceva per orgoglio, Elettra l'aveva sempre fatto solo per non far preoccupare chi le stava attorno...e Harry questo non lo sopportava.
Era fermamente convinto che le debolezze fossero una parte importante del carattere di una persona. Come i difetti.
E il fatto che la sua ragazza facesse di tutto per nascondere la sua sofferenza lo frustrava.
Mano per mano quasi, s'infilarono in corridoio ma una volta davanti alle scale per scendere in cucina, Potter notò una cosa strana, attraverso la porta aperta della camera di Tom.
Il Pensatoio di Hermione...ora stava sulla scrivania del ragazzino. Perché era lì?
L'aveva usato? Aveva cercato di vedere qualcosa forse? Ma cosa?
Ne ebbe la certezza una volta a tavola, davanti alla colazione. Tom non alzò neanche gli occhi blu su di lui...perché se l'avesse fatto, Harry avrebbe notato meglio quanto fossero arrossati. Aveva pianto?
Era strano, perché quel giorno non sentiva niente...solitamente le emozioni del piccolo Riddle, come gioia e paura, spesso si riversavano su di lui. Ora invece si sentiva...svuotato.
Era un'altra sensazione di Tom quella?
Alle nove, col ritorno di Elettra, arrivò finalmente anche Clay accompagnato da Jess.
Dopo i rapidi convenevoli, Harcourt si mise a girovagare per la casa mentre Mckay prese da parte i ragazzi e con tutta la calma che gli era rimasta spiegò loro cos'era successo a Cedar House la sera prima.
- Vogliono ammazzare Degona?- sbraitò Draco - Ma sono impazziti?!-
- Volevano vendetta no?- sibilò Harry pieno di rancore - Visto che Lucilla è troppo in alto, stanno cercando di attaccarla dal basso. Che bastardi! È solo una bambina!-
- E la mamma come sta?- chiese Tom, preoccupato - E' tornata nel Golden Fields?-
- Si,- gli disse Jess - stai tranquillo. Lei stava benissimo, anche se non ho potuto vederla. Abbiamo stabilito che Degona passerà più tempo con lei, visto che sotto l'ala di Lucilla è indubbiamente più al sicuro.-
- Ehi gente...-
I ragazzi si voltarono, vedendo che Clay aveva le mani sulla testa di Ron. Il rossino non aveva un'aria particolarmente tranquilla e guardava Harcourt come un condannato a morte...ma il Sensimago dopo un attimo scosse il capo.
- Io non sento niente. Ron ha niente. Non ha fatture addosso di nessun tipo!-
- E allora com'è che ha preso in mano un coltello per uccidere me e May?- frecciò Edward.
- Già...anche Blaise ha cercato di strozzarci.- concluse Harry - Davvero non senti niente di niente Clay?-
- Ragazzi, non so cosa dirvi...- Clay aveva girato in lungo e in largo per tutto il palazzotto, anche all'esterno della casa ma non aveva percepito nessun segno di malocchio - Non c'è niente di tangibili né sulla casa né sui vostri effetti personali.-
- Ok, sulla Donnola e su Blaise non hai sentito niente...e se capitasse anche a noi?- Draco gli si avvicinò, mentre il Sensimago posava le mani sulle sue tempie - Non voglio ritrovarmi legato in quella camicia di forza! Allora? Senti niente?-
- Su te e Harry l'unica maledizione che sento è quella della vostra bigiotteria.- ironizzò l'Auror dagli occhi viola, facendo ridacchiare sommessamente tutti gli altri - Tom, vieni qui. Anche tu Elettra.-
Niente, assolutamente nulla né sul bambino che si era fatto analizzare tutto spaventato, né sulla Baley.
Rimasero Edward e May. Mentre sondava la loro forza magica, Harcourt tornò a chiacchierare sulle ultime novità al Quartier Generale - Duncan ha mandato Kinneas e i suoi a controllare quell'incendio dell'altro giorno.-
- Ah si?- chiese Dalton, restando sotto le sue mani con aria pacifica - Hanno trovato qualcosa?-
- Il marchio di Voldemort.- rispose Jess, seduto vicino a loro - Hanno lasciato la firma naturalmente.-
- Quelli provocano troppo.- sibilò Harry furibondo, facendo il solco in cucina, andando avanti e indietro - Andranno avanti ad ammazzare gente fino a quando non gli arriverò a tiro io! Non posso lasciarli andare avanti così!-
- Tranquillo, per un po' se ne staranno buoni.- gli disse Harcourt, passando a May - Duncan dopo ieri ha messo alla costole dei due Lestrange l'unità del vostro amico Gary. È bravo, ci sa fare.-
- Si ma resta il problema di questi scatti omicidi.- disse Ron che era stato finalmente liberato - Come la mettiamo?-
- Sul serio non lo so...- Clay stava per andare avanti quando si colpo tacque. Cos'era stato? Con le dita ferme sulle tempie di May, avvertì una fitta fastidiosa alla testa. Sondò più in profondità ma ciò che credeva di aver sentito non si ripresentò. Strano. Aveva quasi creduto di aver percepito una sorta di ordine.
Si...una voce improvvisamente era apparsa nella sua testa. Gli aveva detto qualcosa...
Ma no, impossibile. Da May non arrivava nessuna energia negativa. Di nessuna sorta.
- Cosa c'è?- alitò la ragazza - Clay, ho qualcosa che non va?-
- No, non mi pare.- le rispose - Tranquilla, stai bene.-
- Sul serio?- richiese, ansiosa - Non vorrei ritrovarmi con un'accetta in mano pronta a fare lo scalpo a qualcuno.-
- Si, a una persona in particolare magari.- disse Harry sarcastico, scoccando un'occhiata di striscio a Draco che in risposta come sempre gli fece quell'elegante gesto col dito medio che gli piaceva tanto.
Insomma, arrivarono all'ora di pranzo senza aver risolto niente. E se nemmeno Clay ce l'aveva fatta, stavolta erano veramente nei guai. Ma cosa stava succedendo?
Era pomeriggio inoltrato e i ragazzi stavano navigando nell'ozio e nella noia quando Milo si presentò alla loro porta con in faccia un'espressione che non prometteva niente di buono.
- Che è successo?- gli chiese Edward sconvolto, quando gli aprì.
- Clay ha cercato di uccidere Tristan un'ora fa.- spiegò il Diurno.
Draco alzò un sopracciglio e capita l'antifona, Morrigan scosse la mano con una gesto veloce - No, non si è trattato di uno dei soliti litigi. Eravamo al Ministero e sotto gli occhi di tutti ha estratto la spada e l'ha attaccato alle spalle. Jess s'è messo di mezzo, fortunatamente se n'è accorto in tempo e si è ferito leggermente alla spalla. Tristan ha stordito Clay...e quando si è ripreso non ricordava neanche cosa fosse successo.-
- Proprio come me e Blaise.- sussurrò Ron - Dio gente...ma che cavolo sta succedendo?-
- Fortunatamente Clay però ha capito il trucco.- disse il Diurno, sogghignando - Stavolta l'ha beccato il bastardo che sta giocando. Ha detto di aver sentito una voce nella testa che gli ordinava di uccidere Tristan. Non ha potuto fare niente contro quella voce. Secondo lui si tratta di un essere empatico non umano.-
- Un demone. O un fottuto gagia.- concluse Edward.
- Esatto.- disse Milo - E stasera noi andiamo a caccia. Siete tutti invitati.-
Harry sogghignò, guardando gli altri. Finalmente le cose cominciavano a muoversi.
Non vedeva l'ora di avercelo fra le mani il verme che giocava con le loro menti in quel modo.
Era mezzanotte quando cominciarono a prepararsi. Al piano di sotto c'era Ninfadora che sarebbe rimasta con Elettra e Tom, nel caso avessero subito altri attacchi. I ragazzi invece erano tutti intenti ad affilare lame e a ripassare mentalmente tutto ciò che avrebbero fatto a quel maledetto essere, quando l'avrebbero avuto fra le grinfie.
- Se controlla le menti potrebbe farci uno scherzo, lo sapete?- disse Ron, pensieroso.
- Si ma fino ad adesso ci ha controllati uno per volta.- disse May - Secondo me è troppo debole per controllare più di una persona alla volta, quindi non dovremmo correre inutili rischi.-
- Già e poi per stendere uno di voi basta una padellata.- concluse Malfoy, seccante come suo solito.
- Piuttosto, voi due!- li zittì Edward fissandolo imperioso - Vedete di non cominciare a litigare nel bel mezzo di un casino perché non ho alcuna intenzione di pensare anche a voi che andate in giro a braccetto, intesi?-
- Che rottura di palle!- sibilò Harry, uscendo dalla sua stanza dove si tenevano tutte le armi di casa - Io vi aspetto fuori. L'acqua santa ce l'ho io, nel caso trovassimo vampiri. Muovetevi!-
Una volta in corridoio però, ricordò cos'era accaduto quella mattina...e senza neanche accorgersene si voltò verso la stanza di Tom. La porta era semi chiusa...e da dentro vi filtrava una luce.
Si avvicinò lentamente, a passo felpato, e una volta lì davanti spiò dalla debole fessura fra la porta e lo stipite.
Eccolo. Il piccolo mago stava in piedi davanti alla sua scrivania...e fissava il Pensatoio.
I ricordi di Hermione stavano irradiando luce, quindi doveva appena essere uscito da una di quelle visioni.
- Che hai visto?- gli chiese, entrando senza bussare.
Il ragazzino sobbalzò appena, fissandolo con gli occhi blu sgranati e leggermente lucidi.
- Niente.- borbottò, volgendo il capo altrove.
- Se hai qualche domanda puoi farla a noi.- gli disse il bambino sopravvissuto, con voce più brusca di quanto avesse voluto vista l'espressione del bambino. Dio...Harry si rivedeva in lui. Cominciava a sentirsi male.
Ogni volta che gli occhi blu di Tom si fissavano in lui, Harry rivedeva Voldemort...e lo odiava. E poi odiava se stesso, ripensando a ciò che aveva passato lui per colpa di quello stesso mago.
Il piccolo non aveva fatto niente...come lui, da bambino. Quel mago aveva rovinato la vita a tutti e due.
Si stava accanendo contro se stesso in realtà?
- Ho visto...mio padre...-
Harry guardò Tom per un lungo attimo. E così aveva visto Voldemort nei ricordi di Hermione. Tutto quanto...dal primo anno, all'ultimo...aveva visto i suoi attacchi, i suoi occhi rossi, la sua rinascita al cimitero, l'aveva sentito parlare attraverso i ricordi della Grifoncina. L'aveva anche visto morire? Aveva visto anche come lui l'aveva trapassato con la spada di Godric Grifondoro...e poi gettato nel Velo?
- Non avresti dovuto guardare nei ricordi di Hermione.- gli disse a bassa voce, raggiungendolo alla finestra.
Il piccolo mago si limitò a guardare oltre Lane Street, con lo sguardo vuoto di chi non ha mai avuto niente.
Di nuovo Harry si riconobbe di lui. Quanti anni aveva avuto quell'espressione, guardando oltre le persone che lo circondavano, felici e spensierate...mentre lui vagava nel passato...quando suo padre e sua madre erano morti per lui, soccombendo a quell'uomo? E adesso stava davanti a un ragazzino con gli stessi occhi di quell'assassino...ma col cuore di un bimbo senza genitori, oppresso dal peso di un nome troppo grande per lui.
Un freddo sibilante s'impossessò delle membra di Harry Potter, unito a tanti ricordi dimenticati...e con la morte nel cuore capì di non saper guarire da quelle ferite. Ci aveva sperato, aveva creduto con gli anni sarebbe passato quel dolore atroce...ma senza aiuto lui non riusciva a farcela. Aveva il cuore spaccato a metà...e il brutto era che si rendeva conto che forse era troppo tardi per tornare indietro.
- La mamma dice che era destino che io t'incontrassi.- sussurrò il piccolo Riddle, abbassando il capo.
- Forse ha ragione.- ammise il moro, appoggiandosi coi fianchi alla sua scrivania.
- Si...- Tom scosse il viso, tornando a fissare Harry negli occhi -...ma non per quello che pensa lei.-
- Che vuoi dire?-
- Che forse...non sono stato mandato qui per aggiustare le cose con te. Ma solo per...finire una volta per tutte quello che hai cominciato con mio padre.-
Era una punizione. Una punizione che andava avanti nel tempo.
- E' questo che pensi?- sussurrò l'ex Grifondoro - Pensi che siamo insieme adesso solo perché io mi vendichi una volta per tutte? Come lui ha ucciso i miei genitori, ora io secondo te dovrei ucciderti a mia volta?-
Tom deglutì, sorridendo malinconicamente - Forse era destino che io stessi con la persona che ha ucciso mio padre. Esattamente come lui ha ucciso la tua famiglia. Ecco tutto.-
Dio...Harry si passò le mani sulla faccia, sentendo la cicatrice bruciare, come in fiamme.
Come poteva un bambino sentirsi male a tal punto? Come poteva auto punirsi in quel modo?
- In fondo sono stato fortunato.- lo sentì mormorare poco dopo, insieme alle lacrime che cercava disperatamente di trattenere - Anche...non ho un padre né una madre ho Lucilla...e poi se lui fosse stato ancora vivo altre persone avrebbero continuato a morire no?-
E mentre lui continuava ad auto convincerci, Harry sentiva solo qualcosa che sembrava divorarlo da dentro.
"Ho ucciso i genitori di questo bambino..." non faceva che ripetersi.
Esattamente come Voldemort aveva fatto con lui, ora Tom era solo per colpa sua. Per colpa della sua vendetta.
- Non è colpa tua.- gli disse di nuovo il ragazzino, pulendosi le lacrime dalle guance con la manica della camicia. Gli aveva letto nel pensiero...ormai erano così uniti da potersi confondere l'uno con l'altro.
Siamo così uguali, pensò Harry Potter mentre quella notte usciva a caccia con gli altri.
Erano uguali e diversi al tempo stesso. Ma quel bambino...no, Tom non meritava di crescere com'era cresciuto lui. Tom sarebbe stato anche odiato, in compenso, per colpa del suo nome.
Lui era stato un eroe...Tom invece sarebbe stato denigrato da tutti.
- Si può sapere cos'hai?- gli sibilò Draco, mentre si aggiravano nel buio, fra le vie di Londra.
Erano in giro da qualche ora e la campane di una chiesa in lontananza batterono le tre di notte. Tutto taceva...tranne il male che bazzicava nelle ombre, aspettando la preda perfetta. E anche i Mangiamorte quella notte aspettavano...e osservavano, convinti che presto avrebbero avuto la testa del bambino sopravvissuto.
Visto che non gli rispondeva, Malfoy mandò gli altri avanti e bloccò Harry nel vicolo.
- Allora? Se non ci stai con la testa vattene a casa capito?-
- Sono un bastardo vero?-
Draco mollò la presa al suo bavero, allontanandosi di un passo. Eccolo che ricominciava.
Quando parlava seriamente con lui era per ricevere insulti e la sfacciata verità. A volte cominciava a credere che Potter fosse un po' masochista, almeno fino a quando non gli disse perché stava in quello stato.
- Tom ha guardato nei ricordi di Hermione. Mi ha visto uccidere Voldemort.-
- Sapevi che aveva il Pensatoio?- gli chiese Malfoy.
- Si.- ammise Harry con vergogna.
- E allora sei proprio un bastardo.- concluse Draco, guardandolo in maniera strana - Potter, mi spieghi che cazzo ti prende con quel bambino? Prima lo odi, poi sembra che ti piaccia, che ti dispiace comportarti da stronzo con lui... a prescindere che siete collegati a livello di emozioni, ti conviene capire quale linea di comportamento vuoi seguire col ragazzino o qua non andremo da nessuna parte. Senza contare che di solito lo stronzo sono io.-
Harry sorrise, emettendo quasi un gemito di esasperazione.
- Io non so più che fare...-
- Che palle, finiscila!- Draco sbuffò, dandogli la schiena - Sei riuscito a convivere con me, ce la farai anche con Tom. In fondo siete praticamente uguali. E adesso muoviti!-
Già, pensò Harry Potter mentre s'inoltrava nella notte seguendo i suoi compagni. In fondo era riuscito a sopravvivere a un Malfoy. A Draco Malfoy. Se ce l'avevano fatta loro due, forse c'era speranza anche lui e Tom.
Se non altro glielo doveva. A quel bambino doveva veramente molto.
La vita normale che Harry non aveva potuto avere...
La strada sarebbe stata lunga. Avrebbero dovuto lottare per imparare a conoscersi e a fidarsi l'uno dell'altro.
Ma doveva provare a ogni costo. Era tutto ciò che gli restava per guarire finalmente...
Tom era la sua ultima possibilità.

 

 

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14° ***


 

 

Colgo l'occasione per augurare Buon Anno Nuovo a tutti! Divertitevi a brindate, lo dico a chiunque ormai. Sbronzatevi voi che potete. Sigh!

 

 

 



Giugno finì in fretta a Londra. Passò luglio, portando giornate calde e tiepide...poi arrivò agosto.
In due mesi nel mondo dei maghi cambiarono tante cose. Gli attacchi dei Mangiamorte, sebbene fattisi più sporadici vista la stretta sorveglianza a cui erano costretti, in segreto da tutti, i due fratelli Lestrange, continuarono ma passarono sotto silenzio. Nessuno, tranne gli Auror, sapevano che molte forze oscure si stavano mobilitando.
Clan interi di vampiri e i vecchi maghi della Dama Nera vennero messi sotto accusa ma sfuggenti com'erano non vennero mai portati davanti al Wizengamot che lavorò costantemente, giorno e notte, per sbattere ad Azkaban più sospettati possibili e non sempre il Ministro Orloff attendeva un legale processo.
Questo gli causò non pochi nemici ma come sempre questi furono costretti al silenzio: fra essi l'intero Ordine della Fenice che sarebbe stato messo al bando se non fosse stato lo stesso Albus Silente a difenderlo.
Alla pubblica accusa però il nome Lestrange non venne mai.
Sembrava che la guerra di quattro anni prima fosse riscoppiata nel pieno della sua forza e della sua ipocrisia e questo Harry Potter non riusciva più a sopportarlo. Di nuovo additato come il salvatore, fu continuamente preso a bersaglio da giornalisti, nemici e anche amici. I tempi del bambino sopravvissuto erano tornati.
Ma a Lane Street, quel venti agosto, c'era un altro bambino che viveva la sua vita nella privacy della protezione dei suoi padrini. Tom Riddle stava cenando tranquillo davanti alla televisione, al suo fianco Gigì e Pinky, addormentato sotto la sua sedia. Per il piccolo mago si prospettava una serata piuttosto divertente: Harry e gli altri sarebbero usciti per una festa al Quartier Generale degli Auror. Ron gli aveva detto che il signor Gillespie festeggiava il suo quarto anno come Capo degli Auror e i suoi uomini gli avevano voluto fare una festa a sorpresa, tanto per farlo imbestialire più del solito e tutta la casa avrebbe partecipato. Lui invece se ne sarebbe restato a casa con la compagnia di una persona speciale.
La fida Babet sarebbe venuta a fargli compagnia, naturalmente dopo che i ragazzi avessero messo una barriera magica sulla casa a prova di missili e Mangiamorte. In caso necessario poi sarebbe stata Gigì a darsi da fare e nonostante l'aria angelica, la fata si era dimostrata parecchio pericolosa negli anni passati.
- Allora peste?- bofonchiò Edward passandogli accanto, vestito di tutto punto - Sicuro di non voler venire?-
Tom sorrise, divertito - Dai, lo sai che non posso.-
- Stronzate, te l'ho ripetuto mille volte.- rispose Dalton, prendendo una birra dal frigo e levandole il tappo coi denti - Non possono mica riconoscerti con un'occhiata...e poi non potrai stare chiuso qui per sempre sai? Sono due mesi buoni che sei qui e vai fuori solo per comprare granite, fumetti o per buttare la spazzatura e sempre con un cappuccio in testa. I vicini cominceranno a chiedersi se Harry e Draco non sono due pedofili.-
Arrivarono Ron e Blaise dal piano di sotto, poi finalmente i due padroni di casa già di pessimo umore perché erano incollati per colpa dei bracciali. Avevano litigato perché Draco aveva fregato i jeans scuri a Potter e Harry si era vendicato rubandogli una giacca, scatenando un'accesa lite su cosa o meno potessero fregarsi oltre alle donne.
- Cominciamo bene!- borbottò Malfoy infuriato - La serata si prospetta un vero inferno!-
- L'importante è che sti scolli quando non tira aria.- rispose Harry, alludendo semplicemente ad Elettra.
- No cocco, l'importante è che ti levi tu dai maroni quando sarò io a rimorchiare.- sibilò il biondo con un ghigno perfido in faccia - Quaranta galeoni che mi faccio la Carson stasera!-
- Ma non hai detto che non volevi noie dopo il ceffone che ti sei preso da June la settima scorsa?- rise Edward divertito, passandogli una birra - Si può sapere che lei hai fatto per farla incazzare così? Gary non sapeva più come staccartela di dosso.-
- Niente, eravamo di ronda e le ho detto che non mi andava più di perdere tempo.- spiegò Malfoy sbuffando.
- E parlando di donne...- s'intromise Harry - Ron, si può sapere dove cacchio sei stato tutto il giorno?-
Il rossino fece spallucce e da pessimo bugiardo qual era, dette subito le spalle ai compagni - Ho fatto un giro a Diagon Alley. Cominciano già a girare le prime matricole di Hogwarts e sono andato a trovare Fred e George.-
- Ah si?- Harry schioccò la lingua, malizioso - E il rossetto che avevi sulla camicia?-
- Dio, mi sembri mia madre! Pensa ai fattacci tuoi dai!-
- Mi dici chi è o no?- continuò Potter - Su, la conosco?-
Weasley tacque un attimo, senza trovare le parole. Si, in effetti la conoscevano tutti...
Poi finalmente un suono di tacchi risuonò sul soffitto. La prima a scendere fu May...e i ragazzi restarono a bocca asciutta. Coi lunghi e morbidi capelli sulle spalle e una sottoveste di raso rosso, faceva un effetto mai visto.
Sorrise, sentendo i fischi del gruppo e si avvicinò a Draco, rubandogli la birra.
- Chiudete le bocche, sembrate dei pesci.- disse ridacchiando.
- Ehi mezzosangue...ti rubo mai il cibo dal piatto io?- rognò Malfoy, guardandola di striscio.
- No, mi rubi solo lo shampoo.- replicò la Aarons divertita, appoggiandosi a lui - Allora? A che ora comincia la festa?-
In quei due mesi May era ormai diventata una parte integrante del gruppo. E i ragazzi l'adoravano.
Scioltasi dopo i primi tempi, la sua affinità con la squadra si era fatta ancora più salda dopo quel periodo di ronda insieme. In attacco e in difesa, May era insostituibile. Esattamente come lo era diventata nella vita di tutti.
Sempre pronta a dare una mano, si faceva in quattro per loro ed era anche riuscita, col tempo, ad addolcire un po' il carattere impossibile di Draco che sembrava essere tornato il ragazzo che avevano combattuto con loro quattro anni prima contro i Mangiamorte. Come Hermione, May aveva fatto una vera magia...anche se Malferret la teneva comunque a una certa distanza e lei non riusciva a capirne il motivo. Era qualcosa d'impercettibile e invisibile ma lei sentiva uno strano muro...ma tanto invalicabile da non poterci neanche provare a scavalcarlo.
Quando scese anche Elettra, per gli ormoni della squadra fu la fine.
- Sei sicuro di voler uscire?- frecciò Draco a Potter, quando la biondina si presentò in salone con un vestitino a stampa a fiori, ultima moda, coi capelli annodati in nastri di seta. Cavolo, era da mangiarsela sul serio.
- Allora, si va o no?- sorrise la Baley, scuotendo il capo alle loro espressioni allupate.
- Ehi piccoletta, una di queste sere esci con me senza lo Sfregiato?- ghignò ancora Malfoy.
- Oh, con te senz'altro.- scherzò Elettra, chinandosi a baciare il suo ragazzo sulle labbra - Ma lo sai che non funzionerebbe. Non mi va di essere messa al secondo posto.-
Draco fece una smorfia, finendo la birra e facendola scoppiare a ridere, poi finalmente si misero tutti in piedi e si piazzarono davanti a Tom, con una lunga lista di cose da fare e non fare al limite dell'isteria.
Non doveva bere troppo prima di andare a dormire, non doveva aprire a nessuno, non doveva guardare troppa televisione, non doveva fumarsi le canne di Blaise e neanche usare il narghilè di Malferret. Doveva solo finire di cenare e fare il bravo sotto la guida di Babet che arrivò in quel preciso momento e li cacciò fuori a pedate mentre Tom se la rideva come un pazzo.
La serata per il piccolo Riddle passò veloce e non successe nulla di particolarmente fastidioso, a parte Gigì che addormentò Babet con un po' di polvere soporifera quando ne ebbe basta di vedere telenovelas in televisione, nascosta nel suo alveare. Dopo che Tom ebbe coperto la vecchia signora con una coperta, si diresse in camera sua per andare a dormire, verso le dieci e mezza. Messo il pigiama andò in bagno per lavarsi i denti e fu durante l'operazione che gli venne un colpo. All'improvviso nel vapore che appannava lo specchio sul lavandino, gli apparvero due occhi bianchi davanti...e mancò poco che cacciasse un grido, mentre la faccia divertita di Demetrius ora appariva completa nel vetro.
- Dimitri!- sbottò - Dio! Mi hai fatto spaventare!-
- Ciao campione! Come va?- cinguettò il demone puro, ridacchiando - Allora? Mamma come sei cresciuto!-
Prima che Tom potesse rispondere e chiedergli che diavolo gli era passato per la testa di fargli venire un infarto simile, sentì una colossale imprecazione provenire direttamente dallo specchio e non dalla voce di Demetrius.
Una mano afferrò la testa del demone e lo spinse quasi via. Poi apparve la testa di Caesar Cameron.
- Caesar!- sorrise Tom felice - Ciao! Come sono contento di vederti!-
- Se, se!- rognò il demone dai capelli bianchi, ancora incazzato - Scusalo, ma non c'è stato verso di fermarlo! Sono giorni che rompe per parlare con te. Allora, come stai? Ti ha spaventato?-
- Senti come fai il paparino premuroso...- frecciò Demetrius dalle retrovie - Perché non metti in cantiere un marmocchio eh? Peccato che sia uno spreco di tempo crescerli, che dici?-
- La senti la puzza di bruciato? Sto per darti fuoco cazzo!-
- Ehm...Caesar...- lo richiamò il piccolo Riddle, esasperato - Io sto benissimo. Qui sono tutti gentili.-
- Davvero?- Cameron levò un sopracciglio con fare sarcastico - Però. Gli umani in mille anni hanno acquisito il dono per del perdono e della compassione?-
- Oh, insomma!- rimbrottò Demetrius alle sue spalle, infilandosi in mezzo allo specchio di prepotenza - Tom, non starlo a sentire! Davvero ti trovi bene col bambino sopravvissuto e tuo cugino? Oh, sono proprio contento, in barba a questo qua! Credeva che ti stessero rosolando a fuoco lento! Ma ha solo la codina di paglia, vero?-
- Senti vuoi stare zitto imbecille?- sbraitò Cameron furibondo.
- Caesar...come mai sei arrabbiato?- gli chiese Tom preoccupato - Tutto bene al castello? La mamma sta bene?-
- Si, tutto a posto.- rispose seccato - Solo che le nostre ricerche per trovare Hermione non ci hanno ancora portato da nessuna parte e tua madre si ostina a darmi la colpa di tutto.-
Il faccino di Tom si contrasse, diventando malinconico. Hermione...da mesi non avevano sue notizie. Ormai anche Harry e gli altri avevano cominciato a pensare al peggio. Se nemmeno Caesar, Demetrius e Lucilla insieme erano riusciti a trovarla, significava che si era cacciata proprio nei guai.
L'unica consolazione per tutti loro erano il sangue caldo della ragazza nel bracciale di Cameron e la sua immagine ancora a metà fra la vita e la morte, nel suo orologio magico.
- Ah, senti...già che siamo qua è meglio che ti avverta di una cosa.- disse il demone dai capelli bianchi, distogliendolo da quei pensieri - Tu non preoccuparti di Hermione, ok? Ci penseremo noi ma c'è una cosa che devi sapere. Stamattina tua madre ha parlato con una persona importante e può darsi che fra poco tu riceva una lettera.- Caesar lo guardò intensamente - Leggi con attenzione quelle carte, poi parlane con i tuoi padrini e prendi con loro una decisione. Si tratta di una questione urgente da cui dipenderà il tuo futuro.-
- Ma di cosa parli?- gli chiese Riddle, incuriosito.
- Un'altra grana, niente di più.- sibilò l'altro sarcastico - E adesso scusami ma devo tornare a lavoro prima che tua madre mi uccida sul serio.-
- Ciao Tom!- cinguettò anche Demetrius, con le braccia attorno al collo di Cameron - Mi raccomando, divertiti capito? I babbani sono uno spasso! E se per caso tornassi qua a trovarci portami una stecca di sigarette e l'ultimo cd dei Kiss!-
- Ci mancavano anche quei quattro mandari dei Kiss! E stai attento, vuoi rompere lo specchio?- gli urlò Caesar mentre la loro immagine scompariva lentamente.
- Sai che roba...- fu l'ultima cosa che disse Demetrius, svanendo - Per qualche anno di sfiga!-
Tom rimase lì fermo, a metà fra lo sconvolto e il depresso. Quei due non sarebbe mai cambiati. Però gli era sembrato che Caesar stesse sul serio sclerando. Lasciarlo solo con Dimitri non era stata una buona idea.
Avrebbe finito per avere una crisi di nervi, proprio lui che non perdeva mai la pazienza.
Sospirò, finendo di lavarsi i denti e andandosene in camera sua ma quando entrò, trovò una civetta scura appollaiata sulla sua finestra. Le aprì i vetri e lei entrò, soddisfatta dalle sue carezze. Aveva una lettera legata a una zampa con un marchio che Tom aveva già visto da qualche parte, anche se non ricordava dove.
C'era il suo nome...e ne rimase un po' allarmato. Allora sapevano che lui era lì?
Tremando, si sedette sul letto e aprì la busta, rompendo il sigillo di cera rossa.
"Caro signor Riddle, siamo lieti d'informarla che lei è stato accettato alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts."
Tom sgranò gli occhioni blu come la notte. Lui? A Hogwarts? Proprio lui?
No, doveva esserci stato un errore! Rilesse le prime righe, poi una scrittura diversa a fondo pagina attirò la sua attenzione. Era fine e molto piccola ma molto elegante e dal contenuto molto informale...quasi amichevole.
"Caro Tom, so che questa lettera ti sembrerà uno scherzo ma ti posso assicurare che non lo è. Anni fa, quando Lucilla mi disse della tua esistenza, giurai a me stesso che avrei fatto qualunque cosa pur di farti entrare a Hogwarts e oggi mi impegno a portare avanti la mia parola. Spero vorrai venire al Ministero fra due giorni, accompagnato da Harry e Draco, per discutere con me di ogni tuo più piccolo dubbio ma sappi che farò qualunque cosa pur di convincerti.
Distinti saluti e un arrivederci a presto, spero.
Albus Silente."
Tom rimase seduto per un bel pezzo quella notte. Rimase a fissare quella lettera con un tuffo al cuore, consapevole che gli stavano aprendo le porte al mondo esterno...ma lui ci aveva mai neanche pensato. Fin da quando aveva scoperto chi erano stati i suoi genitori, aveva sempre pensato che la sua vita si sarebbe limitata al palazzo di Caesar. Aveva pensato di imparare la magia da lui e Lucilla. Già raggiungere Harry lì a Londra gli era sembrato fin troppo...e ora...gli stavano proponendo di mostrarsi a tutti. Di rivelarsi.
No...non sarebbe stato possibile. Avrebbe causato panico e altri guai ai ragazzi!
Ma nonostante questo non riuscì a bruciare quella lettera. La tenne stretta a lungo...fino ad addormentarsi.


La festa al Quartier Generale in compenso era entrata nel vivo verso mezzanotte.
Duncan, da perfetto burbero qual era, aveva imprecato dietro a tutti i suoi Auror per quella festa a sorpresa secondo lui inutile, ma ora, a distanza di un'oretta, se ne stava tranquillo col suo sigaro e il suo drink in mano attorniato da un folto gruppo di vecchi e giovani Auror a chiacchierare mentre un macello di persone invadeva il loro livello.
Eticamente non sarebbe stato né corretto e neanche legale fare festa all'interno del Ministero della Magia ma chi aveva organizzato la festa, ovvero l'Ordine della Fenicie, se n'era altamente sbattuto. Primo fra tutti Sirius.
- E dire che quando ci sono riunioni in società fai sempre tante storie...- rise Harry, accanto al suo padrino.
I due se ne stavano in un angolo appartato, più o meno verso i nuovi balconi magici richiesti negli ultimi anni e naturalmente la discussione era finita, se dapprima in leggerezze, sui nuovi fatti degli ultimi giorni.
Ora non venivano più uccisi grandi gruppi di persone, no...
A quanto pareva dall'ultimo vero e rivendicato attacco che i Lestrange avevano organizzato a Cedar House ma andato a male vista la presenza di Lucilla, erano stati perpetrati omicidi sporadici che però erano stati basati su un raptus improvviso e Clay ne era sempre più sicuro. Dietro a quegli omicidi di babbani e agli attacchi di violenza nella loro squadra, c'era un essere inumano dai grandi poteri empatici.
- E di Hermione?- chiese Sirius poco dopo - Lo so che ti senti in dovere di preoccuparti del mondo intero ma so anche che per te lei viene prima di tutto.- fissò gli occhi tristi di Harry, desolato per lui - Almeno l'orologio dice che è ancora viva...questo vuol dire che c'è ancora una possibilità.-
- Si.- Potter annuì con aria stanca - Sono mesi che non faccio altro che aspettare un suo messaggio, i ragazzi stanno cercando qualsiasi informazione, perfino Mundungus non sa più dove sbattere la testa. Se non altro Tom ha detto che c'è Cameron a pensare a lei.-
- Non fare quella faccia.- gli disse Black, dandogli una pacca sulla spalla - Ho sentito dire che i demoni di stirpe e Caesar Cameron in particolare non hanno mai accettato gli esseri umani. Se Hermione è diventata una sua allieva, vorrà dire che quel demone ha visto in lei qualcosa di buono o che poteva interessargli. Se la sta cercando lui, puoi stare certo che la troverà...- Sirius tacque di nuovo, vedendo la sua espressione.
Ecco dov'era il vero problema allora, pensò ridendo fra sé.
- Ti stai chiedendo perché l'ha fatto vero?- l'anticipò, sorridendo.
Harry inspirò a fondo, appoggiandosi con la schiena alla parete. Si, se lo chiedeva sempre. Ogni notte.
Si chiedeva come mai la sua migliore amica fosse diventata una gagia, come mai non fosse più riuscito né a vederla né a parlarle per quattro anni, in che veri rapporti era con Cameron...
- Hai mai sentito il detto "Se non riesci a battere il nemico, fattelo amico?"- gli chiese Sirius.
- Scusa ma non riesco a immaginare un'idea più idiota.- rispose il moro con una smorfia acida.
- Harry...Hermione è sempre stata la stratega del gruppo, quella che ti salvava con le sue idee. Forse a un certo punto della sua vita si è accorta che se voleva continuare a farlo avrebbe dovuto conoscere le armi del nemico e in caso di bisogno saperle anche sfruttare, se voleva davvero difendere i suoi amici.-
- Dio, ma stai scherzando spero!-
- Dimentichi che i Black sono una di quelle famiglie che mettono il potere prima di tutto.- gli rispose Sirius pacato - Harry, non ti sto dicendo che conoscere le Arti Oscure sia un bene. Ti sto solo chiedendo di guardare la situazione nel suo intero. Hermione non ha studiato la magia oscura per divertimento, ma per essere utile agli Auror.-
- Questo è ancora da appurare.- sibilò Potter torvo.
- Oh, ma che stronzate!- sbottò Black guardandolo storto - La conosci come le tue tasche e sai benissimo che Hermione Granger non sarebbe mai in grado di mescolarsi coi Mangiamorte, quindi smettila di farti di queste paranoie. Quando la ritroverai potrai farle tutte le domande che vuoi ma stare qua a fare supposizioni su una persona assente, per di più la tua migliore amica, mi sembra una carognata.-
- E come sempre mi rimetti sempre al mio posto!- ironizzò Harry sarcastico - Sarà il caso che vada a cercarmi una sigaretta eh? Ci vediamo dopo Paddy!-
Una volta di nuovo solo, Sirius sentì l'inconfondibile risata di Remus accanto e sogghignò con lui.
- Sei veramente perfido.- gli disse Lupin - E' comodo fare il papà così eh?-
- Non immagini quanto.- rispose Black divertito - Il bello poi è che per una volta la mia autorità non è messa in discussione. Io sono più grande, io sono il suo padrino e fa come dico io! Dio, che goduria!-
- Santo cielo, saresti da mettere di nuovo in cella.- bofonchiò Moony.
In mezzo alla baraonda invece si erano formati vari gruppi di conversatori e a quanto pareva il tema interessante della serata era "Ce la farà Harry Potter e farla di nuovo franca?"
Elettra sgusciò via dalle grinfie di Kinneas, grazie al cielo, proprio quando il bimbo sopravvissuto le passò a fianco e le dette un buon motivo per squagliarsela. Si strinse a lui, guardandolo con un sorriso - Come sempre sei sulla bocca di tutti...- gli bisbigliò, prendendolo per mano.
- Certo, in compenso le loro occhiate bavose sono tutte per te.- frecciò lui, fulminando John Kinneas che spogliava senza ritegno la sua ragazza con gli occhi - Dio, quello prima o poi lo eviro cazzo!-
- Ma lascia perdere.- rise la biondina e di colpo lo bloccò, alzandosi sulle punte e dandogli un bacio mozzafiato in mezzo a tutti che, una volta di nuovo separati, lasciò Potter per un attimo senza parole.
- Credi che così abbia ancora qualche dubbio?- gli chiese, sorridendo maliziosa.
- Andiamo a casa.- mugugnò Harry capriccioso, sulla sua spalla.
- Non si può. È ancora presto!- Elettra mise un finto broncio - Dai! Praticamente con gli allenamenti riesco a uscire solo due volte al mese, le altre mi tieni tu nel letto...devo prendere aria ogni tanto, sai?-
- Hn, ok...- ammise, sbuffando - Però domani è domenica e i ragazzi escono.-
- Mi hai presto per la tua geisha per caso?- ridacchiò la Baley, baciandolo di nuovo. Si avviarono battibeccando come due piccioni fino a un altro balconcino dove si trovava quel gran asociale di Malfoy. Non era solo però. Gary Smith era con lui e a quanto pareva anche Draco riusciva a scambiare due parole con una persona cortese come Gary senza scatenare rissa. Smith salutò tutto felice Elettra e si misero tutti quanti a chiacchierare del più e del meno.
Se non altro il loro amico aveva capito che Harry ne aveva basta di sentire cavolate sul bambino sopravvissuto.
Quando se ne fu andato, il moro si fece accendere una sigaretta da Draco con aria distrutta.
- Dio Potter...se ti sfaldi già adesso siamo a posto.- frecciò il biondo, sarcastico.
- Oh, ma stavolta ho anche il mio bel serpentino a farmi una mano no?- rispose ironico - Dico bene Malferret? Vero che stavolta farai il bravo e mi verrai dietro dall'inizio alla fine?-
- Quand'è che ho sottoscritto un contratto di matrimonio con sua altezza lo Sfregiato eh?- Malfoy scoccò la lingua, disgustato - Che palle, questa storia mi fa vomitare! Guarda questa gente, sono solo pecore! Tutti dietro al povero pollo di turno che come al solito rischierà la vita per tutti.-
- Tesoro, stavolta siamo di più no?- disse gentilmente Elettra, carezzandogli una spalla - Ormai siamo una squadra affiatata e sappiamo come agiscono, nel limite della norma anche se quei due le stanno inventando tutte. Secondo me basterà restare uniti e ce la faremo.-
- Si, intanto però verremo sbattuti tutti alla gogna non appena a Orloff girerà di farci passare per visionari.- sibilò Harry seccato, ma una voce melodiosa alle sue spalle lo rintuzzò gentilmente - Come vi ho già detto al Ministro penso io!-
Era May, che si appoggiò accanto a Draco con aria birichina - Gente, non fasciatevi la testa prima di rompervela.-
- Si, hai ragione.- ammise Potter esausto - Ma tutti i giornalisti in questi mesi mi hanno spaccato la testa.-
- Si e a noi qualcos'altro.- concluse il biondo seccato - Fammi indovinare Sfregiato. Stai per dirmi che te ne vai a casa.-
- Che tenero, come l'hai capito?- cinguettò il moro, sbattendo gli occhioni verdi con aria angelica - Ah, solo una cosa prima che scappi. Se vedi Ron in giro controlla con che tipa è...e tieni lontano Edward da Mundungus. L'ultima volta hanno perso cento galeoni a testa nel giro di cinque minuti al velodromo.-
Sotto la smorfia disgustata di Malfoy e la risatina della Aarons, Harry ed Elettra tolsero il disturbo smaterializzandosi direttamente via, a casa, dopo aver salutato Sirius e Remus con un gesto della mano.
- Stanno veramente bene insieme.- disse May, poco dopo quando rimase sola col biondino - Hai detto che si sono messi insieme quando lei aveva 14 anni?-
- Si, ma si sono lasciati. Si sono rimessi insieme solo l'anno scorso.- la informò Draco, finendo la sigaretta e gettandola via - Elettra in fondo è l'unica di quelle cretine con cui è uscito che riesco a sopportare.-
- Dì pure che stravedi per lei.- insinuò la strega, maliziosa.
- Trovare una ragazza come lei non è da poco.- ammise Malfoy, girandosi verso la sua Osservatrice.
- Però non ti andrebbe bene neanche Elettra, giusto?- sorrise May - Sai che è difficile per una donna starti vicino?-
- Come sarebbe?- le chiese, guardandola storto.
- Perché tu pensi sempre e solo a "lei".- May si appoggiò coi gomiti alla ringhiera, guardando il cielo - Se una ragazza cerca di stare con te o cerca anche un semplice spazio nel tuo cuore, anche solo per esserti amica, sbatte contro un muro enorme. Insomma...ti conosco da due mesi e mezzo ed è come se fossi una presenza trasparente nella tua vita.-
- Adesso non esageriamo.- rispose, irritato con se stesso. Era così facile leggergli dentro?
Se n'era accorto da poco ma era come se May, anche contro tutte le sue difese, fosse riuscita a entrargli dentro. Lei sapeva sempre dirgli la cosa giusta, capiva cosa pensava, come si sentiva.
- Secondo me dovresti cominciare a fare un po' di spazio per gli altri.- continuò la Aarons, guardandolo dolcemente - Non pretendo di diventare la tua migliore amica ma vorrei solo che non mi vedessi come un'intrusa che cerca di fare a pezzi la sacra immagine che hai di quella ragazza.-
- Sacra?- ghignò lui in risposta - No, credimi. Potrò averla messa su un piedistallo, questo non lo metto in dubbio. Ma non sono uno che sopravvaluta le persone. Se ce l'ho messa, è perché lei era speciale.-
- Ci sono altre persone speciali.- la Aarons inclinò il capo - Mi credi?-
Draco alzò gli occhi argentei e li piantò su di lei. Era proprio sfortunato con le mezzosangue, pensò mentre lentamente May si avvicinava al suo viso. Quando le labbra della strega toccarono le sue, restò per qualche secondo con le palpebre semi aperte, ricordando il passato. Era la prima che dopo tanto significava qualcosa per lui.
Tutte le altre erano state veramente solo spettri senz'anima.
Fu un bacio casto, niente di ciò a cui solitamente era abituato lui...e quando May si scostò, rimase a guardarlo con quei suoi occhi scuri pieni di qualcosa di diverso dal solito. E Draco sapeva riconoscerla la passione, il desiderio.
- Che aspetti signor Malfoy?- gli sussurrò ridendo quasi con sfida - Un invito scritto?-
E stavolta rise anche Draco, seppur brevemente, seppur sommessamente.
Si, forse quel muro era ancora molto alto. Troppo alto...ma se non cominciava a romperlo da qualche parte, quello avrebbe continuato a crescere...e allora sarebbe stato impossibile superarlo.
Fu una notte strana. Fu come uno strano sogno ovattato, quei sogni estivi che per il caldo ti lanciano in un mondo pieno di colori forti, che non ti lasciano riposare davvero. Ma May fu fantastica.
Sia sul piano prettamente fisico che in quello mentale, non fece niente di sbagliato...anzi. Probabilmente fu il sesso migliore della sua vita, dopo quello fatto per amore con Hermione tanti anni prima.
May aveva un corpo morbido, dalla pelle liscia e setosa, mani dalle dita lunghe e mai ferme.
Era come se, abbracciati e ansanti l'uno sull'altra, lei avesse continuato a parlargli col pensiero. Aveva l'impressione di continuare a sentire la sua voce nella mente anche quando lei taceva, anche quando ansimava per il piacere.
I suoi lunghi capelli poi erano bellissimi...
Si addormentò con lei appoggiata al suo torace, apparentemente sereno, senza pensiero. Ma alle quattro di notte all'improvviso il ticchettio della sveglia magica di May, visto che avevano scelto la stanza più vicina per non stare lontani un minuto di più, si fece assordante e si svegliò di scatto, tremando per il freddo...e forse anche per il terrore. Una voce...una voce aveva strillato il suo nome.
Hermione...
Una visione improvvisa gli fece mancare il fiato...e poi ebbe la netta sensazione che la vita gli stesse scivolando via dalle vene. Alzò i polsi...e vide degli squarci terrificanti nella sua pelle. Strabuzzò gli occhi, senza voce per gridare, ma quando riaprì le palpebre non c'erano più segni.
Di nuovo quel grido, quell'implorare disperato del suo nome gli arrivò alle orecchie.
Hermione, era Hermione!
Non seppe dire come ma forse doveva aver perso i sensi perché quando si risvegliò, mezz'ora dopo, quella voce era sparita. Forse...forse era stato solo un sogno. Uno scherzo della sua mente. Dio...si sentiva forse in colpa verso Hermione per essere a letto con May? Stava perdendo il senno ormai, ne era sicuro.
Si passò una mano fra i capelli biondi, madidi di sudore, sentendo uno strano calore alla gola. E cosa ancora più strana, quando sollevò lo sguardo trovò sul copriletto del letto della mezzosangue un libro di favole.
Era aperto su un'illustrazione. La mela avvelenata di Biancaneve.
Prese in mano il libro, senza capire. Raffigurava Biancaneve chiusa in una bara di cristallo, ancora viva nel suo corpo di morta, solo che nessuno poteva saperlo. Era stata la mela avvelenata della strega ad addormentarla. In quel momento si svegliò anche May, sdraiata supina al suo fianco e stranita, la ragazza posò lo sguardo su quel libro di favole. Quando lo vide, Malfoy ebbe la netta sensazione di vederla sgranare gli occhi per la sorpresa...mista a un presentimento.
- Stamattina ho messo in ordine i miei vecchi libri e devo averlo lasciato in giro.- sussurrò a Draco, afferrando il tomo e gettandolo giù dalla sponda con uno sbadiglio. Poi lo guardò attentamente, incuriosita.
- Sembra che tu abbia visto un mostro.- gli disse, sogghignando.
- No, non è niente...- rispose lui, cercando di togliersi dalla testa quelle sciocchezze - Faccio solo fatica a dormire con qualcun altro nel letto.-
- Ah,- May si ributtò sotto le lenzuola, divertita - allora ti conviene tornartene in camera tua.-
Porca...Draco se l'era scordato. Cazzo, e adesso? Non aveva voglia di andarsene da quel calduccio! E poi quando sentì quella maledetta mezzosangue ridacchiare s'incavolò ancora di più.
- Che ridi Aarons?- rognò, rimettendosi sopra di lei - Se non la finisci ti faccio smettere io!-
- Rido della tua pigrizia!- scandì la strega mora, fissandolo con gioioso rimprovero - Dì la verità...volevi buttarmi allegramente fuori perché sei un orso, non perché in realtà non mi vuoi a letto...solo che essendo in camera mia dovresti Smaterializzarti al piano di sopra. Dio, meno male che sei nato mago Malferret.-
- Ci manchi solo tu adesso a chiamarmi così!- replicò il biondo seccato, ricevendo un bacio con una smorfia.
May gli dette l'ultimo colpo di grazia qualche secondo più tardi, quando gli prese la mano sinistra e iniziò a baciargli i polpastrelli delle dita, uno per uno. Poi finì a baciargli le nocche, quindi si fermò sulla striatura del suo tatuaggio.
- Mi dici cos'è?- gli sussurrò, continuando a baciargli e leccargli la pelle.
Draco inspirò a fondo, pensando al tatuaggio che aveva fatto anni prima e che ore restava coperto per metà dal bracciale di platino maledetto. Una lunga scia nera dalla forma uncinata andava dal suo polso fino a quella parte a età fra pollice e indice. Sembrava...un'ala nera.
- E' un corvo.- rispose poco dopo, a bassa voce. Ma subito dopo lo scordò, sentendo una mano di May scendergli sul cuore, poi scivolare sul torace fino in basso. Lentamente il suo animo tornò a infiammarsi, esattamente come il suo sangue. A ogni tocco di May, la voce di Hermione spariva, nella sua testa.
Era come se...come se May fosse più forte dell'immagine di Hermione.
Era May accanto a lui e non l'immagine di un passato che non sarebbe più tornato indietro.
C'era May lì...accanto a lui e nella sua testa. Non sapeva dire come...ma non vedeva altro. Non sentiva altro che il corpo voluttuoso della sua Osservatrice. Ci annegò dentro e quando la mattina si svegliò alle prime luci dell'alba senza riuscire più a prendere sonno, si accorse che May non c'era più, insieme alla sua bacchetta e alla sua spada.
Smaterializzatosi in camera sua, si mise addosso un paio di jeans e scese a farsi la colazione, per trovare sul tavolo della cucina un biglietto vergato dalla tondeggiante calligrafia della mezzosangue.
Scriveva che Orloff l'aveva richiamata all'ordine.
- Che palle!- rognò, maledicendo quel Ministro del cavolo. Cominciò a chiedersi chi era peggio fra lui e Caramell. Se non altro Caramell non era mai stato un tale schiavista.
Si stava scaldando del latte nel microonde quando entrò Ron in cucina, ancora tutto vestito come la sera prima.
Quando vide Draco, ebbe un attimo di sbandamento.
- Ciao...- mugugnò, incerto.
Allora Potter aveva ragione, pensò il biondo con un ghigno lascivo sulla faccia. Weasley se la faceva con qualcuna... e se l'era fatta anche bene, a giudicare dai suoi vestiti scomposti e dal rossetto che aveva ancora sulle labbra.
- Ti sei divertito Weasley?- gli chiese, sarcastico.
- Abbastanza.- disse Ron, grattandosi la testa - Ed è tornato?-
- Ma io che ne so. Me ne sono andato via che era l'una.-
- E May?-
- Da Orloff.- Draco si mise a sedere finalmente, con la tazza fumante di fronte al muso ingrugnito anche dopo quella bella notte di sesso ma quando prese la zuccheriera dal vassoio e si specchiò nella superficie ludica di questo, ebbe un mancamento. Un grido lacerante gl'invase i timpani, costringendolo a chiudersi le orecchie. Hermione!
Ora non se lo stava immaginando! Era Hermione! Era lei...
Strillava, strillava forte...era terrorizzata a morte!
Ron gli fu vicino e in un attimo tutti i presenti in casa si svegliarono, correndo al primo piano allarmatissimi.
- Che succede?- alitò Blaise, aiutando Malfoy a sedersi - Dray, che ti prende?-
- Io...io non lo so!- gli sembrava d'impazzire. Lui non era un Sensimago, né un empatico. Continuava a sentire Hermione gridare senza sosta, a urlare il suo nome. Se lo stava forse inventando? Eppure non l'aveva mai sentita strillare in quel modo atroce. Neanche nei suoi incubi peggiori.
Decise di raccontare ciò che era successo anche quella notte, tralasciando naturalmente il fatto che fosse stato a letto con May e i ragazzi ascoltarono attenti, consci che poteva trattarsi di una trappola. O di un vero richiamo di Hermione.
- Secondo me è una trappola.- disse Ron, con voce stanca - I Lestrange lo sanno che stavate insieme.-
- Può essere anche sei solo esausto Dray.- continuò Blaise, toccandogli la fronte che scottava leggermente - In questi mesi ci siamo spaccati tutti quanti per cercarla, ma così ti stai stremando.-
- E se non fosse una trappola?- ipotizzò Elettra seria - Se Hermione stesse davvero cercando di parlare con lui?-
- Per ora grida e basta.- le disse Weasley - So anche io che è difficile ma se fosse davvero Herm ci avrebbe contattato in maniera diversa. Lei ci darebbe degli indizi. L'ha sempre fatto.-
- Si ma se stavolta non potesse fare altro che chiedere aiuto?- replicò la biondina accorata - Non è invincibile, accidenti, qua sembrate dimenticarvelo tutti quanti! Quel maledettissimo orologio se ne sta fra la vita e la morte da due mesi e mezzo e voi non fate altro che presupporre che stia bene per il momento!-
- Purtroppo non possiamo fare di più, cerca di capire...-
- Elettra, i ragazzi hanno ragione.- le disse Harry - La stiamo cercando in lungo e in largo. Clay e dei suoi amici ci stanno mettendo l'anima e se anche quel Cameron ancora non la trova significa che l'hanno nascosta davvero bene.-
- Io me ne frego, andate dai Lestrange e fateli parlare!- sbottò la Baley esasperata.
- E con che mandato?- le chiese Blaise pacatamente - Non potremmo neanche parlare con quelli.-
- Avevano l'anello col serpente di Hermione!-
- Potrebbero averlo preso ovunque.-
- Ragazzi, dare i numeri adesso non serve a niente!- sbottò Harry, zittendoli tutti - Ok, adesso basta. Ora io me ne vado da Duncan. Parlerò con lui, gli racconterò una volta per tutte di Hermione e vedrò di cominciare a muovere delle ricerche anche fra le famiglie di Mangiamorte che sono state scagionate quattro anni fa. Voi vedete di mantenere il controllo per qualche ora, va bene? E tu vai a letto Draco, fammi il favore.-
- Tranquillo, gli diamo qualcosa per dormire.- l'assicurò Zabini - Stai attento, ok?-
- Vado e torno.- Harry scese le scale e una volta al piano terra, cercò un giacca. Era a pezzi per il poco sonno e disperato per Hermione ma non poteva darlo a vedere. Se ora però anche Malfoy cominciava a sentirsi male, erano proprio arrivati al limite. Stava per uscire di casa quando il piccolo Tom, ancora in pigiama e tutto arruffato per poco non gli volò addosso, facendo cadere entrambi.
- Oh, cacchio!- Potter lo guardò imbufalito - Dio, sono le sei e mezza! Non puoi startene a letto come tutti i ragazzini normali?- ma guardando il suo musetto da cucciolo, dovette lasciar perdere - Che c'è?- sbuffò.
Tom sembrava imbarazzato. Stropicciava qualcosa fra le mani e se il bambino sopravvissuto fosse stato un po' meno di fretta, sarebbe stato anche lì a cercare di farlo parlare normalmente, invece gli prese la lettera e basta, sbirciandone velocemente il contenuto...e allora sbiancò.
La sua bocca spalancata si scontrò con l'espressione malinconica del bimbo.
- E bravo Silente...- alitò Harry, senza accorgersi di sorridere. Era sempre il solito.
- Ci vuoi andare?- gli chiese, visto che Tom continuava a tacere, viola per la vergogna.
Sobbalzando alla domanda, il ragazzino corrucciò la fronte - Bhè...non credo di poter...-
- Ascoltare non costa nulla.- Potter lo guardò dritto in faccia - O non vuoi andare a Hogwarts?-
Andare a Hogwarts. Stare con altri maghi come lui. Non vivere rinchiuso. Sarebbe stato davvero bello.
- Senti, facciamo così.- Harry gli ridiede la lettera, sospirando con pazienza - Adesso vado al Ministero. Devo parlare col Capo degli Auror ma non ci metterò molto. Due ore e sarò di nuovo a casa, così potremo parlarne tutti insieme.-
- Va bene.- annuì il piccolo Riddle - Però...non ti sembra...ingiusto?-
- Cosa?- allibì Harry.
- Che io...che io possa andare a scuola con gli altri...-
Oddio. Quel bambino avrebbe dovuto andare con lui dallo psicologo, per una terapia di coppia. S'inginocchiò e anche se a fatica cercò le parole adatte per tirarlo su. Gli tornarono in mente il classico fraseggio di Sirius.
- Tom...smettila di farti queste seghe mentali per due miseri minuti ok?- sbottò, atterrendo il ragazzino - Riesci a trattenerti per due orette? Due orette sole! Poi torno a casa e così potrò aiutarti a insultare te stesso anche per tutto il giorno se vuoi, ma fino a quel momento pensa a tutti i figli dei Mangiamorte che vanno a Hogwarts. Quelli staranno già programmando di uccidere qualche povero babbano coi loro genitori mentre tu invece, anche se mi scoccia dirlo, non hai mai fatto niente a nessuno...perciò stattene buono e aspettami, va bene?-
Per un attimo sul viso di Tom, Harry aveva visto un sorriso vero. Non gli aveva mai sorriso così.
- E adesso fila di sopra.- gli ordinò Potter.
- Va bene.- assentì il mini Riddle correndo sulle scale con un insolito buon umore ad allietargli la giornata - Ci vediamo dopo Harry! E torna presto!-

Torna presto.
Incredibile. Un Riddle gli aveva detto, con gioia e aspettativa nella voce, di tornare presto a casa loro. Il mondo stava proprio girando al contrario...

Ma come aveva fatto a farsi convincere?, si chiese il piccolo Tom Riddle scendendo dalla monovolume magica di Harry Potter, davanti a una normalissima cabina telefonica. Era già lunedì e quel giorno si sarebbe incontrato col preside Silente. Ma non solo...lui era uscito di casa e anche da Lane Street. Sarebbe entrato in un luogo pubblico, occupato da maghi. Si sentiva un fascio di nervi e anche Draco, che gli stava accanto, pensò che probabilmente di quel passo avrebbe rischiato un collasso entro l'ora di pranzo. Era erano solo le dieci di mattina.
Si ficcò anche il cappuccio della felpa leggera sulla testa, come per nascondersi...
- Oh, dai Tom!- sbuffò Harry - Non potrai stare nascosto lì sotto all'infinito!-
- Guarda che Silente non ti mangerà mica.- soffiò anche Malfoy che si era ripreso quella domenica dalla sua febbre nervosa - Devi solo andare dentro, sentire che dice...e dirà un sacco di vaccate perché quello è strano forte e poi ce ne torneremo a casa.-
- Ma lì è pieno di maghi! E se qualcuno mi riconosce?-
- Ma se non ti ha mai visto nessuno!- lo zittì Potter con un gesto della mano, spingendolo nella cabina e cominciando a trafficare coi tasti - Non hai mica scritto in faccia "Sono il figlio di quel bastardo di Voldemort."-
- Ecco, bravo Sfregiato. Come sempre trovi le parole giuste per tutto.- ironizzò Draco, sarcastico.
Appuntarono sulla felpa di Tom il cartellino con sopra scritto "Visitatore" e il nome intero del maghetto, poi finalmente l'ascensore del Ministero si mise in moto, insieme alla tachicardia del piccolo Riddle che guardava terrorizzato il suo nome sulla targhetta. Più chiaro di così!
- A che livello?- bofonchiò Malfoy, mentre scendevano rapidi - Ma ha un ufficio anche qua quel vecchio?-
- Sulla lettera diceva solo di andare al Quartier Generale. Oggi Duncan è fuori con la delegazione francese e forse il preside gli avrà chiesto il permesso di usare il suo studio. Sai che sono contento di rivederlo?- sorrise Harry - E' una vita che non lo vediamo.-
- Bhè, considerato che l'ultima volta gli abbiamo riempito la scuola di cadaveri di demoni e Mangiamorte, non credo che abbia pianto quando ce ne siamo andati, sai?-
Sull'ascensore cominciò a salire un po' di gente, tutti conoscenti di Harry e da ciò che notò Tom, tutti erano molto gentili e rispettosi con lui. Certo, era un eroe, pensò facendo di tutto per nascondere il nome sulla sua targhetta.
Accidentalmente però, le parole di una strega che era salita al primo livello, lo fecero tremare.
- Salve signor Potter!- disse mettendosi al suo fianco - Sa che il vostro Quartier Generale è stato preso di mira da alcuni giornalisti stamattina? Pare che ci sia stata una fuga di notizie su un qualcosa riguardante un bambino che sta con lei...oh! Ma è vero!- la strega abbassò lo sguardo su Tom, stranita - Ma chi è questo bambino?-
- Un mio parente.- sibilò Draco, zittendo quella pettegola - ...I giornalisti sono ancora in giro per il Ministero?-
- Si, sono una vera tortura. Si sono infilati ovunque...e gli Auror erano molto agguerriti. Il vostro compagno, quel Kinneas, ha già organizzato un battaglione di difesa nel caso aveste portato con voi qualcuno di pericoloso...ma ora che vedo questo bimbo mi sembra assurdo.-
Un battaglione di difesa? Le facce dei tre, Draco compreso, erano atterrite.
Dio, sarebbe stata veramente una giornata lunghissima. E cosa sarebbe accaduto quando gli altri avrebbero visto il nome di Tom sulla sua targhetta? Avrebbero scatenato il panico!
Non finirono neanche di pensarlo che le porte si aprirono di nuovo e furono davanti al Quartier Generale. Nel corridoio il caos...e quando gli Auror e i giornalisti che stavano per essere presi a fucilate si voltarono verso di loro, sia Tom che Harry e anche Draco ebbero l'impressione, per l'ennesima volta in vita loro, di trovarsi dentro una specie di scatola di cristallo sotto vuoto...e l'aria ormai cominciava davvero a farsi irrespirabile.
E il bambino sopravvissuto sapeva fin troppo bene che i predatori erano solo una parte dell'infido nemico che era il pettegolezzo. Presto sarebbero arrivati anche gli sciacalli.
Pochi secondi e al Ministero della Magia sarebbe nata una nuova leggenda.
Ma stavolta dubitava che il bambino in questione sarebbe stato accolto come un eroe.

 

 

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15° ***


 



- Signor Potter, signor Potter! Cosa può dirci riguardo alla notizia che lei si occupa del figlio del suo nemico?-
- E' vero che questo ragazzino è l'unico figlio di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato??-
- Non pensa a ciò che potrebbe scatenare la presenza di questo bambino nel mondo magico??-
- Signor Potter è vero che se ne sta occupando da mesi?-
- Signor Potter è vera la voce che lei e il signor Malfoy siete i padrini di questo bambino??-
- Non vi sentite in obbligo verso la comunità magica?-
- Cosa ne pensate di questo ragazzino? È vero che sarà il flagello dei maghi?-
- Signor Potter, è pronto ad assumersi le sue responsabilità?!-
Harry e Draco si fecero largo a forza in quella massa di giornalisti, coprendo il piccolo Tom che ne stava aggrappato alla cinta di entrambi, a testa china, terrorizzato a morte da tutti quei flash e quelle domande su...suo padre.
Odiato oltre ogni limite, Lord Voldemort era rivisto in lui. Lo guardavano come se fosse stato l'Anti Cristo.
Tremava e quando Harry se ne accorse, respinse via tutti quanti furibondo mentre Draco prese direttamente in braccio il bambino, nascondendosi fra gli Auror che respingevano quella massa vociante di scribacchini.
Una volta dentro al Quartier Generale, Harry riuscì a seguirli e si richiuse la porta alle spalle con l'aiuto di Gary e June Carson, una della sua squadra. Stremati, i giovani Auror si lasciarono andare a un sospiro di sollievo...quando una risata perfida invase l'anticamera. Draco si voltò, ancora con Tom in braccio, insieme a Harry che rabbioso fissò il ghigno ironico di John Kinneas.
- Ma bravi...e così avete tenuto nascosto il figlio di quel bastardo eh?- sibilò, con gli occhi fissi su Tom - Che cazzo ti passa per la testa, Potter? Sei diventato matto? O ti è venuto il cuore tenero tutto di colpo?-
- Sta zitto, Cristo Santo!- ringhiò Harry.
- Te l'avevo detto che a forza di stare col figlio di quel Mangiamorte traditore avresti fatto una brutta fine!- insinuò ancora Kinneas, guardando Draco con sprezzo - E adesso anche questo marmocchio! Ma che hai nel cervello!? È il figlio del Lord Oscuro! È uguale a lui!-
- Non è il caso che me lo dici.- replicò il moro a bassa voce - So bene che faccia aveva.-
Quando ricordò quello, i colleghi più giovani tacquero mentre lentamente cominciavano ad affluire quelli più anziani, attirati da tutto quel chiasso ma a differenza dei più freschi, davanti a Tom non dissero assolutamente nulla. E poi il piccolo Riddle era così spaventato che si guardava attorno con occhiate frenetiche. Malfoy, che se lo teneva vicino, poteva sentire il suo cuore galoppargli nel petto.
- E adesso vedi di pensare ai cazzi tuoi...anzi, fatemi un favore. Fatevi i cazzi vostri tutti quanti!- concluse Harry con stizza, viste le facce stralunate di tutti gli Auror presenti nel uso comportamento verso il figlio del suo più grande nemico - Il bambino non ha ancora neanche undici anni, è indifeso. Perciò smettetela.-
- Indifeso...- riecheggiò Burke nelle retro vie, altro amico di Kinneas - Allora uccidilo adesso no?-
- Complimenti. Veramente encomiabile questa!-
Tutti si girarono, quando Tristan Mckay apparve con Jess e Clay sulla porta secondaria, battendo le mani.
- Ma certo, prendiamocela con un bambino. Bravi ragazzi.-
- E già...ha parlato quello che se la fa coi demoni!- replicò John.
- Un demone solo.- rise Tristan con fare pericoloso - Se non contiamo Milo. E adesso vedi di tapparti quella lurida fogna prima che perda la pazienza. Se Harry si occupa di Tom c'è un motivo, quindi state zitti!-
- Silente è nello studio del capo, ragazzi.- disse Jess a bassa voce - Muovetevi. Noi intanto tratteniamo i giornalisti.-
- Aspetta un secondo Mckay!- sbraitò Davids, altro dell'infame gruppo di Kinneas - Ma ragionate tutti quanti o no? Hai capito chi è questo bambino? Il marmocchio è il figlio di quel bastardo che ha massacrato le famiglie di persone intere! Noi ci siamo battuti per anni per fermarlo e adesso non dite un cazzo quando Potter e Malfoy si mettono a crescere quel serpente?! È mezzo demone tra l'altro!-
- Lucilla dei Lancaster non è sua madre.- chiarì Clay.
- E tu che ne sai?- rognò Burke.
- A parte il fatto che sento meglio di te, idiota...- frecciò Harcourt - Il bambino è un umano normale.-
- No, è un demonio!- urlò qualcun altro.
- Basta! Adesso smettetela tutti!-
I ragazzi si girarono, trovando Kingsley sulla porta d'ingresso. Furibondo, era passato in quella fiumana di giornalisti e ora lo fissava letteralmente imbestialito. - Si può sapere che diavolo succede?-
- Succede che il bambino sopravvissuto qua ha s'è preso in casa il figlio di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato! Dopo anni di lotte ha mandato tutto a puttane!-
- Oh ma stai zitto, cazzo!- ringhiò Draco esasperato da quelle idiozie - E' stato Potter a salvarti le chiappe quattro anni fa! Non sapete neanche che faccia avessero i Mangiamorte!-
- Si e tu invece lo sai bene, eh?- ridacchiò Kinneas acido.
- Vaffanculo John.- sibilò Harry, rispondendo prima di Draco e puntandogli un dito addosso - Se ti esce di bocca un'altra puttanata di queste giuro che ti faccio passare la voglia, sono stato chiaro?-
Ma la cosa naturalmente non finì lì. Gli Auror presero ad accapigliarsi gli uni contro gli altri e in quel macello di grida isteriche e minacce di morte lenta e dolorosa, Tristan riuscì ad afferrare Tom e a trascinarlo lontano da quel groviglio d'idioti, maledicendoli uno per uno. Nel corridoio di servizio fortunatamente non c'era nessuno e riuscì a fermarsi un secondo, per far riprendere fiato al bambino. Inginocchiandosi davanti a lui, lo guardò desolato.
Aveva gli occhi lucidi e Tristan cercò di sorridergli. Nessun bambino avrebbe mai meritato di sentire quelle cose.
- Tom...tutto bene?-
Il piccolo Riddle annuì vagamente, tirando su col naso e sforzandosi di trattenere le lacrime. Il viso di Tristan e la sua espressione buona lo fece calmare un poco, anche se capiva ora più che mai quanto sarebbe stata dura. E inutile anche.
Il mondo dei maghi non era preparato a capire...e a perdonare.
Lui sarebbe sempre stato il figlio di due assassini. E niente l'avrebbe potuto cambiare.
Dopo qualche minuto di silenzio, Mckay gli posò le mani sulle spalle.
- Ce la fai?-
- No...- ammise, scuotendo il capo - Non dovevo venire qui!-
- Anche Lucilla e Harry sono stati maltrattati così, sai?-
- Ma loro sono eroi però...- singhiozzò, abbassando il viso arrossato - No, devo andare via...-
- Non vuoi almeno provare a cambiare le cose?- Tristan lo fissò supplichevole - Se non ci provi, non potrai mai vivere in pace con te stesso. Tom...tu non hai fatto niente.- gli sussurrò, prendendogli la faccia fra le mani - Non hai fatto niente di male. Se vogliono prendersela con i tuoi genitori che lo facciano...ma non è colpa tua. Hai capito? Non è colpa tua. Tom...non è colpa tua...-
Una lacrima, poi un'altra. Infine un pianto dirotto liberò un dolore covato da mesi e mesi, un dolore che era nato senza che era nato senza possibilità di scampo lo stesso giorno in cui quel bambino era venuto al mondo.
Esattamente come per Harry Potter, quel bambino avrebbe dovuto sopravvivere alla stessa maledizione.
Quella di Lord Voldemort.
Lo lasciò davanti allo studio di Duncan, davanti alla porta dietro a cui c'era Silente.
- Non sei obbligato a entrare.- gli disse, prima di tornare a sedare quella rissa scatenata poche stanze più in là - Pensaci, ma se Silente ha in mente qualcosa difficilmente non la ottiene, ricordatelo.-
Un minuto, due, tre...Tom restò impalato lì davanti con l'anima vuota e il cuore già tanto stanco.
Ma in fondo, pensò amaro mettendo la mano sulla maniglia, cosa poteva succedere di peggio?
Una volta dentro all'ufficio, si guardò attorno in quel buio vago con poche finestre aperta. Era una stanza di lunghe proporzioni, col soffitto invece abbastanza basso. C'erano tanti scaffali pieni di libri, armi sparse ovunque, un odore d'incenso molto forte che aleggiava nell'aria e tanti fogli accartocciati sul pavimento.
Però non c'era nessuno lì dentro. Forse...il preside Silente si era stancato di aspettarlo e se n'era andato.
Tom stava per fare retromarcia quando un verso gracchiante attirò la sua attenzione. Si guardò ancora in giro ma non vide nessun uccello...almeno fino a quando un battito d'ali non gli fece alzare il viso.
Si ritrovò con uno strambo uccello rosso sulla spalla, bello ed elegante.
- Ciao...- sorrise il ragazzino, allungando la mano per carezzarle le piume - E tu da dove arrivi?-
Fanny allungò il collo per guardarlo bene. Lo studiò a lungo e poi gli permise di accarezzarla. Dopo qualche coccola volò via per posarsi su un piolo di metallo per falchi...e una volta lì, prese fuoco sotto lo sguardo allarmato di Tom che non fece in tempo a fare niente. Nel giro di un secondo ne era rimasta solo cenere.
- Oddio!- balbettò agitando le braccia - Che cavolo...Oddio!-
Gli sarebbe venuto un collasso, poveretto, se fra il cumulo di cenere rimasto a terra non avesse visto muoversi un affarino minuscolo. Guardando meglio, vide che era una miniatura dell'uccello di prima. Allora tirò un sospiro.
- Una fenicie!- sospirò, prendendo il pulcino fra le mani.
- Esatto. Fanny è una fenicie, Tom.-
Il maghetto sobbalzò, sentendo quella vecchia voce. Voltandosi lentamente, si trovò di fronte a un vecchio con la barba lunga e bianca, parecchio alto, con uno strambo cappello e due occhialetti a mezza luna sul naso.
Albus Silente gli sorrise con fare gentile, dietro alla poltrona di Duncan Gillespie.
Ecco. La ruota del destino aveva operato un'altra volta, girando in un verso ben preciso.
Tom, Tom Riddle...Silente guardò i suoi occhi blu, i suoi capelli neri. Rivedeva un passato ormai morto...ma un futuro diverso da quello che gli era già stato predestinato.
Come gli ricordava Harry, quel bambino. La stessa aria spaesata, davanti a una fama che non aveva chiesto.
Lo stesso animo indomito, un dolore nascosto agli occhi degli altri. Paura, attesa, eccitazione.
- Buon...buon giorno.- balbettò il ragazzino, riprendendosi.
- Buon giorno a te, Tom. Io sono il preside Silente.- gli disse il vecchio mago, sorridendo e porgendogli la mano. Sorrise di più quando vide l'aria imbarazzata del bambino, nel porgergli la mano. Gliela strinse comunque, poi si fece indietro. Silente gl'indicò la sedia, premuroso, e il piccolo Riddle si sedette tenendo Fanny fra i palmi.
- Anche Harry la vide nel giorno del falò la prima volta.- ridacchiò il vecchio preside - Gli venne un colpo. Vuoi un dolcetto alla zucca?-
Tom guardò il sacchetto di biscotti che Silente gli porgeva e anche se aveva lo stomaco chiuso, ne prese uno.
- Grazie.- sussurrò, addentandolo.
- Allora...- Silente si lasciò andare contro la porta, continuando a studiarlo - Dimmi Tom, dimmi tutto quanto.-
Il ragazzino sgranò gli occhioni, sempre più intimidito. Ma perché Harry e Draco non lo raggiungevano?
- Ecco...mi chiedevo...perché...-
- Perché ti ho chiesto di venire a Hogwarts?- l'anticipò il vecchio - Mi credi un pazzo vero?-
- Si...cioè, no!- si corresse in fretta il maghetto, arrossendo violentemente - Non voglio dire che lei sia matto...ma insomma, mi sembra solo strano, ecco.-
- Strano...e perché?-
Draco aveva ragione. Il preside era parecchio strambo. Doveva puntualizzare l'ovvio forse?
- Il problema sono i tuoi genitori?-
- Bhè...non direi che si tratta di un particolare trascurabile.- sussurrò, sempre più rosso.
- Si, in effetti ho visto con che accoglienza i maghi stamattina hanno accettato la notizia. Bah, i soliti.- Silente si versò del thè e addentò a sua volta un bel dolcetto, sbriciolando come suo solito qua e là - Sai, al suo quarto anno Harry fu praticamente incolpato della morte di uno studente di Tassorosso. Ci volle un anno intero perché tutti tornassero a credere in lui. Un'altra volta, al secondo anno, tutti l'hanno creduto una specie di domatore di Basilisco che andavano in giro per la scuola a pietrificare le persone. Al minimo cenno di pericolo tutti lo mettevano sempre al bando, nonostante fosse stato colui a cui i maghi hanno brindato ventidue anni fa.-
- Quando sconfisse mio padre per la prima volta.- mormorò Tom - Ho letto i libri...-
- E cosa ne pensi?- gli chiese Silente.
- Che...che Voldemort era malvagio. Harry ha fatto bene a...-
- No, no!- lo interruppe dolcemente il vecchio preside - Cosa ne pensi di quello che ha passato Harry.-
Tom sbatté le palpebre, senza capire bene - Lui...lui è un eroe. È forte.-
- Ma tanti, per molto tempo, hanno pensato che lui fosse solo uno svitato.-
Tom nascose un sorriso malinconico - Ma non importa cosa dice la gente. Lui è coraggioso e basta. Lui si è sempre battuto per i suoi amici e per sconfiggere chi l'aveva maledetto da bambino. Non importa delle chiacchiere.- e poi, di colpo, tacque...capendo il senso stesso delle sue parole. Silente ora gli sorrideva con gli occhi azzurri che brillavano.
- Sai una cosa?- mormorò il vecchio, alzandosi - Harry fu messo a Grifondoro per sua stessa scelta, altrimenti sarebbe stato collocato a Serpeverde, proprio come tuo padre. Ma lui chiese al cappello parlante di non finire nella casa di Lord Voldemort, nonostante le qualità che li rendevano simili. Un giorno di tanto tempo fa Harry mi chiese per quale motivo lui e tuo padre fossero tanto uguali...la sua fiducia cominciava a traballare. Si chiedeva se non sarebbe diventato anche lui un mago del male, viste le sue capacità di Rettilofono, il suo sprezzo delle regole e la sua intraprendenza. Sai cosa gli ho risposto?-
Tom scosse il capo, sollevato dentro di sé nell'apprendere che anche Harry da giovane aveva avuto dei dubbi.
- Non sono le nostre capacità o la nostra fama a stabilire chi siamo, Tom.- sussurrò fissandolo tanto da trapassarlo - Sono le nostre scelte.-
Il bambino non disse nulla, stringendo solo di più Fanny fra le dita.
Quelle parole. Erano quelle che in fondo al cuore avrebbe sempre voluto sentirsi dire.
- Oh, dannazione! Era ora!-
Silente e il bimbo si girarono, vedendo Harry e Draco schiacciati contro la porta con aria minacciosa, praticamente armati di tutto punto e il dente serpentino parecchio avvelenato.
- Salve ragazzi.- rise Silente, vedendoli - Siete cresciuti parecchio!-
- Preside!- urlò quasi Harry, trascinandosi dietro Malfoy attaccato al braccio. Gli strinsero la mano a vicenda, tirando finalmente il fiato e dopo le frasi di rito, i due Auror si accomodarono accanto al maghetto, facendo una fatica bestiale a staccarsi.
- Vedo che i miei due allievi più turbolenti sono stati domati.- disse il vecchio preside con fare sornione.
- A forza.- sibilò Potter seccato, dando un tirone e prendendosi quasi Draco in braccio - E' un piacere rivederla.-
- Oh, il piacere è tutto mio ragazzi. Non vi ho fatto chiamare solo per Tom, anche se è lui che mi sta più a cuore.- e sorrise con la sua solita aria. Come minimo aveva già in mente qualcosa - Comunque andiamo con calma. Mi hanno detto che siete Auror di quarto livello. Sono veramente strabiliato. E il signor Weasley come sta?-
- Oh, benissimo.- rispose Harry - Viviamo tutti insieme...a causa delle ultime grane.-
- Ottimo. L'unione fa la forza. Dolcetto ragazzi?-
- Non saranno mica allo zenzero, vero?- mugugnò Draco storcendo il naso.
- No, no...sono a dieta!- disse Silente, agitando la mano - Non ho fatto in tempo a mettere il naso qui stamattina presto che il Ministero era già stato assediato da giornalisti. Da chiunque sia uscita la soffiata, ci ha fatto solo un favore. Se non altro i maghi avranno qualche settimana per abituarsi al fatto che Tom verrà a Hogwarts.-
- Ecco ma...io...- s'intromise il bambino, sbiancando - Io pensavo...-
- Di squagliartela.- finì Silente sagace.
- Bhè...più o meno. Potrebbe insegnarmi la mamma la magia.- continuò il piccolo Riddle.
- Senza offesa per le straordinarie doti di Lucilla ma ha ben poca pazienza.- sogghignò il preside - E poi sei un bambino, Tom. Devi stare con altri maghi della tua età. È troppo presto per vivere in solitudine.-
- Se non l'ha fatto Potter poi..- frecciò Draco a bassa voce.
- Se ce l'ha fatta appunto Harry, puoi farcela anche tu.-
- Si...ma Harry aveva Ron, Hermione...- Tom stava a stento fermo sulla sedia - E poi ci sono tanti figli di Mangiamorte e Hogwarts. Potrebbero pensare che sono uno di loro.-
- E' questo il problema.- sibilò ancora Malfoy ironico - La gente pensa e non chiede.-
- Su questo sono d'accordo.- Silente versò del thè al bambino, incrociando poi le lunghe dita - Comunque ti posso assicurare che quest'anno ho fatto bene i miei calcoli. Vedete, a quanto pare il signor Orloff è ben deciso a incolpare insieme ai Mangiamorte anche alcuni rappresentanti delle forze oscure. Oh, non che miri al tuo amico Cameron, Tom, ma so che punta in alto. Punta ai Leoninus...e anche ai gagia della Dama Nera. Vuole far scoppiare una prima guerra coi Mangiamorte per coprirne un'altra. Quindi, in qualità di preside, ho deciso di cestinare in segreto l'editto di dodici anni fa, dopo la fuga di Lucilla dalla scuola, che impone lezioni a soli studenti umani. Farò passare in sordina alcuni studenti del primo anno non prettamente umani o con alcune doti non particolarmente amate dai nostri consiglieri del Wizengamot. E comincerò a smuovere l'opinione degli studenti.-
- Coltiviamoli da giovani.- sorrise Harry, incuriosito dall'idea.
- Ha intenzione di fare impazzire le mummie del consiglio, preside?- frecciò anche Draco.
- Centro.- annuì il preside - E voglio Tom a scuola a settembre.-
- Ma...ma...- il piccolo Riddle non sapeva più che dire. Era nel pallone.
- Eddai, non è mica un campo militare.- sbuffò suo cugino - Ci siamo passati tutti e siamo vivi.-
- Senza contare che non sarai solo Tom visto che Harry e la sua squadra verranno mandati a Hogwarts col cominciare delle lezioni.-
- Cheee???- allibì il bambino sopravvissuto, spaventando Fanny - Che storia è?-
- Sicurezza.- scandì Silente, incurante dello sguardo terreo di Malfoy - Non mi fido di un mio nuovo professore.-
- E chi sarebbe?-
- Vanessa Lestrange.-
I tre giovani maghi tacquero, sperando con tutto il cuore di aver capito ma dalla faccia serafica del vecchio e furbo preside di Hogwarts, capirono che quell'anno ne aveva inventata ben più di una nuova e sembrava deciso a portare avanti il suo bislacco piano, qualunque esso fosse stato. Pacatamente, cercando di non far morire di crepacuore i tre sul momento, si decise a spiegare le cose dall'inizio come si era ripromesso di fare. Con l'esperienza, aveva capito che avvisare un bambino, seppur giovane, era meglio che lasciarlo solo a brancolare nel buio e questo Harry, nel caso di Tom, lo apprezzò molto. Vennero così a sapere che l'ordinamento della lezioni a Hogwarts era stato cambiato in quei mesi estivi e che ora a seguire le ore di Difesa sarebbe stato Tristan per il settimo anno e solo lezioni teoriche per il primo anno, mentre sempre per la pratica del primo anno e per tutti gli altri sarebbe stata Vanessa Lestrange a prendere l'incarico. Per spiegare quella folle idea di prendere quella pazza assassina in casa, Silente fu molto chiaro.
Stufo del Ministero che soffiava sul collo e le fette di salame che anche Orloff pareva avere sugli occhi come Caramell a suo tempo, il preside aveva deciso di tenersi vicino il nemico. Molto vicino. Tanto da assumerlo.
Con la scusa di nuovi attacchi alla scuola, ora che Tom avrebbe iniziato la frequenza, Silente chiese di nuovo a Harry di tornare a Hogwarts...per togliere finalmente di mezzo ogni minaccia che avrebbe potuto ricrescere, diventando pericolosa per se stesso e il piccolo Riddle. In più ci sarebbe stato naturalmente Tristan e la squadra di suo fratello pronta a qualsiasi evenienza. A quanto disse poi il vecchio mago, anche Milo sarebbe stato chiamato a rapporto per...lezioni private a una certa alunna piuttosto recalcitrante.
- Quindi...- Harry scambiò una veloce occhiata con Draco, tornando a fissare Silente con lo sguardo luminoso - Quindi si parte per Hogwarts eh?-
- Esatto.- sorrise Silente, pieno di attesa - Cosa dite, ragazzi? Siete pronti a tornare?-
Non c'era neanche da chiederlo. Né Potter né Malfoy l'avrebbero mai pensato, ma tornare a giocare la partita fra le mura della loro vecchia scuola metteva in loro un'eccitazione tale che il parere ambiguo di Tom venne letteralmente scavalcato. Sembravano quasi tornati diciassettenni, gli stessi che si erano fatti la guerra per sette anni.
- Inoltre...- aggiunse il preside, levando un dito - Quest'anno come vi ho detto avremo fra noi studenti dai doni piuttosto particolari, perciò Orloff, l'unico che ho avvisato in barba al suo sdegno, ha pensato bene di prenotare i Dissennatori per farci da balie fino alla fine dell'anno.-
- E' una vera persecuzione.- rognò Harry, seccato - Non li sopporto quelli! Senza contare che come minino quei due deficienti dei Lestrange, senza offesa Tom, li avranno di nuovo reclutati.-
- Più che probabile.- Silente annuì, annoiato - Come vedete siamo attorniati su tutti i fronti ma come ben sai, Harry, è proprio quando fa buio che ci viene accesa la luce.-
- Oh, su questo non c'erano dubbi.- annuì Malfoy - C'è altro?-
- Si, quest'anno il professor Vitius va in pensione e abbiamo deciso di festeggiare il suo ultimo anno d'impiego con una festa, il primo e due settembre a scuola. Le lezioni inizieranno il tre, mentre i primi due giorni i vecchi studenti avranno libero ingresso alla scuola per salutare il nostro vecchio amico.-
- Ha intenzione di allestire un buffet per i Mangiamorte per caso?- fece Draco sarcastico.
Silente ghignò leggermente in risposta - So che minacciano vendetta verso tutti coloro che al settimo anno sono stati con voi nella Camera e nelle vostre case, esatto? So anche che Degona è stata attaccata. Se vi mettiamo tutti insieme, avranno problemi a colpire un punto preciso e un attacco scombinato andrà a nostro vantaggio.-
- Abbiamo un problema però.- iniziò Harry, con un sospiro amaro - Non sappiamo dove sia Hermione.-
- Si, ho sentito...- Silente si mise in piedi, andando a guardare dalla finestra - So anche di quella donna di nome Katrina. I Mangiamorte hanno sviluppato un ottimo piano, colpendo nel pieno di un anno bisestile in cui i Veggenti gagia e Auror sono stati resi ciechi per non farsi scoprire. Sono stati furbi. Molto furbi...ma come continuo a credere da quando voi ve ne siete andati, è nel cuore dei bambini che risiede maggiore coraggio. E forse oggi qui c'è qualcuno che potrebbe darci una mano...- e sorrise in maniera misteriosa, tornando a sedersi davanti a loro.
Dopo tanto parlare, Tom uscì dall'ufficio per lasciare ai suoi padrini il tempo per disquisire meglio delle piccolezze col preside. Avevano ragione tutti quanti, pensò con un debole sorriso sul visetto. Silente era proprio una brava persona.
Gli avevano detto che c'era un salotto d'aspetto, poco lontano da lì, e il piccolo Riddle decise di andare a sedersi di nuovo vista la grande emozione. A Hogwarts...lui sarebbe andato a Hogwarts, come Harry!
Certo, naturalmente sapeva che non sarebbe stata una scampagnata, anzi...sarebbe stato odiato a morte.
Pensandolo, si tolse il cartellino dalla felpa e se lo ficcò in tasca, tutto mogio...e poi vide in un angolo di un grande corridoio un divano imbottito e due poltrone, più o meno vicino ad alcune porte di cedro messe tutte in fila.
Si sedette, notando poi troppo tardi il gruppetto di persone che lo guardava con occhi sgranati. Tre maghi e una vecchia lo puntavano con lo sguardo, bisbigliavano fra loro. Era tremendamente umiliante ma Tom non disse nulla. Si limitò a starsene seduto col capo basso...almeno fino a quando il destino non giocò la sua prima carta.

Damon Michael Howthorne sbatté con forza la porta, facendo traballare i cardini e chiudendosi finalmente dietro alle spalle la voce seccante e da pura oca di quell'Esaminatrice, seguita da quella più roca del suo maggiordomo.
Al diavolo!, sbuffò riprendendosi il pallone da basket e il suo lettore mp3.
Aveva ben altro da fare che stare a sentire quelle menate! E che aveva mai fatto di male? Si era solo messo in mezzo a King's Cross a predire un po' di morti cruente di qualche inutile babbano! E che sarà mai...pensò irritato. I babbani erano degli idioti! E poi, in fondo, era stata solo una scusa per andare a farsi un giro al Ministero.
Undici anni, capelli castano chiaro pieni di gel e occhi azzurro denso, Damon Howthorne era il rognoso pupillo della potente famiglia discendente da Salazar Serpeverde in persona.
Figlio di Lord Michael, sarebbe stato lord anche lui un giorno, assumendo il titolo di conte una volta maggiorenne visto che era figlio unico...ma un problema negli ultimi anni si era presentato a rovinare gli spocchiosi piani dei suoi parenti.
Un problema, a parer di sua nonna, indecoroso.
Balle. Damon era solo un Legimors, un Lettore di Morte.
Aveva doti di preveggenza strettamente collegate alla visione della morte delle persone che lo circondavano. Certo, non era una cosa molto piacevole ma aveva imparato a controllare le sue visioni come i suoi mal di testa, proprio come le immagini più sparute che aveva come Veggente. Essendo molto giovane, il Ministero non l'aveva "accecato" com'era successo a tutti gli altri Veggenti del paese, causa l'anno bisestile, e questo aveva permesso al giovane Lord di vedere una cosa molto importante attraverso la sua dote latente di Veggente.
Lui quel giorno doveva incontrare una persona speciale, una persona che non lo avrebbe più lasciato.
Anzi...a dire il vero doveva incontrarne tre. Ma forse quella persona così importante era già arrivata.
Rimasto davanti alla porta, si volse a sinistra vedendo un gruppo di pettegoli che fissavano allucinati qualcuno alle sue spalle. Si girò appena e vide un ragazzino seduto su un divano foderato di damasco.
Doveva avere la sua età...e quando levò gli occhi, mostrandoli blu come quelli della sua visione, Damon capì di aver trovato la persona che gli aveva mandato il destino.
Visto che doveva aspettare il suo maggiordomo, andò dritto a sedersi nella saletta di aspetto, svaccandosi senza tante cerimonie accanto a Tom. Buttò le gambe sul tavolino, infischiandosene delle occhiatacce degli altri maghi e si mise a rigirare il pallone da basket fra le mani, in attesa di un qualche modo per attaccare bottone.
Notò che il ragazzo non aveva un cartellino...ma tanto Damon già sapeva come si chiamava, almeno di nome.
A un certo punto però le occhiate e i bisbigli di quei maghi furono davvero insopportabili e Damon, che quando voleva sapeva essere irritante come una certa persona dai capelli biondo platino in quello stesso edificio, volse la coda dell'occhio verso Tom che era visibilmente in imbarazzo.
- Ehi tu...- bofonchiò, con la sua voce dal tono scazzatissimo, la stessa che per anni avrebbe dato il tormento a Riddle e ad altre due persone che stavano per arrivare nelle loro vite - Hai ucciso qualcuno per caso?-
Tom, sentendo quello strano ragazzino parlargli, sbatté le palpebre stranito.
- Non sono un babbano.- frecciò Damon, anche se era vestito come uno di loro - Allora? Hai ucciso qualcuno?-
- No...- alitò Tom, scuotendo il capo.
- Hai rubato i gioielli della corona? Hai sputato in faccia a Orloff?-
- Certo che no!- ridisse Tom e stavolta vide il suo strambo compagno dall'aria annoiata rivolgersi al gruppetto di maligni poco distanti, con voce alterata - Ehi voi! Avete finito di guardare!? Volete una foto per caso?-
I quattro arrossirono, colpiti in pieno, ma prima che potessero attaccare con le solite palle sull'educazione, Damon sogghignò e la seconda persona che avrebbe fatto parte della sua vita apparve furibonda nel corridoi vicino, sbraitando con una voce piuttosto melodiosa ma dal tono veramente arrabbiato.
- Andate al diavolo!- urlò una ragazzina dai capelli neri, uscendo da un'altra porta e gridando verso le persone all'interno - Se credete che mi faccia usare per i vostri stupidi esperimenti vi sbagliate di grosso! Non ho alcuna intenzione di andare in quella ridicola scuola piena di sanguecaldo per farmi poi affibbiare ogni grana possa succedere!- e richiuse anche lei la porta di botto, attirando l'attenzione sia di Tom che di Damon a causa del suo strano accento.
Guardandola, i due ragazzini videro che anche lei doveva avere più o meno la loro stessa età.
I capelli erano lisci, neri e lucidissimi, parecchio lunghi ma con due strisce verde acido più o meno vicino alla frangia. Il vero colore dei suoi occhi era nascosto da lenti a contatto dello stesso colore delle bande tinte, idem per le unghie.
Aveva una pelle straordinariamente bianca e ...un bell'aspetto davvero. Senza contare il suo profumo...di fiori.
La videro andare via di corsa seguita da due streghe che arrancavano per starle dietro, ma quando passò loro davanti, Tom arricciò il naso al suo profumo dolce e amaro al tempo stesso, capendo subito.
- Ecco perché è così carina...- sussurrò fra sé, sentendo una strana sensazione al ricordo dello sguardo di quella ragazza.
- Come? Che hai detto?- borbottò Damon al suo fianco.
- Eh? No, niente...- ma si bloccò ancora, sentendo nuovamente una valanga d'imprecazioni da una degli uffici.
- Ed ecco la terza.- bofonchiò il piccolo Howthorne.
- No, no e poi ancora no!- sibilò un'altra voce femminile di ragazzina. A differenza di quella che l'aveva preceduta, la voce e il tono che stavano invadendo ora il corridoio, quasi per scherzo, erano fermi e sicuri anche se comunque venati di rabbia. Tom si sporse un poco...e di nuovo risentì la stessa sensazione di prima.
Negli anni, avrebbe ricordato sempre quel giorno. Il giorno in cui Damon Michael Howthorne, Beatrix Mirabel Vaughn detta Trix e Angelica Claire King, detta Cloe, entrarono nella sua vita.
Una ragazzina con capelli biondi pieni di ricci e vestita con un abito parecchio costoso stava uscendo a passo di carica da una delle tre porte messe lungo quel corridoio e per andarsene, seguita da quella che sembrava una parente, forse una zia, passò per forza di fronte a loro. Quando Tom la vide, pensò che fosse una regina.
Sembrava una leonessa. Con le spalle dritte e il viso fiero...anche se distorto dall'irritazione.
- Oh no, non tu...-
Tom sentì il ragazzo accanto a lui mugugnare quella frase sommessa e in un attimo la ragazzina, avendolo sentito, si fermò di fronte a loro. Schioccò la lingua, evidentemente seccata. Forse si conoscevano, pensò Tom. E infatti...
- Riformatorio?- ridacchiò quella con fare superiore, leggendolo sulla targhetta di Howthorne - Ci avrei giurato. Che t'è successo Damon? Hai terrorizzato a morte un babbano con previsioni di un cancro inguaribile?-
- E tu duchessa?- frecciò il ragazzo sarcastico, con le braccia dietro alla testa - Una Sensistrega come te ha da far parole col suo bel programmatore di studi a Hogwarts?-
- Vogliamo parlare di te, stupido Legimors?- La biondina sembrava avere una lingua bella velenosa, pensò Tom...e due occhi cioccolato molto profondi - Finirai a Serpeverde ancora prima che tu metta piede sul treno!-
- Se non altro non dovrò tenere alto l'onore di Grifondoro dove sicuramente finirai tu!- rise quello con scherno.
- Che stress! Non posso credere che dovrò vederti di nuovo anche a Hogwarts!-
- E' reciproco duchessa, credimi. Piuttosto...- Damon cercò di mettere subito la prima pedina sulla scacchiera - Hai sentito che c'è il tuo mito Potter qua al Ministero?-
- Si, insieme al tuo amico Malfoy.- replicò lei a tono, ridacchiando.
- Dicono che con loro ci sia il figlio di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.- Damon guardò con la coda dell'occhio il fremere di Tom, sorridendo fra sé - Che ne pensi?-
- Penso che siano un mucchio di sciocchezze!- borbottò la piccola strega, con fare annoiato - Se anche fosse suo figlio non è mica Lord Voldy in persona no? Dovreste smetterla di credere ai pettegolezzi! Lo sai che li odio.-
- Come sempre non deludi, Cloe.- rise Damon, vedendola andar via dopo averlo praticamente insultato ad alta voce.
Rimasti soli, il rampollo degli Howthorne osservò divertito l'espressione stralunata di quello che sarebbe stato il suo migliore amico. Che strano, pensò scrutando in quegli occhi blu. Come poteva il ragazzo sorridente, divertente e coraggioso delle sue visioni essere il figlio di un tale mostro?
- Ok! Va bene.- Damon si mise in piedi, sotto lo sguardo stranito di Tom che forse cominciava a credere che non avesse tutte le rotelle a posto ma prese al volo il pallone da basket che quel ragazzo sconosciuto gli lanciò. Stava per chiedergli che cosa significasse quel gesto quando il maggiordomo che era andato a riprendere Damon dopo che era finito lì in Riformatorio li raggiunse, ma Howthorne non si mosse subito.
Si limitò a esibire un ghigno che presto Riddle avrebbe imparato a conoscere, temere...e ad apprezzare.
- Ci vediamo Tom.- gli disse Damon, facendogli sgranare gli occhi per lo stupore - Il pallone me lo ridai a scuola!-
- Cosa? Ehi aspetta!- ma lo richiamò invano. Un attimo e si erano infilati in mezzo a una ridda diabolica di giornalisti erano riusciti a penetrare al Quartier Generale chissà in che modo.
Se avesse potuto si sarebbe pietrificato da solo ma non trovando di meglio da fare, anche se mente lucida ci avrebbe pensato due volte, si Smaterializzò via. Riapparve chissà dove, in un angolo di un qualche livello, dietro a una tenda di un velluto verdone. Sospirando, fece per uscire per andare a cercare Harry e Draco quando sentì una voce conosciuta.
- Oh, la smetta!- sbottò la voce di una donna che costrinse il maghetto a restare nascosto - La deve finire di soffiarmi sul collo per quella maledetta della Hargrave, Orloff! È sistemata, cerchi di metterselo in testa!-
- Ah si?- una voce maschile stavolta, profonda ma ridondante, rispose con tono ironico e acido - Non farmi ridere Katrina! Hai detto tu stessa che l'hai pescata a mandare invocazioni ai suoi amici! E se fossi in te andrei subito laggiù e la sposterei in un luogo sicuro! Non che sia fiero di questo...sappilo...ma quella strega sa troppo.-
- Oh,- cinguettò la donna, quella Katrina, con pesante scherno - un uomo come lei che mi fa far impazzire gli uomini e poi si sente male per una mezzosangue. Santo cielo, non la credevo tanto umano!-
- Senti chi parla.- rispose Orloff con stizza - Vai in quel castello e spostala subito, intesi? Nemmeno il peggiore dei Mangiamorte merita di vivere là dentro! Con...con quell'essere!-
- Quante storie, le dico che sta bene!- sbuffò ancora la voce femminile, cominciando a mostrarsi irritata - Prima ci dà il permesso di usare qualsiasi mezzo e poi si tira indietro? Vada al diavolo e un'altra cosa! Se proprio vuole che la Hargrave non resti più in quelle celle, perché non ci va lei là dentro con quel mostro? No, grazie. Voglio vivere abbastanza per vedere la testa di Harry Potter e di quel traditore di Malfoy rotolare ai miei piedi.-
Tom serrò le labbra, per impedirsi anche di fiatare. Accidenti...come avrebbe voluto il suo mantello dell'invisibilità.
Sentì i due parlare ancora, stavolta di movimenti di Auror di cui il ragazzino non capì nulla ma cercò comunque di ricordarseli e al momento più opportuno, quando li sentì di nuovo sbraitare fra loro, si smaterializzò via, pregando di apparire nell'ufficio dove si era incontrato con Silente. Sfortunatamente per lui non era ancora pratico e la mancanza di esperienza si rivelò fatidica quando comparve praticamente sulla testa dei suoi padrini, nel mezzo della sala principale del Quartier Generale degli Auror. Si sfracellò su di loro, spaccando probabilmente l'osso del collo a Potter e l'atlante a Malfoy...ma se non altro si rimisero in piedi, devastati dalla caduta tutti e tre.
Il pallone da basket rotolò via e nello stesso momento una serie indecorosa di insulti e sgridate presero in pieno il piccolo Riddle che era sparito senza dire niente, facendo prendere un colpo a tutti.
Dopo aver balbettato qualche scusa ed essersi di nuovo sentito come un insetto di fronte a tutti quegli Auror, Harry decise che era tempo per la piccola peste di tornare a casa. Per una giornata ne aveva già subite anche abbastanza.
- Tristan, noi andiamo!- scandì, prendendo direttamente Tom in braccio, insieme a quel pallone da basket che non si capiva dove avesse preso - Noi andiamo alla porta secondaria.-
- Tranquilli, li sistemiamo noi.- li assicurò anche Clay - Vedete di tornare a casa interi piuttosto.-
- Speriamo.- frecciò Draco, mettendo il naso fuori dalla porta con aria omicida - Vieni, muoviamoci!-
Manco a pregare in arabo! Sia l'entra principale che quella secondaria nascosta erano un totale e maledetto assedio e prima ancora che avessero potuto dire "Andate al diavolo!" tutti e tre vennero centrati da un maledetto flash che oltre a far imbestialire Potter, quasi li accecò. Poi fu una bolgia...un casino di domande, di accuse, di risposte che erano più una serie di maledizioni. Insomma, uscire dal Ministero fu difficile ma lo fu ancora di più salire in macchina e sgommare via alla velocità della luce.
In mezzo al traffico, Harry se ne stava sul sedile del passeggero con Tom ancora in braccio, mezzo distrutto e con un calo di zuccheri...ma mai come quello che ebbe il bambino sopravvissuto quando si accorse che a guidare la macchina era Draco. Scappando fra i flash, non aveva potuto fare altro che seguire Malferret...che non aveva la patente!
- Attento al camion!!! Cazzo Draco!...Oddio una vecchietta! Attento alla vecchietta!!!!-
Ci volle più di un'ora, una fuga dalla polizia e la promessa seria di uccidere quel biondo demente ma alla fine tornarono a Lane Street, con un parcheggio per lungo in mezzo a quelli trasversali che fece guadagnare a Harry una multa di circa duecento sterline. Quando scesero, ci mancò poco che Tom vomitasse.
- E' l'ultima volta guidi la mia macchina!- sibilò il moro, scendendo dalla monovolume con le gambe che tremavano.
- E capirai!- sbuffò Draco - Sei a casa no?-
- Si ma in compenso domani saremo sui giornali tutti e tre!-
- Ero pettinato?- ironizzò l'altro sarcastico.
- Ma vaffanculo va!-
Una volta saliti a casa, la notizia che Tom sarebbe andato a Hogwarts fece scoppiare di gioia tutta l'allegra brigata, Sirius compreso che era venuto a sentire le buone notizie, naturalmente con Remus al suo fianco.
Passarono un pomeriggio intero a cercare di convincere il piccolo Riddle e alla fine riuscirono a tirargli un po' su il morale, anche se sembrava ancora perso nei ricordi di ciò che aveva sentito dire da Orloff e quella Katrina.
Ne parlarono tutti quanti davanti a un bicchiere di the freddo, sul balcone dove Elettra e May prendevano il sole in costume da bagno.
- E così Orloff sa dov'è Hermione.- sibilò Sirius, dopo aver sentito tutta la storia.
- Si ma non possiamo farlo parlare.- disse Edward, seduto sulla ringhiera del balcone solo in pantaloncini tagliati sotto al ginocchio - Se spacchiamo la faccia al Ministro chiuderemo tutti quanti i battenti prima ancora di sapere che fine abbia fatto Herm. E quella stronza di Katrina potrebbe cantare vittoria.-
- Hanno parlato anche delle celle di un castello...e di un mostro.- aggiunse Tom.
- Bah, i miei zii tengono mostri solo nelle stanze di casa.- frecciò Sirius sarcastico.
- E' vero...la nonna è propensa a queste cose.- aggiunse Draco alzando le spalle.
- Non conoscete nessun'altra famiglia che tenga certe cose nascoste nelle segrete?- chiese May - Se volete posso andare a curiosare nei registri, nelle registrazioni dei Famigli Domestici.-
- Si ma qua si parla di mostri veri e propri!- si schifò Ron - Altro che Famigli! Potrebbe essere un drago, un Croen...-
- Un dannato Schiopodo, un Basilisco...- ipotizzò Blaise - Se le fa da guardia non sarà facile liberarla.-
- Il centro di tutto è questa dannata Katrina.- disse Harry - Quindi se prendiamo lei, ritroviamo anche Hermione. Romperò le palle a Clay a ogni Sensimago e o Sensistrega del Ministero fino a quando non me l'avranno trovata se sarà necessario. Ma nel frattempo...noi dobbiamo pensare anche a un'altra cosa molto importante.-
- Già...- sogghignò Ron, strizzandogli l'occhio - Si torna a Hogwarts ragazzi!-
- Evvai!- sorrise Edward - Dobbiamo organizzarci per proteggere Tom allora. Con la sua sorellastra a spasso per la scuola, con cui tra l'altro avrà delle ore di lezione, sarà difficile tenerlo sempre sott'occhio ma ce la faremo.-
- E se...Vanessa cercasse di portarselo via?- si preoccupò Elettra.
- Bhè...potrebbe mettersi a fare pressioni di famiglia in effetti.- disse Remus - In fondo è la sua sorellastra.-
- E' una serpe.- lo corresse Draco, accedendosi una sigaretta.
- A quanto pare tutti i suoi parenti lo sono.- ironizzò Harry ma non fece in tempo a finire la frase che si ritrovò incollato a Malfoy per il braccio e da lì naturalmente la discussione andò a finire al solito in una rissa.
In quel manicomio, Tom si mise seduto sulla sdraia dell'unica che sembrava sana di mente e il dolce sorriso di Elettra per un attimo gli fece dimenticare la brutta avventura passata al Ministero, con gli Auror che erano stati pronti a fargli la pelle e i giornalisti inferociti che erano pure peggio. E dire che gli sarebbe toccata una vita intera di quella tortura...
Accidenti...ma perché? Era già cominciata male! Per non parlare di quello strambo ragazzo che gli aveva dato quel pallone da basket...chissà come aveva fatto a conoscere il suo nome? Aveva nascosto il cartellino...
E l'aveva chiamato Tom, non Riddle.
Mah...forse l'avrebbe rivisto a Hogwarts. In fondo era solo questione di pochi giorni. Dieci...e poi tutto sarebbe iniziato.

 

 

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16° ***



 


Draco guardò la sua immagine riflessa nell'acqua fra la schiuma nella vasca da bagno e il vapore che ne fuori usciva.
Sentiva il rumore delle gocce che scivolavano sulla sua pelle, quelle che cadevano ritmicamente dal rubinetto...
E poi di nuovo un grido. Un altro e un altro ancora. Aveva capito cos'erano finalmente.
Erano suppliche disperate, urlate con un dolore atroce dritto fino al cuore.
Sospirò, appoggiando il capo al bordo della vasca....Hermione. Era davvero lei?
Sapeva di non potersi permettere di credere a questa paura. Sapeva che ciò che li aveva legati ora stava solo rafforzando i suoi cugini, a conoscenza del suo vecchio amore. Vecchio...
Sorrise amaramente, chiudendo gli occhi. In tanti modi avrebbe saputo parlare di lui e Hermione e del sentimento che li aveva tenuti insieme ma vecchio o passato non erano vocaboli che potevano essere usati così leggermente.
Con le palpebre ancora chiuse, sentì due labbra morbide sulle sue...e rispose al bacio dopo un attimo d'immobilità, passando una mano dietro alla nuca di May e spingendola contro di lui.
- Ti sei svegliato presto.- gli disse lei, sulla bocca.
- Devo uscire con Tom e lo Sfregiato.- mugugnò, tornando a crogiolarsi nell'acqua - Andiamo a Diagon Alley.-
La strega, ancora con la camicia che usava come pigiama, si sedette sul bordo della vasca, cominciando a giocare indolentemente con la schiuma, v'immerse una mano però Malfoy le scoccò un'occhiata burbera.
- Se ci pescano dovrò subire un interrogatorio penoso. Ti prego risparmiamelo mezzosangue.-
May ridacchiò, annuendo e alzandosi per stiracchiarsi - D'accordo, me ne vado. Vorrà dire che ci rifaremo stasera.-
Gli dette un altro bacio veloce, poi uscì portandosi via il suo profumo di arance.
Rimasto solo, Draco inspirò a fondo, cercando di domare il demone che da giorni gli divorava il petto.
May...si, May gli piaceva molto. A letto facevano scintille, era brillante, ironica...con lei stava bene. Ma il volto di Hermione non voleva assolutamente abbandonare il suo cuore. Niente sembrava calpestare la sua immagine, il suo ricordo. Come aveva fatto a ridursi così? Come poteva quella strega dagli occhi dorati averlo reso schiavo a tal punto?
- Oh, buon giorno coso.-
Non rispose al saluto di Harry che si era trascinato in bagno strisciando come un lombrico. Guardandolo per un attimo provò una fitta di un sentimento che l'aveva sempre disgustato. Gelosia.
Lui aveva Elettra. L'amava. E lei amava lui. Non sapeva quant'era fortunato.
- Che hai Malferret? Dormito male?- borbottò Potter poco dopo, con lo spazzolino fra le gengive.
- Non ho niente.- rispose Draco seccato.
- Hai una faccia...sogni ancora Hermione?-
Malfoy alzò lo sguardo e lo fissò con aria omicida ma Potter non era uno che s'impauriva per un'occhiata truce. Anzi, era tanto asfissiante che quando era preso bene era capace di far confessare un peccato anche a un santo innocente, così decise di metterlo subito a tacere, sganciando la bomba.
- Vado a letto con May.-
Lo vide sputare letteralmente lo spazzolino contro lo specchio, schizzare di dentifricio ovunque...e poi voltarsi con quei maledetti occhi di smeraldo sgranati. E ti pareva...doveva sempre fare l'angelico bimbo sopravvissuto lui!
- Da quanto?- alitò il moro, sconvolto.
- Dalla festa di Duncan.-
- Certo che con le mezzosangue sei proprio fissato...ok, ok...scusa!- Harry si abbassò di colpo, per evitare il flacone dello shampoo sul naso. Doveva stare più attento e farsi un promemoria: mai mettere May e Herm sullo stesso piano.
-...E...- Potter sembrava interessato, stranamente - Come va? Tutto bene?-
- Andiamo solo a letto, non stiamo mica insieme.-
- Anche con Herm avevi detto...va bene, basta!- evitò un rasoio e una spugna, zittendosi mentre Draco attaccava a bestemmiare - Cazzo ma la smetti Potter?! Ogni frase che dico ci metti sempre in mezzo la Granger!-
- Sei tu che mi giri sotto il naso come un'anima in pena, cazzo.- Harry lo guardò scettico - Sta storia con May è cominciata quando ti sono venute le prime visioni e i primi incubi. Non è che stai dando i numeri per il rimorso?-
- Non so cosa sia.- frecciò il biondo, sarcastico.
- Ah già...- Harry si lavò la faccia con una manata d'acqua gelida, per riprendersi dalla notizia e intanto malediceva quel porco di Draco fra sé. Cazzo, doveva una trentina di falci a Ed adesso!
A colazione erano rimasti ormai solo Tom, Gigì che era raffreddata e starnutiva lucciole che si spegnavano dopo essere scoppiate come petardi, e May. Ron ed Edward erano filati al Ministero, Elettra aveva gli allenamenti, Blaise era tornato a Everland e la Aarons per una volta aveva un giorno tutto per lei, libera da quello schiavista del Ministro.
- Allora?- May sorrise a Tom con fare incoraggiante - Dai tesoro, sarà divertente fare spese per la scuola!-
- Si, anche farci sbattere di nuovo in prima pagina sarà eccitante.- sbuffò Draco, alzandole sul naso il primo giornale ovvero Gazzetta, uscito giorni prima, che ritraeva lui, Potter con Tom in braccio e una scritta in rosso catastrofica che diceva "IL BAMBINO SOPRAVVISSUTO E IL FIGLIO DEL SUO NEMICO! Siamo tutti in pericolo??" e a seguire c'era stato il Cavillo con due tipi di critica, una più assurda dell'altra. La prima incolpava Potter di essere passato dalla parte dei Mangiamorte, l'altra lo credeva pieno di rimorsi verso un bambino innocente.
Adesso passava anche per assassino, roba da matti...
- Ti credevo più arrabbiato verso altri articoli sai?- continuò la Aarons, finendo il suo the.
- Quali articoli?-
May levò lentamente il capo...e dopo aver capito che Blaise li aveva nascosti appunto per non far venire una crisi isterica a Malfoy, provò a traccheggiare...ma il biondo non se la bevve. E ruppe tanto le palle che alla fine la strega dovette accontentarlo, mollandogli un Cavillo di tre giorni prima.
Una giornalista di cronaca rosa faceva allusioni non tanto velate al fatto che lui e Potter vivessero insieme...
Tempo un nano secondo e un ruggito allucinante invase tutta Lane Street, spaventando a morte piccioni, civette, maghi e babbani. E un'ora dopo, davanti al Paiolo, Draco era ancora incazzatissimo.
Tom scoccò un'occhiata preoccupata a Harry ma Potter aveva altro per la testa che stare a menarsela per ogni pettegolezzo che quei cretini di giornalisti s'inventavano. Anche se quello poi era stato particolarmente divertente.
Lui...lui e Malfoy amanti!
- Se non la smetti di ridere giuro che ti ammazzo!- gli sibilò l'ex principe di Serpeverde.
- Per favore...dobbiamo passare tutta la mattina insieme.- lo pregò il moro esasperato - Sarà pieno di curiosi e se non la smetti ci ritroveremo di nuovo incollati come cozze allo scoglio! Falla finita ok? Dobbiamo occuparci di una marea di acquisti, andare alla Gringott e passare indenni per tutta Diagon Alley!-
- Senti, paparino...- frecciò Draco con gli occhi che sprizzavano collera - Se sento solo un qualche bastardo che prova a fare allusioni su quello stronzissimo articolo ti giuro che lo rovino, sono stato chiaro? E se finisco davanti al Wizengamot abbi almeno la decenza di venirmi a riprendere!-
- Certo tesoro...- cinguettò Harry in risposta, sbattendo gli occhioni verdi.
- Vaffanculo!-
- Ehm...scusate?- s'intromise Tom - Magari possiamo venire un'altra volta eh?-
- Non ci pensare neanche, piccolo mostriciattolo!- lo zittì Malfoy gentile come sempre - Adesso andiamo alla banca, poi ti accompagniamo a comprare ogni singola porcata ci sia scritta su quella lista...e poi per la gioia di tutta Londra ucciderò Harry Potter in mezzo alla via, ricordando a tutti che non solo Sirius Black ha la mano buona!- e senza indugiare oltre s'infilò al Paiolo, lasciando il piccolo Riddle con la voglia di mettersi per lungo in mezzo alla strada e farsi schiacciare da un TIR. Alla fine comunque lo seguirono e una volta dentro, l'oste salutò sorridente Harry...almeno fino a quando, abbassando il viso sul maghetto, non impallidì.
- Per tutti i folletti...è Tom Riddle!-
Come undici anni prima sul pub, prima così pieno di voci, ora cadde il silenzio...e Tom si strinse fra i due padrini, arrossendo violentemente. Tutti lo fissavano spaventanti, altri con odio, molti pieni di rancore.
Senza stare a sentire domande e preghiere accorate, i due Auror trascinarono il ragazzino alla porta di servizio e mentre Harry bacchettava sui mattoni, Draco fissò suo cugino...e scosse il capo.
- La molli di agitarti?- borbottò - Cammina a testa alta e non filare nessuno neanche per sbaglio.-
- Così sei sulla buona strada per diventare un Malfoy.- aggiunse Potter mentre il muretto si ritirava lentamente, lasciando posto...alla via per Diagon Alley. Il piccolo Tom rimase stralunato, davanti alla lunga strada piena di negozi, affastellata di insegne, brulicante di maghi e streghe, civette e gatti.
Il cicaleccio della gente era alto e gioioso, profumi di erbe magiche e incensi aleggiava nell'aria e il cielo lindo e terso mostrava all'orizzonte l'imponente struttura della Gringott.
Harry in quel momento sentì una forte emozione, mentre la cicatrice iniziava di nuovo a bruciare...ma stavolta solo on un lieve pizzicore. Sentiva...sentiva un'emozione dimenticata. Sentiva lo stupore, l'ansia verso qualcosa di nuovo.
Tom era spaesato e nel contempo eccitato.
Come un normale bambino di undici anni.
Era bello sentirsi di nuovo così, pensò infilandosi fra la folla. Era bello tornare indietro al tempo in cui Voldemort non era ancora entrato nella sua vita.
Davanti all'edificio bianco della Gringott, dove tutti si giravano a guardarli fra l'interessato e l'oltraggiato, i ragazzi oltrepassarono la prima porta di bronzo, poi quella d'argento. Un folletto s'inchinò al loro passaggio e finirono nel grande salone marmoreo, pieno di maghi e altri folletti dalla solita aria spocchiosa e annoiata.
- Ne avevi già visti?- Harry notò che Tom non sembrava colpito dai folletti e infatti il bambino annuì, dicendo che ce n'erano alcuni al palazzo di Caesar. Si avvicinarono al bancone e Draco si buttò davanti al primo folletto libero.
- Salve.- bofonchiò - Dobbiamo prelevare del denaro dalla camera blindata della signorina Lucilla Lancaster.-
Il folletto levò gli occhialini tondi, scrutandoli sospettoso ma poi, vedendo Tom, parve tranquillizzarsi.
- La signorina pochi giorni fa ha aperto un conto a nome del signor Tom Riddle. Ho io la chiave per voi. Eccola.- e porse la chiavetta di bronzo a Malfoy. Una volta nello stretto passaggio di pietra, salirono sulla piccola ferrovia che sfrecciò velocissima fino alla camera blindata numero 1303.
Il folletto aprì la pesante porta e dopo uno sbuffo verde, i tre rimasero davanti a un cumulo luccicante d'oro e argento impressionante. I due Auror non fecero commenti ma Tom pensò che Lucilla avesse esagerato...non avrebbe dovuto approfittarsi così del denaro della sua famiglia. Vabbè che a lei non serviva ma era la sua matrigna...non doveva preoccuparsi così tanto per lui. Nonostante questo però, il pensiero che Lucilla si occupasse di lui come una vera mamma lo fece sentire bene, accettato e ben voluto, felice dopo giorni duri di pettegolezzi e cattiverie.
Ritirato il malloppo, uscirono dalla Gringott per immergersi negli acquisti. Mentre Tom si guardava in giro con gli occhi lucidi, Harry emise un sospiro.
- Che hai?- gli chiese Draco, accendendosi una sigaretta.
- Mi solleva il fatto che non sia solo.-
- Come lo sei stato tu?- rimbeccò Malfoy.
- Si, direi di si.-
Il biondo sogghignò appena, alzando le spalle - Sai come si dice...siamo tutti soli.-
- Carina. Ne hai un'altra prima che mi tagli le vene?-
- Non so Potty, possiamo sempre limonare qua davanti a tutti e finire dritti sul Cavillo. Ti va?- sibilò Draco acidamente, dandogli le spalle - Dai Tom! Bisogna provare le misure per la divisa!-
Davanti al negozio di Madama McClan, i due Auror controllarono la lista del primo anno che ormai avevano scordato. Sarebbe stato meglio mollare lì la piccola palla al piede e andare a comprare calderone, guanti e provette.
- Cosaaa???- Tom li guardò praticamente sull'orlo di una crisi isterica - Non potete piantarmi qua!-
- Guarda che ti prendono solo le misure cazzo!- sbuffò Harry - Non ti mangiano lì dentro! Ok, potresti fare incontri che ti rovinerebbero per sempre la vita com'è successo a me ma...-
- Ma adesso vai lì, sputi in faccia a chi t'insulta e tempo mezz'ora e torniamo!- concluse Draco, dopo aver ficcato un calcio in faccia a Potter - Fai finta di niente, se ti chiedono il nome diglielo senza battere ciglio. Avranno così paura di te che magari non ti faranno neanche pagare!-
- Però, tu si che sei un bel padrino!- frecciò il moro, mentre il piccolo Riddle entrava tutto timoroso nel negozio.
- Ha parlato.- sbuffò l'ex Serpeverde - Dai, andiamo a comprargli la roba. Dio...mi sento suo padre quasi.-
- Lascia stare...- rise Harry, sparendo con lui fra la folla.
Tom intanto era di fronte a Madama McClan e la donna, che stava sempre un po' sulle nuvole, si limitò a portarlo tutta sorridente nel retro del negozio dove c'erano tre specchi e due ragazzini già ritti su due sgabelli. Chiacchieravano fra loro ma a quanto dicevano le streghe che puntavano spilli sulle loro vesti, c'era stato fino a pochi minuti prima un cliente piuttosto turbolento.
- Accidenti a quel Howthorne!- borbottava una seccata - Non è stato fermo un attimo!-
Tom si mise sul terzo sgabello e mentre gl'infilavano la veste dalla testa, ascoltava attento e col capo basso.
Il ragazzo alla sua destra era bruno, con gli occhi scuri e la carnagione olivastra, abbastanza tracagnotto. Quello alla sua sinistra era smilzo, magro come un grissino, capelli castano chiaro tutti dritti come spilli.
- Ciao!- gli disse quello bruno con fare amichevole - Vai a Hogwarts?-
- Si.- annuì Tom, sforzandosi di fare un sorriso.
- Sei da solo?- gli chiese il grissino alla sua sinistra.
- I...i miei padrini sono fuori a comprarmi i libri.- abbozzò il piccolo Riddle.
- Oh...anche i miei genitori sono andati a comprarmi i libri.- sorrise il brunetto - Ma sono babbani. Ho paura si perdano, sai! Erano un po' spaesati quando siamo entrati qui...anche io non ci capisco niente ancora, in effetti.-
- Ma figurati Bruce!- disse il grissino coi capelli a spuntoni che evidentemente proveniva da una famiglia di maghi - Basta chiedere in giro no? A proposito, io mi chiamo Martin Worton, lui invece è Bruce Joyce. Siamo parenti alla moltoooo lontana. Tu come ti chiami?-
Ecco. Erano arrivati al dunque.
- Tom...- sussurrò e si affrettò a cambiare argomento - I tuoi genitori sono maghi?-
- Ahah.- rispose quello, annuendo - E i tuoi genitori dove sono?-
- Martin!- sbuffò Bruce, poi guardò Tom con aria paziente - Scusalo, non sta mai zitto!-
- I miei sono morti.- disse allora il piccolo Riddle, sforzandosi di sorridere - Ho una matrigna...e due padrini.-
- Oh, mi spiace.- quel Martin pareva una di quelle persone tonte e sincere che a parole si mettevano sempre nei guai con impressionante candore - E la tua matrigna è una di quelle perfide che ti lasciano in giro dai parenti?-
- Ma insomma!- Bruce Joyce scoccò un'occhiataccia all'amico che si mise buonino in silenzio - Lascialo stare?! Piuttosto...avete sentito che quest'anno la figlia di Bellatrix Lestrange insegnerà Difesa contro le Arti Oscure?-
- Ma dai!- Martin parve fare mente locale - Ah ecco di cosa parlava Damon!-
- Damon?- chiese Tom, ricordando che quel nome era quello del ragazzino incontrato al Ministero.
- Si, il figlio di Lord Howthorne!- gli disse Bruce - E' un tipo strano. Però non è uno snob anche se sarà lord.-
- Dicono che vada in giro coi babbani, pensa tu!- rise Martin - Non che a me non piacciano, sia chiaro...-
- Ecco fatto!- disse Madama McClan a Tom, aiutandolo a scendere dallo sgabello - Bravissimo caro, non ho mai avuto un manichino migliore di te. Ho preso ogni tua misura, ti consegneremo l'uniforme entro domani sera.-
- La ringrazio molto.- disse Tom cortese - Ciao, ci vediamo.- aggiunse timidamente e i due ragazzini risposero molto più concitati, agitando mani e braccia, rischiando di farsi usare come punta spilli dalle streghe sarte che si occupavano di loro. Una volta uscito dal negozio, leggermente più sollevato perché lì dentro nessuno l'aveva riconosciuto a prima vista, si mise a cercare quei due disgraziati che l'avevano piantato da solo.
Li pescò davanti all'Emporio del Gufo, intenti a bestemmiarsi dietro perché si erano caricati troppo di pacchi.
Vedendolo abbastanza allegro, si rincuorarono un po' e poi lo spinsero nel negozio, per scegliere l'animale da portarsi appresso a Hogwarts. Girando fra gabbie e cassette pieni di animaletti, Tom non sapeva cosa scegliere.
- Mi piacerebbe una civetta intelligente come Edvige.- disse guardando i gufi e gli allocchi.
- Suo altezza Malfoy aveva un fottuto falco gigantesco se t'interessa.- frecciò Harry.
- Sua altezza Potter invece è un pennuto di suo, potrebbe portartela lui la posta, no?-
- Ehi ragazzi...- naturalmente presero a maledirsi sotto gli occhi sconvolti di metà Emporio ma a parte queste scene a cui si stava abituando, Tom riprese a girare tranquillo fra tutti gli animaletti, non trovando niente che lo ispirasse. Erano tutti bellissimi, sia i gatti che le civette e gli altri volatili. Almeno fino a quando una vocetta strana non gli arrivò all'orecchio.
"Per favore, prendi me! Prendi me, ti prego!"
Tom si guardò attorno, stranito. Ma chi era? Cercò la vocetta sibilante e alla fine capì, sorridendo divertito.
Un serpentello piccolo e nero, con delle squame argentee e azzurrine se ne stava chiuso in un barattolo, isolato dagli altri animali.
- Ciao.- disse Tom, abbassandosi sul vasetto.
- Salve, ragazzo.- il padrone dell'Emporio gli si avvicinò servizievole - T'interessa qualcosa di particolare?-
- Bhè...- il maghetto per un attimo pensò che qualcuno avrebbe potuto farsi una cattiva idea di lui se si presentava con quel serpente a scuola. Però...sembrava triste. Continuava a pregarlo di comprarlo.
- Quanto costa lui?- chiese, indicando il piccolo serpente.
- Veleno?- si stupì il vecchio mago - Ti piace questo serpente?-
- Si chiama Veleno?- chiese Tom stranito.
- Si. È una presa in giro.- gli spiegò il vecchio - Non è velenoso e nessuno lo compra. La sua razza dovrebbe essere velenosissima ma lui invece sembra essere sprovvisto delle ghiandole velenose. Lo vuoi davvero?-
Ma si, pensò il maghetto fra sé. In fondo, se proprio doveva iniziare, poteva farlo con qualcuno rifiutato come lui.
- Ma che cos'è quest'affare?- bofonchiò Draco più tardi, osservando Veleno nel vasetto.
"Idiota, ti sembro una banana per caso?" sibilò il serpente in risposta.
- Insulta anche!- rise Harry - Buona idea Tom. Se non altro ci puoi parlare.-
- Contento tu.- Malfoy ricontrollò la lista. I libri li avevano, i guanti, le provette, bilancia, calderone e telescopio.
- Manca la bacchetta.-
Andarono dritti da Olivander e Harry lì davanti non riuscì a nascondere un sorriso malinconico. Era lì che tutto era cominciato. Era lì che la sua bacchetta l'aveva scelto come padrone. La bacchetta con la piuma di fenicie. La sorella gemella di quella appartenente a Lord Voldemort.
Entrati, il piccolo Tom si sentì un po' a disagio in quell'infinità di scaffali pieni di confezioni di bacchette.
Poi la stessa voce sommessa di undici anni prima salutò i presenti...e i scoloriti occhi del signor Olivander si puntarono sui nuovi venuti. Il vecchio sorrise, sempre uguale, sempre misterioso.
- Signor Potter...sapevo che sarebbe tornato.- disse, avvicinandosi al bancone.
- Signor Malfoy.- disse quindi, salutando Draco con un cenno. Poi posò gli occhi simili a fasci lunari sul maghetto e Tom si sentì arrossire. Lui si che l'aveva riconosciuto.
- Ero ansioso di conoscerla, signor Riddle.- disse Olivander, mettendosi subito alla ricerca della bacchetta adatta - Si, ricordo bene la bacchetta di suo padre. Proprio come ricordo la gemella, appartenente al signor Potter. Ecco...provi questa. Dodici pollici, di salice e corde di cuore di drago, eccellente per gli incantesimi.-
Tom fissò prima i padrini, poi la bacchetta che gli era stata messa fra le mani. L'agitò e...scoppiò il lampadario.
La rimise subito sul bancone, mentre Olivander che non faceva mai una piega, tornò a girare nel suo negozio. Tornò con una bacchetta di agrifoglio, poi una di faggio, una cedro, quercia. Niente. Un disastro dietro l'altro.
- Hn...- fece Olivander dopo mezz'ora di tentativi - Non ho mai fatto così tanta fatica. A parte per la signorina Granger, questo è certo.- dicendo questo i ragazzi rizzarono le orecchie ma il padrone del negozio, dicendo quello, parve come illuminarsi. Forse aveva trovato la soluzione. Non andò di nuovo fra gli scaffali, ma si chinò sotto al suo bancone ed estrasse due cofanetti. Dal secondo, prese una bacchetta lunga e nera e la diede a Tom.
Quando il piccolo Riddle la prese, un calore immerso lo avvolse...e la bacchetta lo riconobbe, sprizzando scintille rosse e dorate che proiettarono sulla parete danzanti riflessi di luce.
- Si, si...- si congratulò Olivander, insieme ai due Auror - Ci siamo signor Riddle. Tredici centimetri. Ebano e capello di demone puro. Una delle bacchette più potenti che io abbia mai fabbricato, dopo quella di suo padre.-
- Capello di demone puro?- alitò Tom sconvolgendosi a quelle parole - Ma chi...-
- Caesar Cameron.- rispose Olivander, facendo sgranare gli occhi al maghetto - Deve sapere che mesi fa Hermione Granger è venuta qui e mi ha commissionato queste.- porse le due confezioni a Tom, fissando ora Harry e Draco - La signorina mi portò due capelli del demone. Una bacchetta è per lei, è stata lei stessa a commissionarmela. Spero che possiate fargliela avere. Questa invece è sua, signor Riddle.- e puntò gli occhi sbiaditi su Tom, guardandolo come un tempo aveva guardato Harry - Una grande bacchetta per colui che diventerà un grande mago.-
Come sempre Olivander sapeva rendersi misterioso con ogni sua parola. Tanto più con quella nuova bacchetta per Hermione. Con dentro un capello di quel demone, di certo sarebbe stata un'arma micidiale.
Quando uscirono, Tom si volse ancora a guardare Olivander...che sorridendo, gli fece un inchino.

Erano quasi le quattro di pomeriggio quando i tre disperato tornarono a casa pieno di pacchi e con Veleno nel vasetto.
Entrando trovarono tutti di buon umore, anche se come minimo Edward e Ron dovevano aver avuto una giornataccia al Ministero, per rispondere della loro assenza agli altri Auror. Comunque tutti, nessuno escluso, si attaccarono alle costole di Tom per congratularsi col maghetto, raccontargli dei tempi andati e farlo sentire un po' meglio.
- Un serpente?- borbottò May più tardi davanti alla cena cinese - Gli avete comprato davvero un serpente?-
- Ho provato a dirgli di prendere un maiale, ma non c'è stato verso.- sibilò Draco, prendendosi una mezza gomitata da Elettra che ridacchiando accarezzò Pinky tutta soddisfatta - Carino, come hai detto che si chiama?-
- Veleno.- disse Tom - Ma non è velenoso e nessuno lo voleva per questo motivo.-
- Tanto Hogwarts è già piena di vipere, tranquillo.- frecciò Ron, sarcastico.
- Faccio finta di non aver sentito.- rispose Blaise con un sogghigno - Cavolo gente, mi sembra di essere tornato indietro di undici anni! Mi ricordo come se fosse ieri quando mi hanno scarrozzato per tutta Diagon Alley a comprare quel maledetto pentolone più grande di me e la bacchetta.-
- Non gli avrete mica preso anche una scopa vero?- chiese Ron, fissando i due padrini con aria inquisitoria - Vero?-
Harry e Draco nicchiarono, poi beati cominciarono a menarla sul fatto che la scopa sarebbe potuta servire, che anche Elettra al primo anno ne aveva fatta entrare una in sordina ecc. ecc.
Insomma, alla fine avevano già iniziato a infischiarsene di nuovo delle regole.
Per far vedere qualcosa di Hogwarts a Tom, Edward salì in camera di Harry a prendere l'unica cosa di Hermione, oltre ai suoi gatti e all'orologio che aveva trovato a casa di Liam Hargrave. L'album di foto della ragazza.
- Ragazzi, guardate che ho qui!- cinguettò Dalton svaccandosi sul divano - Tom, vieni che ti faccio un po' vedere che combinavano questi qua a scuola! Oh dunque...- e per prima foto, che se ne andava a spasso per l'album pieno, trovò subito una foto del diciottesimo compleanno della Grifoncina. Erano tutti in gruppo abbracciati e sorridenti.
Tom guardava le foto estasiato, vedendo Harry e gli altri così piccoli a pensarci.
- Chi è quello nudo che balla sul cubo?- chiese, aguzzando la vista.
- Oddio Harry!- Ron attaccò a ridere - Guarda...è Dean! In mutande!-
- E questa è la vostra amica Hermione, vero?- chiese May, puntando il dito sulla Granger abbracciata fra Potter e Weasley - Era il suo compleanno?-
- Si, la festa migliore che c'è uscita.- disse Blaise - Ma mai come quella di fine anno...vero Dray?-
Se c'era una cosa che non bisognava mai nominare davanti a quei due era la festa del settimo anno. Mai. Si rabbuiarono subito ma non fecero in tempo a dire "Crepate tutti quanti, bastardi!" che Ron schizzò fuori dall'album con la fatidica foto in mano, correndo via per tutta la casa e sbandierando al vento la penosa immagine che ritraeva Potter e Malfoy, nemici per la pelle, addormentati uno sull'altro con solo i boxer addosso.
Riprendere quella foto fu difficile e disfarsene impossibile Hermione le aveva messo un incantesimo che la rendeva ignifuga e impossibile da fare a pezzettini.
- Maledetta lei!- rognò Harry incazzoso, bestemmiando dietro a tutti gli altri - E tu sei un bastardo Ron! Come t'è saltato in mente di fare questa foto del cazzo eh? Ha girata per tutto il periodo degli esami!-
- Te l'ho detto mille volte che non sono stato io!- alitò il rossino mentre si sganasciava, piegato a terra con Dalton e Zabini - E poi eravate lì...la tentazione è stata forte...vero Elettra?-
- Cosaaa???- urlò anche Draco - Baley maledetta, sei stata tu?-
- Hermione c'è rimasta secca quando v'ha visto, non sarebbe riuscita a fare neanche uno scatto.- disse Elettra con occhi angelici - E poi è una vera foto d'arte. Guardate che taglio di luce ho usato...-
- Taglio un corno! Datemi quella porcheria!- sbraitò di nuovo il biondo.
- Tanto ne ho tre copie io, sei Blaise e due Ron.- cinguettò Edward appena riprese fiato. Da lì a cominciare a lanciare Cruciatus il passo fu breve e così, mentre i suoi padrini facevano una strage, Tom colse al volo l'occasione per andare in camera sua a scrivere a Caesar e Lucilla. Era eccitato e felice. Sapeva che non avrebbe dovuto esserlo, visto ciò che l'aspettava ma...Harry l'aveva accompagnato per tutto il giorno come un fratello maggiore ed era stato bellissimo.
Anche Draco, che da principio gli era sembrato indifferente alla cosa, alle fine gli aveva risollevato il morale.
Mise Veleno tutto contento sulla scrivania, levandolo dal barattolo e mettendolo sull'ibiscus che aveva accanto alla finestra e si mise subito a scrivere la lettera, senza tralasciare nessun particolare.
Era felice e non sapeva perché. Sapeva che sarebbe stato odiato e mal voluto ma il pensiero di poter imparare la magia nella famosa scuola di Hogwarts dov'erano andati tutti i ragazzi lo faceva sprizzare eccitazione da tutti i pori.
C'era stato anche suo padre lì, però. E anche sua madre.
Sospirò, posando la piuma e andando a sedersi sulla finestra. A volte non poteva fare a meno di chiedersi come sarebbe stato conoscere suo padre. Sapeva che di certo sarebbe stato più un male che un bene...ma anche Harry una volta aveva detto che era meglio conoscere le proprie radici.
Tre giorni...tre giorni e poi sarebbe stato il primo settembre.
Stava per tornare a scrivere quando vide un gufo scuro volare verso il loro palazzotto, per appollaiarsi su una delle finestre del salone al primo piano. Forse era posta per i ragazzi...ma quando cominciò a sentire voci concitate dal basso, pensò a qualcosa di grave. Scese e vide Draco tenere una lettera accartocciata fra le mani.
- Branco di bastardi, come osano?- sibilò, facendola ardere nel palmo della mano in un attimo.
- Vacci piano, può sentirti!- lo blandì May ma si accorsero subito che l'aveva fatto lo stesso. Si voltarono tutti a guardarlo e Tom si sentì improvvisamente colpevole di qualcosa.
- Cosa c'è?- sussurrò, preoccupato.
Draco tacque, troppo rabbioso e anche Harry non disse una sola parola, così fu Edward a trascinarlo sul divano e spiegargli che notizie aveva portato quella missiva.
- Era del Ministero.- gli spiegò Dalton - I tuoi fratellastri hanno saputo della tua esistenza e hanno mandato un reclamo al tribunale delle adozioni magiche. Vogliono richiedere la tua custodia.-
In un attimo tutto il pomeriggio passato svanì in una nuvola di fumo. Andare a vivere...coi Black? Coi suoi fratellastri?
Impallidì e di colpo fissò i suoi padrini con aria ansiosa - Non...non mi lascerete andare, vero?-
- Tesoro.- sussurrò Elettra abbracciandolo - Certo che no. Non lasceremo che ti portino via.-
- Anche perché non possono farlo.- disse Ron cupamente - Gli Auror li controllano, sono sotto accusa.-
- Potranno anche essere sotto accusa ma sono parenti molto più prossimi di me per Tom.- sibilò Malfoy con gli occhi grigi incendiati - Col fottuto manipolo di avvocati che hanno potrebbero ottenerne la custodia momentanea fino a nuovo ordine. E intanto lo so io cosa gli faranno!-
- Calma, stiamo calmi.- l'interruppe Blaise - Ragioniamo a mente fredda!-
- Ha ragione Draco.- s'intromise Potter - Hanno la parentela per sangue materno. Io e Malferret siamo solo dei padrini. I Riddle sono tutti morti, non ha altri parenti a parte loro che sono i suoi fratelli.-
- Ma io non ci voglio andare!- urlò Tom all'improvviso, scattando in piedi - Non voglio andare da loro Harry!-
Il bambino sopravvissuto non disse nulla. Dio, quante volte aveva sentito quella frase detta dalla sua stessa voce. Se non altro i Dursley non avevano mai cercato di farlo secco, anche se avrebbero voluto.
Guardando gli occhi lucidi di Tom, qualcosa gli si risvegliò dentro. No. Non avrebbe permesso la rovina di un altro bambino. - Va bene, d'accordo.- disse a bassa voce, ma sicuro e saldo - L'udienza coi Consiglieri è domani mattina alle nove. Lo so che è presto ma siamo stati chiamati tutti a testimoniare e non dobbiamo farci mettere sotto da quegli avvocati, perciò sangue freddo gente. Se sapremo usare la lingua, rimetteremo a posto quei due bastardi tanto che non oseranno mai più mettere le mani su Tom, ok?-
- Ok.- dissero tutti, rinfrancati.

Ma nonostante le parole di Potter, il mattino dopo erano già tutti svegli all'alba. Nuvole temporalesche imperversavano sul cielo di Londra ma gli abitanti del palazzotto non sembravano farci caso, troppo presi dal parlare riuniti in salotto...e quando Tom scese dopo una lunga notte insonne, vide che c'erano degli sconosciuti con loro.
Erano sei maghi sulla quarantina, distinti, con baffi curati e mani eleganti.
Come venne a sapere durante il tragitto in macchina verso il Ministero, due erano avvocati di Edward, gli altri quattro erano di Draco che anni prima di erano occupati di salvare sua madre dall'accusa di aver ucciso Bellatrix con la legittima difesa. Ne avevano discusso a oltranza dalle undici di quella notte precedente fino alla mattina e anche se la cosa non si presentava facile, erano tutti molto agguerriti.
Ciò che però Harry aveva ormai capito, era che quella non sarebbe stata solo una semplice discussione sulla custodia. Era una vera e propria presentazione di Tom al mondo magico, davanti al Wizengamot, davanti agli Inquisitori, ai Consiglieri...e tutti, con le dita puntate, avrebbero di nuovo parlare e condannato senza ascoltare.
In silenzio, uno dopo l'altro i ragazzi entrarono al Ministero attraverso la cabina del telefono. Nell'immerso salone sembrava non esserci nessuno ma avrebbero potuto scommettere che un gran numero di maghi li stavano osservando.
Tom stava stretto fra i suoi padrini, pallido, stanco. Triste.
Passarono l'ufficio Misteri ma il tempo sembrava non scorrere. Presero numerose scale, scendendo sempre più in basso, sempre più a più in profondità. Oltrepassarono numerose porte, sempre le stesse, sempre pesanti con enormi chiavistelli di ferro. Poi si fermarono di fronte all'Aula numero nove. Dovettero farlo per forza.
Lì un numeroso gruppo di avvocati attorniava i fratelli Lestrange, con loro Jocelyn Black.
Quando li videro, Draco non si stupì troppo di sentire Vanessa singhiozzare. Dio, che attrice...
Aveva guardato Tom con occhi sgranati, colmi di rimpianto e affetto. Incredibile...
Rafeus Lestrange scoccò un'occhiata al fratello minore...poi tornò a consolare la sorella, abbracciandola.
- Come hanno potuto...- singhiozzava quella maledetta, con un fazzoletto premuto sul viso - Come hanno potuto nascondercelo?!-
Tom si avvicinò di più a Draco, evitando di guardarli. Ma perché piangeva?, si chiese. Perché lo faceva?
- Stai tranquillo.- gli sussurrò il biondo - Ci siamo noi.-
- Si, non ti preoccupare.- gli disse anche Ron, posandogli una mano sulla spalla - Andrà tutto bene.
Poi finalmente entrarono. I primi furono i Lestrange, quindi il loro gruppo. Come Harry prima di lui, Tom boccheggiò trovandosi in quella segreta enorme, dalle pareti alte e fredde, con torce che illuminavano l'indispensabile.
- Che Thomas Maximilian Riddle si sieda.- disse una voce fredda sulle loro teste.
Gli Auror indicarono al maghetto la sedia in mezzo alla grande sala, coi braccioli coperti di catene. Lui, tremando e guardando Harry e gli altri per l'ultima volta, vi si diresse...e vi si sedette, sempre più a disagio.
Gli sembrava un incubo. Quando alzò lo sguardo davanti a sé, vide sedute una ventina di persone sulle panche che formavano il Wizengamot. Marchiati con la W d'argento, i Consiglieri Maggiori lo fissavano con gli occhi ridotti a fessure, dall'alto al basso. Le loro espressioni severe lo facevano sentire un accusato.
Al centro della fila, Jonathan Orloff, Ministro della Magia. Alla sua sinistra l'immancabile Umbridge, alla sua destra un vecchietto dall'aria svagata, dalla lunga barba e con la gobba. Robert Rainolds stava seduto poco sopra.
I Lestrange sedettero nelle panche a sinistra, i ragazzi a destra. Gli avvocati si misero in fila al fianco di Tom.
- Molto bene.- disse Orloff - Dal momento che siamo tutti presenti, possiamo cominciare. Udienza del 28 agosto. Thomas Maximilian Riddle, sei stato convocato per una richiesta di adozione portata avanti dai tuoi parenti. La famiglia Black e i tuoi fratelli di sangue da parte di madre hanno richiesto in data odierna la tua custodia. Prego, se gli avvocati della famiglia Lestrange e Black vogliono iniziare...-
Il primo davanti a Rafeus si fece avanti e dette una rapida occhiata al piccolo Riddle con uno sguardo scintillante.
- Ministro, i miei clienti richiedono l'adozione del qui presente Thomas Maximilian Riddle in quanto legati da sangue materno. La richiesta viene presentata solo oggi in quanto i miei clienti sono venuti a sapere solo da pochi giorni l'esistenza del ragazzo. E trovo ignobile che persone come Auror abbiano potuto nascondere una simile informazione che ha portato ai Black e ai Lestrange un profondo dolore famigliare.-
- Chiariamoci, signor Ministro.- intervenne il legale di Draco - La famiglia Lestrange non è mai venuta a sapere dell'esistenza del bambino finanche nessuno dei miei clienti l'ha saputo. L'imputato ha vissuto nel Golden Fields nella dimora della sua matrigna fino a due mesi e mezza fa, in quanto Lucilla dei Lancaster era l'unica ad averne piena custodia.-
- Mi permetta, avvocato.- intervenne la Umbridge cominciando a infastidire i ragazzi con la sua voce odiosa - Ma non credo che un demone di stirpe possa avanzare diritti su un essere umano.-
Nel frattempo, mentre il colloquio proseguiva, cominciarono a entrare nell'aula senza che nessuno potesse fermarli sia il gruppo di Jess, con Tristan presente, sia Sirius con Remus, Kingsley, Tonks e Malocchio Moody.
- Mi permetta lei, Consigliere.- continuò l'avvocato di Draco - Ma la signorina Lancaster ha sposato regolarmente il padre di questo ragazzo. Quindi è per diritto l'unica a doverne rispondere senza contare che non mi pare ci siano leggi che impediscano a un demone di stirpe di avere rapporti con gli umani.-
- Mi faccia il favore.- sibilò la Umbridge con tono dolciastro - Quando si parla di Tom Riddle come essere umano non c'è niente che possa essere considerato legale. E visto che parla della signorina Lancaster...mi dica, come mai ora il ragazzo vive con i suddetti Auror Harry Potter, Ronald Weasley, Draco Malfoy, Edward Dalton, May Aarons e i due civili Blaise Zabini ed Elettra Baley? Si tratta per caso di una norma di sicurezza o lo tenete prigioniero dalla sua vera famiglia?-
- Voglio ricordarle che il signor Malfoy è cugino di primo grado per il ragazzo.- rispose quello, piccato.
- Si ma i miei clienti sono i suoi fratelli da parte di madre!- disse l'avvocato dei Lestrange - E visto che ora il ragazzino vive con i suoi padrini, ora loro ne richiedono la piena custodia e anche l'adozione, con la conseguente accettazione del cognome Lestrange per il signor Riddle. È la cosa migliore per tutti.-
- Migliore per tutti un corno!- sbottò Draco furibondo.
- Signor Malfoy, tenga a freno la lingua.- lo zittì Orloff ma ci si mise di mezzo anche Harry, battendo un pugno sulla panca - Ma signor Ministro, la signorina Lancaster l'ha affidato a noi! E lei sa perfettamente bene che essendo figlio di Lord Voldemort, Tom ha un grande peso sulle spalle e andare ad vivere con gente che si è sempre sfacciatamente definita come la prima a voler sterminare babbani e mezzosangue, mi sembra un vero insulto alla vita diversa che potrebbe avere.-
- Signor Potter...- insinuò la Umbridge - Sta per caso dicendo che intende crescere questo bambino da solo con l'aiuto del signor Malfoy? Quanti avete ora entrambi, mi dica? Venti, ventuno?-
- Ventidue.- rispose il moro a denti stretti - Questo non cambia i fatti. Io e Draco siamo stati designati suoi padrini, è con noi che deve stare. Non con gente che lo sfrutterebbe per la sua fama!-
- Si e lei è molto esperto in questo campo vero?-
- Senta lei!- sbottò Ron mettendosi in piedi, con un usuale scatto di rabbia che avveniva quando Harry veniva insultato a causa del suo passato - Non può mandare un bambino undicenne a vivere con i Mangiamorte!-
- Mangiamorte?- strillò Vanessa, attaccando con la sceneggiata - E' un oltraggio! Io rivoglio mio fratello!-
- Silenzio, per favore!-
Quella massa di grida si fermò quando il vecchio mago seduto alla destra di Orloff batté il bastone sulla panca. I ragazzi si girarono verso di lui, mentre pareva che quello, mezzo cieco, cercasse di metterli a fuoco.
- Buon giorno signor Weasley.- disse il vecchio - Si ricorda di me?-
Ron strabuzzò gli occhi - Ecco...veramente...-
- Ero quello in vestaglia nell'ufficio di suo padre l'altro giorno.-
Stavolta sul Wizengamot cadde un silenzio più imbarazzato mentre Auror e Lestrange credevano fosse uno scherzo. Ma in effetti Percival Burton era sempre stato un tipo strano e a suo favore, uno dei migliori amici di Silente.
- Oh...- Ron annuì, confuso - Si, certo. Mi ricordo.-
- Bene, ora mi dica signor Weasley...ha detto che i fratellastri del ragazzo sono Mangiamorte. Ne ha le prove?-
Ron inspirò a fondo, fissando attento il vecchio Consigliere - Vorrei mettere a conoscenza il Wizengamot del fatto che gli Auror del Ministero tengono sotto controllo la famiglia Lestrange da un po' di tempo. Non vorrei entrare ora in un altro caso ma mandare il figlio del Lord Oscuro a vivere con coloro che l'hanno sempre seguito in ogni sua azione punitiva mi sembra un vero delitto. Abbiamo le prove che nella casa di campagna della famiglia Black nel Devon sono entrati e usciti numerosi soggetti etichettati a rischio da Duncan Gillespie, Capo degli Auror. Quindi, se mi permette, non credo che un nucleo famigliare simile con certi precedenti sia un buon ambiente per un ragazzino.-
- Hai sbagliato mestiere, sai?- gli sussurrò Blaise all'orecchio.
- Mi perdoni se cavillo Ministro Orloff...- sibilò a quel punto Vanessa, furibonda - Invece una casa di Auror e una matrigna demone di stirpe sono un nucleo migliore di quello che gli possiamo offrire noi come suoi fratelli legittimi?-
- Mi ha tolto le parole di bocca.- squittì la Umbridge - Signor Potter, lei vive a contatto col pericolo ogni giorno. Crede che lei saprà garantire un'esistenza serena a questo ragazzo visti gli articoli degli ultimi giorni?-
Harry per un attimo sentì un balzo al cuore. La sua stessa vita non era serena...come avrebbe potuto occuparsi di Tom?
Guardò gli occhi blu spaventati del piccolo Riddle...e si sentì male.
- Mi vuole rispondere, signor Potter?-
- Non sarà necessario.- disse una voce alle loro spalle.
Come se si fosse formata da un'ombra, Lucilla dei Lancaster apparve sulla porta avvolta di un abito di raso bluastro come la notte, i capelli lunghi raccolti parzialmente sul capo. E l'aria irritata ma combattiva.
- Signorina Lancaster!- alitò Orloff, mentre i Lestrange impallidivano vistosamente.
Lucilla ignorò i presenti e lo scompiglio causato, andando dritta sotto le panche del Wizengamot e senza fare una piega buttò sotto i loro penosi nasi una pila di vecchi documenti ingialliti, attendendo paziente.
- Che cos'è questa storia!?- sbraitò Jocelyn Black.
- Non le doveva essere permesso di entrare!- rincarò Vanessa, tremante di collera.
- Fate silenzio!- sibilò Lucilla, rintuzzandole con una sola occhiata. Poi tornò ai Consiglieri, con aria quanto mai disgustata - Quelli sono i documenti che firmammo io e il mio defunto marito la notte che nacque il bambino. Sono legali e in quanto moglie di Tom Riddle, ho firmato per l'adozione di suo figlio nonostante non fosse mio. Quindi la madre sono io legalmente.-
- Oh, qui non ci piove mia cara.- disse Percival Burton, sorridendole appena - Come stai Lucilla?-
- Bene, la ringrazio signor Burton.- rispose lei calmandosi per un secondo.
- Non potete accettarlo!- sbraitò Rafeus - Se non lasciate a noi la custodia di nostro fratello perché siamo stati accusati di essere Mangiamorte senza prove, allora non dovreste neanche lasciare il bambino nelle grinfie della donna che ha sposato il Lord Oscuro.-
- La signorina Lancaster ha aiutato Harry Potter nell'eliminazione del Lord Oscuro, se non ricordo male le vecchie udienze, signor Lestrange e anche lei dovrebbe rammentarselo, visto che ha urlato vendetta a gran voce quel giorno nell'aula, o sbaglio?- cinguettò Burton con incredibile faccia di bronzo, mentre gli atri Consiglieri borbottavano fra loro - E comunque questi documenti parlano chiaro, caro ragazzo. La signorina ha sposato il padre del suo fratellastro e quattro anni fa ne ha sottoscritto la totale custodia e adozione. Quindi è lei la madre del bambino.-
- Si, Percival...- soffiò la Umbridge viola per l'impotenza - Ma non dobbiamo scordare dove vive la signorina. Trovo seccante che un bambino possa vivere in un tale luogo.-
- Sa cosa trovo io seccante?- replicò Lucilla a tono, mentre il Wizengamot pensava terrorizzato a qualsiasi ripicca quella demone di stirpe avrebbe mai potuto inventarsi nel caso l'avessero fatta arrabbiare sul serio - Essere dovuta uscire dal mio palazzo per una tale e indecorosa richiesta da parte di gente che ha calpestato cadaveri di babbani e mezzosangue per anni, Miss. E per quanto riguarda il luogo dove vivo, tendo a ricordarle che io stessa ho accettato che Tom andasse a vivere coi suoi padrini appunto per allontanarlo da un ambiente poco adatto a un mago umano undicenne, perciò se la smette di elencarci ovvietà potrà accorgersi col suo arguto intelletto che non c'è luogo migliore per il figlio del Lord Oscuro che l'ala protettiva del bambino sopravvissuto. E questo è tutto quello che avevo da dire.-
Cazzo. Lucilla era e sarebbe rimasta sempre una grande.
Harry e gli altri poterono cantare vittoria qualche minuto più tardi quando Orloff, sbattuto dall'apparizione della Lancaster e annoiato dagli strilli della signora Black, chiuse l'udienza con una totale respinta della domanda di adozione per Tom Maximilian Riddle da parte dei due fratelli Lestrange.
Sentito il verdetto, Vanessa scoppiò a piangere come una fontana e Tom saltò in piedi a molla, dirigendosi ad abbracciare fortissimo Lucilla che lo strinse a sua volta, sorridendogli. Ma non fu la sola, venne abbracciato da tutti quanti, Harry e Draco compresi anche se coi loro modi non erano proprio un esempio di dolcezza ma la felicità del piccolo Riddle bastò a compensare le parole che non potevano essere ancora dette.
La cosa purtroppo non finì lì. Fuori dall'aula mentre May spariva insieme a Orloff, Vanessa si dette all'ultima interpretazione quando uscì Lucilla col bambino.
S'inginocchiò ad abbracciare Tom, supplicandolo di credere che presto sarebbero tornati insieme. Rafeus invece fu più chiaro con gli Auror. Si piazzò davanti a Draco, passandosi la lingua sulla bocca con occhi famelici.
- Attento cuginetto...non scherzare troppo col fuoco!-
- Ma tu guarda, stavamo per dirti la stessa cosa.- sibilò Malfoy in risposta.
- Prima o poi mi arriverai a tiro, sappilo!- disse Lestrange, puntando poi gli occhi scuri anche su Harry - E allora, bambino sopravvissuto farai una brutta fine.- ghignò, scrutandogli la cicatrice. Lo stesso fece con quella di Lucilla, che spiccava fuori dalla scollatura del suo abito.
Si. I bambini sopravvissuti ancora non avevano idea di cosa li aspettava.
Avevano un asso nella manica che avrebbe fatto tremare ogni loro sicurezza...ogni vittoria raggiunta in quegli anni. E ora che avevano anche il sangue di un diretto discendente di Voldemort, presto l'Oscuro Signore avrebbe di nuovo adombrato la terra dei maghi.

 

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17° ***



 


31 agosto, ore 6.30.
Harry Potter dormiva a pancia in sotto nel suo letto matrimoniale, a torso nudo a causa del grande caldo che da giorni imperversava su Londra. Le lenzuola aggrovigliate attorno alle gambe, i capelli spettinati sul cuscino.
Le finestre chiuse erano serrate per fare in modo che niente disturbasse il suo sonno ma il bambino sopravvissuto non aveva fatto i conti con un altro bambino. Un piccolo mago eccitato e impaurito al tempo stesso.
- Harry...-
Potter fece una smorfia nel sonno, girandosi verso la sponda vuota di Elettra, che era partita di nuovo per il ritiro.
- Harry...-
La voce di prima s'infilò nei suoi sogni, infastidendolo. Senza esserne cosciente prese il cuscino della sua ragazza e se lo schiacciò sul capo, ma quando un paio di mani lo scossero dovette aprire le palpebre per forza e i suoi occhi smeraldini misero a fuoco la sua più grande spina nel fianco dopo Draco Lucius Malfoy.
- Tom...- mugugnò, distrutto - Vattene a letto!-
Il piccolo Riddle, che gli si era infilato in camera e poi gli era anche saltato nel letto, si mise a sedere a gambe incrociate, appoggiandosi alla sua schiena che Harry gli aveva girato apposta, ma il maghetto non cedette.
- Harry...non ho più sonno! Senti...mi sa che questa cosa non andrà a buon fine. Posso stare a casa?-
- Non ci pensare neanche piccolo mostriciattolo...- rispose Potter con voce impastata.
- Ma potrebbero scatenarsi un mucchio di guai a causa mia! Potrebbe succedere qualcosa di grave!-
- L'unica cosa grave che potrà accadere è che io ti strozzi se non te ne vai subito a dormire!- sbottò l'ex Grifondoro nervoso - Vattene da quel balengo di tuo cugino!-
- Ci sono andato. Ma mi ha chiuso fuori.-
- Sempre furbo quello...- si schifò Potter - Dai Tom! Torna a nanna!-
- Harry ti prego, ti prego! Non mandarmi a scuola!-
- Vatteneee...- supplicò Harry ma alla fine dovette per forza di cose scendere in cucina, altrimenti quel maledetto piccolo mostriciattolo non l'avrebbe più lasciato in pace. Certo però non lasciò il balengo a dormire mentre lui faceva il suo dovere di padrino tutto da solo. Come un forsennato sbarellò la porta della camera di Malfoy e fregandosene che fosse a letto mezzo nudo con May addormentata al suo fianco, lo afferrò per una gamba e lo trascinò giù per le scale, facendogli spaccare la testa su ogni gradino.
- Possibile che mi devi dare il tormento anche all'alba?- sbraitò Draco poco più tardi, semi vestito e davanti a una tazza di caffè - Non ti sopporto più Sfregiato! Spero che sia l'anno buono che finalmente qualcuno ti faccia secco!-
- Grazie altrettanto.- rispose Harry, versandosi una tazza di caffè nero a sua volta.
- E così si torna a Hogwarts...oh, che bello! Non vedo l'ora di rivedere la mia foresta!- cinguettò Gigì seduta sulla tesa biondo platino di Malferret - Sarà fantastico tornare a casa!-
- Si, una figata.- si schifò Draco - Scendi da lì, cretina.-
- Come ti permetti, stupido umano?!-
- Vediamo di finirla eh?- bofonchiò Potter distrutto - Non ho voglia di sentire altre paranoie! E tu vedi di fare almeno colazione o non arriverai a stasera sulle tue gambe, mostriciattolo.- ordinò a Tom, vedendolo indugiare davanti al bacon e alle uova strapazzata. Il piccolo Riddle doveva avere lo stomaco chiuso...e anche un'aria abbacchiatissima.
- Eddai, finiscila di castigarti così.- sbuffò Malfoy, appoggiando il capo contro il tavolo - Vedrai che una volta a scuola te ne fregherai di quello che pensa la gente. Avranno tutti così paura di te che non oseranno neanche alzare gli occhi quando passi.-
- Già...è dei Serpeverde che mi preoccuperei.- replicò Potter - Come minimo lo accoglieranno col tappeto rosso.-
- E con...mia sorella?- chiese Tom preoccupato.
- Avrai poche ore con lei e farò in modo di essere sempre presente.-
Il maghetto fissò Harry stranito - E come?-
- Sono un Animagus. Mi trasformerò in un'aquila e me ne starò appollaiato in aula.-
- E credi che mia cugina non sappia cosa puoi fare?- ghignò Draco serafico - Illuso.-
- Infatti voglio che sappi che la controllo, non mi sembra di aver mai detto il contrario Malferret.-
- Fa un po' come cavolo ti pare.- mugugnò il biondo agitando la mano con fare annoiato.
Erano le nove quando la casa cominciò a svegliarsi. Blaise fu il primo a salire in cucina tutto arruffato, solo coi pantaloni del pigiama e quando vide quei tre già in piedi, fu tanto saggio da non aprire la bocca con nessuna frecciata, altrimenti sarebbe stato Schiantato alla parete. Il secondo fu Ron che però entrò in casa direttamente dalla porta.
E lui si che era vestito...come la sera prima! Fece piano le scale ma quando li trovò già tutti in piedi, Edward compreso che sbadigliava al vento svaccato sul divano, dovette per forza sostenere lo sguardo inquisitorio di Harry.
- E allora?- sbottò Potter mentre dal secondo piano si sentivano i passi frenetici di Tom che faceva il solco in camera sua - Dai Ron! Mi dici con chi diavolo ti vedi si o no?-
- Sarà mica sposata!- disse Gigì con uno sguardo penetrante.
- Ma che sposata!- il rossino agitò le mani, scocciato - Fatemi il favore...fate finta di niente, ok?-
- Non è che ti sbatti una nostra conoscente?- chiese Draco acuto - E' per questo che non ci dici niente Donnola?-
Cazzo. Ma gli affari loro mai vero? Accidenti!
- E' brutta e vecchia? O magari ha dei figli?- riecheggiò Blaise.
- Sarà mica un uomo!- sbottò allora Edward, ricordando tanto a Ron un discorso fatto con Hermione quattro anni prima. Li mandò categoricamente al diavolo, rifiutandosi di stare a sentire la voce mielosa di Potter che lo seguì fino in bagno, incurante che il suo migliore amico gli avesse prima chiuso la porta sul naso.
Andarono avanti così per mezz'ora, poi scese anche May e fu il caso di smetterla di parlare come maschi da caserma. Un quarto alle dieci, Tom stava già sclerando. Arrivarono anche al punto che pensarono di dargli un goccetto di whisky incendiario ma poi May li prese a ceffoni uno per uno e con la sua mano femminile e sforzandosi di essere un po' materna riuscì a calmare il bambino quel che bastava perché arrivasse Zero, il falco di Lucilla, sulla loro finestra.
La lettera era per il maghetto e quando Tom lesse le parole di sua madre, di Caesar e di Demetrius, non poté che impedirsi di sorridere. Non seppero che magia avesse fatto la Lancaster, ma da quel momento Tom se ne stette buonino e non cercò più di chiudersi nello sgabuzzino fatato delle scope.
Era ancora nervoso, vero...ma sembrava più consapevole di se stesso e questo rinfrancò un po' tutti.
Il treno partiva alle undici e arrivarono puntali, un po' a smaterializzazione, un po' in macchina, davanti a King's Cross verso le dieci e mezza.
- Cavolo, mi sento eccitato come se dovessi tornarci io fra i banchi.- sorrise Edward, mentre entravano in stazione.
- Sai quale sarà la figata?- ghignò Ron - Che stavolta non dovremmo più stare attenti a quello stronzo di Piton che frega i punti a ogni singola cazzata! Ah, che goduria! Vero Harry?-
- Niente più fughe di notte, niente più sotterfugi...- Potter fece una smorfia divertita - Dov'è finito il bello ragazzi?-
- Ma lascia stare.- Blaise gli dette una pacca sulla spalla, mentre aiutava Tom a mettere il baule sul carrello.
- Sono proprio curiosa di vederla questa Hogwarts.- sorrise May, accanto a Draco - A quanto raccontate sembra il paese delle meraviglie. Se...non contiamo i Mangiamorte che vogliono ucciderci e le infinità di trappole che ci aspettano.-
- Se non altro stasera rivedremo gli altri!- sorrise Ron - Chissà Seamus, Neville e Dean che combinano!-
- Sai che bello...- replicò Zabini - Io e Draco dovremmo invece stare attenti al collo.-
- Che ci provino.- sibilò il biondo, facendosi largo fra la folla - Che palle, ci sono sempre e solo babbani qua! Ehi Tom... Tom! Non ci pensare neanche a filartela! Ti avverto che se ti smaterializzi vengo a riprenderti e ti mordo!-
- E guarda che è parecchio velenoso.- rincarò Harry, fissando trucemente il piccolo Riddle che provava ogni tanto a fare retromarcia alla chetichella. Ecco, finalmente erano fra i binari nove e dieci e il maghetto guardava il suo biglietto con fare stranito. 9 e 3/4 ...si, pensò smarrito. Se non lo avessero accompagnato, di certo a quell'ora sarebbe stato nel pallone come Harry, undici anni prima. Guardò divertito Edward, Blaise, May ed Edward entrarci per primi, poi Potter gli disse di entrare nella parete di corsa e il piccolo Riddle, guardando l'ultima volta la stazione di King's Cross, capì che non avrebbe più potuto tornare indietro. Ok. Era ora.
Prese la rincorsa e andò dritto, pregando che non si fosse richiuso come gli aveva raccontato Ron il pomeriggio prima, quando lui e Harry ci si erano schiantati contro a casa di un elfo domestico. Occhi chiusi e denti stretti...alla fine si ritrovò attraverso il varco, fermando il carrello di colpo e trovandosi davanti a una locomotiva nera e rossa.
Alzando gli occhi vide il tabellone: binario 9 e 3/4 , espresso per Hogwarts. Partenza 11.00.
Sorrise nonostante tutto, anche se vide una folla micidiale di studenti...mamma, erano così tanti...
A capì chino aspettò Harry, Ron e Draco, poi raggiunse gli altri verso la coda del treno, visto che i primi scompartimenti erano tanto pieni che gli animali e le loro gabbie cominciavano a straboccare.
Trovato un vagone libero e bene attenti a non farsi notare troppo, gli Auror cominciarono ad aiutare il ragazzino con quel maledetto baule che ogni anno che passava diventava sempre più pesante, quando Harry imprecò.
- Che c'è?- chiese Blaise - Hai scordato qualcosa?-
- Porca...la ricarica! La ricarica per il cellulare di Tom!- sbuffò il moro, volgendo lo sguardo verso la tabaccheria interna al binario, costruita da pochi anni - Dite che le hanno?-
- Dovrebbero.- disse Ron, attento a come teneva il barattolo di veleno - A quanto mi ha detto Ginny hanno di tutto, specialmente cavolate di Londra da quando Silente ha accettato la rete telefonica per gli studenti babbani sulla scuola.-
- Perfetto, allora vado a prenderla...- bofonchiò Tom, deciso a cominciare a darsi una mossa. Si fece dare i soldi dai padrini che lo guardarono come se gli fossero spuntate corna e coda, ma marciò comunque dritto verso l'interno del binario, adibito a cartoleria, tabaccheria e spazio ristoro. Salì una grande scalina e al piano superiore trovò la tabaccheria dove comprò la ricarica e anche delle pastiglie per il mal di treno magico visto che aveva già la nausea ancora prima di partire. Naturalmente chiese tutte queste cose alla negoziante con capo chino, ma ringraziò cortesemente e poi tornò sui suoi passi...almeno fino a quando qualcuno non gli diede una spallata.
Si girò prima di ricordarsi di non alzare il viso e si trovò davanti a un corpulento ragazzo del settimo anno, Serpeverde.
Quello, coi capelli castano scuro e un viso quadrato da bulldozer, lo fissò con tanto d'occhi subdoli e luccicanti.
- Fabian!- urlò, girandosi verso un ragazzino più piccolo ma del tutto simile a lui - Fabian, vieni!-
- Scusa ma devo andare!- biascicò Tom, ricordando le parole di Harry. Accidenti ai Serpeverde, doveva stare più attento! Ma quando mise un piede sulla scala per scendere di volata, un altro spintone gli fece perdere l'equilibrio. Fece appena in tempo a girarsi per capire che era stato un ragazzino coi capelli color sabbia, con spessi occhiali tondi e l'aria sulla luna a scontrarsi con lui...perché entrambi volarono giù dalla gradinata a rotta di collo, schiantandosi addosso all'unica persona che, con un lettore cd nelle orecchie, era rimasta sotto alla scala senza sentire le loro urla.
La investirono...e quando Tom, dolorante, cercò di tirarsi su, sentì un forte profumo di fiori. Alzando gli occhi, vide la stessa ragazzina dai capelli lunghi e corvini che aveva visto al Ministero...solo che stavolta aveva le ciocche e le lenti a contatto rosa elettrico.
Lei aveva perso anche gli occhiali colorati, insieme alla borsa che si era rovesciata a terra con annodata una bandana della bandiera americana. Stava come minimo per chiedergli dove diavolo guardava quando il ragazzino biondo, che stava praticamente seduto sulla schiena di Riddle, si mise in piedi e li aiutò ad alzarsi uno per uno.
- Oh...scusate, scusate tanto!- disse il moccioso, mettendosi gli occhiali mezzi storti sul naso. Non sembrava eccessivamente dispiaciuto ma il suo sorriso disarmante impedì anche alla ragazzina d'inveirgli contro.
- Ti sei fatto male?- chiese l'impedito prima a Tom.
- No...non è niente.- annuì il piccolo Riddle, aiutando la ragazzina a raccogliere le sue cose. Quando le prese gli occhiali rosa vide che erano rotti, così estrasse la bacchetta e memore degli insegnamenti di Hermione sussurrò - Oculus Reparo.- e le lenti in un attimo si aggiustarono, sotto l'occhiata interessata dei due ragazzini.
- Grazie.- disse la ragazza stupita. Poi però, se possibile, divenne ancora più pallida...indicando il viso di Tom. Riddle credette che l'avesse riconosciuto ma lei, visibilmente atterrita, gl'indicò il sopracciglio.
- Sangue...- alitò, evitando di guardare - Ti esce del sangue...-
- Oh, è vero!- il biondino dall'aria svitata frugò nella tasca un cerotto con un sopra un porcellino con le ali e senza tante storie lo spiaccicò sul sopracciglio destro di Tom che, non potendo fare altro, lo ringraziò debolmente. Ci mancava andare in giro con un porcellino azzurro con le ali sulla faccia!
- Scusatemi ancora.- cinguettò il biondino, con una faccia paciosa e tonda. Era il ritratto della salute. Poi, dopo aver ripreso i suoi libri se la filò verso quelli che dovevano essere i suoi genitori, lasciando Tom e la ragazzina intenti a chiedersi che razza di tipo fosse mai quello. Persa di vista anche lei, anche se il suo inconfondibile profumo sembrava aleggiare ovunque, il piccolo Riddle tornò dritto al binario per evitare altri incidenti.
- Ma che hai sulla fronte?- gli chiese May preoccupata quando tornò dal gruppo.
- Niente, sono caduto dalle scale.- ammise - E un ragazzo mi ha dato questo cerotto.-
- Cos'è quella roba disegnata? È un procione?- disse Ron, alzando un sopracciglio.
- No...a me sembra un panda.- disse Edward.
- E basta, fatela finita anche voi imbecilli.- sbuffò Draco, al limite di una crisi di nervi. Tornare in quella cazzo di stazione gli aveva fatto tornare in mente il suo ultimo anno e ora voleva pensare a tutto forché a Hermione.
In quel mentre però, qualcuno degli studenti fece l'errore madornale di riconoscere Potter...e come un ossesso, si mise a urlarlo in tutto il binario, attirando praticamente l'attenzione di tutti, animali compresi.
- Harry! HARRY POTTER! Sei tu!-
Da una folla vociante e bisbigliante a cui ormai il moro non faceva più caso, uscì un ragazzo biondo con ricci da cherubino, affascinante ed elegante con la divisa da capo scuola. Era un Grifondoro del settimo anno...
- Harry, che piacere!- urlò quello di nuovo, abbracciandolo e lasciandolo senza fiato per la morsa che aveva al posto delle braccia - Anche tu Ron! Ragazzi, non vi ricordate di me? Sono Brian! Brian King! Stavo sempre...-
- Stavi sempre con Colin Canon e suo fratello minore, si mi ricordo.- rognò Harry con una risata divertita.
- Cavolo, che bello!- disse il figlio maggiore di Daniel King, duca di Tenterdon - Sono così felice di rivedervi! Allora è vera la voce che siete Auror e starete con noi tutto l'anno! È un vero onore!-
- Bhè...noi dovremo lavorare. Non veniamo per divertirci.- abbozzò Weasley.
- Si ma voi siete leggenda! E dov'è Hermione Granger? Cavolo, il Trio Miracoli è tornato!-
- Dio, qualcuno lo abbatta.- frecciò Draco, a fianco di Harry.
- Malfoy?- Brian King lo guardò stranito - Ma allora...tutto quello che ho letto sul giornale è vero?- abbassò lo sguardo e sbiancando vide Tom, nascosto fra i due padrini - Harry, allora è vero! Lo mandi davvero a Hogwarts!-
- Se ci va un King ci può andare chiunque, non credi Brian?- frecciò una voce impastata alle loro spalle.
Il piccolo Riddle sgranò gli occhi quando vide il ragazzino del Ministero, quello della palla da basket.
- Damon.- sbuffò Malferret che lo conosceva bene - Mi sembrava strano non averti visto in giro...-
- Draco.- rispose quello con una smorfia - Ti facessi sentire ogni tanto sarebbe più facile, no?-
- Damon!- disse anche Brian - Che faccia hai! Ma stai bene?-
- No, per niente.- mugugnò Damon Howthorne, pallido e con le occhiaie - Ho avuto nottate migliori.- e senza dire altro buttò malamente il suo baule sul vagone, già stanco. Poi si girò a guardare il gruppo con aria serafica.
- Ciao Tom.- disse, scazzato - ...Ma che hai sulla testa? Un panda con le ali?-
- L'avevo detto io che era un panda.- ridacchiò Edward dalle retro vie.
- Allora ragazzi? Mi spiegate questa storia?- chiese Brian poco dopo, quando tutti gli studenti additavano Harry Potter l'eroe, il bambino sopravvissuto, e Tom Riddle, il figlio del suo nemico.
- Nessuna storia.- disse Harry pacato, mentre tutto il binario stava con le orecchie ritte per sentire - Ha undici anni, è un mago e deve imparare a usare la magia. Stessa solfa per tutti no?-
- Si ma...-
- King, fatti gli affaracci tuoi eh?- sbuffò Damon salendo sul vagone - Piuttosto, dov'è quell'oca di tua sorella?-
Quel Brian sorrise appena, scuotendo il capo - E' già salita, ti aspetta. Comunque,- disse rivolgendosi di nuovo a Harry - se non ci sono problemi allora vorrei saperlo. Non mi piace credere in cose non vere.-
Ron sogghignò. Accidenti, il marmocchio del secondo anno era diventato un mezzo duro! Stavano per spiegargli come stavano davvero le cose quando il controllore del treno, che vagava sulla linea gialla controllando famigliari e studenti impertinenti, attaccò a soffiare nel suo fischietto come un forsennato. E l'intera squadra di quidditch di Grifondoro, ne riconobbe l'arrivo. Sei ragazzi dal quinto anno in su, Brian King compreso, urlarono gioiosi quando una Firebolt sfrecciò sulla locomotiva dopo essere passata abusivamente dal passaggio segreto.
- Elettra?- allibì Harry - Elettra!- sbottò poi serio - Ma che ci fai qua!?-
- Signorina Baley!- urlò invece il controllore, raggiungendoli mentre lei scendeva tranquilla dalla scopa del suo ragazzo - Credevo di poter stare in pace senza di lei ma a quanto pare non la smette di tormentarmi eh?-
- Oh, per l'amor del cielo Bud!- disse la biondina con aria angelica - Sono solo venuta a salutare, niente di più!-
- E non può farlo con le sue gambe come tutti gli altri?-
- Non potevo certo rischiare di arrivare in ritardo. Sa quanto ci va dallo Yorkshire a qui? Il mister mi ha detto che se non torno lì fra mezz'ora mi butta fuori dalla squadra!- Elettra ignorò le espressioni allucinate dei suoi coinquilini che, cronometro alla mano stavano facendo i conti sulla velocità che aveva usato fin lì, e venne sommersa dalla vecchia squadra di Grifondoro. La chiamavano ancora tutti capitano, anche se ora era Julian Foster il capo squadra, amico di Brian King che era il cacciatore di punta. Di certo con la sua bravura era diventata ancora più popolare dopo che se n'erano andati loro, pensò Harry senza nascondere un sorriso.
- E allora?- le chiese Draco - Piccoletta, che sei venuta a fare?-
- A salutare Tom no?- sorrise la Baley - Non potevo certo lasciarlo partire da solo con voi!- e ridacchiando abbracciò il piccolo Riddle, scatenando lo stupore di mezza Grifondoro attorno a loro. Erano sconvolti, ma Potter capì che la sua ragazza l'aveva fatto apposta. Essendo più fresca e molto amata dalla casa dei grifoni, Elettra stava sfruttando la sua fama per mettere in buona luce il piccolo Riddle. Cosa che di certo lui, come bambino sopravvissuto, non avrebbe potuto fare. E dette il colpo di grazia alla marmaglia miscredente quando baciò il bambino sulla guancia, stecchendolo.
- Bene, adesso posso andare.- sentenziò mentre Tom stava imbambolato a fissarla già cotto, ma prima di risalire in groppa alla scopa Elettra si volse verso Brian King - Ehi Binny!- cinguettò con la sua solita dolcezza - Se Tom finisce a Grifondoro come spero, mi raccomando...dagli un'occhiata ogni tanto ok? È uno zuccherino, credimi!-
- Ok...- King sorrise, annuendo a quel portento di strega - Ci vediamo stasera alla festa di Vitius capitano!-
- Contaci! Ciao amore, ci vediamo a casa!- inclinò il manico della scopa e baciò velocemente Harry, poi sfrecciò via facendosi di nuovo urlare dietro ma nella sua beata incoscienza se ne fregò altamente.
Quando quella pazza scatenata della Baley fu sparita, Harry Potter abbassò uno sguardo velenoso sul viso arrossato di Tom. - Attento...capito mostriciattolo? E mollala di sbavare!-
- Eh?- Riddle lo guardò in completa beatitudine - Oh, si certo!-
- A me Elettra non mi ha mai baciato quando esco per andare a lavoro.- disse Blaise dalle retrovie.
- Neanche a me. Mi dovrei davvero lamentare.- ghignò Ron.
- State zitti voi!- sbottò Potter - Dai Tom, sali sul treno!-
Una volta sul vagone, il maghetto rimase sui gradini a guardare i suoi amici con aria ansiosa. Ok, sapeva che li avrebbe rivisti quella sera stessa...ma ormai tutti avevano capito che era il figlio di Lord Voldemort! E poi su quel treno forse c'era anche sua sorella! Cosa doveva fare? Stare calmo e basta, gli disse Draco con pazienza. Poi attaccarono con le raccomandazioni. Gli dissero anche, viva la faccia tosta, di non attaccare briga e di non dare troppa confidenza ai Serpeverde. Doveva solo starsene buono davanti al finestrino e ammirare il panorama.
Come no! Quando chiusero le porte dei vagoni, Tom s'infilò in uno scompartimento libero e si mise dal finestrino per salutarli, manco fosse andato in guerra...anche se un po' a lui sembrava proprio di andare incontro a una battaglia.
Quando il treno cominciò a sbuffare, capì che era davvero fatta. Indietro non si tornava.
Continuò a sentire le voci e le raccomandazioni affettuose dei ragazzi fino a quando la locomotiva non si mise in moto, poi ci furono solo gli occhi verdi di Harry nella sua testa. L'aveva guardato in modo che Tom non avrebbe più scordato...e anche Draco. In quel momento ricordò le parole di Elettra.
A volte quando le persone non sanno come dimostrare il loro affetto, usano altri modi un po' più bruschi.
Era il caso di Harry e Draco quello...in fondo anche con lui si comportavano così. Come rinfrancato dall'affetto che era riuscito a conquistarsi nonostante l'ombra scura dei suoi genitori, si sedette e rimase a guardare fuori dal finestrino per lungo tempo, incurante dei bisbigli che sentiva attorno a lui. La porta dello scompartimento era semi aperta e sentiva gli altri studenti borbottare...ma non osò alzare lo sguardo, almeno fino a quando una voce melodiosa dallo strano accento non gli chiese il permesso di potersi sedere.
Si volse...e vide la ragazzina coi capelli corvini e le ciocche rosa.
Annuì senza parlare e lei si sedette tranquilla davanti a lui, adagiando la borsa a tracolla a fianco e tirandovi fuori una rivista che però non sembrava inglese. Era americana. Portava anche una bandana con la stampa della bandiera a stelle e strisce. Non voleva fissarla troppo, così tornò a guardare il paesaggio allo sfrecciare del treno però quel casino di sottofondo e i bisbigli davvero non finivano. Ben presto anche la sua compagna di scompartimento se ne accorse perché quando alzò gli occhi coperti dalle lenti rosa e li puntò su quella marmaglia di curiosi, non pareva molto allegra.
- Giusto per sapere...- bofonchiò col suo strano accento - Ma ce l'hanno con te per caso?-
Tom arrossì vagamente e annuì, ma lei non gli fece domande di nessuna sorta. Si limitò a tornare a sfogliare la sua rivista, infastidita certo, ma anche sollevata. Il maghetto capì quella sua domanda. In fondo anche lei aveva un segreto.
- Io mi chiamo Beatrix Vaughn.- gli disse la ragazzina all'improvviso.
Sentendo quel nome, Tom sorrise malinconico. Assomigliava a quello della sua vera madre. Era davvero un bel nome, le stava bene. Che strano cognome però. Allora non si era sbagliato. Quella ragazza non era inglese.
- Io mi chiamo Tom Riddle.- replicò, a bassa voce.
Beatrix sollevò il viso e proprio quando fu sul punto di dire qualcosa, con lo sguardo intenso e indagatore, il loro scompartimento di aprì di botto e Tom vide sulla porta il ragazzo del settimo anno di Serpeverde che aveva visto nella tabaccheria. Con lui un ragazzino più piccolo, evidentemente suo fratello visto come si somigliavano. Dietro altri Serpeverde del sesto e quarto anno, più due del settimo.
- Ecco, avete visto?- disse quello che l'aveva urtato per sbaglio - Dicevo bugie per caso?-
Tom arrossì fino alla radice dei capelli. Accidenti, che situazione!
- Tu sei Tom Riddle vero?- gli chiese il ragazzo - Il mio nome è Sebastian Alderton. Lui è mio fratello minore Fabian, ha la tua età anche se non sembra e questi dietro sono i nostri compagni di Serpeverde.-
- Piacere.- biascicò Tom, sentendosi un insetto davanti a quei colossi.
Fabian Alderton lo squadrò con occhio clinico, con le braccia incrociate e aria vagamente diffidente.
- Seba, ma sei sicuro?- fece, sarcastico.
- Idiota, certo che sono sicuro! È vero Riddle? Sei figlio di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato?-
Tom a quella domanda sentì il sangue defluirgli dal viso. Non si era aspettato un tale attacco. Harry e Draco l'avevano messo in guardia che quelli di Serpeverde si sarebbero fatti subito avanti ma non pensava così direttamente! Dannazione, avrebbe dovuto prestare maggiore attenzione ai loro consigli.
- Alderton, perché non ti togli di mezzo eh?- sibilò una voce conosciuta alle loro spalle.
Tom con sommo sollievo vide Damon dietro ai due fratelli, con suo ghignetto perfido sul viso e gli occhi azzurro denso accesi di divertimento.
Sebastian sogghignò a sua volta - Howthorne. Non vedevo l'ora arrivassi a scuola, sai?-
- Ci avrei giurato.- replicò Damon secco, indifferente alla marmaglia raccolta - Mi fai passare o devo camminarti sulla faccia Seba?- aggiunse, ironico. Alderton rise ancora, sprezzante, ma lo lasciò passare così Howthorne riuscì a sedersi a fianco di Tom e senza aggiungere altro si ficcò il cappuccio sui capelli, con ancora un forte mal di testa.
- Oh, che ha il piccolo lord?- frecciò Fabian Alderton che fra i due fratelli sembrava quello più petulante - Che ti prende eh? Le tue belle doti ti stanno scavando un buco in quel cervello pieno d'acqua che ti ritrovi?-
- Alderton...- gli occhi azzurri di Damon apparvero da sotto il cappuccio con aria poco civile - Cerca di imparare a capire alla svelta quando è ora di tacere.-
- Hn...- fece quello, serrando i denti - In compenso sei qua anche tu per conoscere Riddle eh?-
- Lo conosco già.- sentenziò di nuovo Damon, scocciato - E prima che insinui qualcosa con quella tua testolina bacata, no...non l'ho conosciuto nelle circostanze che credete voi.-
- Ma davvero?- fece Sebastian alzando un sopracciglio - Scusa ma ci credo poco.-
- Credi a quello che ti pare allora.-
- E tu invece...- Fabian guardò Beatrix con un sorriso ironico - Tu sei la yankee vero? L'americana!-
- Ma va?- s'intromise di nuovo Damon, facendo capire finalmente che aria tirava - Io invece ho visto un esquimese nel vagone qua davanti, perché non vai a dare il tormento a lui eh? Dai, via che ho mal di testa ragazzi!-
- Ok, ok!- Sebastian Alderton zittì il fratellino in tempo, trascinandosi via tutto il gruppo ma non prima di aver salutato Tom con un'occhiata che la diceva tutto su ciò che realmente pensavano di lui.
Dopo un attimo di silenzio, finalmente la folla cominciò a diradarsi e i tre poterono tirare il fiato.
- Stacci attento a quelli, Tom.- gli disse Damon chiudendo la porta dello scompartimento con la gamba.
- Grazie...- disse Riddle, poi ripensandoci lo fissò stralunato - Oh, adesso mi dici come sapevi il mio nome?-
- Sono un Veggente.- disse Howthorne tranquillo - E un Legimors.-
- Un Legimors?- disse Beatrix rialzando gli occhi dal giornale. Sembrava calma e non era esattamente la reazione che Damon si era aspettato da una ragazzina per bene. In fondo la sua dote non era molto apprezzata fra i maghi.
- Si, un Legimors.- replicò pacato - E tu sei Beatrix Vaughn, vero?-
- Hai avuto una visione anche su di me per caso?- chiese la ragazza, stavolta irritata.
Il futuro lord alzò le spalle, tornando a guardare Tom con aria divertita. - Che faccia che hai! Pensa a me invece, quando ti ho sognato e ho capito chi eri!-
- E allora perché mi hai aiutato se sai chi sono?- Tom non ci capiva più nulla.
- Perché mi andava.- si limitò a dire Damon - Piuttosto, mi daresti una pastiglia per il mal di treno?-
Il piccolo Riddle non chiese più neanche come faceva a sapere delle pastiglie, tanto quello strano ragazzo era una sorpresa continua. L'aveva aiutato davvero...anche se sapeva chi erano i suoi genitori. Che tipo strano!
Però sembrava...gentile. Si, sembrava abbastanza amichevole anche. Però forse...anche lui era uno di quelli che volevano averlo come alleato perché era figlio del Lord Oscuro. Quel pensiero lo rattristò ma poi qualcosa nello sguardo limpido di quel ragazzo gli fece passare quel pensiero.
Sembrava...si, per un attimo gli erano tornati in mente gli occhi di Draco. Sembravano così tempestosi e freddi. Ma anche tristi. Paurosi di essere felici fino in fondo. Però Draco aveva imparato a volergli bene...
- Ancora con quel panda sulla testa? Ma non ce l'hai un cerotto normale?-
Ridacchiò, sentendo quella frase stupida. Si, non era come gli altri. Non sapeva perché ma ne era sicuro.
- E quello cos'è?- gli chiese Tom, indicando la cosa che si agitava nel suo zaino.
Damon ridacchiò, tirando fuori a sorpresa un furetto bianco con due cerchi neri attorno agli occhi.
- E' Iggy. I miei hanno cercato di rifilarmi un maledetto allocco, ma ieri l'ho portato da quell'oca coi capelli biondi che mi ha insultato al Ministero e lei me l'ha riconsegnato stamattina, ecco perché non sono venuto subito a sedermi.-
- La conosci bene?-
- Chi, Cloe? È la futura duchessa di Tenterdon.- gli spiegò Damon con aria annoiata - E' una squilibrata!-
- Guarda che ti sento Howthorne, imbecille!- sbraitò una voce alterata in mezzo al corridoio.
I due ragazzi risero sentendo la voce della King e così in un modo o nell'altro riuscirono a convincere Beatrix a essere un po' meno glaciale. Chiacchierarono del più e del meno fino a quando non fu ora di pranzo...ma nessuno dei tre pareva essere in vena di mangiare. Damon aveva il mal di testa, Tom lo stomaco chiuso...e ringraziava che neanche Beatrix avesse fame, visto che a differenza di Milo lei non sembrava avere una fiaschetta di riserva nascosta fra i vestiti.
Verso le due di pomeriggio, Tom uscì in mezzo al corridoio quando il suo cellulare cominciò a squillare all'impazzata con una suoneria demenziale. Si affrettò a ficcarsi nello spazio fra un vagone e l'altro, appoggiandosi alla porta di servizio per guardare fuori dal finestrino. Al telefono era Sirius, con dietro Remus, Harry, Draco, Narcissa e Andromeda.
Come sempre Black attaccò a dire un mucchio di forate che risollevarono di molto l'umore del maghetto e lo autorizzò anche a prendere a calci chi gli rompeva le palle, quando Harry invece si era raccomandato di non attaccare subito briga.
Parlò con le zie che gli augurarono un buon viaggio, ma tanto anche loro sarebbero state a Hogwarts quella sera. Cominciò quasi a chiedersi quanti anni avesse quel professor Vitius quando la porta dello scompartimento dietro di lui si spalancò, arrivandogli sulla nuca...e si ritrovò di nuovo lungo per terra, con un bernoccolo pulsante sul cranio.
- Ahiii...- mugugnò, rimettendosi a sedere e passandosi le mani sulla zucca.
- Oh, accidenti! Ma sei tu!-
Tom alzò il viso per rivedere la bella ragazzina bionda e riccia del Ministero, l'amica di Damon.
Quella aveva la solita espressione fiera e un po' altera, sicura di sé e regale comunque gli porse la mano e lo aiutò a rimettersi in piedi, non prima però di aver guardato il suo cerotto.
- E' un maialino?-
- Sei la prima che l'ha capito.- scappò detto a Riddle mentre raccoglieva il suo cellulare. Quando tornò a guardarla in faccia, Angelica Claire King lo fissò a lungo con quegli occhioni cioccolato che negli anni Tom avrebbe imparato a sostenere. Ma in quel momento ancora non ci riuscì. Abbassò il capo, ringraziandola dell'aiuto poi senza dire altro tornò dritto al suo scompartimento e lo stesso fece Cloe che, tutta pensosa, tornò nel suo... riflettendo su quello strano ragazzo con gli occhi blu e tutto quello che si chiacchierava sul suo conto.
- Che t'è successo?- Tornato al suo posto, Damon parve leggergli in faccia il suo incidente. Quando gli raccontò l'accaduto, Howthorne sorrise divertito - Fra stamattina e adesso devo dire che è cominciata male, non credi?-
- E tu? Hai detto che hai avuto una nottataccia.-
- Le solite visioni senza senso.- replicò indifferente, anche se Tom avrebbe potuto scommetterci che stava mentendo - Piuttosto, non per farmi gli affari tuoi yankee ma ti sei trasferita qua in Inghilterra da poco?-
- Sei mesi.- replicò Beatrix, sogghignando suo malgrado di quel nomignolo idiota - Mi hanno costretta a venire a Hogwarts. Il preside in persona mi ha fatta una filippica noiosissima.-
- E i tuoi?-
La ragazzina abbassò lo sguardo sul giornale, serrando appena le labbra cosa che però ai due non sfuggì - Mio padre e mia madre non sono particolarmente interessati a me.-
- Allora non sei sola.- ghignò Damon in risposta, accarezzando il suo furetto - Dì Tom...come se la cava Draco?-
- Cosa?- Tom cadde dalle nuvole, pensando ai genitori di Beatrix - Oh, bene! Cioè...lui e Harry si prendono a pugni tutti i giorni ma sto bene con loro.-
- Prima dov'eri?-
- Prima?-
- Si...prima di venire fuori e presentarti al mondo.- frecciò Damon ironico.
- Oh...stavo con la mia matrigna, nel Golden Fields.-
- La tua matrigna...intendi Lucilla dei Lancaster?-
- Ahah, lei.-
- Ma allora...- Beatrix si sporse un po' verso di lui, curiosa - Tu sei davvero quello di cui parlano i giornali? Sei il figlio di quel mago malvagio di cui ho sentito parlare anche in America?-
- Bhè...si.-
Vendendolo arrossire, la Vaughn e Howthorne si scambiarono un'occhiata d'intesa e lasciarono perdere. Si era ormai fatto buio quando, infilate le divise, il treno si fermò alla stazione. Scesi sul binario, come sempre i ragazzini si guardarono attorno estasiati. Poi si trovarono davanti all'anima della scuola di Hogwarts.
Rubeus Hagrid avanzava con una lanterna in mano - Quelli del primo anno con me, avanti!-
Col cuore in gola, eccitatissimo, Tom guardò il custode delle chiavi. Harry e Ron gli avevano parlato tanto di lui. Anche Hermione, sebbene sapesse che suo padre era il colpevole dell'espulsione di Hagrid da scuola. Rattristandosi, rimase tutto il tempo ben nascosto dietro alle spalle di Damon che a intervalli regolari lo insultava, risalendo lungo il pendio che li avrebbe portati al lago. Camminarono per circa un quarto d'ora, poi una volta sul fiume, illuminati dalla luce delle fiaccole sulle barche, vi salirono vociando a gruppi di quattro.
Man mano che risalivano il fiume, Tom sentiva qualcosa che non aveva mai provato prima. Così come gli aveva detto Sirius una volta, durante una riunione di famiglia, più la meta si avvicinava, e più il si sentiva il sangue ribollire.
Ansia, eccitazione, desiderio...paura anche. E poi, eccola.
Alla luce della luna e della fiaccole, l'imponente costruzione di Hogwarts fra torri e torrette, appoggiata su una sponda rialzata del fiume, apparve agli occhi degli studenti...che sospirarono, ammagliati.
Ma Tom...oh, sentiva quasi il battito del cuore di Harry dentro di sé. Anche Harry era lì. Anche lui stava guardando Hogwarts, la sua vecchia casa. Forse anche suo padre se n'era innamorato a prima vista. Forse era impossibile non amare quel luogo.
Erano le sette e quarantacinque quando giunsero nell'androne sotterraneo della scuola dove s'innestava il fiume. Hagrid li fece scendere tutti dalle barche, poi risalirono lungo la scalina che stava loro davanti, raggiungendo finalmente la porta della Sala Grande. Lì davanti, la professoressa Mcgranitt, sempre di marmo, sempre tostissima.
- Benvenuti a Hogwarts.- disse, imperiosa - Dunque, fra poco varcherete questa soglia per essere smistati nelle vostre case, ma come sapete tutti per stasera e domani ci saranno i festeggiamenti per l'ultimo anno di impiego del professor Vitius, quindi dopo essere stati divisi, potrete fare festa con gli ex studenti. Ora, per il tempo che starete qui la vostra casa sarà la vostra famiglia. Sono Grifondoro, Corvonero, Tassorosso e Serpeverde. Durante l'anno vi verranno assegnati punti, mentre ogni violazione delle regole vi farà perdere punti. Alla fine, verrà consegnata la Coppa delle Case a quella più meritevole. Ora aspettate qui...presto avrà inizio la cerimonia.-
Tornò dentro alla sala, mentre una quarantina di ragazzini undicenni stentava a stare ferma.
- Che cosa riguarda questo smistamento?- chiese Beatrix a bassa voce.
- Ti ficcano in testa un cappello che parla troppo.- le disse Damon scocciato e sempre più indolenzito alla testa.
- Ehi, stai bene?- gli chiese Tom, cercando di sfuggire agli sguardi di Bruce Joyce e Martin Worton, i due ragazzini incontrato a Diagon Alley, nel negozio di Madama McClan.
- Una favola.- l'altro sorrise, scuotendo il capo nel vedere la sua apprensione - Ci sono abituato, stai sciolto.-
- Ok...- fece Riddle dubbioso, quando Fabian Alderton appoggiato al parapetto di pietra della scalinata insieme ad altri amici suoi cominciò a scrutarli parecchio intensamente. E allora sparò la sua cavolata.
- Ehi Damon...quanto sei amichevole.-
- Che ci vuoi fare.- rispose Howthorne a tono - Non è lo stesso che si dice di te invece.-
- Hn, certo...ehi Riddle.- disse quindi, facendo scattare tutti gli altri bambini con gli occhi sgranati per lo stupore - Ma come fa a starti simpatico quello, eh?-
- Riddle? Tom Riddle? È proprio lui!-
- Tom Riddle? Il figlio di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato!-
- Ma non stava con Harry Potter!?-
- Allora è vero!-
Accidenti, di nuovo! Tom era viola per la vergogna per centesima volta nella giornata, anche perché era circondato da undicenni che non facevano altro che fissarlo come se fosse stato il diavolo in persona. Inoltre, i bisbigli di quei giovani maghi si confondevano col baccano che c'era fuori nel giardino principale.
Gli ex studenti erano già arrivati da un pezzo. Ed erano molti...moltissimi.

Harry Potter stava lì fuori, col capo rivolto verso l'unica cosa che in quel momento aveva importanza per lui.
Il ricordo. Si, il ricordo passato di una vita passata...di una vita felice, di una vita triste.
Il ricordo degli amici, delle lacrime, del dolore, dell'emarginazione, della gioia, della scoperta...della casa.
Lì, davanti alla grande immagine della scuola di Hogwarts, tutto ricominciava.
Lì, il bambino sopravvissuto era tornato.
Col cuore che batteva forte e l'anima infiammata, socchiuse gli occhi...e tutto gli tornò alla mente.
- Come ti senti?- gli chiese Ron, apparendogli a fianco.
- A metà fra bene e male.- rispose sincero, sorridendo malinconico - E tu?-
Weasley gli passò un braccio sulla spalla, ridendo brevemente - Più o meno come te. Sai cosa vorrei?-
- Cosa?-
- Che Hermione fosse qui con noi.-
- Già...- Potter ricordò la bambina dai folti capelli bruni che con la sua lingua sferzante e petulante lo aveva accompagnato per il primo anno. Se non fosse stato per lei, per Ron...cosa ne sarebbe stato di lui?
Forse, non sarebbe stato nemmeno vivo. Forse, sarebbe morto dentro, se non sepolto sotto terra.
- A cosa serve essere maghi se non si può fare magie a far apparire chi si ama?- sussurrò, inspirando forte.
- Vedrai che tornerà.- Ron apparve sicuro nel tono, proprio come in volto - Lei verrà qui.-
- Perché qui che ci siamo noi.- annuì Harry, ricordando le parole che Hermione aveva detto prima di partire per la Germania. Si, dove andava uno, sarebbero andati tutti gli altri. Tutti insieme, di nuovo.
Raggiunsero il gruppo poco più tardi, dove videro facce vecchie e nuove. Parecchi Auror che erano con loro al Ministero arrivarono a salutare il vecchio professor Vitius, da quelli dell'età di Duncan in giù. Sirius e Remus già se la ghignavano con i loro ex compagni, dimostrando per l'ennesima volta che il caro professore d'Incantesimi era davvero vecchio come il cucco. Secondo Milo poi, aveva quasi novant'anni.
Con Narcissa Black Malfoy arrivò anche la sorpresa più bella di tutte. Jane Hargrave scese con lei dalla carrozza, riabbracciando commossa gli amici di sua figlia che non avrebbero potuto chiedere una sorpresa più bella.
Naturalmente si era imbucata senza permesso ma nessuno degli Auror ci badò visto che Jane era sempre la benvenuta.
- Ehi tu...- disse poi a Draco, guardandolo storta - Potevi anche venire a trovarmi sai?-
Malfoy ebbe la bontà di arrossire vagamente - Scusa.- borbottò, con aria da cucciolo.
- Solo perché mia figlia è una testarda non vuole che lo sia anche io.- rise allora la strega, abbracciandolo stretto - Avanti, voglio che mi raccontiate tutto prima che torni a casa mia.-
- Immagino che neanche tu allora sappia dove sia Herm, vero?- le chiese Harry, triste.
- Infatti.- annuì Jane, più calma - Ma so cosa faceva. E so anche che non è una stupida, per quanto sia un'irrimediabile impulsiva. Quando la ritroverete vi do l'autorizzazione di prenderla a schiaffi, capito?-
Risero tutti, anche se senza divertimento. Hermione...sarebbe stato bello averla di nuovo così vicino da picchiarla. Peccato che nessuno sapesse dove fosse finita. Chiacchierarono ancora per pochi minuti trovando Neville, Seamus, Dean, Lavanda e gli altri, poi Tristan con Jess e Degona, Liz e Clay, Ninfadora e perfino Malocchio. Sembrava che Vitius non avesse fatto altro che insegnare a tutta la popolazione magica della Gran Bretagna.
Poi finalmente Hagrid tornò a loro. Ora sarebbero entrati gli ex studenti nella Sala Grande...poi sarebbe toccato al primo anno, quindi tutti avrebbero partecipato alla cerimonia di smistamento.
C'era un grande fermento, una grande aspettativa.
Quello era il giorno in cui Harry Potter tornava davanti a un vecchio nemico.
Il destino.

 

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18° ***


 


Uno, due, tre minuti...il tempo sembrava non passare mai.
A quanto i mocciosetti del primo anno avevano capito, nella Sala Grande stavano entrando gli ex studenti dalle porte secondarie e questo li metteva un po' a disagio, specialmente Tom che avrebbe voluto tagliarsi direttamente le vene.
Sarebbe finito a Serpeverde additato da tutti prima ancora che il cappello gli fosse stato messo sul capo.
Anche Harry però avrebbe dovuto esserlo...che idiota, avrebbe dovuto chiedergli come aveva fatto a fregare il cappello!
Intanto gli altri maghetti continuavano a guardarlo di sottecchi, timorosi e curiosi. Era la chicca dell'anno a quanto pareva, specialmente perché lui, il figlio del più grande mago cattivo di tutti i tempi, viveva niente meno che con Harry Potter, il bambino sopravvissuto e il salvatore dei maghi.
- Andranno avanti così per tutto l'anno?- bofonchiò Damon accanto a lui, appoggiato alla ringhiera della scalinata.
- Temo di si.- gli disse Riddle malinconico - In fondo con Harry lo fanno ancora adesso. Ma lui almeno è un eroe.-
- E tu che hai mai fatto invece?- Damon Howthorne puntò i suoi occhioni azzurri su di lui, interrogandolo con un'occhiata - Non hai mai neanche visto tuo padre a quanto mi hai detto, no?-
- Bhè, si.-
- E allora non farti le paranoie.- tagliò corto il futuro lord, sbadigliando.
Certo che era proprio strano quello lì, pensò Tom sempre più incuriosito da quello strambo ragazzo. E dire che tutti quanti non facevano altro che bisbigliare poco cortesemente e additarlo... invece gli unici che se ne fregavano erano proprio Damon, Beatrix che si era seduta direttamente sulla ringhiera e quella ragazza dai capelli biondi che Damon chiamava Cloe. Lei era l'unica nel suo gruppo molto folto (a quanto parevano facevano la fila per esserle amici!) a non stare a sentire i pettegolezzi. Anzi, pareva interessata solo alla porta della Sala Grande, in procinto di aprirsi e a un'altra cosa, che però Tom non riusciva a focalizzare bene. Quella biondina qualche attimo prima aveva fissato a lungo Beatrix, con espressione stupitissima. La ragazzina americana non se n'era accorta ma Cloe era stata a lungo a scrutarla. Che anche lei avesse riconosciuto il segreto di Beatrix, si chiese in pensiero?
In fondo Damon gli aveva detto che quella Cloe era una Sensistrega...
In quel mentre la grande porta finalmente si aprì e la Mcgranitt col suo tono imperioso e severo l'invitò a seguirla...e quando furono dentro, Tom si sentì veramente male. Era pieno di gente! Pieno di maghi dai quaranta ai diciannove anni che sorridevano, contenti di essere stati ammessi alla presentazione e allo smistamento, peccato che quando passava lui, tutti si chinassero per bisbigliarsi nelle orecchie.
Era veramente imbarazzante, un incubo! Tom non riusciva a credere che Harry potesse ancora sopportare una cosa simile. Sfilarono nella navata principale, fra i tavoli di Grifondoro e Tassorosso, guardando stupiti il soffitto stellato. Si fermarono davanti al banco degli insegnanti, dove Silente stava in piedi insieme a tutti gli altri.
Fu subito pronto a salire sul pulpito, attirando l'attenzione della folla immane di ex studenti.
- Benvenuti a Hogwarts!- disse sorridente - Benvenuti a tutti, nuovi e vecchi studenti, è proprio il caso di dire! Signori, è con gran calore che tutta la scuola vi riabbraccia!- e scoppiò un boato colossale di applausi che fece quasi tremare la mura, piene di risate e fischi goliardici. Quando tornò un minimo di silenzio, il preside guardò la piccola folla di ragazzini del primo anno - Bene, come molti di voi già sanno...- e si volse col braccio teso al professor Vitius - questo è l'ultimo anno d'impiego per un nostro caro amico, l'insigne professor Vitius ed è con sommo orgoglio che noi siano tutti qui, questa sera e domani, a salutarlo e a rendergli omaggio. Ma prima che la festa cominci, avrà luogo la cerimonia di smistamento. Prego, professoressa Mcgranitt.-
La professoressa di Trasfigurazione si fece avanti, con pergamena e cappello magico.
I ragazzini cominciarono ad apparire ansiosi e Tom vide Harry e i ragazzi fra la folla. Li guardò con espressione di puro panico sul viso ma Potter gli strizzò l'occhio, facendogli capire che ovunque fosse finito, niente sarebbe mai realmente cambiato. Almeno fra loro.
La Mcgranitt arrivò davanti al pulpito con lunga pergamena che cadde fino a terra, quando il cappello parlante intonò il canto delle case. Sentendolo, i vecchi studenti sorrisero con occhi rivolti al passato...ai vecchi bei ricordi.
- Sally Ann Burton!- La Mcgranitt, finita la nenia, attaccò con l'appello e la nipote di quello svitato Consigliere del Wizengamot salì sullo sgabello. Sembrava quasi assomigliargli, perché strizzava gli occhi come lui, manco fosse stata cieca. Finì due minuti più tardi a Corvonero con la benedizione della voce squillante del simpatico cappello e scoppiò subito il coro dei ragazzi in blu.
- E' mai successo che qualcuno non fosse smistato?- chiese Tom a Damon, a bassa voce.
- Che io sappia no.- rispose Howthorne - Ma vuoi calmarti un po'?-
- Hai un bel parlare tu!-
- Ah si? Se non finisco dritto a Serpeverde i miei mi diseredano, pensa che bello!-
- Fabian Alderton!-
L'antipatico bulldozer salì sullo sgabello con fare tracotante e il cappello non ebbe dubbi.
- SERPEVERDE!-
Fu la volta di due Tassorosso, Fred Ryder e Marc Arper, quindi Matt Rogers un alto ragazzino dai capelli color mogano divenne un Corvonero, insieme a una biondina esile e minuscola che si chiamava Neely Montgomery, poi venne fu la volta di un nome interessante che scatenò abbastanza curiosità fra la folla.
- Angelica Claire King!- chiamò la Mcgranitt e Tom vide salire sullo sgabello col suo passo fiero l'amica di Damon, Cloe. Si sedette con le spalle dritte, computa e perfettamente sicura di sè.
E non ci furono dubbi, nemmeno per un minuto. - GRIFONDORO!- urlò il cappello, smistando la prima dei grifoni che andò a sedersi tranquilla nel banco urlante della mitica casa. Lo stesso accadde con il ragazzino con gli occhiali spessi che alla stazione l'aveva quasi fatto uccidere insieme a Beatrix. Si chiamava Ian Wallace e dopo qualche minuto andò anche a lui a sedersi fra i Grifondoro. Tom, guardandolo, pensò ai ricordi di Hermione quando aveva visto lei, Ron e Harry da ragazzi, seduti a quel tavolo. E in effetti poteva sentire anche i sentimenti di Harry...era eccitato, anche se accanto a Draco faceva finta finte di niente. Dopo Wallace, ci furono due ragazzini di Corvonero, una Tassorosso e altri tre Serpeverde che erano stati sempre con Alderton durante l'attesa. Poi vide salire sullo sgabello Martin Worton e non poté non sorridere quando andò a Grifondoro, seguito a poca distanza da Bruce Joyce.
Anche Mary J. Lewis e una certa Maggie Clark si accodarono al gruppo di Grifondoro; in serie altri tre Tassorosso dall'aspetto gentile, una Serpeverde ingrugnita e poi...
- Damon Michael Howthorne!- scandì la Mcgranitt.
Damon scoccò un'occhiata tranquilla a Tom e salì sullo sgabello, attendendo paziente. Nella folla vide suo padre e sua madre ma non ci fece troppo caso. Come minimo erano andati solo per controllare che non facesse disastri.
Il cappello parve rimuginare un po' ma alla fine, nonostante avesse tentennato parecchio, disse - SERPEVERDE!- e Damon sospirando per la pace che si era guadagnato in famiglia andò dritto al tavolo dei velenosi esseri. Ma non rimase solo a lungo. - Beatrix Mirabel Vaughn!- chiamò la Mcgranitt.
La ragazzina americana si sedette senza la minima incertezza sullo sgabello ma anche lei, come prima Damon, non pareva molto contenta di trovarsi in quel posto. Il cappello con lei fu più veloce. Ondeggiò sui suoi capelli colorati per qualche secondo, come se fosse stato avvisato per tempo di starci attento con lei ma come sempre, quando decretò il verdetto, fu molto chiaro. - SERPEVERDE!-
Tom stava ancora battendo le mani per i suoi amici quando il suo nome si propagò in aria e tutti si zittirono.
- Thomas Maximilian Riddle!-
Dubitò per un attimo che quando Harry era stato chiamato fosse sceso un tale gelo, ma Tom si fece coraggio e evitando di guardare in faccia gli altri bambini, andò a sedersi sullo sgabello...e solo allora, con il cappello in testa, posò lo sguardo supplichevole su Harry e Draco.
"Riddle eh?" disse la vocina del cappello nella sua testa "Si, me l'avevano detto...dunque, vediamo..."
"Ti prego!" pensò Tom a sua volta, tremando leggermente "Non mi mandare a Serpeverde! Non mandarmi lì!"
"Questa frase l'ho già sentita..."
ironizzò il cappello mentre tutta l'enorme folla attendeva impaziente di poter tornare a spettegolare sul fatto che il figlio del Lord Oscuro sarebbe finito dritto nella casa che era di suo padre. Però questa volta il destino non dette loro questa soddisfazione. Infatti il cappello parlante quel giorno disse a Tom qualcosa che gli rimase impresso nella mente per la vita.
"Hn, non ti preoccupare...non c'era neanche bisogno di chiederlo. In te non c'è traccia di ciò che ho visto in Harry Potter. Va bene, si ne sono sicuro!"
- GRIFONDORO !- urlò e in quello stesso istante la sicurezza intera di Serpeverde scemò, Damon sorrise fra sé, Harry e gli altri rimasero allibiti per la sorpresa, Tom col cuore in gola per la contentezza...e in quel grande silenzio, qualcuno prima di tanti altri, iniziò a battere lentamente le mani.
Quando i ragazzi la videro, sbiancarono.
Hermione Jane Hargrave stava in fondo alla sala, fra tanti visi sconosciuti...e batteva le mani al figlio del più grande mago malvagio di tutti i denti. Tom era tanto frastornato che non si accorse nemmeno dell'applauso scrosciante che seguì il suo smistamento. Vedeva solo Hermione, i visi sorridenti dei ragazzi...e la sua gioia. Dopo di lei, molti l'avevano seguita, senza parole certo, ma l'avevano seguita come se quello fosse stato un segno. Silente poi alzò anche il calice in onore di Tom, che sorridendo rosso in viso, andò a sedersi a passo incerto al tavolo del Grifondoro.
Non era un Serpeverde! Non era come suo padre!
Quando tutti furono smistati, Silente tornò sul pulpito e richiamò l'attenzione che era andata persa dopo quella cerimonia. - Dunque, signori e signore...come penso tutti abbiate già sentito a vostro tempo, al primo anno bisogna prendere nota di alcune regole. Come prima cosa, l'accesso alla foresta attorno alla scuola è severamente vietato per TUTTI gli studenti mentre chi invece non lo è più penso che quest'anno potrà sbizzarrirsi ad entrarvi mentre io lo saluto dalla finestra.- e dicendo questo, guardò Harry e gli altri che se la ghignavano divertiti - Inoltre, il nostro custode, il signor Gazza, mi ha chiesto di ricordarvi che non si possono fare incantesimi nei corridoi fra una lezione e l'altra. Da ultimo, ma non meno importante, il corridoio a destra del terzo piano è tornato a essere zona preclusa per tutti coloro che non vogliono ritrovarsi spalmati a terra come marmellata. Grazie.-
Tom fece una piccola smorfia. Certo che era proprio matto! Però era anche divertente!
- E ora...- Silente indicò i nuovi professori alle sue spalle - E' con piacere che vi riporto il professor Mckay per le lezioni di Difesa contro le Arti Oscure...- e non fece in tempo a finire che un boato incredibile accolse Tristan, fra grida impazzite e gli applausi dei suoi ex studenti - Con lui...- riprese il preside - accogliamo anche la professoressa Lestrange, che si occuperà dal secondo al sesto anno. Diamo loro il benvenuto!-
Finiti i convenevoli e le facce dubbiose che Vanessa si era presa dietro da tutti gli studenti degli anni più anziani, Silente passò ad elencare i classici problemi annuali che sarebbero incorsi quella volta.
- Come voi ben sapete,- disse pacato - dopo quattro anni di pace il mondo dei maghi è di nuovo in pericolo ragazzi miei ed è per questo che il Ministero ha deciso di mandare qui i Dissennatori. Molti di voi già li conoscono, altri di voi avranno la sfortuna di conoscerli quest'anno. Ma attenti...non è nella natura di quegli esseri perdonare chi si mette sulla loro strada. Insieme a loro però...- Silente levò il lungo dito e sul suo viso si dipinse un sorriso intenso e caloroso -...sono giunti a noi, o dovrei dire tornati, alcuni ex studenti divenuti Auror che quest'anno veglieranno sulla scuola.- e dicendo quello, indicò Harry, Ron, Edward e Draco, più l'intera squadra di Jess e di nuovo fu come tornare indietro nel tempo. Abbracci e strette di mano, grida degli studenti...
- Lasciate che vi dica ragazzi...- disse Silente, alzando di nuovo il calice verso di loro - che è un piacere e un vero onore avervi di nuovo qui. E ora...bando alle chiacchiere! Che i festeggiamenti inizino!-
Apparso il sontuoso banchetto, studenti nuovi e vecchi si misero ad abbuffarsi sotto lo sguardo buono del preside ma c'era una cosa ora che lo interessava e non fu il solo. Anche Tom non aveva degnato di uno sguardo il cibo e si era precipitato fuori dalla Sala Grande, in giardino, dove aveva visto uscire Hermione.
- Tom!- urlò Ron raggiungendolo con gli altri, mentre Harry aspettava Silente - L'hai vista? Dov'è andata?-
- Non lo so!- spiegò il maghetto - Ero sicuro che fosse qui!-
- Accidenti, non si vede nulla!- ringhiò Sirius.
- Potrebbe già essere volata via, dai!- li richiamò Elettra seria - Se vuole parlarci troverà un modo ma forse non vuole farsi vedere dalla Lestrange, no?-
- Si, in compenso però fa venire degli attacchi di cuore a noi cara!- disse Molly Weasley, apparendo sulla soglia con suo marito, Jane e Narcissa. Andarono avanti a ciarlare lì fuori su quella strana apparizione ma c'era chi non si fidava molto. Per primi Silente e Draco. Non era da lei comportarsi così...
Non trovandola da nessuna parte e con il peggiorarsi della situazione visto che gli ex studenti andarono a festeggiare con Vitius coi piatti del buffet proprio lì in giardino, il gruppo dovette lasciar perdere le ricerche anche perché presto molti di loro vennero sommersi da ex compagni e curiosi.
Seamus Finnigan, Dean Thomas e il mitico Neville andarono a saltare direttamente addosso a Harry e Ron, insieme a Lavanda Brown e Calì Patil; Edward dovette darsi alla fuga prima che Miria riuscisse a riprenderselo per evirarlo mentre Blaise e Draco dovettero assistere alla penosa scena di Vanessa Lestrange che parlava con Nott, Tiger, Goyle, Rafe Cohen, Millicent Bulstrode e tutta la vecchia congrega di serpi che era stata la loro compagnia abituale per sette anni. E dalle occhiate che Malfoy stava ricevendo, dovevano essere ancora un pelino arrabbiati...
- Accidenti!- frecciò Tristan raggiungendoli - Dray, fossi in te mi troverei uno Spioscopio bello potente.-
- Sai che roba...girerebbe in continuazione!- Malfoy sbuffò, prendendo Degona in braccio, l'unica che poteva tirargli un po' su il morale - E poi abbiamo altro a cui pensare che a quei deficienti anche se ho il vago presentimento che i miei cugini si siano mossi a pescare quei bastardi già da un pezzo.-
- Si, in effetti sembrano molto intimi...- sibilò Blaise sarcastico, vedendo l'aria maliarda di Vanessa.
- E Hermione?- richiese Tristan - L'avete trovata?-
- Sparita.- Draco levò le spalle con finto fare incurante - Vedrai che ritorna.-
Come no! Hermione non si rivide più per tutta la sera e Clay non riuscì più a sentirne la presenza, per questo motivo decisero di lasciar perdere anche perché dovevano stare con occhi e orecchie ben aperte. Per quanto la serata sembrasse pacifica, Harry Potter sapeva molto bene che il pericolo arrivava quando era meno atteso.
Non che potesse muoversi liberamente. Era circondato da vecchie e nuovi studenti, tutti a chiedergli cosa stesse combinando con Tom e immancabilmente il suo dire che era un normale mago undicenne finiva solo per provocare nuova curiosità. Per uscire da quella marmaglia dovette scappare nei bagni della scuola ma purtroppo per lui non poté andarci solo. Dovette portarsi dietro Draco e fu una cappella abbastanza indecorosa andare in giro quasi incollato a Malfoy sotto gli occhi stralunati dei suoi ex compagni di casa.
Vedendoli andare via in quel modo, Seamus e Neville fissarono Ron interrogativi.
- Hanno imparato ad apprezzare le loro qualità nascoste.- abbozzò Weasley.
- Si, a letto magari...- frecciò Blaise a bassa voce, facendo ridacchiare May ed Elettra.
Intanto nei bagni di Mirtilla Malcontenta che accolse i due coi suoi soliti isterismi, Potter cercava di riprendere aria mentre Draco, incurante dei guai di quel disgraziato del suo coinquilino, era salito sul water di uno dei tanti bagni e dopo aver staccato una delle lastre di cartongesso del soffitto, aveva tirato fuori da un'imbottitura una fiaschetta di whisky incendiario corretto con uno dei suoi soliti intrugli, invecchiato quattro anni.
- Certo che sei davvero fuori di testa!- sbuffò Harry, guardandolo storto - Hai lasciato quella roba per tutto questo tempo dentro a un bagno?-
- Senti Sfregiato...Blaise ha lasciato anche una riserva di germogli sotto le mattonelle al dormitorio. Tu invece che hai lasciato qua eh?- frecciò il biondo ironico - La sanità mentale?-
- E grazie a chi? Di certo non per colpa mia!-
- Piantala, sei isterico di tuo e basta!- e prima che riuscissero ad incollarsi di nuovo coi bracciali, si spalancò la porta del bagno e Damon Howthorne si fiondò dentro, passando incurante attraverso Mirtilla e buttandosi a sedere per terra. Ingrugnito, scoccò un'occhiataccia ai due con gli occhi azzurri letteralmente incendiati.
- Che ci fate qua?- borbottò sarcastico - Segate già il lavoro?-
- E tu marini già i tuoi bei compagni?- rispose Draco a tono.
- Sono tutti degli idioti.- sbuffò il maghetto seccato.
- Su questo sono d'accordo.-
- E stattene zitto Sfregiato!- sbraitò Malfoy - E allora? Che è successo?-
- Niente! Niente di niente! Hanno l'encefalogramma piatto, ecco cos'è successo!-
- Per essere un Howthorne parli troppo come un babbano.- frecciò il biondo sarcastico ma Damon aveva una lingua velenosa come la sua - E tu per essere un Malfoy sei un po' troppo amico di Potter, o no?-
- Merlino...mi sembra di essere tornato indietro di undici anni.- disse Harry schifato, guardandoli. Fra i due, sembrava di aver davanti un Draco formato mini. Che fosse più simpatico era un altro paio di maniche...ma erano indecenti comunque visto e considerato che erano due Serpeverde. Ciò che invece l'aveva piacevolmente stupito era stato Tom, finito a Grifondoro. Tom un Grifondoro. Tom Riddle.
Era stata una bella sorpresa, un vero colpo per tutti quanti...specialmente per quelli che già pregustavano di avere il figlio di Lord Voldemort nelle loro schiere. Ah, che stecche ragazzi!
Erano quasi le dieci quando dovettero lasciare la festa degli ex studenti per andare a controllare la torre di Grifondoro, dove naturalmente avrebbe dormito Tom. Harry, Ron, Draco, Edward e May si accodarono ai due prefetti di turno, seguiti dal fido Brian King mentre passando nel viale dei ricordi si ritrovarono davanti alla signora Grassa.
E quella maledetta ancora cantava!
- Sirius poteva farla secca sul serio!- mugugnò Ron a bassa voce, per non farsi sentire.
La parola d'ordine era stranamente "Carpe Diem" e una volta dentro, Harry e Ron si sentirono di nuovo a casa. Lì non era cambiato niente. Era rimasto tutto uguale, caldo e accogliente. Come una vera casa.
Anche Tom era molto stupito e si guardava attorno con gli occhioni sgranati, esattamente come tutti gli altri maghetti che però più che altro sembravano fissare Harry come se fosse stato un dio in terra. L'unica cosa buona era che Potter stava sempre vicino a lui e quindi gli altri bambini forse stavano cominciando a capire che non era pericoloso.
Divisi dalle ragazze e subita un'altra occhiata intensa da Cloe, Tom seguì il prefetto con gli Auror su per la torre, fino alla loro camerata...e guarda caso, era la stessa che avevano diviso Harry e Ron. Questo gli parve se non altro un buon auspicio ma prima di entrarci coi compagni che gli erano stati assegnati, ovvero Martin Worton, Bruce Joyce, Ian Wallace e un ragazzino basso e mingherlino che si chiamava Archie Byers dall'aria simpatica, Tom dovette aspettare che i ragazzi controllassero la stanza, per evitare brutte sorprese. Con loro c'era anche Clay.
- Siete convinti che potremmo già subire attacchi?- chiese loro il Prefetto del quinto anno.
- Per esperienza sappiamo che ti capitano quando meno lo immagini.- gli disse Ron, facendolo gongolare per l'attenzione che gli aveva prestato - Comunque la torre è sempre stata sicura...se non contiamo certi piromani che le hanno dato fuoco, eh Malferret?-
- Se vuoi ti faccio il bis uno di questi giorni.- disse Draco serafico.
- Qua non c'è niente.- disse Clay - Niente fatture, niente malocchio. May, hai trovato qualcosa?-
- No, neanche un amuleto sospetto.- rispose la Aarons staccandosi dall'ultimo letto, quello dove avrebbe dormito il piccolo Riddle - Ma secondo me è inutile cercare qua. Non avranno pensato che Tom sarebbe stato un Grifondoro.-
- Oh, su questo non c'erano dubbi.- ghignò Edward, scompigliando i capelli neri al ragazzino che sorrise divertito mentre i suoi compagni di stanza lo guardavano come se avessero creduto che non fosse capace di farlo, visto di chi era figlio - Piuttosto mostriciattolo, se ci sono problemi chiama capito?-
- Peccato che tu non sia con Howthorne.- sbuffò Draco - Se non altro quello vede e prevede...-
- Scusate ma voi dove andate a dormire?- si azzardò a chiedere Bruce Joyce, che li scrutava con occhi scintillanti.
- Nella Torre Oscura.- rispose Harry pacato, vedendolo inorgoglirsi.
- Bel posto.- si schifò Ron.
- Meglio dei sotterranei, Donnola.- sibilò Malfoy scuro in viso - L'unica cosa che mi consola è che non devo più stare a controllarmi le corde vocali per colpa di quella fottuta umidità!-
- Restassi muto non credo piangerebbe nessuno.-
- Affanculo Potty.-
- Gente, ci sono orecchie delicate qua attorno eh?- sorrise May in imbarazzo, trascinando via Draco per un braccio - Avanti, qua non c'è niente di possibilmente pericoloso. Tom e gli altri saranno stanchi!-
- Ok, ok...- Harry sulla porta della camerata, si volse verso il piccolo Riddle con aria un po' severa - Ehi mostriciattolo, vedi di non uscire da qua capito? E non usare la cosa che hai nel baule!-
- Il mantello?-
- Si, quello!-
- Ma tu senti che faccia tosta!- sogghignò Edward.
- Buona notte ragazzi!- e finalmente quel branco di matti si levò di torno, lasciando cinque ragazzini undicenni intenti a guardarsi nelle palle degli occhi. Tom sentì distintamente i loro sguardi un po' diffidenti su di lui, a parte quello svagato di Ian Wallace che si limitò a chiedergli come stava il suo sopracciglio. Avrebbe tanto voluto avere Damon con lui!
Dopo che Ian ebbe rotto il ghiaccio, anche il piccolo Archie che a confronto degli altri sembrava avere nove anni, si avvicinò a Tom con aria curiosa. Riddle pensò volesse fargli qualche domanda su Harry o su suo padre...invece anche lui lo lasciò a bocca aperta, offrendogli una Cioccorana. Da lì a mettersi tranquilli a letto senza trattarlo con eccessiva freddezza fu un passo breve e Tom si addormentò abbastanza sereno, contento del fatto che quei ragazzini non avessero avuto paura di lui o peggio, contento che non l'avessero giudicato male per colpa dei suoi genitori.
Però a metà nottata fece un sogno strano. Hermione gli era apparsa davanti, fluttuando nel buio...con la veste lacera, macchiata di sangue, piena di graffi orribili. In mano teneva una mela rossa...ma alle sue spalle c'era qualcuno.
Una mano grifagna con artigli abominevoli...e dei capelli bianchi fu l'unica cosa visibile di quell'intruso.
Altri come lui quella notte fecero lo stesso sogno. Draco per primo che si svegliò di soprassalto, sentendo ancora il grido terrorizzato della sua mezzosangue. Passandosi le mani fra i capelli, uscì dal letto cercando di non svegliare May e davanti alla luce della luna che filtrava dalla finestra della sua stanza, la guardò illuminata dal quella luce soffusa e perlacea. Per un attimo, desiderò di vedere Hermione lì accanto a lui...
Desiderò averla indietro. E smetterla di sentire quelle grida atroci.
Uscito sulla torre, nel punto più alto, si accese una sigaretta e alzò il viso al cielo, avvertendo la brezza notturna sulla pelle. Inspirando a fondo, andò a sedersi quasi sul cornicione, dove c'era una panca abbandonata. Ma non la trovò vuota. A quanto pareva, era destino avere sempre Potter fra i piedi.
- La gente potrebbe pensare davvero che abbiamo una relazione segreta, Sfregiato.- borbottò, seccato.
- Probabile.- rispose il moro, continuando a guardare il cielo - Sono giorni che non dormi bene, biondastro.-
- Gli strilli di quella mezzosangue della Granger sono più irritanti dei postumi di una sbronza.- rispose, andando a sedersi accanto a lui, passandogli la sigaretta - Chiunque me li provochi, è molto testardo.-
Harry tacque, dando un tiro...poi si volse a guardarlo in faccia, esattamente come fece Malfoy.
- Perché dovrebbero continuare a farti sentire queste grida...se stasera Hermione è apparsa qui a Hogwarts? Se anche fosse una trappola di Vanessa e Rafeus...avrebbero dovuto smetterla dopo che lei si è fatta vedere allo smistamento. E se non fosse una trappola? Draco...ti sta chiamando davvero.-
- Non lo puoi sapere...- gli disse, irritato - Perché poi dovrebbe chiamare me?-
- Devo davvero risponderti?- Harry aveva gli occhi verdi duri come il metallo - Lei sarà stata una testarda, ma tu adesso ti stai comportando da idiota. Quando tornerà, perché lei tornerà...cosa vuoi fare? Sbatterle in faccia la tua storia con May come nulla fosse?-
- Potter, lascia perdere cazzo!- gli sibilò acidamente - I miei rapporti con la Granger sono affari miei.-
- Sono affari miei quando cominci a dare i numeri la notte, Malfoy. Che ti piaccia o no viviamo in simbiosi e non ho voglia di crepare perché sei sotto allucinogeni, va bene?-
- Ma vai al diavolo.- fu la gentile risposta di Malferret che ingrugnito si riprese la sua sigaretta e borbottando imprecazioni si mise a guardare per aria, facendo finta che le stelle fossero più importanti dell'atroce presentimento che Potter gli aveva confermato. Era impossibile che fosse ancora una trappola. L'apparizione di Hermione quella sera avrebbe dovuto far smettere quelle visioni. E invece continuavano...peggio di prima.

La mattina dopo gli ex studenti imperversavano ancora per tutta Hogwarts. Vitius ne era attorniato mattino e sera, mentre i nanetti del primo anno si aggiravano guardinghi nella scuola, attenti a non perdersi anche se Gazza più di una volta aveva già trovato qualche fesso incastrato nei bagni del quarto piano.
Tom, prima di uscire dal dormitorio, aveva atteso parecchio. Non era andato neanche a far colazione, consapevole che tutta Grifondoro non doveva essere molto contenta di averlo a tavola, quindi uscì che erano ormai le dieci, con una fame bestiale e l'aria mogia ma la situazione non migliorò una volta fuori dalla torre. I personaggi dei quadri lo additavano e bisbigliavano, esattamente come facevano gli studenti degli anni maggiori che lo incontravano.
Naturalmente tutti si stupivano che uno come lui potesse essere un Grifondoro...anche i fantasmi!
Sospirando passò davanti alla Sala Grande e lì vi vide Sirius e Remus, con le sue zie. Fece per andare a salutarli quando notò che un folto gruppo di Serpeverde capeggiati dagli Alderton stava proprio per raggiungerlo a passo di carica, così fece retromarcia e s'infilò in giardino. Se solo avesse avuto qualcuno con cui parlare sarebbe stato più facile...ma tutti lo evitavano o lo guardavano impauriti, quindi per lui l'unica cosa da fare fu andare a imboscarsi nei corridoi interni.
Era vicino al bagno delle ragazze quando sentì il classico piagnucolio di Mirtilla...e preoccupato infilò il naso in bagno.
- Tutto bene?- chiese, stranito, guardando Mirtilla Malcontenta seduta sulla finestra, dandogli le spalle.
Capì di aver fatto un errore madornale quando lei si girò e...piantò un grido apocalittico, chiamandolo per nome e rovesciandogli addosso con la telecinesi qualsiasi oggetto movibile dentro a quel bagno.
Uscì di corsa, ricordando dalle parole di Ron che quella ragazza era morta a causa del basilisco di suo padre.
Tutto mogio, cominciò a chiedersi se dentro a quella scuola ci fosse qualcuno a cui suo padre non avesse fatto niente.
- Oh, sei tu! Meno male, mi serve un parere!-
- Ciao Trix.- le disse, sorridendo.
Si trovò Beatrix davanti, stavolta con le ciocche e le lenti a contatto blu elettrico.
- Senti Tom...- gli disse, avvicinandosi con la mano protesa - Questo blu ti sembra uguale a quello dei miei capelli?-
Riddle, tralasciando la strano tema della domanda, le guardò le unghie perfette e controllò che la tinta fosse dello stesso colore delle sue ciocche. - Si...- confermò - Sembra lo stesso colore.-
- Meno male.- rispose lei, accennando a qualcosa di lontanamente simile a un sorriso compiaciuto - Allora? Ti piace la torre del Grifondoro?
- Si, è molto bella. Draco invece mi ha detto che i sotterranei sono umidi e freddi.-
- Ah si?- la ragazzina americana alzò le spalle, prima di mordersi la lingua - Non saprei.-
- Senti...ti posso chiedere una cosa?-
- Che cosa?- replicò, messa in guardia dal tono del Grifondoro.
- Bhè...ecco, quando sono andato a parlare con Silente mi ha detto che quest'anno ci sarebbero stati alunni non del tutto umani e pensavo...-
- Pensavi cosa?- lo incalzò Trix con un'occhiataccia.
Ma perché non si faceva gli affari suoi?, pensò. Perché doveva dare il tormento alla gente visto che Trix con lui era stata tanto gentile? Imbecille, si disse Tom mentre la vedeva filare via a gambe levate.
Si ripropose di stare più attento in futuro a parlare di certe cose ma in fondo lui non ci vedeva niente di male, anzi.
Secondo lui Beatrix e Damon erano eccezionali. Avevano delle capacità molto interessanti e per nulla da nascondere!
Tornò in giardino, prendendo un po' di coraggio e finalmente trovò Harry e company intenti a chiacchierare coi loro ex compagni, vicino alla fontana. Si chiese se fosse stato opportuno raggiungerli ma da come lo salutavano Edward e Ron, di certo non sarebbe stato di troppo. Sperò solo di non mettere Harry in cattiva luce coi suoi amici.
Timidamente arrivò alle loro spalle e sorrise di cuore quando Elettra gli passò un braccio al collo, schiacciandoselo addosso. Harry invece lo trucidò con gli occhi smeraldini.
- Non ricominciamo eh?- sbottò burbero.
- Eddai, non sarai mica geloso!- gli sorrise la Baley - Seamus, Dean...questo è Tom!-
- Ciao...- farfugliò il piccolo Riddle timido e rosso in viso.
- Però...- Seamus Finnigan gli scoccò uno sguardo intenso - Povero bambino, con due padrini così!-
- E dire che pensavo che Harry ti avrebbe staccato il collo!- ghignò Dean Thomas - Piacere Tom. Allora? Ti piace la scuola? E a casa con questi matti come ti trovi?-
- Penso che si stia abituando alle risse.- sentenziò Blaise pacato, visto che Riddle non sembrava assolutamente in grado di rispondere a domande e dialogare con chi si era battuto contro suo padre - Ma Neville dov'è finito piuttosto?-
- Oh, è là con Lavanda e Calì. Eccoli che arrivano...- disse Ron, indicandoli col pollice ma per il maghetto non fu un incontro piacevole e sfortunatamente Harry e Draco se ne accorsero tardi. Quando gli venne presentato Neville, che negli anni era rimasto il simpatico e coraggioso pasticcione di un tempo, Tom sbiancò notevolmente.
I suoi occhioni blu si fecero lucidi e tremolanti e senza dire una parola scappò letteralmente via, iniziando a correre sotto le arcate del cortile mentre Potter, capito che dover aver sentito di sua madre Bellatrix e le torture a cui aveva sottoposto i genitori di Paciock, cominciò a seguirlo, pregandolo di fermarsi.
In quella folla vociante naturalmente non se ne accorse nessuno e fu facile allontanarsi dalla massa ma Harry ormai sembrava diventato un esperto nel trovare il suo figliastro e infatti lo vide seduto e rannicchiato sotto le arcate ancora coperte di glicine, il posto preferito di Draco per nascondersi a fumare.
Con la testa nascosta sulle ginocchia, Tom non disse nulla quando Potter gli si sedette davanti ma da come le spalle gli tremavano, non doveva star bene per niente.
- Ehi mostriciattolo...- lo chiamò il bambino sopravvissuto.
- Non ci dovevo venire qua...- lo sentì mormorare - Non ci dovevo venire! Perfino nel bagno c'è qualcuno che mi odia! Prima Hagrid, poi Mirtilla...tutti quei Serpeverde che vogliono conoscermi...e adesso anche il tuo amico!-
- Tom...è stata tua madre a torturare quelle persone, tu...tu non hai fatto niente di male...- disse Harry ma per una volta si zittì quando il bambino, sollevando la testa di scatto con gli occhi blu contratti, gli rispose con tono brusco e secco - Non serve che continui a stare qua! Tanto lo so che sei il primo ad odiarmi!-
Harry tacque, mentre Tom riabbassava il viso sulle ginocchia.
Lo odiava? No, aveva cominciato a capire di odiare un'altra persona. Se stesso.
Si odiava perché...cercava un perdono che sapeva non sarebbe mai potuto arrivare.
Era tanto più grande eppure quel bambino di undici anni era più maturo di lui. A fatica, facendo del male a se stesso e a ciò che era stato, Harry posò una mano sul capo di Tom...e lo carezzò lievemente. Facendolo, il piccolo Riddle sentì le sue emozioni e non riuscì a trattenere un singhiozzo.
- Sei proprio un mostriciattolo.- sussurrò Harry, a bassa voce.
Nonostante tutto poté sentirlo sorridere. Si, Tom sapeva sorridere. Era lui che non era capace a farlo.
Era lui che fingeva, era lui il bambino. Era rimasto il bambino sopravvissuto. Solo un bambino.
Forse aveva più bisogno lui di Tom che il contrario, ammise col cuore in pezzi.
- Vieni con me.- gli disse, tirandolo per un braccio - Ti porto in un posto.-
Il maghetto non fece commenti quando si ritrovarono davanti alla capanna di Hagrid. Il custode non c'era, era a scuola con Silente e gli altri insegnanti ma quando entrarono nell'orto, Harry gli strizzò l'occhio per mostrargli un vecchio amico, tornato a casa qualche anno prima dopo la fine della guerra. Fierobecco era stravaccato in mezzo alle zucche e sonnecchiava dopo un lauto pasto ma quando vide Harry però, si mise in piedi per andare a salutarlo. Potter lo carezzò dolcemente, dicendo poi a Tom cosa fare.
- Prima un inchino. Aspetta che te lo rifaccia ok?-
Riddle, senza dire una parola anche se si stava facendo molte domande, s'inchinò...e dopo un attimo passato a scrutarlo, l'ippogrifo rifece l'inchino, facendo sorridere il maghetto. Fierobecco si lasciò anche accarezzare e mentre gli lisciava le penne argentee, Tom alzò lo sguardo pensoso sul suo padrino.
- Stanotte credo di aver sognato Hermione, sai?-
- Anche tu.- borbottò il moro - Che hai visto?-
- Niente di nuovo. Quello che vede Draco. Era ferita e mi chiedeva aiuto...ma dietro di lei c'era qualcuno. Lo so che può sembrare strano ma sono sicuro di sapere chi sia...però non riesco a focalizzarlo!-
- Ah si?- rise Harry raggiungendolo - Bhè, un bel volo schiarisce le idee. Fierobecco sta fermo. Tom...qua!- e prima di dargli il tempo di urlare, il maghetto si ritrovò sul dorso dell'ippogrifo, dietro alle sue belle ali. Lo seguì anche Potter, mettendosi davanti a lui con estrema sicurezza, come se non avesse fatto altro per tutta la vita...e poi volarono.
Volarono via e fu magnifico.
Tom stava strettissimo alla schiena di Harry e guardava in basso, pensando di non aver mai visto niente di più bello.
L'aria sul viso, Hogwarts sotto di loro...planarono sulla foresta, sulle torri della scuola, poi Fierobecco li portò sul lago e v'immerse le zampe mentre con le sue ali li portava in un sogno. Si accorse di urlare di gioia quando vide la sua immagine ridente nello specchio dell'acqua, insieme a quella di Harry. Anche lui ora rideva...
Si, pensò Potter guardando avanti a sé. Era lui ad avere bisogno di Tom. E non il contrario.
Tornati a terra, si diressero entrambi più calmi nell'animo al raduno nel giardino principale.
- Oh, si può sapere dove cazzo eravate?- rognò Draco quando li vide - Sarà un'ora che vi cerco.-
- Mi cercavi per cosa?- gli chiese Harry.
- E' un modo di dire, figurati se ti cercavo idiota.-
- Che palle...- Potter lasciò perdere, tornando a chiacchierare con i ragazzi e si limitò a sogghignare con Tom quando Ron fece notare a quei due quanto fossero più spettinati del solito.
- Novità?- chiese Edward verso l'ora di merenda, dopo un pranzo da panico - Hai notato niente in giro?-
- Fuori siamo blindati.- rispose Potter, calmo - E c'erano dei Dissennatori a spasso ma non si sono avvicinati troppo. Il problema è dentro, secondo me. Per ora c'è solo Vanessa ma quella avrà trovato un modo per fare passare anche Rafeus.-
- Basta controllare sulla mappa del Malandrino.- sussurrò Ron - Ma loro non sono stati studenti qua, quindi non credo conoscano tutti i passaggi segreti. Ci sarebbe un altro modo in cui quello può entrare, senza Smaterializzarsi.-
- E sarebbe?- chiese Blaise.
- Ho dato un'occhiata ai registri.- l'informò May, mitica come sempre - Il vostro amico Lestrange è stato segato all'esame di Smolecolarizzazione tre mesi fa. Questo non gl'impedisce però poter passare nei muri della scuola...magari ha fatto pratica e adesso ci riesce, non possiamo saperlo.-
- Bisognerebbe fare un incantesimo di controllo...- ipotizzò Harry.
- E come?- ironizzò Malfoy - Conosci la magia oscura per caso?-
- Ma ci sarà un incantesimo simile che non richieda l'uso di quella porcheria!-
- Più uno cerca controllo e più si sfocia in quello, Harry.- gli disse Dalton - Comunque parlerò con Tristan e Milo. Forse potranno darci una mano con questo accidenti di maleficio.-
- Cominciamo bene.- disse Draco con aria serafica - Iniziamo già coi malefici. Potremmo sempre chiedere a quella cretina della Leptis. Guardala là...Dio, s'è già sposata.-
- Non ho visto la Parkinson invece.- disse Elettra tranquilla, scoccando però un'occhiatina divertita a Ron, che arrossì come i suoi capelli - Ieri sera c'era, ma è andata via subito. Chissà se verrà di nuovo anche stasera.-
- Non so...- Malferret sbadigliò, visto che non aveva chiuso occhio - Gente, io vado a schiacciare un pisolino. Se succede qualcosa arrangiatevi da soli.-
- Ahah, spiritoso.- Harry emise un gemito, letteralmente a pezzi. Dio, non era passato neanche un giorno e già ne aveva basta. Era in momenti come quelli che la presenza di Hermione mancava di più. Raccontò a Neville, Dean, Lavanda e Seamus quello che sapevano della sua scomparsa e i quattro parvero veramente preoccupati. Anche loro sapevano bene che Hermione non era persona da stare molto senza dar sue notizie.
Nel gruppetto invece formato dai futuri ed illustri delinquenti, Damon stava sfamando il suo amico Riddle. Non avendolo visto a pranzo gli aveva portato fortunatamente qualcosa da mangiare e Tom lo stava ringraziando anche nelle lingue che non conosceva, tutto beato di fronte al suo panino con insalata e fette di tacchino.
- Hai intenzione di fare lo sciopero della fame per tutti e sette gli anni?- gli chiese Howthorne con un'occhiata storta.
- Loro sono Grifondoro, lo sai.- rispose Tom, alzando le spalle con aria consapevole - Non posso mica aspettarmi che facciano i salti di gioia, no? Harry non può fare miracoli.-
- E quindi dovrò portarti da mangiare per un pezzo, ok...ho capito.- sbuffò Damon - Piuttosto, dov'è la yankee?-
- Mi sa che l'ho fatta arrabbiare.- ammise l'altro con una smorfia delusa - Senti...ma tu sai cos'è?-
- Cos'è cosa?-
- Trix...sai cos'è?-
- Un'americana con troppe ciocche colorate in testa ma ottimo gusto per il punk.-
- Quindi nelle tue visioni non l'hai vista bene...-
Damon corrucciò la fronte, semi sconvolto - Mai sei sulla terra o no? Di cosa parli?-
- No...lascia stare, te lo dico un'altra volta.- disse Tom, addentando l'ultimo boccone del suo panino. Ringraziò anche per la mela che il futuro lord gli lanciò prima di tornare a parlare con Draco ma prima di addentarla, il maghetto la fissò a lungo. Una mela...nel suo sogno Hermione teneva una mela fra le mani. Cosa voleva dire?
Forse avrebbe dovuto parlarne con Damon, lui di sogni in fondo se ne intendeva parecchio. Oppure avrebbe dovuto parlarne con Caesar, visto che era lui ad occuparsi della loro amica.
Accidenti, erano quasi tre mesi che mancava...lui sarebbe già impazzito di preoccupazione se non fosse stato per le parole che Ron e Harry gli avevano tessuto sulla Grifoncina. In lui loro due la conoscevano meglio di lui.
- Tu sei proprio strano.- gli disse Damon in quel momento, tornando da lui per sedersi al suo fianco sotto l'arcata.
Tom da parte sua lo guardò dritto negli occhi, con la sua stessa espressione.
- Sei tu che sei strano. Se volessi star lontano da i guai non ci parleresti neanche con me.-
- Mah...- Howthorne si appoggiò con la schiena alla dura pietra, sogghignando - Le mie visioni sono state molo chiare. Si, in effetti sarai una fonte di guai nella mia vita. Ma non solo. Così ho bilanciato i pro e i contro...e i primi sono in netto vantaggio. Almeno secondo il mio modesto parere.-
- Fin dove hai visto?- gli chiese Riddle curioso.
- Fino alla morte.- gli rispose Damon con un sorriso misterioso e stranamente anche Tom, seppur spaventato da un tale peso, ricambiò. Ma si. Poteva permettersi di provare a credere in qualcuno. Sperò solo che col tempo l'idea di Damon non cambiasse...e che la morte che li vedeva uniti non sarebbe arrivata troppo presto.
E questo se lo augurava anche per Harry.

 

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19° ***



 


Il tre settembre Hogwarts rimise in piedi le lezioni e il suo tradizionale menage che durava da secoli e secoli .
Ma anche quella mattina, per Tom Maximilian Riddle non fu facile imbroccarne una. Si svegliò con gli altri ma non mosse le tende del baldacchino, per evitare di dover scendere con loro, quindi non andò neanche a far colazione e la cosa, dopo quasi due giorni di digiuno, cominciava a pesargli parecchio. Rimasto solo nel dormitorio si fece una bagno veloce e poi guardando l'orologio pensò di passare da Harry e Draco per augurare loro la buona giornata ma una volta fuori dal dormitorio capì che non ce l'avrebbe mai fatta ad orientarsi.
Solo come un cane vagò per circa mezz'ora e ringraziò di non essere andato a far colazione, visto che mancavano cinque minuti ormai all'inizio delle lezioni e pensare di chiedere informazioni per uno col suo nome era fuori discussione, così vagò in lungo e in largo, pieno di studenti più grandi che o lo ignoravano, o lo fissavano sconvolti.
Stava sul serio per gettare la spugna e sbattere la testa al muro quando...si, di nuovo qualcosa gli arrivò in testa, ma stavolta non fu una porta, né rotolò giù da una scala. Anzi, si trovava sotto la scala del primo piano, una di quelle strette di servizio e non guardando dove andava, non si accorse neanche dell'enorme e nuovo tomo di Preveggenza per quelli del primo anno, adottato dalla Cooman quando Silente aveva riordinato le lezioni, che stava volando come un'astronave verso di lui. Gli arrivò in mezzo agli occhi...e cadde per terra, vedendo gli uccellini una volta di troppo.
Quando riaprì le palpebre, aveva Damon davanti con un'aria quasi di scuse.
- Tutto ok Tom?- gli chiese, aiutandolo a mettersi in piedi.
- Merlino, pietà! Voglio tornare a casa!- piagnucolò Riddle, massaggiandosi la fronte distrutta.
- So che detta da me fa ridere ma non ti avevo visto...ero andato al primo piano per prendere l'orario dalla bacheca principale e tornando qua quel maledetto libro di Preveggenza mi pesava troppo...così l'ho buttato giù dalla scala. Com'è che quando c'è da prendere qualcosa sulla testa tu sei sempre in mezzo comunque?-
Tom rispose con un mugugno, già stanco e depresso...non avrebbe resistito un anno intero a botte simili...
- Ah, tieni.- Damon tirò fuori una ciambella dalla tracolla e gliela porse - Testone.-
- Grazie, sei molto gentile.- sussurrò Riddle addentando la colazione - Senti, ma tu lo sai dov'è l'aula di Trasfigurazione? Mi sono perso, non riesco a trovarla!-
- No, sull'orario questi cretini non ti mettono l'ubicazione delle aule.- sbuffò Howthorne - Che palle, dai andiamo. Siamo già in ritardo...- e si affrettarono a girare per il corridoio ormai vuoto quando si ritrovarono fra le arcate del giardino principale. Lì fortunatamente, Tom vide Ron e Draco seduti sulla fontana, col caffè in mano.
- Ragazzi!- urlò Riddle, raggiungendoli col fiatone.
- Tom, ma che ci fai qua?- gli chiese il rossino stranito - Non dovresti essere a lezione?-
- L'aula...l'aula di Trasfigurazione!- alitò il maghetto - Mi dite dov'è?-
- Oh...- Weasley nascose un ghigno insieme a Malfoy, portandosi la tazza vicino alla bocca - La prima dietro a quell'angolo. E muovetevi o la Mcgranitt non ve la farà passare liscia!-
Detto fatto i due mocciosi erano corsi di nuovo via, lasciando quei due stronzi di Auror a ridere sotto i baffi.
- Secondo te glielo dovevo dire che la prima settimana la Mcgranitt sta appollaiata in cattedra sotto forma di gatto?- mugugnò Ron, con aria diabolica.
- Naaa...- ghignò Draco, apparentemente indifferente alla cosa - Lascia che si facciano le ossa.-
E infatti. Damon e Tom spalancarono la porta dell'aula di Trasfigurazione e ansando come matti videro che gli studenti erano tutti presenti, chini sulle pergamene mentre in cattedra c'era solo un gatto tigrato.
- Meno male, sai che palle le sgridate di prima mattina?- sbuffò Howthorne passandosi una mano fra i capelli - Ci mancava anche il gatto! Io non li sopporto...ma quelli tigrati sono un amore.- aggiunse con la massima nonchalance, quando la Mcgranitt riprese forma umana e si piazzò davanti ai due maghetti.
Se non altro soddisfatta della lingua ironica di Damon, fissò la fronte di Tom con aria cupa.
- Grazie per i suoi complimenti signor Howthorne, ma m'interessa di più sapere cos'è successo alla sua fronte, signor Riddle e il motivo per cui siete così in ritardo.-
- Sono caduto.- abbozzò Tom.
- No, non guardavo e gli ho tirato un libro in testa professoressa.- disse Damon con massimo candore, facendo sgranare gli occhioni al piccolo Riddle e allargare le bocche agli altri studenti - E poi ci siamo persi venendo qua.-
- Ci scusi.- aggiunse anche Tom, con aria veramente mortificata.
La Mcgranitt, vedendo un tale angioletto vicino a quel piccolo demonio di Howthorne lasciò perdere, rimandoli decisa all'unico banco in fondo rimasto vuoto, così poté riprendere la lezione. Una volta però a spiegare i primi rudimenti della sua interessante materia, la strega cominciò a chiedersi che cosa avrebbe mai portato un'unione così singolare come quella di Tom Riddle e Damon Howthorne, un Grifondoro e un Serpeverde.
E se non si sbagliava...erano entrambi discendenti di Salazar Serpeverde, solo da ceppi diversi di famiglie magiche.
Comunque i due ebbero presto modo di accorgersi che la Trasfigurazione non era facile come sembrava essere divertente. Gli appunti erano complicati anche per Tom che sapeva già fare qualcosina ma quando toccò la prova pratica, la classica di trasformare i fiammiferi in aghi, Riddle decise di non impegnarsi a dovere, anche se per lui sarebbe stato uno scherzetto. Per un attimo pensò che se tutti l'avessero già visto bravo a fare magie, avrebbero potuto farsi un'idea ancora peggiore di lui, così si limitò a far finta...tanto nessuno riuscì nella sua impresa quella mattina, a parte Ian Wallace, anche se Trix aveva fatto diventare la capocchia del suo fiammifero tutta brillante e lo stesso anche Cloe. Damon invece non sembrava particolarmente appassionato alla Trasfigurazione.
A Incantesimi con quella sagoma di Vitius fu molto più divertente e come accadde con Harry, quando fece l'appello e lesse il nome di Tom, l'ometto cacciò un gridolino eccitato e cascò direttamente dallo sgabello.
L'ultima ora prima di pranzo fu con la Sprite e nella serra ci fu modo di scambiare quattro chiacchiere in santa pace mentre potavano i germogli a una pianta che accarezzava le mani se le si faceva il solletico sullo stelo.
- E' strana la tua bacchetta Trix.- stava dicendo Damon che lavorava con le cesoie come un tempo aveva lavorato Draco con la mannaia - Sul manico si vede una punta di metallo.-
- Da noi in America sono tutte così. Il metallo serve per controbilanciare il peso sul polso.- rispose la ragazzina che quel giorno aveva le ciocche viola scuro, come unghie e lenti a contatto - Tom, mi passi quel vaso?-
Riddle con le piante si divertiva parecchio e la Sprite gli piaceva, proprio come gli era piaciuto Vitius che era strambo e matto, ma anche molto gentile. Anche la Mcgranitt gli sembrava una brava persona...solo se fosse stata un po' meno ruvida sarebbe stato meglio ma per ora non si lamentava.
- Io non vedo l'ora di fare lezione col professor Mckay!- disse Mary J. Lewis, poco distante, accanto a Cloe.
- Si, hai ragione!- rispose la sua amica Maggie Clark - Dicono che sia bravissimo e che si faccia dare del tu!-
- E' vero che ha combattuto con Harry Potter proprio qui, quattro anni fa?- chiese un Tassorosso eccitato.
- Si...e c'è anche la sua bambina. L'avete vista? Sta sempre con la sua tata e il preside.- gorgogliò ancora la Clark - E' così carina!-
- Avrà preso da sua madre.- frecciò acidamente Fabian Alderton - Non lo sapete? È un demone!-
Tom serrò i denti, rabbioso. Ecco, si cominciava. Ecco di cosa parlava Harry riguardo al fatto di mantenere il sangue freddo ma non poteva stare zitto! Lucilla era sua madre!
- E allora?- sibilò una voce all'improvviso, seccata e annoiata - Che problema hai coi demoni Alderton?-
Damon ghignò, continuando a lavorare mentre Angelica Claire King cominciava a dimostrare ai suoi compagni di che pasta era fatta. Si sporse sul tavolo verso Alderton, sfidandolo con gli occhi - Ti ho fatto una domanda.-
- Ho solo detto che è una demone. Ecco perché è bella.- rispose Fabian con tono conciso.
- No, è una demone ed ecco perché i Mangiamorte sono finiti ad Azkaban.- concluse Cloe fredda - E se fossi in te starei attento a come parli, specialmente quando insinui su demoni e stirpi affini.-
- Perché? Nascondi un segreto per caso?- frecciò lui di rimando - O hai paura per il tuo amico Howthorne?-
- Lasciatemi fuori da questa storia voi due.- disse Damon calmo, continuando a tagliuzzare.
- Cosa? Sei mezzo demone?- si stupì Mary Lewis, fissandolo con la bocca aperta.
- Ma ti sembro mezzo demone?- sbuffò lui di rimando - No, parlava d'altro.-
- E secondo te prevedere la morte della gente è normale?- rognò Alderton con un ghigno perfido.
- Secondo me è geniale.- se ne uscì Tom arrossendo subito dopo per aver attirato troppo l'attenzione.
- Hn...- Fabian fece una smorfia col suo grugno dal bulldozer, con fare pensoso - Si, in effetti può essere utile.-
- Prevedi la morte della gente?- gli chiese Matt Rogers, il ragazzino dai capelli color mogano finito a Corvonero - Quindi sei un Legimors? Anche mia nonna era come te.-
- C'è tanto da vantarsi.- sibilò Fern Gordon, una Serpeverde con gli occhi piccoli e vicini fra loro - Senza offesa Damon ma queste attitudini sono buone solo per i mezzosangue.-
- Mai sentito di nessun mezzosangue con simili poteri.- ironizzò Martin Worton, ridendo appena - E anche se fosse da mezzosangue, secondo me è un dono utile e pericoloso al tempo stesso. Non tutti sono all'altezza, sai?-
- Si, però è strano davvero!- mugugnò Fred Ryder, Tassorosso.
- Ma ti succede a comando per caso?- gli chiese Mary Lewis interessata.
- O le visioni capitano come i sogni?- finì Maggie Clark.
- Ah...che palle.- sbuffò Howthorne uscendo dall'aula poco dopo ancora sommerso da tutte quelle chiacchiere - Pensa se sapessero che a differenza di tutta la mia famiglia io non sono rettilofono!-
- Non lo sei?- Tom lo guardò stranito - Peccato, volevo farti conoscere Veleno.-
- Ah, il tuo serpente. Vorrà dire che tradurrai tu, no?-
- Ok...Trix dov'è andata?- chiese Riddle guardandosi attorno - Non va a pranzo?-
- Lascia perdere. Anche lei si limita a giocare col cibo nel piatto. Mi piacerebbe sapere che avete tutti quanti!-
- Idiota, ancora non hai capito perché quella non mangia?-
I due ragazzini si voltarono, trovandosi di fronte alla King che guardava il suo amico Howthorne con aria battagliera.
- Cloe...ti adoro quando ti metti a difendere la bandiera dei babbanofili, sai?- ironizzò Damon però con una nota acida nella voce - Non ti mettere in mezzo, specialmente quando Alderton comincia a menarla sui mezzosangue. Lo sai com'è fatto. Se lo stuzzichi non ne usciremo vivi duchessa.-
- E dovrei stare zitta quando quello insulta la gente?- sbraitò lei altera - Non ci penso neanche! Senza contare che ti ha appena dato del cialtrone mezzosangue solo perché prevedi la morte! Non lo sa che hai anche doti di Veggente?-
- Senza offesa ma il mio cognome resta Howthorne, quindi può darmi del mezzosangue quanto vuole ma la cosa non cambia.- frecciò l'altro divertito - E poi se non stai attenta romperanno le palle anche a te, Sensistrega della malora.- le dette le spalle, cominciando a incamminarsi - Che mi dicevi su Trix comunque?-
- Dio, sei proprio cieco!- Cloe scosse il capo, paziente - Sai perché non mangia? Perché non è cibo buono per lei.-
- Allora te ne sei accorta.- sfuggì a Tom. Arrossì quando la streghetta lo guardò in faccia e lei annuì altezzosa - La sua energia è diversa dalla nostra. È facile riconoscerla come una fiaccola nel buio per me.-
- E allora?- Damon li fissava impaziente - Che cacchio di storie sono duchessa? Cos'è sta storia della fiaccola?-
- Damon...Trix ha un profumo molto particolare, che io sentivo spesso nel castello di mia madre.- gli spiegò il piccolo Riddle paziente - Sa di fiori. È molto pallida e se la toccassi probabilmente sentiresti la sua pelle fredda al tatto. È una Diurna.-
- Una cosa?- Cloe e Damon lo guardavano sbattendo gli occhioni in sincrono.
- Una mezza vampira. Per questo non s'incenerisce di giorno.- si corresse Riddle per farsi capire.
- Oh...- Howthorne fece mente locale, per nulla impressionato - Ecco perché dicevi che era così carina!-
- Si, è per quello. E deve restare fra noi questa cosa.- annuì Tom.
- Non ha fatto mica un bell'affare.- sentenziò il futuro lord - Con tutti i casini che capitano qui dentro, dopo di te lei sarebbe la prima sospettata. Senza offesa Tom.-
- Figurati.- sbuffò Riddle - Io vado fuori in giardino. Ci vediamo oggi pomeriggio.-
- Vengo a ripescarti dopo pranzo.- gli disse Damon andandosene con la King che però attese un lungo minuto prima di seguirlo, restando a guardare il maghetto con quegli occhi terribilmente indagatori. Tom credeva quasi che lei stessa cercando di sondargli l'anima, per capire se fosse un nemico per Hogwarts o meno.
In giardino trovò fortunatamente qualcuno di un pelo più amichevole che quegli strambi compagni di corso. Tristan stava con Liz in giardino e la tata gli offrì una bella scorta di sandwich, più qualche Cioccorana mentre lo aggiornavano sulla ronda che aveva coinvolto Harry e gli altri fin dal mattino presto anche se Tom in realtà non aveva ancora conosciuto Degona ed era molto curioso.
Lucilla non aveva mai parlato di lei ma sapeva che le era sempre mancata.
- Chi hai dopo pranzo?- gli chiese Tristan dopo il pasto veloce.
- Pozioni coi Serpeverde.- rispose Tom - Harry mi ha detto di starci attento col professor Piton.-
- Tranquillo, gli abbiamo già parlato io e Draco stamattina. È preparato.-
Mah. Stette in giardino fino alle due, quando arrivò Damon a portargli dei toast imbottiti e della frutta. Non era solo. Con lui c'era Beatrix e stavano chiacchierando animatamente. Quando se li trovò vicino sentì che parlavano di musica e si sentì sollevato. Damon era molto impulsivo a volte e la loro amica non era stata molto contenta quando lui aveva approfondito il discorso davanti ai bagni...se non altro sembrava stare bene, quindi Trix mangiava tranquilla quando era sola. Meno male.
Scesero nei sotterranei e quando entrarono nell'aula di pozioni vennero investiti da un forte odore di erbe aromatiche.
Si misero tutti e tre nell'ultimo bancone vuoto e poco dopo arrivò Piton come una furia, sbattendo la porta con quel suo maledetto modo di fare da psicotico e buttandosi subito in cattedra.
Incrociò le dita e prima di parlare, fissò uno per uno le nuove matricole.
Fece una smorfia, non si sa bene a chi o per quale motivo, poi attaccò con la tiritera sulle pozioni e sul fatto che potevano fare tutto, approntare la gloria e mettere un fermo alla morte. Un delirio di parole sagge e vere...peccato che Piton si accorse subito che quella classe era composta praticamente da dementi.
In mezz'ora di spiegazione e strilli abominevoli non ce ne fu uno che imbroccò la pozione in maniera giusta, se non Tom da cui Piton però si teneva un po' a distanza per il momento, e quando per sbaglio un Grifondoro fece esplodere il contenuto del suo pentolone, si scatenò il pandemonio. Dieci punti in meno, tanto per essere originali, e fumo ovunque... tanto che accorsero un bel po' di persone, Tristan, Harry e Draco per primi.
Mezzi sconvolti, vedendo Piton tutto spettinato e quel macello, i due più giovani non poterono fare a meno di ridere.
- Prof...- lo chiamò Malfoy calmandosi - Tutto bene?-
- No, per niente Draco.- sbottò Severus, urlando ai quattro venti ai ragazzini che non sarebbero usciti fino a quando non avessero sistemato quel disastro. Borbottando e imprecando, Serpeverde e Grifondoro si misero a pulire tutto, imprecandosi dietro già dal primo giorno. Quella scena a Harry risultò famigliare.
- Potter!-
Si girò di scatto, sentendosi puntato da Piton...ma ora col cazzo!, non era più un suo professore. Così sfoderò un sorrisone a trentadue denti e lo guardò con faccino angelico - Si?-
Severus Piton non era cambiato. Stessa faccia antipatica, stesso acume che funzionava quando voleva...e fissò il suo ex allievo più detestato con un'espressione indecifrabile - Che mi dite di quel ragazzino?-
- Tom?- Draco sogghignò - In confronto a noi sembra un angioletto.-
- L'ho notato. Prende appunti con calma e precisione e non ha fatto volare una mosca. Mi sembra portato.-
E già. O si è portati o si può anche andare al diavolo, frecciò Harry fra sé e sé ricordando la presa categorica di Piton nei suoi confronti.
- Il preside mi ha detto che avete perso un pezzo per strada.- continuò il professore di Pozioni.
- Se parla della signorina Granger presto la ritroveremo.- disse il bambino sopravvissuto con tono di sussiego.
- Non ne dubito.- bofonchiò Piton - Ora andate pure. Qua ce la caviamo da soli.-
Tornandosene dritti al primo piano, Harry pensò i mille modi in cui poter uccidere quell'essere abominevole e farla franca. E che cacchio, perché si ostinava a trattarlo come se fosse stato James Potter? Ok, si assomigliavano ma in fondo non si era dimostrato poi così dispettoso come suo padre no?
Tornati nella torre, i due trovarono Edward in piedi in mezzo alla grande stanza, alla tavola circolare.
Aveva aperto tutto le tende e la luce illuminava la torre dopo tanto tempo, specialmente la mappa del Malandrino, interamente aperta sulla bella tavola in cedro.
- Che hai trovato?- gli chiese Potter, levandosi la felpa.
- Due possibili punti a rischio. E un fottuto macello di entrate che non tutti conoscono ma che sono difficili da tenere sotto controllo. Ho pensato che per esseri sicuri davvero dovremmo avere qualcuno che conosce le sette uscite come le sue tasche, così Ron è andato a Diagon Alley. Fred e George arriveranno qua stasera.-
- Ci mancavano solo quei due.- frecciò Draco, svaccandosi su una sedia accanto a May.
- I punti caldi quasi sono?-
Dalton li indicò col dito sulla mappa del Malandrino - La prima è la Camera naturalmente. Poi Silente ha detto qualcosa sul corridoio a destra del terzo piano. Che c'avrà ficcato dentro stavolta?-
- Non lo so...- Harry alzò le spalle, stranito - A dire il vero mi ha detto giusto ieri sera mi ha detto che avrei potuto andare a darci una sbirciatina. Il solo sentirlo mi ha tolto la voglia di farlo.-
- Eddai.- gli sorrise May - Tesoro, ma che ti prende? Preferivi fare tutto di nascosto preferendo l'espulsione?-
Potter la guardò come se fosse normale - Ma certo!-
- Sai cos'è che ti manca? Andare in giro per questo posto con la consapevolezza di avere il fiato sul collo dei prof, l'odio di Piton, Ron alle spalle che ti copre, Herm che era la voce della tua coscienza e questo imbecille qua...- Edward posò una mano sulla spalla di Draco -...con cui fare a botte. Ecco cosa ti manca...anzi, continuate a fare a botte...aspetta...no, Malfoy non ti manca per niente ora che ci penso.-
- Scusate ma io non ci capisco più nulla.- rise la Aarons - Parlate come se da ragazzi vi foste quasi ammazzati.-
- Infatti.- rise Ron, apparendo sulla porta di ritorno da Diagon Alley - Adesso ti sembrano quasi normali ma quando eravamo qui ti posso giurare che non passava giorno in cui non se ne facessero di tutti i colori.-
- La finiamo?- si schifò Malferret - Non ho voglia di sentire queste cazzate vecchie di secoli.-
- Allora uomo dalla donna misteriosa?- cinguettò Dalton - Che dicono i gemelli?-
- Saranno qua domani mattina puntuali, non stasera perché devono andare a caccia di non so cosa.... e devo aggiungere che sono gasati da matti.- rispose Weasley - Elettra e Blaise hanno chiamato?-
- Hanno mandato un gufo.- rispose Harry, sbadigliando per la notte di guardia.
- Chissà che festino si farà Blaise con la piccoletta stasera...- insinuò il biondo, a bassa voce.
- Se non vuoi che il festino te lo faccia io ti conviene tapparti quella bocca.- lo minacciò Potter seccamente.
- Avete già sentito Jess e gli altri?- li fermò la Aarons, prima che si spaccassero le ossa.
- Tristan ha domani lezione con le matricole. Dopo di lui c'è la Lestrange.- bofonchiò Ron - Se vogliamo controllare che lasci in pace Tom dovremmo darci i turni, possibilmente senza farci notare troppo o potremmo far pensare che ci siano dei problemi col mostriciattolo.-
- E infatti ce ne sono e anche parecchi!- sottolineò il suo migliore amico, acidamente.
- Mi sa che il problema principale comunque resti tu Potty.-
- Dio santo, questa scuola scatena i vostri bassi istinti.- sorrise May, fissandoli - Ed, Ron...mi raccontate com'erano?-
- Due idioti.- sbuffò il rossino.
- Al sesto anno Harry ha allagato il dormitorio di Serpeverde, ad Halloween...sai per scherzo.- sogghignò Dalton.
- E lui che ha fatto?- concluse Weasley additando Malfoy - Ha dato fuoco a Grifondoro un mese dopo!-
- Hai dato fuoco alla torre?- si sconvolse l'Osservatrice - Ma...poteva farsi male qualcuno!-
- Non qualcuno. Solo dei Grifondoro mezzosangue.- la corresse Draco - Mi sa che non ti è ancora entrata in testa una cosa fondamentale. Serpeverde di qua, Grifondoro di là. Vanità e orgoglio non vanno d'accordo.-
- E dire che sono simili.- frecciò la ragazza, sarcastica.
- Stai insinuando che io e questo serpente bastardo ci assomigliamo?- sbottò Potter.
- Ehi, l'hai detto tu!- rise la strega - E adesso scusate ragazzi ma devo andare a fare rapporto da Orloff. Torno per cena.- e detto quello infilò la porta, ridacchiando come un matta alla faccia esasperata dei due nemici decennali.
Calato il sole la marmaglia di studenti cominciò a radunarsi per andare a cena ma a quanto pareva ce n'erano che facevano i disertori da subito. Quando andò ad aprire la porta della torre, Harry si trovò davanti Damon Howthorne che tirava Tom per il collo, visto che per la fame quasi non si reggeva in piedi.
- Ma tu guarda cosa mi tocca a vedere.- si schifò Malfoy poco più tardi a tavola, con le due pesti.
- Tom, guarda che ha ragione Harry.- gli disse Ron scompigliandogli i capelli mentre si strafogava d'arrosto e patate - Se non ti fai vedere in giro penseranno che nascondi qualcosa. E poi non puoi mica fare la fame per sette anni!-
- Si ma lo sapete come sono, no?- s'intromise Edward, che si stava leggendo il programma delle corse sul giornale - La Gazzetta di Hogwarts s'è già messa all'opera. Tre giorni e ci sarà già un articolo. Questi nuovi sono pure peggio della Daves e di Cohen!-
- Ma se te la sei fatta la Daves.- sibilò Draco acidamente.
- Vogliamo fare i nomi delle mie e vedere se non te le sei fatte pure tu?- lo sfidò Dalton con un ghigno.
- Ragazzi, siamo a tavola.- li fermò May serafica - Allora voi due? Com'è andato il primo giorno?-
- A parte il libro che s'è preso in testa Tom, la figura di merda con la Mcgranitt, il fatto che devo portargli da mangiare, l'esplosione nei sotterranei e la rissa che la King stava per scatenare con Alderton devo dire che non è stato male.- insinuò Damon, frizionandosi la testa infastidito - E a me tocca un'altra bella notte in bianco...che palle!-
- Vuoi che ti dia qualcosa?- gli chiese Draco, stranamente gentile.
- Una sprangata fra capo e collo andrebbe bene.-
- Perché la sorella di Brian King ha scatenato rissa?- chiese Harry, bevendo il caffè.
- Dunque...- Tom fece mente locale - Prima perché Fabian ha insinuato qualcosa su Lucilla, poi perché lui ha detto a Damon che essere un Legimors è roba da mezzosangue...e poi credo che le stia antipatico e basta.-
- Tosta la ragazzina.- sibilò Draco - Ma sui mezzosangue non capisce una mazza.-
- Oddio, non ricominciare!- sbottò Ron tirandogli dietro il tovagliolo, che il biondo schivo - Mi dite il vostro orario di domani piuttosto? Così vi mando Harry e Milo all'ora giusta.-
- Arriva Milo?- si stupì May - Di già? Credevo fosse al consolato francese per la faccenda della registrazione.-
- No, era da sua zia negli ultimi giorni.- bofonchiò Draco, versandosi due dita di whisky - Perché lo richiami già?-
- Veramente me l'ha chiesto il preside. Dice che ha un'allieva turbolenta da affidargli. Credevo scherzasse...-
- Trix!- disse Tom - Meno male, se c'è Milo sono più sicuro...- e così raccontò agli Auror la faccenda della Vaughn, pensando che forse Milo avrebbe potuto darle una mano ad ambientarsi meglio. Certo che però Silente era un bel testardo. La faccenda di quella piccola Diurna avrebbe dovuto restare fra loro o sarebbero venuti fuori un bel po' di guai. I due maghetti stettero col gruppo fino alle nove e mezzo circa, chiacchierando e guardando vecchie foto, una in particolare naturalmente che costò a Malfoy e Potter una presa in giro dietro l'altra, poi finalmente se ne andarono a dormire. Finito l'ammazza caffè, Edward e Ron si prepararono ad andare di ronda con Clay che da quando era tornato a Hogwarts sentiva un qualcosa di strano in giro, proprio al terzo piano nel corridoio a destra...
May andò subito a letto, Potter e Malfoy invece rimasero svaccati alla finestra, a fumare.
Forse aveva ragione la loro Osservatrice, pensò Harry mentre se la menavano sottilmente su come affrontare i fratelli Lestrange. Forse quella scuola gli ricordava il Draco del passato e per questo provava l'impulso irresistibile di stuzzicarlo...ma si contenne, doveva finirla a tutti i costi di comportarsi da diciottenne.
Era passata da poco la mezzanotte però quando il bambino sopravvissuto dovette riaprire gli occhi a forza, strappato al suo sonno da un grido di rabbia. Uscì di corsa dalla sua stanza e trovò Malfoy intento a scaraventare a terra ogni cosa fosse presente sulla sua scrivania. Anche May era sulla soglia, in vestaglia ma come lui non sapeva cos'avesse.
Lo scoprirono dopo, quando Draco crollò in ginocchio con le mani fra i capelli, i denti serrati...
- Basta...- sibilava - Basta...smettila!-
- Draco.- Harry si sedette al suo fianco, senza toccarlo - Che hai visto?-
- Non fa che urlare...non la smette!- sibilò ancora Malfoy, distrutto.
- Hermione?- sussurrò Potter, a bassa voce.
- Perché non mi lascia in pace?!- gridò, dando un pugno al pavimento. Perché? Perché Hermione ce l'aveva con lui? Perché lo obbligava a sentire quelle urla di dolore? Ce l'aveva così tanto con lui? Lo odiava a tal punto?

La mattina dopo Tom spalancò gli occhi blu quando sentì un peso sul suo letto.
Si mise a sedere e la luce che filtrava dal baldacchino lo aiutava a mettere a fuoco Archie Byers, seduto sulla sua coperta. Il ragazzino, che sembrava davvero tanto più piccolo, gli sorrise con aria angelica.
- Ciao Tom! È passato Harry Potter sai??- gli disse, eccitato - Ha detto di darti questo.- e senza aggiungere altro gli porse un libretto minuscolo, di pelle scura. Doveva essere appartenuto a Lucilla, che poi l'aveva regalato al bambino sopravvissuto...e si trattava di un libretto dalle pagine totalmente bianche. Stranito, cercò in prima pagina e lesse "Il Libro che Sa Tutto."
Non fece commenti, così si vestì notando poi che Archie era stato tanto gentile da lasciargli altri dolci sul letto. Quel bambino mangiava troppi dolciumi, pensò fra sé con un sorriso. Uscito dalla torre, venne nuovamente investito da una valanga di bisbigli e commenti ma quella mattina era di buon umore. Avrebbe avuto lezione con Tristan per due ore ed era particolarmente interessato alla Difesa, anche se poi dopo avrebbe avuto a che fare con la sua sorellastra.
Si era scordato di chiedere ai ragazzi come avrebbe dovuto comportarsi ma quando arrivò di fronte all'aula, vide che gli studenti erano fuori, compreso Mckay. Trovò anche Damon che faceva aria a Trix col suo mantello.
- Ma che succede?- chiese, stranito.
- Oh, ciao...- Damon gli sorrise di sottecchi - Il prof ha sempre fatto lezione col settimo in sala duelli e non era mai venuto in quest'aula. C'è un terribile odore d'aglio e Trix non lo regge molto, così sta facendo areare tutto.-
- Che schifo...- disse la ragazzina, con le ciocche, le lenti e contatto e le unghie tutte fucsia.
- Ciao Tom!- lo salutò Tristan allegro, seduto sotto le arcate con una folla di mini studenti che gli facevano un sacco di domande. Quando il prof si rivolse a lui, naturalmente i compagni li guardarono allibiti.
- Buon giorno.- rispose Riddle arrossendo.
- Gazza sta disinfestando. Un minuto e potremo entrare. Beatrix, tutto bene?-
- Come no.- frecciò la ragazzina, disgustata.
- Non è tanto forte quest'odore.- disse Fern Gordon, altezzosa.
- A differenza del tuo profumo. Ti ci sei fatta il bagno?- frecciò Mary J. Lewis sferzante.
- Ossignore, eccoli che ricominciano.- disse Howthorne serafico - Tom, hai mangiato?-
- Eh? Ah, si...una Cioccorana.-
- Molto salutare.-
Finiti i convenevoli e areata la stanza, i maghetti poterono precipitarsi a sedere e per una volta sembravano tutti interessati ai primi banchi. Mentre loro prendevano posto, Tristan rimase fuori a parlare con Jess e Clay.
- Pensi che ci siano stati problemi stanotte?- gli chiese Damon, appoggiato al banco con i gomiti.
- Non so. Non ho ancora visto nessuno. Tu come stai piuttosto? Hai dormito?-
- Un po' verso l'alba ma ho fatto un sogno veramente tremendo.-
- Altri cadaveri?- insinuò Beatrix dietro di loro, annoiata.
- Uno solo.- disse Howthorne pensoso - Una bella ragazza che mi pare di aver già visto.-
Si zittirono di colpo quando Tristan varcò la soglia e si chiuse la porta alle spalle, tenendo però gli occhi puntati su una pergamena. Dalla sua espressione dovevano essere rotture di palle perché arrivato in cattedra l'accartocciò e la gettò via, facendo canestro nel cestino magico che divorò la carte e poi ruttò, facendo ridacchiare gli allievi.
- Buon giorno ragazzi...- borbottò, appoggiandosi coi fianchi alla cattedra in cedro. Li guardò e cominciò a darsi dell'imbecille. Cazzo, lui non aveva esperienza con bambinetti così piccoli. Sarebbe stato più facile insegnare a sua figlia a stare ferma con una bacchetta di mano che a quei ragazzini a difendersi.
Si levò così il mantello e la giubba, arrotolandosi le maniche e iniziando con ciò che aveva stipulato con Silente.
Rivoluzione.
- Benvenuti al corso di Difesa contro le Arti Oscure. Come penso sappiate io non ho mai fatto lezione al di fuori delle classi del settimo anno, perciò con voi dovrò incominciare tutto da capo. Ho pensato ai modi in cui cominciare ma guardando il vostro libro del primo anno...- fece una smorfia, nicchiando -...ho capito che avremmo dovuto iniziare da tutt'altra amministrazione. Sapete...- cominciò a girovagare fra i banchi, sorridendo - Quattro anni fa mi ritrovai al M.A.G.O. della prima classe che ho avuto in consegna e insieme a tutti gli insegnanti stetti ad ascoltare la tesi di un Grifondoro che argomentava l'importanza della Difesa contro le Arti Oscuri specialmente al primo anno. Questo studente mi ha stupito perché ha portato alle orecchie della commissione un punto molto importante. Ovvero...che cosa sono prima di tutto le Arti Oscure?-
I ragazzini corrucciarono le fronti, straniti.
- Se non sappiamo bene cos'è l'Arte Oscura come possiamo essere sicuri che difendendoci da essa non andiamo a recare danno ad altri maghi?, era questa la domanda di quell'allievo Grifondoro. Secondo lui al primo anno sarebbe necessario aiutare gli studenti a distinguere con maggior chiarezza cosa sia bene e cosa sia male. Cosa che poi crescendo per un mago diventa soggettiva.- tornò a sedersi sul bordo della cattedra, osservando divertito le loro espressioni - Io non sono qua per dirvi esattamente cosa sia giusto per voi o sbagliato. Questo no. Ma sono qua per farvi capire meglio chi o cosa sia pericoloso, rispetto alle leggende. Chiaro?-
Seguì un assenso che si fece interessato, poi Mc con uno schiocco di dita pulì la lavagna e il gesso la divise in due parti.
Pericoloso, non pericolo.
- Proviamo a partire con le cose semplici. Ragazzi, voglio che mi diciate cos'è secondo voi l'Arte Oscura e gli esseri che sono pericolosi per un mago. E non sbirciate sui libri, tanto non c'è una risposta giusta.-
- Bhè...- Marc Arper, Tassorosso, alzò la mano - La magia oscura è nata dai maghi malvagi e viene usata per fare del male alle persone.-
- Non sono d'accordo.-
Tristan sorrise, vedendo Angelica Claire King con la mano alzata.
- Dimmi pure Angelica...o Claire?- chiese.
- Cloe.- lo corresse tranquilla - Io non sono d'accordo. La magia oscura non è nata da maghi malvagi. Se io per esempio adesso prendessi la bacchetta e schiantassi qualcuno al muro avrei usato la magia per scopi malvagi, ma non per questo lo Schiantesimo è mai stato catalogato come magia oscura. E viceversa.-
- Perfetto Cloe, questo mi sembra un primo buon punto. Infatti io posso usare la nostra magia per fare del male alla gente, questo mi farebbe diventare un mago del male? E poi come facciamo a dividere in categorie?-
- Ci sono stirpi che sono malvagie per natura! Come i maghi che hanno poteri che sono stati dichiarati oscuri dal Consiglio dei Maghi- sbottò Fern Gordon - Oppure demoni per esempio!-
- I demoni...- Tristan sogghignò brevemente, fissando Tom e Damon - Qualcuno ha qualcosa da ribattere?-
- Secondo me non ci sono qualità magiche per maghi buoni o cattivi.- sentenziò Howthorne - Dipende dall'uso che facciamo dei nostri poteri.-
- Assolutamente vero.- Mckay annuì, insieme a tanti altri studenti - Ok, potete dirmi adesso alcune stirpi assolutamente pericolose?-
- Gli Snasi!- ridacchiò qualcuno in quarta fila.
- I folletti della Cornovaglia!-
- I lupi mannari!-
- I vampiri!-
- Ok, calma calma...ci siamo. Fra questi che avete detto ce n'è solo una veramente pericolosa. I vampiri. Snasi e folletti non attaccano se non sono provocati in qualche modo, i lupi mannari sono esseri umani la maggior parte delle volte e gli alchimisti hanno trovato un modo per calmare la loro aggressività nelle notti di luna piena. I vampiri sono gli unici che attaccano che siano o meno assetati.-
- E i demoni?- chiese Bruce Joyce.
- E' presto per mettersi qui a studiare la varie caste oscure ma ci sono due tipi di demoni. Quelli impuri a innesto umano, come i vampiri appunto e questi sono aggressivi. Gli altri sono demoni puri e lasciate che ve lo dica... ne conosco uno e l'ultima cosa che le interessa è attaccare briga con una pulce umana.-
Sentendolo, Tom sorrise brevemente pensando a Lucilla. Niente di più vero.
Né lui né Damon però si stupirono quando Tristan disse che alla prossima lezione avrebbero parlato anche dei Diurni.
Quelle due orette furono davvero piacevoli e quando gli studenti cominciarono a uscire dall'aula, Tom sentì depresso i cinguettii di gioia dei compagni all'entrata di Harry.
- Allora Mc?- chiese Potter sorridendo e raggiungendolo - Come va con le matricole?-
- Meno peggio di quanto pensassi.- rispose Tristan - Beatrix, va meglio?-
La ragazzina cercò di annuire ma aveva un'aria ancora parecchio disgustata, così furono Tom e Damon ad aiutarla, mentre Cloe restava tutta ammirata a guardare Harry, senza però sbavare come gli altri.
Fu in quel mentre, durante le solite chiacchiere, che arrivò sulla soglia qualcuno che fece sobbalzare la streghetta americana. Sconvolta, sentendo quel profumo, si volse e si trovò davanti a un Diurno di bell'aspetto.
- Oh, Milo!- dissero Tristan e Harry, vedendolo - Ma dove cavolo eri?-
- Da Gala.- rispose Morrigan, fermandosi a salutare Tom senza notare neanche per sbaglio una sua consanguinea - Abbiamo banchettato e fatto arrabbiare mio zio Kronos rompendogli col tiro a segno tutti i suoi stupidi idoli aztechi...allora? Silente mi ha mandato un gufo parecchio vago. Ha parlato di una piccola peste incontrollabile...ma che schifo questo odore di aglio! Volete farmi morire per caso?-
- Sei capace di parlare di una cosa sola per cinque minuti?- lo zittì Tristan - Sei passato sotto il naso della peste comunque.- e gl'indicò Beatrix che fissava Milo al colmo della rabbia. I ragazzi non l'avevano mai vista né sorridere troppo né spalancare la bocca perché mentre fulminava Morrigan con un'occhiata, esibì dei canini degni di quelli di un vampiro adulto. Cloe, Damon e Tom non fecero una piega ma Milo la guardò sconvolto.
Per un lungo attimo i due si scrutarono fin nei recessi della loro anima in parte umana, una spaventata, l'altro senza parola. Una Diurna lì dentro? Una studentessa?
Più la guardava, più tornava indietro nel tempo. A quella ragazzina spettava per diritto l'inferno, un dono di genitori vampiri a tutti i loro figli Diurni.
- Che ci dovrei fare io con lei?- chiese, cercando di nascondere con la calma ciò che provava.
- Non ti azzardare neanche ad avvicinarti a me!- disse la ragazzina inferocita - O te la faccio pagare cara!-
- Ah si?- ghignò Milo schernendola - E cosa pretendi di fare con quei due dentini da micetto eh?-
Decisamente non era cominciato bene come sodalizio, pensò Harry quando vide la Vaughn uscire dall'aula come un tornado, dopo aver mandato al diavolo Morrigan. Anche gli altri tre moschettieri la seguirono e solo Tristan si voltò verso il Diurno, scoccandogli un'occhiata truce.
- Certo che potevi andarci più piano.-
- Che ci fa una Diurna qua dentro?- chiese Milo, ignorando il suo tono - Non è posto per lei.-
- Il preside non la pensa così.- disse Harry.
- Silente non è un vampiro.- rispose Milo secco - E specialmente non è un Diurno. Quella ragazzina farebbe bene ad andarsene da qui il prima possibile, ammesso che abbia un posto dove tornare.-
- No, Silente mi ha detto che sua madre e suo padre l'hanno lasciata ai parenti della madre, ma non la vogliono. I suoi genitori le pagano la retta ma non l'hanno più voluta vedere da quando si sono trasferiti qui sei mesi fa.- Potter notò la sua espressione preoccupata e arrabbiata - Milo, credi che possa andare in una scuola diversa?-
- Ravenhall non è luogo per una Diurna bambina.- sibilò lui.
- Ravenhall?- chiese Tristan - La scuola segreta di voi vampiri?-
- Esatto. Una magia impedisce a chi la frequenta di rivelarne l'ubicazione ma non è una scuola come la intendete voi. È un campo di battaglia. Io ero un Diurno e mi salvavo solo di giorno. Lei è anche una femmina. Diventerebbe la schiava del primo che passa nel giro di due giorni. Dovrebbe essere seguita a casa sua da qualcuno che può aiutarla.-
- Tu puoi aiutarla.- gli disse Tristan calmo.
- Un accidenti.- sibilò Milo velenoso - Per chi mi hai preso? Non sono filantropo! E adesso scusa ma ho altro da fare che stare qui a occuparmi di quella mocciosa! Ti saluto!- e senza aggiungere altro divenne un pipistrello, per volare fuori dalle finestre veloce come la luce. I due Auror rimasti non dissero niente riguardo a quel comportamento non consono a Morrigan ma anche Jess non fu molto dolce con loro, quando venne a sapere della cosa.
- Hai avuto la faccia tosta di chiedere a Milo una cosa del genere?- ringhiò il maggiore dei fratelli Mckay poco più tardi, davanti alla fontana - Ma sei impazzito? Fai che metterlo direttamente davanti a sua madre la prossima volta!-
- Potessi la incenerirei anche io, cosa credi?- rispose Tristan - Ma non può fare come se niente fosse!-
- Scusa se cavillo ancora...- lo interruppe Jess - Ma ognuno ha diritto ai suoi maledetti scheletri nel proprio fottuto armadio e se lui vive con noi da quando avevamo vent'anni vorrà dire che i suoi simili gli fanno schifo no? E metterlo di fronte a quella bambina Diurna non è la soluzione adatta!-
- E allora che facciamo?- replicò Harry - Ognuno ha diritto ad avere un minimo di aiuto.-
- Non metto in dubbio questo. Ok...che ne so...la mocciosa ha mangiato di recente?-
- E che ne so io!- rispose Tristan - Appunto per questo Milo sarebbe la persona più adatta a trattare con lei. Credi che ne sappia qualcosa io di sangue? Io so solo che nel nostro frigo c'è la sua tazza personale con dentro sangue di bovino o plasma sintetico, niente di più! Non so neanche quante volte al giorno mangia un vampiro!-
- Diurna.- li corresse Tom, arrivando da loro con un sorrisetto timido - Se volete ci parlo io.-
- E se ti morde?- frecciò Potter sarcastico.
- Damon ha detto che non morirò entro breve.- rispose il maghetto a tono.
- Oh, carina questa. Dai, andiamo!- sbuffò il bambino sopravvissuto tirandolo per il cappuccio - Gente, io vado dalla Lestrange. Ci vediamo a pranzo!-
- Ok, state attenti.- augurarono i due Mckay.
Tornato in aula che si stava riempiendo di nuovo, Tom vide sulla cattedra la bella figura della sua sorellastra che parlava con alcuni Serpeverde. Vanessa alzò il viso...e gli sorrise. Deglutendo, il piccolo Riddle si affrettò a sedersi accanto a Damon e proprio in quel momento una bell'aquila bruna e dorata andò a posarsi sul ceppo più alto, in cima alla scalinata dell'aula. Se Vanessa Lestrange l'aveva notato, fu brava a nasconderlo. Da quel momento in poi tenne la sua lezione pratica, basandosi sul libro di testo e non si azzardò a sgarrare.
Era meno stupita di quello che credeva, pensò Harry Potter compiaciuto.
Era anche astuta, infatti non si azzardò mai a levare i suoi infami occhi su Tom.
Sapeva giocare, ammise.
Doveva solo capire ormai fino a che punto si sarebbe voluta spingere...

 

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20° ***


 

 

La prima settimana passò più velocemente del previsto. Fra compiti e lezioni, i ragazzi del primo anno arrivarono a venerdì ancora abbastanza carichi, specialmente per la prima lezione pomeridiana di volo.
Quella mattina erano tutti eccitatissimi ma si contennero nelle ore della Mcgranitt che aveva subito messo in chiaro di non voler sentire neanche una mosca. Ne erano successe delle belle in quei giorni ma per il momento nulla di folle, a parte Cloe King che attaccava sempre briga con gli Alderton, Trix che si era chiusa in un mutismo ostinato, le emicranie di Damon e il digiuno forzato di Tom. Quattro mocciosi nel pieno dell'adolescenza insomma...
Quella mattina però, prima di pranzo, Tristan aveva tenuto apposta una lezione teorica sui Diurni che aveva fatto capire meglio alla futura duchessa di Tenterdon cosa doveva fare. Mckay si era dilungato parecchio sul fatto che i Diurni fossero provvisti di anima come tutti gli esseri umani, quindi dotati di ogni gamma di sentimenti andando dall'odio alla gioia e questo aveva fatto pensare la vulcanica Cloe per tutta la seguente ora di pratica conla Lestrange che, inutile dirlo, non le piaceva per niente. Così, all'una, invece di andare a pranzo col codazzo di gente che faceva a gara per diventarle amica, filò nel bagno delle ragazze e ignorando Mirtilla con aria altezzosa si mise a controllare sotto tutte le porte. Non vedendo gambe e scarpe, usò i suoi sensi di focalizzazione...e trovò subito Beatrix. Batté due colpi impazienti sulla porta di mezzo, poggiandosi le mani sui fianchi.
Era bene sapere una cosa sulla duchessa di Tenterdon. Era caparbia. Testarda. Sarcastica e inflessibile.
Orgogliosa come pochi altri e non si fermava davanti a niente.
E presto sia Bea che Tom avrebbero dovuto capirlo.
- Allora yankee! Esci da lì!- sbraitò la Grifondoro.
Le arrivò una soffiata spaventosa, tipo quella dei gatti ma triplicata dai canini della Vaughn che comunque rimase serrata dietro alla porta. Cloe l'aveva vista filare via dopo quella lezione, timorosa d'incontrare ancora l'amico del loro prof e se c'era una cosa che Cloe non reggeva erano i cocciuti come lei.
- Stupida Serpeverde, esci!- continuò imperterrita.
- Si può sapere cosa vuoi?!-
La King si voltò di colpo, trovandosela alle spalle. Trattenne un grido, assaggiando per la prima volta la velocità di una Diurna. Era saltata fuori dal bagno senza che neanche avesse potuto vederla. Accidenti.
La bellezza fredda della streghetta americana le rimbalzarono addosso, così la Grifondoro tornò a scrutarla con aria battagliera. Sembrava un incontro fra un leone e una tigre siberiana.
- Ehi yankee! Dovresti ringraziare il prof sai?-
- E perché?- rispose Beatrix gelida - Lo fanno solo per tenermi buona! Se fosse stato per me non avrei mai messo piede qui dentro! Siete solo degli stupidi sanguecaldo!-
- Bhè, per metà lo sei ancora tu.- frecciò Cloe, zittendola. La vide arrossire di poco, giusto per colorirle le guance, così continuò con tono sprezzante - Invece di fare la viziata dovresti cercare di provare ad ambientarti sai?-
- E perché? Potrei uccidervi tutti.- replicò la Vaughn minacciosa.
La King la fissò, stavolta con gli occhi duri come pietra.
- Fa come ti pare.- sibilò sorpassandola - Ma secondo me sei solo una codarda.-
Non fece un passo che una morsa d'acciaio la bloccò per il polso e Beatrix la sbatté contro la porta, coi canini bene in vista - Cos'hai detto? Io sarei una codarda?-
- Sei sorda per caso?- Cloe non cedette di un millimetro, senza mostrare un filo di paura - Potrai anche ammazzarci ma sei spaventata a morte che tutti sappiano cosa sei per metà!-
- E te ne stupisci?- rise l'altra acidamente. La sua risata aveva perso di innocenza e Cloe si sentì male per lei - Credi che sia facile duchessa?- la prese in giro Beatrix, assottigliando gli occhi coperti dalle lenti e le puntò il dito addosso - Non tutti vivono nel tuo mondo dorato. Guarda solo come trattano Tom. E lui non ha mai fatto nulla. Guarda cosa pensano di Damon. Tutti lo temono. Non dirmi che sono vigliacca. Siete voi i vigliacchi. Perché avete paura di chi è diverso!-
- Bhè, io no!- s'impuntò la King avvicinandosi a lei - Io non ho paura di te!-
- Attenta. Non mangio da un pezzo.- sibilò Bea sarcastica, fissandole suo malgrado il collo candido.
- E allora perché non vai a caccia yankee?-
- Cosa? Ma sei scema?- si strabiliò la streghetta americana.
- Perché? Non sei capace?-
- Mi spiace ma non mi hanno mai insegnato a farlo!- sbottò Beatrix imbarazzata - E smettila di pensare agli affari miei maledetta sanguecaldo. Ho capito, non hai paura di me! E adesso lasciami in pace!- e fece di nuovo per andarsene ma quel giorno Beatrix Vaughn scoprì che sfuggire alle grinfie della King era impossibile, infatti Cloe l'afferrò letteralmente per i capelli, strappandole un gridolino.
- Deficiente!- sbraitò - Ma cosa fai?-
- Superoca da quando non mangi eh? Perché non chiedi al prof di aiutarti?-
- Perché sono affari miei megafessa!- replicò l'altra sconvolta, abbassandosi al suo gergo - Adesso smettila di darmi il tormento e lasciami i capelli, vuoi farmi diventare calva??-
- Quanto sei testarda!- sbuffò Cloe seguendola per il corridoio.
- Oh, senti chi parla!- ringhiò Beatrix inferocita - E non seguirmi!-
Andarono avanti fino a quando scoccarono le due e dovettero correre in giardino, per la prova con le scope.
Ce n'erano una ventina e Tom e Damon erano già in un angolo a chiacchierare fra loro.
- Oh duchessa.- ironizzò Howthorne - C'erano le tue amiche che ti cercavano. Più un'altra ventina di dementi.-
- Per stare dietro a questa possono essere solo quello.- frecciò Beatrix rabbiosa.
- Cos'hai detto superoca?- le chiese Cloe serafica - Non ho sentito bene!-
- Ho detto che chi ti sta attorno può essere solo un demente!- replicò Beatrix stizzosa - Devo ripetere megafessa?-
- Ti sei fatta un'amica intelligente vedo, biondina.- rise Damon serafico.
- Ah, sta zitto tu!- la King si raccolse i capelli in una coda, guardando poi Tom che stava ingurgitando un toast. Non disse nulla ma gli scoccò un'altra delle sue occhiate penetranti che fecero quasi andare di traverso il boccone a Riddle.
- Hai mai volato?-
Tom sorrise a Damon, osservando le scope dopo aver deglutito - Un po' di volte con Dimitri, nel palazzo di Caesar.-
Arrivò la Bumb e come sempre la prima lezione di trasformò in un fantasmagorico macello, per la gioia di Harry e compagni che guardavano il tutto dalla Torre Oscura, col binocolo nelle palle degli occhi.
Quando dissero "SU!" a Tom la scopa schizzò subito in mano, idem per Damon. Beatrix era ancora di pessimo umore e benché non gliene fregasse niente alla fine riuscì a farsi obbedire. Ad altri la scopa non faceva che sobbalzare, Bruce si prese perfino il manico sul naso mentre Alderton come suo solito borbottava ridacchiando coi suoi amici che i mezzosangue non sapevano volare. Peccato che mentre levitavano da terra Cloe lo scaraventò praticamente giù dalla scopa, facendo ridere più di una persona.
- Sei sempre la solita.- le disse Damon poco più tardi, quando andarono nel deposito di Gazza a ritirare i manici.
- Che palle Howthorne, quello non può mica insultare la gente così! E poi è un pettegolo...non fa altro che parlare di suo padre che è in lista per entrare nel Wizengamot dalla mattina alla sera...bla bla bla...che noia! E attenta con quella scopa yankee! Vuoi darmela negli occhi?-
- Che acume.- frecciò Beatrix con una smorfia, posando il suo manico accanto agli altri.
- Giusto per sapere...ma quelle lenti a contatto te le togli mai?- le chiese Tom gentile. Alla sua cortesia la Vaughn si sciolse un po', alzando le spalle - Prima di andare a dormire. Non posso certo far vedere i miei occhi.-
- Perché no?- Cloe la fissò corrucciata - Quel giallo ambra a me piace tanto.-
- Che pallosa che sei.-
- Che abbiamo adesso?- Cloe ignorò la streghetta, guardando l'orario - Oddio...la Cooman.-
- Oh no!- Damon sbuffò, roteando gli occhi blu - Quella è una malata di mente!-
- Perché?- chiese Trix, che dormiva invece di ascoltarla.
- Prevede sempre la morte di Harry e Tom.- rispose Howthorne alzando le spalle - Vaccate.-
Riddle sorrise, alzando le spalle con aria malinconica - Che ne sai, magari vede del pericolo che in realtà c'è.-
- Ci manca solo che ti aspetti di morire tutti i giorni.- si schifò Damon - E poi quella va a cognomi, dai!-
- Bel cognome.- ghignò Beatrix, insieme al lord.
- Fatela finita voi due!- rise anche Tom - Non c'è da scherzarci!-
- Stupidaggini.- sentenziò Cloe, zittendoli e dopo aver guardato Riddle di traverso, se ne andò per le scale, lasciando Ton abbastanza depresso - Non le piaccio molto vero?-
- Se mai è il contrario.- rise Damon, stupendolo - Non le vanno giù i pettegolezzi, per questo ci sta rimuginando sopra ma ufficiosamente si fida abbastanza del mio giudizio, per questo sta con noi. Ti sta studiando.-
- Bhè, quella studia troppo!- frecciò Beatrix.
- Siamo invadenti anche noi per caso?- le chiese Tom, angelico.
La Vaughn guardò due faccini e sospirò, esasperata. Tom era sincero sul serio, lei l'aveva capito subito. Era una di quelle persone buone e gentili che lo sarebbero state fino alla morte. Damon invece...quello lì invece era più pericoloso. Sembrava un cucciolo, specialmente con Tom perché si vedeva che avevano molto feeling, ma Beatrix cominciò a chiedersi se dietro a quell'aria vissuta e un po' menefreghista non ci fosse altro. Accidenti ai sanguecaldo.
- Guarda che non lo diciamo a nessuno se non vuoi.- andò avanti Riddle, paziente - Siamo blindati.-
- Ma non avete paura?-
Damon levò le spalle - Vedo morti tutte le notti io.-
- La mia mamma è una demone di stirpe!- rise Tom - E lei è la persona più dolce del mondo.-
- E quella squinternata? Non è che andrà in giro a spettegolare?-
- Ma chi? Cloe?- Howthorne attaccò a sganasciarsi come un disperato - No, no. È l'ultima persona al mondo che potrebbe essere definita pettegola. Lei ne è circondata dalla mattina alla sera e ha cominciato a detestare i curiosi da piccola. Per questo adesso cerca sempre, anche se rompendo le palle, di capire la gente per via diretta.-
- Grifondoro.- rognò Beatrix sbuffando - Uno peggio dell'altro.-
- Neanche hai tutti i torti.- ghignò Damon.
Tornati dentro alle mura delle scuola si concedettero un attimo di pausa andando a leggere gli annunci in bacheca, così scoprirono che ci sarebbe stato il reclutamento per le squadre la settimana prossima. La domenica seguente ci sarebbe stato il sorteggio e poi avrebbe avuto inizio il campionato scolastico.
- Voi inglesi avete davvero delle tradizioni assurde.- sbuffò Beatrix quando tornarono a sedersi sotto le arcate.
- A me non dispiace il quidditch.- sorrise Tom - Dimitri una volta mi ha portato a vedere una partita.-
- Potrà sembrare strano ma preferisco una sana partita di basket.- mugugnò Damon con aria infastidita. Tornò a frizionarsi le tempie, serrando i denti. Diavolo, da quando erano iniziate le lezioni non faceva che fare lo stesso sogno ed era una cosa assurda. Tutte le notti vedeva morire la stessa ragazza...gli pareva anche di averla già vista ma non ricordava dove e comunque quello era l'ultimo dei suoi problemi. Non gli era mai capitato di fare due volte la stessa previsione di morte di una persona. Era come se...quella ragazza morisse, rinascesse...per poi morire di nuovo.
- Stai bene?- gli chiese Tom preoccupato.
- No...stasera ti accompagno dai ragazzi, devo parlare con Draco.-
- Tutto bene signor Howthorne?-
I tre si voltarono, trovandosi di fronte a Vanessa Lestrange in persona. Avvolta in una tunica rossastra, col mantello sulle spalle e i capelli bruni raccolti in una treccia vaporosa, era davvero bella ma c'era un che in lei di subdolo che avrebbe fatto scappare a gambe levate chiunque. Il suo tono comunque era stato cortese e Damon, benché fosse stato messo a conoscenza da suo padre di ciò che avevano in mente quei due fratelli dopo quattro anni di pace, scelse la strada della cortesia. - Si, va tutto bene professoressa.-
- Ne sono contenta.- rispose Vanessa con voce stucchevole, passando poi lo sguardo su Tom. Non gli disse nulla ma... i suoi occhi dannati si ricolmarono di affetto e il piccolo Riddle si sentì male. Lo faceva apposta, se lo ripeteva continuamente ma temeva anche il giorno in cui lei e Rafeus l'avrebbero trovato solo...allora avrebbe dovuto ascoltarli. Peccato che ogni sua speranza era andata in frantumi davanti allo Specchio della Verità di Caesar.
Uno specchio antico che sapeva rivelare ogni cosa, paure, sogni, verità e menzogne.
Andarono via in fretta, salutando a testa bassa e né Damon né Trix cercarono di approfondire l'argomento una volta vista l'espressione cupa del loro amico che voltandosi un'ultima volta aveva notato comparire uno strano sogghigno sul viso della sua sorellastra. C'era qualcosa di sinistro in quella donna...come se quel ghigno avesse pregustato una qualche trappola in cui i loro nemici avrebbero potuto cadere. Salutò Tom e se ne andò, continuando a sorridere e i tre maghetti senza aggiungere altro si accodarono con quelli del primo anno per raggiungere la Torre di Astronomia dove la Cooman li aspettava per la sua terza lezione ma la strana sensazione che presto sarebbe accaduto qualcosa non volle abbandonare il piccolo Riddle. Ne era sicuro ormai...stava per succedere qualcosa.

Il preside Silente invece quel pomeriggio ricevette una visita molto interessante.
Quella mattina il buon mago si era alzato con la strana sensazione che qualcosa si sarebbe risolto in bene quel giorno ma anche con lo sgradevole presentimento che qualcos'altro sarebbe andato in pezzi. Purtroppo non essendo Veggente non aveva potuto dare un nome a quella strana sensazione, almeno fino a quando la piccola Degona che passava molto del suo tempo con lui nel suo studio non gli diede un buon motivo per pensare.
Stava seduto in poltrona, verso le sei di pomeriggio e il sole stava cominciando a calare quando sentì alcuni tonfi dagli angoli della biblioteca a ferro di cavallo che abbracciava la sua scrivania. Si alzò e rimase di fronte a uno spettacolo meraviglioso. Una piccola strega alle prese con le sue prime magie.
- Hai visto?- gli sorrise Degona, in piedi in mezzo a tanti libri che svolazzavano - Li faccio volare quasi tutti io!-
Silente la raggiunse, poggiandole una mano sul capo. Si sentiva un po' come un nonno per lei e quella bambina gli ricordava molto sua madre. Guardando fra i tanti libri di magia che svolazzavano però, notò che alcuni di essi non erano sotto la telecinesi di Degona. - Tesoro...potresti bloccarli un solo secondo, per favore?- le chiese pacato.
- Io non lo so chi fa muovere gli altri.- disse Degona tranquilla e subito una decina di libri si afflosciarono dolcemente sul tappetto, poi la bimba indicò i tre libri rimasti in aria. Erano libri di favole...
Quando ricaddero a terra aperti, le pagine si animarono e sfogliando raggiunsero tutti più o meno la stessa illustrazione. Biancaneve che mangiava la mela avvelenata e cadeva in un sonno eterno.
- Degona, ti è capitato spesso?-
- Da un sacco!- rispose la bambina guardandolo fisso - La notte il mio libro si apre sempre su quella favola. Io cerco di chiederle perché urla tanto ma non la capisco. Mi fa solo vedere la mela di Biancaneve.-
- Lei?-
- Si. È una ragazza a urlare.-
- Gliel'hai detto a tua madre?-
Dena fece un piccolo broncio - Liz non vuole che io mi intrometta in queste cose ma la mamma sa sempre tutto.- e sorrise di nuovo, tutta orgogliosa della sua mamma. Da qualche settimana infatti non faceva che dire sempre a tutti quanto bella fosse Lucilla, quanto fosse dolce e quanto le volesse bene. Una gioia per il cuore di tutti, specialmente per Trista. Così
Silente fece un sorriso bonario, felice finalmente che per Lucilla e quella bambina fosse arrivata un po' di pace. - Adesso andiamo a versare il thè va bene?- le propose.
- Il thè? Deve arrivare qualcuno?- cinguettò la bimba prendendolo per mano.
- Oh si...credo proprio che avremo visite fra poco.- e infatti, appena una tazza fu riempita e fumante, qualcuno bussò alla porta del suo studio. Silente fece sedere Degona sulla sua poltrona, poi fece entrare l'ospite. Sorrise normalmente quando Gazza fece passare una giovane donna dai capelli ricci e gli occhi dorati, avvolta in un mantello bianco.
- Signorina Granger.- Silente la raggiunse, prendendole le mani che lei strinse calorosamente - E' un piacere rivederla.-
- Preside.- sorrise la strega - Il piacere è tutto mio. Avrei tanto voluto salutarla domenica sera ma me ne sono dovuta andare via presto. Ora però sono qua.-
- Avanti cara, siediti.- le disse, indicandole la poltrona - Immagino che tu non conosca la figlia di Lucilla, vero?-
- No, purtroppo no.- Hermione Granger guardò la bambina e le porse la mano, sorridendole piena di gioia - Sono stata molto nel Golden Fields ma me ne sono andata proprio quando Degona ha cominciato a visitare sua madre. Piacere, io mi chiamo Hermione e sono una grande amica della tua mamma.-
Dena guardò la mano protesa, poi la strinse appena e subito ritrasse la sua, continuando a fissare con i suoi occhi verdi la nuova venuta. Non disse nulla, anche quando Silente e la ragazza cominciarono a parlare. Rimase zitta e attenta, ascoltando attentamente però ciò che le parole non dicevano.
- Dimmi cara, so che sei un'Auror ora.-
- Esatto.- Hermione annuì mentre Silente armeggiava con il servizio da thè - Vorrei darvi una mano.-
- Oh, certo...prendi sempre il thè con due zollette di zucchero e latte vero?-
La strega parve un secondo basita. Gli occhi celesti del preside la scrutarono così a fondo che dovette affrettarsi ad annuire e girò subito il cucchiaino nella tazza. Sorseggiò velocemente, tornando ad alzare il volto fiero 
- So che Harry e gli altri sono qua per darle una mano con Tom Riddle. Voglio essere di aiuto anche io.-
- Mi è stato detto che sei entrata a far parte degli Zaratrox.- il preside si appoggiò allo schienale, continuando a scrutarla celato dalle lenti a mezzaluna - Sei stata coraggiosa a cercare di salvare il bambino.-
- Dovevo un favore a Lucilla.- rispose la strega, portandosi la tazza alle labbra - E ora sono qui per aiutare di nuovo i miei amici. Presto andrò dal Capo degli Auror per farmi registrare legalmente come Auror attivo, così potrò prestare servizio da subito...perciò se lei mi mettesse a parte di tutti i vostri piani mi metterei immediatamente all'opera.-
- Non aspettavo altro.- rispose Silente, alzandosi e facendole strada - Vieni, ti porto dai ragazzi e potremo parlare di ogni più piccolo dettaglio una volta che sarete di nuovo tutti insieme. Loro ora vivono nella Torre Oscura e devo dire in tutta sincerità che faranno una vera festa quando ti rivedranno...-

Intanto, le due ore di lezione con la Cooman stavano finendo e c'era gente che ne aveva fin sopra i capelli, Damon a cominciare che era stato bombardato da quella rimbambita come se fosse stato una specie di messia. Trovarsi di fronte a un Veggente come lei era bastato a mandare la professoressa di Divinazione in brodo di giuggiole che però si ostinava a predire morti che Damon era più che sicuro non sarebbero mai avvenute, quindi quando uscivano dall'aula era sempre costantemente assediato da compagni che terrorizzati gli chiedevano se quelle previsioni erano vere.
- Ma tu guarda che razza di tipi.- rise Tom ma una volta sulle scale si voltò verso Trix che se ne stava aggrappata al muro, più pallida del solito - Ehi, tutto ok?- le si avvicinò, vedendola anche tremare - Trix non è che è da troppo che non mangi? Se vuoi ti porto da Tristan!-
- No, no...- sussurrò, aggrappandosi al braccio di Riddle - Non è quello...ho...io...soffro di vertigini!-
- Cosa?- Il maghetto sbatté gli occhioni blu - Tu soffri di vertigini?-
- Si...- alitò lei imbarazzata - Se guardo giù mi vengono i brividi e la nausea!-
- Ma...tu puoi volare. Puoi diventare un pipistrello!-
- Non l'ho mai volato. Mi trasformo quando ho paura e ci metto un sacco di tempo per tornare normale ma non ho mai volato! Morirei di paura!-
- E oggi sulla scopa come hai fatto?-
- Non me ne sono accorta, stavo litigando con quella Grifondoro cretina.-
- Senti, facciamo così...- Tom vide che Damon era ancora sommerso di gente, così le prese la mano e cercò di calmarla - Raggiungiamo il primo pianerottolo, ok? Tu continua a guardare me, poi aspettiamo Damon e insieme a lui vediamo di scendere con più calma. Aspetta, facciamo passare gli altri...- e appena diluita un po' la massa, iniziarono a scendere gradino per gradino, con Tom che quasi li percorreva al contrario, pur di non far vedere a Trix la tromba delle scale che andava sempre più in basso. Si fermarono al pianerottolo del quarto piano e finalmente li raggiunse Damon, seguito da Alderton che dopo aver tirato la sua frecciata sui mezzosangue se ne andò, altezzoso.
- Imbecille.- sentenziò Riddle scuotendo il capo.
- Che succede Trix?- Howthorne che come suo solito se ne fregava degli idioti, guardò la Diurna stranito.
- Ha paura delle altezze.- gli spiegò il Grifondoro - E non riesce a scendere veloce com'è salita.-
- Possiamo bendarla e portarla giù in spalla.- propose Damon - Ma così avrebbe il collo a portata di denti.-
- Oh, lo sapevo! Quella cretina vi ha detto che non ho mangiato!- sbuffò Beatrix rabbiosa.
- Dovrai pur nutrirti prima o poi no?- rispose il Serpeverde pacato - Ma se non vuoi fa come ti pare. Comunque dobbiamo scendere...dunque, facciamo come facevate prima. Una mano a testa, tu guardi noi e facciamo un gradino per volta. Il massimo che può succedere è che ci spacchiamo l'osso del collo, anche se non credo proprio.-
Tom ridacchiò, divertito da tutto quel casino. Sapeva che per Damon non era piacevole ma saperlo sempre informato sui pericoli mortali era sollevante per lui che si preoccupava tanto per Harry e gli altri.
Il problema arrivò quando raggiunsero finalmente le scale davanti alla torre Grifondoro.
- Oh, sei arrivato!- Cloe King stava su una scala che sembrava in procinto di cambiare posizione con un libro in mano - Damon, stacci più attento alle tue cose, cavolo! Non sono la tua schiava!-
- Brucialo, tanto è della Cooman.- rognò il ragazzo raggiungendola con Trix e Tom - Grazie comunque.-
- Di niente...oh...ma porca miseria!- imprecò la ragazzina, quando la scala si spostò davvero. Fece un mezzo giro e li portò al terzo piano, lasciandolo nel corridoio destro.
- Sbaglio o non dovremmo essere qui?- chiese Tom, vedendo che tutto era tetro e polveroso.
- Il preside non aveva detto che era zona vietata?- borbottò anche la King - Andiamo via prima che...- ma si zittì, trovandosi di fronte il tormento di quella scuola. Miss Purr con i suoi occhi vigilanti li puntava, miagolando a più non posso. Beatrix infastidita da quello sguardo severo le soffiò dietro di rimando, mettendo i canini in mostra e quella gattaccia arruffò tutto il pelo, terrorizzata. Sembrava che stesse per scappare via ma la voce di Gazza li raggiunse.
- Cavolo!- Damon afferrò le sue streghette per un braccio, tirandole - Andiamo, venite via!-
- Se ci prende siamo nei guai!- sibilò Tom correndo verso l'unica porta che svoltato l'angolo stava davanti a loro e come la mano che giunge direttamente dal destino, quella era la stessa porta che undici anni prima aveva nascosto un grande segreto. Anche adesso, dopo tanti anni, ne nascondeva uno altrettanto grande.
- Dannazione è chiusa!- sbraitò Damon tirando il chiavistello.
- Aspetta, togliti!- ordinò Tom risoluto e tirò fuori la bacchetta. L'agitò e dicendo: - Alohomora !- il lucchetto si aprì subito, lasciandoli passare. Richiusero il battente in silenzio e ci si pigiarono sopra tutti e quattro, ansiosi.
- Da dove l'hai preso quell'incantesimo?- sussurrò Beatrix.
- Nel manuale degli Incantesimi di Vitius, capitolo sette.- replicò Riddle a bassa voce - Sarà andato via?-
- Non lo so...no, aspettate è lì dietro.- disse Howthorne - Sento ancora dei miagolii...ma che rottura di palle! Guarda te se devono sempre chiudere tutte le porte a chiave in questa scuola della malora!-
- Bhè, c'era un buon motivo...- Cloe che sentiva meglio degli altri, era girata verso l'interno della stanza...e per una volta aveva perso la sua naturale baldanza. Pallida come un cadavere, alzò il dito e i tre ragazzini seguirono in linea d'aria il suo sguardo atterrito per trovarsi davanti ad altre quattro teste. Si, ben quattro, una più mostruosa dell'altra di un serpentone gigantesco tutto viola con una cresta sulla schiena. E dei denti da fare invidia a un dinosauro.
Quando se le ritrovarono davanti attaccarono a urlare tutti e quattro in sincrono e fecero appena in tempo a spararsi fuori come razzi da quella maledetta stanza prima di venire divorati. Richiuso il chiavistello con tutta la forza che la paura aveva scatenato in loro, si fecero indietro stretti a panino l'uno all'altro e l'unica soluzione che trovarono fu di correre come fulmini alla Torre Oscura. Spalancarono la porta, ci si chiusero dentro e vi si appoggiarono, ansando come mantici davanti alle facce stranite di tanti Auror. C'era tutto il gruppo di Jess, più Harry e gli altri.
Sembravano intenti nell'aperitivo mentre Tristan fasciava il fianco a Milo ma quando videro i quattro maghetti si bloccarono, straniti.
- Che facce.- disse Ron pacato - Che avete visto ragazzi?-
- Un...un...- Tom quasi non respirava, gesticolando frenetico - Un...un coso gigante!-
- Andiamo bene.- rognò Harry - Non potete essere più chiari?-
- Era un serpentone enorme!-
- Che noia...un altro Basilisco.- sbuffò Draco.
- No, no!- riprese Tom aggrappandosi alla cinta di Potter - Aveva QUATTRO teste!-
- Quattro teste?- Harry e Ron si scambiarono un'occhiata divertita - Ma dov'era? Al terzo piano vero?-
- Sapete cos'è?- sbottò Cloe sconvolta - Ma quando ci siete andati?-
- Mai.- rise Weasley facendoli sedere - Abbiamo tirato a indovinare. Così c'è un serpentone a quattro teste rinchiuso nel corridoio a destra del terzo piano. E magari stava anche sopra una botola.-
- Finiscila di tirartela!- scherzò Dalton mettendo via la Mappa del Malandrino - Avanti ragazzi, descriveteci bene questo affare gigantesco. Avete detto che aveva quattro teste e sembrava un serpente. Era anche viola con una cresta?-
- Si, sulla schiena.- alitò Trix che a differenza degli altri non doveva riprendere fiato.
- Lo sapevo!- sibilò Harry alzando gli occhi al soffitto - Lo sapevo! Che ci nasconde là sotto stavolta Silente eh? Se sopra ci ha messo un'Idra del Galles ci dev'essere qualche altra diavoleria.-
- Pronto?!- ironizzò Damon attirando di nuovo l'attenzione - Noi stiamo bene comunque eh? Grazie tante!-
- Mi sembrava di avervi detto di stare alla larga dai guai!- borbottò Tristan con aria falsamente severa.
- E' stato un caso, sul serio.- disse Cloe stanca morta.
- Se, dicono tutti così.- ironizzò Ron.
- May non c'è?- chiese il piccolo Riddle, guardandosi attorno.
- No, è andata da Orloff.- lo informò Clay, apparendo in quel momento sulla porta di collegamento fra il salone e le stanze da letto - Quel beota sta facendo affari coi francesi e ha bisogno dei cani da riporto, senza offesa per May!-
- La finisci di preoccuparti?- bofonchiò Milo, evitando accuratamente di guardare Beatrix - Vedrai che andrà bene.-
- Come no, specialmente quando vedranno questo.- sentenziò Tristan, stringendogli di più la fasciatura sul fianco sinistro - Ti avevo detto di non tornare da tuo padre ma tu non mi dai mai retta, accidenti a te!-
- Milo che t'è successo?- si preoccupò Tom - Stai bene?-
- Niente.- Morrigan alzò le spalle - I servi di mio zio Kronos e di Lucian mi hanno fatto un'imboscata e mi hanno lasciato un ricordino, ecco tutto. Ahi... cazzo Mc fa piano!-
- Kronos?- Damon e Cloe allargarono gli occhi - Tuo zio è Kronos Leoninus?-
- Già, salutate il principe reggente figlio di Lucian Leoninus.- frecciò Sphin divertito, evitando il pugnale che Milo gli lanciò dietro - Eddai, non si può mai scherzare!-
- Scherza su qualcos'altro!- sbuffò il Diurno seccato, rimettendosi la camicia - Dove mi avete messo la fiaschetta?-
- Te l'ho messa io in frigo.- gli disse Edward - E' con le altre buste di plasma.-
- Ecco, già che siamo qua...- Tristan fece segno a Trix di avvicinarsi, sorridendole mentre lei se ne stava testardamente in disparte - Dai Beatrix, non esagereremo te lo prometto. Avanti, dimmi...quand'è che ti sei nutrita l'ultima volta?-
- Perché?- chiese sospettosa - A lei che importa?-
- Esci per cacciare?- le chiese Jess.
- No.- sbottò la ragazzina, arrossendo ancora - Non sono capace.-
- E si può sapere come mangi allora?-
- Non lo faccio, ovvio.-
Milo tacque, continuando a sorseggiare tranquillo il suo sangue mentre gli occhi degli altri che lo supplicavano di dire qualcosa gli rimbalzavano addosso.
- Sai che se non ti nutri potresti diventare aggressiva?- le chiese ancora Tristan dolcemente.
- No attaccherei mai nessuno!- sbottò indispettita - Le ricordo che se non fosse stato per il preside io non sarei neanche voluta venire qua! Ci sono scuole apposta per i vampiri!-
- Si ma non per i Diurni.- sibilò Milo, alzando gli occhi gialli per guardarla finalmente in faccia.
Beatrix lo guardò astiosa, poi tornò a rivolgersi solo a Tristan - Le giuro che non attaccherò nessuno. Come immagino saprà anche se non bevo sangue non morirò. Diventerò solo debole ma non morirò, quindi stia tranquillo.-
- Sai cosa succede quando la fame ti dà alla testa?- la interruppe Milo con freddezza - Uccidi.-
- E immagino che tu lo sappia bene.- replicò la streghetta acidamente, strappandogli una smorfia.
- Ho più anni di te e so riconoscere quando un vampiro non mangia da un pezzo. Sarà almeno un mese che non ti nutri.-
- Pensa agli affari tuoi!- La Vaughn insorse rabbiosa, spaventando un po' Tom, Cloe e Damon - Non ho intenzione di andare a caccia e tantomeno attaccherò mai un sanguecaldo, su questo potete stare tranquilli!-
- Non puoi esserne sicura.- cercò di placarla Tristan - Guarda che è meglio bere una dose tutti i giorni che ritrovarsi affamati e fuori di testa col rischio di uccidere qualcuno dopo anni di astinenza, non credi?-
A quelle parole la ragazzina tacque, contrita. Il pensiero di poter perdere la testa la fece rabbrividire. Fin da quando era piccola erano sempre stati suoi parenti a procurarle sangue animale e non aveva mai attaccato un essere umano. Mai. La tentazione a volte era stata forte ma la sua anima di bambina le aveva sempre impedito un simile gesto. Ora però si sentiva debole, triste, chiusa in un posto dove nessuno la voleva...
- Sai trasformarti in un pipistrello?-
- Mi capita senza controllo.- sussurrò, cercando di essere gentile col professor Mckay. In fondo lui era stato l'unico a essere messo al corrente della sua situazione. Quindi il preside si fidava di lui. Oltre a Damon, Tom e la King.
Chissà perché ma non aveva mai confidato a nessuno il suo segreto e ora invece si ritrovava a condividerlo con tante persone. Era strano che degli umani fossero tanto buoni...e disinteressati alla sua natura.
- Cos'è?- disse la King all'improvviso, puntando lo sguardo verso al porta.
- Cos'è cosa?- riecheggiò Jess.
- No, ha ragione.- disse Clay, stranito - Sta arrivando Silente...e c'è qualcuno con lui.-
- Umano?-
- Si.- disse Harcourt - Ma non riconosco la sua magia.-
E l'umano sconosciuto si presentò poco dopo, affiancato dal preside Silente. Quando la videro, più di uno rimase a bocca aperta. Draco poi ricevette un tale colpo al cuore che credette di sentirsi male.
- Hermione!- urlarono quasi, quando la ragazza varcò la soglia con un sorriso.
- Ciao ragazzi.- disse calma - Sono contenta di vedervi.-
- Herm!- Tom che era il più vicino e che fu anche più rapido a riprendersi dalla sorpresa, si catapultò fra le sue braccia e la strinse forte, felice di rivederla - Non sai quanto eravamo preoccupati, ma si può sapere dov'eri finita?-
- Tom...- la strega gli carezzò i capelli, alzando subito lo sguardo sugli altri - Scusate, non volevo farvi spaventare.-
- Ma si può sapere dove diavolo eri?- urlò Harry Potter a quel punto, facendo sobbalzare tutti quanti tranne lei - Abbiamo passato quasi tre mesi d'inferno per colpa tua! Ma sei impazzita per caso?!-
- Se avessi potuto avvisarvi l'avrei fatto, cosa credi?- replicò lei con un sospiro - Ma avevo un demone alle costole.-
- Intendi Jeager?- le chiese Tom - Oh Herm, eravamo preoccupati! Il tuo orologio diceva che stavi morendo!-
- Il mio...- si zittì, poi sospirò e con un notevole sforzo andò a sedersi al tavolo, posando lo sguardo su ognuno di loro - Davvero, mi spiace ragazzi. Se avessi potuto mi sarei messa in contatto ma mi tenevano sotto controllo.-
- E non potevi venire da noi, cazzo?!- ringhiò anche Ron, battendo un pugno sul tavolo - Dio Herm, ma ti rendi conto di quello che abbiamo passato? Non sapevamo se eri viva a morta, non sapevamo neanche dov'eri! E poi all'improvviso saltano fuori tutti segnali che eri in pericolo e stavi per morire!-
- Saranno stati i Mangiamorte.- rispose gelida - Ho passato questi ultimi tempi a scappare da loro.-
- Lo sai dei Lestrange vero?- le chiese Tristan.
- Si, è per questo che è venuta.- s'intromise Silente fissando intensamente Harry e Draco - La signorina Granger è tornata per darci il suo aiuto.- e le passò bonariamente una mano sulla spalla - Così l'ho portata da voi. Vuole sapere ogni nostro punto di difesa e tecnica d'attacco, così da poterci finalmente essere di aiuto come un tempo. Nel mio ufficio abbiamo anche stilato la lettera per il signor Gillespie riguardo la sua registrazione nella tua squadra Harry. Se avete una piuma per firmare...- e dicendo questo, il vecchio sorrise in modo strano a Malfoy che dopo un lungo secondo si alzò come un automa, dirigendosi in camera sua. Prese il suo vecchio libro di incantesimi e quando tornò, sentì che la sua stessa domanda era anche nella mente di Potter.
Lo conosceva quello sguardo. Lui se n'era già accorto. Era furbo. Lo era sempre stato.
- Grattastinchi è a casa nostra.- le disse il moro di colpo, mentre lei rileggeva la lettera seduta davanti a loro.
- Meno male, sono contenta sia al sicuro.- rispose, senza neanche alzare lo sguardo.
- E Dray?- fece Ron - Non chiedi di lei?-
- Ma certo...pensavo solo che fossero insieme.- sorrise la ragazza e senza fare una piega davanti a Draco prese la piuma nera che Malfoy le porse, ben attento a non sfiorarla. Dopo avergliela data però rimase in piedi, mettendosi proprio alle sue spalle. Quando lo fece, Harry capì che era il segnale giusto.
- Bella piuma.- bofonchiò Silente di punto in bianco, sorseggiando altro thè - Mi sembra di corvo, o sbaglio?-
- Già.- lo seguì Harry mentre gli altri non capivano cosa stesse succedendo - Tu non eri un'esperta Herm? Quella piuma appartiene a un corvo normanno o a uno del nord?-
E Hermione Granger alzò la piuma, cadendo nella trappola. La guardò a lungo, senza sentire lo scatto metallico della lama della spada di Draco - Direi un corvo del nord...ehi, ma cosa...- tacque all'improvviso con un gemito strozzato quando Malfoy l'afferrò per i capelli, puntandole la spada alla gola.
- Cosa diavolo stai facendo Malfoy?- sibilò, sprizzando scintille dagli occhi.
- Draco ma cosa fai?- urlò anche Tom, sconvolto.
- E allora?- il biondo si abbassò al suo orecchio, con gli occhi argentei duri come acciaio - Dimmi un po'...di che corvo sarebbe questa piuma? Mi spiace per te...ma non hai studiato bene i ricordi della Granger perché questa piuma non appartiene ad altri che a lei!- e con rabbia la tirò in piedi, girandola e sbattendola sul tavolo dove ora anche Harry, Edward e Ron la tenevano sotto tiro - E un'altra cosa...- aggiunse Draco pieno di sprezzo - La mezzosangue non ha mai avuto quell'espressione compassionevole sulla faccia.-
- Dov'è Hermione?- sibilò Potter rabbioso - Dov'è lei?-
- Ma si può sapere che succede?- chiese Cloe preoccupata - Cosa state facendo? Non è la vostra amica?-
- No, è un Mutaforma signorina King.- le spiegò Silente - E ha preso la forma della vecchia amica del signor Potter con il semplice scopo di introdursi qui e cominciare a sfoltire un po' le file, vero?-
Come Tristan aveva già visto a casa sua, la voce di Hermione divenne all'improvviso quella di un'altra donna.
Le si dilatarono le pupille e quando aprì la bocca, fu Katrina a parlare.
"Salve miei signori...ma tu guarda, è così i miei padroni avevano ragione. Non è facile imitare la signorina Hargrave."
- Dimmi subito dov'è!- sibilò Draco puntando la spada alla gola del Mutaforma.
"Perché, signor Malfoy, dovrei fare una cosa tanto stupida?" ironizzò l'empatica, ovunque si fosse trovata in quel momento "Io sono solo uno strumento, non sono io a reggere i fili del gioco."
- Invece mi sa che è proprio il contrario.- replicò Harry rabbioso - E ora dimmi dov'è Hermione!-
"Non ci penso neanche occhi di giada!" lo prese in giro quella maledetta "Hermione Hargrave non ci ha causato altro che guai da quattro anni a questa parte. Se lei e quella sciocca di Linda Fulcher non si fossero messe in mezzo a quest'ora saresti già morto da un pezzo! Avevamo sperato di averla eliminata dalla faccia della terra ma a quanto pare quella piccola sporca mezzosangue continua a mandare segnali..." il Mutaforma ghignò, leccandosi le labbra "Bene, vorrà dire che stasera la faremo finita per sempre. Un saluto, bambino sopravvissuto...ci vedremo presto!" e senza aggiungere altro lo spirito di Katrina sparì dal corpo del Mutaforma che privato dell'energia vitale che lo manteneva in vita di accartocciò su se stesso e morì nel giro di pochi attimi. Sulla tavola rimase solo un mucchietto d'ossa.
- MALEDIZIONE!- urlò Draco, lanciando via la spada - Dannazione c'è sfuggita di nuovo!-
- Adesso calmati, un modo per trovarla ci sarà!- lo blandì Jess - Se non altro è ancora viva!-
- E' ancora viva? Hanno appena detto che l'ammazzeranno stanotte!- gridò Ron di rimando, agitatissimo.
- Insomma, adesso calmatevi accidenti.- li zittì tutti Tristan - Se urliamo non verremo a capo di niente!-
- Tanto non sappiamo neanche da che parte cercare, Cristo Santo!- disse Harry al limite - E fra poco morirà!-
- Forse...potete fare qualcosa...-
Si girarono, sentendo la voce debole di Damon vicino a Tom. I ragazzi lo fissarono a occhi sgranati, mentre Howthorne cercava di ricordare ogni più piccolo particolare dei suoi sogni - Non sapevo fosse la vostra amica...ma io la sogno da martedì scorso. Quando sono venuto qua con Tom devo aver toccato qualcosa di suo perché ora la sogno morire...e non mi è mai capitato di fare due volte lo stesso sogno.-
- Stai dicendo che è già morta?- alitò Harry sentendo il cuore venirgli meno.
- No...cioè...io non lo so!- ammise Damon sgomento - Ve l'ho detto, non mi è mai capitato di fare due volte lo stesso sogno ma ogni notte lei viene divorata da qualcosa. Se fosse morta non continuerei a sognarlo. C'è qualcosa...di piccolo che la morde e la graffia...- deglutì, facendo fatica a trattenere la nausea - E lei urla come una pazza. È come se morisse...e poi rinascesse continuamente.-
- Dio santo...- sussurrò Edward, con gli occhi sgranati - Ma che razza di maledizione è questa?-
- Stai dicendo che qualcosa la sta mangiando viva ogni notte?- sussurrò Ron, pallido come un lenzuolo.
- Si...- annuì il Legimors, tristemente - Io non sbaglio mai.-
- Dimmi dov'è!- sibilò a quel punto Draco afferrandolo per le braccia - Damon dimmi subito dov'è!-
Toccando quel ragazzino cominciò a risentire quelle urla nella testa. Erano vere! Erano vere! Per mesi lei l'aveva chiamato a squarcia gola e lui l'aveva ignorata! Qualcosa la stava uccidendo e lui l'aveva ignorata! Se solo le fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato...se lei fosse morta si sarebbe ucciso per seguirla!
- Io non lo so!- replicò il futuro lord accorato, vedendolo del tutto distrutto dalla preoccupazione - E' al buio, sdraiata su un letto di pietra! Sopra di lei hanno appeso uno specchio ovale che riflette la sua immagine e strane luci fosforescenti...e poi ho visto solo quella cosa piccola...è mostruosa!-
- Dicci che mostro è allora!- lo incalzò Milo - Magari possiamo trovarlo!-
- E'...- Damon fece mente locale - E' basso. Sul metro appena. Ha braccia umane ma degli artigli orrendi, lunghissimi. Il viso è pieno di cicatrici. Non ha un occhio, l'altro è bianco mi pare...ha anche i capelli bianchi. Sono lunghi e...credo che abbia delle zampe di uccello al posto delle gambe.-
Finita quella descrizione, gli Auror e Silente rimasero nel più totale mutismo. Che razza di essere poteva mai essere quello? Che demonio stava con Hermione in quel momento?
- Doll ...-
Harry si voltò verso il piccolo Riddle che aveva le mani sulla bocca, come se stesse per vomitare.
- Doll.- sussurrò ancora, levando gli occhi blu lustri di lacrime sui suoi amici - E' Doll...è il demone puro più vecchio del mondo. È pazza! La tiene Demetrius nelle sue segrete!- aggiunse urlando come impazzito dalla paura - Harry la starà mangiando viva!- e si aggrappò alle sue mani disperato - Presto, dobbiamo andare immediatamente da Caesar! Hermione è nel Golden Fields, nelle segrete del castello di Demetrius!-
- Dannazione muoviamoci allora!- ringhiò Draco afferrando la spada che aveva scagliato via.
- Aspetta dove vai?- Tom cercò di fermarlo, invano - Se vai là Doll ti ucciderà! È invincibile!- ma Malfoy era già corso via e prima che potessero riacciuffarlo si era uscito dal campo della scuola e si era Smaterializzato via. Con lui presto partirono anche gli altri, mentre Tom fermò Harry appena in tempo.
- Dobbiamo andare da Caesar e la mamma, subito! Doll li ucciderà tutti! È pazza Harry! Solo Caesar e Demetrius possono salvare Hermione! Sono gli unici abbastanza forti, gli altri non ce la faranno mai! Ti prego, devi da venire Caesar! Presto!-
- Vai Harry, corri!- gli disse anche Silente - La vita di Hermione è nello scorrere dei secondi, avanti! Se avrete fortuna potrete tornare tutti qui sani e salvi!-
Il bambino sopravvissuto annuì, Smaterializzandosi via insieme a Tom ma facendolo, sentì il bracciale di platino al suo polso destro tirare leggermente. Draco...stavolta non avevano litigato ma aveva come l'impressione che avesse bisogno di lui. Mentre prendevano direzioni opposte, pregò con tutto il cuore che arrivasse in tempo...per salvarla.
Si, per salvare la persona che stava loro a cuore più di quanto avessero mai immaginato.

 

 

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21° ***


 

 

- Bene, sono usciti tutti quanti. Stanno andando da lei.-
"Si e moriranno divorati. Abbiamo risolto i nostri problemi."
- Metà vorrai dire.-
"Non mi dirai che adesso ti vengono gli scrupoli sul tuo adorabile fratellino minore..."
Vanessa Lestrange sorrise appena, scostandosi dalla finestra della sua camera a Hogwarts, per tornare davanti a un grande specchio a grandezza umana che rifletteva la luna e le stelle del cielo notturno - Ben fatto Katrina, tesoro. Devo dire che la tua dedizione alla causa mi scalda il cuore.-
"Ammesso che tu ne abbia uno." rispose una voce di donna da nessun luogo in particolare "Taglia corto, Lestrange. Ti serve qualcos'altro o pensi di riuscire a fare qualcosa da sola senza me o Jeager per qualche ora?"
La strega non rispose, limitandosi ad aggiustarsi i capelli nello specchio con aria compiaciuta.
"E allora?" chiese ancora Katrina stizzosa "Che ti serve?"
- Non dovresti innervosirti così sai? Potrebbero venirti le rughe...-
"E sta zitta!" sibilò la voce con ira "Credi di essere tanto furba? E se l'Hargrave non fosse morta?"
- Non ci sono esperti di magia oscura nel gruppo di Potter. Neanche mio cugino potrebbe riconoscere il mio incantesimo su quella sporca mezzosangue...senza offesa per te, cara. La crederanno morta e la seppelliranno anche se non credo che nessuno di loro riuscirà ad uscire vivo da quelle celle.-
"E se non andasse così? Credi che Crenshaw si lascerà scappare la possibilità di torturarla ancora?"
- Credevo non sapesse cosa le stesse facendo quel mostro nelle segrete.- cinguettò la Lestrange arricciandosi i boccoli col dito, civettuola - Che strano mezzo demone. Sembra affezionato alla sua peggior nemica, non trovi?-
"Trovare un nemico decente è difficile oggi giorno..." ironizzò Katrina acidamente.
- Sbaglio o sento una vena di rimprovero?-
"Ti ho fatto una domanda prima. Che intendi fare con tuo fratello minore?"
- Il bambino ci serve, lo sai bene. Non fosse stato per il Grimario di Lumia Lancaster ora staremo ancora brancolando nel buio. Se non altro ora abbiamo tutti gli ingredienti per ritentare una seconda volta.-
"Si, certo...ammesso che Jeager riesca a rimettere le mani su quelle ossa..." la voce di Katrina assunse una nota annoiata "Inutile che ti ricordi che il Cimitero ora è sotto stretto controllo. Secondo me sarà un buco nell'acqua, comunque fate come volete. In fondo questa parte del piano è solo vostra."
- Vuoi dirmi che non lo vorresti riavere qui?- Vanessa Lestrange assottigliò gli occhi scuri, scrutando nello specchio con perfidia - Quando camminerà di nuovo su questa terra per Harry Potter sarà davvero la fine.-
"Certo...dimentichi sempre però il particolare più importante di tutti. Lucilla Lancaster."
- E' un demone di stirpe ormai. Cameron non le permetterà di intromettersi.-
"Continua a sperare, è meglio."
- Si può sapere dove sei adesso?- chiese la strega, cambiando argomento seccata da quell'interrogatorio.
"A Londra per trattenere quell'idiota di Orloff, per questo non mi sembra il momento adatto a parlare!"
- E piantala. Hai un corpo ora, usalo finché non diventerà cenere...oppure continua a divertirti a far impazzire i maschi, tanto non servono altro che a letto. E tu lo sai bene...- Vanessa si scostò dallo specchio, ridacchiando - M'interessa il tuo proposito di far uscire di senno quel traditore di mio cugino anche se non credo che riuscirai mai a togliergli dalla mente quella mezzosangue, sai?-
"Ma davvero?" Il tono di Katrina si fece di colpo interessato "Tempo un'ora e la Hargrave sarà morta e sono più che sicura che riuscirò a fare mio per sempre Malfoy, sempre ammesso che non muoia come mi hai fatto notare."
- Che vuoi fare? Rubargli l'anima ladra di cuori?- la schernì Vanessa spazzolandosi la lunga chioma seduta sul letto - Sai una cosa? Ancora non capisco perché un essere empatico dai grandi poteri come te sia tanto vanitoso con gli uomini. Sei una bella donna da umana...perché non cominci a vivere più materialmente eh? Ti ecciti solo con uomini pazzi per caso Katrina? O ti piace vederli strisciare ai tuoi piedi?-
"Sempre meglio di ciò che eccita te, Vanessa." concluse la voce con perfidia mentre la strega si alzava colma di rabbia dal suo letto, sprizzando collera da ogni poro "E ora scusa ma ho altro da fare. Devo tenere Jeager lontano da quelle segrete o perderemo i suoi poteri per la battaglia finale. Salutami il tuo amato fratello."
- Sparisci!- sibilò la Lestrange - Torna dal buco schifoso da cui sei uscita, sono stata chiara!?-
"Certo, certo...ci rivedremo per i corridoi. Buona notte signorina Lestrange!" e ridacchiando lascivamente la voce sparì in un eco mentre Vanessa prese la spazzola e la scagliò contro lo specchio, frantumandolo in mille pezzi.
Bene, ora si trattava solo di aspettare...la notte sarebbe stata fin troppo corta...


Dove sei? Dove sei??
La notte brulicava di stelle sulla grande collina del Golden Fields...
La mezza luna calava e le corolle nere delle margherite che fiorivano di notte erano nel pieno del loro splendore.
La terra bruna profumava di gelsomino e i lunghi fili d'erba carezzavano le ginocchia a Draco Malfoy che con l'espressione di un uomo disperato si aggirava in quel luogo con la mente rivolta a un solo e unico pensiero.
Le grida si erano fatte continue adesso...le lo chiamava...lo supplicava...e lui l'aveva ignorata, scacciata dalla sua mente e dal suo cuore. Lei era lì...era vicina...e soffriva. Stava morendo...
Col cuore in gola e l'anima in mano correva, correva...non sentiva la fatica, né l'alito freddo del vento.
Poi in lontananza lo vide. Un castello diroccato, quasi in rovina...né luci, né ombre...
E fu come avere le ali ai piedi. Il sangue cominciò a galoppargli nelle vene, quasi scorrendo al contrario mentre la paura lo dilaniava. La paura che fosse troppo tardi lo stava uccidendo a ogni passo, a ogni eco del ricordo passato del viso di...di Hermione. Il suo viso gli tornò alla mente...e una rabbia feroce lo invase.
Qualsiasi cosa fosse successa, se lei non fosse uscita viva da quel luogo...non l'avrebbe fatto neanche lui.
Non gl'importava più di niente, né dei Mangiamorte, né dei suoi cugini né delle urla dei suoi compagni alle spalle. Niente. Non erano passati quattro anni. Non era passato neanche un minuto da quando lei se n'era andata.
Perché lei era sempre rimasta con lui, che l'avesse voluto o no.
Poco lontano da lì, qualcun altro stava lottando disperatamente contro il tempo.
Harry, Tristan e Tom erano davanti agli imponenti cancelli del tetro Cameron Manor. Oltre il portone d'ebano scuro le mille voci di mostri, demoni e vampiri riecheggiavano come in una danza malvagia ma in quel momento i tre umani avevano ben altro per la mente. La paura era l'ultimo dei pensieri rivolti a loro stessi.
- Come lo apriamo?- chiese Harry, estraendo la spada e la bacchetta.
- Faccio io.- scandì Tom avvicinandosi ad grande chiavistello col marchio dei Cameron, la C immersa nel fuoco - Una volta dentro dovremo tenere indietro gli ospiti del palazzo...-
- Per quello ci penso io.- disse calmo Mckay, levandosi il guanto dalla mano sinistra e fissandosi la vera d'oro che gli aveva dato in dono Lucilla - Se starete dietro di me non avremo problemi. Una volta chiamati Cameron e Lucilla poi dovremo correre al palazzo di quell'altro e di volata anche.-
- Già...Clay non sembrava contento di aspettare.- rispose Harry - Sente qualcosa. Vai Tom, adesso!- e senza indugiare oltre, il piccolo Riddle poggiò la mano sull'invalicabile porta di quel palazzo. Riconoscendo la presa, il portone incantato da millenni e millenni dai demoni più potenti mai nati, si aprì docilmente...e una volta nell'altro buio, centinaia di occhi rossi e gialli si puntarono su di loro. Grinfie e fauci si spalancarono, si agitarono spade e bacchette, vennero sparse grida e ringhi...poi una luce dorata come quella del sole che squarcia il buio al mattino, irruppe nel palazzo del grande demone illuminando anche gli angoli più nascosti.
- CAESAR! CAESAR!- urlò Tom disperato, mentre i vampiri venivano inceneriti, i mostri indietreggiavano con gli occhi insanguinati, demoni e giganti venivano respinti da una barriera invalicabile. Dietro alla mano protesa di Tristan, ogni cosa era al sicuro e Harry Potter guardava sconvolto il più grande numero di esseri appartenenti alle caste oscure mai visto. Nel palazzo enorme, ogni cosa profumava di margherite...e di tenebra, tenebra che venne spazzata via quando il bambino sopravvissuto vide la luce in un giovane uomo, in piedi sulla rampa delle scale.
Lui...non aveva niente di terreno. Lui incantava. Aveva occhi e capelli bianchi e non poteva appartenere a quel mondo.
- Non apprezzo quest'intrusione.- sibilò Caesar Noah Cameron, scendendo lentamente i gradini. Una giubba blu scura era aperta sul suo torace e un fine mantello in damasco gli cingeva le spalle. Scrutò i due Auror, fissando molto intensamente Harry...poi quando posò lo sguardo su Tristan e vide il suo anello la sua irritazione parve venire meno.
- Hai portato amici Tom.- sussurrò - Potrebbe gentilmente puntare il suo anello altrove, signor Mckay?-
- Li faccia andar via allora.- rispose Tristan, che nei recessi del suo animo provava un rancore feroce.
- Insomma, che cos'è questo casino a quest'ora di notte?- sbuffò Lord Demetrius, mettendo il naso fuori dal salone al primo piano. Guardò i nuovi venuti senza capire un tubo ma prima che potesse parlare apparve anche Lucilla, attirata dalla presenza di Mckay e rimase sconvolta nel trovarli tutti lì.
- Cos'è successo?- chiese accorata, scendendo rapidamente le scale e incenerendo infastidita i pochi superstiti che strillavano ancora sotto il potere dell'anello di Tristan - Perché siete qua?-
- Mamma!- Il piccolo Riddle corse sugli ultimi gradini e si aggrappò alle mani della Lancaster, sconvolto - Mamma presto! Dobbiamo andare a casa di Dimitri! SUBITO! Hermione è lì! È nelle segrete!-
- Cosa?- riecheggiò Cameron a bassa voce, voltandosi verso Demetrius - Cosa significa maledetto?-
- Come sarebbe?- disse l'altro senza raccapezzarsi di niente, Smaterializzandosi direttamente accanto al maghetto - Tom cosa stai dicendo? Hermione a casa mia?-
- Non abbiamo tempo per la miseria!- sbraitò Harry tornato al portone - Lucilla presto, mi devi aiutare! Hermione è nelle segrete di quel castello e un demone la sta mangiando viva!-
-...Doll!- sibilò la Lancaster, voltandosi verso gli altri due della sua razza - Ecco perché non riuscivamo a trovarla! Il potere di Doll copriva la magia di Hermione!-
- Si, presto!- li pregò di nuovo Tom - Dovete fare qualcosa, Draco è andato lì da solo!-
Se Harry e Tristan si erano aspettati indifferenza e compostezza, caddero male. Vedendo l'espressione di Caesar Cameron capirono che quel demone ora era come e più allarmato di loro. Quel mostro di nome Doll doveva essere seriamente pericoloso...o Cameron doveva tenere particolarmente a Hermione Granger perché non si fece ripetere due volte le preghiere del piccolo Riddle, tantomeno aspettò che gli altri lo seguissero. Sparì com'era arrivato, veloce come il vento...spada alla mano e l'aria di uno che non conosceva perdono.

Ma c'era chi era anche più disperato. Draco fece letteralmente a pezzi la porte del palazzo diroccato di Demetrius, entrando nella sala d'ingresso come un tornado. Nessuno lo accolse, né demoni né spiriti. Solo alcuni fantasmi che vagavano senza meta lo guardarono insospettiti ma poi tornarono a vagabondare per i fatti loro.
E Malfoy corse, urlò, ascoltò...scese scale e scale, col cuore a pezzi, quelle grida in testa...e lei era vicina.
Non seppe nemmeno spiegare come riuscì a raggiungere lo scantinato. Solo in seguito avrebbe potuto dire che per quei brevi momenti era come impazzito del tutto. La sua lucidità per la prima volta in vita sua era sparita.
Era rimasto freddo davanti alla morte quattro anni prima. Se ne era fregato di morire e di diventare un Mangiamorte, come se ne era in realtà fregato anche del tradimento di suo padre...ma ora era tutto diverso.
Si sentiva in fiamme, dentro di sé ardeva un incendio che bruciava ogni cosa.
Era vuoto di ogni pensiero, di ogni sentimento...e c'era un solo una parola nella sua testa. Il suo nome.
Raggiunte le segrete, stentò a credere in ciò che vide. Magia...una magia dannata prolungava un corridoio all'infinito. Migliaia e migliaia di porte, prigioni con sbarre, catene e cigolii...luci fioche e sinistre.
E lei era lì...e stava per morire.
Dove sei? Dove sei...
Ansimò, appoggiandosi al muro e socchiuse gli occhi. Tirò un pugno tanto forte che le sue nocche presero a sanguinare copiose, senza che però sentisse alcun dolore. Non l'avrebbe mai trovata...non sarebbe mai arrivato in tempo.
E lei continuava a gridare nella sua testa. Strillava straziata dal dolore...
Gridò anche lui e il suo urlo riecheggiò come il ringhio di un animale ferito...quando sentì un cigolio che lo riportò alla realtà. Catene. Erano catene quelle. Qualcuno si muoveva avviluppato in catene.
Estrasse la spada, poi la bacchetta...e s'incamminò fra le centinaia di porte, in quella prigione senza fine e senza inizio.
Dopo un tempo che parve non trascorrere mai, si fermò...vedendo sulla parete alla sua destra dei bagliori fiochi simili al volo inconsulto delle farfalle. Quello era un riflesso...il riflesso di uno specchio. Si volse alla sua sinistra e una cella dalla porta di legno marcio era semi aperta. Si avvicinò...e Hermione nella sua testa smise di urlare.
Entrò scostando lentamente la porta, guardandosi attorno repentinamente. Il cigolio di quelle catene non era lontano ma tutto divenne pallido e scolorito, anche la sua stessa vita, quando in fondo alla cella vide un letto rialzato interamente di pietra chiara...macchiata di sangue fresco. Ora che guardava...anche i muri erano coperti di schizzi enormi.
L'odore del sangue era nauseante...ma non fu quello a fargli quasi piegare le gambe.
Su quel baldacchino era poggiato un lungo specchio, volto verso chi stava adagiato su quel letto di pietra.
Purtroppo la spada gli cadde, non avendo più un briciolo di forze.
Era lei...era lì, stesa immobile con una bambola coi suoi begli occhi dorati aperti e dilatati...
I lunghi capelli riversi indietro, il viso macchiato di sangue e le vesti totalmente zuppe e squarciate.
Una bella bambola imbrattata.
Raggiunse il letto e guardandola capì che la sua vita era finita lì, in quel momento.
La toccò. Era fredda come il ghiaccio. L'accarezzò, fuori dal tempo e dal mondo, rifiutandosi di vedere la realtà.
- Mezzosangue...-
La scosse. Senza pietà la scosse con rabbia, agitandola disperato...no, non era vero. Non era morta!
Non era morta!
Il suo cuore non batteva, era rigida come marmo e le sue labbra erano livide, violacee.
Improvvisamente vide tutto offuscarsi e dopo tanto tempo sentì le lacrime salirgli agli occhi.
No Draco, non è vero dai...ti sta solo prendendo in giro!
Lei lo fa sempre. Ti pianta ma lei rimane sempre con te, anche se non può starti vicino. Non è morta! Hermione...Hermione non morirà mai. Lei...lei non può morire così! Non morirebbe mai senza prima dirmelo! Mi avrebbe aspettato...e sarebbe stata a sentire tutto ciò che avevo da dirle con la sua espressione arrogante!
Devo dirglielo che la odio per avermi mollato! Devo ancora dirle che per me non ha contato niente, che è stata solo un'avventura, che è stata una stupida a lasciarmi!
Devo dirle che...che la amo ancora...che non ho mai smesso...
Era morta...morta...morta...
Macchiata di sangue ovunque, come se un macellaio avesse affilato su di lei i suoi coltelli...
E lei se ne stava lì a guardarlo con gli occhi vuoti e fissi.
Era arrivato tardi. L'aveva ignorata...e lei era morta, urlando il suo nome...
Un sibilo sottile. Lo schiocco delle catene. E Draco vide nel riflesso degli occhi di Hermione qualcosa di orrendo.
Qualcosa...qualcosa che solo l'inferno aveva potuto partorire si rifletteva nello specchio sopra di loro e poi negli occhi vitrei della strega. Non si mosse e non lo avrebbe mai fatto. Vide ancora dei lunghi artigli affilati ma giurò in quel momento che non sarebbero mai più arrivati a Hermione. Per questo rimase immobile a suo scudo, anche quando quelle mostruose unghie affilate gli penetrarono nelle spalla.
Il suo sangue schizzò sul viso di Hermione, si mescolò a quello delle sue ferite...
Di quel momento non ricordò più nulla. Ciò che gli accadeva intorno non aveva senso né gl'interessava.
Sentì delle grida, i sibili di quell'essere orrendo, i richiami e la voce di Harry che lo cercava.
Riprese coscienza di tutto quando un contraccolpo scaraventò lui e il corpo esanime di Hermione giù da quel letto di pietra. Steso a terra con lei fra le braccia, si levò su un gomito...sentendo il sangue colargli lungo tutto il braccio.
Ma ora altro sangue scorreva. Era nero come le ali dei corvi.
Quel mostro dai capelli bianchi l'aveva attaccato di nuovo ma non aveva colpito lui.
Draco era stato salvato da un giovane uomo che aveva ricevuto il colpo di quei micidiali artigli alle spalle, sulla schiena.
Caesar Cameron si voltò lentamente verso Doll, dopo aver fissato il corpo di Hermione al suolo.
- Caesar! Stai bene?-
Malfoy guardò sulla soglia. Demoni...demoni puri. Lucilla e un altro tizio dall'aspetto trasandato. Era stato quest'ultimo a parlare, fissando il demone maschio dai capelli bianchi. Era stato ferito per proteggerli.
E ora fronteggiava quel mostro di bambina che era letteralmente imprigionata in catene lunghissime.
- Tu, umano.-
Draco tornò a puntare gli occhi grigi sul loro salvatore ma in lui non vide né umanità né sollievo.
- Se lei muore...- e indicò Hermione con un movimento impercettibile del capo - Tu la seguirai.-
- Avanti scappate! Andate via da qui, a Doll penseremo noi! Presto!-
La voce di Lucilla per lui era ormai lontana. La morte, il dolore, le fiamme...non erano niente.
C'era qualcosa di molto peggio. Draco Lucius Malfoy lo capì finalmente quando prese fra le braccia il corpo senza vita di Hermione Granger e si Smaterializzò via con lei senza più sentire battere nemmeno il suo di cuore, proprio quando un'esplosione colossale invase quelle segrete...e le spazzò via, come cenere al vento.
Nel luogo dove riapparvero, molte luci vennero subito accese. Candele, camini, candelabri...
Il padrone era tornato a Malfoy House. Il grande maniero si animò per magia quando Draco ne varcò la soglia. Fantasmi e elfi domestici incaricati di custodire la villa si affollarono contro di lui ma non ricevettero ordini.
Vennero ignorati e quando Draco si chiuse la porta della sua camera alle spalle, sentì tutto il peso di quella notte cadergli addosso come un macigno. Crollò a sedere, con Hermione fra le braccia appoggiata contro di lui.
Quante volte erano stati così vicini in passato...ma ora lei non si muoveva, non respirava...
Alzò gli occhi lucidi su di lei, posandole una mano sulla guancia imbrattata di sangue.
Non c'erano ferite visibili sul suo corpo ma i vestiti laceri e a brandelli, coperti di sangue incrostato e nuovo, non facevano altro che rendere più vero il sogno di Damon.
...Qualcosa la divora ogni notte...
Era stata mangiata viva...e poi riportata in vita per tre lunghi mesi...
Le carezzò lo zigomo col pollice, continuando a guardare i suoi occhi fissi, sgranati in un'espressione di orrore.
Era morta. Era morta...
- Per favore...- singhiozzò, sentendosi spaccare in due il cuore - Per favore...svegliati! Svegliati...ti prego...- e cominciò a scuoterla come impazzito, pregando ora di sentirla urlare di nuovo. Perché ora stava zitta? Perché?!
Affondò il viso nel suo collo, stringendola convulsamente e piangendo come mai aveva fatto.
- Sei una maledetta Hermione...una maledetta!- urlò distrutto contro di lei, continuando ad abbracciarla fortissimo, quasi per farle e farsi del male - Ti odio! Ti odio!-
Si, la odiava. Era riuscita a portargli via tutto morendo. Tutto aveva perso di consistenza in un solo attimo.
Perché senza aspettare lei, senza aspettare di rivederla, niente aveva più senso.
Pianse a lungo, passarono minuti interi...lui e lei, abbracciati contro quella porta.
Lui morto dentro, lei col capo riverso indietro...e l'anima chissà dove.
Fu allo scoccare delle due di notte che Malfoy dovette tornare alla realtà. Venne strappato al suo dolore con forza...per essere riportato a una notte di mesi prima. All'improvviso, un vecchio libro dalla copertina logora cadde della sua enorme libreria, proprio davanti al letto a baldacchino che troneggiava in mezzo alla sontuosa stanza, davanti al camino acceso.
Draco non gli prestò attenzione. Niente era più importante.
Ma quando le pagine del libro di favole cominciarono a sfogliarsi da sole...e si fermarono sulla favola di Biancaneve avvelenata dalla strega cattiva a causa della mela, dovette per forza di cose smettere di respirare.
Di nuovo. Era successo di nuovo. La mela avvelenata di Biancaneve...
Intrappolata nel sonno della morte per l'eternità. Un corpo morto...e un'anima viva, intorpidita dal veleno.
Come un automa si mise in piedi, trascinando il corpo di Hermione con sé. L'adagiò sul suo vecchio letto, poi raccolse il libro fissando l'immagine della mela. La mela avvelenata.
Qualcosa di vagamente simile a un ghigno gl'increspò le labbra che si era morso a sangue.
Maledetta mezzosangue...
Quando Harry e gli altri varcarono la porta della sua casa e invasero Malfoy House, lo trovarono immerso nel caos più totale. La sua scrivania era stata invasa da libri proibiti appartenuti a suo padre, chiusi a lucchetto e sotto dannazione, da boccette per pozioni, da infusi fumanti, da polveri odore e da un fumo infausto.
- No...- alitò Ron, correndo al letto e toccando il corpo di Hermione - No, no! È morta!-
- Non è possibile!- alitò Edward raggiungendolo alla sponda - No, dev'essere ancora viva!
- Spostati!- gridò anche Potter, toccandole la vena sul collo e poi il polso. Sbiancò...e come Draco poco prima, si sentì venire meno. Gli altri, da Tristan a Milo, a Jess a Sphin e Clay, trattennero ogni singola parola.
Non era quello un momento che poteva essere interrotto anche solo col fiato...e quando Harry levò gli occhi verdi su Draco, distrutto come e quanto lui, prese l'agitazione del biondo Auror come un tentativo disperato.
- Non è morta.- gli sibilò Malfoy fissandolo tanto da trapassarlo - Non è morta!- replicò, zittendo Ron che cercava di tenersi in piedi - Sono mesi che cerca di dirmelo! L'ha fatto anche con Tom! Gli ha mostrato una mela! E prima ha fatto cadere un libro di fiabe! C'era la mela di Biancaneve!-
- Draco...non puoi fare più niente...- sussurrò Jess cercando di calmarlo ma s'intromise Tristan, a occhi sgranati - Anche Degona...tutti i suoi libri si aprono sempre sulla favola di Biancaneve...ma allora...-
- Si, è stata Hermione!- ringhiò Draco tornando a mescolare ingredienti e pozioni, affannato e accorato nella spiegazione - Anni fa sentii mio padre e mia zia parlare di un veleno chiamato il Veleno della Mela di Biancaneve. Fa cadere chi lo assume in uno stato vegetale. Né fiato né battito del cuore testimoniano che la vittima sia ancora viva ma lei lo è! Ha cercato di farmelo capire da quando è stata catturata! Lei è ancora viva!!-
- Ok...- ora l'agitazione era generale e nessuno riusciva più a stare fermo, Harry e Ron specialmente - Cosa possiamo fare? Serve solo un antidoto? Hai tutti gli ingredienti?-
- Si, dovrei avere tutto quando Blaise mi porterà un ultimo estratto!- replicò Malfoy rapidamente - Ma dovete andare subito a riempire una vasca d'acqua calda. È gelida come il ghiaccio e rischia l'entropia permanente! Le faremo assumere l'antidoto quando sarà immersa nell'acqua. Non so quanto ci vorrà perché si riprenda...ma dobbiamo scaldarla...muovetevi!- e si passò una mano sugli occhi umidi, cercando di non farsi vedere - Il mio bagno è oltre quella porta, fate presto!-
Nel rapido giro di un'ora a Malfoy House scoppiò una lotta contro il tempo. Da Londra tornarono Elettra e Blaise che erano stati a Everland per prendere l'ultimo dei rari ingredienti che sarebbero serviti a Draco per salvare Hermione. Si trattava di un estratto di artemisia bianca e scarlatta trattata con schegge di platino e oro, per far tornare il cuore a battere. Quando arrivò anche May rimase sconvolta nel vedere lo stato in cui si erano ridotti tutti e impallidì vedendo anche la Granger che sembrava davvero un cadavere. Lavorarono a oltranza fino ad aspettare che la pozione bollisse mentre nel bagno l'acqua ormai era calda al punto giusto. La vasca, in linea col pavimento come una di quelle delle terme, era piena fino all'orlo e il vapore stava invadendo tutto.
- Ci siamo quasi?- s'informò Ron, uscendo dal bagno.
- Si, dacci un attimo.- disse anche Elettra che non si era mai fermata - Ed, hai trovato qualcosa su quei libri?-
- Si.- Dalton si staccò dalla biblioteca proibita di casa Malfoy con un pesante tomo pieno di catene fra le braccia - Negli ultimi cinquecento anni sono stati registrati solo dieci casi di maghi che abbiano ingerito quel veleno. Sei sono morti, quattro sono sopravvissuti. Una strega la ingerì per sbaglio un secolo fa. Rimase in stato vegetativo per tre anni, poi la risvegliarono e tornò a vivere normalmente.-
- Gli altri?- sussurrò Harry.
- Due impazziti al San Mungo e uno è rimasto paralizzato dalla prolungata entropia.-
- Incoraggiante.- disse May che guardava Hermione stesa a letto - Ma secondo me è tempo perso.-
- Cosa?- sibilò Draco voltandosi verso di lei - Cosa sarebbe tempo perso?-
- Svegliarla.- rispose la Aarons senza battere ciglio - Fossi in te commetterei un atto pietoso e la lascerei morire finalmente. Dopo essere stata divorata viva da quell'essere e poi rigenerata ogni notte credo che non desideri altro.-
Un gesto pietoso. Malfoy osservò lo sguardo malinconico di May...e di nuovo il viso di Hermione parve eclissarsi dalla sua mente...almeno fino a quando il tomo gigante che Edward teneva fra le mani non si sollevò con la forza delle telecinesi e gli volò addosso. Quando accadde, tutti bene o male scoppiarono a ridere.
Quella era Hermione che gl'imponeva di darsi una mossa. Altro che gesto pietoso...
- La pozione è pronta.- disse Draco poco dopo, guardando la provetta fumante sul fornello magico.
- Prima la tua spalla.- Elettra gli fissò la camicia nera zuppa di sangue sulla spalla.
- No, prima la mezzosangue.- rispose il biondo ma la Baley stavolta alzò gli occhi azzurri su di lui.
- Ti riprendi da solo o devo darti due ceffoni?- gli sibilò, sbalordendo i presenti. Non seppero bene cosa fosse successo ma un attimo dopo Malfoy era seduto sulla sponda del suo letto a torso nudo, a farsi controllare quello squarcio atroce. Non avevano mai sentito Elettra parlare in quel modo ma a quanto pareva era stata l'unica, oltre a Harry che però non aveva voce in capitolo, della situazione psicologica in cui versava Malfoy.
- Ferula.- sussurrò poco dopo la strega, agitando la bacchetta e un attimo dopo il biondo ex principe di Serpeverde fu bendato alla perfezione. Bloccata la fuoriuscita di sangue e presi gl'indumenti di ricambio per la Grifoncina portati dalla ragazza di Potter, il gruppo si accalcò nel grande bagno.
Chi a torso nudo, chi coi pantaloni girati sulle ginocchia, a entrare nella vasca fino al torace furono Draco che non ne volle sapere di lasciare il corpo di Hermione neanche per un attimo, Ron che teneva la boccetta dal collo lungo con l'antidoto dorato al suo interno, Elettra e Harry infine anche May.
La squadra di Jess, Edward e Blaise rimasero sul bordo, pronti a passare qualsiasi oggetto in qualsiasi momento e una volta che Hermione fu immersa nell'acqua fumante, gli altri iniziarono a darsi da fare.
Mentre Elettra e May le sfregavano le mani gelide, Draco l'appoggiò contro di lui di schiena, tenendola forte per la vita. Si sistemarono gradini di entrata nella vasca, consci che ci sarebbe voluto molto tempo. Le ripulirono il viso dal sangue, le braccia e il collo, poi Draco si appoggiò il suo capo sulla spalla vedendo Harry pronto con la pozione.
- Speriamo in bene.- mormorò Potter, aprendole le labbra.
- La mia pozione è perfetta.- disse Malfoy seccamente, già abbastanza nervoso di suo.
- Non parlavo della tua. Ma di quella di chi là ridotta così.- e senza aggiungere altro le rovesciò il fluido denso e dorato nella gola. Scese lento ma fino all'ultima goccia.
- Dici che mi sente?- alitò Harry, poggiando la boccetta sul bordo.
- Certo che sente. Ci vede anche perfettamente.- replicò il biondo.
- D'accordo.- Ron si mise in mezzo alla visuale della sua migliore amica, sforzandosi di sorridere - Herm, la pozione potrebbe fare effetto anche fra molto tempo. Adesso cerchiamo di scaldarti.-
- La cosa potrebbe durare giorni, vi avverto.- disse Edward, seduto sul bordo - Avviso a scuola.-
- Si e assicurati che Tom sia sano e salvo a Grifondoro.- gli ordinò quasi Harry - Non voglio che ci vada di mezzo lui.-
- C'è andata di mezzo parecchia gente.- sussurrò May pacata - E' vero che vi hanno salvato i demoni?-
- Diciamo che...- mugugnò Tristan rabbioso -...Cameron ci ha attutito il colpo.-
- Non so voi ma io me lo immaginavo diverso.- borbottò Ron - Sembra una persona abbastanza affidabile.-
- Finitela di parlare di questa storia.- li zittì Draco di punto in bianco, acidamente.
I ragazzi tacquero davvero, desolati. Lei sentiva...sentiva quello che dicevano. Le avevano ricordato quell'orrore.
Il pendolo batté le quattro e ancora non accadeva nulla. Intenti a frizionarle mani e braccia, la pelle pallida della Grifoncina aveva lentamente iniziato da pochi minuti a riprendere un tenue colore ma sembrava ancora morta.
Il suo cuore inoltre aveva iniziata a battere solo a scatti, quando Draco le passava velocemente la mano sullo sterno, poco sopra il seno sinistro. Era impressionante pensare che il corpo immobile ci fosse ancora un'anima e uno spirito.
Poco a poco però, il suo sangue tornò a defluire, la pelle trattenne il calore e ricominciò a produrne di proprio e poi finalmente accadde il miracolo. Uno scossone interno la irrigidì tutta, le sue mani si contrassero di colpo e infine spalancò la bocca emettendo un gemito. Fu come rinascere...e con gli occhi sgranati, attraversata di nuovo dalla vita, Hermione Granger prese il suo primo fiato dopo quasi tre mesi di morte apparente.
- Dai, dai brava!- la incalzò Draco accorato, praticandole il massaggio cardiaco con un solo palmo - Avanti, respira!-
- Tienila ferma!- Harry si piegò su di lei, facendole la respirazione artificiale. Questo l'aiutò e dopo pochi minuti finalmente tornò a respirare da sola, più normalmente. Ora gli occhi di Hermione si muovevano frenetici. Si guardavano attorno, agitava mani e braccia a scatti rapidi ma una volta che i ragazzi le presero le mani e cominciarono a parlarle dolcemente si fermò, calmandosi. Si...era tornata.
Gioendo tutti insieme, uscirono dall'acqua solo dopo aver usato le bacchette e l'Innerva su di lei, ridonandole un po' di forza fisica, dopo di che Elettra e May le cambiarono i vestiti laceri. Perse di nuovo i sensi e si addormentò non appena Harry e Ron la riadagiarono a letto sotto le coperte. O almeno...così pensarono loro.
- Il cuore batte regolarmente.- disse Harry sentendole il polso - Direi che sta abbastanza bene.-
- A me sembra ancora pallida come Milo.- mugugnò Tristan.
- Clay, tu come la senti?- chiese Draco, ancora impensierito anche se faceva di tutto per non darlo a vedere.
Harcourt si limitò a dire che in quella faccenda la magia centrava poco. Era il suo fisico che era stato messo a dura prova e quando Malfoy si sedette accanto a Potter, dovette dare per forza retta a tutti gli altri.
Doveva calmarsi una volta per tutte e ringraziare Dio, in cui non aveva mai creduto, per averla salvata.
Senza accorgersene levò una mano per carezzarle i capelli ma Hermione in quell'attimo esatto aprì gli occhi di scatto, senza battere le palpebre, proprio come una bambola. Non aveva mai dormito, questo lo capitano dopo.
In un istante una forza sconosciuta l'animò a tal punto che afferrò Malfoy per la nuca, per distrarlo. L'altra mano invece gli raggiunse la cinta, dove portava la spada e la bacchetta. Lei prese quest'ultima e mettendosi seduta gettò Draco e Harry giù dal letto, poi usò l'onda d'urto più potente che gli Auror avessero mai visto scaturire da un essere umano perché tutti, tranne Tristan protetto dal suo anello e Potter e Malfoy, finirono schiacciati al muro.
- Accio bacchetta!- sibilò poi Hermione, attirando nell'altra sua mano quella di Harry che la fissava sconvolto.
- Hermione cosa fai?- le urlò Mckay ma la strega non rispose. Gli occhi d'oro contratti, posò lo sguardo oltre la finestra. Non riconosceva quel posto... non capiva dov'era e questo le fece ribollire il sangue.
- Dove siamo!?- ringhiò con voce rauca, verso Draco - Dove accidenti mi hai portato??-
- Calmati Cristo, siamo a Malfoy House!- le disse Ron a fatica, rimettendosi in piedi - Herm ma cos'hai?-
Lei non parve neanche sentirlo - Dove sono i Lestrange?-
- Cosa?- alitò Harry.
- Vi ho chiesto dove sono i Lestrange!- urlò allora stridula, facendo quasi scoppiare le fiamme nel camino per la rabbia feroce che la divorava - Ditemi subito dove sono! Adesso!-
- Sono a Hogwarts.- le disse May, nell'angolo - Ma adesso abbassa quelle bacchette e...- la Aarons purtroppo non poté finire la frase e le suppliche non riuscirono a fermarla. Hermione Granger rubò le bacchette e si Smaterializzò via, sparendo in una nuvola di fumo perlaceo lasciando alle sue spalle solo un nugolo di persone letteralmente sconvolte.
- Vuole vendicarsi...-
Fu Elettra a spezzare quel silenzio gelido, attirando l'attenzione di tutti.
- Vuole vendicarsi.- gemette di nuovo - E' andata a Hogwarts per ucciderli!-
- Merda, se ci riesce finirà ad Azkaban ancora prima di aver ballato sulle loro tombe!- urlò Harry tirando in piedi Malfoy - Diamoci una mossa prima che faccia qualcosa d'irreparabile, presto!-

Sfortunatamente quella notte nessuno ebbe la sua vendetta. Né Hermione Granger, ma tantomeno Vanessa e Rafeus Lestrange che quella notte stavano nella stanza della strega, terminando il loro piano coi calici di vino ben alti.
Almeno fino a quando dalle profondità della specchio qualcuno non li riportò alla realtà.
"Blindatevi, sta arrivando!"
- Katrina...- Vanessa si avvolse nella vestaglia, posando le lunghe gambe diafane giù dalla poltrona su cui era semi sdraiata - Si può sapere cosa stai dicendo? Chi sta arrivando?-
"Io vi ho avvisato. Arrangiatevi!"
- Ma di cosa parlava?- bofonchiò Rafeus Lestrange, continuando a sorseggiare in pace il vino rosso e secco, deliziato - Quella ragazza è sempre troppo precipitosa, non credi?-
- Anche a letto fratellino?- frecciò Vanessa sarcastica.
Rafeus non rispose, limitandosi a scoccarle un'occhiata lasciva ma avrebbero dovuto entrambi ascoltare i buoni consigli degli amici. Tempo un secondo e i loro calici si frantumarono in mille pezzi, colpiti a distanza da una grande e bruciante forza magica che si avvicinava velocemente. Poi dei passi dietro alla porta della stanza, delle grida soffocate in sottofondo dei prefetti che vigilavano la notte e infine la porta si spalancò.
Quando si richiuse, ciò avvenne con una formula magica.
- Colloportus.- sussurrò Hermione Jane Granger a bassa voce e la porta si sigillò, diventando impossibile da varcare.
I due fratelli rimasero in piedi, sconvolti, pallidi in viso. Convinti di avere di fronte un fantasma.
- Tu...- sibilò Vanessa, stringendo i pugni - Tu, sporca mezzosangue! Dovresti essere morta ormai!-
- Sbagliato. Sei tu che dovresti essere sotto terra!- ringhiò Hermione di rimando, sollevando entrambe le bacchette rubate a Harry e Draco - Avete finito di vivere entrambi, ve lo giuro.-
- Buona sera, tesoro. Vedo con piacere che non hai cicatrici su quel tuo bel faccino.- rispose Rafeus Lestrange serafico, sogghignando - Come hai fatto a destarti eh? Mi è stato detto che Potter e mio cugino sono venuti a cercarti, anche se ancora mi chiedo come abbiano fatto a capire dove ti avesse nascosta Jeager.-
- Inutile che tenti di prendere tempo.- Hermione lo fissava ma nel contempo non lo vedeva minimamente, del tutto interessata solo a Vanessa in quel momento - Ridammi i gioielli.- le ordinò poi con un ghigno - Tanto tu non sai come giocarci, Lestrange.-
- Parli del bracciale col prezioso sangue del tuo amante eh?- rise l'altra acidamente, avvicinandosi alla sua specchiera. Aprì un cofanetto e ne tirò fuori il bracciale d'argento col sangue di Caesar, la Giratempo e il ciondolo d'argento in cui era incastonata la perla nera fattale dono da Draco per il suo compleanno. Glieli gettò quasi con rabbia ma Hermione li prese comunque al volo, rimettendosi subito il bracciale al polso, sentendosi ora più sicura.
- Mi chiedo perché un uomo potente come Cameron si sporchi con una come te.- ringhiò Vanessa, disgustata.
- Sul tema "sporco" sei l'ultima a dover parlare, tesoro. E poi anche il potente signor Cameron, come lo chiami tu, non è di certo l'essere più reo sulla faccia della terra, quindi risparmiami il tuo sarcasmo di bassa lega.- la Grifoncina non ascoltava mai discorsi del genere, tantomeno su un argomento delicato come Caesar e il rapporto che li univa, così tornò a levare la bacchetta, seriamente intenzionata a ucciderli.
- Manca qualcosa.-
- Se parli dell'anello di mio cugino se l'è ripreso mesi fa, sporca mezzosangue.-
- Allora siamo alla frutta, ragazzi. Eliminati voi dovrò solo fermare quella dannata empatica e se non altro anche Linda potrà riposare in pace.-
- Che bruci all'inferno quella disgustosa Magonò!- sbraitò Vanessa afferrando velocemente la sua bacchetta dalla specchiera - Adesso la raggiungerai anche tu! Impedimenta!-
- Expelliarmus!- strillò molto prima la Granger e la Lestrange, che si era sempre vantata di essere imbattibile a duello, perse la bacchetta per un solo soffio. Volò via anche quella di suo fratello che però estrasse subito la spada, proprio quando gli Auror, tornati a scuola e attorniati da professori, cominciarono a buttare giù la porta di quercia della torre.
Quando cadde, si trovarono di fronte al caos. Davanti avevano Hermione di spalle, poi i due fratelli disarmati e ansanti.
- Preside!- cinguettò Vanessa fingendosi disperata, quando vide Silente, Piton e la Mcgranitt - Ci aiuti! Ci ha attaccato!-
- Fa silenzio, razza di miserabile.- la zittì la Grifoncina rabbiosa - Dovessi finire ad Azkaban per il resto dei miei giorni ti ucciderò stanotte! E tu statene buono!- sibilò, afferrando un pugnale sulla cassettiera accanto a lei. Si volse verso Rafeus che attendeva solo di poterla ferire con la spada, ma con uno scatto veloce gli lanciò il pugnale addosso.
Ma non prese lui. La lama si piantò nel muro, fra una mattonella e l'altra...proprio sull'ombra di Rafeus.
- Hermione!- gridò Harry afferrandola per le braccia - Che diavolo fai? Devi smetterla!-
- Lasciami in pace, dannazione!- ringhiò lei, continuando a tenere sotto controllo Vanessa.
- Signorina Granger, ora basta!- le ingiunse anche la Mcgranitt - Si può sapere cosa credi di fare?-
- Non è così che risolverai la situazione!- disse ancora Ron, cercando di farle abbassare il braccio.
- A no?- sibilò astiosa - Credi che uccidendola non mi sentirò meglio? Bhè, ti sbagli di grosso!-
- Che diavolo gli hai fatto mezzosangue?- sbraitò Vanessa, fissando suo fratello che stava immobile come pietrificato - Dannata gagia, gli hai bloccato l'ombra!-
- Tranquilla, te lo manderò presto a farti compagnia.- sibilò acidamente la Granger.
- Non farai un accidente!- la rintuzzò Harry - Dammi quelle bacchette!-
- Complimenti signori Auror.- fece Vanessa sarcastica, battendo loro le mani - Complimenti. Cosa fate, favoritismi per caso? Mi aspetto che venga portata al Ministero e processata, sono stata chiara? Per aver aggredito me e mio fratello!-
- E sta zitta Lestrange, non si respira per tutte le cazzate che stanno volando!- replicò Potter fulminandola con un'occhiata - Sai benissimo di essere sotto tiro e ringrazia che non abbia la mia bacchetta perché dopo quello che ho visto stanotte non ne usciresti sulle tue gambe!-
- Al diavolo, non uscirà viva da qui!- esplose Hermione, facendo scoppiare tutti i vetri.
- Finiscila con tutto questo candore da Grifondoro, Granger. Non ti si addice più ormai.- Vanessa ghignò ancora, assottigliando gli occhi senza sapere di aver dato fuoco a una miccia pericolosa - Che c'è? Dì un po', i tuoi amici sanno che hai combinato in questi anni in Germania? E dire che le compagnie dei demoni di stirpe ti sono piaciute...spero che Doll sia stata altrettanto...come dire...deliziosa!-
Sfortunatamente per lei e anche per gli altri presenti, Hermione Granger in quegli anni era veramente cambiata. Tanto che dopo un attimo di silenzio glaciale, lasciò cadere le bacchette e sotto lo sguardo allucinato di tutti si avventò addosso alla Lestrange. La schiacciò a terra, le mise a cavalcioni addosso e le serrò le mani alla gola. In un deliro di urla, Hermione si abbassò su di lei, coi denti digrignati.
- Sarò soddisfatta solo quando sentirò le ossa spezzarsi sotto le dita!- ma nonostante la sua foga e la sua rabbia, stavolta non la lasciarono andare avanti. Iniziò a scalciare e a urlare quando Draco le arrivò alle spalle, l'afferrò per la vita e la sollevò letteralmente a forza, trascinandola fuori da quella stanza e una volta per il corridoio, gli strilli di Hermione si tramutarono in ringhi feroci...poi lentamente in singhiozzi...
- Calmati adesso! Sta calma!- le ingiunse Malfoy, imprigionandola stretta contro di lui.
- Lasciami!- continuò lei, agitandosi freneticamente - Lasciami andare maledizione! Lasciami Draco!
- Basta, calmati! Sta ferma! Avanti mezzosangue...basta, ti prego...calmati...- la sua voce si abbassò, man mano che lei perdeva energia. Troppo forte a livello fisico, si lasciò finalmente andare. In ogni senso.
La tensione, il dolore, la paura e l'orrore, la rabbia, la vendetta...si sciolsero come neve al sole e rimase solo la più profonda disperazione.
- Perché?...Perché non sei venuto prima?- singhiozzò distrutta, con le gambe che le cedevano e il viso fradicio di lacrime - Perché non mi sentivi? Ti ho chiamato tanto! Perché non mi ascoltavi Draco!?-
- Lo so...lo so...scusami...- alitò lui, passandole le mani sul viso - Mi dispiace...mi dispiace tanto...-
- Stava per uccidere anche te!...Te ne stavi lì senza far niente...e non potevo dirtelo...non potevo fare niente...stava per ammazzarti!- singhiozzò più forte, affondandogli le unghie nella schiena e dandogli dei colpi coi pugni, come per picchiarlo...ma era talmente esausta che il biondo Auror li sentiva appena.
Era ben altro ora ciò che lo faceva star male. Ciò che stava uccidendo tutti quanti. Era Hermione.
Ora che era tornata, dovevano affrontare un altro problema.
Riportarla davvero fra i vivi.

 

 

 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22° ***


 

 

E così era quella Hogwarts.
Caesar Noah Cameron abbassò lo sguardo dalle torri illuminate della scuola di magia e riportò la sua attenzione ai limiti della barriera protettiva posta al castello. Per lui sarebbe stato facile valicarla ma...di colpo, desiderò andare via.
Tornare indietro e nascondersi nel suo palazzo.
Erano duecento anni che non usciva nel mondo esterno. Incredibile...perfino l'aria aveva un odore diverso.
I suoi, i profumi...tutto era cambiato.
Per uno come lui, che aveva sentito per così tanti secoli la voce del mondo, era difficile uscire dal nido e trovare tutto cambiato. Inspirò a fondo, alzando il braccio destro.
Il sangue di Hermione contenuto nel bracciale al suo polso stava ribollendo.
Lei lo chiamava. Era terrorizzata a morte.
Socchiuse gli occhi, avvertendo quell'ignobile sensazione che aveva provato per la prima volta poche ore prima.
Lui, essendo nato demone, di stirpe per di più, non aveva mai provato odio, amore, gioia, tristezza. Mai.
Il potere più grande del mondo dentro a una scatola vuota. Così Demetrius definiva quelli come loro.
Caesar non era mai stato a sentirlo...e ora avrebbe voluto uccidere lui ma soprattutto Lucilla.
Lei che maledicendolo gli aveva dato un'anima. E ora grazie a lei, lui si sentiva a pezzi.
Sapeva il nome di quel sentimento che gli stava rovesciando dell'acido corrosivo nelle vene.
Rimorso.
Oh, non c'era altro modo per definirlo. Lui, il grande Caesar Cameron piegato dal rimorso.
Disgustato da se stesso e dall'essere debole che era diventato, si mise il mantello sulle spalle per nascondere agli occhi altrui i segni che Doll aveva provveduto a lasciargli prima di morire, finalmente.
Si, il demone più antico del mondo quella notte era morto, trucidato, per mano dei suoi stessi simili.
Lui e Demetrius avevano rischiato la vita.
Era incredibile il potere che era stato celato nel piccolo corpo di quella demone bambina.
Atroce, da un certo punto di vista, come la sua follia.
Rimase immobile a lungo, a pensare. A ricordare. Com'era cambiato in quattro anni.
Prima Lucilla...e poi Hermione.
Donne. Sogghignò, abbassando il capo. Sempre loro il problema.
Anche Imperia non gli aveva causato altro che guai.
Demone di stirpe, compagna di una vita, l'unico essere che era mai riuscito a entrargli dentro.
Imperia aveva vissuto per lui, in lui, con lui. E poi, di punto in bianco...aveva deciso di vivere l'unica avventura preclusa a quelli come loro. La morte. Si era uccisa col sorriso sulle labbra.
Stanca di vivere. Stanca di essere quello che era. Desiderosa di essere quello che non era.
- Lei ha la faccia di uno che ha avuto giornate migliori.-
Caesar sollevò il capo lentamente, trovandosi a fianco un vecchio con la barba bianca e gli occhi azzurri, con occhiali a lunetta abbassati sul naso. Un umano dall'aria abbastanza eccentrica.
- Lei è il professor Silente, vero?-
Il preside annuì, con un vago sorriso - E lei è Caesar Cameron, colui che si è preso cura di Tom in questi anni.-
- Chiedo scusa per la visita a quest'ora tarda.- disse il demone, mantenendo un contegno cortese ma distaccato.
- Si figuri, capita spesso.- l'assicurò Silente facendogli strada - Credo che sia venuto per entrare, vero?-
Caesar lo seguì con passo rigido, calandosi un cappuccio scuro sui capelli bianchi.
Accidenti. L'ultimo suo desiderio era quello di camminare ancora fra gli uomini.
- Lucilla sta bene?- chiese Silente all'improvviso, mentre attraversavano a passo silenzio la scuola.
- Perché me lo chiede?-
- Considerate le sue ferite, mi domandavo se lei stesse bene.- fu la placida risposta.
Caesar non replicò, cominciando però a chiedersi se la stima e il rispetto che Lucilla e Hermione avessero sempre avuto per quel mago fossero poi tanto mal fondate, come lui aveva sempre creduto.
Quel mago...il mago più famoso fra gli umani. Aveva occhi arguti...e misteriosi.
Chissà qual era il suo vero potere?, si chiese pensoso. Aveva capito che era ferito gravemente nonostante non ne mostrasse i segni in superficie. Tipo strano davvero.
- Vuole un dessert per caso?-
Cameron glissò sulla stranezza della domanda - Grazie, non mangio.-
- Un vero peccato, mi creda.-
Giunti ai piedi della torre oscura, il vecchio preside iniziò a salire ma quando si accorse che il demone restava impalato, si soffermò a guardarlo. Non era proprio come Silente se l'era immaginato ma si avvicinava molto.
- Hermione sta bene, fisicamente.- gli disse, pacato.
- Le ferite del fisico sono le più facili da guarire, non crede anche lei?- replicò Cameron a tono.
- Come non immagina neanche.- disse Silente, tornando a fare i gradini uno per volta - Ma confido che la tempra della signorina Granger sia rimasta tale a quale a quella passata. Se saprà trovare la luce in questo buio, riuscirà ad uscirne.-
- Hn.- Caesar non ghignò per pura educazione, seguendo il mago a capo chino - Voi umani avete il dono di un'esistenza breve. Confidate solo che la morte porti via il vostro dolore.-
- Allora lei è vicino a comprenderci, non crede?- insinuò Silente a quel punto e stavolta Caesar imprecò mentalmente.
Dannazione. Lui e la sua lingua lunga. Hermione tempo prima l'aveva avvisato che quel vecchio non era da sottovalutare. Umani...
- Eccoci.- disse il vecchio mago una volta arrivati in cima. Ora davanti a loro c'era solo la porta d'ingresso alle stanze degli Auror, al loro mini Quartier Generale, come lo chiamavano gl'insegnanti ma già da lì, sentivano che all'interno la situazione non era delle migliori. Quando entrarono, Ron Weasley e Harry Potter si zittirono bruscamente, come se fino al momento prima non avessero fatto altro che urlarsi addosso.
- Ragazzi, buonasera.- disse Silente - So che è stata una serata lunga e che siete esausti ma vi chiedo solo pochi minuti.-
- E lui cosa fa qua?- chiese Ron, scoccando un'occhiata altrettanto astiosa a Cameron - Abbiamo già abbastanza problemi dannazione!-
- Ron, per l'amor di Dio!- lo zittì Elettra, seduta in poltrona - Non è il momento.-
Caesar si guardò appena attorno. Erano radunati tutti gli Auror, compreso il nipote di Askart. Fece un lieve cenno a Milo, che ricambiò, poi posò lo sguardo su Tristan che gli rivolse l'occhiata più dura che il demone si fosse mai guadagnato anche da Lucilla. Comunque non disse nulla, posando lo sguardo sulla porta in fondo alla stanza.
Col suo udito finissimo poteva sentire gemiti e singhiozzi oltre il pesante battente.
- Come sta la signorina Granger?- chiese Silente, spezzando quel silenzio tombale.
- E' stata squartata viva per tre mesi come un animale, come vuole che stia?- sibilò di nuovo Ron.
- Adesso basta, smettila!- gl'impose Harry, passandosi una mano fra i capelli esasperato - Ne abbiamo già passate abbastanza tutti quanti, ringrazia che siamo vivi.- quindi si volse verso Caesar, cercando di mantenere un tono neutro - La ringrazio per l'aiuto di prima.-
- L'ho fatto per Hermione.- disse il demone, puntualizzando subito.
- Infatti la ringraziavo per quello.- replicò Potter a tono, senza scomporsi.
- Come sta?-
- Lancia oggetti ovunque. È terrorizzata a morte e non ci riconosce neanche.- disse il moro.
- Datele un sedativo.- rispose Caesar, come se fosse ovvio ma una voce estranea stavolta lo gelò con un tono anche più freddo degli occhi di Tristan Mckay.
- Gliel'ho già dato.- disse Draco Malfoy, appoggiato alla finestra in fondo alla stanza circolare.
- Gliene dia un altro.-
Draco ghignò con sprezzo, abbassando lo sguardo con compatimento - La manderei in coma. E' umana lei.-
Cameron tacque, scrutando quello che aveva desiderato conoscere da un bel pezzo. E così era lui...il serpente.
Sorrise senza essere visto, pensando alla faccia che avrebbe fatto quella piccola strega dagli occhi dorati vedendolo ora a confronto col suo vecchio amore. Che umano interessante però.
Aveva quasi occhi da demone. Sembravano così freddi e morti che avrebbe potuto passare per uno di loro, certo...se solo Caesar non l'avesse visto talmente distrutto nelle segrete di Doll, vedendo Hermione in quelle condizioni.
Senza aggiungere altro andò alla porta chiusa dietro a cui stava asserragliata la Grifoncina.
Sentì oggetti che cadevano continuamente, che veniva scagliati contro i muri. Grida sommesse, gemiti e lacrime.
Accidenti a lei.
Batté due colpi leggeri sulla porta.
- Sono io.- disse semplicemente.
Passarono alcuni secondi e sotto lo sguardo rabbioso di alcuni degli Auror, la porta si aprì e lo fece passare.
Fu uno smacco su tutta la linea, sia per Ron che fumava letteralmente per la collera, che per Draco che emise un gemito appena percettibile, distrutto più che mai da tutto quello che era successo. Ma a lui non importava che ora nella stanza accanto ci fosse quel demone. Non gl'importava cosa ci fosse fra lui e la mezzosangue.
Ricordava solo incessantemente la sua voce...disperata, terrorizzata, delusa, quando gli aveva chiesto, urlando, il motivo per cui si era rifiutato di starla a sentire quando quel mostro l'aveva divorata viva per mesi e mesi.
Passandosi una mano fra i capelli, cercò di non lasciarsi cadere in ginocchia ma sentiva le gambe non l'avrebbero retto ancora a lungo. Si mise una sigaretta in bocca, andando alla finestra.
Cercò l'accendino in tasca ma non trovò, fino a quando fu Harry ad accendergli la sigaretta con la sua, già accesa in precedenza.
- Di questo passo finirai per fumare come un turco, Potter.- gli disse a bassa voce.
Il bambino sopravvissuto non rispose, limitandosi ad annuire vagamente.
Anche lui stava male ma da tempo aveva imparato a ringraziare per ogni vita salvata, indipendentemente da conseguenze e situazioni di contorno. Se Cameron fosse riuscito a calmare Hermione, meglio per loro.
Se era ferito, sentendosi messo da parte dalla sua migliore amica, poco importava. Ora lei doveva stare bene, non gl'importava d'altro, esattamente come non importava altro neanche a Ron, che faceva il solco fra la porta e il salone.
Passarono all'incirca quindici minuti di tensione lancinante e poi la porta finalmente si aprì.
Ne uscì Caesar poi Hermione, avvolta nel suo mantello e schiacciata contro di lui.
Chiunque in quel momento avesse potuto vederle gli occhi febbricitanti avrebbe faticato a riconoscerla, perché non sembrava lei, ma in fondo cosa potevano aspettarsi?
- Dove diavolo la sta portando?- sbottò Ron, alzandosi di scatto dalla poltrona.
- Al mio palazzo.- rispose Cameron pacato.
- E crede che noi non diremo nulla?- sbraitò anche Edward a quel punto.
- E' stata lei a chiedermelo. Non la sto rapendo.- scandì il demone, faticando a trattenere la stizza, così si rivolse tranquilla a Harry, evitando per di guardare anche Malfoy che sembrava sul punto di cedere davvero.
- La porto con me. Quando si sentirà di nuove in forze, potrà fare quello che vorrà.-
Potter non rispose subito, abbassando lo sguardo sulla sua migliore amica. Se ne stava lì, rannicchiata contro il torace gelido di quell'uomo. Dio, com'era cambiata. Ma in fondo lui come avrebbe potuto aiutarla?
Quel demone aveva poteri infiniti, forse avrebbe potuto cancellare quei ricordi orrendi dalla sua mente per sempre.
Ma allora perché era tanto restio a lasciarla andare? Era come se passata quella soglia, lei non sarebbe più tornata.
Inutili grida, ripicche e minacce. Caesar ringraziò Silente e poi si smaterializzò via nella massima tranquillità, portandosi via Hermione per l'ennesima volta. E lei non fece nulla per impedirglielo.
Lasciarono solo silenzio alle loro spalle. Silenzio e un dolore muto, dal nome antico.

Nel Golden Fields, Cameron Manor aspettava l'alba nell'immobilità del tempo.
Lord Demetrius stava seduto su una finestra, nell'anticamera della stanza da letto di Caesar. Anche da lì sentiva le grida isteriche di Hermione e la voce sommessa del padrone del palazzo. Era un'ora che andavano avanti così.
Ma quanto dolore poteva reggere un essere umano?
Si rizzò leggermente, digrignando i denti per il dolore. Scese dalla finestra con una mano premuta sullo stomaco, dove sotto gli abiti spiccava una ferita da taglio lunga dodici centimetri. Il sangue continuava a scorrere abbondantemente ma si era già rimpicciolita parecchio nelle ultime ore. E poi Doll non era stata facile da uccidere.
Anzi. Avevano rischiato di morire sul serio quella volta. In tre per uccidere un demone come loro.
Dannazione, ne avevano ancora da arrancare per raggiungere un simile livello.
Andò a sedersi alla lunga tavola in stile Regency, continuando a chiedersi come avevano potuto sopravvivere contro una tale furia. In tutti i suoi secoli non aveva mai affrontato un nemico simile. Lui e Caesar per la prima volta si erano trovato davvero in difficoltà, sentendosi minuscoli di fronte a una bambina.
E ora lei era morta. Il demone di stirpe più antico del mondo, la loro progenitrice, era morta. Trucidata e fatta a pezzi.
Ora di lei restavano solo le catene in cui era stata imprigionata per più di un millennio.
Socchiuse le palpebre, ripensando a ciò che aveva fatto a Hermione.
Divorata...l'aveva divorata viva ogni notte. A ogni parte del suo corpo staccata o lacerata, ne era ricresciuta un'altra.
In un delirio senza fine, in un dolore atroce e costante come lo scorrere del tempo.
- E' ancora dentro con lei?-
Demetrius sollevò il capo, posando lo sguardo su Lucilla. Braccia interamente bendate e tre graffi profondi sulla gota destra, lei era stata l'unica a uscirne meglio di loro grazie alla saggia dote di stare attenta a prevedere le mosse dell'avversario. Lei era stata l'unica a mantenere la lucidità.
- Si, stanno ancora...parlando.- borbottò, iniziando a fasciarsi la mano sfregiata - Tu stai bene?-
La Lancaster non rispose, portando lo sguardo sulla porta che comunicava con la stanza da letto.
- Spero tu non voglia fare quello che ti si legge in faccia.- sussurrò Demetrius, senza l'ombra di un'accusa.
- Cosa intendi? Strisciargli alle spalle ora che è debole e staccargli la testa?- disse Lucilla con un ghigno sconosciuto sul suo magnifico viso - Si, potrei. E non nego che mi renderebbe quattro anni di patimenti.-
- E allora perché non lo fai?- chiese l'altro, appoggiandosi stanco allo schienale della poltrona.
La fissò a lungo, curioso e attento, chiedendosi come fossero stati un tempo gli occhi azzurri di Lucilla di cui tanto Caesar gli aveva parlato. Chissà com'era stata, da mezza demone.
La sentì ridere, una risata male e colma di disillusione ormai.
- Sai qual è il bello di tutta questa storia Dimitri?- fece, sarcastica e fredda - Non striscio nella sua camera e non lo uccido alle spalle come un cane solo perché voglio che muoia annegando nel rimorso per quello che le ha fatto passare. Tu gli avevi chiesto di aiutarti a uccidere Doll già da tempo. Invece se n'è fregato, indifferente a ciò che poteva capitare agli altri. Invece adesso è capitato a lui...e a lui toccherà raccogliere i pezzi di Hermione.-
- Tu non lo fai per onore.- mormorò Demetrius, scrutandolo con un sorriso appena accennato.
- L'onore...ha ucciso migliaia di persone e non ne ha salvata una l'onore!- sibilò Lucilla, irrigidendosi - E mentre tu sei qua a parlarmi di onore, la mia anima si sgretola a poco a poco! E quando sarà arrivato il giorno in cui sarò abbastanza forte da tenere testa a Caesar, la mia parte umana sarà stata schiacciata del tutto e allora non me ne fregherà più nulla, né di mia figlia, né del mio desiderio di tornare a casa! Ecco la verità! In un modo o nell'altro avrà sempre vinto lui!-
- Lui ha perso quando Imperia si è uccisa, Lucilla.- disse Demetrius a bassa voce - Ma tu non puoi capire.-
- Non posso? Mi ha strappato dall'unico uomo che abbia mai amato!-
- E' un umano.- rispose l'altro, senza alzare né la voce né guardarla con superiorità - Tempo cinquant'anni e morirà. Per questo lui odia tanto quello che provi per quell'Auror. Perché non è come noi. Noi vivremo per sempre e tu soffrirai in eterno nell'unico ricordo di quell'uomo mortale e della figlia che hai dato alla luce rendendola umana e assorbendo la sua parte demoniaca.-
- Credi che abbia paura di uccidermi per caso?- gli sibilò rabbiosa.
- No. E questo Caesar lo sa. È lui ad aver paura che tu ti uccida, hai capito adesso?-
Lucilla emise un gemito quasi disgustato, scuotendo con forza il capo e i crini bruni.
- Sai una cosa Demetrius?- replicò gelida - La verità è che siete tanto attaccati alla vostra miserabile vita da trattarvi come pezzi di cristallo facile da rompere! Quell'idiota non esce da qui da duecento anni! Non fosse per te a quest'ora sarebbe ridotto come quella maledetta che abbiamo ucciso stanotte! E mi disgusta il solo pensiero che fra pochi anni io sarò esattamente come voi! Un bel pezzo di cristallo troppo codardo per vivere! Chissene frega se ha sofferto! Ha avuto tre secoli per farsi passare il lutto, Cristo santo!-
- Per l'amor di Dio, la ricorderà per sempre!-
- Si e io non vivrò per dargli la soddisfazione di vedermi trasformata in un mostro come lui, ricordatelo!- ringhiò, puntandogli il dito addosso - Se la mia anima non vale niente, per me conta quella di mia figlia!-
- Lucilla...-
- Non lo lascerò portarmi via tutto!-
- Lucilla...-
- E smettila di difenderlo, dannazione!-
- Lucilla.- la bloccò Demetrius, afferrandole le mani con forza. Lei cercò di divincolarsi ma dopo un attimo lasciò perdere, restando ferma fra le braccia del demone. Si pulì furtivamente il viso, staccandosi.
- Guariranno tutti e due.- le assicurò Demetrius.
- Chissene frega di Caesar. Che vada al diavolo.- rispose lei serafica, ma il demone sorrise in risposta, ben sapendo che invece la sua preoccupazione era molto tangibile anche per Cameron. Per quanto avesse urlato, per quanto l'odiasse...lui era stato l'unico a starle accanto, durante il cambiamento da mezza demone e demone di stirpe, dopo la nascita di Degona. In fondo, anche se non l'avrebbe mai ammesso, Caesar non era solo il suo carceriere.
Come per Hermione, lui era una guida anche per Lucilla.
Passarono le ore e poco a poco il sole rischiarò quel giorno macchiato di sangue. La luce filtrò anche a Cameron Manor, in ogni stanza, attraverso ogni finestra, su ogni antico muro.
Ma qualcuno, ugualmente, non riuscì a sentirsi al sicuro. Due occhi dorati stavano spalancati, sbarrati.
Nella protezione delle braccia di Caesar che giaceva addormentato al suo fianco, Hermione Granger restò vigile, febbricitante e rinchiusa nel suo incubo. Prima morta fuori e viva dentro. Ora semmai era il contrario.
Forse avrebbe dovuto supplicare quel gesto pietoso...pensò, stringendosi contro al torace del demone.
Forse invece di supplicare il Draco di salvarla, avrebbe dovuto supplicarlo di ucciderla.
E liberarla finalmente.


- Tu! È tutta colpa tua! Miserabile infame codardo! È colpa tua se sono qui lo sai??-
Damon Howthorne si fiondò nel bagno delle ragazze verso le dieci e mezza di quel lunedì mattina, fra l'ora di Piton e quella della Sprite giusto in tempo per sentire quegli strilli abominevoli e rimase di pietra quando pescò Tom seduto contro la porta di un bagno, col mento sulle ginocchia, zitto e con lo sguardo malinconico e vuoto mentre Mirtilla Malcontenta s'imponeva su di lui, sbraitando ai quattro venti.
- Ma si può sapere cosa succede?- ringhiò Howthorne - Lascialo in pace Mirtilla!-
- E' colpa sua se sono in questo stato!- sibilò lei con voce acuta.
- No, è colpa di suo padre!- rognò Damon - E adesso vattene e lascialo in pace!-
Rimasti soli, il Serpeverde fissò il Grifondoro con gli occhi azzurri fuori dalle orbite.
- Si può sapere cosa diavolo fai?- saltò su Howthorne - Ma perché ti fai insultare così?!-
- Oh, non l'ascoltavo...- disse Tom, alzando appena il viso dalle ginocchia - Forse sono stato un po' scortese.-
- Cos'è, sei ubriaco?-
- Magari.- borbottò Riddle, sorridendo - Come mai sei qui?-
- Avevo voglia di fare tue passi e ho scelto l'aria rarefatta dei bagni dove Draco tutte le mattine si fa le canne.- ironizzò Damon, a metà fra il sarcastico e l'allibito - Ma ci sei con la testa stamattina? Allora...dai, parla! Dimmi di ieri sera.-
Mentre il suo amico si svaccava di fronte a lui, il Grifondoro sospirò pesantemente. Hermione...
Forse era ora di vuotare il sacco.
- Oh, siete qua!- disse Beatrix, apparendo sulla sporta e soffiando addosso a Mirtilla. Alle sue spalle c'era anche Cloe.
- Ciao.- le disse Damon - Sei arrivata in tempo.-
- Volevo sapere se la tua amica stava bene,- disse la Diurna alzando le spalle - anzi...è stata questa fessa a rompere sulla famosa Hermione Granger. Ma cos'è, una cantante?-
Tom ridacchiò, scuotendo il capo - No, lei è la migliore amica di Harry e Ron. Era con loro quando...- si zittì, contrito e poi cercò di modificare il tiro - Bhè, lei è sempre stata con loro in ogni avventura, ecco.-
- Ah, si...devo aver letto qualcosa. Allora sta bene spero.- disse Trix, sedendosi accanto a Damon mentre la King restava in piedi, appoggiata coi fianchi a un lavandino.
- Lei non c'è più...cioè, adesso è tornata da Caesar.- spiegò il Grifondoro, cercando di sorridere - Comunque grazie Damon, non fosse stato per te ora non sarebbe viva.-
- Se tu non avessi riconosciuto quel demone ora non sarebbe viva.- lo corresse Howthorne.
- Ci spieghi cosa sta succedendo?- s'intromise Cloe pragmaticamente - Allora? Harry è di nuovo in guerra?-
- Hai la delicatezza di un elefante, davvero!- sbuffò Damon - Comunque interessa anche a me.-
- E comincia dal principio.- disse Beatrix, seria.
- Non so se posso...-
- Promettiamo di non dire una parola.- scandì Howthorne, vedendolo così tentennante.
E così, come un fiume in piena, Tom spiegò ogni cosa di ciò che si era scatenato in quel castello. Dalla nuova venuta dei Mangiamorte, alla guerra fredda che avevano dichiarato a Harry, alla vendetta giurata dichiarata a Draco. Narrò i mesi passati a Londra, dei problemi causati in casa dei ragazzi data la sua presenza...e specialmente la pericolosità che la sua stessa esistenza procurava agli Auror.
- Ma tua madre non è Lucilla dei Lancaster?- disse Cloe serafica - Dovresti essere salvo dai pettegolezzi.-
Tom alzò il viso su di lei, arrossendo vagamente - Lei è la mia matrigna. La mia vera madre...è la zia di Draco, Bellatrix Lestrange.-
I tre sgranarono gli occhi e lui arrossì ancora di più - E' per questo che tutti non si fidano di me.-
- Sciocchezze, sono tutti e due morti i tuoi!- disse Beatrix.
- Si ma sono sempre figlio loro.-
- E che vuol dire?- rognò Damon con aria seccata - Stai con Potter e Lucilla dei Lancaster.-
- Ma tutti a Serpeverde pensano che io sia qua per portare avanti gl'ideali di Lord Voldemort.-
- Tutti pensano, tutti dicono...- sbottò ancora la King, guardandolo storto - Che palle!-
- Oh, insomma sta buona.- la zittì Howthorne - Quindi, tornando a noi...se tu sei figlio di Bellatrix Lestrange e il cugino di Draco...allora la prof di Difesa è tua sorella! La tua sorellastra!-
- Già. Ma non voglio parlare con lei!- scandì subito Riddle, incupendosi - Lei ha fatto del male a Hermione!-
- Ci spieghi cosa le è successo?- chiese Beatrix a quel punto - Dov'è stata?-
- L'hanno presa in trappola e tenuta nascosta in un palazzo.- si limitò a dire Tom, intristendosi - Ieri sera l'hanno salvato i ragazzi, poi Caesar è venuto a prenderla per portarla a casa sua. Starà con lui fino a quando non starà meglio.-
- E poi tornerà qua ad aiutare Harry come un volta, vero?- finì Cloe testarda.
- Si, credo di si...lei mi ha sempre detto che mi starebbe stata vicino in una situazione come questa. Anche in Italia è venuta a salvarmi...lei tornerà qui!-
- In Italia?- gli chiese Damon stranito - Sei stato in Italia?-
- Si...ma questo non centra. Ho conosciuto gli Zaratrox lì. Poi lei è venuta a prendermi e mi ha riportato a casa di Caesar dove sta anche Lucilla.-
- E prima sei stato in orfanotrofio, vero?-
Già. L'orfanotrofio, pensò Tom addolcendosi nonostante tutto. Che brutti anni quelli. Fino all'età di quattro anni era stato con la famiglia dei genitori della madre di suo padre ma nessuno in quella casa l'aveva mai desiderato. Non aveva mai ricevuto un gesto d'affetto da quei maghi, né un sorriso. A malapena sopportato, aveva sempre avuto l'idea di essere odiato oltre ogni limite. E infatti...l'essere figlio di Lord Voldemort gli aveva fatto guadagnare il disprezzo di tutti. Poi si erano stancati e un giorno l'avevano spedito in un orfanotrofio dove tutto era andato anche peggio.
Allontanato da chi doveva occuparsi di lui, disprezzato dai genitori che venivano a scegliere i bambini.
Quante lacrime...e poi il giorno del suo sesto compleanno era arrivato anche lui il momento di essere felice.
Lucilla era venuto a prenderlo. Bellissima, col ventre rigonfio. Era già incinta e nonostante i suoi occhi freddi che per un attimo l'avevano fatto tremare, Tom l'aveva poi vista sorridere.
Nessuno gli aveva mai sorriso. Tutti l'avevano sempre odiato, additato. Lei invece gli aveva sorriso.
L'aveva abbracciato. Gli aveva insegnato a lasciarsi amare.
Si, era lei la sua mamma. Lei e nessun'altra.
- Qua urge conoscerla questa Lucilla.- disse Damon con un sogghigno - Mio padre mi ha detto che ti toglie il fiato.-
- E' stupenda.- l'assicurò Tom con un sorriso solare - Trix ha qualcosa di lei.-
La Diurna inclinò il capo - E sarebbe?-
- Bah, voi demoni siete tutti uguali no?- la prese in giro Cloe perfidamente.
- E sta zitta, fessa! Sono solo mezza vampira!-
- Come mi hai chiamato superoca?-
- Dio che rottura di palle.- si schifò Damon, mettendosi in piedi e dando una mano a Riddle - Dai gente, è ora di andare alla serra. E vediamo di scatenare poche risse ok duchessa? Non ho voglia di sentire Alderton che strombazza vendetta ai quattro venti nel dormitorio!-
- Stupidi Serpeverde.- rognò la King fra i denti - E finiscila di chiamarmi duchessa, imbecille!-
- Io ho un'ultima domanda.- sussurrò Trix mentre uscivano - Che centra quell'idra gigante al terzo piano?-
- Si vede che il preside ci tiene qualcosa d'importante.- disse il piccolo Riddle, alzando le spalle.
- Spero non vorrete tornare a controllare.- bofonchiò Damon, spingendo la porta trasparente della serra.
- Perché, prevedi qualcosa?- frecciò Cloe sarcastica.
- Ma va? Howthorne prevede qualcosa!- ironizzò una voce alle loro spalle - Da non credersi!-
- E sta zitto Fabian!- sbraitò subito la King, stizzosa - Oggi non è giornata per sentire le tue stupide sparate!-
- Per favore, calma ragazzi!- borbottò la Sprite con la sua flemma, ciabattando nella serra - Avanti, tutti ai vostri posti.-
Altro che posti. Durante la lezione volarono stranamente forbici e aculei velenosi, per non parlare di basse insinuazioni che fecero sbuffare Damon per tutta l'ora e infiammare Cloe King che perdeva la pazienza per un nonnulla.
- Certo che la tua amica è davvero molto gentile.-
Tom si girò alla sua destra dove c'era Ian Wallace. Con la sua solita faccia paciosa e i capelli color sabbia, gli sorrise tranquillo con la sua espressione da luna piena.
- Gentile?- fece Riddle senza capire.
- Si, difende i mezzosangue no?-
- Tutti i maghi sono uguali!- scandì Tom di botto, forse anche troppo durante. Se ne pentì subito, visto che i segni lasciati dai suoi genitori erano tanto profondi da fargli covare una rabbia del genere e sospirò, dispiaciuto - Scusami.-
- Figurati.- gli rispose Ian tranquillo e incuriosito - Stai bene?-
Che strano. Come mai gli parlava? E dire che nessuno oltre a Damon e Trix si rivolgeva direttamente a lui.
- Si, sto bene.- gli disse allora, cercando di restituirgli un sorriso.
- Perfetto.- Ian si aggiustò i pesanti occhiali sul naso, tornando a tagliuzzare - Hai già fatto i compiti per la Mcgranitt?-
- Si. Anche tu?-
- Già. Ho notato che li fai sempre in tempo.-
- Mi piace studiare.- disse Tom alzando le spalle, sperando di non passare per secchione.
- Anche a me!- cinguettò Ian subito dopo - Se ti va possiamo farli insieme d'ora in avanti.-
Riddle rimase di nuovo stupito. Voleva solo essere gentile o gli andava davvero? Damon gli dette una gomitata per svegliarlo, così annuì timidamente mentre Cloe e Fabian Alderton continuavano a far volare bestemmie.
- Sei molto bravo in Trasfigurazione, ho notato.- continuò Ian - E anche in pozioni.-
- Mia madre mi ha insegnato qualcosa.-
- Davvero?- rise Archie Byers davanti a loro - La mia con me ci ha rinunciato da una vita!-
- Sei fortunato.- sentenziò Damon serafico - La mia mi prendeva a librate sulla testa finché non imparavo.-
- Oh...mi spiace.- cinguettò Archie con fare angelico - Vuoi una caramella?-
Howthorne levò gli occhi sul ragazzino, poi posò lo sguardo su Tom. Che roba era quella? La terapia del dolci?
- Fa sempre così.- gli spiegò Tom quando uscirono dalla serra - E' un po' strano, mi lascia sempre dolci e caramelle la mattina. Se non altro ho qualcosa per carburare.-
- Se continui così mi finirai al San Mungo prima di Natale.- sentenziò il Serpeverde - Dai, vado in Sala Grande, prendo qualcosa da mangiare per tutti e due e poi vengo a farti compagnia in giardino. O vuoi andare da Harry e Draco?-
- Non so se sia il caso...- Tom sospirò - Non staranno molto bene dopo ieri sera.-
- Ok, non disturbiamoli.- acconsentì l'altro - Però possiamo chiedere al prof. Mckay magari. Trix, tu vieni?-
- Neanche morta.- ringhiò stizzosa.
- Eddai...guarda che Milo è davvero una brava persona.-
- Come no. È un principe dei Leoninus.- replicò gelida - Meglio morire di fame!-
- Basta che non mordi me poi puoi anche fare quello che ti pare.- disse Damon scoccandole un'occhiata obliqua - Comunque se fossi in te proverei a conoscerlo prima, sai? Mio padre ormai sta sempre col padre del prof e mi ha detto che Morrigan non è mai andato a stare con suo padre e i suoi zii. Gli piacciono gli umani.-
- Certo, da macellare.-
- Quanto sei fissata.- rise Tom indulgente - Mi spieghi perché non ti piace? Eppure è così gentile carino con tutti!-
- Sarà anche gentile e carino...- replicò astiosa - Ma io non voglio averci niente a che fare!-
- Carino?- ironizzò Damon - Ti piace?-
- E falla finita Howthorne!- sbottò, cercando di menargli la tracolla addosso - E' mezzo vampiro, è normale che sia bello ma potrebbe anche essere Brad Pitt, non me ne frega niente. Non lo voglio vedere!-
- Piuttosto...dov'è finita quella squinternata?- fece Damon, scordandosi subito di Milo - Starà mica picchiando Alderton dietro un angolo?-
- Le vado a dare una mano allora.- sbuffò la Vaughn - Quello è un imbecille.-
La giornata fu sfiaccante e le lezioni del pomeriggio con il professor Ruf una tortura.
Alle quattro, quando finirono i ragazzi uscirono dall'aula sbadigliando distrutti dalla noia.
- Preferisco prendere due sberle piuttosto che fare i compiti della Mcgranitt.- disse Damon, ficcando i libri nella tracolla - Dì un po' Tom...ci facciamo due passi?-
- Andiamo al lago?- propose Riddle.
- Si, perché no. Vado a cambiarmi allora. Ci vediamo all'ingresso.-
- Ok...- cinguettò Riddle, mettendosi di buon umore. Se non altro c'era sempre Damon a tirargli su l'umore quando stava male. Non fosse stato per lui chissà ora dove sarebbe stato. Così tornò a Grifondoro, perdendosi tre volte perché era troppo sbadato e passando per la sala comune fra prefetti e capo scuola che continuavano a guardarlo tutti curiosi.
Una volta in camerata però accadde di nuovo quello che era un rituale.
Non fece in tempo a salutare gli altri, senza sentire i loro avvisi, che gli arrivò una cornice porta foto sulla testa.
Quando si riprese, decise che era meglio farsi vedere da Clay. Forse qualcuno gli aveva fatto una fattura...
- Oddio Tom! Scusa...- gli disse Bruce Joyce - Mi spiace! È la cornice stregata della nonna di Martin!-
- Vola sempre da sola e l'ho fatta arrabbiare chiudendola nel cassetto.- gli disse appunto Worton, guardandogli il bozzo sulla fronte. Arrivò Ian e gli stampò l'ennesimo cerotto col porcellino sul bernoccolo e non bastando comparve anche Archie a dargli una caramella. Non ce n'era uno normale lì dentro.
- Dimmi la verità.- disse a Damon, una volta sceso all'entrata - Morirò investito da un TIR!-
Howthorne scosse il capo, vedendo il cerotto e quel bernoccolo viola. Sempre la stessa storia...
- Ma guardi mai dove vai, rimbambito di un Grifondoro?-
- Sarà mica colpa mia se tutti mi buttano addosso le loro cose! Anche tu mi hai lanciato un libro!-
- Si ma sei impedito da far paura! Invece ti tenere sempre la testa bassa dovresti guardare dove vai!- lo zittì il Serpeverde con un ragionamento che non faceva una grinza. Trascorsero un pomeriggio piacevole e sereno, lontano da seccatori e curiosi. Passarono anche davanti al campo di quidditch, dove si stavano svolgendo le nuove selezioni per le squadre e quando tornarono dentro alle mura della scuola per andare a cena, era ormai buio.
- Andiamo da Harry?- propose Tom sulle scalinate - Vorrei vedere come sta.-
- Si, d'accordo.- annuì Damon - In fondo dovrebbero essere contenti che lei stia bene.-
- Lo spero.- disse Riddle malinconico - Ieri sembravano proprio disperati.-
- Se hai detto che è la loro migliore amica...-
- Già. L'adorano proprio. E sono stati così preoccupati per tutto questo tempo...- Tom si bloccò di colpo, vedendo May in lontananza. Stava scendendo dalle scale buie della torre dove stavano gli appartamenti dei professori, tranne quello di Tristan che dormiva nella Torre Ovest.
Spaventato, pensando che potesse essere successo qualcosa, la raggiunse di corsa ma la Aarons sembrò calmissima.
- Ciao tesoro!- lo salutò allegra - Tutto bene?-
- May...si, io bene...ma tu? Come mai eri in quella torre?- chiese Riddle confuso - E' successo qualcosa?-
- Oh! No, no...- sorrise la ragazza, carezzandogli la fronte - Stai tranquillo, non è successo niente. Solo che Harry e gli altri sono un po' giù di morale, così ho deciso di andare a controllare la stanza di Vanessa mentre lei è ancora in sala professori, o almeno così mi ha detto Clay.-
- Trovato niente?- s'informò Damon.
- A parte armi, letture e oggetti non proprio legali, la signorina Lestrange non ha lasciato in giro tracce. Né documenti, né altro. Ci dev'essere un incantesimo oscuro su tutta la stanza.- May alzò le spalle, con aria testarda - Vedrete che prima o poi la incastreremo, tranquilli. Piuttosto...sono fiera di voi pesti.- e mise a entrambi le mani sulle spalle - Non fosse stato per voi due ora Hermione Granger sarebbe morta, lo sapete?-
Tom sorrise, un po' risollevato ma Damon invece rimase immobile e in silenzio.
Fissò la mano di May sulla sua spalla...e poi socchiuse gli occhi.
Fiamme. Grida. Una spada e uno specchio in pezzi. Poco lontano, qualcuno che la guardava agonizzare.
Quando riaprì le palpebre, lentamente tornò a sentire le voci di chi gli stava attorno ma...era accaduto di nuovo.
Loro continuavano a ridere, a chiacchierare, a essere spensierati.
Lui invece rimase al buio, lontano da tutti, a vedere il tempo che faceva sfiorire le persone accanto a lui.
Prima o poi tutti moriamo, gli aveva detto suo padre una volta. Dipende da come e perchè.
Hn, grazie tante papà. Bell'aiuto.
- Damon?-
Howthorne alzò il viso e vide Tom che lo fissava preoccupato. Che strano. Da quando si conoscevano Tom non aveva fatto altro che preoccuparsi per lui come mai nessuno nella sua famiglia si era sognato di fare.
In fondo anche i suoi la pensavano come Alderton. Si, un erede che non è un rettilofono, un erede con un dono tanto oscuro. Come aveva fatto Draco a suo tempo, forse era ora anche per lui di cercare di formarsi una nuova famiglia.
Draco aveva avuto Blaise. Ora lui aveva Tom. E da ciò che aveva visto, sarebbero stati insieme per tanto, tanto tempo.
- Ehi, tutto bene?- gli chiese anche May guardandolo incuriosita - Damon, c'è qualcosa che non va?-
Il Serpeverde si svegliò di colpo, sentendosi addosso lo sguardo stranamente duro della Aarons.
- No, tutto ok.- si affrettò a dire - Tom, io ho scordato di scrivere ai miei. Sai che se non mando lettere mi vanno in paranoia. Ti spiace se ci vediamo domani?-
- No, vai bene.- disse Riddle guardandolo attentamente - Ci vediamo domani allora.-
- Certo. Buona notte anche a te May.-
- Notte.- rispose la ragazza, alzando un sopracciglio - Ma che strano...Damon mi è sembrato diverso dal solito.-
Tom non replicò alla sua domanda, sentendo che qualcosa era cambiato. Ma cos'era?, si chiese disperato. Cos'era quella sensazione odiosa che ogni tanto lo opprimeva? Aveva come la sensazione che qualcuno aleggiasse su di loro pronto a pugnalarli alle spalle...e sembrava che anche Howthorne ora se ne fosse accorto.
Quello della lettera era stato solo un pretesto. Qualcosa non andava.
Forse doveva parlare con Lucilla della sue preoccupazioni e subito anche. Cenò con gli Auror in un clima abbastanza silenzioso ma nessuno sforzò la conversazione e questo fu un sollievo.
Diversamente però, non fu affatto piacevole vedere le espressioni dei ragazzi. Ron sembrava una tigre in gabbia.
Harry, più placido e controllato verso qualsiasi cosa riguardasse Hermione, se ne stava muto sulla sua sedia e mangiava nel più totale silenzio. I suoi occhi verdi erano diventati malinconici e triste mentre Draco sembrava caduto in una specie di stato catatonico. Niente cibo, appena acqua o vino.
Sembrava che a malapena respirasse.
Quando tornò a Grifondoro, era seriamente demoralizzato, tanto che per una volta non fece caso ai pettegoli che gli bisbigliavano attorno, tantomeno a Cloe King che invece spiò ogni sua mossa discretamente, fino a quando salì dritto nella sua camerata. Lì trovò solo Ian che faceva i compiti sdraiato a letto.
- Ciao.- lo salutò il biondino - Sei stato da Harry Potter vero?-
Riddle annuì, sedendosi sul suo letto stanco morto.
- Iniziamo a fare i compiti?- gli chiese Wallace.
- Certo...ma ti spiace se prima mando una lettera a mia madre? Ci metto poco.-
- Figurati.- rise Ian - Lo so come sono le mamme.-
Già. Peccato che Lucilla in quella situazione non poteva definirsi una mamma comune. Lei ormai era l'unica a cui poteva esprimere i suoi dubbi. Era terrorizzato a morte da qualcosa, quello stesso qualcosa che aveva preso in trappola Hermione e ora aiutava i Lestrange a combattere Harry.
Il solo pensiero che anche a lui fosse fatto del male, lo fece ribollire.
Doveva sbrigarsi. Doveva fare qualcosa...e in fretta anche!
Se non altro lo doveva a Hermione...

 

 

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Capitolo 23
*** Capitolo 23° ***


 


Beatrix Vaughn aprì gli occhi di scatto, mettendosi a sedere nel letto.
Si guardò attorno, in una notte di luna nuova, ma nel suo dormitorio non c'era nessuno. Le sue compagne dormivano tranquille...eppure lei aveva sentito qualcuno parlare. Si, c'era qualcuno che se ne andava a spasso per i sotterranei di Serpeverde alle due di notte.
Poggiò i piedi nudi a terra, senza infilarsi neanche la vestaglia sulla maglietta dei Judas Priest che usava come pigiama e col passo felpato che solo un vampiro può avere, infilò i lunghi corridoi di Serpeverde.
Fortunatamente non sentiva il freddo ma ora cominciò ad odorare qualcos'altro. Fumo.
C'era odore di fumo. Appena percettibile al suo naso, seguì la traccia fino al dormitorio maschile e poi rimase impalata, fissando le fiamme silenziose che divampavano in quell'ala. Qualcuno aveva fatto tacere il rumore del fuoco!
Si guardò attorno ma non vide nessuno. Iniziò a urlare e richiamò l'attenzione dei Prefetti. Velocemente, tutta Serpeverde si svegliò e i maghi più grandi dal quinto in poi cominciarono a usare la magia per domare le fiamme ma qualcosa non andava...Beatrix se ne accorse quando non vide Damon in giro.
Che diavolo stava succedendo? Senza farsi notare spiccò un lungo salto sulle scale che portavano ai dormitori ancora invasi dalle fiamme e usando la velocità tipica di metà del suo sangue riuscì ad attraversare facilmente il fuoco.
- Damon!- urlò - Damon! Dove sei?-
Accidenti, ma dov'era quel dannato di Howthorne? Sentiva grida ovunque, specialmente delle matricole ma di lui non c'era traccia. Non essendo mai entrata in quel dormitorio poi non riusciva a raccapezzarsi, per non parlare degli odori che cominciavano a confondersi...quando qualcuno le venne in aiuto.
Sentì un verso strano, tipo squittio e trovò a terra Iggy, il furetto bianco di Damon.
Lo seguì di volata e finalmente raggiunse la camerata dove dormiva Howthorne ma lì tutto stava già crollando a pezzi. I letti erano in briciole, tende e candelabri ardevano...e finalmente lo vide. Incollato al muro da mille radici, Damon cercava disperatamente di liberarsi. Inoltre, cominciava anche a mancargli l'ossigeno.
In un attimo, la Diurna gli fu vicino con il furetto in spalla e cercò di strappare quelle maledette radici. Con le mani e le unghie non servì, così fu costretta a usare i denti. Dopo avergli tolto l'ultima radice che gl'impediva di parlare, Howthorne prese fiato, poi spostò entrambi di scatto, appena in tempo prima che l'armadio fosse crollato loro addosso.
- Ma si può sapere cosa ci fai qui?- le urlò, mentre restavano chiusi in un angolo.
- Ho sentito delle voci e l'odore di fumo!- gridò lei, per farsi sentire - Che cosa ti è successo?-
- Qualcuno ha cercato di uccidermi! Mi sono svegliato ed ero già attorniato dalle fiamme, poi mi hanno legato. Non li ho visti, avevano il viso coperto di bende scure!- le rispose, tirando indietro un braccio dalle fiamme - Ma se non facciamo qualcosa mi sa che moriremo davvero! Non ti viene in mente niente?-
- Che vuoi che faccia con la bacchetta?!- Trix lo guardò sconvolta - Non sappiamo fare niente!-
- Bhè, inventati qualcosa o moriremo qua!-
- E che ne so, il Legimors sei tu!-
Decisamente non era la situazione migliore per mettersi a battibeccare ma finalmente arrivarono i soccorsi.
Fra le fiamme di quell'inferno, i due maghetti videro qualcuno saltare nel fuoco che attorniava la loro porta e varcare la soglia, avvolto in un mantello nero. Era Milo e dopo di lui entrò anche Jess, trasformato in un falco.
Tornato umano, Mckay corse da loro e cercò di nasconderli sotto il suo mantello visto che ormai Damon non riusciva quasi più a respirare. - Milo! Rischiamo di soffocare! Dobbiamo muoverci!-
- Edward e Sphin stanno liberando il passaggio!- replicò Morrigan ad alta voce - Avanti, vieni!-
Jess spinse i due ragazzini verso il Diurno che stava fermo sulla soglia, a trattenere le fiamme con la bacchetta quando capirono che il proposito di uccidere Damon non era stato ancora abbandonato. Lo capì Beatrix quando, guardandosi attorno con l'udito fine ricolmo di rumori, ne sentì uno che non ricordava di aver mai udito.
Qualcosa di liquido...a contatto con qualcos'altro di affilato. Anche Milo lo avvertì bene perché i due puntarono i loro occhi giallo topazio su uno specchio rimasto attaccato alla parete. Era un po' annerito ma qualcosa uscì da esso, come se fosse stata formato da acqua, o da un altro fluido trasparente. Aparve una spada dalla lama lunghissima e partì velocemente verso Howthorne, però non lo raggiunse mai. Jess deviò la traiettoria alzandovi sopra il suo mantello, che rimase squarciato...e poi la spada invece di andare a piantarsi nella spalla di Damon, finì dritta nel petto di Beatrix.
Howthorne urlò, mentre Milo con gli occhi sgranati estraeva subito quella lama dal corpo tanto sottile della streghetta. La prese in braccio e lo stesso fece Jess con Damon, dopo che il piccolo lord ebbe rotto quello specchio afferrando un ciocco di legno ancora in fiamme, spaccandolo in mille pezzi.
Una volta usciti tutti, dieci minuti più tardi, furono gl'insegnanti ad occuparsi di sistemare l'intero dormitorio di Serpeverde. Le fiamme vennero completamente spente all'alba delle due di notte.
- In tanti anni che sono qua, a Serpeverde non è mai accaduto nulla di simile.- sibilò Piton fissando rabbioso la sala comune tutta bruciacchiata.
- Neanche io avrei saputo fare di meglio.- disse Draco, apparendogli a fianco dopo aver fatto un sopralluogo nel suo vecchio dormitorio - Prof, non ho trovato niente come può immaginare.-
- Allora sarà il caso di parlare col signor Howthorne.- disse la Mcgranitt con aria dura.
- Già. Non dovrà mai più accadere una cosa simile.- squittì la Cooman - Gli studenti avrebbero potuto farsi davvero male. Dove sono ora?-
- Se ne sta occupando la Chips.- rispose la professoressa di Trasfigurazione - Credo che sia meglio parlare col signor Howthorne e la signorina Vaughn ora che sono ancora svegli e lucidi. Vorrei sentire anche il signor Mckay.-
- Si, anche io.- rognò Piton - E che questa buffonata finisca.-
In infermeria però, la Chips bendava la mano ustionata di Damon e intanto imprecava.
- Ma tu guarda...Serpeverde in fiamme!- sentenziò scoccando un'occhiataccia a Harry, che stava seduto sul letto di Damon - Queste cose non sono mai successe. Almeno, non quando certa gente se n'è andata, vero signor Potter?-
- Io mi limito ad allagarli i sotterranei.- chiarì Harry con un ghigno - Parla col serpente sbagliato.-
- Si e insieme a quel serpente qua è tornata una disgrazia.- concluse, posando le bende - Fatto signor Howthorne. E cambia le bende una volta al giorno, ma vieni sempre a farti vedere da me, intesi? Non è uno scherzo l'ustione che ti sei procurato.-
- D'accordo.- rispose Damon serafico, incurante di aver rischiato grosso, poi si chinò sul bambino sopravvissuto - Dov'è Trix? Sta bene?-
Harry purtroppo non fece in tempo a rispondere che dal séparé alla loro sinistra arrivò un'imprecazione colossale.
- Sta benissimo.- disse Potter, sospirando - Milo, Jess...che le state facendo?-
- Levami di dosso questi due maniaci, accidenti!- sbraitò Beatrix, scappando fuori dalla tenda e saltando sul letto di Damon, per nascondersi alle sue spalle. Howthorne sospirò. Si era preso uno spavento incredibile quando quella spada aveva trafitto la sua amica da parte a parte. Ma per fortuna sembrava stare bene.
- Ehi, tutto ok vero yankee?- le chiese, preoccupato.
- Tutto ok un corno!- urlò la Vaughn rabbiosa - Questa è la mia maglietta preferita!-
- Maledetta ragazzina.- sibilò Milo a bassa voce, svaccandosi su una sedia.
- Non avevo bisogno del tuo aiuto, maledettissimo Leoninus!-
- E smettila di chiamarmi in quel modo!- replicò Morrigan di getto, stizzoso - E tanto per la cronaca, so benissimo che non avevi bisogno di aiuto ma avresti per caso preferito polverizzarti in quel casino? Eh? Per poi ricomparire sotto il naso dei tuoi compagni razza di mocciosa?-
- E sta zitto vecchiaccio!- Trix era arrossita di rabbia - Prima o poi imparerò da sola!-
- Se, come no. E non ho neanche cent'anni, stupida!-
- Parli bene tu! Non ti hanno costretto a stare in uno stupido posto pieno di stupidi sanguecaldo!-
- Oh e Ravenhall sarebbe stata la tua prima scelta?- frecciò Milo freddamente, sfidandola con un'occhiata - Non sai neanche cosa capita lì dentro alla bambine come te! Lì non ci vanno leggeri coi Diurni, tantomeno con le donne.-
Beatrix tacque, serrando i denti e fissandolo al colmo della rabbia. Avesse potuto l'avrebbe strozzato sul serio.
- Perché non calmate i bollori eh?- propose Jess placidamente - Fra un po' arriveranno i prof e Silente a chiedervi che accidenti è successo, cosa che piacerebbe sapere anche a me. E quel furetto da dove arriva poi?-
- Non fosse stato per Iggy non avrei mai trovato Damon.- disse Trix - Confondevo gli odori.-
- Sei andata a naso?- allibì Harry - Così giovane?-
- Comunque non era la vostra ora o sbaglio?- disse ancora Mckay - Damon, hai visto chi ti ha imbavagliato così?-
- No, erano incappucciati e bendati.-
- Non ti viene in mente altro?- chiese Milo - Come ha fatto a uscire un pugnale dallo specchio poi?-
- Bhè, potrebbe fare una cosa simile uno Smolecolarizzatore.- spiegò Harry - Ma Ron dice è molto difficile e non credo che uno come Lestrange che è stato segato all'esame possa già fare cose simili.-
- Un Portalista?- propose Tristan, entrando a grandi falcate nell'infermeria - Usa gli oggetti come portali per far passare informazioni o oltre cose a lui preziose. Non sono facili da trovare ma neanche rari.-
- Dirò a May di controllare i registri al Ministero.- assicurò Potter.
- Allora ragazzi?- chiese allora Tristan, sorridendo ai due maghetti - Tutto ok? Interi?-
- Ho una mano flambé.- mugugnò Damon.
- Io un buco in una maglietta da duecento dollari... e nella pancia.- sbuffò Trix seccata.
- E non sanno chi abbia appiccato l'incendio, né perché sia stato Damon a essere preso di mira.-
- Un avvertimento?- disse Milo, accendendosi una sigaretta - Magari per noi.-
- Di solito colpiscono più vicino.- disse Harry - Non è che hai predetto palle a qualcuno suscettibile Damon?-
- Macché...ho chiuso con quella roba, sono stufo.-
- Ma davvero? E allora ricomprami la maglietta!- rognò la Diurna, seduta accanto a lui.
- Che palle con questa maglia...bel gruppo però.- ghignò Howthorne - Mi fai vedere il buco nella pancia? Eh? Dai!-
- Toccami e ti mordo.-
- Appunto, Trix hai sete?- s'informò Tristan.
- No!- sbottò lei ostinata.
- Cosa vorresti fare scusa?- s'intromise Milo - Darle le mie scorte? Ma vaffanculo! Guarda che Gala me la fa pagare sai? Non me le regala mica! Lo sai benissimo quanto è taccagna quella!-
- Allora insegnale a cacciare, no?- rispose l'altro angelico - Ti sembra buona come idea?-
- Non le insegnerei neanche a mordere un muffin, figurarsi ad andare a caccia!- s'inalberò Morrigan, assumendo ora le sembianze vere e proprie di Dracula - Se volete darle da mangiare andate a comprarle sangue di maiale ma non azzardatevi a darle le mie scorte, intesi??-
- Chi le vuole.- replicò Trix astiosa - Chissà cosa bevi poi!-
- Ha parlato una che in vita sua non ha mai assaggiato sangue umano.-
- E neanche voglio!- strillò - Non diventerò mai come te!-
Prima che Milo potesse prenderla fra le mani e morderla sul serio, apparve il gruppo dei professori. Dopo che ebbero raccontato la loro storia, Silente scambiò un'occhiata con Harry.
- Che ne pensa?- chiese il bambino sopravvissuto.
- Penso che è stato più divertente al sesto anno tuo e di Draco.- frecciò il preside, poi tornò serio - Bhè, devo ammettere che sono stati furbi. Hanno attaccato in un punto preciso.-
- A quanto pare la voce che il signor Howthorne sia un Legimors s'è sparsa.- disse Piton.
- E cosa pensano?- borbottò Damon guardando altrove - Che basti mettere un gettone perché veda a comando?-
- E poi anche volendo la morte non cambia.- disse Silente pacato, battendo un paio di colpi sulla testa bacata di Howthorne - Non si può posticiparla. Anche prevedendola, la morte di un uomo non può cambiare.-
- Continuo a dire che sia stata la ripicca di qualcuno a cui hai predetto palle.- disse allora Harry.
- Allora la lista è lunga.- insinuò Draco, perfidamente.
Andò a finire che Serpeverde rimase inutilizzabile per tutta la notte e tutte le vipere dovettero dormire nella Sala Grande con gran giubilo dei più spocchiosi, tranne naturalmente Damon che venne tirato a forza nella stanza di Malfoy, che fu di ronda con gli altri e Trix...a cui però toccò una sorte diversa.
Una volta nella Torre Oscura, la signorina Vaughn cominciò a rendersi conto che la sua mancanza di nutrimento la stava davvero indebolendo. Ferma alla finestra, dopo che gli Auror erano usciti per il loro turno di guardia, alzò un braccio e vide che la pelle candida della sua mano si rattrappiva, si bruciava...
Si stava incenerendo. Socchiuse le palpebre, quasi disperata. Aveva sete. Tanta sete.
E aveva anche paura. Che cos'avrebbe potuto fare?
Damon dormiva nell'altra stanza e non voleva svegliarlo dopo quello che aveva passato...però aveva bisogno di parlare con qualcuno. Aveva bisogno di aiuto. E lì non c'era nessuno che potesse capirla.
All'improvviso però rabbrividì, sentendo la presenza di Milo accanto a sé come una vera e propria frustata. Levò gli occhi color topazio, ora privi di lenti a contatto e si schiacciò al muro, vedendolo imporsi su di lei.
Di scatto, le prese la mano fissandole la pelle con occhio attento.
Beatrix fece per tirare indietro il braccio e stranamente Morrigan non oppose resistenza.
- Passerà.- si limitò a dire la streghetta.
- No. Diventerai cenere.- le disse il Diurno fissandola intensamente.
- Lasciami in pace.- sussurrò allora la Vaughn, schiacciandosi sempre di più contro la parete. Non sapeva perché ma si sentiva come in trappola. Ora nell'aria, fra lei e quel Diurno, sentiva una tensione diversa che percepiva fra gli umani. Era come se...fra loro ci fosse qualcosa di diverso. Per la prima volta in vita sua, capì poi, non si sentiva sola.
Lui non la guardava con disgusto, come suo padre. Non la guardava con indifferenza, come sua madre.
Milo...la guardava come se stesse guardando se stesso in uno specchio.
Però era anche vero che aveva paura di lui. Lui già conosceva la sua parte che era puramente di vampiro.
Beatrix invece se ne era sempre tenuta lontana. L'istinto umano era sempre prevalso su quello vampiro...ma ora...qualcosa la stava chiamando. Era la sete . La sete che le prosciugava le energie e le toglieva il sonno.
Lo vide levarsi un guanto, gettarlo sulla tavola poco lontana. Poi si sollevò la manica della camicia scura e sotto lo sguardo sbarrato della ragazzina, Milo si ferì la pelle, mordendosi in modo leggero...e quando il sangue iniziò a scorrere, anche se tanto debolmente, Beatrix sentì le gambe cedergli. No...pensò disperata. No! Non poteva!
Cercò di allontanarsi in fretta ma Milo, più veloce, l'afferrò e la sollevò quasi da terra. Fu lui ora ad accostarsi con la schiena alla parete e facendolo, tenne stretta Trix per la vita con un braccio. L'altro, quello ferito, glielo portò davanti al viso. - Avanti.- sussurrò - Avanti.-
Paura, rabbia, odio e disprezzo per se stessa la invasero, rendendola una bambola fra le braccia del Diurno.
No. Si era ripromessa che non avrebbe mai bevuto sangue umano. Mai! Lei non era come suo padre e sua madre!
Lei non avrebbe mai ucciso nessuno! Però...per la voce del sangue era così forte da darle il capogiro.
E senza che potesse fare nulla, se non seguire l'istinto di cacciatrice che era dentro di lei, spalancò la bocca...e da quel momento non ricordò più nulla.
Quando quei denti piccoli e affilati si piantarono nel suo polso, Milo avvertì un leggero fastidio ma non disse nulla, limitandosi a tenerla stretta contro di lui e a carezzarle i capelli. Era quella la lezione più difficile di tutte.
E non voleva che fosse sola. Com'era stato lui...
Ricordò la prima volta che aveva assaggiato sangue umano. Aveva solo sedici anni...e aveva ucciso la ragazza su cui si era avventato, al limite della sete. Dopo aveva pianto per giorni interi.
Aveva ucciso per sfamarsi. Per salvarsi. Non per piacere. Ma nemmeno questi pensieri avevano salvato la sua coscienza dal rimorso. Nessuno l'aveva capito. Nessuno avrebbe mai potuto capirlo.
Perché la sua anima umana era incastrata nel corpo di un demone.
Continuò a carezzarle i capelli, senza sentire nulla se non la sua linfa vitale che scorreva ora nelle vene di Beatrix.
Passò parecchio tempo, un tempo breve forse per coloro che non sapevano ma non era ancora finita.
Erano solo a metà, capì Milo quando Trix si staccò dal suo braccio e si voltò nella sua stretta, per arrivare finalmente a guardarlo in viso. Seduti a terra, la streghetta si avvinghiò alle sue spalle e quando Milo la vide in faccia, guardandola negli occhi, capì che era totalmente soggiogata dalla sua sete. Non ne aveva ancora basta.
Il sangue umano dava alla testa. Come il loro istinto alla caccia.
Beatrix gli passò le mani sul viso, totalmente ipnotizzata e concentrata solo dal richiamo del sangue e Milo non fece nulla per fermarla. Sentì le sue piccole mani sul collo, poi i denti che affondarono nella sua pelle.
Una fitta acuta gli fece serrare gli occhi ma non si difese mai. Non l'allontanò, non la cacciò via. Anzi, l'abbracciò più stretta...anche quando cominciò a sentirla piangere sommessamente.
Sapeva perché piangeva. Riconosceva quelle lacrime.
- Sta tranquilla.- le disse a bassa voce, quando finalmente la piccola Diurna si staccò da lui - Va tutto bene.-
Beatrix scosse il capo come impazzita, pulendosi il sangue dalla bocca con un gesto disperato e rabbioso. E continuò a piangere per tanto, tanto tempo. Aveva fatto del male a qualcuno per se stessa.
Per la sua sete e il suo istinto. Sarebbe stata capace di ucciderlo per la sua sete.
E si odiava...si odiava tanto che il suo stesso sangue ora rideva di lei.

La mattina dopo, tutta la scuola sapeva che Serpeverde era stata fatta flambé da qualche spiritosone.
- Perché guardano tutti me stamattina?- bofonchiò Harry, seduto sulla fontana.
- Non so tesoro.- gli disse May, seduta al suo fianco col caffè in mano - Forse perché sei Harry Potter e ti guardano come un dio da quando siamo qui? O forse perché l'unico che si è sempre divertito con queste cose?-
- L'ho già detto a Piton. È Malferret che dà fuoco ai dormitori.- sbuffò Potter, sbadigliando - Piuttosto, quando vai da Orloff dovresti farmi un favore. Infilati di nuovo nella Sala Registri e cercami i Portalista riconosciuti, ok?-
- Ce ne saranno una ventina riconosciuti.- disse la Aarons con aria scettica - E tutti gli altri?-
- Oh, a loro ci pensa Mundungus.- ghignò il bambino sopravvissuto - Gli altri dove sono?-
- Edward è andato a parlare con Tristan e Jess della ronda a Serpeverde. Ron controlla Vanessa invece.-
- E sua maestà Malfoy?- bofonchiò Harry, facendo finta di niente.
- Non l'ho so. Quando mi sono svegliata non l'ho visto.- disse May, con la massima tranquillità.
E così dormiva ancora con lei. Che testa di cazzo...
- Mi dici cosa c'era fra loro?-
Harry si era aspettato quella domanda e come sempre May, nella sua schiettezza, era andata dritta al punto. A volte la guardava e stentava a capire bene quella ragazza. Prima severa, poi dolce, poi dura e ancora indifferente.
A volte invece era così materna e protettiva con loro...con Draco poi...sembrava quasi lo incantasse.
- Hermione e lui stavano insieme.-
- Per gioco mi ha detto.- disse la Aarons - Ma non ha mai voluto aggiungere altro.-
- Per gioco...si, diciamo così. Questa è la versione ufficiale.-
- E la versione ufficiosa?-
Harry sogghignò, mettendosi in piedi e stiracchiandosi - La versione ufficiosa è che nessuno dei due, a quanto pare, ha ancora dimenticato l'altro. Come hai potuto vedere anche tu c'è parecchio in sospeso.-
May annuì, scuotendo appena i crini bruni - Si, ho visto. Penseresti male di me però se ti dicessi che non voglio arrendermi alla prima difficoltà?-
- Pensi che tenga per Herm?- sorrise Potter dolcemente.
- E' innegabile che l'amiate tutti quanti.- sospirò l'Osservatrice, allungando le gambe e guardandosi le punte degli stivali - Ed è ancora innegabile che Draco pensi sempre e solo a lei. Però...so di piacergli anche io. Quando sta con me, a lei non pensa mai, di questo sono convinta.-
- Ho notato che sta meglio da qualche tempo.- annuì il moro.
- Quindi penseresti male se cercassi di tenermelo tutto per me?- gli chiese May in un sussurro.
Non era una domanda dalla risposta facile, questo Harry dovette ammetterlo. Ma non poteva condannare una persona a cui era tanto affezionato solo perché May ora cercava di mettere piede nel territorio che lui aveva sempre considerato di Hermione. Ora stava solo a Malfoy capire se era ancora proprietà della Grifoncina o della loro bella Osservatrice.
Quella mattina andò tutto liscio. Clay, Edward e Ron setacciarono in lungo e il largo Serpeverde durante le lezioni, poi all'ora di pranzo si radunarono tutti alla Torre Oscura e come sempre fu il solito buco nell'acqua.
- Un cazzo di niente.- si lamentò Weasley svaccandosi a tavola - Chiunque sia stato non ha usato fatture. E qua non ci si può Smaterializzare, quindi siamo punto e a capo. Ha ragione Tristan! O è uno Smolecolarizzatore come me, o un Portalista! E se è uno di queste due siamo davvero nella merda, Harry.-
- E dov'è la novità?- bofonchiò Draco, portando in tavola il vino - Qualcosa verrà fuori.-
- Non potrebbe essere uscito dallo specchio?- fece Jess - Anche la spada che ha cercato di uccidere Damon è uscita da lì e solo un Portalista può fare una cosa del genere.-
- O un empatico.- disse Milo, entrando dalla porta della torre in quel momento - Trovato niente su questa Katrina?-
- Dici che è stata lei?- fece Tristan pensoso - Ma un'empatica può fare cose del genere?-
- Di esseri empatici ne so poco davvero.- disse May - Se volete darò ancora un'occhiata al Ministero ma Tom ha detto che Orloff è in combutta con questa tizia, perciò avrà insabbiato tutto no?-
- Quello farà la fine di Caramell.- rognò Edward seccato.
- Già.- bofonchiò Tristan, scoccando un'occhiata stranita a Morrigan - Sei più pallido del solito...stai bene?-
- Si, devo solo bere qualcosa.- borbottò il Diurno, affondando la testa nel frigo - Dena e la super tata dove sono?-
- Arrivano fra un attimo.- lo informò Mckay - Vedi di non attaccare briga.-
- Farò del mio meglio.- disse Morrigan con una faccia però che diceva anche "Credici, povero fesso!"
A metà del pranzo May andò via per tornare a fare rapporto a Orloff e pochi minuti dopo fecero il loro ingresso Elisabeth Jenkins che sembrava sempre la maestrina in cattedra, e la piccola Degona.
Quel giorno però, a differenza del solito, non sorrise ai ragazzi e non saltò né in braccio a Milo né in braccio a Draco. Anzi, aveva un muso lunghissimo. Sembrava evidentemente scocciata ma si rifiutò di parlare, anche quando Tristan e Jess le chiesero che le fosse successo. Fu Liz a spiegare tutto.
- Stava di nuovo usando il caminetto per parlare con qualcuno.- disse la strega duramente.
- Io non parlavo con nessuno col camino!- sbuffò Dena con l'espressione bellicosa di Lucilla sul visetto - Nel camino non c'è nessuno, te l'ho detto! Ma perché non mi credi?-
- Te l'ho ripetuto mille volte.- sentenziò ancora la Jenkins con flemma esasperante - Sei troppo piccola! Non sta bene che una signorina come te usi già la magia! Dio solo sa cosa potresti imparare poi!-
- Con la gente abile che le sta attorno non lo direbbe nessuno.- sfuggì a Milo e subito gli arrivò un calcio da Tristan da sotto il tavolo. Trattenne una smorfia, imprecando a bassa voce.
- Perché non mi credete eh?- continuò Dena arrabbiandosi - Quella spiona ficca sempre il naso ovunque!-
- Spiona?- riecheggiò Draco alzando un sopracciglio - Che spiona?-
- Oh, per l'amor del cielo!- s'intromise Liz - Sono solo sciocchezze.-
- La mamma è l'unica che mi ascolta.- bofonchiò la bimba imbronciata.
- Ok, ok...- fece Tristan, gettando la spugna - Diavoletta, chi è questa spiona?-
- Te lo dico da un pezzo ormai.- gli rinfacciò sua figlia - Stava anche a casa nostra!-
- C'era quando è venuta tua madre?- le chiese Edward interessato.
- No. Lei viene solo quando ci siete voi.- rispose Dena composta.
- Aspetta...- Milo aguzzò gli occhi gialli - Stai dicendo che c'è qualcuno che spia quando noi parliamo di tattiche?-
- L'ho detto al papà...ma non mi ha voluto sentire!-
- Cosa?- sbottò Tristan - Ma Liz mi ha detto che era una cosa come l'amico immaginario!-
- E infatti...- replicò la Jenkins - Cosa vuoi che sia, dai! Degona ha 4 anni!-
- Però quella lì ci spia sempre!- saltò su la bambina, balzando in piedi sulla sedia. Un attimo dopo tacque, sgranando gli occhi verdi. Li puntò alle spalle del padre e della sua tata...sullo specchio che May si era portata da Londra.
- Eccola lì!- urlò, afferrando una forchetta. Subito dopo la scagliò contro lo specchio e lo fece in mille pezzi, fra le grida isteriche di Liz e lo stupore generale, specialmente degli Auror quando costernati sentirono un gemito soffocato provenire proprio dai frammenti a terra.
- Sette anni di sfiga.- bofonchiò Clay, attirando l'attenzione del gruppo.
Tornati a respirare, gli Auror si avvicinarono lentamente alle schegge di vetro ma ormai non vi era più nessuna presenza. Milo corrucciò lo sguardo voltandosi verso Harcourt.
- Com'è che non l'hai percepita prima?-
- Ma che ne so...io di questa Katrina non capisco più un tubo.-
- Insomma, qualcuno mi spiega che cazzo succede?- esplose Ron disperato - Chi cavolo ci spiava?-
- Quella Katrina, ne sono sicuro.- disse Harry - Quella ci spia!-
- Allora è anche una Portalista.- sentenziò Jess, più calmo - O una Smolecolarizzatrice.-
- E' una rompi palle, ecco cosa.- rognò Malfoy - Quella va sistemata dannazione o non saremo più tranquilli qua dentro! Quella maledetta ha anche cercato di ammazzare Damon ieri notte.-
- Io ve l'avevo detto...- mugugnò Degona, incrociando le braccine.
- Dio, questa mi sembra Lucilla.- Tristan prese in braccio la figlia sbolognando la faccenda a suo fratello e a Harry. In fondo lui aveva lezione col primo anno, doveva darsi una mossa e quindi lasciò gli altri a brancolare nel buio.
In fondo era più che sicuro che tanto quella maledetta empatica sarebbe sfuggita loro ancora per parecchio tempo. Purtroppo però avevano le mani legate. Silente si era raccomandato di proteggere Harry e Tom in primis e andare a strozzare Vanessa Lestrange non avrebbe procurato altro che casini.
- Che seccatura.- pensò fra sé. Mollò Degona nello studio del preside, appuntandosi mentalmente di fare poi una chiacchierata con Liz che forse teneva nascoste un po' troppe cose e poi...si, parlare anche con Lucilla.
Qui la cosa era diventata troppo grande per loro.
Entrato in classe, venne investito dal solito baccano. Cloe King stava letteralmente in piedi sul banco come una guerriera e sbraitava come un'ossessa contro Fabian Alderton, o "il dispotico razzista", come lo definivano tutti.
Cercò di calmarli, preoccupandosi anche di vedere come stavano Damon e Beatrix ma quei due se ne stavano buonini nel loro banco, sonnecchiando con aria svagata. Tom era seduto dietro di loro con Ian Wallace e ne fu contento.
Alla fine delle sue due ore, si fermò con loro a chiacchierare fuori dalla classe.
- Avete sentito sospetti sull'incendio di ieri sera?-
Damon levò le spalle - Danno la colpa ai Grifondoro, tanto per cambiare.-
- Ho sentito anche la Gordon ipotizzare che fosse stato un Mangiamorte.- ghignò la King sarcasticamente - Hanno la coda di paglia e stanno, come al solito, cercando di salvare le apparenze.-
- Che palle duchessa, cambia disco.- rimbrottò Howthorne - Comunque ce la caviamo.-
- E tu Trix? Tutto ok?-
La ragazzina, aveva un'aria decisamente più florida del solito, si limitò ad annuire un po' rossa in viso - Si, tutto bene.-
- D'accordo ragazzi.- disse Mckay - Allora ci vediamo domani. E tu Cloe...vai a fare esercizi, capito?-
- Che barba la Focalizzazione.- si lamentò la biondina - Prof, è una noia mortale!-
- Tutti i Sensimaghi iniziano così sai? Ah, Tom! Ti è arrivato qualcosa da Lucilla?-
Il piccolo Riddle scosse il capo - Un biglietto breve. Si sta occupando di Caesar, Dimitri e di Herm. A quanto pare sono conciati male tutti quanti. Una settimana e verrà qua comunque.-
- Ecco, fantastico.- Tristan lasciò perdere, tornando sui suoi passi - Ci vediamo ragazzi. E state lontano dai guai!-
- Senti chi parla.- rise Tom divertito.
Una volta rimasti soli, i quattro vennero investiti da un pesante chiacchiericcio ancora prima di separarsi.
Sconvolti ma preparati, videro che tutta la scuola si era messa a bisbigliare al passaggio di Harry, Ron e Draco.
Ammirazione a parte, tutti erano convinti a quanto pareva che fosse stato uno studente a dare fuoco a Serpeverde.
Sentendosi fissato, Tom arrossì - Non crederanno mica che io...-
- A dire il vero questa cretinata l'ho sentita anche io.- disse Trix alzando le spalle e fissandolo con insolita dolcezza - Tutti a Serpeverde pensano che tu sia qua prigioniero di Harry, che lui ti controlli. Mary Lewis invece stamattina andava blaterando con un prefetto che Harry è qua per difendere tutti da te.-
- Ma va?- fece Damon sogghignando - Io ho sentito anche che Tom ha un serpente enorme in camera!-
- Ma veleno non è lungo solo quindici centimetri?- richiese Beatrix stranita.
- Ragazzi, non c'è da scherzare!- annaspò Tom più rosso di un pomodoro - Non voglio che pensino male di Harry!-
- Arrivi tardi.- frecciò Ron, raggiungendoli - Ciao ragazzi...che succede? Avete delle facce!-
- Pettegoli.- disse Howthorne pacato - Stamattina girano molte chiacchiere.-
- Tanto per cambiare.- disse Draco tranquillissimo - E' solo questo il problema?-
- E' solo questo il problema???- si sconvolse Tom - Io non so come fate a stare sempre così tranquilli!-
- Perché?- Potter ridacchiò, appoggiandosi alla colonna dell'arcata - Ma dai, lasciali parlare!-
- Si ma mi guardano tutti! Pensano che abbia dato fuoco a Serpeverde per farti arrabbiare!-
- E lascia che pensino, è una scuola no?- rispose il moro lasciandolo senza parole - Tutti parlano!-
- Si ma c'è una bella differenza fra Harry Potter e Tom Riddle.- mormorò il maghetto, abbassando gli occhi. Allora anche Harry tacque. Accidenti, non c'era volta che non ferisse i sentimenti di quel ragazzino.
Stavolta però c'era qualcuno a difendere l'accusato. Qualcuno che ribolliva come una pentola a pressione.
Se ne accorse Damon per primo, vedendo i pugni di Cloe King chiusi lungo i fianchi e l'aria battagliera.
Aveva gli occhi nocciola contratti e se la conosceva bene, visto che fin da bambini avevano giocato spesso insieme, stava per farne una delle sue. La vide guardarsi attorno con espressione bellicosa ma esplose del tutto quando un gruppo di studentesse di Tassorosso e Grifondoro dal quarto anno in su si misero a ridacchiare e a bisbigliare vicino a loro, indicando Tom senza ritegno. Fu allora che signorina King dette per la prima volta a Tom l'aiuto più grande.
Senza una parola, Cloe afferrò Tom per il cappuccio e se lo rigirò davanti al naso, interrompendo il discorso con gli Auror. - Senti un po'...- sibilò iraconda, intimidendo Riddle fino al limite ma facendo bene in modo che tutti i presenti in giardino li sentissero - Adesso dimmi la verità! Tu centri qualcosa coi Mangiamorte?-
Tutta Hogwarts a quella domanda si ferma. Perfino le pettegole si zittiscono, spalancando gli occhi.
Tom invece desiderava sprofondare. Ora si che lo guardavo proprio tutti! Solo la disperazione gli diede la forza di esclamare un secco: - No! Certo che no!-
- Sei il figlio del Lord Oscuro.- continuò Cloe imperterrita - Davvero non ci hai niente a che fare?-
- Ti ho detto di no.- replicò Tom tremante, sentendosi minuscolo davanti a tutti.
- E allora perché stai con Harry Potter?-
A quell'ennesima domanda, tutti gli studenti del sesto e del settimo rizzarono meglio le orecchie.
- Perché lui e Draco sono i miei padrini...- rispose Riddle, a bassa voce.
- Insomma, non hai niente a che fare con questa storia, giusto?- concluse Cloe pragmatica, mentre Trix, Damon, Harry, Ron e Draco potevano quasi sentire gl'ingranaggi della sua testa girare vorticosamente. All'ennesima negazione di Tom, Cloe parve sorridere. E per Tom fu il suo primo vero sorriso. E fu molto emozionante...anche se poi la King divenne una belva. Si voltò di scatto verso gli studenti e le pettegole vicino a loro, furibonda - ALLORA, AVETE SENTITO TUTTI NO? Lui non ha niente a che fare con questa vecchia storia! E se adesso levate le tende fareste un favore a tutti, lo spettacolo è finito! Tom Riddle non è qua per seguire le orme di suo padre! E adesso sparite!-
Nello sconvolto generale, si sollevò un putiferio...ma gli amici della Grifondoro erano un pelino perplessi.
- Tu per me non hai mai fatto una piazzata del genere.- bofonchiò Harry rivolto a Ron, più allibito di lui.
- Focosa la ragazzina.- disse invece Malfoy, osservando come la biondina faceva scappare anche le ragazze più grandi. Accidenti, aveva praticamente detto chiaro e tondo a tutti che il figlio di Lord Voldemort non era come suo padre.
Una dichiarazione pubblica in piena regola.
- Ehi megafessa...- la richiamò Trix dopo un po' - Guarda che se continui a starnazzare così ti verrà mal di gola.-
- Un attimo, non ho ancora finito!- ululò Cloe mentre Damon la tirava la gonna per placarla - Se non avete altro da fare perché non vi mettete a spettegolare su quanto siete deficienti eh? Mettetevi davanti allo specchio e ve ne accorgerete da soli! Imparate a pensare agli affari vostri, imbecilli!-
- Maledetta King, ma come accidenti ti permetti eh?- le ringhiò una Tassorosso del quinto anno.
- E sta zitta Osborne! Perché non parli con le tue amiche di come ti sei ripassata tutta la squadra di quidditch della tua casa eh?- e dicendo quello, più di una persona si mise le mani nel capelli o sugli occhi, stentando a credere a quelle parole - Sono sicura che di quello avrai parecchio da spettegolare! E adesso evaporate superoche!-
Oh, manco a dirlo nel breve giro di un minuto Cloe King si fece terra bruciata attorno.
Gli altri ci erano rimasti secchi: Trix che si chiedeva se quella sanguecaldo fosse vera, Damon che era rimasto a tirarla per la gonna, Harry, Ron e Draco che le facevano mentalmente i complimenti e...Tom.
Scambiandosi uno sguardo, Potter e Malfoy si trovarono finalmente d'accordo su una cosa, specialmente osservando il viso di Tom contratto in un'espressione che poche volte appare nella vita di una persona.
- Oh, era ora!- sentenziò Cloe calmandosi e riassumendo la sua classica flemma - Finalmente! Non ne potevo più! E tu che cavolo fai Howthorne? Mollami la gonna, porco!-
- Come se ci fosse tanto da vedere.- frecciò Damon - Dio duchessa...lo sapevo che l'avresti fatto!-
- Questo costante chiacchiericcio di sottofondo mi ha spaccato i nervi!- rimbrottò cupamente - Non posso resistere qui dentro per sette anni! È assurdo! Basta, almeno ce li siamo levati di torno per un po'...-
- Porca miseria...- rise Harry guardandola - Ma perché non c'eri tu a difendermi eh?-
Cloe, che l'adorava e che lo considerava letteralmente un eroe, arrossì piacevolmente ma poi tornò subito a guardare il piccolo Riddle con aria decisamente più tranquilla di quella che ostentava sempre in sua presenza. Sembrava che...le risposte che lui le aveva dato l'avessero finalmente convinta. E infatti, quando tutti se ne andarono per la loro strada Cloe e Tom si diressero a Grifondoro affiancati.
Il maghetto era molto curioso ma quella aveva una lingua davvero pericolosa...comunque, quando aprì la bocca per ringraziarla, lei lo precedette. - Lo so che non erano affari miei. Damon ha ragione quando dice che sono un'impicciona.-
- No...- abbozzò il ragazzino - Solo che...ecco, non me l'aspettavo...-
- Odio i pettegoli. E detesto i montati.-
Bhè, se non altro era la persona più schietta e sincera che avesse avuto accanto dopo Damon. Sorrise appena, pensando che ora quei suoi occhi fieri non facevano più così paura. Anzi...li ammirava. Adesso Cloe gli sembrava molto più che inavvicinabile e regale come una regina. Quando stava con lei si sentiva come coperto da uno scudo.
- Posso chiederti una cosa?- sbottò all'improvviso - Perché ti fai chiamare Cloe?-
- Eh? Ah...- la ragazzina fece una smorfia - Angelica è un nome ridicolo per me. Anche i miei hanno smesso di chiamarmi così fin da quando avevo due anni. Così è sempre stato Claire per tutto il mio nome ma solo mia madre e mio fratello mi chiamano così. Per gli altri sono solo Cloe.-
- Sinceramente a me sembra che Claire ti stia meglio.- se ne uscì Tom ma subito se ne pentì. Accidenti, ma perché non teneva a freno la lingua eh? Quella lì sembrava una un po' pungente...ma la King inclinò il capo e si fece pensosa.
- Davvero lo pensi?-
- Bhè...si.- balbettò Tom - E' più adatto a te.-
- Ok...- Cloe sollevò le spalle, scoccandogli un altro sorriso - Allora puoi chiamarmi così anche tu.-
Entrare al Grifondoro al fianco della duchessa King fu uno smacco per tutto il dormitorio. Rimasero tutti allibiti, a bocche spalancate ma non osarono aprire bocca, anche perché erano tutti a conoscenza del carattere vulcanico della loro compagna. Avessero anche solo pensato di spettegolare lei li avrebbe sentiti fin sopra il suo dormitorio...e poi sarebbero stati cavoli amari.
Dopo averla salutata, Tom andò in camerata ma prima di entrare avvisò la sua presenza.
- Tranquillo!- ridacchiò Martin da dentro - Non c'è niente che vola!-
- E per terra?-
- Aspetta...c'è la Ricordella di Archie vicino al mio letto!- lo avvisò Bruce.
Entrò guardingo, facendo ridere quasi tutti i suoi compagni e si sentì sollevato. Quella giornata che era iniziata così male...anzi, quell'inizio di scuola così tetro, alla fine era diventato un periodo sereno grazie a Damon, Trix e Cloe.
- Tom, ti è arrivata una lettera!- lo avvisò Ian, quando buttò la borsa sul letto - L'ha portata Edvige!-
- Già e poi è tornata da Harry.- concluse Archie svaccato sul suo letto a leggere le cavolate della Cooman - La lettera è della tua mamma!-
Tom sorrise, ficcandosi in bocca un lecca-lecca, sempre regalo di Archie e si sedette a gambe incrociate sul tappeto. Quando aprì la busta però, si accorse di non aver a che fare con una lettera normale.
Come le chiamava Dimitri, quella era una Vedolettera .
Appena rotto il sigillo, esplose nella camerata un fumo rosa fosforescente e dopo un attimo si forma una specie di superficie liquida davanti a Tom, dentro cui apparve poi Lucilla.
I ragazzini spalancarono le bocche e poi si buttarono alle spalle di Tom, al limite della curiosità.
"Ciao Tom." disse Lucilla pacata. Quello era un messaggio breve, quindi non potevano interagire ma come sempre la Lancaster dette la risposta a molti dubbi "Ho parlato con Degona pochi minuti fa. Mi ha detto del problema di quell'empatica e anche dei suoi appostamenti negli specchi. C'è un modo per risolvere la situazione e serve la fatina di Harry. Lei può emettere una sorta di talismano ogni qual volta vi ritrovate per discutere."
- Accidenti, è lei la tua mamma?- chiese Ian ammirato - Sembra così giovane!-
- Però, che occhi! Aveva ragione il prof!- disse invece Martin - E' davvero così potente?-
- E' fortissima.- rise Tom, strizzando l'occhio, poi continuò ad ascoltare.
"Mettete degli incantesimi di blocco alle porte e alla Mappa del Malandrino. Sulla mappa la sua presenza comparirà comunque, quindi dovrete stare attenti a beccarla al momento giusto. Quando avrete scoperto il vero nome di quella tizia, allora potrete cercare informazioni su di lei."
- D'accordo...ma sarà più difficile del previsto...- borbottò Tom.
"Vorrai sapere le condizioni degli altri immagino. Demetrius sta già meglio, striscia per tutto il palazzo ma in fondo se la cava. Caesar continua a dormire e Hermione è ancora sotto sedativi. Dì a Harry e Draco che appena si rimetterà la farò tornare da voi. Jeager invece è sempre nei paraggi e non ho voglia di sporcarmi le mani."
Grande mamma, pensò Riddle sospirando. Era sempre la solita.
Comunque, nonostante la notizie abbastanza buone, capì che il tono di Lucilla era stato volutamente vago.
Forse né Caesar né Hermione stavano poi così bene.
Forse ci sarebbe voluto ancora molto tempo prima della guarigione di Hermione.
Si, Lucilla aveva volutamente sorvolato sulle loro vere condizioni.
Ma in fondo il tempo avrebbe guarito ogni ferita. O almeno era quello che lui sperava.

 

 

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Capitolo 24
*** Capitolo 24° ***


 


Nemmeno Tom Riddle seppe bene dire come e precisamente il momento in cui iniziò il cambiamento, ma da quando Angelica Claire King l'aveva preso sotto la sua ala protettiva tutto sembrava essere cambiato. A parte lo stupore generale causato da quella che sarebbe passata alla storia come La Grande Piazzata della sua compagna in mezzo al giardino principale di Hogwarts, tutti a Grifondoro erano rimasti allibiti quando la così quotata futura duchessa era stata vista in giro sempre più spesso con quello che i grifoni consideravano solo un intruso, al meglio. O al peggio il nemico numero uno di Harry Potter, il mito e l'eroe della torre.
Eppure quando con Tom c'era Cloe nessuno osava mai né alzare lo sguardo, né bisbigliare.
Dovevano essersi ficcati in testa che non era altro che un mago normale e se qualcuno aveva ancora reticenze, cosa di cui Riddle era più che sicuro, avevano il buon gusto di tenerle per sé.
Cloe stava praticamente sempre con lui e la cosa non gli spiaceva affatto. A fianco a lezione, nei corridoi, perfino ai pasti. Infatti, come aveva detto Damon sospirando sollevato, la duchessa era finalmente riuscita a fargli smettere lo sciopero della fame dopo un mese dall'inizio della scuola. Come?
Semplice, dalla mattina dopo la Piazzata, Cloe era andata a svegliarlo tutti i santi giorni, entrando nella camerata dei ragazzi a passo di carica e fregandosene di tutti aveva letteralmente trascinato Tom in Sala Grande, l'aveva fatto sedere vicino a lei e quando le sue amiche sembravano essere state sul punto di chiederle cosa stava facendo, lei aveva alzato uno sguardo di fuoco che aveva incenerito tutta la sua casa. E da quel momento, non era volata più una mosca...
Anche quella mattina, Tom sentì la famigliare presenza di Cloe sul suo letto.
- Dai sveglia!- gli disse la ragazzina, scuotendolo poco gentilmente - Dai che è venerdì!-
- La giornata più schifosa della settimana, vero Cloe?- le chiese Martin, infilandosi il mantello - Quante ore hai di esercizi di Focalizzazione?-
- Due.- rispose tetra - Dai Tom! Dobbiamo andare a fare colazione!-
Il piccolo Riddle alla fine si mise in piedi di malavoglia, sbadigliando e stiracchiandosi. Certo che la sua compagna non demordeva proprio. Ormai si chiedeva piuttosto spesso perché non facesse altro che parlare quasi sempre e solo con lui. Forse le sue amiche un po' pettegole la lasciavano indifferente...si, in effetti anche prima della Piazzata l'aveva vista prestare poco attenzione alle chiacchiere degli altri grifoni del primo anno. Gli unici con cui l'aveva vista sorridere ogni tanto erano Bruce e Martin. E Damon naturalmente, ma con Howthorne la sua amica aveva un rapporto un po' particolare. Come dire...un po' atomico.
- Claire...ma tu e Damon vi conoscete da quando eravate bambini, vero?- le chiese, mentre scendevano le scale della torre. Lei annuì, sbuffando - Si. Mio padre e suo padre sono civilmente amici.-
- Civilmente?-
- Si. Mio padre è una persona molto tonta. Lord Michael poi era molto amico di Lucius Malfoy e tempo fa c'è stata qualche incomprensione ma le hanno chiarite e adesso praticamente passo sempre le feste con lui anche se ogni tanto uno di noi due riesce a filarsela.-
Si, ammise Tom ridendo fra sé. Il carattere un po' sfuggente di Damon non doveva essere facile da prendere per una persona diretta come Claire King. Giunti in Sala Grande ebbe il solito brivido imbarazzato che provava da circa una settimana, da quando aveva preso a mangiare con gli altri, ma una volta seduto gli sguardi degli studenti tornarono alla loro colazione. Cloe si sedette davanti a lui, addentando un muffin.
- Non ho voglia di andare alla serra.- sbuffò, annoiata.
- Se è per questo nemmeno io.- disse Martin Worton, raggiungendoli e sedendosi alla destra libera di Tom - L'ultima volta abbiamo quasi rischiato un dito io e Bruce. Quei germogli erano perfidi!-
- Qualcuno ha visto mio fratello?- sospirò Cloe dopo il caffè.
- Sono qua!- le disse Brian, raggiungendola col suo migliore amico - Ciao sorellina. Oggi sto tutto il giorno al campo di quidditch per la partita di domani, quindi ci vediamo stasera a cena ok?-
- Come va con le reclute?- s'informò Bruce Joyce - Se la cavano quei due del secondo anno?-
- Si, per ora si.- si limitò a dire il ragazzo, sorridendo tranquillo - Certo, non è come avere Elettra all'attacco ma...vero Tom? Tu l'hai mai vista giocare?-
- Eh?- Riddle cadde dalle nuvole - Oh...si. Io, Harry e Draco siamo andati a vedere una sua partita prima dell'inizio della scuola. Era solo un amichevole ma ha giocato benissimo.-
- Sai cosa mi piacerebbe vedere?- bofonchiò allora Cloe, appoggiandosi su un gomito - Vorrei vedere Harry ed Elettra Baley giocare una partita qua come ai vecchi tempi. Quest'anno non c'è il raduno del loro anno?-
- Stai pensando di proporre una partita alle loro case?- le chiese Mary J. Lewis che aveva sentito tutto.
- Wow, sarebbe fantastico vedere Harry giocare!- enfatizzò anche Maggie Clark.
- Mica tanto.- rispose Brian con un ghignetto - Lui e Draco Malfoy si riempivano sempre di pugni.-
- Anche in campo?- fece Cloe stupita - Secondo me racconti un mucchio di balle. A vederli adesso sembrano quasi normali.-
Se come no, pensò Tom nascondendo un sorriso. Lo sapeva lui perché Harry e Draco si contenevano di recente. Perché altrimenti i Bracciali maledetti li avrebbero fatti andare a braccetto per tutta la scuola e quei due non avrebbero potuto sopportare delle macchie solo loro immacolata reputazione di nemici per la pelle.
Ogni tanto li vedeva che anche in pubblico erano lì pronti a maledirsi e a bestemmiarsi dietro ma poi si bloccavano, magari mordendosi le labbra e la loro stessa lingua forcuta. Ron diceva che facevano proprio ridere...e non doveva avere tutti i torti, visto che lui li conosceva da tempo e li aveva visti picchiarsi e insultarsi fin da ragazzini.
- L'idea della partita non è male comunque.- disse Julian Foster, il migliore amico di Brian che era anche il capitano della squadra, altro cacciatore come King - Possiamo chiederglielo. Dovrebbe però richiamare tutta la sua squadra.-
- Possiamo anche chiedere a Edward Dalton e a Malfoy no?- continuò Brian - Anche loro erano capitani delle loro case e se troviamo anche Justin Bigs siamo a posto. Prima li avvisiamo e prima potranno chiedere ai loro ex compagni.-
- Tu che ne pensi Tom?- s'intromise Cloe, interessata - Dici che è una buona idea? Accetteranno?-
Buona idea gli sembrava una cosa azzardata. Mettere Harry e Draco uno di fronte all'altro per una sfida avrebbe dato come risultato un vero e proprio massacro in campo, comunque Edward non avrebbe fatto una piega. Sarebbe stato meglio parlarne con lui per primo, visto che era il più ragionevole.
In un altro tavolo, quello argenteo e verde composto da quelle simpatiche serpi che guardavano Tom tanto avidamente, ce n'erano due che erano intente più che altro a tenersi sveglie.
- Odio il venerdì.- disse Damon Howthorne, finendo il caffè svogliatamente.
- Tu odi tutti i giorni della settimana.- replicò Beatrix Vaughn, intenta a sistemarsi lo smalto azzurro sulle unghie - C'è qualcosa che non ti urta?-
- Poche cose.- replicò lui secco, sentendo la voce irritante di Fabian Alderton - L'unica cosa che mi consola è che non devo più fare la fatina del cestino merenda per Tom.-
- E' impressionante come la persona che più ha bisogno di attenzioni sia quella che più di piaccia.- considerò Trix sorridendo appena, soffiandosi sull'unghia perfetta del pollice - Sbaglio forse?-
- Perché? Tu necessiti di meno cure per caso?- ironizzò, beccandosi un'occhiataccia - Su yankee, mi dici che succede?-
- Che succede cosa?- fece finta di nulla la ragazza.
- Lo sai.- Damon le puntò addosso gli occhi celesti, acuto come sempre - E' da un pezzo che sembri stare meglio.-
- Non mi pare.-
- Ti dico di si. Adesso ogni volta che mi guardi non mi sento più un pasto pronto.-
Accidenti a quel sanguecaldo, pensò irritata. Certo che quello lì era davvero pericoloso. Sembrava leggere in faccia alla gente. Si limitò ad alzare le spalle e a dire vagamente che ora era abbastanza sazia.
- Posso sapere dove hai reperito il cibo?- chiese Damon a bassa voce.
Trix tacque, sospirando. Chissà se lui ...stava bene...
Non l'aveva più visto da quel giorno. Una volta sola l'aveva scorto da lontano col professor Mckay ma poi era sparito e non si era più fatto vivo. Stava forse male? L'aveva indebolito troppo? Dio, come aveva fatto a non pensarci?
E se fosse stato davvero male per colpa sua?
Ci pensò per tutta la mattina, prima durante le ore della Mcgranitt non riuscendo a combinare niente, poi in serra quando rischiò di farsi divorare un braccio da un bocciolo più affamato di lei e infine anche a lezione con Ruf.
Erano le quattro quando finalmente quella settimana infernale finì e Beatrix stava ancora sulla graticola.
Doveva parlare assolutamente col professor Mckay.
- Tom...- si avvicinò a Riddle che stava raccogliendo i libri che aveva fatto cadere, svampito come suo solito - Senti, sai per caso dove posso trovare il prof di Difesa?-
- Tristan?- Tom fece mente locale - Ecco...mi sembra che sia in sala duelli con quelli del settimo.-
- Che c'è superoca, ti sei finalmente decisa a chiedergli qualcosa da mangiare?- le chiese Cloe passandole a fianco.
- Pensa agli affaracci tuoi, megafessa.- replicò Trix apatica.
- Piuttosto, come sta il buco nella pancia?- le chiese Riddle più gentile - Stai bene vero?-
- Ma si, è sparito da un pezzo.- disse la Diurna, sorridendo senza volerlo.
- E a me non hai fatto vedere niente, questa me la lego al dito.- rognò Damon uscendo dalla classe.
- Che barba con questa storia! Era solo un ferita da taglio come un'altra.-
- Se fosse stato un buco come un altro a quest'ora saresti già sotto terra.- ironizzò la King davanti a lei.
- Rompiscatole di una Grifondoro...- disse Trix ma poi di colpo di bloccò in mezzo al corridoio, così che Damon e Tom le andarono a sbattere addosso. Quasi volarono tutti per terra prendendo anche in pieno Cloe ma la Vaughn era rimasta impietrita davanti a Jess Mckay. Con lui c'era Milo.
Stavano solo parlando e ridendo fra loro e il Diurno portava degli occhiali da sole dalle lenti bluastre sugli occhi.
Sul collo però aveva un cerotto bianco e quadrato. Dove lei gli aveva lasciato i segni.
Si morse la labbra. Non era nella sua indole ma doveva scusarsi a tutti i costi.
- Si può sapere che accidenti fate?- sbraitò Cloe quando si rimise in piedi - Ma siete capaci a camminare?! Non che mi aspetti chissà quale equilibrio da Tom ma voi due maledette serpi non potete stare più attenti?-
- Dio, ma non stai mai zitta?- borbottò Damon rimettendosi a posto il maglione e la camicia.
- Trix, tutto ok?- chiese invece Riddle, lasciando perdere le invettive di Cloe - Sei un po' pallida...-
- Più del solito.- lo corresse la King.
- Eh? Cos'hai detto?- chiese Beatrix tornando alla realtà - Cosa c'è?-
- C'è che ti sei bevuta il cervello, ecco cosa superoca.- sbottò Cloe alzando gli occhi al cielo.
- Ha parlato quella che si mette a urlare al vento in mezzo a tutta la scuola.- rimbeccò la Serpeverde - Ma non ce l'hai un minimo di decenza e controllo megafessa?-
- Ragazze, per quanto ami le risse fra donne questa si protrarrebbe troppo a lungo.- disse Damon apatico, interrompendole - Io mi sono rotto. Me ne vado. Ciao Tom.-
- Ciao!- lo salutò Riddle sorridendo - Ci vediamo al solito posto.-
- Ok!- urlò Howthorne girando l'angolo - A dopo!-
- Solito posto?- chiese Trix stranita.
- Si, al lago.- rispose Tom sorridente - Volete venire?-
- Sarebbe bello.- ringhiò Cloe lugubremente - Ma ho gli esercizi di Focalizzazione. Ci si vede a cena.- e senza aggiungere altro se ne andò via con una nube nera sul capo, mentre Beatrix si congedò poco dopo facendo finta di tornarsene al dormitorio. Invece tornò ad appostarsi dietro l'angolo per spiare ancora Jess Mckay e Milo che parlavano accanto alla fontana. Ogni tanto ridevano, ogni tanto il biondo assumeva un'espressione di pazienza e scuoteva il capo.
Beatrix pensò di colpo che non aveva mai riso come quel Diurno. Lui quando lo faceva era davvero allegro...
Non era una risata forzata la sua. E con gli umani era a suo agio.
Forse aveva fatto male a giudicarlo troppo presto. Solo che non aveva mai incontrato nessuno come lei.
Di certo non sarebbe stato contento di vederla. Si, era stato gentile quella notte ma...
Senza neanche accorgersene aveva continuato a guardarlo e quando Milo distrattamente volse lo sguardo della sua direzione, inchiodò subito gli occhi su di lei. Beatrix arrossì vagamente ma Morrigan le fece segno con la mano di aspettare. Scambiò ancora due parole con Jess, poi quando Mckay se ne fu andato, Milo la raggiunse quasi di corsa.
Una volta uno di fronte all'altro, Beatrix si sentì colma di vergogna. Prima per quelle ferite che lei gli aveva procurato al polso e al collo, poi per aver bevuto il sangue...e infine anche per i suoi occhi. Lui non li nascondeva i loro begli occhi topazio. Lei invece non faceva altro che nasconderli con lenti colorate.
Abbassò lo sguardo, non potendo sopportare il suo così limpido. Però doveva scusarsi...doveva farlo.
- Per l'altra notte...- iniziò a sussurrare, quasi a balbettii - Ecco...io...io...mi dispiace...-
Milo alzò un sopracciglio, inclinando il capo. Poi sogghignò.
- Balle.-
Trix strabuzzò le palpebre - Come prego?-
- Sono tutte storie. Non è vero che ti dispiace. Si vede che stai benissimo.-
- Lo so anche io che adesso sto meglio sai?- sbottò la ragazzina di scatto, irritata da quel comportamento tanto sarcastico - Non ti sto dicendo che mi spiace di aver ...bevuto...-
- Il mio sangue?- concluse Milo sornione.
- Si!- sbraitò, arrossendo - Ti sto dicendo che mi spiace di...essermi lasciata andare, ecco tutto.-
- Quindi, fammi capire...- fece Milo ridendo - Mi stai dicendo che mi ringrazi per averti sfamato ma ti spiace per la faccenda in sé, giusto?-
Adesso lo mordeva di nuovo, pensò Trix bellicosa assottigliando le palpebre. Perché aveva sempre l'impressione che lui si divertisse a prenderla in giro?
- Ti odio.- sibilò acidamente.
- Si, sono sicuro che è così.- le disse ridendo e poi dandole le spalle - Dai, vieni!-
- Vengo dove?- gli chiese guardinga.
- Dietro un angolo così ti posso saltare addosso.- frecciò Milo ironico - Sciocca, alla torre oscura.-
Lei si fece indietro, più per la possibilità di salire su quella torre che per la battuta sconcia. Ma alla fine, per non destare sospetti sulla sua paura delle altezze a quello lì che poi l'avrebbe presa in giro a vita, lo seguì senza fare storie. Sulle scale poi era così concentrare a trattenere le grida di terrore che le salivano in gola a ogni gradino che si scordò anche di chiedergli perché aveva voluto portarla lì. Una volta dentro al salone principale, riuscì finalmente a calmarsi.
- Stai bene?- l'apostrofò Morrigan - Hai un'aria un po' strana...-
- Sto benissimo.- disse la streghetta, guardandosi attorno. Alla grande tavola che aveva già visto quando erano scappati dall'Idra gigante non c'era nessuno ma vi era sempre stesa sopra una mappa ingiallita.
Stranita, aguzzò meglio la vista quando vide una luce rosata dondolarci sopra.
- Ma che cos'è?- bofonchiò, Milo però era già sparito in cucina e Trix semi sconvolta si ritrovò di fronte quella luce. Un rapido battito d'ali e Gigì le si piantò davanti al naso, scrutandola attentamente.
- Ehi Milo! Chi è questa qui? Cosa ci fa qua una Diurna bambina?- sentenziò la fatina, diffidente.
- Gigì, ti presento Beatrix. È un'amica di Tom.- urlò il mezzo vampiro dall'altra stanza.
- Ci mancavano anche i vampiri adesso.- sbuffò la fatina - Guarda che sta per arrivare Elisabeth con la mocciosa.-
- Oh, fantastico.- sbuffò Milo tornando da loro con due tazze colorate in mano - Stammi a sentire.- disse rivolgendosi alla streghetta - La tizia che sta per arrivare è la governante di Tristan. È una psicopatica, non vede al di là del suo naso e se comincia a dare i numeri tu non la guardare ok? Altrimenti non ne usciamo vivi. Tieni,- aggiunse mollandole la tazza in mano. Trix vide che era sangue e deglutì.
- Che cos'è?- alitò allibita.
- La merenda.- rispose Milo pigramente, sedendosi a tavola.
- No...non posso...-
- Perché?-
- Ma avevi detto che...che quella donna te le fa pagare...e ...- abbozzò la ragazzina, cercando di rifiutare ma il Diurno scosse il capo, paziente - La donna in questione è mia zia. Posso cercare di ammorbidirla un po', tranquilla.-
- E' sangue umano allora!- sbottò Trix - Non lo voglio! Non voglio niente dai vampiri!-
- Se fosse umano non lo vorrei neanche io.- le rispose Milo placido, senza scomporsi - E' plasma sintetico. Lo producono loro. Hanno molti alchimisti alla Corte.-
- Si ma...io...-
- Senti, mettiamola così.- si stufò l'Auror sporgendosi verso di lei - Se non vuoi che capiti di nuovo di trovarti appiccicata addosso a uno con i denti affondati nella sua giugulare ti conviene nutrirti almeno una volta tutti i giorni, ok? E adesso fai la brava bambina, siediti e bevi tranquilla.-
Bambina?, pensò furente. Accidenti a quello lì! Ma chi si credeva di essere?
Sibilandogli addosso qualche imprecazione, la Vaughn si sedette a tavola accanto a lui e cominciò a bere non molto a suo agio. Nella famiglia di sua madre le avevano sempre dato da mangiare di nascosto...e ora farlo davanti a Milo la imbarazzava un po'. Comunque lui non le stette sempre con gli occhi addosso: parlò con la fatina sclerata di Potter, andò a cambiarsi, trafficò nel frigo e poi tornò da lei giusto in tempo perché nella torre irrompesse la bambina più carina che Beatrix avesse mai visto. Anche Degona la scrutò incuriosita, poi le sorrise.
- Ciao! Tu chi sei?-
- Ciao diavoletta.- ridacchiò Milo, apparendo sulla soglia - Ehi, come va?-
- Tutto bene zio!- cinguettò la bambina saltandogli in braccio - La spiona non è più venuta a disturbarmi!-
- E grazie a chi eh?- frecciò Gigì seccata, svolazzando sulla mappa del Malandrino.
- Grazie a te naturalmente.- sospirò Morrigan paziente - Dena, lei è un'allieva del tuo papà e un'amica di Tom.-
- Oh, davvero? E Tom non c'è? Voglio vederlo!- disse Degona accorata, poi si volse verso Trix sempre sorridente - Ciao! È un piacere conoscerti.- scandì cortese, come Liz le aveva insegnato.
- Piacere mio.- rispose la streghetta - Mi chiamo Beatrix.-
- Io Degona.- tubò la bambina e poi l'occhio le cadde stranamente nella tazza che di solito usava Milo. Allargò gli occhioni verdi quando vide che Trix teneva del sangue in mano ma a differenza delle cattive previsioni della Vaughn, la bambina reagì inaspettatamente bene. Eccitatissima, saltò giù dalle braccia del Diurno e si piazzò di fronte a lei col viso illuminato - Allora anche tu sei come lo zio! Sei mezza vampira vero?-
Trix alzò lo sguardo imbarazzato su Milo ma quando lui le fece un cenno affermativo, la streghetta annuì perplessa.
- Che forte! Hai i denti come lui vero? Me li fai vedere?-
E fu così che la Diurna oltre che a fare merenda fece anche conoscenza con la figlia di Tristan e Lucilla, restando piacevolmente sorpresa nel vedere un essere umano tanto indifferente alla sua mezza stirpe. Quando poi scoprì i canini Dena andò in brodo di giuggiole almeno fino a quando non arrivò anche Liz.
- Dena, ti avevo detto di aspettarmi.- sospirò la Jenkins paziente, con un mazzo di fiori in mano.
- Tristan non è ancora tornato.- la informò Milo senza neanche salutarla.
- Lo so, l'ho visto sulle scale di Grifondoro con Tom e Harry. Oh, buon pomeriggio...- disse poi la governante, rivolgendosi cordialmente a Trix - Non l'avevo vista.-
- Tanto stavo per andarmene.- disse Beatrix alzandosi in piedi - Adesso devo tornare al mio dormitorio.-
- Torni a trovarmi vero?- le chiese Dena affettuosa.
- Si, certo...- disse la streghetta vedendo l'aria sorniona di Milo - Ci vediamo domani allora. E grazie per...la merenda.- aggiunse andandosene. Sulla soglia dei gradini ebbe un mancamento e maledisse l'idea di seguire quello spostato di Morrigan. Le ci volle un'ora intera per fare tutti quei gradini quasi a occhi chiusi e alla fine riuscì a tornare a Serpeverde, stanca nello spirito ma piena di energie. La merenda, come l'aveva ribattezzata Milo, le aveva fatto bene.
Scesa nei sotterranei, trovò Damon che usciva per andare al lago.
- Se ti sbrighi a cambiarti ti aspetto.- le disse, facendo un pallone con la gomma da masticare.
- Basta che non si vada di nuovo in posti alti.- sentenziò. Si cambiò in fretta, decisa a prendere aria dopo quella giornata così pesante ma una volta di fronte allo specchio si scoprì a volersi togliere le lenti a contatto.
Uscì comunque con gli occhiali da sole sul naso ma quando Damon la vide, non nascose un sogghigno.
- Non una parola.- lo avvisò e lui alzò le mani in segno di resa, facendole strada per il giardino e poi fuori dalle mura. Arrivati al lago, trovarono Tom seduto sotto su un grosso tronco caduto, con un libro in mano.
- Ehi, scusa il ritardo ma mi ha fermato Alderton.- si scusò Howthorne.
Il Grifondoro però sorrise - Tranquillo, leggevo. Ciao Trix!-
- Ciao. Ho conosciuto una bambina prima, la figlia del prof Mckay. Si chiama Degona.- gli disse la Diurna, sedendosi a cavalcioni al suo fianco mentre Damon si svaccava nell'erba sotto si loro. Tom si accese, lanciando quasi via il libro - Ma va? È da un sacco di tempo che cerco di pescarla in giardino o alla torre ma quando ci sono io, lei è con la sua tata. E dimmi, com'è?-
- Carina e molto allegra. Le piacciono i miei denti.- disse la streghetta serafica.
- Ah si, Tristan me l'ha detto.- rise Tom - Adora i vampiri. Vuole diventarlo da grande.-
- Che bella prospettiva. Ma razza di bambini stanno venendo su eh?-
- Fammi capire, quindi tu e quella bambina sareste fratellastri più o meno, vero?- chiese Damon.
- Bhè, Lucilla non è la mia madre naturale ma solo legalmente. Comunque si...direi che possiamo essere considerati fratellastri. Come ha fatto a capire che sei una Diurna scusa?- si sconvolse, tornando alla Serpeverde.
- Mi ha visto che bevevo sangue alla torre.- disse Beatrix, sfidando Howthorne a sparare qualcosa con la sua linguaccia scoccandogli un'occhiata truce - Milo...mi ha dato qualcosa da bere.-
- Bene.- disse Tom tranquillo - Sono contento sai? Mi stavo preoccupando.-
- Non ce n'era motivo.- rispose la ragazzina con uno sbuffo.
- Ma dai, ci preoccupavamo tutti.-
- Calma.- lo corresse Damon sarcastico - Io ero preoccupato solo di non dover diventare la prima portata.-
- Spiritoso. Comunque andando avanti così imparerò a essere selettiva sai? Mia madre una volta mi ha detto di non fidarsi mai degli uomini col sangue amaro.-
- Ah si? L'ultima cosa che mi ha detto mia madre era che se non rigavo dritto mi diseredava.- sentenziò Howthorne con i lineamenti del viso un po' irrigiditi - Come vedi i genitori sanno essere molto amorevoli.-
Alle sei, quando il sole cominciava a calare, arrivò anche Cloe accompagnata da Julian Foster in scopa.
- Hai visto gli allenamenti?- le chiese Tom - Come se la cavano?-
- Ma che ne so.- sbuffò la biondina con un cerchio terribile alla testa - Sono andata lì solo per chiedere un passaggio a mio fratello ma Julian era sull'orlo di una crisi isterica perché il nuovo battitore del secondo anno che sembrava tanto bravo s'è dato una legnata da solo sulla testa.-
- Che sport idiota.- sentenziò Trix fra i denti.
- Dipende. Se lo vedi giocato bene è divertente.- le disse Damon rimettendosi in piedi e guardandosi attorno. Chissà perché ma si sentiva osservato. Cercò Tom con gli occhi ma anche lui aveva smesso di conversare quando lo sguardo di Cloe era scattato a circa trenta metri da loro. C'era delle sagome scure...
- Dissennatori .- sibilò Howthorne facendosi indietro e tirando Beatrix per la mano - Che diavolo ci fanno qua?-
- Qualunque cosa facciano è meglio stare zitti.- disse Tom a bassa voce - Sono ancora abbastanza lontani. Se non ci sentono e non fiutano le nostre emozioni forse riusciamo a scappare via.-
- Meno male che c'è qualcuno che sa qualcosa qua in mezzo.- borbottò la King chiusa fra lui e Damon.
- Se provassi ad andare via io?- propose Trix - Sentirebbero anche me?-
- Lo facevano con mia mamma anni fa.- rispose Tom a denti stretti - Se sentivano lei sentiranno anche te...- ma si zittì quando uno di quelli scattò verso di loro. E allora non ci fu più nulla da fare.
- CORRETE!- urlò mentre in massa una decina di Dissennatori si gettarono su di loro. Li avevano sentiti e ora li stavano inseguendo volando velocissimi. Correre a perdi fiato non fu abbastanza.
Si ritrovarono accerchiati all'altezza della casa di Hagrid che però era vuota. Davanti la via preclusa a Hogwarts, a fianco la foresta proibita. E il sole calava.
I quattro si chiusero l'uno contro l'altro, praticamente terrorizzati. Ma come avevano fatto a entrare?
Chi li aveva fatti passare oltre alla barriera di Silente?
- E adesso che facciamo?- alitò Cloe tirando fuori la bacchetta.
- E che ne so!- ringhiò Trix, soffiando addosso coi canini spiegati verso un Dissennatore che aveva cercato di volarle addosso. Quello, quasi stupito, si fece indietro. Anche gli altri nove sembrarono un po' spiazzati e cominciarono a puntare Beatrix come per studiarla. Non capivano cos'era...e continuavano a roteare, impazienti di poter baciare gli altri. Tom invece non faceva che scervellarsi. Ma dov'era Harry? E cosa poteva fare per chiamarlo?
Stavano quasi per essere sopraffatti e chiusi a terra quando il verso di un'aquila fece tornare Riddle a sperare.
- Stanno arrivando Harry e gli altri!- sussurrò a bassa voce - Trix, continua a spaventarli!-
- Questi mi hanno scambiato per un gatto! Come credi che possa far loro anche lontanamente paura?- replicò lei scattando agilmente di lato, per tornare da loro - Non ci sono magie contro questi cosi?-
- Una si...ma non saprei farla neanche sotto tortura.- rispose Riddle. Il Patronus...no, non c'era modo per lui a quel livello. Era troppo inesperto, troppo poco potente. E lo capì quando i cinque davanti a loro furono pronti a balzare loro addosso come predatori. Ma non fecero in tempo.
Una voce femminile, proveniente da un punto lontano, risuonò su di loro.
- Expecto Patronum!-
Un leopardo argentato apparve in uno scudo evanescente davanti a loro e con un primo ruggito scansò i Dissennatori, poi uno a uno cominciò ad abbatterli tutti, a farli fuggire. Rannicchiati contro un albero, i quattro maghetti assistettero alla scena strabiliati anche quando al leopardo si unirono il cervo bianco di Harry, un grosso stallone e un fascio di farfalle dello stesso colore che cacciarono via i restanti Dissennatori.
- Ragazzi!- urlò Ron raggiungendoli, mentre May richiamava le sue farfalle, Edward il suo cavallo e Harry il cervo così simile a James in forma Animagus - Ehi, ragazzi state bene? Tutto a posto?-
- Avete ancora tutto?- fece prima Draco, sarcastico.
- Si, si...- annuì Tom, ancora tutto tremolante, poi si riprese e si aggrappò a Malfoy con forza - Oddio, ma hai visto?-
- Visto cosa? I Maniaci dei Baci?- frecciò il biondo - Si, li avevo già visti bene da vicino anni fa.-
- No, il Patronus! Il leopardo! Il leopardo di Hermione!!-
Draco sbiancò, al solo sentirne il nome - Non so di cosa parli...quale leopardo?-
- Dray, ha ragione.- gli disse anche Damon - C'era un leopardo qui, prima che arrivaste voi.-
- E una voce di donna ha invocato il Patronus!- continuò Tom accorato - E' stata Hermione!-
- E adesso dov'è?- chiese Ron rimettendo la bacchetta alla cinta - Ragazzi, siete sicuri che non sia trattato di un abbaglio? Può capitare quando si è spaventati.-
- Ehi, se non ci fosse stato quel leopardo a quest'ora saremmo già secchi per terra.- ribatté Cloe decisa.
- Siete davvero sicuri?- s'intromise Harry con voce roca - Pensateci bene.-
- Ma mi ascolti? Saremmo morti se non ci fosse stato quel leopardo!- disse ancora Tom.
- Magari l'ha evocato qualche altro furbo qua attorno.- sibilò Edward guardandosi in giro circospetto.
- No.- lo bloccò Draco a bassa voce - Fra i maghi, solo una famiglia sa evocare Patronus di quella forma.-
- Gli Hargrave?- lo precedette Ron.
- Esatto. Quindi o c'è Jane in giro, o è stata Hermione sul serio.-
- E va bene, dopo parleremo anche con Lucilla.- sbottò Weasley - Ma come cazzo fanno sempre a entrare quei maledetti eh? Anni fa quasi ammazzavano Harry e adesso questo! Perché far del male a loro?-
- Non è che volevano uccidere Damon?- insinuò Trix con una smorfia.
- E che palle, com'è che adesso la colpa è mia?- rognò Howthorne - Ce l'avevano con Harry e basta!-
- Non fosse stato quel Patronus a forma di leopardo però ora saremmo davvero tutti morti.- disse Tom fissando sia Harry che Draco - Ragazzi, davvero...non sto scherzando. È stata lei. Lo riconoscerei fra mille quel leopardo.-
- Va bene, d'accordo.- Potter levò le mani in segno di resa e un attimo dopo ne ricacciò una in tasca.
Ne estrasse uno specchietto avvolto in un lembo di velluto rossastro.
- Vuoi chiamarla?- gli chiese Ron - Ma non ha mai risposto prima.-
- Che cos'è?- bofonchiò invece May curiosa, appoggiandosi alle spalle del moro.
- Uno specchio che mi permette di parlare con la persona che ne ha l'altra metà.- spiegò il bambino sopravvissuto - Hermione!- chiamò - Hermione...dai rispondimi! Hermione!-
- Da qua!- sbottò Draco furente, serrando i denti - Mezzosangue! Mezzosangue cazzo rispondimi!-
"Ma si può sapere cos'è questo casino?"
Il gruppo rimase sconvolto trovando nello specchietto la faccia di Lord Demetrius.
"Ma cos'è questa roba?"
Draco aguzzò la vista - Ma chi sei?-
"Che figata di capelli!" se ne uscì Demetrius "Ma sono tinti o sono veri?"
- Dimitri!- urlò quasi Tom, aggrappandosi al braccio di Malfoy - Ciao, sono io!-
"Oh campione!" cinguettò il demone "Ciao, tutto bene?"
- Dimitri ascoltami!- disse Riddle - E' lì Hermione? È al castello?-
"Cosa?" Demetrius alzò un sopracciglio "Veramente è nella camera di Caesar da quando l'ha riportata qua. Non l'ho mai vista uscire. Caesar si è un po' ripreso ma lei non si alza dal letto. Perché?"
- Ho visto il suo Patronus oggi.- spiegò il ragazzino - Ne sono sicuro.-
"Ah, capito." Il demone sorrise con pazienza "Sta facendo magie attraverso l'Acqua della Vita. Caesar e Lucilla la usano come portale e lo fa anche lei. Sa sempre quando sei in pericolo, da quando siete tornati dall'Italia, e così ti avrà dato una mano. Anche se non capisco come abbia fatto. Non sta molto bene. Anzi, non sta bene per niente."
- Come sarebbe non sta bene?- ringhiò Harry afferrando lo specchietto - Che cos'ha?-
"Con chi ho il piacere di parlare?" chiese allora Demetrius, in tono distaccato.
- Harry Potter.- disse l'Auror con voce altrettanto glaciale - Sono amico di Hermione.-
Harry Potter . Demetrius dal Golden Fields sorrise fra sé. E così era lui. L'altra volta non l'aveva potuto studiare attentamente ma ora sembrava un leone pronto a mordere e a uccidere.
"Un essere umano non ha la forza necessaria per subire torture del genere per tre mesi." disse semplicemente il demone di stirpe "Né fisica, né mentale. Le servirà del tempo e questo spero che lei possa capirlo."
- Capisco benissimo. Tuttavia vorrei informazioni più precise. E se possibile vorrei anche vederla.-
"Ha lasciato lo specchietto fuori dalle stanze di Caesar. Questo forse significa che non vuole parlare con nessuno."
Dannazione. Harry digrignò i denti e mollò di nuovo lo specchietto a Tom, rabbioso.
Accidenti a quei dannati demoni! Maledetti tutti loro!
- Dimitri...- lo pregò allora il piccolo Riddle - Non puoi impedirle di stancarsi così? Cioè...se lei non fosse intervenuta forse i Dissennatori mi avrebbero ucciso ma lei deve riposarsi ora! Davvero non puoi darle lo specchio? Vorrei vederla...vorrei sapere come sta...anche solo due parole...- lo supplicò il ragazzino, commuovendo gli adulti che invece avevano subito attaccato chi si stava prendendo cura della loro amica, troppo presi dal loro orgoglio.
Lord Demetrius però scosse il capo.
"No, è impossibile. Caesar pensa che ogni contatto esterno possa farle del male e credo che abbia ragione. Deve riprendersi da sola e senza offesa per voi ma credo che dovreste imparare una buona volta a cavarvela da soli."
- Senti da che pulpito.- sibilò Ron dalle retrovie - Un demone che mi fa la predica, cazzo!-
- Ok...allora va bene...- annuì Tom mogio - Mi raccomando...pensa tu a Caesar e alla mamma, ok?-
"Tranquillo." gli assicurò il demone "E vedi di tranquillizzarti. Lo sai com'è Hermione. Lei è forte."
Si, Hermione è forte, pensò anche Harry mentre tornavano dentro a Hogwarts, varcando il portone principale con l'anima e il cuore gonfi di preoccupazione. Lei era forte ma...non poteva sempre fare tutto da sola.
Lo lesse negli occhi di Ron e poi in quelli di Draco.
Ma chi stava peggio fra tutti loro, sinceramente non lo sapeva...


Nel Devon, quella stessa notte, alla Corte dei Leoninus si stava scatenando un piccolo pandemonio.
Askart Leoninus aveva sentito tutti i suoi adepti mettersi a bisbigliare impazziti non appena suo nipote era entrato a palazzo ma di questo ormai non si stupiva più.
Anzi, Milos era l'unico dei suoi nipoti a portargli un po' di divertimento ogni tanto.
Un palazzo ricoperto di edera e glicine, la Corte Leonina era in piedi da quattrocento anni, abbracciata da una foresta di pini profumati e da un'ombra sinistra che impediva a maghi e seccatori di avvicinarsi.
Gargoyls e diavoli accucciati facevano la guardia, in forma di pietra, da ogni colonna, torre, frontone, pennacchio o capitello fosse sparso per tutta la reggia dei quattro fratelli Leoninus e lì vivevano in circa cento vampiri fra i più nobili di stirpe nati in quel millennio. Gli altri non vi avevano mai avuto accesso, essendo una comunità estremamente segreta e inaccessibile perfino per i visitatori della Dama Nera, nonostante Askart fosse uno che amava molto mantenere stretti rapporti coi potenti della Casta Oscura.
Comunque quella notte non si aspettava di sentire granché baccano. E invece arrivava suo nipote.
Alto, portamento fiero e pelle diafana, lisci capelli d'ebano corti sulla nuca, baffi sottili, pizzetto e occhi di topazio, Askart Leoninus si alzò dalla sua scrivania di mogano nero e andò nella sala adibita a riunioni con la sua scorta.
Lì vi trovò Kronos, suo fratello minore, sdraiato su un divano con una vampira bionda intenta a carezzargli il capo con fare sinuoso di una gatta. Disgustato, Askart fece una smorfia
I quattro fratelli erano praticamente gocce d'acqua nell'aspetto. Tutti coi capelli neri, Kronos Leoninus esibiva una lunga frangia che gli ricadeva sulle palpebre semi chiuse.
- Mi dai il volta stomaco per quanto sei pigro, fratello.- disse Askart, ignorandolo.
La vampira, avvolta in un abito di raso nero e pizzo, si alzò immediatamente e se ne andò, così Kronos aprì gli occhi scocciato e si mise a sedere, lasciandosi aperta la camicia di pesante damasco.
- Che c'è? È morto Cameron finalmente?- bofonchiò, afferrando un calice colmo di sangue.
- Dov'è Lucian?- chiese il maggiore deciso a non sentire quelle idiozie.
- Con sua moglie. Dove vuoi che sia.- rise l'altro acidamente - Perde tempo dalla mattina alla sera.-
- A quanto pare la vanità è una dote che hai ereditato da lui, non credi Kronos?- ironizzò Askart con un sibilo, sapendo bene che il fratello minore non si sarebbe mai azzardato a replicare - Cos'è questo chiasso?-
- E' entrato lo sporco figlio Diurno di nostro fratello.- disse il minore, con evidente ribrezzo - Ogni volta che varca la soglia tutto il palazzo è in allarme.-
- E' andato da Gala immagino.-
- Non credo che voglia parlare con suo padre, se è questo che pensi.-
- Il tuo tono mi fa ancora credere che continui a esserne terrorizzato, Kronos.- ghignò Askart infilandosi una casacca sulla camicia bianca e andando alla porta, sapendo bene quando ora il fratello minore stesse serrando con forza il calice che aveva fra le mani - Invece di stare lì a gingillarti perché non ti metti a sistemare i documenti nel mio studio? Non ho più intenzione di sistemare i cadaveri che tu e Lucian lasciate per la strada, sono stato chiaro? Ora vado da Gala. Quando torno voglio vedere tutto a posto. Sai cosa succede se mi disubbidisci.- e si chiuse la porta alle spalle, giusto in tempo per sentire il calice sbattere contro il muro e finire in pezzi.
Ridendo per tanta viltà e apatia di suo fratello minore, pensò anche a Lucian.
Lucian era tanto attaccato alla sua donna, quanto Kronos al suo dolce far niente. Due viziati impulsivi che uccidevano senza riflettere, lasciando tracce agli umani e agli Auror. E lui era sempre quello che doveva rimediare.
Entrato nell'ala di sua sorella minore, il capo del casato Leoninus rimase immobile nel suo gelido contegno nel vedere tanti suoi adepti parlare fra loro concitati. Sembrava che avessero visto il sole in faccia.
Ignorando le loro chiacchiere, si diresse deciso alla porta intagliata su cui era incastonata una G in carattere gotico ed entrò senza bussare. Una volta dentro all'anticamera circolare, si ritrovò davanti a una vampira dai lunghi capelli neri e mossi, semi sdraiata su un divano di broccato avvolta in un vestito argenteo di seta che frusciava ad ogni suo movimento. Gala Leoninus era la più bella vampira nata nell'ultimo millennio. Nessuna aveva più pareggiato con lei in un confronto. La pelle di burro, il portamento, la grazia e i lineamenti del viso l'avevano resa vicina a una dea. La vampira quando lo vide sulla soglia assottigliò le iridi gialle, fissandolo di traverso, ma poi tornò a guardare alla sua sinistra dove stava seduto il loro nipote Diurno.
- Milos.- fece Askart raggiungendoli.
- Zio.- disse l'altro pacato - Ti trovo bene.-
- Le chiacchiere che sollevi mi hanno disturbato.- rispose con gli occhi ridenti - Che hai fatto stavolta?-
- Come sempre sei poco delicato, fratello.- disse Gala Leoninus, con voce sottile come quella di una sirena. Al collo portava uno spesso collare di platino e bracciali della stessa fattura agli avambracci.
- Stavate parlando di faccende private per caso?- continuò Askart sornione.
- Tanto non te ne andresti comunque.- replicò la sorella, a tono - Quindi rimani pure. Ma volevi sapere perché i tuoi cagnolini al guinzaglio si sono messi a spettegolare fra loro, vero? Guarda meglio e lo scoprirai.-
- Gala...- la riprese Milo seccato.
Askart invece si mise a fissare il nipote, cercando qualche indizio. Ma non vide nulla di particolare...almeno fino a quando non vide i segni di un morso sul collo di Milo e quasi sgranò gli occhi.
- Che diavolo...- alitò, allibito.
- Visto?- rise Gala con fare fintamente innocente - Nostro nipote ha Vincolato il suo sangue.-
- E a chi? Non hai neanche cent'anni Milos, dannazione!- ringhiò subito Askart - Spero non a una comune vampira dei bassifondi!-
- Tengo a ricordarti che per voi io appartengo ai bassifondi.- disse Milo senza guardarlo in viso - E poi come ho già detto a Gala si è trattato di un incidente. C'era necessità e non mi sono tirato indietro ma non è un Vincolo.-
- Questo lo dici tu.- disse sua zia appoggiandosi ai braccioli languidamente - Un morso di un altro della nostra specie è sempre un Vincolo, nipote. Ora il tuo sangue scorre nelle vene di una vampira e così sarà per sempre. In lei c'è una parte di te. Mi sembrava di averti avvisato decenni fa. Non ne vale la pena.-
- Legarsi a un altro vampiro?- ghignò Milo freddo - Su questo non c'è dubbio.-
- Ma il morso è molto piccolo...- disse Askart, continuando a fissargli il collo - Ma è stata davvero una vampira?-
- Una Diurna.- disse allora Milo - Una Diurna, va bene? Stava per incenerirsi e ne aveva bisogno.-
- Diurni! Tutti uguali voi con l'anima!- sbottò Askart seccato - Chi è? Come si chiama?-
- Ti ho detto che non c'è problema.- disse di nuovo Milo paziente.
- E perché di grazia?-
- Perché è una bambina. Ha undici anni.-
I due vampiri, Gala per prima, per un attimo lo fissarono come se fosse stato un alieno.
Ora si che era nei guai, pensò Morrigan vedendo l'espressione di suo zio Askart. Si, ora sarebbe come minimo finito di fronte al Consiglio.
Accidenti a quella piccola viperetta americana! Era tutta colpa sua!

 

 

 

 

 

Spazio autore:   

Ragazzi e ragazze belle, colgo al volo l'occasione perchè di recente vi ho visto chiacchierare parecchio nelle recensioni. Dunque, finiti i Bracciali del Destino, ho scritto e finito i Figli della Speranza, altra fic lunga come la Scommessa e i Bracciali, che posterò non appena terminata questa fiction. Attualmente invece su manga.it sto scrivendo T.M.R. e dalle iniziali potrete capire di chi parli principalmente. Poi, come ho spiegato recentemente nel capitolo 26 di T.M.R. dopo la fine della suddetta dovrò ritirarmi in buon ordine, perchè mi prendo il mio bel congedo di maternità visto che aspetto un bambino. Prima che vi venga un colpo, ho 28 anni suonati e un fidanzato che sposerò a settembre di quest'anno, quindi pace e bene sorelle. Rimane un'ultima parte della saga, la quinta, che lascerò interamente nelle mani di Axia, l'amica che mi ha aiutato a scrivere fin dall'inizio della Scommessa. Molte di voi la conoscono per le belle fic su Slam Dunk e One Piece che ha messo anche qui su EFP, altre avranno modo di conoscerla quando io finirò e mi ritirerò con baracca e burattini.

Che altro dire? Nulla, spero che a voi nuove "accolite" le mie continuino a piacere e se volete conoscere Axia, cercatela qua per Slam Dunk o su Manga.it col nick Axia85. Adesso filo, ho i miei capitoli da finire e delle bozze da correggere o al lavoro mi buttano fuori prima che vada in congedo. Un abbraccio forte a tutte quelle che recensiscono e alla prossima.

Barbara.

 

 

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Capitolo 25
*** Capitolo 25° ***


 


- Ehi...sono qui! Ma dove guardi?-
Hermione si volse verso di lui, ruotando leggermente il busto. Gli occhi dorati ridenti, i capelli ricci contro il cielo azzurro, cominciò a saltellare come una bambina. Il vento arrivò a sollevarle il semplice vestitino bianco di veli, facendola sembrare un angelo.
- Guardami! È facile dai!- gli disse ancora, camminando in equilibrio su...un cornicione.
Draco Lucius Malfoy non riconosceva quel posto. Era giorno...e forse erano su una torre.
Lei camminava sul filo del parapetto, saltellava...e rideva. Rideva e lo chiamava.
- Mezzosangue! Scendi!- le ordinò accorato, tremando ogni qual volta lei posava il piede sui mattoni di pietra. Passo dopo passo, continuava a rischiare. E se fosse caduta...
- Che cos'hai amore?-
La vide sorridergli e quel sorriso gli gelò il sangue.
- Hai paura che cada?- chiese, sporgendosi un poco indietro.
- Hermione....no...- la supplicò, riconoscendo quello sguardo - Hermione, avanti! Dammi la mano!- e allungò il braccio verso di lei ma la strega scosse il capo, continuando a ridere col capo rivolto verso l'alto.
Sembrava una bambina che scopriva un nuovo gioco, un nuovo modo per far preoccupare i genitori.
Sembrava che...avesse già preso la sua decisione.
- Hermione...no! Dammi la mano, avanti!- la pregò ancora, avvicinandosi - Per favore, scendi!-
- Non aver paura, Draco.- gli disse lei a bassa voce - Dura solo un attimo.-
- Hermione...- singhiozzò.
- Ho le ali amore...ho le ali...- rise, facendo una giravolta su se stessa - E volerò a riprenderti!-
- Non davanti a me! - Non davanti a me...ti prego. Non ucciderti davanti a me. Non potrò prenderti per mano.
Non ce la farò più a raccogliere i tuoi pezzi, mezzosangue. Ti prego, resta con me.
Continuò a pensarlo, a urlarlo dentro di sé. E poi poté solo chiudere gli occhi quando la vide lasciarsi andare.


Draco scattò a sedere nel letto, gridando.
Passarono minuti interi ma il suo cuore non si placò. Continuò a battere come un tamburo e a fargli mancare il fiato nel buio, anche con la luna piena che incombeva dalla finestra nella sua camera.
Era grande e pallida. Tanto splendente che per un attimo gli parve finta.
Inspirò, poggiando il capo contro il ginocchio...poi automaticamente portò la mano alla sua sinistra.
May non c'era. Dov'era andata?
Toccò le lenzuola e le sentì appena tiepide.
Decise di scendere dal letto per andare a bere qualcosa. Gli sarebbe servito un pesante sonnifero o non avrebbe più chiuso occhio. Ormai quei sogni dannati si susseguivano da quando Hermione se n'era andata con Cameron.
Fosse andato avanti così ancora per molto sarebbe impazzito.
Nella sala principale della torre oscura c'erano le luci accese.
C'era Edward, seduto a tavola a fissare la mappa del Malandrino. Draco gli passò davanti, andando in cucina e quando tornò andò a sedersi di fronte a lui, aveva con sé un bicchiere di whisky e il portacenere.
- Hai visto May?- gli chiese, accendendosi una sigaretta.
Dalton non mosse gli occhi azzurri dalla mappa e ci mise un secondo prima di rispondere.
- Non riusciva a dormire ed è andata di ronda con Jess e Sphin.-
Malfoy scrutò per un attimo la sua espressione, poi si portò il bicchiere alle labbra.
- Qual è il problema?-
- Non ho voglia di litigare.-
- Nemmeno io.- disse Draco pacato.
- E allora non farmi domande di cui sai già la risposta.-
Continuando a fissarlo intensamente, il biondo si accese una sigaretta e gliela passò - Potter lo sa?-
- Si, a incazzarsi infatti se ricordi bene c'era anche lui stamattina.-
- Ma lo pensi sul serio?-
- Si.-
- Come mai così laconico?-
Edward stavolta ghignò - Come mai così loquace?-
- Non hai voglia di parlare con me in generale o solo per questa storia?-
- Solo per "questa" storia.- disse Dalton dando un tiro veloce e ciccando nel portacenere - Quindi, se non hai voglia di sentire allora è il caso che ti prendi un sonnifero e torni a letto.-
- Ho urlato troppo forte.- bofonchiò Malfoy, incurante - Ma non ho bisogno di una ripassata da uno come te.-
- Oh, così mi ferisci.- ironizzò l'altro sornione, con aria pigra - Fossi in te comunque terrei gli occhi aperti. È tua abitudine a quanto pare circondarti di gente pericolosa.-
- Stai cercando di litigare Dalton?-
Edward sogghignò, lasciandosi andare contro la poltrona - Ti sembro un tipo così semplice?-
- E io ti sembro così idiota da abboccare ai tuoi ami?- replicò Draco a tono.
- Voi due dementi avete finito di baccagliare?- ringhiò all'improvviso la voce di Harry dalle scale.
I due Auror si volsero a guardarlo con aria pacifica, ma Dalton se ne uscì con un'altra risatina perfida.
- Scusa Harry, non volevo invadere il tuo territorio.-
- Da quando a questo qua è venuto un carattere così fastidioso eh?- mugugnò Draco, finendosi il whisky.
- Ma che ne so.- rognò il moretto, andando a rubargli le ultime gocce di liquore, tutto spettinato come al solito - Allora? Si può sapere perché stavate facendo tutto quel casino? È successo qualcosa?-
- A dire il vero no...se non consideriamo i due studenti di Tassorosso che si stanno facendo allegramente in bagno.-
- E' questo che fai tutte le sere?- bofonchiò Harry - Fai il voyeur?-
- Che ci vuoi fare. Non posso più farmi le studentesse, sai?- ironizzò l'ex Corvonero.
- Allora? Di che parlavate?- sbadigliò lo Sfregiato, lasciando perdere quel maniaco e sedendosi con loro.
- Di niente in particolare.- Edward assunse un'aria innocente - E visto che sei sveglio, me ne vado a letto io. Non voglio immischiarmi nelle affari vostri ragazzi. Notte.- e con passo strascicato salì le scale per sparire di sopra. Una volta andato via Dalton, Potter cercò di capire qualcosa dalla faccia di Malferret ma dalla sua espressione scocciata dovevano essere caduti sulla questione che li aveva fatti scannare quella mattina.
- Non cominciare anche tu.- gli sibilò Draco, diventando subito più aggressivo.
E chi ci provava, pensò Harry disgustato. L'ultima cosa di cui aveva voglia era una rissa con quello spostato.
Naturalmente non riuscirono a scambiare neanche due frasi senza insultarsi e andò a finire che il serpentello se ne tornò in camera sua imbufalito, solo dopo aver mandato giù un altro bicchiere di whisky.
Che testa calda.
Potter sospirò e si mise a guardare la mappa, incurante dell'irritazione provocata dai ricordi di quella mattina.
Forse Edward aveva esagerato ma era innegabile che con Hermione, lui era sempre stato quello con maggiore buon senso e lucidità in quei casi. Se aveva mancato di sensibilità, cazzi di Malfoy, continuava a dirsi.
Eppure c'era ancora qualcosa che non quadrava. No, non poteva essere...
Era assurdo .
Erano le sei di mattina quando il gruppo cominciò a rientrare. Prima tornarono a rapporto Ron e Clay, poi Jess e Sphin.
- E May dov'è?- chiese Potter, passando il caffè a Weasley che altrimenti non carburava.
- L'ho vista solo verso l'una.- l'avvisò Eastpur - E' venuta da me e Jess, poi ha detto che andava a controllare in giardino e le mura di cinta. Se non la vedevamo più, ha detto di avvisarti che andava a rapporto da Orloff.-
- Mamma mia, che rapporti scrupolosi.- disse Edward, andando alla porta. Evitò gli sguardi silenziosi dei compagni e così se ne andò a spasso per la scuola mentre gli altri facevano colazione.
Verso le sette si svegliò anche Gigì che, dopo aver dato il tormento a tutti, si rimise a controllare la mappa, sua nuova occupazione. - E' per stasera la festa di Halloween?- chiese, con voce acuta.
- Se, a quanto pare.- ironizzò Ron scoccando un'occhiataccia al suo migliore amico - Che peccato che questa volta non ci faremo due risate come al solito. Un vero peccato.-
- Già,- borbottò Harry con aria innocente.
- Spero tu non abbia in mente niente di bastardo.- sentenziò Jess guardandolo male.
- No, non posso certo farvi scherzi ora che non siete più studenti. Era divertente solo anni fa.-
- Quindi adesso li hai fatti a Tom, vero?- lo corresse Clay scuotendo il capo.
- Oddio Harry, ma sei un vero bastardo sadico e perverso.- si schifò il rossino - Lo farai stancare già di mattina presto!-
- Non è mica di vetro Dio santo!- sbottò Potter - E poi non ho ancora sentito strilli e bestemmie di nessun genere.-
- Ma si può sapere che gli hai fatto?- s'interessò Sphin.
- Gli ho riempito la camerata di palle di varie dimensioni.- ghignò quell'essere infingardo come pochi.
- E impedito com'è il mostriciattolo gli farai spaccare la faccia.- sbuffò Draco - Dio Sfregiato, non cambi proprio mai.-
- Non cercartele Malferret.- l'avvisò l'altro con un ghigno.
- Prova a fare qualsiasi cosa e giuro che stavolta ti sgozzo sul serio!-
E mentre alla torre oscura si discuteva di scherzi e massacri, a Grifondoro c'era qualcuno che appena sveglio aveva messo un piede a terra e si era spaccato la faccia.
Tom Riddle si mise a sedere un pelino intontito dalla botta e guardandosi attorno si sentì male.
C'erano palle ovunque! Colorate, di gomma, grandi, che suonavano, con facce e denti per mordere...un disastro!
- Ma che roba è?- si sconvolse Cloe, quando arrivò sulla soglia a svegliare Riddle.
- Questo è Harry.- disse il maghetto disperato - E' stato lui! Si diverte sempre così ad Halloween!-
- Dai, cerca di venire via da lì!- disse la Sensistrega, cercando di farsi largo senza cadere.
- Ci ho già provato tre volte.- pigolò - E ho tre lividi in testa!-
- Dio se sei impedito Riddle!- sospirò Cloe scuotendo il capo.
E non aveva tutti i torti. Per uscire dalla camerata ci volle l'aiuto di Martin e Bruce e alla fine Tom aveva la fronte ridotta a un unico cerotto. Dovettero saltare la colazione per arrivare in tempo a Trasfigurazione e la Mcgranitt, che aveva capito che razza di beota fosse, aveva sorvolato sulla sua faccia devastata.
Visto che stava interrogando, Damon e Trix si girarono indietro verso Tom e Cloe per guardare divertiti la fronte viola del maghetto. Ridendo e scherzando, il piccolo Riddle ebbe modo di raccontare che la giornata delle bastardate per Harry era solo all'inizio. E meno male che non c'era Hermione!
Se non altro Tom non parve risentire molto dalle cadute quando la Mcgranitt lo chiamò per l'ultimo turno.
Rispose correttamente a ogni domanda teorica e per lui fu facile anche la pratica, tanto da meritarsi una E pulita.
All'ora di pranzo, finita la lezione con Vanessa Lestrange che li aveva fatti esercitare a scoprire fatture su oggetti casalinghi, Tom raccolse le sue cose sotto lo sguardo stranito della sorellastra. Forse anche lei si stava chiedendo se fosse passato sotto uno schiacciasassi ma il piccolo dubitava che gliele fregasse davvero qualcosa.
- Certo che ha delle idee niente male.- ghignò Damon una volta fuori dall'aula.
- Mio fratello ha detto che alla festa di Halloween di quando era al settimo anno, Harry ha fatto scoppiare gli Incantesimi Antincendio nella Sala Grande dove c'era la festa.- ridacchiò leggermente la King.
- Per te Potter potrebbe anche mettersi a ululare nudo alla luna e ti andrebbe bene comunque.- frecciò Trix.
- Si, è vero.- ammise la biondina tranquilla - Per me resta un mito.-
- Un mito alquanto sadico!- sbuffò Tom toccandosi la testa dolorante - Se lo prendo gliene dico quattro!-
- Sono undici anni che gli bestemmio dietro.- gli disse Ron, apparendogli accanto - E non serve a un tubo.-
- Oh ciao!- lo salutarono i quattro in coro - A te ha già fatto qualcosa?-
- Che ci provi!- sibilò il rossino - Stavolta io e Malferret siamo pronti. Comunque voi quattro state attenti ok? Ad Halloween in questa scuola succede sempre qualcosa di strano.-
- Presentimento?- indagò Damon sospettoso.
- No, peggio. Tradizione.- ironizzò l'Auror sarcastico - Ci vediamo oggi pomeriggio dopo le lezioni. Ah Tom! Tristan mi ha detto che oggi Liz deve tornare a Londra per una commissione, quindi Degona starà alla torre con noi. Se vuoi venire puoi portare anche i ragazzi.-
- Certo, senz'altro.- sorrise il piccolo Riddle felice - Vengo per le tre, dopo la lezione con Ruf!-
- Ci saremo anche noi!- aggiunse Cloe irruente come suo solito - C'è anche Harry vero?-
- E per c'è la merenda immagino.- cinguettò Trix più affamata che altro.
- Come no, piccoli approfittatori.- ghignò Ron scuotendo il capo - Dai, filate a pranzo. Ci vediamo più tardi.- e senza una parola trapassò il muro dell'aula di difesa, lasciando a bocca aperta tutti gli studenti che passavano.
- Certo che la Smolecolarizzazione è davvero utile.- borbottò Howthorne - Ti salva la pelle qua dentro.-
- Bastasse quella.- rognò Tom sospirando mesto - Dai, andiamo. Ho fame!-
Il pomeriggio trascorse insolitamente tranquillo. Perfino Silente aveva tanto sperato in qualcuna delle trovate di Harry ma restò a bocca asciutta, anche se non perse del tutto le speranze quando alle due cominciò a vedere delle palline da golf che facevano una parabola dalla torre oscura verso le finestre dell'ufficio di Gazza.
E infatti, dalla torre oscura c'era Potter che si era fatto apparire un green e da lì giocava al tiro al bersaglio.
- Credimi, è terapeutico.- diceva, rivolto a Jess che stava seduto dietro al suo quadratino d'erba - Una volta l'anno mettersi a fare scherzi è una vera goduria!-
- Dai, avanti...che hai combinato ai ragazzi?- gli chiese Mckay - E non dirmi niente perché non ci credo.-
- Far tremare Ron e Malferret non ha più gusto da qualche anno.- si limitò a dire Harry, nascondendo gli occhi verdi.
Già, pensò Jess intristendosi senza darlo però a vedere. Hermione era sempre stata la sua compagna di scherzi e ora che lei era via e stava in quelle condizioni, Potter portava avanti la loro tradizione solo per abitudine.
Si vedeva che il suo umore allegro non era poi così solare come voleva dimostrare.
Nella sala riunioni invece Edward, Ron e Draco stavano solo aspettando con i sensi in allerta. Non capivano cosa stesse aspettando quell'imbecille. Praticamente scattarono poi con le bacchette in mano quando May aprì la porta.
La ragazza fece un balzo indietro, spaventata da quello scatto.
- Ma che diavolo vi prende?- alitò, guardandoli allibita.
- Oh, ma sei tu...- sospirò Ron.
- Grazie per la calda accoglienza.- ironizzò quella, passandosi una mano fra i capelli - Tutto bene?-
- Noi si...- fece Draco guardandola attentamente - Tu invece sei pallidissima. Che è successo?-
- Non ho dormito e al Ministero c'erano i francesi. Mi hanno trattenuto a lungo e Orloff non ne voleva sapere dei miei rapporti. Sono a pezzi.- si limitò a dire, versandosi due dita d'acqua brillante con mano malferma.
Malfoy lo notò ma sul momento non fece domande. Quando lei andò a cambiarsi fece in modo di raggiungerla poco dopo con una scusa ma la trovò rannicchiata a letto, col capo affondato nel cuscino.
- Ti senti bene?- le chiese, posandole una mano sulla fronte. Era tiepida.
- Si, sto bene.- May cercò di sorridergli - Sono solo stanchissima, te l'ho detto. Orloff mi sta massacrando. E voi invece? È successo nulla di nuovo?-
- Niente di particolare, a parte che lo Sfregiato medita scherzi infami per stasera.- bofonchiò, sdraiandosi accanto a lei e prendendola fra le braccia. Appena lo fece, May si strinse al suo petto e alzò il viso per baciarlo.
E accadde si nuovo. Draco sentì che tutto il mondo svaniva. C'era solo May...lei soltanto.
Hermione per prima si faceva lontana, distante.
Cosa significava? Forse...forse dentro di sé anche se non lo ammetteva stava cominciando a sentire May più vicina della Granger. Altrimenti come poteva esserci sempre la sua Osservatrice nella sua testa?
Sotto le dita, a contatto coi vestiti, sulla pelle, negli occhi, nella testa...
C'era May. Solo May.

Harry era tornato al lago, attraversando Hogwarts con falcata lenta ma calibrata.
Assaporava l'aria, rivedeva ricordi. A ogni angolo, rivedeva se stesso.
Le immagini si rincorrevano come flash, danzavano colorate e sparivano per il tempo di un istante.
Inspirò a fondo, varcando corridoi e porte, infine scendendo nel giardino della fontana.
Tutto era rimasto uguale, si ritrovò a pensare per la prima volta da quando era tornato.
Forse però ora avrebbe dovuto vedere quelle mura in modo diverso. E invece....tutto era come prima.
Questo non fece altro che farlo sorridere amaramente, mentre col pensiero correva a Tom.
Ogni giorno che passava non faceva altro che confermargli quanto fosse rimasto legato a quel luogo, quanto in realtà Harry Potter non fosse un Auror, ma ancora uno studente.
Quel nodo dentro di lui sarebbe sempre rimasto irrisolto? Era il rancore che gl'impediva di scioglierlo?
Senza accorgersene raggiunse la casa di Hagrid, sorridendo nel vedere Fierobecco stravaccato fra le zucche, con la pancia piena e l'aria beata e contenta.
- Harry ciao!- lo salutò Hagrid, apparendo sulla soglia - Cosa fai lì fuori? Vieni dentro che fa freddo!-
Potter solo allora si accorse del cielo plumbeo e del vento che si era alzato sibilante. Avvolto nel suo mantello, entrò nella casa tanto calda e accogliente del Custode di Hogwarts, senza più stupirsi della grossa lumaca gigante che ancora troneggiava dentro alla sua cesta coi ferri e i gomitoli.
Hagrid lo stordì di chiacchiere e lo scaldò con un grande bicchiere di brandy, facendole sentire meglio ma quando tornò all'aperto, quel freddo e gelido vento tornò a infilarglisi nelle ossa, inoltre il suo bracciale di platino cominciò leggermente a vibrare. Produceva un suono flautato che non aveva mai sentito prima.
Certo che quell'affare dimostrava di avere delle strane capacità. Una volta quello di Draco aveva anche fatto le bolle nella vasca da bagno...
Incurante dei problemi di Malfoy, visto che tanto era uno che non amava intromissioni, andò a sedersi al lago per far passare le ore. Alle cinque di pomeriggio, cominciò subito a fare buio.
- Brutti pensieri Harry?- gli chiese una voce conosciuta alle spalle.
Il moro si volse appena sopra alla spalla, scoccando un mezzo sorriso a Silente che lo raggiunse bardato in una delle sue tuniche cangianti dai ricami argentati. Andò a sedersi accanto a lui, sul tronco caduto dove s'incontravano Damon e Tom e il vecchio preside sospirò bonariamente, riconoscendo quella luce negli occhi verdi del suo vecchio allievo.
- Mi dica...io le sembro cambiato?-
Silente sorrise, poggiando entrambi le mani al suo bastone nodoso da passeggio.
- Harry, la domanda è...desideri davvero cambiare?-
Potter levò un sopracciglio, sorridendo col vecchio mago.
- Prima o poi tutti devono crescere. A volte mi sembra di essere rimasto fermo a sedici anni.-
- Quindi...al giorno in cui hai ucciso Tom, vero?-
Annuendo, il bambino sopravvissuto tornò a quel giorno. A quel giorno lontano in cui aveva trapassato Lord Voldemort con la spada di Godric Grifondoro...e poi l'aveva spinto oltre il velo. Lo stesso velo in cui era caduto Sirius.
Quel giorno...tutto era finito. La vendetta era finita. Ed era iniziata un'altra sensazione. Un'altra vendetta.
Lui sentiva di aver perso qualcosa quando Voldemort era morto.
Insieme al suo nemico era andato perso anche qualcosa di lui.
- Il vero problema...mi è stato sbattuto in faccia quando Tom è arrivato a casa mia.- sospirò, passandosi le mani fra i capelli - Quando l'ho visto la prima volta...in un qualche modo sono subito riuscito a capire chi fosse. Da quel giorno non ha fatto altro che continuare a guardarmi sempre in un modo che io...non riesco a reggere. Lui mi guarda...e io mi sento morire. Quel bambino mi ricorda com'ero io...e ora guardo come sono ora. Una volta mi ha detto che secondo lui era destino che noi due fossimo obbligati a stare insieme. Lui crede che sia lo sconto che mi doveva suo padre.-
- E tu cosa credi?-
- Io credo che quel suo sguardo per me non durerà a lungo.- Harry sollevò gli occhi verdi sul preside, sentendosi accartocciare il cuore - Io credo che un giorno lui mi odierà. Voldemort uccise i miei genitori. Io ho ucciso lui. Io ho ucciso i genitori Tom... e lui un giorno farà quello che è destino che faccia. Mi odierà. E io sarò pronto.-
- Lo pensi davvero?- sussurrò Silente, accendendosi indolentemente la pipa - Pensi che il suo affetto per si sublimerà così in fretta?-
- So solo che lui non è come me.- ammise il giovane Auror tornando a guardare il cielo - Lui è migliore di me. È buono, gentile. Sa sorridere e essere felice. Ma non farò nulla quando verrà da me per vendicarsi.-
- Provi rimorso?-
- Per aver ucciso Voldemort?- ghignò all'improvviso - No. Ed è in questo che siamo diversi. Io vivevo di vendetta. Lui non ne sarebbe in grado. È in questo che siamo differenti ma nulla cancella il fatto che presto lui sarà grande e comincerà a chiedersi perché prova ammirazione e affetto per quello che ha ucciso suo padre, nonostante quello che Voldemort ha fatto. Tom sa chi era suo padre, sa chi era Bellatrix. Ma questo non può impedire a un figlio di provare amore per i suoi genitori.-
- Quindi sei fermamente convinto che la vendetta di coloro che hai privato della famiglia sia d'obbligo, vero? E cosa mi dici di Draco? Come va fra voi due?-
- Malfoy...- Harry scosse il capo, paziente - Io e Malfoy viviamo ancora in due mondi diversi.-
- Perdonami ma i due ragazzi che ho davanti oggi sono diversi dai bambini di ieri.- bofonchiò il preside con una risatina, espirando il fumo ad anelli concentrici - Avanti, dimmi...anche lui dovrebbe vendicarsi secondo te?-
- Che faccia quello che gli pare, per stargli appresso a volte mi viene il mal di testa.- sentenziò seccato - Mi fa impazzire. Sono undici anni che mi dà il tormento!-
- Credo che potrebbe dire la stessa cosa, no?-
- Preside, per favore...è la stessa cosa con Tom. Io e il biondastro non potremo mai andare d'accordo. Questo a dimostrarlo.- e alzò il polso destro, con un grugnito - Andrà così per sempre temo. Al mondo ci sono persone incompatibili e basta. Ormai me ne sono fatto una ragione.-
- E lui che dice di questa storia?-
- Lui non dice.- ironizzò Harry sarcastico - Lui sbraita e lancia maledizioni. Oppure sta zitto e m'ignora.-
- Un tempo c'era un cuscinetto solido fra voi due. Quel cuscinetto vi ha legato in passato...forse potrebbe legarvi ancora e poi la signorina Granger non è mai stata tipo da arrendersi.- rise il vecchio, divertito.
- Temo che Hermione abbia ben altro ormai per la mente.- ammise Potter - Ho tante domande da farle. Tante cose che vorrei chiederle e che non riesco a capire.-
- Nessuno capisce sempre fino in fondo ciò che fa. E tu dovresti saperlo bene.-
- Si ma ho fatto le mie scelte.- concluse l'ex Grifondoro con sguardo intenso e perso al tempo stesso - Come lei stesso mi è detto non è il nostro nome o le nostre capacità a stabilire chi siamo. Sono le nostre scelte...e io ho preso la via più facile, vendicandomi.-
- La vendetta non è la via più facile Harry. È quella più tortuosa, semmai.-
- Se, infatti ci sono inguaiato ancora adesso.- frecciò, alzandosi con stanchezza - E a quanto pare non se ne esce!-
- Sono sicuro che fra un po' di tempo vedrai le cose meno fosche di quanto ti appaiano adesso.- lo assicurò Silente, alzandosi a sua volta arzillo come suo solito - E poi non dovresti rompere vecchie tradizioni. Sarai diventato un Auror ma mio padre una volta mi disse che non bisogna mai sopprimere lo spirito del bambino che è dentro di noi.-
- In altre parole mi sta chiedendo di andare avanti con gli scherzi di Halloween?- ridacchiò il moro, incamminandosi al suo fianco - Credevo che dopo il settimo anno ne aveste tutti basta!-
- Oh, ti assicuro che la professoressa Mcgranitt non ha più trovato allievi come te.-
- Certo, certo...e la vecchia serpe anche, immagino.-
- Il professor Piton ha i suoi difetti come ognuno di noi Harry.- mormorò il vecchio preside - E anche i suoi pregi. Comunque credo che negli alunni del primo anno troverà pane per i suoi denti. Anzi...tutti noi troveremo pane per i nostri denti. Ci metto la mano sul fuoco.-
- Parla di Tom e i tre che gli vanno appresso, vero?- ghignò Potter - Si, ho notato che hanno lo spirito giusto.-
- E in fondo è proprio lo spirito che è la cosa più importante, no?-
Si. Lo spirito...l'orgoglio del grifone, la vanità del serpente, l'intelligenza del corvo e la lealtà del tasso.
Lo spirito era sempre in loro. Bruciava nelle fiamme e gioiva nelle sfide.
Lo sentiva il ruggito del grifone dorato. Lo sentiva sempre. E questo in un modo o nell'altro lo rasserenava.
Doveva solo aggrapparsi a quello. Poi per ciò che sarebbe successo fra lui e Tom...erano nelle mani del destino.
- Un'ultima cosa.- gli disse Silente, prima di lasciarlo davanti alla torre oscura - Come ti ho detto ho messo al sicuro qualcosa di molto importante nel corridoio a destra del terzo piano. Saprai anche cosa ci fa la guardia...ma voglio che tu vada a vedere cosa dobbiamo proteggere coi tuoi stessi occhi. Però devi farlo da solo. Promettimelo. Vai laggiù da solo. E fino a quando non sarà il momento, non portare con te nessun altro. Tom meno che mai.-
Rimasto solo, Harry ripensò a quelle parole. Cosa c'era stavolta nei cunicoli del castello?
Cos'era che Silente proteggeva così gelosamente? E perché doveva andarci da solo?

La grande cena di Halloween fu come sempre un grande evento. Gli studenti si ritrovarono di fronte al sontuoso banchetto delle case e non poterono fare a meno di abbuffarsi fino a restare parecchio insonnoliti.
Il coro della scuola cantò e poi finalmente i ragazzi furono liberi, visto che il coprifuoco quella notte era stato spostato per le undici...a parte per due squadre di quidditch. La mattina dopo ci sarebbe stato Tassorosso contro Corvonero e come sempre i primi ne avrebbero prese un sacco, anche perché a quanto si diceva, Corvonero era diventata molto forte negli ultimi anni.
Tom comunque non badava molto alle chiacchiere dei compagni. Lui aveva passato un bel pomeriggio con Degona e i ragazzi alla torre oscura ed era stato benissimo. Degona assomigliava tantissimo a Lucilla, almeno di aspetto, perché aveva la parlantina tipica di Tristan e Jess, inoltre esternava i suoi sentimenti e specialmente il suo affetto in modo molto esplicito, cosa che sua madre non si era mai sognata di fare.
La bambina l'aveva subito abbracciato, senza perdere tempo a chiarire come mai lui chiamasse mamma Lucilla e gli aveva chiesto se poteva chiamarlo "fratellino"...e a Tom non era passata neanche per l'anticamera del cervello l'idea di dire no. Il pensiero dell'affetto incondizionato di Degona lo fece sorridere e Cloe che gli stava a fianco se ne accorse.
- Finalmente.- disse sorniona - Credevo quasi che avessi una plastica facciale ferma sulla posa corrucciata.-
Riddle rise con lei, alzando le spalle e contento che la King fosse così attenta al suo umore.
- La figlia del prof è davvero una meraviglia.- continuò la streghetta, finendo la sua torta al limone di cui andava matta - Ma con un padre così non potevo aspettarmi niente di meno. Il prof è davvero una brava persona.-
- Già. Anche Lucilla.-
- Posso farti una domanda però?- gli chiese Cloe alzando un sopracciglio - Tua madre è una demone, questo è risaputo. Ma allora com'è possibile che sua figlia sia un'umana normale come noi?-
- Questo a Lucilla non l'ho mai chiesto.- disse Tom con un sospiro - Sai, per lei è stato un periodo difficile...dopo la nascita di Degona intendo, e non le ho mai chiesto cos'abbia fatto per lasciare la bambina solo con la sua parte interamente umana, perché lei è come noi a tutti gli effetti.-
- Bhè, non sappiamo...magari crescendo dimostrerà di avere qualche dote particolare, no?-
- Draco mi ha detto solo che parla con lui quando diventa serpente quindi...-
- Cosa ti ha detto Malfoy?- si sconvolse l'altra senza capire.
- Draco è un Animagus. Diventa un serpente...e Dena ci parla anche così, quindi è Rettilofona.- le spiegò meglio il maghetto - Come me.- aggiunse, poi, arrossendo vagamente. Cloe però non fece una piega, se non guardarlo storto per il suo imbarazzo - Finiscila, non c'è nulla di cui vergognarsi!-
- Bhè, tutti pensano che sia una dote malvagia.-
- E allora TUTTI sono degli idioti!- sbraitò seccata, mangiandoselo vivo - Non dire sciocchezze, la gente non capisce niente! Io non vedo cosa ci sia di male! Come non c'è niente di male nel vedere la morte!-
- Stai di nuovo sparlando di me duchessa?- frecciò Damon, raggiungendoli in corridoio in quel momento.
- No, cercavo di far capire a questo testone che la gente non si fa mai gli affari suoi!-
- Te compresa, vero sorella?- ironizzò Trix sarcastica.
- E sta zitta superoca!-
- Ci vieni alla partita di domani, vero?- bofonchiò Damon verso Riddle, mentre le due ragazze litigavano fra loro.
- Si, certo.- annuì Tom, appoggiandosi alla parete con la schiena - Quanto siamo attualmente?-
- Corvonero in testa. Serpeverde, voi e Tassorosso.-
- Se quei dementi di battitori non si danno una mossa finiremo in fondo alla scala sociale.- sentenziò Cloe seccata - L'ultima volta ci avete battuto solo perché i nuovi arrivati dormono sulle scope!-
- Credi King?- ridacchiò malignamente Fabian Alderton, passando vicino a loro con Fern Gordon e i loro amici - Secondo me vi abbiamo battuto perché siete i soliti incapaci. L'hanno scorso avete vinto per un soffio! Non ci fossero Foster e tuo fratello a guardargli le spalle stareste freschi!-
- Ma perché non ti butti giù dalla Torre di Astronomia, eh?- rispose Cloe indignata - Voi invece siete sempre i soliti bari. Se non altro quest'anno non sono ancora volati bolidi manomessi! O sbaglio? Ah no, aspetta...è così che Samantha Straus è caduta dalla scopa quando giocava contro tuo fratello, vero?-
- Non so...posso provare a chiederlo a lui.- frecciò Fabian ironico - E tu Riddle?- chiese, cambiando tono - Sai giocare?-
- Io? Non molto.- disse Tom alzando le spalle - Perché?-
- Perché coi Grifondoro sei sprecato.- sentenziò Fern Gordon con voce acida - Andiamocene! Sono dei perdenti!-
- Certo.- ghignò Alderton - Noi ci vediamo al dormitorio Damon. Mi devi una rivincita.-
- Contaci.- e dopo che Howthorne ebbe risposto, il gruppetto finalmente se ne andò lascia i quattro a borbottare maledizioni neanche tanto a voce bassa.
- Che rivincita?- chiese Cloe, poco dopo.
- Il nostro lord sa usare bene le carte, vero?- insinuò Beatrix con un sorrisino melenso - Damon sta ripulendo tutto il dormitorio, perfino quelli del settimo.-
- Razza di baro.- si schifò la biondina con un sospiro.
- Figurati, baro solo con te.- fece Damon sornione - Cambiando argomento, perché non ho voglia di sentire paternali, qualcuno di voi ha visto Draco in giro? Ci dovrei parlare un attimo...a meno che non sia intento a staccare il collo a Potter. Non si sa mai, non vorrei disturbarli...-
- L'ultima volta che li ho visti tutti insieme erano in fondo alla Sala Grande con Jess e Clayton.- gli disse Tom con uno sbadiglio, visto che era sazio e non aveva dormito bene la notte prima a causa di strani sogni incomprensibili - E poi devono essere andati in bagno, a controllare che la Camera fosse chiusa.-
- La Camera?- fecero gli altri tre sbattendo gli occhioni - Quale Camera?-
- Ecco...-
Il piccolo Riddle stava per spiegare quando un'esplosione di fumo fosforescente invase l'intero corridoio isolato del primo piano, quello degli inospitali bagni di Mirtilla. Incuriositi e preoccupati, i quattro raggiunsero l'angolo insieme a molti altri studenti giusto in tempo per sentire una bestemmia colossale.
Dal bagno uscirono Ron Weasley, Draco Malfoy, Edward Dalton e May Aarons...tutti completamente coperti di vernice rosa e brillantini.
- Quello stronzo io lo uccido!- urlò Malfoy non appena si fu tolto il mantello - Ci ha mandato apposta a controllare! E io idiota che dopo undici anni ancora ci casco! Ma con questa ha chiuso! È finito! Potter se mi senti sei morto!-
- Ragazzi...- chiese Tom timidamente avvicinandosi - Ma...state bene?-
- Benissimo!!- ringhiò Ron scrollandosi i capelli - Ti avverto, stai per rimanere orfano di un padrino!-
- E' stato Harry?-
- E chi altro?- rimbrottò May tutta coperta di vernice anche dentro al corpetto - Dev'essere stato a controllare il cunicolo della Camera prima di noi e ha collegato l'apertura ad alcuni gavettoni magici di questa vernice!-
- Che razza di imbecille...- si schifò Edward, cominciando a lavorare di bacchetta per ripulirsi.
- No, l'imbecille sono io che ancora gli permetto di respirare!- continuò a sbraitare Draco - Dite tutti quanti addio al bambino sopravvissuto!-
- Guarda che se non stai attento quel coso si rimetterà a lavoro.- frecciò Ron perfido.
- E sta zitto Donnola. Gli mozzo la mano al polso adesso e vedremo se quest'affare avrà ancora lo stesso effetto!-
- Sarà meglio andare a farci un bagno.- propose May disperata - Questa roba non viene via!-
- Gli faccio il bagno nell'acido a quello là!- e Malferret andò avanti a maledire il suo nemico numero uno per tutto il tempo che ci misero a tornare alla torre oscura, ma una volta giunti lì non trovarono né Harry...e tantomeno la Mappa del Malandrino. Non era più sul tavolo della sala principale...
- Dov'è finita?- sibilò Edward, facendosi subito cupo.
- Non so...l'avrà presa Harry.- gli disse Ron tranquillo - Che c'è? Tranquillo...-
- Tranquillo un accidenti.- replicò Dalton insolitamente duro - Gigì! Gigì dove sei?-
La fatina stava nel suo alveare, dormicchiando, ma enne svegliata bruscamente e nel dare risposte fu parecchio evasiva.
- Ma si...- sbadigliò, svolazzando svogliatamente davanti al naso dell'ex Corvonero - Ha detto che andava da qualche parte ma non ho capito dove. Ha detto anche che sarebbe tornato prima di mezzanotte.-
- Allora la mappa l'ha presa lui.- fece Edward calmandosi.
- Ma certo. Chi volevi l'avesse presa?- rispose la fatina.
Dalton tacque e subito dopo disse che se ne andava a letto, lasciando gli altri tre intenti a chiedersi che cavolo gli stesse succedendo. Anche Harry poi...a cena era stato piuttosto silenzioso.
- Quei due hanno qualche problema per caso?- chiese May stranita, cominciando a togliersi mantello e corpetto.
- Sarà ancora per la storia di stamattina.- si schifò Draco, irritato.
- Che storia?- fece la Aarons senza capire, visto che era stata di nuovo via tutta la mattina e anche a pranzo.
- Niente d'importante.- disse Ron, sedendosi a tavola con un'espressione vacua - Se vuoi fare il bagno per prima May per me va bene. Tanto devo aspettare Harry per parcheggiargli un pugno in faccia.-
- Idem.- sentenziò Draco con un ringhio in fondo alla gola - Fatti pure il bagno mezzosangue.-
- Perfetto!- rise la ragazza incamminandosi alle scale - Ma non lamentatevi se ci metto tanto!-
- Hai un quarto d'ora e poi ti caccio fuori.- l'avvisò il biondo acidamente.
- Hai idea di dove mi sia finita tutta quella vernice?- sbuffò l'altra già sui gradini - Guarda che è difficile da far venire via! E i miei capelli poi!-
- Frega niente. Quindici minuti e poi entro!-
- Irritante furetto psicopatico...-
- E non chiamarmi anche tu così, cazzo!- ma May era già corsa via ridacchiando, lasciandolo solo a fumare come una teiera, incazzato con lei, Potter e il mondo intero.
Una volta soli però la domanda saltò comunque fuori, in un modo o nell'altro.
- Lo Sfregiato è d'accordo con Edward per quella faccenda?- sibilò Draco, accendendosi una sigaretta.
- Non lo so. Non ne abbiamo parlato...ma anche lui non ci ha creduto.- disse Ron, versandosi due dita di whisky incendiario con la bacchetta - Se vi parlaste forse potresti farti meno seghe, sai Malferret?-
- Io con quello non ci parlo. Lo uccido quando torna.- rognò il biondo, dando un tiro.
- Non ti parlo di Halloween.- sbuffò il rossino - Ti parlo in generale.-
- Non darmi il tormento anche tu Weasley adesso, cazzo.-
- Che rottura...allora pensala come ti pare.-
- Come ho sempre fatto.-
Ron roteò gli occhi, pensando che due sole dita di liquore non sarebbero bastate. Ripensò a quella mattina, alle parole di Edward e nonostante il fastidio che gli avevano causato, se ne chiese il motivo. Edward non era mai stato una persona da mettere zizzania, da accusare qualcuno senza prove.
Ma allora...dovevano credergli? Aveva esposto i suoi dubbi e loro lo avevano attaccato. E se avesse avuto ragione invece? Se ci fosse stato davvero un traditore fra di loro?


L'ombra di Harry Potter vagava nei cunicoli di Hogwarts da più di un'ora ormai.
Era stata dura arrivare...ma infine ci era riuscito.
Le candele illuminavano di luce fioca i muri, le pareti spoglie e imponenti. Niente quadri, solo torce incastrate nella roccia da secoli e secoli. Solo buio, solo un'aria immobile e pesante.
Lui camminava, camminava. Scendeva gradini, andando sempre più in profondità e più scendeva, più gli pareva di sentire caldo...come se fosse stato diretto all'inferno.
Ricordava quella strada. Era la stessa strada che un ragazzino undicenne anni prima aveva percorso con un cuore ancora colmo di speranza. Quel ragazzino era diventato leggenda. La leggenda era diventata mito.
E lui ora se ne stava lì, undici anni dopo esatti, a guardare nello Specchio delle Brame che era rimasto nello stesso posto dove Harry l'aveva visto l'ultima volta. Il riflesso non era poi cambiato, pensò amaro.
Harry Potter era sempre lì, in quello specchio...i suoi occhi spaventati e colmi di rabbia e vendetta erano gli stessi.
Si fece avanti, scendendo ancora una volta la gradinata imponente che lo condusse alla sala circolare, colma di arcate in cui erano nascoste ombre, accarezzate dalle luce delle candele.
Non guardò quelle ombre. Lui guardava qualcos'altro. Insieme allo specchio, davanti a quello specchio...c'era il velo.
L'archetto appariva più piccolo ora. Meno imponente e tetro di una volta.
Quando gli fu vicino, poté sentire ancora gli stessi bisbigli.
Si frappose fra il Velo e lo Specchio delle Brame, chiedendosi perché quel portale per la morte fosse stato condotto in quel luogo. Perché a Hogwarts? Perché lì?
Entrambi rialzati su un piccolo basamento, Harry si sedette su quello del Velo per guardare nello specchio.
Rifletteva i desideri del cuore...già.
Vedeva sempre le stesse cose. Gli stessi ricordi. James e Lily...eccoli. Apparvero dal nulla, sorridendogli.
Sorrise anche lui, vedendo la mano di sua madre stringere la sua e il ghigno di James farsi affettuoso.
Era bello rivederli. Ma ora nello specchio c'era anche qualcun altro.
Tom. Il suo mostriciattolo apparve dalle spalle di James e con un gran sorriso corse a gettargli le braccia al collo, restando appoggiato alla sua schiena senza dire nulla.
Perché c'era anche lui? Harry chiuse gli occhi, inspirando a fondo. Desiderava Tom nella sua vita?
Era quello il suo desiderio più grande? No. E lo capì dopo.
Quando riaprì gli occhi, capì che c'era qualcosa di ancora più grande che il suo cuore bramava.
James, Lily e Tom erano spariti. Ora c'era solo il suo normale riflesso...e in quel riflesso, vide il Velo alle sue spalle sollevarsi. Sentì un fremito...e poi una voce. Un sibilo.
- Harry...-
Potter deglutì, sentendo all'improvviso il sangue farsi di ghiaccio nelle vene.
- Harry Potter...perché mi hai chiamato?-
La cicatrice divenne bollente. Poi iniziò a sanguinare...e Lord Voldemort uscì dal Velo, sedendosi sinuoso alle spalle del bambino sopravvissuto, avvolto in un lungo mantello, gli occhi rossi che bruciavano come fiamme...e una domanda nello sguardo.
- Harry...cosa vuoi da me? Perché mi hai chiamato?-
No, no! Non era vero! Terrorizzato a morte dal suo stesso desiderio che ora gli appariva nitido come l'anima di Voldemort apparsa nello specchio, Harry scattò in piedi. Tenendosi la fronte macchiata di sangue e continuando a risentire la voce del suo nemico che lentamente svaniva, il giovane Auror scappò sui gradini e iniziò a correre.
Corse, corse...corse a perdi fiato.
Lontano dal nemico.
Lontano dal passato.
Lontano da ciò che il cuore voleva.

 

 

 

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Capitolo 26
*** Capitolo 26° ***


 


Draco si destò di scatto. Appoggiato a un gomito, aveva finito per appisolarsi alla tavola della sala riunioni nella Torre Oscura, invece di andare a letto e ora un rumore sordo l'aveva svegliato.
Mise a fuoco la sala poi guardò l'ora al suo orologio da polso mentre qualcuno saliva le scale con passo affrettato.
Rimase in silenzio quando avvertì il suo bracciale vibrare con forza. E continuò a vibrare producendo uno strano suono flautato fino a quando i passi non si fecero più vicini. Ironicamente, il pendolo magico della torre scoccò l'una di notte quando Harry varcò la soglia, col fiato corto...e quando sollevò il capo, Draco lo vide anche sanguinante.
- Che diavolo ti è successo?- sibilò, alzandosi e raggiungendolo.
Potter per tutta risposta si schiacciò contro la porta, alzando una mano come per tenerselo alla larga.
Il biondo gliela scostò seccato, portandogli una mano sulla fronte. Guardò la cicatrice che sanguinava copiosa, poi i suoi verdi sgranati quasi fino al limite...e si scoprì a pensare a qualcosa di veramente grave.
Draco in tanti anni insieme non l'aveva mai visto tanto...terrorizzato? Qualcosa doveva averlo spaventato davvero molto. L'espressione febbrile e il suo pallore non fecero altro che avvallare la sua tesi.
- Allora? Cos'è successo?- richiese Malfoy, cercando di trattenere l'impazienza.
Harry però continuò a non rispondere. Si sentiva vibrare come una corda di violino e il cuore sembrava volergli uscire dal petto. Senza articolare un pensiero sano, cercò di mettersi in piedi senza l'aiuto della porta a cui era letteralmente appoggiato ma traballò pericolosamente, così restò dov'era...e cercò di calmarsi...ma non ci riusciva.
Vagamente si era accorto di essere tornato alla torre. Anche la presenza di Draco era piuttosto vacua davanti a lui.
Quasi non sentiva la sua voce, l'aria fredda della sera che entrava dalle finestre...
Sentiva solo...qualcosa che alla lontana aveva a che fare con la paura.
Rivedeva gli occhi di Voldemort, la sua espressione furente e confusa, quando gli era apparso di fronte, nel riflesso dello Specchio delle Brame, dopo essere uscito dal Velo.
Il suo desiderio più grande...era forse rivedere Voldemort? No, non poteva essere solo quello.
Perché aveva desiderato rivederlo? Perché sentiva di avere ancora qualcosa in sospeso con quell'uomo?
Perché non riusciva a liberarsi di quell'ossessione?
Inspirò a fondo mentre il sangue dalla fronte gli colava sulle guance.
Non seppe come ma alla fine Draco riuscì a portarlo alla tavola e lo fece sedere. Dopo aver imbevuto un fazzoletto in un po' d'acqua, il biondo glielo passò sulla cicatrice che dopo qualche attimo si richiuse, smettendo di grondare sangue.
Ecco. Ora quella sensazione sembrava affievolirsi.
La rabbia, l'odio, la frustrazione, la vendetta, il dolore e la paura stavano scemando...
- Dove sei stato?-
All'ennesima domanda, Harry digrignò i denti. Dov'era stato? Dov'era stato??
Sollevò lo sguardo con gli occhi praticamente incendiati e si alzò, spingendo indietro Malfoy che però non parve stupito da quell'attacco d'ira. Rimase impassibile anche quando il moro cominciò a camminare avanti e indietro, tenendosi la testa che sembrava quasi scoppiare, visto il flussi di pensieri e domande che lo stavano inondando.
Gli sembrava che gli mancasse l'aria...si sentiva svenire...
- Non è vero! Non è vero che voglio che torni!- ringhiò a bassa voce, velenoso.
Draco stavolta gli allungò un'occhiata acuta, scrutandolo attento. Quello sguardo...lui lo conosceva.
Ricordava quegli occhi verdi colmi di rabbia. Gli occhi di un bambino a cui era stato tolto tutto.
- Potter...- sibilò, incrociando le braccia - Dimmi che non stai impazzendo.-
- Sei sempre stato il primo a darmi del pazzo ricordi?- si bloccò il bambino sopravvissuto, andando all'improvviso a un passo dal naso - E sai una cosa? Avevi ragione Malfoy! Non serve a niente! Non è mai servito a niente!-
Eccolo. Il giorno che Draco aveva temuto era arrivato.
Il giorno in cui più niente fosse riuscito a tenere in piedi l'immagine costruita e patinata dell'eroe dei maghi. Lì finiva l'eroe ed iniziava il ragazzo.
- Cosa non è servito a niente?- richiese, cercando di mantenersi calmo lui per primo.
- Lottare! Vendicarsi!- urlò Harry esplodendo - Avevi ragione! Sono stato solo un bandiera! Lui...lui ci sarà sempre...-
- Lui chi?- alitò il biondo cauto.
- Lui.- sibilò Potter gelandogli il sangue con la stessa occhiata che un tempo aveva riservato a Lord Voldemort.
Ora si stava davvero preoccupando. Se era un altro scherzo non era divertente per nulla. Decidere di gettare la spugna, pensare che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato fosse più forte di lui, credere di essere una bandiera...
No, non erano parole che avrebbero mai potuto uscire dalla sua bocca.
Cos'aveva visto? Chi...aveva visto?
- Lui non ci sarà per sempre.- si trovò a dirgli, guardando il bambino che aveva incontrato undici anni prima - Ogni qual volta tenterà di tornare, tu lo ucciderai di nuovo.-
- Ah si?- urlò furibondo - Per cosa? Per chi?-
- Ma che cazzo di domande mi fai ora...- Draco assottigliò il tono e la sua voce si arrochì - Per chi ti sei sempre battuto? Chi è che difendevi quando eravamo qua?-
- Chi difendevo?- sibilò il moro in risposta - Difendevo il desiderio di vendetta che mi attanagliava, ecco cosa!-
- Stai dicendo un sacco di stronzate, Sfregiato.-
- Al diavolo Malfoy!- ringhiò, passandosi le mani fra i capelli - Sai una cosa? Ne ho basta! Ne ho basta del passato, ne ho basta di questa scuola, ne ho basta della gente che mi guarda e vede in me una specie di eroe dalla fulgida spada! Ne ho basta di tutto!-
- Non ti ho mai visto come un eroe.- se ne uscì Draco a quel punto, zittendolo. Gli occhi grigi per un attimo brillarono, poi si appoggiò coi fianchi al tavolo, con la sua aria sprezzante - Per me sei sempre stato una spina nel fianco. Ti ho sempre visto come un viziato al pari mio. Sei solo una seccatura.-
Solo una seccatura...
Quelle erano state le parole di Voldemort, al sesto anno quando si erano ritrovati faccia a faccia.
Non seppe bene dire cosa accadde dopo ma la rabbia divampò con un incendio. Volò addosso a Draco e l'altro, pronto ad attutire il colpo, si appoggiò alla sponda ma tale era la forza della furia di Harry che rotolarono sulla tavola. Lì il biondo si prese un pugno in faccia ma non stette fermo a subire. Con un corpo di reni cercò di ribaltare la situazione, ottenendo solo che Potter si sbilanciasse e crollassero insieme sul pavimento.
- E' tutto quello che sai fare Sfregiato?!- Malfoy restituì il pugno che si era preso sullo zigomo con gl'interessi, colpendo forte Harry alla mascella ma il moro, benché incassando durante, non mollò la presa.
Fra altri pugni, calci e testate, riuscirono a rimettersi in piedi ma nessuno dei due accennò a toccare la bacchetta, tantomeno le loro spade che erano state rovesciate a terra.
Soffocati entrambi da un antagonismo che aveva radici troppo poco radicate, ma orgogliose, i due rimasero a fissarsi come due felini pronti ad attaccare di nuovo...ma vennero interrotti.
La porta della torre era aperta...qualcuno l'aveva spalancata.
- Che diavolo...- sibilò Potter rabbioso ma dopo un attimo qualcuno uscì da sotto un mantello dell'invisibilità. Tom.
Il ragazzino sembrò non guardare i tagli e i lividi che si erano inferti, fissandoli più che altro con gli occhi blu veramente preoccupati.
- Mostriciattolo...- Draco si pulì il sangue dall'angolo della bocca, mentre Harry nascondeva lo sguardo, evidentemente provato da ciò che aveva visto nello Specchio delle Brame - Cosa fai qua? È tardi! Non devi andare in giro di notte.-
Il ragazzino rimase sulla porta, continuando a fissarli. Era in pigiama...e sembrava appena uscito dal letto.
Guardando la sua fronte piena di cerotti, i due Auror continuarono a tacere, quasi sgomenti.
- Harry...- Tom spiò verso di lui - Harry...dove sei stato prima?-
Draco portò la sua attenzione su Potter. E così...Tom aveva sognato la realtà che aveva vissuto lo Sfregiato.
- Harry...- mormorò di nuovo il maghetto, tremando - Dove sei stato?-
Già. Dov'era stato? Dentro a un incubo forse. Un incubo che viveva nel cuore di un bambino.
Il piccolo Riddle si mosse verso il moro, restando a fissarlo con l'anima palpitante.
Vide le sue ferite, poi guardò la sua cicatrice e facendolo si fece più male di quanto avesse mai potuto immaginare.
Era stato suo padre a procurargliela...era stato suo padre a fare del male a Harry.
Sollevò senza accorgersene una mano ma quando fece per toccarlo, il suo padrino si scostò bruscamente.
- No Tom...- alitò, spingendosi contro la tavola - Non...non toccarmi.-
Il bambino ritrasse la mano quasi intimorito e fu Draco ad avvicinarsi a lui, quasi per proteggerlo.
- Sedetevi.- ordinò perentorio.
- Ma...ma...-
- Seduto mostriciattolo.- disse di nuovo, addolcendosi ma sempre imperioso - Anche tu Potter.-
Pochi minuti più tardi, la tensione sembrava essersi leggermente diradata ma fra i tre continuava ad aleggiare una muta domanda a cui però il bambino sopravvissuto non aveva intenzione di dare una risposta.
Mandò giù un bicchiere di whisky incendiario che finalmente tornò a fargli scorrere il sangue nelle vene.
Sentiva due paia d'occhi puntati addosso ma desiderò far finta di essere solo. Avrebbe dato qualunque cosa per essere solo ma Draco e Tom erano lì, con lui. Era più che mai deciso a tenere per lui quel segreto, neanche sotto tortura avrebbe confessato ciò che gli era accaduto ma Tom avrebbe potuto rivelarsi un vero problema.
Quel loro dannato collegamento avrebbe potuto fargli rischiare molto e tutto voleva tranne che il bambino venisse invischiato in una lotta fra lui e suo padre. Non voleva metterlo in mezzo...non voleva assolutamente metterlo in mezzo. Tom doveva stare fuori da quella storia, per nulla al mondo avrebbe dovuto trovarsi in uno scontro fra lui e Lord Voldemort...se lo giurò, serrando la mano sul bicchiere e alzando lo sguardo sul bambino.
Quasi sorrise, vedendo Malfoy con braccio attorno alle spalle di Tom e il piccolo Riddle quasi nascosto nel collo di suo cugino. Draco si era dimostrato molto più protettivo e comprensivo di lui con il loro piccolo mostriciattolo.
Chissà perché.
- Adesso sto bene.- sussurrò a bassa voce, continuando a tenersi la fronte dolorante.
Se Tom attese altre spiegazioni, l'ex principe di Serpeverde si ritenne soddisfatto anche ora c'era ben altro che dovevano sistemare. Draco si limitò a dirgli che lo aspettava in camera sua, poi se ne andò lasciando Potter a sistemare il bel casino che aveva combinato col loro mostriciattolo.
Ma se Harry sembrava voler ignorare la tensione, il piccolo Tom continuava a sentirsi il cuore battere forte. Si era svegliato un'ora prima di soprassalto, come se fosse stato intrappolato in un incubo senza possibilità di uscirne.
Non ricordava cos'avesse sognato, ma sapeva bene che era stato Harry a farglielo vedere.
Aveva memoria solo di un grande specchio con una scritta incomprensibile e di due inquietanti occhi rossi.
Basta, per il resto gli era rimasto solo il grande tumulto interiore di Harry che si era allargato in lui come una macchia d'olio e per quanto avesse cercato di negarlo, Tom poteva vedere uno strano fremito nei suoi occhi verdi.
A Tom piacevano tantissimo quei suoi occhi. Ancora più degli occhi azzurri di Damon o Edward, di quelli grigio argento di Draco o di quelli dorati degli Hargrave. Il colore smeraldo di quelli di Harry gli dava l'impressione di qualcosa di bello e puro...intoccabile.
Però c'erano volte in cui il bambino sopravvissuto lo guardava come se in lui non vedesse altro che suo padre.
Era comprensibile...e Tom l'avrebbe capito se un giorno l'avesse odiato.
Già. Di recente ci pensava sempre più spesso. Lui un giorno sarebbe cresciuto, sarebbe diventato un uomo...e i tratti di suo padre e sua madre in lui sarebbero diventati sempre più marcati. In fondo doveva pur aver ereditato qualcosa da loro. Doveva esserci qualcosa di loro in lui, da qualche parte, nascosto...in attesa di mostrarsi.
E forse un giorno Harry l'avrebbe odiato davvero. Come aveva odiato suo padre.
Un giorno non gli avrebbe più sorriso. Non gli avrebbe più dato del mostriciattolo.
Un giorno non l'avrebbe più portato a volare in groppa a Fierobecco, non l'avrebbe più visto litigare con Draco, né ridere e scherzare con Ron e gli altri.
Presto gli occhi del bambino sopravvissuto non l'avrebbero più guardato in quel modo.
Non s'illudeva che Harry gli volesse veramente bene, questo lo sapeva. Pensava piuttosto che avesse accettato la sua presenza come un favore a Lucilla...niente di più.
Così si dettero entrambi la buona notte con un peso sul cuore, senza veramente sondare cosa provasse l'altro ma mentre il piccolo Riddle tornò a Grifondoro con la precisa intenzione di chiamare l'unica persona che avesse potuto aiutare Harry e Draco, il bambino sopravvissuto capì in quel momento che nessun tipo di aiuto avrebbe realmente potuto fare qualcosa per lui. Inoltre a peggiorare la situazione aveva di nuovo scaricato la sua rabbia su Malfoy e si odiava quando lo faceva. Non che Malferret fosse cambiato...quando c'era da attaccare briga con lui era sempre pronto ma ora, a differenza di quando erano studenti, aveva un impedimento.
Salendo in camera sua, dove il biondo era andato ad aspettarlo visto che nel suo letto c'era May, Harry avvertì distintamente la stretta fastidiosa del bracciale al suo polso destro.
Litigando non si erano ritrovati incollati come loro solito ma ora i bracciali si erano come ristretti. E faceva male, molto male. Sembrava quasi volessero penetrare nella loro pelle.
Arrivato alla soglia della sua camera, trovò Malfoy intento a pulirsi il sangue dal labbro inferiore, seduto sul bordo del suo letto. Gliel'aveva spaccato ma non sembrava farci caso, limitandosi a tamponare il taglio con un fazzoletto.
- Sta succedendo qualcosa a questi affari, te ne sei accorto?- gli sibilò, ancora prima che avesse chiuso la porta.
- Oggi pomeriggio ha emesso un suono strano quando ero al lago.- disse il moro, andando ad appoggiarsi alla scrivania, come per stargli il più lontano possibile.
- Un suono? L'ha fatto anche prima che arrivassi tu. Ha vibrato e poi ha come tintinnato.-
- Si, esatto.-
- Forse il mio bracciale ce l'aveva con te. Reagisce a quello che ti succede.-
- Stai dicendo che capta il pericolo?- gli chiese, fissandolo cupo - Che stavi facendo tu oggi pomeriggio allora?-
Draco levò finalmente lo sguardo, altrettanto infastidito dalla domanda - Niente, sono stato con May.-
Harry se ne uscì con un gemito roco, alzando gli occhi al soffitto e poi andando ad appoggiarsi di peso alla finestra.
- Lasciamo fuori Edward da questa storia, ok?- disse, esausto - Anzi, lasciamo fuori tutti gli quanti da questa storia.-
- D'accordo. Non c'è problema. Ma mi sta bloccando il sangue.-
- Senti, facciamo così...ripensiamo alla maledizione. Cosa ci ha detto quel gagia?-
La risentivano la voce di quel maledetto vecchio...dopo due anni, era ancora nitida nei loro pensieri.
Proprio come una condanna.
"Anime contrastanti possedete,
E nemici di sangue sarete.
Ma qui giunge il destino,
A mutare il vostro cammino.
Uniti resterete, coi bracciali che io v'impongo
Finché della vostra riconciliazione venga il giorno..."
- Ha detto che saremmo rimasti uniti dai bracciali fino a quando non ci saremmo riconciliati, giusto?-
- Si ma non ci ha dato un limite di tempo né di azione. Non ha mai detto "Se vi prendete a pugni finirete stritolati nei bracciali!" mi pare! O sbaglio?- replicò il biondo - Credi che abbia altro in mente?-
- Non lo so...- alitò Harry, fissandolo da sopra la spalla - Ma se peggiora dovremo farci vedere da qualcuno.-
- E da chi? Quel gagia è sparito nel nulla.-
- Ce ne sono altri in giro.-
- Non si pestano mai i piedi a vicenda.-
- Allora andremo da Lucilla. Se questi affari ce li hanno sbattuti addosso ci sarà un motivo. Forse quel tizio ci conosceva e voleva ucciderci.-
- Avesse voluto davvero ucciderci avrebbe trovato un altro modo. Sono due anni che stiamo così.- borbottò Draco, accendendosi a fatica una sigaretta - A meno che quello non abbia tempo da perdere.-
- Fa lo stesso...cerchiamo di calmarci d'ora in avanti, ok?-
- Hn.- Malfoy sogghignò con scherno, veramente divertito - Fa davvero ridere questa frase.-
- Ecco di cosa parlavo.- ringhiò Harry in risposta - Finiscila. Ogni cosa di te mi urta i nervi.-
- Oh Sfregiato, tu invece non sai le volte che sarei arrivati a tagliarmi la mano pur di poterti sul serio spaccare la faccia.- replicò acidamente, assottigliando gli occhi grigi - Ma finché siamo legati, non posso permettermi di fare quello che mi passa per la testa. Probabilmente non potrei neanche morire, senza che accadesse qualcosa anche a te.-
- Stai dicendo che finiremo per morire insieme?- Harry esibì un ghigno sinistro, prima di tornare a guardare verso il cielo stellato - Dio, questa è la ciliegina sulla torta. Prima lui, poi te...-
Draco, che era fermo sulla porta pronto ad andarsene, si volse a fissarlo. Prima l'ipotesi che Harry avesse incontrato Voldemort gli era parsa assurda e improbabile ma ora niente gli sembrava impossibile.
Lo Sfregiato non era mai stato uno da spaventarsi neanche di fronte alla morte certa.
Stava mollando davvero. E lui non poteva permetterselo. Se lui avesse mollato, troppo gente avrebbe sofferto.
- Da quando sei diventato un tale codardo San Potter?-
- Risparmiami la predica, Malfoy. Sei l'ultimo a potermela fare. Ho per caso sottoscritto un contratto che mi obblighi a salvare tutti i maghi della Gran Bretagna per caso?-
L'altro non rispose, così il moro lo incalzò con un sorriso acido - Non dici niente? Eppure parlo esattamente come te.-
- Si ma tu non sei me.- lo bloccò Draco, scrutandolo attentamente - In due anni vuoi dire che ti ho tarato a tal punto, bambino sopravvissuto? Che fine ha fatto lo stronzo che ha attaccato briga con me a undici anni? Dov'è il mago che è andato in giro per questa scuola a testa alta anche sotto mille pettegolezzi? Dov'è finito il campione di quidditch, la frana in pozioni? Sei stato una spina nel fianco per anni, Potter. Mio padre mi ha ossessionato per te...e adesso a quanto pare scopro che bastava un po' di tempo insieme e avrei sistemato tutto senza spargimento di sangue.-
- Dray, Dray...- rispose l'altro a tono - E tu invece? Tu non sei me. Eppure parli come se la fossi la mia coscienza.-
- Ti sto solo dicendo che hai il dovere di fare qualcosa per impedire che i Mangiamorte tornino.-
- Dovere verso chi eh?- ringhiò Potter rabbioso - Verso i maghi? I babbani?-
- No. Verso Tom.- sibilò l'ex principe di Serpeverde - E poi verso di me. Me lo devi.-
- Io non ti devo un cazzo.-
- Oh, si invece.- sibilò Draco, prima di andarsene - Mi devi sette anni Harry! E giuro che li riavrò indietro.-


Cloe King sollevò per l'ennesima volta lo sguardo dal libro di Trasfigurazione, posando delicatamente gli occhi nocciola sul suo compagno di banco. Da tempo ormai aveva notato quando Tom Riddle fosse di umore altalenante ma quella mattina però sembrava veramente uno spettro.
C'era qualcosa nella sua lentezza nel prendere appunti che la metteva in allerta. Nello studio Tom era sempre stato da subito uno dei migliori della classe con Ian Wallace, era sempre pronto e preparato ma quella mattina qualunque domanda gli era stata fatta aveva ottenuto come risposta solo un silenzio malinconico.
Quando era andato a svegliarlo quella mattina l'aveva trovato già in piedi...e i suoi occhi blu le erano parsi così vuoti e tristi. Non l'aveva mai visto così. Sembrava...sembrava avesse ricevuto una brutta notizia.
Una volta finita l'ora della Mcgranitt non fece neanche in tempo a chiudere la borsa che Tom era già sparito.
Corse alla porta con gli occhi sgranati ma non lo vide in corridoio.
- Megafessa!!!-
Beatrix Vaughn quasi si cavò un occhio, imprecando ad alta voce come una tipica esclamazione americana. Quella deficiente della Grifondoro le era arrivata alle spalle, spalancando la porta del bagno proprio mentre lei si stava rimettendo una lente a contatto violacea, in tinta con le sue ciocche. Ringhiando per lo spavento, si volse rabbiosa - Insomma, ma non sei capace a usare un tono di voce normale accidente a te?-
- Lascia perdere!- la zittì Cloe senza neanche stare a sentirla - Vieni con me!- aggiunse poi, afferrandola per la mano fredda e liscia - Devi aiutarmi a trovare Tom!-
La Diurna alzò un sopracciglio - Che è successo? Ha combinato qualcosa con Harry?-
- Perché?- fece Cloe sospetta.
Trix in risposta sorrise appena - Ho gli occhi per vedere. Mi sono accorta che era triste.-
- Ecco, allora metti in moto il naso e aiutami a cercarlo!-
- Mi hai preso per un segugio per caso?!- replicò la Serpeverde irritata - Non puoi chiedere a Wallace, a Worton o al Caramellaio? E poi tu sei una Sensistrega, usa i tuoi di poteri!-
- Caramellaio?- chiese la King incurante di tutto il resto - Parli di Archie?-
In quel momento si spalancò la porta di una dei bagni e il ghigno sornione di Damon Howthorne si posò sulle due streghette. Il giovane Legimors scosse il capo, rimettendosi il maglione e spettinandosi tutto.
- Dio, ragazze...siete così dolci da farmi commuovere.- commentò, sistemandosi i capelli davanti allo specchio.
- Oh, che cosa carina hai detto!- replicò Beatrix a tono, sbattendo gli occhioni con aria melensa - Se avessi la sensibilità di uno di voi sanguecaldo forse mi avresti fatto battere il cuore.-
- La finite razza di stupide aspidi?- rimbrottò la bella Grifondoro - Avanti, datemi una mano!-
- Perché?- chiese Damon senza fare una piega.
- Come sarebbe perché?- sbraitò la biondina, afferrandolo quasi per il collo - Stupido serpente, Tom è il tuo migliore amico no?-
- Si.- disse Damon tranquillo.
- E allora aiutami a cercarlo, razza di deficiente! Non l'hai visto che stava male a lezione?!-
- In effetti potremmo andare davvero a cercarlo.- disse Trix scoccando un'occhiata al suo compagno di casa - Forse Wallace l'ha visto in giro. Saranno insieme a fare i compiti in biblioteca magari.-
- Si certo...- borbottò Damon, finendo di sistemarsi i capelli - E se non volesse seccatori attorno?-
- Un giorno o l'altro ti avveleno, lo giuro.- rognò Cloe incrociando le braccia - Avanti signor Veggente. Tu che sai tutto, che cavolo gli è successo? Ne avete parlato o hai visto qualcosa?-
- Avessi visto qualcosa non starei a preoccuparmi, trovi?- rispose l'altro pacato.
L'aria truce della King finalmente convinse il giovane lord a tapparsi la bocca e far muovere il cervello. Dunque...doveva poteva essere finito il suo migliore amico se aveva litigato con Harry? Se nel dormitorio non c'era e al lago neanche, cosa che appurò Trix una volta in giardino, spiando con la sua vista da vampira lungo le coste e le spiagge, allora per scoprire dove fosse finito c'era un solo modo.
- Ma perché, perché!- piagnucolava la Vaughn, in spalla ad Howthorne mentre salivano le scale della torre oscura - Non potevate andare su da soli voi due?! Accidenti a Tom!-
- Mai vista una vampira che ha paura delle altezze!- rognò Cloe dietro di loro.
- Insomma, mi sembrate Harry e Draco!- sbottò Damon - Non siete capaci di stare buone voi due?-
- Quanto ci va ancora?- mugugnò Trix ben aggrappata al suo collo - Non è adesso cadiamo vero?-
- Dio, pesi come una piuma!- le rispose sbuffando - Sta buona e non ti agitare. Ci siamo quasi.-
Arrivati davanti alla porta d'ingresso delle sale della torre, il trio si bloccò un attimo a sbirciare dallo stipite.
C'era solo Gigì addormentata nel suo alveare, Jess e Milo.
- Ciao ragazzi!- disse la Grifondoro, entrando sparata fregandosene della delicatezza - Scusate, avete visto Tom?-
I due Auror prima di rispondere ebbero lo decenza di chiedersi come mai Trix fosse conciata in quello stato sconclusionato ma Morrigan si limitò a darle la merenda, cosa che la rimise in sesto mentre Howthorne e la King si divertivano a cercare sulla mappa del Malandrino con la benedizione di Mckay.
- Perché cercate Tom?- chiese Milo pochi minuti più tardi, sfamata la Diurna che era ancora tutta scombussolata.
- Così...l'abbiamo perso di vista.- gli rispose la Vaughn, alzando le spalle ma l'altro le scoccò una lunga occhiata, facendola vagamente arrossire - Nessuno ti ha insegnato a raccontare bugie migliori cucciola?-
Cucciola? Trix tacque, facendo finta di non aver notato il cerotto che Milo continuava a portare al colo. Attorno c'era una specie di alone violaceo. Possibile che gli avesse fatto tanto male?
Milo si accorse del sguardo preoccupato e gli tornarono alla mente le parole di Gala. Il vincolo...
La sorpassò facendosi freddo, andando da Damon e Cloe che guardavano la mappa con aria guduriosa.
- Ragazzi, questa cosa è una figata...- disse quel demonio di Howthorne - Dov'è che l'avete presa?-
- Appartiene a Harry.- disse Jess sorridendo e scuotendo il capo - Non ci pensate neanche a metterci le vostre grinfie sopra, voi due delinquenti. Ci basta già Harry...e poi Edward ci ha messo sopra un incantesimo, quindi statevene buoni e cercate Tom tranquillo ok?-
- Si ma è un casino...- si lagnò la King tutta curiosa - Ma tu guarda che roba...Silente fa sempre su e giù così?-
- Dove diavolo è andato a cacciarsi quel rimbambito..- sospirò invece Damon, cercando in ogni piccola stanza del castello. Stava girovagando con lo sguardo anche per le torri quando notò qualcosa...
May Aarons. Era nella torre degli insegnanti. Stava davanti a quella che doveva essere la camera della loro professoressa di Difesa. Davanti a lei camminava proprio la Lestrange, secondo la targhetta che leggeva sui passi. Erano sulla porta...e la loro prof sembrava camminare facendo un solco...May invece restava ferma.
Dopo, sempre considerando il movimento dei passi, parve che fra loro fosse nata una colluttazione.
Subito dopo May se ne andò, prima ancora che Damon potesse avvisare gli altri.
Meno male, pensò sollevato. Si era trattato solo di ronda e l'Osservatrice di Draco non si era fatta male.
- Oh eccolo!-
La voce squillante di Cloe lo riportò alla realtà - Eccolo Tom! È nella guferia! Forza, andiamo!- e senza aggiungere altro afferrò Howthorne per il cappuccio, la Vaughn quasi per la gola e li trascinò giù, incurante degli strilli della Diurna che perse altri vent'anni di vita quando risalirono in guferia.
Varcata la soglia, vennero investiti dal terribile casino provocato da tutti gli uccelli della scuola.
Girando e pestando scheletri di topolini, i tre finalmente trovarono il piccolo Riddle in piedi, con la bianca Edvige appollaiata sul suo braccio, godendo delle lievi carezze che il maghetto le riservava.
- Ciao.- disse stranito, quando li vide.
I tre lo guardarono, cercando qualche segno nella sua espressione ma il Grifondoro li fissò interrogativo.
- Che c'è?- chiese, confuso - Che è successo?-
- Non lo so.- sibilò Cloe cominciando ad alterarsi - Dimmelo tu!-
- Che ho fatto?- alitò, sperando che qualcuno gli desse delle spiegazioni.
- Duchessa, lascialo stare dai.- la blandì Damon avvicinandosi a lui - Erano preoccupate per te, ecco tutto.-
- Ah, noi eravamo preoccupate.- frecciò Trix seccata.
- Preoccupati per cosa?- l'interruppe Tom.
- Della faccia che avevi stamattina.- disse Cloe serafica - Non sei neanche venuto a pranzo. Cos'hai, non dirmi che vuoi ricominciare con lo sciopero della fame o giuro che ti prendo a ceffoni capito?-
- Oh, scusate...- Riddle finalmente capì cosa intendevano, sorridendo di sottecchi a Damon per il fatto che quei tre squinternati lo avessero tanto a cuore - Mi spiace, ho avuto una nottataccia.-
- Siamo in due allora.- rispose Howthorne - Dai, dimmi. Qual è il problema stavolta?-
- Bhè...- gli occhi blu di Tom si velano ancora una volta di tristezza - Ieri sera Harry ha fatto un brutto incontro secondo me. Si è fatto male...poi si è picchiato con Draco, hanno litigato di brutto e quando sono arrivato io perché ho sognato quello che gli è successo, non ha voluto spiegarmi nulla.-
- Hai sognato quello che gli è successo?- chiese Trix stranita - Sei un Veggente come questo qua?- e dicendo additò Damon che roteò gli occhi. Tom scosse il capo, un po' restio a spiegare la faccenda - Bhè...ecco, la cicatrice a forma di fulmine che Harry ha sulla testa gliel'ha fatta mio...Lord Voldemort.- si corresse, serrando i denti - E quella li ha sempre collegati mentalmente. Ora accade lo stesso con me, anche se io non posso costringere Harry a fare qualcosa che non vuole come invece poteva fare Lord Voldemort...però sentiamo a vicenda cosa ci capita e così ieri notte ho sognato che gli è successo qualcosa di brutto.-
- E non ti ha detto cosa gli è successo di preciso?- insistette Cloe.
- No.- sussurrò il ragazzino scuotendo il capo - Era troppo arrabbiato con Draco.-
- Merlino, quanto sono rissosi quei due...- bofonchiò Damon.
- E si può sapere cosa stai facendo qua?- s'intromise Trix.
- Ecco...ho pensato che Ron da solo non riesce a tenerli buoni e uniti. In questi momenti quei due hanno bisogno di stare insieme. Non possono continuare a litigare.-
- Questo è appurato.- sentenziò Howthorne - Qual è il tuo piano per rimediare ai loro screzi?-
- Screzi? Hanno vent'anni suonati.- bofonchiò la Vaughn - Sono due dementi!-
- Anche lei non ha tutti i torti.- sibilò la King sarcastica - Comunque Tom? Allora, hai un piano per quei due?-
- Bhè...c'era una persona sola che era riuscita a tenerli buoni insieme, quattro anni fa. È Hermione.-
- Ma non hai detto che sta male?- disse Damon - Che vuoi fare? Chiamarla?-
- Già...- il piccolo Riddle posò lo sguardo su Edvige, stringendo la lettera che teneva in mano - Ci ho pensato stamattina. Le ho scritto un paio di righe...ma da quando è andata via con Caesar, non si è più fatta sentire. So che sta male...e non vorrei farla preoccupare.-
- Se sta così male come dici non credo che le farà bene sapere cosa fanno quei due imbecilli.- disse Trix.
- Dipende...- aggiunse Cloe che al nome della Grifoncina si era come calmata - Dipende dal suo carattere. Se sapesse che Harry ha bisogno di lei...credi che questo le darebbe la spinta per guarire più in fretta?-
Tom parve illuminarsi, prendendo in considerazione quell'ipotesi. Certo...ma c'era comunque in rischio che la Granger finisse solo per aggravarsi. Non sapeva proprio cosa fare. Ma lei era l'unica, con Ron, a poter sostenere il bambino sopravvissuto. Inspirò a fondo, sempre più tentennante.
- Senti...e mandare la lettera a tua madre?- mediò infine Damon - Lei saprà parlare con la tua amica al momento giusto visto che vivono insieme no?-
Ecco, quella era già un'idea più sensata. Finalmente si trovò ad annuire e così prese la sua decisione. Intestò la lettera a Lucilla e pregò Edvige di consegnarla solo alla Lancaster. La civetta tubò orgogliosa e poi volò via, mentre Tom pregava che Harry non si accorgesse che la sua bianca civetta stava lavorando in sordina alle sue spalle.
- Vedrai che andrà bene.- gli disse Cloe, sorridendogli - Ne sono sicura.-
- Grazie.- disse Tom arrossendo vagamente - E scusate se vi ho fatto preoccupare.-
- Figurati, dai!- ironizzò Damon - Adesso piuttosto...andiamo a cercare quei due, che dici?-
- Draco e Harry? E che vorresti fare?-
- Li portiamo al campo di quidditch e li facciamo volare un po'.-
- Guarda che potrebbero rompersi l'osso del collo.- frecciò Trix.
- Vedremo. Torniamo alla torre oscura, saranno tornati ormai.- replicò Howthorne sicuro, riprendendosi in spalla la Vaughn che già piagnucolava contro la loro testardaggine - Facciamo venire anche Ed e Ron, così saremo più sicuri. E poi un amichevole di quidditch non ha mai ucciso nessuno.-
- Di quei due proprio non sai niente.- sogghignò Tom rinfrancato - Però possiamo provare!-
Ma la faccia di Potter e Malfoy, davanti alla loro proposta, cadde quasi subito in un'espressione omicida.
- Perché?- bofonchiò Damon serafico, fissando il biondo Auror - Non sei più capace?-
Draco non lo guardò neanche, portandosi un calice di vino rosso alla bocca - Maledetti ragazzini.- sibilò.
- Eddai, che problema c'è?- disse Ron divertito, seduto fra Tom e Cloe - Potremmo farci due risate. È giovedì, i ragazzi faranno i compiti stasera e noi potremmo rilassarci un po'.-
- Io sono già abbastanza rilassato, non vedi?- sentenziò Potter con aria bellicosa.
- Oh, questo è palese. Te l'assicuro.- replicò il rossino pacificamente.
- Vabbè, allora vorrà dire che andremo tutti da soli...- attaccò la King sbattendo gli occhioni nocciola - Tra un po' farà buio, noi da soli...al campo...quando cala il sole...coi Dissennatori in giro...-
Draco e Harry se ne uscirono con un ringhio all'unisono, mentre quella continuava imperterrita - E poi con tutta la gente che vuole fare del male a Tom, a Damon...-
- A te, piccola vipera di una Grifondoro se non ti chiudi subito quella boccaccia.- sibilò Malfoy acido.
- Oh che paura...un altro Serpeverde che sputa veleno!- ironizzò lei - Allora? Non sei più capace a volare per caso?-
- Hai voglia di attaccare briga?-
- Draco, per favore...è una ragazzina.- cercò di placarlo Ron sogghignando di nascosto.
- Grifondoro.- ringhiò il biondo rabbioso - D'accordo, vi accompagno. Ma tu stammi lontana!-
Cloe ridacchiò in un modo che a Draco piacque poco. Accidenti, quella specie di leonessa gli ricordava qualcuno.
- Vengo anch'io.- disse Ron, afferrando Harry per il cappuccio della casacca - E anche lui!-
- Non ho voglia di volare.- borbottò Potter.
- Però puoi sempre venire a controllare Tom e gli altri no?- rise Edward, che si stava già preparando - Vuoi davvero dirmi che non hai voglia di volare un po' al campo? Non ci credo. È da quando siamo tornati che guardi i cerchi come un assatanato!-
- Dai Harry, vieni con noi!- chiese a quel punto anche il piccolo Riddle, aggrappandosi al suo braccio - Tu e Draco non siete obbligati a giocare, basta solo che veniate...così vi riposate un po'.-
Ma chissà perché i ragazzini ce l'avevano sempre vinta?, pensò il bambino sopravvissuto mentre scendevano dalla torre. Alla fine Milo, Jess e Clay erano rimasti alla base a controllare la mappa e anche se l'idea di rimontare in sella a una scopa nel campo da quidditch di Hogwarts era parecchio allettante, l'irritazione verso Malfoy e la sua odiosa capacità di sbattergli sempre tutto in faccia continuava a renderlo di pessimo umore.
Per non parlare poi di come continuava a guardarlo Tom... sempre quello sguardo. Sempre quella preoccupazione, quell'affetto sincero assolutamente, secondo lui, mal riposto.
Era atroce. Una situazione atroce e non sapeva davvero come uscirne.
Avrebbe tanto avuto bisogno di un consiglio...di qualcuno che l'avesse aiutato a mediare di nuovo con Draco.
Eppure sembrava che tutto fosse stato buttato al vento. Anche mentre volava al campo, con Tom seduto sulla scopa dietro di lui e Cloe davanti, continuò a vagare con la mente...a vagare, a vagare.
E poi capì che doveva tornare dove tutto era iniziato quella notte.
Si, sarebbe tornato al Velo...non c'era altro da fare. Forse le sue domande avrebbero trovato le risposte nell'uomo che aveva dato vita alla sua leggenda.
- Sono bravi a volare.-
Edward Dalton distolse lo sguardo da Hogwarts, portandolo su Damon che era rimasto sugli spalti per cercare di placare i conati di vomito della sua amica Beatrix.
- Vedrai alle amichevoli quando ci sarà la riunione del nostro anno.- ghignò l'ex Corvonero, divertito.
- Mai visto un gioco più stupido.- disse invece Trix, con la faccia più pallida del solito.
- Che ci vuoi fare...certa gente ama il rischio.- frecciò Howthorne divertito - Piuttosto...Edward, scusa ma May è tornata?-
Dalton lo scrutò senza capire - Perché? È andata a Londra da Orloff.-
- No...- disse il Serpeverde, scuotendo il capo con aria confusa - Un'ora fa circa stavo cercando Tom su quella mappa magica che avete alla torre e l'ho vista davanti alla camera della prof di Difesa...credevo stesse di ronda ma da come si muovevano i passi credo che stessero parlando...poi credo che la prof l'abbia assalita ma May se n'è andata poco dopo, quindi stava bene...scusa, non volevo farti preoccupare...credevo lo sapessi che era andata lì di ronda...-
- Si, scusa...- Edward dopo qualche secondo di silenzio sorrise in maniera alquanto gelida e quel gelo si colse alla perfezione nei suoi occhi, che parvero essere attraversati da un lampo - Me n'ero scordato io, ho sempre la testa per aria. Ma...hai detto che la Lestrange l'ha attaccata? In che senso?-
Howthorne ebbe la vaga impressione che quella domanda avesse un altro fine, ma non fece commenti, limitandosi a dire ciò che aveva visto - La prof camminava davanti alla sua parta, avanti e indietro...non so, come se fosse arrabbiata. May deve averle detto qualcosa che l'ha fatta arrabbiare perché subito dopo le è andata vicino.-
- Vicino eh?- Dalton fece una smorfia e sotto lo sguardo stranito di Ron che passava vicino agli spalti con la scopa, l'ex Corvonero si accese una sigaretta cosa che faceva solo quando era notevolmente nervoso o...infuriato.
- Dici che sta bene?- borbottò Trix - Se ha attaccato briga con la prof magari si è fatta male.-
- No, no tranquillo.- replicò l'Auror dando un tiro veloce - Sono sicuro che May sta benissimo. La rivedremo fra breve... lei non è una che si fa sconfiggere facilmente. Adesso scusate.- aggiunse all'ultimo cominciando a risalire la gradinata degli spalti - Vi spiace se vi lascio qua con Ron e gli altri? Devo andare a Londra da mio padre. Ho dimenticato che oggi è il compleanno del nostro maggiordomo e non vorrei mancare.-
- Figurati, li avvisiamo noi. Ci vediamo domani.- gli disse Damon e quando Dalton se ne fu andati, i due Serpeverde si scambiarono una rapida occhiata. Trix poi rise senza neanche accorgersene.
- Non so come tu abbia fatto...- disse soave - Ma credo che tu gli abbia aperto gli occhi su qualcosa.-
- Dici?- Howthorne corrucciò la fronte - Anche io ho avuto quest'idea...ma non capisco bene che cavolo gli sia successo. Quando ho nominato May e la Lestrange si è come incupito.-
- Magari l'Osservatrice di Harry ha dei motivi per vendicarsi della prof.-
- Chi non ne ha, verso la figlia di quella donna?- borbottò Damon facendosi pensieroso. Ma che strano...in quei mesi aveva cominciato a conoscere abbastanza bene gli amici di Tom e Draco e se aveva inquadrato bene tutto il loro gruppo, a parte lo strano rapporto fra Harry e Draco, per una volta non aveva inteso bene le...intenzioni di Dalton.
Gli era parso, a scanso di equivoci, che Edward avesse avuto una strana espressione nello sguardo. Come...una sorta di presagio di tempesta. E lo stesso aveva visto negli occhi di Potter.
Il giovane Legimors portò la sua attenzione insieme alla Vaughn su Tom e Cloe...che strano.
Quell'avviso di burrasca si stava propagando. Lo sentiva...e se avesse avuto una premonizione, avrebbe dovuto rompere la promessa che aveva fatto a Draco pochi giorni dopo l'inizio della scuola. Gli aveva promesso di non immischiarsi mai in quella guerra...ma ora non poteva più mantenere quel giuramento.
Tom era suo amico...sarebbe stato per sempre il suo migliore amico, fino alla loro morte...e non poteva abbandonarlo.
Qualunque cosa li avesse aspettati in quei mesi, Damon era fermamente convinto che insieme sarebbero stati in grado di superarla...e se avesse sognato altre morti...bhè, non avrebbe fatto altro che seguire il destino che gli era stato prescritto.
In fondo, come un tempo gli aveva detto suo padre, lui sarebbe stato per il figlio di Lord Voldemort come gli occhi della signore Morte. Quando e se mai fosse arrivata...sarebbero stati pronti.

 

 

 

 

 

 

Un enorme grazie a Luz79, non solo per gli auguri e le sue belle recensioni, ma anche per saper trovare sempre il momento giusto per tirare su il morale agli scrittori. Grazie Rita. Vedrò di aggiornare più presto che posso anche T.M.R. e spero di finirlo in maniera degna di questo nome. Un abbraccio forte.

Barbara

 

 

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Capitolo 27
*** Capitolo 27° ***


 

 

Dicembre attaccò Hogwarts in maniera più battagliera del solito quell'anno e più precisamente con una ridda di tempeste e nevicate che cominciarono a piovere a raffica sul castello ad appena pochi giorni dall'undicesimo compleanno a di Tom, il quattordici dicembre.
Quello stesso giorno però le cose erano sembrate andare male fino dalla notte stessa.
Una pesante nevicata si era abbattuta sulla scuola, lasciando al suolo un abbondante metro di neve e aveva anche gelato il lago in una spessa coltre ghiacciata. Il freddo era aumentato di colpo e se nelle torri si sentivano spifferi fastidiosi a cui però si mediava col stufe e portentosi camini...a Serpeverde e a Tassorosso, la cosa stava degenerando.
- Salute!- disse Beatrix Vaughn quella mattina, dopo l'ennesimo starnuto di Damon Howthorne, che le camminava a fianco imbacuccato dentro alla sciarpa, ai guanti e a un doppio maglione sotto il mantello per i corridoi del primo piano, diretti in aula pozioni - Ma stai così male?-
- Mi piacerebbe che sentissi il freddo che fa là sotto!- ringhiò il giovane Legimors scoccandole un'occhiataccia col naso rosso e gli occhi lucidi - Dovresti stare più attenta, Trix. Non puoi girare in maniche corte quando tutti si gettano praticamente dentro al camino.-
- Che palle voi sanguecaldo.- sbuffò la Diurna che era l'unica a Serpeverde e non soffrire d'ipotermia tutte le notti - Piuttosto...ho sentito che stanotte hai passato di nuovo delle ore in bianco.-
- E a te chi l'ha detto?- rognò Howthorne, seccato.
- Non me l'ha detto nessuno. C'era Alderton che lo ululava ai quattro venti in sala comune quando sono scesa.- rispose tranquilla mentre l'altro assumeva un'espressione di disgusto - Credo che Fabian però si stia abituando. O forse crede che tu l'abbia visto morire...non so...ma il fatto che tu vada in giro con Tom forse alla fine riuscì a redimerti agli occhi del nostro signor Alderton, cosa dici?-
- Che vadano tutti al diavolo.- sibilò Damon, rabbioso - Sono tutti uguali.-
- In cosa?-
- Con me.- rispose, mentre la ragazzina lo guardava attenta - Tutti la pensano nello stesso modo.-
- Bhè, non proprio tutti.- replicò Beatrix tranquilla, abbozzando un sorriso - Tom non lo pensa.-
- Tom è speciale.- Damon volse lo sguardo dall'altra parte del corridoio e lo vide arrivare di corsa con Cloe alle spalle, ancora con delle ciambelle dalla colazione ficcate in bocca - Lui capisce cose che gli altri non capirebbero mai.-
- Anche tu non hai paura di cose che invece terrorizzano gli altri.- lo stuzzicò la Vaughn, mettendo in vista i canini di volata con un sogghigno ed entrando in classe con i due Grifondoro.
Già, pensò il Legimors restando fermo fra gli studenti che passavano al suo fianco, ridevano e scherzavano.
Se c'era una cosa che il suo dono di Veggente e Lettore di Morte era riuscito a fargli imparare in breve tempo era che niente era mai come sembrava. Specialmente la persona più innocua.
All'improvviso però qualcuno gli batté una mano sulla spalla...e Damon, ancora prima di vedere chi fosse stato, sentì una fitta alla testa. E poi...poi vide qualcosa di lungo...e grande...che strisciava nell'ombra.
Vide due grandi occhi gialli...e sentì un suono sibilante...poi un grido...e davanti a lui, come se si fosse trattato della realtà, vide un ragazzino dai capelli color mogano rovesciato a terra. Morto.
- Ehi Howthorne...tutto ok? Stai bene?-
Matt Rogers gli stava ora davanti, guardandolo incuriosito. Era uno del primo anno di Corvonero. Un tipo che faceva un sacco di disastri nelle ore della Cooman ma molto socievole e divertente, anche se a volte un po' spaccone.
Lui aveva i capelli color mogano...era Matt...
- Damon...tutto ok?- richiese il Corvonero, stupito.
- Si...si, tutto bene.- si limitò a dire il Serpeverde, deglutendo. Dannazione. Dannazione! Sapeva che sarebbe successo prima o poi e infatti era accaduto! Un suo compagno sarebbe morto quella notte stessa.
Entrato in classe, continuò a sentirsi addosso lo sguardo stranito di Matt ma cercò di non farci caso, limitandosi a mettersi fra Tom e Trix come faceva di solito, mentre Cloe gli stava seduta davanti a chiacchierare con Martin Worton. Nel tavolo sul loro fianco sinistro c'erano Fabian Alderton, l'insopportabile Fern Gordon con la sua vocetta da oca, Clyde Hillis che era il sinistro e quanto mai diabolico compagno di scorribande di Alderton, Adam Broody, Charles Moore detto il Nulla perché segava sempre le lezioni già al primo anno e altri due Serpeverde. A sinistra un nutrito gruppo di Grifondoro fra cui Archie, Bruce e Ian che ciarlavano tutti contenti della neve.
- Si potrebbe quasi andare a pattinare.- propose Martin visto che Piton ancora non arrivava.
- E' vero. Il lago è ghiacciato. Stamattina Brian e Julian Foster sono andati a controllare. La lastra è spessa abbastanza.- disse Cloe tranquilla - Tom tu sei capace a pattinare?-
- Più o meno, sto in piedi.- rispose il piccolo Riddle con un sorriso - Perché?-
- Bhè, oggi è il tuo compleanno.- rise Ian alle sue spalle - Visto che non abbiamo il tempo per festeggiare possiamo passare la giornata tutti insieme ma dovremmo trovare i pattini per tutti.-
- Ehi yankee, sai pattinare tu?- chiese la King, pronta a scatenare una sfida.
Trix sogghignò, seduta sullo sgabello a leggere l'ennesima rivista di musica - Ti batto quando voglio!-
- Come no...- ghignò la biondina - A quanto pare Howthorne sei l'unico a cadere sempre come una pera.-
- Non dargli il tormento poverino.- disse la Vaughn, prima che il giovane lord potesse aprire la sua bocca velenosa - Oggi si è svegliato col piede storto.-
- Si, in effetti hai una faccia spaventosa.- concesse la Grifondoro.
- Oh, grazie duchessa. Tu si che mi tiri sempre su il morale.- frecciò Damon con stizza, sotto lo sguardo attento e incuriosito del suo migliore amico - Spero che ti si spacchi il ghiaccio sotto i pattini.-
- Premonizione Howthorne?- sibilò di punto in bianco una voce alle loro spalle. Era Fabian Alderton naturalmente e quella mattina sembrava in vena di cercarsele. Come sempre tutti si zittirono, per sentire altri succulenti pettegolezzi sulle strane capacità del futuro lord che però non raccoglieva mai nessuna sorta di provocazione.
- Allora Damon?- lo incalzò Alderton con la sua faccia da mastino - Chi morirà stavolta eh? Sai cosa si dice in giro? Che i Legimors sono una branca di maghi che andrebbero isolati dal resto della comunità magica per bene.-
- Sono altri i maghi che andrebbero spazzati via, Fabian.- sibilò Cloe intromettendosi come suo solito con gli occhi nocciola pieni di rabbia - E fra questi ci sono quelli che a te e a tutti voi altri serpenti piacciono tanto!-
- Claire...- la bloccò Tom prendendole una mano ma la bionda andò avanti, sempre a voce più alta - Ti piace tanto fare il grande per i corridoi eh? Chi ti credi di essere per insultare Damon e i mezzosangue quando tutti quelli della tua famiglia si sono sempre dichiarati apertamente dei Mangiamorte eh?!-
All'ultima frase scoppiò un mormorio sommesso e il caos generale ma Alderton non la prese bene. Impallidì notevolmente e sprizzando collera dagli occhi le si fece vicino, spintonando tutti e sgomitando. Quando le fu a un passo, sembravano mangusta e serpente pronti all'attacco.
- Prova a ripeterlo!- la sfidò ma naturalmente la biondina non indietreggiò minimamente, anche se gli arrivava al naso.
- Ho detto che quelli come voi sono dei codardi Mangiamorte che hanno ucciso un sacco di persone in nome di un ideale idiota! I veri inferiori sono quelli come voi!- scattò, mentre tutta Serpeverde s'infiammava e attaccava a sbraitare - Disprezzate i mezzosangue e calpestate gente come Damon solo perché hanno più potere delle famiglie dei purosangue! Sei tu quello che mi fa schifo Alderton! E tanto perché tu lo sappia io sono una Sensistrega!-
Mentre Trix si metteva le mani sugli occhi e i ragazzini accoglievano la notizie fra stupore, gridolini e sconvolto, Alderton sembrava sul serio sul punto di esplodere. E infatti un attimo dopo lo videro sollevare un pugno...come pronto a colpire Cloe ma non lo fece mai. Prima perché il suo polso venne fermato a mezz'aria da Damon...e poi perché Tom si parò di fronte alla King...e con uno sguardo che Alderton non avrebbe mai più scordato.
Trovandosi al muro, Fabian dette uno strattone e si liberò dalla presa di Howthorne.
- Prova a toccarla e te la faccio pagare.- gli sibilò Damon affiancandosi a Tom e se anche Riddle non disse nulla, i suoi occhi blu per una volta erano tanto contratti da sembrare quelli di un adulto. Rapidamente la tensione parve scemare ma quando arrivò Piton tutto andò a scatafascio.
Quell'infame di Alderton attaccò a urlare dicendo che la King e Howthorne aveva insultato lui e la sua famiglia, Tom invece li difese a spada tratta dicendo che era stato Fabian a insultare prima Damon e come sempre quando si trattava del professore di pozioni andò a finire in un solo modo.
- Non è giusto! Non è giusto!- ringhiava Cloe alle due di pomeriggio, sistemando ogni schifoso intruglio che albergava nello studio di Piton, invaso da boccette, provette e pozioni fatte con chissà che orrore - Non è assolutamente giusto!- scandì ancora, mentre Tom le passava un vasetto contenente una specie di draghetto sotto forma al deide - Non è colpa nostra, è tutta colpa di quel cane da riporto largo quanto un armadio!-
- Te ne stessi zitta una buona volta ora non saremmo qua!- replicò Damon con maggior astio del solito - Te l'ho detto mille volte duchessa! Se non gli rispondo è solo perché non ho voglia di farmi dare il tormento da quello ok? Non ho bisogno di te che vieni sempre a difendermi, senza contare che quel verme stava per picchiarti!-
- E credi che sia così facile?- lo zittì la biondina - E comunque non lo faccio per te, sia chiaro!-
- Al diavolo, che t'è saltato in testa di dire che sei una Sensistrega eh?- sbottò di nuovo Howthorne - Adesso quelle cretine delle tue amiche ci staranno già ricamando sopra, per non parlare di Fern Gordon che aspettava solo un valido motivo per strombazzare un qualche tuo difetto ai quattro venti! E oggi è anche il compleanno di Tom e grazie a te siamo qui in questo laboratorio degli orrori a sistemare cose che non vedo neanche nei miei incubi peggiori!-
- Oh ma smettila! Se ogni tanto Alderton lo rimettessi un po' al suo posto non dovresti stare sempre a sentire le sue frecciate!- gracchiò ancora Cloe ignorando le sue parole, mentre Tom se ne stava in mezzo fra loro due a cercare di fare da paciere - Non è giusto per principio, razza di rimbambito! Non è giusto che guardino male i mezzosangue, come non è giusto che ti diano il tormento perché prevedi la morte della gente! Secondo me è una dote se non fantastica ma molto utile. E poi se sei un Legimors ci sarà un motivo no?-
- Come sarebbe?- le chiese, esasperato - Ma cosa stai dicendo?!-
- La mamma dice sempre che ci accadono solo cose che possiamo reggere.- scandì Cloe altezzosa - Quindi se tu sei un Legimors vuol dire che sei la persona adatta per questo dono!-
- Senza offesa per Mary ma lei è la donna che ha sfornato questa filosofia e ha messo al mondo te, quindi per dare una ragione alla tua nascita doveva per forza inventarsi qualcosa del genere!- ululò Damon ormai al limite, strappando una leggera ghignatina a Tom - E adesso vedi di smetterla di ficcarti sempre nella mia vita, non ho bisogno di una sorella né di una madre quindi fatti una chilata di affari tuoi e... AHI! Cazzo Cloe!- scappò detto al lord, quando ricevette un libro sulla testa - Mi hai fatto male! Che cavolo t'è preso?!-
- Mi è preso che sei un imbecille!- sibilò la Grifondoro, dandogli le spalle - Vai al diavolo Damon, non cambi proprio mai!-
- Ehi, adesso non t'azzardare a fare l'offesa sai?!-
- Su ragazzi calma, va bene?- s'intromise Tom dolcemente - Dai, in fondo ci basterà un'oretta qui dentro, poi andremo a cercare Trix e andremo a fare due passi al lago. Va bene?-
- Va bene un corno!- sbuffò Cloe - Io con sua altezza "Non Ho Bisogno di Nessuno" non vado da nessuna parte!-
- Razza di scema, ma ti rendi conto che stava per picchiarti?- rognò ancora Damon - Ma sei una donna o cosa?-
- Tanto c'era Tom a difendermi!- replicò la biondina, fissandolo truce - Non fare tanto il maschio oltraggiato!-
Con un ringhio sommesso Howthorne alla fine lasciò perdere e bastò un sorriso affettuoso di Tom a placarlo un po' anche se comunque rimettere a posto quel casino nello studio di Severus-Sono-Sempre-Più-Perfido-Piton non era certo facile. Alla fine però venne loro in aiuto qualcuno che aveva passato anni a fare quel lavoro.
- Oh, siete qua!-
Erano le tre e mezza quando Harry Potter e Draco Malfoy apparvero sulla soglia dello studio.
I tre ragazzini li fissarono come se fossero stati la manna dal cielo e con i due Auror c'era anche Beatrix che era andata a chiamarli in previsione della loro incapacità di rigirarsi in quel macello.
Alla fine fu Draco a dare le direttive e dopo circa mezz'ora furono liberi...al freddo del giardino.
- Grazie per averli chiamati.- disse Tom alla piccola Diurna, quando lui, Cloe, Trix e Harry si ritrovarono fuori in corridoio, mentre Malfoy e Howthorne chiudevano tutto e andavano da Piton a riportargli le chiavi.
- Che avete fatto stavolta per attirarvi la rabbia del vecchio cobra eh?- ghignò Harry acido - Avete insultato la nobile casa dei Serpeverde?-
- No, solo Fabian Alderton.- gli disse la King con una smorfia - Stamattina Alderton ha detto che i Legimors andrebbero cacciati o rinchiusi da qualche parte, così mi sono limitata a ricordargli che "altra gente" è già stata rinchiusa e che fra questi prima o poi potrebbero esserci i suoi genitori.-
Harry scoccò un'occhiata divertita a quel gruppetto. Mamma mia, se la biondina era di fuoco, la mezza vampira sapeva quando e come mettersi in mezzo, per non parlare di Damon che gli sembrava tanto un vulcano pronto a esplodere. Forse l'elemento più tranquillo lì in mezzo era proprio Tom.
- Ah...- si ricordò il bambino sopravvissuto - Dopo cena sali sulla torre. Lucilla e il tuo amico Cameron ti hanno mandato una lettera e un pacco. Credo ci sia un regalo. È parecchio pesante.-
- Ok, allora vengo dopo mangiato! Posso portare gli altri?-
- Certo.- rise Potter, facendo tornare a Cloe il buon umore - Ma non fatevi beccare da Pix e vai a prendere Damon e Beatrix a Serpeverde col mantello, o saranno guai grossi. E un'altra cosa!- gli disse, prima di andarsene da Ron che lo stava chiamando da una finestra del secondo piano - Tieniti libero per domenica perché torniamo a Londra. Andromeda ci ha invitati a cena! Ci saranno anche Sirius, Remus e tua zia Narcissa. A stasera!-
Cavolo, pensò Tom arrossendo vagamente. Una cena in famiglia in piena regola!
Vabbè che era il suo compleanno ma anche i Black gli piacevano tutti davvero tanto, si sentiva ancora un po' in imbarazzo a stare fra loro. Certo, rivederli comunque gli avrebbe fatto un enorme piacere e poi ci sarebbero stati anche Elettra e Blaise, che non vedeva da quasi tre mesi ormai, da quando era iniziata la scuola.
Accadde però qualcosa che gli fece passare il buon umore per mettergli addosso un fastidioso senza di angoscia.
Beatrix e Claire gli avevano chiesto di aspettarle mentre loro andavano in bagno a risistemare le lenti della Diurna e quando rimase solo, si sedette su una panchina coperta di neve, pulendo alla meglio la pietra, e una volta tranquillo tirò fuori il libro di difesa per mettersi a leggere gli ultimi appunti di Tristan...quando una fosca presenza si piegò su di lui. Tom poté appena sentire un vago profumo di Rose di York perché Vanessa Lestrange aveva quasi appoggiato il mento sulla sua spalla, tutta sorridente. Il piccolo Riddle sgranò gli occhi e si scostò, esattamente come la sorellastra che però si fece indietro con calma, continuando a sorridergli.
- Buon pomeriggio.- gli disse soave - Tutto bene Tom?-
Il maghetto la scrutò diffidente, cercando di capire cosa volesse - Si, tutto bene professoressa.-
- Vanessa.- lo corresse lei - Siamo fratelli, angelo mio.-
Riddle non rispose, mettendosi in piedi pronto ad andarsene in qualunque momento. Non voleva stare con lei. Non voleva stare con sua sorella. Sapeva che era cattiva, che a lei non importava nulla di lui. Lei aveva fatto del male a Hermione...non voleva averci niente a che fare. Però...però...
- So che è il tuo compleanno.- continuò la bella strega, stupenda come non mai avvolta in un cappotto bruno di pelliccia - So che Harry e Draco ti avranno detto un mare di cattiverie su di me e Rafeus ma voglio che tu abbia questo.- e senza sentire ragione gli prese le mani, lasciandogli un pacchetto leggero ma compatto.
Tom sbarrò gli occhi e la guardò intimorito, tanto che Lestrange rise divertita...e con una risata che a lui non piacque per niente - So cosa credi, Tom. Ma non c'è maledizione sul mio regalo. Il nostro adorato cucino potrà farci sopra qualsiasi contro incantesimo ma è solo un dono che ho pensato di farti per ricordarti chi sei.- concluse Vanessa, chinandosi a baciargli la fronte - Aprilo quando sei solo. E non temere. È solo una foto.-
Deglutendo, Tom si toccò la pelle dove Vanessa l'aveva baciato...sembrava scottasse...
Una foto?, pensò poi guardando il pacco. Che fosse solo quello?
Intanto anche un altro ragazzino in quello stesso momento stava facendo i conti con delle grane mentali tutt'altro che indifferenti. Damon era andato da Piton in sala insegnanti, accompagnato da Draco, e dopo essersi scusato col professore anche se lui non centrava un bel niente, uscì all'aria aperta che sperava potesse calmargli la rabbia che da quella notte lo stava divorando.
Sentì lo schiocco dell'accendino di Draco e si volse a guardarlo, incontrando i suoi occhi grigi che sapevano "vedere" più di quanto la gente immaginasse. Malfoy dette un tiro e lo afferrò per la sciarpa, trascinandolo sotto le arcate.
- Non vorrai farmi la predica anche tu.- gli disse il ragazzino, alzando il collo del maglione sulla bocca e sul naso.
- Figurati.- rispose il biondo, che per tanto tempo era stato come ora era Damon - Volevo solo dirti che tuo padre stamattina mi ha mandato una lettera. Mi ha chiesto di tenerti d'occhio e controllare le tue visioni.-
- Hn.- ghignò Damon amaramente - Già. Potrei intaccargli il nome. Avere un figlio come me gli rovina la carriera e il nome di famiglia. Ormai già l'ho fatto quindi non vedo di cosa debba preoccuparsi ancora.-
Draco lo scrutò a lungo, senza dire nulla, appoggiato al muro...poi sorrise in modo strano.
- Che c'è?- gli chiese Howthorne - Che ridi?-
- Lord Michael non è una cattiva persona.- si limitò a mormorare l'Auror - Non è come lo credi tu.-
- Ah no?- rise di nuovo il ragazzino - Secondo te uno che mi guarda disgustato solo perché non so parlare il Serpentese come tutti gli altri in famiglia è uno normale? Non è colpa mia se sono nato Legimors e non Rettilofono.- sibilò Damon, cambiando tono e mettendosi sulla difensiva - Neanche a me piace vedere gente morire ma lui di questo se ne frega! Dal momento in cui ho disonorato la famiglia mi ha messo da parte! In me non vedeva altro che un erede maschio a cui mollare il nome di famiglia...e adesso che ho qualcosa che non va già non gli vado più bene! Che razza di brava persona sarebbe mio padre eh?- sbottò quindi, rivolgendosi a Malfoy.
Che strano. Quelle parole gli sembravano così familiari...erano antiche e giovani, al tempo stesso.
Anche lui a suo tempo le aveva urlate...perché quando era solo, quando nessuno poteva sentirlo.
Damon era diverso da lui.
- L'ho già chiesto a Cloe tempo fa e ora lo chiedo anche a te, Draco.- gli disse alla fine il maghetto, scrutandolo con gli occhi celesti quasi vitrei - Il giorno in cui...per ottenere l'affetto di mio padre o comprarmi la sua benevolenza mi vedrai cambiare e diventare qualcosa che assolutamente non vorrei essere...mi prometti che mi ricorderai quello che ti ho detto oggi? Picchiami Draco...ma ricordami che non voglio essere ciò che lui vuole solo perché io sono diverso da come mi ha desiderato. Va bene?-
Oh, Harry...questa dovevi sentirla, pensò Draco Malfoy tornando dagli altri con un sorriso ambiguo stampato sulle labbra. Dovevi sentirlo davvero Potter. Un ragazzino di undici anni è arrivato dopo io non ho mai avuto il coraggio.
Io non ti ho mai detto, Potter, di prendermi a pugni per ricordarmi che tanto Lucius non mi avrebbe mai amato neanche se gli avessi portato la tua testa. Lui non aveva posto per me nel suo cuore.
Ancora adesso forse lesinerei il suo affetto se fossi qui...e lo farei facendo finta di esserti nemico.
E Damon invece mi ha detto che preferisce sentirsi odiato...che essere quello che non è.
Sogghignò, sentendo quasi le lacrime pizzicargli gli occhi. Accidenti... ecco come ci si riduceva a passare tanto tempo con dei ragazzini pestiferi. Si fermò per un attimo sotto le arcate del giardino...a guardare lo splendore della neve che quasi accecava. Il freddo pungente s'insinuò dentro di lui ma per una volta Draco non si fece abbracciare da esso.
Guardò la fontana ghiacciata, come tante volte l'aveva vista nei suoi sette anni da studente. Guardò i tetti bianchi delle costruzioni interne di Hogwarts, guardò i pochi ciuffi ancora verdi sotto la neve...il cielo plumbeo...
Alcuni corvi volavano sulla fontana, in cerchio...e sembravano avvisare un'altra bufera.
Poi due braccia calde gli circondarono la vide e un alito dolce e tiepido gli sfiorò il collo, prima che May lo accarezzasse con un bacio. - Non stare qui fuori...fra freddo...- gli disse dolcemente, schiacciandosi contro di lui.
- Non lo sento.- le rispose, stringendole le mani con le sue - Dove sei stata?-
- A Londra. Spiavo Orloff. Ho un messaggio per Clay, deve tornare al Quartier Generale stanotte. Hanno mobilitato tutta la squadra dei Sensimaghi, pare ci sia un ladro al Ministero.-
Draco scosse il capo, continuando a sorridere. Accidenti, si stavano proprio dando da fare.
- Dai, torniamo dentro.- gli disse la sua Osservatrice poco dopo, stretta fra le sue braccia dopo un lungo bacio - Ti faccio qualcosa di caldo e poi finiamo i regali di Tom! A proposito...anche tu fra un po' compi gli anni vero?-
- Si.- borbottò, fissandola sospetto - Che hai in mente mezzosangue?-
May per tutta risposta gli strizzò l'occhio e dopo un altro bacio veloce a fior di labbra lo afferrò per mano e lo trascinò via, mentre le loro risa risuonarono a lungo sotto le arcate del castello.
Ciò però di cui non si erano accorti i due Auror, era che fra i tanti corvi che erano venuti a portare il messaggio di tempesta, ce n'era uno che non era come tutti gli altri. Quando i tetri uccelli si levarono in volo come un nero fascio di perle, uno rimase appollaiato sulla fontana...a fissare verso il punto dov'era stato prima Draco.
Rimase lì per tanto, tanto tempo...poi si scosse e alzò gli occhietti sinistri sulla torre oscura.
Un battito d'ali e sparì a sua volta ma non andò lontano. Per quella notte forse avrebbe dovuto prestare attenzione a ben più di un cerca guai. Di quello Hermione Jane Granger Hargrave era più che sicura.

Era mezzanotte quando finalmente nella Torre Oscura tornò un minimo di tranquillità.
Piatti sporchi, bicchieri, portacenere, bottiglie vuote, briciole e sedie ingombravano la sala riunioni ma nessuno degli Auror aveva la benchè minima voglia di mettersi a riordinare dopo la festa per Tom.
Ron Weasley stava appoggiato alla finestra e nonostante il freddo che filtrava dai vetri aperti, il rosso continuò a scrutare il cielo. Non sapeva dire esattamente cosa fosse, ma da quella mattina aveva la sensazione di essere spiato e non era quella Katrina che vagava negli specchi. Non era lei.
Era qualcun altro. Sentiva come una presenza alle sue spalle...ma ogni qual volta credeva di riuscire a prendere quello spione, si ritrovava da solo...senza nessuno dietro di lui, o nascosto fra le ombre.
E poi il fatto che Clay avesse dovuto andare a Londra quella notte non gli piaceva per nulla. Il fatto che Orloff avesse richiamato tutti i Sensimaghi non gli sembrava altro che l'ennesimo modo per togliere aiuti preziosi a Harry.
Si, aveva la classica sensazione che aveva provato per tanti anni quando era studente.
Sarebbe presto successo qualcosa...molto presto.
- Ehi che faccia da mummia.- disse Harry arrivandogli a fianco - Che c'è? È tutto il giorno che sembri strano.-
- Non ti sei sentito osservato oggi?- gli chiese Ron, andando subito al punto.
- No, purtroppo l'unica cosa che ho osservato è il mio bracciale.- replicò serafico Potter - Nella vasca da bagno ha fatto le bolle di sapone e il drago che c'è sopra mi ha fatto una linguaccia. A Malfoy invece ha strizzato l'occhio.-
- Bella presa per il culo.- ghignò il rossino - Gli altri dove stanno?-
- Oh, May ha sbaraccato la tavola e stiamo ascoltando le proposte di Elisabeth sull'educazione di Degona.-
Per educazione di una piccola strega dell'alta società naturalmente la Jenkins non intendeva un'istruzione magica a prova di bomba. Ma certo che no!
- Pensavo a delle lezioni di pianoforte Tristan!- stava cinguettando Liz quando i due tornarono in sala, seduta in poltrona accanto ai due fratelli Mckay - Pensa come sarebbe belo ascoltare Dena suonare il pianoforte di Cedar House! Nessuna bambina può vantarsi di saper suonare a quest'età. E poi ho pensato alla danza e al canto.-
- Liz...ma non è un po' troppo piccola?- abbozzò Tristan timidamente.
- No, certo che no! Deve imparare il più presto possibile. E poi mi sembra molto dotata. Ha una grazia tutta particolare e col suo carattere immagino saprà fare un'ottima figura con gli amici di tua madre, non credi?-
Calò l'omertà generale ma la Jenkins quando si trattava di certe cose non ascoltava minimamente; Milo per primo che si stava ficcando due dita in gola in sordina per far capire il suo fantastico assenso alle follie della tata.
Meno male che Dena era a letto...e non lì a sentire quel delirio!
- Secondo voi sta' storia del ladro al Ministero è vera?- chiese Edward più tardi, seduto davanti al whisky.
- Ho provato a chiedere in giro ma non c'è stato verso di venire a capo di qualcosa.- sbuffò May, appoggiata alla spalla di Malfoy col capo - Comunque smobilitare tutti i Sensimaghi è follia.-
- Avranno in mente qualcosa.- rognò Harry sarcastico - Teniamo gli occhi aper...- si bloccò di colpo.
Come lui anche Draco scattò, rizzando quasi le orecchie. Che cos'era? Cos'era stato?
Si scambiarono un'occhiata, sentendo un sibilo ancestrale...qualcosa che avevano già sentito tanti anni prima.
No...non se l'erano immaginato. Ma ...non era possibile!

Invece era più che possibile.
In quello stesso momento due persone sentirono una voce...una voce che alla torre oscura era arrivata solo in un sussurro. Erano Tom Riddle e Degona Mckay. Un'altra persona sentì invece, grazie al suo udito finissimo, il movimento di qualcosa di enorme dentro alle condutture del castello e Beatrix Vaughn sgattaiolò dal suo letto, impensierita. Claire King si svegliò di colpo e con le sue doti di Sensistrega...avvertì una forza sconosciuta e minacciosa agitarsi nel palazzo.
Damon Howthorne invece era già nei corridoi...a cercare di salvare una vita che non avrebbe dovuto finire quella notte.

Tom Riddle era rimasto sveglio quella notte...intento a fissare l'unica cosa che avrebbe potuto togliergli il sonno.
La foto di Bellatrix Lestrange. Era quella che Vanessa gli aveva regalato quel pomeriggio.
E così...quella donna con gli occhi privi di sentimento era sua madre. La sua vera madre.
L'aveva osservata a lungo, scrutando il lei nella speranza di cercare qualcosa nel suo sguardo che avesse potuto indicargli uno spiraglio d'umanità...ma una voce gli era giunta all'orecchio, risvegliandolo.
"Uccidere....squartare....sangue...lo voglio...voglio del sangue..."
Che cavolo era?, pensò sconvolto. Chi era che parlava in quel modo? Oddio, ma sentiva anche le voci adesso?
Scivolò fuori dalle coperte in silenzio e si mise in Mantello dell'Invisibilità sulla zucca, deciso ad andare ad avvisare Harry...non poteva certo sclerare e non dirlo a nessuno no?
Peccato che non appena fu nella sala comune di Grifondoro gli venne un colpo! Claire!
Stava scendendo dal suo dormitorio, in pigiama.
- Claire!- le disse, togliendosi il mantello e facendole venire un infarto. Prima che urlasse però le mise una mano sulla bocca e aspettò che si calmasse, poi scambiarono due parole e quando il maghetto venne a sapere che anche la King sentiva una forza magica enorme e spropositata muoversi per la scuola, pensò che forse non stava proprio impazzendo. Allora si misero entrambi sotto il mantello ed uscirono per i corridoi, cercando di seguire la voce che sentiva Tom. Si ritrovarono al piano terra, verso i bagni di Mirtilla Malcontenta.
Fermi dietro l'angolo, rimasero ad ascoltare...
- Sono ancora troppo inesperta!- alitò Cloe stretta al braccio di Tom - Mi sembra di sentire la presenza ovunque!-
- E io sento solo una voce! È incredibile...non capisco cosa sia!- rispose il moretto - Che facciamo?-
- E voi che cavolo fate qua? V'imboscate a quest'ora?-
Lentamente si girarono, ignorando il cuore che era balzato in gola ad entrambi, trovandosi davanti la bella Diurna loro amica che in pieno dicembre andava in giro a maniche corte e pantaloncini e...un nuovo arrivo.
- Trix! Dena!- sussurrò Tom, vedendo la bambina per mano alla Vaughn - Ma cosa fai qua?-
La piccola gli sorrise, tenendo la manina in quella fredda di Trix che le ricordava tanto quella della sua mamma.
In pigiama anche la bimba, si limitò a fargli segno di abbassare le voce.
- La senti la voce?- gli chiese, con aria da cospiratrice.
- Si, la sento!- disse, inginocchiandosi di fronte a lei - Sai cos'è?-
- Non lo guardare!- continuò la piccola, ignorando la sua domanda - Hai capito? Non guardarlo mai negli occhi!-
- Ma di cosa parli Dena?- s'intromise Cloe - Chi non bisogna guardare negli occhi?-
Un grido lacerante interruppe i loro discorsi e ghiacciò loro il sangue nelle vene. Si voltarono appena in tempo nel corridoio per vedere una nuvole di polvere invadere l'angolo remoto del corridoio del bagno, poi una piccola esplosione...e Damon rotolò in mezzo ai detriti, insieme a Matt Rogers che faticava a stargli dietro.
- DAMON!- urlò Tom - Vieni qui presto!-
- Ma si può sapere cosa diavolo succede?- gridò Matt Rogers, correndo dietro al Serpeverde.
- Cosa?- gracchiò Cloe mentre scappavano via - Howthorne, che cavolo ci fa questo qua con te?-
- Stava per essere ucciso da qualcosa!- le disse in risposta, mentre filavano via come fulmini - Non so cos'è! Non abbiamo guardato...ma ci sta seguendo!-
Sfortunatamente per loro però non poterono andare lontano. Qualcosa li bloccò...anzi, ci sbatterono letteralmente contro e caddero tutti rovinosamente a terra. C'era una barriera!
- Accidenti!- ringhiò Tom, picchiando un pugno contro una barriera invisibile - Da qua non si esce!-
- Allora siamo in trappola perché anche da dove siamo arrivati noi non si poteva uscire!- gli disse Damon, ansando.
- Insomma, si può sapere cos'è successo?- sbraitò Trix - Howthorne, in che guaio ti sei cacciato stavolta?-
- Non è colpa mia! È Rogers che se ne andava in giro per il castello inseguito da quella cosa!-
- Allora?- rognò Cloe verso il Corvonero - Matt che storia è?-
- Io...io non lo so, lo giuro!- disse il maghetto dai capelli color mogano - Sono andato a dormire e quando mi sono svegliato ero in quel bagno in disuso delle ragazze! Poi ho sentito un grande sibilo...e il bagno ha tremato. Non sono stato a guardare, sono scappato e ho trovato Damon!-
- Aspetta...il bagno delle ragazze ha tremato?- si sconvolse Tom, sgranando gli occhi blu.
- Si, c'erano dei lavandini rotti.- gli disse Howthorne - Perché, che c'è?-
- Oh merda...- si lasciò sfuggire Riddle, proprio lui che era un esempio di eleganze e cortesia.
- Che c'è? È grave? Cos'è che ci segue?- gli chiese Trix impaziente - Muoviti e dicci cos'è!-
- Gente...qua sotto presto!- urlò il Grifondoro, lasciandoli perdere e tirò fuori in mantello, ficcandoli tutti sotto a forza - Datevi una mossa! E qualsiasi cosa accada non aprite mai gli occhi, chiaro?-
- Ma insomma Tom!-
- Claire te lo spiego dopo! Adesso chiudete gli occhi e non apriteli per nessun motivo o morirete!-
- Moriremo??- ululò Matt.
- Si! E state zitti!-
- ...Tanto non serve a nulla, signor Riddle.-
I sei si girarono...e da quel momento la guerra invischiò anche loro. Fu guerra...e Tom lo capì quando tre persone incappucciate in nero gli si pararono davanti. Non vedeva i loro visi ma chi aveva parlato era una donna.
La stessa gli puntò addosso la bacchetta e ordinò agli altri di uscire da sotto il mantello.
- E intendo tutti.- disse la voce soave della donna - Compresa la signorina Mckay.-
Uno a uno i piccoli maghi si fecero vedere e il mantello venne sequestrato dall'unico uomo del gruppo, viste le mani grandi e larghe con cui afferrò il prezioso indumento.
- Bene, bene.- continuò a donna di prima - E così la trappola ha funzionato.-
- Cos'ha detto?- alitò Tom senza crederci - Cosa vuole? Chi siete?-
- Stai calmo. Non vogliamo fare del male a lei.- l'assicurò la donna con voce pacifica e dicendo questo puntò la bacchetta nella direzione di Damon - Ma al suo amico Howthorne. Non ci servono Veggenti in giro.-
- Già...l'anno bisestile.- ringhiò Cloe rabbiosa - Peccato che i maghi minorenni non vengano accecati eh?-
- Si e peccato che lei signorina King sia una Sensistrega.- replicò l'altra sarcastica - Poi cos'abbiamo...si, la nostra esca.- e dicendo portò lo sguardo su Matt - Un sporco mezzosangue...e poi lei, signorina Vaughn.-
Trix assottigliò gli occhi gialli, rabbiosa. Si tenne più stretta a Dena e Cloe, scoprendo leggermente i canini.
- No, non è il caso di diventare aggressive, mi creda.- disse la loro assalitrice, che evidentemente godeva nel trovarsi di fronte a dei bambini - Volevo solo avere il signor Howthorne a portata di mano e visto che confidavo nelle sue doti, ho pensato che cercando di uccidere un mezzosangue si sarebbe precipitato qua. Poi per attirare le altre mosche al miele abbiamo usato...hm, come dire...un vecchio ma sempre efficace giochetto.-
- E lei lo chiama giochetto sguinzagliare quel coso in giro per la scuola?- urlò Tom rabbioso.
- Quel coso, come lo chiami tu mio caro,- disse quella con voce roca - sarebbe un tuo servitore.-
Tom tremò...e sentì un'ondata crescergli dentro.
- Voi Mangiamorte siete disgustosi.- sibilò Cloe, prendendolo per mano vedendolo sgomento e tirandolo indietro.
- Che acume, ragazzina. Mi ricordi tanto una testarda che s'è fatta sbranare per la causa.- ghignò la donna, facendoli tremare di nuovo mentre il sibilo si avvicinava sempre di più - Comunque ciò che volevamo l'abbiamo ottenuto. Il Legimors, la Sensistrega, un mezzosangue, una Diurna...e la figlia della Lady Oscura. Ormai siete morti. Tutti voi morirete!-
- Se pensi che me ne starò fermo a guardare mentre li uccide ti sbagli!- ringhiò Tom rabbioso.
- No, ti sbagli tu mostriciattolo ...- disse la strega mentre gli altri due ridevano, facendogli sgranare gli occhi -...lui non ti obbedirà. Lui obbedisce solo al padre che sta oltre il velo. È da lì che gli parla ed è da lì che lo comanda.-
Il padre oltre il velo...suo padre. Lord Voldemort. Lui...si, lui era oltre il Velo!
Li vide ritirarsi lentamente, ma solo i due che non avevano mai parlato. Restò solo la donna, mentre il mostro alle loro spalle sibilava...si avvicinava. Eccolo, stava quasi per svoltare l'angolo.
- Chiudere gli occhi non servirà...- sussurrò la donna, che era rimasta da spettatrice - Tienili ben aperti, figlio del Lord Oscuro. Guarda come muoiono i deboli. Guarda come muoiono tutti...perché presto toccherà anche al bambino sopravvissuto.-
Harry. No, Harry non sarebbe mai morto. Non in quel modo. Mai!
La loro sorte era vicina quando di colpo la barriera creata da quella donna cominciò a traballare. Tom la vide voltarsi di scatto alle sue spalle...dove un gruppo di persone si avvicinava velocemente.
- Finite Incantatem!- gridò Edward, infrangendo in mille pezzi quello scudo ma molto prima degli Auror, arrivò qualcosa a salvare la situazione come già era accaduto tanti anni prima. Fanny volava sulla testa di Harry e si precipitò ad accecare l'enorme Basilisco che strisciava immenso, verso i piccoli maghi che schiacciati a terra in un angolo e con gli occhi serrati non osavano guardare. Sentirono solo i suoi versi, i suoi lamenti di dolore...e poi la voce ironica di Harry che varcò la soglia, piazzandosi di fronte a quella Mangiamorte.
- Avete perso d'inventiva.- le sibilò sarcastico.
- E lei signor Potter ha perso la sua abilità nel fiutare le trappole.- disse la donna, continuando a nascondere il viso.
- Katrina presumo.- disse Draco, mentre Edward e Ron si erano già buttati contro il basilisco con le spade alte.
- Presume bene, signor Malfoy. O devo chiamarla Giuda per caso?-
- Al diavolo. Non dovevi mettere in mezzo i bambini.- ringhiò Harry, puntandole addosso la bacchetta e la spada - Adesso da qua non scappi più maledetta.-
- Dice?- ghignò quella.
- Se lo facessi ci sarebbe qualcuno fuori ad aspettarti.-
- Oh...si, la vostra Osservatrice.- rise la donna - Come no...ma mi sorprendete signori. Come avete potuto pensare che io stata tanto sciocca da venire qua senza portarmi dietro qualcuno eh? E soprattutto...chi vi dice che il basilisco sia uno solo?- e ridendo come una forsennata, batté le mani e il suono rimbombò nell'intero corridoio, esattamente come il basilisco accecato che scattò verso di loro più veloce che mai.
Edward finì schiacciato contro il muro dalla coda, rischiando di rompersi qualche costola mentre Ron fortunatamente riuscì a Smolecolarizzarsi, salvandosi l'osso del collo ma il basilisco scattò con la testa e prese in pieno Harry e Draco, che finirono a terra contro il muro apposto, mentre Katrina, del tutto impalpabile, non venne colpita.
Era fatta...d'aria! Era fatta d'aria!
- Ben fatto.- disse a bassa voce - Jeager, lascio a te il resto. Uccidi i mocciosi.-
- Jeager?- alitò Tom, a terra sotto cumuli di detriti. Si guardò in giro, alla ricerca disperata del mezzo demone e alla fine lo vide. Ma fu tardi. Apparve loro di fronte, Smaterializzandosi. In mano una sfera infuocata.
- Jeager! No!- urlò Tom ma il mezzo demone alzò appena l'altro palmo e lo sollevò in aria, guardandolo quasi con pena - Mi spiace, ragazzino.- disse, con tono veramente penoso - Ma devo farlo.-
- Sta fermo Crenshaw!- ringhiò Ron riapparendogli alle spalle e un attimo dopo lo trapassò da parte a parte con la spada, strappandogli un lamento. In quel casino, il basilisco tornò ad attaccare, riducendo il largo corridoio del piano a un cumulo di macerie e mentre Fanny, Edward e Harry cercavano di bloccarlo, Draco corse dai bambini.
Cercò di spostarli ma la ferita che Weasley aveva inferto al mezzo demone non gl'impedì di spedire il rossino a terra, schiantandolo. Poi Jeager fece lo stesso con Malfoy, che riuscì a porre uno scudo appena in tempo sui maghetti.
- Maledetto bastardo...- sibilò Ron, a terra, col sangue alla bocca - Sono solo dei bambini!-
- Spiacente Auror. Ma servono per un mio tornaconto.- replicò il mezzo demone dagli occhi verde acqua.
- Prova a fare un passo verso di loro e finirai sotto terra.- l'avvisò Draco, portandosi la mano alle pozioni che teneva alla cinta, nascoste nella cintura - Tu e quella stronza finirete all'inferno prima di quanto pensi!-
- L'unica cosa che penso è che siete nei guai.- ghignò Crenshaw - Il basilisco non è così facile da trattenere vero?- e dicendo si volse a vedere Harry cadere a terra, con un taglio sulla guancia e una ferita più profonda nella schiena.
Edward l'aiutò a rimettersi in piedi ma non c'era verso di sistemare quel dannato serpente...era agguerritissimo, infuriato per il dolore agli occhi che Fanny gli aveva accecato.
E la fenice, come se avesse letto nel pensiero del bambino sopravvissuto, fece apparire il capello...ma quando cadde, Jeager lo richiamò a sé con l'incantesimo di appello.
- Ahah...- soffiò verso Potter - Mi spiace, ma non posso permetterle di vivere.-
- Jeager devi essere impazzito!- urlò Tom - Se Caesar viene a saperlo ti ammazzerà!-
- Dio, piccolo...- ghignò il mezzo demone - Ancora continui a credere che Cameron sia una brava persona eh? Tu non sai quello che ha fatto...quello che è capace di fare. Io in confronto a lui sono un angelo. Lui se ne frega di tutti voi! Se ne frega degli umani, dei Mangiamorte e anche di Harry Potter!-
- E tu che ci guadagni eh?- sbraitò Ron, coperto di tagli.
- Io?- Jeager rise - Io mi prendo solo la mia vendetta verso una mezzosangue.-
Ok, era ora di pensare velocemente. Tom scoccò un'occhiata a Cloe, Damon e Trix...e se volevano dare una mano, l'unica soluzione era prendere quel cappello dalle mani di Crenshaw. Ignoravano a cosa servisse ma Harry e Ron tenevano lontano il basilisco con uno scudo, mentre Draco e Edward erano i più vicini a loro.
Guardandosi attorno vide che Katrina era sparita...ma non poteva scartare l'eventualità che fosse ancora lì.
Comunque dovevano farlo...dovevano per forza.
- Ora!- gridò e tutti e quattro, facendo spalancare gli occhi a Jeager, gli si buttarono addosso e lo rovesciarono a terra. Fu l'effetto sorpresa ma fu utilissimo perché il mezzo demone per un attimo mollò la presa e Cloe riuscì a lanciare via il capello a Malfoy e Dalton. Ringhiando e imprecando, Crenshaw se li tolse malamente di dosso, spedendoli contro il muro e facendo perdere i sensi a tutti e quattro.
- Accidenti a voi umani!- urlò e un attimo dopo aveva già pronta in mano un'altra sfera infuocata che però si ghiacciò all'istante e cadde a terra, frantumandosi. Allibito, rialzò lo sguardo e vide che era stata...Degona!
Quella semplice mocciosa umana con un'occhiata aveva neutralizzato il suo potere! Se ne stava in piedi, davanti a lui, con quegli occhi verdi di bambina...e uno spirito che non era umano. Per nulla. Quella era la figlia di...
Sbiancò di più, se possibile quando le iridi della piccola assunsero un colore diverso da quello normale...e un attimo dopo sparì, svanendo come un'ombra.
- Cazzo fate qualcosa!!!-
Draco e Edward si voltarono verso il basilisco dopo essersi assicurati che quei quattro avventati stessero bene. E ora erano veramente nei guai! Il serpente gigante stava per sfondare lo scudo di Harry e Ron che impegnati com'erano non potevano muovere un passo. Arrivò anche May in quel frangente e corse ad aiutarli, attivando un altro scudo ma non servì a molto. Era un'arma ciò che serviva a loro.
- Dannazione, mi serve la spada!- strillò Potter - Datemi la spada! Quella nel cappello!-
- Cristo Sfregiato! Ci vuole un Grifondoro per estrarla!- urlò di rimando Malfoy
- E Tom e Cloe sono svenuti!- ringhiò anche Dalton - E adesso che cavolo facciamo!?-
- Fate quello che vi pare ma fatelo in fretta!- alitò May, sfinita - Non reggeremo ancora a lungo!-
Un Grifondoro...un Grifondoro...cercarono di far riprendere Riddle e la King ma non ci fu verso. La magia degli scudi sprizzava ovunque in mille scintille brillanti e l'oscurità si era quasi diradata ormai...eppure, per quanti sforzi Draco facesse, non riusciva a tirare fuori quella maledetta spada dal cappello. Eppure doveva...o sarebbero morti tutti!
Ad un tratto però sentì una mano calda sulla sua, una presenza amica alle spalle...e la spada si mosse...
Si girò di scatto verso chi gli aveva stretto le mani...e il Grifondoro che poteva estrarla dal cappello la tirò fuori con estrema facilità. Il vibrare della spada di Godric Gryffindor si propagò nel corridoio come una musica di salvezza...
Hermione Jane Granger fece roteare la spada fra le mani, sopra la testa, e il basilisco parve sentire odore di pericolo perché si fermò. Rialzò la grossa testa...e spalancò le fauci, sibilando inferocito.
- Harry!- urlò la Grifoncina - Al volo!-
E senza indugiare oltre lanciò la spada al bambino sopravvissuto...

 

 

 

 

 

 

 

Questo capitolo era stato molto atteso, quando pubblicavo i Bracciali su manga.it e spero davvero che risollevi il morale un po' a tutte anche qui, visto che finalmente Hermione è tornata all'olive. D'ora in avanti saranno tutti insieme appassionatamente...e vedrete che quelle col dente avvelenato verso May potranno rifarsi. Hermione, come Edward, non sarà una che si fa prendere in giro facilmente. A presto, ragazze!

 

 

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Capitolo 28
*** Capitolo 28° ***


 

 

- Io mi chiedo come tu abbia potuto essere talmente deficiente da andare in contro a un basilisco! Hai soltanto undici anni, come diavolo credevi di fare andando allo sbaraglio nei corridoi di notte eh Tom?? Che t'è passato per la testa? A che cavolo pensavi? Solo perché sentivi quello stupido rettile parlare non avevi diritto di andargli incontro! Poteva pietrificarti o addirittura ucciderti! Tu, Cloe, Damon, Beatrix e anche Degona! Ma che cavolo avevi in testa??-
Era insolito sentire quella determinata persona parlare, anzi urlare, in quel modo visto e considerata la storia di Harry James Potter, ma quella notte nell'infermeria di Hogwarts sembrava letteralmente fuori di sé.
Ed era tutta colpa del piccolo Tom Riddle che stava seduto a letto, con la testa fasciata, l'aria dispiaciuta che mandò su tutte le furie Potter come mai gli era successo.
- E non fare quella faccia da cucciolo come tuo cugino perché con me non attacca!- sbraitò di nuovo l'Auror che nonostante la lotta feroce contro il basilisco ne era uscito praticamente indenne, anche se con un taglio sulla schiena abbastanza profondo - Allora? Che cavolo pensavi di fare?!-
- Signor Potter, abbassa la voce per l'amor del cielo!- berciò la Chips, che trafficava per risistemare la benda alla testa del signor Howthorne - Questi ragazzi hanno bisogno di riposo!-
- Questi hanno bisogno di due sberle!- rognò, passandosi le mani fra i capelli e poi tornando a fissare Tom con gli occhi che lampeggiavano - Ti avverto mostriciattolo! Un'altra bravata di queste e te la faccio pagare!-
- Insomma Harry, che rottura di palle.- s'intromise Ron, che stava appoggiato alla finestra coi fianchi, vicino a May che guardava fuori in giardino, vigile e attenta - Sono stanchi, non lo vedi? Li sgriderai domani!-
- E poi siamo vivi, su...- mugugnò Cloe, massaggiandosi la zucca dolente.
- Bhè, ringraziate che ci fosse stata Degona a fermare Crenshaw o a quest'ora sareste in cenere.- s'intromise di nuovo Weasley, fissando storto quei quattro, più Matt Rogers che poverino era ancora tutto scombussolato.
- Ehi, vi serviva il cappello no?- rimbrottò la King - Vi abbiamo solo dato una mano!-
- Ah, bella mano piccola spina nel fianco!- ironizzò Draco Malfoy sarcastico, seduto accanto al letto di Tom con aria quanto mai cupa e fosca - Possibile che con quel tuo contorto e perverso cervellino da Grifondoro non riesci a capire che stavate per morire?!-
Claire King gli rispose con un mugugno sommesso e seccato ma non fu l'unica. Qualcun altro, nell'infermeria, prese quell'insulto a Grifondoro con uno sbuffo annoiato e non fu Harry.
Era Hermione, che ammanettata alla testata di un letto, aspettava paziente di essere riconosciuta.
- Ragazzi...siete davvero convinti di tenerla lì ancora a lungo?- celiò Edward mentre Tristan tornava dal corridoio con Milo, Jess, Sphin e l'intera squadra degli insegnanti capo casa - A me sembra che la prova della spada sia più che sufficiente no? Solo un Grifondoro poteva estrarla.-
- Se permetti dopo due volte che ci hanno fregato preferisco esserne certo stavolta.- ringhiò Ron, scoccando una vaga occhiata alla Granger - E non possiamo neanche farle delle domande. Quell'empatica spia nei ricordi della gente.-
- Ok, va bene!- lasciò perdere Dalton dirigendosi alla porta, lasciando passare il preside, Piton, Vitius e l'inimitabile Mcgranitt - Vado su alla torre. Torno fra un attimo!-
- Che ci vai a fare?- gli urlò dietro Harry.
- A prendere due cose che vi faranno cambiare idea!-
Intanto, col l'arrivo del gruppo docente stava pere scatenarsi una tempesta a dir poco letale.
- Io mi chiedo come abbiate potuto essere tanto avventati da fare una cosa simile!- sentenziò la Mcgranitt verso Tom e Claire, mentre Piton rifaceva un po' lo stesso discorso a Trix che non aveva un graffio naturalmente, e Damon, troncato dal mal di testa - Sappiate che stavolta non la farete franca! Avete rischiato di morire tutti e quattro!-
- E non dire una parola, signorina Vaughn!- sbottò Piton, vedendo la Diurna aprire bocca - Tutti quanti l'avete fatta grossa! Solo perché avete tutti quanti poteri che vi consentono di percepire il pericolo non avete il diritto di mettere in pericolo le vostre vite! Per questo c'è il signor Potter!-
- Ah, grazie.- soffiò Harry seccato, svaccandosi su una sedia.
- Inoltre avete messo in pericolo anche la vita del signor Rogers!- continuò la Mcgranitt ma Damon stavolta non stette zitto - Cosa? No, calma prof! Questo non è vero! L'ho pescato nei bagni che stava per farsi uccidere da quel maledetto serpente gigante! L'hanno attirato lì con una trappola per uccidere me, la duchessa e la signorina Vaughn!-
- Oh, santo cielo!-
- Aspetta Minerva.- s'intromise Silente con fare tranquillo - Su questo punto credo che il nostro signor Howthorne abbia più che ragione. Lui ha doti di Legimors e già una volta i nostri nemici hanno cercato di levarlo di mezzo. Senza contare che la sua presenza, con quella di un essere Diurno e di una Sensistrega accanto alla vita del signor Riddle deve essere molto fastidiosa per i Mangiamorte che vogliono prenderlo con loro, non credete?-
- Hanno anche mandato via Clay al Ministero per fregarci.- sibilò Harry stizzoso - Accidenti! Io poi ho sentito il basilisco troppo tardi. Dalla torre è difficile avvertire la sua voce nelle condutture.-
- Se non altro i ragazzi hanno dimostrato di sapersela cavare, Harry. Non credi anche tu?- cinguettò di nuovo il preside.
- Cosa?- replicò Potter, trattenuto a stento da Ron - Io lo chiudo in camera quel piccolo pianta grane!-
- La tua faccia tosta è veramente impressionante, signor Potter.- sibilò Piton con un'occhiataccia.
- Ehi, io ero e sono Harry Potter. Sono vaccinato per andare in giro a cercare guai!-
- Oh, questa è bella ragazzo mio!- squittì la Mcgranitt isterica, tornando a fissare i ragazzini con aria dura - E adesso veniamo a noi! Signorina King, signor Riddle...vi tolgo cinquanta punti.-
- COOOSSSAAA?- saltò su Cloe sconvolta.
- Esatto. Chissà che così vi passi la voglia di andare in giro di notte!- concluse la prof di Trasfigurazione.
- Idem per voi due!- scandì Piton verso Beatrix e Damon - E non voglio sentire una parola di replica!-
Le facce di quei quattro furono nulla però quando anche Dena si sentì le sue da suo padre, suo zio e dalla sua istericissima tata. Insomma, fra grida e tutto il resto quella notte proprio non se ne usciva.
Ed Hermione, seduta in un letto lontano ed incatenata cominciava a dare segni d'impazienza.
Verso le due di notte poi arrivò tutta la carovana al completo dei genitori.
- E tu cosa ci fai qua?!-
Tom sollevò il viso dalle carte, stranito, quando sentì Damon apostrofare in quel modo suo padre, Lord Michael, arrivato con Daniel King, duca di Tenterdon. Erano molto diversi, specialmente nell'espressione del viso. Il papà di Cloe sembrava una persona molto dolce, un po' svagata, di quelle che non s'impensierivano mai e infatti si limitò ad abbracciare la figlia, tutto contento che stesse bene. Lord Michael invece aveva gli occhi azzurri freddi, un po' diffidenti, specialmente quando si posarono su di lui che era seduto accanto a Damon.
- Papà...- disse ancora il suo migliore amico, confuso - Cosa fai qua? La Chips ti aveva detto che stavo bene!-
- Draco mi ha detto che avevi mal di testa.- disse il mago con tono un po' incerto ma sempre un po' brusco.
- Ho sempre mal di testa.- gli ricordò Damon, sulla difensiva come suo solito.
- Michael...- Draco si fece avanti, facendo un cenno affermativo con il volto - Stai tranquillo. È sotto osservazione e già domani starà benissimo.-
- Ti ringrazio per avermi avvisato e per il disturbo che ti prendi per stargli dietro.- gli disse il migliore amico di suo padre, l'uomo che in fondo Malferret aveva sempre considerato un po' come uno zio.
- Nessun disturbo.- l'assicurò il biondo, tranquillo - Ora è tutto sotto controllo.-
- Io mi chiedo come tu abbia potuto pensare di uscire di notte dopo quello che ti ho detto!- sospirò ancora Lord Howthorne verso il figlio, stavolta con tono più preoccupato - Damon, non è uno scherzo.-
- Lo so. Io vedo.- gli ricordò ironico - Comunque stiamo tutti bene. Non ero solo.-
- Ed è un bene no?- tubò Daniel King, passando a salutarlo - L'unione fa la forza.-
- Daniel ti prego non incitarli.- sibilò Lord Michael sbuffando.
- Eddai, in fondo se la sono cavata no?- sorrise l'altro - E tu devi essere Tom giusto? Cloe mi ha parlato molto di te!- e strinse la mano al piccolo Riddle che però si sentiva fissato un po' gelidamente dal padre di Damon. Più in là c'erano anche la mamma di Cloe, la duchessa di Tenterdon e Lady Howthorne.
Anche loro erano molto diverse ma mentre la mamma di Cloe sembrava una tipa molto combattiva come la figlia, infatti la stava sgridando con polso, quella di Damon era una bella donna dall'aria tranquilla. Forse un po' indifferente.
Fatte le numerose presentazioni alla fine entrarono due persone incappucciate...e Trix, che era rimasta alla larga dalla cerchia famigliare piuttosto infastidita anche dai continui sguardi di Matt che ora sapeva cos'era, allargò gli occhi gialli, vedendoli. Milo, che le stava a fianco, non si stupì eccessivamente invece quando dai mantelli vennero fuori due vampiri. La madre e il padre di Trix.
- Non c'era bisogno che veniste.- sussurrò senza guardarli, mentre gli altri si voltavano verso di loro.
La madre della Vaughn, una bella donna dai capelli castano scuro e la pelle di burro, sospirò fissandola con aria accusatoria. - Ti avevo pregato di non creare problemi, Beatrix!-
- E io ti avevo pregato di mandarmi a Ravenhall!- sbottò la Diurna con stizza.
- Beatrix, porta rispetto.- sentenziò il vampiro a fianco di sua madre, cupo ma la streghetta non lo guardò neppure. L'ultima cosa che avrebbe mai voluto era rivedere quei due. Andassero all'inferno!
- Principe, non vi avevo visto...-
Stralunata poi, sollevò lo sguardo quando sentì suo padre rivolgersi in quel modo a Milo. Allora era davvero uno dei Leoninus! Ma era un Diurno come lei...com'era possibile che un essere razzista come suo padre potesse parlare in quel modo ossequioso proprio a lui?
Li sentì parlare per un po', con Milo che rispondeva solo a monosillabi, evidentemente poco interessato al dialogo come lei e infine arrivò l'ultima chicca della serata. Una chicca che gelò i vampiri e fece sospirare Hermione di sollievo.
- Mamma!- urlarono Dena e Tom in coro, quando Lucilla si affacciò alla soglia affiancata da Silente.
Ultraterrena come sempre, Lucilla dei Lancaster varcò la porta con aria paziente ma dopo aver abbracciato la sua bambina e aver controllato che Tom stesse bene, quasi li fissò desiderosa d'incenerirli.
- Io non so cos'abbiate bevuto...- sibilò poco più tardi, mentre tutti i genitori la guardavano ammutoliti - ...ma se Harry mi viene di nuovo a dire che vi ha trovato fra le fauci di un basilisco vi giuro che vi sistemerò io stessa! Anche tu signorina!- sentenziò, puntando il dito sul nasino imbronciato di Degona - Hai capito?-
- Parli al vento.- rise Tristan ironico, alle sue spalle - Oh, di certo non ha preso da me in questo.- aggiunse poi Mckay, quando la demone lo linciò con un'occhiata.
- Al diavolo.- replicò Lucilla, avvolta in una veste bluastra di raso che riluceva alla luce della luna - Tom anche tu, stammi bene a sentire anche se saranno parole al vento, probabilmente. Non puoi girare da solo per i corridoi, è pericoloso. I Mangiamorte ti vogliono catturare.-
- Lo so...ma ho continuato a sentire il basilisco, poi anche Cloe l'ha sentito verso i bagni...e...-
Lucilla lasciò perdere, sventolando la mano esasperata - Dio, mi sembra di essere tornata indietro nel tempo.-
- Solo che stavolta i pianta grane sono quattro, cinque contando tua figlia.- frecciò Draco ironico.
- Bhè, mica possiamo ammazzarli no?- ghignò Jess ridacchiando - L'importante è che siano sani e salvi!-
- Ben detto!- concordò Silente - E visto che stiamo tutti bene propongo di andare a riposare!-
- Un attimo...- Lucilla vagò stralunata con gli occhi fino a trovare Hermione ammanettata al letto, in fondo all'infermeria - Herm? Che cavolo ci fai lì?-
- Mi piacerebbe saperlo, credimi.- rispose acidamente la Grifoncina.
- Esci dal palazzo per un giorno e ti ritrovo in manette.- rise la demone - Ragazzi ma che succede?-
- Non siamo sicuri sia lei.- le spiegò Ron pacato - Ci hanno già fatto questo scherzo due volte.-
- Oh...- annuì la Lancaster - Bhè, se è così...-
- Lucilla per la miseria, non ti ci mettere anche tu!- la Granger a quel punto perse la pazienza, cominciando a strattonare le catene magica con un po' troppa forza - Sai benissimo che sono io!-
- Si...ma è troppo divertente vederti incatenata lì.- se ne uscì la demone, trattenendo a stento un risatina.
- Tranquilli, adesso sveleremo il mistero!- cinguettò Dalton, riapparendo sulla porta con in braccio niente meno che Grattastinchi e Dray. Un attimo dopo, mentre la bella gatta bianca andava a fiondarsi in braccio a Draco, Grattastinchi col suo proverbiale fiuto andò dalla padrona. La scrutò pochissimo, poi al sorriso di Hermione le saltò in grembo facendo la fusa a tutto spiano. Era lei e i ragazzi tirarono un impercettibile fiato, come dopo una lunga apnea.
Quando finalmente venne liberata da Edward non alzò immediatamente il viso sugli altri, anche lei troppo emozionata dopo gli anni passati lontani e gli ultimi mesi di preoccupazione e paura, ma Tom le corse comunque incontro felicissimo e l'abbracciò stretta, proprio come fece lei.
- Herm mi sei mancata tanto!- le disse il maghetto, stringendola per la vita - Stai bene adesso vero?-
- Si.- si limitò a dire, celando negli occhi qualcosa di più profondo - Ma tu non hai perso la brutta abitudine di cacciarti nei guai eh?- lo stuzzicò - Guarda che hai rischiato parecchio.-
- Meno male che c'eri tu, signorina Granger.- disse allora Silente - E sono contento di rivederti sana e salva.-
- Grazie preside.- rispose Hermione, alzando finalmente il volto sugli altri.
Ci fu un attimo di silenzio imbarazzato, così i genitori ne approfittarono per fare l'ultima lavata di capo ai figli poi Lucilla si accostò alla Grifoncina, sorridendo sinistramente.
- E così mi lasci da sola nelle grane eh?- le disse, fintamente offesa - Adesso chi lo sente Caesar.-
- Che vada al diavolo.- replicò Hermione, con una strana vena rabbiosa nella voce - Non capisce un tubo di come sono fatta, non ci arriverà mai purtroppo! E mi ha stufato! Che dia in escandescenze, non me ne frega niente! Posso trovarmi gl'ingredienti da sola, non ho bisogno di supplicarlo!-
- Hai litigato di nuovo con Caesar?- s'intromise Tom ridendo - Ma dai Herm! Non ci credo!-
- Non ho voglia di parlare di lui.- continuò amara - E adesso scusate ma torno nel corridoio ovest. Voglio dare un'occhiata al basilisco.-
- Dare un'occhiata...cosa?!- sbottò Harry, senza neanche accorgersi del suo tono.
- Al basilisco.- replicò Hermione tranquilla.
- E perché scusa?- chiese di nuovo Tom, curioso e felicissimo di riaverla a fianco.
- Per vedere se era maschio o femmina.- rispose la strega, come se fosse stato ovvio.
- Oh...pensi abbia deposto delle uova?- capì subito Edward.
- Esatto.- Hermione si volse verso Lucilla, per salutarla - Torno a prendere le mie cose fra un paio di giorni.-
- Perfetto.- la Lancaster sollevò le spalle, continuando a tenere in braccio la sua bambina che vedeva sempre così poco - Comunque magari domani scrivigli due righe eh?-
- Non gli scrivo un accidenti!- rispose rabbiosa - Che s'impicchi con la sua boria! Ti saluto!-
Dopo un altro momento di panico, Lucilla nicchiò leggermente verso i ragazzi.
- Ha avuto una brutta discussione con Cameron.- si limitò a dire - E' un po' irritabile per colpa sua.-
- A quanto pare quello fa perdere la pazienza a molti.- frecciò Tristan rabbioso.
- Vabbè...non so voi ma io vado a darle una mano.- rise Edward, riprendo spada e bacchetta - Poi lo facciamo sparire preside, stia tranquillo. Quando abbiamo finito porto Herm alla torre, ok?-
Ron si guardò bene dall'aprire bocca e dalla faccia che aveva, Harry capì che quella nottata sarebbe stata più lunga del previsto specialmente se il suo migliore amico avesse dato sfogo a quello che probabilmente si teneva dentro.
Per lui era la stessa cosa ma non voleva avvelenare il ritorno di Hermione. Almeno non in presenza degli altri.
Distrattamente salutò tutti, ficcando un ultimo pugno in testa a Tom e Damon, poi si affiancò a Draco, per risalire sulla torre. May e Ron sarebbero rimasti a controllare ancora l'infermeria per qualche ora, con la supervisione di Jess, Milo e Sphin sotto forma animale.
Mentre risalivano ai loro alloggi poté sentire nitidamente il nervosismo di Malfoy. Ormai lo conosceva bene. Sapeva riconoscere i piccoli segnali del suo umore, anche solo la curva indurita della mascella.
Una volta in sala però la sua maschera cadde. Si chiuse appena la porta alle spalle e poi prese la spada, scagliandola oltre il prezioso tavolo magico che custodiva la Mappa del Malandrino.
Provocò un suono sordo, raschiato, metallico...un'eco fortissima.
- Io vado a letto.- sussurrò solo, distrutto.
- Va bene.- rispose il moro, a bassa voce.
- Ah...- Draco si fermò sulla porta della sua camera - Senti Harry...potresti tenere May lontana per qualche ora?-
Potter lo scrutò a lungo. Si, poteva capirla quella richiesta. Voleva stare solo e testarda com'era la loro Osservatrice non sarebbe riuscito ad avere un attimo di pace.
Gli disse di non preoccuparsi, poi Malfoy sparì nel buio e per circa un'oretta il bambino sopravvissuto poté calmare i nervi, ma invano. Ogni volta che pensava a Hermione rivedeva la terribile scena di lei quasi morta, divorata e fatta a pezzi. Rivedeva gli anni senza di lei, la preoccupazione, il suo silenzio...perché? Perché non aveva più cercato di mettersi in contatto con lui e Ron? Perché li aveva ignorati, messi da parte?
Rimase a lungo a guardare oltre la finestra, vedendo nubi scure passare rapidamente in cielo, a coprire la mezza luna che si faceva sempre più pallida e luminescente, poi finalmente sentì delle voci oltre la porta.
- Harry...non stai bene?-
Sollevò il viso verso Gigì, che si era svegliata e gli svolazzava attorno preoccupata - Hai una faccia triste!-
- No...- ammise - Non sono triste. Cioè...si, sono un po' triste ma sono anche felice.-
La fatina lo scrutò leggermente ironica, andandogli vicino al naso - Voi umani avete la varietà emotiva di quei frignosissimi elfi domestici a volte. Vuoi che ti faccia qualcosa per farti tornare il buon umore?-
- No grazie,- disse ridendo amaramente - niente pozioni che possano farmi perdere freni inibitori. Non ho mai avuto fortuna con queste cose. Adesso torna pure a dormire.-
- Forse dovresti farlo anche tu.- gli consigliò Gigì, stampandogli un minuscolo bacio sul naso e tornando al suo alveare - Vedrai che domani mattina tutto ti apparirà in una prospettiva diversa. Buona notte!-
Lo sapeva davvero tanto, ma il bambino sopravvissuto dubitava fortemente. Non poteva scordare il tempo trascorso senza notizie, la preoccupazione di ciò che le stava accadendo, la sorpresa di scoprire che la sua migliore amica fosse diventata una Zaratrox, che fosse allieva di Caesar Cameron. No...era troppo da digerire in una sola notte.
In quel frangente entrò Edward che aprì la porta e fece passare prima Hermione.
Quando la vide Harry quasi il fiato mancargli ma lei, fissandolo, arrossì solo vagamente.
Era strano. Era veramente strano, pensò amaramente. Lei che arrossiva davanti a lui. Non era mai accaduto.
Erano davvero diventati come due estranei?
- Allora?- chiese - Cos'era?-
- Femmina.- rispose Dalton con una smorfia ironica - Herm ha analizzato un dente e data la sua età e la stagione la nostra mamma serpentone ha appena deposto le uova.-
- E quante ne depongono?- richiese, pensando che i guai non venivano mai soli.
- Da venti a quaranta uova per volta.- gli disse allora la Granger, restando ferma accanto all'ex Corvonero.
- Quaranta??- alitò allora Potter - Crescono nel giro di pochi mesi!-
- Già. Cercherò gli attrezzi adatti e poi andrò nella Camera a sistemare la questione.- Hermione sembrava calma e padrona della situazione, per nulla intimorita da quel nugolo di dannati basilischi che cresceva nelle fondamenta di Hogwarts - Dovresti solo aprirmi i varchi, se è possibile.- aggiunse infine, pacata.
- Non ti faccio andare là sotto da sola.- sindacò duro mentre Edward, scuotendo il capo per tante cerimonie, filava in cucina per fare del caffè visto che era sicuro che sarebbe servito a tutti quanti.
- Non per offenderti ma a parte te per il serpentese non credo che possa servirmi nessun altro.- disse la bella Grifoncina, restando impalata dov'era - Sono capace di difendermi.-
- Me ne sono accorto. Siamo stati nel tuo appartamento di appoggio di Londra.- la informò con gelido contegno - Abbiamo trovato il tuo Pensatoio. Ci è stato utile.-
- Speravo che qualcuno lo trovasse.- ammise con un sospiro - Vorrei riaverlo.-
- Tanto viviamo tutti qua.- Harry la sfidò con un'occhiata - Sei venuta per restare, presumo.-
Hermione non fece in tempo a rispondere che la porta d'ingresso della torre si aprì di nuovo e stavolta sbatté violentemente contro il muro. C'era Ron sulla soglia, con May che gli arrancava dietro pregandolo di calmarsi ma Weasley non aveva un'aria civile. Infatti fece una cosa che distanziava molto dal suo solito comportamento.
Con gli occhi chiari lampeggianti si avventò letteralmente su Hermione, se la mise in spalla con facilità e mentre lei urlava e scalciava, ordinandogli di metterla giù, Harry e gli altri rimasero a bocca aperta.
- Dobbiamo parlare!- sbraitò il rossino dalle scale a chioccola che portavano al piano di sopra, dove c'era la sua stanza - Il primo che si azzarda a venire a rompere lo Schianto al muro!- e senza dire altro sparì dalla loro vista, lasciando la Aarons sbigottita, Edward in un palese disinteresse e Potter un pelino preoccupato.
- Sarà meglio che tu li segua.- bofonchiò Dalton, risvegliandolo dal trans.
- Si...forse è meglio...- ammise, deglutendo - Ah...May, senti.- bloccò la loro Osservatrice che si stava già dirigendo verso la camera di Malfoy per andarsene finalmente a letto - Scusami se te lo chiedo, so che vorresti solo dormire ma ho bisogno che tu vada al Ministero. Vorrei che andassi da Clay, gli raccontassi cos'è successo e se è possibile controllaste bene la faccenda di quel ladro. Voglio che mi diciate cos'ha rubato, se è mai esistito davvero e...-
-...E vuoi che spii ancora Orloff, giusto?- lo precedette May con un sorriso che lo fece subito stare meglio - Ma certo, non ti preoccupare. In fondo posso tranquillamente considerarmi in licenza dal mio lavoro per il Ministro. Tranquillo, avviserò Clay e poi anche l'Ordine.-
- Si. Non so come faremmo senza di te May.- la ringraziò Harry accorato, mentre Edward senza dire una parola andò a sedersi a tavola, prestando attenzione solo alla sua tazza di caffè.
- Solo una cosa.- disse la Aarons, andando alla porta bardata in un pesante cappotto di pelliccia, vista la neve che era tornata a cadere fitta fitta - Cosa intendi fare con la vostra amica?-
- Che intendi?- le chiese il moro.
- Bhè, lei resterà qua per aiutarci no? Forse dovrei controllare la sua scheda e tu dovresti portarla dal signor Gillespie, no? Dovresti registrarla come Auror al Ministero, così Orloff non potrebbe più avanzare grane verso di lei.-
- Già...prima rimetto Herm in squadra e meglio sarà.- annuì Potter, stanco morto - Lascio tutto a te allora. Per favore, avvisa Duncan e prendi un appuntamento. Digli che devo presentargli il quinto membro. Lui capirà.-
- Perfetto. Ci vediamo domani mattina allora. Buona notte ragazzi!- e sparì oltre la soglia con quel suo sorriso rassicurante che più di una volta in quei mesi aveva fatto sentire di nuovo il bambino sopravvissuto circondato da amici sinceri. Peccato che però ci fosse qualcuno che non la pensava allora stesso modo.
- Tanta sollecitudine mi scalda veramente il cuore.- soffiò Edward dietro di lui, senza un cenno di emozione nella voce.
- Mi spieghi perché ti prendono queste fisse?- gli sibilò Harry raggiungendo le scale, per andare a vedere se Ron stesse strozzando Hermione visto che il casino che proveniva dal piano superiore - Stai diventando paranoico.-
- Si, forse. Ma tu sei cieco. Non vuoi vedere.- replicò Dalton a tono - Da Draco posso capirlo. Vanno a letto insieme, lei lo fa stare meglio. Posso capirlo anche da Ron che ha visto in lei una specie di sostituta. Ma non da te.- alzò gli occhi azzurri in quelli di Potter, fissandolo duramente - Hai sempre saputo leggere nelle persone, l'hai fatto fin da quando eri bambino e adesso ti fai incastrare da un paio di occhioni a calamita!-
- Non ne hai le prove!- lo zittì - Ma portamele e allora sarò interamente dalla tua parte.-
- Non si tratta di parte, cazzo.- sbottò l'ex Corvonero - Si tratta di ragionamento. Si tratta di ragionare con le persone, non di dare in escandescenze come sta facendo adesso Ron! È qui che sbagli Harry, Dio...ma non te ne accorgi? Quella ha trovato il punto debole della catena e lo sta usando per i suoi scopi!-
- Ma quali scopi Edward, quali?- ringhiò Harry in risposta, esasperato - Io non ti capisco! Che male ci ha mai fatto eh? Da quando è arrivata May fra noi è tornata un po' di pace!-
- Ah ed è solo di questo che hai bisogno? Di pace?- Edward scosse il capo, come con pena - Ma ti senti quando parli? Il problema è Hermione, il fatto che se ne sia andata senza dirvi niente! May è solo una sostituta e lo sta facendo alla perfezione, non te ne accorgi? Lo fa così bene che non ti sei neanche chiesto se Hermione ha avuto altri motivi per non farsi sentire in questi mesi da quando l'abbiamo salvata dal Veleno di Biancaneve. Eh? Te lo sei mai chiesto o no? Ti sei mai chiesto perché è diventata Auror in Germania? Perché è diventata una gagia e poi una Zaratrox? La gente non fa così le cose tanto per fare Cristo e tu lo sai bene! Esattamente come May!-
- E quale sarebbe il motivo per cui May avrebbe dovuto sostituirsi a lei, eh?- ironizzò Harry, nascondendo il colpo che gli avevano inferto le parole di Dalton - Dammi solo una buona ragione!-
- Di ragioni ce ne sono a vagonate ma tanto non staresti qua ad ascoltare.- sibilò a quel punto Edward, alzando le mani in segno di resa. Sul viso aveva una maschera d'irritazione e rabbia, frustrazione quasi, per non essere capito a sua volta. Non aggiunse una parola, prendendo il mantello e sbattendosi dietro la porta alle spalle.
Ma bene...non aveva mai visto tanta gente sbattergli la porta sulla faccia in una sola notte. Man mano che saliva le scale però e si avvicinava alla stanza di Ron sentiva che avrebbe dovuto blindarsi.
Altro che porta...Ron quella notte era in vena di spaccare il mondo, a quanto pareva.
Entrò in camera sua cercando di far passare inosservata la sua presenza, facendo meno rumore possibile, ma tanto dubitava che i due suoi migliori amici, di nuovo insieme dopo ben quattro anni, lo avrebbero sentito.
Se Ron era sempre stata una persona relativamente controllata, che perdeva le staffe poche volte e sbraitava a scatti, Harry poteva dire di avere davanti un'altra persona.
Lui stava in piedi in mezzo alla stanza da letto, rigido come un pezzo di marmo, i pugni chiusi e contratti, gli occhi infiammati, i lineamenti particolari dei Weasley ridotti a una maschera di rabbia.
E urlava...urlava talmente tanto che perfino Hermione, davanti a lui, sembrava un'altra persona.
Stava seduta malamente in un angolo del letto. Forse non si era spostata di un millimetro da dove Ron l'aveva scaraventata e taceva, senza fiatare, forse a mala pena sentendo le sue grida. E tremava.
Gli occhi dorati incontravano appena le fiamme del camino, lucidi e vitrei.
Sentì Ron rinfacciarle quattro anni di silenzio, anni di segreti, il modo in cui era partita appena dopo il ritorno dal loro viaggio in Italia e nel resto dell'Europa, durato un mese, senza una parola, senza un saluto.
- ...e il bello sai cos'è stato?- tuonò Ron facendo sobbalzare anche Harry - Ho ripensato mille volte al giorno prima della tua partenza, cercando di capire se avessi mai lanciato segnali...ma no, io non mi sono accorto di nulla! Per anni, mentre non rispondevi mandando solo ridicole lettere senza senso ho pensato e ripensato che la colpa fosse stata mia perché non ero riuscito a capire che qualcosa in te non andava ma poi sono giunto alla conclusione che sei una splendida attrice! Devo davvero farti i complimenti!-
- Per favore non urlare...- lo supplicò la strega di nuovo con quegli occhi colmi di paura che Harry non le aveva mai visto, ma Ron non la sentì. Le rise in faccia e le dette le spalle, continuando a ridere acidamente...e poi la stanza si mise a traballare. Una vetrinetta saltò per aria, alcuni libri caddero a terra...poi Weasley tornò a voltarsi, stavolta però con gli ridotti a specchi, ludici come quelli della sua migliore amica.
- Perché dopo che te ne sei andata con Cameron due mesi fa non ti sei più fatta sentire?- le chiese, in un soffio.
E lei di nuovo non rispose. Si limitò a dire l'ovvio - Non volevo farvi preoccupare...- singhiozzò ma Ron non stette a sentirla. Scosse il capo, con una smorfia - Vai al diavolo Hermione!- e senza una parola andò a chiudersi in bagno, distrutto più di quanto avesse mai potuto immaginare.
Harry lo fermò, provando troppa comprensione verso di lui e il colpo che Hermione aveva inferto a entrambi. Socchiuse le palpebre, potendo immaginare lo stato in cui ora si trovasse il suo migliore amico ma di colpo le parole di Edward gli tornarono alla mente.
"Si tratta di ragionamento. Si tratta di ragionare con le persone, non di dare in escandescenze!"
Ragionare...ora l'unica cosa che voleva era mettersi a gridare come aveva fatto Ron. Voleva rompere tutto.
"Ti sei mai chiesto perché è diventata Auror in Germania? Perché è diventata una gagia e poi una Zaratrox?"
Già, se l'era chiesto un sacco di volte, fino a perderci il senso...ma non aveva mai trovato la risposta. Perché? Perché?
E ora che aveva Hermione davanti, voleva solo scaricarle addosso tutta la collera che provava per essere stato abbandonato. Aveva tagliato i ponti, non aveva neanche detto addio...
Dopo sette anni di vita vissuta quasi in simbiosi, con un patto marchiato sulla loro pelle, lei se n'era andata.
E che piangesse ora...non gl'importava. La guardava...vedeva le lacrime rotolarle sulle guance...e poi vide la sua espressione. Vuota. Non sembrava lei.
E la voce gli uscì senza che neanche se ne accorgesse...
- Sarebbero bastate due righe...- sussurrò a bassa voce, facendola piangere ancora più forte - Due righe, Hermione. Due parole. Ti sarebbe bastato poco per dirmi che eri ancora viva. Potevi anche dirmi che eri in punto di morte, che stavi male come un cane, che non volevi vedere nessuno, che il solo pensiero di noi ti uccideva...potevi dirmi qualsiasi cosa e giuro che l'avrei accettato...che in un modo o nell'altro l'avrei mandato giù...- la vide passarsi le mani fra capelli ricci, che ora le scendevano lunghi ben oltre le piccole spalle nascoste nella casacca di damasco color panna - Avrei anche sopportato di essere mandato all'inferno...ma almeno avrei saputo che esistevo ancora per te.-
Ecco, gliel'aveva detto.
Si era sentito dimenticato da lei. Un'ombra. Un ricordo privo d'importanza.
- Dimmelo Hermione...perché non hai più cercato di vederci?- continuò, sentendosi svuotato e stanco - Hai idea di come mi sono sentito io, Ron, Edward...Draco...- e lei gemette, coprendosi gli occhi -...quando ti abbiamo trovato in quelle celle? Cristo, abbiamo creduto che tu fossi morta, eravamo disperati! Dopo quattro anni senza una parola da parte tua un giorno torno a casa e mi trovo Tom davanti alla porta, vengo a sapere che sei una Zaratrox, una gagia...vengo a saperlo da altri, quando invece avrei solo voluto sentire la verità dalla tua voce. Poi la chicca. Si presenta Cameron a riprenderti e tu te ne vai con lui...- gli si spezzò il fiato, sentendosi ora le lacrime pungergli dolorosamente gli occhi. Eppure le ricacciò indietro, appoggiandosi con la schiena alla porta.
Perché era così difficile? Da quando erano diventati estranei?
Dov'era finita la bambina dai capelli ispidi e folti che una mattina di undici anni prima, su un treno per una meta a lui sconosciuta, gli aveva risistemato gli occhiali con aria altezzosa? Dov'era finita la ragazzina che si era trasformata in una gatta in un bagno, per un banale errore? Dov'era la ragazzina che l'aveva riportato indietro nel tempo? Dov'era finita l'amica che era stata con lui, con Ron l'aveva accusato di essere un megalomane? Dov'era finita la strega che si era quasi fatta uccidere per lui, al Ministero della magia, per di stargli accanto? Dov'era finita la strega che al sesto anno gli aveva detto che l'amava, facendo l'amore con lui? Dov'era la strega eccezionale che aveva saputo regalargli con Ron sette meravigliosi anni in una scuola che non sempre l'aveva trattato come un normale ragazzo?
Ricordava la sua risata, il modo in cui lo riprendeva sempre, le sere passate a fare compiti, le sue recriminazioni, i suoi occhi dorati che si accendevano quando scattava con le prediche...il suo essere dolce come una sorella, appassionata come un'amante, protettiva come una madre...dov'era finita la sua migliore amica?
- Perché?- le chiese infine, sgomento - Perché Hermione?-
La Granger inspirò a fondo, tormentandosi le mani...e attendendo. Sentì Ron sulla soglia del bagno e quando anche lui fu tornato, deglutì...e lasciò fluire la verità che doveva loro da quattro anni.
- Il giorno in cui...portai a Lucilla la mia tesi sulla Magia Oscura ho capito, parlando con lei, che non potevo restare qui.- iniziò, pulendosi il viso bagnato - Non potevo restare qui...perché...volevo imparare la Magia Oscura.- alitò e quando lo ammise, Harry contrasse gli occhi verdi, tanto da farla sorridere blandamente - Sapevo che avresti reagito così...- ammise, malinconica -...ma non volevo...non potevo rinunciare. Per questo chiesi a Lucilla già allora d'insegnarmi tutto quello che sapeva. Ma dopo essere tornato dal nostro viaggio, circondati da i figli dei Mangiamorte incarcerati, dagli agguati che ci preparavano, da ciò che mi raccontava Blaise...ho capito che non potevo restare qua...e imparare sotto i tuoi occhi Harry. Sapevo che non saresti stato d'accordo...che non avresti capito...-
- Infatti non capisco.- le sibilò duro.
- Lo so.- Hermione annuì, senza scomporsi anche se i suoi occhi si riempirono di nuovo di lacrime - Sapevo che avresti fatto di tutto per farmi cambiare idea, ma non potevo permettermi di tornare indietro. Ormai non potevo più farlo. Ero dentro...e poi mi chiamò Victor. Lui...aveva bisogno di una mano, aveva problemi di famiglia e parlando con lui mi sono ricordata del Durm Strang, dei corsi per gli Auror incentrati sulla magia oscura. Così ho preso la mia decisione...e sono partita.-
- Senza dirci nulla.- la interruppe Ron.
- Si.- Hermione si volse verso di lui - Ma non sai quanto mi sia costato fare finta di niente.-
- Perdonami...- replicò iracondo - Ma non mi sembrava ti fossi sforzata tanto.-
- Ron, non avreste capito...-
- Cosa non avremmo capito?- saltò su Harry - Che volevi studiare quell'orrore?!-
- Sai benissimo che sono partita per tutt'altri motivi.- gli disse accorata - Eravamo appena tornati dal nostro viaggio e già Blaise e la sua famiglia erano stati attaccati da Nott e gli altri. Partire non è servito a niente, quelli sono tornati e hanno attaccato anche noi! Non eravamo più a scuola e rischiavano di ucciderti!-
- E studiare la magia oscura sarebbe stato il rimedio?- sbottò sconvolto.
- Ma tu credi davvero che mi piaccia?- esplose Hermione a quel punto, con le lacrime che le rotolavano sulle guance arrossate - Credi davvero che mi sia piaciuto diventare un Auror in quel luogo immondo? Credi che vada fiera di quello che ho fatto per essere arrivata a questo punto? Eh? Quando mai ti ho dato l'idea, dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, che la magia oscura sia la mia strada Harry?! Non l'ho fatto per vanità o perché sono passata dalla parte di quelli che ci hanno reso la vita un inferno! L'ho fatto perché era l'unico modo!-
- L'unico modo per cosa?- sbraitò Ron fuori di sé - Per battere i Mangiamorte? Non ci serve quella porcheria!-
- L'unico modo per proteggere le persone che amo, ecco perché!- urlò finalmente, spaccando il resto degli oggetti fragili presenti nella stanza - Abbiamo battuto Voldemort ma sono tornati e continueranno a tornare! Uccideranno tutti quelli che si metteranno sulla loro strada! Li ho visti in Germania! Uccidono donne e bambini indifesi, babbani e mezzosangue, senza distinzioni! E andranno avanti fino a quando non saremo in grado di difendere veramente le persone a cui teniamo! Io ero sola eppure sono riuscita a tenere testa sia ai Lestrange che a tutti i bastardi che si sono portati dietro dalla Germania! La magia oscura mi ha reso più forte ai loro attacchi, ora posso prevederli perché conosco le magie di cui dispongono!-
- E Linda Fulcher?- le chiese allora Harry, cercando di calmare lui per primo e la sua amica che stava tremando violentemente - Com'è morta? Cosa centrava?-
- Era mia amica...- alitò Hermione, fissandolo disperata - Era una Magonò, veniva da Dublino. Sua madre era stata una sensitiva, di quelle non molto affidabili che percepiscono le onde mentali. Un giorno di due anni fa sua madre cadde in coma ma prima di perdere conoscenza le rivelò di venire da me, a cercarmi per dirmi che Harry Potter doveva stare attento al serpente che si annida nello specchio.- e a quelle parole il bambino sopravvissuto impallidì. Hermione e Ron se ne accorsero ma nessuno fece domande, così la Granger proseguì - In Germania avevo degli amici, così ci mettemmo a dare la caccia ai Lestrange che stavano già sbandierando ai quattro venti la rivolta contro i mezzosangue. Una notte venni ferita e fu Victor a prendersi cura di me ma Linda s'infiltrò nella loro base...e vide qualcosa che non avrebbe dovuto vedere. Andai a riprenderla ma non fui in grado di proteggerla a lungo. Rafeus Lestrange riapparve a casa di Victor poco più tardi. Combatterono fra loro due ma eravamo indeboliti dall'ultima lotta e ci ha quasi uccisi. Dopo averci messo fuori gioco ha...ha...- Hermione serrò i denti e i pugni, guardando altrove - ...l'ha tortura e uccisa.-
Harry tacque, non osando neanche immaginare cosa fosse successo nei particolari di quella notte.
- Cos'aveva visto Linda?- le chiese Ron all'improvviso.
- Mi ha parlato di una stanza in cui si facevano dei preparativi per un rituale magico.- spiegò Hermione, lasciandosi andare di nuovo seduta sul letto, - Ha detto qualcosa riguardo al Grimario di Lumia Mckay, poi di un'immagine che rappresentava un serpente dagli occhi rossi nascosto dietro a uno specchio. Ma non so altro...ho provato a indagare ma qualche giorno dopo...- si bloccò, portandosi la mano alla bocca - Hanno ucciso Terry vero?-
- Si.- le disse Harry desolato.
- E' stato Crenshaw.- aggiunse Ron.
- Jeager è un problema solo mio.- sibilò Hermione a quel punto, stupendoli di quello strano scatto - Mi ha catturato minacciando di uccidere delle persone che giravano per la strada in pieno giorno. Poi sono finita nella casa dei Black credo, nel Devon...e bhè...il resto o sapete.- concluse frettolosa, restia anche solo a ricordare qualcosa di quei tre mesi passati in stato vegetale. Guardando le loro facce però...capì che non bastava. Che non aveva detto loro la cosa più importante. La cosa più difficile da dire.
- Perché in tutto questo tempo non hai cercato di tornare da noi?- sussurrò Ron, guardandola senza più rabbia ma con solo una grande delusione, un grande dolore che lo frantumava dentro - Perché non hai voluto parlarci?-
- Perché ci hai messo da parte?- le chiese anche Harry di nuovo, per l'ennesima volta, come un'ossessione.
- Io non volevo...- la sentirono mormorare.
- Ma l'hai fatto...perché non ci hai detto di Tom, che eri una Zaratrox? Che sei una gagia?- continuò il bambino sopravvissuto - Negli ultimi mesi che hai passato da Cameron non abbiamo fatto altro che svegliarci la mattina pensando a come stessi e andando a dormire la notte sperando in una tua parola.-
- Non è colpa vostra...- disse finalmente, coprendosi gli occhi - E' colpa mia...-
- D'accordo...ma devi spiegarmelo...devi spiegarti Hermione...o giuro che impazzisco.- la pregò Ron, andando ad inginocchiarsi di fronte a lei. A fatica, ma senza potersi trattenere sentendola piangere, le prese le mani...e poi gliele strinse forte. Non l'aveva mai sentita tanto fragile.
- Dopo...dopo essere diventata Auror in Germania credevo che sarei tornata a casa, che sarei riuscita a spiegarvi tutto quanto.- confessò, lasciandosi pulire il viso e le gote arrossate dalle dita gentili di Weasley - Lo pensavo davvero, non desideravo altro...ma una volta al Durm Strang la situazione è cambiata. Gli allenamenti e lo studio erano massacranti...studiavo notte e giorno, odiavo ogni parole che leggevo, ogni mio miglioramento. Ma più odiavo ciò che facevo e come un machiavellico scherzo del destino diventavo più brava, desiderando imparare sempre di più...per poter tornare a casa e difendervi meglio...- singhiozzò ancora, sempre più desolata, straziando il cuore a Harry che era andato a sedersi al suo fianco -...ma una volta diventata Auror è successo che...che...mi sono guardata allo specchio...e ho visto una persona che non riconoscevo. Ho visto una strega che non ero più quella che voi conoscevate... e mi è mancato il coraggio di tornare a casa. Non ero più io...e il pensiero di tornare e vedere questa verità sulle vostre facce mi ha sempre fatto impazzire, per questo continuavo a scrivervi come nulla fosse e a procrastinare il mio ritorno. Una volta a Londra però ho saputo da mia madre che eravate diventati tutti Auror e avrei voluto venire a trovarvi...ma non ce l'ho fatta...non ce la facevo...ogni volta che mi guardavo mi veniva voglia di scappare il più lontano possibile. Così sono rimasta con Caesar...- emise un gemito soffocato, quasi atroce e a quel punto si lasciò abbracciare da entrambi, stringendo le mani di Ron che le stava alle spalle e nascondendo il viso nel collo di Harry.
- Mi dispiace...mi dispiace tanto...-
- Shhh...- Ron le carezzò le spalle dolcemente, baciandole i capelli e nel frattempo fissando Harry, con cui scambiò più di mille parole con un solo sguardo - Adesso sei qua...stai tranquilla...-
- Sei a casa Herm.- mormorò anche Harry al suo orecchio.
Ed era vero. Era a casa. Dopo tanti anni di esilio, era finalmente tornata.

 

 

 

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Capitolo 29
*** Capitolo 29° ***


 

 

Draco Lucius Malfoy si svegliò di soprassalto come ormai era di sua consuetudine da molti mesi.
Si passò le mani sulla faccia, cercando di ritrovare il fiato perso e imprecò leggermente.
Stavolta non era stato un sogno. Lei era tornata davvero...lei...
Hermione era lì. A pochi passi da lui.
Il cuore cominciò a battergli forte, maledetto cuore traditore...
Era strano pensare a lei con un tale sentimento di ansia, di eccitazione. Erano stati insieme per tanto tempo, quasi un anno scolastico. Conosceva il meglio di Hermione Granger e anche il peggio di lei. Aveva visto le sue paure, le sue lacrime, l'aveva fatta urlare e arrabbiare, l'aveva vista nuda dalla sua maschera, dal suo orgoglio.
L'aveva abbracciata nelle notti gelide e fatta bruciare con la loro passione. L'aveva vista ridere, essere felice.
L'aveva vista combattere...e l'aveva odiata, detestata, disprezzata... venerata e amata.
E ora che era tornata avrebbe voluto scappare lui.
Continuò a strofinarsi il viso, nella speranza di farsi venire in mente una qualche scusa per andarsene per qualcosa giorno, magari andare a trovare Blaise che era convalescente dalla Febbre Galleggina ma facendolo avrebbe dato troppo nell'occhio con May e Zabini gli avrebbe fatto il terzo grado una volta a casa. Infatti quel maledetto di Blaise non aveva perso la fastidiosa capacità di leggerlo come un libro aperto.
Continuando a pensare a lei senza sosta, scese dal letto e la luce bianca e accecante della neve di quel mattino gli ferì gli occhi. Si vestì di malavoglia, col bracciale di platino al polso sinistro che continuava a comportarsi in maniera che dire assurda era dire poco. Il suo Drago infatti continuava a fargli l'occhiolino e la cosa non gli piaceva per niente.
Poi nella vasca gli faceva le bolle, come delle pernacchie, infine ogni tanto emetteva quegli strani suoni.
C'era da uscirci matti.
Uscito dal bagno andò alla scrivania dove prese la bacchetta ma una volta lì si fermò, impallidendo.
L'anello col serpente troneggiava su un tomo di veleni e lo guardava come ansioso di poter tornare da Hermione.
Avrebbe dovuto ridarglielo? No, probabilmente no.
Forse l'aveva portato per caso quel giorno alla cattura. Forse anche la perla nera e il corvo li aveva chiusi da qualche parte. Forse, forse...odiava i se e i forse ma il solo fatto che Hermione avesse avuto con sé il suo anello lo aveva riempito di una strana e inconsueta sensazione di calore.
Insieme a quella però c'era anche la rabbia. Quando l'aveva rivista automaticamente aveva pensato a ciò che aveva subito e il dolore, il rimorso e l'ira gli si erano rovesciati nelle vene come un acido corrosivo.
Se avesse avuto fra le mani Rafeus e Vanessa in quel momento li avrebbe massacrati senza pensarci su due volte.
Davanti alla soglia, ci pensò su due volte prima di aprire la porta. Sentiva delle voci divertite dalla sala riunioni, collegata alla cucina e forse lei era già lì con Potter e gli altri.
Cosa doveva fare? Come cazzo si doveva comportare?
Ormai stava andando in palla, si stava facendo delle seghe che non si era mai fatto in vita sua con una donna. Anzi, l'unica volta che era stato tanto ansioso con una donna era finito irrimediabilmente per innamorarsi di lei visto che Hermione era stata l'unica a mandarlo in crisi.
I suoi sentimenti per lei poi erano tanto contrastanti che a malapena ci capiva qualcosa.
Voleva rivederla e avrebbe voluto scappare, avrebbe voluto abbracciarla e prenderla a schiaffi per non essersi più fatta sentire dopo essere andata via con il suo fottutissimo amante...
Ecco, prima cosa, si disse. Mai pensare a Cameron! Non farlo mai!
Doveva stare calmo. Stare calmo, essere cortese ma distaccato e...pregare che Dio gliela mandasse buona.
Spinse la maniglia come se fosse stato un condannato a morte e quando mise il naso nella sala riunioni, trovò solo Dalton e Weasley. Fu abbastanza stupito di vedere la Donnola di umore così pacifico, visto come l'aveva sentito urlare la sera prima ma non fece commenti, bofonchiando qualche saluto vago.
Fece per andare in cucina a fregare il piatto ad Edward ma quello stronzissimo ex Corvonero gli pietrificò il dito che stava per piluccare del bacon. - Ma che cazzo fai?! Ti sei bevuto il cervello??- rognò il biondo, facendo il contro incantesimo mentre Ron dalla tavola se la rideva e Dalton continuava a cucinare.
- Non è per te.- gli disse il cuoco improvvisato.
- C'è da mangiare per cinque!- sbottò Malfoy, sconvolto.
- E' per Hermione.- lo informò Ron tranquillo - Ma dovremo ingaggiare una lotta per farla mangiare.-
- Ti ho già detto che sto benissimo!- sibilò la voce irritata sulle scale che fece perdere il fiato a Draco. Non poté impedirsi di sollevare lo sguardo e quando la vide fu come tornare indietro nel tempo. La sera prima aveva fatto di tutto per non alzare mai gli occhi nei suoi ma ora era impossibile...perché era più bella di come la ricordava.
I capelli più lunghi e le iridi più dorate e meno ingenue.
- Buon giorno.- la salutò Edward, spezzando il silenzio che si era creato fra quei due che non riuscivano a staccarsi gli occhi di dosso - Dai Herm...siediti e mangia.-
- Non ti ci mettere anche tu adesso.- replicò sarcastica, andando a sedersi davanti a Ron mentre Draco restava solidamente ancorato al bancone della cucina - Sto benissimo.-
- Stai bene un corno.- sentenziò anche Potter, scendendo a saltelli dalle scale del piano superiore - Sai che lo ho contato le costole Ed? E indovina quanto pesa!-
- La galanteria non sapete dove sia di casa eh?- ghignò Dalton - Comunque stupisci Herm. Quanto pesi?-
- Quarantasette chili.- sibilò Harry, anticipandola e facendo sgranare lo sguardo a Malfoy.
- Ehi ma saranno ben affari miei no?- replicò la Grifoncina sbuffando - E poi mangio come un bufalo, non è mica colpa mia se non ingrasso! E cosa sarebbe tutta quella roba?- sbalordì, indicando i piatti stracolmi che Edward le aveva mollato sotto il naso - Non sono un'oca all'ingrasso!-
- Frega niente. Mangia o t'imbocco.- la minaccio Harry serio.
- Provaci se ci riesci.- lo sfidò sarcastica, col cuore in gola perché cercava in tutti i modi di non far vedere a una certa persona che razza di colpo fosse stato ritrovarla. Addentò un pezzo di bacon, decisa a cambiare discorso anche perché il fatto del suo deperimento era da ricollegare alla sua prigionia e non era ancora pronta a parlarne. Quindi chiese ai ragazzi semplicemente come se la stessero cavando a lavorare in gruppo, senza azzardare a dire nulla sul fatto che Potter e Malfoy stavano insieme tutto il giorno senza prendersi a pugni continuamente.
La conversazione scorse tranquilla per un buon quarto d'ora, con Gigì che ora bestemmiava per il ritorno della Grifoncina, Draco che a momenti non riusciva a usare le posate e poi il baccano che provocarono Tristan e gli altri arrivarono a salutarla.
Parlarono per circa un'oretta, ragguagliandola sugli ultimi fatti, raccontandole dei particolari amici di Tom e dei casini che avevano già fatto, la fecero anche parlare con Elettra e Blaise tramite il camino, poi finalmente la marmaglia che faceva capo a Jess cominciò a defluire per andare a scandagliare la scuola nel caso ai Lestrange fosse venuta in mente qualche altra spiritosata e anche per lasciare soli i ragazzi con Hermione.
- Meno male che c'è qualcuno fra voi che sa cucinare...- disse infine la Grifoncina, dopo l'ultima fetta di torta mandata giù con un'ottima spremuta - Che t'è capitato in questi anni Ed?-
- Ha dormito sotto i ponti e s'è giocato il patrimonio all'ippodromo.- ironizzò Ron - Per questo ha dovuto imparare ad arrangiarsi. Una volta, verso metà luglio, è tornato a casa quasi nudo.-
- Oh, ma perché non c'ero...- enfatizzò sarcastica, facendo scoprire a Draco di essere orrendamente geloso per la poca attenzione che lei gli dava e anche incazzato con Dalton che non centrava nulla. Sembrava che stesse ricucendo i rapporti con tutti...con tutti tranne che con lui che se ne stava ostinatamente zitto.
- Oddio!- sbottò di colpo Harry, facendo sobbalzare mezza tavola.
- Che c'è? Che ti piglia?- saltarono su gli altri, preoccupati.
- Ho visto... ho visto...- Harry indicò il bracciale d'argento col sangue di Cameron al polso di Hermione - Ho visto un occhio sotto alla cupoletta di vetro, dentro a quel liquido nero!-
- Cosa?- fece la Granger, allucinata - Un occhio? C'è comparso di tutto ma mai un occhio!- sollevò il bracciale sotto il naso, senza vedere assolutamente niente. Il plasma nero era immobile, tranquillo. Un occhio?
- Ma cos'è quella roba?- le chiese Dalton curioso.
- Eh?- Hermione si scosse leggermente - Ah, è un globo di cristallo incastonato in un bracciale. Dentro c'è il sangue di Caesar. Lui ne ha uno uguale col mio. Ci serve per comunicare, lo aiuta a trovarmi quando ho bisogno. A volte quando sono in pericolo indica la presenza nemica mettendosi a ribollire.-
- Però...- soffiò Harry scoccandole un'occhiata di striscio, con gli occhi verdi divertiti - Poi dovrai raccontarmi meglio di quel tipo. Come hai fatto a conoscerlo? E, domanda più importante, è irritante come sembra?-
- Non sai quanto.- ironizzò la bella strega - Comunque è una lunga storia. Te la racconto un'altra volta.-
- Scusate se m'intrometto ragazzi...- s'infilò in mezzo Edward, inchiodando Hermione con uno sguardo profondo - Stai davvero dicendo che il sangue di quel bracciale ribolle se in giro c'è un nemico?-
- Si, succede sempre quando qualcuno con brutte intenzioni mi viene molto vicino.- annuì la Granger, senza capire - Perché me l'hai chiesto? I Mangiamorte non attaccano mai fisicamente. Almeno, quasi mai.-
- Così...tanto per sapere.-
- Che hai in mente spostato?- Ron era scettico, specialmente quando Dalton faceva quella faccia angelica.
- Niente di niente. Lo trovo solo più utile di uno Spioscopio, no?-
- Non ricominciare Edward, dammi retta.- sibilò a quel punto Draco, accendendosi una sigaretta dopo il caffè.
- Tranquilli. Non vi fidate di me?-
- No.- dissero Harry, Draco e Ron in coro.
- E fate male.- disse serafico - Herm, cosa vuoi fare oggi?-
- Oggi andrò a Londra, da sola...- aggiunse, prima che Harry aprisse bocca - Non andrò a cercare guai, calmati. Ho solo bisogno di sistemare un vecchio affare con una persona. E poi ho bisogno di alcuni testi che mi ha soffiato Jeager.-
- E' pure ladro!- ghignò Ron - Perché ce l'ha tanto con te quello lì?-
- Perché l'ho battuto. E Caesar ha scelto me.-
- Mi spieghi come hai fatto a battere un mezzo demone?- si sconvolse Potter, tirando nel frattempo la Mappa del Malandrino vicino per controllare la situazione.
- Volontà divina. E poi lui era di cattivo umore.-
- Cosa cambia? È forte come Lucilla quattro anni fa. Scusa se è poco!-
Hermione si limitò ad alzare le spalle - Fortuna forse.-
- Se, come no.-
- Comunque prima mi hai parlato di un appuntamento con Duncan Gillespie, no?- lo interruppe, cambiando nuovamente argomento con nonchalance - Quand'è che dobbiamo andare?-
- Appena May torna dal Ministero lo sapremo.- sbadigliò Ron, versandosi il secondo caffè della mattinata visto che avevano passato quasi tutta la notte a parlare e a urlare come matti - Ti piacerà. Sta con noi da qualche mese.-
- E' molto brava.- aggiunse Harry, mentre Edward se ne andava in cucina roteando gli occhi senza fare nulla per nasconderlo - Poi, appena Duncan saprà che sei tornata potrai lavorare con noi tranquillamente. Non voglio che i Lestrange possano avanzare storie.-
- Non ti preoccupare per loro. Il problema è Katrina.- gli disse seria - E' lei la grana. Ci serve un altro essere empatico per fermarla. È l'unico modo per controllare i suoi movimenti.-
- Un altro empatico? E dove lo troviamo?- s'interessò Weasley.
- Degona la vedeva negli specchi, adesso che ci penso.- disse Dalton, tornando a tavola con i giornali del mattino portati da Edvige - Pensate che la bambina possa sviluppare quel genere poteri?-
- Essendo figlia di Lucilla non mi stupirei di niente.- rispose la Granger - Ma lei è troppo piccola e Lucilla non sarà mai d'accordo. Trovare gli empatici è difficile, la maggior parte di loro ha un corpo di carne e cenere e il loro vero spirito che passa attraverso un particolare oggetto che si confà maggiormente al loro carattere.-
- In questo caso in un'arrogante stronza vanitosa?- sibilò Draco, rivolgendole direttamente la parola per la prima volta.
- Esatto.- Hermione annuì, guardandolo per un breve istante - Il corpo di cenere e carne è praticamente immortale. L'unico modo per sistemarla è rompere lo specchio in cui è incatenato il suo vero spirito.-
- Bel problema. Conosci un empatico disposto a darci una mano?- fece Harry.
- Caesar.-
- Caesar Cameron è un empatico?- sbottarono tutti e quattro.
- Già. Azzarderei anche il più potente di tutti.-
- Non stento a crederci.- rise Edward istericamente - Vuoi dire che...legge nel pensiero?-
- Non sempre. E' considerato un potere raro per un demone ed essendo tanto forte ha dovuto mettere un blocco mentale alla sua telepatia. Una volta Demetrius mi ha detto che Caesar avrebbe potuto controllare il pensiero di qualsiasi persona al mondo ma l'avrebbe portato ad impazzire, a lungo andare. Sono secoli che ha messo una pietra sopra a questa storia però...io e Lucilla dovremo indorargli la pillola.-
Indorargli la pillola. Chissà che avrebbe chiesto in cambio quello lì, pensò Draco senza frenarsi.
Davvero non riusciva a capire cosa ci trovasse in quel tizio! Ok, era un demone e sembrava un modello ma era più pallido di una cadavere! Per non parlare della sua insopportabile boria!
Quello magari non era neanche capace di ridere! Aveva la faccia incementata!
- Senza offesa ma quello non è mai stato un amante delle beghe dei maghi no?- disse Harry - Come pensi di convincerlo?-
- Non sarò sola. Demetrius sa essere convincente con lui.-
Se Malfoy avesse potuto sarebbe andato nel Golden Fields e avrebbe ucciso quel maledetto. Che rabbia gli era venuta! Lo convinco, lo convinco! Tutte storie! Potevano anche andare a letto insieme ma di certo non era stato come fra loro due!
Fu in quel momento che sfortunatamente entrò May con un pacco di carte sotto al braccio.
- Ciao ragazzi!- borbottò, intenta a levarsi il cappotto e i fiocchi di neve dai capelli.
- Oh, May!- le sorrise Harry raggiungendola - Allora? Tutto bene?-
- No, un fiasco totale!- sentenziò la Aarons, scrollando la lunga criniera bruna - Il ladro è scappato e i Sensimaghi hanno fatto un buco nell'acqua. In documentazione non c'era niente su nessun furto e quel maledetto di Orloff l'ha menata a me e a Clayton tre ore insieme a Leblanc e a tutta la congrega francese sul fatto che Milo a quanto pare passa sempre più tempo alla Corte Leonina. L'hanno seguito.-
- Che rottura di palle. Perché non lo lasciano in pace? Hanno voglia di suicidarsi per caso?- sbuffò Edward.
- Tranquilli, oggi Milo andrà da Duncan e insieme troveranno una soluzione.- disse frettolosa, infilando di corsa in cucina per versarsi qualcosa di caldo - Qua com'è andata?-
- Niente serpi in giro.- ironizzò Harry - Se non contiamo Malferret.-
- Ha parlato quello che doveva stare a Serpeverde.- si schifò il biondo.
- Bhè, qua è il caso di fare le presentazioni allora.- finì Potter, ignorando Malfoy che come minimo sarebbe stato di pessimo umore per un sacco di tempo - May, ti presento Hermione Granger.-
- La famosa Hermione Granger.- sorrise la Aarons da dietro il bancone della cucina, tenendosi a distanza come per non violare l'intimità ritrovata fra i vecchi amici - O dovrei dire Hermione Hargrave?-
La Grifoncina non rispose immediatamente. Scrutò a lungo la nuova arrivata che evidentemente, da come si era comportata con Harry e gli altri, era entrata del tutto in sintonia con loro. Aveva un bel sorriso simpatico, era anche molto carina anche se sembrava volerle stare alla larga. Doveva essere una persona abbastanza discreta comunque perché non cercò di esserle simpatica a tutti i costi.
- Hargrave.- rispose allora, restando seduta a tavola.
- Perché hai cambiato cognome?- le chiese Ron stranito.
- Problemi di famiglia.- si limitò a rispondere la strega dagli occhi dorati.
- Herm, lei invece è May Aarons. Viene dall'Irlanda. Sta con noi da giugno. È la nostra Osservatrice.-
La Grifoncina tacque di nuovo ma stavolta sollevò lentamente lo sguardo su Potter...come se non avesse capito bene.
- Osservatrice?- sussurrò mentre fra tutti solo Edward rideva a mezze labbra.
- Si, ce l'ha mandata Orloff. Deve controll...Herm, dove vai?-
La Grifoncina era andata alla porta e si stava mettendo il mantello imbottito di pelo. Una volta vestita, guardò di nuovo Harry in faccia - Ripeti quello che stavi dicendo prima e ascoltati mentre lo fai.-
- Ho detto che May è la nostra Osservatrice...-
- ...e che la manda Orloff.- concluse Hermione con sussiego, ridendo in maniera inspiegabilmente gelida - Ok, quindi non sono io che sono finita in una dimensione parallela, ma sei tu che sei impazzito tutto di colpo.-
- Calma, si può sapere che ti prende?- si mise in mezzo Weasley.
- Mi prende che quella è una sottoposta di Orloff.-
- Io mi chiamo May.- disse la Aarons con tono sicuro.
- Bhè May...- Hermione fece una smorfia, continuando a ridere acidamente - E' stato un vero piacere e a mai più arrivederci spero.-
- Insomma, calmati un attimo!- sbraitò Potter - Mi dici che ti piglia di colpo?-
- Mi prende che avete nella squadra un elemento che fa rapporto tutti i giorni al capo del Ministero della Magia. Orloff è quello che ha cominciato la guerra con gli Zaratrox e che utilizza i Mangiamorte e te Harry, per coprire la guerra che vuole scatenare con il casato dei Leoninus e la Dama Nera. Capisci adesso?-
- May è fidata!-
- Ehi, guardami in faccia!- sbottò allora la Grifoncina - Io mi fido solo di due persone al mondo ma a quanto pare queste due hanno perso totalmente il cervello! Non puoi avere la certezza che la tua Osservatrice stia veramente con te! La sera può benissimo andare da Orloff e spifferare tutto!-
- Io sono presente, parla con me!- sbottò May perdendo la pazienza e andandole di fronte.
- Cosa sei? Sorda per caso?- replicò la Granger senza battere ciglio - Ho detto che non mi fido di te!-
- E' vero, prima lavoravo per Orloff ma da quando ho capito che Harry è in pericolo sono qui solo per aiutare lui e Draco!- e scandì bene quell'ultimo nome, come solo una donna poteva fare, avvisando in silenzio la sua avversaria di qualcosa ma Hermione continuò a non fare una piega, granitica - Potresti anche essere venuta qua per salvare Godric Grifondoro in persona, non me ne frega niente.- rispose - Harry prima aveva fiuto per i nemici, a quanto pare ora crede che basti qualche mese per inquadrare una persona. Ma io no. Spiacente ragazzi, non butterò via il lavoro di anni per colpa di un'Osservatrice di cui non mi fido. Sistemate la faccenda. Quando torno stasera voglio che abbiate risolto la cosa o andrò avanti da sola.-
- Aspetta un attimo, non abbiamo finito di discutere!- sibilò May afferrandola per il gomito ma un attimo dopo si ritrovò con gli occhi dorati della Granger puntati addosso...e non riuscì più ad articolare un pensiero sano. Mollò la presa, indietreggiando mentre tutti erano rimasti a bocca aperta.
Una volta uscita la Grifoncina, nella torre oscura ritornò il silenzio.


- Perché non la smette di fissarmi quello lì? Non lo sopporto!-
Claire King alzò lo sguardo dalla sua pozione, guardando Beatrix attraverso il fumo argenteo che si sollevava dal pentolone. Stavano allo stesso banco, cosa che Piton non aveva mai gradito ma non avevano fatto disastri quella mattina, anche perché Cloe, Damon e Tom avevano la testa completamente fasciata a causa della brutta avventura della sera prima. Avevano saltato le prime due ore con la Cooman, con sommo giubilo dei due maghetti, ma Piton non avevano proprio potuto aggirarlo. Severus era ancora parecchio incazzato per i punti persi e sbraitava contro qualsiasi Grifondoro facesse qualcosa che non andava, tutti tranne Tom che in pozioni era il migliore.
Beatrix Vaughn invece era arrabbiatissima. Lei era guarita subito naturalmente ma ora c'era qualcuno che continuava a tenerle gli occhi incollati addosso e questo la faceva diventare un aspide.
Era Matt Rogers, Corvonero, che quella notte aveva avuto la sua prima avventura con il quartetto. Peccato però che fosse anche venuto a sapere che Beatrix era una Diurna e anche se aveva solennemente promesso davanti a Silente che non ne avrebbe mai fatto parola con nessuno, la Vaughn era comunque molto scettica sulla cosa.
- Non è che ti guarda perché magari gli piaci?-
Trix e Cloe rotearono gli occhi, sentendo Maggie Clark, Grifondoro, fare quel pettegolezzo.
- Figurati, non è per quello!- sbottò la Diurna seccata.
- Io lo trovo carino.- cinguettò anche Mary J. Lewis con fare civettuolo.
- Io lo trovo solo un ficcanaso!- sibilò la Serpeverde gelida, mentre anche Cloe in effetti si rendeva conto che Matt non faceva altro che guardarla...e arrossiva anche. Forse quelle due pettegole delle sue compagne non avevano tutti i torti.
Usciti dall'aula con le orecchie che fischiavano a causa di tutti i barriti di Piton, i ragazzi si ritrovarono un attimo sotto le arcate a riprendere fiato.
- Ma si può sapere che cos'avete voi due oggi?- fece il piccolo Tom Riddle stranito, quando anche Damon cadde dalle nuvole alla sua ennesima domanda a vuoto - Siete un po' strani ragazzi.-
- Sarà perché noi non siamo abituati alle botte in testa.- frecciò Howthorne perfido.
- Ahah...che spiritoso.-
- Comunque il mio problema è solo uno! E giuro che me lo bevo se non la smette!- ringhiò Trix fra i denti quando vide Matt Rogers dirigersi a passo spedito verso di loro. Il ragazzino dai capelli color mogano li salutò un po' imbarazzato ma alla fine la tranquillità di Cloe e Damon riuscì a metterlo a suo agio. Gli chiesero come stava e disse che si era ripreso dallo spavento, anche se Vitius gli aveva tolto venti punti, e come accade ogni volta riuscì a farsi raccontare più o meno in generale i motivi per cui i Mangiamorte volevano Tom. Tutto questo però senza smettere di scoccare ogni tanto strane occhiate alla Vaughn che stava seriamente per perdere la pazienza. Prima di fare qualcosa di cui avrebbe potuto pentirsi decise di andarsene, piantando Matt senza neanche salutarlo.
- Dovresti smetterla di guardarla con tanta insistenza, sai?- gli consigliò Cloe, vedendolo spiazzato.
- Cosa? Oh...bhè...- il Corvonero arrossì - E' solo che non pensavo fosse...una mezza vampira...-
- A Trix non piacciono i ficcanaso. E neanche gl'insistenti.- aggiunse Damon serafico.
- Mi spiace...non volevo darle fastidio, davvero!- si scusò Rogers - Ora però devo andare. Howthorne...potresti farle le mie scuse se la vedi? Sul serio, volevo solo conoscerla meglio visto che so il suo segreto, non pensavo di farla arrabbiare. Allora...ci vediamo oggi pomeriggio da Ruf.- e se ne andò un po' mogio, tanto da far alzare le sopracciglia a Cloe. Chissà che quelle oche di Mary e Maggie avessero avuto ragione!
- Quel corvaccio si è innamorato della yankee.- sentenziò mentre attraversavano i corridoi.
- Ma lascia stare duchessa!- Damon scosse il capo - Non ti ficcare in mezzo a queste cose, dammi retta!-
- Ah già, parli per esperienza vero?- ironizzò sarcastica e a quel punto Tom vide per la prima volta Damon arrossire. Non era mai capitato e la cosa gli sembrava molto strana, anche perché non capiva di che stessero parlando.
- Ma dai Tom!- rise Cloe mentre Damon le stava addosso per farla star zitta - Non te ne sei accorto ieri sera?-
- Ieri sera cosa?- chiese il Grifondoro imbambolato.
- Ieri sera niente!- sbraitò il futuro lord rabbioso, cercando di tappare la bocca alla King ma lei lo morse e strappandogli una leggera imprecazione, visto che gli aveva lasciato l'impronta della dentiera, si accostò a Riddle e gli disse una cosa che sarebbe andata avanti parecchio.
- Il serpente ieri sera ha perso la lingua davanti a tua madre!-
- Eh?- Tom allargò gli occhi blu - Come scusa?-
- Quando l'ha vista è diventato tutto rosso!-
- Ma insomma Cloe, te la cuci quella boccaccia?- ululò Howthorne - Sta zitta! Non è vero poi!-
- Cosa non è vero? Che ti piace Lucilla dei Lancaster?- lo prese in giro la biondina - Eddai, non c'è niente di male!-
- Ti ho detto di finirla di dire cretinate o ti riempio il letto di topi, capito?-
Cloe, che aveva una strana paura per i roditori anche se non sapeva bene da dove veniva, assottigliò gli occhi nocciola, pronta a fargli ingoiare quella minaccia e come sempre si misero a discutere fra loro due ma Tom stranamente quel giorno non si mise in testa di sedare i loro bollori. A dire il vero stava per farlo ma poi Vanessa Lestrange era uscita da un'aula con un gruppo di studenti del quarto anno di Serpeverde e se n'era scordato.
Ricordò la foto di Bellatrix che aveva nascosto sotto il letto e ora guardando la sua sorellastra gli sembrava di rivedere sua madre. Quando Vanessa si accorse di lui gli sorrise ma il maghetto si affrettò a distogliere lo sguardo.
Lei però era già soddisfatta. Secondo il modesto parare di Vanessa con un bambino non era necessario ricorrere alla violenza, come invece voleva fare Rafeus. No, con il piccolo Tom Riddle sarebbe bastato usare la delicatezza e la pazienza. E poi...la carne e il corpo di quel piccolo mago le erano sacri.
In lui scorrevano il sangue di sua madre, dei Black...e quello di Lord Voldemort.
Con quei pensieri ritornò alla torre degli insegnanti ma aprendo della sua stanza ma rimase ferma sulla soglia, bloccandosi di colpo. O ci era passato un tornato, o qualcuno era molto arrabbiato...
Chiuse il battente con la magia e si tolse il mantello imbottito, visto che da qualche tempo a Hogwarts faceva un freddo infame e sorridendo con aria di sussiego andò a sedersi davanti alla specchiera.
- Ciao tesoro.- sospirò cominciando a levarsi le forcine che le trattenevano i capelli - Cos'è successo?-
Le giunse un ringhio sommesso e la strega sorrise ancora.
- Andiamo, non può essere così grave. Ti è venuta una ruga?-
"Al diavolo...quella sporca mezzosangue mi ha gelato il sangue nelle vene!"
L'altra stavolta corrugò la fronte, senza fermare il suo lavoro - Mezzosangue? Sei andata a caccia con Jeager e hai visto l'Hargrave?-
"E' allora torre oscura, carina. Ecco dov'è. Alla Torre Oscura con Potter."
Vanessa, dopo essersi tolta tutte le forcine, si passò le dita fra i capelli fino a renderli di nuovo vaporosi, ridacchiando - Mia cara, non pensavi certo che l'essere stata mangiata viva l'avrebbe fermata no? Si vede che Cameron ha curato il suo giocattolino a letto con qualche cura a noi sconosciuta. Oppure è del tutto impazzita e non ne dà segni.-
"E adesso che è tornata con Potter come facciamo?"
- Non so Kat. L'empatica sei tu. Trova un modo per aggirare l'ostacolo.-
"E come vuoi che faccia? Quella maledetta fatina e la figlia della Lancaster mi vedono!"
- Bhè, la bambina non c'è sempre mi pare. E la fata può essere fatta sparire.-
"No ma io devo anche controllare Orloff! Non posso farmi in tre!"
- Già, due di te bastano e avanzano.-
"Che spiritosa Lestrange, mi fai morire. Piuttosto, l'Hargrave è uscita mezz'ora fa dicendo che andava a Londra. D'ora in avanti la sua presenza mi provocherà parecchi problemi, quindi mi farò sentire meno del solito. Se ci saranno guai vi farò mandare messaggi tramite Jeager."
- Perfetto.- Vanessa si spazzolò velocemente i capelli - C'è altro?-
"Non ti fa nessun effetto che sia tornata?"
- Non molto...anche perché ci sei tu a tenerla d'occhio e Jeager ha quasi terminato la ricerca.-
"E Minus l'ha trovato?"
- Jeager dice che dei suoi amici l'hanno visto in Romania.-
"E cosa aspetta ad andare a prendergli ciò che ci serve?"
- Forse aspettava proprio che saltasse fuori l'Hargrave.- sibilò Vanessa seccata - Comunque ci metteremo d'accordo dopo Natale, intesi? Quando quelli festeggeranno ci prenderemo una pausa anche noi. Mia nonna tiene troppo alla forma e poi voglio lasciare a mio cugino abbastanza fiato per respirare prima che Rafeus torca il collo a lui e alla sua mezzosangue. Ops...- fece poi, ridendo malignamente - Non te la sei presa, vero Kat?-
Lo schiocco secco del vetro rotto fu una chiara risposta ma Vanessa Lestrange non se la prese minimamente. Continuò a ridere a crepapelle, agitando la mano davanti allo specchio e riparandolo con il semplice tocco delle dita.
Che caratterino...e se n'era andata senza neanche salutarla. Accidenti.
- Povera Katrina.- sospirò, alzandosi e andando a sedersi sul letto dove il mantello dell'Invisibilità rubato a Tom troneggiava ora sul suo copriletto. Ci giocherellò un poco pensando a quali divertenti usi avrebbe potuto destinarlo quando finalmente la lettera che aspettava giunse legata alla zampa di un grande e sgraziato allocco scuro.
Dopo aver controllato di non essere vista da nessuno, considerato che Silente non era uno sciocco e la Mcgranitt neanche, si chiuse la finestra alle spalle e scartò la missiva...
Dopo poche righe, l'accartocciò rabbiosa e la gettò nel caminetto, cominciando a camminare freneticamente su e giù per la sua stanza. Ora erano nei guai...ora erano davvero nei guai!
Dannazione, le servivano le ossa! Quelle maledette ossa!


Borgin, Burkes & Mortis era silenzioso come sempre.
Tutta Nocturne Alley lo era, a dire il vero, e Draco Malfoy lo sapeva bene.
Non che fosse di casa, ma lì i gagia e i reietti del mondo dei maghi non facevano più caso se i suoi capelli biondissimi e i suoi occhi troppo chiari facevano capolino dal cappuccio scuro di un mantello una volta al mese.
Sotto la neve poi raramente gente come quella che bazzicava lì si sbatteva ad alzare il naso dalle mani su cui soffiavano continuamente, per scaldarsi.
Nascosto sotto una piccola galleria a cui erano appese delle stalattiti che gocciolavano, Draco attese paziente che lei uscisse. Andare a Londra a sistemare una cosa eh? Hn, ridicolo.
Non che ormai non avesse capito che Hermione Granger era diventata molto diversa dalla Grifondoro che aveva conosciuto un tempo, si era anche ficcato in testa che era una gagia e come tale ora conosceva le arti oscure, ma proprio non gli era andato giù il fatto che seguendola, l'aveva vista passare tutti i negozi di ingredienti e ritrovati chimici di Nocturne Alley, il posto più tetro e pericoloso in cui i maghi per bene, come diceva la cara tata di Tristan, non si sarebbero mai sognati di mettere piede. Invece Hermione doveva frequentare un giro parecchio diverso ora...
Attese paziente, anche se ormai cominciava a farsi tardi. Erano le quattro di pomeriggio e tempo un'ora avrebbe cominciato a far buio. Inoltre aveva detto con incredibile faccia a tosta a Potter e a May che andava a trovare Blaise, sempre per quella storia della febbre e se la Aarons non aveva fatto commenti, vista la girata che Hermione le aveva rifilato, Harry l'aveva guardato un po' di sottecchi...quasi scuotendo il capo.
Che pensasse quello che gli pareva quel piantagrane, ora lui doveva trovare una soluzione per convincere quella testarda della Granger ad accettare May.
Accidenti però, pensò accendendosi una sigaretta, com'era cambiata la sua mezzosangue...
Sua...ancora, continuava a considerarla sua.
Chiuse gli occhi e inspirò, deciso a dimenticare. Doveva farlo o sarebbe impazzito. Lei non era più la stessa, anche lui era cambiato stando con lo Sfregiato e poi...la magia non avrebbe potuto ripetersi, ne era sicuro.
Aspettò altri quindici minuti, cominciando a spazientirsi. Dannazione, ma che stava combinando là dentro?
Imprecando decise di entrare, tanto non si sarebbe fatto vedere. Giusto per controllare che non le fosse successo qualcosa. In fondo lì in giro era pieno di Mangiamorte e la faccia della Granger era sempre molto conosciuta.
Entrato nella bottega fatiscente col capo rigorosamente coperto, si mise a girare sinuoso come un gatto fra gli scaffali, gl'intrugli vaporosi e luminescenti, fra l'aria che odorava di chiuso e erbe, fra i libri incatenati che si agitavano andando a sbattere contro gli altri. Dietro alla cassa non c'era nessuno ma Burkes doveva essere da qualche parte nel retrobottega, come al solito ad inventarsi qualcosa di losco...poi ad un tratto Draco la vide.
Separati da uno scaffale stracolmo di libri, vide Hermione aggirarsi fra barattoli e boccette colme di polveri di diverso colore ma il suo sguardo era vuoto, del tutto inespressivo. Che strano...
All'improvviso Malfoy serrò i denti, sentendo qualcosa di appuntito contro la schiena. Cazzo.
- Potevi dirlo che volevi venire a fare la spesa con me.- disse una voce conosciuta alle sue spalle. Poi sentì uno schiocco di dita ed Hermione svanì sotto i suoi occhi. Una copia ! Imprecando e dandosi dell'idiota per essersi fatto beccare come un principiante si voltò con la faccia più angelica del mondo, trovandosi di fronte la vera Grifoncina che lo scrutava coi suoi grandi occhi dorati attenti e indagatori. Ripose la bacchetta che si era fatta dare da Harry, quella prodotta col capello di Cameron, senza però staccare lo sguardo da lui.
- Non ho bisogno della balia.- scandì con un tono seccato misto all'ironico.
- E come sempre ti sopravvaluti.- rispose Draco a tono, sentendo il sangue galoppargli nelle vene per la loro troppa vicinanza - Potter ha altro a cui pensare che stare sempre a preoccuparsi per te.-
- Hn...e tu cosa fai qua?-
Abilmente sollevò la mano in cui c'era un globo di quarzo bianco, la prima cosa che gli era arrivata a tiro per salvarsi la faccia e glielo sventolò sotto il naso. - Tu invece Granger? Hai cambiato giro?- e senza aspettare una sua replica andò dritto alla casse dove finalmente apparve quello squinternato di Burkes, silenzioso e spiritato come suo solito.
Pagò la sfera di quarzo senza fiatare ma poi vide Hermione consegnare a Burkes un foglietto. Sopra doveva esserci scritta una sorta di lista perché il padrone della bottega cominciò a tirare fuori un po' di oggettistica che sinceramente Malfoy non aveva mai visto neanche sui libri di suo padre.
Mentre posava una strana lente rotante, incastonata in un'elaborata mano grifagna dalle lunghe unghie placcata in rame sul bancone, Burkes guardò di sottecchi i due Auror.
- Non l'ho mai vista da queste parti.- squittì, fissando Herm - E' una sua amica signor Malfoy?-
Bella domanda. Draco ed Hermione si scambiarono una rapida occhiata ma mentre lei rise in un modo che non gli piacque per nulla, Burkes era già passato ad altro. Con la lente sul bancone apparvero due piccole boccette che contenevano della polvere scintillante che vorticava da sola, come se chiuso dal tappo di sughero dentro ci fosse stato anche una piccola tromba d'aria, ma arrivato alla fine della lista, l'uomo si bloccò.
Sollevò gli occhi acquosi su Hermione e dopo un attimo scosse il capo.
- No?- fece la Grifoncina seccata - Senta, non mi faccia storie per favore!-
- E' illegale.- scandì Burkes, mentre Draco non capiva che cavolo stesse succedendo.
- Non è il caso che mi dica che è illegale, sono un'Auror.- sbottò Hermione - Quella maledetta polvere mi serve! Se sono venuta qua è perché ne ho bisogno. Non ho intenzione di metterla nei guai.-
- Mi spiace, non posso signorina.-
- Se si tratta di soldi non c'è problema.-
- Non è questo.- disse il mago sollevando le spalle - Ma ciò che lei cerca è stato decretato fuori legge da circa cent'anni. Si contano sulle dita di una mano quelli che ancora ne hanno riserve e io ho finito le mie trent'anni fa.-
Anche senza essere dei geni era chiaro che quella maledetta mezzosangue ne stava combinando una delle sue. Roba illegale...di cosa si trattava? Che le serviva? Una volta a Lane Street avrebbe dovuto fare una ricerca ma uscendo dalla bottega con lei a fianco si ritrovò solo a pensare che non voleva lasciarla andare via.
Voleva stare ancora con lei.
- Al diavolo.- borbottò Hermione, incenerendo con una mano il foglietto su cui c'era scritto il nome di quella cosa tanto pericolosa - Dannazione, dovrò girare tutta la Gran Bretagna adesso! Ed è tutta colpa di quell'idiota!-
Chissà chi era l'idiota in questione...non che gl'importasse, chiaro. Era intirizzito dal freddo e stare lì a parlare di come farsi sbattere ad Azkaban per contrabbando di polvere illegale non era il massimo, quindi si limitò a rimettersi il cappuccio sulla testa e a guardarla di sottecchi.
Non seppe bene spiegare come ma qualche minuto più tardi erano al Paiolo, in una tavolo accanto al fuoco con un bicchiere di brandy alle ciliegie fra le mani. Non parlarono granché, anzi...non parlarono affatto ma come si erano ritrovati a camminare sotto i fiocchi di neve per raggiungere il pub all'ingresso di Diagon Alley, tutto il resto era venuto da solo.
E poco importava se non sapevano cosa dirsi, da che parte cominciare. Un silenzio tranquillo per ora bastava.
Però c'erano domande che necessitavano di risposte...come il fatto che Hermione, durante la prigionia, avesse chiamato lui disperatamente ogni notte. O il perché portasse il corvo e la perla nera al collo in quel momento come allora.
- Vado a trovare Blaise più tardi. S'è preso la Febbre Galleggina.- disse il biondo all'improvviso - C'è anche Elettra.-
- Sono qua a Londra?- sussurrò Hermione a bassa voce.
- Si, abitiamo tutti al numero 4 di Lane Street.- e vedendo la sua espressione, si sentì quasi in dovere di spiegare. In fondo non c'era mai stato presupposto di un tale e viscerale amore fra lui e San Potter da convincere il principe di Serpeverde ad andare a vivere col bambino sopravvissuto e la Donnola.
- Qual è il passaggio che mi manca?- gli chiese infatti Hermione, continuando a mantenere un tono di voce basso che lo faceva quasi impazzire - Perché detta così fa tremare la mia convinzione nell'esistenza di un dio benevolo.-
- Appena presa la licenza di Auror io e Potter siamo rimasti invischiati in un problema.-
- Che problema?-
- Diciamo che è materia tua.-
Gli occhi di Hermione sfavillarono, mentre si portava alle labbra il bicchiere - E sarebbe?-
- Non possiamo separarci.- scandì lapidario.
- In che senso?-
- Nel senso che hai capito. Non posso allontanarmi troppo da lui e per Potter è la stessa cosa.-
- Che maledizione crudele.- rise appena, stentando a crederci - E chi sarebbe stato?-
- Un gagia. Un vecchio nano rintronato.-
- Che gli avete fatto a quello per farlo arrabbiare tanto?-
- L'abbiamo ignorato. E s'è vendicato tanto che è da due anni che io e lo Sfregiato viviamo insieme.-
- Un gagia non fa niente per niente.- disse la Grifoncina, posando il bicchiere vuoto sulla tavola.
- Ah si?- rispose, alzando uno sguardo intenso su di lei ma come si aspettava la mezzosangue non fece una piega, continuando a sostenere i suoi occhi grigi come la tempesta senza battere ciglio. E pensare che un tempo si guardavano in quel modo solo prima di finire a fare l'amore per ore e ore.
- Ti sembrava il caso di dare i numeri in quel modo prima, alla torre?- le chiese di punto in bianco, accendendosi l'ennesima sigaretta - Non che me ne fregi, ma il sistema mentale di Potter quest'anno ha già avuto la sua battuta d'arresto quando s'è trovato il mostriciattolo...cioè Tom davanti a casa, quindi fossi in te ci andrei più piano.-
- Non sapevo che anche a te piacesse avere una baby sitter.- replicò lei e stavolta il suo tono si fece acido.
- Ti posso assicurare che è molto preparata. Ha un po' la fissa per le schede e ficca il naso nei registri al Ministero ma May ci è stata molto utile.-
- Lo immagino.- sibilò fredda.
- E con questo cosa vorresti dire?- saltò su lui che aveva recepito chiaro e tondo il messaggio di sfida.
- Niente.-
- Invece hai insinuato qualcosa.-
- Cos'è, hai la coda di paglia per caso?-
- Senti, io non ti devo nessuna spiegazione capito?- sbottò Draco rabbioso - Sei stata tu a...-
- Io a fare cosa?- lo interruppe Hermione, fulminandolo con un'occhiataccia - Non mi pare il momento né il luogo adatto per mettersi a discutere di questo. Io ho solo detto che quella che non mi piace a pelle. Senza contare che la manda Orloff che mi ha tenuto in cella per tre mesi e che sa anche cosa combinano i Lestrange perciò dammi fiato se penso che non proprio tutto di lei sia così ineccepibile. Va bene signor Malfoy?-
- Dio, sei insopportabile mezzosangue!- rognò già furibondo.
- Senti chi parla! Non sei cambiato di una virgola!-
- Bhè, una volta non hai mai fatto storie mi pare!- la rintuzzò velenoso.
- Se è per questo neanche tu!-
- Bene, perfetto! È tutto chiaro ora.- ironizzò sarcastico - Queste sono proprio le spiegazioni che volevo!-
E continuando a punzecchiarsi, non trovando altro modo per comunicare, uscirono dal Paiolo Magico per raggiungere Lane Street sotto una pioggia di fiocchi di neve e ricordi.

 

 

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Capitolo 30
*** Capitolo 30° ***


 

 

Quel giorno di poco tempo prima Caesar Cameron rigirava con aria vaga e annoiata la punta della spada sul pavimento della sua sala riunioni al suo castello nel Golden Fields, ma quell'apatia, nonostante il suo carattere millenario segnato dalla noia e da una cinica saggezza, non era assolutamente normale. E infatti sfociò presto in un fortissimo attacco di collera.
In un lampo afferrò la spada e la lanciò contro un quadro incantato, piantandoci dentro la lama quasi fino all'elsa.
I capelli candidi gli ricaddero sulla fronte ma sul suo viso bellissimo non apparve la rabbia che l'aveva animato. Se non negli occhi perlacei che scintillavano.
- Non pretendo che tu capisca, né che tu faccia come se nulla fosse accaduto...- sibilò allora, voltandosi verso di lei, la cui sagoma si stagliava contro il fuoco del caminetto accesso -...ma non posso fare quello che mi chiedi. Non posso e non voglio. Non lo farò mai, piuttosto mi uccido con le mie stesse mani.-
- Ti ho solo chiesto aiuto.- sussurrò Hermione Jane Hargrave, fissandolo senza battere ciglio.
- Tu vuoi un aiuto che io non ho intenzione di darti!- le ringhiò il demone, sparendo e riapparendole di fronte come una nuvola di vapore - Tu vuoi quella polvere per farti cadere nell'oblio ma che possa morire qua ora per mano del rimorso prima che io te la dia!-
- Tu non capisci, non capisci niente!- urlò la Grifoncina perdendo definitivamente la pazienza, dopo un'ora di lunghe discussioni - Perché non fai uno sforzo per cercare di comprendermi eh? Non sono di roccia, non sono fatta come te!-
- Ringrazia Dio per questo.- sibilò lui di rimando, fissando le fiamme con sguardo perso.
- Perché non mi capisci Caesar?- alitò, afferrandogli il braccio con entrambe le mani - Io non ce la faccio! Non dormo, non mangio, urlo tutta la notte! ...Cristo ma non hai pietà?-
Cameron quasi tremò, sentendo quelle parole e poi si volse verso di lei vedendole le lacrime agli occhi.
- Caesar...per favore...guardami...io non ce la faccio più...-
- No, Hermione. No.- ribatté duro, freddo, implacabile, strappandole l'ultima speranza che aveva - Non voglio. Sei stata via da me per tanti mesi...e se ora facessi come vuoi ti renderei la stessa bambola che sei stata per tanto tempo.-
- Al diavolo Caesar!-
Quel grido proruppe per tutto Cameron Manor, antico come il grido di dolore del mondo.
Il singhiozzo di Hermione lo colpì come uno schiaffo ma non poteva fare nulla per impedirlo. Non le avrebbe teso la mano per poi rigettarla in quell'antro oscuro da cui era uscita.
- No.-
- No, no, no! Non sai dire altro!- strillò Hermione passandosi le mani fra i capelli - Tu non sai...non saprai mai! Mi ha ucciso notte dopo notte Caesar! Pezzo per pezzo! E io sentivo tutto! Mi ha mangiato viva...e rideva! Mi ha divorato la faccia! Te ne rendi conto o no? Lo capisci?? Mi senti?!-
- Si ti ho sentito!- ringhiò di rimando, straziato come e più di lei - E darei qualsiasi cosa pur di tornare indietro ma fra queste non c'è la tua salute mentale! Hai resistito fino a oggi! Puoi farcela!-
- Posso farcela? Dormo tre ore per notte quando ci sei tu nel mio letto senza quella polvere! Rivedo quella bambina ovunque! Ogni volta che mi specchio la vedo! Non dormo, non magio...sto impazzendo! Mi serve quella polvere! Mi serve quella pozione per vivere!-

...mi serve per vivere...

Hermione ritornò alla realtà, passando sotto le cupe arcate dei corridoi esterni di Hogwarts.
Cosa le serviva per vivere? Solo quella pozione?, si chiese.
Le sarebbe bastato l'oblio per dimenticare? Per sopravvivere?
No, le serviva ben altro e lo sapeva. Ma ormai era tardi. Era tardi per reclamare ciò che era stato suo.
- A che pensi?-
A te.
- Niente di particolare.- sussurrò a bassa voce, cercando di non incontrare lo sguardo di Malfoy che le camminava a fianco, bardato nel lungo mantello nero che non faceva altro che donargli un aspetto ancora più irraggiungibile, proprio come in passato. Lui...no, lui non era cambiato. Draco Lucius Malfoy. L'orgoglioso purosangue, Principe di tutta Serpeverde. Il nemico, il figlio del traditore. Il suo Draco .
- La conosco quella faccia, Granger.- le disse testardo, continuando a guardare dritto davanti a sé - Ed è ora di cena. Sono troppo fiacco per farti sputare la verità, quindi taglia corto.-
- Il mio anello.- disse allora, dicendo la prima cosa che le passava per la testa.
Lui si bloccò, fissandola stranito. Stava dicendo sul serio? Lo rivoleva?
- Il mio anello. Quello col serpente d'argento. Tua cugina mi ha detto che te lo sei ripreso.-
- Si...è vero...-
- Bhè, lo rivoglio.- sbottò altezzosa.
Quel tono, tanto per cambiare, lo pungolò a risponderle con altrettanta arroganza - E' mio.-
- E da quando?-
- Da quando mia madre me l'ha regalato.- sentenziò puntiglioso.
- Però tu l'hai regalato a me quattro anni fa! Vuoi dirmi che sei tanto cafone da chiedere indietro un regalo?-
Draco assottigliò gli occhi grigi, sul piede di guerra. Accidenti, non riusciva a capire se l'aveva fatto apposta per sviare il discorso o se rivoleva davvero quel pegno di tanti anni prima.
Ora quella sua nuova aria sfuggente non gli piaceva per nulla...
Senza replicare, stanco dopo aver litigato con lei per tutto il pomeriggio, si tolse il guanto nero con stizza dalla mano sinistra e poi anche l'anello. Hermione doveva averlo fatto restringere perché ora lui riusciva a portarlo solo al mignolo mentre a lei andava perfettamente nell'anulare, dove in teoria ci stava la fede o l'anello di fidanzamento.
- Contenta?- sibilò.
- Non amo che le mie cosa vadano in giro.- disse pacata.
- Oh...se è per questo vale anche per me.- replicò ironico e pungente, facendola arrossire - Ma purtroppo non sempre uno può tenere tutto sotto controllo.- e senza aggiungere altro filò su per la Torre Oscura, salutando appena gl'insegnanti che passavano per dirigersi in Sala Grande. La cara professoressa Sprite si fermò squittendo a salutare Hermione tutto allegro e festante, poi finalmente tornarono alle scale per la torre e ...si andò a ridere.
- Come sta Blaise?- chiese Harry, ancora prima che Draco mettesse il naso nella sala riunioni.
- Continua a galleggiare per la casa. Ha sbattuto un po' di volte la testa al soffitto e la mattina cade dall'altezza del lampadario quando si sveglia ma a parte questo...- il biondo levò le spalle, sorvolando sul fatto che durante il loro incontro quel bastardo non avesse fatto altro che lanciare frecciate e allusioni sul fatto che ora la Granger era tornata, così tergiversò sull'argomento preferito del moro - La piccoletta ha detto di darti un bacio.-
- Tienitelo.- si schifò Potter, fissando poi Hermione attento - Trovato quello che ti serviva?-
- Neanche a parlarne.- disse lei fra i denti, seccata e provata - E tu? Ti è tornato un po' di sale in zucca?-
Prima di risponderle si sentì una lieve ghignata di Edward dalla cucina, cosa che attirò non poco l'attenzione della Granger ma dalla faccia di Harry, lei capì che assolutamente non aveva intenzione di levarsi dalle scatole quell'Osservatrice. E a quanto pareva neanche Ron, visto il suo debole rossore in viso.
- Ci avrei giurato.- disse con un sorriso impertinente - D'accordo...vorrà dire che scenderemo a compromessi.-
- Davvero?- disse Ron sollevato - Meno male!-
- Certo. In fondo se l'accettate voi non vedo perché fare tutte queste storie.- continuò la Grifoncina amabilmente, volgendosi verso May che leggeva un manuale della Storia di Hogwarts seduta in poltrona. L'Aarons infatti cercò di restituirle il sorriso - Grazie...sono contenta che tu l'abbia capito.-
- Oh, tranquilla ho capito benissimo.- l'assicurò la strega dagli occhi d'oro, levando la bacchetta dalla manica con aria angelica - E come ho detto basta scendere a compromessi. Io non me ne andrò di cui e continuerò ad aiutare Harry come ho sempre fatto. E prometto che non disturberò più neanche te.-
Com'è che allora Draco, Harry e Ron si sentivano poco tranquilli? E perché aveva la bacchetta in mano?
- Ti ringrazio...- May le sorrise in maniera più amichevole, restando seduta - Sono sicura che ti accorgerai che da me non c'è nulla da temere. Ormai i miei rapporti a Orloff sono tutti fasulli.-
- E continueranno a esserlo, te l'assicuro.- Hermione ora avanzava con un passo che tutti avevano già visto. Dritto, felino...e con uno sguardo troppo esplicito. Quando capirono costa facendo, fu tardi.
- Fidele meo perpetuo!-
Sollevata la bacchetta e puntatala contro May, una luce abbagliante scoppiò dalla punta, simile a un piccolo cerchio lucente che colpì l'Osservatrice e...un attimo dopo era tutto di nuovo tranquillo.
Manco a dirlo si scatenò una baraonda. Harry corse a prendere letteralmente in braccio Hermione, che non fece nulla per fermarlo, mentre Ron corse a vedere come stava May; Draco era pietrificato sul posto e Dalton...bhè, lui continuava ad assaggiare la zuppa inglese a piccoli bocconi, scrutando la scena pieno d'interesse.
- Ma insomma Hermione!-
Harry Potter pochi minuti più tardi sbraitava di nuovo come un leone al vento.
- Si può sapere che cavolo ti prende?? Eh? Ti ho detto che May non è una nemica! Che diavolo le hai fatto?-
- Ma niente, perché non ti calmi?- sospirò la Grifoncina, seduta comodamente a tavola a fianco di Edward - L'hai detto tu, no, che è fidatissima, il massimo della discrezione...o sbaglio?- aggiunse, piccata e acida, con un ghigno ironico sul bel viso - Se è davvero così come dici tu vedrai che non le accadrà nulla!-
- Ma sei impazzita a farle addosso l'Incanto Fidelio?- le ringhiò anche Ron.
- Non è un semplice Incanto Fidelio.- lo corresse sarcastica - E' la versione perfezionata delle arti oscure. Il cerchio che è uscito dalla bacchetta le si è chiuso sulla carotide. Se prova anche solo a cantare per schiarirsi la gola con qualcuno che non appartiene al nostro gruppo finirà strangolata.-
Ora lo sconvolto regnava generale. Ma chi era quella? Non era Hermione Granger!
- Non sei più fra i demoni sai?- sbottò Weasley allibito - Sei fra la gente civile!-
- Se per civile intendi scema allora siamo a cavallo.-
- Bhè ragazzi...- s'intromise May dolcemente, fermando i bollori dei due ex Grifondoro - Se così si sente più sicura...-
- Oh, non sai come potrei sentirmi più sicura. Te lo garantisco.- la zittì la Grifoncina.
- Senti ma si può sapere cosa ti ho fatto?- sbottò la Aarons, alzandosi in piedi furibonda - Io a Harry e gli altri non ho fatto nulla di male. È vero, mi ha mandato Orloff e questa è la mia unica colpa! Ma non passo informazioni a nessuno, cerca di mettertelo bene in testa! E non me ne andrò neanche!-
- Che nobiltà d'animo.-
- Risparmiati le battute!- sibilò May stizzita - Harry, Ron, Edward e Draco sanno la verità! Tanto basta!-
- Non credo che in te abbiano visto la verità.- la gelò Hermione, fissandola tanto da trapassarla.
- Che intendi?-
- Hai capito benissimo cosa intendo. Come io ho inteso le tue parole di stamattina.- concluse la Granger mettendosi in piedi con sguardo ora duro - Quindi siamo pari. Ora non ho più problemi con te quindi torna pure a fare quello che hai sempre fatto per loro. Ognuno è libero di agire come vuole. Buona notte!- e senza neanche toccare cibo si ritirò in camera sua, lasciando per l'ennesima volta gli altri Auror a bocca aperta.

La mattina dopo tutta Hogwarts sapeva che Hermione Jane Granger era al castello.
Inutile raccontare l'atmosfera che aleggiava per i corridoi. Tutti gli studenti dal primo al quinto anno non facevano altro che spiare in giro nella speranza di vederla comparire con Harry Potter e Ron Weasley, oppure correvano dagli studenti del sesto e del settimo, gli unici che li avevano conosciuti per farsi raccontare nei dettagli le loro imprese.
Tom Riddle al dormitorio poi ne aveva sentite di tutti i colori. Alcune cose sapeva essere vere, altre erano pura fantasia, altre ancora lui non le aveva mai sentite. Per esempio non aveva mai saputo da Harry, per esempio, che lui ed Herm erano stati insieme, come gli raccontò Brian King a colazione.
Tutta Grifondoro era eccitatissima, maschi per primi che avevano saputo dagli allievi più grandi delle sue imprese e che fosse molto bella, mentre le studentesse volevano conoscerla per la leggenda di cui faceva parte.
A Serpeverde invece si "serpeggiava" naturalmente che lei e Malfoy all'ultimo anno avessero dato scandalo.
- Io non so come si faccia ad essere così pettegoli.- sbuffava Damon, scendendo con Beatrix dalla torre di Astronomia dopo una pallosa lezione con la Cooman insieme ai Tassorosso.
- Bhè, sembra che quei tre fossero famosi no? Leggi i loro nomi anche sui libri ormai.- rispose la Diurna quasi balbettando, stringendogli forte la mano mentre scendevano le scale gradino per gradino.
- Sai che bello...- replicò seccato - Senti, già che abbiamo finito andiamo a raccattare Tom e la duchessa.-
- Già, così andiamo a pattinare al lago.- annuì la Vaughn, arrivata finalmente al piano terra con un sospiro di sollievo - Ma davvero non sai pattinare?-
- Ma perché non mi lasci in pace anche tu eh?- rognò con gli occhi azzurri lampeggianti - Mi avete rotto tutti quanti!-
- Hai proprio il sangue caldo Howthorne.- lo prese in giro divertita.
Continuando a chiacchierare, con Alderton che come al solito in sottofondo strombazzava ai quattro venti le sue cavolate razziste, raggiunsero la Sala Grande. Cloe e Tom stavano già mangiando attorniati dalla squadra di quidditch del Grifondoro. Tutti a quanto pareva stavano facendo a Riddle il terzo grado sulla presenza della Grifoncina a Hogwarts. Altro che quidditch...in quella scuola lo sport di punta era il pettegolezzo.
Una volta sazi si raccolsero tutti sotto le arcate, decisi ad andare a spaccarsi la faccia sul ghiaccio accompagnati rigorosamente da un caposcuola, in quel caso Brian King e il suo amico Julian Foster.
Con loro si erano accodati Martin, Bruce, Ian e Archie, Matt Rogers a cui era stato chiesto di unirsi al gruppo da parte di Cloe, giusto per far incazzare Beatrix e un nuovo amico della piccola King, un Grifondoro abbastanza fiero e altezzoso di nome Sedwigh Stanford, del loro stesso anno, che parlava rigorosamente solo coi purosangue e che odiava a morte i Serpeverde. Un tipetto simpatico da morire, che trattava Damon con alterigia e scrutava Tom con sospetto.
- Sedwigh non è male, credimi!- stava dicendo Martin Worton a Bruce nella loro camerata poco più tardi, mentre si preparavano con guanti e sciarpe per andare al lago - E' solo molto fiero della sua famiglia!-
- Secondo me è un pallone gonfiato.- replicò Bruce Joyce alzando le spalle.
- In fondo potrebbe essere simpatico, no?- lo blandì Ian, pulendosi i grandi e spessi occhiali.
- Si, simpaticissimo.- continuò Bruce - Tratta sempre gli altri dall'alto in basso.-
- Avrà bisogno di zuccheri.- ghignò Martin ficcando la cuffia in testa al piccolo Archie, che succhiava un lecca-lecca tranquillo e pacioso come sempre - Tom, tu che ne pensi?-
Riddle alzò gli occhi blu dalla finestra e li portò su di loro.
- In che senso?-
- Che ne pensi di Sedwigh?-
Cosa ne pensava? Niente. Non voleva pensare niente di certa gente. Evitò di rispondere cambiando argomento, incitandoli a muoversi e poi finalmente raggiunsero la sala comune dove Cloe, Sedwigh, Brian King e Julian Foster erano già pronti. Arrivati in giardino trovarono Trix, Damon e anche Matt tutti pronti a seguirli e s'incamminarono ma...un corvo nero andò a posarsi sulla spalla di Tom, proprio quasi stava per superare la fontana.
Si bloccò sorridendo, dicendo agli altri di andare avanti e non aspettarlo...e poi Hermione riprese le sue belle sembianze. Avvolta in un lungo cappotto color panna col cappuccio e una sciarpa color rubino al collo, gli scoccò un grosso bacio e lo strinse forte, come fece il maghetto che però dopo un poco si staccò con aria preoccupata.
- Herm...sei dimagrita tanto! Ho quasi paura di farti male!-
Un altro. Ma perché gli uomini prima vogliono le donne anoressiche e poi si spaventano se non sentono delle curve?
- L'ho già detto agli altri. Stai tranquillo, sto bene!- e gli scompigliò i capelli neri - Allora? Dove andate?-
- A pattinare!- le disse felice, visto che non era mai andato a pattinare con degli amici in vita sua - Senti, perché non vieni? Devo farti conoscere Damon! Lui è fortissimo! È un Legimors sai? E anche un Veggente!-
- Però...è quello di cui mi ha parlato Harry allora.- lo guardò con tenerezza, mentre s'incamminavano - Ti piace?-
- Tanto.- ammise con un bel colorito roseo sulle guance - Lui è diverso dagli altri.-
- Allora sarà davvero speciale.-
- E poi ci sono Beatrix e Claire! Beatrix è mezza vampira, come Milo! Dovresti vederla, assomiglia un po' alla mamma solo che ha paura delle altezze!- aggiunse ridendo - Mentre Claire assomiglia un po' a te secondo me! Adora Harry e ha urlato in mezzo alla piazza della fontana che Hogwarts deve farsi i fatti suoi. Ha un carattere molto combattivo!-
- Questo si che si chiama parlar chiaro. E coi tuoi compagni di stanza? Come va?-
- Bene, sono tutti molto simpatici. Ian è un secchione ma è molto gentile. Martin fa un sacco di guai, non sta mai attento a quello che dice, poi c'è Bruce che è il più tranquillo fra noi e l'ultimo è Archie! Mangia praticamente solo dolci e caramelle! La sua mamma ha un negozio di dolci magici a Diagon Alley. È famosa sai?-
- Bella compagnia.- rise la Grifoncina mentre si avviavano passando dalla casa di Hagrid - E con tua sorella come va?-
Tom a quel punto s'intristì leggermente, sforzandosi di scuotere il capo.
- Va...- si limitò a dire - Lei ogni tanto cerca di parlarmi ma non credo d'interessarle in quel senso.-
Hermione guardò il piccolo e gli carezzò il capo con la mano guantata, addolcendosi.
- Non sempre possiamo avere l'affetto da chi desideriamo. Lo sai vero?-
- Si, lo so.- ammise mogio - Ma...a volte penso che se solo lei mi dimostrasse un po' di bene sarei contento.-
- Purtroppo non è possibile. Non da loro almeno.- lo consolò la ragazza - Ma altri ti vogliono bene.-
Sentendolo Tom tornò a sorridere, annuendo serio - Si. Avevi ragione sai? Anche se all'inizio è stato un po' difficile coi ragazzi mi trovo bene. Cioè...mi chiamano mostriciattolo e mi sgridano sempre...- e dicendo questo la fece scoppiare a ridere -...ma Draco è affettuoso con me. Ron ed Edward poi mi hanno subito accettato e Harry...bhè, lui ha imparato a sopportarmi come sopporta Draco credo.-
- Tesoro, dammi retta.- lo consigliò la ragazza giunti al lago - Non sperare mai di capire quei due!-
Non finirono di parlare che i ragazzi che stavano già tentando di pattinare sul lago si volsero e...Brian King e Julian Foster quasi caddero come pere quando la videro.
- Hermione! Hermione Granger!- gracchiarono, pattinando fino a loro due.
- Hermione ti ricordi?- le chiese Brian tutto rosso in faccia - Sono Brian King! Stavo sempre con Colin Canon e suo fratello più piccolo! Quando sei stata incoronata reginetta della scuola alla fine del settimo anno ti ho portato io i fiori!-
La Grifoncina restò un attimo spiazzata ma poi parve ricordarsi tutto, anche se un po' a fatica. Sorrise a tutti, dopo che vennero fatte le presentazioni, e trovò parecchio simpatica quel tornado di Cloe che la guardava con gli occhioni scintillanti, mentre Trix fu più pacata visto che di figuracce ne avevano già fatte abbastanza.
- Herm, tu non vieni?- le chiese Tom quando si fu messo i pattini.
- No, sto qua di guardia.- rispose tranquilla, sedendosi su un tronco d'albero.
- Guardia?- fece Damon schifato - Mi sono appena ripreso dalla craniata dell'altra sera.-
- Siete sulla buona strada per diventare dei veri cerca guai ragazzi.- l'assicurò Hermione ridendo - Comunque devo dire che come prima volta ve la siete cavata. Un basilisco non è roba di tutti i giorni.-
- Figurati, tu sarai abituata a ben di peggio vero?- cinguettò Cloe.
- Megafessa, ma perché non la lasci in pace eh?- frecciò Trix che riprendeva la mano sul ghiaccio - Non avevamo una sfida in programma noi due?-
- Certo, preparati a uscire da qua col tuo delicato fondoschiena da vampira a lividi!-
- Ma va? Cosa ci scommettiamo?-
Hermione sorrise, sentendo quelle frasi lontane. Scommessa . Che parole dolce e amara.
Tutto era cominciato con una scommessa. E così era finito.
Ora al suo fianco c'era un'altra. Una che non si era nascosta dietro a una scommessa, a una questione d'orgoglio.
Come invidiava quell'Osservatrice. Lei aveva preso ciò che desiderava senza tirarsi indietro, senza nascondersi.
Orgoglio, orgoglio...peccato più grande di un Grifondoro.
All'improvviso qualcuno le passò un braccio attorno alle spalle e le si sedette a fianco, facendola ridere.
- Speravo venissi.- gli sussurrò.
- Così mi provochi...- rise Edward malizioso - Quattro anni fa mi sei scappata per un pelo. Adesso chi mi tiene più!- e ridacchiarono tutti e due, stringendosi per il freddo.
- Avanti, parla.- lo incalzò - Devo ammettere che il tuo comportamento mi ha incuriosito da matti.-
- E io devo ammettere che il tuo ritorno mi ha portato un gran sollievo.- ammise Dalton, osservando Tom e Damon sfracellarsi di faccia sul ghiaccio mentre Trix e Cloe ridevano giulive - Mi sentivo preso in trappola.-
- In trappola?-
- Si. Solo contro tre deficienti che si sono fumati il cervello.- continuò serio - Il fatto che tu abbia messo May in quelle condizioni mi ha sollevato il morale. Ormai ci credevo spacciati.-
- Quindi tu...non ti fidi di lei.-
- Esatto.- Gli occhi azzurri di Edward si fecero più chiari - Da quando è arrivata quella, Katrina ha cominciato ad attaccare costantemente. Attacchi d'ira, assalti omicidi...prima Blaise, poi Ron. Poi si sono susseguiti altri fatti strani, cose inspiegabili, uscite a ore bizzarre, scuse che secondo suonavano false, coincidenze...-
- Non credo alle coincidenze.- sindacò Herm.
- Io neanche. E nemmeno Harry ci ha mai creduto ma May...non so...- Edward scosse il capo - Forse sono solo io che vedo fantasmi ovunque ma lei...lei si è infilata così bene fra noi, tappando ogni buco che tu hai lasciato in maniera così perfetta da darmi pensiero. Lei ora parla con Harry la notte, quando di solito chiacchierava con te. Ha fatto perfino qualche scherzo con lui ad Halloween. Ora gioca con Ron a scacchi, ci toglie tutte le incombenze che prima toccavano a te...quando è ora di bacchettare diventa una furia...-
- Va a letto con Draco...- concluse Hermione, mordendosi la lingua.
Edward stavolta tacque, volgendosi a guardarla.
- In sei mesi, da quando è arrivata a giugno, ha praticamente preso il tuo posto. È diventata indispensabile. Esattamente come lo eri tu. Ed essendo indispensabile, per loro è anche intoccabile. È come se non vedessero le piccolezze.-
La Grifoncina socchiuse le palpebre, stringendogli forte la mano.
- Devo avervi deluso parecchio per ridurre anche uno vigile come Harry a questo punto.-
- Non si tratta di questo. Non sono delusi...erano solo preoccupati, terrorizzati a morte. Sei molto importante per loro. Per noi.- si corresse, ridendo della sua occhiata storta - E Malfoy...lui...-
- Edward, non mi devi dire niente.-
- Piantala, non vi siete scollati gli occhi di dosso.-
- Non vuol dire niente.-
Dalton sollevò un sopracciglio - Se ci provassi io s'incazzerebbe a morte.-
- Non vorrai metterti a giocare spero!- ridacchiò ma un secondo dopo vide la faccia del Corvonero farsi pericolosamente vicina - Vogliamo giocarci del soldi? Lui e Harry sono a dieci metri da qua. Se ti bacio stanotte mi soffoca nel sonno!-
- Brutto vizio quello del gioco.- gli mormorò all'orecchio, mentre si lasciava baciare sulla guancia.
- Ti avevo detto di controllare, non di baccagliare!- rognò Potter quando li raggiunse impettito.
Dalton fece una faccia angelica, falsa come i soldi falsi - Infatti controllavo che tutto fosse a posto!-
- Come? Facendole l'ispezione del cavo orale?-
- Ma proprio tu parli?-
- Fatela finita.- sibilò Draco zittendoli secco e astioso, come da copione - E controllate i marmocchi!-
- Ciao ragazzi!- urlò Tom da lontano, quando li vide - Venite a pattinare anche voi?- ma non finì di dirlo che si sbilanciò in avanti, finì addosso a Damon che già stava in piedi per miracolo e crollarono sul ghiaccio come due sacchi di patate, scatenando di nuovo l'ilarità fra i loro amici.
- Io non so come faccia ad essere così tonto e goffo.- sbuffò Harry paziente - Un giorno o l'altro finirà al San Mungo!-
- A me piacerebbe sapere da chi ha preso.- concluse Draco - I Black hanno dei modi ineccepibili.-
- Infatti. Il suo modo di parlare cortese forse può venire da qualche ramo estremo della famiglia.- disse Edward serafico - Oppure è semplice dote di natura. In fondo non sempre ereditiamo i geni dei nostri genitori.-
- Sento odore di paternale.- ringhiò Potter, continuando a fissare i maghetti.
- Sono ben lungi dal fartela.- ghignò Dalton - Dov'è Ron?-
- In giro con Jess e Clay.-
- E sua altezza?- frecciò Hermione guardinga.
- May è alla torre.- la corresse Harry con tono quasi arcigno - E ti sarei grato se provassi a comportarti di nuovo come una volta, ovvero da persona civile, e cercassi di conoscerla meglio.-
- E se non mi andasse?-
- Perché fai la bambina eh?-
- Sarà il vostro comportamento a pungolarmi.-
- Che vorresti dire?- sbuffò il bambino sopravvissuto.
- Mi sembra che ci siamo sempre capiti Harry.- lo zittì seria.
- Infatti. Ed è per questo che questo tuo comportamento mi lascia perplesso.-
- Senti, vogliamo lasciarla perdere quella?- sbottò la Granger esasperata - Fate cosa vi pare con la vostra Osservatrice, tanto ormai siamo blindati comunque. Voi siete tranquilli e ora anche io, quindi perdonami se non ho voglia di famigliarizzare! Meglio andare a letto con un serpente che...- e si zittì, capendo di aver detto una fesseria visto che Draco ebbe una specie di strano scatto repentino, tossendo il fumo della sigaretta. Cadde il silenzio, con Potter e Dalton che facevano di tutto per non ridere, quando arrivò Sphin con Milo formato pipistrello attaccato al braccio, sotto al mantello, a salvare la situazione.
- Allora? Come va dentro?- gli chiese Edward.
- Tutto ok a quanto pare. Ron sta passando in rassegna un po' di muri ma per ora è tutto calmo.-
- Stanno cercando qualcosa.- sussurrò Hermione - Ma non sono riuscita a scoprire cosa!-
- Come fai a saperlo?- le chiese Eastpur, mentre Morrigan riprendeva sembianze umane senza sentire un filo di freddo.
- Tutto ricollegato a ciò che mi disse Linda.- spiegò la Grifoncina - Ma mi servirà tempo per capire di che razza d'incantesimo si tratti e di cosa serva ai Mangiamorte per metterlo in atto. Certo...se riuscissimo a capire dove tengono il Grimario di Lumia sarebbe ancora meglio.-
- Io mi sentirei più tranquillo con un piano per fermare l'empatica.- soffiò Milo, il cui pallore marmoreo spiccava contro il nero ebano dei suoi capelli e l'ambra dei suoi occhi.
- Per ora tutto quello che so è che lei usa gli specchi come realtà secondaria.- fece Hermione sfregandosi le mani e soffiandoci sopra per scaldarsi - Gli specchi riflettono la realtà che viviamo noi e lei, vivendo nel riflesso, modifica la sua realtà, ovvero quella specchio, facendola poi diventare vera anche per noi. È complicato, lo so. Gli studi sugli empatici hanno avuto una battuta d'arresto in questi anni e da Caesar non sono riuscita a cavare un ragno dal buco...comunque tutto quello che dobbiamo sapere per ora è che in qualunque superficie che possa riflettere la realtà, lei può apparire.-
- Anche l'acqua?- borbottò Harry sconvolto.
- Non so, ma è possibile.-
Sul ghiaccio intanto, spazzato da inesperti e ridenti maghi minorenni, Tom e Damon cercava di fare di tutto per uscirne vivi, cosa non facile visto che Cloe e Trix volteggiavano loro attorno come se fosse stata la cosa più facile del mondo.
Archie poi ci andava sopra come non avesse fatto altro tutta la vita, succhiando caramelle e Ciocco Rane.
- E' l'ultima volta che mi presto per una vaccata del genere!- sibilò Damon quando cadde per l'ennesima volta, restando seduto a gambe incrociate sul ghiaccio - Mi sono rotto! Non ho la tua resistenza alle cadute io!- ringhiò verso Tom, che invece cercava sempre di rimettersi in piedi, anche grazie all'aiuto della King.
- Eddai, io mi diverto!- rise Riddle giulivo - E poi basta fare esercizio no?-
- Tu la fai sempre facile.- sibilò il Serpeverde, mentre Tom traballava di nuovo - Per te basta sempre provare e riprovare e tutto prima o poi riesce, vero?-
- Bhè...- il moretto lo guardò stupito - No, non per tutto.-
Howthorne sospirò, sapendo di aver toccato un brutto tasto e cercò di rialzarsi. Fortunatamente passò di lì Brian King che lo tirò in piedi facilmente ma con lui arrivò anche Sedwigh Stanford che li scrutò altezzoso.
- C'è qualche problema?- gli chiese Damon irritato da quello sguardo provocatore.
Il ragazzino, dai capelli biondo sciacquato e dalla faccia dai lineamenti duri ma regolari, arricciò il naso.
- Ti credevo bravo in tutto Howthorne.-
- Stanford, ti dirò una cosa che dovrai ricordarti bene per i prossimi sei anni...- ghignò il Legimors, feroce - Non cercare mai di etichettarmi, capito? Non farlo mai. E andremo d'accordo.-
- Chi vuole andare d'accordo con te?-
- Intendevo che potremo ignorarci tranquillamente.- gli spiegò meglio il Serpeverde, paziente.
- Già, a differenza tua e di altri io penso che Grifondoro e Serpeverde debbano stare separati.- sibilò Stanford, scoccando un'occhiata veloce a Tom. Il piccolo Riddle non disse nulla ma a differenza del solito, Damon notò che non s'intimidiva, anzi. Sembrava che non avesse neanche ascoltato le loro parole. Era lontano.
- Ciò che pensi, Stanford, dà fastidio a parecchi.- disse Bruce Joyce alle loro spalle, seguito da Matt Rogers.
- Ognuno può pensare quello che vuole no?- replicò il biondo, con tono implacabile.
- Si certo. Ma l'importante è che la gente si fermi solo a pensare.-
I tre si girarono proprio quando Tom ebbe finito quella frase, con gli occhi blu velati da un sentimento lontano. Stanford a quello non rispose, avendo capito di essersi spinto troppo in là con la persona sbagliata e se ne andò da Cloe senza salutare, lasciando gli altri maghetti a guardare Riddle dispiaciuti.
- Lascialo perdere.- gli consigliò Matt, dandogli una pacca leggera sulla spalla.
- E' solo un piantagrane.- concluse Damon sorridendogli e ridonandogli il buon umore - E' il classico tizio che ripete a pappagallo quello che dicono i suoi. Quando avrà il cervello per pensare forse cambierà idea...credimi...è solo...questione di...ghiaccio...il ghiaccio ...- Howthorne masticò la frase, mentre la sua voce scemava lentamente. I suoi occhi azzurri divennero spenti, quasi vitrei. E Tom riconobbe quel sintomo.
Stava vedendo qualcosa.
- Damon! Damon!- disse a bassa voce, tenendolo forte - Damon, cosa vedi?-
Sapeva che quando era in quelle condizioni neanche una bomba avrebbe potuto svegliarlo dal suo stato catatonico, ma fortunatamente il giovane Legimors continuò a parlarle, come in trans.
- Il ghiaccio...il ghiaccio...due occhi...lei vede... nel ghiaccio tutto si riflette...tutto si spacca...-
- Cosa sta dicendo?- si sconvolse Bruce allibito mentre Matt sgranava gli occhi - Che cos'ha?-
- Trix! Claire!- urlò Riddle. Richiamate le due streghette che li raggiunsero alla velocità della luce, continuarono ad ascoltare la predizione del loro piccolo Veggente ma le sue parole senza senso non fecero altro che allarmare gli animi. Diceva qualcosa sul ghiaccio...il ghiaccio che rifletteva qualcosa ma abbassandosi non videro niente, se non le loro fosche immagini sulla spessa lastra marmorea dell'acqua solidificata.
E poi la risata. Il ghigno perverso di Katrina che si allargò sotto i loro piedi, a macchia d'olio.
Da lontano gli Auror sentirono solo il suono spaventoso del ghiaccio che si spaccava in mille pezzi, poi le grida soffocate e disperate...infine un'enorme colonna d'acqua esplose da sotto la lastra gelata, rovesciando addosso ai maghi una cascata di pezzi di ghiaccio affilati come rasoi.
Proteggendosi gli uni con altri i ragazzi ne uscirono ben poco feriti, a parte qualche graffio sui visi e sulle braccia, ma l'esplosione aveva impedito a Harry di vedere che fine avesse fatto Tom. Preso dal panico cominciò a urlare il nome del maghetto e dopo poco, diradata la nebbia, gli Auror videro con sgomento che le lastre spezzate della calotta erano diventate instabili...tanto instabili che i pochi che si misero in salvo sui pezzi ancora spessi che si erano salvati dall'esplosione, rischiarono di rovesciare gli altri compagni che stavano tremolanti e ancorati su piccoli iceberg che galleggiavano a mala pena.
Brian King, Julian Foster, Sedwigh Stanford, Ian, Martin e Archie si erano miracolosamente salvati gettandosi sulla parte della crosta ghiacciata troppo spessa per essere fatta a pezzi, accanto alla riva del lago.
Cloe e Beatrix erano state rovesciate su un piccolo iceberg piatto, largo appena per farle stare sedute vicine, in mezzo all'acqua e rischiava di affondare da un momento all'altro. Tom, Bruce e Matt erano davanti a loro e non rischiavano molto, ma Damon, privo di sensi, stava sdraiato su un altro pezzo ghiacciato, con la testa quasi rovesciata in acqua.
E il piccolo Riddle disperato stava facendo di tutto per afferrargli la mano.
- Tom no!- urlò Hermione accorata - Tom sta fermo! Sta fermo! Rischi di scivolare!-
- Ma se non faccio qualcosa Damon cadrà in acqua!- strillò lui fuori di sé dalla preoccupazione.
- Tom ascoltami!- urlò di nuovo la Grifoncina - Ascoltami! Stai fermo...capito?- sussurrò - Stai fermo...e non cadrai. Se non vi agitate, nessuno cadrà per il momento.-
- Brian!- ordinò Harry nel frattempo - Prendi gli altri e corri al castello! Cerca Ron, Tristan e gli altri e dì loro di venire subito qua, capito? Sbrigati!- aggiunse, mentre i ragazzi correvano via - Fate presto!-
- Gente, diamoci una mossa!- sibilò intanto Draco - Dev'essere Katrina. Si è infilata nel riflesso del ghiaccio sotto i loro piedi e ha spaccato la lastra. Se è ancora in giro potrebbe uccidere davvero Damon stavolta!-
- Allora andiamo con l'Incanto Glacialius.- scandì Edward.
- Si ma prima facciamo sbaraccare i due che stanno con Tom.- Milo fissò preoccupato Trix e Cloe che più si stringevano, più sentivano la debole lastra sotto di loro sul punto di spezzarsi - Dobbiamo alleggerire il peso o quelle due cadranno in acqua!-
In breve tempo, ricongelando con la magia la lastra del lago, Milo ed Hermione che erano i più leggeri riuscirono a raggiungere Bruce Joyce e a farlo galleggiare, sempre usando la magia, in salvo sulle coste del lago. Una volta da Matt e Tom, Morrigan guardò la situazione della Vaughn e della King.
- Ragazze!- le richiamò - Siete troppo pesanti! Dovete alleggerirvi!-
- E come faccio eh? Le succhio via del sangue?- frecciò Trix isterica.
- Vola via no?- sbottò Milo seccato - Dai mocciosa, datti una mossa!-
- Volare?- la Diurna impallidì, attaccandosi letteralmente alla schiena della Grifondoro - Io...io...io non so farlo!-
- Come sarebbe?- sbraitò Milo - Hai detto che quando hai paura diventi un pipistrello no? Avanti, fallo!-
- Si che so diventare un pipistrello ma HO PAURA DI VOLARE!- gracchiò allora Trix al limite della fifa.
- Cosa???- Milo non si conteneva più - Hai paura di volare? Hai paura di volare???? Se non ti dai una mossa ti darò io qualcosa di cui aver paura veramente, intesi?!-
- Stupidissimo Leoninus, come cavolo ti permetti?!-
- Insomma basta!- strillò Cloe sull'orlo di un collasso - Mi sto gelando! Fate qualcosa!-
- E va bene!- sbuffò Trix - Mi ero appena tinta le ciocche, dannazione! Cerca di stare ferma megafessa, ok?- e senza far ondeggiare troppo il ghiaccio, rischiando di spezzarsi, Beatrix strisciò fino al bordo della calotta...e lentamente, molto lentamente, si lasciò andare in acqua.
- Che idea!- sibilò Draco - Ringraziamo Dio che non ci siamo gli altri in giro o altrimenti dovremmo spiegare a tutta Hogwarts il fatto che quella lì si fa le vasche al polo nord!-
- Come siamo messi col Glacialius?- chiese Hermione - Ed, per favore muoviti! La lastra dove c'è Damon sta cedendo! E se non riusciamo a svegliarlo si farà anche lui una nuotata del lago!-
Tempo cinque minuti e sembrava fatta. Erano arrivati Ron, May, Hagrid, Tristan e Jess, Milo aveva tirato fuori Trix dall'acqua e dopo averla avvolta nel suo mantello se l'era presa in braccio e portata via. Hagrid aveva portato delle lunghe tavole di legno per tentare con un'azione manuale, per far aggrappare i bambini nel caso di pericolo ma Katrina era ancora nei paraggi...e infatti il sangue nel bracciale di Hermione ribolliva costantemente.
- E tentare di rimpicciolire Cloe e Damon?- propose Ron - Poi Harry si può trasformare e andare a prenderli!-
- Katrina l'avrà pensata un'ipotesi simile.- fece Hermione dubbiosa.
- Bhè...Claire è una Sensistrega.- le disse Tom accorato - La sentirebbe arrivare!-
- Clay non la sentiva nella torre.- gli ricordò Tristan - Non vedo come possa farcela Cloe...a meno che la paura non le abbia acuito i sensi. Diamoci solo una mossa perché si sta gelando le gambe.-
- E non solo quello.- frecciò Draco serafico.
- Allora? Che facciamo, li rimpiccioliamo?- continuò Harry - Diamoci solo una mossa perché Damon è là sopra mezzo stecchito e non sembra accennare a riprendersi. Deve essersi preso un colpo con l'esplosione.-
- Gente, ce l'ho fatta!- li avvisò Dalton - Ho risistemato la calotta. Ora potete camminarci sopra fino a loro. Se Katrina attacca ancora cercherò di tenere il ghiaccio sotto controllo.-
- Avanti, passatemi le travi!- ordinò Potter mentre anche May e Jess si mettevano al lavoro col Glacialius, per rendere sempre più duro il ghiaccio sotto i loro piedi. Tristan intanto cercava di calmare Cloe e le parlava tranquillo e beato e anche la piccola Grifondoro sembrava tranquilla...peccato che si stesse letteralmente gelando il sedere e che l'iceberg su cui era seduta stesse lentamente sbriciolandosi.
Damon invece era del tutto privo di sensi, forse stordito dalla sua stessa visione, e svegliarlo era impossibile.
In un attimo e con la dovuta sicurezza, Draco, Ron e Harry avanzarono sulla defunta pista per pattinaggio di Hogwarts, sentendo dei lievi tremori provenire dal profondo del lago. Raggiunsero prima Cloe, la più vicina a loro mentre Trix e Tom trattenevano il fiato, e sporgendosi riuscirono a posare dolcemente l'asse di legno sulla sua piccola calotta. La fecero traballare e prima che la King si decidesse gattonarci sopra ci volle tutta la buona pazienza di Potter e pure tutte le bestemmie di Malfoy contro i Grifondoro. Così, toccando la biondina sull'onore, riuscirono a trascinarla in salvo e a riscaldarla, ma per Damon fu tutt'altra cosa. Il ghiaccio attorno a Howthorne si frantumò di nuovo non appena Ron e Malferret cercarono di toccargli almeno il capo, per ridestarlo.
Il rumore alla fine riuscì nel suo intento e Damon aprì appena gli occhi celesti, che si confondevano col colore tenue del ghiaccio e dell'acqua blu profonda del lago ma non aveva forza. Era come se le sue stesse visioni l'avessero stremato.
Allora Draco non ci pensò su due volte. Usando una tattica che lui e Harry in quegli anni avevano perfezionato, si mutò in serpente e strisciando, più leggero del peso di un uomo adulto, riuscì a raggiungere, nuotando in quell'acqua gelida che il sangue di un Animagus non percepiva, la calotta dove Damon tentava ancora di riprendersi.
Gli si volse attorno e spingendolo col muso riuscì a svegliarlo del tutto.
- Vai Damon! Forza!- esclamò Ron mentre gli altri dalle sponde incitavano, ed Hermione vigile fissava l'acqua con occhi contratti - Avanti...adesso gattona sopra la tavola ok? E fai piano...tranquillo, c'è tempo.-
Draco rimase sul ghiaccio sempre sotto forma Animagus mentre il giovane Serpeverde, intontito e poco conscio di ciò che stava veramente rischiando, cominciò a muoversi lentamente sulla piattaforma improvvisata.
Katrina però, e chiunque fosse con lei in quel momento, aveva tutta l'intenzione di liberarsi di uno degli elementi che impediva ai Mangiamorte sia la cattura di Tom Riddle che l'uccisione del bambino sopravvissuto.
Pronti a tutto, l'acqua del lago cominciò a vorticare di nuovo, preannunciando una nuova esplosione.
La calotta ghiacciata da Edward, May e Jess tornò a frantumarsi ma prima che Damon fosse spacciato, Draco fece l'unica cosa che avrebbe potuto fare in quel momento. Riprese forma umana e un attimo prima che il ghiaccio franasse sotto i suoi piedi, fece letteralmente sobbalzare via il giovane Legimors, che lo vide sprofondare in acqua, fra le grida degli Auror, proprio quando lui precipitò addosso a tutti gli altri.
Poi una nuova esplosione...ghiaccio e schegge schizzarono ovunque e lentamente la mano di Malfoy s'inabissò nell'acqua gelida, mentre tutti si copriva di gelida polvere bianca.

 

 

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Capitolo 31
*** Capitolo 31° ***


 

 

La mano bianca arrancava nell'acqua...si agitava, scompariva fra le onde e poi si riergeva di nuovo.
Sembrava che il tempo scorresse più lento, come per torturare chi guardava, impotente.
Tom Riddle aveva già visto morire qualcuno. In Italia, aveva visto un mago morire sotto incantesimo, un demone colpito dalla lama di una spada...e un bambino, morire di stenti.
Ma è diverso quando credi di perdere e di vedere coi tuoi stessi occhi qualcuno che ami, morire.
Gli sembrava di venire risucchiato in quell'acqua gelata insieme a Draco. Gli sembrava di soffocare con lui.
E poi l'impotenza, la frustrazione, i suoni ovattati delle grida degli altri...e tu fermo, che non puoi fare nulla.
Fermo, a lasciarti vivere, ad aspettare che siano gli altri a decidere se salvarti il cuore, salvando chi ami, o precipitarti all'inferno, lasciando morire il mago, il fratello e il padre che vive in te.
- Draco!!!-
A differenza di quanto aveva pensato, la sua voce non era morta. Non era rimasta sepolta dall'annichilimento e dalla paura. Aveva ancora voce per urlare, per strillare. A malapena trattenuto dalle braccia di Harry, guardava impotente la mano di suo cugino scomparire nell'acqua, fra i flutti e i grossi pezzi di ghiaccio che affastellavano il lago di Hogwarts.
Tutti correvano, tutti agitavano le bacchette, tutti lottavano col tempo...che scorreva impietoso.
E Katrina che ora se n'era andata, forse per essersi già divertita abbastanza.
- Tom!-
Si volse di scatto, quando sentì Hermione buttare via il suo cappotto bianco e mettersi la bacchetta fra i denti - Ascoltami! Nella mia tracolla ci sono delle pietre focaie! Prendine una e sbriciolala piano! Molto piano! Ricavane due frammenti piccolissimi, appena due schegge! Ma fa presto ok?-
- Un attimo, dove vai?- le urlò Harry seguendola.
- Ed, Ron!- Hermione non lo ascoltava, troppo concentrata sull'unica cosa che le importava per pensare ad altro - Levatemi di torno quei pezzi di ghiaccio!-
- Si ma che vuoi fare?!- Ron la prese per un braccio, mentre May si disperava.
- Andare a prenderlo!- scandì e detto questo si staccò una piccola catenella d'argento delle tante che pendevano dal suo bracciale col sangue di Caesar. Questa s'ingrandì e si allungò. Ne dette un campo a Harry e Tristan, poi si volse verso gli altri - Edward! Ci sei?-
- Pronto!- le disse, puntando la bacchetta in mezzo al lago - Deletrius!- e l'incantesimo di sparizione fece il suo effetto: una fiammata immane si propagò dall'ex Corvonero sul pelo dell'acqua, spazzando via tutti gli iceberg. Un secondo dopo Hermione si era buttata fra i flutti ricolmi di vapore, seguita dagli strilli dei maghetti e la preoccupazione degli altri, specialmente di Jess che fissava lo specchio dell'acqua col terrore di veder riapparire Katrina.
Ma lei non sentiva più niente. Quel freddo...era stato come non respirare più. Come morire di nuovo per il Veleno della Mela. Il corpo trafitto dal gelo, gli arti ridotti a pezzi di carne contratta...e il suo arrancare verso Malfoy, che galleggiava attaccato a un pezzo di ghiaccio.
Lo raggiunse, nemmeno lei seppe dire come...ma quando l'ebbe afferrato per il collo, non riuscì a capire se fosse ancora vivo o meno. Aveva la labbra viola e i suoi occhi grigi erano quasi diventati scuri come piombo.
Doveva muoversi.
In pochi secondi vennero ripescati e portati sulla riva e lì mentre May e Ron si buttavano su Draco, per coprirlo, Hermione cercò di trovare le ultime energie. Tom, Trix e Cloe avevano fatto come aveva ordinato. La raggiunsero, preoccupatissimi, e le mostrarono i loro risultato. Due piccolissime schegge rosse come rubini, lucide...nel riflesso, sembravano contenere il riverbero del fuoco.
- Cosa sono?- le chiese Harry, che la stringeva forte nel suo mantello imbottito di pelo.
- Pietre...pietre focaie...- sussurrò, battendo i denti - Fai ...fai un taglio sulla sua mano...- e indicò Draco con un'occhiata - Poi mettici sopra la scheggia. Quelle pietre servono ...per...per bruciare i corpi... ma con una scheggia così piccola lo riscalderai soltanto. Presto! Muoviti!- aggiunse, gemendo - O andrà in ipotermia!-
Se sul momento le parole sconnesse di Hermione erano sembrate inverosimili e dettate dalla sua condizione fisica che stava rapidamente raggiungendo quella di Malfoy, Harry vide che Tom era invece stranamente sicuro di ciò che faceva. Fatto un piccolo taglio sulla mano di Draco, chiusero il suo palmo attorno alla scheggia rossastra che sembrava riflettere un qualche riverbero di fuoco. Passarono solo pochi istanti e poi iniziò la magia.
Le venuzze blu di Draco che spiccavano contro la sua pelle pallida, sembrarono quasi per un momento farsi interamente rosse. Fra le braccia di May s'irrigidì solo per un secondo e poi un piacevole calore l'invase tutto.
Riprese colore, riprese fiato...e il suo cuore gelato venne abbracciato da quel delizioso languore.
Riaprì gli occhi, carezzato dalle dolci mani dell'Osservatrice...ma nella sua mente c'era solo una mano. Diversa e forte, salda.
Una mano che lo metteva in salvo. Era fatta.


La Corte Leonina era di nuovo in subbuglio. I nobili vampiri di tutta la Gran Bretagna erano in riunione, a uno dei loro magnificenti banchetti notturni dove esseri umani fanatici e consenzienti si facevano succhiare via la vita per diventare i bastardi dei loro stessi aguzzini ma c'era qualcuno che non sembrava né sete, né voglia di ascoltare snervanti filippiche sulla sopravvivenza del loro buon nome.
Lucian Leoninus stava appoggiato alla grande balconata gotica del secondo piano del palazzo. Sentiva a malapena l'alito freddo del vento sul viso, coi fiocchi di neve che cadevano lenti, ipnotici.
Noiosi e tediosi secondi di un tempo che per lui non sarebbe mai trascorso.
- Padron Lucian. Vostro figlio il principe Milos vi manda questo.-
Si volse appena, con la stessa espressione vacua a vuota che lo distingueva dagli altri fratelli, che mutava solo davanti a sua moglie. Guardò il servo, un vampiro impuro, e vide un biglietto appoggiato su un vassoio d'argento.
Lo prese, congedando il servo e scorse rapidamente il messaggio di Milos.
Stranamente piegò in maniera sinistra la bocca, quasi divertito.
- Sono invitato?-
- Dipende.- disse il secondo dei quattro fratelli.
- Da cosa?-
- Da che hai in mente Askart.- rise Lucian, cominciando a farsi strada fra i commensali che bevevano assetati da ogni collo o giugulare pulsante presente nella sala - Ho intenzione di convincerlo a restare qua, stavolta.-
- Tu...tu che lo convinci a restare qui...-
Askart Leoninus, signore della Corte, si lisciò il pizzetto passando davanti alla poltrona di suo fratello Kronos che parlava fittamente insieme alla sua amante, una delle tante in vero, ma continuò a seguire Lucian fuori dal corridoio della sala, dove candele e quadri facevano da scenario a una reggia degna di un re.
Tetri ed aggraziati come i felici da cui prendevano il nome, i due fratelli camminarono lenti lungo l'ala della sorella.
- Milos ama troppo la pace per vivere qui.- continuò Askart, pacato - Non lo convincerai mai.-
- Ci proverò in eterno se necessario. È mio figlio, l'unico principe che intendo avere e lo voglio al mio fianco.-
- Il tuo istinto paterno finirà per pungolare nostra sorella.- ironizzò sarcastico il maggiore - Ma permettimi di ricordarti che Milos è dotato di un'anima e di un cuore che batte unicamente per gli umani di cui si è circondato. E non per te. Come no di certo per sua madre.-
- Lascia mia moglie fuori da questa storia.- sibilò Lucian, levandosi i lunghi capelli neri annodati nella seta dalla spalla, rigettandoli sulla schiena - Alexandra non centra. Sono io che ho tentato di ucciderlo vent'anni fa.-
- E come continuo a ripetere anche a quell'idiota di Kronos, è stato un madornale errore visto che nonostante il mio indubbio disprezzo per il suo sangue metà umano, un Diurno sarà sempre e infinitamente avvantaggiato davanti a un purosangue come te, fratello mio.-
- Mi stai facendo la predica Askart?-
- Ti sto dicendo solo di stare attento.- concluse il signore del palazzo, agitando lievemente la mano davanti alla porta dell'ala di sua sorella minore. I battenti si aprirono all'istante e nel buio dell'anticamera circolare, videro Gala Leoninus in piedi davanti alla sua enorme libreria latina di cedro, avvolta nel più bell'abito che una vampira in quel castello avesse mai potuto indossare. Coi capelli neri sciolti e mossi sulle lattee spalle, si volse verso di loro con la sua aria serafica e accondiscendente, mettendo in mostra un topazio tagliato a goccia che le prendeva sulla fronte.
Una dea. Era tanto bella da rivaleggiare con un demone.
- Askart...devo dedurre che la compagnia dei nostri ospiti ti tedia?-
- Gala.- sorrise il maggiore, raggiungendola e posandole un bacio sulla mano - La sola cosa che mi tedia è il baccano durante un banchetto di pace.- poi fece un breve cenno a Milo, seduto alla tavola della signora dei Leoninus.
- Milos. Come sempre ti vedo bene.-
- Zio.- rispose il Diurno - Papà..- aggiunse poi, senza nascondere un velo d'ironia.
- Milos, è un piacere.- gli disse Lucian, ignorando il suo tono - Speravo di vederti prima di Natale.-
- Non è una visita di famiglia.- rispose subito - Sono qua per conto di un'amica gagia.-
- Siete stati attaccati?- s'informò Askart.
- Si, oggi. Due Auror hanno rischiato di morire congelati.-
- Harry Potter?-
- Sta bene.-
- E il figlio del Lord Oscuro?- chiese Lucian.
- Sta bene anche lui.-
Gala sorrise, alle loro spalle - Gli Zaratrox un tempo avrebbero giurato vendetta eterna a chi avesse fatto fuggire un loro prigioniero. Ora invece a quanto pare chiunque può entrare nelle loro Carceri e soffiargli le prede. Interessante.-
- Non è stato un comune intruso, lo sai.- le rispose Milo.
- Si, certo. Questa gagia allieva del caro Caesar.- continuò la vampira, sfogliando le pagine dei preziosi libri con tocco delicato - E' un pezzo che non vado a trovarlo. Un tempo non avrebbe mai accettato un umano in casa sua, figurarsi farsene una di loro come amante.-
- A quanto mi dicono questa gagia è molto forte però.- s'intromise Askart, versando a tutti del vino.
- Ah si?- Milo lo guardò attento - Chi è stato a parlartene? Quelli della Dama Nera?-
- Si, uno di loro.- annuì suo zio, posandogli il calice davanti al naso - E' qua ora. Il Giocattolaio.-
- Nome affascinante.- sibilò il Diurno - Ma io sono qua solo per avere alcune informazioni su Crenshaw. Pensavo che nei registri del palazzo aveste informazioni sulle famiglie dei mezzo demoni.-
- Infatti ho il nome del loro vecchio palazzo. Eccolo, i Crenshaw...- sussurrò Gala, andando alla sua scrivania per farne un biglietto per il nipote - Ti serve altro Milos?-
- Si.- disse freddo, puntando gli zii - Vorrei sapere se voi due avete intenzione di mettervi contro il bambino sopravvissuto. E per favore, non raccontatemi frottole. Saprei riconoscerle.-
Lucian e Askart si scoccarono un'occhiata di traverso.
- Tu hai in mente qualcosa?- fece il primo.
- No. E tu?-
- No.- Askart fissò allora sua sorella - Gala?-
- Spiacente, gli umani non m'interessano.- rispose la donna, raggiungendo il nipote e consegnandoli un biglietto con il nome e qualche dritta sui Crenshaw, per mettere finalmente le mani su Jeager. Una volta che se lo fu messo in tasca cercò di andarsene subito ma come prevedeva fu alquanto difficile.
I lividi sul suo collo erano ormai spariti ma sapeva bene che né Askart né Gala avevano detto nulla a sua padre della faccenda di Trix...e ora l'avrebbero fatto invece, perché erano due maledetti sadici traditori.
- Come va il collo, nipote?- gli chiese infatti suo zio, con aria diabolica.
- Collo?- Lucian ci cascò in pieno, senza capire immediatamente - Di cosa parla Milos?-
- Niente.- sibilò in risposta, cercando di mantenere il sangue freddo - Un incidente di due mesi fa.-
- Si,- fece anche Gala agitando la mano con grazia - è solo stato morso.-
E crollò il mondo.
Askart spinse una poltrona dietro alle gambe di suo fratello col piede prima che Lucian cadesse all'indietro, ma fortunatamente sprofondò nel velluto...e rimase senza parole.
- Tu...tu...cosa?- alitò.
- Non farti saltare i canini, non significa niente!- disse subito Milo, sollevando subito le mani a difesa.
- Tu...tu ti sei legato con un Vincolo???- sbraitò Lucian rimettendosi in piedi come una furia - Possibile che tu sia stato tanto avventato?? Non hai neanche cent'anni!-
- Ma mi ascolti quando ti parlo? Ti ho detto che non significa niente!-
Fiato sprecato. Lucian Leoninus era ormai sull'orlo di una crisi di nervi.
- Chi è?! Avanti, voglio il nome di questa donna!-
- Per l'amor di Dio, tanto è una Diurna. Mettiti l'animo in pace!- bofonchiò Milo incrociando le braccia - E come ho già detto agli zii, è una bambina. E prima che tu mi chieda che razza di gusti ho, mi sto solo occupando di lei perché Silente l'ha costretta a stare lontano da Ravenhall, chiaro?-
- Oh no...- Lucian stava collassando, dopo essersi riseduto più terreo di prima. Si passava le mani sulla faccia e borbottava qualcosa sul fatto che avrebbe dovuto starci più attento con lui, che si era rovinato con le sue mani, forse che era anche un pedofilo, che era troppo giovane e una serie di altre cose che Milo non aveva alcuna voglia di stare a sentire. Così si rimise il mantello, baciò Gala e senza tante balle prese il volo, anche perché Lucian quando ci si metteva era un vero attore e stare a discutere con lui dei due buchi sul collo che Trix gli aveva lasciato era pura follia.
Sbuffando se ne uscì nel corridoio, maledicendo suo padre e le sue fisime.
Che stress...tante storie per un morsetto. Lui sinceramente non aveva mai capito tutta la fissa che i quattro fratelli Leoninus avevano per il Vincolo di sangue. In fondo a Kronos era stata promessa una moglie del clan francese dei Aimes Rouge, Lucian si era legato innamorato perso a sua madre, una vampira impura, Askart aveva perso sua moglie in seguito a una guerra trecento anni prima e da allora non si era mai più legato. Solo Gala aveva rinchiuso il suo cuore e il suo sangue per amore di un uomo che alla Corte non era promesso nominare...quindi perché tante storie?
E poi lui era Diurno. Cosa poteva volere suo padre da lui?
Mah.
- Non chiederti il perché del Vincolo, principe Milos. Ma chiedi a te stesso perché l'hai fatto.-
Milo si fermò nell'ingresso della Corte, quasi sentendo quella voce serpeggiargli alle spalle. Non era una voce umana.
Sembrava...il soffio del vento. Si volse lentamente e alle sue spalle trovò...un gagia.
Un vecchio molto basso, smilzo, dalla lunga barba bianca, con baffetti altrettanto lunghi e pendenti, occhi che vedevano anche dove nessuno avrebbe dovuto vedere. Era vestito riccamente e in pugno portava un bastone con tante facce raccapriccianti: alcune sorridevano perfide, altre piangevano, altre ancora irridiate di collera.
Al collo, una serie di piccole perle di vetro multicolori.
- La conosco?- sussurrò il Diurno.
- No...- sorrise il vecchio, agitando appena il suo bastone - Principe, ero ansioso di conoscerla. Io non ho un nome, ma tutti mi chiamano il Giocattolaio. Sono un umile gagia. È un onore per me conoscere il principe reggente.-
Milo corrugò la fronte, ghignando appena - Principe reggente? I miei cugini hanno sangue puro.-
- Certo. Ma un vampiro con un'anima è ancora più raro di un dannato che si pente.- replicò il gagia, ciondolando leggermente - E lei è interessante quanto una bella opera d'arte sotto una campana di vetro. Le voglio dare un consiglio però.- e gli dette le spalle, ridacchiando in maniera strana - Stia attento e ogni giorno che vivrà, fino a quello in cui capirà che quel Vincolo è una catena che non potrà mai spezzare, si goda gli occhi della donna che l'ha marchiata. Perché entro pochi anni diverrà un demone...e allora né i suoi occhi, né la sua voce le ricorderanno la bambina che lei ha dissetato e salvato.- gli fece un cenno col capo, mentre Milo si sentì gelare.
- I miei ossequi principe. Ci rivedremo presto.-

" ...si goda gli occhi della donna che l'ha marchiata. Perché entro pochi anni diverrà un demone..."

Occhi dorati. Una mano calda, un viso spaventato...ma deciso.
Quella voce...quella voce...
"Ti ricordi cosa mi hai detto quando mi hai svegliato? Che non dovevo permettermi di morire senza dirtelo. Quindi tu non mi mollare adesso! Hai capito Draco?! Non ti permetterò di fregarmi! Tu mi hai fatto vivere quando volevo morire! E adesso non ti lascerò andare come nulla fosse!"
Eccola. C'era lei davanti. Era lei a tenergli la mano ora...
- Mezzosangue...-
Draco aprì gli occhi...e a poco a poco la figura sfocata davanti a lui divenne nitida.
- Si. Ciao amore...come stai?-
Le dita delicate di May gli percorsero il viso, carezzandogli gli zigomi.
- Come stai Draco? Ti senti un po' meglio?-
Il biondo la fissò per un attimo, poi girò il capo verso la finestra. Era giorno fatto ormai.
- Gli altri stanno bene?- sussurrò, sentendosi tutte le ossa dolenti.
- Si, tutti benissimo. E Tom ha detto di darti questa...- e strizzandogli l'occhio gli porse una ciambella ricoperta di cioccolata, una delle preferite di Malfoy. Riuscì quasi a sorridere e anche se non aveva per nulla fame, si mise seduto nel letto a fatica e la mangiò tutta, fino all'ultima briciola.
- Damon sta bene?- chiese, sentendosi la gola in fiamme.
L'altra annuì ancora, passandogli una tazza di the fumante e accoccolandosi al suo fianco - Si, stamattina avrà saltato le lezioni ma stava bene. Non credevo che i Veggenti avessero però tanti problemi con le loro visioni.-
- In effetti non dovrebbe averne.- rispose, sorseggiando la bevanda bollente che serviva appena intiepidirgli le mani - Ma la sua dote maggiore di Legimors rende difficoltosa una lettura del futuro legata a eventi generali. Inoltre è molto giovane e Silente sta cercando qualcuno che possa aiutarlo.-
- Ci sarebbe utile.- May gli sorrise, carezzandogli con tocco leggero il braccio e il collo - Sono stata male quando ti ho visto cadere...- aggiunse, mordendosi le labbra - Non è stato piacevole.-
- Hn...pensa per me...- rispose serafico. Colpito dallo sguardo intenso di May, ci lesse dentro qualcosa a cui non aveva voglia di dare nome, quindi infastidito le disse che voleva tornare a dormire ma quando lei si scostò dal suo fianco, si sentì come perso, abbandonato. Cos'era quella sensazione ipnotica e dolce, che faceva dimenticare il dolore e il rifiuto? Perché la sua presenza al suo fianco gli aveva fatto dimenticare il suo desiderio di restare solo? E perché aveva pensato a Hermione? Perché quando c'era May lì con lui?
Non ce n'era motivo di bramare Hermione, pensò, prima di assopirsi fra le gracili braccia dell'Osservatrice.
Hermione...spariva. Spariva sempre quando c'era May al suo fianco. Forse questo a significare solo una cosa.
Forse...forse la stava dimenticando. Forse le sue radici nel suo cuore stavano morendo.

A Grifondoro, quello stesso pomeriggio di venerdì, Tom si stava preparando per una di quelle avventure punitive che Harry ai suoi tempi aveva fatto fino alla nausea. Peccato che però il piccolo Riddle fosse di tutt'altra pasta e il fatto di disubbidire al professori gli dispiaceva, ma non quanto la possibilità di non andare a trovare Damon.
Aveva rubato il mantello a Harry quel giorno a pranzo, con l'aiuto di Tristan che gliel'aveva passato in sordina e se Edward se n'era accorto era stato zitto, limitandosi a strizzargli l'occhio e ad avvisarlo di riportarlo prima di cena.
Erano le quattro quando uscì dalla camera e quatto quatto attraversò la sala comune, invasa ai suoi chiassosi compagni, per dirigersi all'ingresso. Stava per varcare il quadro, con una faccia ce la diceva tutta sulle sue intenzioni, quando un sospiro paziente lo raggiunse alle spalle. Trasalì e si voltò, terreo...per trovarsi di fronte alla piccola King.
- Ciao Tom...- fece con vocetta melensa - Dove te ne vai di bello?-
- Claire.- rispose con un sorriso forzato - Ecco...io...-
- Vai da Howthorne, vero?- celiò, guardandolo storto - E ci vuoi entrare col Mantello.-
- Già.- borbottò contrito, guardandola con aria innocente - Tu vuoi venire?-
- No, non posso. Ho Focalizzazione. Comunque dagli questa da parte mia.- e gli allungò un qualcosa di morbido, avvolto in un fazzoletto bianco. Dal profumo doveva essere torta al limone, la preferita di Cloe e lei non la divideva mai con nessuno, azzannava quasi se uno cercava di fregarle un pezzetto microscopico, quindi doveva essere preoccupata per Damon come lui. Conoscendola non fece commenti, si limitò a sorriderle con gli occhi blu luccicanti e lei, per tutta riposta, arrossì vagamente.
- Non c'è da vergognarsi a essere gentili, sai?- le disse.
- Sfortunatamente non siamo tutti come te.- rispose la King, pacata.
- Sfortunatamente?- Tom allargò gli occhi.
- Si, purtroppo è così.- disse convinta ma si bloccò quando dall'interno di Grifondoro arrivò qualcuno con aria diffidente. Sedwigh Stanford. Eccolo lì, il seccatore.
- Ciao Sedwigh.- gli disse Cloe - Ti serve qualcosa?-
- No.- rispose il Grifondoro, troppo cupo per la sua età - Cosa fate qui fuori?-
- Parlavamo.- rispose la Sensistrega tranquillamente, scoccando un'occhiata d'intesa con Tom - Allora ci vediamo. Vieni a prendermi davanti all'aula di Focalizzazione fra due ore?-
- Si, certo.- Il piccolo Riddle annuì brevemente, senza guardare Stanford per sbaglio - Vengo con Beatrix. Ci vediamo dopo.- e senza salutare se ne andò spedito verso la sala grande, lasciando gli altri due grifoni in un muto silenzio.
- Come fa a piacerti quello?-
Cloe tacque, poi lentamente posò il suo sguardo fiero su Sedwigh che, come tutti, non riuscì a reggerlo a lungo.
- E' il figlio del Lord Oscuro!- continuò il ragazzino, abbassando il viso in imbarazzo - Non mi fido di lui!-
Visto che la King non sembrava neanche sentirlo, Stanford l'afferrò per il braccio.
- Mi rispondi? Che cos'ha Riddle di speciale eh?-
Cloe dette uno strattone, con viso contratto in una maschera di rabbia - Non credo che uno come te potrà mai capirlo.-
- Cosa non posso capire?- sbottò Sedwigh stizzoso.
- Ecco cosa intendevo.- disse semplicemente la biondina - E adesso lasciami in pace. Se vuoi andare d'accordo con me vedi in futuro di non permetterti mai più di parlare male di Tom, o Beatrix o Damon davanti a me.- e senza aggiungere altro gli dette regalmente le spalle e se ne andò, lasciandolo rabbioso e frustato a guardare il punto in cui lei era sparita.
A quanto pareva però gli spocchiosi maghi di Hogwarts quel giorno si erano messi tutti d'accordo per dare il tormento agli altri riguardo a faccende di sangue. Passato davanti alla Sala Grande trovò alcuni amici di Sebastian Alderton, il fratello maggiore di Fabian, intenti a fare i gradassi con alcuni Tassorosso mezzosangue del secondo e terzo anno.
Quando passò lui però Sebastian e la sua cricca di zittirono. Lo salutarono perfino e Tom, per educazione più che altro, fece un leggero cenno intimidito per raggiungere finalmente i sospirati sotterranei.
Non era mai entrato a Serpeverde e a quanto diceva Damon ci faceva un freddo polare. Harry e Draco invece gli avevano detto che era molto diversa da Grifondoro, leggermente più raffinata ma anche più gelida a livello di arredamento. Secondo suo cugino dava l'impressione di una catacomba per vampiri...bhè, se non altro Trix non aveva mai fatto storie sull'alloggio, quindi forse il biondo aveva ragione.
Coperto dal mantello, si avvicinò all'ingresso dove una certa persona era appoggiata ad aspettarlo, per farlo passare.
Beatrix Vaughn si stava limando le unghie quando a naso sentì la vicinanza di un possibile e appetitoso pranzetto.
- Tom?- sussurrò, sollevando gli occhi.
- Si, sono qui!- cinguettò Riddle, restando nascosto.
- Meno male, sei arrivato al momento buono. Tutta la camerata di Damon è fuori.- e gli fece cenno di seguirla - Il signorino se n'è stato a letto tutta la mattina. Sono andata a portargli il pranzo e ha mangiato come mai l'ho visto fare.-
- Buon segno no?- rise Tom, scendendo la lunga scalinata ed entrando nella sala comune di Serpeverde. Si guardò attorno strabiliato, ammirando i velluti e gli arazzi, perfino le fiamme blu che splendevano nei caminetti.
Quello era il posto dove quasi tutta la sua famiglia era cresciuta per sette anni.
Suo padre era stato in quei luoghi...
Immalinconendosi, continuò a seguire la Diurna attraverso lunghi corridoi bui e cupi, del tutto diversi da quella della sua torre, poi finalmente la streghetta lo introdusse in...una macello!
Una camerata larga ma dal soffitto basso, affastellata da quattro letti dal baldacchino verde, un caminetto fatato, due librerie, una valanga di oggetti astrusi a terra che dovevano anche essere pericolosi e un Howthorne svaccato a letto con una felpa e un lettore nelle orecchie, col suo furetto in spalla e un bersaglio per le freccette appeso al muro.
Non vedendo Tom, si tolse le cuffie e sorrise alla Vaughn.
- Ciao yankee...come mai qua?-
- Visite dalla torre.- rispose la Diurna serafica ma non finì di dirlo che Tom inciampò in un libro a terra e si sfracellò come un sacco di patate, facendo ben capire al Legimors chi fosse il visitatore. Un quarto d'ora dopo, con Damon che metteva del ghiaccio sulla testa bacata di Riddle, Trix che si beveva la merenda ringraziando l'abbondanza delle scorte di Milo e Iggy che scorrazzava sul letto fra loro, i tre maghetti si aggiornarono sulle novità.
- E così Draco sta bene...- disse Howthorne sollevato, mangiando la torta al limone di Cloe con uno strano ghigno sulla faccia - E Hermione? Sta bene anche lei?-
- Si, stanno benissimo. Avranno il raffreddore a vita per le feste ma se la sono cavata bene.-
- Cavata bene?- Trix smise si succhiare dalla cannuccia, guardando Riddle con un sopracciglio alzato - Potevano morire di polmonite sai? Se non fosse stato per quelle strane pietre ora sarebbero morti.-
- E parlando di quelle pietre...- continuò Damon - Com'è che lei hai chiamate?-
- Pietre focaie.- spiegò il Grifondoro, tastandosi l'ennesimo corno che gli era venuto sulla fronte - I gagia li usano per dare fuoco ai corpi: hanno il potere d'incendiare il sangue e non possono essere raffreddate con un incantesimo.-
- Che adorabili giocattoli.- frecciò la vampiretta.
- Già. Pare sia l'unico modo per ammazzare un vampiro, oltre che impalettarlo.-
- Ringraziamo allora che io non sia una vampira.-
- Piuttosto...- Damon mandò giù un altro boccone di torta, guardando i due con gli occhioni azzurri interessati - Che faccia ha fatto stamattina la Lestrange ha saputo del casino di ieri pomeriggio al lago?-
Tom però non gli dette la risposta che si aspettava.
- Se devo essere sincero è rimasta davvero stupita. Ha perfino allargato la bocca...e ti non sembrava fingere!-
- Ma dai!-
- No, è vero!- gli venne in aiuto Trix, finendosi la merenda - A momenti scoppiava a ridere incredula, te lo giuro! Ha guardato me, Tom e la megafessa completamente allucinata!-
- Volete dirmi che non sapeva niente?- Damon li guardò scettico - Non ci credo, è assurdo.-
- Magari quell'empatica sta dando i numeri, no?- abbozzò Tom - Forse l'arrivo di Herm l'ha fatta arrabbiare.-
- Si ma a quanto pare non è l'unica da manicomio, vero?- frecciò Trix - Come va la testolina eh?-
Howthorne la guardò di traverso, come sempre parecchio restio a parlare delle sue emicranie. A parlarne superficialmente sembrava non avere grandi problemi ma quando si trattava di guai in vista che riguardassero la sua salute si richiudeva a riccio e Tom a volte non sapeva proprio da che parte prenderlo.
Lui di Legimors non ne sapeva quasi nulla. Forse avrebbe dovuto informarsi, no?
- Domani c'è Grifondoro contro Corvonero no?- disse, per cambiare discorso - Venite voi due?-
- Più che altro per prendere aria.- annuì il futuro lord - Qua non si respira più. Meno male che quei tre che dormono qua se ne sono andati perché non ne posso più davvero. Stamattina mi hanno riempito di domande, è perfino arrivato Alderton a chiedermi se fosse stato un attacco diretto a Harry Potter...mpf! Roba da matti!-
- Tu domenica però vai a Londra con Harry e gli altri?- ricordò Trix - Non devi andare dai tuoi zii?-
- Dai Black?- allibì Damon.
- Si.- annuì Tom - Da Sirius, mia zia Andromeda e zia Narcissa.- rispose con un sorriso.
- E avete già deciso cosa farete per Natale?- bofonchiò il Serpeverde - I miei già fanno festa grande con i King.-
- Ti passi le feste con la megafessa?- Trix lo guardò stranita.
- Già. Quasi tutti gli anni.-
- E come fai a sopravvivere?-
- Suo fratello è l'unico passabile. Insieme a sua madre Mary. È fortissima.-
- Ah...mi ricordo che dopo la sera del basilisco è arrivata e l'ha rimessa a suo posto.- rise la Diurna perfida - Si, sembra tosta. E tu Tom?-
- Credo che Harry e Draco debbano ancora decidere ma di solito passano la vigilia con l'Ordine della Fenice, a Grimmauld Place, con tipo una sessantina di persone!- disse giulivo - Sarà divertente. Poi devo passare da Caesar, la mamma e Demetrius prima che partano.-
- Partono? E dove vanno?-
- Riunione centenaria con tutti i demoni puri rimasti in vita.- sussurrò misterioso - Pare che una volta ogni cento anni siano obbligati a incontrarsi la vigilia di Natale che è anche la vigilia della loro ultima grande guerra ma nessuno sa dove si ritrovino.-
- Non c'è da stupirsi.- soffiò Trix ironica, tornando a limarsi le unghie argentate, come le sue ciocche e le sue lenti a contatto, in tinta con la divisa di Serpeverde - Non è gente allegra quella. L'unica cosa che mi consola è che non dovrò rivedere i miei.-
- C'è chi ha tutte le fortune.- ironizzò Damon, tornando a lanciare freccette, svaccato sui cuscini accanto alla vampiretta, mentre Tom stava ai piedi del letto, giocando con Iggy - Ma non è che ti mandano alla Corte Leonina?- aggiunse, facendola irrigidire - Mi pare che abbiano riconosciuto Milo l'altra volta. Forse t'inviteranno lì con lui e i tuoi.-
- Si, come no.- rispose acida - Milo ci entra solo perché è figlio di uno di quei quattro.-
- Giusto per sapere...se non sono indiscreto...- disse Tom, facendola sbollire coi suoi modi gentili - ..come si chiama tuo padre? Di cognome intendo.-
- Parli del vampiro o di quello umano?- borbottò.
- Hai ancora contatti con quello umano?- si stupì Damon.
- Si. È rimasto a vivere in California ma mettendosi in pericolo ha sempre cercato di vedermi, fino a quando ho strappato il permesso a mia madre di poterlo vedere tranquillamente. Lei se ne frega, mi guarda come se fossi un pezzo industriale mal venuto...ma non m'importa. Comunque tornando a prima, il mio adorato paparino vampiro si chiama Andros Artemas.-
- Artemas...- Tom corrucciò la fronte - Non che io sia un esperto ma non mi sembra un nome di un vampiro qualunque. Sembra antico, no?-
- Ha più di cinquecento anni, se è questo che intendi.-
- Magari è un pezzo grosso.- rise Damon sarcastico.
- Non tirarmi fuori cose poco femminili.- gli rispose la streghetta. Avrebbero potuto continuare il discorso se un leggero chiasso non avesse invaso il corridoio. Tom non fece in tempo a ficcarsi il mantello che nella camerata irruppe Fabian Alderton e dopo un attimo di sbalordimento, fissò il Grifondoro tutto serio.
- Ciao Riddle.-
- Ciao.- rispose l'altro, un po' preoccupato ma come aveva immaginato il loro dispotico nemico non prese a male la sua presenza. Anzi. Sembrava soddisfatto. Chissà perché tutti gli argento/verde vestiti lo trovavano così interessante.
Possibile che continuassero a sperare che lui portasse avanti la lotta di Lord Voldemort?
- Come va Damon?- chiese Fabian dopo un attimo - Devi essere stanco davvero per far venire qua Riddle.-
- Così stanco che mi sfinisco a sentire la gente che parla a vanvera.- sibilò Howthorne sbuffando - Volevi qualcosa?-
- Niente di particolare.- l'assicurò prima di andarsene alla porta - Sai, chiedevano tutti di te.-
- O spettegolavano sul fatto che avessi visto crepare qualcun altro.- concluse Trix amabilmente.
- Esatto mezzosangue.- scandì Alderton con una sorta di sprezzo misto anche a uno strano e serpeggiante timore che gli saliva sempre nel petto ogni volta che la guardava - Niente morti Damon?-
- Per ora no. Ma ce ne sarà uno se non te ne vai.- concluse Howthorne fra i denti, cominciando a risentire una leggera emicrania - Non sono dell'umore adatto.-
- Ok, ok! Ti auguro una pronta guarigione allora!- concluse il mini bulldozer. Si rivolse poi a Tom, quasi ossequioso - Ciao Riddle. La prossima volta che vuoi entrare non fare complimenti. Bussa e tutti ti faranno passare. Sei di casa.- e gelandolo per quell'affermazione così semplice e diretta se ne andò, lasciando il Grifondoro in uno stato di fastidio opprimente.
- Lascia perdere le sue parole.- gli disse Damon più tardi, accompagnandolo fuori da Serpeverde nascosto dal mantello - Tom, se dai retta a ogni cavolata che esce dalle bocche di questi deficienti non ne uscirai vivo. Io che dovrei fare? Sotterrarmi? Io neanche ci volevo venire qui ma o qui, o al Durm Strang in Germania.-
- I tuoi ti volevano proprio a Serpeverde eh?- sospirò il moretto.
- Già. Il giorno prima che ci siamo visti al Ministero avevo deciso che sarei andato in Germania sai?- gli svelò, facendogli sgranare gli occhi blu - Almeno lì sarei stato lontano dalla fama della mia famiglia e dall'oppressione dei miei sui loro dubbi valori. Poi però quella notte ho sognato te...cioè, non che abbia visto tutto...ho visto dei flash sparsi, piccolezze, immagini vaghe...e ho cambiato idea. Così sono scappato quella mattina, ho fatto un po' di casino e mi sono fatto portare al Ministero. Ti ho cercato e ti ho trovato...- aggiunse, ridendo appena con gli occhi celesti un po' addolciti - E forse se stiamo insieme uniti questi sette anni non saranno poi così tediosi, non pensi?-
Tom lo guardò per un lungo attimo...e senza pensarci due volte lo abbracciò, sempre nascosto dal mantello tanto che Damon per un attimo non capì cosa stesse succedendo. Dopo aver sentito le braccia di Riddle al collo comunque sorrise, dandogli una leggera pacca sulla spalla.
- Quando ti verrà in mente di rifarlo in futuro fallo sempre con quel coso addosso, ok?- e fece scoppiare a ridere Grifondoro, che si staccò - Ok, hai ragione.-
- Grazie, ci eviterai un bel po' di figure di merda.-
- Si...- Tom finì di ridere, sentendosi un po' più sollevato - Ci vediamo a cena.-
- Dai, vattene!- ghignò il Legimors e un attimo dopo si separarono, andando ognuno in una direzione diversa.


Alla Torre Oscura intanto Tristan e Jess stavano seduti davanti al caminetto, con la piccola Degona che sfogliava un libro d'immagini fatate ai loro piedi. Al tavolo Ron controllava la Mappa del Malandrino, Elisabeth cucinava qualcosa di leggero per lo stomaco di Draco e Harry faceva il solco camminando sul tappeto.
Non che parlare con Weasley non gli fosse già servito per capire che Hermione era diventata letteralmente ingestibile, a partire dal suo calarsi in acqua diventando un cubetto di ghiaccio, ma non poteva reggere certe viste, era inutile negarlo.
Dopo lo sfogo di Hermione al suo ritorno aveva capito e accettato di dover ricostruire il suo rapporto con lei, aveva capito che era spaventata e demoralizzata ma il suo sentirsi impotente rischiava di farlo diventare matto.
Inoltre il suo maledetto bracciale continuava a vibrare, ma Malfoy non era in alcun pericolo visto che se ne stava tappato in camera con May!
A quel pensiero si bloccò di colpo e Ron alzò il viso dalla mappa, sperando che avesse finalmente deciso di finirla di fare la trottola ma il suo sguardo confuso non gli piaceva per nulla.
- Tutto ok? ...Harry? Pronto?- lo richiamò il rossino - Ehi, tutto a posto?-
Il bambino sopravvissuto si riscosse, dandosi dell'idiota. No, era assurdo!
- Tutto bene.- disse, voltandosi verso Gigì che guardava il libro insieme a Degona, seduta sulla sua testa boccolosa - Gigì...senti quell'empatica per caso?-
La fatina sbatté gli occhietti rossi, senza capire.
- No, non c'è adesso. Perché me lo chiedi?-
- Sei sicura?-
Anche Degona sorrise, tornando a sfogliare le pagina - Ha ragione Gigì, zio Harry.-
- Tu stattene buona, diavoletta.- la pregò Tristan a bassa voce, buttando un occhio in cucina, sperando che Elisabeth non avesse sentito e prendendosi la bimba in braccio - Perché hai fatto questa domanda Harry? C'è qualcosa che non va?-
- Non lo so...- ammise Potter, toccandosi il bracciale che continuava a vibrare - Da quando abbiamo capito che quella viaggia in qualsiasi cosa che riflette mi sento braccato, porca miseria.-
- Contando che poi i Sensimaghi non possono sentirla siamo a posto.- aggiunse Jess - Né Clay né Claire King l'hanno percepita arrivare o avvicinarsi neanche al lago. Aveva ragione Hermione. Solo un empatico può bloccare un altro empatico.-
- Piuttosto, Herm ha mangiato qualcosa?- bofonchiò Ron.
- C'è Edward con lei.- rispose Liz dolcemente, posando la cena per Degona in tavola - Ma credo stia bene perché li ho sentiti parlare fitto fitto. Si riprenderà presto con un po' di buone cure.-
Edward e Hermione.
Harry inspirò a fondo, cercando di non pensarci ma fu più forte di lui.
Edward non gli aveva mai nascosto le sue preoccupazioni e gli aveva specificato a chiare lettere che non avrebbe mollato coi suoi sospetti per nessun motivo. Andava ancora alla ricerca di prove di cui né lui, né Ron, né Malfoy credevano l'esistenza ma forse quei dubbi avevano trovato terreno fertile nella diffidenza della Grifoncina.
Chissà che diavolo stavano combinando! Per non parlare del bel casino che Dalton si era tirato addosso baciando Hermione quasi davanti a Malferret. Per un attimo Harry aveva creduto che Draco si sarebbe liquefatto per la rabbia anche per un semplice bacio su una guancia...ultimo a dover parlare visto che continuava tranquillo ad andare a letto con May come nulla fosse.
Basta!, si disse. Non erano affari suoi, doveva smetterla. Aveva già un sacco di grane a cui pensare senza stare a sentire gli avvertimenti astrusi di quello stupidissimo e maledetto bracciale di platino.
Così prese il mantello e andò alla porta, dicendo che doveva andare a parlare con una persona, cosa che non sfuggì a Ron. Se n'era accorto ormai, anche se con il suo migliore amico faceva sempre finta di nulla.
Harry quasi tutte le notti da ottobre andava via dalla torre per circa un'ora...e poi tornava, pallido ed esausto, come avesse affrontato una battaglia snervante.
Ma dove andasse questo Weasley non lo sapeva.
Harry invece scese...scese nel buio e poi osservò la sua stessa immagine, riflessa nello Specchio delle Brame.
E dal Velo, lui venne alla luce.

- "Sei tornato di nuovo...sapevo che l'avresti fatto...Harry Potter..."

Harry tacque, sorridendo mesto e sconfitto. Si, era tornato. Ci tornava ogni notte.
Tornava dal suo nemico. Odiando se stesso, Harry guardava quegli occhi rossi, per una volta in vita sua senza sapere cosa fare, senza sapere se erano occhi che avrebbe mai potuto sconfiggere.
Forse la speranza se n'era andata. Forse era ancora con lui.
Non lo sapeva.
Sapeva solo che andare da Voldemort era diventata una droga a cui non era disposto a rinunciare.

 

 

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Capitolo 32
*** Capitolo 32° ***


 

 

Era il pomeriggio del ventuno dicembre e come in molti ben sapevano, Hogwarts si svuotava per le feste natalizie.
Qualcuno però quella mattina all'ultima lezione della Mcgranitt non era stato particolarmente di spirito compassionevole ed era stato sbattuto a mettere le decorazioni all'immenso albero di Natale insieme a Vitius.
Un nome a caso: Claire King.
Stavolta la piccola King aveva ficcato addirittura un pugno a Fabian Alderton, mandando in infermeria con il sangue al naso e benché la Mcgranitt fosse stata presente, benchè avesse sentito con le sue orecchie quali idiozie quel piccolo spocchioso Serpeverde avesse detto sui mezzosangue e ci avesse goduto anche quando Cloe l'aveva rimesso al suo posto, non aveva potuto fare finta di nulla e così l'aveva messa a lavorare col professore d'Incantesimi, per punizione.
La biondina stava facendo volare palline colorate e angioletti di vetro, sbuffando a più non posso.
Una risatina la raggiunse alle spalle, dolce e allegra.
- Vuoi una mano Claire?-
La King sospirò sollevata - Ciao Tom! Certo, mi faresti un favore. Come mai sei qui?-
- Alla Torre Oscura c'è un po' di chiasso.- ammise in due parole, estraendo la sua bacchetta e cominciando a sistemare un angioletto trasparente, che suonava un flauto - Harry e Draco sotto le feste litigano sempre.-
- Damon e la superoca?-
- Finiscono le valige.- rispose, salutando con un cenno Vitius - Li hai finiti i loro regali?-
- Ahah.- La streghetta annuì, facendosi indietro per vedere l'effetto della decorazione - Mi ha dato una mano Archie coi pacchi. Io proprio non li so fare. Prima che tu e Trix partiate però devo darti il mio regalo.-
- Ah già.- a Tom scintillarono gli occhioni blu - Anche io.-
- Sai una cosa? Sono contenta che passeremo tutti insieme Santo Stefano e che Trix venga con te a Londra. In fondo anche mio padre e Lord Michael fanno parte dell'Ordine della Fenice ormai, quindi potremo trovarci anche nei prossimi anni. Meglio che restare qua a scuola in compagnia di serpenti velenosi.-
- Su questo hai ragione.- sibilò una voce alle loro spalle.
I due si voltarono, trovandosi di fronte a Sedwigh Stanford. Aveva la valigia con sé, bardato nel cappotto e nella sciarpa di Grifondoro, pronto ad andarsene a casa sua.
- Buona vacanze Sedwigh.- gli disse Cloe, mentre Tom annuiva appena per non essere maleducato.
- Buona vacanze anche a te.- rispose lui, limitandosi alla biondina - So che starai con Harry Potter a Santo Stefano. Brian lo sta ululando ai quattro venti in sala comune.-
- Idiota.- sentenziò la Grifondoro.
- Meglio con lui comunque.- scandì il ragazzino, scoccando un'occhiata penetrante a Riddle - Non si sa mai.-
- Già.- ringhiò a quel punto la Sensistrega - Non si sa mai quando una persona può arrabbiarsi e diventare pericolosa. Allora ci vediamo Sedwigh, buona vacanze!- e senza dire altro prese Tom per mano e lo trascinò via, piantando in asso Stanford che se ne andò fumando incollerito.

Intanto, alla Torre Oscura, gli Auror erano stati talmente tormentati per colpa del rimbrottare di solo due di loro che alla fine se n'erano andati tutti, per non sentire più né Harry, né Draco.
Da giorni erano intrattabili, non facevano che bestemmiarsi dietro a vicenda, alla faccia di Babbo Natale e in faccia allo spiriti natalizio. A quelli screzi non c'era un particolare motivo. Forse il tempo che passava e che continuava a vederli tanto legati, forse perché era il terzo Natale che passavano incastrati...ma la cosa degenerava.
Perfino Edward li aveva mandati al diavolo e aveva seguito Ron a Hogsmade, per fare due compere. May era andata da Orloff ed Hermione era sparita e basta, lasciando così due bombe innescate davanti al caminetto acceso.
E adesso erano anche attaccati per il polso, coi bracciali che vibravano e i draghi sopra incisi che cacciavano le lingue e facevano le pernacchie. Oltre all'onta, anche la beffa.
Quello che non sapevano però, era che quel giorno i Bracciali del Destino avrebbero cominciato a divertirsi con loro come l'uomo che li aveva maledetti aveva ordinato.
- Io non ne posso più di te!- ringhiò Harry Potter, prendendo un portacenere e sbattendolo contro il muro.
- E' da una vita che io non ti reggo!- urlò Draco Malfoy di rimando, al limite della pazienza - Tutto di te mi urta i nervi! Mi sembra di essere tua moglie cazzo! Mi fa impazzire la tua camminata, la tua voce, il tuo maledetto modo di guardarmi quando ti parlo! Mi manderai al manicomio! Mi sembra di parlare sempre con Mr Perfezione!-
- Mr Perfezione???- gridò di rimando il moro - Vorrei che ci fossi tu al mio posto sai?? Vorrei che sapessi come sto io!-
- Ah si? Bhè, io vorrei invece che tornassi bambino e che tentassi di comportarti da persona normale prima che tutta questa fottuta girandola ti avesse trasformato nell'essere odioso che sei diventato!-
Fu questione di un secondo, di un battito del cuore.
Dai loro polsi attaccati si propagò un suono orrendo, raschiato, sfrigolante e gelido.
Un suono che fece venire la pelle d'oca a entrambi. Poi un'onda d'urto argentata esplose dal centro dei loro bracciali e si propagò a macchia d'olio addosso a loro. Draco non vide e non capì nulla ma sentì uno strano verso...come un vagito, e poi un fortissimo e acuto lo prese in pieno sulla fronte, sbalzandolo via.
Perse i sensi e l'ultima cosa che vide furono due piccoli occhi verde smeraldo che lo guardavano attenti...
Quando Hermione salì le scale verso la torre, cominciò subito a sentire che qualcosa non andava.
C'era un'innaturale silenzio e la cosa non le piaceva.
Aprì la porta con la bacchetta alla mano e si guardò attorno, sulla difensiva.
Sulla tavola al centro della sala la Mappa del Malandrino era rimasta al sicuro e tutto sembrava in ordine.
C'era solo un portacenere a terra, fatto a pezzi. Pensò ad un attacco quando un verso strano la fece scattare. Si guardò in giro, preoccupata...e scorse Draco a terra, con la fronte macchiata di sangue.
- Accidenti!- imprecò, correndo da lui - Dannazione Malfoy, che hai fatto?!-
S'inginocchiò accanto all'Auror e si appoggiò la sua testa sulle gambe, mentre il biondo si riprendeva lentamente.
- Mezzosangue...- alitò, sentendosi male come mai in vita sua - Cos'è successo?...Dov'è lo Sfregiato?-
- Sta zitto un attimo!- sibilò la Granger, cercandosi un fazzoletto nelle tasche - Cos'è successo stavolta eh? Ve le siete date a tal punto o è stata Katrina?-
- No...- Draco deglutì, sentendo un atroce peso sul petto, qualcosa a cui non sapeva dare un nome, qualcosa che non sapeva definire - Stavo...stavo litigando con lo Sfregiato...e dai nostri bracciali è uscita una luce...-
- Bracciali?- Hermione lo fissò senza capire.
- Quelli della maledizione...- spiegò, facendosi aiutare da lei per raddrizzarsi a sedere.
- Quindi non era una maledizione a parole!- sbottò la strega - Siete uniti dai bracciali! Ma siete stupidi?? Perché non me l'avete detto prima?! Siete matti?-
- Oddio...ti prego non urlare...- la supplicò.
La Granger lasciò perdere, decisa ad andare a fondo a quella storia una volta rimesso in sesto quel deficiente.
- Adesso sta fermo.- gli prese dolcemente il capo fra le mani, ispezionandogli la ferita imbrattata di sangue, poi cominciò a passarci sopra il fazzoletto, carezzandogli gli zigomi come un gesto riflesso...del passato.
Draco non disse nulla, restando immobile a sentirsi il cuore in gola.
- Sembra sia trascorso un secolo dall'ultima volta che mi hai pulito una ferita.- sussurrò.
- Si, è vero.- disse Hermione, cercando di trattenere il tremore nella sua voce ma gli sfuggì un gemito. Non fu per la mano di Draco che era salita a serrargli il polso, possessiva, ma per la cicatrice che ora spiccava sulla sua fronte.
- Che c'è?- le chiese spaventato, visto come lo guardava - Che c'è? Cos'ho sulla fronte?!-
- Un fulmine.-
Draco la guardò come se fosse stata un'aliena.
- Come prego?-
- La...la cicatrice di Harry!- alitò sconvolta, estraendo uno specchietto dalla borsa e dandoglielo - La cicatrice di Harry! Ne hai una uguale sulla testa!-
Malfoy non riuscì a credere ai suoi occhi. Allucinato e sicuro di vivere un incubo, si passò le dita su quello sfregio ma le ritrasse immediatamente, come scottato. Non aveva mai provato una sensazione così orribile.
Come se avesse toccato dell'acido. Era quello che provava anche Potter?
Come chiamato, i due ragazzi sentirono un altro piccolo vagito e consci ormai erano arrivati a un concetto che travalicava quello di follia psichedelica, videro un bambino minuscolo di anno con due grandi occhioni verdi gattonare sotto la tavolo, vestito con una tutina di ciniglia rossa e gialla.
Quegli occhi erano inconfondibili.
- Adesso vedi di spiegarmi bene cosa diavolo avete combinato voi due imbecilli prima che perda la pazienza!- stava sbraitando la Grifoncina qualche minuto più tardi, marciando di fronte a Malfoy totalmente stravolta dalla rabbia.
- E non urlare che lo spaventi!- sbuffò lui di rimando, cullando in braccio il piccolo Harry che si succhiava il pollice tutto allegro. Faceva dei sorrisi fortissimi ed avendo pochi denti era uno spasso!
- Ma tu guarda...- cinguettò Malfoy, mentre Harry gli stringeva il dito - Allora è stata davvero colpa mia!- e prima di far esplodere la sua ex, decise che era ora di spiegarle tutto. Le disse del potere dei bracciali che li incollava l'un l'altro ogni qual volta litigavano, degli strani suoni che emettevano, del fatto che facessero le bolle durante il bagno e altre follie su quell'onda. Le raccontò anche delle parole che si erano detti prima che i bracciali scatenassero quella magia.
- Quindi...- Hermione aveva le mani sulle tempie - Fammi capire. Harry ti ha detto che avrebbe voluto che tu sapessi come si sentiva, mentre tu gli hai detto che avresti voluto che tornasse bambino eh? E quei cosi hanno fatto questa magia. Giusto? Ho sbagliato qualcosa?-
- No.- ghignò Draco, mentre il bimbetto gli succhiava il dito - Che forte...dovresti sentirlo! Ha due denti in croce!-
- Senti ma ci sei ancora?- gracchiò la strega - Non è il momento per metterti a fare il papà! Inverti questo scherzo della natura! Di Harry Potter ne basta uno! La sua maledizione non deve andarsene in giro!-
- Se non altro così non mi rompe.- borbottò capriccioso.
- Senti, falla finita e sistema questa storia!-
- E come vuoi che faccia mezzosangue, scusa? È la prima volta che ci succede una cosa del genere!-
Fortunatamente l'effetto non doveva essere a lunga durata. Infatti bastò qualche secondo e una luce accecante riavvolse entrambi, riportandoli alla normalità. Peccato che l'oscena situazione in cui si era trovato Harry quando era bambino, in braccio a Malferret, sarebbe rimasta la seconda onta incancellabile della loro vita, dopo quella in cui si erano svegliati nudi, insieme, nello stesso letto.
- Questi cosi vanno tolti!- sbraitò Potter, quando si riebbe dalla vergogna - In un modo o nell'altro!-
- Tesoro...- frecciò Hermione sarcastica, seduta a tavola - Se mi avessi detto prima di questa storia, visto che penso di saperne più di te sull'argomento, forse non ti saresti ritrovato a succhiarti il pollice in braccio a Malfoy!-
- Ma vuoi vedere che ti chiudo la bocca a modo mio?- la minacciò Potter.
- Ma stattene seduto!- gli ringhiò Draco, versandosi due dita di whisky per riprendersi dallo shock, poi senza tante storie visto che era divorato dalla curiosità, si arrotolò la manica della camicia damascata sul gomito e allungò la mano verso la Granger, mettendo in mostra il polso sinistro.
Lei aveva già notato da un pezzo il suo tatuaggio mezzo nascosto, ma non fece commenti, limitando la sua attenzione al bracciale di platino. Ma bastò poco per farla sbiancare. Appena un'occhiata.
- Oh no...- mormorò.
- Oh no cosa?- sibilò Harry.
- Sono i Bracciali di Kentron e Vargras.-
- Chi?- riecheggiò Draco.
- Ma non ricordate niente di Mitologia? I due draghi che combatterono nella notte dei tempi. Secondo la tradizione celtica i loro colpi durante una battaglia spezzarono in due il mondo, creando una frattura interna che li risucchiò. Erano grandi nemici, ma la leggenda non parla della nascita del loro odio e continuarono ad odiarsi anche dall'inferno. Quelli sono i loro bracciali.- sussurrò, additando i gioielli dei due Auror - Uno stregone settecento anni fa li forgiò in una magica caverna di fuoco, dove rinchiuse i loro spiriti. Quei bracciali sono stati creati per essere portati da una sola persona. Per un uomo solo donano forza e immani poteri magici. Separati...- e li fissò sgomenta - ...portano alla morte chi li indossa.-
Tanto per cambiare no?
Harry ormai non si stupiva più. Praticamente non disse una parola, si limitò a sedersi a tavola e a incrociare le dita.
- Ok.- acconsentì - Cosa dobbiamo fare?-
- Ditemi esattamente cosa vi ha detto quel gagia, poi descrivetemelo ma prima ditemi della maledizione.-
Così Draco le recitò le parole di quel maledetto, mentre lei ascoltava attenta:
"Anime contrastanti possedete,
E nemici di sangue sarete.
Ma qui giunge il destino,
A mutare il vostro cammino.
Uniti resterete, coi bracciali che io v'impongo
Finché della vostra riconciliazione venga il giorno..."
- Ed è tutto.- concluse il biondo - Era un vecchio, molto basso ma sembrava abbastanza ricco. I vestiti erano buoni, meglio dei tanti che ho visto in questi anni. Secco come un chiodo, pieno di rughe. Barba bianca, baffi lunghi da cinese, al collo...portava delle sfere credo.-
- Sfere?- fece Hermione, alzando un sopracciglio - Di che tipo?-
- Di vetro o cristallo credo. Erano di colori diversi.-
A quel particolare, la Grifoncina fece fatica a nascondere il suo pallore.
- Questo gagia...aveva per caso un bastone con delle facce?-
- Lo conosci?- Harry rizzò subito le orecchie e lei purtroppo annuì, lasciandosi andare con la fronte sulla tavola con un botto sordo. Dopo di che prese a dare delle ripetitive testate, piagnucolando in silenzio.
- Quanto è grave?- bofonchiò Draco seccato.
- Voi due...voi due...- Hermione non aveva più neanche la forza di arrabbiarsi - Come avete potuto passare due anni in questo stato? Come avete potuto essere così imbecilli da non chiedere aiuto a qualcuno?-
- E a chi?- sbuffò Potter - Lucilla non l'abbiamo più vista in quattro anni e i gagia non si pestano mai i piedi l'uno con l'altro. Tutti quelli a cui rompevamo le ossa per farci dire qualcosa si facevano ammazzare piuttosto che lasciarsi scappare qualcosa! Non fare la bambina, dai! Dimmi chi è questo tizio!-
- Non potrà essere peggio dello scherzetto di oggi.- aggiunse poi il biondo.
- Come no!- sibilò allora la Granger, sprizzando irritazione da tutti i pori - Complimenti, veramente complimenti. Come al solito in coppia siete due imbecilli! Avete avuto l'onore di resistere per ben due anni a uno dei gagia più potenti d'Europa! Le sue vittime di solito muoiono in pochi giorni! Siete una vera rarità...-
- Grazie.- ringhiarono in coro.
- Il tizio che avete incontrato si chiama il Giocattolaio ma fra i gagia si fa chiamare anche il Collezionista di Anime. È un uomo molto potente, ha fatto un patto con uno spirito un secolo fa che gli ha allungato la vita. E' un tipo molto strano...lui danna gli uomini ma non sceglie mai a caso. L'anima solitamente è trasparente mentre quelle contenute nelle se sfere hanno un colore, sono vorticose. Questo vuol dire che colleziona solo anime indomabili e inquiete. Ciò che non capisco però è il motivo per cui siate ancora vivi. Non è da lui lasciarsi scappare delle anime, nonostante le parole della maledizione lascino pensare che abbiate una possibilità di tornare liberi.-
- No, fammi capire!- Harry la guardò al limite di un travaso di bile - Stai dicendo che rimarremo incollati per sempre?-
- Cosaaa???- saltò su anche Draco - Starai scherzando mezzosangue!-
- Vi sto dicendo che morirete, idioti!- abbaiò zittendoli - A me non che non troviamo una soluzione in fretta!-
- Bhè, tu sei una gagia no?- le disse il moretto - Fa' qualcosa!-
- E cosa, di grazia?- replicò acida, rintuzzandoli sulle loro sedie - Sia che in futuro alquanto impossibile e pittoresco voi due diventiate amici, sia che vi uccidiate stanotte con un cuscino, il Giocattolaio metterà comunque le mani sulle vostre anime!-
- Si ma non hai detto che è assurdo che sia passato tanto tempo?- la rimbeccò Malfoy - Che storia è allora?-
- Non lo so e per questo non mi piace.- Hermione inspirò, facendo mente locale. Quei bracciali avrebbero dovuto farli macerare nel loro reciproco odio e invece per due anni non avevano fatto altro che tenerli uniti. Inoltre stavano sviluppando strani poteri che li avvisavano di un pericolo imminente per l'altro. Era assurdo.
Quei bracciali erano appartenuti a due grandi nemici e il Giocattolaio non era uno che perdeva il suo tempo.
Dannazione, doveva scoprire qualcosa su quella faccenda ma prima doveva trovare quel gagia.
Senza attendere oltre filò in camera sua e si mise a scartabellare nella sua agenda magica, mentre nella sala riunioni Draco ghignava appena appena divertito...e Potter minacciava sul serio di esplodere.
Era tornato bambino!! In braccio a quel deficiente!!
- Non fiatare! Hai capito? Non una parola con gli altri!- gli ringhiò isterico.
- Neanche a Dalton?-
- Specialmente a lui!-
- Trovato!- urlò Hermione, riapparendo sulle scale - Dov'è Milo? Devo parlare con lui!-
- Perché?- chiesero i due in coro.
- Perché il Giocattolaio è alla Corte Leonina in questo periodo dell'anno.- spiegò - Ma non ci potrei entrare senza un invito. Se mi ci porta Milo invece avrò una possibilità di vederlo.-
- Vuoi infilarti in un covo di vampiri?- Potter la guardò scettico - Hai voglia di farti bere come un frappé?-
- Se.- ridacchiò maligna - Non mi toccherebbero neanche con un dito.-
- E perché?- ironizzò il moro - Cosa sei? Intoccabile per caso? Sei diventata un pezzo da novanta?-
- Lo sono sempre stata.- rispose a tono - E poi ho la mano di Cameron sulla mia bella testolina.-
- Hn...viva gli amanti.- si lasciò sfuggire Draco, con un sibilo.
La bella Grifoncina fece finta di non aver sentito e senza tante storie andò a ripescare Milo, nelle camere di Tristan. Stava giocando con Degona e Jess, divertendosi a usare la magia con la bimba per far incazzare Liz a morte e quando la Granger gli spiegò la situazione, Morrigan non parve molto convinto.
- Se mi presento da quelli senza un motivo mi metteranno in croce, te l'assicuro.- borbottò il Diurno - Mio zio Askart ha un fiuto bestiale. Senza contare che sentirebbero la tua presenza tutti i vampiri del castello.-
- Per quello c'è rimedio.- l'assicurò la ragazza - Devi solo portarmi lì e inventarti un motivo valido! Del tipo...che so...vai a fare gli auguri di Natale a tuo padre!-
- Si, l'augurio di crepare!- sbottò.
- Scusate ragazzi...- s'intromise Jess tranquillo - Milo, non hai detto che i genitori di Beatrix sono gli Artemas? Non stanno anche loro alla Corte? Perché non te la porti dietro con la scusa di farle vedere i suoi?-
- COOSSAAAA????- Morrigan allargò gli occhioni gialli, sconvolto - Ma sei scemo?!- tuonò - E' una bambina, io non ce la porto in quel covo di bastardi! Senza contare che detesta i suoi!-
- Che lo faccia per la causa, me ne frego!- rispose Hermione, aggrappandosi a quell'unica possibilità - Se non parlo col Giocattolaio quei due imbecilli rischiano di morire!-
- E' da due anni che rischiano il culo.- bofonchiò Jess.
- Appunto! Voglio solo cercare di capire perché ancora non sono schiattati!-
- Se la metti così...- borbottò Morrigan - Ok, possiamo chiedere a Beatrix ma non credo farà i salti di gioia.-
E glielo chiesero davvero, solo che la faccia apatica della Vaughn dava una risposta più chiara di mille bestemmie.
- Mai e poi mai!- sibilò rabbiosa, quando la pescarono nella Sala Grande.
- Eddai Trix! Che ti costa?- cercò di arrufianarsela Milo - Ti difendo io!-
Lei arrossì infastidita - Non è per quello! Non ho paura di loro! Solo che non voglio quei due succhiasangue a tradimento! Specialmente a Natale! Domani non ho voglia di svegliarmi domani di cattivo umore!-
- Non puoi farlo per quei due? Rischiano tanto, sai?- la supplicò Hermione, falsa come Giuda.
- E se non vuoi farlo per loro fallo per Tom!- rincarò Milo, vedendo la piccola Diurna irrigidirsi leggermente - Lui li adora e pensa come ci resterebbe se venisse a sapere che non ci hai dato una mano a salvarli...-
- Certo che per essere un mezzo vampiro sei più diabolico di uno dei tuoi infernali parenti.- replicò secca, maledicendo il mondo intero. Accidenti! Fare leva su Tom era stato sleale ma...come poteva rifiutarsi?
- E' un si?- cinguettò Milo, vedendola cedere - Eh? Vieni con noi?-
- D'accordo.- sibilò, mentre quei due le saltavano addosso per abbracciarla - Ma è la prima e l'ultima volta che metto piede alla Corte, sono stata chiara?-


Gala Leoninus quella stessa notte sollevò gli occhi giallastri dal suo libro, puntandoli addosso a suo nipote.
- E' uno scherzo.- disse, con la sua voce dolce.
- No.- rispose suo nipote, sprofondato in una poltrona davanti a lei, alla Corte Leonina quella sera stessa.
La vampira credette di aver capito male. La bambina che aveva morso suo nipote era la figlia di Andros Artemas?
- Lo sai che tuo padre lo detesta da secoli?- ghignò appena sua zia - Gli rubò una preda mi pare.-
- Sembrano proprio come cani con l'osso eh?- sibilò sarcastico.
- E adesso dov'è, se non sono indiscreta?-
- Nelle stanze di sua madre.- rispose placido - Perché?-
- Vorrei conoscerla.-
Milo la guardò storto - Perché?- richiese, diffidente.
- Tesoro.- sorrise Gala, riportando l'attenzione al suo libro - Non avrai paura che possa farle qualcosa, spero.-
- Esatto zia.-
- Non dire sciocchezze. Sai benissimo che non mi è mai importato niente di questione di successione e politica.-
- Io so solo che non ti sei mai immischiata ma non mi risulta che tu sia disinteressata a questi argomenti, Gala.-
- Touché.- sogghignò, lisciandosi il lungo abito di seta azzurro con mani gentili - Comunque è puro interesse il mio. Sai, il Vincolo per i vampiri è veramente qualcosa di sacro. Un rito intoccabile. E visto che ti sei legato a lei, benché tu neghi la sua importanza, vorrei conoscere questa bambina che ti ha spinto a un tale atto.-
- Mi stupisco sai...che una come te trovi il vincolo così sacro.- le disse, accomodandosi meglio, sorseggiando un calice di vino - Da come ne hai sempre parlato, trovi ridicola qualsiasi unione fra quelli della tua razza.-
- Già.- sussurrò Gala, sfogliando il libro con lo sguardo perso - L'amore è per gli sciocchi, Milos.-
Lui tacque, fissandola per la prima volta dopo tanto tempo con occhi di umano. Cosa nascondeva quell'aria granitica, quella freddezza, quell'amarezza? Chi era l'uomo che aveva ridotto Gala Leoninus a tal punto?
- Ah, un'ultima cosa.- aggiunse all'ultimo momento, facendolo tremare leggermente - Non so se lo sai, tesoro...ma io a differenza dei tuoi adorati zii e di tuo padre ho dei servi che mi avvisano di chiunque entri. Non sei entrato solo con la bambina, vero?- e guardò ironicamente sulle sue spalle - Non vedo il corvo, Milos.-
- Sarà volato via.- rispose stupidamente, dandosi dell'idiota.
- D'accordo.- Gala sorrise, tornando a leggere i suoi testi del tutto indifferente all'intrusa - Come ti pare.-

In una sola in una delle tre torrette della Corte Leonina, il Giocattolaio centellinava il suo the serale in preda a una deliziosa sensazione di attesa. Era da un pezzo che non aveva visite. Lavorando per Askart Leoninus in quel determinato periodo dell'anno e per tutta la durata delle feste, raramente gli capitava di parlare con qualcuno che non avesse denti aguzzi e occhi gialli sotto Natale, eppure...quella sera stava arrivando qualcuno, qualcuno che era molto ansioso di conoscere.
Rimase seduto sulla poltrona, alla sua scrivania, dondolando le gambe troppo corte.
Se non fosse stato troppo vecchio e troppo saggio, la sua ansia si sarebbe trasformata in eccitazione.
Aveva un bel nome quella strega...un bel nome davvero. Hermione...aveva un suono dolce e forte al tempo stesso.
E così Jeager non aveva esagerato, descrivendogliela come una strega fuori dal comune.
Sentì all'improvviso un battito d'ali e sollevò lo sguardo antico sulla piccola finestrella in cima alla torre.
Un corvo. Il vecchio gagia lo guardò per un attimo, poi allargò gli occhi...e sorrise.
- Mia cara, prego.- disse, muovendo elegantemente la mano - Non mi aspettavo che arrivasse dal cielo.-
Il corvo planò, poi Hermione riprese la sua forma umana, illuminandosi.
- Ah si?- mormorò, restando in piedi davanti a lui, avvolta nel mantello di pelle - E da dove credeva sarei arrivata?-
- Cara, se c'è una cosa che apprezzo è l'originalità. Prego, si sieda.-
Hermione non lo fece immediatamente. Si guardò prima attorno, in un silenzio quasi sacrale. Si aggirò lenta come un felino nella stanza, posando gli occhi sulla scaffali, ricolmi di sfere e globi al cui al loro interno brillavano miriadi di anime. Non ne aveva mai vista una così da vicino.
Il Giocattolaio rimase seduto, fissandola attento.
- Vede la poesia che emanano?- le sussurrò - Le anime degli inquieti sono le prime preferite.-
- Già, gl'inquieti.- rispose lei, sfiorando un globo contenente un'anima che vorticava velocissima, come conscia di essere ingabbiata - Razza pericolosa la loro.-
- Non sono mai felici, è questo il loro problema.- il Giocattolaio incrociò le dita, poggiando il mento sfuggente sulle sue nocche - Ci esseri umani e essere umani, sa? Alcuni sono semplici e posseggono un'anima lucente, accecante quasi. Questi sono coloro che amano e odiano davvero. Coloro i cui sentimenti sono trasparenti come l'acqua. Poi ci sono gl'inquieti. Passano tutta la vita alla ricerca di qualcosa, senza sapere cosa sia. Quando ottengono la felicità, non la sanno riconoscere...e continuano a vagare, bruciando tutto ciò che incontrano. Loro non provano vero amore. Ma brama. Sono forti, mia cara. E hanno anime cupe e indomabili che col tempo non fanno altro che crescere a dismisura.-
Hermione sogghignò appena, voltandosi finalmente verso di lui.
- E cosa succede alle anime che non raggiungono l'aldilà? Alle anime che lei tiene prigioniere?-
- Io tengo prigioniere solo le anime che me lo permettono.- rispose, a bassa voce, quasi incantandola col suo tono cadenzato - Le anime degli inquieti non vogliono l'aldilà. In quel luogo non potrebbero continuare a cercare, a sentirsi incompleti. Così stanno con me...e quando io avrò fine l'avranno anche loro.-
- Però...- Hermione lo raggiunse alla scrivania, sedendosi finalmente davanti a lui - Devo ammettere che Collezionista di Anime è un nome adatto a lei.-
- E da buon collezionista so che ciò che è raro è prezioso. Ognuna delle anime da me catturate lo è. Vedere un'anima imprigionata è come vedere il miracolo della vita sbocciarti fra le dita...- la guardò attentamente, coi suoi vecchi occhi ingannatori e saggi - ...ma vedere un'anima che brucia delle sue stesse fiamme, va oltre perfino a questo.-
- Hn...- la Granger alzò un sopracciglio - Quindi, mi dica...ho a che fare con un pazzo o con un eccentrico?-
- Crede che ci sia differenza mia cara?-
- Sottile.- rispose, sorridendo - Ma ci sono abituata ai folli.-
- E lei in che categoria si pone?- le chiese interessato il vecchio - Folli? Eccentrici?...Disperati?- sussurrò, facendole sgranare appena gli occhi dorati - Le ho parlato dei disperati? Le loro anime sono pallide, quasi sempre bianche...si agitano debolmente, alcune restano immobili per sempre. Altra invece a volte spaccano addirittura i globi in cui le rinchiudo, lamentandosi. Sembrano...quasi languire nella loro disperata agonia...poi si lasciano andare, esattamente come languisce questa fiamma...- continuò, indicandole la candela che rischiava di spegnersi frapposta fra la loro visuale - Come lei.-
Ci fu un attimo di lungo silenzio. I due si studiavano, ma Hermione cominciava a desiderare di andarsene.
Ma non lo fece. L'orgoglio la trattenne. Come la trattenne anche la rabbia.
- Lei è un antropologo. Capisce la gente con un'occhiata.- disse serafica, accavallando le gambe.
- E' il mio mestiere, mia cara.- ribatté con tono ossequioso di chi fa finta di non avere la situazione in pugno - Ma se devo essere sincero qualcuno mi ha parlato di lei tempo fa. Jeager Crenshaw è il figlio di un vecchio amico e a quanto ne so voi due non andate particolarmente d'accordo.-
- E' stato informato male.- gli chiarì la strega - Alla prima occasione uno di noi due morirà.-
- Allora è proprio odio.- rise il vecchio, accendendosi una pipa tozza e finemente intagliata - Se non le sembro indiscreto, mi dica...come sta il giovane Caesar?-
- Giovane?- replicò la ragazza a tono - Bene direi. Apatico come sempre.-
- Mia cara, so che la veneranda età di novecento anni possa sembrarle vetusta ma il giovane Cameron ha in vita genitori, nonni e parenti, lo sapeva?- e allora scuotere del capo di Hermione, il Giocattolaio proseguì in quello strano colloquio dall'aria fin troppo amichevole - Quest'anno i demoni di stirpe si riuniscono, credo che lei lo sappia. Non che mi vanto di sapere il nome del luogo di tale amena riunione o conosca il numero esatto di tali potenti signori ma so per certo che il giovane Cameron ha una famiglia alle spalle, esattamente come i parenti della Lady Lancaster.-
Però. Il vecchio ne sapeva davvero tanto più di lei. Hermione si ritrovò a pensare che le sarebbe piaciuto dover chiacchierare di altro con quell'uomo, tranne naturalmente sulla sua dubbia collezione di anime prigioniere, così si decise ad arrivare al punto.
Continuando a mantenere un bassissimo tono di voce, si sporse appena verso il gagia...e le chiese ciò le interessava.
- Perché loro due?-
Il Giocattolaio rise. Gli piaceva quella strega. Gli piaceva molto.
Esattamente come guardando in faccia quei due ragazzi, anni prima, aveva visto in loro una sfida dal richiamo irripetibile. Dette una lunga boccata alla pipa, ricordando ogni cosa di quel giorno.
- Perché loro?- richiese Hermione.
- Per le loro anime.- rispose semplicemente, guardandola dritta negli occhi - Mi hanno richiamato. Strillavano l'una contro l'altra...si bruciavano quasi. È stato come rivederli...come rivedere Kentron e Vargras.-
- Lei è convinto che quei due...idioti...- sibilò la Granger - siano portatori di anime preziose?-
- Perché, lei non lo crede signorina Hargrave?- fece sogghignando, mettendosi finalmente a giocare sul serio - Andiamo mia cara, non menta su qualcosa di tanto palese e non insulti la sua brillante intelligenza. Chiunque lo vedrebbe. Chiunque come noi possa vedere il fascino di tutto ciò che è tetro e turpe. Non è per i loro nomi. Non è per l'anima di Harry Potter. No.- scosse il capo, come in trans - Le loro anime...inquiete, ribelli...si combattono anche quando sono lontane. Nemiche eterne, nate per essere avversarie. Per questo, facendo una scommessa con me stesso, più di due anni fa li unii con i Bracciali del Destino di Kentron e Vargras.-
- E cos'ha scommesso?-
- Vedendoli pensai che sarebbe stato facile averli.- le spiegò - Invece sono passati due anni e tre mesi e mezzo e assurdamente i bracciali non li hanno divorati. Il loro odio e il loro antagonismo non li hanno indeboliti.-
- A dire il vero stanno degenerando.- rispose decisa a mettere le carte in tavola - Quei bracciali stanno sviluppando dei poteri molto strani, glielo confesso. Producono messaggi nei momenti più impensati, specialmente per avvisare di un pericolo per uno dei due.-
- E questo sta solo a significare che ho perso.- Il Giocattolaio inspirò a fondo, scendendo dalla poltrona e raggiungendo la finestra. Dovette salire su un piccolo rialzo di legno per guardare fuori, vista la sua bassa statura, ma non sembrava furibondo - Mi ero ripromesso che avrei lasciato perdere se quei due si fossero dimostrati tanto concentrati su loro stessi da dimenticare anche la mia maledizione. E così è successo. Dimenticandosi di me che li avevo dannati, quei due Auror hanno dimostrato che loro anime sono troppo incentrate a battersi per aver paura di perdere la loro libertà. E quando si butta al vento la libertà pur di battersi contro qualcuno, significa che niente più tenere in gabbia queste anime. Nemmeno io.- concluse, volgendo appena il capo verso di lei - Quindi dica pure loro questo: io non avrò mai le loro anime. Spetta a loro liberarsi dai Bracciali del Destino, io non posso fare più nulla perché il mio stesso incantesimo è sfuggito al mio controllo. Quindi... vivere o morire...che decidano loro. Ci sono alcune anime che nemmeno io posso incatenare, perché loro stesse hanno deciso di legarsi per l'eternità a un padrone che noi non siamo in grado di eguagliare.-
Allora era così.
Hermione Jane Hargrave si mise in piedi, conscia che ormai non c'era più nulla da dire.
Quello che voleva sapere, ormai l'aveva sentito.
- Prima che se ne vada...- la bloccò il vecchio gagia, con un tono che non le piacque per nulla - E' bene che sappia che le anime dei disperati si dissolvono in polvere. La loro fine è lenta e dolorosa.-
La strega rimase di spalle ma serrò i pugni, rabbiosa.
- Alcune fiamme però ardono subito.- gli ricordò, sibilando sulla difensiva.
- Si, questo è vero.- concordò - Basta chiedersi come si desidera morire. Non tutti hanno la fortuna di poter decidere della propria morte, mia cara. Ma lei pare sia stata baciata dalla fortuna.-
Fortuna...
Hermione continuò a pensarci, volando via verso i cancelli della Corte Leonina.
Scegliere come morire...poteva essere considerato un dono del cielo?
Scegliere come e quando andarsene...si, forse quel gagia aveva ragione...
Forse le anime disperate, capaci di tutto, erano le più fortunate.

Tornati a Hogwarts verso le undici, ormai sgombro di quasi tutta la maggior parte degli studenti, quando entrarono alla torre oscura vennero praticamente investiti di domande. Dopo che Trix li ebbe praticamente mandati al diavolo visto che aveva dovuto sorbirsi per due ore i suoi genitori, salutò tutti e se ne tornò a dormire a Serpeverde, accompagnata da Tom, visto che la mattina dopo sarebbero partiti presto per Londra.
Gli Auror invece erano curiosissimi.
- L'hai fatta andare davvero alla Corte dei Leoninus...- Ron scosse il capo nella direzione di Harry, mandando giù un goccio di brandy con Edward e gli altri - E se le capitava qualcosa?-
- Ma vuoi capirlo che non mi succederà niente?- disse pacata Hermione, levandosi il mantello con lentezza che tradiva la sua testa sulle nuvole - E' stato ...istruttivo devo dire.-
- Istruttivo cosa?- frecciò Clay - Stare coi succhiasangue o parlare con Giocattolaio?-
- Di succhiasangue ne ho visti pochi.- disse, sorridendo e raggiungendoli - Comunque si...devo dire che quel tizio è parecchio interessante. E pazzo, come ogni persona particolarmente intelligente.-
- Pazzo eh?- bofonchiò Harry - Allora? Ti ha detto qualcosa?-
- Scusate se cavillo ma che ci faceva dai vampiri?- s'intromise Sphin, curioso - Credevo che i Leoninus non facessero mai entrare nessun umano se non per berselo a casa loro.-
- I gagia e gli alchimisti si riuniscono sempre in questo periodo alla Corte, ogni anno.- spiegò Milo, succhiandosi il suo bel sangue da una tazza con cannuccia - Loro aiutano i servi di Askart a tenere fresco quel rinsecchito di mio nonno.-
- Hai un nonno?- si sconvolse Liz, seduta rigorosamente accanto a Tristan.
- Già. È una mezza mummia, è vecchissimo ed è molto debole. Lo tengono nei sotterranei e così i gagia lo nutrono con la magia, gli alchimisti con un particolare tipo di sangue trattato con non so quale porcheria.-
- Però...- disse Ron, ripassando il brandy a tutti gli altri - Viva le famiglie amorevoli.-
- Già.- sibilò Draco in risposta - Allora? Che novità?-
- Mi ha chiarito tutto.- si limitò a dirgli Hermione, senza alzare gli occhi dorati su di lui visto che May gli teneva una mano fra le sue, protettiva e...possessiva. Senza indugiare oltre e cercando di trattenere la rabbia e la sorda gelosia che non avrebbe dovuto provare dentro di sé, spiegò a Potter e Malfoy la gravità della loro situazione. Ormai era chiaro che quella maledizione non era più controllata da un umano ma erano loro stessi a deciderne il futuro.
Odiandosi e combattendosi, i Bracciali avrebbero finito forse un giorno molto lontano ad ucciderli...ma fino a quel giorno sarebbero diventati sempre più potenti, spinti dal loro stesso desiderio di rivaleggiare.
Forse non avrebbero mai più potuto separarsi.
Quando lo seppero, dalle loro bocche non uscì un suono ma era ormai chiaro che quella notizia avesse demolito le loro ultime speranze. Spiegò loro, nel silenzio di tomba che avevano creato, che col tempo avrebbero imparato a domare meglio il potere dei bracciali che ora scoppiavano in magie assurde, come quella accaduta la mattina stessa.
Avrebbero dovuto controllarsi d'ora in avanti...ma se volevano vivere normalmente, avrebbero dovuto costringersi, con le buone o con le cattive. Non c'era altro modo.
Chiuse le spiegazioni, Ron si alzò per andare a prendere altri liquori.
- Verrebbe quasi da dire che se la sono cercata...- borbottò Edward ridacchiando, prendendosi dietro un'occhiata assassina - Ma devo ammettere che questa punizione è troppo dura anche per loro Herm!-
- Basta guardare il lato positivo della cosa.- replicò pacata.
- E quale sarebbe?- ringhiò Draco fuori di sé, con voce sottile e piena di frustrazione.
La Grifoncina, pungolata dal suo tono, fu sul punto di rispondergli per le rime quando vide May sorridere dolcemente e con un gesto che per la Granger fu un pugno nello stomaco, posò a Malfoy un braccio attorno alle spalle. Gli parlò quasi all'orecchio, come se fosse stato un segreto solo loro...e lo calmò.
Vedendo quella scena di sentì male. Per una serata era stato troppo.
Non avrebbe retto altro. Non poteva. E c'era un solo posto dove poteva andare.
- Ragazzi, ci vediamo la vigilia.- disse di punto in bianco, mettendosi in piedi.
- Cosa?- la bloccò Ron - Ma dove vai?-
- Da Caesar.- disse fredda, facendo tremare Draco al solo nome del demone - Voglio stare con lui prima che parta per la sua riunione con Lucilla e Demetrius e già che torno nel Golden Fields prenderò tutta la mia roba. State tranquilli,- aggiunse con voce più ammorbidita, per nascondere il terribile senso di vuoto e solitudine che gli occhi di Draco incastrati in quelli di May le avevano risvegliato dentro - starò tutto il tempo con lui, non me ne andrò in giro. E poi così quando tornerò per Natale avrò sgombrato le mie cose da Cameron Manor.-
Sentendo quelle parole, Harry si mise finalmente in piedi. Troppo stanco per discutere con lei, si limitò ad abbracciarla e baciandole sulle guance le disse di stare attenta.
- E torna davvero a Grimmauld Place per la Vigilia. Non voglio correrti dietro.-
Hermione annuì, stavolta docilmente - Va bene.- e lo strinse forte, capendo solo in quel momento quando Harry le fosse mancato. Abbracciò anche Ron, affondando il viso nella sua spalla per qualche secondo. Oltre il rossino, Edward le strizzò l'occhio, promettendole tacitamente che li avrebbe controllati, così quando lasciò entrambi provò di nuovo un vago senso di abbandono.
Non avrebbe voluto andarsene...ma non voleva neanche restare lì, in quella stanza, dove Draco stava per mano a May e parlavano fra loro, in un modo in cui lei non aveva mai potuto fare.
Così se ne andò, dando un ultimo bacio a Harry e Ron e una volta fuori dal castello poté finalmente lasciarsi andare a un pianto dirotto.
Anima disperata, aveva detto il Giocattolaio.
Non poteva avere più ragione. Stava tornando da Caesar per dimenticare anche quando sapeva che niente avrebbe potuto toglierle dalla testa l'espressione totalmente lontana che Draco le usava, quando posava gli occhi su di lei.
E neanche poteva dimenticare il suo modo di guardare la loro Osservatrice.
Era tempo di metterci una pietra sopra, ormai. Erano passati quattro anni e lui non era più suo.
Se mai lo era stato.
Doveva lasciarlo andare...e dirgli definitivamente addio.
Solo allora avrebbe potuto permettersi di brillare come una fiamma...e poi lasciarsi morire.

 

 

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Capitolo 33
*** Capitolo 33° ***


 

 

Caesar Cameron si svegliò di pessimo umore quella mattina. Aprì gli occhi e ancora prima di guardare fuori dalla finestra l'abbondante nevicata che copriva il Golden Fields, ricordò l'infame giornata che l'aspettava.
Quella rottura di palle del Natale...
Si mise a sedere nel grande letto della sua stanza, scostando il baldacchino con un rapido battito di ciglia.
Nevicava a grandi e soffici fiocchi e il cielo era grigio piombo.
Fantastico. Guardò il lato destro del letto e vide che era vuoto, così scese dalla sponda, levandosi un reggiseno dalla testa e maledicendo quella cretina che gli faceva sempre quegli scherzi, si vestì e scese in sala riunioni dove trovò il caminetto acceso e Demetrius come al solito che si abbuffava di dolci.
- Buon giorno!- cinguettò il demone, nel pieno spirito della festa - Come va Caesar?-
- Bene fino a ieri.- sibilò, sedendosi a capo tavola - Dov'è Hermione?-
- In cucina. Lucilla ancora nella sua stanza.- gli sorrise - Come mai quella faccia? Ti ha fatto qualche scherzo?-
- No.- borbottò seccato.
- Hai fatto cilecca?-
Caesar arrossì vagamente - Deficiente! No!-
- E allora perché sei così arrabbiato? È la Vigilia, dai!-
- Già, è la Vigilia.- replicò Cameron - Non hai nessuno a cui andare a parlare?-
Demetrius sbatté gli occhioni bianchi - Come sarebbe?-
- Non fare i finto tonto. Oggi non ho voglia di scherzare.-
- Si vede, si vede.- bofonchiò Demetrius - Parla chiaro. Spiegati, con chi dovrei parlare?-
- Con un leone alato che beve sangue.- sibilò allora Cameron, facendolo irrigidire sulla sedia.
Fortunatamente per lui in quel momento entrò Hermione con gli occhi rossi e gonfi e una tazza di caffè in mano.
- ...'ao.- bofonchiò, posando un bacio leggero sui capelli del padrone di casa - A che ora vi mette in viaggio?-
- Oggi pomeriggio, verso le tre.- le disse Demetrius - E tu dove vai? A Londra vero?-
- Già. Tornate domani o per Santo Stefano?-
- Facendo le corna spero domani mattina presto.- sibilò Cameron, scocciatissimo.
- Non hai voglia di rivedere la tua famiglia?- gli chiese Hermione, portandosi la tazza alla bocca.
- E a te chi l'ha detto?- si sconvolse Caesar.
- Un uccellino.-
- Bhè, l'uccellino sta per diventare un pollo arrosto!-
- Non guardare me.- si difese Demetrius - Io non ho aperto bocca. Sarà stata Lucilla.-
- Non è stata lei.- rettificò la strega - E comunque non vedo il problema. Mica ti mangiano.-
Cameron lasciò perdere, continuando a restare di pessimo umore per tutta la mattinata, anche dopo l'arrivo di Lucilla che per la prima volta si sarebbe recata a questa "congrega di mentecatti", come li chiamava il demone dai capelli bianchi, che evidentemente avrebbe preferito tagliarsi un braccio piuttosto che uscire dal suo palazzo.
Non aveva voglia di rivedere nessuno, possibile che non lo capissero?
Perché allora si era isolato da più di sei secoli?
Sparito Demetrius che forse se l'era presa per le sue parole, Caesar scoccò una rapida occhiata a Hermione.
Aveva le palpebre gonfie e si vedeva che aveva dormito poco e pianto molto.
- A che pensi?-
Caesar alzò le spalle, mettendosi a leggere il giornale con aria vacua.
- Allora?- lo incalzò la strega - Perché quella faccia?-
- Perché non gli dici che sei ancora innamorata di lui?-
Mancò poco che Hermione sputasse tutto il caffè, fissandolo con la bocca a palla, del tutto sdegnata.
- Oh oh oh...- sibilò, puntandogli il dito addosso - L'hai fatto! L'hai fatto!-
- Fatto cosa?- bofonchiò il demone, facendo il finto tonto.
- Mi hai letto nel pensiero! Ci stavo pensando giusto adesso! Mi sei entrato in testa! Ti sei fregato da solo!-
- Veramente sei tu che sei fregata da sola, amore mio.- rispose ironico - Io ho semplicemente tirato a indovinare dalla tua faccia da cadavere.- e la fece arrossire fino alla radice dei capelli - E così sei ancora innamorata del serpente eh?-
- No.- scandì lapidaria.
- No?- riecheggiò sarcastico - E allora chi ami?-
Hermione lo fissò per qualche secondo - T'è mai passato per l'anticamera del cervello che potrei amare te?-
Caesar Cameron a quel punto ghignò, ghignò come non faceva da tanto tempo.
- Che ridi?- borbottò arrabbiata - Che c'è di male?-
- Perdonami.- disse più calmo, agitando la mano - Ne sono lusingato, non credere.-
- E allora?-
- E allora lo sai come la penso.-
- Ah si...carne alla carne e pesce al pesce.- Hermione sospirò, malinconica - Ognuno deve stare con quelli fatti come lui. Ma allora perché ti piaccio tanto eh?-
- Questione di gusti.- replicò, lasciando da parte il giornale e frugando nella posta - Il fatto che io abbia le mie fisime non significa che non possa trovare desiderabile te.-
- In poche parole come tutti gli altri uomini al momento buono ragioni con gli attributi.- chiarì sagace la Grifoncina.
Lui le scoccò un'occhiata obliqua, scartando una busta con un sigillo di cera rossa.
- Comunque tu non mi ami.- continuò serio, leggendo rapidamente il contenuto della lettera.
- No? Mi hai letto nel pensiero per caso?-
- No.- sorrise sornione, passandole un dito freddo sulle labbra - Ma si sente ogni volta che siamo a letto.-
La ragazza fece una leggera smorfia - Sei tu che sei un pezzo di ghiaccio.-
- Io quando facciamo sesso penso a te e basta.-
- Ah si?-
- Ti stupisce tanto?-
- No...non ero stupita di quello. Ma del fatto che dopo tre anni di convivenza stai parlando con me sinceramente del nostro rapporto. In fondo ho sempre pensato di essere un po' un ripiego per te.-
- Sai bene che non faccio mai niente contro voglia.- le ricordò sorridendo vagamente, rendendola felice e un po' più serena - Te l'ho già detto Hermione. Se fossi un demone sarebbe tutto diverso, questo non lo nego, ma devo ammettere che questi ultimi tre anni insieme a te sono stati i più piacevoli che io abbia vissuto da molti secoli ormai.-
- E' impressionante.- sentenziò la bella Granger - Ma che ti ho fatto stanotte?-
- Forse Lucilla mi avrà drogato in questi giorni.- rispose a tono - Non darti tante arie.-
- Senti chi parla.- Hermione sorrise, accostandosi un poco a lui, con dolcezza, per sfiorargli le labbra gelide - Abbiamo ancora qualche ora prima che tu debba andartene? Che ne dici di farti perdonare il tuo indecoroso comportamento verso il mio stato di salute eh?-
- Quando imparerai a chiedere direttamente ciò che vuoi?- le soffiò sulla bocca, dopo un leggero bacio a fior di labbra.
- Non mi piacciono i no.- rispose sincera.
- Lui non te l'ha mai detto no, mi pare.-
- Non voglio parlare di lui.-
- Però a quell'umano ci pensi sempre.-
Hermione abbassò appena gli occhi, stanca e addolorata.
- Perché non sono davvero innamorata di te Caesar?-
- Prima mia moglie e poi Lucilla mi hanno insegnato che l'amore non va a comando.- mormorò Cameron carezzandole il collo - Lucilla mi ha dato un'anima e mi ha portato a ridurmi così. Ma nonostante questo io continuerò ad amare solo una donna, oltre a lei. Esattamente con tu amerai sempre e solo lui. Io non sono l'uomo per te.-
- Perché no?-
- Perché tu fra pochi anni morirai. Io invece resterò qui.-
- E non vuoi vivere bene questi anni che possiamo passare insieme?-
- Io sono un demone, te lo scordi sempre.- sussurrò, carezzandole appena il capo e guardando oltre la finestra - Voi vivete ogni secondo, sapendo che prima o poi morirete...ma io rimarrò sempre e comunque su questo mondo. Vivere con te come vorresti e come forse vorrei anche io non è possibile. Non ho voglia di ritrovarmi di nuovo davanti alla lapide di una donna.-
- Quindi preferisci non provarci neanche con me.-
- Prima di tutto tu ami un altro.- le ricordò - E poi hai un carattere insopportabile.-
- Cosa?- gracchiò Hermione, scostandosi da lui - Dio quanto sei borioso Cameron!-
Lui rise, sembrandole infinitamente diverso dal solito Caesar - Ma non volevi fare l'amore con me?-
- M'è passata la voglia!-
- Vuoi vedere che te la faccio tornare?-
- Si, Lucilla deve averti drogato davvero...- e ridacchiò, sfuggendogli per un pelo - Le feste ti fanno male Caesar!-


- Insomma Sirius! Vuoi spaccare tutte le decorazioni!?-
Sirius Black sbuffò sonoramente, lasciandosi andare a sedere in poltrona con aria oltraggiata, mentre tutta Grimmauld Place n°12 scuoteva il capo all'unisono, sentendo Harry Potter urlare in quel modo la Vigilia di Natale.
Il suo adoratissimo padrino aveva pensato bene di dare sfogo alla sua iperattività mandando quasi all'aria tutte le palline di vetro con la filigrana dorata, mentre le altre fatate erano scappate via per tutta la casa, terrorizzate a morte e inseguite da tutti gli Auror presenti, armati di retini.
- Possibile che sotto le feste sei sempre così sclerotico?- sbraitò Harry, quando Ron e Blaise ebbero raccattato tutte le decorazioni natalizie sparse per il palazzetto - Ma che ti sei fatto stamattina a colazione eh?-
- E che ne so che mi ci mette Remus nel caffè.- bofonchiò il caro Black, pacioso e beato - Piuttosto...non sono io a dare i numeri. È da tre giorni che stai qua e non fai altro che ringhiare come un cane rognoso.-
- Il randagio qua sei tu!-
- Ma che noia, si può sapere cos'hai?- Sirius alzò un sopracciglio sarcastico, parlando con vocetta melensa che fece incazzare ancora di più il giovane Potter - A Natale dobbiamo essere tutti più buoni sai?-
- Più buoni un corno!- scandì il moretto, fumando di rabbia.
- Dai Harry!- rise la dolce voce di Elettra, che gli era arrivata alle spalle per abbracciarla alla vita - Su, calmati. Cerca di prenderti qualche giorno di calma.-
- Calma...- sbuffò, stringendo le mani della sua ragazza - Come si fa a stare calmi!- e dicendo questo scoccò un'occhiataccia a Draco, che passava di lì in quel momento e come risposta al suo sguardo provocatore gli fece il consueto gesto col dito medio, sbattendosene di lui e dei suoi nervi. Peccato che però si ritrovò appiccicato a lui tempo due secondi e da lì scoppiò l'ennesima lite che sarebbe finita in rissa se non fosse arrivata la signora Weasley a chiamarli tutti per un the. Andarono in cucina, dove c'erano già Tonks, May, Liz, Tristan, Jess e gli altri, più Ginny e il suo nuovo ragazzo.
- Mamma mia che facce ragazzi!- ridacchiò la sorellina di Ron - Dai Harry! È Natale.-
- Odio il Natale!- rincarò, arrabbiatissimo e dando un tirone al braccio di Malfoy.
- Ehi cazzone! Quello è il mio polso! Vuoi staccarmelo per caso?-
- Vuoi vedere che ti stacco qualcos'altro?!-
- Fossi in voi misurerei le parole.- frecciò Ron sarcastico, zittendoli finalmente.
- Dite un po' gente...ma quanti saremo qua stasera?- chiese Edward, entrando in quel momento con dei libri sotto al braccio - Ci viene anche Duncan?-
- Ecco, sarebbe la ciliegina sulla torta.- sibilò Draco, furibondo.
- Credo di si, comunque direi sui trenta.- borbottò Sirius - Salvo gl'imbucati dell'ultimo momento.-
- Contando poi gente che non mangia...- fece Liz pensierosa - ...direi davvero sulla trentina.-
- Tranquilla.- sibilò Milo seduto accanto a Tristan e Jess - Qualcosa da mangiare lo troverò.-
- E parlando di sanguisughe...- s'intromise Blaise - Tom e Beatrix dove sono?-
- Sul retro con Degona, Fred e George.- disse la signora Weasley - State tranquilli, sono al sicuro.-
- E' qui dentro che c'è qualcuno che rischia il collo.- continuò Harry imperterrito, dando un altro strattone.
- Attento a non finire nel forno stasera, al posto del tacchino!- ringhiò Draco minaccioso.
- Aquila arrosto...- ridacchiò Elettra, cercando di placarli - Su, buoni ragazzi. Piuttosto, quando arriva Hermione?-
- Quando Cameron avrà preso il volo.- borbottò Ron, sorbendosi il thè.
- Cavolo!- cinguettò Ginny - Non vedo l'ora di riabbracciarla! Voglio che mi racconti tutto di questo Caesar!-
- Tesoro, è un demone!- le disse sua madre.
- E allora? Sarà bello no?-
- Si e arrogante come pochi.- rognò Draco.
- Sento qualcosa che sfrigola...- ironizzò Edward sarcastico.
- Dalton, oggi non sono ancora arrivati i creditori a romperti le rotule?!-
- Edward...non sarai andato a puntare sulle corse anche oggi, vero?- lo inquisì Mamma Weasley, materna come sempre.
- No, oggi no.- rispose angelico - Niente cavalli.-
- Sei andato a scommettere sui cani.- sbuffò allora Blaise.
E mentre in casa si discuteva della dubbia sanità mentale di Dalton, fuori nel giardino della palazzina c'era due maghetti e una bambina che osservavano divertiti i gemelli Weasley alle prese con i loro nuovi giochetti.
- Dì un po' Tom...-
Il piccolo Riddle staccò gli occhi estasiati dai finti pupazzi di neve di Fred che attaccavano a sorpresa gl'ignari osservatori, per posarli sulla Diurna, infagottata in un piumino nero, finalmente senza lenti e proteggerle le sue belle iridi color topazio.
- Hai mai festeggiato il Natale?- gli chiese, guardandolo attenta, mentre teneva la manina di Degona.
- A dire il vero solo da pochi anni.- rispose sorridendo - Cioè...Caesar e la mamma non sono molto ligi alla tradizione ma per me hanno sempre fatto uno strappo alla regola, anche grazie all'aiuto di Hermione. Prima di andare a vivere nel Golden Fields però non sapevo neanche cosa fosse. E tu?-
- Poco e niente.- sospirò la streghetta - I miei brindano a modo loro e i miei parenti umani non erano entusiasti di avermi con loro per tutto l'anno, figurarsi a Natale.-
- Già. Non ho mai festeggiato con così tanta gente.- abbozzò Tom - E ti confesso che sono un po' in ansia.-
- Perché la maggior parte sono Auror?-
- Hn.- annuì, intimidito - Non so come la prenderanno la mia presenza.-
- Ma lascia perdere.- gli sorrise Trix, addolcendosi sempre quando stava in sua compagnia - Andrà benissimo.-
- Ehi fratellino!- Degona sollevò improvvisamente lo sguardo tenero su Tom - Dici che la mamma riuscirà a venire?-
- Lo spero. Altrimenti la vedremo domani.- le disse Riddle scoppiando di gioia a sentirsi chiamare così - Oppure possiamo andare direttamente a casa di Caesar a salutarli, se Tristan e Harry ci lasciano!-
- Si! Così potrò vedere Dimitri!- cinguettò la bambina - Trix, tu vuoi venire?-
La Diurna sorrise a sua volta, sempre stupita di come quella piccolina potesse essere tanto dolce e buona, del tutto disinteressata alle apparenze, alla razza e al nome.
- Sono contento che tu alla fine abbia accettato di venire, sai?- disse Tom mentre tornavano in casa - L'idea che fossi sola a Hogwarts a Natale mi piaceva poco.-
In quanto a candore anche Riddle comunque non scherzava, pensò la Vaughn. Raggiunto il salotto fecero merenda col resto del gruppo, con Degona che andava in brodo di giuggiole a vedere Trix alle prese con la cannuccia e la sua dose di emoglobina, cosa che invece scandalizzava la sua compostissima tata.
Intanto, più si faceva ora di cena, più la palazzina dei Black si riempiva di casino e nuovo ospiti.
Mentre Sirius correva per tutta la casa facendo disastri e rompendo a tutti, con Remus che gli arrancava dietro per tenerlo fermo, Harry e Draco continuavano coi loro alterchi...ma c'era anche chi aveva sempre l'occhio vigile.
Nella camera di Elettra e May, Edward stava sdraiato sul letto della biondina ad ascoltare interessatissimo gli ultimi avvenimenti accaduti nella squadra di quidditch della Baley.
Lei stava all'armadio, a trafficare coi vestiti, mentre May era seduta davanti allo specchio, a sistemarsi i capelli.
- ...e così adesso non sono più una riserva.- concluse Elettra sorridendo, tirando fuori dalle ante del grande armadio di mogano un vestito color vinaccia - Questo? Che ne dici?-
- Dico che qua dovrebbe esserci Harry, non io.- sbuffò Dalton con un ghigno malizioso - Comunque così mi metti in imbarazzo. Ne hai tirati fuori dieci e secondo me ti stavano bene tutti.-
- Dai Ed...- lo supplicò Elettra con aria supplichevole - Ron è andato dalla sua ragazza, Harry e Draco non fanno che litigare, Tom è troppo piccolo, Milo è occupato con Tom e Trix, Blaise torna fra un'ora e ci sei solo tu!-
Peccato che in quello sproloquio gli altri due presenti avessero capito solo una cosa.
- Ron è dalla sua ragazza?- chiesero Edward e May in sincrono, allibiti.
Elettra allora levò un sopracciglio, poi scosse il capo sbuffando impaziente.
- Ma non ve l'ha ancora detto quello scemo?-
- Tu sai con chi se la fa?!- saltò su l'ex Corvonero - Dai tesoro, dimmelo ti prego!-
- Non ci penso neanche. Mi taglierebbe il collo!-
- La conosco?-
Elettra roteò gli occhioni azzurri - Si.-
- Bene?-
- No, non credo. Ma coi tuoi precedenti chi può dirlo.-
- Allora la conoscevo...- improvvisamente Edward s'illuminò - E' una vecchia compagna di Hogwarts?-
- Dio, faresti sputare la verità anche a una statua.- bofonchiò la bella ragazza di Harry - Ti ho detto che non te lo dico. Ho promesso a Ron che non avrei rivelato il suo nome!-
Considerata che era buona abitudine nel loro gruppo continuare a dare il tormento al poveretto di turno per ottenere qualsiasi tipo d'informazione e anche di favore, la Baley capì che era meglio chiudersi in bagno per vestirsi e così afferrò il primo vestito che le arrivò a tiro e ci si chiuse dentro, lasciando il giocatore d'azzardo della casa alle sue persistenti elucubrazioni sulla vita sessuale di Weasley. Forse avrebbe dovuto chiedere aiuto a Ginny.
Quando lei ci si metteva con Ron era davvero capace di tutto!
- Edward, scusa...- May lo richiamò alla realtà, sorridendogli dalla specchiera - Mi passi una delle forcine di Elettra?-
Dalton ne prese una delle tante sparse sul letto della biondina e andò a dargliela, guardandola di striscio. Dopo avergliela data e averle sfiorato debolmente le dita, tornò a sedersi apparentemente tranquillo.
- Quand'è che vai dai tuoi?-
- Partirò domani mattina, dopo aver fatto colazione con voi.- rispose la Aarons - Non vedo l'ora di rivederli.-
- Ci credo. Da quanto non li vedi?-
- L'ultima volta che sono andata da loro era agosto mi pare.- ricordò pensosa - Credo sarò di ritorno entro capodanno.-
- Già,- rise Edward dandole le spalle e andando alla porta - dobbiamo preparare la festa alla serpe.-
May scoppiò a ridere, passandosi un velo di rossetto sulle labbra già piene - Hai qualche idea?-
- No, non ancora. Ma Harry e Ron di certo.- prima di andarsene però, Edward si volse verso di lei un'ultima volta. I suoi occhi azzurri incontrarono quelli scuri dell'Osservatrice...e nel riflesso dello specchio, brillarono quasi.
- May...ti posso dire una cosa?-
- Cosa?-
- Non stare troppo a guardarti in quello specchio.-
May tacque e si volse verso di lui, fissandolo stranita.
- Sei già bellissima.- aggiunse Edward, con voce soave - Ci vediamo giù.- e senza darle tempo di ribattere se ne andò via, lasciandosi alle spalle solo un silenzio confuso e pesante che fra loro due, da quel momento, non se ne sarebbe più andato.
Alle sei, quando ormai era già buio, davanti a Grimmauld Place si Smaterializzò finalmente uno degli ospiti d'onore.
Quanto tempo, pensò Hermione Jane Granger davanti alla grande palazzina che solo i maghi potevano vedere.
Erano quattro anni che non tornava alla base dell'Ordine della Fenice. Quattro lunghi anni.
Sembrava passato un secolo...e allo stesso tempo pochissimi giorni.
Si strinse nel cappotto, inspirando a fondo. Era ora di tornare...era ora di riabbracciare i propri cari.
- Eccoti qua...allora sei ancora viva.-
Hermione si volse all'improvviso, riconoscendo la voce arcigna di Lord Hargrave.
- Nonno.- bofonchiò, vedendolo scendere da una carrozza sontuosa.
- Hermione.- replicò lui, duro e burbero - Hai dimenticato come si scrive per caso?-
- No.- rispose a tono, sapendo ormai tenergli testa - Tu invece come sempre non hai dimenticato le buone maniere.-
- Hn, impudente!- ringhiò serafico - Zitta e abbraccia tuo nonno, sconsiderata!-
La strega sorrise appena, andando a stringere quel vecchio che nonostante la rabbia, l'accolse quasi intenerito.
- Dovrei prenderti a schiaffi, lo sai?-
- Sono contenta di vedere che stai bene.-
Liam Hargrave la scostò, incamminandosi verso l'ingresso - Non fare la melensa, ragazzina! Questo povero vecchio non tirerà la cuoia ancora per molto tempo, quindi per mettere le mani sull'eredità dovrai aspettare ancora!-
Stavolta lei non poté impedirsi di ridere, sinceramente divertita.
- Già.- commentò - In effetti vederti in salute mi uccide, ma non volevo dartelo a vedere.-
Hargrave le scoccò un'occhiata infuocata, ma ammorbidì i suoi lineamenti - Andiamo!- ordinò, dandole il gomito per farsi prendere sottobraccio - Io e te dobbiamo parlare mia cara!-
- Di cosa?-
- Delle penose compagnie che frequenti.-
- Caesar è solo il mio amante nonno.- disse sinuosa, senza disarmare il vecchio mago - Tu ne sai qualcosa di questo genere di compagnie, vero?-
- Tu e la tua lingua sferzante!- la riprese, accendendosi la pipa sui gradini della grande palazzina - Non sono così bigotto da dirti che una donna per bene debba chiudersi in casa col marito, ma potresti almeno cercare di trovarti uomini con meno crimini alle spalle?-
- L'unico suo crimine è di avermi rifiutato.- ridacchiò, dando un paio di colpi sulla porta, per non suonare il campanello.
- Ti ha rifiutata?- Hargrave parve sbollire - E perché? Non ha gli occhi forse?-
- Nonno...- Hermione sorrise dolcemente - Lui è innamorato di un'altra donna.-
- Lucilla?-
- No, non proprio. Ama sua moglie, che è morta ottant'anni fa. E' vedovo.-
- E tu lo ami?-
- Mi piacerebbe.-
- Quindi la risposta è no.- chiarì serafico - Non mi hai mai detto chi è l'uomo che ti ha rubato l'anima, nipote.-
- Oh, non ti piacerebbe nemmeno lui.- gli assicurò facendolo borbottare ancora. Finalmente la porta del n° 12 si aprì ma non c'era nessuno ad aspettarla fortunatamente. Tutto il casino che proveniva dal salone e dai piani superiori doveva aver impedito perfino agli elfi domestici di sentire qualcosa, quindi i due entrarono nell'anticamera illuminata da tante candele e senza smettere di parlare e beccarsi si tolsero i loro pesanti indumenti che sotto la neve si erano riempiti di fiocchi candidi.
- Mi spieghi come mai sei venuto qui nonno?- gli chiese Hermione, togliendosi anche la sciarpa per restare in un lungo vestito di maglia color panna che le stava d'incanto - Ti credevo nella casa in campagna con la mamma.-
- Infatti. Ci devo tornare quasi subito. Devo solo parlare con Jess Mckay.-
- E' successo qualcosa per caso?-
- Con cui tu puoi avere a che fare?- insinuò - Si, forse.-
- E allora parlamene no?-
- Hermione!-
Non fecero in tempo a finire il loro discorso che la Grifoncina, voltandosi verso le larghe scale che portavano al piano superiore, vide praticamente tutta la famiglia Weasley arrivarle addosso in carica. Molly e Ginny quasi la strangolarono per abbracciarla, mentre George, Fred, Bill e Charlie ci andarono decisamente più leggeri, anche se non ce ne fu uno che non si lamentò della sua magrezza.
Dopo di loro toccò a Blaise, che la riabbracciò con immenso piacere mentre Elettra quasi le si catapultò addosso e i saluti furono completi. Lasciata solo un attimo per mettere a posto il suo cappotto e poi raggiungere tutti in cucina, Hermione sentì una vaga risata simile a un latrato, che lei conosceva benissimo, a pochi passi da lei.
- Ah, se avessi qualche anno di meno.-
Si volse con un sorriso bellissimo sulla bocca e senza indugio si buttò fra le braccia di Sirius, felicissima.
- Mi sei mancato, lo sai?- gli disse, baciandolo sulle guance.
- Anche tu.- rispose, tenendole le mani sulla vita - Ma sono arrabbiato con te. Dovevi farti sentire.-
- Lo so.- ammise, senza più cercare di nascondersi dietro a scuse - Mi spiace. Farò di tutto per farmi perdonare.- aggiunse, facendolo ridacchiare perfidamente - Bene, bene...andiamo già meglio. Dai, vieni!- e le passò un braccio sulle spalle, trascinandola nella cucina - Remus non vede l'ora di rivederti!-
- Come state voi due? Fate sempre gli scapoli?-
- Già.- cinguettò Black serio come non mai - Ho capito con gli anni che badare a Harry basta e avanza.-
- Non ci credo. Avrai un sacco di streghe che ti girano intorno!-
- Si, ma io e Remus facciamo poca vita di società.- le disse tranquillo, facendola passare per i lunghi corridoi dove finalmente non regnava più incontrastata la grandezza della madre di Sirius e la sua voce stridula - E ne siamo molto felici. Stiamo meglio e in pace. Ci basta questo.-
- Quindi non potrò vederti in abito da cerimonia.- sbuffò la ragazza, con aria delusa.
- Per ora no. Ma pensa a te piuttosto.-
- Io? Io non credo al matrimonio. Lo sai.-
Sirius annuì vigorosamente, portandola verso la cucina - Si, lo so. Ma sai, non si può mai sapere. Nonostante sia cinico su queste cose penso comunque che si possa amare una persona per tutta la vita.- e la guardò, puntandole addosso i sottili e affusolati occhi grigi - Certe persone non si scordano.-
- Si, è vero.- ammise, abbassando il capo - Ma l'amore e la passione finiscono.-
- Non puoi metterle sotto vetro per proteggerle dal tempo.-
- Oh, potessi ti assicuro che lo farei.- gli confidò, sorridendo tristemente - Ma tanto perderebbero di smalto lo stesso. Visto che non posso avere l'amore delle fiabe, credo che ne farò a meno.-
- Hn, interessante teoria. Visto che l'amore dell'essere umano è a scadenza e diventa pallido col tempo, preferisci stare senza e vivere nel ricordo?-
- Se la dici così sembra patetica, Sirius.-
- No, io la considero solo un'idea molto disperata.- mormorò, carezzandole una mano - Ma posso capirla.-
Detto quello lasciarono perdere quei discorsi così tristi e finalmente s'infilarono in cucina dove il clima natalizio aveva raggiunto il culmine. Harry e Draco avevano definitivamente tirato fuori le bacchette e solo la mano ferma della signora Weasley era riuscita a disarmarli. Quattro ceffoni sarebbero stati una soluzione più adatta ma con l'arrivò della Grifoncina l'atmosfera parve alleggerirsi notevolmente.
Seduti tutti per l'aperitivo il grande gruppo di un tempo finalmente si ritrovò insieme.
Fra chiacchiere e curiosità, Remus e Sirius ebbero modo di farsi raccontare ogni cosa da Hermione sui suoi quattro anni passati lontani da Londra. Le chiesero però principalmente sulla sua vita, senza stare a farle domande sui Mangiamorte e sui Lestrange, visto che tutti quanti avevano deciso di lasciar perdere quell'argomento per tutta la durata delle feste.
A quanto aveva riferito Narcissa, i due fratelli si erano ritirati nel Devon, nella casa di campagna dei Black a festeggiare come si conveniva, perciò si sperava che quei due serpenti a sonagli se ne sarebbero stati buoni almeno fino all'Epifania, anche se Potter aveva i suoi seri dubbi.
- Meno male che sei arrivata Herm!- sentì dire Ginny poco più tardi, davanti dei calici di vino sottili e allungati, degni compagni di alcune piccole tartine con salmone e altre salse - Non vedevo l'ora di rivederti e parlare con te! Ti prego, devi dirmi tutto di Caesar Cameron!-
Draco rizzò immediatamente le orecchie, senza darlo a vedere chiaro, mentre Hermione sembrava confusa.
- Caesar? Cosa vuoi sapere di lui?-
- E' vero che è bellissimo?-
- Ginny!- sbraitò Ron, entrando in quel momento - Ma ti farai mai gli affaracci tuoi?-
- E tu mi dirai mai chi è la tua ragazza?- replicò la sorellina, ghignando biecamente.
- Hai la ragazza?- saltò su Hermione - E chi è?-
- E' da giugno che ci esce insieme e non me lo vuole dire!- sbuffò Harry, scolandosi il calice - Neanche fosse un segreto di stato. Non l'ho mai visto fare tante scene da quando eravamo a Hogwarts.-
- Stavate parlando di Cameron o sbaglio?- se ne uscì allora il rossino, sbiancando leggermente.
- Si, è vero.- continuò Ginny, ignorandoli - Dai Herm, dimmi tutto! State insieme?-
- Veramente no.- disse tranquilla la Grifoncina - Vivo solo con lui e Lucilla.-
- Vuoi dire che non ci hai mai fatto un pensierino?-
Stavolta i ragazzi la videro sorridere e Draco si sentì ribollire il sangue - Voglio dire, Ginny...- fece maliziosa - ...che non stiamo insieme. Non che non ci ho mai fatto un pensierino.-
- Possiamo rimandare i discorsi vietati ai minori per il dopocena?- chiese Elettra, comparendo sulla porta - Dai ragazzi, è quasi ora! Gli elfi sono pronti col contorno.-
- Chi manca allora?- chiese May, scoccando un'occhiata veloce a Hermione per poi occuparsi unicamente di Malfoy - Il signor Gillespie dovrebbe essere qua fra pochi minuti. Qualcuno sa qualcosa di Malocchio?-
- Sarà per strada a fare contro maledizioni ai passanti.- sbuffò Jess - Oppure è insieme a Duncan.-
- Bell'accoppiata.- ghignò Clay - Che ne dite se cominciamo a dare da mangiare ai bambini?-
- Si! Io ho fame!- cinguettò Degona entusiasta, infiocchettata in un vestitino rosa confetto - Papà, vero che posso stare sveglia fino a tardi per vedere se viene la mamma?-
- Tesoro, la tua mamma aveva altro da fare stasera.- disse Liz per rabbonirla.
- Si, ma magari viene lo stesso!- rispose Dena seria - Vero papà?-
- Se vuoi stare sveglia va bene.- acconsentì Tristan - In fondo è vacanza diavoletta.-
- Davvero non sappiamo dove si è cacciata Lucilla?- borbottò Harry preoccupato.
- Stai tranquillo.- l'assicurò Hermione - Hanno una riunione da qualche parte, ma torneranno per Santo Stefano. Se riesce poi Lucilla scapperà anche prima.-
- La mamma dovrebbe stare lì invece.- rise Tom, seduto vicino alla Grifoncina sul divano - Dovrebbe conoscere un po' meglio quelle persone no? Magari ci sono anche i parenti della sua mamma.-
- Si, può darsi.- annuì Tristan, prendendosi in braccio sua figlia - Dei suoi nonni non mi ha mai detto niente.-
- Mah, l'importante che è che non siano andati a riunirsi in Tibet.- borbottò la signora Weasley, arrivando a chiamarli - Avanti, è arrivato Malocchio. Duncan invece è in ritardo, ci ha avvisati di metterci pure a tavola.-
- Forza, si mangia!- cinguettò Degona, saltando giù dalle ginocchia di suo padre - Ho una fame!-
- Dena, tesoro non correre!- la richiamò Elisabeth e alla fine si riunirono tutti quanti in sala da pranzo anche se il tavolo di mogano era stato allungato in maniera alquanto buffa, assumendo la strana forma di una banana, con l'uso della magia. C'erano già un bel po' di persone, tutti gli amici di Mundungus, Dedalus Lux, Andromeda e suo marito, Narcissa, Tonks con alcune amiche Auror, Kingsley Shacklebolt e Sofia Mckay col fidanzato.
Quando furono tutti seduti a tavola, la cena della Vigilia scorse allegra e chiassosa, cosa che per un po' fece passare gli istinti omicidi di Harry e Draco, troppo occupati a mangiare di gusto e a bere l'ottimo vino portato da Liam Hargrave per pensare d'infilzarsi con la forchetta dell'arrosto.
- Stai bene Herm?-
La strega sorrise, annuendo pienamente convinta e posando una carezza sui capelli neri di Tom.
- Si, benissimo.- sospirò felice - E tu?-
- Sto alla grande.- ridacchiò - Mi piace il Natale. E sono sicura che si stanno divertendo anche la mamma, Caesar e Dimitri anche se non riesco proprio a immaginare dove possano essere adesso.-
- Sulla luna magari.- ironizzò Potter, seduto davanti a loro.
- Dubito che sia un posto troppo lontano.- disse Hermione, piluccando il cibo.
- Lo penso anche io.- annuì Tristan - Quando le ho chiesto, Lucilla mi ha detto che sarebbero rimasti entro le Colonne d'Ercole. Se sono così tanti si saranno chiusi in un palazzo...o in qualche sotterraneo.-
- Perché non nei fondali marini.- frecciò Draco, evidentemente irritato. Hermione non replicò, limitandosi a sentir ridere Edward silenziosamente e a continuare il discorso lasciato interrotto con Elettra. Era stata felicissima di riabbracciarla e venne a sapere felicissima che era diventata titolare della squadra di quidditch della nazionale inglese.
Un bel passo avanti.
Finita la prima portata e anche la seconda, alcuni si presero cinque minuti per smaltire l'arrosto, le patate, il contorno e l'insalata, oppure nel caso di Milo e Trix il boccale di sangue, per poi dedicarsi con decenza al dolce e alla frutta.
Ci fu chi andò fuori a fumare ed Hermione attese che Malfoy e la sua nuova ragazza rientrassero, prima di uscire a sua volta. Draco se ne accorse e lo infastidì parecchio il fatto che lei avesse aspettato il suo rientro per uscire ma la ragazza non andò in giardino, bensì uscì dalla porta d'ingresso.
Una volta fuori, rimase sui gradini d'entrata per qualche minuto...a osservare la notte buia e la neve cadere lenta e fitta, sempre più densa. Qualcuno lungo la strada intonava i canti di Natale...sembrava che quelle voci arrivassero da lontano, eppure dovevano essere vicinissime. Il vento e la neve portavano via ogni sussurro.
Si strinse le mani sulle braccia, inspirando a fondo l'aria gelida e nel contempo il calore di un abbraccio che si era negata per tanto tempo. Era a casa e ancora non riusciva a capacitarsene.
Era a casa . E anche se tutto era cambiato, i suoi amici erano rimasti immobili al passare del tempo.
Niente li aveva scalfiti.
Continuò a vagare con gli occhi dorati lungo la via, posandoli su ogni decorazione, su ogni luce e su ogni camino acceso, su ogni finestra illuminata. Cos'era quello stato di grazia?, si chiese, chiudendo gli occhi.
Era quello il paradiso?
All'improvviso sentì caldo al polso però. Sollevò la mano destro e vide che il sangue nero di Caesar stava ribollendo.
Dannazione! Non fece in tempo a voltarsi con la bacchetta girata che due sottili occhi verdeacqua, simili a quelli di un felino, la inchiodarono.
Jeager Crenshaw fu velocissimo, come solo un essere con sangue di demone poteva essere.
Con un colpo secco le fece perdere la bacchetta, che cadde nella neve, poi lasciandola a bocca aperta l'afferrò per la vita e se la schiacciò addosso, ma facendolo posò le mani sulla sua schiena...e con due dita premette forte sulle sue vertebre.
Le scappò un gemito, subito dopo un'imprecazione e fiammeggiante di rabbia lo fissò bellicosa.
- Jeager...- annaspò, arcuandosi contro di lui, coperto da un lungo mantello.
- Ciao stronza malefica.- ghignò lui, minaccioso - Buon Natale. Adesso fai la brava...passami le braccia al collo...-
- Vai al diavolo!- sibilò Hermione, ma emise un altro gemito di dolore quando il mezzo demone premette di nuovo sulle sue vertebre - Sta attenta tesoro.- le disse a un dito dal suo orecchio - Se mi gira giuro che ti spacco le ossa una a una e sai che posso farlo. Adesso fai come ti dico e non ti lascerò nemmeno un graffietto. Passami le braccia al collo e non fare scherzi. Posso essere molto veloce.-
La Granger serrò i denti, sapendo che era vero. Corpo a corpo non poteva fare niente contro di lui.
Così lentamente alzò le braccia e gliele passò sulla schiena, per poi cingere le dita oltre al suo collo, coperto dal cappuccio.
- Brava, ben fatto.- le sibilò e allentò appena la presa sulla sua schiena, ridendo perfidamente - Allora Hermione? Come va? Credevo che non amassi il Natale.-
- A costo di rovinarti la bella immagine che hai di me, devo dirti che adoro anche le palline colorate.- ironizzò, dolorante - Non scherzare Jeager, che sei venuto a fare? Non penso tu sia qua per gli auguri.-
- Avevo del tempo libero e sono venuto a cercarti, sorella.- rise - E guarda un po'...mi finisci fra le braccia.-
- Non scherzare idiota!- gli ringhiò - Se vuoi batterti devi solo dirlo!-
- No grazie, adesso no.- borbottò - Sono appena tornato da un bel viaggio in Romania.-
Perché glielo stava dicendo? Hermione lo guardò attentamente, vedendo chiaramente il suo desiderio di rivalsa - Che amo mi stai lanciando Crenshaw?-
- Un bell'amo, te lo posso assicurare.- le disse, cercando di scatenare la sua curiosità - A differenza di ciò che pensi io sto coi Mangiamorte solo per crearti problemi. Di Harry Potter e di Tom Riddle non me ne importa assolutamente nulla. Ma sono annoiato, cerca di capirmi. Tu sei sempre stata il mio giocattolo preferito.- e dicendolo rimise le dita alla base della sua schiena, strappandole un gridolino di dolore che la Granger soffocò appena sulla sua spalla.
- Giocattolo?- chiese, col fiato corto - Questo giocattolo che te le ha sempre suonate però!-
- Stronzate. Se volessi potrei romperti il collo.-
- E se io volessi potrei incenerirti all'istante!- urlò quasi, alzando il viso verso di lui.
- Oh...- Jeager gongolò leggermente - E allora perché non lo fai?-
- Perché se sei qui c'è un motivo. Dimmi qual è!-
Era furba l'umana. Lo era sempre stata. Per quello era la sua degna avversaria.
Crenshaw se la spalmò definitivamente addosso quando passarono un gruppo di babbani che li scambiarono per due innamorati. Abbassando la bocca sulla sua fronte, la sfidò.
- Ci vediamo al cimitero.- le sussurrò sulla pelle - Non mancare.-
- Quando?- chiese lei, senza cedere di un millimetro.
- Aspetta la luna nuova. All'alba del giorno dopo ti voglio davanti alla tomba di Margareth Bradbury.-
Bene. Hermione annuì appena, continuando quasi a trattenere il respiro, vista la pressione fortissima procurata dalle dita del mezzo demone. Finalmente l'aveva sfidata! Non vedeva l'ora!
- Ho catturato la tua attenzione?-
- Completamente.- l'assicurò - Bacchetta e spada?-
- Bacchetta e spada.- concesse - E' quasi un peccato non essere sotto al vischio, non credi?-
Lei ghignò amara, delusa dal non poterlo strozzare visto che tanto non respirava quando Jeager spostò inavvertitamente gli occhi sulla palazzina dei Black. Notò la sua aria stranita e gelò quando lo sentì parlare.
- Hai degli amici suicidi, Hargrave.-
- Come sarebbe?- sibilò minacciosa - Che hai in mente?-
- Io niente. Ma uno sul tetto si sta per buttare di sotto.- e sconvolta lei si girò fra le sue braccia. Trattenne un grido quando ormai era tardi. Edward, salito sulla finestra del terzo piano, guardava vacuamente il cielo...e poi, con quello sguardo perso, si lanciò di sotto.

 

 

 

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Capitolo 34
*** Capitolo 34° ***


Dest 34

 

 

- EDWARD!-
Hermione si portò le mani alla bocca dopo aver gridato quel nome con tutto il fiato che aveva. Vedendolo cadere a peso morto, credette di sentirsi svenire...poi Jeager, stretto a lei, sollevò il braccio e artigliò la mano guantata.
- Arresto Momentum!-
Il corpo di Dalton si bloccò a un metro da terra, restando sospeso dopo la lunga caduta.
Hermione si staccò immediatamente dal mezzo demone e corse dell'Auror, angosciata, dopo aver guardato ancora sopra la finestra da cui era caduto, non vedendo niente che avesse potuto farlo scivolare...o qualcuno che l'avesse spinto.
- Edward!- ansimò, scuotendolo - Edward! Edward parlami! Cos'è successo?-
Ma il giovane Auror non la sentiva, non sembrava neanche sveglio. Aveva gli occhi aperti ma erano vuoti, ipnotizzati.
- Stupida.-
Hermione si voltò e trovò Crenshaw in piedi accanto a loro due accucciati sulla neve, che fissava Edward con aria attenta. - Guardalo Hargrave. Non ti sente neanche. È ipnotizzato.-
- Ipnotizzato?-
Jeager ghignò, inginocchiandosi accanto a lei - Non hai mai visto Katrina all'opera vero?- e senza aggiungere altro rifilò due ceffoni all'ex Corvonero che ebbero il potere di riportarlo subito in sé. Sbatté le palpebre e vedendo Hermione, il cielo buio e sentendo freddo non riuscì a capire dov'era.
- Che cazzo...- alitò, portandosi le mani alle tempie - Dio, che mal di testa...-
- Edward, stai bene vero?- sussurrò la strega - Cos'è successo?-
- Non lo so. Sono salito in camera un attimo e poi...- parve confuso - Non ricordo. Come sono finito qua?-
- Idiota.- sibilò Jeager - Ti sei lanciato di sotto.-
- Cosa?!- sbottò Dalton, incurante del mezzo demone - Mi sono lanciato dalla finestra? È assurdo!-
- Ed, ti abbiamo visto noi! Non eri in te.- gli spiegò la Grifoncina - E' stata Katrina a manovrarti.-
- E come diavolo ha fatto? Non ci sono specchi in camera mia.-
Crenshaw intanto sogghignò fra sé. E così gli Auror avevano capito che la cara Kat si muoveva in qualsiasi cosa riflettesse la realtà. Però, ce ne avevano messo di tempo! E a quanto pareva non sapevano nemmeno come agiva per possedere le loro menti. Non si erano accorti di lei...
- Andate avanti così e morirete tutti.- sentenziò, rimettendosi in piedi.
- E sta zitto Crenshaw!- sibilò Hermione - Non ci servono consigli!-
- A no?- rise il mezzo demone, perfido - Non sapete neanche come vi controlla! Credi che lei sia solo negli specchi? Stupida! Lei è sempre con voi, possibile che non ve ne siate mai accorti? Potrete spaccare tutti gli specchi della Gran Bretagna ma lei sarà sempre attorno a voi! E non riuscirete a liberarvene fino a quando non aprirete gli occhi!-
- Non voglio il tuo aiuto!- sbraitò la Granger.
- E chi te lo vuole dare.- sindacò lui di rimando, rimettendosi il cappuccio per coprire i fini lineamenti - Non voglio che tu muoia per mano di quella sporca mezzosangue! Adesso levo le tende, mi avete rotto voi umani! Ci vediamo Hargrave, vedi di non arrivare in ritardo all'appuntamento!-
- Stai tranquillo.- sibilò lei, assottigliando gli occhi mentre si smaterializzava via.
Rimasti soli, Edward e Hermione si scambiarono una rapida occhiata.
- Ma che ci faceva qua? Che appuntamento?- le chiese Dalton.
- Sei sempre il solito eh? Ricordi sempre ciò che non dovresti!- lo rimbeccò - Stavamo parlando.-
- Ah si?- fece ironico, alzando gli occhi verso l'alto - Spero che il mio tentato suicidio non ti abbia impedito di strozzarlo...o di fare qualsiasi altra cosa tu avessi in mente. Ma porca miseria...ha cercato di ammazzarmi quella stronza! Te ne rendi conto?-
- Ed...- Hermione sospirò distrutta - Ma possibile che non ti scalfisca niente? Stai davvero diventando come Blaise.-
- Cosa? Che intendi?-
- Non so...stavo per raccoglierti per terra con la spugna...-
- E capirai...- ridacchiò, incrociando le braccia dietro alla testa - Non è mica la prima volta che rischio la pelle.-
- D'accordo, lasciamo perdere.- disse la strega, entrando in casa e chiudendosi la porta alle spalle - In fondo se non altro Jeager ci ha dato una mano.-
- Già.- disse di colpo Dalton, cambiando tono - Mi ha veramente illuminato.-
- Dici?-
- Si. Crenshaw ha spazzato via i miei dubbi. Se non altro ora so che abbiamo a che fare con una mezzosangue .-
Hermione si bloccò accanto all'albero di Natale, nell'ingresso vicino al caminetto.
Era vero. Jeager aveva detto che non voleva che lei morisse per mano di una mezzosangue.
- Chissà perché quando mi serve Harry non c'è mai a sentire le cose.- sentenziò seccata - Dovrei quasi andare a riprendere quel deficiente per portarlo davanti a Harry e fargli sputare di nuovo il rospo.-
- Dubito che ascolterebbe comunque. Ehi...- Edward la guardò preoccupato, mentre si massaggiava la schiena - Herm, ti ha fatto del male?-
- No.- sbuffò - Mi ha solo fatto un massaggino.-
- Hn...se lo vuoi chiamare così.- e ridacchiò, carezzandole la schiena - Sicura che non ti faccia troppo male?-
Si zittirono entrambi però, quando apparve sulla soglia l'unica persona che non avevano voglia di vedere.
May stava tornando in sala da pranzo e quando vide le mani di Dalton sulla schiena della Grifoncina parve un pochino imbarazzata. - Scusate...- borbottò - Ho interrotto qualcosa?-
Se Hermione si contenne, negando col capo, Edward se ne uscì un gemito seccato e senza guardare l'Osservatrice si limitò a dire stizzito che se ne andava fuori a fumare, cosa che ormai gli capitava sempre più spesso.
La Aarons se ne andò subito, decisa a non stare nella stessa stanza e sola con la Grifoncina, mentre la Granger pensò che in fondo la maledetta era davvero brava. Le buone attrici erano merce rara ormai.
Rimase accanto al camino, tornando a massaggiarsi la schiena e borbottando come una teiera.
Al diavolo Crenshaw! Che diavolo ci guadagnava ad apparire e scomparire dalla sua vita in quel modo? L'unico suo divertimento negli ultimi mesi sembrava diventato solo quello di farle saltare i nervi.
E poi, ok, aveva capito che lui dei piani dei Mangiamorte se ne fregava, ma comunque ogni tanto svolgeva i lavori dei Lestrange! Perché andava da lei e spiattellava i loro segreti? Voleva solo assumere un ruolo da spettatore?
O aveva altri piani oltre a quello di mandarla al manicomio? Inoltre le aveva quasi spezzato le ultime vertebre!
- Accidenti a lui...la delicatezza non sa neanche dove stia di casa...- sibilò, pensando ai lividi che le sarebbero rimasti.
- Mezzosangue...sta più attenta a come ti scegli gli uomini.-
Si voltò di scatto, sentendo subito il cuore batterle più veloce.
C'era Draco appoggiato alla porta laterale del salone e la fissava. La fissava tanto che si sentì quasi nuda.
Era perso a guardarla. Lì, accanto al fuoco, la pelle appena arrossata...e gli occhi dorati lucidi.
Da perderci il senno.
- Chi è stato?- le chiese.
- Chi è stato a fare cosa?-
- Hai detto, mi pare, che un certo "lui" non sappia neanche dove stia di casa la delicatezza, o sbaglio?-
- Si ma non nel contesto che t'immagini.-
- A no?-
- Esatto.- e lo fissò senza abbassare il viso - Non è il momento adatto per queste cose.-
Lui levò appena un sopracciglio, muovendosi sinuoso per raggiungerla.
Quando le fu davanti, continuò a scrutarla con quell'aria di accusa che la fece vibrare di rabbia.
- Non potremo cercare di comportarci civilmente?- gli propose.
- Intendi...- ghignò amaro -...mi stai davvero dicendo che vuoi che restiamo amici mezzosangue?-
- Bhè...si...-
- Hn...non crederai davvero a quella stronzata di due che restano amici dopo aver fatto sesso.-
Lei inspirò, rabbiosa - Io e Harry siamo amici, nonostante tutto. E fra noi non c'era solo sesso.-
- Neanche fra noi mi pare.- ringhiò a quel punto.
- Ah si?- lo sfidò con gli occhi luccicanti - E allora cos'è stato?-
- Quando lo saprò te lo dirò.- sibilò Malfoy, preso in contropiede.
- Scrivimelo e mandamelo allora.- lo zittì pronta ad andarsene. Dio, ma perché gli uomini erano tutti uguali? Cosa volevano da lei? Caesar che le diceva cosa provava per lei e poi la piantava su due piedi, anche dopo un pomeriggio di sesso folle; Jeager che cercava di ammazzarla, Edward che se ne fregava di morire e ora anche Draco!
All'inferno tutti quanti!
- Ferma, dove vai?- le sibilò, afferrandola per il braccio e impedendole di passare - Io e te non abbiamo finito!-
- Questo lo so anche io!- gli disse aspra - Ma è troppo chiederti ancora qualche giorno? Per me non è facile.-
- Hai avuto dei mesi!- le ringhiò quasi, a un dito dalla bocca - Degli anni! Quattro nei hai avuti e da te non ho ricevuto altro che incubi e grida nel cuore della notte che ti giuro non augurerei neanche al mio peggior nemico!-
A quella stoccata finalmente si prese la triste soddisfazione di vederla impallidire. Bastardo , si disse.
Non avrebbe dovuto rinfacciarglielo. Non avrebbe dovuto riportarle alla memoria quei giorni...
Si morse le labbra e stava quasi per supplicarla di picchiarlo per essersi fatto sfuggire un tale idiozia quando lei lo colpì nella maniera più inaspettata. Lo fissò per un attimo, poi abbassò gli occhi e gli chiese scusa con voce flebile.
- Scusa .- ridisse ancora, quando Draco non riuscì a trovare il fiato per rispondere - Mi dispiace per quello che è successo. Non avrei dovuto dirti quelle cose, quando mi hai salvato dal veleno. Non era colpa tua...non dovevo prendermela con te perché non mi sentivi...è stato un errore, ho sbagliato tutto io...-
- Mezzosangue...-
- No, è vero.- alitò ancora, distrutta - Non avevo diritto né di chiamarti in quel modo, né di rinfacciarti di essermi venuto a salvare tardi. Non ho pensato a come potevi stare tu...-
- Hermione...- e sollevò una mano per bloccarla ma lei gliela prese e la scostò gentilmente, faticando a trattenere le lacrime - Mi dispiace Draco. È colpa mia.-
- Ridillo un'altra volta e ti prendo a schiaffi.- le disse roco.
- E' la verità.-
- La verità è che dovrei stare zitto.- sibilò diventando improvvisamente gelido e inaccessibile - Adesso ascoltami perché non voglio più tornare sull'argomento in futuro. In quanto al fatto che tu abbia chiamato me ogni notte...ringrazio Dio di averti potuto sentire la tua voce ma ero troppo vigliacco per ammettere che solo io potevo venire a riprenderti, perciò non pensare mai di aver sbagliato...a cercare me, invece di...altre persone.- sussurrò, pensando a Cameron - Non te l'ho rinfacciato per...perché non volevo sentirti. Lo sai, mi conosci...parlo sempre a sproposito.-
Hermione sorrise appena, ricordando. Si...lui spesso parlava a sproposito.
- Senti...- Draco scoccò una rapida occhiata oltre le sue spalle, per vedere se fosse arrivato qualcuno -...adesso non so come stai, ma dobbiamo chiarire le cose. O rischio di perdere il sonno.-
- Va bene,- acconsentì lei - ma dammi ancora un po' di tempo. Giorni, credimi. Non vado più via.-
Dicendolo, Hermione pensò quasi di aver visto uno strano lampo nei suoi occhi color tempesta ma doveva esserselo immaginato. Malfoy tornò presto altero, raddrizzando le spalle e riprendendo il suo classico contegno da principe dei serpenti. Eccolo che tornava il solito di sempre.
- Non hai toccato cibo a cena.- le disse, cambiando velocemente argomento.
Lei scosse il capo - Sciocchezze.-
- Non mangi mai neanche alla torre.-
- Ti sei fatto influenzare da quello che dice Harry.-
- Guarda che ti vedo, non è solo lo Sfregiato. Sei visibilmente più sottile.- rincarò serio - Almeno dormi?-
- E adesso cosa centra?- sbuffò, capendo che erano finiti nell'ennesimo territorio minato.
- Ti ho chiesto se dormi. È semplice come domanda.-
- Dormo quando sono stanca.- si decise a rispondere.
- Quando non stai in piedi intendi.-
- Draco, arriva al sodo. Sai che non sopporto i giri di parole.-
- Non c'è più un sodo purtroppo.- disse serafico - Comunque anche di questa storia ne riparleremo, credimi. Adesso torniamo di là. Spero che almeno non rifiuterai il dolce.- e fece per tirarla via, quando finalmente tornò Edward, con sotto braccio il ramo più grande di vischio che avessero mai visto.
- Era ora.- gli sorrise Hermione - E quello dove l'hai preso?-
- L'hai rubato a un Babbo Natale, Dalton?- frecciò Draco, lasciando il braccio della strega.
- No, a un bambino cieco che chiedeva l'elemosina.- Edward ridacchiò con aria sfuggente, accendendosi un'altra sigaretta - L'ho scavallato nella palazzina di fronte, ne avevano tanti. Altro che Natale...lì dentro ci dev'essere una specie di orgia. La mia assassina l'hai più vista?-
- Assassina?- riecheggiò Malfoy - Che cazzo dici?-
- Niente, niente.- l'ex Corvonero agitò la mano con evidente aria sprezzante - Hai mai notato Malferret che bella vista c'è dal terzo piano? Dovrei quasi mettere le ali...per gustarmela meglio.-
Ma era pazzo? Il biondo scoccò uno sguardo stranito alla Grifoncina che invece evitò accuratamente i suoi occhi inquisitori, rivolgendosi solo a Dalton.
- Dove andrai a dormire stanotte Herm?- le chiese infatti Edward sistemando il vischio sopra la porta, facendo inspiegabilmente irritare l'animo già abbastanza focoso di Malfoy - Torni nel Golden Fields?-
- L'idea era quella. Devo cercarmi un appartamento qua a Londra il prima possibile comunque.-
- Ci stiamo in nove a Lane Street, compresa Beatrix.- sorrise Dalton - Una in più che male può fare?-
- Si e dove la metti?- s'intromise il principe di Serpeverde, cominciando a innervosirsi - Non ci sono più letti!-
- Va bene anche il divano.- disse la ragazza tranquilla.
- Figurati.- ghignò Edward, facendosi particolarmente dispettoso - Il letto mio e di Ron è a due piazze.-
- Starà bene sul divano.- sibilò Draco, fregandosene di farsi guardare stranito dalla Grifoncina.
- Ha mal di schiena.- Dalton stava rasentando il diabolico - Non hai cuore Malferret?-
- Tu invece ne hai fin troppo.- sentenziò il biondo - Con Weasley comunque starà benissimo.-
- Ma Ron ha la ragazza.-
- Bhè, non l'ha mai portata a casa.-
- Guarda che non la mangio, sai?- replicò l'altro sorridente.
- Oh, su questo non c'erano dubbi. Torniamo a tavola, forza!- ordinò quasi perentorio ma quello fu anche il momento in cui Duncan Gillespie entrò in casa, bestemmiando sommessamente con un turco, ricoperto di neve da capo a piedi.
Così Edward e Draco sogghignarono, incrociando le braccia.
- Ciao capo.- l'apostrofò Dalton - Buona Vigilia!-
- Oddio...ci mancavate solo voi due!- rognò il capo degli Auror, levandosi il mantello - Devo aspettarmi qualche vostra puttanata stasera o posso permettermi di starmene tranquillo?-
- Duncan...ricordati che hai la pressione alta.- lo prese in giro il biondo.
- E sta zitto Malfoy.- sbuffò l'uomo - Dov'è il tuo compare eh? Non state sempre insieme?-
- Sono qua!- ridacchiò Harry, apparendo nell'anticamera - Ehi capo! Sei in ritardo!-
- Ho fatto di tutto per stare il meno possibile vicino a voi dementi.-
- Amichevole come sempre.- rise il bambino sopravvissuto.
- Allora Potter?- sbraitò Gillespie - Che è 'sta storia che mi dovevi vedere a tutti i costi eh? Che avete fatto stavolta? Aspetta, fammi indovinare...avete scaricato altri cadaveri di demoni in mezzo a King's Cross? Magari Weasley è passato attraverso i muri della camera da letto della Regina? O forse siete riusciti a inventarvi qualcosa d'interamente nuovo per farmi godere meglio il Natale?- chiese angelico, ma pronto a esplodere da un momento all'altro come suo solito - Avanti, che diavolo succede?-
- Assolutamente nulla.- ridacchiò Harry - Volevo solo farti finalmente conoscere il quinto membro .-
Duncan finalmente gli prestò la dovuta attenzione e un attimo dopo posò lo sguardo su Hermione.
La guardò da capo a piedi, poi si passò le mani sul mento barbuto.
- Era ora.- bofonchiò, facendosi avanti e allungando la mano verso la Grifoncina - Hermione Granger, presumo.-
- Piacere.- la strega gli strinse forte la mano - Hermione Jane Hargrave.-
- Duncan Gillespie. E così tu sei quella che ha tenuto in vita questo branco di idioti a Hogwarts.-
Ridendo finalmente, Hermione sentì i ragazzi sbuffare in sottofondo e annuì.
- Bene, bene.- l'uomo pareva molto interessato a lei - Io e te avremo molto di cui parlare.-
- Non vedo l'ora.- l'assicurò la ragazza.
- Se avete finito coi convenevoli possiamo andare a finire la cena, eh?- li incitò Edward - Ammesso che un altro irrefrenabile impulso non mi faccia venire voglia di schiantarmi sulla torta al cioccolato.-
- Ma cos'è, ubriaco?- chiese Potter tornando in sala da pranzo.
- Ma che ne so...si sarà rollato una canna col vischio.- ironizzò Draco sarcastico.
Durante il resto della cena l'argomento Mangiamorte e Katrina non venne più toccato, Edward risparmiò le battute per momenti migliori, visto che si pregustava il giorno in cui avrebbe urlato a quella manica di cretini "IO VE L'AVEVO DETTO!" e i componenti dell'Ordine fecero in modo di intrattenere Duncan per tutto il resto della serata, evitando così che il suo esaurimento nervoso peggiorasse a vista d'occhio.
Ci pensarono Sirius, Malocchio e Mundungus a mandarlo sul brillo andante ed era quasi mezzanotte quando l'allarme magico di tutta la palazzina si mise a suonare impazzito. Harry e gli altri corsero all'ingresso con le bacchetta sguainate ma trovarono solo...si, solo un demone puro che spense quel baccano con uno schiocco di dita.
- Mamma!- cinguettarono Degona e Tom, correndo ad abbracciare Lucilla.
Gli Auror tirarono un sospiro...e poi tutti i maschi di casa Black ebbero il modo di rifarsi gli occhi per un anno di fila.
Inutile negarlo. Nessuna donna poteva reggere il confronto con lei. Nessuna.
Era eterea, irreale. Meravigliosamente bella. Una dea.
La sua pelle bianca risaltava con l'abito nero, intarsiato in filigrane lucenti e perle. Le stesse perle nere che le ornavano il collo. Le spalle scoperte mostravano il giglio bianco che le ornava il seno sinistro...e se ne innamorarono tutti.
- Lucilla!- Harry e gli altri andarono subito a salutarla, abbracciandola forte, esattamente come Sirius, Remus e tutti i componenti dell'Ordine. Solo Tristan rimase indietro.
Col cuore che batteva forte e l'animo del ragazzino che si era innamorato di lei a soli undici anni, rimase sulla porta del salotto con le gambe molli, l'animo avvolto in un rogo.
- Muoviti, stupido.-
Si volse appena verso suo fratello, sorridendo. Accidenti a Jess. Lo pescava sempre in adorazione totale.
E anche quando furono seduti tutti insieme, quando fra auguri e abbracci ripresero il feeling di un tempo, lui non sapeva fare altro che guardarla in silenzio. Guardava la padrona del suo cuore...e sua figlia, in braccio a lei.
Gli occhi bianchi di Lucilla lo trovarono in mezzo a tutti quei visi...e per un lungo attimo, nemmeno lei vide nessun altro. Poi però la sua attenzione fu tutta per Degona e Tom, da cui non si staccò per tutta la sua visita.
- Allora mamma?- Tom era eccitatissimo - Come mai sei già qua?-
- Caesar mi ha fatto scappare per un'oretta, poi devo tornare all'ordine.- rispose con la sua voce dolce e flautata, seduta accanto al fuoco - La riunione si è dimostrata più complicata del previsto.-
- Dai, racconta!- la incitò Harry, passandole un bicchiere di vino - Quanti sono?-
- In tutto? Direi duecento, ma molti non sono venuti.-
- Così pochi?- Milo sollevò un sopracciglio stranito - Vi credevo molti di più.-
- Anche io. Ma siamo rimasti in pochi a quanto pare. Sono tutti molto ...come dire...- Lucilla esibì un leggero ghigno che fece tremare più di un Auror -...sono tutti molto conservatori. Tutta gente che evita il dialogo e il contatto con gli altri come la peste. Ma alcuni soggetti sono interessanti.-
- Hai conosciuto la famiglia di Dimitri? E quella di Caesar?- le chiese ancora Tom curiosissimo.
- Ahah.- annuì, ricordando subito la bellissima donna che altre non era che la madre di Caesar, avvolta nella luce irreale che le candele di Azay le Rideau, uno dei tanti e magnifici palazzi sull'acqua della Loira, in Francia, in cui era avvenuta la più grande riunione di demoni puri del secolo.
Una donna fantastica, coi capelli simili all'argento e il portamento di un pavone. Al suo fianco il padre di Cameron. Forse più bello perfino di suo figlio, con lo stesso sguardo gelido e indifferente, per non parlare del fratello minore di Caesar, di cui Lucilla non aveva mai sentito parlare. Una sagoma. Altro che Caesar. Leiandros Cameron era un demone giovane, di circa settecento anni, coi capelli scuri del padre di Caesar ma un senso dell'umorismo che a un demone non era certo comune. La famiglia di Demetrius era altrettanto sballata. Demetrius le aveva presentato solo suo padre, suo zio e le sue due sorelle minori, Lady Magdalena e Lady Leda, che erano passate di sfuggita nella sala con un paio di compagni dall'aria bizzarra.
Il resto erano sguardi e visi pressoché di bellezza perfetta e sublime...ma con occhi bianchi vuoti, troppo vecchi, troppo disincantati. Demoni che avevano il mondo in mano, ma vasi di cristallo troppo pregiati che temevano di rompersi.
Era stato un turbinio di abiti magnifici, chiacchiere sottili, voci appena sussurrate.
E Lucilla che per tutta la sua corta vita era stata sempre la più forte, si era ritrovata circondata da esseri talmente potenti da poterla schiacciare con un dito. Per lei, abituata a essere invincibile in un mondo di umani, era stato devastante ma Caesar e Demetrius non l'avevano lasciata un attimo, snobbando vecchi amici e antiche amanti.
Per tutto il tempo aveva solo desiderato la pace e ora, che era accanto a sua figlia, si sentiva bene come non avrebbe mai creduto possibile.
Strinse a sé la piccola Degona, sorridendole e ricevendo un bacetto in cambio.
- Mamma, ti abbiamo fatto un regalo io e Tom!- cinguettò poco dopo la bambina - Però lo devi aprire domani!- aggiunse tutta seria, mentre la Lancaster prendeva dalle mani del piccolo Riddle un pacchetto sicuramente incartato da qualcun altro. Cercò aiuto in Tom ma il maghetto le strizzò l'occhio, rifiutandosi di rovinarle la sorpresa.
Sparse anche lei un po' di regali in giro, fra cui una lente speciale con cui avrebbe Degona avrebbe potuto vederla e parlarle, cosa che mandò in visibilio la bambina e alcuni libri che Riddle le aveva chiesto, secchione come sempre.
Lasciati soli i marmocchi per un po' ai loro regali, Lucilla posò lo sguardo su Hermione che le sedeva davanti.
Aveva un'aria strana...ma la Grifoncina le sorrise comunque.
- Allora? Che tipi sono?-
- I genitori di Caesar?- rise la Lancaster - Due ghiaccioli a prima vista, ma ci ho parlato poco. Molto cortesi comunque. Sua madre vive sulla luna credo e suo padre sembra tanto docile ma a quanto mi ha detto Demetrius, quando perde la pazienza con Leiandros scatena da solo maremoti e terremoti.-
- Leiandros?- ghignò Hermione - Il fratellino di Caesar? Fammi ridere dai! Lo manda al manicomio vero?-
- E' una specie di dandy.- le spiegò la mora - Credo si sia ripassato tutte le donne presenti e Caesar non lo sopporta, ha cercato di tenersi lontano da lui per tutta la sera ma Leiandros lo segue come un cucciolo. Pare abbia molto stima di lui.-
- Hn, sarebbe il primo.- frecciò la strega, scatenando l'ilarità degli altri.
- Ah...mi ha detto di darti questo.- Lucilla parve ricordarsi di qualcosa all'improvviso: schioccò di nuovo le dita e le apparve fra le mani una scatola di legno scuro, che porse poi alla Granger. La ragazza la guardò senza capire. Si trattava di una scatola normale, di legno lucido ma vecchio, con un piccolo lucchetto.
- Regalo di Cameron.- le disse la demone.
- Ma tu guarda...ha detto che non mi faceva niente.- ghignò Hermione, mentre Draco sfrigolava nel suo angolo.
- Mi pare che abbia detto che te lo dava in ritardo per ripicca.- aggiunse Lucilla, che sapeva cos'aveva combinato - Ha detto che è una punizione per oggi pomeriggio.-
Vedendola arrossire vagamente, cosa mai successa visto che la Granger era una piuttosto sicura di sé, i ragazzi pensarono subito a qualcosa di sconcio e infatti lo era, ma non dissero nulla perché la videro spalancare la bocca, all'apertura della scatola. Ne tirò fuori un grosso libro di pelle, con una cinghia a chiusura e delle rune d'argento.
- Oddio...- alitò la Grifoncina, facendosi aria con la mano - Oddio...oddio...questo...-
- Cos'è zia Hermione?- cinguettò Degona curiosa.
- Il Grimario di Caesar .- rise Tom, mezzo sconvolto - Mamma mia Herm! Ma come l'hai convinto?-
- Eh... sapessi...- frecciò Edward in sottofondo, prendendosi dietro una scarpata dalla Granger.
- Complimenti tesoro.- rise la Lancaster - Sono anni che rompi e alla fine l'hai convinto. Devi insegnarmi qualche trucco...- aggiunse maliziosa ed Herm arrossì di nuovo, scoccandole un'occhiataccia - Lucilla, ti prego!-
- Eddai, aprilo!-
Senza farselo ripetere due volte, la strega dagli occhi dorati aprì la cinghia con mano tremante, sentendo la delicata pelle scura del libro liscia e morbida sotto le dita ma quando cercò di aprire la copertina però, non ci riuscì. Era come...incollata. Sbalordita, fece per chiedere spiegazioni quando sulla pelle apparve una scritta marchiata a fuoco dal carattere piuttosto prosaico.
"Ne devi mangiare ancora di pagnotte prima di riuscire ad aprire questo libro! Quando sarà ora si aprirà da solo! E un'altra cosa...resto sempre più furbo di te. C."
- MA TU GUARDA CHE STRONZO!- urlò per tutta la casa, balzando in piedi furibonda.
- Su, su...- Lucilla aveva posato entrambe le mani sulle delicate orecchie di sua figlia, mentre gli altri la guardavano un pelino preoccupati - Dai Hermione. Ci sono i segreti di un demone lì dentro, non puoi pretendere che sia facile da aprire no? E poi lo sai com'è permaloso.-
- Permaloso un corno!- sbraitò la strega, atterrendo i presenti - Adesso me ne torno dritta a casa e lo strangolo!-
- Torna per Santo Stefano.- le ricordò la Lancaster - Basta avere pazienza.-
- L'ho esaurita la mia pazienza con quello lì! E mi prende anche in giro!-
- Ma si può sapere che gli hai fatto per pungolarlo così?- ridacchiò Ron.
- Che vada al diavolo!-
- A quando il matrimonio?- insinuò Jess ridacchiando.
- E smettetela tutti!- sbuffò sempre più imbarazzata - All'inferno lui e i suoi stupidi scherzi! Adesso vado a casa e gli allago il castello! E gli spacco la sua maledetta collezione di spiriti sotto sale!-
- Spiriti sotto sale?- Ron era perplesso - Che roba è?-
- Niente di bello da vedere, te lo garantisco.- lo assicurò Tom.
Andarono avanti ancora a chiacchierare ma quando il pendolo batté l'una, Degona era ormai addormentata fra le braccia di Lucilla. Liz fece per prendergliela e portarla al secondo piano, a letto, ma Tristan la bloccò e fu lui stesso con la Lancaster a portarla a dormire.
Posando la bambina sotto le coperte però non fu bello come Lucilla se l'era immaginato.
L'aveva già fatto in quei mesi, ma stavolta non poteva riposare con lei...e far arrivare l'alba, guardandola dormire come un angelo. Se ne andava di nuovo. Aveva potuto stringerla solo per un'ora.
Rimase in piedi a fissare il corpicino di sua figlia sotto le pesanti coltri di piuma, sentendosi a pezzi.
Non riusciva neanche a sollevare la mano, per carezzarla.
- Non ce la faccio più.-
Ecco, era stato facile dirlo. Sussurrarlo. Era semplice dire la verità. Liberarsi da un peso.
Tristan, al suo fianco, non fiatò. Fissava Degona e non le staccava gli occhi di dosso.
Ma dentro aveva l'inferno.
Per lui non era più facile. Non era mai stato facile. Perché era sempre stata lei a combattere. E lui, un debole essere umano, non aveva mai potuto proteggerla. Nemmeno ora poteva salvarla. Le parole non serviva, la magia nemmeno.
Era inutile.
- Ti amo Tristan.-
Lo stava supplicando di risponderle. Nel suo tono c'era come una preghiera.
Le prese lentamente la mano e se la portò alla bocca. Dopo averle baciato il palmo la prese fra le braccia e socchiuse gli occhi, sentendola tremare. Tremava...ma il suo cuore non batteva. Gl'importava?
No. Non gli era mai importato. Mai. Ricordò all'improvviso un giorno, al secondo anno a Hogwarts.
A dodici anni dopo aver litigato come al solito e averla chiamata mezzosangue, Tristan l'aveva bloccata contro il muro...e aveva appoggiato il capo al suo petto. Era stato strano per lui non sentire veramente battere nulla in quel piccolo petto. Poi però...era accaduto qualcosa. Lucilla aveva tremato, esattamente come in quel momento, e ancora mezzo demone, il suo cuore aveva iniziato a battere di colpo, all'improvviso.
L'aveva spinto via e da quel momento non gli aveva più permesso di avvicinarsi a lei.
Le aveva fatto battere il cuore una volta. Il suo batteva sempre per lei...e niente sarebbe mai cambiato.
- Ti amo Lucilla.-
Si scostò appena e le carezzò il viso mentre lei per una volta si strinse forte alle sue spalle, fragile e indifesa. Poi lo baciò, affondando la bocca nella sua come le era sempre stato impedito di fare per troppo tempo.
A lungo allacciati, si separarono quando Lucilla doveva ormai andarsene. Quell'ora di paradiso era finita.
La lasciò andarsene, sparirgli fra le braccia come un nuvola di fumo.
In fondo non poteva fare altro. Ma non disperava ancora. Non l'aveva mai fatto e non avrebbe cominciato proprio ora.
Si sedette e accarezzò dolcemente la testolina boccolosa di Degona, sorridendo con gli occhi lucidi.
Era figlia sua. Sua e di Lucilla.
Avrebbe sempre avuto una parte di lei. Sempre.

Alle tre di notte gli avventori si erano ormai dileguati anche se gli ospiti di casa Black erano ancora tutti in salotto, a ridere e chiacchierare come tanto tempo prima.
Harry stava in cucina, a guardare il cielo scuro dall'ampia finestra ma con l'orecchio teso a sentire quelle voci amiche.
Accidenti, ora ce n'era di nuovo una in più.
C'era quella che gli era mancata tanto. Sentiva la risata dolce di Hermione mentre Ron le raccontava qualcosa di buffo.
Era lei, era tornata.

"Non essere troppo felice..."

Ad Harry cadde di colpo la tazza di caffè che si era preparato. Andò a terra in frantumi e lui rimase a fissarla, gelato.

"Andiamo, Harry...lo sai...la felicità non esiste."

Il bambino sopravvissuto sorrise vagamente, inginocchiandosi e cominciando a raccogliere i pezzi, non molto attento a non tagliarsi. Il suo sorriso pigro diventò un lento e sinuoso ghigno perfido, che gl'incendiò gli occhi e la cicatrice.

"Non ti chiedi come mai riesci anche a sentirmi adesso? Eh? Che fine ha fatto l'Occlumanzia, Harry Potter?"

- Harry? Tutto bene?-
- Si, stai tranquilla.- Potter dette un rapido bacio ad Elettra, buttando i pezzi rotto della tazza nella spazzatura.
- Sei sicuro?- Elettra lo fissava attenta e se mai qualcuno avrebbe potuto accorgersi che qualcosa in lui non andava come doveva, quella era proprio la sua ragazza. Solo Elettra avrebbe potuto capire...

"Ti sei mai chiesto perché ti ami, Harry? Perché lei ti ama?"

- Harry, non mi nascondi niente vero?-
- No.- mentì ridendo, sentendosi stranamente innocente - Perché me l'hai chiesto?-
- I ragazzi dicono che sei strano in questo periodo. E io quasi non ti vedo più e ...- non la lasciò finire che le chiuse la bocca con un bacio, stringendola forte e possessivo, annegando anche la voce di Voldemort, la vendetta e l'odio nell'amore che provava per lei.
Basta, doveva smetterla di starlo a sentire. Doveva smetterla di parlare con lui.
Un tempo aveva pensato di essere malato, sbagliato...ad andare a cercare il suo nemico. Ora non sapeva più neanche cosa fosse peccaminoso e cosa lindo. Ora si sentiva come se niente, nato fra lui e Voldemort in quei mesi, potesse essere sbagliato.

"Hai paura Harry?"

No. Io non ho paura.
Non ho mai avuto paura di te.

"E allora per chi hai paura?"

Tom. Harry appoggiò il viso alla spalla di Elettra, inspirando a fondo.
Tom. Voldemort non sapeva di lui. E non avrebbe mai dovuto saperlo. Mai.
O...gliel'avrebbe portato via. Come aveva cercato di portargli via tutti gli altri.
Sirius, Ron, Hermione...no, basta. Non gli avrebbe portato via più nessuno. Il piccolo Tom meno che mai.

"Non hai paura di morire...perché? Perché non hai paura di morire, bambino sopravvissuto..."

Perché non sono un vigliacco come te! Non sono un vigliacco!
Tu hai solo paura che tutto finisca! Hai continuato a vivere come un fantasma perché avevi paura che tutto finisse!
Sei solo un vigliacco!
Continuò a urlarlo forte nella sua testa, raggiungendo gli altri mano per mano con Elettra che però sembrava altrove, esattamente come lui. Anche lì seduto accanto al fuoco, anche lì accanto a quelle persone, ora di colpo voleva tornare a Hogwarts, al Velo. Voleva vederlo.
Voleva lasciarsi convincere da lui che dopo tutto quella loro guerra aveva avuto un senso.
Aveva perso i suoi genitori per un motivo vero? Non per...una vendetta senza senso...
Doveva convincersi che tutte quelle morti attorno a lui avevano avuto un perché. Che Voldemort non era stato solo un folle. Doveva crederlo. Ne aveva bisogno.
Stava male, stava troppo male. C'erano giorni in cui la nausea lo uccideva.
E Tom...coi suoi occhi blu che in lui non vedevano peccato gli davano il colpo di grazia.
Quel bambino amava l'uomo che aveva ucciso il Lord Oscuro.
Amava il ragazzino di sedici anni che aveva trapassato con una spada suo padre.
Non ne era degno. Non sarebbe durata. Non sarebbe potuta durare.
Tom presto l'avrebbe odiato. Tutto sarebbe di nuovo andato in pezzi.
E Voldemort era sempre nella sua testa...ormai ovunque fosse lui lo accompagnava come un'ombra discreta. Se dormiva, dormiva con lui, se respirava era nel suo fiato, che ascoltava era nelle voci dei suoi amici.
Un'ombra. Era sempre stato quello. Un'ombra nella sua vita.
Quel lato oscuro del suo cuore che viveva di ombre e vendetta.
- Sfregiato, fuori.-
Alzò il capo sentendo quell'ordine perentorio di Malfoy. Cosa voleva? Che andasse fuori?
Lo guardò come un alieno ma si alzò comunque dal divano, cercando di tenersi in piedi anche dopo tutto il whisky incendiario che si era scolato con Sirius e Duncan quella sera. Lo seguì docile fuori in giardino ma una volta lì la sua futura cintura di serpente albino lo ignorò palesemente, svaccandosi su una poltrona dell'arredamento del giardino imbacuccato nel suo lungo cappotto nero.
- Ebbene?- lo incalzò Potter.
- Cosa?- Draco si mise una sigaretta in bocca e se l'accese, senza prestargli la minima attenzione.
- Ma sei scemo? Perché mi hai portato fuori?-
- Mi vibrava il bracciale.-
- A me continua a far pernacchie e allora?- sbottò nervoso.
- Senti Potter...se hai i nervi dimmelo subito che vado a prendere la bacchetta.- gli disse serafico, ghignandogli in faccia - Stai facendo preoccupare Elettra e Weasley, te ne accorgi? Quale cazzo è il problema? L'ennesima crisi esistenziale?-
- Malfoy se non le vuoi prendere non ficcarti mai in questo discorso.- lo minacciò duro.
- Oh, che paura.- Draco dette un rapido tiro, continuando a sfidarlo con gli occhi di tempesta - Le tue stranezze sono aumentate da ottobre, lo sai? È da quando che sei andato nel corridoio del terzo piano che sei così.- e ridacchiò, vedendo Harry irrigidirsi - Cos'è, credi che solo Dalton abbia gli occhi e il cervello per collegare due cose in croce? Ti conosco troppo bene Sfregiato. Avanti.-
- Tanto non capiresti.-
- Cosa non capirei?-
Harry distolse lo sguardo - Niente.-
- Dì Potter...ti ho mai giudicato?-
- Come prego?-
- Lo sai che mi diverto a pungolarti ma ti ho mai giudicato io?-
Il moro fece mente locale per la prima volta. No. In effetti Draco gli dava addosso, lo aveva sempre fatto ma non si era mai permesso di giudicarlo in base alle sue scelte. Ok, detestava il suo ficcarsi nei guai, i babbani e i mezzosangue, la sua vendetta e tutti gli Auror che lo seguivano ma non aveva mai bollato le sue scelte.
Che fosse davvero lui l'unico in grado di ...no, no! Scosse il capo, lasciando il biondo a studiarlo attento.
No, nemmeno Draco avrebbe mai potuto accettare che Voldemort per lui fosse diventato un'ossessione.
Nemmeno Draco.
Quello era un segreto che avrebbe dovuto portarsi nella tomba. Proprio come il suo odio.




 

 

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Capitolo 35
*** Capitolo 35° ***


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- Possibile che anche a Natale devi avere quell'aria da cadavere?-
- E possibile che anche a Natale tu debba darmi il tormento in questo modo duchessa?-
- Non chiamarmi duchessa, stupissimo Legimors!-
- Che tu possa crepare seppellita sotto la tua maledetta torta di limone!-
- Ragazzi! Insomma finitela! Siete più irritanti dei postumi di una sbronza, Dio del cielo!-
Claire King e Damon Howthorne smisero di colpo d'insultarsi davanti ai cancelli di Cedar House quando la duchessa Mary Linton King, la madre di Cloe, zittì i due quasi arrivando ad usare la bacchetta.
- Siete seccanti, un po' di silenzio!-
- Appunto, è Natale!- continuò Lord Michael Howthorne, scoccando un'occhiata gelida a suo figlio.
- Natale, Natale...- rimbeccò Damon - Non lo sopporto il Natale!-
- Eddai, almeno lo passerai con Tom e Draco.- lo placò Brian King - Non sei contento?-
- Se fossimo soli si.-
- Faccio finta di non aver sentito.- sibilò Lord Michael - Mi aspetto un minimo di decoro, chiaro?-
- Agli ordini.- sibilò Damon.
All'ingresso trovarono Miss Teresa che si premurò di accompagnarli tutti alla porta di Cedar House dove c'era Elisabeth a fare gli onori come padrona di casa.
Ci furono le solite carinerie che fecero sboccare i due maghetti poi finalmente entrarono nella casa dei Mckay dove Tanatos, Jess e Tristan stavano già litigando sui vini da mettere in tavola.
In salone c'erano Liam Hargrave, Rose e Nadine Mckay, il padre di Edward, i Weasley al completo, i Zabini, Narcissa, Andromeda, Sirius e Remus, più tutta la congrega di Harry, tranne May che era andata dai suoi in Irlanda con sommo giubilo di Dalton anche se nessuno ne capiva bene il motivo.
- Ciao porta guai.- Draco scoccò un breve sorriso a Damon che andò a sedersi accanto a lui non appena riuscì a sfuggire alle grinfie di suo padre - Buon Natale.-
- Un accidenti.-
- Hai dormito male per caso?-
- Che fai, mi prendi anche in giro? Certo che ho dormito male!-
- Forse gli servirebbe un goccetto per riprendersi.- cinguettò Edward dall'altro capo del divano.
- Tu stattene buono e non tarare le giovani menti!- lo rimbeccò suo padre, George Dalton, fissandolo storto.
- Ma parli tu che mi hai insegnato a bere a otto anni.-
- Si, il vino da tavola. Non una bottiglia di liquore!-
- Ah, che bellezza i padri.- rise Ron seduto accanto al camino.
- Un dono di Merlino.- frecciò anche Harry, prima che Sirius arrivasse a scompigliargli i capelli.
Dopo gli auguri di rito si formarono i primi gruppetti e finalmente Damon e Cloe riuscirono a sganciarsi per filare dritti su nelle camere degli ospiti, accompagnati da un elfo domestico.
Si fermarono davanti alla camera di Degona e una volta dentro non poterono trattenere una risata.
- Ciao ragazzi!- Tom appena si avvide di loro fece un sorriso che illuminò tutta la stanza - Buon Natale!-
- Ciao Tom.- rise Cloe scuotendo il capo - Yankee...ciao Degona!-
- Ciao Cloe!- cinguettò la bambina, mentre per dimostrazione alla Diurna e a Riddle faceva svolazzare ogni singolo oggetto avesse in camera senza mai farlo cadere - Ciao Damon! Avete visto come sono brava?-
- Brava senz'altro.- borbottò Trix - Fra noi che siamo più grandi non ci riesce nessuno.-
- Allora?- Tom raggiunse Damon sulla porta mentre le fanciulle si mettevano a far capannello vicino al camino - Tutto bene? Ci sono anche i tuoi?-
- E certo, figurati se mancavano. L'altra volta non hanno potuto parlarti ma credo che oggi subirai il terzo grado. La mia adorata madre vuole conoscere l'elemento pericoloso della mia vita.-
- Ah, già...- alitò Riddle.
- Ma smettila. Che dica quello che vuole.- sbuffò Howthorne - Sai fin troppo bene come la penso.-
- Si.- sorrise il maghetto - Piuttosto che avete fatto ieri?-
- La duchessa s'è rimpinzata di torta al limone.-
- E quel cretino del tuo migliore amico ha tenuto il muso tutto il giorno perché ci hanno costretti a stare in casa.- finì la King da lontano - E voi invece? Festa grande?-
- Si, ci siamo divertiti.- sogghignò Beatrix - Ma niente nemici in giro per fortuna.-
- Se non contiamo le lame che volano ogni volta che Draco e Harry litigano per qualcosa.- aggiunse Tom alzando le spalle paziente - Ah, Jess ci ha ghiacciato il laghetto stamattina...nel caso volessimo pattinare al sicuro...-
- Vuoi proprio farti mandare al diavolo Riddle?- rognò Damon scatenando le risate degli altri.
Venne l'ora di pranzo e tutta la congrega si abbuffò di nuovo, come se la sera prima avessero digiunato ma l'appetito andò comunque in salendo ad ogni portata che quell'esagerata di Liz aveva fatto preparare ai cuochi.
Fra chiacchiere assolutamente pallose dell'alta società che interessavano solo le mummie, Harry si ritrovò a vagare con la mente fino a Hogwarts.
A mala pena sentiva le voci di chi lo circondava...
- Harry....Harry...ehi, mi senti?-
Potter abbassò lo sguardo smeraldino su Elettra che per l'ennesima volta lo guardò, stringendogli la mano.
- Dopo tu vieni a casa con me.- gli sibilò a bassa voce.
- Cosa?- le chiese, quasi senza capire.
- Dopo vieni a casa con me.- ribadì seria - E non voglio sentire altro.-
- Ehi ragazzi...- cinguettò Ginny seduta fra Ron e il suo ennesimo ragazzo - Che avete in mente di fare oggi?-
- Dormire.- cinguettò Edward angelico - Così riprendo le energie.-
- Ma che energie. Sono giorni che non fai niente.- lo rimbeccò Blaise.
- Che ne sai che faccio di notte.- ridacchiò l'ex Corvonero, prendendosi un accidentale calcio sotto al tavolo da qualcuno che non era in vena di sentire cazzate - Comunque io oggi faccio vacanza, voi arrangiatevi. Herm?-
- Eh?- la ragazza sollevò lo sguardo vacuo dal piatto in cui aveva piluccato l'anatra - Ecco, volevo fare due passi per Londra, a Notting Hill. Devo vedere una persona.-
- Amante?- ironizzò Edward, prendendosi un altro calcio.
- No.- rise la ragazza - Solo un vecchio amico. Poi ho la giornata libera.-
- Bhè, possiamo fare una passeggiata in centro.- le propose Ginny - Elettra, tu vieni vero? Verso sera però, prima ho promesso a Michael il meritato riposo di voi poveri ometti senza energie.-
- Poveri ometti a chi?- rognò Ron - Oh, io lavoro sai? Mica come te!-
- Come me cosa?- gli rinfacciò Ginny - Io che faccio al Ministero secondo te?-
- Rimetti in ordine gli schedari.-
- Che certa gente poi butta all'aria controllandoli impropriamente...- aggiunse Edward sarcastico, prendendosi il terzo calcio nella caviglia. A quello alzò gli occhi bellicosi su Malfoy, che invece continuò a buttare giù il vino e a parlare con sua zia Andromeda e ai Mckay, riguardo a una qualche follia della famiglia Black.
A quanto pareva i Black si erano chiusi nella loro villa nel Devon con una congrega di Mangiamorte impressionante.
- Perché non andare lì e buttarci una bomba?- propose Sirius quasi sazio, seduto accanto a Remus e Narcissa - Tanto non se ne accorgerebbe nessuno. Saranno fuori in giardino a molestare i babbani.-
- Sirius, ti prego.- lo bloccò Andromeda prima che se ne uscisse con altro davanti ai bambini - Non puoi buttarci dentro una bomba. Risalirebbero subito a noi.-
- Perché?- soffiò Narcissa, centellinando il vino rosso - Hanno così tanti nemici.-
- E poi io ci tengo a firmare la mia opera.- ironizzò Draco perfido.
- Oh, di questo se ne ricorda tutta Grifondoro.- gli rinfacciò Elettra ridendo.
- Non è necessario rovinare quella bella villa comunque.- s'intromise Hermione con tono dolce ma essenzialmente indifferente come quello di Malferret - Basta entrare quando meno se l'aspettano.-
- Ehi, aspettate il 27 per organizzare retate ok?- ghignò Milo accanto a Tanatos, che stava a capotavola - Così mi organizzo e chiedo in prestito un po' di leccapiedi a mio zio.-
- Io non capisco come fate a parlare di quella gente con così tanta tranquillità.- sussurrò Liz, attaccandosi letteralmente al braccio di Tristan - Ho letto cose orribili dei Mangiamorte negli ultimi tempi.-
- Sono pecore ormai.- le disse Jess, finendo la porzione d'insalata - Senza il capo branco sono facili da disperdere.-
- Ha ragione Jess.- annuì anche Clay, con Edward e Ron - Cercano sempre di riorganizzarsi ma non ce la faranno.-
- Potreste evitare di parlare di quest'argomento con me e Tom presenti?- sibilò Harry rompendo di colpo la conversazione con un tono di voce talmente gelido da far rabbrividire perfino Draco.
- Scusa Harry.- borbottò Tristan a nome di tutti - Scusa, ma ci viene naturale.-
- Bhè, fatevi passare questa mania.- rimbeccò sempre più duro, buttando il tovagliolo sulla tavola e alzandosi - Vado fuori a prendere un po' d'aria. Quando c'è il dolce venite a chiamarmi.-
Dopo la sua uscita fra i commensali ci fu un attimo di silenzio imbarazzato, subito spazzato via dall'irruenza della piccola Degona che trascinò gli Auror in un racconto delle imprese di Harry e della sua mamma, quattro anni prima.
Intanto fuori in giardino, sotto la neve che continuava a cadere in grandi fiocchi, il bambino sopravvissuto inspirava con forza, cercando di calmarsi.
Ancora...continuavano a parlare davanti a Tom di suo padre. Dovevano smetterla. Dovevano finirla!
- Harry...-
Potter si volse appena, trovando l'oggetto dei suoi pensieri appostato col nasino in su verso di lui.
- Mostriciattolo.- gli disse, levandosi la sciarpa e mettendogliela al collo - Copriti che fa freddo.-
Tom con le gote rosse gli sorrise felice, tornando poi a guardarlo tutto attento - Harry, sei strano.-
- Sono sempre strano.- gli rispose il moro.
- No, più del solito.-
- Stai tranquillo Tom.-
- Harry...- il piccolo Riddle assunse un'espressione da cucciolo che riuscì a intenerirlo - Lo sai che prima sentivo quello che sentivi tu, vero?-
- Si.-
- Adesso però hai messo una barriera. Perché?-
- Ci sono cose, brutto mostriciattolo, che non dovresti sentire. Tantomeno vedere.- gl'ingiunse Harry malizioso.
Arrossendo come un peperone, il maghetto proseguì: - Non è che c'è qualcosa di più?-
- Se hai paura che stia macchinando qualcosa per uccidere tuo cugino ti sbagli.-
- Allora non è successo niente.-
- No, te l'ho già detto.- Harry si sforzò ma gli carezzò i capelli e si sentì meglio con se stesso - Non ti devi preoccupare per me, ok? Pensa solo a stare tranquillo in queste vacanze.-
- Ne abbiamo bisogno tutti. Sembri stanco. Non è che ti fanno ancora problemi per me per caso?-
- Mi fanno problemi per tutto.- gli sorrise, continuando a scompigliargli la testolina color ebano - E' una vita che me li fanno, ci sono abituato Tom. Lo farai anche tu.-
- Non è giusto che facciano grane a te.- rispose il bimbo - In fondo è colpa...-
- Tom.- lo fermò Harry - Mollala.-
Riddle lo scrutò ancora, poi la sua espressione si addolcì - Sei diventato gentile.-
- Bhè, non ti ci abituare.- ghignò Potter afferrandolo per il cappuccio e trascinandolo dentro. Dette il permesso al figliastro di pattinare tutto il giorno dentro a Cedar House, poi con una nuova serenità d'animo l'Auror tornò a sedersi a tavola giusto in tempo per vedere tutti i Black e l'unico Malfoy della tavola ammazzarsi per la torta al cioccolato e Claire King cercare di uccidere Damon per la sua torta al limone.
Più tardi quel pomeriggio si spostarono tutti accanto al fuoco, chi a giocare a carte, chi a sfumazzare sigari, chi a ciarlare al vento, i Weasley a giocare a scacchi e i Mckay come nella loro migliore tradizione di famiglia a maledirsi.
- Bah, non ci sono più i giovani di una volta.- sentenziò Tanatos Mckay, quando Jess che era ancora il suo pupillo gli disse chiaro e tondo che non aveva voglia di andare a caccia a Santo Stefano. E per caccia, i Mckay intendevano a caccia di vampiri.
- Non sai quanto hai ragione.- gli disse Liam Hargrave, mentre Hermione sospirava - Ma se non altro i tuoi figli non hanno ancora fatto disastri irreparabili. Mia nipote invece ha macchiato il nostro casato per sempre.-
- E che sarà mai.- rise la ragazza, tranquilla.
- Macchiato il casato...- Draco, che stava seduto accanto a Tanatos e Jess, non poté trattenersi - Dio, Liam. Lei parla come quella mummia di mio nonno, pace all'anima sua. E guardi che non è un complimento.-
- Su questo non c'erano dubbi, tuo nonno era un verme.-
- Se non altro siete d'accordo su qualcosa.- frecciò Hermione finendo il brandy.
- Ma che ha fatto tua nipote?- chiese Tanatos a cui Herm era sempre piaciuta - Per quel che ne so è un'Auror. Non mi sembra abbia macchiato un bel niente...considerando che il manto immacolato di voi Hargrave è andato a farsi benedire insieme al numero delle tue cospicue amanti, Liam.-
- Che umorista Mckay.- rispose acido il vecchio lord.
- Lasci perdere Tanatos.- sospirò la Grifoncina - Ho disonorato il casato perché sono diventata una gagia e...-
-...e perché hai amanti piuttosto discutibili.-
- Nonno!- sbuffò Hermione scuotendo il capo, mentre Draco tratteneva i ringhi a fondo gola - Insomma, lascia in pace Caesar! Se l'avessi sposato che avresti detto eh?-
- Sposato?- Jess rise divertito sul serio - Ma non avevi detto che eravate amici?-
- Tesoro, leggi fra le righe.- lo incalzò Elettra, seduta in poltrona con Harry e Ron.
- Bhè, Liam...se tua nipote lo ama...- iniziò Tanatos.
- Lo ama cosa?- sbuffò Hargrave - Un corno! Non glielo permetterò mai!-
- Ma perché ti fai tutti questi castelli adesso?- chiese la ragazza esasperata - E poi non ti è mai piaciuto nessuno degli uomini che mi è mai girato attorno.-
- Dalla fine di Hogwarts hai incontrato qualcuno?- le chiese Elettra dolcemente.
- Qualcuno, ma nessuno di interessante a parte Caesar.- le rispose - E poi il nonno è molto critico. Riuscirebbe a farmi vedere difetti inesistenti anche nell'uomo migliore del mondo temo. Trova difetti anche in Harry, temo.-
- Il patrimonio degli Hargrave è bello grande.- le ricordò Jess - A me rompono per meno, sai?-
- Che figata essere i primogeniti eh?- ironizzò Tristan, passando di lì con altro liquore - Milo, ne vuoi un goccio?-
- Ma si.- rispose il Diurno, sollevando il bicchiere - Comunque certe eredità è meglio perderle che trovarle.-
- Su questo sono d'accordo.- rispose Draco amaro - Ma come fai a mandare giù quella roba eh?-
- Basta farci la bocca.- rispose Morrigan - Se passa Trix provo a farglielo assaggiare.-
- Mi sa che te lo sputa in faccia quella.- ridacchiò Tanatos - Mi piace la ragazzina. Ha la lingua forcuta.-
- E' di Serpeverde.- gli ricordò Tristan - Come Damon.-
- Sono rimasto piacevolmente colpito, invece, quando Tom è entrato a Grifondoro.- aggiunse il padrone di casa.
- Posso dire che lo è stato per tutti.- annuì Ron - Non che la casa sia una garanzia ma...se non altro lì starà meglio.-
- I Serpeverde quando passa gli lanciano petali di rose.- raccontò Edward - Confesso che a volte mi preoccupano.-
- Già. Ma i serpentelli non hanno più il capo branco come anni fa.- bofonchiò Harry sarcastico. Draco gli rispose alzandogli tranquillamente il dito medio e spostarono il discorso sul tempo, visto che in quel momento i bambini scesero dal piano di sopra. Erano andati a cambiarsi con abiti più attillati ma pesanti per riprovare col pattinaggio sul ghiaccio ma Degona, come sua madre prima di lei, aveva conosciuto quella che per lei in futuro sarebbe stata una vera passione. La Cartomanzia.
- Papà! Papà sono uscite le carte!- cinguettò, portando fra le manine un grosso mazzo di tarocchi.
- Oh Degona! Non sta bene!- le ingiunse subito Liz preoccupata - Le carte non sono affidabili! E poi solo i Veggenti le sanno leggere bene. Avanti, dammi quel mazzo.-
- Aspetta.- Hermione si spose leggermente verso la bambina, guardandola curiosa - Dena, mi fai vedere cos'è uscito?-
- Va bene zia!- sorrise la bambina - Le ho fatto vedere anche a Damon sai? Lui dice che ho ragione!-
- Oh no.- Draco alzò gli occhi grigi su Howthorne - Che seccatura!-
- Ehi, io le ho dato solo qualche dritta.- si scusò il maghetto alzando le spalle.
- Pronta zia Herm?- disse intanto Degona alzando le manine col mazzo girato al contrario - Arrivano!- e stupendo un po' tutti i presenti il mazzo si mise a levitare sulla testa della piccola. Le carte si smembrarono e si misero a svolazzare a spirale nel salone, poi tutte tornarono nel mazzo, ridepositandosi nelle mani della bimba, tutte tranne quattro di loro. Una andò a depositarsi davanti a Draco, sul tavolino. Una in grembo a Hermione, un'altra sulla gamba di Potter mentre l'ultima si lasciò scivolare nel mezzo della stanza, sul tappeto prezioso davanti al camino.
- Cos'è uscito?- chiese Elettra curiosa.
- Hn.- Hermione fece una smorfia, girando la carta verso gli altri - La Torre.-
- Problemi in vista.- cinguettò Degona seria - Succederà qualcosa con la luna nuova zia.- ed Hermione quasi tremò, ricordando l'appuntamento con Jeager.
- Tu cos'hai Malfoy?- chiese Ron.
- Gli Amanti.- borbottò il biondo, osservando la figlia di Lucilla - A me che dici piccola?-
- Tra un po' ti sposi.-
- Cosa?- Draco emise un risolino incredulo - Tesoro, o sposo te o nessun'altra.- e se la prese in braccia, facendo ridere la bambina a crepapelle, che gli scoccò un bacio sulla guancia e poi, con aria da cospiratrice, gli disse qualcosa nell'orecchio. Qualunque cosa fosse doveva averlo scosso un po' perché rimase spiazzato e non riuscì più a dire nulla.
- Harry tu?-
- Indovina.- sibilò il moro, lasciando andare la carta della Morte sul tavolino - Il solito.-
- E questa...vediamo.- Tristan s'inginocchiò e girò l'ultima carta sul tappetto - Di bene in meglio, il Diavolo. Ehi diavoletta, ma che carte schifose! Non è che tu e Damon le avete truccate eh?-
- Il Diavolo?- Edward sogghignò malignamente - Ho qualche reminiscenza delle lezioni della Sinistra. Quando esce con gli Amanti non significa che c'è un traditore in giro?-
- Hai ragione sai?- Hermione assunse una vocetta melensa - Basta scoprire chi è il voltagabbana allora!-
- Per favore non cominciate voi due.- sospirò Ron sbadigliando - Gente, mi sa che vado a farmi una pennichella. Stanotte ho dormito poco.-
- Ti seguo. Sono stanco anche io.- borbottò Dalton.
- Non preoccupatevi dei ragazzi.- li assicurò Tristan, mentre Elettra si portava via Harry - Ce ne occupiamo noi.-
- Spero non vorrete credere a quelle carte.- fece Liz con tono ossequioso - Degona è solo una bambina.-
- La bambina più dotata che abbia mai conosciuto.- disse Liam - Come sua madre del resto. Vero Tristan?-
- Si.- annuì l'Auror con un mezzo sorriso - Ha molto di Lucilla.-
- Ogni volta che viene nel Golden Fields, l'umore di Lucilla cambia radicalmente.- sussurrò Hermione - Stanno recuperando il tempo perduto con una facilità che non avrei mai immaginato. È un'ottima madre.-
- Nessuno aveva dubbi.- annuì Jess - Bene, che facciamo fratellino? Ci vai tu dai mocciosi?-
- No, aspettate ragazzi. Vado io da loro.- li assicurò Hermione - Vado a pattinare un po'.-
- Ehi Malfoy.- sbottò Liam - Non vorrai lasciare una donna sola con cinque ragazzini vero?-
Draco alzò le sopracciglia, poi si mise in piedi - Ma certo che no, Führer.-
- Risparmiami il tuo sarcasmo da serpente ragazzo!-
- E lei si chiuda nel suo mausoleo allora!-
- Insomma finitela.- sbuffò Hermione, mettendosi il cappotto e i guanti - Nonno, lascialo in pace!-
- Ha sentito?- ironizzò il biondo sarcastico - Mi lasci in pace!-
- Sparisci, mezzo Black della malora.-
- Ehi, non insultate i Black!- rognò Sirius dall'altra stanza, seduto con Nadine a chiacchierare. Intanto i due ex piccioni presero il volo per il giardino nel più totale silenzio e raggiunto il laghetto ghiacciato di Cedar House nascosto fra le siepi imbiancate dalla neve, tagliate alla perfezione, rimasero a osservare le mosse di quei cinque piccoli disperati.
Tom e Damon erano perennemente col fondo schiena sul ghiaccio, perfino Degona stava in piedi e veleggiava allegramente davanti a quei due undicenni imbranati.
- E' incredibile.-
Hermione alzò lo sguardo per guardare Malfoy, avvolto nel lungo cappotto nero al suo fianco.
- Tom.- continuò Draco - E' incredibile.-
- E' eccezionale.- sussurrò anche la ragazza - Per un bambino che ha vissuto due anni interi di prigionia...-
Il biondo serrò la mascella, stringendosi nelle spalle. L'aveva sentita quella storia...ma non aveva voluto crederci.
- Dimmi quello che è successo.-
- Gli Zaratrox l'hanno rapito proprio davanti a Cameron Manor. Lucilla non ha potuto fare nulla. Per mesi lei e Caesar hanno cercato di capire dove avessero potuto averlo portato. I Bilancieri sono noti per la loro segretezza...poi tre mesi dopo la sua scomparsa capirono che era in Italia. Io sono andata a prenderlo. Ci ho messo un anno e nove mesi per farmi accettare da loro...poi ho raggiunto le loro segrete...viveva al buio, al freddo. E l'ho portato via.-
- A guardarlo sembra un ragazzino come tutti gli altri.- mormorò Draco in risposta.
- Si. E merita di poter vivere normalmente. Senza essere additato come il figlio di Lord Voldemort ma non credo che questo potrà mai accadere. Ho sperato tanto però che almeno Harry lo accettasse...-
- Hn.- Malfoy si accese una sigaretta, dando un tiro veloce - Chi gli ha spiegato dei suoi?-
- Lucilla. Gli ha detto tutti il giorno in cui andò a prenderlo e lo portò con lei da Caesar. Gli disse di suo padre, di sua madre. Tom, appena imparò a leggere, studiò la storia dei Mangiamorte, dei nostri anni a Hogwarts. E venne anche il giorno in cui chiese a me di raccontargli la storia del bambino sopravvissuto.-
- E cos'è successo?-
- E' accaduto l'anno scorso.- Hermione tornò a fissarlo, con gli occhi lucidi - Una sera mi chiese di raccontargli tutto di Harry. Voleva sapere se sapeva della sua esistenza, se fosse triste...se gli mancassero i suoi genitori.-
- Cosa gli hai detto?-
- La verità. Ha sempre saputo che Harry ha ucciso suo padre. E sai cosa mi ha spezzato il cuore? Il fatto che Tom dopo aver sentito tutto, mi abbia detto che forse Harry non aveva ancora finito coi suoi nemici.-
Tacquero e Draco dovette gettare via la sigaretta a metà.
Si passò le mani sul viso, distrutto.
- Dio...-
- Vi vuole bene.-
- Anche a me...piace.- disse Draco, un po' cupamente.
- L'ho visto.- Hermione gli sorrise a mezze labbra - Sei dolce con lui. Di solito non lo sei mai con gli altri.-
- Hn. Come si fa a trattarlo con indifferenza? Inciampa ogni due secondi, è la goffaggine fatta a persona.- tergiversò Malfoy, vedendolo cascare di nuovo con la faccia, ritrovandosi l'ennesimo bernoccolo.
- Non sei cambiato Draco.-
- Che intendi?-
- Fai ancora il ritroso verso chi ami.-
Lui tacque, puntandole addosso gli occhi grigi. La guardò come mai aveva fatto, sentendo che il passato tornava, tornava e lo sommergeva, ricordandogli tutto ciò che aveva perso. Tutto ciò che lei gli aveva dato.
Ricordò il loro prima bacio sotto la pioggia, la volta in cui lei gli aveva dormito sulla spalla durante una conferenza, il giorno della loro maledetta e benedetta scommessa, le battute, le frecciate, il loro lavorare e studiare insieme. La prima volta che avevano fatto l'amore, il suo modo di accarezzarlo, di sorridergli...di baciarlo, facendogli battere il cuore.
Il suo modo di non farlo sentire mai solo, indesiderato, respinto.
Ricordò la sua risata, il giorno del loro ultimo esame quando per ultimi si erano ritrovati nel corridoi, nervosi e ansiosi.
Ricordò il ballo di fine anno, lei col suo vestito bianco...la più bella di tutte.
Le notti passate insieme a letto, oppure alla finestra, a parlare, a litigare.
Cristo, senza di lei impazziva.
- Lo ami?- le chiese a bassa voce.
Hermione non distolse lo sguardo, capendo ogni significato di quella domanda.
- No.- rispose dopo un attimo.
- Allora perché stai con lui?- le chiese ancora, sgomento.
- Che cos'hai fatto in questi anni?- mormorò, malinconica.
- No, no...non metterla sullo stesso piano mezzosangue...-
- Non lo sto mettendo sullo stesso piano Draco.- alitò angosciata, con la voce sempre più flebile - Ma dimmelo...ogni volta che in questi quattro anni sei stato con qualcuna...perché l'hai fatto?-
Annientato, socchiuse le palpebre e il dolore lo invase.
- Ho sempre sentito freddo.- disse sincero.
Hermione deglutì, con le lacrime agli occhi - Anche io. Mi sentivo sola Draco.-
Un debole vento sollevò dei turbinii di neve e i capelli della strega le coprirono il viso. Fu solo un attimo, perché lui allungò la mano, come ipnotizzato, e glieli scostò con dolcezza...mista a rimpianto.
La mano si fermò sulla sua guancia e benché fosse intirizzita dal freddo, Hermione la sentiva calda, bollente.
Gliela prese, intrecciò le sue dita con lui.
Draco sentì il suo anello sulla pelle e le passò il pollice sulla gota, desiderando sostituirvi le sue labbra.
- Sei felice?- le chiese.
- Ho l'aria di una felice Malfoy?- singhiozzò, abbassando il viso.
Lui sorrise, emettendo un gemito quasi disperato. Malfoy...lo chiamava sempre per cognome quando non riusciva a guardarlo, quando si sentiva indifesa.
- E tu sei felice?-
- Con Potter tutto il giorno incollato?- provò a scherzare - Certo. Non lo vedi?-
La sentì ridere, poi quando rialzò il capo Hermione scostò dal viso la sua mano, continuando però a tenerla nella sua.
- E con lei?-
May. Draco gelò. May. Quel nome...
In un attimo si sentì male dentro. Qualcosa, come un turbine, un risucchio, cercò di spazzare via il viso di Hermione.
No, non era normale. Non era normale.
Ogni volta che pensava a May una maledetta sensazione ruggente gli ordinava quasi di staccarsi dalla realtà.
S'irrigidì, facendosi indietro.
- Draco?- Hermione lo fissò ferita - Scusami...non dovevo...non sono affari miei.-
- Mezzosangue...-
- Scusami, davvero...-
- No!- alitò lui, quasi aggrappandosi alle sue braccia con la testa che gli scoppiava - Hermione...c'è...c'è qualcosa che non va!- sussurrò, cominciando a vederci quasi doppio - La testa...-
- Draco! Draco cos'hai? Ehi!- la Granger impallidì, sentendolo quasi cedere di peso tutto addosso a lei - Oddio! Mi senti? Malfoy mi senti?-
- Si...- riuscì a balbettare, cercando di tenersi in piedi sulle gambe che sembravano diventate gelatina.
- Draco, cos'hai? Cosa ti succede?- gli chiese, passandogli le braccia alla vita.
- Non...non lo so...- disse a fatica - Il bracciale...Hermione il bracciale sta vibrando...-
La ragazza abbassò lo sguardo sul polso del biondo serpente e vide che il platino si agitava leggermente. Riproduceva uno strano suono flautato. Stava forse a significare qualcosa? Indicava pericolo?
- Vieni, ti porto in casa.- gli ordinò - Devi sederti e bere qualcosa di forte.-
- Ragazzi, che succede?- urlò Cloe dal laghetto.
- Che succede Herm? Quel porco ci sta provando?- ridacchiò Damon.
- Al diavolo...- ringhiò Draco, riprendendosi un attimo - Si rompesse quel ghiaccio maledetto!-
- Forza, lascia stare!- scandì di nuovo la Grifoncina - Andiamo dentro. Devi riprenderti.-
In casa, davanti al fuoco e un bicchiere di brandy parve che lo strano sintomo fosse passato ma Hermione non era per nulla convinta di quella situazione. - Ti capita spesso?- gli chiese, sedendosi di fronte a lui.
- Si, di recente si.- ammise, mandando giù un altro sorso di liquore.
- Ci hai pensato bene? Quando ti succede di solito?-
- Ogni volta che...- si bloccò, deglutendo. Che le diceva adesso? L'avrebbe preso per pazzo.
- Ogni volta che?- lo incalzò la ragazza.
Ricordò le reticenze di Hermione sulla loro Osservatrice e stentò a spiegarle tutto. Inoltre anche Dalton si era espresso dello stesso parere e mettere quei due al corrente della situazione significava scatenare un casino.
- E' personale?- lo interrogò allora la strega, vedendo che non parlava.
- Hn.- mugugnò appena.
- Dev'essere una cosa bella pesante se ti fa cadere come una pera.-
- Si.- Draco pensò che era ora di cambiare discorso. Ma doveva andare a fondo di quella faccenda ormai. Aveva capito come girava quel sintomo e non gli piaceva per nulla. Non era un fattore fisico. Quella era magia. Era magia bella e buona. E non intendeva sottostarvi. Doveva parlare con May. Immediatamente anche.
- Ti spiace?- si alzò e fece finta di nulla - Vado in camera a riposare.-
- No, anzi.- Hermione lo guardò senza aggiungere altro, ma era evidentemente scettica - Cerca di riprenderti.-
- Contaci.- sibilò andandosene. Oh, avrebbe riposato bene d'ora in avanti! Quella puttanata gli piaceva sempre meno. Non sapeva nulla d'incantesimi d'amore ma non era un idiota. Ogni volta che pensava a Hermione, regolarmente May gli entrava in testa e spazzava via i suoi sentimenti passati.
Era una questione che andava chiarita subito e una volta finito non ci sarebbe stato spazio per i dubbi.
Scrisse una lettera a May, in cui la pregava di tornare per il 27 senza tante storie e poi si mise sul serio a letto, sperando che un sonno sarebbe riuscito a rimetterlo in sesto ma prima avrebbe dovuto cercare di fare chiarezza dentro di lui.
E l'unica persona che avrebbe potuto dargli una mano era Blaise.


La neve continuava a cadere...cadeva incessantemente, tanto da risultare noiosa.
Harry continuava a fissarla, ma non la vedeva davvero.
Sentiva solo il suo cuore che si placava, il ruggito della sua anima zittirsi dolcemente, insieme al desiderio.
Il tenue profumo dei loro corpi uniti lo cullava.
- A volte penso che gli esseri umani scelgano il male solo perché lo scambiano per la felicità.-
Elettra socchiuse gli occhi, continuando ad accarezzargli dolcemente il capo.
Lui, steso sul suo corpo nudo, rimase a guardare fuori dalla finestra, restando al caldo e al sicuro dal mondo intero.
- Sto impazzendo Elettra.-
Sono pazzo...e non riesco a credere che sia sbagliato.
Aiutatemi
.
- Devi tornare a Hogwarts.-
No, non rimandarmi in gabbia. Ti prego.
- Harry...devi tornare laggiù...-
- No, non voglio.-
- Se non torni rimarrai legato a quel Velo per sempre.- la sentì gemere, piangendo per lui.
Sente le sue lacrime si alzò, distrutto, e passò completamente su di lei, chiudendole le mani sul viso.
Cominciò a baciarla, ad asciugarle ogni singola lacrima, benché avesse voluto piangere con lei e appoggiò la fronte alla sua. - Mi dispiace...mi dispiace Elettra...-
- Harry, devi tornare da lui.-
- Ne ho basta di tornare sempre da lui.- sussurrò amaramente - Voglio tornare in un posto dove lui non ci sia.-
- Non ci sarà mai quel posto se non torni ora a combatterlo.-
- Lui tornerà sempre.-
- No, non dirlo.-
- Posso ucciderlo all'infinito...ma lui tornerà sempre. Insieme a tutti quelli che credono in lui.- e scivolò via da lei, sedendosi sulla sponda del letto, con le mani in testa - A cosa serve combatterlo allora?-
- Harry...-
- Ne ho basta! Sono stanco Elettra! Tutto questo non è mai servito a niente!-
La ragazza lo fissò oltre il velo delle lacrime. Vedeva solo la sua schiena e tremava. Tremava come un bambino.
Il bambino sopravvissuto.
Ma forse quel bambino era morto. I maghi di tutto il mondo si erano sbagliati.
Voldemort era riuscito nel suo intento, 22 anni prima.
- Io non posso fare niente per te.-
Harry Potter si tolse le mani dal viso, con la cicatrice che scottava. Si girò a guardare la ragazza che amava e vide i suoi occhi azzurri calmi, vicini e lontani, dolorosamente contratti.
- Nessuno può aiutarti stavolta. Ron ed Hermione non ci saranno.- mormorò ancora, avvolgendosi nel lenzuolo - Sei solo Harry. Sei solo contro il suo fantasma. Vai da lui ogni notte per convincerti che tante morti hanno avuto un senso... che Cedric non è morto per nulla, che perdere Sirius non sia successo...vai da lui per convincerti che il suo odio avesse radici vere...e se anche le avesse Harry? Ha odiato suo padre, i mezzosangue, i babbani...ha versato sangue. Il suo odio aveva delle radici vere. Ma valeva la vita dei tuoi genitori Harry?-
Si sentì trapassare il cuore dalla lama del ricordo.
No. Tanto odio non sarebbe mai valso la vita di tutta quella gente.
- Non era buono, Harry. Lui era solo...un uomo.- continuò Elettra con le lacrime che riprendevano a rotolarle sulle guance arrossate dal pianto - Ma non puoi cercare di comprendere...o di trovare una ragione alla morte dei tuoi genitori...ti stai rovinando...e loro non lo vorrebbero. Tu sei Harry Potter, è vero. Sei il salvatore dei maghi, che tu lo voglia o meno. Puoi cercare di capire Tom Riddle. Se vuoi puoi farlo. Ma non c'è ragione...non c'è giustizia Harry! Non c'è giustizia in ciò che ha fatto!- alzò la voce, quasi senza accorgersene - Non c'è giustizia in ciò che ti ha fatto Harry! Se dovessi ragionare come lui allora dovresti prendere la bacchetta in questo istante, tornare a Cedar House e ammazzare Tom con la maledizione senza perdono come lui ha fatto con tua madre, che ha dato la vita per te! Ecco cosa dovresti fare...- lo fissò, vedendolo sgretolarsi come un sogno infranto - Ma non è così che va...Tom è un dono, Harry. E non devi buttarlo via. Come non devi buttare via la tua vita.-

Che qualcuno mi aiuti...
Aveva pregato, per sentire quelle parole. Aveva pregato per anni.
Tom Riddle era un uomo. Un uomo che aveva paura di morire. Che si era macchiato di sangue innocente, che aveva odiato, che aveva vissuto nel rancore. E che al suo peggior nemico aveva fatto il dono di un figlio.
Il piccolo Tom...era un regalo.
Gli occhi blu del bambino spazzarono via le tenebre in cui era avvolto.

- Cristo...Elettra...- Harry si piegò su se stesso, faticando a trattenere i singhiozzi.
Da quanto tempo non piangeva? Anni interi.
Artigliò le dita sulla faccia, sentendo scivolare via con le lacrime un dolore pesante come un macigno.
Un dolore che avrebbe continuato a schiacciarlo fino alla morte...ma ora si era fatto sopportabile.
Era solo, si. Era solo, lo era sempre stato.
Lui e Voldemort erano sempre stati soli.
Ma c'era qualcuno che stava comunque alle sue spalle. Che lo guardava con amore, rispetto, orgoglio.
Se si fosse lasciato morire...cosa ne sarebbe stato di Tom?
- Vieni qui.- sussurrò Elettra, prendendolo di nuovo fra le braccia, mentre affondava il viso nella sua spalla - Vieni qui.-
Continuò a cullarlo e ad accarezzarlo, sussurrandogli parole sconnesse che non avrebbe capito comunque, avvinghiato a lei come all'ultima mano protesa in suo aiuto.
- Elettra...- singhiozzò, abbracciandola tanto forte da farle male.
- Shhh...ci sono io. Va tutto bene. Stai tranquillo...- e gli baciò la tempia, stringendolo con altrettanta forza - Stai tranquillo Harry. Andrà bene...andrà...- Elettra serrò i denti, sentendo dentro di sé un misto di paura, rancore e ira avviluppate in un grumo mortale - ...andrà tutto bene amore.-
- Andrà tutto bene...-

 

 

 

 

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Capitolo 36
*** Capitolo 36° ***


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Il ventisette dicembre, verso le due di notte, accadde qualcosa a Lane Street che poteva essere tranquillamente catalogato come uno dei nuovi giochetti perversi dei Lestrange.
Metà della casa era uscita a divertirsi: Ron era andato dalla sua misteriosa fidanzata, Edward era sparito al cinodromo portandosi dietro Blaise ed Elettra (gli unici che ogni tanto riuscissero a fargli venire un po' di buon senso!) mentre May era tornata giusto quella sera e se ne stava nella camera di Draco, ad aspettarlo.
Tom dormiva pacifico nel suo letto, con Veleno a sonnecchiare sul suo piumino, mentre due sonnambule a caso, Hermione e Beatrix, stavano sedute in pigiama nel salone, davanti allo schermo ultra piatto, a girare da un porno all'altro, vista l'ora tarda, ma una in mano aveva una birra mezza vuota, l'altra un bicchierone di sangue.
L'apoteosi dello svarionamento di certi orari erano Harry e Draco che si erano ritrovati a farsi il bagno insieme (il biondo nella doccia, Potter nella vasca!) a causa di forza maggiore.
I loro bracciali si erano rimessi a fare le bizze.
- Ho messo su due chili.- bofonchiava Harry, accendendosi una delle Malboro di Malfoy, immerso nella schiuma.
- Hn, più o meno anche io.- gli urlò quasi il biondo, per sovrastare il baccano della doccia - E' colpa del pudding!-
- No bello, è colpa della fonduta al cioccolato di tua zia!- Potter se la sognava ancora. A quel dolce mancava solo la parola, poi sarebbe stato perfetto. Altro che due chili! Sirius come minimo ne aveva messi su quattro!
Fra tutti i Black e Draco doveva ammettere che non aveva mai visto nessuno così goloso di cioccolata.
- Cosa stanno facendo quelle due là in salone eh?- Draco spense la doccia, avvolgendosi un asciugamano blu scuro attorno ai fianchi ed uscendo dal box - Non è che la piccoletta si sta rifacendo i denti sulla mezzosangue?-
- Scusa ma credo sia poco probabile. Uno perché Trix ha bevuto tanto da scoppiare e due...non credo che riuscirebbe a mettere un dito addosso a Herm. Da quel poco che ho visto è diventata talmente potente da far spavento.-
- Si, ho notato.- borbottò Malfoy, mettendosi davanti allo specchio appannato - Peccato le si contino le costole.-
- E tu che ne sai?- Harry gli scoccò un'occhiata storta.
- ...L'hai detto tu no?- lo rimbeccò l'ex Serpeverde - Hai detto tu che era magra...-
- Ma vaffanculo Malferret.- fu la gentile e chiara risposta.
- Senti Sfregiato, non cominciare eh?- ringhiò Draco rabbioso, togliendo il vapore dello specchio con un asciugamano per le mani - Non capisco perché adesso tu debba metterti a fare certe insin...cazzo!- si voltò di scatto verso la vasca, picchiando il fianco contro il lavandino e spaventando Harry a morte.
- Che succede?- gli chiese il moro, guardandosi attorno frenetico.
- C'era...c'era qualcosa sulla parete!- ringhiò Draco, pensando che aveva lasciato la bacchetta in camera sua - C'era qualcosa, l'ho visto nello specchio Potter! ..Ehi...lo senti questo rumore?-
I due ghiacciarono, sentendo uno strano ticchettio risuonare per tutto il loro bagno. Come qualcosa che picchiettava aguzzo sulle piastrelle. Tipo...piccole zampe.
Non fecero in tempo a pensarlo che il loro sinistro invasore riapparve davanti ai loro occhi ma fu grazie alle grida che cominciarono a provenire da quel bagno che gli altri abitanti della palazzina si svegliarono dalla catalessi.
Tom stava uscendo dalla sua stanza, tutto arruffato e assonnato proprio quando May allarmata si precipitò fuori dalla camera dell'ex principe di Serpeverde in sottoveste e vestaglia rosa.
- Ragazzi!- li chiamò l'Osservatrice - Ehi, tutto bene lì dentro? Cosa succede?-
- Ma perché urlano?- si stupì anche Beatrix, arrivata dalle scale del primo piano in quel momento.
- Non è che quei due idioti se le stanno dando a quest'ora vero?- sbadigliò Tom - Non possono dormire?-
- Allora?- sbuffò anche Hermione, raggiungendo il gruppo con la bacchetta in mano - Falso allarme?-
- Non lo so...- le disse May, picchiando di nuovo sulla porta - Ragazzi, che succede?-
- C'è...c'è...- la voce di Harry giunse ovattata dall'interno del bagno - C'è...un fottuto ibrido formato scorpione che scorrazza sul pavimento!- urlò - E' gigantesco! Ma sembra aver paura dell'acqua...- aggiunse, visto che l'essere nero con più di dieci zampette aguzze piene di aculei sembrava stare lontano dall'acqua uscita nella colluttazione, considerato che Malfoy, dopo aver buttato sopra l'ibrido l'asciugamano che aveva sui fianchi, ora se ne stava nudo con tutta la gioielleria al vento insieme a lui, in piedi, dentro alla vasca.
- Ha paura dell'acqua?- disse Tom - Ragazzi, non è che è un ragno?-
- Maledizione, ha una coda enorme!- ringhiò Draco facendo traballare tutta la casa, mentre Hermione andava di sotto, prendeva un attizzatoio dal caminetto e tornava da loro.
- Ok...allora adesso veniamo e lo sistemiamo, va bene?- propose May.
- No!- urlò allora Harry.
- Come no?- bofonchiò la Aarons mentre Trix sorrideva all'arma improvvisata della Grifoncina - Dai ragazzi! È tardi, fateci entrare e sistemiamo la faccenda. È solo un ibrido, dai!-
- Insomma, May non entrare!- sbottò Potter - Non abbiamo niente addosso!-
A quella frase May dovette lasciar perdere ma Hermione, già stufa di tutte quelle menate, andò dritta alla porta e dette un paio di colpi - Ragazzi, sono io. Sto entrando.-
- Cosa???- sbraitò Draco, riconoscendo la sua voce - Senti, non abbiamo bisogno di...-
- E piantala!- disse la strega roteando gli occhi - Fra tutti e due non avete niente che non abbia già visto anni fa, quindi fatela finita. Adesso state buoni che sistemo tutto io ok?-
E in effetti sistemò tutto con calma. Entrò rapida e si richiuse la porta alle spalle, tenendo fermo con la telecinesi l'ibrido che aveva subito cercato di attaccarla. Si agitò parecchio e non fu facile controllarlo ma dopo averlo immobilizzato con la bacchetta, infilzarlo con l'attizzatoio fu un gioco da ragazzi.
- Ma che schifo...- Harry si sporse un po' verso di lei - Che roba è?-
- Non lo so...- disse la Grifoncina disgustata - Ma puzza da morire. E continua ad agitarsi...- aggiunse, visto che l'ibrido continuava a muovere le zampette appuntite in maniera frenetica - Torno di sotto, vado a vivisezionarlo...- e anche non volendo, un'occhiata le cadde dove non doveva - Volete che accenda il riscaldamento ragazzi?-
Venne cacciata fuori in malo modo, visto che ridacchiava come una matta e che quei due erano molto suscettibili sul loro armamentario da prestazioni, così dopo essersi presa una strana occhiata da May tornò di sotto, accompagnata da due curiosissimi maghetti undicenni che non vedevano l'ora di assistere.
- Io lo trovo un po' macabro.- disse la Aarons, osservando Hermione che piantava l'attizzatoio su un tagliere per impedire all'ibrido di fuggire - Ma vuoi davvero farlo qua?-
- Bhè, dovrete tagliare il pane da un'altra parte d'ora in avanti.- rispose la Granger senza neanche guardarla - Piuttosto, mi serve un coltello lungo e una mannaia. Devo staccare la coda a questo maledetto affare...credo sia velenosa.-
- E ha anche paura di Trix.- se ne uscì Tom, catalizzando l'attenzione delle due Auror.
- Come?- si stupì May.
- Si, guarda...- e indicò l'animale demoniaco che emetteva strani suoni acuti quando la Vaughn si abbassava su di lui, peggio ancora quando gli soffiava addosso coi canini bene in vista.
- Ma bene.- sorrise Hermione soddisfatta - Questo è un indizio, mi sarà utile.-
Superata la sparata sarcastica delle Grifoncina e dopo essersi ripresi i pochi brandelli di dignità che era loro rimasta, Harry e Draco uscirono dal bagno con addosso i pantaloni e anche una maglia, tanto per coprirsi meglio, ma una volta in cucina desiderarono tornare indietro.
- Oddio...ma cazzo mezzosangue!- sbottò Malfoy - Proprio qua dovevi farlo questo lavoro?-
Hermione e May, soprappensiero, sollevarono il capo contemporaneamente e il biondo, avendo capito la gaffe decise di modificare il tiro, raggiungendo il bancone della cucina con la bocca ben chiusa.
La Granger aveva l'anima del coroner, secondo lui. Aveva vivisezionato quel povero ibrido, che ora sinceramente gli faceva un po' pena, in un sacco di pezzettini. Gli aveva staccato la coda con un pungiglione da far invidia all'ape Maia, due strani arti con due chele che secondo il suo modesto parere avrebbero potuto spezzare anche un osso umano, le piccole zampette appuntite come coltelli e anche la testa.
- E' una macchina per uccidere questo coso.- sussurrò Harry.
- Non sai quanto hai ragione.- sibilò la Grifoncina, estraendo il veleno contenuto nella coda dell'animale demoniaco, mettendolo in una provetta e dandolo a Malfoy - Chiunque l'abbia creato è un bravo alchimista ma sinceramente l'ho trovato ancora molto debole.-
- Stai dicendo che era un prototipo?- le chiese May scettica.
- Si, lo trovo del tutto imperfetto.- continuò la strega dagli occhi d'oro - Intanto stava lontano dall'acqua, sembrava infastidito dalla presenza di Beatrix il cui sangue è di metà vampiro ed era, ripeto, molto lento nei movimenti. Secondo me era solo un giocattolino di prova dei Lestrange.-
- E meno male che dovevano far passare in santa pace le feste.- sentenziò Trix sarcastica.
- Che barba.- sbuffò anche Tom - Io me ne torno a dormire.-
- Ehi fermi voi due piccoli mostriciattoli!- sbottò May seria - E se ce ne sono altri in giro per casa?-
- No, non ce ne sono.- li tranquillizzò Hermione, guardandosi il bracciale al polso - Non rilevo niente.-
- Per adesso.- sottolineò May.
- Bhè, spero che non arrivi altro.- rispose l'altra serafica - Se hai delle premonizioni fammelo sapere.-
La Aarons se ne andò sospirando per tanta testardaggine in camera di Malfoy avendo però l'accortezza di dire anche davanti al biondo, proprio davanti a Hermione, che l'aspettava in camera loro.
Naturalmente il self control di Draco, cimentato in anni e anni di menefreghismo, gl'impedì di arrabbiarsi a dovere ma la seguì poco ordinando praticamente a Potter di fare un giro della casa mentre lui andava a sistemare alcune questioni personali in sospeso.
Andati a letto anche Trix e Tom, Harry scoccò un'occhiata strana alla sua migliore amica.
- Che c'è?- gli chiese sorridendo - Qualcosa non va?-
- No, niente.- alzò le spalle, dandole un bacio sulla fronte - Mi ha fatto solo ridere Malfoy in bagno.-
- Già. È impressionante come uno come lui tiri fuori la carta del pudore quando non sa neanche dove stia di casa.-
Potter ridacchiò, mettendosi sul fuoco del latte caldo - Tu lo vuoi? Lo prendi sempre col miele?-
- Si, grazie.- Hermione si lasciò andare sul divano esausta - Oddio, fare a pezzi quel coso è stata dura! Mi fanno male le spalle e i polsi. Colpa di quella mannaia...porca miseria ma per cosa la usate?-
- Oh, Tom ti ha dato quella di Malferret.- ghignò il moro raggiungendola con le tazze pronte - Quel deficiente la usa per tagliare cose di cui non so neanche il nome. Piante intendo. Per le pozioni.-
- Immagino.- rispose, portandosi la tazza fumante alle labbra - Stai meglio oggi?-
- Perché me lo chiedi?-
- So che c'è qualcosa che non va.- gli disse semplicemente - So che c'è ma non so cosa sia.-
- Ora va meglio.- Potter si passò le mani fra i capelli, incrociando le gambe sul divano - Cioè...non potrà mai andare meglio ma ogni tanto mi serve che qualcuno mi ricordi che non c'è solo il bianco e il nero.-
- Adesso vedi le sfumature Harry?- gli chiese in un sussurro.
- Si.- annuì serio e libero al tempo stesso - Prevarranno sempre il bianco e il nero ma la mia vita è piena di gradazioni di grigio. A volte non riesco più a metterle bene a fuoco e perdo di vista le cose importanti.-
- Capita a tutti tesoro, non solo a te.- gli disse carezzandolo con un'occhiata tenera.
Harry le sorrise, adagiandosi contro l'imbottitura del divano - E' da un pezzo che non mi sentivo chiamare così.-
- Andiamo, non mi dirai che in questi anni non ti sei dato alla pazza gioia.- ridacchiò lei, appoggiandogli la testa sulla spalla, riprendendo una vecchia abitudine - Ron mi ha detto che ti sei rimesso con Elettra solo l'anno scorso.-
- Abbiamo pensato che doveva passarsi i suoi anni a Hogwarts tranquilla.-
- Che stronzata.- ghignò la strega.
- Un'enorme stronzata.- la corresse - Sono stati degli anni pallosi senza di lei.-
- E così Harry Potter rimane fedele eh?-
- Totalmente.- scandì serio - Una basta e avanza. Sto quasi cominciando a pensare che l'unica cosa buona che abbia combinato in vita mia stata proprio mettermi con Elettra...dopo aver allagato Serpeverde al sesto anno naturalmente.-
- Ma naturalmente.- Hermione inspirò, stringendogli forte la mano - Sai una cosa? Mi sei mancato.-
- Anche tu.- sussurrò il bambino sopravvissuto, baciandola sui capelli - Ora però devo andare a dormire. Domani devo passare al Ministero di mattina presto...a quanto pare Duncan ha qualcosa da dirmi. Tu non dormi?-
- Oh, non ho ancora voglia.- si limitò a dirgli, agitando la mano - Tu vai a letto tranquillo va bene? Se capita ancora qualcosa me ne occupo io.-
- Grazie Herm.- le disse, andandosene sulle scale - Domani mattina però ti metto io a letto personalmente. O io o Ron...ammesso che quel maledetto cornuto torni a casa. Mi piacerebbe sapere con diavolo esce, porca miseria! Ed Elettra, quella maledetta, lo sa e non mi vuole dire niente!-
- Tesoro, ti ricordi con chi ha fatto storie l'ultima volta che non voleva farci conoscere la sua ragazza?-
- Una cubista.-
- No, scemo.- sorrise la ragazza - A scuola, a Hogwarts.-
- Bhè...- Potter fece mente locale, stranito - ...la Parkinson mi pare. Si, la Par...OH CAZZO!-
- Shhh!!!- lo zittì la Granger, quasi usando la magia - Ma sei tutto matto?! Abbassa quella voce!-
- Si fa di nuovo la Parkinson?- alitò sconvolto, aggrappandosi alla ringhiera della scala - Ma è completamente deficiente?! L'ultima volta lei gli ha messo le corna!-
- Dopo che lui l'ha piantata in asso a una festa.- gli ricordò rauca - Ma chissene frega comunque. Se ti chiede non fare il mio nome e non farti scappare la cosa, va bene? Se non vuole dirlo ci sarà un motivo!-
- Certo, ha delle corna gigantesche!- frecciò sarcastico.
- Harry!-
- Ok, ok!- sbuffò - Me ne vado a dormire e prometto che starò zitto!-
- Saggia idea! Avanti, fila! Buona notte.-
- Notte Herm.- le sorrise - Sogni d'oro.-
Si, sogni d'oro.
Hermione posò lo sguardo sulle fiamme languenti nel caminetto e le sollevò con un gesto della mano, attizzandole.
Sogni d'oro. Da quando non sognava? Da quanto un bel sogno non allietava il suo sonno?
Incubi, incubi...solo incubi.
Occhi bianchi, risate di bambina. Fauci. Carne a brandelli. Grida. Buio.
Non c'era più posto per i bei sogni.

La mattina dopo, Ron entrò in casa verso le sette di mattina, mezzo svestito e come sempre con la faccia beata.
La sua espressione da beota però si pietrificò davanti a Harry, seduto alla tavola in cucina.
- Ciao cocco.- gli disse perfido - Com'è andata?-
- Bene.- Weasley lo guardò di sottecchi - Come mai già in piedi?-
- Devo parlare con Duncan e se prendo Edward lo porto con me. Tu piuttosto...passata una bella serata?-
- Harry, non ricominciare per favore.-
- Sai che sei un rompi balle? Perché non mi dici chi è?-
- Perché non è mai la stessa.-
- See...come no!-
- Che vuol dire scusa?-
- Andiamo, non sei mica un puttaniere come Malfoy o come Edward!-
- Sfregiato, vuoi regredire ai primi denti da latte per caso?- sibilò Draco di pessimo umore, scendendo proprio in quel momento dal secondo piano dove per la gioia di Dalton e specialmente di un'altra persona aveva passato una nottata moltooo turbolenta, all'insegna di una litigata dietro l'altra con la sua cara May.
- Denti da latte?- Ron corrucciò la fronte, attaccandosi alla busta del succo di frutta - Mi spiegate cos'è questa storia? E' da prima di Natale che aleggia questa minaccia, ma che stronzata è?-
- L'hai detto. È una stronzata.- rognò Harry minaccioso - Dì un po' Malfoy, che fai stamattina?-
- Mi prendo una vacanza da questo schifo di mondo.- disse rabbioso - Blaise dov'è?-
- A Everland.-
- Di nuovo? Cazzo ma è solo il 28!-
- Si vede che si diverte di più con le piante velenose che con esseri umani altrettanto letali.- disse Edward altrettanto sarcasticamente uscendo dal bagno e mettendosi ai fornelli - Non credi Malferret?-
- Ti avverto che non sono dell'umore per sentire cretinate.-
- Bhè, preparatevi.- li avvisò l'ex Corvonero, facendo scintillare gli occhioni azzurri - Perché verrà il giorno in cui attaccherò i manifesti e voi tre coglioni dovrete baciarmi il culo per il resto della vostra rincoglionita vita da ciechi. Questo è il mio arzigogolato modo per dirvi che siete dei rintronati con le fette di salame sugli occhi. E tu sai che ho ragione, giusto Dray?-
Il biondo aveva una tempesta negli occhi ma visto che era in torto, e lo sapeva, tacque saggiamente, andando a chiudersi nel bagno investendo quasi Tom che si era svegliato per il baccano.
- Ma che cos'ha?- si stupì il piccolo Riddle, sbadigliando.
- Oh ma non dorme nessuno in questa casa?- sbuffò Ron - Elettra dov'è?-
- Fuori a correre e a smaltire la fonduta al cioccolato.- lo informò Harry - Herm invece? Dove dorme?-
- Nel mio letto.- cinguettò Edward e lo fece così ad alta voce che da dentro il bagno si sentì Draco buttare tutto all'aria. Decisamente era il caso di schiodare e Dalton sapeva capire quando era ora di smetterla, anche se purtroppo il brutto vizio di gettare benzina al fuoco non l'avrebbe mai perso. Ma in fondo, prima della scoperta finale, doveva pur divertirsi no? E quale modo migliore se non dare il tormento a quel deficiente che scambiava fondi di bottiglia per diamanti? Così, sbadigliando dopo la nottata passata a perdere soldi al cinodromo, afferrò Harry per il mantello e se lo portò al Ministero. Ron portò Tom e Trix da Tristan per farli stare con la piccola Degona e poi se andò alla Tana, May filò da Orloff con un diavolo per capello e...lasciò in casa una bomba a orologeria.
- Cazzo, cazzo...super cazzo!- sbraitò Draco uscendo dal bagno quando ci fu il via libera - Non se può più! Questa casa è diventata un circo! Ecco, ci mancavi anche tu!- aggiunse, mentre Pinky gli passava giulivo sotto al naso, senza degnarlo di uno sguardo - Maledetti tutti i prosciutti del mondo!- e dando un calcio a una sedia, portò lo sguardo sulle scale che portavano al piano terra. Lì c'erano le camere dei ragazzi. E quella di Dalton.
In un attimo si sentì avvolgere dalla rabbia e andando dritto come una locomotiva alla stanza dell'ex Corvonero, spalancò la porta come un forsennato.
- Mezzosangue!- sbottò - Non avevamo detto che andava bene anche il divano?!-
Hermione, nascosta sotto le coperte, stropicciò appena gli occhi e si alzò su un gomito, guardando verso la porta.
- Ma cosa vuoi?- mugugnò, ributtandosi sotto il piumone - Vattene e non tornare a meno che non ci sia il diavolo in persona in soggiorno. Se arriva chiamami che mi faccio fare un autografo.-
- Ehi, non scherziamo!- ululò andando al letto e tirandole via anche i cuscini - Potevi dirlo che la schiena ti faceva male sul serio, io credevo mi stessi prendendo in giro!-
- E già, tanto non so come impiegare il tempo io...- bofonchiò, arrotolandosi nel lenzuolo - Vattene dai!-
- Dovevi per forza dormire con lui?-
- Edward non ha allungato un dito.- sentenziò, ficcando la testa sotto al cuscino - E poi perché ti prendono queste fisse di prima mattina? Dai, scollati...oppure ridammi le coperte che mi sto congelando!-
- Vuoi vedere come ti scaldo se non la finisci?-
- Ohhh...- Hermione finalmente gli prestò la dovuta attenzione, sogghignando - E come eh?-
- Dai maniaca.- sbuffò, calmandosi appena un pochino - Esci da qua. Puoi andare nel mio.-
- No.- scandì allora dura.
- No? Come no?-
- Io non ci dormo dove ha dormito quella tizia.- sibilò fredda, visto che non capiva.
- Mezzosangue...senti...-
- Mezzosangue un corno!- gli disse - E adesso vattene sul serio, maledetto Serpeverde!-
- Se no maledetta Grifondoro?- la sfidò, portandosi le mani sui fianchi - Che mi fai?-
- Ti stupiresti nel sapere quanti giochini ho imparato in questi anni Malferret.-
Draco tacque, mettendosi un attimo a guardarla - Non hai dormito.-
- Infatti, sei arrivato tu a rompere.-
- Intendevo stanotte.-
- Ti ho già detto che non mi sono data alla pazza gioia con Dalton. Dio santo, ma sei perverso!- e si mise seduta, distrutta e con la criniera tutta scompigliata - Cosa vuoi allora? Che c'è?-
- C'è che non dormi!-
- Dormirei se mi lasciassi in pace, cazzo!- esplose - Dio, siete proprio uguali! Dormi, mangia, vivi! Ma come pretendete che lo faccia eh?- ma a quel punto capì di aver parlato troppo e si zittì bruscamente. Cavolo.
- Io e te dobbiamo parlare.- sibilò il biondo a quel punto - E parlerai Granger, dovessi usare le maniere forti. Ti do cinque minuti per vestirti e venire in cucina, poi entro in quel letto e parleremo lì sotto. Decidi tu.-
- Vai all'inferno!- sbottò lei, mentre Draco spariva oltre la porta.
Passarono cinque minuti abbondanti e scatenando l'inferno in cucina il biondo cominciò a chiedersi se come al solito quella maledetta non lo stesse sfidando. Oh, ma se voleva giocare col fuoco doveva solo chiederglielo. Credeva che non avrebbe avuto il coraggio d'infilarsi nel letto con lei? Non chiedeva di meglio, specialmente dopo quanto accaduto con May ma sfortunatamente per lui in quel momento gli si smaterializzò praticamente davanti, gli occhi dorati pieni di fiamme d'irritazione.
La guardò bene, incurante di perderci troppo tempo e dovette ammettere che stavolta la piccola rischiava.
In jeans strappati qua e là giusto per fargli perdere qualche anno di vita, una maglietta nera maniche lunghe scollata a V con una piccola scritta rossa sul seno: "DANGER"
Oh, pericolo. Di certo. Ma non per lui. Per LEI!
- Ti aggrada il mio abbigliamento Malfoy?- lo incalzò perfida e sempre più scocciata.
- Lo sai che non faccio complimenti a parole.- disse serafico, tornando a prestare attenzione solo al suo caffè - Avanti mezzosangue. La sedia è lì davanti, ci sono caffè e vitamine e io ho tutta la giornata da perdere.-
- Non c'è la tua bella oggi?- insinuò Hermione, facendo il giro della tavola.
- Diciamo che ho rivisto il nostro rapporto stanotte.- le spiegò sarcastico - La magia in una coppia va bene...ma con lei ce n'era decisamente troppa.-
- Oh e da quando sei diventato così romantico?- frecciò, versandosi a sua volta una tazza enorme di caffè nero.
- Non era una metafora.-
Hermione stavolta gli puntò gli occhi addosso ed erano anche parecchio minacciosi.
- Ha usato la magia su di te?- sibilò, iraconda.
- Non ha negato ma non l'ha neanche ammesso.- Draco si lasciò andare contro lo schienale dell'alto sgabello bianco del bancone - Mi ha urlato addosso dicendomi che sono inaffidabile, che con me non si sente sicura e che sono un vermiciattolo per aver anche solo pensato che possa avermi scagliato addosso un sortilegio d'amore.-
- Sulle prime cose direi che ha ragione.- sentenziò, facendolo sbuffare - Ma se fossi in te starei attento.-
- Abbiamo già sviscerato l'argomento sul perché non ti piaccia, questa è un'altra situazione.-
- Non quando scaglia incantesimi addosso a te.-
Draco la guardò attentamente, poi riuscì a sorridere - Vuoi difendermi mezzosangue?-
- Non voglio che una che parla con Orloff tutti i santi giorni abbia questo effetto su di voi.- gli chiarì, nascondendo il viso nella tazza - Quella continua a non piacermi. E gradirei avere un'opinione lucida da parte tua, se è possibile.-
- Io sono sempre lucido.- le rinfacciò.
- Se, come Harry e Ron in questo momento.-
- C'è una sola cosa che m'impedisce di vedere chiaramente in una qualsiasi situazione e ti garantisco che non è May.- rispose, sfidandola di nuovo tanto da farle tenere il caffè con due mani - Comunque, nonostante andassi a letto con lei e mi trovassi bene in sua compagnia, il nostro rapporto aveva purtroppo una falla troppo grande.-
- E sarebbe?-
- Non l'amo.-
- Oddio e da quando ti fai questi problemi?-
- Da un pezzo.- le disse chiaro e tondo - E non fare finta di niente.-
- Cosa? Io non faccio finta di niente! Mi sembra di essere sempre stata sincera con te!-
- Affanculo la sincerità.- sbottò, andando a buttare le tazze vuote e i piatti nel lavandino, dove cominciarono a lavarsi da sole con spugna e acqua insaponata - Bene, appurato che tu e Cameron state insieme solo per scaldarvi le ossa ogni tanto, appurato che io e la Aarons abbiamo chiuso perché non mi fido di lei, passiamo a quello che m'interessa davvero.- e la fissò così a lungo che Hermione pensò che stesse facendo come sempre allusioni sessuali.
- Non...non vorrai...-
- Per l'amor di Dio!- rognò seccato, mentre le sue guance si tingevano appena un po' di color pesca - Dai Granger, non farmi sprecare ancora fiato inutilmente. Dimmi cosa succede, dall'inizio alla fine e non farmi girare le palle perché oggi non è proprio giornata. E vedi di non raccontare storie perché me ne accorgerei.-
- E già, non ho segreti per te vero?- sbottò, estraendo dalla tasca dei jeans un foglietto ripiegato in quattro e buttandoglielo sotto al naso - Ecco il problema.- e puntò l'indice sulla carta - Ma prima che tu lo apra...devi promettermi che questa conversazione non uscirà da noi due.-
Draco corrucciò la fronte, mettendosi una sigaretta fra le labbra - Cosa intendi?-
- Che è un segreto fra noi due.- gli chiarì meglio la ragazza, prendendogli la sigaretta con stizza - Non voglio che tu dica mai a nessuno quello che sto per chiederti adesso, ti va meglio così? Devi giurarmi sul tuo maledetto sangue di serpente che questa storia te la porterai nella tomba. Non...non voglio dare un altro dolore a Harry e a Ron.- concluse, abbassando gli occhi, come se si vergognasse di qualcosa.
- Oh, quindi puoi darlo a me.- le disse serafico.
- Solo tu puoi aiutarmi adesso.- mormorò, ridandogli la sigaretta che il biondo si accese - Caesar non mi capisce ma da un demone posso aspettarmelo. Spero che invece tu possa darmi una mano.-
- Lascia.- Draco indicò il foglietto e quando lei finalmente vi tolse il dito, anche se con molta agitazione, riuscì ad aprire il cartoncino e a leggere qualcosa che per un lungo minuto lo fece restare con gli occhi incollati a quella scritta.
Hermione sapeva come avrebbe reagito. Impietrito, freddo, sconvolto, quasi a pensare di essere in un'altra realtà.
Quando Malfoy risollevò lo sguardo, le sue iridi grigie erano come piombo cristallizzato.
- Era questa la cosa illegale.- sussurrò roco - Era questo che cercavi.-
La strega non distolse mai lo sguardo vuoto, aspettandosi tutta la commiserazione e il disprezzo che si meritava.
- E' illegale.- le disse ancora Draco, accartocciando il foglietto e bruciandolo.
- E' l'unica cosa che mi fa andare avanti.-
- Io non la uso e vado avanti comunque.-
- Tu non sei stato mangiato vivo per tre mesi!- ringhiò allora Hermione, cominciando a tremare sullo sgabello - Se non vuoi aiutarmi va bene...ma non ti azzardare a farmi la paternale come Caesar. Da lui posso aspettarmela, non sente niente. Ma non da un essere umano!-
All'ultima frase aveva alzato la voce ma Draco non si scompose. Dentro aveva un inferno ma ormai doveva andare in fondo a quella storia.
- Da quanto tempo la usi?-
- Da quando sono tornata nel Golden Fields.-
- Riduci le dosi?-
- Giorno dopo giorno.- rispose appena - Se riesco a non impazzire e a trovarne altra entro una settimana dovrei ridurre rapidamente fino a smettere entro un mese.-
- E' per questo che non dormi allora.- continuò pacato - Perché hai finito le scorte.-
La vide sogghignare, passarmi le mani nervosamente fra i capelli. Non poteva certo darle torto. Chi sarebbe mai riuscito a dormire dopo essere stato divorato da un demone notte dopo notte, cosciente e distante con l'anima imprigionata?
- Mi serve la Salvia Splendens.- sussurrò Hermione, pulendosi gli occhi lucidi - Mi serve Draco. So che è illegale, l'ho già cercata per tutta la Gran Bretagna ma Caesar si rifiuta di continuare a farmi le pozioni. Dice che ne sono schiava.-
- Cameron ha ragione.-
- Si ma riesco a ridurmi le dosi da sola maledizione!- urlò quasi, balzando in piedi - Dio, mi sembra di impazzire! Mi trattate come se fossi una povera pazza che ha avuto un problema qualsiasi!-
- Non ti tratto da pazza.- chiarì gelido - Ma se mi chiedi di trovarti quell'erba...-
- Tu sei un alchimista!- lo supplicò, facendo il giro del tavolo di volata e quasi aggrappandosi alla sua camicia - A te non farebbero storie! Nessuno ci farebbe caso!-
- Quindi mi stai chiedendo di commettere un errore ancora più grande preparandoti la pozione Divora Sogni.-
- Ti sto chiedendo di aiutarmi.- disse allora, facendosi indietro ma Draco l'afferrò per i polsi, per non lasciarla sgusciare via di nuovo - Quella pozione è stata bollata insieme alla Salvia Splendens. Uccideva i sogni dei Veggenti.-
- A me invece uccide solo gl'incubi.- Hermione non aveva mai neanche pregato Caesar in quel modo ma ora davanti a Malfoy stava perdendo del tutto la ragione. Non dormiva da giorni, si sentiva spossata, esausta, distrutta. E quegli incubi la perseguitavano. Sogni oscuri, pieni di gemiti rochi, urla, sangue, sussurri inumani.
Quella pozione, la pozione Divora Sogni, l'aiutava da mesi a vivere e quella salvia, l'ingrediente unico nel suo genere che serviva proprio per annullare i sogni dei maghi, era tutto ciò di cui aveva bisogno.
Strinse di più le mani tiepide di Draco che in tanti anni non erano cambiate.
- Per favore.- mormorò allora - Per favore.-
Dopo un lungo secondo, Malfoy riuscì a staccarsi dalla sua presa e andò alla finestra. Si appoggiò di peso ai lati delle ante di vetro, osservando la neve che cadeva incessante. Lane Street era sempre illuminata, viva e vociante.
Di colpo ricordò lo stato in cui l'aveva trovato, mesi prima, in quella cella.
Era stata mangiata viva. L'aveva chiamato ogni notte e l'aveva ignorata.
Glielo doveva.
- Ci sono due condizioni.- disse roco, senza guardarla.
- Dimmi.- la sentì sussurrare alle sue spalle, con tono sottomesso.
- La prima è che io mi occuperò di questa faccenda dalla Salvia, alla preparazione e alla riduzione delle dosi. Tu dovrai limitarti a bere la pozione, a dormire, a mangiare e a fare come dico io.-
- Quindi...vuoi occupartene da solo?- Hermione sembrava sorpresa.
- E' quello che ho detto. Ti sta bene?-
Si volse appena sopra la spalla ma la vide annuire, dopo un lungo istante di tentennamento.
- La seconda condizione?- gli chiese, esausta.
- Niente più segreti.-
- Ho detto che non voglio che Harry e Ron lo sappiano.-
- Parlo di noi due.- replicò, girandosi a fronteggiarla - Se c'è altro voglio saperlo adesso.-
- Altro? Non ti sembra abbastanza?- rise malinconica - Non ho altri problemi Malfoy, stai tranquillo.-
- Crenshaw?-
- Jeager?- Hermione vibrò, guardando istintivamente al calendario. La luna nuova sarebbe stata proprio la notte del due gennaio, dopo il compleanno di Draco. - Cosa vuoi sapere di lui?-
- Nemici e basta?-
- Un demone nel letto ti assicuro che è sufficiente.- gli rispose sarcastica - Non mi ripasso tutta la casta oscura della Gran Bretagna Malfoy e ti sarei grata se la smettessi d'insinuare ogni più piccola bassezza ti venga in mente rivolta a me. Sarò diventata una gagia, sarò cambiata e potrò non piacerti più ma mi tengo ancora un uomo per volta.-
- Hn.- Draco dette un ultimo tiro alla sigaretta, gettandola fuori dalla finestra aperta - E chi ti ha detto che mi sei mai piaciuta?-
- Scusa, dimentico sempre con chi parlo.- Hermione sembrava distrutta dopo quella lunga conversazione - Se siamo d'accordo allora me ne torno a dormire. Grazie mille dell'aiuto.-
- Un attimo.- Draco la richiamò, piegando ripetutamente l'indice all'indietro - Dove pensi di andare?-
- A dormire. Sei anche sordo oltre che un idiota che non si sa scegliere la donna?-
- Oh, questa me la lego al dito.- rispose soavemente, del tutto incurante di quello che gli diceva - Comunque i grazie non mi bastano. Vieni un po' qua Granger.-
Hermione rimase per un attimo paralizzata sul posto. Le sue gambe non sembravano aver voglia di muoversi e ora gli occhi Draco le ricordavano tanto qualcosa. Quell'espressione...la conosceva.
- Che cosa vuoi?- gli chiese, facendosi codardamente indietro.
- Dove vai?- ghignò, come avrebbe fatto tanto tempo prima il principe di Serpeverde - Perché scappi?-
- Non sto scappando!- e la mezzosangue del Grifondoro lo fissò furibonda - Per chi mi hai preso eh? Cosa vuoi?-
- Vieni qua Granger.- le ridisse, perfido.
- Sto bene qui.- ma la sua risata la irritò ancora di più - Cosa vuoi?-
- Voglio che tu venga qui. Adesso chi è il sordo?-
- Possiamo parlare anche da qui.- replicò ostinata.
- E chi ti dice che voglio parlare?-
Stavolta lo fissò con gli occhi fiammeggianti.
- Cosa vuoi? Il risarcimento per il tempo che perderai a rimettermi in salute?- frecciò ironica - Se è così ti pago un paio di uscire in uno strip club.-
- Sarebbe interessante e ti ringrazio dell'offerta ma per ora non m'interessa.- e stufo, cominciò lui stesso a farsi avanti con le mani in tasca, giusto per il piacere di rimettersi a caccia. E che caccia. Di colpo una sensazione che aveva dimenticato tornò a fargli battere il cuore. Aveva scordato com'era stato appassionante, eccitante, bello e unico, quattro anni prima stare insieme a lei e cercare il suo contatto, soli in una stanza.
E dall'espressione della Granger, anche lei doveva sentirsi così.
- Hai azzeccato la maglia mezzosangue.- sibilò a pochi passi da lei, fissando quel DANGER in rosso.
- Toccami con un dito e non lo riavrai indietro.- l'avvisò, cominciando di nuovo a fare il giro del tavolo - Insomma, ma si può sapere che ti prende?- abbozzò poi, scappando letteralmente via dai suoi occhi felini - Se hai voglia di metterti a giocare hai sbagliato momento e persona, intesi?-
- Figurati, come giochi tu non ti batte nessuna.- e finalmente si fermò dall'altra parte del tavolo, apparentemente stufo - Comunque non mi serve che mi cerchi un'altra donna per ripagarmi del disturbo.-
- E allora non darmi il tormento!- rognò la strega, col fiatone.
- Non vedi che non stai neanche in piedi?- le fece notare - Sei diventata un chiodo Granger.-
- Pensa ai fatti tuoi.- lo rimbeccò - E poi non ti piacevano le anoressiche?-
- Certo, a diciassette anni quando ero un cretino.-
- Perdonami ma non vedo la differenza.-
- Ahah...sei sempre più spiritosa mezzosangue. In questo mese ti avverto che ti terrò d'occhio. Se non riprendi a mangiare ti lego al letto e diventerò il tuo aguzzino.-
- Abbiamo del lavoro da svolgere, te lo sei scordato?-
- Per ora mi occuperò di rimettere in sesto l'ultima ruota del carro.-
- Ultima ruota?- Hermione perse subito le staffe - Ehi, sarai anche diventato uno fra i più famosi giocatori con provette dell'Europa ma ti ricordo che io conosco il tuo vergognoso passato da quando avevi undici anni, signor Furetto allegro, quindi vedi di smetterla di fare tanto il superiore!-
- Dio!- Draco ridacchiò, alzando quasi gli occhi al soffitto - Non sei proprio capace a farti vedere debole eh?-
- Continua a non piacermi.- sibilò la strega - E la cosa comunque è molto imbarazzante.-
- Ti serve solo una particolare pozione.- le disse, calmandosi un po' - Non ti sei fatta un giro in Paradiso in fondo.-
- Grazie.- sussurrò Hermione, abbassando il viso - Grazie,- disse di nuovo - senza di te non so come farei. E non prendere questa frase e rigirartela come fai di solito perché non attacca questa volta!-
- Non attacca?- Draco levò un sopracciglio con aria maledetta sensuale - Dì un po' tesoro...- e la fece arrossire come da tempo non riusciva più -...e da quando siamo così reticenti eh?-
- La tua arroganza non ha ancora raggiunto il limite vero?-
- Come il tuo orgoglio. Ricordami un po' Granger...perché ci siamo lasciati?-
Lei, presa in contropiede da un attacco così diretto, cominciando a chiedersi se il suo aprirsi a Malfoy non gli avesse causato un qualche scompiglio cerebrale, lo guardò di sottecchi. Non era molto sicura di quell'essere diabolico.
- Perché ci siamo lasciati?- ribatté stralunata - Bhè...perché volevo diventare Auror in Germania.-
- Hn. E non potevi dirmelo?- le chiese, con una nota d'irritazione nella voce.
- No. Tu dovevi proteggerti dai Mangiamorte dopo l'esame e la fine della scuola.- gli spiegò seria - Non sapevo quanto sarei stata via, inoltre...-
- Inoltre?- la incalzò serio.
- Inoltre non ero sicura di come ce la saremmo cavata insieme fuori dalla scuola.-
Draco stavolta tacque, continuando a fissarla con la stessa espressione di prima. Sembrava andato in catalessi...ma Hermione sapeva perfettamente che era furibondo.
- Cos'hai detto?-
- Hai sentito.-
Lui schioccò la lingua, mettendosi le mani alle tempie - Fammi capire bene Granger...-
- Hargrave.-
- Si, quello che è!- sbottò sarcastico - Granger, Hargrave...sei sempre tu! La stessa dannata donna! Dunque, mi hai scaricato dopo quasi un anno di relazione ai limiti dell'umana concezione perché non eri sicura che fuori da Hogwarts avremmo retto, perché eri preoccupata per me, perché non ti ritenevi in grado di portare avanti tutto compresa la difesa dello Sfregiato. Ho riassunto bene?-
- Direi di si.- rispose tranquilla.
- E adesso io come mi dovrei sentire? Cosa dovrei dirti?-
Hermione sbatté gli occhioni sapendo bene che aveva poco tempo per scappare alla velocità della luce - Non lo so...magari "sono felice di essere stato piantato per una buona causa?"-
- Hai due secondi per sparire.- l'avvisò serio - Poi non mi fermerà più niente.-
E nascondendo un risolino Hermione se ne andò via velocemente. Saltellò su ogni gradino per scendere al piano terra, poi uscire all'aria fresca del mattino. Con la neve sul viso, si sentì stranamente allegra dopo tanto tempo.
Chissà se era merito di Draco...

 

 

 

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Capitolo 37
*** Capitolo 37° ***


 

 

Due grandi paia d'occhi, un paio giallo ambra e un paio blu notte, spuntavano rapiti oltre il bordo del bancone della cucina e guardavano dritti dritti verso Hermione, che leggeva tranquilla un grande libro dall'aria antica.
Non si accorse di Tom e Beatrix fino a quando i due maghetti non tossicchiarono per attirare la sua attenzione.
La strega sbatté le palpebre, come per chiedersi che razza di germe della follia avessero in corpo.
- Ciao ragazzi.- sorrise - Vi serve qualcosa?-
- Herm.- Tom la guardò tutto attento, senza staccare il nasino dal bancone - Posso chiederti una cosa?-
- Problemi coi compiti?- gli chiese tranquilla.
- Si.- annuì Trix - Non riusciamo a trasformare un cucchiaino da thè in un cucchiaino di porcellana.-
- Però abbiamo già finito tutto il resto!- cinguettò Riddle - Blaise ci ha aiutato in erbologia e Draco in pozioni.-
- Complimenti. Conosco due persone che invece facevano sega fino all'Epifania.- ironizzò la Grifoncina proprio mentre Ron tornava dalla ronda pomeridiana con Harry e May - Ciao ragazzi. Tutto bene?-
- Niente di che. Una palla.- sbuffò Potter, levandosi il mantello - Tanto è solo il 30. È a Capodanno che i vampiri e tutti i folletti di Londra si danno alla pazza gioia. Che gran rottura di palle!-
- Non te l'ho detto?- cinguettò May soave - Duncan ci ha lasciati tutti a casa. Vuole che teniamo d'occhio te e Tom, nel caso i Lestrange attacchino a sorpresa.-
I ragazzi rimasero sbigottiti. Erano anni che non si facevano un Capodanno decente!
Evvai! Scoppiarono in vere e proprie ovazioni, troppo gasati dalla possibilità di potersi godere in santa pace, e diciamocelo, di potersi godere veramente l'ultimo dell'anno come Merlino comandava ma...c'era comunque qualcuno, come al solito, che non poteva non domandarsi se dietro a quella strana magnanimità ci fosse qualcosa.
Edward si versò un caffè sogghignando e scoccando un'occhiata divertita a Hermione, che ricambiò il suo sguardo d'intesa mentre tutti gli altri erano ormai già andati in palla per i fatti loro.
- Ehi Blaise! Hai sentito?- ridacchiò Harry quando Zabini tornò da lavoro - Domani siamo liberi! Festa grande!-
- Festa grande?- Blaise indicò Tom e Beatrix - E i due piccoli mostriciattoli?-
- Ehi, mostriciattoli a chi?- sbuffò la Vaughn - Con le piante orrorifiche di cui ti circondi poi!-
- Io ho una soluzione!- disse il piccolo Riddle - Potete spedirci a casa dei King! Cloe mi ha mandato una lettera stamattina, è confinata nella sua casa del Linkolnshire e così voi potrete festeggiare tranquilli!-
- Piuttosto ti mando da Caesar a giocare al tiro al bersaglio di fine anno.- sbuffò Hermione - E se i Lestrange attaccano di nuovo?-
- Tanto quel coso aveva paura di Trix.- le sorrise il maghetto incoraggiante - Dai Herm! Farà bene anche a te divertirti un po' lontano da Cameron Manor! L'anno scorso a momenti tu e Caesar avete rotto tutto! Noi ce ne stiamo buoni, promesso! E poi c'è anche Damon! Se capiterà qualcosa lui lo saprà prima!-
- Senza offesa per Howthorne ma quello non è granché affidabile.- sindacò Draco che scendeva in quel momento dal piano superiore. Lui aveva fatto il turno di notte e se n'era andato a nanna, per poi svegliarsi a quell'ora indecente di sera, ovvero le sei e mezza - Allora sfigati? Cos'è questa storia che siamo liberi domani?-
- L'hai sentita Dray.- gli sorrise Blaise incoraggiante - Allora? Contento?-
- Se non altro per la prima volta dopo quattro anni non dovremo sfondargli le orecchie a suon di auguri in mezzo a una qualche rissa con dei vampiri in un pub dei quartieri alti.- frecciò Harry, svaccandosi sul divano - Oh Dio, grazie!-
- Posso chiedere a Gary cos'ha intenzione di fare.- propose Ron.
- Si ma non ne voglio sapere di Kinneas, chiaro?- lo bloccò subito Harry - Se lo prendo ancora che sbava su Elettra finirò sul serio per ammazzarlo.-
- Dio Santo, come siete sempre gelosi...- frecciò Edward, seduto allegramente seduto vicino alla Grifoncina - Sembrate uomini delle caverne.-
- Io e chi scusa?- cinguettò Harry.
Dalton in risposta sogghignò perfido anche se quel giorno si sentiva magnanimo. Non avrebbe rotto troppo il misero sistema nervoso del serpentello o prima della fine sarebbe scoppiato come un palloncino.
- Allora Draco?- lo interrogò Zabini - Che vuoi fare per il tuo compleanno?-
- Appunto, così vedo se risparmiare energie domani sera.- insinuò Harry.
- Che ne so...basterà mandare giù un whisky e del Prozac.- ironizzò il biondo serafico.
- I tuoi gusti non sono cambiati con gli anni.- Hermione aveva riassunto tutto con la sua lingua sarcastica e forcuta verso Malfoy che tanto per cambiare, com'era tradizione fra loro, le scoccò un'occhiata di fuoco che più di rabbia, sapeva di libidine, ma nessuno ci fece caso per il momento.
Mentre però il rapporto con la Grifoncina sembrava andare un poco meglio, il rapporto fra May e Draco stava lentamente sfociando in una specie di guerra fredda. La Aarons gli rinfacciava di non credere in lei e di aver colto al volo la cosa per ributtarsi a pesce sulla sua ex, mentre Malfoy accusa la loro Osservatrice di avergli fatto un incantesimo d'amore. Considerando poi che il giorno prima May al culmine dell'esasperazione gli aveva tirato in testa un portacenere...bhè, si poteva quasi dire che gli avvenimenti erano andati oltre le più rosee previsioni di Edward.
Tornata Elettra, la biondina riuscì a strappare la promessa di andare a fare shopping sia alla Aarons che alla Granger, per andare a comprare "l'abito da combattimento" e questo dette tutto il tempo a Harry di parlare col duca di Tenterdon, Daniel King, e sapere se poteva scaricargli davvero senza problemi sia Trix che Tom.
Alla risposta affermativa scritta personalmente da Cloe e controfirmata da sua madre, Potter imbarcò i due ragazzi dentro al camino e li spedì via con somma gioia del piccolo Riddle che non vedeva l'ora di rivedere Damon e Claire.
- Speriamo non si caccino nei guai quei quattro.- bofonchiò Draco, mentre il fumo e le fiamme verdi invadevano il loro salone - Sembrano delle maledette calamite.-
- Come te Malferret.-
- Come te Sfregiato.- lo corresse il biondo - Allora? Io voglio il mio whisky e il mio Prozac.-
- Sai io invece cosa vorrei?- ironizzò il moro andando a cacciarsi in bagno - Vorrei un anno lontano da te!-
- Ecco bravo. Come regalo di compleanno ti voglio fuori dalle balle!-
- Per darti l'opportunità di fare cosa?- Harry si fermò sulla scala, appoggiandosi alla ringhiera con quell'aria da maniaco che gli veniva solo quando si parlava di una cosa precisa - Ti ho sentito cantare sotto la doccia, sai?-
- Ah si? E allora?-
- Blaise dice che non lo fai da anni.-
- Potter, arriva al sodo.-
- Arrivaci tu. Hai qualcosa sulla griglia?-
- Qualcosa cosa?-
- Non saprei. Una cosa che ti fa cantare sotto la doccia non è mica roba da niente. Provo a indovinare...-
- No eh?- Draco lo linciò con un'occhiataccia - Non ricominciamo con questa menata! Non darmi il tormento! Vai a rompere i maroni a Weasley!-
- Tranquillo, per stasera ho altro da fare. Comunque chiacchiereremo ancora sulla faccenda. A proposito...sei ancora sicuro di ricordarti come si fa con lei? Io mi ricordo ancora bene se ti serve una mano!-
Un secondo dopo Malfoy tirò fuori la bacchetta e cercò seriamente di Schiantarlo al muro ma Potter filò nel bagno proprio mentre la magia del serpente s'infrangeva contro la parete, facendola quasi a pezzi. Dopo aver rimesso a posto il muro quasi ridotto a un povero ammasso di cenere, se ne tornò di sotto con un diavolo per capello trovandoci quella manica d'idioti intenti a decidere come rovinarsi il fegato a capodanno.
- Possibile che non ti tiri su neanche un ultimo dell'anno lontano dal lavoro?- frecciò Blaise - Sono giorni che ti sbatti con quegli intrugli schifosi, dai. Ma si può sapere che combini?-
- Veleno.- sibilò andando a fregare il poco di caffè rimasto dalla tazza di Hermione - E tu si può sapere che leggi?-
La strega alzò gli occhi dal tomo di magia nera, guardandolo svagata - Studio, che vuoi?-
- Studi cosa?- le chiese Ron incuriosito, appoggiandosi alla sua spalla - Dio Herm...ma com'è scritto piccolo. E guarda qua...morte apparente, furto di anime, furto di desideri, ossessioni...e...come uccidere il possesso demoniaco. Però.-
- Viva la cultura.- disse May, appoggiata su un gomito al bancone - E' proprio vero che non si finisce mai d'imparare.-
- Ma voi non dovevate andare per vetrine?- le richiamò Draco - Dai, fuori dalle scatole!-
- Cos'è, non ci vuoi tesoro?- lo prese in giro Elettra versandosi del succo di frutta - Perché non vieni con noi?-
- Per farvi da facchino? No, grazie.-
- Veramente per qualche consiglio.- Elettra lo guardò con la sua espressione migliore - Dai, vieni ti prego!-
- E' impressionante come tu ti faccia fregare facilmente da ogni Grifondoro che ti guarda con un paio di occhioni a calamita, sai?- lo prese in giro Blaise - Specialmente Elettra.-
- Qualcuno di voi non doveva andarsene al diavolo con Dalton?-
- Tranquillo, vado via.- gli disse Ron - Ho da fare.-
- Ancora?- Hermione gli scoccò un'occhiata maliziosa - Ehi Ron...me la presenti o no?-
- Non ti ci mettere anche tu adesso.-
- Non è che è sposata davvero?- frecciò May - Ha anche dei figli? E un marito geloso e manesco?-
- Ehi, fatevi tutti una vagonata di cazzi vostri!- sbuffò infine il rossino - Ci vediamo domani mattina ma se ci sono problemi chiamati al cellulare!- e si Smaterializzò via prima che arrivasse di nuovo Harry a fargli il terzo grado. Stranamente Potter non fece più storie e alla fine si fecero convincere ad andare a fare acquisti con le ragazze, tanto per occupare il tempo fino all'ora di cena.
Spianare soldi sotto le luci natalizie ancora scintillanti servì a far stare meglio Hermione.
Stava a guardare fuori dalla vetrina di un bar, davanti a una cioccolata calda mentre gli altri chiacchieravano attorno a lei, allegri, leggeri, felici di poter festeggiare l'anno nuovo.
Chissà come stava Caesar invece. Guardò il suo bracciale d'argento, carezzando il sangue sotto la cupoletta di cristallo.
Aveva proprio voglia di parlargli un po'. Voleva...voleva tanto dirgli come si sentiva in quei giorni.
Stava meglio. Draco...Draco aveva accettato di aiutarla. E lei si sentiva bene ora.
Ora, con Harry e Ron, con Elettra e Blaise...con Draco.
Il Golden Fields poi era meraviglioso in quel periodo dell'anno. Era bellissimo. Le margherite nere eterne erano coperte di neve e Caesar probabilmente in quel momento stava organizzando il tiro al bersaglio di fine anno.
Solitamente lui e Demetrius, insieme a qualche loro amico svitato, l'organizzavano in cima al monte Everest.
Cosa colpissero non lo sapeva bene nemmeno lei ma voleva andare a salutarlo, a dirgli che era...quasi felice.
- Ehi.- sogghignò, mentre Draco le buttava la panna nella sua tazza - Possibile che devi sempre scaricarla agli altri?-
- La cioccolata è buona da sola.- sentenziò - Mi scordo sempre di dirlo ai camerieri.-
- Si ma scaricala da Harry allora!-
- E' già grasso.-
- Grasso sei tu, demente.-
- Qualcuno sa dov'è andato Edward?- s'intromise May - Ron è dalla ragazza, ma lui?-
- Credo di nuovo alle corse.- ridacchiò Blaise - Anche se non credo potrà fare molto. Ha poca memoria per i numeri e ha scritto il codice della sua carta di credito magica in giro per la tutta la sua stanza. Tempo un quarto d'ora e capirà che gli ho bloccato il contante da un semplice sportello alla Gringott.-
- Sei passato alla Gringott?- si stupì Harry.
- Si, stamattina.- annuì Zabini - Sono andato a prendere qualcosa per conto di Everland. Sta arrivando un carico dall'Italia con delle nuove erbe che curano l'Invisibilità Cronica dei maghi fifoni.-
- Utile no?- sorrise Elettra, finendo la sua cioccolata - Forse avremo meno spioni in giro.-
- O ladri.- la corresse Potter divertito.
- Gente, sono le otto e mezza.- li avvisò May - Qualcuno di voi ha ancora voglia di cenare?-
- Si, la Granger.- chiarì Draco.
Hermione alzò un sopracciglio - Veramente io sarei sazia.-
- Ma va? A me fanno male le mani sai?- rispose soave - Stasera non ho voglia di sollevare pesi.-
Per tutta risposta videro la Grifoncina fissarlo bellicosa ma dopo quella stranissima frase del biondo, lei acconsentì a mangiare qualcosa con gli altri, allibendo tutti per essere così docile e specialmente Blaise che aveva notato negli ultimi due giorni uno strano via vai di sguardi, ammiccamenti, frasi assurde e sibilline fra il suo migliore e la sua ex ragazza. Si chiese cosa stesse combinando quello spostato di Draco fino a quando non arrivarono sotto casa.
Le luci nella palazzina erano accese al primo piano.
- Dev'essere tornato Edward.- bofonchiò May, sbadigliando.
- Oppure Ron s'è portato a casa la fidanzata.- cinguettò Blaise perfido.
- Neanche fra un milione di anni.- sbottò una voce alle loro spalle. Ron Weasley apparve dietro alle loro schiene, facendo prendere un colpo a quella manica di pettegoli che alla fine si decisero a salire in casa senza far tante storie, anche se il rossino sapeva che ormai la sua storia non poteva restare segreta ancora a lungo.
Una volta salite le scale però e arrivati in cucina, Draco arricciò il naso.
C'era un profumo strano in casa...un profumo...di Rose di York.
Sgranò gli occhi ed estrasse la bacchetta giusto in tempo per girarsi al buio e vedere il camino acceso nel salone.
Lui e Harry, seguiti dagli altri, vi entrarono cauti ma videro Dalton seduto sul divano.
Gli occhi azzurri di Edward guizzarono appena, indicando loro l'ospite che non si era fatta annunciare.
- Cugina.- Malfoy schioccò la lingua rabbioso.
Sul divano di fronte a Edward, Vanessa Lestrange stava seduta in tutta la sua bellezza e in una profusione seta costosa, damasco e gioielli col marchio dei Black che avrebbero fatto impallidire quelli della regina.
Il pesante abito di damasco rosso era cinto alle spalle da una pelliccia bruna, soffice e vaporosa.
Sulla spalla nuda lasciata libera dalla foggia del vestito, la strega portava un serpente arrotolato che sembrava carezzarle la gola con la lingua biforcuta mentre accucciato sulle sue gambe c'era un gatto nero, dagli occhi chiusi.
- Draco, tesoro.- sussurrò Vanessa soave - Come stai?-
- Cosa ci fai qua?- le sibilò Harry.
- Salve signor Potter.- replicò tranquilla, muovendo appena la bocca umida e carnosa - Stavo giusto parlando di te col caro signor Dalton e devo dire che ha saputo intrattenermi piacevolmente durante la vostra assenza.-
- L'hai fatta entrare tu?- inquisì Ron, fissando il loro amico.
Edward scosse il capo, mettendosi una sigaretta fra le labbra - No, era già in casa.-
- Già in casa?- Harry assottigliò pericolosamente gli occhi smeraldini - Come hai fatto?-
- Ah già. L'incantesimo su questa casa sarebbe impossibile da varcare perfino per Silente vero?- ironizzò la Lestrange, giocando maliziosamente coi boccoli nei suoi lunghi capelli bruni - Peccato che abbia parecchie frecce al mio arco.-
- Stai zitta.- Hermione si fece avanti, mettendosi accanto a Harry - Ho modificato io stessa l'incantesimo appena capito che Katrina può passare fra gli specchi. Non c'era modo per un'entità incorporea di annullarlo.-
- Oh...- Vanessa sogghignò, carezzando la testa al suo serpente - Chissà, forse qualcuno da dentro mi avrà aiutato.-
A quella frase i ragazzi gelarono ma Edward non mosse un muscolo, intendendosi perfettamente con chi doveva farlo.
- Katrina avrà manipolato di nuovo la vostra mente.- aggiunse Vanessa, incurante e tranquilla - Quella ragazza sta diventando davvero intrattabile da qualche giorno. Chissà cosa le è successo. E dire che all'inizio non vi odiava così tanto...ora invece sembra furibonda.-
- Smettila di giocare e dimmi cosa sei venuta a fare.- le ordinò Draco minaccioso - Non che m'importi ma dì ciò che devi e poi liberami dalla tua disgustosa presenza!-
A quell'uscita il gatto nero di Vanessa aprì gli occhi mentre il serpente sibilò, quasi pronto ad attaccare.
- Abbassa il tono tesoro.- l'avvisò la Lestrange quasi indulgente - Ti ricordi di Nenia vero?- e carezzò di nuovo il serpente, per placarlo - E' molto velenosa. Prima di far morire le prede le stritola, infliggendo loro un dolore quasi insopportabile.-
- Non è l'unico serpente della casa.- replicò Draco serafico - E adesso parla.-
- Mamma mia, come siete così poco ospitali voi Auror...- Vanessa li studiò uno per uno - E così è con voi che vive il mio prezioso fratello. Mezzosangue, Babbanofili, traditori...e il bambino sopravvissuto. Bene.- la strega puntò gli occhi scuri su Harry, ricordandogli quanto avesse odiato Bellatrix Lestrange - Che ti è successo bambino sopravvissuto? Ora ti dai alle opere di carità? Non mi pare che in passato tu ne abbia avuto molta...ora invece accogli il figlio dell'unico uomo che tu abbia mai veramente odiato con tutto il tuo essere. L'uomo, il grande mago che uccise la tua famiglia. E tu ora accogli il figlio di colui che ti ha reso la vita un inferno. Dimmi perché.-
- Non deve dirti niente.- ringhiò Ron interrompendola ma la strega assottigliò la bocca, furibonda - Oh si invece! Mi deve parecchio visto che si è portato via mio fratello, il sangue del mio sangue!-
- Quel sangue a cui tieni tanto voi l'avreste fatto versare nel giro di qualche anno, rendendo Tom lo stendardo della vostra fottuta bandiera di Mangiamorte.- le ricordò Malfoy gelido - Se sei venuta qua per discutere hai sbagliato indirizzo. Se ci fossi stata quando era ora, sapresti che noi certe cose le discutiamo con la bacchetta in mano!-
- Ed è così che Potter ha discusso la fine di mia madre immagino.- sibilò Vanessa, ora con gli occhi contratti da un furore che aveva radici profonde - Dico bene Harry Potter?-
Stavolta il moro sorrise, stentando a credere a quelle parole.
- Te l'assicuro Vanessa...non aver ucciso con le mie stesse mani tua madre è l'unico mio rimpianto.-
In un attimo le fiamme nel caminetto avvamparono e si sparsero per tutta la casa come un fiume di fuoco ma ovunque toccavano, non riuscirono mai a colpire gli Auror che si difesero da quelle fiamme incantate senza neanche muovere un dito. Lentamente la Lestrange le domò, facendole indietro nel camino agitando brevemente una mano.
Si mise in piedi allora, incurante dei disastri che aveva fatto nel salone e fronteggiò Harry e Draco.
- Cosa vuoi?- le richiesero.
- Mio fratello.-
- Tuo fratello?- Ron rise, incrociando le braccia - Per cosa ti serve?-
- E' sangue del mio sangue.- sibilò furibonda, tremando per la collera - Voi avete ucciso mia madre, spedito in galera mio padre, assassinato il più grande mago di tutti i tempi...-
- Il più grande assassino di tutti i tempi.- la corresse Harry - E ti giuro che se ci fossi stata, avrei ucciso anche te.-
A quella frase la strega tremò per qualcosa che non era rabbia. Colpita dallo sguardo limpido e sicuro del bambino sopravvissuto, fu costretta a indietreggiare anche senza volerlo.
- Era questo che volevi cugino?- sibilò roca - Passare dalla parte dei mezzosangue e dei babbanofili?-
Draco scosse il capo, stentando a credere di doversi ripetere anche dopo così tanti anni.
- Tu non sei un vigliacco Draco!- strillò quasi, isterica - Tu non hai mai avuto paura di morire! Non potevi aver davvero paura del rito dei Mangiamorte! Tu credevi nella nostra causa!-
- Quando mai ho detto una cosa simile?- le chiese.
- Tu eri con noi!- continuò testarda - Forse non ne eri cosciente ma eri uno di noi!-
- Buttiamola fuori.- propose Ron risoluto.
- Si, è ora.- sibilò anche May.
- Se eri venuta per una scenata allora puoi anche andartene adesso.- scandì Malfoy - Forze, riprenditi le tue cose e vattene! Non ho voglia di vedere anche Rafeus che viene a cercarti, quindi sbrigati prima che decida di farti pagare lo scotto per altre cose. Sparisci!-
- Scotto eh?- Vanessa lo trapassò con un'occhiata truce - Ti sei fatto sporcare da una maledetta mezzosangue!-
- Oddio.- sbuffò Hermione - Ancora con questa storia...-
- Vanessa, mi stai facendo perdere la pazienza.- ringhiò il biondo - Avanti, vattene!-
- Voglio il bambino.- disse di punto in bianco, fissandoli - Voglio Tom.-
- No.- Harry quasi sogghignò - No, mai.-
- E' un Black!- sentenziò la strega, stizzita - Non è il suo posto questo!-
- E non è neanche il tuo.- le disse Hermione - Non so cosa stiate progettando in quell'orrore di casa col Grimario di Lumia Lancaster ma ti posso assicurare che entro breve riuscirò a saperlo. Il tuo desiderio di riavere accanto Tom forse potrebbe non essere così sincero come la tua perfetta tecnica teatrale vuole farci credere.-
- Complimenti Hargrave.- Vanessa avrebbe voluto ucciderla davvero - Sei sopravvissuta all'inferno una volta ma...- Draco la bloccò ancora prima che finisse. Aveva la bacchetta alta stavolta e sembrava intenzionato a liberarsene una volta per tutte.
- Aggiungi una sola parola su quell'argomento e giuro che ti uccido qua, seduta stante. E che provino poi a mettermi ad Azkaban! Libererò il mondo da un'infame vipera e non credo che nessuno farà storie!-
- Draco....calma.- Harry gli posò una mano sul braccio, proprio come Blaise - Non serve.-
- Non serve un cazzo!- ringhiò - Quella s'è divertita per tre mesi a farci giocare al gatto col topo per ritrovare Hermione e adesso la lasciamo andare così? Te lo scordi Sfregiato.-
- E tu credi che io abbia dimenticato?- Potter sogghignò diabolico, facendogli finalmente abbassare la bacchetta - Stai tranquillo. Non sono mai stato uno che scorda i conti in sospeso.-
- Grazie, mie cavalieri, ma ce la faccio da sola.- s'intromise Hermione pragmatica.
- Si, certo.- la rimbeccò la Lestrange - Vedremo con la luna nuova!- e rise sguaiatamente, ben sapendo che lei e Jeager si erano finalmente sfidati per una presumibile ultima volta. La strega dagli occhi dorati la lasciò gongolare, poi finalmente Vanessa si quietò, tornando a battere sul chiodo Tom.
- Dov'è mio fratello?-
- Non è tuo fratello.- le disse Ron - Per te è solo un mezzo.-
- E' il figlio di mia madre.- ringhiò violenta.
- E' il figlio di due assassini.- le ricordò Harry, calmo e quasi impassibile parlando del piccolo Tom - Ma se speri che ti dia in mano la carta per riunire tutti voi bastardi ti sbagli di grosso. Tom resterà con noi. Legalmente è figlio di Lucilla, lei è sua madre e io e tuo cugino i suoi padrini. Potrai smuovere le montagne, chiamare la regina d'Inghilterra, potrai anche tentare di ucciderci ma non servirà a nulla. Tom rimarrà con noi per sempre!-
- Si, certo Potter.- Vanesse si chiuse la pelliccia sul seno, ridendo di lui - Thomas Maximilian Riddle starà al tuo fianco fino a quando i suoi occhi e la sua somiglianza con suo padre non ti saranno insopportabili. Poi lo abbandonerai. Lo odierai. E mio fratello odierà te. Te che hai ucciso i suoi genitori.-
- Esci da qui immediatamente se non vuoi che ti uccida!-
La voce di Harry esplose con tutta la sua rabbia e la Lestrange capì di aver colpito nel punto giusto.
Soddisfatta, aveva finalmente trovato il punto debole della catena.
E lui gliel'aveva fatto vedere. Harry si morse le labbra, vedendola sparire. Dannazione.
- E' stata furba.- sussurrò Edward, agitando la bacchetta e riparando velocemente tutti i danni causati dalle fiamme divampate a causa della cugina di Draco - Non dovevi prendertela tanto Harry.-
- Lo so.- sussurrò, passandosi una mano fra i capelli.
- Come cazzo ha fatto a entrare?- ringhiò Ron - E' impossibile! Ce ne saremmo accorti se qualcuno di voi manovrato da Katrina avesse modificato l'incantesimo protettivo!-
- Darò una controllata io.- li assicurò May - Vedrò di vederci chiaro.-
- Grazie.- le disse Potter, lasciandosi andare a sedere sul divano - Cazzo, cazzo!-
- Tesoro calmati.- Elettra si carezzò le spalle, baciandolo su una tempia - Vedrai che non è niente.-
- Ha centrato il bersaglio però.- sussurrò Hermione, dalla cucina.
Si, aveva davvero colpito il segno.
Harry non fece altro che pensarci quella notte. Era così semplice? Era così semplice da essere palese agli occhi di tutti?
Tutti la pensavano così? Tutti credevano che avrebbe abbandonato Tom un giorno? E che Tom l'avrebbe odiato?
Era così impossibile pensare che sarebbero stati insieme per sempre?


"Sei triste bambino sopravvissuto...a cosa pensi?"

Harry trasalì leggermente, salendo sull'ampia terrazza della palazzina.
Nevicava ma non era il freddo a dargli i brividi. Era la voce del suo nemico.

"Le feste non sono mai state un buon periodo per me." gli rispose con un ghigno.

"Si, ti capisco." la voce sinuosa oltre il Velo lo raggiungeva anche a così grande distanza, oltrepassando nubi, aria, trafiggendo magie e sogni, tempo e spazio "Nella mia casa c'era sempre tanto silenzio..."

"Perché stiamo facendo questo discorso Tom?" Harry si accese una sigaretta, affrettandosi a rimettere le mani in tasca, tornando a guardare la bellissima Londra notturna, illuminata e pronta per il capodanno.

"Sai bambino sopravvissuto...avrei potuto avere una casa diversa, tempo fa."

"Si, imprigionando Lucilla."

"Lucilla, Lucilla...il solo nome mi fa stare meglio anche fra i morti. Dimmi...è felice la mia Lucilla?"

"Senza di te?" Potter rise di nuovo "Senz'altro."

"E tu sei felice?"
la voce di Voldemort si fece all'improvviso, da sommessa, a colma di sprezzo e diabolicamente gioiosa "Dimmi Harry Potter, bambino sopravvissuto...sei felice senza di me?"

"Non mi piace dormire su un letto d'ossa Tom."

"Gli uomini sono solo cenere e polvere, Harry. Chi è forte sopravvive."


"E infatti ti ho ucciso!" ringhiò a quel punto nella sua testa, rispondendogli rabbioso e pregando che tutta la sua collera lo prendesse in pieno oltre il dannato Velo dove ora la sua anima risiedeva. Che fosse maledetto! Lui, la sua ossessione per la morte e per la vita, tutto il sangue che aveva versato in nome dei suoi fottuti ideali!

"La rabbia...Harry Potter, quanta ancora ne provi..."

"E tu Lord Oscuro? Ucciso da un ragazzo di sedici anni...però, chissà che tormenti laggiù all'inferno."

"Ti stupiresti nel vedere quanto questo luogo assomigli alla mia realtà."

"Allora sono doppiamente felice."
Harry gettò via il mozzicone, scuotendo il capo.
Doveva smetterla di parlare coi morti. I morti avrebbero dovuto riposare in pace...e non tormentare i vivi.
Non dovevano tormentare i loro nemici.

"Allora Harry? Perché sei triste? E dimmi la verità."

Il moro scosse il capo, sentendosi la fronte bruciare un po'. Era triste...era triste perché Tom se ne sarebbe andato prima o poi. Perché l'avrebbe odiato. Perché era diventato per quel bambino ciò che Voldemort era stato per lui. Ma questo il Lord Oscuro non avrebbe mai dovuto saperlo. Mai.

"Sono triste perché..."


- Con chi parli?-
Harry sobbalzò di nuovo, imprecando. Non credeva di aver pensato anche ad alta voce!
Si volse e trovò Malfoy bardato nel cappotto e intirizzito per il freddo ma i suoi occhi scrutavano sulla terrazza, cercando di capire se Potter fino a quel momento avesse parlato da solo. Continuando a fissarlo, Draco colse nei suoi occhi un'ombra vaga. Di tanto tempo prima.
- Non è che mi sei diventato telepatico tutto di colpo e stai parlando con gli esquimesi vero?-
- Vuoi qualcosa?- chiese il moro, glissando su quel discorso.
- No, sono venuto a fumare. È tua la terrazza per caso?-
- Che palle...-
Draco si accese la sigaretta, andando ad appoggiarsi al parapetto e guardando incantato le luci di Londra.
Un altro anno passato. Un altro anno accanto allo Sfregiato.
La vendetta del destino era davvero sadica, niente da dire.
- Cosa stanno facendo quei due?-
Malfoy seguì lo sguardo di Potter verso il basso, proprio in mezzo a Lane Street.
C'erano Dalton ed Hermione, sembravano parlare.
- Dici che ci sta provando con lei?-
Gli uscirono quelle parole di bocca senza che neanche se ne accorgesse ma non poté rimangiarsele e fu tardi. Harry lo fissò col sopracciglio alzato, seriamente divertito e seriamente pronto a menargliela di nuovo come tanto tempo prima.
- Però...a quanto pare allora non ho buttato i galeoni al vento!-
- Hai scommesso dei soldi?- sbottò il biondo - Ma vaffanculo Sfregiato!-
- Io ci ho anche scommesso poco.- si scusò il moretto - Blaise invece è sicuro al cento per cento delle sue posizioni.-
- E sarebbero?-
- Che Hermione fa un madornale errore una sola volta.-
- Grazie tante, sempre molto gentile.- rognò Draco legandosela alla bacchetta - Con quel bastardo ci parlo dopo.-
- L'errore come lo vede Blaise non è quello di venire di nuovo con te. Forse lui lo vede nella vostra separazione.-
- Ecco, lo sapevo che questa storia sarebbe ricominciata...- mugugnò l'ex Serpeverde, passandosi esausto le mani fra i capelli - Perché non siete capaci a farsi i cazzi vostri? La Donnola si sbatte la sposata, Dalton ne pesca come le ricevute dei casinò e tu hai quella gnocca che farebbe cambiare sponda anche ai gay...cazzo, pensate un po' al vostro pollaio, fatemi questo favore.-
- La faccenda con Hermione ti ha sempre smontato.- ghignò Potter, appoggiandosi di schiena alla balaustra.
- Mi smontate voi, non lei.-
- Balle.-
- Pensala come vuoi allora.-
- Non è che con lei ci stai provando tu?-
Draco imprecò, serrando le mascelle - Senti Potter, mica siamo amici del cuore che vengo a raccontarti delle mie donne!- e al sopracciglio alzato dell'altro, si sentì in dovere di rettificare - May era un'altra cosa.-
- Ecco bravo...com'è che adesso non vi vedo più incollati?-
- Ho deciso di mollare la questione.-
- Però, ne parli come una trattazione commerciale.-
- In fondo non ci siamo mai promessi niente.-
- In fondo hai giocato finché ti andava, giusto Malfoy?-
- Il lupo perde il pelo...- ghignò Draco - E poi credo che mi abbia fatto un incantesimo d'amore.-
- Eh no!- Harry alzò le mani, incazzatissimo - Non ti ci mettere anche tu adesso!-
- Idiota, non sto dicendo niente. Ti sto solo dicendo che ogni volta che pensavo alla Granger, automaticamente l'immagine di May soppiantava quella della mezzosangue. Me ne sono accorto a Natale, parlando con lei.-
- Tu credi davvero che sia solo un incantesimo d'amore? Malfoy, May è una persona seria. Figurati se usa questa fesserie! Dai, è assurdo. Magari ti sei innamorato di lei.-
- Neanche morto.- sbuffò il biondo - Ma non mi va di essere preso in giro. E poi sto cominciando a pensare che la mezzosangue non ha mai sbagliato e Dalton ha un vero occhio per le persone. Se non si fidano, credo che almeno dovremmo dargli il beneficio del dubbio. Calma, non che gli creda visto che non hanno prove...-
- Ma forse, dici, è meglio controllare?-
- Si, forse. Magari dopo, venuto fuori che è un falso allarme, mi sentirò una merda ma non importa.-
- Già...- Harry guardò di nuovo in basso - Dici che stanno pensando a come ha fatto a entrare quella stronza malefica di tua cugina? Nooo...magari baccagliano.-
- Cazzo, ti butto di sotto!-
Potter ridacchiò, fin troppo divertito.
- Dio Malferret...con lei sei sempre stato di burro.-
- Non ci fossi stato tu sempre fra le balle, altro che mesi! Mi sarebbe bastata una settimana.-
- Possibile che credi ancora alle favole alla tua età?-
- Possibile che devo sempre cadere sullo stesso discorso con te?- Draco si ficcò il cappuccio in testa, gelato come un pinguino e infuriato come un toro - Mi spieghi cosa ti concede il costante diritto di farmi la predica su di lei?-
- E' la mia migliore amica e poi...-
- Se, se...e poi lei l'ha fatto con te per la prima volta, se.- e mandò giù un rospo amarissimo, che fece sghignazzare quell'altro bastardo di Potter - Ti diverte fare il pioniere eh? Non è che non ti piacciono le critiche Potter?-
- E tu? Non è che vivi nel mio fantasma costante?-
- Vivo con te attaccato al braccio costantemente!- esplose - Basta, mi hai rotto! Continua pure a parlare con gli spiriti degli ubriaconi barboni morti per strada, io me ne vado a letto!-
- Da solo?-
- VAFFANCULO!-
E finalmente il caro Malfoy sparì in casa con un diavolo per capello, lasciando invece il suo nemico di sempre a ridere, forse con l'animo un po' più leggero. Avrebbe voluto parlare di Tom con lui e forse anche Draco era venuto apposta per farlo ma...forse non erano ancora pronti entrambi all'idea che avrebbero potuto perderlo.
Quel bambino...quel bambino era diventato una parte importante della loro vita ormai. Gli volevano bene. Era il modo di essere di Tom che Harry e Draco avevano cominciato ad adorare.
Quel suo modo strano di sempre sulle nuvole, la sua testa per aria sempre a guardare il cielo, il suo cadere sempre, la sua goffaggine, i lividi continui e i bernoccoli sulla testa. La sua risata, i suoi occhi blu...
Il suo essere felice per le sue gentilezze, il suo sorriso ogni qual volta Draco si lasciava a trattarlo in maniera affettuosa.
Si era fatto accettare poco a poco e con le piccolezze era riuscito a farsi amare. Le stesse piccolezze che ora mancavano a Harry. Ma fra loro ci sarebbe sempre stato un dannato baratro.
Un dannato, sporco, impuro, nero e schifoso baratro.
Sancito col sangue di altri, ingrossato dall'odio, stillato nelle lacrime di tutti coloro che in quegli anni avevano maledetto l'uomo che li aveva resi infelici, strappando loro amici, parenti, la vita stessa.
Perché sei triste Harry?, gli aveva chiesto l'uomo che aveva ucciso i suoi genitori pochi minuti prima. Perché sei triste?
...Forse lui un giorno avrebbe fatto la stessa domanda a Tom.
Dall'inferno, a soffrire per il dolore che gli aveva causato.

 

 

 

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Capitolo 38
*** Capitolo 38° ***


dest38

 

 

Bella roba il Capodanno, pensava Caesar Cameron mentre un centinaio di demoni puri suoi compagni festeggiavano a modo loro con un del tutto particolare tiro a segno.
Bella roba anche l'inverno in Tibet. Il monte Everest non era poi così bello di notte però...a lui piaceva di più di giorno, anche se la visione notturna del cielo in quel particolare momento era davvero eccezionale.
Erano secoli che non vedeva un firmamento del genere.
Peccato che i demoni si stessero divertendo a far esplodere le stelle lontano anni luce dalla terra.
Un fantastico tiro a segno, niente da dire.
- Non ti diverti fratello?-
Leiandros Cameron si passò una mano fra i capelli neri, volgendosi verso di lui col suo sorriso allegro.
- Lasciami in pace, seccatore.- gli disse Caesar, lugubre.
- Oh, dai! È quasi mezzanotte. Cerca d'iniziare bene il nuovo anno.-
- Si, un altro barboso e palloso nuovo anno.- si schifò il demone dai capelli bianchi - Tornatene dai tuoi amici, non ho voglia di vederti.-
- Senti, quante storie...ti ho solo chiesto di farmi conoscere la tua amante umana!-
- E come ti ho già ripetuto...nomina un'altra volta Hermione e passerai il resto della tua miserabile eternità oltre le Colonne d'Ercole a far da balia ai cani infernali. Sono stato chiaro?-
Il più giovane sbuffò, girandosi verso Demetrius - Ma è sempre così rognoso?-
- Anche peggio.- ghignò quello, carezzandosi la barbetta ispida - Lascialo stare Leiandros, è preoccupato per alcuni affari in cui non è direttamente implicato ma che sono una spina nel fianco.-
- Tipo la vostra meravigliosa amica? La Lancaster?- ridacchiò il demone dai capelli neri - O sempre la vostra umana?-
- La mia umana e la mia demone non mi danno pensieri.- sibilò Caesar arcigno - Ti do due secondi per sparire!-
Il suo giovane fratellino sparì saggiamente come gli era stato detto, ridacchiando, e quando rimasero soli i due demoni quasi millenari si scambiarono appena una vaga occhiata.
- Hai deciso quale fare esplodere?- gli chiese Demetrius, col naso rivolto alle stelle.
- Che noia.- Caesar era sempre più irrequieto - Dovevamo starcene a casa!-
- Ha ragione Leiandros, stai diventando un cane rognoso. Se hai tanta voglia di tornare a casa da Hermione, è meglio che vai subito. Sai come si dice no? Chi tromba a capodanno...-
Cameron si mise una mano sulla fronte - Ti prego, non essere volgare.-
- Ha parlato la bocca di rosa.- ridacchiò Demetrius - Dai, rilassati. Fatti due tiri! Oppure sei preoccupato per qualcosa di serio e fondato? Eh bell'empatico? Ti è arrivato all'orecchio qualcosa?-
- Lo sai che ho ancora il lucchetto.-
- Lucchetto eh? Lo chiami così quell'incantesimo che ti sei messo da solo?-
- Demetrius, fatti un giro.- sibilò Caesar, con le palle che giravano come eliche - Anzi, visto che sei solito darmi così preziosi consigli, perché non ci vai tu a casa a darci dentro eh? La tua bella forse ti prenderà a morsi ma almeno sistemerai questa ridicola faccenda che va avanti in maniera penosa da oltre duecento anni, no?-
Demetrius s'incupì, guardandolo storto - Il mio rapporto con Gala sono affari miei.-
- Invece i miei affari tu e mio fratello li sbandierate al vento.-
- Oh...ma noi lo facciamo perché ti vogliamo bene.- cinguettò l'altro, mettendo il broncio.
- Basta cazzate!-
- Uffa. Non mi va di andare da Gala. Lo sai che ogni volta che ci vediamo vola di tutto.-
- Si, compreso lo tsunami.-
- Non mi va di andare lì a farmi dire sempre le stesse cose.-
- Veramente sei tu che sei un fissato.- replicò Cameron incrociando le braccia - Hai la bella pretesa di voler stare con una Leoninus e fare le paternali a un vampiro sulla sua alimentazione. Sei veramente forte, cazzo.-
- E infatti ci siamo lasciati.-
- E infatti la pensi sempre.-
- Sarà ma da lei non torno.- scandì Demetrius testardo.
- E allora non darmi il tormento e torna a giocare al tiro al bersaglio, rompiscatole!- borbottò rimettendosi il cappuccio sulla testa - Ma guarda che razza di scocciatura, sai cosa ti dico? Me ne torno a casa!-
- Ma sono solo le undici a Londra!-
- Pazienza, meglio a casa che qua con te e mio fratello!-
- Caesar.- Demetrius scosse il capo sospirando - Mi spieghi perché ti ostini a startene chiuso in quel dannato palazzo? Prima ti piaceva il mondo esterno. Imperia non vorrebbe vederti così.-
- Imperia non voleva neanche vivere se è per questo.- lo zittì Cameron con voce gelida, come ogni qual volta si parlava di lei - Ci vediamo nei prossimi giorni. Salutami gli altri.- e detto quello sparì rapidamente fra le nevi che imperversano sul monte Everest.
Demetrius rimasto solo fissò a lungo il punto dov'era sparito il demone dai capelli bianchi e cominciò a chiedersi se non avesse sempre sbagliato. Caesar aveva perso Imperia. Lui invece si stava privando da solo dell'amore.
Un amore che esseri come loro trovavano una sola volta nella vita.
Chissà cosa stava facendo Gala, pensò sollevando gli occhi al cielo dove vecchie stelle esplodeva e ne venivano create di nuove. Chissà come stava, chissà se era cambiata...chissà se l'amore che provava per lei si era spento come aveva creduto e sperato con tutto il cuore.

Cameron Manor accolse il suo padrone in un silenzio tombale. Il vento che portava neve e profumo di margherite lo avvolse sul portone d'ingresso ma l'abbandonò nell'istante in cui si chiuse i battenti alle spalle.
L'ingresso era vuoto per una volta. I suoi rifugiati dovevano aver preso il volo finalmente...
Si Smaterializzò nella sua camera da letto, levandosi mantello e giubba. Si cambiò velocemente, infilandosi una camicia di damasco che lasciò aperta passando velocemente lo sguardo attorno a lui. Il fuoco ardeva nel camino davanti al suo letto...e nell'aria c'era un tenue sentore appena percettibile. A terra vide un paio di sandali femminili dal tacco alto...
Sogghignò, gettando via guanti e spada.
Fece il giro del divano sistemato davanti al suo grande camino e appoggiandosi a un bracciolo vide la creatura mortale più bella che i suoi stanchi occhi avessero mai conosciuto.
Hermione dormiva coi capo riverso su un cuscino di velluto, i capelli sparsi a ventaglio, bellissima in un abito rosso scuro che le fasciava la linea sinuosa del corpo, con un profondo spacco sulla coscia. Un tempo Caesar aveva potuto toccare quelle forme, ora però di quella dolcezza ne era rimasto poco. Rimase seduto sul bracciolo, ben sapendo che svegliandola l'avrebbe spaventata.
I suoi occhi bianchi le ricordavano ancora molto quelli di Doll.
- Hermione.- mormorò, alzando ancora la fiamma nel camino.
La Grifoncina sbatté le palpebre, svegliandosi all'istante. Si guardò attorno, poi lo vide...e gli sorrise.
- Ciao.-
- Ciao.- le ridisse il demone soave - Cosa fai qua? Dovresti essere a una festa.-
La ragazza tornò ad appoggiarsi sui cuscini, stanca - Ci sono stata fino a pochi minuti fa, credimi.-
- E allora perché sei venuta? Ti sono mancato improvvisamente?-
- Non scherzare.- Hermione gli scoccò un'occhiataccia - Mi lasciassi vivrei qui per sempre.-
- Si, chiusa in una bella scatola di vetro.- Cameron scrollò le spalle, finalmente sedendosi mollemente al suo fianco - Fammi il favore. Hai così pochi anni da vivere...fallo e basta, non perdere tempo qui dentro.-
- Ah si? E tu perché sei qui?-
- Demetrius è in piena crisi amorosa e se fossi rimasto ancora avrei approfittato della buona sorte e finalmente avrei ucciso Leiandros, scatenando però l'ira di mio padre che si sarebbe abbattuta su tutta la Gran Bretagna come una pestilenza temo. Adora il marmocchio.-
- Marmocchio.- Hermione sogghignò, stringendosi al suo fianco - Ha settecento anni.-
- E' un bambino. Infatti continua a vivere coi miei.-
- Forse si sente solo.-
- Non sei venuta qua per farmi una seduta di psicanalisi vero?- rimbrottò a quel punto Cameron, divertito - Allora? Com'è la festa a cui tanto fra poco ti faccio tornare?-
- Il solito. Gente che beve, che vomita, che brinda e che si diverte. Che pensa all'anno nuovo...che spera...- Hermione fissò la fiamma, con l'anima ardente come il fuoco di quel camino - Cose che un tempo facevo anche io.-
- Ti ha fatto male stare con me.- Caesar abbassò lo sguardo su qualcosa d'imprecisato.
- No, non sei tu.- la strega scosse il capo, inclinando la testa nell'incavo del collo del demone - Sono stati gli anni passati in Germania, il tempo trascorso dalla vittoria di Harry in cui pressoché non è cambiato nulla. È stato triste tornare e vedere anche il bambino sopravvissuto che si chiede se la nostra guerra ha avuto un senso.-
Gli esseri umani erano davvero complicati. Era incredibile cosa potessero provare nel corso di una vita breve come la loro. Un tempo suo padre gli aveva detto che gli esseri umani erano la rovina e la salvezza del mondo.
Lui non aveva capito a quel tempo...ora forse invece iniziava a vedere le cose nella giusta prospettiva.
Gli esseri umani erano diversi da qualunque creatura nata su quelle terre.
- Domani ci sarà la luna nuova.- sussurrò Hermione all'improvviso.
- Si.- annuì Caesar.
- Mi devo battere con Jeager.-
A quel nome Cameron serrò leggermente il pugno, riprovando una rabbia che poche volte nella sua lunga esistenza aveva trattenuto in corpo. Jeager Crenshaw.
- Vi siete sfidati?-
- Si.-
- Per l'ultima volta?-
- Credo di si.-
- Linda non tornerà in vita in questo modo.-
- Ma mi metterò l'animo in pace.-
- Crenshaw centra poco nella sua morte, lo sai.- le disse il demone.
- Si. Ma voglio batterlo.-
- Non si trovano spesso avversari decenti, sai?- le chiese serafico - Fossi in te metterei da parte lo smisurato orgoglio da Grifondoro che ti anima e mi calmerei. Non potrai essere d'aiuto a Harry Potter da morta.-
- Non mi sconfiggerà.- scandì sicura.
- E' mezzo demone.-
- Per un quarto.- ribatté puntigliosa - E l'ho battuto già una volta.-
- Perché non ragionava. Era furibondo...stavolta invece sarà calmo e non per fare l'uccello del malaugurio ma a livello fisico ha dieci volte la forza di un uomo normale e tu mia cara...- e scoccò uno sguardo quasi di rimprovero al suo corpo -...sei messa male.-
- In che senso?- sibilò sarcastica.
- Nel senso che sei debole. Ti sei indebolita molto dopo quest'estate.-
- E allora? A magia però sono sicura di poterlo battere.-
- Ok, fa come ti pare.- sbuffò levando le mani - Tanto fai sempre di testa tua.-
- Già. Mi alleni un po'?-
- Ecco, lo sapevo!- ghignò alzandosi in piedi - Sei venuta per il ripasso dell'ultimo minuto?-
- Anche.-
- Anche? Che succede? Il tuo serpente alla festa era circondato da vipere?-
Hermione stavolta ebbe un leggero moto di stizza. Ci mancava pensare pure a Draco adesso!
- E tu invece perché sei qua?- lo rimbeccò, alzandosi a sua volta - Ti credevo conteso da belle demoni che spasimano per te! Ma forse sei troppo schizzinoso anche con le donne. A volte mi chiedo proprio come faccio a piacerti. Dai, andiamo!- e prese di volata la bacchetta, restando scalza - Muoviti!-
Il padrone del castello sbuffò, roteando gli occhi e seguendola comunque senza fare storie, deliziato dall'ondeggiare dei suoi fianchi - Non è che sei venuta qua per fare un altro tipo di moto vero?- le chiese, mentre raggiungevano la sala magica dove spesso lui e Demetrius si sfidavano con le spade - Perché ti direi di no.-
Hermione non fece una piega - Diciamo che dopo aver visto di nuovo quello che una volta era il mio serpente attorniato da vipere non mi ha fatto piacere. Inutile che neghi. Sono gelosa da matti.-
- Dell'Osservatrice?-
- Oh, ma sentilo! Stavolta hai usato quei tuoi maledetti poteri! Io non ti ho mai detto che andavano a letto insieme!-
- Sono un uomo.- le rinfacciò calmo, aprendole la porta, facendola passare e chiudendosela alle spalle - Andiamo Hermione. Coi secoli ho imparato che niente stimola di più il possesso degli uomini come la gelosia.-
- Si ma ci eravamo lasciati.-
- E allora?- il demone ghignò, scuotendo il capo - Sei convinta che la passione si sublimi così in fretta?-
- Però, che filosofo. Allora perché adesso mi dici che non verresti a letto con me?-
- Te l'ho spiegato già una volta. Mi piace fare la prima donna fra le lenzuola. Quindi o vieni a letto con me perché vuoi me davvero, o puoi anche andare in bianco per tutta la vita per quel che mi concerne.-
La Grifoncina inspirò, dannandosi. Ma perché? Perché le donne erano diverse dagli uomini nel sesso?
- Senti...- borbottò comunque, guardandolo attenta da qualche metro di distanza - Non è che sono fatta di pietra però. Potrò anche non amarti, come tu non ami me alla follia, ma sei comunque un demone.-
- E che vorresti dire con questo?- frecciò indifferente - Che il mio aspetto fisico ti farebbe cedere alla tentazione?-
- Lo sottolineo anche.- ribatté - Non sono così stupida da credere davvero che l'involucro non conti.-
- In un rapporto superficiale lo credo anche io.-
- Andiamo Caesar.- replicò, estraendo la bacchetta - Gli uomini non vedono al di là del loro naso.-
- E' questa la tua linea di difesa contro i rapporti mia adorata?- la sfidò di nuovo, sempre più sarcastico - Sei diventata talmente cinica da credere che il problema sia solo in ciò che vedono gli occhi?-
- No.- rispose fissandolo - Hai ragione. Ci sono anche i problemi di differenze, come mi hai sempre detto.-
- Oddio, non mettere in mezzo i tuoi adesso.-
- Cosa? Ti pare che un babbano e una strega potessero stare insieme? S'è visto, dopo neanche sei mesi mio padre ha pensato bene di mollare tutto perché mia madre aveva riacquistato i suoi poteri! Lui e la sua stupidissima famiglia!-
- Cambiare cognome non t'è servito comunque.- sentenziò - La ferita brucia ancora.-
- Oh e continuerà a bruciare, te l'assicuro!- scandì rabbiosa.
Caesar tacque, cominciando a guardarla seriamente. Quelle parole e quel tono gli piacevano poco.
- Capisco il tuo dolore.- le disse, a bassa voce - Ma ti ricordo che tu quattro anni fa combattevi una persona che ha cominciato in questo modo la sua guerra. Con la rabbia verso gli altri.-
A quelle parole Hermione gelò letteralmente.
Voldemort.
Sentì il ghiaccio scorrerle nelle vene e si sentì decisamente male. Non poteva credere che...di essere diventata quel tipo di persona. Una persona che covava rancori in quel modo! Che disprezzava gli altri, che voleva separare i diversi.
Si passò una mano fra i capelli, sentendosi di nuovo cedere miserabilmente.
Un attimo dopo la presenza fredda di Cameron le fu vicino e lei lo strinse forte, gettandogli le braccia al collo.
Caesar le cinse la vita, baciandole la fronte e cullandola.
- Sono una persona orrenda.-
Lui sorrise veramente, continuando a depositarle piccoli baci sul viso.
- Non sai neanche come sia una persona orrenda.-
Hermione tirò su col naso, facendolo ridere, poi finalmente si calmò restando però accoccolata contro il suo torace.
- Sai una cosa? Mi mancherai.-
- Sciocchezze.-
- Perché minimizzi sempre?- la strega alzò il viso, posandogli un rapido e veloce bacio a fior di labbra - Credi che solo perché ho appena vent'anni io non sappia amare?-
- Io credo che l'amore vero tu l'abbia conservato nei ricordi del passato.- le rispose, continuando a sorridere con gli occhi - La tua età non centra nulla.-
- Sai cosa credo io?- Hermione lo fissò seria, carezzandogli la gota - Credo che tu non sappia quanto hai fatto per me in questi quattro anni. So che per te sono solo come pochi minuti...ma per me è stato molto invece.-
- Mi sopravvaluti.- le disse con insolita dolcezza, posandole un altro bacio sulle labbra - Ma grazie.-
Lei decise di staccarsi, anche se a malincuore e guardò la sua bacchetta. Non aveva più neanche voglia di combattere. Voleva solo tornare a casa. Stava per battere la mezzanotte e presto Draco avrebbe compiuto gli anni.
- Vai.- le sussurrò Caesar all'orecchio - E riprenditi ciò che è tuo.-
- Non è mai stato mio.-
- E allora prenditelo.- bofonchiò ironico - Da quando sei diventata così reticente eh?-
Hermione ridacchiò, facendosi riapparire i sandali in mano - E' esattamente quello che mi ha detto lui giorni fa. La sua spiritosaggine con gli anni è aumentata anche se fra tutti gli uomini importanti della mia vita, ovvero tre, tu e lui non avete mai avuto un grande senso dell'humour.-
- Il primo chi è stato?- le chiese, sorreggendola mentre si allacciava le scarpe.
- Harry.-
- Harry Potter?-
- Si, perché? Ti sembra strano?-
- No. Ma dopo uno così come hai fatto a stare con quel tizio e poi con me?-
- Vallo a sapere.- ghignò perfida - E tu dopo un sacco di demoni, essenze e vampire come hai fatto a stare con me?-
- Semplice.- le disse, piegandosi su di lei e dandole un ultimo appassionato bacio di addio. Lei non si staccò minimamente, rispondendo con uguale ardore.
- Ero stanco di sentire freddo.- le mormorò sulle labbra, mordendole quello inferiore.
La strega sorrise, carezzandogli la guancia e facendosi finalmente indietro.
- Sei una grande strega, Hermione.- sussurrò Cameron, ficcandosi le mani in tasca - E una grande donna.-
- Vincerò.- gli promise - E quando sarò tornata voglio un premio!-
- Contaci.- ironizzò - E adesso vai da lui.-
- Ciao Caesar.- sussurrò, mandandogli un bacio con le dita.
- Notte Hermione.-
E lei si Smaterializzò via, portando con lei il calore e quattro anni di serenità.

Draco Malfoy invece a mezzanotte, oltre che festeggiare il Capodanno, festeggiò anche gli anni.
- Auguri testa di cazzo.- frecciò Harry Potter, al suo fianco - Che tu possa diventare un po' più furbo.-
- Grazie altrettanto Sfregiato.- sibilò con un ghigno, facendo cincin con lui e tutti gli altri presenti alla grande festa che si teneva a casa di una delle colleghe della squadra di Gary Smith, la loro amica June.
I rintocchi e i famosi fuochi artificiali di Londra avevano appena inaugurato l'anno nuovo.
Lo spettacolo dai balconi di quella bella villa sul Tamigi era veramente impressionante e la compagnia era anche meglio. Per qualche tempo avevano potuto scordarsi Mangiamorte e brindare, sperando ad un anno sereno.
Stava sul terrazzo del secondo piano, ad ammirare quello scenario di fuochi e luci quando una mano gli carezzò lievemente la spalla procurandogli uno strano brivido.
- Non dovresti essere triste al tuo compleanno.- gli disse May, apparendogli a fianco - Tieni.-
Draco sogghignò, prendendo il bicchiere di champagne e centellinandolo di mala voglia.
- Te lo dico adesso.- bofonchiò, appoggiandosi con la schiena alla ringhiera - Se ho detto qualcosa che ti ha offeso, ritiro tutto. Ma non il fatto che voglio chiudere.-
La ragazza sorrise, scrollando le spalle - Tranquillo, non so qua per rivendicare il territorio. Tu invece si, vedo.-
- Cosa?- replicò con uno sbuffo - Non ti ci mettere anche tu ora, mezzosangue.-
- Miss So Tutto Io dov'è finita?- lo rimbeccò ironica, scoccandogli un'occhiata penetrante.
- Prima stava parlando con Gary. Ma è da un pezzo che non la vedo, in effetti.-
- Sarà con Edward.- disse allora May - A Natale li ho pescati sotto il vischio. Ed è uno che a differenza di altri non si fa problemi a prendersi ciò che vuole.-
Draco alzò un sopracciglio, sinceramente scandalizzato e divertito al tempo stesso - Ma lo sai con chi parli?-
- Si tesoro. So con chi parlo.- l'Osservatrice gli dette un leggero bacio sulla gota e gli dette la schiena per tornare dentro - Fossi in te starei attento comunque. Non si sa mai che cosa potrà succedere!-
Draco la guardò andarsene, tornare da Ron e Potter che in quel momento stava minacciando di vomitare Gary per tutto il resto della serata, visto come continuavano a riempirgli il bicchiere ma il biondo non aveva più voglia di restare ormai. Le parole di May gli erano sembrate quanto mai sibille...ma anche veritiere.
Non si sapeva mai nella vita cosa sarebbe potuto succedere e lui lo sapeva bene.
Lui, Draco Lucius Malfoy, il Principe di Serpeverde, figlio di Mangiamorte, era diventato compagno del bambino sopravvissuto, il padrino del figlio di colui che gli aveva rovinato l'infanzia. E si era innamorato di una mezzosangue.
Non c'era destino più beffardo di quello.
Andò dritto nell'anticamera, zigzagando fra gl'invitati e davanti alla stanza degli armadi trovò Dalton che fumava appostato alla finestra.
- Allora sei qua.- frecciò il biondo - Ti credevo imboscato da qualche parte con la prima sventola di turno.-
- Io invece ti ritenevo furbo e lontano dalle vipere.- ironizzò l'ex Corvonero a tono, scoccandogli un'occhiata penetrante coi suoi occhi azzurri - Ma forse ti sopravvaluto.-
Malfoy roteò gli occhi, infilandosi il cappotto con aria seccata - Quando la finirai eh? Senza contare che non la perdi un attimo di vista. Cos'è, ti va di riprovarci dopo quattro anni sotto il vischio?-
- Ohhh...- Edward assaporò quel momento con soddisfazione - Allora la vipera ha parlato.-
- Piantala, il mondo non è uno zoo.-
- Infatti, con quella in giro è tutt'altra cosa.-
- Ma la vuoi smettere? Tanto non ci crederò fino a quando non lo vedrò coi miei occhi.- rispose Draco con espressione serafica e paziente - Io non credo che sia una cattiva persona Edward, ficcatelo in testa. Per noi ha fatto molto, ci è sempre stata vicino. Riconosco le sue fisime e riconosco i suoi limiti ma quelli stessi limiti ora dimostri di averceli tu.-
- E tu e Harry state dimostrando che dopo sette anni di guerra a scuola preferite chiudere gli occhi ora e starvene tranquilli, aspettando che la ghigliottina vi arrivi sul collo.- sibilò Dalton - Ok, fa come ti pare. Ma cerca almeno di proteggere Hermione.-
- E adesso dove vai?- gli chiese.
- Me ne torno alla festa. Tu divertiti.-
- Grazie.- ghignò e senza aspettare altro si Smaterializzò via, anche se non sapeva bene dove andare.
Non sapeva neanche dove fosse sparita lei anche se una vaga idea ce l'aveva. E se fosse andata da Cameron?
A quel pensiero come sempre lo attanagliò quella sorda rabbia che conosceva bene ma che aveva sempre provato solo con lei. A volte si chiedeva come potesse provare un tale senso di gelosia e possesso verso si, ok, la prima donna che aveva amato ma...perché non riusciva a pensare che fosse stata di un altro uomo?
Il solo pensiero lo faceva impazzire.
Bel compleanno, pensò tornandosene a Lane Street.
Non aveva proprio voglia di stare ancora a festeggiare, come non aveva voglia appena si fosse fatto giorno e poi di nuovo sera di portare quella manica di matti fuori a cena. La mattina dopo lui avrebbe anche dovuto andare a raccattare altra Salvia Splendens per la mezzosangue! Imprecò, sbuffando e riapparendo al pian terreno della palazzina.
Odiava doverle fare quelle pozioni ogni notte ma odiava ancor di più vederla tremare, prima di coricarsi a letto.
Avesse avuto meno scrupoli e non fosse stato un essere umano si sarebbe comportato esattamente come Cameron.
Ma non poteva lasciarla così. Non in quelle condizioni. Non poteva.
Lei l'aveva reso felice e anche se per poco tempo, Hermione aveva rappresentato tutto il suo mondo.
Non poteva lasciarla.
Salito al primo piano buttò svogliatamente il cappotto sui divani quando, alzando lo sguardo, incontrò due occhi dorati divertiti. Sogghignò a sua volta, andando a sorpassare il bancone della cucina.
- Mezzosangue. Da quando disegni le feste?- frecciò, infilando la testa nel frigo.
- Mi annoiavo.- rispose semplicemente Hermione, seduta sulla mensola della grande finestra del salone - Non sono più dell'umore per stare fra la gente. Mi spiace di non esserci stata al brindisi.-
- Non ti sei persa niente.- le disse, tirando fuori una delle tre bottiglie di champagne che sarebbero servite per festeggiare il suo compleanno in privato, iniziando a stapparla - Lo Sfregiato è più fuori del solito, Weasley pensa alla sua bella sposata, Blaise ha trovato compagnia con la prima che passava e Dalton come al solito ha fatto lo spiritoso.- concluse, fermando il tappo con la magia e rimettendolo sul bancone. Prese due calici e la raggiunse, dandogliene uno.
- Come mai sei a casa?- gli chiese, bevendo un appena goccio - E' appena la mezza.-
- Già e ci sono ancora i fuochi.- ponderò ad alta voce, sedendosi con lei dall'altra parte della finestra.
- Era da un pezzo che non vedevo questo spettacolo.- gli confidò con un stanco, alzando una mano verso le fiamme del caminetto che si ravvivarono subito - In Germania non sanno festeggiare in questo modo.-
- E in Italia?-
Hermione alzò le spalle, scuotendo appena il capo e cominciando a sciogliersi i capelli dalle mille forcine che le tenevano imbrigliati i riccioli - In Italia mi sono goduta poco il paese, devo essere sincera.-
- Secondo me non ti stai godendo neanche il ritorno a casa.- le disse, portandosi il calice alle labbra.
- Ah si?-
- Si,- annuì il biondo Auror posando il bicchiere dal collo lungo e sporgendosi verso di lei.
Hermione non fiatò quando Draco le prese con tocchi leggeri la testa fra le mani, gliela reclinò su una spalla e iniziò dolcemente a toglierle le forcine, aiutandola come tanto tempo prima. Dopo parecchie feste a Hogwarts lui aveva già compiuto quei gesti. Il ricordo le procurò un fiotto di calore al cuore che per una volta la fece sorridere di cuore, anche se lui non poteva vederla.
- Dovresti stare a festeggiare invece che chiuderti qui dentro.- gli sussurrò, inspirando il suo profumo che non aveva mai dimenticato - Harry poi non vedendoci potrebbe pensare male.-
Draco ridacchiò, sfilandole un'altra forcina per liberare un ricciolo sinuoso.
- Con gli anni, e stupendomene, ho imparato che Potter è abituato al peggio quindi qualsiasi stronzata io possa fare non potrà mai farlo pensare male di me.-
- Oppure non si stupisce più di quello che la tua mente perversa può inventarsi.- frecciò ironica.
- Hn, forse.- replicò - E poi che t'importa? Che pensino quello che vogliono.-
- Complimenti signor Malfoy. Hai finalmente imparato a pensare con la tua testa.-
- Si, c'è andato un po'.- commentò secco - A quanto pare invece sei regredita tu.-
Hermione incassò il capo con una smorfia. Era sempre capace di farle saltare i nervi, però!
- I vostri amici sono simpatici.- se ne uscì dopo qualche secondo di silenzio, per lei imbarazzante - Sono tutti Auror?-
- La maggior parte. Alcuni lavorano negli uffici al terzo piano, c'erano anche due o tre Cancellatori credo. Per un po' di ho persa di vista ma ti avranno riempito di domande, presumo.-
- Già.- rise tentennante - Harry e Ron devono aver parlato molto di me.-
- Tutti ne parlano.- le disse, finendo il lavoro e passandole delicatamente le mani fra i capelli, mentre lei rialzava il capo - Se Harry Potter è vivo non solo merito della fortuna o della sua bravura.-
La Grifoncina tacque, senza voler ammettere che le sue mani riportavano alla memoria ben più dei ricordi.
Rimase a guardarlo, a sfidare quegli occhi d'argento e tempesta...poi quando capì che doveva scappare se non voleva commettere qualcosa d'irreparabile, si alzò dalla mensola sgusciando via dal suo abbraccia - Vado...a togliermi il vestito.- sussurrò, imprecando per aver usato una frase così equivoca - Mi cambio e torno.-
- Stai bene anche così.- ironizzò, appoggiandosi con la schiena al vetro gelido.
- Grazie.- Hermione si volse, alzando un sopracciglio - Senti...sei stanco?-
- Andiamo già con le proposte mezzosangue?- e ridendo del suo rossore, si prese quasi in faccia un cuscino.
- Idiota.- gli sibilò la strega rabbiosa, lanciandogli dietro uno dei suoi sandali altissimi - E' per la pozione! Se sei stanco devi solo lasciarmi gl'ingredienti che me la preparo da sola!-
- Non ci pensare neanche.- Draco si alzò immediatamente dalla mensola, filando dritto al bancone della cucina dove agitando rapidamente la bacchetta cominciò ad apparire un po' degli ingredienti che gli servivano - Ti ho detto che me ne sarei occupato io. E riprenditelo!- aggiunse, lanciandole mollemente la scarpa che lei afferrò al volo.
- Torno fra un attimo.-
- Comunque quel vestito va bene lo stesso...-
- Se non la pianti di fare il maniaco ti schianto al muro!- lo avvisò, raggiungendo le scale a piedi nudi.
- Da quando non sai più accettare un complimento eh?-
- Ma che complimento!- sbuffò, sollevando i lembi dell'abito rosso per non inciampare.
Draco si appoggiò coi gomiti al bancone, continuando a fissarla - Bhè, è d'obbligo per la più bella strega che abbia visto in tutta la serata.-
Hermione si fermò sul primo gradino, volgendo il capo per guardarlo in viso con aria scettica ma di fronte alla sua espressione non riuscì a dire nulla. Semplicemente sorrise, anche in modo debole e quasi amaro, ma gli sorrise.
- Che fai? Arrossisci?-
- No, cretino.-
- Sono sempre l'unico che ci riesce?-
- Perché?- gli urlò continuando a scendere - Il tuo amor proprio ha subito colpi di recente? Se ti rispondessi di si ti metteresti l'animo in pace Malfoy?-
Un rumore improvviso però bloccò la discesa di Hermione. Qualcosa al piano di sopra era andato in pezzi.
- Malferret? Cos'hai fatto cadere?-
Non gli giunse risposta, così ritornò sui suoi passi. Entrata nella grande stanza vide una boccola ampolla bluastra a pezzi, sul pavimento, appena sotto il bancone della cucina che confinava col salone.
Alzò lo sguardo preoccupata e vide Draco, a capo chino, con una mano fra i capelli.
Poi il calore al suo polso. Hermione fece appena in tempo a guardare il sangue di Caesar ribollire nel suo bracciale che la lama di un coltello gli sfrecciò vicinissima al viso. Poté quasi sentirla sulla faccia, poi la paura, la tensione.
- Accio bacchetta!-
La sua preziosa bacchetta finì nelle mani di Malfoy che ora la fissava con uno sguardo vuoto, inespressivo.
Dannazione, di nuovo! Quello sguardo l'aveva già visto su Edward.
- Impedimenta!-
Sconvolta, fece appena in tempo a Smaterializzarsi via che l'incantesimo colpì dritto un divano, facendolo a pezzi.
Quando riapparve accanto alla finestra però, si ritrovò con gli occhi sgranati. Con uno scatto fulmineo Draco le era apparso a fianco e le portò la mano alla gola.
Strinse forte, strappandole un gemito e caddero a terra.
Le si mise sopra, incastrato fra le sue gambe, portandole anche l'altra mano alla gola.
Ora Hermione capì finalmente le parole di Caesar. Il fisico...il fisico le stava già cedendo. Era diventata tanto leggera che non riusciva neanche a spingerlo lontano. Tendeva le mani sulle sue spalle ma sembrava animato da una forza inumana...e serrava, serrava sempre più forte la presa. La stava soffocando...
- Dra...Draco...-
Un'improvvisa risata fece tremare quasi le pareti della casa, lasciando ad Hermione il tempo per capire da dove arrivasse. Poi, la vide. Eccola. Nei pezzi di vetro dell'ampolla andata in frantumi, si stagliava la sagoma di un volto femminile. E la sua maledetta voce le ferì l'orecchio.
"Salve signorina Hargrave...dimmi un po', come ci si sente a farsi ammazzare dall'uomo che ami eh?"
- Katrina...- ringhiò Hermione, tenendo entrambe le mani su quelle di Draco, che le stava sopra e continuava a serrarle la carotide in una morsa letale - Al diavolo...- sibilò rabbiosa - Che gli hai fatto?-
"Tesoro...semplicemente rivendico la mia proprietà. Ma non temere. Presto morirai...e sarà proprio l'uomo che ami tanto a farti spirare. Sorridi Hermione Hargrave. Non tutti hanno questa fortuna!" e continuò a ridere, a ridere, a ridere come se quella risata fosse stata provocata da un demonio, quando a quella delle due donne, sopraggiunse anche la voce di Malfoy. I suoi occhi, lentamente, sembrava che cercassero di riprendere coscienza.
- Dannata...- ringhiò, fra i denti.
"Però...e così tenti di resistermi eh?" ghignò ancora l'empatica "Saresti il primo a riuscirci! Ti ho detto di ucciderla!"
Draco abbassò il capo, emettendo un lamento di dolore. Sembrava che gli si stesse spaccando la testa.
Quella voce continuava ad ordinargli di ucciderla, il suo corpo si muoveva da solo.
Risollevò lo sguardo, vedendo Hermione arrancare come un coniglietto in gabbia.
Una mano sulle sue, l'altra che lo spingeva per la spalla.
- Fa qualcosa...- le sibilò a fatica, stringendo di più la presa - Fermami!-
Hermione non riuscì più neanche a scalciare. Imprigionata e senza bacchetta, la telecinesi non serviva. Aveva alzato con la forza della mente ogni oggetto pesante presente nel salone ma si era infranto contro uno scudo alzato da Katrina.
Sarebbe morta davvero? Per mano di Draco?
Sembrava surreale, un incubo orrendo. Lui che cercava di ucciderla e che la pregava di colpirlo, pur di allontanarlo.
Poi, finalmente, alla memoria le tornò l'unico modo per salvarsi.
Levò la mano dalla spalla di Malfoy e con una fatica atroce gli puntò un dito sulla fronte.
"Cosa vuoi fare?" ringhiò la voce di Katrina ma ormai era tardi.
Hermione rise appena, poi fu salva.
- Existo!- gridò e negli occhi di Draco sfrecciò come un fulmine, una scarica elettrica. Perse immediatamente le forze, crollandole addosso con dei bassi gemiti di fatica ma la Grifoncina non perse tempo.
Gli prese la bacchetta che gli era caduta e scostandosi appena, velocissima, la puntò dritta ai cocci dove si stava rispecchiando mille volte l'immagine dell'empatica.
- Deletrius!- scandì e quelli vennero subito spazzati via da un'onda magica, insieme alla rabbia della povera Katrina, beffata un'ultima volta.
Nei minuti seguenti, nessuno dei due maghi ebbe più un briciolo di energie per rialzarsi.
Attorniati da oggetti rotti che la lotta aveva provocato, Draco stava col viso affondato nei capelli di Hermione, mentre la strega lo stringeva forte per il collo, quasi nella stessa posizione che li aveva visti sul punto di uccidersi.
Entrambi col fiato corto, entrambi con la sensazione che questa volta avevano davvero rischiato molto...ed entrambi col ricordo di un tempo in cui, in quella posizione e con quei gemiti sulle labbra, erano stati felici.
Draco dopo un lungo minuto tirò un forte pugno al parquet, imprecando.
- Calmati.- gli sussurrò Hermione, carezzandogli la nuca.
- Al diavolo.- sibilò, restando appoggiato sulle braccia per non pesarle più addosso - Stavo per ammazzarti.-
- Si.- lo sorprese ridendo - Non ci saresti riuscito neanche fra un milione di anni.-
Malfoy scosse il capo, facendo a meno di rispondere perché sarebbe stato troppo brusco, così tornò a fissarla cupamente. - Cosa mi hai fatto? Quando mi hai puntato il dito alla fronte, intendo.-
- E' una formula semplice, è sempre stata considerata inutile. Serve a far tornare alla memoria di uno uomo che sta per ucciderne un altro tutti i ricordi collegati a questa persona. È una cosa rapidissima, ma serve per bloccare gl'intenti omicidi causati da altri, con l'uso dell'ipnosi.-
- T'è andata bene che non ho voglia di ucciderti, allora.- sibilò perfido, scoccandole un'occhiata veloce e vedendola arrossire di nuovo, non poté impedirsi di ridere - Mezzosangue...devo ammettere che mi mancava.-
- Cosa? Questa posizione?- lo sfidò sarcastica.
Lui abbassò appena lo sguardo, sogghignando alle sue gambe scoperte dalle spacco, ma scrollò la testa.
- Mi mancava essere l'unico a poterti mettere le mani al collo.-
- Bhè, in questi anni non sei stato l'unico purtroppo.-
- Hai molti nemici eh?- ironizzò.
- Si, ma adesso alzati per favore.-
Draco non accennò a muoversi.
- Cosa fai? Ti muovi o no?-
- Ho mal di testa, sto più comodo così.-
- Idiota, appunto perché hai mal di testa. L'Existo te lo lascerà per almeno quarantotto ore. Devo metterti a letto o potresti perdere di nuovo le energie.-
- Devi mettermi a letto?- disse con voce sinuosa - Mi piace questa magia. Ridimmela un po'...-
- Draco!-
- Ok, ok.- sbuffò, mettendosi in ginocchio e tirandola su con lui. Lì non la lasciò di nuovo andare, esaminandole il collo. Le sarebbero rimasti un bel po' di lividi, pensò carezzandole la pelle arrossata. Così senza aspettare usò subito la bacchetta con un rapido incantesimo di guarigione, senza staccare gli occhi dai suoi.
- Forse ci hanno scambiato i ruoli mezzosangue. Dovrei essere io il gagia.-
- Si e forse dovevo essere io a strozzarti.- lo zittì seria - Non dire sciocchezze. Io ho scelto con la mia testa esattamente come hai fatto tu più di quattro anni fa. A nessuno dei due è mai andato di morire e abbiamo scelto di conseguenza. Niente di più.-
- Ed è anche per lasciarmi vivo che sei diventata gagia?- le chiese a bassa voce - Per proteggere me e Potter?-
- Forse,- sussurrò abbassando lo sguardo - ma è passato tanto tempo.-
- Non quanto immagini.-
Hermione lo scrutò appena, poi tornò ad abbassare gli occhi. Ora aveva freddo. Tanto freddo.
Neanche ventiquattrore e avrebbe dovuto incontrare Jeager. E gli stava mentendo.
Gli aveva promesso che sarebbe stata sempre sincera...ma se gliel'avesse detto, Draco le avrebbe impedito di battersi.
E non poteva farlo. Sarebbe stata la penultima bugia, lo giurava.
L'ultima era quella più sacra di tutte e pregò che almeno quella gli venisse perdonata.
Negare l'amore non poteva essere un peccato tanto grave, mentì a se stessa, mentre restava fra le sue braccia.
Negarlo non poteva renderla più infelice di quanto già non fosse.
Negarlo l'avrebbe resa innocente.
O colpevole?
Ormai dubitava che per un'anima disperata come la sua un peccato in più avesse una tale importanza...
In fondo la sua era una fiamma che sarebbe arsa con una luce accecante...ma sarebbe arsa in fretta.
Troppo in fretta. Non valeva la pena di rivelargli di nuovo il suo amore.
L'anima inquieta di Draco era eterna, immortale.
La sua invece era già cenere.

 

 

 

 

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Capitolo 39
*** Capitolo 39° ***


dest39

 

 

Hermione Granger alzò gli occhi sulla pendola del salone, a Lane Street.
Le cinque e mezza del 2 gennaio. E c'era stata la luna nuova.
Riabbassò lo sguardo, infilandosi la spada alla cinta con gesti lenti, quasi indifferenti.
La sua mente vagava altrove, lontana dalla resa dei conti che l'attendeva.
Ricordò Linda, ricordò la Germania, i Lestrange...la vendetta. Inutile negarlo. Voleva vendetta.
Vendetta per essere stata uccisa, vendetta per essere stata ridotta a un vegetale, a misera carne da macello.
Vendetta per il sonno perduto, per le lacrime che ogni notte versava, per il dolore causato dall'essere stata divorata viva.
Qualcuno gliel'avrebbe pagata cara.
Alzò lo sguardo al soffitto quando sentì dei passi al piano superiore.
Poteva essere benissimo Beatrix, che soffriva d'insonnia, ma sapeva bene che Blaise aveva l'abitudine di alzarsi presto per andare a Everland con le prima luci, esattamente come Ron avrebbe potuto tornare a casa da un momento all'altro dal turno di notte.
Doveva andare. Jeager l'aspettava.
Scoccò un'ultima occhiata indietro, osservando quella casa, pensando a chi vi abitava.
Poi senza più rimpianti dette le spalle alla casa e sparì via, Smaterializzandosi proprio quando i passi al secondo piano si fecero più vicini. Dalla scala scesero Harry e Draco, sbadigliando.
- Mi spieghi perché hai buttato giù dal letto anche me?- stava bofonchiando Potter - Se devi uscire a quest'ora infame potevi farlo anche senza dare il tormento al sottoscritto.-
- Dormi la notte, invece di rompere alla piccoletta.- sbuffò il biondino, andando alla macchinetta del caffè - Piuttosto, dove cavolo è finito Weasley? È stato di nuovo fuori tutta la notte?-
- Pare di si.- il moretto si lasciò cadere sul divano, esausto - Tu dov'è che vai?-
- Niente.- glissò il biondo - Una consegna per una nuova pozione che sto sperimentando.-
- Voi alchimisti siete davvero indecorosi.- Harry gli scoccò un'occhiata disgustata - Tutti erbette e polverine consegnate a strane ore della mattina. Non è che sono tutte scuse per farvi le pippe in compagnia?-
- Certo che ne spari di cazzate.- ghignò Draco, mandando giù il caffè di volata e ficcandosi il mantello - Dovrei tornare per pranzo. Se ti serve comunque sono nello Yorkshire, in un cimitero che si chiama St. Mary.-
- La faccenda è sempre più divertente.- ghignò l'ex Grifondoro - Al cimitero eh?-
- Si ci sarà dal morire dal ridere.-
- Tieni il sarcasmo inglese in gabbia.- Harry scosse il capo - Ci vediamo!-
- Ciao Sfregiato!- e sparì anche il biondo. Uscito lui, rientrò Weasley. Quella casa era diventata un porto di mare!
- Di nuovo buon giorno!- bofonchiò Potter, salutandolo mentre entrava nella cucina - Ciao Ronnino! Dov'eri?-
- A lavorare.- gli ricordò il rosso ironico - Sai, ogni tanto qualcuno di noi ci deve pur andare!-
- Ahah...e il rossetto sul collo?-
- Cosa?!- Ron divenne viola, toccandosi il collo ma quando capì che era uno scherzo fissò il suo migliore amico letteralmente furibondo, che rideva come un matto sdraiato sul divano. Così rischiava di svegliare tutta la casa e ci mancò poco che lo zittisse con la magia.
Quando si fu un po' calmato, Harry andò a versare del caffè per entrambi e Ron gli si sedette a fianco, a tavola.
Per qualche minuto nessuno disse nulla, Potter ancora troppo intontito dal poco sonno accumulato, mentre il rosso sembrava nel suo mondo...e proprio quando il moro stava per andare a vestirsi, accadde una cosa che lasciò il bambino sopravvissuto letteralmente senza parole.
Una cosa che negli anni non avrebbe più scordato. Un avvenimento che sarebbe capitato una volta sola nella vita.
- Harry, senti...mi dovresti fare un favore.-
- Hn? Cosa?-
- Ecco...- Ron si grattò per un attimo la testa, poi prese fiato come se avesse dovuto far ricorso a tutto il suo coraggio.
- Allora?- lo incalzò il moro - Che c'è? Hai messo incinta la tua ragazza?-
- No ma...ecco, dovrei chiederti una cosa importante. Posso chiederlo solo a te.-
- Va bene.- Harry lo guardò sinceramente incuriosito - Parla.-
- Dunque...vorrei che tu mi facessi da testimone. Mi sposo fra quattro mesi.-


Yorkshire, Cimitero di St. Mary.
Sei di mattina.
Hermione varcò i cancelli del grande cimitero attorniato dai boschi che era ancora buio. C'era ancora qualche stella che tardava a ritirarsi in cielo, mentre la neve per un attimo aveva smesso di cadere. Non si guardò neanche attorno, limitandosi a passare le pallide mura di quel suolo sacro dove vigilavano strane e alte statue di donne in preghiera.
Cominciò a girare fra le tombe, udendo l'irreale silenzio che aleggiava sulle lapidi coperte di bianco.
Tutto taceva, solo i corvi gracchiavano senza sosta sparsi sui tetri rami di pochi alberi spogli.
Poi finalmente lo sentì. Si, lui era lì attorno.
Attraversò un tomba su cui poggiava la statua di un angelo a mani giunte quando rischiò di cadere.
Guardò a terra. L'erba era smossa.
- Non mi dirai che è per me.- sibilò rialzando gli occhi.
Jeager Crenshaw stava seduto sulla tomba opposta, con aria vacua.
- Non penserai davvero una cosa del genere.- rispose il mezzo demone, levandosi il cappuccio dal capo - Hai visto troppi film di fantasia, Hargrave.-
- Allora non l'hai scavata per me?- richiese ironica.
- Non ho così tanto tempo da perdere.- le spiegò - C'è uscito un vampiro da lì, neanche due secondi fa. Era anche simpatico.-
- Però. Hai trovato qualcuno con cui tu riesca a parlare? Non ci credo.-
- I Non-Morti hanno un particolare senso dell'umorismo. Specialmente i vampiri impuri.-
- Non mi sembra che bazzichi dalle parti dei puri Leoninus.-
- Ho litigato con Kronos.-
- Quell'essere è troppo supponente anche per uno come te Jeager?-
- Senti chi parla di supponenza.- ghignò Crenshaw scoccandole una breve occhiata - Dì Hargrave...non te l'ho detto a Natale ma un tempo eri decisamente più guardabile.-
Hermione assottigliò gli occhi - E a chi lo devo eh?-
- Mi crederesti se ti dicessi che non sapevo che Doll potesse andarsene in giro per quelle celle?- Jeager stavolta la fissò direttamente in viso - Io volevo custodirti per qualche mese lontana da tutti. Non m'interessava una nemica sotto forma di bambola. Non colleziono simili rarità, lo sai.-
- Oh, quindi mi stai dicendo che non è stata colpa tua se sono stata divorata viva?- Hermione esibì un sorriso che lasciava presagire una furia inimmaginabile - Complimenti, te la sei studiata questa? Perché potrei ucciderti all'istante se osi soltanto provare di nuovo a sbattermi in faccia simili scuse.-
- Non sono scuse. E non te ne devo.- rispose il mezzo demone, gelido - Ma ciò che voglio io è battermi. Vederti fatta a pezzi da qualcun altro non rientra nei miei piani. Che sia stata Doll o i Lestrange. Tu sei mia.-
- Se hai finito di far prendere aria alla tua miserevole bocca possiamo anche iniziare.- scandì dura.
- Certo.- e Jeager senza una parola si levò dal collo un amuleto, che adagiò con delicatezza su una tomba.
Hermione fece lo stesso. Si tolse la Giratempo dal collo, poi il bracciale col sangue di Cameron dal polso.
- E quello?- le chiese il mezzo demone, indicando il corvo con la perla nera nella sua scollatura.
- Non ha potere.-
- Sicura?- le chiese con uno strano sorriso.
- Sicura.- replicò pungente - Ma se non ti fidi possiamo sempre batterci anche nudi.-
- Hn.- Crenshaw sogghignò divertito, guardandosi attorno per l'ultima volta - Tesoro, non ti trovassi così dannatamente odiosa e non fossi intenzionato più che mai a sentirti alitare l'ultimo fiato, penso che la cosa potrebbe essere presa in considerazione.-
- Hai anche il coraggio di fare lo spiritoso...complimenti.- ora la rabbia della strega era palpabile dal suo sguardo feroce - Dopo quello che hai fatto a Linda...-
- Chi?- Jeager alzò le sopracciglia - Ma di cosa parli?-
- Linda Fulcher.- sibilò Hermione - Non ricordi nemmeno il nome di chi hai torturato.-
- Intendi la Magonò che ha scoperto il segreto dei Lestrange? Quella che li ha beccati in Germania?- Crenshaw scosse il capo - E magari pensi anche che sia stato io a far fuori Terry Turner.-
- Perché? Non è vero? Tu lavori per i Mangiamorte.-
- Calma.- Stavolta fu il mezzo demone a scoccarle un'occhiata di puro disprezzo - Attenta a come parli mezzosangue, se non vuoi che ti tagli la gola all'istante. Non nego che sia sceso a far patti col diavolo per averti qui oggi ma se mi accusi di farmi manovrare da quegli umani bastardi ti sbagli di grosso. Non me n'è mai fregato nulla di voi umani, te l'ho già detto mille volte. Mi disgustate come mi disgusta la metà del sangue che mi scorre nelle vene. L'unico motivo per cui sto appresso ai Lestrange è per avere l'opportunità di controllarti giorno e notte.-
- E' impressionante sentirlo detto da te, sai?- ringhiò estraendo la bacchetta - Linda è stata torturata, violentata e uccisa con una tale brutalità che ancora rivedo i suoi occhi sbarrati, mentre mi muore fra le braccia!-
- Cos'è, credi che un essere umano non sappia comportarsi in maniera tanto immonda?- la rimbeccò freddo, scrutandola quasi con arroganza - Dì, ma dove vivi? Nel mondo delle favole? Sai bene cos'è capace di fare Rafeus Lestrange. Solo perché ero presente quando ti è morta fra le braccia non significa che mi sarei mai abbassato a fare una cosa simile. Non mi sporco i vestiti per le vostre beghe fra umani. Che s'impicchi il Lord Oscuro e anche il bambino sopravvissuto.-
- Quindi continui a negare?-
- Hargrave, una volta per tutte.- le sibilò con un ringhio - Osa accusami di nuovo di una cosa simile e ti ammazzo seduta stante.-
- Provaci.- gli disse roca, senza distogliere lo sguardo - Perché tu potrai non averla massacrata, ma sei comunque con loro. Ignoro dove tu sia stato tutto questo tempo, non m'importa cosa stiate cercando di fare. Non oggi.-
- Bene.- Jeager ghignò, estraendo la bacchetta a sua volta - Libera la mente. Pensa solo a noi.-
- Tranquillo. Non dovrò sforzarmi troppo.-
- Pronta?- sibilò radioso, mettendosi in posizione.
- Non sai quanto.- rise e un attimo dopo scoppiò l'inferno.
Jeager Crenshaw se l'aspettava. Sapeva che sarebbe stata fantastica come stava per dimostrargli.
In fondo se Caesar Cameron la teneva con sé, doveva aver visto qualcosa in lei che andava al di là dei miseri poteri degli umani. Cosa fosse però quel potere che si annidava in lei, lui non lo sapeva. Ma era comunque deciso a scoprirlo.
- Misterium Ignis!- urlò, scagliandole addosso la più potente quantità di fiamme che mago avesse mai potuto concepire e la loro sfida ebbe inizio. Una sfida a colpi di magia, astuzia, forza.
Hermione sogghignò appena fra le fiamme, sussurrando un semplice "Protego" che trattenne il calore e l'incandescenza di quella massa informe e viva di fuoco che l'avrebbe bruciata fino alle ossa, se solo fosse arrivata a sfiorarla.
Mantenne lo scudo, continuando a scrutare attenta l'avversario.
- Ti va di giocare?-
- Mi devo sgranchire le ossa.- rispose con un ghigno diabolico - Se mi metto subito sul serio con te mi divertirò troppo poco, dolcezza! Impedimenta!- e un'altra onda magica si abbatté quella Grifoncina che si Smaterializzò via, apparendogli dietro alla schiena. Jeager l'aveva previsto. Con gli anni anche Hermione aveva imparato ad attaccarlo alle spalle e per quanto a una con un simile orgoglio dovesse dar parecchio fastidio una simile mossa, aveva potuto leggerle negli occhi dorati una rabbia e un odio molto radicati. Questo gli faceva pensare che non l'avrebbe spuntata facilmente e che si sarebbe giocata il tutto per tutto.
E lui non chiedeva di meglio.
Parò con un pugnale la lama della spada di Hermione a pochi centimetri dalla sua gola, sempre più esaltato.
- Non ci vai tanto per il sottile, eh?-
- Se questo ti sembra tanto rimarrai deluso, Crenshaw.-
- Credi?- sibilò, cominciando a spingere indietro la spada della sua nemica - Sarai forte con la magia...ma non sperare di battermi col tuo stecchino!- e con un rapido fendente riuscì praticamente a disarmarla. Hermione, imprecando, scattò indietro gettando rapidamente un'occhiata alla sua spada. Era caduta lontana.
- Diffindo!-
La strega si gettò dietro una tomba, mentre tutto esplodeva. Venne investita da una nuvole di calcare e polvere, immersa nella neve gelida con il dente avvelenato. Accidenti! Accidenti agli uomini e ai loro muscoli!
- Prova a mangiare di più mezzosangue.- la raggiunse la voce ironica del mezzo demone.
- Pensa agli affari tuoi!- ringhiò rimettendosi in piedi e scagliandogli contro un'Impedimenta che purtroppo andò a vuoto, visto che le si Smaterializzò accanto - E finiscila di chiacchierare, non siamo qua per questo!-
- Hai ragione.- le rinfacciò - Siamo qua perché tu ti rimetta in sesto la tua misera coscienza da mortale, giusto?-
- E con questo che diavolo intendi?-
- Intendo che Linda Fulcher era debole.- Jeager assottigliò gli occhi verde acqua, fissandola duramente - Era una Magonò e tu lo sapevi bene. Sapevi che non avrebbe dovuto immischiarsi negli affari dei Lestrange ma non hai fatto nulla per trattenerla. E non stare a guardarmi in quel modo, non fare la principessa oltraggiata! Farmi passare per un assassino e uno stupratore è la più abominevole stronzata che ti sia mai uscita di bocca.-
- Ah già.- ringhiò colpita sul vivo, indietreggiando - Parlo con quello dall'immacolata reputazione!-
- Senti Hargrave...i forti vivono, i deboli muoiono!- le disse Crenshaw levando di nuovo la bacchetta - Non stare a darmi il tormento per una Magonò che ha visto e parlato troppo. Se fosse stata furba sarebbe scappata dall'altra parte del mondo!-
- Certo, mentre gli altri restavano a morire.- Hermione scosse il capo - Demoni.- sibilò gelida.
- Umani!- sindacò Jeager con altrettanta pacata e pigra condiscendenza - Voi avete l'anima, siete sensibili, avete sentimenti...provate amore, compassione, pietà...- ora la scrutava con serio disprezzo, come se la vedesse per la prima volta - Non farmi ridere! Il tuo amico Lestrange ha dimostrato la sua pietà quando ha violentato quella stupida ragazzina! Per farla parlare l'ha fatta urlare così tanto che è morta senza voce! È questa la vostra pietà esseri umani? Complimenti, perfino un cane dimostra di averne più di voi!-
La strega arrossì di rabbia e frustrazione, colpita da quelle parole.
Perché si faceva fare la predica da lui? Da un demone?
- Sai una cosa?- aggiunse, pronto ad attaccarla di nuovo - Perfino Caesar ha mostrato più umanità, in tutti i suoi novecento anni e non sai il sangue che ha versato. Si, è più umano...ammesso che questo aggettivo valga qualcosa.-
- Chi sei tu per parlare così eh?- si ribellò esasperata - Tu che scendi a patti coi carnefici per avermi!-
- Ciò che fanno gli altri non mi riguarda.- le disse freddo come la pietra - Io voglio solo te.-
- Ti ho battuto una volta Jeager.- alitò.
- Non lo rifarai.- rispose a bassa voce - Te lo posso giurare.-
In quel momento sorse il primo spicchio di sole. S'irradiò lento all'orizzonte, muovendosi da est come una macchia aranciata che invadeva lo Yorkshire, leggero ed etereo.
- Bombarda!-
Hermione vide la magia schizzare fuori dalla bacchetta del mezzo demone e schiantarsi alla sua sinistra.
Una tomba saltò letteralmente per aria, rischiando di ferirla gravemente ma rotolò via, mentre l'attaccò di Crenshaw ricominciava senza sosta. Colpo dopo colpo, magia dopo magia, nel cimitero cominciò ad aleggiare l'ululato del vento.
I fantasmi uscivano assonnati dai loro anfratti, andando ad osservare chi disturbava la loro quiete.
I corvi volavano su di loro, gioendo della novità.
- Crucio!-
Hermione emise un lamento, colpita di striscio al braccio sinistro. Si riprese subito, spendendo il mezzo demone contro una tomba, facendogli sbattere con forza la testa e la schiena. Fosse stato totalmente umano non si sarebbe più rialzato ma Jeager si rimise subito in piedi, pulendosi un rivolo di sangue nero dalla bocca.
- Accidenti a te.- ringhiò serio - Non vuoi proprio deciderti a morire eh?-
- Ho una cosa da fare prima di crepare.-
- E sarebbe?- le chiese interessato.
- L'ultima fiammata.-
Jeager alzò le sopracciglia, inclinando appena il capo.
- Ora mi spaventi, sai?- sogghignò, grattandosi la testa - Parli come una che ha dato tutto.-
- Altra frase strana detta da uno che vuole uccidermi.-
- Si ma ti conosco. Hai più assi nella manica di quanto sembra.-
- Grazie del complimento.-
- Non lo era. Semplice constatazione.- ghignò - Il capo non ti lascerà morire.-
- Per capo intendi Caesar? Mi spieghi cosa ti ha portato da lui?-
- La voglia di allontanarmi da voi schifosi umani.-
- Ricominci eh?- Hermione si tolse i calcinacci dalle spalle, sentendo ancora una dolorosa fitta al braccio - Sai una cosa? Non sopporto chi scarica la sua insoddisfazione addosso agli altri.-
- Secondo te il mio odio verso gli umani è insoddisfazione?- la prese in giro - Hai le idee confuse mezzosangue.-
- Non vorresti essere un demone vero? Ecco perché sei insoddisfatto. Sei nato da una donna mortale e quindi ora, odiando e uccidendo umani, ti prendi la tua vendetta a distanza di cent'anni.-
- Per favore, lascia fuori Freud da questa storia.- rispose serafico, con una smorfia.
- Cos'è, ti brucia?-
- L'unica cosa che mi brucia è non averti ancora tagliato quella lingua velenosa.- sibilò senza preavviso e, anche se evidentemente nervoso, ricominciò ad attaccare con molta più forza. Scagliò una tale quantità d'incantesimi distruttivi che presto Hermione si ritrovò senza fiato per lo sforzo di scappare. Dannazione...aveva ragione Jeager e aveva ragione anche Caesar. Le gambe le cedevano! Era stanca fisicamente!
- Fiato lungo amore?- le sussurrò una voce alle spalle e allora sgranò gli occhi dorati.
In un lampo si ritrovò schiacciata sull'ennesima tomba in rovina, con Jeager addosso con le mani al collo.
In tre giorni quello era il secondo uomo che cercava di strozzarla. Che fosse destino?
- Andiamo...- rise allora, stupendolo - Non farmi combattere come una ragazzina Jeager!- e un attimo dopo il mezzo demone cacciò uno strillo, prendendosi un calcio nel basso ventre e tutte e cinque le affilate unghie della Grifoncina nel polso. Si staccò immediatamente, dolorante.
- Maledetta.- ringhiò, senza fiato.
- Dai.- ghignò lei riprendendosi la bacchetta - Non è un danno permanente. Scusami con la tua ragazza eh?-
- E fa silenzio!- la zittì furente, leccandosi le cinque ferite sul polso - C'è gente in giro.-
La strega non si volse subito, limitandosi a rizzare le orecchie.
Si, c'era qualcuno. Ora lo sentiva anche lei.
- E metti giù quel pugnale!- ordinò seccata rivolta al mezzo demone - Potrebbe essere una vecchietta!-
- E sai a me che cazzo me ne frega.-
- Insomma sta zitto!-
Jeager sbuffò, arricciando il naso. Dunque a naso poteva dire che c'erano due tizi. Uno vivo, uno morto.
Uno era sicuramente un umano, anche se un mago, l'altro un Non-Morto, forse un membro del clan Lasombra.
Hermione tornò a guardare fra le varie tombe, nelle poche rimaste in piedi almeno, fino a quando non notò dei movimenti sotto alcuni salici spogli, accanto all'ingresso.
C'erano due tizi. Uno avvolto in un pesante mantello nero, un altro invece aveva la pelle chiarissima, come quella degli albini, coi gli occhi rossi, glabro, mingherlino, con soffici capelli sul capo simili all'oro. Un Lasombra.
Quando però vide cosa il demone stava passando all'altro, si sentì male.
Un boccetta contenente della polvere lucente, vorticante. Salvia Splendens.
- Draco.-
- Ehi un attimo...- e quando si volse verso Jeager era tardi - Ma quello è...quell'Auror!-
- No, fermo aspetta un momento!-
- Ti sei portata dietro qualcuno eh?- ringhiò Crenshaw furente - Dannazione Hargrave!-
- Stupido, perché avrei dovuto portarmi dietro qualcuno?! Jeager diavolo, metti giù quella bacchetta! No!- ma fu troppo lenta. Il mezzo demone aveva già scagliato un fortissimo incantesimo d'attacco su quei due che anche volendo non avrebbero potuto prevederlo. Hermione cacciò un grido, cercando di pararlo ergendo una barriera davanti a quei due come meglio poteva ma ci fu lo stesso un'immane esplosione.
Neve, terra, erba, le stesse mura di cinta esplosero, poi una nuvola di brillanti della Salvia Splendens si sollevò in cielo.
Quando la nebbia leggera della neve si fu diradata, tutto ciò che restava era un cratere nerastro.
Jeager sogghignò vacuamente, un po' in apprensione. Non avrebbe dovuto fare a pezzettini anche il Lasombra. Ammesso che fosse morto davvero e non si fosse nascosto nell'ombra di qualche tomba o statua.
Si volse allora verso la Grifoncina, inflessibile - Non fare quella faccia.-
- Cosa centravano quei due?- sbraitò rabbiosa - Cosa centravano?! Quando mai mi abbasserei a farmi aiutare in un duello eh?-
- E già. Orgoglio fin sopra i capelli, eh mezzosangue?- sibilò una voce alle loro spalle e Crenshaw imprecò, avvertendo la punta di una bacchetta o di un coltello in mezzo alla schiena, all'altezza del cuore.
Draco Lucius Malfoy gli si era Smaterializzato alle spalle, col cappuccio calato dal viso e la sua vecchia e gelida espressione rivolta alla strega, che oltre alla vergogna ora provava anche la sua buona dose di rimorso.
- Allora?- Draco la fissava astioso, quasi nemico - Che diavolo ci fai qua?-
- Che ci fai tu qua!- sbottò Jeager intromettendosi ma rimediò solo un coltello alla gola e tacque, imbronciato.
- E così...- Malfoy tornò a girarsi verso Hermione, attendendo una risposta - ...niente segreti eh?-
- Se te l'avessi detto mi avresti impedito di venire.- fu la semplice spiegazione della strega.
- Ma davvero?- Draco ora vibrava sempre più incontrollabile - Dannazione Granger, questa volta te la faccio pagare davvero!-
- Ehi, aspetta un attimo! Questi non sono affari tuoi!- replicò altrettanto irritata.
- Spiacente, i patti non erano questi.- le disse allora, mollando il mezzo demone.
- Non sono una ragazzina, Draco.- Hermione a quel tono che le aveva usato si era sentita male, ben sapendo che aveva bisogno di lui per la Salvia Splendens, ma come sempre il suo orgoglio le impediva di chinare il capo - Non puoi dirmi cosa devo o non devo fare. Non puoi ricattarmi con quel patto, né mettermi in croce perché ho fatto quello che dovevo.-
- A no?- la sfidò con gli occhi incendiati - Vuoi mettermi alla prova?-
Jeager si spostò dall'aria di tiro di quei due, tanto per essere sicuri, e cominciò a ripulirsi i vestiti con la terribile voglia di fare lo scalpo a quel dannato serpente strisciante che gli era arrivato alle spalle senza che nemmeno se ne accorgesse e che gli aveva rovinato il duello. Accidenti a lui!
Da come si stavano mettendo le cose comunque dubitava che avrebbe finito quel giorno con la mezzosangue.
E poi non gli andava di essere stato interrotto, tantomeno di combattere con lei nello stato in cui si trovava. Incurante dei loro litigi guardò a terra...e l'odore della Salvia gli arrivò al fine odorato.
Salvia Splendens. Però...
Scosse il capo, facendosi riapparire in mano il suo amuleto precedentemente lasciato sulla tomba da cui si era scatenata la loro sfida. Prese anche il bracciale e la Giratempo di Hermione, ributtandoglieli ai piedi, nella neve fresca.
- Io me ne vado.- sentenziò, quando la ragazza gli concesse un minimo di attenzione.
- Cosa?!- sbraitò la strega sconvolta - Non ci pensare neanche!-
- Non darmi ordini.- le disse serafico, scoccando un'occhiata a Draco - Hai altro da fare vedo.-
- Ehi, non scherziamo!- urlò Hermione assordandolo - Tu non te ne vai da nessuna parte Crenshaw!-
- Non sto qua a vederti baccagliare, ne faccio volentieri a meno!- sentenziò cominciando a sclerare - Cosa vuoi fare ormai? Con questo qua fra i piedi non possiamo concludere un bel niente! Avvisami quando non avrai più il padrone fra i piedi!-
- Maledizione Crenshaw!- urlò la strega, muovendo una statua di parecchi chili verso di lui con la telecinesi, quasi prendendolo in pieno - Attento a come parli! Ci rivediamo qua fra un mese esatto!-
- Un corno!- s'intromise Draco - Questa storia deve finire!-
- Ehi bello, fatti un po' i cazzi tuoi eh?- lo rimbeccò Jeager.
- Ma va un po' affanculo!- gli rispose Malfoy con altrettanta finezza, sorridendogli melenso.
Il mezzo demone assottigliò gli occhi chiari, pronto a ritirare fuori la bacchetta quando altri passi raggiunsero il suo finissimo udito. Qualcuno stava varcando i cancelli...e sotto vento gli arrivò un profumo femminile inconfondibile.
- Rose di York.- sibilò sogghignando - Gente, vi consiglio di farvi un giro.-
- Perché?- sbottò Hermione esasperata.
- Arrivano i Lestrange.-
- Cosa?! E dicevi a me che mi ero portata dietro gli aiuti?-
- Accidenti ma la smetti di starnazzare?- rognò il mezzo demone - Io non li ho chiamati. Sarà stata quella maledetta di Katrina, deve avermi spiato. Merda!- aggiunse con un ringhio - Bene, Hargrave chi s'è visto s'è visto.-
- Accidenti a te, mi hai fatto solo perdere tempo!- sentenziò la ragazza.
- Idem.- replicò Crenshaw soave, rimettendosi il mantello - Appena mi libero ti mando un messaggio.-
Draco era sconvolto da una tale e impressionante faccia tosta. Quel mezzo demone era il re degli arroganti!
Perfino lui si sarebbe chinato umilmente davanti a tanta supponenza!
- Ti saluto!- disse ancora il loro demoniaco amico e sparì immediatamente dopo, proprio quando una decina di Mangiamorte incappucciati apparvero a una trentina di metri da loro, proprio all'ingresso dell'area tombale, dove c'erano le grandi statue di sante in preghiera.
- Una volta a casa io e te facciamo i conti.- le sibilò Draco all'orecchio.
- Non è il momento per rompere Malfoy!-
- E' il momento buono invece!- sentenziò stringendo la bacchetta - Avanti, torniamo a casa!-
- Ok...- alitò rabbiosa, restia ad andarsene senza cercare almeno di sfoltire le file di quei bastardi ma quando cercarono di Smaterializzarsi, non ci riuscirono. Si guardarono stupiti, mentre i Mangiamorte si separavano per correre a cercarli.
- Ma che diavolo...- Draco alzò le mani, sentendosi stranamente...diverso.
- Oh no!- Hermione quella sensazione l'aveva già provata mesi prima. Spossatezza, un sentore di diversità. Niente poteri. Uno degli incantesimo di controllo del potere degli Auror di Lumia Lancaster!
Si era irradiato sopra le loro teste, proprio prima dell'arrivo dei Mangiamorte! Katrina li aveva incastrati!
Spiando Jeager aveva saputo della sua presenza e così speravano di ucciderla.
- Siamo senza poteri!- alitò sbiancando, facendo impallidire anche Malfoy.
- Mi stai dicendo che mi hanno trasformato in un inutile babbano?- Draco era talmente sgomento che fatica a tenersi in piedi - E quanto dura l'effetto??-
- Da...tre a quarantotto ore.- sussurrò.
- COSA????- ululò e lei fece appena in tempo a tappargli la bocca, che i videro almeno cinque Mangiamorte puntare nella loro direzione. Fu allora che dovettero correre e anche velocemente. Senza poteri, solo armati di spada, non potevano fare niente. Non potevano neanche prendere le loro sembianze animali, erano totalmente indifesi!
Inoltre solo Hermione era vestita di panna, mentre Draco era più nero di un corvo...pochi minuti e li avrebbero trovati. Nascondendosi fra le tombe vennero presi in pieno da un paio d'incantesimi, dovettero rovesciarsi nelle neve e strisciare nel freddo, fino a raggiungere nell'ala est le tombe famigliari.
Sentivano le loro voci che si avvicinavano, cominciando seriamente ad avere paura.
- Lì dentro.- le sussurrò Draco, prendendola per mano e trascinandola nel vialetto fra un tempietto e l'altro. Si appiattirono contro le mura, guardandosi attorno. Le recinzioni non erano lontane. A testa bassa avrebbero potuto raggiungerle...ma c'era solo un cancelletto, non avrebbero potuto scavalcarlo. Era troppo alto!
- Cazzo.- Malfoy era sempre più furente - Se ne usciamo vivi giuro che te la faccio pagare cara.-
- Non dare la colpa a me. Anche tu eri qui per i fatti tuoi!-
- Per i fatti tuoi, semmai.- le ricordò gelido - Hai idea di quanto costasse quell'ampolla?-
- Dei soldi me ne sbatto. A me serve per dormire!- ringhiò stizzosa - Come faceva ad avercela un Lasombra eh?-
- E lascia perd...mpf!-
Hermione sgranò gli occhi dorati e fece per gridare, quando la stessa mano apparsa dal nulla che aveva preso Malfoy per la gola e l'aveva trascinato letteralmente dentro al muro, afferrò anche lei per la vita, quasi Smolecolarizzandola.
Quando i Mangiamorte arrivarono, videro solo il viottolo coperto dall'ombra dei due tetti sporgenti delle tombe famigliari.
- Ma dove diavolo sono?- sibilò Albert Alderton, furibondo, padre dei due torturatori a Hogwarts.
- Sono qui attorno, credimi.- lo raggiunse la voce pacata di Rafeus Lestrange - Cercate ancora.-
- Ti vedo tranquillo fratello.- sussurrò Vanessa, apparendogli a fianco, abbigliata nel solito tripudio di ricche vesti - Credi che Katrina abbia ragione? Jeager non è uno facile da imbrogliare.-
- Infatti io non ero d'accordo a venire qua.- le rinfacciò il giovane mago, stizzito - Se perdiamo lui perdiamo anche tutte le nostre tracce su Minus.-
- Intanto sappiamo che è tornato.- replicò la strega, dandogli la schiena per tornare all'ingresso - L'importa è che sia in Gran Bretagna ma questo ormai è territorio nostro. In qualunque buco si sia rintanato con quelle ossa, io lo troverò.-
- E adesso dove vai?- le chiese Rafeus, scettico.
- Dalle statue delle sante.- rispose Vanessa con un sogghigno perfido - Ho voglia di farle ballare.-
- Sei tremenda sorellina.- ghignò Lestrange - Noi continuiamo.-
Le ricerche ripresero frenetiche, il cimitero era battuto con magia e spada, i Mangiamorte erano ovunque.
Ma avevano dimenticato di guardare meglio. In un luogo dove non avrebbero mai potuto trovarli.
Nel viottolo dov'erano sparati i due Auror, all'improvviso l'ombra dei tetti si mosse sinuosa verso la parete. Scivolò in ogni angolo buio non toccato dal sole dove le ombre si stagliavano lievi al debole sole del mattino.
L'ombra continuò a serpeggiare silenziosa, fino a raggiungere le mura di cinta non vista da nessuno.
Lì, la piccola porta di ferro alta e acuminata venne sorpassata con velocità. L'ombra si fermò ai margini del bosco di sempreverdi, ai piedi di un pino.
Hermione e Draco rispuntarono fuori dall'ombra dell'albero, sconvolti e storditi.
- Oddio...- la Grifoncina vedeva tutto il mondo di mille colori - Oddio...ma cosa...-
- Porca miseria!- sbottò invece Malfoy, che aveva ancora il mal di testa a causa dell'incantesimo che gli aveva fatto la Granger per liberarlo dal giogo di Katrina - Dannati Lasombra! Ehi tu! Vieni fuori!-
Il Lasombra di prima, che aveva portato l'ampolla con la Salvia a Draco, venne timidamente fuori dal suo nascondiglio. Era questo il potere di quei demoni. Erano abbastanza pacifici e molto schivi, pallidi e albini, delicati e poco inclini alla lotta che sapevano diventare impalpabili come ombre, per fuggire o per sviare i nemici.
- E' stato lui?- alitò Hermione, seduta a terra distrutta.
Il Lasombra annuì, sempre più imbarazzato - Si, sono stato io miss. Io sono Emilio.-
- Emilio?- dissero Draco ed Hermione in sincrono, un po' allibiti.
- A me avevi detto di chiamarti Spartaco!- rognò il biondo Auror - Vatti a fidare dei demoni!-
- Bhè, ci ha salvato.- abbozzò Hermione sorridendo - Grazie mille.-
- Di niente miss.- arrossì il demone - Mi spiace solo che la preziosa Salvia sia perduta ormai.-
- A chi lo dici.- borbottò la strega disperata.
- Era per la signorina?- chiese il Lasombra assumendo un'espressione triste - Mi dispiace per lei miss.-
- Oh...non fa niente.- disse la Grifoncina flebilmente - Aspetterò la prossima raccolta.-
- Veramente io ne avrei ancora.- le disse Emilio - Ma ve ne parlerò dopo, quando sarete salvi.-
- Ehi un attimo!- rognò Draco - Emilio, Spartaco, Attila o come ti chiami! Perché ci aiuti?-
- Voi siete amici di Harry Potter, giusto?-
Ma ce l'aveva scritto in faccia?, pensò Malfoy con stizza. Per la miseria, il mondo era pieno di Bambino Sopravvissuto's Boys!
- Ascoltatemi!- disse il Lasombra abbassando la voce - Seguite la foresta per tutto il pomeriggio. Ci vorrà molto ma entro il tramonto finirete in una radura che dà su una strada di campagna. Lì c'è un rifugio magico che solo i Lasombra possono vedere. Ho già avvisato i miei confratelli, con loro sarete al sicuro.-
Ficcarsi in un covo di demoni senza poteri?
Dallo sguardo dei due Auror Emilio capiva che stavano per ridergli in faccia ma non avevano tempo, perciò li pregò di fare come aveva detto e li spinse all'interno della boscaglia - Muovetevi!- aggiunse roco - E fate come vi ho detto. I miei confratelli vi aspetteranno. Loro sono dalla parte di Harry Potter, credetemi!-
- A questo punto che altro fare?- sibilò Draco - Dai, andiamo via mezzosangue!-
- Si.- annuì la strega, lasciandosi prendere per mano - Attento Emilio!-
- State tranquilli e non vi fermate!-
Le fronde erano altissime, il sole quasi non filtrava e quella foresta pullulava di strani rumori. Certamente erano tanto abituati ad essere maghi che l'idea di essere poteri atterriva parecchio entrambi.
Inoltre Hermione sentiva che qualcosa stava per accadere...e ne ebbe la prova quando il sangue di Caesar nel suo bracciale si fece caldo, cominciando a ribollire. Fermò Draco appena in tempo, perché alzarono gli occhi al sinistro scricchiolio che si era propagata nella foresta...e un pino enorme franò.
Cacciando un grido, Hermione fece appena in tempo a rotolare via, mentre Draco cadde dalla parte opposta. Salvi.
Almeno per il momento.
Perché Vanessa Lestrange, nell'entrata del Cimitero St. May stava ballando al braccia larghe, girando su se stessa come una bambina. E rideva, rideva usando la sua magia oscura. Mentre ballava, afferrava le statue delle sante e le buttava a terra, una dopo l'altra, mandandole in pezzi, proprio come ora gli alberi nel bosco cadeva al suolo, senza apparente motivo. Ma era lei, era Vanessa.
Continuarono a scappare da un punto all'altro, non sapendo mai quale albero sarebbe caduto e troppo stanchi, vennero più volte investiti dai rami staccati, schiacciati a terra nell'erba e nelle foglie morte.
All'ultimo attacco rimasero entrambi schiacciati, ancora vivi e coscienti, proprio sotto il fogliame.
- Pesi.- bofonchiò Hermione, schiacciata anche dal peso del biondo.
- O me o il pino.- rognò il biondo, sentendo i rami graffiargli la schiena - Cerca di liberarti se ci riesci.-
- Ti sei fatto male.- alitò lei, guardandolo in faccia - Sei pallido.-
- Sono pallido perché ho freddo, sono stanco e ho fame. E anche perché mi trovo sempre in queste imbarazzanti situazioni con te posizione indecente, quindi prima che faccia qualcosa d'irreparabile ti consiglio di levarti da lì sotto...- rognò, aggiungendo dopo vagamente imbarazzato -...e facendo piano, se possibile.-
- Ti sei ferito davvero allora!-
- Oh, amore.- le disse con gli occhi fiammeggianti - Non stare a preoccuparti per me. Pensa a quello che ti farò una volta chiusi nel covo dei Lasombra! Avanti, esci da lì!-


Mentre Malfoy e la bella Granger litigavano seppelliti sotto i pieni nel freddo Yorkshire e si passavano il pomeriggio a scarpinare nei boschi inseguiti da faine e lupi, a Londra Harry Potter stava sentendo gli ordini assegnati quel giorno per la perlustrazione, anche se con la testa era un po' altrove.
La voce di Duncan gli arrivava lontana se pensava che Ron gli aveva chiesto di fargli la testimone di nozze!
Si sposava! Si sposava! Il suo migliore amico stava per mettersi la fede al dito!
- ...qualcuno deve anche andare nello Yorkshire, al cimitero St. Mary.- sbraitò Gillespie risvegliandolo - Venti dannati Mangiamorte hanno ucciso il custode e stanno facendo a pezzi le tombe.-
Yorkshire? Cimitero? Mangiamorte?
- Merda.- alitò a bassa voce, ma non tanto bassa perché Duncan non l'avesse sentito. Infatti si zittì immediatamente, puntandogli addosso i due fanali che aveva al posto degli occhi.
- Cos'hai detto Potter?-
- Eh?- Harry deglutì, mentre Edward al suo fianco faceva palloni con la gomma da masticare. E adesso?
- Ecco...- abbozzò - Ho detto...che stronzi, perfino a dissacrare tombe...- e tutta la squadra rise come una matta, visto quanto fosse palese il suo maldestro tentativo di glissare.
Duncan lo fissò scettico, alzando le sopracciglia - Potter...non è che ne sai qualcosa per caso?-
- Chi io? E perché mai?- fece angelico, schizzando in piedi e prendendo Dalton per il cappuccio della costosa giubba - Adesso scusaci tanto ma Ed e io andiamo con May a St. Paul. Eliminiamo i Poltergeist e torniamo subito, ok? Ciao!!- e senza dare il tempo a nessuno di aggiungere altro evaporò letteralmente, lasciando il capo degli Auror sull'orlo della solita crisi di nervi.


Al tramonto, Draco Malfoy ed Hermione Granger uscivano dal bosco tutti sporchi in piena radura che dava sulle compagne e sulle meravigliose colline dello Yorkshire. Il sole calante era uno spettacolo meraviglioso ma per due conciati nel loro stato non era altro che un possibile uovo fritto da mangiare.
Hermione era sulle spalle dell'ex principe di Serpeverde, stanca morta, pallida e piena di foglie nei capelli. Draco quasi non si sentiva più le gambe ma finalmente videro un gruppo di Lasombra che risalivano il pendio.
- Dio grazie! Grazie! Lo sapevo che mi amavi...- alitò il biondino, lasciandosi andare all'indietro e inspirando forte.
La Grifoncina lo raggiunse sdraiandosi di fianco ed emise un gemito, devastata nella mente e nel fisico - Ehi...ehi Draco...vorranno essere pagati...-
- Cosa?- chiese Malfoy, alzando appena la testa - Che crepino.-
- Lo sai come sono...ai Lasombra piace l'oro.- sussurrò, ansante.
- Ok.- Draco era talmente distrutto che si levò l'orologio dal polso, dandolo alla ragazza - Dagli questo. Se non gli sta bene digli che paghi in natura.-
- Cosa?- Hermione si mise faticosamente a sedere - Ohhh...ma si, chissene frega...-
Ma finalmente dopo un'intera giornata passata nel folto del bosco, al freddo e alla neve, inseguiti da animali feroci e alla fame, vennero finalmente condotti in un posto sicuro.
Il covo dei Lasombra della Yorkshire. E lì avrebbero passato la notte.
Hermione cominciava a chiedersi come avrebbe fatto a stare con lui fuori per tanto tempo.
Si, stavolta non avrebbe chiuso occhi...ma non per gli incubi.
Per colpa di Draco.

 

 

 

 

 

 

* Piccola postilla: il nome Lasombra non mi appartiene, ma deriva dal gioco virtuale World of Darkness, presente su internet. Io però ho rivisto la tipologia della razza demoniaca. Nel caso qualcuno avesse ravvisato il nome.

 

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Capitolo 40
*** Capitolo 40° ***


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...Ed ecco uno dei capitoli più importanti che ho mai scritto. Rileggerlo è stato stupendo e non me la sono sentita di cambiare neanche una virgola. A tutte le nuove lettrici e a quelle vecchie. Vi adoro.

 

 

 

 

 

 


Edward Dalton tuffò il cucchiaio nello yogurt, scoccando a Harry Potter uno sguardo a metà fra lo sconcertato e il divertito verso le otto di sera di quel disastroso 2 gennaio.
A Londra nevicava di nuovo e tirava un vento da paura.
- Fammi capire bene.- bofonchiò l'ex Corvonero, ficcandosi la posata in bocca mandando giù il gustoso yogurt ai lamponi - Mi stai dicendo che Malfoy è uscito di casa stamattina e guarda caso, è andato al Cimitero di St. Mary. Giusto? Ma lì ci siamo andati e non c'era più nessuno. Né Mangiamorte né cadaveri di serpenti.-
- Così pare.- sibilò il bambino sopravvissuto che faceva il solco davanti al camino, preoccupato e anche furibondo - E anche Hermione non c'è. Porca miseria che rabbia! Quando mi serve sparisce sempre!-
- Non è che sono usciti insieme a farsi due passi?- propose Tom angelico.
I tre Auror lo fissarono e il piccolo Riddle incassò il collo nelle spalle - Che c'è? Non vanno d'accordo?-
- Come neanche t'immagini.- sghignazzò Harry sarcastico.
- Dai, idiota!- ghignò Ron - No, Tom. Non sono usciti insieme comunque.-
- Anche perché Malfoy immola i mezzosangue le notti di luna piena.- sentenziò Beatrix perfida.
- Hermione non ha lasciato almeno due righe?- chiese ancora Weasley, seduto in poltrona.
- No.- Edward scosse il capo, puntando poi il suo sguardo divertito su di lui - Cambiando discorso, sai una cosa Ronnino? È testato che un 45% degli uomini tentano la fuga tre mesi prima del matrimonio.-
- Non ci provare.- replicò il rossino - Smettila di scassare e pensa a qualcosa.- ma proprio in quel momento un allucinante uccellino verde, rosso e blu, tipo colibrì visto come sbatteva le ali velocissime, si lanciò sul solo terrazza. Come il vecchio gufo dei Weasley quasi si schiantò sul vetro. Furono Tom e Beatrix ad andarlo a prendere e in effetti era davvero un colibrì. Grasso e cicciotto, un vero canterino.
- Solo un cretino può usare questo genere di uccelli con questo tempo.- sentenziò Potter sbuffando.
- Oppure uno che voleva dare nell'occhio.- ironizzò la piccola Diurna.
Dopo una rapida lettura, a Ron quasi calò una spalla della maglia, come nei cartoni animati. Ma che cazzo stava capitando? Lasombra? Malfoy era finito dai Lasombra?
Passò il foglio a Harry su cui scoccò un'occhiata anche Edward. Tempo un secondo e il caro scettico del gruppo bruciò il biglietto, accendendosi anche una sigaretta.
- Avete notato che quando fuma se ne esce con qualche cazzata?- insinuò Ron.
- Infatti mi serve un favore.- sentenziò l'ex Corvonero, puntando i suoi occhi azzurri su di loro.
- E sarebbe?- gli chiese Harry, sentendo puzza di bruciato.
- Sarebbe che adesso dovete acconsentire a un mio capriccio, se così vogliamo metterlo.- scandì Dalton - Quando ritorna May, voglio che non le diciate niente di questa storia.-
- Aspetta, frena...- Harry si bloccò, piantandogli gli occhi verdi addosso - Cosa stai dicendo?-
- Voglio fare una prova. Una prova sola va bene? Poi potrai anche mandarmi al diavolo!- gli propose Edward - Ma devi almeno darmi una possibilità.-
- Ed, questa fissa è assurda.- mormorò Ron.
- E tutte quelle coincidenze?- rimbeccò Dalton - Insomma ragazzi ma che v'è successo? Hermione non si fida di lei, io non mi fido di lei, non saremo mica due visionari dannazione! Vi chiedo solo di darmi una possibilità.-
- E sentiamo, devo solo non farle sapere dove si trovano?- gli chiese Potter, versandosi due dita di caffè.
- In verità l'idea era un'altra. I Mangiamorte sono ancora nello Yorkshire e li stanno cercando. Se come credo lei centra qualcosa, potrebbe indirizzarli in un qualsiasi punto dove noi le diciamo che possano essere. Se arrivano in questo punto, allora avremo le prove che macchina qualcosa.-
Ron scosse il capo, inspirando a fondo - Dio...Edward, ci sono migliaia di motivi per cui i Mangiamorte potrebbero trovare Herm e Malferret e nessuno di questi motivi è necessariamente ricollegabile a May. Anche tu, cerca di capire cazzo! Non è facile pensare che possa tradirci in questo modo!-
- Bhè, sarà più facile allora farci sgozzare all'ultimo momento da lei!- rognò l'ex Corvonero - Porco cane, ma volete salvarli la pelle o no? Se abbiamo un serpente in casa è meglio saperlo!-
- Senti, si può sapere perché anche Hermione ha questa fissa?- saltò su Harry, anche se stava veramente cedendo visto che ricordava perfettamente le parole di Draco alcune notti prima - Le ha fatto addosso l'Incanto Fidelio, che altro vuole di più?-
- Facciamole bere del Veritaserum.-
- Eh no!- Ron balzò in piedi scuotendo il capo - No, no non piace questa storia! Prima dimostrami che c'è qualcosa che non va e poi forse come ultima spiaggia possiamo ricorrere al Veritaserum, ma qua stiamo passando i limiti! Hermione l'ha messa sotto incantesimo, tu non fai altro che darle addosso...questo clima non mi piace! E prima che tu dica qualcosa, se lei se ne uscisse con queste follie su di te, reagirei nello stesso modo.-
- Voglio sperare.- ironizzò Edward seccato, appoggiandosi su un gomito.
- Comunque...- Harry emise un sospiro e poi si decise - Ma si, possiamo provare. Quando siamo andati nello Yorkshire accanto a quel cimitero c'era un bosco. Il covo dei Lasombra è oltre il bosco, ma lì attorno è pieno di colline. Ho controllato e su una di queste c'è un vecchio tempio di rovina di druidi, i babbani non lo vedono ma è proprio in cima. Chiunque ci giri attorno e che sia mago può arrivarci ma bisogna essere per forza nei dintorni ed è parecchio lontano dai Lasombra, specialmente se consideriamo che sono senza poteri magici.-
- Diciamo che sono lì.- concluse Dalton serio - E vediamo che succede.-
- Siete sicuri?- Weasley sembrava preoccupato - Vado io a controllare?-
- No, preferisco che restiate qua.- gli disse Potter, cominciando a mettersi il mantello - Per sicurezza lascio Malfoy ed Hermione dai Lasombra, tanto sono pacifici e non succederà nulla ma dai Lestrange preferisco andarci io. Andrò ad appollaiarmi da qualche parte, tranquillo ma non vorrei che questa fosse l'ennesima strategia per venire a prendere Tom e Beatrix.-
- A controllare Damon c'è Clay, comunque è meglio che dica anche a Tristan di aumentare la sorveglianza.- concluse Ron che ormai si era messo l'animo in pace - Vediamo di arrivare vivi a domani mattina.-
- Tranquillo, se tutto va bene domani mattina le cose ci saranno chiare.- sentenziò Edward.
Mentre Harry scendeva al piano di sotto lo seguì anche il piccolo Riddle che era ben più preoccupato degli altri.
- Dici che Hermione e Draco stanno bene?- gli chiese triste.
- Stai tranquillo mostriciattolo.- Ron gli carezzò i capelli, strappandogli un debole sorriso - Quei demoni che li hanno salvati sono molto pacifici e sono dalla parte di Harry.-
- E se quell'antipatica della prof ritenta qualcosa?- mugugnò Trix.
- Mordila.- ghignò l'ex Corvonero di casa - Ma magari ha il sangue cattivo.-
- Più che probabile.- rise anche Harry - State sciolti, essere un Animagus servirà pur a qualcosa no? Voi due intanto occupatevi di dire tutto a May, sarà qua da un momento all'altro. Se chiede di me ditele che sono andato da Sirius.-
- Tieniti lontano dagli specchi.- lo avvisò Dalton prima che si Smaterializzasse via - Katrina potrebbe essere in giro.-
Si, Katrina sfortunatamente era sempre in agguato e questo non facilitò i giorni seguenti ma se non altro per quella notte furono tutti al sicuro.
Ciò che ormai i Lestrange però avevano capito che era che erano a rischio. Molto a rischio.
Jeager era ingestibile, Katrina era stata messa in un angolo, Orloff si era ritrovato senza spie e Minus vagava per la Gran Bretagna con quanto di più prezioso ci fosse stato per i Mangiamorte.
L'unico loro punto a favore era che gli Auror non sapevano della sua presenza, né di quale tesoro fosse il custode.
Specialmente Harry Potter non sarebbe dovuto venire a saperlo. O tutto sarebbe stato smascherato.
Rafeus Lestrange sapeva perfettamente bene che le ossa del padre erano ciò che avrebbero fatto capire al bambino sopravvissuto quanto in realtà lui e il figlio del suo nemico fossero vicini al baratro.


Fra le dolci e silenziose colline verdi dello Yorkshire, il capo dei Lasombra aveva aperto la sua casa a due Auror in fuga al calar del sole. Ora che le stelle brillavano in un cielo troppo sereno, tutto il clan sembrava sovreccitato.
La strana lingua dei demoni albini simile a una nenia un po' troppo acuta invadeva quel pomposo palazzotto d'ombra in cui solo i suoi confratelli potevano entrare e sempre solo i confratelli potevano vedere e distinguere dalle altre tenebre del paesaggio in cui sorgeva.
Sebbene fosse fatto di una magia oscura che plasmava l'ombra a suo piacimento, i Lasombra erano sempre stati demoni pacifici e lo dimostrarono di nuovo quando accolsero con tutti gli onori i due amici di Harry Potter che si fecero accogliere sfiniti dagli amici di Emilio che li raggiunse un'ora dopo il loro arrivo.
Fu Emilio, che era uno dei sottoposti del capo clan, a fare qualche domanda a Malfoy in un salone che il biondo non avrebbe potuto definite in altro modo che un tripudio di tracotante ricchezza. In stile barocco, ovunque in quel palazzo a pianta esagonale erano accatastati oggetti preziosi, quadri famosi che non erano riproduzioni, statue antiche, manufatti, arazzi, inscrizioni e tanto oro da illuminare le stanze con poche candele.
Questo era da attribuire dalla mania dei Lasombra di attorniarsi di cose preziose e si poteva che fra le caste demoniache fossero quelli con maggior buon gusto ma a volte esageravano. Quel palazzo sembrava un centro di riciclaggio.
Mentre Draco Malfoy nella sala del capo spiegava in due parole cos'era successo e ringraziava col suo bell'orologio i demoni per il loro salvataggio, Hermione Granger era stata condotta in una sorta di stanza per gli ospiti.
Quando vi entrò accompagnata da quella che doveva essere una femmina di Lasombra visto che le forme di quegli esseri erano solitamente androgina, stentò a nascondere la sua espressione stupita.
La stanza al secondo piano del palazzo, dal soffitto basso ma spaventosamente estesa in lunghezza.
A terra soffici tappeti, un letto sproporzionatamente grande in mogano nero, coperto da un baldacchino rosso e dorati, materasso di piume e...una cosa che la fece rabbrividire: una pelle d'orso troneggiava fra l'accozzaglia di piumini e cuscini di seta del letto. Rabbrividendo, nonostante il camino scoppiettante davanti al letto, ringraziò la Lasombra che l'accompagnava con le poche parole che conosceva della loro lingua, insegnatale da Caesar, e la demone se ne andò piacevolmente colpita dicendole però che Emilio avrebbe presto accompagnato "suo marito" da lei.
Hermione lasciò che la tizia se ne andasse prima di chiedersi se quella non fosse cieca, visto come Draco le aveva urlato dietro per tutto il tempo in cui erano stato insieme sotto i loro occhi...ma forse era per quello che l'aveva considerato suo marito? Mah, chi lo sapeva.
L'unica cosa di cui era certa era che quando sarebbe arrivato, e sperava non troppo presto, sarebbe entrato come una locomotiva e le avrebbe dato il tormento per tutta la notte.
Istintivamente posò lo sguardo sul letto e senza rabbrividire alla coperta fatta di soffice pelle d'orso bruno, si vide in quel letto con Malfoy. Sorrise appena, mettendosi a girare nella stanza.
Sembrava passata una vita intera dall'ultima volta che avevano fatto l'amore. Quattro anni, in fondo.
Erano molti se si considerava quanto fossero cambiati entrambi.
Raggiunse l'ampia porta finestra che dava su una terrazza coperta di strani fiori scuri che Blaise avrebbe sicuramente riconosciuto ma quando provò ad annusarne il profumo non sentì nulla, se non un vago sentore d'incenso.
Faceva freddo ma vide comunque che molti Lasombra erano usciti dalle loro stanze e con le mani protese tutti insieme stavano operando una strana magia. All'improvviso, nel buio del palazzo e del giardino annesso, si accesero moltissimi fuochi. Tantissime fiaccole invasero come una scia luminosa la grande entrata e una a una, ogni più piccola luce ricordò la presenza di ogni abitante del castello.
Ricordava che Caesar le aveva detto qualcosa riguardo a quell'usanza: i Lasombra, essendo fatti di tenebra, avevano bisogno della luce per vivere e la notte, quando erano attorniati del loro elemento, accendevano una piccola candela ciascuno, sia per ricordare agli altri della propria esistenza, sia perché la luce del fuoco, picchiando contro le superfici che toccava, riproducesse l'ombra di cui si nutrivano.
Caesar quel giorno l'aveva fatta pensare. I Lasombra erano fatti di buio...ma avevano bisogno della luce per vivere.
E dove c'era la luce, c'erano anche dei punti oscuri.
Tornò dentro a capo chino, decisa a smetterla di arrovellarsi la testa su cose assurde e finì l'esplorazione della camera.
Passeggiando sui tappeti finì in una sorta di anticamera dov'erano presenti una sorta incredibile di manoscritti di letteratura e filosofia babbana, con sontuosi divani e tavolini da scrittura, mentre alla sinistra della camera da letto Hermione trovò un bagno da harem indiano.
Tutto interamente di marmo rosato, con una grande vasca circolare da terme che avrebbe fatto la felicità di chiunque, ma mai come fece sentire bene lei, visto la bruttissima giornata che aveva passato.
Decise di farsi un bagno prima dell'arrivo di Malferret. Doveva rimettersi in forze quel che bastava per mandarlo al diavolo e tenerlo buono e zitto anche senza magia.
Tornata in camera da letto per cambiarsi trovò altre Lasombra che le avevano portato cumuli di vestiti e vestaglie di seta, visto il caldo impressionante che aleggiava nel castello (considerato quanto fossero freddolosi i suoi abitanti), per lei e Malfoy che invece sembrava ancora infognato col capo clan.
Le avevano portato anche un carrello con una cena che non si sarebbe neanche sognata di toccare. Era troppo stanca, così addentò solo una mela e si versò un goccio di vino rosso, decisa ad andarsene a fare quel meritato bagno.
Era tutta sporca di fango, i capelli si erano arruffati per l'umidità ed era tanto spossata che le gambe non la reggevano davvero più. Quando si lasciò andare nell'acqua piena di schiuma si sentì letteralmente in paradiso.
Certo, non poteva negare che quella profusione di ricchezza e quel mescolio di stili diversi era un'accozzaglia abbastanza poco guardabile ma quei demoni erano stati gentilissimi, non li avevano sommersi di mille domande e soprattutto non li avevano presi in trappola, quindi era più che felice di quella sistemazione per la notte.
Aveva anche avvisato Harry e saperlo un po' meno ansioso per loro due aveva chiuso la faccenda, anche se c'erano due soli nei nella sua giornata. Il primo era che Jeager Crenshaw, detto anche Jeager-io-ce-la-faccio-sempre-perché-sono-uno-figo-Crenshaw, respirava ancora o nel suo caso visto che non gli batteva neanche il cuore andava ancora in giro sulle sue gambe. Il secondo ma non meno importante problema era Malfoy.
E si palesò nella camera da letto neanche cinque minuti dopo, sbattendo i battenti con così tanta forza da far traballare i cardini. La prima cosa che fece una volta dentro fu cercare lei con gli occhi, ma visto che non la trovò si tolse il mantello nero sporco di terra e erba e bagnato di neve, lasciandolo via insieme ai guanti e agli stivali.
Se sperava di sfuggirgli tappandosi in bagno però si sbagliava di grosso e infatti varcò la porta immergendosi nel vapore causato dal bagno profumato della Grifoncina totalmente furibondo.
Hermione si immerse di più nella schiuma, incassando il collo nelle spalle e guardandolo storto.
- Non puoi aspettare il tuo turno?- gli sibilò.
Stavolta la strozzava sul serio e non era Katrina ad obbligarlo, no. Era lui che voleva prenderla fra le grinfie e farle passare la voglia di mentirgli. E il bello era che erano senza poteri. Ventiquattrore come uno schifoso babbano erano già state un'umiliazione sufficiente ma se non altro lei non avrebbe potuto Smaterializzarsi via o usare uno dei suoi trucchi da gagia!
Rimase impalato a fissarla, troppo irato per essere conscio che stavano per addentrarsi in un sentiero minato.
- Avanti.- continuò la Granger distogliendo l'attenzione da lui - Se devi parlare fallo.-
- Fammi il santo favore di non trattarmi come un ragazzino.- le disse con tono lugubre.
- E tu fammi la stessa cortesia.- lo bloccò subito, riprendendosi il calice di vino e portandoselo alle labbra - So già cosa vuoi dirmi e non c'è niente che tu possa sbraitarmi addosso che possa farmi vedere la situazione nella tua prospettiva, quindi se vuoi solo litigare ti conviene rimandare e trovarti qualcun'altra.-
- La tua faccia tosta è impressionante, Cristo...- Draco scosse il capo, fissandola al limite dell'umana pazienza - C'era un patto fra noi mezzosangue!-
- E da quando onori i patti e la parola data, eh signor Malfoy?-
- Sono cambiato da quattro anni fa, ficcatelo in testa!- urlò esasperato ma lei stavolta gli puntò gli occhi dorati addosso, indifferente - Io anche.- sussurrò - E tu non riesci a capirlo.-
- Porca miseria, quel demone poteva ammazzarti!-
- Crenshaw non ce l'ha fatta quando poteva, figurarsi se può farlo ora.- sibilò cercando di trattenere l'irritazione - Tu non lo conosci, non sai né come né quanto sia forte, non sai cosa può fare ma soprattutto non sai cosa posso fare IO.- aggiunse, gelida - Quindi la smettessi con questa tua nuova anima da sciovinista mi faresti un favore. Non te l'ho detto perché sapevo che me l'avresti impedito ma io e Crenshaw abbiamo una faccenda da chiudere.-
- Non me ne fregherebbe niente neanche se fosse stato lui ad ammazzare i genitori di Potter, chiaro?- urlò sdegnandola - Non è buttando via la tua vita rischiandola ogni qual volta quel demone ti provoca che potrai dare una mano allo Sfregiato. Ma cosa cazzo sei tornata a fare eh? Harry ha bisogno di te alle spalle, non dispersa nello Yorkshire a crepare in un fottuto cimitero!-
- Per tua informazione la sfida era alla pari.- lo rimbeccò cominciando a tremare - Smettila di trattarmi come se fossi ancora un vegetale Draco! Ormai non possiamo più farci niente per quello che è successo a ottobre ma Jeager e i Mangiamorte hanno ucciso una mia amica e voglio fargliela pagare!-
- Sfidarli tutti i giorni rischiando la pelle non riporterà in vita quella Magonò!-
- Oddio, dite tutti la stessa cosa!- sbottò secca, ripensando a Caesar - Sei l'ultimo a dover parlare comunque!-
- E con questo che diavolo vuoi dire?-
- Che i Mangiamorte ti hanno rovinato la vita!- lo zittì dura, prima di mordersi la lingua - Ti voglio vedere quando ci attaccheranno faccia a faccia! Per colpa loro hai rischiato di morire ogni giorno fino ai tuoi diciotto anni quindi evita di fare l'ipocrita e di trattarmi come una megalomane quando invece non desideri altro che vendicarti!-
- Non sai neanche di cosa parli Granger.- le sibilò con una smorfia.
- A no?- lo incalzò sempre più irata - E tuo padre dove lo metti?-
In un secondo gli occhi argentei di Draco s'incendiarono e si ritrovò a guardarla in faccia coi pugni chiusi.
Più nessuno aveva nominato Lucius Malfoy nella sua vita, più nessuno. A parte gl'insulti che gli veniva rivolti essendo il figlio di un traditore, nessuno si era rivolto a lui ricordandogli che suo padre se n'era andato dopo avergli salvato la vita da Bellatrix. Neanche Blaise.
- Tu non sai niente di mio padre.-
- Hai ragione.- ribatté sarcastica - Io infatti non c'ero neanche nella Camera quand'è successo vero?-
- Non stavamo parlando di me, Granger.-
- Già, qua non si parla mai di te, vero?- sbottò indifferente - Ti permetti di fare la predica agli altri ma nessuno si deve mai azzardare a immischiarsi nella tua vita, nella sfera intima dei tuoi sacri affari. La verità è che non sopporti critiche, a malapena sopportavi me! Bene, adesso la situazione è cambiata. Sono io che non sopporto più che quest'invasione!-
- Invasione?- Draco rideva cinicamente per non rompere tutto - Invasione eh?! Vediamo di capirci bene una volta per tutte! Per cinque fottuti mesi ti ho avuta in testa ogni notte a strillare come una dannata...no, sta zitta!- le urlò allora, vedendola pronta a interromperlo - Non m'importa se non vuoi sentire, mi ascolterai lo stesso! Hai idea di come cazzo mi sentito quando ti ho trovata? O non te ne frega un cazzo?-
- Cosa vuoi che faccia?- rispose senza guardarlo, ricordando solo gli occhi bianchi di Doll - Ti ho già fatto le mie scuse, non avrei dovuto coinvolgerti, ecco tutto.-
- Non si tratta di questo, possibile che non ci arrivi?-
- Possibile che tu non riesca a capire che non sono più quella di una volta?- disse esasperata - I problemi che avevamo prima sono rimasti ma cerca di capire che in questi quattro anni ho perso fin troppi amici, troppa gente cara! E non posso stare a guardare mentre Jeager se ne va in giro bello tranquillo sotto il mio naso! Anche tu lo faresti e non affannarti a negare!-
Draco stavolta abbandonò le braccia lungo i fianchi. Pochi minuti di discussione ed era già esausto.
- Devi riposarti.- gli disse Hermione, posando il calice di vino.
- Oh, questa è veramente buona.- le rinfacciò freddo andando alla porta. Se la chiuse alle spalle e lei pensò che la discussione si fosse chiusa in quel modo ma quando tornò aveva in mano la bottiglia di vino, un altro calice e le sigarette. Le appoggiò al bordo e cominciò a svestirsi, dopo essersi acceso un mozzicone.
- Che vuoi fare?- gli chiese, pensando che non lo stava facendo davvero - Non vorrai entrare!-
- Ho freddo.- le disse serafico.
- Ma ci sono io dentro!-
Draco ghignò, tenendo la sigaretta fra le labbra - Come hai detto tu, non avrai niente che io non abbia già visto anni fa. Anzi, se mai hai perso qualche centimetro, tesoro.-
Lei arrossì serrando i denti e volgendo il capo altrove, mentre si toglieva la giubba e i pantaloni.
- La decenza e la cortesia non sai neanche dove stiano di casa...- sibilò sempre più in imbarazzo, mentre sentiva l'acqua muoversi a ondate. Quando Malfoy si fu svaccato sull'altra sponda con le braccia sui bordo e il capo all'indietro, le scoccò appena una vaga occhiata - Senti, principessa sul pisello...mi ha fatto scarpinare per più di dodici ore in un fottuto bosco inseguito da lupi e orsi, siamo attorniati da demoni in una castello che non oserei a definire in altro modo come quello del re Mida, domani avrò la polmonite, sono senza colluttorio e anche incazzato. Mi hai già visto nudo migliaia di volte e non è la prima volta che facciamo il bagno insieme, quindi non darmi il tormento col decoro e l'etichetta perché non è il momento adatto!-
- Ok, ok!- Hermione sollevò le mani - Dio, se sei permaloso. E tieni le gambe dalla tua parte.-
- Le tengo dove voglio.-
- Lo fai apposta per vendicarti eh?-
Malfoy scosse il capo, sogghignando con perfidia - Tesoro...non so se te ne sei accorta ma siamo senza poteri.-
- Certo che me ne sono accorta. Infatti sei ancora munito di corde vocali.-
- Ahah...che spiritosa mezzosangue. Comunque si, ho intenzione di farmi due risate visto e considerato che siamo senza poteri, che sono un uomo e che tu pesi quaranta chili!-
- Quarantotto.- lo corresse sfidandolo con lo sguardo - Se pensi di poter usare la forza ti sbagli.-
- Non ho mai dovuto usarla se ben ricordo.-
- Hn.- la Grifoncina incassò la stoccata con una certa insoddisfazione mentre se ne stava beato come nulla fosse nella vasca con lei. Il principe di ghiaccio allora era ancora vivo di qualche parte, in quel tizio che aveva davanti.
Senza neanche accorgersene sorrise, restando a scrutarlo.
In fondo era proprio del principe di Serpeverde che lei aveva sfidato.
Era a lui che aveva stretto la mano, suggellando la loro scommessa. Era lui che aveva baciato la prima volta sotto la pioggia, con cui aveva fatto l'amore quella stessa notte.
Draco si accorse che gli stava sorridendo davvero e la guardò curioso.
- Che c'è?- chiese, a bassa voce.
- E' bello vedere che certe cose non cambiano mai.- sussurrò, allungando il bicchiere per farsi rovesciare altro vino.
- Hai mangiato?- s'informò senza sapere cosa risponderle, prima di versarle il vino.
- Una mela.-
- Devi mangiare.-
- Draco, sono esausta. Non riuscirei a mandare giù niente.-
- Ti stremerai se non mangi.- la sgridò - Una volta di là dovrai mandare giù per forza qualcosa. Poi ti farò portare un sedativo o qualcos'altro per dormire. Emilio ha altra Salvia Splendens ma non sarà colta fino a domani.-
- Come fa un semplice Lasombra a possedere quella salvia?- Hermione era allibita - Caesar mi ha detto che qua in Gran Bretagna ci sono solo sei persone ad averne una coltivazione, lui compreso e altri quattro sono tutti della casta oscura.-
- Si e l'ultimo è tuo nonno, vero?- il biondo la guardò attento - Potevi rubarla a lui.-
- No, lui no.- scosse il capo, sospirando - Lui è troppo furbo. Se solo vedesse mancare una foglia dalle sue serre, lui capirebbe. Farebbe due più due, capendo cosa mi è successo e non voglio che nessuno lo sappia.-
- In compenso strisci di mattina presto in un cimitero rischiando di morire senza farne parola così se ti fosse capitato qualcosa lo Sfregiato per giorni non ne avrebbe saputo nulla. Per essere una che si preoccupa del prossimo sei veramente molto contorta mezzosangue.-
- Senti Malfoy, cosa ti dà il diritto di romperti sempre e costantemente l'anima eh?-
- Il fatto di essere nella stessa vasca per esempio.- ironizzò soave.
- Dio, ma perché parlo con te?- sospirò distrutta - E tieniti le tue battute per tempi migliori.-
- Migliori come?- sindacò rognoso - Mi hanno trasformato in uno schifoso babbano. È la giornata peggiore della mia vita Granger, senza contare che ho dovuto dare il mio orologio a quei pacchianissimi demoni albini. Potevo barattarti e ci avrei guadagnato lo stesso!-
- Che menata. Vai a letto e chiudi la bocca eh?-
- Non avrai intenzione di fare su e giù tutta la notte per stare sveglia spero!-
- Una camomilla mi farà dormire ma il mio sonno durerà poco.- gli disse senza guardarlo - Visto che non mi va di perdere la voce urlando, mi metterò a leggere qualcosa.-
- Mezzosangue...-
- Come va la schiena?- glissò, interrompendolo - Fammi vedere.-
- Perché dovrei?- fece sarcastico - Non ho bisogno di aiuto.-
- Quanto ti odio.- sbuffò assottigliando gli occhi - Hai intenzione di stare a mollo ancora a lungo?-
- Puoi sempre alzarti e andartene.-
- Certo, certo...ma mi credi nata ieri?-
- Tanto c'è ben poco da vedere ormai.- la prese in giro, anche se stava mentendo come mai in vita sa giusto per il gusto perverso di farle perdere le staffe - Da quando tutto questo pudore con me eh?-
- La brutta abitudine di provocare non la perderai mai, vero?- gli rinfacciò - E' inutile che continui a sparare battutacce, tanto non servono ad altro che a peggiorare la situazione!-
- Che situazione scusa?- le chiese con aria innocente.
- Non fare l'idiota. Te ne esci con queste cose solo perché dovremo dormire nello stesso letto!-
- A dire il vero dormirò solo io.-
- Per l'amor del cielo!- sbottò, tirandogli addosso una cascata d'acqua - Che ci trovavo in te eh? Non ti sopporto più!-
- Che ci trovavi in me?- le richiese con un ghigno - Il sesso.-
- E poi?- rognò, sempre arrossendo - Non mi pare ci fosse altro.-
Draco scosse il capo, continuando a ridere sommessamente - Lascia perdere o mi stai forse invitando a rinfrescarti la memoria eh?-
- Non ho voglia di parlare di sesso con te. Del nostro passato meno che mai.-
- Perfetto.- bofonchiò, rimettendosi comodo - Di che parliamo allora?-
- Di niente, esci da qua!-
- Non ci penso neanche.-
- L'hai detto tu che non ho più niente da farti vedere no?- sbottò a quel punto arrabbiatissima - In fondo non posso certo contraddirti, visto che ti diverti con quella spia di Orloff.-
- E no eh?- sibilò Draco, finendo la sigaretta con un ultimo tiro - Granger non ricominciamo! Come cazzo fa ad essere una spia? Le hai fatto l'Incanto Fidelio, non farmi bestemmiare accidenti! E poi, tanto per dirla tutta, tu sei l'ultima persona a potermi fare le paranoie su chi mi porto a letto visto che ti ripassi ancora quel demone!-
- Oh, questa poi! Io non mi ripasso nessuno imbecille! Te l'ho già detto, voglio molto bene a Caesar!-
- Come si fa ad essere affezionati a un cubetto di ghiaccio eh?- rimbrottò geloso.
- Come si fa ad essere affezionati a un serpente?!- ringhiò irritata, zittendolo finalmente - E' la stessa cosa Draco.-
Malfoy mise un broncio lunghissimo, consapevole di essere stato messo a confronto con Cameron ma anche che lei gli aveva confessato di essere ancora affezionata a lui.
Sai lui che se ne faceva dell'affetto! Non che ci sputasse sopra, chiaro, ma di recente aveva tastato il terreno con lei più volte, coi piedi di piombo visto che la ferita che lei gli aveva inferto quattro anni prima bruciava ancora, ma si era accorto che ogni tanto, quando credeva di non essere vista, lo osservava con occhi dolci, quasi con rimpianto.
E poi indubbiamente quando si sfioravano sprizzavano ancora quelle scintille che non si era mai dimenticato.
Osservò la linea del suo collo e le spalle che si erano fatte incredibilmente più sottili e fragili di una volta...
- Mi dici cos'è?-
Cadde dalle nuvole, sentendo la domanda di Hermione.
- Cos'è cosa?-
- Il tatuaggio.-
Malfoy si guardò la mano sinistra, col corvo nascosto dal bracciale di Kentron e Vargras. Essendo la maggior parte del corvo tatuata sul polso, lei poteva vedere solo l'ala arcuata che si protendeva fra pollice e indice, così alzò le spalle.
- Uno scarabocchio.-
- Uno scarabocchio?- la Grifoncina sorrise divertita - Andiamo, non è da te.-
- Tante cose non erano da me eppure sono stato costretto a farle.- le ricordò sarcastico - Tipo vivere con lo Sfregiato.-
- La verità è che vi piace rischiare la pelle.- gli disse sorniona - Gente come voi non è capace di vivere diversamente.-
- Secondo me Potter è la classica persona che a differenza di tutto sarebbe capace di vivere con poco.-
- Dici? Tipo cosa?-
- Per un anno io e lui abbiamo vissuto a West Gold Lake, nella casa dei suoi. Stava da favola.- le raccontò - Andavamo al Ministero tutti i giorni, ci allenavamo, stavamo con Black e Lupin. Era tranquillo. Gli manca solo...-
- Una famiglia?- l'anticipò Hermione sarcastica - Per favore.-
- Dì ma da quando mangi veleno?- sbuffò - Giusto per sapere...centra qualcosa il cambio di cognome?-
- Ti ricordi la sera della festa dell'ultimo anno?- gli chiese, girandosi il calice nella mano.
- Chi se la scorda.- rispose con un ghigno malizioso.
Rise anche lei, ma tornò immediatamente rigida - Ti ricordi che ti ho detto di essere preoccupata per i miei? Bene, sei mesi più tardi mia madre mi manda una lettera in Germania e mi dice che mio padre se n'è andato di casa. Ottengono il divorzio e i parenti di mio padre mi fanno sapere tramite avvocato che verrò tagliata fuori dall'eredità, in caso gli succeda qualcosa, perché mettono in dubbio che io sia anche figlia sua.-
Draco non se ne stupì, ma si morse la lingua per non dire cose troppo pesanti - Lui non ha cercato di parlarti?-
- Si.-
- E che ti ha detto?-
Hermione sollevò gli occhi, disgustata - Che mi ama ma non riesce ad "accettarmi".-
- Granger, capita a tutti i figli.-
- Si ma nessun figlio se l'è mai sentito dire con tale disgusto!- ringhiò, afferrando un asciugamano e drappeggiandoselo addosso con stizza per uscire dalla vasca - Un conto è dire a un figlio che non si accettano le sue aspirazioni o il suo modo di essere ma mi ha guardata come se fossi un'aliena! Anche la mamma! Gli andava bene fino a quando non si è dimostrata un gradino sopra di lui!-
Capendo che era una discussione troppo dura da sostenere dopo una giornata come quella, si limitò ad alzarsi dalla vasca a sua volta, a mettersi qualcosa addosso e a seguirla in camera dove la costrinse a mangiare qualcosa di caldo. Alla fine perfino la Grifoncina si stupì del suo appetito davanti alla saporita zuppa dei Lasombra e avvolta in una vaporosa tunichetta di raso nera cortissima con ricami tutti dorati si sarebbe sentita una principessa se il buio della notte e il terrore dei suoi stessi incubi non le avesse rovinato l'umore.
- Vuoi un sedativo o no?- le chiese Draco poco più tardi, finendo di mangiare svogliatamente dell'uva.
- No.- rispose scuotendo il capo e andando a sedersi davanti al fuoco - Leggerò qualcosa, tu però devi dormire visto che sono giorni che ti dai alla pazza gioia.-
- Se fosse per me avrei festeggiato in altro modo.- insinuò, mettendosi a pancia in giù nelle preziose lenzuola e buttando un braccio giù dalla sponda, proprio verso di lei che si era già accoccolata fra i tappeti, davanti al caminetto. Da ultimo, sempre più diabolico, le lanciò addosso i pantaloni e i boxer, facendola diventare viola.
- Porco.- l'apostrofò mentre lui rideva - E dormi che sei stravolto.-
- Ha parlato.- disse il biondo, reprimendo uno sbadiglio.
Hermione lo sentì borbottare sommessamente come una teiera ancora per qualche minuto, poi quando si volse di nuovo lo trovò dolcemente addormentato.
Con gli anni si era chiesta i perché che l'avevano spinta ad amarlo con tutto il cuore, a continuare a pensare a lui anche quando erano separati, a non poter dormire a volte quando il suo ricordo si faceva troppo violento...e ora la risposta ce l'aveva sotto gli occhi.
L'amava e basta. Si era innamorata di nuovo di lui dopo la prima volta che avevano fatto l'amore, quando l'aveva guardato dormire, proprio come stava facendo in quel momento.
Perché nel sonno lui si abbandonava, perché adorava quelle braccia che l'avevano sempre stretta a lui, perché quelle mani la conoscevano meglio anche di se stessa. Ripensò a loro fra le lenzuola e il suo cuore perse un battito.
Poteva dire di essere stata fortunata a conoscerlo.
Se non altro per una volta sarebbe stata sicura di aver veramente amato qualcuno.
Facendosi violenza tornò a leggere seduta accanto al fuoco quando invece non avrebbe voluto fare altro che svegliarlo con un mare di baci, proprio come lui aveva sempre fatto tanti anni prima.
C'era qualcosa che ormai le impediva di stare ferma, seduta così lontana da lui. Voleva stargli vicino...
Il pendolo batté le due di notte.
Si alzò lentamente e cercando di non svegliarlo si accoccolò contro la sponda del letto, appoggiando la testa al materasso di piume e guardandolo dormire mollemente, con quel braccio proteso verso il basso.
Dio se era bello. Era sempre il suo Draco.
Senza neanche accorgersene lo vide aprire gli occhi e rimase incantata a guardare quelli che un tempo lei e i Grifondoro chiamavano gli occhi del serpente.
Malfoy non sbatté minimamente le palpebre, inchiodato a fissarla e con una mossa dolce ma decisa alzò il braccio e lo passò dietro al collo della Grifoncina che appoggiò così il capo alla sua spalla, congiungendo la mano alla sua.
Draco giocò per qualche secondo con le sue dita, sfiorandole teneramente i polpastrelli.
- Certe notti impazzivo senza di te.- le disse a bassa voce.
Hermione sorrise a malapena, sentendo le lacrime pungerle gli occhi. Dio quanto le era mancato!
Non avrebbe potuto aspettare un secondo di più. Doveva toccarlo, sentirli vicino, sentire che quei quattro anni di lontananza erano ormai passati. Voleva averlo di nuovo. Era suo, suo soltanto.
Come se si fosse capiti con uno sguardo, Draco le portò la mano sul collo per farla girare e lei si sporse verso di lui, affondandogli una mano fra i capelli biondi.
Gli sfiorò appena le labbra e si appoggiò alla sua fronte, socchiudendo gli occhi.
- Mi sei mancato.- mormorò appena ma era sicura che lui l'avesse sentita. Infatti le carezzò dolcemente col pollice le gote, ritrovando un tocco che aveva usato sempre e solo con lei. Era come se i loro corpi si fossero ritrovati.
- Mi sa che l'unica cosa giusta che ho combinato in vita mia è stato fare quella scommessa con te, Hermione.-
La sentì sorrise, poi si sentì di nuovo protendere verso di lei...conscio del desiderio che gli stava divorando l'anima e il fisico. La voleva fin da quando l'aveva rivista, la desiderava e la possedeva nei suoi sogni ogni notte, risentiva la sua voce, i suoi occhi appannati dal desiderio, lei sotto di lui a baciargli e mordergli la gola.
Senza più indecisioni la fece sollevare e sedere sul letto, dove l'attrasse a sé.
Quel bacio non fu come quello che si erano scambiati la prima volta sotto la pioggia. Vi si abbandonarono subito.
All'istante.
Hermione percepì come un colpo al petto la gioia incredibile che l'esplose dentro, baciandolo.
Non seppe spiegarlo neanche Draco ma lo sentì a pelle. Stava premendo dolcemente per avere accesso alla sua bocca quando le sfuggì un gemito di bocca e avvertì il suo desiderio di lui come una tempesta.
Era gioia quella. Pura gioia. Un sentimento che travalicava il puro desiderio e il mero amore.
Le passò una mano aperta lungo la schiena, per schiacciarsela addosso, sentirla sempre più vicina e finalmente si accorse di quanto fosse diventata piccola, gracile, gli sembrava indifesa...ma sapeva che non lo era.
La sua mezzosangue non sarebbe mai stata indifesa...e glielo stava dimostrando mordendogli le labbra per fargliele schiudere e poter finalmente incontrare la sua lingua.
Era incredibile come solo lei avesse sempre potuto fargli quell'effetto. Sempre e solo lei.
Le chiuse una mano sul ginocchio piegato sul suo fianco e ribaltò le posizioni, chinandosi subito a reclamare ciò che considerava a tutti gli effetti suo. Lei era sua.
E niente poteva cambiarlo, lo sentiva. Tutto gli diceva. I suoi occhi, la sua bocca, il suo corpo.
Risalì con la mano lungo la sua gamba mentre tornava a baciarla con tutto il desiderio accumulato in quegli anni, in quei giorni lontani mentre Hermione gli stringeva il collo come per non lasciarlo più andare via.
Bocca, collo, gola. Salì ai lobi delle orecchie e li lambì senza fretta, avvertendo il suo profumo intossicante che gli faceva quasi perdere il senno. Le slacciò piano uno dei primi cordini della tunica nera, liberandole una spalla e deponendovi sopra una scia di baci che la spinsero a infilare le mani sotto la sua vestaglia, a percorrergli la pelle della schiena, a ritrovare vecchie cicatrici che li avevano visti insieme.
Quando fu nuda sotto di lui, non poté impedirsi di stringerlo forte...solo per sentirlo completamente un solo istante.
L'alito caldo di Draco sulla sua pelle riusciva a calmare la tempesta che presto l'avrebbe riavvolta di nuovo.
Per un attimo la sua attenzione vagò nella stanza, trovando la candela che puntava verso la finestra.
Quella fiamma...ardeva, ardeva senza posa. Stava consumando la cera molto in fretta. Troppo in fretta.
Entro la mattina dopo ne sarebbe stata consumata letteralmente.
Hermione socchiuse gli occhi, avvertendo le mani di Draco che tornavano a vagare su di lei e allora lasciò perdere.
Tutto perse di consistenza.
Col capo rovesciato all'indietro, immersa nel vortice torbido di piacere che provava, c'erano solo loro due.
Tutto il mondo spariva. La magia di tanto tempo prima si ripresentava, più forte e lucente di prima.
Accoglierlo dentro di sé mentre si guardavano negli occhi, senza riuscire a distogliere lo sguardo per un secondo l'uno dall'altro fu ancora più devastante di prima. Se la prima volta si erano amati senza dirselo a parole, ora guardandosi in quel modo mentre si univano era come mettere un giuramento su ciò che stavano facendo.
Fu appassionato, selvaggio. Un amore tenero e nel contempo duro, aspro come il tempo e la vita che li avevano divisi.
E dopo Draco rimase girato su un fianco, a guardarla dormire nella sua braccia totalmente stretta al suo torace quando prima non era mai successo. Lì, in quel letto, capì per la prima volta quanto davvero significava per lui.
Era stata una sensazione immensa averla di nuovo. Amarla era stato come accendere la luce dopo tanto buio.
La baciò di nuovo sulle labbra, stringendole la mano in cui portava il suo anello d'argento col serpente.
- Ti amo.- sussurrò, fissandola.
Hermione rimase con le palpebre chiuse, addormentata in un mondo in cui lui sperava di poterla proteggere dai suoi incubi ma nonostante non avesse potuto sentirlo, si avvicinò di più in maniera quasi istintiva.
Draco sorrise, la baciò di nuovo sulla tempia e rimase vigile su di lei.
Ora che l'aveva ritrovata, non avrebbe più permesso a niente e nessuno di portargliela via.

 

 

 

 

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Capitolo 41
*** Capitolo 41° ***


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Marzo colse Hogwarts con una profusione di nebbie e tempeste alquanto deprimenti che, oltre a incupire gli animi, arricciavano anche i capelli di tutte le spocchiose streghe della scuola.
Questo non accadeva alla piccola Beatrix Vaughn che essendo una vera e propria statua di marmo non aveva problemi di estetica, se non contava le sue fantastiche e sempre diverse lenti multicolore che era obbligata a portare.
Un suo problema serio invece era il volo. Anzi, la stupida convinzione che un vampiro dovesse sapersi trasformare in uno stupido topo volante e quindi saper volare. Ma dove stava scritto??
- In secoli e secoli di tradizione.- le ricordò Damon Howthorne alle tre di quel pomeriggio ventoso, finita l'ora di volo con la Bumb - Voi vampiri siete fatti così, cerca di fartene una ragione sorella.-
- Certo, te lo ricorderò dopo che ti avrò morso alla prima occasione.- sbottò stizzita - E poi odio l'Inghilterra, non la sopporto! In questo posto c'è sempre nebbia!-
- Ma che ti mette Milo nel sangue eh?- sbuffò il Serpeverde - Dai, muoviti. Dobbiamo andare da Tom.-
- Fantastico. Così mi sorbirò l'ennesima paranoia dal Leoninus perché non mi so trasformare.-
- Senti ma mi spieghi perché hai tanta paura dell'altezza?-
Beatrix alzò le spalle - E che ne so. Ognuno ha le sue fisime no?-
- Si, tipo Riddle che attira come una calamita ogni oggetto pericoloso alla sua testa.- sentenziò Damon mentre le faceva strada verso la Torre Oscura - Stamattina durante Trasfigurazione s'è preso in testa la clessidra della Mcgranitt e non chiedermi come abbia fatto. Prima le stava consegnando il compito in classe e due secondi dopo aveva la clessidra sulla zucca. È pericoloso mandarlo in giro da solo.-
- E tu, perfido essere, che prevedi ogni pericolo potresti anche avvisarlo sai?- gli rinfacciò la Diurna.
- E perdermi il divertimento? Naaa...- cincischiò - E poi non vedo tutto.-
- La megafessa dov'è finita? È con lui?-
- Sarà a uccidere Stanford con un tizzone del caminetto.- disse Damon annoiato ma appena girarono l'angolo trovarono Claire King sulla prima rampa di scale, intenta a chiacchierare con Gigì che le svolazzava alle sulla testa.
- Cloe.- la richiamò Howthorne - Ehi, dov'è Tom?-
La biondina sorrise, mentre la fatina le faceva il solletico - E' già salito prima. Alla torre sono tutti in defribrillazione perché pare che stamattina al Ministero Orloff abbia sfidato gli zii di Milo a farsi sotto.-
- In poche parole quel grassone col naso lucido ha sfidato i vampiri?- Damon sbatté gli occhioni azzurri, mezzo sconvolto - Ma è deficiente?-
- Perché, ancora speravi che uno che vuole mettere il figlio del Lord Oscuro nelle mani della prof di Difesa sia un tizio intelligente?- frecciò Trix scuotendo il capo - Quello ha sbroccato da un pezzo.-
Fecero i gradini a una lentezza tale che anche una lumaca li avrebbe superati, visto che la vampiretta aveva i suoi problemi con le scale a chiocciola e una volta entrati nel Quartier Generale di stanza nella scuola di magia più famosa della Gran Bretagna videro solo una gran marmaglia di gente che era nei casini per via del suo lavoro.
I ragazzi di recente avevano dovuto fare su e giù dalla scuola a Londra perché la capitale era stata presa a bersaglio da tutti i nuovi attacchi dei Mangiamorte e anche all'interno delle mura di Hogwarts erano capitati un sacco di nuovi disastri: i fantasmi di recente erano diventati più pestiferi del solito, a partire da Pix che un giorno con aria stranamente vacua aveva cercato di prendere in pieno Cloe e Trix con un una delle panche di legno della sala d'aspetto.
Durante le ore di astronomia poi Damon era quasi finito giù dalla torre mentre Tom si ammazzava già di suo da solo. Alle quattro pesti si era aggiunta anche Degona che oltre a rompere tutti gli specchi che trovava sul suo cammino, sembrava essere diventata particolarmente nervosa ogni qual volta in sua presenza si nominasse Katrina.
Per il resto tutto filava in maniera insolitamente tranquilla, come se tutti stessero cercando di accantonare il problema principale. Ovvero che i Mangiamorte stavano per gambizzarli tutti allegramente.
Inoltre Ron stava per sposarsi niente meno che con Pansy Parkinson e se la cosa aveva lasciato tutti con le mutande a terra, il rossino se n'era altamente fregato. La povera Molly per esempio ci era rimasta secca, la Parkinson infatti non era proprio il genere di nuora che aveva sempre sperato e pure Ginny non aveva fatto i salti gioia.
Harry fondamentalmente non aveva aperto bocca visto che era il primo testimone mentre Hermione, che doveva fare da seconda testimone senza dover fare la damigella grazie al cielo, aveva espresso solo il suo parere sul matrimonio in generale. Ovvero che era una pia illusione.
- Così smonti tutti i miei sogni romantici sai?- fece Edward con aria melodrammatica appena sentita quella categorica dichiarazione - Come fa a non piacerti il matrimonio scusa?-
- Non mi piace e basta.- spiegò la Grifoncina che aiutava Ron con la lista degli invitati - Lo trovo ridicolo a cominciare dal vestito della sposa, a tutta quella gente che ti fissa...e a quello scambio di promesse assurdo...-
- Assurdo?- Dalton mise il broncio - E' la base del matrimonio! Se non ti sposi con l'idea di stare insieme per sempre che lo fai a fare? Meglio abbonarsi dagli strozzini che è più o meno uguale.-
- E si parlava di romanticismo.- frecciò May divertita, seduta a tavola con loro.
- Quindi per te niente matrimonio.- concluse l'ex Corvonero pensoso.
- Già. Ci vorrebbe un miracolo per farmi cambiare idea.-
- Ma, fammi capire...cos'è che ti schifa più di tutto?-
- L'ipocrita promessa davanti al prete.- rispose Hermione, senza alzare gli occhi dalla lista.
- Ma quando due si sposano ci credono davvero.- le disse Harry, intromettendosi momentaneamente.
- E io quando sono ubriaca credo fermamente di essere il primo ministro, che vuol dire?- bofonchiò la strega in risposta.
- Io invece trovo tutta la pratica degna di nota.- sentenziò Edward tranquillo, andando a prendersi altro caffè mentre Tom e gli altri facevano tranquilli i loro compiti - A partire da quell'ansia che ti distrugge lo stomaco, all'immenso desiderio di fuga quando ti vedi la sposa venire incontro, al suocero che si sbronza...al marito che si fa la prima damigella durante il pranzo. Si, queste cose qua...-
- Avete intenzione di far cambiare idea a Ron?- s'informò la Aarons soave - Così, giusto per sapere.-
- Figurarsi.- borbottò Harry scoccando un'occhiataccia a Malfoy svaccato in poltrona - E perché perdersi l'ennesima possibilità di stare tutto il giorno incollato al serpente?-
- Non è colpa mia se devo fare da secondo testimone per Pansy.- sibilò il biondo, accedendosi svogliatamente una sigaretta - Dopo che ha deciso di sposarsi, i suoi parenti hanno tagliato i ponti e di questo ha ringraziato fin troppo ma visto che hanno questa fissa dei doppi testimoni l'ha chiesto anche a me. Che devo fare, spararmi?-
- Potresti farmelo come favore personale.- lo pungolò il moro.
- Affanculo Sfregiato.-
- Guardate che mi sposo io comunque, non voi.- ricordò Weasley con un mezzo sorriso, vedendoli tutti eccitati - Mi spiegate perché siete così elettrici? Non vi vedevo in questo stato dalla festa dell'ultimo anno...e noi tutti ci ricordiamo com'è finita la mattina dopo eh?-
- Un'altra parola e non arriverai all'altare.- sibilò Harry attorniato da fuoco e fiamme.
- Idem.- ringhiò anche Draco bellicoso, visto che gli avevano ricordato il suo fantastico risveglio addosso a Potter, cazzata che gli era costata quattro lunghi anni di pernacchie e prese in giro.
- Tralasciando un attimo questa follia...- Hermione richiamò tutti all'ordine - C'è la festa in maschera dell'apertura di primavera fra due settimane. Come la mettiamo?-
- La mettiamo che dovremo far da baby sitter ai mocciosi.- sbuffò Harry - Che flebo!-
- Già, niente rimorchio!- cinguettò Ron vedendo la faccia depressa di Edward.
- Non possiamo restare a controllare solo fino a quando il coprifuoco non spedisce a letto quelli del primo anno?- mugugnò Dalton seccato - Tanto Tom e compari finiranno verso mezzanotte.-
- Infatti, il meglio viene sempre dopo.- gli ricordò Potter ironico - Se non altro far andare giro Tom con quei tre matti mi rende un pochino più tranquillo.-
- Tranquillo? Attirano i guai peggio di voi tre.- sibilò Malfoy seccato - Per non parlare del casino che c'è sempre a queste fottute feste! Fra due mesi a maggio c'è il ritrovo del nostro anno, fra uno questo squinternato di Weasley si sposa e come minimo a giugno finiremo in analisi tutti insieme!-
- Io l'avevo detto che non dovevo venire in questa scuola.- borbottò il piccolo Riddle in sottofondo mentre Trix si lamentava della fame, Damon dei compiti e Cloe del sonno.
Quei quattro proprio non avevano la minima idea del pericolo che correvano. Erano totalmente fuori di testa, per non parlare poi del fatto che continuavano a parlare dell'Idra viola che stava a guardia nel corridoio a destra del terzo piano. Fortunatamente Harry aveva fatto in modo di tenerceli lontani ma prima o poi anche gli altri sarebbero scesi là sotto e il fatto che vedessero il Velo non piaceva per niente.
All'ora di cena fu Potter a riaccompagnare le quattro piattole alla Sala Grande e colse l'occasione per buttare un occhio alla cara Vanessa. Da Natale la signorina non si era più fatta vedere a casa loro, non aveva più neanche tentato di intavolare di nuovo il discorso sull'adozione di Tom e a quanto gli diceva Cloe anche in classe girava abbastanza allargo da loro quattro ma da era anche pur vero che da gennaio i loro attacchi si erano triplicati.
Rafeus Lestrange si era dato da fare per le strade di Londra ma la settimana prima era successo qualcosa anche a Hogsmade. Per questo alla prossima uscita avrebbe mandato qualcuno a controllare ma avere sempre la cugina di Draco addosso stava cominciando ad irritarlo seriamente senza contare che Tom aveva ancora dei sentimenti piuttosto altalenanti sui suoi fratelli.
Su questo discorso Harry però non si era mai addentrato e sinceramente avrebbe dato qualsiasi cosa per non dover mai parlare con Tom della sua famiglia ma sapeva che non poteva evitare quella situazione ancora a lungo.
- Ehi, come mai quella faccia scura?- gli chiese Cloe guardandolo attenta - C'è qualcosa che non va?-
- Eh? No...sono solo stanco di questa storia.- buttò lì, vago.
- A chi lo dici.- sentenziò Damon che aiutava Tom a non uccidere Trix sulle scale - La prof sembra diventata un angioletto tutto di colpo. Quell'aria d'agnellino non le sta bene per niente.-
- Harry perché non vieni tu a farci lezione pratica?- gli chiese il piccolo Riddle divertito - Con Tristan a teoria ci divertiamo un sacco, lo sai, ma con Vanessa è tutto un altro paio di maniche. A volte ci fa fare cose che sinceramente vedo fare solo a Hermione.-
- Ecco, ci mancava solo questa.- sbuffò il bambino sopravvissuto fermando davanti alla Sala Grande - Forza, andate a cena e poi filate a letto. Se succede qualcosa per favore non muovetevi dal dormitorio, a meno che non venga allagato o incendiato. Vi saluto!-
- Sta proprio andando in palla, poveretto.- sospirò Beatrix.
- Già.- annuirono gli altri tre, affamatissimi.
- A proposito...- s'intromise Cloe - Gli avete detto della gita a Hogsmade?-
- Ah si, l'aveva già avvisato Hagrid.- bofonchiò Damon - Non che non mi vada di andare a vedere quell'allevamento di Lucini e di mettere il naso fuori dalla scuola ma secondo me non è il momento adatto.-
- Tanto ci saranno Harry, Tristan e Jess.- sorrise Tom divertito - Secondo me sarà divertente.-
- Sarebbe divertente senza scocciatori.- sibilò la Diurna seccata, al passaggio di Alderton e di Matt Rogers.
- Ma ce l'hai ancora con quel disgraziato?- sbuffò la piccola King - Dio ma sei perversa!-
- Ehi, a me non piace Rogers come a te non piace Alderton! Siamo pari!-
- A me invece non piace perder tempo prima di cena.- concluse Howthorne lapidario e senza salutare se ne andò dritto a Serpeverde e sfamarsi, lasciando indietro Trix che salutò sbuffando e lo seguì.
A Grifondoro tutto il primo anno era molto contento della gita: a Hogsmade c'era un signore, amico di Hagrid, che allevava Lucini, lucciole grandi come farfalle che venivano usate dai maghi per far luce anche dove la magia oscura regnava portando solo il buio. Era molto difficile allevarli, essendo creature delicatissime, ma si diceva che se uno solo di loro faceva amicizia con un essere umano non l'avrebbe più abbandonato.
- Ah, non vedo l'ora che sia venerdì!- cinguettò Ian seduto accanto a Tom a Grifondoro - L'argomento m'interessa molto e poi Hagrid rende tutto così interessante!-
- Dite che è sicuro uscire dal castello?- chiese Mary J. Lewis.
- Tanto ci sono gli Auror.- sbuffò Cloe seccata dalla sua voce melensa.
- E' vero che c'è Harry?- chiesero Martin e Bruce in coro, fissando Tom con le stelline negli occhi.
- Bhè...si.- annuì Riddle.
- Viene per tenerti d'occhio?- bofonchiò Sedwigh Stanford, attirando l'attenzione di tutti.
- Tenere d'occhio Tom?- Archie stava finendo una mezza chilata di torta - Perché scusa?-
- Non è palese?- replicò il biondino serafico.
- No.- sentenziò Martin ironico - Ma potremmo sempre chiedere a Damon no?- e tutti i Grifondoro risero a mezze labbra, decisi a far arrabbiare quello spocchioso che però sembrava voler provocare solo Tom.
- Allora? Che problema c'è stavolta?-
- Come sarebbe che problema c'è?- riecheggiò Bruce - Harry Potter è sempre in guerra.-
- Si ma non è che stavolta il suo rivale è formato bambino?- insinuò Sedwigh.
Tom impallidì sentendo quella frase ma non fece in tempo anche solo a pensare a come rispondere a quell'accusa che Cloe si alzò in piedi e senza battere ciglio rovesciò in testa a Stanford il suo calice d'acqua.
Sedwigh si alzò in piedi, scrollando il capo mentre tutte le case li fissavano allibiti.
- Ma che t'è preso?- sbottò il biondino.
- Sta zitto se non vuoi che ti arrivi anche un ceffone.- sibilò Cloe gelida e senza aggiungere un'altra parola afferrò Tom per il polso e se lo trascinò via, sotto lo sguardo esasperato di Damon e Trix che non sapevano più come fare per arginare la carica esplosiva della King.
- Claire insomma...- Tom in sala comune non riusciva più a farle scaricare il nervoso - Non puoi sempre attaccare briga con Sedwigh e Fabian, dai!-
- E chi ti ha detto che non posso?- sbraitò la biondina mangiandoselo vivo - Io quello non lo sopporto! Tiene chiusa quella sua infame bocca per qualche giorno e poi ricomincia più seccante di prima! Come si permette di fare certe insinuazioni su di te e sul tuo rapporto con Harry eh? Maledizione, lo butto giù dalla torre!-
- Mi sembra una soluzione un po' drastica...- abbozzò Riddle massaggiandosi la testa visto che aveva sbattuto il cranio al muro grazie alla foga della streghetta - Non ti arrabbiare per queste sottigliezze!-
- Sottigliezze?- Cloe gli scoccò un'occhiataccia - Dio come vorrei avere la tua pazienza.-
Tom sorrise, scuotendo il capo - Ma no, vai bene anche così.-
La biondina agitò la mano per tutta risposta, proprio quando cominciarono a rientrare gli altri e lasciarono cadere l'argomento che però fu la chicca della settimana, almeno fino a venerdì mattina quando tutto il primo anno si raccolse nella piazzola della fontana.
Grifondoro e Corvonero chiacchieravano fra loro quando Tristan che quel giorno non aveva lezione, Jess e Milo scesero con Harry e con Hagrid raccolsero le autorizzazioni dei genitori.
- Che bella giornata.- cinguettò Cloe di umore un po' migliore di quello della sera prima.
- Già, speriamo che non si copra il sole.- annuì Ian al suo fianco - Tom, se non sono indiscreto, a te chi mette la firma per le autorizzazioni?-
- Harry e Draco.- rispose Riddle, con l'ennesimo cerotto sulla fronte perché quella mattina lui e Archie si erano uccisi in bagno, mezzi addormentati - Altrimenti la mamma.-
- Già e a Howthorne dovrebbe metterla il suo amico becchino!- frecciò Alderton passando di lì coi suoi amici.
- La prossima volta che lo vedo gliene chiedo una anche per te.- gli rispose Damon annoiato da tutto quel casino - Mamma mia, comincia a diventare talmente prevedibile...-
- Bella battuta.- rispose Cloe ironica - Specialmente detta da te. Dov'è la superoca?-
- Fa colazione con Milo dietro all'angolo.- bofonchiò il Serpeverde mentre gli altri non ci capivano nulla - Cambiando discorso, qualcuno sa dov'è l'allevamento di questo tizio?-
- Brian c'è andato l'anno scorso.- lo informò la King - Dice fuori dal paese ma se facciamo due fusa ad Hagrid magari ci lasceranno andare un po' a spasso.-
Dopo qualche minuto iniziò l'appello e quella marmaglia di ragazzini mancò poco s'incollasse tutta a Harry con occhioni adoranti che più che controllare e fare il cane da guardia, si occupava di non perdere di vista Riddle.
- Hermione non viene?- gli chiese Tom più tardi, mentre andavano alle carrozze.
- Va da suo nonno. Jane ha invitato a pranzo i ragazzi.-
- E noi qua a far le baby sitter.- concluse Jess con un sospiro di finto rammarico.
- Sono quelle le carrozze?- chiesero i maghetti quando raggiunsero la porta principale - Ma i cavalli dove sono?-
Damon li guardò stranito - Ma siete ciechi? Non li vedete? Eccoli, quelli neri...-
- Ma che cavalli neri?- Martin Worton sbatté gli occhioni - Dì Howthorne, ma ci vedi bene?-
- Mi sa che siete voi i ciechi.- continuò Damon senza capire - Ma davvero non ci vedi niente?-
- Sono Thestral.- gli sorrise Tom dandogli una pacca sulla spalla - Non possono vederli.-
- Fammi capire...- Cloe si mise in mezzo, allibita - Ci sono dei cavalli attaccati a quelle carrozze?-
- E perché Damon li vede e noi no?- chiese Archie succhiando un lecca-lecca.
- I Thestral li possono vedere solo i maghi che hanno visto morire qualcuno.- spiegò Tristan ai mocciosetti, prendendola come un'altra lezione teorica - Sono dei cavalli neri un po' scheletrici, con ali da pipistrello.-
- Ah, ecco perché li vedi.- insinuò di nuovo Fabian Alderton verso Damon che finalmente capiva tutto.
- Tom li vedi anche tu?- gli chiese Cloe.
- Bhè...si.- annuì con un sorriso triste.
- E tu...chi hai visto morire?-
Riddle assunse un'espressione talmente malinconica che Claire non volle più sentire la risposta.
Cambiò rapidamente discorso e salirono in carrozza in un costante chiacchiericcio di sottofondo. I piccoli mentecatti, come li chiamavano i due fratelli Mckay, sembravano sotto cocaina e non stavano più nella pelle ad uscire dal castello sotto la vigilanza del bambino sopravvissuto.
Anche Harry comunque avrebbe preferito sprofondarsi nella casa di Liam Hargrave invece di fare la guardia a quei mocciosetti che lo guardavano con gli occhioni sbarrati ma fortunatamente non era l'unico a essere rimasto infognato nella dura quotidianità: con Hermione erano andati Malfoy, e Ron, mentre Edward era filato a Londra con May.
Cosa ci fosse andato a fare Dalton alla capitale lo sapevano in pochi ma questo non impediva al caro Edward di svolgere bene il suo lavoro.
In pochi mesi la situazione fra loro era del tutto cambiata.
Non era che ora Potter ne fosse sicuro al cento per cento, ma aveva in un certo modo aperto gli occhi.

"Com'è bella la campagna inglese...non credi Harry?"

Potter rise leggermente. Si guardò attorno ma vide Tom, Cloe, Trix e Damon intenti a chiacchierare con Tristan così lui poté permettersi di "chiacchierare" a sua volta con sul vecchio amico.

"Hogwarts è bella." rispose pacato "Ma tu hai idee tutte tue. Non capirai mai."

"Già, non andremo mai d'accordo temo. Chi c'è con te bambino sopravvissuto?"

"Perché me lo chiedi?"

"E tu perché hai tremato quando ti ho fatto questa domanda?"

Harry serrò i denti. Dannazione, Voldemort stava tornando a infiltrarsi nella sua mente.
Aveva fatto progressi impressionanti ma il maledetto Lord Oscuro sembrava un asso nel penetrare i suoi sentimenti. Aveva sempre pensato che mente e sentimenti dovessero stare ben lontani quando Tom Riddle girava per la sua testa ma ora temeva di non sfuggirgli più tanto facilmente.

"Allora Harry Potter? Tremi ancora per qualcosa?"

"Ci sono cose ben più spaventose di te, credimi."

"Si, per te senz'altro...come perdere i tuoi preziosi amici, vero?"

"Se non altro io avevo qualcuno che mi stava accanto perché lo voleva."
gli ricordò a quel punto con ferocia, furente con se stesso per essersi fatto incastrare in quell'assurdo discorso.

"Ah, bambino sopravvissuto...cerchi sempre cose che svaniscono come neve al sole."

"Senti chi parla...il mago che aveva paura di morire e s'è rifatto una scala per l'eternità coi cadaveri altrui."

"C'è un cadavere però che sfortunatamente non ho preso in tempo."


La voce di Voldemort si era fatta dura e sibilante. Harry ricordò il serpente che aveva cercato di uccidere il padre di Ron, di come si fosse sentito, dei suoi scatti d'ira verso Silente, della rabbia ogni qual volta il suo nemico s'impossessava di lui. Ricordava i suoi dannati occhi blu che diventano rossi...
Senza farlo apposta posò lo sguardo sul piccolo Tom e sentì un altro brivido.
Quel bambino...quel bambino era figlio dell'uomo che gli aveva rovinato la vita.
Perché stava con lui? Perché gli stava vicino? Perché...non lo uccideva?
Serrò gli occhi all'improvviso, stentando a credere a ciò che aveva pensato. Oddio...
Perché i suoi sentimenti altalenavano in quel modo verso quel bambino indifeso?
Cosa sarebbe accaduto quando Tom, una volta cresciuto, fosse diventato il ritratto vivente di suo padre?
Arrivarono a Hogsmade verso le nove e mezza e nell'aria c'era un tiepido sentore di fiori in boccio. La bella cittadina accolse gli studenti col solito benvenuto di noncuranza, come se i maghi di Hogwarts fossero amici di vecchia data tali da non dover essere trattai come ospiti, ma quando videro anche Harry i visi dei presenti si rallegrarono.
Madama Rosmerta e altri seccatori andarono a salutarlo giulivi mentre Hagrid venne accolto calorosamente da uno strambo ometto basso e barbuto, molto simile a Babbo Natale. Aveva le orecchie appuntite ma non come quelle dei folletti e spessi occhiali che gli nascondevano due dolci occhi celesti.
- Ragazzi, vi presento il professor Levante.- disse Hagrid - Professore, gli studenti del primo anno.-
- Molto piacere ragazzi.- sorrise il vecchio mentre i maghetti facevano rispettosi cenni col capo - Sono contento siate venuti. I miei Lucini apprezzeranno la visita...e guarda chi abbiamo qua ...Harry Potter.-
Il bambino sopravvissuto sorrise blandamente, stringendogli la mano.
- E' un piacere per me.- disse il professor Levante - Non speravo più di conoscerla e spero mi concederà due chiacchiere nella paura del the. Ora se volete venire, vi porto alla mia tenuta.-
Farsi due passi in mezzo al bosco fu niente, paragonato alla tenuta del caro dottor Levante.
Uno spettacolo...e una serra gigantesca di vetro che brillava piene di piccole luci.

Intanto, nell'appartato ma quanto mai stupendo Hargrave Manor in cui pochi potevano entrare visto quanto il padrone di casa in quegli anni si fosse trasformato in un orso, Ron Weasley rideva estremamente a crepapelle mentre Liam Hargrave bestemmiava come un dannato davanti all'ennesimo scacco matto.
Al nonno di Hermione non era mai piaciuto perdere, specialmente per colpa di un Auror moccioso, come diceva lui.
Se ne stavano tutti seduti nell'ampio salone della biblioteca del vecchio e potente mago dove i libri di magia, mappamondi, statue bizzarre animate e fantasmi si spostavano da soli provocando un caos non indifferente.
- Non sai proprio perdere nonno.-
Hermione Granger sorrise all'ennesima imprecazione di Lord Hargrave, portandosi la tazza di the alle labbra.
- Zitta tu!- borbottò il vecchio mago davanti alla scacchiera - Ragazzo voglio la rivincita!-
- Un'altra?- ghignò Draco Malfoy, seduto sul divano accanto alla Grifoncina - Ha la testa troppo dura.-
- Hn, senti un po' chi parla.- rognò Liam accendendosi la pipa - Ehi nipote, perché hai fatto entrare in casa anche quello lì eh? Un Malfoy! Che sacrilegio!-
- Per il gusto perverso di farti arrabbiare no?- ghignò la strega.
- Papà, finiscila di essere scortese.- disse la voce melodiosa di Jane, che apparve sulla soglia con un vassoio colmo di dolcetti - Tanto lo sanno tutti che sei insopportabile, non è il caso che rincari la dose.-
- Si potrebbe dire la stessa cosa di te Cassandra.- replicò il vecchio sarcastico.
- Dì Jane,- sorrise Ron rimettendo le pedine a posto con un gesto della mano - ma come fai a sopportarlo?-
- Ti farò mordere la lingua stavolta Weasley!-
- Non sono io il serpente qua, Lord Hargrave.- frecciò il rossino - Non rischio di avvelenarmi da solo.-
- Che ridere Donnola, mi fai morire.- sibilò Draco accendendosi una sigaretta.
- Allora, piaciuto il pranzo?- sorrise Jane rimettendosi seduta davanti a sua figlia mentre ricominciava la partita.
- Ottimo.- le rispose Hermione con dolcezza - Sono piena.-
- In effetti ti sei quasi ingozzata...- sfuggì a Malfoy, prima di prendersi un calcio nella caviglia che lo convinse a tacere.
Jane ridacchiò nascondendosi la bocca con la mano, cambiando subito argomento - Allora, come va a scuola?-
- Sopravviviamo.- le disse Ron spostando il cavallo tutto concentrato - Ma reggere la Lestrange è dura.-
- Buttatela giù dalla torre e fatelo passare come un incidente.- bofonchiò Lord Hargrave, dando un tiro alla sua pipa.
- Ma papà!-
- Oh insomma Cassandra! I Mangiamorte crescono come i funghi. Uno più uno meno non se ne accorge nessuno!-
- Il nonno non ha tutti i torti, mamma.- sospirò Hermione.
- Oh, per una volta mi dai ragione.- sentenziò il vecchio acidamente.
- Su cosa ti contraddico scusa?- fece la strega con aria innocente.
- Devo ripetermi per l'ennesima volta?- replicò il padrone di casa - Come sta Cameron a proposito?-
- Oddio nonno!- la Grifoncina scosse il capo, sorridendo - Ma lascialo in pace, se ne sta nel suo castello senza dar fastidio a nessuno. Che problemi ti dà scusa?-
- Non so...- Liam la scrutò di sottecchi - Sei un po' ingrassata di recente!-
- NONNO!-
- Va bene, va bene!- sbuffò il vecchio mentre Ron si sforzava di non buttarsi a terra per le risate vedendo la faccia di Hermione e quella ghiacciata di Malfoy - Che noia ragazza mia, non si può mai dire le cose con chiarezza con te!-
- Tu comunque sei l'ultimo a dover parlare.- gli ricordò Jane serafica.
- Zitta Cassandra, mi sconcentri.-
- Tanto Ron ti batte lo stesso.- rise la donna.
- Jane scusa...- s'intromise il rossino - Quand'è che ridaranno la vista a voi Veggenti?-
- A fine giugno.-
- Che rottura.- fece il ragazzo pensoso - Ci sarebbe servita qualche previsione seria.-
- Non mi avete detto che un ragazzino che sta con Tom ha questa dote latente?-
- Il figlio di Howthorne.- la informò Liam serio - Ma è anche un Legimors. È troppo giovane Cassandra. Ci vanno anni di dedizione per leggere bene le visioni, figurarsi se a undici anni può essere di aiuto.-
- In effetti ha dei flash vaghi ogni tanto.- annuì Draco, sorseggiando un goccio di whisky - Ma è già molto bravo. Inoltre con Tom ci sono anche la figlia di Daniel King che è una Sensistrega e una Diurna.-
- E così s'è ricostituito un pericoloso gruppo eh?- ironizzò la madre della Grifoncina - Santo cielo, non oso pensare quali altri guai questi ragazzini faranno per seguire le vostre orme.-
- Ci sarà ben poco da seguire.- bofonchiò di nuovo Lord Hargrave, sempre più dispettoso - A momenti si fanno ammazzare tutti i giorni! E questo qui va anche a sposarsi!-
- Ma insomma papà!- sbuffò Jane ridendo - Lascialo in pace! Se vuole sposarsi meglio per lui no?-
- Ma per favore.- dissero allora nonno e nipote in coro.
- Herm, non ricominciare!- la bloccò subito sua madre - Fai da brava testimone e non dargli il tormento!-
- D'accordo, tanto se vuole scappare sull'altare gli abbiamo già programmato la via di fuga.-
- Per favore!- Ron non sapeva più come farla stare zitta - Ma è una fissa la tua!-
- Quando mi sono sposato io i parenti hanno messo una cupola anti- Smaterializzante sulla chiesa.- disse il padrone di casa con un borbottio irritato - Non avrei potuto fuggire anche volendo...-
- Grazie papà, sei di molto aiuto.-
- Sono solo un esperto.-
- Sentiamo.- frecciò Ron divertito - Cosa ci vuole per un buon matrimonio secondo lei?-
- Una buona dose d'ironia, una benda sugli occhi e la memoria corta.-
Draco fece un fischio, appoggiandosi al divano - Complimenti Hargrave, lei si che è un vero guru.-
- Ha parlato il serpente che s'è fatto incantare!-
- Come prego?-
- Che noia, vado in cucina a farmi una flebo.- sbuffò Hermione mettendosi in piedi - Torno quando avrai perso di nuovo nonno.-
- Come ti permetti scriteriata?- le sbraitò dietro il vecchio - Non avrai mai un soldo da me!-
- Ma chi li vuole i tuoi soldi?!- chiese distrutta da quella manfrina - Basta, vado a farmi una tisana!-
- Ecco, andate fuori dai piedi che è meglio!- borbottò il lord buttando fuori anche Jane e Draco - Sparite fino a quando non vi chiamo!- e senza un'altra parola chiuse loro la porta della biblioteca sul naso, senza allibire più nessuno per i suoi modi molto poco gentili.
- Non cambierà mai.- sospirò Jane prendendo il biondo a braccetto.
- E' sempre stato così simpatico, da che mi ricordo.- frecciò l'Auror - Ma immagino abbia le sue giornate buone.-
- Poche.- ridacchiò la strega - Ma ne ha.-
Draco passò con lei davanti alle vetrate che davano sul giardino, ammirando la bellezza radiosa di quella fantastica donna e strega. Non sembrava cambiata da quando la credeva una semplice umana.
Era proprio la madre della mezzosangue.
- Come sta lei?-
Alzò lo sguardo e incontrando gli occhi nocciola di Jane, capì a cosa si riferiva. In fondo era impossibile che una madre come lei non si fosse accorta dello stato di sua figlia.
- Sta meglio ora.- le rispose, nascondendo a stento nella voce una nota di pura gioia.
- Lo vedo.- Jane gli scoccò un'occhiata che gli aveva già riservato in passato, un misto di interesse, perfidia e dolcezza - E' merito tuo per caso?-
Si sentì arrossire come tanto tempo prima ma la sua faccia tosta era migliorata ancora con gli anni.
- Non saprei.-
- No?- riecheggiò la donna - Sicuro Draco?
No, per niente. Anzi, poteva dire tutto il contrario ma non voleva condividere quel prezioso segreto con nessuno.
- Facciamo così.- gli disse allora Jane, lasciandogli il braccio - Io vado a farmi due passi in giardino e mi metterò a leggere qualcosa nella serra. Credo ti serva una tisana.- e senza aggiungere altro si Smaterializzò via, lasciandolo solo con un sorriso ebete sulle labbra e la sicurezza di essere completamente trasparente.
Era proprio arrivato al limite, pensò raggiungendo la cucina.
La trovò seduta a tavola mentre teiere, zollette di zucchero, limone e posate volteggiavano sulla testa della Grifoncina che si preparava una tazza di the a modo suo.
Rimase sulla porta a guardarla ma lei sapeva che c'era.
- E così sarei ingrassata eh?- sibilò sarcastica, facendolo sogghignare - Credo che al nonno verrebbe un colpo se sapesse che non è con Caesar che mi do alla pazza gioia.-
- Mezzosangue, ti do un consiglio...- le mormorò all'orecchio, passandole le braccia al collo - Non mettere mai le parole "Cameron" e "incinta" nella stessa frase. Uccidono il mio autocontrollo.-
Hermione sorrise, girandosi appena nelle sue braccia per incontrare le sue labbra.
Lo baciò con tutto il desiderio che aveva in corpo, assaggiando quelle labbra meravigliose per poi schiacciarsi contro di lui, sentendo il bisogno fisico di sentirlo vicino. In quei mesi che per entrambi erano trascorsi in un soffio, non c'erano state molte parole di chiarificazione, esattamente come anni prima avevano basato il loro rapporto su un'apparente scommessa ma ora, anche se non c'erano chiare intenzioni a monte, c'era qualcosa in più.
Draco si era accorto che confessando il suo amore a parole gli era diventato praticamente impossibile staccarsi da lei anche per pochi secondi. Quando lei stava via per lavoro poi, impazziva.
Quando era vicina non riusciva a trattenere l'istinto di toccarla, di provare che era lì con lui.
A volte l'abbracciava senza motivo e stavano così per ore intere, solo a sfiorarsi, a bisbigliare l'uno sulla bocca dell'altra in un bisogno quasi soffocante di contatto negato per tanto tempo.
Era straziante e nel contempo stupendo.
Si separarono a stento quando un battito d'ali richiamò la loro attenzione.
Sulla finestra aperta della cucina era apparso un gufo sconosciuto. Era nerissimo e tutto arruffato.
- Chi diavolo è?- chiese Hermione soprappensiero. Raccolse la lettera legata alla zampa del volatile, poi guardò il mittente ma non c'era scritto nessun nome. In compenso la lettera era per Draco.
- Per me?- borbottò il biondo, afferrando la lettera bianca e candida.
Pensò a una qualche rottura di Duncan ma quando vide la calligrafia, rimase col braccio a mezz'aria.
Hermione invece, dopo tanto tempo, lo vide impallidire tanto da risultare cadaverico.
Temette di vederlo svenire ma Malfoy rimase seduto...rigido, quasi intimorito.
- Di chi è?- sussurrò la strega, prendendogli delicatamente la mano - Draco, di chi è?-
Quella calligrafia...era lui...era la sua...
- Mio padre.-

A Hogsmade nel frattempo si erano fatte le quattro di pomeriggio e i mocciosi del primo anno se ne andavano a spasso per la cittadina con ancora per la testa tutti quei meravigliosi Lucini. Ian e Archie ci sarebbero stati dentro una vita se Hagrid non fosse stato costretto a tirarceli via di peso, in compenso il signor Levante, commosso dall'attenzione dei maghetti, ne aveva fatti loro un paio come dono e quindi adesso Tristan se ne andava in giro con una gabbietta di vetro in cui splendevano accecanti quelle gigantesche lucciole che non la smettevano di pulsare allegre come fringuelli.
- I mostriciattoli sono al sicuro?- chiese, rivolto a Jess e Milo.
- Si,- annuì Morrigan - non sento per aria l'odore di Rose di York e Clay mi ha mandato un messaggio dal castello due secondi fa. Tutto è al suo posto.-
- E io ho messo l'Incantesimo Riecheggiante su tutti i ragazzi.- concluse il maggiore dei Mckay - Se capita qualcosa sentiranno una sirena da infarto anche a Londra.-
- Perfetto.- annuì anche Harry - Io allora mi faccio due voli qua attorno, tanto per essere sicuri.-
- Ci rivediamo qua fra un'ora.- gli disse Tristan - Poi li riportiamo alle carrozze.-
Intanto in quartetto in particolare di piccoli seccatori stava cercando di sciogliersi dalla mandria. Ian, Bruce, Martin e Archie erano attaccati al negozio di Zonco con alcuni Corvonero e Tassorosso mentre i Serpeverde come al solito passavano il tempo rompendo le palle al prossimo, così Tom avrebbe voluto approfittarne per starsene un po' in pace e andare a vedere il tempietto in mezzo al bosco che gli aveva descritto Hermione, ma separarsi dalla marmaglia diventava impossibile, specialmente quando Cloe e Damon si mettevano a litigare fra loro e Trix guardava storto Matt Rogers. Così, per aspettare che finissero le loro faccende, andò dritto davanti una libreria dall'aria vecchissima.
Ci mancava quasi che tutta la baracca cascasse in testa al proprietario ma lui adorava quei vecchi libri ammuffiti.
Il negozio non aveva neanche l'insegna, si vedevano solo due lettere vermiglie rovinate su un ciondolante affare di legno ammuffito, e stava in una viuzza testa e angusta proprio di fianco a Zonco.
Il piccolo Riddle ci s'infilò dentro tranquillo, tanto sapeva di essere al sicuro e rimase per lungo tempo a spiare i titoli un po' assurdi sulle copertine logore dei libri nella vetrina polverosa, del tipo "Mille e uno modi per far ridere un Molliccio" e "I sette vampiri più ladri degli ultimi trecento anni".
Divertito, stava per entrare quando un rumore nel vicolo attirò la sua attenzione.
C'erano delle casse rotte e dei barili di legno ma anche qualcosa che si muoveva.
Aggrottando la fronte si mosse guardingo e vide una specie di barbone rannicchiato in un angolo.
Aveva il cappuccio tirato in viso e dondolava su se stesso, come in trans.
Ad un tratto però una mano insolitamente lucida, come di metallo, uscì repentinamente alla luce e andò a toccare il fianco dell'uomo, piuttosto grassoccio da quel che vedeva. Alla cinta aveva un cofanetto di piombo presumibilmente.
Tom notò che quell'omino mancava anche di un dito alla mano sinistra.
Forse stava male...
- Scusi...le serve aiuto?-
L'uomo scattò all'improvviso come destato dal suo sonno da una secchiellata d'acqua gelida...e quando lo guardò, accadde qualcosa che mise al piccolo Riddle il ghiaccio nelle vene.
Tom avrebbe ricordato spesso quel giorno negli anni futuri.
Sentì quell'uomo emettere un gemito sottile, quasi terrorizzato, quasi inumano.
E poi lo vide sbiancare, tremare così tanto che cadde in ginocchio e poi...
- Padrone...-
Tom si fece indietro, sentendo il cuore fermarsi. Se gli avessero fatto addosso una delle maledizioni senza perdono sarebbe stato meglio.
- Padrone...siete voi!- l'uomo cominciò a strisciare verso di lui, spaventandolo ancora di più - Lo sapevo! Lo sapevo che non potevate essere morto! Il vostro umile servo l'ha sempre saputo! Vi ho portato le ossa! Ve le ho riportate!-
Ossa...servo...padrone...
Tom si sentì quasi svenire. E poi quell'uomo alzò quella mano orribile per toccarlo.
Gridò, gridò con tutto il fiato che aveva in gola chiamando Harry con la stessa supplica accorata di un condannato a morte...e poi per tutta Hogsmade risuonò l'Incantesimo Riecheggiante.
Ma quando arrivarono gli Auror, Peter Minus e le ossa del padre erano già sparite.

 

 

 

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Capitolo 42
*** Capitolo 42° ***


dest42

 

 

- Quel lurido bastardo!-
Il fuoco nel camino esplose all'improvviso, invadendo l'intera stanza di fiamme e fumo.
Quelle lingue di fuoco stavano bruciando ogni cosa ma i presenti si limitarono a proteggere loro stessi, avrebbero sistemato poi dopo la loro sala riunioni. Per ora agli Auror e a Silente bastava che Harry Potter si calmasse...ma il bambino sopravvissuto era ben lungi dal farlo.
- Harry.- Ron cercò di parlargli per l'ennesima volta - Fare tutto a pezzi non servirà niente.-
- Anche cercare di ucciderlo non è servito a niente!- gridò Potter fuori di sé - E infatti quel bastardo ha osato ripresentarsi qui davanti a me! Dovessi finire ad Azkaban per il resto dei miei giorni giuro che stavolta lo farò a pezzi tanto minuscoli che nessuno Sirius avrebbe potuto fare di meglio!-
Il suo padrino, che era presente e se ne stava attaccato al muro sperando di non farsi abbrustolire, scoccò una rapida occhiata a Silente, poi a Lupin.
- Io non gli do torto su quest'argomento, lo sapete.-
- Sirius, potrebbe finire ad Azkaban, per l'amore del cielo!- sbottò la professoressa Mcgranitt - Senza contare che Harry ha delle responsabilità verso il signor Riddle!-
- Già, è rimasto molto scosso Harry.- gli disse Edward con la sigaretta accesa.
- Scusate se cavillo ma ora il figlio di Voldemort è l'ultimo che mi passa per la testa mentre in giro c'è quel bastardo che ha tradito i miei genitori chiaro?!- gridò di nuovo, facendo traballare i vetri di tutta Hogwarts.
- Spara meno puttanate.- l'avvisò a quel punto Ron, cupo - Adesso calmati, rimettiti in sesto e trova una soluzione con Minus. Poi comportati da persona civile e vai a parlare con Tom. Sono stato chiaro anche io Harry?-
Potter assottigliò gli occhi verdi. Sprizzava rabbia da tutti i pori ma non era l'unico.
In quel momento rientrò anche Malfoy che era sparito da Hargrave Manor qualche ora prima e riapparve con la stessa espressione del suo eterno rivale. Incurante del casino già provocato da Harry andò dritto al tavolo e gettò davanti a lui la lettera che aveva ricevuto quel pomeriggio.
- Complimenti Sfregiato.- ringhiò fissandolo dritto in viso - Sulla tua lista ora hai finalmente un Malfoy da uccidere.-
- Oddio...- sbuffò Edward - E questa che storia è ora?-
- Dai qua!- Sirius si fece avanti e scartò la lettera, scorrendola velocemente - Hn...a quanto pare il caro vecchio Lucius sapeva che Peter era in giro. Secondo Lucius porta con sé delle ossa.-
- Di che ossa parla?- chiese Piton.
- Quelle del padre di Voldemort!- ringhiò Harry - Quel maledetto schifoso di Minus le ha usate per riportarlo in vita quando Voldemort era sotto l'Horcrux.-
- Un attimo Potter, di cosa parli?- gli chiese la Mcgranitt - Parli dell'incantesimo con cui Voldemort resuscitò?-
- Con cui riottenne un corpo.- sibilò il moro rabbioso - E' successo con la morte di Cedric Diggory, avete perso tutti la memoria per caso? Voldemort era solo spirito ma mise un Horcrux sul corpo di un neonato. Per ricomporre il suo corpo Minus mischio le ossa del padre, la carne del servo e il sangue del nemico.-
- Calma, un momento...sapevate già di Minus?- Draco li spiò serio - E come avete fatto?-
- Quel bastardo era nascosto in un vicolo e ha terrorizzato a morte Tom.- gli spiegò Tristan, seduto sul divano col gruppo di Jess - L'ha chiamato Padrone, scambiandolo per suo padre.-
Draco serrò i denti, guardandosi attorno.
- Dov'è?-
- Chi?- sibilò Harry.
- Indovina!- gli ringhiò il biondo - Tu sta pure qua a rompere tutto! Io vado da Tom!- e senza aggiungere una parola se ne andò via, sbattendosi la porta alle spalle e lasciando Potter sempre più furente. Ci mancava anche lui adesso!
Maledizione!
- Facciamo il punto della situazione ragazzi miei.- disse Silente pacato, sedando gli animi - Peter Minus è di nuovo in circolazione e a quanto sembra porta con sé le ossa del padre di Riddle. Questo può indicare una cosa soltanto.-
- Cercano di nuovo di resuscitare quel verme.- sibilò Sirius - L'abbiamo capito.-
- Ma stavolta è morto davvero Albus.- s'intromise la Mcgranitt - Cosa possono fare senza un Horcrux di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato?-
- Possono usare il Grimario di Lumia e usare la magia oscura.-
Tutti si volsero verso Hermione che fissava pensosa un punto imprecisato oltre la finestra.
- Si ma a che scopo?- Edward non capiva - Harry ha chiuso Voldemort oltre il Velo.-
- Non si può tirare fuori un'anima da lì dentro.- bofonchiò anche Jess - Almeno...ci vuole una forza spropositata per fare un incantesimo simile e non credo che i Lestrange la possiedano.-
- Basterebbe l'incantesimo giusto.- replicò la Grifoncina - Ma forse morirebbero facendolo.-
- Buono a sapersi.- ringhiò Ron a bassa voce.
- Preside...- Harry tornò a fissare Silente con occhi cupi - I Lestrange sanno dov'è il Velo?-
- No.- disse il vecchio - Lo sappiamo solo noi.-
- Non ci molto ad entrare là sotto al Ministero.- notò Clay.
- Non è più al Ministero.- ringhiò Potter - E' qua.-
- Qua?!-
Gli Auror lo fissarono sconvolti.
- Ma cosa diavolo significa?- sbottò Sirius - Che vuol dire?-
- Vuol dire che il Velo è qua!- gli chiarì Harry - L'ho visto.-
- E dov'è?-
- Nel corridoio a destra del terzo piano.- Ron aveva una voce bassissima mentre guardava Harry a occhi sgranati - Tu...tu lo sapevi...tu ci vai sempre! Che diavolo ci vai a fare là ogni notte?-
Potter serrò le mascelle, infastidito.
- Lasciamo perdere questo ora.- disse Lupin, prendendo la situazione in mano - Preside, noi avviseremo Duncan e richiamiamo l'Ordine al completo. Mobiliteremo tutti gli Auror, cercheremo di bloccare ogni loro azione ma non credo che questa volta l'incantesimo che resuscitato Voldemort la prima volta funzionerà.-
- Infatti.- sibilò Hermione con gli occhi fissi sul fuoco - Servirà un altro ingrediente.-
- E cosa?- gli Auror temevano di saperlo - Non centrerà Tom!-
- Non lo so.- ammise la Grifoncina - Serve una quantità spropositata di magia nera per resuscitare un morto e i Lestrange stanno raccogliendo tutto ciò che occorre per farlo. Devo parlare con Caesar...mi farò dire esattamente cosa serve per questo incantesimo ma intanto dovete tenere Harry e Tom al sicuro.-
- Al diavolo Hermione, non voglio tornare a nascondermi!- sbraitò Potter fuori di sé - Sono stufo, né ho abbastanza! Adesso vado là dentro e distruggo quel maledetto Velo!-
- Non lo puoi fare Harry, non sai cosa potrebbe succedere!-
- Me ne frego, quel maledetto non deve più tornare a respirare!-
- Sei sconvolto, cerca di rilassarti...- lo blandì Ron ma il moro agitò le mani snervato - Non ti azzardare a dirmi di rilassarmi, porca miseria! Come faccio a rilassarmi secondo te? Siamo di nuovo da capo!-
- Non siamo da capo, abbiamo già capito cosa vogliono fare.- Remus gli passò una mano sulle spalle - Harry, so che non è facile ma non puoi prendere tutto di petto in una situazione simile. Non sei più da solo. C'è anche Tom!-

Voci, tante voci...e tante grida.
Harry stava male. Stava molto male.
Tom poteva sentirlo.
Padrone.
Quell'uomo l'aveva chiamato Padrone. Era così che tutti chiamavano suo padre?
Tutti l'avevano sempre fissato con quello sguardo sbarrato e con gli occhi colmi di terrore?
Serrò le palpebre, chiudendosi le ginocchia contro il petto.
Non voleva più sentire niente. Né la voce di quell'uomo, né pensare a suo padre. Basta.
Una mano gli carezzò i capelli nascosti sotto il cappuccio della felpa.
- Me lo fai un po' di posto?-
Tom non osò alzare gli occhi mentre Draco si sedeva accanto a lui sulla mensola delle finestra.
- Una giornata schifosa eh?- sussurrò Malfoy.
Il bimbo annuì - Anche tu?-
- Pessima.-
- Cosa ti è successo?-
- Mi ha scritto mio padre.-
Tom alzò gli occhi blu, mezzo sconvolto - Intendi lo zio Lucius?-
- Se vuoi chiamarlo così.- ghignò Draco sarcastico, cercando le sigaretta in tasca - Sua maestà s'è degnata di farsi sentire e naturalmente non per chiedermi come stavo o per dirmi se era vivo. Ci ha solo avvisato dell'arrivo di Minus.-
- L'uomo che ho incontrato?- mormorò Tom tremando.
- Si, lui.-
- Chi è? Perché Harry è così arrabbiato?- sussurrò Riddle.
- Peter Minus...- Draco scosse il capo, sentendosi incredibilmente pesante - Lui è l'uomo che ha mandato Sirius ad Azkaban e anche quello che ha tradito i genitori di Harry, dicendo a Lord Voldemort dove si trovavano. Ha spifferato tutto e quella stessa notte Lily e James Potter sono morti...mentre Harry ha riportato la sua cicatrice.-
- Quindi...- Tom deglutì - Era un servo di mio padre?-
- Si.-
- E...perché è tornato qui?-
- Per i nostri cari amici Lestrange.- sibilò il biondo, mettendosi una sigaretta fra le labbra e accedendola - Pare che abbia con sé le ossa di tuo nonno paterno.-
- E a cosa servono?-
Draco stavolta non rispose immediatamente. Ricordava che un tempo nessuno aveva parlato a Harry del pericolo che correva...e per quel motivo, Sirius Black era stato rinchiuso dietro al Velo. Per quel motivo, per aver tenuto un ragazzino all'oscuro di tutto, tanti altri erano morti.
Forse ora era arrivato il momento di non commettere più gli stessi errori del passato.
- Quelle ossa fanno parte di un rituale.-
Draco e Tom si voltarono sulla porta del salone dove era apparso il bambino sopravvissuto.
- Che rituale?- sussurrò il piccolo Riddle.
- Ossa del padre, carne del servo, sangue del nemico.- recitò Harry a bassa voce, fissando negli occhi il bambino - Per riportare indietro tuo padre quando avevo quattordici anni Minus fece questo. Mescolò in una pozione il mio sangue insieme alla sua carne e a quelle ossa e lo spirito di tuo padre ha riottenuto il suo corpo. Ma questo è accaduto solo perché tuo padre prima che io lo annientassi da bambino scagliò un Horcrux. Ora lui è morto, dietro al Velo. Non c'è modo per ritentare con quell'incantesimo ma secondo Hermione con una variante altrettanto potente i tuoi fratelli potrebbero riportare qui anima e corpo.-
- Stai...stai dicendo che...mio padre potrebbe...-
Nessuno dei due Auror stavolta rispose.
Non era necessario.
Quando lo mandarono a dormire sapevano che non avrebbe chiuso occhi ma ormai erano le undici e quella giornata penosa stava volgendo al termine. Ciò che però stava per iniziare era ben più atroce.
I ragazzi erano di ronda, Silente e i professori avevano indetto con Sirius e Remus una riunione per la prossima luna crescente con tutto l'Ordine della Fenice e Hermione si era messa a cercare fra i suoi libri.
Rimanevano solo loro due.
Draco si accese un'altra sigaretta, dopo aver ghignato leggermente e aver scoccato a Potter uno sguardo gelido.
- Era il caso di dirglielo?- gli chiese semplicemente.
- Otto anni fa a me non ha detto niente nessuno.- sibilò Harry, andando dritto alla fine - E ho perso Sirius. Silente sapeva la verità e non mi ha detto nulla fino a quando non hanno cominciato a cadere le prime teste. Non voglio commettere errori già fatti fino allo sfinimento.-
- E sbattergli in faccia il fatto che suo padre potrebbe tornare in vita con quel tuo fottuto tono da bastardo che sa sempre tutto credi sia stato un bene?- lo rimbeccò il biondo con sarcasmo.
- Vaffanculo Malfoy.- Harry neanche lo guardò in faccia - Se ti girano per tuo padre vattene. Ho altro da fare.-
- Ehi Sfregiato...- Draco stavolta assunse un tono talmente minaccioso che poche volte gli si era sentito - Un consiglio. Ti ammazzo se nomini ancora una volta mio padre. Hai capito?-
Si guardarono per un lungo attimo, consci che stavano giocando col fuoco.
Sapevano già che sarebbe finita quella serata.
- Fuori il fiato Malfoy.- Il bambino sopravvissuto si appoggiò alla parete con aria incredibilmente curiosa - C'è qualcosa su questo discorso che mi è sempre rimasto sul gozzo, te lo posso assicurare e credo che ci sia qualcosa che non vada giù neanche a te. Ne ho le palle piene di questa continua minaccia nell'aria, perciò per una volta in vita tua perché non mi dici qual è il problema in maniera chiara e tonda? Eh? Oh hai dei problemi a usare la lingua per spiegare le cose?-
Ignorando l'allusione al suo rapporto con la Granger, Draco ghignò di nuovo mettendosi la sigaretta fra le labbra, poi alzandosi per raggiungerlo a solo un metro di distanza.
- Ti racconto una bella favola Potter.- iniziò con voce melensa, quasi troppo stucchevole - Dunque, non avevo neanche tre anni quando i miei iniziarono a raccontarmi la storia di un bambino che aveva battuto un grande mago, il mago migliore di tutti i tempo a parere di mio padre. Questa storia mi è stata costantemente raccontata ogni santa notte fino a quando ho compiuto undici anni e sono stato spedito qui, a Hogwarts. Sapevo che qui avrei trovato Harry Potter ma ero talmente disgustato da questa dannata storia che devo ammettere non me ne fregava nulla di te. Si, avevi battuto Voldemort e fatto incazzare tutti gli amici Mangiamorte di mio padre...grande, ma non me ne fregava un emerito cazzo. Invece mio padre già dall'anno prima aveva saputo che saresti venuto in questa scuola e la sua ossessione per te divenne insopportabile. Non faceva che parlarmi di te, tutti i suoi amici non facevano che raccomandarmi di avvicinarti a noi...per poi contaminarti e ucciderti quando ne avessi avuto l'occasione.-
- Ma va?- Harry non perse la sua aria disinteressata - Allora devo rivedere tutta la mia scala di valori. Ho basato la mia esistenza sulla convinzione che fossi uno stronzo Malferret...-
- Già.- annuì il biondo - Poi ci siamo conosciuti...e ci ho provato, fregandomene, cercando di farmi piacere la tua maledetta aria da santarellino...ma non ce l'ho fatta. Ti ho odiato fin dalla prima volta.-
- Lo sappiamo da altrettanti undici anni questo ed è reciproco.- sibilò il moro perdendo la sua espressione civile, per cominciare a incupirsi - Arriva al sodo, cosa cazzo vuoi da me?-
- Ti ricordi quando mesi fa mi hai detto che volevi mollare tutto bastardo? Eh? Te lo ricordi?-
- Si e allora?-
- Ti ricordi cosa ti ho risposto?-
- Che non dovevo mollare perché sono in debito con te.- Harry parve confuso ma sempre sulla difensiva - Centra qualcosa col discorso che mi stai facendo adesso...o sbaglio?-
- Però, sei più intelligente di quello che sembri.-
- Risparmiati il sarcasmo e vai avanti.- gli ordinò il moro - Non farmi perdere tempo.-
- Semplice Potter, la storia si ripete. Per anni mi hanno raccontato di un bambino che ha salvato tutti da un mago cattivo e ora devi rispettare la tua parte. In casa mia si parlava solo di te, perciò vedi di non deludermi.-
Calò un silenzio tombale, dovuto a qualcosa che aleggiava sulle loro teste pesante come un macigno.
Harry lo guardava...lo guardava e lo vide per la prima volta.
Lucius Malfoy gli aveva sempre parlato di lui, Harry Potter...ma di Draco si era mai parlato in quella casa?
Lucius Malfoy aveva ignorato suo figlio...per il suo nemico.
Ecco perché. Ora capiva tante cose.
- Non scaricarmi addosso i tuoi problemi.- gli disse, troppo angosciato al solo pensiero.
- Non ti scarico addosso niente.- rise il biondo, tanto pacato e tranquillo da farlo tremare - Sfregiato avanti, sei sempre stato una persona intuitiva...tutti si affidano a te, tutti credono in te, tutti voglio solo te. Tu sei il bambino sopravvissuto, tu sei colui che si prende cura del figlio del mago che ha ucciso i tuoi genitori, tu sei il salvatore del nostro mondo...che c'è? Di colpo la parte non ti piace più?-
- Non ti azzardare a usare quel tono con me.- gli sibilò gelido - Non sai cos'ho passato.-
- E non me ne frega niente.- gli rispose Draco - Io so solo cos'ho passato a casa mia, ogni notte per diciotto lunghi anni. So solo che sei stato il mio incubo ricorrente, il bambino immaginario che mi ha sottratto l'attenzione che mi meritavo e poi il maledetto ragazzino petulante che correva a piangere da Silente o dai suoi amici non appena la situazione si faceva pesante! Ma che cazzo ne sai della solitudine eh Potter? Cosa cazzo ne sai?- urlò allora Malfoy fuori di sé - Non fai altro che dire che sei solo contro tutti ma la verità è che tu invece sei sempre stato circondato da chi ti amava! Tutto ti era dovuto! Io invece ho rischiato di morire ogni notte, ho rischiato di farmi ammazzare dal mio stesso padre solo perché voleva te! Allora? Chi è davvero solo Sfregiato?-
Ma come osava fargli la predica?
Non riuscì a contenersi, sapendo da principio che sarebbe finita così.
Caricò il pugno e lo colpì forte, facendolo appena traballare sulle gambe per poi afferrarlo per il bavero della camicia.
- Ehi guardami!- gli ringhiò furibondo - Io non ti devo un cazzo! Non ti devo niente! Né a te né a Tom! Quando è morto Cedric è stata colpa mia, quando è morto Sirius è stata colpa mia! Quando accadeva qualcosa qua dentro la colpa era sempre mia! E allora? Non mi avevi detto che sono un salvatore Malfoy? Come mi hai detto tu tempo fa c'è gente che non merita di poter accudire i propri figli...ma Cristo, tu almeno i genitori li avevi! Hanno rischiato la pelle per te quattro anni fa! Almeno loro sono vivi!- Harry lo lasciò andare, tremando per la sua stessa desolazione mentre Draco lo fissava senza parlare, incurante come prima lo era stato il moro.
- I tuoi almeno sono ancora vivi.- disse di nuovo Potter - Se non altro non sono morti per salvarti.-
- E che dovevano fare i tuoi?- gli sibilò il biondo con arroganza - Lasciarti morire? Forse avrebbero fatto un favore a me a tanti altri.-
- Cosa cazzo vuoi da me Draco? Cosa?- urlò - Vuoi che mi sotterri? Eh? Che mi faccia ammazzare per pareggiare i conti? Bhè, aspetta qualche tempo e forse arriverà qualcuno a realizzare i tuoi desideri!-
- Spiacente, quella soddisfazione me la prenderò io ma non prima di averti messo davanti alle tue responsabilità coglione.- replicò Malfoy duramente - Vuoi morire? Muori. Vuoi vivere? Fallo, non m'importa. Ma c'è gente a cui tu devi qualcosa per tutti gli anni che sono stati al tuo fianco e ora c'è anche Tom. Va protetto non lo capisci?-
- Tom lascialo fuori...-
- No, non posso!- gridò Draco - Possibile che non ci arrivi? Ormai è parte di questa dannata spirale!-
- E' IL FIGLIO DI VOLDEMORT!-
Tutti i vetri della torre si spaccarono in mille pezzi e Draco ricevette una scheggia sul viso. Si tagliò leggermente ma non parve neanche sentirla. Impalato davanti a Harry, continuò a guardarlo come un estraneo mentre il bambino sopravvissuto vibrava come una corda di violino, ansante, senza più un briciolo di energia.
Sentirono una porta che si apriva ed Hermione apparve sulla soglia.
Non chiese nulla, non disse nulla. Li guardò, prima Harry poi Draco infine Potter prese le scale e se ne andò in camera sua, lasciando un mare di pezzi di vetro che chiarivano perfettamente ciò che era successo.
La strega tirò fuori un fazzoletto, pulendo il sangue silenziosamente dalla faccia dell'Auror, poi gli guarì la ferita agitando appena la bacchetta. Tornò a guardarsi attorno, rimettendo il fazzoletto in tasca.
- Gliel'hai detto vero?- sussurrò.
Malfoy serrò i denti. Aveva messo a nudo la sua anima davanti a Potter dopo undici anni e ora...stava peggio di prima.
Stavolta avevano provocato una frattura difficile da risanare.


La mattina dopo su Hogwarts aleggiava uno strano senso di vuoto.
Gli studenti erano meno chiassosi del solito, avendo saputo dalla Gazzetta della scuola che Tom Riddle era stato aggredito da qualcuno in un vicolo e i soliti ben informati credevano fosse stato qualcuno che voleva vendicarsi di suo padre. Altri evitavano accuratamente di implicarsi in quella faccenda visto quando il rapporto di Riddle con Harry Potter fosse stranamente troppo stretto.
Nel bagno di Mirtilla durante la pausa delle dieci e mezza, Beatrix Vaughn ascoltava disgustata le chiacchiere di alcune Serpeverde che non vedevano l'ora di vedere il bambino sopravvissuto stramazzare al suolo ma lei, più che altro, pensava solamente a Tom.
Aspettò che se ne andassero per cambiarsi le lenti a contatto davanti allo specchio.
La porta sbatté all'improvviso ma la Diurna non si volse, sapendo benissimo chi era.
- Ben arrivata.- cinguettò melensa, mentre Cloe King entrava come una furia con una pila di giornali sotto al braccio. Li buttò dentro a un lavandino e li bruciò tutti con la bacchetta.
Il naso sensibile della Vaughn reagì infastidito ma non osò dirle nulla, in fondo in fondo pienamente d'accordo con lei.
Quella era solo spazzatura.
- Idioti.- sibilò la biondina - Questa scuola è piena d'idioti!-
- E te ne accorgi solo ora?- ghignò la Serpeverde, tirando fuori un bicchiere di plastica col coperchio della tracolla. Vi mise dentro una cannuccia e appoggiata coi fianchi al lavandino cominciò a succhiarsi la colazione.
- Dov'è Tom?-
- E' con Ian e Martin.- disse la Grifondoro con durezza.
- E Stanford? Ci andrà a nozze. Per non parlare di Alderton. Mancava poco che stamattina mezzo dormitorio indicesse una retata contro chi ha osato pensare di far del male al figlio del Lord Oscuro.- bofonchiò Trix.
- Serpeverde!- ringhiò la King con stizza, aprendo le finestre davanti alla faccia piagnucolosa della Malcontenta - Se qualcuno osa aprire bocca è la volta buona che lo pietrifico!-
- Hn.- la streghetta dai lunghi capelli neri continuò a succhiare sangue tranquillamente - E gli Auror cosa dicono?-
- Di questa storia? Ma che ne so!- sbottò l'altra - Non dicono niente! Ma ci metterei la mano sul fuoco che sanno chi era quel tizio che ha cercato di fargli del male! Ho visto anche Harry venendo qua...-
- Di ottimo umore immagino.-
- Dio...che frustrazione!- Cloe sbuffò, levando gli occhi nocciola verso il soffitto - Mi sento inutile.-
Trix ridacchiò, finendo il bicchiere e rimettendosi a trafficare davanti allo specchio.
- Cosa ridi?- rognò la biondina - Non te ne frega niente?-
- Mi piace Tom, non credere.-
- E allora?-
- E allora resterà sempre il figlio di un mago che ha ammazzato un sacco di persone. Questo non lo puoi cambiare.-
La King serrò le mascelle, incassando il colpo. Era vero.
E anche se quella verità non le piaceva, non poteva farci nulla per cambiarla.
- Dov'è Damon?- le chiese, cambiando argomento.
- Da Piton.- rispose la Diurna con uno sbadiglio - Lui e Warfield l'hanno investito in mezzo al corridoio e il prof portava le sue scartoffie. Adesso sono nel suo studio a rimettergliele in ordine.-
- Warfield?- Cloe aggrottò la fronte - Intendi quello pieno di tic della tua casa?-
- E chi se no?- Trix guardò l'orologio - E' meglio andare, c'è la Mcgranitt adesso.-
Raggiunsero insieme la classe di Trasfigurazione ma una volta dentro la professoressa, sempre così puntuale, non c'era e dentro all'aula regnava l'anarchia generale.
- Bhè? Ma dov'è andata la prof?-
- Oh, siete qua.- le apostrofò Martin Worton seduto sul suo banco e attorniato da tutti i Grifondoro - La Mcgranitt non è ancora arrivata. Un Tassorosso durante Erbologia mi ha detto che stamattina anche Vitius è arrivato con mezz'ora di ritardo da loro. Pare ci sia qualcosa che bolle in pentola in sala insegnanti.-
Automaticamente Cloe e Beatrix guardarono Tom ma il piccolo Riddle evitò accuratamente i loro occhi.
Per tutta la mattina non aveva fiatato e la cosa non era sfuggita neanche a Ian e Archie che avevano fatto di tutto per cercare di tirarlo su ma a nulla erano valse le loro parole o i loro scherzi.
- Qualcuno sa cosa succede in sala insegnanti?- chiese allora Maggie Clark, curiosissima.
- Hn, cosa vuoi che succeda?- la zittì Fern Gordon, Serpeverde - Uno studente è stato attaccato! Staranno parlando di questo no? È inammissibile che accadano certe cose!-
- Che faccia tosta.- sibilò Cloe.
- Cos'hai detto?- le ringhiò la streghetta.
- Cos'è, sei sorda?- la rimbeccò la biondina - E' una vita che qui dentro succedono casini! Però quando salta a voi le cose prendono un'altra piega eh? Viva la coerenza!-
- Ti prego non cominciare.- le sussurrò Trix a bassa voce - Non ho voglia di sentire storie anche oggi, dai!-
- Ha ragione lei comunque.- s'intromise anche Sedwigh Stanford - Quando a voi Serpeverde fa comodo ci sono vittime serie eh? Siete encomiabili ragazzi!-
- Sta zitto Stanford o dovrai andare dalla Chips per farti rimettere a posto la dentiera.- ghignò Fabian Alderton con aria cattiva - Mi hai rotto, lo sai? Qualcuno è stato aggredito, fai il favore di stare zitto!-
- Come se non lo sapeva che prima o poi sarebbe successo!- replicò il biondino quando qualcuno, per la prima volta, usò la voce e lo fece in modo tale che come mai nella storia di Hogwarts Grifoni e Serpi tacquero, sconvolti.
- La potreste smettere di parlare come se non fossi presente?- sibilò all'improvviso Tom, sollevando i suoi occhi blu sui presenti - Mi avete stufato!- e senza aggiungere altro prese la sua roba e se ne andò, lasciando tutti i maghetti a bocca aperta. Cloe e Trix attesero solo per un attimo, poi lo seguirono tanto della Mcgranitt non ce n'era neanche l'ombra.
Lo trovarono chiuso in un'aula vuota, seduto su una finestra con un'espressione vuota.
Tanto vuota da far piangere chi lo guardava.

Intanto, nell'ufficio di Piton, Damon Howthorne guardava esasperato le montagne di verifiche e carte che doveva ancora sistemare. Che giornata del cazzo...
Come se non bastasse poi quel maledetto di Warfield coi suoi tic repentini a volte ributtava tutto all'aria e mancava poco che il giovane Legimors lo strozzasse ma Piton era a pochi passi da loro a consultare i suoi libri polverosi e non poteva certo commettere un omicidio lasciandosi dietro dei testimoni oculari.
Che sadico di un uomo, pensò, rimettendo a posto il plico che aveva sotto mano.
Mettendolo sulla scrivania però avvertì una fitta alla testa. Oh no...di nuovo...
Un fascio incredibile di luci e colori, suoni e ombre gli passò nella testa.
Tom...Tom che stava schiacciato al muro...i suoi occhi erano vitrei...
Cloe a terra, con un taglio sulla fronte... e Trix...
Oddio, Trix!
Damon riaprì gli occhi, trattenendo a stento un grido. Senza aspettare un attimo corse alla porta.
- Professore!- urlò facendo sobbalzare Piton - Presto, chiami gli Auror! Si muova! Tom Riddle è in pericolo! Si sbrighi!- e senza starlo a sentire corse in mezzo a tutta la scuola, col cuore in gola e una consapevolezza.
Trix stava per fare del male a Tom e Cloe.

- Possibile che non ti abbiano detto altro di questo maledetto rituale?-
Dopo aver saputo di tutta la storia da Riddle, la piccola King era rimasta sconvolta. I Mangiamorte volevano di nuovo resuscitare Voldemort ma il fatto che la rendeva inquieta era che ora c'era anche Tom insieme a Harry.
Cosa sarebbe successo se davvero i servi del Lord Oscuro fossero riusciti a riportarlo indietro?
Cosa ne sarebbe stato del piccolo Riddle?
Tom scosse il capo alla sua domanda, tenendo gli occhi bassi.
- E Harry cosa dice?- sussurrò la biondina, mentre Beatrix andava lentamente a chiudere a chiave la porta.
Al nome del bambino sopravvissuto, il Grifondoro divenne ancora più triste. Non voleva parlare con Harry di quella storia, non voleva parlare di suo padre con lui! Ogni volta che se ne parlava Harry lo guardava e rivedeva Voldemort in lui, odiandolo con tutte le sue forze. Sapeva che prima o poi sarebbe cresciuto e che avrebbe assomigliato sempre di più a suo padre. Se avesse potuto avrebbe cambiato faccia, avrebbe vissuto anche sfigurato per tutta la vita, pur di non farsi odiare in quel modo da Harry. Non lo sopportava.
Non sopportava il suo sguardo vuoto su di lui, non sopportava di pensare che lo stava odiando, disprezzando.
Serrò le mani sui pantaloni, stringendo forte la stoffa.
Cosa poteva fare?
- Tom...- sussurrò Cloe malinconica. In quel momento tornò Trix che le mise una mano sulla spalla.
Le sorrise appena, scuotendo il capo...poi accadde qualcosa in un lampo.
Con la forza tipica degli esseri immortali, la Diurna serrò la presa sulla spalla della King e la scaraventò facilmente contro il muro, mozzando il fiato a Riddle che vide tutto nel giro di un mezzo secondo.
La biondina sbatté la schiena e appena la testa. Dal suo sopracciglio sgorgò un debole fiotto di sangue, mentre cercava di rimettersi in piedi.
- Trix...- sussurrò Tom, facendosi indietro e correndo dalla streghetta - Trix ma cos'hai?-
Le lenti a contatto della Vaughn caddero a terra, schizzando via dopo una scrollata della ragazzina dai capelli neri che ora puntava i suoi grandi occhi gialli e spettrali sui suoi amici. I due la guardarono e capirono che qualcosa non andava.
- Ha mangiato vero?- mormorò Riddle, trattenendo Cloe per la vita.
- Si.- annuì la biondina, ancora dolorante e intontita dal colpo - Sotto il mio naso, in bagno.-
- Magari anche davanti a uno specchio.- aggiunse il moro, con una smorfia, mentre la Diurna scopriva i canini.
Anche la King emise un gemito, dandosi dell'idiota. Come avevano potuto non pensarci?
- Trix...- alitò Riddle - Trix, mi senti?-
Per tutta risposta la mezza vampira emise un soffio agghiacciante, che fece schiacciare al muro i suoi amici.
- E adesso? Che facciamo?- alitò Cloe, estraendo la bacchetta - Hai delle croci in giro?-
- Lo sai che le danno fastidio, non le porto!- sbottò Tom, tirando fuori la bacchetta a sua volta - Ho paura di farle male se l'attacco!-
- Ti ricordo che è abbastanza veloce e forte da romperci il collo in un secondo.- gli disse la biondina a denti stretti, facendosi lentamente indietro verso la porta - Tanto non muore quella superoca...fai qualcosa!-
"Ahah...dove pensate di andare?"
La voce odiosa di Katrina si propagò dalla bocca rosea della Vaughn, piegata in un ghigno.
- Ancora tu!- sbottò Tom con rabbia, al limite della sopportazione - Oggi non è la giornata buona!-
"A quanto pare..." rise Beatrix "Dimmi signor Riddle, sei ancora deciso a stare con colui che ha ucciso tuo padre, anche ora che sai che possiamo riportarlo in vita?"
Claire, come temeva, sentì la mano di Tom farsi meno forte e salda nella sua.
Ora lo sentiva tremare. Quella maledetta! Lo stava colpendo dove faceva più male!
- Lascia libera Trix e vattene!- le urlò rabbiosa - Tom non verrà mai insieme a voi assassini!-
"Sciocca...lui è il figlio del mago migliore di tutti i tempi!"
- Harry lo è.- sussurrò allora Tom, facendo assottigliare gli occhi alla Vaughn - Io voglio stare con lui.-
Stavolta Beatrix ghignò, rise con serio divertimento, mettendo in mostra quei denti che avrebbero terrificato chiunque.
"Ma davvero Tom Riddle? Tu vuoi stare con Harry Potter? L'uomo che ha ucciso i tuoi genitori..."
Dio se faceva male. Non avrebbe mai smesso di fare male, vero?
Tom se lo chiedeva spesso di recente.
Era vero, era colpa sua perché se non avesse mai voluto conoscere Harry, ora non avrebbe sofferto. Ma la sua vita sarebbe stata vuota senza di lui. Voleva bene a Harry. Ammirava tutto di lui.
Anche le sue debolezze, perché era umano, perché soffriva come tutti gli altri, perché era protettivo anche se lo considerava un doloroso peso, una spina che procurava una fitta acuta.
Harry aveva ucciso suo padre, era vero. E suo padre? Cos'aveva fatto a Harry?
Abbassò il capo, mollando definitivamente la mano di Cloe.
Erano strano pensare che Harry Potter si potesse prendere cura di Tom Riddle, il figlio d Lord Voldemort. Era vero, lo sapeva anche lui che era strano, ma non poteva farci niente.
Fin da quando era bambino, Tom aveva sempre letto la storia e pensato a suo padre come una figura fiabesca.
Solo negli ultimi tempi aveva effettivamente raffigurato suo padre come un malvagio mago assassino.
Ma per lui, che non l'aveva mai conosciuto, era solo una figura vacua, priva di consistenza. Non era un genitore, non era una persona a cui dare affetto e da cui avrebbe potuto riceverne.
Esattamente come sua madre, Bellatrix Lestrange.
Quei due per lui erano solo ombre. Vacue ombre maligne che gli avvelenavano la vita.
Ma era umano anche lui, come Harry, e nel suo cuore avrebbe voluto vederli anche solo una volta.
"Vuoi vederli?" sussurrò l'empatica dentro Trix "Vuoi davvero vedere i tuoi genitori Tom?"
Gli aveva letto nel pensiero, avrebbe dovuto immaginarlo.
Tom si fece indietro, parandosi di fronte a Cloe mentre qualcuno ora cominciava a battere ripetutamente contro la porta della classe. Beatrix non sembrava volerli attaccare, per il momento, e Katrina continuava il suo dannato sproloquio.
"Lo sai che ti leggo nel cuore, Tom..." continuò quella maledetta, usando a suo piacimento il corpo della Diurna che gironzolava davanti a loro come un felino predatore "Tu vuoi vedere tuo padre. Tu vuoi stare con lui..."
- No, non è vero.- Riddle la guardò allarmato. Possibile che gli leggesse dentro meglio lei?
No, non poteva davvero voler stare con suo padre!
- Non voglio.- ridisse allora, duramente - Non voglio né lui, né i miei fratelli né...-
"Tua madre?" lo precedette Katrina soave "Neanche lei?"
- ..No.-
"Non ci credo, permettimi di farlo tesoro."
Beatrix si fermò davanti a lui, a qualche metro di distanza però.
"Sai cosa stiamo facendo vero? Occhi di giada e l'avrà detto immagino..." continuò divertita, come se si stesse trattando di un gioco "E tu vuoi davvero dirmi che non vorresti che ti riportassimo tua madre Tom...no, non credo."
- Io una madre ce l'ho già!- gridò allora, perdendo la pazienza - Lucilla è mia madre!-
"Quella è una traditrice!" sbottò Katrina incollerita "Se non fosse stato per lei ora Lord Voldemort sarebbe vivo! Se lei non avesse aiutato Harry Potter ora sarebbe morto!"
- Bhè, la ringrazio per averlo salvato!- rispose Tom accorato - Non m'importa niente di Bellatrix Lestrange! È Lucilla dei Lancaster la mia vera madre!-
"Quella donna ha tradito tuo padre." L'empatica ormai aveva la voce bassissima, come un vera attrice addolorata mentre la porta stava per venire sfondata a colpi magici "Quella donna si è insinuata nel suo cuore, gliel'ha fatto a pezzi...e Harry Potter l'ha ucciso. Tu vuoi stare con coloro che hanno ucciso la tua famiglia, Tom Riddle."
Continuava a bruciare. Il cuore gli bruciava più che mai.
Perché detto da lei sembrava tutto così sbagliato? Perché?
- Io voglio stare con Harry.- sussurrò ancora, col cuore a pezzi.
Beatrix tacque, continuando a fissarlo coi suoi occhi gialli. Katrina sembrava essersi fermata...ma non era così. Prima di sparire, disse un'ultima cosa. Centrando il bersaglio.
"E Harry Potter? Sei sicuro invece che lui voglia averti vicino?"
La porta si spalancò in quel momento con un tonfo, Trix sorrise a Tom poi chiuse gli occhi e si polverizzò.
Tutti correvano, tutti urlavano, gli Auror erano armati e chiedevano cosa fosse accaduto.
Ma Tom non rispondeva.
Rimase a guardare il vuoto...fino a quando la voce di Harry e Draco non gli ferì le orecchie.
- Porca miseria!- Malfoy controllò la testa di Cloe che fece un sacco di storie, per poi guardare il mucchietto di cenere in cui era sparita la Vaughn - Quella maledetta empatica deve essere fatta a pezzi, io sono stufo!-
- Ehi Tom, tutto bene?-
Riddle sollevò appena gli occhi blu su Harry. Lo guardò per un secondo...e poi senza rispondergli se ne andò via, lasciando tutti quanti letteralmente allibiti, Damon compreso che per quanto provasse a richiamarlo non ricevette risposta.
- Ehi ma cosa gli è successo?- mormorò, notando la sua espressione - Che gli ha detto Katrina?-
- Quella schifosa cerca sempre di parlargli di suo padre!- ringhiò la King, pulendosi il sangue dalla fronte - Dovete fare qualcosa, prima o poi lo farà impazzire! E tu dov'eri Howthorne, si può sapere? Quando servi non ci sei mai!-
- Non fosse stato per me a quest'ora ti avrebbero già bevuta.- le rinfacciò il Serpeverde.
- Piuttosto, come la sistemiamo questa faccenda?- aggiunse May, inginocchiata davanti alla ceneri della Diurna - Ricompare da sola? O bisogna fare qualcosa?-
- Fra un attimo arriva Milo.- l'avvisò Ron, voltandosi verso Harry - Comunque se fossi in te comincerei preoccuparmi. È chiaro che il bersaglio siete voi due, Katrina s'è presa la briga di parlare con lui e l'hai visto, era sconvolto...vacci a parlare.-
Ma Potter distolse lo sguardo, incupendosi. Cosa poteva mai dire lui, per sollevare l'animo di un bambino a cui lui stesso aveva ucciso il padre? Lui per Tom non poteva fare niente.
L'aveva guardato in faccia e se n'era andato. Forse cominciava già ad odiarlo.
- Chiamerò Lucilla.- s'intromise Hermione, palesando la sua presenza agli altri - La faremo parlare un po' con Tom, magari a lei darà retta. Intanto se riesco faccio venire anche Caesar.-
- Vuoi fare entrare qua quel demone?- May era allibita - Ma perché?-
- Perché è un empatico molto più potente di quella mezzosangue che ci vuole morti.- le rispose la Granger, usando bene le parole giuste - Forse lui saprà finalmente indirizzarci nella direzione che ci serve.-
- Credi di riuscire a riportarlo qua, signorina Granger?- le chiese Silente con un sorriso bonario.
- Lo spero.- rispose lei con un sospiro - Voi intanto tenere sott'occhio Beatrix. Se si comporta di nuovo in modo strano dovremo farle una specie di esorcismo contro gli empatici.-
- Fantastico.- rognò Ron - Dai, corri...che Tom ha bisogno di una mano.-
E non era l'unico, aggiunse tra sé Weasley osservando l'espressione lontana di Harry.
Era successo qualcosa. E qualunque cosa fosse, non gli piaceva per niente.
Katrina e i Lestrange stavano cercando di spaccare una catena molto delicata e se Harry l'avesse permesso, avrebbe sofferto molto più di quanto avesse potuto immaginare.
Si, aveva bisogno di aiuto quei due. Ora più che mai.

 

 

 

 

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Capitolo 43
*** Capitolo 43° ***


 

 

Tristan Mckay guardava nella notte, scrutava nelle ombre create dalle fiaccole della mura del castello.
E di ombre più nere di altre ne vide apparire due proprio davanti al grande portone di Hogwarts.
Un comitato di accoglienza formato da Silente, dai molti professori e da alcuni Auror li stava aspettando ma lui non si mosse dalla finestra della Torre Oscura. La fedina d'oro al suo anulare sembrava scottargli la pelle.
Era impressionante come riuscisse a mantenere il controllo, si diceva. Non poteva neanche comprenderlo ma sapeva che anche quella notte avrebbe mantenuto un contegno che non era assolutamente degno di un essere umano.
Specialmente se messo a confronto di ciò che doveva sopportare.
Ovvero chiedere aiuto all'uomo che gli aveva portato via la donna che amava.
Gli venne posata davanti al viso una tazza di the caldo e lui si girò appena, ringraziando Elisabeth con un'occhiata.
- Credi che potranno aiutarci?- gli chiese la Jenkins preoccupata.
- Senz'altro.- rispose con tono piatto, portandosi la tazza alle labbra.
- E non hai paura che possano...possano fare qualcosa di grave?- alitò la strega.
- Te l'ho detto mille.- le disse, senza perdere la pazienza - I demoni puri ci vedono come formiche.-
Liz tacque, stentando a credere a quelle parola. Perché allora si ostinava con quella donna? Perché?
- Perché ne sei così ossessionato Tristan?- sussurrò, posandogli una mano sul braccio.
- Non è un'ossessione.-
- Come puoi amarla dopo quello che hai detto?- disse allora sgomenta - Questo non è amore.-
Mckay posò la tazza sul piattino, senza quasi sentirla.
- Tristan!- lo supplicò - Perché non capisci? Lei non ti merita! È una demone!-
- E' nata mezza umana.- mormorò allora, staccandosi dalla sua presa - E da quattro anni lotta ogni giorno per tornare da me e nostra figlia. Non posso mandare all'aria tutti i suoi sforzi. Non posso e non voglio.-
La tata di Degona si ritrasse, ferita e delusa.
- Non saprà mai darti l'amore che ti spetta.-
- Non sai di cosa parli.-
- La conosco anche io ormai! Anche se fosse umana non sarebbe la donna per te!-
Lui finalmente la guardò in faccia, piantandole gli occhi verdi addosso - Allora forse non conosci bene me, Liz.- e senza aggiungere altro le dette le spalle, per tornare nella sala riunioni dove l'Ordine della Fenice e Harry stavano aspettando. Si sentirono dei passi sulle scale, poi la porta si aprì e si formò una sagoma nera sulla soglia.
Lucilla dei Lancaster apparve nella sua sfolgorante bellezza dopo essersi levata il cappuccio dal capo, liberando i suoi lunghi capelli e due occhi bianchi che cercarono subito qualcuno in mezzo a quelle tante facce.
Tristan sapeva che gli stava sorridendo e ricambiò, anche se non andò ad abbracciarla come tutti gli altri. Sirius e gli altri erano felici di rivederla mentre Harry, Ron e Draco si stavano chiedendo dove fosse Cameron.
Mancava Edward, ancora in viaggio per la sua missione e May che era partita per il Ministero quel pomeriggio, dopo che Orloff l'aveva richiamata per dei rapporti rimandati troppo a lungo.
La cosa ora non stupiva, anzi, sembrava fin troppo palese ma gli Auror non ne fecero parola, aspettando il responso dei demoni. Dopo i convenevoli e aver spiegato a Lucilla cos'era accaduto quel giorno, la demone scoccò un breve sguardo a Harry. Il bambino sopravvissuto naturalmente non resse a lungo i suoi occhi, specialmente per il senso di colpa, e così si limitò ad indicarle la stanza dove in quel momento stava riposando Tom.
Il maghetto dopo quel pomeriggio si era chiuso in un mutismo tombale, ignorando Hermione e Ron, perfino Damon che aveva cercato di parlagli ma senza risultato. In cuor loro i ragazzi sapevano che Katrina doveva avergli detto qualcosa di atroce e che solo Harry e Draco avrebbero potuto fare qualcosa ma Malfoy si era fermamente rifiutato di mettersi in mezzo, scandendo a chiare lettere che stavolta Potter avrebbe dovuto arrangiarsi da solo.
Dal giorno del litigio non si erano più parlati e anche in quell'occasione i due Auror fecero finta d'ignorarsi.
I maghi cominciarono a dividersi a gruppetti, decisi a mettere finalmente in atto il primo grado della loro difesa. Il loro piano finale aveva ancora qualche falla ma per il momento, essendo ancora nei guai con Katrina e sperando che Cameron avesse potuto aiutarli, potevano solo aspettare. Edward poi avrebbe eliminato le ultime loro incertezze al ritorno dal suo viaggio, quindi restavano solo poche grane ormai.
E fra queste Peter Minus e le sue ossa.
Il problema ora era come trovarlo anche se, fra gli assenti, c'era qualcuno che poteva aiutarli.
- E' fuori discussione.- sibilò Draco Malfoy, appena sentita la proposta di Kingsley, seduto a fianco di Duncan.
- Se ti ha avvisato saprà anche dov'è no?- gli ricordò Gillespie - Non fare il testardo ragazzo!-
- E tu non darmi il tormento, Duncan!- ringhiò il biondo con rabbia - Se hai tanto voglia di parlarci vacci pure tu. Io con lui ho chiuso!-
- Senza contare che potrebbe essere una trappola.- lo seguì Ron con voce pacata - So bene che Lucius Malfoy potrebbe davvero sapere dove sta Minus ma se ben ricordate quattro anni fa ha cercato di uccidere Draco. Non credo che mandarglielo ora incontro sarebbe una saggia idea.-
- Se fosse una trappola per prendere Draco perché farci sapere anche delle ossa?- ipotizzò Remus.
- Sarà un'altra tattica per circuirci.- sentenziò Jess - Non so spiegarmelo ma questi due ragazzini mi sembrano tre volte più scaltri dei loro predecessori. In pochi mesi sono riusciti a farci saltare i nervi.-
- Il problema è sempre e solo quell'empatica.- sindacò Milo - Se Cameron la trova avremo risolto i nostri problemi.-
- E che mi dite di Crenshaw?- s'informò Duncan.
- Lui non contatelo.- mormorò Hermione, seduta accanto a Harry - Lo fa solo per divertirsi ma se gli prometto un duello si staccherà completamente da loro.-
- Mezzi demoni!- gracchiò Malocchio, facendo saettare il suo occhio bluastro ovunque nella stanza.
- Quello è una testa calda, ragazza mia.- le disse Kingsley - Sei sicura di farcela?-
- L'ho già sconfitto una volta.-
- Allora è per questo che sta coi Lestrange.- si stupì Dedalus Lux.
- Anche. Più che altro lo fa per tenerci sotto controllo.- spiegò la Grifoncina - Sapete come sono i mezzi demoni. È abbastanza forte e abbastanza in alto per star lontano da questa storia ma ha trovato in me un avversario divertente, per fargli passare un po' la noia. Lui non ha ideali, solo tanto tempo da ammazzare.-
Da Jeager si finì a discutere del Velo e del rituale che secondo Hermione i Lestrange volevano mettere in atto.
Gli ingredienti erano solo abbozzati, inoltre recuperare il Grimario di Lumia Lancaster era praticamente impensabile. Non sapevano né dove, né come, né quando avrebbero cercato di praticare il rito, senza contare che Katrina vagava in ogni specchio presente in Gran Bretagna e nei cuori degli uomini, manipolandoli a loro piacimento.
- Signori, guardiamoci in faccia.- sbuffò Sirius protendendosi sulla tavola - Tutti gli empatici nati negli ultimi settant'anni hanno subito il controllo del Ministero della Magia. La loro capacità di controllare la mente umana è stata bloccata sul nascere e se questa tizia invece non è sotto questo tipo di controllo i casi sono due: o è una strega dai poteri centenari che ha fatto un patto con un demone oppure è puro spirito, reincarnato in un nuovo corpo.-
- La mia teoria è questa infatti.- annuì Hermione - Bisogna solo scoprire dov'è questo corpo.-
- Si ma quella continuerà ad andarsene in giro ancora per un pezzo.- sbottò Sphin - Se neanche i Sensimaghi come Clay riescono a fermarla, come possiamo fare?-
- Degona la sorprende sempre.- mormorò Tristan a bassa voce.
- Non vorrai usare tua figlia spero!- disse Duncan allibito.
- Certo che no, per chi mi hai preso?- replicò Mckay - Però è ormai appurato che Degona ha poteri empatici. Se riesce a sentirla solo lei, significa che solo un'empatico può trovarci sia lo spirito che il corpo umano usato da quel parassita.-
- Cameron non può stare qua in eterno.- borbottò Piton, seduto accanto al fuoco - Se venisse a saperlo qualcuno al Ministero finiremmo in un mare di guai.-
- Si ma quell'empatica va fermata Severus!- disse la Mcgranitt con aria esasperata - Non si sa mai quando spunterà, non si sa neanche cosa diavolo voglia realmente! Hai visto cos'è successo oggi? La signorina King è rimasta ferita, senza contare il signor Riddle e ringraziamo che la signorina Vaughn sia una Diurna o a quest'ora sarebbe ancora polvere!-
- E' una fortuna avere Damon a questo punto.- considerò Ron.
- Non se inducono le visioni.- considerò Harry a bassa voce.
- E allora che vogliamo fare? Aspettiamo un altro loro attacco?- fece Malocchio seccato - Ehi Potter, cos'è quella brutta cera? Ci servi fresco in questo momento, ora più che mai.-
- Peter Minus è sempre stato un vero problema Harry, non disperare.- gli disse Tonks con pazienza, coi capelli tutti blu, seduta accanto a Lupin - Ma vedrai che questa volta riusciremo a catturarlo.-
- Si, certo...lo diciamo ogni volta.- sibilò, passandosi una mano sulla faccia.
- Bhè, stavolta basterà mirare un po' meglio.- bofonchiò Sirius, scatenando occhiatacce da tutti.
- Non ci provare sai Black?- sbottò Duncan - Non dopo che i mocciosi si sono fatti in quattro per discolparti.-
- Pur di ammazzarlo starei ad Azkaban a vita.- sussurrò Potter velenoso.
- Concordo in pieno.- annuì di nuovo Sirius.
- Insomma voi due!- sbraitò Ron - Non ricominciamo! Minus marcirà ad Azkaban! Non pensate neanche per un secondo a tirargli il collo eh? Così sarebbe troppo facile!-
- Si ma anche estremamente sollevante.- sibilò Sirius con la sua peggiore aria sinistra, esasperando gli Auror più anziani.
- Farsi rimandare in galera coi Dissennatori non riporterà in vita Lily e James.- sentenziò Malocchio.
- Se devo sincero della vostra opinione non me frega assolutamente nulla.- rispose Black con aria innocente anche se era impregnata di un tale sarcasmo che avrebbe fatto perdere la pazienza anche a un santo.
- Non fraintendermi.- lo bloccò il vecchio Moody con la sua voce tonante - Capisco la tua rabbia e qui fra noi non ce n'è uno che non vorrebbe averlo fra le mani ma hai già perso dodici anni della tua vita più i due nel Velo. Non credi che sia abbastanza?-
- Per James?- Sirius non batté ciglio - No.-
- E per Harry?-
Black e il suo figliastro si scambiarono un'occhiata furtiva. Si capirono e lasciarono cadere l'argomento, tanto ora i loro bersagli fondamentali erano due: le ossa di Riddle e Katrina.
- Ok, per l'empatica ci pensa Cameron.- si ammorbidì Duncan osservando Silente che era perfettamente a suo agio - Speriamo che andando in giro per il castello lo aiuti a capire cosa diavolo combina quella maledetta e anche che Dalton torni presto con quello che ci serve ma resta comunque il problema della possessione.-
- Già, gli studi sugli empatici rimandano situazioni allucinanti.- disse Remus - Si dice che solo col tocco questi maghi possano creare un contatto con chi vogliono assoggettare. A volte lo fanno a parole, altre volte ancora usano i loro portali congeniali, quindi nel caso di Katrina gli specchi...ma brancoliamo nel buio. Sappiamo solo che questa donna si muove in qualsiasi cosa che rifletta la realtà, anche nel ghiaccio o nell'acqua e che la muta a sua piacimento ma come ci avete detto voi, gli scatti repentini che hanno coinvolto Blaise per esempio non erano collegati a specchi.-
- Anche con me è successo.- annuì Ron pensoso - Quella opera anche in un altro modo.-
- E' inutile stare a parlarne finché non sappiamo dove ha il suo corpo umano.- sindacò Draco con stizza.
- Ha ragione lui.- annuì anche Jess, passando il whisky a tutti per scaldare gli animi - Io ritengo che per ora la forza di Gigì sia sufficiente e tenere sotto controllo Katrina, infatti qui non è più entrata. Cerchiamo sempre di fare riunione quando c'è Degona presente e questo la tiene lontana. Secondo me dobbiamo mirare solo a quelle ossa.-
- E quindi a Minus.- concluse Milo.
- Si ma come lo troviamo?- bofonchiò Clay, poggiato su un gomito - E' ricercato da una vita, da quando hanno assolto Sirius e non c'è più stato verso di mettergli le mani addosso.-
- Io continuo a dire che Lucius Malfoy potrebbe dirci qualcosa.- sentenziò Duncan.
- Ecco bravo, allora cercatelo e parlarci tu.- sbottò Draco sarcasticamente - E salutamelo già che ci sei!-
- Possibile che sei così testardo?- il capo degli Auror lo guardò storto - Vuoi salvarti la pelle o no?-
- Capo, ripetiamo...- gli ricordò Sphin - L'ultima volta a momenti si sono ammazzati.-
- Si ma se l'ha avvisato avrà cambiato idea no?-
- Hai la delicatezza di un cinghiale, Gillespie.- sbuffò Kingsley - Avanti, premiamoci le meningi. Chi può dar rifugio a un ricercato ex Mangiamorte?-
- Demoni impuri, vampiri, i vecchi della Dama Nera, clan di licantropi, giganti...- cominciò a elencare Morrigan con aria ironica - Ma conoscendo l'astuzia del serpente in questione secondo me è proprio sotto al naso di tutti.-
- Per me è da tuo padre.- frecciò Clay, grattandosi la testa.
- Sai che se ne fanno i vampiri di Malfoy.- borbottò Jess - Oltre a berselo intendo.-
Harry a quel punto si mise in piedi, trattenendo a stento le urla che aveva in gola. Tutto quel discorso non stava portando a niente! Parlare non portava a niente! Non avrebbero mai trovato Minus in tempo!
- Cerca di calmarti Harry.- gli sussurrò Silente con la sua voce pacata - Vedrai che troveremo una soluzione.-
- Si, prima che muoia qualcun altro.- ringhiò gelido.
- Adesso vado da Caesar.- disse allora Hermione, capendo perfettamente come si sentiva. La frustrazione lo stava stremando e voleva aiutarlo a tutti i costi. Si mise in piedi insieme a Draco e Tristan, dicendo che andava a controllare la situazione e che il demone dai capelli bianchi non si fosse perso nel castello. Gli altri intanto continuarono a discutere anche dopo che se ne fu andato Potter, fuori di sé per la collera e l'impotenza.
Se non altro c'era Lucilla con Tom. Era tutto ciò che di buono era rimasto di quella giornata.

Caesar Cameron vagava per la scuola con la vaga impressione di essere stato incastrato dal più sporco dei ricatti concepiti da mente umana. Ovvero i begli occhioni di una donna e il senso di protezione che nutriva per la suddetta strega a cui era bastato sbattere le ciglia, mandargli qualche frecciata sul fatto che dopo tutto che c'era stato fra loro poteva anche farle un piccolo favore, che in un malaugurato caso avrebbe anche potuto essere la madre di un suo ipotetico figlio mezzosangue e un sacco di altre balle che Caesar aveva smesso di sentire dopo la sparata del figlio. A quel punto per farla smettere di parlare le avrebbe anche regalato la muraglia cinese.
E così Hermione l'aveva trascinato di nuovo in quel posto pieno di umani, anche se stavolta c'era Lucilla con lui.
Mentre la Lancaster era andata ad occuparsi del suo figliastro, lui si era tenuto il suo bel cappuccio sui capelli, gli stessi che gli umani avevano sempre additato con un misto di timore e angoscia, e si era incamminato per Hogwarts, ben sapendo che dopo secoli passati a non usare la sua empatia, sarebbe tornato a casa sua con la testa rotta in due come un cocomero. Inoltre levarsi "il lucchetto" non era stato facile per niente.
C'era voluta tutta la sua pazienza, la testardaggine di sua madre e quella di suo padre per rompere quel sigillo secolare e appena ne era stato liberato le sue orecchie e la sua testa si erano riempite di tutte le voci del mondo, facendolo traballare sulle gambe. Aveva rischiato di morire sul colpo ma fortunatamente sua madre l'aveva rimesso in sesto, ponendogli una delicata barriera psichica che avrebbe tenuto lontane le voci indesiderate.
Ora doveva solo capire da dove arrivasse l'energia dell'empatica che tutti chiamavano Katrina e che era stato costretto a cercare. Ma come poteva essere accaduta una cosa simile? Ritrovarsi a ottocentosessanta e passa anni suonati a farsi comandare da un'umana che aveva due decenni!
Maledizione a Hermione al bambino sopravvissuto! E al diavolo tutti gli empatici. Il Ministero della Magia aveva proclamato di averli tutti sotto controllo e allora come la metteva con quella tizia?
Umani. Non ne facevano una giusta! Erano secoli che li osservava e dall'alba dei tempi non avevano fatto altro che inciampare, rialzarsi in piedi e inciampare di nuovo. Come diceva suo padre, che a volte era parecchio risoluto, a certa gente dovevano solo essere tagliate le gambe, che tradotto voleva dire sterminio di massa della razza umana.
Ora come ora non gli sembrava più un'idea tanto bislacca e dispendiosa di energie.
Imprecando alla fine di due ore di camminata si ritrovò esattamente al punto di partenza, con la stessa idea di prima.
Stavolta Hermione era davvero nei guai.
Perso nei suoi pensieri non si accorse, e fu terribile quando se ne rese conto, che qualcuno gli era arrivato vicinissimo. Abbassò il capo quando si sentì tirare per i pantaloni e vide il bellissimo visino della figlia di Lucilla.
Degona gli sorrise, inclinando il capo con aria dolce.
- Ciao Caesar!- lo salutò, alzando le braccine verso l'altro per farsi sollevare.
Cameron dopo un secondo piegò le labbra, non stupendosi di non averla sentita. In fondo quella bambina non era una comune umana. La prese fra le braccia, sperando di non infastidirla col suo tocco freddo ma la piccola, forse abituata con sua madre, non fece una piega. Gli cinse il collo, continuando a guardarlo in viso.
- I tuoi occhi e anche quelli della mamma mi piacciono tanto.- gli disse con la sua voce innocente, facendolo sorridere di nuovo. Però, aveva quasi aspettato un millennio e alla fine un essere umano gli aveva rivolto quelle parole. Incredibile. Chissà se però suo padre sarebbe stato contento di vederla con lui.
Caesar pensò allo sguardo che ogni volta che s'incontravano Mckay gli rivolgeva.
Un'occhiata tale da uccidere anche il coraggio dei più arditi.
- C'è anche la mamma vero?- cinguettò Degona, allegra - Stavo dormendo ma poi ti ho sentito pensare e sono venuta qua! Speravo di vedere anche lei!-
Cameron a quella frase si bloccò, smettendo di camminare. Guardò la bambina negli occhi, non riuscendo a credere alle sue orecchie. Lui...lui era l'empatico più forte sulla faccia di quella terra, come poteva un'umana leggergli nel pensiero? Si, aveva poteri empatici ma aveva appena quattro anni...ed era completamente umana!
Come aveva potuto leggergli nel pensiero? Nella mente e nello spirito?
- Piccola...facciamo un gioco.- provò, diffidente - Adesso penso a un colore. Prova a indovinare, va bene?-
- Si, mi piace questo gioco!- ridacchiò la streghetta - Dai!-
Caesar si chiuse mentalmente con una barriera, pensando in modo vago al verde smeraldo e Degona lo sconvolse di nuovo, lasciandogli addosso un labile senso d'incertezza.
- Verde!- dichiarò soddisfatta - Ho indovinato vero?-
Il demone puro cercò di calmare i nervi. Dio, ma che cos'era quella bambina? Il suo sangue rosso indicava la sua natura totalmente umana ma qualcosa di lei non lo era. Per niente. In lei c'era qualcosa di demoniaco, d'immortale.
Ma cosa?
- Sei venuto a cercare la spiona vero?- gli chiese poco più tardi, mentre stavano sotto la torre dei professori.
- Si.- mormorò a bassa voce, osservando la scala a chiocciola che portava alle stanze dei docenti.
- Lei sta là sopra.- gli disse Degona dopo qualche secondo, avvallando la sua tesi - Ho provato a spiegarlo a Liz ma lei dice che sono sciocchezze, che devo smetterla di usare la magia e che non devo più ascoltare le voci. Ma come faccio? Le ho sempre nella testa!- si lamentò. Il demone la guardò quasi con dolcezza, capendola benissimo. Sapeva come ci si sentiva a sentire gioia, lacrime, grida, odio, rabbia, vendetta, amore, noia, stanchezza, disperazione, follia, dubbio...tutto il sentimento del mondo dentro di sé. Sapeva cosa significava poter controllare la mente altrui a proprio piacimento, sapeva che senso di potenza dava...sapeva quanto fosse pericoloso lasciarsi prendere la mano.
- E così Katrina è la sopra.- sussurrò, carezzandole il capo, deciso ad ascoltarla.
- No, lei è sempre in giro. Là sopra c'è la sua bara.-
- La sua bara?- gli occhi bianchi del demone quasi scintillarono - Vuoi dire il posto dove l'hanno rinchiusa, vero?-
- Si, lei sta lì dentro. Ma ogni tanto scappa...e passa nei vetri. La sento e cerco di mandarla via ma lei non mi ascolta.-
Come aveva pensato, bofonchiò Caesar fra sé. Allora non era proprio arrugginito come temeva.
Ora doveva solo scoprire dove fosse il corpo di carne e cenere che la maledetta usava per spostarsi e poi sarebbero stati a cavallo. Almeno, una volta scoperto quello avrebbe potuto andarsene!
Dei passi risuonarono alle loro spalle, arrivati alla torre di Grifondoro.
- Draco! Papà! Zia Herm!- Degona restò tranquillamente in braccio a Cameron, quando apparvero i tre maghi. Tristan avrebbe voluto strozzare quella traditrice di sua figlia e dalla sua espressione il demone dovette capirlo perché lasciò docilmente la bimba a terra, che si precipitò fra le braccia del biondo Auror mentre la Grifoncina lo raggiungeva.
- Allora?- chiese, con aria angelica.
- Allora un corno.- sbuffò quella visione di uomo, inferocito - Hai una vaga idea del mal di testa che mi ritroverò appena l'incantesimo di mia madre finirà il suo effetto? Eh?-
- Oh, tesoro.- Hermione non sembrava colpita - Sono convinta che non sarà così fastidioso.-
- Vuoi che ti faccia diventare una formica!?- le sibilò a bassa voce, mentre Malfoy e Mckay lo guardavano non proprio amichevolmente - Al diavolo, non potevi chiedere aiuto a qualcun altro?-
- Sei l'empatico più forte al mondo.-
- Che non usa i suoi poteri da secoli.- la rimbeccò acidamente - Ho ben altro da fare che stare qui a perdere tempo, sai?-
- Tipo cosa? Andare a casa e rollarti la vita con Demetrius ricordando i bei tempi della guerra fredda?-
Caesar per tutta risposta assottigliò gli occhi, incazzoso.
- Che ha da guardare quello lì?-
Hermione colse con la coda dell'occhio uno sguardo omicida di Malferret. Uomini!
Chissà quante gliene stava dicendo...senza contare poi che Caesar poteva leggergli nel pensiero.
Ops, adesso lo uccideva!
- Veramente ti stanno ammazzando con lo sguardo tutti e due.- rincarò allora, cercando di distogliere la sua attenzione dalle bestemmie che i due maschi gelosi gli stavano tirando dietro a palate - Pure Tristan non è molto contento di vederti, ma come impedirglielo?- insinuò, infastidendolo subito - Visto che tieni Lucilla con te?-
- Hermione, non ricominciare o me ne vado.- sentenziò.
- Ok, ok...allora, dimmi tutto!-
- La figlia di Lucilla non è normale.-
Hermione alzò un sopracciglio - E te ne accorgi solo ora?-
- Amore...- Caesar si piegò su di lei, con un ghigno perverso - Mi ha letto nel pensiero. Ha letto nel MIO pensiero.-
Le iridi dorate della strega si accesero.
- Stai scherzando.-
- Sai che non lo faccio mai.-
- Senti...- Hermione si costrinse con la violenza ad ignorare la cosa, riportando la discussione su Katrina - ...lascia perdere, ne riparleremo in un'altra sede. Dimmi di quella maledetta empatica.-
- Non insultare la categoria.- le rispose, incrociando le braccia - Comunque il vero luogo in cui lei si rifugia ed è al contempo più forte e più debole è nella torre degli insegnanti.-
- Nella stanza dei Lestrange?- gli chiese.
Il demone annuì, alzando le spalle con noncuranza - Il corpo che prende in prestito mi sa che te lo dovrai cercare da sola.-
- Cosa? Come sarebbe?!- sbottò - Non te ne puoi andare?!-
- Ehi, io non passo la notte in questo buco chiaro?- rognò sprizzando fastidio e irritazione da tutti i pori - Io non li sopporto gli esseri umani, mi fanno venire l'orticaria!-
- Hai une bella faccia tosta sai?- gli rinfacciò ironica - Però devi aiutarmi a trovare quel corpo finto! Me lo devi!-
Cameron trattenne una colossale bestemmia in gola, voltandosi appena a guardare i due Auror. Continuavano a guardarlo malissimo e la cosa cominciava a seccarlo sul serio. Non aveva chiesto lui di essere trascinato in quella maledetta scuola! Era stata Lucilla che con due moine e qualche maledizione l'aveva scollato dalla scrivania!
E poi quel serpente! Cosa continuava a farsi paranoie in quel modo su lui e Hermione! Se lo insultava ancora una volta gli rompeva il collo con un dito!
- Mi serve un globo di giada incantata.- le disse allora il demone, tirando un sospiro - E una lente di Uluk.-
- Ce l'ho io la lente, è in camera mia.- la Grifoncina lo guardò attentamente - A cosa serve la giada?-
Caesar tacque, passando gli occhi da destra e sinistra. Poi facendo serrare i denti a Draco mise il palmo sulla testa di Hermione e parlò direttamente alla sua mente, affinché qualche curioso non fosse davvero lì attorno. La strega, che non aveva mai sperimentato una cosa del genere, ne rimase entusiasta ma si ridiede un contegno sentendo le istruzioni del suo maestro e annuì con serietà.
- In qualche giorno otterrò tutto.- sindacò - Dove ti trovo?-
- Da Demetrius.- le rispose, rimettendosi il cappuccio sul viso - Quando sarai pronta avvisami.-
- Vai via Caesar?- gli chiese Degona, in braccio a Tristan.
- Si.- rispose con voce tenue - Stai lontana dai guai, mi raccomando.-
La piccola ridacchiò - Si, anche tu!-
Andasse all'inferno. Mckay guardò ben dritto in faccia quel demone, sperando vivamente la sentisse e chissà perché ma era sicuro che lo facesse. Quella fottuta aria sorniona doveva per forza essere ricollegata a qualcosa e se non altro Tristan si prese la soddisfazione di fargli sapere quanto avrebbe voluto spezzargli l'osso del collo senza neanche fiatare.
Alla fine Cameron comunque smise di fissarlo, piegando appena le labbra in un ghigno che fecero ribollire il sangue al modo, poi scambiò un altro sguardo pigro alla Granger e se ne andò, soddisfatto.


A Serpeverde le fiamme azzurre dei caminetti si levavano deboli, languendo.
Anche se era marzo, nei sotterranei i fuochi non erano ancora stati spenti ma per qualcuno non faceva differenza.
Beatrix Vaughn stava sdraiata su un divano, drappeggiata da una coperta leggera, pallida e stanca.
Non c'era nessuno in giro, tranne la premurosa presenza seduta accanto a lei.
- Le prima volte avrai fastidi.- le disse Milo, passandole il secondo calice di sangue che doveva ingerire nel giro di dodici ore - Poi diventerà uno scherzo, credimi.-
Trix fece una smorfia leggera, sentendosi dolore le ossa mentre mandava giù il dolce e denso liquido rossastro.
Si sentiva ancora bruciare. Non era un'esperienza che avrebbe voluto ripetere...anche perché ricordava ogni minimo dettaglio di ciò che Katrina le aveva fatto. Era come essere svegli, prigionieri dentro se stessi, e gridare e gridare, senza che nessuno avesse potuto sentirla. O fermarla.
Guardò Milo, riportandosi il calice alle labbra con entrambe le mani.
- Quando...quando mi sono ricomposta...- sussurrò.
- Si?-
- Ecco...mi sono ritrovata per la prima volta a essere contenta di essere metà e metà.- concluse con voce bassa, senza sollevare gli occhi di topazio - Strano eh?-
Morrigan sorrise leggermente, lasciandosi andare contro lo schienale imbottito.
- Bhè, non dico che la nostra condizione non abbia i suoi lati positivi cucciola.- sospirò, cercando le sigarette in tasca - Non sono uno che si lamenta sempre. Il solo fatto di potermi alzare la mattina e vedere il sole ti confesso che mi fa stare un po' meglio con me stesso.-
- A me il sole da fastidio.- borbottò la streghetta - Mi fa male alla pelle. Scotta troppo.-
- E come facevi a Los Angeles?-
- Uscivo dopo le sei di sera.-
Milo le sorrise ancora - Basta adattarsi. In fondo vivrai abbastanza per abituarti a tutto. Anche alla musica pop.-
La fece sogghignare, ma poi anche scuotere il capo - Non sei triste?-
- Perché?-
- Tristan, Jess, Clay e Sphin...loro invecchieranno.- Beatrix assunse un'espressione triste - Anche Tom e Damon. Anche Cloe. Andrò al loro funerale forse.-
Il Diurno stavolta tacque, accendendosi la sigaretta e dando un breve tiro.
- Non devo affezionarmi a nessuno?- gli chiese accorata - Come farò quando non ci saranno più?-
- Succede a tutti piccola.-
- Ma io non voglio.- sibilò guardando le fiamme guizzare allegre - Non voglio continuare a stare qui mentre gli umani muoiono! E non posso neanche stare fra i vampiri perché ho un'anima. A volte vorrei non averla!-
- Ma poco fa invece hai ringraziato per questo.- le ricordò.
- Già.- lei finì di bere, passandosi la lingua sulle labbra arrossate con fare lento e felino - E' orribile.-
- Non sono un esperto cucciola.- sospirò l'Auror mettendosi in piedi - Non ho neanche cent'anni, ma ho già perso degli amici. Si, forse un giorno andrai al loro funerale...forse li perderai, anzi...è certo.- Milo assunse un'aria dolce e malinconica al tempo stesso - Ma sei più forte di un essere umano. Non sei contenta di poterli difendere magari?-
La Vaughn ispirò con forza, raggomitolandosi. Proteggere gli amici. Bell'impegno.
- E anche loro saranno più tranquilli.-
- In che senso?-
Milo sorrise di sbieco, rimettendosi il mantello di volata - Sono sicuri che non ti capiterà mai nulla di male, sciocca.-
Bhè, anche messa così non sembrava male. Quello era vero. Lei non sarebbe mai morta prima di loro, anzi...non sarebbe mai morta, se non di noia forse.
- Ehi, Leoninus...-
- Mocciosa rompiscatole.- sbuffò, già sulle scale - Finiscila di chiamarmi così.-
- Che hanno detto i tuoi genitori del segno sul collo?-
Miseria che memoria! La ragazzina si ricordava solo di quello che le garbava però. Le cacciò la lingua, borbottando qualcosa a lei incomprensibile e poi se ne andò senza risponderle, lasciandola veramente perplessa.
Chissà perché ogni volta che si parlava di quella cosa lui scappava sempre a gambe levate.
Che tipo strano!
Stava per rimettersi in piedi e andare a dormire quando sentì dei passi sulla porta della sala comune.
Si girò e vide Damon in pigiama, angosciato e ansante.
- Oh no...ancora sogni!- la Vaughn lo fece sedere - Dai, vieni!-
Howthorne, serrando i denti per l'emicrania e la rabbia che covava dentro, la seguì docilmente. Si lasciò coprire con la coperta, poi la streghetta si accoccolò al suo fianco, guardandolo preoccupata.
- Cos'hai visto? Raccontamelo.-
Damon si passò una mano sul viso, strizzando le iridi azzurre.
- Scusa...- mormorò, cercando riprendere fiato - Non ti ho neanche chiesto come stai.-
- Una favole.- rispose ironica e frettolosa - Lascia perdere. Io sto benissimo. Allora? Hai sognato qualcosa?-
- Un serpente...mi ha parlato.-
Trix si ammutolì, senza capire.
- Io credevo che tu sognassi solo le morti di notte.-
- Lo credevo anche io...- annaspò il maghetto, avvolgendosi meglio nella coperta con l'amica - Ma non era una visione da Legimors. Non era una visione normale...quel serpente poi mi parlava bella sua lingua e io non sono rettilofono.- scosse di nuovo il capo, cercando qualcosa da bere sul tavolino davanti a loro ma trovandoci solo gli alcolici di quelli del settimo anno lasciò perdere - Non so bene come spiegartelo...ero...non lo so bene, ero in una specie di grande antro buio, con tante arcate. Poi si sono accese delle fiaccole sui muri e ho viso...non so...credo un piccolo archetto, coperto da un velo dal colore opaco. Davanti c'era uno specchio.-
- Quello di Katrina?-
- Non lo so, non lo so.- rispose distrutto ed esasperato - Non so neanche che posto fosse. So solo che a un certo punto un grosso serpente nero mi è strisciato alle spalle e mi si è arrotolato sul collo. Io stavo fermo, non riuscivo a muovermi. Sul pavimento in quel momento è bruciato qualcosa e si è formato...un marchio nero, un teschio con un serpente verde brillante nella bocca. Poi il serpente mi si è avvicinato all'orecchio e mi ha parlato.-
- Che ti ha detto?-
- Non lo ricordo.- ammise - Ma credo centri con Tom.-
- Dobbiamo dirlo agli altri.- gli consigliò Trix - Forse servirà a qualcosa. Lo faremo domani mattina.-
- D'accordo. E speriamo che stanotte non capiti nulla.-


Ma a tutti gli effetti non fu una notte tranquilla. Specialmente per Harry Potter.
Senza dire nulla a nessuno ridiscese nella stanza del Velo e vi passò le ore fino all'alba, per evitare di parlare con Ron e Lucilla che invece trascorse il suo poco tempo a disposizione fuori dal palazzo dei Cameron con Tom.
Quando andò da lui quella notte, verso mezzanotte, lo trovò ancora sveglio, seduto sulla mensola di una finestra della stanza da letto di Malfoy. Il suo sguardo perso, gli occhi blu notte che vagavano oltre i confini di Hogwarts, il cuore spento. Si avvicinò lentamente, restando in piedi di fronte a lui. Guardò le terre che circondavano la scuola, avvertendo il fiato caldo del bambino, il suo battito, la sua intera presenza cupa, esattamente com'era immersa in quel buio.
Ricordò gli anni passati a sorvegliare Harry. E ora Tom gli assomigliava così tanto.
Si chiese se aveva fatto bene a farlo uscire dalla riservatezza del palazzo di Caesar, si chiese se la sua parte umana non l'avesse tratta in inganno. Vivere ogni attimo. Questo si dicevano gli esseri umani.
Ma valeva per tutti quella regola?
Tom era umano, avrebbe vissuto una vita mortale, doveva di viverla a fondo come gli altri solo per quel motivo?
Solo perché era mortale? Ma valeva sempre la pena di vivere per gli uomini?
Ora quel bambino stava seguendo la stessa strada percorsa da Harry. Gli stessi passi, gli stessi errori, le stesse sensazioni. Era giusto? Era giusto far soffrire di nuovo qualcun altro?
Quella guerra non l'avevano scatenata loro.
- Mamma.-
Lucilla abbassò il viso, mentre Tom alzava il suo. Gli occhi si erano fatti vitrei ma non pianse.
- Portami a casa.-
La Lancaster rimase in silenzio, in piedi immobile di fronte al bambino che le ricordava enormemente suo padre.
Tom se ne accorse e tornò a guardare fuori dalla finestra.
- Io gli assomiglio vero?-
- Tom...tutti assomigliamo ai nostri genitori.-
- Ma per me è diverso. Tu e Harry...voi mi guardate e vedete lui.-
Lucilla sollevò i lembi dell'abito, sedendoglisi davanti.
- Voglio venire via.- sussurrò di nuovo il maghetto - Harry non deve essere costretto a vedermi.-
- Non puoi stare al castello. Sai che io e Caesar non lo vogliamo.-
- Tanto prima o poi ci sarei tornato.- replicò il ragazzino - Non posso stare fuori, con gli altri.-
- Perché no? Puoi invece.-
- E allora perché tu stai con Caesar?-
Lucilla si fece indietro, sorridendo vagamente. Perché fare la predica a un bambino? Perché?
Perché convincere qualcuno quando nemmeno tu sei convinta di ciò che senti?
Se fosse rimasta con Tristan, anche volendo, non avrebbe mai messo piede fuori da Cedar House, era vero.
Tom aveva ragione. Certe persone potevano solo nascondersi nell'ombra ed essere felici della loro solitudine.
- Mi odia.-
- Chi?-
- Harry. Lui mi odia.-
- Non è vero.-
- Mi odierà allora.- continuò Ton a bassa voce - Quando sarò grande lui mi odierà. E io...non lo posso sopportare. Voglio andare via adesso. Non voglio ricordarmi di lui che...che tenta di uccidermi.-
Lucilla assunse un'espressione addolorata. Dio.
Allungò il braccio e gli carezzò il viso, poi il piccolo Riddle si mosse ad abbracciarla per la vita, affondando il viso nel suo collo. Non pianse, non fiatò, ma la strinse così forte che lei avvertì una fitta alla schiena, senza però lamentarsi.
- Mi hanno detto che vogliono riportarlo in vita.-
Lucilla annuì, in perfetto accordo con Harry a non nascondergli nulla.
- Si, è vero.-
- Se succederà...cercherà di uccidere Harry?-
- Si.- sussurrò ancora la demone.
- Tu non glielo permetterai vero?- Tom sollevò gli occhi, abbracciandola ancora più stretta - Tu non lo lascerai far del male a Harry, vero? L'hai già difeso...hai già sconfitto il Lord Oscuro.-
- Tesoro...loro non vogliono solo Harry ormai. Vogliono anche te.-
- No, no...non è vero...-
- Tom.- Lucilla gli prese il volto fra le mani - Guardami...se lo riporteranno in vita, lui verrà da te.-
Riddle la lasciò, facendosi bruscamente indietro. Le dette le spalle, fremendo...e gli sfuggì un singhiozzo.
- Forse dovrei stare con lui!- gemette, con le lacrime che gli scivolavano sulle guance - Forse Katrina aveva ragione! Io sto con le persone che hanno ucciso i miei genitori...suono orrendo detto da lei! Impongo la mia presenza alla persona a cui mio padre ha rovinato la vita...Harry non vorrebbe avermi qui! Lui non mi vuole! Dovrei stare con mio padre!-
E' giusto vivere?
E' giusto vivere quando l'unica cosa a cui si tiene, l'unica cosa che amiamo è quella che ci fa star male?
Harry lo sapeva. Harry avrebbe potuto rispondere a Tom.
Ma il bambino sopravvissuto non c'era.
Era laggiù, in quell'antro buio...a guardare in faccia la sua paura, il suo nemico.
Era in quel luogo dove la cosa a cui teneva e che allo stesso lo faceva star male non poteva entrare.
In quell'angolo di cuore dove tutto era puro e limpido, in quell'angolo di cuore dove Tom avrebbe potuto stare al caldo, al sicuro.
Lucilla allora si rimise in piedi, posandogli le mani sulle spalle. Lo fece voltare, poi gli s'inginocchiò davanti, pulendogli via le lacrime con le dita.
- Io non rinchiuderò con me.- mormorò, strappandogli un altro gemito - Non oggi almeno.- aggiunse, fissandolo attentamente - Sono un demone, Tom. Ormai non ho più nulla di umano ma con la poca anima che mi è rimasta che sta lentamente svanendo, ti faccio una promessa. Giurami che starai qui...giurami che per sette anni vivrai in questa scuola. Giurami che vivrai accanto a queste persone, giurami che starai con Damon, Claire e Beatrix. Giurami che proverai a vivere con Harry e Draco, che proverai a crescere. Se poi il giorno in cui compirai diciotto anni vorrai tornare da Caesar, allora io non farò più nulla per fermarti. Sarò io stessa a chiuderti le porta alle spalle.-
Il mago chiuse gli occhi, distrutto. Sette anni.
- Non posso stare con Harry.-
- Si che puoi.-
- Lui mi odia.-
- Lui ti vuole bene. Come fai a non capirlo?-
- Io sono il figlio dell'uomo che gli ha rovinato la vita.- asserì il ragazzino - Come puoi pensare che mi voglia bene?! Come puoi pensare che per me sia giusto stare con lui? Lui non merita di stare male per me!-
- Ti avevo detto che non sarebbe stato facile Tom. Per voi non lo sarà mai. Accettalo...e cerca di cambiare le cose.-
- Come posso cambiarle?-
Lo sentì allontanarsi definitivamente con la testa e col cuore, quando si scostò ancora.
Era stanco. Stanco e triste. Non l'aveva mai visto così neanche il ritorno dall'Italia.
Allora fece ciò che doveva fare. Forse se ne sarebbe pentita, forse l'avrebbe rimpianto per l'eternità.
Però era l'unica cosa che in coscienza poteva fare. Avrebbe lasciato tutto nelle mani del bambino sopravvissuto. Tutto nelle mani di Tom. Che insieme o separati avessero trovato la soluzione.
Che insieme o separati avessero deciso da che parte stare. Che guerra combattere.
Ormai anche per Tom era arrivato il momento di decidere se stare o meno con il bambino sopravvissuto.

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 44
*** Capitolo 44° ***


Dest44

 

 

Fu la luce del sole a svegliare Tom Riddle ma fu la consapevolezza, invece, a schiacciarlo nel letto di Draco.
Pesante come un macigno, dura come le sbarre di una cella e nera come l'abisso.
La triste, amara e velenosa consapevolezza.
Aveva fatto un promessa quella notte e l'avrebbe mantenuta fino al giorno dei suoi diciotto anni, il giorno in cui finalmente non avrebbe più potuto far soffrire nessuno.
Si mise a sedere nel letto di Malfoy, esausto dal sonno troppo agitato e dagli incubi che non gli avevano dato pace.
Se era quella la vita che l'aspettava, sarebbero stati sette anni molto lunghi.
Lentamente si lavò e si vestì, poi senza dire una parola uscì dalla Torre Oscura dove erano rimasti ancora alcuni Auror dalla notte precedente. Non alzò gli occhi su nessuno di loro, anche se sapeva perfettamente che, a parte le chiacchiere che si facevano sul suo rapporto con Harry, in molti ancora non si fidavano di lui.
Non vide né Ron, né Hermione, né Potter e Malfoy e questo gli disse che neanche Edward allora doveva essere ancora tornato. Non andò a fare colazione in Sala Grande e tantomeno tornò a Grifondoro.
Non aveva nessuna intenzione di vedere nessuno, tantomeno di andare a lezione.
Non gl'importava dove sarebbe andato. Non gl'importava di cacciarsi nei guai. Non gl'importava nemmeno di finire catturato, di farsi mettere in punizione dai professori. Niente, non gl'importava di niente.
Mentre attraversava i corridoi qualcuno ancora gli scoccava qualche occhiata di blando interesse o di angoscia, lui non capiva bene, e ricominciava il chiacchiericcio, ricominciavano le voci e ibisbigli.
Uscì dalle mura, diretto al lago.
Il sole faceva capolino fra le nubi color panna e diverse civette sfrecciavano verso Hogwarts, all'ora della posta.
Silenzio.
Attorno a lui c'era solo silenzio, anche se la natura del paesaggio faticava a contenersi.
Andò a sedersi in riva al lago, su una roccia che sporgeva e su cui s'infrangevano le onde.
Perché si sentiva così vuoto? Perché si sentiva così solo?
"E Harry Potter? Sei sicuro che lui ti voglia accanto a sé?"
Katrina aveva ragione. Lei, Vanessa e i Mangiamorte...quello non era il suo posto.
Il suo posto non era accanto a Harry Potter.
Sollevò lo sguardo su Hogwarts...Harry era lì. Lo sentiva.
Ma lui era solo. Harry sarebbe sempre stato solo.
Anche se se ne fosse andato, anche se avessero vissuto lontani...Harry sarebbe sempre stato con lui.
Era vero, aveva ucciso suo padre. Ma perché non gliene importava nulla?
Solo perché Tom Riddle era stato un assassino? Perché non provava nulla per quell'uomo, per la sua vera madre?
Perché li aveva sempre sentiti lontani?
Ora avrebbe dato la vita per poter vedere Voldemort in faccia...e leggergli negli occhi. Leggere in lui quell'anima nera che aveva distrutto la vita a Harry.
"E Harry Potter? Sei sicuro che lui ti voglia accanto a sé?"
No, Katrina aveva ragione.
Lui non poteva più stare con Harry. Lui doveva stare con quelli come lui...col suo stesso sangue velenoso.
- Ciao tesoro.-
Come se fosse stata chiamata, Vanessa Lestrange gli apparve alle spalle.
A distanza di qualche metro, era in piedi dietro di lui, bellissima nel suo mantello color sangue.
I lunghi capelli che ondeggiavano al vento, il ghigno di chi sa di aver vinto una grande battaglia.
Tom la guardò, rivedendo in lei l'immagine di Bellatrix Lestrange.
Con lo sguardo perso e triste, riportò la sua attenzione sul lago.
- So che Katrina ha parlato con te.-
Il maghetto annuì appena.
- Dimmelo tesoro...- Vanessa sorrise sorniona, facendo un passo verso di lui - Dimmelo.-
- Cosa?- Tom di colpo la fissò dritta in viso, facendosi estremamente distante - Che hai vinto? Vuoi sentire questo?-
Mai.
Il bambino le dette di nuovo le spalle. Si, era il figlio di un assassino. Si, voleva bene a qualcuno che invece l'avrebbe odiato. Si, aveva sangue sporco nelle vene. Si, era vero tutto quanto.
Ma non sarebbe diventato come lei, come i suoi fratelli.
- Non vorresti vederlo?- Vanessa inclinò il capo, osservando la sua schiena curva - Non sei un bambino diverso dagli altri. Harry Potter avrebbe dato la vita per avere la possibilità che tu hai oggi. Conoscere tuo padre. Il mago migliore di tutti i tempi.-
Un serpente che era strisciato nelle case dei più deboli, per ucciderli.
- Non vuoi vedere il suo viso? Non vuoi toccare le sue mani? Non vuoi sentire la sua pelle sotto le dita? Non vuoi udire la sua voce? Non vuoi...abbracciare tuo padre?-
- Perché?- Tom piegò appena le labbra - Ha un cuore per capire chi sono?-
- Ti stupiresti di cosa può fare.-
- Tu non l'hai mai conosciuto.- le disse rabbioso - Non parlare come se sapessi chi è davvero.-
- Invece una volta lo vidi. Anni fa. Quando sono diventata Mangiamorte.-
- E ora vuoi che anche io lo diventi, vero?-
Vanessa sorrise di nuovo, con aria pigra - Io voglio una sola cosa da te, tesoro.-
- Cosa? L'odio e la vendetta verso Harry?- la risata troppo adulta del piccolo Riddle fece tremare anche la sua sorellastra che rivide in quegli occhi bluastri un qualcosa che non avrebbe dovuto ancora apparire - Non so cosa tu voglia da me in particolare ma so che volete resuscitarlo. Ora è morto...e presto riavrete anche quelle ossa...ma non vi bastano più i vecchi ingredienti vero?-
- Complimenti amore, vedo che sei stato informato. Sei molto sveglio.-
- Cosa vuoi davvero da me?-
- Riportarti da tuo padre. Sei il mio dono per lui.-
- Non sono solo questo. Cosa ti serve da me?- Tom la fissava senza battere ciglio - Ossa del padre, carne del servo, sangue...del nemico. Di Harry. Ma questo bastava quando Voldemort era sotto l'Horcrux. Adesso ti servo anche io.-
- Sei il degno figlio del nostro grande signore.- sussurrò la strega, piegando sinistramente la bocca.
- Se sai che so...- il piccolo mago scosse il capo - e sai che voglio solo che Harry stia bene...come puoi chiedermi di tradirlo?-
- Uccidere l'uomo che ha ammazzato tuo padre come un cane tu lo chiami tradire?- sussurrò la Lestrange.
Eccolo di nuovo, quel bivio. Quell'orrido e cupo bivio.
Non c'era risposta sbagliata a quella domanda. Non c'era motivo di tentennamento.
Harry aveva ucciso suo padre. Agli occhi di tutti non ci sarebbe mai stato motivo per cui lui avrebbe dovuto essergli fedele, volergli bene.
Si alzò, deciso a troncare quel discorso.
- Non potrai scappare ancora a lungo.- gli disse Vanessa, rimettendosi il cappuccio sul capo - Dovrai decidere prima o poi. Ricorda che sei anche mio fratello. Ogni secondo che passi con Potter e Draco mi fa contorcere le viscere.-
- Draco ha sempre saputo come siete.- le sussurrò, andandosene via.


Le fiaccole languivano, il suono del respiro di Harry era amplificato fino alla nausea.
Semi sdraiato sui gradini del Velo, guardava il soffitto.
Nel rifletto dello Specchio delle Brame, Voldemort era seduto al suo fianco.
"Perché vieni qui ogni notte bambino sopravvissuto?"
- Perché sono masochista.- rispose il moro con sarcasmo.
Tom Riddle fece una smorfia, forse per la prima volta irritato da un semplice dialogo col suo più grande nemico.
"Perché vieni a parlare con me Harry?"
- Te l'ho detto. Ho del tempo da perdere.-
"Passa i tuoi ultimi giorni coi tuoi amici."
- Vai al diavolo.-
"Già fatto." Voldemort ghignò "E grazie a te."
- E allora tornaci.- sibilò Potter in serpentese, digrignando i denti - Esci dalla mia vita.-
"Sciocco ragazzino...non avresti una vita senza di me."
- Credi?- Harry si mise in piedi, ridendo con cinismo - Si, hai completamente ragione. Senza di te avrei vissuto una vita dettata dal tedio di una quotidianità priva di persone che tentano di uccidermi. Senza gloria.-
"La gloria Harry...è ciò che rende la vita di un uomo degna di essere vissuta."
- E tu l'hai trovata bastardo?-
L'Auror fece un paio di passi lì attorno, ridendo con serio divertimento.
- Eh? Tu hai trovato la gloria? Dì un po'...sei seduto al fianco del diavolo ora? Un posto d'onore per un assassino.-
"Cos'è che ti urta bambino sopravvissuto?" gli occhi rossi del Lord Oscuro sfavillarono d'interesse, mentre intrecciava le mani "Cos'è che ti rende così rabbioso? Il fatto di essere d'accordo con me?"
Harry si bloccò, tornando a fissarlo. Ora le sue iridi verdi erano accese di fiamme.
- Se non fossi ben protetto lì dentro...- gli ringhiò avvicinandosi - Ti ucciderei di nuovo!-
"E ci hai goduto vero?" Voldemort si alzò a sua volta, ora dritto a fronteggiarlo nel riflesso dello Specchio "L'hai sentita quella sensazione...quell'ondata di voluttà, di potenza...mentre mi hai trafitto! Eh bambino sopravvissuto? Non mentire con me...tu hai esultato uccidendomi!"
- La vendetta non sempre è amara.- gli rispose l'Auror.
"Sei un assassino, mio caro."
- Non mettermi sul tuo stesso piano.-
"Perché? Dove sta la differenza?"
Harry scoppiò a ridere, passandosi le mani fra i capelli e tornando a camminare freneticamente lì attorno.
Dio, più quello parlava e più iniziava a dargli ragione.
"Sei ancora un ragazzo, Harry."
Voldemort esibì un sottile riso denigratorio "Sei ancora giovane, ancora immaturo. Sei rimasto il sedicenne che mi ha ucciso. Sei rimasto fermo al giorno in cui hai perso la tua ragione di vita."
Quell'ultima frase lo gelò, ghiacciandogli il sangue nelle vene.
E la rabbia, la collera, la frustrazione risalirono come un mare in tempesta.
- Fa pena sentir parlare così uno che avrebbe avuto un'altra ragione per vivere e l'ha mandata in fumo.- ringhiò inferocito, prima di pensare di tacere.
"Di cosa parli? Lucilla?" Voldemort sorrise, proprio come ogni volta che si parlava di lei "Conosci l'amore per una donna Harry?"
- Si.- sibilò.
"Se lo sai...sai che per metà sono morto per lei."
- Non parlavo di lei.- ringhiò con stizza - Ma tanto non puoi capire, grande mago. Ma si...il mago migliore di tutti i tempi. È vero.- aggiunse, andandogli di nuovo di fronte - Sei forte Tom, sei stato un grande mago. Un grande, onnipotente, geniale mago...ma come uomo non hai mai capito nulla.-
"E tu bambino sopravvissuto?" Riddle gli puntò gli occhi addosso "Fai strani errori, per come parli."
- Oh...io capisco invece. Capisco fin troppo bene!- sbottò - E morirò, uccidendomi con la mia stessa bacchetta, piuttosto che mandare tutto all'aria come te per un ideale assurdo!-
Ci fu un attimo di silenzio, un tetro e distruttivo silenzio.
Si guardavano, si studiavano...uno attento, l'altro nervoso.
Poi Voldemort tornò a sedersi sui gradini del velo, riflesso nello specchio...e tornò a fissarlo incuriosito.
"Ridimmelo Harry...perché sei qui?"
...Perché voglio bene a tuo figlio. Il figlio dell'uomo che ha ammazzato i miei genitori.
Potter tacque, chiudendosi nelle spalle.
"Cos'è che mi nascondi?" il Lord Oscuro continuava a scrutargli dentro ma trovava un muro, un muro invalicabile.
Cos'è che il suo nemico gli nascondeva?
"Lo saprò presto, Harry."
La voce sibilante di Riddle gli trafisse l'orecchio.
"Anche da quaggiù...sento i miei servi che urlano il mio nome. Presto sarò qui...e sapendo che stanno cercando di riportarmi in vita senza Horcrux, oso pensare...a qualcosa che mi scalda ogni singola parte del mio essere perduto." Harry si voltò di scatto, fissandolo a occhi sgranati "Stanno cercando di riportare in vita un morto Harry...non un mago sotto Horcrux...un morto. Tu mi hai ucciso. Il mio spirito è perduto...e solo l'incantesimo più nero che demone e non mago abbia mai concepito può farlo."
Sapeva. Potter capì che sapeva.
"Dimmi Harry...dimmi cosa nascondi."
Le fiaccole in quel momento languirono più forte e dei passi risuonarono nell'ingresso della sala.
L'Auror si volse e vide qualcuno sulla soglia.
Ron lo guardava e nel frattempo tendeva i sensi, cercando, cercando....
- Cosa fai qui? Come hai passato l'Idra?
Weasley tacque, scendendo la scalinata e continuando a scrutare negli angoli bui.
- Con chi parlavi?- gli chiese il rossino, raggiungendolo.
Harry abbassò lo sguardo, evitando i suoi occhi.
- Con chi parlavi?- gli richiese il suo migliore amico - Harry, ho bisogno di sapere cosa fai.-
- E' inutile.-
- Cosa è inutile?-
- Parlarne.- rispose Potter - Non serve che tu venga qui.-
- E tu perché ci vieni? Per vedere i tuoi?-
- No.-
- No?- Ron guardò anche il velo - Centra con Voldemort?-
In quel momento una risata orrorifica serpeggiò nella sala e quando ne sparì anche l'eco, Ron ormai sapeva.
L'aveva riconosciuta quella voce.
L'espressione di Harry ora gli diceva tante cose. Tante cose che per anni si era rifiutato di vedere.
Da quando il suo migliore amico aveva quell'espressione negli occhi? Da sempre forse.
- Perché non me l'hai detto?- sussurrò Weasley.
Lo sentì ridere e la sua risata sembrò uguale a quella del Lord Oscuro.
- Cosa potevo dirti?- sussurrò Potter, passandosi una mano sulla faccia, distrutto - Che non riesco a liberarmi dall'ossessione di Riddle? Che sono pazzo? Che mi odio ogni volta che mi specchio? Odio Voldemort, odio i Mangiamorte, odio tutti coloro che mi vedono come un eroe. A volte odio perfino quello che faccio, la gente che salvo. Ci sono giorni che vorrei solo seppellirmi. Ci sono giorni che maledico mia madre e mio padre per avermi salvato. Ecco come mi sento.- sibilò sorpassandolo - Volevi che ti dicessi la verità?-
- Si, mi sarebbe piaciuta sentirla.- lo fermò Ron, con voce altrettanto bassa - Mi sarebbe piaciuto aiutarti.-
- Nessuno può aiutarmi.-
Nessuno.


- Come sarebbe non c'è?-
Cloe King scosse il capo per l'ennesima volta, restando con la sua espressione preoccupata davanti a Hermione.
Damon e Beatrix erano con la Grifondoro e confermarono le preoccupazioni della Granger.
Tom non si era presentato alle lezioni.
- Credo sia fuori dalle mura.- le disse la biondina - Lo sento distante.-
Hermione imprecò fra i denti, sempre più nervosa. Dannazione, la faccenda stava cominciando a scivolarle via di mano. E non solo Tom. Anche Harry si trovava in una situazione delicata, troppo delicata.
- State qui.- ordinò - Io avviso gli altri e andiamo a cercarlo.-
- Ma perché?- saltò su Damon - Noi possiamo darvi una mano!-
- Già, potremmo esservi utili!- s'impuntò anche Trix ma la Grifoncina scosse il capo - No, no ragazzi. Avete già rischiato grosso l'altro giorno e Tom non deve preoccuparsi anche per voi, senza contare che fuori ci sono i Dissennatori. Dovete restare qui e avvertirci se lo vedrete tornare! Io richiamo gli altri e andiamo tutti a cercarlo.-
I tre maghetti misero il muso, ma annuirono e promisero di starsene buoni.
Chi invece la prese malissimo fu Harry. Quando venne a sapere che Tom non si era visto per tutta la mattina sbiancò letteralmente e trasformandosi in Animagus si catapultò fuori dalla finestra mentre tutti gli altri si riversavano in massa in giardino. Venne allertato anche Hagrid e pure Gazza dovette mettersi al lavoro.
La Foresta Proibita, il lago, i dintorni...
Harry Potter col cuore in gola stava a girare su se stesso, senza capire più niente.
I suoi occhi vagavano ovunque eppure non avrebbe saputo dire neanche dov'era. Gli sembrava d'impazzire.
Tom. Perché? Perché non ci era stato più attento?
Lui, bastardo schifoso, aveva perso tempo a parlare con Voldemort...ma non si era preoccupato di parlare con Tom dopo avergli sbattuto in faccia che suo padre stava per essere resuscitato.
Se gli fosse successo qualcosa...se i Mangiamorte l'avessero catturato...
- Calmati, sei isterico.-
La voce di Draco lo raggiunse alle spalle, fredda ma con un leggero fremito nel tono.
Per un attimo i due si guardarono e i bracciali reagirono. Iniziarono a vibrare leggermente, avvicinandoli.
- Ci sono i Dissennatori qua attorno.- sussurrò il moro, tornando a vagare frenetico sui confini del bosco.
- Lo so anche io.- ringhiò Malfoy.
- E allora fatti venire in mente qualcosa!- sbottò Potter - Cristo fa qualcosa!-
- Ma cosa vuoi che faccia?!- Draco deglutì, mentre si ritrovarono definitivamente incollati - Cosa vuoi che faccia eh? Ho paura quanto te! Non dovevamo lasciarlo da solo!-
- Ragazzi finitela, non è il momento!- sbraitò Ron alle loro spalle, furibondo - Ok, siete due imbecilli. Lo sappiamo tutti! Ma ora riprendetevi! Tom può aver bisogno di aiuto e non saranno i vostri piagnistei a riportarlo qui!-
- Ha ragione lui.- sentenziò Tristan, guardando verso la foresta - Sentite, adesso mi trasformo e vado a farmi un giro nel bosco. Non credo che ci sia entrato ma visto che Clay ancora non torna è inutile starsene con le mani in mano!-
- Si ma qui attorno è pieno di Dissennatori!- Potter si guardava attorno come paralizzato - Dio se gli è successo qualcosa...-
- Non gli succederà niente, non fare il menagramo!- lo rimbeccò Weasley - Si starà solo facendo due passi! Non hai mai segato le lezioni in vita tua?!-
- Tom non è come me!- concluse Harry lapidario, dando le spalle a tutti.


Questo non era esatto. Tom Riddle, sebbene di un'altra pasta e con un carattere più mite e tendenzialmente diverso da quello ribelle del bambino sopravvissuto, sarebbe cresciuto e avrebbe coltivato quella fiammella che in quel momento lo stava spingendo a sapere. A conoscere la verità.
Rientrato a scuola senza sapere che gli altri lo cercavano, puntò dritto verso un posto preciso.
Corridoio a destra del terzo piano.
Harry andava lì ogni notte, non avrebbe potuto spiegare come lo sapeva ma ne era certo.
Mesi prima aveva sognato Harry in un posto pieno di fiaccole, a parlare con qualcuno con la voce sibilante.
Quel posto doveva essere per forza nella botola sotto quell'Idra.
Volava sapere, voleva capire cosa ci faceva Harry là sotto. Lui voleva sapere...voleva la verità.
Salita la scala però e girato il primo angolo buio e tetro anche a quell'ora del pomeriggio, capì di non essere solo.
- Come speravi di fregarmi?- gli chiese Damon Howthorne, uscendo dall'ombra del muro.
Tom tacque, guardandolo attentamente.
- Ricordi quando hai deciso di stare con me? Bhè, forse dovresti ripensarci.-
Il Serpeverde per tutta risposta sogghignò, mettendosi il cappuccio sul viso e levandosi la cravatta, onde farsi riconoscere da lontano - Fammi il piacere.-
- Non sto scherzando.- Riddle si fece serio, gli occhi blu scuri come la notte - Rischi troppo.-
- Ti faccio una domanda, poi vediamo se riesci a rispondere.- soffiò il Legimors pigramente - Secondo te sono così stupido da rischiare per qualcosa che non mi darà nulla in cambio?-
- Insomma, io non ti capisco!- sbottò il Grifondoro - Perché sei così testardo?! Cos'hai visto si può sapere?-
- Affari miei.-
- No, sono anche affari miei visto che rischiamo il collo in due!-
- In tre.- cinguettò Cloe arrivando alle loro spalle con un sorriso sornione sulla faccia.
- Come cavolo hai fatto a trovarci?- le chiese Howthorne allibito.
- Tu vedi? Io sento.- fu la sola risposta della biondina.
- E io fiuto.- ridacchiò Trix apparendo dall'ombra, facendo sobbalzare gli altri tre - Mamma mia, ragazzi.- ridacchiò sarcastica - Cosa c'è? Avete paura che il vampiro vi mangi?-
In effetti la figura della Vaughn lì al buio era parecchio inquietante ma Tom sospirò profondamente, esausto da quella lunga giornata che era solo a metà strada dal finire.
- Andatevene via.- ordinò secco, mettendosi il cappuccio in testa a sua volta - Non potete venire.-
- Perché no?- Trix e Cloe misero un finto muso capriccioso.
- Già, perché no super mago?- fece Damon con tono diffidente.
- Perché è pericoloso.-
- Ah già...che stupidi, ce l'eravamo scordato.- frecciò la King sprezzante.
- Insomma ma perché volete farvi ammazzare?-
Trix sbuffò, guardando Howthorne - Damon moriremo oggi?-
- A quanto ne so io no.- rispose placidamente l'altro.
- Vedi?- continuò la Diurna - Dove sta il problema?-
Tom a quel punto lasciò perdere. Cos'avrebbe potuto fare per levarseli di torno? Niente.
Filarono dritti alla porta che avevano già scoperto mesi prima, stavolta però senza mantello visto che era stato rubato dai Lestrange (e che purtroppo per loro fosse inutilizzabile visto che Caesar l'aveva stregato affinché rispondesse solo a Tom!) e dolcemente, cercando di far cigolare meno possibile il cardine, misero un occhio dentro alla stanza. L'Idra dormiva. Ma ci sarebbe bastato poco per svegliarlo, infatti ogni tanto la strana cresta che aveva sul cranio di mezzo si rizzava. Le altre tre teste invece dormivano placidamente.
- Come lo sistemiamo?- sussurrò Cloe.
- Zitti, faccio io.- Tom cominciò a frugare nelle tasche, estraendone una bottiglietta verdina molto piccola, col tappo di sughero. Lo tolse e lo fece rotolare dentro, proprio un secondo prima di richiudere la porta. Si sentirono dei versi orribili da dentro e Damon si mise le mani sulle orecchie.
- Dio ma cos'era?!-
- Pozione Sonnolenta.- spiegò Riddle, mentre i ringhi si facevano più flebili.
- Non l'avrai fatta tu!- sbottò la Vaughn.
- Certo che no, l'ho rubata a Draco.-
- Altra bella garanzia.- frecciò Cloe, rimettendo un occhio nella serratura - Ok, campo libero. Sono secche.-
- Vado prima io.- Trix passò nel piccolo spiraglio - Preparatevi a scappare.-
La Diurna, con un passo felpato che nessun umano poteva sognarsi, raggiunse lentamente l'Idra viola del Galles che ora era adagiata scompostamente sulla botola. Era grande, violacea e puzzolente. Un alito bestiale.
In aria c'era ancora un po' della Pozione Fumogena Sonnolenta di Malfoy ma se non altro stava scemando rapidamente.
La Vaughn controllò ancora che la testa centrale non fosse solo mezza intontita.
Si muoveva un pelino ma niente di troppo pericoloso...o almeno sperava.
Pochi minuti dopo i quattro stavano cercando di spostare gli artigli abominevoli di quel rettile preistorico dalla botola ma non era facile, visto che nel sonno le quattro testone li stavano innaffiando anche di bava.
- Aveva ragione Tom, era meglio andarsene!- sbuffò Cloe schifata.
- Dai che ci siamo...- Damon sentì un cigolio - Ecco...ecco fatto!-
La porticina si aprì tranquillamente, come se fosse stata usata da sempre e questo dette una piccola conferma a Riddle che però guardava in quell'antro buio con occhi poco sicuri. Cosa lo aspettava là sotto? Cosa?
Ci stava ancora rimuginando, diviso fra il desiderio di verità e quello di scappare il più lontano possibile da quel luogo quando la piccola King si accorse che qualcosa non andava.
Un ringhio sottile...e quattro paia d'occhi color ambra si puntarono su di loro.
Le quattro bocche dei maghetti si spalancarono, gridando a loro volta come forsennati e senza aspettare oltre si buttarono dentro, Trix per ultima che scattò via un paio di volte, facendosi rincorrere difficilmente per tutta la sala prima di...esplodere in una nuvola di polvere e precipitare sotto alla botola, dove Tom, Damon e Cloe erano tutti caduti in una specie di fontana abbastanza profonda per impedire che si facessero male.
Ne uscirono bagnati fradici quando Cloe cacciò un altro strillo, buttandosi addosso a Riddle.
- Levatemelo di dosso!- gracchiò impaurita - Levatemi quell'orrido topo dai capelli!-
Damon e Tom, incasinati dai suoi strilli isterici, ci misero un attimo per capire dove fosse il topo...il topo! In realtà la King fra i capelli aveva un pipistrello che le zompettava fra i ricci gocciolanti. Howthorne prese con delicatezza il topastro, come l'avrebbero poi ribattezzata, e un attimo dopo l'animaletto scoppiò in una nuvola di polvere, riprendendo forma umana.
- Maledettissima sanguisuga!- sbottò Cloe attorniata di fiamme - Io non li sopporto i topi, vedi di starmi lontana!-
Trix, mezza intontita, fece un gesto vago con la mano, cercando di riprendere il contatto con la realtà.
- Però...- Tom rideva, mentre cercava anche di placare i nervi della Grifondoro - Grande Trix, sei mitica!-
- Già.- ghignò anche Damon - Peccato che tu non lo sappia fare a comando.-
- E peccato che tutti i topi della terra non siano commestibili come le mucche o le galline!- sbraitò Cloe inferocita, mentre si scrollava dall'acqua come tutti gli altri - Forza, adesso dove si va?-
Si guardarono attorno, non vedendo un'assoluta mazza. Fecero un po' di luce con le bacchette e si ritrovarono in un antro buio e gelido, dalla forma circolare...con una ventina di piccole porte.
- Oh no! E adesso?- sbuffò la Diurna - Qui dentro non sento uno straccio di odore!-
- Ehi, signorina Sensistrega...- frecciò Damon - Che ne dici di usare il radar eh?-
- Mi hai preso per Clay?- la King osservava quelle porte tutta preoccupata - Uffa, non so se posso farcela in tutte quelle porte...i miei esercizi non prevedono ancora cose del genere, che pretendete?-
- Senti, provaci almeno no?- la spronò Tom con un sorriso - In fondo fra noi sei l'unica che ce la può fare Claire.-
- Grazie, adesso mi sento meglio.- ironizzò sarcastica, chiudendo gli occhi - D'accordo...vediamo...-
Passò qualche minuto e la biondina camminava lentamente di fronte ad ogni porticina, muovendosi come di solito si muove un cellulare, nel tentativo di trovare la rete.
- Ci sono.- scandì dopo un tempo che parve interminabile - C'è qualcosa qui dietro!- e ridacchiando s'infilò nell'entrata tirandosi dietro per mano Tom, a cui seguiva Trix e Damon che chiudeva la fila indiana. Andavano per mano, non vedendo quasi nulla se non la pallida luce che usciva dalla bacchetta della King, quando si ritrovarono ad un altro bivio. Stavolta sbagliarono perché si ritrovarono al punto di partenza e imprecando dovettero ricominciare tutto da capo.
Mezz'ora più tardi arrivarono in un'ultima sala dal soffitto piatto e basso, illuminata da una lice bianca che non sapevano dove arrivasse.
- Come fa un mago normale a districarsi in quel labirinto dannato?- ringhiava Trix fra i denti, guardandosi indietro - Mi piacerebbe sapere che ci tengono qui sotto di tanto prezioso!-
- Le ultime parole famose.- sentenziò Damon, davanti con Tom, a sbirciare quella stanza.
- Ci sarà una trappola anche qui.- sussurrò Riddle, inginocchiandosi - State fermi...forse riesco a fare qualcosa.-
Frugò di nuovo nelle tasche, dimostrando ampiamente agli altri tre zuppi maghetti che aveva praticamente rubato ogni sorta di pozione a Draco, per tirarne infine fuori un'altra piccola boccetta, stavolta rossa dal collo lungo.
La spaccò in mezzo al pavimento, facendo esplodere un nugolo di scintille e fumo rosato che sapeva di cannella.
Tossendo, Trix si chiuse il naso - Dio ma cos'è?-
- Tenete aperti gli occhi.- li avvisò Riddle - E' una pozione che dura pochi minuti. La sua polvere magica s'infila negli occhi e ci farà vedere cos'è stato messo sotto incantesimo nella stanza.-
- Tipo lenti magiche.- bofonchiò Howthorne - Meno male che hai preso queste cosette a Draco...-
- Già, ma se ne accorgerà prima o poi.- mugugnò il Grifondoro, mentre la polverina gli pizzicava le palpebre e gli s'incastrava fra le ciglia - Ok...adesso strizzate un po' gli occhi, dovrebbe cominciare a fare affetto.-
- Fattelo dire.- rise Cloe - Sarai un secchione ma sei molto utile quando uno dei uscire vivo da certi posti!-
- Senti chi parla.- le rispose l'altro con un sorriso.
- Oh ecco...- Trix inclinò il capo, stranita - Io vedo in evanescente solo il pavimento. Voi no?-
- Si, anche io.- sbuffò la King - Vuol dire che il pavimento è stregato. Possiamo provare a volare.-
- E come?- rognò Damon - Chi ha progettato queste trappole l'avrà pensato no?-
- Trix, non puoi saltare dall'altra parte?- le chiese Tom.
La Diurna calcolò la distanza, scuotendo poi il capo - No, fin là non ci arrivo ancora.-
- E allora perché non ti trasformi nel topastro di prima eh?- frecciò la King acidamente.
- Perché lo faccio solo quando ho paura, megafessa.- le sibilò la Diurna - E ti avviso che mi sta venendo anche fame.-
- Oh, bella questa!-
- Insomma, finitela voi due!- sbottò Damon, mettendosi in mezzo - Dio, siete peggio di Draco e Harry! Non fatevi saltare i bottini, ci proverò io adesso.-
- Che vuoi fare?- gli chiese Tom curioso.
- Uno dei principali esercizi da Veggente.- sentenziò il Serpeverde con uno sbuffò, guardando attentamente il pavimento - Gli stronzi esercizi personalizzati della Cooman che mi sono sempre rifiutato di mettere in pratica. Il trucco sta nel prevedere i passi giusti, sulle mattonelle giuste...-
- E come fai a prevedere quelli giusti?- gli chiese Cloe.
- Basta scartare le visioni in cui ci vedo saltare per aria o trafitti da qualche oggetto contundente.- osservò sarcastico.
- Ma che roba è? Visioni a comando?- Tom l'osservava posare le mani a pochi centimetri di distanza dalla prima lista di mattonelle quadrate - Certo che però così non è valido.-
- E non è neanche facile.- sentenziò il suo migliore amico - Vi avviso che ci vorrà del tempo.-
- Bhè muoviti.- ghignò la Vaughn - Mi brontola la pancia.-
- Sentito caro il mio Legimors? Alla sanguisuga serve la merenda.- la prese in giro Cloe - Milo ti ha proprio viziata.-
- Tranquilla, secondo me hai il sangue acido.- frecciò la streghetta dai lunghi capelli corvini - Mi sa che l'unico buono fra voi è quello di Tom.-
- Ah, grazie tante.- bofonchiò Damon, che continuava a nel suo lavoro - Questa me la ricorderò in futuro.-
Il tempo passava e la fame, oltre che la noia, cresceva.
Seduti vicini a masticare le riserve di caramelle e dolciumi di cui li riforniva sempre Archie, i maghetti si giravano i pollici ognuno fondamentalmente col pensiero altrove.
- Quel demone tuo amico...- bofonchiò Cloe all'improvviso - Ha trovato Katrina?-
- Cameron è entrato qui?- allibì Trix - Davvero?-
- Si.- annuì Tom, un po' svagato - Ha detto che lo specchio vero in cui è rinchiuso lo spirito di Katrina è dentro alla stanza della prof...di Vanessa.- si corresse, con una smorfia - Ora stanno cercando il corpo umano con cui si sposta normalmente credo. Gli altri col signor Gillespie stanno cercando Peter Minus invece.-
- Vedrai che lo troveranno.- mormorò Damon a bassa voce, concentrato nel suo lavoro.
- Dici? Sono anni che fugge quello lì.- sospirò il moro - Non ci credo più tanto.-
- Se cominci a non credere più nei ragazzi avrai vita corta.- gli disse la Diurna - E' vero che quello è sempre fuggito a tutto e tutti, ma è anche un vigliacco. E dai vigliacchi ti puoi sempre aspettare una sola cosa. Che corrano a nascondersi.-
- Si, sarà anche prevedibile ma questo non ci aiuta a trovare quelle ossa della malora.- considerò la King.
- Secondo me basterà attirarlo in un posto chiuso e togliergli tutte le vie di fuga, semplice.-
- La fai troppo facile superoca.-
- Mi spiegate perché voi ragazze dovete sempre starnazzare in questo modo?- rognò il Legimors seccato e da lì l'innescò l'ennesima ed accesa discussione che si protrasse per un bel pezzo. Erano le cinque di pomeriggio ormai, quando Howthorne fortunatamente esultò, rimettendosi in piedi.
- Gente, ci sono.- scandì, afferrando la mano di Tom - Forza, venitemi dietro e attenti alla piastrella giusta.-
- Se ci fai saltare per aria...- ringhiò Cloe bellicosa - ...ci rivediamo all'inferno!-
- Ecco bravi, così con un colpo solo mi libero di voi.- sbottò Trix seccata.
- Eddai ragazzi, calmi su!- Tom rideva come quella mattina non era riuscito a fare, divertito nonostante tutto. Quei tre, chissà per quale motivo, riuscivano sempre a farlo sentire sereno, parte di un gruppo e...non giudicato.
Lui lì fra loro non era Tom Riddle, il figlio di Lord Voldemort. Lui con loro...era solo Tom.
Saltellarono sulle piastrelle, tutte incredibilmente giuste e quando arrivarono all'ultima porta che li aspettava, si voltarono indietro, stanchi e distrutti dalla fatica, ma soddisfatti.
- Ragazzi, siamo grandi!- e si dettero tutti il cinque, proprio come bambini.
- Ok, adesso speriamo in bene.- mormorò poi Riddle, aprendo la grande porta che avevano davanti.
Vennero colpiti da uno spiffero fortissimo che fece sollevare i loro mantelli, poi un buio cupo e atroce li avvolse, proprio quando il battente schioccò dietro le loro schiene, chiudendoli fuori.
Di fissarono, riprendendosi tutti per mano. Trix era l'unica a vedere benissimo nel buio ma non fu necessario fare molti passi in quell'oblio, infatti una scia di fiaccole appese ai muri si accesero di colpo, abbracciando una grande sala a cui si arrivava tramite una gradinata.
- Io l'ho già visto questo posto...-
Damon e Tom si guardarono, dopo aver sussurrato insieme quella frase.
- Davvero?- Trix guardò il Legimors attentamente - Nel tuo sogno?-
- Si.- annuì il Serpeverde - E tu dove Tom?-
- In un sogno di Harry...o almeno, ho visto Harry qui dentro, una volta, in un sogno...- spiegò, cominciando a scendere i gradini uno per volta, con la bacchetta sguainata - Ma non so se sia vero o no...io di solito sogno quello che gli capita realmente molto di rado. Forse era solo un sogno privo d'importanza.-
- E questi cosa sono?- Cloe si aggirò nello spazio fra il velo e lo specchio.
- Questo specchio...- Damon guardò i ghirigori dello Specchio delle Brame - Non è normale vero?-
- No, quello specchio mostra quello che desideriamo nel profondo.- gli spiegò Tom - Caesar ne ha uno a casa sua.-
Uno per uno i ragazzini ci guardarono dentro...e uno per uno, non sembrarono felici di ciò che videro.
Trix vide i suoi genitori e dei vampiri che l'accoglievano e rise amaramente di quel suo stesso ingenuo desiderio. Damon vide suo padre sorridergli come mai era successo, Cloe distolse subito lo sguardo...e Tom notò appena due occhi verdi apparire al suo fianco. Doveva essere Harry e si scostò subito, deciso a non farsi sbattere in faccia un'altra realtà che non avrebbe potuto mai esistere.
Fu allora che sentì degli strani bisbigli...si volse e il velo attirò la sua attenzione.
C'era...c'era qualcuno oltre quel velo? Che strano, gli sembrava di averlo già visto...anche quello, come lo Specchio delle Brame, ma non nel sogno di Harry. Forse nel Pensatoio di Hermione. Ma non ricordava bene in che ricordo.
L'osservò, continuando a sentire strani voci sottili. Chissà cosa c'era dietro...
Era proprio in mezzo fra lo Specchio delle Brame e il Velo...quando si avverò di nuovo la magia.
Non avendo guardato nel riflesso del suo desiderio, Tom non poteva sapere di aver chiamato a sé qualcuno che inconsciamente avrebbe voluto vedere.
Infatti, ancora volto verso il velo, avvertì uno strano sibilo di serpente...e guardò a terra, dappertutto, cercando di capire cosa fosse...e poi quella voce...quella voce sibilante, ipnotica...lontana.
"Harry cosa vuoi ancora?"
Tom si volse lentamente verso lo specchio...proprio mentre qualcuno, in quel riflesso, sembrava uscire dal velo.
I loro occhi s'incatenarono. E fu un istante. Un battito del cuore.
Ma non si persero più.
- TOM NO!-
Il grido disperato di Harry prese in pieno di ragazzino che vide una mano fumosa e artigliata uscire dal velo alle sue spalle. Non riuscì a muoversi, strozzato da un sentimento che non aveva nome, mentre Lord Voldemort gridava dentro al Velo, gridava a squarciagola.
Ma non l'afferrò mai, nonostante per la prima volta in vita sua fosse stato animato da qualcosa che travalicava il desiderio di potere, di brama, di gloria.
Harry si lanciò addosso a Tom e rotolarono via insieme, proprio quando la stanza iniziò a traballare.
"Ridammelo! Ridammelo!"
Harry, a terra e con Tom stretto addosso, fissava quegli occhi rossi d'inferno. Ora Voldemort sembrava il diavolo in persona. Dietro di lui, nello Specchio e nel Velo, sembravano esserci tutte le fiamme degli abissi più bui.
"E' mio Harry! E' mio! Non potrai tenerlo lontano da me!"
E piano piano, lentamente, quella voce sparì. La sua immagine sparì...
Piano piano, su Hogwarts calò la sera.
E ora anche il figlio del nemico...sapeva.

 

 

 

 

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Capitolo 45
*** Capitolo 45° ***


Dest45

 

 

Sorse la luna nuova su Hogwarts e mentre nei meandri della scuola di Magia e Stregoneria si stava agitando una forza che faceva vibrare il cuore di speranza a ogni Mangiamorte presente sulla terra, gli Auror sapevano che qualcosa laggiù era arrivato a scuotere le loro già deboli fondamenta.
Lo si leggeva negli occhi di chi era tornato da quel luogo.
Hermione Granger sollevò il lembo di stoffa, sentendo un forte odore di carne bruciata.
Fremette per la rabbia, serrando i denti e anche i pugni.
Quanto avrebbe voluto aver davanti chi l'aveva ridotto così. Harry, il suo Harry.
Al fianco della strega, perfino Draco dovette distogliere lo sguardo da quella piaga come marchiata a fuoco.
- Sta fermo...- sussurrò la Grifoncina, sollevando la bacchetta - Piano Harry, cerca di stare immobile.-
Il bambino sopravvissuto taceva, travolto dal dolore. Sulla schiena il segno rovente di una mano, simile a un tizzone.
Voldemort dal Velo era riuscito a toccarlo...e a ferirlo di nuovo.
Era quello il tocco del suo nemico. Non ce n'era un altro simile in tutto il mondo.
- Io aspetto ancora una spiegazione.-
Fu Ron a parlare, seduto in poltrona accanto alla sponda del letto dove riposava ora il suo migliore amico.
La sua espressione era dura, quasi pietrificata, esattamente come quella di Potter che però era rimasto muto dal momento in cui aveva visto Lord Voldemort riuscire quasi a mettere le mani su suo figlio.
E ora quella mano gli era rimasta sulla schiena, segno indelebile che Tom non gli apparteneva.
- Allora?- Ron non sembrava sconvolto dal suo stato - Voglio la verità stavolta.-
- Calma, non sappiamo neanche perché i ragazzi erano là sotto.- sussurrò Malfoy.
- Erano là sotto perché sono dei deficienti e mi sentiranno non appena sarò uscito da qua, ma se mi posso aspettare una cazzata dietro l'altra da una manica di ragazzini di undici anni non me le posso aspettare più da uno di ventidue, neanche se è Harry Potter!- sbottò il rossino alzandosi in piedi con stizza - Porca miseria, che cazzo è successo là dentro, si può sapere? Dal Velo non più venire fuori niente e allora come diavolo ci è uscita quella mano eh?-
- E un'altra cosa, cos'ha visto Tom?- chiese Tristan, arrivando sulla porta della camera di Potter proprio in quel momento - Non per allarmarvi ancora di più ma qua fuori c'è un bel fermento. I bambini sono spaventati e Silente sta arrivando coi professori in gran carriera. Cosa volete raccontare?-
- La verità purtroppo non c'è verso di farsela dire.- sibilò Weasley esasperato.
- Insomma, vedete di sedarvi i nervi.- li zittì anche Jess, mettendo la testa nella porta - Quando Harry si sarà ripreso sarà il caso di discutere di questa storia. Nel frattempo vi avviso che fra poco arriveranno Sirius ed Elettra.-
Harry, sentendo l'ultima frase, tornò a socchiudere gli occhi.
Ecco, adesso chi lo sentiva Sirius...però era contento. Se c'era qualcuno che dopo quello che era successo poteva farlo sentire protetto e al sicuro era proprio lui.
Vendendolo sorridere lievemente, Hermione gli carezzò il capo con mano delicata.
Poi però tornò a guardare quello stampo rovente sulla schiena del suo migliore amico...e si sentì male.
Come poteva un mago umano arrivare a varcare il Velo con la su assenza? Come?
Tom Riddle...Lord Voldemort...che mago. In fondo la bravura non si quantificava nell'animo buono o malvagio degli uomini. La gloria non si misurava con le buone azioni. Nella storia era sempre stata dettata solo da grandi azioni, da grandi battaglie.
Lo stesso Olivander, tanto tempo prima, aveva detto che da Harry ci si poteva aspettare grandi cose.
Esattamente com'era stato per il Lord Oscuro.
Ma restava comunque il fatto che il legame fra un mago morto e un mago in vita avrebbe dovuto spegnersi nell'attimo in cui uno dei due moriva, invece per Harry non sembrava così. Voldemort era trapassato sei anni prima quando Harry al sesto anno l'aveva ucciso, trafiggendolo e poi spingendolo dentro il Velo...eppure ora Riddle continuava ad esercitare la tortura della maledizione su Potter come se fosse stato ancora vivo. Com'era possibile?
Che fosse il Velo ad amplificare il loro legame?
O...qualcun altro?
Tom.
Hermione trattenne un sospiro, passandosi le mani sulle tempie.
- Cosa c'è mezzosangue?- le chiese Draco - Ti è venuto in mente qualcosa?-
- Ci hanno sempre insegnato che le maledizioni legano detentore e il mago che scaglia il maleficio, giusto?-
Ron e Malfoy annuirono.
- Si ma allora perché ora che Voldemort è morto Harry ancora soffre al suo tocco? Perché anche Lucilla ogni tanto sente dolore alla cicatrice? Cos'è che li lega tutti?-
Tristan incrociò le braccia al petto, proprio mentre gli altri tacevano sgomenti, come consci di una nuova verità.
- Stai dicendo che il bambino sta perpetuando la maledizione che l'anatema di Voldemort ha lasciato su Harry con quella cicatrice?- chiese Mckay a bassa voce - Com'è possibile?-
- Bhè...- la Grifoncina si morse le labbra, mentre l'ingresso della Torre Oscura cominciava a riempirsi di Auror e professori - Non ci sono studi che lo provino ma già anni fa Harry e Lucilla soffrivano di questo problema. Tenuto conto del fatto che Harry quando sconfisse Voldemort la prima volta ha assunto alcuni dei suoi poteri, posso pensare che sia successa la stessa cosa a Tom, ma essendo suo figlio fra loro c'è un legame ancora più saldo e profondo. Per questo Tom sente quello che prova Harry, per questo sognano cosa fanno, per questo sentono i loro sentimenti.-
- Stai dicendo che più passerà il tempo e più questo collegamento che hanno fra loro diventerà più forte?- le chiese Jess serio - Ne sei sicura?-
- Ve l'ho detto, il Ministero impedisce certi studi. Dovrei andare da quelli della Dama Nera per saperne qualcosa.-
- Non per fare l'uccello del malaugurio ma certi collegamenti incantati è meglio evitarli.- ironizzò Draco, sollevando il bracciale sinistro con una smorfia - Lo Sfregiato ne ha già a sufficienza.-
- Non credo sia la stessa cosa.- sussurrò Hermione quasi estasiata - Tu e Harry siete legati per spirito da un oggetto dannato secoli fa, mentre con Tom si tratta una sorta di legame magico ereditario...è stupefacente.-
- Perdonami ma non mi sembra la parola adatta.- sibilò Weasley lasciandosi andare di nuovo seduto in poltrona - Considerato che hai appena detto in poche parole che Tom per Harry sarebbe una specie di Voldemort in miniatura potenziato.-
- Non diciamo stronzate per favore.- li zittì Jess - Il bambino s'è trovato di fronte a suo padre e non dev'essere stato particolarmente piacevole, quindi vediamo di decidere.-
- Su cosa?-
- Su cosa dirgli.- replicò Mckay, passandosi una mano fra i capelli biondi - Se non sbaglio la vostra politica è quella di non tenerlo all'oscuro di nulla, giusto?-
- Questa però è difficile da mandare giù.- sussurrò Hermione.
- Senza contare che Harry quasi c'è rimasto secco.- ringhiò Ron con rabbia - Senza offesa ma questa situazione si sta complicando con una rapidità impressionante. Credevo che avremmo avuto più tempo per cercare Codaliscia, per cercare gli altri ingredienti...e adesso ci ritroviamo con quel maledetto serpente che quasi esce dal Velo da solo, Tom al limite di una crisi isterica e Harry ridotto così! Come la risolviamo adesso?-
- Oggi neanche s'è vista Katrina, consolati.- frecciò Tristan sarcastico.
- Perdere la calma non serve.- mugugnò Jess guardandosi alle spalle - Ecco, è arrivo Silente.-
- Andrò subito da Tom.- sussurrò Draco, piegandosi leggermente sul letto - Sfregiato...mi senti?-
- Si.- mormorò Potter a fatica.
- A lui ci penso io, va bene?-
Il moro deglutì, passandosi la lingua sulle labbra secche - Come sta?-
Malfoy scosse il capo - Non bene.-
- E' spaventato?-
Ron ridacchiò, carezzandogli la testa - Perché tu no?-
Gli strapparono un blando sorriso, poi richiuse gli occhi e parve addormentarsi almeno fino a quando non arrivò Sirius. Si era tolto il mantello buttandolo addosso a Malocchio ed entrando praticamente come una furia, tampinato da Remus che cercava di calmarlo ma invano.
Non degnò di un saluto nessuno, tantomeno i colleghi e Silente, ma il preside conosceva Black alla perfezione e sapeva bene che quando c'era di mezzo Harry, Sirius non vedeva altro che il suo figliastro.
- Ciao.- l'apostrofò il bambino sopravvissuto, aprendo leggermente le palpebre.
- Ciao.- Sirius andò a sedersi al posto di Ron, prendendogli la mano destra - Ehi, come va?-
- Uno schifo.-
Black sogghignò morbidamente - Già, lo immagino.-
Guardò la ferita del suo figliastro, dove Hermione vi aveva applicato un impacco giallognolo. Sembrava gli stesse alleviando le sofferenze, poi avrebbero provveduto a fargli guarire completamente la piaga, anche se non tutti credevano che sarebbe sparita senza lasciare traccia.
- Ogni notte...-
Sirius sollevò lo sguardo su Potter, attento e pronto a sentire qualsiasi verità.
- Continua.- lo implorò quasi.
- Ogni notte...- Harry si umettò di nuovo le labbra - Ogni notte io vado da lui.- e mentre gli occhi grigi di Sirius diventavano come metallo fuso, il bambino sopravvissuto tornò a quando tutto era cominciato - Laggiù c'è il Velo. Se messo davanti allo Specchio, può far vedere chi noi desideriamo rivedere con tutto il cuore.-
Conscio che non era facile spiegarlo, attese che il suo figliastro raccogliesse il coraggio per farlo.
Lo sentiva fremere sotto la sua mano, ad indicare che per lui era quasi impossibile spiegare cosa lo legasse a Voldemort.
- Quando...quando l'ho ucciso, a sedici anni...- sussurrò il moretto -...mi sono sentito svuotato. Lui aveva ucciso molte delle persone a cui volevo bene, credevo di aver perso anche te. Mentre lui morì da solo. Solo il fatto di avere ancora altri Mangiamorte da sistemare mi ha tenuto in piedi. Ho odiato Riddle fin da quando ho memoria di essere un mago...e quando è morto, se n'è andata anche il mio desiderio di vendetta che in quegli anni mi aveva permesso di camminare a testa alta. Quando è morto, il ho smesso di essere Harry Potter, il bambino sopravvissuto. O almeno così mi sono sentito allora. Non sapevo più chi ero. Non avevo più una strada dritta da percorrere. Ora invece, vedendolo ogni notte, mi guardo allo specchio e vedo ancora qualcuno che conosco. Solo Harry, il bambino sopravvissuto. Ma sono questo solo perché c'è lui. E più cerco di liberarmene...più lo sento vicino a me.-
Sirius, desolato, gli carezzò piano la testa, passandogli il pollice sulle tempie doloranti.
- So che non è facile. Vivi nell'attesa della vendetta...e quando la ottieni, non ti rimane altro che la polvere del tempo che hai perso.-
Harry annuì, serrando le palpebre.
- Credevo che io e Lucilla una volta finito tutto avremmo potuto voltare pagina, ma non è stato così. Lei resterà sempre la moglie di Voldemort e io quello che l'ha ucciso.- detto quello però gli sfuggì un gemito e si portò la mano agli occhi, come disperato - L'ho ucciso Sirius...Cristo ho ucciso il padre di Tom!-
Black chiuse gli occhi, sentendo finalmente le parole che aveva temuto e sperato al tempo stesso di sentirsi dire.
- Shh...vieni qui.-
Si lasciò andare il bambino sopravvissuto. Si lasciò stringere quando in vita sua poche persone avevano avuto l'accesso al suo cuore, troppo timoroso di poter perdere chi amava. Si lasciò andare a quell'abbraccio come un naufrago. Dio solo sapeva quanto ne aveva bisogno. Ora non c'era più la vendetta a tormentarlo ma il rimorso.
E forse era qualcosa di ancora più pericoloso.

May Aarons entrò a Hogwarts con la strana sensazione che fosse accaduto qualcosa.
Orloff e i suoi stupidi modi boriosi, arroganti e puntigliosi le avevano portato via letteralmente due giorni e sentiva che lì a scuola c'era un'aria carica di elettricità. Doveva essere successo qualcosa di grave perché anche i prefetti andavano in giro per i corridoi tutti agitati.
- Ben tornata May. Fatto buon viaggio?-
L'Osservatrice si voltò di scatto, trovandosi alle spalle qualcuno avvolto in un costoso mantello scuro.
Lo riconobbe subito, sorridendo.
- Certo Edward.- rispose dolcemente - E tu? Come sta tua nonna?-
Edward Dalton si levò svogliatamente il cappuccio dal viso dove nei suoi occhi azzurri balenava uno sprazzo di puro divertimento. - Va un po' meglio.- sussurrò, levandosi i guanti con movimenti pigri, mentre risalivano la torre - Ti hanno informata che ci sono stati guai?-
- No, purtroppo Orloff mi ha segregata nel suo studio insieme ai membri del Wizengamot.-
- Peccato.- le disse soave - Ci sono novità interessanti.-
- Davvero? Spara, sono tutta orecchi.-
L'Auror ghignò leggermente, man mano che si avvicinavano alle loro stanze - Pare che i ragazzi abbiano trovato Minus.-
La mora si fermò sui gradini, allibita.
- Che c'è?- Edward le sorrise sornione - Stupita? Hanno un fiuto particolare verso Codaliscia.-
- Incredibile.- la Aarons si riprese, correndogli dietro - Sono stupefatta, sapevo che eravate bravi ma scovarlo così facilmente! E dov'è?-
- Non so, per lettera non mi hanno detto nulla.-
- Si, immagino.- May gli scoccò un'occhiata obliqua - Credi che attaccheremo presto?-
- Non so, dipende da cosa vuole fare Harry.-
- Già. Ti confesso che sono preoccupata per lui.-
- Non devi. Se l'è cavata fin da quando aveva undici anni.- Dalton raggiunse finalmente il pianerottolo magico che si apriva sull'ingresso del loro piccolo quartier generale in miniatura - Speriamo solo non sia caduto il mondo mentre noi non c'eravamo!-
Purtroppo fu una speranza vana. La stanza doveva essere insonorizzata perché quando Dalton l'aprì ne uscì un'orda di voci fra il tonante e l'isterico che ebbero il potere di spaventare anche Pix. Fermo sulla soglia con May alle spalle, sembrava quasi invisibile visto come si stavano urlando dietro Duncan e gli altri membri dell'Ordine mentre i professori di Hogwarts facevano arcignamente su e giù per il pavimento, quasi facendoci il solco.
- Buonasera.- brontolò, per farsi notare - Come va?-
Duncan, Kingsley, Silente e Piton si risolsero a guardarlo e i loro occhi erano fiammeggianti.
- E come vuoi che vada?- sbuffò Tonks, prima che Gillespie lo prendesse per il collo - Hai presente il Velo in cui Harry ha chiuso Voldemort?-
- Si, vagamente.-
- E' qui, nella scuola.- gli disse Malocchio arcigno - E a quanto pare Tu-Sai-Chi stanotte ha cercato di uscire. A momenti è riuscito a mettere le mani su suo figlio...mentre su Potter le mani ce le ha messe proprio.-
- Come sarebbe?- sibilò l'ex Corvonero.
- Sarebbe che Harry è rimasto ferito.- gli chiarì Ron, seduto a tavola - Ciao Ed, tutto bene?-
I due Auror si scambiarono un'occhiata d'intesa che sfuggì a tutti i presenti. Nessuno sapeva precisamente dove fosse stato Dalton, solo Gillespie e il gruppo di Potter e dalla sua espressione, Weasley capì che non c'erano grosse novità purtroppo.
- Allora, spiegatemi bene cos'è successo.- chiese Edward, sedendosi a tavola e accettando qualcosa di caldo.
- C'è poco da dire, signor Dalton.- sbottò Piton incazzoso - Come al solito il signor Potter s'è messo nei guai.-
- E Tom cosa centra?-
- Tom e i ragazzi erano nella stanza a cui si arriva tramite il corridoio a destra del terzo piano.- gli spiegò Hermione, seduta fra Ron e Tonks - Ha letto nei sogni di Harry e ha capito che lì c'era qualcosa che lo riguardava.-
- Ma l'Idra...le trappole...-
- Signor Dalton,- fece la Mcgranitt con aria stizzosa - a quanto pare è tradizione qui dentro che maghi undicenni riescano a superare tutte le nostre prove!-
- E adesso dove sono?- sospirò Edward paziente.
- In camera di Malfoy.- gli disse Ron - Harry invece è con Sirius. Fra poco saranno qua anche Blaise ed Elettra.-
- E Minus?- s'informò May - Edward mi ha detto che l'avete trovato.-
- Si.- ammise Silente seduto a capotavola, fumandosi la lunga pipa - Ben sapendo che siamo comunque sempre sotto l'osservazione di quell'empatica e che la fatina di Harry in questo momento non è in qui, abbiamo deciso di indire un'altra riunione domani notte per parlare di lui.-
- E' un bel sollievo averlo trovato.- fece Dedalus Lux con la sua voce buffa.
- Sarà un sollievo averlo fra le grinfie.- frecciò Malocchio.
- Su questo hai ragione.- sindacò anche Remus, alzandosi - Ora scusatemi, vado a vedere come sta Harry.-
- Io invece mi metto alla ricerca degli effetti collaterali degli anatemi.- fece Hermione, andando all'ingresso per prendersi il mantello - Non so cosa potrò cavarne, visto che Harry è il primo mai sopravvissuto al mondo e nei millenni, ma qualcosa troverò.-
- Vai da quelli della Dama Nera?- Ron la fissò preoccupato - Ma sei matta?-
- Ron, sono tutti gagia.- gli ricordò la Grifoncina con un sorriso - Tranquillo, sarò in buona compagnia. Torno fra qualche ora.-
- Se ci sono problemi chiama.-
- Tranquilli!-

Nella camera di Malfoy invece regnava un silenzio quasi tombale.
Draco era entrato pochi minuti prima e aveva visto quello che non avrebbe voluto vedere.
Damon steso a letto con una panno umido sulla fronte, Beatrix seduta accanto al fuoco, Cloe invece rivolta coi suoi preoccupati verso Tom, seduto sulla finestra proprio come la sera prima.
E il suo sguardo blu era totalmente privo di ogni sentimento.
Una lacrima ogni tanto gli sgorgava dagli occhi e scivolava lenta, innaturale, come quella di una bambola.
Tutti e quattro erano stati testimoni di qualcosa che pochi avrebbero sopportato.
Avevano provato sulla loro pelle ciò che solo il bambino sopravvissuto aveva retto.
Draco lì osservò, sentendosi addosso gli sguardi sgomenti di quei piccoli maghi...ma non quello di suo cugino.
Decise di raggiungerlo ma quando gli s'inginocchiò davanti Tom quasi non lo vide.
Continuava a restare immobile, l'espressione di qualcuno che ha perso tutto.
Draco allungò una mano, sfiorandogli la sua...e la sua pelle era fredda al tatto.
- Non voglio che esca.-
I lineamenti di Malfoy si tesero, divennero la maschera della desolazione.
- Neanche noi.- sussurrò, stringendogli più forte il palmo - E non uscirà, te lo giuro.-
Tom non sembrò neanche aver percepito la sua voce - Se esce ucciderà Harry.-
- Lo Sfregiato ha la pelle dura mostriciattolo.-
Il biondo si ritrovò a ridere, dicendo quella frase. Già, lo Sfregiato era e sarebbe sempre stato un eroe per tutti, niente l'avrebbe cambiato. Poteva odiare se stesso, poteva rifiutare la realtà, avrebbe potuto nascondersi...ma la leggenda del bambino sopravvissuto sarebbe rimasta nonostante tutto.
Se solo fosse riuscito a trovare la forza per salvare Tom, che era poi ciò che gli stava più a cuore anche se non riusciva ad accettarlo, questa volta niente avrebbe potuto fermarlo. Un ragazzino di sedici anni aveva sconfitto un grande mago anni prima, salvando molte persone...ora in realtà doveva più salvarne due soltanto. Tom e se stesso.
Allungò il braccio e passandolo attorno al collo del cugino se lo strinse addosso. Il piccolo Riddle gli nascose il viso nel collo, percependo solo il pressante bisogno di aver vicino qualcuno.
Si lasciò carezzare i capelli, senza smettere di rivedere lo sguardo dell'uomo che avrebbe dovuto essere suo padre.
E così...era lui. Tom Marvolosom Riddle.
Aveva gli occhi rossi come il sangue. E la voce di un serpente.
- Non voglio che rinasca.- sussurrò ancora.
- Non rinascerà.- scandì Draco sicuro - Dovessimo dar fuoco a tutto il castello. Ma lui non rinascerà.-
- Sei sicuro?-
Malfoy alzò lo sguardo. Era stato Howthorne a parlare, ancora sdraiato a letto, il fazzoletto sulla fronte e gli occhi.
- La stanza dove siamo stati...dove ci sono quello specchio e quel velo....- gli spiegò Beatrix con voce tremante - Sono le stesse del sogno che ha sempre fatto Damon. Quello che vi abbiamo raccontato giorni fa.-
- D'accordo.- Draco cercò di placare i nervi tesi, facendo cenno a tutti di andare a sedersi accanto a lui. I bambini lo fecero senza lamentarsi, aiutando il Legimors che stava a malapena in piedi.
- Avanti, raccontami di nuovo tutto quando.- lo incalzò l'Auror - E cerca di ricordare bene i particolari Damon.-
Il Serpeverde trasse un profondo respiro, cercando di sedare il martellante dolore che gli stava trapanando le tempie.
Gli sembrava di avere la testa rotta in mille pezzettini.
- Ho visto...la stanza dello specchio e del velo.- disse ad occhi chiusi, con voce lontana, persa nel ricordo - Sono lì davanti, le fiaccole sono molto luminose...e ci sono delle ombre che corrono sotto le arcate. Non riesco a muovermi...e un serpente grande nero mi arriva alle spalle.- Damon scosse il capo, come deluso - Te l'ho detto mille volte. Mi sibila qualcosa nell'orecchio ma io non riesco mai a capire cosa vuole dirmi.-
- Non ha mai cercato di ferirti? Nello specchio non è mai apparso nulla?- gli chiese Draco, continuando a cullare Tom.
Il Legimors tacque, assumendo una strana espressione.
Ora che ci pensava...
- Nello specchio non ho visto niente...ma potrei giurare di aver sentito dei mugolii strani nella stanza. Erano molto ovattati ma sembravano quasi i versi di un bambino piccolo.-
- Un neonato intendi?- fece Cloe allibita.
- Ma fra noi non ci sono bambini piccoli. Degona ha già quattro anni poi.- considerò Beatrix.
- Non ce n'era solo uno.- disse ancora Howthorne - Si, ce n'erano almeno due.-
Ora la faccenda si faceva davvero seria. Due bambini? Cos'avrebbero potuto centrare due bambini piccoli con Voldemort? Il serpente nero doveva essere Nagini ma non c'erano altri indizi su come poter fermare quell'essere che per il momento era ben sigillato dietro al velo.
Dannazione, non c'era più un minuto da perdere ormai.
- Se solo fossi rettilofono anche io...- mugugnò Damon contrito.
- Sciocchezze.- rispose Malfoy - Quante volte hai salvato la situazione con le tue visioni eh?-
- Già.- annuì anche Trix - Cloe e Tom sono salvi da Katrina grazie al tuo intervento.-
- Si ma stavolta la mia visione è inutilizzabile perché non capisco cosa dice uno stupido serpente!- sbottò il ragazzino, frustrato - Mi fa una rabbia!-
- E...- la King si volse verso Draco - Non c'è un incantesimo per vedere nei sogni dei Veggenti?-
- Si ma è proibito. Senza contare che Damon è anche un Legimors.- le disse l'Auror - Nessuno è mai riuscito ad appropriarsi dei sogni di un Legimors, neanche i demoni. Le doti dei Lettori di Morte sono intoccabili.-
- E allora come faremo?- ringhiò Howthorne, iracondo - Aspettiamo che capiti di nuovo un altro disastro?-
- Intanto voi quattro dovrete starvene buoni e lontano dai guai.-
La voce di Draco si era indurita, come la sua espressione.
- Non sapete cos'avete rischiato stanotte andando là sotto!-
- Tranquillo, l'abbiamo visto bene.- gli rispose Damon malinconico, guardando Tom.
Riddle naturalmente continuò a tacere e allora l'ex Principe di Serpeverde decise di lasciar perdere ma non sulla promessa che aveva fatto a suo cugino. Gli aveva giurato che Voldemort non sarebbe più tornato in vita ed avrebbe mantenuto la parola data. Ora doveva solo trovare chi poteva dirgli dov'era Minus.
Doveva parlare con suo padre ormai. Era inevitabile.
Inoltre aveva parlato con Silente che aveva stabilito di far saltare qualche giorno di lezioni ai maghetti, naturalmente come punizione e che avrebbero dovuto passare tutto il tempo sotto la vigilanza degli Auror.
Il preside non era stato contento, a dire il vero, di adottare una tale linea d'azione, specialmente con Harry e Tom in quelle condizioni ma ora l'unico modo per tenere al sicuro anche Damon, Beatrix e Claire era proprio quello di tenerli tutti uniti.
Ma ormai il vecchio mago dalla barba bianca sapeva che mancava poco tempo.
Dovevano trovare Minus, checché avessero detto alla Aarons, e farlo alla svelta.
O per Harry sarebbe stato tardi.


Alle sette della mattina dopo, Hermione Granger tornò a Hogwarts con un diavolo per capello.
Fuori infuriava un temporale primaverile che batteva violento contro le mura di pietra della scuola e gli animali di Hagrid sembravano irrequieti. Anche loro sentivano un'orrida energia devastare le fondamenta del castello.
Ma lei, purtroppo, in una dura notte di ricerche era approdata a ben poco.
Quei maledetti della Dama Nera le avevano fatto un sacco di storie e anche se si erano mostrati morbosamente curiosi verso ciò che stava succedendo al bambino sopravvissuto e al risveglio del suo nemico, si erano fermamente rifiutati di aiutarla. A quanto pareva tutti i gagia sapevano che i Lestrange avevano radunato Mangiamorte da ogni angolo d'Europa e sembravano dare per scontata una resurrezione del Lord Oscuro.
Fra le tante forze oscure però, i gagia erano i più interessati a quest'evento.
A quanto le aveva detto Milo, suo zio e suo padre erano nel pieno di una faida con un'altra casta millenaria di vampiri di stirpe e l'ultima cosa che premeva loro erano le beghe dei maghi ma la strega a quel punto necessitava di ogni tipo di materiale sulle maledizioni senza perdono e con un patto poco onesto era riuscita ad ottenere ciò che cercava dal Giocattolaio. Ora portava fra le braccia tre pesanti tomi maledetti che si agitavano repentinamente, rischiando di farla cadere ad ogni passo ma quello era niente in confronto a ciò che aveva dovuto dare in cambio al Collezionista di Anime per quei libri scritti niente meno che in gaelico.
Il gagia infatti era uscito a estorcerle la sua Giratempo, una delle sole quattro presenti in Europa.
Lo scambio le rodeva ma per Harry avrebbe dato anche un occhio o un arto.
Tornata alla Torre Oscura, trovò un cupo silenzio attutito solo dal tintinnio leggero che produceva il cucchiaino di Edward a contatto la tazza fumante che aveva fra le mani.
Lui sollevò gli occhi azzurri, sorridendole.
- Ciao dolcezza. Tutto bene?-
- Come no.- sbuffò, levandosi il mantello e buttando i tre libri sul tavolo.
- Però...- fece Dalton con un fischio sarcastico, vedendo i tomi agitarsi e cercare di mordersi a vicenda - Allegri i ragazzi. Dove li hai presi? Al canile dei mastini infernali?-
- Dal Giocattolaio.- gli spiegò, versandosi una tazza di the, esausta.
- Dal Giocattolaio.- riecheggiò l'ex Corvonero, alzando un sopracciglio.
- Si, si lo so...- sbuffò la streghetta distrutta, lasciandosi andare seduta su una poltrona - Ma non avevo altra scelta.-
- Che t'ha chiesto in cambio il bavoso?-
- La Giratempo.-
- Che cosa?!- Edward a momenti si sbrodolò tutto - Hermione ma sei matta?!-
- Tranquillo, mi sono già rifilata la mia dose d'insulti giornaliera da sola! Il problema è che quelli della Dama Nera sono già tutti convinti che Voldemort tornerà in vita! Dovevi vederli...avevano la bava alla bocca quando ho chiesto questi testi che tra parentesi sono gli unici tre libri di studio sulle Maledizioni Senza Perdono che siano stati conservati dopo i roghi di centocinquant'anni fa, a opera di un altro astutissimo Ministro della Magia.-
- Certe cose vanno nascoste tesoro.- le disse Dalton.
- Non per me.- replicò Hermione seria.
- Sei sempre della tua tesi che è meglio conoscere i trucchi del nemico per difendersi?-
- Si.- confermò, agitando la bacchetta per tenere fermi quei libri così aggressivi e attaccabrighe - Lo dico e lo ribadisco. Ora nei cimiteri ci sarebbero meno lapidi.-
- E forse più Mangiamorte.-
- Almeno meno gente ci avrebbe lasciato la pelle.- replicò serafica.
- Si, questo è vero.- ammise Edward, alzandosi in piedi - Ora scusa ma sono davvero stanco. Vado a letto.-
La Granger lo bloccò, fermandolo per il polso.
- Hai detto a May che abbiamo trovato Minus.-
- Esatto.- rispose con un leggero sorriso - Voglio vedere se lo tengono nascosto i Lestrange. Se è così basterà tenerli sotto controllo e appena andranno a spostarlo...bingo, ci metteremo le mani sopra.-
- Edward sei diabolico.- rise, lasciandolo andare a dormire.
- Può darsi. Ciao bellezza, ci vediamo dopo.-
Hermione sospirò, una volta rimasta sola. Anche lei aveva sonno ma prima doveva trovare qualcuno di fidato che conoscesse il gaelico e che non avesse fatto storie per tradurle quei testi bestiali quindi Caesar era già fuori discussione visto che avrebbe fatto parecchio ostruzionismo a mettersi in mezzo a quella guerra.
Tra qualche tempo però sarebbe stato il momento di richiamarlo. Aveva quasi trovato tutti gl'ingredienti per il rituale che avrebbe potuto temporaneamente intrappolare un empatico al di fuori del suo elemento e presto sarebbe anche tornata di Gigì dalla Foresta Proibita: la fatina di Harry infatti era stata richiamata a una riunione arborea con tutti gli abitanti del bosco e in effetti se ne sentiva la mancanza.
Aperto un libro e incatenati gli altri due, Hermione guardò allibita quelle parole a lei incomprensibili, senza contare che le pagine ogni tanto le scottavano le dita o cercavano di mordicchiarle i polpastrelli.
- Stupida massa di carta straccia!- sbraitò, quando si fece veramente male.
- Ehi ma con chi parli?-
Si volse e trovò May sulla porta, in vestaglia e mezza addormentata.
- Scusa, ti ho svegliata?- le disse Hermione.
La mora scosse il capo, stropicciandosi gli occhi - Non tu. Ma uno strano suono fastidioso che c'è solo in camera mia.-
- Un suono?- chiese la Grifoncina allibita.
- Si, tipo un fischio.- bofonchiò May, raggiungendola alla tavola e versandosi del caffè caldo con la bacchetta - Tom e i ragazzi l'altra settimana erano qua a fare i compiti e magari ci hanno lasciato qualcuno dei loro giochetti incantati. Mi metterò a cercarlo oggi pomeriggio...e questi libri?- chiese ridendo - Però, affamati eh?-
- Già, una vera seccatura!- rognò la Granger.
Passarono appena due secondi di silenzio poi Hermione avvertì qualcosa di strano nell'aria.
E il sangue di Caesar dentro al suo bracciale iniziò a ribollire.
La tazza di May cadde a terra, la ragazza cacciò un grido, chiudendosi le mani sulla testa.
Quando rialzò lo sguardo, i suoi occhi erano vuoti e velati come quelli che aveva avuto Edward quando aveva cercato di buttarsi giù dal terzo piano di Grimmund Place.
- Expelliarmus!- urlò la Aarons.
La Grifoncina perse la bacchetta e un attimo dopo si ritrovò schiacciata a terra, le mani di May sulla gola, la bacchetta di acero dell'Osservatrice puntata alla testa. Ma sua espressione sembrava combattuta.
Poi il riso...e la voce di Katrina.
"Hai finito d'intralciare i miei piani, maledetta mezzosangue! Dì addio alla vita! Avada..."
- IMPEDIMENTA!-
Il corpo di May venne sbalzato via e andò a sbattere violentemente contro un muro, ricadendo poi su un divano e perdendo i sensi all'istante. Un rivolo di sangue le colava dalla bocca e dal sopracciglio destro.
Hermione, a fatica, cercò di riprendere coscienza di ciò che era successo ma un suono di tacchi alti e una faccia che le si parò di fronte la convinse a restare seduta.
- Però...- bofonchiò la strega, inginocchiata di fronte a lei - Non avrei mai pensato di salvarti la vita, sai Granger? Comunque vedo che in giro c'è ancora gente che vorrebbe farti la pelle.-
Hermione, stralunata, si ritrovò di fronte a una sua vecchia conoscenza.
Pansy Parkinson la scrutava con la sua aria mezza altezzosa e mezza paziente. Non la vedeva da quattro anni e la Grifoncina si stupì nel trovarla più carina e umana del solito. Ora non aveva più quella perenne aria incazzata col mondo, né quella smorfia antipatica sulla faccia. I capelli erano sempre nerissimi, non più tagliati a caschetto ma belli, lunghi e sfilati.
La ex Serpeverde le allungò la mano, tirandola in piedi per scrutarla da punta dei capelli a quella degli stivali.
- Sei magra da fare schifo.- le disse serafica.
- Grazie tante.- borbottò Hermione, un po' spiazzata - Ma tu che ci fai qua?-
- Bella considerazione per chi ti ha appena salvato la vita.- replicò quella, togliendosi i capelli dalle spalle. Non era vestita come la solita principessa, anzi. Per la prima volta ad Hermione sembrò una ragazza normale. Gonna corta, stivali e una camicia stretta con un foulard di seta al collo.
- Quella non è la vostra Osservatrice?- le chiese la Parkinson.
- Si.- annuì Hermione - Sembrava sotto l'influsso di un'empatica.-
- Ah si...quella tizia super vanesia.- Pansy per un secondo riassunse quel suo tono di sussiego che fece subito irritare la Grifondoro che c'era nella Granger - Comunque ero venuta qua solo per vedere Ron. Sai dov'è?-
- Oddio ma cos'è successo qua?-
Hermione e Pansy si voltarono verso quella voce atrocemente spaventata, neanche ci fosse stata la sala invasa di cadaveri mutilati. Era Elisabeth alla sua gonna era attaccata la piccola Degona.
La bimba salutò subito sua zia Hermione, poi fece conoscenza con la nuova venuta e mentre Liz cercava di rimettere in sesto May, ancora svenuta, arrivò anche Edward che aveva dormito mezz'ora appena.
- Guarda qua che taglio...- Liz tamponava quel graffietto sulla fronte di May con mani tremanti.
- Scusate, ma ho visto che stava usando l'Avada Kedavra e...- Pansy alzò le spalle incurante.
- Già, chissà perché non l'hai uccisa tu.- soffiò Edward a bassa voce, grattandosi il capo.
- E perché scusa?-
- Lasciamo a dopo le spiegazioni.- ringhiò Hermione seccata - Forza, Liz si sta svegliando o no?-
- Si...ecco, apre gli occhi!- la tata di Degona sorrise - May come va? Tutto bene?-
La Aarons mosse di poco le pupille, stentando a mettere a fuoco qualcosa.
- Cos'è successo?- alitò, toccandosi la fronte ferita.
- Katrina ti ha usata come burattino.- le spiegò la Granger.
- Ti ho fatto del male?-
- Per fortuna no.- rispose la Grifoncina - Pansy ti ha spedita contro il muro prima che potessi uccidermi.-
- Scusa tanto.- fece la Parkinson senza che gliene fregasse nulla - Ma ho dovuto farlo.-
- Basta che non si sia rotta l'osso del collo...- bofonchiò Hermione ma si zittì prima di continuare. Degona, in piedi davanti a lei, si era girata di scatto a guardarla. Sembrava spiritata, gli occhi verdi pieni di astio.
- Tu! È solo colpa tua!- urlò con la sua vocina dolce - E' solo colpa tua! Tu ti sei messa in mezzo e me l'ha portato via! Ma se credi che ti lascerò rovinare anche i miei piani ti sbagli!-
- Degona ma cosa dici?!- Liz, allibita e sgomenta da quelle parole, l'afferrò per la spalla ma la bambina con un semplice gesto sollevò un'ondata magica che gettò praticamente tutti a terra, May ed Hermione comprese.
Il colpo non era stato forte ma dalla bimba, che probabilmente stava incanalando i sentimenti di Katrina che era fra loro in una qualche superficie riflettente, non sembrava volersi fermare.
- Me l'hai portato via, lui era mio! Mio capito?- urlò ancora Degona, stringendo i piccoli pugni - Te la farò pagare cara, ricordatelo sporca mezzosangue! Tu, occhi di giada e tutti gli altri morirete! Il mio padrone vi ucciderà tutti come avrebbe già dovuto fare molti anni fa!-
- Herm!- Dalton si stava faticosamente rimettendosi in piedi - Sta sentendo i sentimenti di Katrina! È qui!-
- E come facciamo a cacciarla?- urlò May, mentre l'onda magica di Degona continuava a schiacciarli sul pavimento - Se non facciamo qualcosa non usciremo vivi da qui!-
- Ex...Existo!- sussurrò la Granger, puntando il dito verso la figlia di Tristan ma anche se la magia colpì il bersaglio, Degona non ne risentì minimamente. Deviò la scia magica della Grifoncina con uno sguardo, continuando a sorridere.
- Sporca mezzosangue, cosa credi di fare? La magia comune non serve sugli empatici...figurati sulla figlia di un demone!-
- Degona basta, smettila!- la pregò Liz.
Naturalmente le loro parole non vennero ascoltate ma anche la bambina stava cominciando a sembrare sofferente. Il suo bel visino si stava contraendo in una smorfia, le sue gote si erano arrossate...e la sua onda magica cominciava ad affievolirsi. Sembrava che stesse sopraffacendo Katrina.
Ancora qualche minuto e la forza dell'empatica sparì dalla testa della piccolina, lasciandoli tutti liberi.

Un'ora più tardi...
- Le cose non possono più andare avanti così!-
Tristan annuì pesantemente, conscio di aver terrorizzato a morte Lucilla che ora faceva su e giù nella sua camera da letto, con Degona stretta in braccio e l'aria mortalmente preoccupata.
- Lo so, lo so anche io.- le disse pacato - Ma non c'è molto da fare. Dena sente Katrina e ha incanalato la sua rabbia.-
- E avrebbe potuto farsi del male!- sbottò la Lancaster che arrivata di volata dal Golden Fields - Io divento pazza a saperla qui con quella dannata empatica! Poteva farle del male o ferire Hermione e gli altri!-
- Lucilla calmati.- la pregò Mckay - Abbiamo già vagliato ogni possibilità ma bloccare un empatico è una delle cose più difficili che esistano, lo sai anche tu. Cameron ha già trovato il luogo dove riposa Katrina, ci manca solo il corpo finto che la contiene, poi Degona sarà sana e salva.-
- Mamma non volevo farti preoccupare.- sussurrò anche la bambina.
Lucilla si placò quasi, tirando un lungo sospiro. Era furibonda, questo era palese ma Tristan onestamente non sapeva neanche da che parte cominciare. I poteri empatici erano banditi dal Ministero della Magia.
- Ho bisogno che qualcuno stia con lei ventiquattro ore su ventiquattro.- scandì la demone - O non riuscirò a vivere.-
- C'è Liz...- Tristan si rimangiò subito tutto, con una smorfia - Per ora con Dena sta sempre Gigì.-
- Non mi basta una fatina!- replicò Lucilla duramente, fissandolo con gli occhi bianchi contratti per l'angoscia e l'apprensione - Tristan abbiamo bisogno di qualcuno che sappia governare i suoi poteri, nel caso si scateni contro gli altri. Tu puoi farlo grazie all'anello ma gli altri esseri umani no.-
- Stai proponendo di trovarle un tata per demoni!?- chiese il biondo, mezzo sconvolto - Starai scherzando!-
- No, neanche un po'! Già muoio sapendovi qui tutti e due, figurati ora che mia figlia sente e incanala i sentimenti di quella rivoltante empatica.-
- Ma...ma...- Mckay allargò gli occhi, sempre più confuso - Ma ci sono tate per i figli del demoni?-
- Certo.- sbuffò la Lancaster.
- Si ma sono normali spero!-
- Non hanno corna e coda, se è questo che intendi amore.-
- Un'altra tata?- chiese Degona stranita, mettendosi in mezzo - Mamma ma tu non puoi stare qui?-
Lucilla tacque, bloccando la sua furia e la sua paura.
No, lei non poteva restare. Guardò Tristan, abbassò poi lo sguardo.
Lei non poteva prendersi cura di sua figlia. Nemmeno ora che era in pericolo.
E faceva più male della consapevolezza di perdersi gran parte della sua vita.

 

 

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Capitolo 46
*** Capitolo 46° ***


Dest46

 

 

Decisamente quella mattina era cominciata davvero male.
Anzi, erano giorni che girava male tutto quanto, ammise Draco con se stesso.
Sembrava che niente fosse più girato per il suo dannato verso da quando i Lestrange si erano rimessi a capo di quella cloaca di tagliagole psicopatici votati al genocidio di massa, quasi dieci mesi prima.
Ma quella giornata sarebbe peggiorata presto per lui, com'era vero che il sole tramontava per far scendere la notte.
Attorno a lui gli Auror quasi non si accorgevano del suo malumore, attenti com'erano a capire i motivi per cui stavolta Katrina si fosse impossessata di May che, dolorante per la botta ricevuta, mangiava di malavoglia seduta fra Ron e la sua tubante colomba.
Eccola lì.
Draco quasi non ci credeva. Pansy Parkinson che sposava la Donnola.
Ma com'era possibile?, si chiese. Perché tutti alla fine ci cascavano?
Perché tutti sembravano profondamente diversi da quelli che erano stati in passato...mentre lui, inchiodato a quella tavola e a quella sedia scriveva una breve lettera a suo padre, dal tono conciso e sostenuto, pregandolo di raggiungerlo nel luogo d'incontro prestabilito al più presto, con una tale rabbia quasi da non riuscire a contenersi?
Incredibile.
L'ultimo loro incontro li aveva visti come nemici, un padre pronto a sacrificare il figlio in nome della causa.
Poi aveva visto il suo stesso carnefice salvarlo...e poi sparire.
Se n'era andato Lucius Malfoy, si.
Se n'era andato e per quattro anni di lui non se n'era saputo nulla.
Anzi, lui non aveva voluto saperne nulla. Chi glielo garantiva che suo padre non fosse rimasto in contatto con sua madre? Un grande amore non si scordava per un tradimento, per un errore scontato in una vita intera, lo sapeva bene anche lui. Si erano molto amati. Spesso vedeva sua madre guardare le loro foto, con occhi lontani, persi nel passato.
Ma se la lontananza non era riuscita ad attenuare il suo amore, per Draco si era trattata di tutta un'altra storia.
No, lui non dimenticava. Lui non perdonava.
Non poteva perdonare un padre che aveva messo al posto di suo figlio il suo nemico.
Non perdonava un padre che sarebbe stato disposto ad uccidere suo figlio, non perdonava anni di silenzio, di freddo, di veleno.
Anni di incubi.
No, non c'era modo di dimenticare e neanche di perdonare.
Eppure stava scrivendo a lui, l'uomo che odiava di più al mondo.
Si era fatto violenza per scrivere quelle poche parole ma la promessa fatta a un bambino era sacra.
E se suo padre sapeva qualcosa di Minus, allora si sarebbe abbassato a chiedere il suo aiuto.
Per Tom.
Solo per lui.
Chissà come sarebbe stato il loro incontro. Chissà se era cambiato, chissà che avrebbe detto quell'arrogante e viscido serpente. Forse non era cambiato.
Starsene a zonzo per il mondo da solo doveva aver acuito il suo egocentrico senso di onnipotenza.
- Ehi, come mai quel muso lungo?-
Draco sollevò finalmente la faccia dalla pergamena, nascondendone il contenuto a Pansy che si era sporta con aria curiosa verso di lui.
- E tu come mai sei qua?- replicò serafico.
- Sono venuta a controllare i miei investimenti.- disse tranquilla.
- E sarebbero?-
- Mio marito e il mio secondo testimone, ovviamente.- Pansy ghignò come una iena, scoccando un'occhiatina perfida a Hermione che scartabellava coi libri magici in gaelico, imprecando contro i loro morsi repentini - Sono salita credendo di trovare degli Auror e invece a quanto pare mi sono ritrovata a dover salvare la mezzosangue.-
- Ti posso assicurare che non avevo bisogno del tuo aiuto.- sibilò la Granger seccata - Ahi! Maledetto!- un libro l'aveva morsicata per la seconda volta - Porca miseria! Ho già provato di tutto: li ho accarezzati, gli ho pure fatto il bagno ma non c'è stato verso di tenerli buoni! Ma che hanno?-
- Sempre appresso ai tuoi tomi polverosi eh?- frecciò la Parkinson.
- Fatemi il favore, non ricominciate eh?- s'intromise Ron, portando altro caffè a tavola - Non è la giornata buona oggi.-
- Non sarà mai la giornata buona Donnola, credimi.- sibilò Malfoy, andando alla finestra e attaccando alla zampa di Edvige la lettera per suo padre - Dalton dove sta?-
- E' andato a dormire quando è tornata Gigì.- sussurrò May, con una borsa del ghiaccio sulla nuca - Ora che c'è lei possiamo stare tranquilli. Maledetta quell'empatica...Dio, non mi sento più la testa!-
- E Harry?- Ron si sedette accanto alla Parkinson, passandole il braccio sullo schienale della sedia con fare protettivo - Herm, sicura che quella pozione serva a guarire quella scottatura?-
- Se l'avessi fatto secco ce ne saremmo accorti.- sibilò rabbiosa, staccando un dito dalle grinfie del libro che aveva sotto mano - Dio che frustrazione!-
- Vuoi lasciar perdere quei cosi per un attimo?- sbuffò Draco, prendendole il mattone e lanciandoglielo via, allibendola - Come sta San Potter? Si riprenderà o no?-
- Hai idea di quello che mi sono costati quei libri, razza di stupido rettile?- sbottò furibonda.
- Tanto sono incomprensibili.- le rinfacciò Ron sarcastico.
- Sono in gaelico, idioti. Mi serve solo un traduttore.-
- Gaelico? E che roba è?-
La Grifoncina esibì una smorfia disgustata - Come avete fatto a sopravvivere questi quattro anni mi piacerebbe saperlo. Meno male che c'era Edward.-
- Si, due giorni si e l'altro anche con gli allibratori sotto casa.- frecciò il rossino - Una favola, te l'assicuro.-
- Alla fine della fiera cosa ci sarebbe su quei libri?- le chiese la Aarons, dolorante.
- Vita morte e miracoli delle maledizioni senza perdono, tutti i segreti dell'anatema finale e i vari casi affini.- le disse la Grifoncina - Peccato che non mi venga in mente nessuno che conosca il gaelico al Ministero e che non faccia storie a tradurmi questi testi. Se vado da qualche gagia finisce che ce lo ritroviamo contro, Lucilla ha altro da fare con la ricerca della nuova tata e...-
- Nuova tata?- la interruppe Draco - Si libera di Liz?-
- Vado a prendere il vino e chiamo Milo e Clay.- disse Ron serafico.
- Dai, siete perfidi.- sorrise la Granger - No, ne cercherà solo un'altra a prova dei poteri di Degona. E per finire, tornando a prima, sembra che nessuno sia disposto a farsi pagare una mazzetta per questa traduzione! All'inferno, in Germania mi sarebbe bastato schioccare le dita per un lavoretto simile. Da quando la Gran Bretagna è infestata da perbenisti eh?-
- Che ci vuoi fare mezzosangue, abbiamo sentito la tua mancanza in questi anni.- frecciò allora Pansy.
- Fate venire l'emicrania, ve lo assicuro.- sbuffò Ron - Ci manca solo Harry e siamo a posto.-
- Parlando dello Sfregiato...come la sistemiamo la faccenda?- bofonchiò Malfoy cercando le sigarette sparse nel casino sul tavolo, fra piatti, tazze, penne e libri - E non so se ve l'ho detto ma Damon ha sognato di nuovo la stanza del velo e dello specchio. Pare che ci sia il pianto di due bambini piccoli in sottofondo.-
- Bambini?- Hermione e Ron lo guardarono senza capire - Indenti neonati?-
- Si, i mocciosi senza denti.- ghignò il biondo sarcastico - Dite che è una metafora per indicare il bambino sopravvissuto o è un fatto reale?-
- I Legimors e i Veggenti non sognano per metafore.- sussurrò la Grifoncina pensosa - Bambini...due bambini...-
- Senti, non è che aveva ragione tuo nonno e sei incinta davvero?- bofonchiò allora Ron, facendo sbiancare la sua migliore amica - Sai, coi tempi che corrono...-
- Si, coi tempi che corrono sarebbe di Caesar.- sibilò lei di rimando - E te l'ho detto. No, non sono incinta.-
- Caesar? Chi è Caesar?- fece Pansy curiosa - Credevo che voi due steste ancora insieme.- aggiunse, rivolta a Malferret - O no?-
- Tasto sbagliato.- sussurrò Weasley con un ghigno perverso, vedendo l'espressione di fuoco della Granger che comunque lasciò correre, ribadendo ancora una volta che non aspettava nessun figlio.
Ora però la faccenda dei neonati le sembrava davvero un particolare da tenere in considerazione.
Rilevante, ma incomprensibile.
- Gl'impegni di oggi?- chiese la ex Serpeverde, capendo di aver toccato un argomento scottante - Ce l'avete un giorno libero voi?-
- Qua a Hogwarts?- ghignò Draco - Sogni. Comunque io devo andare a casa mia, c'è un alchimista che devo incontrare stasera e devo preparargli le mie ricerche.-
- Io vengo con te.- disse Hermione, senza neanche guardarlo.
- Perché?- se ne uscì.
Guardandola, capì subito che aveva fiutato qualcosa e far finta di nulla, come enfatizzare storie, sarebbe servito solo a far insospettire di più.
- A Malfoy House ci sono ancora numerosi libri oscuri, voglio consultarli.- sentenziò la Granger - Non ti darò fastidio. Mi chiuderò da qualche parte mentre tu sistemerai le tue provette.-
- Possiamo andare via in due?- rognò a quel punto il biondo, rivolgendosi agli altri - Ce la fate?-
- Oggi non devo andare da Orloff, non c'è problema per me.- disse May.
- Per me neanche, tanto io e Pansy dobbiamo solo finire alcune faccende pratiche.- annuì anche Weasley - Sistemerò Harry appena si sveglia, ma tanto di ronda oggi tocca a Milo e Jess.-
- Di quei quattro mostriciattoli chi se ne occupa?- bofonchiò Hermione.
- Sveglierò Edward.- sibilò il rossino ridacchiando - Comunque non ti preoccupare, davvero. C'è anche Lucilla oggi e starà qua fino a stasera.-
- D'accordo...- Draco si alzò in piedi, non sicurissimo ma d'altronde non poteva certo rimandare l'appuntamento - Allora noi andiamo.-
- Vedete di non provocare disastri eh?- rincarò anche la Grifoncina.
- Non fare l'allarmista mezzosangue.- frecciò la Parkinson, decisa a giocare coi nervi di Hermione - Secondo me l'unico problema dei Mangiamorte sei tu, cara la mia piantagrane!-
- Hn, verrai scaricata all'altare!- sibilò l'altra, andandosene.
- Cosa scusa? Non ho sentito!-
- Hai sentito benissimo!-
- Basta, mi avete rotto le palle.- sindacò Draco, afferrando Hermione per il gomito - Weasley mettile la museruola, ci vediamo stasera!-
- Si, ciao...e non stancatevi troppo!- gli urlò dietro il rossino divertito.


- E allora? Che hai da guardare?-
Il caro Draco, svaccato nel suo letto a Malfoy House, colse su di sé lo sguardo indagatore della Granger ma non ci fece eccessivamente caso, fumando a tutto spiano e contando i minuti che mancavano all'incontro. In fondo era da quando erano arrivati che lei lo guardava storto e a niente erano valsi i suoi tentativi di farle dimenticare la cosa cercando di saltarle addosso.
Niente, una roccia. Hermione non era mai stata una che mollava l'osso, questo doveva ammetterlo.
Avevano pure pranzato scoccandosi occhiatacce e la cosa non era stata molto normale. Perfino gli elfi domestici si erano chiesti se non fossero impazziti e ora all'alba delle tre di quel pomeriggio uggioso la cosa continuava in un degrado veramente senza eguali.
- Un alchimista hai detto, eh?- frecciò la ragazza, seduta alla sua scrivania attorniata da tomi incolonnati l'uno sull'altro, tutti di magia oscura - Questo alchimista ha un nome?-
- Pasqualino.-
- Bello.- sindacò la ragazza dandogli le spalle - Ed è per questo Pasqualino che ti sei fumato un pacchetto di sigarette da che siamo arrivati tre ore fa?-
- Non trovi che oggi sia una giornata veramente schifosa?- ribatté, osservando il cielo cupo - Tra un po' potrebbe anche piovere.-
- Ti sbagli, sta già piovendo. Vengono giù balle a secchiellate.- ironizzò sarcastica.
- Ai mezzosangue dovrebbe essere proibito andare in giro da soli. E anche parlare.- replicò irritato, incrociando le braccia dietro alla testa.
- Eccolo qua. Secondo segnale.- sbottò Hermione, illuminandosi tutta - Sei nervoso, lo so! Quando stai per dare i numeri attacchi a rompere con le tue questioni razziste e fumi come un turco! Ti si stanno anche dilatando le pupille, ti conosco troppo bene! All'esame del M.A.G.O. è successa la stessa cosa!-
- Granger lo sai che sei snervante? Se non stai zitta ti faccio urlare, scegli!-
- Quanto sei romantico. Dimmi chi è!-
- In cambio che mi dai?-
La strega assottigliò la bocca, osservando la sua espressione diabolica.
- Dimmi chi è e poi ne parliamo.-
- No, prima "trattiamo" e poi se ho voglia ne parliamo.- rispose ghignando.
- Fare sesso lo chiami trattare?- fece con aria angelica - Però, allora d'ora in avanti dovrò cominciare a fare come tutte le altre donne. Prima ti chiederò qualche gioiello, che dici? Le mie grazie valgono qualche brillante, non credi?-
- Tipo l'anello di fidanzamento?-
Draco, con somma soddisfazione, la vide quasi far cadere il libro che teneva fra le mani. Bene. L'aveva messa a tacere finalmente!
- Idiota.- gli sibilò - Non sono cose su cui scherzare.-
La guardò tornare sui suoi testi come nulla fosse e la cosa gli dette fastidio.
Ma non le importava proprio nulla?
- Lo vorresti?-
- Cosa?-
- L'anello.-
- Non vedo perché.- gli disse seria, seguendo le parole sul libro ma non capendone il significato - Tu vuoi l'anello di fidanzamento?-
- Te l'ho chiesto prima io.-
- Non seccarmi Malferret, sto cercando di capire come aiutare Harry!-
- Che schiatti lo Sfregiato.- bofonchiò il biondo incazzoso, ben sapendo di nuovo non si sarebbe venuto a capo di niente. Certo che era bella tosta su quell'argomento, per la miseria!
Stava per andare a prenderla per le braccia, deciso a farle capire perché era il caso di pensare a certe cose quando qualcuno bussò alla porta. Un elfo domestico mise il naso adunco fra i due battenti di legno scuro e lasciò perplessa Hermione, visto com'era pallido. Anche un pochino tremolante e spiazzato.
- Padroncino.- sussurrò - C'è...il suo ospite.-
Anche Draco, come poté notare la strega, divenne leggermente più pallido.
- Arrivo.- sussurrò - Fallo acc...- ma si bloccò, alzando le spalle - Che vada dove gli pare. Fra un attimo scendo.-
Rimasti soli, i due Auror rimasero a fissarsi per un lungo attimo. Poi Draco si appoggiò di peso alla scrivania con un braccio, posando la mano a fianco della Grifoncina e accostò la fronte alla sua, socchiudendo le palpebre.
- Ci servono quelle ossa.- sussurrò mentre lei gli carezzava le guance - Ho promesso a Tom che avrei fatto di tutto per salvare lo Sfregiato.-
- E' tuo padre vero?- mormorò Hermione, stringendolo forte per il capo, lisciandogli delicatamente la nuca - E' lui.-
- Si.- annuì a bassa voce.
- Allora vai.- la strega lo fissò dritto in viso. Non aggiunse altro.
Sapeva che non c'erano parole, né consolazione per lui.
Lo lasciò andare col cuore a pezzi. Non lo seguì.
Ora doveva lasciarlo solo, anche se le faceva male.


"...Fra le tante creature custodi di potenziale magico, i Fatati, le creature del Piccolo Popolo, sono da secoli alleati al mondo dei maghi. Fu William Wolfgang, Ministro della Magia dall'anno 1870/1902, a rendere i patti fra il mondo umano e quello del Piccolo Popolo legali con una costituzione scritta nel terzo anno del suo mandato..."
Tom Riddle sospirò, chiudendo il libro di Storia della Magia del primo anno adottato da Ruf e rialzando gli occhi bluastri oltre la finestra.
Erano appena le quattro del pomeriggio.
Il cielo era cupo come il piombo e lui era in punizione, esattamente come Cloe, Damon e Trix.
Ma la punizione di reclusione nella torre di Grifondoro a lui non sembrava così grave. Anzi. Stare solo in altre circostanze gli sarebbe sembrato una sorta di vacanza dai pettegolezzi di Hogwarts ma quel giorno...si, quel giorno la solitudine gli pesava addosso come un macigno.
Gli mancava l'aria.
Risentiva la gabbia attorno a lui, implacabile come una ghigliottina.
Richiuse gli occhi e un brivido gli percorse la schiena.
Una mano. Una mano aperta, bruciante e rovente sulla pelle di Harry.
Si alzò dal letto di scatto, fremendo.
No, non riusciva neanche a pensare che a suo padre bastasse toccarlo, solo sfiorarlo, per procurargli tanto dolore.
E se un giorno fosse accaduto anche a lui?
Se un giorno avesse toccato Harry e l'avesse ferito?
Suo padre.
Tom non faceva che pensarci. E così era quello suo padre.
Non aveva mai pensato di cercare una sua immagine a dire il vero ma forse inconsciamente aveva sempre desiderato vedere almeno il suo viso.
Si chinò e da sotto il letto estrasse la foto di Bellatrix, che Vanessa gli aveva regalato per il suo compleanno.
Anche quella donna...aveva lo stesso sguardo di suo padre.
In quegli occhi non c'era posto per nulla che non fosse la brama.
Dubitava che avessero mai conosciuto l'amore. Di certo non si erano mai amati, visto che suo padre aveva sempre amato, seppur di un amore malato, solo Lucilla.
Era lì a Hogwarts Lucilla. O almeno, c'era stata fino a pochi minuti prima.
Era andata via per un'oretta, alla ricerca di qualcuno che avesse potuto badare ai poteri di Degona. Prima di andarsene era andata di nuovo a parlare con lui.
Non si erano detti molto, in verità.
Tom non aveva aperto bocca, conscio che parlare di Voldemort per lei era troppo doloroso. O almeno così credeva.
Desiderava dimenticare quell'uomo. Desiderava dimenticare il modo in cui l'aveva guardato, i suoi occhi sgranati, i loro lineamenti così simili.
Lord Voldemort però era stato bambino, era stato un ragazzo...uno studente di quella scuola. Perché era cambiato? Perché?
E gl'interessava davvero saperlo?
Tom nascose la cornice al suo posto, fra le doghe del materasso e tornò alla finestra. Chissà come sarebbe stata la sua vita se suo padre non fosse diventato il Signore Oscuro. Non avrebbe mai conosciuto Draco e Harry in quel modo...
Appena capì ciò che aveva pensato si vergognò come un ladro.
Era così egoista da passare tranquillamente sulla morte di James e Lily Potter!
Sulla morte di un sacco di persone! Sulla tortura...sulle sofferenze...
Con un gemito si sedette sulla mensola della finestra, coprendosi il capo con le braccia, appoggiando la fronte sulla fredda superficie della roccia.

"Harry Potter non ti vuole..."

Tom sollevò la testa di scatto, tremando.
Nel vetro c'era un'ombra vaga che si agitava lenta e sinuosa come fumo.
Katrina.

"Lui non ti vuole...questo non è il tuo posto. Vieni con me. Ti porterò dai tuoi fratelli e da tuo padre. So che vuoi vederlo."

Non si mosse, cominciando a sentire le lacrime pungergli gli occhi.
Quello non era il suo posto.
Si. Era vero.
Katrina aveva torto su tante cose...ma non su quello.
Sogghignò, soddisfatta.
Bene, era suo ormai.

"Morsmordre!"


Harry Potter sollevò gli occhi verdi nello stesso istante accecante in cui un lampo in cielo squarciò i sensi di molti maghi di Hogwarts.
Quel fulmine magico e sinistro, poi un boato...e una luce nerastra, quasi pestilenziale, si alzò in spirale sopra la Foresta Proibita.
I corvi iniziarono a gracchiare, quasi in un gemito di collettiva angoscia che avrebbe preceduto quello degli uomini.
Le loro ali nere si sollevarono in mulinelli, quindi quell'unico, orrido e agghiacciante spettacolo. Erano quattro anni che non si mostrava.
Il marchio di Voldemort era stato richiamato.
Il teschio oscuro spiccava sulle nubi come un corvo fra mille colombe, il serpente smeraldino si agitava in quella bocca con sinuose movenze.
Quello non era solo un presagio. Non era solo un richiamo.
Harry si sentì morire.
Cos'era quella sensazione? Cos'era sulla disperazione?
Cedimento. Tom...Tom aveva ceduto.
Oddio...era laggiù. Nella Foresta!
Senza sentire dolore per la schiena ferita, né richiami, né grida, né le voci dei suoi compagni, si rivestì come un automa. Sembrava sul serio che non sentisse nulla e Ron ne rimase sconvolto.
In qualunque posto fosse, Harry non era lì.
Forse stava sentendo le sensazioni di Tom, forse era scioccato.
Non lo sapeva. Ma Harry non era lì con loro, non vedeva, non sentiva.
Era il Marchio Nero ad attirarlo.
Era il vincolo col suo nemico ad animarlo.
Harry Potter e Voldemort.
Voldemort e Harry Potter.
Inizio e fine.
Bene e male.
Pace e guerra.
Quel legame ormai era inscindibile. Indissolubile.
E non avrebbe mai avuto fine.
Tutti gli Auror si precipitarono fuori dal castello mentre Silente rimase alla finestra del suo studio. Gli occhi azzurri puntanti sul Marchio Nero, un nido di dubbi nell'anima e la sicurezza che quel giorno sarebbe accaduto qualcosa di risolutivo per la battaglia finale.
Chiunque avesse richiamato quel marchio però non aveva fatto i conti con un particolare importante, di questo il vecchio e saggio mago era sicuro al cento per cento. Un particolare che in quel momento volava sotto forma di aquila contro vento e contro tutto, pur di raggiungere la fonte del suo travaglio.
Ron, Tristan, Jess e gli altri lo seguivano velocemente, superando le mura del castello e dirigendosi di volata verso la Foresta Proibita, sulle loro teste il serpente di Voldemort che saettava repentino, come per afferrarli e stritolarli nelle sue spire.
Una volta giunti ai piedi del bosco però accadde qualcosa che nessuno di loro avrebbe potuto prevedere. Il vento sferzava gli alberi, rendendoli ancora più tetri e cupi, ma era qualcos'altro a bloccare la loro via.
Una barriera.
Grande, nera come l'inferno, una cupola impenetrabile era calata sulla foresta rendendola inaccessibile. Chiunque la toccò, ne subì gravi ferite e ustioni.
Ma Tom era là dentro...e i Mangiamorte si stavano riunendo.
Poi ad un tratto, quel lampo.
Un lampo antico, luminoso. Un lampo che non si vedeva più da ventun anni.
Harry, riprese forma umana, toccò quella barriera e ne scaturì una fortissima corrente magica. Chi era presente, in seguito giurò di aver visto un immane fulmine verde trapassare la barriera e lasciar passare solo il bambino sopravvissuto.
- Tornerò presto.- disse. Poi sparì fra rami e rovi, radici che si chiudevano al suo passaggio. Era solo.
Con Tom.
- Buona fortuna.- sussurrò Ron, facendosi indietro con gli altri.
Quella volta per il suo migliore amico non poteva fare proprio nulla.

C'era un luogo, nella Foresta Proibita, che non aveva età.
Un luogo nato nella notte dei tempi. Un luogo usato dai druidi, passato da padre in figlio, in una memoria secolare dove non scorreva luce.
I rami troppo intricati impedivano ai raggi del sole di colpire la terra bruna. In un cerchio di dodici grandi pini, Tom Riddle stava in piedi in quel luogo magico. Attorno a lui Mangiamorte.
Lunghi mantelli neri, il volto coperto dai cappucci, i loro respiri corti e ansiosi. Sapeva che tremavano. Lo sentiva.
Lui era il ritratto di suo padre. Ecco perché lo temevano.
- Bentornato.-
Rafeus Lestrange gli fu accanto, posandogli una mano sulla spalla.
- Bentornato fratello.- disse ancora - Questi sono i nostri servi e alleati.-
Il bambino non sentì. Non gl'interessava farlo.
Ora che era al suo posto, non gl'interessava più neanche vivere.
Vanessa gli fu presto accanto, inginocchiandosi di fronte a lui. Si sporse, baciandogli delicatamente le guance e stringendolo.
Era fredda. Sembrava che fosse morte, pensò Tom vacuamente.
- Tu sei il nostro salvatore.-
Io non sono niente.
- Li vedi?- sussurrò la Lestrange, fissandolo con occhi quasi febbricitanti - Loro sono qui solo per te. Loro daranno la vita per te.-
Continuò a tacere, lontano mille miglia da quel luogo, da quella gente.
O forse era più vicino di quanto pensava. Il suo cuore in fondo era rimasto poco lontano, nel castello accanto a quel bosco.
- Amici!- Rafeus, con un ghigno, alzò il pugno che brandiva la spada - Torniamo a sperare!-
Quelle grida lo fecero ritrarre, infastidito come da uno stridio.
Una gabbia. Quella era una gabbia. Tom lo sentiva.
Si era chiuso in gabbia, il posto giusto per lui.
Una dannata gabbia senza via d'uscita.
- Brava Katrina.-
Accanto a Vanessa c'era un'altra donna, anch'ella abbigliata in un lungo mantello ma Riddle non vide niente di lei. Né capelli, né volto. Solo un collo bianco e pallido, come le sue mani dalle dita lunghe, con unghie violacee.
La donna senza viso abbassò la testa su di lui e Tom vide il buio.
Sembrava non avesse né faccia, né occhi. Ma da una Mangiamorte poteva aspettarsi anche la mancanza di molto altro. Un cuore, un onore.
Le grida di gioia però a un certo punto cessarono.
Katrina si volse di scatto, raddrizzandosi rigidamente.
Anche Rafeus e Vanessa sembravano impalliditi di colpo.
- Cosa significa?- ringhiò un Mangiamorte tozzo e possente, estraendo la bacchetta - Siamo circondati!-
Tom non capiva. Si guardò attorno, senza scorgere assolutamente nessuno ma poi subentrò una strana sensazione. Occhi, tanti occhi.
A centinaia. Quegli alberi erano pieni di occhi.
Qualcuno li guardava.
- Centauri!- urlò qualcuno con un grido disperato e prima che Tom riuscisse a capire cosa stava succedendo, una pioggia di frecce infuocate ed incantesimi di rovesciò sul gruppo di Mangiamorte. Fu un rogo che s'innalzò subito e divampò in una furia scatenata, una furia dettata dalla stessa foresta. Centauri e lupi mannari attaccarono in massa, le fiamme incantate bruciavano la carne e gli abiti, ma non il legno della foresta stessa, fate e spiriti mettevano in fuga gli arditi che osavano attaccare.
- Siate maledetti!- gridò Katrina che sembrava respingerli con un'onda protettiva - Perché ci contrastate?!-
- I Mangiamorte qui non sono i benvenuti.- sibilò una voce alle sue spalle.
Tom lo riconobbe. Si volse col cuore in gola, mentre la sua bacchetta s'illuminava.
- STUPEFICIUM!-
Harry Potter scatenò l'inferno. Cos'avesse spinto gli abitanti della Foresta Proibita a seguirlo non gli era chiaro ma in quel momento avrebbe saputo battersi anche da solo. La sua collera aveva raggiunto il limite del non ritorno. Spazzò via chiunque gli si mise davanti ma nel caos perse i Lestrange. Naturalmente fuggirono ma non l'inseguì. Voleva solo fare a pezzi tutti quanti, voleva solo bruciare tutto...
- Fiorenzo!- Harry si volse un secondo alle sue spalle, trovando il vecchio amico di tanti anni prima - Porta via Tom di qui, ti prego!-
Il centauro fissò il bambino, poi annuì. Se lo caricò in groppa e nonostante le proteste del maghetto che non avrebbe voluto lasciare il suo padrino, Fiorenzo scappò via proprio col ritiro stesso dei Mangiamorte.
Cominciarono a Smaterializzarsi, alcuni rimasero svenuti a terra.
Ci furono un paio di morti.
Il Marchio Nero si dissolse.
Katrina era rimasta l'unica in piedi, attorniata da spiriti e fate, sotto l'arco dei centauri furibondi e sotto lo sguardo ardente di Potter.
Lo fissò, poi gli puntò il dito addosso.
- Io ti giuro Potter...lo giuro sul mio sangue. Un giorno tutto ciò che hai di più caro finirà nelle mani del mio Signore e lui lo farà a pezzi! Morirai invocando perdono e pietà Potter! Te lo giuro!-
Harry tacque, quasi sorridendo a quelle parole così vere.
- Torneremo!- gli urlò, prima di sparire in una nuvola di fumo - Torneremo e te lo porteremo via! Quello non è il suo posto! Il suo posto è con suo padre!-
- E il posto dei traditori è l'inferno.- le sibilò roco - Sparisci.-
- Non puoi uccidermi.- gli disse Katrina con un ghigno perfido, scoprendo una bocca piccola e carnosa - Non sei in grado di uccidere un empatico bambino sopravvissuto.-
- E tu non sei in grado di uccidere me.-
Quella risposta la gelò, ammutolendola. Quello sguardo...quegli occhi...
Potter la fissava come un tempo aveva fatto Lord Voldemort.
- Tu non puoi uccidermi. Non è stato in grado di farlo Riddle quando poteva e non ce la farete voi. Lui non ce la farà mai. Potrete continuare all'infinito...- sussurrò, dandole le spalle - ma voi non mi ucciderete mai. E ora ti dico un'ultima cosa. Osa di nuovo mettere le mani sul bambino e vedrai l'inferno prima di quanto pensi. Dillo a tutti loro. Il bambino è mio. Resterà con me. -
Senza aggiungere altro se ne andò, con lui coloro che li avevano attaccati, lasciando la traditrice alla sua più grande domanda.

 

 

 

Sei immortale Harry Potter?
Tu puoi morire, bambino sopravvissuto?

 

 

 

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Capitolo 47
*** Capitolo 47° ***


 

 

Draco Malfoy osservava senza particolare interesse l'oscillare dell'antico pendolo che stava nell'anticamera, nel salone al piano terra della splendida Malfoy House. La sua casa paterna.
Aveva sempre odiato quel pendolo.
Il suo suono, al rintocco delle ore, l'aveva sempre irritato fin da bambino. Forse perché a regalarlo alla loro famiglia era stato suo nonno paterno, un essere a dir poco più glaciale e rigido di suo padre.
Che strano, chissà perché gli venivano in mente quelle cose proprio in quel momento. Osservò le porte chiuse del salone. Oltre quelle, suo padre.
Lucius Malfoy. Non lo vedeva da quattro anni ed era ancora un ricercato.
Chissà perché aveva rischiato di finire in una trappola. Doveva saperlo che il suo adorato rampollo, come no, era diventato niente meno che "un orrido e inutile Auror", come li aveva sempre definiti lui con sprezzo.
Dio, come lo urtava l'idea di scendere a patti col diavolo.
E come lo urtava l'idea di trovarselo di fronte dopo così tanti anni di silenzio.
All'inferno però, quella era casa sua ormai!
Che s'impiccasse, non gli avrebbe più permesso di rovinargli la vita.
Con decisione afferrò la maniglia e aprì i battenti con finta sicurezza.
Lo vide immediatamente e solo la sua incredibile faccia tosta, allenata negli anni e dovuta al suo sangue di Malfoy e Serpeverde, gl'impedì di mostrare il benchè minimo sentimento.
Richiuse le porte, mentre Lucius Malfoy restava impalato a fissarlo.
Aveva girato davanti agli scaffali ricolmi di libri, ora non più oscuri e maledetti, aspettando paziente che suo figlio scendesse. Si era aspettato un ragazzo di ventidue anni ed era sceso quasi un uomo con due occhi di ghiaccio.
Non era cambiato suo figlio.
Rimase il silenzio, mentre richiudeva le porte, ostinato nel dargli le spalle.
Poi però lo guardò dritto in faccia.
Parve studiarlo...e Lucius quasi sogghignò.
Si, sapeva di essere cambiato in quattro anni.
Non indossava più abiti costosi, anche se la sua innata regalità traspariva anche da quegli anonimi pantaloni e giubba nera. Un vizio però non l'aveva perso. Continuava a portare i guanti.
I lunghi capelli biondi raccolti in una coda bassa, il mantello ripiegato su uno dei divani. La bacchetta nascosta nella tasca interna della giubba.
Si era aspettato una trappola, non poteva farne a meno ma conosceva anche tanto bene suo figlio da sapere che non l'avrebbe diviso con nessuno. Piuttosto l'avrebbe ucciso che consegnarlo al Ministero.
- Hai apportato dei cambiamenti alla casa, vedo.- bofonchiò con suo tono pigro, andando a sedersi sul divano di damasco color petrolio.
Draco si sedette a sua volta, ben attento a non sfiorarlo neanche con un dito.
- Arriviamo al dunque.-
Lucius sogghignò, accavallando le gambe - Grazie mille, io sto benissimo. E tu come stai?-
- Dove sono le ossa?- gli chiese l'Auror.
- Ho dovuto nascondermi. Ho vissuto a Praga, poi a Budapest. Mi ha richiamato Jane quando ha capito che la situazione stava peggiorando. In questi anni ho contattato qualche volta tua madre. So che sta bene e vive nella casa di campagna della prozia Elladora.-
- Dov'è Minus?-
Lucius si sporse leggermente, poggiando i gomiti sulle ginocchia - Così non otterrai nulla.-
- Cosa vuoi?- gli sibilò allora suo figlio.
- Parlare.-
Draco assottigliò gli occhi - E' tardi per parlare.-
- Si ma ti conviene accontentarmi se vuoi sapere delle ossa.-
L'Auror serrò anche le mascelle, irrigidendosi. Sporco bastardo...
- Avanti, parla allora.- lo sfidò, con un barlume di sarcasmo nello sguardo - Ma ti avviso, se dopo non mi dirai ciò che voglio sapere dovrò renderti tutti i favori che mi hai fatto da quando sono nato.-
La stoccata era pesante e Lucius la incassò a fatica, anche se lo nascose bene.
Tornò composto, mentre suo figlio si accendeva una sigaretta.
- Sei un Auror, esatto?-
Draco annuì, dando un lieve tiro - Contento?-
Lucius ridacchiò leggermente, in quel suo modo freddo che faceva accapponare la pelle.
- E ti ci trovi?-
- T'importa?- ghignò allora Draco con amarezza - Eh? Te ne frega qualcosa?-
- Si.-
Il ragazzo scosse il capo, sempre più disgustato - Non te n'è mai fregato un cazzo, perché adesso non mi dici quello che m'interessa e non te ne torni da dove sei venuto eh?-
- Perché ho delle domande e voglio delle risposte. Ti chiedo solo un po' di fiato Draco, non mi sembra molto.-
- E' anche troppo.- scandì acido - In fondo tu non mi hai dato neanche quello.-
- Possiamo stare qua a parlare dei miei errori per anni, ma non ti porteranno a quello che vuoi.-
- Quindi dobbiamo parlare solo di quello che vuoi tu, giusto paparino?-
- Si, esatto.-
- Potrei sbatterti ad Azkaban lo sai?- Draco espirò il fumo, fissandolo attraverso i riccioli densi e compatti - Dopo tutto quello che hai fatto ce n'è abbastanza per farti marcire fra le braccia dei Dissennatori, cari amici del tuo vecchio padrone a cui, se non ricordo male, stavi per immolarmi. O forse ho saltato qualcosa?-
Lucius tacque, senza abbassare lo sguardo.
Aveva una persona diversa davanti ora. Aveva sempre riconosciuto in suo figlio una certa insofferenza, tipica di alcuni rappresentanti della famiglia Black, ma ora in lui vedeva qualcosa...una sorta di piccola luce, protetta da una salda convinzione. Si, suo figlio non era cambiato. Era solo cresciuto.
- Vivi con Potter?-
Draco emise un gemito, spegnendo la sigaretta con rabbia.
Era come parlare a un sordo.
- Si.- sibilò ironico - Bello eh? Alla fine dopo avermi fatto il lavaggio del cervello su di lui dall'età di tre anni hai raggiunto il tuo scopo. Ora siamo talmente incollati che non posso staccarmi da lui neanche volendo.-
- Maledizione?- chiese suo padre, alzando un sopracciglio.
- Esatto. C'è altro che vuoi sapere?- e parve proprio di si perché suo padre si accomodò meglio, poggiandosi sul bracciolo. Lo scrutò attento, sempre come se stesse cercando di coglierne le differenze dovute all'età, a quegli anni travagliati.
- Ho visto dai giornali che Lord Voldemort ha un figlio.-
Draco ghignò, scuotendo il capo - Non potevi risparmiartela vero?-
- E tu e Potter cosa fate, illuminami.- continuò Lucius, ignorando la sua arroganza - Vi coccolate il marmocchio prima di andare a dormire o lo usate come bersaglio per i Cruciatus?-
- Ti sembrerà allucinante ma ci sono persone e genitori che sui loro figli non alzano una mano, bacchetta o grida.- stoccò ancora, facendogli fare una leggera smorfia - Ma tu questo non lo puoi capire.-
- Genitori hai detto? Fate da genitori a quel bambino?-
- Siamo i suoi padrini.- lo corresse gelido - E ha un nome, si chiama Tom.-
- Però.- l'ex padrone di casa parve stranito e divertito al tempo stesso - Quindi da lupo sei diventato una innocente pecorella, figlio mio.-
- Le apparenze ingannano, lo sai.- sibilò Draco in risposta - Vuoi sapere altro?-
- Si.- gli rispose, snervandolo - Sei fidanzato?-
- Perché non vai dritto dalla mamma se vuoi sapere queste cose?- ringhiò inferocito - Visto che siete ancora in contatto...-
- Calma, ho detto che qualche volta le ho scritto. Facendole sapere che ero vivo.-
- Che atroce notizia.-
- Il tuo sarcasmo mi tocca poco.-
- Come a me stomaca la tua nuova aria da esiliato addolorato.- la voce di Draco uscì più roca e pericolosa che mai - Non sono fidanzato, non ho avuto figli illegittimi, il casato è salvo e ho mandato al diavolo la nonna, contento adesso?-
- Per tua nonna hai fatto benissimo.- rispose Lucius angelicamente.
- Al diavolo!- Draco scattò in piedi, conscio che stava per esplodere. Ma fu qualcos'altro a saltare per aria. Dal piano superiore si avvertì un tremito, poi una nuvola di fumo invase lo scalone. Polvere e cocci franarono ovunque.
In un attimo Lucius Malfoy si ritrovò con una spada alla gola e una bacchetta al cuore.
- Se è una trappola...- sibilò l'Auror - ...giuro che ti ammazzo!-
- Calmati.- ringhiò suo padre - Non ho fatto niente. Non so neanche che diavolo è successo, per la miseria!-
Un attimo e arrivò un elfo domestico, tutto coperto di polvere e un po' sconvolto.
- Padroncino! Oh, salve padrone!- si sbrodolò l'elfo - Chiedo scusa.-
- Cos'è successo?- ringhiò Draco - Cos'era quell'esplosione?-
- Nulla, la signorina ha detto che non è accaduto nulla. Un libro maledetto che non si voleva aprire ma la signorina sta bene, non si è ferita.-
- La signorina?- riecheggiò Lucius.
- Zitto.- gli ordinò Draco, spingendogli la lama a contatto con la palle - Bene, grazie. Vai pure e andate a pulire questo disastro.-
- Certo padroncino.-
Sparito l'elfo, Lucius continuò a fissare suo figlio con aria indagatrice.
- Chi nascondi?-
- Affari miei.- ringhiò Draco, senza abbassare le armi - E ora sai che ti dico? Mi hai stufato! Verrai con me e dirai quello che sai a tutti quanti, ne ho basta di sentire cavolate! O mi segui o sei morto e ti giuro che invece io non cambierò idea all'ultimo momento!-
E allora non ci fu più modo di sottrarsi. Lucius Malfoy alzò le mani e consegnò la bacchetta. Dopo quattro anni, tornò dove aveva lasciato ogni cosa.


Lucilla dei Lancaster guardava fuori dalla finestra della Torre Oscura.
Ecco, Harry stava tornando dalla Foresta Proibita.
- E' salvo.- disse atona.
Ron, Jess, Tristan e tutti gli altri tirarono un grosso sospiro di sollievo. Meno male, era vivo! Ma come aveva fatto contro tanti Mangiamorte?
- Il Marchio è sparito.- sussurrò anche Silente, radunato con tutti loro - Gli abitanti del bosco devono averlo aiutato visto che Fiorenzo ha condotto Tom fin qui.-
- Sinceramente ne sono stupito.- bofonchiò Ron - Date che l'ultima volta che ci sono entrati, Harry ed Hermione hanno rischiato di farsi ammazzare dai suoi amici centauri.-
- Un conto sono gli amici del bambino sopravvissuto, un conto sono i Mangiamorte.- disse Clayton, avvertendo ancora delle fortissime presenze vacanti su quelle terre - Ma almeno li hanno dispersi tutti, stanno fuggendo. Qualcuno però ci ha lasciato la pelle.-
- Aspetta che mi metto a piangere.- sibilò Milo acidamente.
- Avessero almeno fatto secchi i Lestrange.- disse May, che era tornata poco prima dall'osservatorio della Torre di Astronomia - O ne avesse almeno catturato uno. Con del Veritaserum avremmo potuto farlo parlare.-
- Tanto non andremo da nessuna parte se non mettiamo le mani su Katrina.- scandì Edward rabbioso - Senza contare che continuiamo a salvare Tom da quei maledetti bastardi per il rotto della cuffia!-
- Lo so che è frustrante ma non si può fare altro per il momento.- gli disse Ron, seguendo un accordo prestabilito - Ora che sappiamo dov'è Minus e che Duncan sta mettendo su una squadra, stiamo per risolvere la situazione.-
- Prima che torni Harry,- si mise in mezzo Jess - voi due avete trovato una soluzione per Degona?-
- Si, certo.- Lucilla evitò di aggiungere altro, visti i presenti, poi però si accorse che qualcosa non andava. Imprecò, raggiungendo la porta della camera di Draco e trovò la stanza vuota.
- Dannazione, Tom è scappato di nuovo!-
- Cosa?!- Tristan e gli altri scattarono in piedi, sconvolti - E dov'è andato?-
- Seduti, me ne occupo io.-
Si volsero sulla porta, trovando Harry.
- Ehi, dove vai?- gli urlò dietro Ron, seguendolo sulle scale - Non lo troverai mai da solo!-
- E' una questione fra me e lui.- scandì il moretto - Me ne occupo io!-
- Ma cosa...-
Potter si bloccò, girandosi indietro - E' colpa mia se è successo questo casino! È da quando è arrivato da noi che avrei dovuto affrontare questo discorso, è solo un bambino! Ho fatto un guaio e ora lo sistemerò una volta per tutte! Lo troverò e lo riporterò qui ma devo farlo da solo, nessuno si deve intromettere!- e senza aggiungere altro volò giù per la tromba delle scale della Torre Oscura, diretto in un posto preciso.
Sapeva dov'era Tom. C'era solo un posto in cui poteva essersi rifugiato.

Degona ridacchiava divertita quando Lucilla la raggiunse nella sua cameretta.
- Ciao mamma! Nyssa mi piace tanto sai?-
La Lancaster scoccò un'occhiata obliqua a sua figlia, poi alla giovane donna che stava seduta compostamente sulla poltrona a fianco del letto dove la bambina disegnava a pancia in sotto.
La giovane, bionda con occhi rossi e pelle bianca, volse un rispettoso cenno del capo alla demone, prima di alzarsi e farle un profondo inchino.
"Lucilla, non mi avevate detto che vostra figlia può vedermi e sentire la mia voce."
- Infatti non lo sapevo.- la Lancaster raggiunse Degona, carezzandole il capo - Tesoro...tu vedi Nyssa?-
La bimba la guardò stranita, poi sorrise - Certo.- rispose, come se fosse ovvio - Perché?-
Perché? Bhè, intanto perché Nyssa era uno spirito custode invisibile a qualsiasi occhio umano. Si trattava della discendente di un'antica stirpe di esseri impalpabili che proteggevano i giovani demoni fino all'età matura, servendoli con cura e devozione ma appunto, solo i demoni potevano vedere i loro custodi.
Allora sua figlia come faceva a vederla?
"Vostra figlia è una bambina speciale, Lucilla." sussurrò la donna, lisciandosi l'abito bianco di seta, tutto svolazzante come animato di vita propria.
- Si, lei è speciale.- mormorò la demone, inspirando - Mi raccomando Nyssa, ricordati quello che ti ho detto. Quell'empatica sa che qualcuno si occuperà di Degona ma non potrà vederti né sentirti. Riferiscimi di qualsiasi evento sospetto.-
"Come desiderate milady."
La voce dello spirito era dolce come una cantilena, però molto lenta e strascicata. Degona la fissava rapita, estasiata.
- Bene, allora vi lascio sole. Ah, mi raccomando Degona.- Lucilla si chinò su sua figlia, prima di abbracciarla per tornare a Cameron Manor - Non parlare mai con Nyssa mentre sei con gli altri, va bene? Quando siete sole parla pure con lei liberamente ma assicurati che non sia presente Katrina.-
- La spiona?-
- Si, esatto. Quando c'è Katrina non parlare mai con Nyssa, non deve sapere che c'è lei con te.-
- Ma...posso raccontarlo al papà?-
- Si ma solo quando sei sicura che quella spiona non c'è, va bene?-
"Milady..." Nyssa le si accostò silenziosa "Questa empatica è così fastidiosa per la piccola? Sento i suoi poteri crescere velocemente, diventerà una grande strega e questo potere dovrebbe essere sviluppato già in tenera età."
- Ricorda che non è un demone.- la zittì Lucilla, senza guardarla - Tu occupati solo di tenerla fuori dai guai e di controllare i suoi poteri.-
"Come desiderate Lucilla."
- Bene.- la Lancaster abbracciò con forza la figlia che le stampò due grossi bacioni sulle guance - Ora devo andare.-
"Buon viaggio milady."
- Ciao mamma, salutami Caesar e Dimitri!- cinguettò la piccola agitando la manina.
Buon viaggio. Si, sperava che lo fosse anche perché ormai diventava ogni giorno più difficile tornare da Caesar e lasciare Tristan e Degona.
Dannatamente difficile.


Un sasso piombato dall'alto increspò l'acqua del lago.
Tom osservava i cerchi espandersi rapidi e piano piano sparire.
Il sole stava per calare e con gli ultimi raggi si stava portando via il poco calore che il bambino sentiva sulla pelle.
Era uscito di nuovo senza permesso ma questa volta dubitava che l'avrebbero punito. Cos'avrebbero detto i ragazzi in fondo?
Che lui era il figlio di Voldemort e che non potevano tenerlo lontano dai Mangiamorte, no?
Scagliò un altro sasso, ma con molta più forza.
Lui era il figlio di Voldemort. Con Harry lui non centrava proprio nulla!
Doveva andarsene, chiudersi nel castello di Caesar e non mettere più piede fuori! Ma coi Mangiamorte non ci sarebbe più tornato, ormai se l'era giurato. Aveva commesso un'idiozia, un errore madornale. Aveva dato in mano ai suoi fratellastri l'ultimo ingrediente per resuscitare suo padre e si sarebbe buttato nel lago piuttosto che commettere di nuovo una tale assurdità.
Basta. Doveva chiamare Lucilla e farsi portare via. E se non avesse ottenuto il permesso si sarebbe Smaterializzato via senza tante storie e al diavolo tutto!
- Sei qua.-
Gelando, rimase col braccio in aria nel tentativo di lanciare un'altra pietra.
Harry.
Si voltò e lo vide a pochi metri da lui.
Mosse un passo ma Riddle lo bloccò subito - Non ti avvicinare!-
Potter si bloccò, impietrito. Perché?
Deluso, ferito e arrabbiato rimase dov'era, cacciandosi le mani in tasca.
Doveva stare calmo o avrebbe solo fatto un disastro.
- Sei ferito?- gli chiese, a bassa voce.
Tom gli dette le spalle. Perché si sforzava di essere gentile con lui?
Perché lo guardava in quel modo, quasi con pena?
Per Harry era solo un peso!
- Tom!- lo richiamò l'Auror esasperato - Ti sei fatto male? Ti hanno fatto qualcosa?-
- Non mi hanno preso del sangue né pelle, se è quello che vuoi sapere.- scattò stizzito - Quindi stai pure tranquillo!-
- Non intendevo questo.- Harry serrò le mascelle - Come sei finito con i Mangiamorte? È stata Katrina a condurti lì con l'inganno?-
- Mi credi uno stupido?- Tom divenne ancora più aggressivo - Sono capace di capire le intenzioni dei Mangiamorte! In fondo sono il figlio di Voldemort no?-
Ma che cos'aveva?
Harry scrutò in quegli occhi blu non vedendoci più niente del maghetto che conosceva. Che gli avevano fatto?
- Io e te dobbiamo parlare.- gli disse, iniziando a raccogliere il coraggio.
- Non ce n'è bisogno.- sibilò il ragazzino.
- Si che ce n'è bisogno e da un pezzo anche!- Harry lo raggiunse con due balzi, afferrando per il braccio - Adesso mi starai a sentire, sono stufo di...-
- NON MI TOCCARE!-
Quel grido era apparso più il lamento di un animale spaventato.
Harry lo lasciò andare all'istante. Tom lo fissò sgomento.
Lo aveva bruciato? Come faceva suo padre?
Gli guardò la mano: tremava. Ma non si era scottato.
- Ma che cos'hai?- Potter si fece indietro - Che t'è successo?-
Il bambino non rispose, chiudendo i pugni. Stava per piangere ma non voleva infliggersi quell'ultima umiliazione quindi si strinse nelle spalle.
- Tom...che cos'hai? Che diavolo ti è successo in questi ultimi tempi?- insistette il bambino sopravvissuto - E' per Voldemort?-
Quasi non riusciva più neanche a sentire quel nome.
Il piccolo Riddle si morse il labbro inferiore, continuando a sforzarsi di tacere. Non voleva più parlare del Lord Oscuro. Non più.
Non voleva più sentire niente, neanche parlare. Basta.
- Se non parli non posso capire cosa c'è che non va!- tuonò Harry esasperato - Parlami e risolviamo questa storia una volta per tutte!-
Stavolta Tom non riuscì più a tacere.
- Risolvere?- chiese con una voce troppo adulta - Risolvere? L'unico modo per risolverla è che io muoia!-
Quello scatto d'ira e quelle parole lasciarono Potter di sale.
- Cosa?- alitò.
- Perché non è vero?- urlò anche il maghetto, quasi emanando la rabbia col suo stesso corpo rigido e vibrante - C'è un altro modo per cancellare il problema? No e lo sai!-
- Ma di cosa parli?-
Harry stentava a credere di aver davanti la stessa persona che conosceva. Non sembrava più lui. Non era più un ragazzino di undici anni...sembrava...Harry socchiuse gli occhi, disperato. Tom sembrava diventato la sua copia.
Riconosceva quello sguardo, quel tono, anche quegli occhi.
Lo lasciò sfogare, per capire finalmente.
Forse, se ne accorgeva solo ora, non aveva ascoltato abbastanza.
Credeva di sapere tutto quando invece non si era mai preoccupato di ascoltare.
- Lo sai di cosa parlo! Lo sai benissimo! Tu mi guardi e vedi lui! Lo so che gli assomiglio e so che parli con lui quando esci la notte! Lo odi e odi anche me, perché sono suo figlio e perché ho la faccia come la sua! Lo so che questo non è il mio posto, io con te non ci dovrei stare, me lo dicono tutti e adesso capisco che hanno ragione! Perché dovresti occuparti del figlio dell'uomo che ti ha rovinato la vita eh? Perché mi hai tenuto con te? Comunque stai tranquillo, me ne andrò stasera stessa!-
Stavolta Harry lo zittì afferrandolo per le braccia e incurante del suo agitarsi riuscì ad abbracciarlo stretto, a calmarlo.
Quando lo sentì singhiozzare quasi si mise a piangere con lui.
- Shhh...- gli carezzò la testa, mentre Tom gli passava le braccia attorno ai fianchi, nascondendo il viso nella sua giubba. Gli stava facendo un male terribile alla schiena, dov'era ancora ferito, ma in fondo se l'era meritato.
Quando la smise di tremare, il bambino sopravvissuto strinse i denti e s'inginocchiò davanti a lui.
Gli passò le dita sulla faccia mentre il ragazzino si sfregava gli occhi coi pugni chiusi, tirando su col naso.
- Adesso...- Harry sentì il sangue colargli lungo la schiena, ma continuò. Non si sarebbe fermato neanche se si fosse trovato Voldemort alle spalle - Adesso ascoltami.- mormorò, inchiodando gli occhi in quelli arrossati di Tom - Perché ti farò questo discorso oggi...e mai più nella vita. Non mi ripeterò più, quindi dovrai credermi sulla parola. Ti darò la mia. Potrai metterci la mano sul fuoco perché questa parola varrà per sempre. D'accordo?-
Il maghetto annuì, osservandolo attento.
- Io...- Potter guardò un attimo altrove, come per raccogliere le ultime idee, poi quando fu pronto lo fissò di nuovo - E' vero. Gli altri hanno ragione.- sussurrò - Tu sei il figlio dell'uomo che mi ha rovinato la vita, che mi ha tenuto la sveglio la notte con mille incubi, che mi ha fatto soffrire per la perdita di molte persone care, che ha ucciso i miei genitori. Si, tuo padre era un assassino.- gli prese il volto fra le mani - Ma io...io cosa sono Tom? Per te intendo.-
- Che vuoi dire?- singhiozzò il bambino.
Harry socchiuse le palpebre - Io sono per te ciò che tuo padre è stato per me. Io ho ucciso i tuoi genitori Tom. Io sono l'assassino di tuo padre.-
- No, no...- Riddle scosse il capo, senza voler ascoltare - Tu dovevi, tu dovevi...-
- Si, dovevo. E lo desideravo. Ma tu?- Potter scosse la testa - Ora ci sei tu nella mia vita. Prima dovevo solo rendere conto a me stesso. Ma ora ci sei anche tu. Quando crescerai forse assomiglierai a tuo padre, è vero. Ma tu non sei tuo padre. Io ti conosco e non c'è niente che tu abbia in comune con lui.-
- Quando crescerò diventerò sempre più uguale a lui...mi odierai...- Tom ricominciò a piangere, distogliendo il viso - Non voglio arrivare a quel giorno...-
- Tom.- Harry si fece guardare di nuovo in faccia - Crescerai, l'hai detto tu. E credimi, cambierai idea tante di quelle volte che non ricorderai più nemmeno ciò che provi adesso. Tu crescerai e forse ti ritroverai una notte a chiederti perché devi stare col ragazzino che a sedici anni ha ucciso Lord Voldemort. Nonostante il suo nome, quello che ha fatto...lui è sempre tuo padre. I legami di sangue non si fregano. E io l'ho ucciso.-
- Non m'importa cosa dicono gli altri! Non m'importa di lui!- urlò allora il piccolo Riddle, gettandogli le braccia al collo - Io voglio stare con te!-
- Da grande potresti non volere la stessa cosa.- gli sussurrò, posandosi una mano fra i capelli scuri - Potresti rimpiangerlo.-
- Non m'interessa!- il maghetto lo cinse più forte - Lo so che è strano...ma se mi vuoi, prometto che non me ne andrò mai più in giro! Non mi muoverò più dalla torre, so che vogliono qualcosa da me...e ti prometto che non gli darò più modo di catturarmi! Te lo giuro!-
Non aveva mai capito niente. Mai.
Harry emise un gemito, tirandosi in piedi e prendendoselo in braccio, facendo una fatica immensa ma non ci badò. Voleva solo riportarselo a casa.
- Allora facciamo un patto.- gli disse, scostandosi per guardarlo in quegli occhi blu che un tempo aveva odiato e che ora invece lo inondavano di tenerezza - Stiamo sempre insieme. Ti difenderò da tutti quelli che vogliono portarti via da noi, dai tuoi fratellastri, dagli Zaratrox e da chiunque cercherà di portarti via.-
- E io ti difenderò da lui.- Tom, col viso congestionato, piegò le labbra in un debole sorriso - Se cercherà di farti qualcosa, io lo fermerò.-
Harry sorrise malinconicamente, piegandogli di nuovo quella zucca testarda e dolcissima sulla sua spalla.
- Promesso?- sussurrò Tom.
- Promesso.- annuì Potter - Non ti lascerò mai.-
- Anche se da grande gli assomiglierò sempre di più?-
- Si.-
- Harry?-
- Dimmi.-
Tom nascose il musetto nella sua spalla - Ti voglio bene.-
- Anche io mostriciattolo.-


Stava calando il buio quando Potter riuscì a strisciare fino alla Torre Oscura. Tom lo aiutava come poteva, spingendolo su ogni gradino e quando aprirono la porta, Draco l'investì con una seria inconsulta di bestemmie.
- SI PUO' SAPERE DOVE CAZZO ERAVATE VOI DUE?- tuonò, stremando il bambino sopravvissuto che ormai era praticamente ridotto in briciole - Complimenti Sfregiato, tu si che sei furbo! Con quello stampo sulla schiena te ne vai a zonzo come se nulla fosse! E tu piccolo mostriciattolo!- sbraitò, rivolto al piccolo Riddle - Ringrazia che oggi pomeriggio non sia stato presente perché niente ti avrebbe salvato da un paio di ceffoni!-
- Grazie mamma chioccia, ci mancavi solo tu.- sibilò Harry schifato - Che c'è? Hai mandato giù un bicchiere di troppo?-
- No, ma abbiamo ospiti.- frecciò Ron, appoggiato al muro a fianco e muovendo appena le pupille indicò al suo migliore amico il tavolo. E guarda chi c'era comodamente seduto...Lucius Malfoy.
- Però.- Harry gli scoccò un'occhiata gelida - E' questa la tua idea di accelerare i tempi Malferret?-
- Vedi altre soluzioni idiota?- ringhiò Draco furente - Vatti a medicare e poi ritorna qui, all'istante!-
- Guarda che tanto non scappo.- bofonchiò Lucius sarcastico, viste le manette magiche gli bloccavano i polsi.
- Sarebbe una novità.- ironizzò Potter acidamente.
- Sempre in forma, eh bambino sopravvissuto?- Malfoy senior lo guardò attentamente, poi studiò Tom e sorrise.
- Che diavolo ha da ridacchiare?- lo sfidò Harry.
- Niente. Ma la vita è strana, non credi?-
- Tanto strana che a costo di ripetermi potrei dirle una cosa che forse non le sembrerà nuova.- l'ex Grifondoro si sporse verso di lui, minaccioso - Se tenta qualche scherzo io l'ammazzo seduta stante.-
- Mettiti in coda Potty.- lo frenò Draco - Il primo sono io.-
- Che caratterino che avete sviluppato entrambi.- Lucius sembrava infischiarsene di essere attorniato da Auror - La convivenza forzata fa male eh?-
Naturalmente stavano per mettergli le mani al collo quando Edward e Ron li fermarono. Spedirono Potter a cambiarsi le fasciature, Tom si sedette accanto a Edward notando che May non era presente e quando lo sfregiato tornò, tutto era pronto.
- Avanti.- scandì Draco perentorio - Dì loro quello che hai detto a me.-
Lucius roteò gli occhi, rimettendosi comodo contro la poltrona.
- Minus è ancora libero. I figli di Bellatrix non sono riusciti a metterci le mani sopra perché s'è fatto addosso lo stesso incantesimo che lo rendeva introvabile anni fa. Ovvero è sotto forma Animagus.-
- E quindi è un tornato il dannato ratto di una volta?- Ron fece una smorfia - Fantastico. Un'ottima notizia.-
- E le ossa?- chiese Harry, trattenendo la collera.
- Nascoste. E sono dentro un contenitore di legno con cinghie di metallo fatato creato dai folletti che impedisce anche ai Sensimaghi di trovarne l'ubicazione.- fece Malfoy senior saccente - Se fosse stato possibile gliele avrei già sottratte.-
- Quindi siamo di nuovo da capo!- sbottò Potter.
- Il succo è questo a quanto pare.- sibilò anche Edward - Ecco perché i Sensimaghi non lo trovano, è in forma Animagus. E quella cassetta è una vera spina del fianco. Ma se non altro in questo modo non lo troveranno neanche i Mangiamorte.-
- C'è qualcosa che sa che possa aiutarci?- sospirò allora Harry.
- Si, forse una cosa.- ghignò Lucius, divertito nel vederlo chiedere consiglio proprio a lui - Domani è il primo aprile e ci sarà la luna crescente. Aspetta due settimane e nella notte di St. Robert di Grinwald, il protettore dei defunti sconsacrati, vai al cimitero. Invocalo e parla con lui. Certamente saprà dirti come ritrovare quelle ossa.-
- St. Robert cosa?- Ron lo fissava allucinato - Ma che roba è?-
- Magia Oscura.- sentenziò Hermione, scendendo dalla scala - Ha ragione lui, Harry. So io come invocarlo.-
- Signorina Granger...- Lucius esibì un'espressione a metà fra l'arrogante e lo strabiliato - Avessi saputo di tue certe attitudini avrei fatto meno storie anni fa.-
- Senz'altro.- rispose la Grifoncina senza lasciarsi sfuggire quell'aria da purosangue che il caro Malfoy non aveva perso neanche in esilio - Dicevo, Grinwald è un custode delle tombe di questo secolo e lui sa tutto di ogni morto e di ogni tomba. E sa anche come recuperare ciò che è andato perso.-
- Quelle ossa le hanno fregate quando avevo quattordici anni.- sibilò Harry sarcastico - Sei sicura che sia così aggiornato?-
- Andare a parlargli non costa nulla. Te lo invocherò io. Per il momento comunque possiamo tirare il fiato. Dena è al sicuro, Katrina la controlliamo e Minus è lontano anche dai Mangiamorte.-
- Perché sta lontano da loro?- chiese Ron scetticamente - Non vuole resuscitare Voldemort?-
- Non si fida dei Lestrange e poi a quanto si dice in giro i patti sono che Rafeus e Vanessa debbano trovare l'ultimo ingrediente.- Lucius alzò le spalle, per nulla stupita da quell'ennesima dimostrazione di codardia - Non si farà vivo se non sarà sicuro al cento per cento.-
- E lei perché ci aiuta?- sibilò Harry - Ha cambiato fazione per caso?-
- Diciamo che...- Lucius sogghignò, gli occhi grigi lucenti come metallo -...ho deciso per un po' di tenermi fuori da certe cose.-
- Sarà sorvegliato a vista, gliel'assicuro.-
- Come ti pare Potter.- Malfoy rise, alzando le mani - Ora, di grazia, posso essere liberato?-
Gli Auror lo fissarono con le fiamme negli occhi e il mago capì che probabilmente non sarebbe tornato ai fatti propri per lungo tempo, ma aveva messo ogni cosa in conto: non poteva certo pretendere di uscire da quella guerra come nulla fosse. No, ormai c'era e doveva restare.
Almeno per suo figlio. Almeno per Draco.

 

 

 

 

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Capitolo 48
*** Capitolo 48° ***


capitolo 48

 

 

12 aprile, campagna del Norfolk, Sheringham.
La chiesetta di pietra bianca dalle piccole colonne aggraziate era invasa da un delicato profumo di fiori mentre il lieve brusio provocato dagli invitati rivaleggiava col tubare delle colombe, pronte al volo alla fine della cerimonia.
Edward Dalton, nascosto nell'ala dello sposo, spiò fuori dalla tenda del divisorio e vide che tutti, specialmente l'intera e ampia famiglia Weasley, erano molto eccitati.
I famigliari dello sposo erano chiassosi e felici, quasi tutti sorridenti e contenti di ritrovarsi visto che dato il numero non sempre potevano riunirsi tutti insieme. Percy Weasley se ne andava in giro tronfio del suo nuovo lavoro, un posto molto in alto accanto a quell'anima buona di Orloff, mentre Bill e Charlie lo prendevano in giro aiutati dai fidi gemelli, troppo presi dal rallegrare quella riunione per ricordarsi della promessa fatta a Molly Weasley, ovvero quella di non far scherzi di nessuna sorta.
Era impressionante come un giorno di gioia potesse aver cancellato gli ultimi avvenimenti. La rappacificazione fra Harry e Tom, il padre di Draco che ora viveva sotto stretto controllo dell'Ordine a Grimmauld Place dove ogni giorno si prendeva per il collo con Sirius, le novità su Minus, il rituale che avrebbero dovuto compiere da lì a poco, Nyssa...
E ora quel matrimonio. Un giorno di sorrisi dopo tanti di guerra.
- Però...- fece Edward, tornando dentro alla stanza - Ragazzi oggi ci sarà da ridere.-
Harry Potter e Draco Malfoy gli scoccarono un'occhiataccia, troppo intenti a sistemarsi la cravatta con una mano sola, visto che dopo un battibecco si erano ritrovati incollati già di prima mattina.
Erano le dieci e mezza. Mezz'ora e sarebbe iniziato il matrimonio.
- Odio le cravatte!- sbottò il bambino sopravvissuto con stizza.
Le mani gli tremavano ed era visibilmente ansioso. Sembrava quasi che dovesse sposarsi lui.
Ginny Weasley entrò in quel momento, carinissima nel suo abito rosa da damigella d'onore.
- Ragazzi come va? Siete pronti?-
- Ti sembrano pronti?- ghignò Edward, l'unico che era stato in grado di vestirsi da solo.
- Harry ti senti bene?- sorrise la perfida sorellina di Ron - Guarda che devi solo fare da testimone!-
- A proposito.- Blaise Zabini stava seduto in poltrona, elegantissimo e con gli occhi lucidi di ironia - Le hai prese le fedi, vero?-
Potter si bloccò di colpo, sbiancando.
- Hai dimenticato le fedi a Londra??- ululò Malfoy sconvolto.
- TOM!- Harry si precipitò nella sacrestia, pallido e cianotico - Tom le fedi! Dimmi che lei hai tu!-
Il piccolo Riddle alzò appena lo sguardo blu dal libro che stava leggendo comodamente seduto su una panchetta di legno con Beatrix, tutta agghindata a festa. Sorrise, tirando fuori dalla tasca dei pantaloni le fedi degli sposi.
- Oddio grazie!- il bambino sopravvissuto le prese, cacciandosele nella tasca interna della giaccia poi trascinò anche il bimbo davanti allo specchio. Dovevano mettere la cravatta anche a lui ma nessuno lì sembrava sapersela annodare come Dio comandava.
Edward e Blaise ebbero un bel daffare per sistemarli.
- Io non so...grandi e grossi come siete non sapete farsi un semplice nodo! Mettetevi un papillon no?- fece Ginny.
- Neanche morto, mi fa sembrare un vecchio professore.- sbuffò Harry.
- Te li metterai a posto quei capelli vero?- gli chiese di nuovo la strega.
- Perché?- Potter assunse un'espressione allucinata - Ci ho perso tre ore prima!-
- Niente, lasciamo perdere.- sospirò la ragazza - Adesso me ne torno da Pansy con le altre damigelle. Vedete di non perdere niente, ok? E mettetevi a posto quelle cravatte, dovrebbe esserci un incantesimo apposta!-
- Ehi, un attimo! La cucina di Pansy dove sta?- le chiese Blaise.
- Intendi la prima testimone?- Ginny alzò le spalle - Credo col prete a bere.-
- La mezzosangue?- chiese Malfoy.
- E' andata fuori mentre vi sistemavate la cravatta.- rispose Tom sorridendo, stringendosi il nodo da solo - Trix non sta tanto bene in chiesa. Le croci le fanno mancare l'aria.-
- Quando serve non c'è mai!- sibilò il biondo incazzoso, trafficando come un dannato con quella cravatta di seta - Blaise! Insomma aiutami cazzo!-
- Piano che sei in chiesa.- frecciò Edward tranquillo, accendendosi una sigaretta.
- Oddio...mi servono Fred e George!- sbottò Harry - Ma perché mi sono fatto incastrare!? Io non le sopporto le cerimonie religiose! Questa meno che mai...mi sta venendo l'orticaria!-
- Anche a Beatrix, ma lei è mezza vampira.- ironizzò Draco sarcastico.
- Piuttosto voi due.- li zittì Blaise - Vedete di non far guai durante la cerimonia, è Ron a doversi sposare. Non voi due.-
- Non me lo ricordare.- Harry si mise la giacca di volata, per andare a parlare col prete - Ah...le promesse! Dove sono?-
- Le ha Hermione.- Edward dette un altro pigro tiro - Se non ti calmi non arriverai alla fine della giornata.-
- E come faccio a calmarmi?- rognò il moro andando alla tenda - Lontano da Hogwarts non mi sento sicuro.-
Una volta in mezzo alle navate della chiesa, venne investito da una marea di parenti di Ron. Era impressionante ma il grande clan dei Weasley era...era fantastico. Harry l'aveva sempre saputo e aveva sempre adorato la famiglia del suo migliore amico. Erano tutti così adorabilmente ficcanaso, sempre affettuosi, caotici.
Si era sempre sentito amato e protetto, anche se non era un vero membro effettivo.
Arrivarono la signora e il signor Weasley ad abbracciarlo, poi gli vennero presentati zii e cugini, tutti ansiosi di conoscere il primo testimone dello sposo.
- Miseria.- Draco gli apparve a fianco non appena riuscì a tirare il fiato - Cento e passa invitati per la Donnola e poco più di venti per Pansy. Se non altro è una cerimonia raccolta, ringraziamo di questo.-
- Sai come funziona.- rispose il moro con sarcasmo - Quando cambi fazione, tutti ti mollano, genitori compresi.-
- Si.- Malfoy sapeva fin troppo bene come andavano quelle cose - Si, lo so.-
- Chi la porterà all'altare la sposa?-
- Uno zio di terzo grado che ha sempre odiato il padre di Pansy.- il biondo guardò verso la navata centrale dove si erano raccolti un po' di nuovi arrivati - Sinceramente spero solo di avere a disposizione un giornata tranquilla, ecco tutto. Di recente ne abbiamo avute ben poche.-
- Già.-
- Ehi...è arrivato Black.-
Harry si girò e vide il caro Sirius entrare nella chiesetta con Remus. Entrambi tirati a lucido facevano sempre la loro figura, doveva ammetterlo, e poi un Black era sempre un Black ma stavolta c'era qualcosa che stonava.
- E quella chi è?- sibilò senza riuscire a nascondere l'irritazione, vista la bella donna sulla quarantina attaccata al braccio del suo padrino come un'edera. Con un abito color carminio, capelli rossicci mossi, occhi scuri.
- Oh, quella...aspetta, lo so come si chiama.- Malfoy fece mente locale - Si chiama Deirdre Warfield, sorella di Jonathan Warfield, il presidente del reparto al Ministero dei Rapporti coi Babbani. Non sapevo si conoscessero.-
- Perché gli sta così incollata?- rognò Harry.
- Ehi Sfregiato...non hai quindici anni, sai?-
- Ehi Malferret...fatti un giro va! Vai a cercare la tua ragazza!-
- E la tua dov'è piuttosto?-
Ora Elettra, stranamente, era l'ultimo dei pensieri di Harry. Perché Sirius era venuto con quella aggrappata al braccio come una scimmia eh? Senza una parola andò dritto da Remus, scollandolo dal gruppo di Arthur Weasley e degli altri Auror senza neanche salutarli.
- Remus...che ci fa quella qui?- brontolò sprizzando irritazione da tutti i pori - Perché non mi avete detto niente?-
Lupin lo guardò senza capire, per poi voltarsi e vedere il suo migliore amico con Deirdre fermo a parlare con Gillespie e Kingsley. Sorrise, alzando le spalle - Scusa, credevo che Sirius te l'avesse detto. Si frequentano da un mese e mezzo.-
- Un mese e se la porta qui? E non mi dice nulla?- rognò il bambino sopravvissuto.
- Ragazzo mio, hai altro per la testa ora.- li fece notare dolcemente il lupo mannaro - O sbaglio?-
- Tutto quello che vuoi ma poteva almeno accennarmelo invece che sbattermela sotto il naso!- sbuffò il moretto con una leggera smorfia, imbronciato come un ragazzino geloso.
- Eddai,- Remus gli dette una pacca leggera, sistemandogli la cravatta già molle - ti posso assicurare che è una brava persona. Bisogna saperla prendere, è molto dispotica e ruvida al tocco ma se la si conosce meglio è veramente una donna eccezionale.-
Seee, come no!
Harry se ne andò via senza neanche andare a salutare il suo padrino, troppo arrabbiato da quell'improvvisata.
Al diavolo Sirius e le sue sorprese!
- Tira cattiva aria?-
Emise un mugugno sommesso, guardando Elettra Baley che si era fatta strada fra la folla. Bellissima, coi morbidi capelli biondi sciolti sulle spalle, in un vestito lilla meraviglioso che la rendevano una specie di fata.
Senza farsi smontare dalla sua espressione combattiva, Elettra si alzò sulle punte e gli diede un lieve bacio.
- Che c'è?- sussurrò dolcemente - Sei teso?-
- No è per Ron. Ma per Sirius. Guarda.- e gl'indicò Black vicino ai Weasley.
La sua ragazza scoccò uno sguardo in quella direzione, senza farsi notare troppo, ma non assunse espressioni di sorta.
- Bella donna. Chi è? La compagna di Sirius?-
- Co...Cosa?!- Potter era sbiancato. Oddio! E se...se fosse stato vero?
Sirius con la fidanzata! No, no! Quella già la odiava!
Inferocito andò a infilarsi di nuovo nell'ala dello sposo. C'erano già tutti i fratelli di Ron che si divertivano come matti a rinfacciarli la festa di addio al celibato di due giorni prima quando ne avevano combinate insieme di tutti i colori ma lo sposo sembrava assolutamente...felice. Non smetteva un attimo di sorridere, aveva gli occhi luccicanti e...Harry sentì dissolvere in un attimo tutti i suoi problemi.
Si, Ron era giovane. E forse Pansy non era proprio il massimo che Harry aveva sperato ma...se lui era felice, allora sarebbe andato tutto bene. Draco e Blaise erano già andati dalla sposa, Edward aveva portato Tom e Beatrix nei banchi degli Auror dove c'erano May, Jess e gli altri, mentre Tristan era fuori con Degona ad aspettare Lucilla.
Aveva ancora tempo per parlare con Ron.
Si fece dare una sigaretta da Edward e andò fuori dalla chiesa, fermandosi nel vialetto invaso di fiori e meravigliose decorazioni.
Il sole era caldo, l'aria fresca e pulita.
Le nuvole come panna.
Era una giornata bellissima.
Dette un leggero calcio a un ciottolo che rotolò poco lontano su altri sassi bianchi e lisci.
Non aveva più voglia di fumare.
Si voltò e vide qualcuno seduto su una panchina di legno chiaro, vicino a lui. Non se n'era neanche accorto.
- Perché piangi?- chiese sorridendo.
Hermione Granger rise a sua volta, asciugandosi gli occhi con un fazzoletto un po' sporco di trucco.
- Non lo so.- ammise a bassa voce, dandosi della stupida - Non lo so proprio.-
- Balle.- Harry la raggiunse, andando a sedersi al suo fianco.
Era bellissima. Non l'aveva mai vista così bella. L'abito a fiori con la gonna sfasata a balze, gli occhi vitrei e quella sua aria aggraziata che si mostrava sempre a tradimento. Le carezzò una mano, tenendogliela stretta.
- Ho sempre pensato inconsciamente che sarei morta giovane.- gli confessò, guardando il cielo.
Potter rise mestamente, passandole anche un braccio attorno alle spalle, depositandole un bacio fra i ricci.
- A chi lo dici.-
- E adesso sto qua al matrimonio di Ron.- singhiozzò, tamponandosi di nuovo le guance - Dio Harry, guarda in che stato sono! Sono diventata talmente pessimista che mi metto a piangere al matrimonio di uno dei miei due migliori amici! Perché non credevo che sarei mai arrivata a vederlo sposarsi!- si passò una mano fra i capelli, gettando indietro la frangia - Quando siamo diventati così?-
- Non chiedermelo.- le disse, continuando ad accarezzarle la nuca - Ma più o meno mi sento come te.-
- E non ti fa rabbia?-
- Da morire.- ammise triste - Ma scoppio anche di gioia. Perché Ron si sposa...e siamo ancora tutti insieme.-
- Il Trio Miracoli è ancora in piedi.- rise felice, smettendola di piangere.
- Non ci batteranno mai.- rincarò Potter - E finiamola di fare i morti viventi. Basta queste paranoie, io per primo in questi mesi mi sono fatto mettere sotto da cose ormai morte e sepolte. Se non la smetto presto, sei autorizzata a picchiarmi.-
- Posso picchiarvi tutti e due?-
Si voltarono, trovandosi davanti Ron, in abito da cerimonia.
- Sei lo sposo più bello che abbia mai visto.- gli disse Hermione.
Il rossino sorrise, col sorriso di chi è felice davvero, col sorriso che rende gli altri brillanti di luce riflessa.
In un attimo erano tutti e tra abbracciati, lì, alla luce del sole e di quella chiesa di campagna, uniti in qualcosa che esulava da una guerra fra maghi, dalla morte e dal sangue.
Erano lì e basta. Lì per essere felici.
Tutti e tre insieme. Insieme avevano superato battaglie e vinto guerre, insieme avevano pianto, insieme avevano gioito.
Era tempo di tornare a farlo.
- Se vuoi scappare sei ancora in tempo.- sfuggì a Harry e nel contempo Hermione e Ron esplosero in una fragorosa risata che invase quei luoghi come una dolce cantilena. Si, era un giorno di gioia quello.


"Morte, non ti vantare se qualcuno ti ha chiamato potente e terribile. Perché tu non lo sei. Tu non ci hai battuti."


L'organo intonò la marcia nuziale e la sposa, eterea nell'abito color perla, varcò la lunga arcata della chiesetta col sorriso sulle labbra, nascosta dal velo di tulle. In una mano Pansy teneva un bouquet di roselline bianche e rosa, l'altra invece era posata su quella nodosa di uno zio dall'aria fiera ed emozionata.
I genitori della sposa non erano presenti, come d'altronde i parenti stretti (quasi tutti chiusi ad Azkaban) ma questo a lei non importava.
La cugina di Pansy, Guendaline Parkinson, stava al fianco sinistro dell'altare, alle sue spalle Draco.
Harry ed Hermione invece a fianco di Ron che aspettava sorridente, senza un filo di tremarella addosso.
Finalmente la sposa raggiunse l'altare e la cerimonia ebbe inizio.
- Benamati fratelli, siamo qui riuniti oggi...-
Il prete cominciò con le frasi di rito e niente avrebbe potuto infastidire quella giornata, nulla.
I testimoni se ne accorgevano guardando le espressione adoranti degli sposi, il loro modo di tenersi la mano per tutta la messa, il silenzio sommesso e quasi sacro degli invitati. Anche il vento sembrava essersi zittito per assistere.
Le damigelle se ne stavano ai fianchi delle navate, gioiose e felici, gli Auror quasi si stavano commuovendo, dimentichi di essere orgogliosi maghi.
Harry stava lì a fianco del suo migliore amico, le fedi in tasca, il cuore emozionato per le parole che sentiva.
Cavolo, certo che una volta sul posto e nel momento preciso sarebbe venuta voglia a qualunque innamorato di sposarsi.
Sentire la promessa di Ron e di Pansy fece sospirare più di un invitato, ma c'era qualcuno che invece ascoltava meno.
Draco era rimasto immobile dal momento stesso in cui era salito su quei gradini e si era ritrovato Hermione davanti.
Non l'aveva persa di vista un minuto, gli occhi fissi sul suo viso. Forse era l'atmosfera, forse in quei mesi era stato più felice che negli ultimi quattro anni...ma non riusciva a smettere di guardarla.
E aveva il cuore in gola ogni volta che lei, sentendosi fissata, gli sorrideva facendogli cenno di stare attento.
Cadde dalle nuvole, capendo di essere arrivati al sodo, quando Potter diede agli sposi gli anelli e poi le classiche e sacre domande dell'istituzione matrimoniale, dette in tono solenne dalla voce calda del prete.
- Vuoi tu Panselvele Julia Parkinson prendere come tuo sposo Ronald Billius Weasley, per amarlo e onorarlo, in salute e in malattia, in ricchezza e povertà, per tutti i giorni della tua vita?-
Pansy sollevò gli occhi neri su Ron e sorrise.
- Lo voglio.- sussurrò.
- E vuoi tu, Ronald Billius Weasley prendere come tua sposa Panselvele Julia Parkinson per amarla e onorarla, in salute e in malattia, in ricchezza e povertà, per tutti i giorni della tua vita?-
- Si, lo voglio.- sorrise Ron.
- Allora col potere che mi è stato conferito da Dio, io vi dichiaro marito e moglie. Puoi baciare la sposa.-
Il bacio sancì quell'unione e fu un susseguirsi di altri baci alla sposa, abbracci di amici e parenti...e poi tanti altri visi sorridenti. Ci fu il volo delle colombe, particolare tradizione osservata dalla famiglia Weasley, poi il lancio del riso e infine quello del bouquet.
Pansy si girò di spalle, ridendo come un matta verso amiche e damigelle che fischiavano per attirare la sua attenzione. Non ci fossero stati passanti babbani curiosi in giro per quelle campagne avrebbero tirato fuori anche le bacchette per usare la magia e fare prima.
- Vai che si picchiano.- ghignò Edward, insieme a Harry, Draco, Hermione, Blaise, Elettra e gli altri. Con loro si erano radunati i vecchi Grifondoro, c'erano perfino Seamus con la sua ragazza babbana e Neville, anche lui in dolce compagnia.
- Il lancio del bouquet è una specie di lotta all'ultimo sangue, avete mai notato?- bofonchiò Tristan, con in braccio Degona tutta agghindata in un vestitino di raso e pizzo sangallo troppo pomposo.
- Perché vogliono tutte il mazzo di fiori papà?- chiese la bambina, seguita a distanza da Nyssa.
- Dicono che chi lo prende sarà il prossimo a sposarsi tesoro.- le disse Liz, rossa in viso per l'emozione.
- Davvero?- Degona s'illuminò, girandosi al fianco destro di suo padre - Mamma perché non lo prendi tu?-
Lucilla per tutta risposta piegò appena le labbra, carezzandole la testolina. Quella tata malefica le aveva stretto i ricci ribelli e ora sembrava un confetto ma tempo un attimo avrebbe liberato la sua bambina da quella gabbia di nastrini!
Manco a dirlo però, il bouquet venne lanciato proprio dalla loro parte. Una piccola parabola e le roselline bianche finirono dritte fra le mani di Lucilla che dopo un attimo di sbigottimento fece una smorfia, all'assalto delle prese in giro degli amici. I commenti si sprecarono ma iniziarono quasi subito le foto degli sposi, quindi la Lancaster ebbe modo di levarsi dai piedi i seccatori e gli spiritosoni.
La ridda per le foto con gli sposi fu ancora più lunga. Fra le pose coi testimoni e gli amici che non stavano fermi e facevano incazzare il fotografo, l'enorme famiglia di Ron che non ci stava nell'obiettivo e i bambini che lanciavano riso mordicchioso proprio durante gli scatti, non ci fu quasi verso di avere delle foto formali e rigorose, le classiche che si appendono con orgoglio nelle case...ma furono comunque foto bellissime, degne di quel giorno.

Il pranzo si tenne in un vecchio castello in rovina sulle colline.
Una parte del bel palazzo gotico purtroppo era irrimediabilmente distrutta ma l'ala nord, occupata da alcuni maghi che avevano il pallino per la ristorazione, era veramente magnifica, calda e intima, molto accogliente.
Ci si Smaterializzarono tutti non appena ebbero fine le foto e non appena gli Auror mostrarono di avere un discreto appetito che ebbero modo di cominciare a placare con un aperitivo sotto un patio dalle tende trasparenti.
Calici di vino bianco secco alla mano e la chiacchiera facile, le damigelle stavano facendo il loro dovere cercando di irretire i testimoni dello sposo e della sposa che invece erano assediati dai famigliari, quando poi gli amici se li sarebbero goduti con il dopo cena.
Draco e Harry erano talmente oppressi che quasi non respiravano più, mentre Hermione si stava concedendo una rimpatriata con Lavanda Brown, venuta col fidanzato, Calì e Padma Patil, Seamus, Dean e Neville.
- Così tu sei Hermione!- la fidanzata di Paciock, Zoe, una graziosa strega dalla faccia rotonda e piena con lunghi capelli dritti come spaghetti le stava stringendo la mano - Neville mi ha parlato tanto di te! Dice che eri la più brava!-
- Sarà ancora la più brava.- ghignò Seamus strizzandole l'occhio - Peccato che per anni non s'è fatta sentire.-
- Già, dovremmo proprio fartela pagare Herm.- sibilò Lavanda fintamente arrabbiata, attaccata al braccio di un fusto che sembrava tanto un gigolò - Così sei stata in Germania eh? Come sta il tuo Victor?-
- Già, come sta Victor, Herm?- cinguettò anche Calì, dandole il gomito.
- Eh su, dai!- rise Dean Thomas, fermando un cameriere per prendere altri bicchieri e posare quelli vuoti - Lasciatela in pace, poveretta! Avete tutto il pranzo e anche stasera per massacrarla.-
- Senza contare che fra poche settimane c'è la riunione del nostro anno.- disse Neville tranquillo.
- Casini in vista.- sentenziò Padma - Senti un po'...ma Zabini e quel gran bel ragazzo di Dalton dove sono?-
- Blaise è con Tristan e gli altri. Ed sarà a rimorchiare.- ironizzò la Grifoncina.
- Oh!- Neville si sporse un pochino - E quella in braccio a Tristan è la sua bambina vero?-
- Dio quant'è carina!- tubò Calì - Da lui e Lucilla non ci si poteva aspettare altro!-
- Si chiama Degona vero?- chiese Dean - Assomiglia molto a Lucilla.-
- Scusate...- Melody, la ragazza di Seamus, era un po' spaesata ma sembrava molto simpatica -...Forse vi sembrerò stupida ma davvero quella ragazza stupenda con gli occhi così chiari è...è un...un demone?- fece allibita.
- Ahah.- annuì Lavanda - Te li immaginavi con le corna e la coda per caso?-
- Bhè, in effetti si. Non una che sembra una modella.- ammise ridendo - Ma in fondo credevo anche che maghi e streghe andassero in giro sulla scopa e che avessero un cappello a punta con sopra le stelline dorate!-
- Tutti quelli che non sanno si aspettano sempre cose assurde.- sorrise Dean - Io ero cresciuto fra i babbani e i primi giorni a Hogwarts non sapevo se ero finito in una specie di dimensione parallela, renditi conto.-
- Aspetta Melody, adesso ti faccio stupire sul serio!- cinguettò Calì indicandole Milo fra la folla - Ecco, lo vedi quel bel ragazzo coi capelli neri, la giacca sulla spalla e gli occhiali da sole con le lenti blu?-
- Quello con la pelle chiarissima?- chiese la ragazza con aria ammirata.
- Si, lui! Sai cos'è? Un mezzo vampiro!-
Melody allargò gli occhi - Intendi...uno di quei cosi dei film che succhiano il sangue?-
- Tranquilla, Milo è ammaestrato.- cincischiò Edward passando alle loro spalle.
- Ehi Ed!- sbottò Hermione - Ma dove vai?-
- Preda a ora undici!- le rispose filando dritto come un felino verso una bionda tutta curve, forse un'amica della Parkinson, che non faceva altro che scoccargli sguardi languidi.
- Poveri noi, che indecenza quel ragazzo.- sghignazzò una voce al loro fianco.
- Elettra!- i ragazzi la salutarono con un sacco di abbracci quando la Baley si sganciò da Ginny per raggiungerli.
- Ecco qua la nostra cacciatrice preferita.- rise Seamus orgoglioso - Allora, si fa questa partita al nostro raduno o no?-
- Quasi sicuro.- scandì la biondina - Vinceremo di nuovo a distanza di quattro anni, potete anche scommetterci.-
- Mica tanto, Edward e Draco mica sono arrugginiti.- ironizzò la Grifoncina - E anche Justin non avrà perso la mano.-
- E parlando del nostro Principe intoccabile...- Lavanda e Calì avevano naturalmente colto la palla al balzo - Dicci un po' Hermy, tesoro...come va eh? Con Malfoy! Ti ha guardata per tutto il tempo!-
- Ossignore, che pettegole!- borbottò Seamus - Non vi si può reggere per due minuti di fila, non siete cambiate di una virgola!-
- E a quanto pare non siamo le uniche.- sbuffò la Patil permalosa - Sei sempre il solito cafone!-
Mentre i ragazzi battibeccavano, passarono Tom e Degona per mano, così Hermione riuscì a farsi dire le condizioni generali. - Dunque...- Riddle fece mente locale - Allora, Harry è chiuso in bagno con Draco, si sono incollati pochi minuti fa per un bicchiere di vino. May sta con la mamma di Ron e Trix è un po' nervosa. Ha fame, ha minacciato di azzannare la prima cosa che le capita a tiro se Milo non le dà da mangiare.-
- E' un po' arrabbiata.- concluse la piccola Degona - Le croci le davano fastidio.-
- E ci credo.- rise Elettra - Adesso vado a parlarci io con Milo. Tranquilla Herm, stai pure qua.-
Le fesserie dei suoi amici però a quanto pareva non erano ancora finite.
Dopo aver lasciato Seamus, Neville e le altre alla compagnia di Tristan e Jess, la Grifoncina dovette per forza andare a controllare quei due imbecilli chiusi nel bagno del castello.
Controllò che non ci fossero altri avventori nella toilette riservata agli uomini e poi entrò.
Eccoli, quei due idioti. Intenti a tirarsi come dannati per il polso, rischiando di fermarsi la circolazione.
Per il caldo erano anche senza giacca e le cravatte tutte messe malissimo.
Erano riusciti a restare composti per poche ore soltanto...
- Non dire niente!- le sibilò Harry, quando li affiancò - E' tutta colpa di questo ubriacone! Mi ha fregato il bicchiere!-
- Per favore, ha schifo della sua stessa ombra.- sbuffò la Granger - Imprecandovi dietro comunque non risolverete niente. Cercate di perdonarvi questo ignobile furto di alcolici e passateci sopra, ok?-
- Ok un corno!- sbottò Draco rabbioso - Questo maledetto non può sempre passarla liscia.-
- Se continuate così per staccarvi dovrete abbracciarvi e giurarvi amore eterno.- fece lei sarcastica, tirando fuori il rossetto dalla borsa e approfittando dello specchio per risistemarsi.
- Servirà qualcosa di più aberrante!- ringhiò Potter - Per non parlare di quello che mi ha combinato Sirius!-
- E no! Ancora?!- Malfoy roteò gli occhi esasperato - E' un Black, non puoi sperare che nessuna donna sana di mente cerchi di accalappiarselo.-
- Parlate della bella donna che sta con lui?- chiese la strega - Come avete detto che si chiama?-
- Deirdre Warfield.- sibilò il moro seccatissimo - Ha una faccia da oca senza cervello impressionante! Hanno cercato di presentarmela per tutto il rinfresco. Potrei quasi benedire questi bracciali, almeno finché sto qua dentro non verranno a rompermi! E dovevi vedere con che faccia Remus mi ha detto che si frequentano da un mese e mezzo!-
- Santo Dio, neanche fosse mai stato sposato!- rognò il biondo serpente, dando un forte strattone.
- E allora? Avrebbe dovuto parlarmene!- lo zittì il bambino sopravvissuto - Senti Herm, fammi un favore!-
- Si?- chiese la ragazza, passandosi il lucidalabbra sulla bocca.
- Vai di là e aggrappati al braccio di Sirius per tutto il pranzo.-
- Come?!- riecheggiarono Hermione e Draco in coro.
- Perché?- chiese la strega allibita - A che ti serve scusa?-
- Sei più giovane e bella di lei. Fai qualche moina a Sirius e tieniglielo lontano!-
- Grazie tante.- fece sarcastica - Ma non ci penso neanche.-
- Trovatene un'altra da mandare a Black, imbecille!- sentenziò anche Malfoy.
- E tu sta zitto Malferret! Dai Herm, che ti costa? Devi solo stargli vicina e sbattere gli occhioni! Che ci va?-
- Ne va di quel principio chiamato decenza.- rispose la ragazza, richiudendo la borsa.
- Ti pago.-
- Quanto?-
- Mezzosangue!- sbraitò Draco scandalizzato. E dove stava la decenza eh?!
- Cinquanta galeoni!-
- Facciamo sessanta.-
- Fatto.-
- Bene, ci vediamo a tavola.- ghignò la Grifoncina andando alla porta - E cercate di liberarvi eh? Ciao!-
- MEZZOSANGUE NON CI PROVARE! EHI TORNA QUA, PARLO CON TE!- ma la porta sbattuta fece capire a Malfoy che se n'era già andata. Ora lo uccideva Potter, lo uccideva sul serio!

Un posata picchiettante contro il calice del vino da dolce richiamò l'attenzione di tutti gli invitati.
All'abbondante e gustoso pranzo, ormai giunto quasi alla sua conclusione verso le quattro e mezza di pomeriggio, mancava ormai solo il dolce ma il signor Weasley aveva richiamato i presenti per una tradizione ormai antichissima.
Il discorso dei testimoni.
Ad Harry, Draco ed Hermione quasi andò di traverso l'ultimo boccone masticato perché si erano totalmente dimenticati di prepararsi qualcosa. Fortunatamente iniziò Guendaline e questo detto il tempo a quei tre rintronati d'inventarsi qualcosa, scrivendo le idee su un fazzoletto di carta visto che una zia di Ron aveva un'allergia.
Quando toccò a Harry si scatenò un applauso che al bambino sopravvissuto sapeva tanto di presa in giro ma contenne il riso che gli stava salendo alle labbra, guardando in particolar modo solo Ron che sapeva cogliere perfettamente la particolare situazione, ovvero: Potter non sa che dire.
- Vai Harry! Tanto s'è già detto tutto alla festa dell'addio al celibato!- fischiò Fred dalla tavola dei parenti, vedendolo in palla. Ci fu altro coro di ridacchi e pernacchie, poi il moro riacquistò un minimo di contegno, tossicchiando.
- Bhè...- si umettò le labbra, inspirando a fondo e guardando tutta la tavola principale - Sono passati undici anni dalla prima volta che ho conosciuto Ron e la sua famiglia e da quel momento la mia vita è cambiata non solo per i fatti che voi tutti conoscete a menadito, ma anche perché lui e i suoi famigliari in un modo o nell'altro si sono presi cura anche di me come se fossi stato un figlio e un fratello a tutti gli affetti.- dicendo quelle parole Hermione ed Elettra gli presero le mani, stringendogliele forte - Quindi Ron, oltre ad essere il mio migliore amico, per me è anche un fratello. Il migliore che potessi desiderare. L'ho cacciato nei guai tanti di quelle volte che non le conterà più neanche lui...eppure è ancora qui al mio fianco. E lui potrà sempre contare su questo: che io sarò sempre al suo. Dunque posso solo chiedere a Pansy di trattare con cura questo fratello a cui tengo moltissimo.- sollevò il calice, fissando attentamente Ron - Siate felici ragazzi.-
Ci fu un attimo di silenzio, poi tutta la sala si unì a quel brindisi, battendo forte le mani, commossi dalla gioia.
Ronald Weasley alzò il calice verso l'amico, stringendo forte sua moglie al suo fianco.
Sussurrò qualcosa che in quel frastuono non si sentì, ma non era importante. Harry aveva certamente capito.
Draco fu meno profondo ma altrettanto incisivo, poi toccò a Hermione.
Si alzò dando un profondo respiro, cercando di trattenere le lacrime che quel maledetto di Potter le aveva fatto salire.
- Sai come la penso sul matrimonio.- iniziò con un sorriso, pienamente ricambiato dal rossino - Lo considero al meglio una pia illusione ma...non è un'illusione quella che ho visto oggi davanti a quel prete.- aggiunse con voce morbida, quasi carezzevole - Né ho sentito bugie nelle vostre promesse. In tutti gli anni che verranno, lotta fino in fondo perché ogni giorno si ripeta la magia di oggi. Noi ti staremo sempre vicini. Auguri.-
Un altro applauso, poi Ron si alzò per andare ad abbracciare quei due.
- Siete grandi a cavarvela all'ultimo minuto.- soffiò ironico, tenendoli stretti.
Harry ed Hermione si strizzarono l'occhio, poi dissero qualche parola i genitori di Ron e lo zio di Pansy, quindi venne portata finalmente la torta nuziale. Altre foto, altre disastri perché i gemelli avevano tentato di farla esplodere e finalmente ci si rilassò. Il più di quella giornata era ormai passato.
Il pomeriggio nello Sheringham fu costellato da lunghe chiacchierate, lunghi racconti vecchi e nuovi, i baci degli sposi e i lenti sulla pista da ballo. Anche i bambini sembravano divertirsi un mondo e Degona era riuscita a strappare il permesso a Liz di andare a divertirsi con gli altri nell'ampio giardino esterno in cui troneggiava un laghetto con i cigni.
- Hanno scelto un posto bellissimo.- disse Blaise, seduto sotto un gazebo con dello champagne in mano.
- Davvero.- annuì Tristan in piedi, seguendo le corse di sua figlia con gli altri maghetti pestiferi che appartenevano anche ad altre comitive.
- Come mai non balli?- gli chiese Zabini perfido - Guarda che ti portano via Lucilla se non ti decidi.-
- Infatti gliel'ha già fregata quel porco di Duncan.- rise Clayton sarcastico - Vero fratello?-
- Vuoi morire affogato in quel laghetto Harcourt?-
- State buoni, oggi regna la pace universale.- sorrise May - Tutti sono talmente felici da risultare stucchevoli.-
- Altri invece non cambiano mai.- frecciò Blaise, vedendo arrivare Edward tutto sporco di rossetto sul collo della camicia inamidata - Quanto sei maniaco, cazzo.-
- Ogni lasciata è persa.- ironizzò Milo, seduto con loro.
- Già.- rise Clay - Ehi Mc...quand'è che ti sposi?-
- Porca miseria, se non la smetti ti affogo sul serio!-
- Tristan!- Liz apparve sulla soglia del gazebo, torturando un povero fazzoletto con le mani - Scusami ma non credi che Degona stia esagerando?-
- I vestiti si lavano e si diverte soltanto.- sbuffò Milo - Lasciala vivere.-
- Ma potrebbe farsi male!-
- Tranquilla, non le succederà nulla.- la placò Tristan - Controllo io. Torna pure a ballare.-
La Jenkins se ne andò poco convinta, anche perché voleva ballare con lui e non con altri ma Mckay aveva ben altro per la testa. I sorrisi della sua bambina e la sinuosa presenza di sua madre che passava fra gl'invitati facendo voltare tutti quanti. Era affiancata da Hermione e parlavano fitto fitto.
Chissà se parlavano di Cameron. Il solo pensiero provocava dei travasi di bile all'Auror.
Senza pensarci troppo mollò gli amici e le raggiunse al lago, dove c'erano anche Harry, Remus e Draco che controllavano la situazione, visto che Tom e Beatrix erano vicini alla superficie riflettente dell'acqua.
- Tutto bene per il momento.- gli disse Potter - I cigni sono magici, quindi se accadesse qualcosa farebbero un baccano del diavolo.-
- Ciao papà!- Degona andò ad abbracciarlo, facendosi sollevare - Senti, posso camminare sull'acqua come fanno gli altri?-
Tristan scostò il capo, vedendo che alcuni genitori stavano tenendo per mano le loro piccole pesti e li facevano zampettare sul pelo dell'acqua del laghetto, senza disturbare gli scorbutici volatili bianchi.
- Lascia, ce la porto io.- gli disse Lucilla, vedendolo tentennare.
- Davvero mamma?- cinguettò la bambina - Grazie!-
Un attimo dopo il cuore di Mckay era del tutto concentrato su quello spettacolo. Neanche una bomba o Voldemort in persona avrebbero potuto distogliere la sua attenzione da loro due. Si accorse che i fotografi avevano fatto numerosissime foto a Lucilla e si annotò mentalmente di andare a cercare quella in particolare che le vedeva giocare insieme. In fondo erano così rari quei momenti.
I momenti in cui riuscivano a stare insieme...
Fra tutti, anche Harry aveva i suoi problemi.
- Allora?- bofonchiò a bassa voce, mettendosi accanto a Hermione - Cosa mi dici?-
- Che i galeoni li voglio entro domani mattina.-
- Herm per la miseria!- gracchiò isterico - Sirius ancora non me l'ha presentata, quindi ha capito che aria tira ma tu l'hai conosciuta, ci hai parlato. Che tipo è?-
- Quanto sei fesso Sfregiato.- sibilò Draco velenoso, lì a fianco.
- Tu vedi di tacere se non vuoi schiattare all'istante!- gli ringhiò furibondo - Allora? Com'è?-
- La verità?-
- Si, la verità.-
La ragazza sorseggiò il suo champagne, tenendo gli occhi fissi sull'acqua rilucente del laghetto.
- Credo sia rimasta male perché tu non li hai raggiunti.-
- Me ne infischio.-
- Non fare il ragazzino.-
- Senti chi parla.-
- Cosa?- fece allibita - Che intendi?-
- Hn.- sbuffò imbronciato - Parli tanto del matrimonio ma alla fine quasi piangevi come una fontana!-
Lei arrossì, osservando anche l'espressione divertita di Malfoy.
- Non ho mai detto che il rito religioso o formale che sia non abbia il suo lato romantico e commovente ma continuo a dire che l'istituzione del matrimonio è una fregatura e un'ipocrisia. Sono capaci tutti a dire si un giorno solo e poi a farsi i propri comodi per il resto della vita.-
- Quanto la vedi grigia.- si schifò Potter - Siamo esseri umani, è normale sbagliare.-
- E infatti non sbaglierò commettendo il madornale errore di sposarmi.-
- Ma al mio matrimonio piangerai di nuovo come una fontana, vero?- frecciò perfido.
- Senti amore, perché non vai a cercare Elettra eh? Prima c'era un cugino di Ron che le faceva gli occhi dolci. Avanti, evapora!- disse fra i denti - Prima che decida di tirare fuori la bacchetta!-
- Codina di paglia...- ghignò, andandosene e lasciandola sola con Malferret.
- Idiota. Quando fa così non lo reggo!- sbottò sempre più rossa in viso.
- Sarà...- Draco la guardò con la coda dell'occhio - Ma mi sembri comunque molto contenta.-
- Si, per Ron. Non potrei essere più felice per lui.-
- Però continui a pensare che sia uno sbaglio sposarsi, vero?- le chiese, accendendosi una sigaretta.
Lei annuì, senza parlare. Non le piaceva affrontare quel discorso con lui.
- Credi davvero che le promesse davanti al prete siano finte?- continuò, dando un breve tiro ed espirando il fumo subito dopo - Ha ragione lo Sfregiato mezzosangue. Siamo umani, è umano sbagliare. Credi che sia così orribile legarsi a qualcuno che giura di amarti per tutta la vita?-
- Credo che sia orribile giurare qualcosa che non si può mantenere.- lo corresse.
- Non puoi mettere l'amore sotto una campana di vetro. Nella vita reale non esiste il "E vissero per sempre felici e contenti.", cerca di capirlo.-
- Lo capisco benissimo.- sussurrò allora, puntandogli gli occhi dorati addosso - E visto che non potrò mai avere l'amore delle favole, visto che con gli anni si affievolirà e sparirà anche la passione, preferisco non averlo affatto.-
Draco avvertì una strana fitta al petto, conscio di aver appena ricevuto una dura mazzata.
- E' da codardi.- sibilò duro e freddo, ferito.
- Non ho mai detto il contrario.- ammise mesta - Ma non voglio rovinare un rapporto.-
- Quindi non lo metti alla prova, non cerchi di testare quanto forte sia.- ringhiò sempre più rabbioso, ma cercando di contenere la sua collera - Questo sbaglio l'hai già fatto quattro anni fa, piantandomi in asso per questa follia. E come vedi siamo ancora qui.-
Stavolta fu Hermione a tacere, a deglutire. Per la prima volta si sentiva insicura. Ma nel senso buono.
Il suo amore per Draco avrebbe potuto essere davvero degno di una tale promessa? Di una tale prova?
Poi di punto in bianco lui le fece una domanda che la lasciò annichilita.
- Senti un po'...se restassi incinta ti sposeresti?-
Il sangue le defluì dal viso - E con questo che vorresti dire?-
Malfoy rise, alzando le spalle - Niente, mi sono solo ricordato le parole di tuo nonno.-
- Ma...- non fece in tempo a replicare che Draco l'afferrò per la mano.
- Vieni, c'è un lento. Me lo devi mezzosangue.-

La notte del 12 aprile un gruppo di persone che credeva di aver perso il sorriso, tornò a vivere dentro.
Quella notte vide un membro del Trio Miracoli felicemente sposato, Harry Potter ridere come da tempo non gli accadeva ed Hermione Granger pensosa, con una piccola falla nella sua armatura di cinismo.
Le stelle brillavano ed erano tantissime.
Quella giornata dopo molto tempo aveva riportato a galla la speranza che in molti sembravano aver perso.
C'era ancora molta strada davanti a loro ma ora l'avrebbero affrontata in maniera diversa.
Brindarono di nuovo sotto quella tenda di stelle vivissime, felici di essere vivi. Felici di essere insieme.
A Harry non importava altro e da quel giorno fra le foto nell'album di Hermione, ce ne fu una in più.
Gli sposi felici, abbracciati e al loro fianco i testimoni e tanti amici.
E non ci fu mai foto più cara.

 

 

 

 

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Capitolo 49
*** Capitolo 49° ***


Dest49

 

 


Quattro di mattina del 13 aprile, Lane Street n° 4.
Edward Dalton cercava di aprire la porta di casa con mano malferma, alle sue spalle gente conciata anche peggio di lui.
Non aveva alzato così tanto il gomito neanche alla festa dell'addio al celibato di Ron e non capiva perché al matrimonio invece si erano ridotti da buttare via.
- Riesci ad aprire?- bofonchiò Harry Potter dietro di lui, tutto concentrato a strizzare gli occhi per capire se gli elefanti rosa che vedeva erano veri o meno.
- Perché? Ci vuoi provare tu?- ghignò Edward.
- Muoviti o vomito qua nell'ingresso.- sibilò Draco Malfoy, appoggiato al muro con la testa all'aria, col preciso intento di pensare a tutto meno che alla sua nausea.
- C'è qualcun altro che deve vomitare?- s'informò May, che come Hermione ed Elettra si teneva le scarpe col tacco alto in mano - Così so in quale bagno chiudermi.-
- A me non serve.- disse Potter.
- Idem,- biascicò Blaise distrutto.
- Neanche a me.- bofonchiò la Grifoncina, non sentendosi più le gambe - Dio, perché Ron non mi ha portato con lui in albergo?-
- Se...- ridacchiarono Edward e Harry - E a fare cosa?-
- Ma Schiantatevi.- la Granger fece una smorfia - Darei un braccio per avere una settimana di ferie come lui!-
- Ne ha già chiesti pochi di giorni.- sospirò il moretto, mentre l'ex Corvonero riusciva ad imbroccare la chiave giusta - Una volta finita questa storia devo dargli un mese di vacanza come minimo!-
- A me basta che mi dai mezz'oretta per riprendermi.- mugugnò Draco, strisciando su per le scale - Ehi, Sfregiato...dove hai detto che l'hai lasciato il mostriciattolo?-
- Lucilla starà a Cedar House per la notte e ha chiesto se poteva tenersi Tom fino a domani.-
- Ottimo, così non assisterà al degrado dei suoi padrini con la testa nel water.- frecciò Elettra, l'unica rimasta abbastanza lucida - L'ultima volta che è successa una cosa del genere...hn...com'è finita? Qualcuno me lo ricorda?-
- Ah già...quella figata di festa.- gli occhi blu di Blaise scintillarono - Raga attenzione!-
- Preparo la macchina fotografica.- aggiunse la Baley, scappando su in camera sua mentre gli altri si disperdevano nei vari bagni e nel salone. Un'oretta dopo, alle cinque, si ritrovarono stranamente tutti insieme davanti al camino spento.
Svaccati sui divani, sdraiati gli uni sugli altri, trincavano caffè mezzi moribondi. Eppure non riuscivano a dormire.
- Al mio matrimonio non farò servire alcolici.- bofonchiò Zabini, guardando sul fondo della tazza, come se dentro ci fosse stato chissà quale segreto della vita.
- E dove sta il divertimento?- Edward aveva gli occhi chiusi, la testa girata all'indietro.
- Nel fondo della tazza del water.- sibilò Malfoy, disgustato - Ho chiuso con l'alcool.-
- L'hai detto quattro anni fa.- gli ricordò Elettra con un mezzo ghigno.
- In quel caso la situazione lo richiedeva davvero.- ridacchiò Blaise - Non credi Dray?-
- Andrete avanti con questa faccenda ancora a lungo?- sibilò il biondino cercando le sigarette sul tavolo - Cristo, giuro che se capita qualcosa entro i prossimi giorni non muoverò un dito.-
- E' sempre bello poter contare sul servizio di difesa del Ministero. Gente...- May si mise in piedi, mezza barcollante e tutta spettinata - Non so voi ma io non ce la faccio davvero più. Quelle due aspirine mi stanno facendo effetto. Me ne vado a dormire.-
- Si, tra un po' ti seguo anche io. Notte.- le disse Edward.
- Notte ragazzi!- e l'Osservatrice prese il volo nella prima stanza libera, al piano inferiore.
Dopo un attimo di silenzio e un'altra bevuta di caffè, Dalton scoccò uno sguardo alla Granger che tacque, sorridendo.
- Che avete in mente voi matti? Qualche scherzetto?- ironizzò Elettra, abbracciata a Potter - Posso parlare?-
I ragazzi si guardarono attorno. Avevano fatto sparire gli specchi e il lieve trillo procurato da Gigì, addormentata nel suo nido, fece tirare il fiato a tutti. Erano al sicuro.
- Mi sembra che dobbiate andare al cimitero fra qualche giorno, giusto?- continuò la biondina.
- Si, dopodomani.- sentenziò Hermione, rubando una sigaretta a Malferret - Dobbiamo richiamare un tizio dalla sua bella tomba e a quanto si dice in giro non è un campione di socialità.-
- Chi è questo tizio?- s'informò Blaise.
- St. Robert di Grinwald, custode di questo secolo dei morti derubati.- gli spiegò la Grifoncina - Lui può dirci che fine hanno fatto le ossa. Pare che qualunque cosa sparisca da una tomba, lui sappia ritrovarla.-
- E una volta preso Minus, gli faremo fare la fine del topo che è.- ringhiò Harry a bassa voce.
- Oh, guarda chi arriva...ciao prosciutto.- Draco fece un ghigno un po' ebete, quando Pinky entrò nella stanza zompettando e gli mise il muso sul ginocchio, per farsi accarezzare.
- Ecco il nostro cerca-trartufi.- ridacchiò Blaise - Di recente deve aver mal di denti, mordicchia tutto quello che trova.-
- Si, comprese le mie costosissime scarpe nuove.- ridacchiò Elettra - S'è anche mangiato il gagliardetto del Grifondoro di Ron. Ancora non gliel'ho detto!-
- Cazzo ma ci pensate? S'è sposato.- se ne uscì Edward, risvegliandosi dal letargo - Ron s'è sposato.-
- Si, sappiamo che questo travalica la tua concezione cocco.- ridacchiò Harry.
- A me il matrimonio è piaciuto moltissimo.- mormorò Elettra, dolcemente - Lui era raggiante e perfino la Parkinson è riuscita a sembrarmi meno acida del solito.-
- Però, che fortuna.- rognò Hermione, dando un tiro alla sigaretta - A me è sembrata sempre la solita spocchiosa.-
- Eddai, falla finita.- rise Blaise - Sotterra l'ascia di guerra, non hai visto com'era felice Ron?-
- Si che ho vista, ha pianto tutto il tempo.- rincarò Harry - Fra lei e Beatrix non so chi fosse la più sconvolta in chiesa.-
- Ahah, divertente.-
- Bhè, arrendiamoci alla realtà. Ci siamo giocati Weasley.- considerò Draco, socchiudendo gli occhi - Ormai è andato.-
- Ne parlate come se fosse partito per la guerra.- Blaise alzò una mano verso il bancone piano bar e fece veleggiare verso di loro una bottiglia ghiacciata d'acqua naturale con tre o quattro bicchieri - C'erano molti alla cerimonia che pensavano che fosse troppo giovane ma secondo me non centra molto l'età.-
- No, ci va la follia.- frecciò Hermione.
- Eccola che ricomincia!- Harry si versò dell'acqua - Parli tanto ma secondo me la prossima sei tu!-
- Piuttosto l'inferno.-
- Cinquanta galeoni che entro due anni ci caschi.- attaccò Edward.
- Dalton non ricominciare.- sbuffò Draco, tenendosi le tempie dolenti - Finirai sul lastrico in questo modo.-
- E allora aiutami a vincere no?-
- Ecco, dopo questa me ne vado a letto!- Hermione si mise subito in piedi, mentre tutti si mettevano a ridere sommessamente - Ci vediamo domani sera...se non mi vedete per un paio di giorni svegliatemi, ok?- ma non fece in tempo a fare un passo che l'incantesimo di controllo sulla palazzina si mise a trillare, come impazzito.
Era un vero e proprio allarme, talmente forte che uccise i due neuroni rimasti a galleggiare in mezzo ai galloni di whisky incendiario nelle teste degli Auror. Non fecero in tempo a capire qualcosa che qualcuno si Smaterializzò nel salone. Così, all'improvviso. Vestito di nero, capelli biondi, aria assassina.
- Si può sapere cosa diavolo state facendo?!-
Lucius Malfoy era furibondo.
- E lei che vuole?- Harry ed Hermione erano allibiti.
- Io in quella casa non ci torno!- tuonò Malfoy senior inferocito - Piuttosto ad Azkaban ma con Black non voglio più averci nulla a che fare!-
- Oh, ecco dov'eri schifoso serpente!-
I ragazzi si voltarono e sulla porta del salone c'era Sirius, ancora in abito da cerimonia, seguito da Remus e quella Deirdre. Pure il caro padrino di Harry non sembrava di buon umore.
- Insomma si può sapere cosa sta succedendo?- li bloccò Draco sconvolto da quell'invasione - Cos'è questa storia?-
- La storia è che sua maestà crede di potersene andare in giro tranquillo!- ululò Sirius.
- Senti chi si mette in cattedra!- lo rimbeccò Lucius - L'essere più viziato sulla faccia della terra!-
- Non mi faccio fare la predica da un Malfoy, sia chiaro!-
- E io non me la faccio fare da te Black! Ogni volta che ti vedo mi viene in mente mia suocera!- ringhiò Malfoy fra i denti - Ho sopportato abbastanza, una settimana intera! Ne ho piene le tasche!-
- Scusate...- la Grifoncina si mise in mezzo, non credendo di sentire certe parole da gente che superava la quarantina - Sono le cinque di mattina e siamo tutti stanchi, non potete discuterne a tavola?-
- E come si fa a discutere con un serpente?- ringhiò Sirius.
- Ha parlato Fido!-
- Insomma state zitti!- sbraitò Draco, fuori di sé - Per Dio, siete insopportabili!-
Sirius e Lucius lo guardarono furibondi, poi si lasciarono andare seduti in poltrona.
Tempo un minuto e Remus raccontava a tutti, non senza ridere a dire il vero, dei casini che erano scoppiati negli ultimi tempi a Grimmund Place per colpa delle vecchie grane di quei due maghi.
- Non sono mai andati d'accordo neanche quando avevano undici anni.- bofonchiò Lupin, vedendoli friggere - E la convivenza non aiuta.-
- Hn, vi sta bene.- sentenziarono Harry e Draco in coro.
- Non c'è niente da ridere, questo qui andrebbe spedito ad Azkaban in un pacco!- ringhiò Black pronto a fargli lo scalpo.
- E tu perché non ci torni eh, sottospecie di babbanofilo?- s'impuntò Malfoy senior - Quella dannata casa è invasa di mezzosangue, licantropi e dannatissimi quadri che non stanno zitti un secondo, non ne posso più! Ci manca solo Potter e col trio saremmo a posto!-
- Lascia fuori James da questa storia!- esplose Sirius.
- Volete comportarvi da persone adulte, santo cielo?- s'intromise Deirdre Warfield con tono pacato, facendo risedere Black con modi dolci ma decisi - Siete grandi per comportarvi come ragazzini. Siamo nel bel mezzo di una guerra, il minimo che possiate fare è cercare di sopportarvi per aiutare i vostri ragazzi no?-
- Oh, ecco! Ci mancava solo l'opinione della sorella del Ministro dei Rapporti coi Babbani!- disse Lucius velenoso, scoccandole un'occhiataccia perfida - Fatemi il santo favore di trovarmi un altro posto, anche un cella di una prigione di babbani, tutto ma non la sede dell'Ordine degli Idioti!-
- Per te andrebbe bene la gogna!-
- E a te un canile!-
- Extremo Quietus!-
Sirius e Lucius si girarono si scatto, restando a bocca aperta.
Hermione ritrasse la bacchetta magica, sorridendo con aria angelica.
- Oh, finalmente un po' di silenzio!-
- Herm ma che gli hai fatto?- allibì Blaise.
- Corde vocali fuori uso.- ghignò - Le piace ancora la magia oscura signor Malfoy?-
Lucius Malfoy si portò le mani alla gola. Non ne usciva più un suono. Perfino Sirius, oltraggiato, si alzò in piedi facendo fuoco e fiamme ma un battito di ciglia di Hermione lo smontò, anche dopo un suo bacio sulla guancia.
- Buoni ora.- cinguettò la Granger - Allora Harry? Come la risolviamo la faccenda?-
- E come vuoi risolverla?- sbuffò Potter, scuotendo il capo.
Ma roba da matti. Comunque così imparava Sirius! Aveva sempre fatto storie sulla maledizione che aveva colpito lui e Draco, non capendo quanto fosse difficile convivere con qualcuno che scatena i tuoi peggiori istinti ma ora stava per scoprirlo. E un'altra cosa: Harry improvvisamente pensò alla situazione. Tralasciando la Warfield che aveva avuto la faccia tosta di ficcarsi nelle faccende dell'Ordine, se avesse lasciato Lucius Malfoy nelle mani del suo padrino di certo non avrebbe avuto troppo tempo per stare con lei, no?
Non faceva una grinza! Grande, Harry sei un genio.
- Mi dispiace Sirius.- disse serio, ma anche con perfetta aria contrita da attore - Sai bene che non possiamo mandarlo ad Azkaban, può sapere delle cose importanti e non possiamo neanche mandarlo da nessun altro, io mi fido solo di quelli dell'Ordine della Fenice. Io e i ragazzi abbiamo da fare, dobbiamo seguire Tom, pensare ai Lestrange, trovare Minus e le ossa. Non puoi pretendere che ci occupiamo anche di lui.-
- Appunto e soprattutto non vogliamo.- sibilò Draco - E tu vedi di finirla con queste fisse, capito?- sbottò, rivolto a suo padre. Lucius, sdegnato, alzò il braccio e puntò l'indice su Sirius che di rimando, con un ghigno, si limitò a piazzargli in faccia il dito medio, molto elegantemente.
Dopo gli sbuffi generali, cominciarono a scalpitare per riavere la loro voce.
- Mamma mia, questi sembravano avere diciassette anni.- ridacchiò Elettra - Signora, desidera un thè?- chiese poi, rivolta a Deirdre Warfield.
La donna un po' spiazzata, guardò Hermione che ridava la voce a Sirius così annuì di seguito a Remus.
- Questa me la paghi.- le sibilò Harry, mentre la sua ragazza andava tranquilla in cucina.
- Oh, ci conto.- ghignò la Baley, incurante della sua irritazione.
- Por...porca miseria!- Black dette un paio di colpi di tosse, appena riottenuta la voce - Hermione sei da rinchiudere!-
- Insieme voi due al manicomio.- bofonchiò Edward - Dai Sirius, è per poco!-
- Ognuno ha le sue croci.- aggiunse ancora Harry, sempre più velenoso.
- Ma si può sapere cos'hai stasera?- gli rinfacciò il suo padrino.
- Niente, troppe sorprese tutte in una volta.- disse Potter bellicoso, attento a non farsi sentire.
Black, senza capire niente, alzò un sopracciglio.
- Come prego? Che sorprese?-
- Ma quanto sei imbecille.- soffiò Lucius in sottofondo.
- Stai per schiattare Malfoy, ti avviso.-
- Basta Paddy, insomma!- sbottò Remus esasperato, portandogli del thè - Sono le cinque di mattina, abbi un po' di cuore almeno per me!-
- Non ho capito che sorprese comunque.- Black se ne infischiò di tutti, beato.
Ma era deficiente o lo faceva apposta? Harry continuò a scrutarlo, cercando qualche segnale ma il suo padrino per una volta sembrava in difficoltà a capire la spinosa situazione. Mah...allora la buttò all'aria.
- Niente, Hermione è incinta.-
Lucius, Edward e Blaise quasi si sbrodolarono col thè mentre la Grifoncina, furibonda, gli lanciò dietro un portacenere che Potter evitò per un pelo, ridendo come un matto.
- Aspetti un bambino sul serio?- le chiese Remus sconvolto.
- Certo che no, non sono mica stupida!- ringhiò la ragazza - Dio, sembrate tutti quanti un disco rotto!-
- Ma siamo sicuri?- bofonchiò Lucius, scazzatissimo.
- Continui a bersi il suo thè,- lo zittì la strega acidamente - e smettetela tutti di dire fesserie.-
Andò a finire che vennero rifatte le presentazioni che purtroppo al matrimonio non erano state fatte, visto che Harry era sempre sgusciato via come un'anguilla, così gli toccò davvero stringere la mano a quella tizia e a stamparsi in faccia un sorriso oltremodo falso. Se Sirius se ne accorse fece anche finta di nulla, ben sapendo che la situazione non era facile per nessuno, a cominciare da lui.
Comunque era l'alba quando riuscirono a levarseli dai piedi e fra il padrino di Harry e il caro genitore di Draco non ce n'era uno che non fosse attorniato da fuoco e fulmini. Decisamente anche la loro convivenza non sarebbe stata facile, già, proprio per niente.

A Cedar House alcune ore più tardi, Tristan carezzava debolmente la schiena liscia e marmorea di Lucilla, addormentata contro il torace e cullata dal suo battito cardiaco.
Era lì, incantato, come la prima volta che avevano fatto l'amore. Ancora incredulo di possedere la cosa più bella del mondo. Ancora incredulo di avere il cuore della creatura che più amava.
C'era stato un tempo in cui la portata del suo amore e della sua passione l'avevano spaventato.
Amare incondizionatamente un demone...era normale per un essere umano? O era da considerarsi ossessione?
Ma poi guardava Degona e ogni dubbio spariva come fumo.
Le passò un braccio attorno alla vita e la strinse forte. Lei reagì subito, cingendolo a sua volta.
- Scusa, non volevo svegliarti.- le disse.
Lucilla rimase ad occhi chiusi, cercandogli la bocca.
- Tanto non sono stanca.- e scese a baciargli il mento, per passare alla guancia e alla tempia.
L'Auror ridacchiò, chiudendo un occhio - Non scherzare col fuoco.-
- Un tempo avevi energie a sufficienza per andare avanti tutta la notte.- lo provocò lei, con un debole ghigno.
- Già...ma ti dirò una cosa su tua figlia. La mattina ha la pessima abitudine di fiondarsi nel letto altrui.-
- Tanto c'è Nyssa.-
Mckay si riadagiò sui cuscini, curioso - Senti...ma davvero c'è sempre questa tizia con lei?-
- Già.-
- E Dena la vede?-
- Si.- Lucilla tornò ad appoggiare la testa sulla sua spalla - E' strano, non dovrebbe.-
- Tante cose nostra figlia non dovrebbe saper fare. Ma le fa.-
- E a proposito di questo dovrei dirti una cosa.- la Lancaster sollevò lo sguardo, puntandogli addosso gli occhioni bianchi con aria più dolce possibile - Ecco...la settimana scorsa è venuta a Cameron Manor...ma non col camino.-
- No?- Tristan si portò le mani sulla faccia - Oddio...volava? Stava volando?-
- Peggio. Si è Smaterializzata.-
- COSA?!-
La demone gli posò un dito sulla bocca - Zitto, ma sei matto?-
- Tu sei matta.- replicò, prendendole dolcemente il polso - E me lo dici così?-
- E che vuoi da me, lo sai come la penso.-
- Se, prima s'impara e meglio è!- Mckay la guardò storto, nascondendo un sorriso - Quella è una piccola delinquente! Va a caccia di basilisco a quattro anni, quando ne avrà undici che farà eh?-
- Che vuoi, è figlia tua.- rise Lucilla.
- E già, l'ho fatta da solo.- ghignò lui, schiacciandola sul materasso e baciandole le labbra - Me lo ricordo...-
La faccenda stava per farsi di nuovo interessante quando un discreto bussare alla porta fece sbuffare il padrone di casa, che crollò con la testa sul cuscino, restando sopra la Lancaster.
- Qualcuno mi perseguita.- disse depresso, mentre Lucilla rideva.
- Si?- urlò - Chi è?-
- Tristan, sono io.- era la voce di Liz, un po' stridula a dire il vero - E' pronta la colazione!-
- Arriviamo!- rispose e poi, a bassa voce - Anche se avrei fame di altro!-
Lucilla rise ancora sommessamente, sgusciando dalla sua presa - Muoviti, io vado da Dena e Tom.-
Più tardi, nella cucina di Cedar House e non alla tavola d'onore come avrebbe voluto Liz, Tom e la piccola Degona si stavano divertendo a far volare ogni sorta di oggetto per preparare la tavola con gli elfi domestici mentre Beatrix se ne stava appollaiata sulla sedia, di umore pessimo.
Se non altro era domenica mattina e avevano ancora la giornata libera prima di tornarsene a Hogwarts ma la Diurna detestava la troppa baraonda e il sole e la chiesa il giorno prima le avevano fatto saltare i nervi già deboli.
- Trix ma davvero non mangi neanche i biscotti?- Degona la guardava tutta attenta, faticando per salire su una sedia - Lo zio ogni tanto li mangia sai?-
- Tuo zio Milo fa solo pasticci.- sibilò Tristan entrando in cucina, tampinato da Elisabeth mentre Lucilla era rimasta indietro a chiacchierare con Morrigan e Jess - Diavoletta, te l'ho detto. I vampiri non mangiano niente di solido.-
- E allora perché lo zio mangia i biscotti?-
- Beve anche il vino se è per questo.- rise Jess, entrando tutto scarmigliato e bello come il sole - Lascia perdere tesoro, tuo zio si fa la bocca con tutto.-
- Invece di pensare alla mia alimentazione...- frecciò il Diurno sedendosi a tavola fra Tom e Tristan - ..pensate alla vostra. Dio, ma qua c'è abbastanza roba per un reggimento. Non vi siete ingozzati abbastanza ieri?-
- Il ricevimento è stato bellissimo.- disse la Jenkins, versandosi della spremuta - Se l'ha organizzato la sposa ha davvero un ottimo gusto. E col poco tempo che avevano poi.-
- A me è piaciuto il vino.- dissero praticamente Tristan e Jess in coro.
- Oh, grandi voi Mckay. C'era da scommetterci.- ironizzò Lucilla.
- Mamma quando torni nel Golden Fields?- le chiese Tom - Oggi pomeriggio ci sarai ancora?-
- Credo di si,- la Lancaster gli sorrise - vuoi parlarmi di qualcosa?-
Il piccolo Riddle annuì - Ahah, ma non è importante.-
- Non preoccuparti, non ho il coprifuoco.-
- Mamma la vuoi un biscotto?- cinguettò nel frattempo Degona - E' buono, col cioccolato!-
- Tesoro...- la bloccò Liz - La tua mamma non mangia, lo sai.-
- Cucciola hai fame?- se ne uscì all'improvviso Milo, verso Beatrix, vedendo il faccino deluso della bambina - Mi sta venendo un certo languorino...a te no?-
Il Diurno si prese un calcio dal due fratelli Mckay da sotto al tavolo e imprecando fra i denti tornò a leggersi il giornale anche se ormai aveva davvero voglia di affilarsi i denti su qualcosa. Tipo una tata!
Fra una storia e l'altra, Lucilla accettò di mandare giù due pezzi di biscotto e poi il resto della colazione continuò in allegria, anche se in verità era più ora di pranzare che di fare colazione.
Il pendolo batté le due quando, chissà come mai, si presentarono sulla porta di casa Rose Mckay che si trascinava dietro un marito alquanto recalcitrante. Tutti sapevano bene che la domenica era sacra per Tanatos Mckay che la usava o per poltrire o per andare a caccia di demoni quindi quell'improvvisata a casa del suo secondogenito gli aveva smontato l'intero programma giornaliero. Inoltre andare lì a fare da guerrafondaio gli piaceva poco, visto che sua moglie si era presentata solo per tessere le lodi di Elisabeth davanti a Lucilla che, tra le altre cose, non l'ascoltava mai neanche per sbaglio. Infatti anche quel giorno, invece che star dentro a spettegolare con Rose ed Elisabeth su come mantenere pulita la casa, il giardino e come dare un ricevimento, Lucilla andò fuori in giardino coi bambini.
Al suo fianco, Nyssa osservava Degona senza perderla mai di vista un istante ma quando arrivò Tanatos raggiunse la sua protetta.
- Salve.- lo salutò la Lancaster.
- Salve bella ragazza.- Tanatos si accese la pipa, sogghignando coi suoi modi da Mckay - Sono contento di vederti.-
- Grazie. Sta bene?-
- Come al solito. E tu?-
Lucilla sorrise vagamente, tornando a guardare sua figlia e Tom - Sopravvivo.-
- Hai passato qua la notte?-
Stavolta un lieve color pesca tinse le guance pallide della demone, che fece una smorfia alla ghignatina del padre di Tristan. - Lei è terribile.-
- Allora anche i demoni arrossiscono.- la prese in giro Tanatos - Mia cara, non crederai che Degona te l'abbia portata la cicogna spero, perchè qua abbiamo un bel problema da risolvere.-
- La smetta di prendermi in giro.- sbuffò imbronciata - Mi spiace di averle scombinato il pomeriggio comunque.-
- Già, avrei preferito andare a caccia coi ragazzi. E immagino che tu avresti apprezzato un tale invito vero?-
La Lancaster annuì, scoccando poi un'occhiata alle vetrate del salone.
- E' una brava persona.- ammise.
- Si ma non è te. E Tristan lo sa bene.-
Lucilla chinò il capo, socchiudendo quasi gli occhi.
- Pensavo che aspettarmi sarebbe stata la cosa giusta per lui e Degona. Ora non ne sono più tanto convinta. Per me è passato poco tempo, anche se la notte sola nel mio letto mi sembrano quarant'anni, invece di quattro. Ma lui è un essere umano. Non è giusto.-
- Ti fai venire degli scrupoli adesso?- Tanatos si mise in bocca la pipa, la voce arrochita dall'irritazione - Non ti azzardare a buttare tutto all'aria sai? Avete fatto tanto per restare insieme, Degona cresce bene e anche se non può starti vicino sempre, cerca di sopportare la tua lontananza, esattamente come fa mio figlio. Non mandare in fumo tanti sforzi solo perché pensi di fare il loro bene sparendo dalle loro vite perché non è così.-
- Quasi non mi ricordo più com'era vivere normalmente. Sono le mattine come questa che mi mettono a disagio.-
- Imparerai di nuovo.- il mago espirò il fumo, fissandola attento - Sei molto forte Lucilla ma a volte ti scordi che non siamo fatti di pietra. Tu neanche.-
- Forse questo non è più il mio posto.-
- Hai sottoscritto questo luogo come casa tua il giorno in cui ha deciso di assumere la malignità di Degona, rendendola interamente umana per il suo bene. Se non è l'atto di una mandre questo, non saprei trovarti altri esempi.-
Un attimo di silenzio e Lucilla, mestamente, gli bisbigliò un lieve grazie, detto a bassa voce.
Un altro sorriso e Tanatos se ne andò, dopo averle accarezzato la spalla.
Lei invece rimase ferma, seduta su quella panchina a guardare l'uomo che avrebbe dovuto essere suo marito, giocare con sua figlia. Degona in quel momento si volse a chiamarla.
Per un attimo le due si fissarono, poi la bimba sollevò la mano e la salutò.
Com'era bello il suo pulcino, pensò alzandosi e raggiungendoli.
Era un peccato doverla lasciare sola.
Un vero delitto.

Erano circa le cinque del pomeriggio stesso, quando su Londra cominciò a imperversare un temporale cupo e greve.
La pioggia batteva forte contro i vetri di Lane Street e Draco, in piedi davanti alla finestra della sua camera, pensava a quei disgraziati che erano usciti a fare due passi tutti insieme.
Sperò che si fossero cacciati in un pub perché l'ultima cosa di cui avevano bisogno in quel momento era gente malata, visto e considerato poi che il loro Smolecolarizzatore si era appena sposato.
La luce nella stanza era plumbea, quasi bluastra. L'acqua contro i vetri dava l'idea di una cascata.
Uno strano brivido di freddo, nonostante fosse ormai aprile, gli percorse la pelle si mise una camicia addosso con aria svogliata mentre tornava a guardare l'angelo che dormiva nel suo letto.
La schiena nuda di Hermione sembrava pallidissima alla luce innaturale del temporale e il suo tatuaggio saltava facilmente all'occhio. Piegò le labbra, ricordando quattro anni prima, quando lui stesso gliel'aveva disegnato.
Andò a sedersi sulla sponda del letto dove lei, poggiata prona, dormiva coi capelli riversi sul cuscino come un ventaglio. C'era solo una cosa che lo feriva in quei momenti.
Il suo sonno. Hermione, nonostante ora non necessitasse più delle pozioni Mangiasogni prodotte con la Salvia Splendens, continuava ad agitarsi mentre dormiva. Certo, non accadeva sempre ma guardandola nessuno avrebbe potuto dire quale mostro velenoso stesse infestando il suo riposo.
Sollevò una mano e l'accarezzò dolcemente, quasi disperato.
Solo abbracciandola si calmava ma spesso, dopo aver fatto l'amore, la sentiva stare sveglia a lungo, con gli occhi sbarrati. Altre volte ancora si svegliava e la trovava seduta a letto, nuda, avvolta nel lenzuolo e tremante.
Urlava, urlava e piangeva.
Sapeva che non c'era modo per guarire da quella paura ma non poter fare niente per lei gli straziava l'anima.
Senza una parola tornò a letto e la prese fra le braccia, intrecciando le gambe con le sue, facendo di tutto pur di farle sentire che era lì. Hermione parve avvertire la sua presenza perché si acquietò, svegliandosi.
Era strano. Strano e assurdo come poteva cambiare una persona.
Un tempo Draco Malfoy l'aveva considerata solo un elemento decorativo della sua breve vita, solo un vago e fastidioso fantasma che viveva in un paradiso che lui non avrebbe mai potuto avere, l'ultima donna che avrebbe pensato di poter amare e desiderare disperatamente. Ora invece era in quel letto.
Più grande, maturo e ferito. Ma lei era sempre lì.
Sentì improvvisamente la mano di Hermione sul torace, sul cuore.
- Ti ricordi quando a scuola guardavamo le stelle, dalla mia camera?-
Draco ghignò come un demonio lussurioso - Tu forse, guardavi le stelle...-
La fece ridere e poi continuò - Mi sembra di essere tornati a quel tempo.-
- In che senso?-
- Quando eravamo solo noi due. Quando chiudevamo fuori tutto.- Hermione sollevò di poco gli occhi dorati - Perché è sempre così che abbiamo fatto. O nell'ombra o niente.-
Malfoy stavolta tacque. Sul viso liscio e perfetto alcun sentimento.
- Non sono io che mi sono rifiutato di provare.- sibilò, fissandola attentamente - Sei tu che non vuoi.-
- Io vorrei solo una vita normale.- sussurrò, tornando ad appoggiare il capo al cuscino.
- Non potrai averla se non lotti.- Draco le prese il mento fra le mani, per farsi guardare in faccia - La vuoi davvero?-
- Dipende da cosa vuoi tu.-
- No, ti sbagli.-
- Invece dipende anche da te.- Hermione gli prese la mano, seria - Ciò che voglio è solo saperti vivo, lontano dai Mangiamorte. Mi sembra invece che da qualche tempo tu voglia cose diverse.-
Stavolta il biondo emise un gemito, mettendosi supino e ostinandosi a guardare il soffitto.
Cose diverse, diverse...era normale.
- Non mi sembra di chiederti troppo se cerco d'imporre alla mia vita un minimo di stabilità.- bofonchiò secco, cercando le sigarette sul tappeto - Sei stata via per anni, sei entrata e uscita dalla mia vita come nulla fosse, non so neanche se resterai qui una volta che questa guerra sarà finita.-
- Credi che io invece non abbia bisogno di un minimi di sicurezza dopo tutto quello che mi è successo?- sbottò la Grifoncina allibita, sedendosi nel letto - Non è stato facile per me, ho dovuto cavarmela da sola.-
- Nessuno te l'ha chiesto. Potevi tornare e risparmiare a tutti, a me per primo, una buona dose di notti insonni.-
- E io che ne sapevo che mi pensavi ancora?- Hermione cominciò a vestirsi ma Draco, stavolta, la guardò allibito.
- Cosa ne sapevi che ti pensavo ancora?- riecheggiò, levandosi la sigaretta ancora spenta dalla bocca - Ma chi è che veniva a letto con me quattro anni fa? Tu o la tua gemella? Mi hai mai guardato in faccia mentre lo facevamo qualche volta o pensavi solo a divertirti?-
- Divertirmi? Vogliamo parlare di com'è cominciata?- esplose rabbiosa.
- Ma chissene frega di com'è cominciata! Al diavolo quella scommessa e tutta la stramaledetta fauna di Hogwarts, Cristo Santo!- le disse Draco esasperato, passandosi le mani fra i capelli - Ma si può sapere che ti prende? È da quando abbiamo ricominciato ad andare a letto insieme che riesci in un modo o nell'altro a farci litigare. A che diavolo di gioco stai giocando mezzosangue? E guardami in faccia quando ti parlo, per favore!-
Hermione richiuse la porta del bagno di botto, restandone fuori.
Era rabbia quella che l'aveva spinta e anche la frustrazione.
- Allora?- Malfoy la incalzò impaziente, sfidandola con lo sguardo - E allora?-
- Allora...allora sei tu.- sussurrò, fissandolo intensamente - Sei tu.-
Bene, fantastico.
Una frustata sulla schiena gli avrebbe fatto meno male.
- Spiegati.- sibilò fra i denti - E non ti azzardare a piantarmi in asso di nuovo senza una spiegazione.-
- Detto fatto.- la Granger finì di chiudersi la camicia, ravvivandosi i ricci e denotando chiaramente il suo nervoso - E' che...- si morse le labbra, arrossendo - E' che...è più facile scappare da te.-
Il biondo allargò gli occhi.
- Come prego?- riecheggiò - Cosa diavolo stai dicendo?-
- Ti sto dicendo che tu...che tu sei quello giusto accidenti a te.- sbottò esasperata, ormai irrefrenabile come un fiume in piena - Sto dicendo che tu sei l'unico che mi fa sentire completa, che mi fa battere il cuore. Sei l'unico per cui ho fatto e farei pazzie, sei l'unico che aspetterei in eterno! E questo...questo mi uccide.- abbassò la voce, sempre più rossa e senza fiato - Se con te dovesse andar male...se dovessi perderti...non reggerei. Ecco, te l'ho detto. Soddisfatto?-
Soddisfatto? Era sconvolto!
Se ne stava lì sdraiato a letto a sentire certe follie con la sigaretta che si fumava da sola fra le dita.
- Non c'è verso di farsi dire le cose da te al vecchio modo vero?- sibilò sarcastico.
Lei assottigliò pericolosamente gli occhi.
- Ma hai sentito quello che ti ho detto, stupidissimo Serpeverde?-
- In poche parole mi stai dicendo che non vuoi stare con me perché sono l'uomo giusto? Ho capito bene?- riassunse ironico, spegnando la cicca con stizza e alzandosi in piedi - Mezzosangue, che ne dici di andare da uno strizzacervelli eh? Sei totalmente pazza, ecco cosa sei! E se speri che ti lasci fare i tuoi comodi ti sbagli di grosso!- scandì lapidario - Non commetto lo stesso errore due volte e per quanto tu sia fuori di testa, per Dio per me è la stessa cosa! A diciott'anni ho lasciato che un mucchio di cazzate si mettessero fra di noi: sangue, razza e casa. Adesso basta, me ne sbatto le palle se hai paura, me ne sbatto se sei andata fuori di testa...-
- Vuoi finirla di darmi della psicotica?- lo interruppe stizzita.
- Bhè avresti dovuto sentirti mentre parlavi!-
- Non è colpa mia se lascio uno per quattro anni e me lo ritrovo tutto zucchero e melassa!-
- Già mi hai piantato rovinandomi la vita!-
- Cosa?!- Hermione allargò la bocca, sdegnata - Hai un bel parlare Malfoy! Per un anno hai fatto il bello e il cattivo tempo con me e poi hai il coraggio di dirmi che piantandomi ti avrei scaraventato nella depressione? Hai idea di come stavo io quel giorno quando ci siamo lasciati?-
- No ma ho idea di come stavo io!- replicò secco - E per quattro anni non sono stato bene!-
- Bhè io neanche!-
- E allora di cosa diavolo discutiamo eh?- urlò, perdendo la pazienza - Facciamo l'amore come fosse sempre l'ultima volta, ogni mattina mi sveglio e tu non sei a letto. Hai idea di come mi fai sentire? Come se di me non te ne fregasse niente!-
- Io ti ho appena detto perché lo faccio!-
- E io ti rispondo che sei pazza!-
- Basta, adesso mi hai stufato!- gli puntò il dito addosso, avvicinandosi bellicosa - Non sono pazza, non ti azzardare mai più a usare quel tono con me! Ora sai come stanno le cose, se ti sta bene ok, se no vall'inferno!-
Vall'inferno? Vall'inferno??
Draco le afferrò il polso, schiacciandosela addosso?
- Chiariamo le cose Granger.- ringhiò fra i denti, mentre lei non cedeva di un millimetro - Mi sei entrata nella vita, me l'hai sconvolta, mi sei entrata nel sangue e adesso fai marcia indietro? No, non credo proprio.-
- Io non faccio marcia indietro. Metto solo dei paletti.-
- Al diavolo i paletti. Andavano bene anni fa, ora non mi vanno più bene.-
- Come hai detto tu, me ne frego se hai paura o se non ti vanno bene i miei paletti.- rispose sarcastica - E lasciami!-
- No, non ti lascio.- scandì, serrando la presa ma ben attento a non farle male - E adesso finiamola una volta per tutte. Metti tutti i fottuti paletti che ti pare ma la situazione è questa: finita questa storia coi Mangiamorte dovrai decidere. O stai con me o non ci stai. O tutto o niente.-
La mollò ed Hermione rimase lì, gelata.
- Questo mi sa di ultimatum.- mormorò sgomenta.
- Lo è.- disse, serrando le mascelle - Non voglio più averti solo la notte, a metà, come quando avevamo diciotto anni. Ho passato troppo tempo a sognarti e a rimpiangerti ma se sei tornata solo per giocare...-
- Non voglio giocare!- alitò afferrandolo per il braccio spaventata, sentendolo improvvisamente allontanarsi - Non l'ho mai detto!-
- E allora cos'hai detto?-
- Ho detto che...che se con te dovesse andar male non potrei sopportarlo.-
Draco distolse lo sguardo, scuotendo la testa.
- Hermione...dopo Hogwarts la mia vita è cambiata. Ho perso quasi tutto, mio padre è sparito, ho dovuto abituarmi a vivere con Potter, tutto per me è cambiato. L'unica ancora eri tu e te ne sei andata...non posso permettermi di stare di nuovo come un cane, senza sapere dove sei o cosa fai. Ti voglio.- tornò a guardarla, gli occhi grigi densi come il metallo - O tutto o niente.- ridisse - Mi dispiace.-
- E lasci di nuovo a me decidere.- la strega sorrise amaramente, facendosi indietro - Complimenti.-
- Cosa vuoi da me?- mormorò - Cosa?-
- Io..- Hermione inspirò con forza, stanca di resistere - Io non voglio perderti di nuovo.-
- Sono qua.- Draco assunse un'espressione amara, triste - Sono qua non te ne accorgi? Dovresti solo allungare la mano mezzosangue.-
- Se andasse tutto male...se...-
- Se, se, se...non lo sappiamo!- esplose - Porca miseria ma dammi un minimo di fiducia! Dalla a tutti e due!-
- C'è troppo in ballo.-
- E appunto perché c'è tanto dovresti provare.- sibilò, staccandosi di nuovo da lei per andare quasi a distanza di sicurezza - E' sempre la stessa storia, arriviamo a tanto così e poi tu mi molli! Sei la mia rovina.-
- Grazie...molto azzeccato.-
Draco si girò e la trovò di spalle. Ecco, l'aveva anche fatta piangere.
- Maledizione.- sibilò - Hermione...dai...- le prese la mano, abbracciandola stretta e lei nascose il viso nel suo collo, singhiozzando. Bastava poco per rigirarselo accidenti, pensò, mentre le cingeva la vita e la cullava.
Ce l'aveva totalmente in pugno, era come di burro.
Tanto che avrebbe anche potuto accettare ogni sua condizione. Aveva fatto tanto il duro ma in verità avrebbe accettato ogni cosa, sottomettendosi a tutto.
Le prese il viso fra le mani, senza però ostinarsi a farsi guardare in faccia.
Accostò la bocca al suo orecchio, maledicendosi per ciò che stava per dirle.
- Aspetterò ancora per qualche tempo...- mormorò dolcemente - Pensaci. D'accordo?-
Hermione singhiozzò ancora, stringendogli forte la camicia ma annuì.
- Va bene?-
Annuì di nuovo, pulendosi gli occhi col dorso della mano.
- Non sai quanto ti odio.- gli disse, mordendosi le labbra.
- Si, sono sicuro che è così.- sussurrò lui, ammansendosi e carezzandole le gote.
Hermione abbassò gli occhi, non sopportando di vedergli quell'espressione rassegnata sulla faccia.
Strinse le dita fra le sue, col cuore che ormai batteva impazzito.
Era tardi per fermarsi.
- Ti amo.-
Silenzio. La pioggia parlò per loro.
Draco la guardò in faccia, poi la prese in braccio e le chiuse le bocca con la sua.
Paura, desiderio, anni passati lontani, il fuoco che bruciava...
Era un turbine che li legava. Una catena spessa e pesante, quasi troppo stretta e troppo fredda. Una catena che faceva male ma che forse, non si sarebbe mai spezzata tanto la sua presa era salda.
Si, finalmente l'aveva capito. Quella catena faceva male, faceva soffrire. Ma era indistruttibile.
Non sarebbero mai stati solo uniti dall'amore. Lo aveva accettato ormai.
- Ti amo, ti amo, ti amo...-
- Continua a dirlo.- sussurrò, mentre si perdeva in lei - E non smettere più.-


Lasciami bruciare, lascia che mi faccia male...perché solo così mi avrai.
Ti farò male. Ti soffocherò. Perché solo così sarai mia.
E la mia non è una promessa vana.
Da qui all'eternità sarai mia. E tu avrai me.
Nel sangue e nel tempo.
Nella vita e nella morte.
Tuo.

 

 

 

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Capitolo 50
*** Capitolo 50° ***


Dest50

 

 

Ok. Era vero.
I matrimoni, come i funerali del resto, potevano scatenare strane reazioni nelle persone ma Harry Potter proprio non riusciva a credere a ciò che gli succedeva sotto il naso dal matrimonio di Ron.
Non che avesse mai pensato che insieme si leggessero favole o si facessero due punti a maglia, ma Hermione e Draco da qualche giorno si erano fatti decisamente strani.
Stavano sempre mano nella mano, sempre a confabulare, lui sempre a baciarla e lei sempre ad abbracciarlo. E pensare che ai famosi diciassette anni, quando la melassa in genere si spreca, quasi avevano accettato il reciproco interesse con irritazione.
Mah. Potter si grattò il mento, vedendoli anche in un momento come quello tutti intenti a fare i colombi.
E non con smancerie...erano semplicemente molto attaccati.
Hermione stava leggendo un libro e Draco le stava alle spalle, una guancia contro la sua tempia. Ogni tanto le scoccava qualche bacio leggero o le parlava dolcemente all'orecchio.
- Certo che baccagliare in un cimitero...- bofonchiò Harry, sbuffando.
Si volse al suo fianco dove Edward Dalton, mezzo moribondo, osservò la scena a sua volta.
L'ex Corvonero non fece una piega, limitandosi a fare una smorfia.
- Finirà per venirmi il diabete.- sibilò, composto, accendendosi una sigaretta.
Potter rise, tornando ad ammirare la bellezza del paesaggio.
Cimitero dei Maghi, Wizards' Graveyard, e la tomba anonima di Sir Robert Grinwald. Una bellezza.
Sapeva perché Edward era di cattivo umore. Diciamo che lo era da circa trentotto ore, da quando si era ritrovato davanti al portone di Hogwarts una mezza dozzina di allibratori che erano venuti a battere cassa...o a gambizzarlo, se non avesse pagato i suoi debiti.
Fortuna che Dalton aveva un'incredibile faccia tosta e la parlantina sciolta perché solo quello l'aveva salvato da un sequestro. Infatti gli allibratori del suo giro erano gente piuttosto per bene: non ti uccidevano.
Semplicemente ti prendevano e ti vendevano ai bordelli per demoni.
Edward, esperto com'era, avrebbe fatto la fortuna del posto ma Harry non poteva permettersi di perderlo in quel momento. Ora come ora, l'ex Corvonero era utile per tenere una certa persona lontana dai loro affari.
- Mandarla da Tristan sapendo che c'è Dena è stata un'ottima idea.- ghignò il bambino sopravvissuto.
- Così non potrà contattare o fare scherzi.- sentenziò Edward, con gli occhi azzurri lucidi di divertimento - Se tenterà di parlare con Katrina, Degona se ne accorgerà e poi da Tristan ci sono anche Milo e Clay.-
- Jess e Sphin invece sono di ronda e controllano Tom e i ragazzi.- concluse Potter - Bene, per stasera siamo al sicuro.-
- Si spera.- frecciò Draco, facendosi indietro e lasciando la sua ragazza a trafficare con un rituale un po' macabro.
- Ehi Dray...- lo richiamò Dalton, serafico - Ti ho detto che l'insulina costa?-
Il biondo corrucciò la fronte, fissandolo storto.
- E io ti ho detto che mi ci va poco a portarti dritto a un bordello?-
- La finite?- li placò Potter - Dai gente, sono le due di mattina. E io odio i cimiteri.-
- Herm quanto ci va ancora?- s'informò Edward - Se ci muoviamo posso andare alle corse delle quattro.-
- Cazzo ma la lezione non la impari mai eh?- lo rimbeccò Malfoy - L'altro giorno sei tornato a casa senza vestiti, ma ti rendi conto di come sei piazzato?-
- E tu ti rendi conto che sbavi come una lumaca?- ironizzò Dalton - Arrivi sempre a scoppio ritardato eh?-
- Mi avete rotto le palle. Voglio Ron.- si lamentò Harry, sedendosi nell'erba.
Si guardò attorno mentre gli altri ciarlavano e litigavano, senza curarsi di far casino.
Non che ci fossero fantasmi che giravano allegri a farsi un festino lì attorno. Anzi...era un vero mortorio.
Niente fantasmi, niente folletti, niente demoni, niente vampiri, niente di niente.
Il cimitero era tetro e cupo, proprio come lui lo ricordava.
Le tombe dei Potter erano poco distanti...ne vide la sagoma nel buio.
Serrò le mascelle, cercando di pensare ad altro. Tipo ad Hermione.
La guardò e non poté fare a meno di sorridere.
Accidenti. Una gagia. La sua migliore amica era diventata una strega oscura.
Se ne stava lì, sotto le stelle, avvolta nel suo mantello nero a leggere su un libro di pelle scura parole assurde, col braccio sinistro proteso verso la tomba rialzata su alcuni gradini.
Aveva la mano aperta, il suo bracciale d'argento col sangue di Cameron si era fatto luminescente.
In quel momento richiuse il libro, sospirando.
- Ok...- bofonchiò, richiamandoli - Visto che non viene fuori, proviamo con le cattive.-
- Come sarebbe non viene fuori?- borbottò Potter, rialzandosi.
- Sarebbe che non esce. La senti questa risata?-
I ragazzi rizzarono le orecchie, avvertendo in effetti una leggera ghignata che sembrava arrivare da...sotto terra.
- E' dentro alla tomba?- le chiese Harry.
- Già. Visto che non esce andremo noi da lui. Spostatevi.-
- Calma che vuoi fare mezzosangue?- la bloccò Draco - Che fai con la bacchetta?-
- Non vorrai profanare la tomba!- se ne uscì il bambino sopravvissuto - Hermione dai!-
- Dai cosa?- chiese serafica - Non starò qua tutta la notte per quel grasso ubriacone! Forza, via!-
- Ma...ma...-
- No, niente ma!- la strega puntò la sua bacchetta sulla tomba - Bombarda!-
I tre Auror si misero le mani sulla testa quando esplose tutto quanto. Vennero presi in pieno da una nuvola di polvere e detriti alquanto puzzolenti e quando si rialzarono, videro una gradinata che scendeva dai piedi della tomba di Grinwald.
- Oddio...che orrore.- Potter si portò una mano al naso e alla bocca - C'è una puzza atroce!-
- Tu sei tutta matta a far esplodere le tombe!- sbottò Malfoy - Cazzo mezzosangue e adesso Duncan chi lo sente?!-
- Ci butteranno ad Azkaban per necrofilia, porca miseria.- sbuffò Edward, spiando in quella buia scalinata - Vabbè, già che siamo qua facciamo che andare no?-
- Esatto.- sentenziò la Granger - Forza, andiamo. Lumos.-
Lentamente e vedendo pochissimo anche con l'uso delle bacchette i quattro Auror scesero per quella gradinata, finendo dritti dritti in una catacomba tetra e piena di ragnatele.
C'era una specie di fogna sotterranea e i ragazzi l'attraversarono, volandoci sopra, per poi approdare in un'anticamera anonima, in rovina. Poi, una luce fioca e rossiccia dietro l'angolo unita ad un chiacchiericcio insopportabile.
- Ma cos'è, un festino?- mugugnarono Malfoy e Dalton in coro.
- Herm, attenta.- l'avvisò Harry, estraendo anche la spada.
- Tranquillo, vedrai che è solo...-
La strega si zittì, entrando nella tomba vera e propria dei Grinwald.
Una ventina di fantasmi si voltarono verso di loro, spiritati.
- ...vedrai che è solo un raduno centenario.- sospirò la strega - Salve gente. Chiedo scusa per il disturbo.-
- Disturbo?- berciò acidulmente una vecchia befana, fiondandosi a un dito dal naso della Granger - Ragazza hai appena interrotto la nostra festa centenaria della morte di mio nipote Rupert!-
- Domando scusa ma devo parlare con Sir. Robert di Grinwald.-
- Ma voi chi siete?- chiese un altro tizio, smilzo e tutto stracciato, con voce gracchiante ancora peggiore di quella della donna - Cosa siete venuti a fare qua sotto eh? Non è posto per i mucchi d'ossa come voi.-
- Siamo Auror.- sospirò Edward.
- E' chiaro che siete Auror.- sibilò un omone orrendamente sfigurato, fluttuando sulla testa degli altri parenti - Si vede dalla vostra faccia da santarellini! Sappiate che è per colpa vostra che sono morto!-
- Sentite condoglianze.- frecciò la Grifoncina - Senta, non mi faccia perdere tempo per favore. Devo parlare con Sir. Robert. Stiamo cercando un oggetto smarrito e lui potrebbe aiutarci.-
- E perché...- una voce strascicata e fastidiosa li prese alle spalle, seguita da un rutto da osteria, tipo barrito, che sconvolse anche i ragazzi -...io dovrei aiutarti, strega umana?-
Hermione squadrò il fantasma che le era apparso ora davanti.
Bassetto, tarchiatello, i capelli tagliati a scodella, grasso e con un boccale di birra in mano. Classica pancia da birra.
Ruttò di nuovo, facendo fischiare Edward.
- Oh scusa.- rognò il fantasma, guardandolo - Vuoi anche che smetta di bere per caso?-
- Tanto è già morto, che vuole.- ironizzò Dalton in risposta - Lei è Sir. Robert di Grinwald?-
- Custode dei morti e delle tombe derubate di questo secolo?- chiese anche Harry.
- Dipende da chi me lo chiede.- fece altezzoso.
- Sono Auror, Robert.- ringhiò l'omone sfigurato dal fondo della catacomba - Mandali via!-
- Quante storie Reginald!- sbuffò una vecchietta che si faceva la calza - Sei morto perché sei finito in pasto ai mannari, non dare la colpa agli Auror. Te l'avevano detto che non dovevi provare ad allevarli ma tu non hai dato retta!-
- Per favore...- Sir. Robert imprecò poco elegantemente fra i denti, zittendo i suoi amici e tornando a guardare i quattro ragazzi - Avanti, chi siete? E più importante...perché io dovrei abbassarmi ad aiutare quattro mocciosi entrati impunemente nella mia dimora?-
- Prima di tutto io l'ho chiamata.-
- Solo due volte...-
- Sei.- chiarì Hermione con una smorfia - Secondo siamo Auror e non mocciosi qualunque. Terzo, siamo qua per ordine del Ministero e quarto, ma non meno importante, siamo qua per rimediare a un suo errore. Otto anni fa da questo cimitero sono state rubate delle ossa nell'ala dei Maghi Perduti che lei non ha più riposto nella loro tomba, quindi potrebbe aiutarci e non far sapere a nessun del suo fallimento...oppure può fare ostruzionismo e far sapere a tutti che Sir. Robert di Grinwald è un fallito che perde le ossa del padre di Lord Voldemort e fa quasi ammazzare Harry Potter. Che dice?-
Davanti alla faccia angelica di Hermione, tutti i fantasmi avevano il mento che toccava terra.
Dopo aver sentito il nome Voldemort la metà era scappata, mentre una delle vecchiette cominciò a picchiare Sir. Robert coi ferri della calza, urlando alla vergogna della famiglia.
Ciò che accadde dopo fu una pura e semplice crisi isterica di massa.
In un nano secondo Hermione aveva trasformato la riunione di famiglia in una baraonda e quando Sir. Robert riuscì a mandarli tutti via, era esausto e angosciato.
E di certo non aveva più voglia di bere.
- Ho la sua attenzione?- gli chiese allora la Grifoncina.
Il fantasma emise un ringhio, andando a chiudere l'ultimo loculo dove rinchiuse sua nonna, quindi tornò a piazzarsi in mezzo alla stanza, guardando i maghi uno per uno.
Si fermò su Harry, scrutandogli la fronte con gli occhietti neri e sporgenti quasi sgranati.
- Oh merda...-
- Odoro i modi aristocratici dei fantasmi, voi no?- cinguettò Edward.
Quello se la prese a male, trucidandolo con un'occhiata - Scusa tanto se devo controllare tutte le maledette quindicimila e settantasette tombe di questo cimitero e me ne sfugge qualcuna ogni tanto.-
- E guarda caso t'è sfuggita quella di Riddle eh?- sibilò il bambino sopravvissuto - Sono passati otto anni, perché non hai più recuperato quelle ossa?-
- E come facevo? Quel lurido ladro è espatriato!- gongolò Sir. Robert andando ad attaccarsi di nuovo al boccale, sedendosi sulla mensola sporgente di un loculo. Dondolò le gambette tozze, sbuffando - Cosa vuoi da me, Harry Potter? Vendicarti? Bhè, mi spiace di aver perso quelle ossa, cosa credi che sia facile per me? Me ne sto qua da quasi un secolo ormai, carico di impegni e feste di famiglia, ogni notte devo avere a che fare con ogni sorta di necrofilo e moccioso che entra qui dentro per far scherzi e poi arrivi la tua amica e mi accusa di essere un fallito!- singhiozzò, tirando un altro rutto pazzesco - Voi non sapete che vita faccio...io...sono qui attorniato da questa compagnia di moribondi senza un minimo di senso dell'umorismo!-
- Ehi, senta...- Draco si fece vedere, agitando la mano - Non siamo qua per farle storie. Ci faccia la cortesia, sia gentile e ci dica dove sono finite quelle maledette ossa. Oppure ce le ritrovi e basta.-
Sir. Robert si puntò su Malferret, scrutandolo con espressione sfuggente.
- Che ha da guardare?-
- Sei un Malfoy vero?- lo inquisì il fantasma - Assomigli a quell'infingardo di tuo nonno. L'altra settimana mi ha fregato al poker, adesso si nasconde nella tomba di una tua prozia.-
- Oddio.- Harry alzò gli occhi al soffitto - Senta, si muove? Mi dice dove stanno quelle ossa?-
- Spiacente, non sono reperibili.-
- Che vuol dire che non sono reperibili?- sindacò Hermione, calmissima.
- Vuol dire che voi non sono autorizzato a dirvi dove sono.-
La strega corrucciò la fronte - Lei sarebbe autorizzato a non dirci nulla solo se fossero qui.-
- Infatti.- annuì Sir. Robert.
I quattro si guardarono senza capire.
- Forse ha bevuto troppo.- bofonchiò Edward, accendendosi una sigaretta.
- Ehi fratello, tappati la bocca e fuma di meno. Vuoi ritrovarti qua dopo un enfisema?- lo zittì il fantasma.
A quella l'Auror gettò via il mozzicone, schifato e Sir. Robert tornò a rivolgersi a Harry e alla Grifoncina.
- Signor Potter, per quanto io sia di parte in questa faccenda non posso rivelarle nulla della cassa contenente le ossa del signor Riddle in quanto il ladro mesi fa è tornato e le ha nascoste di nuovo all'interno delle mura del cimitero.-
- Senta, quel ladro le ha messe lì in attesa di tempi migliori.- sibilò Harry cominciando ad innervosirsi - Lei c'era otto anni fa, ha visto cosa mi hanno fatto e cos'è successo! Se non ci aiuta quel bastardo verrà riportato in vita di nuovo.-
- Per quel che ne so serve un ultimo ingrediente.- bofonchiò il fantasma con alterigia - Il Lord Oscuro è morto, non ha più neanche un Horcrux a cui aggrapparsi...l'ultimo ingrediente va cercato nel suo cuore di uomo.-
- Come prego?- Hermione lo fissò allibita - Lei conosce l'ultimo ingrediente?-
- Ho solo sentito dei Mangiamorte parlarne vagamente e...-
- Lei ha visto dei Mangiamorte qua attorno!?- urlò allora Malfoy - Ma perché non ce l'ha detto?!-
- Santo cielo, quante storie.- il guardiano delle tombe tornò a girovagare con aria persa, mezzo ciondolante - Vengono qua da circa un mesetto. Scavano nella tomba di Riddle nella speranza che le ossa di suo nonno Marvolo vadano bene ma solo quelle del padre lo riporteranno in vita.-
- E senta...cos'ha sentito precisamente sull'ultimo ingrediente?- lo inquisì la Grifoncina.
- Te l'ho detto, cara ragazza. L'ultimo ingrediente va cercato nel cuore di uomo di Lord Voldemort.-
- Non ha spoglie. Sono oltre il Velo.- sussurrò Edward - Cosa intende per cuore? Non è che si tratta di qualcosa legato a Lucilla?-
- Non servirà il suo sangue spero.- disse Draco - E' un demone ora. Se il suo sangue finisce nelle vene di Riddle diventerà ancora più potente.-
- E saranno cazzi.- ridacchiò Sir. Robert in sottofondo.
I quattro lo bruciarono con lo sguardo per un attimo poi Hermione si mise le mani nei capelli.
Accidenti, quindi quel maledetto di Minus era lì in giro per il Cimitero dei Maghi e aveva imboscato le ossa in una qualche buca, per impedire al custode dei morti di avvisare gli Auror.
Dannazione e ora?
- Un bel buco nell'acqua!- ringhiava la strega, mentre uscivano dalla gradinata della tomba - Ci manca anche che i Mangiamorte vengano a sapere che le ossa di Riddle sono davvero qua e saremo a posto! Come diavolo fanno a pensare che quelle di Marvolo Riddle possano avere lo stesso effetto? Idioti!-
- Herm calmati, basterà mettere il Cimitero sotto sequestro. Adesso vado da Duncan e sistemiamo la faccenda, credimi.- l'assicurò Dalton, tirando finalmente il fiato all'aria aperta - Se non altro abbiamo ristretto il campo di ricerca.-
- Già, dall'intera Europa ad un cimitero.- ironizzò Draco con sarcasmo - Al diavolo e adesso che facciamo?-
- Vicolo cieco...mortali?-
I quattro estrassero le bacchette di volata, guardandosi attorno.
- Questa voce l'ho riconosciuta.- sibilò Harry.
- Già.- annuì Edward - Hermione che vuoi fare?-
- Lasciatelo a me.-
- No, un accidenti.- ringhiò Draco furente - Ehi Crenshaw! Fatti vedere bastardo!-
Jeager ridacchiò, apparendo su una tomba proprio davanti a loro.
Batté le mani, continuando a sogghignare.
- Ma bravi...che ameno luogo per un altro incontro eh?-
- Cosa vuoi?- sbuffò Hermione, abbassando la bacchetta per il momento - Non sarai venuto qua per chiacchierare.-
- Diciamo che di recente mi annoio da morire.- sospirò il mezzo demone - E' da un pezzo che non ci vediamo tesoro, che fai qui? Sei venuta a sapere dell'astuzia adottata da quel codardo di un ratto?-
- Esattamente.-
- E dunque?-
- E dunque cosa?- Hermione sorrise - Non vorrai che dividiamo le informazioni.-
- A te farebbero comodo.-
- Arriva al sodo Jeager.- la Grifoncina rialzò la bacchetta - Non ho tempo da perdere.-
- Arriverò al sodo in privato.- le disse serio, assottigliando gli occhi verde acqua - In giro è pieno di spioni.-
- Ehi, un attimo!- sbottò Malfoy bellicoso ma Crenshaw, arrogante come pochi, sollevò il mento come a sfidarlo - Tranquillo amico, non te la toccherò neanche con un dito.-
- Tanto non ci riusciresti comunque.- frecciò la strega, raggiungendolo - State tranquilli, ci rivediamo all'entrata fra pochi minuti. Se non mi vedete tornare avvisate Caesar. Saprà lui dove venirmi a trovare.-
- Non è il caso di allarmare Cameron.- ghignò Crenshaw - Non ho cattive intenzioni.-
- Ma neanche buone.- ringhiò Draco.
- Sempre e per sempre.- gli disse il mezzo demone, andandosene via con la sua ragazza.
- Stronzo...-
- Non so voi ma a parole ci sa fare.- frecciò Edward in sottofondo.
- Oh ma vattene al diavolo Dalton!-
- E che vuoi da me, è la verità.-
- Basta voi due.- sospirò Harry esasperato - Che barba, tanto quello non la toccherà neanche con un dito, lo sai anche tu Malferret. Se ci provasse Herm gli caverebbe gli occhi e gli taglierebbe cose che non potrebbero più ricrescere, quindi fammi il favore di tenere al guinzaglio il tuo orgoglio maschile. Forza, andiamo.-
- Vall'inferno anche tu.-
- Prima o poi ci andrò. Ma con te.- frecciò il moro perfidamente.
Intanto, da un'altra parte del cimitero, Jeager osservava Hermione con vivo interesse mentre lei era presa da tutt'altro.
Una pagina ingiallita scritta da una mano femminile. La calligrafia era elegante ma spigolosa.
- Come faccio a sapere che è del Grimario di Lumia Lancaster?- fece la strega diffidente.
- Chiedi alla sorella di autentificarla no?- borbottò il mezzo demone - Malfidente.-
- Senti chi parla.-
- Non pensare a me. Ma a quello che puoi cavare fuori da quelle parole.-
- Quattro in croce.-
- Meglio di niente visto che brancoli nel buio.- Jeager assottigliò gli occhi, arrogante - Vero?-
Hermione incassò, facendo una smorfia.
- E cosa ti dovrei per questa ennesima cortesia?-
- Per il momento niente.-
- Non farmi ridere. Tu non fai niente per niente...e questa può essere una trappola.-
- Facci sopra un Incantesimo Veritiero.- la sfidò - E' l'originale. Ho strappato quella pagina rischiando l'osso del collo, Kat è bella arrabbiata di recente e i suoi strilli uniti a quella della Lestrange mi urtano i nervi.-
- In poche parole mi stai dando una pagina strappata del Grimario della Lancaster dove potrebbero esserci indizi sugli ingredienti senza volere nulla in cambio?-
- In cambio voglio un'oretta del tuo tempo una volta finita questa storia.-
- Ah, ecco.- sogghignò lei, maliziosa.
- Meglio quando non ci saranno più seccatori.- fece ironico, poi però tornò a guardarla attentamente e lei se ne accorse.
- Ma che c'è?- gli chiese. Che aveva da fissarla così?
Lui per tutta risposta si avvicinò e le poggiò una mano sulla pancia, allibendola.
- Mi sbagliavo.- bofonchiò, tirando indietro il palmo come nulla fosse - Credevo avessi combinato un qualche svenevole disastro...sai, strana come sei...-
Mancò poco che lo uccidesse sul serio. Gli tirò dietro tutte le lapidi e le statue del cimitero, per andarsene via furibonda. Anche quell'idiota credeva che fosse incinta! Assurdo!
Uomini! Chi li capiva era brava!

Mary J. Lewis aveva in mano la Gazzetta di Hogwarts quel pomeriggio e sembrava eccitatissima.
Come lei quasi tutti gli studenti della scuola a dire il vero.
Il motivo?
- Oddio, non vedo l'ora che sia il primo maggio!- cinguettò con gli occhi che le brillavano, quando raggiunse Cloe e Tom insieme a Maggie Clark, in giardino sotto il salice piangente preferito di Hermione.
- Perché?- borbottò la biondina senza alzare gli occhi dai libri - Che succede a maggio?-
- Ma come!- Maggie la guardò sdegnata - C'è la riunione degli studenti dell'anno di Harry Potter!-
- Tom tu non lo sapevi?- gli chiese Mary.
- Eh? Oh si, i ragazzi ogni tanto ne parlano.- sorrise Riddle - Sembra che l'ex presidente del comitato studentesco del loro anno stia organizzando una partita di quidditch per le quattro case.-
- Cavolo, ci sarà da rifarsi gli occhi allora.- disse Martin Worton, raggiungendoli con Ian, Bruce, Archie e gli altri piccoli Grifondoro - Le placche d'oro in bella mostra dicono che la nostra squadra era fortissima quando c'era Harry!-
- Certo, con lui e Draco che si uccidevano era una pacchia.- scappò detto alla King.
- Tanto sarà Serpeverde a vincere.- frecciò alle loro spalle l'orrida voce di Fern Gordon - Il capitano Malfoy ha sempre tenuto testa al vostro Potter!-
- E poi siamo già avvantaggiati in classifica quest'anno.- aggiunse Clyde Hillis, il braccio destro di Alderton con alterigia - Vinceremo noi. Dovresti ritirarvi ragazzi.-
- Ecco bravo, ritirati anche tu in manicomio.- li zittì Martin, ignorandoli - E' vero che ci sarà anche una festa?-
- Si, la sera stessa.- annuì Mary Lewis, sognante.
- Peccato che per gli studenti normali il coprifuoco sia sempre alla solita ora.- sindacò Cloe serafica.
- E non potremo neanche sbirciare?- Maggie mise il broncio - Uffa, voglio vedere Harry ballare!-
- Sapete cosa voglio io?- cinguettò la Sensistrega - Un minimo di silenzio. Forza, sgommate. Ho il tema di pozioni per domani da finire e Tom non ha tutto il giorno per aiutarmi.-
- Se vuoi ti aiuto io.- sibilò Sedwigh Stanford, rimasto un po' in disparte ma sempre vigile e presente.
- No, ormai abbiamo quasi finito.- concluse la biondina - Ah, ragazzi avete visto Damon e Beatrix per caso?-
- Damon andava in biblioteca credo.- si svegliò all'improvviso Tom - Trix invece è con Milo.-
- Uffa, speravo di scopiazzare un po'...- si lamentò Cloe.
- Tieni.- rise Riddle scuotendo il capo - Tanto ho finito. Ma cambia qualcosa, il prof mica è scemo.-
- Già, nonostante le tante cattiverie che si dicono in giro.- fece Bruce divertito - Sarà meglio che vada a finire il tema anche io. Tom se torni in tempo io e i ragazzi ci mettiamo a giocare con le carte magiche della Cooman.-
- Tanto creperò di nuovo.- Tom alzò le spalle, incurante - La prof deve averle stregate per fermi morire sempre e comunque. Idem per Damon, s'intende.-
- Già ma se non altro lui lo saprebbe in anticipo.- disse Stanford con freddezza.
- Si, è vero.- sibilò Cloe alzandosi in piedi e afferrando Tom per mano - Un giorno qualcuno ti userà la stessa cortesia. Noi abbiamo finito, ci vediamo in sala comune ragazzi. Dai Tom, andiamo!-
Dopo che fu trascinato via come un sacco di patate, il Grifondoro si ritrovò a sospirare, sempre trascinato a forza.
- Claire, questa tua brutta abitudine di essere sempre così schietta devi proprio perderla.-
- Ha parlato!-
- Che vuoi dire?-
- Che tu devi perdere la brutta abitudine di essere sempre così gentile e corretto da non spaccare il naso agli idioti.- gli disse acidamente - Sedwigh non è un cattivo ragazzo ma è comunque un pallone gonfiato. Non sopporto i pettegoli, non sopporto chi si crede superiore per sangue e ancora meno reggo gli stupidi vanesi come lui.-
- In poche parole odi mezza scuola.-
- Esatto.-
Tom sorrise, scuotendo il capo - Sei una brava persona Claire.-
La biondina continuò a camminare, pensosa.
Si, come no.
Intanto in biblioteca Damon Howthorne stava per perdere la pazienza.
E cominciava anche ad alterarsi.
Aveva ribaltato tutta la sezione di Veggenza e affini, si era cavato gli occhi su ogni libro che trattasse i Legimors come lui ma alla fine non era riuscito a venire a capo di nulla. Chiuso.
Nei sogni dei Legimors non poteva entrare nessuno. Fine dell'argomento.
E quindi nessuno avrebbe potuto dirgli cosa quel serpente gli sibilava nell'orecchio ogni notte.
Era talmente frustrante per lui che quasi si sentiva soffocare per l'umiliazione. Lui, discendente di Salazar Serpeverde, figlio di Rettilofoni secolari che non capiva una mazza di Serpentese!
E intanto quel maledetto sogno continuava e quei due bambini piangevano.
Non sapeva più cosa fare, non sapeva neanche come interpretarlo!
- Oh, sei qua.-
Si volse inferocito ma Beatrix Vaughn non fece una piega.
Appoggiata alla libreria, braccia incrociate, capelli con alcune ciocche blu, occhi lucidi. Aveva appena fatto merenda.
- Brutta giornata?- gli chiese.
- Pessima.-
- Emicrania?-
- Anche.- le disse, chiudendo un tomo con stizza e buttandolo da parte, mentre raccoglieva le sue cose - Ho girato come un dannato per tutto il pomeriggio su ogni stronzissimo libro che parlasse di Veggenti e dei loro sogni ma la risposta è sempre la stessa. Non c'è verso per alcun tipo di mago di penetrare nei sogni di un Legimors.-
- In poche parole siamo al punto di partenza.-
- Già.- annuì Howthorne, seguendola fuori dalla biblioteca - E fra due settimane ci sarà la riunione dell'anno di Harry e Draco. Mi sa che ci beccheremo una randellata fra capo e collo proprio in quei giorni.-
- Si tratta di un week end.- borbottò la Diurna - Cosa vuoi che succeda?-
- Di tutto.-
- Si, in effetti potrebbe scatenare un disastro dietro l'altro.- sospirò la piccola Diurna, seguendolo nei sotterranei mentre se ne tornavano a Serpeverde - Sono più che convinta che la prof ha in mente qualcosa. Di recente ha quell'aria da gatto che sta per mangiare il topo...-
- Vero? Avrà già in mente qualche porcata.- sbuffò Damon, entrando nella sala comune semi deserta, a parte due del quinto anno che si sbaciucchiavano sul divano vicino al caminetto - Andiamo da Tom e Cloe?-
- Si, mi cambio e arrivo.-
- Non metterci una vita.-
- Ha parlato l'uomo più vanesio di questo sotterraneo.-
Il ritrovo del quartetto era naturalmente al lago.
I due grifoni erano già lì da un pezzo quando vennero raggiunti dai due Serpeverde, verso le cinque di pomeriggio.
- Alla buon'ora.- sbuffò la King - Ti sei studiato tutta la biblioteca Howthorne?-
- Ehi duchessa...oggi non è giornata.- sibilò incazzoso, sedendosi accanto a Tom che trafficava col suo flauto.
- Ti pareva.- la biondina lo guardò attentamente mentre sprofondava nell'erba alta e profumata di violette - Hai cercato di nuovo eventuali incantesimi sui Legimors e i loro sogni vero? Ma che testa dura.-
- Bhè prima o poi verrà fuori qualcosa, ne sono sicuro.-
- E' più facile che io mandi giù un succo di frutta.- disse Beatrix serafica, seduta a cavalcioni su un tronco - Non capisco perché tu voglia mettere a repentaglio il tuo potere. La sacralità dei sogni di Veggenti e Legimors si fonda proprio sul fatto che nessuno può spiare nei vostri spazi onirici.-
- Si ma se sogno un dannato serpente e non capisco cosa dice potranno anche girarmi no?-
- Tom.- sospirò Cloe - Che ne dici?-
Il Grifondoro cadde dalle nuvole, levandosi il flauto di bocca.
- Cosa?-
- Ecco, questo ha sbattuto troppe volte la testa ormai.- disse Damon esasperato, cacciandosi il cappuccio della felpa sul capo - Ti prego, dimmi che hai sentito cosa dicevamo.-
- Eh? Ah, si che ho sentito.- Riddle sorrise tranquillo - Secondo me ti preoccupi troppo.-
- In che senso?- allibì il Serpeverde.
Tom ridacchiò ancora, gli occhi bluastri che quasi brillavano - Harry vincerà. Ne sono sicuro.-
Cloe lo scrutò attentamente.
- Hai bevuto per sbaglio il sangue di Trix per caso?-
- Ragazzi, sto solo dicendo che Harry è fortissimo e che mi difenderà a tutti i costi.-
- Viva l'ottimismo.- bofonchiò la piccola Diurna - Certo che da qualche tempo sei proprio tutto zuccheroso.-
- Già, a Harry finirà per venire il voltastomaco.- le prese in giro Damon, ridendo - Comunque se sei convinto tu...-
- Più che convinto.-
- D'accordo...- Howthorne sollevò le mani, in segno di resa - Comunque non risolviamo il problema dei due mocciosi che sento piangere.-
- Non è che qualcuno qui dentro ha un figlio segreto?- sentenziò Cloe pensosa - Che so...tipo Piton.-
- Ma chi lo vuole.- si schifò Beatrix - Magari servono dei bambini per il rito.-
- Intendi un sacrificio?- Tom quasi impallidì - No, non servono vite!-
- Prima quando Tu-Sai-Chi era vivo non servivano.- lo corresse la streghetta dai capelli corvini - Non per sembrare insensibile ma non credo che stavolta basteranno quattro ossa e un po' di sangue del bambino sopravvissuto.-
- E allora Tom a cosa può servire?- se ne uscì Cloe.
- A me lo chiedi? E che ne so.-
- Dio, che schifo di situazione.- sentenziò Damon, svaccato nell'erba - Prima della fine dell'anno avrò un'emicrania perenne. Me lo sento.-
- Se non altro tu mangi tutti i giorni.- borbottò la Diurna con una smorfia.
- Si e voi se non altro non dovete fare stupidi esercizi di Focalizzazione ogni santo giorno.- ringhiò la King fra i denti.
- Io è meglio che sto zitto.- considerò Tom con un piccolo sogghigno.
- Ecco, bravo.-

Nella Torre Oscura invece, Lucilla dei Lancaster aveva fra le mani la pagina ingiallita che Jeager aveva "regalato" ad Hermione alcuni giorni prima.
Tutti erano nella sala riunioni, alcuni professori e Silente compreso. Tutti ad attendere una parola della demone.
- La calligrafia è quella di mia sorella.- sussurrò Lucilla proprio quando gli Auror cominciavano a disperare.
Li vide illuminarsi di speranza ma si affrettò a placare i loro animi.
- Calma gente. Non ci siamo lo stesso.-
- C'era da immaginarselo.- sibilò Edward, sistemato per tre quarti sulla porta - Lucilla scusami, non vorrei metterti fretta ma Elisabeth e Degona non tratterranno May a lungo. Cerca di stringere se puoi.-
- D'accordo.- la Lancaster li fece avvicinare tutti alla tavola, poggiandovi al centro la pagina strappata - Questa è indiscutibilmente la calligrafia di mia sorella e viene dal suo Grimario. La magia nera impregnata in questo pezzo di carta è spaventosa. Hermione l'ha toccata qualcun altro?-
- No, non l'ho lasciata a nessuno.- l'assicurò la Granger - Ma ora dimmi...che problema c'è?-
- Lumia aveva il senso dell'umorismo.- sibilò Lucilla - Ogni sua parola è in metafora.-
- Ha scritto un Grimario cifrato?- Jess sollevò un sopracciglio - Sempre detto che era anche troppo intelligente.-
- Diabolico essere.- mugugnò Tristan con una smorfia - Tu non ce la fai a tradurlo? Sei la sua gemella no?-
- Si ma non ci vorranno pochi giorni.- spiegò la Lancaster - Inoltre non posso risalire all'incantesimo che useranno i Lestrange per cercare di resuscitare Tom perché non si tratta di un comune incantesimo di magia oscura. Era impossibile prevedere otto anni fa gl'ingredienti quando hanno sottratto il sangue a Harry e lo è ancora di più oggi. Quei due maledetti devono aver pensato che io conoscevo ogni incantesimo di Voldemort, per questo hanno usato il Grimario di Lumia. Vedete, mia sorella durante la sua resurrezione quattro anni fa ha sperimentato ogni sorta d'incantesimo per riportare qui il Signore Oscuro. Per questi nessuno sa che sorta di oggetti magici o formula ora possano aver in mente di usare i Lestrange.-
- Jeager deve aver capito che in questa pagina c'è qualcosa. Altrimenti non me l'avrebbe data.- sussurrò Hermione.
- Esatto.-
Silente sospirò, pensoso - Lucilla, cara. Dimmi, quanto credi che c'impiegherai per scoprire cosa serve ai nostri signori Lestrange?-
- Potrebbero anche necessitare condizioni climatiche particolari.- sibilò Piton.
- Già.- annuì Harry, stranamente d'accordo col suo vecchio e odiato professore - Loro sono molto avanti, devono solo andare a caccia ormai. Noi invece non sappiamo neanche come difenderci.-
- Si parla del desiderio del cuore di uomo di Voldemort, Lucilla? Come ci ha detto Sir. Robert?- s'intromise Draco.
La demone rilesse le righe vergate dalla spigolosa ed elegante scrittura di Lumia.
Era tutto un mistero, un'allegoria. Non si parlava di neonati, ma fra le righe si riprendevano i tre ingredienti che avevano portato Harry a essere rapito a quattordici anni.
Osso del padre, carne del servo, sangue del nemico e...
- E...- la mora corrucciò la fronte - Non so se traduco bene ma qua dice... "e lacrime del desiderio del suo cuore di uomo."-
- Ma che significa?- borbottò Milo - Che desiderio?-
- Bhè, Voldemort ha desiderato molto cose.- ipotizzò Edward.
- Si ma qua dice "del desiderio del suo cuore di uomo".- li corresse Lucilla, concentrata come se fosse a un passo dalla soluzione - Tom non voleva morire, Tom voleva Harry morto.-
- Ma questi sono i desideri di un mago. Non di un uomo.- la seguì Silente, cominciando a capire.
- Cosa volete dire?- s'intromise la Mcgranitt attenta.
- Bhè...noi abbiamo sempre pensato a Voldemort solo come un mago.- borbottò il vecchio preside, accendendosi la pipa - Ma gl'ingredienti precedenti non erano legati al vincolo magico. Ma al vincolo dei sentimenti umani. Le ossa di suo padre rappresentano il ricordo, la rabbia con cui tutto è cominciato.- dette un tiro leggero, gli occhi azzurri lontani come il suo pensiero - La carne di Minus è il simbolo sella servitù, della perseveranza verso il suo obiettivo mentre il sangue di Harry rappresenta l'ostacolo, l'antagonista che ognuno di noi incontra sulla propria strada.-
- Quindi...sta dicendo che dobbiamo cercare nella sua vita privata?- gli chiese Tristan.
- Non necessariamente.- Lucilla abbassò lo sguardo, anche lei alla ricerca frenetica di quella soluzione che aveva dritta sotto al naso - Io Tom lo conoscevo bene. Non aveva desideri comuni, reali, tangibili nella realtà. Però...nel suo cuore di uomo forse desiderava tornare indietro.-
- Amava molto suo madre. Ma odiava suo padre.- annuì Silente.
- Già.- Harry, a voce bassa, catalizzò l'attenzione di tutti - Quando...bhè quando vado da lui parliamo spesso dei miei. E anche della sua famiglia. È sempre molto vago e sarcastico ma da quello che sembra...credo desiderasse davvero avere una famiglia completa e unita quando era giovane.-
- Ma nella sua ottica ha rovinato tutto suo padre.- considerò Jess.
- Perciò cosa desidera un uomo che non ha goduto dell'amore dei genitori?- sussurrò Hermione.
Gli occhi smeraldini di Harry divennero vitrei.
Le lacrime del desiderio del suo cuore di uomo...
Il desiderio doveva piangere.
Servivano le lacrime di ciò che Voldemort aveva desiderato di più, in cuor suo, senza saperlo.
- Tom.- esalò, tremando.
Gli Auror quasi non lo sentirono.
- Cosa?- gli chiese Draco - Che hai detto?-
- Tom.- alitò di nuovo Harry - Serve Tom.-
- Parli di Voldemort o...-
- No, del nostro Tom.- rispose Potter, sgomento. Sollevò lo sguardo, incontrando le iridi grigie di Malfoy.
- Non avete capito?- mormorò distrutto - Cosa desidera un uomo che non ha mai avuto una famiglia?-
- Vuole formarsi una famiglia sua.- Lucilla sgranò le iridi bianche, portandosi la mano alla bocca - Oddio...servono le lacrime di Tom! Lacrime del figlio..- e si ributtò sulla pagina di sua sorella -...lacrime del figlio, prese con dolore.-
Dolore.
Quella frase gelò il sangue al bambino sopravvissuto.
Che tipo di dolore?
Nel suo cuore apparve l'immagine del piccolo Riddle. Il suo sorriso. Gl'identici occhi blu di suo padre.
Lacrime.
Si, stavano già cadendo.
Cadevano come pioggia.
Ma non avrebbe permesso fossero quelle di Tom.
Meglio la morte. Ma il bambino non avrebbe mai più dovuto soffrire.
Mai più vedere suo padre.
Era una promessa. Un giuramento fatto a un bambino.
E l'avrebbe mantenuto.

 

 

 

 

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Capitolo 51
*** Capitolo 51° ***


Dest51

 

Mi scuso per aver interrotto la lettura proprio all'inizio, ma questo, veramente, è forse uno dei due capitoli più importanti che io abbia mai scritto. E non per la forma (caspita, passato un anno ci rimetterei sempre mano per limare ogni virgola e ogni punto!) ma per il contenuto. Ringrazio le lettrici "anziane" e quelle nuove, spero che queste righe riescano a emozionarvi com'è accaduto a me, mentre le scrivevo. Buona lettura.

 

 

 

 

 

 

Qualcosa si agitava nella cupa tenebra di un palazzo antico, nel Linkolnshire.
Ombre vagavano contro i muri freddi e umidi, sfilavano alte e affusolate, silenziose e remote.
I neri cappucci dei Mangiamorte sembravano infiniti, davanti al freddo fuoco di un caminetto.
Qualcosa stava per accadere.
E qualcuno presto sarebbe morto.
Katrina stava nascosta in un angolo mentre la riunione dei Mangiamorte aveva termine.
Nagini le serpeggiò accanto, accarezzandole le caviglie con vaga aria di sussiego.
Posò lo sguardo su Rafeus Lestrange e sogghignò.
In mano quel mago teneva un Grimario.
Il Grimario di Lumia Lancaster.
Il pendolo della vecchia residenza dei Lestrange batteva mezzanotte.
Ecco, era il primo maggio e i Mangiamorte alzarono i pugni, urlando a squarciagola.
- Morsmordre!-
L’immenso marchio nero del Lord Oscuro scoppiò alto nel cielo che s’incupì all’istante. Nubi fosche come le ali dei corvi cominciarono a rombare, frastagliate da tuoni e fulmini.
Tetro e velenoso, il serpente del marchio saettava sopra le teste dei maghi di tutta la Gran Bretagna e come i Lestrange speravano, chi doveva vedere…lo vide.
- E’ nostro.- sibilò Rafeus, raggiungendo Katrina e affiancandola alla finestra diroccata.
- Avrò le lacrime di tuo fratello.- lo assicurò l’empatica, nascosta in un velo opaco, quasi perlaceo – Le avrò, fosse l’ultima cosa che faccio. Proverà un dolore tale che il nostro Signore rivivrà all’istante.-
- Harry Potter invece è mio.- Rafeus serrò la mascella ma ghignò, mentre il marchio imperversava sul loro cielo.
- E tuo cugino?-
- Non temere. Avranno tutti la fine che si meritano questa notte.-
- Un giorno. E domani alla stessa ora avremo il cuore del bambino sopravvissuto fra le mani.-
- Contateci.- Vanessa li raggiunse, sul bel volto un segreto oscuro – Gli toglieremo tutto ciò che gli è rimasto. E Lui, oltre il Velo, vedrà ogni cosa. Sarà il nostro regalo per Lord Voldemort.-
- Minus arriverà. E avremo le ossa.- scandì Rafeus.
- Carne…sangue…e lacrime…- Katrina sollevò gli occhi bui e senza vita, sul cielo – L’ora è giunta.-
- Attaccheremo al calare del prossimo sole.- Vanessa sollevò la bacchetta verso le decine di Mangiamorte che li attorniavano – Invaderemo Hogwarts e stanotte il nostro Signore tornerà in vita!-
Un urlo collettivo di giubilo infernale accolse quel richiamo.
Gloria per i Mangiamorte.
Guai a chi li avrebbe contrastati. Gli Auror avevano le ore contate.
Addio Harry Potter…
Questa notte per te sarà l’ultima.


Alcune ore più tardi, Leiandros Cameron stava seduto alla tavola del palazzo di suo fratello maggiore. Con lui erano riuniti tutti gli altri, anche Hermione.
La strega tamburellava le unghie sul prezioso mogano, proprio accanto al fratello del padrone del palazzo.
La sua irritazione era piuttosto palpabile. Esattamente come il suo tormento interiore.
In lei, come in Lucilla che camminava avanti e indietro nella sala e nel cuore entrambe custodivano un vago sospetto.
Un dubbio. Una paura.
Stava per accadere qualcosa. Lo sentivano. Era nell’aria, in ogni cosa che li circondava.
E il tetro cielo serale che era salito quel primo di maggio non poteva che rendere più reali i loro timori.
Fu Leiandros, che aveva appena conosciuto Hermione e fatto amicizia con Degona, seduta in braccio a Demetrius, a rompere quel pesante silenzio.
- Chichi…mi scasso.-
Caesar Cameron, seduto in poltrona con gli occhi chiusi, serrò leggermente la mascella.
- Non chiamarmi Chichi, deficiente.-
- Chichi?- rincarò Demetrius, sorridendo – Carino.-
- Andatevene al diavolo.- sibilò il padrone di Cameron Manor, cercando di concentrarsi.
- Chichi…mi rispieghi cosa stai facendo?- fece anche la Grifoncina senza smetterla di tamburellare le unghie.
- Vuoi rovinarmi il tavolo?- riecheggiò il demone dai capelli bianchi – Un attimo e ti dico tutto.-
- Bhè muoviti!- sbottò anche Lucilla, perdendo la pazienza – Forse a te non capiterà nulla ma ho la vaga impressione che stanotte cominceranno a rotolare teste!-
- Se non altro abbiamo un posto in prima fila per guardare.- frecciò Caesar.
La Lancaster lo fissò con stizza ma intervenne Hermione grazie al cielo, prima che cominciassero a litigare.
- Chichi, scusa se interrompo…- la strega dagli occhi dorati non era riuscita a trattenersi, facendo scoccare un’occhiata di pure fiamme dal maggiore del due fratelli Cameron – Se hai trovato qualcosa puoi dirmi subito le novità? Ho il raduno del mio anno esattamente fra un’ora per cena e devo ancora andare a Hogwarts a cambiarmi, calmare Harry dalla crisi nervosa che gli starà venendo, cercare di staccarlo dal braccio di Draco e anche cercare di sopravvivere all’apocalisse che stanno per scatenare i Mangiamorte…quindi, se possiamo velocizzare...-
- Velocizzare?- Caesar fece una smorfia – Ok. Sei nei guai.-
- Mi sarei stupita del contrario. Minus?-
- E’ sotto forma di ratto. Il bello della forma Animagus è che i pensieri sono limitati a un brusio incomprensibile.-
- Anche per uno come te?- allibì la Grifoncina.
- Si.-
- Bene.- Hermione si passò le mani fra i capelli – Ti prego, dammi una buona notizia.-
- Questa te la posso dare davvero.- Caesar si fece apparire in mano la pagina strappata dal Grimario di Lumia – Quando si parla di "Lacrime del Figlio prese con Dolore" non s’intende assolutamente la morte di Tom. Il bambino deve solo provare un dolore atroce ma non a livello fisico.-
- A livello psicologico.- annuì anche Lucilla – Io e Caesar abbiamo studiato come matti in queste settimane ma non ne è uscito niente di più. Se non altro Tom non deve morire.-
- In poche parole mi state dicendo che due settimane di lavoro non sono servite a niente?- Hermione stentava a crederci – In parole povere sappiamo solo che l’ultimo ingrediente sono le lacrime di Tom! Ma ci servono quelle ossa! Possibile che quel dannato di Minus continui a restare in forma Animagus maledizione? Dio…mi sembra un incubo.-
- La cosa migliore che puoi fare è proteggere Harry.- le disse Lucilla – Però c’è un’altra novità. Forse abbiamo trovato un modo per scoprire che corpo Vanessa Lestrange ha creato per Katrina.-
- Come?-
Caesar si sedette sul bordo della tavola, insieme a Demetrius.
- Si tratta di magia oscura naturalmente. È difficile scovare un empatico, una delle cose impossibili mai provate dai maghi ma se Lucilla e Demetrius concentrano i loro poteri su di me, potrò avere un ampio raggio e minor fastidio nella mia ricerca.-
Hermione sorrise blandamente – In poche parole non ti si spaccherà la testa.-
- Esatto.- annuì Caesar con sarcasmo.
- Io posso fare qualcosa?- borbottò Leiandros sempre più annoiato.
- Si, suicidarti.-
- Eddai Chichi!- il demone dai capelli neri mise il broncio con aria teatrale – Siete tutti impegnati in questa guerra all’ultimo sangue! Ci sarà pur qualcosa che io possa fare per aiutare l’umanità.-
Caesar stavolta sorrise. Ed era un sorriso ancora più falso di quello di Draco.
- Perché non ti sterilizzi?-
- E basta voi due.- sbuffò Lucilla – Siete impossibili.-
- Concordo.- la Grifoncina scosse il capo – Senti Chichi, quando avrai finito fai un fischio e torno va bene? Nel frattempo io vedrò di tenere Harry e Tom lontano dai guai ma fai in fretta.-
- E se scoppiano i fuochi d’artificio?- Demetrius non sembrava tranquillo, nonostante la sua aria giuliva – Che farai?-
- Andrò io a sistemare le cose.- interloquì Lucilla – Tutta la casa di Serpeverde è da tenere sotto controllo, mi fido poco e gli Auror sono in numero ristretto rispetto alle forze dei Mangiamorte. Ora Degona tornerà con te ma se avrai bisogno usa la lente che le ho regalato e chiamami in qualsiasi momento.-
- Contaci.- sorrise Hermione, scoccando un bacio sulla guancia a Caesar e prendendo per mano la piccola strega – Bene gente…se sopravvivo anche stavolta vuol dire che lassù qualcuno mi vuole davvero bene.-
- La fortuna non esiste.- bofonchiò il demone dai capelli bianchi serafico – Comunque cerca di non farti ammazzare.-
- No, la zia è forte.- cinguettò Degona, abbracciata alla Grifoncina.
- Già…e tu vedi di stare lontano dai guai.- l’ammonì Demetrius ridendo, puntandole un dito sul nasino.
- Tanto c’è Nyssa, tranquilli. Ciao mamma, ci vediamo!-
- Mi raccomando, attente.- disse anche Lucilla, prima che Hermione e sua figlia di Smaterializzassero via – Ho un brutto presentimento.-
- Bhè, speriamo non si avveri.-
Ma anche quando se ne furono andate, anche sapendo che sua figlia e Tom erano al sicuro…Lucilla non riuscì a placare quello strano essere che le rodeva le viscere. Sospetto, dubbio…
Qualcosa non andava. Qualcuno…avrebbe perso la vita. Ma chi?


Era un sabato, il primo maggio e su Hogwarts incombeva una grande luna, pallida e perlacea, contornato dal cicaleccio eccitato di tutti gli studenti. La sera precedente c’era stato un tempo orribile ma ora tutta la furia della tempesta sembrava essersi placata.
Quella era una grande notte.
La notte in cui nella famosa scuola di magia e stregoneria forse tornava a pieno titolo uno dei suoi studenti più famosi.
Quello era la notte della riunione dell’anno accademico di Harry Potter.
Fiaccole e stelle splendevano nella Sala Grande addobbata a festa. Stelle fatate cadevano da un tetto bluastro e scivolavano sulle teste dei maghi, lucide, fluide.
Le decorazioni delle case brillavano come non mai.
E Silente si aggirava attorno alle mura della scuola, accompagnato dai professori ma qualcosa minacciava di guastare il suo proverbiale buon umore. C’era qualcosa…qualcosa nell’aria di funesto che gli opprimeva il petto.
Come se la morte stessa aleggiasse sulle loro teste.
Qualcuno…qualcuno avrebbe perso la vita. La sua fiamma si sarebbe spenta…
Ma chi? Chi andava incontro a quel tragico destino?
Alzò lo sguardo sulle torri e fra mille candele, vide due occhi azzurri che vagavano sull’orizzonte.
Damon Howthorne stava fra quelle fiammelle e ad ogni candela, lui vedeva una vita.
Ma quale si sarebbe spenta? Quale?
- Ehi Damon ci sei?-
Il Legimors si stampò in faccia un mezzo sorriso, trovandosi Tom alle spalle.
Avevano dovuto tirarsi a lucido per quell’avvenimento. Infatti gli ex studenti avrebbero cenato con loro dopo di che ci sarebbe stata festa grande mentre loro poveretti avrebbero dovuto ritirarsi in buon ordine.
Ma lui non pensava a quelle cose.
Pensava solo a quelle fiammelle…languivano tutte, scosse dal vento.
Ma in quell’attimo solo una si spense.
Una fra tante.
Quella più brillante di tutte.
- Andiamo?-
Damon seguì Tom, il cuore in gola.
Quella più brillante di tutte si era miserevolmente spenta.
Il fuoco si era sublimato.
Ma quando se ne andarono e la porta fu chiusa, quella stessa fiamma si riaccese.
Ma questo loro…no, loro non potevano saperlo.

Decine e decine di carrozze si stavano fermando davanti al portone di Hogwarts e ne stavano sfilando fuori maghi ventiduenni che conoscevano quel castello come le loro tasche.
Sorridenti, accompagnati da amici, cresciuti, alcuni con espressione cupa, altri con un segreto negli occhi.
Tutti, appena scesi, nessuno escluso, alzavano gli occhi per vedere la vecchia scuola contro il cielo stellato.
E tutti avevano attorno al polso un leggero bracciale d’argento coi colori della loro casa.
Ebbene, si erano ritrovati.
- Ma che bella congrega di vecchi fantasmi.-
Pansy Parkinson Weasley scese dalla sua carrozza, guardandosi attorno con espressione che non era fra le più allegre.
Ma lei in fondo sapeva cosa si agitava a Hogwarts. E sapeva che rischio correva Ron.
- Pansy! Ciao!-
Mezza stralunata la strega si ritrovò stritolata fra le braccia di Emmaline Stock, sempre più grossa e alta. Fu il turno della Leptis che però l’abbracciò storcendo il naso.
- So che ti sei sposata…- le sibilò altezzosa – Con Weasley. Dimmi, per caso eri ubriaca?-
- E tu eri drogata quando ti sei sposata con il cugino di Burton?- rispose Pansy a tono, tutta dolce come miele.
- Hn.- Lavinia Leptis si stampò in faccia il classico sorrise da Serpeverde snob, con la sua patina di classe.
Altri come loro ritrovavano i cari vecchi compagni serpenti. Tiger e Goyle stavano scendendo dalla stessa carrozza e sebbene sempre grossi e alti, non erano più ingrugniti come un tempo. Adesso anche sorridevano.
Salutarono Blaise abbastanza cordialmente mentre Draco Malfoy arrivò per ultimo e non si levò neanche il cappuccio del mantello dalla testa biondissima.
Nonostante fosse il figlio del traditore, più di una strega trattenne il fiato quando vide la sua falcata elegante e il suo portamento regale. Si, era sempre il Principe di Serpeverde.
Draco si limitò a salutare Pansy, che gli strizzò l’occhio e si attaccò al suo braccio.
- Andiamo. Sono solo due giorni.-
- Anche troppi.- ringhiò fra i denti mentre Theodor Nott lo inquadrava anche fra tutte quelle teste.
- I Grifondoro arrivano per ultimi. Tassorosso e Corvonero sono già dentro.- lo informò.
- Ecco perché non vedo Edward.- disse Blaise, raggiungendoli e baciando la moglie di Ron sulle guance – Ragazzi vi avviso che stanno già fioccando pettegolezzi. Anche maledizioni credo.-
- Già, Theodor sembra furibondo.- considerò la strega girandosi nel vialetto – Oh, eccoli!-
Gli stemmi dorati di Grifondoro facevano bella mostra di sé sulle carrozze. Se ne fermarono una decina davanti al portone e i serpenti cominciarono subito ad affilare le loro belle lingue velenose.
Seamus Finnigan fu il primo a saltare giù dalla carrozza, allegro e sorridente come suo solito. Dopo di lui Dean Thomas, Neville Paciock con la sua ragazza. Il magico trio invece ancora non si vedeva anche perché una miriade di abiti colorati stava facendosi largo. Calì e Lavanda corsero stavano con loro ma sembravano solo aspettare Harry e gli altri due mitici compagni del Trio Miracoli.
Peccato che, fra quel macello, c’era il solito che scattava foto.
Quel maledetto di Colin Canon, che ora lavorava per il Cavillo, era ancora a piede libero!
- L’avevo detto che andava ucciso quando era ora.- sibilò Draco furente mentre Hagrid li spingeva dentro alla scuola.
- Eddai, è la nostra festa. Vediamo di godercela!-
Entrati nell’ingresso e davanti alla statua dei protettori delle case, i nostri videro un bel po’ di vecchie facce, amiche e nemiche. La Brigata dei Neri, i grandi corvi amici per la pelle di Edward, Justin Bigs che era rimasto il dolce Tassorosso capo della sua casa pacifico e giudizioso, Miria Meredit e la sua compagnia di oche giulive tutte tirate come modelle che cercavano marito e…forse la Tassorosso più odiata di tutti i tempi, l’ex vice presidente del comitato studentesco.
La sua vocetta assordante era rimasta la stessa ma stampava baci a tutti i presenti, con le lacrime agli occhi.
Draco scosse il capo, levandosi finalmente il mantello e il cappuccio.
Sarebbe stato bello dire "Dai, sciogliti. La guerra è finita."
Ma non era così. Almeno non ancora per loro.
Il suo bracciale vibrò per un attimo e si riscosse dai pensieri del passato. Si guardò attorno e vide arrivare May.
Bellissima, un lungo abito di velluto rosso che le scopriva le spalle e le carezza dolcemente il petto, scivolando in un lungo strascico tintinnante di brillantini e paillettes, i capelli raccolti. Una favola.
Si avvicinò e bacio lui sulle guance, poi Blaise e salutò Pansy. Edward li raggiunse in quel momento, in mano giù un calice di champagne.
- E quello dove l’hai preso?- sogghignò Zabini.
- Segreto.- Dalton scoccò una breve occhiata a May, poi tornò a fissare l’ingresso – Harry, Elettra e Ron sono fermi con Hagrid e il preside fuori a chiacchierare di chissà quali amenità. Herm invece è su nella torre.-
- E che ci fa lassù la mezzosangue?- borbottò Pansy.
- Mi hai tolto le parole di bocca.- cinguettò Draco – Allora?-
- Si starà scolando una fiaschetta di whisky in previsione di questa serata.- fece il Corvonero con aria serafica – Ora scusatemi ma credo che andrò a nascondermi in bagno. Miria non crede che sia senza soldi.-
- Di nuovo?- sospirò la Parkinson, mentre se ne andava – Ma dove li mette tutto lo stipendio?-
- Devo dirtelo davvero?- frecciò Ron arrivandole alle spalle e abbracciandola per la vita.
- No, non ho voglia di sentire volgarità.- disse Pansy soavemente, baciandolo e scatenando un coro d’indignazione da parte dei suoi compagni Serpeverde.
- Ragazzi…propongo un brindisi allo scandalo che daremo stasera.- fece Blaise con un ghigno.
- Si, specialmente quando Harry e Draco si attaccheranno come cozze!- sorrise Elettra, raggiungendoli di volata e abbracciandoli tutti. Potter arrivò per ultimo al fianco di Silente e venne sommerso dalle foto di Colin ma anche dagli abbracci di compagni di casa e non. Justin fu uno dei primi ad andarlo a salutare, mentre Nott e compari si limitarono a lanciarli occhiate di fuoco da lontano.
I professori al contrario furono cordiali e gentili con tutti ma Silente si accorse ben presto che Harry Potter aveva qualcosa di strano negli occhi verdi.
Come se avvertisse il pericolo imminente.
Lui aveva sempre avuto fiuto per le trappole…e ora avvertiva che la signora con la falce si stava avvicinando.
Ma per chi? La Morte era venuta a cercare qualcuno…ma chi?
Anche a cena, Draco si accorse che Potter era come lontano dalla realtà.
Lo sguardo vacuo e perso, a correre verso colui che attendeva, oltre il Velo.
Anche Hermione mancava. Non era scesa per cena.
- Draco…-
Malfoy si abbassò, trovandosi Tom sotto al naso.
- Ehi mostriciattolo.- gli accarezzò appena la testa – Che c’è?-
- Harry non ti sembra strano stasera?- Il piccolo Riddle lo vide che risaliva le scale della Sala Grande, forse per andare alla Torre Oscura – Non ha mangiato quasi…sembra teso.-
- Già.-
Gli occhi blu di Tom si fecero quasi più densi.
- Sta per succedere qualcosa?-
- Non lo sappiamo.- ammise il biondo. Ma in cuor suo, Draco sapeva bene che una belva era in agguato quella notte.
Lo sentiva lui e lo sapeva Harry.
Anche Tom lo sentiva. Ogni essere magico poteva avvertire il pericolo…
Ma non sapevano quando li avrebbe attaccati.
E chi di loro sarebbe caduto.

Alla torre oscura, Harry Potter varcò la soglia della loro grande sala riunioni e alla luce della luna, preferì quella che irradiava Hermione Granger.
China sul tavolo, una candela languente le copriva il viso.
La mappa del Malandrino aperta davanti agli occhi semi chiusi.
- Non vieni?-
La voce di Harry fu poco più che un sussulto.
Ma lei lo percepì. Anche senza alzare il capo, s’intesero perfettamente.
- Harry.-
- Ti ascolto.-
La fiamma languente di spense in quell’attimo preciso ma il bambino sopravvissuto non batté ciglio.
Negli occhi dorati della strega vide ciò che l’aspettava.
- Horcrux.- sussurrò Hermione – Horcrux.-
La vide passare una mano sulla candela e la fiamma rinacque.
Vivida come e più di prima. E brillava. Brillava tanto da accecare.
- Ho capito.-
La Grifoncina tornò ad abbassare il capo, sforzandosi di non piangere.
- Fra un attimo arrivo.-
Potter annuì leggermente, facendosi indietro.
- Ti aspettiamo.-
- Harry!-
Il moro si volse, prima di chiudersi la porta alle spalle.
I loro occhi s’incontrarono.
- Ti voglio bene.- mormorò Hermione.
In un attimo parve concentrarsi su di loro un silenzio infinito. Sapevano entrambi cosa sarebbe successo ma non potevano fare nulla per impedirlo. Era nell’aria, nei loro visi, nei loro sensi.
Qualcuno sarebbe morto. La guerra avrebbe ricominciato a mietere vittime.
Lo stendardo per la prima volta sarebbe caduto…quella notte forse sarebbe morta la speranza a cui si era brindato ventidue anni prima.
Ma la speranza e i suoi occhi verdi sorrisero.
- Avrò bisogno di te.- le disse in un soffio – Proteggili fino a quando non tornerò.-
- Te lo giuro.-
- Ci vediamo di sotto.- e le lanciò un leggero bacio con le dita – E non fare quella faccia. Lo sai. Non riusciranno mai a fermarci.-
Si. Hermione cercò di convincersene.
Non li avrebbero mai fermati perché la loro speranza…non si sarebbe mai spenta.

La festa intanto continuava.
Il coprifuoco per gli studenti non era ancora cominciato e quasi tutti trottavano attorno alle squadre di quidditch delle loro case che avevano fatto storia. Ma Draco non era in vena di sentire vecchi aneddoti e vecchie prese in giro sulla sua ultima partita al settimo anno quando un incantesimo l’aveva legato a Potter e gli aveva quasi fatto rompere l’osso del collo. Si limitava a starsene in disparte con Edward che invece solitamente amava stare coi suoi ex compagni e aspettava che Hermione si facesse vedere.
- Tom, Cloe, Beatrix e Damon sembrano irrequieti.- borbottò Dalton a bassa voce, portandosi alle labbra un calice di champagne – Sembra che anche loro risentano di questa situazione.-
- Si, ho notato.- annuì il biondo, seguendolo con l’alcool – Speravo che questa riunione sarebbe stata di tutt’altro umore. Invece sembriamo dei cadaveri.-
- Ottima uscita.- frecciò Edward.
Draco imprecò fra i denti, passandosi una mano fra i capelli.
- Di cattivo umore cugino?-
I due Auror non mutarono espressione quando Vanessa, tracotante e sensuale come sempre nel vestire, passò di fianco a loro. Sogghignava sicura di sé e questo bastava a stomacarli.
- Cosa vuoi?- le chiese il biondo, stizzoso.
- Niente. Solo dirti di passare gli ultimi preziosi in compagnia dei tuoi amici traditori.-
- Hn…cosa ti dice che saremo noi a perdere?-
Vanessa agitò con aria incurante la mano – Tesoro, andiamo…Lo senti nell’aria che respiri…nella terra su cui cammini. Hai paura ad ammetterlo ma sai che stai per morire!-
- L’unica cosa che so è che la prossima parola che dirai sarà determinante per il numero di ossa che ti romperò.- la minaccio acidamente – E adesso vattene prima che perda la pazienza.-
- D’accordo.- la strega non perse la sua arroganza – Io ti ho avvertito. Traditore.- e veleggiò via, avvolta in una nuvola di profumo di Rose di York. Dannata lei, dannata.
Ma ora sapevano. Aveva in mente qualcosa. Stavano per attaccare.
- Maledizione.-
- Dai.- Edward gli dette una pacca sulla spalla – Io vado a tenere d’occhio la nostra faina. Fossi in te invece alzerei il tuo aristocratico faccino sulle scale…c’è qualcuno che non devi perderti.-
Senza capire, Draco Malfoy si volse verso le scalinata dell’ingresso e…se possibile, s’innamorò una seconda volta dell’unica donna che fosse mai riuscita a rubargli il cuore.
Scendeva lenta su ogni gradino con un incedere che non avrebbe saputo classificare se di angelo o di…demone tentatore. Non era vestita di bianco, come il candido Grifondoro con cui aveva passato la festa dell’ultimo anno.
Era avvolta in un lunghissimo abito nero di seta. Senza spalle, stretto sul seno, schiena nuda.
Al collo tre fili di cristalli scuri. I capelli lasciati sciolti le ricadevano sulle spalle lattee.
E gli occhi truccati di nero contrastavano con la sua bocca rossa come una ciliegia.
Lo ammutolì fino a quando non gli arrivò davanti e di nuovo, dopo quattro anni, Hogwarts rimase muta a vedere il Principe di Serpeverde quasi ai piedi di una Grifondoro.
Ma non uno qualunque. Una mezzosangue…una strega dagli occhi dorati, portatori di sventura. Una nemica.
- Se non ci muoviamo uccideremo tutti.- gli sussurrò all’orecchio, accettando la sua mano guantata, protesa verso di lei – Stanno senz’aria da parecchi secondi ormai.-
Draco rise, quasi maligno e sempre per pura vendicativa ripicca si chinò su di lei e la baciò.
Fu un bacio lungo e passionale che li portò al limite.
- Questo perché capiscano cosa me ne frega di loro.- le sibilò a un dito dalle labbra – Andiamo.-

Le ore seguenti passarono in fretta.
Gli studenti dovettero ritirarsi nelle loro camere mentre gli ospiti furono dirottati alla Torre di Astronomia.
Lì gli ex studenti seguivano la Sinistra e Silente dove ci sarebbero stati gli ultimi fuochi d’artificio, le ultime magie di stelle fatte per loro, alla memoria dei vecchi tempi.
Ma qualcuno ora camminava nel buio e Tom seguiva May senza fiatare. Con lui, anche Damon, Trix e Cloe.
- Ehi May…ma siamo sicuri che non ci ficcheremo nei guai?-
La Aarons ridacchiò leggermente – Ragazzi, ma da quando vi fate di questi problemi.-
- Non ha tutti i torti.- sentenziò la Vaughn – Scusa ma dove ci porti?-
- Vedete, Harry e Draco sono qui sulla Torre con Silente e gli altri loro ex compagni e mi hanno chiesto di nascondervi qui nei dintorni, per prevenire eventuali attacchi.-
- E vorresti nasconderci qui?- le chiese Cloe, investita da una folata di vento.
I cinque ora si trovavano sullo spiazzale di una torretta secondaria che si trovava proprio sotto al bastione della Torre di Astronomia. Da lì sentivano il chiacchiericcio degli invitati.
- Dobbiamo aspettare qua?- s’informò Tom.
- Si, Harry e Draco hanno detto così.- annuì l’Osservatrice – Fra cinque minuti arriveranno. Ora però voi dovete fare qualcosa per me.-
Fu un attimo.
Uno scoppio di luce da una bacchetta, i capelli di May per il colpo si sciolsero dalle loro forcine e si allargarono come una ragnatela. Poi per Tom e gli altri fu subito tutto buio.

Harry Potter avvertì nitidamente la vibrazione magica.
Cercò Edward fra la folla, Hermione, Draco, Elettra e poi Ron.
Weasley socchiuse gli occhi chiari ma fece ciò che voleva il suo migliore amico.
- Vai.- gli disse, a bassa voce.
- Vengo con te.- sibilò Malfoy.
- No, tu non vieni.-
- Non prendo ordini da te.- il biondo lo sorpassò all’istante – Per Tom rispondo anche io.-
Il bambino sopravvissuto sospirò pesantemente. Dio…si sentiva il cuore esplodere.
Era da tanto tempo che non sentiva il fiato tiepido della Morte sul collo. E la sua mano scheletrica accarezzargli la sua.
Era vicina.
Era lì…e stava per cantargli la ninna nanna.
Prima di andarsene colse gli occhi di Hermione su di sé. Poi quelli di Silente.
Non andartene speranza…non andartene…

Caesar Cameron aprì gli occhi bianchi all’istante.
Oddio…
Katrina.
Il corpo di Katrina era…sempre stato vicino a loro.
Ma non era una spia. Era…Katrina stessa!

Harry uscì sulla torretta. Al suo fianco Draco.
I Bracciali del Destino vibravano, il loro suono flautato s’infrangeva contro il tintinnio delle catene in cui Tom era legato al muro, insieme a tutti gli altri.
Vanessa e Rafeus li aspettavano.
- Sguainate pure le bacchette.- li avvisò il mago con un ringhio sottile – Vi serviranno.-
- Morsmordre!- urlò Vanessa puntando la punta della sua bacchetta al cielo e il Marchio Nero tornò ad imperversare sulla scuola di Hogwarts. Con lui arrivarono grida soffocate, strilli, lacrime e pianti isterici.
E risate. Oh, quante amare e vendicative risate.
Tom e i maghetti non ne avevano mai sentite tante…perché qualcuno rideva nella notte, intento in una macabra danza.
Presto qualcuno avrebbe danzato sui cadaveri dei loro nemici.
- Cosa credi di aver fatto?- le chiese Harry pacato.
- Quello scarabocchio serve solo a richiamare i polli.- le disse anche Draco.
- Folli.- Rafeus ridacchiò a bocca spalancata – Cosa credi bambino sopravvissuto? Che vi abbiamo attaccato tanto per fare? Guarda verso le mura…guarda i cancelli! E piangi!-
Harry si volse appena sopra la spalla. Fuochi, tanti fuochi. E mille cappucci.
Mangiamorte. Stavano attaccando in massa.
- Cristo.- Draco tornò a puntare la bacchetta contro i cugini – Non entreranno! Nessuno ha mai varcato le mura del castello!-
- Non se qualcuno gli apre la porta.- sussurrò Vanessa con un ghigno delizioso – Ma ora vediamo di sistemare i vostri amici seccatori. A cominciare da Tristan Mckay e la sua compagnia, ovunque li abbiate fatti nascondere.- e sollevò di nuovo la bacchetta al cielo, usando uno degli incantesimo più potenti che avesse mai conosciuto.
- EVOCO POTESTAS!-
Un’immensa cupola di aurora boreale calò sulla Torre di Astronomia e ogni mago ne venne travolto. Nessuno parve salvarsi. Nemmeno Tom, Damon, Cloe e Beatrix.
I poteri di ogni mago presente a Hogwarts vennero risucchiati via nel vortice boreale creato dalla Lestrange. Quando tutto terminò, il vortice continuò a saettare in aria come una trottola impazzita, poi esplose nel vuoto e Vanessa crollò quasi in ginocchio.
- Cosa diavolo…- Draco agitò la sua bacchetta, sentendosi quasi senza forze.
- Sei senza poteri cugino.- ghignò Rafeus, aiutando la sorella a sollevarsi in posizione eretta – Per un’ora, che ci basterà e ci avanzerà per sterminarvi tutti, nessuno qui dentro avrà a disposizione la sua magia. Siete finiti.-
Per tutta risposta Harry sguainò la spada, senza battere ciglio.
- I bambini. Liberateli.-
- Neanche per sogno.- replicò Rafeus – Con tutta la fatica che abbiamo fatto per avere qui il nostro fratellino.- e carezzò sarcasticamente la testa nera di Tom, strappandogli una smorfia di rabbia – Fossi in te invece mi preoccuperei della tua vita Potter. Questa notte il nostro signore risorgerà. Tu invece finirai all’inferno!-
- Insieme a questo traditore.- aggiunse Vanessa, puntando Draco con rancore sordo nelle vene.
- Traditore?- il biondo piegò le labbra, incurante di avere una bacchetta dritta quasi al cuore – Sbagli a puntare la tua arma cugina. Tu che ne dici May?- chiese ad alta voce – Eh? Il girone peggiore dell’inferno è per quelli come te!-
Una risata femminile piena di scherno si fece largo sul piccolo spiazzale proprio quando i cancelli di Hogwarts si aprivano. Eccoli, i Mangiamorte erano entrati.
E May Aarons con suo abito rossastro e un velo opaco sui lunghi capelli bruni si fece avanti, piazzandosi fra i due Auror e i due Lestrange.
- Senti da che pulpito.- sussurrò la strega, battendo le mani con ironia – Draco Malfoy, il traditore, che fa la predica a me. Encomiabile, davvero. Ho quasi le lacrime agli occhi.-
- Le avrai, te l’assicuro. Edward ha sempre avuto ragione.-
- Già.- May non sembrava stupita di vedere calmi i due amici. Aveva capito da tempo che non si fidavano più di lei – Edward ha sempre tenuto gli occhi fastidiosamente aperti…peccato che qualcuno glieli strapperà nel rapido giro di un’ora.-
- Certo, contaci.- Harry sorrise blandamente – Solo una cosa non capisco. Come hai fatto a far aprire i cancelli?-
- Le chiavi le ha solo Hagrid.-
May sogghignò, negli occhi una cupidigia e una brama senza pari.
- E’ facile farsi ubbidire…quando si è empatici.-
Stavolta gli occhi sgranati di Harry e Draco fecero scoppiare l’ilarità dei Mangiamorte.
- Idioti.- Rafeus si avvicinò a May di spalle, scostandole i capelli e deponendole un bacio sul collo – Non avete ancora capito? Cercavate tanto ma dovevate solo guardare sotto i vostri nasi! May è Katrina! May Aarons è morta l’anno scorso in Irlanda e mia sorella ne ha rubato il corpo, innestando ciò che ne rimaneva in un’urna di cenere e carne di farfalla. Dopo di che ci è stato facile liberare Katrina dall’incantesimo che la legava e lei ha preso possesso del corpo, anzi del cadavere dovrei dire, di May Aarons…-
- Un suo tocco e lei vi aveva in pugno.- continuò Vanessa – E’ stato inutile spaccare gli specchi, usare la vostra fatina. Lei era sempre con voi…e con un suo tocco poteva farvi fare ciò che voleva. A cominciare dai vostri scatti di violenza!-
Cadde il silenzio mentre mille grida si spargevano per Hogwarts.
Erano dentro. I Mangiamorte erano entrati e stavano attaccando in massa…
E loro erano senza poteri.
- Ora è tempo di morire ragazzi.- May se n’era andata, ora era rimasta solo Katrina che rise lasciva e sollevò la vecchia bacchetta profanata della loro Osservatrice – Spiacente bambino sopravvissuto…ma come ti avevo promesso nel bosco, mi sono presa Tom Riddle. E ora ti toglierò tutto ciò che ti rimane. Morirai piangendo Harry Potter.-

La candele del castello languirono.
Una folata di vento le prese in pieno. Ma una sola fiamma si spense.

Katrina ghignò. Era la fine.
Sollevò una mano e gliela puntò addosso. Dalla pelle dell’empatica si stava formando qualcosa. Una lama.
Una spada.
- Addio Harry.-
Ma all’ultimo, nelle mille grida, nei pianti e nelle suppliche di Tom, nelle risa dei Mangiamorte, Katrina spostò leggermente la mano. Harry sgranò gli occhi verdi e la lama partì velocissima dal palmo dell’empatica.
Si, pensò Harry Potter mentre la Morte si chinava a baciargli la fronte.
Era la fine per lui.
Ma nessuno più gli avrebbe portato via chi amava.
Si frappose fra la lama e il cuore di Draco. Poi il contraccolpo…e Draco Malfoy sentì il sangue colargli sulla giubba.
Ma quella spada…non aveva trapassato il suo cuore.
La schiena di Harry finì contro il suo petto, il suo corpo irrigidito si era fatto pesante.
- Sfregiato…-
La risata cattiva, il Marchio che splendeva alto in cielo.
Il sangue scorreva. Il sangue del Nemico stava bagnando Hogwarts.
E gli occhi blu di un bambino si stavano riempiendo di lacrime.
- HARRY! NO!!!-
Caddero. Scivolarono giù, lenti come il miele che cade dal cucchiaio.
Il vento sulla faccia e fra i capelli, il tempo che sembrava scorrere al contrario.

Tu te ne sei andata speranza…sei morta ormai.
I tuoi occhi verdi si stanno chiudendo.

La mano imbrattata di sangue rosso e caldo, la vista offuscata dalle lacrime.
Draco Malfoy stava seduto nell’erba alta, un corpo quasi inerme fra le braccia.
I crini biondi spiovevano sui suoi occhi ricolmi di acqua salata che cadeva sul viso bianco di Harry, appena sotto al suo.
Nelle orecchie, il grido di Tom.
Era lassù, sulla torre…e piangeva, piangeva, piangeva.
Harry Potter moriva.
- Sei un maledetto…- un singhiozzo, poi un altro ancora e Draco lo strinse forte, abbracciandolo stretto – Potter ti odio…mi stai lasciando da solo…- i loro bracciali tintinnarono e si misero a splendere – No…non lasciami…non lasciarmi qui da solo! Non morire! Non morire Potter!-
Ma Harry stava lentamente chiudendo gli occhi.
La speranza spirava dolcemente…ma prima di farlo, accadde qualcosa.
Il bambino sopravvissuto avvertì il pianto di quel bambino che aveva giurato di proteggere e con l’ultimo alito di vita, aprì la bocca. Le sue labbra si mossero, una parola magica si espanse…
In seguito, Draco Malfoy non ebbe modo di ricordare bene ogni evento di quei pochi istanti tanto dolorosi per lui ma una cosa se la sarebbe rammentata fino alla morte.
Lui era lì, a tenere il corpo di Harry fra le braccia, quando un calore antico lo aveva avvolto.
Un’onda verde smeraldo si sollevò dal bambino sopravvissuto e il Marchio Nero venne spazzato via all’istante da un grosso ed enorme fulmine che lo spaccò in mille pezzi.
Poi uno schiocco metallico arrivò dal polso destro del moretto. Il suo bracciale, come una stella cadente, prese quasi fuoco e in un bagliore luminescente schizzò via.
I Bracciali del Destino si erano separati.
Ma una seconda scintilla entrò in Draco…eppure lui non se ne accorse.
Il dolore della perdita dell’anima lo straziava.
Non sentiva più niente…né lacrime né grida.
Perché lui non c’era più.
Harry era morto. Il suo cuore si era fermato.
Il bambino sopravvissuto era stato sconfitto...e per magia, il suo corpo si dissolse in mille lucciole verdi.




"In quell’attimo solo una fiamma si spense.
Una fra tante.
Quella più brillante di tutte.
Il fuoco si era sublimato.
Ma quando se ne andarono e la porta fu chiusa, quella stessa fiamma si riaccese.
Ma questo loro…no, loro non potevano saperlo."

 

 

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Capitolo 52
*** Capitolo 52° ***


 

 



Un tempo, circa più di vent'anni orsono, si è brindato alla vita di un neonato.
Questa notte si versano lacrime per quel bambino.
Cadono queste lacrime e il loro suono desta anche i defunti. Ma a lui non arriveranno.
Per lui non è fra loro.
Lui è ancora qui.
Lui è speranza. Lui è vita.
Lui è sopravvissuto.



Assediati.
Clayton Harcourt poggiò le mani contro la porta e spinse con tutta la forza che aveva, insieme a Sphin Eastpur e Milos Morrigan. Arrivò anche Jess e di schiena cominciò a fare leva sulle gambe...ma non avrebbero resistito ancor a lungo.
- Ma quanti cazzo sono?!- sbraitò Clay rabbioso - Ragazzi non reggeremo ancora a lungo!-
- Usate meno la bocca e più le braccia.- sentenziò Sphin - Jess dove cavolo sei finito?!-
La Stanza delle Necessità.
Era lì che si erano chiusi ancora prima dell'attacco dei Mangiamorte. Era lì che Harry li aveva pregati, con un'espressione mai vista prima, di andare ad attendere il momento giusto per combattere.
Lui sapeva che sarebbero stati attaccati in massa. Lui aveva capito.
E ora tutta Hogwarts era invasa di Mangiamorte.
Una ventina di loro spingeva per entrare e massacrarli, sapendoli ancora senza poteri.
Era passata appena mezz'ora e Jess, che girava per la stanza che si era magicamente riempita di armi e oggetti magici alquanto pericolosi, temeva per la vita di coloro che erano ancora dispersi.
Suo fratello era il primo a mancare.
Ma Tristan aveva con sé l'anello di Lucilla, quindi sarebbe stato al sicuro.
Ora dovevano però cominciare a proteggere loro stessi. Afferrate due sfere esplosive che dentro alla loro scorza di vetro contenevano delle magie Bombarda, un rombo di cristallo che conteneva una maledizione senza perdono e delle asce.
Le loro spade erano state sguainate.
- Pronti?- Jess mise il palmo sulla maniglia.
Gli altri tre sogghignarono. I Mangiamorte avrebbero trovato pane per i loro denti.
In un lampo la porta fu aperta quel tanto che bastava per farne cadere dentro malamente almeno cinque.
Presi dal contraccolpo caddero a terra e persero le bacchette, mentre Sphin richiudeva la pesante porta della Stanza delle Necessità sulle mani degli altri, che strillarono dal dolore.
Pochi secondi più tardi, tre Mangiamorte erano stati uccisi sul colpo dalle asce, uno aveva il collo spezzato, l'altro finì sotto le grinfie di Milo che anche senza poteri era comunque dieci volte più forte e veloce di un uomo normale.
- Fuori cinque.- disse Morrigan, leccandosi le labbra.
Ma sfortunatamente il Diurno non ebbe modo di godersi altre prede.
Un'esplosione colossale nel corridoio fece traballare quasi tutto il piano e quando la porta si riaprì, ne entrò Degona di corsa, quindi Liz e poi Tristan, la mano protesa verso la decina d'incappucciati che li seguivano.
- Merda, merda!- sbraitò il secondogenito dei Mckay, schiacciandosi contro la porta.
- L'hai detto.- sentenziò Jess - Tutto bene?-
- Si, per ora si.- annaspò suo fratello, senza fiato - E voi?-
- Tutto bene, abbiamo anche cenato.- frecciò Milo, prendendosi in braccio la piccola Degona.
- Notizie di Harry e gli altri?- chiese Elisabeth disperata.
- Fra mezz'ora te li saprò trovare.- le disse Clay - Ma finché non riotterremo i nostri poteri non possiamo fare nulla.-
- Che si sa del preside e dei prof?- sussurrò Sphin, continuando a spingere con forza sullo stipite mentre, lentamente, si stavano forma sulla porta delle serrature di metallo magico, estremamente necessarie.
- L'ufficio dei presidi di Hogwarts è sotto incantesimo.- borbottò Jess, mentre spingeva un mobile verso di loro - E' un incantesimo che hanno messo i protettori delle case mille anni fa, se si sono chiusi lì dentro i Mangiamorte non potranno entrare.-
- Si ma se i Mangiamorte poi non li facessero uscire?- chiese Milo al clic delle serrature.
Si staccarono e la porta tenne da sola. Bene, erano in cassaforte.
- Cosa dicevi?- ribatté Tristan, verso il Diurno.
- Dicevo che come possono impedirci di andare a spasso, possono impedirci di uscire da qua.- cinguettò Morrigan con un brutto presentimento - Così, mentre noi stiamo chiusi in scatola...-
-...quelli fanno il loro rituale.- sussurrò Jess, finendo per lui.
In tutti attimo tutti i presenti ghiacciarono.
Oddio...dovevano uscire assolutamente da lì!


Le lucciole verdi stavano lentamente svanendo.
Le poche ancora sospese sull'erba del giardino interno di Hogwarts roteavano attorno a lui...
Il Marchio Nero era scomparso. Le grida di Tom si erano sublimate.
Tutti era svanito.
Ma non il dolore.
Era lì. Alle sue spalle...e continuava a ferirlo, piantandogli un coltello nella schiena fino a raggiungerli il cuore.
Era morto. L'aveva lasciato da solo.
E ora di lui non restava niente. Neanche il suo bracciale. Neanche la loro maledizione.
- Chi va là?-
Dissennatori, demoni impuri e Mangiamorte avevano attorniato il castello.
Molti erano entrati, molti erano rimasti a presidiare le mura.
E ora lo avevano circondato.
Lo guardarono e riconobbero in lui il traditore.
La giubba nera visibilmente macchiata di rossa, di spalle, i capelli biondi che quasi gli ricoprivano gli occhi.
Le mani sporche di sangue.
Ma quando si girò, in lui non rividero in figlio del traditore.
Pochi istanti dopo per tutta la scuola di magia e stregoneria rimbombò un vortice di grida laceranti.
Unite in una danza macabra continuarono a strillare roche e straziate, poi si spensero...mentre un ringhio più forte, un qualcosa che da tempo immemore non si sentiva per quelle terra, entrò a palazzo.


Silente socchiuse gli occhi pallidi, sentendo quel verso ancestrale.
Quel suono. Si, l'aveva sentito una sola volta in vita sua.
Si era svegliato.
Distolse lo sguardo dalla finestra del suo studio che gli rimandava uno spettacolo atroce. Hogwarts assediata.
E nessuno sarebbe arrivato a salvarli. Non finché il Ministro Orloff era sulla sua sedia.
Ma ora di Orloff, dei Mangiamorte e della rovina che aleggiava sulla sua amata scuola, in cuor suo poco gl'importava.
Perché quella notte avevano perso tutti qualcuno di più grande di una scuola.
Sentì gli ex studenti piangere alle sue spalle, sentì le lacrime scorrere.
Sentiva la vita che quasi se ne andava, proprio come se n'era andato lui. Harry Potter.
Si volse appena sopra la spalla, osservando quei ragazzi che si guardavano confusi, quasi senza più luce nello sguardo.
Come se qualcuno avesse portato via loro la speranza.
Ecco cos'era Harry Potter.
Speranza.
Era morto, se n'era andato, trafitto a morte da una spada.
L'eroe dei maghi aveva detto addio.
Ma prima aveva spazzato via il Marchio Nero. Silente ricordò quel fulmine smeraldino che, trapassando il cielo notturno, aveva fermato i Mangiamorte. Loro si erano salvati solo grazie a quel prodigio.
Vanessa Lestrange aveva colpito tutto il castello col suo maleficio ma erano riusciti a fuggire proprio quando quella saetta di salvezza aveva accecato i loro nemici, tanto da permettere loro di fuggire via, al sicuro.
Mancava poco alla fine dell'incanto di Vanessa.
Eppure Silente e gli altri professori sapevano che non avrebbero facilmente potuto uscire da quel luogo.
Sapevano cosa si agitava ora nel corridoio a destra del terzo piano.
E Tom, il piccolo Tom, ora era laggiù.
Uccidendo Harry, i Mangiamorte avevano ottenuto ciò che più bramavano.
Il Sangue del Nemico, preso con la forza. E le Lacrime del Figlio, prese con dolore.
Se solo Tom fosse stato l'unico a perdere la gioia e la speranza, vedendo Harry morire proprio davanti ai suoi occhi.
Ma ora, guardandosi attorno, Silente capiva che non era così.
Più nessuno ora voleva uscire vivo da quel luogo.
Perché il loro eroe, il loro salvatore, la loro speranza era morto.
- Albus.- la voce della Mcgranitt era fioca, debole - Dobbiamo fare qualcosa.-
Il vecchio mago annuì, sospirando brevemente.
Si, dovevano fare qualcosa. Dovevano ad ogni costo. In memoria di chi aveva tante volte rischiato la sua vita per loro.
Ma dubitava che gli unici che potessero fare tutto ciò che era in loro potere per vendicare quella morte in quel momento avrebbero mosso un dito.
Silente osservò Ronald Weasley.
Stava in piedi, appoggiato di peso alla finestrella accanto alla sua scrivania. E fissava il vuoto.
Lui era stato il primo a vedere quel fulmine, a capire. Lui era stato il primo a sentirlo.
Aveva perso un fratello e ora non vedeva più niente, nonostante lo spazio aperto di fronte a sé fosse infinito.
Una sola cosa avrebbe potuto ridargli il cuore e la vista.
Le lacrime invece scorrevano lente, irreali, sul viso di Elettra Baley, seduta sul divano.
Composta, quasi come una bambola ma straziata come una di quelle rotte.
Anche a lei era stato strappato il cuore.
Ma la consapevolezza che ora non sarebbe più tornato le aveva anche fatto perdere la voglia di respirare.
Sperava che forse, lasciandosi andare, anche lei sarebbe morta e l'avrebbe raggiunto.
Il suicidio era tanto deprecabile? Se lo chiese per la prima volta, vedendo il sorriso di Harry nei suoi ricordi.
Per raggiungerlo, sfiorarlo di nuovo...cos'avrebbe dato.
Sarebbe morta cento volte pur di tornare da lui.
Il solo pensiero della morte ora la sollevava. Era quello a ...ridarle la speranza.
Morire. E andare da lui.
Gli altri ex studenti, rannicchiati in un angolo, stavano quasi attenti a non disturbare il loro dolore.
Non credevano quasi di poter piangere con loro. E se ne stavano lì, tutti rannicchiati gli uni con gli altri. Soli. Disperati. In quella stanza chiusa, in cima a quella torre.
- Dobbiamo fare qualcosa.-
Una voce si levò fra i gemiti, fra i singhiozzi.
Ron serrò gli occhi, sentendo la rabbia invadergli le vene.
- Ron.- Neville Paciock lo richiamò, venendo fuori dal gruppo - Ron. Parlo con te.-
- Lasciami in pace.-
Neville assunse un'espressione di delusione mista a compassione. Lo guardava, guardava quelle spalle ricurve, quelle lacrime che non volevano uscire. Come ricordava quella sensazione. Lui l'aveva provata per tanto tempo, per i suoi genitori. Quanto aveva pregato perché nessuno mai avesse dovuto stare come lui...
- Ron.- disse di nuovo - Vuoi lasciare che la sua morte sia gettata al vento?-
- Tu non capisci.- ringhiò il rossino fra i denti.
- Io non capisco?- anche il tono di Paciock si fece duro - Io c'ero. So come stai ma...-
- NO! TU NON LO SAI!- urlò Ron voltandosi violentemente, afferrandolo per la camicia mentre Pansy e Calì cercavano di trattenerlo per le spalle, per placarlo - Non sai come sto! Lui è morto lo capisci? È morto e non tornerà!-
- E quindi lasci che quei bastardi che l'hanno ammazzato se ne vadano via tranquilli?- sussurrò Neville desolato, senza cercare di sottrarsi alla sua presa - Lasci che sia morto così...per niente?-
Weasley lo mollò di botto, scostandosi anche dalle braccia di sua moglie.
- Lasciatemi in pace.-
- No, non posso.- disse Paciock mestamente - Perché se te lo lasciassi fare lo rimpiangeresti.-
- Sai cosa rimpiango?- ringhiò Ron distrutto, facendo scoppiare a piangere ben più di una persona - Rimpiango di averlo lasciato andare da solo...rimpiango di non esserci stato, rimpiango di non aver ammazzato seduta stante i Lestrange ogni qual volta io li abbi avuti davanti e al diavolo Azkaban! Ho perso Harry, Neville! L'ho perso, lo capisci? E nessuno me lo riporterà indietro! Hanno preso Tom, hanno preso Edward e anche Draco è sparito!-
- Appunto.- gli disse Justin Bigs - Hanno preso anche Edward. Lui è vivo. Lo lascerai a quei vermi?-
- Hermione ma perché non dici nulla?- sussurrò Lavanda, intromettendosi con le lacrime agli occhi.
Ron scosse il capo e tornò alla finestra mentre gli occhi di tutti si puntarono sulla Grifoncina.
Avvolta nel suo abito nero, una ferita sul braccio destro, l'aria vacua...e il viso schizzato di sangue.
Lei era stata accanto ad Edward quando l'avevano catturato e ferito.
E lui l'aveva salvata, spingendola giù dalle scale dove si era salvata per miracolo dalla furia dei Mangiamorte.
Ricordava i suoi occhi azzurri mentre lo portavano via, mentre le mormorava di salvarsi, di vivere.
Quasi non sentiva le suppliche dei compagni. Quasi non sentiva il dolore.
Non desiderava morire e non desiderava vivere.
Niente. Era vuota.
La sua fiamma si era già sublimata? Il Giocattolaio le aveva forse mentito?
Si portò le mani sul viso mentre gli occhi dorati guardavano lontano.
Le lucciole...le lucciole verdi.
Dov'erano? Se ne stavano già andando?
- Farete qualcosa o no?- sibilò di nuovo Neville, piantandosi in mezzo alla stanza, fissando Ron e Hermione - Allora? Voi eravate dei fratelli per lui! E adesso abbandonate la sua memoria in questo modo?-
- Non ti azzardare a farmi la predica.- gli ringhiò il rossino ferocemente - Non ci provare.-
- E Edward?- rincarò Justin - Lui era vivo quando è stato catturato! Lo lascerete morire?-
- E Riddle?- ricordò anche la Mcgranitt - Tom non può restare con quella gente.-
- Allora perché non li salvate voi?- Ron sollevò gli occhi chiari colmi di astio sui presenti - Eh? Perché non ci andate voi?-
- Ma cosa stai dicendo?- alitò Seamus, sconvolto - Voi siete Auror...Harry era vostro amico...-
- Si. Ed è morto. E sai perché?- urlò Ron a quel punto, perdendo definitivamente la lucidità - Il bambino sopravvissuto è morto, ficcatevelo in testa! È morto per i maghi, è morto perché nessuno ha mai avuto il coraggio di alzare la testa di fronte a tutti quelli che venivano uccisi! E adesso che il suo corpo giace là a terra avete paura vero? E già, non c'è più nessuno che rischi la vita per voi vero?-
- Ron...- lo richiamò Hermione apaticamente ma lui non l'ascoltò - No, lasciami finire! Harry è morto per tutti i maghi che non hanno mai osato ribellarsi alla loro stessa stupidità. Tutti i giorni babbani e mezzosangue muoiono...e loro? E noi? Già, noi che abbiamo fatto?-
- Ci siamo affidati a lui.- ammise Neville.
- Bravo.- la voce di Ron cominciò a spegnersi - E questo è il risultato. Lo abbiamo ucciso noi.-
- E' morto per salvare il bambino.- gli disse Seamus - Gli voleva bene, lo sai.-
- E questo dovrebbe farmi stare meglio? No. Mai.- Weasley scosse il capo, deciso a ignorarli - Lasciatemi in pace. Se volete salvarvi allora usate le vostre bacchette e rischiate le vostre vite. Non alzerò mai più un dito.-
- Cosa?! Ma cosa stai dicendo?- esplose Pansy - E' così che lo vendichi?-
- Ho detto di lasciarmi in pace.-
- No!- urlò sua moglie - Harry vorrebbe che salvassi Edward e Tom!-
- Senza contare Draco.- disse Piton severamente - Avete una pallida idea di dove sia?-
- Sotto la falce forse.- sibilò Ron.
- Oh andiamo!- sbottò Neville - Non è da te parlare così! Ci sei sempre stato quando Harry aveva bisogno!-
- Le lucciole...-
Gli ex studenti si zittirono, voltandosi verso Hermione.
Anche Elettra spostò lentamente gli occhi sulla strega.
- Le lucciole? Quali lucciole?- le chiese la Mcgranitt.
Ma la strega dagli occhi dorati tacque. Le palpebre semi chiuse, una voce lenta nella testa...e poi di nuovo quel ruggito che fece tremare le mura del palazzo.
Si avvicinava.
All'improvviso le voci dei Mangiamorte che presidiavano la porta dello studio si fecero acute. Divennero degli strilli di dolore, altri di terrore e paura.
I maghi si strinsero gli unici con gli altri, non riuscendo a capire cosa fosse successo.
Fanny puntò gli occhietti neri su Silente, poi quando il preside annuì volò via dalla finestra.
Un attimo dopo una forza sovrumana fece saltare per aria la porta dello studio. Una nube di polvere invase la stanza mentre le grida dei Mangiamorte si spegnavano.
I maghi videro decine di cadaveri a terra, incappucciati. Le loro maschere spezzate.
Lavinia Leptis era una di questi. Stesa a terra, il petto trafitto. Lo sguardo sbarrato dall'orrore.
Quando Hermione sollevò gli occhi, vide qualcosa che la fece tremare.
I capelli biondissimi erano scomposti ma la sua aria regale non era andata persa.
Lì, nero come un corvo sulla porte, macchiato di sangue dal viso ai piedi. La giubba aperta sul torace lasciava intravedere rare squame argentee e bluastre sull'epidermide. Anche il viso si faceva più affilato sugli zigomi dove le scaglie erano più dure. Gli occhi, atrocemente diversi, erano gialli e la pupilla verticale, come quella dei gatti.
Una coda lunga e longilinea dondolava alle sue spalle. La punta forcuta era coperta di liquido rosso.
- Draco..- alitò ma un secondo dopo, con una velocità né demoniaca né umana, se lo ritrovò addosso. Una mano serrata alla gola, rigida come una morsa, la incollò al muro.
I suoi occhi gialli a un dito dal viso.
- Draco...- gemette ancora, senza fiato.
- Che diavolo fai lasciala!- urlarono gli altri ma chi osò avvicinarsi venne respinto con un colpo di coda, finendo contro il muro. Non era in sé...ma neanche Silente aveva mai visto una tale trasformazione.

"Kentron..."

Una voce sibilante, più roca e ruggente di quella di una serpe invase lo studio. Era dura...ma flautata.
La voce di un drago.

"Kentron. Tu sapevi chi eravamo..." disse Draco a Hermione, spaventandola "Tu sapevi di noi...dei Bracciali. Dimmi dov'è Kentron."

- Vargras?- alitò lei, capendo tutto.
Il biondo annuì appena, serrando le mascelle.

"Il suo bracciale è sparito. Anche il suo corpo. Dimmi chi l'ha ammazzato al posto mio e ti prometto che ti ucciderò dolcemente."

- Insomma qualcuno mi spiega che sta succedendo?- sbraitò Ron - Malfoy levale le mani di dosso!-
- Non ti sente, signor Weasley.- gli disse Silente, pacato, osservando quella scena come una meraviglia - Avete davanti uno dei custodi dei Bracciali del Destino. La morte di Harry deve aver sconvolto Draco a tal punto da risvegliare Vargras, il drago ancestrale protettore del suo bracciale dannato. Sono destinati a stare insieme per tutta l'eternità, avrebbero dovuto morire insieme...e ora che Harry non c'è più, l'ira di Vargras ha preso il sopravvento.-
- Sta dicendo...che quel coso è un drago?- allibì Neville.
- Lasciate perdere, la sta strozzando!- ringhiò Ron - Vargras...o come diavolo ti chiami! Mollala. Harry ormai è morto, non puoi farci più niente!-
Draco, con lentezza innaturale, posò gli occhi gialli sull'Auror. Mollò appena la presa alla gola di Hermione e un debole ghigno gli piegò le labbra pallide.

"Umano...fa male perdere eh?"

In un attimo i lineamenti di Ron s'indurirono ma sapeva bene di non poter levare neanche un dito. Mancavano venti minuti alla mezzanotte e quel drago, a quanto sapeva, aveva la forza di buttare giù Hogwarts con un dito.
La loro magia era illimitata.
Ma non poteva neanche lasciare Draco in quello stato.
Fortunatamente Fanny fu provvidenziale ancora una volta. Tornata dal suo giro di ricognizione, si fermò sulla finestra e osservò la scena. Poi con tutta la fortuna che disponeva, considerato il fiuto sensibilissimo dei draghi, volò velocissima sulle spalle, gli chiuse gli occhi con le ali e sebbene tutta la sua forza riuscì a privarlo del sensi.
Pochi secondi dopo, Vargras era sparito e Draco Malfoy giaceva a terra, incosciente.


Altrove, nei bui reconditi di Hogwarts, un bagliore di platino rischiava la tetra tenebra dell'inferno di Voldemort.
Il Bracciale del Destino del drago Kentron riluceva limpido, incorrotto, forte, invulnerabile.
Non era andato distrutto, non era andato perso.
Ora troneggiava chiuso sul sottile polso destro di un nuovo padrone.
Thomas Maximilian Riddle era seduto su un altare di pietra spessa, fra il Velo e lo Specchio delle Brame.
Incatenato per collo e polsi, aveva le ginocchia rannicchiate al petto e teneva lo sguardo basso.
Attorno all'altera, mille serpenti scivolavano attorno a lui in una sorta di macabra danza, formando una spirale.
Le fiaccole scoppiettavano di fuoco leggero e denso, l'intera immensa stanza del raduno era presidiata di Mangiamorte ma ora le loro immagini venivano ripetute all'infinito. E non dalle ombre.
Mille specchi, grandi e piccoli, ovali o a pezzi, erano sparsi un po' ovunque.
Il Bracciale di Harry Potter però non si rifletteva in nessuno di essi, perché forse...non era in quel luogo.
Tom strinse forte la mano di Damon Howthorne, sollevando il viso dalle ginocchia. Damon era sdraiato sotto di lui, incatenato nella stessa maniera ma con una benda trasparente sugli occhi.
Quella stessa trasparenza gl'impediva di vedere, di avere visioni.
- Come stanno?- gli chiese Damon a bassa voce.
Tom sorrise amaramente.
Guardò Cloe e non pianse solo perché ormai non aveva più lacrime.
La piccola King era stata inglobata in uno specchio alla loro sinistra. Chiusa in quella bara di vetro, sembrava una fata addormentata. Alla loro destra invece forse la tortura più grande a cui il maghetto avesse mai assistito finora.
Beatrix era stata rinchiusa in una gabbia così stretta da non poterle fare alzare neanche una mano. Doveva restare immobile, in quella gabbia di ferro arrugginito e legno. Il corpo coperto di arrossature...dove le croci incastrate nel legno le avevano ghermito la pelle.
Debole e pallida, restava seduta...a guardarli impotente. Aveva smesso di agitarsi e ferirsi le mani sulle croci solo quando Tom e Damon l'aveva supplicata, distrutti.
Ma Tom non sentiva più neanche di poter respirare. A stento sentiva la mano di Damon stretta nella sua...
Era lì perché presto suo padre sarebbe tornato in vita.
Era lì perché aveva pianto. Era lì perché...Harry era morto.
Harry...voleva vederlo. Un ingenuo desiderio di bambino, un ingenuo sentimento dettato dalla disperazione, gli fece sollevare lo sguardo verso il Velo. Poi verso lo Specchio della Brame.
Voleva vederlo. Non aveva mai desiderato niente come rivedere Harry.
Ma nello Specchio non c'era Harry.
Riabbassò il capo, come se neanche l'avesse visto.
E Lord Voldemort serrò la mascella, riprendendo a camminare nervosamente.
I Mangiamorte intanto sorridevano, ghignavano, si sfregavano le mani.
Vanessa Lestrange entrò in quel momento dall'anticamera dove aveva lasciato Rafeus, scendendo dolcemente le scale col suo passo sinuoso ed elegante. Sorrise a Tom, facendogli un irriverente cenno con capo.
- Mio signore.- disse con tono solenne - So che non potete parlare ma presto Katrina riuscirà a fare in modo che la vostra voce giunga fino a noi.-
In vero, Voldemort potevano vederlo ma solo Tom sentiva la sua voce.
Vanessa si avvicinò maggiormente allo Specchio con falcata più sommessa.
Lì s'inchinò, beandosi di quell'immagine a lungo dimenticata.
- Mio signore...sono passati tanti anni. Ma stanotte vi riporterò in vita. Per mia madre e per voi.-
La strega rialzò il capo e dopo un altro inchino se ne andò, chiedendosi perché mai mostrasse quell'aspetto...umano.
Aveva riassunto le sue spoglie. I capelli neri, il viso leggermente affilato e affascinante, gli occhi blu sotto quel rosso sangue. Perché?
- Che hai sorella?- ghignò Rafeus, cingendole la vita quando tornò dal gruppo.
- Nulla.- rispose guardandosi attorno - Katrina?-
- Col prigioniero.- fece Theodor Nott, grande amico dei Lestrange, nascosto sotto al suo cappuccio - Devo ammettere che non credevo di catturare Dalton con tanta facilità. Specialmente dopo quello che mi avete raccontato. Credevo avesse fiuto per le trappole.-
- Infatti.- gli disse Vanessa, sciogliendosi dalle braccia del fratello - Per questo è andata da lui. Per capire cos'ha in mente. Ora scusatemi ma devo preparare il rituale. Fratello, conto su di te per controllare i bambini.-
- Sono indifesi.- replicò Rafeus osservando i ragazzini - Cosa vuoi che facciano?-
- Bambini di quell'età hanno aggravato le condizioni del nostro signore più volte.- gli ricordò la sorella - Con permesso.-
Fra tutti gli specchi intanto, un'immagine più di tante altre si trovava in ogni riflesso.
E Edward lo sapeva bene.
Incatenato a un muro con dei pezzi di vetro sottili conficcati nella schiena, l'aveva sentita arrivare.
Un bacio leggero a fior di labbra, poi Katrina si era formata dal nulla davanti a lui.
Ancora nell'abito rosso di May. Ancora con la sua faccia.
- Hn...- Dalton aveva sorriso amaramente, nonostante le frustate che Nott e gli altri gli avevano inferto - Potrai tenerti quella faccia ma sappiamo bene che cambiare involucro non ti serve a nulla, Kat.-
L'empatica aveva riso divertita, facendosi indietro di pochi centimetri.
- Ah...ecco qua il mio più diffidente amico. In catene.- scosse il capo, arrogante - Edward, Edward...a un purosangue come te non si addice davvero.-
- Abbiamo idee diverse di ciò che si addice ai maghi, Katrina.- rispose pacato.
- Già. Così non fosse non saresti qui.-
- Come stanno i bambini?-
- Per ora sono vivi.-
Edward trattenne ogni sentimento, restando di ghiaccio.
- Gli Auror verranno ad aiutarci.-
- No, non credo.- rispose la ragazza, gettandogli le braccia al collo, schiacciandosi su di lui e strappandogli un gemito per le ferite riportate - Vedi amore...Orloff considera i Mangiamorte un impiccio, certo. Ma mai quanto i vampiri e i demoni. Per questo ci lascerà fare tutto quello che vogliamo. Ah, bhè...lui credeva anche che il mio adorato signore sarebbe stato di nuovo sconfitto...peccato che abbia trapassato Harry Potter da parte a parte non più di trentacinque minuti fa.- e a quell'uscita l'ex Corvonero scattò furente, gli occhi diventati vitrei di rabbia e i denti serrati. Le catene tintinnarono e Katrina sorrise di nuovo, passandogli le lunghe unghie rossastre sul viso.
- Buono, buono tesoro...non vorrai farti ammazzare prima del tempo.-
Dalton distolse lo sguardo. L'aveva sentito...Harry era morto.
- No, non diventare triste.- sussurrò Katrina melensa, come se si stesse rivolgendo a un bambino o a un giocattolo - Anche Draco si è allontanato...non vorrai fare il cattivo anche tu vero?-
- May è...lì dentro?- le chiese, trucidandola con un'occhiata.
La mora alzò le spalle, senza perdere quel ghigno irritante e perverso.
- E' morta per amore circa un anno e mezzo fa, in Irlanda. Io sono un'empatica che finì maledetta da una strega a cui avevo ucciso l'uomo, circa quattrocento anni fa. Lei mi chiuse dentro a uno specchio in cui ho riposato per molto tempo. Poi settant'anni fa, la madre di Voldemort mi liberò. Da allora mi reincarno sempre in donne che sono morte per amore, insieme all'uomo che amavano. May Aarons era un'Auror e una notte è stata uccisa mentre era di ronda col suo fidanzato. Vanessa l'ha scoperto e mi ha reincarnato in lei.-
- Quindi sei dentro a un cadavere.-
- Un bel cadavere.- disse melensa, facendo una piroetta - Non credi?-
- Ti hanno mai detto che la vanità è il peccato peggiore dell'uomo?- Edward piegò la bocca, zittendola - Forse May sarà morta ma tu sei solo un parassita. Un parassita sordo, aggiungerei.-
Katrina scattò rabbiosa, le unghie piantate nel suo petto, proprio sul cuore.
- Cosa vuoi dire?-
Edward gemette, avvertendo le unghie entrare nelle pelle.
- Allora? Che vuoi dire?-
Lo sentì ridere, poi avvicinare il viso al suo.
- So come siete voi empatici...l'ho capito. Alcuni di voi ordinano e ottengono. Altri sentono ogni cosa, proprio come Degona che ti ha dato tanto filo da torcere. E tu sai solo ordinare. Ma non sai sentire.-
Lei si staccò furibonda, il bel viso contratto in una maschera di rabbia.
- E fammi indovinare.- gli occhi azzurri di Edward saettarono lì attorno - Lo specchio in cui sei stata chiusa la prima volta dev'essere qua in giro, vero? Vanesia come sei, una superficie in più in cui nasconderti e rispecchiarti dev'essere troppo allettante per te. Dico bene? E cosa succederebbe se...qualcuno rompesse quello specchio?-
Silenzio.
Una fiaccola scoppiettò e alcune scintille caddero a terra, spegnendosi.
Il bel viso di Edward ne venne illuminato...e sorrise.
- Non scherzare col fuoco, corvo.- gli disse Katrina, passandogli una mano insanguinata sul viso prima di andarsene - O potrei decidere di non giocare più con te.-
Rimase solo. Gli specchi rimandavano la sua immagine...e a volte la distorcevano.
In ogni specchio la grande stanza si allargava. Quasi poteva vedere il Velo e lo Specchio.
E poi due occhi rossi arrivarono fino a lui...
Sull'altare, Tom sollevò il viso per vedere Katrina con un dolce e finto sorriso sulla bocca carnosa.
- Oh, il piccolo principe.- sussurrò - Che occhi rossi.- e dicendolo fece roteare in aria una fialetta piccola e col tappo di sughero. Dentro un liquido trasparente. Simile ad acqua. Erano le sue lacrime.
Il maghetto distolse il viso mentre l'empatica si metteva fra lui e suo padre.
- Mio signore. Quanto tempo.- sussurrò in estasi, gli occhi scuri che rilucevano di follia - Vanessa sta preparando il rituale, un'ora al massimo e tornerete da noi. Abbiamo recuperato tutto.- e gli mostrò anche la spada coperta del sangue di Harry. Quando lo fece, le catene dell'altare scricchiolarono.
Katrina e Voldemort piazzarono lo sguardo su Tom mentre i suoi occhi si sgranavano fino al limite.
- Passerà principe.- gli disse l'empatica con un sogghigno perfido - Il dolore non è eterno.-
Tom non la sentì. Alzò gli occhi blu che tremavano come fiammelle e la fissò dritta all'anima.
- Mi riprenderò i miei poteri.- sussurrò a bassa voce - Non so quanto ci vorrà, non quanto ci metterò...ma ti giuro sul suo ricordo che un giorno ti ucciderò.- poi, lasciata senza parole l'empatica, il bimbo spostò il volto su suo padre.
- Io non ti perdonerò mai.-
Lord Voldemort tacque.
Un silenzio innaturale si propagò nella sala.
Katrina serrò i denti quando la belle del suo braccio di spaccò. Delle parole venivano marchiate sulla sua epidermide.
"Di cosa parla?"
Lei si volse verso lo specchio, ora lievemente in ansia.
- Mio signore...il bambino è stato allevato da Lucilla dei Lancaster. Gli sono state inculcate delle idee...- ma non finì che una frustata fatta d'aria la colpì alla schiena, ferendola in mezzo alle scapole. Trattenne un grido, gemendo.
"Parla." riapparve sulla sua pelle allora la strega deglutì.
- Mio signore...ho ucciso Harry Potter. L'ho fatto per voi.-
Gli occhi di Lord Voldemort non erano mai stati tanto infuocati.
Tutta Hogwarts tremò...
Harry...Harry Potter...era stato ucciso...


Si era svegliato da un pezzo ma non aveva avuto il coraggio di aprire le palpebre.
Sentiva la mano di Hermione stretta nella sua. Gli altri attorno a lui.
Ma quella era la realtà e lui non voleva tornare alla realtà.
Non voleva sentire l'odore del sangue addosso, né vederselo sulle mani.
Perché lui se n'era andato. Lui era morto fra le sue braccia, proteggendolo.
Sentiva le persone piangere, il freddo della notte che gli accarezzava il viso incrostato di lacrime antiche.
La delicata presenza della fenice di Silente sopra di lui.
Sdraiato su quel divano si sentiva come un bambino a cui tutti cercavano di tenere nascosta la realtà e a cui lui stesso, vigliaccamente cercava di sottrarsi.
Una mano gli carezzò indietro la frangia, dolcemente.
Non resistette.
- Perché sto così male?-
Hermione tenne gli occhi bassi su di lui, senza avvisare gli altri lontani ma Ron ed Elettra lo sentirono.
Istintivamente si fecero più vicini, come per proteggersi.
- E' il Bracciale.- gli mormorò Hermione, pulendosi una lacrima birichina dalla gota già rossa - Ti fare stare male, amplifica il dolore perché è collegato alla vita di...Harry. Senza l'altro, non dovreste nemmeno vivere.-
- E allora perché sono ancora qua?- deglutì, rifiutandosi ancora di aprire le palpebre - Perché non sono morto?-
- Perché non era la tua ora.- la strega tornò a stringergli la mano. Raccolse le ultime forze, l'ultimo fiato e l'ultima speranza a cui si era aggrappata. L'ultima. Poi avrebbe strillato e si sarebbe disperata.
Ma prima doveva sapere.
- Draco. Devo chiederti delle cose.-
- E' morto per salvare me.- le disse subito, inclinando il capo da una parte.
Incredibilmente sorrisero, fra le lacrime. Anche Ron. Anche Elettra.
- Draco...dov'è il suo corpo?-
Era atroce sentirne parlare. Malfoy capì di non aver mai provato della vera disperazione in vita sua.
Ma perché la morte di Harry lo faceva stare così? Perché?
- Il suo corpo...si è dissolto. Si è trasformato...in lucciole.-
- Il Bracciale?-
- Perché mi fai queste domande?- le chiese con voce spezzata - Perché non la smetti Hermione?-
- Dimmelo, per favore. Dov'è il suo Bracciale?-
- E' schizzato via.-
- Harry...ha detto qualcosa prima di morire?-
Un colpo. Una luce. Draco spalancò all'improvviso gli occhi e si mise a sedere.
Horcrux.
Aveva detto...aveva sussurrato...Horcrux.
Ma quella magia richiedeva una potenza e un'esperienza inaudita. No.
Non poteva...non poteva...lui non poteva avercela fatta...
Non potevano dargli una speranza e poi strappargliela.
- Oh mio Dio.- Elettra gli afferrò all'improvviso la mano, fissandolo come se fosse stato un fantasma - Harry...-
Draco non capì. Guardò Hermione e Ron ma anche loro lo guardavano come se non avessero mai visto al mondo nulla di più bello.
- Harry.- sussurrò anche Neville, raggiungendoli.
- Ma di cosa parlate?- chiese la Mcgranitt. Ben presto tutti furono lì vicino e tutti, nessuno escluso, rimase senza fiato.
- Cosa sta succedendo?- alitò il biondo allarmato - Di cosa parlate?-
- Verdi.- mormorò Hermione, prendendogli il viso fra le mani - I tuoi occhi. Sono diventati verdi...-
Non sentì altro. Si alzò, corse a specchiarsi nella brocca d'acqua Veggente che il preside teneva accanto ai suoi mappamondi dorati. E quando si specchiò, capì la magia di Harry Potter.
Era vero.
I suoi occhi non erano più grigi.
Erano...verde smeraldo. Era come quelli di Harry.
- Horcrux.- mormorò, girandosi verso Hermione con la speranza che brillava in lui - Ha detto Horcrux.-
La speranza dagli occhi verdi era con loro.
Un debole sorriso aleggiò sulle labbra di Hermione che alzò il capo e chiuse le palpebre.
Si, ora poteva piangere.
Perché lui era ancora lì.
Era rimasto con loro. Non li aveva abbandonati...


Intanto dalla Foresta Proibita due animali avvolti da un'aura leggera ma incandescente si stavano avvicinando alle mura di Hogwarts. Accompagnati da piccoli fuochi fatui simili a lucciole, puntarono i loro occhi tondi e vibranti sulla scuola.
I Dissennatori vagavano lì attorno, i Mangiamorte si preparavano a resuscitare il loro Signore Oscuro.
Un bianco cervo alzò il muso quando qualcuno lo accarezzò lievemente.
Lucilla dei Lancaster inspirò, fissando quelle torri.
Non era più il suo tempo. Lei non era più di quel mondo.
Ma doveva fare qualcosa per colui che portava la sua stessa cicatrice.
Si portò una mano sul ciglio bianco, sopra al petto, poi calò l'altra mano sul capo dell'animale alla sua destra.
- Il tuo Patronus ti aiuterà.- disse all'animale - Ma ricordati che sei solo una proiezione inconscia. Gli Horcrux devono riunirsi tutti e tu non farti eliminare. Devi tornare qua entro le due o Harry non potrà tornare a vivere. Solo lui può chiedere aiuto a i protettori della Foresta.-
Un suono acuto, tipo verso di aquila, seguì alla supplica della demone.
L'animale spiegò le ali, tornando a fissare le mura del castello infestate da nemici.
Il grifone dorato emise un altro verso, poi lui e il cervo bianco cominciarono a trottare verso i cancelli.
Ben presto divennero più solo delle sagome lontane.
Lucilla abbassò il viso, congiungendo le mani.
- Buona fortuna Harry.-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Piccola postilla: salve ragazze e un benvenuta a Julietta, anche se probabilmente leggerà questo capitolo solo fra molto tempo. Ho da fare una precisazione su questo capitolo e gli Horcrux, in quanto io ho scritto queste righe, ebbene si, ormai un anno fa. Era appena uscito il sesto libro, ma già si sentiva la parola Horcrux al vento da parecchi mesi, per questo sappiate che i miei Horcrux avranno parecchie differenze con quelli della maestra Rowling. Vi verranno spiegati i particolari nei prossimi capitoli, che saranno anche i definitivi di questa fiction. Poi passerò ai Figli della Speranza e a T.M.R. e poi, se Dio vuole, finalmente me ne vado in congedo. Come già detto, poi sarà Axia a finire il mio lavoro. Detto questo ringrazio chi mi ha avvisato dei plagi e chi si è fiondato dagli amministratori del sito per aiutarmi. A presto.

Kysa.

 

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Capitolo 53
*** Capitolo 53° ***


 

 



Un tempo, circa più di vent'anni orsono, si è brindato alla vita di un neonato.
Questa notte si versano lacrime per quel bambino.
Cadono queste lacrime e il loro suono desta anche i defunti. Ma a lui non arriveranno.
Per lui non è fra loro.
Lui è ancora qui.
Lui è speranza. Lui è vita.
Lui è sopravvissuto.



Assediati.
Clayton Harcourt poggiò le mani contro la porta e spinse con tutta la forza che aveva, insieme a Sphin Eastpur e Milos Morrigan. Arrivò anche Jess e di schiena cominciò a fare leva sulle gambe...ma non avrebbero resistito ancor a lungo.
- Ma quanti cazzo sono?!- sbraitò Clay rabbioso - Ragazzi non reggeremo ancora a lungo!-
- Usate meno la bocca e più le braccia.- sentenziò Sphin - Jess dove cavolo sei finito?!-
La Stanza delle Necessità.
Era lì che si erano chiusi ancora prima dell'attacco dei Mangiamorte. Era lì che Harry li aveva pregati, con un'espressione mai vista prima, di andare ad attendere il momento giusto per combattere.
Lui sapeva che sarebbero stati attaccati in massa. Lui aveva capito.
E ora tutta Hogwarts era invasa di Mangiamorte.
Una ventina di loro spingeva per entrare e massacrarli, sapendoli ancora senza poteri.
Era passata appena mezz'ora e Jess, che girava per la stanza che si era magicamente riempita di armi e oggetti magici alquanto pericolosi, temeva per la vita di coloro che erano ancora dispersi.
Suo fratello era il primo a mancare.
Ma Tristan aveva con sé l'anello di Lucilla, quindi sarebbe stato al sicuro.
Ora dovevano però cominciare a proteggere loro stessi. Afferrate due sfere esplosive che dentro alla loro scorza di vetro contenevano delle magie Bombarda, un rombo di cristallo che conteneva una maledizione senza perdono e delle asce.
Le loro spade erano state sguainate.
- Pronti?- Jess mise il palmo sulla maniglia.
Gli altri tre sogghignarono. I Mangiamorte avrebbero trovato pane per i loro denti.
In un lampo la porta fu aperta quel tanto che bastava per farne cadere dentro malamente almeno cinque.
Presi dal contraccolpo caddero a terra e persero le bacchette, mentre Sphin richiudeva la pesante porta della Stanza delle Necessità sulle mani degli altri, che strillarono dal dolore.
Pochi secondi più tardi, tre Mangiamorte erano stati uccisi sul colpo dalle asce, uno aveva il collo spezzato, l'altro finì sotto le grinfie di Milo che anche senza poteri era comunque dieci volte più forte e veloce di un uomo normale.
- Fuori cinque.- disse Morrigan, leccandosi le labbra.
Ma sfortunatamente il Diurno non ebbe modo di godersi altre prede.
Un'esplosione colossale nel corridoio fece traballare quasi tutto il piano e quando la porta si riaprì, ne entrò Degona di corsa, quindi Liz e poi Tristan, la mano protesa verso la decina d'incappucciati che li seguivano.
- Merda, merda!- sbraitò il secondogenito dei Mckay, schiacciandosi contro la porta.
- L'hai detto.- sentenziò Jess - Tutto bene?-
- Si, per ora si.- annaspò suo fratello, senza fiato - E voi?-
- Tutto bene, abbiamo anche cenato.- frecciò Milo, prendendosi in braccio la piccola Degona.
- Notizie di Harry e gli altri?- chiese Elisabeth disperata.
- Fra mezz'ora te li saprò trovare.- le disse Clay - Ma finché non riotterremo i nostri poteri non possiamo fare nulla.-
- Che si sa del preside e dei prof?- sussurrò Sphin, continuando a spingere con forza sullo stipite mentre, lentamente, si stavano forma sulla porta delle serrature di metallo magico, estremamente necessarie.
- L'ufficio dei presidi di Hogwarts è sotto incantesimo.- borbottò Jess, mentre spingeva un mobile verso di loro - E' un incantesimo che hanno messo i protettori delle case mille anni fa, se si sono chiusi lì dentro i Mangiamorte non potranno entrare.-
- Si ma se i Mangiamorte poi non li facessero uscire?- chiese Milo al clic delle serrature.
Si staccarono e la porta tenne da sola. Bene, erano in cassaforte.
- Cosa dicevi?- ribatté Tristan, verso il Diurno.
- Dicevo che come possono impedirci di andare a spasso, possono impedirci di uscire da qua.- cinguettò Morrigan con un brutto presentimento - Così, mentre noi stiamo chiusi in scatola...-
-...quelli fanno il loro rituale.- sussurrò Jess, finendo per lui.
In tutti attimo tutti i presenti ghiacciarono.
Oddio...dovevano uscire assolutamente da lì!


Le lucciole verdi stavano lentamente svanendo.
Le poche ancora sospese sull'erba del giardino interno di Hogwarts roteavano attorno a lui...
Il Marchio Nero era scomparso. Le grida di Tom si erano sublimate.
Tutti era svanito.
Ma non il dolore.
Era lì. Alle sue spalle...e continuava a ferirlo, piantandogli un coltello nella schiena fino a raggiungerli il cuore.
Era morto. L'aveva lasciato da solo.
E ora di lui non restava niente. Neanche il suo bracciale. Neanche la loro maledizione.
- Chi va là?-
Dissennatori, demoni impuri e Mangiamorte avevano attorniato il castello.
Molti erano entrati, molti erano rimasti a presidiare le mura.
E ora lo avevano circondato.
Lo guardarono e riconobbero in lui il traditore.
La giubba nera visibilmente macchiata di rossa, di spalle, i capelli biondi che quasi gli ricoprivano gli occhi.
Le mani sporche di sangue.
Ma quando si girò, in lui non rividero in figlio del traditore.
Pochi istanti dopo per tutta la scuola di magia e stregoneria rimbombò un vortice di grida laceranti.
Unite in una danza macabra continuarono a strillare roche e straziate, poi si spensero...mentre un ringhio più forte, un qualcosa che da tempo immemore non si sentiva per quelle terra, entrò a palazzo.


Silente socchiuse gli occhi pallidi, sentendo quel verso ancestrale.
Quel suono. Si, l'aveva sentito una sola volta in vita sua.
Si era svegliato.
Distolse lo sguardo dalla finestra del suo studio che gli rimandava uno spettacolo atroce. Hogwarts assediata.
E nessuno sarebbe arrivato a salvarli. Non finché il Ministro Orloff era sulla sua sedia.
Ma ora di Orloff, dei Mangiamorte e della rovina che aleggiava sulla sua amata scuola, in cuor suo poco gl'importava.
Perché quella notte avevano perso tutti qualcuno di più grande di una scuola.
Sentì gli ex studenti piangere alle sue spalle, sentì le lacrime scorrere.
Sentiva la vita che quasi se ne andava, proprio come se n'era andato lui. Harry Potter.
Si volse appena sopra la spalla, osservando quei ragazzi che si guardavano confusi, quasi senza più luce nello sguardo.
Come se qualcuno avesse portato via loro la speranza.
Ecco cos'era Harry Potter.
Speranza.
Era morto, se n'era andato, trafitto a morte da una spada.
L'eroe dei maghi aveva detto addio.
Ma prima aveva spazzato via il Marchio Nero. Silente ricordò quel fulmine smeraldino che, trapassando il cielo notturno, aveva fermato i Mangiamorte. Loro si erano salvati solo grazie a quel prodigio.
Vanessa Lestrange aveva colpito tutto il castello col suo maleficio ma erano riusciti a fuggire proprio quando quella saetta di salvezza aveva accecato i loro nemici, tanto da permettere loro di fuggire via, al sicuro.
Mancava poco alla fine dell'incanto di Vanessa.
Eppure Silente e gli altri professori sapevano che non avrebbero facilmente potuto uscire da quel luogo.
Sapevano cosa si agitava ora nel corridoio a destra del terzo piano.
E Tom, il piccolo Tom, ora era laggiù.
Uccidendo Harry, i Mangiamorte avevano ottenuto ciò che più bramavano.
Il Sangue del Nemico, preso con la forza. E le Lacrime del Figlio, prese con dolore.
Se solo Tom fosse stato l'unico a perdere la gioia e la speranza, vedendo Harry morire proprio davanti ai suoi occhi.
Ma ora, guardandosi attorno, Silente capiva che non era così.
Più nessuno ora voleva uscire vivo da quel luogo.
Perché il loro eroe, il loro salvatore, la loro speranza era morto.
- Albus.- la voce della Mcgranitt era fioca, debole - Dobbiamo fare qualcosa.-
Il vecchio mago annuì, sospirando brevemente.
Si, dovevano fare qualcosa. Dovevano ad ogni costo. In memoria di chi aveva tante volte rischiato la sua vita per loro.
Ma dubitava che gli unici che potessero fare tutto ciò che era in loro potere per vendicare quella morte in quel momento avrebbero mosso un dito.
Silente osservò Ronald Weasley.
Stava in piedi, appoggiato di peso alla finestrella accanto alla sua scrivania. E fissava il vuoto.
Lui era stato il primo a vedere quel fulmine, a capire. Lui era stato il primo a sentirlo.
Aveva perso un fratello e ora non vedeva più niente, nonostante lo spazio aperto di fronte a sé fosse infinito.
Una sola cosa avrebbe potuto ridargli il cuore e la vista.
Le lacrime invece scorrevano lente, irreali, sul viso di Elettra Baley, seduta sul divano.
Composta, quasi come una bambola ma straziata come una di quelle rotte.
Anche a lei era stato strappato il cuore.
Ma la consapevolezza che ora non sarebbe più tornato le aveva anche fatto perdere la voglia di respirare.
Sperava che forse, lasciandosi andare, anche lei sarebbe morta e l'avrebbe raggiunto.
Il suicidio era tanto deprecabile? Se lo chiese per la prima volta, vedendo il sorriso di Harry nei suoi ricordi.
Per raggiungerlo, sfiorarlo di nuovo...cos'avrebbe dato.
Sarebbe morta cento volte pur di tornare da lui.
Il solo pensiero della morte ora la sollevava. Era quello a ...ridarle la speranza.
Morire. E andare da lui.
Gli altri ex studenti, rannicchiati in un angolo, stavano quasi attenti a non disturbare il loro dolore.
Non credevano quasi di poter piangere con loro. E se ne stavano lì, tutti rannicchiati gli uni con gli altri. Soli. Disperati. In quella stanza chiusa, in cima a quella torre.
- Dobbiamo fare qualcosa.-
Una voce si levò fra i gemiti, fra i singhiozzi.
Ron serrò gli occhi, sentendo la rabbia invadergli le vene.
- Ron.- Neville Paciock lo richiamò, venendo fuori dal gruppo - Ron. Parlo con te.-
- Lasciami in pace.-
Neville assunse un'espressione di delusione mista a compassione. Lo guardava, guardava quelle spalle ricurve, quelle lacrime che non volevano uscire. Come ricordava quella sensazione. Lui l'aveva provata per tanto tempo, per i suoi genitori. Quanto aveva pregato perché nessuno mai avesse dovuto stare come lui...
- Ron.- disse di nuovo - Vuoi lasciare che la sua morte sia gettata al vento?-
- Tu non capisci.- ringhiò il rossino fra i denti.
- Io non capisco?- anche il tono di Paciock si fece duro - Io c'ero. So come stai ma...-
- NO! TU NON LO SAI!- urlò Ron voltandosi violentemente, afferrandolo per la camicia mentre Pansy e Calì cercavano di trattenerlo per le spalle, per placarlo - Non sai come sto! Lui è morto lo capisci? È morto e non tornerà!-
- E quindi lasci che quei bastardi che l'hanno ammazzato se ne vadano via tranquilli?- sussurrò Neville desolato, senza cercare di sottrarsi alla sua presa - Lasci che sia morto così...per niente?-
Weasley lo mollò di botto, scostandosi anche dalle braccia di sua moglie.
- Lasciatemi in pace.-
- No, non posso.- disse Paciock mestamente - Perché se te lo lasciassi fare lo rimpiangeresti.-
- Sai cosa rimpiango?- ringhiò Ron distrutto, facendo scoppiare a piangere ben più di una persona - Rimpiango di averlo lasciato andare da solo...rimpiango di non esserci stato, rimpiango di non aver ammazzato seduta stante i Lestrange ogni qual volta io li abbi avuti davanti e al diavolo Azkaban! Ho perso Harry, Neville! L'ho perso, lo capisci? E nessuno me lo riporterà indietro! Hanno preso Tom, hanno preso Edward e anche Draco è sparito!-
- Appunto.- gli disse Justin Bigs - Hanno preso anche Edward. Lui è vivo. Lo lascerai a quei vermi?-
- Hermione ma perché non dici nulla?- sussurrò Lavanda, intromettendosi con le lacrime agli occhi.
Ron scosse il capo e tornò alla finestra mentre gli occhi di tutti si puntarono sulla Grifoncina.
Avvolta nel suo abito nero, una ferita sul braccio destro, l'aria vacua...e il viso schizzato di sangue.
Lei era stata accanto ad Edward quando l'avevano catturato e ferito.
E lui l'aveva salvata, spingendola giù dalle scale dove si era salvata per miracolo dalla furia dei Mangiamorte.
Ricordava i suoi occhi azzurri mentre lo portavano via, mentre le mormorava di salvarsi, di vivere.
Quasi non sentiva le suppliche dei compagni. Quasi non sentiva il dolore.
Non desiderava morire e non desiderava vivere.
Niente. Era vuota.
La sua fiamma si era già sublimata? Il Giocattolaio le aveva forse mentito?
Si portò le mani sul viso mentre gli occhi dorati guardavano lontano.
Le lucciole...le lucciole verdi.
Dov'erano? Se ne stavano già andando?
- Farete qualcosa o no?- sibilò di nuovo Neville, piantandosi in mezzo alla stanza, fissando Ron e Hermione - Allora? Voi eravate dei fratelli per lui! E adesso abbandonate la sua memoria in questo modo?-
- Non ti azzardare a farmi la predica.- gli ringhiò il rossino ferocemente - Non ci provare.-
- E Edward?- rincarò Justin - Lui era vivo quando è stato catturato! Lo lascerete morire?-
- E Riddle?- ricordò anche la Mcgranitt - Tom non può restare con quella gente.-
- Allora perché non li salvate voi?- Ron sollevò gli occhi chiari colmi di astio sui presenti - Eh? Perché non ci andate voi?-
- Ma cosa stai dicendo?- alitò Seamus, sconvolto - Voi siete Auror...Harry era vostro amico...-
- Si. Ed è morto. E sai perché?- urlò Ron a quel punto, perdendo definitivamente la lucidità - Il bambino sopravvissuto è morto, ficcatevelo in testa! È morto per i maghi, è morto perché nessuno ha mai avuto il coraggio di alzare la testa di fronte a tutti quelli che venivano uccisi! E adesso che il suo corpo giace là a terra avete paura vero? E già, non c'è più nessuno che rischi la vita per voi vero?-
- Ron...- lo richiamò Hermione apaticamente ma lui non l'ascoltò - No, lasciami finire! Harry è morto per tutti i maghi che non hanno mai osato ribellarsi alla loro stessa stupidità. Tutti i giorni babbani e mezzosangue muoiono...e loro? E noi? Già, noi che abbiamo fatto?-
- Ci siamo affidati a lui.- ammise Neville.
- Bravo.- la voce di Ron cominciò a spegnersi - E questo è il risultato. Lo abbiamo ucciso noi.-
- E' morto per salvare il bambino.- gli disse Seamus - Gli voleva bene, lo sai.-
- E questo dovrebbe farmi stare meglio? No. Mai.- Weasley scosse il capo, deciso a ignorarli - Lasciatemi in pace. Se volete salvarvi allora usate le vostre bacchette e rischiate le vostre vite. Non alzerò mai più un dito.-
- Cosa?! Ma cosa stai dicendo?- esplose Pansy - E' così che lo vendichi?-
- Ho detto di lasciarmi in pace.-
- No!- urlò sua moglie - Harry vorrebbe che salvassi Edward e Tom!-
- Senza contare Draco.- disse Piton severamente - Avete una pallida idea di dove sia?-
- Sotto la falce forse.- sibilò Ron.
- Oh andiamo!- sbottò Neville - Non è da te parlare così! Ci sei sempre stato quando Harry aveva bisogno!-
- Le lucciole...-
Gli ex studenti si zittirono, voltandosi verso Hermione.
Anche Elettra spostò lentamente gli occhi sulla strega.
- Le lucciole? Quali lucciole?- le chiese la Mcgranitt.
Ma la strega dagli occhi dorati tacque. Le palpebre semi chiuse, una voce lenta nella testa...e poi di nuovo quel ruggito che fece tremare le mura del palazzo.
Si avvicinava.
All'improvviso le voci dei Mangiamorte che presidiavano la porta dello studio si fecero acute. Divennero degli strilli di dolore, altri di terrore e paura.
I maghi si strinsero gli unici con gli altri, non riuscendo a capire cosa fosse successo.
Fanny puntò gli occhietti neri su Silente, poi quando il preside annuì volò via dalla finestra.
Un attimo dopo una forza sovrumana fece saltare per aria la porta dello studio. Una nube di polvere invase la stanza mentre le grida dei Mangiamorte si spegnavano.
I maghi videro decine di cadaveri a terra, incappucciati. Le loro maschere spezzate.
Lavinia Leptis era una di questi. Stesa a terra, il petto trafitto. Lo sguardo sbarrato dall'orrore.
Quando Hermione sollevò gli occhi, vide qualcosa che la fece tremare.
I capelli biondissimi erano scomposti ma la sua aria regale non era andata persa.
Lì, nero come un corvo sulla porte, macchiato di sangue dal viso ai piedi. La giubba aperta sul torace lasciava intravedere rare squame argentee e bluastre sull'epidermide. Anche il viso si faceva più affilato sugli zigomi dove le scaglie erano più dure. Gli occhi, atrocemente diversi, erano gialli e la pupilla verticale, come quella dei gatti.
Una coda lunga e longilinea dondolava alle sue spalle. La punta forcuta era coperta di liquido rosso.
- Draco..- alitò ma un secondo dopo, con una velocità né demoniaca né umana, se lo ritrovò addosso. Una mano serrata alla gola, rigida come una morsa, la incollò al muro.
I suoi occhi gialli a un dito dal viso.
- Draco...- gemette ancora, senza fiato.
- Che diavolo fai lasciala!- urlarono gli altri ma chi osò avvicinarsi venne respinto con un colpo di coda, finendo contro il muro. Non era in sé...ma neanche Silente aveva mai visto una tale trasformazione.

"Kentron..."

Una voce sibilante, più roca e ruggente di quella di una serpe invase lo studio. Era dura...ma flautata.
La voce di un drago.

"Kentron. Tu sapevi chi eravamo..." disse Draco a Hermione, spaventandola "Tu sapevi di noi...dei Bracciali. Dimmi dov'è Kentron."

- Vargras?- alitò lei, capendo tutto.
Il biondo annuì appena, serrando le mascelle.

"Il suo bracciale è sparito. Anche il suo corpo. Dimmi chi l'ha ammazzato al posto mio e ti prometto che ti ucciderò dolcemente."

- Insomma qualcuno mi spiega che sta succedendo?- sbraitò Ron - Malfoy levale le mani di dosso!-
- Non ti sente, signor Weasley.- gli disse Silente, pacato, osservando quella scena come una meraviglia - Avete davanti uno dei custodi dei Bracciali del Destino. La morte di Harry deve aver sconvolto Draco a tal punto da risvegliare Vargras, il drago ancestrale protettore del suo bracciale dannato. Sono destinati a stare insieme per tutta l'eternità, avrebbero dovuto morire insieme...e ora che Harry non c'è più, l'ira di Vargras ha preso il sopravvento.-
- Sta dicendo...che quel coso è un drago?- allibì Neville.
- Lasciate perdere, la sta strozzando!- ringhiò Ron - Vargras...o come diavolo ti chiami! Mollala. Harry ormai è morto, non puoi farci più niente!-
Draco, con lentezza innaturale, posò gli occhi gialli sull'Auror. Mollò appena la presa alla gola di Hermione e un debole ghigno gli piegò le labbra pallide.

"Umano...fa male perdere eh?"

In un attimo i lineamenti di Ron s'indurirono ma sapeva bene di non poter levare neanche un dito. Mancavano venti minuti alla mezzanotte e quel drago, a quanto sapeva, aveva la forza di buttare giù Hogwarts con un dito.
La loro magia era illimitata.
Ma non poteva neanche lasciare Draco in quello stato.
Fortunatamente Fanny fu provvidenziale ancora una volta. Tornata dal suo giro di ricognizione, si fermò sulla finestra e osservò la scena. Poi con tutta la fortuna che disponeva, considerato il fiuto sensibilissimo dei draghi, volò velocissima sulle spalle, gli chiuse gli occhi con le ali e sebbene tutta la sua forza riuscì a privarlo del sensi.
Pochi secondi dopo, Vargras era sparito e Draco Malfoy giaceva a terra, incosciente.


Altrove, nei bui reconditi di Hogwarts, un bagliore di platino rischiava la tetra tenebra dell'inferno di Voldemort.
Il Bracciale del Destino del drago Kentron riluceva limpido, incorrotto, forte, invulnerabile.
Non era andato distrutto, non era andato perso.
Ora troneggiava chiuso sul sottile polso destro di un nuovo padrone.
Thomas Maximilian Riddle era seduto su un altare di pietra spessa, fra il Velo e lo Specchio delle Brame.
Incatenato per collo e polsi, aveva le ginocchia rannicchiate al petto e teneva lo sguardo basso.
Attorno all'altera, mille serpenti scivolavano attorno a lui in una sorta di macabra danza, formando una spirale.
Le fiaccole scoppiettavano di fuoco leggero e denso, l'intera immensa stanza del raduno era presidiata di Mangiamorte ma ora le loro immagini venivano ripetute all'infinito. E non dalle ombre.
Mille specchi, grandi e piccoli, ovali o a pezzi, erano sparsi un po' ovunque.
Il Bracciale di Harry Potter però non si rifletteva in nessuno di essi, perché forse...non era in quel luogo.
Tom strinse forte la mano di Damon Howthorne, sollevando il viso dalle ginocchia. Damon era sdraiato sotto di lui, incatenato nella stessa maniera ma con una benda trasparente sugli occhi.
Quella stessa trasparenza gl'impediva di vedere, di avere visioni.
- Come stanno?- gli chiese Damon a bassa voce.
Tom sorrise amaramente.
Guardò Cloe e non pianse solo perché ormai non aveva più lacrime.
La piccola King era stata inglobata in uno specchio alla loro sinistra. Chiusa in quella bara di vetro, sembrava una fata addormentata. Alla loro destra invece forse la tortura più grande a cui il maghetto avesse mai assistito finora.
Beatrix era stata rinchiusa in una gabbia così stretta da non poterle fare alzare neanche una mano. Doveva restare immobile, in quella gabbia di ferro arrugginito e legno. Il corpo coperto di arrossature...dove le croci incastrate nel legno le avevano ghermito la pelle.
Debole e pallida, restava seduta...a guardarli impotente. Aveva smesso di agitarsi e ferirsi le mani sulle croci solo quando Tom e Damon l'aveva supplicata, distrutti.
Ma Tom non sentiva più neanche di poter respirare. A stento sentiva la mano di Damon stretta nella sua...
Era lì perché presto suo padre sarebbe tornato in vita.
Era lì perché aveva pianto. Era lì perché...Harry era morto.
Harry...voleva vederlo. Un ingenuo desiderio di bambino, un ingenuo sentimento dettato dalla disperazione, gli fece sollevare lo sguardo verso il Velo. Poi verso lo Specchio della Brame.
Voleva vederlo. Non aveva mai desiderato niente come rivedere Harry.
Ma nello Specchio non c'era Harry.
Riabbassò il capo, come se neanche l'avesse visto.
E Lord Voldemort serrò la mascella, riprendendo a camminare nervosamente.
I Mangiamorte intanto sorridevano, ghignavano, si sfregavano le mani.
Vanessa Lestrange entrò in quel momento dall'anticamera dove aveva lasciato Rafeus, scendendo dolcemente le scale col suo passo sinuoso ed elegante. Sorrise a Tom, facendogli un irriverente cenno con capo.
- Mio signore.- disse con tono solenne - So che non potete parlare ma presto Katrina riuscirà a fare in modo che la vostra voce giunga fino a noi.-
In vero, Voldemort potevano vederlo ma solo Tom sentiva la sua voce.
Vanessa si avvicinò maggiormente allo Specchio con falcata più sommessa.
Lì s'inchinò, beandosi di quell'immagine a lungo dimenticata.
- Mio signore...sono passati tanti anni. Ma stanotte vi riporterò in vita. Per mia madre e per voi.-
La strega rialzò il capo e dopo un altro inchino se ne andò, chiedendosi perché mai mostrasse quell'aspetto...umano.
Aveva riassunto le sue spoglie. I capelli neri, il viso leggermente affilato e affascinante, gli occhi blu sotto quel rosso sangue. Perché?
- Che hai sorella?- ghignò Rafeus, cingendole la vita quando tornò dal gruppo.
- Nulla.- rispose guardandosi attorno - Katrina?-
- Col prigioniero.- fece Theodor Nott, grande amico dei Lestrange, nascosto sotto al suo cappuccio - Devo ammettere che non credevo di catturare Dalton con tanta facilità. Specialmente dopo quello che mi avete raccontato. Credevo avesse fiuto per le trappole.-
- Infatti.- gli disse Vanessa, sciogliendosi dalle braccia del fratello - Per questo è andata da lui. Per capire cos'ha in mente. Ora scusatemi ma devo preparare il rituale. Fratello, conto su di te per controllare i bambini.-
- Sono indifesi.- replicò Rafeus osservando i ragazzini - Cosa vuoi che facciano?-
- Bambini di quell'età hanno aggravato le condizioni del nostro signore più volte.- gli ricordò la sorella - Con permesso.-
Fra tutti gli specchi intanto, un'immagine più di tante altre si trovava in ogni riflesso.
E Edward lo sapeva bene.
Incatenato a un muro con dei pezzi di vetro sottili conficcati nella schiena, l'aveva sentita arrivare.
Un bacio leggero a fior di labbra, poi Katrina si era formata dal nulla davanti a lui.
Ancora nell'abito rosso di May. Ancora con la sua faccia.
- Hn...- Dalton aveva sorriso amaramente, nonostante le frustate che Nott e gli altri gli avevano inferto - Potrai tenerti quella faccia ma sappiamo bene che cambiare involucro non ti serve a nulla, Kat.-
L'empatica aveva riso divertita, facendosi indietro di pochi centimetri.
- Ah...ecco qua il mio più diffidente amico. In catene.- scosse il capo, arrogante - Edward, Edward...a un purosangue come te non si addice davvero.-
- Abbiamo idee diverse di ciò che si addice ai maghi, Katrina.- rispose pacato.
- Già. Così non fosse non saresti qui.-
- Come stanno i bambini?-
- Per ora sono vivi.-
Edward trattenne ogni sentimento, restando di ghiaccio.
- Gli Auror verranno ad aiutarci.-
- No, non credo.- rispose la ragazza, gettandogli le braccia al collo, schiacciandosi su di lui e strappandogli un gemito per le ferite riportate - Vedi amore...Orloff considera i Mangiamorte un impiccio, certo. Ma mai quanto i vampiri e i demoni. Per questo ci lascerà fare tutto quello che vogliamo. Ah, bhè...lui credeva anche che il mio adorato signore sarebbe stato di nuovo sconfitto...peccato che abbia trapassato Harry Potter da parte a parte non più di trentacinque minuti fa.- e a quell'uscita l'ex Corvonero scattò furente, gli occhi diventati vitrei di rabbia e i denti serrati. Le catene tintinnarono e Katrina sorrise di nuovo, passandogli le lunghe unghie rossastre sul viso.
- Buono, buono tesoro...non vorrai farti ammazzare prima del tempo.-
Dalton distolse lo sguardo. L'aveva sentito...Harry era morto.
- No, non diventare triste.- sussurrò Katrina melensa, come se si stesse rivolgendo a un bambino o a un giocattolo - Anche Draco si è allontanato...non vorrai fare il cattivo anche tu vero?-
- May è...lì dentro?- le chiese, trucidandola con un'occhiata.
La mora alzò le spalle, senza perdere quel ghigno irritante e perverso.
- E' morta per amore circa un anno e mezzo fa, in Irlanda. Io sono un'empatica che finì maledetta da una strega a cui avevo ucciso l'uomo, circa quattrocento anni fa. Lei mi chiuse dentro a uno specchio in cui ho riposato per molto tempo. Poi settant'anni fa, la madre di Voldemort mi liberò. Da allora mi reincarno sempre in donne che sono morte per amore, insieme all'uomo che amavano. May Aarons era un'Auror e una notte è stata uccisa mentre era di ronda col suo fidanzato. Vanessa l'ha scoperto e mi ha reincarnato in lei.-
- Quindi sei dentro a un cadavere.-
- Un bel cadavere.- disse melensa, facendo una piroetta - Non credi?-
- Ti hanno mai detto che la vanità è il peccato peggiore dell'uomo?- Edward piegò la bocca, zittendola - Forse May sarà morta ma tu sei solo un parassita. Un parassita sordo, aggiungerei.-
Katrina scattò rabbiosa, le unghie piantate nel suo petto, proprio sul cuore.
- Cosa vuoi dire?-
Edward gemette, avvertendo le unghie entrare nelle pelle.
- Allora? Che vuoi dire?-
Lo sentì ridere, poi avvicinare il viso al suo.
- So come siete voi empatici...l'ho capito. Alcuni di voi ordinano e ottengono. Altri sentono ogni cosa, proprio come Degona che ti ha dato tanto filo da torcere. E tu sai solo ordinare. Ma non sai sentire.-
Lei si staccò furibonda, il bel viso contratto in una maschera di rabbia.
- E fammi indovinare.- gli occhi azzurri di Edward saettarono lì attorno - Lo specchio in cui sei stata chiusa la prima volta dev'essere qua in giro, vero? Vanesia come sei, una superficie in più in cui nasconderti e rispecchiarti dev'essere troppo allettante per te. Dico bene? E cosa succederebbe se...qualcuno rompesse quello specchio?-
Silenzio.
Una fiaccola scoppiettò e alcune scintille caddero a terra, spegnendosi.
Il bel viso di Edward ne venne illuminato...e sorrise.
- Non scherzare col fuoco, corvo.- gli disse Katrina, passandogli una mano insanguinata sul viso prima di andarsene - O potrei decidere di non giocare più con te.-
Rimase solo. Gli specchi rimandavano la sua immagine...e a volte la distorcevano.
In ogni specchio la grande stanza si allargava. Quasi poteva vedere il Velo e lo Specchio.
E poi due occhi rossi arrivarono fino a lui...
Sull'altare, Tom sollevò il viso per vedere Katrina con un dolce e finto sorriso sulla bocca carnosa.
- Oh, il piccolo principe.- sussurrò - Che occhi rossi.- e dicendolo fece roteare in aria una fialetta piccola e col tappo di sughero. Dentro un liquido trasparente. Simile ad acqua. Erano le sue lacrime.
Il maghetto distolse il viso mentre l'empatica si metteva fra lui e suo padre.
- Mio signore. Quanto tempo.- sussurrò in estasi, gli occhi scuri che rilucevano di follia - Vanessa sta preparando il rituale, un'ora al massimo e tornerete da noi. Abbiamo recuperato tutto.- e gli mostrò anche la spada coperta del sangue di Harry. Quando lo fece, le catene dell'altare scricchiolarono.
Katrina e Voldemort piazzarono lo sguardo su Tom mentre i suoi occhi si sgranavano fino al limite.
- Passerà principe.- gli disse l'empatica con un sogghigno perfido - Il dolore non è eterno.-
Tom non la sentì. Alzò gli occhi blu che tremavano come fiammelle e la fissò dritta all'anima.
- Mi riprenderò i miei poteri.- sussurrò a bassa voce - Non so quanto ci vorrà, non quanto ci metterò...ma ti giuro sul suo ricordo che un giorno ti ucciderò.- poi, lasciata senza parole l'empatica, il bimbo spostò il volto su suo padre.
- Io non ti perdonerò mai.-
Lord Voldemort tacque.
Un silenzio innaturale si propagò nella sala.
Katrina serrò i denti quando la belle del suo braccio di spaccò. Delle parole venivano marchiate sulla sua epidermide.
"Di cosa parla?"
Lei si volse verso lo specchio, ora lievemente in ansia.
- Mio signore...il bambino è stato allevato da Lucilla dei Lancaster. Gli sono state inculcate delle idee...- ma non finì che una frustata fatta d'aria la colpì alla schiena, ferendola in mezzo alle scapole. Trattenne un grido, gemendo.
"Parla." riapparve sulla sua pelle allora la strega deglutì.
- Mio signore...ho ucciso Harry Potter. L'ho fatto per voi.-
Gli occhi di Lord Voldemort non erano mai stati tanto infuocati.
Tutta Hogwarts tremò...
Harry...Harry Potter...era stato ucciso...


Si era svegliato da un pezzo ma non aveva avuto il coraggio di aprire le palpebre.
Sentiva la mano di Hermione stretta nella sua. Gli altri attorno a lui.
Ma quella era la realtà e lui non voleva tornare alla realtà.
Non voleva sentire l'odore del sangue addosso, né vederselo sulle mani.
Perché lui se n'era andato. Lui era morto fra le sue braccia, proteggendolo.
Sentiva le persone piangere, il freddo della notte che gli accarezzava il viso incrostato di lacrime antiche.
La delicata presenza della fenice di Silente sopra di lui.
Sdraiato su quel divano si sentiva come un bambino a cui tutti cercavano di tenere nascosta la realtà e a cui lui stesso, vigliaccamente cercava di sottrarsi.
Una mano gli carezzò indietro la frangia, dolcemente.
Non resistette.
- Perché sto così male?-
Hermione tenne gli occhi bassi su di lui, senza avvisare gli altri lontani ma Ron ed Elettra lo sentirono.
Istintivamente si fecero più vicini, come per proteggersi.
- E' il Bracciale.- gli mormorò Hermione, pulendosi una lacrima birichina dalla gota già rossa - Ti fare stare male, amplifica il dolore perché è collegato alla vita di...Harry. Senza l'altro, non dovreste nemmeno vivere.-
- E allora perché sono ancora qua?- deglutì, rifiutandosi ancora di aprire le palpebre - Perché non sono morto?-
- Perché non era la tua ora.- la strega tornò a stringergli la mano. Raccolse le ultime forze, l'ultimo fiato e l'ultima speranza a cui si era aggrappata. L'ultima. Poi avrebbe strillato e si sarebbe disperata.
Ma prima doveva sapere.
- Draco. Devo chiederti delle cose.-
- E' morto per salvare me.- le disse subito, inclinando il capo da una parte.
Incredibilmente sorrisero, fra le lacrime. Anche Ron. Anche Elettra.
- Draco...dov'è il suo corpo?-
Era atroce sentirne parlare. Malfoy capì di non aver mai provato della vera disperazione in vita sua.
Ma perché la morte di Harry lo faceva stare così? Perché?
- Il suo corpo...si è dissolto. Si è trasformato...in lucciole.-
- Il Bracciale?-
- Perché mi fai queste domande?- le chiese con voce spezzata - Perché non la smetti Hermione?-
- Dimmelo, per favore. Dov'è il suo Bracciale?-
- E' schizzato via.-
- Harry...ha detto qualcosa prima di morire?-
Un colpo. Una luce. Draco spalancò all'improvviso gli occhi e si mise a sedere.
Horcrux.
Aveva detto...aveva sussurrato...Horcrux.
Ma quella magia richiedeva una potenza e un'esperienza inaudita. No.
Non poteva...non poteva...lui non poteva avercela fatta...
Non potevano dargli una speranza e poi strappargliela.
- Oh mio Dio.- Elettra gli afferrò all'improvviso la mano, fissandolo come se fosse stato un fantasma - Harry...-
Draco non capì. Guardò Hermione e Ron ma anche loro lo guardavano come se non avessero mai visto al mondo nulla di più bello.
- Harry.- sussurrò anche Neville, raggiungendoli.
- Ma di cosa parlate?- chiese la Mcgranitt. Ben presto tutti furono lì vicino e tutti, nessuno escluso, rimase senza fiato.
- Cosa sta succedendo?- alitò il biondo allarmato - Di cosa parlate?-
- Verdi.- mormorò Hermione, prendendogli il viso fra le mani - I tuoi occhi. Sono diventati verdi...-
Non sentì altro. Si alzò, corse a specchiarsi nella brocca d'acqua Veggente che il preside teneva accanto ai suoi mappamondi dorati. E quando si specchiò, capì la magia di Harry Potter.
Era vero.
I suoi occhi non erano più grigi.
Erano...verde smeraldo. Era come quelli di Harry.
- Horcrux.- mormorò, girandosi verso Hermione con la speranza che brillava in lui - Ha detto Horcrux.-
La speranza dagli occhi verdi era con loro.
Un debole sorriso aleggiò sulle labbra di Hermione che alzò il capo e chiuse le palpebre.
Si, ora poteva piangere.
Perché lui era ancora lì.
Era rimasto con loro. Non li aveva abbandonati...


Intanto dalla Foresta Proibita due animali avvolti da un'aura leggera ma incandescente si stavano avvicinando alle mura di Hogwarts. Accompagnati da piccoli fuochi fatui simili a lucciole, puntarono i loro occhi tondi e vibranti sulla scuola.
I Dissennatori vagavano lì attorno, i Mangiamorte si preparavano a resuscitare il loro Signore Oscuro.
Un bianco cervo alzò il muso quando qualcuno lo accarezzò lievemente.
Lucilla dei Lancaster inspirò, fissando quelle torri.
Non era più il suo tempo. Lei non era più di quel mondo.
Ma doveva fare qualcosa per colui che portava la sua stessa cicatrice.
Si portò una mano sul ciglio bianco, sopra al petto, poi calò l'altra mano sul capo dell'animale alla sua destra.
- Il tuo Patronus ti aiuterà.- disse all'animale - Ma ricordati che sei solo una proiezione inconscia. Gli Horcrux devono riunirsi tutti e tu non farti eliminare. Devi tornare qua entro le due o Harry non potrà tornare a vivere. Solo lui può chiedere aiuto a i protettori della Foresta.-
Un suono acuto, tipo verso di aquila, seguì alla supplica della demone.
L'animale spiegò le ali, tornando a fissare le mura del castello infestate da nemici.
Il grifone dorato emise un altro verso, poi lui e il cervo bianco cominciarono a trottare verso i cancelli.
Ben presto divennero più solo delle sagome lontane.
Lucilla abbassò il viso, congiungendo le mani.
- Buona fortuna Harry.-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Piccola postilla: salve ragazze e un ben arrivata a Julietta, che finalmente ci ha raggiunte nell'aggiornamento. Ho da fare una precisazione su questo capitolo e gli Horcrux, in quanto io ho scritto queste righe, ebbene si, ormai un anno fa. Era appena uscito il sesto libro, ma già si sentiva la parola Horcrux al vento da parecchi mesi, per questo sappiate che i miei Horcrux avranno parecchie differenze con quelli della maestra Rowling. Vi verranno spiegati i particolari nei prossimi capitoli, che saranno anche i definitivi di questa fiction. Poi passerò ai Figli della Speranza e a T.M.R. e poi, se Dio vuole, finalmente me ne vado in congedo. Come già detto, poi sarà Axia a finire il mio lavoro. Detto questo ringrazio chi mi ha avvisato dei plagi e chi si è fiondato dagli amministratori del sito per aiutarmi. A presto.

Kysa.

 

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Capitolo 54
*** Capitolo 54° ***


Dest54

 

 

Su Hogwarts ora regnava il silenzio.
C'era il vuoto che abbracciava le mura, che col manto cupo e opaco copriva con la sua mano pallida le teste dei maghi.
Muti e tremanti stavano immobili.
I maghi oscuri non osavano parlare. Né alzare le bacchette.
Nel buio recondito del corridoio del terzo piano, i Mangiamorte si guardavano frenetici.
A fermare i loro piani, l'imprevisto.
Il primo di una lunga seria.
Draco Malfoy scese i gradini, lento, regale, un dio fra le formiche.
Per un attimo il suo unico obiettivo scemò.
Ora i suoi occhi gialli si guardavano attorno, quasi con arrogante e impietosita curiosità.
- Che cosa vuoi?-
Si girò verso Rafeus, l'unico che aveva osato porgergli quella domanda.
- Chi sei?- gli chiese invece Vanessa, che in quanto a intuizione era ben superiore al fratello.
- V'importa?- ghignò, continuando a scrutare i presenti.
Posò lo sguardo sul Velo, sullo Specchio delle Brame e vi vide Voldemort.
I due si scrutarono ma Draco, volubile, perse di nuovo interesse per quella situazione.
Ripuntò l'attenzione sui bambini, su Tom specialmente.
- Se sei venuto per lui puoi andartene.- gli ringhiò addosso anche Nott - Sei solo, non puoi farcela!-
Di punto in bianco lo sentirono ridere sommessamente, quasi con disgusto misto a divertimento.
Rimase sull'ultimo gradino delle scale e lì si sedette, poggiandosi indietro sui gomiti.
- Ma che bella riunione. Dite un po'...chi comanda qua?-
Fra i Mangiamorte serpeggiava lo sconvolto.
Non capivano cosa stesse dicendo ma pensando a una trappola, levarono le bacchette di scatto.
Lui non si mostrò minimamente preoccupato, continuando a ridere.
- Allora? Chi è il capo di questa baracca?-
- Draco non fare la commedia!- sbottò Rafeus - Avanti, alzati e...- tacque, vedendo ondeggiare quella coda macchiata di sangue che sembrava rassomigliare sempre di più a una lancia mortale - Cosa diavolo ti è successo?-
- Draco?- il biondo sorrise sornione - Non stai parlando con lui adesso.-
- E con chi di grazia?- fece Vanessa, cominciando a credere che fosse posseduto. In effetti oltre al suo aspetto, anche la sua voce aveva assunto una nota diversa. Quasi flautata. Non sembrava la voce di un essere umano.
E quelle scaglie durissime sugli zigomi, quelle pupille verticali inquietanti.
Tutti in lui denotava possessione.
Forse...non era lì per mandare a monte i loro piani.
Doveva giocare d'astuzia. E in fretta anche.
- Con chi ho il piacere di parlare?- gli chiese allora, facendo un passo verso di lui e alzando la mano verso i compagni, per intimare loro di non fare nulla.
- Dimmi cosa diavolo è successo stanotte e forse risponderò alla tua domanda.- le rispose, poggiando un gomito sul ginocchio. Quello sguardo non piacque alla Lestrange ma per il momento, non conoscendo l'entità di quella possessione, era meglio fare come diceva lui.
- Sorella, è impazzito. Ci sta solo prendendo in giro.- le disse Rafeus con stizza - E' una palese trasfigurazione.-
- Idiota. È un drago, non lo vedi?- l'interruppe Tom.
- Il bambino è più intelligente di voi, signori.- soffiò Malfoy, serafico.
- Ma quale drago!- sbraitò suo cugino, rabbioso - E' una trappola. Smettila di fare il pagliaccio e mettiti in piedi! Io e te dobbiamo ancora parlare dell'assassinio di mia madre.-
- Tua cosa?-
- Smettila di fare il finto tonto!- esplose Rafeus, con la punta della bacchetta che ora scintillava di luci rosse e violacee - Ho sopportato per mesi la tua presenza ma ora ti romperei il collo, sappilo!-
- Accomodati.- ghignò Draco, senza neanche muovere un dito - Se credi di potercela fare.-
Suo fratello stava per scoppiare, Vanessa se ne accorse perfettamente inoltre anche gli altri Mangiamorte fra cui Nott, il padre dei due fratelli Alderton, vecchi e nuovi Serpeverde avevano avvertito il pericolo.
Doveva fare qualcosa o suo cugino avrebbe mandato a monte il suo piano.
Serrando le mascelle, la strega si volse e corse alla gabbia di Beatrix.
Con uno scatto fulmineo l'afferrò per la nuca, infilando il braccio fra le sbarre spesse e arrugginite e la schiacciò contro le croci, strappandole un grido.
- No!- urlò Tom tirando le catene - Lasciala stare!-
- Dimmi cosa voglio sapere allora!- strillò di rimando, mentre gli animi si surriscaldavano - Dimmelo subito Tom! Cosa gli è successo?!-
- Lascia in pace Trix! Lasciala subito!- ripeté il piccolo Riddle ma stavolta la Diurna, che aveva conservato un poco di energie, si sottrasse alla presa e afferrandole il braccio che le era rimasto fra le grinfie, le piantò i denti nella pelle.
Vanessa strillò per il dolore. Con un colpo di bacchetta fece polverizzare Beatrix che si riformò dalle sue ceneri qualche secondo più tardi.
La Lestrange la fissò furibonda, tenendosi il braccio insanguinato.
Si volse verso il fratellastro, iraconda.
- Dimmi cos'è successo a Draco.- ordinò, levando la bacchetta stavolta su Cloe, ancora chiusa nello specchio - Perché stavolta userò la magia su di lei e non credo riuscirà a salvarsi. O sbaglio?-
Tom strinse le labbra, sentendosi in trappola.
- Allora? Ti ci va tanto a decidere? Comincerò da lei, poi potrei passare a Dalton...o preferisci il Legimors?- Vanessa stava perdendo la pazienza - Muoviti. Ti do due secondi, poi comincio a colpire!-
- Va bene, d'accordo.-
Tom la fissò pieno di odio, serrando la mano in quella di Damon.
- E' per colpa del bracciale.- sussurrò.
- Che bracciale?- ringhiò Rafeus.
- Questo.- Draco sollevò il braccio sinistro e insieme a quello anche il dito medio della mano, con un ghigno.
Capendo che stavano per scatenare una battaglia all'ultimo sangue, il piccolo Tom si giocò il tutto per tutto, ricordandosi una cosa che Harry gli aveva detto tempo prima sui Mangiamorte. Ovvero che non avevano immaginazione.
- Vedi...- attaccò il piccolo mago, fissando Malfoy, ansioso, mentre Vanessa aspettava impaziente le sue spiegazione - ...Draco aveva un altro bracciale, al polso destro. È stato maledetto da un gagia e quando perde uno dei due bracciali, si libera questo...mostro, che vedi adesso. Devi dargli l'altro bracciale perché torni come prima.-
Se Vargras, nel corpo di Draco, osservava quel bambino e silenziosamente gli rendeva onore per la sua astuzia, anche Trix e Damon, che nel frattempo si era liberato di quella fastidiosa benda che gl'impediva di vedere, trattennero a stento un ghigno. Hermione era stata chiara, a suo tempo.
Portati in coppia, quei bracciali erano fonte di una forza magica impressionante.
- E dov'è l'altro bracciale?- borbottò Nott.
- Non lo vedete?- allibì Tom - E' qua, ce l'ho io.- e sollevò il polso dentro.
I Mangiamorte lo guardarono come se fosse impazzito.
- Non prenderci in giro, io non vedo niente!- sbraitò Rafeus.
- Io lo vedo.- mormorò Malfoy, sarcastico.
- Sta zitto tu!- Lestrange tornò verso il fratellastro, irritato al limite. Gli prese il polso e lo strattonò ma non vi sentì assolutamente nulla. Né consistenza, né magia.
- Andate a prendere Dalton!- ordinò allora.
Un secondo più tardi, Edward venne trascinato nella stanza, giù dai gradini e quasi buttato in ginocchio accanto a Draco. Quando rialzò il viso su di lui, non fece una piega, nonostante il suo aspetto.
- Bella trovata.- si limitò a dire, sistemandosi i brandelli della camicia bluastra addosso.
- Ma chi sei?- gli chiese allora Malfoy, caustico.
- La fata turchina.-
- Insomma tacete!-
Vanessa ormai era al limite di una crisi di nervi e i due la guardarono stralunati.
- Calma, calma sorella.- Rafeus l'affiancò - Forse i bambini hanno ragione. Dobbiamo trovare quel bracciale.-
- Non ci pensate neanche! Il bambino mente!-
La voce di Katrina irruppe nella stanza. Tutti i Mangiamorte fecero largo al suo passaggio. Sotto braccio aveva Degona che scalciava furiosamente.
- Bene, bene. Ecco chi cercavo.- sibilò Draco, mettendosi in piedi - Allora non ti ho sognata.-
Katrina gli passò a fianco, senza staccare gli occhi da lui ma senza neanche fermarsi raggiunse l'altare fra Specchio e Velo, ghignando.
- Mio Signore...- e s'inchinò, tenendo ferma Degona - Ecco, vi ho portato un dono.-
Senza aggiungere altro gettò malamente la bambina fra i serpenti che si muovevano a spirare attorno alla costruzione di pietra. Tom e Trix si misero a urlare, seguito da Edward che però venne bloccato subito da Nott e i suoi.
Il piccolo Riddle si mise a parlare in serpentese e quasi si sgolò per ordinare a quei rettili di lasciarla stare ma solo quando Degona si unì a lui, parlando nella lingua di quelle vipere, riuscì a tenerseli lontani. Salì quindi in fretta e furia sull'altare, abbracciando Tom e Damon. I due ragazzi se la misero fra di loro, tenendola stretta.
- Cosa diavolo credi di aver fatto?- le chiese Edward, rabbioso - E' una bambina, maledetta traditrice!-
- Sbagliato.- Katrina si volse appena, poi tornò a inchinarsi di fronte a Voldemort - Mio Signore, ho trovato il modo per farvi uscire dal Velo. Vanessa fra poco vi riporterà in vita e gettando questa bambina nel Velo potrete uscire.-
- Cosa?!- urlarono Tom e Damon - Sei impazzita?! Degona non è capace di farlo uscire!-
- Lei no. Certo.- rispose l'empatica con voce melensa - Ma sua madre verrà di certo a riprenderla, vero?-
I bambini gelarono e anche Dalton dovette mordersi la lingua.
Dannazione. Ecco perché non avevano più cercato di fare del male alla bambina. Per usarla!
- La mia mamma è cattivissima!- se ne uscì Degona - Lei non verrà mai a prendermi!-
- Se così fosse morirai fra le fiamme, tesoro.- sussurrò Katrina, carezzandole appena la testina riccia.
- Katrina.-
L'empatica tornò da Voldemort, quieta e sussiegosa.
- Ordinate mio Signore.-
- Chi è questa bambina?-
- La figlia di Lucilla!- sbottò Tom - Ecco chi è!-
Lord Voldemort parve irrigidirsi. Guardò Degona e la bambina non abbassò mai lo sguardo.
Nessun bambino avrebbe mai potuto reggere quegli occhi di fiamma ma lei lo fece.
E gli lesse dentro.
- La mia mamma non lo farà uscire.- scandì seria, tornando a rivolgersi a Katrina - Dove avete messo il mio papà?-
- Non sarà solo, bimba, credimi.- frecciò Rafeus - Gli altri sono tornati. Hanno catturato quasi tutti, all'appello mancano solo il Diurno e Weasley.-
- Quel maledetto sa Smolecolarizzarsi, potrebbe essere ovunque.- sibilò Vanessa - Dannazione, non voglio perdere un altro secondo per colpa di questi dannati Auror! Incatenateli tutti, uccideteli se sarà necessario anche se questo onore voglio lasciarlo al Lord Oscuro. Io intanto darò inizio al rito. Katrina!-
- Si tesoro?- chiese l'empatica con tono di scherno.
- Prima hai detto qualcosa su Draco o sbaglio?-
- Oh si, che sciocca. Mi ero scordata.- e sorrise a Tom, smascherando il trucco - La faccenda della riunione dei bracciali è falsa. Se metterà le mani sul bracciale che prima era di Potter, diventerà invincibile.-
Malfoy tacque, fissandola.
Si, era lei. Non poteva sbagliarsi. Con una spada aveva trafitto Kentron.
Era stata lei a portarglielo via.
- Io e te abbiamo una faccenda in sospeso.- le disse, senza perderla d'occhio un secondo.
- Ma davvero? Non preferisci salvare i tuoi amici?-
- Che crepino.- rispose, facendo sollevare a Edward gli occhi al soffitto.
In quel momento entrarono altri Mangiamorte. Tutti tiravano i capi di alcune catene. Ai ceppi tutti gli ex studenti, più Hermione, Elettra e Pansy. In un altro gruppo c'erano Tristan, Jess, Sphin, Clay e Liz.
Vennero attaccati alle pareti, fra le fiaccole e le arcate, ma Hermione invece venne portata davanti.
L'affiancarono a Edward e Rafeus rise, girandole attorno come un avvoltoio.
- Lo sapevo che mi saresti tornata fra le grinfie.-
- Hn.- la Granger tenne lo sguardo fisso su un punto imprecisato - Appena riavrò la mia bacchetta non avrai più fiato per ridere.-
- Già. Tu invece preferisci strillare, vero sporca mezzosangue?-
- Benvenuta cara.- le disse Katrina, poco indietro - Per te ho un bel giochetto. Spero ti divertirai.-
- Vai al diavolo.- Hermione serrò i lineamenti in una maschera di pietra - Hai ammazzato Harry...-
- Si. L'ho fatto.- annuì l'empatica, piena di orgoglio - Ce l'ho fatta dove per ventidue anni altri hanno fallito.-
- E non hai pensato alle conseguenze vero?- la strega dagli occhi dorati sogghignò - Sapevi dei bracciali, sapevi cos'avresti scatenato spezzando il legame di due anime...ma l'hai fatto lo stesso. Il tuo ego vanitoso ti porterà alla tomba!-
- Sai invece cosa porterà te alla tomba?- Katrina svanì e le riapparve a un dito dalla faccia un secondo dopo - Tu morirai per orgoglio, Hermione Hargrave. Dove sta la differenza fra vanità e orgoglio eh? Indicamela.-
La Grifoncina tacque, senza abbassare lo sguardo.
- Vall'inferno.-
L'empatica ghignò, dandole le spalle - Bene, Vanessa diamo a questi ospiti lo spettacolo che meritano.-
- Cosa intendi fare con mia figlia eh?- le chiese Tristan, iracondo.
- Oh, signor Mckay non preoccuparti.- gli rispose con tono zuccheroso, guardandosi di tanto in tanto negli specchi che la circondavano - Ci limiteremo a far fare alla tua bella bambina mezzosangue un bel viaggetto all'inferno. Naturalmente sua madre verrà a riprenderla e in questo modo anche il nostro Lord Oscuro potrà uscire dal Velo. Non ti sembra un piano ingegnoso?-
I Mangiamorte ridacchiarono fra loro, aspettando solo il momento buono per esultare.
Fra la folla uscì anche Peter Minus che fino a quel momento era rimasto rannicchiato in un angolo.
Hermione lo guardò, disgustata.
Maledetto. Maledetto lui...che continuava a tradire gli amici, a ballare vigliaccamente sulla tomba di coloro che un tempo aveva seguito e a cui era stato devoto.
Dal mantello tolse con mano tremante il forziere contenenti le ossa del nonno del piccolo Tom.
Katrina schioccò le dita e un calderone apparve in mezzo alla stanza. Fece per avvicinarsi ma un'ondata magica lo rovesciò. Alzò il viso, bellicosa, ma Draco sogghignava.
La sua coda ondeggiava repentina, pronta ad attaccare.
- Non ci siamo capiti, bellezza.- le sibilò - Tu hai svolto un lavoro che spettava solo a me.-
- Harry Potter doveva morire!- ringhiò la strega.
- Harry Potter dovevo ucciderlo io.- replicò il biondo, serrando i pugni squamati sulle nocche - E ora sono imprigionato in questa vita da mortale senza il mio nemico.-
- Se vuoi la morte te la darò io.-
- Io non voglio niente da te.- Draco si fece avanti, alzandole il dito di fronte al viso - Se non la tua vita.-
- Se volete combattere andate fuori.- ringhiò Vanessa istericamente - Katrina, levamelo di mezzo!-
- Draco no! Non andartene!- gli urlò Tom, agitandosi nelle catene magiche - Devi liberarci!-
Ma suo cugino non rispose.
Non vedeva, non sentiva.
- Non abbiamo tempo da perdere, Katrina!- rimbrottò Rafeus - Fa qualcosa!-
- E cosa vuoi che faccia? In quello stato è pressoché intoccabile.- gli rispose seria - Dobbiamo farlo tornare normale.-
- Strappagli quel bracciale allora!-
- Non si può, la maledizione è vera.- rispose l'empatica, scuotendo la spalle e i lunghi capelli bruni - Facciamo così però. Ho avuto un'idea.- si fece apparire in mano una spada, avvicinandosi lentamente a lui - Uno shock l'ha risvegliato. Vediamo che succede se gliene procuro un altro.-
Damon in quell'istante si sentì venire meno.
Un dolore lancinante gli spaccò la testa. Poi quell'immagine.
Non fece in tempo a urlare, non fece in tempo a rendersene conto.
La spada sfrecciò dalla mano pallida di Katrina e veloce come una scarica elettrica, attraversò la stanza.
Draco non si mosse.
Gli passò accanto e rimase a fissare Katrina mentre quella lama si piantava nel ventre di Hermione.
La lama strappò la stoffa dell'abito nero, mille grida proruppero nella stanza mentre la strega dagli occhi dorati si lasciava andare all'indietro. Le iridi sgranate e lucide, la vista che si offuscava.
Edward la sorresse, senza fiato, senza accorgersi di quello che era successo.
E poi il silenzio.
Katrina rideva. Gli occhi diabolici brillavano di vittoria.
Gli Auror rimasero a fissare quel corpo che si dibatteva debolmente fra la vita e la morte.
Non c'era più voce. Anche l'eco sembrava sparito.
Vargras si volse appena.
Vuoto.
Ma fu questione di un attimo. Qualcosa nella sua testa cominciò ad urlare.
Si piegò in ginocchio, tenendosi il capo. Ma cos'era? Chi era che urlava in quel modo?
Poi, piano piano, le lacrime iniziarono a sgorgare.
Il pianto silenzioso dei bambini regnò sovrano.
Singhiozzi e gemiti per colei che stava morendo.
- Tu sia maledetta Katrina.- sibilò Edward, strappando la lama dal ventre di Hermione.
L'empatica rise ancora, godendo di quell'attimo.
Quanto aveva desiderato farlo. E ora lei moriva...si, moriva.
Qualcosa però non andò come previsto.
Di nuovo, un ruggito furente irruppe per quelle stanze. Le fiaccole si spensero e si riaccesero e poi passi pesanti riecheggiarono fra le mura.
Chi lo vide pensò a un'allucinazione.
Un grifone. Un enorme grifone dorato invase la camera di pietra, ruggendo e piegando a colpi di morsi e zampate chiunque osasse avvicinarsi a lui. Insieme all'animale mitologico che si pensava estinto da circa quattrocento anni, apparve anche Fanny.
La fenice volò rapida, proprio mentre il grifone sfoltiva le fila dei maghi oscuri.
In quel caos di magie e grida, di colpi esplosi e maledizioni, l'uccello rosso finì la sua scia accanto a Edward.
Si piegò su Hermione mentre la strega sembrava tirare i suoi ultimi aliti di vita.
Cercò di sorridere mentre Fanny si chinava sulla sua ferita.
- Stavolta sono io ad avere bisogno di te...- sussurrò la Grifoncina, gemendo.
- Tranquilla, ora passa.- le disse Edward, tenendole forte la mano - Starai bene, respira.-
La lacrima della fenice scivolò lenta e dolce sulla pelle della strega. Quello squarcio si risanò e quando riuscì ad alzarsi, rivide Draco davanti a lei.
I suoi occhi erano tornati verdi, il suo sguardo terrorizzato rimase su di lei per una frazione di secondo.
Era scoppiato l'inferno in quella stanza ma Malfoy rimase a guardarla.
Aveva rischiato di vederla morire di nuovo...
- Draco!-
Le fiaccole s'incendiarono, come colpite da una folata di vento e danzarono frenetiche.
Dalla folla dei Mangiamorte, Rafeus levò la bacchetta verso di lei.
Ad Hermione parve di vedere tutto così lentamente...tanto da poter quasi salvarlo. Ma non ci riuscì.
- Buon viaggio all'inferno!- gli urlò suo cugino - Questo è per mia madre! QUIETUS ANIMA!-
Quell'incantesimo...
Un nugolo di scintille rosse esplose dalla punta della bacchetta di Lestrange, accecando gli Auror e i Mangiamorte.
Ci fu una sorta di terremoto sotto i loro piedi, poi una forza invisibile si mosse come una carica di demone e mille facce trasparenti si mossero verso Draco. Lo presero in pieno, lo trapassarono...finirono contro il muro e spaccandolo in mille pezzi fecero un buco nella parete del castello.
La forza di risucchio del vento all'esterno fu tale che Malfoy, esanime, venisse spinto fuori.
Cadde.
Tom gridò e anche gli Auror.
Vanessa e Rafeus stavano per esultare quando davanti a Lestrange si frappose il grifone. Ruggì furiosamente e con una zampata gli lasciò i quattro segni dei micidiali artigli sul torace, facendolo strillare per le lacerazioni.
Finito quell'attacco l'animale spalancò le ali e si gettò nella spaccatura da cui il vento ululava impazzito.
Katrina dopo qualche secondo andò a sporgersi dalle mura ridotte a un colabrodo, guardando in basso.
Erano sopra al Lago Nero, poco più in là la Foresta Proibita.
Vanessa si affiancò a lei, insieme a Nott e ad altri Mangiamorte.
I mattoni della spaccatura increspavano l'acqua del lago e molti dei loro compagni erano sulle mura, al cancello d'ingresso, in giro nel giardino interno, ovunque. Tutti a presidiare la scuola.
Bene. Sarebbe morto affogato.
- Complimenti Rafeus. Mi ero scordata quell'incantesimo. L'avrà colpito con una forza tale da rompergli l'osso del collo e se non è andata così marcirà nella sua tomba d'acqua.- considerò l'empatica, tornando dal gruppo - Ma a quanto pare qua c'è qualcuno che non vuole proprio morire.- sibilò, afferrando Hermione per la nuca - Va bene, ora mi hai stufato mezzosangue infernale! Vanessa, torna a preparare il rito, io mi occuperò di questi dannati Auror una volta per tutte!-


Draco si sentiva tirare per il collo della giubba ma non riusciva ad aprire gli occhi.
L'acqua gelida del lago gli aveva inzuppato i vestiti e lavato via il sangue dalle mani.
Hermione...Hermione era quasi morta...
Ma dov'era Harry quando serviva? Dov'era?
Un lieve mugolio gli giunse all'orecchio dopo di che qualcosa tornò a tirarlo per i bordi laceri della giubba nera.
Sentiva freddo. E tremava.
Non sapeva più cosa fare.
Aprì le palpebre e vide il cielo cupo. Non c'era più il Marchio Nero ma neanche...lampi all'orizzonte.
Se n'era andato. E non sarebbe più tornato.
Non sapeva come mettere insieme gli Horcrux, li avevano battuti.
Si mise una mano sugli occhi, scuotendo il capo.
- Vattene.- mormorò stizzito, spingendo via la testa del grifone che continua a tirarlo ma l'animale non demorse. Visto che tirandolo per gli abiti era riuscito solo a svegliarlo dal volo che suo cugino gli aveva fatto fare con quell'incantesimo che avrebbe ucciso chiunque, l'animale cominciò a dargli dei leggeri colpi col becco, sulla faccia.
- Insomma basta, vattene ti ho detto!- Malfoy si mise a sedere, spingendolo di nuovo via - Vattene!-
Il grifone dorato stavolta ruggì con tono più alto ma Draco non aveva più voglia di ascoltare, di sentire.
Si lasciò andare nell'erba alta della sponda nord del lago, senza neanche guardarsi in giro.
Non c'erano stelle, non c'era un fulmine a spezzare il buio.
Rimase a fissare l'erba fino a quando qualcosa di umido non lo colpì di nuovo sulla guancia.
Il grifone gli aveva passato un'ala bagnata sul volto.
Lo guardò, fissando quegli occhi nocciola e speranzosi.
- Io non sono lui, lo sai vero?- gli disse a bassa voce - Non posso salvarli io i maghi.-
L'animale emise una specie di grugnito, dandogli un altro colpetto col muso sotto al mento.
- Senti...capisco la perdita che avrai subito ma io sono di Serpeverde, tu pure del tutto animale. Dai, non abbiamo storia. Fila via. Torna nella foresta o dove ti pare.-
Furono altre parole al vento. Il grifone dorato spiegò le ali baldanzoso, come per incoraggiarlo.
Non poteva stare lì a piangersi addosso, non aveva più diciassette anni, il coso aveva ragione. Draco quasi si ritrovò a ridere amaramente, pensando alla sua situazione. Stava per perdere tutto, la scuola era assediata, i professori cercavano invano di cacciare di Mangiamorte, la sua mezzosangue quasi ci aveva rimesso la vita di nuovo e lui se ne stava seduto sul lago mentre gli altri morivano.
Cosa poteva fare?
Che avrebbe fatto lo Sfregiato? Avrebbe fatto un casino e poi avrebbe sbandierato la sua vittoria sotto al naso dei Mangiamorte. Già. Ma con Hogwarts invasa, non avevano molte possibilità.
Come avrebbe potuto liberare la scuola? Aveva bisogno di aiuto ma non sapeva a chi chiedere, cosa fare...
Si alzò in piedi, tremando per il freddo e ancora gocciolante quando una piccola luce brillante apparve sulla testa del grifone, che gli stava seduto fedelmente a fianco.
- Però. Vedo che sei ancora tutto intero!-
- Gigì!- allibì il biondo - Sei viva! Credevo che fossi morta quando è...morto anche lo Sfregiato.- le sussurrò.
- Fosse davvero morto lo sarei anche io.- squittì la piccola fata, scalpitando sulla criniera del suo comodo sedile - Forza sciocco! Dobbiamo entrare nella Foresta e chiedere l'aiuto a tutte le creature che la abitano.-
- Cosa? Verrò usato come puntaspilli ancora prima di aver aperto bocca! I centauri ci odiano!-
- Bhè allora dovranno aprire le orecchie quegli stupidi ronzini!- sbraitò la fatina, illuminandosi di rosa vista la sua furia - Harry si è sempre battuto anche per loro e adesso non possono rifiutarti il loro aiuto! I Mangiamorte finiranno per travolgere anche loro prima o poi, distruggendo la nostra amata foresta e se vogliono impedirlo dovranno aiutarti! Avanti, muoviti!- e cominciò a spingerlo indietro - Non voglio sentire storie, hai già trovato anche un altro Horcrux, datti da fare!-
- Ma di cosa parli accidenti!?-
- Del grifone stupido! È solito che i maghi inesperti che usano per la prima volta la magia degli Horcrux farsi in quattro parti, per così dire. Due più grandi che contengono l'anima e due più piccole che rappresentano i suoi ultimi desideri. Il cervo bianco era il desiderio di Harry di proteggervi. Il grifone invece rappresenta la forza di non mollare mai anche nei momenti più brutti, mandandovi l'emblema del coraggio e dell'orgoglio, ovvero il grifone dorato della sua casa.-
- Ha pensato proprio a tutto il bastardo.- sibilava Draco qualche minuto più tardi, dentro alla foresta tetra come un cimitero e seguito da una fata e da un animale che non capiva bene se era vero o finto.
Come aveva previsto, non fece molta strada.
In vita sua non aveva mai visto una tale quantità di occhi così poco umani. Cominciava a benedire Silente per il suo divieto alla foresta, peccato che ormai non fosse più uno studente.
Si fermò, restando ferma in una radura poco lontana dal lago e mentre il tempo scorreva, venne letteralmente accerchiato. Sapeva che non sarebbe stato facile convincere nessuno di quei tizi, specialmente i centauri ma anche l'aiuti delle fate era necessario ormai, come e più dell'aria.
E loro erano il vero osso duro.
- Cosa fai qua, umano?- sibilò fra i denti uno dei centauri, sollevando l'arco e scoprendosi poi essere Magorian, quando si levò dall'ombra di un grande sempreverde - Non portare la sventura che colpisce il tuo castello qui da noi!-
- Allora sapete cosa succede.- rispose il biondo con rabbia, serrando le mascelle - E ve ne state qui? Non fate niente?-
- Noi dovremmo fare qualcosa?- gracchiò la voce di un fauno - Sciocchezze!-
- Arrangiatevi da soli voi maghi!- berciò anche una vecchia ninfa raggrinzita, impiantata nel tronco di un pino.
- Oh, ma davvero?- Draco gli guardò sgomento, furente, addolorato - Sapete chi è morto stanotte? Eh? Sapete chi è morto?- urlò, chiudendo i pugni - Lo sapete chi è morto?-
- Lo sappiamo.- sussurrò la voce di Fiorenzo, che si fece largo fra gli altri compagni - Tu stai bene?-
- No, io non sto bene.- mormorò il biondo, deglutendo - I miei amici stanno morendo, hanno preso dei bambini e presto il Lord Oscuro verrà risvegliato. E lui è morto. Hanno ucciso Harry Potter. L'hanno ucciso.-
Nella Foresta esplose un coro di negazione, un fracasso micidiale.
Il chiacchiericcio degli esseri che la popolavano era assordante ma Fiorenzo alla fine riuscì a domarli.
- Dimmi. Cosa sei venuto a chiederci?-
- Aiuto.-
- Aiuto?- Magorian tese l'arco, fissandolo trucemente - Scordatelo umano.-
- Voi credevate in Harry Potter.- disse stanco - Perché non fate niente?-
- Si, è vero.- disse allora Cassandro, duro e amareggiato - Io per primo credevo in lui. Ma non possiamo farlo.-
- Già, ormai è morto vero?- sibilò Draco sgomento, con gli occhi verdi lucidi e lontani - Ormai il salvatore dei maghi è morto, il bambino sopravvissuto è stato ammazzato...a chi vuoi che freghi se per tutta la vita si è battuto da solo per salvare l'esistenza di altri che ora invece non vogliono neanche tentare di vendicarlo?-
- Ci stai dando dei codardi?- sbraitò un fauno acidamente.
- Io vi sto dicendo che è morto per colpa di tutti quanti.- Malfoy faticava a contenere la rabbia - Io vi sto dicendo che è morto e che nessuno ha capito perché. In quel castello ci sono dei bambini che hanno dimostrato un coraggio eccezionale, molto più di quello dei loro genitori che continuando a tenere lo sguardo girato altrove! Harry Potter non ha mai avuto un solo giorno di pace da quando è venuto al mondo e anche nella morte starà penando, vedendo quello che stiamo facendo! Voglio liberare la scuola ma non posso farcela da solo! Ho bisogno di voi maledetti idioti, di tutti quanti e delle fate! Fatelo nella sua memoria, datemi una mano!-
Chi l'avrebbe mai pensato...
Draco non stava in piedi, era esausto e in corpo aveva solo delusione, tristezza.
Chi avrebbe mai pensato un tempo che il principe di Serpeverde un giorno avrebbe supplicato qualcuno di...aiutarlo, a vendicare la morte di Harry Potter?
Chissà come stava ridendo, ovunque fosse.
Silenzio. Animali incantati, mostri e esseri oscuri si guardarono.
Piano piano cominciarono tutti a sorpassare Draco, per raggiungere i margini della Foresta.
Fiorenzo gli passò a fianco, posandogli una mano sulla spalla.
- Chiama le fate. Noi faremo tutto il possibile intanto.-
- Io vado con loro.- gli disse Gigì - Ricordati quello che ti ho detto su di loro.-
Draco annuì e poi abbassò lo sguardo. Il grifone non si mosse dal suo fianco.
Lasciò perdere, conscio che ormai mancava pochissimo tempo.
Con tutta probabilità ormai il rito per resuscitare quel bastardo doveva già essere stato compiuto. Doveva fare tutto il possibile affinché non riuscisse ad uscire.
Inspirò a fondo e poi cercò tutta la sua voce.
Doveva farlo. Meno male che era da solo, così non ci sarebbero stati testimoni. Che vergogna...
- Io credo nelle fate... io credo nelle fate!- urlò a squarciagola. E tutto, all'improvviso, divenne luce.


Il calderone fumava.
I Mangiamorte ghignavano nell'ombra.
Il sinistro odore dell'aspidistra ribollente nauseava tutti ma non era l'orrido lezzo a turbare a morte gli animi puri.
La mano di Vanessa Lestrange vagava veloce sul Grimario di Lumia Lancaster, il rituale in latino era lungo ma ben presto sarebbe terminato. E gli Auror osservavano con puro odio la lama della spada che aveva trafitto il cuore a Harry.
Hermione guardava fisso davanti a sé, stretta fra le braccia di un Mangiamorte di cui non vedeva il viso.
Dovevano solo darle una breccia, un appiglio. E a costo di morire davvero avrebbe scatenato l'inferno in quella stanza.
Edward era accanto a lei, gli altri incatenati ai muri.
Alle sue spalle altri Mangiamorte, fra cui Theodor Nott che le ghignava addosso col suo sguardo perverso.
Tom, Degona e Damon era ancora sull'altare. Proprio davanti al calderone.
I primi testimoni di quell'onnipotente forza.
Nello Specchio delle Brame brillavano fiamme eccitate mentre il Velo sembrava squassato da un vento innaturale.
In quegli attimi, Hermione pregava.
Non l'aveva mai fatto, neanche quando era stata ridotta a un vegetale, neanche quando era stata divorata viva.
Ma ora...ora si, ora lo fece.
Pregò silenziosamente. Per Tom, per Draco, per Ron...affinché arrivasse presto.
Le catene le straziavano i polsi ma non sentiva più dolore.
Era conscia che mancava poco, conscia che la clessidra non poteva tradire.
Vanessa Lestrange in quel momento chiuse il Grimario di Lumia e affiancandosi con Minus attorno al calderone spezzò il respiro agli Auror e agli ex studenti.
I serpenti attorno all'altare sibilarono e Tom capì solo una leggera reminiscenza di ciò che dicevano.
Libero.
Ecco cosa sibilavano.
I suoi occhi blu si velarono quando Codaliscia estrasse un osso dal suo bauletto.
- E' iniziato.- sussurrò Tristan. E aveva ragione.
- Osso del Padre, donato a sua insaputa, rinnoverai il figlio!-
L'osso cadde dalle mani di Vanessa e con mille scintille l'acqua nel calderone s'increspò e divenne un blu venefico.
Proprio come in passato.
Ed ecco anche il traditore che tornò a piagnucolare. Quella fu la parte migliore per tutti, anche per gli Auror.
Il traditore perpetrava il suo tradimento. Infame, infame verme...
Estrasse un coltellino dalla manica della tunica nera e coi suoi singhiozzi ribatté la sua parte.
- Carne del Servo...donata con l'assenso...rinnoverai il tuo signore.-
Il suo gridò squarciò il silenzio che si era formato e con un tonfo rivoltante la sua mano destra cadde nel calderone. Ora il liquido divenne rosso come il sangue che scorreva dal polso di quel vigliacco fedifrago.
Vanessa ridacchiò leggermente, scostando Minus con sprezzo e alzando il flacone di vetro contenente le lacrime di Tom. Quando il bambino le vide si sentì pervadere da una rabbia sorda.
Impotenza, frustrazione.
Niente, non poteva fare niente. Era debole.
Sua sorella stappò la fialetta, sollevandola dolcemente - Lacrime del Figlio, prese con dolore, rinnoverete chi vi ha dato vita.- e quando la prima goccia trasparente cadde sullo specchio del calderone, l'acqua all'interno s'increspò.
Esplosero scintille dorate e argentee, un fumo leggero si propagò sul pelo delle bolle.
Katrina sorrise. Era quasi fatta.
Sollevò la sua spada e passando la mano sul sangue secco lo fece ridiventare denso e liquido.
- Maledetta.- Hermione serrò le mascelle. Dio, avrebbe dato tutto per ucciderla.
- Buona, buona mezzosangue. Non vorrai rovinare tutto vero?-
Gelò. Riconosceva quella voce. Fece per voltandosi ma una mano fredda le serrò la gola. Il Mangiamorte col volto coperto si chinò con la bocca al suo orecchio - Buona mezzosangue. Dai tempo ai tuoi amici di fare il loro lavoro.-
La strega non capì fino a quando qualcosa la sfiorò la guancia.
Una carezza. Ma non c'era nessuno.
- Shhh...sono io!-
Ron! Era sotto il Mantello di Harry! In un attimo tutte le manette degli Auror scattarono silenziosamente, anche di Edward ed Hermione e nessuno se ne accorse. I Mangiamorte erano troppo presi dal rito e infatti non si accorsero di nulla. Come non si accorsero neanche delle luci che, attraverso lo squarcio nella parete, si levavano dalla Foresta Proibita.
Tante lucine, piccole ma brillanti.
E lente ma veloci avanzavano verso Hogwarts.
Erano così tante che lo ricoprirono tutto e le nubi in cielo brillarono della loro luce riflessa.
La tempesta sembrava squarciarsi in due...una spaccatura fra le nuvole e presto rispuntò qualche stella.
Anche la gabbia di Trix venne aperta e mentre Degona sentiva distintamente il richiamo di suo padre, si portò una mano nella tasca del vestitino che aveva addosso. La sfera con la farfalla era ancora lì.
- Aspetta ancora un attimo.- la voce di prima tornò a parlare all'orecchio di Hermione - Poi potrai fare tutto quello che vuoi. Se usate l'effetto sorpresa avrete una speranza.-
La Grifoncina tacque ma ghignò biecamente per una volta.
Un sorriso maligno le increspò la bocca rossa.
- Che ti devo per questa cortesia Jeager?- sussurrò.
Il mezzo demone rise, mentre la spada di Katrina veniva levata alta sul calderone - Un posto in prima fila per lo spettacolo.-
- L'avrai.-
Vanessa e Katrina si affiancarono, tenendo una l'elsa e l'altra la lama di quella preziosa spada.
Tremavano e sapevano che la vittoria era vicina. Per questo non vedevano altro.
- Sangue del Nemico, preso con la forza...- la voce della Lestrange s'incrinò per un attimo per poi risalire, quasi tonante e regale -...farai risorgere il tuo avversario!-
Le gocce di sangue scivolarono dal filo della lama fino alla punta. Quando toccarono il filo della pozione, questa divenne di un bianco accecante. Fu quello il momento in cui tutti caddero in ginocchio.
Mille scintille simili a diamanti cominciarono a schizzare ovunque ed erano tanto abbaglianti che anche Tom dovette chiudere gli occhi.
Era pronta.
- Ce l'abbiamo fatta.- sussurrò Katrina.
Il grido di ovazione dei Mangiamorte riecheggiò come un ululato di demoni ma proprio questo giubilo impedì loro di vedere ciò che li circondava. Una gabbia e uno specchio vennero rotti e due ostaggi liberati.
Gli Auror scossero il capo, riunendosi mentre quelli esultavano.
Era uno spettacolo penoso ma non ebbero né la voglia né il reale desiderio di fermarli.
Si, che facessero pure.
Hermione guardò nello squarcio del muro e vide i fasci dorati avvolgere Hogwarts.
Le fate.
Draco...era stato lui. Era vivo!
- Ce l'abbiamo fatta!- urlò Katrina in quel momento, sollevando la spada di Harry - Il nostro Signore rivivrà!-
- Sbagliato.-
La voce di Ron mentre si levava il Mantello dell'Invisibilità dalla testa bloccò tutti.
Col sangue a cubetti nelle vene si voltarono verso la scalinata.
Più di trenta maghi di cui la metà composta da Auror avevano ripreso le loro bacchette.
- E adesso a noi.- aggiunse Hermione, mettendosi accanto a Weasley - Tutta la gente che avete mandato all'altro mondo si sente sola. Credo che abbiano bisogno di compagnia.-
- Muovete un passo e uccidiamo i bambini.- ringhiò Rafeus.
- Ma davvero?- ghignò Tristan - Provaci. Vai Dena!-
Katrina si girò, avvertendo il pericolo ma i suoi occhi sgranati non palesarono il vero terrore che la colse quando la bimba si alzò sull'altare, con una boccia di cristallo in mano.
Degona la guardò solo un istante perché senza attendere oltre scaraventò la sfera a terra.
Il suono stridente che ne fuoriuscì piegò tutti a terra mentre una farfalla nera, screziata di oro e rossa volava via...
E la vera battaglia iniziò.

 

 

 

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Capitolo 55
*** Capitolo 55° ***


Dest55

 

 

- Abbassate la testa!-
Tom mise il braccio sul capo ricciuto di Degona e si chinarono di colpo, evitando un Bombarda che prese in pieno la parete alle loro spalle. Una nuvola di polvere arrivò addosso ai maghetti mentre Damon continuava a strattonare quelle maledette catene. Era scoppiato il finimondo e loro non riuscivano a liberarsi.
Si guardavano attorno spaventati, essendo impossibile per loro riuscire a spezzare quelle catene magiche.
Anche con la magia dubitavano che sarebbero stati in grado di scappare e in quella folla di Mangiamorte e Auror, gl'incantesimi schizzavano ovunque, senza possibilità di prevedere quali colpi avrebbero potuto raggiungerli.
I maghi lottavano fra loro in una sequenza di colpi durissimi, schizzi di maga, scintille, grida e urla di rabbia.
Il caos regnava sovrano e mentre gli specchi di Katrina s'incrinavano e alcuni si spezzavano, l'empatica cercava di trovare la sua farfalla, volata via dalla boccia di cristallo che l'aveva tenuta prigioniera per un anno, arrancando piena di paura e collera fra nemici e compagni Mangiamorte.
Essendo incorporea era sfuggita ad ogni attacco ma Hermione, che stava nascosta con Blaise, Ron ed Elettra dietro una spessa colonna, aspettava in momento giusto per mettere fine alla sua esistenza.
Prima però, dovevano trovare quella farfalla e liberare i bambini.
Zabini scattò indietro in quel momento, evitando una maledizione Cruciatus che s'infranse sulla colonna.
- Siamo nei guai gente!- urlò, per farsi sentire - Sono troppi, se raggiungono Tom è la fine!-
Neville e gli altri ex studenti, arroccati dietro alle altre colonne, cercarono di inquadrare l'intera stanza, ricordando le vecchie lezioni di Tristan. Dovevano arrivare all'altare in fondo alla grande sala ma chi aveva provato ad avvicinarsi, Milo in questo caso che era entrato nel gruppo dei Mangiamorte disperdendoli, era stato bruciato dalle fiaccole che come impazzite avevano scatenato un incendio a protezione degli ostaggi.
Fortunatamente Morrigan si era riformato dalla sua cenere di Diurno in pochi secondi ma ora avvicinarsi non era più così facile. Gli Auror sarebbero morti carbonizzati e i Mangiamorte avrebbero ucciso Degona e Damon, portandosi via Tom se fossero riusciti a fuggire.
Jess Mckay, da parte sua, accucciato dietro a Sphin in un angolo di un'arcata, sapeva che studiando le trappole che proteggevano Specchio, Velo e altare avrebbero potuto fermarle con dei contro incantesimi.
Alla protezione di Voldemort non c'era solo il fuoco di quelle fiaccole traditrici.
C'era Katrina che aveva già ferito Sphin a una gamba con la spada, ricacciandoli indietro.
Per il momento però l'Auror non temeva ancora per i bambini.
Sapeva che Nyssa era con Degona e che qualunque cosa fosse successa avrebbe protetto anche Damon e Tom ma lasciarli ancora fra lo Specchio e il Velo, col calderone della pozione per resuscitare il Lord Oscuro proprio lì davanti a loro era impensabile.
- Cosa vogliono fare con quella pozione Hermione?- urlò, rivolgendosi alla sua destra dove c'era la Grifoncina.
La strega si abbassò di scatto, chinandosi su Elettra.
- Vogliono buttare la pozione nel Velo, Jess!- gridò a sua volta, chiudendosi le mani a coppa sulle labbra - Rovesciando quella pozione riusciranno a raggiungere l'ultima persona che vi è caduta dentro. La pozione seguirà lo stesso percorso che i corpi fanno in quel portale, raggiungendo Voldemort!-
Un'altra esplosione in mezzo all'arcata rovesciò loro addosso una nuvola di polvere e detriti.
La stanza tremò con forza, i fantasmi di Hogwarts riecheggiarono in uno stridio antico mentre fuori, nella spaccatura provocata dall'incantesimo di Rafeus che aveva fatto precipitare Draco Malfoy nel lago nero, stava accadendo qualcosa.
Le luci.
Tante, tante luci. E tante grida di battaglia.
Qualcuno combatteva a Hogwarts, insieme a loro.
Qualcuno stava liberando le mura e il palazzo in nome della speranza.
Hermione, a terra, riaprì gli occhi in quell'istante, vedendo tutti quei minuscoli lumini che attorniavano il castello e che cacciavano i Dissennatori.
Erano ovunque, piccole, si muovevano lente, quasi sofficemente portate dal vento.
Ma erano lì, a cupola della scuola di Hogwarts.
I suoi occhi dorati per un attimo si velarono.
Fate.
Era stato Draco a chiamarle.
Per Harry.
Harry aveva sempre creduto nelle fate. Ma Draco no.
Possibile che avesse imparato a credere?
Ad avere fiducia? A...sperare?
O era stato Harry, dentro di lui, ad aiutarlo?
Credere, sperare, fidarsi.
Una gagia non poteva permetterselo, l'aveva imparato presto e a sue spese in tutti gli anni passati a cavarsela da sola.
Aveva dimenticato un bambino di undici anni che a bordo di un cavallo, in un'immensa scacchiera, aveva salvato i suoi migliori amici per permettere loro di sconfiggere un nemico.
Aveva dimenticato Harry Potter, sul bordo di un lago, a dare il meglio della sua anima di mago, salvando se stesso e il suo padrino dai Dissennatori.
Aveva dimenticato Harry e la sua parola d'onore, il suo giuramento.
In quegli anni era cambiata, dimenticando ciò che non avrebbe dovuto.
Si mise seduta, serrando la mano sulla sua bacchetta.
I capelli le scivolarono dalle spalle, mentre guardava a terra.
Gl'incantesimi colpivano ovunque ma lei non li sentiva più.
Quella gente aveva ammazzato il suo migliore amico e non le importava che fosse possibile farlo tornare.
Quella gente aveva trafitto il cuore di Harry Potter.
L'avevano fatto smettere di vivere, avevano fatto sì che il suo corpo si spezzasse in mille lucciole verdi.
Avevano spezzato il suo respiro.
Un tempo gli aveva detto che lui era il prescelto. Che lui era l'eroe dei maghi, che solo lui poteva sobbarcarsi quell'impegno tanto gravoso.
Ma ora...che fosse l'eroe dei maghi, il loro Messia, il salvatore, il bambino sopravvissuto...
No, niente di questo le importava.
Non era perché aveva sconfitto Voldemort, non era per la sua straordinaria capacità magica.
Non era per il suo nome, il suo passato.
Harry Potter era solo la metà di ciò che Harry era realmente per lei.
Serrò il pugno sul ginocchio, stringendo la nera stoffa dell'abito strappato.
Osservò l'anello al suo anulare sinistro.
Il serpente arrotolato nelle sue spire brillava lucente, senza perdere la sua magnificenza.
Draco aveva creduto. Aveva sperato.
E stava tornando da lei.
Lo sentiva.
Si rimise in piedi, lentamente.
Un'altra esplosione e alcuni Mangiamorte si accasciarono a terra, feriti dalla magia di Edward e Blaise.
Doveva sbrigarsi.
Doveva salvare i bambini.
Harry non avrebbe voluto vedere Tom con suo padre.
Doveva fare tutto quanto in suo potere per riportare Harry da loro, da lei.
Doveva solo rimettere insieme gli Horcrux.
- Herm...che vuoi fare?- sussurrò Elettra, tirandola indietro contro la colonna - Ti è venuto in mente qualcosa?-
La strega taceva, limitandosi a sentire solo le invocazioni delle magie che li attaccavano.
Fissava il calderone e il Velo.
Doveva raggiungerli a tutti i costi. Non le importava di morire bruciata, non le importava di rischiare di morire.
Le parole di Ron di ore prima all'improvviso le tornarono alla mente, forti come il rombo del tuono.
Harry Potter era morto perché nessuno aveva mai osato alzare la testa, oltre a lui.
I maghi lo avevano ucciso, con la loro vigliaccheria.
Se qualcuno non iniziava a ribellarsi, non sarebbero mai giunti a nulla.
Qualcuno doveva lottare per Harry Potter, era giunto il momento di farlo per lui.
- Ron!- urlò forte, richiamandolo.
Weasley si nascose in un muro, sentendo la sua chiamata ed evitando uno Schiantesimo, tornò da lei, apparendole alle spalle dalla parete di fondo.
- Ragazzi ce l'abbiamo un piano?- alitò Blaise, una mano ferita di striscio - O qua non andremo avanti a lungo!-
- Hermione?- le chiese il rossino.
I due si fissarono, poi il loro sguardo cadde su tutti gli altri.
Edward, Blaise, Elettra e Ron sapevano riconoscere gli occhi di Hermione Granger quando la strega aveva in mente un piano e quell'espressione era proprio quella che avevano aspettato.
Jess e Tristan se ne accorsero, così rischiando l'osso del collo riuscirono a saltare dietro alla loro colonna, mentre Sphin, Milo e gli altri ex studenti cercavano di coprirli come meglio potevano.
Il piano di Hermione era rischioso, ma l'unica soluzione per il momento era portare via i bambini.
Anche se Vanessa e Rafeus avessero gettato la pozione nel Velo, ridando vita a Voldemort con un nuovo corpo, sarebbe comunque rimasto imprigionato in quel portale, quindi l'unica soluzione era portare via Degona da quell'altare.
Ma non potevano avvicinarsi a muso duro.
Le fiaccole possedute e i Mangiamorte sbarravano loro la strada.
L'unica soluzione era attaccare...dalle spalle.
E l'unico che poteva arrivarci era Ron, passando attraverso i muri.
Una volta apparso alle spalle del Velo e dello Specchio le fiaccole avrebbero cercato di bruciarlo vivo ma forse col mantello dell'invisibilità addosso sarebbe riuscito ad ottenere qualche secondo sufficiente a ghiacciare il fuoco.
- E ammesso e non concesso che ci riesca...come farà a portarli via fa lì?- urlò Pansy, accucciata a fianco di Ron - E' un suicidio mezzosangue! Quei bambini ci resteranno secchi!-
- Può aiutarlo Nyssa!- replicò Jess.
- Ma sarebbero sempre circondati di Mangiamorte! E come farà con quei serpenti?- sbottò anche Blaise - Gente non hanno dato retta a Tom e Degona! Qua ci serve un Rettilofono!-
- Maledizione ma dove s'è cacciato Malfoy?- soffiò la Granger, furente proprio mentre gl'incantesimi dei nemici riprendevano ad esplodere ovunque, cozzando su ogni superficie e riducendo quella povera stanza ad un ammasso di macerie. Esausti, stanchi, demoralizzati e coperti di stucco, gli Auror attendevano di poter rompere quelle file ma così non sarebbero andati avanti a lungo.
In quella maniera si sarebbero ammazzati a vicenda, rischiando di fare del male ai bambini.
C'era una soluzione.
Tristan si guardò attorno. La sua fede. Dov'era?
Quella era l'unica che in quel momento poteva aiutarlo.
Ricordava che era stata Katrina a levargliela, esattamente come si era presa il bracciale col sangue di Cameron, di Hermione. Ma ora dov'era finita quella maledetta? Dove?
La trovò poco dopo, nei metri che li separavano dai Mangiamorte, alle spalle di Rafeus, a cercare freneticamente qualcosa. La sua farfalla.
Rise, deciso a riprendersi il dono di Lucilla.
Forse era incorporea, forse poteva costringerlo ad uccidersi ma la paura bloccava anche il potere più grande.
- Ragazzi!- gridò - Aiutatemi! Devo riprendermi l'anello di Lucilla!-
- Cosa vuoi fare?- gli chiese Clay, abbassandosi di colpo per evitare una maledizione Cruciatus.
- Metterle la paura in corpo!- ghignò - Attiriamoci un po' di sfiga. Quanti specchi ci saranno qua dentro?-
- Come se non ne avessi già abbastanza.- rise Edward, inginocchiato accanto a Blaise nell'altra colonna - Sette per circa trecento specchi! Grande Mc, ti seguo!-
- Così distraiamo Katrina e potrò riprendermi l'anello.- urlò di nuovo, visto che con quel fracasso era impossibile sentire nulla - Con quell'anello avremo protezione sufficiente e potrò anche andare con Ron a riprendere i bambini!-
- E' troppo liscio.- ringhiò Milo fra i denti - Non so se funzionerà.-
- Bhè, per ora non abbiamo altro. Le fate e i professori stanno già liberando il castello, non possiamo starcene qui con le mani in mano! E non intendo lasciare quell'empatica a piede libero con Degona ancora su quell'altare! Ci siete?-
In quell'attimo scoppiarono veri e propri fuochi d'artificio.
I Mangiamorte rimasero basati quando gli Auror smisero di attaccarli per alzare le bacchette ovunque ma non su di loro. L'unica a sbiancare fu Katrina che, lanciando uno strillo isterico, sbarrò gli occhi scuri per il terrore.
- NOOOO!!!- gridò, ma era ormai tardi.
Miriadi e miriadi degli specchi presenti iniziarono a frantumarsi in serie, come le pedine del domino.
Ogni scheggia di piantava a terra, con uno stridente suono che feriva orecchie e spirito.
Katrina continuava a strillare istericamente, l'espressione spiritata, cadendo a terra in ginocchio debole come mai si era presentata a loro.
Vanità.
Gli Auror si sollevarono in piedi, gridando e gettandosi contro i Mangiamorte.
Era il momento di attaccare, di affrontare il nemico.
Ma Edward incrociò lo sguardo di Katrina. I suoi occhi azzurri si velarono.
Vanità.
Il peccato peggiore degli esseri viventi.
Il bracciale d'argento di Hermione e la fedina d'oro di Tristan era a terra.
Mckay li raccolse di volata, parando col la mano sinistra l'ennesima Bombarda e lanciando l'oggetto alla strega mentre, con un sorriso, la luce dorata del suo anello tornava a brillare vivida e serena in quella stanza.
Le fiaccole provarono a ghermirli tutti con il loro fuoco assassino ma una cupola di un denso color ambrato si posò sulle loro teste, rendendo quasi un magico tetto su quella sanguinosa battaglia.
- Vai Ron!- gli disse Hermione, spingendolo via mentre Nott l'attaccava e Weasley sparì in un muro.
Sfortunatamente per lui però, qualcuno lo vide.
Vanessa si guardò freneticamente attorno, ora colta dalla vera prospettiva di perdere ogni cosa.
Con un colpo di bacchetta atterrò Seamus e Dean, per tornare a cercare Ron.
In quel caos di scintille e sangue, capì dove sarebbe potuto riapparire.
L'altare.
La parete di fondo era ancora ingombra di specchi, di cui la metà spaccati. In alcune buie arcate invece c'era solo mera pietra. Non attese oltre. Sapeva che avrebbe liberato i bambini.
Al limite della disperazione ma al tempo stesso ottenebrata come lo era stata sua madre, Vanessa abbassò il viso sul calderone contenente la pozione per resuscitare il suo signore.
Rafeus lo stava proteggendo ma non sarebbe potuto restare immobile a lungo.
Alzò il bel viso e un ghigno diabolico le segnò la bocca carnosa, quando incontrò lo sguardo di Hermione.
La strega allargò gli occhi dorati, poi...tutto lentamente si sgretolò.
Con un gesto secco e rapido, Vanessa scagliò malamente via il calderone che finì per rovesciarsi a mezz'aria e investire totalmente il Velo.
Per un secondo tutti rimasero immobili...mentre la pozione bianca ed evanescente gocciolava sui gradini del Velo, oltre la sua tenda opaca.
Le voci...ora Tom poteva sentire quelle voci.
Col cuore che si spaccava si girò verso lo Specchio. E Lui fu lì.
Lui era lì.
Non più pallido, non più spettro.
Con orrore vide un corpo prendere forma, l'epidermide tornare pallida e segnata di blu dove le vene si ramificavano.
Mani dalle dita lunghe, grifagne. Occhi rossi, nascosti in un blu spettrale.
Capelli neri come la notte, narici schiacciate.
Nelle fiamme. Eccolo.

Lord Voldemort era tornato in vita.

E guardava lui. Guardava suo figlio, il sangue del suo sangue.
Alzò una mano, sembrò volerlo toccare e una forza sinistra e trasparente si alzò dal Velo, alle spalle dei bambini.
- TOM ATTENTO!-
Hermione guardò con orrore quella mano. Stava per afferrarlo.
Il Lord Oscuro stava per mettere le mani su suo figlio o...su Degona?
Vide gli artigli di quella mano spaventosa arricciarsi, unghie quasi demoniache allungarsi ma quando la mano cercò di afferrare la bambina non ci riuscì. Lord Voldemort serrò le mascelle nello Specchio mentre ora una donna bionda avvolta in un lungo e semplice abito bianco appariva davanti ai piccoli maghi.
La videro solo per un secondo perché svanì nell'istante dopo, ricacciando via quella mano atroce.
Dallo Specchio cominciarono a formarsi fiamme. Qualcosa d'incandescente irradiava verso i bambini, il calore aumentava, le fiaccole ardevano impazzite e Tristan non riusciva a mantenere la cupola protettiva.
Furibondo, Lord Voldemort cercò di afferrare di nuovo la piccola Degona ma stavolta non ci riuscì. E per due ragioni.
La prima fu l'apparizione di Ron che arrivato alle spalle del Velo e dello Specchio alzò semplicemente la bacchetta per liberare i piccoli dalle catene.
- Maledizione ammazzateli!- sbraitò Rafeus, vedendo le catene spaccate ai piedi degli aspidi.
Nott ed Alderton non se lo fecero ripetere due volte.
Usarono dei semplici Schiantesimi, per ferire il figlio del loro Oscuro Signore ma questi andarono a vuoto. Di nuovo Nyssa li aveva fatti sparire, restando però invisibile.
La collera ormai era densa come la frustrazione di tutti i maghi presenti.
Forze differenti e numeri diversi.
La seconda apparizione salvò tempestivamente Damon e Degona.
Il verso del grifone dorato che era arrivato ad aiutare gli Auror risuonò nell'antica e ormai distrutta camera. Il suo battito d'ali si fece vicinissimo e proprio quando Vanessa cercò di fare di nuovo del male ai bambini, il grifone riapparve e proprio dall'ingresso.
Con un battito delle sue meravigliose ali volò sulle teste dei combattenti e incurante delle fiamme si gettò sull'altare. Lì, attutendo i colpi della Lestrange che cercava di fermarlo, riuscì a far salire Degona e Damon ma Tom non ebbe una tale fortuna. Una forza magnetica lo bloccò.
Niente lo stava trattenendo...di visibile almeno.
Ma sentiva una mano stretta nella sua. Una mano gelida e scheletrica.
Rabbrividì quel secondo che bastò a Vanessa per cacciare via il grifone e afferrarlo per il collo, rabbiosa.
- Fermi tutti!- gridò, ansando.
Auror e Mangiamorte si separarono, vedendo la bacchetta della strega puntata alla gola del piccolo Riddle.
Hermione macchiata di sangue in faccia ma sostanzialmente non ferita se non alla schiena, la fissò a lungo.
- Non lo farai.-
- No?- ringhiò Vanessa - Dici di no sporca mezzosangue?-
- Dico di no.- replicò la Granger - A meno che tu non voglia farti ammazzare lentamente dal padre di quel bambino.-
Vanessa serrò le mascelle, scoccando un'occhiata a suo fratello e a Katrina.
L'empatica assottigliò gli occhi. Dannazione, ora la situazione si era fatta complicata.
- Lascia il bambino, Vanessa.- le disse anche Ron - Non sei nella posizione di poterlo usare.-
- Non vi ridarò comunque mio fratello. Piuttosto lo ucciderei!-
- E questo dimostra solo quanto tu sia disperata, mia cara Vanessa.-
Gli Auror si voltarono sconvolti, sentendo i passi di numerose persone e quando si ritrovarono davanti a un gruppo folto e numeroso di Auror, professori e imbucati rimasero a bocca aperta.
Silente con suo passo cadenzato e garbato stava scendendo i gradini. Alle sue spalle la Mcgranitt, Piton, la Cooman, Vitius, poi Sirius, Remus, Kingsley e tutti gli altri.
Ma ciò che lasciò più a bocca aperta Vanessa fu l'uomo accanto a Sirius Black.
- Zio.- alitò, quasi sentendo il braccio tremare - Zio tu...no, non ci credo...-
Lucius Malfoy venne fuori da sotto il cappuccio, osservando con occhi alteri i nipoti.
Poi vide Voldemort che con odio fiammeggiava nel suo inferno, ora con un vero corpo e attorniato da anime di morti.
- Zio...- sussurrò ancora Vanessa, i lineamenti induriti - No, non tu.-
- L'avevo detto a tua madre Vanessa.- rispose Lucius - Poteva mandare al macello chi le pareva, lei stessa per quel che me ne importava. Ma non doveva azzardarsi a toccare mio figlio. Tu e tuo fratello avete fatto il suo stesso errore a quanto vedo.-
- Così lo tradisci...proprio qui di fronte a noi.- ringhiò Rafeus collerico - Non ti credevo un debole zio! Credevo fossi fuggito per tornare a cercare le ossa del Padre! Come hai potuto tradirci così? Cosa rispondi della vita di mia madre eh?- gridò allora, puntandogli addosso la bacchetta - Tu e tua moglie l'avete ammazzata come un cane! Sei stato in combutta con quel vigliacco per tutto questo tempo?- aggiunse, fissando Sirius - Siate maledetti tutti e due!-
- Calma, calma amici miei.- sibilò Katrina, frapponendosi nella loro visuale - I signori Auror forse non sanno delle novità.- e ghignò, sputando tutto in faccia a Silente - Con gioia vi faccio sapere che il nostro Signore è tornato in vita e presto lo faremo uscire da quel Velo.-
- Infatti noi siamo venuti qua solo per osservare.- rispose Piton ironicamente.
- Lei stia zitto!- sbraitò Rafeus - Morirà con mio zio come tutti i traditori Severus!-
- Stiamo tutti tremando.- sibilò Sirius morbidamente.
- Non gongolerà a lungo Black.- sorrise allora Katrina, incrociando le braccia al petto - Il suo adorato figlioletto è morto, lo sa?-
Cadde un silenzio di tomba.
Sirius non disse nulla. Gli occhi grigi puntati sull'empatica.
Hermione e Ron osservarono la sua espressione. Vuoto.
- Sta calmo.- gli sussurrò Remus, afferrandogli il polso e sentendo i muscoli contratti sotto le sue dita - Stai calmo Paddy. Dobbiamo ragionare.-
- Non sprecate tempo a ragionare.- soffiò Vanessa, che li aveva sentiti e stringendosi di più Tom addosso, continuando a tenergli la bacchetta puntata al collo - Allora signori. Per quel che ne so siete molto affezionati a mio fratello. Facciamo così...io non lo uccido. Ma qualcuno di voi entrerà al suo posto nel Velo. Possibilmente un Mckay.- aggiunse soave - Così che la cara Lady Lancaster venga qua ad adempiere al suo dovere.-
- Vai al diavolo.- le rispose Hermione ma quella piantò le unghie nel collo del bambino, strappandogli un gemito.
Cloe, Trix e Damon esplosero in un coro di vivaci proteste, restando alle spalle degli Auror che li trattenevano.
- Ripeto.- disse di nuovo Vanessa - Qualcuno prenderà il posto di mio fratello nel Velo. Subito. O lo ammazzo e poi verrò a prendermi la tua deliziosa figlia mezzosangue, Mckay, sono stata chiara?-
In quell'attimo, mentre Tristan e Jess imprecavano per la rabbia, accadde qualcosa.
Il grifone dorato emise una specie di verso rapace, acidulo e ruvido e poi si sollevò in aria, rapidissimo.
I Mangiamorte non fecero neanche in tempo a capire cosa fosse accaduto che il grifone volò dritto dritto verso Tom. quando sembrava che volesse prenderlo in pieno, in realtà sembrò trapassarlo.
Si fece d'aria e...s'infilò dentro al bambino, con un semplice puf e una nuvoletta azzurrognola.
Poco dopo non ne era rimasto nulla.
- Ma che cosa diavolo...- tuonò Rafeus rivolgendosi agli Auror - Che diavolo gli avete fatto voi bastardi?!-
Tutti tacquero ma Katrina gelò. L'aveva visto in passato quell'incantesimo.
- Horcrux.- alitò.
- Cosa?- sbraitò Rafeus.
- Horcrux!- uggiolò anche Peter Minus, nascosto dietro alle spalle di Nott - Oh Signore no!-
- Che accidenti succede?- chiese allora Vanessa istericamente ma stavolta i Mangiamorte arrivarono tardi.
Lord Voldemort aveva capito ma non ebbe voce e tempo sufficiente per fermare quell'orda di idioti che gli avevano prestato fedeltà. Attorniato dalle fiamme, sconvolto dal dolore che il suo inferno gli procurava e abbracciato da anime di disperati, vide l'impossibile.
Una stretta dolorosamente forte si chiuse sulla spalla di Vanessa che cacciò un grido, sentendo quasi l'osso spezzarsi.
La strega rotolò giù dalla gradinata dell'altare, seguita da Alderton e il figlio maggiore di Avery.
Girandosi, Katrina e Rafeus ebbero l'impressione di non sentire più il terreno sotto i piedi perché una fiammata che ebbe il potere di sciogliere anche la roccia della pavimentazione li prese in pieno. Tutti quanti.
Tutti i Mangiamorte.
Draco Malfoy camminò fra i serpenti, guardando con gelidi occhi gialli colmi di sdegno.
- Draco!- urlò Tom correndo ad abbracciarlo.
Il biondo non sorrise minimamente ma prese in braccio il cugino, stringendolo forte.
- Tu sia maledetto Draco.- sibilò Katrina in quel momento, rimettendosi in piedi con l'abito ghermito in alcuni punti - Come diavolo fai ad essere vivo?-
- Sei stato tu a chiamare le fate vero?- urlò anche Nott - Bastardo, continui a tradirci!-
Il biondo fece una smorfia mentre Tom gli cingeva il collo con le braccia e i fianchi con le gambe.
Lo strinse fortissimo, come se avesse voluto abbracciare anche Harry.
- Non potete fermarci.- urlò Vanessa, inginocchiata ai suoi piedi, tenendosi la spalla bluastra - Il nostro Signore ormai è vivo! E si riprenderà suo figlio.-
- Si. E probabilmente ucciderà gl'incapaci.- soffiò Lucius - Solitamente faceva così.-
- Come osi zio?!- Rafeus si rimise in piedi, poggiandosi alla spada insanguinata - Non ti basta averlo tradito! Ora osi insultare tutto ciò in cui hai sempre creduto?!-
Malfoy Senior stavolta non rispose, limitandosi ad estrarre la bacchetta insieme a tutti gli Auror capeggiati da Sirius e Kingsley.
- Vi arrendete?- chiese Silente.
- Meglio la morte.- ruggì Rafeus.
- Non ora che Lord Voldemort è vivo!- urlò anche Nott - E il vostro eroe è morto!-
- Chiuditi la bocca, Theodor.- gli suggerì Hermione - Prima che te la chiuda io.-
- Non ce la puoi fare Hargrave.- le disse Katrina - Siete finiti senza il vostro adorato Potter. L'ho ammazzato con le miei mani e per quanti Horcrux voi maledetti abbiate recuperato, senza di lui non siete niente. Non siete mai stati niente senza il bambino sopravvissuto! Mai! Siete spacciati!-
- Sei tu che sei finita.- le sibilò la Grifoncina, piegando improvvisamente la bocca.
Oh, Harry. Stai per essere vendicato.
- Hai notato che Edward non è più accanto a me?-
L'empatica stavolta sentì la gola seccarsi.
Dalton.
Gelò, il sangue quasi si fermò nelle sue vene. Poi avvertì qualcosa vibrare dentro di lei.
Si girò lentamente alla sua destra. Un suono di vetro infranto le giunse alle orecchie.
Una farfalla di nera e screziata di rosso e oro si era posata sulla cornice di uno specchio, diventando di rame. Stava ancora sbattendo le ali...e Katrina vide due occhi azzurri puntanti su di lei, riflessi nella sua immagine ripetuta mille volte, su quello specchio rotto.
La mano aperta di Edward aveva sbattuto violentemente contro la superficie dello specchio.
Si spezzò i due. Altri frammenti caddero a terra. Le schegge scivolarono in giù come pioggia lucente.
Katrina avvertì qualcos'altro vibrarle dentro poi quel qualcosa andò sfumarsi.
Guardò Draco, Hermione, Elettra e Ron...e stranamente, sorrise.
Mosse qualche passo verso Edward, sempre col sorriso sulle labbra mentre Dalton teneva ancora la mano insanguinata dalle schegge che erano rimaste impiantate nel palmo nella custodia di rame dello specchio.
Lo raggiunse, lo guardò. Diventava pallida, sempre di più.
Le sue labbra si fecero viola. Gli occhi le si velarono.
Una lacrima le rigò il viso infine si accostò al suo orecchio.
- Grazie...-
Lento, Edward risalì con la mano sinistra alla sua vita mentre lei gli scivolava addosso.
- Addio May.-
Ci furono lunghi attimi senza respiro, un'attesa quasi snervante.
Rabbia e ansia mescolate, aria densa di lacrime, densa di collera devastante.
Tom non pianse, vedendo Edward sollevare il corpo di May esanime fra le braccia.
No, non poteva piangere.
Aveva giurato di ucciderla e ora vederla morta non gli causava nulla.
Nascose il viso nella spalla di Draco, socchiudendo gli occhi.
Ora che Katrina era morta però...Harry non sarebbe tornato comunque.
Era così che si era sentito Harry, uccidendo suo padre?
Ucciderlo non aveva riportato in vita James e Lily.
Era triste.
Era triste combattere tanto...provare tanto odio...e poi restare così vuoti e soli.
Vanessa e Rafeus si rimisero in piedi, seguiti dagli altri venti Mangiamorte rimasti in vita.
Auror e avversari si fissarono bellicosi, ben sapendo che questi ultimi non avevano ancora deciso di gettare la spugna.
Ma qualcuno non aveva più voglia di aspettare.
L'aveva fatto anche troppo. Per anni interi.
Draco sentì all'improvviso un dolore atroce alla schiena e un gemito spezzato gli uscì dalle labbra. Lasciò cadere Tom e di colpo le fiaccole gelate da Ron si sciolsero, alzandosi più alte di prima e più feroci che mai.
Arsero come la fiamma dell'ira, come il peccato più divoratore.
Una stessa scia di fuoco giallo e nero separò Mangiamorte da Auror mentre le grida di Hermione e degli altri si levarono alte.
Cloe e Clay, essendo Sensimaghi, avvertirono qualcosa di spaventoso. E terrificante.
Qualcosa che sembrava voler uscire dal Velo...quella magia...quella magia che stava trapassando un portale.
Non poteva essere di uomo...quale uomo poteva fare una cosa simile?
Draco cadde in ginocchio, la giubba bruciata sulla schiena e un'ustione sulla pelle. I suoi occhi tornarono verdi e Vargras lasciò la sua mente, proprio quando i Mangiamorte si chiusero attorno a lui.
Un attimo dopo mentre Tom urlava e chiedeva aiuto e gli Auror cercavano invano di passare quelle fiamme che sembravano animate di vita propria, fiamme che nemmeno Silente riusciva a spegnere, Draco ricevette un forte pugno nello stomaco da suo cugino e uno in viso che gli spaccò il sopracciglio da Nott.
Incassò, piegandosi ma non fece in tempo a rialzarsi che Rafeus, ghignando sguaiatamente, lo afferrò per la nuca e lo gettò piegato in avanti sull'altare. I fianchi gli battevano contro la roccia e Malfoy serrò i denti, avvertendo i Mangiamorte tenerlo fermo con la sola forza fisica. Venti contro uno...e Vanessa, tenendosi la spalla, puntava di nuovo la bacchetta su Tom.
Il bimbo era liso e graffiato ma lo fissava a occhi sgranati, disperato e senza più voce per supplicare.
- Ecco qua cuginetto!- gli soffiò Rafeus, tenendogli ferma anche la testa mentre Theodor con un coltello si squarciava la manica sinistra e gli distendeva il braccio sull'altare - Ora faremo quello che avresti dovuto fare quattro anni fa!-
- Che cosa...- a Draco morirono le parole in bocca.
Davanti a lui, dal Velo, uscì una luce nera come una tossica che schizzò verso di lui.
Le fiamme si sollevarono ma gli Auror sentirono ugualmente le sue grida.
Il cuore di Hermione si spaccò in due, sentendolo urlare. Si sarebbe gettata nel fuoco ma Blaise e Ron la fermarono.
Le grida di Draco erano violente, atroci...quasi disperate.
Ricordava quelle grida...lei stessa le aveva vissute, quando era stata divorata viva.
Il pensiero la uccise.
- No! No! Ti prego basta! Smettila, lascialo stare!-
Anche Tom, con le lacrime agli occhi, si dimenava nella presa della sua sorellastra, guardando nello Specchio.
Supplicava. Si, lo stava facendo.
- Basta ti prego! Lascialo stare!- pianse ancora, strillando con tutto il fiato che aveva ma suo padre ora non lo guardava più. Ora Lord Voldemort stava marchiando la sua proprietà.
E quando ebbe terminato, sul braccio sinistro di Draco Malfoy spiccava il Marchio Nero.
Sangue alla bocca per essersi morso le labbra, il Principe di Serpeverde scoprì l'esatto significato della parola vergogna.
Eccola la vergogna. Eccola. Che veniva e uccideva il suo peccato.
La vanità.
Era stato marchiato.
Tutto quello che aveva disperatamente combattuto aveva finito per schiacciarlo.
Quel teschio nero e quel serpente...bruciavano. Bruciavano come la vergogna e il disonore.
Chiuse gli occhi mentre Tom si liberava da Vanessa e correva da lui, chiudendo le mani nella sua.
Lui tremava. Così piccolo piangeva per lui...chiedendogli se stava bene.
No, non stava bene.
Non più.
D'un tratto però Draco sentì un tintinnio.
Il suo bracciale di platino aveva toccato qualcosa di metallico. Riaprì gli occhi e vide il bracciale di Harry, al polso di Tom.
Sfregiato...
Di colpo le risate diaboliche e di scherno dei Mangiamorte per lui sparirono.
Si sublimarono mentre lentamente stringeva la sua mano sinistra in quella destra del piccolo Tom, dove ora troneggiava il bracciale maledetto di Potter.
Insieme. Erano di nuovo insieme.
Le risate dei Mangiamorte si smorzarono davvero quando uno strano suono che non era lo scampanellio cantilenante delle fate invase la stanza. Erano...gemiti. Strani singhiozzi. Vagiti.
Damon li riconobbe subito. I bambini!
Si guardò attorno, risentendo le voci del suo sogno.
C'erano dei bambini! Ma ora non piangevano. Stavano...ridendo!
Si, ridevano!
Dei neonati stavano gorgogliando!
- Ma che diavoleria è questa?- ringhiò Nott - Che cavolo succede?-
- Vanessa è opera tua?- sbraitò Alderton.
La strega tacque, guardandosi attorno. I vagiti sembravano provenire dall'alto. Lì c'erano ancora alcuni specchi integri di Katrina ma non vi vide nulla.
Chi è che rideva? Chi erano quei bambini?
- Lasciamo perdere.- sibilò Rafeus - Sorella, abbiamo marchiato il traditore, svergognandolo. Ora possiamo anche ucciderlo.-
Tom si fece indietro, serrando la mano in quella del cugino. Vanessa li fece alzare e poi mentre tutti si scostavano e gli Auror, terrorizzati, assistevano alla scena senza poter fare nulla, sollevò la bacchetta.
- Mi spiace Draco. Come vedi, alla fine vinciamo noi.-
Il biondo rimase in silenzio. I bambini continuavano a ridere coi loro vagiti leggeri che cominciavano ad innervosire i Mangiamorte. Ma chi erano?
Hermione, da lontano, si portò le mani al petto, congiungendole.
Non stava pregando, ma solo ascoltando.
Draco, Tom. Il cervo e il grifone.
Nemico e figlio. Protezione e orgoglio.
La risata di quei bambini...l'amore per Elettra.
Harry.
Cosa mancava per poter farlo tornare? Cosa poteva fare per richiamarlo?
La bacchetta di Vanessa si levò alta, solo diretta a Draco anche se Tom non si staccava da lui.
La strega ghignò, gli occhi pieni di cupidigia e brama puntati in quelli verdi di Malfoy.
- Mi dispiace cugino.-
Gli occhi di Hermione si riaprirono di scatto.
Harry Potter, bambino sopravvissuto.
Serpeverde per smistamento, Grifondoro per scelta.
Il male nel bene.
- GIURO SOLENNEMENTE DI NON AVERE BUONE INTENZIONI!- urlò, con tutto il fiato che aveva in gola.
E Draco la sentì.
Brava mezzosangue, pensò mentre dalla punta della bacchetta di Vanessa usciva la luce della Maledizione Senza Perdono. Ce l'aveva fatta la sua Hermione.
Lo sussurrò a sua volta, stringendo di nuovo la mano al piccolo Tom.
E Vanessa colpì.
- Avada Kedavra!-


Scoccavano le quattro di mattina a Hogwarts.
Fuori dalle mura, fate e animali incantati attendevano un segno.
Un luce verde squarciò il buio presente nella stanza del Velo e loro la videro dall'apertura nel muro.
La Maledizione Senza Perdono.
Fate e centauri abbassarono lo sguardo. Le loro luci per un attimo si fecero fioche.
La candela più brillante venne colpita da una folata vento e si spense.
La fiamma bruciò, fino a consumarsi.
Eppure, dopo in istante lungo un'eternità, la fiamma si riaccese.


Accadde qualcosa in quella stanza.
Vanessa rideva, come rideva Lord Voldemort e anche tutti i Mangiamorte quando la maledizione colpì Draco Malfoy.
La luce verde assassina lo prese in pieno, avvolgendolo come un bozzolo.
Ma qualcosa...si, qualcosa non funzionò.
E colui che stava oltre il Velo, tremando dopo ben ventun anni, riconobbe quella magia.
In quella tempesta verdastra di luce e fulmini, Draco Malfoy e Tom Riddle si accasciarono insieme a terra, stretti l'uno all'altro. I bracciali di platino di Kentron e Vargras vibrarono, emanando una luce accecante.
Grida, l'ululato del vento, quello stesso della magia...
In quel caos di luce e maledizione, qualcosa si risvegliò.
Il bracciale al polso di Tom si aprì e si sollevò sulla testa del bambino.
Draco invece sentì un braccio cingerlo forte per le spalle, come per proteggerlo.
Un attimo, un battito del cuore e i Mangiamorte vennero letteralmente sbalzati via dall'onda magica più forte che perfino Silente avesse mai visto. Il fuoco si spense, le luci svanirono, il vento incalzò come impazzito.
Draco e Tom sentirono qualcosa uscire da loro...come perdere una parte dell'anima.
Lui tornò in vita.
Come un'anima impalpabile, qualcosa di trasparente si aggrappò con tutte le sue forze al bracciale di platino di Tom che si piazzò di fronte a loro e tutt'intorno ad esso, accadde l'incredibile.
Una sagoma pallida e bianca si formò attorno al monile dannato e mentre gli occhi di Draco tornavano grigi, un mantello nero avvolse quella figura che continuava ad emanare una forza spropositata.
Posò piede a terra, il mantello lo coprì interamente.
E quando risollevò lo sguardo, una cicatrice a forma di saetta s'intravide fra i suoi capelli neri.
E negli occhi verdi...la speranza tornata in vita.

 

 

 

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Capitolo 56
*** Capitolo 56° ***


 

 

Gli uomini sono fatti per scrivere la storia.
Gli eroi per diventare leggenda.

 

 



Hogwarts taceva.
La battaglia era cessata, il fuoco assassino era immobile, la luna nascosta dalle nubi celava il viso perlaceo.
Le spade riposavano e per pochi istanti il sangue sembrò smettere di scorrere.
Le luci delle fate aleggiarono protettive, aspettando, tendendo le orecchie.
Eccolo.
Era tornato.
Apparso nella Maledizione Senza Perdono, Harry Potter, il bambino sopravvissuto, sollevò lentamente il viso.
In maniera quasi innaturale, rimase immobile con gli occhi verdi puntati nel Velo dove ora lui poteva vedere.
Oltre il Velo stesso, Lord Voldemort restava muto, come i suoi Mangiamorte.
E poi quella voce...una voce che il Signore Oscuro non gli aveva mai sentito.
Harry Potter teneva le iridi contratte puntate su di lui quando nella sua mano apparve una spada e la sollevò, osservando la lama con studiata pigrizia.
Dai suoi capelli scuri, spiccava la cicatrice.
Tutti lo sentirono sospirare, tutti gemettero. Tutti lo videro rivivere.
Harry distolse lo sguardo dalla spada, tornando a osservare Voldemort...dopo di che, le sue labbra si piegarono nel ghigno assolutamente più malvagio che Hermione, Ron e gli altri avrebbero mai più avuto occasione di rivedergli in faccia.
E gelarono.
Perché quel ghigno apparteneva a un'altra persona.
- E ora Tom...- sussurrò Harry, la voce ridotta al sibilo di un serpente - col tuo permesso do inizio alla lezione di Arti Oscure ripetendo le tue testuali parole di tanto tempo fa.- camminò indolente verso di lui, ondeggiando con grazia e sprezzo - Che cos'è un Horcrux?- fece soave, allargando le braccia - Eh? Che cos'è un Horcrux?-
Voldemort continuò a tacere, senza mai smettere di guardarlo.
I suoi occhi rossi lampeggiavano ma Silente da lontano non poté capire se di rabbia o per...un perverso orgoglio.
- Dicesi Horcrux...- continuò Potter, perseguitando a camminare con indolenza e noncuranza davanti al Velo e allo Specchio - l'incantesimo più efferato e malvagio che mente incantata di mago abbia mai saputo concepire. L'utilizzo di tale arte magica è negato a chiunque, data la sua intrinseca perfidia. L'Horcrux è un oggetto nel quale un mago esperto nasconde parte della sua anima. L'anima si spacca e anche se il corpo viene distrutto, il mago resta in vita. Ricongiungere gli Horcrux può distruggere il mago una volta per tutte ma anche riportarlo in vita, con il suo reale corpo di un tempo.-
Harry tornò a guardare la lama della spada, fermandosi.
- Mi sono dimenticato qualcosa?- chiese poi, rivolgendosi a Voldemort.
Stavolta Riddle Senior attese un secondo, poi tornando a far gelare tutti batté le mani.
Scoppiò a ridere in maniera sguaiata, facendo tremare più di un Mangiamorte e di un Auror.
- Molto bene, molto bene.-
La voce di Voldemort giunse nitida e serpentina, proprio come quella del nuovo mortale nemico.
- Harry, ancora una volta mi hai stupito.-
Il moro assottigliò gli occhi, senza perdere il suo ghigno, tanto che gli fece un leggero inchino con sussiego arrogante - Diciamo che ti ho battuto di nuovo. E c'è una cosa che gli altri non sanno su questo Horcrux...ti infonde nelle vene una spiccata aggressività che ti giuro ho una voglia matta di scaricare.- e si guardò attorno, girandosi la spada fra le dita e roteandola in aria - Però. Sono tornato al momento giusto...a quanto vedo ti hanno anche ridato le tue subdole membra Tom.- sghignazzò, facendo preoccupare gli altri - Non sei così male quando non ti presenti con quella faccia da serpente impiccato sai?-
La situazione degenerava.
Silente sentiva gli sguardi frementi degli Auror, di Sirius e dei professori su di sé ma non aveva risposte a quel comportamento. A meno che...
- Come ci si sente eh?-
Voldemort dette vita ai pensieri del preside, tornando a parlare con Harry.
- Come ci si sente, bambino sopravvissuto?-
- Di cosa parli?- chiese Potter, inclinando il capo con aria fintamente ingenua.
- Non prendermi in giro.- sibilò il Signore Oscuro, avvolto nelle fiamme - Sai a cosa mi riferisco. Visto che sai tutto sugli Horcrux, saprai anche che solo un mago che si sia macchiato di omicidio può fare una cosa simile.-
- Ammazzare un cane come te lo classifichi omicidio?- rispose Harry, con quella sua nuova flemma arrogante.
L'altro ignorò l'offesa, anche se serrò la mascella.
- Non fare finta di niente. Tu sai cosa vuol dire...- Voldemort lo inchiodò con un'occhiata - Se sei riuscito ad usare una simile magia alla tua giovane età, significa che sei sporco dentro...che il male è in te. Che l'hai accolto e questo non potrà più salvarti.-
Sentita quella frase, più di una persona trattenne un gemito.
In silenzio, Harry rimase a fissare il Velo.
Poi si girò, dando le spalle al nemico e senza una parola raggiunse Draco e Tom, ancora a terra.
Il bambino era in braccio a Malfoy e il biondo, col braccio tatuato sanguinante e gli occhi grigi ridotti a specchi, vide Potter avvicinarsi a loro.
Harry non li guardò neanche in faccia. Si limitò a posare una mano gelida sulla spalla di Draco e a spingerlo delicatamente giù dalla gradinata dell'altare, dove Vanessa aveva cercato di uccidere il biondo.
Li fece passare in mezzo ai Mangiamorte che feriti o peggio morti, erano stesi a terra.
Agonizzanti nella disperazione, fissavano Harry Potter nel suo passaggio.
Vanessa e Rafeus Lestrange furono i primi a rialzarsi, seguiti da tutti gli altri ancora vivi e con le gambe intere per potersi rimettere in piedi.
Ora l'odio in quella stanza si era fatto intossicante.
- Come fai ad essere vivo?- gli ringhiò Vanessa, con voce spezzata - La mia Maledizione Senza Perdono avrebbe anche dovuto uccidere Draco! Come fate ad essere vivi?!- urlò allora, perdendo la ragione.
Harry lasciò i due agli altri, che li abbracciarono stretti, ma si voltò immediatamente.
Levò una mano, sentendo gli Auror che cercavano di seguirli e li fermò. Tornò dai Mangiamorte e tutti, nessuno escluso, si scansarono con lo sguardo sbarrato.
Paura. Terrore.
Di nuovo.
La morte non aveva voluto prenderlo con sé.
- Tu non puoi essere immune!- gli disse ancora Vanessa - Nemmeno il Mio Padrone può...- ma si bloccò di colpo, strozzandosi. Si portò le mani alla gola, un rantolo le uscì dalle labbra insieme a una colata di sangue. Si accasciò in ginocchio, le mani sempre sulla carotide.
Nella stanza continuava a regnare lo sconvolto, la paura.
Era Harry.
Potter riaprì il pugno, tornando a farla respirare.
- D'ora in avanti renderemo tutti grazie nel non sentire più la tua irritante voce, Vanessa.- sospirò con sussiego - E' un peccato. Mi sarebbe piaciuto sentirti strillare per tutti i guai che hai provocato stanotte. Faremo il conto dei morti. Una volta ad Azkaban verrò a presentarti la fattura.-
- Bastardo che le hai fatto?!- tuonò Rafeus, correndo dalla sorella.
- Però, adesso lanciamo anche quest'accusa. Bastardo.- Harry si strinse nelle spalle - Piano Lestrange, vacci più piano. Non vorrai tirare la cuoia subito spero, anche perché io e te abbiamo una bella faccenda di cui discutere.-
- Ti ucciderò con le mie mani!- gli urlò Rafeus, tornando in piedi - Giuro che non vivrai abbastanza per vedere sorgere il sole!-
- Questa costante minaccia nell'aria comincia a stancarmi.- gli disse Harry, pigramente, guardandolo dall'alto in basso con gelidi occhi privi di compassione - Comunque ho visto che ti piace scarabocchiare sulla pelle altrui.-
- Ma di cosa....?!- Rafeus sgranò gli occhi poi un fiotto di sangue schizzò sul suo viso, quindi Draco si schiacciò Tom al petto, chiudendogli una mano sugli occhi e lo stesso fece Tristan con Degona mentre le urla di Lestrange riecheggiavano in tutta Hogwarts.
Il suo braccio sinistro, mozzato al gomito, cadde a terra e lui insieme ad esso, strisciando come un verme.
Una pozza di sangue si allargò sotto lui mentre Harry rinfoderava tranquillamente la spada.
In quella tempesta di grida e maledizioni, Potter vide lo sguardo lucido di venerazione di Voldemort su di sé.
Ma non gl'importava.
Ora doveva acquietare quella rabbia. Doveva farlo o sarebbe impazzito.
- Harry attento!-
All'improvviso il bambino sopravvissuto sentì una bacchetta puntata alla nuca.
Era una mano tremante a sorreggerla.
- Peter bastardo!- Sirius venne afferrato per le spalle da Remus, Piton e Lucius, prima che si lanciasse su Minus presumibilmente per sbranarlo - Lascialo in pace! Non osare toccarlo!-
Sempre restando immobile, Harry sorrise sinistramente.
Rimase nella stessa posizione, godendo nel sentire la presa di Minus del tutto inferma.
- Chi si rivede...- mugugnò - Codaliscia. Sbaglio o stai tremando?-
Peter Minus si morse le labbra, spaccato in due fra la fuga e gli occhi del suo Signore che lo trapassavano.
Ucciderlo. Doveva uccidere Harry.
Doveva farlo...
- Avada...Avada...-
- Dai.-
Harry zittì tutti, anche Sirius, aprendo bocca.
- Dai fallo.- ordinò serio, restando di spalle - Fallo Peter. Dillo. Che aspetti?- e piegò di nuovo le labbra, sfidando Voldemort a guardare, più che temere Minus - Fallo...e vediamo cosa succede.-
- Avada Ke... Avada...- Minus si strozzò con la saliva, facendo un passo indietro. Non riusciva!
- Andiamo.- lo incalzò di nuovo Harry - Non vorrai fermarti qui vero? Alla famiglia manco solo io. Hai fatto ammazzare mio padre, mia madre...hai quasi fatto morire Sirius e Remus. Ti manco solo io, Peter. Cos'aspetti?- si volse appena sopra la spalla, puntandogli le iridi contratte addosso. Un lampo verde le trapassò e allora si girò fulmineo, prendendogli la bacchetta di mano e puntandogliela in mezzo agli occhi.
Fu allora, in quella notte, che Peter Minus crollò.
Cadde in ginocchio. E ai piedi di Harry Potter rimase.
- Allora Peter? Com'è stato eh? Veder morire mio padre sulla porta di casa?- sibilò Harry, ora con la voce di un bambino sull'orlo del pianto - Com'è stato sentir urlare mia madre mentre quel bastardo la uccideva? Eh?-
- Harry...Harry pensa a James...- piagnucolò Minus - Ti prego...ti prego!-
Era tardi.
In quegli occhi verdi non era rimasto niente.
- Vall'inferno Peter.- sibilò Harry - Avada Kedavra!-
Il corpo fantoccio di Peter Minus venne sbalzato via. Quando ricadde, i suoi occhi erano girati all'indietro.
Passarono secondi interminabili e quando alle orecchie di Harry giunsero dei singhiozzi, riuscì a staccare l'attenzione dal corpo esanime di colui che era stato la causa determinante della morte dei suoi genitori.
Tornò a voltarsi verso il Velo, facendosi apparire in mano la sua bacchetta.
- Esci da lì.-
Stavolta gli Auror non riuscirono a tacere.
- Harry ma che diavolo vuoi fare?- urlò Ron, raggiungendolo di corsa - Che hai in mente?-
- Esci da lì bastardo.- ringhiò allora Potter, ignorando Weasley - Esci fuori da lì Tom! Una volta per tutte! E giuro che questa volta non ci saranno lacrime e sangue che ti riporteranno da dove io ti manderò!-
- E piantala di fare il martire.- gli ringhiò Nott, piegato a terra con il petto pieno di ferite - Sarai anche tornato dalla morte ma ora il Nostro Signore è vivo!-
- Martire?- riecheggiò Harry, senza staccare gli occhi dal Velo - Già, martire! Per uno così dedito alla causa come te, Riddle, mi sembra strano che tu non abbia progettato anche questo! Perché non t'immoli alla tua dannata causa eh?- urlò, spaventando i più deboli - Hai anche il sangue adatto, non è vero Mezzosangue?!-
A quel punto una pioggia di fiaccole e fuoco ricadde addosso a Harry e Ron ma i due non si mossero, proteggendosi con le bacchette e la magia. Voldemort sembrava impazzito, i suoi occhi sembravano una via per l'inferno.
Dal Velo continuò ad uscire quella cascata di fiamme e quando terminò, Harry era rimasto dov'era.
Chiese al suo migliore amico di farsi indietro.
Era calmo ora...almeno, così sembrava.
- Harry.- lo richiamò Hermione a bassa voce - Non può uscire dal Velo. È solo un essere umano.-
- Quello non è un uomo.- sibilò a denti stretti.
- Perché, tu lo sei ancora?- lo sfidò Voldemort, furente - Tu mi hai ammazzato! Sei un assassino! Quegli Horcrux a dimostrarlo e tu non far finta che non sia successo nulla, Silente!- esplose, verso il Preside - Non scuotere il capo, non proteggerlo a oltranza! Ormai non è più un ragazzo!-
- Scoppi di gioia a rivederlo vivo, Tom.- mormorò il vecchio mago - Cos'è che ti urta veramente?- e posò gli occhi azzurri sul piccolo Riddle, ancora in braccio a Draco - Che abbia preso il tuo posto nel cuore di tuo figlio?-
Stavolta la stanza intera venne invasa dalle fiamme e difendersi non fu più così facile.
Voldemort era vivo e infuriato, aggressivo, colmo di odio e rancore come mai nella sua lunga vita.
Alla fine il suo potere, divenuto tempesta e tifone di fuoco, si fermò solo quando qualcosa riuscì a placare la sua ira.
Un'apparizione.
Lucilla dei Lancaster apparve in mezzo alle lingue rossastre, senza subire alcuna ferita e quando Voldemort la vide, si fermò all'istante.
La giovane demone rimase in mezzo alla stanza, sfolgorante nella sua bellezza.
Gli occhi di Voldemort per lei tornarono blu, come quelli del piccolo Tom ma Lucilla sembrava non vederlo, sebbene il suo sguardo vacuo puntasse su di lui.
- Stai bene Harry?-
Potter le andò vicino.
Si scambiarono appena un'occhiata ma fu quasi una sorta di intimo dialogo.
Le loro cicatrici gemelle bruciavano ma ormai non ci facevano più caso.
- Lucilla...- sussurrò Voldemort.
- Tom.- rispose la Lancaster - Vedo che sei vivo e vegeto. A quanto pare sei caduto talmente in basso da far davvero del male anche al sangue del tuo sangue. Le lacrime di un figlio sono molto potenti.-
Il Signore Oscuro serrò i lineamenti.
Vergogna?
Harry lo fissò con disprezzo.
- Sai quale sarebbe stata la vera vendetta Tom?- sussurrò Lucilla, non muovendosi dal fianco di Potter - Sai cosa ti avrebbe davvero ucciso? Tu hai massacrato la mia famiglia, ammazzato i genitori di Harry. La vendetta mi è stata servita su un piatto d'argento undici anni fa, quando ho salvato tuo figlio.-
Voldemort per la prima volta, davanti a loro, impallidì.
Guardò il piccolo Tom e quasi gemette.
- Ucciderlo.- Lucilla era spietata e dura come il marmo - Ucciderlo ti avrebbe messo per sempre in ginocchio. Ti avrei fatto capire cosa significava perdere una parte di se stessi perché perdere un figlio ti svuota dentro. Anche Harry avrebbe potuto farlo...e questa sarebbe stata la vendetta più grande di tutte.- la demone scosse il capo, quasi malinconica - Sai cosa devi ringraziare? L'amore che ho provato all'istante per tuo figlio.- mentre lo diceva, Harry le strinse la mano - Riderai ora...perché non sai fare altro, perché non senti altro...ma puoi ringraziare solo che l'amore e la devozione che Harry prova per Tom l'abbiano salvato. O a quest'ora piangeresti la sua morte, ammesso che tu sappia ancora farlo. Nel petto non ti è rimasto nulla...hai quasi ammazzato di dolore Tom per avere le sue lacrime per tornare in vita. Era questo che il tuo cuore di uomo desiderava? Era questo? Un figlio? Per fare cosa, ucciderlo?- urlò allora, facendo vibrare le pareti con la sua ira - Tom rispondimi!-
Di nuovo cadde il silenzio.
Il piccolo Tom si strinse nell'abbraccio di Draco, con Damon, Cloe e Trix avvinghiati a lui.
Harry invece fissava quell'essere.
Non poteva più considerarlo un uomo.
Forse non l'aveva mai fatto.
Ma aveva desiderato un figlio, una famiglia.
Le stesse cose che aveva sottratto a lui.
- Ora ascoltatemi tutti.- mormorò Lucilla, sapendo bene che non avrebbe ottenuto risposta - Dobbiamo distruggere il Velo. Silente, dovrai farlo tu. Sei l'unico abbastanza potente...e Voldemort resterà chiuso in quel limbo ma al mondo esistono altri dodici Veli oltre a questo. Sono portali incantati, ben nascosti. Trovateli e distruggeteli prima che lui acquisti abbastanza potere da uscire con le sue sole forze. Avrete anni di tempo a disposizione.-
- Un attimo...perché parli così? Che vuoi fare?- le chiese Tristan.
Ma lei stette zitta.
Si scostò leggermente da Harry e gli sorrise. Si alzò sulle punte, posandogli la bocca sulla fronte in un bacio leggero.
- Sarai sempre la nostra speranza, bambino sopravvissuto.- gli sussurrò - Hai nascosto la tua anima in coloro che meglio avrebbero saputo accoglierla in quel particolare momento. Colui che non voleva vederti morire fra le sue braccia e colui che hai imparato ad amare, nonostante l'odio che invece da principio ti ha serrato il cuore.- fece un passo indietro, tenendo strette le mani dell'Auror - Sei cresciuto Harry. Per un po' ora potrai cavartela anche senza di me.-
Gli occhi verdi del più giovane ebbero un leggero sobbalzo, come se nella stretta fredda di Lucilla, Harry avesse sentito e avvertito nitidamente le sue intenzioni.
Degona poi iniziò a piangere.
Tristan la sentì tremolare, in braccio a lui e rimase di ghiaccio.
- La mamma va via.-
Lui si sentì il cuore spaccare in due ma tutto accadde talmente in fretta che non riuscì neanche a dirle addio.
La vide stringere di nuovo le mani a Harry, poi girarsi verso di lui.
Si portò le dita alla bocca e gli lanciò un debole bacio, guardandolo come mai aveva fatto prima.
Con quello sguardo gli disse ciò che non gli aveva mai detto.
- Mamma...-
Lucilla guardò anche Degona, sorridendole a mezze labbra.
C'era dolore ora in lei. Il dolore di un'altra durissima separazione.
Una separazione però inevitabile.
- Torno.- le sussurrò - Ti giuro che torno diavoletta.-
- Lucilla cosa vuoi fare?- s'intromise Jess ma le fiaccole in quel momento si levarono di nuovo alte.
Voldemort brillava nelle fiamme del Velo e in quelle nello Specchio. Ora, fischi e gemiti di anime di defunti invasero il castello, mentre lui, vivo, pativa le pene a cui era stato condannato.
- Uscirò di qui Harry!- sibilò, cominciando lentamente a venire risucchiato da mani pallide e trasparenti - Un giorno uscirò e mi riprenderò mio figlio! Un giorno ti farò capire cosa mi hai fatto, ricordatelo!-
Il bambino sopravvissuto non seppe come dirlo, né come spiegarlo ma da quella frase seppe che era stato designato di nuovo il suo destino. Quella minaccia...un giorno saprai...un giorno ti farò capire cosa mi hai fatto...
Sentì due piccole braccia stringerlo per la vita e una testa nera affondò nella sua schiena.
Chiuse la mano in quella di Tom, abbassando il viso.
Cos'avrebbe potuto fargli Voldemort?
Cosa?
- Ora è meglio che vada.- Lucilla posò una mano sulla spalla di Harry, mentre si voltava verso Silente - Ti prego.- gli disse - Aspetta che sia entrata, poi chiudi immediatamente il varco! Nel tempo che avrete a disposizione cercate i Veli, capito? No, niente domande!- aggiunse, vedendo che tutti stavano per trattenerla - Non dovete venirmi vicino, che nessuno provi a seguirmi...- poi si voltò verso Hermione, dando finalmente addio - Ti prego, scusami.-
La Granger cacciò un leggero gridolino quando una freccia incandescente schizzò sul suo polso destro e il bracciale contenente il sangue di Caesar andò in pezzi.
Il sangue nero colò a terra e la strega allibì.
- Lucilla...ma cosa...-
Secondi, solo secondi.
Hermione capì cosa voleva fare quando fu tardi.
Richiamato dal suo sangue, Caesar Cameron apparve direttamente davanti a Hermione, ma dando le spalle a Lucilla.
Il demone di stirpe guardò esterrefatto la sua protetta per un secondo ma quando lei gridò, per Caesar era tardi.
Una spada l'aveva trafitto in mezzo al petto e Lucilla teneva saldamente l'elsa.
- No!- strillò Hermione, lacrime agli occhi e a malapena trattenuta da Draco e Ron - Lucilla non farlo!-
- Mamma no, ci sarà un altro modo!- le gridò anche il piccolo Tom ma la Lancaster scosse il capo mentre Cameron serrava i denti - No, non c'è altro modo. Mi dispiace Caesar...ma non intendo aspettare oltre per il nostro duello. Essendo pericoloso farlo qui, andremo nel Velo. Ora tu mi seguirai...- e storse leggermente la lama, strappandogli un'imprecazione - E combatterai contro di me.-
- Lucilla non puoi farcela!- le disse Tristan rabbioso, andando a sbattere come molti altri contro una barriera invisibile alzata da lei stessa - E' ancora troppo potente, ti ammazzerà!-
- Si ma la mia anima sta svanendo...- sussurrò, spingendo Caesar verso il Velo, usando la spada - E se non provo ora, non saprò più neanche perché cosa combatto.-
- Ma così morirai!-
- Almeno non dovrò più stare in gabbia e vedervi attraverso le sbarre.- mormorò. Dopo di che spinse il compagno demone nel Velo, facendolo sparire. Si volse ancora una volta, le fiamme ora stavano bruciando ogni cosa dentro alla sua barriera. Voldemort era sparito, anche Caesar. Lei guardò ancora una volta la sua famiglia, poi Harry.
Sorrise, quindi passò dolcemente nel velo opaco ed entrò nell'archetto.
Quando Silente, senza sentire suppliche inutili a quel punto, alzò le mani e borbottò qualche parola in latino, il mitico Velo esplose in mille pezzi e la sua luce interna divenne sempre più piccola, fino a sembrare un minuscolo puntino.
Esploso anche quello, l'archetto di pietra andò in pezzi.
E tutto tacque.
Il fuoco si spense.
I Mangiamorte rimasero a terra, in ginocchio.
Era finita.
Di nuovo.
Il fuoco però non si era spento veramente. A quanto pareva Lord Voldemort era talmente vivo da poter mettere mano anche nel mondo reale perché di colpo le fiaccole ai bordi della stanza s'incendiarono di nuovo, arsero in aria per qualche secondo, facendo gridare ben più di un presente e poi le lingue di fuoco si gettarono sui Mangiamorte. Uno a uno, il fuoco raccolse tutti quelli rimasti in vita.
Sembravano diventate torce umane ma in quegli strilli, poco a poco giunsero invece sfumature di risata.
In un repentino secondo le fiaccole si spensero, il fuoco svanì.
E i Mangiamorte sopravvissuti, i Lestrange e anche Jeager Crenshaw sparirono.
Il mezzo demone se n'era andato dalla sua postazione con un ghigno, gli altri, per un totale di venticinque Mangiamorte, erano stati salvati al loro Padrone.
Si erano salvati.
Fuggiti.
Nessuno degli Auror ebbe il coraggio di dire nulla.
Harry Potter taceva, ascoltando solo le lacrime dei bambini.
E Lucilla...Lucilla se n'era andata.
- Non pensare male.-
Silente lo raggiunse, andandogli a fianco - Lei è sempre stata la più forte, credimi.-
- Tornerà?- sussurrò Ron - Lo crede davvero?-
- Cameron è così...invincibile!- disse anche Milo a bassa voce - Ma perché l'ha fatto? Avrebbe potuto aspettare...-
- No.- disse Draco all'improvviso, zittendoli - Perché stava perdendo l'anima. Aveva paura di dimenticare Tristan e Degona, aveva paura di diventare come tutti gli altri demoni e di non provare più niente per loro. Per questo ha portato Cameron là dentro. Ha preferito farlo ora, anche se non è ancora abbastanza potente, piuttosto che perdere la coscienza di sé e della sua famiglia.-
- Rendiamole onore.- Silente prese Harry per la spalla - Ora qua non c'è più niente da fare.-
- Ma come...come faranno a uscire?- singhiozzò Hermione, fissando quel cumulo di macerie e cenere con gli occhi pieni di lacrime - Se distruggiamo i Veli quei due...-
- Non ci metteranno anni.- le disse la Mcgranitt, cercando di placarla - Su, su. Vedrai che andrà tutto bene.-
Harry ancora una volta non disse nulla.
Una mano stretta in quella di Tom, l'altra in quella di Elettra, sospirò.
Ora era finita. Ma per quanto?
Il peso dello parole di Voldemort lo stava schiacciando.
Era come un dannato veleno che uccideva lentamente.
Il dubbio.
Poi ancora una volta, come tanto tempo prima, un Veggente vide dove i loro occhi non arrivavano.
Damon Howthorne, quella mattina che andava lentamente rischiarandosi, vide qualcosa.
I suoi occhi si fecero persi, lontani.
Un'immagine e una vago sentore s'impadronirono di lui.
Traballò sulle gambe, Draco lo sostenne.
Profezia...
Ecco cosa vide.
E la sua voce, innaturale e piatta, riecheggiò nella sua cantilena.
Quella più vera di tutte.

"Io dico...sei anni di attesa,
e allora del serpente tornerà il giorno,
in silenzio, pace e anima tesa,
questo è ciò che precederà il suo ritorno.

Vorrà vendetta, vorrà rivalsa.
Perché ciò che a lui è stato tolto,
cercando di uccidere la speranza riotterrà
e insieme al Nemico, anche la morte dei due figli prescelti avrà.

Morte, morte al Nemico,
colui che il cuore del Figlio ha rapito.
E perché vendetta sia,
Figli di Nemico e Traditore perderanno la via.

Morte, morte a voi.
Il serpente è di ritorno.
Guai, guai ai figli degli eroi
e per colui che ha dimenticato, morte sarà
perché solo il riso dei bambini, in nostro aiuto verrà."

Il sole sorse in quel momento.
Alcuni fasci di luce entrarono dalla spaccatura nella parete e le fate cantarono, poi volarono per tutto il palazzo, a dare la buona notizia. Harry Potter, il bambino sopravvissuto, era vivo.
I suoi nemici scomparsi e Lord Voldemort ancora rinchiuso nel mondo dei morti.
E questo poteva bastare.
Sorgeva un sole pallido...ma squarciò le nubi e poco a poco invase la valle.
E su Hogwarts, tornò la luce.


Ciò che accadde nei giorni seguenti e specialmente ciò che accadde quella lunga notte alla Scuola di Magia, venne insabbiato dal Ministero della Magia.
Orloff in persona si presentò al castello. Era attorniato dai suoi Auror della scorta personale e si attardò nell'ufficio di Silente per buona parte della mattinata e del primo pomeriggio.
Purtroppo durante le perlustrazione nella scuola vennero ritrovati dei morti fra cui alcuni ex studenti appartenenti a Serpeverde, uccisi dallo stesso Draco sotto possessione, e parecchi Mangiamorte in fin di vita.
Fra gli studenti invece nessuno fortunatamente aveva subito ferite. Chiusi nei dormitori che erano totalmente sotto la protezione dei vecchi presidi i ragazzi si salvarono, tutti gli altri invece vennero portati al San Mungo.
Nella Torre Oscura invece, Auror e professori aspettavano il ritorno di Silente con la decisione di Orloff.
Harry Potter dormiva.
Era crollato e dormì a lungo quel giorno, restando immobile sotto le lenzuola.
Gli altri si fecero curare le ferite dalla Chips, staccatasi miracolosamente dalla sua infermeria ma qualcun altro attendeva l'arrivo di due persone.
Edward stava in piedi, accanto al suo letto. Era ancora coperto di frustate ma non c'era stato verso di farlo staccare da quelle sponde, dove il corpo di May Aarons aveva finalmente trovato pace.
May se ne stava lì, immobile, pallida, fredda. Ancora bella e sensuale, nel suo abito rosso.
Katrina finalmente se n'era andata. L'aveva lasciata libera.
Alfred e Kaitleen Aarons entrarono a Hogwarts verso le sei di pomeriggio e quando entrarono nella Torre, accompagnati da Hagrid, non sembrarono sorpresi di trovare la figlia morta.
Edward e Blaise rimasero nella stanza coi due genitori e quando la madre si piegò sulla figlia, capirono che forse lei sapeva da molto tempo della morte di May ma avendo preferito chiudere gli occhi, entrambi avevano sperato fino all'ultimo di non vedere in lei quell'anima nera comparsa per caso, come per sbaglio, dopo l'incidente col suo fidanzato.
- Vi ringrazio.- sussurrò il padre, prima che coprissero il viso della ragazza col lenzuolo - Grazie per averla salvata.-
Li videro andarsene, a capo chino, distrutti. E nel contempo sollevati.
- Dei genitori non dovrebbero seppellire i figli.- mormorò Edward, guardando la sagoma di May sotto le coperte.
Blaise sorrise mestamente e fece per andarsene quando lo vide fremere.
Un attimo dopo Dalton quasi svenne e per convincerlo a farsi curare dovette sfoderare tutta la sua verve.
In sala intanto gli altri stavano in silenzio, seduti qua e là, attendendo.
Il tempo sembrava non passare anche se gl'insegnanti erano preoccupati nel placare le acque e calmare l'animo della scolaresca. In poco si era ormai diffusa la voce della battaglia notturna che aveva coinvolto tutti.
- Dove sono i bambini?- sussurrò Tristan, seduto alla finestra.
- Stai tranquillo.- gli disse Jess, a bassa voce, come per non disturbare l'atmosfera malinconica della Torre - Sono scesi in giardino, a prendere aria. I Dissennatori sono spariti e con loro c'è Nyssa. Non temere.-
- Degona?-
- E' con Tom e Nyssa.- continuò suo fratello - Tristan...per favore...-
- Si, lo so.- il biondo sollevò il viso, gli occhi tristi velati come in passato - Lo so che lei tornerà.-
Jess gli carezzò il capo e gli passò il braccio al collo.
- Stanne certo.-
In giardino però, Tom attendeva pieno di ansia un arrivo che avrebbe potuto spiegargli tutto.
Seduto sul bordo del lago con Degona fra le gambe, abbracciata a lui, guardava la superficie piatta dell'acqua.
Accanto a loro Beatrix, Cloe e Damon, in piedi.
Passarono alcuni minuti, poi finalmente il tipico suono di Smaterializzazione li colse alle spalle.
- Dimitri!- Tom e Degona balzarono in piedi, vedendo Demetrius.
Gli corsero in contro e lo afferrarono per le mani, vedendo anche il lui una profonda tristezza.
- Dimitri!- Degona era di nuovo in lacrime - La mia mamma tornerà vero? Non si faranno male! Vero?!-
Insieme a Demetrius apparve anche Leiandros.
I due demoni abbassarono il capo, osservandosi.
- Sono entrambi molto forti...- iniziò Demetrius.
- Ma Caesar lo è di più...vero?- concluse Tom, con un groppo in gola - Dimmi la verità. Li rivedremo ancora?-
L'altro tacque. Alzò il capo, si guardò attorno...come per cercare le parole adatte.
Quando le ebbe trovare, s'inginocchiò per arrivare all'altezza dei bambini.
- Piccoli...Caesar vuole bene a Lucilla.- rispose - Io non so cosa accadrà. Ma lui...non riuscirebbe a farle del male.-
- Però non vuole lasciarla andare.- alitò il piccolo Riddle angustiato - Si combatteranno fino a che lei non avrà ottenuto di poter tornare a casa con Tristan.-
- Si.- ammise Demetrius - Ma sanno uscire dai Veli. Non temete. Non rimarranno rinchiusi. Un giorno torneranno.-
- Si ma quando?- pianse Degona - Io voglio la mia mamma!-
Ma come capirono presto, non c'era risposta a quella domanda.
Non sapevano quando sarebbe tornata Lucilla.
Non potevano neanche sapere che sarebbe sopravvissuta.
Come lei aveva detto, meglio morire che guardare la vita da oltre le sbarre.

Calò il buio e finalmente Silente tornò alla Torre dove erano tornati anche i bambini.
- Ci dica tutto.- lo incalzò Jess, appena si fu accomodato.
Gli Auror erano accanto al caminetto
- Hogwarts non sarà chiusa.- sussurrò il mago, versandosi del the e rivolgendosi a tutti i membri dell'Ordine della Fenice - Orloff è venuto a sapere che Voldemort è vivo, che dovremo cercare tutti i Veli e distruggerli. Sa dei Mangiamorte e sa di cosa ha fatto Harry. Per il resto, se mi permettete, se ne infischia amabilmente.-
- Idiota.- ringhiò Sirius fra i denti - Non c'è n'è uno con un briciolo di materia grigia su quella sedia.-
- Per una volta sono d'accordo.- borbottò Piton esasperato - Abbiamo rischiato il collo stanotte, l'intero collo della Gran Bretagna preside. Cosa faremo quando i suoi seguaci riprenderanno a provocare morti e incidenti? Ora sanno che è vivo, cercheranno di recuperare i Veli. Hanno sentito tutto.-
- Allora dovremo metterci subito all'opera.- scandì Tonks - Non abbiamo un minuto da perdere.-
- Ci vorranno anni, non capite l'entità dell'opera.- sibilò Piton.
- Nessuno starà più con le mani in mano, d'ora in avanti.- s'intromise Ron serio - Più nessuno.-
- Sta buono, signor Weasley.- gli disse la Mcgranitt, battendogli una mano sulla schiena - Il signor Potter sta bene, questo è quello che conta. Avete ritrovato tutti gli Horcrux e la signorina Granger ha elaborato la frase che avrebbe potuto richiamarli e risvegliarli. Senza ombra di dubbio, avete dato tutti prova che siete ben più forti di un gruppo di cinquanta Mangiamorte.-
- Già.- Neville Paciock sorrise, osservando i vecchi amici - Ehi ma ci sarà mai una giornata tranquilla con voi?-
- No, non credo.- ridacchiò Ron, abbracciando Pansy e anche Elettra - Dio...che nottata...-
- Bah, sembrate quasi tranquilli.- rognò Malocchio computo - Bravi ragazzi, avete reso giustizia al vostro nome.-
- Ah, bel nome!- tuonò Duncan Gillespie, apparendo sulla porta furibondo - Complimenti idioti, ancora una volta sono venuto a sapere con ben sei ore di ritardo il maledetto casino che avete combinato! E grazie per tutti i cadaveri che sono ora all'obitorio Malfoy!- sbraitò, facendo roteare gli occhi a Draco - E adesso come la sistemiamo eh? Ci sarà una maledetta inchiesta e tanto perché tu lo sappia Orloff vuole la mia e la tua testa su un piatto d'argento.-
- Che crepi.- sibilò Draco, seduto in poltrona accanto a Sirius e Blaise.
- Senti un po' tu...- Duncan si bloccò di botto, vedendo poi Lucius seduto a sorbirsi il the con Remus e Piton a tavola. Sbiancò, fissando Black e Lupin - E voi due vi siete portati qua un prigioniero??- si passò le mani fra i capelli, già vicino alla crisi isterica - Per la miseria, voi siete da chiudere in un manicomio babbano!-
- Duncan, dai eh?- sbuffò Draco, accendendosi una sigaretta - Hai anche la pressione alta, sta' buono.-
- Sta buono un corno! C'è il rischio che tu finisca ad Azkaban in cella con tuo padre!-
- Atroce.- soffiò Lucius, schifato.
- Concordo.- ringhiò Draco - Che dovevo fare? Eravamo senza poteri, dovevo lasciare che ci ammazzassero?-
- Ok ma ci sono arti sparsi per tutta la scuola!-
- Che stress, non siete mai contenti di niente.- s'intromise Ron - Quei maledetti dei Lestrange hanno cercato di buttare la figlia di Mc dentro al Velo, sai? Hanno rapito Tom e Damon, messo Trix dentro una gabbia di croci e quasi soffocato la figlia di Daniel King.-
- Già.- lo seguì Blaise - Può calare sul nome dei genitori, non crede? Così Orloff si morderà la lingua.-
- Bella soluzione.- borbottò Tom mogio.
- E piantala mostriciattolo.- gli disse Draco, passandogli un braccio a collo e coccolandolo un po' - Non ci pensare.-
Il maghetto gli sorrise vagamente, nascondendo la testa sotto al suo braccio.
Gli era riconoscente.
Standogli vicino però, sentì le bende sul braccio sinistro del cugino.
Era stato marchiato per colpa sua. Ora aveva il segno indelebile dei Mangiamorte.
- Bhè.- Duncan dovette respirare un paio di volte, contando fino a cento - Se non altro siete tutti sani e salvi. Non so se piangere o ringraziare.-
- Grazie, molto buono.- dissero tutti gli Auror in coro, facendo ridere i bambini.
- Quindi...- riassunse Elettra, stanca ma sorridente - La scuola per ora è salva. Giusto preside?-
- Si, esatto signorina Baley. Gli studenti sono salvi e Orloff diffonderà una vaga notizia sul fatto che Harry Potter e i suoi compagni hanno nuovamente sconfitto un gruppo di Mangiamorte che ci hanno attaccato.-
- E del fatto che è morto per i maghi e nessuno lo verrà a sapere?- sibilò allora Hermione, alzando la faccia dal tavolo - Di questo non ne parlerà nessuno, vero?-
- Temo di no.- mormorò Duncan - Bhè...a meno che a qualcuno non sfugga qualcosa. Sai...le fughe di notizie...-
- Già, brutte bestie.- sorrise Silente, rimettendosi in piedi - Cari amici, credo che sia giunta l'ora per tutti di andare a letto. Cercate di riposare, da domani saremo assediati dai membri della pubblica informazione di massa e Orloff ci renderà la vita un inferno, conoscendolo. Harry?-
- Dorme ancora.- gli disse Sirius - Ma starà bene.-
- Benissimo. Spero di vedervi domani a pranzo. Abbiamo ancora tanto di cui discutere.- ma prima di andare alla porta, si chinò sul piccolo Riddle, ancora abbracciato al cugino, sorridendogli dolcemente - Dormi sonno tranquilli Tom. Ora Harry è al sicuro. D'ora in avanti, lo proteggeremo tutti insieme.-
Gli occhi blu del piccolo s'illuminarono, s'illanguidirono.
- Si.- mormorò.
- E' ora di andare a letto.- gli disse Draco - Preside, le spiace se lo teniamo qui?-
- No, figurati. Spero che vi occuperete anche degli altri piccoli malandrini.- frecciò Silente, veleggiando alla porta e dirigendosi alle scale - Abbiatene cura.-
- Ci conti.- sogghignò Ron - Dai cercaguai. Filate in camera mia.-
- Trix, tu chiuditi nella mia.- le disse invece Milo - E bevi qualcosa, sei uno straccio.-
- Vorrei vedere te chiuso in una chiesa in miniatura.- rognò la Diurna sbuffando.
- Il mostriciattolo me lo tengo io.- Draco si mise in piedi, prendendo in braccio Tom - Noi andiamo a letto.-
- Ok, buona notte.- Hermione si alzò, andando ad abbracciare il maghetto e baciando Malfoy sulla guancia - Se avete bisogno, chiamate. Tanto non ho sonno per il momento.-
- Ti conviene dormire mezzosangue.- fece Draco, levando un sopracciglio - E non pensare di andare a caccia di mezzi demoni, perché saresti troppo prevedibile.-
- Spiritoso.-
- Però. Voi Auror avete un senso dell'humour veramente impressionante.- bofonchiò Lucius, seccato.
- Ehi Black, perché te lo sei portato dietro eh?- rognò Malferret.
- Perché non avevo più voglia di discutere con sua signoria.- rispose Sirius con la stessa irritazione di Malfoy senior - E poi anche volendo dove lo lasciavo eh? Ha intrattenuto quei dementi dei tuoi cugini almeno.-
- Già, tu invece non sei servito a un tubo Black. Come al solito.- rognò Piton fra i denti.
- Almeno qualcuno se n'è accorto.- sibilò Lucius sarcastico.
- Ehi, non cominciate voi quattro eh?- sbraitò la Mcgranitt - Mi rifiuto di sentire di nuovo le vostre fesserie!-
- Dai Paddy, vai a dormire.- gli sorrise Remus, più paziente di Sirius - E poi Harry potrebbe svegliarsi fra un po'.-
- Qualcun altro invece potrebbe non correre questo rischio.- minacciò il padrino di Harry, andandosene.
In un modo o nell'altro comunque, passò anche quella notte.
Ora Hogwarts era di nuovo al sicuro.
I nemici erano lontani, piegati e feriti, immersi nella vergogna.
E la speranza era tornata.
Dormiva sereno per il momento, immerso in un mondo di oblio dove c'era solo pace.
Per la guerra, ci sarebbe stato ancora del tempo.
Ma ora Harry Potter aveva qualcuno a difenderlo.
Che come lui, era disposto a dare la vita.

 

 

 

 

 

- Fine Penultimo Capitolo. -

 

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Capitolo 57
*** Capitolo 57° - FINE - ***


 

 



Io sono il salvatore dei maghi.
Io sono speranza.
Io sono Harry Potter.
Ma sono anche…solo Harry.
Ricordatelo.
Sono bene, ma anche male. Capitelo, perché in ognuno di noi c’è un eroe.
Un eroe a cui facciamo appello.
Pensate a me come a una saetta nel cielo, nelle notti buie di tempesta.
Pensate a me come quel breve istante di luce, quando tutto sembra perduto.
E poi guardate in voi stessi.
Io sarò lì.
Una saetta nel cuore.





 

 

 

 



Un fiotto di sole filtrò dalle tende della stanza.
Dolce e carezzevole sfiorò il viso di un grande mago.
Harry Potter mugolò nel sonno, girandosi supino.
C’era pace, lenta e silenziosa, tenue e sinuosa.
Era spuntata la luce, dopo la tempesta e insieme ad essa, un piccolo fascio di colori, fra nubi di panna.
A qualcuno poteva sembrare un arcobaleno. Ad altri un semplice scherzo degli occhi, dell’immaginazione.
L’arcobaleno.
Elettra, incurante del sole che le feriva la vista, guardò quello spettacolo poi seguì la scia luminosa, tornando verso il letto. Sorrise debolmente, tornando a sedersi sulla sponda su cui aveva passato la notte.
Si rannicchiò nella parte destra, accoccolandosi in modo da non disturbare il sonno di Harry.
Su una larga poltrona accanto alla sponda sinistra c’era Sirius.
In braccio a lui il piccolo Tom.
Il bambino sembrava ansioso, preoccupato.
A niente era servito cercare di dormire. Nelle vene, insieme al sangue, gli scorrevano tensione e paura.
Paura di non vederlo più aprire gli occhi, paura di trovarlo cambiato, di non vedere in quelle iridi verdi la speranza e il coraggio che un tempo vi avevano regnato.
Paura di perderlo.
Edvige planò all’improvviso sulla finestra, sbattendo delicatamente le ali. Entrò dal battente aperto, si accomodò con eleganza sul suo piolo. Guardò i presenti col suo sguardo ambrato e intelligente, poi gufò.
Tom tornò a puntare il letto senza smetterla di agitarsi.
Le sue mani non stavano ferme, dondolava le gambe…e all’ennesimo sorriso di Elettra, anche Sirius sbuffò.
- Calma, calma.- gli disse Black con un sospiro e passandogli una mano sulla testa – Harry sta bene, non vedi?-
- Ma ieri mattina…l’altra notte…insomma…- il bambino si morse le labbra – Bhè…è morto e con Voldemort…-
- Tesoro, Harry si è scontrato con Lord Voldemort migliaia di volte.- gli disse Elettra dolcemente – Non ti devi angustiare tanto. E poi lui non è morto veramente. È sempre stato qui.-
- Ma era…arrabbiatissimo.-
- Che pretendi.- Sirius cercò di non sogghignare ma le sue labbra si piegarono comunque – La sua anima si è spaccata in quattro, a momenti ti uccidevano e hanno marchiato il braccio a tuo cugino, senza contare che avete tutti rischiato la vita. E’ facile perdere le staffe così, non credi?-
- In passato ha sbraitato anche di peggio, credimi.- lo assicurò la Baley, agitando la bacchetta e facendo comparire del caffè per tutti – Si è comportato abbastanza civilmente, se si può usare questo termine.-
Riddle non era della stessa opinione ma non replicò, portandosi una delle tazze alle labbra.
Harry ora gli sembrava così fragile in quel letto.
Così indifeso.
Un bambino…sopravvissuto.
Nonostante tutto sorrise. Che grande mago, pensò. Era morto ed era tornato solo per loro.
Le lacrime gli pizzicarono di nuovo gli occhi ma le trattenne.
Non voleva più piangere. Non era più tempo di farlo.
Harry era stato coraggioso, Lucilla era stata coraggiosa.
Draco lo aveva salvato, subendo la vendetta dei suoi fratellastri.
Più nessuno avrebbe dovuto farsi male a causa sua.
Ora toccava a lui proteggere Harry e Draco. Proteggere tutti quanti.
Improvvisamente il moretto mugolò di nuovo e si agitò fra le lenzuola.
Si stava svegliando.
Elettra e Sirius balzarono in piedi, vicino alle sponde. Tom rimase un po’ distante, il cuore in gola.
- Ehi…- la strega si piegò insieme a Black, sul viso di Harry – Ehi…amore, stai bene?-
Lentamente, le sue palpebre si aprirono.
Sbatterono un paio di volte, poi inchiodò le iridi su di loro.
- Elettra.-
La strega sorrise, gli occhi velati e la gioia di colpo esplose.
Gli gettò le braccia al collo e si schiacciò su di lui. La paura e il dolore della notte prima si sciolsero, annegando in un mare di pura gioia. Di puro languore.
Harry le carezzò i capelli, restando sdraiato.
Poi levò gli occhi su Sirius.
- Ciao papà.- disse in un soffio.
Black tacque, restando immobile, in sospeso, con l’anima in gola.
- Che c’è?- Harry sogghignò brevemente – Ti dà fastidio per caso?-
- Canaglia.- gli soffiò allora Sirius, col suo stesso ghigno.
Maledetta canaglia.
Lo abbracciò stretto quando si mise a sedere, dolorante e con un’emicrania pazzesca.
Harry non oppose resistenza. Stretto nelle braccia del padrino sembrava non stancarsi mai.
Era di nuovo al mondo.
Era di nuovo al suo posto. Ora sapeva.
Non c’era un luogo diverso adatto a lui. Per quanto duro, per quanto pieno di spine…quella era casa sua.
L’unica casa che l’avrebbe protetto, nonostante tutto.
Ed era tornato.
Elettra era lì. C’era Sirius. I suoi amici.
L’amore. L’affetto di un genitore, dei suoi fratelli.
Inspirò a fondo quando Sirius lo lasciò e lo aiutò a mettersi in piedi. Accidenti, ora le sue ossa le sentiva tutte, nessuna esclusa. Ogni fibra, ogni tendine, ogni cellula. Erano tutti lì presenti e strillavano per farsi sentire.
Era vivo.
- Oh, si è svegliato.-
La porta sbatté con forza e Draco Malfoy apparve sulla soglia.
Harry non fece neanche in tempo ad aprire bocca per salutarlo magari, che un pugno pesante come un macigno lo prese sulla mascella e volò sul pavimento, con un tonfo.
Tempo un altro istante e si stavano massacrando, Draco per la rabbia, Potter più che altro per difendersi.
E Sirius li guardava rotolarsi per terra, l’espressione di uno che ormai ha visto troppo per aprire bocca.
- Ma che cos’è questo baccano accidenti?- sbraitò Ron mettendo la testa nella porta insieme a Jess, la Mcgranitt e Tonks – Oh no! Non cominciate!- aggiunse, quando vide cosa stavano facendo – Insomma ragazzi!-
- Black hai intenzione di guardare ancora a lungo?- sbuffò anche Lucius Malfoy, entrando con suo passo sprezzante.
- In questi anni ho imparato a non mettere bocca quando si pestano.- sentenziò Sirius serafico, spostandosi leggermente quando gli caddero ai piedi e cominciando a volare anche insulti – Ma se vuoi provarci tu…sarei curioso di vederti con un occhi nero. È una buona occasione Malfoy.-
- Ma sta zitto.- si schifò Lucius, dando un calcetto al gomito di suo figlio – Avanti…Draco…oh Draco…e basta!-
- Hn, se fai così ti risponderanno subito.-
- Un giorno creperai sul serio Black, fidati.- lo minacciò il biondo.
- Potrei dirti la stessa cosa, capellone.-
- Cane da riporto.-
- Te la tiri troppo, idiota.-
- Ma che cos’è, un asilo nido questo posto?- ululò Ron, mettendosi in mezzo e andando a prendere Malfoy junior per la camicia – Avanti basta! E che cazzo Malferret, s’è appena ripreso!-
- Pensa ai fatti tuoi Donnola!- tuonò Draco furibondo, un livido sullo zigomo e tutto spettinato.
- Ma che cazzo t’è preso, si può sapere?- urlò Harry di rimando, faticando a rimettersi in piedi – Perché mi hai picchiato?-
- Perché sei un fottutissimo bastardo, ecco cosa!- gridò Draco di rimando, gli occhi incendiati.
Tempo pochi minuti e tutta la stanza si riempì di curiosi e mezzi addormentati, tipo Blaise che era pesto di sonno e gli ex studenti che non capivano cosa fosse quel chiasso. Alla fine riuscirono a separare sia Black e Malfoy che i due giovani Auror ma i litiganti continuarono a fissarsi in maniera alquanto bellicosa.
Allontanati di qualche metro l’uno dall’altro, la Mcgranitt riportò un po’ d’ordine e poi si misero a tavola per la colazione anche se c’era un bel po’ di veleno sparso in qualche tazza a caso.
Draco restò del suo umore più funereo per tutto il tempo e a nulla valsero i tentativi di Potter di capire cos’avesse.
Niente, una tomba. Allora che andasse al diavolo, quel fesso.
- Tutti vivi?- s’informò, mentre aspettavano Silente.
- Si, tutti.- gli sorrise Elettra da cui il moro non si staccava più.
- Ed Herm dove sta?-
Tutti tacquero. Già. Dov’era Hermione?
- Porca di quella gran…- Draco buttò la forchetta nel piatto con stizza, afferrando la mappa del Malandrino. Eccola lì, non era a Hogwarts! Era andata da Crenshaw, ne era sicuro!
- Io quella maledetta mezzosangue la uccido, giuro che lo faccio! Il Ministero dovrebbe abrogare una legge che impedisce a lei e a quelli della sua pasta di andare in giro da soli!-
- Certi purosangue invece dovrebbero essere chiusi ad Azkaban a vita, sai?- gli rinfacciò Ron.
- Ma va’ al diavolo anche tu Weasley.-
- Hn, di buon umore Dray.- insinuò Zabini, scolandosi il caffè – Hai dormito male?-
- Il mostriciattolo mi ha ficcato troppe gomitate nella schiena.- sbuffò il biondo, facendo arrossire il piccolo Riddle – A che ora ti sei alzato eh? All’alba?-
Tom levò le spalle – Non avevo sonno.-
- Si, si nota dalle tue occhiaie.-
Qualcuno ridacchiò, poi arrivò Piton e Sirius perse del tutto l’appetito, mettendo una smorfia.
- Che hai Black? T’è andato di traverso qualcosa?- sibilò il professore di pozioni.
- Si, la tua presenza.-
- Stai diventando scontato, sai cane rognoso?- frecciò Lucius sarcastico – Non hai quella bella casa da sistemare? Dovresti andare in giro con scopa e paletta e dare una bella rassettata. Non hai nulla da spolverare? Eh?-
- La parte sinistra del tuo letto forse.- fu la risposta pungente di Sirius che prese in pieno il bersaglio.
Stavolta rise anche Remus sotto i baffi e stavano già per saltarsi al collo quando tornò finalmente Hermione.
Era tutta sporca e lacera e dalla sua espressione, Draco non ebbe veramente il coraggio di parlare.
- Buon giorno.- si azzardò Neville, l’unico a volersi suicidare.
Gli arrivò in risposta un ruggito e la videro correre a cambiarsi, veloce come un treno.
Decisamente non aveva trovato Jeager.
- Buco nell’acqua eh?- bofonchiò Trix, seduta fra Milo e Jess.
- Mi sa di si.- annuì Morrigan – Allora? Quando arriva il preside?-
- Un attimo e sarà qua. Era nell’ufficio a parlare con Orloff.- sibilò Piton, sedendosi a debita distanza da Sirius e Remus – A quanto pare sono sorte rogne a causa dell’utilizzo di magie proibite.- e dicendolo scoccò un’occhiataccia a Harry.
- Mi scusi professore ma che doveva fare?- si azzardò Pansy – Orloff dovrebbe risolvere ben altri problemi.-
- E’ quello che gli starà dicendo il professor Silente.- sospirò la Mcgranitt – Severus e gli studenti?-
- Sani e salvi. Stanno già ricamando nei corridoi.-
- E per la mia inchiesta?- s’informò Draco con aria indifferente.
- Verrà insabbiata, tranquillo.- Piton agitò la mano – Il professor Silente ha capito che a Orloff importa poco della morte dei Mangiamorte. A lui interessa solo sapere che il signor Potter è ancora vivo e che continuerà a fargli da alza bandiera.-
- Piano con le parole Mocciosus, c’è rimasto secco l’altra notte.- l’avvisò Sirius con tono tetro.
- E adesso è vivo, Black.- replicò Piton gelido – Quindi tieni a freno la lingua e rilassati. James non si starà rivoltando nella tomba.-
- Lasciate fuori mio padre dai vostri discorsi.- disse Harry pacatamente, zittendoli – Per il resto state tutti bene?-
- Una favola.- sorrise Blaise – Edward ha fatto un po’ i capricci ma sta riposando e si riprenderà presto.-
- Katrina?-
- Morta.- l’informò Jess – Grazie a Degona.-
- E il corpo di May?-
- I genitori sono venuti a prenderlo ieri.- sussurrò Ron – Ci avviseranno per i funerali.-
- Perfetto.- disse Harry tristemente.
- Ma tu signor Potter…sei sicuro di stare bene?- gli chiese la Mcgranitt – Quella magia deve averti stremato.-
- Infatti mi sento a pezzi.-
- Sicuro che tutto sia al suo posto?- insinuò Neville ridendo.
- Già, il cervello c’è ancora?- aggiunse Seamus – Oppure non c’è mai stato?-
Potter non fece in tempo a sibilare un rispostaccia che la porta della Torre si spalancò di nuovo di botto.
- Tom! Oddio, meno male stai bene!-
In un attimo il piccolo Riddle venne sommerso da parenti stretti.
Sua zia Andromeda gli si era catapultata addosso e aveva quasi ucciso Lucius col braccio, cacciandogli il gomito in un occhio. Sulla porta anche Narcissa, accompagnata da Tonks, Jane e Liam Hargrave.
- Zia!- il bambino sorrise, facendosi quasi strozzare – Ma cosa ci fai qua?-
- Ninfadora mi ha detto tutto!- alitò Andromeda, guardandolo ovunque nel caso fosse ferito – Dio, stavo morendo di paura! E tu che cosa diavolo ci fai qua?!- sbraitò, cambiando tono e avvedendosi di Lucius.
- Grazie, anche io sono contento di vederti.- frecciò quello, schifato e riattaccandosi al caffè.
- Crepa.- gli disse la strega senza tanti complimenti – E tu Draco? Tutto bene tesoro?-
- Una meraviglia.- sibilò ironico – Ciao mamma.-
Narcissa gli sorrise vagamente, abbracciando Tom a sua volta – State tutti bene vedo. Meno male.-
- Ciao Jane!- cinguettarono gli altri, facendo a gara per farsi abbracciare – Hermione arriva subito!-
- Come sempre vi trovo in forma ragazzi.- rise lei – Non sembra neanche che abbiate rischiato la pelle.-
- Siamo a prova di Mangiamorte, lo sai.- fece Ron soave – Avete sentito qualcosa venendo qua?-
- La Gazzetta del Profeta non si è ancora inventata balle decenti.- rognò Liam cupamente – Allora? Dove stanno i Lestrange?-
- Una muta a farsi controllare la voce, l’altro forse a farsi riattaccare un braccio.- disse Blaise tranquillissimo.
Già, se n’era scordato.
Tom si estraniò dai presenti, guardando fuori dalla finestra.
I suoi fratellastri erano fuggiti. Suo padre era vivo anche se ancora imprigionato.
Ora scattava una lotta contro il tempo.
Una ricerca antica e difficile. Quella dei dodici Veli rimasti.
Per quanto ancora sarebbe andata avanti quella guerra?, pensò posando gli occhi bluastri su Harry.
Per quanto ancora il bambino sopravvissuto sarebbe riuscito a opporsi, da solo?
Harry aveva bisogno di una mano. Qualcuno doveva proteggerlo…
E Lord Voldemort…si, Lord Voldemort doveva morire. A niente purtroppo sarebbe valso rinchiuderlo.
Finché ci fosse stata anche solo una possibilità di riportarlo in vita, con l’incantesimo più corrotto mai esistito, i suoi Mangiamorte sarebbero prolificati, rendendo ogni loro sforzo vano.
Ma suo padre non era l’unico ad incarnare il suo ideale. Tom l’aveva capito dai discorsi di Vanessa.
I Mangiamorte lo consideravano la speranza, la loro speranza.
Lui, figlio del Signore Oscuro, era la speranza che si perpetuava.
Ora anche era lui, come Harry, era un vessillo.
Ma c’era un modo per fermare quell’ingranaggio, continuò a dirsi, mentre Potter si metteva in piedi dicendo che aveva una cosa da fare. Si, pensò Tom con un mezzo sorriso.
Anche lui, come gli Auror, per fermare i Mangiamorte aveva sei anni.
E poi avrebbe spezzato la loro speranza.
Quell’ideale che suo padre tanto perpetrava, doveva essere distrutto.
Per il bene di tutto ma specialmente per quello del bambino sopravvissuto.


Wizards’ Graveyard, Cimitero dei Maghi.
Il sole stava tramontando e l’aria tiepida di maggio stava accarezzando i fiori selvatici della campagna inglese, pettinando ciuffi d’erba smeraldini e le lapidi mute e addormentate.
C’erano poche persone, pochi maghi dall’aspetto anziano che vagavano nei cortili interni e il piccolo Tom si guardava attorno, cercando di non farsi abbagliare dal sole aranciato e vermiglio del tramonto.
C’erano tanti uccellini, specialmente ghiandaie.
Erano allegre e non la smettevano di cinguettare anche a quelle ore tarde, comunque misero un leggero sorriso sul volto del piccolo Riddle che non era mai stato in un posto simile.
Naturalmente non era andato per salutare i suoi parenti ma solo per accompagnare Harry.
A sorpresa, all’ora di pranzo, Harry aveva espresso il desiderio di uscire da Hogwarts per qualche ora per andare al Cimitero dei Maghi e così in parecchi si erano offerti di accompagnarlo.
Sirius e Remus per primi, poi Hermione, Ron, Elettra e anche Draco al cui braccio Potter si era attaccato dopo la rissa e non erano più riusciti a separarsi.
Pansy invece era rimasta al castello per controllare le condizioni di Edward e Blaise, così come Milo si sarebbe preso cura di Beatrix. Era stato Silente stesso, oltre a Damon e Claire, ad invitarlo ad andare tranquillamente con Harry e sebbene fosse stato molto teso all’idea di entrare in quel posto dove naturalmente c’erano alcune persone morte per mano di suo padre, i genitori di Harry compresi, ora il maghetto sentiva una sorta di …pace mai provata prima.
Poteva sembrare macabro ma Tom si guardava attorno senza paura, avvertendo un grande silenzio, un senso di completezza che solo con la morte si può raggiungere.
Era buono il profumo dei fiori, pacata l’acqua che cadeva dalle fontane incantate.
Le lapidi ora non gli sembravano prove di un trapasso. Ma solo un luogo dove ricordare.
Dove potersi sentire vicini con la persona che era mancata.
Perché la morte faceva così paura a quell’uomo?, si chiese. Perché la temeva così tanto?
Di cosa aveva davvero terrore? Di essere dimenticato?
O di perdere chi gli stava intorno?
Una mano carezzevole si posò sulla sua spalla e poi Hermione s’inginocchiò accanto a lui.
- Sono dei bei fiori.- sussurrò la strega, guardando il mazzo di piccoli fiori di campagna gialli, bianchi e rosa che aveva raccolto prima con Elettra.
Tom arrossì vagamente – Non sapevo che fiori piacevano alla mamma di Harry. Gliel’ho chiesto ma…- arrossì di più – Lui non lo sapeva. Gli ho fatto proprio una domanda stupida.-
La Grifoncina sorrise, carezzandogli la guancia – Sono sicura che a Lily piaceranno.-
- Si, a lei piacevano tutti i fiori.- disse anche Remus, passando loro a fianco.
- Visto?- ridisse Hermione – Stai tranquillo.-
Il piccolo Riddle annuì, mentre gli altri li raggiungevano.
- Sei sicuro?- la Granger l’osservò a lungo, sempre tenendogli le mani sulle spalle – Sicuro che non vuoi andare?-
- No.- scandì il maghetto duramente – Lei non è mia madre.-
- Lo so.- rispose la strega – Ma forse ti farebbe stare meglio.-
- L’unica cosa che può farmi stare meglio è sapere Harry al sicuro.- le disse Tom, zittendosi quando gli altri li raggiunsero. S’incamminarono in silenzio oppure parlando a bassa voce, con Sirius e Potter a capo gruppo mentre Hermione restava in fondo, a guardare la schiena di quel ragazzino undicenne che gli ricordava molto un piccolo eroe.
Quanto si assomigliavano, pensò con la mente rivolta al passato.
- Non vuole andare da Bellatrix, vero?- mormorò Draco, al suo fianco.
Lei annuì – No. E non penso che vorrà andare neanche sulla tomba dei Riddle, nell’ala ovest del cimitero.-
- Lost Graveyard non è posto per i bambini, mezzosangue.- Malfoy le scoccò una debole occhiata – Ma forse hai ragione tu. Forse lo farebbe sentire meglio.-
- Abbiamo sei anni. Solo sei anni.- Hermione si strinse al suo braccio, quasi poggiandogli la testa su una spalla – E’ così poco tempo e quei Veli sono nascosti così bene. Ho paura che uscirà da solo e verrà a portarceli via.-
- Tom?-
- E Harry.-
Il biondo stavolta rimase in silenzio ma le passò un braccio attorno alle spalle, ricordando la notte di pochi giorni prima.
Quando lo Sfregiato si era messo in mezzo, quando si era preso una lama nel petto per salvare lui.
Quando gli era morto fra le braccia e il suo corpo, spaccandosi in lucciole, gli era scivolato via dalle dita.
Un qualcosa simile a un vuoto si era formato nel suo petto, quella notte.
Una consapevolezza in cui però lui non voleva addentrarsi.
Morire. Si, tutti prima o poi dovevano morire.
Ma quello non era stato il momento giusto, per Harry Potter.
Ora Draco sapeva.
Sapeva che sarebbero dovuti morire insieme.
In un modo o nell’altro, era quello ciò che li aspettava.
La cappella dei Potter aveva un’aria antica e grazie al custode era ben tenuta. Lily Evans Potter era sepolta in una tomba bianca, di marmo, a fianco di quella James Potter.
C’erano tanti Potter, notò Tom, ben sapendo che Harry era l’unico rimasto. Era stata una grande famiglia, piena di grandi talenti e si assomigliavano quasi tutti. James e Harry poi sembravano gocce d’acqua.
A ben pensarci, anche lui era l’ultimo dei Riddle…
Posarono i fiori sulla tomba dei genitori di Harry, poi tutti si strinsero attorno a lui.
I fiori vennero accarezzati dalla brezza del vento, i ricordi riportati a galla.
Con loro, Harry aveva perso dei genitori, Sirius e Remus il loro migliore amico.
Una tale perdita non era da augurare neanche al proprio peggior nemico.
Passò del tempo, nessuno dei presenti parlò.
Secondi, minuti…tutti i maghi stavano persi nel loro mondo, in preda a chissà quali pensieri.
Poi lentamente Elettra sciolse la propria mano da quella del bambino sopravvissuto.
Lui la guardò quasi smarrito ma lei gli sorrise.
- Ti lascio un po’ da solo.- mormorò, baciandolo.
Dopo qualche attimo anche Hermione e Ron, abbracciato il loro migliore amico, se ne andarono, allontanandosi.
Remus e Sirius lo fecero per ultimi.
Black posò la mano sulla lapide di James Potter, poi scoccò uno sguardo profondo a Harry.
- Fai con comodo.- gli disse, andandosene via a capo chino con Lupin a fianco.
Fecero per andarsene anche Tom e Draco quando di colpo i bracciali si strinsero. Malfoy imprecò fra sé ma Harry non fece una piega e fermò anche il piccolo Riddle.
Non importava se rimanevano.
Tom glielo lesse negli occhi e così gli passò le braccia attorno alla vita, restandogli a fianco.
Draco avrebbe sorriso se quelle lapidi non gli avessero dimostrato era realmente precaria ora la loro condizione.
Fra tutte quelle lapidi dei Potter, un giorno avrebbe potuto esserci anche quella dello Sfregiato.
I bracciali del destino si strinsero di più, come per suggellare quel pensiero.
Uniti.
Dovevano restare uniti.
Harry inspirò, posando il palmo sulla testa di Tom e senza staccarsi da Draco.
Era morto. Ed era tornato.
Aveva vissuto un po’ in Tom e un po’ in Draco.
Ora in lui c’era un po’ di ognuno di loro.
Aveva visto i ricordi del suo figliastro, i ricordi del suo nemico.
E ogni strada riconduceva a lui.
Come in una ragnatela. Tutti i fili intessuti l’uno con l’altro riportavano a un unico filo della matassa.
Lui.
Harry Potter.
- Mi piacciono questi fiori Tom.- mormorò. Guardandolo, vide gli occhi bluastri del bambino illuminarsi.
Pregò che non perdessero mai quella luce.
Il maghetto lo cinse di più e Harry lo abbracciò stretto.
- Sfregiato.-
- Si?-
Si volse a guardare Draco, levando un sopracciglio alla sua espressione vuota e triste.
Gli occhi argentei dell’ex Principe di Serpeverde lo scrutarono a lungo, per poi abbassarsi su tutte quelle tombe.
- Cosa c’è?- lo incalzò, addolcendo il tono.
- Vedi solo di non finirci anche tu qua, prima del tempo.- mormorò il biondo, continuando a sfuggire al suo sguardo.
L’altro avvertì quasi un colpo dentro al petto, un qualcosa che si allargava a macchia d’olio.
Era una sicurezza. Una intima, cupa e pesante sicurezza.
Ora ricordava gli ultimi istanti, prima che la sua anima di spaccasse in pezzi.
L’immagine velata di Draco gli sfrecciò nella mente. Le sue grida, la sua presa forte e disperata.
L’aveva chiamato a lungo, un richiamo sofferto e testardo quanto un’eco.
Draco era così.
Un’eco.
Un’eco nella testa, nel cuore.
Un’eco che gli ricordava che non era Lord Voldemort ad avere il diritto di ucciderlo per primo.
Ma qualcun altro.
- Andiamo.- sussurrò, scoccandogli un breve sorriso – Tom, dai vieni.-
- Posso…- il bambino li bloccò, intimidito – Harry posso restare qui ancora un attimo?-
I due padrini lo guardarono stupiti ma si limitarono ad annuire, scoccandogli un ultimo sguardo dolce e comprensivo.
- Ti aspettiamo davanti alla fontana.- e se ne andarono, lasciando il bambino davanti alle tombe dei Potter.
Tom si morse le labbra, ora solo di fronte ai genitori di Harry.
Era il figlio dell’uomo che aveva ucciso quelle due persone…e forse non avrebbe dovuto essere lì.
No, di questo era sicuro ma c’era una cosa che poteva almeno fare, per riscattare tutte quelle morti.
Un tempo aveva creduto di essere finito sulla strada di Harry perché lui si vendicasse.
Per morire, per mano sua.
Ora invece sapeva di avere anche un lui un potere.
Forse piccolo, forse insignificante. Ma tempo sei anni e sarebbe diventato forte anche lui.
Lily e James l’avevano difeso da bambino, ora toccava a lui.
- Lo difenderò io Harry adesso.- sussurrò e fu qualcosa di così flebile che per un attimo Tom non credette di averlo detto ad alta voce. Il vento si portò via quella promessa e il ragazzino chiuse gli occhi.
Si, poteva fare qualcosa.
Lo doveva a Harry e Draco, a Hermione e Ron. A tutti quelli che alcune notti prima gli avevano salvato la vita.
Si, avrebbe difeso Harry Potter.
Senza aggiungere altro se ne andò, tornando verso gli altri.
Vide che gli occhi verdi del bambino sopravvissuto erano volti a ovest, verso l’ala dei maghi maledetti.
Lì dove riposavano i Riddle e Bellatrix Lestrange.
Harry ci pensava sempre, capì Tom. Pensava a suo padre molto più di quanto avesse potuto immaginare.
Colpito da una sorta di incomprensibile gelosia, gli prese la mano e il suo padrino, staccando lo sguardo da ovest, riuscì a sorridergli veramente. Come da tanto non faceva.
Ora Voldemort doveva stare lontano da loro.
Sei anni non erano molti ma ce l’avrebbero messa tutta.
E lui sarebbe cresciuto, sarebbe diventato forte, un grande mago.
E avrebbe lottato contro suo padre per difenderlo.
Anche a costo di rimetterci la vita.


Scese la notte e poi arrivò l’alba di un nuovo giorno a Hogwarts.
Hermione Granger fu una dei primi a svegliarsi, gli occhi dorati tesi ad accarezzare dolcemente ciò che ora non l’avrebbe più fatta andare via. Incredibile.
Draco Malfoy alla fine aveva vinto la scommessa.
L’aveva ai suoi piedi, completamente.
Era lui il suo padrone.
Si chinò e lo baciò, svegliandolo.
Ma forse era tempo di mettere in tavola un’altra scommessa.
Un’altra eterna sfida fra loro due, una mano a dadi col fato.
La sfida più bella. Sulla loro vita insieme.
Tanti, come loro due, si svegliarono all’alba di quel caldo sole con la strana consapevolezza che per anni la pace avrebbe regnato su di loro. Anche Harry poteva avvertirlo, seduto sulla mensola della finestra, abbracciato ad Elettra.
Si, agli Auror aspettava una lunga gara contro il tempo, per la ricerca dei Veli.
A lui sarebbe mancata la guida di Lucilla, a Tristan il suo amore, a Degona una madre…ma lei sarebbe tornata.
Perché Lucilla dei Lancaster tornava sempre, anche dall’inferno.
E sebbene in quell’inferno Lord Voldemort fosse vivo, Harry si scoprì tranquillo come mai lo era stato.
L’alba sfiorò il verde dei suoi occhi, illuminandoli.
Speranza.
No, non se ne sarebbe mai andata.
Sarebbe rimasta lì con loro, per sempre.
Baciò la tempia ad Elettra, abbracciandola stretta stretta ma quando lo fece sentì uno strano gorgoglio.
Dei bambini. Dei bambini molto piccoli stavano ridendo…
Anche Elettra sollevò il capo verso l’alto.
Sembrava che quei gorgoglii arrivassero dal cielo.
Anche Tom Riddle, Claire King, Damon Howthorne e Beatrix Vaughn li sentirono.
Nei loro sogni almeno.
Ciò che però nessuno sapeva, neanche Hermione che aveva richiamato gli Horcrux, era che le risate di quei bambini erano state fondamentali per il risveglio di Harry. E la stessa profezia di Damon avvallava quella tesi.
Solo le risate sarebbero venute loro in aiuto.
Perché per chi aveva dimenticato, per chi non sapeva più ascoltare, l’innocenza di un bambino sarebbe sempre stata troppo forte da sconfiggere.
Negli occhi di un bambino, il male avrebbe trovato la sua fine.
Quello stesso pomeriggio la riunione dell’anno di Harry Potter accademico ebbe termine.
Ma non prima di aver festeggiato in maniera piuttosto insolita.
Quando li trovarono, Tom e i suoi amici risero senza potersi fermare.
Harry e tutti gli ex studenti erano al campo da quidditch, alcuni sulle scope, gli altri in tribuna, tutti insieme.
Felici. Abituati a quei cambiamenti di programma e a quelle grane.
Ma in fondo tutti erano stati compagni del bambino sopravvissuto. A tale onore, si accodavano quegli imprevisti.
Avventurosi e sanguinosi imprevisti.
- Ehilà ragazzi!- urlò Ron dalla tribuna – Che fate lì sotto? Salite!-
- Là sopra?- bofonchiò Trix, facendosi tirare quasi a forza.
Si ritrovarono fra maghi ventiduenni e rimasero sorpresi nel vederli così tranquilli, dopo tutto quello che era successo.
Ma evidentemente ne avevano passate troppe per stupirsi ancora.
Vennero salutati da tutti, con Ron e l’intera squadra di quidditch di Grifondoro al completo attaccata al whisky incendiario, Burrobirre e certi soggetti che già non stavano più in piedi.
In quel clima di risate e gioia, Tom si avvicinò incredulo alla balconata.
Draco era lì appoggiato e guardava in alto.
Guardava Harry, seduto in scopa a ridere con Elettra, Justin Bigs di Tassorosso ed Edward.
Il piccolo Riddle si stupì. Non si era mai accorto fino in fondo del modo in cui Draco e Harry si guardavano, in certe occasioni. Non aveva mai capito fino in fondo cosa li univa…i perché…i come e i quando…
- Tutto a posto mostriciattolo?- gli chiese Malfoy, senza staccare gli occhi dal cielo.
- Si.- annuì il maghetto.
- Bene.- sussurrò il biondo, carezzandogli la testa corvina.
Il ragazzino sorrise, in cuor suo. Forse non era così importante capirli. Ma credere in loro…
- Draco, posso chiederti una cosa?-
- Dipende.- bofonchiò Malfoy.
Tom sogghignò appena, guardandolo con malizia.
- Perché hai picchiato Harry ieri mattina?-
Il suo padrino schioccò la lingua, fintamente irritato – Perché mi andava.-
- Ti mancava vero?-
- E a te mostriciattolo? È mancato?-
Il maghetto tacque, assumendo un’espressione malinconica e nello stesso tempo felice.
- Si.-
- Tanto quello non muore neanche se l’ammazzi.- gli disse l’Auror – Non aver paura. Ora siamo di nuovo tutti insieme.-
Non aver paura. Tutti insieme.
Tom inspirò a fondo, godendosi per la prima volta la pace dopo quella notte terribile.
Una folata di vento gli sfiorò il viso quando Harry si fermò davanti a loro.
- Ehi mummie!- frecciò, tenendo la scopa con una mano sola – Che fate? V’è morto il gatto?-
- Non farmi dire dove devi ficcarti il tuo sarcasmo, Sfregiato.- sibilò Draco ironico, mentre Hermione li raggiungeva.
- Herm, tu non sali?-
- Neanche per idea.- rispose stizzosa.
- Tom?- Harry sorrise, puntando il maghetto – Ti fai un giro? Ci andrò leggero, promesso!-
Il piccolo Riddle rise di cuore e balzando sul manico davanti a Harry si strinse forte a lui, tornando a librarsi in aria.
Vola, mormorò Draco fra sé chiudendo la mano in quella di Hermione.
Vola speranza.
Insieme, sul quel manico di scopa, sembravano sempre più veloci. Seguirli non sarebbe stato facile.
Erano saette. Saette nel cuore.
Draco passò un braccio attorno alla vita di Hermione, senza smettere di guardarli.
- Ehi mezzosangue.-
- Si?-
- Adesso che facciamo?-
- In che senso?- gli chiese, osservandolo di sottecchi – E attento a quello che proponi.-
Malfoy piegò le labbra in un ghigno, chinandosi a baciarla, a reclamare quelle labbra come sue.
Ma si, meglio stare zitti per il momento.
Tanto in quel bacio c’era già tutto quello che voleva dirle, quello che lei già sapeva.
- Ti amo.-
Gli occhi dorati di Hermione brillarono, come l’anello col serpente al suo anulare sinistro.
- Io devo pensarci.-
E Draco scoppiò a ridere, stringendola più forte.
Intanto in alto nel cielo, Harry Potter continuava a volare.
Il vento sulla faccia, la cicatrice scoperta dalle ciocche dei capelli scuri.
Il Bracciale del Destino stretto al polso, per ricordargli della sua anima incatenata ad un’altra. Per l’eternità.
Al suo fianco un ragazzino, il figlio del suo grande nemico.
Ma volavano insieme, attorniati da tanti altri maghi.
Era destino.
Erano stati messi sulla stessa strada e insieme l’avrebbero percorsa.
E volarono. Continuarono a volare.
Avevano le ali, ali invisibili da grifoni con cui cavalcavano il vento.
Ed Harry Potter a un certo punto guardò in basso.
Ron, Hermione, Draco, Elettra, Edward e Blaise invece sollevarono il viso.
E da quel giorno fu pace mentre la ruota del fato tornava a girare.
Silente dal suo studio li vide, contro il sole del tramonto.
Tanti angeli sorridenti…a cavallo di scope.
Angeli o maghi, non c’era differenza.
Perché fra loro volava la speranza dagli occhi verdi, una speranza morta e poi risorta.







Per molto tempo, dopo quel giorno, le risate dei bambini non si avvertirono per un bel pezzo.

Lucilla del casato dei Lancaster riapparve circa un anno dopo la sua scomparsa, a Cedar House.
Libera dalla sua prigionia.

Caesar Cameron invece tornò nel Golden Fields, dopo aver lasciato l’unico essere che fosse mai riuscito a sconfiggerlo nelle mani fedeli dell’unico vero amore di Lucilla.

Thomas Maximilian Riddle in seguito al suo primo anno a Hogwarts andò a vivere a Cedar House e venne adottato dai Mckay anche se continuò a mantenere il cognome di suo padre e dopo interminabili battaglie legali contro la famiglia Black, Tristan Mckay divenne legalmente il padre del ragazzino.

Tristan e Lucilla si sposarono un giorno di fine agosto e decisero di non avere altri figli mentre l’intera proprietà della famiglia Lancaster veniva lasciata in eredità a Degona Mckay e al piccolo Tom.

All’età di venticinque anni, Ronald Weasley ebbe il suo primo figlio e sua madre lo chiamò Jeremy.

A Lucius Malfoy venne concessa l’amnistia da Orloff in persona e non fu più costretto all’esilio. In cambio dovette fare ogni nome riguardo alla caccia ai Mangiamorte che il Ministero della Magia Britannico mise in atto in quegli anni.
Tornò a vivere a Malfoy Manor e dopo numerosi problemi riuscì a riallacciare una sorta di legame con la moglie e col figlio, anche se con estrema fatica da parte di quest’ultimo.

Per molto tempo invece dei due fratelli Lestrange non se ne seppe più nulla. Si mormorava fossero tornati in Germania, altri pensavano che fossero nascosti nel nord dell’Irlanda, aspettando, fremendo per tornare alla luce del giorno.

Nei sei anni della profezia dichiarata da Damon Howthorne, come predetto regnò la pace.
La ricerca dei dodici Veli fu estenuante, una vera corsa contro il tempo.
Ma gli Auror non mollarono mai.
Uniti, più nessuno perse la vita. Almeno in quei sei anni.

I portatori dei Bracciali del Destino non si separarono più e insieme ridivennero leggenda.

In seguito, dopo tre tentativi mandati in fumo da seccatori poco propizi, anche Harry James Potter si sposò all’età di venticinque anni col suo amore di sempre, Elettra Isadora Baley.
La cerimonia definitiva si tenne in un giorno qualunque, dopo le precedenti mandate a monte a causa di vecchi nemici, nello Yorkshire e alla presenza di pochi intimi.

Per quanto riguarda invece Draco Malfoy e la sua scommessa…bhè, questo ancora non ci è dato saperlo.
Ma come spesso fu detto nella cerchia del bambino sopravvissuto, la speranza è sempre l’ultima a morire.
E di fronte alla speranza, anche il Destino deve piegare il suo orgoglioso capo.









- Fine -
- "I Bracciali del Destino" -

 

 

 

 

 

 

 

 

Posso solo dire grazie a tutti quelli che hanno letto dal principio e mi hanno seguito, specialmente a quel gruppetto di matte che mi hanno scritto nell'ultimo capitolo, arrivando tutte in massa. Siete state davvero forti e spero vivamente che anche questa fine sia stata all'altezza delle vostre aspettative.
E ringrazio per avervi potuto portare nel mio mondo per qualche tempo.
Comincerò a postare appena possibile “I Figli della Speranza ” ma prima metterò in rete, al massimo fra un giorno, la one-shot “Io, il Figlio del Nemico ” dettata dalla voce narrante di Tom, ormai quasi diciassettenne che Axia ha curato personalmente e che vi consiglio di leggere molto attentamente perchè è piena di particolari che potranno darvi un'idea di come sarà la trama dei Figli della Speranza.
Non essendo questa una fine posso permettermi di sentirmi ancora felice.
Se c’è una cosa che condivido con Axia è la gioia nel poter dire che la parte più bella della favole non è il “…E vissero per sempre felici e contenti…” ma il “C’era una volta…” e di questo ne sono più che sicura.
Ringrazio ancora tutti i nuovi lettori e vi aspetto con la nuova fiction, terza parte della saga.
A presto.

 

Barbara.



 

 

 

 

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