I Bracciali del Destino di Kysa (/viewuser.php?uid=13924)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1° ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2° ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3° ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4° ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5° ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6° ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7° ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8° ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9° ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10° ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11° ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12° ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13° ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14° ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15° ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16° ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17° ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18° ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19° ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20° ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21° ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22° ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23° ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24° ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25° ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26° ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27° ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28° ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29° ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30° ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31° ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32° ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33° ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34° ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35° ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36° ***
Capitolo 37: *** Capitolo 37° ***
Capitolo 38: *** Capitolo 38° ***
Capitolo 39: *** Capitolo 39° ***
Capitolo 40: *** Capitolo 40° ***
Capitolo 41: *** Capitolo 41° ***
Capitolo 42: *** Capitolo 42° ***
Capitolo 43: *** Capitolo 43° ***
Capitolo 44: *** Capitolo 44° ***
Capitolo 45: *** Capitolo 45° ***
Capitolo 46: *** Capitolo 46° ***
Capitolo 47: *** Capitolo 47° ***
Capitolo 48: *** Capitolo 48° ***
Capitolo 49: *** Capitolo 49° ***
Capitolo 50: *** Capitolo 50° ***
Capitolo 51: *** Capitolo 51° ***
Capitolo 52: *** Capitolo 52° ***
Capitolo 53: *** Capitolo 53° ***
Capitolo 54: *** Capitolo 54° ***
Capitolo 55: *** Capitolo 55° ***
Capitolo 56: *** Capitolo 56° ***
Capitolo 57: *** Capitolo 57° - FINE - ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1° ***
§ Harry Potter e i Bracciali del Destino §
Uno sfrigolio sinistro…e poi uno piccolo lampo illuminò quella notte
scura. Dallo scontro di due lame esplose un fiume di scintille rosse e
dorate. Squarciarono le tenebre per un breve attimo, fino a quando i seguenti
colpi sferzati con violenza e precisione non provocarono altri bagliori. Le
due lame magiche cozzavano l’una contro l’altra, nemiche, avversarie. Fatte per
combattersi. Si conoscevano da parecchio tempo, sembravano quasi
sorelle…eppure si scontravano con una furia inaudita. Le mani che le
brandivano erano esperte, le muovevano fluidamente, con grazia, con
destrezza. Fra la vegetazione che abbracciava quello scontro, molti occhi
ridenti fissavano i due nemici. Molti sguardi puntavano su quei due giovani
maghi. Erano tanto veloci che però non sempre gli spettatori riuscivano a
seguire ogni loro colpo. Erano tanto sfuggenti che spesso magia e tecnica di
spada si confondevano. Quello a destra portava un lungo mantello che lo
copriva quasi interamente, solo il capo era scoperto. I capelli neri ribelli
erano accarezzati dalla brezza della notte, dal profumo della vegetazione. I
suoi occhi incredibilmente verdi avevano già visto molto e il suo cuore, come il
suo spirito, era divorato dalla fiamma dell’orgoglio. Sulla fronte portava
una cicatrice dalla forma di fulmine. Il mago a sinistra invece aveva anche
il capo coperto da un cappuccio nero da cui però uscivano alcune ciocche
bionde. I suoi occhi grigi saettavano nell’oscurità, seguivano ogni mossa
dell’avversario, ogni suo affondo. Non erano mai arrivati a tanto, pensavano
gli Auror che li osservavano dalla boscaglia. Non si erano mai battuti con
tanta foga. Insieme alle loro spade, ora nell’ombra della notte senza luna
brillava qualcos’altro. Due bracciali di platino
lucido , spessi, rifiniti con
strane immagini di bestie volanti e di una fattura mai conosciuta al mondo dei
maghi, troneggiavano sui polsi destro e sinistro di entrambi i contendenti.
Sembravano bracciali fatti per essere portati in coppia, ma il moro lo portava
al polso destro, il biondo a quello sinistro. Quest’ultimo scattò indietro,
evitando un fendente in pieno petto. Ne parò uno sulla testa, affondando la sua
spada verso la gola dell’avversario ma quello, ridendo brevemente, si
Smaterializzò e scomparve. Gli riapparve alle spalle e cercò di ferirlo,
strappando qualche fischio agli Auror spettatori. Le lame cozzarono di nuovo,
le scintille scoppiarono ovunque…ma la lama del moro per sbaglio scivolò lungo
l’elsa della spada del suo nemico che cacciò un grido iracondo. E poi… -
Cazzo!- gridò, sbattendo la spada a terra con rabbia e portandosi l’indice
ferito alla bocca, con un taglietto lungo due centimetri – Vaffanculo Sfregiato!
Mi hai tagliato un dito!- Harry James Potter sbuffò, rinfoderando la sua arma
con aria afflitta. Eccolo che ricominciava… - Cristo Dray, mi succhi la
vita.- - Succhiami qualcos’altro Harry.- replicò Draco Lucius Malfoy con
sarcasmo, piazzandogli in faccia il dito medio. - Oh, dai ragazzi! Calma,
calma!- disse qualcuno dei loro compagni alle loro spalle. - Calma una sega!-
ringhiò il biondo – Mi ha tagliato un dito questo stronzo!- - Mettilo bene in
vista, chissà che Milo la smetta di far la dieta.- frecciò il moro, rimettendosi
a posto i vestiti – Ogni volta che c’è da fare allenamento trovi sempre qualcosa
per cui stracciarmi le palle.- - Qua le palle ce le stiamo stracciando
tutti.- sibilò un Auror appoggiato a un albero. - Grazie Kinneas, meno male
che mi dai il tuo consenso.- sibilò Harry scuotendo il capo. - Che hai
Potter? Non reggi più?- replicò quello acido. - Ti dico io cosa non reggo…-
sentenziò il moro, amabilmente – Prima di tutto non reggo Draco, poi subito dopo
al secondo posto ci sei tu.- - Ci credo che non reggi Malfoy.- John Kinneas
rise maligno – Visto quello che è…- L’Auror si zittì di botto, sentendo
un’aura fredda alle sue spalle. Anche tutti gli altri si voltarono e dovettero
spaccarsi in due, per far passare qualcuno che di certo non permetteva che
qualche idiota trattasse male i suoi amici. - John, quando imparerai a stare
zitto sarà sempre troppo tardi…- Milos Morrigan, Diurno dall’appetito
implacabile e dall’autorità parecchio forte, si piazzò davanti a quel Kinneas
fissandolo dritto negli occhi. Il giovane Auror dopo un solo secondo abbassò lo
sguardo, terrorizzato dalle iridi color topazio del mezzo vampiro e se ne andò
con la coda fra le gambe, facendo ridacchiare sinistramente Milo. - Codardo.-
sentenziò, tornando a voltarsi verso i suoi pupilli – Tutto ok ragazzi?- -
No, un accidenti!- bofonchiò Draco – Quand’è che ce ne andiamo da questa fottuta
foresta infestata dalle zanzare?- - Quando Jess avrà strisciato abbastanza ai
piedi del Ministro per farci tornare tutti a casa.- rispose il Diurno – Ma siamo
in una cinquantina qua. Forse se la smetteste di lamentarvi potremo resistere
ancora qualche giorno… a meno che non vogliate uccidere Kinneas. Allora vi darei
una mano.- Harry Potter e Draco Malfoy sbuffarono in sincrono, lasciandosi
andare seduti a terra nell’erba alta. Erano trascorsi ventidue anni da quando
la leggenda del bambino sopravvissuto era nata per infondere nei cuori dei maghi
coraggio e speranza e per ventidue anni, Harry James Potter aveva vissuto
nell’ombra del suo stesso nome. Ma da un certo periodo di tempo, e
precisamente quattro anni da quando aveva lasciato la scuola di Magia e
Stregoneria di Hogwarts con la benedizione del preside Silente, l’ex Grifondoro
aveva dovuto fare i conti con tutta una serie di avvenimenti e imprevisti che la
perfidia di Voldemort paragonata a essi era degna di appena una risatina di
scherno. In particolare era la vendetta che Harry Potter aveva dovuto
subire. Una vendetta molto sadica, almeno secondo il suo punto di vista e che
non credeva assolutamente di aver meritato. Dal periodo del M.A.G.O. erano
successe fin troppe cose e all’età di vent’anni in molti avevano preso il
diploma di Auror con un corso intensivo, spaccandosi in due certo, ma con la
conseguenza che due anni dopo Harry Potter era ormai quasi considerato un
veterano fra gli Auror del Ministero della Magia. A ventidue anni, l’ex
Grifondoro e bambino sopravvissuto, era un Auror fatto e finito. Capo Squadra
di un gruppo di quattro maghi degni di lui. Peccato che in quel momento due
elementi della sua squadra mancassero all’appello e lui ne sentiva la mancanza
visto che vivere con Draco era già abbastanza penoso senza Ron Weasley a fare da
mediatore per entrambi. In quattro anni il moretto da ragazzino cerca guai,
impulsivo e un po’ cinico a volte, era diventato un giovane uomo cerca guai,
impulsivo e sempre più testardo, anche se il suo cinismo si era smussato
lentamente, grazie alla presenza nella sua vita di persone che lo amavano senza
riserve. Comunque se l’aspetto era rimasto lo stesso, anche se solo più
affascinante, il carattere intuitivo e combattivo l’aveva reso ancora più famoso
di quanto già non fosse stato. Entrato al Ministero a diciotto anni, aveva
iniziato a lavorare sodo per i seguenti due anni, sempre a fianco
dell’inseparabile Ronald che come lui era diventato Auror con grande giubilo
della famiglia Weasley. Peccato che qualcuno di molto importante avesse fatto
scampare a Ron quell’escursione di quattro mesi nella Foresta Nera in Germania.
Il giovane Weasley era infatti rimasto in Gran Bretagna, causa una missione che
poteva svolgere solo lui, così Harry era dovuto partire per quella foresta
infausta e infestata di fantasmi, poltergeist e lupi mannari senza il suo
migliore amico, ritrovandosi solo, tanto per cambiare, con Malfoy. -
Affanculo Orloff.- rognò a bassa voce, imprecando contro il Ministro. Draco
al suo fianco si accese una sigaretta, disgustato da tutta quella situazione.
Erano quattro mesi ormai che se ne stavano accampati in quel luogo immondo.
Quattro! Ormai gli Auror non ne potevano più, avevano catturato tanti
poltergeist da farci uno zoo e per di più erano circondati da crucchi. Stava
cominciando a detestare quella loro lingua maledetta! Per non parlare di come
odiava la Donnola che era riuscita a scamparla, per non parlare poi di
quell’infame di Dalton. - Avete più sentito Edward?- chiese Milo, tirando
fuori una fiaschetta metallica dal mantello scuro. - Si starà giocando le
mutande come al solito al casinò.- bofonchiò Harry, massaggiandosi la testa –
Suo padre l’ha buttato di nuovo fuori di casa e gli ha bloccato il conto in
banca.- - Che testa di cazzo…- sibilò Draco, dando un lungo tiro. -
Dovrebbe smetterla con questa mania delle scommesse.- frecciò il Diurno – Adesso
scusate ma vado a ripescare Clay. Era attaccato a quella tedesca ma mi sa che
non ha ancora capito che è fidanzata. Ci vediamo a cena.- Harry annuì ma
subito dopo abbassò lo sguardo, percependo quel silenzio fattosi pesante. I
suoi occhi caddero sul tatuaggio nero che delineava un disegno vago, sulla mano
sinistra di Malfoy. Aveva il palmo serrato e chiunque non conoscesse la
storia, non avrebbe potuto capire che razza di disegno fosse, considerato che
terminava sul polso ed era coperto dal bracciale di platino del
biondino. Anche Draco era cresciuto. Era rimasto il ragazzo dall’algida
presenza. Era in grado di zittire chiunque con un solo colpo d’occhi,
esattamente com’era rimasto arrogante e altero, ma alla fine anche la serpe era
riuscita a limitare l’uso del suo veleno. Dopo anni, Draco era tornato a essere
l’unico erede della fortuna dei Malfoy ma era anche rimasto il figlio di colui
che si era macchiato di grandi crimini, del traditore, di colui che era
fuggito. Era un pesante fardello, ma nei suoi occhi argentati solo il più
grande osservatore avrebbe potuto intendere che il suo vero dolore era un altro.
E Milo, senza saperlo, aveva reinnescato una miccia molto
pericolosa. Scommessa. Era quella parola. Era un vero macigno. Proprio
come quel tatuaggio che non si poteva vedere. - Voglio tornare a
casa.- Harry sogghignò, sentendo mugugnare quella frase. Cavolo, anche lui
non vedeva l’ora di tornarsene in Gran Bretagna. - Dove andiamo?- chiese
Malfoy – West Gold Lake o Lane Street? La piccoletta è già tornata?- - E’
ancora in ritiro.- disse Potter con un sospiro mesto – Stiamo a Londra per un
po’…devo andare a recuperare Pinky e Gigì da Sirius, quel bastardo del capo
vorrà il rapporto e dobbiamo anche andare a cercare Ed.- - S’arrangia. Io
devo anche passare da Andromeda.- - E quella figa dai capelli corti che fine
ha fatto?- Draco alzò le spalle, spegnendo la cicca sotto lo stivale – L’ho
scaricata.- - Perché?- - Parlava e chiedeva troppo.- Potter si mise in
piedi, scuotendo il capo – Dio, quanto sei diventato di gusti difficili.- -
Ha parlato.- Malfoy si levò il cappuccio, alzando gli occhi verso il poco cielo
che la vegetazione lasciava intravedere – Tu ed Elettra vi siete lasciati a
settembre di quattro anni fa perché non volevate legarvi troppo e non volevate
precludervi la possibilità di andare a letto con chi vi andava ma l’anno scorso,
appena uscita dal M.A.G.O. ti sei presentato a prenderla e l’hai portata a casa
nostra perché fra tutte quelle che ti sei fatto in questi anni non ne hai mai
trovata una come lei. E’ un bel confronto da reggere, Sfregiato.- - Non sono
l’unico che mette una donna sul piedistallo, Malferret.- replicò Harry, deciso a
giocare col fuoco ma il biondo, come sempre, fece finta di nulla e cambiò
discorso con eleganza, senza farlo troppo bruscamente. S’inoltrarono nel
bosco e dopo circa quindici minuti di arrancare in quel groviglio di pini, abeti
e cespugli incantati arrivarono al loro accampamento. Una quarantina di tende
magiche formavano una specie di scacchiera e numerosi falò erano stati accesi in
quel piccolo spiazzo erboso privo di una vegetazione troppo fitta. I due si
fecero largo fra gli altri Auror, decisi a mangiare qualcosa e poi andare a
letto quando sopra le loro teste sfrecciò un grosso allocco. Era tanto ciccione
che anche un cieco l’avrebbe riconosciuto. Era l’allocco del nuovo capo degli
Auror, Duncan Gillespie. Uomo tutto d’un pezzo, sui quarantacinque anni,
tosto e anche con una sua buona dose d’ironia, peccato che il suo sistema
nervoso fosse alquanto suscettibile. Era stato un compagno di Kingsley
Shacklebolt e quando quest’ultimo aveva rifiutato la carica che un tempo solo
Lord Maximilian dei Lancaster aveva saputo portare avanti con onore e coraggio,
Gillespie aveva accettato nonostante il nuovo Ministro Orloff gli stesse
elegantemente sulle palle. I due fiutarono il messaggio e corsero all’interno
della tenda su cui si era posato il pacioso volatile. Dentro, illuminato
dalla luce di una lanterna magica, Jess Mckay leggeva il messaggio senza alcuna
particolare espressione. I capelli biondi ancora fradici e incollati alla nuca e
al viso dopo un tuffo imprevisto in una fonte, Jess era stato praticamente
considerato da tutti il capo di quella ridicola spedizione e nonostante tutti
quanti sapessero il vero motivo per cui erano stati cacciati a calci in Germania
in massa, nessuno aveva potuto filarsela, Harry e Draco per primi. Mckay
comunque non era solo. Con lui Sphin Eastpur, sempre più alto e corpulento,
Clayton Harcourt, Sensimago dagli strani occhi viola e Milo, svaccato sul letto
di Jess. Finito di leggere, il biondo Auror emise un sospiro di
sollievo. - Una settimana e ci mandano una Passaporta.- Fra tutti, emisero
un collettivo sospiro di sollievo, lasciando andare tutta quella tensione
emotiva. - Dio grazie.- mugugnò Clay accendendosi una sigaretta e facendosi
lanciare l’accendino da Draco – Che cazzo aspettava Duncan eh?- - Di farci
passare la voglia di giocare ancora al consolato francese forse.- frecciò Jess
acido, ancora furibondo per una vecchia questione accaduta più o meno sei mesi
prima e che aveva coinvolto particolarmente Potter e Malfoy. Era saggio
ricordarsi sempre, entrando al Ministero nell’ala degli Auror, che Duncan
Gillespie era salito in carica lo stesso giorno in cui, due anni prima, Harry
Potter e Draco Malfoy avevano iniziato a lavorare insieme. E da quel giorno
ogni volta che li vedeva, essendo un po’ il loro creatore come squadra, subiva
un certo prurito che poi si trasformava praticamente in orticaria ogni qual
volta quei due si prendevano una nota disciplinare. Quando entravano nel suo
ufficio Harry e Draco erano sempre muniti di tappi per le orecchie ma anche di
una mascherina per l’ossigeno. Non era raro che Gillespie avesse dei tracolli
davanti a loro due. L’unica altra persona in grado di fargli quell’effetto
era Tristan Mckay che però da qualche tempo aveva chiesto un esonero momentaneo
dal servizio. Il motivo? Mentre gli altri festeggiavano, Harry posò
dolcemente lo sguardo sulla fotografia che Jess teneva sempre con sé. Suo
fratello e una bambina meravigliosa stavano abbracciati, salutando verso chi
guardava. - Come se la passerà di nuovo a Hogwarts?- Jess rise, sentendo
quella domanda che già suo padre gli aveva fatto, quando Tristan aveva deciso di
staccare e tornare a insegnare per un anno alla scuola di magia. - Starà come
al solito…- rispose Mckay, con aria insolitamente malinconica – Degona cresce
bene. Mentre lui terrà lezione è Liz che se ne occupa naturalmente. Quella
ragazza è stata davvero eccezionale con la bambina.- - Liz ha avuto il
permesso di stare a Hogwarts?- si sconvolse Draco – E da quando le tate possono
stare a scuola?- - Da quando mia nipote non può essere lasciata sola in una
scuola piena di bacchette e attrezzi magici.- rise Jess – L’ultima volta che
l’ho vista dai miei ha rubato la bacchetta a Sofia e ha cercato di usare il
camino per parlare con chissà chi. È diventata una vera peste. Ma Tristan
l’adora. Non avrebbe mai lasciata a casa.- - Dena ha bisogno dei genitori.-
sentenziò Milo, svaccato accanto al fuoco mentre gli altri ci stavano attorno,
scolandosi l’ammazza caffè – Liz sarà anche brava ma a me quella non piace. È
troppo appiccicosa.- - Ma piantala!- sbuffò Sphin – Quella ragazza è una
manna!- - Oh bella manna!- rognò ancora il Diurno, scocciato – Peccato che
parli troppo e di cose che non la riguardano!- - In effetti neanche io a
volte sono d’accordo con quello che dice a Dena.- disse Harry fissando Jess
attento – Ma è così dolce con la bambina e così affettuosa che non le si può
rimproverare niente.- - Basterebbe dirle di farsi i fatti suoi e di non
ficcare cose assurde in testa alla piccola!- frecciò ancora Morrigan. -
Eddai, calmati!- cercò di placarlo Clay – Non è che ti ha dato il due di
picche?- - Come no!- Milo rise, assumendo un’aria alquanto sinistra – Un
giorno la invito a bere qualcosa a casa mia.- - Hai sbagliato i verbi.-
ghignò Draco – La inviterai a essere bevuta a casa tua!- Tutti scoppiarono a
ridacchiare, lasciando perdere quell’argomento anche se in fondo da dire ci
sarebbe stato davvero tanto. Aveva ragione Milo, lo sapevano tutti…ma in fondo
Liz Jenkins, strega di 28 anni che era stata compagna di Tristan a scuola nella
casa di Corvonero, aveva saputo crescere Degona come una madre. Ora la
bambina aveva quattro anni, appena compiuti, e la sua curiosità per il mondo
magico aveva superato di gran lunga quella di qualsiasi altro bambino. Era molto
dotata, di questo se n’erano accorti subito tutti. Alla sua nascita, il
quattordici di febbraio, c’era stata un’eclissi ma per tutti era stato una sorta
di miracolo. La neonata non aveva conservato in sé nessuna parte demoniaca.
Il suo sangue era rosso, come quello di ogni essere umano normale. La sua pelle
era calda, il suo cuore batteva. E i suoi occhi erano verdi come quelli dei
Mckay. E quando i famigliari si erano chiesti che fine aveva fatto la
malvagità intrinseca che avrebbe dovuto ereditare, la risposta era stata una
sola. Si era palesata ai loro occhi alcuni giorni più tardi quando Tristan aveva
capito che avrebbe dovuto crescere sua figlia da solo. E solo per quattro lunghi
anni era rimasto, aggrappato all’unica cosa che gli ricordava ogni istante la
donna che l’aveva abbandonato.
Passarono i giorni e nell’ansia generale
del ritorno praticamente gli Auror non andarono più a caccia. Jess dovette
risponderne ai rappresentanti tedeschi che prendevano in consegna le loro prede
ma alla fine li mandò praticamente a quel paese, stufo di quella situazione.
Quattro mesi in quella terra infausta erano stati più che sufficienti, per non
parlare del fatto che ormai era giugno inoltrato e il calore faceva aumentare,
oltre che la fauna magica, anche quella umana. I turisti babbani cominciavano a
girare sempre più spesso, rischiando di beccare qualche testa sulle nuvole con
un poltergeist nella rete. Per non parlare poi di quelli che avevano dovuto
stendere addirittura qualche ragazzino umano per cancellargli la memoria di
maghi con bacchette in mano. Arrivati al sesto giorno regnava l’anarchia
totale e finalmente i tedeschi se ne andarono per tornarsene al loro Ministero.
Non si aspettavano certo dei ringraziamenti ma quando sparirono, gli Auror
tirarono veramente un sospiro di sollievo. Dopo l’ultima notte all’aperto e alla
mercé delle zanzare, la mattina dopo finalmente arrivò la Passaporta. Cascò dal
cielo, lanciata dall’allocco di Gillespie, e per poco non si ruppe in mille
pezzi visto che era una comunissima bottiglia di whisky babbano, vuota. La
presero al volo, esultando. - Calma gente!- li fermò Jess, vedendo che si
stavano spaccando le ossa per prenderla tutti insieme – Siamo in cinquanta, come
cazzo pretendente di farcela tutti eh?- - E che facciamo allora?- borbottò
altezzoso Kinneas – Facciamo a carrellate di dieci e poi uno ve la riporta
indietro?- - Complimenti, sei più sveglio di quello che sembri.- frecciò
Harry con pena. - Sai una cosa Potter? A forza di andare in giro col figlio
del Mangiamorte ti si sta tarando il cervello!- - Cavolo John…- disse ancora
il moro, fissandolo sarcastico – Dev’essere bello non capire un cazzo come
te.- Kinneas serrò i denti, scrutandolo rabbioso. Poi lanciò un’occhiata
sprezzante a Malfoy ma Draco non ci fece caso, limitandosi ad accendersi una
sigaretta. Era notte fonda, purtroppo, quando l’ultimo gruppo con Jess, Milo,
Sphin, Clay e loro due riuscì a partire. Il penultimo squadrone d’idioti al
tramonto aveva distrutto la bottiglia di whisky arrivando a Londra, così
Gillespie, bestemmiando, aveva dovuto avvisare Berlino per mandare un’altra
Passaporta a quei disgraziati rimasti…e guarda caso, gli unici che non avrebbe
rivoluto indietro tanto presto. - Finalmente!- sbottò Milo alle dieci di
sera, vedendo un gufo arrivare verso di loro con fra le zampe un vecchio bastone
da passeggio – Quanto cavolo ci andava?! Come se non avessero più Passaporte per
Londra, diavolo…- - Per me è stato Duncan.- frecciò Clay scocciato. -
Dici?- rise Sphin – Secondo me è una ripicca per Harry e Draco.- - Quello
proprio ha qualche problema ai nervi.- insinuò Malfoy, svaccato accanto al falò
che si stava spegnendo lentamente – Non ti ricordi che faccia aveva coi
francesi? Credevo gli venisse un infarto, cavolo.- - Già, in corridoio s’è
messo a urlare come un pazzo!- cinguettò Harry finendosi il caffè. Erano a pezzi
tutti e sei visto che avevano anche dovuto far sparire le tracce della loro
presenza e non vedevano l’ora di toccare un letto vero. - E quando Tristan ha
rovesciato Leblanc nella fontana del Ministero davanti a tutti gli
ambasciatori?- ridacchiò Milo togliendo il bastone da passeggio dalle zampe del
gufo scuro e anche un po’ decrepito – Leblanc era furibondo! L’avrebbe strozzato
probabilmente.- - Così impara a chiudere la bocca.- finì Jess, buttando terra
sul fuoco – Continua a proclamare a destra e a manca quella stupida legge sulla
registrazione.- - Perché, non hai sentito l’ultima?- Clay chiuse la loro tre
tende, infilandosele nella sacca a tracolla – Quel bastardo vorrebbe proporre la
registrazione anche per i mezzosangue con ceppo oscuro in famiglia. Stava
fissando Hagrid particolarmente quando l’ha annunciato nell’atrio del
consiglio.- - Prima i Diurni, i mezzo giganti e poi?- rognò Jess
controllando tutto un’ultima volta – Perché non va a rompere le palle ai vampiri
eh? O alla Confraternita della Dama Nera?- - Perché se la fa sotto, ecco
perché.- replicò Milo – I vecchi della Confraternita lo vorrebbero morto da un
pezzo. Askart di recente poi è di pessimo umore. Sta facendo stragi di
licantropi nel Linkonshire.- - Lascia perdere tuo zio!- fece Jess con un
gesto vago, dandogli una pacca sulle spalle – Finché sistema i lupi mannari che
uccidono i babbani allora non dovremo andare a pungolarlo. E per il resto che
faccia quello che gli pare, basta che non rompa a noi e a te specialmente.- -
Ok, ok…- il Diurno sbuffò, poi fece segno agli altri di muoversi – Allora?
Possiamo andare a casa o no gente?- - Non vedo l’ora di farmi una doccia
cazzo.- disse Sphin, afferrando il bastone – Se Duncan propone ancora stronzate
del genere giuro che vado nel suo ufficio che gli cambio l’incenso con
dell’oppio.- - Tienitelo, è meglio.- disse Harry – Servirà più a noi per
scrivere il rapporto.- Tutti e sei infine furono ben aggrappati alla
Passaporta e dopo qualche breve secondo avvenne il risucchio. Afferrati quasi
per l’ombelico, finirono in un turbinio di colori…e poi arrivarono a
Londra.
Lane Street n° 4. Era insolito vedere così poche persone
per una strada frequentata e alla moda come quella, proprio nel pieno di
Londra. Si trattava di una via alquanto grossa, molto più simile a un viale
viste le cinte di alberi che verdeggiavano per il passaggio pedonale ed era
sempre colma di babbani e maghi travestiti ventiquattr’ore su ventiquattro ma
quella sera c’erano veramente poche anime. Forse era a causa del tempo, pensò
fra sé la ragazza che scese dal taxi davanti al numero 4. Il palazzotto in stile
liberty come tutti i vicini, dai colori tenui e dal giardino perfetto si
stagliava contro nubi frammentate da lampi e fulmini ma ancora non si era messo
a piovere, nonostante le nuvole gonfie di pioggia e l’aria umida. La temperatura
di era abbassata ancora e quando il campanile della chiesa poco lontana batté le
due di notte, la giovane ragazza notò una piccola luce accesa nel portico. -
Stia attenta signorina.- La ragazza si volse verso il tassista, sentendo
quell’ammonizione. - Non se ne vada in giro da sola. È così giovane.- disse
ancora l’uomo di mezza età, guardandola con tenerezza. Non aveva mai visto
una ragazza dal viso tanto pulito e dolce. Era salita alla stazione circa
mezz’ora prima e durante tutto il tragitto aveva quasi sonnecchiato,
svegliandosi di tanto in tanto. Doveva essere molto stanca…ma nonostante questo
i suoi occhi azzurri e i lunghi capelli biondi erano in ordine. Il suo viso
delizioso poi si era illuminato, appena arrivata. Era scesa, portandosi dietro
un grosso borsone dai colori sgargianti, sul rosso e l’oro. Il tassista,
caricandoglielo a fianco con galanteria, aveva notato uno stemma bizzarro. Un
aquilotto su una scopa. Lui l’aveva presa per un’atleta ma aveva un fisico
abbastanza sottile. Era snella e dalle curve morbide. Dava diciannove anni al
massimo, specialmente con quel buffo cappello con visiera che le dava un
carattere un po’ maschiaccio. Peccato che con quei capelli e con quel passo
aggraziato non la facessero confondere minimamente con un uomo. La ragazza
sorrise, afferrando oltre al borsone anche un mazzo di chiavi abbandonato sul
sedile. - Non si preoccupi.- disse gentilmente – Adesso sono arrivata a
casa.- - Ha bisogno di una mano col borsone signorina?- - Si figuri, sono
pochi passi.- concluse, facendogli un cenno pieno di cortesia – Grazie mille
signore, buona notte.- - Notte a lei.- Sparito il taxi dietro alla via,
la biondina si guardò attorno per vedere se c’era qualcuno nei paraggi. Non
avrebbe dovuto farlo ma dopo aver volato per cinque ore di fila, aveva mani e
gambe troppo anchilosate per fare due piani di scale e andare a vedere se quei
due erano vivi o si erano uccisi a vicenda a morsi. Estrasse una bacchetta
lunga e flessibile dal giubbotto di jeans, sorridendo con aria birichina. -
Baule Locomotor.- disse a bassa voce, puntando la bacchetta sul borsone. Quello
si sollevò docilmente e andò fin davanti alla porta di casa, illuminata da una
lampadina. La ragazza cercò la chiave giusta e una volta dentro quasi inciampò.
Si tenne in piedi per miracolo ma non si stupì di trovare un mantello gettato a
terra. Scosse il capo, facendo risalire il borsone per la rampa di scale. Al
pian terreno era presente un’anticamera con la sala degli armadi e una
lavanderia magica. Al primo piano cucina e salone, con una stanza per gli ospiti
e quando vi giunse, la ragazza non si sconvolse nel vedere un caos
pazzesco. Uomini, ecco cosa succedeva a lasciarli soli per quattro mesi,
anche se sapeva bene che quei due erano stati in Germania con altri Auror.
Attraversò il corridoio e vide che il salone era intatto ma arrivata in cucina
lo sfacelo fu completo. Appoggiati sul bancone c’erano diversi bicchieri di vino
vuoti, tre bottiglie di whisky, un portacenere pieno. A terra vestiti, stivali e
spade. Sospirando divertita fece fermare il borsone e poi fece il giro del
divano. Eccoli lì… Tutti e due distesi e cotti. Sorrise prendendo una
coperta dalla poltrona accanto. Li coprì, senza stupirsi di averli trovati a
dormire insieme e fece per andarsene a nanna nella sua stanza quando Harry,
svegliandosi appena, la chiamò. - Elettra…- Lei si voltò e lo raggiunse,
inginocchiandosi davanti al divano. - Ciao…- gli carezzò la testa, baciandolo
a fior di labbra – Come stai? Tutto bene amore?- - Hn…- mugugnò, mezzo
addormentato – E tu come stai? Hai finito il ritiro?- - Si ma ho solo un mese
di pausa.- rispose a bassa voce – Dormi adesso, ne parliamo domani.- - I
bracciali…- borbottò ancora, chiudendo sempre di più le palpebre. - Si, lo
so.- Elettra Baley si mise in piedi, baciando entrambi gli Auror sulla
guancia. - Lo so che non si vogliono separare .-
La mattina dopo al
numero 4 di Lane Street tutti si svegliarono passata l’ora di
pranzo. All’interno di una strana sorta di alveare di paglia appeso al
soffitto, qualcuno di molto piccolo aprì finalmente i tondi occhietti rossi.
Gigì sbatté le palpebre un paio di volte, prima di mettersi seduta nel suo letto
di cotone e stiracchiarsi. Sbadigliò e prima di volare fuori dalla sua stanza
si pettinò i capelli rosati con le dita. Illuminandosi di una luce fucsia,
schizzò fuori dall’alveare e sbatté le alucce fino ad arrivare al divano. Lì si
posò sul naso di Draco, posando le mani sui fianchi, con aria stizzosa. Guardò
il biondo, poi Harry steso sotto il bordo del divano. Il suo braccio destro però
era rimasto addosso a quello sinistro di Malfoy. I bracciali vicini. - Che
indecenza!- squittì la fatina – Ehi tu! Draco parlo con te!- strillò, ma l’Auror
per tutta risposta la scacciò come una mosca noiosa. Fece per girarsi su un
fianco ma facendolo cascò addosso al moro che si svegliò di botto, imprecando.
– Cacchio…di nuovo!- rognò, sentendosi il veleno in bocca. Anche Malfoy
ormai era sveglio e si strizzava gli occhi, irritato. - Quella maledetta
fatina…- ringhiò, sedendosi sulla schiena di Harry. - Ti levi?- sbottò Potter
– Mi stai rompendo le ossa!- - Vi siete svegliati finalmente!- cinguettò Gigì
ritornando a volare davanti al naso dei due ragazzi – Era ora che tornaste! Quel
Black mi ha dato il tormento per questi mesi! Harry amore non portarmi più da
lui!- - Mi sa che Black è l’unico che può raddrizzarti quella testa bacata.-
sibilò Draco mettendosi in piedi faticosamente. Facendolo però sentì un
contraccolpo e imprecò. Stava tirando anche Harry per il polso, senza
toccarlo. - Cominciamo già!- sentenziò scocciatissimo – Posso almeno andare
in bagno senza la tua presenza Sfregiato?- Harry non rispose, troppo
esasperato, limitandosi a tirare indietro il braccio destro ma quello rimase
alzato per aria, come tirato da una forza invisibile verso quello sinistro di
Malfoy. Inutile. Andarono in bagno imprecandosi dietro e alla fine dovettero
lavarsi i denti con mano differente da quella che usavano di solito ed era
quando accadevano quelle cose, piccolezze in verità, che i due si ricordavano
della loro maledizione. Certe volte sentivano ancora le parole di quel dannato
che li aveva ridotti in quello stato…
"Anime contrastanti
possedete, E nemici di sangue sarete. Ma qui giunge il destino, A
mutare il vostro cammino. Uniti resterete, coi bracciali che io
v’impongo Finché della
vostra riconciliazione venga il giorno..."
Tornati in cucina bestemmiandosi dietro a vicenda, Gigì che aveva acceso
la televisione e stava mangiando i suoi cristalli del sorriso per una volta li
ignorò, troppo presa dal suo pasto quando qualcosa sbarellò quei due, buttandoli
quasi gambe all’aria nel mezzo della stanza. - Quel maledetto prosciutto!-
ringhiò Draco rabbioso, vedendo Pinky, ormai un maiale grande grosso, correre
verso le scale e scendere al piano terra – Un giorno o l’altro giuro che lo
uccido, accidenti!- - Perché debba sempre correre così in casa mi piacerebbe
saperlo.- disse Harry andando a sedersi al bancone della cucina – Ci sarà
qualcosa in frigo? Gigì, c’è della roba commestibile?- - Avete fatto la
spesa?- chiese la fatina. - No.- - Allora mi sa che ti nutrirai di aria,
amore mio.- frecciò l’altra, scoccandogli un bacio volante. - Molto umana.
Malfoy che si fa?- - Che si fa?- rognò quello, cambiando canale velocemente –
Vuoi ordinare la colazione dal cinese per caso?- - No, ma possiamo tirare a
sorte per chi scende al bar a comprare caffè e brioches.- - Quattro fottuti
mesi a zonzo per la giungla e siamo messi peggio di prima.- Draco sbuffò
sonoramente ma il suo umore migliorò quando vide Elettra scendere dalla scala a
chiocciola del secondo piano. Spettinata e con solo la camicia del pigiama, era
bella come sempre. La ragazza naturalmente corse ad abbracciarlo, buttandoglisi
addosso alla faccia di Potter che ormai di quella solfa non ne poteva più. Ogni
volta la stessa storia. - Allora? Che si mangia?- cinguettò la Baley,
correndo poi da lui e buttandogli le braccia al collo. - Un tubo. Il frigo è
vuoto.- sbraitò Gigì guardandola male – Mollalo subito! Harry è mio!- -
Certo, peccato che a letto con Potty ci vada lei.- sibilò Draco a bassa voce ma
la fatina lo sentì lo stesso e gli lanciò dietro una tazza che il biondo schivò
per un pelo. Un’ora più tardi, alle due di pomeriggio, quei tre finalmente
furono davanti a un caffè fumante e a un bel po’ di cornetti ripieni, biscotti
fatti in casa e torte assortite. Tutto merito della signora che andava a pulire
quel cesso di palazzotto, Miss Babet Watts, una donna di cinquant’anni che non
aveva mai capito quanto i suoi tre "bambini" fossero in realtà strani. La
babbana andava da loro tre volte a settimana ma la sua mano rassettatrice non
poteva reggere il confronto del casino che quelli sapevano provocare. -
Allora? Com’è la Germania?- cinguettò Elettra quando si fu rimpinzata – Non mi
avete portato niente?- - Il tuo ragazzo tutti i suoi mesi in bianco forse.-
frecciò Draco, finendo il caffè. - Sta zitto idiota.- sbuffò Harry stressato
– E’ stato un inferno! Quattro mesi fa licantropi, zanzare, poltergeist e
fantasmi. Per non parlare di quei crucchi dannati! Non capivano una mazza
d’inglese!- - I bracciali vi hanno dato problemi?- - Noooo…- enfatizzò il
moretto – Più di una volta a caccia i licantropi ci hanno quasi sbranato perché
andavamo in giro quasi per mano e Kinneas continua a sostenere che io e Malfoy
abbiamo qualche intrallazzo ma a parte questo tutto bene. Ogni volta che ti vede
pensa che la sera ci facciamo delle feste a tre.- Elettra sogghignò cercando
di non farsi vedere ma perfino Gigì si sganasciava come una pazza, quindi cercò
di cambiare rapidamente argomento, prima di farli esplodere. - Jess e i ragazzi
come stanno?- - Quelli stanno sempre da Dio.- ironizzò Draco – Ci hanno
invitato a cena per sabato a Cedar House.- - Meno male!- la Baley sorrise,
rilassata – Ne avevo basta di stare con gente che non fa altro che parlare di
manutenzione di scope, strategie e pluffa!- - Allora? Il ritiro com’è
andato?- chiese Harry tutto curioso – Sei ancora riserva?- La ragazza sorrise
ancora, stavolta però le s’illuminarono gli occhi – Il mister mi ha fatto fare
l’allenamento nell’ultimo mese con i titolari. Non ha detto nulla ma si vede che
gli è piaciuto come ho giocato nelle amichevoli.- - Deve essere cieco per non
capire che sei brava.- le disse Draco, lasciandosi andare contro la sedia. -
Comunque lo saprò fra un mese. Quand’è che il signor Gillespie vi darà un po’ di
ferie?- - Quando saremo morti probabilmente.- Malfoy si alzò, stiracchiandosi
– Bene piccioni. Io devo andare da Andromeda. Vi lascio la casa, torno
stasera…vedete di non farvi trovare spalmati davanti al camino come al solito.
Il mio cuore potrebbe non reggere una seconda volta.- - Bastava che non
guardassi.- frecciò Potter, visto che quel bastardo più che altro aveva guardato
Elettra mezza nuda che invece non aveva fatto una piega. - Lascia perdere
Sfregiato, non voglio più stare in nessun posto dove tu abbia fatto sesso.- si
schifò Draco, salendo le scale per andare a cambiarsi in camera sua. -
Ok…allora non attaccarti a quella ringhiera…- - Ma dai, che schifo!- urlò il
biondo, sconvolto, velocizzando il passo sui gradini. - E non sederti più
neanche sul divano o sulle poltrone! E anche a tavola!- continuò Harry divertito
mentre Elettra se la ghignava, nascosta dalla tazza. Continuarono a insultarsi
fino a quando l’ex principe delle serpi non tornò giù, messo a nuovo con abiti
comuni. Lui e Harry si scambiarono qualche veloce informazione su quando tornare
al Ministero, poi il biondo se ne andò, smaterializzandosi, dicendo che sarebbe
tornato per cena. A pomeriggio inoltrato, dopo una buona dose di coccole che
Harry richiese alla sua bella fidanzata, squillò il telefono. Elettra era
sotto la doccia, lui ancora disteso a letto ringraziando di quel momento senza
dover per forza avere Malfoy incollato al braccio, così scattò la segreteria e
una voce conosciuta si propagò nel salone. - Ehi, sfigati…so che siete
tornati a casa, non fate finta di dormire. Ho visto Kinneas al Ministero un’ora
fa!- Harry si riebbe di colpo, imprecando. Si avvolse nel lenzuolo e scese
per le scale, proprio mentre Gigì con un leggero sforzo alzava la cornetta e
salutata Ron Weasley tutta cinguettante. Poi passò subito l’apparecchio al suo
amato, tornando a guardare un programma di cucina in televisione seduta in testa
a Pinky. - Ron!- ansimò Potter per telefono, sedendosi in poltrona – Quando
accidenti pensavi di farti sentire eh?- - Calma fratello, tu sarai stato
nella giungla per quattro mesi ma sono stato nella merda fino al collo per
altrettanto tempo!- sentenziò il rossino dall’altra parte del filo – Non
crederai mai a quello che mi è successo! Ma ne parliamo a cena. Vengo da te con
vino e dolce. E apparecchiate per quattro, c’è anche Ed.- - Cinque, è tornata
anche Elettra…l’hai trovato allora quel demente! Sta bene?- - Da favola.-
ironizzò Ron – Una figata, sapessi… sai dove ha dormito per sei settimane?- -
Da Miria!- alitò Potter sconvolto – Ma è matto? L’avrà distrutto!- - Infatti.
Adesso è con me. Lo porto a nanna, sperando che si riprenda. Tu come stai
invece?- - Al solito.- - Il tuo amante serpente?- - E’ da sua zia.
Allegro come un becchino.- - Qualcuno s’è accorto di qualcosa mentre non
c’ero?- - No, nessuno potrebbe pensare che siano i bracciali. In compenso
Kinneas si sta scavando la fossa da solo.- - Quando decidete di abbatterlo
fai un fischio…- Ron si zittì di colpo, facendo credere a Harry che fosse caduta
la linea ma poi Weasley riprese a parlare – Senti…non dovrei neanche dirtelo per
telefono ma mentre non c’eravate a mio padre è arrivata un’informazione
confidenziale in ufficio. L’ha bloccata prima che qualcuno ci mettesse le mani
sopra ma…forse è meglio riunire l’Ordine. Si tratta di…lei.- Harry tacque,
restando immobile con la cornetta in mano. L’Ordine della Fenice… l’ultima
volta che si era riunito era stato quattro anni prima. - Harry?- Elettra era
arrivata alle sue spalle, avvolta nell’accappatoio e guardava la sua espressione
accigliata. - Ok, vieni prima che puoi.- sussurrò allora il moretto prima di
chiudere la comunicazione. Quando posò la cornetta rialzò lentamente il viso
sulla sua ragazza. Ora era notevolmente impallidito. - Che succede? È
successo qualcosa?- - Si tratta di…- Harry faticò a trattenere l’ansia e si
passò una mano sul viso – Si tratta di Hermione
.- Diavolo, pensò amaro. E
adesso che accidenti diceva a Malfoy? Guardò il suo bracciale, sospirando
mentre abbracciava stretta Elettra. Lui in fondo era fortunato. Aveva a fianco
la donna che amava…Draco invece non era stato altrettanto
fortunato. Purtroppo per lui però il passato non poteva essere cambiato in
nessun modo e Harry, ricordando ciò che era accaduto, provò di colpo una
sensazione che credeva di aver dimenticato. La sensazione
che qualcosa sarebbe presto tornato a sconvolgere le loro vite.
Salve a tutti!
Finalmente posso mettere i Bracciali del Destino e anche questa fiction, come
la Scommessa, l'ho già finita da tempo quindi andrò avanti ad aggiornare
velocemente come prima. Spero che la storia vi piaccia come quella appena finita
e si svolgerà per qualche capitolo fuori dalla cerchia di Hogwarts, per poi
rientrarci più avanti, grazie all'ingresso di un nuovo personaggio di cui vado
particolarmente fiera e che adoro come uno di quelli reali della Rowling.
Posso solo dirvi buona lettura. Fatemi sapere.
Kysa
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Capitolo 2 *** Capitolo 2° ***
Il sangue Black è sempre sangue Black. Che sia in vene di
donna...o di Mangiamorte. Questo Andromeda Black Tonks lo sapeva bene, infatti quel pomeriggio non era del suo consueto buon umore.
Anzi. Sprizzava collera da tutti i pori e questo la rendeva ancora più
somigliante a Bellatrix Black Lestrange. Pace all'anima dannata di sua
sorella, Andromeda cercò di scacciare la rabbia ma proprio non riusciva a darsi
pace. Accartocciò la lettera che aveva fra le mani, stizzita, ma poi cambiò
idea e la fece ardere con una sola occhiata. - Santo cielo...- rise una voce
alle sue spalle - Era un'altra avvisaglia del fisco per caso?- Un
affascinante uomo sulla quarantina con occhi color cenere e lunghi capelli neri
la fissava divertito, sulla porta. Dal suo portamento si denotava un grande
spirito, un grande passato e una forza impressionante. Nelle sue iridi però si
leggeva anche una sorta di pigro sarcasmo che fece irritare la donna. - E sta
zitto Sirius!- sbraitò la strega, zittendo l'ironia del suo amato cugino per
qualche misero secondo - Non crederai alle tue orecchie! I Black hanno superato
se stessi per l'ennesima volta!- - Fammi indovinare...- Sirius Black
attraversò il salone dai toni delicati di casa Tonks con la sua falcata
elegante, andando a sedersi davanti alla padrona di casa che però stava ancora
in piedi, troppo nervosa. - Posso provare con un paio di ipotesi. O ti hanno
ripresa in famiglia, cosa che sarebbe sufficiente a farti passare il buon umore
per parecchi anni, o hanno tentato ancora di privare Narcissa del suo
denaro.- - Giusta la seconda.- rispose quella, sedendosi di botto - Giuro che
la uccido quella vipera di mia madre!- - Vuoi una mano? Così facciamo secco
anche il maggiordomo.- Andromeda sbuffò, facendo un gesto vago con la mano.
Accidenti, perché non la smettevano una buona volta? Perché continuavano a
prendersela con Narcissa? Da quattro anni sua sorella minore aveva vissuto
praticamente un'esistenza appartata senza dare nessun fastidio all'immagine
lucida che i Black avevano in società ma lei sapeva bene che il problema era un
altro. Narcissa si era macchiata della morte di Bellatrix, la figlia
prediletta. Quello era il peccato più grande. Per Andromeda invece sapere
della morte di sua sorella maggiore era stata una liberazione. Se c'era
qualcuno al mondo che meritava di morire quella era stata proprio
Bellatrix. - Non è da te serbare tanto rancore.- Le parole di Sirius la
fecero cadere dalle nuvole, ma poi anche sorridere malinconicamente. - Mi
hanno allontanata Sirius. Per anni non ho potuto vedere né Narcissa né Draco. Ed
entrambi avevano bisogno di aiuto. Non ho più visto neanche te, prima
naturalmente che ti spedissero ad Azkaban.- - Ma quanto siete sempre carini a
ricordamelo.- frecciò sarcastico. - Insomma, come sei permaloso!- - Ehi,
com'è che rigiri sempre le cose come ti pare eh? Si stava parlando di te. Non è
da te provare tanta rabbia per una donna morta, anche se era Bellatrix.- - Tu
non c'eri.- sentenziò Andromeda con voce roca - Non sai cos'ha fatto!- - Mi
ricordo che cercava di portarsi a letto Lucius...- sibilò Sirius. - Infatti.
Ma l'unica cosa che non possiamo contestare è l'amore che provava Malfoy per
Narcissa.- - Peccato amasse di meno suo figlio.- - Draco è ancora molto
sensibile su questo punto.- disse Andromeda, posando lo sguardo oltre la
finestra del suo salotto - Già è bombardato da tutti i maghi bigotti di Londra
che prima non facevano altro che strisciare ai suoi piedi... non voglio
continuare a ricordargli quanto Lucius fosse disinteressato a lui. E non
m'interessa neanche che alla fine l'abbia salvato. Se avesse amato davvero suo
figlio non gli avrebbe rovinato la vita.- - Sciocchezze.- La strega si
girò verso Sirius, vedendolo sorridere con aria pigra. - Come prego?- fece
scandalizzata - Non senti quello che dicono? Ormai frequenti di nuovo la società
no?- - Certo che sento i pettegolezzi. Vedo anche parecchi Auror
al Ministero che lo guardano con sospetto ma mi permetto di ricordarti che tuo nipote
è pur sempre un Malfoy. Per quanto sia calunniato, è talmente al di
sopra di quegli idioti da non vederli neancheE' nella sua natura calpestare ogni bassezza, non
farsi mettere i piedi in testa, cugina. Lascialo vivere e smettila di
preoccuparti per lui.- - E' come se dicessi a te di smetterla di preoccuparti
per Harry.- - La differenza è che io so quando smettere di soffiargli sul
collo. Ormai hanno quasi 22 anni.- - Si e sono anche sotto maledizione.-
frecciò cupa. - Si...ma...- Sirius sogghignò leggermente, iniziando a
ridacchiare - E' anche tanto divertente...- E
attaccò a sganasciarsi davanti alla bocca spalancata della padrona di casa che
dopo alcuni minuti lo lasciò perdere, sorridendo blandamente a sua volta. Si, in
effetti ogni tanto sia Harry che Draco regalavano qualche risata a causa del
loro "minuscolo problema
" ma la
cosa non cambiava la sostanza. Quei due da venti mesi a quella parte vivevano in
simbiosi costretta e nessuno avrebbe potuto aiutarli. Solo loro avrebbero potuto
liberarsi e di certo, da come si comportavano, quella liberazione non sarebbe
avvenuta tanto presto. Il campanello di casa Tonks squillò in quel momento ma l'ospite non attese
che qualcuno andasse ad aprire. Poco dopo Draco apparve sulla soglia, non molto
stupito di trovare Sirius in casa. - Black.- bofonchiò in saluto. -
Serpe...- fece Sirius, alzando appena una mano - Che faccia. Avete di nuovo
dormito insieme per caso?- Malfoy contò fino a dieci prima di mandarlo al
diavolo, vedendolo ridere a mezze labbra, insieme a sua zia. Fece finta di
nulla, mettendosi a sedere dopo aver salutato Andromeda con un bacio. -
Allora tesoro?- gli chiese la strega, dandogli una tazza di the tiepido, come
piaceva a lui - Com'è stato il ritorno?- - Meglio dell'andata zia.-
l'assicurò, sarcastico. - E' stata così tragica?- - Un inferno.-
l'assicurò il biondo, centellinando la bevanda - Abbiamo qualche giorno di
riposo prima di tornare a lavoro. E qua com'è andata invece?- - Il solito.-
Sirius fece un leggero sogghigno - Tua nonna ha dato i numeri, tua madre e tua
zia hanno cercato di ammazzarla, il maggiordomo continua a girare con una
falcetta alla cinta ed e sono tornati i tuoi cugini.- Draco, sconvolto, si
strozzò quasi col the e a fatica posò la tazza sul tavolino. - Che cosa?! Stai scherzando
vero?- ringhiò - Che cazzo che ci sono tornati a fare quei due dannati a
Londra?- - Non potevi certo pretendere che sarebbero rimasti
ai corsi intensivi del Durmstrang per sempre.- sospirò Andromeda - Ma
stai tranquillo. Hanno già ricevuto una diffida magica ad avvicinarsi a più di cinquecento
metri da tutti noi parenti. Adesso sono da mia madre.- Malfoy scoccò un
veloce sguardo a Sirius e come temeva neanche l'uomo pareva aver gradito quella
visita. Quei due bastardi. Vanessa e Rafeus Lestrange. I figli di
Bellatrix. Due mostri, almeno da quanto ricordava. Erano
stati mandati in scuole private fin dall'asilo e poi, finita l'istruzione
elementare, i Lestrange per levarseli di torno li avevano spediti
al nord, al Durmstrang, noto per lo studio più approfondito della magia oscura che
a Hogwarts non era mai stata praticata, con gran giubilo sia suo che di suo
padre Lucius. Cosa strana, suo padre non aveva mai potuto soffrire i due
nipoti...chissà poi per quale motivo, anche se Draco in effetti poteva
immaginarlo. Se lui era stato un viziato arrogante, spesso crudele e colmo di
boria, quei due insieme sapevano superarlo al limite estremo, se mai ne avevano
uno. Rafeus era nato due anni prima di lui ed era stato fin da bambino il classico bullo, straviziato e
anche parecchio violento, pazzo come sua madre. Secondo Draco era un
vero spostato, più volte aveva visto il cugino mettere le mani addosso agli elfi
domestici, agli animali presenti nella casa dei Lestrange, anche alla sorella,
peccato che non avesse mai provato dispiacere neanche per Vanessa. Quella a
volte era anche peggio. Lei aveva la sua età e con gli anni era diventata la copia di sua madre.
Astuta e folle, più che mai disturbata. Fra tutti e due era meglio perderli che
trovarli e il pensiero che fossero tornati a Londra non lo faceva di certo
saltare di gioia. Di certo si sarebbero presentati alla sua porta, ne era
sicuro...e Harry non l'avrebbe presa bene. Doveva tornare a casa e avvisarlo.
Ma prima doveva parlare anche con un'altra persona. - Vieni, ti do un
passaggio.- gli disse Sirius quando si congedarono. - Allora ci vediamo
domani sera a cena.- sbuffò Andromeda, passando il giubbotto a suo nipote -
Sirius, anche tu! E porta anche Remus, Harry e Elettra.- -
Aggiungi anche Ron e quel disperato di Edward.- concluse Black, prendendo il
suo mantello dalle mani della cugina - Sarà un'interessante riunione, così ci facciamo
raccontare questi bei quattro mesi in Germania.- - Dio, mi fai morire dalle
risate.- rognò Draco e infine se ne andarono. Salirono in un taxi, Sirius
adorava salire su ogni mezzo babbano per tenersi ben alla larga dal Nottetempo,
che a lui rivoltava solo lo stomaco, e
percorsero qualche isolato in silenzio, poi il biondo emise un sospiro. -
Avanti, parla.- disse, seccato. Sirius ghignò ancora, mandandolo in bestia -
Attento a quei due, ti dico solo questo.- - Oh, grazie Paddy.- frecciò acido
- Come se non lo sapessi. Sono i degni figli di tua cugina.- - E' vero che
Rafeus ha cercato di strozzarti a cinque anni?- Ma chi cazzo era andato a
dirglielo? Come faceva quel dannato a sapere sempre tutto eh? - Comunque,-
continuò Black facendo segno al tassista di fermarsi davanti a King's Cross -
fossi in te me ne tornerei a casa, avviserei Harry nel caso Vanessa si
presentasse sulla porta e poi blinderei l'intera palazzina con qualche
incantesimo.- - Oppure uccido quei due bastardi e la faccio finita.- -
Altra ottima idea.- ironizzò l'uomo, aprendo la portiera e scendendo - Ci
vediamo a cena domani sera da tua zia. State attenti. E non andate in giro per
mano sotto gli occhi di tutti, devo già rispondere a troppo domande.- - Te ne
vai si o no?- ringhiò Malfoy sclerato. - Ciao!!- e Sirius se ne filò ridacchiando, lasciando l'ex
principe di Serpeverde a gufare nel taxi. Dette al tassista un altro
indirizzo e si ritrovò nei sobborghi di Londra, nel West End, davanti a un
caseggiato piuttosto decadente. Come sempre le apparenze ingannavano, pensò
ridendo. Si accese una sigaretta e poi si avviò alla porta. Dopo essersela
chiusa alle spalle, lo accolse il buio pesto. - Lumos.- sbuffò, illuminando
l'antro degradato e malandato. Lasciò perdere il terribile odore di chiuso e
trovò la piccola porticina di legno nascosta da una tenda di velluto logora e
sbrindellata che avrebbe dovuto portarlo a meta. - Inferia Angelus.- e gli
venne aperto davanti un piccolo sotto passaggio le cui scale scendevano fin
sotto terra. Percorse la lunga rampa dai gradini piuttosto sgangherati ma
mano a mano che scendeva in profondità, l'aria si faceva più pulita, le pareti
più nuove, l'atmosfera meno tetra. Arrivò finalmente in un piano sotterraneo
dove la luce era quasi accecante, ma durò poco. Si fece soffusa e rimbalzava su
bianchi pavimenti di marmo lucido. L'arredamento era essenziale, dalle linee
moderne e trasparenti, metallo e vetro satinato, in stile un po' futurista. -
Benvenuti a Everland. Cerca qualcuno?- l'apostrofò una voce alle sue spalle. Si
girò verso l'alto specchio sulla parete a sinistra. Nonostante la sua misura,
era stato incollato a frammenti e mostrava non solo l'immagine di Draco
completamente a pezzi, ripetendola all'infinito, ma anche un'altra sagoma.
Dentro a quello specchio c'era un folletto. - Sto cercando Blaise.- disse
Malfoy spegnendo la sigaretta nel portacenere che il folletto aveva provveduto a
fargli apparire a fianco - Spero non stia ancora lavorando.- - Il signor
Zabini lavora sempre.- sentenziò l'altro, arcuando le sopracciglia - Comunque è
nel laboratorio. Se non lo trova lì vada nella serra n° 4. Stanotte ha lavorato
all'artemisia e ha bisogno di molto riposo.- - Grazie.- Aperta una porta, poi
un'altra e un'altra ancora, in una strana successione che sembrava casuale,
Draco venne illuminato dalla luce del giorno, nonostante fosse a metri e metri
sotto terra. Si ritrovò in un grande laboratorio dalla forma rettangolare, anche
quello ammobiliato con lucidi ed essenziali banconi bianchi. Ai lati del
laboratori erano presenti armadi magici, scaffali colmi di libri e provette,
ampolle e boccette fumanti di ogni sorta stavano sparse ovunque, ammassate con
gli stessi ingredienti. Era una strana mescolanza fra scompiglio e
ordine. Inoltre in quel luogo aleggiava un persistente profumo di
fiori. Draco notò che non c'erano neanche gli altri svitati che lavoravano lì
dentro, quindi maledicendo quello stacanovista del suo amico si diresse alla
porta d'uscita. Non molto lontano da lì, in una serra illuminata dal sole e
stracolma di colori e piante magiche, un giovane mago con folti capelli bruni e
gli occhi blu petrolio stava delicatamente potando alcune foglie da una pianta
dagli enormi fiori viola. Le gemme erano così grosse che pendevano a
terra e il busto della pianta era quasi gobbo. - Ma tu guarda chi si
rivede...- sentenziò Blaise Zabini, sentendo un inconfondibile passo sulla
soglia della serra. - Lo sai che è quasi ora di pranzo?- fece Draco, facendo
finta di non aver sentito il suo sarcasmo. - Che vuoi fare? Offrirmelo per
caso?- - Dipende. Se non incominci con le prediche potrei anche sbattermi a
trascinarti fuori da questo buco.- Blaise sogghignò, mettendosi in piedi e
lavandosi in guanti - Everland procura al Ministero tutto gli intrugli che a te
piacciono tanto, sai Dray? Non ci fossi io non potresti giocare alle pozioni
come facevi da moccioso.- - Se è per questo non riusciamo più neanche a
vederci una volta al mese.- concluse Malfoy amaro. Blaise, in risposta, gli
sorrise col suo solito modo tranquillo di fare e dopo essersi levato il camice bianco
andò da lui e lo abbracciò stretto. Mezz'ora dopo erano in un pub a parlare
davanti a un panino e una birra. - Allora, com'è andata in Germania? Harry
sta bene?- - Potter sta come sempre.- disse Draco, mandando giù un sorso con
aria apatica - Fa a parole con tutti quanti praticamente.- - Tutti quelli che
ce l'hanno con te, semmai.- rise Zabini, poggiandosi su un gomito. Draco gli
scoccò un'occhiataccia, facendo finta di non aver sentito e proseguì - Prima che
arrivi ai alle notizie di merda, fai che darmi subito le tue. Niente di nuovo su
quel bastardo?- - Sfortunatamente no. Io e Ron in questi quattro mesi ci
siamo visti piuttosto spesso, la notte siamo andati un po' a caccia ma se
entriamo a Nocturne Alley tempo due ore e tutto il Ministero verrà a saperlo ma
quello è anche l'unico posto dove potremmo chiedere con certezza che fine abbia
fatto il vecchio.- - Niente sui bracciali?- chiese ancora Malfoy, sempre più
ansioso. - No.- Blaise gli prese il polso sinistro, guardando ancora lo
spesso oggetto di platino. Gli copriva buona parte del tatuaggio ma lui fece
finta di non accorgersene, per non irritare il biondo. Osservò le linee
eleganti, mistiche. Gli animali che si erano incisi sopra erano due draghi che
si combattevano. Le iscrizioni erano in una lingua incomprensibile ma loro
l'avevano già vista una volta. - Lucilla saprebbe levarmelo in un attimo.-
sussurrò Draco, appoggiando la schiena alla sedia. - Si, ma non possiamo
rintracciarla.- disse Blaise secco - E poi ha già abbastanza a cui pensare senza
che ci mettiamo anche noi con i nostri problemi. Dobbiamo trovare quel vecchio
dannato che vi ha maledetti, altrimenti non servirà a nulla. Non sapete davvero
dirmi altro? Non possiamo andare così alla cieca Dray! Sono quasi due anni che
state messi così tu e Harry!- - Lo so benissimo, sono io che ci vivo
insieme.- gli ricordò Draco - Non è stato facile maledizione!- - Per nessuno
dei due, lo so benissimo ma ve la siete cercata.- - Cercata?- Draco si accese
una sigaretta, rabbioso - Cercata? Ehi, io e Harry non abbiamo mai avuto niente
da spartire, questo lo sanno tutti ma non abbiamo mai fatto un torto tale a quel
fottuto gagia da farci maledire in questo modo! Ci stavamo combattendo quando
quello ha pensato bene di incollarci come due pezzi di scotch!- -
Ok, calmati adesso.-
Blaise sbuffò, prendendogli una sigaretta dal suo pacchetto - Io non sto
dicendo che ve lo siate meritato per avergli fatto un qualche sgarbo, ma solo
che probabilmente durante lo scontro come al solito litigavate fra voi e quello,
sentendosi ignorato, s'è vendicato.- - E porca puttana, dimmi adesso che non
era permaloso!- -
Oddio...- Zabini alzò le mani, in resa e finì la birra - Dunque, facciamo il punto della situazione Draco.
In mano tu e Harry avete quasi niente da più di due anni. Cosa
sapete? Che era un gagia, che stava cercando di uccidere un Magonò o magari solo
di farci affari e che portava un bastone con tante facce incastonate nella
sommità. Altro non ricordate.- - Esatto.- - E' possibile che sia sparito
nel nulla in questo modo accidenti?- - Ma che ti devo dire? Se lo sapessi
credi che starei ancora a vivere con lo Sfregiato?- - Ma finiscila,
banchettate tutte le sere...non è questo che intendo! Voi Auror al Ministero
siete tenuti a riportare dei rapporti da ogni cazzo di missione da cui tornate
vivi. È improbabile che quel gagia sia nato dal nulla, magari qualcuno l'ha già
visto, magari è schedato! Fila all'Ufficio Informazioni e datti una mossa!- -
Credi che non ci abbiamo già provato? Niente di niente Blaise!- - E allora la
soluzione è una sola.- concluse il suo migliore amico, facendogli venire un
brutto presentimento - Se non è schedato fra i gagia rinnegati e quelli in
regola significa che è protetto dal trattato che Orloff ha stipulato con la
Confraternita della Dama Nera tre anni fa. Il Ministro non poteva fare altro con
quelli, lo sai anche tu. I vecchi della Confraternita sono praticamente gli
unici rappresentanti delle Forze Oscure con cui il Ministro negozia tuttora. I
vecchi parlano anche a nome della comunità dei vampiri.- - Si, Milo mi ha
detto qualcosa di suo zio Askart.- - Esatto. Questi della Dama Nera sono
maghi umani che hanno scelto le forze oscure come magia.- - Se non altro non
si sono mai alleati coi Mangiamorte.- frecciò Draco, disgustato. - Infatti.-
Blaise annuì paziente - La loro è una scelta di vita come la nostra, non si sono
mai sognati di andare in giro a sterminare i babbani ed è solo per questo che il
Ministro Orloff discute con loro le scelte riguardo al mondo dei maghi. Sono i
vecchi della Confraternita poi a fare da garanti per gli altri clan.- -
Demoni puri compresi?- Blaise stavolta tacque, abbassando gli occhi blu sul
boccale di birra vuoto. - Lucilla se n'è andata Draco. Tu e Harry dovete
farvene una ragione. Anche Tristan ce la sta facendo ormai.- - Tristan vive
nel suo ricordo, Blaise.- sibilò Malfoy rabbioso, spegnendo la cicca con stizza
- Non farmi ridere! Ha dato alla luce Degona e poi di punto in bianco è sparita!
Non è da lei dannazione!- - Lo sai benissimo perché se n'è andata.- - No,
non è vero. Non ne siamo sicuri!- - Ma Tristan si!- sbottò Blaise a quel
punto, attirando l'attenzione di qualche cliente - Lo so io, lo sai tu e lo sa
anche Tristan! Secondo te perché Degona è un'umana completa eh? C'è un processo
di assimilazione della forza vitale abolito anni fa per legge che impedisce ai
maghi di risucchiare poteri dai propri figli. Nel caso di Degona invece è stata
quasi una salvezza visto che Lucilla le ha strappato via la metà del potere
demoniaco che la bambina doveva ereditare.- - Ma non per questo significa che
Lucilla sia ora un demone puro completo!- - Tu non l'hai vista quegli ultimi
giorni Draco! Non l'hai vista!- Blaise abbassò la voce, fissandolo intensamente
- Chiedilo a Harry, lui lo sa! Lui c'era! Chiedigli se gli occhi della Lucilla
che conosciamo noi erano gli stessi dell'essere che si è ritrovato
davanti.- - La so già la storia.- Draco ora guardava fuori dalla finestra,
ricordando bene le parole di Potter di quattro anni prima. Ricordava quella
notte di eclissi, esattamente come ricordava lo sguardo spento di Tristan con in
braccio quella neonata totalmente umana. Ricordava il silenzio che era regnato a
Cedar House per lunghi mesi. Harry gli aveva detto che probabilmente Lucilla
non sarebbe mai più tornata. Sul letto suo e di Mckay aveva lasciato una cosa sola. Un anello
dorato per Tristan. Una fede. E neanche una
parola. Lucilla...Lucilla... - Chissà se sta bene.- mormorò Blaise
svegliandolo da quei foschi pensieri ma Draco rimase tacque ancora. Tanto
c'erano grida che proprio non si sentivano. Fu quando si lasciarono sulla
strada che venne data l'ultima di una serie di tante schifose notizie. -
Rafeus e Vanessa sono tornati.- disse Malfoy, gettando via il pacchetto di
sigarette e accedendosi l'ultima. Blaise, forse senza parole, forse troppo
esausto, si limitò ad alzare gli occhi al cielo estivo di Londra. - Sai cosa
vogliono?- - No, so solo che sono da mia nonna.- Draco dette un lungo tiro,
fissando l'amico - Potrebbe capitare qualsiasi cosa nell'arco di tempo che
resteranno qui e tu conosci bene mio cugino. I Black gli avranno raccontato
cos'è successo quattro anni fa e lui già allora ha mandato in coma tre babbani
della sua età a suon di pugni, senza magia.- - Devo proprio traslocare?-
rognò Zabini, seccato - Non ho più la voglia di sparire per gente come
quella.- - Oh, io neanche.- gli occhi argentei dell'ex principe delle serpi
brillarono di furbizia - Ma stasera abbiamo la Donnola e Dalton a cena. Credo
che a Potty piacerebbe scambiare due parole anche con te su questa storia.- -
Ma Harry li conosce? Sa che sono tornati?- - Diciamo che ne ha sentito
parlare alle nostre cene da mia zia. Se si trovasse di fronte Vanessa comunque
credo che lo capirebbe. Somiglia a Bellatrix come Andromeda.- - Peccato che
sia una pazza e un'assassina.- Draco stavolta lo fissò allibito, sperando di
aver capito male. - Cos'hai detto?- - Non te l'ha raccontato tua zia? No,
lo immaginavo. Non voleva metterti in allarme.- Blaise gli mise una mano sulla
spalla - Durante l'ultimo anno al Durmstrang pare che sia stata trovata
assassinata una strega con un parente mezzosangue che era in classe con tua
cugina. Tutti hanno negato ma il cadavere aveva un profumo strano.- - Rose di York
.- annuì il biondo, passandosi le mani sul viso - Il profumo di tutte le
Black.- - Esatto. Quindi se fossi in te andrei a dormire armato. Comunque
vengo a cena volentieri.- aggiunse, sorridendo amaro - In fondo è da un po' che
non ci vediamo.- - In fondo potresti lavorare meno.- concluse Malfoy fermando
un taxi e salendoci sopra - Alle otto a Lane Street.- - Ci vediamo stasera!-
lo salutò il moro, poi vide il mezzo allontanarsi. Abbassata la mano, ricordò il
tempo in cui anche per il suo migliore amico i mezzosangue erano un'onta da
cancellare nel sangue. Dio, sembravano passati secoli. Secoli da quando
Hermione l'aveva cambiato e poi se n'era andata. Non passava giorno che non
pensasse a lei, Blaise ne era più che sicuro. Lo leggeva negli occhi che un
tempo erano stati freddi, in quegli occhi che posandosi su di lei avevano
letteralmente cambiato pensiero. Forse Hermione gli aveva proprio cambiato il
cuore.
A Lane Street erano circa le sette e mezza quando Harry si decise
ad alzare il suo delicato fondo schiena dal divano. Pure Gigì, che gli stava
seduta in testa, non aveva fatto un tubo tutto il giorno, a parte nascondersi
quando Miss Babet era venuta a preparare la cena, e adesso era ora di andare a
vestirsi decentemente. Infilati un paio di jeans e una maglietta a maniche
lunghe, vista l'aria che tirava di sera a Londra, ridiscese al primo giusto in
tempo per sentire qualcosa di strano al telegiornale. - Oh, Sfregiato...-
Draco entrò in casa, buttando la giacca su una poltrona - A che ora si
mangia?- - Zitto.- Harry gli fece segno di tacere, poi indicò lo schermo -
Ascolta...- "...e da quanto hanno rilevato
le autorità, l'assassino pare essere parte di una setta satanica. La vittima
aveva 18 anni ed è stata trovata riversa in una pozza di sangue, all'interno di
un cerchio rituale marchiato con cera nera
." In televisione i cronisti babbani inquadrarono un cadavere
coperto da un lenzuolo. Attorno alla ragazza c'era un cerchio magico,
assolutamente non appartenente ad alcuna setta satanica, fatto in effetti con
della cera nera. - Chi è che usa la cera nera?- si stupì Elettra, arrivando
dalla cucina - Si sciupa facilmente, è assurdo.- - I vampiri poi sono più
attenti. Nessuno lascia le loro prede in circolazione.- disse Draco. - Si ma
questa ragazza non aveva morsi sul collo.- Harry si appoggiò allo schienale del
divano, continuando a fissare curioso quelle immagini - Sembrerebbe che abbia
ricevuto un duro colpo sullo sterno.- - Schiantata?- ipotizzò Elettra. -
Probabile.- Malfoy prese nota mentale del luogo, poi rientrò Babet per
riprendere la borsa che aveva dimenticato, quindi dovettero lasciar perdere.
Appena riuscita la loro governante però, ebbero un'altra bella sorpresa. Dal
caminetto in salotto si levò una pesante nuvola di polvere verdina, quindi due
maghi incappucciati uscirono dalla grata, pulendosi alla meglio cenere. - Fate
pulire quel caminetto!- sbottò Ron Weasley, levandosi il cappuccio che gli aveva
lasciato la faccia miracolosamente salva dalla fuliggine. I suoi capelli rossi
erano lucidi e i vestiti non messi neanche tanto male, a differenza del bel
mago dai capelli castani e dagli occhi azzurro denso che lo seguiva. - Ciao
Ed, come te la passi?- chiese Harry, iniziando a ridere di sottecchi. Edward
Dalton fece una smorfia, starnutendo poi scuotendosi dalla cenere. -
Possibile che uno con la licenza di Smaterializzazione e Smolecolarizzazione
P.P.P come te Weasley debba ancora usare il camino e la polvere volante?-
frecciò Malfoy acido. - Senti biondastro...- fece il rossino, ignorando il suo
sarcasmo - Mentre tu e il tuo amante eravate coi crucchi a caccia io sono finito
a far da balia a un demone impuro che adesso sta ad Azkaban ma che aveva a
casa sua una lista di maghi che negli anni scorsi hanno collaborato con le forze
oscure. È rimasto chiuso in casa sua, una topaia te lo giuro, per due mesi e
mezzo, all'interno di una camera più blindata della Zecca dello Stato. Non è stato
facile né divertente cercare di entrare in quella fottuta stanza magica e quando
ci sono riuscito e ho recuperato quei documenti mezzi distrutti visto che il
bastardo ha cercato di mangiarseli, Duncan ha dovuto rispedirmi a rifare l'esame
perché quelli del patentino devono appuntare questo dato sulla mia licenza,
ovvero capacità di stare due mesi e mezzo davanti a un muro del cazzo e poi
passarlo ugualmente. Grazie tante! Quindi fino a sabato sono senza
licenza!- Dopo quello sproloquio Harry si guardò
bene da farci sopra del sarcasmo, così sorridendo fece accomodare gli ultimi due
suoi compagni in cucina, per un aperitivo. Arrivato Blaise, l'unico a
Smaterializzarsi come ogni buon mago normale, ci furono altre feste. Baci e
abbracci a Elettra che era tornata, poi si parlò rapidamente della Germania, del
lavoro di Zabini, dei problemi economici di Ed. Infatti si discuteva sempre dei
suoi problemi col denaro...mani bucate. Ecco la parola giusta. - Possibile che devi sempre giocarti anche i vestiti?- lo
rimproverò dolcemente Elettra, passandogli l'insalata. - Che ci posso fare, è
più forte di me.- si lagnò Dalton con un sospiro. - Si ma almeno la prossima
volta vieni subito a dormire da me, o qua.- gli disse Ron serio - Miria è off
limits!- - Si può sapere che t'ha fatto?- ghignò Harry senza crederci -
Possibile che ancora non ti molla?- - E dire che io pensavo ti tenesse buono
per i soldi dopo tutte le corna che le metti.- sentenziò anche Malfoy, facendo
ridacchiare mezza tavola - Non lo sa che il tuo vecchio t'ha bloccato il conto
alla Gringott?- - Ma che ne so...è solo che non posso sempre venire a
rompere da voi.- ammise l'Auror. - E da quando tutte queste cerimonie?- Potter
se la ghignava sempre di più - Dio, in quattro mesi devi proprio essertela
cavata per il rotto della cuffia se parli così!- - Eppure il vostro stipendio
di Auror è bello consistente.- borbottò Blaise, prima di infilare in bocca una
bella forchettata di spezzatino - Come fai a scialacquarlo tutto?- - Una
volta me lo sono mangiato in una notte.- - Complimenti alle teste di cazzo.-
frecciò Ron - Dov'è l'arrosto?- Poi, detto quello si fece un'altra inutile
predica a Dalton che tanto ascoltava con un orecchio solo. Il bello era che il
rampollo del casato dei Dalton solitamente ci rideva sulle sue perdite al
casinò, anzi, solitamente le scommesse erano il pane delle sua vita, non solo in
soldi ma forse aver passato due settimane con la sua ex dovevano essere state
una bella lezione. Vedendolo moribondo, Draco decise di andare con la prima
grana. Finito di raccontare, gli altri che non sapevano neanche che avesse
dei cugini, stavano per avere un tracollo. - Fammi capire...- Ron, troppo
divertito per poter piangere, fissava Draco con la forchetta a mezz'aria - Tu
hai anche dei cugini? E sono come te?- Malfoy schioccò la lingua, guardandolo
con aria serafica - Rafeus e Vanessa Lestrange. Il primo ha mandato tre babbani
in coma a suon di pugni, solo per questo non gli hanno rotto la bacchetta.
L'altra ha probabilmente ucciso una compagna di classe che aveva un nonno
mezzosangue, credo.- - Ma che meraviglia.- Edward si lasciò andare contro lo
schienale, sazio - Forse me li ricordo. Devo averli visti a qualche festa a casa
tua, Malferret. Ma ero piccolo, ha dei vaghi flash. Mi ricordo che tua cugina
stava sempre appresso a Bellatrix. Sua madre non se la filava comunque. Rafeus
invece era un pelino manesco, mi sembra...- - Ha fatto un occhio nero a suo
padre una volta.- frecciò Malfoy - Ed è uno spostato bastardo.- - Considerato
che i Black devono averli informati da tempo della morte di Bellatrix e
dell'imprigionazione di Rodolphus, allora mi sa che ci piomberanno addosso come
avvoltoi.- disse Blaise - Io li conosco bene. Sono veramente dei folli. Non
hanno il senso della misura.- - Tanto qua c'è posto per dormire.- disse
Elettra tranquilla - Ma tua zia, Draco, non aveva chiesto una diffida?- - Sai
che gliene frega a gente così.- borbottò Harry, prendendole la mano - Mi sa che
abbiamo guai in vista.- - E domani sera siamo anche tutti a cena da
Andromeda.- disse Draco, osservando il calendario - E sabato a Cedar House.
Forse dovremmo avvisare anche Jess e gli altri.- - Oppure possiamo dare un
falso recapito ai tuoi cugini e spedirli a casa di Milo.- frecciò Dalton,
sorseggiando del vino rosso - Quelli non meritano di starci a perdere tempo. Non
so voi, ma io credo che abbiamo altro lavoro in arrivo.- -
Parli della ragazza morta nel cerchio magico?- Harry annuì, andando a mettere sul
fuoco il caffè - Ne parlavamo prima. Non erano vampiri, neanche troll. Secondo
noi è stata Schiantata.- - Probabile.- disse Blaise - Hanno detto che aveva
alcune costole rotte.- - Si ma il cerchio che centrava?- disse Elettra,
alzandosi per andare a rispondere al telefono che squillava come impazzato - Con
la cera poi...è assurdo. La cera si rovina subito. Pronto?- e si mise a parlare
con qualcuno alla cornetta, lasciando i maschi di casa a disquisire sulle loro
questioni di stato, quando Ron alla fine tirò fuori il vero problema per cui
quella cena era stata organizzata con tanta fretta. Estrasse dalla tasca
interna del mantello una busta gialla. Era stata già aperta e portava il marchio
postale della Germania. Arrivava dal Ministero tedesco. - Di che si tratta?-
chiese Blaise, che non ne sapeva niente. Ron scoccò a Harry un lungo sguardo,
prima di dire la verità davanti a Malfoy. Fu quando fece per estrarre alcune
foto da quella busta che Elettra, rientrata nella stanza, dette di
testa. Afferrò un cigno di cristallo su una mensola e con rabbia la lanciò
verso Potter. Quello, sconvolto, fece appena in tempo ad abbassarsi prima che
gli arrivasse sul naso e poi scoppiò davvero il finimondo. - Elettra ma che
succede?- urlò, schivando un'altra serie di oggetti contundenti. -
Maledetto!- gridò la biondina furibonda - Sai chi era al telefono? Quella
stronza della tua ex! Era quella Serena! E meno male che avevi smesso di
frequentarla, vero?? Sei solo un bugiardo!- - Cosa?- disse Ron allucinato -
Esci ancora con quella?- - Ma...ma...- il moro sembrava cadere dalle nuvole,
quando finalmente capì, rischiando di farsi uccidere da un portacenere di marmo
di Draco. Piccola vipera, pensò sorridendo fra sé. - Insomma, la tradisci o
no?- sibilò Malfoy a quel punto. - Certo che mi tradisce!- strillò la Baley,
correndo a prendere il giubbotto - Sai che ti dico Harry? Vai pure con quella
cretina, con me d'ora in avanti hai chiuso!- e senza aggiungere altro, se non un
pesante insulto, scese per le scale e uscì dalla palazzina, lasciando un macello
in cucina e un bel po' di maghi con gli occhi a palla. - Che aspetti?-
ringhiò Draco quando si fu ripreso - Valle a parlare, no?- Harry però ormai
doveva seguire la soluzione di Elettra, così con la tipica espressione di
Malferret verso ogni essere femminile, alzò le spalle, accendendosi una
sigaretta. - Non ci penso nemmeno.- disse, indifferente. - Come prego?- Draco
sbatté le palpebre, incredulo - Ma ti sei fottuto il cervello?!- - Se ci
tieni tanto vacci tu no?- l'ex grifone lo guardò con aria serafica - Non accetto
certi capricci.- Dopo un pugno in faccia e un calcio in risposta, Malfoy
prese il giubbotto e uscì di casa dietro a Elettra, tanto da lasciare gli altri
soli. - Dimmi che Elettra l'ha fatto apposta...- rise Ron. - E' veramente un mito
quella ragazza.- ghignò anche Edward. - Mi spiegate che capita?- Blaise
credeva di essere finito al manicomio - Ma siete in quadro o no?- Potter,
sospirando per la stizza, si stava massaggiando la mascella arrossata grazie al
pugno di Malferret e alla sua adorazione verso la sua ragazza, così l'unico modo
per spiegare a Zabini cosa stava succedendo fu farglielo vedere direttamente.
Ron estrasse di nuovo le foto, poi le sparse sul tavolo e allora Blaise quasi
sbiancò. Ne afferrò una con mano leggermente tremante, senza credere a ciò
che i suoi occhi vedevano. - Hermione ...- sussurrò. - Meno male che
Elettra l'ha fatto uscire di casa.- mormorò Edward poco dopo, guardando un'altra
immagine. Lui già da tempo, come Harry e Ron sapeva di quella storia, quindi non
dovette sbattere la testa al muro. Osservò ogni cosa, cercando sempre un
motivo, un dettaglio, per cui pensare che la splendida ragazza dagli occhi
dorati ritratta in quelle foto fosse un Mutaforma, e non Hermione Jane
Granger. Ma era lei. Ron posò una mano sulla spalla di Blaise, fissandolo
intensamente - Se mi dai un attimo ti spiego tutto.- - Mi erano arrivati dei
pettegolezzi...- disse Zabini, senza dargli tempo di andare avanti - Ma non ci
avevo creduto. Chi è questo?- sibilò, indicando il giovane uomo accanto a
Hermione. Il tizio era avvolto in un mantello foderato di damasco all'interno.
Era evidentemente benestante, di bell'aspetto, quasi come un demone. Gli occhi
chiari, uno strano incrocio fra il verde e l'azzurro, la pelle bianca, capelli
castano chiaro, quasi biondi, sfilati sul divanti e abbastanza lunghi dietro. Il problema era
che stava serrando il polso della loro amica con una forza eccessiva e sebbene
lei lo guardasse in volto senza battere ciglio, col capo eretto e le delicate
spalle dritte, non doveva essere una presa piacevole. - Non lo so.- ammise
Weasley, rispondendo alla domanda di Blaise - Quando è arrivata questo pacco a
mio padre, due mesi fa, lui l'ha fermato prima che arrivasse al Wizengamot.
Anche se Hermione è andata in Germania e ha ottenuto anche la cittadinanza
tedesca, resta sempre una strega di nascita inglese e qualsiasi atto possa
compiere punibile a termini di legge sarà giudicato secondo la legge
inglese.- - E' diventata un Auror con i corsi del Durmstrang.- disse Blaise
sconvolto - Che diavolo porta sul petto allora? Cos'è quello stemma? E perché
non ci avete detto niente, dannazione?- Harry a quel punto mollò con forza la tazza
sul tavolo, imprecando - Blaise, Dio! Mettiti nei miei panni! Che diavolo posso
dire a Draco adesso?- puntò il dito su Hermione, indicando il simbolo che spiccava
sul petto della ragazza. La foto era stata fatta in segreto, in un luogo
oscuro...ma si vedeva comunque una strana sorta di Z, tagliata in due in orizzontale
da un'asta alle cui estremità erano posti due piccoli cerchi
vuoti. - Sai cos'è questo simbolo?- mormorò Ron a bassa voce. - No.-
ammise Zabini. - L'ho trovato io,- disse Dalton - nella vecchia biblioteca di casa
mia. La Z in passato stava ad indicare gli Zaratrox, i Bilancieri, antichi maghi
potentissimi che presiedevano all'equilibrio fra Forze Oscure e la magia di
noi Auror. I due cerchi che tagliano la lettera sono appunto i contrappesi formati
dalle nostre due potenze. Si diceva che fossero tutti morti, il Wizengamot
inglese li aveva fatti mettere a rogo quasi quattrocento anni fa, nonostante
quattro di essi fossero parte del loro stesso Consiglio perché sapevano
utilizzare la magia oscura. Ora gli Zaratrox non esistono più ma alcuni pensano
a buon diritto che in Italia e in Germania siano ancora presenti alcuni gruppi.- -
E' assurdo...- Blaise non credeva né a ciò che vedeva né a ciò che sentiva.
Hermione non...non avrebbe mai potuto fare una cosa simile. Non era la strega
che conosceva lui. La ragazza in quella foto era un'altra persona. Deglutì,
passandosi le mani fra i capelli - Chi è il tizio che sta con lei?- -
Per un terzo demone, è sotto la protezione del casato dei demoni puri dei
Cameron.- l'informò allora Harry, dandogli l'ultima stoccata - A quanto ne
sappiamo, il suo nome è Jeager William Crenshaw, figlio di Rake Akey Crenshaw e
Neely Cox. Lui già mezzo demone, lei strega, orfana di purosangue. Entrambi
morti da circa cent'anni. Questo Jeager ha centocinquant'anni e passa, ancora molto giovane
per i parametri dei demoni puri, così secondo Milo sta a Golden Fields,
nel castello di Caesar Cameron.- e detto quello, cadde un silenzio così pesante che
a Harry sembrò di essere tornato indietro nel tempo, quando nessuno osava
pronunciare il nome di Voldemort. Ora invece, tutti temeva un nome. Quel nome. Quello del
demone pure più potente della Gran Bretagna. - Caesar Noah Cameron
?- Blaise emise un gemito - Accidenti, il diavolo in persona.- - Se ne
sta buono e tranquillo amico, non fa del male a nessuno mi pare.- gli disse
Edward. - Potrebbe anche essere un frate ma per conto mio uno che accoglie
in casa sua demoni e assassini, vampiri e quei maledetti della Confraternita
della Dama Nera non è altro che un guerrafondaio.- - Lascia perdere quel
demone, accidenti.- sbottò Ron - Adesso concentriamoci su Hermione. Questo
Crenshaw nella foto sembra avercela con lei! E cosa ancora più importante, è una
Zaratrox. Qua bisogna fare qualcosa e anche alla svelta prima che a Orloff
arrivi la puzza di bruciato e ci faccia sbattere tutti quanti in cella per il
resto dei nostri giorni.- - Io me ne sbatto di Orloff, Ron.- si mise in mezzo
Harry - Qua bisogna parlare con Hermione e subito!- - E come? Sono quattro
anni che scrive senza rispondere alle nostre domande.- replicò il rossino - Non
per rigirare il coltello nella piaga ma non risponde neanche quando la chiami
attraverso lo specchio. Quando torna a Londra non si fa sentire e se riesci a
chiuderla in un angolo ti colo veramente un bronzo in onore!- - Dannazione ma
come può essersi invischiata con...quelli?- sussurrò Blaise. - Calma,- Edward
si versò altro vino - non sapete neanche se è davvero una Zaratrox. Non sapete
se i Bilancieri esistono ancora, se quel Jeager è un amante arrabbiato e se lei
è davvero invischiata con le Forze Oscure. Per quello che si vede in quella
foto, quel mezzo demone potrebbe essere un suo ex.- - Si e Gigì è
un gigante!- sibilò Blaise - Merlino e Morgana, dovevate parlarne prima!- - Te
l'ho già detto...- Harry guardò fuori dalla finestra, infastidito - Non volevo
far preoccupare Malfoy.- - Tanto sono quattro anni che fa lo zombie.- gli
disse Edward più dolcemente - Prima o poi glielo devi dire.- Potter non
rispose, continuando a guardare la mezza luna. Si, prima o poi a Draco avrebbe
dovuto dire tutta la verità. In fondo erano già quattro anni che viveva solo
pensando a lei. Se non altro avrebbe avuto un motivo valido per preoccuparsi,
questa volta. Hermione, pensò amaro... ma che diavolo stava
combinando?
Intanto Elettra Baley se ne stava in giro per Lane Street,
mangiando calde arroste inzuppare nel liquore e guardando le vetrine. A vederla
da vicino non sembrava che fosse tanto distrutta, pensò Draco Malfoy con la vaga
impressione che presto avrebbe dovuto dare a Potter un altro pugno in faccia.
Ma che cazzo stava succedendo, porca miseria? Prima la piccola che dava i
numeri e lanciava dietro a quell'imbecille di salvatore mezza casa, accusandolo
di corna a tutto spiano, e poi se ne andava a spasso la sera a vedere vetrine
come nulla fosse. Decisamente quei due maledetti infingardi se l'erano studiata,
perché ammazzare il dolore del tradimento con le castagne non era proprio da
Elettra. - Me ne dai una?- le chiese, arrivandole alle spalle. La biondina
si bloccò un attimo e quando si voltò a guardarlo non sembrava stupita di
trovarlo lì. - Si, tieni.- e gli mollò un bel po' di castagne nel palmo,
tornando a fissare una vetrina di abbigliamento femminile. - Allora piccola?-
le chiese, addentandone una - Devo spaccare la faccia a Potter o mi dici tu cosa
succede?- Lei sorrise con la sua solita dolcezza, carezzandogli appena il
viso - Quando l'anno scorso sono venuta ad abitare con voi, mi sono ripromessa
che non avrei mai messo becco fra voi due, quindi scusami ma credo che dovresti
parlarne con Harry.- - Di che si tratta? Questo almeno me lo dici?- In un
attimo la strega perse il suo sorriso, intristendosi. - E' grave?- le chiese
ancora Malfoy, facendola girare verso di lui. Elettra non rispose a parole.
Gli prese il braccio sinistro e arrivandogli al polso, gl'indicò il tatuaggio
nascosto da una parte del bracciale maledetto. Quando rialzò gli occhi azzurri
su quelli dell'Auror, Draco si era come sentito gelare. Hermione. Era
successo qualcosa a Hermione... Intanto però, c'era qualcuno che li osservava
da un vicolo buio. Due paia di occhi scuri, quasi neri, li fissavano
famelici. Specialmente Malfoy. - E bravo cugino...- - Adesso vive coi
babbanofili, visto?- - Già...bhè, basterà seguire i consigli che ci sono
stati dati, non credi fratello?- - Sarebbe meglio ammazzarlo adesso come un
cane, così che la sua amichetta vada a raccontarlo a tutti.- - Lei no, lo
sai...è la figlia di Adam Baley.- - Allora dovremo dare inizio alle danze,
sorella...- ghignò Rafeus Lestrange, tornando a infilarsi nel buio del
vicolo. Rimase una strega, a scrutare ancora la coppia nella luce delle
vetrine, della città, fra la gente. Si, decisamente sarebbe stato tempo di
iniziare a scoprire le proprie carte. E anche Vanessa Lestrange svanì, lasciando solo un tenue e
melenso profumo di rose.
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Capitolo 3 *** Capitolo 3° ***
Avevano litigato, pensò Ron quando la sera dopo il loro incontro
si ritrovò con i compagni davanti alla casa dei Tonks. Harry e Draco erano silenziosi. Erano arrivati
con un livido a
testa sulla faccia, più precisamente sullo zigomo, quindi si erano almeno tirati
un pugno…e poi fra loro aleggiava una tensione che si tagliava col coltello.
Come quando erano stati ragazzini, a Hogwarts. Decisamente Potter aveva
raccontato al suo vecchio nemico la faccenda di Hermione.
Erano insopportabili quando litigavano perchè tornavano ai tempi in cui avevano
avuto tredici, quattordici anni. Si dimostravano un odio feroce che aveva
radici profonde nel passato e non si risparmiavano cattiverie, di nessun tipo. -
Mi sa che non l’ha presa bene.- mugugnò Edward sarcastico, accendendosi una
sigaretta. Ron, che gli stava a fianco, sospirò ma quando arrivarono sul portico della casa non si
azzardò a dire più nulla che non riguardasse il lavoro, anche perché se il moro rispondeva
con voce tagliente, il biondo lo faceva a monosillabi, sillabando una futura Maledizione Senza
Perdono. E non sembravano proprio in vena di scherzi. Elettra salutò i
ragazzi con un gran sorriso che poi si tramutò in una smorfia agitata quando Ron
le chiese, con uno sguardo, come andava fra quei due. Un disastro. E non
migliorò quando arrivò anche Blaise. Entrarono nella casa, passando fra le braccia stitolanti di Ninfadora che doveva andare a
lavoro, purtroppo, e giunti in salotto trovarono una compagnia abbastanza
allegra. Remus Lupin stava in piedi accanto alla finestra e parlava con
Andromeda mentre Sirius, tanto per cambiare, si stava facendo gli affari suoi
seduto in poltrona accanto al caminetto, leggendo svogliatamente un
giornale. - Ciao Paddy.- gli disse Harry raggiungendolo. - Oh, ciao.-
Sirius alzò appena gli occhi grigi, sorridendogli con calore – Livido
nuovo?- Potter preferì non rispondere, così Black lo lasciò perdere, almeno
per il momento, e salutò tutti gli altri che in effetti non vedeva da un pezzo,
specialmente Elettra e Ron. Finiti i convenevoli e l’aperitivo, si spostarono
nella sala da pranzo apparecchiata con cura e con qualche candelabro acceso qua
e là. - Gigì vi ha fatto impazzire per caso?- chiese la Baley, una volta a
tavola. Sirius stava a un capo, Andromeda all’altro. Gli altri sparsi ma
Harry e Draco erano proprio l’uno davanti all’altro. I ragazzi invece
sembravano far di tutto per tenere viva la conversazione, eppure sia i due Black
che Remus si accorsero che oltre ai lividi, c’era qualcos’altro in sospeso. -
No, Gigì se ne stava buona solo con Remus purtroppo.- iniziò Sirius, deciso a
far scoppiare le due pentole in ebollizione – Mi sono divertito di più con Pinky
comunque. Lo sai che ha naso per i tartufi?- Edward alzò gli occhi
dall’arrosto, fissando Black sconvolto e divertito – Hai portato il maiale di
Elettra a caccia?- - A West Gold Lake trovava i funghi.- si scusò
Sirius. - Si, peccato fossero velenosi!- frecciò Lupin – Vero Paddy?- - Ne
ho mandato un cesto a Piton.- finì Sirius con un ghigno perverso – Chissà se li
ha graditi…- - E tu Elettra?- chiese Andromeda, facendo passare il vino –
Voglio sapere tutto del tuo ritiro!- - Io anche.- disse Blaise, versandosene
un bel po’ in un calice panciuto – Ieri sera non c’è stato tempo.- E
naturalmente chi doveva intendere lo fece. - E già…- sibilò Draco velenoso,
senza alzare gli occhi dal piatto – Ieri c’è stato poco tempo.- Harry, anche
se sorridendo amaro, non disse nulla e continuò a tagliare il suo arrosto, così
fra l’imbarazzo generale Elettra iniziò a deviare il discorso sui suoi
allenamenti. - Le Aquile Dorate non arrivano alle semifinali da circa cinque anni in
effetti.- borbottò Ron quando la biondina finì di descrivere la squadra inglese
e i compagni che un tempo erano stati veramente i migliori – Il nuovo mister
però mi sembra decisamente un tipo tosto. Secondo me quest’anno abbiamo qualche
speranza.- - Dici?- Edward sospirò – Tanto hanno tolto tutto il gusto al
gioco. Quei dementi dei Controllori adesso vanno a sindacare anche sulle
scommesse in nero. Che palle…- - Ma tu la finirai mai?- sbuffò Blaise,
puntandogli contro la forchetta – Guarda che tuo padre ti disereda prima o
poi.- - C’è sempre una prima volta,- sorrise Andromeda come fare angelico –
vero Sirius?- Black fece finta di non aver sentito, mentre Remus se la rideva
nascosto dal calice di vino. Erano passati gli anni eppure quei due ancora se
la passavano bene, pensò Harry scrutandoli di sottecchi. Lui aveva pensato
che Sirius non avrebbe più voluto saperne di rientrare nella società dei maghi,
anche dopo gli avvenimenti di quattro anni prima che avevano portato alla caduta
di tutte le accuse a suo carico ma per fortuna c’era stato Remus a tirarlo fuori dalla
casa dei suoi genitori, a West Gold Lake. Lì aveva vissuto con quei due per
tutto il tempo dell’addestramento degli Auror. Erano stati anni bellissimi. Anni
di calore. Quei due erano riusciti a dargli l'intimità e l’amore di una
famiglia che fin da bambino aveva sempre sognato. In compenso neanche in
quattro anni erano maturati un po’. Quando stavano separati, Remus era una
persona seria ed elegante. Insieme erano da ricovero. - E Duncan come sta?-
chiese il lupo mannaro in quel momento, facendo cadere Potter dalle nuvole. -
Tutto bene.- disse Ron, finendo le patate al forno – L’ho visto stamattina al
Ministero. Sono andato a sollecitare quegli idioti per farmi ridare la licenza,
ma non se ne parla davvero prima di sabato…comunque era nel suo ufficio. Stava
urlando, tanto per cambiare. Ha affidato il caso della ragazza morta nel cerchio
al gruppo di Kinneas.- - Peggio che andar di notte.- frecciò Edward – Quello non vedrebbe un troll neanche se
questo gli menasse la clava al naso.- - Non potete chiederlo voi il caso?- propose
Sirius. Draco sogghignò, finendo l’ultimo goccio di vino – Figurati, siamo
troppo impegnati per pensare anche a questo. Vero San Potter? Dico
bene?- Vuoto. Cadde un silenzio di tomba in cui gli altri, non coinvolti nel
litigio, guardavano altrove o si sforzavano di cercare un altro argomento,
oppure ancora guardavano con particolare attenzione gli avanzi nel loro
piatto. Dopo un minuto di quella noia, Sirius ne aveva già basta. Sembravano
dei cadaveri. - Chi ha il cancro?- chiese, serafico. - Oh, Sirius!- sbottò
Harry cercando di non ridere – Nessuno ha il cancro, accidenti a te!- - E
allora che sono quelle facce?- sbuffò, annoiato – Con quelle espressioni mi fate
venire sonno.- - Non è successo niente…- si sforzò Blaise – Solo…qualche
incomprensione.- - Incomprensione.- sibilò Draco con tono sarcastico – Si,
chiamiamola così.- - Insomma, è tutto il giorno che mi dai il tormento e io
tutto il giorno che mi scuso.- Potter ora lo fissava con aria veramente seccata
– Smettila, tanto le cose non cambiano.- - E hai anche il coraggio di farmi
la predica, veramente furbo Potty.- replicò il biondo, con rabbia – Ma hai
scordato la clausola fondamentale del nostro contratto. Io qua, tu là! Non ti
devi impicciare negli affari miei!- - Hermione è anche affar mio!
Prima che sia "roba" tua, lei è mia per diritto di anzianità!- ringhiò
Harry alzandosi di botto dalla tavola. Lo fece anche Draco e nello stesso
istante in cui i loro occhi s’incatenarono, la loro collera esplose unita e i
bracciali scattarono, come attenti a quel solo richiamo. La rabbia dell’uno
contro l’altro. Un attimo dopo erano praticamente mano per mano, separati
solo dal tavolo. - Dannazione!- sibilò il moro, iniziando a tirare. -
Cazzo, cazzo…- Draco poi era fuori di sé. Venire a sapere di Hermione dopo anni
in cui quel bastardo di Harry invece raccoglieva informazioni nascondendogliele
era stato troppo. Un duro colpo per il suo orgoglio. Si misero a tirare ma
arrivavano solo a farsi male ai tendini, così gli altri si alzarono per calmarli
e anche se non fu facile, alla fine ci riuscirono. - Insomma, qualcuno mi
dice perché avete litigato stavolta?- sbuffò Sirius davanti ai due seduti sul
divano. - Non dare la colpa a me, è questo deficiente del tuo figliastro che
ficca il naso in cose di cui non gli deve importare!- sbraitò Malfoy, dando un
colpo ai bracciali, ottenendo solo di ritrovarsi Harry quasi in braccio. Il
moretto, per contro, gli mollò una gomitata e dopo avergli sibilato anche
un’imprecazione neanche tanto sottovoce, si chiuse nel suo angolo, stizzoso. Che
andasse al diavolo quello stupido biondastro senza cervello! - E allora?
Devo usare il Legilimens per caso?- si stufò Black. - Hermione.- disse Ron a
quel punto, visto che nessuno due parlava. Remus e Sirius non fecero nessuna
particolare espressione. Si limitarono a dire – Ah…- E Draco perse la testa –
LO SAPEVATE ANCHE VOI???- - Tesoro, non urlare…- fece Andromeda angelica – Lo
sai che se svegli i quadri poi è dura.- - Me ne sbatto dei quadri!- urlò
Malfoy, tornando a fissare Harry – Sei solo un bastardo, ecco cosa sei! Lo
racconti ai quattro venti e poi hai anche il coraggio di stupirti se m’incazzo!
Sei un maledetto stronzo!- - Lo vedi che facevo bene a non dirtelo?- replicò
Potter stufo – Stai dando i numeri!- - Perché tu mi tratti come un ragazzino!
E tanto per la cronaca è storia passata!- Finito di dire quello, perfino
Blaise attaccò a ridere senza riuscire a fermarsi. Solo dopo l’occhiata di fuoco
di Draco, i presenti si ricomposero, anche Lupin e la padrona di casa. -
Andate tutti al diavolo.- sibilò Draco e si alzò per andarsene ma rimase
appiccicato al divano, attaccato al braccio di Harry. Sempre più infuriato,
cercò di calmare i nervi inspirando a fondo. Di solito succedeva così. Quando
si sbraitavano addosso, s’incollavano come cozze, e poi appena si scambiavano
qualche smanceria riuscivano a staccarsi. Peccato che quella sera non pareva
funzionare proprio. Accidenti…e tutto era successo per Hermione. Ogni volta
che pensava a lei sembrava che tutto andasse a quel paese. Lei bastava a
cancellare tutto dalla sua mente. - Il problema alla fine quale sarebbe?-
bofonchiò Sirius scazzato come solo lui sapeva essere. - Il problema è questo
stronzo del tuo figliastro si sente in diritto di dirmi o no informazioni
riguardanti la mia ex ragazza, ok?- gridò Draco, rimettendosi in piedi furibondo
– Non mi vanno le cose alle spalle come non mi va che Potter s’impicci della mia
vita privata!- si girò verso Harry, tornando a guardarlo con gli occhi
fiammeggianti ma di colpo la sua rabbia scemò. Tacque, vedendo il moro sbiancare
lentamente. - Harry…- Ron fissò il suo migliore amico stranito – Cos’hai?
Non stai bene?- Potter non rispose…abbassò lentamente il capo e poi…alzò la
mano, la portò alla testa e cacciò un grido incredibile, accartocciandosi
letteralmente sul divano. In un lampo Sirius e Remus gli furono vicini e
cercarono di aiutarlo ma il bambino sopravvissuto sembrava colto da una strana
sorta di crisi. Gridava come se lo stessero scorticando vivo e solo Draco,
fermando per un braccio, riuscì a tenerlo fermo. Nel rapido giro di un minuto
quella foga dolorosa cessò…e quando Harry si lasciò andare contro Malfoy, non
aveva più forza in corpo. Draco, tenendolo sempre stretto a sé, gli prese la
mano che continuava a tenersi sulla fronte. Quando le ritrassero, erano entrambe
bagnate di sangue. - Dio santo…- sussurrò Ron, gelando. - Oddio…- mormorò anche
Elettra, vedendo da dove usciva quel sangue. La ferita…la ferita a forma di
saetta di Harry aveva ripreso a sanguinare
. Gliela tamponarono con un panno
umido ma Harry la sentiva scottare, come toccata da un ferro rovente. Oh,
ricordava quella sensazione. E ricordava l’ultima volta che era successo… E
poi ciò che temeva di più l’attraversò. Gioia. Qualcuno stava gioendo. E non
apparteneva al suo cuore quella felicità. - No…- alitò, deglutendo – No, non
di nuovo…-
Golden Fields, la stessa notte. Jeager Crenshaw
attraversava i corridoi di Cameron Manor sotto gli occhi di molti esseri come
lui e sapeva bene cosa pensavano. Lui, il mezzo demone sporco di sangue umano
accolto così nella nobile casa di Caesar. Tutti lo disprezzavano, perfino
comunissimi vampiri da quattro soldi. Aveva pelle tiepida, occhi troppo
umani…e viveva di vendetta. Quale vero demone si sarebbe mai abbassato a provare
ciò che provavano i maghi? Nessuno, lui era solo spazzatura per quella gente,
anche se avrebbe potuto uccidere molto di loro, specialmente quei miseri
vampiri, quei miseri mezzi giganti…demoni impuri. A quella gente era concessa
solo un’ala del castello. L’ala ovest. Nelle altre, nessuno di loro poteva
entrarvi ma lui invece si. E questo gli permetteva di sputare in faccia a tutti
coloro che lo schermivano, che ridevano di lui e delle sue origini. Lui
presto sarebbe diventato allievo di uno degli unici due demoni puri presenti in
quel palazzo. Caesar Noah Cameron viveva in quel luogo da tempi immemori.
Cinquecento, seicento anni…nessuno lo sapeva, perché nessuno era vissuto tanto a
lungo per avere memoria di lui. Ma i suoi serici capelli bianchi, i suoi
occhi quasi trasparenti, la sua forza…oh, lui sapeva incantare. Uno dei più
potenti demoni puri esistenti al mondo. Jeager, al suo arrivo in quel
castello, l’aveva supplicato di diventare il suo mentore, il suo maestro. Ma
Caesar non aveva accettato. Non per sdegno, non per disprezzo. Per semplice
indifferenza. Il padrone di Golden Fields aveva tanto potere da sterminare
ogni essere presente in quel palazzo, eccetto uno ovviamente, ma non vi era
desiderio che lo sfiorasse, né sentimento che potesse angustiarlo. Eccetto per una persona. Quella donna
… Nessuno l’aveva mai vista, neanche i servitori
che seguivano Caesar fin da bambino. E la più grande pecca di Jeager era
sempre stata la sua morbosa curiosità. Aveva sentito storie su di lei, su quella
femmina di demone, su quell’essere che pareggiava il grande Cameron. Ma non
l’aveva mai vista nonostante lei vivesse lì quattro anni e le sue stanze erano
invalicabili anche per colui che regnava su quelle terre. A volte si chiedeva
cosa legasse Caesar a quella demone. Un uomo come lui, freddo e mistico, non
toccato dal tempo, pareva essere insensibile anche al fascino di donne
bellissime. Ma allora cos’aveva quella demone, nascosta agli occhi di tutti, di
così tanto prezioso per Caesar? Un uomo come quello, non comprendeva cose inutili come
l’amore. Attraversò l’ala ovest, senza degnare nessuno di un’occhiata e
finalmente salì al piano superiore di Cameron Manor. Lì venne scortato da
alcuni fantasmi in una sala riunioni in cui era entrato solo una volta. Messo
sulla soglia, Jeager sogghignò appena. - Il moccioso…ma tu
guarda…- Un bambino umano, sui dieci anni, alzò gli occhi da un grosso libro magia. Due grandi occhi, blu come la
notte. Il piccolo lo fissò a lungo, poi tornò ad abbassare lo sguardo, riportando
l’attenzione ai suoi studi. - Che ci fai qui, moccioso?- chiese Jeager,
raggiungendo la tavola – Dovresti giocare alla tua età, sai?- Il
piccolo alzò le spalle – Prima imparo, prima potrò essere di aiuto.- Le iridi
metà azzurre e metà verdi di Crenshaw s’illuminarono della solita curiosità –
Allora è vero… ti hanno messo sotto a studiare perché sta succedendo qualcosa.
Dimmi, piccolo…- si sporse verso il bambino, posandogli una mano sui folti e
ondulati capelli neri – Cosa sta succedendo eh? Che ha in mente Caesar?- -
Modera i toni quando sei davanti a Tom, Jeager.- sibilò una voce alle sue
spalle, facendolo gelare letteralmente. Il mezzo demone si voltò appena,
desiderando sparire. Ma la paura glielo impedì, specialmente perché Caesar
Cameron era già davanti a lui. Più alto di diversi centimetri, il demone di
stirpe lo scrutò a lungo, leggendogli nella mente…poi senza espressione in viso
andò a sedersi in poltrona, vicino al camino spento. - Caesar, dove sei
stato?- chiese il bambino sorridendogli genuinamente. Il demone, sporgendosi
un poco, gli carezzò la gota e vide i suoi studi. - Non scherzare troppo con
la magia, Tom.- gli sussurrò con una voce flautata che solo i demoni
possedevano. - Voglio aiutare, lo sai.- - Si, lo so.- il padrone di casa
si levò i guanti bianchi e tornò a Jeager – Cosa desideri Crenshaw?- - Mi dispiace signore.- borbottò il mezzo demone, facendo un leggero incjino – Mi avete
fatto chiamare, mi dicono.- - Si, ti ho fatto chiamare.- Caesar lo fece
sedere, continuando a carezzare la testa al piccolo Tom. - Se non oso
troppo…il bambino non dovrebbe studiare la magia in così giovane età.- - Si, è vero, ha perfettamente
ragione Jeager…ma Tom ci tiene molto. Vuole aiutare un amico.- Caesar si concesse uno
dei suoi rari e tiepidi sorrisi, forse appena percettibili, al piccolo mago che
ricambiò con infantile trasporto. - E chi vuoi aiutare?- si stupì
Jeager. - Un ragazzo.- rispose il bambino. - Un ragazzo?- - Si, è un
Auror ma non l’ho mai visto.- Jeager stavolta alzò le sopracciglia, senza
capire – Posso chiederti il suo nome?- - Harry Potter.- Per un attimo in
quella sala cadde un lungo silenzio e Crenshaw per poco non divenne ancora più
cianotico. Sconvolto, fissò Caesar per avere una risposta ma il demone non
disse nulla, tornando a sedersi. - Perché?- alitò Jeager – Perché ti vuoi
immischiare Tom?- - Perché gli devo un favore. Il mio papà ha ucciso i
suoi genitori
.- - E’ tua madre che ti mette in testa certe cose?- ringhiò a quel
punto il mezzo demone. - Jeager.- sibilò Caesar all’improvviso. E fu come
se una cappa scura fosse calata sulla grande stanza. Il mezzo demone
deglutì, terrorizzato, così s’inchinò, scusandosi. - Lo so che lei non è la
mia mamma.- disse il piccolo Tom, scendendo dalla poltrona con un balzo – E non
è stata lei a dirmi di iniziare a studiare. L’ho deciso io. Qualcuno è deciso a
cercare di nuovo i bambini sopravvissuti e visto che sono già sulle tracce di
Harry Potter, presto verranno a cercare anche lei.- - Tom, tua madre si sa
difendere perfettamente.- lo blandì Caesar. - Si, ma Harry Potter non
può farcela da solo.- il piccolo scoccò un’infantile occhiata ai due adulti. Ora
sembrava che fosse un po’ diffidente verso entrambi – Ho visto nella tua acqua
Caesar che i miei fratelli voglio fargli del male.- - Oh…- Jeager fece una
smorfia disgustata – Ancora Mangiamorte. Dannati maghi!- - Sono solo i tuoi
fratellastri, Tom.- sussurrò Caesar, indifferente. - E loro sono più grandi e
potenti di te.- continuò il mezzo demone – La tua vera madre li ha tramutati in
Mangiamorte quando erano molto piccoli. Se fossi stato con lei, anche tu avresti
subito la loro stessa sorte. Senza contare che il tuo defunto padre voleva
proprio che Harry Potter finisse sotto terra. Era il suo più grande
nemico.- - La mamma invece ha salvato Harry.-
disse il bambino i cui grandi occhi blu scuro e i capelli neri ricordavano la
potenza di un mago che in passato aveva fatto grandi cose. Terribili,
certo…ma grandi cose
. Jeager
ghignò amaro – La tua matrigna l’ha salvato, forse. La tua vera madre lo odiava
profondamente.- - E poi non dovresti pensare troppo al bambino sopravvissuto,
credimi Tom.- mormorò infine Caesar – Ricordati che tuo padre quando era in vita
era collegato con lui tramite i poteri che li univano. Ora anche tu, sebbene per
motivi diversi, sei collegato a lui.- - Posso spaventarlo dici? Credi che
provi quello che provo io? Ma io sono contento di poterlo aiutare.- - Ma
forse lui pensa che il suo nemico possa tornare.- - Ah…hai ragione. Allora
potrebbe stare male anche la mamma? Anche lei ha la cicatrice.- - Probabile.-
Caesar lo guardò intensamente – E io non voglio che lei stia male, Tom.- Il
bambino abbassò lo sguardo, malinconico. Sapeva quanto Caesar tenesse alla sua
matrigna. Salutò così Jeager piuttosto freddamente, sorrise al padrone di casa,
assicurandolo che avrebbe fatto più attenzione d’ora in avanti e infine se ne
andò, chiudendosi silenziosamente la porta alle spalle. Rimasti soli, il
mezzo demone portò l’attenzione su Cameron…ora molto inquieto. Caesar però
non parve farci caso. - Con tutto il rispetto, signore…- disse Crenshaw –
Temo che la matrigna di Tom potrebbe interferire.- - In cosa, se mi concedi?-
sogghignò il demone puro, fissandolo intensamente. Quello deglutì a vuoto,
capendo che il padrone già sapeva. - Io non m’immischierò in
questa storia, Jeager. Che sia chiaro. Non m’interessano le vostre ridicole beghe fra
Auror e Forze Oscure, come non m’interessa Harry Potter, né i Mangiamorte
che hai sguinzagliato appresso a lui e a alla mia allieva per i tuoi
comodi. So che stai ancora cercando di ucciderla…- - E’ una mezzosangue, mio
signore.- sibilò Jeager. - Si, ma ti ha già sconfitto una volta.- -
E’ stato un caso! Lei non merita di essere una vostra allieva.- - Ma
lei è quella che ha salvato Tom dalle grinfie degli Zaratrox.- continuò il
demone puro, agitando la mano con noia – Senza contare che qualcuno, oltre a me,
potrebbe prendere a male le tue mire su di lei.- - Parlate della demone che
vive con voi? Non è forse tempo per me di conoscerla padrone?- - Jeager…-
sorrise Caesar, sinceramente divertito – Credi di poterla vedere senza rimare
accecato da lei?- - E’ vero…che era la sposa del padre di Tom? Di quel mago
che i mortali chiamavano Lord Voldemort?- - Perché non glielo vai a chiedere?- sibilò a quel punto il demone, mettendosi in
piedi – Le sue camere sono ovunque nel palazzo…e in nessun posto. Io adesso
ho da fare. Ti ho fatto chiamare solo per dirti che presto Tom partirà per
Londra. È suo desiderio aiutare Harry Potter, come hai sentito. Intende anche vedere
i suoi fratellastri ma temo che nella sua ricerca, un'altra meta molto importante sia
la ragazza che l’ha salvato dai Bilancieri e che tu tanti odi.
Se capiterà qualcosa al bambino, Jeager, voglio che tu sappia che su di
te si scatenerà un’ira che nemmeno io sarò in grado di fermare.- Caesar andò alla
porta, aprendola con mano leggera – Quindi, attento a ciò che fai…e specialmente,
lo dico per il tuo stesso bene, ignora la tua sfida con la mia
allieva. O presto avrai contro il bambino e colei che gli fa da madre.
Arrivederci.- E se ne andò, insieme all’aura gelida di cui era
portatore.
Draco si tenne stretto alla portiera della monovolume,
esattamente come Elettra, Ron ed Edward. La macchina dentro a cui erano
seduti e imbrigliati nelle cinture di sicurezza passò col rosso, evitò a
sinistra un’entrata di un camion e quella di un pullman turistico, poi aumentò
ancora di velocità. - Sfregiato…forse dovresti rallentare.- mormorò il
biondo, pregando in tutte le lingue che conosceva. Harry, in risposta, infilò
la quarta e sorpassò tre macchine in fila, rischiando di scontrarsi con quelle
che arrivavano dall’altra corsia. Normalmente Potter guidava anche bene, era
l’unico di loro ad aver preso la patente babbana…ma quella sera, dopo la cena,
non pareva dell’umore adatto per farsi rompere le palle. - Harry…- sussurrò
anche Ron, seduto al suo fianco – Perché non ci fermiamo a prendere un caffè
eh?- - Già, magari se ti calmi forse…- disse anche Dalton, ma Potter emise un
ringhio, evitando per un pelo un povero pedone. – Sono calmo!- sibilò stizzito,
tirando un pugno al cruscotto. - Non mi pare.- disse Draco, velenoso. -
Senti tu vedi di stare zitto ok? Non avevi detto di non volermi più parlare?-
sbottò il moro. - Finiscila di fare il bambino, vuoi farci ammazzare cazzo?!-
sbraitò il biondo – ATTENTO A QUELLA MACCHINA!!!!! Cazzo…- riprese fiato, dopo
che aveva creduto di morire sul serio, poi si aggrappò al sedile davanti, dove
stava Ron e fissò Harry fuori di sé – Le nostre discussioni le abbiamo sempre
risolte fra noi! Adesso non è giusto che mi ammazzi solo perché ci stai tu a
quel fottuto volante!- - Draco non farlo distrarre che ci spalmiamo contro un
muro sul serio!- rognò Edward, praticamente abbracciato alla maniglia. -
Discussioni?- echeggiò invece Harry – Discussioni? Adesso stammi bene a sentire,
stupidissimo Serpeverde!- e i ragazzi si misero le mani nei capelli perché
quando cominciavano a chiamarsi coi nomi delle case, era davvero grave – Ora i
tuoi problemi con Hermione sono l’ultimo dei miei pensieri! E lascia che ti dica
una cosa!- sterzò davanti a King’s Cross, frenando e spedendo tutti contro il
parabrezza – Se foste stati meno orgogliosi tutti e due forse adesso stareste
ancora insieme e io non dovrei subirmi tutte le tue fottute paranoie!- -
Paranoie?- urlò Draco – Il mio rapporto con la mezzosangue sono affari
miei!- - E allora non darmi il tormento!- sbraitò Potter, aprendo la portiera
e scendendo dalla macchina. Gli altri rimasero dentro, senza capire che
cavolo volesse fare…poi qualcuno di loro notò che era quello il posto dov’era
stata assassinata quella ragazza, dentro al cerchio magico. - Oh, no!- sbuffò
Ron scendendo a sua volta – Lo sapevo io!- - Porca di quella miseria!- Edward
scese per ultimo, andando al bagagliaio e tirando fuori le loro spade – Me lo
sentivo che sarebbe finita in questo modo! Speriamo solo che non ci sia Kinneas
a far di ronda o finiremo davanti a Duncan entro due ore!- Naturalmente
Dalton e tutti gli altri sapevano che la zona era sorvegliata e vista e una
volta entrati nel vicolo, Harry e gli altri si ritrovarono con John Kinneas e i
suoi attaccati alle costole. - Ma tu guarda chi si vede…- frecciò l’Auror col
suo tono arrogante – Potter e Malfoy. Oh, Weasley…ancora vivo?- - A quanto
sembra.- rispose Ron annoiato. - E anche Dalton.- Kinneas sogghignò, posando
poi gli occhi su Elettra – Ciao dolcezza, come mai anche tu stasera?- - John,
ti consiglio di tacere…- gli disse Edward con un breve sorriso – Per il tuo
bene, davvero.- - Che cazzo ci fate qua voi quattro?- sibilò Kinneas tornando
davanti a Harry – Il caso è mio.- - Voglio solo dare un’occhiata.- disse il
moro a bassa voce, pericolosamente troppo roca per i gusti dei suoi
compagni. - Perché? Ce l’hai il permesso del capo?- - Posso spaccarti la
faccia, svegliarlo nel cuore della notte, chiederglielo e tornare qua.- ringhiò
allora Harry – Oppure puoi farmi passare e conservarti i connotati. Cosa
scegli?- - Io sento puzza di un’altra nota disciplinare.- sbuffò Ron
esasperato. - E allora idiota?- si mise in mezzo anche Draco – Ci fai passare
o no?- - Perché Malfoy? Vuoi venire a ripulire la scena del delitto per
caso?- soffiò un altro Auror alle loro spalle. - Tappati quella fogna Burke!-
sbottò Harry al limite della pazienza e ormai aveva già superato Kinneas,
ficcandogli una spallata. Quello minacciò di andare a dire tutto al capo degli
Auror ma a quanto pareva nessuno dei cinque ci fece particolarmente caso.
Infilarono il fondo del vicolo e tirarono fuori le bacchette, per controllare
alla luce della bacchette. C’era solo il cerchio di cera nera, ormai quasi
totalmente rovinato, la sagoma bianca del cadavere fatta col gesso e niente di
più. Esaminarono ogni angolatura, la posizione che il corpo aveva preso
cadendo…Draco prese anche un campione della cera per portarla a Blaise il giorno
dopo. - Qualcosa non quadra…- mormorò Edward dopo qualche minuto. - Perché
sapientone?- chiese Kinneas sprezzante. - Ti sembra un cerchio normale
idiota?- sibilò l’ex Corvonero – Guarda, non ci sono iscrizioni nella cera. In
compenso ci sono delle scritte sbiadite e illeggibili attorno al bordo del
cerchio.- - Gl’incantesimi al bordo dei cerchi magici non servono per
bloccare dei particolari poteri?- disse Elettra. - State dicendo che non era
una babbana?- si stupì Kinneas – Ma non era schedata come strega al
Ministero.- - Forse una Magonò.- ipotizzò Harry, guardando sulle mura attorno
a loro – I Magonò non sono schedati.- - Certa gente non uccide senza lasciare
una firma.- sibilò Draco impaziente. - Già.- Ron continuava a cercare, ma
senza risultato – Eppure dev’esserci qualcosa.- - I poliziatti babbani hanno
già cercato ovunque, noi anche.- disse un compagno di Kinneas. - Poliziotti,
poliziotti…- Harry si mise seduto su una cassa, incominciando a pensare. Forse
sarebbe stato il caso di fare un salto a controllare il cadavere di quella
ragazza… Draco, vista la sua espressione, alzò gli occhi al cielo mentre Ron
lo mandò praticamente al diavolo. - Scordatelo!- sbottò – Io non ci vengo più
all’obitorio!- - Andateci voi tre eh?- li sollecitò anche Dalton – Io porto a
casa Elettra.- - Elettra può anche andarsene a casa da sola…- sibilò Harry
velenoso. - Oppure posso venire anche io all’obitorio. Più siamo e meglio è.-
li zittì la Baley. - Scusate un fottutissimo secondo!- sbottò quel Burke,
amico di Kinneas – Il caso è nostro, branco di dementi!- - E allora?- il moro
lo guardò storto – Non voglio occuparmene al tuo posto, voglio solo controllare
una cosa!- - Ma si può sapere che cos’hai stasera Potter?- Kinneas gli rise
in faccia, dandogli una pacca sulle spalle – Fa quel cavolo che ti pare, tanto
non saranno cazzi miei quando Gillespie butterà fuori a calci dal Ministero te e
il figlio del Mangiamorte. Ci si vede, perdenti! Ciao bella, quando vorrai un
vero uomo vieni da me!- e sparì, poi di seguito i compagni mentre Elettra,
troppo presa da Harry, a momenti neanche l’aveva sentito. - Quello è proprio
un deficiente.- sbuffò Ron tornando a pensare agli affari suoi. - Basterebbe
stirarlo in macchina,- pensò Edward ad alta voce – qui…di notte, non c’è
nessuno…e potremmo farla franca!- - Ci penserò dopo aver spostato questo
macello!- disse Harry, cominciando a spostare le casse che stavano sul muretto
di fronte al cadavere. Se era stata schiantata, della magia residua doveva
essersi fermata sulla parete. Lo aiutarono anche gli altri e una volta finito si
ritrovarono solo davanti a un comune muretto di mattoni rossi. Non c’erano
segni, né crepe, né evidenti fori lasciati da una fonte magica. Niente di
niente. - Qualche altra idea Ed?- chiese Ron. Il Corvonero aggrottò la
fronte – Draco, hai ancora da qualche parte quella pozione per rilevare i segni
magici?- Malfoy bofonchiò qualcosa d’imprecisato, cominciando a trafficare
con le mini capsule che portava sempre appese alla cinta. Gli altri li
scambiavano per portachiavi, peccato che il biondo lì ci tenesse anche del
veleno. - Vuoi controllare qualsiasi residuo magico?- chiese Harry. Dalton
annuì – Si e già che ci siamo vediamo anche che formule c’erano attorno al
cerchio magico. Se scopriamo che magia di blocco hanno usato, forse capiremo che
potere hanno tolto alla vittima.- - E se era solo una Magonò?- disse
Weasley. - Allora quella Magonò ha visto qualcosa che non doveva.-
concluse Edward serafico. - Ci sei Malferret?- gli chiese Harry. - Se…-
Draco finalmente imbroccò la capsula giusta e dopo averla agitata per qualche
secondo, la scagliò contro il muretto. Si levò una piccola nube azzurrognola,
seguita da forte odore di zolfo. - Accidenti, ma con che le fai ste’ pozioni
eh?- si schifò Ron, portandosi una mano a coprirsi il viso. - Non lo saprai
mai Donnola,- ironizzò il biondo – ma adesso un attimo…dovrebbe apparire
qualcosa.- E infatti. Sul muro di fronte apparve una firma, un marchio
fosforescente. Una Z tagliata orizzontalmente da un’asta a cui erano posti
due piccoli cerchi. I ragazzi si sentirono gelare. - Zaratrox.- sussurrò
Harry, chiudendosi le mani sul viso. Cazzo, non era vero. Hermione doveva
essere appena tornata a Londra e dopo che loro avevano scoperto che faceva parte
di quella confraternita, una ragazza veniva uccisa. In più sul luogo della morte
ci avevano trovato anche quel simbolo. Comunque non sembrava l’unico a non
crederci. - No…- disse Elettra seria – No! Non può essere stata lei.- - E’
vero gente.- Dalton, vedendo i loro visi terrei, scosse il capo – La conosciamo.
Lei non ucciderebbe nessuno.- - Quella roba può appartenere a chiunque.
Potrebbe essere stata messa lì da chiunque.- finì la Baley. - Si…- ammise
Harry, abbassando lo sguardo – A me però le coincidenze non sono mai
piaciute.- - Neanche a me.- sibilò Draco, accendendosi una sigaretta –
Controlliamo però, tanto per essere sicuri.- ed estrasse dalla cinta la stessa
pozione sperimentale, buttandola di nuovo dritta sul marchio fosforescente dei
Bilancieri. La Z prese letteralmente fuoco sui mattoni e di colpo la luce
della pozione divenne verdastra, lasciando al posto di quel simbolo fasullo,
qualcosa di ancora più spaventoso. Un teschio dalla cui bocca usciva un
serpente verde brillante. Draco, vedendolo, ringraziò la fiducia che avevano
sempre, loro tutti, covato per Hermione. Ma ora la situazione era anche
peggiorata. - Ci risiamo.- poté dire Ron, senza riuscire a trovare altre
parole. Anche gli altri erano rimasti senza voce. Tutti quanti. Anche Harry,
che tornò a sedersi sulla cassa di prima, tenendosi forte la testa. No,
accidenti. Non di nuovo lui, loro! Sentì Elettra stringergli forte le mani e
si lasciò baciare la fronte. Ora era come se fosse stato totalmente
svuotato. - Dai, in piedi.- gli sussurrò la biondina. - Per fare cosa?-
mormorò, amareggiato. Lei lo fissò a lungo, ora più combattiva di prima –
Andiamo all’obitorio. Lì sapremo qualcosa in più.- - E dobbiamo anche capire
perché hanno cercato di incolpare gli Zaratrox.- disse Ron carezzandogli
goffamente la testa – Non possiamo stare qua con le mani in mano se quei
maledetti bastardi sono tornati. Dobbiamo andare all’obitorio, poi andremo da
Gillespie e gli diremo tutto, anche dei Bilancieri.- - Ci facciamo dare il
caso e cerchiamo qualcuno che sappia dirci vita morte e miracoli sui Mangiamorte
rimasti.- finì Edward – E se sarà necessario andremo anche a cercare Hermione,
per chiederle direttamente che cavolo sta combinando ma per il momento vedi di
mantenere il sangue freddo, ok Harry?- Potter non rispose, limitandosi a
tenersi strette le tempie. Un dolore allucinante gli stava martellando il
cervello. Sarebbe rimasto lì seduto se una forza invisibile non avesse
cominciato a tirargli il polso destro. Si ritrovò come sempre incollato a Malfoy
con la sua grazia rude l’aveva costretto a mettersi in piedi. - Muoviti.- gli
sibilò, soffiandogli il fumo in faccia – Prima andiamo, prima torniamo a
casa.- - Che idea di merda, che idea di merda…- mormorò il bambino
sopravvissuto, cercando le chiavi della macchina nelle tasche – Perché non sono
tornato dritto a casa, perché?- - Perché sei Harry-Fiuto-I-Guai-Potter e
adesso metti in moto.- rognò Draco, infilandosi al suo posto – E vedi di guidare
decentemente perché voglio arrivare a vederci chiaro in questa storia,
intesi?- - Non è che vuoi vedere Hermione?- cinguettò Edward evitando un
pugno in pieno viso. - Pensa ai fattacci tuoi Dalton!- - In fondo non
sarebbe male trovarla.- borbottò Elettra, guardando fuori dal finestrino – Se la
trovassimo, per noi sarebbe una valido aiuta in questa storia.- - Già,
sperando che non abbia ancora quel mezzo demone alle costole.- frecciò Ron. -
La finite di fare taglio e cucito come i vecchi?- si spazientì Potter – Prima o
poi cercheremo anche Hermione, questo è sicuro ma non è il caso che vi mettete a
fare i castelli in aria.- - Certo, ma vedi di guidare come si deve!- ribatté
anche Dalton, terrorizzato dalla sua guida. - E allora andate a piedi.-
sbuffò Potter guardando oltre il parabrezza – Dannazione, sta per venire su un
temporale!- - Vogliamo finirla d’ignorare il problema principale?- chiese
Elettra seccata – Qualcuno ha camuffato il simbolo di
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato con quello degli Zaratrox. Perché?- -
Perché i Mangiamorte si sono fatti furbi?- propose Draco velenoso. - Si, ma
perché incastrare gli Zaratrox?- disse Edward – Non ha senso. Non li conosce
quasi più nessuno.- - Oppure chiunque sia stato ha voluto e uccidere la
ragazza che forse ha visto o parlato troppo, e sistemare i conti in sospeso con
un Bilanciere. È facile accusare qualcuno in fondo, specialmente se le foto di
Hermione sono arrivate a qualcun altro al Ministero, no?- replicò Malfoy
secco. - In poche parole secondo te stanno cercando di incastrare Hermione?-
Harry lo guardò appena, quasi sicuro che in fondo il principe dei serpenti
avesse ragione. Non era la prima volta che arrivavano loro voci sulla loro amica
e spesso veniva dipinta come una che aveva qualcosa a che fare con le forze
oscure. Ma anche se fosse stato, Harry e Ron su questo avevano qualche riserva,
senza però dimenticarsi quanto alla fine delle vacanze che avevano passato
insieme prima di diventare Auror, Hermione si fosse comportata in modo
strano. Da allora non l’avevano più vista. Solo lettere, tante lettere. -
Dannata mezzosangue…- ringhiò Draco, schioccando la lingua
rabbioso. Stranamente gli altri sorrisero, risentendolo chiamarla in quel
modo. Sembrava essere tornati ai vecchi tempi. Mezz’ora dopo, alle due e
mezza di mattina, arrivarono alla loro meta. Al Mary Alice Hospital e pochi
metri accanto, l’obitorio. Non c’era un’anima in giro, tantomeno i due
inservienti che da come potevano vedere dalla macchina, praticamente dormivano
nelle cabina che controllava i passanti, davanti al cancello. - Serve il
mantello di papà.- sussurrò Harry, scendendo dalla macchina con gli altri. -
Vado io.- assicurò Elettra. Sparì in un puf e quando riapparve col mantello
dell’Invisibilità di James Potter, gli Auror avevano già trovato un modo per
entrare, senza far Smolecolarizzare Ron che era ancora senza licenza. C’era una
folta e intricata siepe sul lato sinistro dell’obitorio e potandola un po’,
coperti dal mantello, avrebbero potuto entrare senza essere visti. Ci volle un
bel po’ di pazienza e qualche bestemmia ma alle fine riuscirono a penetrare
all’interno della struttura. Dalle porte scorrevoli però per il momento entrò
solo Draco. Coperto dal mantello, gettò della polvere soporifera sui medici e
sul personale presente. Una volta stecchiti a terra, fece una fischio e
apparirono gli altri. - Ok…si va.- disse Harry, coprendosi la testa col
cappuccio. E mugugnando lo seguirono anche Ron ed Edward, non molto contenti
di ritrovarsi di nuovo fra i cadaveri. Il silenzio era totale e le luci al neon
di certo non contribuivano a dare un’aria meno tetra a quel luogo. - Te lo
dico adesso…- rognò Weasley mentre percorrevano i corridoi in punta di piedi –
Non intendo più infilare le mani in stomaci o staccare pezzi alla gente,
ok?- - Dio, ma che schifo!- sbuffò Elettra, protetta fra Harry e Draco. -
L’ultima volta hai dovuto staccare un orecchio a un demone perché lo voleva la
missione.- sibilò Potter, fermandosi davanti a una pianta dell’edificio – Cazzo,
ma dall’ultima volta hanno spostato tutto questi babbani dementi?- - E poi
quel demone era già morto.- finì Malfoy – Datti una calmata Donnola, sono solo
cadaveri!- - Ah, bella roba!- - Insomma, tacete si o no?- li zittì Dalton,
tirando fuori la spada – Ho sentito un rumore…- - Vuoi mettere giù
quell’arnese?- sibilò la biondina – Sono solo babbani, Ed!- Ma in quel
momento un cigolio sinistro li fece sobbalzare, tanto che i quattro Auror si
pigiarono tutti gli uni contro gli altri, chiudendo in mezzo Elettra a
panino. Harry li fece scollare quasi a suon di pugni dalla sua ragazza, poi
finalmente trovarono la stanza giusta. Guardando dalle piccole finestrelle
presenti sulla porta di metallo, videro parecchie barelle. Sopra dei cadaveri
coperti da lenzuola bianche. E meno male che era solo giovedì sera. Harry
entrò per primo ma prima di fare un passo, sentì un suono che conosceva bene.
Non fece in tempo a girarsi e a sguainare la spada che una lama gli arrivò
dritta al collo. Si ritrovò schiacciato contro il corpo di qualcuno e quando gli
altri, armati e bellicosi, fecero per attaccare il suo aggressore, si
fermarono. - Sempre fra i guai, eh Mc?- rise Edward divertito, abbassando la
spada. - Sempre fra i guai voi ragazzini!- Un mago sui ventotto anni stava
davanti a loro. Benestante, visti i suoi abiti, era avvolto in un lungo mantello
nero. L’espressione e il portamento erano eleganti e orgogliosi, quasi alteri ma
i suoi occhi verdi erano addolciti anche grazie al suo sorriso caloroso che con
gli anni fortunatamente non era cambiato. Qualche ciocca bionda gli copriva il
bel viso e l’Auror se lo scostò, paziente e divertito nell’averli trovati
proprio lì. - Ciao Harry!- disse Tristan Mckay serafico e
poi sogghignò, in quel modo che ricordava tanto il passato. Si, decisamente in
molti avevano avuto la stessa idea, pensò il bambino sopravvissuto abbracciando
il suo amato mentore.
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Capitolo 4 *** Capitolo 4° ***
Tristan Nathan Mckay sembrava non essere stato toccato dal tempo. Era rimasto il ragazzo di
un tempo, lo stesso che aveva insegnato a Harry a difendersi, a combattere, a
studiare l'avversario, lo stesso che aveva contribuito quattro anni prima a salvargli la
vita. La tipica bellezza dei Mckay si era rinsaldata sul suo viso, insieme alla
profondità dello sguardo. Solo gli occhi, leggermente malinconici, davano a chi
lo circondava un segno che nel suo cuore c'era un dolore fortissimo, lancinante.
Era un'agonia. Era quella la cosa che lo uccideva. Il suo cuore però era anche
stato abbracciato da una grande gioia. L'unica cosa che lo teneva in piedi.
L'unica cosa che impediva a quel dolore atroce di farlo sfiorire. - Che ci
fate all'obitorio?- chiese, sogghignando ironico - Non è posto per i
cuccioli.- - Neanche per i padri di famiglia.- replicò Ron divertito - Non
avrai mica portato Dena vero?- - Figurati. È a casa con suo zio...- rispose,
ridacchiando - Jess ci va pazzo! Allora? Che ci fate qua?- - Vecchia storia.-
rispose Harry, fattosi cupo. - Lo strozzino a cui dovete tre dita di
folletto?- Potter evitò di pensarci, passandosi le mani sulla faccia, così lasciò
che fossero gli altri a occuparsi di Mc mentre cercava di riprendere un minimo
di controllo sui suoi poveri nervi. Peccato che quei deficienti dei suoi amici
non facessero altro che ciarlare a vanvera sulla cena che li attendeva a Cedar
House, a casa di Tristan, fra due giorni. - Quei bastardi di Jess e Milo
fanno sempre che programmare senza avvisarmi.- sbuffò il maggiore della
combriccola, sedendosi direttamente sul lettino di un cadavere, spostando il
corpo di malagrazia - Quanti siete? C'è anche Blaise?- - Si, direi di si.-
rispose Draco, scocciato nel non potersi accendere una sigaretta per colpa dei
bocchettoni dell'acqua usati come antincendio - Abbiamo un po' di cose su cui
aggiornarvi.- - E anche un bel po' di cose da chiarire.- finì Edward - Ma
ancora non ci hai detto che fai qua.- - La ragazza morta nel cerchio di
cera.- rispose finalmente Tristan, sorridendo in modo strano - Gillespie ha
pensato che in fondo ho fatto bene a buttare Leblanc nella fontana e che non era
ancora giunta la mia ora per cacciarmi fuori a calci. Deve aver sentito puzza di
guai perché non si è fidato né dei resoconti del Ministero, né di quelli dei
babbani.- Elettra alzò un sopracciglio, stranita - Il capo degli Auror non si
fida del Ministro della Magia? Perché?- - Oh, Duncan è così!- le disse Ron,
facendo un gesto annoiato con la mano - A lui Orloff non piace. Secondo Duncan è
un burocrate che non capisce un accidente del lavoro degli Auror e che non
capisce neanche quando sia pericoloso trattare troppo con quelli della Dama
Nera.- - Neanche ha tutti i torti.- Tristan agitò una mano con fare annoiato,
poi scese dalla barella e si mise ad alzare tutte le lenzuola dai cadaveri,
cercando quello che gl'interessava visto che i cartellini, chissà perché, non
c'erano più. - Comunque è strano trovarvi qua...- continuò Mc, fissandoli di
sottecchi mentre si aggirava nella stanza - Conoscendovi, solitamente preferite
andare a zonzo separati...- - Che fai, prendi in giro?- frecciò Draco
incazzoso. - Figurati.- rise Tristan, trovando finalmente la diciottenne
morta - Eccola qua. Allora...- prese la sua cartella e si mise a leggerla
velocemente - Si chiamava Linda Fulcher, età 18 anni appena compiuti, iscritta a
Cambridge.- - Babbana o Magonò allora.- disse Elettra, sporgendosi a guardare
il cadavere - I genitori?- - Morti. Essendo maggiorenne c'è scritto solo il
recapito di casa. Forse era in affidamento a qualche parente.- - Nessuno ha
richiesto il corpo per la sepoltura?- chiese Edward. - No, qui dice di no.-
Tristan scoccò la lingua, pensieroso. - A che pensi?- L'Auror alzò le
spalle, afferrando una sedia e svaccandocisi sopra - Penso che se non mi dite
che fate qua, io non vi dico un accidenti di quello di cui ha paura Duncan.- e
lo disse fissando il pavimento - Non sarete venuti qua per niente immagino.
Allora? Qual è il problema stavolta?- - Potresti vederlo coi tuoi occhi il
problema.- disse il bambino sopravvissuto, avvicinandosi alla barella. Senza
aggiungere altro ispezionò il corpo della ragazza ma naturalmente cercò prima
sulle braccia. Su quello destro, appena sotto al polso, trovò cosa cercava.
C'era una parte arrossata molto estesa. Appena la sfiorò, alcuni pigmenti della
pelle presero man mano colore, fino a formare un disegno. Il marchio di
Voldemort, il Marchio Nero
. Harry non disse nulla, sentendosi vuoto come una bambola. Si
limitò ad alzare il braccio alla ragazza, in modo che tutti vedessero ma
dall'espressione di Tristan, capì che l'Auror non ne era rimasto sorpreso. -
Lo sapevi?- sibilò Draco, fissandolo con gli occhi assottigliati. Mckay si
appoggiò allo schienale della sedia, con fare pigro. - Diciamo che un
uccellino ha cantato.- - Un uccellino?- Harry si avvicinò lentamente a lui.
Aveva i pugni serrati e Tristan che lo conosceva bene sapeva che stava per
scoppiare. Harry Potter era un mostro di pazienza in tanti campi, ma quello che
riguardava il suo passato era assolutamente intoccabile. Fece così per aprire
bocca ma poi si bloccò. Lo stesso fecero gli altri, zittendosi. Ora c'era
qualcosa...c'era qualcosa in quella stanza. Un sibilo sinistro arrivò a loro
da ogni angolo...e poi un fetore orribile si propagò a macchia
d'olio. Polvere
Reincorpora . Fu questione di un secondo. Una scatto secco
e la ragazza morta spalancò gli occhi, ora privi di iride e pupilla. Erano
bianchi...e fauci simili a quelli di una belva si misero in mostra, quando
spalancò la bocca in un ringhio infernale. Si rizzò a sedere e scattò al
collo di Tristan ma qualcosa la fermò. Mckay si era levato il guanto sinistro
e con la mano aperta davanti alla faccia della morta, la bloccò. La zombie
rimase immobile, appena tremolante. Cercava di muoversi ma qualcosa di...sacro
la frenava. Sulla mano di Tristan c'era solo un anello d'oro, una fede...quella che gli
aveva donato Lucilla prima di andarsene. - Ma tu guarda...- sibilò l'Auror
con un mezzo ghigno - A quanto pare qualcuno qua dentro è abile a resuscitare i
morti, eh?- poi lui e gli altri alzarono lo guardo sulla finestra aperta, poco
sopra le loro teste. - Dì un po' amico...- continuò Mckay sorridendo in
maniera strana, verso l'alto - Non ti hanno insegnato che gli zombie procurano
solo guai?- Qualcuno nascosto da un mantello, seduto sul bordo della finestra
e lontano dalla portata delle loro spade, dondolava indolentemente la gamba. Era
stato lui a spargere quella polvere dannata, pensò Draco. Ma dove diavolo
l'aveva trovata? Come aveva fatto a procurarsi la Reincorpora? Era
proibita! Il tizio sogghignò appena, facendo un cenno di saluto ai
presenti. - E così siete voi...la famosa banda del bambino sopravvissuto...-
disse quello, evidentemente un uomo dalla voce. - Non ti hanno insegnato che
è buona educazione presentarsi?- disse Dalton sagace. - Hn...- lo sconosciuto
parve scocciato, visto che la ragazza morta che aveva resuscitato era del tutto
inutile. - Dimmi un po' Auror...- disse invece, fissando Tristan - Bello
quell'anello. Chi te l'ha dato?- - Fatti miei.- rispose Mckay, rispedendo la
ragazza contro il lettino, di botto - Sei un idiota, chiunque tu sia. Hai
scatenato tutto questo casino solo per spezzarmi il collo? Gli zombie potrebbero
rivoltarsi anche contro di te.- - Sbagliato. Gli zombie si nutrono solo di
carne umana. Il mio sangue a loro non piacerebbe.- Sentito quello, Harry
scambiò una veloce occhiata a Ron. - Demone?- chiese Weasley, a bassa
voce. - Mezzo demone, facciamo.- concesse Tristan, facendo sobbalzare il loro
ospite - Non è forte abbastanza.- - Ma bene, abbiamo un esperto qui.-
soffiò quello, soave - Mi dici il tuo nome, mago, prima che ti
uccida?- - Tristan Mckay.- - Oh, non mi dire...un Mckay. Il secondo dei
fratelli presumo.- - E tu chi cazzo sei, si può sapere?- sibilò Malfoy stanco
di quella menata - Perché ci hai attaccato?- - Curiosità. E poi perché
dovreste stare lontano da quel cadavere.- e indicò la Magonò con un dito - La
piccola ha visto e chiacchierato un po' troppo. Almeno secondo i gusti di certe
persone...voi maghi siete dei tali conservatori a volte, quando si tratta di
sangue...dico bene signor Malfoy?- - Chi cazzo sei, si può sapere?- ringhiò
Harry furibondo - Ti mandano i Mangiamorte?- - S'impicchino i Mangiamorte!-
sibilò il loro avversario, infiammandosi di colpo - Bruciate all'inferno voi
maghi e le vostre guerre! Ma vi do solo un consiglio, specialmente a te Harry
Potter...se uscirai vivo da qua, ti consiglio di non ficcare più il naso in
questioni che ormai dovresti lasciar perdere.- e senza dare il tempo agli altri
di far nulla, alzò una mano e nel giro di un secondo il corpo della ragazza,
ancora zombie, prese fuoco. Non ci fu verso di spegnere le fiamme. Gridando
in versi terribili, della ragazza rimase solo cenere sotto gli occhi sgranati
dei sei. - Bene,- il tizio si mise in piedi e si levò il mantello rimandando
al gruppo un viso per loro già visto - adesso me ne vado, col vostro permesso
signori. È stato un piacere signor Mckay, spero di rivederti in altre occasioni.
Per quanto riguarda te, bambino sopravvissuto...ripeto il mio avvertimento.
Stattene fuori dai guai. Adesso vi lascio in buona compagnia. Addio!- e si
Smaterializzò in un lampo, lasciandosi dietro solo una scia di pericolosi
seguaci. Ora ovunque i morti sotto i lettini si agitavano. Si stavano
svegliando...zombie! - Cazzo, cazzo!- ringhiò Edward tirando fuori la spada
- Dannazione, come facciamo adesso?- - E che ne so, come si uccidono gli
zombie eh?- urlò Ron, tirando fuori anche la bacchetta. - Staccategli la
testa.- sbuffò Tristan, scuotendo il capo - Piuttosto...- mentre lui parlava,
decine e decine di cadaveri viventi misero i piedi a terra, traballando
leggermente e affamati come non mai -...quello lì era amico vostro?- - No, ma
so chi è!- disse Harry, chiudendo Elettra alle sue spalle - Si chiama
Crenshaw.- - Mezzo demone?- - Si.- - Fantastisco.-
Tristan fece un rapido calcolo, guardandosi anche alle spalle - Ragazzi, avremo
da lavorare.- - Non per fare il guasta feste...- Edward tagliò la testa a una
vecchietta, probabilmente finita sotto una macchina che gli si era avvicinata
con gli artigli spiegati - Ma vogliamo lasciare questo posto con tutta questa
gente a pezzi?- - Tanto sono già morti, sbattitene!- ringhiò Malfoy,
stendendo un uomo sulla quarantina. Erano orrendi. Avevano la bava alla bocca
e camminavano lenti, strisciando quasi. Ma non potevano di certo lasciarli
lì...dovevano farli a pezzi o sarebbero usciti dal laboratori e avrebbero fatto
una strage. Eppure erano una trentina contro sei. Schiantarli serviva a tenerli
buoni giusto il tempo per recidergli il capo ma la cosa si stava dimostrando più
lunga del previsto...specialmente quando alcuni degli zombie cominciarono a
uscire dalla porta d'ingresso. - Merda, stanno scappando!- sbraitò Draco,
piantando un pugnale nel collo all'ultima che gli venne a tiro. - Se
finiscono in strada siamo fottuti!- Harry si girò verso gli altri - Gente, ce la
fate da soli?- - Si, muovetevi!- Ron schiantò un paio di vecchietti omicidi,
dando loro via libera - Voi due fermati quelli in strada! Io ed Edward poi
portiamo a casa Elettra!- - Va bene, finito qui sparite!- disse Potter
fiondandosi alla porta con Malfoy - Ciao Tristan, ci vediamo dopo domani a
cena!- - Per le otto! E portate da bere!- Da bere! In effetti ci sarebbe
voluto davvero un goccetto. Quei due disgraziati cercarono per tutto l'obitorio,
finendo anche nella camera della cremazione ma non servì a niente. Gli zombie,
almeno tre o quattro, sembravano spariti. Maledicendo quel bastardo di
Crenshaw che aveva movimentato quella già abbastanza merdosa serata, Draco si
bloccò davanti alla porta scorrevole dell'entrata. Girava... Qualcuno era
uscito. - Maledetto tu e le tue idee del cazzo, Potter!- urlò il biondo,
tirandolo per un gomito e trascinandolo fuori. Ed eccoli lì infatti. Sette
zombie si stavano incamminando sulla piazzola dell'obitorio, dondolando senza
vita, con la bava alla bocca e le braccia protese con le unghie arcuate come
artigli. Fu un casino raggiungerli e fu un casino reciderli e farli a pezzi
tutti e sette, anche perché i loro strilli acuti a momenti svegliarono tutti il
vicinato e allora sarebbero stati cazzi! Spiegare quella cosa non sarebbe stata
facile. In più cercavano anche di mordere e Harry, schizzinoso com'era,
mozzava qualsiasi cosa tentasse di toccarlo: dita, mani e anche lingue. Insomma,
un lavoro di mattatoio di molta poca precisione infondo. Draco finì il sesto,
una tizia a cui era esplosa probabilmente la lavatrice in faccia, quando alle
sue spalle sentì un altro cigolio sinistro. Voltandosi vide che l'ultimo zombie,
uno di vent'anni morto per un incidente in macchina, aveva rotto una finestra
dell'obitorio e ora si stava dirigendo da loro con un pezzo di vetro fra le mani
grande abbastanza per squartare anche un bue. - Che palle, accidenti!- sibilò
Potter, estraendo la bacchetta ma non fece in tempo a usarla. Un volo di
corvi apparso dal nulla si schiantò dritto sullo zombie, facendolo strillare a
più non posso, poi finalmente il cadavere finì a terra, senza testa. Quando gli
uccelli neri sparirono, al loro posto rimase solo una ragazza. Dava la loro
età. Mora, i capelli raccolti in uno chignon serioso, la pelle di burro e con
grandi occhi scuri. - E questa chi cazzo è adesso?- sibilò Draco non
preoccupandosi del tono, sistemandosi meglio il mantello addosso. - Potter e
Malfoy?- chiese la ragazza, mostrando una voce roca e calda, anche se dal tono
un po' troppo serio. In effetti, prima di rispondere, i due Auror la guardarono
da capo a piedi. Però...aveva un bel fisico, era molto formosa, ma tutto
nascosto sotto una divisa da...Auror? Sconvolti, tornarono a guardarla in
volto, stupiti e confusi. La sua postura era rigida, molto in lei denotava
serietà, specialmente la sua espressione da maestrina. - Vi ho fatto una
domanda. Siete Potter e Malfoy?- - Dove lo trovi un altro con una cicatrice a
forma di saetta sulla testa?- replicò Harry pacato, abbassando appena la spada
- Siamo noi, ma tu chi sei?- - Questo non è importante per il momento, vi
verrà spiegato tutto dopo. Mi manda il signor Gillespie. Vi vuole subito nel suo
ufficio, quindi se vorrete raggiungerlo immediatamente ve ne sarò grata.- e
detto quello sparì, Smaterializzandosi, lasciando i due maghi a guardarsi nelle
palle degli occhi. E quest'altra squinternata che voleva ora? Comunque ci
volle un po' prima di potersene andare. Dovettero svegliare gl'inservienti
dell'obitorio a suon di botte, sentirli gridare per il massacro che era
successo, vederli raccogliere i pezzi e poi dovettero anche bestemmiare,
dirigendosi all'entrata del Ministero. - Lo sapevo...adesso chi lo sente
Duncan!- sibilò Harry, una volta tornati nel cuore di Londra. Usarono
l'ingresso visitatori, tanto per non trovare qualche deficiente in cerca di
scoop visto che di recente Orloff lasciava entrare parecchi giornalisti della
malora e tutti che andavano a rompere sia a lui che a Ron, rivangando storie
passate. Infilatisi nella cabina, si presero il cartellino che poi stracciarono,
col dente avvelenato, e finirono allegramente sotto terra. Era da un pezzo che
non vedevano più l'entrata principale con la fontana. - Qualche bastardo ha
cantato!- ringhiò Draco, andando dritto all'ascensore. Premendo il pulsante
freneticamente, continuava a imprecare - Quando becco Kinneas giuro che quella
faccia orrenda gliela spacco!- - Magari è stato qualcun altro.-
sbuffò Harry, poggiandosi contro il muro - Ultimamente Orloff manda in giro un
sacco di Obliviatori della magia accidentale. Che ne so...in fondo quei
bastardi di zombie strillavano come dei dannati. Oppure sarà stata quella tizia.
Era un Auror, hai visto?- - Al diavolo.- ringhiò Malfoy, accedendosi una
sigaretta appena aperte le porte dell'ascensore. Al Secondo Livello, quasi
non avevano voglia di scendere. Non avevano voglia di sentire la strigliata di
Gillespie, l'ennesima, tantomeno di sentire le sue grida isteriche. Se gli fosse
venuto un infarto sarebbe stato capace di dare la colpa a loro...e si vociferava
che avesse già tre by-pass. Superato l'ingresso del Quartier Generale degli
Auror, trovarono un po' di gente che faceva il turno di notte. Un giovane sui
trent'anni passò loro accanto e teneva stretta una ragazzina di appena dodici
anni, con canini degni di un lupo mannaro. Lui si chiamava Gary Smith ed era uno
dei pochi che stesse simpatico ad entrambi. Aveva un aspetto un po' selvaggio
a dire il vero, i capelli rasta raccolti in una coda e una trafila di anellini
d'argento lungo tutto l'orecchio sinistro. - Ragazzi che ci fate qua? Non
dovete tornare lunedì prossimo?- chiese, fermandosi appena in mezzo al
corridoio. La furia scatenata che teneva fra le braccia non stava ferma un
minuto, cercava anche di graffiare. - Nervosa la gattina.- sibilò Draco
serafico - Dove l'hai rimorchiata?- - Nel parco vicino a Victoria Street.-
rispose Smith faticando a trattenerla - L'ha azzannata un Mordacino.- - Bel
casino. Portala al San Mungo.- disse Harry, sospirando - Dì un po' Gary...hai
visto Duncan?- - Oh, è in ufficio.- rispose l'altro, cominciando a
incamminarsi - Ha gl'incensi accesi. Che avete fatto stavolta?- - Niente,
niente! Ciao!- e anche loro tornarono a seguire il corridoio di lucido legno
scuro, imprecando fra i denti. Sarebbe stato meglio morire piuttosto che andare
a farsi fare un cazziatone alle tre di notte da Gillespie! Comunque una volta
davanti alla targhetta sbilenca su cui era scritto il nome del capo degli Auror,
i ragazzi presero un lungo respiro e poi, dopo essersi fatti il segno della
croce, entrarono come due condannati a morte. L'ufficio era un caos. Armi,
pergamene, piume che svolazzavano da sole, sfere magiche, libri...tutto sparso
sulla scrivania di mogano che ospitava Duncan Gillespie. Quarantacinque anni,
tre by-pass sul serio, calvizie incipiente sulle tempie, mascella squadrata e
fronte alta. Auror tutto d'un pezzo, si vedeva dal suo portamento. Era stato
compagno di Kingsley in fondo e a suo tempo una recluta, quando Maximilien
Lancaster era stato al suo posto. Peccato che con gli anni i suoi nervi
avessero lentamente ceduto, specialmente quando si era trovato di fronte ai due
che ora erano sulla sua soglia. E da due anni, ovvero da quando aveva creato la
squadra di Harry Potter, conviveva con la crisi nervosa e l'unica cosa che gli
calmasse lo spirito: la cultura zen e una massiccia dose d'incenso all'oppio che
in pratica sballava anche le piante. Quando entrarono quei due infatti
l'ufficio ne era colmo. Harry tossì appena, cercando di diradare la nebbia
con la mano. - Duncan...Duncan!- borbottò, cercando di trovare una poltrona
dove allungarsi - Spegni quel coso, accidenti!- - Zitti e seduti.- ordinò
quello, venendo fuori dalla nube giusto per lanciare via le lettere del
Wizengamot che stava leggendo con stizza. Una volta che Potter e Malfoy si
furono svaccati in poltrona e con le loro solite facce da innocentini, Duncan
Gillespie perse subito la pazienza. Ok, poteva capire che il bambino
sopravvissuto facesse un casino dietro l'altro, il suo nome era un'assicurazione
su quel fatto, ma che anche quel demente del figlio di Malfoy avesse sempre
quell'aria come se tutti lo costringessero a lavorare, lo mandava ai pazzi. Si
lasciò andare contro la poltrona, senza staccare gli occhi da loro. Congiunse
le dita, poi cercò di ritrovare la padronanza di sé ma mandò tutto al diavolo
quando Draco si accese un'altra sigaretta, sbattendosene del cartello che aveva
messo all'entrata. - Sapete,- iniziò con aria amichevole - me ne stavo qua a
leggere le ultime stronzate dal consolato francese quando Ben Drooper, del quarto
livello, mi chiama e mi dice "Ehi Duncan...lo sai che due dei tuoi stanno
facendo strage di zombie all'obitorio a Willow Avenue?" e io penso...ma no,
figuriamoci. Non ho mandato nessuno a Willow Avenue, tantomeno ho dato il
permesso a qualcuno dei ragazzi di andare all'obitorio di controllare quella
Magonò.- e il suo tono cominciò ad alzarsi, tanto che i due sotto accusa
cominciarono a tenersi meglio alle loro sedie - Così ho fatto due più due e
guarda un po'...mando a controllare e trovo proprio voi due. Potter e Malfoy.
Malfoy e Potter. Sempre la stessa storia.- - Duncan, senti...- iniziò Harry
ma quello lo zittì, ficcando un pugno sulla scrivania. - Posso farvi una
domanda ragazzi? Cosa fate quando vi svegliate la mattina eh? Vi mettete a
tavola e pensate a come sputtanarmi la giornata per caso? "Ehi Draco! Guarda che
bel tempo...che facciamo? Ti va di rompere i coglioni al capo?" , "Ma si,
roviniamogli alla grande la giornata! Sai che facciamo? Andiamo all'obitorio e
non so neanche io come ci attorniamo di zombie e li facciamo a pezzettini per la
strada, che dici Harry?"- - Veramente non è proprio così...- provò a
bofonchiare Malfoy. - Ah e come sarebbe la solfa eh?- sbraitò Gillespie
iniziando a sclerare - Lo sapete quante cazzo di storie mi fanno gli Obliviatori
ogni volta che devono andare a raccattare i pezzi di cadavere che voi lasciate
in giro per tutta Londra eh?? Come l'ultima volta! Avete fatto a pezzi una
colonia di demoni impuri e li avete scaricati in un pub! Avete idea del lavoro
che hanno dovuto fare per coprirvi il culo?! Orloff vuole la vostra testa! E con
la vostra pretenderà su un piatto d'argento anche la mia!- d'un tratto la sfera
sulla scrivania s'illuminò e Gillespie dandole un colpo non tanto leggero
l'accese. Vi apparve la faccia della sua segretaria. - Che c'è?- sbottò, con
tutti i capelli dritti per la rabbia. - Signore,- disse quella con fare
annoiato - la signorina Aarons è arrivata. La faccio accomodare.- - Certo!-
replicò snervato - Che faccia quello che vuole! C'è altro?- - Si...i ragazzi
stanno chiedendo se quello spinello che ha in ufficio vuole fumarselo tutto da
solo.- - E' incenso, incenso!- rognò, concludendo la comunicazione con la
strega. Così tornò a fissare quei due, sempre più incollerito - Lo sapete quanto
avete totalizzato di danni? Il Ministero ne ha le tasche piene di pagare i
vostri giochetti per la città! L'ultima volta potevano detrarvi lo stipendio per
tre mesi! E adesso chi li ripara i danni all'obitorio?-
Draco si lasciò andare sulla poltrona, mettendosi comodo con le gambe
lunghe sulla scrivania - Tanto era roba da proletari, dai...- - Sta zitto
Malfoy!- Duncan scattò in piedi, buttando all'aria tutte le carte e le piume
provocando un macello - Guardate che ce n'è abbastanza per una nota
disciplinare!- - Un'altra?- sbuffò Harry senza pensare - Ho il cruscotto
della macchina pieno...- ma deglutì, vedendo Gillespie artigliare le mani
impazzito. Il loro capo andò alla finestra e vi si appoggiò coi fianchi,
continuando a fissarli con evidente collera. Mamma mia, quei due ragazzini
l'avrebbero fatto andare al manicomio, ne era sicuro. Peccato che da due anni
li considerasse anche un po' come dei figli. - Accidenti a voi...- sibilò,
tirando fuori la pipa dalla giacca e accendendosela. - Senti Duncan, non
stiamo qua a sfracellarci le palle tutti insieme ok?- Draco era già abbastanza
annoiato per conto suo - Da quando siamo tornati è successo un casino dietro
l'altro e tanto per la cronaca, tu che parli tanto già sapevi che era una Magonò
quella ragazza! Perché hai mollato tutto a Kinneas eh? E perché hai mandato lì
Mckay?- - Ci mancava anche lui adesso!- Gillespie fece un
gesto seccato con la mano, dando un lungo tiro alla pipa - Ce l'ho mandato perché
Orloff ha fatto orecchie da mercante su questo caso, quindi ho fiutato la puzza
di guai. Kinneas è bravo ma non ha occhio per i trucchi, così ha mandato Mckay sperando
non facesse disastri. Se ci siete arrivati anche voi allora sapete che...- -
Si, ma guarda!- saltò su a quel punto Harry, con gli occhi verdi incendiati - Lo
sai che cazzo mi è successo stasera Duncan? Eh? Vuoi saperlo? Mi si è quasi
spaccata la testa dopo che la mia fottuta cicatrice s'è rimessa a sanguinare! E
sai quand'è l'ultima volta che mi è successo?- urlò quindi, vedendo Gillespie
nascondersi il viso fra le mani - L'ultima volta è stato quando gli scagnozzi di
Voldemort si sono rimessi a giocare, ecco cosa! E come se non bastasse siamo
finiti in una guerra fra Mangiamorte e Zaratrox! Per quale cazzo di motivo non
mi hai detto che i Mangiamorte sono tornati eh?- - Aspetta un momento...-
Duncan ora li guardava allucinato - Che diavolo ne sapete degli Zaratrox voi
due?- ma entrambi tacquero stavolta, chiudendosi in un ostinato mutismo. Ora lo
guardavano come due bambini messi in castigo. Imprecando fra i denti tornò a
sedersi alla scrivania, esasperato. - Sentite.- disse ammorbidendosi - Non so
ancora bene che stia succedendo ma ho il fiato sul collo di Orloff e non so
neanche in che cosa vi stiate invischiando voi, Weasley e quell'altro dannato di
Dalton ma ormai ho le mani legate. Quando a Orloff è arrivata la voce che vi
siete infilati in quell'obitorio ha spedito qua qualcuno per controllarvi.- -
Come prego?- Draco ora si sporse verso di lui, restando seduto con gli occhi
sbarrati - Ha mandato un Osservatore!?- - Che cosa?!- urlò anche Harry - Ma
sei impazzito Duncan? Che cazzo facciamo adesso con un dannato impiccione che
ficca il naso ovunque eh? No, spiacente! Io non lo accetto! Il posto vacante
nella mia squadra lo riempio io come voglio! E non di certo con uno dei
galoppini di Orloff! Diglielo quando lo vedi!- e balzò in piedi ma appena
giratosi per andare alla porta e sbattersela poi alla spalle, trovò qualcuno che
aveva già visto. Era la ragazza di prima. - Signor Gillespie.- disse,
facendo un cenno austero col capo - Mi perdoni se entro in questo modo ma ho
sentito che l'ambiente si stava surriscaldando.- - Oh, ecco spiegato il
mistero.- sibilò Draco, incurante della ragazza - E' lei l'Osservatore
vero?- - Signori, vi presento May Aarons.- disse Duncan, facendola andare al
suo fianco. Harry non disse nulla, restando in piedi con aria evidentemente
bellicosa. Draco invece rimase svaccato in poltrona, scrutando il loro capo con
occhio clinico. Si, non erano i soli ad essere disgustati da quella faccenda.
Poi posò indolente lo sguardo sulla ragazza, del tutto indifferente a
lei...peccato che in un attimo il vecchio Malfoy tornò alla luce come per
scherzo. - Aarons?- frecciò maligno - Ma tu guarda...altri mezzosangue incapaci
eh?- - Draco!- borbottò Gillespie scoccandogli un'occhiataccia - Lei è la
vostra Osservatrice. A tempo indeterminato si unirà alla tua squadra Potter. E
non voglio sentire un'altra parola sull'argomento neanche da te Malfoy!- - A
tempo indeterminato?- riecheggiò il bambino sopravvissuto senza parole - Un
corno Duncan!- - Non posso farci niente. Ve la siete cercata!- - Cercata
una sega!- Harry era furibondo - Orloff manda qualcuno a spiarci e tu non dici
nulla?!- - Se mi è concesso...- interruppe la strega, facendo un passo avanti
con aria molto professionale - Il Ministro mi ha incaricato di seguirvi solo
perché teme alcuni guai coi babbani ma niente di più. Conoscendo la vostra
squadra, ha preferito un supporto interno che in questo caso sarei io. E se lei,
signor Potter, si sta preoccupando che io non mi possa amalgamare bene nella suo
gruppo, le posso assicurare che conosco ogni cosa di voi. Tecniche, potenzialità
e anche il vostro passato. Conosco la vostra istruzione magica e i vostri punti
di forza. Io posso bilanciare perfettamente con le vostre pecche e porvi
rimedio.- Harry era sconvolto. Ma cosa cazzo era quella, un cyborg? -
Mezzosangue.- rognò ancora Draco, mettendosi in piedi - Spiacente, te lo scordi
ragazzina.- - Draco Lucius Malfoy,- attaccò quella bloccando i due ragazzi -
nato il 1 gennaio di ventidue anni fa. Figlio di Lucius Malfoy e Narcissa Black.
Auror di quarto livello. Sette O e tre E negli esami finali al M.A.G.O. della
scuola di Magia di Hogwarts sotto il Preside Silente. Eccellente tecnica di
spada, buon tiratore e se mi concede un parere personale, uno dei migliori
alchimisti nati negli ultimi decenni. Figlio unico, erede universale della
famiglia Malfoy, attualmente residente a Lane Street n°4. Nella squadra di Harry
Potter da due anni, vive con l'ultimo qui citato da altrettanto da tempo.
Animagus, in forma serpentina. Rettilofono. Estrema propensione alla violenza,
prima uccidere poi fare domande. Nutre diffidenza e sprezzo verso mezzosangue e
i babbani. Ho detto tutto?- Draco, che aveva ascoltato quello sproloquio
senza espressione in viso anche se Harry che lo conosceva poteva ben immaginare
quali dannazioni stesse pensando, si rimise seduto, fissando la ragazza con aria
serafica. - Ho sette nei in fondo alla schiena che sembrano l'Orsa Maggiore.
L'hai dimenticato.- sibilò glaciale. - Draco!- lo riprese ancora Duncan. -
Draco un cazzo! Questa è andata a ficcare il naso nei registri!- - Harry James Potter.- continuò l'Aarons
imperterrita - Nato il 31 luglio di ventidue anni fa. Il suo nome è leggenda. Ha
sconfitto Lord Voldemort all'età di un anno, poi alla scuola di Magia di
Hogwarts sotto il preside Silente. Figlio di James Potter e Lily Evans,
figliastro di Sirius Black. Auror di quarto livello, sei O e quattro E negli
esami del M.A.G.O. Rettilofono. Eccellente tecnica di Difesa, un
impressionante fiuto per le trappole in missione e una grande propensione al
rischio. Tipico di lei è accendere la miccia di qualsiasi situazione esplosiva.
Animagus, forma di rapace. Grande attitudine al volo e all'aggirare l'autorità,
attualmente residente a Lane Street n°4 con la fidanzata, Elettra Baley e Draco
Malfoy. Il suo incurante disinteresse per il pericolo, spesso porta guai a lei e
ai suoi compagni ma a quanto si dice riesce sempre a cavarsela brillantemente,
grazie anche al suo incrollabile sangue freddo.- - Hai finito?- sibilò Potter
che ne aveva già abbastanza. - Si. Posso parlare liberamente
signore?- Duncan sbuffò, facendole un cenno affermativo. - Vi posso
assicurare che sono ben addestrata e mi sono preparata proprio per colmare le
vostre lacune per tutto il periodo di tempo che starò con voi.- disse May
Aarons, sempre con fare molto professionale - Quindi le ripeto signor Potter che
non avrà problemi da me e mi adopererò per darle tutto l'aiuto
possibile.- Finita la storia, Harry e Draco si scambiarono un'occhiata
d'intesa. Ok, la portavano a casa e poi la sgozzavano. - Il quinto membro del
gruppo è un altro.- disse il bambino sopravvissuto, fissando Gillespie. -
Infatti nessuno t'impedisce di portarmi questa persona davanti prima o poi.-
disse Duncan - Ma per ora May starà con voi due. Viene dell'Irlanda e non ha
ancora avuto tempo di trovare alloggio. Il Paiolo è pieno e anche le brande del
turno di stanotte, quindi siete pregati...- -...di trovarle un albergo.-
disse Draco velenoso. - Non posso, signore.- disse la ragazza - Io sono il
vostro Osservatore e vivrò con voi.- - Cosa??- stavolta Duncan non poté che
capirli anche se stavano urlando tanto da spaccare tutti i vetri - E' una
stronzata bella e buona!- ringhiò Malfoy fuori di sé - Una donna in casa io non
la voglio!- - Ma Elettra...- - Elettra niente!- il biondo stava ribollendo
- Io mezzosangue in casa non ce li voglio!- Come no. Pochi minuti più tardi
uscivano dal Ministero con il dente più avvelenato che mai e quella ragazza
appresso. Il borbottare pieno di bestemmie del biondo principe delle serpi
forse non era molto fine, ma anche l'ex grifone avrebbe fatto come lui se non
avesse avuto un minimo di delicatezza verso quella strana strega. Si sedette in
macchina con loro, una volta tornati all'obitorio e per tutto il tragitto non
disse una sola parola, limitandosi a guardare fuori dal finestrino. Harry ogni
tanto le scoccava un'occhiata dallo specchietto e continuava a trovare la
situazione del tutto assurda. Orloff doveva aver fiutato qualcosa di bello
grosso se spediva di punto in bianco qualcuno a controllarli. E anche Duncan
sapeva degli Zaratrox. Ma in che diavolo di storia si erano cacciati eh?
Comunque ormai qualcosa bolliva in pentola, ne era sicuro. Mangiamorte e
Zaratrox. Qui stava accadendo davvero qualcosa. Senza contare che Crenshaw si
era mostrato anche a loro. Perché? Perché poi rischiare di colpire uno come
Tristan con tanti anni di servizio? Arrivati a Lane Street, Draco scese dalla
macchina come un fulmine e incurante di May salì subito al primo piano. Gettò il
mantello dove capitava e salì al piano superiore, senza neanche più rivolgere la
parola a Harry che, povero demente, si ritrovò da solo con May. Quando si volse
verso la ragazza, lei lo fissava molto intensamente. - Che c'è?-
bofonchiò. - Ho sempre desiderato conoscerla.- disse, soave. - Non è il
caso che mi dai del lei.- replicò cercando di sciogliersi un pochino - Chiamami
Harry. E scusa Draco...non ha un buon carattere ma dopo un po' uno ci si abitua
al suo veleno.- - Lo spero. Spero anche di essere di aiuto signor...Harry!-
si corresse, sempre senza l'ombra di un'emozione vitale sul viso - E mi scuso
per essermi introdotta qua in ora così tarda.- - Non fa niente, in fondo non
è colpa tua.- Potter sospirò, cominciando a farle fare il giro della casa. Le
fece capire che Pinky non era carnivoro e che Gigì non era poi pazza come
sembrava. La mollò nella stanza degli ospiti e dopo di che le dette la buona
notte, avvisandola che la mattina i rumori in quella casa si
sprecavano. Andato su, s'infilò sotto la doccia dopo aver trovato Malfoy a
mollo fino al collo nella schiuma della vasca. Nella mano destra un calice
di vino rosso, nella sinistra una sigaretta. Il moro si lasciò accarezzare
dal getto dell'acqua, poggiandosi di peso contro le piastrelle. - Orloff sa
qualcosa.- sentì Draco mormorare, oltre il casino della doccia. - Probabile.-
Harry aprì l'anta di vetro e afferrò l'accappatoio, poi uscito si sedette sulla
sponda della vasca, fregando la sigaretta al biondo - Ho messo May nella stanza
degli ospiti.- - Che vada al diavolo.- sibilò Malfoy, finendo il vino di
botto. - Sbaglio o la odi più di quanto odi normalmente gli estranei
Malferret?- chiese Potter, consapevole di cosa stava succedendo - Dai, non
trattarla male solo perché è mezzosangue.- - Tratto la gente come voglio, San
Potter.- Draco posò il calice a terra, tornando ad affondare nella schiuma - Non
mi va solo che la prima incapace venga qua a ficcare il naso negli affari miei,
specialmente dopo che sa vita morte e miracoli su di me perché s'è letta la mia
scheda.- Harry sbuffò, sedendosi a terra, contro il muro opposto per
guardarlo in faccia. - Non le lascio prendere il quinto posto.- gli disse, di
punto in bianco. - Fanne quello che ti pare.- - Malfoy...- - Cosa,
cosa?- disse, esasperato. Si girò, poggiandosi sul braccio che era lungo sul
bordo della vasca. - Non trattarla male perché vedi in lei Hermione.- Un
gemito sarcastico invase il bagno e Draco sollevò il capo al soffitto, ridendo
amaro. - Potter, Potter...- mugugnò pigramente - Cosa credi? Credi che odi la
Granger perché mi ha lasciato?- - Credo che odi essere rimasto senza
di lei .-
rispose Harry, guardandolo indulgente - O sbaglio?- Non gli arrivò risposta
così il bambino sopravvissuto si mise in piedi, stanco per la lunga
nottata. - Senti...- gli disse - Sul serio, mi spiace di averti detto nulla
di Herm in questi anni ma ogni volta che se ne accennava anche per sbaglio tu
sembravi infastidito, quindi ho lasciato perdere. Non volevo farmi i fatti tuoi,
lo sai. Comunque nelle sue lettere...lei chiede sempre di te.- dicendolo, vide
la mascella di Malfoy scattare me il biondo continuò a ignorarlo, crogiolato nel
risentimento verso che qualcosa che nemmeno lui sapeva bene cosa fosse. -
Domani te le faccio avere. Notte Malfoy.- e se andò senza lasciargli replicare
nulla, specialmente qualche maledizione visto che ormai doveva averlo esasperato
più che a sufficienza. Quando fu solo, Draco volse lentamente il capo verso
lo specchio a parete alla sua sinistra. Era rimasto il principe di
Serpeverde? Lui più si guardava e più tornava al tempo in cui Hermione non era
ancora entrata di prepotenza nella sua vita. Arrogante, cinico, freddo,
calcolatore, maligno, algido e sprezzante. Senza Hermione non era riuscito a
restare la persone decente in cui lei l'aveva trasformato neanche per un
giorno. Gli sembrava di continuare a cadere, a cadere, a cadere... E non
c'era più lei a tenergli stretta la mano. Non c'era più lei a ricordargli quanto
i mezzosangue fossero forti. Non c'era più lei a ricordargli quanto fosse
minuscolo in confronto alla bravura di una mezzosangue. Non c'era più la sua
voce, non c'era più il suo corpo morbido a caldo a scaldargli la notte e il
giorno. Maledetta. Maledetta Hermione Jane Granger. Gli aveva fatto
intravedere il paradiso e poi gliel'aveva strappato via. Fosse maledetta fino
all'ultimo dei suoi giorni. Afferrò il calice e lo scagliò via, frantumandolo
in mille pezzi...e poi si alzò dalla vasca, mandando all'inferno Hermione e
tutto il dolore che gli aveva causato.
Intanto a Cameron Manor, il
piccolo Tom Maximilien Riddle si stava preparando ad andarsene. Accurato
come solo un ragazzino coscienzioso sapeva essere, metteva magliette e abiti
dei maghi all'interno del baule, insieme a un Mantello dell'Invisibilità e ad
alcuni libri di incantesimi. La sua camera era immersa nel silenzio, tranne
per il ticchettio di un pendolo finemente elaborato che stava proprio sopra al
caminetto spento, nonostante il freddo che si aggirava per il grande
palazzo. Bhè, partiva...pensò il piccolo, sedendosi sul suo lussuoso letto a
baldacchino. Guardò oltre le grandi vetrate, sui campi di Golden Fields,
coperti per tutto l'anno di grandi margherite nere. Gli sarebbe mancato quel
posto. Anche sua madre. - E io un po' ti mancherò?- Tom si voltò,
sorridendo - Certo Caesar. Siediti...- Caesar Cameron, entrato nella stanza
quasi in silenzio, si sedette accanto al bambino, carezzandogli dolcemente i
capelli. Tom più lo guardava e più si chiedeva perché sui libri di storia e sui
quotidiani, avido com'era di sapere, non leggesse altro che cattiverie sui
demoni puri. Lui trovava la forza di Caesar affascinante. Come lo affascinavano
i suoi capelli bianchi come neve e i suoi occhi come diamanti. Gli piacevano i
suoi modi, la sua voce. Anche sua madre, cioè la sua matrigna, era come lui.
Lei era...quasi ipnotica. Cullava con la sua sola presenza. E poi entrambi,
anche se demoni puri, erano così dolci e affettuosi con lui. Caesar era una brava
persona, nonostante quanto tutti dicessero di lui. - Allora, hai preso
tutto?- gli chiese il demone guardando nel suo baule. Tom annuì, ora un po'
malinconico - Si, ho tutto quello che mi serve.- - Che c'è?- Cameron gli
carezzò il capo, sollecitando a parlare - Hai dei ripensamenti?- -
Stavo pensando...- Tom alzò gli occhi blu, ora scintillanti come stelle - Harry
non vorrà vedermi. Non vorrà avere niente a che fare con me. Neanche i miei
fratelli mi vorranno. E...anche la mamma è triste.- Caesar non rispose
subito. Rimase a osservare quel piccolo grande mortale. Era strano per lui
pensare qualcosa del genere per un umano. Caesar Cameron non li aveva mai amati
particolarmente gli altri fuori dalla sua piccola cerchia. Fin da bambino, circa
novecento anni prima, aveva sempre avuto paura delle loro dita, puntata dritte
su di lui, sui suoi occhi e sui suoi capelli bianchi. E poi...in fondo lui era di un
altro mondo. Ma quel piccolo...quel piccolo grande mago
... Caesar
sperò che crescesse come suo padre non aveva potuto. - Tua madre è triste per
altri motivi, Tom.- gli sussurrò, tirandolo giù dal letto - E adesso ascoltami
bene.- lo costrinse a guardarlo, con fare protettivo di un parente - Harry
Potter forse potrà aver odiato tuo padre ma tu non hai colpa degli errori degli
altri, tantomeno avrai mai colpa di ciò che i tuoi fratellastri faranno.- - E
per la mamma?- Caesar stavolta abbassò il capo, evitando i suoi occhi di
bambino. - Temo invece che i dolori di tua madre siano solo colpa mia.- Il
piccolo Tom non fece più domande, né il demone dette altre risposte. Si limitò
ad aiutarlo a finire le sue valigie, a chiudere tutto e poi scesero, davanti
alla porta del palazzo. Fu fra margherite nere e un debole vento che Tom
Riddle disse arrivederci a quel luogo e prima di sparire alzò gli occhi sul
castello, raggiungendo una finestra la cui stanza nessuno sapeva
raggiungere. E lì c'era lei. Lei che non l'aveva abbandonato, nonostante ciò
che le aveva fatto suo padre. Era tempo di sistemare le cose che suo padre
gli aveva lasciato...e poi lui doveva anche ritrovare un'amica. Si, forse se
avesse aiutato Harry Potter a ritrovare anche Hermione...le cose si sarebbero
potute aggiustare. Era molto poco, lo sapeva. Però era tutto ciò che poteva
fare.
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Capitolo 5 *** Capitolo 5° ***
Elisabeth Jenkins uscì con un
gran sorriso dalla sala riunioni dell'associazione Strega e Nobildonna, Victoria
Street, Londra. Con lei molte altre streghe, dai sedici ai novant'anni,
uscirono dalla fine porta bianca in stile liberty insieme alla loro
presidentessa, Charlene Rainolds, forse l'essere magico più stupido sulla
faccia della terra. Era una giornata magnifica anche per il clima fresco di
Londra e il cielo terso ricordò ad Elisabeth che il venerdì era il giorno più
eccitante della settimana. Infatti lei solitamente lo passava a prepararsi per
il sabato. Salutò alcune amiche, poi si fermò a chiacchierare con Charlene,
moglie di un membro facoltoso del Wizengamot. - La conferenza è stata così
interessante!- disse con fare sognante - Secondo me questa nuova formula magica
che rende le streghe eleganti e aggraziate è un vero prodigio!- La Rainolds
era in brodo di giuggiole - Cara, tu non ne hai di certo bisogno! Sai
perfettamente comportarti come una perfetta signora, come una perfetta padrona
di casa e sei una strega eccellente.- - Oh, Charlene...- - Cara, suvvia!
Questi seminari servono alle giovani debuttanti della nobiltà magica a trovare
un marito e una sistemazione impeccabile. Tu questo l'hai già fatto.- disse
ancora quella con un tono da oca che faceva vomitare anche i suoi figli di tre
anni - Ne hai fatta di strada da quando avevi sedici anni e sei entrata qui la
prima volta. Ora vivi niente meno che a Cedar House e Rose Mckay racconta
meraviglie di te. E presto sposerai suo figlio...- A quella frase, Liz
arrossì violentemente. Si congedò in fretta, non trovando altro per sviare quel
discorso e così si fermò a comprare dei fiori. Gigli bianchi. Annusandoli,
pensò al viso di Tristan. Lui adorava quei fiori...anche se non le aveva mai
raccontato perché. Arrossì di nuovo, pensando sempre a lui e a ciò
che aveva detto la
Rainolds. Sposarlo...bhè, sarebbe stato il coronamento di un
sogno. L'uomo di cui era innamorata e una figlia magnifica. Il faccino
perfetto di Dena la fece sorridere con calore. Lei adorava quella
bambina. Era perfetta come una bambola di porcellana. Con grandi boccoli
bruni e quegli occhi verdi così simili a quelli del padre. Amava entrambi,
viveva per loro e anche se da quattro anni era solo una tata, sapeva di essere
molto di più per loro due. Sapeva di essere un porto sicuro e quello le dava
forza. La faceva sentire apprezzata, parte della grande famiglia Mckay.
L'avevano accolta anche se lei era solo una mezzosangue e col tempo Rose Mckay
aveva iniziato a considerarla come una figlia, tanto da confidarle le sue
speranze su un matrimonio con suo figlio. Le si era riempito il cuore di
gioia, ricordava ancora quella magnifica sensazione di appartenenza. Ma
Tristan in quattro anni non l'aveva mai sfiorata con un dito...e mai aveva
parlato di un possibile cambiamento su loro due. Sospirò, pagando i gigli e
andando a nascondersi in una via buia riuscì a Smaterializzarsi
tranquillamente. Arrivata a Cedar House però ebbe una brutta
sensazione. Davanti all'imponente cancello di ferro battuto trovò Miss
Theresa, la vecchia custode di Tristan. - Santo cielo!- una folata di vento
magico le scompigliò i capelli castani, perfettamente curati in un taglio
classico ed elegante - Theresa, cosa succede?- La vecchia Magonò fece un
gesto seccato con la mano, come per scacciare una mosca noiosa. - La piccola
e suo padre giocano.- disse, come se fosse ovvio. - Giocano?- Liz spalancò
gli occhi nocciola, sconvolta - Dena non starà usando di nuovo la magia!?- -
Ci fosse qua sua madre la userebbe senza tutte queste proibizioni.-
sentenziò la vecchia, ignorandola. A quella frase, Liz si sentì avvampare
nuovamente. Eccolo, l'argomento tabù. Theresa non faceva mistero che avrebbe
rivoluto indietro la madre di Degona. Anzi...nemmeno gli elfi domestici, il
maggiordomo e gli amici di Tristan ne facevano mistero, tantomeno Tanatos Mckay
e sua madre, Nadine Mckay, la matriarca della famiglia. Sembravano tutti devoti
a quel mostro che aveva abbandonato una bimba in fasce! E Liz non li aveva
mai capiti. A ventiquattro anni era giunta in quella casa, dopo appena due
giorni dalla nascita della sua piccola Degona e sua madre era già sparita, senza
lasciare traccia, senza dire nulla. Lasciare una bimba indifesa tanto
piccola...come aveva potuto comportarsi in quel modo? Eppure tutti non
facevano che evitare il discorso quando lei chiedeva spiegazioni. Assurdo!
Sembravano quasi scusarla...ma in fondo cosa ci si poteva aspettare da un
demone?, pensò la strega con stizza. Ricordava anche gli occhi di Tristan
quando si era presentata per occuparsi della bambina. Quel giorno, quando lei
per la prima volta aveva varcato quella soglia, l'aveva trovato seduto sul
balcone, lo sguardo perso, con Degona in braccio. Per altri tre interminabili
giorni non aveva dormito né mangiato, poi gli era come accaduto qualcosa...e di
colpo era tornato il ragazzo allegro, almeno in apparenza, che era sempre stato.
E lei da allora divideva Cedar House con lui e Degona, come una madre,
un'amica e quasi una moglie. Non v'era traccia della donna che aveva spezzato il
cuore a Tristan. Liz spesso aveva cercato foto, ritratti, lettere...nulla. Solo
nella camera di Tristan probabilmente era rimasta qualche foto di lei. E
poi...quell'anello d'oro, certo. Quel dannato anello. - Accidenti!- sibilò,
tornando alla realtà dopo una brusca botta - Adesso Tristan mi sente sul
serio!- Sorpassò i cancelli, poi s'immerse nelle siepi perfette di Cedar
House, inondata dal profumo del glicine e dei fiori che Theresa si ostinava a
curare maniacalmente ogni giorno. Tulipani, rose, gardenie, girasoli magici,
narcisi, margherite... Quella casa era stata studiata per rendere felice la
bambina che la ospitava. In fondo, e Liz lo sapeva bene, Tristan non viveva che
per sua figlia. Li trovò davanti all'entrata, immersi nella fontana che
ornava la piazzola davanti alla grande porta di casa. La villa era sempre
stata magnifica e aveva provocato l'invidia di parecchi maghi nell'alta società
anche se Tristan e Jess, che spesso permaneva per molti giorni col fratello, non
vi avevano più rimesso piede da quando la loro nonna paterna, Nadine, l'aveva
lasciata per ritirarsi in campagna. Per Jess e Tristan, i maghi e le streghe
che lei invece ammirava, erano solo idioti pieni di spocchia. - Tristan!-
sbottò, vedendolo bagnato con un pulcino a ridere e scherzare con dei jeans
babbani arrotolati sul ginocchio - Insomma, cosa stai facendo? Quell'acqua sarà
fredda!- L'Auror stava per risponderle quando ricevette uno schizzo in pieno
viso e allora lasciò perdere la strega, tornando a prestare attenzione all'unica
gioia della sua vita. - Dena!- sbottò ridacchiando - Vieni qui subito!-
Una bimba, la più bella mai vista, gli scorrazzava attorno cercando di
sfuggirgli, immersa nell'acqua fino a metà del suo piccolo busto. Era alta
neanche un metro e anche tutta zuppa era una visione. I boccoli perfetti,
arruffati degni di una piccola peste, gocciolavano sciolti dalla coda in cui
solitamente Liz glieli sistemava, e i grandi occhi verde smeraldo erano colmi di
stelle, illuminati dall'affetto per suo padre. Aveva l'incarnato molto chiaro
però, quasi alabastrino, non normale per i bambini umani e quando Liz la vedeva
arrossata per la gioia si sentiva meglio, specie quando dovevano uscire e
mostrarsi alla società. Tristan finalmente riuscì a prendere in braccio
Degona e subito la piccola gli stampò un bacio sulla guancia. Poi quando la
bimba si accorse di lei sorrise, illuminando tutto attorno a sé. - Liz! Meno
male che sei tornata!- disse, cingendo con le braccine il collo di suo padre -
Vieni in acqua, dai!- - Cosa?- Elisabeth rise, facendo segno negativo con il
capo - Non ci penso neanche! E anche tu signorina, ti sembra il modo in un cui
una bambina ben educata debba comportarsi?- - Ma papà lo fa!- - Tuo padre
è un selvaggio.- ghignò Liz raggiungendoli. - Oh, è questo quello che pensi
di me?- ironizzò Tristan, uscendo dalla fontana - Così mi spezzi il cuore.- -
Avanti, in casa tutti e due!- ordinò la Jenkins - Andate a farvi un bagno
caldo e poi asciugatevi. Il signor Rockford ci ha invitato per il pranzo a casa
sua e non possiamo arrivare in ritardo, non sarebbe cortese.- e senza ascoltare
lamenti s'infilò in casa, controllando che tutto fosse rimasto impeccabile come
l'aveva lasciato. Tristan e Degona invece rimasero in giardino, sospirando in
coro. - Papà...- - Si diavoletta?- Degona fissò il padre con
un'espressione molto seria, quasi adulta. - Quel signore è proprio noioso. E
sua moglie mi rifila sempre quei biscotti alla zucca...- - Sapessi che fa a
me...- - Cosa?- - Niente, niente.- ghignò, sapendo di mandarsi al massacro
visto che la signora Rockford era una maniaca bella e buona - Avanti, andiamo a
farci un bagno, Dena.- sospirò, posandola a terra e prendendola per mano - O mi
sa che Liz si arrabbierà parecchio. Comunque per domani sera ho una sorpresa per
te, per farmi perdonare.- e le strizzò l'occhio, tanto che la bimba si eccitò
subito - Viene a cena lo zio Milo!- Se c'era una cosa che mandava ancora più
in bestia Liz era il fatto che Dena adorasse Milo. La piccola adorava tutto di
lui, a partire dai canini. Gli aveva perfino chiesto se da grande poteva farla
diventare come lui, cosa che aveva mandava ai pazzi la sua tata che invece un
po' mostrava rimostranze verso gli amici del suo datore di lavoro. Liz andava
molto d'accordo con Sofia che però si faceva vedere poco di recente, un po' meno
con Jess ed era cordiale con Clay, Milo e Sphin solo perché era cortese per
natura ma Tristan sapeva perfettamente bene quanto la strega fosse reticente a
capire cosa lo legasse ai suoi compagni. Con Harry e Draco, Elettra, Blaise, Ron
ed Edward invece era più gentile, forse perché tutti e sei erano famosi e
provenivano da famiglie di maghi molto conosciute. A volte la considerava un
po' troppo rigida per quanto riguardava le persone che si sceglieva come amici
ma in fondo Liz aveva fatto un vero miracolo per lui e Dena. Quindi non avrebbe
potuto chiedere altro. - Viene anche lo zio Jess.- aggiunse allora,
carezzandole la testa - Anche Clay, Sphin, Harry, Draco, Ron, Edward, Blaise ed
Elettra. Contenta?- - Che bello, viene anche Draco!- Degona poi aveva anche
una vera simpatia per Malfoy. Cosa stranamente reciproca. E dire che Malferret
aveva sempre detestato i mocciosi. Forse Degona gli ricordava in realtà sua
madre. E anche per Harry era la stessa cosa. Tristan lo pensava sempre. Degona
era il ritratto di sua madre. Assomigliava a Lucilla ogni giorno che
passava... - Papà?- Degona lo stava tirando per la mano, osservando con gli
occhioni allargati - Andiamo?- - Si, si...- e sorrise, prendendola di nuovo
in braccio - Ok, diavoletta battaglia con la schiuma!- E le risate tornarono
all'interno di Cedar House, anche se in fondo non tutte erano
sincere.
Le tapparelle abbassate lasciavano filtrare poca luce,
nonostante fossero ormai le undici passate. Il cielo di Londra si era fatto
plumbeo e una pioggia incessante batteva da qualche minuto. Draco stava nel
dormiveglia, quel bel posto dove niente ancora lo disturbava...peccato che ben
presto qualcosa arrivò al suo orecchio, infastidendolo. C'era qualcuno...c'era
qualcuno nella sua stanza. Fulmineo, afferrò il pugnale che teneva sotto il
cuscino e si mise seduto, alzatosi di scatto come un serpente che attacca la
preda. Con un gesto rapidissimo lanciò l'arma, spedendola contro il muro
apposto. Ormai sveglio, vide l'intruso...e non la prese ben per nulla. -
Che diavolo ci fai qua?- ringhiò. May Aarons stava davanti al suo letto e lo
fissava. Il pugnale le era passato accanto alla guancia ma lei non si era mossa.
La ragazza passò lo sguardo sul suo viso, sui suoi capelli spettinati poi
scivolò sul suo torace nudo. Ma tacque, senza dire nulla. In mano teneva un
libro molto vecchio. - Ti ho fatto una domanda.- le sibilò, restando seduto a
letto - Cosa vuoi?- La strega fece per la prima volta qualcosa che somigliava
vagamente a un sorriso. - Osservo.- rispose, pacata - Mi sto facendo un'idea
di lei.- Malfoy cercò di dominarsi. Come diavolo aveva fatto a entrare? La
porta lui la chiudeva sempre a chiave! Poi notò il libro che teneva in mano e
la sua collera aumentò. Era il suo vecchio libro di pozioni e quando lei l'aprì,
estrasse una piuma nera con fare curioso. - Si circonda di
cianfrusaglie signor Malfoy.- disse May, rigirandosi la penna fra le dita. -
Mettila giù.- le ordinò roco. Per un attimo si era sentito quasi scattare verso
di lei, per farle del male. - Come vuole.- rispose l'Aarons, posando piuma e
libro sulla sua scrivania invasa da boccette e scartoffie, senza sapere
cos'aveva rischiato toccando quel particolare oggetto. Tornò a scrutare la
stanza buia del biondo, arredata con perfetto gusto, degno dell'ex principe di
Serpeverde. Sentendo che stava trafficando per vestirsi, May gli dette le
spalle con fare noncurante. Ora stava leggendo i titoli dei suoi tomi. -
Sono strabiliata. Lei è anche più esperto di quanto mi abbiano detto
signore.- - Chiamami signore un'altra volta e mi butto per terra e mi metto a
urlare.- sibilò Draco, infilandosi pantaloni e camicia - Ma ti avviso: entra
nella mia camera un'altra volta e giuro sulle pene dell'inferno che ti faccio
passare la voglia, intesi mezzosangue?- - Se mi permetti,- rispose lei con
tono piatto passando a un tono confidenziale - il fatto che sia mezzosangue
non implica che sia un'incapace.- - Hn, ridicolo.- Draco si mise in piedi,
cercando le sigarette sul comodino - Avanti, fuori di qui.- - Certo. Ero solo
venuta ad avvisarti che la colazione è pronta.- e detto quello filò fuori
silenziosa, proprio com'era arrivata. Quando rimase solo, il giovane stette a
fissare un punto vacuo nel vuoto. Vedere quella piuma dopo tanto tempo che
cercava d'ignorarla, anche se sapeva bene della sua presenza, era stato un
risveglio abbastanza brusco. Dannazione, dannata quell'Auror e le sue
manie! Quando scese al primo piano Harry stava già a tavola con quella
mezzosangue. Stavano parlando del più e del meno e quando si sedette capì che
per lui era meglio tacere. Mangiò le uova strapazzate e mandò giù anche il
bacon, senza particolare appetito. - Ti piacciono le uova?- gli chiese May -
Spero siano abbastanza calde.- Lui grugnì in risposta, fissando ostinatamente
il televisore. Ignorarla, voleva fare solo quello. Harry invece sogghignò fra
sé. May era rimasta la stessa della sera prima, solo i capelli bruni erano
raccolti in una coda. Sembrava non fosse neanche andata a dormire ma indossava
un corpetto di velluto sopra una camicia bianca. Era carina, notò. Ma ancora
parecchio rigida anche se scambiandoci quattro parole, Potter aveva capito che
non era poi il robot che sembrava. Certo, non cambiava tono molto spesso però
diceva sempre la cosa giusta. Gli aveva raccontato dei suoi corsi per entrare
a far parte della cerchia di Orloff, della scuola frequentata in Irlanda, della
sua famiglia. In fondo era una brava ragazza, strana forse...ma sembrava
amichevole e molto disposta ad aiutare. Era una sua fan accanita in compenso.
Sapeva vita morte e miracoli delle sue avventure a Hogwarts e si era sparata a
memoria anche il fascicolo di Edward e Ron. Il problema ora era solo Draco.
Sembrava deciso a fare il riccio fino alla fine del mandato di May. -
Cos'avete in programma oggi?- chiese la ragazza, finite le uova. - Oggi?-
Harry guardò il calendario - Oh, oggi nulla. Riposiamo. Domani sera siamo a cena
a Cedar House invece.- - Cedar House? La casa del signor Mckay?- May parve
eccitarsi leggermente - So tutto di lui!- - Mi sarei stupito del contrario.-
sibilò Malfoy acidamente, sorbendosi il caffè. - Piuttosto...- Harry sospirò,
ficcandogli un calcio da sotto il tavolo - May, mi spieghi bene in cosa consiste
il tuo lavoro?- La ragazza annuì, rimettendosi composta sulla sedia - Il
Ministro Orloff, visti i precedenti della vostra squadra, ha espresso il
desiderio che io venissi qui e...- sembrava non trovare il termine adatto. -
Ci tenessi fuori dai guai?- l'aiutò il moro. - Si, esatto.- rispose lei - Col
signor Gillespie abbiamo pattuito che entrerò a far parte della squadra per il
periodo di tempo che il Ministro riterrà opportuno, quindi dovete considerarmi
come un membro del gruppo.- - Membro eh?- Draco staccò per un attimo gli
occhi grigi dalla tv, fissandola con palese freddezza - Una serpe che striscia e
racconta i fatti nostri al Ministro di pare un membro del gruppo?- May non
abbassò lo sguardo neanche per un attimo - Scusami...ma credevo che qui il
serpente fossi tu.- - Cosa?- sibilò il biondo già imbestialito, ma Harry si
frappose fra i due fermando giusto in tempo. In quel frangente, grazie al cielo,
arrivò Elettra in tenuta sportiva. Era andata a correre al parco prima che tutti
si svegliassero e quando si ritrovò davanti alla Aarons, rimase un attimo
spiazzata. May si mise subito in piedi, facendo un cenno serioso e
la
Baley quasi
credette di aver davanti una delle guardie reali. - Oh, Ele...- Harry le
presentò la nuova arrivata - Lei è May Aarons. È la
nostra...Osservatrice.- La biondina alzò un sopracciglio stranita e dopo aver
notato l'espressione di Draco, si costrinse a sorridere. - Molto piacere
May.- disse, stringendole la mano - Vivrai con noi?- - Si e grazie per
l'ospitalità, signorina Baley.- scattò l'altra - Conosco il mirabile lavoro di
suo padre ed è un piacere stringere la mano di sua figlia.- Cosa stesse
pensando la ragazza di Potter era chiaro anche ai ciechi e ai sordi, ovvero che
quella era probabilmente una tossica comunque quando May tornò al tavolo,
Elettra rimase ferma dov'era. Si guardò la mano che May aveva
stretto... - Che c'è?- sussurrò Harry. Elettra scosse il capo, scacciando
una sensazione strana - Niente, niente...allora, avete fatto colazione?- -
Si, fra un po' arriva Babet.- ricordò Gigì, uscendo dal suo alveare e
piazzandosi sul un muffin. Vi mise il piede sopra, come una conquistatrice, poi
puntò il dito addosso May, compitissima. - Ti avviso sorella!- sbraitò, con
quella vocetta che rompeva sempre i timpani a tutti - Harry è mio, quindi non ci
pensare neanche ad allungare uno dei tuoi miserevoli artigli da bellona,
capito?- - Che palle, ma perché non l'abbatti eh?- si schifò Draco,
prendendosi tazza e giornale - Io me ne torno in camera.- - Io veramente
dovrei farvi qualche domanda.- disse May, bloccandolo. - Falle al muro
mezzosangue!- rognò il biondo, sparendo al piano superiore. - Dray è di
cattivo umore per caso?- tubò Gigì, svolazzando a mezz'aria. - Lascialo
perdere,- ridacchiò Harry - senti May...se vuoi più tardi faccio venire qua Ed e
Ron. Ti va bene?- - Benissimo!- rispose pronta - Devo prendere più
informazioni possibili sulle vostre abitudini.- - Credo che ti verrà naturale
stare con noi dopo qualche sera di ronda.- ipotizzò Potter blandamente - Non è
il caso che ci riempi di domande...almeno, di noi sai già tutto in fondo. Hai
letto le schede.- - Si ma potrebbe non essere abbastanza.- la strega portò
l'attenzione, stranamente, sul bracciale del padrone di casa - Posso chiederti
subito una cosa Harry? Tu e Draco non andate molto d'accordo, a quanto si
dice.- - Bhè, direi di si...- cacchio, quella era una domanda a trabocchetto.
Era difficile rispondere! - Però ho notato che avete gli stessi bracciali.-
May gli prese il polso destro, facendo strillare Gigì come un'ossessa - Sono
molto belli. È di platino, mi pare. Hanno un significato preciso?- Ecco e
adesso che cazzo le diceva? Che un dannato gagia li aveva legati a vita perché
litigavano dall'età di undici anni? Inoltre la ficcanaso voleva anche
conoscere Sirius e Remus. Ce la vedeva a parlare con Sirius... L'avrebbe
pietrificata dopo un minuto di conversazione. Alle due arrivò Babet a fare le
pulizie ma grazie al cielo Harry si era portato via May, per farle fare un giro
di Londra. - Ti piace quella?- Elettra sollevò il viso dal libro che
leggeva, sorridendo verso Draco che stava a guardare la partita in tv con la
testa sulle sue gambe. Gli dette appena un buffetto sulla guancia, tornando a
leggere. - Se devo essere sincera non mi convince.- Malfoy staccò gli
occhi dal basket, portandoli sulla biondina. - Le ho stretto la mano.-
continuò la
Baley - E...non mi è piaciuto.- - In che senso?- - Non
so...- Elettra sorrise, agitando la mano - Sono una sciocca, do giudizi troppo
affrettati.- - Come tu con le donne, ragazzo mio!- sbottò Babet alle loro
spalle che faceva la polvere. - Oddio, non ricominciare eh?- sbuffò il biondo
stizzoso - Lasciami in pace Babet!- - Certo, certo!- continuò la governante,
raggiungendolo - Ma quand'è che anche tu troverai una brava ragazza come Harry?
Guarda Elettra! Lei si che è una come si deve, non come tutte quelle che conosci
tu, che sanno di caramella e che ti porti in camera!- - Era vaniglia.-
bofonchiò annoiato - E poi non voglio seccature.- - Seccature!- Babet scosse
il capo, ormai sapendo che era un caso disperato - Ah, ragazzo mio! Voglio
proprio conoscerla la donna che ti ha ridotto così!- - Hn...- e Draco non
disse più nulla, tornando a guardare a partita di basket. A quanto pareva tutti
in quei giorni cercavano di ricordargli l'unica che gli aveva portato via
l'anima. Sembrava una vera congiura. Comunque non scordò le parole di
Elettra. Il sesto senso femminile era una delle cose in cui nonostante tutto
Draco credeva molto, specialmente in quello della piccoletta. Per cena
mangiarono cinese, tanto perché non avevano voglia di usare i surgelati e May si
segnò anche che non erano capaci di cucinare fra tutti e tre. Quando arrivò Ron
poi fu un vero circo. Edward era riuscito a sfangarla seppellendosi
all'ippodromo, ma Weasley era stato attirato in trappola e poi messo al corrente
della cosa. Dire che era rimasto senza parole davanti alla loquacità di May era
dire poco. In oltre era molto imbarazzato, specialmente a causa di tutte le
domande che quella gli propinò davanti agli involtini primavera. Se da
principio era rimasto incantato perché era carina e dall'aspetto mite, alla fine
dovette buttarsi sui liquori per difendersi da quell'assalto. La ragazza gli
chiese un sacco di cose sulla sua famiglia, sul perché si fosse buttato sulla
Smolecolarizzazione, sulla sua amicizia con Harry. E infine anche sulle
avventure passate a Hogwarts. Era mezzanotte e ancora stavano attaccati alla
tavola quando Draco ne ebbe basta. Poco elegantemente mandò al diavolo la
mezzosangue e il suo terzo grado, tornando a tapparsi in camera per la gioia di
Elettra, così anche lei ebbe modo di ritirarsi da quell'incubo, lasciando però
due poveri idioti in sala interrogatori. Un'ora dopo, Ron scese nel portico
di Lane Street. - Porca di quella miseria...- echeggiò, una volta che Harry
ebbe chiuso la porta d'entrata alle loro spalle. - L'hai detto!- -
Cacchio! Sarà carina ma a momenti sa anche di che colore ho i boxer! Che cavolo
avete fatto tu e il biondastro per far arrabbiare tanto Duncan eh? Se voleva
vendicarsi per la faccenda dei demoni nel pub ce l'ha fatta!- alitò sconvolto.
Si passò una mano fra i capelli rossi, cercando di rimettere a posto le idee ma
era chiaro anche a Ron che qualcosa bolliva in pentola. Perché mandare qualcuno
a controllarli e a tenerli buoni se non stava succedendo nulla? No, convenne
con il suo migliore amico. Stava succedendo qualcosa di grave e il Ministero
voleva tenere fuori Harry Potter da quella faccenda, di qualunque cosa di
trattasse. - Sarà meglio fare qualche domanda in giro.- disse Weasley,
ficcandosi il cappuccio in testa. - Ok.- Harry annuì serio - Ma stai attento,
mi raccomando.- - Tranquillo, pesco Mundungus e in due ore saprò tutto. Ci
vediamo domani sera da Tristan. Vado io a prendere Blaise, tranquillo e avviserò
gli altri di May. Voi nel frattempo vedete di tenerla d'occhio.- - Si, notte
Ron.- - Notte Harry...ah, una cosa...- il rossino tornò a girarsi,
sorridendogli incoraggiante - Dormi tranquillo ok? Ce l'abbiamo già fatta una
volta, te lo ricordi?- Potter annuì, poggiandosi con la schiena alla
porta. - Ce l'abbiamo fatta che eravamo ragazzini. Adesso siamo tutti più
forti quindi non stare a preoccuparti. Ti daremo tutti una mano e presto
ritroveremo anche Hermione.- Ron gli strizzò l'occhio - Sorridi che ci siamo
quasi! Ciao fratello!- e sparì, lasciando il moro solo, a guardare le
stelle. Se non altro il giorno dopo non ci sarebbe stato un altro temporale.
Cedar House era tutta illuminata quel sabato. Il cielo notturno era
coperto a sprazzi da nubi ma nei pochi squarci c'erano stelle molto
luminose. Erano stati accesi molti lampioni e alcune luci magiche soffuse che
sembravano lucciole. - Perché deve sempre essere così pomposa quella
Elisabeth?- sospirò Theresa, accompagnando Harry e company verso la porta
d'ingresso - Vi avverto che è anche più eccitata del solito. C'è la signora a
cena e vuol fare bella figura.- - La signora Rose?- chiese Elettra. - Oh
no!- la
Magonò
sorrise furbetta - La signora Nadine.- - Wow, la nonna di Tristan!- ridacchiò
Ron - Che tipo è?- - Una tosta, credimi ragazzo!- disse la vecchia,
spingendoli all'ingresso - La degna madre del signor Tanatos.- - Gli altri
sono già arrivati?- chiese Harry, picchiando ripetutamente sullo stipite. Al suo
fianco c'era anche May che si guardava attorno tutta curiosa, con gli occhi
scuri attenti e indagatori. Sembrava che stesse imparando a memoria tutta la
villa e questo stava già mandando al manicomio parecchie persone. Dopo neanche
trentasei ore insieme, Malfoy ne aveva già basta e per quanto facesse di tutto
per evitarla, quella era sempre in mezzo. A volte gli pareva addirittura di
sentirsi braccato e l'ultima cosa che avrebbe voluto era avercela di nuovo fra
le palle anche a cena. Aveva desiderato una serata tranquilla, invece se l'era
presa sui denti anche perché quel maledetto di Blaise aveva dato forfait
all'ultimo minuto. A quanto pareva aveva grane a casa sua. In quel momento si
aprì la porta ma alla loro altezza visiva non c'era nessuno...perché Dena si era
precipitata in braccio a Draco, raddrizzandogli un pelo il cattivo umore. -
Ciao ragazzi!- cinguettò, stringendosi forte al biondo. - Ciao bellissima!-
ridacchiarono Harry, Ed e Ron riempiendola di baci e abbracci. - Allora
Dena?- le chiese Elettra - Tutto bene?- - Benissimo!- assicurò - Stavo
giocando con lo zio Milo e lo zio Jess! E tu chi sei?- chiese, guardando May con
infantile curiosità. L'Aarons per una volta non fece il ghiacciolo. Sorrise alla
bimba, stringendole dolcemente la mano. Si presentò e Dena, come Liz le aveva
insegnato, le disse tutta computa che era la benvenuta. - Povera stellina...-
alitò Edward, quando entrarono nell'anticamera. - Non c'è niente di male in
un po' di educazione.- cercò di scusarla Ron. - Se, come no!- Draco mise già
la piccola che corse a chiamare Jess e Tristan. La guardarono e sospirarono di
nuovo. Ecco che Liz l'aveva di nuovo vestita come una bambolina di porcellana:
aveva indosso un vestito di raso color perla lungo fino alle ginocchia con
inserti di pizzo sangallo. Si, sembrava un confetto. - Se penso che
conciavano anche me così...- sospirò Elettra disperata. - Ma va?- Harry
ridacchiò - Mi sarebbe piaciuto vederti!- - Sono sicura che eri deliziosa.-
disse anche May, sorridendo blandamente poi si volse verso Draco e quello dopo
cinque secondi che lo fissava perse subito la pazienza. - Che cosa diavolo
c'è?- ringhiò, seccato. - Niente...solo non credevo che ti piacessero i
bambini.- - Infatti non mi piacciono. Dena mi ricorda sua madre.- - Ah
si...Lady Lancaster.- May annuì tornando seria - Ho letto molto su di lei.- -
Ragazzi!- quell'urlo arrivò dal salone e dalla voce era di sicuro Clay - Che
cavolo fate di lì? Il vino è di qua!- - Se non altro la serata andrà giù con
un po' di whisky.- frecciò Malfoy velenoso, andandosene per primo. Raggiunto
il salone, trovarono la combriccola di Jess seduta o sdraiata direttamente sui
preziosi divani di pelle, attorno a un basso tavolino di vetro satinato e
metallo su cui erano posati bicchieri di champagne e tartine. - Ciao
cuccioli!- disse Clay quando Harry si svaccò al suo fianco - Allora...mi hanno
detto che Duncan v'ha reso la pariglia...- e allungò la mano a May,
presentandosi. Lei praticamente imparò a memoria particolari e nomi di tutti,
molto solerte nel spiegare perché fosse lì e nel difendere Orloff a
oltranza. Peccato che nessuno dei presenti fosse un amante del Ministro e
lasciarono subito perdere l'argomento, prendendo in giro Harry e Draco che si
erano meritati l'Osservatrice. - Allora?- chiese Elettra baciando tutti sulle
guance - Tristan e Liz dove sono?- - In cucina a litigare su cosa darmi da
bere.- sibilò Milo, entrando dalla porta laterale. - Oh, la ragazza rompe
ancora su cosa mettere a tavola?- frecciò Draco ironico. - La ragazza non
vuole che Dena veda certe cose, Malfoy.- sentenziò Liz entrando con un altro
vassoio. - Ciao Liz!- la salutarono - Tutto bene?- - Benissimo.- rispose
sorridente - Siete affamati spero.- - Io da matti.- l'assicurò Morrigan
glaciale, indugiando sul suo collo. - Divertente, molto divertente.- replicò
la
Jenkins -
Qualcuno ha visto la signora Nadine per caso?- Jess si sporse un po' lungo lo
schienale del divano - Nonna!!- urlò - Nonna, dove sei?- - Aspetta zio, vado
a cercarla io!- disse Dena, saltando giù dal divano e correndo a cercare la
vecchia strega. - Non correre!- le disse Liz. - Allora gentaglia?- Jess si
versò altro champagne, ridendo - Tristan mi ha detto che eravate
all'obitorio.- - All'obitorio?- Sphin ridacchiò, fissandoli con occhio
divertito - Visita di cortesia?- - Magari. Abbiamo trovato un mezzo demone
sulla finestra che ci ha dato un bel benvenuto.- lo ragguagliò Ron - Aveva tanta
di quella Polvere Reincorpora da resuscitare anche la cenere!- - Vogliamo
evitare di parlare di queste cose davanti a Dena?- propose Liz con fare
indulgente - Non voglio che senta sciocchezze su zombie e specialmente su
demoni.- - Stupidaggini.- borbottò una voce roca alle loro spalle - Non c'è
argomento migliore per la diavoletta.- Harry e i ragazzi si voltarono,
trovando sulla porta del salone una vecchietta dall'aspetto mite. Aveva i
capelli bianchi raccolti in una crocchia, una spilla di madreperla a chiuderle
un abito serioso ma di ottima fattura, di colore blu intenso. Portava un
bastone da passeggio a cui si appoggiava e per mano aveva Degona, tutta
sorridente. Peccato che, a differenza dell'aspetto mite, avesse una lingua
parecchi sferzante. - Oh, nonna!- Jess si alzò in piedi, per farla sedere -
Ti presento Harry Potter, Ron Weasley, Edward Dalton, Draco Malfoy, May Aarons
ed Elettra Baley.- - Ti piacerebbe sapermi tanto rimbambita da non ricordarmi
neanche un nome, eh?- frecciò al donna, sedendosi con portamento fiero. Scrutò a
lungo Harry, poi sorrise con fare astuto - Conoscevo tuo nonno
ragazzo.- Potter s'illuminò in un attimo, facendo sorridere Draco fra sé.
In fondo lo Sfregiato non aveva mai conosciuto nessun parente stretto. -
E conosco anche tua nonna materna!- sbottò Nadine Mckay, puntando il bastone al
naso di Malferret. - Mi spiace per lei.- rispose Draco, a tono. - Se non
altro hai la lingua forcuta dei Black, mi consola solo questo ragazzo. Allora,
che c'è per cena?- Risero tutti quanti, trovando la signora un vero portento.
Assomigliava proprio molto a Tanatos! - Signora, desidera qualcosa di
analcolico?- le chiese Liz premurosa. - Te lo sogni.- rispose brusca - Jess,
voglio un whisky.- - Ma prima di cena nonna?- - Ogni momento è buono per
bere.- replicò sagace. - Come hai ragione Nadine.- sbuffò Milo. - E tu
vedi di stare zitto Morrigan! Abbiamo la stessa età e tu sembri ancora un
ragazzino...- sbuffò, secca. - Avete la stessa età?- si stupì Edward - Ti
credevo con qualche secolo in più sai Milo?- - Sono più fresco di quello che
si dice.- ridacchiò il Diurno, prendendosi in braccio Dena - Allora diavoletta?
Che hai fatto oggi?- - Oh, siamo stati da quel noioso signor Rockford.- disse
la bambina - Vero papà?- Tristan entrò nel salone con un bicchiere già mezzo
vuoto in mano, tutto sorridente - Ciao gente. La cena è pronta fra qualche
minuto. Si, siamo stati da Rockford. Sua moglie va in brodo di giuggiole quando
un Mckay si presenta alla sua porta, senza contare che i suoi adorati figlioli
hanno potuto sfilare come delle bomboniere.- - Ridicolo!- sentenziò Nadine
buttando giù il whisky. - Non essere così duro, dai!- sorrise Liz un po'
imbarazzata - In fondo sono bravi bambini.- - Ma davvero? Hanno cercato di
ficcare un dito nell'occhio a Dena.- replicò Tristan sbuffando - Meno male che
si sa difendere. Vero diavoletta?- - Si!- cinguettò allegra - Non sanno fare
magie loro!- - Degona Lumia Mckay!- sbottò Elisabeth - Ti ho detto che non
devi usare la magia! Non puoi! Sei piccola!- - Ragazzi andiamo a tavola, eh?-
propose Jess, per evitare altre scenate - C'è l'arrosto.- - Meno male, sto
morendo di fame.- sospirarono in sincrono gli ospiti. Davanti ai piatti
stracolmi e a calici panciuti pieni di vino rosso di ottima annata, la
conversazione scorse fluida e leggera. May fece i complimenti ai padroni di
casa, a Liz specialmente per come manteneva Cedar House. - E così sei
un'Osservatrice.- disse Tristan - Non è duro seguire Harry e Draco?- May
sorrise, fissando Malfoy di striscio - Non particolarmente.- - Ci avrei
giurato.- ironizzò il biondo acidamente. - Avete detto di aver visto un mezzo
demone, se ho ben capito.- disse Nadine con il suo tono imperioso. - Si, si
chiama Jeager Crenshaw.- disse Harry - Un cerca guai.- - Com'è un mezzo
demone?- chiese Degona, curiosa. Liz si strozzò con le patate arrosto -
Tesoro...come dire...- - Tipo tu zio Milo?- chiese ancora la bimba,
voltandosi verso il Diurno. - No, amore. Io sono un vampiro.- le disse,
sorridendo. Degona sorrise divertita - Se divento un vampiro anche io mi
verranno i denti come i tuoi?- - Tesoro, se vuoi solo i suoi denti basta
cavarglieli.- frecciò la sua bisnonna, troppo divertita dalla faccia sconvolta
di Elisabeth - Comunque un mezzo demone ha l'aspetto di un uomo normale.- -
Ma non è un uomo normale.- intervenne Liz sollecita - E' malvagio.- -
Pettegolezzi cara!- Nadine ora osservava la tata della nipote con aria serafica
- Anche gli esseri umani sono malvagi.- - Quando mi difendi a spada tratta mi
stai quasi simpatica, sai Nadine?- gorgogliò Milo. - Zitto tu!- La vecchia si
sporse verso Dena, posandole una mano sulla testa ricciuta - Piccola, cerca di
non avere mai pregiudizi su nessuno, capito? O non sei una Mckay!- -
Lasciando fuori Jess.- ridacchiò Harry. - E anche Tristan.- concluse Elettra
- A te non piacciono i croen o sbaglio?- - Figurati, dopo che ho rischiato di
essere divorato da un branco di quelli li amo con tutto me stesso.- Arrivati
al dolce si erano quasi dimenticati della questione, con sommo sollievo di
Elisabeth. Gustarono ognuno la sua fetta di torta preferita e mentre Dena
mangiava la sua meringa, Nadine si mise a parlare con Milo dei vecchi tempi.
Harry e gli altri li ascoltavano attenti e molto curiosi. In fondo Milo era nato
qualche decennio prima della nonna di Jess e Tristan e ne avevano viste di cotte
e di crude. - Allora, come va coi francesi?- chiese alla fine la donna -
Vogliono ancora la legge sulla registrazione?- - Ma certo, figurati se
Leblanc molla.- rise il Diurno - Vuole proprio rompere le palle a tutta la
comunità oscura.- - Potrebbero dar fastidio anche a Dena?- si allarmò
Elettra. - No, non credo.- rispose Jess serio, mentre la bimba alzava lo
sguardo verde sugli adulti - In fondo non ci sono segni che sia...diversa.-
concluse, schifato dalle sue stesse parole - E se ci provano avranno un bel po'
guai.- - Cosa vogliono farmi?- mormorò la bimba, senza capire. - Oh,
niente amore.- la rassicurò Liz - Non preoccuparti.- - Perché vogliono
registrarmi con lo zio Milo?- Cavolo, la piccola aveva il cervellino svelto!,
pensò Harry stupito. - Per tua madre.- rispose Nadine pacata, infrangendo il
tabù e lasciando Liz senza parole. Degona a quel punto tacque. Stette zitta a
lungo, proprio come Jess e Tristan ma dopo un attimo si volse verso suo padre,
con le delicate sopracciglia alzate - Allora ho una mamma anche io? E
dov'è?- Tristan sgranò lo sguardo stupito e Nadine per poco non fece cadere
il suo bicchiere. - Che storia è questa?- sbottò verso i nipoti - Tristan! Ma
che hai detto a questa povera bambina?- - Ma...io...io niente...- alitò
sconvolto. - Come sarebbe?- - Cioè...Dena non ha mai chiesto niente e io
non le ho mai detto niente...- - Ah, ma bravo!- sua nonna era scandalizzata -
Hai un prigioniero nelle segrete. Per quanti giorni aspetti a dargli da mangiare
anche se non te lo chiede? Quando sarà moribondo magari?- - Bella metafora.-
borbottò Clay. - Allora ho una mamma davvero oltre a Liz?- Degona sembrava
tutta eccitata - Dov'è la mia mamma?- - Tesoro.- Elisabeth la prese in
braccio, stringendola forte - Tua madre è...dimentica quello che abbiamo
detto.- - Liz, senza offesa ma forse dovresti lasciar fare a mio nipote.- la
interruppe Nadine gelida. - Cosa? Non vorrete dirle tutto spero!- - Tutto
cosa?- la vecchia la scrutava indagatrice - Non c'è niente da nascondere.- -
Oh, mi perdoni ma c'è un bel po' da nascondere! Non pensa al bene di Dena?- -
Ci deve pensare Tristan, non tu.- - Dena è come una figlia per me!- sbottò la
strega, sconvolta. - Si ma non sei sua madre!- Fu come prendere uno
schiaffo e allora Liz tacque, abbassando il capo. - Liz...perché sei
triste?- La bimba la guardava preoccupata, aggrappata alle sue braccia. -
Adesso basta, smettetela.- Tristan era incollerito con sua nonna per aver
risposto in maniera tanto brusca ad Elisabeth ma era anche infuriato con se
stesso. Che imbecille. Come aveva potuto credere che sua figlia non si facesse
delle domande su sua madre? - Sai piccola...la tua mamma la conoscevamo
tutti.- sorrise Harry, cercando di spezzare il ghiaccio. - Allora è morta?-
mormorò la bimba, intristendosi. - No, non è morta.- rispose la sua bisnonna
scoccando occhiate truci ai suoi parenti - Questi svitati di tuo zio e di tuo
padre si sono ben guardati da provocare incomprensioni, eh? Santo cielo, Tristan
sei uno zuccone!- - Ma che ne sapevo io...- borbottò, non sapendo da che
parte cominciare. E adesso che diceva? Che diceva a sua figlia quando
neanche lui in fondo sapeva poi molto? Accidenti! Usciti da Cedar House, i
ragazzi rotearono gli occhi pensando alla nottataccia che aspettava
Tristan. - Se l'è cercata.- bofonchiò Clay, accendendo una sigaretta contro
quella di Draco. - Lo dicevo io che la
Jenkins andava bevuta subito.- sbottò
Milo, avvolgendosi nel mantello - Quella dice un sacco di forate sui demoni,
così adesso magari la piccola non capirà un accidenti di Lucilla!- - Di
sicuro visto che non sapeva neanche di avercela una madre.- concluse Draco
ficcandosi il mantello sulla zucca - Sentite gente, ci vediamo lunedì mattina al
Ministero. Ora scusate ma sono davvero a pezzi.- - Torni a casa Dray?- chiese
Elettra - Non vieni con noi a bere qualcosa?- - No, no...- non ci pensava
neanche. Per lo meno si sarebbe tolto dalle scatole l'Aarons per qualche
oretta. Così si salutarono davanti alla porta di casa Mckay e se pensò di
andare da Blaise, dovette farsi passare la voglia perché non voleva infilarsi in
un'altra riunione di famiglia. Una volta tornato a Lane Street, Malfoy aveva una
voglia folle di ficcarsi di nuovo in una vasca con una bottiglia intera di vino
e magari anche una canna. Peccato che non avesse più un tubo per
rollarsela. Arrivato sotto casa però dovette faticare un bel po' per trovare
le chiavi in tasca...quando, stranito, volse lo sguardo verso il basso. Sui
gradini di casa sua c'era un ragazzino addormentato. E non sapeva che quel
bambino era il destino. Era appoggiato a un grosso baule e se ne stava
lì tutto solo, avvolto in un giubbotto troppo leggero. Che cacchio ci faceva
quel moccioso lì sui suoi gradini? - Ohi...tu, bimbo!- Draco lo scosse non
molto morbidamente e il ragazzino aprì gli occhi blu, mettendolo a fuoco. -
Ciao!- scattò il bambino, saltando in piedi. Lo fissava attentamente, da capo a
piedi, come se lo conoscesse. - Ciao...- rispose Malfoy, scocciato - Ehi, ma
lo sai che ore sono? Dovresti essere a casa tua babbano della malora!- e fece
per aprire la porta ma il nanetto gli si aggrappò praticamente alla cinta,
tirandolo indietro - No, aspetta un attimo, per favore! Tu sei Draco vero?- -
Si e tu chi sei, l'allibratore della via?- sbuffò il biondo sarcastico - Via,
fila a letto ragazzino!- - Insomma, per favore ascoltami! Mi chiamo Tom!
Tieni!- e gli mollò in mano una lettera, lasciando Malfoy alquanto perplesso. E
che roba era quella? Che voleva quel bamboccio da lui? Scorse l'intestazione
della missiva e rimase un attimo spiazzato. "Lettera di presentazione di
Tom." c'era scritto. Fissò di nuovo il ragazzino, stranito. - Ma si
può sapere chi sei?- - Tuo cugino.- fu la semplice risposta. Ok, era uno
scherzo. Un altro dei bastardi scherzi di Potter. Se lo prendeva lo
strozzava. - Senti, coso...- sibilò, massaggiandosi le tempie - Non so quanto
ti abbia pagato Harry ma non sono dell'umore stasera, quindi a meno che tu non
venda fumo puoi anche andare a stenderti in mezzo alla strada e farti
schiacciare da una macchina ok? Ti saluto! Ma tu guarda... non ci sono più i
bambini di una volta! Babbani!- - Draco ma mi ascolti? Non sono un babbano!
Sono un mago! Leggi quella lettera!- - Ma si...leggiamo! Chissà che avrà
scritto quell'imbecille!- e stracciato il sigillo in cera, lesse rapidamente la
missiva...per sbiancare in gradazione, fino a diventare totalmente
cianotico. Quando rialzò lo sguardo sul piccolo Tom, capì che non era affatto
uno scherzo... Probabilmente stavolta sarebbe stato Potter a non prendere per
nulla bene quella storia. Si, stavolta Harry Potter, il bambino che era
sopravvissuto, avrebbe scatenato
l'inferno.
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Capitolo 6 *** Capitolo 6° ***
Blaise Zabini fissava il vuoto mentre attorno a lui regnava un minaccioso
quanto gelido silenzio. Stava seduto su una sedia, in mezzo a una stanza
priva di finestre. Il labbro inferiore spaccato, i polsi feriti da una corda
e quello sinistro molto più dell'altro sanguinava copiosamente. Un livido del
colore delle sue iridi stava cominciando ad allargarsi su uno zigomo. Sentiva
un forte dolore alla nuca ma nel complesso non stava messo peggio del bastardo
che l'aveva attaccato alle spalle e che l'aveva ridotto in quello stato. Con uno
sforzo, alzò di nuovo il capo e sogghignò. Un rivolo di sangue gli colò lungo
la bocca e poi sulla mascella, finendo lungo il collo. - Che cazzo ridi?-
sibilò la voce del mago che gli stava davanti. - Cosa rido?- Blaise lo guardò
sornione - Sei rimasto l'idiota che eri.- - Ah si? Tu invece hai imparato a
difenderti Zabini.- Il tizio aveva praticamente la mascella a pezzi e
faticava a parlare. Solo l'orgoglio e il desiderio di uccidere Blaise lo
tenevano in piedi. Lo ammetteva. Attaccarlo alle spalle e di notte al momento
era sembrata un'ottima soluzione. Invece si era rivelata un'arma a doppio
taglio. Rafeus Rodolphus Lestrange si appoggiò con la schiena al muro della
stanzetta, continuando a fissare il suo nemico con occhi felini. Gli occhi dei
Black e dei Lestrange. Neri come la pece, come quelli di Bellatrix. I capelli
scuri erano mossi, quasi rasati sulla nuca e scomposti in cima al capo. La
mascella squadrata e spessa era volitiva, denotava virilità. Indossava una
sfarzosa giubba violacea, ornata d'oro, con lo stemma dei Lestrange sul cuore.
Tutta quell'ostentazione però non serviva a niente di niente. Infatti Rafeus
trasudava un che di equivoco che niente avrebbe mitigato. Di statura
superiore alla media, la sua ossatura era possente, di spalle quadrate, col naso
carnoso e irregolare. I suoi guanti neri erano sporchi del sangue di Blaise e
qualche schizzo gli era finito sulle labbra, che lui si era leccato
voluttuosamente. Il ghigno sfrontato di lui divenne subdolo quando Blaise fece
una smorfia, diventando sempre più pallido. Stava perdendo troppo sangue dal
polso sinistro. Temeva quasi che Rafeus gli avesse tagliato le vene ma
dubitava che gliene sarebbe importato qualcosa se fosse morto dissanguato. No,
il primogenito della compianta Bellatrix aveva ereditato la sua eccitazione alla
vista del sangue, alla vista della violenza. Era folle. Folle, ma non molto
furbo. Almeno da quanto ricordava Blaise. E infatti non era per niente
intelligente. Stava mostrando le sue carte prima che il nemico fosse stato
sconfitto. - Allora Blaise?- Rafeus l'osservava quasi interessato - Da quanto
non ci vediamo? Dieci, undici anni? Sai, la vita in Germania non è stata male,
lo ammetto...ma avrei voluto essere qui quando sono scoppiati i fuochi
d'artificio, sai?- - Affanculo...- rispose Zabini, sogghignando. - Hn.
Draco come sta eh?- continuò, girandogli attorno - Mia nonna ha detto che il mio
adorato cugino se la fa con Potter.- - Cosa vuoi farci.- lo schermì l'ex
Serpeverde - I gusti sono gusti, no?- Quella era un'allusione bella e buona
ma Rafeus fece finta di non coglierla anche se entrambi sapevano a cosa Zabini
si stesse riferendo. O meglio, a chi. Vanessa. Dietro a una facciata
tutt'altro che trascurabile, quella ragazza celava con scaltra maestria la sua
vera essenza malvagia, la natura gretta e avida di chi non si accontenta mai. Se
ci si fermava alla scorza, era stupenda, come Bellatrix. Capelli castano scuri
lunghi fino alla vita, lisci e lucenti. Occhi neri come l'inferno. Ma era
viziata, capricciosa, egoista oltre ogni dire, vendicativa. La copia di sua
madre. La sua bocca carnosa, rossa e sensuale che ingannevolmente faceva
pensare alla passione, rivelava progressivamente l'avidità che la divorava
mentre i suoi pungenti occhi scuri lasciavano trapelare ormai apertamente la sua
cupidigia. Sul fratello aveva un ascendente inimmaginabile e con lo sfoggio di
qualche graziosa moina, da lui riusciva a ottenere tutto. Se la sua
conoscenza di quei due fosse stata meno profonda, Blaise non avrebbe mai potuto
immaginare cosa celavano. E invece lo sapeva. Fra quei due, di amore fraterno ce
n'era molto poco. Ciò che scorreva fra loro era un amore avvelenato, c'era
del torbido, del malato. Sarebbero stati pronti a uccidersi a vicenda ma non
per questo si negavano piaceri che scaturivano più che dal desiderio, da una
lussuria incontrollata. - Dov'è lei?- chiese Blaise, continuando a sorridere
debolmente. - Oh, sta finendo di firmare il suo contratto di lavoro.- disse
Rafeus, indulgente. - Lavoro?- - Già...in fondo alcune lezioni devono
ancora attecchire, non credi Blaise?- - Ma di che cazzo parli?- - Parlo
di ciò che Hogwarts non si aspetta.- Il mago si fermò davanti a lui,
afferrandogli il mento fra le dita - Sarebbe bello farti morire qua...farti
annegare nel tuo sangue. A mio cugino piacerebbe un simile regalo, ne sono
certo. Ma voglio far patire a Draco le pene dell'inferno...per questo ti lascio
vivere. Ti farò lentamente a pezzi Blaise. Per lui sei come un fratello...- il
suo ghigno ora aveva un che di perverso - Vi farò soffrire entrambi, vi
avvelenerò l'esistenza, ammazzerò tutti quelli che avete cari...e infine verrà
il vostro turno. Ma farò vivere Draco abbastanza lungo per vederti agonizzare. E
quella sporca mezzosangue farà la tua fine! L'avrò sotto i suoi occhi e poi le
spezzerò il collo!- e detto quello lo colpì con forza al viso, facendolo cadere
dalla sedia. Una volta a terra, Blaise rimase a boccheggiare, fiacco per la
perdita di sangue e il duro colpo ricevuto. Dannazione, la vista gli si
annebbiava... L'ultima cosa che sentì furono i lenti passi di Rafeus che si
allontanava...poi l'odore di fumo e il calore del fuoco gl'invasero le narici.
Quindi perse i sensi.
- Questo caffè è davvero forte...- -
Strozzatici.- La dolce frase era appena stata detta da Draco Lucius Malfoy
col suo solito fare noncurante anche se stavolta, allo scoccare dell'una di
notte di quel sabato inconsulto, il biondo ex Principe della casa di Serpeverde
aveva i suoi dubbi molto seri su ciò che avrebbe portato il loro avvenire. Non
era mai stato tipo da farsi domande troppo pressanti, tantomeno si era mai
preoccupato del futuro. Era sempre stato troppo menefreghista per farlo...ma ora
vi era costretto. Sollevò di nuovo il viso dalla lettera che aveva sotto gli
occhi argentei, vergata da una calligrafia maschile elegante e regolare. La mano
che aveva scritto quella lettera gli aveva anche mandato il bambino che ora
sedeva alla sua tavola, a casa sua a Lane Street. Quel bambino, suo
cugino...Thomas Maximilien Riddle. Il figlio di Tom Marvolo Riddle,
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, Lord Voldemort, il mago che aveva vissuto in
quel mondo per uccidere tante persone innocenti, il mago che aveva massacrato
famiglie intere. Il mago che aveva distrutto la sua infanzia. E ora stava seduto
davanti al suo unico figlio. Un bambino come tanti altri. Un piccolo mago di
non ancora undici anni. Tom gli stava seduto davanti, compito sulla sedia
troppo alta, parecchio intimidito. Se non fosse stato paradossale, Draco si
sarebbe messo a ridere. Quel ragazzino gli ricordava tremendamente un tipetto
che aveva incontrato anni prima. Un tipetto che da bambini non aveva esitato a
diventargli nemico, nonostante la sua aria sperduta. Oh, quel bambino del
passato aveva dimostrato un vero cuore da Grifondoro. E Draco si era
dimostrato un vero Serpeverde in fondo. Ma ora suo cugino gli stava davanti.
Il figlio di Bellatrix a quanto era scritto. - Sei nato ad Azkaban, vero?-
sussurrò Draco, accendendosi una sigaretta. Tom, arrossendo vagamente, annuì
- Si.- mormorò. La voce un po' gli tremava - Mia madre era incinta quando è
stata imprigionata ma non ero figlio di suo marito. Questo lo svelò mio padre
alla mia matrigna dopo che lei venne ad Azkaban a prendermi. I Dissennatori mi
avrebbero ucciso e nessuno del Wizengamot avrebbe mosso un dito. Mio padre era
già stato ridotto a uno spirito da Harry, quindi non mi restava che la mia
matrigna.- - Lucilla...- Tom stavolta sorrise radioso - Si, è lei che mi
fa da mamma.- - Ma si può sapere dove diavolo sei stato finora?- Draco era
allibito, non ci capiva più un tubo - Insomma, io non ho mai sentito parlare di
te! Lucilla non ci ha mai detto nulla e all'improvviso ti scaricano qua davanti
alla porta di casa e questo Caesar mi dice che io e Potter siamo anche i tuoi
padrini...- stava solo leggendo quelle righe ma quando ne capì il senso sbiancò
- COOOOSSAAAA???- balzò in piedi e Tom fece una piccola smorfia. - Come
sarebbe che siamo i tuoi padrini??- urlò, cominciando a versarsi una buona dose
di whisky. - E' stata la mamma a deciderlo, due anni fa quando mi hanno
battezzato.- borbottò il piccolo, nuovamente in imbarazzo - E comunque non mi
hanno scaricato qua. Caesar te lo spiega...- - Ma si può sapere chi è questo
Caesar?!- - Non lo sai? Caesar Cameron.- spiegò Tom sorridendo - Io vivevo
con lui a Cameron Manor, nel Golden Fields.- Ok, non sarebbe bastato un solo
bicchiere purtroppo. Draco mandò tutto giù d'un sorso, attaccandosi direttamente
alla bottiglia. Quando il liquore arrivò a bruciargli lo stomaco, tornò a
sedersi. Si passò una mano fra i capelli, letteralmente distrutto. Cavolo,
lui non ci sapeva fare in quelle situazioni! Era per metà un Malfoy e per
metà un Black. Lui i guai l'ignorava! - Cazzo...- sospirò, poggiandosi a
tavola su un gomito. E adesso che diceva a Potter? - Non volevo turbarti.-
disse Tom, contrito - Io volevo solo vedere Harry.- - Lascia che ti spieghi
una cosa sullo Sfregiato!- sbottò Malfoy, puntandogli il dito addosso - Quello
quando entra qua darà in escandescenze, va bene? Gli puoi toccare tutto ma
appena dici Voldemort quello dà i numeri, intesi?- - Ma io voglio
aiutare...- - Ma aiutare in cosa?- e si attaccò di nuovo alla bottiglia -
Perché non sei rimasto a Golden Fields?- - Perché i miei fratellastri
vogliono fargli del male.- Ora i due si fissavano negli occhi. Le iridi blu
di quel ragazzino sapevano molto, pensò l'Auror. Fin troppo. - Cosa sai?- gli
chiese allora. Tom sospirò, spostando quel caffè disgustoso da davanti al suo
povero naso. - Ecco...io so di Rafeus e Vanessa. Me li ha fatti vedere Caesar
e so che anche se sono tornati da poco a Londra, hanno già richiamato una bella
cerchia di Mangiamorte attorno a loro. La mamma mi ha raccontato dell'ultima
guerra e visto che ho un bel debito verso Harry, ho deciso di venire a dare una
mano.- - A meno che tu non sia corazzato non credo che potrai essere di alcun
aiuto visto che quello appena entra qua e scopre chi sei ti farà la pelle seduta
stante, senza fare neanche una domanda!- rognò Draco, stizzoso - Ma tu guarda
che casino! E perché Lucilla non ci ha detto nulla?! Perché non è venuta a
dircelo di persona?- - Bhè...la mamma non esce mai dalla sua stanza.- rispose
Tom, diventando malinconico. - Come sarebbe? Dov'è Lucilla?- - Con
Caesar.- Draco stavolta tacque, senza sapere più che dire. Lucilla con
Cameron. Perché? Perché aveva abbandonato Tristan? Per quel demone puro? -
Lucilla non si è potuta occupare di me fino a quattro anni fa.- spiegò il
bambino a bassa voce, come se si sentisse sempre in colpa per qualcosa - I
Riddle sono tutti morti così, quando Lucilla mi affidò al San Mungo, poi i
Medimaghi mi hanno spedito in un orfanotrofio quasi subito. Sono stato lì
fino a quando ho compiuto sei anni, poi Lucilla è venuta a prendermi. Aveva
appena avuto una bambina e non stava molto bene. Il suo potere ogni tanto
collassava per questo siamo andati a Golden Fields. Caesar si è preso cura di
lei mentre stava male e anche di me. Sai, nel suo palazzo non ci sono esseri
umani...- - Lucilla adesso sta bene?- Tom annuì, sorridendo - Si...cioè,
lo vedo che è triste ma sta bene. Poi però...due anni fa sono uscito dal palazzo
per giocare e mi hanno catturato.- - Catturato?- Draco corrugò la fronte -
Chi ti ha catturato?- - Gli Zaratrox.- e a quel nome, Malfoy sbiancò di nuovo
- I Bilancieri mi hanno rapito e mi hanno portato in Italia. Mi hanno rinchiuso
da qualche parte e ho capito solo che secondo loro io avrei creato problemi
all'equilibrio. Caesar e la mamma mi hanno cercato a lungo ma loro non possono
interferire in queste cose. Ci sono voluti mesi ma alla fine la mamma ha trovato
qualcuno che potesse liberarmi.- - E chi è stato?- Tom si zittì. Rimase a
osservare suo cugino, poi lentamente volse lo sguardo sulla loro
sinistra. Una vecchia foto, nascosta fra tante altre non a caso, ritraeva
proprio colei che Draco cercava di dimenticare. - Hermione...- sussurrò. -
Si,- annuì Tom - Hermione è diventata una Zaratrox per venire a riprendermi. Lei
è stata per qualche tempo a Cameron Manor e sia Caesar che la mamma si fidano di
lei.- - Perché è stata nel Golden Fields?- ringhiò Draco senza capire,
perdendo il lume della ragione. - Perché è allieva della mamma e di
Caesar.- - Cosa?- alitò Malfoy sconvolto - E' allieva di...- - E'
diventata Auror in Germania per questo. Per apprendere più magia oscura
possibile.- - Ma è assurdo! La mezzosangue ha sempre lottato contro la magia
oscura!- - Forse credeva che impararla sarebbe stato per lei.- Tom alzò le
spalle - La conosci bene, no?- Si, la conosceva bene. Ricordava quel
desiderio di conoscenza che a volte superava i limiti. Il volto lontano di
Hermione improvvisamente si dissolse come neve al sole, quando sentì la
serratura di casa scattare. Praticamente sia lui che Tom balzarono in piedi
sentendo i passi e le voci sulla scala del piano di sotto. Draco pregò in
tutte le lingue che non conosceva: l'importante era che non desse in
escandescenze...avevano appena rifatto gl'interni e comprato i mobili del
salone, non potevano permettersi di scialare troppo. Peccato che Potter a queste
non ci pensasse per nulla. Sentì Tom nascondersi praticamente dietro alla sua
schiena e tanto per essere sicuri estrasse la bacchetta, poi la porta del primo
piano si aprì...e i suoi coinquilini apparvero sulla soglia...
A Cedar
House le luci erano ancora accese. Elisabeth Jenkins controllava
freneticamente l'orologio, contava secondi, minuti... E Tristan ancora non
scendeva. Era andato con Degona in camera sua subito dopo che anche la signora
Nadine si era Smaterializzata via e da quel momento non vi era più aleggiato un
rumore nella grande casa. Non si era più sentito lo scalpiccio dei piedini
della bambina ai piani superiori, né la sua voce allegra. Liz posò l'ultimo
calice sul vassoio, lasciando che l'elfo domestico portasse via tutto, quindi si
lasciò andare seduta di peso in poltrona. Era stanca...e addolorata. "Tu
non sei la madre di Dena!" gli aveva detto Nadine. Si, era vero, ammise
con le lacrime agli occhi. Ma era stata lei a crescerla, era stata lei ad amare
quella bambina. Era lei che l'amava come una madre, non il mostro senza cuore
che l'aveva abbandonata. Tutti sembravano scordarselo. Tutti quanti, persino
Tristan. Fra lei, Jess e Tristan c'era sempre stato il tacito patto di non
parlare mai alla bambina di sua madre...e ora invece tutto era stato buttato
all'aria. Si sentiva a pezzi, quasi defraudata di un suo diritto. Era suo
diritto sentirsi chiamare mamma da Dena, anche se non era mai accaduto. Era
suo diritto stare accanto a Tristan, amarlo e rispettare i sentimenti, il suo
dolore. Era lei che faceva da madre e moglie per le due persone che vivevano
in quella casa, non un demone oscuro che non aveva esitato a sparire al primo
problema. Rinforzata da quel pensiero, si mise in piedi e corse su per lo
sfarzoso scalone della villa, raggiungendo dopo un lungo corridoio la camera di
Dena. Era vuota e la finestra, aperta e sbattuta dal vento, stava raggelando
l'aria all'interno. La chiuse, sentendo un brivido lungo la schiena, poi ne uscì
e raggiunse la camera di Tristan, l'ultima in fondo al corridoi. Davanti a
quella porta, si accorse per la prima volta che in quattro anni vi era entrata
si e no tre volte. Deglutendo, l'aprì lentamente senza bussare. Una luce
soffusa illuminava una grande anticamera, poi poco più un grande letto
matrimoniale davanti a un camino. Li trovò seduti a terra. Tristan a gambe
incrociate, Dena sulle sue ginocchia...e fissavano un grosso libro, un album
probabilmente. A terra erano sparse tante altre fotografie. Liz rimase
nascosta dietro all'angolo, facendo attenzione a non fare rumore...li sentiva
parlare. - Perché non parli mai della mamma?- Era Degona. Stava fissando
ogni fotografia come se avesse voluto impararla a memoria. - Perché...-
Tristan sospirò, poggiandosi contro la sponda del suo letto, paziente - Perché
pensare a lei mi rende un po' triste.- - Avete litigato?- la bambina stavolta
alzò il visetto verso il padre, tutta seria - Non le puoi chiedere
scusa?- L'Auror sorrise, carezzandole il capo - No, non abbiamo litigato. È
difficile da spiegare.- Avevano guardato le foto di Lucilla per tutta la
notte. Quando Dena l'aveva vista la prima volta, in una foto che la ritraeva
abbracciata a lui, a Hogwarts, ne era rimasta affascinata. La piccola era
rimasta praticamente incantata da sua madre. Esattamente come capitava a tutti
quanti. Era rimasta innamorata dei suoi occhi, del suo breve sorriso. - E'
bellissima la mamma!- aveva detto, con gli occhi colmi di orgoglio. Tristan
era scoppiato a ridere, abbracciandola stretta. Si, era bellissima Lucilla. Lo
sarebbe sempre stata. Ma ora era giunto il momento di spiegare a sua figlia i
motivi per cui sua madre se n'era andata. I motivi per cui tutti erano così
curiosi quando la guardavano, come per cercare qualcosa. - Piccola...senti,
devo dirti una cosa su tua madre.- Dena rialzò gli occhi dalla foto,
incuriosita - Papà, come si chiama la mamma?- - Lucilla.- le disse,
sorridendo - E aveva una sorella gemella che si chiamava come te. Lumia.- - E
adesso dov'è?- - E' morta quando era piccola.- disse l'Auror, cercando di
dimenticare quei giorni tristi. - Oh...la mamma avrà pianto...- -
Senti...adesso ascoltami, va bene?- Tristan le tolse le foto di mano,
stringendola più forte - Vedi, hai presente quando usciamo e ti guardano tutti?
E tutti ti dicono che sei più bella degli altri bambini normali?- - Si...-
fece la bimba, con la faccia di una che non capiva dove volesse andare a
parare. - Bhè...è per la mamma. Vedi...lei è...più o meno come lo zio Milo.-
cominciò. - La mamma è una vampira?- sorrise Dena, illuminandosi -
Davvero?- - Non è proprio una vampira. Qualcosa del genere...- Tristan cercò
di arrotondare di nuovo il tiro - Ti ricordi cosa ti ha detto la nonna stasera a
cena? Su quei demoni?- e all'assenso della figlia, si preparò a sganciare la
bomba - Ecco, la mamma è...un demone.- - Oh...- la piccola Degona ora aveva
gli occhi larghi per lo stupore - Ma Liz ha detto che sono cattivi!- - No,
no!- la voce accorata di Tristan diede una pugnalata al cuore della strega
nascosta nella sua stanza - La tua mamma non è cattiva. Lei è nata così. La loro
famiglia era di demoni.- - Ma Liz mi dice sempre che i demoni sono malvagi e
cattivi! Dice che uccidono le persone!- - Non tutti lo fanno.- sospirò il
giovane mago - Credimi, tua madre non era cattiva, ha salvato Harry e Draco anni
fa. Non era malvagia, non lo è mai stata e mai lo sarà. Altrimenti non sarei
innamorato di lei.- e dette quella nuova frase, Liz si posò una mano sulla
bocca. Le tremavano le gambe e solo la spossatezza le impedì di andarsene. -
Allora perché la mamma se n'è andata via?- - Perché qua non stava bene.-
sussurrò Tristan, immalinconendosi. Ora doveva mentire...non poteva dire a sua
figlia che sua madre era stata costretta ad andarsene per farli vivere - Lei era
diversa da noi. Tutti la guardavano male e dopo che sei nata tu non stava molto
bene. Così se n'è andata in un posto dove c'è un altro signore forte come
lei.- - E tu l'hai lasciata andare?- Si, aveva dovuto. Non aveva potuto
fare niente per trattenerla. Niente di niente. - E non potrò mai
vederla?- - No, tesoro...non credo.- - Ma io voglio parlare con lei!- ora
gli occhi della bimba si stavano velando leggermente. - Anche io vorrei tanto
vederla.- Tristan stava quasi peggio della figlia - Ma non si può
purtroppo.- Liz uscì da quella stanza dopo aver sentito una numerosa serie di
singhiozzi. - Dannata!- sibilò rabbiosa, con le lacrime che le infradiciavano
il viso - Dannata! Che sia dannata!-
Caesar Cameron mosse il cavallo e attese, incrociando le lunghe
dita da pianista. Un lieve languore nel fuoco del caminetto però attirò la
sua attenzione. - Sbaglio o qualcuno ce l'ha con te?- sussurrò aspettando una
mossa. Non gli arrivò risposta perché l'essere che aveva davanti teneva i
suoi occhi bianchi sulla scacchiera. Indifferente e a mala pena animata da un
qualche sentimento, la donna mosse con la mente la regina e gli mangiò la torre,
rovesciandola e mandandola in pezzi. Il padrone di Golden Fields fece una
piccola smorfia, poggiandosi alla poltrona. - Ti manca Tom?- le chiese. -
A te no?- rispose lei, senza sollevare lo sguardo vuoto - Era l'unico ad avere
onde cerebrali qui dentro.- Cameron colse il sarcasmo ma non rispose alla
gelida battuta, troppo intento ad ammirare la donna stupenda che aveva di
fronte. Era pura come un giglio, nera e maledetta dalla sorte come un
condannato. Adorava i suoi capelli lunghi e lucenti, colmi di boccoli.
Adorava la sua pelle di alabastro, la sua bocca umida e rossa come una
ciliegia. L'unica cosa che rimpiangeva era quell'azzurro nei suoi occhi, ora
tanto privi di colore. Ma in fondo mai nessun demone puro era riuscito a
conservare qualcosa nelle sue iridi. Né sentimento, né ricordi. - Verresti
con me domani fuori dal castello?- - Perché fai domande di cui conosci già la
risposta?- rispose lei, mentre Caesar avanzava con un pedone. - Perché io
spero sempre, amica mia.- - La speranza se n'è andata da tempo da questa
casa, Caesar. E tu lo sai bene, vero?- - Tu mi hai dato la speranza. Non
era questo che volevi quando mi hai maledetto quattro anni fa?- - Ciò che
volevo io era restare con la mia famiglia.- - Mi odierai per tutta la nostra
eternità Lucilla?- La demone pura alzò il viso finalmente, fissandolo a
lungo. Ma non apparve espressione sul suo viso. Non pareva neanche che fosse
viva. Sembrava lontana miglia e miglia con la mente. E anche col cuore. - Li
ami?- - E tu sai amare Caesar?- - Tu mi hai insegnato ad amare.- - No,
io ti ho maledetto e ti ho dato i sentimenti che per tua natura non hai.- -
Volevi che annegassi nel rimorso per tutto quello che ho fatto nei miei
novecento anni?- - Forse.- - Mi hai dato un cuore per amare ma ricorda
sempre cosa sono.- - E tu ricorda sempre che finché avrò vita io non
dimenticherò la promessa che ti feci quando arrivai qua.- Lucilla abbassò lo
sguardo e senza che muovesse mano, la sua regina sulla scacchiera avanzò,
implacabile. - Scacco matto.- sibilò. Caesar invece non guardò
neanche le pedine. Si limitò a sorridere. - Ora sono stanca.- - Certo.-
disse con voce flautata, mettendosi in piedi - Ti auguro una buona notte.- -
Aspetta.- lo bloccò sulla porta - Caesar, sai qualcosa di Hermione?- - No.-
rispose, senza voltarsi - Ma conosco qualcuno che sa dove sia.- - Quel mezzo
demone? Ce l'ha ancora con lei?- - Direi di si. Crenshaw non riesce a mandare
giù il fatto che un'umana lo abbia battuto.- - E a quanto pare non regge
neanche che i Mangiamorte gli stiano addosso, vero Caesar?- Cameron stavolta
si volse a fissarla appena sopra la spalla, divertito senza dare a vederlo. -
Mi leggi nel pensiero Lucilla?- - Non sottovalutarmi.- l'ammonì la
demone. - Non l'ho mai fatto e dovresti saperlo bene.- rispose - Ma ti prego
di non intrometterti a meno che non si tratti di vita o di morte. La
Confraternita della Dama Nera è alle prese con gli Auror e non voglio dare ai
maghi e ai gagia un buon motivo per venire a disturbare la mia quiete.- - E
Askart? Divora umani e bestie senza fare distinzioni.- replicò lei,
irritata. - Amore mio, sei stata tu a dire che non ho coscienza, non
ricordi?- - Al diavolo.- la sentì sibilare - Sei un testardo Cameron!- - E
tu bellissima, Lady Lancaster. Sogni d'oro.- e sparì, lasciandola finalmente
sola. All'inferno, pensò lei, spegnendo le fiamme con un gesto della mano.
All'inferno Caesar, all'inferno tutti quanti. Sola. Era di nuovo
sola. Non le importava altro in quel luogo. Voleva solo tornare al
silenzio. Niente di più.
Elettra e Ron sbatterono i giacconi sulla poltrona d'ingresso, esausti. -
Oh, Dray ciao!- sorrise la biondina, voltandosi verso di lui - Come mai sei
ancora...- ma si bloccò, vedendo una testina nera che si nascondeva dietro a
Malfoy - Chi c'è con te?- - Potevi dirlo che eri in compagnia, sai?- frecciò
Ron incurante, stiracchiandosi. - Non è come sembra...- chiarì Draco,
mordendosi le labbra - Dove sta Potter?- - E' giù in lavanderia. Un ubriaco
ha rovesciato la birra addosso a lui e a May.- spiegò Elettra senza capire.
Piegò il capo e notò che dietro a Draco c'era un ragazzino sui dieci anni. Lo
vide un po' spaventato e corrucciando la fronte se ne chiese il motivo. Si
chiese anche cosa facesse uno come Malfoy con un bambino ma il piccolo sembrava
sul serio troppo allarmato. Intenerita, gli sorrise quando un'imprecazione ben
poco fine arrivò dal piano terra. - Viva la finezza!- ridacchiò Ron - Harry,
che c'è non viene più via la macchia?- - Macchia?- urlò la voce di Potter
dalle scale - Mi ci so no fatto il bagno con quella birra!- - Oh,
dai...basterà usare un po' di smacchiante!- cinguettò May arrivando sulla soglia
per prima - Ciao Draco.- - Hn.- fece lui, sempre più stizzoso. Eccolo che
arrivava. Harry era nell'anticamera e appena mosse un passo, sgranò gli occhi,
portandosi la mano alla testa. - Dannazione!- ringhiò, col palmo chiuso sulla
cicatrice - Giuro che se prendo il bastardo che mi sta spaccando la testa in due
lo massacro, è la volta buona!- e si sbatté la porta alle spalle - Ciao
Malferret...- disse quindi, degnandolo appena di un'occhiata, poi però si
bloccò. Finalmente si accorsero tutti del nuovo venuto. E quando
sfortunatamente gli occhi del piccolo Tom incatenarono quelli verdi del bambino
sopravvissuto avvenne la magia. Quella magia. Quella che avrebbe legato
per sempre due stirpi di sangue. Il dolore scoppiò più forte e tanto
lancinante da squarciare i sensi al bambino sopravvissuto. Per un buon quarto
d'ora urlò come uno sotto tortura e solo quando Draco capì che doveva prima
calmare suo cugino, quelle grida si fermarono. Steso sul divano con un panno
sul capo, Harry quasi non riusciva a tenersi fermo. - Tesoro...ti prego
calmati!- Elettra non sapeva più come tenerlo disteso - Avanti, respira!- -
May, prendi dell'acqua presto!- le ordinò Ron che bloccava i polsi del suo
migliore amico, impedendogli di agitarsi eccessivamente - E del ghiaccio!- -
Tom...- gli occhi di Harry si erano fatti febbrili - Tom...Riddle...
Tom...- - Che diavolo dici?- Weasley non ci capiva più nulla - Che centra
adesso?- - VOLDEMORT!- gridò ancora, spingendo lontano sia Elettra che Ron.
Velocissimo riuscì ad afferrare la sua bacchetta e allora fu Draco a mettersi in
mezzo. Si parò di fronte al piccolo Tom, sapendo bene che Potter non ci avrebbe
pensato sopra due volte a far secco anche lui ma almeno doveva provarci. -
Harry...Harry, un attimo...- alitò, alzando le mani come in scudo - Un secondo e
ti spiego tutto...- - Levati di mezzo!- gridò l'altro, praticamente fuori di
sé - Quello è Voldemort!- - Non è esatto.- replicò Malfoy, più calmo - E'
tutto spiegato qua. Leggi...- e gli allungò la lettera di Cameron, senza che
però il moro la prendesse - Credimi, è tutto qui.- - Levati di mezzo Draco!-
disse ancora Potter - Vattene o ti spazzo via con lui!- - Finiscila di
comportarti da pazzo e dammi retta per una volta in vita tua!- strillò il
biondo, ormai furente - Credi che mi metterei mai a difendere Voldemort? Eh? Ma
sei stupido?!- e gli lanciò addosso il pezzo di carta, incazzato quanto Harry -
Leggi quella fottutissima lettera! Muoviti!- Il bambino sopravvissuto non
capiva più niente, non sentiva più niente. Aveva il cuore in gola e la testa gli
scoppiava, ecco cosa sapeva. In più aveva davanti un Tom Riddle bambino. Quegli
occhi blu...li ricordava troppo bene! Quei lineamenti, quel viso! Era
lui! Ma cos'era allora quel dolore che sentiva dentro? Della tristezza? Quel
rimorso? Era quel bambino a provare quei sentimenti? Fu May, che presa
dall'impazienza, spiegò la lettera e la lesse ad alta voce, strabiliando tutti
quanti. - "Gentili Signor Potter e Malfoy..."- lesse l'Auror -"
Vi scrivo per spiegare la venuta di Tom alla vostra presenza. Il bambino ha
espresso il desiderio di raggiungervi a Londra dopo una serie di avvenimenti che
l'hanno portato a credere di potervi aiutare in ciò che sta per accadervi.
Quindi vi prego di prendervi cura di lui, in quanto l'anno scorso siete stati
nominati suoi padrini, per rito magico, come desiderio della matrigna di
Tom."- - Matrigna?- alitò Ron senza capire - Ma insomma chi sei?- - Aspetta...- lo bloccò May, riprendo a leggere -
"
Se vi chiedete chi sia il
vostro ospite, cercate nel passato di suo padre, il Lord Oscuro. Avete di fronte
l'unico figlio di Tom Marvolo Riddle in persona. Sua madre, Bellatrix Black
Lestrange, lo dette alla luce ad Azkaban e in questi anni ha vissuto nel Golden
Fields, nel mio castello. Vi assicuro che le sue intenzioni sono del tutto
sincere e vi posso anche assicurare che non vi è alcun complotto nella sua
venuta a Londra, specialmente riguardanti lei, Signor Potter. Perciò vi prego,
abbiatene cura e proteggetelo dai pericoli. Distinti saluti, Caesar Noah
Gabriel Cameron."- Finita la lettera, Harry aveva le mani che tremavano
vistosamente. Il figlio di Voldemort...il figlio di
Voldemort... Sette anni d'inferno, le chiacchiere, il dolore, le lacrime, i
suoi genitori, Cedric, Sirius, i tanti morti, i torturati... No, non ce la
faceva. Era troppo. - Dove vai?- lo richiamò Elettra, vedendolo afferrare la
giacca come un forsennato - Harry!- Non fece in tempo a seguirlo che si era
già Smaterializzato via, pallido come una straccio. - Cazzo!- ringhiò Draco,
sentendosi tirare per il polso dal bracciale. - Ma dov'è andato adesso?- si
lagnò Ron esasperato. - Da Sirius.- disse secca la Baley - Dray, ti conviene
andare o il tuo braccio...- Il biondo annuì iracondo, con il fumo che gli
usciva letteralmente dalle orecchie. Dannazione, dannazione! Maledetto
Potter! Afferrò il mantello e si preparò ad andarsene, quando Tom, ancora
aggrappato alla sua cinta, lo tirò un poco, ricordandogli la sua presenza.
Malfoy, vista la sua espressione praticamente terrorizzata, dovette girarsi con
fare supplichevole verso gli altri. - Tranquillo.- gli disse Elettra
sforzandosi di mantenersi calma - Me ne occupo io...- e posò lo sguardo sul
bambino, sorridendogli in maniera dolce - Non hai paura che io ti mangi,
vero?- Tom guardò prima Elettra, poi fissò Draco...infine guardò di nuovo la
biondina. Doveva aver creduto alle parole della Baley perché si staccò dalla
cinta del cugino e lo lasciò andare, prima che una forza nascosta gli staccasse
direttamente il braccio sinistro. - Aspettami, dove vai?- gli chiese May,
seguendolo per le scale. - A cercare Potter, no?- replicò gelido. - Vengo
con te.- - Non ci pensare neanche mezzosangue!- - Io devo rispondere per
voi! Lo capisci o no?- sbottò la ragazza e stavolta Draco si girò verso di lei
di botto, con gli occhi argentei incendiati - Adesso stammi bene a sentire! Se
vuoi ficcare il naso in ciò che facciamo non mi sta bene ma per il momento non
ti uccido! Però quando discuto con lui non voglio gente attorno, sono stato
chiaro? E un'altra cosa!- sibilò, avvicinandosi al suo viso - Azzardati a dire a
Orloff qualcosa del ragazzino e ti ammazzo nel sonno!- La faccia contrita di
May la fece apparire ai suoi occhi come una bambina sgridata. - Che carattere
impossibile...- mugugnò la ragazza, una volta rimasta sola - Vabbè...in fondo me
l'avevano detto, no? Speriamo non si ficchino nei guai prima del
tempo...-
A West Gold Lake intanto, alle tre di mattina e in una bella villetta dal
tetto rosso sulle sponde del lago, Sirius Black e Remus Lupin avevano
definitivamente detto addio al loro sonno. Erano stati buttati giù dai letti
da un fracasso bestiale, probabilmente provocato dai soliti due imbecilli che
loro conoscevano bene. Usciti dalle loro stanze tutti arruffati e assonnati,
scesero al pian terreno e naturalmente pescarono Harry e Draco a litigare. -
Vado a prendere del caffè.- mugugnò Remus, infilandosi in cucina. - Ci va
qualcosa di più forte.- - Allora metto del brandy anche nella tua tazza.-
frecciò il licantropo, sparendo oltre la porta. - E allora?- sbottò Black
piazzandosi fra i due - Che è successo stavolta?- - Niente, sua maestà ha di
nuovo dato di testa!- sibilò Draco, svaccandosi su una poltrona del
salotto. Sirius non capì esattamente la faccenda ma appena guardò il suo
figliastro capì che stavolta era davvero qualcosa di grave. Non un comune
litigio. E ci scommetteva che non era più per Hermione. Non aveva mai visto
Harry tanto pallido. Aveva quasi gli occhi verdi cerchiati, nascosti dalle
lenti...e la sua cicatrice era diventata rossa come il fuoco. Stralunato,
sollevò la mano per toccargli la fronte ma il moro si scostò
bruscamente. Tremava, sembrava di nuovo colto dalla crisi che l'aveva colpito
la prima volta a casa di Andromeda tre giorni prima. - E' successo ancora?-
chiese Sirius, ritirando il braccio. - E' successo di peggio.- sibilò Harry,
con voce roca. - Bhè?- l'uomo li guardò interrogativo - Che è successo si può
sapere? Avete visto Rafeus e Vanessa?- - No, il loro fratellino.- ringhiò a
quel punto il bambino sopravvissuto e con una tale rabbia che Sirius stentò a
credere a chi aveva davanti. Strabuzzò gli occhi, posandoli su Malfoy. - Come
prego?- - Hanno un fratello!- sbottò ancora Harry pieno di collera, mentre
rientrava Remus con due tazze in più - Hanno un fratello! Un ragazzino di dieci
anni!- - Bellatrix ha avuto un altro figlio?- si stupì Lupin - Ma com'è
possibile? Era ad Azkaban dieci anni fa.- - Infatti Tom è nato lì.- spiegò
Draco. - Tom?- Sirius alzò un sopracciglio - Si chiama Tom? E come lo
sapete?- - Ce l'hanno mandato a casa come un pacco!- ironizzò Harry acido, al
limite di una crisi isterica - E sai una cosa? Non è figlio di quel deficiente
di Lestrange! Bellatrix oltre che una stronza assassina era anche una
miserevole...- - Frena la lingua!- lo zittì Sirius, facendolo sedere quasi a
forza - Vuoi farti venire un collasso? Spiegatemi, di chi è figlio questo
bambino? E perché ve l'hanno mandato eh? Dov'è stato fino ad oggi?- - Tom
stava a Golden Fields, nel palazzo di Cameron.- rognò Draco con sospiro -
E...quando Bellatrix è stata imprigionata ad Azkaban era già
incinta...di...Voldemort.- Remus, che stava sorseggiando il suo amato brandy
alle albicocche, per poco non si strozzò. Sputò tutto fuori mentre Sirius
credette a uno scherzo. I suoi occhi color cenere erano tanto sgranati che Draco
per un attimo temette che l'attacco di cuore venisse a lui e non a Potter. -
State scherzando...- alitò Remus pulendosi la bocca. - Ti pare che stia
scherzando?- ringhiò Harry, scoppiando come una bomba a orologeria. - Ma
è...è...impossibile!- Sirius, mandato giù di fila il brandy e il caffè, cercò di
riordinare le idee - No, è assurdo. È praticamente impossibile! Bellatrix...- si
fece pensieroso, vista l'espressione dei due ragazzi - Ok, Bellatrix era
abbastanza fanatica per fare una cosa simile ma...è praticamente assurdo!
Voldemort era sposato con Lucilla e a quanto mi hanno detto era innamorato di
lei! Lei era anche mezza demone. Se avesse voluto un figlio potente avrebbe
dovuto pensare a farlo con sua moglie!- - Paddy, senza offesa, ma quando
capita capita...- bofonchiò Remus, con fare tranquillo. - Certo, è capitato!-
urlò Harry spaccando quasi tutti i vetri della casa con la magia - E adesso ho
in casa mia il figlio di quel bastardo che ha ammazzato mio padre e mia madre!
Renditi conto che sono anche il suo padrino!! E Lucilla si è sempre ben guardata
dal dirci che quel maledetto essere viveva coi demoni!- - Maledetto
essere...è solo un bambino!- si schifò Draco - Ma ti senti quando parli?- -
Ehi, il ragazzino è il figlio di Voldemort!- Harry lo fissò furibondo, coi pugni
serrati e le unghie piantate nel palmo - Te lo ricordi Voldemort
vero?!- Draco stavolta alzò lo sguardo verso di lui con gli occhi
lampeggianti per la rabbia. Si mise in piedi e si fronteggiarono come sempre,
come due nemici. Stavolta Harry aveva esagerato, se ne resero conto Sirius e
Remus quando videro l'espressione del biondo. Si, Potter era sempre stato
l'unico a ignorare le insinuazioni su Draco in tutti quegli anni...e ora invece
erano ritornati indietro di anni e anni. - Ragazzi, dai.- Remus fece per
separarli visto che Sirius era rimasto seduto con le palle degli occhi fuori
dalle orbite - E' inutile stare qua a litigare fra voi due. La colpa non è
vostra, tantomeno di Lucilla. E Harry, fattelo dire, ma la colpa non è anche di
quel povero bambino.- - Il povero bambino può anche bruciare all'inferno!-
Harry aveva detto la sua ultima parola. Scavalcò i presenti sdegnato dal
fatto che non lo capissero, che dissacrassero gli anni passati a combattere il
Lord Oscuro. In tanti erano morti, in tanti avevano sofferto. Per cosa? Per
niente! E ora gli dicevano di prendersi cura del figlio bastardo di quell'uomo?
Mai. Meglio morire.
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Capitolo 7 *** Capitolo 7° ***
Milos Morrigan attraversò l'intero West End. Alzò lo sguardo
sull'orologio appeso sopra una tabaccheria e vide che erano quasi le quattro di
mattina. Accidenti, era volato il tempo. Due ore e sarebbe sorto il
sole. Infilò alcune monete nel distributore automatico e dopo aver scartato
il pacchetto, si mise una sigaretta in bocca. Era l'unica cosa che in un
momento simile gli potesse calmare la fame. Dannazione, erano arrivati a
cinque i mesi di astinenza e si sentiva sempre peggio. C'era giorni in cui
addirittura in lui scoppiava un'aggressività di cui aveva un terrore
folle. Sapeva che Jess aveva ragione. Lui lo invitava a nutrirsi regolarmente
e non a digiunare per una questione di rimorsi. - Ognuno si nutre di ciò di
cui ha bisogno, quindi smettila di tormentarti e di fare il ragazzino!- gli
aveva detto, già anni prima - Sei mezzo vampiro, non puoi farci niente. Se non
ti nutri per tanto tempo, rischi di attaccare la prima persona che ti arriva a
tiro e ucciderla! Non è meglio bere sangue a piccole dosi senza uccidere
nessuno?- Si, in effetti Jess aveva sempre avuto ragione...ma Milo era
arrivato a un punto della sua vita in cui la vista del sangue cominciava a
procurargli rimorsi che la sua parte umana non poteva più reggere. I Diurni,
a differenza dei vampiri completi, avevano quell'anima che li distingueva e li
faceva disprezzare dagli altri. Si, pensò dando un lungo tiro. Lui era per
metà essere umano e sebbene quell'altra sua metà fosse quella di cacciatore, il
suo cuore di recente cominciava a impedirgli di nutrirsi. Però doveva rimettersi
in forze. Harry era di nuovo in pericolo. Si sedette su una panchina
mentre un via vai di giovani londinesi infestava le strade. Ridevano,
urlavano, correvano. Ubriachi e felici. Sciocchi...non sapevano quali pericoli
nascondeva la notte. E lui quella notte era uno di quelli. Sogghignò,
vedendo una ragazza dai lunghi capelli biondi come il grano scrutarlo sorridente
dall'altra parte della strada. Poverina. Era solo una ragazza come tante,
pronta a divertirsi senza impegno. Peccato che lui non fosse stato uno come
tutti gli altri. La tizia lo raggiunse, gli tolse la sigaretta dalle labbra e
la buttò via, continuando a fissarlo. La ragazza pensò a quanto fosse bello.
Non aveva mai visto un ragazzo, probabilmente sui ventisette, ventotto anni, con
viso così levigato e pulito. Tantomeno con degli occhi del genere. - Hai
freddo?- sussurrò, prendendolo per mano. Milo si alzò con un debole e blando
sorriso sul volto. Freddo? Non sapeva cosa fosse. - Sei solo?- gli chiese
ancora, guardandolo attenta. - Si.- disse a bassa voce - E tu?- Lei annuì,
avvicinandosi impercettibilmente. Dio, l'odore degli esseri umani era
penetrante...talmente intenso che il Diurno per la fame sentiva le gambe
tremare. Doveva contenersi, doveva frenarsi, pensava. Ma non lo fece. Non ci
riuscì. Era passato troppo tempo... Ore dopo, Milo uscì da un condominio di
periferia e alzò lo sguardo all'orizzonte. Il sole sorgeva. Infilò gli
occhiali scuri e s'incamminò lungo il marciapiede, risentendo il sapore dolce e
amaro del sangue in bocca. Dio, si sentiva squarciato in due. Si sentiva il
peggiore dei traditori e il più amato dei graziati. Dopo aver fatto l'amore,
affondare i denti nel collo di un'umana era sempre stata una delle cose più
eccitanti che avesse mai provato. E purtroppo anche una cosa che lo stremava
dentro. Ogni volta. Ogni volta si era sentito un verme, un serpente che
strisciando aveva morso la sua vittima a tradimento. Fare l'amore con
qualcuno significava abbandono, a volte una grande fiducia. Non un attacco. E
lui, mentre richiedeva fiducia, regalava solo tradimento. Il più subdolo di
tutti. Quella ragazza, di cui non ricordava già più il nome, si sarebbe
sentita debole per almeno una settimana. Aveva esagerato.
Dannazione... Giunto a casa sua, a Charing Cross, Milo saltò direttamente sul
balcone del terzo piano di uno stabile nuovo di zecca, tanto nessuno avrebbe
potuto vederlo veloce com'era. Aprì la porta finestra e finalmente si ritrovò
nel suo nido. Gettò sulla tavola della cucina le sigarette e l'accendino, poi si
levò la camicia che adorava ancora di umana. - Dove sei stato?- Milo si
girò di scatto verso il salotto, furibondo. Con le fauci in vista e le iridi
giallastre contratte, fissò al colmo della rabbia la sua vecchia
conoscenza. - Che cazzo ci fai in casa mia?- ringhiò il Diurno. - E'
questo il modo di trattarmi?- sussurrò una voce pigra nell'ombra. - Vattene
da qua!- sibilò Morrigan afferrando la corda delle tapparelle - Vattene o vedrai
l'alba molto da vicino Lucian!- Un tizio dai capelli scuri lunghi fino alla
vita, raccolti in una coda annodata in nastri di seta, si fece
avanti. Ghignava, o se ghignava. Il bastardo sapeva fin troppo bene che Milo
non l'avrebbe mai bruciato vivo. - Perché tanta animosità?- chiese il vampiro
di stirpe, la nobile stirpe dei Leoninus visto il tatuaggio a forma di leone
alato che gli ornava il collo - Non ci vediamo da vent'anni Milos e ancora mi
odi? Non dovresti.- - L'ultima volta hai cercato di uccidermi. Cosa ti
aspetti...che ti chiami papà?- frecciò Morrigan. - Dovresti.- rispose Lucian,
fratello minore di Askart Leoninus, vampiro di circa cinquecento anni - In fondo
io ho tramutato tua madre in una vampira e lei mi ama per questo. L'ho sollevata
da una miserabile vita mortale. L'ho resa una di noi.- - Peccato che fosse
incinta vero?- Milo si accese una sigaretta, ridendo acidamente - Il fatto di
avere un figlio Diurno ti ripugna, nobile Leoninus, non è vero forse? Cosa sei
venuto a fare papà?- ironizzò quindi, sedendosi su una sedia davanti a lui -
Come puoi vedere non muoio di fame, sono sano e anche ben lungi dal tornare
dallo zio Askart, molto più simpatico di te ti assicuro, a sentire altre
stronzate sul conservatorismo di voi vampiri. Quindi, a meno che tu non sia
venuto a dirmi che un male incurabile sta uccidendo te, quei santi degli zii e
la mamma, ti consiglio di prendere la porta e andartene, così brucerai vivo per
la strada e finalmente Londra si sarà liberata un assassino.- concluse,
sorridendo angelicamente - Allora? Devi dirmi questo?- Lucian sogghignò,
poggiandosi con la schiena al muro. - Ah, figlio...tuo zio ha ragione. Hai il
senso dell'umorismo di nostro padre. Ti sarebbe piaciuto.- - Ma io non sarei
piaciuto a lui come non piaccio a te.- rispose Milo a tono - O sbaglio?- - Ti
sottovaluti. In fondo sei un principe dei Leoninus. E tutti ti temono perché tu
potresti dare vita a una stirpe di vampiri immune all'acqua santa, alle croci e
al sole. Tu potresti distruggere un'era e farne nascere un'altra.- - Mi temi
anche tu. Hai paura che butti te, Askart, Kronos e Gala giù dai vostri troni per
caso?- - Al diavolo, Milos non sono venuto qua per litigare!- sibilò il
vampiro, avanzando quel tanto che bastava per non farsi colpire da un raggio di
sole - Sono qua per parlare di una cosa importante!- Il Diurno sogghignò,
svaccandosi meglio sulla sedia. Ciccò nel portacenere, poi sorrise
arrogante. - Dio, quanto ti costa fare il carino con il tuo sporco figlio
mezzo vampiro eh?- - Sollazzati pure con gli Auror quanto ti pare ma tu sei
un Leoninus!- - E quindi che dovrei fare? Tornare al castello e farmi rompere
l'anima che HO,- disse, sottolineando l'ultima sillaba con una ghignatina -
perché voi dementi avete schifo del mio sangue mezzo umano? Sbagliato. Io sto
bene qua. E poi hai scordato le parole di tua sorella? Non vorrai che mi allei
con Gala spero...- - Lascia perdere i miei fratelli, stupido. Si sta
scatenando una guerra, lo sai?- Lucian lo fissò duramente, come se si fosse
sentito impotente - Harry Potter, che tu stimi tanto, potrebbe di nuovo far
giungere a un conflitto fra Auror e forze Oscure. Contro di lui non ci sono solo
i Mangiamorte, per l'amor del cielo, ma anche gli Zaratrox!- - Già lo so. Me
ne hanno parlato.- Milo lo guardò interrogativo - E allora? Vieni al sodo!- -
Orloff teme che vampiri e i vecchi della Dama si alleino con i Mangiamorte. Sta
scatenando i suoi cacciatori ovunque, vuole ammazzarci tutti!- - Perfetto,
gli darò un mano.- - Smettila, non è un gioco!- - Non sto giocando.-
disse, pacato - Non m'importa nulla di voi vampiri. Se posso uccidere qualche
Mangiamorte ne sarò felice e se per caso tu e Askart finirete sulla mia strada,
non mi farò certo problemi ammesso e non concesso che Gala dia il suo avvallo a
queste ridicole schermaglie con quelli della Dama e il Ministro.- - Cameron
potrebbe decidere di fare qualcosa.- continuò il vampiro, seccato. - Cameron
detesta il chiasso papà, ancora non l'hai capito?- sbuffò Milo - Esattamente
come quell'altro...come si chiama? Ah, si. Lord Demetrius. Lasciate in pace
quella gente, possibile che non capite che i demoni puri non sopportano il
casino di voi formiche? Dannazione, sempre a laccare i piedi eh? Bhè, se hai
finito con queste assurdità puoi anche andartene. Devo farmi una doccia e andare
a lavorare.- - Ti dico solo questo!- Lucian assottigliò gli occhi feroci,
fissando quel figlio con rabbia - Ti pentirai della tua scelta. I maghi ti
marchieranno! Ti temono e ti volteranno le spalle...- - Esattamente come hai
fatto tu.- s'intromise Milo. - ...e poi useranno le loro ridicole ragioni per
far scoppiare un'altra guerra contro le forze oscure! Tu sei uno di noi, non un
Auror! Harry Potter morirà comunque, se non per mano nostra ma per quelle di
Orloff!- Milo stavolta alzò lo sguardo, prestandogli la dovuta
attenzione. - Cosa?- sussurrò, alzandosi lentamente. Lucian scoccò la
lingua, indietreggiando. - Che cosa sai?- gli chiese Milo, con voce
roca. - Vieni a casa e lo saprai.- Stavolta Morrigan sogghignò. Passò
attraverso la luce e arrivato a un passo da suo padre, ghignò ancora. - Un
giorno voi dannati dovrete mettervi in testa che contro il bambino sopravvissuto
non c'è niente fare. Ignoro cosa i vecchi e Galio stiano combinando. Non me ne
frega un cazzo neanche di quello che fate tu, Kronos e Askart...ma Harry Potter
è più forte di voi. Se volete la guerra...bhè, l'avrete. E adesso
vattene!- Dopo avergli dato le spalle, Milo accese ostinatamente la
televisione deciso a ignorarlo. Quando Lucian, ridendo fra sé, si fu
smaterializzato via, il Diurno spense tutto e sospirò. Dannazione. Vent'anni
e quello riappariva così... Squillò il telefono e si costrinse a rispondere,
anche se di mala voglia. - Si?- bofonchiò. - Buon giorno stellina. Serata
fiacca?- l'apostrofò Clay. - No.- Milo fece una smorfia - Ho avuto un brusco
risveglio.- - Hai mangiato?- Il Diurno rise. Nella voce di Harcourt non
c'era il benché minimo avvertimento di predica. - Si, ho mangiato.- rispose,
intenerito. - Oh, meno male...senti, taglia dal lavoro. Ci vanno Jess e
Sphin. Vieni a casa mia.- - Per fare che?- si stupì il mezzo vampiro. - Ho
Blaise steso nel mio letto. Mi sa che Harry e Draco hanno più problemi di quello
che pensano.- Milo sospirò. Addio doccia. Ci mancava anche Blaise,
adesso... Ma se non altro un Sensimago come Clay avrebbe potuto dirgli
qualcosa di più su ciò che i vampiri combinavano. E poi c'era ormai da discutere
la questione Orloff. Che cazzo combinava il Ministro, presto l'avrebbero
scoperto.
Era l'alba quando Draco andò via da West Gold Lake per tornare a
Londra. Solo quando Malfoy sparì, Sirius poté permettersi di entrare nella
vecchia camera di Harry. Non lo trovò a letto. Ma seduto sul pavimento,
contro la finestra, col capo appoggiato al vetro. - Vacci piano con lui,
Sirius.- gli aveva detto Remus neanche due minuti prima - Per lui è sempre dura.
Anche se è passato tanto tempo, Voldemort e i Mangiamorte non spariranno mai dal
suo passato. Ne sarà sempre condizionato e ne soffrirà fino alla fine dei suoi
giorni.- Remus aveva ragione. In effetti lui era sempre stato molto più bravo
a parlare con la gente. - Sei un idiota.- gli uscì detto. Bravo Black, sei
il degno figlio di tua madre, si disse maledicendosi. Harry non si volse
neanche a guardarlo, troppo esausto. Si era preso di nuovo a botte con Draco,
aveva la parte sinistra del viso praticamente coperta di lividi e un dolore
fortissimo che gli partiva da dentro. Litigare con Draco lo stremava sempre.
Gli faceva perdere la voglia di fare qualsiasi cosa specialmente perché la
durezza di Malfoy derivava da una vita crudele, amara. Draco aveva
ragione. Quando lo aveva colpito, dopo che aveva detto praticamente che Tom
avrebbe anche potuto morire, si era preso quel pugno in faccia, franando a
terra...e il biondo, sovrastandolo, gli aveva sputato in faccia quello che
pensava. - Non sono morti solo i tuoi genitori sai, maledetto bastardo?!-
aveva gridato - Ma chi cazzo ti credi di essere? Solo perché sei famoso credi di
poter essere al di sopra degli altri? E che mi dici di Diggory eh? Che mi dici
di Paciock? O di tutti quelli che sono stati torturati? Io dormo bene da soli
quattro anni, lo sai? Fin da quando ho memoria ho sempre temuto che un fottuto
serpente la notte mi trasformasse in un cadavere vivente! E tu, schifoso
arrogante ipocrita, ti permetti di rompere le palle perché i tuoi sono morti?
Sono morti per salvarti!- aveva gridato ancora - Quel bambino non ha colpa! È
nato dalle persone sbagliate, vuoi fargliene un torto per questo? Non ha ucciso
lui i tuoi genitori, non ha mai ammazzato nessuno per un ideale! Tu sei sempre
stato il primo a difendere a spada tratta gli altri e ora, quando la cosa tocca
te, ti tiri indietro vero?- Gli aveva riso in faccia, colpendolo con tutto il
suo disprezzo. Si, Draco sapeva affondare bene quando voleva. Faceva male. Ma
era la verità. E anche Sirius aveva ragione a dargli dell'idiota...ma lui non
ce la faceva. Non poteva stare davanti ancora a quel bambino. Tom
Riddle...quel bambino era il figlio di Voldemort. Per quanto non avesse
colpe, per quanto innocente...lui non ce la faceva. Era umano in fondo. E come
conosceva il perdono, conosceva anche l'odio incontrollato. Serrò i pugni,
alzando il capo verso il soffitto. - Odio quel ragazzino.- sussurrò. - Odi
Draco?- Harry si volse verso di lui, senza espressione - E' diverso.- -
Perché Draco lo conosci e il bambino no?- Sirius chiuse la porta alle spalle,
andando ad appoggiarsi dalla parte opposta della finestra - Ti ricordi di
Lucius? Quanta gente ha ucciso o fatto uccidere?- - E' diverso.- sibilò
ancora Harry. - No, non è vero.- Black lo guardò con crescente
disapprovazione - Quel bambino, per quanto odiassi sua madre, non ha colpa di
ciò che hanno fatto quei bastardi dei suoi genitori. Non è colpa sua se suo
padre era un pazzo che ha immolato migliaia di innocenti in nome di una causa
assurda!- - Non me ne frega niente.- - Non te ne frega niente?- Sirius lo
guardò letteralmente scandalizzato - Dì un po'...ti piaceva quando da bambino
tutti ti guardavano come se fossi stato un alieno? O ti piaceva quando ti hanno
dato la colpa della morte di Cedric solo perché tu sei Harry Potter? Mi sembrava
che Lucilla ti avesse insegnato a pensare con la tua testa, non a badare ai
nomi...ma a quanto pare ha parlato al vento! James sarebbe morto di vergogna,
Cristo.- Harry a quel punto sogghignò, passandosi una mano fra i capelli -
Non è necessario visto che è morto davanti a Voldemort, no Sirius? Te la ricordi
la rabbia quando mi hai trovato in fascia nella casa bruciata? Te li ricordi i
corpi senza vita dei tuoi migliori amici? Eh? Sai io invece cosa mi ricordo?-
abbassò la voce, diventando quasi un sussurro - Mi ricordo delle grida di mia
madre ogni volta che un incubo mi tormenta. La sento urlare...la sento
morire...- i suoi occhi verdi si velarono, facendogli vedere il padrino in modo
sfocato - E adesso non m'importa di cosa cazzo potrete dire tutti
quanti...odierò quel bambino per il resto dei miei giorni. Sono stato
chiaro?- Cadde un lungo silenzio, frammentato solo dal ticchettio di una
sveglia, dal canticchiare degli uccelli. Si stava alzando il vento...che
sollevò le tende, alzò le pagine dei libri... Sirius scosse il capo, tornando
alla porta. - Un'ultima cosa... immagino sarai collegato a quel bambino come
lo eri con Voldemort. Che cosa senti?- Non gli giunse risposta e Black se ne
andò. In fondo non si era aspettato nulla di più. Lo conosceva fin troppo
bene. "Che cosa senti?" Cosa sentiva... Era strano. Si sentiva
solo, vuoto. Pieno di rimorsi, pieno di dolore. Non sapeva più dove finiva
lui e dove iniziava Tom. Sirius e tutti quanti avevano ragione. Lo sapeva. Ma
non avrebbe cambiato niente. La realtà, come la sfera dei sentimenti, era
volubile al variare del battito del cuore. Quando se ne andò, salutò appena
Remus. Andò dritto al Ministero, non volendo passare per casa sua. Una volta
al Quartier Generale degli Auror, non ebbe neanche la forza di alzare il viso e
trucidare gli idioti che sogghignavano, spettegolando sul fatto di May o sui
suoi lividi. Tutti sapevano perfettamente che era Malfoy l'unico a poterlo
conciare in quello stato. Andò a controllare i casi che gli avevano affidato
e visto che non c'era nulla per lui per il momento, tirò dritto lungo il
corridoio, continuando a ignorare chi gli stava attorno. Almeno fino a quando
qualcuno non gli dette una leggera pacca sulla spalla. Si voltò e vide un
sorriso indulgente. May, quando andarono a sedersi nella sala d'attesa, tornò
da lui con un caffè e un muffin e gli si sedette a fianco. L'osservò bere
lentamente, poi mangiare senza fame. E sorrise ancora. - Ci sono poche cose
in grado di stupirmi sai? Però...tu e Draco siete fra queste.- L'Aarons lo
vide fare una smorfia e sorrise ancora - Lasciando perdere le vostre schede, non
ho mai visto due nemici tenere tanto l'uno all'altro, lo sai Harry?- - Perché
sei qui?- le chiese, ostinandosi a ignorare le sue parole. May alzò le spalle
- Orloff mi voleva vedere. Ho lasciato Malfoy a casa. Stava andando da Harcourt.
Non mi ha detto perché...c'è anche Ron con lui. E...col bambino è rimasta solo
Elettra.- Potter stavolta sogghignò, finendo il caffè. Chiese un suo amico
che passava una sigaretta, se la fece accendere e dopo aver dato un lungo tiro
tornò a fissare il vuoto. Era inutile, pensò. Si mise in piedi, deciso ad
andarsene. - Ci vediamo a casa May.- le disse,
Smaterializzandosi. L'Aarons rimase a fissare il punto in cui era sparito,
senza apparente espressione sul volto. Si mise poi in piedi, per andare a
cercare Orloff. Stavolta avrebbe avuto in effetti un bel po' di cose da
dirgli. Auror o meno, Harry Potter era rimasto e sarebbe sempre stato il
bambino sopravvissuto, il bambini alla cui vittoria e alla cui salvezza,
ventidue anni prima, molti maghi avevano brindato. Si, i guai erano tornati.
La guerra era tornata. May volse lo sguardo verso l'ala dell'Ufficio
Misteri. Si, era anche tempo di tornare a fare il proprio lavoro se voleva
ottenere ciò che voleva...
Elettra Isadora Baley aveva vissuto, almeno da
bambina, una vita piuttosto appartata insieme alla madre e a sua sorella
maggiore Isabella che però, essendo di dodici anni più grande di lei e con un
carattere combattivo e spesso anche ribelle, aveva saputo ritagliarsi i suoi
spazi. Elettra invece era stata una bambina quieta, fin dalla tenera età,
molto legata alla madre più che al padre, un uomo di successo nell'alta società
dei maghi. Un uomo rispettato e con un grande fiuto per gli affari. Insomma,
un vero mago in carriera, se così si poteva dire. Un uomo molto potente. Lei
era sempre vissuta nella loro casa, circondata unicamente da maghi e streghe e
con il mondo esterno, quello degli "altri" come diceva suo padre con un po' di
sprezzo, non aveva mai avuto nulla a che fare. Almeno fino a quando non era
stata catapultata a Hogwarts. E lì aveva cominciato a conoscere un mondo un po'
diverso da quello che immaginava lei, specialmente grazie ai tanti amici
mezzosangue che si era fatta. Così in poco tempo aveva imparato che il mondo non
era solo quello che era stato recintato per lei. Ora però, seduta su una
panchina a Lane Street alle tre di pomeriggio, capiva che c'era anche chi non
aveva mai visto altro che violenze e soggetti alquanto pericolosi. Abbassò lo
sguardo, sentendosi fissata. Tom le stava seduto a fianco e la osservava
tutto attento ma quando lei gli sorrise arrossì vistosamente. - Ti piace? Si
chiama granita.- gli chiese, sempre sorridendo. - Si.- annuì il ragazzino -
Grazie per avermela comprata.- - Ma figurati.- Elettra sorrise ancora,
notando le poche efelidi che spruzzavano il naso perfetto del piccolo Tom -
Dimmi, da quanto tempo non vedevi una strega normale?- - Oh...ecco, a parte
Hermione, direi che sono due anni che non vedo un essere umano.- - E stavi
bene nel Golden Fields?- indagò ancora la ragazza. Tom annuì, restituendole
un sorriso molto sereno - Si. Cioè...il palazzo dei Cameron è piano di gente
pericolosa. Ci sono gagia , vampiri e demoni impuri, anche qualche gigante e un
sacco di orchi. Per me non è stato facile vivere lì...ma Caesar è
sempre stato molto gentile con me. È una brava persona. Anche Demetrius...solo
che lui è un po' più...eccentrico.- aggiunse, picchiettandosi l'indice sulle
tempie - Caesar e la mamma dicono che ha qualche problemino di troppo al
cervello per un demone puro.- Elettra sogghignò, chiedendosi che razza di
gente fossero mai questi demoni puri. Perché occuparsi di un bambino, figlio
del Lord Oscuro? In fondo se n'erano sempre infischiati delle beghe fra Auror e
Forse Oscure...perché aiutare Tom? Forse Lucilla aveva avuto abbastanza polso
per convincere tutti quanti. - Senti...Elettra...- il ragazzino dondolò le
gambe, sospirando con aria depressa - Dici che Harry tornerà?- La biondina si
poggiò con la schiena alla panca, iniziando a ridacchiare sommessamente. -
Si,- annuì - direi di si. Anche perché se non torna andrà Draco a prenderlo a
ceffoni!- Tom rimase un po' perplesso del modo in cui la strega ridesse dello
sconvolto di Potter. - Era così arrabbiato...- sussurrò ancora malinconico -
Mi spiace davvero tanto. Non volevo farlo stare male.- - Harry è sempre stato
male per questo.- la Baley gli posò una mano sulla spalla - Tu non centri
niente.- - Però mio padre...- Tom deglutì, abbassando il capo - Mio
padre...- - Sai del padre di Draco?- Il ragazzino alzò gli occhi blu -
Come?- - Si, il padre di Draco. Tutti ora lo chiamano il figlio del
Mangiamorte traditore ma quando era piccolo ti posso assicurare che Draco era
servito e riverito da tutti perchè suo padre era un grande servitore e alleato
del tuo. Lucius Malfoy ha ucciso delle persone, come tutti i Mangiamorte. Ma
Draco invece non ha mai fatto del male a nessuno. E anche se è figlio di un
Mangiamorte a me piace lo stesso. Anzi...diciamo che stravedo per Draco.-
aggiunse, con un ghignetto birichino - E anche Harry. Litigano sempre perché non
si sanno parlare.- - Come scusa?- - Si, a volte quando non sai dire a
parole che tieni a una persona, cerchi altri modi per farglielo capire.-
bofonchiò la ragazza, ridendo - Certo, il loro metodo è da manicomio ma ognuno
ha le sue follie.- tornò a guardarlo intensamente, con aria decisa - Capito?
Draco non ha mai fatto niente di male.- e gli puntò il dito naso - Tu non avrai
mai neanche ucciso una mosca, quindi finiscila di guardare sempre tutti come se
dovessi scuse al mondo intero. Harry sbollirà. Draco non fa una piega con te,
Ron neanche anche se all'inizio era un po' spaventato. Vedi, lui è solo
preoccupato per Harry... mentre per quanto riguarda Edward...mah, per lui basta
che tu sappia giocare a poker.- Tom, per un attimo, si sentì come svuotato di
tutto. Come sembrava semplice. Che strano...aveva passato così poche ore con
quella ragazza e gli sembrava di volerle bene da una vita. Era stata dolce e
gentile con lui, proprio come Hermione e Lucilla, indipendentemente da chi
fossero i suoi genitori. Abbozzò un sorriso divertito e finì la granita,
osservando i turisti per la strada. - Tu e Harry siete fidanzati?- le chiese,
cambiando discorso. Elettra annuì, capendo che il bambino non aveva più
voglia di sondare così la sua anima. Era troppo presto. - Cioè...stiamo
insieme da un pezzo.- gli disse - Ma non siamo fidanzati.- - Lui com'è?- le
chiese Tom curioso - E' vero che è forte e coraggioso come ho letto nei
libri?- - Nei tuoi libri c'è scritto che è un testardo che non si presenta a
lavoro?- rognò una voce alle loro spalle. Edward era finalmente arrivato.
Salutò Elettra con un bacio, poi si appoggiò alla panca, fissando il nuovo
arrivo. - E così sei tu...- disse, scrutandolo - Però...come sempre Malfoy
esagera per telefono. Sei solo un bambino. Ti ha definito come una "grana con
gufo e valigia a carico", manco fossi una sua ex fiamma.- Tom, nell'ora
seguente, passò il tempo facendo amicizia con Dalton e divertendosi un matto a
vedere le invenzioni umane. Quando arrivò anche Ron, sempre in ritardo di
recente e non si sapeva bene perché, i quattro decisero che era ora di andare a
ripescare quei due deficienti ovunque fossero andati a infilarsi. Mentre Gigì
cercava Harry con il suo particolare Radar dell'Amore, come lo definiva lei,
ovvero una sorta di potere che conferiva alla fata la capacità di trovare
l'oggetto dei loro pensieri, Edward si mise d'impegno per insegnare a Tom a
giocare a poker. - Non lo rovinare da subito!- si schifò Ron, attaccandosi al
cartone del latte. - La sventola dov'è?- chiese Edward, ignorandolo. - May
intendi?- il rossino alzò le spalle - E' andata via con me stamattina, ma non mi
ha detto dove.- Tom, sentendo il nome e ricordandosi di quella ragazza per un
attimo volò con la testa altrove. Che strano...aveva come l'impressione di
averla già vista quella strega...forse nell'Acqua della Verità di Cesar. Ma
nonostante questi pensieri, continuava a trovare il viso della Aarons
stranamente famigliare, senza riuscire a ravvisarne la fisionomia. Esattamente
come la strana aura che emanava. - Ho solo sentito il biondastro mandarla al
diavolo coi suoi bei termini razzisti.- continuò Ron intanto. - Ci va a nozze
quando può usarli...- Dalton abbassò lo sguardo sulle carte di Tom - Cazzo, e
meno male che non giochiamo a soldi! Dove l'hai tirato fuori quel full?- -
Possibile che ti fai spillare soldi anche dai ragazzini?- lo rintuzzò Gigì,
svolazzandogli in testa - Stupido Corvonero!- - Corvonero?- Tom in un attimo
s'illuminò come una lampadina, lasciando perdere May e il suo viso stranamente
conosciuto - Della scuola di Magia di Hogwarts vero? La mamma mi ha raccontato
tutto!- - Ah, la mamma.- Ron sbuffò, paziente - Lucilla era di Serpeverde
come Draco, lo sai?- - Si. Tu, Harry e Hermione eravate a Grifondoro, vero?
Anche tu Elettra?- - Già.- annuì la biondina - Piuttosto...forse è arrivato
il momento che ci parli di Hermione, non credi?- - Perché?- il ragazzino
sbatté le sopracciglia senza capire - Cos'ha fatto Herm?- Bella domanda,
pensarono tutti. In quel momento però squillò il telefono e dovettero lasciar
perdere. Appena Gigì sollevò la cornetta, la voce stizzosa di Malfoy invase
tutta il salone, collegato naturalmente alla cucina. Quando ci si metteva
spaventava anche Pinky, infatti il maiale se la dette a gambe nella sua cuccia
al primo piano. - Draco, ti vuoi calmare?!- sbraitò Edward, afferrando la
cornetta dalle braccine della fatina di Harry e portandosela all'orecchio - Che
c'è da urlare?- rognò quindi, riportando il silenzio. Tacque. Poi sgranò
appena gli occhi azzurri e Ron capì che non tirava aria buona. In quel mentre
tornò May che rimase in silenzio, arrivata sulla soglia del primo piano. Vide
che erano tutti in attesa e aspetto che l'ex Corvonero finisse di parlare prima
di fare domande. - Che è successo?- chiese Weasley esasperato - E'
Harry?- - No, è Blaise.- rispose Dalton serrando le mascelle - Era Clay al
telefono. Lui, Draco e Milo sono a casa sua, ci sta andando anche Harry. Ieri
notte Clay ha trovato Blaise in un magazzino che stava andando a fuoco.- -
Cosa?- Elettra sgranò gli occhi, sconvolta - Ma è assurdo! Blaise non ha mai
fatto niente di male!- - Ma perché poi? Lo sanno? E come sta?- insistette
Ron. - Sta bene, ha solo qualche leggera ustione.- li rassicurò Edward,
cominciando a infilarsi il giubbotto - Ma sono giorni che Blaise si sentiva
tampinato, così aveva chiesto a Clay di fare un controllo senza allarmare noi
altri. A quanto pare aveva visto giusto, considerato che hanno cercato di
ucciderlo. Avanti, adesso andiamo!- - E non lo sanno chi è stato?- chiese
May, seguendoli per le scale. - Due opzioni: o deve dei soldi al folletto di
Everland o sono stati i Mangiamorte!- sibilò Ron, facendo passare Tom e Elettra,
per poi chiudersi la porta di casa alle spalle - Non so perché abbiano voluto
colpire lui ma non ci sono altri che possano avercela con Blaise per altri
motivi! Si saranno vendicati per l'aiuto che ci ha dato quattro anni fa!- -
Bhè, allora sono in pericolo quasi tutti i componenti delle case del nostro
anno!- frecciò Dalton, guidandolo dietro alla prima viuzza che arrivò a tiro.
Poi da lì sparirono tutti, il piccolo Tom compreso che a quanto pareva sapeva
fare molto di più di quanto i ragazzi avessero immaginato.
Intanto nella residenza di compagna degli Harcourt, nello Yorkshire, Draco
Lucius Malfoy stava cominciando a considerare seriamente la possibilità di
tornare alle vecchie pratiche del rogo. Quale modo migliore per spedire
all'inferno streghe e maghi? Il rogo. Bruciare e finire poi a bruciare di nuovo
di fronte al diavolo in persona. Per lui non c'era soluzione migliore. Andava
su e giù nel salone d'ingresso, facendo il solco e facendo anche venire la
tachicardia agli elfi domestici che si azzardavano ad avvicinarsi a lui solo per
chiedergli se voleva un altro whisky. Dannazione, dannazione! Avrebbe dovuto
pensarci, come era potuto essere stato tanto ingenuo? - Si può sapere che
cazzo è successo?- Si volse verso la porta. Potter era arrivato. - Che
cazzo vuoi che sia successo?- ringhiò, dimenticando per un attimo la disputa che
avevano avuto poche ore prima - Blaise è stato attaccato da qualche bastardo di
un Mangiamorte! Non si è ancora ripreso...ma in questi giorni ha cominciato a
sentirsi osservato, così per non mettere in allarme noi ha avvisato Clay prima
di uscire da Everland, ieri sera. Ecco perché non è venuto a cena da Tristan.
Fortunatamente Clay l'ha raggiunto in tempo. L'ha trovato in un fottuto stabile
abbandonato. Stavano per bruciarlo vivo!- Harry serrò i denti e i palmi - E'
ferito?- Draco si bloccò, smettendo di fare il solco e lo fissò serio -
Chiunque sia stato a momenti gli ha reciso le vene del polso sinistro. Ha un
labbro spaccato, gli ho rimesso in sesto le tre costole rotte con una pozione ed
è pieno di lividi.- - Quanto ci vorrà prima che si riprenda?- - Ore
forse.- il biondo si lasciò andare seduto in poltrona, accedendosi un'altra
sigaretta. Dette un lungo tiro e si appoggiò allo schienale, letteralmente
distrutto. Praticamente non aveva dormito e Potter neanche, viste le sue
occhiaie. Comunque evitarono di guardarsi in faccia per il momento, ancora
troppo presi a darsi degli idioti da soli. Avrebbero dovuto pensare a Blaise
quasi da subito... - Voglio che venga a casa.- sussurrò Malfoy, dopo minuti
interi di silenzio. Harry annuì, senza dire altro. Anche se Draco non
l'avesse chiesto, l'avrebbe portato a forza ugualmente. Il problema ora si
era fatto lo spazio. Anche Ron doveva andare da loro, senza fare storie. Idem
Edward. E stavano proprio pensando a loro quasi apparirono in mezzo all'anti
salone, quasi davanti a loro. Il primo fu Ron, poi fu il turno di Elettra e
May, quindi Dalton e il piccolo Tom. Harry, vedendolo, si sentì subito invaso
da una rabbia feroce ma qualcosa tornò a colpirlo forte dentro. Il piccolo
aveva subito abbassato il viso, arrossendo e in quel momento Harry si era
sentito colmo di dolore. Possibile che avvertisse i sentimenti di quel
moccioso come con quelli di suo padre? - Allora?- saltò su Elettra - Come sta
Blaise?- Dopo che Draco ebbe di nuovo raccontato di nuovo l'accaduto, Ron
rimase senza parole. - Devono averlo seguito per un pezzo per coglierlo di
sorpresa.- mormorò. - Non è detto.- Malfoy dette un lungo tiro - Ha le nocche
ridotte in uno stato pietoso e la sua bacchetta è ancora incandescente. Chiunque
lo abbia attaccato dev'essere tornato a casa non conciato diversamente da
lui.- - L'edificio è andato totalmente a fuoco?- May ora sembrava la copia di
Hermione, lucida e pragmatica - Se è rimasto qualche indizio io posso
scovarlo.- - Non è il caso di separarsi adesso.- disse Harry. - Perché
no?- frecciò il biondo ex Serpeverde - Magari è la volta buona che ce ne
liberiamo.- - Ti piacerebbe vero?- May esibì un ghigno degno di Malferret -
Ma non accadrà mai.- - Mai dire mai.- replicò lui acido. - Finitela.-
sbuffò lo Sfregiato - Ed, Ron...finita questa storia dovrete andare a casa
Blaise, prenderete tutte le sue cose e le porterete da me. E anche voi due. Da
stasera vi trasferite da noi.- - Cosa?- gracchiò Dalton - Non siamo più a
Hogwarts Harry!- - Infatti. È quello il problema. Non siamo più insieme e non
riusciamo più a difenderci.- gli ricordò il moretto - Quindi appena possibile
farete i bagagli, intesi? E non voglio sentire ma che tengano!- - Ogni giorno
che passa diventi più simile a Black.- Edward sospirò, svaccandosi sul divano -
D'accordo, farò i bagagli tanto mi ero rotto di stare al Paiolo. Piuttosto, Clay
e Milo dove stanno?- - Su con un Medimago.- disse Draco, facendo posto a Tom
al suo fianco tanto per far incazzare meglio Potter - E voi che avete fatto
invece?- - Prima che deste i numeri e andaste a picchiarvi altrove?- ironizzò
Ron con un tatto da far paura - Niente, abbiamo scongelato un surgelato, ce lo
siamo mangiato. Poi Elettra e May hanno messo a nanna Tom.- - E stamattina
l'ho portato un po' in giro.- concluse la biondina, sorridendo. - Spero non
in scopa.- sfuggì a Harry, senza neanche accorgersene. - Perché? Hai da
ridire su come guido?- gli chiese la sua ragazza con tono angelico e pericoloso
insieme. - Assolutamente no.- rispose, tornando a pensare agli affari suoi.
Ci mancava anche il bambino adesso! - Come faremo per le stanze?- stava
dicendo Ron - Non ci stiamo tutti?- - Ho fatto un calcolo.- sospirò la Aarons
tranquilla - Al secondo piano ci sono le camere di Elettra e Harry, quella di
Draco, il bagno e quella stanza ancora vuota.- - Quello è il mio bouduaire.-
si schifò Draco, scocciato - Non ci pensare neanche a metterci le mani
sopra!- - Ma se è vuoto!- - E allora? È roba mia lo stesso, infida
mezzosangue!- - Che palle, ma la vogliamo finire?- Edward gli prese una
sigaretta, ficcandogli anche una gomitata - Possibile che non cambi mai? Fosse
stata un'altra ti avrebbe già ficcato due cartelle!- - Bhè, lei non è
un'altra!- ringhiò Malfoy, stavolta con fare aggressivo. - Non volevo dire
questo.- rispose placido Dalton. - Che cazzo volevi dire allora?- - Sta
arrivando un vampiro.- La discussione si zittì quando la frase di Tom
catalizzò l'attenzione di tutti quanti. Un vampiro? - E come fai a sentirlo?-
si stupì May incuriosita. - A casa di Caesar ce ne sono tanti.- spiegò Tom,
continuando a tenere lo sguardo basso - E ho dovuto imparare a riconoscerli.
Hanno un profumo particolare di fiori...e poi portano un po' di freddo. Però è
giorno...- Manco a dirlo arrivò Milo dalla porta interna della grandi cucine.
Stava discutendo a quanto pareva con la vecchia prozia di Clay. Dopo averla
lasciata, si diresse dal gruppo con fare seccato. - Che stress!- sbuffò -
Ciao gente! Quel bastardo di Harcourt mi ha lasciato con sua zia che si ostina a
trattarmi come un bambino di quattro anni! Oh...e il ragazzino chi è?-
cinguettò, vedendo Tom. Il piccolo mago sorrise. A quanto pareva se la cavava
meglio con gli esseri non umani, pensò acido Harry fra sé. - E' mio cugino.-
gli disse Draco, stanchissimo - Tom, lui è Milos Morrigan.- - Oh, il nipote
di Askart e Gala!- disse il piccolo Riddle, tutto attento - Allora sei...- -
Si, sono lo sporco Diurno.- disse Milo, quasi orgoglioso. - Askart non è tuo
zio?- chiese Ron - E Gala chi è?- - Sono quattro fratelli. Askart è il
maggiore, Lucian, poi è nata Gala e Kronos è il più giovane.- spiegò Morrigan,
osservando poi Tom stranito - Ma tu come fai a conoscerli?- - Abitava a
Cameron Manor.- gli disse Elettra - E' il figlio di Bellatrix.- - Stavi nel
Golden Fields?- Milo se ne fregava di Bellatrix, come di tutti i Mangiamorte -
Ma va?- - Si, Caesar si è preso cura di me dopo la morte dei miei genitori.-
Tom sembrava più rilassato - Lui mi ha fatto conoscere Askart e Kronos ma Gala è
quella che mi sta più simpatica! E tu perché non vivi con loro?- - No,
grazie.- disse, più che sicuro con un sorriso - Sono già circondato da
abbastanza incivili.- - Con incivile parleresti di me?- Clay stava
scendendo dalla sontuosa rampa di scale che portavano al piano superiore e tutti
lo raggiunsero, trafelati. Harcourt per levarseli di torno praticamente li
fece entrare tutti quanti nella camera di fortuna, anche senza il permesso del
guaritore che se ne andò imprecando come un dannato. Una volta davanti al
letto di Blaise, i ragazzi vennero invasi da una rabbia feroce, Draco
specialmente. Per lui, come credeva anche per Harry, era stato sufficiente
capire che erano stati i Mangiamorte. - Questa è una sfida.- sibilò, fra i
denti. - Ce l'hanno ancora con me, non farti saltare i bottoni.- lo bloccò
Harry fermo. - Allora perché non hanno pestato Weasley?- ringhiò Draco di
rimando - Invece hanno massacrato Blaise!- - Hanno deciso di falciare i
traditori secondo noi.- iniziò Clay, sedendosi vicino alla finestra con aria
stanca - Dunque, Jess ha raccolto un bel po' d'informazioni e da quando abbiamo
visto, stanno cominciando a battere le strade per cercare chi non ha aderito
alla causa quattro anni fa.- - Come fai a saperlo?- chiese May
incredula. - Hanno ammazzato Terry Turner due ore fa.- disse Milo e di colpo
tutti quanti sbiancarono. Terry Turner, l'Isolano. L'unico Serpeverde che in
vita sua non aveva mai avuto in bocca Voldemort. Era morto. - Com'è
morto?- chiese Ron, con voce tremula. - Sgozzato.- rispose Milo - Sul posto
ci sono Tristan e Sphin. Ci diranno tutto quando arrivano e Jess neanche un'ora
fa è entrato al Ministero per parlare con Orloff e Duncan. I francesi hanno già
dato l'allarme e della Germania è arrivato un ordine di estradizione per una
ventina di famiglie.- - Ma va? Le cacciano dal paese eh?- sibilò Elettra
sarcastica - E dove andranno? Fatemi indovinare!- - Qua bisogna dare
l'allarme e in fretta anche!- scandì Ron - Non possiamo farci invadere di
Mangiamorte! Avete una vaga idea di quanta gente è in pericolo se sono andati a
riprendere i vecchi schedari di Hogwarts?- - E come facciamo?- Edward scosse
il capo - Che vorresti fare? Rimettiamo Harry a fare da specchio per le allodole
mentre noi ci diamo da fare a sistemarli? Posso ricordare a tutti quanti che
l'ultima volta ci siamo salvati tutti quanti solo grazie a Lucilla? Eh?- -
Allora parliamo con lei!- sbottò Ron. - Con lei?- rise Draco, fissando
un'ultima volta Blaise con gli occhi vitrei - Per me è meglio parlare
direttamente con chi di dovere!- e si diresse alla porta, fissato dai compagni
che non capivano che diavolo stesse facendo. - Dove vai?- gli urlarono
dietro. - Dai miei cugini!- gridò, scendendo le scale di corsa - Tom li ha
visti! Stanno loro a capo di tutto!- - Così ti ammazzeranno!- Non ci fu
verso di trattenerlo. Milo e Dalton lo seguirono, Harry invece non si mosse
dalla sua postazione. Ora, purtroppo, non si sentiva in forze neanche per
catturare un folletto, figurarsi sostenere una conversazione con i figli di
Bellatrix Lestrange. No, decisamente per lui ci sarebbe voluto ancora del
tempo. Era strano. In quattro anni credeva di aver superato ogni
cosa...invece, come spesso diceva Malfoy, le nostre sicurezze erano solo delle
pie illusioni. E Draco questo lo sapeva bene.
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Capitolo 8 *** Capitolo 8° ***
C'era un luogo, oltre a Grimmauld Place, dove
viveva ancora un discreto numero di Black e quel luogo era evitato come la peste
sia da Sirius Black, che da Andromeda Tonks. Perfino Narcissa da qualche tempo
aveva deciso di metterci una pietra sopra...e questo luogo era la residenza
"primaverile" della grande famiglia di purosangue più nota dopo i Lancaster in
tuttala Gran Bretagna. La
pomposa dimora, arredata però con finissimo gusto anche se per alcuni era sempre
stata fin troppo tracotante, si trovava nel Devon, su una collina attorniata da
siepi altissime. Alcuni dicevano che fosse per intimità della famiglia,
Sirius diceva che almeno quelle siepi li nascondevano alla popolazione, Narcissa
e Andromeda invece sapevano bene che era una pura questione di immagine e
divertimento. Con quelle siepi, i Black avrebbero anche potuto tormentare un
babbano in giardino o decapitare un elfo domestico troppo vecchio che tanto
nessuno avrebbe potuto notarlo. La matriarca della casa in quel momento era
anche la sorella della madre di Sirius, ovvero la madre delle tre sorelle Black.
Jocelyn Emmaline Black regnava ancora con pugno ferro e sebbene fosse sempre
stata l'unica ad avere parola lì dentro, anche contro quella del suo dispotico
marito troppo affezionato alle sue amanti da quattro soldi per prestare
attenzione alla moglie, da anni e anni ormai viveva con una perpetua maschera di
rabbia sul volto. Un volto duro e feroce, scavato dalla collera e dallo
sdegno. Il motivo? Le sue figlie. La sua prediletta, la sua primogenita...era
stata uccisa. E onta ancora più grande era stata Narcissa, la prediletta di suo
marito, a portargliela via. Di Andromeda invece non se ne parlava mai. Lei
non era più una Black. Dei nipoti poi non aveva più voluto saperne nulla
quando Draco, il suo rampollo, aveva gettato tutto al vento ignorando la sua
richiesta di farlo diventare unico titolare dei beni dei Black. E quello sprezzo
l'aveva fatta montare su tutte le furie una volta di troppo. Prima le avevano
riferito che suo nipote, in giovane età, si era sporcato con una
mezzosangue...poi era anche venuta a sapere che quella mezzosangue altri non era
che la nipote di Liam Hargrave, suo nemico giurato. E poi la stoccata finale.
Auror. Era divenuto un Auror. Insieme a quel Potter. L'incarnazione di ogni
loro disgrazia. Non passava giorno che in quella grande casa lei non maledicesse
tutti i suoi famigliari, a partire però dal bambino sopravvissuto a cui lei
avrebbe brindato solo quando sarebbe stramazzato al suolo, finalmente
morto. Però da qualche tempo c'era qualcosa, o meglio, qualcuno che con la
sua presenza e i suoi intenti aveva riportato in lei un po' di quel sadico e
perverso buon umore che era stato un connotato specifico anche di
Bellatrix. Rafeus e Vanessa erano gli unici ormai che mantenevano alto
l'onore dei Black. Solo quando pensava a loro il suo arcigno cuore batteva
d'orgoglio. - Padrona...- La vecchia Black si volse verso l'ingresso dove
trovò un Kreacher, che Harry Potter le aveva spedito a casa quattro anni prima a
suon di calci e bestemmie, molto tremolante sulla porta del salone spocchioso,
colmo di arazzi antichi e preziosi. Non che quell'elfo stupido e maniacale
avesse dimenticato sua sorella, pensò Jocelyn, ma se non altro era sempre un
servo fedele. Si chiedeva però cos'avesse da agitarsi in quel modo. Si alzò
in piedi, aiutata da un bastone finemente elaborato in argento che a seconda dei
casi in passato aveva usato sulla testa di Sirius o sugli stinchi del suo marito
traditore e raggiunse la soglia. Nell'immenso corridoio d'entrata, affastellato
di busti di famiglia, ritratti e statue, vide davanti alla porta d'ingresso, di
lucidissimo mogano scuro, suo nipote Rafeus. Stizzita, vide che era
ferito. Il suo viso era tumefatto in più punti ma tacque, vedendo che non era
solo. C'era qualcuno con lui. Un bel giovane, notò. Con capelli castani,
corti davanti e lunghi sulla nuca. Gli occhi era di uno strano colore tra
l'azzurro e il verde. Indossava un mantello senza alcuno stemma
però. Probabilmente un Mangiamorte si ritrovò a pensare, almeno fino a quando
non lo vide in viso. Allora arrossì, ritirandosi nel salone. Un demone! Un mezzo
demone!, pensò portandosi una mano alla bocca. Non poteva essere altro. La
sua compostezza levigata non poteva essere umana! Infatti, Jeager Crenshaw si
era presentato in quel luogo pieno di umani e Mangiamorte che disprezzava solo
per ritirare una cosa che gli stava molto a cuore. Fosse stato solo per lui
avrebbe sgozzato quei due idioti, ovvero Rafeus e la sua dannata sorella, senza
pensarci troppo ma sfortunatamente gli servivano ai suoi scopi. Ovvero sollevare
solo un po' di polvere. Li conosceva da circa dieci mesi e doveva ammettere
che ne aveva già basta. Fondamentalmente Jeager non aveva mai amato gli umani
e ancora peggio, aveva detestato i Mangiamorte con tutto il cuore perché quattro
anni prima aveva rischiato di farsi coinvolgere niente meno che dalla madre di
quei due bastardi con cui ora stava stringendo patti... Ma lui aveva uno
scopo...e voleva portarlo a termine a tutti i costi, quindi doveva stamparsi in
faccia un fottuto sorriso e seguire Rafeus nel suo studio. - Vedo che Zabini
s'è difeso.- disse Crenshaw, una volta seduto in poltrona, lontano da orecchie
indiscrete. - Forse se l'aspettava.- disse Rafeus Rodolphus Lestrange, con
voce impastata a causa del dolore atroce alla mascella - Ma l'ho sistemato
comunque. Se è sopravvissuto dirà a mio cugino i nostri piani, altrimenti con la
morte di Turner otterremo lo stesso effetto. E per te, amico mio, ho un bel
regalo giù nelle segrete.- - Ha opposto resistenza?- chiese il mezzo demone,
sentendosi meglio al pensiero di averla finalmente fra le grinfie. Oh, quanto
aveva aspettato quel momento! Quasi quattro maledetti anni! - Era con
Turner.- sibilò Rafeus, versandosi del whisky - Lei sapeva già da un pezzo che
avevamo in mente, ma non me ne stupisco. In Germania l'abbiamo fatta tampinare
stretta ma anche lei aveva le sue spie. Comunque mia sorella l'ha sistemata
finalmente e ti giuro che non è stato facile. Non fosse stato per te, ora non
avremmo catturato quella sporca mezzosangue e non avremmo ucciso neanche Turner.
Però mi chiedo perché l'hai lasciata a noi.- - Dimentichi con chi vivo io.-
replicò Jeager, alzando un sopracciglio - Se quei due vengono a sapere cosa sto
facendo alla loro preziosa allieva, passerò il resto della mia eternità a
bruciare all'inferno. La donna non l'ho mai vista ma a quanto si dice pare che
sia spaventosamente forte. E Cameron...bhè, lui ci andava a letto con la
mezzosangue.- - Però...se li sa scegliere bene gli amanti.- ghignò Lestrange,
volgare - Prima mio cugino, adesso quel demone...- - Vuoi provare?- frecciò
Crenshaw - Non te lo consiglio. Quella graffia sul serio.- - Oh oh...- Rafeus
esibì un ghigno subdolo e scaltro - Ci hai provato e ti è andata male, non mi
dire. Eppure hai i tuoi mezzi di persuasione. Vuoi davvero dirmi che in quattro
anni che vi scontrate da mattino a sera non sei mai riuscito a scopartela? Da
non credersi!- - Io ti ho avvisato.- Jeager si mise in piedi, già stanco di
quell'umano disgustoso - Allora, dov'è?- - Non per farmi gli affari tuoi...-
Rafeus lo seguì alla porta, per fargli strada nei sotterranei. Scesero lungo una
scalinata umida e tetra, di pietra grezza, nascosta da una tenda magica. Lì
parvero scendere per molti metri -...ma visto che abiti a Cameron Manor, mi
spieghi dove vuoi portarla adesso quella sporca mezzosangue? Se Cameron se ne
accorge non avrai vita facile.- - Temi per me, amico?- - Temo per i miei
piani.- replicò Rafeus, alzando le spalle - Ti conviene non fregarmi.- -
Potrei dirti la stessa cosa, Lestrange. E comunque oltre a quella donna e a
Caesar, c'è un altro demone puro al loro pari nel Golden Fields. Non abita con
loro ma è altrettanto forte, te lo assicuro. Non bada mai a chi entra nel suo
castello. Anzi, diciamo che non bada proprio a nulla. Se gli chiedo un favore
non me lo negherà.- - Allora vediamo di renderla innocua, ok?- soffiò Rafeus,
fermando davanti a una porticina più piccola, simile a quella di una prigione.
Da dentro proveniva un forte sferragliare di metallo e due voci femminili molto
accorate. Appena varcata la soglia, Jeager venne investito da un forte
profumo di rose di York. Accidenti alle umane. Lui aveva il naso
delicato. - Sorella,- Rafeus fece un ghigno perverso, accendendo le candele
con un gesto della bacchetta - vedo che ti diverti.- Crenshaw si guardò
appena intorno, capendo di trovarsi in una vera e proprio camera di torture.
Dannazione, pensò sconvolto. Ma erano umani o demoni quelli? Sembrava la stanza
presente a Cameron Manor. E Caesar non la usava da almeno sei secoli, essendo
per principio contro la violenza. Stravolto, senza darlo a vedere, posò poi
lo sguardo sulle due donne davanti a loro. Una trasudava sensualità e
perfidia, l'altra collera e un orgoglio accecante. Quale delle due fosse più
bella però lui non sapeva dirlo. In fondo, per quanto la odiasse, non era mai
stato immune agli occhi dorati della mezzosangue. Era intoccabile, anche se
coperta di ferite. E quegli occhi ora lo fissavano tanto da trapassarlo...ma
lui la ignorò, facendo uno sforzo. Portò l'attenzione su Vanessa Giselle
Lestrange, quella che risaltava di più a prima vista. Abbigliata in un
pesante abito di raso color sangue, la sua scollatura era tanto bassa che il suo
seno candido sarebbe stato una tentazione anche per un vampiro più che sazio. Ai
polsi, al collo e alle orecchie portava una massa spropositata di gioielli che
s'illuminavano a ogni bagliore delle candele. La bocca umida e carnosa si
piegò in un lento e sensuale sorriso, quando li notò sulla soglia. - Rafeus.-
salutò, con un delicato battere di ciglia - E Jeager. Che piacere
rivederti...- - Il piacere è tutto mio, Vanessa.- replicò Crenshaw,
abbassando finalmente il capo sulla donna che stava seduta a terra, avvolta nel
suo mantello bianco stracciato, coperta di graffi in viso, quasi la
Lestrange avesse voluto
deturparla. Ammetteva che vederla ridotta in quello stato lo faceva diventare
folle di rabbia. La sua nemica...la sua nemica di sempre, umiliata in quel
modo. - Hargrave.- disse quindi, facendole un cenno - Vedo che stai
bene.- La ragazza non rispose, si limitò a continuare a fissarlo, disgustata.
Lo disprezzava, Jeager se ne reso conto in quel momento. L'avevano catturata in
tre, con l'inganno. Da solo non ce l'avrebbe fatta. E lei ora glielo
rinfacciava. Quel suo sguardo colmo di disprezzo lo stava facendo
impazzire. Lei l'aveva sempre fatto impazzire di invidia. Hermione Jane
Hargrave, l'Auror e la Zaratrox che aveva saputo sconfiggerlo. Un'umana. Una
mezzosangue! La sua nemica dagli occhi dorati e dall'anima fiera come quella di
un leone. Lei e la sua forza, lei e i suoi poteri superiori ai suoi. La sua
conoscenza. Lei era sempre stata la più forte. Lei era stata accolta da
Caesar, lei era sua allieva. Sempre e solo lei. - Complimenti.- gli disse
solo, indifferente. - Cosa pensavi?- le chiese Vanessa, afferrandola per i
capelli ricci e dorati - Che avremmo commesso sempre lo stesso errore, sporca e
schifosa mezzosangue?- godette nel vedere la sua smorfia di dolore e la rigettò
a terra, sferrandole un calcio nello stomaco - Ti sei beffata di noi per anni ma
adesso è arrivata l'ora di finirla!- - Le hai spezzato la bacchetta?- chiese
Rafeus. - Si.- la sorella annuì, sorridendo voluttuosa - Le ho portato via
anche gli altri gioielli. Quel bracciale col sangue di Cameron, la
Giratempo, quella perla
nera e anche questo.- e dicendolo lanciò ai due ragazzi un anello d'argento. Un
serpente arrotolato su se stesso troneggiava sulla fedina. Dentro c'erano due
iniziali. D. M. - Ma tu guarda...- Rafeus sogghignò acidamente, sedendosi su
uno sgabello logoro - Si, devo ammettere che sei sempre stata furba, dico bene
Hermione Hargrave? A proposito, che ti ha fatto quello sporco babbano di tuo
padre per convincere una come te a cambiare cognome? Comunque, mio cugino a buon
gusto, devo ammetterlo.- - Neanche tu scherzi.- replicò lei,
serafica. Vanessa, nel rapido giro di un secondo, divenne praticamente
l'essenza della collera probabilmente a causa dell'allusione della loro
prigioniera . Jeager non aveva mai visto una cosa del genere e quasi scattò
indietro quando la Lestrange usando la magia levò Hermione in aria e questa venne
subito legata in mille catene che partirono da ogni punto della cella,
sferragliando in un'eco continuo. Poi venne rudemente sbattuta su una specie di
altare di pietra e da lì non riuscì più a muoversi. - Com'è che è così
docile?- chiese il mezzo demone. - Formula tratta dal grimario di Lumia
Lancaster, serve a bloccare i poteri di un Auror per all'incirca tre ore e sta
quasi scadendo il tempo.- ghignò Rafeus, in piedi accanto alla prigioniera -
Abbiamo recuperato un po' di vecchi testi in questo lungo esilio in Germania e
io e Vanessa ci divertiamo parecchio a usarli, dico bene Hermione?- e le serrò
la mano al collo, facendola agitare - Sai una cosa dolcezza? Non fossi così
dannatamente testarda com'è stato Blaise ieri notte, forse adesso non saresti
condannata a morire.- - Calma, non spetta a voi ucciderla!- sbottò
Jeager. - Vai al diavolo Crenshaw!- sibilò Hermione, faticando a respirare -
Qualsiasi cosa tu gli abbia promesso, sappi che ti stanno solo usando per
vendicarsi di Harry Potter! Ti sei venduto come un burattino! Ti sei venduto ai
Mangiamorte!- - Per avere te?- replicò il demone con un sorriso gelido -
Questo e altro.- - Verrà il giorno che ti ucciderò, te lo giuro!- Hermione lo
fissava con gli occhi incendiati. - Verrà il giorno che ognuno di noi morirà,
tesoro.- rispose lui sarcastico - Ma per te sarà diverso. Sarò io stesso a
spezzare ogni tua magia e a spedirti al creatore.- - Ci sei quasi sorella?-
borbottò nel frattempo Rafeus - La nostra ospite sta per riacquistare i suoi
temuti poteri.- - Un minuto.- Vanessa Lestrange stava facendo qualcosa,
qualcosa che Hermione non riconosceva. Mescolava pozioni con ingredienti che
conosceva alla perfezione ormai...ma non capiva in cosa sarebbero
conclusi. Alla fine, dopo aver gettato probabilmente il cuore di una colomba
dentro a una grossa boccetta col collo lungo, aver mescolato e aver rigettato
via il cuore, Vanessa si volse...e quel suo ghigno la fece davvero sentire
male. - Morirai Hermione Hargrave,- le disse la Lestrange - ma non
oggi. Né domani. Si, morirai ma fra molti anni. Vivrai da morta. Diventerai
fredda, diventerai marmo. Tutti toccandoti ti crederanno morta. Né fiato, né
battito del cuore dimostreranno che sei viva. Né forza, né magia. Né lacrime.
Vivrai chiusa in un corpo senza vita, con un'anima che non potrà mai uscirvi. E
morirai...si, perché tu morirai, guardando da uno specchio i tuoi amici
soccombere al nostro potere.- le sibilò a un dito dalla bocca. Poi
Hermione, gridando, fu bloccata. E iniziò la fine. Tre paia di mani la
tennero stretta per i polsi e per le gambe, poi Vanessa si piegò di più sulla
sua bocca, con la boccetta fra le mani, tenendole aperte le labbra con notevole
difficoltà, visto che continuava a lottare strenuamente. - Sta ferma,
maledetta!- le ringhiò la Lestrange, mollandole un ceffone che le ruppe il labbro
inferiore. In effetti non erano mai state in rapporti idilliaci, questo lo
sapevano tutti in Germania. La loro era un'amicizia, se così si poteva dire, di
vecchia data. Nemiche in tutto, diverse dall'anima in fuori. E cosa
fondamentale...quella mezzosangue, per Vanessa, aveva aiutato Harry a uccidere
sua madre, aveva sedotto suo cugino...e combattuto contro Lord Voldemort, quello
che i due fratelli Lestrange consideravano un vero dio. In quel mentre,
proprio mentre il gelo dell'orrore e dell'angoscia la colpivano, Hermione vagò
con l'ultimo brandello di magia che le restava fino all'unica persona che
avrebbe potuto aiutarla. Un grido. Un grido unico nella sua testa, giunse dove
doveva arrivare. A Cameron Manor. Crudele il destino, quando la prima goccia
del Veleno della Mela di Biancaneve, così lo chiamavano i maghi oscuri,
stava per scivolarle in gola sotto il sorriso di trionfo di quei tre
torturatori, si sentì un rumore fuori dalla porta della cella. Jeager le teneva
le braccia sopra alla testa e dovette restare con lei, anche Vanessa. Così
Rafeus, imprecando perché vedere agonizzare la gente era una delle cose che lo
eccitava di più, raggiunse la porticina dove tutti sentirono la voce strascicata
di Kreacher. - Signore...- bofonchiò - Padrone...c'è suo cugino che l'attende
signore. È arrabbiato signore. Davvero molto signore.- - Mio cugino?- Rafeus
sgranò lo sguardo, voltandosi come un idiota verso Vanessa - Dannazione, è
Draco!- Quel nome fu come l'ultima speranza arrivata quando ormai aveva
gettato la spugna. Come l'ultima mano a cui aggrapparsi. Una mano tesa. E
Hermione, disperata, provò per l'ultima volta. Il viso di quel Serpeverde, di
quel vecchio sentimento, di quella fiamma spenta, le tornò alla mente mentre con
tutta l'anima raccoglieva la voce e le forze per arrivare fino a lui. -
DRACOOOOOOO!!!!!!- Ma poi, purtroppo, fu solo silenzio. Indifesa, privata
della magia, Hermione Jane Hargrave perse l'alito di vita che distingueva gli
esseri umani dalle bambole quando quell'ignobile veleno le scese in gola,
invadendola con una forza violatrice implacabile. E fu come morire davvero.
Sentì la vita scivolarle via dalle dita... I suoi occhi dorati si fecero
vissi, morti...mentre dalle sue labbra ancora usciva quell'ultimo nome, ormai
perso nell'aria delle celle dei Black. Dopo di che Jeager Crenshaw la prese in
braccio e la portò via, senza lasciare più nulla di lei.
Draco Malfoy
intanto sentì un brivido lungo la schiena. Di scatto si girò verso l'interno
della casa dei Black, scostando rabbioso sua nonna che gli arrancava dietro
menando il bastone in aria. Quella voce...pensò col cuore in gola. Quella
voce... Qualcuno aveva gridato il suo nome. Quella voce...la voce di
Hermione. Non se l'era sognata! Scostò la vecchia di scatto, quasi spedendola
seduta in poltrona e subito dopo imboccò il lungo corridoio, andando nell'unico
posto dove un Black avrebbe potuto tenere un prigioniero. Passata la stessa
tenda che aveva condotto Crenshaw nelle segrete, Draco volò giù lungo la
scalinata ma una volta all'ingresso delle celle, in quel buio e angusto
corridoio umido e puzzolente, si fermò. - Draco, non ci posso
credere!- Rimase immobile anche quando la meravigliosa strega vestita di
rosso come una vera nobildonna gli si buttò fra le braccia, stringendolo forte.
Vanessa non era cambiata, pensò amaro. - Vanessa,- bofonchiò frettoloso -
falla finita perché...- - Perché cosa?- Lei si fece indietro, sbattendo le
lunghe ciglia con atteggiamento più che studiato. Si sporse e gli sfiorò la
bocca con un bacio ben calibrato, né troppo superficiale né troppo intimo e
benché sapesse che suo cugino era sempre stato uno di gusti difficili, faticò a
non arrossire di rabbia quando lo vide ritrarsi decisamente infastidito. Che
aveva lei in meno di quella mezzosangue schifosa?, si chiese serrando i denti.
Fece comunque buon viso a cattivo gioco. Era rimasta sola dopo aver mandato via
Rafeus, ancora pesto dalla disputa con Blaise ed era più che decisa a parlare
con quel suo testardo cugino una volta per tutte. Con le buone o con le
cattive. - Cosa fai qua sotto?- gli chiese, prendendolo a braccetto e
cercando di trascinarlo via - Vuoi qualcosa da bere? Oh!- si strinse di più al
suo braccio, premendo civettuolamente il seno contro di lui - Da quante estati
non ci vediamo eh? L'ultima volta che ti ho visto avevamo tutti e due sedici
anni se non sbaglio...e ci siamo divertiti un sacco, ricordi?- aggiunse,
maliziosa - Sono contenta che sei venuto, devi raccontarmi tutto di te!- -
Vanessa.- la bloccò - Per cortesia. Non fare finta di niente.- - Finta di
niente?- fece, sempre con maggior enfasi - Non capisco di cosa parli.- - Ho
sentito gridare qualcuno qua sotto.- le disse, dandole le spalle e cominciando a
cercare ovunque, usando la bacchetta per fare luce - E se non ti dispiace
smetterla con questa farsa, sono qua per parlare di Blaise. Quindi ti conviene
far venire fuori quel bastardo di tuo fratello. Subito.- ordinò poi, imprecando
perché in quelle celle non c'era nessuno. Eppure lui aveva sentito una voce!
Aveva sentito Hermione! Ne era sicuro! La
Lestrange, così simile a sua madre,
incrociò le braccia con fare altezzoso. Era livida di collera ma sapeva
trattenersi alla perfezione. - Sembra che tu stia cercando qualcuno.- -
Non ti si addice questo candore, lasciamelo dire.- ironizzò gelido, facendola
arrossire vagamente - So cos'avete in mente di fare. So anche che siete stati
voi a pestare Blaise e a uccidere Terry Turner.- - Cosa?- Vanessa sogghignò,
con gli occhi neri che brillavano come per confermare ogni cosa - Draco,
sinceramente non so di cosa tu stia parlando. E mi pare così strano che qualcuno
sia stato tanto vendicativo con Blaise...forse, si...forse volevano colpire solo
te, non credi?- Maledetta pazza... - Forse, visto il tuo tradimento hanno
pensato di fartela pagare in qualche modo.- continuò Vanessa con vocetta
fintamente amichevole e premurosa - In fondo tu ami Blaise come un fratello.
Dev'essere terribile, vero Draco? È terribile non sapere mai quando
attaccheranno i tuoi amici e tutti i tuoi cari. Vivere
nell'angoscia...- Bugiarda infame. Maledetta vipera... Draco la fissava
furibondo. Quella dannata praticamente gli stava dicendo esattamente ciò che
stavano meditando. Vendetta. Quei due volevano vendetta per la morte di
Bellatrix, per il tradimento di suo padre e sua madre. Istintivamente le
avrebbe messo le mani al collo per strozzarla seduta stante, memore del viso
pallido di Blaise e di quei tagli che gli avevano procurato sul polso...quando
qualcosa di luminoso attirò di più la sua attenzione. Vanessa, ancora a
braccia incrociate e con le mani curate ben in vista, portava fra i vari anelli
di famiglia e i più costosi esempi modaioli del mercato londinese, qualcosa che
Draco non vedeva da molti anni. Il suo cuore perse quasi un battito quando
vide il suo anello...l'anello di Hermione...quello che le aveva
regalato. L'anello col serpente che le aveva donato a Hogwarts, in un giorno
come tanti, quando ancora non si credeva in grado di amare, quando ancora
Hermione per lui era stata tutto. Si sentì tremare le ginocchia e i suoi
occhi argentati si contrassero, avvertendo continui brividi per tutto il
corpo. - Dammelo.- sussurrò roco. Vanessa corrucciò la fronte, senza
capire realmente stavolta. Poi abbassò lo sguardo e si sentì
persa. Dannazione. L'anello della Hargrave! Se l'era messa al dito senza
pensarci! - Dammelo.- le ripeté con tono molto più calmo di prima, ma
infinitamente più pericoloso. La strega tacque, serrando ancora i palmi poi
con rabbia se lo tolse dal dito indice, scagliandoglielo addosso. - Ma si,
riprenditelo! Tanto su di lei non faceva neanche un degno effetto!- Nel
rapido giro di un secondo Vanessa si ritrovò schiacciata al muro, con Malfoy che
quasi le spezzava le braccia. La strega, che in vita sua aveva dovuto affrontare
di tutto e con sprezzo e arroganza aveva sempre piegato tutti, stavolta deglutì,
cominciando a sentirsi sull'orlo di un precipizio. Non l'aveva mai visto in
quello stato... Non aveva mai visto quegli occhi...sembrava uno
spiritato... - Adesso stammi a sentire.- le sibilò a un dito dalla faccia - E
dillo anche a tuo fratello. Se provate a mettere ancora i vostri miserevoli
artigli su Blaise io vi ammazzo. Provate a rompere le palle a mia madre e vi
ammazzo. Date fastidio a Potter e ai miei amici e passerete le pene
dell'inferno, su questo potrai metterci la mano sul fuoco. Com'è morta Bellatrix
e quel bastardo di Voldemort, uccideremo anche voi due! Non importa quanti
siate, quanti demoni abbiate o quanta magia oscura abbiate a disposizione,
capito Vanessa?- la strinse di più, strappandole un gemito rabbioso - E
un'ultima cosa: non so come l'anello sia finito qua...ma ti posso giurare che se
la ritrovo con un solo graffio, ti sbuccerò la faccia come una mela e passerò il
resto della mia vita a fartela pagare, sono stato chiaro? Non gli giunse
risposta. E non ce ne fu bisogno. Umiliarla in quel modo era stato più che
sufficiente come avvertimento. Col suo anello al dito se ne andò da quella casa
immonda, conscio di avere puntati nelle spalle due paio d'occhi minacciosi che
non gli avrebbero fatto passare liscia quella piazzata ma a lui non importava
più. Una volta fuori da lì trovò Edward ad aspettarlo, con Milo formato
pipistrello che si arrampicava allegro sulla sua schiena. Vedendo la sua faccia,
Dalton preferì non fare subito domande, così nel silenzio totale tornare a casa
di Clay dove le acque ora erano un po' più tranquille.
Il piccolo Tom
scese dalla grande finestra del salone della casa degli Harcourt con un gufo
bruno sul braccio. Portava una lettera per lui vergata con la elegante
calligrafia di Caesar e ne fu subito contento. Peccato che non avesse notato che
Harry, scendendo dalle scale per andare in cucina, lo stava osservando
attentamente. Quando se ne accorse, il ragazzino arrossì di nuovo e la testa
di Potter subì un'altra fitta dolorosa. Accidenti a quel rimorso!, pensò
l'Auror tenendosi le tempie dolente. Se fossero andati avanti così nel giro di
un mese sarebbero finiti tutti e due al manicomio. - E' una lettera di
Caesar!- gli disse subito il bimbo con tono accorato - Mi scrive solo
lui.- Forse stava cercando di dirgli che non aveva contatti coi Mangiamorte,
pensò Potter. Mah... - Appena Blaise starà meglio andremo a casa.- bofonchiò,
cacciandosi le mani in tasca - Noi lavoriamo tutti quanti, quindi a seconda dei
turni dovrai passare del tempo da solo. Elettra fra qualche settimana ricomincia
gli allenamenti e anche Blaise deve tornare a lavoro.- Tom annuì, compito -
Non farò disastri in casa e grazie per ospitarmi.- - A quanto pare non
avevamo altra scelta.- sibilò Harry, non riuscendo a frenarsi. Vedendo la faccia
del ragazzino si sentì un verme, cominciando a chiedersi se c'era qualcosa di
cui andare fieri nel maltrattare un bimbo così piccolo. Gli sembrava quasi di
essere tornato indietro nel tempo, quando i Dursley maltrattavano
lui. Neanche Tom aveva dei genitori, si disse, guardandolo
attentamente. Ecco perché sentiva la sua solitudine. Ecco perché si sentiva
pieno di rimorsi. Sospirò, passandosi una mano fra i capelli. -
Senti...poi dovremo mettere a posto la tua stanza.- gli disse, imbronciato - Se
hai qualcosa di tuo fattelo spedire da quel demone, altrimenti andremo a fare
compere da domani.- Tom, colto di sorpresa da quella gentilezza, s'impappinò
leggermente - Ecco...la mamma ha detto di usare il suo conto per le mie
spese.- - Allora passeremo alla Gringott.- Harry si sporse da una finestra,
vedendo che Draco e gli altri tornavano. Bene, chissà che era capitato quella
volta, accidenti, c'era sempre un casino di troppo. Dalla faccia di Malferret
poi, non doveva essere stata un visita di cortesia. Mezz'ora dopo stava
ancora imprecando come un forsennato, facendo drizzare tutti i capelli alla
vecchia zia di Clay, svegliando Blaise che era ancora un po' malconcio e
strapazzando i più deboli psicologicamente. - Quindi sono quei due.- disse
Ron, senza essere troppo stupito - C'era da scommetterci...- - Già fatto.-
sentenziò Edward. - Vogliamo calmarci un secondo?- sbuffò Clay - Ok, sappiamo
chi abbiamo davanti ma non sappiamo in quanti realmente siano. Una volta eravamo
a Hogwarts, in un luogo chiuso e protetto che voi conoscevate come le vostre
tasche, ora è più difficile quindi finché non avremo messo a punto uno
strategia, dovremo starcene tutti in casa. Tristan ha già parlato con Duncan
mentre eravate fuori. Lui non ha niente in contrario ma Orloff vorrà delle
spiegazioni.- - Si fotta Orloff.- ringhiò Draco, rabbioso. - Con tutto il
rispetto ma è il Ministro della Magia!- sentenziò May, guardandolo storto - E
poi tendo a ricordarti che quattro anni fa avete rischiato tutti di morire. Come
pretendete di fare questa volta?- - Qualcosa ci verrà in mente.- bofonchiò
Harry - Ma devo sapere quanti sono.- - Tom...- Elettra guardò il ragazzino,
colpita da un particolare - Non hai detto di avere visto i tuoi fratellastri
nello specchio di Cameron? Non potresti guardarci ancora?- Il ragazzino fece
una smorfia - Caesar non vuole. Solo un demone puro può guardare in quello
specchio. È come uno specchio delle brame...ma è più forte di quello dei maghi.
A momenti ci restavo risucchiato dentro.- - Ecco, sarebbe il massimo.-
fischiò Edward - E allora? Che si fa?- - In quanti sono in gioco?- bofonchiò
Milo pensoso - Dunque, non sappiamo se i vampiri parteciperanno, non sappiano
cosa combinano quelli della Dama, non sappiamo quanti Mangiamorte abbiamo fra i
piedi, né se gli Zaratrox centrano veramente. Oh, gente non sappiamo un
cazzo...- - Tanto per cambiare no?!- sbraitò una voce dalla porta. Tutto
il gruppo si voltò per vedere Tristan Mckay apparire sulla soglia. - Ciao
Mc!- ironizzò Harry - Sei qua per aggiungere guai?- - Si. Decisamente.-
sibilò sarcastico - Sono appena stato con Sphin dov'è stato ucciso Turner. Sono
stati i Mangiamorte senza dubbio. Hanno lasciato il marchio di quello schifoso
di Voldemort il bella vista. È proprio una dichiarazione di guerra...- ma si
bloccò, vedendo le facce dei ragazzi. Che aveva detto? Notò anche che c'era
qualcuno in più. Chi era il ragazzino? - Tristan...- visto che Harry non
parlava, fu Ron a farlo con un sorriso forzato - Ecco, ti presento
Tom.- Mckay fece spallucce. E allora? - E' lui il fidanzato di Lucilla
vero?- sussurrò il piccolo, guardando Elettra. - Lucilla?- Tristan aveva
subito rizzato le orecchie - Come conosci Lucilla?- - Bhè, tanto vale
dirglielo no?- sbuffò Clay spavaldo - Mc, ti presentiamo il tuo
figliastro.- Un'ora dopo, con una pesante dose di whisky e anche un bel
sedativo, Tristan riuscì a mandare giù il fatto di trovarsi davanti al figlio di
Voldemort, l'uomo che gli aveva strappato Lucilla e il fatto che, visti i suoi
rapporti con la Lancaster che era la sua matrigna, lui era diventato una specie
di patrigno nel rapido giro di cinque minuti. Fu una batosta decisamente
parecchio forte, considerato che quell'unica che aveva visto Tom Riddle, a cui
suo figlio somigliava moltissimo, c'era mancato poco che si ammazzassero tutti e
due, anche con Silente nella stanza. - Ma com'è potuta succedere una cosa del
genere?- alitò, continuando a guardare il piccolo Tom. - Cosa?- frecciò Clay
che si divertiva sempre a fargli dare i numeri - Com'è nato o com'è che sei il
suo quasi patrigno?- - Dai Harcourt!- Milo versò altro whisky al suo amicone
del cuore, cercando di fargli riprendere un po' d'aria - Su Tri... non casca
mica il cielo! E poi se Lucilla non ci ha mai detto niente di lui avrà avuto i
suoi buoni motivi.- - Certo, forse voleva evitare che uccidessi qualcuno a
diciassette anni.- frecciò Harry, neanche a voce tanto bassa. - Tappati la
bocca Sfregiato.- rognò Draco - E' inutile stare qua adesso a menarla col
marmocchio. Ce l'hanno mandato e ce lo teniamo. Anzi, meglio ancora che stia con
noi visto che Vanessa e Rafeus non sanno neanche della sua esistenza, altrimenti
verrebbero subito a riprenderselo!- - Assicurato.- ghignò Clay amaro - Il
figlio di Lord Voldemort in giro...i Mangiamorte ci ballerebbero sopra!- -
Vogliamo lasciare quei maledetti fuori da questa storia?- sbuffò Elettra - Per
il momento dobbiamo tenere al sicuro Harry e Tom, dobbiamo rimettere Blaise in
sesto e trovare il modo di proteggere tutti quelli che quattro anni fa sono
stati a Hogwarts e hanno combattuto con noi. Quindi...vabbè, a parte la settima
classe delle quattro case...c'ero solo io del quarto anno, Ginny del sesto ma
lei è già al sicuro. E poi...direi di avvisare Luna Lovegood.- - E per gli
altri che facciamo?- bofonchiò Ron - Mandiamo lettere a ognuno dei nostri
compagni?- - Vedi altre soluzioni?- sibilò Harry seccato. - Tanto tempo un
giorno e questa storia sarà di nuovo di dominio pubblico. Vi ricordate cos'è
successo quando è morto Cedric Diggory?- disse Tristan con fare calmo - Harry è
stato messo alla berlina con Silente ma poi tutti ci hanno creduto, alla vista
dei fatti. Stavolta avremo di nuovo tutta la popolazione schierata col bambino
sopravvissuto.- - Richiamiamo il vecchio gruppo?- propose Milo - Rimettiamo
in piedi l'Ordine della Fenice.- - Non basta.- Tristan sospirò, sorseggiando
l'ultimo goccio di liquore - Cavolo, stavolta la questione è più grande, quindi
dovremmo darci tutti quanti una mossa. Prima cosa...e lo so che ti fa schifo
Milo ma devi farlo lo stesso. Dovresti tornare a casa dei tuoi...e capire che
hanno in mente di fare i vampiri.- - L'ho già visto stamattina.- Clay e
Tristan allargarono gli occhi - Chi hai visto scusa?- - Mio padre. È venuto,
ha rotto, ha minacciato, ha traccheggiato e poi se n'è andato. Secondo lui è
Orloff che vuole scatenare la guerra. Dice che userà il conflitto fra Auror e
Mangiamorte per buttarsi poi contro quelli della Dama Nera e i vampiri.- -
Orloff non farebbe mai una cosa simile!- sbottò May seccata - E' una cosa
assurda!- - Non meno degli Zaratrox che ritornano per mettere a posto le
vaccate che i maghi stanno combinando.- le disse Draco acidamente - Visto che
fai il cane da riporto, tesoro, perché non chiedi al tuo capo che ha in mente
eh?- - Orloff non ha niente in mente, possibile che tu sia così fissato?-
replicò lei. - E allora perché ti ha mandato a spiarci?- May allargò la
bocca, sdegnata - Ti ho già detto che non sono qua per spiare, ficcatelo in
questa bionda e vuota! Mi sa che sei tu che hai la coda di paglia!- - Per
l'amor di Dio, volete smetterla?- s'intromise Elettra - Basta, non serve
litigare!- - Infatti, qua mi serve tutto il vecchio gruppo!- scandì Harry
mettendosi in piedi - Mi serve Hagrid, Kingsley, Ninfadora, Lux, Remus e Sirius!
Darei un braccio per poter parlare con Lucilla accidenti!- - E non meno
importante qua ci serve Hermione.- sussurrò Ron, fissandolo attento - O
sbaglio?- - No, per niente.- Potter annuì almeno fino a quando Draco non
cominciò a levarsi un guanto. Dopo un attimo prese al volo ciò che Malfoy gli
lanciò. Nel palmo ora aveva un anello d'argento, con un serpente. Gli era
famigliare. - Non è tuo questo?- chiese pacato. Malfoy annuì, tetro -
Si. A marzo di quasi cinque anni fa lo regalai a lei. E sai dove l'ho
preso?- I ragazzi sgranarono gli occhi, capendo al volo. - Era nella casa
dei Black?- saltò su Ron - Allora Hermione era lì!- - No, ho guardato
ovunque. Lei non c'era. Ma se c'era il mio anello allora è stata là.- -
Parlate della vostra amica Granger?- chiese May - Se è tornata in Gran Bretagna
io posso saperlo nel giro di due ore. Vado al Ministero, ho il permesso per
controllare i vostri fascicoli. Nessuno lo noterà se controllo anche quelli di
questa ragazza.- - Attenta mezzosangue, così finirai per violare il tuo bel
codice di comportamento!- ironizzò Draco, già abbastanza nervoso per conto suo.
May però si limitò a scoccargli un'occhiata in cagnesco, quindi sparì senza più
degnarlo di uno sguardo, praticamente mandandolo al diavolo. - Dalle fiato,
ce la sta mettendo tutta per darci una mano.- disse Ron indulgente. - Io di
quella mi fido poco.- continuò il biondo serpente - Da una che arriva da Orloff
mi aspetto questo e altro.- - Ma tu guarda...- ridacchiò Edward, dando il
gomito a Harry - Cosa dicevamo noi tempo fa? Ah si, "Da un Malfoy ci si può
aspettare di tutto. Lasciate che la serpe colpisca
!" Ti ricordi Dray?- - Sta
zitto Dalton, fammi il favore!- ringhiò il biondo mentre gli altri se la
ridevano - Come sta Blaise piuttosto?- - Le costole e il polso sono tornati a
posto. Una settimana e sarà come nuovo.- disse Clay - Per qualche giorno dovrà
andarci piano e assolutamente non deve lavorare.- - Se lo scorda di tornare a
Everland.- disse Elettra seria - Siamo tutti nei guai!- - Ok, quindi adesso
andiamo tutti a casa eh?- propose Tristan - Mentre May vi cerca i registri e le
informazioni su Hermione, voi cominciate a contattare i vostri vecchi compagni,
ma evitate quelli di Serpeverde.- - Cosa?- Ron parve impallidire - Ma non
tutti erano coinvolti!- - Si, l'unico che non era coinvolto ha tirato le
cuoia!- frecciò Milo - Chi hai in mente?- - Ecco...- il rossino parve in
imbarazzo - Non so...magari la ex ragazza di Blaise...gente del genere...- -
La
Caige dici?
La cacciatrice?- Elettra fece mente locale - Si, forse lei la posso rintracciare
io.- - E tutti gli altri? Qua bisogna fare una specie di rimpatriata del
nostro anno.- disse scettico Harry, quando Edward guardò il calendario e
s'illuminò tutto - Forse non ce ne sarà bisogno! L'hanno scorso non è stato
l'anno dei fratelli di Ron a festeggiare a Hogwarts?- - Ma si, è vero!-
Weasley annuì, ricordandosi di colpo - Fred e George sono andati al ritrovo del
loro anno! Silente ci tiene tanto a queste cose che ogni anno chiede la riunione
delle classe proprio a Hogwarts! Quindi troveremo tutti i ragazzi lì!- -
Certo, sperando non li facciano secchi tutti prima.- sibilò Draco ironico. -
Mi sa che stasera ci sarà parecchio da scrivere.- si lagnò Elettra - Vabbè,
l'importante è avvisare tutti quanti. Comunque se fossi in voi io contatterei
anche Lucilla, poi fate come vi pare.- - In effetti la mamma aveva detto di
avvisarla se c'erano problemi...- borbottò Tom pensoso. Tristan, sentendo
quell'appellativo, fece un grosso sospiro - Io e te poi dobbiamo parlare,
capito?- - Ok.- annuì il ragazzino - Comunque se volete le scrivo stasera.
Magari si sbottona un po'...- - Non ci può guardare lei in quello specchio
del cavolo?- mugugnò Ron imbronciato. - La mamma non esce mai dalla sua
camera.- ribatté Tom per l'ennesima volta - Però lei e Caesar sapranno dov'è
Hermione. O se non lo sanno potranno dirci come trovarla.- - E meno male che
tu eri venuto qua per aiutare.- sentenziò Draco, dandogli qualche pacca sulla
testa - Ok, gente siamo tutti d'accordo? In questa settimana battiamo il
territorio, poi ci ritroviamo e mettiamo a punto una tattica.- - E' l'unica
cosa da fare.- disse Milo - Io intanto andrò comunque dai Leoninus. Salteranno
di gioia a vedermi.- sibilò, sarcastico iniziando a mettersi addosso il mantello
con aria quanto mai seccata, visto che neanche poche ore prima aveva mandato al
diavolo suo padre! Ci mancava che ora tornasse a quel castello come nulla
fosse... - Se non torno o mi hanno fatto un bagno nell'acqua santa, oppure mi
sto rimpinzando con mia zia!- e si smaterializzò via, lasciando gli altri a
decidere delle ultime cose. Quando si separarono e il gruppo tornò a Lane
Street, Harry Potter rimase a lungo sul balcone, a osservare il tramontare del
sole. Che strano, pensava con espressione vacua e triste. Anni di silenzio, di
tranquillità, di vita quasi sempre serena. E poi tutto, senza il minimo
preavviso se non Tom che si presentava davanti a lui per aiutarlo, cambiava, si
stravolgeva. Tutto tornava come prima. Al tempo in cui tutto era semplice e nel
contempo troppo difficile. Si volse appena col capo sopra alla spalla, per
vedere Tom seduto a terra, davanti al tavolino del salone con le gambe
incrociate. Stava scrivendo a Lucilla e a quel Cameron. Harry sperò con tutto il
cuore che almeno Lucilla, l'unica che aveva sempre vinto contro ogni nemico,
avesse di nuovo potuto aiutarlo. Solo lei ormai poteva indicargli la strada
da prendere. Avrebbe anche solo voluto sentire la sua voce, avere un suo
consiglio. Qualunque cosa, tranne che vagare ancora in quell'incertezza
spossante. - Sei già abbastanza inguardabile senza fare anche quella faccia
da martire.- gli disse Draco, passandogli accanto con la solita sigaretta fra le
labbra. - Oddio, non cominciamo eh?- gli disse Potter, senza guardarlo -
Tanto su questa storia non saremo mai d'accordo.- - Se non trovassi un gusto
perverso nel litigare con te credi che vivrei qua Sfregiato?- replicò il biondo
a tono, dando un lungo tiro - Allora? Dai, dimmelo. Tornerai a essere il bambino
sopravvissuto vero?- - E tu da che parti ti schieri stavolta?- rispose Harry,
sorridendo a mezze labbra - Che vuoi fare signor Malfoy?- Gli giunse un
debole ghigno, accentuato da quegli occhi argentei a lucidi. - Mi
hanno portato via qualcosa.- disse Draco a bassa voce - Non posso di certo
lasciargliela.- - Come sempre sei stato chiarissimo.- frecciò il moro,
scroccandosi le nocche - Bene, gente è ora di sistemarsi per stanotte. Edward e
Ron si mettono di sotto nella stanza degli armadi, poi la sistemeremo domani.
May dobbiamo mettere Blaise nella camera degli ospiti.- - Ma figurati!-
sorrise quella, portando the per tutti e mettendo il limone in quello Draco,
senza neanche chiedere, come se avesse sempre saputo che a lui piaceva solo così
- Non c'è problema, anzi, se volete stanotte il primo turno con lui lo faccio
io.- - Non ho bisogno della balia, cercate di capirlo!- bofonchiò il povero
Zabini, spalmato sul divano. - Sta zitto, non lo vedi come sei conciato?-
ringhiò Draco stizzito - Tappati la bocca e dormi! Così la prossima volta impari
a dirmi che ti seguivano!- - Che palle...- - Nel bouduaire della serpe chi
ci va?- chiese Ron. - Ci mettiamo Tom per adesso, poi troveremo una
sistemazione più comoda.- sorrise Elettra, accendendo la tv - Rimane così la
stanza di Draco e quella mia e di Harry. Presupponendo che...- iniziò, ma Malfoy
la bloccò subito, con fare arrogante e supponente che ricordava tanto il passato
- Presupponendo che io con la mezzosangue non vorrei dividere neanche la casa,
con lei ci dormi tu piccoletta, sono stato chiaro?- - Preferisci dormire con
Harry piuttosto che con me?- ironizzò May, cominciando lentamente a sciogliersi
e guardandolo con aria birichina - Potrei anche offendermi, sai?- - Fa' un
po' come ti pare!- disse Draco, un po' spiazzato da quella risposta. -
Scusate, mi date una civetta per mandare la lettera a Lucilla per favore?-
s'intromise Tom con la sua voce squillante. - Si, prendi Edvige! Lucilla la
conosce, vero Harry?- - Fate quello che volete...- E andò a finire che la
giornata fu l'ennesimo casino, solo che stavolta a Lane Street c'era una vera e
propria baraonda. E Harry Potter ne sarebbe stato davvero felice, se solo una
persona non fosse mancata all'appello. Chissà Hermione...chissà quando l'avrebbero
rivista...
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Capitolo 9 *** Capitolo 9° ***
- Attento al
gradino...- - Ci vedo, non ho bisogno che mi aiuti mezzosangue!- - Guarda
che inciampi...- - Senti Aarons vuoi tacere!?- Draco Lucius Malfoy
continuò a imprecare ai quattro venti, mugugnando frasi a una velocità tale che
May capì soltanto "...guarda se devo lavorare come uno schiavo... roba da
proletari... maledetta mezzosangue..." e niente altro. Era un bel venerdì
mattina, c'era il sole ed erano in compagnia ma il principe dei serpenti non era
tipo da apprezzare le piccolezze. Stavano tirando il vecchio cassettone di May
in mezzo al corridoio del secondo piano e a dire il vero tutta la casa di Harry
Potter era nel pieno delle pulizie di primavera, o come lo chiamava Draco,
"nella rottura di coglioni che non avrebbe portato da nessuna
parte." Comunque Malfoy non era mai stato portato per i lavori manuali e
quello sfacchinare in casa per i due piani portano su e giù roba che non era sua
solo per fare posto agli altri, ovvero Ron, Edward, Blaise e Tom, gli aveva
fatto rapidamente salire il sangue alla testa, visto e considerato poi che
l'avevano lasciato da solo con l'Aarons apposta. Stava cominciando a pensare
che Potter e la piccoletta stessero facendo di tutto per farli diventare
amici...al diavolo! Una volta sbattuta rudemente la cassapanca di cedro in
mezzo al salone del primo piano, May si tolse dagli occhi la frangia, accaldata
e stanca. - Grazie per l'aiuto.- gli disse, slacciandosi i primi bottoni
della camicia. Malfoy guardò altrove, stizzito - Mi hanno obbligato.- -
Proprio non sei capace di essere gentile con chi è mezzosangue eh?- gli disse
dietro, sarcastica. - Spiacente carina!- sibilò freddo - Potresti anche
slacciartela tutta quella camicia, tanto non servirebbe a niente!- - E credi
che l'abbia fatto per te?- frecciò ancora May, decisa a non mollare - Guarda che
non sei l'unico gallo del pollaio! Potrai anche essere appetibile a livello
visivo ma nel resto sei insopportabile!- - Ecco, visto che non ci sopportiamo
perché non sgommi?- - Insomma, basta!- sbuffò Blaise poco lontano,
vistosamente legato da corde magiche, sul divano del salone - Draco ma non ti
hanno insegnato un po' di buone maniere con le donne? Insomma, un po' di
eleganza no?- - Tu vedi di stare zitto!- sibilò il biondo - E stattene anche
buono, almeno finché non capiamo cos'hai!- L'espressione da cucciolo ferito
di Blaise intenerì May, ma di certo non Draco che in vita sua non aveva mai
visto niente che potesse lontanamente paragonarsi a ciò che era accaduto la sera
prima, dopo cena. Appena svegliato la sera prima, Zabini aveva faticato un
attimo a capire dove fosse finito ma poi aveva ricordato tutto e i suoi amici
erano stati molto solerti nel fargli ritornare la memoria: a momenti l'avevano
quasi strangolato per essere stato tanto incosciente da andare in giro da solo,
sapendo che era inseguito. Aveva dovuto descrivere dall'inizio alla fine il
colloquio, se così si poteva definire, avuto con Rafeus e tutto nei minimi
dettagli. Il fatto poi che Rafeus avesse nominato Hermione parlando di Draco,
aveva fatto capire a tutti che la Grifoncina aveva avuto contatti coi due
fratelli Lestrange. L'unico problema era che non ne sapevano il motivo. Tutto
era stato calmo durante quella pausa, avevano cenato tranquilli, i ragazzi
avevano perfino presentato May a Blaise e anche il piccolo Tom quando di colpo
qualcosa negli occhi blu petrolio di Blaise era cambiato. Era scattato come una
furia verso May, con lo sguardo spiritato di un assassino e per fermarlo erano
stati addirittura costretti a tramortirlo. Ore dopo, quando era tornato di
nuovo in sé, non sapeva assolutamente dire cosa gli fosse successo. - Non è
che ti hanno iniettato qualcosa?- aveva ipotizzato Ron sconvolto, vedendolo
tornare normalissimo. Zabini veramente era rimasto senza parole per il suo
scatto, si era praticamente scusato con May per un'ora e anche dopo un prelievo
del sangue, Malfoy non era riuscito a capire cosa gli fosse successo. Aveva
pensato a una pozione inventata da un gagia negli ultimi anni che aumentava
l'adrenalina e portava ad attacchi di panico, attacchi di aggressività, anche a
profondi stati di eccitazione...ma nel sangue del suo migliore amico non aveva
trovato nulla. - Allora gli hanno scagliato un incantesimo.- aveva detto
Elettra - Forse l'Imperius.- - Però dovrebbe funzionare sempre. Invece è
successo così, di botto...- Potter era rimasto spiazzato, quasi confuso - E'
strano, nemmeno Clay quando eravamo a casa ha percepito nulla. Gli fosse stata
scagliata una maledizione, lui se ne sarebbe accorto.- - Questo è vero.-
Edward, seduto sulla sponda, continuava a cercare segni di qualche
incantesimo...ma Blaise stava effettivamente benissimo. Non c'era marchi o
simboli, nulla che avrebbe potuto spiegare quello scatto che di normale
praticamente non aveva niente. Per sicurezza e molto gentilmente l'avevano
legato al letto per tutta la notte e anche il giorno dopo, mentre usavano magia
e muscoli per sistemare casa, il povero Zabini era dovuto restare imbrigliato
come un malato di mente e la cosa ormai, specialmente dietro alle risatine di
Gigì, cominciava a farlo innervosire. Quindi se ne stava lì come in una cella
da manicomio, nella camicia di forza, mentre tutti gli altri sfacchinavano. -
E' inutile che fai quella faccia...- gli disse Draco, accedendosi una
sigaretta. - Cos'è, hai paura che mi attacchi al tuo di collo?- frecciò
Blaise. - No, ma avrei fatto i salti di gioia se ieri sera avessi davvero
ucciso lei.- disse, indicando col pollice May che sospirò, senza rispondergli
con una battutaccia. Si rivolse a Zabini piuttosto, tutta curiosa - Anche tu
stavi con Harry e il suo gruppo a Hogwarts?- - Bhè si...ero il compagno di
studi di Harry, al settimo anno.- May sorrise, stranita - Però, questa mi
mancava! Credevo che fosse Draco a stare con Harry.- - No, Dray stava con
Hermione.- May alzò un sopracciglio, vedendo Malfoy filare dritto in cucina
con fare evidentemente nervoso. Tornò a fissare Zabini, stupita da quei cambi
così repentini di umore ma l'altro non disse niente, anche perché il biondo
avrebbe potuto ucciderlo se solo si azzardava un'altra volta a nominare la
Grifoncina. Già la sera prima, sapere che Rafeus aveva deciso di prenderla di
mira per vendicarsi di lui non era stato piacevole, anzi. A sentire Harry che
aveva dormito con lui, Malfoy non aveva chiuso occhio per tutta la notte. -
Dray, non lo vuoi un the?- gli chiese Blaise ad alta voce. - Vai al diavolo
tu e il the!- fu la dolce risposta. - Mi spieghi perché sei sempre così
scorbutico?- gli disse May, seguendolo in cucina - In fondo Blaise starà bene,
dai! Non preoccuparti. E si tratta di me se vuoi d'ora in avanti ti starò
lontano. D'accordo?- Draco, che fino a quel momento aveva tenuto
ostinatamente la testa nel frigo per cercare qualcosa di commestibile ed evitare
di guardarla, ora fu costretto a farlo. Indugiò sul suo bel viso dalla forma
ovale, sui capelli color del cioccolato...e su quell'espressione da bambina. Che
strana ragazza... - Allora? Vuoi che ti stia lontana?- gli chiese ancora May,
testarda. Draco schioccò la lingua, senza rispondere...e un attimo dopo,
proprio per non essere più costretto a farlo, si acciambellò sul divano sotto
forma serpentina facendo nuovamente ridacchiare Zabini. Intanto al piano
superiore Elettra e Tom sistemavano il bouduaire di Malfoy, sistemando la stanza
e divertendosi come matti per aiutare il ragazzino a sentirsi più a suo agio. Al
piccolo mago la sistemazione piaceva un sacco, specialmente grazie al bel
lucernario di vetro colorato che troneggiava praticamente in mezzo alla stanza,
dove decise di mettere il letto. Elettra, aiutandolo a sistemare i vari oggetti
sugli scaffali notò prima di tutto che il piccolo Tom era davvero pieno
d'ingegno e dotato anche di una già buona tecnica magica. Faceva levitare le
cose molto facilmente e sapeva addirittura fare alcuni semplici incantesimi di
Appello, però con cose molto piccole e poco pesanti. Con dei mattoni aveva
messo su una serie di scaffali davvero originali, pieni di libri di
magia. Certo, la stanza era ancora un po' vuota ma il giorno dopo sarebbero
andati a fare spese. - Però...- disse Ron, fermo sulla soglia - Ragazzi,
siete stati bravi!- - E quello cos'è?- si stupì May, portando su l'ultimo
scatolone dove c'erano alcune cianfrusaglie, da chiudere nello sgabuzzino fra la
stanza di Tom e il bagno. Indicò un oggetto lungo e argenteo, buttato sul letto.
Era un flauto traverso. - Che forte, sai suonare?- sorrise Elettra. - Si,
mi ha insegnato Caesar.- annuì Tom - Lui è bravissimo, io un po' meno...ma
imparo!- Mentre continuavano a spostare e a far disastri, vista la quantità
di roba che volava in aria, Harry che cercava di fare di tutto per non stare a
stretto contatto col ragazzino, notò che non c'era neanche una foto in giro.
Proprio come lui a quell'età, anche Tom non aveva nessuno a cui guardare con
gli occhi del passato. Stavano per decidersi a fare una pausa quando si
smaterializzò nel salone Milo, abbastanza fresco ma con l'aria di uno che ha
visto giorni migliori. Decisamente tornare da suo padre e suo zio, dopo che
aveva appena mandato all'inferno Lucian, non era stato molto divertente. Se non
altro aveva bevuto gratis nel salotto privato di Gala. - Ehi, ci siete?-
urlò, dopo aver scoccato a Blaise un'occhiata strana, visto che era tutto
legato. - Ciao Milo!- Harry mise giù la testa dalla rampa delle scale -
Novità?- - Nessuna. Sono tornato adesso dal Surrey. I vampiri non ne sanno
niente di questa storia, naturalmente...- ironizzò, sarcastico - In compenso
quello stronzo di mio zio Kronos ha detto che queste domande devo farle a
Orloff.- e fissò May - Senti, non voglio fare il guasta feste ma se davvero
quello ha in mente qualcosa potresti dircelo.- - Io sono solo un Osservatore,
santo cielo!- enfatizzò la ragazza - E comunque ti giuro che lavoro con lui da
anni ed è la persona più retta che conosca! Farebbe di tutto per eliminare i
Mangiamorte!- - E con le Forze Oscure?- continuò Morrigan serafico - I
vampiri dicono che coglierà l'occasione del casino fra Auror e Mangiamorte per
scatenare una guerra con vampiri e quelli della Dama.- - E' assurdo. È un
dispendio di energie che non può permettersi.- disse ancora May, scuotendo il
capo - Ne sono più che sicura, te lo ripeto.- - Mah, fa un po' come ti pare.-
disse Milo scocciato - Adesso scusate gente ma devo andare da Tristan e poi
farmi finalmente una dormita. Se avete bisogno chiamate da lui. Siamo tutti a
Cedar House.- - Ok, ciao...- appena se ne fu andato via, Harry capì che non
c'era proprio verso di stare tranquilli. Accidenti anche a Orloff. Chissà Duncan
poi com'era di buon umore, dopo tutti i giornali che quel giorno erano piovuti
in casa. Notizioni assurdi, titoli giganteschi col nome Voldemort scritto a
caratteri cubitali, inneggi al ritorno dei Mangiamorte, vecchie foto ripescate
quattro e cinque anni prima. Un disastro insomma. Alla fine i ragazzi avevano
dovuto mettere un incantesimo sulla casa, per impedire ai gufi di tutti i maghi
disperati della Gran Bretagna di trovare la casa di Harry Potter, il bambino che
era sopravvissuto. Si, pensò Harry guardando il Cavillo con i titoli che
sfrecciavano come impazziti. Era ricominciata. Si passò una mano sulla
fronte, sentendosi la cicatrice scottare. Alzò il viso e vide Tom, intento ad
osservarlo ma il ragazzino abbassò subito lo sguardo, tornando ad aiutare
Elettra e Ron. Possibile?, pensò ancora Potter. Possibile che quel bambino
non provasse nulla a stare con il ragazzo che aveva ucciso suo padre a soli
sedici anni? Perché? Perché quel bambino lo guardava senza odio, senza
rancore? Perché si sentiva così male quando stava con Tom? In quel mentre
squillò il campanello e in contemporanea anche il telefono. - Dannazione, non
se ne esce oggi!- sbottò Ron, attaccandosi alla cornetta. Ad andare alla
porta invece fu Edward e quando aprì rimase impalato davanti a un ragazzone
corpulento, bello in carne, con occhi tondi ed espressione particolarmente
stupida. Dudley... - Harry!- urlò Dalton con fare annoiato - C'è quel babbano
di tuo cugino alla porta!- - Fallo salire!- gridò Potter da sopra. Dudley
Dursley in quegli anni ormai aveva dovuto fare i conti con la magia parecchie
volte ma non aveva mai amato particolarmente la sua casa di suo cugino dove
vivevano praticamente una cloaca di maghi mai vista e lui era terrorizzato da
ogni persona che fosse in grado di sventolare una bacchetta. Comunque entrò,
portandosi dietro uno scatolone vecchissimo, coperto di polvere e pure dalla
muffa. Quando salì al primo piano, divenne ancora più pallido.
Accidenti... - Dudley...- bofonchiò Harry, ficcandosi la bacchetta in tasca -
Che vuoi stavolta? E ti avviso che non ti do un soldo.- - Parlavi con me o
con lui?- ironizzò Edward, attaccandosi alle tazze di caffè che aveva preparato
Elettra. - Con mio cugino.- sentenziò Harry, appoggiandosi coi fianchi al
divano - Allora? Sono nel pieno di quattro traslochi come puoi vedere e non è un
buon momento. Chi hai mandato all'ospedale stavolta?- - Nessuno...- iniziò a
dire Dudley, fissando Blaise con giusto un pelino di paura addosso ma si mise
letteralmente a tremare quando un grosso serpente bianco si alzò dal divano e
cominciò ad attorcigliarsi attorno al collo di Harry. Quello parve non farci
caso ma poi, visto che suo cugino stava per collassare, si decise a farlo sedere
levandosi Malfoy di dosso, lui e il suo sadismo. - Queste le ha trovate la
mamma in soffitta.- disse il babbano pochi minuti dopo. - Che sono?- chiese
May, sporgendosi su Harry che si era seduto - Foto?- - Si, di mia madre.-
Harry non poté impedirsi di sorridere - Grazie di avermele portate. E adesso
dimmi per sei venuto qua per davvero.- - Bhè, ecco...- Dudley si sentì fin
troppi fissato, senza contare che il baccano che facevano quei maghi spostando
tutto non gli rendeva le cose facili. A quanto pareva quella casa era proprio
stata invasa per bene, comunque si fece coraggio, anche con Blaise che
continuava a sbraitare per essere liberato - Ieri è arrivata a casa nostra una
lettera della tua vecchia scuola.- - Da Hogwarts?- si stupì Harry - Perché
non l'hanno mandata qua?- - Era per la mamma.- continuò suo cugino, sempre
più in imbarazzo - Credo che sia stato il tuo preside a dirle di cercare quelle
vecchie foto della zia. Lei ha pensato che ti fossi cacciato di nuovo dei
guai...però ha detto che ora, visto che sei maggiorenne, la protezione della sua
famiglia non serve più...o qualcosa di simile.- - E' stato Silente senza
dubbio.- disse Elettra, davanti a cui Dursley arrossiva sempre - Il preside si è
ricordato che la protezione di tua madre ti ha salvato negli anni passati e ora
deve aver pensato che attaccandoti al suo ricordo potresti trarne di nuovo la
stessa protezione.- - Certo, non è come quando era a casa loro ma si può
provare no?- disse anche Ron, più ottimista. - Secondo me è una vagonata di
puttanate.- sentenziò Draco con finezza, apparendo alle spalle di Dudley e
facendolo strillare per lo spavento - Non è mai stata la protezione della
famiglia di tua madre a salvarti la pelle Sfregiato.- - No, infatti...c'erano
Ron ed Herm.- disse Edward, indulgente - E adesso che si fa?- - Visto che si
parla di Hermione...- iniziò Weasley - Sapete chi era al telefono?- -
Mundungus!- s'illuminò Harry, ignorando il cugino morto di paura - L'ha trovata?
Un attimo, ma sa usare un telefono?- - Ma che ne so. Diciamo che ha trovato
l'ultimo posto dov'è stata Hermione prima di sparire.- spiegò Ron. - E'
sparita?- alitò Elettra - E da quando?- - Ieri pomeriggio.- finì Ron con un
tono che la diceva tutta - Un tizio della nostra età l'ha raggiunta, poi sono
usciti insieme e lei è sparita, senza più tornare dove Mundungus la
spiava.- - E il tizio che era con lei?- - E' morto. Era Terry.- Calò un
silenzio di tomba, tanto che Dudley capì che era meglio levare subito le tende.
Nessuno lo notò, tutti erano troppo raggelati per pensare di notare qualcosa che
non fosse quella serie a catena di guai. - Vogliamo cominciare a considerare
l'ipotesi che quando troveremo Hermione dovremo prenderla a ceffoni?- propose
Ron a bassa voce, vista l'espressione addolorata degli amici - A quanto pare
sapeva già tutto.- - Si e ha cercato di fare tutto da sola...- concluse
Elettra - E adesso dove può essere finita?- - Se Terry è morto...- iniziò
Blaise. - No, lei non può aver fatto la stessa fine!- ringhiò Harry furibondo
- Hermione non è così facile da fare fuori!- - Tom, davvero non sai dove può
essere?- chiese Edward, volgendosi verso il piccolo mago - Quand'è l'ultima
volta che l'hai vista nel Golden Fields? Dicci tutto quello che sai su di
lei.- Il ragazzino, conscio che ormai la sua amica fosse davvero nei guai,
cercò di fare mente locale, di ricordarsi ogni cosa. - Bhè...allora, dopo
essere venuta via con me dall'Italia due anni fa è tornata in Germania per
qualche mese, dal suo amico Krum. Quando è tornata qui è stata da noi per circa
un anno e mezzo. Poi tre mesi fa se n'è andata di nuovo. Ma ha detto solo a
Caesar dove andava. Comunque è rimasta qua a Londra, ne sono sicuro.- - Come
fai a dirlo?- - Bhè...- ora il bambino sembrava leggermente in imbarazzo -
Credo che sia stata estradata...- - Estradata? Dalla Germania?- Elettra quasi
sputò tutto il caffè che stava sorseggiando - Hermione?!- - Bhè...in Germania
al Durm Strang sono quasi tutti Mangiamorte.- disse Tom - E lei non è molto
diplomatica...- - Hermione?- Ron levò un sopracciglio - Ma stiamo parlando
della stessa persona?- - Senza offesa, ma stiamo parlando di una gagia no?-
disse May. - Tu non la conosci.- replicò Harry serio - Vai avanti Tom.- -
Come dicevo...è stata estradata, credo anche per colpa dei miei fratellastri...e
da quel momento potrebbe essersi messa a dare la caccia ai Mangiamorte per conto
suo. Senza contare che forse anche gli Zaratrox ce l'hanno con lei.- - E per
quanto riguarda quel mezzo demone?- fece Draco con voce inquisitoria. - Quale
mezzo demone?- chiese Tom stranito - Intendete Jeager?- - Si, Crenshaw!-
annuirono gli altri. - Oh...- il ragazzino fece un gesto nervoso con la mano
- Lui ce l'ha con lei perché è stata lei a diventare l'allieva di Caesar e della
mamma. Quando aveva vent'anni, Hermione l'ha battuto e da quel momento la
odia.- - Quella gagia ha battuto un mezzo demone?- si sconvolse May - Dio
santo!- - Come ha potuto battere un dannato mezzo demone eh?- sbraitò Ron
incollerito, volgendosi verso Potter - Quando ce l'avrò fra le mani ti giuro che
le faccio passare la voglia! E non t'azzardare a metterti in mezzo cazzo!- ma
erano parole al vento perché Harry stava già infilandosi il mantello e la spada
alla cinta. - E adesso dove vai?- allibì Blaise. - Ron, dammi l'indirizzo
dell'ultimo posto dov'è stata Hermione.- scandì il moro - Ci vado adesso.- -
Vengo anche io.- disse Draco. - Non ci pensare anche!- Malfoy si volse a
guardarlo e dall'espressione dei suoi occhi argenti incendiati, lo sfregiato
capì che era meglio lasciar perdere - Ok,- disse rivolto agli altri - Ron, vieni
con noi. Ed, fammi un favore. Vai nel Linkonshire.- - Devo andare da Lord
Hargrave?- si stupì Dalton - E che potrà mai sapere?- - Là c'è Jane!- scandì
anche Draco - Lei saprà qualcosa!- - Ok, Elettra...- Harry si volse alla sua
ragazza - Non voglio che restiate soli...quindi...porta tutti da Sirius!- -
Da Sirius?- la biondina sgranò gli occhi - Si metterà a fare un sacco di
domande!- - Ecco, tenetelo impegnato!- scandì Potter rapidamente - Anzi, fai
conoscere al moccioso le sue zie!- - Ecco, brava piccoletta!- disse anche
Draco - Portalo da mia madre e da Andromeda!- - Cosa?- Tom saltò su come se
gli avessero appena rovesciato un secchio d'acqua gelata addosso - Ma
io...io...- - Un attimo! Io vengo con voi tre!- protestò May, seguendo Harry
e gli altri. - Col cazzo, tu te ne stai qua!- la zittì Draco. - Un
accidente, sono la vostra Osservatrice!- replicò la Aarons ignorandolo
palesemente - Orloff mi ha mandato qua per impedirvi di fare guai e se devo
tampinarvi lo farò! Siete già costati al Ministero fin troppo!- - La tua
linguaccia prima o poi ti costerà la vita mezzosangue!- - Insomma Harry!-
sbraitò Elettra in quel manicomio - Non puoi piantarmi tutto quanto così! E
dov'è finita la chiave dei lucchetti della camicia di Blaise!? Non posso
portarlo in giro conciato in questo stato!- - Appunto, slegatemi!- la seguì
Zabini. - Ma che ne so ...prima le aveva Gigì quelle dannate chiavi!- Andò
a finire che come sempre la cosa degenerò in un macello bestiale. I vicini si
attaccarono al campanello e urlavano di fare silenzio, altri rompevano per
telefono così alla fine la piccola Baley non poté fare altro che trascinare
davvero via sia Blaise che il povero Tom, tutto traumatizzato, per lasciare agli
altri il tempo per capire dove fosse Hermione. Se non altro, pensò Elettra
fra sé, le cose incominciavano a muoversi. Sperava solo che si muovessero
nella direzione giusta!
- Com'è che hai detto a casa Malferret? Che la
faccenda della protezione è una vagonata di puttanate?- bofonchiò Ron Weasley,
scavalcando il cadavere di un demone impuro steso a terra. - Precisamente.-
sentenziò Draco, portandosi una mano davanti al naso e alla bocca. L'odore
pestilenziale dei morti stava invadendo ogni cosa in quel posto. Ogni dannata
cosa era impregnata ormai. Si trovavano in Bedlam Drive, forse il quartiere
più magico e malfamato della Londra babbana, all'interno di uno stabile
dall'aspetto anonimo, bianco e grigiastro, con scritte sui muri e porte
ciondolanti. E nel corridoio dove si trovava la stanza numero 204, qualcuno
aveva fatto strage di demoni impuri non più di un giorno prima. Il tizio, un
grassone unto di sandwich, proprietario del condominio, a quanto pareva doveva
essere almeno un Magonò per non farsi problemi davanti a quell'uso spropositato
di magia. E specialmente davanti a tutti quei demoni morti. Anzi, pareva quasi
che li stesse aspettando. Mundungus gli aveva parlato e gli aveva anche
specificato che avrebbe dovuto essere gentile e dire tutto quello che sapeva
alle persone che sarebbero arrivate, poi il mago se n'era andato, ben sapendo
che all'Ordine c'era altro lavoro da sbrigare ormai. Il grassone aprì loro la
porta della 204 e poi si fece da parte. Un letto e una finestra, con un
armadio malandato. Poi un piccolo bagno. Non c'era altro. Nessun oggetto,
niente di niente. - Me lo racconti di nuovo.- disse Harry, mentre Ron e May
entravano nella stanzetta umida. - La ragazza che cerchi stava qua da un
mese.- disse il tizio, dando di nuovo un morso al panino che teneva in mano,
facendosi colare sulla pancia una goccia di maionese, senza badarci - Pagava
sempre in contanti, soldi babbani.- - Sapevi cos'era?- gli chiese ancora
Potter. - Guardati attorno, ragazzo.- replicò quello serio - Qui vengono solo
maghi come te e i tuoi compagni, oppure demoni. Dalla faccia che aveva la tua
amica, ho capito subito che era una strega e che fosse un Auror. Due notti fa
hanno fatto irruzione i cadaveri che vedete lì fuori...- un ghigno freddo mise
in mostra dei denti tutti storti - Lei li ha sistemati da sola, in un sol colpo
e senza l'uso della bacchetta. Sono rimasto veramente sorpreso.- - Senza
bacchetta?- alitò Ron da dentro - E come ha fatto?- Draco, che stava
guardando i cadaveri con attenzione, rispose alla domanda con tono che non
prometteva niente di buono - Ha scagliato addosso a questi demoni una
maledizione.- disse, digrignando i denti - Sembrano...come bruciati da dentro.
Autocombustione. È una maledizione da forze oscure e da quanto vedo dev'essere
stata anche molto potente. Ci sono cinque cumuli di cenere, gli altri sono
carbonizzati a metà. In totale fanno quindici.- - Dio santo...- sussurrò
Harry, passandosi una mano sulla fronte - Senta...e non sa dov'è andata?- Il
tizio, sconvolto, fissò la fronte del moro e allargò gli occhi - Per la miseria!
Ma tu se Harry Potter!- - Lascia perdere, mi dica quello che sa!- sbottò
l'altro. - Dunque...- il grassone accartocciò la carta del panino e la gettò
giù da una finestra del corridoio - L'altro giorno è entrato qua un ragazzo, più
o meno della vostra età. Vestito normalmente, per un attimo l'ho scambiato per
una persona normale. Non parlava molto...si è limitato a chiedermi della vostra
amica. Ecco i registri...- e Harry vide la scrittura di Hermione. Si era firmata
Hargrave di cognome. Strano, pensò. E l'entrata era di Terry Turner. Si,
Terry era stato da lei prima di morire. - Sono usciti e non sono più
tornati.- concluse il titolare, dicendo esattamente ciò che avevano già sentito
da Mundungus - E adesso potete guardare ovunque in quella stanza, fate come
volete. Tanto fino a stasera non devo sgombrarla.- - Che lei sappia...nessun
altro è entrato qua? Niente messaggi, niente di niente?- gli chiese Ron. -
No, in un mese è uscita solo di notte, sempre dalle due in poi. Tornava verso
l'alba...ma...aspettate un attimo!- disse, illuminandosi - Ecco, una notte,
circa due settimane fa, è tornata con un taglio sul viso, più o meno vicino alla
tempia. Un tizio le stava correndo dietro. Era il classico tipo tirato come un
modello.- - Intende di bell'aspetto?- chiese May, pensando a Crenshaw.
Tirarono fuori la foto del mezzo demone e il titolare lo riconobbe subito - Si,
è questo il tipo! La seguiva da un pezzo ma lei l'ha cacciato in malo modo. Lui
ha cercato di entrare con la forza e allora lei l'ha atterrato, usando la magia
di fronte a me.- fece un fischio, cominciando ad andare verso le scale - La
vostra amica non ci andava di mano leggera. Quello aveva una bacchetta come lei,
ma non l'ha usata. Se n'è andato masticando maledizioni.- - Va bene, la
ringrazio.- disse Harry. Una volta soli, tutti e quattro entrarono nella
stanzetta misera e vuota. O era già passato qualcuno a ripulirla, o Hermione con
un incantesimo aveva nascosto tutto. - Hargrave...- borbottò May pensosa,
mentre gli altri si aggiravano nella stanza - Anche nella sua scheda al
Ministero è registrata con questo nome dai diciotto anni in poi. Io però pensavo
si chiamasse Granger, no?- Ron si bloccò, fissandola stranito come gli altri
- Che intendi?- - Bhè, quando sono andata al Ministero per controllare ho
visto la sua scheda. E anche lì il cognome è Hargrave.- - Perché ha cambiato
il cognome di suo padre?- si stupì Weasley - Non ha senso.- - Può averlo
fatto per depistare i curiosi.- disse Harry - E' famosa anche lei.- - Si,
forse.- disse May - Ho letto che ha preso la licenza Auror in Germania in appena
sedici mesi.- - Le è sempre piaciuto ammazzarsi sui libri.- borbottò Draco,
guardando sotto al letto - Gente, qua non c'è un cazzo.- - Proviamo con un
incantesimo di Svelo?- propose la Aarons. - Si, ok...- Harry estrasse la
bacchetta, poi agitandola pronunciò - Mostrati!- Capirono che c'era qualcosa
quando l'incantesimo s'infranse su una barriera invisibile. Dovettero ripeterlo
tutti e quattro insieme per romperla, tanto che alla fine si chiesero che razza
di forza avesse acquistato la Grifoncina in quegli anni. Alla fine comunque,
lentamente, tutti gli oggetti di Hermione riapparvero. L'armadio si colmò di
vestiti e armi, sul pavimento apparvero libri e pergamene, sotto al letto altri
oggetti. Si misero così a frugare, cercando appunti, agende, qualsiasi cosa
avesse potuto aiutarli. Draco iniziò a cercare nell'armadio e rimase
sconvolto quando risentì quel profumo che credeva di aver dimenticato. Era il
profumo inconfondibile di Hermione...impresso in ogni sua cosa, in ogni suo
indumento. - Stai bene?- Staccò la mano da un mantello della Grifoncina
quando May, posandogli la mano sulla spalla, lo richiamò alla realtà. - Si!-
disse secco - Qua non c'è niente. Nel mantello non c'è la sua bacchetta, quindi
è uscita armata.- - E qua ci sono tanti di quei libri proibiti che se ci
pescano ci sbattono ad Azkaban tutti e quattro!- disse Ron sconvolto,
sfogliandone uno che per poco non cercò di azzannarlo - I suoi gusti sono
proprio cambiati...- Harry fece una smorfia, irrigidendosi di colpo. Non
aveva messo in conto che avrebbe potuto ritrovare una persona totalmente diversa
da ciò che era stata in passato la sua migliore amica. Inoltre...c'era anche
un'altra cosa che faceva sentire a disagio sia lui, che Draco e anche Ron. May.
Al suo posto c'era sempre stata Hermione. Ora invece c'era May. Altrettanto
in gamba, altrettanto preparata. In quelle settimane aveva imparato ad
apprezzarla, ci si erano affezionati. E ora stavano davanti al fantasma del
passato di ciò che era stata Hermione Granger. - Ehi, aspettate un attimo!-
Si volse e vide May uscire da sotto il bordo del letto con una ciotola di
legno, illuminata di una luce evanescente. Il Pensatoio di Hermione! -
Cavolo, sembra stracolmo di pensieri!- disse Ron - May, attenta...non farlo
gocciolare!- La Aarons si mise a fatica in piedi, posando il prezioso oggetto
sulla scrivania. - Accidenti!- mormorò - Non ne ho mai visto uno così
pieno!- - Deve aver tolto alcuni suoi ricordi perché non cadessero in mani
sbagliate forse.- ipotizzò Harry, sogghignando - Forse ha visto qualcosa che non
vuole che qualcuno sappia.- - E probabilmente sapeva anche che sarebbe finita
nei guai.- sibilò Draco sarcastico - E' furba quella. Ha pensato che qualcuno
avrebbe trovato il suo Pensatoio e che avrebbe potuto continuare il suo lavoro!
Accidenti mezzosangue!- - Perché ce l'hai con me adesso?- bofonchiò May. -
Ce l'ho con la Granger!- ringhiò Malfoy, arrossendo per quello scambio così
improponibile. È vero...era sempre stata la Granger la sua mezzosangue...e di
colpo si vergognava di aver chiamato così quello che per lui era stata una
sconosciuta. Però adesso May non era più una sconosciuta. - Sarà meglio
portarlo a casa.- disse Ron, avvolgendolo in una bolla magica protettiva. -
Si, stasera ci diamo un'occhiata.- annuì Harry - Sperando di non vedere roba
troppo personale.- - Chiudi quel becco dannato!- frecciò Draco. - Guarda
che non pensavo solo a te...- ghignò Harry, sadicamente. - Non t'azzardare a
ricominciare con questa storia Sfregiato!- - Possibile che sei ancora
geloso?- - Non sono mai stato geloso!- - Volete finirla?- sbuffò Ron
avviandosi - Bhè, fate un po' come vi pare! Vieni May!- - Si, così preparo la
cena. Chissà Edward invece come se la starà cavando?- E li lasciarono a
litigare allegramente fra loro, visto che ormai avevano finalmente trovato
qualcosa da cui avrebbero potuto partire con le ricerche della
Grifoncina.
Mentre Edward era filato nel Linkolnshire e gli altri a
cercare notizie di Hermione, c'era qualcuno che aveva passato un'estenuante
giornataccia sul posto di lavoro, ovvero al Quartier Generale degli
Auror. Tristan Mckay era stato sommerso letteralmente, dalle sette di mattina
alle sette di sera quando aveva staccato, da giornalisti, lettere, missive,
pacchi minatori, insomma di tutto...e tutti volevano una cosa. Harry Potter,
il bambino che è sopravvissuto. Ormai in Gran Bretagna i maghi si erano
riuniti di nuovo, consci della nuova minaccia dei Mangiamorte e non c'era
stendardo migliore che quello del fulmine, quello che ricordava il tempo in cui
un neonato aveva battuto un grande mago e poi il tempo di un ragazzino
diciassettenne che aveva ucciso il suo grande e malvagio nemico. Naturalmente
era stata messa sotto inchiesta l'intera squadra di Harry a cui Duncan aveva
concesso il privilegio di potersene stare fuori dal Ministero per qualche
giorno, mentre la caccia ai Mangiamorte aveva inizio. Tristan però aveva
dovuto rispondere a un sacco di domande e ora, davanti alla porta di casa
desiderava solo cenare, giocare un po' con sua figlia e poi andare a letto.
Arrivato nell'entrata però, capì che non sarebbe stato possibile. Un elfo
domestico gli stava prendendo giacca e mantello quando un calice pieno di vino
sfrecciò sulla sua testa, seguito da un baccano infernale che gli fece chiedere
se per caso non avesse sbagliato casa. No... Lo capì quando raggiunse il
salone e alla sua lunga tavola ovale si era riunito il Concilio di Guerra. -
Tristan!- Tanatos Mckay stava seduto a capotavola, sorridente e col calice
colmo in mano, più un sigaro in bocca. - Allora, si può sapere dov'eri?- gli
chiese suo padre - Ti ricordi dei nostri amici vero?- Tristan rimase immobile
sulla soglia. Spalancò gli occhioni verdi, credendo di essere finito per sbaglio
in una dimensione parallela. Quella gente...erano anni che non li vedeva! Anni
interi! A quella tavola era seduti i maghi più importanti e famosi della Gran
Bretagna, nonché i più facoltosi membri del Wizengamot! Infatti, più o meno a
metà, c'era Robert Rainolds, marito di Charlene Rainolds, la presidentessa del
club di Elisabeth! Con Rainolds c'erano i coniugi Weasley e i loro figli, Bill e
Charlie che agitarono la mano in saluto. Rimase basito. Vide anche Kingsley
Shacklebolt, Malocchio Moody, perfino Remus! Erano tutti lì per l'Ordine! Ma
il bello veniva verso il centro tavola, fra altri due vecchi famosi del
Wizengamot e George Dalton, l'anticonformista padre di Edward: Tristan vide che
un mago sulla quarantina lo salutava con un gran sorriso...e ammutolì ancora di
più. Era Daniel King, duca di Tenterdon, magnate industriale, membro della
cerchia degli amici della regina d'Inghilterra e anche prossimo candidato per il
ruolo di Ministro! - Chiudi quella bocca, sembri un pesce!- gli disse
qualcuno e quel qualcuno era Duncan. Il suo capo! Tristan quasi non ci
credeva più! Gillespie in casa SUA! Ma la cosa che gli dette il colpo di
grazia fu vedere chi ci fosse seduto accanto a Liam Hargrave, amico di
scorribande di suo padre. Un uomo più o meno della stessa età del duca di
Tenterdon, abbigliato con una giubba verde scuro, con intarsi leggeri in
argento. Era l'ultimo mago che Mckay si sarebbe aspettato di vedere in casa sua
e non avrebbe mai pensato che fosse interessato alla preservazione di
mezzosangue e babbani, visto che un tempo era stato il migliore amico di Lucius
Malfoy. Quell'uomo era Lord Michael Howthorne e la sua famiglia discendeva
direttamente da Salazar Serpeverde in persona. Nonostante il suo sconvolto,
il giovane Auror fece finta di nulla e si limitò a salutare gli ospiti. -
Spero...starete comodi.- bofonchiò - Tutto a posto Duncan?- - Una favola.-
replicò Gillespie che come lui aveva avuto una pessima giornata in ufficio -
Bella casa.- - Grazie...- Tristan si voltò di nuovo verso suo padre - E Jess
dov'è?- - In cucina.- disse Tanatos con quella sua angelica faccia da
schiaffi - Cena tranquillo e non ti preoccupare. Non ti distruggeremo la casa!
Ah, Degona è di sopra con tua nonna.- - Perfetto.- sibilò il padrone di casa
fra i denti, congedandosi. Al diavolo!, pensò rabbioso. Perché quelle grane le
scatenavano sempre in casa sua eh? E perché Sirius non era venuto alla
riunione? Entrato in cucina praticamente avvolto da una nuvola di fuoco,
trovò quei deficienti dei suoi compagni attaccati alla porticina che gli elfi
usavano per andare in salone, intenti a origliare. A quanto pareva le follie
non finivano, pensò incazzoso. - Si può sapere che diavolo fate?- -
Zitto!- Clay gli fece segno di tacere - Non sentiamo cosa dicono!- - Perché
state di qua?- - Perché il capo non vuole che sentiamo!- sbuffò Milo - Vuole
che ce ne stiamo fuori dai guai...- Tristan levò un sopracciglio, iniziando a
sogghignare - Come prego? Fuori dai guai? Noi? Noi??? Chi cazzo c'era a Hogwarts
quattro anni fa con Harry? Lui e quegli altri no di certo!- - Vaglielo a
dire.- ironizzò Sphin - Comunque ci ha dato un permesso a tutti quanti, la
squadra di Harry compresa. A quanto pare Orloff gli sta col fiato sul collo e
non ci vuole fra i piedi mentre i giornalisti rompono al Quartier Generale.
Quando finirà di parlare con tuo padre stasera, poi verrà da noi e ci dirà cosa
fare.- - Fatemi capire un attimo...- il padrone di casa si stappò una birra,
praticamente scandalizzato - Quelli organizzano in casa mia un fottuto ritrovo e
poi me ne tengono fuori? Jess, che cazzo fai anche tu? Hai visto chi c'è di
là?- - Doveva esserci anche Silente sai?- cinguettò Clay, ignorando il suo
scazzo - Però ha avuto problemi all'ultimo.- - Me ne sbatto! C'è Howthorne di
là!- sbottò Tristan, ma Jess non perse la calma. Anzi, sollevò le spalle - E
allora? Se la pensavi così anni fa dovevi buttare Draco in cella senza fare una
piega ma non si sono mai avute prove del coinvolgimento di Howthorne. O sbaglio?
E se mi dici che tutta la sua famiglia è di Serpeverde...vogliamo parlare del
fatto che pure tu lo eri?- - Io ci sono andato solo per Lucilla.- sbuffò
Tristan scocciato - Comunque c'è un'altra cosetta un po' strana.- - E
sarebbe?- chiese Milo. - Damon.- disse Mc con tono sicuro - Il figlio di
Howthorne. Quest'anno andrà per la prima volta a Hogwarts. Coincidenza strana,
non credete?- Tutti gli altri fecero orecchie da mercante, anche perché entrò
Liz a spezzare l'atmosfera. - Tristan! Finalmente, insomma vuoi dire qualcosa
a quella gente?- sbraitò la ragazza entrando come un tornado - Tuo padre ha
portato qua quella gente e a momenti si mettevano a discutere davanti a
Dena!- - Qualcuno ha visto la mia capsula di cianuro?- s'intromise Milo,
sarcastico. Dopo un'occhiataccia del padrone di casa, i quattro rompiscatole se
ne andarono, lasciando Tristan ed Elisabeth a discutere fra loro mentre l'Auror
cercava di cenare con un minimo di calma. Dopo aver assicurato alla sua
apprensiva amica che presto se ne sarebbero andati e che Nadine, che stava nella
camera di Degona, non avrebbe parlato alla bambina di ciò che discutevano gli
altri nel salone, s'informò sull'umore di sua figlia. - Oggi ha di nuovo
mangiato pochissimo.- gli disse Liz, seria - Tristan, devi fare qualcosa! Da
quanto tua nonna ha avuto la bella idea di dirle di sua madre, Dena è diventata
tristissima! Mangia solo se sei tu a supplicarla! Oggi ho provato a farle fare
di tutto, l'ho anche portata al parco ma praticamente ha detto due parole in
croce! Passa tutto il tempo a guardare quelle fotografie!- - Era sua madre,
dalle tempo.- sospirò l'Auror che ormai aveva perso l'appetito. Liz però
scosse il capo, con gli occhi vitrei - Io capisco cosa significhi crescere senza
genitori...ma se avessi avuto una madre del genere avrei preferito non
saperlo!- Come spiegare a qualcuno che non voleva sentire? Che non voleva
capire?, pensò amaramente Tristan. Come spiegare a Liz chi era in realtà
Lucilla? - Una madre fa di tutto per stare coi propri figli!- andò avanti la
strega, quasi singhiozzando. - Si e fa anche di tutto per difenderli.-
sussurrò lui, in risposta. La Jenkins a quel punto sgranò gli occhi nocciola
- Cosa? Ha tentato di fare del male a Degona!?- strillò. Dopo quell'uscita
lasciò perdere, troppo esausto per discutere. Baciò la strega sulla fronte, poi
salì al piano di sopra dove raggiunse la camera della figlia. Nadine Mckay
sorrise, vedendolo, e lasciò la piccola che stava guardando il grosso album di
foto seduta sul suo lettone. - Oggi Liz l'ha presa di nuovo sui libri di
magia di Sofia.- gli disse la vecchia strega, prima di andarsene. Fantastico,
pensò raggiungendola. Sorrise rasserenato quando Dena lo abbracciò forte e gli
regalò un sorriso bellissimo. Se non altro con lui era rimasta la bimba dolce e
vitale di sempre. Ammetteva però che averle parlato di Lucilla era stato troppo
avventato e se ne reso conto anche meglio quando vide la foto di lui e della
Lancaster incorniciata sul comodino della figlia. Rimase a lungo a parlare
con lei, chiacchierarono molto e la piccola gli disse tutto ciò che aveva fatto
nella giornata, poi lo tempestò di domande su Harry e gli altri, per chiedergli
se era vero che quel mago cattivo voleva ancora fargli del male. Tristan pensò
che Liz gli avrebbe graffiato tutta la faccia se fosse venuta a sapere che le
aveva raccontato la storia di Voldemort e Harry, ma verso le nove e mezza
l'aiutò a infilarsi il pigiama, poi la mise a letto. - Notte diavoletta.- le
disse, baciandole la guancia - E domani fai colazione ok?- - Hn.- bofonchiò
Dena con una piccola smorfia - Papà...senti...- - Cosa?- Dena lasciò
perdere, sorridendo - No, niente. Buona notte!- Quando se ne fu andato, la
piccola chiuse gli occhi...ma quando tutte le luci di Cedar House furono spente,
verso mezzanotte, Degona riaprì gli occhi verdi e accese una candela che aveva
nascosto sotto il letto. Tirò fuori anche un piccolo cofanetto di legno e quando
lo aprì ne uscirono una foto di Lucilla e della polverina magica. Era formula
rudimentale di Smaterializzazione, presa dagli scaffali di Tristan. Poco
dopo, la piccola era dentro a un cerchio tutto tremolante fatto della polverina,
seduta a gambe incrociate con la foto di Lucilla fra le mani. La teneva
strettissima e sembrava molto eccitata. Doveva vederla...voleva vederla! Era
anche spaventata, ma tenere l'immagine di sua madre fra le mani sembrava darle
forza. Sospirò, poi prese la candele e bruciò l'inizio del cerchio. Ci fu un
lampo colorato e quando tutto il cerchio ebbe preso fuoco, ci fu un altro sbuffo
di fumo e quando la nube si fu diradata, Dena non c'era più.
C'era
qualcuno... Lucilla dei Lancaster, sdraiata nel suo grande letto nel Golden
Fields, aprì gli occhi lentamente. Mise subito a fuoco la sua stanza
illuminata da un debole raggio di luna che filtrava dalle tende aperte,
tagliando a metà la camera da letto con quella lama di luce. Sentiva anche la
presenza sconosciuta. Si mise a sedere sotto le lenzuola e la seta nera
della sua sottoveste le frusciò sulla pelle, mentre poggiava lentamente le
lunghe gambe sul pavimento di legno. Chiunque fosse entrato doveva avere un
bel coraggio, pensò minacciosa. Nessuno aveva mai osato mettere piede nelle
sue stanze, nessuno! Si aggirò attorno al baldacchino, silenziosa. I suoi
passi quasi non si sentivano...sembrava galleggiare e il suo incedere era lento
e aggraziato. Si volse su se stessa, cercando quell'invasore che di certo non
avrebbe più tentato di fare qualcosa di simile. Chiunque fosse stato comunque,
aveva commesso il più grande errore della sua vita. Rimase immobile però
quando davanti a sé trovò una bambina piccolissima, avvolta in un pigiamino
bianco. Lucilla rimase dov'era, senza fiatare...mentre la bimba la guardava
con gli occhioni smeraldini sgranati. Nella manina teneva una foto
accartocciata ma dopo un lungo silenzio in cui la piccola la scrutò da capo a
piedi, la demone la vide sollevare le braccine verso di lei, con lo sguardo
pieno di attesa. - Mamma...- sussurrò, a bassa voce. Lucilla crollò seduta
sul pavimento e quando ebbe fra le braccia sua figlia, ogni altro pensiero
sparì. Grazie...grazie....
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Capitolo 10 *** Capitolo 10° ***
Ragazzi, colgo l'occasione per fare
gli Auguri di Buon Natale a tutti quanti. Passatevi delle belle feste voi che
potete! ^^ Vi ringrazio anche delle tante recensioni, spero che la storia
continuerà a piacervi. A prestissimo.
Un grido lacerante irruppe nel sonno di Tristan
Mckay, facendogli letteralmente balzare il cuore in petto anche se il suo sogno
era stato come un abbraccio caldo in una gelida sera d'inverno. Di colpo
aveva dovuto lasciare quel luogo sereno che sta fra il sogno e la veglia per
tornare alla realtà. Si rizzò a sedere nel grande letto matrimoniale in cui
dormiva solo da quattro anni e i suoi occhi furono feriti dalla debole luce
dell'alba. Sentì altri gemiti dai pieni inferiori di Cedar House, poi la voce
isterica di Elisabeth strillò praticamente il suo nome. Non fece in tempo a
scendere dal letto che la strega spalancò le porte della sua stanza e, in
lacrime, disperata e in sottoveste da notte, si precipitò verso di lui, salendo
sul suo letto e afferrandolo forte per le braccia. - Tristan! Tristan!-
sussultò, quasi istericamente - Dena...Dena non è a letto! Non c'è
più!- Mckay faticò a capire il senso di quella frase ma dopo un solo secondo
si precipitò nella camera di sua figlia, trovandola totalmente vuota. Toccò le
lenzuola, erano fredde. Era come se non avesse neanche dormito in quel
letto. - Padrone!- una decina di elfi domestici si attaccarono alla porta
della stanza della padroncina, con gli occhi sgranati - Padrone, vi serve
aiuto?- chiesero, premurosi e spaventati nel contempo. - Cercate Degona,
presto!- urlò - Cercate per tutta la casa, deve essere da qualche parte!- Gli
elfi corsero subito via, eseguendo l'ordine di Tristan, ma ben presto anche
tutti gli altri presenti nella casa, dopo aver girato in lungo e in largo per il
giardino, la riserva e le stalle, dovettero tornare nel salone dove la famiglia
si era riunita a mani vuote. Nessuno, nemmeno gl'inservienti al cancello,
avevano visto la bambina. Jess cercava di calmare suo fratello ed Elisabeth
specialmente, mentre Clay arrivato insieme al maggiore dei fratelli, a occhi
chiusi, cercava di ritrovare la bambina. Un'operazione molto difficile, visto
l'esigua capacità magica di qualunque piccolo mago e il suo lavoro non era
facilitato dall'isterismo della Jenkins. - Come fate a dirmi di stare
calma?!- strillò quasi quando Miss Theresa, stizzosa, le disse di tacere per
lasciar concentrare Harcourt - Degona non ha dormito nel suo letto! Le lenzuola
erano fredde...potrebbe essere andata ovunque! Oppure potrebbe essere stata
presa da qualcuno!- - Chi vuoi che abbia rapito la bambina, scusami?- disse
Jess, pacato - Non è possibile Liz.- - Ieri sera questa casa era piena di
gente che parlava di guerra o sbaglio?- replicò con le lacrime agli occhi - Quei
pazzi dei Mangiamorte potrebbero averla rapita per farvela pagare!- - Per
l'amor di Dio, Elisabeth...- sbuffò Nadine, seduta sul divano accanto a Rose e
Tanatos Mckay, praticamente buttati giù dal letto dalla governante di Cedar
House. La vecchia strega scuoteva il capo, infastidita da tutto quel chiasso -
E' assurdo dare la colpa a gente che è venuta qua solo per incontrare mio
figlio. Senza contare che Clayton avrebbe sentito qualsiasi presenza ostile in
questa casa.- - E allora che cosa sta insinuando?- Liz aveva il viso
arrossato per l'emozione - Sta dicendo che Dena è sparita per magia? Oddio...-
allargò gli occhi, ricordando che proprio il pomeriggio precedente aveva pescato
la piccola a trafficare coi libri di Sofia nella biblioteca. Che cosa poteva
aver combinato? Che cosa poteva esserle successo? - Oddio Tristan!-
singhiozzò, aggrappandosi alle sue mani - E se si fosse fatta del male con la
magia?- - Cerchiamo di non essere tanto drastici, ok?- propose Tanatos. -
Sono d'accordo.- annuì anche Jess, dando una pacca sulla spalla del fratello
minore - Dena è spericolata ma non una stupida e ti ha sempre dato ascolto
quando si trattava di non strafare.- - Non strafare?- riecheggiò Liz - Jess,
è una bambina! Ha quattro anni!- - Non è una bambina normale, ficcatelo in
testa ragazza!- sbraitò a quel punto Nadine, zittendola finalmente. La Jenkins a
quella frase si morse le labbra, stringendo i pugni con impotenza e quando Clay
dette l'ultimo verdetto, si sentì male sul serio al pensiero che alla sua
piccola Dena fosse davvero successo qualcosa. - Gente...- disse Harcourt,
riaprendo gli occhi violetti - Non so dove sia ma vi posso assicurare che non è
in questa casa, né nel quartiere o nel raggio di tanti altri qua attorno.- -
Che diavolo vuol dire?- sbottò Sphin - Come sarebbe?- - Stai dicendo è
sparita nel nulla?- ringhiò anche Milo - Accidenti Clay, cerca di essere più
preciso!- - E come faccio ad essere preciso?!- sbottò lui, altrettanto
nervoso - E' una bambina, non ha sviluppato il suo potenziale magico e anche
volendo ci sono miriadi di varianti che potrebbero impedirmi che percepirla!
Potrebbe essere vicino a una fonte magica fortissima e questo, per esempio,
m'impedirebbe di sentirla!- - Aspetta...- Tristan, a bassa voce, sembrava
avesse avuto un'illuminazione. Fonte magica fortissima... Poteva
essere...poteva essere da lei! E la risposta venne proprio quando ormai, dopo
due ore da incubo, non ci speravano più. Jess e Tristan stavano in giardino
quando un grosso falco nero, che aveva volato per ore e ore dal Golden Fields,
cominciò a planare verso Cedar House, sfidando il vento avverso. Il minore dei
fratelli si fece comparire un guanto di pelle sulla mano, affinché il rapace si
appollaiasse sul suo polso e finalmente poterono tirare un sospiro di sollievo.
Liz si precipitò letteralmente fuori di casa, ancora in vestaglia e si
attaccò alle spalle dei due Auror, terrorizzata. Tristan prese la lettera,
lasciando che il falco andasse a posarsi su un ceppo in giardino, poi notò il
sigillo di cera. Un giglio. Scartò velocemente la busta dove una delicata
calligrafia lche lui conosceva bene o informava che presto Degona sarebbe
tornata a casa sana e salva. Non gli spiegava cosa fosse successo ma a lui
bastava quella notizia bellissima. - E' da Lucilla.- sussurrò, chiudendo la
lettera sul petto e lasciandosi andare in un sospiro sollevato. - Dov'è
Degona?- alitò Liz impallidendo di colpo - E' da...è andata da...da quella
demone?!- Jess prese la lettera e sorrise a sua volta, decisamente più
calmo. - Meno male,- mormorò senza notare lo sguardo allucinato della
governante - dice che ce la riporta dopo pranzo.- - Volete spiegarmi per
quale motivo siete così tranquilli?- sbottò la strega - Degona è scappata di
casa per andare da quella donna in quel covo di demoni e voi siete felici per
questo? Tristan, tua figlia è in pericolo!- - Perdonami,- s'intromise Jess -
ma credo che Dena sia fra le braccia più sicure al mondo.- - Oh, bella
garanzia! Una demone!- - Santo Dio, non la conosci neanche Liz!- sbraitò Jess
perdendo la pazienza - Smettila di dare il tormento a tutta la casa con questa
storia e lascia che Dena stia con sua madre per qualche ora! Se è scappata per
andare da Lucilla ci sarà un motivo no? O credi che l'abbiano rapita gli
alieni?- Elisabeth arrossì di nuovo di frustrazione, fissando Tristan con
aria supplichevole ma da lui non ottenne aiuto, così emise un gemito esasperato
e tornò dentro, al limite di una crisi emotiva. Si lasciò andare sul divano,
dove Rose Mckay l'accarezzò il capo e le spalle, cercando di rassicurarla. -
Su, su bambina!- le disse dolcemente - Vedrai che la piccola starà bene!- -
E' andata...è andata da quella donna, in quel posto orribile!- singhiozzò
amaramente - E se le facessero del male?- - E' andata da Lucilla?- disse
Tanatos, quando Jess e Tristan tornarono - E come ha fatto ad andare nel Golden
Fields?- - Dev'essere stata lei a rapirla!- sbottò ancora Liz, alzando la
voce. - Sciocchezze!- sentenziò Milo guardandola storto - Lucilla ha giurato
che non l'avrebbe mai cercata.- - E allora si sarà rimangiata la
parola!- - Hai intenzione di farti venire un collasso?- fece Nadine acida,
portandole una tazza di caffè - Datti una calmata ragazzina e vedi di ficcarti
in testa che Lucilla del casato dei Lancaster non è il diavolo in persona. Se
l'avessi conosciuta davvero, invece di dare ascolto alle chiacchiere, sapresti
perfettamente che ho ragione. Quindi se hai finito di annoiarci tutti quanti con
queste insulse insinuazioni, puoi calmarti e tornare lucidamente come è tuo
solito.- - Nonna, anche tu!- s'intromise Tristan a quel punto - Finiscila di
darle addosso, Liz è solo preoccupata ed è normale. È lei che ha cresciuto Dena,
perciò finitela di trattarla come un'estranea, ok?- - Come vuoi, nipote.-
sentenziò Nadine fintamente pacifica, sedendosi tranquilla - Allora mettiamo
alla berlina Lucilla, tua madre farà i salti di gioia. Dico bene Rose?- - E
no, eh? Non ricominciamo!- sibilò Jess seccato - Nessuno qua a colpa, Lucilla
meno che mai! Finitela di metterla sempre in mezzo ogni qual volta quella
piccola delinquente combina qualcosa! E poi sono i geni di Tristan ad essere
tarati, non quelli di Lucilla...- - Ah grazie tante!- - Insomma, non
intendete andare a riprenderla?- Liz stava sul serio per avere una crisi
isterica. Era balzata in piedi con i fazzoletti stropicciati in mano, gli occhi
nocciola sgranati e lo sguardo praticamente allucinato - Degona è finita in quel
posto infernale e voi farete nulla?! È pieni di demoni Cameron Manor!- -
Mioddio!- sibilò Nadine a bassa voce, fissando Tristan eloquentemente - Devo
ancora stare zitta?- Il padrone di casa sospirò, cercando sempre di mantenere
tutta la calma e la pazienza di cui era capace, visto che gli altri, a parte sua
madre che stravedeva per Elisabeth, erano tutti pronti a gridarle addosso. Si
avvicinò alla sua amica e dopo averle prese il viso fra le mani, le ordinò
dolcemente di guardarlo bene negli occhi. - Adesso ascolta bene quello che ti
dico...- le sussurrò, carezzandole i capelli - Liz...Degona con Lucilla non
rischia assolutamente nulla. Tempo fa, prima che se ne andasse, Lucilla mi disse
che non avrebbe cercato la bambina, quindi dev'essere stata Dena ad andare da
lei e ti possiamo assicurare tutti quanti, anche mia madre...che Lucilla non le
farà alcun male perché, anche se come tu hai fatto notare è una demone, è anche
una madre normale come tutte le altre.- - Come fai a pensarlo?- singhiozzò
ancora la strega, disperata - Potrebbe...potrebbe...- - No.- disse ancora
Tristan e stavolta con un tono che non ammetteva repliche - Tu non la
conosci. Io si. Lucilla non alzerebbe un dito su nostra figlia neanche
sotto tortura o se si trattasse della sua stessa vita, perciò ora calmarti e
cerca di tranquillizzarti. Quando Dena tornerà a casa sarà felice e vorrà
raccontarti ogni cosa. Non è il caso che ti trovi in lacrime, va bene? Liz,
rispondimi...- le chiese ancora, placidamente - Liz, hai capito?- La Jenkins,
forse troppo stremata a livello emotivo, annuì con le lacrime che continuavano a
rotolarle sulle guance, così Tristan disse a tutti che la portava a letto,
lasciando da soli i suoi parenti. Una volta chiusa la porta, Nadine non perse
l'occasione per schioccare la lingua verso sua nuora. - Una perfetta padrona
di casa, si si...- fece, sarcastica mentre Rose quasi la fulminava con gli occhi
- Una vera gentildonna, una donna perfetta per tuo figlio e per la bambina.
Elegante, sofisticata e che sa accogliere gli ospiti dell'alta società. Certo.
Peccato che sia da ricoverare!- - Oh, mamma per l'amor del cielo!- borbottò
Tanatos, prima che fosse Rose a mandarla al diavolo - Lo sappiamo tutti che a te
piaceva Lucilla ma solo perché Elisabeth è una brava ragazza a cui piace stare
in casa e in famiglia non significa che non possa essere una brava madre per
Degona.- - E poi se non altro non ha una fedina penale lunga come la lista
della spesa!- sibilò Rose acida. - Oh e qua ti volevo!- sbottò Nadine,
serafica - Ti secca solo che Lucilla sapesse già fare tutte queste cose e che
non abbia mai avuto bisogno del tuo consenso da matriarca, mia cara. Lucilla ti
metteva nell'angolo, ecco cosa!- - Per cortesia, volete andare a litigare
altrove?- propose Jess col suo tatto angelico - Se Tristan vi sente sparlare di
Lucilla non credo sarà molto contento.- - Infatti, sta seduto nel letto di
una povera donnicciola piagnucolante!- frecciò ancora Nadine. - E con questo
cosa vorresti dire eh?- sbottò Rose di nuovo, mentre Tanatos, Milo, Clay, Sphin
e Jess prendevano il volo in cucina. Una volta lontani da quelle due belve il
gruppetto poté permettersi di ringraziare il cielo che Degona stesse veramente
bene, peccato che probabilmente una volta tornata a casa avrebbe subito una
strigliata colossale da nonne, bisnonne e anche da tate in lacrime. Le
augurarono almeno che tutto nel Golden Fields stesse andando bene e in effetti
le cose procedevano.
Era l'alba quando Lucilla Lancaster, riaprendo
gli occhi bianchi da un debole sonno, si era sentita di nuovo viva per la prima
volta dopo tanto tempo. Qualcosa di caldo dormiva contro di lei e dei ricci
soffici le facevano il solletico al viso, per non parlare della piccola manina
che le stringeva la spalla nuda. Abbassò lo sguardo e trovò sua figlia
addormentata contro il suo petto, nella stessa posizione in cui l'aveva vista
l'ultima volta. Riappoggiando il capo contro i guanciali, Lucilla aveva creduto
di vivere ancora in un sogno. Ricordava anche la sensazione di smarrimento
che aveva provato di fronte alla sua piccola Degona quando la sera prima le era
apparsa davanti, allungando semplicemente le braccia verso di lei. Era la
prima volta che la vedeva. Dopo la nascita, non aveva chiesto di vedere la
neonata, sapendo bene che tanto non avrebbe potuto restare...e quando l'aveva
avuta di fronte, si era sentita come mancare il terreno da sotto i piedi. Il
suo cuore aveva cominciato a battere improvvisamente...e se qualcuno avesse
voluto ucciderla, non avrebbe potuto trovare momento migliore. Ma lei...lei era
rimasta a lungo a guardare quell'angelo caduto da cielo. Le assomigliava
moltissimo...ma aveva i bellissimi occhi di Tristan e di questo ringraziò
appassionatamente. Le sembrava di poterlo incontrare, attraverso gli occhi di
sua figlia...e poi un'altra cosa le aveva volto il fiato, anche se non avrebbe
mai potuto immaginare di provare una simile sensazione a quella
parola. Mamma. Degona l'aveva chiamata mamma per la prima
volta... Mentre il sole sorgeva, la Lancaster però capì che probabilmente
nessuno a Cedar House era a conoscenza del fatto che la bambina fosse da lei.
Certamente Tristan non le avrebbe mai messo davanti la loro bambina in quel
modo, così mentre restavano a letto, una lunga piuma magica sullo scrittoio si
levò da sola, si posò su un foglio e cominciò a scrivere lentamente. Poi il
foglio si ripiegò e tutti i preparativi dell'imbustazione furono pronti poco
dopo. Quando la lettera fu chiusa e Zero, il falco della demone fu volato via
con la preziosa missiva attaccata a una zampa, anche Degona aprì gli occhioni
verdi, infastidita dal sole. Parve non capire subito dove fosse, poi quando
vide sua madre si ricordò di tutto...e un sorriso magnifico le illuminò il
visino, tanto che le gettò subito le braccine al collo, troppo felice per dire
qualcos'altro. Lucilla a sua volta non disse nulla, limitandosi ad
abbracciare la bimba ancora con movimenti un po' goffi. Nei minuti successivi
poté cominciare a farsi un'idea di che razza di bambina fosse sua figlia. Degona
la tempestò praticamente di frasi, domande e racconti, ma specialmente di
domande, per non parlare del fatto poi che non stava ferma sul letto, troppo
incuriosita da tutto quello che la circondava. Era allegra e molto
affettuosa, notò anche. Aveva decisamente la parlantina dei Mckay, pensò. -
Mamma, dove siamo?- chiese poi la bambina, sedendosi di nuovo al suo fianco
sotto le coperte. - Lontano da Londra.- rispose Lucilla, parlando con la sua
voce dolce e sottile - Come sei arrivata qua?- - Ho fatto un
incantesimo...con un cerchio di una polverina strana...non so bene come si
chiama.- disse Degona distrattamente, continuando a guardarla tutta attenta. Ora
la scrutava come al microscopio e Lucilla sapeva bene cosa stava fissando. I
suoi occhi bianchi. Certamente fra chi conosceva sua figlia, non doveva averne
mai visti. Invece la stupì, facendole un altro dolce sorriso e dandole un bacio
sulla guancia che le fece di nuovo battere il cuore. - Ha ragione il papà.
Sei davvero bellissima mamma.- La demone non poté impedirsi di piegare
blandamente le labbra in un sorrisino, poi scese dal letto e fece il giro della
sponda, per tirare giù anche la bambina. Prenderla in braccio fu un'altra
deliziosa scoperta, anche perché la bimba non sembrava aspettare altro che
starle vicino. - Chi ti ha detto di me?- le chiese, facendola sedere davanti
a una specchiera. - Di te?- Degona ridacchiò divertita - Prima la bisnonna.
Poi il papà qualche giorno fa mi ha dato le vostre foto.- - Nadine eh?-
Lucilla ora capiva tutto - Stanno tutti bene a casa vostra?- - Si,
benissimo...ma saranno un po' arrabbiati...- mugugnò la piccola - Mi
sgrideranno. Lo so che non dovevo andare via senza dire niente ma io volevo
tanto vederli! Liz sarà arrabbiatissima!- si girò ancora verso sua madre, ora
tutta sorridente - Devo fartela conoscere Liz mamma! Lei è davvero forte! È
un'amica del papà e da quando sono piccola c'è sempre stata lei!- Lucilla non
disse nulla, ringraziando solo dentro di sé che qualcuno si fosse preso cura di
sua figlia oltre a Tristan. Conoscendolo, per qualche tempo non doveva essere
stato molto in forma. - Mamma...- - Si?- chiese, tornando alla
realtà. - A me piacciono i vampiri.- sbottò Dena di colpo,
fissandola. Lucilla strabuzzò gli occhi, senza capire. - Mi piacciono i
vampiri.- disse ancora la bambina - Lo zio Milo ha detto che se da grande vorrò
ancora, mi farà diventare un vampiro come lui. Mi piacciono tanto i suoi
denti.- La Lancaster di bambini non ci capiva molto ma sua figlia stava forse
tentando di dirle che lei le piaceva anche se era un demone? Sorrise di
nuovo, scuotendo il capo. - Mamma tu vivi qui?- - Si.- Dena corrucciò
la boccuccia rosea con fare capriccioso - E non torneresti a casa con me vero?-
Sarebbe stato bello, veramente bello...tornare a casa con la sua bambina ma
non era possibile. Non ancora almeno. - Vuoi fare un bagno?- le chiese, senza
rispondere alla sua domanda. Fu decisamente divertente, se non altro fu
un'esperienza un po' diversa ciò che le capitava da quattro anni, peccato che
tenere fermo quello scricciolo nella schiuma fu un bel lavoro, per non parlare
della schiuma che volò fuori dalla grande vasca di marmo. Una volta asciutta
Degona si mise a curiosare in mezzo a tutta la grande stanza da letto di sua
madre, affascinata da pozioni, libri con faccia e mani che cercavano di
afferrarla, modellini in scala del sistema solare e statue vive che facevano le
smorfie e le linguacce. Quando furono le otto e mezza però, la piccola fece
una richiesta che alla Lancaster era passata di mente. - Mamma, ho
fame...possiamo mangiare?- Porca miseria, se l'era scordata. E adesso che
faceva? Dovevano uscire dalla camera...doveva uscire da lì! Erano quattro
anni che non metteva piede fuori dalla sua stanza...ma la bambina doveva
mangiare. Si vestì rapidamente, pensando che l'unica maledetta soluzione era
andare da Caesar. Accidenti... Mentre si sistemava i lunghi capelli e
imprecava alla faccia che avrebbe fatto Cameron, Dena cinguettava felice e
contenta attaccata alla porta finestra, incantata dai campi di margherite nere
del Golden Fields. Poi però dovettero per forza avventurarsi fuori...e
Lucilla, prendendola per mano, non aveva un'aria molto allegra. Attraversarono
grandi spazi ricchi di candelabri, quadri e affreschi poi scesero al primo piano
e la demone si fermò davanti a una porta di cedro scuro alta più di tre metri,
intarsiata con cruente scene di battaglia. Non bussò, limitandosi a infilare
la testa nella sala riunioni di Caesar ma quando vide che era in compagnia, il
suo umore peggiorò ulteriormente. Cameron, seduto a capotavola, la guardò per
una volta in vita sua, stralunato. - E' uno scherzo.- disse, fissandola. -
Non ti esaltare.- gli rispose, glaciale - Mi serve...del cibo.- - Cibo?- -
Si, cibo. Sei sordo?- - Oh, finalmente ti sei convertita.- disse il tizio
seduto all'altro capo della tavola, ridacchiando - Salve milady, come stai? Sei
bellissima come sempre.- Lucilla scosse il capo, ignorandolo - Sta zitto
Demetrius. Allora? Puoi farmi portare qualcosa?- Caesar aguzzò la vista - Chi
è che ti sta tirando la gonna?- La Lancaster fece una smorfia mentre sua
figlia, con vocina bassa, continuava a notare diversi particolari del palazzo e
glieli riferiva tirandola per ogni appendice, specialmente per i capelli e alla
fine sia il padrone di casa che il suo ospite, Lord Demetrius, Dimitri per gli
amici, notarono la bimba nascosta dietro alle gambe della demone. Mezz'ora
dopo la situazione era ormai degenerata. Madre e figlia si ritrovarono a tavola
con quei due dementi, Lucilla non avrebbe saputo definire Caesar e Demetrius in
un altro modo, ma il fatto era che Degona non sembrava né infastidita dall'aria
pigra del demone dai capelli bianchi, né dall'eccentricità dell'ospite. Come
demone puro era in effetti alquanto particolare, almeno questa era anche
l'opinione di Caesar, visto che Demetrius nei suoi quasi novecentodieci anni
aveva sempre vissuto a contatto con gli esseri umani e non aveva mai fatto
mistero del suo amore verso le pratiche dei babbani, tantomeno aveva mai
nascosto a Caesar la sua contrarietà nel vivere lontano dal mondo esterno.
Demetrius, nonostante i suoi occhi bianchi, aveva barba lunga e capelli castano
chiaro, tipo pelliccia di topo, tinti alla stragrande, tutti scomposti e
scarmigliati, per non parlare della treccina al pizzetto. Da tempo si teneva in
questo modo, per mitigare la sua bellezza di marmo da demone. In testa aveva
anche una buffa bombetta sulla cui sommità era disegnata una spirale bianca e
nera. I suoi modi spigliati poi conquistarono in un attimo Degona che si stava
sorbendo una tazzona di latte e caffè, con torta e biscotti. - Ma tu
guarda...- bofonchiò Caesar, mentre la piccola e Demetrius chiacchieravano - E
così alla fine è venuta.- Lucilla lo guardò non molto amichevolmente -
Allunga un tuo miserevole artiglio e ti faccio passare la voglia.- - Per chi
mi hai preso?- replicò lui - Ero solo ansioso di conoscerla.- - Le
arrabbiature di prima mattina fanno venire le rughe.- cantilenò Demetrius,
interrompendoli - Allora piccola? Come ti chiami?- - Degona Lumia Mckay.-
sorrise lei, quasi con fare orgoglioso - E tu come ti chiami? Sei un demone come
la mamma?- - Si, mi chiamo Demetrius. Ma tu chiamami Dimitri, ok?- La
bimba ridacchiò - Che nome buffo!- - Si, hai totalmente ragione.- frecciò
Caesar con una smorfia - Hai ancora fame piccola?- - No, grazie. Sono piena!-
Dena allora si volse al padrone di casa con aria curiosa - E tu sei il fidanzato
della mamma?- Mancò poco che Lucilla cadesse dalla poltrona, rabbrividendo
alla sola idea. Intanto anche Demetrius attaccò a ridere, sganasciandosi - Si,
certo...tua madre e questo qua. Bimba, credimi...dovrà ghiacciare l'inferno
prima che accada!- - Demetrius, non hai nessun altro a cui rompere
l'esistenza?- rognò Cameron seccato, aprendo un giornale davanti alla faccia per
non vederlo. - Oltre a voi due no.- disse quello con aria da cucciolo,
nascondendo in realtà una vera anima subdola da demone - Comunque hai ragione,
ho delle faccende da sbrigare.- si mise in piedi, baciando la manina di Degona
sul dorso che sorrise deliziata - Arrivederci signorina, spero di rivederti
presto.- - Ciao Dimitri!- - Devo riportarla a casa...- sussurrò Lucilla
intanto a bassa voce, per non farsi sentire. - Certo.- annuì Caesar,
sfogliando il giornale annoiato - Vai pure.- - Torno appena possibile. Tu
intanto occupati del richiamo di Hermione, capito?- Cameron non alzò neanche
lo sguardo dai suoi affari - Come ti ho sempre detto, di lei me ne occupo
io.- - S'è visto come te ne sei occupato bene.- recriminò la demone prima di
uscire - Se non ti andava potevi dirmelo subito Caesar, mi sembrava di avertelo
detto che tenevo molto a lei. Se non sei in grado di occuparti di qualcosa che
respira e pensa, allora continua a restartene chiuso qua dentro ma se fossi in
te ritroverei la mia amica e in fretta anche!- - Non sei l'unica a tenere a
lei.- sibilò in risposta, stavolta irritato - Dannazione Lucilla, smettila di
credermi il diavolo in persona. Sistemerò io la questione, tu occupati dei
affari tuoi.- - Hn...- ringhiò in risposta, sbattendo la porta alle spalle -
Lo farei anche se non fossi prigioniera qui!-
Edward Dalton apparve al
piano terra della casa di Harry Potter, a Lane Street un giorno dopo la sua
partenza. Aveva avuto una pessima fortuna da quando era arrivato a Hargrave
Manor: aveva fatto un fantastico buco nell'acqua nel Linkolnshire, girando per
il maniero della famiglia Hargrave per tutto il giorno insieme ai domestici e al
dispotico nonno di Hermione senza trovare il benché minimo indizio sia nella
camera della Grifoncina che nei suoi documenti. Inoltre Jane era andata via per
qualche giorno in Francia, in ferie dalla sua carriera da dentista che non aveva
mai abbandonato nonostante le pretese di suo padre, perciò non erano riusciti a
rintracciarla. Non era tornato proprio a mani vuote, però non era neanche
riuscito ad avere qualche chiarimento. Aveva solo in mano uno scatolone e due
felini appresso che litigavano continuamente. - Gente!- urlò salendo le scale
- Ragazzi, ci siete?- Li trovò nel salone del primo piano, tutti seduti
attorno al tavolino dove troneggiava un Pensatoio. Lo stesso Pensatoio che Harry
e compagni avevano trovato la sera prima in quel malfamato quartiere mentre
Elettra aveva portato Blaise e Tom da Sirius. La loro rimpatriata dai Black era
stata meno traumatica del previsto per il piccolo Riddle. Da principio
nervosissimo, era a stento riuscito a guardare Sirius in faccia, per non parlare
di come aveva balbettato di fronte a Narcissa. Il trauma era stata Andromeda,
così simile a Bellatrix. Per calmarlo c'era voluta tutta la dolcezza nascosta di
Narcissa, mentre Andromeda che non aveva mai amato nessuno dei genitori di quel
suo nuovo nipote era stata un tantino più rigida. Sirius invece, anche con
quell'aria da altero mago purosangue, era stato l'unico a riuscire a far
sorridere un po' il piccolo mago e dopo le presentazioni, si erano messi a
parlare dell'arrivo del Riddle formato small da Harry, dei casini che stavano
succedendo, del ritorno dei Mangiamorte, dell'attacco a Blaise e anche della
full immersion di Draco nella residenza primaverile dei Black. Secondo le due
sorelle Black, stavolta Malfoy era stato un po' impulsivo. Sirius invece non si
era espresso anche perché lui era tutto concentrato sul nuovo marmocchio del
gruppo. Si erano lasciati solo con la promessa di riportare presto Tom in
casa Tonks, naturalmente con Harry e Draco. - Salve gente,- bofonchiò Edward,
entrando e vedendo le loro facce - tutto bene?- - Ti sembra che vada bene?-
frecciò Ron - Allora? Che hai trovato?- - Questo...- disse Dalton, buttando
lo scatolone sul tavolino - e quelle due maledette palle di pelo!- Dicendolo,
Grattastinchi e una gatta bianca con gli occhioni gialli si fiondarono nel
salone, soffiandosi addosso. - Oddio!- rise Harry, insieme ad Elettra e a
Weasley - Non ci credo! Guarda quei due! Ciao Grattastinchi!- - Mamma mia,
sono anni che non lo vedevo!- celiò anche la Baley. - Oh e quella è Dray!-
celiò Blaise - Guarda quant'è cresciuta!- - La gatta della vostra amica
Granger si chiama come te?- rise May, fissando Malfoy. - Zitta mezzosangue!-
borbottò il biondo, prendendo la micia in braccio - Allora Dalton? Hai visto
Jane?- - E' in Costa Azzurra, in ferie. Torna fra una settimana anche se
parlare con lei sarà inutile. Siamo in un anno bisestile e i Veggenti vengono
privati della Vista.- - Oh già...- si schifò Harry - Cazzo! Ma porca miseria
e adesso che facciamo?- - Guardiamo nel Pensatoio.- sospirò Elettra - Io non
vedo altre soluzioni.- - Si, certo...ma prima date un'occhiata qua.- Edward
si sedette fra Blaise e May, cominciando a scartare il pacco che aveva portato
con sé dalla casa di Lord Hargrave - Me l'ha dato suo nonno e vi posso
assicurare che non era del suo umore migliore. Era parecchio incazzato con
Hermione, anche se non mi ha detto perché. Mi ha solo mollato questo in mano...-
e tirò fuori l'orologio magico che Ron aveva regalato alla Grifoncina il giorno
dei suoi diciotto anni, lo stesso che avevano i Weasley alla Tana. Tutti quanti
schizzarono a controllare, in ansia. Strabiliati però, notarono che c'erano
parecchie fotografie. Una ritraeva Tom che era al sicuro, sulla scritta "CASA";
un'altra foto era decisamente più ambigua e Jeager Crenshaw con la sua lancetta
era posato sulla scritta aggiunta della strega in "AZIONE". - Azione?-
bofonchiò May - Che vuol dire?- - Oh,- Tom sorrise con aria di scuse - Jeager
attaccava sempre Hermione in ogni momento, così ha pensato di controllarlo.
Azione vuol dire che lui sta combinando qualcosa.- - Però, sveglia come
sempre...e questa?- Harry indicò una ragazza che però si trovava sulla scritta
"MORTE". Era Linda Fulcher. Come mai Hermione aveva tenuto quella ragazza sul
suo orologio? Era una Magonò. Forse la conosceva. Anzi, l'aveva conosciuta.
C'erano altre due lancette e su una di esse c'era niente meno che Rafeus
Lestrange. Anche lui era sulla stessa tacca di Jeager. Questo stava a
significare che stavano macchinando qualcosa. Fu l'ultima a lasciare i
ragazzi pallidi come cenci. - Guardate bene.- disse Edward - Lord Hargrave mi
ha detto che la lancetta di Herm è così da circa ieri sera.- E quella
maledetta lancetta segnava qualcosa che nemmeno Ron aveva mai visto. Stava
esattamente a metà fra la scritta "PERICOLO" e "MORTE". - Cosa vuol dire? Si
sarà rotto?- ipotizzò Tom. - No, è assurdo. Non si rompono mai.- disse
Weasley - Ma non è possibile che stia così ferma a metà!- - Lasciate perdere
dov'è!- sbottò Elettra - E' a un passo da "MORTE"!- - E come se...- sussurrò
Blaise - Fosse in uno stato di transito.- - Si,- annuì Harry a bassa voce,
come per timore che dirlo a voce alta l'avrebbe reso reale - è come sospesa fra
la vita e la morte. Ma non può essere così da ieri sera. Ci dev'essere un
errore.- - E se non ci fossero errori?- sibilò Draco. I ragazzi si
guardarono, ormai al limite della preoccupazione. Dannazione, dovevano fare
qualcosa! Ma non sapevano dove trovarla. Hermione non aveva lasciato indizi di
nessun genere! Era irraggiungibile ovunque fosse finita! - Avanti.- sbottò
Potter mettendosi in piedi - Guardiamo nel Pensatoio.- - Ok, però è meglio
usare la Stanza degli Specchi al Ministero.- scandì Ron - Lì vedremo
meglio.-
Entrarono al Ministero che era ormai ora di cena ma
gl'inservienti come sempre non si stupirono troppo della cosa visto che Potter
aveva l'estrema mania di comparire sempre nei momenti più impensati. Per Tom
poi era la prima volta e si guardava attorno un po' spaesato ma anche
incuriosito. Filarono al Sesto Livello e lì, mostrando il distintivo degli
Auror, riuscirono a passare nell'ala dei Veggenti. - Ma è legale usare la
Stanza Visionaria senza un Veggente o un Sensimago?- sussurrò Elettra. -
Devo davvero rispondere?- replicò Harry guardandosi attorno per vedere se c'era
qualcuno. - Lo sapevo che finiva così, accidenti!- ringhiò May, che chiudeva
la fila - Possibile che non siete capaci di starvene buoni e tranquilli per
qualche ora? Mi farete venire i capelli bianchi!- - Se, certo...l'importante
è che non ci fai rapporto!- la zittì Ron, trascinandoli verso l'ultima porta del
corridoio. Lì si fermarono, guardarono alle loro spalle per l'ultima volta e poi
varcarono la soglia, accecati dalla luce splendente che proveniva da lì dentro.
Si ritrovarono in un luogo totalmente riflettente, pavimento, soffitto,
pareti. Ogni cosa rispecchiava la loro immagine. - Ok, ci siamo.- disse
Harry andando in mezzo alla stanza e piazzando il Pensatoio in mezzo a un
piedistallo che si era formato da un liquido argentato, presente sul pavimento.
Una volta lì, tutti quanti dovettero levare le loro bacchette per rompere il
sigillo che Hermione vi aveva precedentemente posto. - Bene, adesso mettete
tutti le bacchette dentro i ricordi evanescenti.- li istruì Potter - Tom, tu
stai indietro.- Una volta che le punte di tutti e sette i maghi adulti
finirono nella coppa di legno, il mistero della Stanza degli Specchi, si rivelò
utilissimo. Invece che venire risucchiati nei ricordi della Grifoncina, furono i
ricordi nel Pensatoio a uscire fuori come un fiume in piena, riflettendosi in
ogni specchio attorno a loro. Luci, colori, suoni, magia...ne vennero avvolti
poco per volta, mentre le immagini cominciarono a sfrecciare davanti ai loro
occhi. Da principio furono sciocchezze, immagini di tutti i giorni, scene di
vita quotidiana come le macchine che sfrecciavano per le strade buie di Londra,
visioni di una biblioteca enorme, libri che svolazzano in giro... - Ma cos'è
questa roba?- disse Draco, nervoso - Non ho mai visto una serie di ricordi più
caotica di questa!- - Caesar dice sempre che i ricordi più importanti sono
sempre nascosti.- bofonchiò Tom, vicino a Ron ed Elettra - Le cose semplici sono
in superficie e gradatamente si arriva ai ricordi custoditi più
gelosamente.- - Ah...- Harry si mosse di nuovo verso il Pensatoio e intinse
di più bacchetta ma facendolo toccò il fondo. Ci fu un'altra esplosione di
colori e tutti quanti stavolta rimasero senza parole. "Expecto
Patronum!" Quello era Harry. Era l'immagine di un bambino tredicenne che
scagliava un Patronus completo per la prima volta, davanti a un laghetto, di
notte, di fronte a decine di Dissennatori. Poi fu il turno di Ron. Lo videro
seduto a un tavolo, giocando a scacchi con un sorriso divertito sul volto
spruzzato di lentiggini. Poi Ginny, Fred e George, Elettra sulla scopa, la prima
volta che aveva visto Hogwarts dalle barca sul fiume, Silente poi
Blaise. Infine un'altra immagine si soffermò più a lungo sugli specchi. Sotto
il glicine, un Draco diciottenne stava fumando seduto sotto le arcate di
Hogwarts. Quelli erano i ricordi in fondo al Pensatoio. I ricordi più
cari. Non fecero in tempo a dire qualcosa che stavolta videro Jeager
Crenshaw. "Credi davvero di battermi?" stava dicendo "Non ce la
farai mai..." - Ferma qua Harry!- gridò Blaise, per farsi sentire fra le
mille voci dei ricordi. Finalmente la catena si bloccò e l'immagine di Jeager
invase l'intera stanza degli specchi, risucchiando i maghi nel
ricordo. Presenti come fantasmi silenzio, i ragazzi videro un'Hermione di
circa vent'anni in un luogo buio e ampio, di mattoni neri, con poche candele...e
davanti a lei c'era quel demone, che la guardava con occhi
assassini. "Dimmi, Hargrave..." lo sentirono sussurrare "Perché
lo fai? Per la gloria?" La videro ridere, sogghignare e poi sguainare la
bacchetta "Non lo saprai mai." "Caesar non è tipo da accettare allievi
sai..." continuò il mezzo demone, aggirandosi tranquillo attorno a lei, con
fare felino "Tu invece...non so bene per quale motivo, hai destato il suo
interesse. Certo, sentiti i tuoi precedenti posso pensare anche io che tu abbia
delle capacità particolari...ma resti un'umana. Una mezzosangue umana." "E tu
un idiota..." sorrise lei, in un modo che fece quasi tremare Harry e gli
altri "Fossi stato meno arrogante, forse ora non saresti nei guai
Jeager!" agitò la bacchetta e il mezzo demone, sgranando gli occhi, si
accorse di aver commesso un'imperdonabile leggerezza "Vorticum
inflamare!" Ciò che si vide alla fine del ricordo su solo un immenso
turbine di fiamme scure che avvolse Crenshaw dal basso e lo abbracciò
totalmente, fino a bruciarlo. L'immagine sparì e ne apparve subito un'altra che
lasciò di nuovo i ragazzi senza fiato, specialmente
Malfoy. "Perché?" - Caesar!- sussurrò Tom. "Perché? Perché
vuoi apprendere qualcosa che ti disgusta a tal punto?" disse di nuovo il
bellissimo giovane dai capelli bianchi davanti a loro. Videro finalmente il
grande Caesar Cameron, il demone che da secoli viveva in solitudine. Stava
appoggiato a una finestra...e davanti a lui, in piedi, c'era sempre Hermione.
Più o meno il periodo doveva essere lo stesso del precedente ricordo. Lei
appariva tranquilla, in atteggiamento rispettoso certo...ma serena, anche
davanti a quel demone. Caesar le porse la mano e lei la prese, stringendolo
forte. Gli fu vicino e sospirò pesantemente. "Devo imparare. Devo sapere
per forza." Alzò il viso su di lui, come per trapassarlo "E tu perché
hai accettato?" Il ricordo si chiuse lì ma Draco aveva visto
perfettamente quell'avvicinarsi lento fra i loro visi...e dannazione, aveva
anche capito tutto dall'espressione del piccolo Tom, che aveva sviato subito
l'attenzione su qualcos'altro. Ora erano finiti in Germania. Harry e Ron
videro Krum, poi di nuovo Rafeus Lestrange. Fortunatamente di Vanessa non c'era
traccia, ma di nuovo qualcosa attirò i loro sguardi. - Quella non è Linda
Fulcher?- chiese May, indicando un frammento d'immagine sulla parete alla loro
sinistra. Si, era quella Magonò. Blaise si mosse a bloccare il ricordo,
toccando direttamente la parete e di nuovo vennero catapultati dentro, stavolta
però finirono direttamente in una sala riunioni di formato accademico. Era
interamente di legno scuro, le pareti di pietra in stile gotico...e su un
organo, dietro a un pulpito, c'era un simbolo su una lastra di porfido rosso.
Era il teschio di Voldemort. Immersi in quell'atmosfera, i ragazzi videro la
sala riempirsi di colpo...e quelle persone erano tutte Mangiamorte. Coperti da
lunghi mantelli, gridavano come forsennati contro il pulpito, dov'era salito
improvvisamente Rafeus Lestrange. Teneva saldamente quella ragazza e
praticamente i Mangiamorte lo stavano inneggiando ad ucciderla. E
probabilmente sarebbe morta lì se Hermione, smaterializzatasi alle spalle di
Lestrange, non lo avesse colpito duramente con l'Impedimenta e non avesse
salvato Linda. - Si può sapere perché volevano ucciderla?- ringhiò Ron quando
finì il ricordo - Ma chi diavolo era quella ragazza?- - E quello...gente,
guardate lì!- disse Elettra, sentendo dei bisbigli sul soffitto. Alzarono il
viso e stavolta avvertirono solo un ricordo uditivo. La prima voce era quella di
Rafeus...l'altra, camuffata, era probabilmente di una donna. "Non
t'azzardare a fregarmi, ricordatelo sporca mezzosangue!" "Perché non ti calmi
Lestrange?" replicò quella voce lontana, indistinguibile "Non vorrai
che faccia impazzire anche te. Sai...il mio tocco funziona meglio su voi
maschi..." "Sta zitta! E fa come ti ho detto! Uccidi la nipote di Hargrave e
avrai quello che mi hai chiesto!" "E con Harry Potter come la
mettiamo?" Rafeus in quel momento ghignò perfidamente "Se vuoi
occuparti anche di lui accomodati ma lascia che ti convinca a non farlo.
Hermione Hargrave è già abbastanza pericolosa...se viene a sapere che stai dando
la caccia anche al bambino sopravvissuto potrebbe non prenderla bene. Limitati a
ciò che ti ho chiesto, io intanto mi darò da fare per farti avere la tua
ricompensa. Ti saluto Katrina." - Katrina?- bofonchiò
Ron - E adesso questa chi diavolo è adesso?- - Dannazione, non si capisce più
niente!- ringhiò Harry furente. - Finiamola. Per stasera abbiamo visto anche
troppo.- disse Edward - Ragazzi, questa cosa va esaminata a casa nostra a mente
lucida. Riportiamoci il Pensatoio a casa ed esaminiamo tutto domani.- - Ha
ragione Ed.- annuì Blaise - Harry, stare qua a spaccarsi la testa non serve a
nulla.- - E allora che cazzo proponi?- sbottò Draco ancora più furibondo di
Potter - Quella fottuta lancetta di quel maledetto orologio dice che la
mezzosangue potrebbe morire! Vuoi che ce ne stiamo con le mani in mano?!- - E
che cosa vorresti fare?- replicò Zabini, cercando di tenerlo buono prima che
facesse qualche sciocchezza - Guardami bene in faccia Dray! Non sappiamo dove
sia Hermione e capisco che ti faccia andare fuori di testa ma in questo momento
non abbiamo bisogno di altre cazzate, sono stato chiaro? Non t'azzardare a
ficcarti in testa di andare a cercarla da sola perché i tuoi cugini sono pronti
e armati di ascia per tagliarci la testa! Hermione ha bisogno di aiuto, è vero,
non di un altro che va a farsi ammazzare per niente!- Malfoy, dopo quella
strigliata, si morse la lingua rabbioso e girò sui tacchi per andarsene ma
quando spalancò la porta ci si richiuse dentro, imprecando. - Abbiamo
compagnia!- sibilò. Lo raggiunse Harry in due balzi e si accostò a lui, nel
campo visivo fra lo stipite e la porta. C'era gente...e sgranando lo sguardo
si accorse che erano Obliviatori. Perché se ne andavano in giro in squadrone a
quell'ora? Lasciò perdere quelle domande. Avrebbe cercato una risposta a
tutto una volta tornato a casa e dopo aver messo al sicuro tutti gli altri, per
questo, dopo che il corridoio fu di nuovo sgombro, fece uscire tutti i ragazzi
dalla porta. Poi uno per uno si smaterializzarono via, tutti tranne Ron che si
fermò su un altro livello dov'era presente il controllo delle entrate al
Ministero. Non che li si dormisse ma se i Controllori fossero stati meno
addormentati e annoiati, per Weasley non sarebbe stato facile attraversare i
muri del loro ufficio, finire nella stanza dei registri magici e cancellare,
mentre le penne continuavano a scrivere da sole su migliaia e migliaia di
pergamene, i loro nomi dalle righe con uno speciale inchiostro magico in
dotazione agli stessi Controllori, quando si sbagliavano. Se ne andò a casa
scuotendo il capo e sbuffando. Si fosse trattata di vita o di morte, lì al
Ministero tutti si sarebbero ritrovati secchi nel giro di due minuti se bastava
uno Smolecolarizzatore come lui a fregare la loro sicurezza. Però andando a
via, qualcosa cominciò a frullare nella mente di Ron. Aveva sognato o aveva
visto fra i nomi sulle pergamene, nelle ultime entrate al Ministero dopo la sua,
anche Orloff? Erano quasi le dieci di sera, cosa ci era venuto a fare il
Ministro della Magia a quell'ora? Colpito da quel particolare, si bloccò a metà
strada e tornò dentro, con un brutto presentimento. Passò di nuovo fra i muri,
poi sotto il naso dei Controllori e di nuovo con i registri in mano, vide che
Orloff se n'era già andato via, ma a lui interessava un'altra cosa. Vedere con
chi era stato...e senza sorprendersi vide che era andato nel reparto degli
Obliviatori. - Ma che cavolo vuol dire?- bofonchiò fra sé. Secondo quanto
aveva detto May, che aveva avuto un colloquio con lui quella stessa mattina
mentre Edward era ancora via, Orloff era stato parecchio tempo con l'intero
Wizengamot e poi con Duncan da mezzogiorno in poi. Se ne assicurò e in effetti
trovò che era stato con loro...ma poi, di nuovo, qualcosa gli fece sentire la
classica puzza di bruciato scorrendo il dito fra i vari nomi di coloro che aveva
incontrato il Ministro della Magia. Alle tre di pomeriggio di quello stesso
giorno, Orloff era stato in compagnia di...Katrina. Possibile che fosse stata
la stessa Katrina dei ricordi di Hermione? Si affrettò a cercarne il cognome ma
non lo trovò da nessuna parte e la cosa gli parve assurda. Letteralmente
assurda. Nessuno al Ministero entrava senza avere il riconoscimento del
cognome...a meno che questa Katrina non fosse un folletto o un troll. La sua
ricerca finì quando i Controllori si misero a fare il loro giro, quindi Weasley
dovette lavare le tende ma se non altro non sarebbe tornato a casa a mani vuote.
Ora avevano un motivo un più per stare attenti a Orloff, a quella Katrina dei
ricordi di Hermione che sicuramente lavorava per i Mangiamorte e ai fratelli
Lestrange.
I cancelli di Cedar House non le erano mai parsi così
invalicabili, pensò Lucilla. Pioveva a dirotto, sembrava che il cielo
piangesse...e lei se ne stava lì, davanti a quei cancelli di ferro battuto,
avvolta in un mantello scuro con un cappuccio sul viso, celandosi agli occhi di
tutti. La casa era in subbuglio, sentiva alcune voci concitate grazie al suo
udito sviluppato. Ormai era ora di lasciare andare Degona. Sua figlia stava
nascosta sotto il suo mantello, protetta in quel mondo sospeso fra la realtà di
suo padre e quella breve parentesi avuta con sua madre. Alzò gli occhi verdi su
Lucilla e allora lei s'inginocchiò, continuando a proteggerla dalle schegge
della pioggia col suo mantello. Lucilla provò qualcosa che non provava da
tanto quando la sua bambina le prese le mani, stringendole forte. - Per
favore...vieni a casa mamma!- la implorò di nuovo, come aveva già fatto prima di
andare via dal Golden Fields - Per favore, torna a casa con me! Io voglio che
torni a casa! Anche il papà è triste! Ti prego mamma!- e le gettò le braccine al
collo, cominciando a singhiozzare sommessamente, come per non farsi
sentire. Nella sua ingenuità, Degona non poteva sapere quanto suppliche e
preghiere e lacrime potessero far male. Erano come un spada nel cuore, come sale
su una ferita aperta e Lucilla non era in grado di reggere così
tanto. L'abbracciò stretta, continuando a carezzarle i capelli e il tenero
visino, ma dovette scuotere il capo, dando una grande delusione alla sua
bambina. - Non posso...- sussurrò piano - Non posso ancora tornare a casa.- -
Mamma ma io ti voglio a casa adesso! Non voglio più che vai via!- singhiozzò di
nuovo Dena, cominciando a piangere apertamente, con grandi lacrimoni che le
rotolavano sulle guance rosse - Perché non puoi restare? Perché vuoi tornare in
quel posto? ...Non...non vuoi stare con me e il papà?- Di nuovo il cuore
prese a batterle come impazzito e se l'ultima discendente dei Lancaster si era
chiesta in quegli anni se le fosse rimasto un briciolo di umanità, in quel
momento capì che per quella bambina si sarebbe fatta mettere in gabbia anche per
sempre. Era apparsa in un lampo e così, purtroppo, se ne sarebbe andata. Era
apparsa e per lunghi momenti le aveva portato gioia, affetto e un sorriso che
Lucilla non avrebbe più scordato, accedendo un tipo di amore che non avrebbe
pensato di poter provare...e proprio per quello, lei avrebbe messo al sicuro sua
figlia e suo padre. Anche a costo di non vederli mai più. Quando parlò,
Lucilla sentì una lacrima estranea rigarle la guancia alabastrina. -
Degona...- sussurrò, baciandola sulla fronte - Promettimi che non cercherai più
di usare la magia per trovarmi.- - Ma mamma...- la vocetta della bimba era un
singhiozzo e un gemito dietro l'altro. - No.- disse la demone - Degona, hai
rischiato molto per venire da me. E sei ancora troppo piccola. Avresti potuto
finire nelle mani di qualcuno che ti avrebbe fatto del male...e poi...cos'avrei
detto a tuo padre?- sentendolo, la piccola cominciò a pulirsi il viso,
continuando a piangere - Il tuo papà ti vuole bene...e non merita che tu lo
faccia preoccupare. Quindi promettimi che non cercherai di trovarmi mai
più.- - Ma così non ti vedrò più!- sbottò, con gli occhioni rossi per lo
sforzo. Lucilla deglutì, sentendo un'altra lacrima seguire la precedente...ma
erano così fredde che quasi non sembravano sue. - Degona...promettimelo.- le
chiese, posandole le mani sulle spalle. E la piccola, dopo aver abbassato il
visino con le spalle tremanti, annuì. - Te lo prometto mamma.-
mormorò. Aveva ottenuto ciò che voleva. Degona non sarebbe più apparsa nel
cuore della notte a farle battere il cuore. Non l'avrebbe più sentita chiamarla
mamma. Non l'avrebbe più rivista. Era stato un sogno. Solo un bel
sogno. Continuò a ripeterselo anche quando sua figlia le ributtò le braccia
al collo, piangendo disperatamente. La teneva così forte per i lembi dell'abito
che ebbe l'impressione di essere pesante come pietra. Se restava ancora, da lì
non se ne sarebbe più andata...e l'ira di Caesar avrebbe travolto sia sua figlia
che Tristan. Così la prese in braccio, con la bimba che nascondeva il viso
nel suo collo, e si mosse verso i cancelli. Li passarono entrambe come se
fossero fatte d'aria, poi s'incamminarono lungo l'entrata delle siepi, profumate
di fiori. La casa non era lontana. Ci sarebbe stata la fontana...e poi la
porta principale. Era tutto come prima. - Mamma...- - Si?- - Mi vuoi
bene?- Lucilla si fermò in mezzo ai giardini, poi scostò la figlia quel tanto
necessario per guardarla in viso. Nessun figlio dovrebbe mai sentirsi così
solo da porre questa domanda a un genitore, pensò distrutta. - Come non
immagini neanche.- sussurrò, baciandole la guancia - Non dimenticarlo.- -
Anche io...anche io ti voglio bene.- replicò Degona, con un sospiro. Una volta
di fronte alla gradinata che avrebbe condotto alla porta, la piccola si fece
posare a terra dove la forte presenza magica della madre impediva alla pioggia
d'inzupparla. Guardò Lucilla dal basso all'alto...e proprio quando sua madre
iniziò a piangere, Degona smise. Si passò la manica del pigiama sul volto,
facendole poi un sorriso stentato. - Ciao mamma!- agitò la manina un paio di
volte, poi le diede le spalle. E andò via. Aprì la porta e l'oltrepassò, la
richiuse...mentre voci accorate gioivano di quel ritorno. Era finita. Il
sogno era finito. E quando Tristan corse fuori, spalancando la porta di Cedar
House con cuore in gola, non trovò nessuno. Solo pioggia. E un cielo che
sembrava piangere.
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Capitolo 11 *** Capitolo 11° ***
Thomas Maximilian Riddle si mise a sedere nel suo
nuovo letto, nella sua nuova casa...e guardò fuori dalla finestra che dava su
Lane Street, senza riuscire a impedirsi di essere almeno un po' felice. Si,
sapeva che era sciocco essere felici per una semplice finestra che faceva
filtrare il sole e le voci delle persone. Sapeva che non avrebbe dovuto trovarsi
in quella bella casa, fra quelle persone così gentili...sapeva anche di non
meritarsi tanta cortesia e tanti sorrisi da quelle persone, ma non poteva
impedirsi, in fondo al cuore, di provare gioia. Scese dal letto e andò alla
finestra aperta, appoggiandosi coi gomiti a guardare i babbani per il grande
viale. Non aveva mai visto tanti esseri umani tutti insieme...e le loro voci
allegre lo misero di buon umore. Non c'erano grida, non c'era buio. Aveva
vissuto così tanto tempo nelle segrete di quel posto, in Italia, che ora il sole
gli sembrava un regalo. Quel posto...la sede degli Zaratrox. Niente finestre,
quattro mura, sbarre, ombre e buio, urla e strilli. Due anni senza poter
parlare, poi Tom aveva visto un sole camminare verso di lui.
Hermione si era inginocchiata, gli aveva porto la mano e lo aveva
salvato, riportandolo da Caesar e da sua madre. Hermione...pensò
intristendosi. Come gli mancava. Lei l'aveva sempre capito perfettamente, aveva
saputo ascoltarlo, comprendere il suo dolore e il suo rimorso. Era sempre stata
come una sorella premurosa. E adesso era di nuovo nei guai... Fu proprio
mentre si stava vestendo per andare ad aiutare May a preparare la colazione per
i ragazzi che Edvige sfrecciò sul palazzo, fermandosi direttamente da lui. Le
sorrise e le fece un sacco di carezze, portandola al primo piano appollaiata in
spalla. Mise timidamente il naso in cucina e vide l'Aarons di spalle, intenta a
friggere il bacon con i capelli scuri raccolti in una coda di cavallo e con un
grembiule con la scritta "FATEVI LA CUOCA" legato in vita. Per un attimo...si
sentì di nuovo come se l'avesse già conosciuta prima, come se il suo viso non
gli fosse nuovo ma si convinse a lasciar perdere. Era troppo sbadato per
ricordarsi di tutti. - Oh, ciao Tom!- gli disse la ragazza, girandosi - Buon
giorno! Hai dormito bene?- Il piccolo mago annuì, restituendole un sorriso -
Buon giorno May. Vuoi una mano?- - Si, tieni.- gli disse e gli dette in mano
un bicchiere pieno d'acqua. - Cosa ci devo fare?- bofonchiò il maghetto. -
Sveglia tuo cugino.- replicò ghignando perfidamente - Ieri sera mi ha finito lo
shampoo.- - Ciao ragazzi!- Arrivarono Ron e Blaise, scarmigliati e assonnati
- Oh, è arrivata posta?- Tom annuì, dicendo a tutti della lettera di Caesar.
Cameron spiegava in quattro parole che di Hermione se ne sarebbe occupato lui,
di trovarla almeno, e che li avrebbe tenuti informati. Poi il resto della
lettera era personale del ragazzino. - Gli altri?- chiese Ron, mettendosi
seduto a tavola. - Elettra è fuori a correre,- disse May cominciando a
spremere le arance con l'aiuto di Zabini - Edward è sotto la doccia, Harry e
Draco ancora a letto credo.- - Nello stesso?- chiese Weasley. L'Aarons
sbatté gli occhioni scuri - Come prego?- - No, niente...- ghignò il rossino,
agitando la mano - Lascia perdere.- - I bracciali hanno fatto i bravi in
questi giorni.- ridacchiò Blaise a bassa voce, sedendosi davanti a Ron. - Si,
perché quei due erano troppo presi da Herm per sputarsi in faccia.- replicò
Weasley ironico. Manco a dirlo dal piano di sopra cominciarono a sentire una
valanga d'imprecazioni, seguite da insulti che costrinsero May a mettere le mani
sulle orecchie del piccolo Tom. A quanto pareva stavano litigando per il bagno,
almeno a quanto disse Dalton quando scese in cucina per aiutare May e gli
altri. - Io non so...- sbuffò Edward, strapazzando le uova - Ci sono tre
bagni in questa casa e si chiudono di sopra!- - Infatti, dovremmo
dividerceli.- disse Ron - Harry, il biondastro, Elettra e Tom dovrebbero stare
di sopra. Oppure Elettra e tu, May, potreste prendervene uno solo per voi
ragazze. Sarebbe meglio...e tu da quando sai cucinare?- si sconvolse il rossino,
fissando l'ex Corvonero stralunato. - Come credi che facessi l'anno scorso a
mangiare e a dormire ancora nel mio appartamento con cinque mesi di stipendio
nelle tasche dell'allibratore?- Edward si volse verso di loro, ghignando - La
sera tornavo a casa e andavo nel pub sotto l'appartamento a lavorare.- - Tu
sei tutto matto.- Blaise lo guardava con tanta pazienza - Invece di spaccarti
potevi venire da me Ed.- - Un conto è stare a fare la sanguisuga dal mio
vecchio, un conto è da voi no?- rispose, ridendo - E poi mi ha fatto bene.
Adesso non punto più tutto lo stipendio su un cavallo solo in una sola puntata.
Ecco, le uova sono pronte.- - Dray e Grattastinchi dove sono?- chiese Tom,
cercando i gatti in giro. - Stanno dormendo con Pinky!- sbottò Gigì dal suo
alveare, ricordando a tutti la sua presenza. - Ehi, perché te ne stai lì
dentro?- la richiamò May - Cos'hai?- - E' arrabbiata perché Elettra stasera
esce con Harry.- chiarì Ron - E' sabato.- - E noi che facciamo?- bofonchiò
Blaise - Poker? O pub?- - Io vado all'ippodromo.- disse Dalton. - Tu non
vai da nessuna parte!- rognò Harry scendendo le scale tutto mezzo svestito, coi
capelli ancora bagnati e gli occhiali tutti storti - Tu stasera mi uccidi
Malfoy. Se lo fai ti faccio aumentare la busta paga!- - Che è successo?-
bofonchiò May stanca di quella storia. - A parte il fatto che mi ha finito il
dentifricio, s'è ficcato sotto la doccia buttandomi quasi giù dalla finestra,
ecco cosa! Accidenti a tutti i Malfoy del mondo! Dannati loro, la loro progenie
e i loro parenti!- ringhiò, buttandosi a sedere di peso sulla prima sedia che
trovò - Buon giorno a tutti comunque!- - Buona giornata anche a te stellina.-
l'apostrofò Ed sorridendo - Che hai in programma oggi?- - Perché? Mi vuoi
portare a scommettere?- - No, non ci vado mai in compagnia. Porta male.
Piuttosto, perché non esci con Elettra anche oggi pomeriggio? Non è necessario
che te ne stai chiuso in casa o in ufficio a cercare con noi altre informazioni.
Devi riposarti, o ti verrà un crollo nervoso.- - E già, povera gioia...- lo
prese in giro Draco, scendendo le scale con indolenza - La notorietà pesa, vero
Potty?- - Vedrai come ti peserà il tritacarne quando te lo avrò tirato in
testa.- gli sibilò il risposta il moro e tutto in serpentese, tanto che i
ragazzi rabbrividirono come loro solito, imprecando dietro a quei due. L'unico a
ridacchiare alla battuta fu Tom, attirando l'attenzione di Potter e Malfoy. Il
ragazzino arrossì subito, abbassando lo sguardo sulla tazza. Accidenti, avrebbe
dovuto pensarci...suo padre era famoso per essere stato rettilofono... A
Harry non doveva far piacere che anche lui fosse in grado di capire il
linguaggio dei serpenti. - Salve a tutti!- cinguettò Elettra, apparendo in
cucina in quel momento, spezzando la tensione. Era in top e pantaloncini, con
gli auricolari del lettore nelle orecchie e non poteva essere più bella. -
Fossi in te io non la lascerei andare in giro da sola, sai?- ghignò Ron di punto
in bianco, prendendosi dietro un pezzo di bacon dal moretto - Sul serio...sai
com'è, la scusa del jogging la usano tutti!- - Complimenti gente, che
fantasia!- disse May ironica, finendo di leggere la Gazzetta con aria
concentrata. - Senti mezzosangue...- la interruppe Draco brusco - Te lo sei
preso tu il mio colluttorio?- - Senti Malferret...- replicò lei a tono - Te
lo sei finito tu il mio shampoo alla camomilla?- - Non fare la furba! A me
viene mal di gola se non faccio i gargarismi col colluttorio! Capito?- - Oh,
dovrò segnarmelo sugli appunti.- May lo guardò con aria angelica - Una volta mi
hai detto anche dei tuoi nei. Dov'è che li hai esattamente?- Draco digrignò i
denti, puntandole il dito addosso - Voi mezzosangue un giorno o l'altro farete
tutti una brutta fine!- - Ti prendiamo in parola.- l'Aarons guardò l'orologio
- Elettra, fra quanto andiamo a fare spese?- - Dammi un'ora per fare la
doccia e riprendere fiato!- le sorrise la biondina - Ragazzi, voi venite?- -
A guardare decine di vetrine e a portarvi i pacchetti?- sibilò Harry sarcastico
- Sono già in strada.- - Tom, ti va di venire?- May ignorò il sarcasmo dei
maschi, rivolgendosi direttamente al piccolo mago - Così potresti fare un altro
giro qua attorno e comprare qualcosa che ti serve. Possiamo andare alla Gringott
e...- - No. Ferma.- la bloccò Potter - Alla Gringott ce lo portiamo io e
Draco.- - Perché?- - Devo prelevare dal conto della mamma.- le spiegò Tom
- Ma mi hanno detto di non farmi vedere troppo in giro prima del tempo...-
divenne di nuovo rosso, sempre più imbarazzato - Sai, se mi riconoscono...- -
E chissene frega.- mugugnò Ed imbronciato - Se lasciano andare in giro a piede
libero Draco...- - Fottiti Dalton.- gli rispose Malfoy con un semplice gesto
del dito medio - Comunque ha ragione San Potter. Alla Gringott ce lo portiamo
noi, anche perché comunque bisognerebbe passare per Diagon Alley.- si mise in
piedi, finendo il caffè con una sorsata - Io vado da Andromeda. Vuole che le
dica tutto di Vanessa e Rafeus.- - C'è Sirius di sicuro. Mi tocca seguirti.-
sbuffò lo Sfregiato con fare incazzoso - Che palle!- - Dai Tom, sbrigati!-
gli disse Malfoy già sulle scale - Ti vorranno rivedere!- - Oh...oh si!
Arrivo!- il piccolo Riddle saltò giù dalla sedia, seguendo il cugino. -
Torniamo per pranzo!- disse anche Harry, prima di sparire con loro e prima di
aver urlato a Ron di andare a cercare Mundungus, a Blaise di non andare a
lavorare e a Ed di non andare a scommettere. Un generale insomma. Durante il
viaggio se non altro Draco poté salvarsi dal sentire Potter borbottare perché si
limitò a parlare con Tom, che Harry evitava accuratamente come la peste.
Andarono in taxi, per non affaticare troppo il ragazzino che aveva imparato da
poco a Smaterializzarsi, su consiglio di Lucilla, ma una volta di fronte alla
casa dei Tonks il piccolo Riddle tornò a essere visibilmente nervoso. -
Guarda che non tutti i Black mordono.- precisò il biondo, sarcastico. - Lo
so.- borbottò Tom, passando il peso del corpo da una gamba all'altra - Ma mia
madre è stata cattiva con tutti e...- - Si, specialmente quando ha ucciso
Sirius.- sibilò Harry acidamente. Draco fece finta di non aver sentito,
limitandosi a scoccargli un'occhiata di fuoco - Senti Tom, finiamola una volta
per tutte con questa menata ok? Va bene, Bellatrix non era una santa ma credi
che questi qua dentro siano da meno? E tanto per la cronaca...tu non hai mai
avuto nessun tipo di contatto con nessuno dei tuoi genitori, quindi perdonami ma
considero tua madre solo Lucilla. E basta parlare di Bellatrix che mi viene mal
di testa...- aggiunse, bussando. - Tu si che sai fare dei discorsi chiari.-
gli disse Harry, serafico. - Vuoi che ti avveleni Potter?- - Ti posso
assicurare che data la situazione il tuo veleno al momento non mi farebbe
niente, Malfoy.- frecciò il moro stizzoso, entrando in casa dopo Ted Tonks andò
loro ad aprire. Consegnarono i giubbotti, poi si diressero in sala dove
Andromeda stava seduta a tavola con Sirius e Remus. - Salve a tutti!- dissero
i due Auror. - Oh, eccoli!- ghignò Sirius - Che bella cera Harry. Fantastica
giornata vero?- Il suo figliastro si limitò ad alzare il polso destro e
insieme al suo si sollevò anche quello sinistro di Draco, che stava al suo
fianco. Erano già appiccicati come sanguisughe, quindi era una meravigliosa
giornata, compresero i maghi. - Draco, Harry...- disse Andromeda, poi guardò
il piccolo Riddle - Tom.- Il ragazzino fece un esagerato cenno la testa,
arrossendo di nuovo. Aveva visto una sola volta una foto di Bellatrix ed
Andromeda gliela ricordava moltissimo, anche se i suoi occhi azzurri erano del
tutto diversi da quelli scuri di sua madre. Aveva anche conosciuto la sua zia
più giovane, Narcissa...e nonostante quell'aria severa, gli era piaciuta molto.
Era una persona molto dolce, nonostante l'aspetto freddo e l'espressione così
vacua. - C'è anche tua madre.- disse Andromeda a Malfoy - Arriva subito. Ha
accompagnato Ninfadora alla porta, le doveva dire qualcosa riguardo a
Howthorne.- - Ah si,- bofonchiò Harry cercando di scollarsi di dosso il
biondo - Milo e i ragazzi mi hanno detto che quel grande di Tanatos Mckay ha
indetto il concilio di guerra. C'era anche lui...anche se non so come abbia
fatto a entrare.- - E' stata mia sorella a chiedere al signor Mckay di dare a
Howthorne una possibilità. Si conoscono da anni e Narcissa è sicura al cento per
cento che non abbia mai avuto a che fare coi Mangiamorte.- spiegò Andromeda,
facendo portare del thè - E tu Harry? I giornali ti danno tregua?- - A dire
il vero no. Siamo barricati in casa e preoccupati che qualcuno possa vedere
Tom.- - Lascia che vedano, che domande vuoi che vi facciano?- ridacchiò
Sirius, strappando un sorriso al ragazzino - E' troppo grande per essere figlio
vostro.- - Ah, sempre molto divertente.- frecciò Draco. - Dai Paddy, sta
buono!- sorrise Remus - Piuttosto, lasciando perdere i Mangiamorte e le altre
sciocchezze, a casa come va? Ve la cavate tutti quanti? Avete già portato Tom a
Diagon Alley?- - Si e se lo riconoscono che facciamo?- s'intromise
Andromeda. - E come fanno a riconoscerlo, senza offesa sorellina?- sospirò
Narcissa Black Malfoy, apparendo sulla soglia in un bell'abito color perla e i
capelli biondi lisci sulle spalle - Secondo me ti preoccupi troppo. Ciao
ragazzi.- - Signora.- disse Harry. - Ciao mamma.- Draco la baciò sulle
guance, restando attaccato al polso del moro per le ghignate degli altri in
sottofondo, ma Narcissa aveva un ottimo autocontrollo e riuscì a non scoppiare a
ridere come un'ossessa, limitandosi ad abbracciare il piccolo Riddle, poi si
sedette accanto a lui e tornò a rivolgersi alla sorella maggiore -
Dicevamo?- - Dicevamo che è un disastro bello e buono!- sbuffò Andromeda
mettendosi in piedi. Senza dire altro fece il giro della tavola e si piazzò di
fronte a Tom, con le mani sui fianchi. Ora il ragazzino era davvero viola per la
vergogna ma la padrona di casa lo stava solo guardando da capo a piedi, quando
sbottò con l'ultimo giudizio - Oh, insomma io non ci credo! Ok, potrà
assomigliare a Bellatrix ma di suo non ha altro che quella manciata di efelidi
sul naso! È troppo educato e cortese per essere figlio di quella serpe
immonda!- - Andromeda!- sogghignò Sirius, vedendo il faccino stralunato di
Tom - Dai, magari ha preso da qualcun altro della famiglia! Che so...magari da
tua madre...- e attaccò a ridere sommessamente insieme a Narcissa, mentre Remus
e gli altri non sapevano più che fare per tornare a una conversazione
seria. - Magari ha preso direttamente da Draco, che ne sapete...- frecciò
Harry acido, per nulla divertito. - Signori per favore.- supplicò Lupin,
cercando di frenare quegli scoppi d'ilarità - Avanti, così lo imbarazzate.- -
Mah, secondo me è assurdo.- sentenziò infine Andromeda, facendo per la prima
volta un sorriso al suo piccolo nipote, carezzandogli debolmente la testa -
Comunque mi rincuora che quella vipera abbia saputo fare qualcosa di
buono.- - Questo è ancora da appurare.- sibilò Harry con gli occhi verdi
pieni di dubbi e risentimento. Sirius sospirò, lasciandosi andare contro lo
schienale del divano - Ricominciamo. Draco, ma va avanti tutto il giorno in
questo modo quando siete a casa?- - Ho le registrazioni se vuoi, Black...-
frecciò il biondo - Non ci da pace un minuto.- - Senti ma perché non te ne
vai al diavolo eh Malferret?- - Sarebbe bello, peccato che anche lì sarei
costretto a trascinarti con me Sfregiato!- e non finì di dirlo che i bracciali
cominciarono letteralmente a sfrigolare e con un nuovo trucchetto magico mai
visto, li attirarono uno contro l'altro facendo spiaccicare le loro teste in un
botto e poi naturalmente non ebbero più voglia d'insultarsi. - Per la
miseria...- ghignò Sirius, raccogliendoli da terra con lo scopino - I bracciali
si danno da fare eh?- - C'è poco da ridere cugino.- disse Narcissa,
sospirando - Qua la faccenda peggiora...e hanno anche il sangue al naso.- -
Basta, basta...- implorò Malfoy con una mano sul naso - Io me ne torno a
casa!- - Tu è meglio che stai qua Harry!- gli disse Remus, trattenendolo - E'
meglio che stiate lontani per un po'...- Così la magica coppia d'oro per il
momento decise di separarsi, entrambi coi nasi rotti certo, ma se non altro
Draco poté andarsene e lasciare il caro Potty a fare i conti con la sua
vigliaccheria verso Tom. Ritornato a Lane Street che erano le dieci e mezza,
andò dritto al frigo per prendere del ghiaccio. - Draco!- Il biondo piantò
una bestemmia, saltando per lo spavento. - Cazzo mezzosangue!- sbraitò - La
prossima volta fai che piantarmi anche un coltello fra le scapole!- May
sorrise, alzando le spalle con fare docile - Che hai fatto alla faccia? È stato
Harry?- Lui grugnì in risposta, tenendosi il setto con aria dolorante. -
Vieni, lascia!- gli disse la ragazza, prendendo la bacchetta e puntandogliela
sulla faccia. Prima che potesse maledirla, May aveva già usato un incantesimo
curativo che lenì il suo mal di testa in un attimo. - Meglio?- gli
chiese. - Hn.- bofonchiò, rimettendo il ghiaccio in frigo - Gli altri dove
sono?- - Blaise e Ron hanno seguito Ed alle corse. Non vogliono lasciarlo
solo con lo stipendio.- - E' la mente di Dalton che non dovrebbe girare da
sola. È ancora troppo piccola.- frecciò perfido - Elettra?- - Ha ricevuto una
lettera un quarto d'ora fa da suo padre. Voleva vederla.- poi aggiunse, stranita
- Posso chiederti una cosa? Perché Elettra sembrava così arrabbiata quando è
uscita? Mi sembra che suo padre sia una brava persona...- - E' un infido
bastardo.- sibilò, sorpassandola - L'ha lasciata da sola a quattordici anni
perché la sua nuova moglie non vuole Elettra in casa. Praticamente non ha mai
neanche visto il suo fratellastro di cinque anni.- - Oh...- May fece una
smorfia - Bhè, in fondo se l'è cavata. È questo l'importante.- - Come
no.- - Che vuoi dire?- gli chiese, sedendosi sul divano di fronte a lui.
- Niente.- Draco si dette dell'idiota per aver iniziato un discorso che non
aveva voglia neanche di finire. - Lo vedi come sei? Possibile che non sei
capace di parlarmi per più di cinque secondi?- - Vuoi chiacchierare con me
mezzosangue?- fece, ironico - Ok, parliamo.- - E di cosa vuoi parlare?- -
Non lo so. Non volevi parlarmi tu? Avanti, sputa il rospo.- May inspirò
profondamente, richiamando tutta la sua pazienza - Dimmi di te.- - Di
me?- - Si, di te.- sorrise, divertita dalla sua faccia stralunata - A parte
il tuo odio verso i babbani, i Magonò e i mezzosangue... ti piace fare qualcosa
o adori il fatto di renderti insopportabile ai nuovi arrivati?- - Sai cosa mi
piace Aarons?- ringhiò lui a quel punto, sporgendosi verso la strega - Mi piace
vedere chiaro nelle cose e in te di chiaro non vedo proprio niente. A cominciare
dal perché Orloff ti ha mandato qua, a finire con tutti i dati che raccogli
pedestremente ogni giorno su me e Potter per poi riferirli al tuo capo. Odio
essere circondato da Mangiamorte, odio i miei cugini che si sono permessi di
attaccarmi frontalmente, odio anche Potter e la sua perenne crociata! Perfino
Blaise e i suoi cazziatoni riescono a rovinarmi la giornata ma la cosa che sul
serio mi manda in bestia è il fatto di essermi spaccato il naso a causa di
questo maledetto coso!- concluse acidamente, dando un colpo al bracciale di
platino - Sono stato chiaro adesso?- May non aveva fiatato e dopo aver
assimilato la cosa, si mise in piedi. - Forza!- disse. Malfoy alzò un
sopracciglio. E adesso che voleva. - Dai, usciamo!- - Come usciamo?- si
sconvolse - Ma hai sentito che ho detto?- - Certo, portami fuori a pranzo e
ti dirò tutto di me e Orloff.- Ora Draco cominciò a vederla in un modo che
non si sarebbe mai immaginato. Per la prima volta la vedeva per una ragazza,
mezzosangue a parte, e dovette comunque ammettere almeno con se stesso che era
carina. Era un po' fissata, con le sue manie, a volte era anche esasperante, lo
rintuzzava sempre...e ancora non si fidava. Però si trovò lo stesso al
ristorante con lei, a chiedersi perché aveva accettato quell'uscita. May
sorseggiava dell'ottimo vino rosso quando, sorridendo, lo spiazzò di nuovo. -
Credi che fissandomi come un quadro capirai cosa voglio?- - Da tempo ho
capito che è meglio non sapere che cosa vogliate voi donne.- replicò
sarcastico. La strega ridacchiò dolcemente, poggiandosi su un gomito - Hai
avuto tante donne immagino...sei molto bello.- Lui accolse il complimento in
silenzio, stupito da quel nuovo aspetto che May gli stava mostrando. Era davvero
una strana ragazza. Prima fredda e rigida, poi sarcastica e puntigliosa, ora
dolce e sensibile. - Hai il ragazzo?- le chiese, cambiando discorso. - Ce
l'avevo.- rispose calma - E' morto un anno fa.- - Mi spiace.- disse Malfoy,
senza cambiare intonazione. La vide volgere lo sguardo oltre la finestra,
continuando a sorridere in quel modo vacuo ed estraneo - E' stato ucciso da un
gruppo di demoni impuri. Anche lui era un Auror.- - E sei venuta qui
dall'Irlanda dopo la sua morte?- - Si. Avevo bisogno di cambiare aria. Ti
capita mai Draco?- - Cosa?- - Ti capita mai di sentirti marcare l'aria?-
gli sussurrò, posando gli occhi scuri nei suoi - Ti senti mai come se le pareti
della casa si restringono contro di te, fino a soffocarti?- Oh, se gli era
capitato. Prima da bambino, quando aveva capito che suo padre non lo amava
abbastanza da salvargli la vita. Poi a Hogwarts, quando aveva dovuto scegliere
da che parte stare. Infine la volta più brutta. Quando l'unica persona che aveva
amato sul serio se n'era andata e non era riuscito a trattenerla. - Sei mai
stato innamorato?- gli chiese May. Non seppe dire neanche in seguito come
lui, Draco Lucius Malfoy, il principe di tutta Serpeverde, si fosse ritrovato a
parlare di Hermione con tanta semplicità, anche senza farne il nome. Sapeva solo
che quegli occhi scuri di May sapevano davvero convincerti a dire ogni
cosa. - Una volta.- disse, portandosi il bicchiere alle labbra. - Dov'è
lei adesso?- - Non lo so.- Draco guardò il liquido rosso nel calice panciuto
- Abbiamo iniziato per gioco. Ma abbiamo scherzato col fuoco e ci siamo
bruciati.- - Lei non ha lottato per averti?- May sembrò sinceramente
stupita. - Eravamo diversi in tutto.- Draco alzò le spalle, sentendo un peso
atroce sul petto - Eravamo additati da tutti. Lei era una lottatrice
nata...tutt'oggi non conosco nessuno che sappia ottenere ciò che vuole meglio di
lei ma alla fine si è stancata di stare male per me.- - Scusami ma...credo
che abbia gettato la spugna troppo presto.- Lui sogghignò, pensando alla
faccia di Hermione se avesse mai sentito quelle parole. No. Non la sua
mezzosangue. - Vorrei conoscerla sai?- disse May, ghignando appena. -
Perchè?- - Per dirle che è un'idiota.- disse, divertita mentre se ne andavano
all'uscita, dopo aver pagato - Ha mollato a piede libero un razzista del genere
tutto solo per le strade di Londra. Sarebbe da denunciare.- - Tranquilla
Aarons. Prima o poi credo che riuscirai a dirglielo.- sbuffò, accendendosi una
sigaretta mentre si dirigevano a casa - Se la conosco bene, non è tipo da
starsene lontano dalla mischia per troppo tempo.-
Nel Golden Fields
intanto, la mattina stessa, in un castello poco lontano da Cameron Manor anche
se decisamente più diroccato, Lord Demetrius si aggirava per sale e corridoi
come un'anima in pena. Quel giorno era particolarmente annoiato perché quando
era andato a trovare Caesar non era riuscito a parlare né con lui né con
Lucilla. Certo, parlare con Lancaster era una cosa che si verificava assai di
rado ma Caesar invece era sempre stato la sua unica compagnia almeno da due
secoli a quella parte e averlo trovato nel bel mezzo di un "momento critico" non
era stato piacevole. Ne ignorava la causa ma quel giorno il grande Cameron
sembrava molto arrabbiato. Non ne aveva chiesto il motivo e se n'era tornato
a casa sua sconsolato, continuando a soffrire la solitudine. Così, anche se
deluso, si accontentò di sbirciare gli umani attraverso la sua grande sfera di
cristallo. Per Demetrius quella era una vera e propria passione: trattava quella
sfera per Veggenti con cura maniacale da secoli e secoli, visto che era il suo
unico contatto coi babbani che lui trovava così affascinanti, anche se Caesar
invece trovava la cosa assai noiosa. Poteva capirlo però...in fondo Caesar da
bambino, quando ancora non aveva saputo dosare i suoi poteri, era stato
allontanato e disprezzato dagli umani. Li aveva anche temuti...fino a capire che
per lui erano solo insetti. Da quel momento in poi li aveva a mala pena
sopportati, ignorandoli totalmente. Demetrius sospirò, sedendosi di fronte
alla sfera. In fondo Caesar era stato ancora molto civile, considerata colei
che nascondeva nelle segrete. Si diceva che in Gran Bretagna tre fossero i
demoni di stirpe, i grandi potenti della casta oscura, almeno secondo i maghi
che sapevano ben poco di demoni puri: lui, Caesar e Lucilla. Ciò che non si
sapeva invece era che nelle segrete del suo castello, c'era qualcuno con occhi
bianchi come i loro...ma una mente che ormai era stata divorata dalla follia.
Per questo lei stava in catene, per questo quella bambina di orrendo aspetto
aveva mutilato la sua stessa bellezza, perdendo il senno. Era un mostro. Un
mostro incontrollabile. E solo la magia di mille gagia del passato aveva saputo
creare le catene che ora la tenevano prigioniera. Era così antica che perfino
Demetrius non ne conosceva il vero nome. Era tanto vecchia, nata nella notte
dei tempi, che quella piccola demone dal viso sfigurato e dal corpo mutilato non
aveva piedi e gambe umane...ma zampe di volatile. Orribile e secche zampe di
volatile. Parlare con lei, con Doll come l'aveva ribattezza il suo vecchio
padre, significava cadere nel suo stesso oblio. Stava ancora pensando a quel
mostro sanguinario quando qualcuno entrò nel suo grande salone, avvolto in un
mantello. Demetrius si volse, senza eccessivo interesse - Oh, Jeager...ciao.-
bofonchiò. - Milord.- disse Crenshaw facendo un profondo inchino - Vi spiace?
Dovrei scendere nelle segrete.- - Figurati.- Demetrius tornò a guardare nella
sfera, poggiandosi su un gomito. Che palle anche quel mezzo demone, pensò il
padrone di casa. Se ne andava sempre a spasso per il mondo dei maghi e dei
babbani! Come lo invidiava! Neanche due secondi più tardi le porte si
spalancarono di nuovo, portando con loro un'aura decisamente più
forte. Demetrius parve stupito nel trovarsi di fronte proprio Caesar e dalla
faccia che aveva doveva essere ancora furibondo. Sogghignò, divertito se non
altro da quel cambio di programma. - Salve...problemi?- gli chiese, con un
ghigno subdolo in viso. Il demone dai capelli bianchi contò fino a dieci, poi
fino a venti...infine afferrò la spada e la lanciò contro il muro alle spalle di
Demetrius, provocando un lampo lucente al suo passaggio e un fragore immane,
simile al brontolio del cielo che minaccia tempesta. Demetrius si volse e
vedere la lama piantata fino all'elsa nella parete di spessa pietra. - Brutta
giornata?- abbozzò serafico. - Dannazione!- sbottò Caesar, con le mani sui
fianchi. - Vuoi dirmi cos'hai o sei solo venuto per spaccarmi casa?- - Oh,
all'inferno!- ringhiò Cameron - Non riesco a trovare Hermione! Ecco che
succede!- - Hermione?- Demetrius alzò un sopracciglio, scendendo dalla
poltrona per raggiungerlo - Perché? È sparita?- - Si e da un pezzo anche.-
sibilò l'altro ironico - Potrebbe sfilarti sotto il naso un'agenzia di
spogliarelliste nude coperte solo di crema pasticcera e non te ne accorgeresti
neanche, cazzo!- - Che hai fatto a Hermione?- il padrone di casa lo guardò
con sospetto, lasciando perdere le spogliarelliste e la crema pasticcera - Non
avrai esagerato spero...- - Ma per chi mi hai preso accidenti?- Caesar lo
guardò con gli occhi bianchi incendiati. - E che ne so...non ti vedo
arrabbiato in questo modo dalla prima guerra mondiale.- Demetrius in effetti
poteva contare sulle dita della mano le poche volte che Cameron avesse perso il
controllo, sia per rabbia che per felicità. Solitamente era stato per rabbia,
due sole volte per la felicità e una di queste era stata con l'arrivo di Lucilla
nel suo palazzo. In fondo anche senza pensare alla sua natura demoniaca, era
comunque una persona riservata e discreta, poco propensa a esternare sentimenti
di qualunque tipo e se ora era incazzato la metà di quello che sembrava,
sarebbero stati tempi duri per tutti. Hermione era sparita e lui sapeva bene
quanto Caesar tenesse a lei, indipendentemente dai loro rapporti anche al di
fuori della sfera magica...cosa che per altro aveva stupito molto
Demetrius. Aveva sempre pensato che l'amore di Caesar fosse unicamente
consacrato a due donne. Una era morta tempo prima, sua moglie, una demone
di stirpe come loro, l'altra era Lucilla Lancaster ma Hermione Hargrave aveva
risvegliato qualcosa in lui... un qualcosa a cui un demone certo non sapeva dare
nome. Per quello per Caesar quella strega era speciale. - Non la trovo, non
la trovo!- sbraitava, fuori di sé - Avevo promesso a Lucilla che ci sarei stato
attento ma ho girato un attimo gli occhi per occuparmi di Tom e quella maledetta
umana mi sparisce così!- - Lo sapevi che era una cerca guai, no?- sorrise
l'altro - E' amica di Harry Potter!- A quella frase, Caesar si bloccò di
botto. Amica di Harry Potter...eccola lì! I Mangiamorte! Che stupido, come
aveva fatto a non pensarci? - Sarà finita nelle grinfie di quei dannati...-
sbuffò, sedendosi su una poltrona che fece comparire con uno schiocco di dita -
Però non riesco a percepire comunque la sua magia da nessuna parte. Ho provato
da Londra al Devon, fino nel Linkolnshire ma ho fatto un buco nell'acqua!- -
Non è che è morta?- ipotizzò Demetrius con una delicatezza spaventosa ma Caesar
non fece una piega, alzando il braccio destro. Al polso teneva un bracciale
d'argento, formato da tante piccole catenelle spesse che si congiungevano in un
una sorta di occhio spesso, dello stesso metallo, formato da una cupoletta di
vetro. All'interno c'era del sangue rosso. Il sangue di Hermione. Era caldo e
questo significava che era ancora viva. - Ti sei proprio rammollito se non
riesci a trovarla.- ghignò Demetrius pacato, sedendosi davanti a lui. - Sta
zitto!- sbuffò l'altro con un gesto annoiato della mano - Potrebbe essere finita
ovunque...magari quello stronzo di Askart l'ha catturata per farmi dispetto e
sta coprendo la sua magia con il marchio dei Leoninus.- - Dovresti essere più
discreto sulle tue amanti, sai?- - E infatti non lo sa nessuno, tranne te e
Lucilla. E Jeager...- Caesar tacque un attimo, poi lasciò perdere. Si rifiutava
di credere che al mondo ci fosse qualcuno tanto idiota da rischiare una sua
vendetta per uccidere un nemico. - Fossi in te io ci starei attento.-
sentenziò il padrone del castello, ridacchiando e ficcandosi una caramella in
bocca, provocando il disgusto di Cameron - Quel mezzo demone è estremamente
vendicativo, specialmente verso gli umani. Potesse li ammazzerebbe tutti...come
te.- - Il fatto che non mi piacciano non implica che li voglia vedere tutti
morti.- frecciò Caesar. - Come no...sei solo troppo pigro per alzare un dito
e spazzarli via.- Demetrius sorrideva con fare fintamente benevolo - Se Lucilla
non ti avesse maledetto, e ti posso assicurare che quella volta l'avrei fatto
anch'io, a quest'ora saresti rimasto lo stesso eremita di un secolo fa. Adesso
guardati...hai un'amante umana, che ti piace anche, non negarlo, e ti spiace
persino di tenere Lucilla prigioniera. C'è stato un attimo in cui ho pensato che
ti saresti messo chiedere scusa a Degona per averle tolto sua madre.- -
Vattene al diavolo, mi hai stufato!- Cameron si mise in piedi, troppo permaloso
per accettare quella paternale - Che ci sono venuto a fare qua ...tanto a te non
frega un accidenti di niente!- - Sai cosa mi frega? Che togli la tua spada
dalla parete del mio salone dolcezza!- - Non chiamarmi dolcezza, imbecille!-
sibilò il demone dai capelli bianchi, estraendo la sua spada dal muro, facendo
crollare un bel po' d'intonaco - Piuttosto, come sta Doll? Fa ancora i
capricci?- - Ha cantato tutta la notte. C'è mancato poco che impazzissi.-
replicò acidamente Demetrius - Caesar, io ne ho basta...sul serio. Uccidiamola e
facciamola finita.- - Perché? Merita di morire più di te o me?- - Sai
perché merita di morire?- sbottò l'altro - Perché ha la faccia tagliuzzata,
perché si ferisce con quegli artigli, perché la follia che l'attanaglia è uno
strazio per gli occhi e per la mente! Non ha cuore, ormai non ha più neanche la
coscienza di sé! Vive per fare del male al prossimo e a tutti quelli che
finiscono in quella cella! Io ne ho abbastanza dei suoi canti! Avrò anche
promesso a mio padre di occuparmene ma adesso è il momento di pensare a un modo
per eliminarla. Ti rendi conto del casino che succederebbe se mai fuggisse da
qua?- - Sai che roba...- Caesar mise la spada nella guaina, con fare
indifferente - Macellerebbe solo un po' di umani...- - E anche un bel po' di
maghi! Possibile che non t'interessi?- - No. Per ora no.- Cameron si avviò
alla porta - A ognuno la sua croce. Se vuoi ucciderla fallo da solo, a me non
importa. Tanto è già morta da un bel pezzo. Ci vediamo domani sera.- e si
Smaterializzò via, lasciando ora qualcun altro col suo stesso nervoso. Demetrius
imprecò, maledicendo quel maledetto. Lo faceva apposta, ne era sicuro! Doveva
rovinare la giornata anche agli altri, altrimenti non era contento! E aveva
anche ragione, visto che Cameron tornò al suo palazzo sentendosi giusto un
pelino meglio. Rendere la pariglia a quell'egocentrico di Demetrius era uno dei
suoi passatempi preferiti, ma il suo problema restava comunque in sospeso.
Doveva trovare Hermione a ogni costo, altrimenti sarebbero stati guai
seri. Era da poco rientrato e aveva ricominciato a piovere quando un rumore
di tacchi femminili assai pericoloso si propagò nel suo palazzo. Peccato che lui
non avesse potuto sentire: visto il casino che causavano demoni e vampiri nelle
altre ale, si era momentaneamente reso sordo con un incantesimo per non venire
disturbato. Con gli occhi fissi su una cartina dei dintorni e delle varie
regioni in cui erano seminati i castelli dei Leoninus e il covo di quelli della
Dama Nera, Caesar non poté sentire la porta sbattere fragorosamente, tantomeno
alzò gli occhi quando Lucilla apparve sulla soglia. Bellissima, in abiti però
evidentemente babbani con una gonna corta e nera a balze e un maglioncino a
collo alto bianco, si fermò dov'era, come in attesa di attaccarlo. - Io non
ce la faccio!- gli disse, con voce tremante. Sembrava sul serio sconvolta, aveva
gli occhi resi lucidi probabilmente dalle forti e contrastanti emozioni che la
tormentavano da giorni, da quando aveva detto addio a sua figlia e ormai era
arrivata al limite. Si fece avanti, andandogli a fianco. - Non ho intenzione
di stare a supplicarti.- aggiunse - Vado da lei ma tornerò.- In quel momento
Caesar, così concentrato sulla ricerca di Hermione attraverso la cartina, si
accorse che poco lontano dal Golden Fields c'era un villaggio infestato da
parecchi vampiri adepti di Kronos Leoninus e fra i quattro fratelli, il minore
era quello che aveva sempre umiliato di più. Kronos lo odiava e lo sbandierava
ai quattro venti, quindi sarebbe stato capace di rapire Hermione...oppure aveva
ragione Demetrius...erano stati i Mangiamorte. - Accidenti!- rognò, non
capendo più niente. - E' inutile che ti arrabbi.- gli disse Lucilla, non
capendo che non ce l'aveva con lei - Non puoi impedirmi di vederla!- - Se la
prendo le faccio passare la voglia!- sibilò l'altro di rimando, pensando alla
Grifoncina. - Tu provaci soltanto e te la farò pagare cara!- lo avvisò la
Lancaster minacciosa, tornando alla porta - Vado, non starò via troppo...quindi
non provare a fare qualcuno dei tuoi giochetti assurdi! Ci vediamo stanotte!- e
se ne andò, chiudendosi la porta alle spalle così forte da far traballare i
cardini. Il demone dai capelli bianchi sentì il pavimento vibrare e si girò
nella direzione dell'entrata ma non vedendo nessuno pensò all'ennesima rissa ai
piani di sotto. - Speriamo che Lucilla non mi chieda subito novità...-
mugugnò, depresso. O sarebbero stati davvero guai per lui...
A Cedar
House ora regnava il silenzio. Erano passati tre giorni da quando Degona era
tornata eppure sembrava che fosse rimasta con la testa e col cuore in quel posto
attorniato da verdi campi di margherite nere. La bambina, dopo l'interrogatorio
di sua nonna Rose e quello dei parenti a cui aveva risposto a monosillabi, si
era rintanata in camera sua e niente era più riuscito a farla uscire. Giochi,
uscite al parco, incontri con gli amici di suo padre...nulla. Degona non aveva
più voluto uscire da Cedar House, se aveva sorriso una volta a Tristan era stato
tanto e anche con lui non aveva mai parlato di ciò che era successo con sua
madre, evitando accuratamente l'argomento dopo che con Liz era successo il
finimondo. Appena tornata a casa, Elisabeth le era corsa incontro e l'aveva
abbracciata fortissimo, in lacrime, distrutta al pensiero che fosse potuta
finire peggio quell'uscita di nascosto ma una volta superata la paura, la strega
era scoppiata in un accorato rimprovero sulla pericolosità di recarsi da sola
nel Golden Fields, in quel posto infestato di demoni. Le aveva ricordato che
i demoni avrebbero potuto farle del male ma a quell'uscita qualcosa nel viso
spento di Degona si era come incendiato. Tristan e Jess se n'erano accorti
quando la casa aveva tremato e i vetri erano andati in frantumi uno dopo
l'altro, di seguito all'immensa rabbia di una bambina di quattro anni. Quegli
occhi e quell'espressione...oh, l'avevano riconosciuta subito. In quel momento
Degona non era stata una semplice bambina, una semplice strega...era stata
qualcosa di più. E l'espressione colma di rabbia che era venuta a galla sua suo
visino, aveva riportato ai loro occhi la Lucilla del passato. Dopo aver
zittito tutta Cedar House con quell'attacco così inaspettato, la bimba era
scoppiata in lacrime si era aggrappata a suo padre, implorandolo quasi di
portarla via...e da quel momento nemmeno Liz era più riuscita a riportare il
sorriso sulle sue labbra. Parlavano ancora certo e quando Tristan non c'era era
con lei che Dena passava tutta la sua giornata ma se apparentemente niente era
cambiato nelle loro abitudini, era come se la bambina si fosse spenta dentro. E
Liz non passava secondo senza maledire sua madre... Doveva averle fatto
qualcosa di orrendo, ne era sicura...e la odiava ogni minuto che
passava. Lucilla quella mattina presto sentì quel rancore impegnare tutto già
davanti ai cancelli di Cedar House. Il sole ogni tanto faceva capolino fra le
nubi scure ma la pioggia continuava incessantemente a cedere, senza che lei
facesse nulla per ripararsi da essa. Forse sperava ingenuamente che sarebbe
servita a lavare via tutto quanto...magari anche a darle la forza per entrare.
Il cuore ricominciò a batterle, al pensiero di poter rivedere anche
Tristan. Fece un passo e si fermò di nuovo, sentendosi tremare le gambe. Si
chiese a cosa era servito diventare un demone puro se poi sentimenti come
incertezza e paura potevano ancora farti tremolare come un umano. -
Lucilla?- Si volse lentamente e quando si ritrovò di fronte alla vecchia
Theresa, ebbe appena il tempo di salutarla che la vecchia strega la stava già
abbracciando con forza. Se avesse respirato, forse avrebbe potuto mozzarle il
fiato. Non le diedi neanche il tempo di dire che cosa faceva lì che la
vecchia la stava già coprendo con un ombrello e trascinando dentro, coprendola
con un fiume di parole inarrestabile. Fu davanti alla porta d'ingresso dove
aveva lasciato sua figlia giorni prima che ebbe veramente un ripensamento.
No...aveva promesso a Tristan che non avrebbe mai cercato di vedere la
bambina...perché avrebbe dovuto venire meno all'impegno e alla parola
data? Lo pensava anche quando la debolezza lasciò che Theresa la spingesse
dentro casa con fermezza, anche quando gli elfi domestici la guardarono
stralunati e poi felici di rivederla, anche quando i domestici e il maggiordomo
accorsero a salutarla. Era strano, pensò con rammarico. Che strani gli esseri
umani. Anche davanti a quei suoi occhi bianchi gelidi e freddi, non
indietreggiavano. Anche se aveva abbandonato suo figlia, non la
biasimavano. Si era aspettata un diverso comportamento da quelle persone che
un tempo l'avevano tenuta a cuore... Theresa dopo un attimo la prese da
parte, dicendole subito quello che pensava. - Spero tu sia venuta qua per
vederlo bambina.- fece, guardandola profondamente. Lucilla poté solo annuire,
di nuovo col cuore in gola - Dov'è?- - E' solo per adesso. In cucina.
Cercherò di tenere lontana la Jenkins per un po'...e adesso vai!- le ordinò
quasi, spingendola verso l'ala dei domestici - Sbrigati bambina! Tua figlia e
Tristan aspettano!- Come si può spiegare a chi si è abbandonato senza una
parola i motivi che spingono qualcuno a fuggire? Come si può sperare di
essere compresi? E come si può sperare nel perdono? Lo meritava il
perdono? Se lo chiese ancora, davanti alla porta che la separava da lui...poi
varcò la soglia e pregò di avere almeno un'altra occasione.
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Capitolo 12 *** Capitolo 12° ***
Tristan Nathan Mckay si era sentito in imbarazzo
veramente poche volte in vita sua. Essendo un Mckay e uno col suo sprezzo del
pudore e della decenza, a differenza di Jess, non si era mai pentito di aver
parlato o fatto troppo ma quella mattina purtroppo per lui doveva fare i conti
con un cuore innamorato che non gli dava pace. La sentiva alle sue spalle, la
sentiva quasi dentro alla pelle. Il suo profumo gli faceva girare la
testa... Quando l'aveva vista aveva creduto di morire, sentendosi mozzare
letteralmente il fiato. Aveva pensato a uno scherzo, a un'allucinazione ormai,
vista la sua ossessione nel rivederla. Niente di tutto questo. - Ciao.- gli
aveva detto Lucilla a bassa voce, apparendo sulla porta della cucina. Lui
aveva ringraziato di essere seduto o le gambe non l'avrebbero retto se fosse
stato in piedi tanta era stata forte l'emozione. Ancora adesso che trafficava
per tenersi occupato e non doverla affrontare a viso aperto, si sentiva debole e
totalmente schiavo dei suoi occhi. Dov'era finito quell'azzurro?, si chiese
malinconico. Non era più la sua Lucilla purtroppo, si ricordò
improvvisamente. Quelle iridi bianche a dimostrarlo. Rovesciò il caffè fuori
dalla tazza che stava preparando per lei, imprecando a bassa voce. Poi il
cucchiaino gli cadde di mano e dovette chinarsi a raccoglierlo. Una volta seduto
a tavola non trovò lo zucchero e si rialzò, evitando in questo modo di guardarla
in viso. La Lancaster non disse nulla, limitandosi a starsene buona sulla
sedia. Ancora bagnata di pioggia, pensò con amarezza all'espressione di
Tristan. Aveva visto un fantasma, non Lucilla. Non la sua vecchia
Lucilla. Inoltre il suo imbarazzo era visibile e palpabile anche nell'aria.
La tensione si tagliava col coltello. Quando le mise la tazza davanti al
naso, Lucilla notò l'anello d'oro al suo anulare sinistro. L'aveva tenuto...e lo
portava, pensò rinfrancata. Se non altro con quello sarebbe stato per sempre al
sicuro. - Come...come stai?- Lucilla tornò alla realtà, sentendo quella
domanda detta quasi balbettando. Annuì, girandosi fra le mani un caffè che
non avrebbe potuto bere - Sopravvivo.- si limitò a dire - E tu stai
bene?- Tristan sogghignò appena, portandosi la tazza alla bocca -
Sopravvivo.- La fece sorridere e ne fu contento, tanto che per un attimo
dimenticò il desiderio folle di abbracciarla e di chiuderla da qualche parte,
per non lasciarla più andare via. Ora desiderava solo vederla sorridere di
nuovo. - Ti chiederai perché sono venuta...- iniziò la demone, incerta. -
Veramente pensavo a tutt'altro.- mormorò lui guardandola dritta in viso - Ma ti
ascolto.- Lucilla sorrise ancora, più debolmente. Era rimasto lo stesso di
una volta. - So che ti avevo promesso di non cercarla mai...- sussurrò,
incrociando le dita sul tavolo - Ma...- - Si, lo so.- l'Auror finì il caffè,
pensando a Dena - Non avevo idea che stesse pensando di venire da te. Ci sarei
stato più attento. Ti avrei avvisato in qualche modo...avrebbe potuto farsi del
male. Ma non ci ha più provato.- - Gliel'ho chiesto io.- annuì la
Lancaster. - Grazie.- fece Mckay. Rimasero in silenzio, consci di colpo di
non vedersi da quattro anni. Per lei era stato come pochi minuti...Tristan
invece era diventato un uomo, pensò guardandolo come ipnotizzata. Il suo viso
era diventato più volitivo, gli occhi si erano come addolciti da quel perenne
fuoco che un tempo vi aveva fatto da padrone. - Vuoi vedere Dena vero?- le
chiese, leggendole nel pensiero. Lucilla abbassò il capo, passandosi una mano
fra i capelli bagnati - Io...non potrò più tornare qui.- e a quella frase lo
vide mitigare una smorfia di pura sofferenza, soffrendo lei stessa per prima -
Ma se mi permettessi di vederla ogni tanto...- - Non c'è neanche bisogno di
chiedere.- sussurrò, cercando di non pensare al fatto che presto se ne sarebbe
andata di nuovo e stavolta per sempre - Due o tre volte a settimana ti va bene?
Te la manderei io...stavolta con della sana polvere volante e non con
incantesimi fatti in casa.- aggiunse, sorridendo tristemente. - E' stato un
bello spavento, lo ammetto...- gli disse la demone. - Le avevo detto di te da
pochi giorni. Passava tanto tempo a guardare le foto ma non sospettavo che si
fosse messa in testa di piombarti nel letto...quando l'ho capito mi è venuto un
infarto.- - Tranquillo.- l'assicurò girando il cucchiaino del caffè con aria
serena - E' arrivata subito in camera mia e anche volendo non avrebbe potuto
uscirne senza il mio permesso. Le mie stanze sono sotto incantesimo.- Tristan
alzò lo sguardo, cercando di trovare in sé il coraggio per chiederle finalmente
qualcosa di lei...ma Lucilla lo precedette, sorridendo con gli occhi bassi - Ho
fatto una scommessa con Caesar. Se un giorno riuscirò a batterlo, sarò libera di
tornare a casa...ammesso che... - lo guardò con aria eloquente e l'Auror allungò
finalmente la mano, stringendola nella sua fremendo leggermente - Questa è casa
tua.- - Potrebbe passare ancora molto tempo.- aggiunse tristemente - Lui è
molto forte.- Mc capì che se proprio lei era incerta contro un nemico, allora
quel Cameron doveva essere una specie di dio onnipotente. Guardò le mani
strette, cercando di assaporare quel momento che non avrebbe potuto ripetersi
tanto facilmente e cercò di tenere a bada la sua gelosia. - Caesar non è come
Tom.- gli disse lei, leggendogli quell'emozione nello sguardo. - A no?-
rispose leggermente sarcastico - Scusami ma dopo che ti ha costretta con una
minaccia trovo difficile crederlo. Dena comunque mi ha detto che l'ha visto...a
lei è piaciuto. Anche un altro tizio mi pare...Dimitri?- Lucilla fece un
gesto seccato con la mano - Tranquillo, con loro non ha corso pericoli. Caesar è
piaciuto alla bambina solo perché ha una sfacciata cortesia che ti sbatte in
faccia al contrario di ciò che pensa veramente. In realtà è un dispotico
lunatico ma se non altro ama la pace e il silenzio e questo mi permette di
concentrarmi per la maggior parte della giornata convogliando i miei poteri che
aumentano più velocemente ogni minuto che passa ormai. Però sono ancora ben
lontana da dargli del filo da torcere...- - L'importante è che non ti dia
fastidio.- Lucilla ghignò - Oh, è seccante come non t'immagini. Comunque non
ti preoccupare...Degona deve essergli piaciuta perché quel giorno prima che la
riportassi qua mi aveva anche proposto di farla fermare per tutto il giorno. E
poi nella nostra ala del palazzo non entrano altri demoni. Lei sarebbe al
sicuro.- - Ottimo.- rispose con un sospiro sommesso - Allora te la manderò
appena possibile. Da quando è tornata è stata molto triste. È uscita poco dalla
sua stanza e stavamo incominciando a preoccuparci ma quando ti vedrà credo che
tornerà come prima.- si alzò, facendole strada verso la porta - Andiamo a
svegliarla, va bene?- - Sei sicuro che non disturbo?- gli chiese mentre si
aggiravano per i corridoi - E' sabato...non hai impegni o cene?- - Il sabato
è solo per Dena.- le disse sorridendo - E poi non c'è più stato gusto a dare
spettacolo fra quei deficienti "dell'alta società" senza di te...ma se
t'interessa questa sera diamo una cena.- le scoccò un'occhiata provocatoria - Ti
va di farmi da dama?- La Lancaster alzò un sopracciglio - Ci saranno tuo
padre e tua madre...- - Papà ha sempre parteggiato per te lo sai.- - Si ma
sarà una cena ufficiale...non ti stanchi mai di prendere in giro quei
bigotti?- - No, mai.- rispose perfido - E comunque sarà una cena ben diversa
da quelle che solitamente eri costretta a partecipare, te l'assicuro. Papà, Liam
Hargrave e a quanto pare anche Silente hanno indetto il concilio di guerra...e
già che siamo qua...- le disse, posando la mano sulla maniglia della porta della
camera di Degona - Grazie per avermi detto dell'esistenza del mini Tom,
tesoro.- Lucilla non fece una piega, incurante della sua aria bellicosa -
Avresti pensato che fosse figlio mio.- - Allora è figlio di Bellatrix
davvero?- la sfidò sogghignando - E dire che ha quel tuo faccino
angelico...- - Vai al diavolo Mc.- rispose a tono, senza staccare lo sguardo
dal suo. Come gli era mancata, pensò col cuore in gola. Ma le aveva fatto una
promessa. L'avrebbe aspettata... Si chinò su di lei e posò le labbra sulle
sue, appena sentì le braccia di Lucilla attorno al collo e fu come tornare
indietro. Finalmente era tornata e anche se solo per poco ormai era a casa, con
lui, contro di lui. Lucilla si staccò per prima, abbassando il capo con aria
colpevole. - Immagino non sia più come prima.- - Non hai respirato neanche
prima mi pare.- la prese in giro a bassa voce, posandole le mani sui fianchi e
attirandola di nuovo contro di lui. Le passò le dita fra i capelli bagnati,
carezzandole dolcemente il viso troppo liscio per essere umano. Ora era
meravigliosa. Era di marmo, fredda e di ghiaccio...ma non l'aveva mai sentita
più vicina. - Lo sai di cosa parlo...- replicò tornando a guardarlo - I miei
occhi...- - Ora sei un demone completo. E allora? Ho mai fatto storie?- -
Non potrai più chiamarmi mezzosangue, adesso.- frecciò sorridendo e
avvicinandosi di nuovo alla sua bocca. - Non ti preoccupare,- bisbigliò
Tristan prima di baciarla ancora - ne escogiterò altre amore.- Poco dopo
entrarono nella camera della loro bambina e quando Degona rivide sua madre, le
risate tornarono a invadere la bella Cedar House.
Elettra Isadora
Baley stava seduta rigidamente su una sedia, le mani strette sulle ginocchia, il
bel viso contratto da qualcosa che non spesso appariva a deformarle i
lineamenti: frustrazione...e disgusto. Adam Baley stava seduto nella
scrivania davanti a lei e quasi non la guardava. Pratico e sempre in ordine,
suo padre era ancora un bell'uomo, sulla cinquantina, coi capelli spruzzati
d'argento, la pelle e le mani curate, nessun accenno di barba...ma
un'espressione indifferente che le faceva montare il sangue alla testa,
esattamente come la donna, la maledetta donna, che stava in piedi, al suo
fianco. Elettra non si degnò neanche di ascoltare le sue insulse
chiacchiere...da un'ora ormai, da quando era arrivata sotto richiesta di suo
padre, la cara Marianne non aveva fatto altro che continuare a ripetere sempre
la stessa cosa. Eredità, eredità, eredità. Ed Elettra cominciava ad averne
abbastanza anche di quel suo ridicolo accento francese. Odiava la sua presenza,
il suo profumo troppo forte che ingombrava la stanza e gran parte della villa
dei Baley. Non vi era tornata per anni e ora era tutto cambiato. I ritratti di
sua madre erano spariti, le foto di Isabella...le foto di famiglia...non ne era
rimasto nulla, rimpiazzato da immagini di quella strega francese e del suo
figlioletto di appena cinque anni. Sembrava che la stessa magia della sua
famiglia che le scorreva nelle vene rifiutasse quell'intrusa. L'arredamento
classico la dava i brividi, per non parlare dei maledetti cristalli visivi che
orbitavano sulla scrivania, collegando suo padre ad altri maghi di cui lei non
aveva mai voluto sapere nulla. Era gelido sul suo lavoro come lo era in ogni
altro campo della sua vita, pensò amara. - Allora cara?- quella strega della
sua matrigna tornò a fissarla intensamente, con fare tanto dolce da risultare
finto persino a un cieco - Spero ti renderai conto che in fondo si tratta di una
questione puramente legale.- - Oh certo. Infatti per come la vedo io finirà
in tribunale.- replicò Elettra, stentando a riconoscere la sua voce in quel
sibilo che le era uscito di gola. In un attimo anche suo padre levò gli occhi
dalle sue lettere, fissandola come se la vedesse per la prima volta.
Ora...sembrava preoccupato. Si, qualcosa finalmente lo preoccupava. - Come
prego?- cinguettò ancora Marianne, versandosi del the caldo senza guardarla -
Cos'hai detto cara?- - Credete che sia stupida?- sussurrò la biondina,
cominciando a tremare di sdegno - Anche tu papà? Mi credi stupida?- - Cara,
per favore...- iniziò di nuovo la sua matrigna ma Elettra la zittì con
un'occhiata imperiosa, con gli occhi azzurri che si stavano velando per la
rabbia e la tristezza - Vuoi che la casa in campagna di mia madre e tutti i miei
titoli finiscano intestati a tuo figlio, Marianne, in quanto è l'unico erede
maschio della famiglia Baley?- riprese la ragazza, con tono iroso - Si, come
dici tu è una pura questione legale. Ma se pensate veramente che cederò
l'eredità che mi è stata lasciata da mia madre solo per permettere a voi di non
avermi più fra i piedi vi sbagliate di grosso!- urlò, balzando in piedi e
gettando a terra la sedia con un tonfo sordo - Non permetterò mai che ciò che mi
spetta di diritto di nascita finisca nelle mani di questa donna! Ricordatelo
bene papà! Ho già fatto tutto quello che mi hai chiesto, sono sparita e non sono
più tornata...Isabella se n'è andata, non ha più voluto saperne nemmeno del tuo
cognome! Spero che ne sarai soddisfatto... spero anche che questa donna sia la
soluzione a tutti i tuoi problemi...ma se speri che mi faccia portare via anche
quel poco che mi rimane di mia madre sei caduto in un madornale errore! I titoli
sono intestati a me e a me rimarranno! Non me li porterete via! Sono
maggiorenne, posso decidere dei miei averi come voglio!- Marianne Baley ora
la scrutava con evidente seccatura, infuriata contro quella ragazza per la sua
freschezza e la sua bellezza - Bambina, posso ricordarti che hai rinunciato alla
tua eredità quando te ne sei andata di casa?- le sorrise subdolamente, facendo
arrossire Elettra di rabbia ma la minore, dopo un attimo, scosse i crini biondo
oro e sogghignò, senza riuscire a credere che potesse esistere un essere tanto
avido. - E io posso ricordarti Marianne che quando me ne andai da qui a
quattordici anni avevo ancora mia sorella Isabella a fianco? Oh, lei è stata un
vero angelo. Probabilmente ti aveva già inquadrata perché aveva pensato che una
simile prospettiva sarebbe potuta accadere...quindi mi fece firmare questi
documenti.- estrasse la bacchetta e fece apparire sulla scrivania del padre due
fogli ingialliti di pergamena che fecero sgranare gli occhi alla donna - Sono
stati firmati cinque anni fa. So che allora non te ne importava ma da allora
Isabella detiene la custodia dei miei averi. E guarda che caso...allo scadere
dei miei diciotto anni, li ha devoluti di nuovo a mio nome. Ora ne sono
proprietaria e tu non puoi farci niente. E tu papà,- aggiunse fissando con
rancore l'uomo seduto davanti a lei e che non apriva bocca mentre sua figlia
veniva umiliata in quel modo per denaro - per quanto ti potrai mai sforzare, non
riuscirai mai a riavere niente indietro. Spiacente. Come voi anche io ho dovuto
pensare alla mia sopravvivenza.- Marianne, a quel punto sconfitta e colma di
collera, la fissò sprizzando odio. - Però...non ti credevo così
calcolatrice!- - Sarà la tua condotta a pungolarmi.- sibilò Elettra
sarcasticamente. Marianne vibrò per l'indignazione e probabilmente se non
fosse stato presente suo marito avrebbe alzato una mano per schiaffeggiarla,
finché non si decise a restare calma e a tentare con l'ultimo asso che
aveva. - Allora se non vuoi perdere i tuoi soldi e il tuo cognome dovrai
sposarti per mantenere alto l'onore dei Baley.- scandì fredda come se si
trattasse di un puro contratto senza importanza - Abbiamo già scelto tre maghi
che possono fare al caso tuo. Naturalmente chiuderanno tutti un occhio sulla tua
vita passata in questi quattro anni lontana da casa.- Elettra stentò a
credere che quella donna avesse una tale faccia tosta. Era stata lei stessa a
cacciarla di casa, a non volere né lei né Isabella attorno e ora aveva il
coraggio di rinfacciarle di essersene andata di casa. Peggio ancora aveva
l'ardire di proporle un marito scelto probabilmente grazie al suo cospicuo conto
alla Gringott. Le veniva da vomitare a stare lì dentro. - Allora preparo
gl'incontri, mia cara.- continuò la matrigna vedendo che non rispondeva - Li
riceveremo e sceglieremo quello più adatto a te. Nel frattempo fai le valigie e
torna a casa...- - A casa?- ribatté Elettra dopo un secondo, sbattendo gli
occhi azzurri - Quale casa?- - Tesoro...- iniziò suo padre ma lei, dopo
averlo praticamente guardato con un odio che non credeva di poter provare,
afferrò i documenti e si rimise la borsa in spalla - Non credo tu abbia capito
le mie parole di prima Marianne. Vediamo se così riescono a entrarti in
testa...- alzò lo sguardo e la trapassò, finalmente rimettendo a suo posto
quella donna volgare e avida - Questa non è casa mia. Tu non sei mia madre, tu
non sei NESSUNO per me!- sibilò, alzando la voce - I miei soldi non si
muoveranno dalla mia stanza blindata alla Gringott neanche se manderete cento
giganti a buttare giù la porta e preferisco dormire con un serpente piuttosto
che sposare qualcuno scelto da voi! Il mio cognome e i miei soldi resteranno
tali fino a quando io lo vorrò e voi non potrete obbligarmi a fare niente! Quei
documenti sono intoccabili, quindi andatevene entrambi all'inferno! E se adesso
voi due avete finito, io me ne vado!- si diresse alla porta di volata,
desiderando solo uscire da lì e non tornare neanche in punto di morte - Non
azzardatevi mai più a cercarmi ma provate solo a portarmi di nuovo via tutto ciò
che mi appartiene e me la pagherete cara!- e finalmente uscì, chiudendosi la
porta alle spalle, insieme a quei due estranei che ormai per lei non contavano
più nulla. Varcò l'immenso salone della sua casa paterna, incurante dei
dipinti che raffiguravano Marianne quando scortata dagli elfi domestici che
erano apparsi lì solo dopo la morte di sua madre, vide un bambinetto di cinque
anni vestito come un principe seduto sulle scale...e giocava con delle
trottole volanti che sprizzavano scintille. Lui la guardò ...ed Elettra tirò
avanti, decisa a non mettere mai più piedi in quel posto. Una volta all'aria
aperta però cominciò a vedere tutto sfuocato...e le lacrime le inondarono il
viso, senza che se ne accorgesse. Si rannicchiò in ginocchio ma prima di cedere
del tutto, capì che doveva assolutamente allontanarsi. Col cuore a pezzi
comparve in una via di Londra, nemmeno lei seppe riconoscere quale... Uscita
dal vicolo, raggiunse come un automa una cabina telefonica...e senza vedere né
sentire parlò a voce blanda col centralino, chiedendo di parlare con un numero
francese. Detto quello, rimasta in attesa, si lasciò andare con la schiena
contro il vetro...e scivolò seduta, continuando a piangere sommessamente, come
una bambola. Quando finalmente una voce femminile rispose al suo richiamo,
Elettra non sentiva più neanche il desiderio di parlare. - Isabella...-
mormorò, tenendo a mala pena la cornetta fra le mani. - Sorellina? Sei
tu?- - Isabella...- Elettra singhiozzò, socchiudendo gli occhi con
rabbia. - Tesoro, che cos'hai? Perché piangi? Cosa ti è
successo?- Disgregazione. Sgretolamento. Di nuovo. Per l'ennesima
volta. Suo padre aveva definitivamente cercato di fare pezzi tutto ciò che le
era rimasto della sua infanzia. Possibile?, si chiese col cuore spaccato a
metà. Possibile che un padre potesse arrivare a ignorare un figlio? A
considerarlo superficiale nella sua vita? L'aveva abbandonata, umiliata davanti
a quella donna, tradita e messa da parte. Si nascose il viso fra le mani,
continuando a sentire la voce dolce di sua sorella maggiore che le arrivava da
un posto troppo lontano. Avrebbe voluto averla accanto...Isabella era stata
l'unica negli anni a tenerla a galla. Nonostante i duri colpi, l'odio,
l'indifferenza e le cattiverie...lei l'aveva sempre sostenuta. Ma ora sentiva di
non potercela più fare da sola. Sentiva di non riuscire più stamparsi in faccia
un sorriso, sentiva di essere debole... Fragile e minuscola, del tutto priva
di forze. Incurante della gente che passava e la guardava preoccupata,
Elettra si accorse che era caduta la linea ormai da un pezzo ma non se ne
preoccupò. Ormai non le interessava più niente. Sentì le lontane campane di una
chiesa battere le due di pomeriggio e quando credette di non avere più lacrime,
qualcuno aprì l'anta della cabina, inginocchiandosi davanti a lei, rannicchiata
in un angolo. Elettra lo guardò, sentendo i brividi. Sarebbe stato bello,
pensò mettendogli le braccia al collo, continuare a provare quel brivido per
tutta la vita al solo vederlo. Si lasciò andare contro il torace di Harry,
nascondendo il viso nella sua giacca, poi chiuse finalmente gli occhi
stanchi...e si addormentò in apparenza. In realtà era solo uno stato transitorio
che le avrebbe impedito di pensare per qualche ora, ma di certo non l'avrebbe
fatta riposare. Si svegliò a notte fonda nella loro camera, aprendo le
palpebre come un robot. Col capo appoggiato a un cuscino, stretta fra le
braccia di Harry. Si volse a guardarlo...e da quanto capì, non le aveva staccato
gli occhi di dosso per un solo istante. La loro sveglia segnava le sette e
mezza. Non disse nulla e lui non le chiese nulla, limitandosi a baciarla la
tempia per farle riappoggiare il capo al guanciale. - Chi ti ha detto
dov'ero?- sussurrò la strega, dopo qualche minuto di silenzio. - Ha
telefonato tua sorella.- rispose l'ex Grifondoro, a bassa voce - Mi ha detto che
le avevi telefonato in lacrime. Ha sentito in sottofondo quella canzone idiota
del negozio di fiori all'angolo di King's Cross e ho capito dov'eri.- La
sentì ridacchiare ma senza alcun divertimento e gli si strinse il
cuore. Quando scese per prenderla qualcosa di caldo da mangiare, tutta la
truppa era riunita e agguerrita. - Come sta?- chiese Tom preoccupato, seduto
accanto a Draco e Blaise sul divano. Harry non seppe rispondere, cosciente
del fatto che qualcosa quel pomeriggio si era rotto della alla sua fortissima
cacciatrice. Semplicemente, Elettra aveva detto basta. - Vuoi che ti prepari
del brodo?- gli propose May con la sua delicata discrezione. - Si grazie.- il
moro annuì, andando a sedersi con gli altri attorno al tavolino in salone.
Lasciò andare il capo all'indietro, desideroso solo di un po' di pace...se non
per lui, almeno per Elettra ma ormai sapeva bene che non era
possibile. Ignorava cosa fosse accaduto fra lei e suo padre ma questa volta
doveva averla davvero sconvolta e dall'ultima volta che era successo era passato
veramente molto tempo. L'unica volta che aveva visto piangere la sua ragazza
era stato quando lui era stato a Hogwarts: Elettra al quarto anno, lui al
settimo. Suo padre le aveva detto di non volerla più a casa e lei dopo tanto
tempo passato a subire le angherie della sua matrigna, aveva ceduto alle
lacrime. Quella era stata anche la prima volta che avevano fatto
l'amore. Harry ricordò quella notte come una delle più intense della sua
vita. Non ricordava una felicità particolare, quello no...ma ricordava bene
che si era sentito vicino a lei come mai gli era accaduto con nessun altra,
neanche con Hermione. Quella notte per la prima volta si era accorto che Elettra
era una ragazza normale, come tutte le altre. Quel suo sorriso e quella sua
gioia di vivere a volte avevano nascosto solo un dolore più grande e profondo,
qualcosa che lei si era ostinata a nascondere come una ferita vergognosa. Non
era di roccia, si era sempre detto. Eppure da quando la conosceva la solarità
e la gioia di vivere di Elettra avevano fatto brillare anche luce, forse di luce
rifletta, forse di luce propria...non lo sapeva. Sapeva solo che lei sapeva
portare un sorriso a tutti, sapeva scaldare il cuore di tutte le persone che le
stavano attorno. Aveva fatto il miracolo con Draco, era riuscita a tenerli
insieme anche quando credevano di odiarsi a causa dei bracciali, era riuscita a
ad amare lui nonostante la sua fama e i suoi problemi. Elettra era
straordinaria...ma era umana. E lui lo dimenticava troppo spesso. Squillò il
campanello di casa in quel momento e il piccolo Tom, per non fare alzare Harry,
scese le scale per raggiungere il piano terra ma fu seguito da Malfoy che
preferibilmente non avrebbe voluto far vedere il ragazzino troppo in giro, ma
quando Tom aprì la porta, Draco trovò sulla soglia l'uomo che avrebbe volentieri
presto a pugni. Adam Baley se ne stava con la sua costosa giacca di alta
sartoria lì davanti. Alto e dall'espressione impenetrabile, Draco si chiese
come un uomo del genere avesse potuto aiutare a contribuire alla nascita della
creatura meravigliosa che era sua figlia. Lui adorava Elettra, letteralmente. In
quella casa era l'unica persona che ammettesse di apprezzare senza fare storie.
Gli era sempre piaciuta e pian piano aveva imparato a volerle bene e a
dimostrarglielo apertamente, infastidendosi sempre meno ai suoi slanci di
tenerezza. E ora poteva anche dire di voler uccidere quel bastardo che
l'aveva fatta piangere. - Che cosa vuole?- sibilò freddo, tirando indietro
Tom dietro alla sua schiena. Adam Baley si era aspettato di essere subito
riconosciuto ma non si era aspettato di vedere lui. - So chi è lei...-
mormorò, stranito. - E allora se sa chi sono sa anche che qua non è il
benvenuto.- replicò Draco, pronto a sbattergli la porta in faccia. - Sono qua
per mia figlia!- disse il mago, bloccando il battente. - Perché, ne ha ancora
una?- frecciò Draco - Credevo avesse solo una moglie e un figlio ormai!- Adam
Baley tacque, colpito in pieno. Fece una smorfia che avrebbe potuto sembrare
addolorata ma il biondo non si lasciò commuovere, fissandolo con palese
disgusto. - Voglio vedere Elettra.- sussurrò il mago, a bassa voce - Le devo
parlare.- - Non scenderà.- ringhiò Malfoy. - Allora mi faccia
entrare.- Prima che Draco potesse mandarlo letteralmente al diavolo,
sentirono altri passi sulla scala e stavolta fu Harry a presentarsi al suo
fianco. Il signor Baley stavolta non rimase stupito, limitandosi a fare un cenno
a Potter che però non replicò il suo saluto. - Che cosa vuole?- gli chiese,
con tono calmo. - Voglio vedere Elettra.- replicò il mago per l'ennesima
volta. - Questa è casa nostra.- sussurrò Harry con voce troppo debole perché
non fosse venata da un rancore tenuto nascosto - E se Elettra non vuole
scendere, non credo che vorrà neanche vederla in casa sua quindi è pregato di
andarsene via.- A quella frase finalmente Adam Baley si sentì vacillare. Casa
sua, aveva detto. Se Harry e Draco si erano aspettati una scenataccia, urla e
minacce, aspettarono invano. Quell'uomo si limitò a consegnare loro una busta
chiusa con il sigillo della famiglia Baley, con un self controllo impeccabile
che per i due Auror stava solo a significare quanto sua figlia contasse poco
nella sua vita. Una volta che se ne fu andato però, Harry rimase a lungo
davanti alla porta chiusa...con quella lettera in
mano. Forse...forse... Abbassò lo sguardo e vide che anche Tom era rimasto
dov'era, a differenza di Draco che se n'era andato immediatamente alle scale. Il
piccolo mago sembrava scosso e pensieroso. - Harry?- sussurrò a bassa voce,
senza guardarlo quando risalirono al primo piano - Non avremmo dovuto farlo
entrare secondo te? Magari voleva...chiederle scusa.- - Che te ne fai delle
scuse Tom?- sbottò Draco con un diavolo per capello, accendendosi una
sigaretta. - Si ma...- il ragazzino deglutì, intristito - E' sempre il papà
di Elettra. Non può non volerle bene...- Malfoy scoccò la lingua, con un viso
un'espressione di cinismo che Harry conosceva fin troppo bene, specialmente
quando il suo biondo ex rivale la puntò addosso a lui - Non mi dire che sei
d'accordo anche tu!- - No...non so...cioè...- abbozzò confuso, girandosi la
lettera fra le mani - Io non lo so.- - Oh cazzo!- Draco era letteralmente
scandalizzato - L'ha piantata in asso nell'istante preciso in cui è morta sua
moglie! Ha abbandonato un ragazzina di quattordici anni quando è nato l'erede
maschio e poi se n'è sbattuto Potter! Cosa c'è che ti fa tentennare eh? Potrà
anche essere suo padre come ha detto Tom ma un genitore così è meglio perderlo
che trovarlo!- e detto quello sia Harry che il piccolo Riddle si
zittirono. May per spezzare la tensione prese un vassoio con il brodo e anche
la lettera, per portarla su ad Elettra e così se ne andò con discrezione,
lasciando nel salone una faida aperta. - Draco, calmati ok?- gli propose
Blaise, seduto sul divano - Non metterti a urlare, potrebbe sentirti.- - Al
diavolo!- sbottò il biondo, stizzoso - Non farti le paranoie Harry, te l'ho già
detto! C'è gente che non merita di poter accudire neanche un criceto, figurarsi
un figlio! E Adam Baley non fa eccezione!- - Si può sapere che cosa voleva?-
chiese Ron preoccupato - Vi ha detto perché hanno discusso?- - Di soldi ed
eredità, no?- frecciò ancora Malfoy con freddezza - Certi maghi non sanno
parlare d'altro!- - Può darsi che il problema venga da quella donna Draco.-
gli disse Edward che era rimasto il più lucido di tutti - Forse quell'uomo le
vuole bene davvero ma adesso ha un'altra famiglia, deve pensare anche a
questo.- - E quindi il fatto di essere rimasto vedevo implica che possa
mollare una figlia quando gli pare?- urlò a quel punto Malfoy, che aveva perso
definitivamente le staffe. Si accorse dopo di aver fatto una gaffe proprio con
Dalton, che aveva perso la madre da piccolo come Elettra ma Edward sorrise con
insolita dolcezza, limitandosi a scuotere il capo - Sai benissimo che non dico
questo. So anche io che Baley è stato un emerito bastardo con Elettra e se
potessi gli spaccherei la faccia come vuoi fare tu ma come ben sai la speranza
di un figlio è l'ultima a morire...- e detto quello, gli occhi argentei di Draco
parvero tremolare. Dalton aveva centrato un nervo scoperto, con la verità più
grande di tutte. Si, qualunque figlio desiderava essere amato. Anche dopo
tante delusioni. Anche dopo tanto odio. Passarono alcune ore e dalla camera
di Harry ed Elettra non giungeva un solo rumore. Era rimasta May con lei
mentre gli altri vagavano per la casa con ansia e attesa. Harry stava
appoggiato al balcone del primo piano ingombro dei fiori di Blaise...al suo
fianco un Draco silenzioso ed Edward, seduto al tavolino con una sigaretta in
bocca. Da che lo conoscevano l'avevano visto fumare pochissimo... - Hai
ragione sai?- bofonchiò Potter a bassa voce verso il biondo - Non dovrei proprio
parlare in questi casi.- - In fondo sei stato più fortunato tu di tanti
altri.- Draco cercò l'accendino nelle tasche, ridendo dell'espressione furente
del moro - Lo sai come la penso Potter, è inutile che te la prendi. So che
daresti la vita per avere un giorno con i tuoi ma c'è gente che non ha buoni
ricordi dei suoi genitori. C'è chi è fortunato come Blaise e Weasley e chi lo è
meno. Elettra ha avuto fortuna fino a quando c'è stata sua madre. Poi...- alzò
le spalle, guardando il cielo rossastro a causa del tramonto -...E'
inevitabile.- - Io penso ancora che sia meglio avere un'idea delle proprie
radici.- Harry sospirò, pensando poi a Tom. Anche lui per esempio avrebbe dovuto
conoscerli? Che madre e che padre avrebbe avuto? Forse aveva ragione
Draco...ma... - Io non credo che quell'uomo non voglia bene a sua figlia.-
I due si voltarono verso Edward, stralunati. - In fondo è solo un uomo,
ragazzi.- andò avanti, con espressione piena di pietà. - Che vuoi dire?- -
Che forse quando è morta sua moglie il mondo gli è crollato addosso.- Edward si
levò la cicca dalla bocca, espirando il fumo dalla bocca profondamente - Ha
probabilmente cominciato a dormire poco, a sognarla. Avrà vagato per casa sua
ricordando la sua donna in ogni oggetto, in ogni stanza. Poi l'ha rivista nelle
sue figlie...- posò gli occhi azzurri su Draco, continuando a sorridere - I tuoi
non si amavano molto? Non mi hai sempre detto che erano sempre stati
uniti?- - Si, è vero.- Malfoy evitava di parlarne e rispose con una certa
difficoltà - Dove vuoi arrivare?- - Se tua madre fosse morta...cos'avrebbe
fatto tuo padre?- Draco stavolta ghignò, incrociando le braccia - Il problema
è che non mi vedeva già prima.- Edward scosse il capo, sbuffando -
Piantala...neanche tu sei stato sfortunato.- - Cosa? Ma che cazzo dici?- lo
zittì il biondo - Ma sai di cosa parli o no?- - Certo che so di cosa parlo.-
Edward gli puntò gli occhi addosso - Quando c'è stato da salvarti la vita
nessuno dei due ha esitato mi pare...aspetta, non metto in dubbio che tu abbia
avuto un'infanzia sballata altrimenti non saresti venuto su in questo modo ma
quando è stato il momento ti hanno salvato la vita entrambi. Non dico che questo
attenui ciò che ha fatto tuo padre ma forse era l'unico modo che aveva per
pareggiare i conti. E lo stesso deve essere accaduto a quell'uomo. È rimasto
vedovo ed è stato troppo debole per salvare il suo rapporto con le figlie che
gli ricordavano troppo la donna che amava. Alcuni sono così purtroppo...per una
madre il figlio sarà sempre il figlio ma per un padre è diverso.- - Quindi ha
peccato di non amare abbastanza sua figlia.- replicò piccato Draco - O
no?- Edward dovette annuì, con amarezza - Si, in questo hai ragione. Ma pensa
alla sua vita e chiediti se è felice. Come fa ad esserlo? Come può amare davvero
quella donna? Non sarà mai come sua moglie, non sarà mai come lei e lui l'ha
capito. Per questo si accontenta di questo. Visto che non potrà mai avere
indietro la madre di Elettra si è lasciato andare in una realtà che non lo rende
felice ma che neanche gli fa male, è questo che voglio farti capire. Ha scelto
di non sentire più niente, di non litigare più. Vuole solo portare il suo lutto
in santa pace...e soffrire da solo.- - E allora è un gran vigliacco!- sibilò
Harry - Ha Elettra e Isabella ancora!- - Te l'ho detto...- Dalton sorrise con
fare triste - Non tutti ce la fanno a tirarsi di nuovo in piedi.- - Tuo padre
però l'ha fatto. Ti voleva bene abbastanza per farlo, non credi?- ringhiò Draco
irritato. Edward alzò le spalle, ricordando con una strana sorta di
divertimento gli anni passati. Era stato lui stesso ad aiutare George Dalton a
rimettersi in piedi dopo la morta di sua moglie. Edward aveva perso sua madre a
dodici anni, durante l'anno a Hogwarts...e lentamente aveva visto suo padre
spegnersi. Distrutto dal dolore, non si era quasi accorto di avere un figlio che
soffriva anche più di lui per la perdita della sua mamma...e si era lasciato
andare. Così Edward per attirare la sua attenzione si era messo a combinare un
disastro dietro l'altro. Da bambino calmo e posato era diventato un pianta
grane, saccente coi professori, provocando qualche rissa, marinando le lezioni.
Bene, nel giro di un mese suo padre sembrava essersi svegliato dal suo stato
catatonico e dopo una lunga strigliata aveva ricominciato a seguirlo e a
trascinarlo con lui al circolo dei maghi. Una palla per un maghetto anche di
buona famiglia come Edward ma lui si era adattato per stare con suo padre più
tempo possibile...però stranamente qualcosa in lui gli aveva detto, vedendo gli
occhi ancora tristi del signor Dalton, che non avrebbe dovuto smetterla di fare
disastri. Si era ripromesso che l'avrebbe sempre tenuto occupato, che non ci
sarebbe stato giorno in cui suo padre si sarebbe scordato della sua presenza
nella sua vita. E ancora continuava, ammise ridacchiando, visti i guai
finanziari che provocava al conto della famiglia Dalton. - Era solo un modo
come un altro per ricordargli che esistevo e che avevo bisogno di lui, ecco
tutto.- concluse con pazienza, guardando gli altri due Auror - Ma questo è un
caso diverso.- - Già, Baley è un vigliacco è basta.- sentenziò
Draco. Harry sogghignò sommessamente, insieme all'ex Corvonero. - Che
cazzo ridete stronzi?- - Niente, niente...- Edward si mise in piedi,
sbadigliando ed entrando in casa - A parte tutte le cazzate che ti frullano in
testa sui purosangue e su Harry, in fondo i tuoi non hanno fatto proprio un
brutto lavoro sai?- - E che cavolo vorrebbe dire?- bofonchiò il biondo
rognoso - E tu la finisci di ridere Potter!?- Il bambino sopravvissuto si
chiese, mentre Malfoy gli urlava dietro, quando avesse mai cominciato a vederlo
in fondo come una persona quasi normale. Non che considerasse Draco un amico
vero e proprio...anzi, a dire il vero non sapeva come spiegare il suo rapporto
con Malferret. Non era un nemico, non era un amico...era qualcosa di strano,
qualcosa al di sopra delle righe e delle costrizioni di una
definizione. Certo che però erano cambiati dalla prima che si erano visti.
Undici anni insieme...e dire che si erano sputati in faccia, minacciati, rotti
il naso a suon di pugni, insultati pesantemente e non, sfidati a duello,
riempiti di angherie a vicenda, Harry aveva allagato il suo dormitorio e Draco
aveva dato fuoco alla torre...e adesso vivevano insieme a braccetto per colpa di
quegli stupidi bracciali maledetti. Il destino è davvero strano,
pensò Harry sorridendo fra sé. - Che cazzo ridi demente?- ...E Malfoy
sarebbe sempre rimasto uno stupido serpente senza cervello, su questo non
c'erano dubbi! Tornati dentro si sorbirono un goccetto di whisky Incendiario
che Ron aveva versato per tutti per cercare di calmare un po' gli animi. Col
tavolo ingombro di batraccole, Blaise faceva un solitario e gli altri
cominciarono a parlare di lavoro. - Quand'è che finiranno queste ferie
forzate?- s'informò Zabini con aria scettica - Le mie ferite sono a posto,
ragazzi.- - Se pensi di poter uscire da solo ti sbagli.- rognò Ron,
zittendolo. - Ehi, io devo lavorare lo sapete?- frecciò l'altro - Altrimenti
chi la paga la mia parte delle spese?- - Già...e la mia chi la paga?-
ridacchiò Dalton - Harry, sono a secco di liquidi! Mi presti dei galeoni?- -
Perché non ti giochi le mutande come l'ultima volta eh?- lo prese in giro
Draco. - Divertente.- Edward gli tirò dietro un mazzo di chiavi che c'era sul
tavolo ma il biondo si abbassò e fu Potter a prenderle al volo, stranito. Al
portachiavi erano attaccate tre lettere d'argento: una A, una M e una K. - Di
chi sono?- bofonchiò Ron. - Sono della mezzosangue.- l'informò Draco con fare
svagato. - Bhè, si...le iniziali sono sue...ma questa K?- - Sarà del suo
ex ragazzo.- disse ancora Malfoy con un'alzata di spalle ma dopo un lungo
silenzio, si accorse che tutti quanti lo guardavano con gli occhi sospettosi, il
piccolo Tom compreso. - Che cazzo volete?- sbottò - Una foto?- - Come mai
sai che sono sue?- insinuò Harry con un ghignetto perfido - Viviamo insieme da
due anni e ti metti i miei vestiti perché non ti ricordi come sono i
tuoi...- - A proposito! Adesso che ci penso!- saltò su anche Blaise - Quando
Elettra è uscita stamattina, tu e May dove siete andati a pranzo eh? Eravate
insieme, ce l'ha detto Gigì!- Porca miseria...dannata quella stronza di una
fatina che non si faceva i fatti suoi! - Allora?- fede Edward malizioso,
sporgendosi un po' verso il biondo - Non è che ci stai già provando per
caso?- - Non è che vi fate una vagonata di cazzi vostri magari?- sibilò
rabbioso - Al diavolo voi e la mezzosangue!- - Questa l'ho già sentita.-
frecciò Ron a bassa voce, facendo ridacchiare tutti gli altri. - Ah,
spiritoso Donnola, davvero!- ringhiò Draco mettendosi in piedi - Fate quello che
vi pare, io me ne vado a letto!- - Da solo?- Mancò poco che si girasse e
tirasse il divano in testa a quei quattro bastardi ma per rispetto ad Elettra
s'impose di non urlare e di non fare chiasso. Li avrebbe uccisi nel sonno o con
del veleno nel cibo, un modo l'avrebbe trovato. - Ma non cena?- si stupì May
più tardi, quando scese in cucina. - Lascia perdere Malferret.- le disse Ron
- Non sa stare agli scherzi. Quando avrà fame verrà a svaligiare il frigo, basta
che non venga adesso...potrebbe mettere del cianuro in giro nei piatti.- -
Come mai è arrabbiato?- - Colpa di Harry.- rise il rossino. - Come colpa
mia?- sbottò Potter, che stava salendo le scale per andare da Elettra - Un
corno!- - Zitti che c'è il telegiornale!- Blaise fece abbassare la voce a
tutti - Ecco, sentite...- La voce della cronista stava parlando di uno strano
incidente nel Devon. Un incendio di origine dolosa aveva bruciato metà di una
cittadina in cui erano morte trentotto persone. - Bastardi...- sibilò Harry,
fermò sui gradini, furente di rabbia. - Abbiamo il nome della cittadina.- gli
disse Ron, mettendosi il grembiule in spalla - Possiamo andare quando
vuoi.- - Aspetta però!- lo bloccò May, afferrandolo per un braccio - Secondo
me è quello che vogliono. Vogliono attirarvi in un posto lontano dove possano
uccidervi liberamente.- - Un'imboscata?- Edward la guardò con intesa - Si, ha
ragione. Stanno cercando di chiuderti in un angolo Harry...te e quell'altro
disgraziato di Draco. Lo fanno apposta per farvi incazzare e...- Dalton
strabuzzò gli occhi, vedendo Ron che si stava passando nervosamente le mani fra
i capelli rossi, sul viso. Aveva lo sguardo sbarrato, lo stesso sguardo che
Blaise aveva avuto un attimo prima di dare in escandescenze settimane prima. E
anche a Weasley accadde. Spiritato, afferrò un coltellaccio da cucina e lo
alzò sulla testa. Edward fu tanto veloce da tirare via May, Blaise si
Smaterializzò in salone e mentre Ron cercava come un cacciatore inferocito
qualcuno da infilzare, Harry prese la bacchetta e lo Schiantò al muro,
spedendolo nel mondo dei sogni. Ansanti e ormai seriamente preoccupati su ciò
che stava accadendo, si avvicinarono al loro amico che si sarebbe risvegliato
con un bernoccolo madornale e un mal di testa allucinante. - Si può sapere
che è successo?- rognò Draco scendendo le scale a torso nudo, seguito da Tom ed
Elettra. - Ron...- alitò Blaise - Ha cercato di accoltellare Edward e
May.- - E il problema dov'è?- frecciò il biondino perfidamente. - Qua sta
succedendo qualcosa ragazzi.- alitò Harry levando quel coltello dalla mano del
suo migliore amico. Si volse verso tutti gli altri, palesemente sconvolto -
Prima Blaise, adesso questo...- - Anche se non sono un esperto direi che ci
hanno maledetto, che dici?- replicò Malfoy a tono, raggiungendo il
telefono. - E adesso chi chiami?- chiese May accorata - Un gagia?- - No,
Clay.- rispose sospirando - E' da Tristan a cena. Domani mattina lo faccio
venire qua. Che batta tutta la casa, ogni nostro oggetto, anche le posate e i
tappeti se necessario. Ne ho le palle piene di questa storia!- - Visto? Io
non ho la rabbia!- rinfacciò Zabini seccato - Ci hanno fatto una fattura!- -
Allora è bella grande.- disse May - Come scatta? Cioè...fra Blaise e Ron non c'è
nessuna congruenza no?- - Caesar e la mamma dicono che a volte è più facile
far scattare gli istinti per ipnosi.- abbozzò Tom timidamente, nascosto dietro
Elettra che preoccupata più che altro pensava al povero cranio spappolato di
Ron. - Si ma non ci hanno mai visto tutti insieme...- ringhiò Harry - Porca
vacca, sono stufo di questa storia! Adesso vado da quei due e li ammazzo!
Possibile che non abbiano imparato la lezione Cristo?!- Tirò un pugno al muro
e se ne andò in camera sua e mentre gli altri avevano ormai capito che la guerra
era stata dichiarata, Draco e il piccolo Tom si scambiarono una veloce
occhiata. Il ragazzino inspirò profondamente...sentendo nella pelle che
qualcosa lo stava richiamando. Il sangue di tutta quella gente che era morta
nell'incendio. Bruciati vivi in memoria di suo padre. Cominciò a capire che
forse, visto che il destino non era riuscito a punire a sufficienza Lord
Voldemort...forse ora sarebbe toccata a lui la vendetta di chi aveva
sofferto. In un modo o nell'altro, qualcuno avrebbe dovuto rispondere di
tutti quei morti quella volta...e Tom cominciò a temere che quel qualcuno
sarebbe stato lui.
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Capitolo 13 *** Capitolo 13° ***
-...e poi naturalmente ogni nostra socia ha diritto a
una tessera annua che le regala degli sconti favolosi in ogni casa estetica per
streghe di Londra! Non che lei ne abbia bisogno cara, questo è certo...ma sono
sicura che la nostra associazione farebbe veramente al caso suo, Lady
Lancaster.- Tristan scambiò un'occhiata veloce con suo padre, sentendo
Charlene Rainolds, la Presidentessa dell'Associazione Strega e
Nobildonna rivolgersi in quel modo Lucilla. Tanatos Mckay riuscì veramente
a stento a nascondere un sorrisino ironico sotto lo sguardo truce di sua
moglie. Era da un'ora che lì a cena a Cedar House le dame presenti non
facevano altro che parlare di quelle sciocchezze e nonostante la capacità di
sopportazione di Lucilla che sul viso aveva stampata un'indifferenza cortese,
Tristan poteva ben immaginare cosa in realtà stesse pensando la sua più che
gradita ospite. Probabilmente si stava chiedendo se quelle streghe erano vere o
delle aspiranti Miss Universo e se gli altri commensali si erano accorti di aver
sposato delle deficienti, ma i maghi attorno a lei parlavano di politica o del
campionato di quidditch... Fra di loro c'erano parecchi visi noti ma gli
unici che conosceva abbastanza bene erano quell'arrogante di Hargrave che la
guardava con la sua solita occhiata sprezzante per quelli di stirpe oscura e il
duca di Tenterdon, Daniel King. L'aveva conosciuto parecchi anni prima, verso
i quattordici anni. Una persona stramba e bizzarra, con una moglie svitata ma
tosta che purtroppo non era presente. Se non sbagliava aveva due figli. Il
maschio era il maggiore e avrebbe dovuto fare il settimo anno a Hogwarts e una
figlia più piccola, sugli undici anni che però non aveva mai visto. L'altro
accanto al duca King, a quanto aveva capito durante le presentazioni, era Lord
Howthorne, migliore amico di Lucius Malfoy ai bei tempi anche se la loro
amicizia era finita a causa di idee del tutto diverse in campo razziale. E
meno male che si diceva di non giudicare una persona dalle sue amicizie,
no? - Oh, cara mi sono scordata di chiederglielo...- Charlene Rainolds pose
il calice di vino e tornò a rivolgersi all'oggetto più interessante che le fosse
mai stato messo sotto gli occhi a Cedar House - Ha intenzione di fermarsi a
Londra per qualche giorno? Sarei lieta di accompagnarla nella nostra sede! Anche
Elisabeth ne sarebbe deliziata, non è vero cara?- Elisabeth Jenkins, seduta
rigidamente accanto a Tristan e a Rose Mckay, alzò gli occhi dal piatto e li
portò lentamente sulla Rainolds, sorridendo in maniera aggraziata...e poi posò
lo sguardo sulla stella che illuminava quella casa. Era vero, ammise con
reticenza. Non c'era paragone con la bellezza e la grazia di quella
donna. Lucilla dei Lancaster era in assoluto la donna più bella che avesse
mai visto. Seduta dall'altro capo della tavola, sosteneva domande a raffica
senza mai perdere la sua calma e la sua compostezza. Addosso a lei anche un
sacco sarebbe apparso un abito magnifico, pensò con amarezza ammirando le curve
perfette del suo corpo sinuoso, la bellezza incantevole del suo viso e
l'ipnotico potere dei suoi occhi. - Certo.- annuì docilmente - Sarebbe bello
Charlene.- - Vi ringrazio molto per l'invito.- disse allora Lucilla il cui
piatto era rimasto vuoto per tutta la cena - E' molto cortese da parte sua Miss
Rainolds ma entro stanotte farò ritorno nel Golden Fields.- - Oh, mi dispiace
molto.- rispose la strega con la curiosità alle stelle - E mi dica cara...che
progetti avete per Degona?- La bimba finì le verdure con uno sforzo ma anche
se di cattivo umore perché infagottata in un abitino pieno di pizzi e trine,
sollevò gli occhi verdi su sua madre e le sorrise divertita, strizzandole
l'occhio. - Dena passerà del tempo con Lucilla quando vorrà.- spiegò Tristan
versandosi altro vino. - Oh, è veramente magnifico!- cinguettò ancora la
Rainolds - Immagino che siate tutti sollevati vero?- - Oh, Charlene non ne
sai quanto.- sibilò Rose Mckay. Lucilla nascose un sorriso abbassandosi su
sua figlia per allentarle un po' il fiocco che le stringeva l'abitino in vita,
chiedendosi come aveva fatto a respirare fino a quel momento, sentendo su di sé
anche lo sguardo di Tristan che come lei ce la metteva tutta per non
sganasciarsi lì come un ragazzino. In parecchi quella sera erano rimasti a
bocca aperta quando l'avevano vista. Le donne a tavola erano arrossite sapendo
chi lei fosse e specialmente davanti a tanta bellezza mentre sul volto degli
uomini erano passate gamme di sensazioni che variavano dalla soggezione
all'ammirazione...ma il collasso era venuto principalmente a Rose e a
Liz. Elisabeth specialmente che oltre a tremare per almeno due ore in
presenza di Lucilla, aveva poi accettato la sua persona con un imbarazzo e un
disagio tale da essere visibile anche ai ciechi anche se la demone non le aveva
rivolto altro che ringraziamenti cortesi per ciò che aveva fatto per Tristan e
Degona senza cercare assolutamente d'intromettersi nel loro menage casalingo.
Quando l'argomento si spostò su pettegolezzi di quartiere, Lucilla riuscì
finalmente a tirare un po' il fiato e a scambiare quattro chiacchiere con Nadine
che le sedeva a fianco. - Allora cara?- frecciò la vecchia con aria serafica
- Credi di essere all'altezza per entrare nell'Associazione approvata da sua
maestà la regina, Strega e Nobildonna?- - Nadine, sai bene quanto io sia
indisciplinata.- replicò la Lancaster - E poi non sono mai stata portata per i
lavori ai ferri. Gli unici che so usare sono spada e coltelli.- - Bah!-
Nadine Mckay schioccò la lingua - Se l'organizzazione avesse più socie in giro
ci sarebbero la metà degli allucinogeni, credimi. La tata di tua figlia invece
ne va pazza. Tua suocera s'è divertita in quattro anni a trasformarla in Barbie
Casalinga, cosa con te invece non è mai riuscita a fare.- - A Degona piace
moltissimo. A me sembra una persona normale.- - Cosa? Ma ti sei bevuta il
cervello in questi quattro anni ragazzina?- Lucilla alzò un angolo della
bocca, sorridendo sinistramente - Ti dimentichi che la moglie di un Mckay deve
essere garbata, ponderata, cortese...schiva...non una demone dalla fedina penale
alquanto lunga, ricordi?- - Bhè, prega che tua figlia non venga trasformata
in una bambola scema!- Nadine si fece versare del vino che scolò d'un fiato e
col suo polso fermo riportò la discussione su binari seri - E allora Tanatos?
Smettiamola di spettegolare, siamo tutti qua per parlare di una cosa
seria!- - Ma certo.- Liz si mise in piedi - Se mi scusate signori, porto Dena
a letto allora...- - Cosa?- la bimba si aggrappò alle mani di Lucilla - No
Liz, per favore! Voglio stare con la mamma fino a quando non se ne va!- La
Jenkins stava per scuotere vigorosamente il capo quando Lucilla si mise in
piedi, aiutando Dena a scendere dalla sedia - Se non vi spiace faccio due passi
in giardino con Degona.- - Certo, non c'è problema.- Tristan le sorrise con
gratitudine - Quando hai finito ti aspetto qua.- - Tesoro,- si mise in mezzo
Rose - forse non dovremmo mandare qualcuno con loro? In fondo il giardino di
notte è così tetro...sai, con la venuta di Lucilla a Londra potrebbe accadere
qualcosa di spiacevole.- - Non si preoccupi, Rose.- rispose direttamente
Lucilla con tono di sussiego, ignorando la palese frecciata - Le posso
assicurare che non farò entrare di straforo nessun tipo di demone.- - E poi
Dimitri è così simpatico...possiamo invitarlo un giorno o l'altro mamma?- chiese
Dena sorridente. - Dimitri?- borbottò Tanatos - Chi è Dimitri?- - Lasciamo
perdere eh?- bofonchiò Lucilla, prendendo in braccio la bambina - Allora noi
usciamo.- - Liz perché non vieni anche tu?- cinguettò di nuovo la piccola
peste di casa - Dai Liz, vieni!- La governante di Cedar House per un attimo
fu presa dal panico, guardando madre e figlia che aspettavano una sua risposta.
Fissò Lucilla e tremò. Pensava che la sua presenza la infastidisse ma la demone
non fece una piega, esattamente come non le comparve nessuna espressione in viso
quando, vedendola muta come un pesce, rifece la stessa proposta che le aveva
fatto Dena. Allora fu costretta ad alzarsi e a seguirle, col permesso degli
invitati. - Preparate i sali.- frecciò Nadine quando furono sparite oltre la
porta di casa. - Nonna...- la richiamò Tristan ridendo per non piangere - Ti
è piaciuto il vino? Vuoi altro dolcetto?- - Si, devo ammettere che lo
spumante è buono ragazzo mio.- replicò la vecchia strega scrutandolo a lungo
negli occhi - E' dolce e leggero. Ma non può reggere il confronto col vino
rosso, non credi anche tu?- Accidenti, pensò l'Auror nascondendo un sorriso.
Se non era una guerra fredda fra sua nonna e sua madre quella non sapeva come
altro definirla! Lo sfacciato parteggiare per Liz di Rose era a un degno
confronto contro quello di Nadine per la Lancaster e sarebbero andate avanti a
lungo, ci scommetteva anche la sua bacchetta. Intanto fuori in giardino
l'atmosfera era piuttosto pesante. La Jenkins camminava rigida come una scopa a
fianco di Lucilla e se non fosse stato per l'ottimo lavoro di mediazione operato
da Degona, la sua tata non sarebbe riuscita a spiccicare parola senza
balbettare. - Mamma, lo sai che anche Liz era a Hogwarts con te e il
papà?- La strega guardò Lucilla arrossendo vagamente - Tesoro, non credo che
tua madre si possa ricordare...- - No. Mi ricordo bene.- ammise la demone,
stupendola non poco - Al quarto anno lei fece quella ricerca sugli Incantesimi
Rallegranti e il professor Vitius le dette il permesso di fare un incantesimo
collettivo alla scuola. Ricordo che riuscì a far cambiare umore a tutta
Serpeverde, me compresa.- - Oh, è stato tanto tempo fa...- balbettò Elisabeth
senza riuscire a nascondere un sorriso compiaciuto. - Liz, tu eri una
Corvonero?- - Esatto.- - Mamma, ci andrò anche io, vero, a Hogwarts?- -
Certo.- Lucilla pensò già esasperata a quello che avrebbe dovuto affrontare sua
figlia. Una grana dietro l'altra. - E' vero che tutta la nostra famiglia è di
Grifondoro?- chiese ancora la bimba. - Si, esatto. Solo tuo padre è finito a
Serpeverde.- la informò Elisabeth - Ma tu sei una Grifondoro, piccola. I tuoi
nonni si aspettano molto da te. Tutti si aspettano molto da te.- Dena non
rispose, limitandosi a rielaborare la frase nella sua testolina, tanto che
Lucilla ebbe la divertente impressione di sentire delle rotelle girare quando
però la bimba portò la sua attenzione su qualcun altro. Dall'entrata dei
cancelli alcuni guardiani ed elfi domestici stavano accompagnando qualcuno alla
porta, illuminati dalla luce delle lanterne. - Signor Duncan!- cinguettò
Dena, correndogli incontro. - Signor Gillespie, buona sera!- disse Liz
garbata - Le abbiamo tenuto qualcosa in caldo.- - Miss Jenkins, come sempre è
l'anima di queste cene.- rispose il Capo degli Auror, reduce da una brutta
giornata e da una litigata colossale con Orloff. Sorridendo prese in braccio
Degona, facendole un complimenti dietro l'altro per il suo vestito - Diventerai
una bellissima strega un giorno, mia cara. Allora, tutto bene?- - Benissimo!
Vieni che ti faccio conoscere la mia mamma!- - La tua...- Duncan si bloccò
sotto i lampioni, sollevando finalmente lo sguardo sulla magnifica donna che
stava accanto ad Elisabeth. Eccola finalmente. Quanto aveva desiderato
conoscerla. Quando le giunse davanti, Duncan Gillespie fece una profonda
riverenza, estasiato. - Lady Lancaster, è un onore conoscervi.- - Oh,
lasci che vi presenti.- disse Elisabeth - Milady, questo è il capo degli Auror
del Ministero, Duncan Gillespie.- - Mi ricordo di lei.- rispose Lucilla a
bassa voce. - Si,- annuì Duncan con voce colma di emozione - l'ultima volta
che vi ho vista avevate appena compiuto sedici anni.- - Mamma conosci il
signor Duncan?- celiò Dena, aggrappandosi alla sua mano. - Oh, tesoro io
conoscevo il papà della tua mamma.- rispose Duncan - Il tuo nonno una volta era
capo degli Auror come me.- tornò a fissare Lucilla, quasi con gli occhi lucidi -
Mi permetta di stringere la mano alla figlia dell'uomo più coraggioso e fiero
che io abbia mai conosciuto.- Max. Lucilla sorrise debolmente
stringendo la mano a quell'uomo. Se fosse stato ancora in vita, probabilmente
suo padre non sarebbe stato molto contento di ciò che era diventata, ma non
l'avrebbe mai neanche abbandonata. Era sempre stato un uomo buono e dolce, ma
con la pericolosa propensione a fiutare i guai e a cacciarvisi dentro, tenendo
alto l'onore dei maghi e il coraggio degli Auror. - Vogliamo entrare ora?-
propose Liz - Signor Gillespie, immagino sarà affamato.- - Oh, immagina bene
Miss.- rispose - Tristan è in casa presumo.- - Certo. Ma non Jess e gli
altri.- lo informò la ragazza, trascinandolo verso la porta d'entrata mentre
madre e figlia restavano indietro. Degona stava praticamente supplicando Lucilla
di svestirla, visto che non respirava quasi più a causa di quel maledetto fiocco
in vita ma ogni volta che la demone gliel'aveva allargato, era arrivata la
governante a rimetterglielo com'era dopo pochi minuti, quindi tanto
valeva... Lucilla aveva notato che quella Jenkins era una vera estimatrice
delle buone maniere. Certamente avrebbe trasformato sua figlia in una vera
signorina, una buona Mckay sotto tutti i punti di vista. Di colpo però
qualcosa la strappò a quei pensieri. Si volse verso i giardini, sentendo
passi...tanti passi. E un profumo di fiori che non era quello dei boccioli di
Theresa. - Entrate in casa.- sibilò - E chiamate Tristan, subito! Armatevi di
spade e croci!- - Cosa? Ma che succede?- alitò Elisabeth senza capire. -
Vampiri.- disse Duncan, fissando con sguardo minaccioso verso gli alberi.
Eccoli...c'erano circa una trentina di ombre che si stavano avvicinando. Erano
tanti! Come avevano fatto a entrare? Non fecero in tempo a chiederselo che
l'attacco scattò. Affamati e feroci, una prima decina di vampiri balzò dal nulla
addosso al gruppo con fauci spalancate e bava alla bocca. Non sembrano nemmeno
vampiri normali...erano rabbiosi, quasi fuori di senno...e fra gli strilli degli
ospiti in casa e quelli di Elisabeth che fece appena in tempo ad estrarre la
bacchetta per spedire uno dei vampiri dentro alla fontana, Lucilla notò che
quell'attacco non era stato organizzato a caso. No, notando come attaccavano, la
demone capì immediatamente cosa volevano. Il bersaglio era uno
solo. Degona. - Lumos!- urlò Tristan apparendo al suo fianco, bacchetta
alla mano. Ne spazzò via quindici con un potente fascio di luce, gli altri
vennero uccisi da Duncan mentre una barriera invalicabile era stata eretta su di
loro, dalla Lancaster. Degli aggressori, ne rimase uno soltanto...e
letteralmente paralizzato, a quanto sembrava, visto che restava impalato di
fronte a Lucilla. Tremava, tremava letteralmente. Con gli occhi gialli sbarrati,
cadde in ginocchio di fronte a lei... - Si può sapere che accidenti succede?-
sbraitò Tanatos appoggiato alla finestra - Tristan, sono amici tuoi?- -
Certo, il sabato sera do sempre festini con i succhia sangue!- replicò ironico
suo figlio, tornando a guardare con aria bellicosa l'unico vampiro rimasto. Al
suo fianco c'erano Duncan e Lucilla mentre Dena se ne stava nascosta dietro alla
gonna di sua madre, per nulla spaventata. - Ma non è uno del clan Leoninus?-
bofonchiò una voce alle loro spalle. Era stato Daniel King a parlare, fissando
interessato il tatuaggio raffigurante un leone alato sul braccio del
vampiro. - E' fatto con inchiostro rosso.- aggiunse Howthorne accanto a lui -
E' un servo di Kronos.- - Kronos?- sibilò Duncan guardando Tristan con aria
dubbiosa - Gli hai pestato i piedi?- - Non so neanche che faccia abbia. So
solo che è lo zio di Milo.- replicò Mc secco - Io non ho niente a che fare con
questi dannati vampiri! E poi non ce l'avevano con me! O sbaglio?- sibilò poi,
tornando a fissare con rabbia il vampiro - Ehi bastardo! Che diavolo volevi da
mia figlia?- Quello taceva. Continuava a tremare, probabilmente sull'orlo di
un collasso. - Non...non...- alitò - Non credevo che ci fosse
lei...- Lucilla schioccò la lingua, annoiata - Andiamo, facciamolo
parlare.- - Dena, vieni qui!- strillò quasi Liz accorata - Avanti, vieni in
casa!- Ma la bimba non si mosse da dov'era, facendosi poi prendere in braccio
solo da suo padre quando, una volta tornati dentro con un incantesimo Gillespie
sbatté il vampiro sul tavolo della cucina, incazzato nero. - Lo sapevo io che
non sarebbe andata a finire bene.- frecciò Hargrave secco. - E' proprio come
le vipere lei. Ha la riserva di veleno sempre dietro eh?- replicò Lucilla
pacata. - Mi secca solo che mia nipote straveda per quel maledetto che tra
l'altro è amico tuo.- - Cameron è tutto tranne che amico mio, mi creda.- -
Oh, basta adesso, dai Liam.- lo blandì Tanatos - In fondo abbiamo un vampiro da
far cantare no?- Tornato Tristan in cucina, avvisò tutti che Jess e gli altri
stavano arrivando e trovò la Lancaster intenta a girare attorno al vampiro
disteso. Quello ormai era vicino a incenerirsi da solo per il terrore e
continuava a piagnucolare scuse, una cosa incredibile. Quasi piangeva,
implorando perdono. - Non sapevo...vi giuro, non sapevo!- - Com'è che usa
tutta questa riverenza?- sbottò Liam. - Perché posso schiacciarlo con un
dito, ecco perché.- Lucilla fece un debole ghigno, facendo sbuffare Hargrave poi
si appoggiò al tavolo coi gomiti, apparentemente tranquilla - Sai chi stavi per
ammazzare?- - Mi...mi avevano detto di ucciderla...ma non sapevo che
voi...voi..- - Voi un corno!- ringhiò Tristan afferrandolo per i capelli -
Allora bastardo? Chi ti manda? Perché volevi far del male a mia figlia?- -
Perdonatemi...- il vampiro ignorava Mc sfacciatamente, attento solo alla
Lancaster - Signora, vi supplico!- - Ma sei sicura di non conoscerlo?-
richiese Hargrave. - Non vedo un vampiro da quattro anni.- rispose lei
tranquilla - E adesso, per favore, rispondi alla mia domanda. Chi ti ha mandato?
E perché volevi uccidere mia figlia?- Dopo quel quesito regnò il silenzio. I
maghi, senza capire cose stesse succedendo si avvicinarono e videro la schiena e
il collo del vampiro inarcarsi quasi. I suoi occhi si sbarrarono fino al limite,
la sua bocca si allargò, la fauci quasi mostruose rilucevano alla luce della
stanza...e poi accadde qualcosa che nemmeno Lucilla si era aspettata ma nel
momento stesso in cui accadde, fece i complimenti all'ingegno del
nemico. All'improvviso la voce maschile del vampiro cambiò, diventando
femminile. Lo sentirono ridere, poi fissare Lucilla con sguardo perfido
"La Lady Oscura...niente meno! È un vero onore per me!" - Con chi ho
il piacere di parlare?- chiese la demone, incuriosita. "Milady vedo che
andate subito al sodo. Bene, sappiate che i miei padroni pensavano a una
spedizione semplice. Avremmo attaccato Degona Mckay quando fosse stata priva di
difese con la sua preziosa governante...e invece i nostri subordinati hanno
incontrato voi...devo ammettere che non ce l'aspettavamo. Il mio nome è
Katrina." - Katrina...- Lucilla alzò un sopracciglio - Sei
un'empatica?- "Oh, molto di più milady. Io sono una ladra di cuori..."
rise ancora il vampiro, con la voce della donna che lo manovrava da lontano
come un burattino "Vedete, so bene quanto siete forte e per questo ho deciso
di manifestarmi in questo modo, sfruttando uno dei miei tanti poteri.
Vedete...gli uomini proprio non sanno resistermi...come penso accada a voi, dico
bene?" - Lasciamo perdere i convenevoli!- sibilò Tristan - Perché
volevi uccidere mia figlia?- "Oh, andiamo Auror...non lo sai? E dire che
avevamo già avvisato Draco Malfoy. Io servo coloro che vi hanno giurato
vendetta, miei signori. E come ora sto lavorando per massacrare Harry Potter e i
suoi amici, uccidendo tutti coloro che hanno a cuore, sappiate bene che anche
vostra figlia è nel mio mirino. E se pensate di uccidere chi mi passa gli
ordini," il vampiro ghignò, divertito "fatelo...io continuerò. Andrò
avanti in eterno e giuro che prima o poi io mi vendicherò di coloro che hanno
ucciso il nostro grande Lord Oscuro." - E' follia!- ringhiò Tanatos -
Non metterai un dito sulla bambina!- "Non è esatto!" replicò il
vampiro "Vedete, forse non sarò in grado di uccidere voi milady...siete
oltre la portata di chiunque i Mangiamorte potranno mai schierare nelle loro
file...ma potrò farvi del male come neanche immaginate. Ucciderò le uniche due
persone che vi sono rimaste...terminerò l'opera di vostra sorella." -
Provaci se ci riesci.- la sfidò Lucilla, calma e glaciale - Ma nel frattempo
porta un messaggio ai Lestrange.- "Sono tutta orecchi." Lucilla
si chinò all'orecchio del vampiro, lenta e felina. - Dì che presto li spedirò
all'inferno...- sussurrò con gli occhi bianchi contratti in qualcosa che credeva
di aver dimenticato anni prima - Il Lord Oscuro li accoglierà bene, ne sono
sicura.- e finito di dire quello, afferrò la spada che Tristan che stava
porgendo e polverizzò il loro aggressore, di cui rimase solo cenere in pochi
istanti. - Al diavolo!- ringhiò Tanatos - I Mangiamorte devono essere
impazziti!- - Si e non solo noi abbiamo una bella gatta da pelare.- sibilò
Tristan - Harry è nei guai grossi!- - Tutti quanti lo siamo.- rognò Hargrave
- Mckay, Silente deve essere avvisato. Lo raggiungerò stasera stessa.- -
Ottimo. Io richiamerò l'Ordine per domani notte.- disse Tristan, volgendosi a
King e Howthorne - Signori, possiamo considerarvi dei nostri?- Daniel King
sorrise con la sua aria vagamente sorniona - Certo. E tu Michael?- Lord
Howthorne, con la sua espressione un po' contrita, annuì con un sospiro - Certo,
in fondo devo a Narcissa un favore. Mi occuperò io di avvisare i membri del
Wizengamot domani mattina.- - Io terrò Orloff fuori da questa storia, anche
se con la Aarons in giro non posso dire di essere sicuro di niente.- poi Duncan,
finito di sputtanare il grande e demenziale Ministro della Magia, si volse verso
Lucilla...e la guardava come un tempo aveva guardato ammirato suo padre. Lei
stessa si accorse dell'attesa con cui tutti i presenti la scrutavano. -
Milady, sarete con noi anche stavolta?- Non sembrava passato neanche un
giorno dall'ultima guerra. Avrebbe dovuto tornare in campo...in un modo o
nell'altro, con o senza il permesso di Caesar...sua figlia valeva più di ogni
altra cosa.
La mattina dopo, a Lane Street, c'era il caos
generale...tanto per cambiare. - Esci da questo cazzo di bagno, accidenti a
te Malferret!- - Tocca a me stamattina bastardo!- - Stamattina cosa?
Vaffanculo, l'hai già usato ieri per primo!- - Cazzo Sfregiato, se non ti
levi di torno ti ficco con la testa nel water!- Tom mise timidamente il naso
dentro al bagno del secondo piano, trovando come sempre Harry e Draco immersi di
una pericolosa lotta greco romana all'ultimo sangue su chi dovesse farsi per
primo la doccia. Il piccolo Riddle voleva solo lavarsi i denti ma capì che
sarebbe stato pericoloso cercare di entrare, specialmente ora che i due avevano
sfoderato i rasoi per la barba come armi. Scappò al piano di sotto dove c'erano
già Blaise e Ron, legato nella camicia di forza con aria poco allegra, a gustare
la colazione di Edward. I ragazzi gli dettero il buon giorno e si sedette
accanto a Zabini, guardando con gli altri il telegiornale anche se guardandosi
attorno non vide né May né Elettra. Quando chiese dov'erano, Ron gli disse che
Elettra era scappata a correre verso l'alba mentre May ancora non era tornata
dalla sera prima. Aveva avuto un richiamo da Orloff e forse la poveretta era
stata trattenuta fino a quell'ora indecente. - Non è che si stanno
ammazzando?- bofonchiò Blaise sentendo le grida feroci che provenivano dal piano
di sopra. - No, è sempre così.- sentenziò Gigì, seduta sulla testa di Pinky
che con fare angelico guardava la tv come tutti gli altri - Piuttosto, quand'è
che riprendete a lavorare? Non c'è più pace qui dentro!- - Usciremo quando
Clay ci avrà assicurato che siamo a posto, cosa alquanto improbabile.- le disse
Edward, sedendosi a tavola con gli altri - Harry! Draco! È pronto!- Seguirono
delle bestemmie sconnesse...forse si stavano strozzando. In quel mentre si
smaterializzò in salotto May, stanca e con le occhiaie. Sbadigliò, salutando gli
altri con una mano. - Ciao dolcezza.- le disse Dalton - Un caffè?- -
Nottataccia eh?- rise Blaise - Dio, sei sparita prima di cena e torni
ora...Orloff è proprio uno schiavista!- May sospirò, sedendosi con loro con
aria distrutta - Mamma mia, sono a pezzi. Ron, tutto bene?- - Si, come vedi
non ho la bava alla bocca.- frecciò il rossino. - Come l'ho tenuta io quella
camicia di forza adesso te la tieni anche tu.- lo avvisò Zabini seccato. - Ma
di sopra cosa fanno?- La Aarons alzò lo sguardo al soffitto, da cui provenivano
tonfi di ogni tipo. Lì sotto stavano seriamente cominciando a preoccuparsi e in
effetti in quel bagno sembrava che si fosse scatenata la terza guerra mondiale.
Rovesciando tanta acqua sul pavimento, erano riusciti a scivolarci sopra e a
finire dritti nella vasca, spaccandosi la testa contro le piastrelle...e per
concludere, i bracciali erano di nuovo scattati, incollandoli come due cozze
allo scoglio. Infuriati e sull'orlo di una crisi isterica, uscirono dal bagno
con un diavolo per capello. - Accidenti a te!- sibilò Draco furibondo,
tastandosi il bernoccolo sulla testa. - Vedi di andartene affanculo, ok?-
Harry gli scoccò un'occhiataccia, stessa voragine sulla zucca e umore messo
ancora peggio. Elettra era uscita presto quella mattina e lui non era riuscito a
rintracciarla col cellulare. Lo sapeva in fondo. Elettra, esattamente come
Hermione anche se in modo diverso, non aveva mai amato farsi vedere in uno stato
di debolezza. Mentre Hermione lo faceva per orgoglio, Elettra l'aveva sempre
fatto solo per non far preoccupare chi le stava attorno...e Harry questo non lo
sopportava. Era fermamente convinto che le debolezze fossero una parte
importante del carattere di una persona. Come i difetti. E il fatto che la
sua ragazza facesse di tutto per nascondere la sua sofferenza lo
frustrava. Mano per mano quasi, s'infilarono in corridoio ma una volta
davanti alle scale per scendere in cucina, Potter notò una cosa strana,
attraverso la porta aperta della camera di Tom. Il Pensatoio di
Hermione...ora stava sulla scrivania del ragazzino. Perché era lì? L'aveva
usato? Aveva cercato di vedere qualcosa forse? Ma cosa? Ne ebbe la certezza
una volta a tavola, davanti alla colazione. Tom non alzò neanche gli occhi blu
su di lui...perché se l'avesse fatto, Harry avrebbe notato meglio quanto fossero
arrossati. Aveva pianto? Era strano, perché quel giorno non sentiva
niente...solitamente le emozioni del piccolo Riddle, come gioia e paura, spesso
si riversavano su di lui. Ora invece si sentiva...svuotato. Era un'altra
sensazione di Tom quella? Alle nove, col ritorno di Elettra, arrivò
finalmente anche Clay accompagnato da Jess. Dopo i rapidi convenevoli,
Harcourt si mise a girovagare per la casa mentre Mckay prese da parte i ragazzi
e con tutta la calma che gli era rimasta spiegò loro cos'era successo a Cedar
House la sera prima. - Vogliono ammazzare Degona?- sbraitò Draco - Ma sono
impazziti?!- - Volevano vendetta no?- sibilò Harry pieno di rancore - Visto
che Lucilla è troppo in alto, stanno cercando di attaccarla dal basso. Che
bastardi! È solo una bambina!- - E la mamma come sta?- chiese Tom,
preoccupato - E' tornata nel Golden Fields?- - Si,- gli disse Jess - stai
tranquillo. Lei stava benissimo, anche se non ho potuto vederla. Abbiamo
stabilito che Degona passerà più tempo con lei, visto che sotto l'ala di Lucilla
è indubbiamente più al sicuro.- - Ehi gente...- I ragazzi si voltarono,
vedendo che Clay aveva le mani sulla testa di Ron. Il rossino non aveva un'aria
particolarmente tranquilla e guardava Harcourt come un condannato a morte...ma
il Sensimago dopo un attimo scosse il capo. - Io non sento niente. Ron ha
niente. Non ha fatture addosso di nessun tipo!- - E allora com'è che ha preso
in mano un coltello per uccidere me e May?- frecciò Edward. - Già...anche
Blaise ha cercato di strozzarci.- concluse Harry - Davvero non senti niente di
niente Clay?- - Ragazzi, non so cosa dirvi...- Clay aveva girato in lungo e
in largo per tutto il palazzotto, anche all'esterno della casa ma non aveva
percepito nessun segno di malocchio - Non c'è niente di tangibili né sulla casa
né sui vostri effetti personali.- - Ok, sulla Donnola e su Blaise non hai
sentito niente...e se capitasse anche a noi?- Draco gli si avvicinò, mentre il
Sensimago posava le mani sulle sue tempie - Non voglio ritrovarmi legato in
quella camicia di forza! Allora? Senti niente?- - Su te e Harry l'unica
maledizione che sento è quella della vostra bigiotteria.- ironizzò l'Auror dagli
occhi viola, facendo ridacchiare sommessamente tutti gli altri - Tom, vieni qui.
Anche tu Elettra.- Niente, assolutamente nulla né sul bambino che si era
fatto analizzare tutto spaventato, né sulla Baley. Rimasero Edward e May.
Mentre sondava la loro forza magica, Harcourt tornò a chiacchierare sulle ultime
novità al Quartier Generale - Duncan ha mandato Kinneas e i suoi a controllare
quell'incendio dell'altro giorno.- - Ah si?- chiese Dalton, restando sotto le
sue mani con aria pacifica - Hanno trovato qualcosa?- - Il marchio di
Voldemort.- rispose Jess, seduto vicino a loro - Hanno lasciato la firma
naturalmente.- - Quelli provocano troppo.- sibilò Harry furibondo, facendo il
solco in cucina, andando avanti e indietro - Andranno avanti ad ammazzare gente
fino a quando non gli arriverò a tiro io! Non posso lasciarli andare avanti
così!- - Tranquillo, per un po' se ne staranno buoni.- gli disse Harcourt,
passando a May - Duncan dopo ieri ha messo alla costole dei due Lestrange
l'unità del vostro amico Gary. È bravo, ci sa fare.- - Si ma resta il
problema di questi scatti omicidi.- disse Ron che era stato finalmente liberato
- Come la mettiamo?- - Sul serio non lo so...- Clay stava per andare avanti
quando si colpo tacque. Cos'era stato? Con le dita ferme sulle tempie di May,
avvertì una fitta fastidiosa alla testa. Sondò più in profondità ma ciò che
credeva di aver sentito non si ripresentò. Strano. Aveva quasi creduto di aver
percepito una sorta di ordine. Si...una voce improvvisamente era apparsa
nella sua testa. Gli aveva detto qualcosa... Ma no, impossibile. Da May non
arrivava nessuna energia negativa. Di nessuna sorta. - Cosa c'è?- alitò la
ragazza - Clay, ho qualcosa che non va?- - No, non mi pare.- le rispose -
Tranquilla, stai bene.- - Sul serio?- richiese, ansiosa - Non vorrei
ritrovarmi con un'accetta in mano pronta a fare lo scalpo a qualcuno.- - Si,
a una persona in particolare magari.- disse Harry sarcastico, scoccando
un'occhiata di striscio a Draco che in risposta come sempre gli fece
quell'elegante gesto col dito medio che gli piaceva tanto. Insomma,
arrivarono all'ora di pranzo senza aver risolto niente. E se nemmeno Clay ce
l'aveva fatta, stavolta erano veramente nei guai. Ma cosa stava
succedendo? Era pomeriggio inoltrato e i ragazzi stavano navigando nell'ozio
e nella noia quando Milo si presentò alla loro porta con in faccia
un'espressione che non prometteva niente di buono. - Che è successo?- gli
chiese Edward sconvolto, quando gli aprì. - Clay ha cercato di uccidere
Tristan un'ora fa.- spiegò il Diurno. Draco alzò un sopracciglio e capita
l'antifona, Morrigan scosse la mano con una gesto veloce - No, non si è trattato
di uno dei soliti litigi. Eravamo al Ministero e sotto gli occhi di tutti ha
estratto la spada e l'ha attaccato alle spalle. Jess s'è messo di mezzo,
fortunatamente se n'è accorto in tempo e si è ferito leggermente alla spalla.
Tristan ha stordito Clay...e quando si è ripreso non ricordava neanche cosa
fosse successo.- - Proprio come me e Blaise.- sussurrò Ron - Dio gente...ma
che cavolo sta succedendo?- - Fortunatamente Clay però ha capito il trucco.-
disse il Diurno, sogghignando - Stavolta l'ha beccato il bastardo che sta
giocando. Ha detto di aver sentito una voce nella testa che gli ordinava di
uccidere Tristan. Non ha potuto fare niente contro quella voce. Secondo lui si
tratta di un essere empatico non umano.- - Un demone. O un fottuto
gagia.- concluse Edward. - Esatto.- disse Milo - E stasera noi andiamo a
caccia. Siete tutti invitati.- Harry sogghignò, guardando gli altri.
Finalmente le cose cominciavano a muoversi. Non vedeva l'ora di avercelo fra
le mani il verme che giocava con le loro menti in quel modo. Era mezzanotte
quando cominciarono a prepararsi. Al piano di sotto c'era Ninfadora che sarebbe
rimasta con Elettra e Tom, nel caso avessero subito altri attacchi. I ragazzi
invece erano tutti intenti ad affilare lame e a ripassare mentalmente tutto ciò
che avrebbero fatto a quel maledetto essere, quando l'avrebbero avuto fra le
grinfie. - Se controlla le menti potrebbe farci uno scherzo, lo sapete?-
disse Ron, pensieroso. - Si ma fino ad adesso ci ha controllati uno per
volta.- disse May - Secondo me è troppo debole per controllare più di una
persona alla volta, quindi non dovremmo correre inutili rischi.- - Già e poi
per stendere uno di voi basta una padellata.- concluse Malfoy, seccante come suo
solito. - Piuttosto, voi due!- li zittì Edward fissandolo imperioso - Vedete
di non cominciare a litigare nel bel mezzo di un casino perché non ho alcuna
intenzione di pensare anche a voi che andate in giro a braccetto, intesi?- -
Che rottura di palle!- sibilò Harry, uscendo dalla sua stanza dove si tenevano
tutte le armi di casa - Io vi aspetto fuori. L'acqua santa ce l'ho io, nel caso
trovassimo vampiri. Muovetevi!- Una volta in corridoio però, ricordò cos'era
accaduto quella mattina...e senza neanche accorgersene si voltò verso la stanza
di Tom. La porta era semi chiusa...e da dentro vi filtrava una luce. Si
avvicinò lentamente, a passo felpato, e una volta lì davanti spiò dalla debole
fessura fra la porta e lo stipite. Eccolo. Il piccolo mago stava in piedi
davanti alla sua scrivania...e fissava il Pensatoio. I ricordi di Hermione
stavano irradiando luce, quindi doveva appena essere uscito da una di quelle
visioni. - Che hai visto?- gli chiese, entrando senza bussare. Il
ragazzino sobbalzò appena, fissandolo con gli occhi blu sgranati e leggermente
lucidi. - Niente.- borbottò, volgendo il capo altrove. - Se hai qualche
domanda puoi farla a noi.- gli disse il bambino sopravvissuto, con voce più
brusca di quanto avesse voluto vista l'espressione del bambino. Dio...Harry si
rivedeva in lui. Cominciava a sentirsi male. Ogni volta che gli occhi blu di
Tom si fissavano in lui, Harry rivedeva Voldemort...e lo odiava. E poi odiava se
stesso, ripensando a ciò che aveva passato lui per colpa di quello stesso
mago. Il piccolo non aveva fatto niente...come lui, da bambino. Quel mago
aveva rovinato la vita a tutti e due. Si stava accanendo contro se stesso in
realtà? - Ho visto...mio padre...- Harry guardò Tom per un lungo attimo.
E così aveva visto Voldemort nei ricordi di Hermione. Tutto quanto...dal primo
anno, all'ultimo...aveva visto i suoi attacchi, i suoi occhi rossi, la sua
rinascita al cimitero, l'aveva sentito parlare attraverso i ricordi della
Grifoncina. L'aveva anche visto morire? Aveva visto anche come lui l'aveva
trapassato con la spada di Godric Grifondoro...e poi gettato nel Velo? - Non
avresti dovuto guardare nei ricordi di Hermione.- gli disse a bassa voce,
raggiungendolo alla finestra. Il piccolo mago si limitò a guardare oltre Lane
Street, con lo sguardo vuoto di chi non ha mai avuto niente. Di nuovo Harry
si riconobbe di lui. Quanti anni aveva avuto quell'espressione, guardando oltre
le persone che lo circondavano, felici e spensierate...mentre lui vagava nel
passato...quando suo padre e sua madre erano morti per lui, soccombendo a
quell'uomo? E adesso stava davanti a un ragazzino con gli stessi occhi di
quell'assassino...ma col cuore di un bimbo senza genitori, oppresso dal peso di
un nome troppo grande per lui. Un freddo sibilante s'impossessò delle membra
di Harry Potter, unito a tanti ricordi dimenticati...e con la morte nel cuore
capì di non saper guarire da quelle ferite. Ci aveva sperato, aveva creduto con
gli anni sarebbe passato quel dolore atroce...ma senza aiuto lui non riusciva a
farcela. Aveva il cuore spaccato a metà...e il brutto era che si rendeva conto
che forse era troppo tardi per tornare indietro. - La mamma dice che era
destino che io t'incontrassi.- sussurrò il piccolo Riddle, abbassando il
capo. - Forse ha ragione.- ammise il moro, appoggiandosi coi fianchi alla sua
scrivania. - Si...- Tom scosse il viso, tornando a fissare Harry negli occhi
-...ma non per quello che pensa lei.- - Che vuoi dire?- - Che forse...non
sono stato mandato qui per aggiustare le cose con te. Ma solo per...finire una
volta per tutte quello che hai cominciato con mio padre.- Era una punizione.
Una punizione che andava avanti nel tempo. - E' questo che pensi?- sussurrò
l'ex Grifondoro - Pensi che siamo insieme adesso solo perché io mi vendichi una
volta per tutte? Come lui ha ucciso i miei genitori, ora io secondo te dovrei
ucciderti a mia volta?- Tom deglutì, sorridendo malinconicamente - Forse era
destino che io stessi con la persona che ha ucciso mio padre. Esattamente come
lui ha ucciso la tua famiglia. Ecco tutto.- Dio...Harry si passò le mani
sulla faccia, sentendo la cicatrice bruciare, come in fiamme. Come poteva un
bambino sentirsi male a tal punto? Come poteva auto punirsi in quel modo? -
In fondo sono stato fortunato.- lo sentì mormorare poco dopo, insieme alle
lacrime che cercava disperatamente di trattenere - Anche...non ho un padre né
una madre ho Lucilla...e poi se lui fosse stato ancora vivo altre persone
avrebbero continuato a morire no?- E mentre lui continuava ad auto
convincerci, Harry sentiva solo qualcosa che sembrava divorarlo da
dentro. "Ho ucciso i genitori di questo bambino..." non faceva che
ripetersi. Esattamente come Voldemort aveva fatto con lui, ora Tom era solo
per colpa sua. Per colpa della sua vendetta. - Non è colpa tua.- gli disse di
nuovo il ragazzino, pulendosi le lacrime dalle guance con la manica della
camicia. Gli aveva letto nel pensiero...ormai erano così uniti da potersi
confondere l'uno con l'altro. Siamo così uguali, pensò Harry Potter mentre
quella notte usciva a caccia con gli altri. Erano uguali e diversi al tempo
stesso. Ma quel bambino...no, Tom non meritava di crescere com'era cresciuto
lui. Tom sarebbe stato anche odiato, in compenso, per colpa del suo nome. Lui
era stato un eroe...Tom invece sarebbe stato denigrato da tutti. - Si può
sapere cos'hai?- gli sibilò Draco, mentre si aggiravano nel buio, fra le vie di
Londra. Erano in giro da qualche ora e la campane di una chiesa in lontananza
batterono le tre di notte. Tutto taceva...tranne il male che bazzicava nelle
ombre, aspettando la preda perfetta. E anche i Mangiamorte quella notte
aspettavano...e osservavano, convinti che presto avrebbero avuto la testa del
bambino sopravvissuto. Visto che non gli rispondeva, Malfoy mandò gli altri
avanti e bloccò Harry nel vicolo. - Allora? Se non ci stai con la testa
vattene a casa capito?- - Sono un bastardo vero?- Draco mollò la presa al
suo bavero, allontanandosi di un passo. Eccolo che ricominciava. Quando
parlava seriamente con lui era per ricevere insulti e la sfacciata verità. A
volte cominciava a credere che Potter fosse un po' masochista, almeno fino a
quando non gli disse perché stava in quello stato. - Tom ha guardato nei
ricordi di Hermione. Mi ha visto uccidere Voldemort.- - Sapevi che aveva il
Pensatoio?- gli chiese Malfoy. - Si.- ammise Harry con vergogna. - E
allora sei proprio un bastardo.- concluse Draco, guardandolo in maniera strana -
Potter, mi spieghi che cazzo ti prende con quel bambino? Prima lo odi, poi
sembra che ti piaccia, che ti dispiace comportarti da stronzo con lui... a
prescindere che siete collegati a livello di emozioni, ti conviene capire quale
linea di comportamento vuoi seguire col ragazzino o qua non andremo da nessuna
parte. Senza contare che di solito lo stronzo sono io.- Harry sorrise,
emettendo quasi un gemito di esasperazione. - Io non so più che fare...- -
Che palle, finiscila!- Draco sbuffò, dandogli la schiena - Sei riuscito a
convivere con me, ce la farai anche con Tom. In fondo siete praticamente uguali.
E adesso muoviti!- Già, pensò Harry Potter mentre s'inoltrava nella notte
seguendo i suoi compagni. In fondo era riuscito a sopravvivere a un Malfoy. A
Draco Malfoy. Se ce l'avevano fatta loro due, forse c'era speranza anche lui e
Tom. Se non altro glielo doveva. A quel bambino doveva veramente molto. La
vita normale che Harry non aveva potuto avere... La strada sarebbe stata
lunga. Avrebbero dovuto lottare per imparare a conoscersi e a fidarsi l'uno
dell'altro. Ma doveva provare a ogni costo. Era tutto ciò che gli restava per
guarire finalmente... Tom era la sua ultima possibilità.
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Capitolo 14 *** Capitolo 14° ***
Colgo l'occasione per augurare Buon Anno
Nuovo a tutti! Divertitevi a brindate, lo dico a chiunque ormai. Sbronzatevi voi
che potete. Sigh!
Giugno finì in fretta a Londra. Passò luglio,
portando giornate calde e tiepide...poi arrivò agosto. In due mesi nel mondo
dei maghi cambiarono tante cose. Gli attacchi dei Mangiamorte, sebbene fattisi
più sporadici vista la stretta sorveglianza a cui erano costretti, in segreto da
tutti, i due fratelli Lestrange, continuarono ma passarono sotto silenzio.
Nessuno, tranne gli Auror, sapevano che molte forze oscure si stavano
mobilitando. Clan interi di vampiri e i vecchi maghi della Dama Nera vennero
messi sotto accusa ma sfuggenti com'erano non vennero mai portati davanti al
Wizengamot che lavorò costantemente, giorno e notte, per sbattere ad Azkaban più
sospettati possibili e non sempre il Ministro Orloff attendeva un legale
processo. Questo gli causò non pochi nemici ma come sempre questi furono
costretti al silenzio: fra essi l'intero Ordine della Fenice che sarebbe stato
messo al bando se non fosse stato lo stesso Albus Silente a difenderlo. Alla
pubblica accusa però il nome Lestrange non venne mai. Sembrava che la guerra
di quattro anni prima fosse riscoppiata nel pieno della sua forza e della sua
ipocrisia e questo Harry Potter non riusciva più a sopportarlo. Di nuovo
additato come il salvatore, fu continuamente preso a bersaglio da giornalisti,
nemici e anche amici. I tempi del bambino sopravvissuto erano tornati. Ma a
Lane Street, quel venti agosto, c'era un altro bambino che viveva la sua vita
nella privacy della protezione dei suoi padrini. Tom Riddle stava cenando
tranquillo davanti alla televisione, al suo fianco Gigì e Pinky, addormentato
sotto la sua sedia. Per il piccolo mago si prospettava una serata piuttosto
divertente: Harry e gli altri sarebbero usciti per una festa al Quartier
Generale degli Auror. Ron gli aveva detto che il signor Gillespie festeggiava il
suo quarto anno come Capo degli Auror e i suoi uomini gli avevano voluto fare
una festa a sorpresa, tanto per farlo imbestialire più del solito e tutta la
casa avrebbe partecipato. Lui invece se ne sarebbe restato a casa con la
compagnia di una persona speciale. La fida Babet sarebbe venuta a fargli
compagnia, naturalmente dopo che i ragazzi avessero messo una barriera magica
sulla casa a prova di missili e Mangiamorte. In caso necessario poi sarebbe
stata Gigì a darsi da fare e nonostante l'aria angelica, la fata si era
dimostrata parecchio pericolosa negli anni passati. - Allora peste?-
bofonchiò Edward passandogli accanto, vestito di tutto punto - Sicuro di non
voler venire?- Tom sorrise, divertito - Dai, lo sai che non posso.- -
Stronzate, te l'ho ripetuto mille volte.- rispose Dalton, prendendo una birra
dal frigo e levandole il tappo coi denti - Non possono mica riconoscerti con
un'occhiata...e poi non potrai stare chiuso qui per sempre sai? Sono due mesi
buoni che sei qui e vai fuori solo per comprare granite, fumetti o per buttare
la spazzatura e sempre con un cappuccio in testa. I vicini cominceranno a
chiedersi se Harry e Draco non sono due pedofili.- Arrivarono Ron e Blaise
dal piano di sotto, poi finalmente i due padroni di casa già di pessimo umore
perché erano incollati per colpa dei bracciali. Avevano litigato perché Draco
aveva fregato i jeans scuri a Potter e Harry si era vendicato rubandogli una
giacca, scatenando un'accesa lite su cosa o meno potessero fregarsi oltre alle
donne. - Cominciamo bene!- borbottò Malfoy infuriato - La serata si prospetta
un vero inferno!- - L'importante è che sti scolli quando non tira aria.-
rispose Harry, alludendo semplicemente ad Elettra. - No cocco, l'importante è
che ti levi tu dai maroni quando sarò io a rimorchiare.- sibilò il biondo con un
ghigno perfido in faccia - Quaranta galeoni che mi faccio la Carson
stasera!- - Ma non hai detto che non volevi noie dopo il ceffone che ti sei
preso da June la settima scorsa?- rise Edward divertito, passandogli una birra -
Si può sapere che lei hai fatto per farla incazzare così? Gary non sapeva più
come staccartela di dosso.- - Niente, eravamo di ronda e le ho detto che non
mi andava più di perdere tempo.- spiegò Malfoy sbuffando. - E parlando di
donne...- s'intromise Harry - Ron, si può sapere dove cacchio sei stato tutto il
giorno?- Il rossino fece spallucce e da pessimo bugiardo qual era, dette
subito le spalle ai compagni - Ho fatto un giro a Diagon Alley. Cominciano già a
girare le prime matricole di Hogwarts e sono andato a trovare Fred e
George.- - Ah si?- Harry schioccò la lingua, malizioso - E il rossetto che
avevi sulla camicia?- - Dio, mi sembri mia madre! Pensa ai fattacci tuoi
dai!- - Mi dici chi è o no?- continuò Potter - Su, la conosco?- Weasley
tacque un attimo, senza trovare le parole. Si, in effetti la conoscevano
tutti... Poi finalmente un suono di tacchi risuonò sul soffitto. La prima a
scendere fu May...e i ragazzi restarono a bocca asciutta. Coi lunghi e morbidi
capelli sulle spalle e una sottoveste di raso rosso, faceva un effetto mai
visto. Sorrise, sentendo i fischi del gruppo e si avvicinò a Draco,
rubandogli la birra. - Chiudete le bocche, sembrate dei pesci.- disse
ridacchiando. - Ehi mezzosangue...ti rubo mai il cibo dal piatto io?- rognò
Malfoy, guardandola di striscio. - No, mi rubi solo lo shampoo.- replicò la
Aarons divertita, appoggiandosi a lui - Allora? A che ora comincia la
festa?- In quei due mesi May era ormai diventata una parte integrante del
gruppo. E i ragazzi l'adoravano. Scioltasi dopo i primi tempi, la sua
affinità con la squadra si era fatta ancora più salda dopo quel periodo di ronda
insieme. In attacco e in difesa, May era insostituibile. Esattamente come lo era
diventata nella vita di tutti. Sempre pronta a dare una mano, si faceva in
quattro per loro ed era anche riuscita, col tempo, ad addolcire un po' il
carattere impossibile di Draco che sembrava essere tornato il ragazzo che
avevano combattuto con loro quattro anni prima contro i Mangiamorte. Come
Hermione, May aveva fatto una vera magia...anche se Malferret la teneva comunque
a una certa distanza e lei non riusciva a capirne il motivo. Era qualcosa
d'impercettibile e invisibile ma lei sentiva uno strano muro...ma tanto
invalicabile da non poterci neanche provare a scavalcarlo. Quando scese anche
Elettra, per gli ormoni della squadra fu la fine. - Sei sicuro di voler
uscire?- frecciò Draco a Potter, quando la biondina si presentò in salone con un
vestitino a stampa a fiori, ultima moda, coi capelli annodati in nastri di seta.
Cavolo, era da mangiarsela sul serio. - Allora, si va o no?- sorrise la
Baley, scuotendo il capo alle loro espressioni allupate. - Ehi piccoletta,
una di queste sere esci con me senza lo Sfregiato?- ghignò ancora Malfoy. -
Oh, con te senz'altro.- scherzò Elettra, chinandosi a baciare il suo ragazzo
sulle labbra - Ma lo sai che non funzionerebbe. Non mi va di essere messa al
secondo posto.- Draco fece una smorfia, finendo la birra e facendola
scoppiare a ridere, poi finalmente si misero tutti in piedi e si piazzarono
davanti a Tom, con una lunga lista di cose da fare e non fare al limite
dell'isteria. Non doveva bere troppo prima di andare a dormire, non doveva
aprire a nessuno, non doveva guardare troppa televisione, non doveva fumarsi le
canne di Blaise e neanche usare il narghilè di Malferret. Doveva solo finire di
cenare e fare il bravo sotto la guida di Babet che arrivò in quel preciso
momento e li cacciò fuori a pedate mentre Tom se la rideva come un pazzo. La
serata per il piccolo Riddle passò veloce e non successe nulla di
particolarmente fastidioso, a parte Gigì che addormentò Babet con un po' di
polvere soporifera quando ne ebbe basta di vedere telenovelas in televisione,
nascosta nel suo alveare. Dopo che Tom ebbe coperto la vecchia signora con una
coperta, si diresse in camera sua per andare a dormire, verso le dieci e mezza.
Messo il pigiama andò in bagno per lavarsi i denti e fu durante l'operazione che
gli venne un colpo. All'improvviso nel vapore che appannava lo specchio sul
lavandino, gli apparvero due occhi bianchi davanti...e mancò poco che cacciasse
un grido, mentre la faccia divertita di Demetrius ora appariva completa nel
vetro. - Dimitri!- sbottò - Dio! Mi hai fatto spaventare!- - Ciao
campione! Come va?- cinguettò il demone puro, ridacchiando - Allora? Mamma come
sei cresciuto!- Prima che Tom potesse rispondere e chiedergli che diavolo gli
era passato per la testa di fargli venire un infarto simile, sentì una colossale
imprecazione provenire direttamente dallo specchio e non dalla voce di
Demetrius. Una mano afferrò la testa del demone e lo spinse quasi via. Poi
apparve la testa di Caesar Cameron. - Caesar!- sorrise Tom felice - Ciao!
Come sono contento di vederti!- - Se, se!- rognò il demone dai capelli
bianchi, ancora incazzato - Scusalo, ma non c'è stato verso di fermarlo! Sono
giorni che rompe per parlare con te. Allora, come stai? Ti ha spaventato?- -
Senti come fai il paparino premuroso...- frecciò Demetrius dalle retrovie -
Perché non metti in cantiere un marmocchio eh? Peccato che sia uno spreco di
tempo crescerli, che dici?- - La senti la puzza di bruciato? Sto per darti
fuoco cazzo!- - Ehm...Caesar...- lo richiamò il piccolo Riddle, esasperato -
Io sto benissimo. Qui sono tutti gentili.- - Davvero?- Cameron levò un
sopracciglio con fare sarcastico - Però. Gli umani in mille anni hanno acquisito
il dono per del perdono e della compassione?- - Oh, insomma!- rimbrottò
Demetrius alle sue spalle, infilandosi in mezzo allo specchio di prepotenza -
Tom, non starlo a sentire! Davvero ti trovi bene col bambino sopravvissuto e tuo
cugino? Oh, sono proprio contento, in barba a questo qua! Credeva che ti
stessero rosolando a fuoco lento! Ma ha solo la codina di paglia, vero?- -
Senti vuoi stare zitto imbecille?- sbraitò Cameron furibondo. - Caesar...come
mai sei arrabbiato?- gli chiese Tom preoccupato - Tutto bene al castello? La
mamma sta bene?- - Si, tutto a posto.- rispose seccato - Solo che le nostre
ricerche per trovare Hermione non ci hanno ancora portato da nessuna parte e tua
madre si ostina a darmi la colpa di tutto.- Il faccino di Tom si contrasse,
diventando malinconico. Hermione...da mesi non avevano sue notizie. Ormai anche
Harry e gli altri avevano cominciato a pensare al peggio. Se nemmeno Caesar,
Demetrius e Lucilla insieme erano riusciti a trovarla, significava che si era
cacciata proprio nei guai. L'unica consolazione per tutti loro erano il
sangue caldo della ragazza nel bracciale di Cameron e la sua immagine ancora a
metà fra la vita e la morte, nel suo orologio magico. - Ah, senti...già che
siamo qua è meglio che ti avverta di una cosa.- disse il demone dai capelli
bianchi, distogliendolo da quei pensieri - Tu non preoccuparti di Hermione, ok?
Ci penseremo noi ma c'è una cosa che devi sapere. Stamattina tua madre ha
parlato con una persona importante e può darsi che fra poco tu riceva una
lettera.- Caesar lo guardò intensamente - Leggi con attenzione quelle carte, poi
parlane con i tuoi padrini e prendi con loro una decisione. Si tratta di una
questione urgente da cui dipenderà il tuo futuro.- - Ma di cosa parli?- gli
chiese Riddle, incuriosito. - Un'altra grana, niente di più.- sibilò l'altro
sarcastico - E adesso scusami ma devo tornare a lavoro prima che tua madre mi
uccida sul serio.- - Ciao Tom!- cinguettò anche Demetrius, con le braccia
attorno al collo di Cameron - Mi raccomando, divertiti capito? I babbani sono
uno spasso! E se per caso tornassi qua a trovarci portami una stecca di
sigarette e l'ultimo cd dei Kiss!- - Ci mancavano anche quei quattro mandari
dei Kiss! E stai attento, vuoi rompere lo specchio?- gli urlò Caesar mentre la
loro immagine scompariva lentamente. - Sai che roba...- fu l'ultima cosa che
disse Demetrius, svanendo - Per qualche anno di sfiga!- Tom rimase lì fermo,
a metà fra lo sconvolto e il depresso. Quei due non sarebbe mai cambiati. Però
gli era sembrato che Caesar stesse sul serio sclerando. Lasciarlo solo con
Dimitri non era stata una buona idea. Avrebbe finito per avere una crisi di
nervi, proprio lui che non perdeva mai la pazienza. Sospirò, finendo di
lavarsi i denti e andandosene in camera sua ma quando entrò, trovò una civetta
scura appollaiata sulla sua finestra. Le aprì i vetri e lei entrò, soddisfatta
dalle sue carezze. Aveva una lettera legata a una zampa con un marchio che Tom
aveva già visto da qualche parte, anche se non ricordava dove. C'era il suo
nome...e ne rimase un po' allarmato. Allora sapevano che lui era
lì? Tremando, si sedette sul letto e aprì la busta, rompendo il sigillo di
cera rossa. "Caro signor Riddle, siamo lieti d'informarla che lei è stato
accettato alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts." Tom sgranò
gli occhioni blu come la notte. Lui? A Hogwarts? Proprio lui? No, doveva
esserci stato un errore! Rilesse le prime righe, poi una scrittura diversa a
fondo pagina attirò la sua attenzione. Era fine e molto piccola ma molto
elegante e dal contenuto molto informale...quasi amichevole. "Caro Tom,
so che questa lettera ti sembrerà uno scherzo ma ti posso assicurare che non lo
è. Anni fa, quando Lucilla mi disse della tua esistenza, giurai a me stesso che
avrei fatto qualunque cosa pur di farti entrare a Hogwarts e oggi mi impegno a
portare avanti la mia parola. Spero vorrai venire al Ministero fra due giorni,
accompagnato da Harry e Draco, per discutere con me di ogni tuo più piccolo
dubbio ma sappi che farò qualunque cosa pur di convincerti. Distinti saluti e
un arrivederci a presto, spero. Albus Silente." Tom rimase seduto per
un bel pezzo quella notte. Rimase a fissare quella lettera con un tuffo al
cuore, consapevole che gli stavano aprendo le porte al mondo esterno...ma lui ci
aveva mai neanche pensato. Fin da quando aveva scoperto chi erano stati i suoi
genitori, aveva sempre pensato che la sua vita si sarebbe limitata al palazzo di
Caesar. Aveva pensato di imparare la magia da lui e Lucilla. Già raggiungere
Harry lì a Londra gli era sembrato fin troppo...e ora...gli stavano proponendo
di mostrarsi a tutti. Di rivelarsi. No...non sarebbe stato possibile. Avrebbe
causato panico e altri guai ai ragazzi! Ma nonostante questo non riuscì a
bruciare quella lettera. La tenne stretta a lungo...fino ad
addormentarsi.
La festa al Quartier Generale in compenso era entrata
nel vivo verso mezzanotte. Duncan, da perfetto burbero qual era, aveva
imprecato dietro a tutti i suoi Auror per quella festa a sorpresa secondo lui
inutile, ma ora, a distanza di un'oretta, se ne stava tranquillo col suo sigaro
e il suo drink in mano attorniato da un folto gruppo di vecchi e giovani Auror a
chiacchierare mentre un macello di persone invadeva il loro
livello. Eticamente non sarebbe stato né corretto e neanche legale fare festa
all'interno del Ministero della Magia ma chi aveva organizzato la festa, ovvero
l'Ordine della Fenicie, se n'era altamente sbattuto. Primo fra tutti
Sirius. - E dire che quando ci sono riunioni in società fai sempre tante
storie...- rise Harry, accanto al suo padrino. I due se ne stavano in un
angolo appartato, più o meno verso i nuovi balconi magici richiesti negli ultimi
anni e naturalmente la discussione era finita, se dapprima in leggerezze, sui
nuovi fatti degli ultimi giorni. Ora non venivano più uccisi grandi gruppi di
persone, no... A quanto pareva dall'ultimo vero e rivendicato attacco che i
Lestrange avevano organizzato a Cedar House ma andato a male vista la presenza
di Lucilla, erano stati perpetrati omicidi sporadici che però erano stati basati
su un raptus improvviso e Clay ne era sempre più sicuro. Dietro a quegli omicidi
di babbani e agli attacchi di violenza nella loro squadra, c'era un essere
inumano dai grandi poteri empatici. - E di Hermione?- chiese Sirius poco dopo
- Lo so che ti senti in dovere di preoccuparti del mondo intero ma so anche che
per te lei viene prima di tutto.- fissò gli occhi tristi di Harry, desolato per
lui - Almeno l'orologio dice che è ancora viva...questo vuol dire che c'è ancora
una possibilità.- - Si.- Potter annuì con aria stanca - Sono mesi che non
faccio altro che aspettare un suo messaggio, i ragazzi stanno cercando qualsiasi
informazione, perfino Mundungus non sa più dove sbattere la testa. Se non altro
Tom ha detto che c'è Cameron a pensare a lei.- - Non fare quella faccia.- gli
disse Black, dandogli una pacca sulla spalla - Ho sentito dire che i demoni di
stirpe e Caesar Cameron in particolare non hanno mai accettato gli esseri umani.
Se Hermione è diventata una sua allieva, vorrà dire che quel demone ha visto in
lei qualcosa di buono o che poteva interessargli. Se la sta cercando lui, puoi
stare certo che la troverà...- Sirius tacque di nuovo, vedendo la sua
espressione. Ecco dov'era il vero problema allora, pensò ridendo fra sé. -
Ti stai chiedendo perché l'ha fatto vero?- l'anticipò, sorridendo. Harry
inspirò a fondo, appoggiandosi con la schiena alla parete. Si, se lo chiedeva
sempre. Ogni notte. Si chiedeva come mai la sua migliore amica fosse
diventata una gagia, come mai non fosse più riuscito né a vederla né a parlarle
per quattro anni, in che veri rapporti era con Cameron... - Hai mai sentito
il detto "Se non riesci a battere il nemico, fattelo amico?"- gli chiese
Sirius. - Scusa ma non riesco a immaginare un'idea più idiota.- rispose il
moro con una smorfia acida. - Harry...Hermione è sempre stata la stratega del
gruppo, quella che ti salvava con le sue idee. Forse a un certo punto della sua
vita si è accorta che se voleva continuare a farlo avrebbe dovuto conoscere le
armi del nemico e in caso di bisogno saperle anche sfruttare, se voleva davvero
difendere i suoi amici.- - Dio, ma stai scherzando spero!- - Dimentichi
che i Black sono una di quelle famiglie che mettono il potere prima di tutto.-
gli rispose Sirius pacato - Harry, non ti sto dicendo che conoscere le Arti
Oscure sia un bene. Ti sto solo chiedendo di guardare la situazione nel suo
intero. Hermione non ha studiato la magia oscura per divertimento, ma per essere
utile agli Auror.- - Questo è ancora da appurare.- sibilò Potter torvo. -
Oh, ma che stronzate!- sbottò Black guardandolo storto - La conosci come le tue
tasche e sai benissimo che Hermione Granger non sarebbe mai in grado di
mescolarsi coi Mangiamorte, quindi smettila di farti di queste paranoie. Quando
la ritroverai potrai farle tutte le domande che vuoi ma stare qua a fare
supposizioni su una persona assente, per di più la tua migliore amica, mi sembra
una carognata.- - E come sempre mi rimetti sempre al mio posto!- ironizzò
Harry sarcastico - Sarà il caso che vada a cercarmi una sigaretta eh? Ci vediamo
dopo Paddy!- Una volta di nuovo solo, Sirius sentì l'inconfondibile risata di
Remus accanto e sogghignò con lui. - Sei veramente perfido.- gli disse Lupin
- E' comodo fare il papà così eh?- - Non immagini quanto.- rispose Black
divertito - Il bello poi è che per una volta la mia autorità non è messa in
discussione. Io sono più grande, io sono il suo padrino e fa come dico io! Dio,
che goduria!- - Santo cielo, saresti da mettere di nuovo in cella.- bofonchiò
Moony. In mezzo alla baraonda invece si erano formati vari gruppi di
conversatori e a quanto pareva il tema interessante della serata era "Ce la farà
Harry Potter e farla di nuovo franca?" Elettra sgusciò via dalle grinfie di
Kinneas, grazie al cielo, proprio quando il bimbo sopravvissuto le passò a
fianco e le dette un buon motivo per squagliarsela. Si strinse a lui,
guardandolo con un sorriso - Come sempre sei sulla bocca di tutti...- gli
bisbigliò, prendendolo per mano. - Certo, in compenso le loro occhiate bavose
sono tutte per te.- frecciò lui, fulminando John Kinneas che spogliava senza
ritegno la sua ragazza con gli occhi - Dio, quello prima o poi lo eviro
cazzo!- - Ma lascia perdere.- rise la biondina e di colpo lo bloccò,
alzandosi sulle punte e dandogli un bacio mozzafiato in mezzo a tutti che, una
volta di nuovo separati, lasciò Potter per un attimo senza parole. - Credi
che così abbia ancora qualche dubbio?- gli chiese, sorridendo maliziosa. -
Andiamo a casa.- mugugnò Harry capriccioso, sulla sua spalla. - Non si può. È
ancora presto!- Elettra mise un finto broncio - Dai! Praticamente con gli
allenamenti riesco a uscire solo due volte al mese, le altre mi tieni tu nel
letto...devo prendere aria ogni tanto, sai?- - Hn, ok...- ammise, sbuffando -
Però domani è domenica e i ragazzi escono.- - Mi hai presto per la tua geisha
per caso?- ridacchiò la Baley, baciandolo di nuovo. Si avviarono battibeccando
come due piccioni fino a un altro balconcino dove si trovava quel gran asociale
di Malfoy. Non era solo però. Gary Smith era con lui e a quanto pareva anche
Draco riusciva a scambiare due parole con una persona cortese come Gary senza
scatenare rissa. Smith salutò tutto felice Elettra e si misero tutti quanti a
chiacchierare del più e del meno. Se non altro il loro amico aveva capito che
Harry ne aveva basta di sentire cavolate sul bambino sopravvissuto. Quando se
ne fu andato, il moro si fece accendere una sigaretta da Draco con aria
distrutta. - Dio Potter...se ti sfaldi già adesso siamo a posto.- frecciò il
biondo, sarcastico. - Oh, ma stavolta ho anche il mio bel serpentino a farmi
una mano no?- rispose ironico - Dico bene Malferret? Vero che stavolta farai il
bravo e mi verrai dietro dall'inizio alla fine?- - Quand'è che ho
sottoscritto un contratto di matrimonio con sua altezza lo Sfregiato eh?- Malfoy
scoccò la lingua, disgustato - Che palle, questa storia mi fa vomitare! Guarda
questa gente, sono solo pecore! Tutti dietro al povero pollo di turno che come
al solito rischierà la vita per tutti.- - Tesoro, stavolta siamo di più no?-
disse gentilmente Elettra, carezzandogli una spalla - Ormai siamo una squadra
affiatata e sappiamo come agiscono, nel limite della norma anche se quei due le
stanno inventando tutte. Secondo me basterà restare uniti e ce la faremo.- -
Si, intanto però verremo sbattuti tutti alla gogna non appena a Orloff girerà di
farci passare per visionari.- sibilò Harry seccato, ma una voce melodiosa alle
sue spalle lo rintuzzò gentilmente - Come vi ho già detto al Ministro penso io!-
Era May, che si appoggiò accanto a Draco con aria birichina - Gente, non
fasciatevi la testa prima di rompervela.- - Si, hai ragione.- ammise Potter
esausto - Ma tutti i giornalisti in questi mesi mi hanno spaccato la
testa.- - Si e a noi qualcos'altro.- concluse il biondo seccato - Fammi
indovinare Sfregiato. Stai per dirmi che te ne vai a casa.- - Che tenero,
come l'hai capito?- cinguettò il moro, sbattendo gli occhioni verdi con aria
angelica - Ah, solo una cosa prima che scappi. Se vedi Ron in giro controlla con
che tipa è...e tieni lontano Edward da Mundungus. L'ultima volta hanno perso
cento galeoni a testa nel giro di cinque minuti al velodromo.- Sotto la
smorfia disgustata di Malfoy e la risatina della Aarons, Harry ed Elettra
tolsero il disturbo smaterializzandosi direttamente via, a casa, dopo aver
salutato Sirius e Remus con un gesto della mano. - Stanno veramente bene
insieme.- disse May, poco dopo quando rimase sola col biondino - Hai detto che
si sono messi insieme quando lei aveva 14 anni?- - Si, ma si sono lasciati.
Si sono rimessi insieme solo l'anno scorso.- la informò Draco, finendo la
sigaretta e gettandola via - Elettra in fondo è l'unica di quelle cretine con
cui è uscito che riesco a sopportare.- - Dì pure che stravedi per lei.-
insinuò la strega, maliziosa. - Trovare una ragazza come lei non è da poco.-
ammise Malfoy, girandosi verso la sua Osservatrice. - Però non ti andrebbe
bene neanche Elettra, giusto?- sorrise May - Sai che è difficile per una donna
starti vicino?- - Come sarebbe?- le chiese, guardandola storto. - Perché
tu pensi sempre e solo a "lei".- May si appoggiò coi gomiti alla ringhiera,
guardando il cielo - Se una ragazza cerca di stare con te o cerca anche un
semplice spazio nel tuo cuore, anche solo per esserti amica, sbatte contro un
muro enorme. Insomma...ti conosco da due mesi e mezzo ed è come se fossi una
presenza trasparente nella tua vita.- - Adesso non esageriamo.- rispose,
irritato con se stesso. Era così facile leggergli dentro? Se n'era accorto da
poco ma era come se May, anche contro tutte le sue difese, fosse riuscita a
entrargli dentro. Lei sapeva sempre dirgli la cosa giusta, capiva cosa pensava,
come si sentiva. - Secondo me dovresti cominciare a fare un po' di spazio per
gli altri.- continuò la Aarons, guardandolo dolcemente - Non pretendo di
diventare la tua migliore amica ma vorrei solo che non mi vedessi come
un'intrusa che cerca di fare a pezzi la sacra immagine che hai di quella
ragazza.- - Sacra?- ghignò lui in risposta - No, credimi. Potrò averla messa
su un piedistallo, questo non lo metto in dubbio. Ma non sono uno che
sopravvaluta le persone. Se ce l'ho messa, è perché lei era speciale.- - Ci
sono altre persone speciali.- la Aarons inclinò il capo - Mi credi?- Draco
alzò gli occhi argentei e li piantò su di lei. Era proprio sfortunato con le
mezzosangue, pensò mentre lentamente May si avvicinava al suo viso. Quando le
labbra della strega toccarono le sue, restò per qualche secondo con le palpebre
semi aperte, ricordando il passato. Era la prima che dopo tanto significava
qualcosa per lui. Tutte le altre erano state veramente solo spettri
senz'anima. Fu un bacio casto, niente di ciò a cui solitamente era abituato
lui...e quando May si scostò, rimase a guardarlo con quei suoi occhi scuri pieni
di qualcosa di diverso dal solito. E Draco sapeva riconoscerla la passione, il
desiderio. - Che aspetti signor Malfoy?- gli sussurrò ridendo quasi con sfida
- Un invito scritto?- E stavolta rise anche Draco, seppur brevemente, seppur
sommessamente. Si, forse quel muro era ancora molto alto. Troppo alto...ma se
non cominciava a romperlo da qualche parte, quello avrebbe continuato a
crescere...e allora sarebbe stato impossibile superarlo. Fu una notte strana.
Fu come uno strano sogno ovattato, quei sogni estivi che per il caldo ti
lanciano in un mondo pieno di colori forti, che non ti lasciano riposare
davvero. Ma May fu fantastica. Sia sul piano prettamente fisico che in quello
mentale, non fece niente di sbagliato...anzi. Probabilmente fu il sesso migliore
della sua vita, dopo quello fatto per amore con Hermione tanti anni
prima. May aveva un corpo morbido, dalla pelle liscia e setosa, mani dalle
dita lunghe e mai ferme. Era come se, abbracciati e ansanti l'uno sull'altra,
lei avesse continuato a parlargli col pensiero. Aveva l'impressione di
continuare a sentire la sua voce nella mente anche quando lei taceva, anche
quando ansimava per il piacere. I suoi lunghi capelli poi erano
bellissimi... Si addormentò con lei appoggiata al suo torace, apparentemente
sereno, senza pensiero. Ma alle quattro di notte all'improvviso il ticchettio
della sveglia magica di May, visto che avevano scelto la stanza più vicina per
non stare lontani un minuto di più, si fece assordante e si svegliò di scatto,
tremando per il freddo...e forse anche per il terrore. Una voce...una voce aveva
strillato il suo nome. Hermione... Una visione improvvisa gli
fece mancare il fiato...e poi ebbe la netta sensazione che la vita gli stesse
scivolando via dalle vene. Alzò i polsi...e vide degli squarci terrificanti
nella sua pelle. Strabuzzò gli occhi, senza voce per gridare, ma quando riaprì
le palpebre non c'erano più segni. Di nuovo quel grido, quell'implorare
disperato del suo nome gli arrivò alle orecchie. Hermione, era
Hermione! Non seppe dire come ma forse doveva aver perso i sensi perché
quando si risvegliò, mezz'ora dopo, quella voce era sparita. Forse...forse era
stato solo un sogno. Uno scherzo della sua mente. Dio...si sentiva forse in
colpa verso Hermione per essere a letto con May? Stava perdendo il senno ormai,
ne era sicuro. Si passò una mano fra i capelli biondi, madidi di sudore,
sentendo uno strano calore alla gola. E cosa ancora più strana, quando sollevò
lo sguardo trovò sul copriletto del letto della mezzosangue un libro di
favole. Era aperto su un'illustrazione. La mela avvelenata di
Biancaneve. Prese in mano il libro, senza capire. Raffigurava Biancaneve
chiusa in una bara di cristallo, ancora viva nel suo corpo di morta, solo che
nessuno poteva saperlo. Era stata la mela avvelenata della strega ad
addormentarla. In quel momento si svegliò anche May, sdraiata supina al suo
fianco e stranita, la ragazza posò lo sguardo su quel libro di favole. Quando lo
vide, Malfoy ebbe la netta sensazione di vederla sgranare gli occhi per la
sorpresa...mista a un presentimento. - Stamattina ho messo in ordine i miei
vecchi libri e devo averlo lasciato in giro.- sussurrò a Draco, afferrando il
tomo e gettandolo giù dalla sponda con uno sbadiglio. Poi lo guardò
attentamente, incuriosita. - Sembra che tu abbia visto un mostro.- gli disse,
sogghignando. - No, non è niente...- rispose lui, cercando di togliersi dalla
testa quelle sciocchezze - Faccio solo fatica a dormire con qualcun altro nel
letto.- - Ah,- May si ributtò sotto le lenzuola, divertita - allora ti
conviene tornartene in camera tua.- Porca...Draco se l'era scordato. Cazzo, e
adesso? Non aveva voglia di andarsene da quel calduccio! E poi quando sentì
quella maledetta mezzosangue ridacchiare s'incavolò ancora di più. - Che ridi
Aarons?- rognò, rimettendosi sopra di lei - Se non la finisci ti faccio smettere
io!- - Rido della tua pigrizia!- scandì la strega mora, fissandolo con
gioioso rimprovero - Dì la verità...volevi buttarmi allegramente fuori perché
sei un orso, non perché in realtà non mi vuoi a letto...solo che essendo in
camera mia dovresti Smaterializzarti al piano di sopra. Dio, meno male che sei
nato mago Malferret.- - Ci manchi solo tu adesso a chiamarmi così!- replicò
il biondo seccato, ricevendo un bacio con una smorfia. May gli dette l'ultimo
colpo di grazia qualche secondo più tardi, quando gli prese la mano sinistra e
iniziò a baciargli i polpastrelli delle dita, uno per uno. Poi finì a baciargli
le nocche, quindi si fermò sulla striatura del suo tatuaggio. - Mi dici
cos'è?- gli sussurrò, continuando a baciargli e leccargli la pelle. Draco
inspirò a fondo, pensando al tatuaggio che aveva fatto anni prima e che ore
restava coperto per metà dal bracciale di platino maledetto. Una lunga scia nera
dalla forma uncinata andava dal suo polso fino a quella parte a età fra pollice
e indice. Sembrava...un'ala nera. - E' un corvo.- rispose poco dopo, a bassa
voce. Ma subito dopo lo scordò, sentendo una mano di May scendergli sul cuore,
poi scivolare sul torace fino in basso. Lentamente il suo animo tornò a
infiammarsi, esattamente come il suo sangue. A ogni tocco di May, la voce di
Hermione spariva, nella sua testa. Era come se...come se May fosse più forte
dell'immagine di Hermione. Era May accanto a lui e non l'immagine di un
passato che non sarebbe più tornato indietro. C'era May lì...accanto a lui e
nella sua testa. Non sapeva dire come...ma non vedeva altro. Non sentiva altro
che il corpo voluttuoso della sua Osservatrice. Ci annegò dentro e quando la
mattina si svegliò alle prime luci dell'alba senza riuscire più a prendere
sonno, si accorse che May non c'era più, insieme alla sua bacchetta e alla sua
spada. Smaterializzatosi in camera sua, si mise addosso un paio di jeans e
scese a farsi la colazione, per trovare sul tavolo della cucina un biglietto
vergato dalla tondeggiante calligrafia della mezzosangue. Scriveva che Orloff
l'aveva richiamata all'ordine. - Che palle!- rognò, maledicendo quel Ministro
del cavolo. Cominciò a chiedersi chi era peggio fra lui e Caramell. Se non altro
Caramell non era mai stato un tale schiavista. Si stava scaldando del latte
nel microonde quando entrò Ron in cucina, ancora tutto vestito come la sera
prima. Quando vide Draco, ebbe un attimo di sbandamento. - Ciao...-
mugugnò, incerto. Allora Potter aveva ragione, pensò il biondo con un ghigno
lascivo sulla faccia. Weasley se la faceva con qualcuna... e se l'era fatta
anche bene, a giudicare dai suoi vestiti scomposti e dal rossetto che aveva
ancora sulle labbra. - Ti sei divertito Weasley?- gli chiese,
sarcastico. - Abbastanza.- disse Ron, grattandosi la testa - Ed è
tornato?- - Ma io che ne so. Me ne sono andato via che era l'una.- - E
May?- - Da Orloff.- Draco si mise a sedere finalmente, con la tazza fumante
di fronte al muso ingrugnito anche dopo quella bella notte di sesso ma quando
prese la zuccheriera dal vassoio e si specchiò nella superficie ludica di
questo, ebbe un mancamento. Un grido lacerante gl'invase i timpani,
costringendolo a chiudersi le orecchie. Hermione! Ora non se lo stava
immaginando! Era Hermione! Era lei... Strillava, strillava forte...era
terrorizzata a morte! Ron gli fu vicino e in un attimo tutti i presenti in
casa si svegliarono, correndo al primo piano allarmatissimi. - Che succede?-
alitò Blaise, aiutando Malfoy a sedersi - Dray, che ti prende?- - Io...io non
lo so!- gli sembrava d'impazzire. Lui non era un Sensimago, né un empatico.
Continuava a sentire Hermione gridare senza sosta, a urlare il suo nome. Se lo
stava forse inventando? Eppure non l'aveva mai sentita strillare in quel modo
atroce. Neanche nei suoi incubi peggiori. Decise di raccontare ciò che era
successo anche quella notte, tralasciando naturalmente il fatto che fosse stato
a letto con May e i ragazzi ascoltarono attenti, consci che poteva trattarsi di
una trappola. O di un vero richiamo di Hermione. - Secondo me è una
trappola.- disse Ron, con voce stanca - I Lestrange lo sanno che stavate
insieme.- - Può essere anche sei solo esausto Dray.- continuò Blaise,
toccandogli la fronte che scottava leggermente - In questi mesi ci siamo
spaccati tutti quanti per cercarla, ma così ti stai stremando.- - E se non
fosse una trappola?- ipotizzò Elettra seria - Se Hermione stesse davvero
cercando di parlare con lui?- - Per ora grida e basta.- le disse Weasley - So
anche io che è difficile ma se fosse davvero Herm ci avrebbe contattato in
maniera diversa. Lei ci darebbe degli indizi. L'ha sempre fatto.- - Si ma se
stavolta non potesse fare altro che chiedere aiuto?- replicò la biondina
accorata - Non è invincibile, accidenti, qua sembrate dimenticarvelo tutti
quanti! Quel maledettissimo orologio se ne sta fra la vita e la morte da due
mesi e mezzo e voi non fate altro che presupporre che stia bene per il
momento!- - Purtroppo non possiamo fare di più, cerca di capire...- -
Elettra, i ragazzi hanno ragione.- le disse Harry - La stiamo cercando in lungo
e in largo. Clay e dei suoi amici ci stanno mettendo l'anima e se anche quel
Cameron ancora non la trova significa che l'hanno nascosta davvero bene.- -
Io me ne frego, andate dai Lestrange e fateli parlare!- sbottò la Baley
esasperata. - E con che mandato?- le chiese Blaise pacatamente - Non potremmo
neanche parlare con quelli.- - Avevano l'anello col serpente di
Hermione!- - Potrebbero averlo preso ovunque.- - Ragazzi, dare i numeri
adesso non serve a niente!- sbottò Harry, zittendoli tutti - Ok, adesso basta.
Ora io me ne vado da Duncan. Parlerò con lui, gli racconterò una volta per tutte
di Hermione e vedrò di cominciare a muovere delle ricerche anche fra le famiglie
di Mangiamorte che sono state scagionate quattro anni fa. Voi vedete di
mantenere il controllo per qualche ora, va bene? E tu vai a letto Draco, fammi
il favore.- - Tranquillo, gli diamo qualcosa per dormire.- l'assicurò Zabini
- Stai attento, ok?- - Vado e torno.- Harry scese le scale e una volta al
piano terra, cercò un giacca. Era a pezzi per il poco sonno e disperato per
Hermione ma non poteva darlo a vedere. Se ora però anche Malfoy cominciava a
sentirsi male, erano proprio arrivati al limite. Stava per uscire di casa quando
il piccolo Tom, ancora in pigiama e tutto arruffato per poco non gli volò
addosso, facendo cadere entrambi. - Oh, cacchio!- Potter lo guardò imbufalito
- Dio, sono le sei e mezza! Non puoi startene a letto come tutti i ragazzini
normali?- ma guardando il suo musetto da cucciolo, dovette lasciar perdere - Che
c'è?- sbuffò. Tom sembrava imbarazzato. Stropicciava qualcosa fra le mani e
se il bambino sopravvissuto fosse stato un po' meno di fretta, sarebbe stato
anche lì a cercare di farlo parlare normalmente, invece gli prese la lettera e
basta, sbirciandone velocemente il contenuto...e allora sbiancò. La sua bocca
spalancata si scontrò con l'espressione malinconica del bimbo. - E bravo
Silente...- alitò Harry, senza accorgersi di sorridere. Era sempre il
solito. - Ci vuoi andare?- gli chiese, visto che Tom continuava a tacere,
viola per la vergogna. Sobbalzando alla domanda, il ragazzino corrucciò la
fronte - Bhè...non credo di poter...- - Ascoltare non costa nulla.- Potter lo
guardò dritto in faccia - O non vuoi andare a Hogwarts?- Andare a Hogwarts.
Stare con altri maghi come lui. Non vivere rinchiuso. Sarebbe stato davvero
bello. - Senti, facciamo così.- Harry gli ridiede la lettera, sospirando con
pazienza - Adesso vado al Ministero. Devo parlare col Capo degli Auror ma non ci
metterò molto. Due ore e sarò di nuovo a casa, così potremo parlarne tutti
insieme.- - Va bene.- annuì il piccolo Riddle - Però...non ti
sembra...ingiusto?- - Cosa?- allibì Harry. - Che io...che io possa andare
a scuola con gli altri...- Oddio. Quel bambino avrebbe dovuto andare con lui
dallo psicologo, per una terapia di coppia. S'inginocchiò e anche se a fatica
cercò le parole adatte per tirarlo su. Gli tornarono in mente il classico
fraseggio di Sirius. - Tom...smettila di farti queste seghe mentali per due
miseri minuti ok?- sbottò, atterrendo il ragazzino - Riesci a trattenerti per
due orette? Due orette sole! Poi torno a casa e così potrò aiutarti a insultare
te stesso anche per tutto il giorno se vuoi, ma fino a quel momento pensa a
tutti i figli dei Mangiamorte che vanno a Hogwarts. Quelli staranno già
programmando di uccidere qualche povero babbano coi loro genitori mentre tu
invece, anche se mi scoccia dirlo, non hai mai fatto niente a nessuno...perciò
stattene buono e aspettami, va bene?- Per un attimo sul viso di Tom, Harry
aveva visto un sorriso vero. Non gli aveva mai sorriso così. - E adesso fila
di sopra.- gli ordinò Potter. - Va bene.- assentì il mini Riddle correndo
sulle scale con un insolito buon umore ad allietargli la giornata - Ci vediamo
dopo Harry! E torna presto!- Torna
presto. Incredibile. Un Riddle gli aveva detto, con gioia e aspettativa nella
voce, di tornare presto a casa loro. Il mondo stava proprio girando al
contrario...
Ma come aveva fatto a farsi convincere?, si chiese il
piccolo Tom Riddle scendendo dalla monovolume magica di Harry Potter, davanti a
una normalissima cabina telefonica. Era già lunedì e quel giorno si sarebbe
incontrato col preside Silente. Ma non solo...lui era uscito di casa e anche da
Lane Street. Sarebbe entrato in un luogo pubblico, occupato da maghi. Si sentiva
un fascio di nervi e anche Draco, che gli stava accanto, pensò che probabilmente
di quel passo avrebbe rischiato un collasso entro l'ora di pranzo. Era erano
solo le dieci di mattina. Si ficcò anche il cappuccio della felpa leggera
sulla testa, come per nascondersi... - Oh, dai Tom!- sbuffò Harry - Non
potrai stare nascosto lì sotto all'infinito!- - Guarda che Silente non ti
mangerà mica.- soffiò anche Malfoy che si era ripreso quella domenica dalla sua
febbre nervosa - Devi solo andare dentro, sentire che dice...e dirà un sacco di
vaccate perché quello è strano forte e poi ce ne torneremo a casa.- - Ma lì è
pieno di maghi! E se qualcuno mi riconosce?- - Ma se non ti ha mai visto
nessuno!- lo zittì Potter con un gesto della mano, spingendolo nella cabina e
cominciando a trafficare coi tasti - Non hai mica scritto in faccia "Sono il
figlio di quel bastardo di Voldemort."- - Ecco, bravo Sfregiato. Come sempre
trovi le parole giuste per tutto.- ironizzò Draco, sarcastico. Appuntarono
sulla felpa di Tom il cartellino con sopra scritto "Visitatore" e il nome intero
del maghetto, poi finalmente l'ascensore del Ministero si mise in moto, insieme
alla tachicardia del piccolo Riddle che guardava terrorizzato il suo nome sulla
targhetta. Più chiaro di così! - A che livello?- bofonchiò Malfoy, mentre
scendevano rapidi - Ma ha un ufficio anche qua quel vecchio?- - Sulla lettera
diceva solo di andare al Quartier Generale. Oggi Duncan è fuori con la
delegazione francese e forse il preside gli avrà chiesto il permesso di usare il
suo studio. Sai che sono contento di rivederlo?- sorrise Harry - E' una vita che
non lo vediamo.- - Bhè, considerato che l'ultima volta gli abbiamo riempito
la scuola di cadaveri di demoni e Mangiamorte, non credo che abbia pianto quando
ce ne siamo andati, sai?- Sull'ascensore cominciò a salire un po' di gente,
tutti conoscenti di Harry e da ciò che notò Tom, tutti erano molto gentili e
rispettosi con lui. Certo, era un eroe, pensò facendo di tutto per nascondere il
nome sulla sua targhetta. Accidentalmente però, le parole di una strega che
era salita al primo livello, lo fecero tremare. - Salve signor Potter!- disse
mettendosi al suo fianco - Sa che il vostro Quartier Generale è stato preso di
mira da alcuni giornalisti stamattina? Pare che ci sia stata una fuga di notizie
su un qualcosa riguardante un bambino che sta con lei...oh! Ma è vero!- la
strega abbassò lo sguardo su Tom, stranita - Ma chi è questo bambino?- - Un
mio parente.- sibilò Draco, zittendo quella pettegola - ...I giornalisti sono
ancora in giro per il Ministero?- - Si, sono una vera tortura. Si sono
infilati ovunque...e gli Auror erano molto agguerriti. Il vostro compagno, quel
Kinneas, ha già organizzato un battaglione di difesa nel caso aveste portato con
voi qualcuno di pericoloso...ma ora che vedo questo bimbo mi sembra
assurdo.- Un battaglione di difesa? Le facce dei tre, Draco compreso, erano
atterrite. Dio, sarebbe stata veramente una giornata lunghissima. E cosa
sarebbe accaduto quando gli altri avrebbero visto il nome di Tom sulla sua
targhetta? Avrebbero scatenato il panico! Non finirono neanche di pensarlo
che le porte si aprirono di nuovo e furono davanti al Quartier Generale. Nel
corridoio il caos...e quando gli Auror e i giornalisti che stavano per essere
presi a fucilate si voltarono verso di loro, sia Tom che Harry e anche Draco
ebbero l'impressione, per l'ennesima volta in vita loro, di trovarsi dentro una
specie di scatola di cristallo sotto vuoto...e l'aria ormai cominciava davvero a
farsi irrespirabile. E il bambino sopravvissuto sapeva fin troppo bene che i
predatori erano solo una parte dell'infido nemico che era il pettegolezzo.
Presto sarebbero arrivati anche gli sciacalli. Pochi secondi e al Ministero
della Magia sarebbe nata una nuova leggenda. Ma stavolta dubitava che il
bambino in questione sarebbe stato accolto come un eroe.
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Capitolo 15 *** Capitolo 15° ***
- Signor Potter, signor Potter! Cosa
può dirci riguardo alla notizia che lei si occupa del figlio del suo
nemico?- - E' vero che questo ragazzino è l'unico figlio di
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato??- - Non pensa a ciò che potrebbe
scatenare la presenza di questo bambino nel mondo magico??- - Signor Potter è
vero che se ne sta occupando da mesi?- - Signor Potter è vera la voce che lei
e il signor Malfoy siete i padrini di questo bambino??- - Non vi sentite in
obbligo verso la comunità magica?- - Cosa ne pensate di questo ragazzino? È
vero che sarà il flagello dei maghi?- - Signor Potter, è pronto ad assumersi
le sue responsabilità?!- Harry e Draco si fecero largo a forza in quella
massa di giornalisti, coprendo il piccolo Tom che ne stava aggrappato alla cinta
di entrambi, a testa china, terrorizzato a morte da tutti quei flash e quelle
domande su...suo padre. Odiato oltre ogni limite, Lord Voldemort era rivisto
in lui. Lo guardavano come se fosse stato l'Anti Cristo. Tremava e quando
Harry se ne accorse, respinse via tutti quanti furibondo mentre Draco prese
direttamente in braccio il bambino, nascondendosi fra gli Auror che respingevano
quella massa vociante di scribacchini. Una volta dentro al Quartier Generale,
Harry riuscì a seguirli e si richiuse la porta alle spalle con l'aiuto di Gary e
June Carson, una della sua squadra. Stremati, i giovani Auror si lasciarono
andare a un sospiro di sollievo...quando una risata perfida invase l'anticamera.
Draco si voltò, ancora con Tom in braccio, insieme a Harry che rabbioso fissò il
ghigno ironico di John Kinneas. - Ma bravi...e così avete tenuto nascosto il
figlio di quel bastardo eh?- sibilò, con gli occhi fissi su Tom - Che cazzo ti
passa per la testa, Potter? Sei diventato matto? O ti è venuto il cuore tenero
tutto di colpo?- - Sta zitto, Cristo Santo!- ringhiò Harry. - Te l'avevo
detto che a forza di stare col figlio di quel Mangiamorte traditore avresti
fatto una brutta fine!- insinuò ancora Kinneas, guardando Draco con sprezzo - E
adesso anche questo marmocchio! Ma che hai nel cervello!? È il figlio del Lord
Oscuro! È uguale a lui!- - Non è il caso che me lo dici.- replicò il moro a
bassa voce - So bene che faccia aveva.- Quando ricordò quello, i colleghi più
giovani tacquero mentre lentamente cominciavano ad affluire quelli più anziani,
attirati da tutto quel chiasso ma a differenza dei più freschi, davanti a Tom
non dissero assolutamente nulla. E poi il piccolo Riddle era così spaventato che
si guardava attorno con occhiate frenetiche. Malfoy, che se lo teneva vicino,
poteva sentire il suo cuore galoppargli nel petto. - E adesso vedi di
pensare ai cazzi tuoi...anzi, fatemi un favore. Fatevi i cazzi vostri tutti
quanti!- concluse Harry con stizza, viste le facce stralunate di tutti gli Auror
presenti nel uso comportamento verso il figlio del suo più grande nemico - Il
bambino non ha ancora neanche undici anni, è indifeso. Perciò smettetela.- -
Indifeso...- riecheggiò Burke nelle retro vie, altro amico di Kinneas - Allora
uccidilo adesso no?- - Complimenti. Veramente encomiabile questa!- Tutti
si girarono, quando Tristan Mckay apparve con Jess e Clay sulla porta
secondaria, battendo le mani. - Ma certo, prendiamocela con un bambino. Bravi
ragazzi.- - E già...ha parlato quello che se la fa coi demoni!- replicò
John. - Un demone solo.- rise Tristan con fare pericoloso - Se non contiamo
Milo. E adesso vedi di tapparti quella lurida fogna prima che perda la pazienza.
Se Harry si occupa di Tom c'è un motivo, quindi state zitti!- - Silente è
nello studio del capo, ragazzi.- disse Jess a bassa voce - Muovetevi. Noi
intanto tratteniamo i giornalisti.- - Aspetta un secondo Mckay!- sbraitò
Davids, altro dell'infame gruppo di Kinneas - Ma ragionate tutti quanti o no?
Hai capito chi è questo bambino? Il marmocchio è il figlio di quel bastardo che
ha massacrato le famiglie di persone intere! Noi ci siamo battuti per anni per
fermarlo e adesso non dite un cazzo quando Potter e Malfoy si mettono a crescere
quel serpente?! È mezzo demone tra l'altro!- - Lucilla dei Lancaster non è
sua madre.- chiarì Clay. - E tu che ne sai?- rognò Burke. - A parte il
fatto che sento meglio di te, idiota...- frecciò Harcourt - Il bambino è un
umano normale.- - No, è un demonio!- urlò qualcun altro. - Basta! Adesso
smettetela tutti!- I ragazzi si girarono, trovando Kingsley sulla porta
d'ingresso. Furibondo, era passato in quella fiumana di giornalisti e ora lo
fissava letteralmente imbestialito. - Si può sapere che diavolo succede?- -
Succede che il bambino sopravvissuto qua ha s'è preso in casa il figlio di
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato! Dopo anni di lotte ha mandato tutto a
puttane!- - Oh ma stai zitto, cazzo!- ringhiò Draco esasperato da quelle
idiozie - E' stato Potter a salvarti le chiappe quattro anni fa! Non sapete
neanche che faccia avessero i Mangiamorte!- - Si e tu invece lo sai bene,
eh?- ridacchiò Kinneas acido. - Vaffanculo John.- sibilò Harry, rispondendo
prima di Draco e puntandogli un dito addosso - Se ti esce di bocca un'altra
puttanata di queste giuro che ti faccio passare la voglia, sono stato
chiaro?- Ma la cosa naturalmente non finì lì. Gli Auror presero ad
accapigliarsi gli uni contro gli altri e in quel macello di grida isteriche e
minacce di morte lenta e dolorosa, Tristan riuscì ad afferrare Tom e a
trascinarlo lontano da quel groviglio d'idioti, maledicendoli uno per uno. Nel
corridoio di servizio fortunatamente non c'era nessuno e riuscì a fermarsi un
secondo, per far riprendere fiato al bambino. Inginocchiandosi davanti a lui, lo
guardò desolato. Aveva gli occhi lucidi e Tristan cercò di sorridergli.
Nessun bambino avrebbe mai meritato di sentire quelle cose. - Tom...tutto
bene?- Il piccolo Riddle annuì vagamente, tirando su col naso e sforzandosi
di trattenere le lacrime. Il viso di Tristan e la sua espressione buona lo fece
calmare un poco, anche se capiva ora più che mai quanto sarebbe stata dura. E
inutile anche. Il mondo dei maghi non era preparato a capire...e a
perdonare. Lui sarebbe sempre stato il figlio di due assassini. E niente
l'avrebbe potuto cambiare. Dopo qualche minuto di silenzio, Mckay gli posò le
mani sulle spalle. - Ce la fai?- - No...- ammise, scuotendo il capo - Non
dovevo venire qui!- - Anche Lucilla e Harry sono stati maltrattati così,
sai?- - Ma loro sono eroi però...- singhiozzò, abbassando il viso arrossato -
No, devo andare via...- - Non vuoi almeno provare a cambiare le cose?-
Tristan lo fissò supplichevole - Se non ci provi, non potrai mai vivere in pace
con te stesso. Tom...tu non hai fatto niente.- gli sussurrò, prendendogli la
faccia fra le mani - Non hai fatto niente di male. Se vogliono prendersela con i
tuoi genitori che lo facciano...ma non è colpa tua. Hai capito? Non è colpa tua.
Tom...non è colpa tua...- Una lacrima, poi un'altra. Infine un pianto dirotto
liberò un dolore covato da mesi e mesi, un dolore che era nato senza che era
nato senza possibilità di scampo lo stesso giorno in cui quel bambino era venuto
al mondo. Esattamente come per Harry Potter, quel bambino avrebbe dovuto
sopravvivere alla stessa maledizione. Quella di Lord Voldemort. Lo
lasciò davanti allo studio di Duncan, davanti alla porta dietro a cui c'era
Silente. - Non sei obbligato a entrare.- gli disse, prima di tornare a sedare
quella rissa scatenata poche stanze più in là - Pensaci, ma se Silente ha in
mente qualcosa difficilmente non la ottiene, ricordatelo.- Un minuto, due,
tre...Tom restò impalato lì davanti con l'anima vuota e il cuore già tanto
stanco. Ma in fondo, pensò amaro mettendo la mano sulla maniglia, cosa poteva
succedere di peggio? Una volta dentro all'ufficio, si guardò attorno in quel
buio vago con poche finestre aperta. Era una stanza di lunghe proporzioni, col
soffitto invece abbastanza basso. C'erano tanti scaffali pieni di libri, armi
sparse ovunque, un odore d'incenso molto forte che aleggiava nell'aria e tanti
fogli accartocciati sul pavimento. Però non c'era nessuno lì dentro.
Forse...il preside Silente si era stancato di aspettarlo e se n'era
andato. Tom stava per fare retromarcia quando un verso gracchiante attirò la
sua attenzione. Si guardò ancora in giro ma non vide nessun uccello...almeno
fino a quando un battito d'ali non gli fece alzare il viso. Si ritrovò con
uno strambo uccello rosso sulla spalla, bello ed elegante. - Ciao...- sorrise
il ragazzino, allungando la mano per carezzarle le piume - E tu da dove
arrivi?- Fanny allungò il collo per guardarlo bene. Lo studiò a lungo e poi
gli permise di accarezzarla. Dopo qualche coccola volò via per posarsi su un
piolo di metallo per falchi...e una volta lì, prese fuoco sotto lo sguardo
allarmato di Tom che non fece in tempo a fare niente. Nel giro di un secondo ne
era rimasta solo cenere. - Oddio!- balbettò agitando le braccia - Che
cavolo...Oddio!- Gli sarebbe venuto un collasso, poveretto, se fra il cumulo
di cenere rimasto a terra non avesse visto muoversi un affarino minuscolo.
Guardando meglio, vide che era una miniatura dell'uccello di prima. Allora tirò
un sospiro. - Una fenicie!- sospirò, prendendo il pulcino fra le mani. -
Esatto. Fanny è una fenicie, Tom.- Il maghetto sobbalzò, sentendo quella
vecchia voce. Voltandosi lentamente, si trovò di fronte a un vecchio con la
barba lunga e bianca, parecchio alto, con uno strambo cappello e due occhialetti
a mezza luna sul naso. Albus Silente gli sorrise con fare gentile, dietro
alla poltrona di Duncan Gillespie. Ecco. La ruota del destino aveva operato
un'altra volta, girando in un verso ben preciso. Tom, Tom Riddle...Silente
guardò i suoi occhi blu, i suoi capelli neri. Rivedeva un passato ormai
morto...ma un futuro diverso da quello che gli era già stato
predestinato. Come gli ricordava Harry, quel bambino. La stessa aria
spaesata, davanti a una fama che non aveva chiesto. Lo stesso animo indomito,
un dolore nascosto agli occhi degli altri. Paura, attesa, eccitazione. -
Buon...buon giorno.- balbettò il ragazzino, riprendendosi. - Buon giorno a
te, Tom. Io sono il preside Silente.- gli disse il vecchio mago, sorridendo e
porgendogli la mano. Sorrise di più quando vide l'aria imbarazzata del bambino,
nel porgergli la mano. Gliela strinse comunque, poi si fece indietro. Silente
gl'indicò la sedia, premuroso, e il piccolo Riddle si sedette tenendo Fanny fra
i palmi. - Anche Harry la vide nel giorno del falò la prima volta.- ridacchiò
il vecchio preside - Gli venne un colpo. Vuoi un dolcetto alla zucca?- Tom
guardò il sacchetto di biscotti che Silente gli porgeva e anche se aveva lo
stomaco chiuso, ne prese uno. - Grazie.- sussurrò, addentandolo. -
Allora...- Silente si lasciò andare contro la porta, continuando a studiarlo -
Dimmi Tom, dimmi tutto quanto.- Il ragazzino sgranò gli occhioni, sempre più
intimidito. Ma perché Harry e Draco non lo raggiungevano? - Ecco...mi
chiedevo...perché...- - Perché ti ho chiesto di venire a Hogwarts?-
l'anticipò il vecchio - Mi credi un pazzo vero?- - Si...cioè, no!- si
corresse in fretta il maghetto, arrossendo violentemente - Non voglio dire che
lei sia matto...ma insomma, mi sembra solo strano, ecco.- - Strano...e
perché?- Draco aveva ragione. Il preside era parecchio strambo. Doveva
puntualizzare l'ovvio forse? - Il problema sono i tuoi genitori?- -
Bhè...non direi che si tratta di un particolare trascurabile.- sussurrò, sempre
più rosso. - Si, in effetti ho visto con che accoglienza i maghi stamattina
hanno accettato la notizia. Bah, i soliti.- Silente si versò del thè e addentò a
sua volta un bel dolcetto, sbriciolando come suo solito qua e là - Sai, al suo
quarto anno Harry fu praticamente incolpato della morte di uno studente di
Tassorosso. Ci volle un anno intero perché tutti tornassero a credere in lui.
Un'altra volta, al secondo anno, tutti l'hanno creduto una specie di domatore di
Basilisco che andavano in giro per la scuola a pietrificare le persone. Al
minimo cenno di pericolo tutti lo mettevano sempre al bando, nonostante fosse
stato colui a cui i maghi hanno brindato ventidue anni fa.- - Quando
sconfisse mio padre per la prima volta.- mormorò Tom - Ho letto i libri...- -
E cosa ne pensi?- gli chiese Silente. - Che...che Voldemort era malvagio.
Harry ha fatto bene a...- - No, no!- lo interruppe dolcemente il vecchio
preside - Cosa ne pensi di quello che ha passato Harry.- Tom sbatté le
palpebre, senza capire bene - Lui...lui è un eroe. È forte.- - Ma tanti, per
molto tempo, hanno pensato che lui fosse solo uno svitato.- Tom nascose un
sorriso malinconico - Ma non importa cosa dice la gente. Lui è coraggioso e
basta. Lui si è sempre battuto per i suoi amici e per sconfiggere chi l'aveva
maledetto da bambino. Non importa delle chiacchiere.- e poi, di colpo,
tacque...capendo il senso stesso delle sue parole. Silente ora gli sorrideva con
gli occhi azzurri che brillavano. - Sai una cosa?- mormorò il vecchio,
alzandosi - Harry fu messo a Grifondoro per sua stessa scelta, altrimenti
sarebbe stato collocato a Serpeverde, proprio come tuo padre. Ma lui chiese al
cappello parlante di non finire nella casa di Lord Voldemort, nonostante le
qualità che li rendevano simili. Un giorno di tanto tempo fa Harry mi chiese per
quale motivo lui e tuo padre fossero tanto uguali...la sua fiducia cominciava a
traballare. Si chiedeva se non sarebbe diventato anche lui un mago del male,
viste le sue capacità di Rettilofono, il suo sprezzo delle regole e la sua
intraprendenza. Sai cosa gli ho risposto?- Tom scosse il capo, sollevato
dentro di sé nell'apprendere che anche Harry da giovane aveva avuto dei
dubbi. - Non sono le nostre capacità o la nostra fama a stabilire chi siamo,
Tom.- sussurrò fissandolo tanto da trapassarlo - Sono le nostre scelte.- Il
bambino non disse nulla, stringendo solo di più Fanny fra le dita. Quelle
parole. Erano quelle che in fondo al cuore avrebbe sempre voluto sentirsi
dire. - Oh, dannazione! Era ora!- Silente e il bimbo si girarono, vedendo
Harry e Draco schiacciati contro la porta con aria minacciosa, praticamente
armati di tutto punto e il dente serpentino parecchio avvelenato. - Salve
ragazzi.- rise Silente, vedendoli - Siete cresciuti parecchio!- - Preside!-
urlò quasi Harry, trascinandosi dietro Malfoy attaccato al braccio. Gli
strinsero la mano a vicenda, tirando finalmente il fiato e dopo le frasi di
rito, i due Auror si accomodarono accanto al maghetto, facendo una fatica
bestiale a staccarsi. - Vedo che i miei due allievi più turbolenti sono stati
domati.- disse il vecchio preside con fare sornione. - A forza.- sibilò
Potter seccato, dando un tirone e prendendosi quasi Draco in braccio - E' un
piacere rivederla.- - Oh, il piacere è tutto mio ragazzi. Non vi ho fatto
chiamare solo per Tom, anche se è lui che mi sta più a cuore.- e sorrise con la
sua solita aria. Come minimo aveva già in mente qualcosa - Comunque andiamo con
calma. Mi hanno detto che siete Auror di quarto livello. Sono veramente
strabiliato. E il signor Weasley come sta?- - Oh, benissimo.- rispose Harry -
Viviamo tutti insieme...a causa delle ultime grane.- - Ottimo. L'unione fa la
forza. Dolcetto ragazzi?- - Non saranno mica allo zenzero, vero?- mugugnò
Draco storcendo il naso. - No, no...sono a dieta!- disse Silente, agitando la
mano - Non ho fatto in tempo a mettere il naso qui stamattina presto che il
Ministero era già stato assediato da giornalisti. Da chiunque sia uscita la
soffiata, ci ha fatto solo un favore. Se non altro i maghi avranno qualche
settimana per abituarsi al fatto che Tom verrà a Hogwarts.- - Ecco
ma...io...- s'intromise il bambino, sbiancando - Io pensavo...- - Di
squagliartela.- finì Silente sagace. - Bhè...più o meno. Potrebbe insegnarmi
la mamma la magia.- continuò il piccolo Riddle. - Senza offesa per le
straordinarie doti di Lucilla ma ha ben poca pazienza.- sogghignò il preside - E
poi sei un bambino, Tom. Devi stare con altri maghi della tua età. È troppo
presto per vivere in solitudine.- - Se non l'ha fatto Potter poi..- frecciò
Draco a bassa voce. - Se ce l'ha fatta appunto Harry, puoi farcela anche
tu.- - Si...ma Harry aveva Ron, Hermione...- Tom stava a stento fermo sulla
sedia - E poi ci sono tanti figli di Mangiamorte e Hogwarts. Potrebbero pensare
che sono uno di loro.- - E' questo il problema.- sibilò ancora Malfoy ironico
- La gente pensa e non chiede.- - Su questo sono d'accordo.- Silente versò
del thè al bambino, incrociando poi le lunghe dita - Comunque ti posso
assicurare che quest'anno ho fatto bene i miei calcoli. Vedete, a quanto pare il
signor Orloff è ben deciso a incolpare insieme ai Mangiamorte anche alcuni
rappresentanti delle forze oscure. Oh, non che miri al tuo amico Cameron, Tom,
ma so che punta in alto. Punta ai Leoninus...e anche ai gagia della Dama Nera.
Vuole far scoppiare una prima guerra coi Mangiamorte per coprirne un'altra.
Quindi, in qualità di preside, ho deciso di cestinare in segreto l'editto di
dodici anni fa, dopo la fuga di Lucilla dalla scuola, che impone lezioni a soli
studenti umani. Farò passare in sordina alcuni studenti del primo anno non
prettamente umani o con alcune doti non particolarmente amate dai nostri
consiglieri del Wizengamot. E comincerò a smuovere l'opinione degli
studenti.- - Coltiviamoli da giovani.- sorrise Harry, incuriosito
dall'idea. - Ha intenzione di fare impazzire le mummie del consiglio,
preside?- frecciò anche Draco. - Centro.- annuì il preside - E voglio Tom a
scuola a settembre.- - Ma...ma...- il piccolo Riddle non sapeva più che dire.
Era nel pallone. - Eddai, non è mica un campo militare.- sbuffò suo cugino -
Ci siamo passati tutti e siamo vivi.- - Senza contare che non sarai solo Tom
visto che Harry e la sua squadra verranno mandati a Hogwarts col cominciare
delle lezioni.- - Cheee???- allibì il bambino sopravvissuto, spaventando
Fanny - Che storia è?- - Sicurezza.- scandì Silente, incurante dello sguardo
terreo di Malfoy - Non mi fido di un mio nuovo professore.- - E chi
sarebbe?- - Vanessa Lestrange.- I tre giovani maghi tacquero, sperando con
tutto il cuore di aver capito ma dalla faccia serafica del vecchio e furbo
preside di Hogwarts, capirono che quell'anno ne aveva inventata ben più di una
nuova e sembrava deciso a portare avanti il suo bislacco piano, qualunque esso
fosse stato. Pacatamente, cercando di non far morire di crepacuore i tre sul
momento, si decise a spiegare le cose dall'inizio come si era ripromesso di
fare. Con l'esperienza, aveva capito che avvisare un bambino, seppur giovane,
era meglio che lasciarlo solo a brancolare nel buio e questo Harry, nel caso di
Tom, lo apprezzò molto. Vennero così a sapere che l'ordinamento della lezioni a
Hogwarts era stato cambiato in quei mesi estivi e che ora a seguire le ore di
Difesa sarebbe stato Tristan per il settimo anno e solo lezioni teoriche per il
primo anno, mentre sempre per la pratica del primo anno e per tutti gli altri
sarebbe stata Vanessa Lestrange a prendere l'incarico. Per spiegare quella folle
idea di prendere quella pazza assassina in casa, Silente fu molto
chiaro. Stufo del Ministero che soffiava sul collo e le fette di salame che
anche Orloff pareva avere sugli occhi come Caramell a suo tempo, il preside
aveva deciso di tenersi vicino il nemico. Molto vicino. Tanto da
assumerlo. Con la scusa di nuovi attacchi alla scuola, ora che Tom avrebbe
iniziato la frequenza, Silente chiese di nuovo a Harry di tornare a
Hogwarts...per togliere finalmente di mezzo ogni minaccia che avrebbe potuto
ricrescere, diventando pericolosa per se stesso e il piccolo Riddle. In più ci
sarebbe stato naturalmente Tristan e la squadra di suo fratello pronta a
qualsiasi evenienza. A quanto disse poi il vecchio mago, anche Milo sarebbe
stato chiamato a rapporto per...lezioni private a una certa alunna piuttosto
recalcitrante. - Quindi...- Harry scambiò una veloce occhiata con Draco,
tornando a fissare Silente con lo sguardo luminoso - Quindi si parte per
Hogwarts eh?- - Esatto.- sorrise Silente, pieno di attesa - Cosa dite,
ragazzi? Siete pronti a tornare?- Non c'era neanche da chiederlo. Né Potter
né Malfoy l'avrebbero mai pensato, ma tornare a giocare la partita fra le mura
della loro vecchia scuola metteva in loro un'eccitazione tale che il parere
ambiguo di Tom venne letteralmente scavalcato. Sembravano quasi tornati
diciassettenni, gli stessi che si erano fatti la guerra per sette anni. -
Inoltre...- aggiunse il preside, levando un dito - Quest'anno come vi ho detto
avremo fra noi studenti dai doni piuttosto particolari, perciò Orloff, l'unico
che ho avvisato in barba al suo sdegno, ha pensato bene di prenotare i
Dissennatori per farci da balie fino alla fine dell'anno.- - E' una vera
persecuzione.- rognò Harry, seccato - Non li sopporto quelli! Senza contare che
come minino quei due deficienti dei Lestrange, senza offesa Tom, li avranno di
nuovo reclutati.- - Più che probabile.- Silente annuì, annoiato - Come vedete
siamo attorniati su tutti i fronti ma come ben sai, Harry, è proprio quando fa
buio che ci viene accesa la luce.- - Oh, su questo non c'erano dubbi.- annuì
Malfoy - C'è altro?- - Si, quest'anno il professor Vitius va in pensione e
abbiamo deciso di festeggiare il suo ultimo anno d'impiego con una festa, il
primo e due settembre a scuola. Le lezioni inizieranno il tre, mentre i primi
due giorni i vecchi studenti avranno libero ingresso alla scuola per salutare il
nostro vecchio amico.- - Ha intenzione di allestire un buffet per i
Mangiamorte per caso?- fece Draco sarcastico. Silente ghignò leggermente in
risposta - So che minacciano vendetta verso tutti coloro che al settimo anno
sono stati con voi nella Camera e nelle vostre case, esatto? So anche che Degona
è stata attaccata. Se vi mettiamo tutti insieme, avranno problemi a colpire un
punto preciso e un attacco scombinato andrà a nostro vantaggio.- - Abbiamo un
problema però.- iniziò Harry, con un sospiro amaro - Non sappiamo dove sia
Hermione.- - Si, ho sentito...- Silente si mise in piedi, andando a guardare
dalla finestra - So anche di quella donna di nome Katrina. I Mangiamorte hanno
sviluppato un ottimo piano, colpendo nel pieno di un anno bisestile in cui i
Veggenti gagia e Auror sono stati resi ciechi per non farsi scoprire. Sono stati
furbi. Molto furbi...ma come continuo a credere da quando voi ve ne siete
andati, è nel cuore dei bambini che risiede maggiore coraggio. E forse oggi qui
c'è qualcuno che potrebbe darci una mano...- e sorrise in maniera misteriosa,
tornando a sedersi davanti a loro. Dopo tanto parlare, Tom uscì dall'ufficio
per lasciare ai suoi padrini il tempo per disquisire meglio delle piccolezze col
preside. Avevano ragione tutti quanti, pensò con un debole sorriso sul visetto.
Silente era proprio una brava persona. Gli avevano detto che c'era un salotto
d'aspetto, poco lontano da lì, e il piccolo Riddle decise di andare a sedersi di
nuovo vista la grande emozione. A Hogwarts...lui sarebbe andato a Hogwarts, come
Harry! Certo, naturalmente sapeva che non sarebbe stata una scampagnata,
anzi...sarebbe stato odiato a morte. Pensandolo, si tolse il cartellino dalla
felpa e se lo ficcò in tasca, tutto mogio...e poi vide in un angolo di un grande
corridoio un divano imbottito e due poltrone, più o meno vicino ad alcune porte
di cedro messe tutte in fila. Si sedette, notando poi troppo tardi il
gruppetto di persone che lo guardava con occhi sgranati. Tre maghi e una vecchia
lo puntavano con lo sguardo, bisbigliavano fra loro. Era tremendamente umiliante
ma Tom non disse nulla. Si limitò a starsene seduto col capo basso...almeno fino
a quando il destino non giocò la sua prima carta.
Damon Michael Howthorne
sbatté con forza la porta, facendo traballare i cardini e chiudendosi finalmente
dietro alle spalle la voce seccante e da pura oca di quell'Esaminatrice, seguita
da quella più roca del suo maggiordomo. Al diavolo!, sbuffò riprendendosi il
pallone da basket e il suo lettore mp3. Aveva ben altro da fare che stare a
sentire quelle menate! E che aveva mai fatto di male? Si era solo messo in mezzo
a King's Cross a predire un po' di morti cruente di qualche inutile babbano! E
che sarà mai...pensò irritato. I babbani erano degli idioti! E poi, in fondo,
era stata solo una scusa per andare a farsi un giro al Ministero. Undici
anni, capelli castano chiaro pieni di gel e occhi azzurro denso, Damon Howthorne
era il rognoso pupillo della potente famiglia discendente da Salazar Serpeverde
in persona. Figlio di Lord Michael, sarebbe stato lord anche lui un giorno,
assumendo il titolo di conte una volta maggiorenne visto che era figlio
unico...ma un problema negli ultimi anni si era presentato a rovinare gli
spocchiosi piani dei suoi parenti. Un problema, a parer di sua nonna,
indecoroso. Balle. Damon era solo un Legimors, un Lettore di Morte. Aveva
doti di preveggenza strettamente collegate alla visione della morte delle
persone che lo circondavano. Certo, non era una cosa molto piacevole ma aveva
imparato a controllare le sue visioni come i suoi mal di testa, proprio come le
immagini più sparute che aveva come Veggente. Essendo molto giovane, il
Ministero non l'aveva "accecato" com'era successo a tutti gli altri Veggenti del
paese, causa l'anno bisestile, e questo aveva permesso al giovane Lord di vedere
una cosa molto importante attraverso la sua dote latente di Veggente. Lui
quel giorno doveva incontrare una persona speciale, una persona che non lo
avrebbe più lasciato. Anzi...a dire il vero doveva incontrarne tre. Ma forse
quella persona così importante era già arrivata. Rimasto davanti alla porta,
si volse a sinistra vedendo un gruppo di pettegoli che fissavano allucinati
qualcuno alle sue spalle. Si girò appena e vide un ragazzino seduto su un divano
foderato di damasco. Doveva avere la sua età...e quando levò gli occhi,
mostrandoli blu come quelli della sua visione, Damon capì di aver trovato la
persona che gli aveva mandato il destino. Visto che doveva aspettare il suo
maggiordomo, andò dritto a sedersi nella saletta di aspetto, svaccandosi senza
tante cerimonie accanto a Tom. Buttò le gambe sul tavolino, infischiandosene
delle occhiatacce degli altri maghi e si mise a rigirare il pallone da basket
fra le mani, in attesa di un qualche modo per attaccare bottone. Notò che il
ragazzo non aveva un cartellino...ma tanto Damon già sapeva come si chiamava,
almeno di nome. A un certo punto però le occhiate e i bisbigli di quei maghi
furono davvero insopportabili e Damon, che quando voleva sapeva essere irritante
come una certa persona dai capelli biondo platino in quello stesso edificio,
volse la coda dell'occhio verso Tom che era visibilmente in imbarazzo. - Ehi
tu...- bofonchiò, con la sua voce dal tono scazzatissimo, la stessa che per anni
avrebbe dato il tormento a Riddle e ad altre due persone che stavano per
arrivare nelle loro vite - Hai ucciso qualcuno per caso?- Tom, sentendo
quello strano ragazzino parlargli, sbatté le palpebre stranito. - Non sono
un babbano.- frecciò Damon, anche se era vestito come uno di loro - Allora? Hai
ucciso qualcuno?- - No...- alitò Tom, scuotendo il capo. - Hai rubato i
gioielli della corona? Hai sputato in faccia a Orloff?- - Certo che no!-
ridisse Tom e stavolta vide il suo strambo compagno dall'aria annoiata
rivolgersi al gruppetto di maligni poco distanti, con voce alterata - Ehi voi!
Avete finito di guardare!? Volete una foto per caso?- I quattro arrossirono,
colpiti in pieno, ma prima che potessero attaccare con le solite palle
sull'educazione, Damon sogghignò e la seconda persona che avrebbe fatto parte
della sua vita apparve furibonda nel corridoi vicino, sbraitando con una voce
piuttosto melodiosa ma dal tono veramente arrabbiato. - Andate al diavolo!-
urlò una ragazzina dai capelli neri, uscendo da un'altra porta e gridando verso
le persone all'interno - Se credete che mi faccia usare per i vostri stupidi
esperimenti vi sbagliate di grosso! Non ho alcuna intenzione di andare in quella
ridicola scuola piena di sanguecaldo per farmi poi affibbiare ogni grana possa
succedere!- e richiuse anche lei la porta di botto, attirando l'attenzione sia
di Tom che di Damon a causa del suo strano accento. Guardandola, i due
ragazzini videro che anche lei doveva avere più o meno la loro stessa età. I
capelli erano lisci, neri e lucidissimi, parecchio lunghi ma con due strisce
verde acido più o meno vicino alla frangia. Il vero colore dei suoi occhi era
nascosto da lenti a contatto dello stesso colore delle bande tinte, idem per le
unghie. Aveva una pelle straordinariamente bianca e ...un bell'aspetto
davvero. Senza contare il suo profumo...di fiori. La videro andare via di
corsa seguita da due streghe che arrancavano per starle dietro, ma quando passò
loro davanti, Tom arricciò il naso al suo profumo dolce e amaro al tempo stesso,
capendo subito. - Ecco perché è così carina...- sussurrò fra sé, sentendo una
strana sensazione al ricordo dello sguardo di quella ragazza. - Come? Che hai
detto?- borbottò Damon al suo fianco. - Eh? No, niente...- ma si bloccò
ancora, sentendo nuovamente una valanga d'imprecazioni da una degli uffici. -
Ed ecco la terza.- bofonchiò il piccolo Howthorne. - No, no e poi ancora
no!- sibilò un'altra voce femminile di ragazzina. A differenza di quella che
l'aveva preceduta, la voce e il tono che stavano invadendo ora il corridoio,
quasi per scherzo, erano fermi e sicuri anche se comunque venati di rabbia. Tom
si sporse un poco...e di nuovo risentì la stessa sensazione di prima. Negli
anni, avrebbe ricordato sempre quel giorno. Il giorno in cui Damon Michael
Howthorne, Beatrix Mirabel Vaughn detta Trix e Angelica Claire King, detta Cloe,
entrarono nella sua vita. Una ragazzina con capelli biondi pieni di ricci e
vestita con un abito parecchio costoso stava uscendo a passo di carica da una
delle tre porte messe lungo quel corridoio e per andarsene, seguita da quella
che sembrava una parente, forse una zia, passò per forza di fronte a loro.
Quando Tom la vide, pensò che fosse una regina. Sembrava una leonessa. Con le
spalle dritte e il viso fiero...anche se distorto dall'irritazione. - Oh no,
non tu...- Tom sentì il ragazzo accanto a lui mugugnare quella frase sommessa
e in un attimo la ragazzina, avendolo sentito, si fermò di fronte a loro.
Schioccò la lingua, evidentemente seccata. Forse si conoscevano, pensò Tom. E
infatti... - Riformatorio?- ridacchiò quella con fare superiore, leggendolo
sulla targhetta di Howthorne - Ci avrei giurato. Che t'è successo Damon? Hai
terrorizzato a morte un babbano con previsioni di un cancro inguaribile?- - E
tu duchessa?- frecciò il ragazzo sarcastico, con le braccia dietro alla testa -
Una Sensistrega come te ha da far parole col suo bel programmatore di studi a
Hogwarts?- - Vogliamo parlare di te, stupido Legimors?- La biondina sembrava
avere una lingua bella velenosa, pensò Tom...e due occhi cioccolato molto
profondi - Finirai a Serpeverde ancora prima che tu metta piede sul treno!- -
Se non altro non dovrò tenere alto l'onore di Grifondoro dove sicuramente
finirai tu!- rise quello con scherno. - Che stress! Non posso credere che
dovrò vederti di nuovo anche a Hogwarts!- - E' reciproco duchessa, credimi.
Piuttosto...- Damon cercò di mettere subito la prima pedina sulla scacchiera -
Hai sentito che c'è il tuo mito Potter qua al Ministero?- - Si, insieme al
tuo amico Malfoy.- replicò lei a tono, ridacchiando. - Dicono che con loro ci
sia il figlio di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.- Damon guardò con la coda
dell'occhio il fremere di Tom, sorridendo fra sé - Che ne pensi?- - Penso che
siano un mucchio di sciocchezze!- borbottò la piccola strega, con fare annoiato
- Se anche fosse suo figlio non è mica Lord Voldy in persona no? Dovreste
smetterla di credere ai pettegolezzi! Lo sai che li odio.- - Come sempre non
deludi, Cloe.- rise Damon, vedendola andar via dopo averlo praticamente
insultato ad alta voce. Rimasti soli, il rampollo degli Howthorne osservò
divertito l'espressione stralunata di quello che sarebbe stato il suo migliore
amico. Che strano, pensò scrutando in quegli occhi blu. Come poteva il ragazzo
sorridente, divertente e coraggioso delle sue visioni essere il figlio di un
tale mostro? - Ok! Va bene.- Damon si mise in piedi, sotto lo sguardo
stranito di Tom che forse cominciava a credere che non avesse tutte le rotelle a
posto ma prese al volo il pallone da basket che quel ragazzo sconosciuto gli
lanciò. Stava per chiedergli che cosa significasse quel gesto quando il
maggiordomo che era andato a riprendere Damon dopo che era finito lì in
Riformatorio li raggiunse, ma Howthorne non si mosse subito. Si limitò a
esibire un ghigno che presto Riddle avrebbe imparato a conoscere, temere...e ad
apprezzare. - Ci vediamo Tom.- gli disse Damon, facendogli sgranare gli occhi
per lo stupore - Il pallone me lo ridai a scuola!- - Cosa? Ehi aspetta!- ma
lo richiamò invano. Un attimo e si erano infilati in mezzo a una ridda diabolica
di giornalisti erano riusciti a penetrare al Quartier Generale chissà in che
modo. Se avesse potuto si sarebbe pietrificato da solo ma non trovando di
meglio da fare, anche se mente lucida ci avrebbe pensato due volte, si
Smaterializzò via. Riapparve chissà dove, in un angolo di un qualche livello,
dietro a una tenda di un velluto verdone. Sospirando, fece per uscire per andare
a cercare Harry e Draco quando sentì una voce conosciuta. - Oh, la smetta!-
sbottò la voce di una donna che costrinse il maghetto a restare nascosto - La
deve finire di soffiarmi sul collo per quella maledetta della Hargrave, Orloff!
È sistemata, cerchi di metterselo in testa!- - Ah si?- una voce maschile
stavolta, profonda ma ridondante, rispose con tono ironico e acido - Non farmi
ridere Katrina! Hai detto tu stessa che l'hai pescata a mandare invocazioni ai
suoi amici! E se fossi in te andrei subito laggiù e la sposterei in un luogo
sicuro! Non che sia fiero di questo...sappilo...ma quella strega sa
troppo.- - Oh,- cinguettò la donna, quella Katrina, con pesante scherno - un
uomo come lei che mi fa far impazzire gli uomini e poi si sente male per una
mezzosangue. Santo cielo, non la credevo tanto umano!- - Senti chi parla.-
rispose Orloff con stizza - Vai in quel castello e spostala subito, intesi?
Nemmeno il peggiore dei Mangiamorte merita di vivere là dentro! Con...con
quell'essere!- - Quante storie, le dico che sta bene!- sbuffò ancora la voce
femminile, cominciando a mostrarsi irritata - Prima ci dà il permesso di usare
qualsiasi mezzo e poi si tira indietro? Vada al diavolo e un'altra cosa! Se
proprio vuole che la Hargrave non resti più in quelle celle, perché non ci va
lei là dentro con quel mostro? No, grazie. Voglio vivere abbastanza per vedere
la testa di Harry Potter e di quel traditore di Malfoy rotolare ai miei
piedi.- Tom serrò le labbra, per impedirsi anche di fiatare. Accidenti...come
avrebbe voluto il suo mantello dell'invisibilità. Sentì i due parlare ancora,
stavolta di movimenti di Auror di cui il ragazzino non capì nulla ma cercò
comunque di ricordarseli e al momento più opportuno, quando li sentì di nuovo
sbraitare fra loro, si smaterializzò via, pregando di apparire nell'ufficio dove
si era incontrato con Silente. Sfortunatamente per lui non era ancora pratico e
la mancanza di esperienza si rivelò fatidica quando comparve praticamente sulla
testa dei suoi padrini, nel mezzo della sala principale del Quartier Generale
degli Auror. Si sfracellò su di loro, spaccando probabilmente l'osso del collo a
Potter e l'atlante a Malfoy...ma se non altro si rimisero in piedi, devastati
dalla caduta tutti e tre. Il pallone da basket rotolò via e nello stesso
momento una serie indecorosa di insulti e sgridate presero in pieno il piccolo
Riddle che era sparito senza dire niente, facendo prendere un colpo a
tutti. Dopo aver balbettato qualche scusa ed essersi di nuovo sentito come un
insetto di fronte a tutti quegli Auror, Harry decise che era tempo per la
piccola peste di tornare a casa. Per una giornata ne aveva già subite anche
abbastanza. - Tristan, noi andiamo!- scandì, prendendo direttamente Tom in
braccio, insieme a quel pallone da basket che non si capiva dove avesse preso -
Noi andiamo alla porta secondaria.- - Tranquilli, li sistemiamo noi.- li
assicurò anche Clay - Vedete di tornare a casa interi piuttosto.- -
Speriamo.- frecciò Draco, mettendo il naso fuori dalla porta con aria omicida -
Vieni, muoviamoci!- Manco a pregare in arabo! Sia l'entra principale che
quella secondaria nascosta erano un totale e maledetto assedio e prima ancora
che avessero potuto dire "Andate al diavolo!" tutti e tre vennero centrati da un
maledetto flash che oltre a far imbestialire Potter, quasi li accecò. Poi fu una
bolgia...un casino di domande, di accuse, di risposte che erano più una serie di
maledizioni. Insomma, uscire dal Ministero fu difficile ma lo fu ancora di più
salire in macchina e sgommare via alla velocità della luce. In mezzo al
traffico, Harry se ne stava sul sedile del passeggero con Tom ancora in braccio,
mezzo distrutto e con un calo di zuccheri...ma mai come quello che ebbe il
bambino sopravvissuto quando si accorse che a guidare la macchina era Draco.
Scappando fra i flash, non aveva potuto fare altro che seguire Malferret...che
non aveva la patente! - Attento al camion!!! Cazzo Draco!...Oddio una
vecchietta! Attento alla vecchietta!!!!- Ci volle più di un'ora, una fuga
dalla polizia e la promessa seria di uccidere quel biondo demente ma alla fine
tornarono a Lane Street, con un parcheggio per lungo in mezzo a quelli
trasversali che fece guadagnare a Harry una multa di circa duecento sterline.
Quando scesero, ci mancò poco che Tom vomitasse. - E' l'ultima volta guidi la
mia macchina!- sibilò il moro, scendendo dalla monovolume con le gambe che
tremavano. - E capirai!- sbuffò Draco - Sei a casa no?- - Si ma in
compenso domani saremo sui giornali tutti e tre!- - Ero pettinato?- ironizzò
l'altro sarcastico. - Ma vaffanculo va!- Una volta saliti a casa, la
notizia che Tom sarebbe andato a Hogwarts fece scoppiare di gioia tutta
l'allegra brigata, Sirius compreso che era venuto a sentire le buone notizie,
naturalmente con Remus al suo fianco. Passarono un pomeriggio intero a
cercare di convincere il piccolo Riddle e alla fine riuscirono a tirargli un po'
su il morale, anche se sembrava ancora perso nei ricordi di ciò che aveva
sentito dire da Orloff e quella Katrina. Ne parlarono tutti quanti davanti a
un bicchiere di the freddo, sul balcone dove Elettra e May prendevano il sole in
costume da bagno. - E così Orloff sa dov'è Hermione.- sibilò Sirius, dopo
aver sentito tutta la storia. - Si ma non possiamo farlo parlare.- disse
Edward, seduto sulla ringhiera del balcone solo in pantaloncini tagliati sotto
al ginocchio - Se spacchiamo la faccia al Ministro chiuderemo tutti quanti i
battenti prima ancora di sapere che fine abbia fatto Herm. E quella stronza di
Katrina potrebbe cantare vittoria.- - Hanno parlato anche delle celle di un
castello...e di un mostro.- aggiunse Tom. - Bah, i miei zii tengono mostri
solo nelle stanze di casa.- frecciò Sirius sarcastico. - E' vero...la nonna è
propensa a queste cose.- aggiunse Draco alzando le spalle. - Non conoscete
nessun'altra famiglia che tenga certe cose nascoste nelle segrete?- chiese May -
Se volete posso andare a curiosare nei registri, nelle registrazioni dei Famigli
Domestici.- - Si ma qua si parla di mostri veri e propri!- si schifò Ron -
Altro che Famigli! Potrebbe essere un drago, un Croen...- - Un dannato
Schiopodo, un Basilisco...- ipotizzò Blaise - Se le fa da guardia non sarà
facile liberarla.- - Il centro di tutto è questa dannata Katrina.- disse
Harry - Quindi se prendiamo lei, ritroviamo anche Hermione. Romperò le palle a
Clay a ogni Sensimago e o Sensistrega del Ministero fino a quando non me
l'avranno trovata se sarà necessario. Ma nel frattempo...noi dobbiamo pensare
anche a un'altra cosa molto importante.- - Già...- sogghignò Ron,
strizzandogli l'occhio - Si torna a Hogwarts ragazzi!- - Evvai!- sorrise
Edward - Dobbiamo organizzarci per proteggere Tom allora. Con la sua sorellastra
a spasso per la scuola, con cui tra l'altro avrà delle ore di lezione, sarà
difficile tenerlo sempre sott'occhio ma ce la faremo.- - E se...Vanessa
cercasse di portarselo via?- si preoccupò Elettra. - Bhè...potrebbe mettersi
a fare pressioni di famiglia in effetti.- disse Remus - In fondo è la sua
sorellastra.- - E' una serpe.- lo corresse Draco, accedendosi una
sigaretta. - A quanto pare tutti i suoi parenti lo sono.- ironizzò Harry ma
non fece in tempo a finire la frase che si ritrovò incollato a Malfoy per il
braccio e da lì naturalmente la discussione andò a finire al solito in una
rissa. In quel manicomio, Tom si mise seduto sulla sdraia dell'unica che
sembrava sana di mente e il dolce sorriso di Elettra per un attimo gli fece
dimenticare la brutta avventura passata al Ministero, con gli Auror che erano
stati pronti a fargli la pelle e i giornalisti inferociti che erano pure peggio.
E dire che gli sarebbe toccata una vita intera di quella
tortura... Accidenti...ma perché? Era già cominciata male! Per non parlare di
quello strambo ragazzo che gli aveva dato quel pallone da basket...chissà come
aveva fatto a conoscere il suo nome? Aveva nascosto il cartellino... E
l'aveva chiamato Tom, non Riddle. Mah...forse l'avrebbe rivisto a Hogwarts.
In fondo era solo questione di pochi giorni. Dieci...e poi tutto sarebbe
iniziato.
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Capitolo 16 *** Capitolo 16° ***
Draco guardò la sua immagine riflessa nell'acqua fra
la schiuma nella vasca da bagno e il vapore che ne fuori usciva. Sentiva il
rumore delle gocce che scivolavano sulla sua pelle, quelle che cadevano
ritmicamente dal rubinetto... E poi di nuovo un grido. Un altro e un altro
ancora. Aveva capito cos'erano finalmente. Erano suppliche disperate, urlate
con un dolore atroce dritto fino al cuore. Sospirò, appoggiando il capo al
bordo della vasca....Hermione. Era davvero lei? Sapeva di non potersi
permettere di credere a questa paura. Sapeva che ciò che li aveva legati ora
stava solo rafforzando i suoi cugini, a conoscenza del suo vecchio amore.
Vecchio... Sorrise amaramente, chiudendo gli occhi. In tanti modi avrebbe
saputo parlare di lui e Hermione e del sentimento che li aveva tenuti insieme ma
vecchio o passato non erano vocaboli che potevano essere usati così
leggermente. Con le palpebre ancora chiuse, sentì due labbra morbide sulle
sue...e rispose al bacio dopo un attimo d'immobilità, passando una mano dietro
alla nuca di May e spingendola contro di lui. - Ti sei svegliato presto.- gli
disse lei, sulla bocca. - Devo uscire con Tom e lo Sfregiato.- mugugnò,
tornando a crogiolarsi nell'acqua - Andiamo a Diagon Alley.- La strega,
ancora con la camicia che usava come pigiama, si sedette sul bordo della vasca,
cominciando a giocare indolentemente con la schiuma, v'immerse una mano però
Malfoy le scoccò un'occhiata burbera. - Se ci pescano dovrò subire un
interrogatorio penoso. Ti prego risparmiamelo mezzosangue.- May ridacchiò,
annuendo e alzandosi per stiracchiarsi - D'accordo, me ne vado. Vorrà dire che
ci rifaremo stasera.- Gli dette un altro bacio veloce, poi uscì portandosi
via il suo profumo di arance. Rimasto solo, Draco inspirò a fondo, cercando
di domare il demone che da giorni gli divorava il petto. May...si, May gli
piaceva molto. A letto facevano scintille, era brillante, ironica...con lei
stava bene. Ma il volto di Hermione non voleva assolutamente abbandonare il suo
cuore. Niente sembrava calpestare la sua immagine, il suo ricordo. Come aveva
fatto a ridursi così? Come poteva quella strega dagli occhi dorati averlo reso
schiavo a tal punto? - Oh, buon giorno coso.- Non rispose al saluto di
Harry che si era trascinato in bagno strisciando come un lombrico. Guardandolo
per un attimo provò una fitta di un sentimento che l'aveva sempre disgustato.
Gelosia. Lui aveva Elettra. L'amava. E lei amava lui. Non sapeva quant'era
fortunato. - Che hai Malferret? Dormito male?- borbottò Potter poco dopo, con
lo spazzolino fra le gengive. - Non ho niente.- rispose Draco seccato. -
Hai una faccia...sogni ancora Hermione?- Malfoy alzò lo sguardo e lo fissò
con aria omicida ma Potter non era uno che s'impauriva per un'occhiata truce.
Anzi, era tanto asfissiante che quando era preso bene era capace di far
confessare un peccato anche a un santo innocente, così decise di metterlo subito
a tacere, sganciando la bomba. - Vado a letto con May.- Lo vide sputare
letteralmente lo spazzolino contro lo specchio, schizzare di dentifricio
ovunque...e poi voltarsi con quei maledetti occhi di smeraldo sgranati. E ti
pareva...doveva sempre fare l'angelico bimbo sopravvissuto lui! - Da quanto?-
alitò il moro, sconvolto. - Dalla festa di Duncan.- - Certo che con le
mezzosangue sei proprio fissato...ok, ok...scusa!- Harry si abbassò di colpo,
per evitare il flacone dello shampoo sul naso. Doveva stare più attento e farsi
un promemoria: mai mettere May e Herm sullo stesso piano. -...E...- Potter
sembrava interessato, stranamente - Come va? Tutto bene?- - Andiamo solo a
letto, non stiamo mica insieme.- - Anche con Herm avevi detto...va bene,
basta!- evitò un rasoio e una spugna, zittendosi mentre Draco attaccava a
bestemmiare - Cazzo ma la smetti Potter?! Ogni frase che dico ci metti sempre in
mezzo la Granger!- - Sei tu che mi giri sotto il naso come un'anima in pena,
cazzo.- Harry lo guardò scettico - Sta storia con May è cominciata quando ti
sono venute le prime visioni e i primi incubi. Non è che stai dando i numeri per
il rimorso?- - Non so cosa sia.- frecciò il biondo, sarcastico. - Ah
già...- Harry si lavò la faccia con una manata d'acqua gelida, per riprendersi
dalla notizia e intanto malediceva quel porco di Draco fra sé. Cazzo, doveva una
trentina di falci a Ed adesso! A colazione erano rimasti ormai solo Tom, Gigì
che era raffreddata e starnutiva lucciole che si spegnavano dopo essere
scoppiate come petardi, e May. Ron ed Edward erano filati al Ministero, Elettra
aveva gli allenamenti, Blaise era tornato a Everland e la Aarons per una volta
aveva un giorno tutto per lei, libera da quello schiavista del Ministro. -
Allora?- May sorrise a Tom con fare incoraggiante - Dai tesoro, sarà divertente
fare spese per la scuola!- - Si, anche farci sbattere di nuovo in prima
pagina sarà eccitante.- sbuffò Draco, alzandole sul naso il primo giornale
ovvero Gazzetta, uscito giorni prima, che ritraeva lui, Potter con Tom in
braccio e una scritta in rosso catastrofica che diceva "IL BAMBINO SOPRAVVISSUTO
E IL FIGLIO DEL SUO NEMICO! Siamo tutti in pericolo??" e a seguire c'era stato
il Cavillo con due tipi di critica, una più assurda dell'altra. La prima
incolpava Potter di essere passato dalla parte dei Mangiamorte, l'altra lo
credeva pieno di rimorsi verso un bambino innocente. Adesso passava anche per
assassino, roba da matti... - Ti credevo più arrabbiato verso altri articoli
sai?- continuò la Aarons, finendo il suo the. - Quali articoli?- May levò
lentamente il capo...e dopo aver capito che Blaise li aveva nascosti appunto per
non far venire una crisi isterica a Malfoy, provò a traccheggiare...ma il biondo
non se la bevve. E ruppe tanto le palle che alla fine la strega dovette
accontentarlo, mollandogli un Cavillo di tre giorni prima. Una giornalista di
cronaca rosa faceva allusioni non tanto velate al fatto che lui e Potter
vivessero insieme... Tempo un nano secondo e un ruggito allucinante invase
tutta Lane Street, spaventando a morte piccioni, civette, maghi e babbani. E
un'ora dopo, davanti al Paiolo, Draco era ancora incazzatissimo. Tom scoccò
un'occhiata preoccupata a Harry ma Potter aveva altro per la testa che stare a
menarsela per ogni pettegolezzo che quei cretini di giornalisti s'inventavano.
Anche se quello poi era stato particolarmente divertente. Lui...lui e Malfoy
amanti! - Se non la smetti di ridere giuro che ti ammazzo!- gli sibilò l'ex
principe di Serpeverde. - Per favore...dobbiamo passare tutta la mattina
insieme.- lo pregò il moro esasperato - Sarà pieno di curiosi e se non la smetti
ci ritroveremo di nuovo incollati come cozze allo scoglio! Falla finita ok?
Dobbiamo occuparci di una marea di acquisti, andare alla Gringott e passare
indenni per tutta Diagon Alley!- - Senti, paparino...- frecciò Draco con gli
occhi che sprizzavano collera - Se sento solo un qualche bastardo che prova a
fare allusioni su quello stronzissimo articolo ti giuro che lo rovino, sono
stato chiaro? E se finisco davanti al Wizengamot abbi almeno la decenza di
venirmi a riprendere!- - Certo tesoro...- cinguettò Harry in risposta,
sbattendo gli occhioni verdi. - Vaffanculo!- - Ehm...scusate?- s'intromise
Tom - Magari possiamo venire un'altra volta eh?- - Non ci pensare neanche,
piccolo mostriciattolo!- lo zittì Malfoy gentile come sempre - Adesso andiamo
alla banca, poi ti accompagniamo a comprare ogni singola porcata ci sia scritta
su quella lista...e poi per la gioia di tutta Londra ucciderò Harry Potter in
mezzo alla via, ricordando a tutti che non solo Sirius Black ha la mano buona!-
e senza indugiare oltre s'infilò al Paiolo, lasciando il piccolo Riddle con la
voglia di mettersi per lungo in mezzo alla strada e farsi schiacciare da un TIR.
Alla fine comunque lo seguirono e una volta dentro, l'oste salutò sorridente
Harry...almeno fino a quando, abbassando il viso sul maghetto, non
impallidì. - Per tutti i folletti...è Tom Riddle!- Come undici anni prima
sul pub, prima così pieno di voci, ora cadde il silenzio...e Tom si strinse fra
i due padrini, arrossendo violentemente. Tutti lo fissavano spaventanti, altri
con odio, molti pieni di rancore. Senza stare a sentire domande e preghiere
accorate, i due Auror trascinarono il ragazzino alla porta di servizio e mentre
Harry bacchettava sui mattoni, Draco fissò suo cugino...e scosse il capo. -
La molli di agitarti?- borbottò - Cammina a testa alta e non filare nessuno
neanche per sbaglio.- - Così sei sulla buona strada per diventare un Malfoy.-
aggiunse Potter mentre il muretto si ritirava lentamente, lasciando posto...alla
via per Diagon Alley. Il piccolo Tom rimase stralunato, davanti alla lunga
strada piena di negozi, affastellata di insegne, brulicante di maghi e streghe,
civette e gatti. Il cicaleccio della gente era alto e gioioso, profumi di
erbe magiche e incensi aleggiava nell'aria e il cielo lindo e terso mostrava
all'orizzonte l'imponente struttura della Gringott. Harry in quel momento
sentì una forte emozione, mentre la cicatrice iniziava di nuovo a bruciare...ma
stavolta solo on un lieve pizzicore. Sentiva...sentiva un'emozione dimenticata.
Sentiva lo stupore, l'ansia verso qualcosa di nuovo. Tom era spaesato e nel
contempo eccitato. Come un normale bambino di undici anni. Era bello
sentirsi di nuovo così, pensò infilandosi fra la folla. Era bello tornare
indietro al tempo in cui Voldemort non era ancora entrato nella sua
vita. Davanti all'edificio bianco della Gringott, dove tutti si giravano a
guardarli fra l'interessato e l'oltraggiato, i ragazzi oltrepassarono la prima
porta di bronzo, poi quella d'argento. Un folletto s'inchinò al loro passaggio e
finirono nel grande salone marmoreo, pieno di maghi e altri folletti dalla
solita aria spocchiosa e annoiata. - Ne avevi già visti?- Harry notò che Tom
non sembrava colpito dai folletti e infatti il bambino annuì, dicendo che ce
n'erano alcuni al palazzo di Caesar. Si avvicinarono al bancone e Draco si buttò
davanti al primo folletto libero. - Salve.- bofonchiò - Dobbiamo prelevare
del denaro dalla camera blindata della signorina Lucilla Lancaster.- Il
folletto levò gli occhialini tondi, scrutandoli sospettoso ma poi, vedendo Tom,
parve tranquillizzarsi. - La signorina pochi giorni fa ha aperto un conto a
nome del signor Tom Riddle. Ho io la chiave per voi. Eccola.- e porse la
chiavetta di bronzo a Malfoy. Una volta nello stretto passaggio di pietra,
salirono sulla piccola ferrovia che sfrecciò velocissima fino alla camera
blindata numero 1303. Il folletto aprì la pesante porta e dopo uno sbuffo
verde, i tre rimasero davanti a un cumulo luccicante d'oro e argento
impressionante. I due Auror non fecero commenti ma Tom pensò che Lucilla avesse
esagerato...non avrebbe dovuto approfittarsi così del denaro della sua famiglia.
Vabbè che a lei non serviva ma era la sua matrigna...non doveva preoccuparsi
così tanto per lui. Nonostante questo però, il pensiero che Lucilla si occupasse
di lui come una vera mamma lo fece sentire bene, accettato e ben voluto, felice
dopo giorni duri di pettegolezzi e cattiverie. Ritirato il malloppo, uscirono
dalla Gringott per immergersi negli acquisti. Mentre Tom si guardava in giro con
gli occhi lucidi, Harry emise un sospiro. - Che hai?- gli chiese Draco,
accendendosi una sigaretta. - Mi solleva il fatto che non sia solo.- -
Come lo sei stato tu?- rimbeccò Malfoy. - Si, direi di si.- Il biondo
sogghignò appena, alzando le spalle - Sai come si dice...siamo tutti soli.- -
Carina. Ne hai un'altra prima che mi tagli le vene?- - Non so Potty, possiamo
sempre limonare qua davanti a tutti e finire dritti sul Cavillo. Ti va?- sibilò
Draco acidamente, dandogli le spalle - Dai Tom! Bisogna provare le misure per la
divisa!- Davanti al negozio di Madama McClan, i due Auror controllarono la
lista del primo anno che ormai avevano scordato. Sarebbe stato meglio mollare lì
la piccola palla al piede e andare a comprare calderone, guanti e provette. -
Cosaaa???- Tom li guardò praticamente sull'orlo di una crisi isterica - Non
potete piantarmi qua!- - Guarda che ti prendono solo le misure cazzo!- sbuffò
Harry - Non ti mangiano lì dentro! Ok, potresti fare incontri che ti
rovinerebbero per sempre la vita com'è successo a me ma...- - Ma adesso vai
lì, sputi in faccia a chi t'insulta e tempo mezz'ora e torniamo!- concluse
Draco, dopo aver ficcato un calcio in faccia a Potter - Fai finta di niente, se
ti chiedono il nome diglielo senza battere ciglio. Avranno così paura di te che
magari non ti faranno neanche pagare!- - Però, tu si che sei un bel padrino!-
frecciò il moro, mentre il piccolo Riddle entrava tutto timoroso nel
negozio. - Ha parlato.- sbuffò l'ex Serpeverde - Dai, andiamo a comprargli la
roba. Dio...mi sento suo padre quasi.- - Lascia stare...- rise Harry,
sparendo con lui fra la folla. Tom intanto era di fronte a Madama McClan e la
donna, che stava sempre un po' sulle nuvole, si limitò a portarlo tutta
sorridente nel retro del negozio dove c'erano tre specchi e due ragazzini già
ritti su due sgabelli. Chiacchieravano fra loro ma a quanto dicevano le streghe
che puntavano spilli sulle loro vesti, c'era stato fino a pochi minuti prima un
cliente piuttosto turbolento. - Accidenti a quel Howthorne!- borbottava una
seccata - Non è stato fermo un attimo!- Tom si mise sul terzo sgabello e
mentre gl'infilavano la veste dalla testa, ascoltava attento e col capo
basso. Il ragazzo alla sua destra era bruno, con gli occhi scuri e la
carnagione olivastra, abbastanza tracagnotto. Quello alla sua sinistra era
smilzo, magro come un grissino, capelli castano chiaro tutti dritti come
spilli. - Ciao!- gli disse quello bruno con fare amichevole - Vai a
Hogwarts?- - Si.- annuì Tom, sforzandosi di fare un sorriso. - Sei da
solo?- gli chiese il grissino alla sua sinistra. - I...i miei padrini sono
fuori a comprarmi i libri.- abbozzò il piccolo Riddle. - Oh...anche i miei
genitori sono andati a comprarmi i libri.- sorrise il brunetto - Ma sono
babbani. Ho paura si perdano, sai! Erano un po' spaesati quando siamo entrati
qui...anche io non ci capisco niente ancora, in effetti.- - Ma figurati
Bruce!- disse il grissino coi capelli a spuntoni che evidentemente proveniva da
una famiglia di maghi - Basta chiedere in giro no? A proposito, io mi chiamo
Martin Worton, lui invece è Bruce Joyce. Siamo parenti alla moltoooo lontana. Tu
come ti chiami?- Ecco. Erano arrivati al dunque. - Tom...- sussurrò e si
affrettò a cambiare argomento - I tuoi genitori sono maghi?- - Ahah.- rispose
quello, annuendo - E i tuoi genitori dove sono?- - Martin!- sbuffò Bruce, poi
guardò Tom con aria paziente - Scusalo, non sta mai zitto!- - I miei sono
morti.- disse allora il piccolo Riddle, sforzandosi di sorridere - Ho una
matrigna...e due padrini.- - Oh, mi spiace.- quel Martin pareva una di quelle
persone tonte e sincere che a parole si mettevano sempre nei guai con
impressionante candore - E la tua matrigna è una di quelle perfide che ti
lasciano in giro dai parenti?- - Ma insomma!- Bruce Joyce scoccò
un'occhiataccia all'amico che si mise buonino in silenzio - Lascialo stare?!
Piuttosto...avete sentito che quest'anno la figlia di Bellatrix Lestrange
insegnerà Difesa contro le Arti Oscure?- - Ma dai!- Martin parve fare mente
locale - Ah ecco di cosa parlava Damon!- - Damon?- chiese Tom, ricordando che
quel nome era quello del ragazzino incontrato al Ministero. - Si, il figlio
di Lord Howthorne!- gli disse Bruce - E' un tipo strano. Però non è uno snob
anche se sarà lord.- - Dicono che vada in giro coi babbani, pensa tu!- rise
Martin - Non che a me non piacciano, sia chiaro...- - Ecco fatto!- disse
Madama McClan a Tom, aiutandolo a scendere dallo sgabello - Bravissimo caro, non
ho mai avuto un manichino migliore di te. Ho preso ogni tua misura, ti
consegneremo l'uniforme entro domani sera.- - La ringrazio molto.- disse Tom
cortese - Ciao, ci vediamo.- aggiunse timidamente e i due ragazzini risposero
molto più concitati, agitando mani e braccia, rischiando di farsi usare come
punta spilli dalle streghe sarte che si occupavano di loro. Una volta uscito dal
negozio, leggermente più sollevato perché lì dentro nessuno l'aveva riconosciuto
a prima vista, si mise a cercare quei due disgraziati che l'avevano piantato da
solo. Li pescò davanti all'Emporio del Gufo, intenti a bestemmiarsi dietro
perché si erano caricati troppo di pacchi. Vedendolo abbastanza allegro, si
rincuorarono un po' e poi lo spinsero nel negozio, per scegliere l'animale da
portarsi appresso a Hogwarts. Girando fra gabbie e cassette pieni di animaletti,
Tom non sapeva cosa scegliere. - Mi piacerebbe una civetta intelligente come
Edvige.- disse guardando i gufi e gli allocchi. - Suo altezza Malfoy aveva un
fottuto falco gigantesco se t'interessa.- frecciò Harry. - Sua altezza Potter
invece è un pennuto di suo, potrebbe portartela lui la posta, no?- - Ehi
ragazzi...- naturalmente presero a maledirsi sotto gli occhi sconvolti di metà
Emporio ma a parte queste scene a cui si stava abituando, Tom riprese a girare
tranquillo fra tutti gli animaletti, non trovando niente che lo ispirasse. Erano
tutti bellissimi, sia i gatti che le civette e gli altri volatili. Almeno fino a
quando una vocetta strana non gli arrivò all'orecchio. "Per favore,
prendi me! Prendi me, ti prego!" Tom si guardò attorno, stranito. Ma chi
era? Cercò la vocetta sibilante e alla fine capì, sorridendo divertito. Un
serpentello piccolo e nero, con delle squame argentee e azzurrine se ne stava
chiuso in un barattolo, isolato dagli altri animali. - Ciao.- disse Tom,
abbassandosi sul vasetto. - Salve, ragazzo.- il padrone dell'Emporio gli si
avvicinò servizievole - T'interessa qualcosa di particolare?- - Bhè...- il
maghetto per un attimo pensò che qualcuno avrebbe potuto farsi una cattiva idea
di lui se si presentava con quel serpente a scuola. Però...sembrava triste.
Continuava a pregarlo di comprarlo. - Quanto costa lui?- chiese, indicando il
piccolo serpente. - Veleno?- si stupì il vecchio mago - Ti piace questo
serpente?- - Si chiama Veleno?- chiese Tom stranito. - Si. È una presa in
giro.- gli spiegò il vecchio - Non è velenoso e nessuno lo compra. La sua razza
dovrebbe essere velenosissima ma lui invece sembra essere sprovvisto delle
ghiandole velenose. Lo vuoi davvero?- Ma si, pensò il maghetto fra sé. In
fondo, se proprio doveva iniziare, poteva farlo con qualcuno rifiutato come
lui. - Ma che cos'è quest'affare?- bofonchiò Draco più tardi, osservando
Veleno nel vasetto. "Idiota, ti sembro una banana per caso?" sibilò
il serpente in risposta. - Insulta anche!- rise Harry - Buona idea Tom. Se
non altro ci puoi parlare.- - Contento tu.- Malfoy ricontrollò la lista. I
libri li avevano, i guanti, le provette, bilancia, calderone e telescopio. -
Manca la bacchetta.- Andarono dritti da Olivander e Harry lì davanti non
riuscì a nascondere un sorriso malinconico. Era lì che tutto era cominciato. Era
lì che la sua bacchetta l'aveva scelto come padrone. La bacchetta con la piuma
di fenicie. La sorella gemella di quella appartenente a Lord
Voldemort. Entrati, il piccolo Tom si sentì un po' a disagio in
quell'infinità di scaffali pieni di confezioni di bacchette. Poi la stessa
voce sommessa di undici anni prima salutò i presenti...e i scoloriti occhi del
signor Olivander si puntarono sui nuovi venuti. Il vecchio sorrise, sempre
uguale, sempre misterioso. - Signor Potter...sapevo che sarebbe tornato.-
disse, avvicinandosi al bancone. - Signor Malfoy.- disse quindi, salutando
Draco con un cenno. Poi posò gli occhi simili a fasci lunari sul maghetto e Tom
si sentì arrossire. Lui si che l'aveva riconosciuto. - Ero ansioso di
conoscerla, signor Riddle.- disse Olivander, mettendosi subito alla ricerca
della bacchetta adatta - Si, ricordo bene la bacchetta di suo padre. Proprio
come ricordo la gemella, appartenente al signor Potter. Ecco...provi questa.
Dodici pollici, di salice e corde di cuore di drago, eccellente per gli
incantesimi.- Tom fissò prima i padrini, poi la bacchetta che gli era stata
messa fra le mani. L'agitò e...scoppiò il lampadario. La rimise subito sul
bancone, mentre Olivander che non faceva mai una piega, tornò a girare nel suo
negozio. Tornò con una bacchetta di agrifoglio, poi una di faggio, una cedro,
quercia. Niente. Un disastro dietro l'altro. - Hn...- fece Olivander dopo
mezz'ora di tentativi - Non ho mai fatto così tanta fatica. A parte per la
signorina Granger, questo è certo.- dicendo questo i ragazzi rizzarono le
orecchie ma il padrone del negozio, dicendo quello, parve come illuminarsi.
Forse aveva trovato la soluzione. Non andò di nuovo fra gli scaffali, ma si
chinò sotto al suo bancone ed estrasse due cofanetti. Dal secondo, prese una
bacchetta lunga e nera e la diede a Tom. Quando il piccolo Riddle la prese,
un calore immerso lo avvolse...e la bacchetta lo riconobbe, sprizzando scintille
rosse e dorate che proiettarono sulla parete danzanti riflessi di luce. - Si,
si...- si congratulò Olivander, insieme ai due Auror - Ci siamo signor Riddle.
Tredici centimetri. Ebano e capello di demone puro. Una delle bacchette più
potenti che io abbia mai fabbricato, dopo quella di suo padre.- - Capello di
demone puro?- alitò Tom sconvolgendosi a quelle parole - Ma chi...- - Caesar
Cameron.- rispose Olivander, facendo sgranare gli occhi al maghetto - Deve
sapere che mesi fa Hermione Granger è venuta qui e mi ha commissionato queste.-
porse le due confezioni a Tom, fissando ora Harry e Draco - La signorina mi
portò due capelli del demone. Una bacchetta è per lei, è stata lei stessa a
commissionarmela. Spero che possiate fargliela avere. Questa invece è sua,
signor Riddle.- e puntò gli occhi sbiaditi su Tom, guardandolo come un tempo
aveva guardato Harry - Una grande bacchetta per colui che diventerà un grande
mago.- Come sempre Olivander sapeva rendersi misterioso con ogni sua parola.
Tanto più con quella nuova bacchetta per Hermione. Con dentro un capello di quel
demone, di certo sarebbe stata un'arma micidiale. Quando uscirono, Tom si
volse ancora a guardare Olivander...che sorridendo, gli fece un
inchino.
Erano quasi le quattro di pomeriggio quando i tre
disperato tornarono a casa pieno di pacchi e con Veleno nel vasetto. Entrando
trovarono tutti di buon umore, anche se come minimo Edward e Ron dovevano aver
avuto una giornataccia al Ministero, per rispondere della loro assenza agli
altri Auror. Comunque tutti, nessuno escluso, si attaccarono alle costole di Tom
per congratularsi col maghetto, raccontargli dei tempi andati e farlo sentire un
po' meglio. - Un serpente?- borbottò May più tardi davanti alla cena cinese -
Gli avete comprato davvero un serpente?- - Ho provato a dirgli di prendere un
maiale, ma non c'è stato verso.- sibilò Draco, prendendosi una mezza gomitata da
Elettra che ridacchiando accarezzò Pinky tutta soddisfatta - Carino, come hai
detto che si chiama?- - Veleno.- disse Tom - Ma non è velenoso e nessuno lo
voleva per questo motivo.- - Tanto Hogwarts è già piena di vipere,
tranquillo.- frecciò Ron, sarcastico. - Faccio finta di non aver sentito.-
rispose Blaise con un sogghigno - Cavolo gente, mi sembra di essere tornato
indietro di undici anni! Mi ricordo come se fosse ieri quando mi hanno
scarrozzato per tutta Diagon Alley a comprare quel maledetto pentolone più
grande di me e la bacchetta.- - Non gli avrete mica preso anche una scopa
vero?- chiese Ron, fissando i due padrini con aria inquisitoria -
Vero?- Harry e Draco nicchiarono, poi beati cominciarono a menarla sul fatto
che la scopa sarebbe potuta servire, che anche Elettra al primo anno ne aveva
fatta entrare una in sordina ecc. ecc. Insomma, alla fine avevano già
iniziato a infischiarsene di nuovo delle regole. Per far vedere qualcosa di
Hogwarts a Tom, Edward salì in camera di Harry a prendere l'unica cosa di
Hermione, oltre ai suoi gatti e all'orologio che aveva trovato a casa di Liam
Hargrave. L'album di foto della ragazza. - Ragazzi, guardate che ho qui!-
cinguettò Dalton svaccandosi sul divano - Tom, vieni che ti faccio un po' vedere
che combinavano questi qua a scuola! Oh dunque...- e per prima foto, che se ne
andava a spasso per l'album pieno, trovò subito una foto del diciottesimo
compleanno della Grifoncina. Erano tutti in gruppo abbracciati e
sorridenti. Tom guardava le foto estasiato, vedendo Harry e gli altri così
piccoli a pensarci. - Chi è quello nudo che balla sul cubo?- chiese,
aguzzando la vista. - Oddio Harry!- Ron attaccò a ridere - Guarda...è Dean!
In mutande!- - E questa è la vostra amica Hermione, vero?- chiese May,
puntando il dito sulla Granger abbracciata fra Potter e Weasley - Era il suo
compleanno?- - Si, la festa migliore che c'è uscita.- disse Blaise - Ma mai
come quella di fine anno...vero Dray?- Se c'era una cosa che non bisognava
mai nominare davanti a quei due era la festa del settimo anno. Mai. Si
rabbuiarono subito ma non fecero in tempo a dire "Crepate tutti quanti,
bastardi!" che Ron schizzò fuori dall'album con la fatidica foto in mano,
correndo via per tutta la casa e sbandierando al vento la penosa immagine che
ritraeva Potter e Malfoy, nemici per la pelle, addormentati uno sull'altro con
solo i boxer addosso. Riprendere quella foto fu difficile e disfarsene
impossibile Hermione le aveva messo un incantesimo che la rendeva ignifuga e
impossibile da fare a pezzettini. - Maledetta lei!- rognò Harry incazzoso,
bestemmiando dietro a tutti gli altri - E tu sei un bastardo Ron! Come t'è
saltato in mente di fare questa foto del cazzo eh? Ha girata per tutto il
periodo degli esami!- - Te l'ho detto mille volte che non sono stato io!-
alitò il rossino mentre si sganasciava, piegato a terra con Dalton e Zabini - E
poi eravate lì...la tentazione è stata forte...vero Elettra?- - Cosaaa???-
urlò anche Draco - Baley maledetta, sei stata tu?- - Hermione c'è rimasta
secca quando v'ha visto, non sarebbe riuscita a fare neanche uno scatto.- disse
Elettra con occhi angelici - E poi è una vera foto d'arte. Guardate che taglio
di luce ho usato...- - Taglio un corno! Datemi quella porcheria!- sbraitò di
nuovo il biondo. - Tanto ne ho tre copie io, sei Blaise e due Ron.- cinguettò
Edward appena riprese fiato. Da lì a cominciare a lanciare Cruciatus il passo fu
breve e così, mentre i suoi padrini facevano una strage, Tom colse al volo
l'occasione per andare in camera sua a scrivere a Caesar e Lucilla. Era eccitato
e felice. Sapeva che non avrebbe dovuto esserlo, visto ciò che l'aspettava
ma...Harry l'aveva accompagnato per tutto il giorno come un fratello maggiore ed
era stato bellissimo. Anche Draco, che da principio gli era sembrato
indifferente alla cosa, alle fine gli aveva risollevato il morale. Mise
Veleno tutto contento sulla scrivania, levandolo dal barattolo e mettendolo
sull'ibiscus che aveva accanto alla finestra e si mise subito a scrivere la
lettera, senza tralasciare nessun particolare. Era felice e non sapeva
perché. Sapeva che sarebbe stato odiato e mal voluto ma il pensiero di poter
imparare la magia nella famosa scuola di Hogwarts dov'erano andati tutti i
ragazzi lo faceva sprizzare eccitazione da tutti i pori. C'era stato anche
suo padre lì, però. E anche sua madre. Sospirò, posando la piuma e andando a
sedersi sulla finestra. A volte non poteva fare a meno di chiedersi come sarebbe
stato conoscere suo padre. Sapeva che di certo sarebbe stato più un male che un
bene...ma anche Harry una volta aveva detto che era meglio conoscere le proprie
radici. Tre giorni...tre giorni e poi sarebbe stato il primo settembre.
Stava per tornare a scrivere quando vide un gufo scuro volare verso il loro
palazzotto, per appollaiarsi su una delle finestre del salone al primo piano.
Forse era posta per i ragazzi...ma quando cominciò a sentire voci concitate dal
basso, pensò a qualcosa di grave. Scese e vide Draco tenere una lettera
accartocciata fra le mani. - Branco di bastardi, come osano?- sibilò,
facendola ardere nel palmo della mano in un attimo. - Vacci piano, può
sentirti!- lo blandì May ma si accorsero subito che l'aveva fatto lo stesso. Si
voltarono tutti a guardarlo e Tom si sentì improvvisamente colpevole di
qualcosa. - Cosa c'è?- sussurrò, preoccupato. Draco tacque, troppo
rabbioso e anche Harry non disse una sola parola, così fu Edward a trascinarlo
sul divano e spiegargli che notizie aveva portato quella missiva. - Era del
Ministero.- gli spiegò Dalton - I tuoi fratellastri hanno saputo della tua
esistenza e hanno mandato un reclamo al tribunale delle adozioni magiche.
Vogliono richiedere la tua custodia.- In un attimo tutto il pomeriggio
passato svanì in una nuvola di fumo. Andare a vivere...coi Black? Coi suoi
fratellastri? Impallidì e di colpo fissò i suoi padrini con aria ansiosa -
Non...non mi lascerete andare, vero?- - Tesoro.- sussurrò Elettra
abbracciandolo - Certo che no. Non lasceremo che ti portino via.- - Anche
perché non possono farlo.- disse Ron cupamente - Gli Auror li controllano, sono
sotto accusa.- - Potranno anche essere sotto accusa ma sono parenti molto più
prossimi di me per Tom.- sibilò Malfoy con gli occhi grigi incendiati - Col
fottuto manipolo di avvocati che hanno potrebbero ottenerne la custodia
momentanea fino a nuovo ordine. E intanto lo so io cosa gli faranno!- -
Calma, stiamo calmi.- l'interruppe Blaise - Ragioniamo a mente fredda!- - Ha
ragione Draco.- s'intromise Potter - Hanno la parentela per sangue materno. Io e
Malferret siamo solo dei padrini. I Riddle sono tutti morti, non ha altri
parenti a parte loro che sono i suoi fratelli.- - Ma io non ci voglio
andare!- urlò Tom all'improvviso, scattando in piedi - Non voglio andare da loro
Harry!- Il bambino sopravvissuto non disse nulla. Dio, quante volte aveva
sentito quella frase detta dalla sua stessa voce. Se non altro i Dursley non
avevano mai cercato di farlo secco, anche se avrebbero voluto. Guardando gli
occhi lucidi di Tom, qualcosa gli si risvegliò dentro. No. Non avrebbe permesso
la rovina di un altro bambino. - Va bene, d'accordo.- disse a bassa voce, ma
sicuro e saldo - L'udienza coi Consiglieri è domani mattina alle nove. Lo so che
è presto ma siamo stati chiamati tutti a testimoniare e non dobbiamo farci
mettere sotto da quegli avvocati, perciò sangue freddo gente. Se sapremo usare
la lingua, rimetteremo a posto quei due bastardi tanto che non oseranno mai più
mettere le mani su Tom, ok?- - Ok.- dissero tutti, rinfrancati.
Ma
nonostante le parole di Potter, il mattino dopo erano già tutti svegli all'alba.
Nuvole temporalesche imperversavano sul cielo di Londra ma gli abitanti del
palazzotto non sembravano farci caso, troppo presi dal parlare riuniti in
salotto...e quando Tom scese dopo una lunga notte insonne, vide che c'erano
degli sconosciuti con loro. Erano sei maghi sulla quarantina, distinti, con
baffi curati e mani eleganti. Come venne a sapere durante il tragitto in
macchina verso il Ministero, due erano avvocati di Edward, gli altri quattro
erano di Draco che anni prima di erano occupati di salvare sua madre dall'accusa
di aver ucciso Bellatrix con la legittima difesa. Ne avevano discusso a oltranza
dalle undici di quella notte precedente fino alla mattina e anche se la cosa non
si presentava facile, erano tutti molto agguerriti. Ciò che però Harry aveva
ormai capito, era che quella non sarebbe stata solo una semplice discussione
sulla custodia. Era una vera e propria presentazione di Tom al mondo magico,
davanti al Wizengamot, davanti agli Inquisitori, ai Consiglieri...e tutti, con
le dita puntate, avrebbero di nuovo parlare e condannato senza ascoltare. In
silenzio, uno dopo l'altro i ragazzi entrarono al Ministero attraverso la cabina
del telefono. Nell'immerso salone sembrava non esserci nessuno ma avrebbero
potuto scommettere che un gran numero di maghi li stavano osservando. Tom
stava stretto fra i suoi padrini, pallido, stanco. Triste. Passarono
l'ufficio Misteri ma il tempo sembrava non scorrere. Presero numerose scale,
scendendo sempre più in basso, sempre più a più in profondità. Oltrepassarono
numerose porte, sempre le stesse, sempre pesanti con enormi chiavistelli di
ferro. Poi si fermarono di fronte all'Aula numero nove. Dovettero farlo per
forza. Lì un numeroso gruppo di avvocati attorniava i fratelli Lestrange, con
loro Jocelyn Black. Quando li videro, Draco non si stupì troppo di sentire
Vanessa singhiozzare. Dio, che attrice... Aveva guardato Tom con occhi
sgranati, colmi di rimpianto e affetto. Incredibile... Rafeus Lestrange
scoccò un'occhiata al fratello minore...poi tornò a consolare la sorella,
abbracciandola. - Come hanno potuto...- singhiozzava quella maledetta, con un
fazzoletto premuto sul viso - Come hanno potuto nascondercelo?!- Tom si
avvicinò di più a Draco, evitando di guardarli. Ma perché piangeva?, si chiese.
Perché lo faceva? - Stai tranquillo.- gli sussurrò il biondo - Ci siamo
noi.- - Si, non ti preoccupare.- gli disse anche Ron, posandogli una mano
sulla spalla - Andrà tutto bene. Poi finalmente entrarono. I primi furono i
Lestrange, quindi il loro gruppo. Come Harry prima di lui, Tom boccheggiò
trovandosi in quella segreta enorme, dalle pareti alte e fredde, con torce che
illuminavano l'indispensabile. - Che Thomas Maximilian Riddle si sieda.-
disse una voce fredda sulle loro teste. Gli Auror indicarono al maghetto la
sedia in mezzo alla grande sala, coi braccioli coperti di catene. Lui, tremando
e guardando Harry e gli altri per l'ultima volta, vi si diresse...e vi si
sedette, sempre più a disagio. Gli sembrava un incubo. Quando alzò lo sguardo
davanti a sé, vide sedute una ventina di persone sulle panche che formavano il
Wizengamot. Marchiati con la W d'argento, i Consiglieri Maggiori lo fissavano
con gli occhi ridotti a fessure, dall'alto al basso. Le loro espressioni severe
lo facevano sentire un accusato. Al centro della fila, Jonathan Orloff,
Ministro della Magia. Alla sua sinistra l'immancabile Umbridge, alla sua destra
un vecchietto dall'aria svagata, dalla lunga barba e con la gobba. Robert
Rainolds stava seduto poco sopra. I Lestrange sedettero nelle panche a
sinistra, i ragazzi a destra. Gli avvocati si misero in fila al fianco di
Tom. - Molto bene.- disse Orloff - Dal momento che siamo tutti presenti,
possiamo cominciare. Udienza del 28 agosto. Thomas Maximilian Riddle, sei stato
convocato per una richiesta di adozione portata avanti dai tuoi parenti. La
famiglia Black e i tuoi fratelli di sangue da parte di madre hanno richiesto in
data odierna la tua custodia. Prego, se gli avvocati della famiglia Lestrange e
Black vogliono iniziare...- Il primo davanti a Rafeus si fece avanti e dette
una rapida occhiata al piccolo Riddle con uno sguardo scintillante. -
Ministro, i miei clienti richiedono l'adozione del qui presente Thomas
Maximilian Riddle in quanto legati da sangue materno. La richiesta viene
presentata solo oggi in quanto i miei clienti sono venuti a sapere solo da pochi
giorni l'esistenza del ragazzo. E trovo ignobile che persone come Auror abbiano
potuto nascondere una simile informazione che ha portato ai Black e ai Lestrange
un profondo dolore famigliare.- - Chiariamoci, signor Ministro.- intervenne
il legale di Draco - La famiglia Lestrange non è mai venuta a sapere
dell'esistenza del bambino finanche nessuno dei miei clienti l'ha saputo.
L'imputato ha vissuto nel Golden Fields nella dimora della sua matrigna fino a
due mesi e mezza fa, in quanto Lucilla dei Lancaster era l'unica ad averne piena
custodia.- - Mi permetta, avvocato.- intervenne la Umbridge cominciando a
infastidire i ragazzi con la sua voce odiosa - Ma non credo che un demone di
stirpe possa avanzare diritti su un essere umano.- Nel frattempo, mentre il
colloquio proseguiva, cominciarono a entrare nell'aula senza che nessuno potesse
fermarli sia il gruppo di Jess, con Tristan presente, sia Sirius con Remus,
Kingsley, Tonks e Malocchio Moody. - Mi permetta lei, Consigliere.- continuò
l'avvocato di Draco - Ma la signorina Lancaster ha sposato regolarmente il padre
di questo ragazzo. Quindi è per diritto l'unica a doverne rispondere senza
contare che non mi pare ci siano leggi che impediscano a un demone di stirpe di
avere rapporti con gli umani.- - Mi faccia il favore.- sibilò la Umbridge con
tono dolciastro - Quando si parla di Tom Riddle come essere umano non c'è niente
che possa essere considerato legale. E visto che parla della signorina
Lancaster...mi dica, come mai ora il ragazzo vive con i suddetti Auror Harry
Potter, Ronald Weasley, Draco Malfoy, Edward Dalton, May Aarons e i due civili
Blaise Zabini ed Elettra Baley? Si tratta per caso di una norma di sicurezza o
lo tenete prigioniero dalla sua vera famiglia?- - Voglio ricordarle che il
signor Malfoy è cugino di primo grado per il ragazzo.- rispose quello,
piccato. - Si ma i miei clienti sono i suoi fratelli da parte di madre!-
disse l'avvocato dei Lestrange - E visto che ora il ragazzino vive con i suoi
padrini, ora loro ne richiedono la piena custodia e anche l'adozione, con la
conseguente accettazione del cognome Lestrange per il signor Riddle. È la cosa
migliore per tutti.- - Migliore per tutti un corno!- sbottò Draco
furibondo. - Signor Malfoy, tenga a freno la lingua.- lo zittì Orloff ma ci
si mise di mezzo anche Harry, battendo un pugno sulla panca - Ma signor
Ministro, la signorina Lancaster l'ha affidato a noi! E lei sa perfettamente
bene che essendo figlio di Lord Voldemort, Tom ha un grande peso sulle spalle e
andare ad vivere con gente che si è sempre sfacciatamente definita come la prima
a voler sterminare babbani e mezzosangue, mi sembra un vero insulto alla vita
diversa che potrebbe avere.- - Signor Potter...- insinuò la Umbridge - Sta
per caso dicendo che intende crescere questo bambino da solo con l'aiuto del
signor Malfoy? Quanti avete ora entrambi, mi dica? Venti, ventuno?- -
Ventidue.- rispose il moro a denti stretti - Questo non cambia i fatti. Io e
Draco siamo stati designati suoi padrini, è con noi che deve stare. Non con
gente che lo sfrutterebbe per la sua fama!- - Si e lei è molto esperto in
questo campo vero?- - Senta lei!- sbottò Ron mettendosi in piedi, con un
usuale scatto di rabbia che avveniva quando Harry veniva insultato a causa del
suo passato - Non può mandare un bambino undicenne a vivere con i
Mangiamorte!- - Mangiamorte?- strillò Vanessa, attaccando con la sceneggiata
- E' un oltraggio! Io rivoglio mio fratello!- - Silenzio, per favore!-
Quella massa di grida si fermò quando il vecchio mago seduto alla destra di
Orloff batté il bastone sulla panca. I ragazzi si girarono verso di lui, mentre
pareva che quello, mezzo cieco, cercasse di metterli a fuoco. - Buon giorno
signor Weasley.- disse il vecchio - Si ricorda di me?- Ron strabuzzò gli
occhi - Ecco...veramente...- - Ero quello in vestaglia nell'ufficio di suo
padre l'altro giorno.- Stavolta sul Wizengamot cadde un silenzio più
imbarazzato mentre Auror e Lestrange credevano fosse uno scherzo. Ma in effetti
Percival Burton era sempre stato un tipo strano e a suo favore, uno dei migliori
amici di Silente. - Oh...- Ron annuì, confuso - Si, certo. Mi ricordo.- -
Bene, ora mi dica signor Weasley...ha detto che i fratellastri del ragazzo sono
Mangiamorte. Ne ha le prove?- Ron inspirò a fondo, fissando attento il
vecchio Consigliere - Vorrei mettere a conoscenza il Wizengamot del fatto che
gli Auror del Ministero tengono sotto controllo la famiglia Lestrange da un po'
di tempo. Non vorrei entrare ora in un altro caso ma mandare il figlio del Lord
Oscuro a vivere con coloro che l'hanno sempre seguito in ogni sua azione
punitiva mi sembra un vero delitto. Abbiamo le prove che nella casa di campagna
della famiglia Black nel Devon sono entrati e usciti numerosi soggetti
etichettati a rischio da Duncan Gillespie, Capo degli Auror. Quindi, se mi
permette, non credo che un nucleo famigliare simile con certi precedenti sia un
buon ambiente per un ragazzino.- - Hai sbagliato mestiere, sai?- gli sussurrò
Blaise all'orecchio. - Mi perdoni se cavillo Ministro Orloff...- sibilò a
quel punto Vanessa, furibonda - Invece una casa di Auror e una matrigna demone
di stirpe sono un nucleo migliore di quello che gli possiamo offrire noi come
suoi fratelli legittimi?- - Mi ha tolto le parole di bocca.- squittì la
Umbridge - Signor Potter, lei vive a contatto col pericolo ogni giorno. Crede
che lei saprà garantire un'esistenza serena a questo ragazzo visti gli articoli
degli ultimi giorni?- Harry per un attimo sentì un balzo al cuore. La sua
stessa vita non era serena...come avrebbe potuto occuparsi di Tom? Guardò gli
occhi blu spaventati del piccolo Riddle...e si sentì male. - Mi vuole
rispondere, signor Potter?- - Non sarà necessario.- disse una voce alle loro
spalle. Come se si fosse formata da un'ombra, Lucilla dei Lancaster apparve
sulla porta avvolta di un abito di raso bluastro come la notte, i capelli lunghi
raccolti parzialmente sul capo. E l'aria irritata ma combattiva. - Signorina
Lancaster!- alitò Orloff, mentre i Lestrange impallidivano
vistosamente. Lucilla ignorò i presenti e lo scompiglio causato, andando
dritta sotto le panche del Wizengamot e senza fare una piega buttò sotto i loro
penosi nasi una pila di vecchi documenti ingialliti, attendendo paziente. -
Che cos'è questa storia!?- sbraitò Jocelyn Black. - Non le doveva essere
permesso di entrare!- rincarò Vanessa, tremante di collera. - Fate silenzio!-
sibilò Lucilla, rintuzzandole con una sola occhiata. Poi tornò ai Consiglieri,
con aria quanto mai disgustata - Quelli sono i documenti che firmammo io e il
mio defunto marito la notte che nacque il bambino. Sono legali e in quanto
moglie di Tom Riddle, ho firmato per l'adozione di suo figlio nonostante non
fosse mio. Quindi la madre sono io legalmente.- - Oh, qui non ci piove mia
cara.- disse Percival Burton, sorridendole appena - Come stai Lucilla?- -
Bene, la ringrazio signor Burton.- rispose lei calmandosi per un secondo. -
Non potete accettarlo!- sbraitò Rafeus - Se non lasciate a noi la custodia di
nostro fratello perché siamo stati accusati di essere Mangiamorte senza prove,
allora non dovreste neanche lasciare il bambino nelle grinfie della donna che ha
sposato il Lord Oscuro.- - La signorina Lancaster ha aiutato Harry Potter
nell'eliminazione del Lord Oscuro, se non ricordo male le vecchie udienze,
signor Lestrange e anche lei dovrebbe rammentarselo, visto che ha urlato
vendetta a gran voce quel giorno nell'aula, o sbaglio?- cinguettò Burton con
incredibile faccia di bronzo, mentre gli atri Consiglieri borbottavano fra loro
- E comunque questi documenti parlano chiaro, caro ragazzo. La signorina ha
sposato il padre del suo fratellastro e quattro anni fa ne ha sottoscritto la
totale custodia e adozione. Quindi è lei la madre del bambino.- - Si,
Percival...- soffiò la Umbridge viola per l'impotenza - Ma non dobbiamo scordare
dove vive la signorina. Trovo seccante che un bambino possa vivere in un tale
luogo.- - Sa cosa trovo io seccante?- replicò Lucilla a tono, mentre il
Wizengamot pensava terrorizzato a qualsiasi ripicca quella demone di stirpe
avrebbe mai potuto inventarsi nel caso l'avessero fatta arrabbiare sul serio -
Essere dovuta uscire dal mio palazzo per una tale e indecorosa richiesta da
parte di gente che ha calpestato cadaveri di babbani e mezzosangue per anni,
Miss. E per quanto riguarda il luogo dove vivo, tendo a ricordarle che io stessa
ho accettato che Tom andasse a vivere coi suoi padrini appunto per allontanarlo
da un ambiente poco adatto a un mago umano undicenne, perciò se la smette di
elencarci ovvietà potrà accorgersi col suo arguto intelletto che non c'è luogo
migliore per il figlio del Lord Oscuro che l'ala protettiva del bambino
sopravvissuto. E questo è tutto quello che avevo da dire.- Cazzo. Lucilla era
e sarebbe rimasta sempre una grande. Harry e gli altri poterono cantare
vittoria qualche minuto più tardi quando Orloff, sbattuto dall'apparizione della
Lancaster e annoiato dagli strilli della signora Black, chiuse l'udienza con una
totale respinta della domanda di adozione per Tom Maximilian Riddle da parte dei
due fratelli Lestrange. Sentito il verdetto, Vanessa scoppiò a piangere come
una fontana e Tom saltò in piedi a molla, dirigendosi ad abbracciare fortissimo
Lucilla che lo strinse a sua volta, sorridendogli. Ma non fu la sola, venne
abbracciato da tutti quanti, Harry e Draco compresi anche se coi loro modi non
erano proprio un esempio di dolcezza ma la felicità del piccolo Riddle bastò a
compensare le parole che non potevano essere ancora dette. La cosa purtroppo
non finì lì. Fuori dall'aula mentre May spariva insieme a Orloff, Vanessa si
dette all'ultima interpretazione quando uscì Lucilla col
bambino. S'inginocchiò ad abbracciare Tom, supplicandolo di credere che
presto sarebbero tornati insieme. Rafeus invece fu più chiaro con gli Auror. Si
piazzò davanti a Draco, passandosi la lingua sulla bocca con occhi
famelici. - Attento cuginetto...non scherzare troppo col fuoco!- - Ma tu
guarda, stavamo per dirti la stessa cosa.- sibilò Malfoy in risposta. - Prima
o poi mi arriverai a tiro, sappilo!- disse Lestrange, puntando poi gli occhi
scuri anche su Harry - E allora, bambino sopravvissuto farai una brutta fine.-
ghignò, scrutandogli la cicatrice. Lo stesso fece con quella di Lucilla, che
spiccava fuori dalla scollatura del suo abito. Si. I bambini sopravvissuti
ancora non avevano idea di cosa li aspettava. Avevano un asso nella manica
che avrebbe fatto tremare ogni loro sicurezza...ogni vittoria raggiunta in
quegli anni. E ora che avevano anche il sangue di un diretto discendente di
Voldemort, presto l'Oscuro Signore avrebbe di nuovo adombrato la terra dei
maghi.
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Capitolo 17 *** Capitolo 17° ***
31 agosto, ore 6.30. Harry Potter dormiva a pancia
in sotto nel suo letto matrimoniale, a torso nudo a causa del grande caldo che
da giorni imperversava su Londra. Le lenzuola aggrovigliate attorno alle gambe,
i capelli spettinati sul cuscino. Le finestre chiuse erano serrate per fare
in modo che niente disturbasse il suo sonno ma il bambino sopravvissuto non
aveva fatto i conti con un altro bambino. Un piccolo mago eccitato e impaurito
al tempo stesso. - Harry...- Potter fece una smorfia nel sonno, girandosi
verso la sponda vuota di Elettra, che era partita di nuovo per il ritiro. -
Harry...- La voce di prima s'infilò nei suoi sogni, infastidendolo. Senza
esserne cosciente prese il cuscino della sua ragazza e se lo schiacciò sul capo,
ma quando un paio di mani lo scossero dovette aprire le palpebre per forza e i
suoi occhi smeraldini misero a fuoco la sua più grande spina nel fianco dopo
Draco Lucius Malfoy. - Tom...- mugugnò, distrutto - Vattene a letto!- Il
piccolo Riddle, che gli si era infilato in camera e poi gli era anche saltato
nel letto, si mise a sedere a gambe incrociate, appoggiandosi alla sua schiena
che Harry gli aveva girato apposta, ma il maghetto non cedette. - Harry...non
ho più sonno! Senti...mi sa che questa cosa non andrà a buon fine. Posso stare a
casa?- - Non ci pensare neanche piccolo mostriciattolo...- rispose Potter con
voce impastata. - Ma potrebbero scatenarsi un mucchio di guai a causa mia!
Potrebbe succedere qualcosa di grave!- - L'unica cosa grave che potrà
accadere è che io ti strozzi se non te ne vai subito a dormire!- sbottò l'ex
Grifondoro nervoso - Vattene da quel balengo di tuo cugino!- - Ci sono
andato. Ma mi ha chiuso fuori.- - Sempre furbo quello...- si schifò Potter -
Dai Tom! Torna a nanna!- - Harry ti prego, ti prego! Non mandarmi a
scuola!- - Vatteneee...- supplicò Harry ma alla fine dovette per forza di
cose scendere in cucina, altrimenti quel maledetto piccolo mostriciattolo non
l'avrebbe più lasciato in pace. Certo però non lasciò il balengo a dormire
mentre lui faceva il suo dovere di padrino tutto da solo. Come un forsennato
sbarellò la porta della camera di Malfoy e fregandosene che fosse a letto mezzo
nudo con May addormentata al suo fianco, lo afferrò per una gamba e lo trascinò
giù per le scale, facendogli spaccare la testa su ogni gradino. - Possibile
che mi devi dare il tormento anche all'alba?- sbraitò Draco poco più tardi, semi
vestito e davanti a una tazza di caffè - Non ti sopporto più Sfregiato! Spero
che sia l'anno buono che finalmente qualcuno ti faccia secco!- - Grazie
altrettanto.- rispose Harry, versandosi una tazza di caffè nero a sua
volta. - E così si torna a Hogwarts...oh, che bello! Non vedo l'ora di
rivedere la mia foresta!- cinguettò Gigì seduta sulla tesa biondo platino di
Malferret - Sarà fantastico tornare a casa!- - Si, una figata.- si schifò
Draco - Scendi da lì, cretina.- - Come ti permetti, stupido umano?!- -
Vediamo di finirla eh?- bofonchiò Potter distrutto - Non ho voglia di sentire
altre paranoie! E tu vedi di fare almeno colazione o non arriverai a stasera
sulle tue gambe, mostriciattolo.- ordinò a Tom, vedendolo indugiare davanti al
bacon e alle uova strapazzata. Il piccolo Riddle doveva avere lo stomaco
chiuso...e anche un'aria abbacchiatissima. - Eddai, finiscila di castigarti
così.- sbuffò Malfoy, appoggiando il capo contro il tavolo - Vedrai che una
volta a scuola te ne fregherai di quello che pensa la gente. Avranno tutti così
paura di te che non oseranno neanche alzare gli occhi quando passi.- -
Già...è dei Serpeverde che mi preoccuperei.- replicò Potter - Come minimo lo
accoglieranno col tappeto rosso.- - E con...mia sorella?- chiese Tom
preoccupato. - Avrai poche ore con lei e farò in modo di essere sempre
presente.- Il maghetto fissò Harry stranito - E come?- - Sono un
Animagus. Mi trasformerò in un'aquila e me ne starò appollaiato in aula.- - E
credi che mia cugina non sappia cosa puoi fare?- ghignò Draco serafico -
Illuso.- - Infatti voglio che sappi che la controllo, non mi sembra di aver
mai detto il contrario Malferret.- - Fa un po' come cavolo ti pare.- mugugnò
il biondo agitando la mano con fare annoiato. Erano le nove quando la casa
cominciò a svegliarsi. Blaise fu il primo a salire in cucina tutto arruffato,
solo coi pantaloni del pigiama e quando vide quei tre già in piedi, fu tanto
saggio da non aprire la bocca con nessuna frecciata, altrimenti sarebbe stato
Schiantato alla parete. Il secondo fu Ron che però entrò in casa direttamente
dalla porta. E lui si che era vestito...come la sera prima! Fece piano le
scale ma quando li trovò già tutti in piedi, Edward compreso che sbadigliava al
vento svaccato sul divano, dovette per forza sostenere lo sguardo inquisitorio
di Harry. - E allora?- sbottò Potter mentre dal secondo piano si sentivano i
passi frenetici di Tom che faceva il solco in camera sua - Dai Ron! Mi dici con
chi diavolo ti vedi si o no?- - Sarà mica sposata!- disse Gigì con uno
sguardo penetrante. - Ma che sposata!- il rossino agitò le mani, scocciato -
Fatemi il favore...fate finta di niente, ok?- - Non è che ti sbatti una
nostra conoscente?- chiese Draco acuto - E' per questo che non ci dici niente
Donnola?- Cazzo. Ma gli affari loro mai vero? Accidenti! - E' brutta e
vecchia? O magari ha dei figli?- riecheggiò Blaise. - Sarà mica un uomo!-
sbottò allora Edward, ricordando tanto a Ron un discorso fatto con Hermione
quattro anni prima. Li mandò categoricamente al diavolo, rifiutandosi di stare a
sentire la voce mielosa di Potter che lo seguì fino in bagno, incurante che il
suo migliore amico gli avesse prima chiuso la porta sul naso. Andarono avanti
così per mezz'ora, poi scese anche May e fu il caso di smetterla di parlare come
maschi da caserma. Un quarto alle dieci, Tom stava già sclerando. Arrivarono
anche al punto che pensarono di dargli un goccetto di whisky incendiario ma poi
May li prese a ceffoni uno per uno e con la sua mano femminile e sforzandosi di
essere un po' materna riuscì a calmare il bambino quel che bastava perché
arrivasse Zero, il falco di Lucilla, sulla loro finestra. La lettera era per
il maghetto e quando Tom lesse le parole di sua madre, di Caesar e di Demetrius,
non poté che impedirsi di sorridere. Non seppero che magia avesse fatto la
Lancaster, ma da quel momento Tom se ne stette buonino e non cercò più di
chiudersi nello sgabuzzino fatato delle scope. Era ancora nervoso, vero...ma
sembrava più consapevole di se stesso e questo rinfrancò un po' tutti. Il
treno partiva alle undici e arrivarono puntali, un po' a smaterializzazione, un
po' in macchina, davanti a King's Cross verso le dieci e mezza. - Cavolo, mi
sento eccitato come se dovessi tornarci io fra i banchi.- sorrise Edward, mentre
entravano in stazione. - Sai quale sarà la figata?- ghignò Ron - Che stavolta
non dovremmo più stare attenti a quello stronzo di Piton che frega i punti a
ogni singola cazzata! Ah, che goduria! Vero Harry?- - Niente più fughe di
notte, niente più sotterfugi...- Potter fece una smorfia divertita - Dov'è
finito il bello ragazzi?- - Ma lascia stare.- Blaise gli dette una pacca
sulla spalla, mentre aiutava Tom a mettere il baule sul carrello. - Sono
proprio curiosa di vederla questa Hogwarts.- sorrise May, accanto a Draco - A
quanto raccontate sembra il paese delle meraviglie. Se...non contiamo i
Mangiamorte che vogliono ucciderci e le infinità di trappole che ci
aspettano.- - Se non altro stasera rivedremo gli altri!- sorrise Ron - Chissà
Seamus, Neville e Dean che combinano!- - Sai che bello...- replicò Zabini -
Io e Draco dovremmo invece stare attenti al collo.- - Che ci provino.- sibilò
il biondo, facendosi largo fra la folla - Che palle, ci sono sempre e solo
babbani qua! Ehi Tom... Tom! Non ci pensare neanche a filartela! Ti avverto che
se ti smaterializzi vengo a riprenderti e ti mordo!- - E guarda che è
parecchio velenoso.- rincarò Harry, fissando trucemente il piccolo Riddle che
provava ogni tanto a fare retromarcia alla chetichella. Ecco, finalmente erano
fra i binari nove e dieci e il maghetto guardava il suo biglietto con fare
stranito. 9 e 3/4 ...si, pensò smarrito. Se non lo avessero accompagnato,
di certo a quell'ora sarebbe stato nel pallone come Harry, undici anni prima.
Guardò divertito Edward, Blaise, May ed Edward entrarci per primi, poi Potter
gli disse di entrare nella parete di corsa e il piccolo Riddle, guardando
l'ultima volta la stazione di King's Cross, capì che non avrebbe più potuto
tornare indietro. Ok. Era ora. Prese la rincorsa e andò dritto, pregando che
non si fosse richiuso come gli aveva raccontato Ron il pomeriggio prima, quando
lui e Harry ci si erano schiantati contro a casa di un elfo domestico. Occhi
chiusi e denti stretti...alla fine si ritrovò attraverso il varco, fermando il
carrello di colpo e trovandosi davanti a una locomotiva nera e rossa. Alzando
gli occhi vide il tabellone: binario 9 e 3/4 , espresso per Hogwarts. Partenza
11.00. Sorrise nonostante tutto, anche se vide una folla micidiale di
studenti...mamma, erano così tanti... A capì chino aspettò Harry, Ron e
Draco, poi raggiunse gli altri verso la coda del treno, visto che i primi
scompartimenti erano tanto pieni che gli animali e le loro gabbie cominciavano a
straboccare. Trovato un vagone libero e bene attenti a non farsi notare
troppo, gli Auror cominciarono ad aiutare il ragazzino con quel maledetto baule
che ogni anno che passava diventava sempre più pesante, quando Harry
imprecò. - Che c'è?- chiese Blaise - Hai scordato qualcosa?- - Porca...la
ricarica! La ricarica per il cellulare di Tom!- sbuffò il moro, volgendo lo
sguardo verso la tabaccheria interna al binario, costruita da pochi anni - Dite
che le hanno?- - Dovrebbero.- disse Ron, attento a come teneva il barattolo
di veleno - A quanto mi ha detto Ginny hanno di tutto, specialmente cavolate di
Londra da quando Silente ha accettato la rete telefonica per gli studenti
babbani sulla scuola.- - Perfetto, allora vado a prenderla...- bofonchiò Tom,
deciso a cominciare a darsi una mossa. Si fece dare i soldi dai padrini che lo
guardarono come se gli fossero spuntate corna e coda, ma marciò comunque dritto
verso l'interno del binario, adibito a cartoleria, tabaccheria e spazio ristoro.
Salì una grande scalina e al piano superiore trovò la tabaccheria dove comprò la
ricarica e anche delle pastiglie per il mal di treno magico visto che aveva già
la nausea ancora prima di partire. Naturalmente chiese tutte queste cose alla
negoziante con capo chino, ma ringraziò cortesemente e poi tornò sui suoi
passi...almeno fino a quando qualcuno non gli diede una spallata. Si girò
prima di ricordarsi di non alzare il viso e si trovò davanti a un corpulento
ragazzo del settimo anno, Serpeverde. Quello, coi capelli castano scuro e un
viso quadrato da bulldozer, lo fissò con tanto d'occhi subdoli e
luccicanti. - Fabian!- urlò, girandosi verso un ragazzino più piccolo ma del
tutto simile a lui - Fabian, vieni!- - Scusa ma devo andare!- biascicò Tom,
ricordando le parole di Harry. Accidenti ai Serpeverde, doveva stare più
attento! Ma quando mise un piede sulla scala per scendere di volata, un altro
spintone gli fece perdere l'equilibrio. Fece appena in tempo a girarsi per
capire che era stato un ragazzino coi capelli color sabbia, con spessi occhiali
tondi e l'aria sulla luna a scontrarsi con lui...perché entrambi volarono giù
dalla gradinata a rotta di collo, schiantandosi addosso all'unica persona che,
con un lettore cd nelle orecchie, era rimasta sotto alla scala senza sentire le
loro urla. La investirono...e quando Tom, dolorante, cercò di tirarsi su,
sentì un forte profumo di fiori. Alzando gli occhi, vide la stessa ragazzina dai
capelli lunghi e corvini che aveva visto al Ministero...solo che stavolta aveva
le ciocche e le lenti a contatto rosa elettrico. Lei aveva perso anche gli
occhiali colorati, insieme alla borsa che si era rovesciata a terra con annodata
una bandana della bandiera americana. Stava come minimo per chiedergli dove
diavolo guardava quando il ragazzino biondo, che stava praticamente seduto sulla
schiena di Riddle, si mise in piedi e li aiutò ad alzarsi uno per uno. -
Oh...scusate, scusate tanto!- disse il moccioso, mettendosi gli occhiali mezzi
storti sul naso. Non sembrava eccessivamente dispiaciuto ma il suo sorriso
disarmante impedì anche alla ragazzina d'inveirgli contro. - Ti sei fatto
male?- chiese l'impedito prima a Tom. - No...non è niente.- annuì il piccolo
Riddle, aiutando la ragazzina a raccogliere le sue cose. Quando le prese gli
occhiali rosa vide che erano rotti, così estrasse la bacchetta e memore degli
insegnamenti di Hermione sussurrò - Oculus Reparo.- e le lenti in un attimo si
aggiustarono, sotto l'occhiata interessata dei due ragazzini. - Grazie.-
disse la ragazza stupita. Poi però, se possibile, divenne ancora più
pallida...indicando il viso di Tom. Riddle credette che l'avesse riconosciuto ma
lei, visibilmente atterrita, gl'indicò il sopracciglio. - Sangue...- alitò,
evitando di guardare - Ti esce del sangue...- - Oh, è vero!- il biondino
dall'aria svitata frugò nella tasca un cerotto con un sopra un porcellino con le
ali e senza tante storie lo spiaccicò sul sopracciglio destro di Tom che, non
potendo fare altro, lo ringraziò debolmente. Ci mancava andare in giro con un
porcellino azzurro con le ali sulla faccia! - Scusatemi ancora.- cinguettò il
biondino, con una faccia paciosa e tonda. Era il ritratto della salute. Poi,
dopo aver ripreso i suoi libri se la filò verso quelli che dovevano essere i
suoi genitori, lasciando Tom e la ragazzina intenti a chiedersi che razza di
tipo fosse mai quello. Persa di vista anche lei, anche se il suo inconfondibile
profumo sembrava aleggiare ovunque, il piccolo Riddle tornò dritto al binario
per evitare altri incidenti. - Ma che hai sulla fronte?- gli chiese May
preoccupata quando tornò dal gruppo. - Niente, sono caduto dalle scale.-
ammise - E un ragazzo mi ha dato questo cerotto.- - Cos'è quella roba
disegnata? È un procione?- disse Ron, alzando un sopracciglio. - No...a me
sembra un panda.- disse Edward. - E basta, fatela finita anche voi
imbecilli.- sbuffò Draco, al limite di una crisi di nervi. Tornare in quella
cazzo di stazione gli aveva fatto tornare in mente il suo ultimo anno e ora
voleva pensare a tutto forché a Hermione. In quel mentre però, qualcuno degli
studenti fece l'errore madornale di riconoscere Potter...e come un ossesso, si
mise a urlarlo in tutto il binario, attirando praticamente l'attenzione di
tutti, animali compresi. - Harry! HARRY POTTER! Sei tu!- Da una folla
vociante e bisbigliante a cui ormai il moro non faceva più caso, uscì un ragazzo
biondo con ricci da cherubino, affascinante ed elegante con la divisa da capo
scuola. Era un Grifondoro del settimo anno... - Harry, che piacere!- urlò
quello di nuovo, abbracciandolo e lasciandolo senza fiato per la morsa che aveva
al posto delle braccia - Anche tu Ron! Ragazzi, non vi ricordate di me? Sono
Brian! Brian King! Stavo sempre...- - Stavi sempre con Colin Canon e suo
fratello minore, si mi ricordo.- rognò Harry con una risata divertita. -
Cavolo, che bello!- disse il figlio maggiore di Daniel King, duca di Tenterdon -
Sono così felice di rivedervi! Allora è vera la voce che siete Auror e starete
con noi tutto l'anno! È un vero onore!- - Bhè...noi dovremo lavorare. Non
veniamo per divertirci.- abbozzò Weasley. - Si ma voi siete leggenda! E dov'è
Hermione Granger? Cavolo, il Trio Miracoli è tornato!- - Dio, qualcuno lo
abbatta.- frecciò Draco, a fianco di Harry. - Malfoy?- Brian King lo guardò
stranito - Ma allora...tutto quello che ho letto sul giornale è vero?- abbassò
lo sguardo e sbiancando vide Tom, nascosto fra i due padrini - Harry, allora è
vero! Lo mandi davvero a Hogwarts!- - Se ci va un King ci può andare
chiunque, non credi Brian?- frecciò una voce impastata alle loro spalle. Il
piccolo Riddle sgranò gli occhi quando vide il ragazzino del Ministero, quello
della palla da basket. - Damon.- sbuffò Malferret che lo conosceva bene - Mi
sembrava strano non averti visto in giro...- - Draco.- rispose quello con una
smorfia - Ti facessi sentire ogni tanto sarebbe più facile, no?- - Damon!-
disse anche Brian - Che faccia hai! Ma stai bene?- - No, per niente.- mugugnò
Damon Howthorne, pallido e con le occhiaie - Ho avuto nottate migliori.- e senza
dire altro buttò malamente il suo baule sul vagone, già stanco. Poi si girò a
guardare il gruppo con aria serafica. - Ciao Tom.- disse, scazzato - ...Ma
che hai sulla testa? Un panda con le ali?- - L'avevo detto io che era un
panda.- ridacchiò Edward dalle retro vie. - Allora ragazzi? Mi spiegate
questa storia?- chiese Brian poco dopo, quando tutti gli studenti additavano
Harry Potter l'eroe, il bambino sopravvissuto, e Tom Riddle, il figlio del suo
nemico. - Nessuna storia.- disse Harry pacato, mentre tutto il binario stava
con le orecchie ritte per sentire - Ha undici anni, è un mago e deve imparare a
usare la magia. Stessa solfa per tutti no?- - Si ma...- - King, fatti gli
affaracci tuoi eh?- sbuffò Damon salendo sul vagone - Piuttosto, dov'è quell'oca
di tua sorella?- Quel Brian sorrise appena, scuotendo il capo - E' già
salita, ti aspetta. Comunque,- disse rivolgendosi di nuovo a Harry - se non ci
sono problemi allora vorrei saperlo. Non mi piace credere in cose non
vere.- Ron sogghignò. Accidenti, il marmocchio del secondo anno era diventato
un mezzo duro! Stavano per spiegargli come stavano davvero le cose quando il
controllore del treno, che vagava sulla linea gialla controllando famigliari e
studenti impertinenti, attaccò a soffiare nel suo fischietto come un forsennato.
E l'intera squadra di quidditch di Grifondoro, ne riconobbe l'arrivo. Sei
ragazzi dal quinto anno in su, Brian King compreso, urlarono gioiosi quando una
Firebolt sfrecciò sulla locomotiva dopo essere passata abusivamente dal
passaggio segreto. - Elettra?- allibì Harry - Elettra!- sbottò poi serio - Ma
che ci fai qua!?- - Signorina Baley!- urlò invece il controllore,
raggiungendoli mentre lei scendeva tranquilla dalla scopa del suo ragazzo -
Credevo di poter stare in pace senza di lei ma a quanto pare non la smette di
tormentarmi eh?- - Oh, per l'amor del cielo Bud!- disse la biondina con aria
angelica - Sono solo venuta a salutare, niente di più!- - E non può farlo con
le sue gambe come tutti gli altri?- - Non potevo certo rischiare di arrivare
in ritardo. Sa quanto ci va dallo Yorkshire a qui? Il mister mi ha detto che se
non torno lì fra mezz'ora mi butta fuori dalla squadra!- Elettra ignorò le
espressioni allucinate dei suoi coinquilini che, cronometro alla mano stavano
facendo i conti sulla velocità che aveva usato fin lì, e venne sommersa dalla
vecchia squadra di Grifondoro. La chiamavano ancora tutti capitano, anche se ora
era Julian Foster il capo squadra, amico di Brian King che era il cacciatore di
punta. Di certo con la sua bravura era diventata ancora più popolare dopo che se
n'erano andati loro, pensò Harry senza nascondere un sorriso. - E allora?- le
chiese Draco - Piccoletta, che sei venuta a fare?- - A salutare Tom no?-
sorrise la Baley - Non potevo certo lasciarlo partire da solo con voi!- e
ridacchiando abbracciò il piccolo Riddle, scatenando lo stupore di mezza
Grifondoro attorno a loro. Erano sconvolti, ma Potter capì che la sua ragazza
l'aveva fatto apposta. Essendo più fresca e molto amata dalla casa dei grifoni,
Elettra stava sfruttando la sua fama per mettere in buona luce il piccolo
Riddle. Cosa che di certo lui, come bambino sopravvissuto, non avrebbe potuto
fare. E dette il colpo di grazia alla marmaglia miscredente quando baciò il
bambino sulla guancia, stecchendolo. - Bene, adesso posso andare.- sentenziò
mentre Tom stava imbambolato a fissarla già cotto, ma prima di risalire in
groppa alla scopa Elettra si volse verso Brian King - Ehi Binny!- cinguettò con
la sua solita dolcezza - Se Tom finisce a Grifondoro come spero, mi
raccomando...dagli un'occhiata ogni tanto ok? È uno zuccherino, credimi!- -
Ok...- King sorrise, annuendo a quel portento di strega - Ci vediamo stasera
alla festa di Vitius capitano!- - Contaci! Ciao amore, ci vediamo a casa!-
inclinò il manico della scopa e baciò velocemente Harry, poi sfrecciò via
facendosi di nuovo urlare dietro ma nella sua beata incoscienza se ne fregò
altamente. Quando quella pazza scatenata della Baley fu sparita, Harry Potter
abbassò uno sguardo velenoso sul viso arrossato di Tom. - Attento...capito
mostriciattolo? E mollala di sbavare!- - Eh?- Riddle lo guardò in completa
beatitudine - Oh, si certo!- - A me Elettra non mi ha mai baciato quando esco
per andare a lavoro.- disse Blaise dalle retrovie. - Neanche a me. Mi dovrei
davvero lamentare.- ghignò Ron. - State zitti voi!- sbottò Potter - Dai Tom,
sali sul treno!- Una volta sul vagone, il maghetto rimase sui gradini a
guardare i suoi amici con aria ansiosa. Ok, sapeva che li avrebbe rivisti quella
sera stessa...ma ormai tutti avevano capito che era il figlio di Lord Voldemort!
E poi su quel treno forse c'era anche sua sorella! Cosa doveva fare? Stare calmo
e basta, gli disse Draco con pazienza. Poi attaccarono con le raccomandazioni.
Gli dissero anche, viva la faccia tosta, di non attaccare briga e di non dare
troppa confidenza ai Serpeverde. Doveva solo starsene buono davanti al
finestrino e ammirare il panorama. Come no! Quando chiusero le porte dei
vagoni, Tom s'infilò in uno scompartimento libero e si mise dal finestrino per
salutarli, manco fosse andato in guerra...anche se un po' a lui sembrava proprio
di andare incontro a una battaglia. Quando il treno cominciò a sbuffare, capì
che era davvero fatta. Indietro non si tornava. Continuò a sentire le voci e
le raccomandazioni affettuose dei ragazzi fino a quando la locomotiva non si
mise in moto, poi ci furono solo gli occhi verdi di Harry nella sua testa.
L'aveva guardato in modo che Tom non avrebbe più scordato...e anche Draco. In
quel momento ricordò le parole di Elettra. A volte quando le persone non
sanno come dimostrare il loro affetto, usano altri modi un po' più
bruschi. Era il caso di Harry e Draco quello...in fondo anche con lui si
comportavano così. Come rinfrancato dall'affetto che era riuscito a conquistarsi
nonostante l'ombra scura dei suoi genitori, si sedette e rimase a guardare fuori
dal finestrino per lungo tempo, incurante dei bisbigli che sentiva attorno a
lui. La porta dello scompartimento era semi aperta e sentiva gli altri studenti
borbottare...ma non osò alzare lo sguardo, almeno fino a quando una voce
melodiosa dallo strano accento non gli chiese il permesso di potersi sedere.
Si volse...e vide la ragazzina coi capelli corvini e le ciocche
rosa. Annuì senza parlare e lei si sedette tranquilla davanti a lui,
adagiando la borsa a tracolla a fianco e tirandovi fuori una rivista che però
non sembrava inglese. Era americana. Portava anche una bandana con la stampa
della bandiera a stelle e strisce. Non voleva fissarla troppo, così tornò a
guardare il paesaggio allo sfrecciare del treno però quel casino di sottofondo e
i bisbigli davvero non finivano. Ben presto anche la sua compagna di
scompartimento se ne accorse perché quando alzò gli occhi coperti dalle lenti
rosa e li puntò su quella marmaglia di curiosi, non pareva molto allegra. -
Giusto per sapere...- bofonchiò col suo strano accento - Ma ce l'hanno con te
per caso?- Tom arrossì vagamente e annuì, ma lei non gli fece domande di
nessuna sorta. Si limitò a tornare a sfogliare la sua rivista, infastidita
certo, ma anche sollevata. Il maghetto capì quella sua domanda. In fondo anche
lei aveva un segreto. - Io mi chiamo Beatrix Vaughn.- gli disse la ragazzina
all'improvviso. Sentendo quel nome, Tom sorrise malinconico. Assomigliava a
quello della sua vera madre. Era davvero un bel nome, le stava bene. Che strano
cognome però. Allora non si era sbagliato. Quella ragazza non era inglese. -
Io mi chiamo Tom Riddle.- replicò, a bassa voce. Beatrix sollevò il viso e
proprio quando fu sul punto di dire qualcosa, con lo sguardo intenso e
indagatore, il loro scompartimento di aprì di botto e Tom vide sulla porta il
ragazzo del settimo anno di Serpeverde che aveva visto nella tabaccheria. Con
lui un ragazzino più piccolo, evidentemente suo fratello visto come si
somigliavano. Dietro altri Serpeverde del sesto e quarto anno, più due del
settimo. - Ecco, avete visto?- disse quello che l'aveva urtato per sbaglio -
Dicevo bugie per caso?- Tom arrossì fino alla radice dei capelli. Accidenti,
che situazione! - Tu sei Tom Riddle vero?- gli chiese il ragazzo - Il mio
nome è Sebastian Alderton. Lui è mio fratello minore Fabian, ha la tua età anche
se non sembra e questi dietro sono i nostri compagni di Serpeverde.- -
Piacere.- biascicò Tom, sentendosi un insetto davanti a quei colossi. Fabian
Alderton lo squadrò con occhio clinico, con le braccia incrociate e aria
vagamente diffidente. - Seba, ma sei sicuro?- fece, sarcastico. - Idiota,
certo che sono sicuro! È vero Riddle? Sei figlio di
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato?- Tom a quella domanda sentì il sangue
defluirgli dal viso. Non si era aspettato un tale attacco. Harry e Draco
l'avevano messo in guardia che quelli di Serpeverde si sarebbero fatti subito
avanti ma non pensava così direttamente! Dannazione, avrebbe dovuto prestare
maggiore attenzione ai loro consigli. - Alderton, perché non ti togli di
mezzo eh?- sibilò una voce conosciuta alle loro spalle. Tom con sommo
sollievo vide Damon dietro ai due fratelli, con suo ghignetto perfido sul viso e
gli occhi azzurro denso accesi di divertimento. Sebastian sogghignò a sua
volta - Howthorne. Non vedevo l'ora arrivassi a scuola, sai?- - Ci avrei
giurato.- replicò Damon secco, indifferente alla marmaglia raccolta - Mi fai
passare o devo camminarti sulla faccia Seba?- aggiunse, ironico. Alderton rise
ancora, sprezzante, ma lo lasciò passare così Howthorne riuscì a sedersi a
fianco di Tom e senza aggiungere altro si ficcò il cappuccio sui capelli, con
ancora un forte mal di testa. - Oh, che ha il piccolo lord?- frecciò Fabian
Alderton che fra i due fratelli sembrava quello più petulante - Che ti prende
eh? Le tue belle doti ti stanno scavando un buco in quel cervello pieno d'acqua
che ti ritrovi?- - Alderton...- gli occhi azzurri di Damon apparvero da sotto
il cappuccio con aria poco civile - Cerca di imparare a capire alla svelta
quando è ora di tacere.- - Hn...- fece quello, serrando i denti - In compenso
sei qua anche tu per conoscere Riddle eh?- - Lo conosco già.- sentenziò di
nuovo Damon, scocciato - E prima che insinui qualcosa con quella tua testolina
bacata, no...non l'ho conosciuto nelle circostanze che credete voi.- - Ma
davvero?- fece Sebastian alzando un sopracciglio - Scusa ma ci credo poco.- -
Credi a quello che ti pare allora.- - E tu invece...- Fabian guardò Beatrix
con un sorriso ironico - Tu sei la yankee vero? L'americana!- - Ma va?-
s'intromise di nuovo Damon, facendo capire finalmente che aria tirava - Io
invece ho visto un esquimese nel vagone qua davanti, perché non vai a dare il
tormento a lui eh? Dai, via che ho mal di testa ragazzi!- - Ok, ok!-
Sebastian Alderton zittì il fratellino in tempo, trascinandosi via tutto il
gruppo ma non prima di aver salutato Tom con un'occhiata che la diceva tutto su
ciò che realmente pensavano di lui. Dopo un attimo di silenzio, finalmente la
folla cominciò a diradarsi e i tre poterono tirare il fiato. - Stacci attento
a quelli, Tom.- gli disse Damon chiudendo la porta dello scompartimento con la
gamba. - Grazie...- disse Riddle, poi ripensandoci lo fissò stralunato - Oh,
adesso mi dici come sapevi il mio nome?- - Sono un Veggente.- disse Howthorne
tranquillo - E un Legimors.- - Un Legimors?- disse Beatrix rialzando gli
occhi dal giornale. Sembrava calma e non era esattamente la reazione che Damon
si era aspettato da una ragazzina per bene. In fondo la sua dote non era molto
apprezzata fra i maghi. - Si, un Legimors.- replicò pacato - E tu sei Beatrix
Vaughn, vero?- - Hai avuto una visione anche su di me per caso?- chiese la
ragazza, stavolta irritata. Il futuro lord alzò le spalle, tornando a
guardare Tom con aria divertita. - Che faccia che hai! Pensa a me invece, quando
ti ho sognato e ho capito chi eri!- - E allora perché mi hai aiutato se sai
chi sono?- Tom non ci capiva più nulla. - Perché mi andava.- si limitò a dire
Damon - Piuttosto, mi daresti una pastiglia per il mal di treno?- Il piccolo
Riddle non chiese più neanche come faceva a sapere delle pastiglie, tanto quello
strano ragazzo era una sorpresa continua. L'aveva aiutato davvero...anche se
sapeva chi erano i suoi genitori. Che tipo strano! Però sembrava...gentile.
Si, sembrava abbastanza amichevole anche. Però forse...anche lui era uno di
quelli che volevano averlo come alleato perché era figlio del Lord Oscuro. Quel
pensiero lo rattristò ma poi qualcosa nello sguardo limpido di quel ragazzo gli
fece passare quel pensiero. Sembrava...si, per un attimo gli erano tornati in
mente gli occhi di Draco. Sembravano così tempestosi e freddi. Ma anche tristi.
Paurosi di essere felici fino in fondo. Però Draco aveva imparato a volergli
bene... - Ancora con quel panda sulla testa? Ma non ce l'hai un cerotto
normale?- Ridacchiò, sentendo quella frase stupida. Si, non era come gli
altri. Non sapeva perché ma ne era sicuro. - E quello cos'è?- gli chiese Tom,
indicando la cosa che si agitava nel suo zaino. Damon ridacchiò, tirando
fuori a sorpresa un furetto bianco con due cerchi neri attorno agli occhi. -
E' Iggy. I miei hanno cercato di rifilarmi un maledetto allocco, ma ieri l'ho
portato da quell'oca coi capelli biondi che mi ha insultato al Ministero e lei
me l'ha riconsegnato stamattina, ecco perché non sono venuto subito a
sedermi.- - La conosci bene?- - Chi, Cloe? È la futura duchessa di
Tenterdon.- gli spiegò Damon con aria annoiata - E' una squilibrata!- -
Guarda che ti sento Howthorne, imbecille!- sbraitò una voce alterata in mezzo al
corridoio. I due ragazzi risero sentendo la voce della King e così in un modo
o nell'altro riuscirono a convincere Beatrix a essere un po' meno glaciale.
Chiacchierarono del più e del meno fino a quando non fu ora di pranzo...ma
nessuno dei tre pareva essere in vena di mangiare. Damon aveva il mal di testa,
Tom lo stomaco chiuso...e ringraziava che neanche Beatrix avesse fame, visto che
a differenza di Milo lei non sembrava avere una fiaschetta di riserva nascosta
fra i vestiti. Verso le due di pomeriggio, Tom uscì in mezzo al corridoio
quando il suo cellulare cominciò a squillare all'impazzata con una suoneria
demenziale. Si affrettò a ficcarsi nello spazio fra un vagone e l'altro,
appoggiandosi alla porta di servizio per guardare fuori dal finestrino. Al
telefono era Sirius, con dietro Remus, Harry, Draco, Narcissa e
Andromeda. Come sempre Black attaccò a dire un mucchio di forate che
risollevarono di molto l'umore del maghetto e lo autorizzò anche a prendere a
calci chi gli rompeva le palle, quando Harry invece si era raccomandato di non
attaccare subito briga. Parlò con le zie che gli augurarono un buon viaggio,
ma tanto anche loro sarebbero state a Hogwarts quella sera. Cominciò quasi a
chiedersi quanti anni avesse quel professor Vitius quando la porta dello
scompartimento dietro di lui si spalancò, arrivandogli sulla nuca...e si ritrovò
di nuovo lungo per terra, con un bernoccolo pulsante sul cranio. - Ahiii...-
mugugnò, rimettendosi a sedere e passandosi le mani sulla zucca. - Oh,
accidenti! Ma sei tu!- Tom alzò il viso per rivedere la bella ragazzina
bionda e riccia del Ministero, l'amica di Damon. Quella aveva la solita
espressione fiera e un po' altera, sicura di sé e regale comunque gli porse la
mano e lo aiutò a rimettersi in piedi, non prima però di aver guardato il suo
cerotto. - E' un maialino?- - Sei la prima che l'ha capito.- scappò detto
a Riddle mentre raccoglieva il suo cellulare. Quando tornò a guardarla in
faccia, Angelica Claire King lo fissò a lungo con quegli occhioni cioccolato che
negli anni Tom avrebbe imparato a sostenere. Ma in quel momento ancora non ci
riuscì. Abbassò il capo, ringraziandola dell'aiuto poi senza dire altro tornò
dritto al suo scompartimento e lo stesso fece Cloe che, tutta pensosa, tornò nel
suo... riflettendo su quello strano ragazzo con gli occhi blu e tutto quello che
si chiacchierava sul suo conto. - Che t'è successo?- Tornato al suo posto,
Damon parve leggergli in faccia il suo incidente. Quando gli raccontò
l'accaduto, Howthorne sorrise divertito - Fra stamattina e adesso devo dire che
è cominciata male, non credi?- - E tu? Hai detto che hai avuto una
nottataccia.- - Le solite visioni senza senso.- replicò indifferente, anche
se Tom avrebbe potuto scommetterci che stava mentendo - Piuttosto, non per farmi
gli affari tuoi yankee ma ti sei trasferita qua in Inghilterra da poco?- -
Sei mesi.- replicò Beatrix, sogghignando suo malgrado di quel nomignolo idiota -
Mi hanno costretta a venire a Hogwarts. Il preside in persona mi ha fatta una
filippica noiosissima.- - E i tuoi?- La ragazzina abbassò lo sguardo sul
giornale, serrando appena le labbra cosa che però ai due non sfuggì - Mio padre
e mia madre non sono particolarmente interessati a me.- - Allora non sei
sola.- ghignò Damon in risposta, accarezzando il suo furetto - Dì Tom...come se
la cava Draco?- - Cosa?- Tom cadde dalle nuvole, pensando ai genitori di
Beatrix - Oh, bene! Cioè...lui e Harry si prendono a pugni tutti i giorni ma sto
bene con loro.- - Prima dov'eri?- - Prima?- - Si...prima di venire
fuori e presentarti al mondo.- frecciò Damon ironico. - Oh...stavo con la mia
matrigna, nel Golden Fields.- - La tua matrigna...intendi Lucilla dei
Lancaster?- - Ahah, lei.- - Ma allora...- Beatrix si sporse un po' verso
di lui, curiosa - Tu sei davvero quello di cui parlano i giornali? Sei il figlio
di quel mago malvagio di cui ho sentito parlare anche in America?- -
Bhè...si.- Vendendolo arrossire, la Vaughn e Howthorne si scambiarono
un'occhiata d'intesa e lasciarono perdere. Si era ormai fatto buio quando,
infilate le divise, il treno si fermò alla stazione. Scesi sul binario, come
sempre i ragazzini si guardarono attorno estasiati. Poi si trovarono davanti
all'anima della scuola di Hogwarts. Rubeus Hagrid avanzava con una lanterna
in mano - Quelli del primo anno con me, avanti!- Col cuore in gola,
eccitatissimo, Tom guardò il custode delle chiavi. Harry e Ron gli avevano
parlato tanto di lui. Anche Hermione, sebbene sapesse che suo padre era il
colpevole dell'espulsione di Hagrid da scuola. Rattristandosi, rimase tutto il
tempo ben nascosto dietro alle spalle di Damon che a intervalli regolari lo
insultava, risalendo lungo il pendio che li avrebbe portati al lago. Camminarono
per circa un quarto d'ora, poi una volta sul fiume, illuminati dalla luce delle
fiaccole sulle barche, vi salirono vociando a gruppi di quattro. Man mano che
risalivano il fiume, Tom sentiva qualcosa che non aveva mai provato prima. Così
come gli aveva detto Sirius una volta, durante una riunione di famiglia, più la
meta si avvicinava, e più il si sentiva il sangue ribollire. Ansia,
eccitazione, desiderio...paura anche. E poi, eccola. Alla luce della luna e
della fiaccole, l'imponente costruzione di Hogwarts fra torri e torrette,
appoggiata su una sponda rialzata del fiume, apparve agli occhi degli
studenti...che sospirarono, ammagliati. Ma Tom...oh, sentiva quasi il battito
del cuore di Harry dentro di sé. Anche Harry era lì. Anche lui stava guardando
Hogwarts, la sua vecchia casa. Forse anche suo padre se n'era innamorato a prima
vista. Forse era impossibile non amare quel luogo. Erano le sette e
quarantacinque quando giunsero nell'androne sotterraneo della scuola dove
s'innestava il fiume. Hagrid li fece scendere tutti dalle barche, poi risalirono
lungo la scalina che stava loro davanti, raggiungendo finalmente la porta della
Sala Grande. Lì davanti, la professoressa Mcgranitt, sempre di marmo, sempre
tostissima. - Benvenuti a Hogwarts.- disse, imperiosa - Dunque, fra poco
varcherete questa soglia per essere smistati nelle vostre case, ma come sapete
tutti per stasera e domani ci saranno i festeggiamenti per l'ultimo anno di
impiego del professor Vitius, quindi dopo essere stati divisi, potrete fare
festa con gli ex studenti. Ora, per il tempo che starete qui la vostra casa sarà
la vostra famiglia. Sono Grifondoro, Corvonero, Tassorosso e Serpeverde. Durante
l'anno vi verranno assegnati punti, mentre ogni violazione delle regole vi farà
perdere punti. Alla fine, verrà consegnata la Coppa delle Case a quella più
meritevole. Ora aspettate qui...presto avrà inizio la cerimonia.- Tornò
dentro alla sala, mentre una quarantina di ragazzini undicenni stentava a stare
ferma. - Che cosa riguarda questo smistamento?- chiese Beatrix a bassa
voce. - Ti ficcano in testa un cappello che parla troppo.- le disse Damon
scocciato e sempre più indolenzito alla testa. - Ehi, stai bene?- gli chiese
Tom, cercando di sfuggire agli sguardi di Bruce Joyce e Martin Worton, i due
ragazzini incontrato a Diagon Alley, nel negozio di Madama McClan. - Una
favola.- l'altro sorrise, scuotendo il capo nel vedere la sua apprensione - Ci
sono abituato, stai sciolto.- - Ok...- fece Riddle dubbioso, quando Fabian
Alderton appoggiato al parapetto di pietra della scalinata insieme ad altri
amici suoi cominciò a scrutarli parecchio intensamente. E allora sparò la sua
cavolata. - Ehi Damon...quanto sei amichevole.- - Che ci vuoi fare.-
rispose Howthorne a tono - Non è lo stesso che si dice di te invece.- - Hn,
certo...ehi Riddle.- disse quindi, facendo scattare tutti gli altri bambini con
gli occhi sgranati per lo stupore - Ma come fa a starti simpatico quello,
eh?- - Riddle? Tom Riddle? È proprio lui!- - Tom Riddle? Il figlio di
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato!- - Ma non stava con Harry Potter!?- -
Allora è vero!- Accidenti, di nuovo! Tom era viola per la vergogna per
centesima volta nella giornata, anche perché era circondato da undicenni che non
facevano altro che fissarlo come se fosse stato il diavolo in persona. Inoltre,
i bisbigli di quei giovani maghi si confondevano col baccano che c'era fuori nel
giardino principale. Gli ex studenti erano già arrivati da un pezzo. Ed erano
molti...moltissimi.
Harry Potter stava lì fuori, col capo rivolto verso
l'unica cosa che in quel momento aveva importanza per lui. Il ricordo. Si, il
ricordo passato di una vita passata...di una vita felice, di una vita
triste. Il ricordo degli amici, delle lacrime, del dolore,
dell'emarginazione, della gioia, della scoperta...della casa. Lì, davanti
alla grande immagine della scuola di Hogwarts, tutto ricominciava. Lì, il
bambino sopravvissuto era tornato. Col cuore che batteva forte e l'anima
infiammata, socchiuse gli occhi...e tutto gli tornò alla mente. - Come ti
senti?- gli chiese Ron, apparendogli a fianco. - A metà fra bene e male.-
rispose sincero, sorridendo malinconico - E tu?- Weasley gli passò un braccio
sulla spalla, ridendo brevemente - Più o meno come te. Sai cosa vorrei?- -
Cosa?- - Che Hermione fosse qui con noi.- - Già...- Potter ricordò la
bambina dai folti capelli bruni che con la sua lingua sferzante e petulante lo
aveva accompagnato per il primo anno. Se non fosse stato per lei, per Ron...cosa
ne sarebbe stato di lui? Forse, non sarebbe stato nemmeno vivo. Forse,
sarebbe morto dentro, se non sepolto sotto terra. - A cosa serve essere maghi
se non si può fare magie a far apparire chi si ama?- sussurrò, inspirando
forte. - Vedrai che tornerà.- Ron apparve sicuro nel tono, proprio come in
volto - Lei verrà qui.- - Perché qui che ci siamo noi.- annuì Harry,
ricordando le parole che Hermione aveva detto prima di partire per la Germania.
Si, dove andava uno, sarebbero andati tutti gli altri. Tutti insieme, di
nuovo. Raggiunsero il gruppo poco più tardi, dove videro facce vecchie e
nuove. Parecchi Auror che erano con loro al Ministero arrivarono a salutare il
vecchio professor Vitius, da quelli dell'età di Duncan in giù. Sirius e Remus
già se la ghignavano con i loro ex compagni, dimostrando per l'ennesima volta
che il caro professore d'Incantesimi era davvero vecchio come il cucco. Secondo
Milo poi, aveva quasi novant'anni. Con Narcissa Black Malfoy arrivò anche la
sorpresa più bella di tutte. Jane Hargrave scese con lei dalla carrozza,
riabbracciando commossa gli amici di sua figlia che non avrebbero potuto
chiedere una sorpresa più bella. Naturalmente si era imbucata senza permesso
ma nessuno degli Auror ci badò visto che Jane era sempre la benvenuta. - Ehi
tu...- disse poi a Draco, guardandolo storta - Potevi anche venire a trovarmi
sai?- Malfoy ebbe la bontà di arrossire vagamente - Scusa.- borbottò, con
aria da cucciolo. - Solo perché mia figlia è una testarda non vuole che lo
sia anche io.- rise allora la strega, abbracciandolo stretto - Avanti, voglio
che mi raccontiate tutto prima che torni a casa mia.- - Immagino che neanche
tu allora sappia dove sia Herm, vero?- le chiese Harry, triste. - Infatti.-
annuì Jane, più calma - Ma so cosa faceva. E so anche che non è una stupida, per
quanto sia un'irrimediabile impulsiva. Quando la ritroverete vi do
l'autorizzazione di prenderla a schiaffi, capito?- Risero tutti, anche se
senza divertimento. Hermione...sarebbe stato bello averla di nuovo così vicino
da picchiarla. Peccato che nessuno sapesse dove fosse finita. Chiacchierarono
ancora per pochi minuti trovando Neville, Seamus, Dean, Lavanda e gli altri, poi
Tristan con Jess e Degona, Liz e Clay, Ninfadora e perfino Malocchio. Sembrava
che Vitius non avesse fatto altro che insegnare a tutta la popolazione magica
della Gran Bretagna. Poi finalmente Hagrid tornò a loro. Ora sarebbero
entrati gli ex studenti nella Sala Grande...poi sarebbe toccato al primo anno,
quindi tutti avrebbero partecipato alla cerimonia di smistamento. C'era un
grande fermento, una grande aspettativa. Quello era il giorno in cui Harry
Potter tornava davanti a un vecchio nemico. Il
destino.
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Capitolo 18 *** Capitolo 18° ***
Uno, due, tre minuti...il tempo sembrava non passare
mai. A quanto i mocciosetti del primo anno avevano capito, nella Sala Grande
stavano entrando gli ex studenti dalle porte secondarie e questo li metteva un
po' a disagio, specialmente Tom che avrebbe voluto tagliarsi direttamente le
vene. Sarebbe finito a Serpeverde additato da tutti prima ancora che il
cappello gli fosse stato messo sul capo. Anche Harry però avrebbe dovuto
esserlo...che idiota, avrebbe dovuto chiedergli come aveva fatto a fregare il
cappello! Intanto gli altri maghetti continuavano a guardarlo di sottecchi,
timorosi e curiosi. Era la chicca dell'anno a quanto pareva, specialmente perché
lui, il figlio del più grande mago cattivo di tutti i tempi, viveva niente meno
che con Harry Potter, il bambino sopravvissuto e il salvatore dei maghi. -
Andranno avanti così per tutto l'anno?- bofonchiò Damon accanto a lui,
appoggiato alla ringhiera della scalinata. - Temo di si.- gli disse Riddle
malinconico - In fondo con Harry lo fanno ancora adesso. Ma lui almeno è un
eroe.- - E tu che hai mai fatto invece?- Damon Howthorne puntò i suoi
occhioni azzurri su di lui, interrogandolo con un'occhiata - Non hai mai neanche
visto tuo padre a quanto mi hai detto, no?- - Bhè, si.- - E allora non
farti le paranoie.- tagliò corto il futuro lord, sbadigliando. Certo che era
proprio strano quello lì, pensò Tom sempre più incuriosito da quello strambo
ragazzo. E dire che tutti quanti non facevano altro che bisbigliare poco
cortesemente e additarlo... invece gli unici che se ne fregavano erano proprio
Damon, Beatrix che si era seduta direttamente sulla ringhiera e quella ragazza
dai capelli biondi che Damon chiamava Cloe. Lei era l'unica nel suo gruppo molto
folto (a quanto parevano facevano la fila per esserle amici!) a non stare a
sentire i pettegolezzi. Anzi, pareva interessata solo alla porta della Sala
Grande, in procinto di aprirsi e a un'altra cosa, che però Tom non riusciva a
focalizzare bene. Quella biondina qualche attimo prima aveva fissato a lungo
Beatrix, con espressione stupitissima. La ragazzina americana non se n'era
accorta ma Cloe era stata a lungo a scrutarla. Che anche lei avesse riconosciuto
il segreto di Beatrix, si chiese in pensiero? In fondo Damon gli aveva detto
che quella Cloe era una Sensistrega... In quel mentre la grande porta
finalmente si aprì e la Mcgranitt col suo tono imperioso e severo l'invitò a
seguirla...e quando furono dentro, Tom si sentì veramente male. Era pieno di
gente! Pieno di maghi dai quaranta ai diciannove anni che sorridevano, contenti
di essere stati ammessi alla presentazione e allo smistamento, peccato che
quando passava lui, tutti si chinassero per bisbigliarsi nelle orecchie. Era
veramente imbarazzante, un incubo! Tom non riusciva a credere che Harry potesse
ancora sopportare una cosa simile. Sfilarono nella navata principale, fra i
tavoli di Grifondoro e Tassorosso, guardando stupiti il soffitto stellato. Si
fermarono davanti al banco degli insegnanti, dove Silente stava in piedi insieme
a tutti gli altri. Fu subito pronto a salire sul pulpito, attirando
l'attenzione della folla immane di ex studenti. - Benvenuti a Hogwarts!-
disse sorridente - Benvenuti a tutti, nuovi e vecchi studenti, è proprio il caso
di dire! Signori, è con gran calore che tutta la scuola vi riabbraccia!- e
scoppiò un boato colossale di applausi che fece quasi tremare la mura, piene di
risate e fischi goliardici. Quando tornò un minimo di silenzio, il preside
guardò la piccola folla di ragazzini del primo anno - Bene, come molti di voi
già sanno...- e si volse col braccio teso al professor Vitius - questo è
l'ultimo anno d'impiego per un nostro caro amico, l'insigne professor Vitius ed
è con sommo orgoglio che noi siano tutti qui, questa sera e domani, a salutarlo
e a rendergli omaggio. Ma prima che la festa cominci, avrà luogo la cerimonia di
smistamento. Prego, professoressa Mcgranitt.- La professoressa di
Trasfigurazione si fece avanti, con pergamena e cappello magico. I ragazzini
cominciarono ad apparire ansiosi e Tom vide Harry e i ragazzi fra la folla. Li
guardò con espressione di puro panico sul viso ma Potter gli strizzò l'occhio,
facendogli capire che ovunque fosse finito, niente sarebbe mai realmente
cambiato. Almeno fra loro. La Mcgranitt arrivò davanti al pulpito con lunga
pergamena che cadde fino a terra, quando il cappello parlante intonò il canto
delle case. Sentendolo, i vecchi studenti sorrisero con occhi rivolti al
passato...ai vecchi bei ricordi. - Sally Ann Burton!- La Mcgranitt, finita la
nenia, attaccò con l'appello e la nipote di quello svitato Consigliere del
Wizengamot salì sullo sgabello. Sembrava quasi assomigliargli, perché strizzava
gli occhi come lui, manco fosse stata cieca. Finì due minuti più tardi a
Corvonero con la benedizione della voce squillante del simpatico cappello e
scoppiò subito il coro dei ragazzi in blu. - E' mai successo che qualcuno non
fosse smistato?- chiese Tom a Damon, a bassa voce. - Che io sappia no.-
rispose Howthorne - Ma vuoi calmarti un po'?- - Hai un bel parlare tu!- -
Ah si? Se non finisco dritto a Serpeverde i miei mi diseredano, pensa che
bello!- - Fabian Alderton!- L'antipatico bulldozer salì sullo sgabello
con fare tracotante e il cappello non ebbe dubbi. - SERPEVERDE!- Fu la
volta di due Tassorosso, Fred Ryder e Marc Arper, quindi Matt Rogers un alto
ragazzino dai capelli color mogano divenne un Corvonero, insieme a una biondina
esile e minuscola che si chiamava Neely Montgomery, poi venne fu la volta di un
nome interessante che scatenò abbastanza curiosità fra la folla. - Angelica
Claire King!- chiamò la Mcgranitt e Tom vide salire sullo sgabello col suo passo
fiero l'amica di Damon, Cloe. Si sedette con le spalle dritte, computa e
perfettamente sicura di sè. E non ci furono dubbi, nemmeno per un minuto. -
GRIFONDORO!- urlò il cappello, smistando la prima dei grifoni che andò a sedersi
tranquilla nel banco urlante della mitica casa. Lo stesso accadde con il
ragazzino con gli occhiali spessi che alla stazione l'aveva quasi fatto uccidere
insieme a Beatrix. Si chiamava Ian Wallace e dopo qualche minuto andò anche a
lui a sedersi fra i Grifondoro. Tom, guardandolo, pensò ai ricordi di Hermione
quando aveva visto lei, Ron e Harry da ragazzi, seduti a quel tavolo. E in
effetti poteva sentire anche i sentimenti di Harry...era eccitato, anche se
accanto a Draco faceva finta finte di niente. Dopo Wallace, ci furono due
ragazzini di Corvonero, una Tassorosso e altri tre Serpeverde che erano stati
sempre con Alderton durante l'attesa. Poi vide salire sullo sgabello Martin
Worton e non poté non sorridere quando andò a Grifondoro, seguito a poca
distanza da Bruce Joyce. Anche Mary J. Lewis e una certa Maggie Clark si
accodarono al gruppo di Grifondoro; in serie altri tre Tassorosso dall'aspetto
gentile, una Serpeverde ingrugnita e poi... - Damon Michael Howthorne!-
scandì la Mcgranitt. Damon scoccò un'occhiata tranquilla a Tom e salì sullo
sgabello, attendendo paziente. Nella folla vide suo padre e sua madre ma non ci
fece troppo caso. Come minimo erano andati solo per controllare che non facesse
disastri. Il cappello parve rimuginare un po' ma alla fine, nonostante avesse
tentennato parecchio, disse - SERPEVERDE!- e Damon sospirando per la pace che si
era guadagnato in famiglia andò dritto al tavolo dei velenosi esseri. Ma non
rimase solo a lungo. - Beatrix Mirabel Vaughn!- chiamò la Mcgranitt. La
ragazzina americana si sedette senza la minima incertezza sullo sgabello ma
anche lei, come prima Damon, non pareva molto contenta di trovarsi in quel
posto. Il cappello con lei fu più veloce. Ondeggiò sui suoi capelli colorati per
qualche secondo, come se fosse stato avvisato per tempo di starci attento con
lei ma come sempre, quando decretò il verdetto, fu molto chiaro. -
SERPEVERDE!- Tom stava ancora battendo le mani per i suoi amici quando il suo
nome si propagò in aria e tutti si zittirono. - Thomas Maximilian
Riddle!- Dubitò per un attimo che quando Harry era stato chiamato fosse sceso
un tale gelo, ma Tom si fece coraggio e evitando di guardare in faccia gli altri
bambini, andò a sedersi sullo sgabello...e solo allora, con il cappello in
testa, posò lo sguardo supplichevole su Harry e Draco. "Riddle eh?"
disse la vocina del cappello nella sua testa "Si, me l'avevano
detto...dunque, vediamo..." "Ti prego!" pensò Tom a sua volta,
tremando leggermente "Non mi mandare a Serpeverde! Non mandarmi lì!"
"Questa frase l'ho già sentita..." ironizzò il cappello mentre tutta
l'enorme folla attendeva impaziente di poter tornare a spettegolare sul fatto
che il figlio del Lord Oscuro sarebbe finito dritto nella casa che era di suo
padre. Però questa volta il destino non dette loro questa soddisfazione. Infatti
il cappello parlante quel giorno disse a Tom qualcosa che gli rimase impresso
nella mente per la vita. "Hn, non ti preoccupare...non c'era neanche
bisogno di chiederlo. In te non c'è traccia di ciò che ho visto in Harry Potter.
Va bene, si ne sono sicuro!" -
GRIFONDORO !- urlò e in quello stesso
istante la sicurezza intera di Serpeverde scemò, Damon sorrise fra sé, Harry e
gli altri rimasero allibiti per la sorpresa, Tom col cuore in gola per la
contentezza...e in quel grande silenzio, qualcuno prima di tanti altri, iniziò a
battere lentamente le mani. Quando i ragazzi la videro,
sbiancarono. Hermione Jane Hargrave stava in fondo alla sala, fra tanti visi
sconosciuti...e batteva le mani al figlio del più grande mago malvagio di tutti
i denti. Tom era tanto frastornato che non si accorse nemmeno dell'applauso
scrosciante che seguì il suo smistamento. Vedeva solo Hermione, i visi
sorridenti dei ragazzi...e la sua gioia. Dopo di lei, molti l'avevano seguita,
senza parole certo, ma l'avevano seguita come se quello fosse stato un segno.
Silente poi alzò anche il calice in onore di Tom, che sorridendo rosso in viso,
andò a sedersi a passo incerto al tavolo del Grifondoro. Non era un
Serpeverde! Non era come suo padre! Quando tutti furono smistati, Silente
tornò sul pulpito e richiamò l'attenzione che era andata persa dopo quella
cerimonia. - Dunque, signori e signore...come penso tutti abbiate già sentito a
vostro tempo, al primo anno bisogna prendere nota di alcune regole. Come prima
cosa, l'accesso alla foresta attorno alla scuola è severamente vietato per TUTTI
gli studenti mentre chi invece non lo è più penso che quest'anno potrà
sbizzarrirsi ad entrarvi mentre io lo saluto dalla finestra.- e dicendo questo,
guardò Harry e gli altri che se la ghignavano divertiti - Inoltre, il nostro
custode, il signor Gazza, mi ha chiesto di ricordarvi che non si possono fare
incantesimi nei corridoi fra una lezione e l'altra. Da ultimo, ma non meno
importante, il corridoio a destra del terzo piano è tornato a essere zona
preclusa per tutti coloro che non vogliono ritrovarsi spalmati a terra come
marmellata. Grazie.- Tom fece una piccola smorfia. Certo che era proprio
matto! Però era anche divertente! - E ora...- Silente indicò i nuovi
professori alle sue spalle - E' con piacere che vi riporto il professor Mckay
per le lezioni di Difesa contro le Arti Oscure...- e non fece in tempo a finire
che un boato incredibile accolse Tristan, fra grida impazzite e gli applausi dei
suoi ex studenti - Con lui...- riprese il preside - accogliamo anche la
professoressa Lestrange, che si occuperà dal secondo al sesto anno. Diamo loro
il benvenuto!- Finiti i convenevoli e le facce dubbiose che Vanessa si era
presa dietro da tutti gli studenti degli anni più anziani, Silente passò ad
elencare i classici problemi annuali che sarebbero incorsi quella volta. -
Come voi ben sapete,- disse pacato - dopo quattro anni di pace il mondo dei
maghi è di nuovo in pericolo ragazzi miei ed è per questo che il Ministero ha
deciso di mandare qui i Dissennatori. Molti di voi già li conoscono, altri di
voi avranno la sfortuna di conoscerli quest'anno. Ma attenti...non è nella
natura di quegli esseri perdonare chi si mette sulla loro strada. Insieme a loro
però...- Silente levò il lungo dito e sul suo viso si dipinse un sorriso intenso
e caloroso -...sono giunti a noi, o dovrei dire tornati, alcuni ex studenti
divenuti Auror che quest'anno veglieranno sulla scuola.- e dicendo quello,
indicò Harry, Ron, Edward e Draco, più l'intera squadra di Jess e di nuovo fu
come tornare indietro nel tempo. Abbracci e strette di mano, grida degli
studenti... - Lasciate che vi dica ragazzi...- disse Silente, alzando di
nuovo il calice verso di loro - che è un piacere e un vero onore avervi di nuovo
qui. E ora...bando alle chiacchiere! Che i festeggiamenti inizino!- Apparso
il sontuoso banchetto, studenti nuovi e vecchi si misero ad abbuffarsi sotto lo
sguardo buono del preside ma c'era una cosa ora che lo interessava e non fu il
solo. Anche Tom non aveva degnato di uno sguardo il cibo e si era precipitato
fuori dalla Sala Grande, in giardino, dove aveva visto uscire Hermione. -
Tom!- urlò Ron raggiungendolo con gli altri, mentre Harry aspettava Silente -
L'hai vista? Dov'è andata?- - Non lo so!- spiegò il maghetto - Ero sicuro
che fosse qui!- - Accidenti, non si vede nulla!- ringhiò Sirius. -
Potrebbe già essere volata via, dai!- li richiamò Elettra seria - Se vuole
parlarci troverà un modo ma forse non vuole farsi vedere dalla Lestrange,
no?- - Si, in compenso però fa venire degli attacchi di cuore a noi cara!-
disse Molly Weasley, apparendo sulla soglia con suo marito, Jane e Narcissa.
Andarono avanti a ciarlare lì fuori su quella strana apparizione ma c'era chi
non si fidava molto. Per primi Silente e Draco. Non era da lei comportarsi
così... Non trovandola da nessuna parte e con il peggiorarsi della situazione
visto che gli ex studenti andarono a festeggiare con Vitius coi piatti del
buffet proprio lì in giardino, il gruppo dovette lasciar perdere le ricerche
anche perché presto molti di loro vennero sommersi da ex compagni e
curiosi. Seamus Finnigan, Dean Thomas e il mitico Neville andarono a saltare
direttamente addosso a Harry e Ron, insieme a Lavanda Brown e Calì Patil; Edward
dovette darsi alla fuga prima che Miria riuscisse a riprenderselo per evirarlo
mentre Blaise e Draco dovettero assistere alla penosa scena di Vanessa Lestrange
che parlava con Nott, Tiger, Goyle, Rafe Cohen, Millicent Bulstrode e tutta la
vecchia congrega di serpi che era stata la loro compagnia abituale per sette
anni. E dalle occhiate che Malfoy stava ricevendo, dovevano essere ancora un
pelino arrabbiati... - Accidenti!- frecciò Tristan raggiungendoli - Dray,
fossi in te mi troverei uno Spioscopio bello potente.- - Sai che
roba...girerebbe in continuazione!- Malfoy sbuffò, prendendo Degona in braccio,
l'unica che poteva tirargli un po' su il morale - E poi abbiamo altro a cui
pensare che a quei deficienti anche se ho il vago presentimento che i miei
cugini si siano mossi a pescare quei bastardi già da un pezzo.- - Si, in
effetti sembrano molto intimi...- sibilò Blaise sarcastico, vedendo l'aria
maliarda di Vanessa. - E Hermione?- richiese Tristan - L'avete trovata?- -
Sparita.- Draco levò le spalle con finto fare incurante - Vedrai che
ritorna.- Come no! Hermione non si rivide più per tutta la sera e Clay non
riuscì più a sentirne la presenza, per questo motivo decisero di lasciar perdere
anche perché dovevano stare con occhi e orecchie ben aperte. Per quanto la
serata sembrasse pacifica, Harry Potter sapeva molto bene che il pericolo
arrivava quando era meno atteso. Non che potesse muoversi liberamente. Era
circondato da vecchie e nuovi studenti, tutti a chiedergli cosa stesse
combinando con Tom e immancabilmente il suo dire che era un normale mago
undicenne finiva solo per provocare nuova curiosità. Per uscire da quella
marmaglia dovette scappare nei bagni della scuola ma purtroppo per lui non poté
andarci solo. Dovette portarsi dietro Draco e fu una cappella abbastanza
indecorosa andare in giro quasi incollato a Malfoy sotto gli occhi stralunati
dei suoi ex compagni di casa. Vedendoli andare via in quel modo, Seamus e
Neville fissarono Ron interrogativi. - Hanno imparato ad apprezzare le loro
qualità nascoste.- abbozzò Weasley. - Si, a letto magari...- frecciò Blaise a
bassa voce, facendo ridacchiare May ed Elettra. Intanto nei bagni di Mirtilla
Malcontenta che accolse i due coi suoi soliti isterismi, Potter cercava di
riprendere aria mentre Draco, incurante dei guai di quel disgraziato del suo
coinquilino, era salito sul water di uno dei tanti bagni e dopo aver staccato
una delle lastre di cartongesso del soffitto, aveva tirato fuori da
un'imbottitura una fiaschetta di whisky incendiario corretto con uno dei suoi
soliti intrugli, invecchiato quattro anni. - Certo che sei davvero fuori di
testa!- sbuffò Harry, guardandolo storto - Hai lasciato quella roba per tutto
questo tempo dentro a un bagno?- - Senti Sfregiato...Blaise ha lasciato anche
una riserva di germogli sotto le mattonelle al dormitorio. Tu invece che hai
lasciato qua eh?- frecciò il biondo ironico - La sanità mentale?- - E grazie
a chi? Di certo non per colpa mia!- - Piantala, sei isterico di tuo e basta!-
e prima che riuscissero ad incollarsi di nuovo coi bracciali, si spalancò la
porta del bagno e Damon Howthorne si fiondò dentro, passando incurante
attraverso Mirtilla e buttandosi a sedere per terra. Ingrugnito, scoccò
un'occhiataccia ai due con gli occhi azzurri letteralmente incendiati. - Che
ci fate qua?- borbottò sarcastico - Segate già il lavoro?- - E tu marini già
i tuoi bei compagni?- rispose Draco a tono. - Sono tutti degli idioti.-
sbuffò il maghetto seccato. - Su questo sono d'accordo.- - E stattene
zitto Sfregiato!- sbraitò Malfoy - E allora? Che è successo?- - Niente!
Niente di niente! Hanno l'encefalogramma piatto, ecco cos'è successo!- - Per
essere un Howthorne parli troppo come un babbano.- frecciò il biondo sarcastico
ma Damon aveva una lingua velenosa come la sua - E tu per essere un Malfoy sei
un po' troppo amico di Potter, o no?- - Merlino...mi sembra di essere
tornato indietro di undici anni.- disse Harry schifato, guardandoli. Fra i due,
sembrava di aver davanti un Draco formato mini. Che fosse più simpatico era un
altro paio di maniche...ma erano indecenti comunque visto e considerato che
erano due Serpeverde. Ciò che invece l'aveva piacevolmente stupito era stato
Tom, finito a Grifondoro. Tom un Grifondoro. Tom Riddle. Era stata una bella
sorpresa, un vero colpo per tutti quanti...specialmente per quelli che già
pregustavano di avere il figlio di Lord Voldemort nelle loro schiere. Ah, che
stecche ragazzi! Erano quasi le dieci quando dovettero lasciare la festa
degli ex studenti per andare a controllare la torre di Grifondoro, dove
naturalmente avrebbe dormito Tom. Harry, Ron, Draco, Edward e May si accodarono
ai due prefetti di turno, seguiti dal fido Brian King mentre passando nel viale
dei ricordi si ritrovarono davanti alla signora Grassa. E quella maledetta
ancora cantava! - Sirius poteva farla secca sul serio!- mugugnò Ron a bassa
voce, per non farsi sentire. La parola d'ordine era stranamente "Carpe
Diem" e una volta dentro, Harry e Ron si sentirono di nuovo a casa. Lì non
era cambiato niente. Era rimasto tutto uguale, caldo e accogliente. Come una
vera casa. Anche Tom era molto stupito e si guardava attorno con gli occhioni
sgranati, esattamente come tutti gli altri maghetti che però più che altro
sembravano fissare Harry come se fosse stato un dio in terra. L'unica cosa buona
era che Potter stava sempre vicino a lui e quindi gli altri bambini forse
stavano cominciando a capire che non era pericoloso. Divisi dalle ragazze e subita un'altra occhiata
intensa da Cloe, Tom seguì il prefetto con gli Auror su per la torre,
fino alla loro camerata...e guarda caso, era la stessa che avevano diviso Harry e
Ron. Questo gli parve se non altro un buon auspicio ma prima di entrarci coi compagni
che gli erano stati assegnati, ovvero Martin Worton, Bruce Joyce, Ian Wallace e
un ragazzino basso e mingherlino che si chiamava Archie Byers dall'aria
simpatica, Tom dovette aspettare che i ragazzi controllassero la stanza, per
evitare brutte sorprese. Con loro c'era anche Clay. - Siete convinti
che potremmo già subire
attacchi?- chiese loro il Prefetto del quinto anno. - Per esperienza
sappiamo che ti capitano quando meno lo immagini.- gli disse Ron, facendolo
gongolare per l'attenzione che gli aveva prestato - Comunque la torre è sempre
stata sicura...se non contiamo certi piromani che le hanno dato fuoco, eh
Malferret?- - Se vuoi ti faccio il bis uno di questi giorni.- disse Draco
serafico. - Qua non c'è niente.- disse Clay - Niente fatture, niente
malocchio. May, hai trovato qualcosa?- - No, neanche un amuleto sospetto.-
rispose la Aarons staccandosi dall'ultimo letto, quello dove avrebbe dormito il
piccolo Riddle - Ma secondo me è inutile cercare qua. Non avranno pensato che
Tom sarebbe stato un Grifondoro.- - Oh, su questo non c'erano dubbi.- ghignò
Edward, scompigliando i capelli neri al ragazzino che sorrise divertito mentre i
suoi compagni di stanza lo guardavano come se avessero creduto che non fosse
capace di farlo, visto di chi era figlio - Piuttosto mostriciattolo, se ci sono
problemi chiama capito?- - Peccato che tu non sia con Howthorne.- sbuffò
Draco - Se non altro quello vede e prevede...- - Scusate ma voi dove andate a
dormire?- si azzardò a chiedere Bruce Joyce, che li scrutava con occhi
scintillanti. - Nella Torre Oscura.- rispose Harry pacato, vedendolo
inorgoglirsi. - Bel posto.- si schifò Ron. - Meglio dei sotterranei,
Donnola.- sibilò Malfoy scuro in viso - L'unica cosa che mi consola è che non
devo più stare a controllarmi le corde vocali per colpa di quella fottuta
umidità!- - Restassi muto non credo piangerebbe nessuno.- - Affanculo
Potty.- - Gente, ci sono orecchie delicate qua attorno eh?- sorrise May in
imbarazzo, trascinando via Draco per un braccio - Avanti, qua non c'è niente di
possibilmente pericoloso. Tom e gli altri saranno stanchi!- - Ok, ok...-
Harry sulla porta della camerata, si volse verso il piccolo Riddle con aria un
po' severa - Ehi mostriciattolo, vedi di non uscire da qua capito? E non usare
la cosa che hai nel baule!- - Il mantello?- - Si, quello!- - Ma tu
senti che faccia tosta!- sogghignò Edward. - Buona notte ragazzi!- e
finalmente quel branco di matti si levò di torno, lasciando cinque ragazzini
undicenni intenti a guardarsi nelle palle degli occhi. Tom sentì distintamente i
loro sguardi un po' diffidenti su di lui, a parte quello svagato di Ian Wallace
che si limitò a chiedergli come stava il suo sopracciglio. Avrebbe tanto voluto
avere Damon con lui! Dopo che Ian ebbe rotto il ghiaccio, anche il piccolo
Archie che a confronto degli altri sembrava avere nove anni, si avvicinò a Tom
con aria curiosa. Riddle pensò volesse fargli qualche domanda su Harry o su suo
padre...invece anche lui lo lasciò a bocca aperta, offrendogli una Cioccorana.
Da lì a mettersi tranquilli a letto senza trattarlo con eccessiva freddezza fu
un passo breve e Tom si addormentò abbastanza sereno, contento del fatto che
quei ragazzini non avessero avuto paura di lui o peggio, contento che non
l'avessero giudicato male per colpa dei suoi genitori. Però a metà nottata
fece un sogno strano. Hermione gli era apparsa davanti, fluttuando nel
buio...con la veste lacera, macchiata di sangue, piena di graffi orribili. In
mano teneva una mela rossa...ma alle sue spalle c'era qualcuno. Una mano
grifagna con artigli abominevoli...e dei capelli bianchi fu l'unica cosa
visibile di quell'intruso. Altri come lui quella notte fecero lo stesso
sogno. Draco per primo che si svegliò di soprassalto, sentendo ancora il grido
terrorizzato della sua mezzosangue. Passandosi le mani fra i capelli, uscì dal
letto cercando di non svegliare May e davanti alla luce della luna che filtrava
dalla finestra della sua stanza, la guardò illuminata dal quella luce soffusa e
perlacea. Per un attimo, desiderò di vedere Hermione lì accanto a
lui... Desiderò averla indietro. E smetterla di sentire quelle grida
atroci. Uscito sulla torre, nel punto più alto, si accese una sigaretta e
alzò il viso al cielo, avvertendo la brezza notturna sulla pelle. Inspirando a
fondo, andò a sedersi quasi sul cornicione, dove c'era una panca abbandonata. Ma
non la trovò vuota. A quanto pareva, era destino avere sempre Potter fra i
piedi. - La gente potrebbe pensare davvero che abbiamo una relazione segreta,
Sfregiato.- borbottò, seccato. - Probabile.- rispose il moro, continuando a
guardare il cielo - Sono giorni che non dormi bene, biondastro.- - Gli
strilli di quella mezzosangue della Granger sono più irritanti dei postumi di
una sbronza.- rispose, andando a sedersi accanto a lui, passandogli la sigaretta
- Chiunque me li provochi, è molto testardo.- Harry tacque, dando un
tiro...poi si volse a guardarlo in faccia, esattamente come fece Malfoy. -
Perché dovrebbero continuare a farti sentire queste grida...se stasera Hermione
è apparsa qui a Hogwarts? Se anche fosse una trappola di Vanessa e
Rafeus...avrebbero dovuto smetterla dopo che lei si è fatta vedere allo
smistamento. E se non fosse una trappola? Draco...ti sta chiamando
davvero.- - Non lo puoi sapere...- gli disse, irritato - Perché poi dovrebbe
chiamare me?- - Devo davvero risponderti?- Harry aveva gli occhi verdi duri
come il metallo - Lei sarà stata una testarda, ma tu adesso ti stai comportando
da idiota. Quando tornerà, perché lei tornerà...cosa vuoi fare? Sbatterle in
faccia la tua storia con May come nulla fosse?- - Potter, lascia perdere
cazzo!- gli sibilò acidamente - I miei rapporti con la Granger sono affari
miei.- - Sono affari miei quando cominci a dare i numeri la notte, Malfoy.
Che ti piaccia o no viviamo in simbiosi e non ho voglia di crepare perché sei
sotto allucinogeni, va bene?- - Ma vai al diavolo.- fu la gentile risposta di
Malferret che ingrugnito si riprese la sua sigaretta e borbottando imprecazioni
si mise a guardare per aria, facendo finta che le stelle fossero più importanti
dell'atroce presentimento che Potter gli aveva confermato. Era impossibile che
fosse ancora una trappola. L'apparizione di Hermione quella sera avrebbe dovuto
far smettere quelle visioni. E invece continuavano...peggio di prima.
La
mattina dopo gli ex studenti imperversavano ancora per tutta Hogwarts. Vitius ne
era attorniato mattino e sera, mentre i nanetti del primo anno si aggiravano
guardinghi nella scuola, attenti a non perdersi anche se Gazza più di una volta
aveva già trovato qualche fesso incastrato nei bagni del quarto piano. Tom,
prima di uscire dal dormitorio, aveva atteso parecchio. Non era andato neanche a
far colazione, consapevole che tutta Grifondoro non doveva essere molto contenta
di averlo a tavola, quindi uscì che erano ormai le dieci, con una fame bestiale
e l'aria mogia ma la situazione non migliorò una volta fuori dalla torre. I
personaggi dei quadri lo additavano e bisbigliavano, esattamente come facevano
gli studenti degli anni maggiori che lo incontravano. Naturalmente tutti si
stupivano che uno come lui potesse essere un Grifondoro...anche i
fantasmi! Sospirando passò davanti alla Sala Grande e lì vi vide Sirius e
Remus, con le sue zie. Fece per andare a salutarli quando notò che un folto
gruppo di Serpeverde capeggiati dagli Alderton stava proprio per raggiungerlo a
passo di carica, così fece retromarcia e s'infilò in giardino. Se solo avesse
avuto qualcuno con cui parlare sarebbe stato più facile...ma tutti lo evitavano
o lo guardavano impauriti, quindi per lui l'unica cosa da fare fu andare a
imboscarsi nei corridoi interni. Era vicino al bagno delle ragazze quando
sentì il classico piagnucolio di Mirtilla...e preoccupato infilò il naso in
bagno. - Tutto bene?- chiese, stranito, guardando Mirtilla Malcontenta seduta
sulla finestra, dandogli le spalle. Capì di aver fatto un errore madornale
quando lei si girò e...piantò un grido apocalittico, chiamandolo per nome e
rovesciandogli addosso con la telecinesi qualsiasi oggetto movibile dentro a
quel bagno. Uscì di corsa, ricordando dalle parole di Ron che quella ragazza
era morta a causa del basilisco di suo padre. Tutto mogio, cominciò a
chiedersi se dentro a quella scuola ci fosse qualcuno a cui suo padre non avesse
fatto niente. - Oh, sei tu! Meno male, mi serve un parere!- - Ciao Trix.-
le disse, sorridendo. Si trovò Beatrix davanti, stavolta con le ciocche e le
lenti a contatto blu elettrico. - Senti Tom...- gli disse, avvicinandosi con
la mano protesa - Questo blu ti sembra uguale a quello dei miei
capelli?- Riddle, tralasciando la strano tema della domanda, le guardò le
unghie perfette e controllò che la tinta fosse dello stesso colore delle sue
ciocche. - Si...- confermò - Sembra lo stesso colore.- - Meno male.- rispose
lei, accennando a qualcosa di lontanamente simile a un sorriso compiaciuto -
Allora? Ti piace la torre del Grifondoro? - Si, è molto bella. Draco invece mi
ha detto che i sotterranei sono umidi e freddi.- - Ah si?- la ragazzina
americana alzò le spalle, prima di mordersi la lingua - Non saprei.- -
Senti...ti posso chiedere una cosa?- - Che cosa?- replicò, messa in guardia
dal tono del Grifondoro. - Bhè...ecco, quando sono andato a parlare con
Silente mi ha detto che quest'anno ci sarebbero stati alunni non del tutto umani
e pensavo...- - Pensavi cosa?- lo incalzò Trix con un'occhiataccia. Ma
perché non si faceva gli affari suoi?, pensò. Perché doveva dare il tormento
alla gente visto che Trix con lui era stata tanto gentile? Imbecille, si disse
Tom mentre la vedeva filare via a gambe levate. Si ripropose di stare più
attento in futuro a parlare di certe cose ma in fondo lui non ci vedeva niente
di male, anzi. Secondo lui Beatrix e Damon erano eccezionali. Avevano delle
capacità molto interessanti e per nulla da nascondere! Tornò in giardino,
prendendo un po' di coraggio e finalmente trovò Harry e company intenti a
chiacchierare coi loro ex compagni, vicino alla fontana. Si chiese se fosse
stato opportuno raggiungerli ma da come lo salutavano Edward e Ron, di certo non
sarebbe stato di troppo. Sperò solo di non mettere Harry in cattiva luce coi
suoi amici. Timidamente arrivò alle loro spalle e sorrise di cuore quando
Elettra gli passò un braccio al collo, schiacciandoselo addosso. Harry invece lo
trucidò con gli occhi smeraldini. - Non ricominciamo eh?- sbottò
burbero. - Eddai, non sarai mica geloso!- gli sorrise la Baley - Seamus,
Dean...questo è Tom!- - Ciao...- farfugliò il piccolo Riddle timido e rosso
in viso. - Però...- Seamus Finnigan gli scoccò uno sguardo intenso - Povero
bambino, con due padrini così!- - E dire che pensavo che Harry ti avrebbe
staccato il collo!- ghignò Dean Thomas - Piacere Tom. Allora? Ti piace la
scuola? E a casa con questi matti come ti trovi?- - Penso che si stia
abituando alle risse.- sentenziò Blaise pacato, visto che Riddle non sembrava
assolutamente in grado di rispondere a domande e dialogare con chi si era
battuto contro suo padre - Ma Neville dov'è finito piuttosto?- - Oh, è là con
Lavanda e Calì. Eccoli che arrivano...- disse Ron, indicandoli col pollice ma
per il maghetto non fu un incontro piacevole e sfortunatamente Harry e Draco se
ne accorsero tardi. Quando gli venne presentato Neville, che negli anni era
rimasto il simpatico e coraggioso pasticcione di un tempo, Tom sbiancò
notevolmente. I suoi occhioni blu si fecero lucidi e tremolanti e senza dire
una parola scappò letteralmente via, iniziando a correre sotto le arcate del
cortile mentre Potter, capito che dover aver sentito di sua madre Bellatrix e le
torture a cui aveva sottoposto i genitori di Paciock, cominciò a seguirlo,
pregandolo di fermarsi. In quella folla vociante naturalmente non se ne
accorse nessuno e fu facile allontanarsi dalla massa ma Harry ormai sembrava
diventato un esperto nel trovare il suo figliastro e infatti lo vide seduto e
rannicchiato sotto le arcate ancora coperte di glicine, il posto preferito di
Draco per nascondersi a fumare. Con la testa nascosta sulle ginocchia, Tom
non disse nulla quando Potter gli si sedette davanti ma da come le spalle gli
tremavano, non doveva star bene per niente. - Ehi mostriciattolo...- lo
chiamò il bambino sopravvissuto. - Non ci dovevo venire qua...- lo sentì
mormorare - Non ci dovevo venire! Perfino nel bagno c'è qualcuno che mi odia!
Prima Hagrid, poi Mirtilla...tutti quei Serpeverde che vogliono conoscermi...e
adesso anche il tuo amico!- - Tom...è stata tua madre a torturare quelle
persone, tu...tu non hai fatto niente di male...- disse Harry ma per una volta
si zittì quando il bambino, sollevando la testa di scatto con gli occhi blu
contratti, gli rispose con tono brusco e secco - Non serve che continui a stare
qua! Tanto lo so che sei il primo ad odiarmi!- Harry tacque, mentre Tom
riabbassava il viso sulle ginocchia. Lo odiava? No, aveva cominciato a capire
di odiare un'altra persona. Se stesso. Si odiava perché...cercava un perdono
che sapeva non sarebbe mai potuto arrivare. Era tanto più grande eppure quel
bambino di undici anni era più maturo di lui. A fatica, facendo del male a se
stesso e a ciò che era stato, Harry posò una mano sul capo di Tom...e lo carezzò
lievemente. Facendolo, il piccolo Riddle sentì le sue emozioni e non riuscì a
trattenere un singhiozzo. - Sei proprio un mostriciattolo.- sussurrò Harry, a
bassa voce. Nonostante tutto poté sentirlo sorridere. Si, Tom sapeva
sorridere. Era lui che non era capace a farlo. Era lui che fingeva, era lui
il bambino. Era rimasto il bambino sopravvissuto. Solo un bambino. Forse
aveva più bisogno lui di Tom che il contrario, ammise col cuore in pezzi. -
Vieni con me.- gli disse, tirandolo per un braccio - Ti porto in un
posto.- Il maghetto non fece commenti quando si ritrovarono davanti alla
capanna di Hagrid. Il custode non c'era, era a scuola con Silente e gli altri
insegnanti ma quando entrarono nell'orto, Harry gli strizzò l'occhio per
mostrargli un vecchio amico, tornato a casa qualche anno prima dopo la fine
della guerra. Fierobecco era stravaccato in mezzo alle zucche e sonnecchiava
dopo un lauto pasto ma quando vide Harry però, si mise in piedi per andare a
salutarlo. Potter lo carezzò dolcemente, dicendo poi a Tom cosa fare. - Prima
un inchino. Aspetta che te lo rifaccia ok?- Riddle, senza dire una parola
anche se si stava facendo molte domande, s'inchinò...e dopo un attimo passato a
scrutarlo, l'ippogrifo rifece l'inchino, facendo sorridere il maghetto.
Fierobecco si lasciò anche accarezzare e mentre gli lisciava le penne argentee,
Tom alzò lo sguardo pensoso sul suo padrino. - Stanotte credo di aver sognato
Hermione, sai?- - Anche tu.- borbottò il moro - Che hai visto?- - Niente
di nuovo. Quello che vede Draco. Era ferita e mi chiedeva aiuto...ma dietro di
lei c'era qualcuno. Lo so che può sembrare strano ma sono sicuro di sapere chi
sia...però non riesco a focalizzarlo!- - Ah si?- rise Harry raggiungendolo -
Bhè, un bel volo schiarisce le idee. Fierobecco sta fermo. Tom...qua!- e prima
di dargli il tempo di urlare, il maghetto si ritrovò sul dorso dell'ippogrifo,
dietro alle sue belle ali. Lo seguì anche Potter, mettendosi davanti a lui con
estrema sicurezza, come se non avesse fatto altro per tutta la vita...e poi
volarono. Volarono via e fu magnifico. Tom stava strettissimo alla schiena
di Harry e guardava in basso, pensando di non aver mai visto niente di più
bello. L'aria sul viso, Hogwarts sotto di loro...planarono sulla foresta,
sulle torri della scuola, poi Fierobecco li portò sul lago e v'immerse le zampe
mentre con le sue ali li portava in un sogno. Si accorse di urlare di gioia
quando vide la sua immagine ridente nello specchio dell'acqua, insieme a quella
di Harry. Anche lui ora rideva... Si, pensò Potter guardando avanti a sé. Era
lui ad avere bisogno di Tom. E non il contrario. Tornati a terra, si
diressero entrambi più calmi nell'animo al raduno nel giardino principale. -
Oh, si può sapere dove cazzo eravate?- rognò Draco quando li vide - Sarà un'ora
che vi cerco.- - Mi cercavi per cosa?- gli chiese Harry. - E' un modo di
dire, figurati se ti cercavo idiota.- - Che palle...- Potter lasciò perdere,
tornando a chiacchierare con i ragazzi e si limitò a sogghignare con Tom quando
Ron fece notare a quei due quanto fossero più spettinati del solito. -
Novità?- chiese Edward verso l'ora di merenda, dopo un pranzo da panico - Hai
notato niente in giro?- - Fuori siamo blindati.- rispose Potter, calmo - E
c'erano dei Dissennatori a spasso ma non si sono avvicinati troppo. Il problema
è dentro, secondo me. Per ora c'è solo Vanessa ma quella avrà trovato un modo
per fare passare anche Rafeus.- - Basta controllare sulla mappa del
Malandrino.- sussurrò Ron - Ma loro non sono stati studenti qua, quindi non
credo conoscano tutti i passaggi segreti. Ci sarebbe un altro modo in cui quello
può entrare, senza Smaterializzarsi.- - E sarebbe?- chiese Blaise. - Ho
dato un'occhiata ai registri.- l'informò May, mitica come sempre - Il vostro
amico Lestrange è stato segato all'esame di Smolecolarizzazione tre mesi fa.
Questo non gl'impedisce però poter passare nei muri della scuola...magari ha
fatto pratica e adesso ci riesce, non possiamo saperlo.- - Bisognerebbe fare
un incantesimo di controllo...- ipotizzò Harry. - E come?- ironizzò Malfoy -
Conosci la magia oscura per caso?- - Ma ci sarà un incantesimo simile che non
richieda l'uso di quella porcheria!- - Più uno cerca controllo e più si
sfocia in quello, Harry.- gli disse Dalton - Comunque parlerò con Tristan e
Milo. Forse potranno darci una mano con questo accidenti di maleficio.- -
Cominciamo bene.- disse Draco con aria serafica - Iniziamo già coi malefici.
Potremmo sempre chiedere a quella cretina della Leptis. Guardala là...Dio, s'è
già sposata.- - Non ho visto la Parkinson invece.- disse Elettra tranquilla,
scoccando però un'occhiatina divertita a Ron, che arrossì come i suoi capelli -
Ieri sera c'era, ma è andata via subito. Chissà se verrà di nuovo anche
stasera.- - Non so...- Malferret sbadigliò, visto che non aveva chiuso occhio
- Gente, io vado a schiacciare un pisolino. Se succede qualcosa arrangiatevi da
soli.- - Ahah, spiritoso.- Harry emise un gemito, letteralmente a pezzi. Dio,
non era passato neanche un giorno e già ne aveva basta. Era in momenti come
quelli che la presenza di Hermione mancava di più. Raccontò a Neville, Dean,
Lavanda e Seamus quello che sapevano della sua scomparsa e i quattro parvero
veramente preoccupati. Anche loro sapevano bene che Hermione non era persona da
stare molto senza dar sue notizie. Nel gruppetto invece formato dai futuri ed
illustri delinquenti, Damon stava sfamando il suo amico Riddle. Non avendolo
visto a pranzo gli aveva portato fortunatamente qualcosa da mangiare e Tom lo
stava ringraziando anche nelle lingue che non conosceva, tutto beato di fronte
al suo panino con insalata e fette di tacchino. - Hai intenzione di fare lo
sciopero della fame per tutti e sette gli anni?- gli chiese Howthorne con
un'occhiata storta. - Loro sono Grifondoro, lo sai.- rispose Tom, alzando le
spalle con aria consapevole - Non posso mica aspettarmi che facciano i salti di
gioia, no? Harry non può fare miracoli.- - E quindi dovrò portarti da
mangiare per un pezzo, ok...ho capito.- sbuffò Damon - Piuttosto, dov'è la
yankee?- - Mi sa che l'ho fatta arrabbiare.- ammise l'altro con una smorfia
delusa - Senti...ma tu sai cos'è?- - Cos'è cosa?- - Trix...sai
cos'è?- - Un'americana con troppe ciocche colorate in testa ma ottimo gusto
per il punk.- - Quindi nelle tue visioni non l'hai vista bene...- Damon
corrucciò la fronte, semi sconvolto - Mai sei sulla terra o no? Di cosa
parli?- - No...lascia stare, te lo dico un'altra volta.- disse Tom,
addentando l'ultimo boccone del suo panino. Ringraziò anche per la mela che il
futuro lord gli lanciò prima di tornare a parlare con Draco ma prima di
addentarla, il maghetto la fissò a lungo. Una mela...nel suo sogno Hermione
teneva una mela fra le mani. Cosa voleva dire? Forse avrebbe dovuto parlarne
con Damon, lui di sogni in fondo se ne intendeva parecchio. Oppure avrebbe
dovuto parlarne con Caesar, visto che era lui ad occuparsi della loro
amica. Accidenti, erano quasi tre mesi che mancava...lui sarebbe già
impazzito di preoccupazione se non fosse stato per le parole che Ron e Harry gli
avevano tessuto sulla Grifoncina. In lui loro due la conoscevano meglio di
lui. - Tu sei proprio strano.- gli disse Damon in quel momento, tornando da
lui per sedersi al suo fianco sotto l'arcata. Tom da parte sua lo guardò
dritto negli occhi, con la sua stessa espressione. - Sei tu che sei strano.
Se volessi star lontano da i guai non ci parleresti neanche con me.- -
Mah...- Howthorne si appoggiò con la schiena alla dura pietra, sogghignando - Le
mie visioni sono state molo chiare. Si, in effetti sarai una fonte di guai nella
mia vita. Ma non solo. Così ho bilanciato i pro e i contro...e i primi sono in
netto vantaggio. Almeno secondo il mio modesto parere.- - Fin dove hai
visto?- gli chiese Riddle curioso. - Fino alla morte.- gli rispose Damon con
un sorriso misterioso e stranamente anche Tom, seppur spaventato da un tale
peso, ricambiò. Ma si. Poteva permettersi di provare a credere in qualcuno.
Sperò solo che col tempo l'idea di Damon non cambiasse...e che la morte che li
vedeva uniti non sarebbe arrivata troppo presto. E questo se lo augurava
anche per Harry.
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Capitolo 19 *** Capitolo 19° ***
Il tre settembre Hogwarts rimise in piedi le lezioni e
il suo tradizionale menage che durava da secoli e secoli . Ma anche quella
mattina, per Tom Maximilian Riddle non fu facile imbroccarne una. Si svegliò con
gli altri ma non mosse le tende del baldacchino, per evitare di dover scendere
con loro, quindi non andò neanche a far colazione e la cosa, dopo quasi due
giorni di digiuno, cominciava a pesargli parecchio. Rimasto solo nel dormitorio
si fece una bagno veloce e poi guardando l'orologio pensò di passare da Harry e
Draco per augurare loro la buona giornata ma una volta fuori dal dormitorio capì
che non ce l'avrebbe mai fatta ad orientarsi. Solo come un cane vagò per
circa mezz'ora e ringraziò di non essere andato a far colazione, visto che
mancavano cinque minuti ormai all'inizio delle lezioni e pensare di chiedere
informazioni per uno col suo nome era fuori discussione, così vagò in lungo e in
largo, pieno di studenti più grandi che o lo ignoravano, o lo fissavano
sconvolti. Stava sul serio per gettare la spugna e sbattere la testa al muro
quando...si, di nuovo qualcosa gli arrivò in testa, ma stavolta non fu una
porta, né rotolò giù da una scala. Anzi, si trovava sotto la scala del primo
piano, una di quelle strette di servizio e non guardando dove andava, non si
accorse neanche dell'enorme e nuovo tomo di Preveggenza per quelli del primo
anno, adottato dalla Cooman quando Silente aveva riordinato le lezioni, che
stava volando come un'astronave verso di lui. Gli arrivò in mezzo agli occhi...e
cadde per terra, vedendo gli uccellini una volta di troppo. Quando riaprì le
palpebre, aveva Damon davanti con un'aria quasi di scuse. - Tutto ok Tom?-
gli chiese, aiutandolo a mettersi in piedi. - Merlino, pietà! Voglio tornare
a casa!- piagnucolò Riddle, massaggiandosi la fronte distrutta. - So che
detta da me fa ridere ma non ti avevo visto...ero andato al primo piano per
prendere l'orario dalla bacheca principale e tornando qua quel maledetto libro
di Preveggenza mi pesava troppo...così l'ho buttato giù dalla scala. Com'è che
quando c'è da prendere qualcosa sulla testa tu sei sempre in mezzo
comunque?- Tom rispose con un mugugno, già stanco e depresso...non avrebbe
resistito un anno intero a botte simili... - Ah, tieni.- Damon tirò fuori una
ciambella dalla tracolla e gliela porse - Testone.- - Grazie, sei molto
gentile.- sussurrò Riddle addentando la colazione - Senti, ma tu lo sai dov'è
l'aula di Trasfigurazione? Mi sono perso, non riesco a trovarla!- - No,
sull'orario questi cretini non ti mettono l'ubicazione delle aule.- sbuffò
Howthorne - Che palle, dai andiamo. Siamo già in ritardo...- e si affrettarono a
girare per il corridoio ormai vuoto quando si ritrovarono fra le arcate del
giardino principale. Lì fortunatamente, Tom vide Ron e Draco seduti sulla
fontana, col caffè in mano. - Ragazzi!- urlò Riddle, raggiungendoli col
fiatone. - Tom, ma che ci fai qua?- gli chiese il rossino stranito - Non
dovresti essere a lezione?- - L'aula...l'aula di Trasfigurazione!- alitò il
maghetto - Mi dite dov'è?- - Oh...- Weasley nascose un ghigno insieme a
Malfoy, portandosi la tazza vicino alla bocca - La prima dietro a quell'angolo.
E muovetevi o la Mcgranitt non ve la farà passare liscia!- Detto fatto i due
mocciosi erano corsi di nuovo via, lasciando quei due stronzi di Auror a ridere
sotto i baffi. - Secondo te glielo dovevo dire che la prima settimana la
Mcgranitt sta appollaiata in cattedra sotto forma di gatto?- mugugnò Ron, con
aria diabolica. - Naaa...- ghignò Draco, apparentemente indifferente alla
cosa - Lascia che si facciano le ossa.- E infatti. Damon e Tom spalancarono
la porta dell'aula di Trasfigurazione e ansando come matti videro che gli
studenti erano tutti presenti, chini sulle pergamene mentre in cattedra c'era
solo un gatto tigrato. - Meno male, sai che palle le sgridate di prima
mattina?- sbuffò Howthorne passandosi una mano fra i capelli - Ci mancava anche
il gatto! Io non li sopporto...ma quelli tigrati sono un amore.- aggiunse con la
massima nonchalance, quando la Mcgranitt riprese forma umana e si piazzò davanti
ai due maghetti. Se non altro soddisfatta della lingua ironica di Damon,
fissò la fronte di Tom con aria cupa. - Grazie per i suoi complimenti signor
Howthorne, ma m'interessa di più sapere cos'è successo alla sua fronte, signor
Riddle e il motivo per cui siete così in ritardo.- - Sono caduto.- abbozzò
Tom. - No, non guardavo e gli ho tirato un libro in testa professoressa.-
disse Damon con massimo candore, facendo sgranare gli occhioni al piccolo Riddle
e allargare le bocche agli altri studenti - E poi ci siamo persi venendo
qua.- - Ci scusi.- aggiunse anche Tom, con aria veramente mortificata. La
Mcgranitt, vedendo un tale angioletto vicino a quel piccolo demonio di Howthorne
lasciò perdere, rimandoli decisa all'unico banco in fondo rimasto vuoto, così
poté riprendere la lezione. Una volta però a spiegare i primi rudimenti della
sua interessante materia, la strega cominciò a chiedersi che cosa avrebbe mai
portato un'unione così singolare come quella di Tom Riddle e Damon Howthorne, un
Grifondoro e un Serpeverde. E se non si sbagliava...erano entrambi
discendenti di Salazar Serpeverde, solo da ceppi diversi di famiglie
magiche. Comunque i due ebbero presto modo di accorgersi che la
Trasfigurazione non era facile come sembrava essere divertente. Gli appunti
erano complicati anche per Tom che sapeva già fare qualcosina ma quando toccò la
prova pratica, la classica di trasformare i fiammiferi in aghi, Riddle decise di
non impegnarsi a dovere, anche se per lui sarebbe stato uno scherzetto. Per un
attimo pensò che se tutti l'avessero già visto bravo a fare magie, avrebbero
potuto farsi un'idea ancora peggiore di lui, così si limitò a far finta...tanto
nessuno riuscì nella sua impresa quella mattina, a parte Ian Wallace, anche se
Trix aveva fatto diventare la capocchia del suo fiammifero tutta brillante e lo
stesso anche Cloe. Damon invece non sembrava particolarmente appassionato alla
Trasfigurazione. A Incantesimi con quella sagoma di Vitius fu molto più
divertente e come accadde con Harry, quando fece l'appello e lesse il nome di
Tom, l'ometto cacciò un gridolino eccitato e cascò direttamente dallo
sgabello. L'ultima ora prima di pranzo fu con la Sprite e nella serra ci fu
modo di scambiare quattro chiacchiere in santa pace mentre potavano i germogli a
una pianta che accarezzava le mani se le si faceva il solletico sullo
stelo. - E' strana la tua bacchetta Trix.- stava dicendo Damon che lavorava
con le cesoie come un tempo aveva lavorato Draco con la mannaia - Sul manico si
vede una punta di metallo.- - Da noi in America sono tutte così. Il metallo
serve per controbilanciare il peso sul polso.- rispose la ragazzina che quel
giorno aveva le ciocche viola scuro, come unghie e lenti a contatto - Tom, mi
passi quel vaso?- Riddle con le piante si divertiva parecchio e la Sprite gli
piaceva, proprio come gli era piaciuto Vitius che era strambo e matto, ma anche
molto gentile. Anche la Mcgranitt gli sembrava una brava persona...solo se fosse
stata un po' meno ruvida sarebbe stato meglio ma per ora non si lamentava. -
Io non vedo l'ora di fare lezione col professor Mckay!- disse Mary J. Lewis,
poco distante, accanto a Cloe. - Si, hai ragione!- rispose la sua amica
Maggie Clark - Dicono che sia bravissimo e che si faccia dare del tu!- - E'
vero che ha combattuto con Harry Potter proprio qui, quattro anni fa?- chiese un
Tassorosso eccitato. - Si...e c'è anche la sua bambina. L'avete vista? Sta
sempre con la sua tata e il preside.- gorgogliò ancora la Clark - E' così
carina!- - Avrà preso da sua madre.- frecciò acidamente Fabian Alderton - Non
lo sapete? È un demone!- Tom serrò i denti, rabbioso. Ecco, si cominciava.
Ecco di cosa parlava Harry riguardo al fatto di mantenere il sangue freddo ma
non poteva stare zitto! Lucilla era sua madre! - E allora?- sibilò una voce
all'improvviso, seccata e annoiata - Che problema hai coi demoni
Alderton?- Damon ghignò, continuando a lavorare mentre Angelica Claire King
cominciava a dimostrare ai suoi compagni di che pasta era fatta. Si sporse sul
tavolo verso Alderton, sfidandolo con gli occhi - Ti ho fatto una domanda.- -
Ho solo detto che è una demone. Ecco perché è bella.- rispose Fabian con tono
conciso. - No, è una demone ed ecco perché i Mangiamorte sono finiti ad
Azkaban.- concluse Cloe fredda - E se fossi in te starei attento a come parli,
specialmente quando insinui su demoni e stirpi affini.- - Perché? Nascondi un
segreto per caso?- frecciò lui di rimando - O hai paura per il tuo amico
Howthorne?- - Lasciatemi fuori da questa storia voi due.- disse Damon calmo,
continuando a tagliuzzare. - Cosa? Sei mezzo demone?- si stupì Mary Lewis,
fissandolo con la bocca aperta. - Ma ti sembro mezzo demone?- sbuffò lui di
rimando - No, parlava d'altro.- - E secondo te prevedere la morte della gente
è normale?- rognò Alderton con un ghigno perfido. - Secondo me è geniale.- se
ne uscì Tom arrossendo subito dopo per aver attirato troppo l'attenzione. -
Hn...- Fabian fece una smorfia col suo grugno dal bulldozer, con fare pensoso -
Si, in effetti può essere utile.- - Prevedi la morte della gente?- gli chiese
Matt Rogers, il ragazzino dai capelli color mogano finito a Corvonero - Quindi
sei un Legimors? Anche mia nonna era come te.- - C'è tanto da vantarsi.-
sibilò Fern Gordon, una Serpeverde con gli occhi piccoli e vicini fra loro -
Senza offesa Damon ma queste attitudini sono buone solo per i mezzosangue.- -
Mai sentito di nessun mezzosangue con simili poteri.- ironizzò Martin Worton,
ridendo appena - E anche se fosse da mezzosangue, secondo me è un dono utile e
pericoloso al tempo stesso. Non tutti sono all'altezza, sai?- - Si, però è
strano davvero!- mugugnò Fred Ryder, Tassorosso. - Ma ti succede a comando
per caso?- gli chiese Mary Lewis interessata. - O le visioni capitano come i
sogni?- finì Maggie Clark. - Ah...che palle.- sbuffò Howthorne uscendo
dall'aula poco dopo ancora sommerso da tutte quelle chiacchiere - Pensa se
sapessero che a differenza di tutta la mia famiglia io non sono
rettilofono!- - Non lo sei?- Tom lo guardò stranito - Peccato, volevo farti
conoscere Veleno.- - Ah, il tuo serpente. Vorrà dire che tradurrai tu,
no?- - Ok...Trix dov'è andata?- chiese Riddle guardandosi attorno - Non va a
pranzo?- - Lascia perdere. Anche lei si limita a giocare col cibo nel piatto.
Mi piacerebbe sapere che avete tutti quanti!- - Idiota, ancora non hai capito
perché quella non mangia?- I due ragazzini si voltarono, trovandosi di fronte
alla King che guardava il suo amico Howthorne con aria battagliera. -
Cloe...ti adoro quando ti metti a difendere la bandiera dei babbanofili, sai?-
ironizzò Damon però con una nota acida nella voce - Non ti mettere in mezzo,
specialmente quando Alderton comincia a menarla sui mezzosangue. Lo sai com'è
fatto. Se lo stuzzichi non ne usciremo vivi duchessa.- - E dovrei stare zitta
quando quello insulta la gente?- sbraitò lei altera - Non ci penso neanche!
Senza contare che ti ha appena dato del cialtrone mezzosangue solo perché
prevedi la morte! Non lo sa che hai anche doti di Veggente?- - Senza offesa
ma il mio cognome resta Howthorne, quindi può darmi del mezzosangue quanto vuole
ma la cosa non cambia.- frecciò l'altro divertito - E poi se non stai attenta
romperanno le palle anche a te, Sensistrega della malora.- le dette le spalle,
cominciando a incamminarsi - Che mi dicevi su Trix comunque?- - Dio, sei
proprio cieco!- Cloe scosse il capo, paziente - Sai perché non mangia? Perché
non è cibo buono per lei.- - Allora te ne sei accorta.- sfuggì a Tom. Arrossì
quando la streghetta lo guardò in faccia e lei annuì altezzosa - La sua energia
è diversa dalla nostra. È facile riconoscerla come una fiaccola nel buio per
me.- - E allora?- Damon li fissava impaziente - Che cacchio di storie sono
duchessa? Cos'è sta storia della fiaccola?- - Damon...Trix ha un profumo
molto particolare, che io sentivo spesso nel castello di mia madre.- gli spiegò
il piccolo Riddle paziente - Sa di fiori. È molto pallida e se la toccassi
probabilmente sentiresti la sua pelle fredda al tatto. È una Diurna.- - Una
cosa?- Cloe e Damon lo guardavano sbattendo gli occhioni in sincrono. - Una
mezza vampira. Per questo non s'incenerisce di giorno.- si corresse Riddle per
farsi capire. - Oh...- Howthorne fece mente locale, per nulla impressionato -
Ecco perché dicevi che era così carina!- - Si, è per quello. E deve restare
fra noi questa cosa.- annuì Tom. - Non ha fatto mica un bell'affare.-
sentenziò il futuro lord - Con tutti i casini che capitano qui dentro, dopo di
te lei sarebbe la prima sospettata. Senza offesa Tom.- - Figurati.- sbuffò
Riddle - Io vado fuori in giardino. Ci vediamo oggi pomeriggio.- - Vengo a
ripescarti dopo pranzo.- gli disse Damon andandosene con la King che però attese
un lungo minuto prima di seguirlo, restando a guardare il maghetto con quegli
occhi terribilmente indagatori. Tom credeva quasi che lei stessa cercando di
sondargli l'anima, per capire se fosse un nemico per Hogwarts o meno. In
giardino trovò fortunatamente qualcuno di un pelo più amichevole che quegli
strambi compagni di corso. Tristan stava con Liz in giardino e la tata gli offrì
una bella scorta di sandwich, più qualche Cioccorana mentre lo aggiornavano
sulla ronda che aveva coinvolto Harry e gli altri fin dal mattino presto anche
se Tom in realtà non aveva ancora conosciuto Degona ed era molto
curioso. Lucilla non aveva mai parlato di lei ma sapeva che le era sempre
mancata. - Chi hai dopo pranzo?- gli chiese Tristan dopo il pasto
veloce. - Pozioni coi Serpeverde.- rispose Tom - Harry mi ha detto di starci
attento col professor Piton.- - Tranquillo, gli abbiamo già parlato io e
Draco stamattina. È preparato.- Mah. Stette in giardino fino alle due, quando
arrivò Damon a portargli dei toast imbottiti e della frutta. Non era solo. Con
lui c'era Beatrix e stavano chiacchierando animatamente. Quando se li trovò
vicino sentì che parlavano di musica e si sentì sollevato. Damon era molto
impulsivo a volte e la loro amica non era stata molto contenta quando lui aveva
approfondito il discorso davanti ai bagni...se non altro sembrava stare bene,
quindi Trix mangiava tranquilla quando era sola. Meno male. Scesero nei
sotterranei e quando entrarono nell'aula di pozioni vennero investiti da un
forte odore di erbe aromatiche. Si misero tutti e tre nell'ultimo bancone
vuoto e poco dopo arrivò Piton come una furia, sbattendo la porta con quel suo
maledetto modo di fare da psicotico e buttandosi subito in cattedra. Incrociò
le dita e prima di parlare, fissò uno per uno le nuove matricole. Fece una
smorfia, non si sa bene a chi o per quale motivo, poi attaccò con la tiritera
sulle pozioni e sul fatto che potevano fare tutto, approntare la gloria e
mettere un fermo alla morte. Un delirio di parole sagge e vere...peccato che
Piton si accorse subito che quella classe era composta praticamente da
dementi. In mezz'ora di spiegazione e strilli abominevoli non ce ne fu uno
che imbroccò la pozione in maniera giusta, se non Tom da cui Piton però si
teneva un po' a distanza per il momento, e quando per sbaglio un Grifondoro fece
esplodere il contenuto del suo pentolone, si scatenò il pandemonio. Dieci punti
in meno, tanto per essere originali, e fumo ovunque... tanto che accorsero un
bel po' di persone, Tristan, Harry e Draco per primi. Mezzi sconvolti,
vedendo Piton tutto spettinato e quel macello, i due più giovani non poterono
fare a meno di ridere. - Prof...- lo chiamò Malfoy calmandosi - Tutto
bene?- - No, per niente Draco.- sbottò Severus, urlando ai quattro venti ai
ragazzini che non sarebbero usciti fino a quando non avessero sistemato quel
disastro. Borbottando e imprecando, Serpeverde e Grifondoro si misero a pulire
tutto, imprecandosi dietro già dal primo giorno. Quella scena a Harry risultò
famigliare. - Potter!- Si girò di scatto, sentendosi puntato da Piton...ma
ora col cazzo!, non era più un suo professore. Così sfoderò un sorrisone a
trentadue denti e lo guardò con faccino angelico - Si?- Severus Piton non era
cambiato. Stessa faccia antipatica, stesso acume che funzionava quando
voleva...e fissò il suo ex allievo più detestato con un'espressione
indecifrabile - Che mi dite di quel ragazzino?- - Tom?- Draco sogghignò - In
confronto a noi sembra un angioletto.- - L'ho notato. Prende appunti con
calma e precisione e non ha fatto volare una mosca. Mi sembra portato.- E
già. O si è portati o si può anche andare al diavolo, frecciò Harry fra sé e sé
ricordando la presa categorica di Piton nei suoi confronti. - Il preside mi
ha detto che avete perso un pezzo per strada.- continuò il professore di
Pozioni. - Se parla della signorina Granger presto la ritroveremo.- disse il
bambino sopravvissuto con tono di sussiego. - Non ne dubito.- bofonchiò Piton
- Ora andate pure. Qua ce la caviamo da soli.- Tornandosene dritti al primo
piano, Harry pensò i mille modi in cui poter uccidere quell'essere abominevole e
farla franca. E che cacchio, perché si ostinava a trattarlo come se fosse stato
James Potter? Ok, si assomigliavano ma in fondo non si era dimostrato poi così
dispettoso come suo padre no? Tornati nella torre, i due trovarono Edward in
piedi in mezzo alla grande stanza, alla tavola circolare. Aveva aperto tutto
le tende e la luce illuminava la torre dopo tanto tempo, specialmente la mappa
del Malandrino, interamente aperta sulla bella tavola in cedro. - Che hai
trovato?- gli chiese Potter, levandosi la felpa. - Due possibili punti a
rischio. E un fottuto macello di entrate che non tutti conoscono ma che sono
difficili da tenere sotto controllo. Ho pensato che per esseri sicuri davvero
dovremmo avere qualcuno che conosce le sette uscite come le sue tasche, così Ron
è andato a Diagon Alley. Fred e George arriveranno qua stasera.- - Ci
mancavano solo quei due.- frecciò Draco, svaccandosi su una sedia accanto a
May. - I punti caldi quasi sono?- Dalton li indicò col dito sulla mappa
del Malandrino - La prima è la Camera naturalmente. Poi Silente ha detto
qualcosa sul corridoio a destra del terzo piano. Che c'avrà ficcato dentro
stavolta?- - Non lo so...- Harry alzò le spalle, stranito - A dire il vero mi
ha detto giusto ieri sera mi ha detto che avrei potuto andare a darci una
sbirciatina. Il solo sentirlo mi ha tolto la voglia di farlo.- - Eddai.- gli
sorrise May - Tesoro, ma che ti prende? Preferivi fare tutto di nascosto
preferendo l'espulsione?- Potter la guardò come se fosse normale - Ma
certo!- - Sai cos'è che ti manca? Andare in giro per questo posto con la
consapevolezza di avere il fiato sul collo dei prof, l'odio di Piton, Ron alle
spalle che ti copre, Herm che era la voce della tua coscienza e questo imbecille
qua...- Edward posò una mano sulla spalla di Draco -...con cui fare a botte.
Ecco cosa ti manca...anzi, continuate a fare a botte...aspetta...no, Malfoy non
ti manca per niente ora che ci penso.- - Scusate ma io non ci capisco più
nulla.- rise la Aarons - Parlate come se da ragazzi vi foste quasi
ammazzati.- - Infatti.- rise Ron, apparendo sulla porta di ritorno da Diagon
Alley - Adesso ti sembrano quasi normali ma quando eravamo qui ti posso giurare
che non passava giorno in cui non se ne facessero di tutti i colori.- - La
finiamo?- si schifò Malferret - Non ho voglia di sentire queste cazzate vecchie
di secoli.- - Allora uomo dalla donna misteriosa?- cinguettò Dalton - Che
dicono i gemelli?- - Saranno qua domani mattina puntuali, non stasera perché
devono andare a caccia di non so cosa.... e devo aggiungere che sono gasati da
matti.- rispose Weasley - Elettra e Blaise hanno chiamato?- - Hanno mandato
un gufo.- rispose Harry, sbadigliando per la notte di guardia. - Chissà che
festino si farà Blaise con la piccoletta stasera...- insinuò il biondo, a bassa
voce. - Se non vuoi che il festino te lo faccia io ti conviene tapparti
quella bocca.- lo minacciò Potter seccamente. - Avete già sentito Jess e gli
altri?- li fermò la Aarons, prima che si spaccassero le ossa. - Tristan ha
domani lezione con le matricole. Dopo di lui c'è la Lestrange.- bofonchiò Ron -
Se vogliamo controllare che lasci in pace Tom dovremmo darci i turni,
possibilmente senza farci notare troppo o potremmo far pensare che ci siano dei
problemi col mostriciattolo.- - E infatti ce ne sono e anche parecchi!-
sottolineò il suo migliore amico, acidamente. - Mi sa che il problema
principale comunque resti tu Potty.- - Dio santo, questa scuola scatena i
vostri bassi istinti.- sorrise May, fissandoli - Ed, Ron...mi raccontate
com'erano?- - Due idioti.- sbuffò il rossino. - Al sesto anno Harry ha
allagato il dormitorio di Serpeverde, ad Halloween...sai per scherzo.- sogghignò
Dalton. - E lui che ha fatto?- concluse Weasley additando Malfoy - Ha dato
fuoco a Grifondoro un mese dopo!- - Hai dato fuoco alla torre?- si sconvolse
l'Osservatrice - Ma...poteva farsi male qualcuno!- - Non qualcuno. Solo dei
Grifondoro mezzosangue.- la corresse Draco - Mi sa che non ti è ancora entrata
in testa una cosa fondamentale. Serpeverde di qua, Grifondoro di là. Vanità e
orgoglio non vanno d'accordo.- - E dire che sono simili.- frecciò la ragazza,
sarcastica. - Stai insinuando che io e questo serpente bastardo ci
assomigliamo?- sbottò Potter. - Ehi, l'hai detto tu!- rise la strega - E
adesso scusate ragazzi ma devo andare a fare rapporto da Orloff. Torno per
cena.- e detto quello infilò la porta, ridacchiando come un matta alla faccia
esasperata dei due nemici decennali. Calato il sole la marmaglia di studenti
cominciò a radunarsi per andare a cena ma a quanto pareva ce n'erano che
facevano i disertori da subito. Quando andò ad aprire la porta della torre,
Harry si trovò davanti Damon Howthorne che tirava Tom per il collo, visto che
per la fame quasi non si reggeva in piedi. - Ma tu guarda cosa mi tocca a
vedere.- si schifò Malfoy poco più tardi a tavola, con le due pesti. - Tom,
guarda che ha ragione Harry.- gli disse Ron scompigliandogli i capelli mentre si
strafogava d'arrosto e patate - Se non ti fai vedere in giro penseranno che
nascondi qualcosa. E poi non puoi mica fare la fame per sette anni!- - Si ma
lo sapete come sono, no?- s'intromise Edward, che si stava leggendo il programma
delle corse sul giornale - La Gazzetta di Hogwarts s'è già messa all'opera. Tre
giorni e ci sarà già un articolo. Questi nuovi sono pure peggio della Daves e di
Cohen!- - Ma se te la sei fatta la Daves.- sibilò Draco acidamente. -
Vogliamo fare i nomi delle mie e vedere se non te le sei fatte pure tu?- lo
sfidò Dalton con un ghigno. - Ragazzi, siamo a tavola.- li fermò May serafica
- Allora voi due? Com'è andato il primo giorno?- - A parte il libro che s'è
preso in testa Tom, la figura di merda con la Mcgranitt, il fatto che devo
portargli da mangiare, l'esplosione nei sotterranei e la rissa che la King stava
per scatenare con Alderton devo dire che non è stato male.- insinuò Damon,
frizionandosi la testa infastidito - E a me tocca un'altra bella notte in
bianco...che palle!- - Vuoi che ti dia qualcosa?- gli chiese Draco,
stranamente gentile. - Una sprangata fra capo e collo andrebbe bene.- -
Perché la sorella di Brian King ha scatenato rissa?- chiese Harry, bevendo il
caffè. - Dunque...- Tom fece mente locale - Prima perché Fabian ha insinuato
qualcosa su Lucilla, poi perché lui ha detto a Damon che essere un Legimors è
roba da mezzosangue...e poi credo che le stia antipatico e basta.- - Tosta la
ragazzina.- sibilò Draco - Ma sui mezzosangue non capisce una mazza.- -
Oddio, non ricominciare!- sbottò Ron tirandogli dietro il tovagliolo, che il
biondo schivo - Mi dite il vostro orario di domani piuttosto? Così vi mando
Harry e Milo all'ora giusta.- - Arriva Milo?- si stupì May - Di già? Credevo
fosse al consolato francese per la faccenda della registrazione.- - No, era
da sua zia negli ultimi giorni.- bofonchiò Draco, versandosi due dita di whisky
- Perché lo richiami già?- - Veramente me l'ha chiesto il preside. Dice che
ha un'allieva turbolenta da affidargli. Credevo scherzasse...- - Trix!- disse
Tom - Meno male, se c'è Milo sono più sicuro...- e così raccontò agli Auror la
faccenda della Vaughn, pensando che forse Milo avrebbe potuto darle una mano ad
ambientarsi meglio. Certo che però Silente era un bel testardo. La faccenda di
quella piccola Diurna avrebbe dovuto restare fra loro o sarebbero venuti fuori
un bel po' di guai. I due maghetti stettero col gruppo fino alle nove e mezzo
circa, chiacchierando e guardando vecchie foto, una in particolare naturalmente
che costò a Malfoy e Potter una presa in giro dietro l'altra, poi finalmente se
ne andarono a dormire. Finito l'ammazza caffè, Edward e Ron si prepararono ad
andare di ronda con Clay che da quando era tornato a Hogwarts sentiva un
qualcosa di strano in giro, proprio al terzo piano nel corridoio a
destra... May andò subito a letto, Potter e Malfoy invece rimasero svaccati
alla finestra, a fumare. Forse aveva ragione la loro Osservatrice, pensò
Harry mentre se la menavano sottilmente su come affrontare i fratelli Lestrange.
Forse quella scuola gli ricordava il Draco del passato e per questo provava
l'impulso irresistibile di stuzzicarlo...ma si contenne, doveva finirla a tutti
i costi di comportarsi da diciottenne. Era passata da poco la mezzanotte però
quando il bambino sopravvissuto dovette riaprire gli occhi a forza, strappato al
suo sonno da un grido di rabbia. Uscì di corsa dalla sua stanza e trovò Malfoy
intento a scaraventare a terra ogni cosa fosse presente sulla sua scrivania.
Anche May era sulla soglia, in vestaglia ma come lui non sapeva
cos'avesse. Lo scoprirono dopo, quando Draco crollò in ginocchio con le mani
fra i capelli, i denti serrati... - Basta...- sibilava -
Basta...smettila!- - Draco.- Harry si sedette al suo fianco, senza toccarlo -
Che hai visto?- - Non fa che urlare...non la smette!- sibilò ancora Malfoy,
distrutto. - Hermione?- sussurrò Potter, a bassa voce. - Perché non mi
lascia in pace?!- gridò, dando un pugno al pavimento. Perché? Perché Hermione ce
l'aveva con lui? Perché lo obbligava a sentire quelle urla di dolore? Ce l'aveva
così tanto con lui? Lo odiava a tal punto?
La mattina dopo Tom spalancò
gli occhi blu quando sentì un peso sul suo letto. Si mise a sedere e la luce
che filtrava dal baldacchino lo aiutava a mettere a fuoco Archie Byers, seduto
sulla sua coperta. Il ragazzino, che sembrava davvero tanto più piccolo, gli
sorrise con aria angelica. - Ciao Tom! È passato Harry Potter sai??- gli
disse, eccitato - Ha detto di darti questo.- e senza aggiungere altro gli porse
un libretto minuscolo, di pelle scura. Doveva essere appartenuto a Lucilla, che
poi l'aveva regalato al bambino sopravvissuto...e si trattava di un libretto
dalle pagine totalmente bianche. Stranito, cercò in prima pagina e lesse "Il
Libro che Sa Tutto." Non fece commenti, così si vestì notando poi che Archie
era stato tanto gentile da lasciargli altri dolci sul letto. Quel bambino
mangiava troppi dolciumi, pensò fra sé con un sorriso. Uscito dalla torre, venne
nuovamente investito da una valanga di bisbigli e commenti ma quella mattina era
di buon umore. Avrebbe avuto lezione con Tristan per due ore ed era
particolarmente interessato alla Difesa, anche se poi dopo avrebbe avuto a che
fare con la sua sorellastra. Si era scordato di chiedere ai ragazzi come
avrebbe dovuto comportarsi ma quando arrivò di fronte all'aula, vide che gli
studenti erano fuori, compreso Mckay. Trovò anche Damon che faceva aria a Trix
col suo mantello. - Ma che succede?- chiese, stranito. - Oh, ciao...-
Damon gli sorrise di sottecchi - Il prof ha sempre fatto lezione col settimo in
sala duelli e non era mai venuto in quest'aula. C'è un terribile odore d'aglio e
Trix non lo regge molto, così sta facendo areare tutto.- - Che schifo...-
disse la ragazzina, con le ciocche, le lenti e contatto e le unghie tutte
fucsia. - Ciao Tom!- lo salutò Tristan allegro, seduto sotto le arcate con
una folla di mini studenti che gli facevano un sacco di domande. Quando il prof
si rivolse a lui, naturalmente i compagni li guardarono allibiti. - Buon
giorno.- rispose Riddle arrossendo. - Gazza sta disinfestando. Un minuto e
potremo entrare. Beatrix, tutto bene?- - Come no.- frecciò la ragazzina,
disgustata. - Non è tanto forte quest'odore.- disse Fern Gordon,
altezzosa. - A differenza del tuo profumo. Ti ci sei fatta il bagno?- frecciò
Mary J. Lewis sferzante. - Ossignore, eccoli che ricominciano.- disse
Howthorne serafico - Tom, hai mangiato?- - Eh? Ah, si...una Cioccorana.- -
Molto salutare.- Finiti i convenevoli e areata la stanza, i maghetti poterono
precipitarsi a sedere e per una volta sembravano tutti interessati ai primi
banchi. Mentre loro prendevano posto, Tristan rimase fuori a parlare con Jess e
Clay. - Pensi che ci siano stati problemi stanotte?- gli chiese Damon,
appoggiato al banco con i gomiti. - Non so. Non ho ancora visto nessuno. Tu
come stai piuttosto? Hai dormito?- - Un po' verso l'alba ma ho fatto un sogno
veramente tremendo.- - Altri cadaveri?- insinuò Beatrix dietro di loro,
annoiata. - Uno solo.- disse Howthorne pensoso - Una bella ragazza che mi
pare di aver già visto.- Si zittirono di colpo quando Tristan varcò la soglia
e si chiuse la porta alle spalle, tenendo però gli occhi puntati su una
pergamena. Dalla sua espressione dovevano essere rotture di palle perché
arrivato in cattedra l'accartocciò e la gettò via, facendo canestro nel cestino
magico che divorò la carte e poi ruttò, facendo ridacchiare gli allievi. -
Buon giorno ragazzi...- borbottò, appoggiandosi coi fianchi alla cattedra in
cedro. Li guardò e cominciò a darsi dell'imbecille. Cazzo, lui non aveva
esperienza con bambinetti così piccoli. Sarebbe stato più facile insegnare a sua
figlia a stare ferma con una bacchetta di mano che a quei ragazzini a
difendersi. Si levò così il mantello e la giubba, arrotolandosi le maniche e
iniziando con ciò che aveva stipulato con Silente. Rivoluzione. -
Benvenuti al corso di Difesa contro le Arti Oscure. Come penso sappiate io non
ho mai fatto lezione al di fuori delle classi del settimo anno, perciò con voi
dovrò incominciare tutto da capo. Ho pensato ai modi in cui cominciare ma
guardando il vostro libro del primo anno...- fece una smorfia, nicchiando -...ho
capito che avremmo dovuto iniziare da tutt'altra amministrazione. Sapete...-
cominciò a girovagare fra i banchi, sorridendo - Quattro anni fa mi ritrovai al
M.A.G.O. della prima classe che ho avuto in consegna e insieme a tutti gli
insegnanti stetti ad ascoltare la tesi di un Grifondoro che argomentava
l'importanza della Difesa contro le Arti Oscuri specialmente al primo anno.
Questo studente mi ha stupito perché ha portato alle orecchie della commissione
un punto molto importante. Ovvero...che cosa sono prima di tutto le Arti
Oscure?- I ragazzini corrucciarono le fronti, straniti. - Se non sappiamo
bene cos'è l'Arte Oscura come possiamo essere sicuri che difendendoci da essa
non andiamo a recare danno ad altri maghi?, era questa la domanda di
quell'allievo Grifondoro. Secondo lui al primo anno sarebbe necessario aiutare
gli studenti a distinguere con maggior chiarezza cosa sia bene e cosa sia male.
Cosa che poi crescendo per un mago diventa soggettiva.- tornò a sedersi sul
bordo della cattedra, osservando divertito le loro espressioni - Io non sono qua
per dirvi esattamente cosa sia giusto per voi o sbagliato. Questo no. Ma sono
qua per farvi capire meglio chi o cosa sia pericoloso, rispetto alle leggende.
Chiaro?- Seguì un assenso che si fece interessato, poi Mc con uno schiocco di
dita pulì la lavagna e il gesso la divise in due parti. Pericoloso, non
pericolo. - Proviamo a partire con le cose semplici. Ragazzi, voglio che mi
diciate cos'è secondo voi l'Arte Oscura e gli esseri che sono pericolosi per un
mago. E non sbirciate sui libri, tanto non c'è una risposta giusta.- -
Bhè...- Marc Arper, Tassorosso, alzò la mano - La magia oscura è nata dai maghi
malvagi e viene usata per fare del male alle persone.- - Non sono
d'accordo.- Tristan sorrise, vedendo Angelica Claire King con la mano
alzata. - Dimmi pure Angelica...o Claire?- chiese. - Cloe.- lo corresse
tranquilla - Io non sono d'accordo. La magia oscura non è nata da maghi malvagi.
Se io per esempio adesso prendessi la bacchetta e schiantassi qualcuno al muro
avrei usato la magia per scopi malvagi, ma non per questo lo Schiantesimo è mai
stato catalogato come magia oscura. E viceversa.- - Perfetto Cloe, questo mi
sembra un primo buon punto. Infatti io posso usare la nostra magia per fare del
male alla gente, questo mi farebbe diventare un mago del male? E poi come
facciamo a dividere in categorie?- - Ci sono stirpi che sono malvagie per
natura! Come i maghi che hanno poteri che sono stati dichiarati oscuri dal
Consiglio dei Maghi- sbottò Fern Gordon - Oppure demoni per esempio!- - I
demoni...- Tristan sogghignò brevemente, fissando Tom e Damon - Qualcuno ha
qualcosa da ribattere?- - Secondo me non ci sono qualità magiche per maghi
buoni o cattivi.- sentenziò Howthorne - Dipende dall'uso che facciamo dei nostri
poteri.- - Assolutamente vero.- Mckay annuì, insieme a tanti altri studenti -
Ok, potete dirmi adesso alcune stirpi assolutamente pericolose?- - Gli
Snasi!- ridacchiò qualcuno in quarta fila. - I folletti della
Cornovaglia!- - I lupi mannari!- - I vampiri!- - Ok, calma calma...ci
siamo. Fra questi che avete detto ce n'è solo una veramente pericolosa. I
vampiri. Snasi e folletti non attaccano se non sono provocati in qualche modo, i
lupi mannari sono esseri umani la maggior parte delle volte e gli alchimisti
hanno trovato un modo per calmare la loro aggressività nelle notti di luna
piena. I vampiri sono gli unici che attaccano che siano o meno assetati.- - E
i demoni?- chiese Bruce Joyce. - E' presto per mettersi qui a studiare la
varie caste oscure ma ci sono due tipi di demoni. Quelli impuri a innesto umano,
come i vampiri appunto e questi sono aggressivi. Gli altri sono demoni puri e
lasciate che ve lo dica... ne conosco uno e l'ultima cosa che le interessa è
attaccare briga con una pulce umana.- Sentendolo, Tom sorrise brevemente
pensando a Lucilla. Niente di più vero. Né lui né Damon però si stupirono
quando Tristan disse che alla prossima lezione avrebbero parlato anche dei
Diurni. Quelle due orette furono davvero piacevoli e quando gli studenti
cominciarono a uscire dall'aula, Tom sentì depresso i cinguettii di gioia dei
compagni all'entrata di Harry. - Allora Mc?- chiese Potter sorridendo e
raggiungendolo - Come va con le matricole?- - Meno peggio di quanto
pensassi.- rispose Tristan - Beatrix, va meglio?- La ragazzina cercò di
annuire ma aveva un'aria ancora parecchio disgustata, così furono Tom e Damon ad
aiutarla, mentre Cloe restava tutta ammirata a guardare Harry, senza però
sbavare come gli altri. Fu in quel mentre, durante le solite chiacchiere, che
arrivò sulla soglia qualcuno che fece sobbalzare la streghetta americana.
Sconvolta, sentendo quel profumo, si volse e si trovò davanti a un Diurno di
bell'aspetto. - Oh, Milo!- dissero Tristan e Harry, vedendolo - Ma dove
cavolo eri?- - Da Gala.- rispose Morrigan, fermandosi a salutare Tom senza
notare neanche per sbaglio una sua consanguinea - Abbiamo banchettato e fatto
arrabbiare mio zio Kronos rompendogli col tiro a segno tutti i suoi stupidi
idoli aztechi...allora? Silente mi ha mandato un gufo parecchio vago. Ha parlato
di una piccola peste incontrollabile...ma che schifo questo odore di aglio!
Volete farmi morire per caso?- - Sei capace di parlare di una cosa sola per
cinque minuti?- lo zittì Tristan - Sei passato sotto il naso della peste
comunque.- e gl'indicò Beatrix che fissava Milo al colmo della rabbia. I ragazzi
non l'avevano mai vista né sorridere troppo né spalancare la bocca perché mentre
fulminava Morrigan con un'occhiata, esibì dei canini degni di quelli di un
vampiro adulto. Cloe, Damon e Tom non fecero una piega ma Milo la guardò
sconvolto. Per un lungo attimo i due si scrutarono fin nei recessi della
loro anima in parte umana, una spaventata, l'altro senza parola. Una Diurna lì
dentro? Una studentessa? Più la guardava, più tornava indietro nel tempo. A
quella ragazzina spettava per diritto l'inferno, un dono di genitori vampiri a
tutti i loro figli Diurni. - Che ci dovrei fare io con lei?- chiese, cercando
di nascondere con la calma ciò che provava. - Non ti azzardare neanche ad
avvicinarti a me!- disse la ragazzina inferocita - O te la faccio pagare
cara!- - Ah si?- ghignò Milo schernendola - E cosa pretendi di fare con quei
due dentini da micetto eh?- Decisamente non era cominciato bene come
sodalizio, pensò Harry quando vide la Vaughn uscire dall'aula come un tornado,
dopo aver mandato al diavolo Morrigan. Anche gli altri tre moschettieri la
seguirono e solo Tristan si voltò verso il Diurno, scoccandogli un'occhiata
truce. - Certo che potevi andarci più piano.- - Che ci fa una Diurna qua
dentro?- chiese Milo, ignorando il suo tono - Non è posto per lei.- - Il
preside non la pensa così.- disse Harry. - Silente non è un vampiro.- rispose
Milo secco - E specialmente non è un Diurno. Quella ragazzina farebbe bene ad
andarsene da qui il prima possibile, ammesso che abbia un posto dove
tornare.- - No, Silente mi ha detto che sua madre e suo padre l'hanno
lasciata ai parenti della madre, ma non la vogliono. I suoi genitori le pagano
la retta ma non l'hanno più voluta vedere da quando si sono trasferiti qui sei
mesi fa.- Potter notò la sua espressione preoccupata e arrabbiata - Milo, credi
che possa andare in una scuola diversa?- - Ravenhall non è luogo per una
Diurna bambina.- sibilò lui. - Ravenhall?- chiese Tristan - La scuola segreta
di voi vampiri?- - Esatto. Una magia impedisce a chi la frequenta di
rivelarne l'ubicazione ma non è una scuola come la intendete voi. È un campo di
battaglia. Io ero un Diurno e mi salvavo solo di giorno. Lei è anche una
femmina. Diventerebbe la schiava del primo che passa nel giro di due giorni.
Dovrebbe essere seguita a casa sua da qualcuno che può aiutarla.- - Tu puoi
aiutarla.- gli disse Tristan calmo. - Un accidenti.- sibilò Milo velenoso -
Per chi mi hai preso? Non sono filantropo! E adesso scusa ma ho altro da fare
che stare qui a occuparmi di quella mocciosa! Ti saluto!- e senza aggiungere
altro divenne un pipistrello, per volare fuori dalle finestre veloce come la
luce. I due Auror rimasti non dissero niente riguardo a quel comportamento non
consono a Morrigan ma anche Jess non fu molto dolce con loro, quando venne a
sapere della cosa. - Hai avuto la faccia tosta di chiedere a Milo una cosa
del genere?- ringhiò il maggiore dei fratelli Mckay poco più tardi, davanti alla
fontana - Ma sei impazzito? Fai che metterlo direttamente davanti a sua madre la
prossima volta!- - Potessi la incenerirei anche io, cosa credi?- rispose
Tristan - Ma non può fare come se niente fosse!- - Scusa se cavillo
ancora...- lo interruppe Jess - Ma ognuno ha diritto ai suoi maledetti scheletri
nel proprio fottuto armadio e se lui vive con noi da quando avevamo vent'anni
vorrà dire che i suoi simili gli fanno schifo no? E metterlo di fronte a quella
bambina Diurna non è la soluzione adatta!- - E allora che facciamo?- replicò
Harry - Ognuno ha diritto ad avere un minimo di aiuto.- - Non metto in dubbio
questo. Ok...che ne so...la mocciosa ha mangiato di recente?- - E che ne so
io!- rispose Tristan - Appunto per questo Milo sarebbe la persona più adatta a
trattare con lei. Credi che ne sappia qualcosa io di sangue? Io so solo che nel
nostro frigo c'è la sua tazza personale con dentro sangue di bovino o plasma
sintetico, niente di più! Non so neanche quante volte al giorno mangia un
vampiro!- - Diurna.- li corresse Tom, arrivando da loro con un sorrisetto
timido - Se volete ci parlo io.- - E se ti morde?- frecciò Potter
sarcastico. - Damon ha detto che non morirò entro breve.- rispose il maghetto
a tono. - Oh, carina questa. Dai, andiamo!- sbuffò il bambino sopravvissuto
tirandolo per il cappuccio - Gente, io vado dalla Lestrange. Ci vediamo a
pranzo!- - Ok, state attenti.- augurarono i due Mckay. Tornato in aula che
si stava riempiendo di nuovo, Tom vide sulla cattedra la bella figura della sua
sorellastra che parlava con alcuni Serpeverde. Vanessa alzò il viso...e gli
sorrise. Deglutendo, il piccolo Riddle si affrettò a sedersi accanto a Damon e
proprio in quel momento una bell'aquila bruna e dorata andò a posarsi sul ceppo
più alto, in cima alla scalinata dell'aula. Se Vanessa Lestrange l'aveva notato,
fu brava a nasconderlo. Da quel momento in poi tenne la sua lezione pratica,
basandosi sul libro di testo e non si azzardò a sgarrare. Era meno stupita di
quello che credeva, pensò Harry Potter compiaciuto. Era anche astuta, infatti
non si azzardò mai a levare i suoi infami occhi su Tom. Sapeva giocare,
ammise. Doveva solo capire ormai fino a che punto si sarebbe voluta
spingere...
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Capitolo 20 *** Capitolo 20° ***
La prima settimana passò più velocemente del
previsto. Fra compiti e lezioni, i ragazzi del primo anno arrivarono a venerdì
ancora abbastanza carichi, specialmente per la prima lezione pomeridiana di
volo. Quella mattina erano tutti eccitatissimi ma si contennero nelle ore
della Mcgranitt che aveva subito messo in chiaro di non voler sentire neanche
una mosca. Ne erano successe delle belle in quei giorni ma per il momento nulla
di folle, a parte Cloe King che attaccava sempre briga con gli Alderton, Trix
che si era chiusa in un mutismo ostinato, le emicranie di Damon e il digiuno
forzato di Tom. Quattro mocciosi nel pieno dell'adolescenza insomma... Quella
mattina però, prima di pranzo, Tristan aveva tenuto apposta una lezione teorica
sui Diurni che aveva fatto capire meglio alla futura duchessa di Tenterdon cosa
doveva fare. Mckay si era dilungato parecchio sul fatto che i Diurni fossero
provvisti di anima come tutti gli esseri umani, quindi dotati di ogni gamma di
sentimenti andando dall'odio alla gioia e questo aveva fatto pensare la
vulcanica Cloe per tutta la seguente ora di pratica conla Lestrange che, inutile
dirlo, non le piaceva per niente. Così, all'una, invece di andare a pranzo col
codazzo di gente che faceva a gara per diventarle amica, filò nel bagno delle
ragazze e ignorando Mirtilla con aria altezzosa si mise a controllare sotto
tutte le porte. Non vedendo gambe e scarpe, usò i suoi sensi di
focalizzazione...e trovò subito Beatrix. Batté due colpi impazienti sulla porta
di mezzo, poggiandosi le mani sui fianchi. Era bene sapere una cosa sulla
duchessa di Tenterdon. Era caparbia. Testarda. Sarcastica e
inflessibile. Orgogliosa come pochi altri e non si fermava davanti a niente.
E presto sia Bea che Tom avrebbero dovuto capirlo. - Allora yankee! Esci
da lì!- sbraitò la Grifondoro. Le arrivò una soffiata spaventosa, tipo quella
dei gatti ma triplicata dai canini della Vaughn che comunque rimase serrata
dietro alla porta. Cloe l'aveva vista filare via dopo quella lezione, timorosa
d'incontrare ancora l'amico del loro prof e se c'era una cosa che Cloe non
reggeva erano i cocciuti come lei. - Stupida Serpeverde, esci!- continuò
imperterrita. - Si può sapere cosa vuoi?!- La King si voltò di colpo,
trovandosela alle spalle. Trattenne un grido, assaggiando per la prima volta la
velocità di una Diurna. Era saltata fuori dal bagno senza che neanche avesse
potuto vederla. Accidenti. La bellezza fredda della streghetta americana le
rimbalzarono addosso, così la Grifondoro tornò a scrutarla con aria battagliera.
Sembrava un incontro fra un leone e una tigre siberiana. - Ehi yankee!
Dovresti ringraziare il prof sai?- - E perché?- rispose Beatrix gelida - Lo
fanno solo per tenermi buona! Se fosse stato per me non avrei mai messo piede
qui dentro! Siete solo degli stupidi sanguecaldo!- - Bhè, per metà lo sei
ancora tu.- frecciò Cloe, zittendola. La vide arrossire di poco, giusto per
colorirle le guance, così continuò con tono sprezzante - Invece di fare la
viziata dovresti cercare di provare ad ambientarti sai?- - E perché? Potrei
uccidervi tutti.- replicò la Vaughn minacciosa. La King la fissò, stavolta
con gli occhi duri come pietra. - Fa come ti pare.- sibilò sorpassandola - Ma
secondo me sei solo una codarda.- Non fece un passo che una morsa d'acciaio
la bloccò per il polso e Beatrix la sbatté contro la porta, coi canini bene in
vista - Cos'hai detto? Io sarei una codarda?- - Sei sorda per caso?- Cloe non
cedette di un millimetro, senza mostrare un filo di paura - Potrai anche
ammazzarci ma sei spaventata a morte che tutti sappiano cosa sei per metà!- -
E te ne stupisci?- rise l'altra acidamente. La sua risata aveva perso di
innocenza e Cloe si sentì male per lei - Credi che sia facile duchessa?- la
prese in giro Beatrix, assottigliando gli occhi coperti dalle lenti e le puntò
il dito addosso - Non tutti vivono nel tuo mondo dorato. Guarda solo come
trattano Tom. E lui non ha mai fatto nulla. Guarda cosa pensano di Damon. Tutti
lo temono. Non dirmi che sono vigliacca. Siete voi i vigliacchi. Perché avete
paura di chi è diverso!- - Bhè, io no!- s'impuntò la King avvicinandosi a lei
- Io non ho paura di te!- - Attenta. Non mangio da un pezzo.- sibilò Bea
sarcastica, fissandole suo malgrado il collo candido. - E allora perché non
vai a caccia yankee?- - Cosa? Ma sei scema?- si strabiliò la streghetta
americana. - Perché? Non sei capace?- - Mi spiace ma non mi hanno mai
insegnato a farlo!- sbottò Beatrix imbarazzata - E smettila di pensare agli
affari miei maledetta sanguecaldo. Ho capito, non hai paura di me! E adesso
lasciami in pace!- e fece di nuovo per andarsene ma quel giorno Beatrix Vaughn
scoprì che sfuggire alle grinfie della King era impossibile, infatti Cloe
l'afferrò letteralmente per i capelli, strappandole un gridolino. -
Deficiente!- sbraitò - Ma cosa fai?- - Superoca da quando non mangi eh?
Perché non chiedi al prof di aiutarti?- - Perché sono affari miei megafessa!-
replicò l'altra sconvolta, abbassandosi al suo gergo - Adesso smettila di darmi
il tormento e lasciami i capelli, vuoi farmi diventare calva??- - Quanto sei
testarda!- sbuffò Cloe seguendola per il corridoio. - Oh, senti chi parla!-
ringhiò Beatrix inferocita - E non seguirmi!- Andarono avanti fino a quando
scoccarono le due e dovettero correre in giardino, per la prova con le
scope. Ce n'erano una ventina e Tom e Damon erano già in un angolo a
chiacchierare fra loro. - Oh duchessa.- ironizzò Howthorne - C'erano le tue
amiche che ti cercavano. Più un'altra ventina di dementi.- - Per stare dietro
a questa possono essere solo quello.- frecciò Beatrix rabbiosa. - Cos'hai
detto superoca?- le chiese Cloe serafica - Non ho sentito bene!- - Ho detto
che chi ti sta attorno può essere solo un demente!- replicò Beatrix stizzosa -
Devo ripetere megafessa?- - Ti sei fatta un'amica intelligente vedo,
biondina.- rise Damon serafico. - Ah, sta zitto tu!- la King si raccolse i
capelli in una coda, guardando poi Tom che stava ingurgitando un toast. Non
disse nulla ma gli scoccò un'altra delle sue occhiate penetranti che fecero
quasi andare di traverso il boccone a Riddle. - Hai mai volato?- Tom
sorrise a Damon, osservando le scope dopo aver deglutito - Un po' di volte con
Dimitri, nel palazzo di Caesar.- Arrivò la Bumb e come sempre la prima
lezione di trasformò in un fantasmagorico macello, per la gioia di Harry e
compagni che guardavano il tutto dalla Torre Oscura, col binocolo nelle palle
degli occhi. Quando dissero "SU!" a Tom la scopa schizzò subito in mano, idem
per Damon. Beatrix era ancora di pessimo umore e benché non gliene fregasse
niente alla fine riuscì a farsi obbedire. Ad altri la scopa non faceva che
sobbalzare, Bruce si prese perfino il manico sul naso mentre Alderton come suo
solito borbottava ridacchiando coi suoi amici che i mezzosangue non sapevano
volare. Peccato che mentre levitavano da terra Cloe lo scaraventò praticamente
giù dalla scopa, facendo ridere più di una persona. - Sei sempre la solita.-
le disse Damon poco più tardi, quando andarono nel deposito di Gazza a ritirare
i manici. - Che palle Howthorne, quello non può mica insultare la gente così!
E poi è un pettegolo...non fa altro che parlare di suo padre che è in lista per
entrare nel Wizengamot dalla mattina alla sera...bla bla bla...che noia! E
attenta con quella scopa yankee! Vuoi darmela negli occhi?- - Che acume.-
frecciò Beatrix con una smorfia, posando il suo manico accanto agli altri. -
Giusto per sapere...ma quelle lenti a contatto te le togli mai?- le chiese Tom
gentile. Alla sua cortesia la Vaughn si sciolse un po', alzando le spalle -
Prima di andare a dormire. Non posso certo far vedere i miei occhi.- -
Perché no?- Cloe la fissò corrucciata - Quel giallo ambra a me piace
tanto.- - Che pallosa che sei.- - Che abbiamo adesso?- Cloe ignorò la
streghetta, guardando l'orario - Oddio...la Cooman.- - Oh no!- Damon sbuffò,
roteando gli occhi blu - Quella è una malata di mente!- - Perché?- chiese
Trix, che dormiva invece di ascoltarla. - Prevede sempre la morte di Harry e
Tom.- rispose Howthorne alzando le spalle - Vaccate.- Riddle sorrise, alzando
le spalle con aria malinconica - Che ne sai, magari vede del pericolo che in
realtà c'è.- - Ci manca solo che ti aspetti di morire tutti i giorni.- si
schifò Damon - E poi quella va a cognomi, dai!- - Bel cognome.- ghignò
Beatrix, insieme al lord. - Fatela finita voi due!- rise anche Tom - Non c'è
da scherzarci!- - Stupidaggini.- sentenziò Cloe, zittendoli e dopo aver
guardato Riddle di traverso, se ne andò per le scale, lasciando Ton abbastanza
depresso - Non le piaccio molto vero?- - Se mai è il contrario.- rise Damon,
stupendolo - Non le vanno giù i pettegolezzi, per questo ci sta rimuginando
sopra ma ufficiosamente si fida abbastanza del mio giudizio, per questo sta con
noi. Ti sta studiando.- - Bhè, quella studia troppo!- frecciò Beatrix. -
Siamo invadenti anche noi per caso?- le chiese Tom, angelico. La Vaughn
guardò due faccini e sospirò, esasperata. Tom era sincero sul serio, lei l'aveva
capito subito. Era una di quelle persone buone e gentili che lo sarebbero state
fino alla morte. Damon invece...quello lì invece era più pericoloso. Sembrava un
cucciolo, specialmente con Tom perché si vedeva che avevano molto feeling, ma
Beatrix cominciò a chiedersi se dietro a quell'aria vissuta e un po'
menefreghista non ci fosse altro. Accidenti ai sanguecaldo. - Guarda che non
lo diciamo a nessuno se non vuoi.- andò avanti Riddle, paziente - Siamo
blindati.- - Ma non avete paura?- Damon levò le spalle - Vedo morti tutte
le notti io.- - La mia mamma è una demone di stirpe!- rise Tom - E lei è la
persona più dolce del mondo.- - E quella squinternata? Non è che andrà in
giro a spettegolare?- - Ma chi? Cloe?- Howthorne attaccò a sganasciarsi come
un disperato - No, no. È l'ultima persona al mondo che potrebbe essere definita
pettegola. Lei ne è circondata dalla mattina alla sera e ha cominciato a
detestare i curiosi da piccola. Per questo adesso cerca sempre, anche se
rompendo le palle, di capire la gente per via diretta.- - Grifondoro.- rognò
Beatrix sbuffando - Uno peggio dell'altro.- - Neanche hai tutti i torti.-
ghignò Damon. Tornati dentro alle mura delle scuola si concedettero un attimo
di pausa andando a leggere gli annunci in bacheca, così scoprirono che ci
sarebbe stato il reclutamento per le squadre la settimana prossima. La domenica
seguente ci sarebbe stato il sorteggio e poi avrebbe avuto inizio il campionato
scolastico. - Voi inglesi avete davvero delle tradizioni assurde.- sbuffò
Beatrix quando tornarono a sedersi sotto le arcate. - A me non dispiace il
quidditch.- sorrise Tom - Dimitri una volta mi ha portato a vedere una
partita.- - Potrà sembrare strano ma preferisco una sana partita di basket.-
mugugnò Damon con aria infastidita. Tornò a frizionarsi le tempie, serrando i
denti. Diavolo, da quando erano iniziate le lezioni non faceva che fare lo
stesso sogno ed era una cosa assurda. Tutte le notti vedeva morire la stessa
ragazza...gli pareva anche di averla già vista ma non ricordava dove e comunque
quello era l'ultimo dei suoi problemi. Non gli era mai capitato di fare due
volte la stessa previsione di morte di una persona. Era come se...quella ragazza
morisse, rinascesse...per poi morire di nuovo. - Stai bene?- gli chiese Tom
preoccupato. - No...stasera ti accompagno dai ragazzi, devo parlare con
Draco.- - Tutto bene signor Howthorne?- I tre si voltarono, trovandosi di
fronte a Vanessa Lestrange in persona. Avvolta in una tunica rossastra, col
mantello sulle spalle e i capelli bruni raccolti in una treccia vaporosa, era
davvero bella ma c'era un che in lei di subdolo che avrebbe fatto scappare a
gambe levate chiunque. Il suo tono comunque era stato cortese e Damon, benché
fosse stato messo a conoscenza da suo padre di ciò che avevano in mente quei due
fratelli dopo quattro anni di pace, scelse la strada della cortesia. - Si, va
tutto bene professoressa.- - Ne sono contenta.- rispose Vanessa con voce
stucchevole, passando poi lo sguardo su Tom. Non gli disse nulla ma... i suoi
occhi dannati si ricolmarono di affetto e il piccolo Riddle si sentì male. Lo
faceva apposta, se lo ripeteva continuamente ma temeva anche il giorno in cui
lei e Rafeus l'avrebbero trovato solo...allora avrebbe dovuto ascoltarli.
Peccato che ogni sua speranza era andata in frantumi davanti allo Specchio della
Verità di Caesar. Uno specchio antico che sapeva rivelare ogni cosa, paure,
sogni, verità e menzogne. Andarono via in fretta, salutando a testa bassa e
né Damon né Trix cercarono di approfondire l'argomento una volta vista
l'espressione cupa del loro amico che voltandosi un'ultima volta aveva notato
comparire uno strano sogghigno sul viso della sua sorellastra. C'era qualcosa di
sinistro in quella donna...come se quel ghigno avesse pregustato una qualche
trappola in cui i loro nemici avrebbero potuto cadere. Salutò Tom e se ne andò,
continuando a sorridere e i tre maghetti senza aggiungere altro si accodarono
con quelli del primo anno per raggiungere la Torre di Astronomia dove la Cooman
li aspettava per la sua terza lezione ma la strana sensazione che presto sarebbe
accaduto qualcosa non volle abbandonare il piccolo Riddle. Ne era sicuro
ormai...stava per succedere qualcosa.
Il preside Silente invece quel
pomeriggio ricevette una visita molto interessante. Quella mattina il buon
mago si era alzato con la strana sensazione che qualcosa si sarebbe risolto in
bene quel giorno ma anche con lo sgradevole presentimento che qualcos'altro
sarebbe andato in pezzi. Purtroppo non essendo Veggente non aveva potuto dare un
nome a quella strana sensazione, almeno fino a quando la piccola Degona che
passava molto del suo tempo con lui nel suo studio non gli diede un buon motivo
per pensare. Stava seduto in poltrona, verso le sei di pomeriggio e il sole
stava cominciando a calare quando sentì alcuni tonfi dagli angoli della
biblioteca a ferro di cavallo che abbracciava la sua scrivania. Si alzò e rimase
di fronte a uno spettacolo meraviglioso. Una piccola strega alle prese con le
sue prime magie. - Hai visto?- gli sorrise Degona, in piedi in mezzo a tanti
libri che svolazzavano - Li faccio volare quasi tutti io!- Silente la
raggiunse, poggiandole una mano sul capo. Si sentiva un po' come un nonno per
lei e quella bambina gli ricordava molto sua madre. Guardando fra i tanti libri
di magia che svolazzavano però, notò che alcuni di essi non erano sotto la
telecinesi di Degona. - Tesoro...potresti bloccarli un solo secondo, per
favore?- le chiese pacato. - Io non lo so chi fa muovere gli altri.- disse
Degona tranquilla e subito una decina di libri si afflosciarono dolcemente sul
tappetto, poi la bimba indicò i tre libri rimasti in aria. Erano libri di
favole... Quando ricaddero a terra aperti, le pagine si animarono e
sfogliando raggiunsero tutti più o meno la stessa illustrazione. Biancaneve che
mangiava la mela avvelenata e cadeva in un sonno eterno. - Degona, ti è
capitato spesso?- - Da un sacco!- rispose la bambina guardandolo fisso - La
notte il mio libro si apre sempre su quella favola. Io cerco di chiederle perché
urla tanto ma non la capisco. Mi fa solo vedere la mela di Biancaneve.- -
Lei?- - Si. È una ragazza a urlare.- - Gliel'hai detto a tua madre?-
Dena fece un piccolo broncio - Liz non vuole che io mi intrometta in queste
cose ma la mamma sa sempre tutto.- e sorrise di nuovo, tutta orgogliosa della
sua mamma. Da qualche settimana infatti non faceva che dire sempre a tutti
quanto bella fosse Lucilla, quanto fosse dolce e quanto le volesse bene. Una
gioia per il cuore di tutti, specialmente per Trista. Così Silente fece un sorriso bonario, felice finalmente che per
Lucilla e quella bambina fosse arrivata un po' di pace. - Adesso andiamo a
versare il thè va bene?- le propose. - Il thè? Deve arrivare qualcuno?-
cinguettò la bimba prendendolo per mano. - Oh si...credo proprio che avremo
visite fra poco.- e infatti, appena una tazza fu riempita e fumante, qualcuno
bussò alla porta del suo studio. Silente fece sedere Degona sulla sua poltrona,
poi fece entrare l'ospite. Sorrise normalmente quando Gazza fece passare una
giovane donna dai capelli ricci e gli occhi dorati, avvolta in un mantello
bianco. - Signorina Granger.- Silente la raggiunse, prendendole le mani che
lei strinse calorosamente - E' un piacere rivederla.- - Preside.- sorrise la
strega - Il piacere è tutto mio. Avrei tanto voluto salutarla domenica sera ma
me ne sono dovuta andare via presto. Ora però sono qua.- - Avanti cara,
siediti.- le disse, indicandole la poltrona - Immagino che tu non conosca la
figlia di Lucilla, vero?- - No, purtroppo no.- Hermione Granger guardò la
bambina e le porse la mano, sorridendole piena di gioia - Sono stata molto nel
Golden Fields ma me ne sono andata proprio quando Degona ha cominciato a
visitare sua madre. Piacere, io mi chiamo Hermione e sono una grande amica della
tua mamma.- Dena guardò la mano protesa, poi la strinse appena e subito
ritrasse la sua, continuando a fissare con i suoi occhi verdi la nuova venuta.
Non disse nulla, anche quando Silente e la ragazza cominciarono a parlare.
Rimase zitta e attenta, ascoltando attentamente però ciò che le parole non
dicevano. - Dimmi cara, so che sei un'Auror ora.- - Esatto.- Hermione
annuì mentre Silente armeggiava con il servizio da thè - Vorrei darvi una
mano.- - Oh, certo...prendi sempre il thè con due zollette di zucchero e
latte vero?- La strega parve un secondo basita. Gli occhi celesti del preside
la scrutarono così a fondo che dovette affrettarsi ad annuire e girò subito il
cucchiaino nella tazza. Sorseggiò velocemente, tornando ad alzare il volto
fiero - So che Harry e gli altri sono qua
per darle una mano con Tom Riddle. Voglio essere di aiuto anche io.- - Mi è
stato detto che sei entrata a far parte degli Zaratrox.- il preside si appoggiò
allo schienale, continuando a scrutarla celato dalle lenti a mezzaluna - Sei
stata coraggiosa a cercare di salvare il bambino.- - Dovevo un favore a
Lucilla.- rispose la strega, portandosi la tazza alle labbra - E ora sono qui
per aiutare di nuovo i miei amici. Presto andrò dal Capo degli Auror per farmi
registrare legalmente come Auror attivo, così potrò prestare servizio da
subito...perciò se lei mi mettesse a parte di tutti i vostri piani mi metterei
immediatamente all'opera.- - Non aspettavo altro.- rispose Silente, alzandosi
e facendole strada - Vieni, ti porto dai ragazzi e potremo parlare di ogni più
piccolo dettaglio una volta che sarete di nuovo tutti insieme. Loro ora vivono
nella Torre Oscura e devo dire in tutta sincerità che faranno una vera festa
quando ti rivedranno...-
Intanto, le due ore di lezione con la Cooman
stavano finendo e c'era gente che ne aveva fin sopra i capelli, Damon a
cominciare che era stato bombardato da quella rimbambita come se fosse stato una
specie di messia. Trovarsi di fronte a un Veggente come lei era bastato a
mandare la professoressa di Divinazione in brodo di giuggiole che però si
ostinava a predire morti che Damon era più che sicuro non sarebbero mai
avvenute, quindi quando uscivano dall'aula era sempre costantemente assediato da
compagni che terrorizzati gli chiedevano se quelle previsioni erano vere. -
Ma tu guarda che razza di tipi.- rise Tom ma una volta sulle scale si voltò
verso Trix che se ne stava aggrappata al muro, più pallida del solito - Ehi,
tutto ok?- le si avvicinò, vedendola anche tremare - Trix non è che è da troppo
che non mangi? Se vuoi ti porto da Tristan!- - No, no...- sussurrò,
aggrappandosi al braccio di Riddle - Non è quello...ho...io...soffro di
vertigini!- - Cosa?- Il maghetto sbatté gli occhioni blu - Tu soffri di
vertigini?- - Si...- alitò lei imbarazzata - Se guardo giù mi vengono i
brividi e la nausea!- - Ma...tu puoi volare. Puoi diventare un
pipistrello!- - Non l'ho mai volato. Mi trasformo quando ho paura e ci metto
un sacco di tempo per tornare normale ma non ho mai volato! Morirei di
paura!- - E oggi sulla scopa come hai fatto?- - Non me ne sono accorta,
stavo litigando con quella Grifondoro cretina.- - Senti, facciamo così...-
Tom vide che Damon era ancora sommerso di gente, così le prese la mano e cercò
di calmarla - Raggiungiamo il primo pianerottolo, ok? Tu continua a guardare me,
poi aspettiamo Damon e insieme a lui vediamo di scendere con più calma. Aspetta,
facciamo passare gli altri...- e appena diluita un po' la massa, iniziarono a
scendere gradino per gradino, con Tom che quasi li percorreva al contrario, pur
di non far vedere a Trix la tromba delle scale che andava sempre più in basso.
Si fermarono al pianerottolo del quarto piano e finalmente li raggiunse Damon,
seguito da Alderton che dopo aver tirato la sua frecciata sui mezzosangue se ne
andò, altezzoso. - Imbecille.- sentenziò Riddle scuotendo il capo. - Che
succede Trix?- Howthorne che come suo solito se ne fregava degli idioti, guardò
la Diurna stranito. - Ha paura delle altezze.- gli spiegò il Grifondoro - E
non riesce a scendere veloce com'è salita.- - Possiamo bendarla e portarla
giù in spalla.- propose Damon - Ma così avrebbe il collo a portata di
denti.- - Oh, lo sapevo! Quella cretina vi ha detto che non ho mangiato!-
sbuffò Beatrix rabbiosa. - Dovrai pur nutrirti prima o poi no?- rispose il
Serpeverde pacato - Ma se non vuoi fa come ti pare. Comunque dobbiamo
scendere...dunque, facciamo come facevate prima. Una mano a testa, tu guardi noi
e facciamo un gradino per volta. Il massimo che può succedere è che ci
spacchiamo l'osso del collo, anche se non credo proprio.- Tom ridacchiò,
divertito da tutto quel casino. Sapeva che per Damon non era piacevole ma
saperlo sempre informato sui pericoli mortali era sollevante per lui che si
preoccupava tanto per Harry e gli altri. Il problema arrivò quando
raggiunsero finalmente le scale davanti alla torre Grifondoro. - Oh, sei
arrivato!- Cloe King stava su una scala che sembrava in procinto di cambiare
posizione con un libro in mano - Damon, stacci più attento alle tue cose,
cavolo! Non sono la tua schiava!- - Brucialo, tanto è della Cooman.- rognò il
ragazzo raggiungendola con Trix e Tom - Grazie comunque.- - Di
niente...oh...ma porca miseria!- imprecò la ragazzina, quando la scala si spostò
davvero. Fece un mezzo giro e li portò al terzo piano, lasciandolo nel corridoio
destro. - Sbaglio o non dovremmo essere qui?- chiese Tom, vedendo che tutto
era tetro e polveroso. - Il preside non aveva detto che era zona vietata?-
borbottò anche la King - Andiamo via prima che...- ma si zittì, trovandosi di
fronte il tormento di quella scuola. Miss Purr con i suoi occhi vigilanti li
puntava, miagolando a più non posso. Beatrix infastidita da quello sguardo
severo le soffiò dietro di rimando, mettendo i canini in mostra e quella
gattaccia arruffò tutto il pelo, terrorizzata. Sembrava che stesse per scappare
via ma la voce di Gazza li raggiunse. - Cavolo!- Damon afferrò le sue
streghette per un braccio, tirandole - Andiamo, venite via!- - Se ci prende
siamo nei guai!- sibilò Tom correndo verso l'unica porta che svoltato l'angolo
stava davanti a loro e come la mano che giunge direttamente dal destino, quella
era la stessa porta che undici anni prima aveva nascosto un grande segreto.
Anche adesso, dopo tanti anni, ne nascondeva uno altrettanto grande. -
Dannazione è chiusa!- sbraitò Damon tirando il chiavistello. - Aspetta,
togliti!- ordinò Tom risoluto e tirò fuori la bacchetta. L'agitò e dicendo: -
Alohomora !- il lucchetto si aprì subito, lasciandoli passare. Richiusero il
battente in silenzio e ci si pigiarono sopra tutti e quattro, ansiosi. - Da
dove l'hai preso quell'incantesimo?- sussurrò Beatrix. - Nel manuale degli
Incantesimi di Vitius, capitolo sette.- replicò Riddle a bassa voce - Sarà
andato via?- - Non lo so...no, aspettate è lì dietro.- disse Howthorne -
Sento ancora dei miagolii...ma che rottura di palle! Guarda te se devono sempre
chiudere tutte le porte a chiave in questa scuola della malora!- - Bhè, c'era
un buon motivo...- Cloe che sentiva meglio degli altri, era girata verso
l'interno della stanza...e per una volta aveva perso la sua naturale baldanza.
Pallida come un cadavere, alzò il dito e i tre ragazzini seguirono in linea
d'aria il suo sguardo atterrito per trovarsi davanti ad altre quattro teste. Si,
ben quattro, una più mostruosa dell'altra di un serpentone gigantesco tutto
viola con una cresta sulla schiena. E dei denti da fare invidia a un
dinosauro. Quando se le ritrovarono davanti attaccarono a urlare tutti e
quattro in sincrono e fecero appena in tempo a spararsi fuori come razzi da
quella maledetta stanza prima di venire divorati. Richiuso il chiavistello con
tutta la forza che la paura aveva scatenato in loro, si fecero indietro stretti
a panino l'uno all'altro e l'unica soluzione che trovarono fu di correre come
fulmini alla Torre Oscura. Spalancarono la porta, ci si chiusero dentro e vi si
appoggiarono, ansando come mantici davanti alle facce stranite di tanti Auror.
C'era tutto il gruppo di Jess, più Harry e gli altri. Sembravano intenti
nell'aperitivo mentre Tristan fasciava il fianco a Milo ma quando videro i
quattro maghetti si bloccarono, straniti. - Che facce.- disse Ron pacato -
Che avete visto ragazzi?- - Un...un...- Tom quasi non respirava, gesticolando
frenetico - Un...un coso gigante!- - Andiamo bene.- rognò Harry - Non potete
essere più chiari?- - Era un serpentone enorme!- - Che noia...un altro
Basilisco.- sbuffò Draco. - No, no!- riprese Tom aggrappandosi alla cinta di
Potter - Aveva QUATTRO teste!- - Quattro teste?- Harry e Ron si scambiarono
un'occhiata divertita - Ma dov'era? Al terzo piano vero?- - Sapete cos'è?-
sbottò Cloe sconvolta - Ma quando ci siete andati?- - Mai.- rise Weasley
facendoli sedere - Abbiamo tirato a indovinare. Così c'è un serpentone a quattro
teste rinchiuso nel corridoio a destra del terzo piano. E magari stava anche
sopra una botola.- - Finiscila di tirartela!- scherzò Dalton mettendo via la
Mappa del Malandrino - Avanti ragazzi, descriveteci bene questo affare
gigantesco. Avete detto che aveva quattro teste e sembrava un serpente. Era
anche viola con una cresta?- - Si, sulla schiena.- alitò Trix che a
differenza degli altri non doveva riprendere fiato. - Lo sapevo!- sibilò
Harry alzando gli occhi al soffitto - Lo sapevo! Che ci nasconde là sotto
stavolta Silente eh? Se sopra ci ha messo un'Idra del Galles ci dev'essere
qualche altra diavoleria.- - Pronto?!- ironizzò Damon attirando di nuovo
l'attenzione - Noi stiamo bene comunque eh? Grazie tante!- - Mi sembrava di
avervi detto di stare alla larga dai guai!- borbottò Tristan con aria falsamente
severa. - E' stato un caso, sul serio.- disse Cloe stanca morta. - Se,
dicono tutti così.- ironizzò Ron. - May non c'è?- chiese il piccolo Riddle,
guardandosi attorno. - No, è andata da Orloff.- lo informò Clay, apparendo in
quel momento sulla porta di collegamento fra il salone e le stanze da letto -
Quel beota sta facendo affari coi francesi e ha bisogno dei cani da riporto,
senza offesa per May!- - La finisci di preoccuparti?- bofonchiò Milo,
evitando accuratamente di guardare Beatrix - Vedrai che andrà bene.- - Come
no, specialmente quando vedranno questo.- sentenziò Tristan, stringendogli di
più la fasciatura sul fianco sinistro - Ti avevo detto di non tornare da tuo
padre ma tu non mi dai mai retta, accidenti a te!- - Milo che t'è successo?-
si preoccupò Tom - Stai bene?- - Niente.- Morrigan alzò le spalle - I servi
di mio zio Kronos e di Lucian mi hanno fatto un'imboscata e mi hanno lasciato un
ricordino, ecco tutto. Ahi... cazzo Mc fa piano!- - Kronos?- Damon e Cloe
allargarono gli occhi - Tuo zio è Kronos Leoninus?- - Già, salutate il
principe reggente figlio di Lucian Leoninus.- frecciò Sphin divertito, evitando
il pugnale che Milo gli lanciò dietro - Eddai, non si può mai scherzare!- -
Scherza su qualcos'altro!- sbuffò il Diurno seccato, rimettendosi la camicia -
Dove mi avete messo la fiaschetta?- - Te l'ho messa io in frigo.- gli disse
Edward - E' con le altre buste di plasma.- - Ecco, già che siamo qua...-
Tristan fece segno a Trix di avvicinarsi, sorridendole mentre lei se ne stava
testardamente in disparte - Dai Beatrix, non esagereremo te lo prometto. Avanti,
dimmi...quand'è che ti sei nutrita l'ultima volta?- - Perché?- chiese
sospettosa - A lei che importa?- - Esci per cacciare?- le chiese Jess. -
No.- sbottò la ragazzina, arrossendo ancora - Non sono capace.- - E si può
sapere come mangi allora?- - Non lo faccio, ovvio.- Milo tacque,
continuando a sorseggiare tranquillo il suo sangue mentre gli occhi degli altri
che lo supplicavano di dire qualcosa gli rimbalzavano addosso. - Sai che se
non ti nutri potresti diventare aggressiva?- le chiese ancora Tristan
dolcemente. - No attaccherei mai nessuno!- sbottò indispettita - Le ricordo
che se non fosse stato per il preside io non sarei neanche voluta venire qua! Ci
sono scuole apposta per i vampiri!- - Si ma non per i Diurni.- sibilò Milo,
alzando gli occhi gialli per guardarla finalmente in faccia. Beatrix lo
guardò astiosa, poi tornò a rivolgersi solo a Tristan - Le giuro che non
attaccherò nessuno. Come immagino saprà anche se non bevo sangue non morirò.
Diventerò solo debole ma non morirò, quindi stia tranquillo.- - Sai cosa
succede quando la fame ti dà alla testa?- la interruppe Milo con freddezza -
Uccidi.- - E immagino che tu lo sappia bene.- replicò la streghetta
acidamente, strappandogli una smorfia. - Ho più anni di te e so riconoscere
quando un vampiro non mangia da un pezzo. Sarà almeno un mese che non ti
nutri.- - Pensa agli affari tuoi!- La Vaughn insorse rabbiosa, spaventando un
po' Tom, Cloe e Damon - Non ho intenzione di andare a caccia e tantomeno
attaccherò mai un sanguecaldo, su questo potete stare tranquilli!- - Non puoi
esserne sicura.- cercò di placarla Tristan - Guarda che è meglio bere una dose
tutti i giorni che ritrovarsi affamati e fuori di testa col rischio di uccidere
qualcuno dopo anni di astinenza, non credi?- A quelle parole la ragazzina
tacque, contrita. Il pensiero di poter perdere la testa la fece rabbrividire.
Fin da quando era piccola erano sempre stati suoi parenti a procurarle sangue
animale e non aveva mai attaccato un essere umano. Mai. La tentazione a volte
era stata forte ma la sua anima di bambina le aveva sempre impedito un simile
gesto. Ora però si sentiva debole, triste, chiusa in un posto dove nessuno la
voleva... - Sai trasformarti in un pipistrello?- - Mi capita senza
controllo.- sussurrò, cercando di essere gentile col professor Mckay. In fondo
lui era stato l'unico a essere messo al corrente della sua situazione. Quindi il
preside si fidava di lui. Oltre a Damon, Tom e la King. Chissà perché ma non
aveva mai confidato a nessuno il suo segreto e ora invece si ritrovava a
condividerlo con tante persone. Era strano che degli umani fossero tanto
buoni...e disinteressati alla sua natura. - Cos'è?- disse la King
all'improvviso, puntando lo sguardo verso al porta. - Cos'è cosa?- riecheggiò
Jess. - No, ha ragione.- disse Clay, stranito - Sta arrivando Silente...e c'è
qualcuno con lui.- - Umano?- - Si.- disse Harcourt - Ma non riconosco la
sua magia.- E l'umano sconosciuto si presentò poco dopo, affiancato dal
preside Silente. Quando la videro, più di uno rimase a bocca aperta. Draco poi
ricevette un tale colpo al cuore che credette di sentirsi male. - Hermione!-
urlarono quasi, quando la ragazza varcò la soglia con un sorriso. - Ciao
ragazzi.- disse calma - Sono contenta di vedervi.- - Herm!- Tom che era il
più vicino e che fu anche più rapido a riprendersi dalla sorpresa, si catapultò
fra le sue braccia e la strinse forte, felice di rivederla - Non sai quanto
eravamo preoccupati, ma si può sapere dov'eri finita?- - Tom...- la strega
gli carezzò i capelli, alzando subito lo sguardo sugli altri - Scusate, non
volevo farvi spaventare.- - Ma si può sapere dove diavolo eri?- urlò Harry
Potter a quel punto, facendo sobbalzare tutti quanti tranne lei - Abbiamo
passato quasi tre mesi d'inferno per colpa tua! Ma sei impazzita per
caso?!- - Se avessi potuto avvisarvi l'avrei fatto, cosa credi?- replicò lei
con un sospiro - Ma avevo un demone alle costole.- - Intendi Jeager?- le
chiese Tom - Oh Herm, eravamo preoccupati! Il tuo orologio diceva che stavi
morendo!- - Il mio...- si zittì, poi sospirò e con un notevole sforzo andò a
sedersi al tavolo, posando lo sguardo su ognuno di loro - Davvero, mi spiace
ragazzi. Se avessi potuto mi sarei messa in contatto ma mi tenevano sotto
controllo.- - E non potevi venire da noi, cazzo?!- ringhiò anche Ron,
battendo un pugno sul tavolo - Dio Herm, ma ti rendi conto di quello che abbiamo
passato? Non sapevamo se eri viva a morta, non sapevamo neanche dov'eri! E poi
all'improvviso saltano fuori tutti segnali che eri in pericolo e stavi per
morire!- - Saranno stati i Mangiamorte.- rispose gelida - Ho passato questi
ultimi tempi a scappare da loro.- - Lo sai dei Lestrange vero?- le chiese
Tristan. - Si, è per questo che è venuta.- s'intromise Silente fissando
intensamente Harry e Draco - La signorina Granger è tornata per darci il suo
aiuto.- e le passò bonariamente una mano sulla spalla - Così l'ho portata da
voi. Vuole sapere ogni nostro punto di difesa e tecnica d'attacco, così da
poterci finalmente essere di aiuto come un tempo. Nel mio ufficio abbiamo anche
stilato la lettera per il signor Gillespie riguardo la sua registrazione nella
tua squadra Harry. Se avete una piuma per firmare...- e dicendo questo, il
vecchio sorrise in modo strano a Malfoy che dopo un lungo secondo si alzò come
un automa, dirigendosi in camera sua. Prese il suo vecchio libro di incantesimi
e quando tornò, sentì che la sua stessa domanda era anche nella mente di
Potter. Lo conosceva quello sguardo. Lui se n'era già accorto. Era furbo. Lo
era sempre stato. - Grattastinchi è a casa nostra.- le disse il moro di
colpo, mentre lei rileggeva la lettera seduta davanti a loro. - Meno male,
sono contenta sia al sicuro.- rispose, senza neanche alzare lo sguardo. - E
Dray?- fece Ron - Non chiedi di lei?- - Ma certo...pensavo solo che fossero
insieme.- sorrise la ragazza e senza fare una piega davanti a Draco prese la
piuma nera che Malfoy le porse, ben attento a non sfiorarla. Dopo avergliela
data però rimase in piedi, mettendosi proprio alle sue spalle. Quando lo fece,
Harry capì che era il segnale giusto. - Bella piuma.- bofonchiò Silente di
punto in bianco, sorseggiando altro thè - Mi sembra di corvo, o sbaglio?- -
Già.- lo seguì Harry mentre gli altri non capivano cosa stesse succedendo - Tu
non eri un'esperta Herm? Quella piuma appartiene a un corvo normanno o a uno del
nord?- E Hermione Granger alzò la piuma, cadendo nella trappola. La guardò a
lungo, senza sentire lo scatto metallico della lama della spada di Draco - Direi
un corvo del nord...ehi, ma cosa...- tacque all'improvviso con un gemito
strozzato quando Malfoy l'afferrò per i capelli, puntandole la spada alla
gola. - Cosa diavolo stai facendo Malfoy?- sibilò, sprizzando scintille dagli
occhi. - Draco ma cosa fai?- urlò anche Tom, sconvolto. - E allora?- il
biondo si abbassò al suo orecchio, con gli occhi argentei duri come acciaio -
Dimmi un po'...di che corvo sarebbe questa piuma? Mi spiace per te...ma non hai
studiato bene i ricordi della Granger perché questa piuma non appartiene ad
altri che a lei!- e con rabbia la tirò in piedi, girandola e sbattendola sul
tavolo dove ora anche Harry, Edward e Ron la tenevano sotto tiro - E un'altra
cosa...- aggiunse Draco pieno di sprezzo - La mezzosangue non ha mai avuto
quell'espressione compassionevole sulla faccia.- - Dov'è Hermione?- sibilò
Potter rabbioso - Dov'è lei?- - Ma si può sapere che succede?- chiese Cloe
preoccupata - Cosa state facendo? Non è la vostra amica?- - No, è un
Mutaforma signorina King.- le spiegò Silente - E ha preso la forma della vecchia
amica del signor Potter con il semplice scopo di introdursi qui e cominciare a
sfoltire un po' le file, vero?- Come Tristan aveva già visto a casa sua, la
voce di Hermione divenne all'improvviso quella di un'altra donna. Le si
dilatarono le pupille e quando aprì la bocca, fu Katrina a
parlare. "Salve miei signori...ma tu guarda, è così i miei padroni
avevano ragione. Non è facile imitare la signorina Hargrave." - Dimmi
subito dov'è!- sibilò Draco puntando la spada alla gola del
Mutaforma. "Perché, signor Malfoy, dovrei fare una cosa tanto
stupida?" ironizzò l'empatica, ovunque si fosse trovata in quel momento
"Io sono solo uno strumento, non sono io a reggere i fili del gioco."
- Invece mi sa che è proprio il contrario.- replicò Harry rabbioso - E
ora dimmi dov'è Hermione!- "Non ci penso neanche occhi di giada!" lo
prese in giro quella maledetta "Hermione Hargrave non ci ha causato altro
che guai da quattro anni a questa parte. Se lei e quella sciocca di Linda
Fulcher non si fossero messe in mezzo a quest'ora saresti già morto da un pezzo!
Avevamo sperato di averla eliminata dalla faccia della terra ma a quanto pare
quella piccola sporca mezzosangue continua a mandare segnali..." il
Mutaforma ghignò, leccandosi le labbra "Bene, vorrà dire che stasera la
faremo finita per sempre. Un saluto, bambino sopravvissuto...ci vedremo
presto!" e senza aggiungere altro lo spirito di Katrina sparì dal corpo del
Mutaforma che privato dell'energia vitale che lo manteneva in vita di
accartocciò su se stesso e morì nel giro di pochi attimi. Sulla tavola rimase
solo un mucchietto d'ossa. - MALEDIZIONE!- urlò Draco, lanciando via la spada
- Dannazione c'è sfuggita di nuovo!- - Adesso calmati, un modo per trovarla
ci sarà!- lo blandì Jess - Se non altro è ancora viva!- - E' ancora viva?
Hanno appena detto che l'ammazzeranno stanotte!- gridò Ron di rimando,
agitatissimo. - Insomma, adesso calmatevi accidenti.- li zittì tutti Tristan
- Se urliamo non verremo a capo di niente!- - Tanto non sappiamo neanche da
che parte cercare, Cristo Santo!- disse Harry al limite - E fra poco
morirà!- - Forse...potete fare qualcosa...- Si girarono, sentendo la voce
debole di Damon vicino a Tom. I ragazzi lo fissarono a occhi sgranati, mentre
Howthorne cercava di ricordare ogni più piccolo particolare dei suoi sogni - Non
sapevo fosse la vostra amica...ma io la sogno da martedì scorso. Quando sono
venuto qua con Tom devo aver toccato qualcosa di suo perché ora la sogno
morire...e non mi è mai capitato di fare due volte lo stesso sogno.- - Stai
dicendo che è già morta?- alitò Harry sentendo il cuore venirgli meno. -
No...cioè...io non lo so!- ammise Damon sgomento - Ve l'ho detto, non mi è mai
capitato di fare due volte lo stesso sogno ma ogni notte lei viene divorata da
qualcosa. Se fosse morta non continuerei a sognarlo. C'è qualcosa...di piccolo
che la morde e la graffia...- deglutì, facendo fatica a trattenere la nausea - E
lei urla come una pazza. È come se morisse...e poi rinascesse
continuamente.- - Dio santo...- sussurrò Edward, con gli occhi sgranati - Ma
che razza di maledizione è questa?- - Stai dicendo che qualcosa la sta
mangiando viva ogni notte?- sussurrò Ron, pallido come un lenzuolo. - Si...-
annuì il Legimors, tristemente - Io non sbaglio mai.- - Dimmi dov'è!- sibilò
a quel punto Draco afferrandolo per le braccia - Damon dimmi subito
dov'è!- Toccando quel ragazzino cominciò a risentire quelle urla nella testa.
Erano vere! Erano vere! Per mesi lei l'aveva chiamato a squarcia gola e lui
l'aveva ignorata! Qualcosa la stava uccidendo e lui l'aveva ignorata! Se solo le
fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato...se lei fosse morta si
sarebbe ucciso per seguirla! - Io non lo so!- replicò il futuro lord
accorato, vedendolo del tutto distrutto dalla preoccupazione - E' al buio,
sdraiata su un letto di pietra! Sopra di lei hanno appeso uno specchio ovale che
riflette la sua immagine e strane luci fosforescenti...e poi ho visto solo
quella cosa piccola...è mostruosa!- - Dicci che mostro è allora!- lo incalzò
Milo - Magari possiamo trovarlo!- - E'...- Damon fece mente locale - E'
basso. Sul metro appena. Ha braccia umane ma degli artigli orrendi, lunghissimi.
Il viso è pieno di cicatrici. Non ha un occhio, l'altro è bianco mi pare...ha
anche i capelli bianchi. Sono lunghi e...credo che abbia delle zampe di uccello
al posto delle gambe.- Finita quella descrizione, gli Auror e Silente
rimasero nel più totale mutismo. Che razza di essere poteva mai essere quello?
Che demonio stava con Hermione in quel momento? - Doll ...- Harry
si voltò verso il piccolo Riddle che aveva le mani sulla bocca, come se stesse
per vomitare. - Doll.- sussurrò ancora, levando gli occhi blu lustri di
lacrime sui suoi amici - E' Doll...è il demone puro più vecchio del mondo. È
pazza! La tiene Demetrius nelle sue segrete!- aggiunse urlando come impazzito
dalla paura - Harry la starà mangiando viva!- e si aggrappò alle sue mani
disperato - Presto, dobbiamo andare immediatamente da Caesar! Hermione è nel
Golden Fields, nelle segrete del castello di Demetrius!- - Dannazione
muoviamoci allora!- ringhiò Draco afferrando la spada che aveva scagliato
via. - Aspetta dove vai?- Tom cercò di fermarlo, invano - Se vai là Doll ti
ucciderà! È invincibile!- ma Malfoy era già corso via e prima che potessero
riacciuffarlo si era uscito dal campo della scuola e si era Smaterializzato via.
Con lui presto partirono anche gli altri, mentre Tom fermò Harry appena in
tempo. - Dobbiamo andare da Caesar e la mamma, subito! Doll li ucciderà
tutti! È pazza Harry! Solo Caesar e Demetrius possono salvare Hermione! Sono gli
unici abbastanza forti, gli altri non ce la faranno mai! Ti prego, devi da
venire Caesar! Presto!- - Vai Harry, corri!- gli disse anche Silente - La
vita di Hermione è nello scorrere dei secondi, avanti! Se avrete fortuna potrete
tornare tutti qui sani e salvi!- Il bambino sopravvissuto annuì,
Smaterializzandosi via insieme a Tom ma facendolo, sentì il bracciale di platino
al suo polso destro tirare leggermente. Draco...stavolta non avevano litigato ma
aveva come l'impressione che avesse bisogno di lui. Mentre prendevano direzioni
opposte, pregò con tutto il cuore che arrivasse in tempo...per salvarla. Si,
per salvare la persona che stava loro a cuore più di quanto avessero mai
immaginato.
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Capitolo 21 *** Capitolo 21° ***
- Bene, sono usciti tutti quanti. Stanno andando da lei.- "Si e
moriranno divorati. Abbiamo risolto i nostri problemi." - Metà vorrai
dire.- "Non mi dirai che adesso ti vengono gli scrupoli sul tuo adorabile
fratellino minore..." Vanessa Lestrange sorrise appena, scostandosi
dalla finestra della sua camera a Hogwarts, per tornare davanti a un grande
specchio a grandezza umana che rifletteva la luna e le stelle del cielo notturno
- Ben fatto Katrina, tesoro. Devo dire che la tua dedizione alla causa mi scalda
il cuore.- "Ammesso che tu ne abbia uno." rispose una voce di donna
da nessun luogo in particolare "Taglia corto, Lestrange. Ti serve
qualcos'altro o pensi di riuscire a fare qualcosa da sola senza me o Jeager per
qualche ora?" La strega non rispose, limitandosi ad aggiustarsi i
capelli nello specchio con aria compiaciuta. "E allora?" chiese
ancora Katrina stizzosa "Che ti serve?" - Non dovresti innervosirti
così sai? Potrebbero venirti le rughe...- "E sta zitta!" sibilò la
voce con ira "Credi di essere tanto furba? E se l'Hargrave non fosse
morta?" - Non ci sono esperti di magia oscura nel gruppo di Potter.
Neanche mio cugino potrebbe riconoscere il mio incantesimo su quella sporca
mezzosangue...senza offesa per te, cara. La crederanno morta e la seppelliranno
anche se non credo che nessuno di loro riuscirà ad uscire vivo da quelle
celle.- "E se non andasse così? Credi che Crenshaw si lascerà scappare la
possibilità di torturarla ancora?" - Credevo non sapesse cosa le stesse
facendo quel mostro nelle segrete.- cinguettò la Lestrange arricciandosi i
boccoli col dito, civettuola - Che strano mezzo demone. Sembra affezionato alla
sua peggior nemica, non trovi?- "Trovare un nemico decente è difficile
oggi giorno..." ironizzò Katrina acidamente. - Sbaglio o sento una vena
di rimprovero?- "Ti ho fatto una domanda prima. Che intendi fare con tuo
fratello minore?" - Il bambino ci serve, lo sai bene. Non fosse stato
per il Grimario di Lumia Lancaster ora staremo ancora brancolando nel buio. Se
non altro ora abbiamo tutti gli ingredienti per ritentare una seconda
volta.- "Si, certo...ammesso che Jeager riesca a rimettere le mani su
quelle ossa..." la voce di Katrina assunse una nota annoiata "Inutile
che ti ricordi che il Cimitero ora è sotto stretto controllo. Secondo me sarà un
buco nell'acqua, comunque fate come volete. In fondo questa parte del piano è
solo vostra." - Vuoi dirmi che non lo vorresti riavere qui?- Vanessa
Lestrange assottigliò gli occhi scuri, scrutando nello specchio con perfidia -
Quando camminerà di nuovo su questa terra per Harry Potter sarà davvero la
fine.- "Certo...dimentichi sempre però il particolare più importante di
tutti. Lucilla Lancaster." - E' un demone di stirpe ormai. Cameron non
le permetterà di intromettersi.- "Continua a sperare, è meglio."
- Si può sapere dove sei adesso?- chiese la strega, cambiando argomento
seccata da quell'interrogatorio. "A Londra per trattenere quell'idiota di
Orloff, per questo non mi sembra il momento adatto a parlare!" - E
piantala. Hai un corpo ora, usalo finché non diventerà cenere...oppure continua
a divertirti a far impazzire i maschi, tanto non servono altro che a letto. E tu
lo sai bene...- Vanessa si scostò dallo specchio, ridacchiando - M'interessa il
tuo proposito di far uscire di senno quel traditore di mio cugino anche se non
credo che riuscirai mai a togliergli dalla mente quella mezzosangue,
sai?- "Ma davvero?" Il tono di Katrina si fece di colpo interessato
"Tempo un'ora e la Hargrave sarà morta e sono più che sicura che riuscirò a
fare mio per sempre Malfoy, sempre ammesso che non muoia come mi hai fatto
notare." - Che vuoi fare? Rubargli l'anima ladra di cuori?- la schernì
Vanessa spazzolandosi la lunga chioma seduta sul letto - Sai una cosa? Ancora
non capisco perché un essere empatico dai grandi poteri come te sia tanto
vanitoso con gli uomini. Sei una bella donna da umana...perché non cominci a
vivere più materialmente eh? Ti ecciti solo con uomini pazzi per caso Katrina? O
ti piace vederli strisciare ai tuoi piedi?- "Sempre meglio di ciò che
eccita te, Vanessa." concluse la voce con perfidia mentre la strega si
alzava colma di rabbia dal suo letto, sprizzando collera da ogni poro "E ora
scusa ma ho altro da fare. Devo tenere Jeager lontano da quelle segrete o
perderemo i suoi poteri per la battaglia finale. Salutami il tuo amato
fratello." - Sparisci!- sibilò la Lestrange - Torna dal buco schifoso da
cui sei uscita, sono stata chiara!?- "Certo, certo...ci rivedremo per i
corridoi. Buona notte signorina Lestrange!" e ridacchiando lascivamente la
voce sparì in un eco mentre Vanessa prese la spazzola e la scagliò contro lo
specchio, frantumandolo in mille pezzi. Bene, ora si trattava solo di
aspettare...la notte sarebbe stata fin troppo corta...
Dove sei?
Dove sei?? La notte brulicava di stelle sulla grande collina del Golden
Fields... La mezza luna calava e le corolle nere delle margherite che
fiorivano di notte erano nel pieno del loro splendore. La terra bruna
profumava di gelsomino e i lunghi fili d'erba carezzavano le ginocchia a Draco
Malfoy che con l'espressione di un uomo disperato si aggirava in quel luogo con
la mente rivolta a un solo e unico pensiero. Le grida si erano fatte continue
adesso...le lo chiamava...lo supplicava...e lui l'aveva ignorata, scacciata
dalla sua mente e dal suo cuore. Lei era lì...era vicina...e soffriva. Stava
morendo... Col cuore in gola e l'anima in mano correva, correva...non
sentiva la fatica, né l'alito freddo del vento. Poi in lontananza lo vide. Un
castello diroccato, quasi in rovina...né luci, né ombre... E fu come avere le
ali ai piedi. Il sangue cominciò a galoppargli nelle vene, quasi scorrendo al
contrario mentre la paura lo dilaniava. La paura che fosse troppo tardi lo stava
uccidendo a ogni passo, a ogni eco del ricordo passato del viso di...di
Hermione. Il suo viso gli tornò alla mente...e una rabbia feroce lo
invase. Qualsiasi cosa fosse successa, se lei non fosse uscita viva da quel
luogo...non l'avrebbe fatto neanche lui. Non gl'importava più di niente, né
dei Mangiamorte, né dei suoi cugini né delle urla dei suoi compagni alle spalle.
Niente. Non erano passati quattro anni. Non era passato neanche un minuto da
quando lei se n'era andata. Perché lei era sempre rimasta con lui, che
l'avesse voluto o no. Poco lontano da lì, qualcun altro stava lottando
disperatamente contro il tempo. Harry, Tristan e Tom erano davanti agli
imponenti cancelli del tetro Cameron Manor. Oltre il portone d'ebano scuro le
mille voci di mostri, demoni e vampiri riecheggiavano come in una danza malvagia
ma in quel momento i tre umani avevano ben altro per la mente. La paura era
l'ultimo dei pensieri rivolti a loro stessi. - Come lo apriamo?- chiese
Harry, estraendo la spada e la bacchetta. - Faccio io.- scandì Tom
avvicinandosi ad grande chiavistello col marchio dei Cameron, la C
immersa nel fuoco - Una volta dentro dovremo tenere indietro gli ospiti del
palazzo...- - Per quello ci penso io.- disse calmo Mckay, levandosi il guanto
dalla mano sinistra e fissandosi la vera d'oro che gli aveva dato in dono
Lucilla - Se starete dietro di me non avremo problemi. Una volta chiamati
Cameron e Lucilla poi dovremo correre al palazzo di quell'altro e di volata
anche.- - Già...Clay non sembrava contento di aspettare.- rispose Harry -
Sente qualcosa. Vai Tom, adesso!- e senza indugiare oltre, il piccolo Riddle
poggiò la mano sull'invalicabile porta di quel palazzo. Riconoscendo la presa,
il portone incantato da millenni e millenni dai demoni più potenti mai nati, si
aprì docilmente...e una volta nell'altro buio, centinaia di occhi rossi e gialli
si puntarono su di loro. Grinfie e fauci si spalancarono, si agitarono spade e
bacchette, vennero sparse grida e ringhi...poi una luce dorata come quella del
sole che squarcia il buio al mattino, irruppe nel palazzo del grande demone
illuminando anche gli angoli più nascosti. - CAESAR! CAESAR!- urlò Tom
disperato, mentre i vampiri venivano inceneriti, i mostri indietreggiavano con
gli occhi insanguinati, demoni e giganti venivano respinti da una barriera
invalicabile. Dietro alla mano protesa di Tristan, ogni cosa era al sicuro e
Harry Potter guardava sconvolto il più grande numero di esseri appartenenti alle
caste oscure mai visto. Nel palazzo enorme, ogni cosa profumava di
margherite...e di tenebra, tenebra che venne spazzata via quando il bambino
sopravvissuto vide la luce in un giovane uomo, in piedi sulla rampa delle
scale. Lui...non aveva niente di terreno. Lui incantava. Aveva occhi e
capelli bianchi e non poteva appartenere a quel mondo. - Non apprezzo
quest'intrusione.- sibilò Caesar Noah Cameron, scendendo lentamente i gradini.
Una giubba blu scura era aperta sul suo torace e un fine mantello in damasco gli
cingeva le spalle. Scrutò i due Auror, fissando molto intensamente Harry...poi
quando posò lo sguardo su Tristan e vide il suo anello la sua irritazione parve
venire meno. - Hai portato amici Tom.- sussurrò - Potrebbe gentilmente
puntare il suo anello altrove, signor Mckay?- - Li faccia andar via allora.-
rispose Tristan, che nei recessi del suo animo provava un rancore feroce. -
Insomma, che cos'è questo casino a quest'ora di notte?- sbuffò Lord Demetrius,
mettendo il naso fuori dal salone al primo piano. Guardò i nuovi venuti senza
capire un tubo ma prima che potesse parlare apparve anche Lucilla, attirata
dalla presenza di Mckay e rimase sconvolta nel trovarli tutti lì. - Cos'è
successo?- chiese accorata, scendendo rapidamente le scale e incenerendo
infastidita i pochi superstiti che strillavano ancora sotto il potere
dell'anello di Tristan - Perché siete qua?- - Mamma!- Il piccolo Riddle corse
sugli ultimi gradini e si aggrappò alle mani della Lancaster, sconvolto - Mamma
presto! Dobbiamo andare a casa di Dimitri! SUBITO! Hermione è lì! È nelle
segrete!- - Cosa?- riecheggiò Cameron a bassa voce, voltandosi verso
Demetrius - Cosa significa maledetto?- - Come sarebbe?- disse l'altro senza
raccapezzarsi di niente, Smaterializzandosi direttamente accanto al maghetto -
Tom cosa stai dicendo? Hermione a casa mia?- - Non abbiamo tempo per la
miseria!- sbraitò Harry tornato al portone - Lucilla presto, mi devi aiutare!
Hermione è nelle segrete di quel castello e un demone la sta mangiando
viva!- -...Doll!- sibilò la Lancaster, voltandosi verso gli altri due della
sua razza - Ecco perché non riuscivamo a trovarla! Il potere di Doll copriva la
magia di Hermione!- - Si, presto!- li pregò di nuovo Tom - Dovete fare
qualcosa, Draco è andato lì da solo!- Se Harry e Tristan si erano aspettati
indifferenza e compostezza, caddero male. Vedendo l'espressione di Caesar
Cameron capirono che quel demone ora era come e più allarmato di loro. Quel
mostro di nome Doll doveva essere seriamente pericoloso...o Cameron doveva
tenere particolarmente a Hermione Granger perché non si fece ripetere due volte
le preghiere del piccolo Riddle, tantomeno aspettò che gli altri lo seguissero.
Sparì com'era arrivato, veloce come il vento...spada alla mano e l'aria di uno
che non conosceva perdono.
Ma c'era chi era anche più disperato. Draco fece letteralmente a pezzi la
porte del palazzo diroccato di Demetrius, entrando nella sala d'ingresso come un
tornado. Nessuno lo accolse, né demoni né spiriti. Solo alcuni fantasmi che
vagavano senza meta lo guardarono insospettiti ma poi tornarono a vagabondare
per i fatti loro. E Malfoy corse, urlò, ascoltò...scese scale e scale, col
cuore a pezzi, quelle grida in testa...e lei era vicina. Non seppe nemmeno
spiegare come riuscì a raggiungere lo scantinato. Solo in seguito avrebbe potuto
dire che per quei brevi momenti era come impazzito del tutto. La sua lucidità
per la prima volta in vita sua era sparita. Era rimasto freddo davanti alla
morte quattro anni prima. Se ne era fregato di morire e di diventare un
Mangiamorte, come se ne era in realtà fregato anche del tradimento di suo
padre...ma ora era tutto diverso. Si sentiva in fiamme, dentro di sé ardeva
un incendio che bruciava ogni cosa. Era vuoto di ogni pensiero, di ogni
sentimento...e c'era un solo una parola nella sua testa. Il suo
nome. Raggiunte le segrete, stentò a credere in ciò che vide. Magia...una
magia dannata prolungava un corridoio all'infinito. Migliaia e migliaia di
porte, prigioni con sbarre, catene e cigolii...luci fioche e sinistre. E lei
era lì...e stava per morire. Dove sei? Dove sei... Ansimò,
appoggiandosi al muro e socchiuse gli occhi. Tirò un pugno tanto forte che le
sue nocche presero a sanguinare copiose, senza che però sentisse alcun dolore.
Non l'avrebbe mai trovata...non sarebbe mai arrivato in tempo. E lei
continuava a gridare nella sua testa. Strillava straziata dal dolore... Gridò
anche lui e il suo urlo riecheggiò come il ringhio di un animale ferito...quando
sentì un cigolio che lo riportò alla realtà. Catene. Erano catene quelle.
Qualcuno si muoveva avviluppato in catene. Estrasse la spada, poi la
bacchetta...e s'incamminò fra le centinaia di porte, in quella prigione senza
fine e senza inizio. Dopo un tempo che parve non trascorrere mai, si
fermò...vedendo sulla parete alla sua destra dei bagliori fiochi simili al volo
inconsulto delle farfalle. Quello era un riflesso...il riflesso di uno specchio.
Si volse alla sua sinistra e una cella dalla porta di legno marcio era semi
aperta. Si avvicinò...e Hermione nella sua testa smise di urlare. Entrò
scostando lentamente la porta, guardandosi attorno repentinamente. Il cigolio di
quelle catene non era lontano ma tutto divenne pallido e scolorito, anche la sua
stessa vita, quando in fondo alla cella vide un letto rialzato interamente di
pietra chiara...macchiata di sangue fresco. Ora che guardava...anche i muri
erano coperti di schizzi enormi. L'odore del sangue era nauseante...ma non fu
quello a fargli quasi piegare le gambe. Su quel baldacchino era poggiato un
lungo specchio, volto verso chi stava adagiato su quel letto di
pietra. Purtroppo la spada gli cadde, non avendo più un briciolo di
forze. Era lei...era lì, stesa immobile con una bambola coi suoi begli occhi
dorati aperti e dilatati... I lunghi capelli riversi indietro, il viso
macchiato di sangue e le vesti totalmente zuppe e squarciate. Una bella
bambola imbrattata. Raggiunse il letto e guardandola capì che la sua vita era
finita lì, in quel momento. La toccò. Era fredda come il ghiaccio.
L'accarezzò, fuori dal tempo e dal mondo, rifiutandosi di vedere la realtà. -
Mezzosangue...- La scosse. Senza pietà la scosse con rabbia, agitandola
disperato...no, non era vero. Non era morta! Non era morta! Il
suo cuore non batteva, era rigida come marmo e le sue labbra erano livide,
violacee. Improvvisamente vide tutto offuscarsi e dopo tanto tempo sentì le
lacrime salirgli agli occhi. No Draco, non è vero dai...ti sta solo
prendendo in giro! Lei lo fa sempre. Ti pianta ma lei rimane sempre con te,
anche se non può starti vicino. Non è morta! Hermione...Hermione non morirà
mai. Lei...lei non può morire così! Non morirebbe mai senza prima dirmelo!
Mi avrebbe aspettato...e sarebbe stata a sentire tutto ciò che avevo da dirle
con la sua espressione arrogante! Devo dirglielo che la odio per avermi
mollato! Devo ancora dirle che per me non ha contato niente, che è stata solo
un'avventura, che è stata una stupida a lasciarmi! Devo dirle che...che
la amo ancora...che non ho mai smesso... Era
morta...morta...morta... Macchiata di sangue ovunque, come se un macellaio
avesse affilato su di lei i suoi coltelli... E lei se ne stava lì a guardarlo
con gli occhi vuoti e fissi. Era arrivato tardi. L'aveva ignorata...e lei
era morta, urlando il suo nome... Un sibilo sottile. Lo schiocco delle
catene. E Draco vide nel riflesso degli occhi di Hermione qualcosa di
orrendo. Qualcosa...qualcosa che solo l'inferno aveva potuto partorire si
rifletteva nello specchio sopra di loro e poi negli occhi vitrei della strega.
Non si mosse e non lo avrebbe mai fatto. Vide ancora dei lunghi artigli affilati
ma giurò in quel momento che non sarebbero mai più arrivati a Hermione. Per
questo rimase immobile a suo scudo, anche quando quelle mostruose unghie
affilate gli penetrarono nelle spalla. Il suo sangue schizzò sul viso di
Hermione, si mescolò a quello delle sue ferite... Di quel momento non ricordò
più nulla. Ciò che gli accadeva intorno non aveva senso né
gl'interessava. Sentì delle grida, i sibili di quell'essere orrendo, i
richiami e la voce di Harry che lo cercava. Riprese coscienza di tutto quando
un contraccolpo scaraventò lui e il corpo esanime di Hermione giù da quel letto
di pietra. Steso a terra con lei fra le braccia, si levò su un gomito...sentendo
il sangue colargli lungo tutto il braccio. Ma ora altro sangue scorreva. Era
nero come le ali dei corvi. Quel mostro dai capelli bianchi l'aveva attaccato
di nuovo ma non aveva colpito lui. Draco era stato salvato da un giovane
uomo che aveva ricevuto il colpo di quei micidiali artigli alle spalle, sulla
schiena. Caesar Cameron si voltò lentamente verso Doll, dopo aver fissato il
corpo di Hermione al suolo. - Caesar! Stai bene?- Malfoy guardò sulla
soglia. Demoni...demoni puri. Lucilla e un altro tizio dall'aspetto trasandato.
Era stato quest'ultimo a parlare, fissando il demone maschio dai capelli
bianchi. Era stato ferito per proteggerli. E ora fronteggiava quel mostro di
bambina che era letteralmente imprigionata in catene lunghissime. - Tu,
umano.- Draco tornò a puntare gli occhi grigi sul loro salvatore ma in lui
non vide né umanità né sollievo. - Se lei muore...- e indicò Hermione con un
movimento impercettibile del capo - Tu la seguirai.- - Avanti scappate!
Andate via da qui, a Doll penseremo noi! Presto!- La voce di Lucilla per lui
era ormai lontana. La morte, il dolore, le fiamme...non erano niente. C'era
qualcosa di molto peggio. Draco Lucius Malfoy lo capì finalmente quando prese
fra le braccia il corpo senza vita di Hermione Granger e si Smaterializzò via
con lei senza più sentire battere nemmeno il suo di cuore, proprio quando
un'esplosione colossale invase quelle segrete...e le spazzò via, come cenere al
vento. Nel luogo dove riapparvero, molte luci vennero subito accese. Candele,
camini, candelabri... Il padrone era tornato a Malfoy House. Il grande
maniero si animò per magia quando Draco ne varcò la soglia. Fantasmi e elfi
domestici incaricati di custodire la villa si affollarono contro di lui ma non
ricevettero ordini. Vennero ignorati e quando Draco si chiuse la porta della
sua camera alle spalle, sentì tutto il peso di quella notte cadergli addosso
come un macigno. Crollò a sedere, con Hermione fra le braccia appoggiata contro
di lui. Quante volte erano stati così vicini in passato...ma ora lei non si
muoveva, non respirava... Alzò gli occhi lucidi su di lei, posandole una mano
sulla guancia imbrattata di sangue. Non c'erano ferite visibili sul suo corpo
ma i vestiti laceri e a brandelli, coperti di sangue incrostato e nuovo, non
facevano altro che rendere più vero il sogno di Damon. ...Qualcosa la
divora ogni notte... Era stata mangiata viva...e poi riportata in vita
per tre lunghi mesi... Le carezzò lo zigomo col pollice, continuando a
guardare i suoi occhi fissi, sgranati in un'espressione di orrore. Era morta.
Era morta... - Per favore...- singhiozzò, sentendosi spaccare in due il cuore
- Per favore...svegliati! Svegliati...ti prego...- e cominciò a scuoterla come
impazzito, pregando ora di sentirla urlare di nuovo. Perché ora stava zitta?
Perché?! Affondò il viso nel suo collo, stringendola convulsamente e
piangendo come mai aveva fatto. - Sei una maledetta Hermione...una
maledetta!- urlò distrutto contro di lei, continuando ad abbracciarla
fortissimo, quasi per farle e farsi del male - Ti odio! Ti odio!- Si, la
odiava. Era riuscita a portargli via tutto morendo. Tutto aveva perso di
consistenza in un solo attimo. Perché senza aspettare lei, senza aspettare di
rivederla, niente aveva più senso. Pianse a lungo, passarono minuti
interi...lui e lei, abbracciati contro quella porta. Lui morto dentro, lei
col capo riverso indietro...e l'anima chissà dove. Fu allo scoccare delle
due di notte che Malfoy dovette tornare alla realtà. Venne strappato al suo
dolore con forza...per essere riportato a una notte di mesi prima.
All'improvviso, un vecchio libro dalla copertina logora cadde della sua enorme
libreria, proprio davanti al letto a baldacchino che troneggiava in mezzo alla
sontuosa stanza, davanti al camino acceso. Draco non gli prestò attenzione.
Niente era più importante. Ma quando le pagine del libro di favole
cominciarono a sfogliarsi da sole...e si fermarono sulla favola di Biancaneve
avvelenata dalla strega cattiva a causa della mela, dovette per forza di cose
smettere di respirare. Di nuovo. Era successo di nuovo. La mela
avvelenata di Biancaneve... Intrappolata nel sonno della morte per
l'eternità. Un corpo morto...e un'anima viva, intorpidita dal veleno. Come un
automa si mise in piedi, trascinando il corpo di Hermione con sé. L'adagiò sul
suo vecchio letto, poi raccolse il libro fissando l'immagine della mela. La mela
avvelenata. Qualcosa di vagamente simile a un ghigno gl'increspò le labbra
che si era morso a sangue. Maledetta mezzosangue... Quando Harry e gli
altri varcarono la porta della sua casa e invasero Malfoy House, lo trovarono
immerso nel caos più totale. La sua scrivania era stata invasa da libri proibiti
appartenuti a suo padre, chiusi a lucchetto e sotto dannazione, da boccette per
pozioni, da infusi fumanti, da polveri odore e da un fumo infausto. - No...-
alitò Ron, correndo al letto e toccando il corpo di Hermione - No, no! È
morta!- - Non è possibile!- alitò Edward raggiungendolo alla sponda - No,
dev'essere ancora viva! - Spostati!- gridò anche Potter, toccandole la vena
sul collo e poi il polso. Sbiancò...e come Draco poco prima, si sentì venire
meno. Gli altri, da Tristan a Milo, a Jess a Sphin e Clay, trattennero ogni
singola parola. Non era quello un momento che poteva essere interrotto anche
solo col fiato...e quando Harry levò gli occhi verdi su Draco, distrutto come e
quanto lui, prese l'agitazione del biondo Auror come un tentativo
disperato. - Non è morta.- gli sibilò Malfoy fissandolo tanto da trapassarlo
- Non è morta!- replicò, zittendo Ron che cercava di tenersi in piedi - Sono
mesi che cerca di dirmelo! L'ha fatto anche con Tom! Gli ha mostrato una mela! E
prima ha fatto cadere un libro di fiabe! C'era la mela di Biancaneve!- -
Draco...non puoi fare più niente...- sussurrò Jess cercando di calmarlo ma
s'intromise Tristan, a occhi sgranati - Anche Degona...tutti i suoi libri si
aprono sempre sulla favola di Biancaneve...ma allora...- - Si, è stata
Hermione!- ringhiò Draco tornando a mescolare ingredienti e pozioni, affannato e
accorato nella spiegazione - Anni fa sentii mio padre e mia zia parlare di un
veleno chiamato il Veleno della Mela di Biancaneve. Fa cadere chi lo assume in
uno stato vegetale. Né fiato né battito del cuore testimoniano che la vittima
sia ancora viva ma lei lo è! Ha cercato di farmelo capire da quando è stata
catturata! Lei è ancora viva!!- - Ok...- ora l'agitazione era generale e
nessuno riusciva più a stare fermo, Harry e Ron specialmente - Cosa possiamo
fare? Serve solo un antidoto? Hai tutti gli ingredienti?- - Si, dovrei avere
tutto quando Blaise mi porterà un ultimo estratto!- replicò Malfoy rapidamente -
Ma dovete andare subito a riempire una vasca d'acqua calda. È gelida come il
ghiaccio e rischia l'entropia permanente! Le faremo assumere l'antidoto quando
sarà immersa nell'acqua. Non so quanto ci vorrà perché si riprenda...ma dobbiamo
scaldarla...muovetevi!- e si passò una mano sugli occhi umidi, cercando di non
farsi vedere - Il mio bagno è oltre quella porta, fate presto!- Nel rapido
giro di un'ora a Malfoy House scoppiò una lotta contro il tempo. Da Londra
tornarono Elettra e Blaise che erano stati a Everland per prendere l'ultimo dei
rari ingredienti che sarebbero serviti a Draco per salvare Hermione. Si trattava
di un estratto di artemisia bianca e scarlatta trattata con schegge di
platino e oro, per far tornare il cuore a battere. Quando arrivò anche May
rimase sconvolta nel vedere lo stato in cui si erano ridotti tutti e impallidì
vedendo anche la Granger che sembrava davvero un cadavere. Lavorarono a oltranza
fino ad aspettare che la pozione bollisse mentre nel bagno l'acqua ormai era
calda al punto giusto. La vasca, in linea col pavimento come una di quelle delle
terme, era piena fino all'orlo e il vapore stava invadendo tutto. - Ci siamo
quasi?- s'informò Ron, uscendo dal bagno. - Si, dacci un attimo.- disse anche
Elettra che non si era mai fermata - Ed, hai trovato qualcosa su quei
libri?- - Si.- Dalton si staccò dalla biblioteca proibita di casa Malfoy con
un pesante tomo pieno di catene fra le braccia - Negli ultimi cinquecento anni
sono stati registrati solo dieci casi di maghi che abbiano ingerito quel veleno.
Sei sono morti, quattro sono sopravvissuti. Una strega la ingerì per sbaglio un
secolo fa. Rimase in stato vegetativo per tre anni, poi la risvegliarono e tornò
a vivere normalmente.- - Gli altri?- sussurrò Harry. - Due impazziti al
San Mungo e uno è rimasto paralizzato dalla prolungata entropia.- -
Incoraggiante.- disse May che guardava Hermione stesa a letto - Ma secondo me è
tempo perso.- - Cosa?- sibilò Draco voltandosi verso di lei - Cosa sarebbe
tempo perso?- - Svegliarla.- rispose la Aarons senza battere ciglio - Fossi
in te commetterei un atto pietoso e la lascerei morire finalmente. Dopo essere
stata divorata viva da quell'essere e poi rigenerata ogni notte credo che non
desideri altro.- Un gesto pietoso. Malfoy osservò lo sguardo malinconico di
May...e di nuovo il viso di Hermione parve eclissarsi dalla sua mente...almeno
fino a quando il tomo gigante che Edward teneva fra le mani non si sollevò con
la forza delle telecinesi e gli volò addosso. Quando accadde, tutti bene o male
scoppiarono a ridere. Quella era Hermione che gl'imponeva di darsi una mossa.
Altro che gesto pietoso... - La pozione è pronta.- disse Draco poco dopo,
guardando la provetta fumante sul fornello magico. - Prima la tua spalla.-
Elettra gli fissò la camicia nera zuppa di sangue sulla spalla. - No, prima
la mezzosangue.- rispose il biondo ma la Baley stavolta alzò gli occhi azzurri
su di lui. - Ti riprendi da solo o devo darti due ceffoni?- gli sibilò,
sbalordendo i presenti. Non seppero bene cosa fosse successo ma un attimo dopo
Malfoy era seduto sulla sponda del suo letto a torso nudo, a farsi controllare
quello squarcio atroce. Non avevano mai sentito Elettra parlare in quel modo ma
a quanto pareva era stata l'unica, oltre a Harry che però non aveva voce in
capitolo, della situazione psicologica in cui versava Malfoy. - Ferula.-
sussurrò poco dopo la strega, agitando la bacchetta e un attimo dopo il biondo
ex principe di Serpeverde fu bendato alla perfezione. Bloccata la fuoriuscita di
sangue e presi gl'indumenti di ricambio per la Grifoncina portati dalla ragazza
di Potter, il gruppo si accalcò nel grande bagno. Chi a torso nudo, chi coi
pantaloni girati sulle ginocchia, a entrare nella vasca fino al torace furono
Draco che non ne volle sapere di lasciare il corpo di Hermione neanche per un
attimo, Ron che teneva la boccetta dal collo lungo con l'antidoto dorato al suo
interno, Elettra e Harry infine anche May. La squadra di Jess, Edward e
Blaise rimasero sul bordo, pronti a passare qualsiasi oggetto in qualsiasi
momento e una volta che Hermione fu immersa nell'acqua fumante, gli altri
iniziarono a darsi da fare. Mentre Elettra e May le sfregavano le mani
gelide, Draco l'appoggiò contro di lui di schiena, tenendola forte per la vita.
Si sistemarono gradini di entrata nella vasca, consci che ci sarebbe voluto
molto tempo. Le ripulirono il viso dal sangue, le braccia e il collo, poi Draco
si appoggiò il suo capo sulla spalla vedendo Harry pronto con la pozione. -
Speriamo in bene.- mormorò Potter, aprendole le labbra. - La mia pozione è
perfetta.- disse Malfoy seccamente, già abbastanza nervoso di suo. - Non
parlavo della tua. Ma di quella di chi là ridotta così.- e senza aggiungere
altro le rovesciò il fluido denso e dorato nella gola. Scese lento ma fino
all'ultima goccia. - Dici che mi sente?- alitò Harry, poggiando la boccetta
sul bordo. - Certo che sente. Ci vede anche perfettamente.- replicò il
biondo. - D'accordo.- Ron si mise in mezzo alla visuale della sua migliore
amica, sforzandosi di sorridere - Herm, la pozione potrebbe fare effetto anche
fra molto tempo. Adesso cerchiamo di scaldarti.- - La cosa potrebbe durare
giorni, vi avverto.- disse Edward, seduto sul bordo - Avviso a scuola.- - Si
e assicurati che Tom sia sano e salvo a Grifondoro.- gli ordinò quasi Harry -
Non voglio che ci vada di mezzo lui.- - C'è andata di mezzo parecchia gente.-
sussurrò May pacata - E' vero che vi hanno salvato i demoni?- - Diciamo
che...- mugugnò Tristan rabbioso -...Cameron ci ha attutito il colpo.- - Non
so voi ma io me lo immaginavo diverso.- borbottò Ron - Sembra una persona
abbastanza affidabile.- - Finitela di parlare di questa storia.- li zittì
Draco di punto in bianco, acidamente. I ragazzi tacquero davvero, desolati.
Lei sentiva...sentiva quello che dicevano. Le avevano ricordato
quell'orrore. Il pendolo batté le quattro e ancora non accadeva nulla.
Intenti a frizionarle mani e braccia, la pelle pallida della Grifoncina aveva
lentamente iniziato da pochi minuti a riprendere un tenue colore ma sembrava
ancora morta. Il suo cuore inoltre aveva iniziata a battere solo a scatti,
quando Draco le passava velocemente la mano sullo sterno, poco sopra il seno
sinistro. Era impressionante pensare che il corpo immobile ci fosse ancora
un'anima e uno spirito. Poco a poco però, il suo sangue tornò a defluire, la
pelle trattenne il calore e ricominciò a produrne di proprio e poi finalmente
accadde il miracolo. Uno scossone interno la irrigidì tutta, le sue mani si
contrassero di colpo e infine spalancò la bocca emettendo un gemito. Fu come
rinascere...e con gli occhi sgranati, attraversata di nuovo dalla vita, Hermione
Granger prese il suo primo fiato dopo quasi tre mesi di morte apparente. -
Dai, dai brava!- la incalzò Draco accorato, praticandole il massaggio cardiaco
con un solo palmo - Avanti, respira!- - Tienila ferma!- Harry si piegò su di
lei, facendole la respirazione artificiale. Questo l'aiutò e dopo pochi minuti
finalmente tornò a respirare da sola, più normalmente. Ora gli occhi di Hermione
si muovevano frenetici. Si guardavano attorno, agitava mani e braccia a scatti
rapidi ma una volta che i ragazzi le presero le mani e cominciarono a parlarle
dolcemente si fermò, calmandosi. Si...era tornata. Gioendo tutti
insieme, uscirono dall'acqua solo dopo aver usato le bacchette e l'Innerva su di
lei, ridonandole un po' di forza fisica, dopo di che Elettra e May le cambiarono
i vestiti laceri. Perse di nuovo i sensi e si addormentò non appena Harry e Ron
la riadagiarono a letto sotto le coperte. O almeno...così pensarono loro. -
Il cuore batte regolarmente.- disse Harry sentendole il polso - Direi che sta
abbastanza bene.- - A me sembra ancora pallida come Milo.- mugugnò
Tristan. - Clay, tu come la senti?- chiese Draco, ancora impensierito anche
se faceva di tutto per non darlo a vedere. Harcourt si limitò a dire che in
quella faccenda la magia centrava poco. Era il suo fisico che era stato messo a
dura prova e quando Malfoy si sedette accanto a Potter, dovette dare per forza
retta a tutti gli altri. Doveva calmarsi una volta per tutte e ringraziare
Dio, in cui non aveva mai creduto, per averla salvata. Senza accorgersene
levò una mano per carezzarle i capelli ma Hermione in quell'attimo esatto aprì
gli occhi di scatto, senza battere le palpebre, proprio come una bambola. Non
aveva mai dormito, questo lo capitano dopo. In un istante una forza
sconosciuta l'animò a tal punto che afferrò Malfoy per la nuca, per distrarlo.
L'altra mano invece gli raggiunse la cinta, dove portava la spada e la
bacchetta. Lei prese quest'ultima e mettendosi seduta gettò Draco e Harry giù
dal letto, poi usò l'onda d'urto più potente che gli Auror avessero mai visto
scaturire da un essere umano perché tutti, tranne Tristan protetto dal suo
anello e Potter e Malfoy, finirono schiacciati al muro. - Accio bacchetta!-
sibilò poi Hermione, attirando nell'altra sua mano quella di Harry che la
fissava sconvolto. - Hermione cosa fai?- le urlò Mckay ma la strega non
rispose. Gli occhi d'oro contratti, posò lo sguardo oltre la finestra. Non
riconosceva quel posto... non capiva dov'era e questo le fece ribollire il
sangue. - Dove siamo!?- ringhiò con voce rauca, verso Draco - Dove accidenti
mi hai portato??- - Calmati Cristo, siamo a Malfoy House!- le disse Ron a
fatica, rimettendosi in piedi - Herm ma cos'hai?- Lei non parve neanche
sentirlo - Dove sono i Lestrange?- - Cosa?- alitò Harry. - Vi ho chiesto
dove sono i Lestrange!- urlò allora stridula, facendo quasi scoppiare le fiamme
nel camino per la rabbia feroce che la divorava - Ditemi subito dove sono!
Adesso!- - Sono a Hogwarts.- le disse May, nell'angolo - Ma adesso abbassa
quelle bacchette e...- la Aarons purtroppo non poté finire la frase e le
suppliche non riuscirono a fermarla. Hermione Granger rubò le bacchette e si
Smaterializzò via, sparendo in una nuvola di fumo perlaceo lasciando alle sue
spalle solo un nugolo di persone letteralmente sconvolte. - Vuole
vendicarsi...- Fu Elettra a spezzare quel silenzio gelido, attirando
l'attenzione di tutti. - Vuole vendicarsi.- gemette di nuovo - E' andata a
Hogwarts per ucciderli!- - Merda, se ci riesce finirà ad Azkaban ancora prima
di aver ballato sulle loro tombe!- urlò Harry tirando in piedi Malfoy - Diamoci
una mossa prima che faccia qualcosa d'irreparabile,
presto!-
Sfortunatamente quella notte nessuno ebbe la sua vendetta. Né
Hermione Granger, ma tantomeno Vanessa e Rafeus Lestrange che quella notte
stavano nella stanza della strega, terminando il loro piano coi calici di vino
ben alti. Almeno fino a quando dalle profondità della specchio qualcuno non
li riportò alla realtà. "Blindatevi, sta arrivando!" -
Katrina...- Vanessa si avvolse nella vestaglia, posando le lunghe gambe diafane
giù dalla poltrona su cui era semi sdraiata - Si può sapere cosa stai dicendo?
Chi sta arrivando?- "Io vi ho avvisato. Arrangiatevi!" - Ma di
cosa parlava?- bofonchiò Rafeus Lestrange, continuando a sorseggiare in pace il
vino rosso e secco, deliziato - Quella ragazza è sempre troppo precipitosa, non
credi?- - Anche a letto fratellino?- frecciò Vanessa sarcastica. Rafeus
non rispose, limitandosi a scoccarle un'occhiata lasciva ma avrebbero dovuto
entrambi ascoltare i buoni consigli degli amici. Tempo un secondo e i loro
calici si frantumarono in mille pezzi, colpiti a distanza da una grande e
bruciante forza magica che si avvicinava velocemente. Poi dei passi dietro alla
porta della stanza, delle grida soffocate in sottofondo dei prefetti che
vigilavano la notte e infine la porta si spalancò. Quando si richiuse, ciò
avvenne con una formula magica. - Colloportus.- sussurrò Hermione Jane
Granger a bassa voce e la porta si sigillò, diventando impossibile da
varcare. I due fratelli rimasero in piedi, sconvolti, pallidi in viso.
Convinti di avere di fronte un fantasma. - Tu...- sibilò Vanessa, stringendo
i pugni - Tu, sporca mezzosangue! Dovresti essere morta ormai!- - Sbagliato.
Sei tu che dovresti essere sotto terra!- ringhiò Hermione di rimando, sollevando
entrambe le bacchette rubate a Harry e Draco - Avete finito di vivere entrambi,
ve lo giuro.- - Buona sera, tesoro. Vedo con piacere che non hai cicatrici su
quel tuo bel faccino.- rispose Rafeus Lestrange serafico, sogghignando - Come
hai fatto a destarti eh? Mi è stato detto che Potter e mio cugino sono venuti a
cercarti, anche se ancora mi chiedo come abbiano fatto a capire dove ti avesse
nascosta Jeager.- - Inutile che tenti di prendere tempo.- Hermione lo fissava
ma nel contempo non lo vedeva minimamente, del tutto interessata solo a Vanessa
in quel momento - Ridammi i gioielli.- le ordinò poi con un ghigno - Tanto tu
non sai come giocarci, Lestrange.- - Parli del bracciale col prezioso sangue
del tuo amante eh?- rise l'altra acidamente, avvicinandosi alla sua specchiera.
Aprì un cofanetto e ne tirò fuori il bracciale d'argento col sangue di Caesar,
la Giratempo e il ciondolo d'argento in cui era incastonata la perla nera
fattale dono da Draco per il suo compleanno. Glieli gettò quasi con rabbia ma
Hermione li prese comunque al volo, rimettendosi subito il bracciale al polso,
sentendosi ora più sicura. - Mi chiedo perché un uomo potente come Cameron si
sporchi con una come te.- ringhiò Vanessa, disgustata. - Sul tema "sporco"
sei l'ultima a dover parlare, tesoro. E poi anche il potente signor Cameron,
come lo chiami tu, non è di certo l'essere più reo sulla faccia della terra,
quindi risparmiami il tuo sarcasmo di bassa lega.- la Grifoncina non ascoltava
mai discorsi del genere, tantomeno su un argomento delicato come Caesar e il
rapporto che li univa, così tornò a levare la bacchetta, seriamente intenzionata
a ucciderli. - Manca qualcosa.- - Se parli dell'anello di mio cugino se
l'è ripreso mesi fa, sporca mezzosangue.- - Allora siamo alla frutta,
ragazzi. Eliminati voi dovrò solo fermare quella dannata empatica e se non altro
anche Linda potrà riposare in pace.- - Che bruci all'inferno quella
disgustosa Magonò!- sbraitò Vanessa afferrando velocemente la sua bacchetta
dalla specchiera - Adesso la raggiungerai anche tu! Impedimenta!- -
Expelliarmus!- strillò molto prima la Granger e la Lestrange, che si era sempre
vantata di essere imbattibile a duello, perse la bacchetta per un solo soffio.
Volò via anche quella di suo fratello che però estrasse subito la spada, proprio
quando gli Auror, tornati a scuola e attorniati da professori, cominciarono a
buttare giù la porta di quercia della torre. Quando cadde, si trovarono di
fronte al caos. Davanti avevano Hermione di spalle, poi i due fratelli disarmati
e ansanti. - Preside!- cinguettò Vanessa fingendosi disperata, quando vide
Silente, Piton e la Mcgranitt - Ci aiuti! Ci ha attaccato!- - Fa silenzio,
razza di miserabile.- la zittì la Grifoncina rabbiosa - Dovessi finire ad
Azkaban per il resto dei miei giorni ti ucciderò stanotte! E tu statene buono!-
sibilò, afferrando un pugnale sulla cassettiera accanto a lei. Si volse verso
Rafeus che attendeva solo di poterla ferire con la spada, ma con uno scatto
veloce gli lanciò il pugnale addosso. Ma non prese lui. La lama si piantò
nel muro, fra una mattonella e l'altra...proprio sull'ombra di Rafeus. -
Hermione!- gridò Harry afferrandola per le braccia - Che diavolo fai? Devi
smetterla!- - Lasciami in pace, dannazione!- ringhiò lei, continuando a
tenere sotto controllo Vanessa. - Signorina Granger, ora basta!- le ingiunse
anche la Mcgranitt - Si può sapere cosa credi di fare?- - Non è così che
risolverai la situazione!- disse ancora Ron, cercando di farle abbassare il
braccio. - A no?- sibilò astiosa - Credi che uccidendola non mi sentirò
meglio? Bhè, ti sbagli di grosso!- - Che diavolo gli hai fatto mezzosangue?-
sbraitò Vanessa, fissando suo fratello che stava immobile come pietrificato -
Dannata gagia, gli hai bloccato l'ombra!- - Tranquilla, te lo manderò presto
a farti compagnia.- sibilò acidamente la Granger. - Non farai un accidente!-
la rintuzzò Harry - Dammi quelle bacchette!- - Complimenti signori Auror.-
fece Vanessa sarcastica, battendo loro le mani - Complimenti. Cosa fate,
favoritismi per caso? Mi aspetto che venga portata al Ministero e processata,
sono stata chiara? Per aver aggredito me e mio fratello!- - E sta zitta
Lestrange, non si respira per tutte le cazzate che stanno volando!- replicò
Potter fulminandola con un'occhiata - Sai benissimo di essere sotto tiro e
ringrazia che non abbia la mia bacchetta perché dopo quello che ho visto
stanotte non ne usciresti sulle tue gambe!- - Al diavolo, non uscirà viva da
qui!- esplose Hermione, facendo scoppiare tutti i vetri. - Finiscila con
tutto questo candore da Grifondoro, Granger. Non ti si addice più ormai.-
Vanessa ghignò ancora, assottigliando gli occhi senza sapere di aver dato fuoco
a una miccia pericolosa - Che c'è? Dì un po', i tuoi amici sanno che hai
combinato in questi anni in Germania? E dire che le compagnie dei demoni di
stirpe ti sono piaciute...spero che Doll sia stata altrettanto...come
dire...deliziosa!- Sfortunatamente per lei e anche per gli altri presenti,
Hermione Granger in quegli anni era veramente cambiata. Tanto che dopo un attimo
di silenzio glaciale, lasciò cadere le bacchette e sotto lo sguardo allucinato
di tutti si avventò addosso alla Lestrange. La schiacciò a terra, le mise a
cavalcioni addosso e le serrò le mani alla gola. In un deliro di urla, Hermione
si abbassò su di lei, coi denti digrignati. - Sarò soddisfatta solo quando
sentirò le ossa spezzarsi sotto le dita!- ma nonostante la sua foga e la sua
rabbia, stavolta non la lasciarono andare avanti. Iniziò a scalciare e a urlare
quando Draco le arrivò alle spalle, l'afferrò per la vita e la sollevò
letteralmente a forza, trascinandola fuori da quella stanza e una volta per il
corridoio, gli strilli di Hermione si tramutarono in ringhi feroci...poi
lentamente in singhiozzi... - Calmati adesso! Sta calma!- le ingiunse Malfoy,
imprigionandola stretta contro di lui. - Lasciami!- continuò lei, agitandosi
freneticamente - Lasciami andare maledizione! Lasciami Draco! - Basta,
calmati! Sta ferma! Avanti mezzosangue...basta, ti prego...calmati...- la sua
voce si abbassò, man mano che lei perdeva energia. Troppo forte a livello
fisico, si lasciò finalmente andare. In ogni senso. La tensione, il dolore,
la paura e l'orrore, la rabbia, la vendetta...si sciolsero come neve al sole e
rimase solo la più profonda disperazione. - Perché?...Perché non sei venuto
prima?- singhiozzò distrutta, con le gambe che le cedevano e il viso fradicio di
lacrime - Perché non mi sentivi? Ti ho chiamato tanto! Perché non mi ascoltavi
Draco!?- - Lo so...lo so...scusami...- alitò lui, passandole le mani sul
viso - Mi dispiace...mi dispiace tanto...- - Stava per uccidere anche
te!...Te ne stavi lì senza far niente...e non potevo dirtelo...non potevo fare
niente...stava per ammazzarti!- singhiozzò più forte, affondandogli le unghie
nella schiena e dandogli dei colpi coi pugni, come per picchiarlo...ma era
talmente esausta che il biondo Auror li sentiva appena. Era ben altro ora
ciò che lo faceva star male. Ciò che stava uccidendo tutti quanti. Era
Hermione. Ora che era tornata, dovevano affrontare un altro problema.
Riportarla davvero fra i vivi.
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Capitolo 22 *** Capitolo 22° ***
E così era quella Hogwarts. Caesar Noah Cameron abbassò
lo sguardo dalle torri illuminate della scuola di magia e riportò la sua
attenzione ai limiti della barriera protettiva posta al castello. Per lui
sarebbe stato facile valicarla ma...di colpo, desiderò andare via. Tornare
indietro e nascondersi nel suo palazzo. Erano duecento anni che non usciva
nel mondo esterno. Incredibile...perfino l'aria aveva un odore diverso. I
suoi, i profumi...tutto era cambiato. Per uno come lui, che aveva sentito
per così tanti secoli la voce del mondo, era difficile uscire dal nido e trovare
tutto cambiato. Inspirò a fondo, alzando il braccio destro. Il sangue di
Hermione contenuto nel bracciale al suo polso stava ribollendo. Lei lo
chiamava. Era terrorizzata a morte. Socchiuse gli occhi, avvertendo
quell'ignobile sensazione che aveva provato per la prima volta poche ore
prima. Lui, essendo nato demone, di stirpe per di più, non aveva mai provato
odio, amore, gioia, tristezza. Mai. Il potere più grande del mondo dentro a
una scatola vuota. Così Demetrius definiva quelli come loro. Caesar non era
mai stato a sentirlo...e ora avrebbe voluto uccidere lui ma soprattutto
Lucilla. Lei che maledicendolo gli aveva dato un'anima. E ora grazie a lei,
lui si sentiva a pezzi. Sapeva il nome di quel sentimento che gli stava
rovesciando dell'acido corrosivo nelle vene. Rimorso. Oh, non c'era altro
modo per definirlo. Lui, il grande Caesar Cameron piegato dal
rimorso. Disgustato da se stesso e dall'essere debole che era diventato, si
mise il mantello sulle spalle per nascondere agli occhi altrui i segni che Doll
aveva provveduto a lasciargli prima di morire, finalmente. Si, il demone più
antico del mondo quella notte era morto, trucidato, per mano dei suoi stessi
simili. Lui e Demetrius avevano rischiato la vita. Era incredibile il
potere che era stato celato nel piccolo corpo di quella demone
bambina. Atroce, da un certo punto di vista, come la sua follia. Rimase
immobile a lungo, a pensare. A ricordare. Com'era cambiato in quattro
anni. Prima Lucilla...e poi Hermione. Donne. Sogghignò, abbassando il
capo. Sempre loro il problema. Anche Imperia non gli aveva causato altro che
guai. Demone di stirpe, compagna di una vita, l'unico essere che era mai
riuscito a entrargli dentro. Imperia aveva vissuto per lui, in lui, con lui.
E poi, di punto in bianco...aveva deciso di vivere l'unica avventura preclusa a
quelli come loro. La morte. Si era uccisa col sorriso sulle labbra. Stanca di
vivere. Stanca di essere quello che era. Desiderosa di essere quello che non
era. - Lei ha la faccia di uno che ha avuto giornate migliori.- Caesar
sollevò il capo lentamente, trovandosi a fianco un vecchio con la barba bianca e
gli occhi azzurri, con occhiali a lunetta abbassati sul naso. Un umano dall'aria
abbastanza eccentrica. - Lei è il professor Silente, vero?- Il preside
annuì, con un vago sorriso - E lei è Caesar Cameron, colui che si è preso cura
di Tom in questi anni.- - Chiedo scusa per la visita a quest'ora tarda.-
disse il demone, mantenendo un contegno cortese ma distaccato. - Si figuri,
capita spesso.- l'assicurò Silente facendogli strada - Credo che sia venuto per
entrare, vero?- Caesar lo seguì con passo rigido, calandosi un cappuccio
scuro sui capelli bianchi. Accidenti. L'ultimo suo desiderio era quello di
camminare ancora fra gli uomini. - Lucilla sta bene?- chiese Silente
all'improvviso, mentre attraversavano a passo silenzio la scuola. - Perché me
lo chiede?- - Considerate le sue ferite, mi domandavo se lei stesse bene.- fu
la placida risposta. Caesar non replicò, cominciando però a chiedersi se la
stima e il rispetto che Lucilla e Hermione avessero sempre avuto per quel mago
fossero poi tanto mal fondate, come lui aveva sempre creduto. Quel mago...il
mago più famoso fra gli umani. Aveva occhi arguti...e misteriosi. Chissà qual
era il suo vero potere?, si chiese pensoso. Aveva capito che era ferito
gravemente nonostante non ne mostrasse i segni in superficie. Tipo strano
davvero. - Vuole un dessert per caso?- Cameron glissò sulla stranezza
della domanda - Grazie, non mangio.- - Un vero peccato, mi creda.- Giunti
ai piedi della torre oscura, il vecchio preside iniziò a salire ma quando si
accorse che il demone restava impalato, si soffermò a guardarlo. Non era proprio
come Silente se l'era immaginato ma si avvicinava molto. - Hermione sta bene,
fisicamente.- gli disse, pacato. - Le ferite del fisico sono le più facili da
guarire, non crede anche lei?- replicò Cameron a tono. - Come non immagina
neanche.- disse Silente, tornando a fare i gradini uno per volta - Ma confido
che la tempra della signorina Granger sia rimasta tale a quale a quella passata.
Se saprà trovare la luce in questo buio, riuscirà ad uscirne.- - Hn.- Caesar
non ghignò per pura educazione, seguendo il mago a capo chino - Voi umani avete
il dono di un'esistenza breve. Confidate solo che la morte porti via il vostro
dolore.- - Allora lei è vicino a comprenderci, non crede?- insinuò Silente a
quel punto e stavolta Caesar imprecò mentalmente. Dannazione. Lui e la sua
lingua lunga. Hermione tempo prima l'aveva avvisato che quel vecchio non era da
sottovalutare. Umani... - Eccoci.- disse il vecchio mago una volta arrivati
in cima. Ora davanti a loro c'era solo la porta d'ingresso alle stanze degli
Auror, al loro mini Quartier Generale, come lo chiamavano gl'insegnanti ma già
da lì, sentivano che all'interno la situazione non era delle migliori. Quando
entrarono, Ron Weasley e Harry Potter si zittirono bruscamente, come se fino al
momento prima non avessero fatto altro che urlarsi addosso. - Ragazzi,
buonasera.- disse Silente - So che è stata una serata lunga e che siete esausti
ma vi chiedo solo pochi minuti.- - E lui cosa fa qua?- chiese Ron, scoccando
un'occhiata altrettanto astiosa a Cameron - Abbiamo già abbastanza problemi
dannazione!- - Ron, per l'amor di Dio!- lo zittì Elettra, seduta in poltrona
- Non è il momento.- Caesar si guardò appena attorno. Erano radunati tutti
gli Auror, compreso il nipote di Askart. Fece un lieve cenno a Milo, che
ricambiò, poi posò lo sguardo su Tristan che gli rivolse l'occhiata più dura che
il demone si fosse mai guadagnato anche da Lucilla. Comunque non disse nulla,
posando lo sguardo sulla porta in fondo alla stanza. Col suo udito finissimo
poteva sentire gemiti e singhiozzi oltre il pesante battente. - Come sta la
signorina Granger?- chiese Silente, spezzando quel silenzio tombale. - E'
stata squartata viva per tre mesi come un animale, come vuole che stia?- sibilò
di nuovo Ron. - Adesso basta, smettila!- gl'impose Harry, passandosi una mano
fra i capelli esasperato - Ne abbiamo già passate abbastanza tutti quanti,
ringrazia che siamo vivi.- quindi si volse verso Caesar, cercando di mantenere
un tono neutro - La ringrazio per l'aiuto di prima.- - L'ho fatto per
Hermione.- disse il demone, puntualizzando subito. - Infatti la ringraziavo
per quello.- replicò Potter a tono, senza scomporsi. - Come sta?- - Lancia
oggetti ovunque. È terrorizzata a morte e non ci riconosce neanche.- disse il
moro. - Datele un sedativo.- rispose Caesar, come se fosse ovvio ma una voce
estranea stavolta lo gelò con un tono anche più freddo degli occhi di Tristan
Mckay. - Gliel'ho già dato.- disse Draco Malfoy, appoggiato alla finestra in
fondo alla stanza circolare. - Gliene dia un altro.- Draco ghignò con
sprezzo, abbassando lo sguardo con compatimento - La manderei in coma. E' umana
lei.- Cameron tacque, scrutando quello che aveva desiderato conoscere da un
bel pezzo. E così era lui...il serpente. Sorrise senza essere visto, pensando
alla faccia che avrebbe fatto quella piccola strega dagli occhi dorati vedendolo
ora a confronto col suo vecchio amore. Che umano interessante però. Aveva
quasi occhi da demone. Sembravano così freddi e morti che avrebbe potuto passare
per uno di loro, certo...se solo Caesar non l'avesse visto talmente distrutto
nelle segrete di Doll, vedendo Hermione in quelle condizioni. Senza
aggiungere altro andò alla porta chiusa dietro a cui stava asserragliata la
Grifoncina. Sentì oggetti che cadevano continuamente, che veniva scagliati
contro i muri. Grida sommesse, gemiti e lacrime. Accidenti a lei. Batté
due colpi leggeri sulla porta. - Sono io.- disse semplicemente. Passarono
alcuni secondi e sotto lo sguardo rabbioso di alcuni degli Auror, la porta si
aprì e lo fece passare. Fu uno smacco su tutta la linea, sia per Ron che
fumava letteralmente per la collera, che per Draco che emise un gemito appena
percettibile, distrutto più che mai da tutto quello che era successo. Ma a lui
non importava che ora nella stanza accanto ci fosse quel demone. Non
gl'importava cosa ci fosse fra lui e la mezzosangue. Ricordava solo
incessantemente la sua voce...disperata, terrorizzata, delusa, quando gli aveva
chiesto, urlando, il motivo per cui si era rifiutato di starla a sentire quando
quel mostro l'aveva divorata viva per mesi e mesi. Passandosi una mano fra i
capelli, cercò di non lasciarsi cadere in ginocchia ma sentiva le gambe non
l'avrebbero retto ancora a lungo. Si mise una sigaretta in bocca, andando alla
finestra. Cercò l'accendino in tasca ma non trovò, fino a quando fu Harry ad
accendergli la sigaretta con la sua, già accesa in precedenza. - Di questo
passo finirai per fumare come un turco, Potter.- gli disse a bassa voce. Il
bambino sopravvissuto non rispose, limitandosi ad annuire vagamente. Anche
lui stava male ma da tempo aveva imparato a ringraziare per ogni vita salvata,
indipendentemente da conseguenze e situazioni di contorno. Se Cameron fosse
riuscito a calmare Hermione, meglio per loro. Se era ferito, sentendosi messo
da parte dalla sua migliore amica, poco importava. Ora lei doveva stare bene,
non gl'importava d'altro, esattamente come non importava altro neanche a Ron,
che faceva il solco fra la porta e il salone. Passarono all'incirca quindici
minuti di tensione lancinante e poi la porta finalmente si aprì. Ne uscì
Caesar poi Hermione, avvolta nel suo mantello e schiacciata contro di
lui. Chiunque in quel momento avesse potuto vederle gli occhi febbricitanti
avrebbe faticato a riconoscerla, perché non sembrava lei, ma in fondo cosa
potevano aspettarsi? - Dove diavolo la sta portando?- sbottò Ron, alzandosi
di scatto dalla poltrona. - Al mio palazzo.- rispose Cameron pacato. - E
crede che noi non diremo nulla?- sbraitò anche Edward a quel punto. - E'
stata lei a chiedermelo. Non la sto rapendo.- scandì il demone, faticando a
trattenere la stizza, così si rivolse tranquilla a Harry, evitando per di
guardare anche Malfoy che sembrava sul punto di cedere davvero. - La porto
con me. Quando si sentirà di nuove in forze, potrà fare quello che
vorrà.- Potter non rispose subito, abbassando lo sguardo sulla sua migliore
amica. Se ne stava lì, rannicchiata contro il torace gelido di quell'uomo. Dio,
com'era cambiata. Ma in fondo lui come avrebbe potuto aiutarla? Quel demone
aveva poteri infiniti, forse avrebbe potuto cancellare quei ricordi orrendi
dalla sua mente per sempre. Ma allora perché era tanto restio a lasciarla
andare? Era come se passata quella soglia, lei non sarebbe più
tornata. Inutili grida, ripicche e minacce. Caesar ringraziò Silente e poi si
smaterializzò via nella massima tranquillità, portandosi via Hermione per
l'ennesima volta. E lei non fece nulla per impedirglielo. Lasciarono solo
silenzio alle loro spalle. Silenzio e un dolore muto, dal nome
antico.
Nel Golden Fields, Cameron Manor aspettava l'alba
nell'immobilità del tempo. Lord Demetrius stava seduto su una finestra,
nell'anticamera della stanza da letto di Caesar. Anche da lì sentiva le grida
isteriche di Hermione e la voce sommessa del padrone del palazzo. Era un'ora che
andavano avanti così. Ma quanto dolore poteva reggere un essere umano? Si
rizzò leggermente, digrignando i denti per il dolore. Scese dalla finestra con
una mano premuta sullo stomaco, dove sotto gli abiti spiccava una ferita da
taglio lunga dodici centimetri. Il sangue continuava a scorrere abbondantemente
ma si era già rimpicciolita parecchio nelle ultime ore. E poi Doll non era stata
facile da uccidere. Anzi. Avevano rischiato di morire sul serio quella volta.
In tre per uccidere un demone come loro. Dannazione, ne avevano ancora da
arrancare per raggiungere un simile livello. Andò a sedersi alla lunga tavola
in stile Regency, continuando a chiedersi come avevano potuto sopravvivere
contro una tale furia. In tutti i suoi secoli non aveva mai affrontato un nemico
simile. Lui e Caesar per la prima volta si erano trovato davvero in difficoltà,
sentendosi minuscoli di fronte a una bambina. E ora lei era morta. Il demone
di stirpe più antico del mondo, la loro progenitrice, era morta. Trucidata e
fatta a pezzi. Ora di lei restavano solo le catene in cui era stata
imprigionata per più di un millennio. Socchiuse le palpebre, ripensando a ciò
che aveva fatto a Hermione. Divorata...l'aveva divorata viva ogni notte. A
ogni parte del suo corpo staccata o lacerata, ne era ricresciuta un'altra. In
un delirio senza fine, in un dolore atroce e costante come lo scorrere del
tempo. - E' ancora dentro con lei?- Demetrius sollevò il capo, posando lo
sguardo su Lucilla. Braccia interamente bendate e tre graffi profondi sulla gota
destra, lei era stata l'unica a uscirne meglio di loro grazie alla saggia dote
di stare attenta a prevedere le mosse dell'avversario. Lei era stata l'unica a
mantenere la lucidità. - Si, stanno ancora...parlando.- borbottò, iniziando a
fasciarsi la mano sfregiata - Tu stai bene?- La Lancaster non rispose,
portando lo sguardo sulla porta che comunicava con la stanza da letto. -
Spero tu non voglia fare quello che ti si legge in faccia.- sussurrò Demetrius,
senza l'ombra di un'accusa. - Cosa intendi? Strisciargli alle spalle ora che
è debole e staccargli la testa?- disse Lucilla con un ghigno sconosciuto sul suo
magnifico viso - Si, potrei. E non nego che mi renderebbe quattro anni di
patimenti.- - E allora perché non lo fai?- chiese l'altro, appoggiandosi
stanco allo schienale della poltrona. La fissò a lungo, curioso e attento,
chiedendosi come fossero stati un tempo gli occhi azzurri di Lucilla di cui
tanto Caesar gli aveva parlato. Chissà com'era stata, da mezza demone. La
sentì ridere, una risata male e colma di disillusione ormai. - Sai qual è il
bello di tutta questa storia Dimitri?- fece, sarcastica e fredda - Non striscio
nella sua camera e non lo uccido alle spalle come un cane solo perché voglio che
muoia annegando nel rimorso per quello che le ha fatto passare. Tu gli avevi
chiesto di aiutarti a uccidere Doll già da tempo. Invece se n'è fregato,
indifferente a ciò che poteva capitare agli altri. Invece adesso è capitato a
lui...e a lui toccherà raccogliere i pezzi di Hermione.- - Tu non lo fai per
onore.- mormorò Demetrius, scrutandolo con un sorriso appena accennato. -
L'onore...ha ucciso migliaia di persone e non ne ha salvata una l'onore!- sibilò
Lucilla, irrigidendosi - E mentre tu sei qua a parlarmi di onore, la mia anima
si sgretola a poco a poco! E quando sarà arrivato il giorno in cui sarò
abbastanza forte da tenere testa a Caesar, la mia parte umana sarà stata
schiacciata del tutto e allora non me ne fregherà più nulla, né di mia figlia,
né del mio desiderio di tornare a casa! Ecco la verità! In un modo o nell'altro
avrà sempre vinto lui!- - Lui ha perso quando Imperia si è uccisa, Lucilla.-
disse Demetrius a bassa voce - Ma tu non puoi capire.- - Non posso? Mi ha
strappato dall'unico uomo che abbia mai amato!- - E' un umano.- rispose
l'altro, senza alzare né la voce né guardarla con superiorità - Tempo
cinquant'anni e morirà. Per questo lui odia tanto quello che provi per
quell'Auror. Perché non è come noi. Noi vivremo per sempre e tu soffrirai in
eterno nell'unico ricordo di quell'uomo mortale e della figlia che hai dato alla
luce rendendola umana e assorbendo la sua parte demoniaca.- - Credi che abbia
paura di uccidermi per caso?- gli sibilò rabbiosa. - No. E questo Caesar lo
sa. È lui ad aver paura che tu ti uccida, hai capito adesso?- Lucilla emise
un gemito quasi disgustato, scuotendo con forza il capo e i crini bruni. -
Sai una cosa Demetrius?- replicò gelida - La verità è che siete tanto attaccati
alla vostra miserabile vita da trattarvi come pezzi di cristallo facile da
rompere! Quell'idiota non esce da qui da duecento anni! Non fosse per te a
quest'ora sarebbe ridotto come quella maledetta che abbiamo ucciso stanotte! E
mi disgusta il solo pensiero che fra pochi anni io sarò esattamente come voi! Un
bel pezzo di cristallo troppo codardo per vivere! Chissene frega se ha sofferto!
Ha avuto tre secoli per farsi passare il lutto, Cristo santo!- - Per l'amor
di Dio, la ricorderà per sempre!- - Si e io non vivrò per dargli la
soddisfazione di vedermi trasformata in un mostro come lui, ricordatelo!-
ringhiò, puntandogli il dito addosso - Se la mia anima non vale niente, per me
conta quella di mia figlia!- - Lucilla...- - Non lo lascerò portarmi via
tutto!- - Lucilla...- - E smettila di difenderlo, dannazione!- -
Lucilla.- la bloccò Demetrius, afferrandole le mani con forza. Lei cercò di
divincolarsi ma dopo un attimo lasciò perdere, restando ferma fra le braccia del
demone. Si pulì furtivamente il viso, staccandosi. - Guariranno tutti e due.-
le assicurò Demetrius. - Chissene frega di Caesar. Che vada al diavolo.-
rispose lei serafica, ma il demone sorrise in risposta, ben sapendo che invece
la sua preoccupazione era molto tangibile anche per Cameron. Per quanto avesse
urlato, per quanto l'odiasse...lui era stato l'unico a starle accanto, durante
il cambiamento da mezza demone e demone di stirpe, dopo la nascita di Degona. In
fondo, anche se non l'avrebbe mai ammesso, Caesar non era solo il suo
carceriere. Come per Hermione, lui era una guida anche per Lucilla.
Passarono le ore e poco a poco il sole rischiarò quel giorno macchiato di
sangue. La luce filtrò anche a Cameron Manor, in ogni stanza, attraverso ogni
finestra, su ogni antico muro. Ma qualcuno, ugualmente, non riuscì a sentirsi
al sicuro. Due occhi dorati stavano spalancati, sbarrati. Nella protezione
delle braccia di Caesar che giaceva addormentato al suo fianco, Hermione Granger
restò vigile, febbricitante e rinchiusa nel suo incubo. Prima morta fuori e viva
dentro. Ora semmai era il contrario. Forse avrebbe dovuto supplicare quel
gesto pietoso...pensò, stringendosi contro al torace del demone. Forse invece
di supplicare il Draco di salvarla, avrebbe dovuto supplicarlo di
ucciderla. E liberarla finalmente.
- Tu! È tutta colpa tua!
Miserabile infame codardo! È colpa tua se sono qui lo sai??- Damon Howthorne
si fiondò nel bagno delle ragazze verso le dieci e mezza di quel lunedì mattina,
fra l'ora di Piton e quella della Sprite giusto in tempo per sentire quegli
strilli abominevoli e rimase di pietra quando pescò Tom seduto contro la porta
di un bagno, col mento sulle ginocchia, zitto e con lo sguardo malinconico e
vuoto mentre Mirtilla Malcontenta s'imponeva su di lui, sbraitando ai quattro
venti. - Ma si può sapere cosa succede?- ringhiò Howthorne - Lascialo in pace
Mirtilla!- - E' colpa sua se sono in questo stato!- sibilò lei con voce
acuta. - No, è colpa di suo padre!- rognò Damon - E adesso vattene e lascialo
in pace!- Rimasti soli, il Serpeverde fissò il Grifondoro con gli occhi
azzurri fuori dalle orbite. - Si può sapere cosa diavolo fai?- saltò su
Howthorne - Ma perché ti fai insultare così?!- - Oh, non l'ascoltavo...-
disse Tom, alzando appena il viso dalle ginocchia - Forse sono stato un po'
scortese.- - Cos'è, sei ubriaco?- - Magari.- borbottò Riddle, sorridendo -
Come mai sei qui?- - Avevo voglia di fare tue passi e ho scelto l'aria
rarefatta dei bagni dove Draco tutte le mattine si fa le canne.- ironizzò Damon,
a metà fra il sarcastico e l'allibito - Ma ci sei con la testa stamattina?
Allora...dai, parla! Dimmi di ieri sera.- Mentre il suo amico si svaccava di
fronte a lui, il Grifondoro sospirò pesantemente. Hermione... Forse era ora
di vuotare il sacco. - Oh, siete qua!- disse Beatrix, apparendo sulla sporta
e soffiando addosso a Mirtilla. Alle sue spalle c'era anche Cloe. - Ciao.- le
disse Damon - Sei arrivata in tempo.- - Volevo sapere se la tua amica stava
bene,- disse la Diurna alzando le spalle - anzi...è stata questa fessa a rompere
sulla famosa Hermione Granger. Ma cos'è, una cantante?- Tom ridacchiò,
scuotendo il capo - No, lei è la migliore amica di Harry e Ron. Era con loro
quando...- si zittì, contrito e poi cercò di modificare il tiro - Bhè, lei è
sempre stata con loro in ogni avventura, ecco.- - Ah, si...devo aver letto
qualcosa. Allora sta bene spero.- disse Trix, sedendosi accanto a Damon mentre
la King restava in piedi, appoggiata coi fianchi a un lavandino. - Lei non
c'è più...cioè, adesso è tornata da Caesar.- spiegò il Grifondoro, cercando di
sorridere - Comunque grazie Damon, non fosse stato per te ora non sarebbe
viva.- - Se tu non avessi riconosciuto quel demone ora non sarebbe viva.- lo
corresse Howthorne. - Ci spieghi cosa sta succedendo?- s'intromise Cloe
pragmaticamente - Allora? Harry è di nuovo in guerra?- - Hai la delicatezza
di un elefante, davvero!- sbuffò Damon - Comunque interessa anche a me.- - E
comincia dal principio.- disse Beatrix, seria. - Non so se posso...- -
Promettiamo di non dire una parola.- scandì Howthorne, vedendolo così
tentennante. E così, come un fiume in piena, Tom spiegò ogni cosa di ciò che
si era scatenato in quel castello. Dalla nuova venuta dei Mangiamorte, alla
guerra fredda che avevano dichiarato a Harry, alla vendetta giurata dichiarata a
Draco. Narrò i mesi passati a Londra, dei problemi causati in casa dei ragazzi
data la sua presenza...e specialmente la pericolosità che la sua stessa
esistenza procurava agli Auror. - Ma tua madre non è Lucilla dei Lancaster?-
disse Cloe serafica - Dovresti essere salvo dai pettegolezzi.- Tom alzò il
viso su di lei, arrossendo vagamente - Lei è la mia matrigna. La mia vera
madre...è la zia di Draco, Bellatrix Lestrange.- I tre sgranarono gli occhi e
lui arrossì ancora di più - E' per questo che tutti non si fidano di me.- -
Sciocchezze, sono tutti e due morti i tuoi!- disse Beatrix. - Si ma sono
sempre figlio loro.- - E che vuol dire?- rognò Damon con aria seccata - Stai
con Potter e Lucilla dei Lancaster.- - Ma tutti a Serpeverde pensano che io
sia qua per portare avanti gl'ideali di Lord Voldemort.- - Tutti pensano,
tutti dicono...- sbottò ancora la King, guardandolo storto - Che palle!- -
Oh, insomma sta buona.- la zittì Howthorne - Quindi, tornando a noi...se tu sei
figlio di Bellatrix Lestrange e il cugino di Draco...allora la prof di Difesa è
tua sorella! La tua sorellastra!- - Già. Ma non voglio parlare con lei!-
scandì subito Riddle, incupendosi - Lei ha fatto del male a Hermione!- - Ci
spieghi cosa le è successo?- chiese Beatrix a quel punto - Dov'è stata?- -
L'hanno presa in trappola e tenuta nascosta in un palazzo.- si limitò a dire
Tom, intristendosi - Ieri sera l'hanno salvato i ragazzi, poi Caesar è venuto a
prenderla per portarla a casa sua. Starà con lui fino a quando non starà
meglio.- - E poi tornerà qua ad aiutare Harry come un volta, vero?- finì Cloe
testarda. - Si, credo di si...lei mi ha sempre detto che mi starebbe stata
vicino in una situazione come questa. Anche in Italia è venuta a salvarmi...lei
tornerà qui!- - In Italia?- gli chiese Damon stranito - Sei stato in
Italia?- - Si...ma questo non centra. Ho conosciuto gli Zaratrox lì. Poi lei
è venuta a prendermi e mi ha riportato a casa di Caesar dove sta anche
Lucilla.- - E prima sei stato in orfanotrofio, vero?- Già. L'orfanotrofio,
pensò Tom addolcendosi nonostante tutto. Che brutti anni quelli. Fino all'età di
quattro anni era stato con la famiglia dei genitori della madre di suo padre ma
nessuno in quella casa l'aveva mai desiderato. Non aveva mai ricevuto un gesto
d'affetto da quei maghi, né un sorriso. A malapena sopportato, aveva sempre
avuto l'idea di essere odiato oltre ogni limite. E infatti...l'essere figlio di
Lord Voldemort gli aveva fatto guadagnare il disprezzo di tutti. Poi si erano
stancati e un giorno l'avevano spedito in un orfanotrofio dove tutto era andato
anche peggio. Allontanato da chi doveva occuparsi di lui, disprezzato dai
genitori che venivano a scegliere i bambini. Quante lacrime...e poi il giorno
del suo sesto compleanno era arrivato anche lui il momento di essere
felice. Lucilla era venuto a prenderlo. Bellissima, col ventre rigonfio. Era
già incinta e nonostante i suoi occhi freddi che per un attimo l'avevano fatto
tremare, Tom l'aveva poi vista sorridere. Nessuno gli aveva mai sorriso.
Tutti l'avevano sempre odiato, additato. Lei invece gli aveva
sorriso. L'aveva abbracciato. Gli aveva insegnato a lasciarsi amare. Si,
era lei la sua mamma. Lei e nessun'altra. - Qua urge conoscerla questa
Lucilla.- disse Damon con un sogghigno - Mio padre mi ha detto che ti toglie il
fiato.- - E' stupenda.- l'assicurò Tom con un sorriso solare - Trix ha
qualcosa di lei.- La Diurna inclinò il capo - E sarebbe?- - Bah, voi
demoni siete tutti uguali no?- la prese in giro Cloe perfidamente. - E sta
zitta, fessa! Sono solo mezza vampira!- - Come mi hai chiamato
superoca?- - Dio che rottura di palle.- si schifò Damon, mettendosi in piedi
e dando una mano a Riddle - Dai gente, è ora di andare alla serra. E vediamo di
scatenare poche risse ok duchessa? Non ho voglia di sentire Alderton che
strombazza vendetta ai quattro venti nel dormitorio!- - Stupidi Serpeverde.-
rognò la King fra i denti - E finiscila di chiamarmi duchessa, imbecille!- -
Io ho un'ultima domanda.- sussurrò Trix mentre uscivano - Che centra quell'idra
gigante al terzo piano?- - Si vede che il preside ci tiene qualcosa
d'importante.- disse il piccolo Riddle, alzando le spalle. - Spero non
vorrete tornare a controllare.- bofonchiò Damon, spingendo la porta trasparente
della serra. - Perché, prevedi qualcosa?- frecciò Cloe sarcastica. - Ma
va? Howthorne prevede qualcosa!- ironizzò una voce alle loro spalle - Da non
credersi!- - E sta zitto Fabian!- sbraitò subito la King, stizzosa - Oggi non
è giornata per sentire le tue stupide sparate!- - Per favore, calma ragazzi!-
borbottò la Sprite con la sua flemma, ciabattando nella serra - Avanti, tutti ai
vostri posti.- Altro che posti. Durante la lezione volarono stranamente
forbici e aculei velenosi, per non parlare di basse insinuazioni che fecero
sbuffare Damon per tutta l'ora e infiammare Cloe King che perdeva la pazienza
per un nonnulla. - Certo che la tua amica è davvero molto gentile.- Tom si
girò alla sua destra dove c'era Ian Wallace. Con la sua solita faccia paciosa e
i capelli color sabbia, gli sorrise tranquillo con la sua espressione da luna
piena. - Gentile?- fece Riddle senza capire. - Si, difende i mezzosangue
no?- - Tutti i maghi sono uguali!- scandì Tom di botto, forse anche troppo
durante. Se ne pentì subito, visto che i segni lasciati dai suoi genitori erano
tanto profondi da fargli covare una rabbia del genere e sospirò, dispiaciuto -
Scusami.- - Figurati.- gli rispose Ian tranquillo e incuriosito - Stai
bene?- Che strano. Come mai gli parlava? E dire che nessuno oltre a Damon e
Trix si rivolgeva direttamente a lui. - Si, sto bene.- gli disse allora,
cercando di restituirgli un sorriso. - Perfetto.- Ian si aggiustò i pesanti
occhiali sul naso, tornando a tagliuzzare - Hai già fatto i compiti per la
Mcgranitt?- - Si. Anche tu?- - Già. Ho notato che li fai sempre in
tempo.- - Mi piace studiare.- disse Tom alzando le spalle, sperando di non
passare per secchione. - Anche a me!- cinguettò Ian subito dopo - Se ti va
possiamo farli insieme d'ora in avanti.- Riddle rimase di nuovo stupito.
Voleva solo essere gentile o gli andava davvero? Damon gli dette una gomitata
per svegliarlo, così annuì timidamente mentre Cloe e Fabian Alderton
continuavano a far volare bestemmie. - Sei molto bravo in Trasfigurazione, ho
notato.- continuò Ian - E anche in pozioni.- - Mia madre mi ha insegnato
qualcosa.- - Davvero?- rise Archie Byers davanti a loro - La mia con me ci ha
rinunciato da una vita!- - Sei fortunato.- sentenziò Damon serafico - La mia
mi prendeva a librate sulla testa finché non imparavo.- - Oh...mi spiace.-
cinguettò Archie con fare angelico - Vuoi una caramella?- Howthorne levò gli
occhi sul ragazzino, poi posò lo sguardo su Tom. Che roba era quella? La terapia
del dolci? - Fa sempre così.- gli spiegò Tom quando uscirono dalla serra - E'
un po' strano, mi lascia sempre dolci e caramelle la mattina. Se non altro ho
qualcosa per carburare.- - Se continui così mi finirai al San Mungo prima di
Natale.- sentenziò il Serpeverde - Dai, vado in Sala Grande, prendo qualcosa da
mangiare per tutti e due e poi vengo a farti compagnia in giardino. O vuoi
andare da Harry e Draco?- - Non so se sia il caso...- Tom sospirò - Non
staranno molto bene dopo ieri sera.- - Ok, non disturbiamoli.- acconsentì
l'altro - Però possiamo chiedere al prof. Mckay magari. Trix, tu vieni?- -
Neanche morta.- ringhiò stizzosa. - Eddai...guarda che Milo è davvero una
brava persona.- - Come no. È un principe dei Leoninus.- replicò gelida -
Meglio morire di fame!- - Basta che non mordi me poi puoi anche fare quello
che ti pare.- disse Damon scoccandole un'occhiata obliqua - Comunque se fossi in
te proverei a conoscerlo prima, sai? Mio padre ormai sta sempre col padre del
prof e mi ha detto che Morrigan non è mai andato a stare con suo padre e i suoi
zii. Gli piacciono gli umani.- - Certo, da macellare.- - Quanto sei
fissata.- rise Tom indulgente - Mi spieghi perché non ti piace? Eppure è così
gentile carino con tutti!- - Sarà anche gentile e carino...- replicò astiosa
- Ma io non voglio averci niente a che fare!- - Carino?- ironizzò Damon - Ti
piace?- - E falla finita Howthorne!- sbottò, cercando di menargli la tracolla
addosso - E' mezzo vampiro, è normale che sia bello ma potrebbe anche essere
Brad Pitt, non me ne frega niente. Non lo voglio vedere!- - Piuttosto...dov'è
finita quella squinternata?- fece Damon, scordandosi subito di Milo - Starà mica
picchiando Alderton dietro un angolo?- - Le vado a dare una mano allora.-
sbuffò la Vaughn - Quello è un imbecille.- La giornata fu sfiaccante e le
lezioni del pomeriggio con il professor Ruf una tortura. Alle quattro, quando
finirono i ragazzi uscirono dall'aula sbadigliando distrutti dalla noia. -
Preferisco prendere due sberle piuttosto che fare i compiti della Mcgranitt.-
disse Damon, ficcando i libri nella tracolla - Dì un po' Tom...ci facciamo due
passi?- - Andiamo al lago?- propose Riddle. - Si, perché no. Vado a
cambiarmi allora. Ci vediamo all'ingresso.- - Ok...- cinguettò Riddle,
mettendosi di buon umore. Se non altro c'era sempre Damon a tirargli su l'umore
quando stava male. Non fosse stato per lui chissà ora dove sarebbe stato. Così
tornò a Grifondoro, perdendosi tre volte perché era troppo sbadato e passando
per la sala comune fra prefetti e capo scuola che continuavano a guardarlo tutti
curiosi. Una volta in camerata però accadde di nuovo quello che era un
rituale. Non fece in tempo a salutare gli altri, senza sentire i loro avvisi,
che gli arrivò una cornice porta foto sulla testa. Quando si riprese, decise
che era meglio farsi vedere da Clay. Forse qualcuno gli aveva fatto una
fattura... - Oddio Tom! Scusa...- gli disse Bruce Joyce - Mi spiace! È la
cornice stregata della nonna di Martin!- - Vola sempre da sola e l'ho fatta
arrabbiare chiudendola nel cassetto.- gli disse appunto Worton, guardandogli il
bozzo sulla fronte. Arrivò Ian e gli stampò l'ennesimo cerotto col porcellino
sul bernoccolo e non bastando comparve anche Archie a dargli una caramella. Non
ce n'era uno normale lì dentro. - Dimmi la verità.- disse a Damon, una volta
sceso all'entrata - Morirò investito da un TIR!- Howthorne scosse il capo,
vedendo il cerotto e quel bernoccolo viola. Sempre la stessa storia... - Ma
guardi mai dove vai, rimbambito di un Grifondoro?- - Sarà mica colpa mia se
tutti mi buttano addosso le loro cose! Anche tu mi hai lanciato un libro!- -
Si ma sei impedito da far paura! Invece ti tenere sempre la testa bassa dovresti
guardare dove vai!- lo zittì il Serpeverde con un ragionamento che non faceva
una grinza. Trascorsero un pomeriggio piacevole e sereno, lontano da seccatori e
curiosi. Passarono anche davanti al campo di quidditch, dove si stavano
svolgendo le nuove selezioni per le squadre e quando tornarono dentro alle mura
della scuola per andare a cena, era ormai buio. - Andiamo da Harry?- propose
Tom sulle scalinate - Vorrei vedere come sta.- - Si, d'accordo.- annuì Damon
- In fondo dovrebbero essere contenti che lei stia bene.- - Lo spero.- disse
Riddle malinconico - Ieri sembravano proprio disperati.- - Se hai detto che è
la loro migliore amica...- - Già. L'adorano proprio. E sono stati così
preoccupati per tutto questo tempo...- Tom si bloccò di colpo, vedendo May in
lontananza. Stava scendendo dalle scale buie della torre dove stavano gli
appartamenti dei professori, tranne quello di Tristan che dormiva nella Torre
Ovest. Spaventato, pensando che potesse essere successo qualcosa, la
raggiunse di corsa ma la Aarons sembrò calmissima. - Ciao tesoro!- lo salutò
allegra - Tutto bene?- - May...si, io bene...ma tu? Come mai eri in quella
torre?- chiese Riddle confuso - E' successo qualcosa?- - Oh! No, no...-
sorrise la ragazza, carezzandogli la fronte - Stai tranquillo, non è successo
niente. Solo che Harry e gli altri sono un po' giù di morale, così ho deciso di
andare a controllare la stanza di Vanessa mentre lei è ancora in sala
professori, o almeno così mi ha detto Clay.- - Trovato niente?- s'informò
Damon. - A parte armi, letture e oggetti non proprio legali, la signorina
Lestrange non ha lasciato in giro tracce. Né documenti, né altro. Ci dev'essere
un incantesimo oscuro su tutta la stanza.- May alzò le spalle, con aria testarda
- Vedrete che prima o poi la incastreremo, tranquilli. Piuttosto...sono fiera di
voi pesti.- e mise a entrambi le mani sulle spalle - Non fosse stato per voi due
ora Hermione Granger sarebbe morta, lo sapete?- Tom sorrise, un po'
risollevato ma Damon invece rimase immobile e in silenzio. Fissò la mano di
May sulla sua spalla...e poi socchiuse gli occhi. Fiamme. Grida. Una spada e
uno specchio in pezzi. Poco lontano, qualcuno che la guardava
agonizzare. Quando riaprì le palpebre, lentamente tornò a sentire le voci di
chi gli stava attorno ma...era accaduto di nuovo. Loro continuavano a ridere,
a chiacchierare, a essere spensierati. Lui invece rimase al buio, lontano da
tutti, a vedere il tempo che faceva sfiorire le persone accanto a lui. Prima
o poi tutti moriamo, gli aveva detto suo padre una volta. Dipende da come e
perchè. Hn, grazie tante papà. Bell'aiuto. - Damon?- Howthorne alzò il
viso e vide Tom che lo fissava preoccupato. Che strano. Da quando si conoscevano
Tom non aveva fatto altro che preoccuparsi per lui come mai nessuno nella sua
famiglia si era sognato di fare. In fondo anche i suoi la pensavano come
Alderton. Si, un erede che non è un rettilofono, un erede con un dono tanto
oscuro. Come aveva fatto Draco a suo tempo, forse era ora anche per lui di
cercare di formarsi una nuova famiglia. Draco aveva avuto Blaise. Ora lui
aveva Tom. E da ciò che aveva visto, sarebbero stati insieme per tanto, tanto
tempo. - Ehi, tutto bene?- gli chiese anche May guardandolo incuriosita -
Damon, c'è qualcosa che non va?- Il Serpeverde si svegliò di colpo,
sentendosi addosso lo sguardo stranamente duro della Aarons. - No, tutto ok.-
si affrettò a dire - Tom, io ho scordato di scrivere ai miei. Sai che se non
mando lettere mi vanno in paranoia. Ti spiace se ci vediamo domani?- - No,
vai bene.- disse Riddle guardandolo attentamente - Ci vediamo domani
allora.- - Certo. Buona notte anche a te May.- - Notte.- rispose la
ragazza, alzando un sopracciglio - Ma che strano...Damon mi è sembrato diverso
dal solito.- Tom non replicò alla sua domanda, sentendo che qualcosa era
cambiato. Ma cos'era?, si chiese disperato. Cos'era quella sensazione odiosa che
ogni tanto lo opprimeva? Aveva come la sensazione che qualcuno aleggiasse su di
loro pronto a pugnalarli alle spalle...e sembrava che anche Howthorne ora se ne
fosse accorto. Quello della lettera era stato solo un pretesto. Qualcosa non
andava. Forse doveva parlare con Lucilla della sue preoccupazioni e subito
anche. Cenò con gli Auror in un clima abbastanza silenzioso ma nessuno sforzò la
conversazione e questo fu un sollievo. Diversamente però, non fu affatto
piacevole vedere le espressioni dei ragazzi. Ron sembrava una tigre in
gabbia. Harry, più placido e controllato verso qualsiasi cosa riguardasse
Hermione, se ne stava muto sulla sua sedia e mangiava nel più totale silenzio. I
suoi occhi verdi erano diventati malinconici e triste mentre Draco sembrava
caduto in una specie di stato catatonico. Niente cibo, appena acqua o
vino. Sembrava che a malapena respirasse. Quando tornò a Grifondoro, era
seriamente demoralizzato, tanto che per una volta non fece caso ai pettegoli che
gli bisbigliavano attorno, tantomeno a Cloe King che invece spiò ogni sua mossa
discretamente, fino a quando salì dritto nella sua camerata. Lì trovò solo Ian
che faceva i compiti sdraiato a letto. - Ciao.- lo salutò il biondino - Sei
stato da Harry Potter vero?- Riddle annuì, sedendosi sul suo letto stanco
morto. - Iniziamo a fare i compiti?- gli chiese Wallace. - Certo...ma ti
spiace se prima mando una lettera a mia madre? Ci metto poco.- - Figurati.-
rise Ian - Lo so come sono le mamme.- Già. Peccato che Lucilla in quella
situazione non poteva definirsi una mamma comune. Lei ormai era l'unica a cui
poteva esprimere i suoi dubbi. Era terrorizzato a morte da qualcosa, quello
stesso qualcosa che aveva preso in trappola Hermione e ora aiutava i Lestrange a
combattere Harry. Il solo pensiero che anche a lui fosse fatto del male, lo
fece ribollire. Doveva sbrigarsi. Doveva fare qualcosa...e in fretta
anche! Se non altro lo doveva a Hermione...
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Capitolo 23 *** Capitolo 23° ***
Beatrix Vaughn aprì gli occhi di scatto, mettendosi a sedere nel
letto. Si guardò attorno, in una notte di luna nuova, ma nel suo dormitorio non c'era nessuno. Le sue
compagne dormivano tranquille...eppure lei aveva sentito qualcuno parlare. Si,
c'era qualcuno che se ne andava a spasso per i sotterranei di Serpeverde alle
due di notte. Poggiò i piedi nudi a terra, senza infilarsi neanche la
vestaglia sulla maglietta dei Judas Priest che usava come pigiama e col passo
felpato che solo un vampiro può avere, infilò i lunghi corridoi di
Serpeverde. Fortunatamente non sentiva il freddo ma ora cominciò ad odorare
qualcos'altro. Fumo. C'era odore di fumo. Appena percettibile al suo naso,
seguì la traccia fino al dormitorio maschile e poi rimase impalata, fissando le
fiamme silenziose che divampavano in quell'ala. Qualcuno aveva fatto tacere il
rumore del fuoco! Si guardò attorno ma non vide nessuno. Iniziò a urlare e
richiamò l'attenzione dei Prefetti. Velocemente, tutta Serpeverde si svegliò e i
maghi più grandi dal quinto in poi cominciarono a usare la magia per domare le
fiamme ma qualcosa non andava...Beatrix se ne accorse quando non vide Damon in
giro. Che diavolo stava succedendo? Senza farsi notare spiccò un lungo salto
sulle scale che portavano ai dormitori ancora invasi dalle fiamme e usando la
velocità tipica di metà del suo sangue riuscì ad attraversare facilmente il
fuoco. - Damon!- urlò - Damon! Dove sei?- Accidenti, ma dov'era quel
dannato di Howthorne? Sentiva grida ovunque, specialmente delle matricole ma di
lui non c'era traccia. Non essendo mai entrata in quel dormitorio poi non
riusciva a raccapezzarsi, per non parlare degli odori che cominciavano a
confondersi...quando qualcuno le venne in aiuto. Sentì un verso strano, tipo
squittio e trovò a terra Iggy, il furetto bianco di Damon. Lo seguì di volata
e finalmente raggiunse la camerata dove dormiva Howthorne ma lì tutto stava già
crollando a pezzi. I letti erano in briciole, tende e candelabri ardevano...e
finalmente lo vide. Incollato al muro da mille radici, Damon cercava
disperatamente di liberarsi. Inoltre, cominciava anche a mancargli
l'ossigeno. In un attimo, la Diurna gli fu vicino con il furetto in spalla e
cercò di strappare quelle maledette radici. Con le mani e le unghie non servì,
così fu costretta a usare i denti. Dopo avergli tolto l'ultima radice che
gl'impediva di parlare, Howthorne prese fiato, poi spostò entrambi di scatto,
appena in tempo prima che l'armadio fosse crollato loro addosso. - Ma si può
sapere cosa ci fai qui?- le urlò, mentre restavano chiusi in un angolo. - Ho
sentito delle voci e l'odore di fumo!- gridò lei, per farsi sentire - Che cosa
ti è successo?- - Qualcuno ha cercato di uccidermi! Mi sono svegliato ed ero
già attorniato dalle fiamme, poi mi hanno legato. Non li ho visti, avevano il
viso coperto di bende scure!- le rispose, tirando indietro un braccio dalle
fiamme - Ma se non facciamo qualcosa mi sa che moriremo davvero! Non ti viene in
mente niente?- - Che vuoi che faccia con la bacchetta?!- Trix lo guardò
sconvolta - Non sappiamo fare niente!- - Bhè, inventati qualcosa o moriremo
qua!- - E che ne so, il Legimors sei tu!- Decisamente non era la
situazione migliore per mettersi a battibeccare ma finalmente arrivarono i
soccorsi. Fra le fiamme di quell'inferno, i due maghetti videro qualcuno
saltare nel fuoco che attorniava la loro porta e varcare la soglia, avvolto in
un mantello nero. Era Milo e dopo di lui entrò anche Jess, trasformato in un
falco. Tornato umano, Mckay corse da loro e cercò di nasconderli sotto il suo
mantello visto che ormai Damon non riusciva quasi più a respirare. - Milo!
Rischiamo di soffocare! Dobbiamo muoverci!- - Edward e Sphin stanno liberando
il passaggio!- replicò Morrigan ad alta voce - Avanti, vieni!- Jess spinse i
due ragazzini verso il Diurno che stava fermo sulla soglia, a trattenere le
fiamme con la bacchetta quando capirono che il proposito di uccidere Damon non
era stato ancora abbandonato. Lo capì Beatrix quando, guardandosi attorno con
l'udito fine ricolmo di rumori, ne sentì uno che non ricordava di aver mai
udito. Qualcosa di liquido...a contatto con qualcos'altro di affilato.
Anche Milo lo avvertì bene perché i due puntarono i loro occhi giallo topazio su uno
specchio rimasto attaccato alla parete. Era un po' annerito ma qualcosa uscì da
esso, come se fosse stata formato da acqua, o da un altro fluido trasparente. Aparve
una spada dalla lama lunghissima e partì velocemente verso Howthorne, però non lo
raggiunse mai. Jess deviò la traiettoria alzandovi sopra il suo mantello, che
rimase squarciato...e poi la spada invece di andare a piantarsi nella spalla di
Damon, finì dritta nel petto di Beatrix. Howthorne urlò, mentre Milo con gli occhi
sgranati estraeva subito quella lama dal corpo tanto sottile della streghetta. La prese
in braccio e lo stesso fece Jess con Damon, dopo che il piccolo lord ebbe rotto
quello specchio afferrando un ciocco di legno ancora in fiamme, spaccandolo in
mille pezzi. Una volta usciti tutti, dieci minuti più tardi,
furono gl'insegnanti ad occuparsi di sistemare l'intero dormitorio di Serpeverde. Le fiamme vennero completamente spente
all'alba delle due di notte. - In tanti anni che sono qua, a
Serpeverde non è mai accaduto nulla di simile.- sibilò Piton fissando rabbioso
la sala comune tutta bruciacchiata. - Neanche io avrei saputo fare di
meglio.- disse Draco, apparendogli a fianco dopo aver fatto un sopralluogo nel
suo vecchio dormitorio - Prof, non ho trovato niente come può immaginare.- -
Allora sarà il caso di parlare col signor Howthorne.- disse la Mcgranitt con
aria dura. - Già. Non dovrà mai più accadere una cosa simile.- squittì la
Cooman - Gli studenti avrebbero potuto farsi davvero male. Dove sono ora?- -
Se ne sta occupando la Chips.- rispose la professoressa di Trasfigurazione -
Credo che sia meglio parlare col signor Howthorne e la signorina Vaughn ora che
sono ancora svegli e lucidi. Vorrei sentire anche il signor Mckay.- - Si,
anche io.- rognò Piton - E che questa buffonata finisca.- In infermeria però,
la Chips bendava la mano ustionata di Damon e intanto imprecava. - Ma tu
guarda...Serpeverde in fiamme!- sentenziò scoccando un'occhiataccia a Harry, che
stava seduto sul letto di Damon - Queste cose non sono mai successe. Almeno, non
quando certa gente se n'è andata, vero signor Potter?- - Io mi limito ad
allagarli i sotterranei.- chiarì Harry con un ghigno - Parla col serpente
sbagliato.- - Si e insieme a quel serpente qua è tornata una disgrazia.-
concluse, posando le bende - Fatto signor Howthorne. E cambia le bende una volta
al giorno, ma vieni sempre a farti vedere da me, intesi? Non è uno scherzo
l'ustione che ti sei procurato.- - D'accordo.- rispose Damon serafico,
incurante di aver rischiato grosso, poi si chinò sul bambino sopravvissuto -
Dov'è Trix? Sta bene?- Harry purtroppo non fece in tempo a rispondere che dal
séparé alla loro sinistra arrivò un'imprecazione colossale. - Sta benissimo.-
disse Potter, sospirando - Milo, Jess...che le state facendo?- - Levami di
dosso questi due maniaci, accidenti!- sbraitò Beatrix, scappando fuori dalla
tenda e saltando sul letto di Damon, per nascondersi alle sue spalle. Howthorne
sospirò. Si era preso uno spavento incredibile quando quella spada aveva
trafitto la sua amica da parte a parte. Ma per fortuna sembrava stare bene. -
Ehi, tutto ok vero yankee?- le chiese, preoccupato. - Tutto ok un corno!-
urlò la Vaughn rabbiosa - Questa è la mia maglietta preferita!- - Maledetta
ragazzina.- sibilò Milo a bassa voce, svaccandosi su una sedia. - Non avevo
bisogno del tuo aiuto, maledettissimo Leoninus!- - E smettila di chiamarmi in
quel modo!- replicò Morrigan di getto, stizzoso - E tanto per la cronaca, so
benissimo che non avevi bisogno di aiuto ma avresti per caso preferito
polverizzarti in quel casino? Eh? Per poi ricomparire sotto il naso dei tuoi
compagni razza di mocciosa?- - E sta zitto vecchiaccio!- Trix era arrossita
di rabbia - Prima o poi imparerò da sola!- - Se, come no. E non ho neanche
cent'anni, stupida!- - Parli bene tu! Non ti hanno costretto a stare in uno stupido
posto pieno di stupidi sanguecaldo!- - Oh e Ravenhall sarebbe stata la tua
prima scelta?- frecciò Milo freddamente, sfidandola con un'occhiata - Non sai
neanche cosa capita lì dentro alla bambine come te! Lì non ci vanno leggeri coi
Diurni, tantomeno con le donne.- Beatrix tacque, serrando i denti e
fissandolo al colmo della rabbia. Avesse potuto l'avrebbe strozzato sul
serio. - Perché non calmate i bollori eh?- propose Jess placidamente - Fra un
po' arriveranno i prof e Silente a chiedervi che accidenti è successo, cosa che
piacerebbe sapere anche a me. E quel furetto da dove arriva poi?- - Non fosse
stato per Iggy non avrei mai trovato Damon.- disse Trix - Confondevo gli
odori.- - Sei andata a naso?- allibì Harry - Così giovane?- - Comunque non
era la vostra ora o sbaglio?- disse ancora Mckay - Damon, hai visto chi ti ha
imbavagliato così?- - No, erano incappucciati e bendati.- - Non ti viene
in mente altro?- chiese Milo - Come ha fatto a uscire un pugnale dallo specchio
poi?- - Bhè, potrebbe fare una cosa simile uno Smolecolarizzatore.- spiegò
Harry - Ma Ron dice è molto difficile e non credo che uno come Lestrange che è
stato segato all'esame possa già fare cose simili.- - Un Portalista?- propose
Tristan, entrando a grandi falcate nell'infermeria - Usa gli oggetti come
portali per far passare informazioni o oltre cose a lui preziose. Non sono
facili da trovare ma neanche rari.- - Dirò a May di controllare i registri al
Ministero.- assicurò Potter. -
Allora ragazzi?- chiese allora Tristan, sorridendo ai
due maghetti - Tutto ok? Interi?- - Ho una mano flambé.- mugugnò Damon. -
Io un buco in una maglietta da duecento dollari... e nella pancia.- sbuffò Trix
seccata. - E non sanno chi abbia appiccato l'incendio, né perché sia stato
Damon a essere preso di mira.- - Un avvertimento?- disse Milo, accendendosi
una sigaretta - Magari per noi.- - Di solito colpiscono più vicino.- disse
Harry - Non è che hai predetto palle a qualcuno suscettibile Damon?- -
Macché...ho chiuso con quella roba, sono stufo.- - Ma davvero? E allora
ricomprami la maglietta!- rognò la Diurna, seduta accanto a lui. - Che palle
con questa maglia...bel gruppo però.- ghignò Howthorne - Mi fai vedere il buco
nella pancia? Eh? Dai!- - Toccami e ti mordo.- - Appunto, Trix hai sete?-
s'informò Tristan. - No!- sbottò lei ostinata. - Cosa vorresti fare
scusa?- s'intromise Milo - Darle le mie scorte? Ma vaffanculo! Guarda che Gala
me la fa pagare sai? Non me le regala mica! Lo sai benissimo quanto è taccagna
quella!- - Allora insegnale a cacciare, no?- rispose l'altro angelico - Ti
sembra buona come idea?- - Non le insegnerei neanche a mordere un muffin,
figurarsi ad andare a caccia!- s'inalberò Morrigan, assumendo ora le sembianze
vere e proprie di Dracula - Se volete darle da mangiare andate a comprarle
sangue di maiale ma non azzardatevi a darle le mie scorte, intesi??- - Chi le
vuole.- replicò Trix astiosa - Chissà cosa bevi poi!- - Ha parlato una che in
vita sua non ha mai assaggiato sangue umano.- - E neanche voglio!- strillò -
Non diventerò mai come te!- Prima che Milo potesse prenderla fra le mani e morderla sul
serio, apparve il gruppo dei professori. Dopo che ebbero raccontato la loro
storia, Silente scambiò un'occhiata con Harry. - Che ne pensa?- chiese il
bambino sopravvissuto. - Penso che è stato più divertente al sesto anno tuo e
di Draco.- frecciò il preside, poi tornò serio - Bhè, devo ammettere che sono
stati furbi. Hanno attaccato in un punto preciso.- - A quanto pare la voce
che il signor Howthorne sia un Legimors s'è sparsa.- disse Piton. - E cosa
pensano?- borbottò Damon guardando altrove - Che basti mettere un gettone perché
veda a comando?- - E poi anche volendo la morte non cambia.- disse Silente
pacato, battendo un paio di colpi sulla testa bacata di Howthorne - Non si può
posticiparla. Anche prevedendola, la morte di un uomo non può cambiare.- -
Continuo a dire che sia stata la ripicca di qualcuno a cui hai predetto palle.-
disse allora Harry. - Allora la lista è lunga.- insinuò Draco,
perfidamente. Andò a finire che Serpeverde rimase inutilizzabile per tutta la
notte e tutte le vipere dovettero dormire nella Sala Grande con gran giubilo dei
più spocchiosi, tranne naturalmente Damon che venne tirato a forza nella stanza
di Malfoy, che fu di ronda con gli altri e Trix...a cui però toccò una sorte
diversa. Una volta nella Torre Oscura, la signorina Vaughn cominciò a
rendersi conto che la sua mancanza di nutrimento la stava davvero indebolendo.
Ferma alla finestra, dopo che gli Auror erano usciti per il loro turno di
guardia, alzò un braccio e vide che la pelle candida della sua mano si
rattrappiva, si bruciava... Si stava incenerendo. Socchiuse le palpebre,
quasi disperata. Aveva sete. Tanta sete. E aveva anche paura. Che cos'avrebbe
potuto fare? Damon dormiva nell'altra stanza e non voleva svegliarlo dopo
quello che aveva passato...però aveva bisogno di parlare con qualcuno. Aveva
bisogno di aiuto. E lì non c'era nessuno che potesse capirla. All'improvviso
però rabbrividì, sentendo la presenza di Milo accanto a sé come una vera e
propria frustata. Levò gli occhi color topazio, ora privi di lenti a contatto e
si schiacciò al muro, vedendolo imporsi su di lei. Di scatto, le prese la
mano fissandole la pelle con occhio attento. Beatrix fece per tirare indietro
il braccio e stranamente Morrigan non oppose resistenza. - Passerà.- si
limitò a dire la streghetta. - No. Diventerai cenere.- le disse il Diurno
fissandola intensamente. - Lasciami in pace.- sussurrò allora la Vaughn,
schiacciandosi sempre di più contro la parete. Non sapeva perché ma si sentiva
come in trappola. Ora nell'aria, fra lei e quel Diurno, sentiva una tensione
diversa che percepiva fra gli umani. Era come se...fra loro ci fosse qualcosa di
diverso. Per la prima volta in vita sua, capì poi, non si sentiva sola. Lui
non la guardava con disgusto, come suo padre. Non la guardava con indifferenza,
come sua madre. Milo...la guardava come se stesse guardando se stesso in uno
specchio. Però era anche vero che aveva paura di lui. Lui già conosceva la
sua parte che era puramente di vampiro. Beatrix invece se ne era sempre tenuta lontana. L'istinto
umano era sempre prevalso su quello vampiro...ma ora...qualcosa la stava
chiamando. Era la sete
. La sete che le prosciugava le
energie e le toglieva il sonno. Lo vide levarsi un guanto, gettarlo sulla tavola poco lontana. Poi
si sollevò la manica della camicia scura e sotto lo sguardo sbarrato della ragazzina,
Milo si ferì la pelle, mordendosi in modo leggero...e quando il sangue
iniziò a scorrere, anche se tanto debolmente, Beatrix sentì le gambe cedergli.
No...pensò disperata. No! Non poteva! Cercò di allontanarsi in fretta ma
Milo, più veloce, l'afferrò e la sollevò quasi da terra. Fu lui ora ad
accostarsi con la schiena alla parete e facendolo, tenne stretta Trix per la
vita con un braccio. L'altro, quello ferito, glielo portò davanti al viso. -
Avanti.- sussurrò - Avanti.- Paura, rabbia, odio e disprezzo per se stessa la
invasero, rendendola una bambola fra le braccia del Diurno. No. Si era
ripromessa che non avrebbe mai bevuto sangue umano. Mai! Lei non era come suo
padre e sua madre! Lei non avrebbe mai ucciso nessuno! Però...per la voce del
sangue era così forte da darle il capogiro. E senza che potesse fare nulla,
se non seguire l'istinto di cacciatrice che era dentro di lei, spalancò la
bocca...e da quel momento non ricordò più nulla. Quando quei denti piccoli e
affilati si piantarono nel suo polso, Milo avvertì un leggero fastidio ma non
disse nulla, limitandosi a tenerla stretta contro di lui e a carezzarle i
capelli. Era quella la lezione più difficile di tutte. E non voleva che fosse
sola. Com'era stato lui... Ricordò la prima volta che aveva assaggiato sangue
umano. Aveva solo sedici anni...e aveva ucciso la ragazza su cui si era
avventato, al limite della sete. Dopo aveva pianto per giorni interi. Aveva
ucciso per sfamarsi. Per salvarsi. Non per piacere. Ma nemmeno questi pensieri
avevano salvato la sua coscienza dal rimorso. Nessuno l'aveva capito. Nessuno
avrebbe mai potuto capirlo. Perché la sua anima umana era incastrata nel
corpo di un demone. Continuò a carezzarle i capelli, senza sentire nulla se
non la sua linfa vitale che scorreva ora nelle vene di Beatrix. Passò
parecchio tempo, un tempo breve forse per coloro che non sapevano ma non era
ancora finita. Erano solo a metà, capì Milo quando Trix si staccò dal suo
braccio e si voltò nella sua stretta, per arrivare finalmente a guardarlo in
viso. Seduti a terra, la streghetta si avvinghiò alle sue spalle e quando Milo
la vide in faccia, guardandola negli occhi, capì che era totalmente soggiogata
dalla sua sete. Non ne aveva ancora basta. Il sangue umano dava alla testa.
Come il loro istinto alla caccia. Beatrix gli passò le mani sul viso,
totalmente ipnotizzata e concentrata solo dal richiamo del sangue e Milo non
fece nulla per fermarla. Sentì le sue piccole mani sul collo, poi i denti che
affondarono nella sua pelle. Una fitta acuta gli fece serrare gli occhi ma
non si difese mai. Non l'allontanò, non la cacciò via. Anzi, l'abbracciò più
stretta...anche quando cominciò a sentirla piangere sommessamente. Sapeva
perché piangeva. Riconosceva quelle lacrime. - Sta tranquilla.- le disse a
bassa voce, quando finalmente la piccola Diurna si staccò da lui - Va tutto
bene.- Beatrix scosse il capo come impazzita, pulendosi il sangue dalla bocca
con un gesto disperato e rabbioso. E continuò a piangere per tanto, tanto tempo.
Aveva fatto del male a qualcuno per se stessa. Per la sua sete e il suo
istinto. Sarebbe stata capace di ucciderlo per la sua sete. E si odiava...si
odiava tanto che il suo stesso sangue ora rideva di lei.
La mattina dopo,
tutta la scuola sapeva che Serpeverde era stata fatta flambé da qualche
spiritosone. - Perché guardano tutti me stamattina?- bofonchiò Harry, seduto
sulla fontana. - Non so tesoro.- gli disse May, seduta al suo fianco col
caffè in mano - Forse perché sei Harry Potter e ti guardano come un dio da
quando siamo qui? O forse perché l'unico che si è sempre divertito con queste
cose?- - L'ho già detto a Piton. È Malferret che dà fuoco ai dormitori.-
sbuffò Potter, sbadigliando - Piuttosto, quando vai da Orloff dovresti farmi un
favore. Infilati di nuovo nella Sala Registri e cercami i Portalista
riconosciuti, ok?- - Ce ne saranno una ventina riconosciuti.- disse la Aarons
con aria scettica - E tutti gli altri?- - Oh, a loro ci pensa Mundungus.-
ghignò il bambino sopravvissuto - Gli altri dove sono?- - Edward è andato a
parlare con Tristan e Jess della ronda a Serpeverde. Ron controlla Vanessa
invece.- - E sua maestà Malfoy?- bofonchiò Harry, facendo finta di
niente. - Non l'ho so. Quando mi sono svegliata non l'ho visto.- disse May,
con la massima tranquillità. E così dormiva ancora con lei. Che testa di
cazzo... - Mi dici cosa c'era fra loro?- Harry si era aspettato quella
domanda e come sempre May, nella sua schiettezza, era andata dritta al punto. A
volte la guardava e stentava a capire bene quella ragazza. Prima severa, poi
dolce, poi dura e ancora indifferente. A volte invece era così materna e
protettiva con loro...con Draco poi...sembrava quasi lo incantasse. -
Hermione e lui stavano insieme.- - Per gioco mi ha detto.- disse la Aarons -
Ma non ha mai voluto aggiungere altro.- - Per gioco...si, diciamo così.
Questa è la versione ufficiale.- - E la versione ufficiosa?- Harry
sogghignò, mettendosi in piedi e stiracchiandosi - La versione ufficiosa è che
nessuno dei due, a quanto pare, ha ancora dimenticato l'altro. Come hai potuto
vedere anche tu c'è parecchio in sospeso.- May annuì, scuotendo appena i
crini bruni - Si, ho visto. Penseresti male di me però se ti dicessi che non
voglio arrendermi alla prima difficoltà?- - Pensi che tenga per Herm?-
sorrise Potter dolcemente. - E' innegabile che l'amiate tutti quanti.-
sospirò l'Osservatrice, allungando le gambe e guardandosi le punte degli stivali
- Ed è ancora innegabile che Draco pensi sempre e solo a lei. Però...so di
piacergli anche io. Quando sta con me, a lei non pensa mai, di questo sono
convinta.- - Ho notato che sta meglio da qualche tempo.- annuì il moro. -
Quindi penseresti male se cercassi di tenermelo tutto per me?- gli chiese May in
un sussurro. Non era una domanda dalla risposta facile, questo Harry dovette
ammetterlo. Ma non poteva condannare una persona a cui era tanto affezionato
solo perché May ora cercava di mettere piede nel territorio che lui aveva sempre
considerato di Hermione. Ora stava solo a Malfoy capire se era ancora proprietà
della Grifoncina o della loro bella Osservatrice. Quella mattina andò tutto
liscio. Clay, Edward e Ron setacciarono in lungo e il largo Serpeverde durante
le lezioni, poi all'ora di pranzo si radunarono tutti alla Torre Oscura e come
sempre fu il solito buco nell'acqua. - Un cazzo di niente.- si lamentò Weasley
svaccandosi a tavola - Chiunque sia stato non ha usato fatture. E qua non ci si
può Smaterializzare, quindi siamo punto e a capo. Ha ragione Tristan! O è uno
Smolecolarizzatore come me, o un Portalista! E se è uno di queste due siamo
davvero nella merda, Harry.- - E dov'è la novità?- bofonchiò Draco, portando
in tavola il vino - Qualcosa verrà fuori.- - Non potrebbe essere uscito dallo
specchio?- fece Jess - Anche la spada che ha cercato di uccidere Damon è uscita
da lì e solo un Portalista può fare una cosa del genere.- - O un empatico.-
disse Milo, entrando dalla porta della torre in quel momento - Trovato niente su
questa Katrina?- - Dici che è stata lei?- fece Tristan pensoso - Ma
un'empatica può fare cose del genere?- - Di esseri empatici ne so poco
davvero.- disse May - Se volete darò ancora un'occhiata al Ministero ma Tom ha
detto che Orloff è in combutta con questa tizia, perciò avrà insabbiato tutto
no?- - Quello farà la fine di Caramell.- rognò Edward seccato. - Già.-
bofonchiò Tristan, scoccando un'occhiata stranita a Morrigan - Sei più pallido
del solito...stai bene?- - Si, devo solo bere qualcosa.- borbottò il Diurno,
affondando la testa nel frigo - Dena e la super tata dove sono?- - Arrivano
fra un attimo.- lo informò Mckay - Vedi di non attaccare briga.- - Farò del
mio meglio.- disse Morrigan con una faccia però che diceva anche "Credici,
povero fesso!" A metà del pranzo May andò via per tornare a fare rapporto a
Orloff e pochi minuti dopo fecero il loro ingresso Elisabeth Jenkins che
sembrava sempre la maestrina in cattedra, e la piccola Degona. Quel giorno
però, a differenza del solito, non sorrise ai ragazzi e non saltò né in braccio
a Milo né in braccio a Draco. Anzi, aveva un muso lunghissimo. Sembrava
evidentemente scocciata ma si rifiutò di parlare, anche quando Tristan e Jess le
chiesero che le fosse successo. Fu Liz a spiegare tutto. - Stava di nuovo
usando il caminetto per parlare con qualcuno.- disse la strega duramente. -
Io non parlavo con nessuno col camino!- sbuffò Dena con l'espressione bellicosa
di Lucilla sul visetto - Nel camino non c'è nessuno, te l'ho detto! Ma perché
non mi credi?- - Te l'ho ripetuto mille volte.- sentenziò ancora la Jenkins
con flemma esasperante - Sei troppo piccola! Non sta bene che una signorina come
te usi già la magia! Dio solo sa cosa potresti imparare poi!- - Con la gente
abile che le sta attorno non lo direbbe nessuno.- sfuggì a Milo e subito gli
arrivò un calcio da Tristan da sotto il tavolo. Trattenne una smorfia,
imprecando a bassa voce. - Perché non mi credete eh?- continuò Dena
arrabbiandosi - Quella spiona ficca sempre il naso ovunque!- - Spiona?-
riecheggiò Draco alzando un sopracciglio - Che spiona?- - Oh, per l'amor del
cielo!- s'intromise Liz - Sono solo sciocchezze.- - La mamma è l'unica che mi
ascolta.- bofonchiò la bimba imbronciata. - Ok, ok...- fece Tristan, gettando
la spugna - Diavoletta, chi è questa spiona?- - Te lo dico da un pezzo
ormai.- gli rinfacciò sua figlia - Stava anche a casa nostra!- - C'era quando
è venuta tua madre?- le chiese Edward interessato. - No. Lei viene solo
quando ci siete voi.- rispose Dena composta. - Aspetta...- Milo aguzzò gli
occhi gialli - Stai dicendo che c'è qualcuno che spia quando noi parliamo di
tattiche?- - L'ho detto al papà...ma non mi ha voluto sentire!- - Cosa?-
sbottò Tristan - Ma Liz mi ha detto che era una cosa come l'amico
immaginario!- - E infatti...- replicò la Jenkins - Cosa vuoi che sia, dai!
Degona ha 4 anni!- - Però quella lì ci spia sempre!- saltò su la bambina,
balzando in piedi sulla sedia. Un attimo dopo tacque, sgranando gli occhi verdi.
Li puntò alle spalle del padre e della sua tata...sullo specchio che May si era
portata da Londra. - Eccola lì!- urlò, afferrando una forchetta. Subito dopo
la scagliò contro lo specchio e lo fece in mille pezzi, fra le grida isteriche
di Liz e lo stupore generale, specialmente degli Auror quando costernati
sentirono un gemito soffocato provenire proprio dai frammenti a terra. -
Sette anni di sfiga.- bofonchiò Clay, attirando l'attenzione del
gruppo. Tornati a respirare, gli Auror si avvicinarono lentamente alle
schegge di vetro ma ormai non vi era più nessuna presenza. Milo corrucciò lo
sguardo voltandosi verso Harcourt. - Com'è che non l'hai percepita
prima?- - Ma che ne so...io di questa Katrina non capisco più un tubo.- -
Insomma, qualcuno mi spiega che cazzo succede?- esplose Ron disperato - Chi
cavolo ci spiava?- - Quella Katrina, ne sono sicuro.- disse Harry - Quella ci
spia!- - Allora è anche una Portalista.- sentenziò Jess, più calmo - O una
Smolecolarizzatrice.- - E' una rompi palle, ecco cosa.- rognò Malfoy - Quella
va sistemata dannazione o non saremo più tranquilli qua dentro! Quella maledetta
ha anche cercato di ammazzare Damon ieri notte.- - Io ve l'avevo detto...-
mugugnò Degona, incrociando le braccine. - Dio, questa mi sembra Lucilla.-
Tristan prese in braccio la figlia sbolognando la faccenda a suo fratello e a
Harry. In fondo lui aveva lezione col primo anno, doveva darsi una mossa e
quindi lasciò gli altri a brancolare nel buio. In fondo era più che sicuro
che tanto quella maledetta empatica sarebbe sfuggita loro ancora per parecchio
tempo. Purtroppo però avevano le mani legate. Silente si era raccomandato di
proteggere Harry e Tom in primis e andare a strozzare Vanessa Lestrange non
avrebbe procurato altro che casini. - Che seccatura.- pensò fra sé. Mollò
Degona nello studio del preside, appuntandosi mentalmente di fare poi una
chiacchierata con Liz che forse teneva nascoste un po' troppe cose e poi...si,
parlare anche con Lucilla. Qui la cosa era diventata troppo grande per
loro. Entrato in classe, venne investito dal solito baccano. Cloe King stava
letteralmente in piedi sul banco come una guerriera e sbraitava come un'ossessa
contro Fabian Alderton, o "il dispotico razzista", come lo definivano
tutti. Cercò di calmarli, preoccupandosi anche di vedere come stavano Damon e
Beatrix ma quei due se ne stavano buonini nel loro banco, sonnecchiando con aria
svagata. Tom era seduto dietro di loro con Ian Wallace e ne fu contento. Alla
fine delle sue due ore, si fermò con loro a chiacchierare fuori dalla
classe. - Avete sentito sospetti sull'incendio di ieri sera?- Damon levò
le spalle - Danno la colpa ai Grifondoro, tanto per cambiare.- - Ho sentito
anche la Gordon ipotizzare che fosse stato un Mangiamorte.- ghignò la King
sarcasticamente - Hanno la coda di paglia e stanno, come al solito, cercando di
salvare le apparenze.- - Che palle duchessa, cambia disco.- rimbrottò
Howthorne - Comunque ce la caviamo.- - E tu Trix? Tutto ok?- La ragazzina,
aveva un'aria decisamente più florida del solito, si limitò ad annuire un po'
rossa in viso - Si, tutto bene.- - D'accordo ragazzi.- disse Mckay - Allora
ci vediamo domani. E tu Cloe...vai a fare esercizi, capito?- - Che barba la
Focalizzazione.- si lamentò la biondina - Prof, è una noia mortale!- - Tutti
i Sensimaghi iniziano così sai? Ah, Tom! Ti è arrivato qualcosa da
Lucilla?- Il piccolo Riddle scosse il capo - Un biglietto breve. Si sta
occupando di Caesar, Dimitri e di Herm. A quanto pare sono conciati male tutti
quanti. Una settimana e verrà qua comunque.- - Ecco, fantastico.- Tristan
lasciò perdere, tornando sui suoi passi - Ci vediamo ragazzi. E state lontano
dai guai!- - Senti chi parla.- rise Tom divertito. Una volta rimasti soli,
i quattro vennero investiti da un pesante chiacchiericcio ancora prima di
separarsi. Sconvolti ma preparati, videro che tutta la scuola si era messa a
bisbigliare al passaggio di Harry, Ron e Draco. Ammirazione a parte, tutti
erano convinti a quanto pareva che fosse stato uno studente a dare fuoco a
Serpeverde. Sentendosi fissato, Tom arrossì - Non crederanno mica che
io...- - A dire il vero questa cretinata l'ho sentita anche io.- disse Trix
alzando le spalle e fissandolo con insolita dolcezza - Tutti a Serpeverde
pensano che tu sia qua prigioniero di Harry, che lui ti controlli. Mary Lewis
invece stamattina andava blaterando con un prefetto che Harry è qua per
difendere tutti da te.- - Ma va?- fece Damon sogghignando - Io ho sentito
anche che Tom ha un serpente enorme in camera!- - Ma veleno non è lungo solo
quindici centimetri?- richiese Beatrix stranita. - Ragazzi, non c'è da
scherzare!- annaspò Tom più rosso di un pomodoro - Non voglio che pensino male
di Harry!- - Arrivi tardi.- frecciò Ron, raggiungendoli - Ciao ragazzi...che
succede? Avete delle facce!- - Pettegoli.- disse Howthorne pacato -
Stamattina girano molte chiacchiere.- - Tanto per cambiare.- disse Draco
tranquillissimo - E' solo questo il problema?- - E' solo questo il
problema???- si sconvolse Tom - Io non so come fate a stare sempre così
tranquilli!- - Perché?- Potter ridacchiò, appoggiandosi alla colonna
dell'arcata - Ma dai, lasciali parlare!- - Si ma mi guardano tutti! Pensano
che abbia dato fuoco a Serpeverde per farti arrabbiare!- - E lascia che
pensino, è una scuola no?- rispose il moro lasciandolo senza parole - Tutti
parlano!- - Si ma c'è una bella differenza fra Harry Potter e Tom Riddle.-
mormorò il maghetto, abbassando gli occhi. Allora anche Harry tacque. Accidenti,
non c'era volta che non ferisse i sentimenti di quel ragazzino. Stavolta però
c'era qualcuno a difendere l'accusato. Qualcuno che ribolliva come una pentola a
pressione. Se ne accorse Damon per primo, vedendo i pugni di Cloe King chiusi
lungo i fianchi e l'aria battagliera. Aveva gli occhi nocciola contratti e se
la conosceva bene, visto che fin da bambini avevano giocato spesso insieme,
stava per farne una delle sue. La vide guardarsi attorno con espressione
bellicosa ma esplose del tutto quando un gruppo di studentesse di Tassorosso e
Grifondoro dal quarto anno in su si misero a ridacchiare e a bisbigliare vicino
a loro, indicando Tom senza ritegno. Fu allora che signorina King dette per la
prima volta a Tom l'aiuto più grande. Senza una parola, Cloe afferrò Tom per
il cappuccio e se lo rigirò davanti al naso, interrompendo il discorso con gli
Auror. - Senti un po'...- sibilò iraconda, intimidendo Riddle fino al limite ma
facendo bene in modo che tutti i presenti in giardino li sentissero - Adesso
dimmi la verità! Tu centri qualcosa coi Mangiamorte?- Tutta Hogwarts a quella
domanda si ferma. Perfino le pettegole si zittiscono, spalancando gli
occhi. Tom invece desiderava sprofondare. Ora si che lo guardavo proprio
tutti! Solo la disperazione gli diede la forza di esclamare un secco: - No!
Certo che no!- - Sei il figlio del Lord Oscuro.- continuò Cloe imperterrita -
Davvero non ci hai niente a che fare?- - Ti ho detto di no.- replicò Tom
tremante, sentendosi minuscolo davanti a tutti. - E allora perché stai con
Harry Potter?- A quell'ennesima domanda, tutti gli studenti del sesto e del
settimo rizzarono meglio le orecchie. - Perché lui e Draco sono i miei
padrini...- rispose Riddle, a bassa voce. - Insomma, non hai niente a che
fare con questa storia, giusto?- concluse Cloe pragmatica, mentre Trix, Damon,
Harry, Ron e Draco potevano quasi sentire gl'ingranaggi della sua testa girare
vorticosamente. All'ennesima negazione di Tom, Cloe parve sorridere. E per Tom
fu il suo primo vero sorriso. E fu molto emozionante...anche se poi la King
divenne una belva. Si voltò di scatto verso gli studenti e le pettegole vicino a
loro, furibonda - ALLORA, AVETE SENTITO TUTTI NO? Lui non ha niente a che fare
con questa vecchia storia! E se adesso levate le tende fareste un favore a
tutti, lo spettacolo è finito! Tom Riddle non è qua per seguire le orme di suo
padre! E adesso sparite!- Nello sconvolto generale, si sollevò un
putiferio...ma gli amici della Grifondoro erano un pelino perplessi. - Tu per
me non hai mai fatto una piazzata del genere.- bofonchiò Harry rivolto a Ron,
più allibito di lui. - Focosa la ragazzina.- disse invece Malfoy, osservando
come la biondina faceva scappare anche le ragazze più grandi. Accidenti, aveva
praticamente detto chiaro e tondo a tutti che il figlio di Lord Voldemort non
era come suo padre. Una dichiarazione pubblica in piena regola. - Ehi
megafessa...- la richiamò Trix dopo un po' - Guarda che se continui a
starnazzare così ti verrà mal di gola.- - Un attimo, non ho ancora finito!-
ululò Cloe mentre Damon la tirava la gonna per placarla - Se non avete altro
da fare perché non vi mettete a spettegolare su quanto siete deficienti eh?
Mettetevi davanti allo specchio e ve ne accorgerete da soli! Imparate a pensare
agli affari vostri, imbecilli!- - Maledetta King, ma come accidenti ti
permetti eh?- le ringhiò una Tassorosso del quinto anno. - E sta zitta
Osborne! Perché non parli con le tue amiche di come ti sei ripassata tutta la
squadra di quidditch della tua casa eh?- e dicendo quello, più di una persona si
mise le mani nel capelli o sugli occhi, stentando a credere a quelle parole -
Sono sicura che di quello avrai parecchio da spettegolare! E adesso evaporate
superoche!- Oh, manco a dirlo nel breve giro di un minuto Cloe King si fece
terra bruciata attorno. Gli altri ci erano rimasti secchi: Trix che si
chiedeva se quella sanguecaldo fosse vera, Damon che era rimasto a tirarla per
la gonna, Harry, Ron e Draco che le facevano mentalmente i complimenti
e...Tom. Scambiandosi uno sguardo, Potter e Malfoy si trovarono finalmente
d'accordo su una cosa, specialmente osservando il viso di Tom contratto in
un'espressione che poche volte appare nella vita di una persona. - Oh, era
ora!- sentenziò Cloe calmandosi e riassumendo la sua classica flemma -
Finalmente! Non ne potevo più! E tu che cavolo fai Howthorne? Mollami la gonna,
porco!- - Come se ci fosse tanto da vedere.- frecciò Damon - Dio
duchessa...lo sapevo che l'avresti fatto!- - Questo costante chiacchiericcio
di sottofondo mi ha spaccato i nervi!- rimbrottò cupamente - Non posso resistere
qui dentro per sette anni! È assurdo! Basta, almeno ce li siamo levati di torno
per un po'...- - Porca miseria...- rise Harry guardandola - Ma perché non
c'eri tu a difendermi eh?- Cloe, che l'adorava e che lo considerava
letteralmente un eroe, arrossì piacevolmente ma poi tornò subito a guardare il
piccolo Riddle con aria decisamente più tranquilla di quella che ostentava
sempre in sua presenza. Sembrava che...le risposte che lui le aveva dato
l'avessero finalmente convinta. E infatti, quando tutti se ne andarono per la
loro strada Cloe e Tom si diressero a Grifondoro affiancati. Il maghetto era
molto curioso ma quella aveva una lingua davvero pericolosa...comunque, quando
aprì la bocca per ringraziarla, lei lo precedette. - Lo so che non erano affari
miei. Damon ha ragione quando dice che sono un'impicciona.- - No...- abbozzò
il ragazzino - Solo che...ecco, non me l'aspettavo...- - Odio i pettegoli. E
detesto i montati.- Bhè, se non altro era la persona più schietta e sincera
che avesse avuto accanto dopo Damon. Sorrise appena, pensando che ora quei suoi
occhi fieri non facevano più così paura. Anzi...li ammirava. Adesso Cloe gli
sembrava molto più che inavvicinabile e regale come una regina. Quando stava con
lei si sentiva come coperto da uno scudo. - Posso chiederti una cosa?- sbottò
all'improvviso - Perché ti fai chiamare Cloe?- - Eh? Ah...- la ragazzina fece
una smorfia - Angelica è un nome ridicolo per me. Anche i miei hanno smesso di
chiamarmi così fin da quando avevo due anni. Così è sempre stato Claire per
tutto il mio nome ma solo mia madre e mio fratello mi chiamano così. Per gli
altri sono solo Cloe.- - Sinceramente a me sembra che Claire ti stia meglio.-
se ne uscì Tom ma subito se ne pentì. Accidenti, ma perché non teneva a freno la
lingua eh? Quella lì sembrava una un po' pungente...ma la King inclinò il capo e
si fece pensosa. - Davvero lo pensi?- - Bhè...si.- balbettò Tom - E' più
adatto a te.- - Ok...- Cloe sollevò le spalle, scoccandogli un altro sorriso
- Allora puoi chiamarmi così anche tu.- Entrare al Grifondoro al fianco della
duchessa King fu uno smacco per tutto il dormitorio. Rimasero tutti allibiti, a
bocche spalancate ma non osarono aprire bocca, anche perché erano tutti a
conoscenza del carattere vulcanico della loro compagna. Avessero anche solo
pensato di spettegolare lei li avrebbe sentiti fin sopra il suo dormitorio...e
poi sarebbero stati cavoli amari. Dopo averla salutata, Tom andò in camerata
ma prima di entrare avvisò la sua presenza. - Tranquillo!- ridacchiò Martin
da dentro - Non c'è niente che vola!- - E per terra?- - Aspetta...c'è la
Ricordella di Archie vicino al mio letto!- lo avvisò Bruce. Entrò guardingo,
facendo ridere quasi tutti i suoi compagni e si sentì sollevato. Quella giornata
che era iniziata così male...anzi, quell'inizio di scuola così tetro, alla fine
era diventato un periodo sereno grazie a Damon, Trix e Cloe. - Tom, ti è
arrivata una lettera!- lo avvisò Ian, quando buttò la borsa sul letto - L'ha
portata Edvige!- - Già e poi è tornata da Harry.- concluse Archie svaccato
sul suo letto a leggere le cavolate della Cooman - La lettera è della tua
mamma!- Tom sorrise, ficcandosi in bocca un lecca-lecca, sempre regalo di
Archie e si sedette a gambe incrociate sul tappeto. Quando aprì la busta però,
si accorse di non aver a che fare con una lettera normale. Come le chiamava Dimitri, quella era una
Vedolettera
. Appena rotto il sigillo, esplose nella
camerata un fumo rosa fosforescente e dopo un attimo si forma una specie di
superficie liquida davanti a Tom, dentro cui apparve poi Lucilla. I ragazzini
spalancarono le bocche e poi si buttarono alle spalle di Tom, al limite della
curiosità. "Ciao
Tom." disse Lucilla pacata. Quello era un messaggio breve, quindi non
potevano interagire ma come sempre la Lancaster dette la risposta a molti dubbi
"Ho parlato con Degona pochi minuti fa. Mi ha detto del problema di
quell'empatica e anche dei suoi appostamenti negli specchi. C'è un modo per
risolvere la situazione e serve la fatina di Harry. Lei può emettere una sorta
di talismano ogni qual volta vi ritrovate per discutere."
- Accidenti, è lei
la tua mamma?- chiese Ian ammirato - Sembra così giovane!- - Però, che occhi!
Aveva ragione il prof!- disse invece Martin - E' davvero così potente?- - E'
fortissima.- rise Tom, strizzando l'occhio, poi continuò ad
ascoltare. "Mettete degli incantesimi di blocco alle porte e alla Mappa del
Malandrino. Sulla mappa la sua presenza comparirà comunque, quindi dovrete stare
attenti a beccarla al momento giusto. Quando avrete scoperto il vero nome di
quella tizia, allora potrete cercare informazioni su di lei." -
D'accordo...ma sarà più difficile del previsto...- borbottò Tom. "Vorrai
sapere le condizioni degli altri immagino. Demetrius sta già meglio, striscia
per tutto il palazzo ma in fondo se la cava. Caesar continua a dormire e
Hermione è ancora sotto sedativi. Dì a Harry e Draco che appena si rimetterà la
farò tornare da voi. Jeager invece è sempre nei paraggi e non ho voglia di
sporcarmi le mani."
Grande mamma, pensò Riddle sospirando. Era sempre la
solita. Comunque, nonostante la notizie abbastanza buone, capì che il tono di
Lucilla era stato volutamente vago. Forse né Caesar né Hermione stavano poi
così bene. Forse ci sarebbe voluto ancora molto tempo prima della guarigione
di Hermione. Si, Lucilla aveva volutamente sorvolato sulle loro vere
condizioni. Ma in
fondo il tempo avrebbe guarito ogni ferita. O almeno era quello che lui
sperava.
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Capitolo 24 *** Capitolo 24° ***
Nemmeno Tom
Riddle seppe bene dire come e precisamente il momento in cui iniziò il
cambiamento, ma da quando Angelica Claire King l'aveva preso sotto la sua ala
protettiva tutto sembrava essere cambiato. A parte lo stupore generale causato
da quella che sarebbe passata alla storia come La Grande Piazzata
della
sua compagna in mezzo al giardino principale di Hogwarts, tutti a Grifondoro
erano rimasti allibiti quando la così quotata futura duchessa era stata vista in
giro sempre più spesso con quello che i grifoni consideravano solo un intruso,
al meglio. O al peggio il nemico numero uno di Harry Potter, il mito e l'eroe
della torre. Eppure quando con Tom c'era Cloe nessuno osava mai né alzare lo
sguardo, né bisbigliare. Dovevano essersi ficcati in testa che non era altro
che un mago normale e se qualcuno aveva ancora reticenze, cosa di cui Riddle era
più che sicuro, avevano il buon gusto di tenerle per sé. Cloe stava
praticamente sempre con lui e la cosa non gli spiaceva affatto. A fianco a
lezione, nei corridoi, perfino ai pasti. Infatti, come aveva detto Damon
sospirando sollevato, la duchessa era finalmente riuscita a fargli smettere lo
sciopero della fame dopo un mese dall'inizio della scuola. Come? Semplice, dalla
mattina dopo la Piazzata,
Cloe era andata a svegliarlo tutti i santi
giorni, entrando nella camerata dei ragazzi a passo di carica e fregandosene di
tutti aveva letteralmente trascinato Tom in Sala Grande, l'aveva fatto sedere
vicino a lei e quando le sue amiche sembravano essere state sul punto di
chiederle cosa stava facendo, lei aveva alzato uno sguardo di fuoco che aveva
incenerito tutta la sua casa. E da quel momento, non era volata più una
mosca... Anche quella mattina, Tom sentì la famigliare presenza di Cloe sul
suo letto. - Dai sveglia!- gli disse la ragazzina, scuotendolo poco
gentilmente - Dai che è venerdì!- - La giornata più schifosa della settimana,
vero Cloe?- le chiese Martin, infilandosi il mantello - Quante ore hai di
esercizi di Focalizzazione?- - Due.- rispose tetra - Dai Tom! Dobbiamo andare
a fare colazione!- Il piccolo Riddle
alla fine si mise in piedi di malavoglia, sbadigliando e stiracchiandosi. Certo
che la sua compagna non demordeva proprio. Ormai si chiedeva piuttosto spesso
perché non facesse altro che parlare quasi sempre e solo con lui. Forse le sue
amiche un po' pettegole la lasciavano indifferente...si, in effetti anche prima
della Piazzata
l'aveva
vista prestare poco attenzione alle chiacchiere degli altri grifoni del primo
anno. Gli unici con cui l'aveva vista sorridere ogni tanto erano Bruce e Martin.
E Damon naturalmente, ma con Howthorne la sua amica aveva un rapporto un po'
particolare. Come dire...un po' atomico. - Claire...ma tu e Damon vi
conoscete da quando eravate bambini, vero?- le chiese, mentre scendevano le
scale della torre. Lei annuì, sbuffando - Si. Mio padre e suo padre sono
civilmente amici.- - Civilmente?- - Si. Mio padre è una persona molto
tonta. Lord Michael poi era molto amico di Lucius Malfoy e tempo fa c'è stata
qualche incomprensione ma le hanno chiarite e adesso praticamente passo sempre
le feste con lui anche se ogni tanto uno di noi due riesce a filarsela.- Si,
ammise Tom ridendo fra sé. Il carattere un po' sfuggente di Damon non doveva
essere facile da prendere per una persona diretta come Claire King. Giunti in
Sala Grande ebbe il solito brivido imbarazzato che provava da circa una
settimana, da quando aveva preso a mangiare con gli altri, ma una volta seduto
gli sguardi degli studenti tornarono alla loro colazione. Cloe si sedette
davanti a lui, addentando un muffin. - Non ho voglia di andare alla serra.-
sbuffò, annoiata. - Se è per questo nemmeno io.- disse Martin Worton,
raggiungendoli e sedendosi alla destra libera di Tom - L'ultima volta abbiamo
quasi rischiato un dito io e Bruce. Quei germogli erano perfidi!- - Qualcuno
ha visto mio fratello?- sospirò Cloe dopo il caffè. - Sono qua!- le disse
Brian, raggiungendola col suo migliore amico - Ciao sorellina. Oggi sto tutto il
giorno al campo di quidditch per la partita di domani, quindi ci vediamo stasera
a cena ok?- - Come va con le reclute?- s'informò Bruce Joyce - Se la cavano
quei due del secondo anno?- - Si, per ora si.- si limitò a dire il ragazzo,
sorridendo tranquillo - Certo, non è come avere Elettra all'attacco ma...vero
Tom? Tu l'hai mai vista giocare?- - Eh?- Riddle cadde dalle nuvole - Oh...si.
Io, Harry e Draco siamo andati a vedere una sua partita prima dell'inizio della
scuola. Era solo un amichevole ma ha giocato benissimo.- - Sai cosa mi
piacerebbe vedere?- bofonchiò allora Cloe, appoggiandosi su un gomito - Vorrei
vedere Harry ed Elettra Baley giocare una partita qua come ai vecchi tempi.
Quest'anno non c'è il raduno del loro anno?- -
Stai pensando di proporre una
partita alle loro case?- le chiese Mary J. Lewis che aveva sentito tutto. - Wow,
sarebbe fantastico vedere Harry giocare!- enfatizzò anche Maggie Clark. -
Mica tanto.- rispose Brian con un ghignetto - Lui e Draco Malfoy si riempivano
sempre di pugni.- - Anche in campo?- fece Cloe stupita - Secondo me racconti
un mucchio di balle. A vederli adesso sembrano quasi normali.- Se come no,
pensò Tom nascondendo un sorriso. Lo sapeva lui perché Harry e Draco si
contenevano di recente. Perché altrimenti i Bracciali maledetti li avrebbero
fatti andare a braccetto per tutta la scuola e quei due non avrebbero potuto
sopportare delle macchie solo loro immacolata reputazione di nemici per la
pelle. Ogni tanto li vedeva che anche in pubblico erano lì pronti a maledirsi
e a bestemmiarsi dietro ma poi si bloccavano, magari mordendosi le labbra e la
loro stessa lingua forcuta. Ron diceva che facevano proprio ridere...e non
doveva avere tutti i torti, visto che lui li conosceva da tempo e li aveva visti
picchiarsi e insultarsi fin da ragazzini. - L'idea della partita non è male
comunque.- disse Julian Foster, il migliore amico di Brian che era anche il
capitano della squadra, altro cacciatore come King - Possiamo chiederglielo.
Dovrebbe però richiamare tutta la sua squadra.- - Possiamo anche chiedere a
Edward Dalton e a Malfoy no?- continuò Brian - Anche loro erano capitani delle
loro case e se troviamo anche Justin Bigs siamo a posto. Prima li avvisiamo e
prima potranno chiedere ai loro ex compagni.- - Tu che ne pensi Tom?-
s'intromise Cloe, interessata - Dici che è una buona idea?
Accetteranno?- Buona idea gli sembrava una cosa azzardata. Mettere Harry e
Draco uno di fronte all'altro per una sfida avrebbe dato come risultato un vero
e proprio massacro in campo, comunque Edward non avrebbe fatto una piega.
Sarebbe stato meglio parlarne con lui per primo, visto che era il più
ragionevole. In un altro tavolo, quello argenteo e verde composto da quelle
simpatiche serpi che guardavano Tom tanto avidamente, ce n'erano due che erano
intente più che altro a tenersi sveglie. - Odio il venerdì.- disse Damon
Howthorne, finendo il caffè svogliatamente. - Tu odi tutti i giorni della
settimana.- replicò Beatrix Vaughn, intenta a sistemarsi lo smalto azzurro sulle
unghie - C'è qualcosa che non ti urta?- - Poche cose.- replicò lui secco,
sentendo la voce irritante di Fabian Alderton - L'unica cosa che mi consola è
che non devo più fare la fatina del cestino merenda per Tom.- - E'
impressionante come la persona che più ha bisogno di attenzioni sia quella che
più di piaccia.- considerò Trix sorridendo appena, soffiandosi sull'unghia
perfetta del pollice - Sbaglio forse?- - Perché? Tu necessiti di meno cure
per caso?- ironizzò, beccandosi un'occhiataccia - Su yankee, mi dici che
succede?- - Che succede cosa?- fece finta di nulla la ragazza. - Lo sai.-
Damon le puntò addosso gli occhi celesti, acuto come sempre - E' da un pezzo che
sembri stare meglio.- - Non mi pare.- - Ti dico di si. Adesso ogni volta
che mi guardi non mi sento più un pasto pronto.- Accidenti a quel
sanguecaldo, pensò irritata. Certo che quello lì era davvero pericoloso.
Sembrava leggere in faccia alla gente. Si limitò ad alzare le spalle e a dire
vagamente che ora era abbastanza sazia. - Posso sapere dove hai reperito il
cibo?- chiese Damon a bassa voce. Trix tacque, sospirando. Chissà se lui
...stava bene... Non l'aveva più visto da quel giorno. Una volta sola
l'aveva scorto da lontano col professor Mckay ma poi era sparito e non si era
più fatto vivo. Stava forse male? L'aveva indebolito troppo? Dio, come aveva
fatto a non pensarci? E se fosse stato davvero male per colpa sua? Ci
pensò per tutta la mattina, prima durante le ore della Mcgranitt non riuscendo a
combinare niente, poi in serra quando rischiò di farsi divorare un braccio da un
bocciolo più affamato di lei e infine anche a lezione con Ruf. Erano le
quattro quando finalmente quella settimana infernale finì e Beatrix stava ancora
sulla graticola. Doveva parlare assolutamente col professor Mckay. -
Tom...- si avvicinò a Riddle che stava raccogliendo i libri che aveva fatto
cadere, svampito come suo solito - Senti, sai per caso dove posso trovare il
prof di Difesa?- - Tristan?- Tom fece mente locale - Ecco...mi sembra che sia
in sala duelli con quelli del settimo.- - Che c'è superoca, ti sei finalmente
decisa a chiedergli qualcosa da mangiare?- le chiese Cloe passandole a
fianco. - Pensa agli affaracci tuoi, megafessa.- replicò Trix apatica. -
Piuttosto, come sta il buco nella pancia?- le chiese Riddle più gentile - Stai
bene vero?- - Ma si, è sparito da un pezzo.- disse la Diurna, sorridendo
senza volerlo. - E a me non hai fatto vedere niente, questa me la lego al
dito.- rognò Damon uscendo dalla classe. - Che barba con questa storia! Era
solo un ferita da taglio come un'altra.- - Se fosse stato un buco come un
altro a quest'ora saresti già sotto terra.- ironizzò la King davanti a lei. -
Rompiscatole di una Grifondoro...- disse Trix ma poi di colpo di bloccò in mezzo
al corridoio, così che Damon e Tom le andarono a sbattere addosso. Quasi
volarono tutti per terra prendendo anche in pieno Cloe ma la Vaughn era rimasta
impietrita davanti a Jess Mckay. Con lui c'era Milo. Stavano solo parlando e
ridendo fra loro e il Diurno portava degli occhiali da sole dalle lenti bluastre
sugli occhi. Sul collo però aveva un cerotto bianco e quadrato. Dove lei gli
aveva lasciato i segni. Si morse la labbra. Non era nella sua indole ma
doveva scusarsi a tutti i costi. - Si può sapere che accidenti fate?- sbraitò
Cloe quando si rimise in piedi - Ma siete capaci a camminare?! Non che mi
aspetti chissà quale equilibrio da Tom ma voi due maledette serpi non potete
stare più attenti?- - Dio, ma non stai mai zitta?- borbottò Damon
rimettendosi a posto il maglione e la camicia. - Trix, tutto ok?- chiese
invece Riddle, lasciando perdere le invettive di Cloe - Sei un po'
pallida...- - Più del solito.- lo corresse la King. - Eh? Cos'hai detto?-
chiese Beatrix tornando alla realtà - Cosa c'è?- - C'è che ti sei bevuta il
cervello, ecco cosa superoca.- sbottò Cloe alzando gli occhi al cielo. - Ha
parlato quella che si mette a urlare al vento in mezzo a tutta la scuola.-
rimbeccò la Serpeverde - Ma non ce l'hai un minimo di decenza e controllo
megafessa?- - Ragazze, per quanto ami le risse fra donne questa si
protrarrebbe troppo a lungo.- disse Damon apatico, interrompendole - Io mi sono
rotto. Me ne vado. Ciao Tom.- - Ciao!- lo salutò Riddle sorridendo - Ci
vediamo al solito posto.- - Ok!- urlò Howthorne girando l'angolo - A
dopo!- - Solito posto?- chiese Trix stranita. - Si, al lago.- rispose Tom
sorridente - Volete venire?- - Sarebbe bello.- ringhiò Cloe lugubremente - Ma
ho gli esercizi di Focalizzazione. Ci si vede a cena.- e senza aggiungere altro
se ne andò via con una nube nera sul capo, mentre Beatrix si congedò poco dopo
facendo finta di tornarsene al dormitorio. Invece tornò ad appostarsi dietro
l'angolo per spiare ancora Jess Mckay e Milo che parlavano accanto alla fontana.
Ogni tanto ridevano, ogni tanto il biondo assumeva un'espressione di pazienza e
scuoteva il capo. Beatrix pensò di colpo che non aveva mai riso come quel
Diurno. Lui quando lo faceva era davvero allegro... Non era una risata
forzata la sua. E con gli umani era a suo agio. Forse aveva fatto male a
giudicarlo troppo presto. Solo che non aveva mai incontrato nessuno come
lei. Di certo non sarebbe stato contento di vederla. Si, era stato gentile
quella notte ma... Senza neanche accorgersene aveva continuato a guardarlo e
quando Milo distrattamente volse lo sguardo della sua direzione, inchiodò subito
gli occhi su di lei. Beatrix arrossì vagamente ma Morrigan le fece segno con la
mano di aspettare. Scambiò ancora due parole con Jess, poi quando Mckay se ne fu
andato, Milo la raggiunse quasi di corsa. Una volta uno di fronte all'altro,
Beatrix si sentì colma di vergogna. Prima per quelle ferite che lei gli aveva
procurato al polso e al collo, poi per aver bevuto il sangue...e infine anche
per i suoi occhi. Lui non li nascondeva i loro begli occhi topazio. Lei invece
non faceva altro che nasconderli con lenti colorate. Abbassò lo sguardo, non
potendo sopportare il suo così limpido. Però doveva scusarsi...doveva
farlo. - Per l'altra notte...- iniziò a sussurrare, quasi a balbettii -
Ecco...io...io...mi dispiace...- Milo alzò un sopracciglio, inclinando il
capo. Poi sogghignò. - Balle.- Trix strabuzzò le palpebre - Come
prego?- - Sono tutte storie. Non è vero che ti dispiace. Si vede che stai
benissimo.- - Lo so anche io che adesso sto meglio sai?- sbottò la ragazzina
di scatto, irritata da quel comportamento tanto sarcastico - Non ti sto dicendo
che mi spiace di aver ...bevuto...- - Il mio sangue?- concluse Milo
sornione. - Si!- sbraitò, arrossendo - Ti sto dicendo che mi spiace
di...essermi lasciata andare, ecco tutto.- - Quindi, fammi capire...- fece
Milo ridendo - Mi stai dicendo che mi ringrazi per averti sfamato ma ti spiace
per la faccenda in sé, giusto?- Adesso lo mordeva di nuovo, pensò Trix
bellicosa assottigliando le palpebre. Perché aveva sempre l'impressione che lui si
divertisse a prenderla in giro? - Ti odio.- sibilò acidamente. - Si, sono
sicuro che è così.- le disse ridendo e poi dandole le spalle - Dai, vieni!- -
Vengo dove?- gli chiese guardinga. - Dietro un angolo così ti posso saltare
addosso.- frecciò Milo ironico - Sciocca, alla torre oscura.- Lei si fece
indietro, più per la possibilità di salire su quella torre che per la battuta
sconcia. Ma alla fine, per non destare sospetti sulla sua paura delle altezze a
quello lì che poi l'avrebbe presa in giro a vita, lo seguì senza fare storie.
Sulle scale poi era così concentrare a trattenere le grida di terrore che le
salivano in gola a ogni gradino che si scordò anche di chiedergli perché aveva
voluto portarla lì. Una volta dentro al salone principale, riuscì finalmente a
calmarsi. - Stai bene?- l'apostrofò Morrigan - Hai un'aria un po'
strana...- - Sto benissimo.- disse la streghetta, guardandosi attorno. Alla
grande tavola che aveva già visto quando erano scappati dall'Idra gigante non
c'era nessuno ma vi era sempre stesa sopra una mappa ingiallita. Stranita,
aguzzò meglio la vista quando vide una luce rosata dondolarci sopra. - Ma che
cos'è?- bofonchiò, Milo però era già sparito in cucina e Trix semi sconvolta si
ritrovò di fronte quella luce. Un rapido battito d'ali e Gigì le si piantò
davanti al naso, scrutandola attentamente. - Ehi Milo! Chi è questa qui? Cosa
ci fa qua una Diurna bambina?- sentenziò la fatina, diffidente. - Gigì, ti
presento Beatrix. È un'amica di Tom.- urlò il mezzo vampiro dall'altra
stanza. - Ci mancavano anche i vampiri adesso.- sbuffò la fatina - Guarda che
sta per arrivare Elisabeth con la mocciosa.- - Oh, fantastico.- sbuffò Milo
tornando da loro con due tazze colorate in mano - Stammi a sentire.- disse
rivolgendosi alla streghetta - La tizia che sta per arrivare è la governante di
Tristan. È una psicopatica, non vede al di là del suo naso e se comincia a dare
i numeri tu non la guardare ok? Altrimenti non ne usciamo vivi. Tieni,- aggiunse
mollandole la tazza in mano. Trix vide che era sangue e deglutì. - Che
cos'è?- alitò allibita. - La merenda.- rispose Milo pigramente, sedendosi a
tavola. - No...non posso...- - Perché?- - Ma avevi detto che...che
quella donna te le fa pagare...e ...- abbozzò la ragazzina, cercando di
rifiutare ma il Diurno scosse il capo, paziente - La donna in questione è mia
zia. Posso cercare di ammorbidirla un po', tranquilla.- - E' sangue umano
allora!- sbottò Trix - Non lo voglio! Non voglio niente dai vampiri!- - Se
fosse umano non lo vorrei neanche io.- le rispose Milo placido, senza scomporsi
- E' plasma sintetico. Lo producono loro. Hanno molti alchimisti alla
Corte.- - Si ma...io...- - Senti, mettiamola così.- si stufò l'Auror
sporgendosi verso di lei - Se non vuoi che capiti di nuovo di trovarti
appiccicata addosso a uno con i denti affondati nella sua giugulare ti conviene
nutrirti almeno una volta tutti i giorni, ok? E adesso fai la brava bambina,
siediti e bevi tranquilla.- Bambina?, pensò furente. Accidenti a quello lì!
Ma chi si credeva di essere? Sibilandogli addosso qualche imprecazione, la
Vaughn si sedette a tavola accanto a lui e cominciò a bere non molto a suo agio.
Nella famiglia di sua madre le avevano sempre dato da mangiare di nascosto...e
ora farlo davanti a Milo la imbarazzava un po'. Comunque lui non le stette
sempre con gli occhi addosso: parlò con la fatina sclerata di Potter, andò a
cambiarsi, trafficò nel frigo e poi tornò da lei giusto in tempo perché nella
torre irrompesse la bambina più carina che Beatrix avesse mai visto. Anche
Degona la scrutò incuriosita, poi le sorrise. - Ciao! Tu chi sei?- - Ciao
diavoletta.- ridacchiò Milo, apparendo sulla soglia - Ehi, come va?- - Tutto
bene zio!- cinguettò la bambina saltandogli in braccio - La spiona non è più
venuta a disturbarmi!- - E grazie a chi eh?- frecciò Gigì seccata,
svolazzando sulla mappa del Malandrino. - Grazie a te naturalmente.- sospirò
Morrigan paziente - Dena, lei è un'allieva del tuo papà e un'amica di Tom.- -
Oh, davvero? E Tom non c'è? Voglio vederlo!- disse Degona accorata, poi si volse
verso Trix sempre sorridente - Ciao! È un piacere conoscerti.- scandì cortese,
come Liz le aveva insegnato. - Piacere mio.- rispose la streghetta - Mi
chiamo Beatrix.- - Io Degona.- tubò la bambina e poi l'occhio le cadde
stranamente nella tazza che di solito usava Milo. Allargò gli occhioni verdi
quando vide che Trix teneva del sangue in mano ma a differenza delle cattive
previsioni della Vaughn, la bambina reagì inaspettatamente bene. Eccitatissima,
saltò giù dalle braccia del Diurno e si piazzò di fronte a lei col viso
illuminato - Allora anche tu sei come lo zio! Sei mezza vampira vero?- Trix
alzò lo sguardo imbarazzato su Milo ma quando lui le fece un cenno affermativo,
la streghetta annuì perplessa. - Che forte! Hai i denti come lui vero? Me li
fai vedere?- E fu così che la Diurna oltre che a fare merenda fece anche
conoscenza con la figlia di Tristan e Lucilla, restando piacevolmente sorpresa
nel vedere un essere umano tanto indifferente alla sua mezza stirpe. Quando poi
scoprì i canini Dena andò in brodo di giuggiole almeno fino a quando non arrivò
anche Liz. - Dena, ti avevo detto di aspettarmi.- sospirò la Jenkins
paziente, con un mazzo di fiori in mano. - Tristan non è ancora tornato.- la
informò Milo senza neanche salutarla. - Lo so, l'ho visto sulle scale di
Grifondoro con Tom e Harry. Oh, buon pomeriggio...- disse poi la governante,
rivolgendosi cordialmente a Trix - Non l'avevo vista.- - Tanto stavo per
andarmene.- disse Beatrix alzandosi in piedi - Adesso devo tornare al mio
dormitorio.- - Torni a trovarmi vero?- le chiese Dena affettuosa. - Si,
certo...- disse la streghetta vedendo l'aria sorniona di Milo - Ci vediamo
domani allora. E grazie per...la merenda.- aggiunse andandosene. Sulla soglia
dei gradini ebbe un mancamento e maledisse l'idea di seguire quello spostato di
Morrigan. Le ci volle un'ora intera per fare tutti quei gradini quasi a occhi
chiusi e alla fine riuscì a tornare a Serpeverde, stanca nello spirito ma piena
di energie. La merenda, come l'aveva ribattezzata Milo, le aveva fatto
bene. Scesa nei sotterranei, trovò Damon che usciva per andare al lago. -
Se ti sbrighi a cambiarti ti aspetto.- le disse, facendo un pallone con la gomma
da masticare. - Basta che non si vada di nuovo in posti alti.- sentenziò. Si
cambiò in fretta, decisa a prendere aria dopo quella giornata così pesante ma
una volta di fronte allo specchio si scoprì a volersi togliere le lenti a
contatto. Uscì comunque con gli occhiali da sole sul naso ma quando Damon la
vide, non nascose un sogghigno. - Non una parola.- lo avvisò e lui alzò le
mani in segno di resa, facendole strada per il giardino e poi fuori dalle mura.
Arrivati al lago, trovarono Tom seduto sotto su un grosso tronco caduto, con un
libro in mano. - Ehi, scusa il ritardo ma mi ha fermato Alderton.- si scusò
Howthorne. Il Grifondoro però sorrise - Tranquillo, leggevo. Ciao Trix!- -
Ciao. Ho conosciuto una bambina prima, la figlia del prof Mckay. Si chiama
Degona.- gli disse la Diurna, sedendosi a cavalcioni al suo fianco mentre Damon
si svaccava nell'erba sotto si loro. Tom si accese, lanciando quasi via il libro
- Ma va? È da un sacco di tempo che cerco di pescarla in giardino o alla torre
ma quando ci sono io, lei è con la sua tata. E dimmi, com'è?- - Carina e
molto allegra. Le piacciono i miei denti.- disse la streghetta serafica. - Ah
si, Tristan me l'ha detto.- rise Tom - Adora i vampiri. Vuole diventarlo da
grande.- - Che bella prospettiva. Ma razza di bambini stanno venendo su
eh?- - Fammi capire, quindi tu e quella bambina sareste fratellastri più o
meno, vero?- chiese Damon. - Bhè, Lucilla non è la mia madre naturale ma solo
legalmente. Comunque si...direi che possiamo essere considerati fratellastri.
Come ha fatto a capire che sei una Diurna scusa?- si sconvolse, tornando alla
Serpeverde. - Mi ha visto che bevevo sangue alla torre.- disse Beatrix,
sfidando Howthorne a sparare qualcosa con la sua linguaccia scoccandogli
un'occhiata truce - Milo...mi ha dato qualcosa da bere.- - Bene.- disse
Tom tranquillo - Sono contento sai? Mi stavo preoccupando.- - Non ce n'era
motivo.- rispose la ragazzina con uno sbuffo. - Ma dai, ci preoccupavamo
tutti.- - Calma.- lo corresse Damon sarcastico - Io ero preoccupato solo di
non dover diventare la prima portata.- - Spiritoso. Comunque andando avanti
così imparerò a essere selettiva sai? Mia madre una volta mi ha detto di non
fidarsi mai degli uomini col sangue amaro.- - Ah si? L'ultima cosa che mi ha
detto mia madre era che se non rigavo dritto mi diseredava.- sentenziò Howthorne
con i lineamenti del viso un po' irrigiditi - Come vedi i genitori sanno essere
molto amorevoli.- Alle sei, quando il sole cominciava a calare, arrivò anche
Cloe accompagnata da Julian Foster in scopa. - Hai visto gli allenamenti?- le
chiese Tom - Come se la cavano?- - Ma che ne so.- sbuffò la biondina con un
cerchio terribile alla testa - Sono andata lì solo per chiedere un passaggio a
mio fratello ma Julian era sull'orlo di una crisi isterica perché il nuovo
battitore del secondo anno che sembrava tanto bravo s'è dato una legnata da solo
sulla testa.- - Che sport idiota.- sentenziò Trix fra i denti. - Dipende.
Se lo vedi giocato bene è divertente.- le disse Damon rimettendosi in piedi e
guardandosi attorno. Chissà perché ma si sentiva osservato. Cercò Tom con gli
occhi ma anche lui aveva smesso di conversare quando lo sguardo di Cloe era
scattato a circa trenta metri da loro. C'era delle sagome scure... - Dissennatori
.- sibilò Howthorne facendosi indietro e tirando Beatrix per la mano
- Che diavolo ci fanno qua?- - Qualunque cosa facciano è meglio stare zitti.-
disse Tom a bassa voce - Sono ancora abbastanza lontani. Se non ci sentono e non
fiutano le nostre emozioni forse riusciamo a scappare via.- - Meno male che
c'è qualcuno che sa qualcosa qua in mezzo.- borbottò la King chiusa fra lui e
Damon. - Se provassi ad andare via io?- propose Trix - Sentirebbero anche
me?- - Lo facevano con mia mamma anni fa.- rispose Tom a denti stretti - Se
sentivano lei sentiranno anche te...- ma si zittì quando uno di quelli scattò
verso di loro. E allora non ci fu più nulla da fare. - CORRETE!- urlò mentre
in massa una decina di Dissennatori si gettarono su di loro. Li avevano sentiti
e ora li stavano inseguendo volando velocissimi. Correre a perdi fiato non fu
abbastanza. Si ritrovarono accerchiati all'altezza della casa di Hagrid che
però era vuota. Davanti la via preclusa a Hogwarts, a fianco la foresta
proibita. E il sole calava. I quattro si chiusero l'uno contro l'altro,
praticamente terrorizzati. Ma come avevano fatto a entrare? Chi li aveva
fatti passare oltre alla barriera di Silente? - E adesso che facciamo?- alitò
Cloe tirando fuori la bacchetta. - E che ne so!- ringhiò Trix, soffiando
addosso coi canini spiegati verso un Dissennatore che aveva cercato di volarle
addosso. Quello, quasi stupito, si fece indietro. Anche gli altri nove
sembrarono un po' spiazzati e cominciarono a puntare Beatrix come per studiarla.
Non capivano cos'era...e continuavano a roteare, impazienti di poter baciare gli
altri. Tom invece non faceva che scervellarsi. Ma dov'era Harry? E cosa poteva
fare per chiamarlo? Stavano quasi per essere sopraffatti e chiusi a terra
quando il verso di un'aquila fece tornare Riddle a sperare. - Stanno
arrivando Harry e gli altri!- sussurrò a bassa voce - Trix, continua a
spaventarli!- - Questi mi hanno scambiato per un gatto! Come credi che possa
far loro anche lontanamente paura?- replicò lei scattando agilmente di lato, per
tornare da loro - Non ci sono magie contro questi cosi?- - Una si...ma non
saprei farla neanche sotto tortura.- rispose Riddle. Il Patronus...no, non c'era
modo per lui a quel livello. Era troppo inesperto, troppo poco potente. E lo
capì quando i cinque davanti a loro furono pronti a balzare loro addosso come
predatori. Ma non fecero in tempo. Una voce femminile, proveniente da un
punto lontano, risuonò su di loro. - Expecto
Patronum!- Un leopardo
argentato apparve in uno scudo evanescente davanti a loro e con un primo ruggito
scansò i Dissennatori, poi uno a uno cominciò ad abbatterli tutti, a farli
fuggire. Rannicchiati contro un albero, i quattro maghetti assistettero alla
scena strabiliati anche quando al leopardo si unirono il cervo bianco di Harry,
un grosso stallone e un fascio di farfalle dello stesso colore che cacciarono
via i restanti Dissennatori. - Ragazzi!- urlò Ron raggiungendoli, mentre May
richiamava le sue farfalle, Edward il suo cavallo e Harry il cervo così simile a
James in forma Animagus - Ehi, ragazzi state bene? Tutto a posto?- - Avete
ancora tutto?- fece prima Draco, sarcastico. - Si, si...- annuì Tom, ancora
tutto tremolante, poi si riprese e si aggrappò a Malfoy con forza - Oddio, ma
hai visto?- - Visto cosa? I Maniaci dei Baci?- frecciò il biondo - Si, li
avevo già visti bene da vicino anni fa.- - No, il Patronus! Il leopardo! Il
leopardo di Hermione!!- Draco sbiancò, al solo sentirne il nome - Non so di
cosa parli...quale leopardo?- - Dray, ha ragione.- gli disse anche Damon -
C'era un leopardo qui, prima che arrivaste voi.- - E una voce di donna ha
invocato il Patronus!- continuò Tom accorato - E' stata Hermione!- - E adesso
dov'è?- chiese Ron rimettendo la bacchetta alla cinta - Ragazzi, siete sicuri
che non sia trattato di un abbaglio? Può capitare quando si è spaventati.- -
Ehi, se non ci fosse stato quel leopardo a quest'ora saremmo già secchi per
terra.- ribatté Cloe decisa. - Siete davvero sicuri?- s'intromise Harry con
voce roca - Pensateci bene.- - Ma mi ascolti? Saremmo morti se non ci fosse
stato quel leopardo!- disse ancora Tom. - Magari l'ha evocato qualche altro
furbo qua attorno.- sibilò Edward guardandosi in giro circospetto. - No.- lo
bloccò Draco a bassa voce - Fra i maghi, solo una famiglia sa evocare Patronus
di quella forma.- - Gli Hargrave?- lo precedette Ron. - Esatto. Quindi o
c'è Jane in giro, o è stata Hermione sul serio.- - E va bene, dopo parleremo
anche con Lucilla.- sbottò Weasley - Ma come cazzo fanno sempre a entrare quei
maledetti eh? Anni fa quasi ammazzavano Harry e adesso questo! Perché far del
male a loro?- - Non è che volevano uccidere Damon?- insinuò Trix con una
smorfia. - E che palle, com'è che adesso la colpa è mia?- rognò Howthorne -
Ce l'avevano con Harry e basta!- - Non fosse stato quel Patronus a forma di
leopardo però ora saremmo davvero tutti morti.- disse Tom fissando sia Harry che
Draco - Ragazzi, davvero...non sto scherzando. È stata lei. Lo riconoscerei fra
mille quel leopardo.- - Va bene, d'accordo.- Potter levò le mani in segno di
resa e un attimo dopo ne ricacciò una in tasca. Ne estrasse uno specchietto
avvolto in un lembo di velluto rossastro. - Vuoi chiamarla?- gli chiese Ron -
Ma non ha mai risposto prima.- - Che cos'è?- bofonchiò invece May curiosa,
appoggiandosi alle spalle del moro. - Uno specchio che mi permette di parlare
con la persona che ne ha l'altra metà.- spiegò il bambino sopravvissuto -
Hermione!- chiamò - Hermione...dai rispondimi! Hermione!- - Da qua!- sbottò
Draco furente, serrando i denti - Mezzosangue! Mezzosangue cazzo
rispondimi!- "Ma si può sapere cos'è questo casino?" Il gruppo rimase sconvolto trovando nello specchietto la faccia di Lord Demetrius. "Ma cos'è questa
roba?"
Draco aguzzò la vista - Ma chi sei?- "Che figata di capelli!" se ne uscì Demetrius
"Ma sono tinti o sono veri?"
- Dimitri!- urlò quasi Tom,
aggrappandosi al braccio di Malfoy - Ciao, sono io!- "Oh campione!" cinguettò il demone
"Ciao, tutto bene?" - Dimitri ascoltami!- disse Riddle - E' lì
Hermione? È al castello?- "Cosa?"
Demetrius alzò un sopracciglio "Veramente è nella camera di Caesar da quando
l'ha riportata qua. Non l'ho mai vista uscire. Caesar si è un po' ripreso ma lei
non si alza dal letto. Perché?"
- Ho visto
il suo Patronus oggi.- spiegò il ragazzino - Ne sono sicuro.- "Ah, capito." Il demone sorrise con pazienza
"Sta facendo magie attraverso l'Acqua della Vita. Caesar e Lucilla la usano
come portale e lo fa anche lei. Sa sempre quando sei in pericolo, da quando
siete tornati dall'Italia, e così ti avrà dato una mano. Anche se non capisco
come abbia fatto. Non sta molto bene. Anzi, non sta bene per niente."
- Come sarebbe non sta bene?- ringhiò Harry afferrando lo
specchietto - Che cos'ha?- "Con chi ho il piacere di
parlare?" chiese allora
Demetrius, in tono distaccato. - Harry Potter.- disse l'Auror con voce
altrettanto glaciale - Sono amico di Hermione.- Harry
Potter . Demetrius dal
Golden Fields sorrise fra sé. E così era lui. L'altra volta non l'aveva potuto
studiare attentamente ma ora sembrava un leone pronto a mordere e a
uccidere. "Un essere umano non ha la
forza necessaria per subire torture del genere per tre mesi." disse
semplicemente il demone di stirpe "Né fisica, né mentale. Le servirà del
tempo e questo spero che lei possa capirlo."
-
Capisco benissimo. Tuttavia vorrei informazioni più precise. E se possibile
vorrei anche vederla.- "Ha lasciato lo specchietto fuori dalle stanze di
Caesar. Questo forse significa che non vuole parlare con
nessuno." Dannazione. Harry digrignò i denti e mollò di nuovo lo specchietto
a Tom, rabbioso. Accidenti a quei dannati demoni! Maledetti tutti loro! -
Dimitri...- lo pregò allora il piccolo Riddle - Non puoi impedirle di stancarsi
così? Cioè...se lei non fosse intervenuta forse i Dissennatori mi avrebbero
ucciso ma lei deve riposarsi ora! Davvero non puoi darle lo specchio? Vorrei
vederla...vorrei sapere come sta...anche solo due parole...- lo supplicò il
ragazzino, commuovendo gli adulti che invece avevano subito attaccato chi si
stava prendendo cura della loro amica, troppo presi dal loro orgoglio. Lord
Demetrius però scosse il capo. "No, è impossibile. Caesar pensa che ogni
contatto esterno possa farle del male e credo che abbia ragione. Deve
riprendersi da sola e senza offesa per voi ma credo che dovreste imparare una
buona volta a cavarvela da soli." - Senti da che pulpito.- sibilò Ron dalle
retrovie - Un demone che mi fa la predica, cazzo!- - Ok...allora va bene...-
annuì Tom mogio - Mi raccomando...pensa tu a Caesar e alla mamma,
ok?- "Tranquillo." gli assicurò il demone "E vedi di tranquillizzarti. Lo sai
com'è Hermione. Lei è forte." Si, Hermione è forte, pensò anche Harry mentre
tornavano dentro a Hogwarts, varcando il portone principale con l'anima e il
cuore gonfi di preoccupazione. Lei era forte ma...non poteva sempre fare tutto
da sola. Lo lesse negli occhi di Ron e poi in quelli di Draco. Ma chi
stava peggio fra tutti loro, sinceramente non lo sapeva...
Nel Devon,
quella stessa notte, alla Corte dei Leoninus si stava scatenando un piccolo
pandemonio. Askart Leoninus aveva sentito tutti i suoi adepti mettersi a
bisbigliare impazziti non appena suo nipote era entrato a palazzo ma di questo
ormai non si stupiva più. Anzi, Milos era l'unico dei suoi nipoti a
portargli un po' di divertimento ogni tanto. Un palazzo ricoperto di
edera e glicine, la Corte Leonina
era in piedi da quattrocento anni, abbracciata da una
foresta di pini profumati e da un'ombra sinistra che impediva a maghi e
seccatori di avvicinarsi. Gargoyls e diavoli accucciati facevano la guardia,
in forma di pietra, da ogni colonna, torre, frontone, pennacchio o capitello
fosse sparso per tutta la reggia dei quattro fratelli Leoninus e lì vivevano in
circa cento vampiri fra i più nobili di stirpe nati in quel millennio. Gli altri
non vi avevano mai avuto accesso, essendo una comunità estremamente segreta e
inaccessibile perfino per i visitatori della Dama Nera, nonostante Askart fosse
uno che amava molto mantenere stretti rapporti coi potenti della Casta
Oscura. Comunque quella notte non si aspettava di sentire granché baccano. E
invece arrivava suo nipote. Alto, portamento fiero e pelle diafana, lisci
capelli d'ebano corti sulla nuca, baffi sottili, pizzetto e occhi di topazio,
Askart Leoninus si alzò dalla sua scrivania di mogano nero e andò nella sala
adibita a riunioni con la sua scorta. Lì vi trovò Kronos, suo fratello
minore, sdraiato su un divano con una vampira bionda intenta a carezzargli il
capo con fare sinuoso di una gatta. Disgustato, Askart fece una smorfia I
quattro fratelli erano praticamente gocce d'acqua nell'aspetto. Tutti coi
capelli neri, Kronos Leoninus esibiva una lunga frangia che gli ricadeva sulle
palpebre semi chiuse. - Mi dai il volta stomaco per quanto sei pigro,
fratello.- disse Askart, ignorandolo. La vampira, avvolta in un abito di raso
nero e pizzo, si alzò immediatamente e se ne andò, così Kronos aprì gli occhi
scocciato e si mise a sedere, lasciandosi aperta la camicia di pesante
damasco. - Che c'è? È morto Cameron finalmente?- bofonchiò, afferrando un
calice colmo di sangue. - Dov'è Lucian?- chiese il maggiore deciso a non
sentire quelle idiozie. - Con sua moglie. Dove vuoi che sia.- rise l'altro
acidamente - Perde tempo dalla mattina alla sera.- - A quanto pare la vanità
è una dote che hai ereditato da lui, non credi Kronos?- ironizzò Askart con un
sibilo, sapendo bene che il fratello minore non si sarebbe mai azzardato a
replicare - Cos'è questo chiasso?- - E' entrato lo sporco figlio Diurno di
nostro fratello.- disse il minore, con evidente ribrezzo - Ogni volta che varca
la soglia tutto il palazzo è in allarme.- - E' andato da Gala immagino.-
- Non credo che voglia parlare con suo padre, se è questo che pensi.- -
Il tuo tono mi fa ancora credere che continui a esserne terrorizzato, Kronos.-
ghignò Askart infilandosi una casacca sulla camicia bianca e andando alla porta,
sapendo bene quando ora il fratello minore stesse serrando con forza il calice
che aveva fra le mani - Invece di stare lì a gingillarti perché non ti metti a
sistemare i documenti nel mio studio? Non ho più intenzione di sistemare i
cadaveri che tu e Lucian lasciate per la strada, sono stato chiaro? Ora vado da
Gala. Quando torno voglio vedere tutto a posto. Sai cosa succede se mi
disubbidisci.- e si chiuse la porta alle spalle, giusto in tempo per sentire il
calice sbattere contro il muro e finire in pezzi. Ridendo per tanta viltà e
apatia di suo fratello minore, pensò anche a Lucian. Lucian era tanto
attaccato alla sua donna, quanto Kronos al suo dolce far niente. Due viziati
impulsivi che uccidevano senza riflettere, lasciando tracce agli umani e agli
Auror. E lui era sempre quello che doveva rimediare. Entrato nell'ala di sua
sorella minore, il capo del casato Leoninus rimase immobile nel suo gelido
contegno nel vedere tanti suoi adepti parlare fra loro concitati. Sembrava che
avessero visto il sole in faccia. Ignorando le loro chiacchiere, si diresse deciso alla porta
intagliata su cui era incastonata una G
in carattere gotico ed
entrò senza bussare. Una volta dentro all'anticamera circolare, si ritrovò
davanti a una vampira dai lunghi capelli neri e mossi, semi sdraiata su un
divano di broccato avvolta in un vestito argenteo di seta che frusciava ad ogni
suo movimento. Gala Leoninus era la più bella vampira nata nell'ultimo
millennio. Nessuna aveva più pareggiato con lei in un confronto. La pelle di
burro, il portamento, la grazia e i lineamenti del viso l'avevano resa vicina a
una dea. La vampira quando lo vide sulla soglia assottigliò le iridi gialle,
fissandolo di traverso, ma poi tornò a guardare alla sua sinistra dove stava
seduto il loro nipote Diurno. - Milos.- fece Askart raggiungendoli. -
Zio.- disse l'altro pacato - Ti trovo bene.- - Le chiacchiere che sollevi mi
hanno disturbato.- rispose con gli occhi ridenti - Che hai fatto stavolta?- -
Come sempre sei poco delicato, fratello.- disse Gala Leoninus, con voce sottile
come quella di una sirena. Al collo portava uno spesso collare di platino e
bracciali della stessa fattura agli avambracci. - Stavate parlando di
faccende private per caso?- continuò Askart sornione. - Tanto non te ne
andresti comunque.- replicò la sorella, a tono - Quindi rimani pure. Ma volevi
sapere perché i tuoi cagnolini al guinzaglio si sono messi a spettegolare fra
loro, vero? Guarda meglio e lo scoprirai.- - Gala...- la riprese Milo
seccato. Askart invece si mise a fissare il nipote, cercando qualche indizio.
Ma non vide nulla di particolare...almeno fino a quando non vide i segni di un
morso sul collo di Milo e quasi sgranò gli occhi. - Che diavolo...- alitò,
allibito. - Visto?- rise Gala con fare fintamente innocente - Nostro
nipote ha Vincolato
il suo sangue.- - E a chi? Non hai neanche cent'anni Milos,
dannazione!- ringhiò subito Askart - Spero non a una comune vampira dei
bassifondi!- - Tengo a ricordarti che per voi io appartengo ai bassifondi.-
disse Milo senza guardarlo in viso - E poi come ho già detto a Gala si è
trattato di un incidente. C'era necessità e non mi sono tirato indietro ma non è
un Vincolo.- - Questo lo dici tu.- disse sua zia appoggiandosi ai braccioli
languidamente - Un morso di un altro della nostra specie è sempre un Vincolo,
nipote. Ora il tuo sangue scorre nelle vene di una vampira e così sarà per
sempre. In lei c'è una parte di te. Mi sembrava di averti avvisato decenni fa.
Non ne vale la pena.- - Legarsi a un altro vampiro?- ghignò Milo freddo - Su
questo non c'è dubbio.- - Ma il morso è molto piccolo...- disse Askart,
continuando a fissargli il collo - Ma è stata davvero una vampira?- - Una
Diurna.- disse allora Milo - Una Diurna, va bene? Stava per incenerirsi e ne
aveva bisogno.- - Diurni! Tutti uguali voi con l'anima!- sbottò Askart
seccato - Chi è? Come si chiama?- - Ti ho detto che non c'è problema.- disse
di nuovo Milo paziente. - E perché di grazia?- - Perché è una bambina. Ha
undici anni.- I due vampiri, Gala per prima, per un attimo lo fissarono come
se fosse stato un alieno. Ora si che era nei guai, pensò Morrigan vedendo
l'espressione di suo zio Askart. Si, ora sarebbe come minimo finito di fronte al
Consiglio. Accidenti a
quella piccola viperetta americana! Era tutta colpa sua!
Spazio autore:
Ragazzi e ragazze belle, colgo al volo l'occasione perchè di recente vi ho
visto chiacchierare parecchio nelle recensioni. Dunque, finiti i Bracciali del
Destino, ho scritto e finito i Figli della Speranza, altra fic lunga come la
Scommessa e i Bracciali, che posterò non appena terminata questa fiction.
Attualmente invece su manga.it sto scrivendo T.M.R. e dalle iniziali potrete
capire di chi parli principalmente. Poi, come ho spiegato recentemente nel
capitolo 26 di T.M.R. dopo la fine della suddetta dovrò ritirarmi in buon
ordine, perchè mi prendo il mio bel congedo di maternità visto che aspetto un
bambino. Prima che vi venga un colpo, ho 28 anni suonati e un fidanzato che
sposerò a settembre di quest'anno, quindi pace e bene sorelle. Rimane un'ultima
parte della saga, la quinta, che lascerò interamente nelle mani di Axia, l'amica
che mi ha aiutato a scrivere fin dall'inizio della Scommessa. Molte di voi la
conoscono per le belle fic su Slam Dunk e One Piece che ha messo anche qui su
EFP, altre avranno modo di conoscerla quando io finirò e mi ritirerò con baracca
e burattini.
Che altro dire? Nulla, spero che a voi nuove "accolite" le mie continuino a
piacere e se volete conoscere Axia, cercatela qua per Slam Dunk o su Manga.it
col nick Axia85. Adesso filo, ho i miei capitoli da finire e delle bozze da
correggere o al lavoro mi buttano fuori prima che vada in congedo. Un abbraccio
forte a tutte quelle che recensiscono e alla prossima.
Barbara.
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Capitolo 25 *** Capitolo 25° ***
- Ehi...sono qui! Ma dove guardi?- Hermione si volse verso di lui,
ruotando leggermente il busto. Gli occhi dorati ridenti, i capelli ricci contro
il cielo azzurro, cominciò a saltellare come una bambina. Il vento arrivò a
sollevarle il semplice vestitino bianco di veli, facendola sembrare un
angelo. - Guardami! È facile dai!- gli disse ancora, camminando in equilibrio
su...un cornicione. Draco Lucius Malfoy non riconosceva quel posto. Era
giorno...e forse erano su una torre. Lei camminava sul filo del parapetto,
saltellava...e rideva. Rideva e lo chiamava. - Mezzosangue! Scendi!- le
ordinò accorato, tremando ogni qual volta lei posava il piede sui mattoni di
pietra. Passo dopo passo, continuava a rischiare. E se fosse caduta... - Che
cos'hai amore?- La vide sorridergli e quel sorriso gli gelò il sangue. -
Hai paura che cada?- chiese, sporgendosi un poco indietro. -
Hermione....no...- la supplicò, riconoscendo quello sguardo - Hermione, avanti!
Dammi la mano!- e allungò il braccio verso di lei ma la strega scosse il capo,
continuando a ridere col capo rivolto verso l'alto. Sembrava una bambina che
scopriva un nuovo gioco, un nuovo modo per far preoccupare i
genitori. Sembrava che...avesse già preso la sua decisione. -
Hermione...no! Dammi la mano, avanti!- la pregò ancora, avvicinandosi - Per
favore, scendi!- - Non aver paura, Draco.- gli disse lei a bassa voce - Dura
solo un attimo.- - Hermione...- singhiozzò. - Ho le ali amore...ho le
ali...- rise, facendo una giravolta su se stessa - E volerò a riprenderti!- -
Non davanti a me!
- Non davanti a me...ti prego. Non ucciderti davanti a me. Non
potrò prenderti per mano. Non ce la farò più a raccogliere i tuoi pezzi,
mezzosangue. Ti prego, resta con me. Continuò a
pensarlo, a urlarlo dentro di sé. E poi poté solo chiudere gli occhi quando la
vide lasciarsi andare.
Draco scattò a sedere nel letto, gridando. Passarono minuti
interi ma il suo cuore non si placò. Continuò a battere come un tamburo e a
fargli mancare il fiato nel buio, anche con la luna piena che incombeva dalla
finestra nella sua camera. Era grande e pallida. Tanto splendente che per un
attimo gli parve finta. Inspirò, poggiando il capo contro il ginocchio...poi
automaticamente portò la mano alla sua sinistra. May non c'era. Dov'era
andata? Toccò le lenzuola e le sentì appena tiepide. Decise di scendere
dal letto per andare a bere qualcosa. Gli sarebbe servito un pesante sonnifero o
non avrebbe più chiuso occhio. Ormai quei sogni dannati si susseguivano da
quando Hermione se n'era andata con Cameron. Fosse andato avanti così ancora
per molto sarebbe impazzito. Nella sala principale della torre oscura c'erano
le luci accese. C'era Edward, seduto a tavola a fissare la mappa del
Malandrino. Draco gli passò davanti, andando in cucina e quando tornò andò a
sedersi di fronte a lui, aveva con sé un bicchiere di whisky e il
portacenere. - Hai visto May?- gli chiese, accendendosi una
sigaretta. Dalton non mosse gli occhi azzurri dalla mappa e ci mise un
secondo prima di rispondere. - Non riusciva a dormire ed è andata di ronda
con Jess e Sphin.- Malfoy scrutò per un attimo la sua espressione, poi si
portò il bicchiere alle labbra. - Qual è il problema?- - Non ho voglia di
litigare.- - Nemmeno io.- disse Draco pacato. - E allora non farmi domande
di cui sai già la risposta.- Continuando a fissarlo intensamente, il biondo
si accese una sigaretta e gliela passò - Potter lo sa?- - Si, a incazzarsi
infatti se ricordi bene c'era anche lui stamattina.- - Ma lo pensi sul
serio?- - Si.- - Come mai così laconico?- Edward stavolta ghignò - Come
mai così loquace?- - Non hai voglia di parlare con me in generale o solo per
questa storia?- - Solo per "questa" storia.- disse Dalton dando un tiro
veloce e ciccando nel portacenere - Quindi, se non hai voglia di sentire allora
è il caso che ti prendi un sonnifero e torni a letto.- - Ho urlato troppo
forte.- bofonchiò Malfoy, incurante - Ma non ho bisogno di una ripassata da uno
come te.- - Oh, così mi ferisci.- ironizzò l'altro sornione, con
aria pigra - Fossi in te comunque terrei gli occhi aperti. È tua
abitudine a quanto pare circondarti di gente pericolosa.- - Stai cercando di
litigare Dalton?- Edward sogghignò, lasciandosi andare contro la poltrona -
Ti sembro un tipo così semplice?- - E io ti sembro così idiota da abboccare
ai tuoi ami?- replicò Draco a tono. - Voi due dementi avete finito di
baccagliare?- ringhiò all'improvviso la voce di Harry dalle scale. I due
Auror si volsero a guardarlo con aria pacifica, ma Dalton se ne uscì con
un'altra risatina perfida. - Scusa Harry, non volevo invadere il tuo
territorio.- - Da quando a questo qua è venuto un carattere così fastidioso
eh?- mugugnò Draco, finendosi il whisky. - Ma che ne so.- rognò il moretto,
andando a rubargli le ultime gocce di liquore, tutto spettinato come al solito -
Allora? Si può sapere perché stavate facendo tutto quel casino? È successo
qualcosa?- - A dire il vero no...se non consideriamo i due studenti di
Tassorosso che si stanno facendo allegramente in bagno.- - E' questo che fai
tutte le sere?- bofonchiò Harry - Fai il voyeur?- - Che ci vuoi fare. Non
posso più farmi le studentesse, sai?- ironizzò l'ex Corvonero. - Allora? Di
che parlavate?- sbadigliò lo Sfregiato, lasciando perdere quel maniaco e
sedendosi con loro. - Di niente in particolare.- Edward assunse un'aria
innocente - E visto che sei sveglio, me ne vado a letto io. Non voglio
immischiarmi nelle affari vostri ragazzi. Notte.- e con passo strascicato salì
le scale per sparire di sopra. Una volta andato via Dalton, Potter cercò di
capire qualcosa dalla faccia di Malferret ma dalla sua espressione scocciata
dovevano essere caduti sulla questione che li aveva fatti scannare quella
mattina. - Non cominciare anche tu.- gli sibilò Draco, diventando subito più
aggressivo. E chi ci provava, pensò Harry disgustato. L'ultima cosa di cui
aveva voglia era una rissa con quello spostato. Naturalmente non riuscirono a
scambiare neanche due frasi senza insultarsi e andò a finire che il serpentello
se ne tornò in camera sua imbufalito, solo dopo aver mandato giù un altro
bicchiere di whisky. Che testa calda. Potter sospirò e si mise a guardare
la mappa, incurante dell'irritazione provocata dai ricordi di quella
mattina. Forse Edward aveva esagerato ma era innegabile che con Hermione, lui
era sempre stato quello con maggiore buon senso e lucidità in quei casi. Se
aveva mancato di sensibilità, cazzi di Malfoy, continuava a dirsi. Eppure
c'era ancora qualcosa che non quadrava. No, non poteva essere... Era
assurdo .
Erano le sei di mattina quando il gruppo cominciò a rientrare. Prima
tornarono a rapporto Ron e Clay, poi Jess e Sphin. - E May dov'è?- chiese
Potter, passando il caffè a Weasley che altrimenti non carburava. - L'ho
vista solo verso l'una.- l'avvisò Eastpur - E' venuta da me e Jess, poi ha detto
che andava a controllare in giardino e le mura di cinta. Se non la vedevamo più,
ha detto di avvisarti che andava a rapporto da Orloff.- - Mamma mia, che
rapporti scrupolosi.- disse Edward, andando alla porta. Evitò gli sguardi
silenziosi dei compagni e così se ne andò a spasso per la scuola mentre gli
altri facevano colazione. Verso le sette si svegliò anche Gigì che, dopo aver
dato il tormento a tutti, si rimise a controllare la mappa, sua nuova
occupazione. - E' per stasera la festa di Halloween?- chiese, con voce
acuta. - Se, a quanto pare.- ironizzò Ron scoccando un'occhiataccia al suo
migliore amico - Che peccato che questa volta non ci faremo due risate come al
solito. Un vero peccato.- - Già,- borbottò Harry con aria innocente. -
Spero tu non abbia in mente niente di bastardo.- sentenziò Jess guardandolo
male. - No, non posso certo farvi scherzi ora che non siete più studenti. Era
divertente solo anni fa.- - Quindi adesso li hai fatti a Tom, vero?- lo
corresse Clay scuotendo il capo. - Oddio Harry, ma sei un vero bastardo
sadico e perverso.- si schifò il rossino - Lo farai stancare già di mattina
presto!- - Non è mica di vetro Dio santo!- sbottò Potter - E poi non ho
ancora sentito strilli e bestemmie di nessun genere.- - Ma si può sapere che
gli hai fatto?- s'interessò Sphin. - Gli ho riempito la camerata di palle di
varie dimensioni.- ghignò quell'essere infingardo come pochi. - E impedito
com'è il mostriciattolo gli farai spaccare la faccia.- sbuffò Draco - Dio
Sfregiato, non cambi proprio mai.- - Non cercartele Malferret.- l'avvisò
l'altro con un ghigno. - Prova a fare qualsiasi cosa e giuro che stavolta ti
sgozzo sul serio!- E mentre alla torre oscura si discuteva di scherzi e massacri, a
Grifondoro c'era qualcuno che appena sveglio aveva messo un piede a terra e si
era spaccato la faccia. Tom Riddle si mise a sedere un pelino intontito dalla
botta e guardandosi attorno si sentì male. C'erano palle ovunque! Colorate,
di gomma, grandi, che suonavano, con facce e denti per mordere...un
disastro! - Ma che roba è?- si sconvolse Cloe, quando arrivò sulla soglia a
svegliare Riddle. - Questo è Harry.- disse il maghetto disperato - E' stato
lui! Si diverte sempre così ad Halloween!- - Dai, cerca di venire via da lì!-
disse la Sensistrega, cercando di farsi largo senza cadere. - Ci ho già
provato tre volte.- pigolò - E ho tre lividi in testa!- - Dio se sei impedito
Riddle!- sospirò Cloe scuotendo il capo. E non aveva tutti i torti. Per
uscire dalla camerata ci volle l'aiuto di Martin e Bruce e alla fine Tom aveva
la fronte ridotta a un unico cerotto. Dovettero saltare la colazione per
arrivare in tempo a Trasfigurazione e la Mcgranitt, che aveva capito che razza
di beota fosse, aveva sorvolato sulla sua faccia devastata. Visto che stava
interrogando, Damon e Trix si girarono indietro verso Tom e Cloe per guardare
divertiti la fronte viola del maghetto. Ridendo e scherzando, il piccolo Riddle
ebbe modo di raccontare che la giornata delle bastardate per Harry era solo
all'inizio. E meno male che non c'era Hermione! Se non altro Tom non parve
risentire molto dalle cadute quando la Mcgranitt lo chiamò per l'ultimo
turno. Rispose correttamente a ogni domanda teorica e per lui fu facile anche
la pratica, tanto da meritarsi una E pulita. All'ora di pranzo, finita
la lezione con Vanessa Lestrange che li aveva fatti esercitare a scoprire
fatture su oggetti casalinghi, Tom raccolse le sue cose sotto lo sguardo stranito
della sorellastra. Forse anche lei si stava chiedendo se fosse passato sotto
uno schiacciasassi ma il piccolo dubitava che gliele fregasse davvero
qualcosa. - Certo che ha delle idee niente male.- ghignò Damon una volta
fuori dall'aula. - Mio fratello ha detto che alla festa di Halloween di
quando era al settimo anno, Harry ha fatto scoppiare gli Incantesimi Antincendio
nella Sala Grande dove c'era la festa.- ridacchiò leggermente la King. - Per
te Potter potrebbe anche mettersi a ululare nudo alla luna e ti andrebbe bene
comunque.- frecciò Trix. - Si, è vero.- ammise la biondina tranquilla - Per
me resta un mito.- - Un mito alquanto sadico!- sbuffò Tom toccandosi la testa
dolorante - Se lo prendo gliene dico quattro!- - Sono undici anni che gli
bestemmio dietro.- gli disse Ron, apparendogli accanto - E non serve a un
tubo.- - Oh ciao!- lo salutarono i quattro in coro - A te ha già fatto
qualcosa?- - Che ci provi!- sibilò il rossino - Stavolta io e Malferret siamo
pronti. Comunque voi quattro state attenti ok? Ad Halloween in questa scuola
succede sempre qualcosa di strano.- - Presentimento?- indagò Damon
sospettoso. - No, peggio. Tradizione.- ironizzò l'Auror sarcastico - Ci
vediamo oggi pomeriggio dopo le lezioni. Ah Tom! Tristan mi ha detto che oggi
Liz deve tornare a Londra per una commissione, quindi Degona starà alla torre
con noi. Se vuoi venire puoi portare anche i ragazzi.- - Certo, senz'altro.-
sorrise il piccolo Riddle felice - Vengo per le tre, dopo la lezione con
Ruf!- - Ci saremo anche noi!- aggiunse Cloe irruente come suo solito - C'è
anche Harry vero?- - E per c'è la merenda immagino.- cinguettò Trix più
affamata che altro. - Come no, piccoli approfittatori.- ghignò Ron scuotendo
il capo - Dai, filate a pranzo. Ci vediamo più tardi.- e senza una parola
trapassò il muro dell'aula di difesa, lasciando a bocca aperta tutti gli
studenti che passavano. - Certo che la Smolecolarizzazione è davvero utile.-
borbottò Howthorne - Ti salva la pelle qua dentro.- - Bastasse quella.- rognò
Tom sospirando mesto - Dai, andiamo. Ho fame!- Il pomeriggio trascorse
insolitamente tranquillo. Perfino Silente aveva tanto sperato in qualcuna delle
trovate di Harry ma restò a bocca asciutta, anche se non perse del tutto le
speranze quando alle due cominciò a vedere delle palline da golf che facevano
una parabola dalla torre oscura verso le finestre dell'ufficio di Gazza. E
infatti,
dalla torre oscura c'era Potter che si era fatto apparire un green e da lì
giocava al tiro al bersaglio. - Credimi, è terapeutico.- diceva, rivolto a
Jess che stava seduto dietro al suo quadratino d'erba - Una volta l'anno
mettersi a fare scherzi è una vera goduria!- - Dai, avanti...che hai
combinato ai ragazzi?- gli chiese Mckay - E non dirmi niente perché non ci
credo.- - Far tremare Ron e Malferret non ha più gusto da qualche anno.- si
limitò a dire Harry, nascondendo gli occhi verdi. Già, pensò Jess
intristendosi senza darlo però a vedere. Hermione era sempre stata la sua
compagna di scherzi e ora che lei era via e stava in quelle condizioni, Potter
portava avanti la loro tradizione solo per abitudine. Si vedeva che il suo
umore allegro non era poi così solare come voleva dimostrare. Nella sala
riunioni invece Edward, Ron e Draco stavano solo aspettando con i sensi in
allerta. Non capivano cosa stesse aspettando quell'imbecille. Praticamente
scattarono poi con le bacchette in mano quando May aprì la porta. La ragazza
fece un balzo indietro, spaventata da quello scatto. - Ma che diavolo vi
prende?- alitò, guardandoli allibita. - Oh, ma sei tu...- sospirò Ron. -
Grazie per la calda accoglienza.- ironizzò quella, passandosi una mano fra i
capelli - Tutto bene?- - Noi si...- fece Draco guardandola attentamente - Tu
invece sei pallidissima. Che è successo?- - Non ho dormito e al Ministero
c'erano i francesi. Mi hanno trattenuto a lungo e Orloff non ne voleva sapere
dei miei rapporti. Sono a pezzi.- si limitò a dire, versandosi due dita d'acqua
brillante con mano malferma. Malfoy lo notò ma sul momento non fece domande.
Quando lei andò a cambiarsi fece in modo di raggiungerla poco dopo con una scusa
ma la trovò rannicchiata a letto, col capo affondato nel cuscino. - Ti senti
bene?- le chiese, posandole una mano sulla fronte. Era tiepida. - Si, sto
bene.- May cercò di sorridergli - Sono solo stanchissima, te l'ho detto. Orloff
mi sta massacrando. E voi invece? È successo nulla di nuovo?- - Niente di
particolare, a parte che lo Sfregiato medita scherzi infami per stasera.-
bofonchiò, sdraiandosi accanto a lei e prendendola fra le braccia. Appena lo
fece, May si strinse al suo petto e alzò il viso per baciarlo. E accadde si
nuovo. Draco sentì che tutto il mondo svaniva. C'era solo May...lei
soltanto. Hermione per prima si faceva lontana, distante. Cosa
significava? Forse...forse dentro di sé anche se non lo ammetteva stava
cominciando a sentire May più vicina della Granger. Altrimenti come poteva
esserci sempre la sua Osservatrice nella sua testa? Sotto le dita, a contatto
coi vestiti, sulla pelle, negli occhi, nella testa... C'era May. Solo
May.
Harry era tornato al lago, attraversando Hogwarts con falcata lenta
ma calibrata. Assaporava l'aria, rivedeva ricordi. A ogni angolo, rivedeva se
stesso. Le immagini si rincorrevano come flash, danzavano colorate e
sparivano per il tempo di un istante. Inspirò a fondo, varcando corridoi e
porte, infine scendendo nel giardino della fontana. Tutto era rimasto uguale,
si ritrovò a pensare per la prima volta da quando era tornato. Forse però ora
avrebbe dovuto vedere quelle mura in modo diverso. E invece....tutto era come
prima. Questo non fece altro che farlo sorridere amaramente, mentre col
pensiero correva a Tom. Ogni giorno che passava non faceva altro che
confermargli quanto fosse rimasto legato a quel luogo, quanto in realtà Harry
Potter non fosse un Auror, ma ancora uno studente. Quel nodo dentro di lui
sarebbe sempre rimasto irrisolto? Era il rancore che gl'impediva di
scioglierlo? Senza accorgersene raggiunse la casa di Hagrid, sorridendo nel
vedere Fierobecco stravaccato fra le zucche, con la pancia piena e l'aria beata
e contenta. - Harry ciao!- lo salutò Hagrid, apparendo sulla soglia - Cosa
fai lì fuori? Vieni dentro che fa freddo!- Potter solo allora si accorse del
cielo plumbeo e del vento che si era alzato sibilante. Avvolto nel suo mantello,
entrò nella casa tanto calda e accogliente del Custode di Hogwarts, senza più
stupirsi della grossa lumaca gigante che ancora troneggiava dentro alla sua
cesta coi ferri e i gomitoli. Hagrid lo stordì di chiacchiere e lo scaldò con
un grande bicchiere di brandy, facendole sentire meglio ma quando tornò
all'aperto, quel freddo e gelido vento tornò a infilarglisi nelle ossa, inoltre
il suo bracciale di platino cominciò leggermente a vibrare. Produceva un suono
flautato che non aveva mai sentito prima. Certo che quell'affare dimostrava
di avere delle strane capacità. Una volta quello di Draco aveva anche fatto le
bolle nella vasca da bagno... Incurante dei problemi di Malfoy, visto che
tanto era uno che non amava intromissioni, andò a sedersi al lago per far
passare le ore. Alle cinque di pomeriggio, cominciò subito a fare buio. -
Brutti pensieri Harry?- gli chiese una voce conosciuta alle spalle. Il moro
si volse appena sopra alla spalla, scoccando un mezzo sorriso a Silente che lo
raggiunse bardato in una delle sue tuniche cangianti dai ricami argentati. Andò
a sedersi accanto a lui, sul tronco caduto dove s'incontravano Damon e Tom e il
vecchio preside sospirò bonariamente, riconoscendo quella luce negli occhi verdi
del suo vecchio allievo. - Mi dica...io le sembro cambiato?- Silente
sorrise, poggiando entrambi le mani al suo bastone nodoso da passeggio. -
Harry, la domanda è...desideri davvero cambiare?- Potter levò un
sopracciglio, sorridendo col vecchio mago. - Prima o poi tutti devono
crescere. A volte mi sembra di essere rimasto fermo a sedici anni.- -
Quindi...al giorno in cui hai ucciso Tom, vero?- Annuendo, il bambino
sopravvissuto tornò a quel giorno. A quel giorno lontano in cui aveva trapassato
Lord Voldemort con la spada di Godric Grifondoro...e poi l'aveva spinto oltre il
velo. Lo stesso velo in cui era caduto Sirius. Quel giorno...tutto era
finito. La vendetta era finita. Ed era iniziata un'altra sensazione. Un'altra
vendetta. Lui sentiva di aver perso qualcosa quando Voldemort era
morto. Insieme al suo nemico era andato perso anche qualcosa di lui. - Il
vero problema...mi è stato sbattuto in faccia quando Tom è arrivato a casa mia.-
sospirò, passandosi le mani fra i capelli - Quando l'ho visto la prima
volta...in un qualche modo sono subito riuscito a capire chi fosse. Da quel
giorno non ha fatto altro che continuare a guardarmi sempre in un modo che
io...non riesco a reggere. Lui mi guarda...e io mi sento morire. Quel bambino mi
ricorda com'ero io...e ora guardo come sono ora. Una volta mi ha detto che
secondo lui era destino che noi due fossimo obbligati a stare insieme. Lui crede
che sia lo sconto che mi doveva suo padre.- - E tu cosa credi?- - Io credo
che quel suo sguardo per me non durerà a lungo.- Harry sollevò gli occhi verdi
sul preside, sentendosi accartocciare il cuore - Io credo che un giorno lui mi
odierà. Voldemort uccise i miei genitori. Io ho ucciso lui. Io ho ucciso i
genitori Tom... e lui un giorno farà quello che è destino che faccia. Mi odierà.
E io sarò pronto.- - Lo pensi davvero?- sussurrò Silente, accendendosi
indolentemente la pipa - Pensi che il suo affetto per si sublimerà così in
fretta?- - So solo che lui non è come me.- ammise il giovane Auror tornando a
guardare il cielo - Lui è migliore di me. È buono, gentile. Sa sorridere e
essere felice. Ma non farò nulla quando verrà da me per vendicarsi.- - Provi
rimorso?- - Per aver ucciso Voldemort?- ghignò all'improvviso - No. Ed è in
questo che siamo diversi. Io vivevo di vendetta. Lui non ne sarebbe in grado. È
in questo che siamo differenti ma nulla cancella il fatto che presto lui sarà
grande e comincerà a chiedersi perché prova ammirazione e affetto per quello che
ha ucciso suo padre, nonostante quello che Voldemort ha fatto. Tom sa chi era
suo padre, sa chi era Bellatrix. Ma questo non può impedire a un figlio di
provare amore per i suoi genitori.- - Quindi sei fermamente convinto che la
vendetta di coloro che hai privato della famiglia sia d'obbligo, vero? E cosa mi
dici di Draco? Come va fra voi due?- - Malfoy...- Harry scosse il capo,
paziente - Io e Malfoy viviamo ancora in due mondi diversi.- - Perdonami ma i
due ragazzi che ho davanti oggi sono diversi dai bambini di ieri.- bofonchiò il
preside con una risatina, espirando il fumo ad anelli concentrici - Avanti,
dimmi...anche lui dovrebbe vendicarsi secondo te?- - Che faccia quello che
gli pare, per stargli appresso a volte mi viene il mal di testa.- sentenziò
seccato - Mi fa impazzire. Sono undici anni che mi dà il tormento!- - Credo
che potrebbe dire la stessa cosa, no?- - Preside, per favore...è la stessa
cosa con Tom. Io e il biondastro non potremo mai andare d'accordo. Questo a
dimostrarlo.- e alzò il polso destro, con un grugnito - Andrà così per sempre
temo. Al mondo ci sono persone incompatibili e basta. Ormai me ne sono fatto una
ragione.- - E lui che dice di questa storia?- - Lui non dice.- ironizzò
Harry sarcastico - Lui sbraita e lancia maledizioni. Oppure sta zitto e
m'ignora.- - Un tempo c'era un cuscinetto solido fra voi due. Quel cuscinetto
vi ha legato in passato...forse potrebbe legarvi ancora e poi la signorina
Granger non è mai stata tipo da arrendersi.- rise il vecchio, divertito. -
Temo che Hermione abbia ben altro ormai per la mente.- ammise Potter - Ho tante
domande da farle. Tante cose che vorrei chiederle e che non riesco a
capire.- - Nessuno capisce sempre fino in fondo ciò che fa. E tu dovresti
saperlo bene.- - Si ma ho fatto le mie scelte.- concluse l'ex Grifondoro con
sguardo intenso e perso al tempo stesso - Come lei stesso mi è detto non è il
nostro nome o le nostre capacità a stabilire chi siamo. Sono le nostre
scelte...e io ho preso la via più facile, vendicandomi.- - La vendetta non è
la via più facile Harry. È quella più tortuosa, semmai.- - Se, infatti ci
sono inguaiato ancora adesso.- frecciò, alzandosi con stanchezza - E a quanto
pare non se ne esce!- - Sono sicuro che fra un po' di tempo vedrai le cose
meno fosche di quanto ti appaiano adesso.- lo assicurò Silente, alzandosi a sua
volta arzillo come suo solito - E poi non dovresti rompere vecchie tradizioni.
Sarai diventato un Auror ma mio padre una volta mi disse che non bisogna mai
sopprimere lo spirito del bambino che è dentro di noi.- - In altre parole mi
sta chiedendo di andare avanti con gli scherzi di Halloween?- ridacchiò il moro,
incamminandosi al suo fianco - Credevo che dopo il settimo anno ne aveste tutti
basta!- - Oh, ti assicuro che la professoressa Mcgranitt non ha più trovato
allievi come te.- - Certo, certo...e la vecchia serpe anche, immagino.- -
Il professor Piton ha i suoi difetti come ognuno di noi Harry.- mormorò il
vecchio preside - E anche i suoi pregi. Comunque credo che negli alunni del
primo anno troverà pane per i suoi denti. Anzi...tutti noi troveremo pane per i
nostri denti. Ci metto la mano sul fuoco.- - Parla di Tom e i tre che gli
vanno appresso, vero?- ghignò Potter - Si, ho notato che hanno lo spirito
giusto.- - E in fondo è proprio lo spirito che è la cosa più importante,
no?- Si. Lo spirito...l'orgoglio del grifone, la vanità del serpente,
l'intelligenza del corvo e la lealtà del tasso. Lo spirito era sempre in
loro. Bruciava nelle fiamme e gioiva nelle sfide. Lo sentiva il ruggito del
grifone dorato. Lo sentiva sempre. E questo in un modo o nell'altro lo
rasserenava. Doveva solo aggrapparsi a quello. Poi per ciò che sarebbe
successo fra lui e Tom...erano nelle mani del destino. - Un'ultima cosa.- gli
disse Silente, prima di lasciarlo davanti alla torre oscura - Come ti ho detto
ho messo al sicuro qualcosa di molto importante nel corridoio a destra del terzo
piano. Saprai anche cosa ci fa la guardia...ma voglio che tu vada a vedere cosa
dobbiamo proteggere coi tuoi stessi occhi. Però devi farlo da solo.
Promettimelo. Vai laggiù da solo. E fino a quando non sarà il momento, non
portare con te nessun altro. Tom meno che mai.- Rimasto solo, Harry ripensò a
quelle parole. Cosa c'era stavolta nei cunicoli del castello? Cos'era che
Silente proteggeva così gelosamente? E perché doveva andarci da solo?
La
grande cena di Halloween fu come sempre un grande evento. Gli studenti si
ritrovarono di fronte al sontuoso banchetto delle case e non poterono fare a
meno di abbuffarsi fino a restare parecchio insonnoliti. Il coro della scuola
cantò e poi finalmente i ragazzi furono liberi, visto che il coprifuoco quella
notte era stato spostato per le undici...a parte per due squadre di quidditch.
La mattina dopo ci sarebbe stato Tassorosso contro Corvonero e come sempre i
primi ne avrebbero prese un sacco, anche perché a quanto si diceva, Corvonero
era diventata molto forte negli ultimi anni. Tom comunque non badava molto
alle chiacchiere dei compagni. Lui aveva passato un bel pomeriggio con Degona e
i ragazzi alla torre oscura ed era stato benissimo. Degona assomigliava
tantissimo a Lucilla, almeno di aspetto, perché aveva la parlantina tipica di
Tristan e Jess, inoltre esternava i suoi sentimenti e specialmente il suo
affetto in modo molto esplicito, cosa che sua madre non si era mai sognata di
fare. La bambina l'aveva subito abbracciato, senza perdere tempo a chiarire
come mai lui chiamasse mamma Lucilla e gli aveva chiesto se poteva chiamarlo
"fratellino"...e a Tom non era passata neanche per l'anticamera del cervello
l'idea di dire no. Il pensiero dell'affetto incondizionato di Degona lo fece
sorridere e Cloe che gli stava a fianco se ne accorse. - Finalmente.- disse
sorniona - Credevo quasi che avessi una plastica facciale ferma sulla posa
corrucciata.- Riddle rise con lei, alzando le spalle e contento che la King
fosse così attenta al suo umore. - La figlia del prof è davvero una
meraviglia.- continuò la streghetta, finendo la sua torta al limone di cui
andava matta - Ma con un padre così non potevo aspettarmi niente di meno. Il
prof è davvero una brava persona.- - Già. Anche Lucilla.- - Posso farti
una domanda però?- gli chiese Cloe alzando un sopracciglio - Tua madre è una
demone, questo è risaputo. Ma allora com'è possibile che sua figlia sia un'umana
normale come noi?- - Questo a Lucilla non l'ho mai chiesto.- disse Tom con un
sospiro - Sai, per lei è stato un periodo difficile...dopo la nascita di Degona
intendo, e non le ho mai chiesto cos'abbia fatto per lasciare la bambina solo
con la sua parte interamente umana, perché lei è come noi a tutti gli
effetti.- - Bhè, non sappiamo...magari crescendo dimostrerà di avere qualche
dote particolare, no?- - Draco mi ha detto solo che parla con lui quando
diventa serpente quindi...- - Cosa ti ha detto Malfoy?- si sconvolse l'altra
senza capire. - Draco è un Animagus. Diventa un serpente...e Dena ci parla
anche così, quindi è Rettilofona.- le spiegò meglio il maghetto - Come me.-
aggiunse, poi, arrossendo vagamente. Cloe però non fece una piega, se non
guardarlo storto per il suo imbarazzo - Finiscila, non c'è nulla di cui
vergognarsi!- - Bhè, tutti pensano che sia una dote malvagia.- - E allora
TUTTI sono degli idioti!- sbraitò seccata, mangiandoselo vivo - Non dire
sciocchezze, la gente non capisce niente! Io non vedo cosa ci sia di male! Come
non c'è niente di male nel vedere la morte!- - Stai di nuovo sparlando di me
duchessa?- frecciò Damon, raggiungendoli in corridoio in quel momento. - No,
cercavo di far capire a questo testone che la gente non si fa mai gli affari
suoi!- - Te compresa, vero sorella?- ironizzò Trix sarcastica. - E sta
zitta superoca!- - Ci vieni alla partita di domani, vero?- bofonchiò Damon
verso Riddle, mentre le due ragazze litigavano fra loro. - Si, certo.- annuì
Tom, appoggiandosi alla parete con la schiena - Quanto siamo attualmente?- -
Corvonero in testa. Serpeverde, voi e Tassorosso.- - Se quei dementi di
battitori non si danno una mossa finiremo in fondo alla scala sociale.-
sentenziò Cloe seccata - L'ultima volta ci avete battuto solo perché i nuovi
arrivati dormono sulle scope!- - Credi King?- ridacchiò malignamente Fabian
Alderton, passando vicino a loro con Fern Gordon e i loro amici - Secondo me vi
abbiamo battuto perché siete i soliti incapaci. L'hanno scorso avete vinto per
un soffio! Non ci fossero Foster e tuo fratello a guardargli le spalle stareste
freschi!- - Ma perché non ti butti giù dalla Torre di Astronomia, eh?-
rispose Cloe indignata - Voi invece siete sempre i soliti bari. Se non altro
quest'anno non sono ancora volati bolidi manomessi! O sbaglio? Ah no,
aspetta...è così che Samantha Straus è caduta dalla scopa quando giocava contro
tuo fratello, vero?- - Non so...posso provare a chiederlo a lui.- frecciò
Fabian ironico - E tu Riddle?- chiese, cambiando tono - Sai giocare?- - Io?
Non molto.- disse Tom alzando le spalle - Perché?- - Perché coi Grifondoro
sei sprecato.- sentenziò Fern Gordon con voce acida - Andiamocene! Sono dei
perdenti!- - Certo.- ghignò Alderton - Noi ci vediamo al dormitorio Damon. Mi
devi una rivincita.- - Contaci.- e dopo che Howthorne ebbe risposto, il
gruppetto finalmente se ne andò lascia i quattro a borbottare maledizioni
neanche tanto a voce bassa. - Che rivincita?- chiese Cloe, poco dopo. - Il
nostro lord sa usare bene le carte, vero?- insinuò Beatrix con un sorrisino
melenso - Damon sta ripulendo tutto il dormitorio, perfino quelli del
settimo.- - Razza di baro.- si schifò la biondina con un sospiro. -
Figurati, baro solo con te.- fece Damon sornione - Cambiando argomento, perché
non ho voglia di sentire paternali, qualcuno di voi ha visto Draco in giro? Ci
dovrei parlare un attimo...a meno che non sia intento a staccare il collo a
Potter. Non si sa mai, non vorrei disturbarli...- - L'ultima volta che li ho
visti tutti insieme erano in fondo alla Sala Grande con Jess e Clayton.- gli
disse Tom con uno sbadiglio, visto che era sazio e non aveva dormito bene la
notte prima a causa di strani sogni incomprensibili - E poi devono essere andati
in bagno, a controllare che la Camera fosse chiusa.- - La Camera?- fecero gli
altri tre sbattendo gli occhioni - Quale Camera?- - Ecco...- Il piccolo
Riddle stava per spiegare quando un'esplosione di fumo fosforescente invase
l'intero corridoio isolato del primo piano, quello degli inospitali bagni di
Mirtilla. Incuriositi e preoccupati, i quattro raggiunsero l'angolo insieme a
molti altri studenti giusto in tempo per sentire una bestemmia colossale. Dal
bagno uscirono Ron Weasley, Draco Malfoy, Edward Dalton e May Aarons...tutti
completamente coperti di vernice rosa e brillantini. - Quello stronzo io lo
uccido!- urlò Malfoy non appena si fu tolto il mantello - Ci ha mandato apposta
a controllare! E io idiota che dopo undici anni ancora ci casco! Ma con questa
ha chiuso! È finito! Potter se mi senti sei morto!- - Ragazzi...- chiese Tom
timidamente avvicinandosi - Ma...state bene?- - Benissimo!!- ringhiò Ron
scrollandosi i capelli - Ti avverto, stai per rimanere orfano di un
padrino!- - E' stato Harry?- - E chi altro?- rimbrottò May tutta coperta
di vernice anche dentro al corpetto - Dev'essere stato a controllare il cunicolo
della Camera prima di noi e ha collegato l'apertura ad alcuni gavettoni magici
di questa vernice!- - Che razza di imbecille...- si schifò Edward,
cominciando a lavorare di bacchetta per ripulirsi. - No, l'imbecille sono io
che ancora gli permetto di respirare!- continuò a sbraitare Draco - Dite tutti
quanti addio al bambino sopravvissuto!- - Guarda che se non stai attento quel
coso si rimetterà a lavoro.- frecciò Ron perfido. - E sta zitto Donnola. Gli
mozzo la mano al polso adesso e vedremo se quest'affare avrà ancora lo stesso
effetto!- - Sarà meglio andare a farci un bagno.- propose May disperata -
Questa roba non viene via!- - Gli faccio il bagno nell'acido a quello là!- e
Malferret andò avanti a maledire il suo nemico numero uno per tutto il tempo che
ci misero a tornare alla torre oscura, ma una volta giunti lì non trovarono né
Harry...e tantomeno la Mappa del Malandrino. Non era più sul tavolo della sala
principale... - Dov'è finita?- sibilò Edward, facendosi subito cupo. - Non
so...l'avrà presa Harry.- gli disse Ron tranquillo - Che c'è?
Tranquillo...- - Tranquillo un accidenti.- replicò Dalton insolitamente duro
- Gigì! Gigì dove sei?- La fatina stava nel suo alveare, dormicchiando, ma
enne svegliata bruscamente e nel dare risposte fu parecchio evasiva. - Ma
si...- sbadigliò, svolazzando svogliatamente davanti al naso dell'ex Corvonero -
Ha detto che andava da qualche parte ma non ho capito dove. Ha detto anche che
sarebbe tornato prima di mezzanotte.- - Allora la mappa l'ha presa lui.- fece
Edward calmandosi. - Ma certo. Chi volevi l'avesse presa?- rispose la
fatina. Dalton tacque e subito dopo disse che se ne andava a letto, lasciando
gli altri tre intenti a chiedersi che cavolo gli stesse succedendo. Anche Harry
poi...a cena era stato piuttosto silenzioso. - Quei due hanno qualche
problema per caso?- chiese May stranita, cominciando a togliersi mantello e
corpetto. - Sarà ancora per la storia di stamattina.- si schifò Draco,
irritato. - Che storia?- fece la Aarons senza capire, visto che era stata di
nuovo via tutta la mattina e anche a pranzo. - Niente d'importante.- disse
Ron, sedendosi a tavola con un'espressione vacua - Se vuoi fare il bagno per
prima May per me va bene. Tanto devo aspettare Harry per parcheggiargli un pugno
in faccia.- - Idem.- sentenziò Draco con un ringhio in fondo alla gola -
Fatti pure il bagno mezzosangue.- - Perfetto!- rise la ragazza incamminandosi
alle scale - Ma non lamentatevi se ci metto tanto!- - Hai un quarto d'ora e
poi ti caccio fuori.- l'avvisò il biondo acidamente. - Hai idea di dove mi
sia finita tutta quella vernice?- sbuffò l'altra già sui gradini - Guarda che è
difficile da far venire via! E i miei capelli poi!- - Frega niente. Quindici
minuti e poi entro!- - Irritante furetto psicopatico...- - E non chiamarmi
anche tu così, cazzo!- ma May era già corsa via ridacchiando, lasciandolo solo a
fumare come una teiera, incazzato con lei, Potter e il mondo intero. Una
volta soli però la domanda saltò comunque fuori, in un modo o nell'altro.
- Lo Sfregiato è d'accordo con Edward per quella faccenda?- sibilò
Draco, accendendosi una sigaretta. - Non lo so. Non ne abbiamo parlato...ma
anche lui non ci ha creduto.- disse Ron, versandosi due dita di whisky
incendiario con la bacchetta - Se vi parlaste forse potresti farti meno seghe,
sai Malferret?- - Io con quello non ci parlo. Lo uccido quando torna.- rognò
il biondo, dando un tiro. - Non ti parlo di Halloween.- sbuffò il rossino -
Ti parlo in generale.- - Non darmi il tormento anche tu Weasley adesso,
cazzo.- - Che rottura...allora pensala come ti pare.- - Come ho sempre
fatto.- Ron roteò gli occhi, pensando che due sole dita di liquore non
sarebbero bastate. Ripensò a quella mattina, alle parole di Edward e nonostante
il fastidio che gli avevano causato, se ne chiese il motivo. Edward non era mai
stato una persona da mettere zizzania, da accusare qualcuno senza prove. Ma
allora...dovevano credergli? Aveva esposto i suoi dubbi e loro lo avevano
attaccato. E se avesse avuto ragione invece? Se ci fosse stato davvero un
traditore fra di loro?
L'ombra di Harry Potter vagava nei cunicoli di
Hogwarts da più di un'ora ormai. Era stata dura arrivare...ma infine ci era
riuscito. Le candele illuminavano di luce fioca i muri, le pareti spoglie e
imponenti. Niente quadri, solo torce incastrate nella roccia da secoli e secoli.
Solo buio, solo un'aria immobile e pesante. Lui camminava, camminava.
Scendeva gradini, andando sempre più in profondità e più scendeva, più gli
pareva di sentire caldo...come se fosse stato diretto all'inferno. Ricordava
quella strada. Era la stessa strada che un ragazzino undicenne anni prima aveva
percorso con un cuore ancora colmo di speranza. Quel ragazzino era diventato
leggenda. La leggenda era diventata mito. E lui ora se ne stava lì, undici
anni dopo esatti, a guardare nello Specchio delle Brame che era rimasto nello
stesso posto dove Harry l'aveva visto l'ultima volta. Il riflesso non era poi
cambiato, pensò amaro. Harry Potter era sempre lì, in quello specchio...i
suoi occhi spaventati e colmi di rabbia e vendetta erano gli stessi. Si fece
avanti, scendendo ancora una volta la gradinata imponente che lo condusse alla
sala circolare, colma di arcate in cui erano nascoste ombre, accarezzate dalle
luce delle candele. Non guardò quelle ombre. Lui guardava qualcos'altro.
Insieme allo specchio, davanti a quello specchio...c'era il velo. L'archetto
appariva più piccolo ora. Meno imponente e tetro di una volta. Quando gli fu
vicino, poté sentire ancora gli stessi bisbigli. Si frappose fra il Velo e lo
Specchio delle Brame, chiedendosi perché quel portale per la morte fosse stato
condotto in quel luogo. Perché a Hogwarts? Perché lì? Entrambi rialzati su un
piccolo basamento, Harry si sedette su quello del Velo per guardare nello
specchio. Rifletteva i desideri del cuore...già. Vedeva sempre le stesse
cose. Gli stessi ricordi. James e Lily...eccoli. Apparvero dal nulla,
sorridendogli. Sorrise anche lui, vedendo la mano di sua madre stringere la
sua e il ghigno di James farsi affettuoso. Era bello rivederli. Ma ora nello
specchio c'era anche qualcun altro. Tom. Il suo mostriciattolo apparve dalle
spalle di James e con un gran sorriso corse a gettargli le braccia al collo,
restando appoggiato alla sua schiena senza dire nulla. Perché c'era anche
lui? Harry chiuse gli occhi, inspirando a fondo. Desiderava Tom nella sua
vita? Era quello il suo desiderio più grande? No. E lo capì dopo. Quando
riaprì gli occhi, capì che c'era qualcosa di ancora più grande che il suo cuore
bramava. James, Lily e Tom erano spariti. Ora c'era solo il suo normale
riflesso...e in quel riflesso, vide il Velo alle sue spalle sollevarsi. Sentì un
fremito...e poi una voce. Un sibilo. -
Harry...- Potter deglutì, sentendo
all'improvviso il sangue farsi di ghiaccio nelle vene. -
Harry Potter...perché mi hai chiamato?-
La cicatrice divenne bollente. Poi iniziò a
sanguinare...e Lord Voldemort uscì dal Velo, sedendosi sinuoso alle spalle del
bambino sopravvissuto, avvolto in un lungo mantello, gli occhi rossi che
bruciavano come fiamme...e una domanda nello sguardo. - Harry...cosa vuoi da me? Perché mi hai
chiamato?-
No, no! Non era vero! Terrorizzato a morte dal
suo stesso desiderio che ora gli appariva nitido come l'anima di Voldemort
apparsa nello specchio, Harry scattò in piedi. Tenendosi la fronte macchiata di
sangue e continuando a risentire la voce del suo nemico che lentamente svaniva,
il giovane Auror scappò sui gradini e iniziò a correre. Corse, corse...corse
a perdi fiato. Lontano dal nemico. Lontano dal passato. Lontano da ciò che il cuore
voleva.
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Capitolo 26 *** Capitolo 26° ***
Draco si destò di scatto. Appoggiato a un gomito,
aveva finito per appisolarsi alla tavola della sala riunioni nella Torre Oscura,
invece di andare a letto e ora un rumore sordo l'aveva svegliato. Mise a
fuoco la sala poi guardò l'ora al suo orologio da polso mentre qualcuno saliva
le scale con passo affrettato. Rimase in silenzio quando avvertì il suo
bracciale vibrare con forza. E continuò a vibrare producendo uno strano suono
flautato fino a quando i passi non si fecero più vicini. Ironicamente, il
pendolo magico della torre scoccò l'una di notte quando Harry varcò la soglia,
col fiato corto...e quando sollevò il capo, Draco lo vide anche
sanguinante. - Che diavolo ti è successo?- sibilò, alzandosi e
raggiungendolo. Potter per tutta risposta si schiacciò contro la porta,
alzando una mano come per tenerselo alla larga. Il biondo gliela scostò
seccato, portandogli una mano sulla fronte. Guardò la cicatrice che sanguinava
copiosa, poi i suoi verdi sgranati quasi fino al limite...e si scoprì a pensare
a qualcosa di veramente grave. Draco in tanti anni insieme non l'aveva mai
visto tanto...terrorizzato? Qualcosa doveva averlo spaventato davvero
molto. L'espressione febbrile e il suo pallore non fecero altro che avvallare la
sua tesi. - Allora? Cos'è successo?- richiese Malfoy, cercando di trattenere
l'impazienza. Harry però continuò a non rispondere. Si sentiva vibrare come
una corda di violino e il cuore sembrava volergli uscire dal petto. Senza
articolare un pensiero sano, cercò di mettersi in piedi senza l'aiuto della
porta a cui era letteralmente appoggiato ma traballò pericolosamente, così restò
dov'era...e cercò di calmarsi...ma non ci riusciva. Vagamente si era accorto
di essere tornato alla torre. Anche la presenza di Draco era piuttosto vacua
davanti a lui. Quasi non sentiva la sua voce, l'aria fredda della sera che
entrava dalle finestre... Sentiva solo...qualcosa che alla lontana aveva a
che fare con la paura. Rivedeva gli occhi di Voldemort, la sua espressione
furente e confusa, quando gli era apparso di fronte, nel riflesso dello Specchio
delle Brame, dopo essere uscito dal Velo. Il suo desiderio più grande...era
forse rivedere Voldemort? No, non poteva essere solo quello. Perché aveva
desiderato rivederlo? Perché sentiva di avere ancora qualcosa in sospeso con
quell'uomo? Perché non riusciva a liberarsi di quell'ossessione? Inspirò a
fondo mentre il sangue dalla fronte gli colava sulle guance. Non seppe come
ma alla fine Draco riuscì a portarlo alla tavola e lo fece sedere. Dopo aver
imbevuto un fazzoletto in un po' d'acqua, il biondo glielo passò sulla cicatrice
che dopo qualche attimo si richiuse, smettendo di grondare sangue. Ecco. Ora
quella sensazione sembrava affievolirsi. La rabbia, l'odio, la frustrazione,
la vendetta, il dolore e la paura stavano scemando... - Dove sei
stato?- All'ennesima domanda, Harry digrignò i denti. Dov'era stato? Dov'era
stato?? Sollevò lo sguardo con gli occhi praticamente incendiati e si alzò,
spingendo indietro Malfoy che però non parve stupito da quell'attacco d'ira.
Rimase impassibile anche quando il moro cominciò a camminare avanti e indietro,
tenendosi la testa che sembrava quasi scoppiare, visto il flussi di pensieri e
domande che lo stavano inondando. Gli sembrava che gli mancasse l'aria...si
sentiva svenire... - Non è vero! Non è vero che voglio che torni!- ringhiò a
bassa voce, velenoso. Draco stavolta gli allungò un'occhiata acuta,
scrutandolo attento. Quello sguardo...lui lo conosceva. Ricordava quegli
occhi verdi colmi di rabbia. Gli occhi di un bambino a cui era stato tolto
tutto. - Potter...- sibilò, incrociando le braccia - Dimmi che non stai
impazzendo.- - Sei sempre stato il primo a darmi del pazzo ricordi?- si
bloccò il bambino sopravvissuto, andando all'improvviso a un passo dal naso - E
sai una cosa? Avevi ragione Malfoy! Non serve a niente! Non è mai servito a
niente!- Eccolo. Il giorno che Draco aveva temuto era arrivato. Il giorno
in cui più niente fosse riuscito a tenere in piedi l'immagine costruita e
patinata dell'eroe dei maghi. Lì finiva l'eroe ed iniziava il ragazzo. - Cosa
non è servito a niente?- richiese, cercando di mantenersi calmo lui per
primo. - Lottare! Vendicarsi!- urlò Harry esplodendo - Avevi ragione! Sono
stato solo un bandiera! Lui...lui ci sarà sempre...- - Lui chi?- alitò il
biondo cauto. - Lui.- sibilò Potter gelandogli il sangue con la stessa
occhiata che un tempo aveva riservato a Lord Voldemort. Ora si stava davvero
preoccupando. Se era un altro scherzo non era divertente per nulla. Decidere di
gettare la spugna, pensare che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato fosse più
forte di lui, credere di essere una bandiera... No, non erano parole che
avrebbero mai potuto uscire dalla sua bocca. Cos'aveva visto? Chi...aveva
visto? - Lui non ci sarà per sempre.- si trovò a dirgli, guardando il bambino
che aveva incontrato undici anni prima - Ogni qual volta tenterà di tornare, tu
lo ucciderai di nuovo.- - Ah si?- urlò furibondo - Per cosa? Per chi?- -
Ma che cazzo di domande mi fai ora...- Draco assottigliò il tono e la sua voce
si arrochì - Per chi ti sei sempre battuto? Chi è che difendevi quando eravamo
qua?- - Chi difendevo?- sibilò il moro in risposta - Difendevo il desiderio
di vendetta che mi attanagliava, ecco cosa!- - Stai dicendo un sacco di
stronzate, Sfregiato.- - Al diavolo Malfoy!- ringhiò, passandosi le mani fra
i capelli - Sai una cosa? Ne ho basta! Ne ho basta del passato, ne ho basta di
questa scuola, ne ho basta della gente che mi guarda e vede in me una specie di
eroe dalla fulgida spada! Ne ho basta di tutto!- - Non ti ho mai visto come
un eroe.- se ne uscì Draco a quel punto, zittendolo. Gli occhi grigi per un
attimo brillarono, poi si appoggiò coi fianchi al tavolo, con la sua aria
sprezzante - Per me sei sempre stato una spina nel fianco. Ti ho sempre visto
come un viziato al pari mio. Sei solo una seccatura.- Solo una
seccatura... Quelle erano state le parole di Voldemort, al sesto anno quando
si erano ritrovati faccia a faccia. Non seppe bene dire cosa accadde dopo ma
la rabbia divampò con un incendio. Volò addosso a Draco e l'altro, pronto ad
attutire il colpo, si appoggiò alla sponda ma tale era la forza della furia di
Harry che rotolarono sulla tavola. Lì il biondo si prese un pugno in faccia ma
non stette fermo a subire. Con un corpo di reni cercò di ribaltare la
situazione, ottenendo solo che Potter si sbilanciasse e crollassero insieme sul
pavimento. - E' tutto quello che sai fare Sfregiato?!- Malfoy restituì il
pugno che si era preso sullo zigomo con gl'interessi, colpendo forte Harry alla
mascella ma il moro, benché incassando durante, non mollò la presa. Fra
altri pugni, calci e testate, riuscirono a rimettersi in piedi ma nessuno dei
due accennò a toccare la bacchetta, tantomeno le loro spade che erano state
rovesciate a terra. Soffocati entrambi da un antagonismo che aveva radici
troppo poco radicate, ma orgogliose, i due rimasero a fissarsi come due felini
pronti ad attaccare di nuovo...ma vennero interrotti. La porta della torre
era aperta...qualcuno l'aveva spalancata. - Che diavolo...- sibilò Potter
rabbioso ma dopo un attimo qualcuno uscì da sotto un mantello dell'invisibilità.
Tom. Il ragazzino sembrò non guardare i tagli e i lividi che si erano
inferti, fissandoli più che altro con gli occhi blu veramente preoccupati. -
Mostriciattolo...- Draco si pulì il sangue dall'angolo della bocca, mentre Harry
nascondeva lo sguardo, evidentemente provato da ciò che aveva visto nello
Specchio delle Brame - Cosa fai qua? È tardi! Non devi andare in giro di
notte.- Il ragazzino rimase sulla porta, continuando a fissarli. Era in
pigiama...e sembrava appena uscito dal letto. Guardando la sua fronte piena
di cerotti, i due Auror continuarono a tacere, quasi sgomenti. - Harry...-
Tom spiò verso di lui - Harry...dove sei stato prima?- Draco portò la sua
attenzione su Potter. E così...Tom aveva sognato la realtà che aveva vissuto lo
Sfregiato. - Harry...- mormorò di nuovo il maghetto, tremando - Dove sei
stato?- Già. Dov'era stato? Dentro a un incubo forse. Un incubo che viveva
nel cuore di un bambino. Il piccolo Riddle si mosse verso il moro, restando a
fissarlo con l'anima palpitante. Vide le sue ferite, poi guardò la sua
cicatrice e facendolo si fece più male di quanto avesse mai potuto
immaginare. Era stato suo padre a procurargliela...era stato suo padre a fare
del male a Harry. Sollevò senza accorgersene una mano ma quando fece per
toccarlo, il suo padrino si scostò bruscamente. - No Tom...- alitò,
spingendosi contro la tavola - Non...non toccarmi.- Il bambino ritrasse la
mano quasi intimorito e fu Draco ad avvicinarsi a lui, quasi per
proteggerlo. - Sedetevi.- ordinò perentorio. - Ma...ma...- - Seduto
mostriciattolo.- disse di nuovo, addolcendosi ma sempre imperioso - Anche tu
Potter.- Pochi minuti più tardi, la tensione sembrava essersi leggermente
diradata ma fra i tre continuava ad aleggiare una muta domanda a cui però il
bambino sopravvissuto non aveva intenzione di dare una risposta. Mandò giù un
bicchiere di whisky incendiario che finalmente tornò a fargli scorrere il sangue
nelle vene. Sentiva due paia d'occhi puntati addosso ma desiderò far finta di
essere solo. Avrebbe dato qualunque cosa per essere solo ma Draco e Tom erano
lì, con lui. Era più che mai deciso a tenere per lui quel segreto, neanche sotto
tortura avrebbe confessato ciò che gli era accaduto ma Tom avrebbe potuto
rivelarsi un vero problema. Quel loro dannato collegamento avrebbe potuto
fargli rischiare molto e tutto voleva tranne che il bambino venisse invischiato
in una lotta fra lui e suo padre. Non voleva metterlo in mezzo...non voleva
assolutamente metterlo in mezzo. Tom doveva stare fuori da quella storia, per
nulla al mondo avrebbe dovuto trovarsi in uno scontro fra lui e Lord
Voldemort...se lo giurò, serrando la mano sul bicchiere e alzando lo sguardo sul
bambino. Quasi sorrise, vedendo Malfoy con braccio attorno alle spalle di Tom
e il piccolo Riddle quasi nascosto nel collo di suo cugino. Draco si era
dimostrato molto più protettivo e comprensivo di lui con il loro piccolo
mostriciattolo. Chissà perché. - Adesso sto bene.- sussurrò a bassa voce,
continuando a tenersi la fronte dolorante. Se Tom attese altre spiegazioni,
l'ex principe di Serpeverde si ritenne soddisfatto anche ora c'era ben altro che
dovevano sistemare. Draco si limitò a dirgli che lo aspettava in camera sua, poi
se ne andò lasciando Potter a sistemare il bel casino che aveva combinato col
loro mostriciattolo. Ma se Harry sembrava voler ignorare la tensione, il
piccolo Tom continuava a sentirsi il cuore battere forte. Si era svegliato
un'ora prima di soprassalto, come se fosse stato intrappolato in un incubo senza
possibilità di uscirne. Non ricordava cos'avesse sognato, ma sapeva bene che
era stato Harry a farglielo vedere. Aveva memoria solo di un grande specchio
con una scritta incomprensibile e di due inquietanti occhi rossi. Basta, per
il resto gli era rimasto solo il grande tumulto interiore di Harry che si era
allargato in lui come una macchia d'olio e per quanto avesse cercato di negarlo,
Tom poteva vedere uno strano fremito nei suoi occhi verdi. A Tom piacevano
tantissimo quei suoi occhi. Ancora più degli occhi azzurri di Damon o Edward, di
quelli grigio argento di Draco o di quelli dorati degli
Hargrave. Il colore smeraldo di quelli di Harry gli dava l'impressione di
qualcosa di bello e puro...intoccabile. Però c'erano volte in cui il bambino
sopravvissuto lo guardava come se in lui non vedesse altro che suo padre. Era
comprensibile...e Tom l'avrebbe capito se un giorno l'avesse odiato. Già. Di
recente ci pensava sempre più spesso. Lui un giorno sarebbe cresciuto, sarebbe
diventato un uomo...e i tratti di suo padre e sua madre in lui sarebbero
diventati sempre più marcati. In fondo doveva pur aver ereditato qualcosa da
loro. Doveva esserci qualcosa di loro in lui, da qualche parte, nascosto...in
attesa di mostrarsi. E forse un giorno Harry l'avrebbe odiato davvero. Come
aveva odiato suo padre. Un giorno non gli avrebbe più sorriso. Non gli
avrebbe più dato del mostriciattolo. Un giorno non l'avrebbe più portato a
volare in groppa a Fierobecco, non l'avrebbe più visto litigare con Draco, né
ridere e scherzare con Ron e gli altri. Presto gli occhi del bambino
sopravvissuto non l'avrebbero più guardato in quel modo. Non s'illudeva che
Harry gli volesse veramente bene, questo lo sapeva. Pensava piuttosto che avesse
accettato la sua presenza come un favore a Lucilla...niente di più. Così si
dettero entrambi la buona notte con un peso sul cuore, senza veramente sondare
cosa provasse l'altro ma mentre il piccolo Riddle tornò a Grifondoro con la
precisa intenzione di chiamare l'unica persona che avesse potuto aiutare Harry e
Draco, il bambino sopravvissuto capì in quel momento che nessun tipo di aiuto
avrebbe realmente potuto fare qualcosa per lui. Inoltre a peggiorare la
situazione aveva di nuovo scaricato la sua rabbia su Malfoy e si odiava quando
lo faceva. Non che Malferret fosse cambiato...quando c'era da attaccare briga
con lui era sempre pronto ma ora, a differenza di quando erano studenti, aveva
un impedimento. Salendo in camera sua, dove il biondo era andato ad
aspettarlo visto che nel suo letto c'era May, Harry avvertì distintamente la
stretta fastidiosa del bracciale al suo polso destro. Litigando non si erano
ritrovati incollati come loro solito ma ora i bracciali si erano come ristretti.
E faceva male, molto male. Sembrava quasi volessero penetrare nella loro
pelle. Arrivato alla soglia della sua camera, trovò Malfoy intento a pulirsi
il sangue dal labbro inferiore, seduto sul bordo del suo letto. Gliel'aveva
spaccato ma non sembrava farci caso, limitandosi a tamponare il taglio con un
fazzoletto. - Sta succedendo qualcosa a questi affari, te ne sei accorto?-
gli sibilò, ancora prima che avesse chiuso la porta. - Oggi pomeriggio ha
emesso un suono strano quando ero al lago.- disse il moro, andando ad
appoggiarsi alla scrivania, come per stargli il più lontano possibile. - Un
suono? L'ha fatto anche prima che arrivassi tu. Ha vibrato e poi ha come
tintinnato.- - Si, esatto.- - Forse il mio bracciale ce l'aveva con te.
Reagisce a quello che ti succede.- - Stai dicendo che capta il pericolo?- gli
chiese, fissandolo cupo - Che stavi facendo tu oggi pomeriggio allora?- Draco
levò finalmente lo sguardo, altrettanto infastidito dalla domanda - Niente, sono
stato con May.- Harry se ne uscì con un gemito roco, alzando gli occhi al
soffitto e poi andando ad appoggiarsi di peso alla finestra. - Lasciamo fuori
Edward da questa storia, ok?- disse, esausto - Anzi, lasciamo fuori tutti gli
quanti da questa storia.- - D'accordo. Non c'è problema. Ma mi sta bloccando
il sangue.- - Senti, facciamo così...ripensiamo alla maledizione. Cosa ci ha
detto quel gagia?- La risentivano la voce di quel maledetto vecchio...dopo
due anni, era ancora nitida nei loro pensieri. Proprio come una condanna.
"Anime contrastanti possedete, E nemici di sangue sarete. Ma qui
giunge il destino, A mutare il vostro cammino. Uniti resterete, coi
bracciali che io v'impongo Finché della vostra riconciliazione venga il
giorno..." - Ha detto che saremmo rimasti uniti dai bracciali fino a
quando non ci saremmo riconciliati, giusto?- - Si ma non ci ha dato un
limite di tempo né di azione. Non ha mai detto "Se vi prendete a pugni finirete
stritolati nei bracciali!" mi pare! O sbaglio?- replicò il biondo - Credi che
abbia altro in mente?- - Non lo so...- alitò Harry, fissandolo da sopra la
spalla - Ma se peggiora dovremo farci vedere da qualcuno.- - E da chi? Quel
gagia è sparito nel nulla.- - Ce ne sono altri in giro.- - Non si pestano
mai i piedi a vicenda.- - Allora andremo da Lucilla. Se questi affari ce li
hanno sbattuti addosso ci sarà un motivo. Forse quel tizio ci conosceva e voleva
ucciderci.- - Avesse voluto davvero ucciderci avrebbe trovato un altro modo.
Sono due anni che stiamo così.- borbottò Draco, accendendosi a fatica una
sigaretta - A meno che quello non abbia tempo da perdere.- - Fa lo
stesso...cerchiamo di calmarci d'ora in avanti, ok?- - Hn.- Malfoy sogghignò
con scherno, veramente divertito - Fa davvero ridere questa frase.- - Ecco di
cosa parlavo.- ringhiò Harry in risposta - Finiscila. Ogni cosa di te mi urta i
nervi.- - Oh Sfregiato, tu invece non sai le volte che sarei arrivati a
tagliarmi la mano pur di poterti sul serio spaccare la faccia.- replicò
acidamente, assottigliando gli occhi grigi - Ma finché siamo legati, non posso
permettermi di fare quello che mi passa per la testa. Probabilmente non potrei
neanche morire, senza che accadesse qualcosa anche a te.- - Stai dicendo che
finiremo per morire insieme?- Harry esibì un ghigno sinistro, prima di tornare a
guardare verso il cielo stellato - Dio, questa è la ciliegina sulla torta. Prima
lui, poi te...- Draco, che era fermo sulla porta pronto ad andarsene, si
volse a fissarlo. Prima l'ipotesi che Harry avesse incontrato Voldemort gli era
parsa assurda e improbabile ma ora niente gli sembrava impossibile. Lo
Sfregiato non era mai stato uno da spaventarsi neanche di fronte alla morte
certa. Stava mollando davvero. E lui non poteva permetterselo. Se lui avesse
mollato, troppo gente avrebbe sofferto. - Da quando sei diventato un tale
codardo San Potter?- - Risparmiami la predica, Malfoy. Sei l'ultimo a
potermela fare. Ho per caso sottoscritto un contratto che mi obblighi a salvare
tutti i maghi della Gran Bretagna per caso?- L'altro non rispose, così il
moro lo incalzò con un sorriso acido - Non dici niente? Eppure parlo esattamente
come te.- - Si ma tu non sei me.- lo bloccò Draco, scrutandolo attentamente -
In due anni vuoi dire che ti ho tarato a tal punto, bambino sopravvissuto? Che
fine ha fatto lo stronzo che ha attaccato briga con me a undici anni? Dov'è il
mago che è andato in giro per questa scuola a testa alta anche sotto mille
pettegolezzi? Dov'è finito il campione di quidditch, la frana in pozioni? Sei
stato una spina nel fianco per anni, Potter. Mio padre mi ha ossessionato per
te...e adesso a quanto pare scopro che bastava un po' di tempo insieme e avrei
sistemato tutto senza spargimento di sangue.- - Dray, Dray...- rispose
l'altro a tono - E tu invece? Tu non sei me. Eppure parli come se la fossi la
mia coscienza.- - Ti sto solo dicendo che hai il dovere di fare qualcosa per
impedire che i Mangiamorte tornino.- - Dovere verso chi eh?- ringhiò Potter
rabbioso - Verso i maghi? I babbani?- - No. Verso Tom.- sibilò l'ex principe
di Serpeverde - E poi verso di me. Me lo devi.- - Io non ti devo un
cazzo.- - Oh, si invece.- sibilò Draco, prima di andarsene - Mi devi sette
anni Harry! E giuro che li riavrò indietro.-
Cloe King sollevò per
l'ennesima volta lo sguardo dal libro di Trasfigurazione, posando delicatamente
gli occhi nocciola sul suo compagno di banco. Da tempo ormai aveva notato quando
Tom Riddle fosse di umore altalenante ma quella mattina però sembrava veramente
uno spettro. C'era qualcosa nella sua lentezza nel prendere appunti che la
metteva in allerta. Nello studio Tom era sempre stato da subito uno dei migliori
della classe con Ian Wallace, era sempre pronto e preparato ma quella mattina
qualunque domanda gli era stata fatta aveva ottenuto come risposta solo un
silenzio malinconico. Quando era andato a svegliarlo quella mattina l'aveva
trovato già in piedi...e i suoi occhi blu le erano parsi così vuoti e tristi.
Non l'aveva mai visto così. Sembrava...sembrava avesse ricevuto una brutta
notizia. Una volta finita l'ora della Mcgranitt non fece neanche in tempo a
chiudere la borsa che Tom era già sparito. Corse alla porta con gli occhi
sgranati ma non lo vide in corridoio. - Megafessa!!!- Beatrix Vaughn quasi
si cavò un occhio, imprecando ad alta voce come una tipica esclamazione
americana. Quella deficiente della Grifondoro le era arrivata alle spalle,
spalancando la porta del bagno proprio mentre lei si stava rimettendo una lente
a contatto violacea, in tinta con le sue ciocche. Ringhiando per lo spavento, si
volse rabbiosa - Insomma, ma non sei capace a usare un tono di voce normale
accidente a te?- - Lascia perdere!- la zittì Cloe senza neanche stare a
sentirla - Vieni con me!- aggiunse poi, afferrandola per la mano fredda e liscia
- Devi aiutarmi a trovare Tom!- La Diurna alzò un sopracciglio - Che è
successo? Ha combinato qualcosa con Harry?- - Perché?- fece Cloe
sospetta. Trix in risposta sorrise appena - Ho gli occhi per vedere. Mi sono
accorta che era triste.- - Ecco, allora metti in moto il naso e aiutami a
cercarlo!- - Mi hai preso per un segugio per caso?!- replicò la Serpeverde
irritata - Non puoi chiedere a Wallace, a Worton o al Caramellaio? E poi tu sei
una Sensistrega, usa i tuoi di poteri!- - Caramellaio?- chiese la King
incurante di tutto il resto - Parli di Archie?- In quel momento si spalancò
la porta di una dei bagni e il ghigno sornione di Damon Howthorne si posò sulle
due streghette. Il giovane Legimors scosse il capo, rimettendosi il maglione e
spettinandosi tutto. - Dio, ragazze...siete così dolci da farmi commuovere.-
commentò, sistemandosi i capelli davanti allo specchio. - Oh, che cosa carina
hai detto!- replicò Beatrix a tono, sbattendo gli occhioni con aria melensa - Se
avessi la sensibilità di uno di voi sanguecaldo forse mi avresti fatto battere
il cuore.- - La finite razza di stupide aspidi?- rimbrottò la bella
Grifondoro - Avanti, datemi una mano!- - Perché?- chiese Damon senza fare una
piega. - Come sarebbe perché?- sbraitò la biondina, afferrandolo quasi per il
collo - Stupido serpente, Tom è il tuo migliore amico no?- - Si.- disse Damon
tranquillo. - E allora aiutami a cercarlo, razza di deficiente! Non l'hai
visto che stava male a lezione?!- - In effetti potremmo andare davvero a
cercarlo.- disse Trix scoccando un'occhiata al suo compagno di casa - Forse
Wallace l'ha visto in giro. Saranno insieme a fare i compiti in biblioteca
magari.- - Si certo...- borbottò Damon, finendo di sistemarsi i capelli - E
se non volesse seccatori attorno?- - Un giorno o l'altro ti avveleno, lo
giuro.- rognò Cloe incrociando le braccia - Avanti signor Veggente. Tu che sai
tutto, che cavolo gli è successo? Ne avete parlato o hai visto qualcosa?- -
Avessi visto qualcosa non starei a preoccuparmi, trovi?- rispose l'altro pacato.
L'aria truce della King finalmente convinse il giovane lord a tapparsi la
bocca e far muovere il cervello. Dunque...doveva poteva essere finito il suo
migliore amico se aveva litigato con Harry? Se nel dormitorio non c'era e al
lago neanche, cosa che appurò Trix una volta in giardino, spiando con la sua
vista da vampira lungo le coste e le spiagge, allora per scoprire dove fosse
finito c'era un solo modo. - Ma perché, perché!- piagnucolava la Vaughn, in
spalla ad Howthorne mentre salivano le scale della torre oscura - Non potevate
andare su da soli voi due?! Accidenti a Tom!- - Mai vista una vampira che ha
paura delle altezze!- rognò Cloe dietro di loro. - Insomma, mi sembrate Harry
e Draco!- sbottò Damon - Non siete capaci di stare buone voi due?- - Quanto
ci va ancora?- mugugnò Trix ben aggrappata al suo collo - Non è adesso cadiamo
vero?- - Dio, pesi come una piuma!- le rispose sbuffando - Sta buona e non ti
agitare. Ci siamo quasi.- Arrivati davanti alla porta d'ingresso delle sale
della torre, il trio si bloccò un attimo a sbirciare dallo stipite. C'era
solo Gigì addormentata nel suo alveare, Jess e Milo. - Ciao ragazzi!- disse
la Grifondoro, entrando sparata fregandosene della delicatezza - Scusate, avete
visto Tom?- I due Auror prima di rispondere ebbero lo decenza di chiedersi
come mai Trix fosse conciata in quello stato sconclusionato ma Morrigan si
limitò a darle la merenda, cosa che la rimise in sesto mentre Howthorne e la
King si divertivano a cercare sulla mappa del Malandrino con la benedizione di
Mckay. - Perché cercate Tom?- chiese Milo pochi minuti più tardi, sfamata la
Diurna che era ancora tutta scombussolata. - Così...l'abbiamo perso di
vista.- gli rispose la Vaughn, alzando le spalle ma l'altro le scoccò una lunga
occhiata, facendola vagamente arrossire - Nessuno ti ha insegnato a raccontare
bugie migliori cucciola?- Cucciola? Trix tacque, facendo finta di non aver
notato il cerotto che Milo continuava a portare al colo. Attorno c'era una
specie di alone violaceo. Possibile che gli avesse fatto tanto male? Milo si
accorse del sguardo preoccupato e gli tornarono alla mente le parole di Gala. Il
vincolo... La sorpassò facendosi freddo, andando da Damon e Cloe che
guardavano la mappa con aria guduriosa. - Ragazzi, questa cosa è una
figata...- disse quel demonio di Howthorne - Dov'è che l'avete presa?- -
Appartiene a Harry.- disse Jess sorridendo e scuotendo il capo - Non ci pensate
neanche a metterci le vostre grinfie sopra, voi due delinquenti. Ci basta già
Harry...e poi Edward ci ha messo sopra un incantesimo, quindi statevene buoni e
cercate Tom tranquillo ok?- - Si ma è un casino...- si lagnò la King tutta
curiosa - Ma tu guarda che roba...Silente fa sempre su e giù così?- - Dove
diavolo è andato a cacciarsi quel rimbambito..- sospirò invece Damon, cercando
in ogni piccola stanza del castello. Stava girovagando con lo sguardo anche per
le torri quando notò qualcosa... May Aarons. Era nella torre degli
insegnanti. Stava davanti a quella che doveva essere la camera della loro
professoressa di Difesa. Davanti a lei camminava proprio la Lestrange, secondo
la targhetta che leggeva sui passi. Erano sulla porta...e la loro prof sembrava
camminare facendo un solco...May invece restava ferma. Dopo, sempre
considerando il movimento dei passi, parve che fra loro fosse nata una
colluttazione. Subito dopo May se ne andò, prima ancora che Damon potesse
avvisare gli altri. Meno male, pensò sollevato. Si era trattato solo di ronda
e l'Osservatrice di Draco non si era fatta male. - Oh eccolo!- La voce
squillante di Cloe lo riportò alla realtà - Eccolo Tom! È nella guferia! Forza,
andiamo!- e senza aggiungere altro afferrò Howthorne per il cappuccio, la Vaughn
quasi per la gola e li trascinò giù, incurante degli strilli della Diurna che
perse altri vent'anni di vita quando risalirono in guferia. Varcata la
soglia, vennero investiti dal terribile casino provocato da tutti gli uccelli
della scuola. Girando e pestando scheletri di topolini, i tre finalmente
trovarono il piccolo Riddle in piedi, con la bianca Edvige appollaiata sul suo
braccio, godendo delle lievi carezze che il maghetto le riservava. - Ciao.-
disse stranito, quando li vide. I tre lo guardarono, cercando qualche segno
nella sua espressione ma il Grifondoro li fissò interrogativo. - Che c'è?-
chiese, confuso - Che è successo?- - Non lo so.- sibilò Cloe cominciando ad
alterarsi - Dimmelo tu!- - Che ho fatto?- alitò, sperando che qualcuno gli
desse delle spiegazioni. - Duchessa, lascialo stare dai.- la blandì Damon
avvicinandosi a lui - Erano preoccupate per te, ecco tutto.- - Ah, noi
eravamo preoccupate.- frecciò Trix seccata. - Preoccupati per cosa?-
l'interruppe Tom. - Della faccia che avevi stamattina.- disse Cloe serafica -
Non sei neanche venuto a pranzo. Cos'hai, non dirmi che vuoi ricominciare con lo
sciopero della fame o giuro che ti prendo a ceffoni capito?- - Oh,
scusate...- Riddle finalmente capì cosa intendevano, sorridendo di sottecchi a
Damon per il fatto che quei tre squinternati lo avessero tanto a cuore - Mi
spiace, ho avuto una nottataccia.- - Siamo in due allora.- rispose Howthorne
- Dai, dimmi. Qual è il problema stavolta?- - Bhè...- gli occhi blu di Tom si
velano ancora una volta di tristezza - Ieri sera Harry ha fatto un brutto
incontro secondo me. Si è fatto male...poi si è picchiato con Draco, hanno
litigato di brutto e quando sono arrivato io perché ho sognato quello che gli è
successo, non ha voluto spiegarmi nulla.- - Hai sognato quello che gli è
successo?- chiese Trix stranita - Sei un Veggente come questo qua?- e dicendo
additò Damon che roteò gli occhi. Tom scosse il capo, un po' restio a spiegare
la faccenda - Bhè...ecco, la cicatrice a forma di fulmine che Harry ha sulla
testa gliel'ha fatta mio...Lord Voldemort.- si corresse, serrando i denti - E
quella li ha sempre collegati mentalmente. Ora accade lo stesso con me, anche se
io non posso costringere Harry a fare qualcosa che non vuole come invece poteva
fare Lord Voldemort...però sentiamo a vicenda cosa ci capita e così ieri notte
ho sognato che gli è successo qualcosa di brutto.- - E non ti ha detto cosa
gli è successo di preciso?- insistette Cloe. - No.- sussurrò il ragazzino
scuotendo il capo - Era troppo arrabbiato con Draco.- - Merlino, quanto sono
rissosi quei due...- bofonchiò Damon. - E si può sapere cosa stai facendo
qua?- s'intromise Trix. - Ecco...ho pensato che Ron da solo non riesce a
tenerli buoni e uniti. In questi momenti quei due hanno bisogno di stare
insieme. Non possono continuare a litigare.- - Questo è appurato.- sentenziò
Howthorne - Qual è il tuo piano per rimediare ai loro screzi?- - Screzi?
Hanno vent'anni suonati.- bofonchiò la Vaughn - Sono due dementi!- - Anche
lei non ha tutti i torti.- sibilò la King sarcastica - Comunque Tom? Allora, hai
un piano per quei due?- - Bhè...c'era una persona sola che era riuscita a
tenerli buoni insieme, quattro anni fa. È Hermione.- - Ma non hai detto che
sta male?- disse Damon - Che vuoi fare? Chiamarla?- - Già...- il piccolo
Riddle posò lo sguardo su Edvige, stringendo la lettera che teneva in mano - Ci
ho pensato stamattina. Le ho scritto un paio di righe...ma da quando è andata
via con Caesar, non si è più fatta sentire. So che sta male...e non vorrei farla
preoccupare.- - Se sta così male come dici non credo che le farà bene sapere
cosa fanno quei due imbecilli.- disse Trix. - Dipende...- aggiunse Cloe che
al nome della Grifoncina si era come calmata - Dipende dal suo carattere. Se
sapesse che Harry ha bisogno di lei...credi che questo le darebbe la spinta per
guarire più in fretta?- Tom parve illuminarsi, prendendo in considerazione
quell'ipotesi. Certo...ma c'era comunque in rischio che la Granger finisse solo
per aggravarsi. Non sapeva proprio cosa fare. Ma lei era l'unica, con Ron, a
poter sostenere il bambino sopravvissuto. Inspirò a fondo, sempre più
tentennante. - Senti...e mandare la lettera a tua madre?- mediò infine Damon
- Lei saprà parlare con la tua amica al momento giusto visto che vivono insieme
no?- Ecco, quella era già un'idea più sensata. Finalmente si trovò ad annuire
e così prese la sua decisione. Intestò la lettera a Lucilla e pregò Edvige di
consegnarla solo alla Lancaster. La civetta tubò orgogliosa e poi volò via,
mentre Tom pregava che Harry non si accorgesse che la sua bianca civetta stava
lavorando in sordina alle sue spalle. - Vedrai che andrà bene.- gli disse
Cloe, sorridendogli - Ne sono sicura.- - Grazie.- disse Tom arrossendo
vagamente - E scusate se vi ho fatto preoccupare.- - Figurati, dai!- ironizzò
Damon - Adesso piuttosto...andiamo a cercare quei due, che dici?- - Draco e
Harry? E che vorresti fare?- - Li portiamo al campo di quidditch e li
facciamo volare un po'.- - Guarda che potrebbero rompersi l'osso del collo.-
frecciò Trix. - Vedremo. Torniamo alla torre oscura, saranno tornati ormai.-
replicò Howthorne sicuro, riprendendosi in spalla la Vaughn che già piagnucolava
contro la loro testardaggine - Facciamo venire anche Ed e Ron, così saremo più
sicuri. E poi un amichevole di quidditch non ha mai ucciso nessuno.- - Di
quei due proprio non sai niente.- sogghignò Tom rinfrancato - Però possiamo
provare!- Ma la faccia di Potter e Malfoy, davanti alla loro proposta, cadde
quasi subito in un'espressione omicida. - Perché?- bofonchiò Damon serafico,
fissando il biondo Auror - Non sei più capace?- Draco non lo guardò neanche,
portandosi un calice di vino rosso alla bocca - Maledetti ragazzini.-
sibilò. - Eddai, che problema c'è?- disse Ron divertito, seduto fra Tom e
Cloe - Potremmo farci due risate. È giovedì, i ragazzi faranno i compiti stasera
e noi potremmo rilassarci un po'.- - Io sono già abbastanza rilassato, non
vedi?- sentenziò Potter con aria bellicosa. - Oh, questo è palese. Te
l'assicuro.- replicò il rossino pacificamente. - Vabbè, allora vorrà dire che
andremo tutti da soli...- attaccò la King sbattendo gli occhioni nocciola - Tra
un po' farà buio, noi da soli...al campo...quando cala il sole...coi
Dissennatori in giro...- Draco e Harry se ne uscirono con un ringhio
all'unisono, mentre quella continuava imperterrita - E poi con tutta la gente
che vuole fare del male a Tom, a Damon...- - A te, piccola vipera di una
Grifondoro se non ti chiudi subito quella boccaccia.- sibilò Malfoy acido. -
Oh che paura...un altro Serpeverde che sputa veleno!- ironizzò lei - Allora? Non
sei più capace a volare per caso?- - Hai voglia di attaccare briga?- -
Draco, per favore...è una ragazzina.- cercò di placarlo Ron sogghignando di
nascosto. - Grifondoro.- ringhiò il biondo rabbioso - D'accordo, vi
accompagno. Ma tu stammi lontana!- Cloe ridacchiò in un modo che a Draco
piacque poco. Accidenti, quella specie di leonessa gli ricordava qualcuno. -
Vengo anch'io.- disse Ron, afferrando Harry per il cappuccio della casacca - E
anche lui!- - Non ho voglia di volare.- borbottò Potter. - Però puoi
sempre venire a controllare Tom e gli altri no?- rise Edward, che si stava già
preparando - Vuoi davvero dirmi che non hai voglia di volare un po' al campo?
Non ci credo. È da quando siamo tornati che guardi i cerchi come un
assatanato!- - Dai Harry, vieni con noi!- chiese a quel punto anche il
piccolo Riddle, aggrappandosi al suo braccio - Tu e Draco non siete obbligati a
giocare, basta solo che veniate...così vi riposate un po'.- Ma chissà perché
i ragazzini ce l'avevano sempre vinta?, pensò il bambino sopravvissuto mentre
scendevano dalla torre. Alla fine Milo, Jess e Clay erano rimasti alla base a
controllare la mappa e anche se l'idea di rimontare in sella a una scopa nel
campo da quidditch di Hogwarts era parecchio allettante, l'irritazione verso
Malfoy e la sua odiosa capacità di sbattergli sempre tutto in faccia continuava
a renderlo di pessimo umore. Per non parlare poi di come continuava a
guardarlo Tom... sempre quello sguardo. Sempre quella preoccupazione,
quell'affetto sincero assolutamente, secondo lui, mal riposto. Era atroce.
Una situazione atroce e non sapeva davvero come uscirne. Avrebbe tanto avuto
bisogno di un consiglio...di qualcuno che l'avesse aiutato a mediare di nuovo
con Draco. Eppure sembrava che tutto fosse stato buttato al vento. Anche
mentre volava al campo, con Tom seduto sulla scopa dietro di lui e Cloe davanti,
continuò a vagare con la mente...a vagare, a vagare. E poi capì che doveva
tornare dove tutto era iniziato quella notte. Si, sarebbe tornato al
Velo...non c'era altro da fare. Forse le sue domande avrebbero trovato le
risposte nell'uomo che aveva dato vita alla sua leggenda. - Sono bravi a
volare.- Edward Dalton distolse lo sguardo da Hogwarts, portandolo su Damon
che era rimasto sugli spalti per cercare di placare i conati di vomito della sua
amica Beatrix. - Vedrai alle amichevoli quando ci sarà la riunione del nostro
anno.- ghignò l'ex Corvonero, divertito. - Mai visto un gioco più stupido.-
disse invece Trix, con la faccia più pallida del solito. - Che ci vuoi
fare...certa gente ama il rischio.- frecciò Howthorne divertito -
Piuttosto...Edward, scusa ma May è tornata?- Dalton lo scrutò senza capire -
Perché? È andata a Londra da Orloff.- - No...- disse il Serpeverde, scuotendo
il capo con aria confusa - Un'ora fa circa stavo cercando Tom su quella mappa
magica che avete alla torre e l'ho vista davanti alla camera della prof di
Difesa...credevo stesse di ronda ma da come si muovevano i passi credo che
stessero parlando...poi credo che la prof l'abbia assalita ma May se n'è andata
poco dopo, quindi stava bene...scusa, non volevo farti preoccupare...credevo lo
sapessi che era andata lì di ronda...- - Si, scusa...- Edward dopo qualche
secondo di silenzio sorrise in maniera alquanto gelida e quel gelo si colse alla
perfezione nei suoi occhi, che parvero essere attraversati da un lampo - Me
n'ero scordato io, ho sempre la testa per aria. Ma...hai detto che la Lestrange
l'ha attaccata? In che senso?- Howthorne ebbe la vaga impressione che quella
domanda avesse un altro fine, ma non fece commenti, limitandosi a dire ciò che
aveva visto - La prof camminava davanti alla sua parta, avanti e indietro...non
so, come se fosse arrabbiata. May deve averle detto qualcosa che l'ha fatta
arrabbiare perché subito dopo le è andata vicino.- - Vicino eh?- Dalton fece
una smorfia e sotto lo sguardo stranito di Ron che passava vicino agli spalti
con la scopa, l'ex Corvonero si accese una sigaretta cosa che faceva solo quando
era notevolmente nervoso o...infuriato. - Dici che sta bene?- borbottò Trix -
Se ha attaccato briga con la prof magari si è fatta male.- - No, no
tranquillo.- replicò l'Auror dando un tiro veloce - Sono sicuro che May sta
benissimo. La rivedremo fra breve... lei non è una che si fa sconfiggere
facilmente. Adesso scusate.- aggiunse all'ultimo cominciando a risalire la
gradinata degli spalti - Vi spiace se vi lascio qua con Ron e gli altri? Devo
andare a Londra da mio padre. Ho dimenticato che oggi è il compleanno del nostro
maggiordomo e non vorrei mancare.- - Figurati, li avvisiamo noi. Ci vediamo
domani.- gli disse Damon e quando Dalton se ne fu andati, i due Serpeverde si
scambiarono una rapida occhiata. Trix poi rise senza neanche accorgersene. -
Non so come tu abbia fatto...- disse soave - Ma credo che tu gli abbia aperto
gli occhi su qualcosa.- - Dici?- Howthorne corrucciò la fronte - Anche io ho
avuto quest'idea...ma non capisco bene che cavolo gli sia successo. Quando ho
nominato May e la Lestrange si è come incupito.- - Magari l'Osservatrice di
Harry ha dei motivi per vendicarsi della prof.- - Chi non ne ha, verso la
figlia di quella donna?- borbottò Damon facendosi pensieroso. Ma che strano...in
quei mesi aveva cominciato a conoscere abbastanza bene gli amici di Tom e Draco
e se aveva inquadrato bene tutto il loro gruppo, a parte lo strano rapporto fra
Harry e Draco, per una volta non aveva inteso bene le...intenzioni di
Dalton. Gli era parso, a scanso di equivoci, che Edward avesse avuto una
strana espressione nello sguardo. Come...una sorta di presagio di tempesta. E lo
stesso aveva visto negli occhi di Potter. Il giovane Legimors portò la sua
attenzione insieme alla Vaughn su Tom e Cloe...che strano. Quell'avviso di
burrasca si stava propagando. Lo sentiva...e se avesse avuto una premonizione,
avrebbe dovuto rompere la promessa che aveva fatto a Draco pochi giorni dopo
l'inizio della scuola. Gli aveva promesso di non immischiarsi mai in quella
guerra...ma ora non poteva più mantenere quel giuramento. Tom era suo
amico...sarebbe stato per sempre il suo migliore amico, fino alla loro morte...e
non poteva abbandonarlo. Qualunque cosa li avesse aspettati in quei mesi,
Damon era fermamente convinto che insieme sarebbero stati in grado di
superarla...e se avesse sognato altre morti...bhè, non avrebbe fatto altro che
seguire il destino che gli era stato prescritto. In fondo, come un tempo gli
aveva detto suo padre, lui sarebbe stato per il figlio di Lord Voldemort come
gli occhi della signore Morte. Quando e se mai fosse arrivata...sarebbero stati
pronti.
Un enorme grazie a Luz79, non solo per gli auguri e le sue
belle recensioni, ma anche per saper trovare sempre il momento giusto per tirare su il morale
agli scrittori. Grazie Rita. Vedrò di aggiornare più presto che posso anche T.M.R. e spero
di finirlo in maniera degna di questo nome. Un abbraccio forte.
Barbara
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Capitolo 27 *** Capitolo 27° ***
Dicembre attaccò Hogwarts in maniera più battagliera del
solito quell'anno e più precisamente con una ridda di tempeste e nevicate che
cominciarono a piovere a raffica sul castello ad appena pochi giorni
dall'undicesimo compleanno a di Tom, il quattordici dicembre. Quello stesso
giorno però le cose erano sembrate andare male fino dalla notte stessa. Una
pesante nevicata si era abbattuta sulla scuola, lasciando al suolo un abbondante
metro di neve e aveva anche gelato il lago in una spessa coltre ghiacciata. Il
freddo era aumentato di colpo e se nelle torri si sentivano spifferi fastidiosi
a cui però si mediava col stufe e portentosi camini...a Serpeverde e a
Tassorosso, la cosa stava degenerando. - Salute!- disse Beatrix Vaughn quella
mattina, dopo l'ennesimo starnuto di Damon Howthorne, che le camminava a fianco
imbacuccato dentro alla sciarpa, ai guanti e a un doppio maglione sotto il
mantello per i corridoi del primo piano, diretti in aula pozioni - Ma stai così
male?- - Mi piacerebbe che sentissi il freddo che fa là sotto!- ringhiò il
giovane Legimors scoccandole un'occhiataccia col naso rosso e gli occhi lucidi -
Dovresti stare più attenta, Trix. Non puoi girare in maniche corte quando tutti
si gettano praticamente dentro al camino.- - Che palle voi sanguecaldo.-
sbuffò la Diurna che era l'unica a Serpeverde e non soffrire d'ipotermia tutte
le notti - Piuttosto...ho sentito che stanotte hai passato di nuovo delle ore in
bianco.- - E a te chi l'ha detto?- rognò Howthorne, seccato. - Non me l'ha
detto nessuno. C'era Alderton che lo ululava ai quattro venti in sala comune
quando sono scesa.- rispose tranquilla mentre l'altro assumeva un'espressione di
disgusto - Credo che Fabian però si stia abituando. O forse crede che tu l'abbia
visto morire...non so...ma il fatto che tu vada in giro con Tom forse alla fine
riuscì a redimerti agli occhi del nostro signor Alderton, cosa dici?- - Che
vadano tutti al diavolo.- sibilò Damon, rabbioso - Sono tutti uguali.- - In
cosa?- - Con me.- rispose, mentre la ragazzina lo guardava attenta - Tutti la
pensano nello stesso modo.- - Bhè, non proprio tutti.- replicò Beatrix
tranquilla, abbozzando un sorriso - Tom non lo pensa.- - Tom è speciale.-
Damon volse lo sguardo dall'altra parte del corridoio e lo vide arrivare di
corsa con Cloe alle spalle, ancora con delle ciambelle dalla colazione ficcate
in bocca - Lui capisce cose che gli altri non capirebbero mai.- - Anche tu
non hai paura di cose che invece terrorizzano gli altri.- lo stuzzicò la Vaughn,
mettendo in vista i canini di volata con un sogghigno ed entrando in classe con
i due Grifondoro. Già, pensò il Legimors restando fermo fra gli studenti che
passavano al suo fianco, ridevano e scherzavano. Se c'era una cosa che il suo
dono di Veggente e Lettore di Morte era riuscito a fargli imparare in breve
tempo era che niente era mai come sembrava. Specialmente la persona più innocua.
All'improvviso però qualcuno gli batté una mano sulla spalla...e Damon,
ancora prima di vedere chi fosse stato, sentì una fitta alla testa. E poi...poi
vide qualcosa di lungo...e grande...che strisciava nell'ombra. Vide due
grandi occhi gialli...e sentì un suono sibilante...poi un grido...e davanti a
lui, come se si fosse trattato della realtà, vide un ragazzino dai capelli color
mogano rovesciato a terra. Morto. - Ehi Howthorne...tutto ok? Stai
bene?- Matt Rogers gli stava ora davanti, guardandolo incuriosito. Era uno
del primo anno di Corvonero. Un tipo che faceva un sacco di disastri nelle ore
della Cooman ma molto socievole e divertente, anche se a volte un po'
spaccone. Lui aveva i capelli color mogano...era Matt... -
Damon...tutto ok?- richiese il Corvonero, stupito. - Si...si, tutto bene.- si limitò
a dire il Serpeverde, deglutendo. Dannazione. Dannazione! Sapeva che sarebbe
successo prima o poi e infatti era accaduto! Un suo compagno sarebbe morto
quella notte stessa. Entrato in classe, continuò a sentirsi addosso lo sguardo stranito
di Matt ma cercò di non farci caso, limitandosi a mettersi fra Tom e
Trix come faceva di solito, mentre Cloe gli stava seduta davanti a chiacchierare con
Martin Worton. Nel tavolo sul loro fianco sinistro c'erano Fabian Alderton,
l'insopportabile Fern Gordon con la sua vocetta da oca, Clyde Hillis che
era il sinistro e quanto mai diabolico compagno di scorribande di Alderton, Adam
Broody, Charles Moore detto il Nulla perché segava sempre le lezioni già
al primo anno e altri due Serpeverde. A sinistra un nutrito gruppo di Grifondoro
fra cui Archie, Bruce e Ian che ciarlavano tutti contenti della neve. - Si
potrebbe quasi andare a pattinare.- propose Martin visto che Piton ancora non
arrivava. - E' vero. Il lago è ghiacciato. Stamattina Brian e Julian Foster
sono andati a controllare. La lastra è spessa abbastanza.- disse Cloe tranquilla
- Tom tu sei capace a pattinare?- - Più o meno, sto in piedi.- rispose il
piccolo Riddle con un sorriso - Perché?- - Bhè, oggi è il tuo compleanno.-
rise Ian alle sue spalle - Visto che non abbiamo il tempo per festeggiare
possiamo passare la giornata tutti insieme ma dovremmo trovare i pattini per
tutti.- - Ehi yankee, sai pattinare tu?- chiese la King, pronta a scatenare
una sfida. Trix sogghignò, seduta sullo sgabello a leggere l'ennesima rivista
di musica - Ti batto quando voglio!- - Come no...- ghignò la biondina - A
quanto pare Howthorne sei l'unico a cadere sempre come una pera.- - Non
dargli il tormento poverino.- disse la Vaughn, prima che il giovane lord potesse
aprire la sua bocca velenosa - Oggi si è svegliato col piede storto.- - Si,
in effetti hai una faccia spaventosa.- concesse la Grifondoro. - Oh, grazie
duchessa. Tu si che mi tiri sempre su il morale.- frecciò Damon con stizza,
sotto lo sguardo attento e incuriosito del suo migliore amico - Spero che ti si
spacchi il ghiaccio sotto i pattini.- - Premonizione Howthorne?- sibilò di
punto in bianco una voce alle loro spalle. Era Fabian Alderton naturalmente e
quella mattina sembrava in vena di cercarsele. Come sempre tutti si zittirono,
per sentire altri succulenti pettegolezzi sulle strane capacità del futuro lord
che però non raccoglieva mai nessuna sorta di provocazione. - Allora Damon?-
lo incalzò Alderton con la sua faccia da mastino - Chi morirà stavolta eh? Sai
cosa si dice in giro? Che i Legimors sono una branca di maghi che andrebbero
isolati dal resto della comunità magica per bene.- - Sono altri i maghi che
andrebbero spazzati via, Fabian.- sibilò Cloe intromettendosi come suo solito
con gli occhi nocciola pieni di rabbia - E fra questi ci sono quelli che a te e
a tutti voi altri serpenti piacciono tanto!- - Claire...- la bloccò Tom
prendendole una mano ma la bionda andò avanti, sempre a voce più alta - Ti piace
tanto fare il grande per i corridoi eh? Chi ti credi di essere per insultare
Damon e i mezzosangue quando tutti quelli della tua famiglia si sono sempre
dichiarati apertamente dei Mangiamorte eh?!- All'ultima frase scoppiò un
mormorio sommesso e il caos generale ma Alderton non la prese bene. Impallidì
notevolmente e sprizzando collera dagli occhi le si fece vicino, spintonando
tutti e sgomitando. Quando le fu a un passo, sembravano mangusta e serpente
pronti all'attacco. - Prova a ripeterlo!- la sfidò ma naturalmente la
biondina non indietreggiò minimamente, anche se gli arrivava al naso. - Ho
detto che quelli come voi sono dei codardi Mangiamorte che hanno ucciso un sacco
di persone in nome di un ideale idiota! I veri inferiori sono quelli come voi!-
scattò, mentre tutta Serpeverde s'infiammava e attaccava a sbraitare -
Disprezzate i mezzosangue e calpestate gente come Damon solo perché hanno più
potere delle famiglie dei purosangue! Sei tu quello che mi fa schifo Alderton! E
tanto perché tu lo sappia io sono una Sensistrega!- Mentre Trix si metteva le
mani sugli occhi e i ragazzini accoglievano la notizie fra stupore, gridolini e
sconvolto, Alderton sembrava sul serio sul punto di esplodere. E infatti un
attimo dopo lo videro sollevare un pugno...come pronto a colpire Cloe ma non lo
fece mai. Prima perché il suo polso venne fermato a mezz'aria da Damon...e poi
perché Tom si parò di fronte alla King...e con uno sguardo che Alderton non
avrebbe mai più scordato. Trovandosi al muro, Fabian dette uno strattone e si
liberò dalla presa di Howthorne. - Prova a toccarla e te la faccio pagare.-
gli sibilò Damon affiancandosi a Tom e se anche Riddle non disse nulla, i suoi
occhi blu per una volta erano tanto contratti da sembrare quelli di un adulto.
Rapidamente la tensione parve scemare ma quando arrivò Piton tutto andò a
scatafascio. Quell'infame di Alderton attaccò a urlare dicendo che la King e
Howthorne aveva insultato lui e la sua famiglia, Tom invece li difese a spada
tratta dicendo che era stato Fabian a insultare prima Damon e come sempre quando
si trattava del professore di pozioni andò a finire in un solo modo. - Non è
giusto! Non è giusto!- ringhiava Cloe alle due di pomeriggio, sistemando ogni
schifoso intruglio che albergava nello studio di Piton, invaso da boccette,
provette e pozioni fatte con chissà che orrore - Non è assolutamente giusto!-
scandì ancora, mentre Tom le passava un vasetto contenente una specie di
draghetto sotto forma al deide - Non è colpa nostra, è tutta colpa di quel cane
da riporto largo quanto un armadio!- - Te ne stessi zitta una buona volta ora
non saremmo qua!- replicò Damon con maggior astio del solito - Te l'ho detto
mille volte duchessa! Se non gli rispondo è solo perché non ho voglia di farmi
dare il tormento da quello ok? Non ho bisogno di te che vieni sempre a
difendermi, senza contare che quel verme stava per picchiarti!- - E credi che
sia così facile?- lo zittì la biondina - E comunque non lo faccio per te, sia
chiaro!- - Al diavolo, che t'è saltato in testa di dire che sei una
Sensistrega eh?- sbottò di nuovo Howthorne - Adesso quelle cretine delle tue
amiche ci staranno già ricamando sopra, per non parlare di Fern Gordon che
aspettava solo un valido motivo per strombazzare un qualche tuo difetto ai
quattro venti! E oggi è anche il compleanno di Tom e grazie a te siamo qui in
questo laboratorio degli orrori a sistemare cose che non vedo neanche nei miei
incubi peggiori!- - Oh ma smettila! Se ogni tanto Alderton lo rimettessi un
po' al suo posto non dovresti stare sempre a sentire le sue frecciate!- gracchiò
ancora Cloe ignorando le sue parole, mentre Tom se ne stava in mezzo fra loro
due a cercare di fare da paciere - Non è giusto per principio, razza di
rimbambito! Non è giusto che guardino male i mezzosangue, come non è giusto che
ti diano il tormento perché prevedi la morte della gente! Secondo me è una dote
se non fantastica ma molto utile. E poi se sei un Legimors ci sarà un motivo
no?- - Come sarebbe?- le chiese, esasperato - Ma cosa stai dicendo?!- - La
mamma dice sempre che ci accadono solo cose che possiamo reggere.- scandì Cloe
altezzosa - Quindi se tu sei un Legimors vuol dire che sei la persona adatta per
questo dono!- - Senza offesa per Mary ma lei è la donna che ha sfornato
questa filosofia e ha messo al mondo te, quindi per dare una ragione alla tua
nascita doveva per forza inventarsi qualcosa del genere!- ululò Damon ormai al
limite, strappando una leggera ghignatina a Tom - E adesso vedi di smetterla di
ficcarti sempre nella mia vita, non ho bisogno di una sorella né di una madre
quindi fatti una chilata di affari tuoi e... AHI! Cazzo Cloe!- scappò detto al
lord, quando ricevette un libro sulla testa - Mi hai fatto male! Che cavolo t'è
preso?!- - Mi è preso che sei un imbecille!- sibilò la Grifondoro, dandogli
le spalle - Vai al diavolo Damon, non cambi proprio mai!- - Ehi, adesso non
t'azzardare a fare l'offesa sai?!- - Su ragazzi calma, va bene?- s'intromise
Tom dolcemente - Dai, in fondo ci basterà un'oretta qui dentro, poi andremo a
cercare Trix e andremo a fare due passi al lago. Va bene?- - Va bene un
corno!- sbuffò Cloe - Io con sua altezza "Non Ho Bisogno di Nessuno" non vado da
nessuna parte!- - Razza di scema, ma ti rendi conto che stava per
picchiarti?- rognò ancora Damon - Ma sei una donna o cosa?- - Tanto c'era Tom
a difendermi!- replicò la biondina, fissandolo truce - Non fare tanto il maschio
oltraggiato!- Con un ringhio sommesso Howthorne alla fine lasciò perdere e
bastò un sorriso affettuoso di Tom a placarlo un po' anche se comunque rimettere
a posto quel casino nello studio di Severus-Sono-Sempre-Più-Perfido-Piton non
era certo facile. Alla fine però venne loro in aiuto qualcuno che aveva passato
anni a fare quel lavoro. - Oh, siete qua!- Erano le tre e mezza quando
Harry Potter e Draco Malfoy apparvero sulla soglia dello studio. I tre
ragazzini li fissarono come se fossero stati la manna dal cielo e con i due
Auror c'era anche Beatrix che era andata a chiamarli in previsione della loro
incapacità di rigirarsi in quel macello. Alla fine fu Draco a dare le
direttive e dopo circa mezz'ora furono liberi...al freddo del giardino. -
Grazie per averli chiamati.- disse Tom alla piccola Diurna, quando lui, Cloe,
Trix e Harry si ritrovarono fuori in corridoio, mentre Malfoy e Howthorne
chiudevano tutto e andavano da Piton a riportargli le chiavi. - Che avete
fatto stavolta per attirarvi la rabbia del vecchio cobra eh?- ghignò Harry acido
- Avete insultato la nobile casa dei Serpeverde?- - No, solo Fabian
Alderton.- gli disse la King con una smorfia - Stamattina Alderton ha detto che
i Legimors andrebbero cacciati o rinchiusi da qualche parte, così mi sono
limitata a ricordargli che "altra gente" è già stata rinchiusa e che fra questi
prima o poi potrebbero esserci i suoi genitori.- Harry scoccò un'occhiata
divertita a quel gruppetto. Mamma mia, se la biondina era di fuoco, la mezza
vampira sapeva quando e come mettersi in mezzo, per non parlare di Damon che gli
sembrava tanto un vulcano pronto a esplodere. Forse l'elemento più tranquillo lì
in mezzo era proprio Tom. - Ah...- si ricordò il bambino sopravvissuto - Dopo
cena sali sulla torre. Lucilla e il tuo amico Cameron ti hanno mandato una
lettera e un pacco. Credo ci sia un regalo. È parecchio pesante.- - Ok,
allora vengo dopo mangiato! Posso portare gli altri?- - Certo.- rise Potter,
facendo tornare a Cloe il buon umore - Ma non fatevi beccare da Pix e vai a
prendere Damon e Beatrix a Serpeverde col mantello, o saranno guai grossi. E
un'altra cosa!- gli disse, prima di andarsene da Ron che lo stava chiamando da
una finestra del secondo piano - Tieniti libero per domenica perché torniamo a
Londra. Andromeda ci ha invitati a cena! Ci saranno anche Sirius, Remus e tua
zia Narcissa. A stasera!- Cavolo, pensò Tom arrossendo vagamente. Una cena in
famiglia in piena regola! Vabbè che era il suo compleanno ma anche i Black
gli piacevano tutti davvero tanto, si sentiva ancora un po' in imbarazzo a stare
fra loro. Certo, rivederli comunque gli avrebbe fatto un enorme piacere e poi ci
sarebbero stati anche Elettra e Blaise, che non vedeva da quasi tre mesi ormai,
da quando era iniziata la scuola. Accadde però qualcosa che gli fece passare
il buon umore per mettergli addosso un fastidioso senza di angoscia. Beatrix
e Claire gli avevano chiesto di aspettarle mentre loro andavano in bagno a
risistemare le lenti della Diurna e quando rimase solo, si sedette su una
panchina coperta di neve, pulendo alla meglio la pietra, e una volta tranquillo
tirò fuori il libro di difesa per mettersi a leggere gli ultimi appunti di
Tristan...quando una fosca presenza si piegò su di lui. Tom poté appena sentire
un vago profumo di Rose di York perché Vanessa Lestrange aveva quasi appoggiato
il mento sulla sua spalla, tutta sorridente. Il piccolo Riddle sgranò gli occhi
e si scostò, esattamente come la sorellastra che però si fece indietro con
calma, continuando a sorridergli. - Buon pomeriggio.- gli disse soave - Tutto
bene Tom?- Il maghetto la scrutò diffidente, cercando di capire cosa volesse
- Si, tutto bene professoressa.- - Vanessa.- lo corresse lei - Siamo
fratelli, angelo mio.- Riddle non rispose, mettendosi in piedi pronto ad
andarsene in qualunque momento. Non voleva stare con lei. Non voleva stare con
sua sorella. Sapeva che era cattiva, che a lei non importava nulla di lui. Lei
aveva fatto del male a Hermione...non voleva averci niente a che fare.
Però...però... - So che è il tuo compleanno.- continuò la bella strega,
stupenda come non mai avvolta in un cappotto bruno di pelliccia - So che Harry e
Draco ti avranno detto un mare di cattiverie su di me e Rafeus ma voglio che tu
abbia questo.- e senza sentire ragione gli prese le mani, lasciandogli un
pacchetto leggero ma compatto. Tom sbarrò gli occhi e la guardò intimorito,
tanto che Lestrange rise divertita...e con una risata che a lui non piacque per
niente - So cosa credi, Tom. Ma non c'è maledizione sul mio regalo. Il nostro
adorato cucino potrà farci sopra qualsiasi contro incantesimo ma è solo un dono
che ho pensato di farti per ricordarti chi sei.- concluse Vanessa, chinandosi a
baciargli la fronte - Aprilo quando sei solo. E non temere. È solo una
foto.- Deglutendo, Tom si toccò la pelle dove Vanessa l'aveva
baciato...sembrava scottasse... Una foto?, pensò poi guardando il pacco. Che
fosse solo quello? Intanto anche un altro ragazzino in quello stesso momento
stava facendo i conti con delle grane mentali tutt'altro che indifferenti. Damon
era andato da Piton in sala insegnanti, accompagnato da Draco, e dopo essersi
scusato col professore anche se lui non centrava un bel niente, uscì all'aria
aperta che sperava potesse calmargli la rabbia che da quella notte lo stava
divorando. Sentì lo schiocco dell'accendino di Draco e si volse a guardarlo,
incontrando i suoi occhi grigi che sapevano "vedere" più di quanto la gente
immaginasse. Malfoy dette un tiro e lo afferrò per la sciarpa, trascinandolo
sotto le arcate. - Non vorrai farmi la predica anche tu.- gli disse il
ragazzino, alzando il collo del maglione sulla bocca e sul naso. - Figurati.-
rispose il biondo, che per tanto tempo era stato come ora era Damon - Volevo
solo dirti che tuo padre stamattina mi ha mandato una lettera. Mi ha chiesto di
tenerti d'occhio e controllare le tue visioni.- - Hn.- ghignò Damon
amaramente - Già. Potrei intaccargli il nome. Avere un figlio come me gli rovina
la carriera e il nome di famiglia. Ormai già l'ho fatto quindi non vedo di cosa
debba preoccuparsi ancora.- Draco lo scrutò a lungo, senza dire nulla,
appoggiato al muro...poi sorrise in modo strano. - Che c'è?- gli chiese
Howthorne - Che ridi?- - Lord Michael non è una cattiva persona.- si limitò a
mormorare l'Auror - Non è come lo credi tu.- - Ah no?- rise di nuovo il
ragazzino - Secondo te uno che mi guarda disgustato solo perché non so parlare
il Serpentese come tutti gli altri in famiglia è uno normale? Non è colpa mia se
sono nato Legimors e non Rettilofono.- sibilò Damon, cambiando tono e mettendosi
sulla difensiva - Neanche a me piace vedere gente morire ma lui di questo se ne
frega! Dal momento in cui ho disonorato la famiglia mi ha messo da parte! In me
non vedeva altro che un erede maschio a cui mollare il nome di famiglia...e
adesso che ho qualcosa che non va già non gli vado più bene! Che razza di brava
persona sarebbe mio padre eh?- sbottò quindi, rivolgendosi a Malfoy. Che
strano. Quelle parole gli sembravano così familiari...erano antiche e giovani,
al tempo stesso. Anche lui a suo tempo le aveva urlate...perché quando era
solo, quando nessuno poteva sentirlo. Damon era diverso da lui. - L'ho
già chiesto a Cloe tempo fa e ora lo chiedo anche a te, Draco.- gli disse alla
fine il maghetto, scrutandolo con gli occhi celesti quasi vitrei - Il giorno in
cui...per ottenere l'affetto di mio padre o comprarmi la sua benevolenza mi
vedrai cambiare e diventare qualcosa che assolutamente non vorrei essere...mi
prometti che mi ricorderai quello che ti ho detto oggi? Picchiami Draco...ma
ricordami che non voglio essere ciò che lui vuole solo perché io sono diverso da
come mi ha desiderato. Va bene?- Oh, Harry...questa dovevi sentirla, pensò Draco
Malfoy tornando dagli altri con un sorriso ambiguo stampato sulle labbra.
Dovevi sentirlo davvero Potter. Un ragazzino di undici anni è arrivato dopo io
non ho mai avuto il coraggio. Io non ti ho mai detto, Potter, di prendermi a
pugni per ricordarmi che tanto Lucius non mi avrebbe mai amato neanche se gli
avessi portato la tua testa. Lui non aveva posto per me nel suo cuore. Ancora
adesso forse lesinerei il suo affetto se fossi qui...e lo farei facendo finta di
esserti nemico. E Damon invece mi ha detto che preferisce sentirsi
odiato...che essere quello che non è. Sogghignò, sentendo quasi le lacrime
pizzicargli gli occhi. Accidenti... ecco come ci si riduceva a passare tanto
tempo con dei ragazzini pestiferi. Si fermò per un attimo sotto le arcate del
giardino...a guardare lo splendore della neve che quasi accecava. Il freddo
pungente s'insinuò dentro di lui ma per una volta Draco non si fece abbracciare
da esso. Guardò la fontana ghiacciata, come tante volte l'aveva vista nei
suoi sette anni da studente. Guardò i tetti bianchi delle costruzioni interne di
Hogwarts, guardò i pochi ciuffi ancora verdi sotto la neve...il cielo
plumbeo... Alcuni corvi volavano sulla fontana, in cerchio...e sembravano
avvisare un'altra bufera. Poi due braccia calde gli circondarono la vide e un
alito dolce e tiepido gli sfiorò il collo, prima che May lo accarezzasse con un
bacio. - Non stare qui fuori...fra freddo...- gli disse dolcemente,
schiacciandosi contro di lui. - Non lo sento.- le rispose, stringendole le
mani con le sue - Dove sei stata?- - A Londra. Spiavo Orloff. Ho un messaggio
per Clay, deve tornare al Quartier Generale stanotte. Hanno mobilitato tutta la
squadra dei Sensimaghi, pare ci sia un ladro al Ministero.- Draco scosse il
capo, continuando a sorridere. Accidenti, si stavano proprio dando da fare. -
Dai, torniamo dentro.- gli disse la sua Osservatrice poco dopo, stretta fra le
sue braccia dopo un lungo bacio - Ti faccio qualcosa di caldo e poi finiamo i
regali di Tom! A proposito...anche tu fra un po' compi gli anni vero?- - Si.-
borbottò, fissandola sospetto - Che hai in mente mezzosangue?- May per tutta
risposta gli strizzò l'occhio e dopo un altro bacio veloce a fior di labbra lo
afferrò per mano e lo trascinò via, mentre le loro risa risuonarono a lungo
sotto le arcate del castello. Ciò però di cui non si erano accorti i due
Auror, era che fra i tanti corvi che erano venuti a portare il messaggio di
tempesta, ce n'era uno che non era come tutti gli altri. Quando i tetri uccelli
si levarono in volo come un nero fascio di perle, uno
rimase appollaiato sulla
fontana...a fissare verso il punto dov'era stato prima Draco. Rimase lì per
tanto, tanto tempo...poi si scosse e alzò gli occhietti sinistri sulla torre
oscura. Un
battito d'ali e sparì a sua volta ma non andò lontano. Per quella notte
forse avrebbe dovuto prestare attenzione a ben più di un cerca guai. Di quello
Hermione Jane Granger Hargrave era più che sicura.
Era mezzanotte quando
finalmente nella Torre Oscura tornò un minimo di tranquillità. Piatti
sporchi, bicchieri, portacenere, bottiglie vuote, briciole e sedie ingombravano
la sala riunioni ma nessuno degli Auror aveva la benchè minima voglia di
mettersi a riordinare dopo la festa per Tom. Ron Weasley stava appoggiato
alla finestra e nonostante il freddo che filtrava dai vetri aperti, il rosso
continuò a scrutare il cielo. Non sapeva dire esattamente cosa fosse, ma da
quella mattina aveva la sensazione di essere spiato e non era quella Katrina che
vagava negli specchi. Non era lei. Era qualcun altro. Sentiva come una
presenza alle sue spalle...ma ogni qual volta credeva di riuscire a prendere
quello spione, si ritrovava da solo...senza nessuno dietro di lui, o nascosto
fra le ombre. E poi il fatto che Clay avesse dovuto andare a Londra quella
notte non gli piaceva per nulla. Il fatto che Orloff avesse richiamato tutti i
Sensimaghi non gli sembrava altro che l'ennesimo modo per togliere aiuti
preziosi a Harry. Si, aveva la classica sensazione che aveva provato per
tanti anni quando era studente. Sarebbe presto successo qualcosa...molto
presto. - Ehi che faccia da mummia.- disse Harry arrivandogli a fianco - Che
c'è? È tutto il giorno che sembri strano.- - Non ti sei sentito osservato
oggi?- gli chiese Ron, andando subito al punto. - No, purtroppo l'unica cosa
che ho osservato è il mio bracciale.- replicò serafico Potter - Nella vasca da
bagno ha fatto le bolle di sapone e il drago che c'è sopra mi ha fatto una
linguaccia. A Malfoy invece ha strizzato l'occhio.- - Bella presa per il
culo.- ghignò il rossino - Gli altri dove stanno?- - Oh, May ha sbaraccato la
tavola e stiamo ascoltando le proposte di Elisabeth sull'educazione di
Degona.- Per educazione di una piccola strega dell'alta società naturalmente
la Jenkins non intendeva un'istruzione magica a prova di bomba. Ma certo che
no! - Pensavo a delle lezioni di pianoforte Tristan!- stava cinguettando Liz
quando i due tornarono in sala, seduta in poltrona accanto ai due fratelli Mckay
- Pensa come sarebbe belo ascoltare Dena suonare il pianoforte di Cedar House!
Nessuna bambina può vantarsi di saper suonare a quest'età. E poi ho pensato alla
danza e al canto.- - Liz...ma non è un po' troppo piccola?- abbozzò Tristan
timidamente. - No, certo che no! Deve imparare il più presto possibile. E poi
mi sembra molto dotata. Ha una grazia tutta particolare e col suo carattere
immagino saprà fare un'ottima figura con gli amici di tua madre, non
credi?- Calò l'omertà generale ma la Jenkins quando si trattava di certe cose
non ascoltava minimamente; Milo per primo che si stava ficcando due dita in gola
in sordina per far capire il suo fantastico assenso alle follie della
tata. Meno male che Dena era a letto...e non lì a sentire quel delirio! -
Secondo voi sta' storia del ladro al Ministero è vera?- chiese Edward più tardi,
seduto davanti al whisky. - Ho provato a chiedere in giro ma non c'è stato
verso di venire a capo di qualcosa.- sbuffò May, appoggiata alla spalla di
Malfoy col capo - Comunque smobilitare tutti i Sensimaghi è follia.- -
Avranno in mente qualcosa.- rognò Harry sarcastico - Teniamo gli occhi aper...-
si bloccò di colpo. Come lui anche Draco scattò, rizzando quasi le orecchie.
Che cos'era? Cos'era stato? Si scambiarono un'occhiata, sentendo un sibilo
ancestrale...qualcosa che avevano già sentito tanti anni prima. No...non se
l'erano immaginato. Ma ...non era possibile!
Invece era più che
possibile. In quello stesso momento due persone sentirono una voce...una voce
che alla torre oscura era arrivata solo in un sussurro. Erano Tom Riddle e
Degona Mckay. Un'altra persona sentì invece, grazie al suo udito finissimo, il
movimento di qualcosa di enorme dentro alle condutture del castello e Beatrix
Vaughn sgattaiolò dal suo letto, impensierita. Claire King si svegliò di colpo e
con le sue doti di Sensistrega...avvertì una forza sconosciuta e minacciosa
agitarsi nel palazzo. Damon Howthorne invece era già nei corridoi...a cercare
di salvare una vita che non avrebbe dovuto finire quella notte.
Tom
Riddle era rimasto sveglio quella notte...intento a fissare l'unica cosa che
avrebbe potuto togliergli il sonno. La foto di Bellatrix Lestrange. Era
quella che Vanessa gli aveva regalato quel pomeriggio. E così...quella donna
con gli occhi privi di sentimento era sua madre. La sua vera madre. L'aveva
osservata a lungo, scrutando il lei nella speranza di cercare qualcosa nel suo
sguardo che avesse potuto indicargli uno spiraglio d'umanità...ma una voce gli
era giunta all'orecchio, risvegliandolo. "Uccidere....squartare....sangue...lo voglio...voglio
del sangue..."
Che cavolo era?, pensò
sconvolto. Chi era che parlava in quel modo? Oddio, ma sentiva anche le voci
adesso? Scivolò fuori dalle coperte in silenzio e si mise in Mantello
dell'Invisibilità sulla zucca, deciso ad andare ad avvisare Harry...non poteva
certo sclerare e non dirlo a nessuno no? Peccato che non appena fu nella sala
comune di Grifondoro gli venne un colpo! Claire! Stava scendendo dal suo
dormitorio, in pigiama. - Claire!- le disse, togliendosi il mantello e
facendole venire un infarto. Prima che urlasse però le mise una mano sulla bocca
e aspettò che si calmasse, poi scambiarono due parole e quando il maghetto venne
a sapere che anche la King sentiva una forza magica enorme e spropositata
muoversi per la scuola, pensò che forse non stava proprio impazzendo. Allora si
misero entrambi sotto il mantello ed uscirono per i corridoi, cercando di
seguire la voce che sentiva Tom. Si ritrovarono al piano terra, verso i bagni di
Mirtilla Malcontenta. Fermi dietro l'angolo, rimasero ad ascoltare... -
Sono ancora troppo inesperta!- alitò Cloe stretta al braccio di Tom - Mi sembra
di sentire la presenza ovunque!- - E io sento solo una voce! È
incredibile...non capisco cosa sia!- rispose il moretto - Che facciamo?- - E
voi che cavolo fate qua? V'imboscate a quest'ora?- Lentamente si girarono,
ignorando il cuore che era balzato in gola ad entrambi, trovandosi davanti la
bella Diurna loro amica che in pieno dicembre andava in giro a maniche corte e
pantaloncini e...un nuovo arrivo. - Trix! Dena!- sussurrò Tom, vedendo la
bambina per mano alla Vaughn - Ma cosa fai qua?- La piccola gli sorrise,
tenendo la manina in quella fredda di Trix che le ricordava tanto quella della
sua mamma. In pigiama anche la bimba, si limitò a fargli segno di abbassare
le voce. - La senti la voce?- gli chiese, con aria da cospiratrice. - Si,
la sento!- disse, inginocchiandosi di fronte a lei - Sai cos'è?- - Non lo
guardare!- continuò la piccola, ignorando la sua domanda - Hai capito? Non
guardarlo mai negli occhi!- - Ma di cosa parli Dena?- s'intromise Cloe - Chi
non bisogna guardare negli occhi?- Un grido lacerante interruppe i loro
discorsi e ghiacciò loro il sangue nelle vene. Si voltarono appena in tempo nel
corridoio per vedere una nuvole di polvere invadere l'angolo remoto del
corridoio del bagno, poi una piccola esplosione...e Damon rotolò in mezzo ai
detriti, insieme a Matt Rogers che faticava a stargli dietro. - DAMON!- urlò
Tom - Vieni qui presto!- - Ma si può sapere cosa diavolo succede?- gridò Matt
Rogers, correndo dietro al Serpeverde. - Cosa?- gracchiò Cloe mentre
scappavano via - Howthorne, che cavolo ci fa questo qua con te?- - Stava per
essere ucciso da qualcosa!- le disse in risposta, mentre filavano via come
fulmini - Non so cos'è! Non abbiamo guardato...ma ci sta
seguendo!- Sfortunatamente per loro però non poterono andare lontano.
Qualcosa li bloccò...anzi, ci sbatterono letteralmente contro e caddero tutti
rovinosamente a terra. C'era una barriera! - Accidenti!- ringhiò Tom,
picchiando un pugno contro una barriera invisibile - Da qua non si esce!- -
Allora siamo in trappola perché anche da dove siamo arrivati noi non si poteva
uscire!- gli disse Damon, ansando. - Insomma, si può sapere cos'è successo?-
sbraitò Trix - Howthorne, in che guaio ti sei cacciato stavolta?- - Non è
colpa mia! È Rogers che se ne andava in giro per il castello inseguito da quella
cosa!- - Allora?- rognò Cloe verso il Corvonero - Matt che storia è?- -
Io...io non lo so, lo giuro!- disse il maghetto dai capelli color mogano - Sono
andato a dormire e quando mi sono svegliato ero in quel bagno in disuso delle
ragazze! Poi ho sentito un grande sibilo...e il bagno ha tremato. Non sono stato
a guardare, sono scappato e ho trovato Damon!- - Aspetta...il bagno delle
ragazze ha tremato?- si sconvolse Tom, sgranando gli occhi blu. - Si, c'erano
dei lavandini rotti.- gli disse Howthorne - Perché, che c'è?- - Oh merda...-
si lasciò sfuggire Riddle, proprio lui che era un esempio di eleganze e
cortesia. - Che c'è? È grave? Cos'è che ci segue?- gli chiese Trix impaziente
- Muoviti e dicci cos'è!- - Gente...qua sotto presto!- urlò il Grifondoro,
lasciandoli perdere e tirò fuori in mantello, ficcandoli tutti sotto a forza -
Datevi una mossa! E qualsiasi cosa accada non aprite mai gli occhi,
chiaro?- - Ma insomma Tom!- - Claire te lo spiego dopo! Adesso chiudete
gli occhi e non apriteli per nessun motivo o morirete!- - Moriremo??- ululò
Matt. - Si! E state zitti!- - ...Tanto non serve a nulla, signor
Riddle.- I sei si girarono...e da quel momento la guerra invischiò anche
loro. Fu guerra...e Tom lo capì quando tre persone incappucciate in nero gli si
pararono davanti. Non vedeva i loro visi ma chi aveva parlato era una
donna. La stessa gli puntò addosso la bacchetta e ordinò agli altri di uscire
da sotto il mantello. - E intendo tutti.- disse la voce soave della donna -
Compresa la signorina Mckay.- Uno a uno i piccoli maghi si fecero vedere e il
mantello venne sequestrato dall'unico uomo del gruppo, viste le mani grandi e
larghe con cui afferrò il prezioso indumento. - Bene, bene.- continuò a donna
di prima - E così la trappola ha funzionato.- - Cos'ha detto?- alitò Tom
senza crederci - Cosa vuole? Chi siete?- - Stai calmo. Non vogliamo fare del
male a lei.- l'assicurò la donna con voce pacifica e dicendo questo puntò la
bacchetta nella direzione di Damon - Ma al suo amico Howthorne. Non ci servono
Veggenti in giro.- - Già...l'anno bisestile.- ringhiò Cloe rabbiosa - Peccato
che i maghi minorenni non vengano accecati eh?- - Si e peccato che lei
signorina King sia una Sensistrega.- replicò l'altra sarcastica - Poi
cos'abbiamo...si, la nostra esca.- e dicendo portò lo sguardo su Matt - Un
sporco mezzosangue...e poi lei, signorina Vaughn.- Trix assottigliò gli occhi
gialli, rabbiosa. Si tenne più stretta a Dena e Cloe, scoprendo leggermente i
canini. - No, non è il caso di diventare aggressive, mi creda.- disse la loro
assalitrice, che evidentemente godeva nel trovarsi di fronte a dei bambini -
Volevo solo avere il signor Howthorne a portata di mano e visto che confidavo
nelle sue doti, ho pensato che cercando di uccidere un mezzosangue si sarebbe
precipitato qua. Poi per attirare le altre mosche al miele abbiamo usato...hm,
come dire...un vecchio ma sempre efficace giochetto.- - E lei lo chiama
giochetto sguinzagliare quel coso in giro per la scuola?- urlò Tom
rabbioso. - Quel coso, come lo chiami tu mio caro,- disse quella con voce
roca - sarebbe un tuo servitore.- Tom tremò...e sentì un'ondata crescergli
dentro. - Voi Mangiamorte siete disgustosi.- sibilò Cloe, prendendolo per
mano vedendolo sgomento e tirandolo indietro. - Che acume, ragazzina. Mi
ricordi tanto una testarda che s'è fatta sbranare per la causa.- ghignò la
donna, facendoli tremare di nuovo mentre il sibilo si avvicinava sempre di più -
Comunque ciò che volevamo l'abbiamo ottenuto. Il Legimors, la Sensistrega, un
mezzosangue, una Diurna...e la figlia della Lady Oscura. Ormai siete morti.
Tutti voi morirete!- - Se pensi che me ne starò fermo a guardare mentre li
uccide ti sbagli!- ringhiò Tom rabbioso. - No, ti sbagli
tu mostriciattolo
...- disse la strega mentre gli altri due ridevano, facendogli
sgranare gli occhi -...lui non ti obbedirà. Lui obbedisce solo al padre che sta
oltre il velo. È da lì che gli parla ed è da lì che lo comanda.- Il padre
oltre il velo...suo padre. Lord Voldemort. Lui...si, lui era oltre il
Velo! Li vide ritirarsi lentamente, ma solo i due che non avevano mai
parlato. Restò solo la donna, mentre il mostro alle loro spalle sibilava...si
avvicinava. Eccolo, stava quasi per svoltare l'angolo. - Chiudere gli occhi
non servirà...- sussurrò la donna, che era rimasta da spettatrice - Tienili ben
aperti, figlio del Lord Oscuro. Guarda come muoiono i deboli. Guarda come
muoiono tutti...perché presto toccherà anche al bambino
sopravvissuto.- Harry. No, Harry non sarebbe mai morto. Non in quel modo.
Mai! La loro sorte era vicina quando di colpo la barriera creata da quella
donna cominciò a traballare. Tom la vide voltarsi di scatto alle sue
spalle...dove un gruppo di persone si avvicinava velocemente. - Finite
Incantatem!- gridò Edward, infrangendo in mille pezzi quello scudo ma molto
prima degli Auror, arrivò qualcosa a salvare la situazione come già era accaduto
tanti anni prima. Fanny volava sulla testa di Harry e si precipitò ad accecare
l'enorme Basilisco che strisciava immenso, verso i piccoli maghi che schiacciati
a terra in un angolo e con gli occhi serrati non osavano guardare. Sentirono
solo i suoi versi, i suoi lamenti di dolore...e poi la voce ironica di Harry che
varcò la soglia, piazzandosi di fronte a quella Mangiamorte. - Avete perso
d'inventiva.- le sibilò sarcastico. - E lei signor Potter ha perso la sua
abilità nel fiutare le trappole.- disse la donna, continuando a nascondere il
viso. - Katrina presumo.- disse Draco, mentre Edward e Ron si erano già
buttati contro il basilisco con le spade alte. - Presume bene, signor Malfoy.
O devo chiamarla Giuda per caso?- - Al diavolo. Non dovevi mettere in mezzo i
bambini.- ringhiò Harry, puntandole addosso la bacchetta e la spada - Adesso da
qua non scappi più maledetta.- - Dice?- ghignò quella. - Se lo facessi ci
sarebbe qualcuno fuori ad aspettarti.- - Oh...si, la vostra Osservatrice.-
rise la donna - Come no...ma mi sorprendete signori. Come avete potuto pensare
che io stata tanto sciocca da venire qua senza portarmi dietro qualcuno eh? E
soprattutto...chi vi dice che il basilisco sia uno solo?- e ridendo come una
forsennata, batté le mani e il suono rimbombò nell'intero corridoio, esattamente
come il basilisco accecato che scattò verso di loro più veloce che
mai. Edward finì schiacciato contro il muro dalla coda, rischiando di
rompersi qualche costola mentre Ron fortunatamente riuscì a Smolecolarizzarsi,
salvandosi l'osso del collo ma il basilisco scattò con la testa e prese in pieno
Harry e Draco, che finirono a terra contro il muro apposto, mentre Katrina, del
tutto impalpabile, non venne colpita. Era fatta...d'aria! Era fatta
d'aria! - Ben fatto.- disse a bassa voce - Jeager, lascio a te il resto.
Uccidi i mocciosi.- - Jeager?- alitò Tom, a terra sotto cumuli di detriti. Si
guardò in giro, alla ricerca disperata del mezzo demone e alla fine lo vide. Ma
fu tardi. Apparve loro di fronte, Smaterializzandosi. In mano una sfera
infuocata. - Jeager! No!- urlò Tom ma il mezzo demone alzò appena l'altro
palmo e lo sollevò in aria, guardandolo quasi con pena - Mi spiace, ragazzino.-
disse, con tono veramente penoso - Ma devo farlo.- - Sta fermo Crenshaw!-
ringhiò Ron riapparendogli alle spalle e un attimo dopo lo trapassò da parte a
parte con la spada, strappandogli un lamento. In quel casino, il basilisco tornò
ad attaccare, riducendo il largo corridoio del piano a un cumulo di macerie e
mentre Fanny, Edward e Harry cercavano di bloccarlo, Draco corse dai
bambini. Cercò di spostarli ma la ferita che Weasley aveva inferto al mezzo
demone non gl'impedì di spedire il rossino a terra, schiantandolo. Poi Jeager
fece lo stesso con Malfoy, che riuscì a porre uno scudo appena in tempo sui
maghetti. - Maledetto bastardo...- sibilò Ron, a terra, col sangue alla bocca
- Sono solo dei bambini!- - Spiacente Auror. Ma servono per un mio
tornaconto.- replicò il mezzo demone dagli occhi verde acqua. - Prova a fare
un passo verso di loro e finirai sotto terra.- l'avvisò Draco, portandosi la
mano alle pozioni che teneva alla cinta, nascoste nella cintura - Tu e quella
stronza finirete all'inferno prima di quanto pensi!- - L'unica cosa che penso
è che siete nei guai.- ghignò Crenshaw - Il basilisco non è così facile da
trattenere vero?- e dicendo si volse a vedere Harry cadere a terra, con un
taglio sulla guancia e una ferita più profonda nella schiena. Edward l'aiutò
a rimettersi in piedi ma non c'era verso di sistemare quel dannato
serpente...era agguerritissimo, infuriato per il dolore agli occhi che Fanny gli
aveva accecato. E la fenice, come se avesse letto nel pensiero del bambino
sopravvissuto, fece apparire il capello...ma quando cadde, Jeager lo richiamò a
sé con l'incantesimo di appello. - Ahah...- soffiò verso Potter - Mi spiace,
ma non posso permetterle di vivere.- - Jeager devi essere impazzito!- urlò
Tom - Se Caesar viene a saperlo ti ammazzerà!- - Dio, piccolo...- ghignò il
mezzo demone - Ancora continui a credere che Cameron sia una brava persona eh?
Tu non sai quello che ha fatto...quello che è capace di fare. Io in confronto a
lui sono un angelo. Lui se ne frega di tutti voi! Se ne frega degli umani, dei
Mangiamorte e anche di Harry Potter!- - E tu che ci guadagni eh?- sbraitò
Ron, coperto di tagli. - Io?- Jeager rise - Io mi prendo solo la mia vendetta
verso una mezzosangue.- Ok, era ora di pensare velocemente. Tom scoccò
un'occhiata a Cloe, Damon e Trix...e se volevano dare una mano, l'unica
soluzione era prendere quel cappello dalle mani di Crenshaw. Ignoravano a cosa
servisse ma Harry e Ron tenevano lontano il basilisco con uno scudo, mentre
Draco e Edward erano i più vicini a loro. Guardandosi attorno vide che
Katrina era sparita...ma non poteva scartare l'eventualità che fosse ancora
lì. Comunque dovevano farlo...dovevano per forza. - Ora!- gridò e tutti e
quattro, facendo spalancare gli occhi a Jeager, gli si buttarono addosso e lo
rovesciarono a terra. Fu l'effetto sorpresa ma fu utilissimo perché il mezzo
demone per un attimo mollò la presa e Cloe riuscì a lanciare via il capello a
Malfoy e Dalton. Ringhiando e imprecando, Crenshaw se li tolse malamente di
dosso, spedendoli contro il muro e facendo perdere i sensi a tutti e
quattro. - Accidenti a voi umani!- urlò e un attimo dopo aveva già pronta in
mano un'altra sfera infuocata che però si ghiacciò all'istante e cadde a terra,
frantumandosi. Allibito, rialzò lo sguardo e vide che era
stata...Degona! Quella semplice mocciosa umana con un'occhiata aveva
neutralizzato il suo potere! Se ne stava in piedi, davanti a lui, con quegli
occhi verdi di bambina...e uno spirito che non era umano. Per nulla. Quella era
la figlia di... Sbiancò di più, se possibile quando le iridi della piccola
assunsero un colore diverso da quello normale...e un attimo dopo sparì, svanendo
come un'ombra. - Cazzo fate qualcosa!!!- Draco e Edward si voltarono verso
il basilisco dopo essersi assicurati che quei quattro avventati stessero bene. E
ora erano veramente nei guai! Il serpente gigante stava per sfondare lo scudo di
Harry e Ron che impegnati com'erano non potevano muovere un passo. Arrivò anche
May in quel frangente e corse ad aiutarli, attivando un altro scudo ma non servì
a molto. Era un'arma ciò che serviva a loro. - Dannazione, mi serve la
spada!- strillò Potter - Datemi la spada! Quella nel cappello!- - Cristo
Sfregiato! Ci vuole un Grifondoro per estrarla!- urlò di rimando Malfoy - E
Tom e Cloe sono svenuti!- ringhiò anche Dalton - E adesso che cavolo
facciamo!?- - Fate quello che vi pare ma fatelo in fretta!- alitò May,
sfinita - Non reggeremo ancora a lungo!- Un Grifondoro...un
Grifondoro...cercarono di far riprendere Riddle e la King ma non ci fu verso. La
magia degli scudi sprizzava ovunque in mille scintille brillanti e l'oscurità si
era quasi diradata ormai...eppure, per quanti sforzi Draco facesse, non riusciva
a tirare fuori quella maledetta spada dal cappello. Eppure doveva...o sarebbero
morti tutti! Ad un tratto però sentì una mano calda sulla sua, una presenza
amica alle spalle...e la spada si mosse... Si girò di scatto verso chi gli
aveva stretto le mani...e il Grifondoro che poteva estrarla dal cappello la tirò
fuori con estrema facilità. Il vibrare della spada di Godric Gryffindor si
propagò nel corridoio come una musica di salvezza... Hermione Jane Granger
fece roteare la spada fra le mani, sopra la testa, e il basilisco parve sentire
odore di pericolo perché si fermò. Rialzò la grossa testa...e spalancò le fauci,
sibilando inferocito. - Harry!- urlò la Grifoncina - Al volo!- E senza
indugiare oltre lanciò la spada al bambino sopravvissuto...
Questo capitolo era stato molto atteso, quando pubblicavo i
Bracciali su manga.it e spero davvero che risollevi il morale un po' a tutte
anche qui, visto che finalmente Hermione è tornata all'olive. D'ora in avanti
saranno tutti insieme appassionatamente...e vedrete che quelle col dente
avvelenato verso May potranno rifarsi. Hermione, come Edward, non sarà una che
si fa prendere in giro facilmente. A presto, ragazze!
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Capitolo 28 *** Capitolo 28° ***
- Io mi chiedo come tu abbia potuto essere talmente deficiente da andare in
contro a un basilisco! Hai soltanto undici anni, come diavolo credevi di fare
andando allo sbaraglio nei corridoi di notte eh Tom?? Che t'è passato per la
testa? A che cavolo pensavi? Solo perché sentivi quello stupido rettile parlare
non avevi diritto di andargli incontro! Poteva pietrificarti o addirittura
ucciderti! Tu, Cloe, Damon, Beatrix e anche Degona! Ma che cavolo avevi in
testa??- Era insolito sentire quella determinata persona parlare, anzi
urlare, in quel modo visto e considerata la storia di Harry James Potter, ma
quella notte nell'infermeria di Hogwarts sembrava letteralmente fuori di
sé. Ed era tutta colpa del piccolo Tom Riddle che stava seduto a letto, con
la testa fasciata, l'aria dispiaciuta che mandò su tutte le furie Potter come
mai gli era successo. - E non fare quella faccia da cucciolo come tuo cugino
perché con me non attacca!- sbraitò di nuovo l'Auror che nonostante la lotta
feroce contro il basilisco ne era uscito praticamente indenne, anche se con un
taglio sulla schiena abbastanza profondo - Allora? Che cavolo pensavi di
fare?!- - Signor Potter, abbassa la voce per l'amor del cielo!- berciò la
Chips, che trafficava per risistemare la benda alla testa del signor Howthorne -
Questi ragazzi hanno bisogno di riposo!- - Questi hanno bisogno di due
sberle!- rognò, passandosi le mani fra i capelli e poi tornando a fissare Tom
con gli occhi che lampeggiavano - Ti avverto mostriciattolo! Un'altra bravata di
queste e te la faccio pagare!- - Insomma Harry, che rottura di palle.-
s'intromise Ron, che stava appoggiato alla finestra coi fianchi, vicino a May
che guardava fuori in giardino, vigile e attenta - Sono stanchi, non lo vedi? Li
sgriderai domani!- - E poi siamo vivi, su...- mugugnò Cloe, massaggiandosi la
zucca dolente. - Bhè, ringraziate che ci fosse stata Degona a fermare
Crenshaw o a quest'ora sareste in cenere.- s'intromise di nuovo Weasley,
fissando storto quei quattro, più Matt Rogers che poverino era ancora tutto
scombussolato. - Ehi, vi serviva il cappello no?- rimbrottò la King - Vi
abbiamo solo dato una mano!- - Ah, bella mano piccola spina nel fianco!-
ironizzò Draco Malfoy sarcastico, seduto accanto al letto di Tom con aria quanto
mai cupa e fosca - Possibile che con quel tuo contorto e perverso cervellino da
Grifondoro non riesci a capire che stavate per morire?!- Claire King gli
rispose con un mugugno sommesso e seccato ma non fu l'unica. Qualcun altro,
nell'infermeria, prese quell'insulto a Grifondoro con uno sbuffo annoiato e non
fu Harry. Era Hermione, che ammanettata alla testata di un letto, aspettava
paziente di essere riconosciuta. - Ragazzi...siete davvero convinti di
tenerla lì ancora a lungo?- celiò Edward mentre Tristan tornava dal corridoio
con Milo, Jess, Sphin e l'intera squadra degli insegnanti capo casa - A me
sembra che la prova della spada sia più che sufficiente no? Solo un Grifondoro
poteva estrarla.- - Se permetti dopo due volte che ci hanno fregato
preferisco esserne certo stavolta.- ringhiò Ron, scoccando una vaga occhiata
alla Granger - E non possiamo neanche farle delle domande. Quell'empatica spia
nei ricordi della gente.- - Ok, va bene!- lasciò perdere Dalton dirigendosi
alla porta, lasciando passare il preside, Piton, Vitius e l'inimitabile
Mcgranitt - Vado su alla torre. Torno fra un attimo!- - Che ci vai a fare?-
gli urlò dietro Harry. - A prendere due cose che vi faranno cambiare
idea!- Intanto, col l'arrivo del gruppo docente stava pere scatenarsi una
tempesta a dir poco letale. - Io mi chiedo come abbiate potuto essere tanto
avventati da fare una cosa simile!- sentenziò la Mcgranitt verso Tom e Claire,
mentre Piton rifaceva un po' lo stesso discorso a Trix che non aveva un graffio
naturalmente, e Damon, troncato dal mal di testa - Sappiate che stavolta non la
farete franca! Avete rischiato di morire tutti e quattro!- - E non dire una
parola, signorina Vaughn!- sbottò Piton, vedendo la Diurna aprire bocca - Tutti
quanti l'avete fatta grossa! Solo perché avete tutti quanti poteri che vi
consentono di percepire il pericolo non avete il diritto di mettere in pericolo
le vostre vite! Per questo c'è il signor Potter!- - Ah, grazie.- soffiò Harry
seccato, svaccandosi su una sedia. - Inoltre avete messo in pericolo anche la
vita del signor Rogers!- continuò la Mcgranitt ma Damon stavolta non stette
zitto - Cosa? No, calma prof! Questo non è vero! L'ho pescato nei bagni che
stava per farsi uccidere da quel maledetto serpente gigante! L'hanno attirato lì
con una trappola per uccidere me, la duchessa e la signorina Vaughn!- - Oh,
santo cielo!- - Aspetta Minerva.- s'intromise Silente con fare tranquillo -
Su questo punto credo che il nostro signor Howthorne abbia più che ragione. Lui
ha doti di Legimors e già una volta i nostri nemici hanno cercato di levarlo di
mezzo. Senza contare che la sua presenza, con quella di un essere Diurno e di
una Sensistrega accanto alla vita del signor Riddle deve essere molto fastidiosa
per i Mangiamorte che vogliono prenderlo con loro, non credete?- - Hanno
anche mandato via Clay al Ministero per fregarci.- sibilò Harry stizzoso -
Accidenti! Io poi ho sentito il basilisco troppo tardi. Dalla torre è difficile
avvertire la sua voce nelle condutture.- - Se non altro i ragazzi hanno
dimostrato di sapersela cavare, Harry. Non credi anche tu?- cinguettò di nuovo
il preside. - Cosa?- replicò Potter, trattenuto a stento da Ron - Io lo
chiudo in camera quel piccolo pianta grane!- - La tua faccia tosta è
veramente impressionante, signor Potter.- sibilò Piton con un'occhiataccia. -
Ehi, io ero e sono Harry Potter. Sono vaccinato per andare in giro a
cercare guai!- - Oh, questa è bella ragazzo mio!- squittì la Mcgranitt
isterica, tornando a fissare i ragazzini con aria dura - E adesso veniamo a noi!
Signorina King, signor Riddle...vi tolgo cinquanta punti.- - COOOSSSAAA?-
saltò su Cloe sconvolta. - Esatto. Chissà che così vi passi la voglia di
andare in giro di notte!- concluse la prof di Trasfigurazione. - Idem per voi
due!- scandì Piton verso Beatrix e Damon - E non voglio sentire una parola di
replica!- Le facce di quei quattro furono nulla però quando anche Dena si
sentì le sue da suo padre, suo zio e dalla sua istericissima tata. Insomma, fra
grida e tutto il resto quella notte proprio non se ne usciva. Ed Hermione,
seduta in un letto lontano ed incatenata cominciava a dare segni
d'impazienza. Verso le due di notte poi arrivò tutta la carovana al completo
dei genitori. - E tu cosa ci fai qua?!- Tom sollevò il viso dalle carte,
stranito, quando sentì Damon apostrofare in quel modo suo padre, Lord Michael,
arrivato con Daniel King, duca di Tenterdon. Erano molto diversi, specialmente
nell'espressione del viso. Il papà di Cloe sembrava una persona molto dolce, un
po' svagata, di quelle che non s'impensierivano mai e infatti si limitò ad
abbracciare la figlia, tutto contento che stesse bene. Lord Michael invece aveva
gli occhi azzurri freddi, un po' diffidenti, specialmente quando si posarono su
di lui che era seduto accanto a Damon. - Papà...- disse ancora il suo
migliore amico, confuso - Cosa fai qua? La Chips ti aveva detto che stavo
bene!- - Draco mi ha detto che avevi mal di testa.- disse il mago con tono un
po' incerto ma sempre un po' brusco. - Ho sempre mal di testa.- gli ricordò
Damon, sulla difensiva come suo solito. - Michael...- Draco si fece avanti,
facendo un cenno affermativo con il volto - Stai tranquillo. È sotto
osservazione e già domani starà benissimo.- - Ti ringrazio per avermi
avvisato e per il disturbo che ti prendi per stargli dietro.- gli disse il
migliore amico di suo padre, l'uomo che in fondo Malferret aveva sempre
considerato un po' come uno zio. - Nessun disturbo.- l'assicurò il biondo,
tranquillo - Ora è tutto sotto controllo.- - Io mi chiedo come tu abbia
potuto pensare di uscire di notte dopo quello che ti ho detto!- sospirò ancora
Lord Howthorne verso il figlio, stavolta con tono più preoccupato - Damon, non è
uno scherzo.- - Lo so. Io vedo.- gli ricordò ironico - Comunque stiamo tutti
bene. Non ero solo.- - Ed è un bene no?- tubò Daniel King, passando a
salutarlo - L'unione fa la forza.- - Daniel ti prego non incitarli.- sibilò
Lord Michael sbuffando. - Eddai, in fondo se la sono cavata no?- sorrise
l'altro - E tu devi essere Tom giusto? Cloe mi ha parlato molto di te!- e
strinse la mano al piccolo Riddle che però si sentiva fissato un po' gelidamente
dal padre di Damon. Più in là c'erano anche la mamma di Cloe, la duchessa di
Tenterdon e Lady Howthorne. Anche loro erano molto diverse ma mentre la mamma
di Cloe sembrava una tipa molto combattiva come la figlia, infatti la stava
sgridando con polso, quella di Damon era una bella donna dall'aria tranquilla.
Forse un po' indifferente. Fatte le numerose presentazioni alla fine
entrarono due persone incappucciate...e Trix, che era rimasta alla larga dalla
cerchia famigliare piuttosto infastidita anche dai continui sguardi di Matt che
ora sapeva cos'era, allargò gli occhi gialli, vedendoli. Milo, che le stava a
fianco, non si stupì eccessivamente invece quando dai mantelli vennero fuori due
vampiri. La madre e il padre di Trix. - Non c'era bisogno che veniste.-
sussurrò senza guardarli, mentre gli altri si voltavano verso di loro. La
madre della Vaughn, una bella donna dai capelli castano scuro e la pelle di
burro, sospirò fissandola con aria accusatoria. - Ti avevo pregato di non creare
problemi, Beatrix!- - E io ti avevo pregato di mandarmi a Ravenhall!- sbottò
la Diurna con stizza. - Beatrix, porta rispetto.- sentenziò il vampiro a
fianco di sua madre, cupo ma la streghetta non lo guardò neppure. L'ultima cosa
che avrebbe mai voluto era rivedere quei due. Andassero all'inferno! -
Principe, non vi avevo visto...- Stralunata poi, sollevò lo sguardo quando
sentì suo padre rivolgersi in quel modo a Milo. Allora era davvero uno dei
Leoninus! Ma era un Diurno come lei...com'era possibile che un essere razzista
come suo padre potesse parlare in quel modo ossequioso proprio a lui? Li
sentì parlare per un po', con Milo che rispondeva solo a monosillabi,
evidentemente poco interessato al dialogo come lei e infine arrivò l'ultima
chicca della serata. Una chicca che gelò i vampiri e fece sospirare Hermione di
sollievo. - Mamma!- urlarono Dena e Tom in coro, quando Lucilla si affacciò
alla soglia affiancata da Silente. Ultraterrena come sempre, Lucilla dei
Lancaster varcò la porta con aria paziente ma dopo aver abbracciato la sua
bambina e aver controllato che Tom stesse bene, quasi li fissò desiderosa
d'incenerirli. - Io non so cos'abbiate bevuto...- sibilò poco più tardi,
mentre tutti i genitori la guardavano ammutoliti - ...ma se Harry mi viene di
nuovo a dire che vi ha trovato fra le fauci di un basilisco vi giuro che vi
sistemerò io stessa! Anche tu signorina!- sentenziò, puntando il dito sul nasino
imbronciato di Degona - Hai capito?- - Parli al vento.- rise Tristan ironico,
alle sue spalle - Oh, di certo non ha preso da me in questo.- aggiunse poi
Mckay, quando la demone lo linciò con un'occhiata. - Al diavolo.- replicò
Lucilla, avvolta in una veste bluastra di raso che riluceva alla luce della luna
- Tom anche tu, stammi bene a sentire anche se saranno parole al vento,
probabilmente. Non puoi girare da solo per i corridoi, è pericoloso. I
Mangiamorte ti vogliono catturare.- - Lo so...ma ho continuato a sentire il
basilisco, poi anche Cloe l'ha sentito verso i bagni...e...- Lucilla lasciò
perdere, sventolando la mano esasperata - Dio, mi sembra di essere tornata
indietro nel tempo.- - Solo che stavolta i pianta grane sono quattro, cinque
contando tua figlia.- frecciò Draco ironico. - Bhè, mica possiamo ammazzarli
no?- ghignò Jess ridacchiando - L'importante è che siano sani e salvi!- - Ben
detto!- concordò Silente - E visto che stiamo tutti bene propongo di andare a
riposare!- - Un attimo...- Lucilla vagò stralunata con gli occhi fino a
trovare Hermione ammanettata al letto, in fondo all'infermeria - Herm? Che
cavolo ci fai lì?- - Mi piacerebbe saperlo, credimi.- rispose acidamente la
Grifoncina. - Esci dal palazzo per un giorno e ti ritrovo in manette.- rise
la demone - Ragazzi ma che succede?- - Non siamo sicuri sia lei.- le spiegò
Ron pacato - Ci hanno già fatto questo scherzo due volte.- - Oh...- annuì la
Lancaster - Bhè, se è così...- - Lucilla per la miseria, non ti ci mettere
anche tu!- la Granger a quel punto perse la pazienza, cominciando a strattonare
le catene magica con un po' troppa forza - Sai benissimo che sono io!- -
Si...ma è troppo divertente vederti incatenata lì.- se ne uscì la demone,
trattenendo a stento un risatina. - Tranquilli, adesso sveleremo il mistero!-
cinguettò Dalton, riapparendo sulla porta con in braccio niente meno che
Grattastinchi e Dray. Un attimo dopo, mentre la bella gatta bianca andava a
fiondarsi in braccio a Draco, Grattastinchi col suo proverbiale fiuto andò dalla
padrona. La scrutò pochissimo, poi al sorriso di Hermione le saltò in grembo
facendo la fusa a tutto spiano. Era lei e i ragazzi tirarono un impercettibile
fiato, come dopo una lunga apnea. Quando finalmente venne liberata da Edward
non alzò immediatamente il viso sugli altri, anche lei troppo emozionata dopo
gli anni passati lontani e gli ultimi mesi di preoccupazione e paura, ma Tom le
corse comunque incontro felicissimo e l'abbracciò stretta, proprio come fece
lei. - Herm mi sei mancata tanto!- le disse il maghetto, stringendola per la
vita - Stai bene adesso vero?- - Si.- si limitò a dire, celando negli occhi
qualcosa di più profondo - Ma tu non hai perso la brutta abitudine di cacciarti
nei guai eh?- lo stuzzicò - Guarda che hai rischiato parecchio.- - Meno male
che c'eri tu, signorina Granger.- disse allora Silente - E sono contento di
rivederti sana e salva.- - Grazie preside.- rispose Hermione, alzando
finalmente il volto sugli altri. Ci fu un attimo di silenzio imbarazzato,
così i genitori ne approfittarono per fare l'ultima lavata di capo ai figli poi
Lucilla si accostò alla Grifoncina, sorridendo sinistramente. - E così mi
lasci da sola nelle grane eh?- le disse, fintamente offesa - Adesso chi lo sente
Caesar.- - Che vada al diavolo.- replicò Hermione, con una strana vena
rabbiosa nella voce - Non capisce un tubo di come sono fatta, non ci arriverà
mai purtroppo! E mi ha stufato! Che dia in escandescenze, non me ne frega
niente! Posso trovarmi gl'ingredienti da sola, non ho bisogno di
supplicarlo!- - Hai litigato di nuovo con Caesar?- s'intromise Tom ridendo -
Ma dai Herm! Non ci credo!- - Non ho voglia di parlare di lui.- continuò
amara - E adesso scusate ma torno nel corridoio ovest. Voglio dare un'occhiata
al basilisco.- - Dare un'occhiata...cosa?!- sbottò Harry, senza neanche
accorgersi del suo tono. - Al basilisco.- replicò Hermione tranquilla. - E
perché scusa?- chiese di nuovo Tom, curioso e felicissimo di riaverla a
fianco. - Per vedere se era maschio o femmina.- rispose la strega, come se
fosse stato ovvio. - Oh...pensi abbia deposto delle uova?- capì subito
Edward. - Esatto.- Hermione si volse verso Lucilla, per salutarla - Torno a
prendere le mie cose fra un paio di giorni.- - Perfetto.- la Lancaster
sollevò le spalle, continuando a tenere in braccio la sua bambina che vedeva
sempre così poco - Comunque magari domani scrivigli due righe eh?- - Non gli
scrivo un accidenti!- rispose rabbiosa - Che s'impicchi con la sua boria! Ti
saluto!- Dopo un altro momento di panico, Lucilla nicchiò leggermente verso i
ragazzi. - Ha avuto una brutta discussione con Cameron.- si limitò a dire -
E' un po' irritabile per colpa sua.- - A quanto pare quello fa perdere la
pazienza a molti.- frecciò Tristan rabbioso. - Vabbè...non so voi ma io vado
a darle una mano.- rise Edward, riprendo spada e bacchetta - Poi lo facciamo
sparire preside, stia tranquillo. Quando abbiamo finito porto Herm alla torre,
ok?- Ron si guardò bene dall'aprire bocca e dalla faccia che aveva, Harry
capì che quella nottata sarebbe stata più lunga del previsto specialmente se il
suo migliore amico avesse dato sfogo a quello che probabilmente si teneva
dentro. Per lui era la stessa cosa ma non voleva avvelenare il ritorno di
Hermione. Almeno non in presenza degli altri. Distrattamente salutò tutti,
ficcando un ultimo pugno in testa a Tom e Damon, poi si affiancò a Draco, per
risalire sulla torre. May e Ron sarebbero rimasti a controllare ancora
l'infermeria per qualche ora, con la supervisione di Jess, Milo e Sphin sotto
forma animale. Mentre risalivano ai loro alloggi poté sentire nitidamente il
nervosismo di Malfoy. Ormai lo conosceva bene. Sapeva riconoscere i piccoli
segnali del suo umore, anche solo la curva indurita della mascella. Una volta
in sala però la sua maschera cadde. Si chiuse appena la porta alle spalle e poi
prese la spada, scagliandola oltre il prezioso tavolo magico che custodiva la
Mappa del Malandrino. Provocò un suono sordo, raschiato, metallico...un'eco
fortissima. - Io vado a letto.- sussurrò solo, distrutto. - Va bene.-
rispose il moro, a bassa voce. - Ah...- Draco si fermò sulla porta della sua
camera - Senti Harry...potresti tenere May lontana per qualche ora?- Potter
lo scrutò a lungo. Si, poteva capirla quella richiesta. Voleva stare solo e
testarda com'era la loro Osservatrice non sarebbe riuscito ad avere un attimo di
pace. Gli disse di non preoccuparsi, poi Malfoy sparì nel buio e per circa
un'oretta il bambino sopravvissuto poté calmare i nervi, ma invano. Ogni volta
che pensava a Hermione rivedeva la terribile scena di lei quasi morta, divorata
e fatta a pezzi. Rivedeva gli anni senza di lei, la preoccupazione, il suo
silenzio...perché? Perché non aveva più cercato di mettersi in contatto con lui
e Ron? Perché li aveva ignorati, messi da parte? Rimase a lungo a guardare
oltre la finestra, vedendo nubi scure passare rapidamente in cielo, a coprire la
mezza luna che si faceva sempre più pallida e luminescente, poi finalmente sentì
delle voci oltre la porta. - Harry...non stai bene?- Sollevò il viso verso
Gigì, che si era svegliata e gli svolazzava attorno preoccupata - Hai una faccia
triste!- - No...- ammise - Non sono triste. Cioè...si, sono un po' triste ma
sono anche felice.- La fatina lo scrutò leggermente ironica, andandogli
vicino al naso - Voi umani avete la varietà emotiva di quei frignosissimi elfi
domestici a volte. Vuoi che ti faccia qualcosa per farti tornare il buon
umore?- - No grazie,- disse ridendo amaramente - niente pozioni che possano
farmi perdere freni inibitori. Non ho mai avuto fortuna con queste cose. Adesso
torna pure a dormire.- - Forse dovresti farlo anche tu.- gli consigliò Gigì,
stampandogli un minuscolo bacio sul naso e tornando al suo alveare - Vedrai che
domani mattina tutto ti apparirà in una prospettiva diversa. Buona notte!-
Lo sapeva davvero tanto, ma il bambino sopravvissuto dubitava fortemente.
Non poteva scordare il tempo trascorso senza notizie, la preoccupazione di ciò
che le stava accadendo, la sorpresa di scoprire che la sua migliore amica fosse
diventata una Zaratrox, che fosse allieva di Caesar Cameron. No...era troppo da
digerire in una sola notte. In quel frangente entrò Edward che aprì la porta
e fece passare prima Hermione. Quando la vide Harry quasi il fiato mancargli
ma lei, fissandolo, arrossì solo vagamente. Era strano. Era veramente strano,
pensò amaramente. Lei che arrossiva davanti a lui. Non era mai
accaduto. Erano davvero diventati come due estranei? - Allora?- chiese -
Cos'era?- - Femmina.- rispose Dalton con una smorfia ironica - Herm ha
analizzato un dente e data la sua età e la stagione la nostra mamma serpentone
ha appena deposto le uova.- - E quante ne depongono?- richiese, pensando che
i guai non venivano mai soli. - Da venti a quaranta uova per volta.- gli
disse allora la Granger, restando ferma accanto all'ex Corvonero. -
Quaranta??- alitò allora Potter - Crescono nel giro di pochi mesi!- - Già.
Cercherò gli attrezzi adatti e poi andrò nella Camera a sistemare la questione.-
Hermione sembrava calma e padrona della situazione, per nulla intimorita da quel
nugolo di dannati basilischi che cresceva nelle fondamenta di Hogwarts -
Dovresti solo aprirmi i varchi, se è possibile.- aggiunse infine, pacata. -
Non ti faccio andare là sotto da sola.- sindacò duro mentre Edward, scuotendo il
capo per tante cerimonie, filava in cucina per fare del caffè visto che era
sicuro che sarebbe servito a tutti quanti. - Non per offenderti ma a parte te
per il serpentese non credo che possa servirmi nessun altro.- disse la bella
Grifoncina, restando impalata dov'era - Sono capace di difendermi.- - Me ne
sono accorto. Siamo stati nel tuo appartamento di appoggio di Londra.- la
informò con gelido contegno - Abbiamo trovato il tuo Pensatoio. Ci è stato
utile.- - Speravo che qualcuno lo trovasse.- ammise con un sospiro - Vorrei
riaverlo.- - Tanto viviamo tutti qua.- Harry la sfidò con un'occhiata - Sei
venuta per restare, presumo.- Hermione non fece in tempo a rispondere che la
porta d'ingresso della torre si aprì di nuovo e stavolta sbatté violentemente
contro il muro. C'era Ron sulla soglia, con May che gli arrancava dietro
pregandolo di calmarsi ma Weasley non aveva un'aria civile. Infatti fece una
cosa che distanziava molto dal suo solito comportamento. Con gli occhi chiari
lampeggianti si avventò letteralmente su Hermione, se la mise in spalla con
facilità e mentre lei urlava e scalciava, ordinandogli di metterla giù, Harry e
gli altri rimasero a bocca aperta. - Dobbiamo parlare!- sbraitò il rossino
dalle scale a chioccola che portavano al piano di sopra, dove c'era la sua
stanza - Il primo che si azzarda a venire a rompere lo Schianto al muro!- e
senza dire altro sparì dalla loro vista, lasciando la Aarons sbigottita, Edward
in un palese disinteresse e Potter un pelino preoccupato. - Sarà meglio che
tu li segua.- bofonchiò Dalton, risvegliandolo dal trans. - Si...forse è
meglio...- ammise, deglutendo - Ah...May, senti.- bloccò la loro Osservatrice
che si stava già dirigendo verso la camera di Malfoy per andarsene finalmente a
letto - Scusami se te lo chiedo, so che vorresti solo dormire ma ho bisogno che
tu vada al Ministero. Vorrei che andassi da Clay, gli raccontassi cos'è successo
e se è possibile controllaste bene la faccenda di quel ladro. Voglio che mi
diciate cos'ha rubato, se è mai esistito davvero e...- -...E vuoi che spii
ancora Orloff, giusto?- lo precedette May con un sorriso che lo fece subito
stare meglio - Ma certo, non ti preoccupare. In fondo posso tranquillamente
considerarmi in licenza dal mio lavoro per il Ministro. Tranquillo, avviserò
Clay e poi anche l'Ordine.- - Si. Non so come faremmo senza di te May.- la
ringraziò Harry accorato, mentre Edward senza dire una parola andò a sedersi a
tavola, prestando attenzione solo alla sua tazza di caffè. - Solo una cosa.-
disse la Aarons, andando alla porta bardata in un pesante cappotto di pelliccia,
vista la neve che era tornata a cadere fitta fitta - Cosa intendi fare con la
vostra amica?- - Che intendi?- le chiese il moro. - Bhè, lei resterà qua
per aiutarci no? Forse dovrei controllare la sua scheda e tu dovresti portarla
dal signor Gillespie, no? Dovresti registrarla come Auror al Ministero, così
Orloff non potrebbe più avanzare grane verso di lei.- - Già...prima rimetto
Herm in squadra e meglio sarà.- annuì Potter, stanco morto - Lascio tutto a te
allora. Per favore, avvisa Duncan e prendi un appuntamento. Digli che devo
presentargli il quinto membro. Lui capirà.- - Perfetto. Ci vediamo domani
mattina allora. Buona notte ragazzi!- e sparì oltre la soglia con quel suo
sorriso rassicurante che più di una volta in quei mesi aveva fatto sentire di
nuovo il bambino sopravvissuto circondato da amici sinceri. Peccato che però ci
fosse qualcuno che non la pensava allora stesso modo. - Tanta sollecitudine
mi scalda veramente il cuore.- soffiò Edward dietro di lui, senza un cenno di
emozione nella voce. - Mi spieghi perché ti prendono queste fisse?- gli
sibilò Harry raggiungendo le scale, per andare a vedere se Ron stesse strozzando
Hermione visto che il casino che proveniva dal piano superiore - Stai diventando
paranoico.- - Si, forse. Ma tu sei cieco. Non vuoi vedere.- replicò Dalton a
tono - Da Draco posso capirlo. Vanno a letto insieme, lei lo fa stare meglio.
Posso capirlo anche da Ron che ha visto in lei una specie di sostituta. Ma non
da te.- alzò gli occhi azzurri in quelli di Potter, fissandolo duramente - Hai
sempre saputo leggere nelle persone, l'hai fatto fin da quando eri bambino e
adesso ti fai incastrare da un paio di occhioni a calamita!- - Non ne hai le
prove!- lo zittì - Ma portamele e allora sarò interamente dalla tua parte.- -
Non si tratta di parte, cazzo.- sbottò l'ex Corvonero - Si tratta di
ragionamento. Si tratta di ragionare con le persone, non di dare in
escandescenze come sta facendo adesso Ron! È qui che sbagli Harry, Dio...ma non
te ne accorgi? Quella ha trovato il punto debole della catena e lo sta usando
per i suoi scopi!- - Ma quali scopi Edward, quali?- ringhiò Harry in
risposta, esasperato - Io non ti capisco! Che male ci ha mai fatto eh? Da quando
è arrivata May fra noi è tornata un po' di pace!- - Ah ed è solo di questo
che hai bisogno? Di pace?- Edward scosse il capo, come con pena - Ma ti senti
quando parli? Il problema è Hermione, il fatto che se ne sia andata senza dirvi
niente! May è solo una sostituta e lo sta facendo alla perfezione, non te ne
accorgi? Lo fa così bene che non ti sei neanche chiesto se Hermione ha avuto
altri motivi per non farsi sentire in questi mesi da quando l'abbiamo salvata
dal Veleno di Biancaneve. Eh? Te lo sei mai chiesto o no? Ti sei mai chiesto
perché è diventata Auror in Germania? Perché è diventata una gagia e poi una
Zaratrox? La gente non fa così le cose tanto per fare Cristo e tu lo sai bene!
Esattamente come May!- - E quale sarebbe il motivo per cui May avrebbe dovuto
sostituirsi a lei, eh?- ironizzò Harry, nascondendo il colpo che gli avevano
inferto le parole di Dalton - Dammi solo una buona ragione!- - Di ragioni ce
ne sono a vagonate ma tanto non staresti qua ad ascoltare.- sibilò a quel punto
Edward, alzando le mani in segno di resa. Sul viso aveva una maschera
d'irritazione e rabbia, frustrazione quasi, per non essere capito a sua volta.
Non aggiunse una parola, prendendo il mantello e sbattendosi dietro la porta
alle spalle. Ma bene...non aveva mai visto tanta gente sbattergli la porta
sulla faccia in una sola notte. Man mano che saliva le scale però e si
avvicinava alla stanza di Ron sentiva che avrebbe dovuto blindarsi. Altro che
porta...Ron quella notte era in vena di spaccare il mondo, a quanto
pareva. Entrò in camera sua cercando di far passare inosservata la sua
presenza, facendo meno rumore possibile, ma tanto dubitava che i due suoi
migliori amici, di nuovo insieme dopo ben quattro anni, lo avrebbero
sentito. Se Ron era sempre stata una persona relativamente controllata, che
perdeva le staffe poche volte e sbraitava a scatti, Harry poteva dire di avere
davanti un'altra persona. Lui stava in piedi in mezzo alla stanza da letto,
rigido come un pezzo di marmo, i pugni chiusi e contratti, gli occhi infiammati,
i lineamenti particolari dei Weasley ridotti a una maschera di rabbia. E
urlava...urlava talmente tanto che perfino Hermione, davanti a lui, sembrava
un'altra persona. Stava seduta malamente in un angolo del letto. Forse non si
era spostata di un millimetro da dove Ron l'aveva scaraventata e taceva, senza
fiatare, forse a mala pena sentendo le sue grida. E tremava. Gli occhi dorati
incontravano appena le fiamme del camino, lucidi e vitrei. Sentì Ron
rinfacciarle quattro anni di silenzio, anni di segreti, il modo in cui era
partita appena dopo il ritorno dal loro viaggio in Italia e nel resto
dell'Europa, durato un mese, senza una parola, senza un saluto. - ...e il
bello sai cos'è stato?- tuonò Ron facendo sobbalzare anche Harry - Ho ripensato
mille volte al giorno prima della tua partenza, cercando di capire se avessi mai
lanciato segnali...ma no, io non mi sono accorto di nulla! Per anni, mentre non
rispondevi mandando solo ridicole lettere senza senso ho pensato e ripensato che
la colpa fosse stata mia perché non ero riuscito a capire che qualcosa in te non
andava ma poi sono giunto alla conclusione che sei una splendida attrice! Devo
davvero farti i complimenti!- - Per favore non urlare...- lo supplicò la
strega di nuovo con quegli occhi colmi di paura che Harry non le aveva mai
visto, ma Ron non la sentì. Le rise in faccia e le dette le spalle, continuando
a ridere acidamente...e poi la stanza si mise a traballare. Una vetrinetta saltò
per aria, alcuni libri caddero a terra...poi Weasley tornò a voltarsi, stavolta
però con gli ridotti a specchi, ludici come quelli della sua migliore
amica. - Perché dopo che te ne sei andata con Cameron due mesi fa non ti sei
più fatta sentire?- le chiese, in un soffio. E lei di nuovo non rispose. Si
limitò a dire l'ovvio - Non volevo farvi preoccupare...- singhiozzò ma Ron non
stette a sentirla. Scosse il capo, con una smorfia - Vai al diavolo Hermione!- e
senza una parola andò a chiudersi in bagno, distrutto più di quanto avesse mai
potuto immaginare. Harry lo fermò, provando troppa comprensione verso di lui
e il colpo che Hermione aveva inferto a entrambi. Socchiuse le palpebre, potendo
immaginare lo stato in cui ora si trovasse il suo migliore amico ma di colpo le
parole di Edward gli tornarono alla mente. "Si tratta di ragionamento. Si
tratta di ragionare con le persone, non di dare in
escandescenze!" Ragionare...ora l'unica cosa che voleva era mettersi a
gridare come aveva fatto Ron. Voleva rompere tutto. "Ti sei mai chiesto
perché è diventata Auror in Germania? Perché è diventata una gagia e poi una
Zaratrox?" Già, se l'era chiesto un sacco di volte, fino a perderci il
senso...ma non aveva mai trovato la risposta. Perché? Perché? E ora che aveva
Hermione davanti, voleva solo scaricarle addosso tutta la collera che provava
per essere stato abbandonato. Aveva tagliato i ponti, non aveva neanche detto
addio... Dopo sette anni di vita vissuta quasi in simbiosi, con un patto
marchiato sulla loro pelle, lei se n'era andata. E che piangesse ora...non
gl'importava. La guardava...vedeva le lacrime rotolarle sulle guance...e poi
vide la sua espressione. Vuota. Non sembrava lei. E la voce gli uscì senza
che neanche se ne accorgesse... - Sarebbero bastate due righe...- sussurrò a
bassa voce, facendola piangere ancora più forte - Due righe, Hermione. Due
parole. Ti sarebbe bastato poco per dirmi che eri ancora viva. Potevi anche
dirmi che eri in punto di morte, che stavi male come un cane, che non volevi
vedere nessuno, che il solo pensiero di noi ti uccideva...potevi dirmi qualsiasi
cosa e giuro che l'avrei accettato...che in un modo o nell'altro l'avrei mandato
giù...- la vide passarsi le mani fra capelli ricci, che ora le scendevano lunghi
ben oltre le piccole spalle nascoste nella casacca di damasco color panna -
Avrei anche sopportato di essere mandato all'inferno...ma almeno avrei saputo
che esistevo ancora per te.- Ecco, gliel'aveva detto. Si era sentito
dimenticato da lei. Un'ombra. Un ricordo privo d'importanza. - Dimmelo
Hermione...perché non hai più cercato di vederci?- continuò, sentendosi svuotato
e stanco - Hai idea di come mi sono sentito io, Ron, Edward...Draco...- e lei
gemette, coprendosi gli occhi -...quando ti abbiamo trovato in quelle celle?
Cristo, abbiamo creduto che tu fossi morta, eravamo disperati! Dopo quattro anni
senza una parola da parte tua un giorno torno a casa e mi trovo Tom davanti alla
porta, vengo a sapere che sei una Zaratrox, una gagia...vengo a saperlo da
altri, quando invece avrei solo voluto sentire la verità dalla tua voce. Poi la
chicca. Si presenta Cameron a riprenderti e tu te ne vai con lui...- gli si
spezzò il fiato, sentendosi ora le lacrime pungergli dolorosamente gli occhi.
Eppure le ricacciò indietro, appoggiandosi con la schiena alla porta. Perché
era così difficile? Da quando erano diventati estranei? Dov'era finita la
bambina dai capelli ispidi e folti che una mattina di undici anni prima, su un
treno per una meta a lui sconosciuta, gli aveva risistemato gli occhiali con
aria altezzosa? Dov'era finita la ragazzina che si era trasformata in una gatta
in un bagno, per un banale errore? Dov'era la ragazzina che l'aveva riportato
indietro nel tempo? Dov'era finita l'amica che era stata con lui, con Ron
l'aveva accusato di essere un megalomane? Dov'era finita la strega che si era
quasi fatta uccidere per lui, al Ministero della magia, per di stargli accanto?
Dov'era finita la strega che al sesto anno gli aveva detto che l'amava, facendo
l'amore con lui? Dov'era la strega eccezionale che aveva saputo regalargli con
Ron sette meravigliosi anni in una scuola che non sempre l'aveva trattato come
un normale ragazzo? Ricordava la sua risata, il modo in cui lo riprendeva
sempre, le sere passate a fare compiti, le sue recriminazioni, i suoi occhi
dorati che si accendevano quando scattava con le prediche...il suo essere dolce
come una sorella, appassionata come un'amante, protettiva come una
madre...dov'era finita la sua migliore amica? - Perché?- le chiese infine,
sgomento - Perché Hermione?- La Granger inspirò a fondo, tormentandosi le
mani...e attendendo. Sentì Ron sulla soglia del bagno e quando anche lui fu
tornato, deglutì...e lasciò fluire la verità che doveva loro da quattro
anni. - Il giorno in cui...portai a Lucilla la mia tesi sulla Magia Oscura ho
capito, parlando con lei, che non potevo restare qui.- iniziò, pulendosi il viso
bagnato - Non potevo restare qui...perché...volevo imparare la Magia Oscura.-
alitò e quando lo ammise, Harry contrasse gli occhi verdi, tanto da farla
sorridere blandamente - Sapevo che avresti reagito così...- ammise, malinconica
-...ma non volevo...non potevo rinunciare. Per questo chiesi a Lucilla già
allora d'insegnarmi tutto quello che sapeva. Ma dopo essere tornato dal nostro
viaggio, circondati da i figli dei Mangiamorte incarcerati, dagli agguati che ci
preparavano, da ciò che mi raccontava Blaise...ho capito che non potevo restare
qua...e imparare sotto i tuoi occhi Harry. Sapevo che non saresti stato
d'accordo...che non avresti capito...- - Infatti non capisco.- le sibilò
duro. - Lo so.- Hermione annuì, senza scomporsi anche se i suoi occhi si
riempirono di nuovo di lacrime - Sapevo che avresti fatto di tutto per farmi
cambiare idea, ma non potevo permettermi di tornare indietro. Ormai non potevo
più farlo. Ero dentro...e poi mi chiamò Victor. Lui...aveva bisogno di una mano,
aveva problemi di famiglia e parlando con lui mi sono ricordata del Durm Strang,
dei corsi per gli Auror incentrati sulla magia oscura. Così ho preso la mia
decisione...e sono partita.- - Senza dirci nulla.- la interruppe Ron. -
Si.- Hermione si volse verso di lui - Ma non sai quanto mi sia costato fare
finta di niente.- - Perdonami...- replicò iracondo - Ma non mi sembrava ti
fossi sforzata tanto.- - Ron, non avreste capito...- - Cosa non avremmo
capito?- saltò su Harry - Che volevi studiare quell'orrore?!- - Sai benissimo
che sono partita per tutt'altri motivi.- gli disse accorata - Eravamo appena
tornati dal nostro viaggio e già Blaise e la sua famiglia erano stati attaccati
da Nott e gli altri. Partire non è servito a niente, quelli sono tornati e hanno
attaccato anche noi! Non eravamo più a scuola e rischiavano di ucciderti!- -
E studiare la magia oscura sarebbe stato il rimedio?- sbottò sconvolto. - Ma
tu credi davvero che mi piaccia?- esplose Hermione a quel punto, con le lacrime
che le rotolavano sulle guance arrossate - Credi davvero che mi sia piaciuto
diventare un Auror in quel luogo immondo? Credi che vada fiera di quello che ho
fatto per essere arrivata a questo punto? Eh? Quando mai ti ho dato l'idea, dopo
tutto quello che abbiamo passato insieme, che la magia oscura sia la mia strada
Harry?! Non l'ho fatto per vanità o perché sono passata dalla parte di quelli
che ci hanno reso la vita un inferno! L'ho fatto perché era l'unico modo!- -
L'unico modo per cosa?- sbraitò Ron fuori di sé - Per battere i Mangiamorte? Non
ci serve quella porcheria!- - L'unico modo per proteggere le persone che amo,
ecco perché!- urlò finalmente, spaccando il resto degli oggetti fragili presenti
nella stanza - Abbiamo battuto Voldemort ma sono tornati e continueranno a
tornare! Uccideranno tutti quelli che si metteranno sulla loro strada! Li ho
visti in Germania! Uccidono donne e bambini indifesi, babbani e mezzosangue,
senza distinzioni! E andranno avanti fino a quando non saremo in grado di
difendere veramente le persone a cui teniamo! Io ero sola eppure sono riuscita a
tenere testa sia ai Lestrange che a tutti i bastardi che si sono portati dietro
dalla Germania! La magia oscura mi ha reso più forte ai loro attacchi, ora posso
prevederli perché conosco le magie di cui dispongono!- - E Linda Fulcher?- le
chiese allora Harry, cercando di calmare lui per primo e la sua amica che stava
tremando violentemente - Com'è morta? Cosa centrava?- - Era mia amica...-
alitò Hermione, fissandolo disperata - Era una Magonò, veniva da Dublino. Sua
madre era stata una sensitiva, di quelle non molto affidabili che percepiscono
le onde mentali. Un giorno di due anni fa sua madre cadde in coma ma prima di
perdere conoscenza le rivelò di venire da me, a cercarmi per dirmi che Harry
Potter doveva stare attento al serpente che si annida nello specchio.- e a
quelle parole il bambino sopravvissuto impallidì. Hermione e Ron se ne accorsero
ma nessuno fece domande, così la Granger proseguì - In Germania avevo degli
amici, così ci mettemmo a dare la caccia ai Lestrange che stavano già
sbandierando ai quattro venti la rivolta contro i mezzosangue. Una notte venni
ferita e fu Victor a prendersi cura di me ma Linda s'infiltrò nella loro
base...e vide qualcosa che non avrebbe dovuto vedere. Andai a riprenderla ma non
fui in grado di proteggerla a lungo. Rafeus Lestrange riapparve a casa di Victor
poco più tardi. Combatterono fra loro due ma eravamo indeboliti dall'ultima
lotta e ci ha quasi uccisi. Dopo averci messo fuori gioco ha...ha...- Hermione
serrò i denti e i pugni, guardando altrove - ...l'ha tortura e uccisa.- Harry
tacque, non osando neanche immaginare cosa fosse successo nei particolari di
quella notte. - Cos'aveva visto Linda?- le chiese Ron all'improvviso. - Mi
ha parlato di una stanza in cui si facevano dei preparativi per un rituale
magico.- spiegò Hermione, lasciandosi andare di nuovo seduta sul letto, - Ha
detto qualcosa riguardo al Grimario di Lumia Mckay, poi di un'immagine che
rappresentava un serpente dagli occhi rossi nascosto dietro a uno specchio. Ma
non so altro...ho provato a indagare ma qualche giorno dopo...- si bloccò,
portandosi la mano alla bocca - Hanno ucciso Terry vero?- - Si.- le disse
Harry desolato. - E' stato Crenshaw.- aggiunse Ron. - Jeager è un problema
solo mio.- sibilò Hermione a quel punto, stupendoli di quello strano scatto - Mi
ha catturato minacciando di uccidere delle persone che giravano per la strada in
pieno giorno. Poi sono finita nella casa dei Black credo, nel Devon...e bhè...il
resto o sapete.- concluse frettolosa, restia anche solo a ricordare qualcosa di
quei tre mesi passati in stato vegetale. Guardando le loro facce però...capì che
non bastava. Che non aveva detto loro la cosa più importante. La cosa più
difficile da dire. - Perché in tutto questo tempo non hai cercato di tornare
da noi?- sussurrò Ron, guardandola senza più rabbia ma con solo una grande
delusione, un grande dolore che lo frantumava dentro - Perché non hai voluto
parlarci?- - Perché ci hai messo da parte?- le chiese anche Harry di nuovo,
per l'ennesima volta, come un'ossessione. - Io non volevo...- la sentirono
mormorare. - Ma l'hai fatto...perché non ci hai detto di Tom, che eri una
Zaratrox? Che sei una gagia?- continuò il bambino sopravvissuto - Negli ultimi
mesi che hai passato da Cameron non abbiamo fatto altro che svegliarci la
mattina pensando a come stessi e andando a dormire la notte sperando in una tua
parola.- - Non è colpa vostra...- disse finalmente, coprendosi gli occhi - E'
colpa mia...- - D'accordo...ma devi spiegarmelo...devi spiegarti Hermione...o
giuro che impazzisco.- la pregò Ron, andando ad inginocchiarsi di fronte a lei.
A fatica, ma senza potersi trattenere sentendola piangere, le prese le mani...e
poi gliele strinse forte. Non l'aveva mai sentita tanto fragile. -
Dopo...dopo essere diventata Auror in Germania credevo che sarei tornata a casa,
che sarei riuscita a spiegarvi tutto quanto.- confessò, lasciandosi pulire il
viso e le gote arrossate dalle dita gentili di Weasley - Lo pensavo davvero, non
desideravo altro...ma una volta al Durm Strang la situazione è cambiata. Gli
allenamenti e lo studio erano massacranti...studiavo notte e giorno, odiavo ogni
parole che leggevo, ogni mio miglioramento. Ma più odiavo ciò che facevo e come
un machiavellico scherzo del destino diventavo più brava, desiderando imparare
sempre di più...per poter tornare a casa e difendervi meglio...- singhiozzò
ancora, sempre più desolata, straziando il cuore a Harry che era andato a
sedersi al suo fianco -...ma una volta diventata Auror è successo che...che...mi
sono guardata allo specchio...e ho visto una persona che non riconoscevo. Ho
visto una strega che non ero più quella che voi conoscevate... e mi è mancato il
coraggio di tornare a casa. Non ero più io...e il pensiero di tornare e vedere
questa verità sulle vostre facce mi ha sempre fatto impazzire, per questo
continuavo a scrivervi come nulla fosse e a procrastinare il mio ritorno. Una
volta a Londra però ho saputo da mia madre che eravate diventati tutti Auror e
avrei voluto venire a trovarvi...ma non ce l'ho fatta...non ce la facevo...ogni
volta che mi guardavo mi veniva voglia di scappare il più lontano possibile.
Così sono rimasta con Caesar...- emise un gemito soffocato, quasi atroce e a
quel punto si lasciò abbracciare da entrambi, stringendo le mani di Ron che le
stava alle spalle e nascondendo il viso nel collo di Harry. - Mi
dispiace...mi dispiace tanto...- - Shhh...- Ron le carezzò le spalle
dolcemente, baciandole i capelli e nel frattempo fissando Harry, con cui scambiò
più di mille parole con un solo sguardo - Adesso sei qua...stai tranquilla...-
- Sei a casa Herm.- mormorò anche Harry al suo orecchio. Ed era vero. Era
a casa. Dopo tanti anni di esilio, era finalmente tornata.
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Capitolo 29 *** Capitolo 29° ***
Draco Lucius Malfoy si svegliò di soprassalto come ormai
era di sua consuetudine da molti mesi. Si passò le mani sulla faccia,
cercando di ritrovare il fiato perso e imprecò leggermente. Stavolta non era
stato un sogno. Lei era tornata davvero...lei... Hermione era lì. A pochi
passi da lui. Il cuore cominciò a battergli forte, maledetto cuore
traditore... Era strano pensare a lei con un tale sentimento di ansia, di
eccitazione. Erano stati insieme per tanto tempo, quasi un anno scolastico.
Conosceva il meglio di Hermione Granger e anche il peggio di lei. Aveva visto le
sue paure, le sue lacrime, l'aveva fatta urlare e arrabbiare, l'aveva vista nuda
dalla sua maschera, dal suo orgoglio. L'aveva abbracciata nelle notti gelide
e fatta bruciare con la loro passione. L'aveva vista ridere, essere
felice. L'aveva vista combattere...e l'aveva odiata, detestata,
disprezzata... venerata e amata. E ora che era tornata avrebbe voluto
scappare lui. Continuò a strofinarsi il viso, nella speranza di farsi venire
in mente una qualche scusa per andarsene per qualcosa giorno, magari andare a
trovare Blaise che era convalescente dalla Febbre Galleggina ma facendolo
avrebbe dato troppo nell'occhio con May e Zabini gli avrebbe fatto il terzo
grado una volta a casa. Infatti quel maledetto di Blaise non aveva perso la
fastidiosa capacità di leggerlo come un libro aperto. Continuando a pensare a
lei senza sosta, scese dal letto e la luce bianca e accecante della neve di quel
mattino gli ferì gli occhi. Si vestì di malavoglia, col bracciale di platino al
polso sinistro che continuava a comportarsi in maniera che dire assurda era dire
poco. Il suo Drago infatti continuava a fargli l'occhiolino e la cosa non gli
piaceva per niente. Poi nella vasca gli faceva le bolle, come delle
pernacchie, infine ogni tanto emetteva quegli strani suoni. C'era da uscirci
matti. Uscito dal bagno andò alla scrivania dove prese la bacchetta ma una
volta lì si fermò, impallidendo. L'anello col serpente troneggiava su un tomo
di veleni e lo guardava come ansioso di poter tornare da Hermione. Avrebbe
dovuto ridarglielo? No, probabilmente no. Forse l'aveva portato per caso quel
giorno alla cattura. Forse anche la perla nera e il corvo li aveva chiusi da
qualche parte. Forse, forse...odiava i se e i forse ma il solo fatto che
Hermione avesse avuto con sé il suo anello lo aveva riempito di una strana e
inconsueta sensazione di calore. Insieme a quella però c'era anche la rabbia.
Quando l'aveva rivista automaticamente aveva pensato a ciò che aveva subito e il
dolore, il rimorso e l'ira gli si erano rovesciati nelle vene come un acido
corrosivo. Se avesse avuto fra le mani Rafeus e Vanessa in quel momento li
avrebbe massacrati senza pensarci su due volte. Davanti alla soglia, ci pensò
su due volte prima di aprire la porta. Sentiva delle voci divertite dalla sala
riunioni, collegata alla cucina e forse lei era già lì con Potter e gli
altri. Cosa doveva fare? Come cazzo si doveva comportare? Ormai stava
andando in palla, si stava facendo delle seghe che non si era mai fatto in vita
sua con una donna. Anzi, l'unica volta che era stato tanto ansioso con una donna
era finito irrimediabilmente per innamorarsi di lei visto che Hermione era stata
l'unica a mandarlo in crisi. I suoi sentimenti per lei poi erano tanto
contrastanti che a malapena ci capiva qualcosa. Voleva rivederla e avrebbe
voluto scappare, avrebbe voluto abbracciarla e prenderla a schiaffi per non
essersi più fatta sentire dopo essere andata via con il suo fottutissimo
amante... Ecco, prima cosa, si disse. Mai pensare a Cameron! Non farlo
mai! Doveva stare calmo. Stare calmo, essere cortese ma distaccato
e...pregare che Dio gliela mandasse buona. Spinse la maniglia come se fosse
stato un condannato a morte e quando mise il naso nella sala riunioni, trovò
solo Dalton e Weasley. Fu abbastanza stupito di vedere la Donnola di umore così
pacifico, visto come l'aveva sentito urlare la sera prima ma non fece commenti,
bofonchiando qualche saluto vago. Fece per andare in cucina a fregare il
piatto ad Edward ma quello stronzissimo ex Corvonero gli pietrificò il dito che
stava per piluccare del bacon. - Ma che cazzo fai?! Ti sei bevuto il cervello??-
rognò il biondo, facendo il contro incantesimo mentre Ron dalla tavola se la
rideva e Dalton continuava a cucinare. - Non è per te.- gli disse il cuoco
improvvisato. - C'è da mangiare per cinque!- sbottò Malfoy, sconvolto. -
E' per Hermione.- lo informò Ron tranquillo - Ma dovremo ingaggiare una lotta
per farla mangiare.- - Ti ho già detto che sto benissimo!- sibilò la voce
irritata sulle scale che fece perdere il fiato a Draco. Non poté impedirsi di
sollevare lo sguardo e quando la vide fu come tornare indietro nel tempo. La
sera prima aveva fatto di tutto per non alzare mai gli occhi nei suoi ma ora era
impossibile...perché era più bella di come la ricordava. I capelli più lunghi
e le iridi più dorate e meno ingenue. - Buon giorno.- la salutò Edward,
spezzando il silenzio che si era creato fra quei due che non riuscivano a
staccarsi gli occhi di dosso - Dai Herm...siediti e mangia.- - Non ti ci
mettere anche tu adesso.- replicò sarcastica, andando a sedersi davanti a Ron
mentre Draco restava solidamente ancorato al bancone della cucina - Sto
benissimo.- - Stai bene un corno.- sentenziò anche Potter, scendendo a
saltelli dalle scale del piano superiore - Sai che lo ho contato le costole Ed?
E indovina quanto pesa!- - La galanteria non sapete dove sia di casa eh?-
ghignò Dalton - Comunque stupisci Herm. Quanto pesi?- - Quarantasette chili.-
sibilò Harry, anticipandola e facendo sgranare lo sguardo a Malfoy. - Ehi ma
saranno ben affari miei no?- replicò la Grifoncina sbuffando - E poi mangio come
un bufalo, non è mica colpa mia se non ingrasso! E cosa sarebbe tutta quella
roba?- sbalordì, indicando i piatti stracolmi che Edward le aveva mollato sotto
il naso - Non sono un'oca all'ingrasso!- - Frega niente. Mangia o t'imbocco.-
la minaccio Harry serio. - Provaci se ci riesci.- lo sfidò sarcastica, col
cuore in gola perché cercava in tutti i modi di non far vedere a una certa
persona che razza di colpo fosse stato ritrovarla. Addentò un pezzo di bacon,
decisa a cambiare discorso anche perché il fatto del suo deperimento era da
ricollegare alla sua prigionia e non era ancora pronta a parlarne. Quindi chiese
ai ragazzi semplicemente come se la stessero cavando a lavorare in gruppo, senza
azzardare a dire nulla sul fatto che Potter e Malfoy stavano insieme tutto il
giorno senza prendersi a pugni continuamente. La conversazione scorse
tranquilla per un buon quarto d'ora, con Gigì che ora bestemmiava per il ritorno
della Grifoncina, Draco che a momenti non riusciva a usare le posate e poi il
baccano che provocarono Tristan e gli altri arrivarono a salutarla.
Parlarono per circa un'oretta, ragguagliandola sugli ultimi fatti,
raccontandole dei particolari amici di Tom e dei casini che avevano già fatto,
la fecero anche parlare con Elettra e Blaise tramite il camino, poi finalmente
la marmaglia che faceva capo a Jess cominciò a defluire per andare a
scandagliare la scuola nel caso ai Lestrange fosse venuta in mente qualche altra
spiritosata e anche per lasciare soli i ragazzi con Hermione. - Meno male
che c'è qualcuno fra voi che sa cucinare...- disse infine la Grifoncina, dopo
l'ultima fetta di torta mandata giù con un'ottima spremuta - Che t'è capitato in
questi anni Ed?- - Ha dormito sotto i ponti e s'è giocato il patrimonio
all'ippodromo.- ironizzò Ron - Per questo ha dovuto imparare ad arrangiarsi. Una
volta, verso metà luglio, è tornato a casa quasi nudo.- - Oh, ma perché non
c'ero...- enfatizzò sarcastica, facendo scoprire a Draco di essere orrendamente
geloso per la poca attenzione che lei gli dava e anche incazzato con Dalton che
non centrava nulla. Sembrava che stesse ricucendo i rapporti con tutti...con
tutti tranne che con lui che se ne stava ostinatamente zitto. - Oddio!-
sbottò di colpo Harry, facendo sobbalzare mezza tavola. - Che c'è? Che ti
piglia?- saltarono su gli altri, preoccupati. - Ho visto... ho visto...-
Harry indicò il bracciale d'argento col sangue di Cameron al polso di Hermione -
Ho visto un occhio sotto alla cupoletta di vetro, dentro a quel liquido
nero!- - Cosa?- fece la Granger, allucinata - Un occhio? C'è comparso di
tutto ma mai un occhio!- sollevò il bracciale sotto il naso, senza vedere
assolutamente niente. Il plasma nero era immobile, tranquillo. Un occhio? -
Ma cos'è quella roba?- le chiese Dalton curioso. - Eh?- Hermione si scosse
leggermente - Ah, è un globo di cristallo incastonato in un bracciale. Dentro
c'è il sangue di Caesar. Lui ne ha uno uguale col mio. Ci serve per comunicare,
lo aiuta a trovarmi quando ho bisogno. A volte quando sono in pericolo indica la
presenza nemica mettendosi a ribollire.- - Però...- soffiò Harry scoccandole
un'occhiata di striscio, con gli occhi verdi divertiti - Poi dovrai raccontarmi
meglio di quel tipo. Come hai fatto a conoscerlo? E, domanda più importante, è
irritante come sembra?- - Non sai quanto.- ironizzò la bella strega -
Comunque è una lunga storia. Te la racconto un'altra volta.- - Scusate se
m'intrometto ragazzi...- s'infilò in mezzo Edward, inchiodando Hermione con uno
sguardo profondo - Stai davvero dicendo che il sangue di quel bracciale ribolle
se in giro c'è un nemico?- - Si, succede sempre quando qualcuno con brutte
intenzioni mi viene molto vicino.- annuì la Granger, senza capire - Perché me
l'hai chiesto? I Mangiamorte non attaccano mai fisicamente. Almeno, quasi
mai.- - Così...tanto per sapere.- - Che hai in mente spostato?- Ron era
scettico, specialmente quando Dalton faceva quella faccia angelica. - Niente
di niente. Lo trovo solo più utile di uno Spioscopio, no?- - Non ricominciare
Edward, dammi retta.- sibilò a quel punto Draco, accendendosi una sigaretta dopo
il caffè. - Tranquilli. Non vi fidate di me?- - No.- dissero Harry, Draco
e Ron in coro. - E fate male.- disse serafico - Herm, cosa vuoi fare
oggi?- - Oggi andrò a Londra, da sola...- aggiunse, prima che Harry aprisse
bocca - Non andrò a cercare guai, calmati. Ho solo bisogno di sistemare un
vecchio affare con una persona. E poi ho bisogno di alcuni testi che mi ha
soffiato Jeager.- - E' pure ladro!- ghignò Ron - Perché ce l'ha tanto con te
quello lì?- - Perché l'ho battuto. E Caesar ha scelto me.- - Mi spieghi
come hai fatto a battere un mezzo demone?- si sconvolse Potter, tirando nel
frattempo la Mappa del Malandrino vicino per controllare la situazione. - Volontà divina. E poi
lui era di cattivo umore.- - Cosa cambia? È forte come Lucilla
quattro anni fa. Scusa se è poco!- Hermione si limitò ad alzare le spalle -
Fortuna forse.- - Se, come no.- - Comunque prima mi hai parlato di un
appuntamento con Duncan Gillespie, no?- lo interruppe, cambiando nuovamente
argomento con nonchalance - Quand'è che dobbiamo andare?- - Appena May torna
dal Ministero lo sapremo.- sbadigliò Ron, versandosi il secondo caffè della
mattinata visto che avevano passato quasi tutta la notte a parlare e a urlare
come matti - Ti piacerà. Sta con noi da qualche mese.- - E' molto brava.-
aggiunse Harry, mentre Edward se ne andava in cucina roteando gli occhi senza
fare nulla per nasconderlo - Poi, appena Duncan saprà che sei tornata potrai
lavorare con noi tranquillamente. Non voglio che i Lestrange possano avanzare
storie.- - Non ti preoccupare per loro. Il problema è Katrina.- gli disse
seria - E' lei la grana. Ci serve un altro essere empatico per fermarla. È
l'unico modo per controllare i suoi movimenti.- - Un altro empatico? E dove
lo troviamo?- s'interessò Weasley. - Degona la vedeva negli specchi, adesso
che ci penso.- disse Dalton, tornando a tavola con i giornali del mattino
portati da Edvige - Pensate che la bambina possa sviluppare quel genere
poteri?- - Essendo figlia di
Lucilla non mi stupirei di niente.- rispose la Granger - Ma lei è
troppo piccola e Lucilla non sarà mai d'accordo. Trovare gli empatici è difficile, la maggior
parte di loro ha un corpo di carne e cenere e il loro vero spirito
che passa attraverso un particolare oggetto che si confà maggiormente al loro
carattere.- - In questo caso in un'arrogante stronza vanitosa?- sibilò Draco,
rivolgendole direttamente la parola per la prima volta. - Esatto.- Hermione
annuì, guardandolo per un breve istante - Il corpo di cenere e carne è
praticamente immortale. L'unico modo per sistemarla è rompere lo specchio in cui
è incatenato il suo vero spirito.- - Bel problema. Conosci un empatico
disposto a darci una mano?- fece Harry. - Caesar.- - Caesar Cameron è un
empatico?- sbottarono tutti e quattro. - Già. Azzarderei anche il più potente
di tutti.- - Non stento a crederci.- rise Edward istericamente - Vuoi dire
che...legge nel pensiero?- - Non sempre. E' considerato un potere raro per
un demone ed essendo tanto forte ha dovuto mettere un blocco mentale alla sua
telepatia. Una volta Demetrius mi ha detto che Caesar avrebbe potuto controllare
il pensiero di qualsiasi persona al mondo ma l'avrebbe portato ad impazzire, a
lungo andare. Sono secoli che ha messo una pietra sopra a questa storia
però...io e Lucilla dovremo indorargli la pillola.- Indorargli la pillola.
Chissà che avrebbe chiesto in cambio quello lì, pensò Draco senza
frenarsi. Davvero non riusciva a capire cosa ci trovasse in quel tizio! Ok,
era un demone e sembrava un modello ma era più pallido di una cadavere! Per non
parlare della sua insopportabile boria! Quello magari non era neanche capace
di ridere! Aveva la faccia incementata! - Senza offesa ma quello non è mai
stato un amante delle beghe dei maghi no?- disse Harry - Come pensi di
convincerlo?- - Non sarò sola. Demetrius sa essere convincente con
lui.- Se Malfoy avesse potuto sarebbe andato nel Golden Fields e avrebbe ucciso quel
maledetto. Che rabbia gli era venuta! Lo convinco, lo convinco! Tutte storie!
Potevano anche andare a letto insieme ma di certo non era stato come fra loro
due! Fu in quel momento che sfortunatamente entrò May con un pacco di carte
sotto al braccio. - Ciao ragazzi!- borbottò, intenta a levarsi il cappotto e
i fiocchi di neve dai capelli. - Oh, May!- le sorrise Harry raggiungendola -
Allora? Tutto bene?- - No, un fiasco totale!- sentenziò la Aarons, scrollando
la lunga criniera bruna - Il ladro è scappato e i Sensimaghi hanno fatto un buco
nell'acqua. In documentazione non c'era niente su nessun furto e quel maledetto
di Orloff l'ha menata a me e a Clayton tre ore insieme a Leblanc e a tutta la
congrega francese sul fatto che Milo a quanto pare passa sempre più tempo alla
Corte Leonina. L'hanno seguito.- - Che rottura di palle. Perché non lo
lasciano in pace? Hanno voglia di suicidarsi per caso?- sbuffò Edward. -
Tranquilli, oggi Milo andrà da Duncan e insieme troveranno una soluzione.- disse
frettolosa, infilando di corsa in cucina per versarsi qualcosa di caldo - Qua
com'è andata?- - Niente serpi in giro.- ironizzò Harry - Se non contiamo
Malferret.- - Ha parlato quello che doveva stare a Serpeverde.- si schifò il
biondo. - Bhè, qua è il caso di fare le presentazioni allora.- finì Potter,
ignorando Malfoy che come minimo sarebbe stato di pessimo umore per un sacco di
tempo - May, ti presento Hermione Granger.- - La famosa Hermione Granger.-
sorrise la Aarons da dietro il bancone della cucina, tenendosi a distanza come
per non violare l'intimità ritrovata fra i vecchi amici - O dovrei dire Hermione
Hargrave?- La Grifoncina non rispose immediatamente. Scrutò a lungo la nuova
arrivata che evidentemente, da come si era comportata con Harry e gli altri, era
entrata del tutto in sintonia con loro. Aveva un bel sorriso simpatico, era
anche molto carina anche se sembrava volerle stare alla larga. Doveva essere una
persona abbastanza discreta comunque perché non cercò di esserle simpatica a
tutti i costi. - Hargrave.- rispose allora, restando seduta a tavola. -
Perché hai cambiato cognome?- le chiese Ron stranito. - Problemi di
famiglia.- si limitò a rispondere la strega dagli occhi dorati. - Herm, lei
invece è May Aarons. Viene dall'Irlanda. Sta con noi da giugno. È la nostra
Osservatrice.- La Grifoncina tacque di nuovo ma stavolta sollevò lentamente
lo sguardo su Potter...come se non avesse capito bene. - Osservatrice?-
sussurrò mentre fra tutti solo Edward rideva a mezze labbra. - Si, ce l'ha
mandata Orloff. Deve controll...Herm, dove vai?- La Grifoncina era andata
alla porta e si stava mettendo il mantello imbottito di pelo. Una volta vestita,
guardò di nuovo Harry in faccia - Ripeti quello che stavi dicendo prima e
ascoltati mentre lo fai.- - Ho detto che May è la nostra
Osservatrice...- - ...e che la manda Orloff.- concluse Hermione con sussiego,
ridendo in maniera inspiegabilmente gelida - Ok, quindi non sono io che sono
finita in una dimensione parallela, ma sei tu che sei impazzito tutto di
colpo.- - Calma, si può sapere che ti prende?- si mise in mezzo Weasley. -
Mi prende che quella è una sottoposta di Orloff.- - Io mi chiamo May.- disse
la Aarons con tono sicuro. - Bhè May...- Hermione fece una smorfia,
continuando a ridere acidamente - E' stato un vero piacere e a mai più
arrivederci spero.- - Insomma, calmati un attimo!- sbraitò Potter - Mi dici
che ti piglia di colpo?- - Mi prende che avete nella squadra un elemento che
fa rapporto tutti i giorni al capo del Ministero della Magia. Orloff è quello
che ha cominciato la guerra con gli Zaratrox e che utilizza i Mangiamorte e te
Harry, per coprire la guerra che vuole scatenare con il casato dei Leoninus e la
Dama Nera. Capisci adesso?- - May è fidata!- - Ehi, guardami in faccia!-
sbottò allora la Grifoncina - Io mi fido solo di due persone al mondo ma a
quanto pare queste due hanno perso totalmente il cervello! Non puoi avere la
certezza che la tua Osservatrice stia veramente con te! La sera può benissimo
andare da Orloff e spifferare tutto!- - Io sono presente, parla con me!-
sbottò May perdendo la pazienza e andandole di fronte. - Cosa sei? Sorda per
caso?- replicò la Granger senza battere ciglio - Ho detto che non mi fido di
te!- - E' vero, prima lavoravo per Orloff ma da quando ho capito che Harry è
in pericolo sono qui solo per aiutare lui e Draco!- e scandì bene quell'ultimo
nome, come solo una donna poteva fare, avvisando in silenzio la sua avversaria
di qualcosa ma Hermione continuò a non fare una piega, granitica - Potresti
anche essere venuta qua per salvare Godric Grifondoro in persona, non me ne
frega niente.- rispose - Harry prima aveva fiuto per i nemici, a quanto pare ora
crede che basti qualche mese per inquadrare una persona. Ma io no. Spiacente
ragazzi, non butterò via il lavoro di anni per colpa di un'Osservatrice di cui
non mi fido. Sistemate la faccenda. Quando torno stasera voglio che abbiate
risolto la cosa o andrò avanti da sola.- - Aspetta un attimo, non abbiamo
finito di discutere!- sibilò May afferrandola per il gomito ma un attimo dopo si
ritrovò con gli occhi dorati della Granger puntati addosso...e non riuscì più ad
articolare un pensiero sano. Mollò la presa, indietreggiando mentre tutti erano
rimasti a bocca aperta. Una volta uscita la Grifoncina, nella torre oscura
ritornò il silenzio.
- Perché non la smette di fissarmi quello lì?
Non lo sopporto!- Claire King alzò lo sguardo dalla sua pozione, guardando
Beatrix attraverso il fumo argenteo che si sollevava dal pentolone. Stavano allo
stesso banco, cosa che Piton non aveva mai gradito ma non avevano fatto disastri
quella mattina, anche perché Cloe, Damon e Tom avevano la testa completamente
fasciata a causa della brutta avventura della sera prima. Avevano saltato le
prime due ore con la Cooman, con sommo giubilo dei due maghetti, ma Piton non
avevano proprio potuto aggirarlo. Severus era ancora parecchio incazzato per i
punti persi e sbraitava contro qualsiasi Grifondoro facesse qualcosa che non
andava, tutti tranne Tom che in pozioni era il migliore. Beatrix Vaughn
invece era arrabbiatissima. Lei era guarita subito naturalmente ma ora c'era
qualcuno che continuava a tenerle gli occhi incollati addosso e questo la faceva
diventare un aspide. Era Matt Rogers, Corvonero, che quella notte aveva avuto
la sua prima avventura con il quartetto. Peccato però che fosse anche venuto a
sapere che Beatrix era una Diurna e anche se aveva solennemente promesso davanti
a Silente che non ne avrebbe mai fatto parola con nessuno, la Vaughn era
comunque molto scettica sulla cosa. - Non è che ti guarda perché magari gli
piaci?- Trix e Cloe rotearono gli occhi, sentendo Maggie Clark, Grifondoro,
fare quel pettegolezzo. - Figurati, non è per quello!- sbottò la Diurna
seccata. - Io lo trovo carino.- cinguettò anche Mary J. Lewis con fare
civettuolo. - Io lo trovo solo un ficcanaso!- sibilò la Serpeverde gelida, mentre
anche Cloe in effetti si rendeva conto che Matt non faceva altro che
guardarla...e arrossiva anche. Forse quelle due pettegole delle sue compagne non
avevano tutti i torti. Usciti dall'aula con le orecchie che fischiavano a
causa di tutti i barriti di Piton, i ragazzi si ritrovarono un attimo sotto le
arcate a riprendere fiato. - Ma si può sapere che cos'avete voi due oggi?-
fece il piccolo Tom Riddle stranito, quando anche Damon cadde dalle nuvole alla
sua ennesima domanda a vuoto - Siete un po' strani ragazzi.- - Sarà perché
noi non siamo abituati alle botte in testa.- frecciò Howthorne perfido. -
Ahah...che spiritoso.- - Comunque il mio problema è solo uno! E giuro che me
lo bevo se non la smette!- ringhiò Trix fra i denti quando vide Matt Rogers
dirigersi a passo spedito verso di loro. Il ragazzino dai capelli color mogano
li salutò un po' imbarazzato ma alla fine la tranquillità di Cloe e Damon riuscì
a metterlo a suo agio. Gli chiesero come stava e disse che si era ripreso dallo
spavento, anche se Vitius gli aveva tolto venti punti, e come accade ogni volta
riuscì a farsi raccontare più o meno in generale i motivi per cui i Mangiamorte
volevano Tom. Tutto questo però senza smettere di scoccare ogni tanto strane
occhiate alla Vaughn che stava seriamente per perdere la pazienza. Prima di fare
qualcosa di cui avrebbe potuto pentirsi decise di andarsene, piantando Matt
senza neanche salutarlo. - Dovresti smetterla di guardarla con tanta
insistenza, sai?- gli consigliò Cloe, vedendolo spiazzato. - Cosa?
Oh...bhè...- il Corvonero arrossì - E' solo che non pensavo fosse...una mezza
vampira...- - A Trix non piacciono i ficcanaso. E neanche gl'insistenti.-
aggiunse Damon serafico. - Mi spiace...non volevo darle fastidio, davvero!-
si scusò Rogers - Ora però devo andare. Howthorne...potresti farle le mie scuse
se la vedi? Sul serio, volevo solo conoscerla meglio visto che so il suo
segreto, non pensavo di farla arrabbiare. Allora...ci vediamo oggi pomeriggio da
Ruf.- e se ne andò un po' mogio, tanto da far alzare le sopracciglia a Cloe.
Chissà che quelle oche di Mary e Maggie avessero avuto ragione! - Quel
corvaccio si è innamorato della yankee.- sentenziò mentre attraversavano i
corridoi. - Ma lascia stare duchessa!- Damon scosse il capo - Non ti ficcare
in mezzo a queste cose, dammi retta!- - Ah già, parli per esperienza vero?-
ironizzò sarcastica e a quel punto Tom vide per la prima volta Damon arrossire.
Non era mai capitato e la cosa gli sembrava molto strana, anche perché non
capiva di che stessero parlando. - Ma dai Tom!- rise Cloe mentre Damon le
stava addosso per farla star zitta - Non te ne sei accorto ieri sera?- - Ieri
sera cosa?- chiese il Grifondoro imbambolato. - Ieri sera niente!- sbraitò il
futuro lord rabbioso, cercando di tappare la bocca alla King ma lei lo morse e
strappandogli una leggera imprecazione, visto che gli aveva lasciato l'impronta
della dentiera, si accostò a Riddle e gli disse una cosa che sarebbe andata
avanti parecchio. - Il serpente ieri sera ha perso la lingua davanti a tua
madre!- - Eh?- Tom allargò gli occhi blu - Come scusa?- - Quando l'ha
vista è diventato tutto rosso!- - Ma insomma Cloe, te la cuci quella
boccaccia?- ululò Howthorne - Sta zitta! Non è vero poi!- - Cosa non è vero?
Che ti piace Lucilla dei Lancaster?- lo prese in giro la biondina - Eddai, non
c'è niente di male!- - Ti ho detto di finirla di dire cretinate o ti riempio
il letto di topi, capito?- Cloe, che aveva una strana paura per i roditori
anche se non sapeva bene da dove veniva, assottigliò gli occhi nocciola, pronta
a fargli ingoiare quella minaccia e come sempre si misero a discutere fra loro
due ma Tom stranamente quel giorno non si mise in testa di sedare i loro
bollori. A dire il vero stava per farlo ma poi Vanessa Lestrange era uscita da
un'aula con un gruppo di studenti del quarto anno di Serpeverde e se n'era
scordato. Ricordò la foto di Bellatrix che aveva nascosto sotto il letto e
ora guardando la sua sorellastra gli sembrava di rivedere sua madre. Quando
Vanessa si accorse di lui gli sorrise ma il maghetto si affrettò a distogliere
lo sguardo. Lei però era già soddisfatta. Secondo il modesto parare di
Vanessa con un bambino non era necessario ricorrere alla violenza, come invece
voleva fare Rafeus. No, con il piccolo Tom Riddle sarebbe bastato usare la
delicatezza e la pazienza. E poi...la carne e il corpo di quel piccolo mago le
erano sacri. In lui scorrevano il sangue di sua madre, dei Black...e quello
di Lord Voldemort. Con quei pensieri ritornò alla torre degli insegnanti ma
aprendo della sua stanza ma rimase ferma sulla soglia, bloccandosi di colpo. O
ci era passato un tornato, o qualcuno era molto arrabbiato... Chiuse il
battente con la magia e si tolse il mantello imbottito, visto che da qualche
tempo a Hogwarts faceva un freddo infame e sorridendo con aria di sussiego andò
a sedersi davanti alla specchiera. - Ciao tesoro.- sospirò cominciando a
levarsi le forcine che le trattenevano i capelli - Cos'è successo?- Le giunse
un ringhio sommesso e la strega sorrise ancora. - Andiamo, non può essere
così grave. Ti è venuta una ruga?- "Al diavolo...quella sporca mezzosangue mi
ha gelato il sangue nelle vene!" L'altra stavolta corrugò la fronte, senza
fermare il suo lavoro - Mezzosangue? Sei andata a caccia con Jeager e hai visto
l'Hargrave?- "E' allora torre oscura, carina. Ecco dov'è. Alla Torre Oscura
con Potter." Vanessa, dopo essersi tolta tutte le forcine, si passò le dita
fra i capelli fino a renderli di nuovo vaporosi, ridacchiando - Mia cara, non
pensavi certo che l'essere stata mangiata viva l'avrebbe fermata no? Si vede che
Cameron ha curato il suo giocattolino a letto con qualche cura a noi
sconosciuta. Oppure è del tutto impazzita e non ne dà segni.- "E adesso che è
tornata con Potter come facciamo?" - Non so Kat. L'empatica sei tu. Trova un
modo per aggirare l'ostacolo.- "E come vuoi che faccia? Quella maledetta
fatina e la figlia della Lancaster mi vedono!" - Bhè, la bambina non c'è
sempre mi pare. E la fata può essere fatta sparire.- "No ma io devo anche
controllare Orloff! Non posso farmi in tre!" - Già, due di te bastano e
avanzano.- "Che spiritosa Lestrange, mi fai morire. Piuttosto, l'Hargrave è
uscita mezz'ora fa dicendo che andava a Londra. D'ora in avanti la sua presenza
mi provocherà parecchi problemi, quindi mi farò sentire meno del solito. Se ci
saranno guai vi farò mandare messaggi tramite Jeager." - Perfetto.- Vanessa
si spazzolò velocemente i capelli - C'è altro?- "Non ti fa nessun effetto che
sia tornata?" - Non molto...anche perché ci sei tu a tenerla d'occhio e
Jeager ha quasi terminato la ricerca.- "E
Minus l'ha trovato?" - Jeager
dice che dei suoi amici l'hanno visto in Romania.- "E cosa aspetta ad andare
a prendergli ciò che ci serve?" - Forse aspettava proprio che saltasse fuori
l'Hargrave.- sibilò Vanessa seccata - Comunque ci metteremo d'accordo dopo
Natale, intesi? Quando quelli festeggeranno ci prenderemo una pausa anche noi.
Mia nonna tiene troppo alla forma e poi voglio lasciare a mio cugino abbastanza
fiato per respirare prima che Rafeus torca il collo a lui e alla sua
mezzosangue. Ops...- fece poi, ridendo malignamente - Non te la sei presa, vero
Kat?- Lo schiocco secco del vetro rotto fu una chiara risposta ma Vanessa
Lestrange non se la prese minimamente. Continuò a ridere a crepapelle, agitando
la mano davanti allo specchio e riparandolo con il semplice tocco delle
dita. Che caratterino...e se n'era andata senza neanche salutarla.
Accidenti. - Povera Katrina.- sospirò, alzandosi e andando a sedersi sul
letto dove il mantello dell'Invisibilità rubato a Tom troneggiava ora sul suo
copriletto. Ci giocherellò un poco pensando a quali divertenti usi avrebbe
potuto destinarlo quando finalmente la lettera che aspettava giunse legata alla
zampa di un grande e sgraziato allocco scuro. Dopo aver controllato di non
essere vista da nessuno, considerato che Silente non era uno sciocco e la
Mcgranitt neanche, si chiuse la finestra alle spalle e scartò la
missiva... Dopo poche righe, l'accartocciò rabbiosa e la gettò nel caminetto,
cominciando a camminare freneticamente su e giù per la sua stanza. Ora erano nei
guai...ora erano davvero nei guai! Dannazione, le servivano le ossa! Quelle
maledette ossa!
Borgin,
Burkes & Mortis era silenzioso come sempre. Tutta
Nocturne Alley lo era, a dire il vero, e Draco Malfoy lo sapeva bene. Non che
fosse di casa, ma lì i gagia e i reietti del mondo dei maghi non facevano più
caso se i suoi capelli biondissimi e i suoi occhi troppo chiari facevano
capolino dal cappuccio scuro di un mantello una volta al mese. Sotto la neve
poi raramente gente come quella che bazzicava lì si sbatteva ad alzare il naso
dalle mani su cui soffiavano continuamente, per scaldarsi. Nascosto sotto
una piccola galleria a cui erano appese delle stalattiti che gocciolavano, Draco
attese paziente che lei uscisse. Andare a Londra a sistemare una cosa eh? Hn,
ridicolo. Non che ormai non avesse capito che Hermione Granger era diventata
molto diversa dalla Grifondoro che aveva conosciuto un tempo, si era anche
ficcato in testa che era una gagia e come tale ora conosceva le arti oscure, ma
proprio non gli era andato giù il fatto che seguendola, l'aveva vista passare
tutti i negozi di ingredienti e ritrovati chimici di Nocturne Alley, il posto
più tetro e pericoloso in cui i maghi per bene, come diceva la cara tata di
Tristan, non si sarebbero mai sognati di mettere piede. Invece Hermione doveva
frequentare un giro parecchio diverso ora... Attese paziente, anche se ormai
cominciava a farsi tardi. Erano le quattro di pomeriggio e tempo un'ora avrebbe
cominciato a far buio. Inoltre aveva detto con incredibile faccia a tosta a
Potter e a May che andava a trovare Blaise, sempre per quella storia della
febbre e se la Aarons non aveva fatto commenti, vista la girata che Hermione le
aveva rifilato, Harry l'aveva guardato un po' di sottecchi...quasi scuotendo il
capo. Che pensasse quello che gli pareva quel piantagrane, ora lui doveva
trovare una soluzione per convincere quella testarda della Granger ad accettare
May. Accidenti però, pensò accendendosi una sigaretta, com'era cambiata la
sua mezzosangue... Sua...ancora, continuava a considerarla sua. Chiuse gli
occhi e inspirò, deciso a dimenticare. Doveva farlo o sarebbe impazzito. Lei non
era più la stessa, anche lui era cambiato stando con lo Sfregiato e poi...la
magia non avrebbe potuto ripetersi, ne era sicuro. Aspettò altri quindici
minuti, cominciando a spazientirsi. Dannazione, ma che stava combinando là
dentro? Imprecando decise di entrare, tanto non si sarebbe fatto vedere.
Giusto per controllare che non le fosse successo qualcosa. In fondo lì in giro
era pieno di Mangiamorte e la faccia della Granger era sempre molto
conosciuta. Entrato nella bottega fatiscente col capo rigorosamente coperto,
si mise a girare sinuoso come un gatto fra gli scaffali, gl'intrugli vaporosi e
luminescenti, fra l'aria che odorava di chiuso e erbe, fra i libri incatenati
che si agitavano andando a sbattere contro gli altri. Dietro alla cassa non
c'era nessuno ma Burkes doveva essere da qualche parte nel retrobottega, come al
solito ad inventarsi qualcosa di losco...poi ad un tratto Draco la
vide. Separati da uno scaffale stracolmo di libri, vide Hermione aggirarsi
fra barattoli e boccette colme di polveri di diverso colore ma il suo sguardo
era vuoto, del tutto inespressivo. Che strano... All'improvviso Malfoy serrò
i denti, sentendo qualcosa di appuntito contro la schiena. Cazzo. - Potevi
dirlo che volevi venire a fare la spesa con me.- disse una voce conosciuta alle
sue spalle. Poi sentì uno schiocco di dita ed Hermione svanì sotto i suoi occhi.
Una copia
! Imprecando e dandosi dell'idiota per essersi fatto beccare come un
principiante si voltò con la faccia più angelica del mondo, trovandosi di fronte
la vera Grifoncina che lo scrutava coi suoi grandi occhi dorati attenti e
indagatori. Ripose la bacchetta che si era fatta dare da Harry, quella prodotta
col capello di Cameron, senza però staccare lo sguardo da lui. - Non ho
bisogno della balia.- scandì con un tono seccato misto all'ironico. - E come
sempre ti sopravvaluti.- rispose Draco a tono, sentendo il sangue galoppargli
nelle vene per la loro troppa vicinanza - Potter ha altro a cui pensare che
stare sempre a preoccuparsi per te.- - Hn...e tu cosa fai qua?- Abilmente
sollevò la mano in cui c'era un globo di quarzo bianco, la prima cosa che gli
era arrivata a tiro per salvarsi la faccia e glielo sventolò sotto il naso. - Tu
invece Granger? Hai cambiato giro?- e senza aspettare una sua replica andò
dritto alla casse dove finalmente apparve quello squinternato di Burkes,
silenzioso e spiritato come suo solito. Pagò la sfera di quarzo senza fiatare
ma poi vide Hermione consegnare a Burkes un foglietto. Sopra doveva esserci
scritta una sorta di lista perché il padrone della bottega cominciò a tirare
fuori un po' di oggettistica che sinceramente Malfoy non aveva mai visto neanche
sui libri di suo padre. Mentre posava una strana lente rotante, incastonata in
un'elaborata mano grifagna dalle lunghe unghie placcata in rame sul bancone,
Burkes guardò di sottecchi i due Auror. - Non l'ho mai vista da queste
parti.- squittì, fissando Herm - E' una sua amica signor Malfoy?-
Bella domanda. Draco ed Hermione si scambiarono una rapida occhiata ma mentre lei
rise in un modo che non gli piacque per nulla, Burkes era già passato ad altro.
Con la lente sul bancone apparvero due piccole boccette che contenevano della
polvere scintillante che vorticava da sola, come se chiuso dal tappo di sughero
dentro ci fosse stato anche una piccola tromba d'aria, ma arrivato alla fine
della lista, l'uomo si bloccò. Sollevò gli occhi acquosi su Hermione e dopo
un attimo scosse il capo. - No?- fece la Grifoncina seccata - Senta, non mi
faccia storie per favore!- - E' illegale.- scandì Burkes, mentre Draco non
capiva che cavolo stesse succedendo. - Non è il caso che mi dica che è
illegale, sono un'Auror.- sbottò Hermione - Quella maledetta polvere mi serve!
Se sono venuta qua è perché ne ho bisogno. Non ho intenzione di metterla nei
guai.- - Mi spiace, non posso signorina.- - Se si tratta di soldi non c'è
problema.- - Non è questo.- disse il mago sollevando le spalle - Ma ciò che lei cerca
è stato decretato fuori legge da circa cent'anni. Si contano sulle dita di
una mano quelli che ancora ne hanno riserve e io ho finito le mie trent'anni
fa.- Anche senza essere dei geni era chiaro che quella maledetta mezzosangue
ne stava combinando una delle sue. Roba illegale...di cosa si trattava? Che le
serviva? Una volta a Lane Street avrebbe dovuto fare una ricerca ma uscendo
dalla bottega con lei a fianco si ritrovò solo a pensare che non voleva
lasciarla andare via. Voleva stare ancora con lei. - Al diavolo.- borbottò
Hermione, incenerendo con una mano il foglietto su cui c'era scritto il nome di
quella cosa tanto pericolosa - Dannazione, dovrò girare tutta la Gran Bretagna
adesso! Ed è tutta colpa di quell'idiota!- Chissà chi era l'idiota in
questione...non che gl'importasse, chiaro. Era intirizzito dal freddo e stare lì
a parlare di come farsi sbattere ad Azkaban per contrabbando di polvere illegale
non era il massimo, quindi si limitò a rimettersi il cappuccio sulla testa e a
guardarla di sottecchi. Non seppe bene spiegare come ma qualche minuto più tardi erano
al Paiolo, in una tavolo accanto al fuoco con un bicchiere di brandy alle ciliegie
fra le mani. Non parlarono granché, anzi...non parlarono affatto ma come si
erano ritrovati a camminare sotto i fiocchi di neve per raggiungere il pub
all'ingresso di Diagon Alley, tutto il resto era venuto da solo. E poco
importava se non sapevano cosa dirsi, da che parte cominciare. Un silenzio
tranquillo per ora bastava. Però c'erano domande che necessitavano di
risposte...come il fatto che Hermione, durante la prigionia, avesse chiamato lui
disperatamente ogni notte. O il perché portasse il corvo e la perla nera al
collo in quel momento come allora. - Vado a trovare Blaise più tardi. S'è
preso la Febbre Galleggina.- disse il biondo all'improvviso - C'è anche
Elettra.- - Sono qua a Londra?- sussurrò Hermione a bassa voce. - Si,
abitiamo tutti al numero 4 di Lane Street.- e vedendo la sua espressione, si
sentì quasi in dovere di spiegare. In fondo non c'era mai stato presupposto di
un tale e viscerale amore fra lui e San Potter da convincere il principe di
Serpeverde ad andare a vivere col bambino sopravvissuto e la Donnola. - Qual
è il passaggio che mi manca?- gli chiese infatti Hermione, continuando a
mantenere un tono di voce basso che lo faceva quasi impazzire - Perché detta
così fa tremare la mia convinzione nell'esistenza di un dio benevolo.- -
Appena presa la licenza di Auror io e Potter siamo rimasti invischiati in un
problema.- - Che problema?- - Diciamo che è materia tua.- Gli occhi di
Hermione sfavillarono, mentre si portava alle labbra il bicchiere - E
sarebbe?- - Non possiamo separarci.- scandì lapidario. - In che
senso?- - Nel senso che hai capito. Non posso allontanarmi troppo da lui e
per Potter è la stessa cosa.- - Che maledizione crudele.- rise appena,
stentando a crederci - E chi sarebbe stato?- - Un gagia. Un vecchio nano
rintronato.- - Che gli avete fatto a quello per farlo arrabbiare tanto?- -
L'abbiamo ignorato. E s'è vendicato tanto che è da due anni che io e lo
Sfregiato viviamo insieme.- - Un gagia non fa niente per niente.- disse la
Grifoncina, posando il bicchiere vuoto sulla tavola. - Ah si?- rispose,
alzando uno sguardo intenso su di lei ma come si aspettava la mezzosangue non
fece una piega, continuando a sostenere i suoi occhi grigi come la tempesta
senza battere ciglio. E pensare che un tempo si guardavano in quel modo solo
prima di finire a fare l'amore per ore e ore. - Ti sembrava il caso di dare i numeri
in quel modo prima, alla torre?- le chiese di punto in bianco, accendendosi
l'ennesima sigaretta - Non che me ne fregi, ma il sistema mentale di
Potter quest'anno ha già avuto la sua battuta d'arresto quando s'è trovato il mostriciattolo...cioè
Tom davanti a casa, quindi fossi in te ci andrei più
piano.- - Non sapevo che anche a te piacesse avere una baby sitter.- replicò
lei e stavolta il suo tono si fece acido. - Ti posso assicurare che
è molto preparata. Ha un po' la fissa per le schede e ficca il naso nei registri
al Ministero ma May ci è stata molto utile.- - Lo immagino.- sibilò
fredda. - E con questo cosa vorresti dire?- saltò su lui che aveva recepito
chiaro e tondo il messaggio di sfida. - Niente.- - Invece hai insinuato
qualcosa.- - Cos'è, hai la coda di paglia per caso?- - Senti, io non ti
devo nessuna spiegazione capito?- sbottò Draco rabbioso - Sei stata tu
a...- - Io a fare cosa?- lo interruppe Hermione, fulminandolo con un'occhiataccia -
Non mi pare il momento né il luogo adatto per mettersi a discutere di questo. Io
ho solo detto che quella che non mi piace a pelle. Senza contare che la manda
Orloff che mi ha tenuto in cella per tre mesi e che sa anche cosa combinano i
Lestrange perciò dammi fiato se penso che non proprio tutto di lei sia così
ineccepibile. Va bene signor Malfoy?- - Dio, sei insopportabile mezzosangue!-
rognò già furibondo. - Senti chi parla! Non sei cambiato di una
virgola!- - Bhè, una volta non hai mai fatto storie mi pare!- la rintuzzò
velenoso. - Se è per questo neanche tu!- - Bene, perfetto! È tutto chiaro
ora.- ironizzò sarcastico - Queste sono proprio le spiegazioni che volevo!- E
continuando a punzecchiarsi, non trovando altro modo per comunicare, uscirono
dal Paiolo Magico per raggiungere Lane Street sotto una pioggia di fiocchi di
neve e ricordi.
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Capitolo 30 *** Capitolo 30° ***
Quel giorno di poco tempo prima Caesar Cameron rigirava con aria vaga e annoiata la punta
della spada sul pavimento della sua sala riunioni al suo castello nel Golden
Fields, ma quell'apatia, nonostante il suo carattere millenario segnato dalla
noia e da una cinica saggezza, non era assolutamente normale. E infatti sfociò
presto in un fortissimo attacco di collera. In un lampo afferrò la spada e la
lanciò contro un quadro incantato, piantandoci dentro la lama quasi fino
all'elsa. I capelli candidi gli ricaddero sulla fronte ma sul suo viso
bellissimo non apparve la rabbia che l'aveva animato. Se non negli occhi
perlacei che scintillavano. - Non pretendo che tu capisca, né che tu faccia
come se nulla fosse accaduto...- sibilò allora, voltandosi verso di lei, la cui
sagoma si stagliava contro il fuoco del caminetto accesso -...ma non posso fare
quello che mi chiedi. Non posso e non voglio. Non lo farò mai, piuttosto mi
uccido con le mie stesse mani.- - Ti ho solo chiesto aiuto.- sussurrò
Hermione Jane Hargrave, fissandolo senza battere ciglio. - Tu vuoi un aiuto
che io non ho intenzione di darti!- le ringhiò il demone, sparendo e
riapparendole di fronte come una nuvola di vapore - Tu vuoi quella polvere per
farti cadere nell'oblio ma che possa morire qua ora per mano del rimorso prima
che io te la dia!- - Tu non capisci, non capisci niente!- urlò la Grifoncina
perdendo definitivamente la pazienza, dopo un'ora di lunghe discussioni - Perché
non fai uno sforzo per cercare di comprendermi eh? Non sono di roccia, non sono
fatta come te!- - Ringrazia Dio per questo.- sibilò lui di rimando, fissando
le fiamme con sguardo perso. - Perché non mi capisci Caesar?- alitò,
afferrandogli il braccio con entrambe le mani - Io non ce la faccio! Non dormo,
non mangio, urlo tutta la notte! ...Cristo ma non hai pietà?- Cameron quasi
tremò, sentendo quelle parole e poi si volse verso di lei vedendole le lacrime
agli occhi. - Caesar...per favore...guardami...io non ce la faccio
più...- - No, Hermione. No.- ribatté duro, freddo, implacabile, strappandole
l'ultima speranza che aveva - Non voglio. Sei stata via da me per tanti mesi...e
se ora facessi come vuoi ti renderei la stessa bambola che sei stata per tanto
tempo.- - Al diavolo Caesar!- Quel grido proruppe per tutto Cameron Manor,
antico come il grido di dolore del mondo. Il singhiozzo di Hermione lo colpì
come uno schiaffo ma non poteva fare nulla per impedirlo. Non le avrebbe teso la
mano per poi rigettarla in quell'antro oscuro da cui era uscita. - No.- -
No, no, no! Non sai dire altro!- strillò Hermione passandosi le mani fra i
capelli - Tu non sai...non saprai mai! Mi ha ucciso notte dopo notte Caesar!
Pezzo per pezzo! E io sentivo tutto! Mi ha mangiato viva...e rideva! Mi ha
divorato la faccia! Te ne rendi conto o no? Lo capisci?? Mi senti?!- - Si ti
ho sentito!- ringhiò di rimando, straziato come e più di lei - E darei qualsiasi
cosa pur di tornare indietro ma fra queste non c'è la tua salute mentale! Hai
resistito fino a oggi! Puoi farcela!- - Posso farcela? Dormo tre ore per
notte quando ci sei tu nel mio letto senza quella polvere! Rivedo quella bambina
ovunque! Ogni volta che mi specchio la vedo! Non dormo, non magio...sto
impazzendo! Mi serve quella polvere! Mi serve quella pozione per
vivere!-
...mi serve per vivere...
Hermione ritornò alla realtà,
passando sotto le cupe arcate dei corridoi esterni di Hogwarts. Cosa le
serviva per vivere? Solo quella pozione?, si chiese. Le sarebbe bastato
l'oblio per dimenticare? Per sopravvivere? No, le serviva ben altro e lo
sapeva. Ma ormai era tardi. Era tardi per reclamare ciò che era stato suo. -
A che pensi?- A te. - Niente di particolare.- sussurrò a bassa voce, cercando
di non incontrare lo sguardo di Malfoy che le camminava a fianco, bardato nel
lungo mantello nero che non faceva altro che donargli un aspetto ancora più
irraggiungibile, proprio come in passato. Lui...no, lui non era cambiato. Draco
Lucius Malfoy. L'orgoglioso purosangue, Principe di tutta Serpeverde. Il nemico,
il figlio del traditore. Il suo Draco
. - La conosco
quella faccia, Granger.- le disse testardo, continuando a guardare dritto
davanti a sé - Ed è ora di cena. Sono troppo fiacco per farti sputare la verità,
quindi taglia corto.- - Il mio anello.- disse allora, dicendo la prima cosa
che le passava per la testa. Lui si bloccò, fissandola stranito. Stava
dicendo sul serio? Lo rivoleva? - Il mio anello. Quello col serpente
d'argento. Tua cugina mi ha detto che te lo sei ripreso.- - Si...è
vero...- - Bhè, lo rivoglio.- sbottò altezzosa. Quel tono, tanto per
cambiare, lo pungolò a risponderle con altrettanta arroganza - E' mio.- - E da
quando?- - Da quando mia madre me l'ha regalato.- sentenziò puntiglioso. -
Però tu l'hai regalato a me quattro anni fa! Vuoi dirmi che sei tanto cafone da
chiedere indietro un regalo?- Draco assottigliò gli occhi grigi, sul piede di
guerra. Accidenti, non riusciva a capire se l'aveva fatto apposta per sviare il
discorso o se rivoleva davvero quel pegno di tanti anni prima. Ora quella
sua nuova aria sfuggente non gli piaceva per nulla... Senza replicare, stanco
dopo aver litigato con lei per tutto il pomeriggio, si tolse il guanto nero con
stizza dalla mano sinistra e poi anche l'anello. Hermione doveva averlo fatto
restringere perché ora lui riusciva a portarlo solo al mignolo mentre a lei
andava perfettamente nell'anulare, dove in teoria ci stava la fede o l'anello di
fidanzamento. - Contenta?- sibilò. - Non amo che le mie cosa vadano in
giro.- disse pacata. - Oh...se è per questo vale anche per me.- replicò ironico
e pungente, facendola arrossire - Ma purtroppo non sempre uno può tenere tutto
sotto controllo.- e senza aggiungere altro filò su per la Torre Oscura, salutando
appena gl'insegnanti che passavano per dirigersi in Sala Grande. La cara
professoressa Sprite si fermò squittendo a salutare Hermione tutto allegro e festante,
poi finalmente tornarono alle scale per la torre e ...si andò a ridere. -
Come sta Blaise?- chiese Harry, ancora prima che Draco mettesse il naso nella
sala riunioni. - Continua a galleggiare per la casa. Ha sbattuto un po' di
volte la testa al soffitto e la mattina cade dall'altezza del lampadario quando
si sveglia ma a parte questo...- il biondo levò le spalle, sorvolando sul fatto
che durante il loro incontro quel bastardo non avesse fatto altro che lanciare
frecciate e allusioni sul fatto che ora la Granger era tornata, così tergiversò
sull'argomento preferito del moro - La piccoletta ha detto di darti un
bacio.- - Tienitelo.- si schifò Potter, fissando poi Hermione attento -
Trovato quello che ti serviva?- - Neanche a parlarne.- disse lei fra i denti,
seccata e provata - E tu? Ti è tornato un po' di sale in zucca?- Prima di
risponderle si sentì una lieve ghignata di Edward dalla cucina, cosa che attirò
non poco l'attenzione della Granger ma dalla faccia di Harry, lei capì che
assolutamente non aveva intenzione di levarsi dalle scatole quell'Osservatrice.
E a quanto pareva neanche Ron, visto il suo debole rossore in viso. - Ci
avrei giurato.- disse con un sorriso impertinente - D'accordo...vorrà dire che
scenderemo a compromessi.- - Davvero?- disse Ron sollevato - Meno male!- -
Certo. In fondo se l'accettate voi non vedo perché fare tutte queste storie.-
continuò la Grifoncina amabilmente, volgendosi verso May che leggeva un manuale
della Storia di Hogwarts seduta in poltrona. L'Aarons infatti cercò di
restituirle il sorriso - Grazie...sono contenta che tu l'abbia capito.- - Oh,
tranquilla ho capito benissimo.- l'assicurò la strega dagli occhi d'oro, levando
la bacchetta dalla manica con aria angelica - E come ho detto basta scendere a
compromessi. Io non me ne andrò di cui e continuerò ad aiutare Harry come ho
sempre fatto. E prometto che non disturberò più neanche te.- Com'è che allora
Draco, Harry e Ron si sentivano poco tranquilli? E perché aveva la bacchetta in
mano? - Ti ringrazio...- May le sorrise in maniera più amichevole, restando
seduta - Sono sicura che ti accorgerai che da me non c'è nulla da temere. Ormai
i miei rapporti a Orloff sono tutti fasulli.- - E continueranno a esserlo, te
l'assicuro.- Hermione ora avanzava con un passo che tutti avevano già visto.
Dritto, felino...e con uno sguardo troppo esplicito. Quando capirono costa
facendo, fu tardi. - Fidele meo
perpetuo!- Sollevata la bacchetta e
puntatala contro May, una luce abbagliante scoppiò dalla punta, simile a un
piccolo cerchio lucente che colpì l'Osservatrice e...un attimo dopo era tutto di
nuovo tranquillo. Manco a dirlo si scatenò una baraonda. Harry corse a
prendere letteralmente in braccio Hermione, che non fece nulla per fermarlo,
mentre Ron corse a vedere come stava May; Draco era pietrificato sul posto e
Dalton...bhè, lui continuava ad assaggiare la zuppa inglese a piccoli bocconi,
scrutando la scena pieno d'interesse. - Ma insomma Hermione!- Harry Potter
pochi minuti più tardi sbraitava di nuovo come un leone al vento. - Si può
sapere che cavolo ti prende?? Eh? Ti ho detto che May non è una nemica! Che
diavolo le hai fatto?- - Ma niente, perché non ti calmi?- sospirò la
Grifoncina, seduta comodamente a tavola a fianco di Edward - L'hai detto tu, no,
che è fidatissima, il massimo della discrezione...o sbaglio?- aggiunse, piccata
e acida, con un ghigno ironico sul bel viso - Se è davvero così come dici tu
vedrai che non le accadrà nulla!- - Ma sei impazzita a farle addosso
l'Incanto Fidelio?- le ringhiò anche Ron. - Non è un semplice Incanto
Fidelio.- lo corresse sarcastica - E' la versione perfezionata delle arti
oscure. Il cerchio che è uscito dalla bacchetta le si è chiuso sulla carotide. Se
prova anche solo a cantare per schiarirsi la gola con qualcuno che non
appartiene al nostro gruppo finirà strangolata.- Ora lo sconvolto regnava
generale. Ma chi era quella? Non era Hermione Granger! - Non sei più fra i
demoni sai?- sbottò Weasley allibito - Sei fra la gente civile!- - Se per
civile intendi scema allora siamo a cavallo.- - Bhè ragazzi...- s'intromise
May dolcemente, fermando i bollori dei due ex Grifondoro - Se così si sente più
sicura...- - Oh, non sai come potrei sentirmi più sicura. Te lo garantisco.-
la zittì la Grifoncina. - Senti ma si può sapere cosa ti ho fatto?- sbottò la
Aarons, alzandosi in piedi furibonda - Io a Harry e gli altri non ho fatto nulla
di male. È vero, mi ha mandato Orloff e questa è la mia unica colpa! Ma non
passo informazioni a nessuno, cerca di mettertelo bene in testa! E non me ne
andrò neanche!- - Che nobiltà d'animo.- - Risparmiati le battute!- sibilò
May stizzita - Harry, Ron, Edward e Draco sanno la verità! Tanto basta!- -
Non credo che in te abbiano visto la verità.- la gelò Hermione, fissandola tanto
da trapassarla. - Che intendi?- - Hai capito benissimo cosa intendo. Come
io ho inteso le tue parole di stamattina.- concluse la Granger mettendosi in
piedi con sguardo ora duro - Quindi siamo pari. Ora non ho più problemi con te
quindi torna pure a fare quello che hai sempre fatto per loro. Ognuno è libero
di agire come vuole. Buona notte!- e senza neanche toccare cibo si ritirò in
camera sua, lasciando per l'ennesima volta gli altri Auror a bocca
aperta.
La mattina dopo tutta Hogwarts sapeva che Hermione Jane Granger
era al castello. Inutile raccontare l'atmosfera che aleggiava per i corridoi.
Tutti gli studenti dal primo al quinto anno non facevano altro che spiare in
giro nella speranza di vederla comparire con Harry Potter e Ron Weasley, oppure
correvano dagli studenti del sesto e del settimo, gli unici che li avevano
conosciuti per farsi raccontare nei dettagli le loro imprese. Tom Riddle al
dormitorio poi ne aveva sentite di tutti i colori. Alcune cose sapeva essere
vere, altre erano pura fantasia, altre ancora lui non le aveva mai sentite. Per
esempio non aveva mai saputo da Harry, per esempio, che lui ed Herm erano stati
insieme, come gli raccontò Brian King a colazione. Tutta Grifondoro era
eccitatissima, maschi per primi che avevano saputo dagli allievi più grandi
delle sue imprese e che fosse molto bella, mentre le studentesse volevano
conoscerla per la leggenda di cui faceva parte. A Serpeverde invece si
"serpeggiava" naturalmente che lei e Malfoy all'ultimo anno avessero dato
scandalo. - Io non so come si faccia ad essere così pettegoli.- sbuffava
Damon, scendendo con Beatrix dalla torre di Astronomia dopo una pallosa lezione
con la Cooman insieme ai Tassorosso. - Bhè, sembra che quei tre fossero
famosi no? Leggi i loro nomi anche sui libri ormai.- rispose la Diurna quasi
balbettando, stringendogli forte la mano mentre scendevano le scale gradino per
gradino. - Sai che bello...- replicò seccato - Senti, già che abbiamo finito
andiamo a raccattare Tom e la duchessa.- - Già, così andiamo a pattinare al
lago.- annuì la Vaughn, arrivata finalmente al piano terra con un sospiro di
sollievo - Ma davvero non sai pattinare?- - Ma perché non mi lasci in pace
anche tu eh?- rognò con gli occhi azzurri lampeggianti - Mi avete rotto tutti
quanti!- - Hai proprio il sangue caldo Howthorne.- lo prese in giro
divertita. Continuando a chiacchierare, con Alderton che come al solito in
sottofondo strombazzava ai quattro venti le sue cavolate razziste, raggiunsero
la Sala Grande. Cloe e Tom stavano già mangiando attorniati dalla squadra di
quidditch del Grifondoro. Tutti a quanto pareva stavano facendo a Riddle il
terzo grado sulla presenza della Grifoncina a Hogwarts. Altro che quidditch...in
quella scuola lo sport di punta era il pettegolezzo. Una volta sazi si
raccolsero tutti sotto le arcate, decisi ad andare a spaccarsi la faccia sul
ghiaccio accompagnati rigorosamente da un caposcuola, in quel caso Brian King e
il suo amico Julian Foster. Con loro si erano accodati Martin, Bruce, Ian e
Archie, Matt Rogers a cui era stato chiesto di unirsi al gruppo da parte di
Cloe, giusto per far incazzare Beatrix e un nuovo amico della piccola King, un
Grifondoro abbastanza fiero e altezzoso di nome Sedwigh Stanford, del loro
stesso anno, che parlava rigorosamente solo coi purosangue e che odiava a morte
i Serpeverde. Un tipetto simpatico da morire, che trattava Damon con alterigia e
scrutava Tom con sospetto. - Sedwigh non è male, credimi!- stava dicendo
Martin Worton a Bruce nella loro camerata poco più tardi, mentre si preparavano
con guanti e sciarpe per andare al lago - E' solo molto fiero della sua
famiglia!- - Secondo me è un pallone gonfiato.- replicò Bruce Joyce alzando
le spalle. - In fondo potrebbe essere simpatico, no?- lo blandì Ian,
pulendosi i grandi e spessi occhiali. - Si, simpaticissimo.- continuò Bruce -
Tratta sempre gli altri dall'alto in basso.- - Avrà bisogno di zuccheri.-
ghignò Martin ficcando la cuffia in testa al piccolo Archie, che succhiava un
lecca-lecca tranquillo e pacioso come sempre - Tom, tu che ne pensi?- Riddle
alzò gli occhi blu dalla finestra e li portò su di loro. - In che
senso?- - Che ne pensi di Sedwigh?- Cosa ne pensava? Niente. Non voleva
pensare niente di certa gente. Evitò di rispondere cambiando argomento,
incitandoli a muoversi e poi finalmente raggiunsero la sala comune dove Cloe,
Sedwigh, Brian King e Julian Foster erano già pronti. Arrivati in giardino
trovarono Trix, Damon e anche Matt tutti pronti a seguirli e s'incamminarono
ma...un corvo nero andò a posarsi sulla spalla di Tom, proprio quasi stava per
superare la fontana. Si bloccò sorridendo, dicendo agli altri di andare
avanti e non aspettarlo...e poi Hermione riprese le sue belle sembianze. Avvolta
in un lungo cappotto color panna col cappuccio e una sciarpa color rubino al
collo, gli scoccò un grosso bacio e lo strinse forte, come fece il maghetto che
però dopo un poco si staccò con aria preoccupata. - Herm...sei dimagrita
tanto! Ho quasi paura di farti male!- Un altro. Ma perché gli uomini prima
vogliono le donne anoressiche e poi si spaventano se non sentono delle
curve? - L'ho già detto agli altri. Stai tranquillo, sto bene!- e gli
scompigliò i capelli neri - Allora? Dove andate?- - A pattinare!- le disse
felice, visto che non era mai andato a pattinare con degli amici in vita sua -
Senti, perché non vieni? Devo farti conoscere Damon! Lui è fortissimo! È un
Legimors sai? E anche un Veggente!- - Però...è quello di cui mi ha parlato
Harry allora.- lo guardò con tenerezza, mentre s'incamminavano - Ti piace?- -
Tanto.- ammise con un bel colorito roseo sulle guance - Lui è diverso dagli
altri.- - Allora sarà davvero speciale.- - E poi ci sono Beatrix e Claire! Beatrix è
mezza vampira, come Milo! Dovresti vederla, assomiglia un po' alla
mamma solo che ha paura delle altezze!- aggiunse ridendo - Mentre Claire
assomiglia un po' a te secondo me! Adora Harry e ha urlato
in mezzo alla piazza della fontana che Hogwarts deve farsi i fatti suoi. Ha un
carattere molto combattivo!- - Questo si che si chiama parlar chiaro. E coi tuoi compagni di stanza? Come va?- -
Bene, sono tutti molto simpatici. Ian è un secchione ma è molto gentile. Martin
fa un sacco di guai, non sta mai attento a quello che dice, poi c'è Bruce che è
il più tranquillo fra noi e l'ultimo è Archie! Mangia praticamente solo dolci e
caramelle! La sua mamma ha un negozio di dolci magici a Diagon Alley. È famosa
sai?- - Bella compagnia.- rise la Grifoncina mentre si avviavano passando
dalla casa di Hagrid - E con tua sorella come va?- Tom a quel punto
s'intristì leggermente, sforzandosi di scuotere il capo. - Va...- si limitò a
dire - Lei ogni tanto cerca di parlarmi ma non credo d'interessarle in quel
senso.- Hermione guardò il piccolo e gli carezzò il capo con la mano
guantata, addolcendosi. - Non sempre possiamo avere l'affetto da chi
desideriamo. Lo sai vero?- - Si, lo so.- ammise mogio - Ma...a volte penso
che se solo lei mi dimostrasse un po' di bene sarei contento.- - Purtroppo
non è possibile. Non da loro almeno.- lo consolò la ragazza - Ma altri ti
vogliono bene.- Sentendolo Tom tornò a sorridere, annuendo serio - Si. Avevi
ragione sai? Anche se all'inizio è stato un po' difficile coi ragazzi mi trovo
bene. Cioè...mi chiamano mostriciattolo e mi sgridano sempre...- e dicendo
questo la fece scoppiare a ridere -...ma Draco è affettuoso con me. Ron ed
Edward poi mi hanno subito accettato e Harry...bhè, lui ha imparato a
sopportarmi come sopporta Draco credo.- - Tesoro, dammi retta.- lo consigliò
la ragazza giunti al lago - Non sperare mai di capire quei due!- Non finirono
di parlare che i ragazzi che stavano già tentando di pattinare sul lago si
volsero e...Brian King e Julian Foster quasi caddero come pere quando la
videro. - Hermione! Hermione Granger!- gracchiarono, pattinando fino a loro
due. - Hermione ti ricordi?- le chiese Brian tutto rosso in faccia - Sono
Brian King! Stavo sempre con Colin Canon e suo fratello più piccolo! Quando sei
stata incoronata reginetta della scuola alla fine del settimo anno ti ho portato
io i fiori!- La Grifoncina restò un attimo spiazzata ma poi parve ricordarsi
tutto, anche se un po' a fatica. Sorrise a tutti, dopo che vennero fatte le
presentazioni, e trovò parecchio simpatica quel tornado di Cloe che la guardava
con gli occhioni scintillanti, mentre Trix fu più pacata visto che di figuracce
ne avevano già fatte abbastanza. - Herm, tu non vieni?- le chiese Tom quando
si fu messo i pattini. - No, sto qua di guardia.- rispose tranquilla,
sedendosi su un tronco d'albero. - Guardia?- fece Damon schifato - Mi sono
appena ripreso dalla craniata dell'altra sera.- - Siete sulla buona strada
per diventare dei veri cerca guai ragazzi.- l'assicurò Hermione ridendo -
Comunque devo dire che come prima volta ve la siete cavata. Un basilisco non è
roba di tutti i giorni.- - Figurati, tu sarai abituata a ben di peggio vero?-
cinguettò Cloe. - Megafessa, ma perché non la lasci in pace eh?- frecciò Trix
che riprendeva la mano sul ghiaccio - Non avevamo una sfida in programma noi
due?- - Certo, preparati a uscire da qua col tuo delicato fondoschiena da
vampira a lividi!- - Ma va? Cosa ci scommettiamo?- Hermione sorrise, sentendo quelle frasi lontane.
Scommessa
. Che parole dolce e amara. Tutto era
cominciato con una scommessa. E così era finito. Ora al suo fianco c'era
un'altra. Una che non si era nascosta dietro a una scommessa, a una questione
d'orgoglio. Come invidiava quell'Osservatrice. Lei aveva preso ciò che
desiderava senza tirarsi indietro, senza nascondersi. Orgoglio,
orgoglio...peccato più grande di un Grifondoro. All'improvviso qualcuno le
passò un braccio attorno alle spalle e le si sedette a fianco, facendola
ridere. - Speravo venissi.- gli sussurrò. - Così mi provochi...- rise
Edward malizioso - Quattro anni fa mi sei scappata per un pelo. Adesso chi mi
tiene più!- e ridacchiarono tutti e due, stringendosi per il freddo. -
Avanti, parla.- lo incalzò - Devo ammettere che il tuo comportamento mi ha
incuriosito da matti.- - E io devo ammettere che il tuo ritorno mi ha portato
un gran sollievo.- ammise Dalton, osservando Tom e Damon sfracellarsi di faccia
sul ghiaccio mentre Trix e Cloe ridevano giulive - Mi sentivo preso in
trappola.- - In trappola?- - Si. Solo contro tre deficienti che si sono
fumati il cervello.- continuò serio - Il fatto che tu abbia messo May in quelle
condizioni mi ha sollevato il morale. Ormai ci credevo spacciati.- - Quindi
tu...non ti fidi di lei.- - Esatto.- Gli occhi azzurri di Edward si fecero
più chiari - Da quando è arrivata quella, Katrina ha cominciato ad attaccare
costantemente. Attacchi d'ira, assalti omicidi...prima Blaise, poi Ron. Poi si
sono susseguiti altri fatti strani, cose inspiegabili, uscite a ore bizzarre,
scuse che secondo suonavano false, coincidenze...- - Non credo alle
coincidenze.- sindacò Herm. - Io neanche. E nemmeno Harry ci ha mai creduto
ma May...non so...- Edward scosse il capo - Forse sono solo io che vedo fantasmi
ovunque ma lei...lei si è infilata così bene fra noi, tappando ogni buco che tu
hai lasciato in maniera così perfetta da darmi pensiero. Lei ora parla con Harry
la notte, quando di solito chiacchierava con te. Ha fatto perfino qualche
scherzo con lui ad Halloween. Ora gioca con Ron a scacchi, ci toglie tutte le
incombenze che prima toccavano a te...quando è ora di bacchettare diventa una
furia...- - Va a letto con Draco...- concluse Hermione, mordendosi la
lingua. Edward stavolta tacque, volgendosi a guardarla. - In sei mesi, da
quando è arrivata a giugno, ha praticamente preso il tuo posto. È diventata
indispensabile. Esattamente come lo eri tu. Ed essendo indispensabile, per loro
è anche intoccabile. È come se non vedessero le piccolezze.- La Grifoncina
socchiuse le palpebre, stringendogli forte la mano. - Devo avervi deluso
parecchio per ridurre anche uno vigile come Harry a questo punto.- - Non si
tratta di questo. Non sono delusi...erano solo preoccupati, terrorizzati a
morte. Sei molto importante per loro. Per noi.- si corresse, ridendo della sua
occhiata storta - E Malfoy...lui...- - Edward, non mi devi dire niente.- -
Piantala, non vi siete scollati gli occhi di dosso.- - Non vuol dire
niente.- Dalton sollevò un sopracciglio - Se ci provassi io s'incazzerebbe a
morte.- - Non vorrai metterti a giocare spero!- ridacchiò ma un secondo dopo
vide la faccia del Corvonero farsi pericolosamente vicina - Vogliamo giocarci
del soldi? Lui e Harry sono a dieci metri da qua. Se ti bacio stanotte mi
soffoca nel sonno!- - Brutto vizio quello del gioco.- gli mormorò
all'orecchio, mentre si lasciava baciare sulla guancia. - Ti avevo detto di
controllare, non di baccagliare!- rognò Potter quando li raggiunse
impettito. Dalton fece una faccia angelica, falsa come i soldi falsi -
Infatti controllavo che tutto fosse a posto!- - Come? Facendole l'ispezione
del cavo orale?- - Ma proprio tu parli?- - Fatela finita.- sibilò Draco
zittendoli secco e astioso, come da copione - E controllate i marmocchi!- -
Ciao ragazzi!- urlò Tom da lontano, quando li vide - Venite a pattinare anche
voi?- ma non finì di dirlo che si sbilanciò in avanti, finì addosso a Damon che
già stava in piedi per miracolo e crollarono sul ghiaccio come due sacchi di
patate, scatenando di nuovo l'ilarità fra i loro amici. - Io non so come
faccia ad essere così tonto e goffo.- sbuffò Harry paziente - Un giorno o
l'altro finirà al San Mungo!- - A me piacerebbe sapere da chi ha
preso.- concluse Draco - I Black hanno dei modi ineccepibili.- - Infatti. Il
suo modo di parlare cortese forse può venire da qualche ramo estremo della
famiglia.- disse Edward serafico - Oppure è semplice dote di natura. In fondo
non sempre ereditiamo i geni dei nostri genitori.- - Sento odore di paternale.-
ringhiò Potter, continuando a fissare i maghetti. - Sono ben lungi dal
fartela.- ghignò Dalton - Dov'è Ron?- - In giro con Jess e Clay.- - E sua
altezza?- frecciò Hermione guardinga. - May è alla torre.- la corresse Harry
con tono quasi arcigno - E ti sarei grato se provassi a comportarti di nuovo
come una volta, ovvero da persona civile, e cercassi di conoscerla meglio.- -
E se non mi andasse?- - Perché fai la bambina eh?- - Sarà il vostro
comportamento a pungolarmi.- - Che vorresti dire?- sbuffò il bambino
sopravvissuto. - Mi sembra che ci siamo sempre capiti Harry.- lo zittì
seria. - Infatti. Ed è per questo che questo tuo comportamento mi lascia
perplesso.- - Senti,
vogliamo lasciarla perdere quella?- sbottò la Granger esasperata - Fate cosa vi pare con la vostra
Osservatrice, tanto ormai siamo blindati comunque. Voi siete tranquilli e ora anche io,
quindi perdonami se non ho voglia di famigliarizzare! Meglio andare a letto con
un serpente che...- e si zittì, capendo di aver detto una fesseria visto che
Draco ebbe una specie di strano scatto repentino, tossendo il fumo della sigaretta. Cadde
il silenzio, con Potter e Dalton che facevano di tutto per non ridere,
quando arrivò Sphin con Milo formato pipistrello attaccato al braccio, sotto al
mantello, a salvare la situazione. - Allora? Come va dentro?- gli chiese
Edward. - Tutto ok a quanto pare. Ron sta passando in rassegna un po' di muri
ma per ora è tutto calmo.- - Stanno cercando qualcosa.- sussurrò Hermione -
Ma non sono riuscita a scoprire cosa!- - Come fai a saperlo?- le chiese
Eastpur, mentre Morrigan riprendeva sembianze umane senza sentire un filo di
freddo. - Tutto ricollegato a ciò che mi disse Linda.- spiegò la Grifoncina -
Ma mi servirà tempo per capire di che razza d'incantesimo si tratti e di cosa
serva ai Mangiamorte per metterlo in atto. Certo...se riuscissimo a capire dove
tengono il Grimario di Lumia sarebbe ancora meglio.- - Io mi sentirei
più tranquillo con un piano per fermare l'empatica.- soffiò Milo, il cui
pallore marmoreo spiccava contro il nero ebano dei suoi capelli e l'ambra dei
suoi occhi. - Per ora tutto quello che so è che lei usa gli specchi come realtà
secondaria.- fece Hermione sfregandosi le mani e soffiandoci sopra per scaldarsi
- Gli specchi riflettono la realtà che viviamo noi e lei, vivendo nel riflesso,
modifica la sua realtà, ovvero quella specchio, facendola poi diventare
vera anche per noi. È complicato, lo so. Gli studi sugli empatici hanno
avuto una battuta d'arresto in questi anni e da Caesar non sono riuscita a
cavare un ragno dal buco...comunque tutto quello che dobbiamo sapere per ora è
che in qualunque superficie che possa riflettere la realtà, lei può
apparire.- - Anche l'acqua?- borbottò Harry sconvolto. - Non so, ma è
possibile.- Sul ghiaccio intanto, spazzato da inesperti e ridenti maghi
minorenni, Tom e Damon cercava di fare di tutto per uscirne vivi, cosa non
facile visto che Cloe e Trix volteggiavano loro attorno come se fosse stata la
cosa più facile del mondo. Archie poi ci andava sopra come non avesse fatto
altro tutta la vita, succhiando caramelle e Ciocco Rane. - E' l'ultima volta
che mi presto per una vaccata del genere!- sibilò Damon quando cadde per
l'ennesima volta, restando seduto a gambe incrociate sul ghiaccio - Mi sono
rotto! Non ho la tua resistenza alle cadute io!- ringhiò verso Tom, che invece
cercava sempre di rimettersi in piedi, anche grazie all'aiuto della King. -
Eddai, io mi diverto!- rise Riddle giulivo - E poi basta fare esercizio
no?- - Tu la fai sempre facile.- sibilò il Serpeverde, mentre Tom traballava
di nuovo - Per te basta sempre provare e riprovare e tutto prima o poi riesce,
vero?- - Bhè...- il moretto lo guardò stupito - No, non per
tutto.- Howthorne sospirò, sapendo di aver toccato un brutto tasto e cercò di
rialzarsi. Fortunatamente passò di lì Brian King che lo tirò in piedi facilmente
ma con lui arrivò anche Sedwigh Stanford che li scrutò altezzoso. - C'è
qualche problema?- gli chiese Damon irritato da quello sguardo
provocatore. Il ragazzino, dai capelli biondo sciacquato e dalla faccia dai
lineamenti duri ma regolari, arricciò il naso. - Ti credevo bravo in tutto
Howthorne.- - Stanford, ti dirò una cosa che dovrai ricordarti bene per i
prossimi sei anni...- ghignò il Legimors, feroce - Non cercare mai di
etichettarmi, capito? Non farlo mai. E andremo d'accordo.- - Chi vuole andare
d'accordo con te?- - Intendevo che potremo ignorarci tranquillamente.- gli
spiegò meglio il Serpeverde, paziente. - Già, a differenza tua e di altri io
penso che Grifondoro e Serpeverde debbano stare separati.- sibilò Stanford,
scoccando un'occhiata veloce a Tom. Il piccolo Riddle non disse nulla ma a
differenza del solito, Damon notò che non s'intimidiva, anzi. Sembrava che non
avesse neanche ascoltato le loro parole. Era lontano. - Ciò che pensi,
Stanford, dà fastidio a parecchi.- disse Bruce Joyce alle loro spalle, seguito da
Matt Rogers. - Ognuno può pensare quello che vuole no?- replicò il biondo,
con tono implacabile. - Si certo. Ma l'importante è che la gente si fermi
solo a pensare.- I tre si girarono proprio quando Tom ebbe finito quella
frase, con gli occhi blu velati da un sentimento lontano. Stanford a quello non
rispose, avendo capito di essersi spinto troppo in là con la persona sbagliata e
se ne andò da Cloe senza salutare, lasciando gli altri maghetti a guardare
Riddle dispiaciuti. - Lascialo perdere.- gli consigliò Matt, dandogli una
pacca leggera sulla spalla. - E' solo un piantagrane.-
concluse Damon sorridendogli e ridonandogli il buon umore - E' il classico tizio
che ripete a pappagallo quello che dicono i suoi. Quando avrà il cervello per
pensare forse cambierà idea...credimi...è solo...questione
di...ghiaccio...il ghiaccio
...-
Howthorne masticò la frase, mentre la sua voce scemava lentamente. I suoi occhi
azzurri divennero spenti, quasi vitrei. E Tom riconobbe quel sintomo. Stava
vedendo qualcosa. - Damon! Damon!- disse a bassa voce, tenendolo forte -
Damon, cosa vedi?- Sapeva che quando era in quelle condizioni neanche una
bomba avrebbe potuto svegliarlo dal suo stato catatonico, ma fortunatamente il
giovane Legimors continuò a parlarle, come in trans. - Il ghiaccio...il
ghiaccio...due occhi...lei vede... nel ghiaccio tutto si riflette...tutto si
spacca...- - Cosa sta dicendo?- si sconvolse Bruce allibito mentre Matt
sgranava gli occhi - Che cos'ha?- - Trix! Claire!- urlò Riddle. Richiamate le
due streghette che li raggiunsero alla velocità della luce, continuarono ad
ascoltare la predizione del loro piccolo Veggente ma le sue parole senza senso
non fecero altro che allarmare gli animi. Diceva qualcosa sul ghiaccio...il
ghiaccio che rifletteva qualcosa ma abbassandosi non videro niente, se non le
loro fosche immagini sulla spessa lastra marmorea dell'acqua solidificata. E
poi la risata. Il ghigno perverso di Katrina che si allargò sotto i loro piedi,
a macchia d'olio. Da lontano gli Auror sentirono solo il suono spaventoso del
ghiaccio che si spaccava in mille pezzi, poi le grida soffocate e
disperate...infine un'enorme colonna d'acqua esplose da sotto la lastra gelata,
rovesciando addosso ai maghi una cascata di pezzi di ghiaccio affilati come
rasoi. Proteggendosi gli uni con altri i ragazzi ne uscirono ben poco feriti,
a parte qualche graffio sui visi e sulle braccia, ma l'esplosione aveva impedito
a Harry di vedere che fine avesse fatto Tom. Preso dal panico cominciò a urlare
il nome del maghetto e dopo poco, diradata la nebbia, gli Auror videro con
sgomento che le lastre spezzate della calotta erano diventate instabili...tanto
instabili che i pochi che si misero in salvo sui pezzi ancora spessi che si
erano salvati dall'esplosione, rischiarono di rovesciare gli altri compagni che
stavano tremolanti e ancorati su piccoli iceberg che galleggiavano a mala pena.
Brian King, Julian Foster, Sedwigh Stanford, Ian, Martin e Archie si erano
miracolosamente salvati gettandosi sulla parte della crosta ghiacciata troppo
spessa per essere fatta a pezzi, accanto alla riva del lago. Cloe e Beatrix
erano state rovesciate su un piccolo iceberg piatto, largo appena per farle
stare sedute vicine, in mezzo all'acqua e rischiava di affondare da un momento
all'altro. Tom, Bruce e Matt erano davanti a loro e non rischiavano molto, ma
Damon, privo di sensi, stava sdraiato su un altro pezzo ghiacciato, con la testa
quasi rovesciata in acqua. E il piccolo Riddle disperato stava facendo di
tutto per afferrargli la mano. - Tom no!- urlò Hermione accorata - Tom sta
fermo! Sta fermo! Rischi di scivolare!- - Ma se non faccio qualcosa Damon
cadrà in acqua!- strillò lui fuori di sé dalla preoccupazione. - Tom
ascoltami!- urlò di nuovo la Grifoncina - Ascoltami! Stai fermo...capito?-
sussurrò - Stai fermo...e non cadrai. Se non vi agitate, nessuno cadrà per il
momento.- - Brian!- ordinò Harry nel frattempo - Prendi gli altri e corri al
castello! Cerca Ron, Tristan e gli altri e dì loro di venire subito qua, capito?
Sbrigati!- aggiunse, mentre i ragazzi correvano via - Fate presto!- - Gente,
diamoci una mossa!- sibilò intanto Draco - Dev'essere Katrina. Si è infilata nel
riflesso del ghiaccio sotto i loro piedi e ha spaccato la lastra. Se è ancora in
giro potrebbe uccidere davvero Damon stavolta!- - Allora andiamo con
l'Incanto Glacialius.- scandì Edward. - Si ma prima facciamo sbaraccare i due
che stanno con Tom.- Milo fissò preoccupato Trix e Cloe che più si stringevano,
più sentivano la debole lastra sotto di loro sul punto di spezzarsi - Dobbiamo
alleggerire il peso o quelle due cadranno in acqua!- In breve tempo,
ricongelando con la magia la lastra del lago, Milo ed Hermione che erano i più
leggeri riuscirono a raggiungere Bruce Joyce e a farlo galleggiare, sempre
usando la magia, in salvo sulle coste del lago. Una volta da Matt e Tom,
Morrigan guardò la situazione della Vaughn e della King. - Ragazze!- le
richiamò - Siete troppo pesanti! Dovete alleggerirvi!- - E come faccio eh? Le
succhio via del sangue?- frecciò Trix isterica. - Vola via no?- sbottò Milo
seccato - Dai mocciosa, datti una mossa!- - Volare?- la Diurna impallidì,
attaccandosi letteralmente alla schiena della Grifondoro - Io...io...io non so
farlo!- - Come sarebbe?- sbraitò Milo - Hai detto che quando hai paura
diventi un pipistrello no? Avanti, fallo!- - Si che so diventare un
pipistrello ma HO PAURA DI VOLARE!- gracchiò allora Trix al limite della
fifa. - Cosa???- Milo non si conteneva più - Hai paura di volare? Hai paura
di volare???? Se non ti dai una mossa ti darò io qualcosa di cui aver paura
veramente, intesi?!- - Stupidissimo Leoninus, come cavolo ti permetti?!- -
Insomma basta!- strillò Cloe sull'orlo di un collasso - Mi sto gelando! Fate
qualcosa!- - E va bene!- sbuffò Trix - Mi ero appena tinta le ciocche,
dannazione! Cerca di stare ferma megafessa, ok?- e senza far ondeggiare troppo
il ghiaccio, rischiando di spezzarsi, Beatrix strisciò fino al bordo della
calotta...e lentamente, molto lentamente, si lasciò andare in acqua. - Che
idea!- sibilò Draco - Ringraziamo Dio che non ci siamo gli altri in giro o
altrimenti dovremmo spiegare a tutta Hogwarts il fatto che quella lì si fa le
vasche al polo nord!- - Come siamo messi col Glacialius?- chiese Hermione -
Ed, per favore muoviti! La lastra dove c'è Damon sta cedendo! E se non riusciamo
a svegliarlo si farà anche lui una nuotata del lago!- Tempo cinque minuti e
sembrava fatta. Erano arrivati Ron, May, Hagrid, Tristan e Jess, Milo aveva
tirato fuori Trix dall'acqua e dopo averla avvolta nel suo mantello se l'era
presa in braccio e portata via. Hagrid aveva portato delle lunghe tavole di
legno per tentare con un'azione manuale, per far aggrappare i bambini nel caso
di pericolo ma Katrina era ancora nei paraggi...e infatti il sangue nel
bracciale di Hermione ribolliva costantemente. - E tentare di rimpicciolire
Cloe e Damon?- propose Ron - Poi Harry si può trasformare e andare a
prenderli!- - Katrina l'avrà pensata un'ipotesi simile.- fece Hermione
dubbiosa. - Bhè...Claire è una Sensistrega.- le disse Tom accorato - La
sentirebbe arrivare!- - Clay non la sentiva nella torre.- gli ricordò Tristan
- Non vedo come possa farcela Cloe...a meno che la paura non le abbia acuito i
sensi. Diamoci solo una mossa perché si sta gelando le gambe.- - E non solo
quello.- frecciò Draco serafico. - Allora? Che facciamo, li rimpiccioliamo?-
continuò Harry - Diamoci solo una mossa perché Damon è là sopra mezzo stecchito
e non sembra accennare a riprendersi. Deve essersi preso un colpo con
l'esplosione.- - Gente, ce l'ho fatta!- li avvisò Dalton - Ho risistemato la
calotta. Ora potete camminarci sopra fino a loro. Se Katrina attacca ancora
cercherò di tenere il ghiaccio sotto controllo.- - Avanti, passatemi le
travi!- ordinò Potter mentre anche May e Jess si mettevano al lavoro col
Glacialius, per rendere sempre più duro il ghiaccio sotto i loro piedi. Tristan
intanto cercava di calmare Cloe e le parlava tranquillo e beato e anche la
piccola Grifondoro sembrava tranquilla...peccato che si stesse letteralmente
gelando il sedere e che l'iceberg su cui era seduta stesse lentamente
sbriciolandosi. Damon invece era del tutto privo di sensi, forse stordito
dalla sua stessa visione, e svegliarlo era impossibile. In un attimo e con la
dovuta sicurezza, Draco, Ron e Harry avanzarono sulla defunta pista per
pattinaggio di Hogwarts, sentendo dei lievi tremori provenire dal profondo del
lago. Raggiunsero prima Cloe, la più vicina a loro mentre Trix e Tom
trattenevano il fiato, e sporgendosi riuscirono a posare dolcemente l'asse di
legno sulla sua piccola calotta. La fecero traballare e prima che la King si
decidesse gattonarci sopra ci volle tutta la buona pazienza di Potter e pure
tutte le bestemmie di Malfoy contro i Grifondoro. Così, toccando la biondina
sull'onore, riuscirono a trascinarla in salvo e a riscaldarla, ma per Damon fu
tutt'altra cosa. Il ghiaccio attorno a Howthorne si frantumò di nuovo non appena
Ron e Malferret cercarono di toccargli almeno il capo, per ridestarlo. Il
rumore alla fine riuscì nel suo intento e Damon aprì appena gli occhi celesti,
che si confondevano col colore tenue del ghiaccio e dell'acqua blu profonda del
lago ma non aveva forza. Era come se le sue stesse visioni l'avessero
stremato. Allora Draco non ci pensò su due volte. Usando una tattica che
lui e Harry in quegli anni avevano perfezionato, si mutò in serpente e
strisciando, più leggero del peso di un uomo adulto, riuscì a raggiungere, nuotando
in quell'acqua gelida che il sangue di un Animagus non percepiva, la calotta
dove Damon tentava ancora di riprendersi. Gli si volse attorno e spingendolo
col muso riuscì a svegliarlo del tutto. - Vai Damon! Forza!- esclamò Ron
mentre gli altri dalle sponde incitavano, ed Hermione vigile fissava l'acqua con
occhi contratti - Avanti...adesso gattona sopra la tavola ok? E fai
piano...tranquillo, c'è tempo.- Draco rimase sul ghiaccio sempre sotto forma
Animagus mentre il giovane Serpeverde, intontito e poco conscio di ciò che stava
veramente rischiando, cominciò a muoversi lentamente sulla piattaforma
improvvisata. Katrina però, e chiunque fosse con lei in quel momento, aveva
tutta l'intenzione di liberarsi di uno degli elementi che impediva ai
Mangiamorte sia la cattura di Tom Riddle che l'uccisione del bambino
sopravvissuto. Pronti a tutto, l'acqua del lago cominciò a vorticare di
nuovo, preannunciando una nuova esplosione. La calotta ghiacciata da Edward,
May e Jess tornò a frantumarsi ma prima che Damon fosse spacciato, Draco fece
l'unica cosa che avrebbe potuto fare in quel momento. Riprese forma umana e un
attimo prima che il ghiaccio franasse sotto i suoi piedi, fece letteralmente
sobbalzare via il giovane Legimors, che lo vide sprofondare in acqua, fra le
grida degli Auror, proprio quando lui precipitò addosso a tutti gli
altri. Poi una nuova esplosione...ghiaccio e schegge schizzarono
ovunque e lentamente la mano di Malfoy s'inabissò nell'acqua gelida, mentre
tutti si copriva di gelida polvere bianca.
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Capitolo 31 *** Capitolo 31° ***
La mano bianca arrancava nell'acqua...si agitava,
scompariva fra le onde e poi si riergeva di nuovo. Sembrava che il tempo
scorresse più lento, come per torturare chi guardava, impotente. Tom Riddle
aveva già visto morire qualcuno. In Italia, aveva visto un mago morire sotto
incantesimo, un demone colpito dalla lama di una spada...e un bambino, morire di
stenti. Ma è diverso quando credi di perdere e di vedere coi tuoi stessi
occhi qualcuno che ami, morire. Gli sembrava di venire risucchiato in
quell'acqua gelata insieme a Draco. Gli sembrava di soffocare con lui. E poi
l'impotenza, la frustrazione, i suoni ovattati delle grida degli altri...e tu
fermo, che non puoi fare nulla. Fermo, a lasciarti vivere, ad aspettare che
siano gli altri a decidere se salvarti il cuore, salvando chi ami, o
precipitarti all'inferno, lasciando morire il mago, il fratello e il padre che
vive in te. - Draco!!!- A differenza di quanto aveva pensato, la sua voce
non era morta. Non era rimasta sepolta dall'annichilimento e dalla paura. Aveva
ancora voce per urlare, per strillare. A malapena trattenuto dalle braccia di
Harry, guardava impotente la mano di suo cugino scomparire nell'acqua, fra i
flutti e i grossi pezzi di ghiaccio che affastellavano il lago di
Hogwarts. Tutti correvano, tutti agitavano le bacchette, tutti lottavano col
tempo...che scorreva impietoso. E Katrina che ora se n'era andata, forse per
essersi già divertita abbastanza. - Tom!- Si volse di scatto, quando sentì
Hermione buttare via il suo cappotto bianco e mettersi la bacchetta fra i denti
- Ascoltami! Nella mia tracolla ci sono delle pietre focaie! Prendine una e
sbriciolala piano! Molto piano! Ricavane due frammenti piccolissimi, appena due
schegge! Ma fa presto ok?- - Un attimo, dove vai?- le urlò Harry
seguendola. - Ed, Ron!- Hermione non lo ascoltava, troppo concentrata
sull'unica cosa che le importava per pensare ad altro - Levatemi di torno quei
pezzi di ghiaccio!- - Si ma che vuoi fare?!- Ron la prese per un braccio,
mentre May si disperava. - Andare a prenderlo!- scandì e detto questo si
staccò una piccola catenella d'argento delle tante che pendevano dal suo
bracciale col sangue di Caesar. Questa s'ingrandì e si allungò. Ne dette un
campo a Harry e Tristan, poi si volse verso gli altri - Edward! Ci sei?- -
Pronto!- le disse, puntando la bacchetta in mezzo al lago - Deletrius!-
e l'incantesimo di sparizione fece il suo effetto: una fiammata immane si
propagò dall'ex Corvonero sul pelo dell'acqua, spazzando via tutti gli iceberg.
Un secondo dopo Hermione si era buttata fra i flutti ricolmi di vapore, seguita
dagli strilli dei maghetti e la preoccupazione degli altri, specialmente di Jess
che fissava lo specchio dell'acqua col terrore di veder riapparire
Katrina. Ma lei non sentiva più niente. Quel freddo...era stato come non
respirare più. Come morire di nuovo per il Veleno della Mela. Il corpo trafitto
dal gelo, gli arti ridotti a pezzi di carne contratta...e il suo arrancare verso
Malfoy, che galleggiava attaccato a un pezzo di ghiaccio. Lo raggiunse,
nemmeno lei seppe dire come...ma quando l'ebbe afferrato per il collo, non
riuscì a capire se fosse ancora vivo o meno. Aveva la labbra viola e i suoi
occhi grigi erano quasi diventati scuri come piombo. Doveva muoversi. In
pochi secondi vennero ripescati e portati sulla riva e lì mentre May e Ron si
buttavano su Draco, per coprirlo, Hermione cercò di trovare le ultime energie.
Tom, Trix e Cloe avevano fatto come aveva ordinato. La raggiunsero,
preoccupatissimi, e le mostrarono i loro risultato. Due piccolissime schegge
rosse come rubini, lucide...nel riflesso, sembravano contenere il riverbero del
fuoco. - Cosa sono?- le chiese Harry, che la stringeva forte nel suo mantello
imbottito di pelo. - Pietre...pietre focaie...- sussurrò, battendo i denti -
Fai ...fai un taglio sulla sua mano...- e indicò Draco con un'occhiata - Poi
mettici sopra la scheggia. Quelle pietre servono ...per...per bruciare i
corpi... ma con una scheggia così piccola lo riscalderai soltanto. Presto!
Muoviti!- aggiunse, gemendo - O andrà in ipotermia!- Se sul momento le parole
sconnesse di Hermione erano sembrate inverosimili e dettate dalla sua condizione
fisica che stava rapidamente raggiungendo quella di Malfoy, Harry vide che Tom
era invece stranamente sicuro di ciò che faceva. Fatto un piccolo taglio sulla
mano di Draco, chiusero il suo palmo attorno alla scheggia rossastra che
sembrava riflettere un qualche riverbero di fuoco. Passarono solo pochi istanti
e poi iniziò la magia. Le venuzze blu di Draco che spiccavano contro la sua
pelle pallida, sembrarono quasi per un momento farsi interamente rosse. Fra le
braccia di May s'irrigidì solo per un secondo e poi un piacevole calore l'invase
tutto. Riprese colore, riprese fiato...e il suo cuore gelato venne
abbracciato da quel delizioso languore. Riaprì gli occhi, carezzato dalle
dolci mani dell'Osservatrice...ma nella sua mente c'era solo una mano. Diversa e
forte, salda. Una mano che lo metteva in salvo. Era fatta.
La
Corte Leonina era di nuovo in subbuglio. I nobili vampiri di tutta la Gran
Bretagna erano in riunione, a uno dei loro magnificenti banchetti notturni dove
esseri umani fanatici e consenzienti si facevano succhiare via la vita per
diventare i bastardi dei loro stessi aguzzini ma c'era qualcuno che non sembrava
né sete, né voglia di ascoltare snervanti filippiche sulla sopravvivenza del
loro buon nome. Lucian Leoninus stava appoggiato alla grande balconata gotica
del secondo piano del palazzo. Sentiva a malapena l'alito freddo del vento sul
viso, coi fiocchi di neve che cadevano lenti, ipnotici. Noiosi e tediosi
secondi di un tempo che per lui non sarebbe mai trascorso. - Padron Lucian.
Vostro figlio il principe Milos vi manda questo.- Si volse appena, con la
stessa espressione vacua a vuota che lo distingueva dagli altri fratelli, che
mutava solo davanti a sua moglie. Guardò il servo, un vampiro impuro, e vide un
biglietto appoggiato su un vassoio d'argento. Lo prese, congedando il servo e
scorse rapidamente il messaggio di Milos. Stranamente piegò in maniera
sinistra la bocca, quasi divertito. - Sono invitato?- - Dipende.- disse il
secondo dei quattro fratelli. - Da cosa?- - Da che hai in mente Askart.-
rise Lucian, cominciando a farsi strada fra i commensali che bevevano assetati
da ogni collo o giugulare pulsante presente nella sala - Ho intenzione di
convincerlo a restare qua, stavolta.- - Tu...tu che lo convinci a restare
qui...- Askart Leoninus, signore della Corte, si lisciò il pizzetto passando
davanti alla poltrona di suo fratello Kronos che parlava fittamente insieme alla
sua amante, una delle tante in vero, ma continuò a seguire Lucian fuori dal
corridoio della sala, dove candele e quadri facevano da scenario a una reggia
degna di un re. Tetri ed aggraziati come i felici da cui prendevano il nome,
i due fratelli camminarono lenti lungo l'ala della sorella. - Milos ama
troppo la pace per vivere qui.- continuò Askart, pacato - Non lo convincerai
mai.- - Ci proverò in eterno se necessario. È mio figlio, l'unico principe
che intendo avere e lo voglio al mio fianco.- - Il tuo istinto paterno finirà
per pungolare nostra sorella.- ironizzò sarcastico il maggiore - Ma permettimi
di ricordarti che Milos è dotato di un'anima e di un cuore che batte unicamente
per gli umani di cui si è circondato. E non per te. Come no di certo per sua
madre.- - Lascia mia moglie fuori da questa storia.- sibilò Lucian, levandosi
i lunghi capelli neri annodati nella seta dalla spalla, rigettandoli sulla
schiena - Alexandra non centra. Sono io che ho tentato di ucciderlo vent'anni
fa.- - E come continuo a ripetere anche a quell'idiota di Kronos, è stato un
madornale errore visto che nonostante il mio indubbio disprezzo per il suo
sangue metà umano, un Diurno sarà sempre e infinitamente avvantaggiato davanti a
un purosangue come te, fratello mio.- - Mi stai facendo la predica Askart?-
- Ti sto dicendo solo di stare attento.- concluse il signore del palazzo,
agitando lievemente la mano davanti alla porta dell'ala di sua sorella minore. I
battenti si aprirono all'istante e nel buio dell'anticamera circolare, videro
Gala Leoninus in piedi davanti alla sua enorme libreria latina di cedro, avvolta
nel più bell'abito che una vampira in quel castello avesse mai potuto indossare.
Coi capelli neri sciolti e mossi sulle lattee spalle, si volse verso di loro con
la sua aria serafica e accondiscendente, mettendo in mostra un topazio tagliato
a goccia che le prendeva sulla fronte. Una dea. Era tanto bella da
rivaleggiare con un demone. - Askart...devo dedurre che la compagnia dei
nostri ospiti ti tedia?- - Gala.- sorrise il maggiore, raggiungendola e
posandole un bacio sulla mano - La sola cosa che mi tedia è il baccano durante
un banchetto di pace.- poi fece un breve cenno a Milo, seduto alla tavola della
signora dei Leoninus. - Milos. Come sempre ti vedo bene.- - Zio.- rispose
il Diurno - Papà..- aggiunse poi, senza nascondere un velo d'ironia. - Milos,
è un piacere.- gli disse Lucian, ignorando il suo tono - Speravo di vederti
prima di Natale.- - Non è una visita di famiglia.- rispose subito - Sono qua
per conto di un'amica gagia.- - Siete stati attaccati?- s'informò
Askart. - Si, oggi. Due Auror hanno rischiato di morire congelati.- -
Harry Potter?- - Sta bene.- - E il figlio del Lord Oscuro?- chiese
Lucian. - Sta bene anche lui.- Gala sorrise, alle loro spalle - Gli
Zaratrox un tempo avrebbero giurato vendetta eterna a chi avesse fatto fuggire
un loro prigioniero. Ora invece a quanto pare chiunque può entrare nelle loro
Carceri e soffiargli le prede. Interessante.- - Non è stato un comune
intruso, lo sai.- le rispose Milo. - Si, certo. Questa gagia allieva del caro
Caesar.- continuò la vampira, sfogliando le pagine dei preziosi libri con tocco
delicato - E' un pezzo che non vado a trovarlo. Un tempo non avrebbe mai
accettato un umano in casa sua, figurarsi farsene una di loro come amante.- -
A quanto mi dicono questa gagia è molto forte però.- s'intromise Askart,
versando a tutti del vino. - Ah si?- Milo lo guardò attento - Chi è stato a
parlartene? Quelli della Dama Nera?- - Si, uno di loro.- annuì suo zio,
posandogli il calice davanti al naso - E' qua ora. Il Giocattolaio.- - Nome
affascinante.- sibilò il Diurno - Ma io sono qua solo per avere alcune
informazioni su Crenshaw. Pensavo che nei registri del palazzo aveste
informazioni sulle famiglie dei mezzo demoni.- - Infatti ho il nome del loro
vecchio palazzo. Eccolo, i Crenshaw...- sussurrò Gala, andando alla sua
scrivania per farne un biglietto per il nipote - Ti serve altro Milos?- -
Si.- disse freddo, puntando gli zii - Vorrei sapere se voi due avete intenzione
di mettervi contro il bambino sopravvissuto. E per favore, non raccontatemi
frottole. Saprei riconoscerle.- Lucian e Askart si scoccarono un'occhiata di
traverso. - Tu hai in mente qualcosa?- fece il primo. - No. E tu?- -
No.- Askart fissò allora sua sorella - Gala?- - Spiacente, gli umani non
m'interessano.- rispose la donna, raggiungendo il nipote e consegnandoli un
biglietto con il nome e qualche dritta sui Crenshaw, per mettere finalmente le
mani su Jeager. Una volta che se lo fu messo in tasca cercò di andarsene subito
ma come prevedeva fu alquanto difficile. I lividi sul suo collo erano ormai
spariti ma sapeva bene che né Askart né Gala avevano detto nulla a sua padre
della faccenda di Trix...e ora l'avrebbero fatto invece, perché erano due
maledetti sadici traditori. - Come va il collo, nipote?- gli chiese infatti
suo zio, con aria diabolica. - Collo?- Lucian ci cascò in pieno, senza capire
immediatamente - Di cosa parla Milos?- - Niente.- sibilò in risposta,
cercando di mantenere il sangue freddo - Un incidente di due mesi fa.- - Si,-
fece anche Gala agitando la mano con grazia - è solo stato morso.- E crollò
il mondo. Askart spinse una poltrona dietro alle gambe di suo fratello col
piede prima che Lucian cadesse all'indietro, ma fortunatamente sprofondò nel
velluto...e rimase senza parole. - Tu...tu...cosa?- alitò. - Non farti
saltare i canini, non significa niente!- disse subito Milo, sollevando subito le
mani a difesa. - Tu...tu ti sei legato con un Vincolo???- sbraitò Lucian
rimettendosi in piedi come una furia - Possibile che tu sia stato tanto
avventato?? Non hai neanche cent'anni!- - Ma mi ascolti quando ti parlo? Ti
ho detto che non significa niente!- Fiato sprecato. Lucian Leoninus era ormai
sull'orlo di una crisi di nervi. - Chi è?! Avanti, voglio il nome di questa
donna!- - Per l'amor di Dio, tanto è una Diurna. Mettiti l'animo in pace!-
bofonchiò Milo incrociando le braccia - E come ho già detto agli zii, è una
bambina. E prima che tu mi chieda che razza di gusti ho, mi sto solo occupando
di lei perché Silente l'ha costretta a stare lontano da Ravenhall, chiaro?- -
Oh no...- Lucian stava collassando, dopo essersi riseduto più terreo di prima.
Si passava le mani sulla faccia e borbottava qualcosa sul fatto che avrebbe
dovuto starci più attento con lui, che si era rovinato con le sue mani, forse
che era anche un pedofilo, che era troppo giovane e una serie di altre cose che
Milo non aveva alcuna voglia di stare a sentire. Così si rimise il mantello,
baciò Gala e senza tante balle prese il volo, anche perché Lucian quando ci si
metteva era un vero attore e stare a discutere con lui dei due buchi sul collo
che Trix gli aveva lasciato era pura follia. Sbuffando se ne uscì nel
corridoio, maledicendo suo padre e le sue fisime. Che stress...tante storie
per un morsetto. Lui sinceramente non aveva mai capito tutta la fissa che i
quattro fratelli Leoninus avevano per il Vincolo di sangue. In fondo a Kronos
era stata promessa una moglie del clan francese dei Aimes Rouge, Lucian si era
legato innamorato perso a sua madre, una vampira impura, Askart aveva perso sua
moglie in seguito a una guerra trecento anni prima e da allora non si era mai
più legato. Solo Gala aveva rinchiuso il suo cuore e il suo sangue per amore di
un uomo che alla Corte non era promesso nominare...quindi perché tante
storie? E poi lui era Diurno. Cosa poteva volere suo padre da
lui? Mah. - Non chiederti il perché del Vincolo, principe Milos. Ma chiedi
a te stesso perché l'hai fatto.- Milo si fermò nell'ingresso della Corte,
quasi sentendo quella voce serpeggiargli alle spalle. Non era una voce
umana. Sembrava...il soffio del vento. Si volse lentamente e alle sue spalle
trovò...un gagia. Un vecchio molto basso, smilzo, dalla lunga barba bianca,
con baffetti altrettanto lunghi e pendenti, occhi che vedevano anche dove
nessuno avrebbe dovuto vedere. Era vestito riccamente e in pugno portava un
bastone con tante facce raccapriccianti: alcune sorridevano perfide, altre
piangevano, altre ancora irridiate di collera. Al collo, una serie di piccole
perle di vetro multicolori. - La conosco?- sussurrò il Diurno. - No...-
sorrise il vecchio, agitando appena il suo bastone - Principe, ero ansioso di
conoscerla. Io non ho un nome, ma tutti mi chiamano il Giocattolaio. Sono un
umile gagia. È un onore per me conoscere il principe reggente.- Milo corrugò
la fronte, ghignando appena - Principe reggente? I miei cugini hanno sangue
puro.- - Certo. Ma un vampiro con un'anima è ancora più raro di un dannato
che si pente.- replicò il gagia, ciondolando leggermente - E lei è interessante
quanto una bella opera d'arte sotto una campana di vetro. Le voglio dare un
consiglio però.- e gli dette le spalle, ridacchiando in maniera strana - Stia
attento e ogni giorno che vivrà, fino a quello in cui capirà che quel Vincolo è
una catena che non potrà mai spezzare, si goda gli occhi della donna che l'ha
marchiata. Perché entro pochi anni diverrà un demone...e allora né i suoi occhi,
né la sua voce le ricorderanno la bambina che lei ha dissetato e salvato.- gli
fece un cenno col capo, mentre Milo si sentì gelare. - I miei ossequi
principe. Ci rivedremo presto.-
" ...si goda gli occhi della donna
che l'ha marchiata. Perché entro pochi anni diverrà un
demone..."
Occhi dorati. Una mano calda, un viso spaventato...ma
deciso. Quella voce...quella voce... "Ti ricordi cosa mi hai detto
quando mi hai svegliato? Che non dovevo permettermi di morire senza dirtelo.
Quindi tu non mi mollare adesso! Hai capito Draco?! Non ti permetterò di
fregarmi! Tu mi hai fatto vivere quando volevo morire! E adesso non ti lascerò
andare come nulla fosse!" Eccola. C'era lei davanti. Era lei a tenergli
la mano ora... - Mezzosangue...- Draco aprì gli occhi...e a poco a poco la
figura sfocata davanti a lui divenne nitida. - Si. Ciao amore...come
stai?- Le dita delicate di May gli percorsero il viso, carezzandogli gli
zigomi. - Come stai Draco? Ti senti un po' meglio?- Il biondo la fissò per
un attimo, poi girò il capo verso la finestra. Era giorno fatto ormai. - Gli
altri stanno bene?- sussurrò, sentendosi tutte le ossa dolenti. - Si, tutti
benissimo. E Tom ha detto di darti questa...- e strizzandogli l'occhio gli porse
una ciambella ricoperta di cioccolata, una delle preferite di Malfoy. Riuscì
quasi a sorridere e anche se non aveva per nulla fame, si mise seduto nel letto
a fatica e la mangiò tutta, fino all'ultima briciola. - Damon sta bene?-
chiese, sentendosi la gola in fiamme. L'altra annuì ancora, passandogli una
tazza di the fumante e accoccolandosi al suo fianco - Si, stamattina avrà
saltato le lezioni ma stava bene. Non credevo che i Veggenti avessero però tanti
problemi con le loro visioni.- - In effetti non dovrebbe averne.- rispose,
sorseggiando la bevanda bollente che serviva appena intiepidirgli le mani - Ma
la sua dote maggiore di Legimors rende difficoltosa una lettura del futuro
legata a eventi generali. Inoltre è molto giovane e Silente sta cercando
qualcuno che possa aiutarlo.- - Ci sarebbe utile.- May gli sorrise,
carezzandogli con tocco leggero il braccio e il collo - Sono stata male quando
ti ho visto cadere...- aggiunse, mordendosi le labbra - Non è stato
piacevole.- - Hn...pensa per me...- rispose serafico. Colpito dallo sguardo
intenso di May, ci lesse dentro qualcosa a cui non aveva voglia di dare nome,
quindi infastidito le disse che voleva tornare a dormire ma quando lei si scostò
dal suo fianco, si sentì come perso, abbandonato. Cos'era quella sensazione
ipnotica e dolce, che faceva dimenticare il dolore e il rifiuto? Perché la sua
presenza al suo fianco gli aveva fatto dimenticare il suo desiderio di restare
solo? E perché aveva pensato a Hermione? Perché quando c'era May lì con
lui? Non ce n'era motivo di bramare Hermione, pensò, prima di assopirsi fra
le gracili braccia dell'Osservatrice. Hermione...spariva. Spariva sempre
quando c'era May al suo fianco. Forse questo a significare solo una
cosa. Forse...forse la stava dimenticando. Forse le sue radici nel suo cuore
stavano morendo.
A Grifondoro, quello stesso pomeriggio di venerdì, Tom
si stava preparando per una di quelle avventure punitive che Harry ai suoi tempi
aveva fatto fino alla nausea. Peccato che però il piccolo Riddle fosse di
tutt'altra pasta e il fatto di disubbidire al professori gli dispiaceva, ma non
quanto la possibilità di non andare a trovare Damon. Aveva rubato il mantello
a Harry quel giorno a pranzo, con l'aiuto di Tristan che gliel'aveva passato in
sordina e se Edward se n'era accorto era stato zitto, limitandosi a strizzargli
l'occhio e ad avvisarlo di riportarlo prima di cena. Erano le quattro quando
uscì dalla camera e quatto quatto attraversò la sala comune, invasa ai suoi
chiassosi compagni, per dirigersi all'ingresso. Stava per varcare il quadro, con
una faccia ce la diceva tutta sulle sue intenzioni, quando un sospiro paziente
lo raggiunse alle spalle. Trasalì e si voltò, terreo...per trovarsi di fronte
alla piccola King. - Ciao Tom...- fece con vocetta melensa - Dove te ne vai
di bello?- - Claire.- rispose con un sorriso forzato - Ecco...io...- - Vai
da Howthorne, vero?- celiò, guardandolo storto - E ci vuoi entrare col
Mantello.- - Già.- borbottò contrito, guardandola con aria innocente - Tu
vuoi venire?- - No, non posso. Ho Focalizzazione. Comunque dagli questa da
parte mia.- e gli allungò un qualcosa di morbido, avvolto in un fazzoletto
bianco. Dal profumo doveva essere torta al limone, la preferita di Cloe e lei
non la divideva mai con nessuno, azzannava quasi se uno cercava di fregarle un
pezzetto microscopico, quindi doveva essere preoccupata per Damon come lui.
Conoscendola non fece commenti, si limitò a sorriderle con gli occhi blu
luccicanti e lei, per tutta riposta, arrossì vagamente. - Non c'è da
vergognarsi a essere gentili, sai?- le disse. - Sfortunatamente non siamo
tutti come te.- rispose la King, pacata. - Sfortunatamente?- Tom allargò gli
occhi. - Si, purtroppo è così.- disse convinta ma si bloccò quando
dall'interno di Grifondoro arrivò qualcuno con aria diffidente. Sedwigh
Stanford. Eccolo lì, il seccatore. - Ciao Sedwigh.- gli disse Cloe - Ti serve
qualcosa?- - No.- rispose il Grifondoro, troppo cupo per la sua età - Cosa
fate qui fuori?- - Parlavamo.- rispose la Sensistrega tranquillamente,
scoccando un'occhiata d'intesa con Tom - Allora ci vediamo. Vieni a prendermi
davanti all'aula di Focalizzazione fra due ore?- - Si, certo.- Il piccolo
Riddle annuì brevemente, senza guardare Stanford per sbaglio - Vengo con
Beatrix. Ci vediamo dopo.- e senza salutare se ne andò spedito verso la sala
grande, lasciando gli altri due grifoni in un muto silenzio. - Come fa a
piacerti quello?- Cloe tacque, poi lentamente posò il suo sguardo fiero su
Sedwigh che, come tutti, non riuscì a reggerlo a lungo. - E' il figlio del
Lord Oscuro!- continuò il ragazzino, abbassando il viso in imbarazzo - Non mi
fido di lui!- Visto che la King non sembrava neanche sentirlo, Stanford
l'afferrò per il braccio. - Mi rispondi? Che cos'ha Riddle di speciale
eh?- Cloe dette uno strattone, con viso contratto in una maschera di rabbia -
Non credo che uno come te potrà mai capirlo.- - Cosa non posso capire?-
sbottò Sedwigh stizzoso. - Ecco cosa intendevo.- disse semplicemente la
biondina - E adesso lasciami in pace. Se vuoi andare d'accordo con me vedi in
futuro di non permetterti mai più di parlare male di Tom, o Beatrix o Damon
davanti a me.- e senza aggiungere altro gli dette regalmente le spalle e se ne
andò, lasciandolo rabbioso e frustato a guardare il punto in cui lei era
sparita. A quanto pareva però gli spocchiosi maghi di Hogwarts quel giorno si
erano messi tutti d'accordo per dare il tormento agli altri riguardo a faccende
di sangue. Passato davanti alla Sala Grande trovò alcuni amici di Sebastian
Alderton, il fratello maggiore di Fabian, intenti a fare i gradassi con alcuni
Tassorosso mezzosangue del secondo e terzo anno. Quando passò lui però
Sebastian e la sua cricca di zittirono. Lo salutarono perfino e Tom, per
educazione più che altro, fece un leggero cenno intimidito per raggiungere
finalmente i sospirati sotterranei. Non era mai entrato a Serpeverde e a
quanto diceva Damon ci faceva un freddo polare. Harry e Draco invece gli avevano
detto che era molto diversa da Grifondoro, leggermente più raffinata ma anche
più gelida a livello di arredamento. Secondo suo cugino dava l'impressione di
una catacomba per vampiri...bhè, se non altro Trix non aveva mai fatto storie
sull'alloggio, quindi forse il biondo aveva ragione. Coperto dal mantello, si
avvicinò all'ingresso dove una certa persona era appoggiata ad aspettarlo, per
farlo passare. Beatrix Vaughn si stava limando le unghie quando a naso sentì
la vicinanza di un possibile e appetitoso pranzetto. - Tom?- sussurrò,
sollevando gli occhi. - Si, sono qui!- cinguettò Riddle, restando
nascosto. - Meno male, sei arrivato al momento buono. Tutta la camerata di
Damon è fuori.- e gli fece cenno di seguirla - Il signorino se n'è stato a letto
tutta la mattina. Sono andata a portargli il pranzo e ha mangiato come mai l'ho
visto fare.- - Buon segno no?- rise Tom, scendendo la lunga scalinata ed
entrando nella sala comune di Serpeverde. Si guardò attorno strabiliato,
ammirando i velluti e gli arazzi, perfino le fiamme blu che splendevano nei
caminetti. Quello era il posto dove quasi tutta la sua famiglia era cresciuta
per sette anni. Suo padre era stato in quei luoghi... Immalinconendosi,
continuò a seguire la Diurna attraverso lunghi corridoi bui e cupi, del tutto
diversi da quella della sua torre, poi finalmente la streghetta lo introdusse
in...una macello! Una camerata larga ma dal soffitto basso, affastellata da
quattro letti dal baldacchino verde, un caminetto fatato, due librerie, una
valanga di oggetti astrusi a terra che dovevano anche essere pericolosi e un
Howthorne svaccato a letto con una felpa e un lettore nelle orecchie, col suo
furetto in spalla e un bersaglio per le freccette appeso al muro. Non vedendo
Tom, si tolse le cuffie e sorrise alla Vaughn. - Ciao yankee...come mai
qua?- - Visite dalla torre.- rispose la Diurna serafica ma non finì di dirlo
che Tom inciampò in un libro a terra e si sfracellò come un sacco di patate,
facendo ben capire al Legimors chi fosse il visitatore. Un quarto d'ora dopo,
con Damon che metteva del ghiaccio sulla testa bacata di Riddle, Trix che si
beveva la merenda ringraziando l'abbondanza delle scorte di Milo e Iggy che
scorrazzava sul letto fra loro, i tre maghetti si aggiornarono sulle
novità. - E così Draco sta bene...- disse Howthorne sollevato, mangiando la
torta al limone di Cloe con uno strano ghigno sulla faccia - E Hermione? Sta
bene anche lei?- - Si, stanno benissimo. Avranno il raffreddore a vita per le
feste ma se la sono cavata bene.- - Cavata bene?- Trix smise si succhiare
dalla cannuccia, guardando Riddle con un sopracciglio alzato - Potevano morire
di polmonite sai? Se non fosse stato per quelle strane pietre ora sarebbero
morti.- - E parlando di quelle pietre...- continuò Damon - Com'è che lei hai
chiamate?- - Pietre focaie.- spiegò il Grifondoro, tastandosi l'ennesimo
corno che gli era venuto sulla fronte - I gagia li usano per dare fuoco ai
corpi: hanno il potere d'incendiare il sangue e non possono essere raffreddate
con un incantesimo.- - Che adorabili giocattoli.- frecciò la vampiretta. -
Già. Pare sia l'unico modo per ammazzare un vampiro, oltre che
impalettarlo.- - Ringraziamo allora che io non sia una vampira.- -
Piuttosto...- Damon mandò giù un altro boccone di torta, guardando i due con gli
occhioni azzurri interessati - Che faccia ha fatto stamattina la Lestrange ha
saputo del casino di ieri pomeriggio al lago?- Tom però non gli dette la
risposta che si aspettava. - Se devo essere sincero è rimasta davvero
stupita. Ha perfino allargato la bocca...e ti non sembrava fingere!- - Ma
dai!- - No, è vero!- gli venne in aiuto Trix, finendosi la merenda - A
momenti scoppiava a ridere incredula, te lo giuro! Ha guardato me, Tom e la
megafessa completamente allucinata!- - Volete dirmi che non sapeva niente?-
Damon li guardò scettico - Non ci credo, è assurdo.- - Magari quell'empatica
sta dando i numeri, no?- abbozzò Tom - Forse l'arrivo di Herm l'ha fatta
arrabbiare.- - Si ma a quanto pare non è l'unica da manicomio, vero?- frecciò
Trix - Come va la testolina eh?- Howthorne la guardò di traverso, come sempre
parecchio restio a parlare delle sue emicranie. A parlarne superficialmente
sembrava non avere grandi problemi ma quando si trattava di guai in vista che
riguardassero la sua salute si richiudeva a riccio e Tom a volte non sapeva
proprio da che parte prenderlo. Lui di Legimors non ne sapeva quasi nulla.
Forse avrebbe dovuto informarsi, no? - Domani c'è Grifondoro contro Corvonero
no?- disse, per cambiare discorso - Venite voi due?- - Più che altro per
prendere aria.- annuì il futuro lord - Qua non si respira più. Meno male che
quei tre che dormono qua se ne sono andati perché non ne posso più davvero.
Stamattina mi hanno riempito di domande, è perfino arrivato Alderton a chiedermi
se fosse stato un attacco diretto a Harry Potter...mpf! Roba da matti!- - Tu
domenica però vai a Londra con Harry e gli altri?- ricordò Trix - Non devi
andare dai tuoi zii?- - Dai Black?- allibì Damon. - Si.- annuì Tom - Da
Sirius, mia zia Andromeda e zia Narcissa.- rispose con un sorriso. - E avete
già deciso cosa farete per Natale?- bofonchiò il Serpeverde - I miei già fanno
festa grande con i King.- - Ti passi le feste con la megafessa?- Trix lo
guardò stranita. - Già. Quasi tutti gli anni.- - E come fai a
sopravvivere?- - Suo fratello è l'unico passabile. Insieme a sua madre Mary.
È fortissima.- - Ah...mi ricordo che dopo la sera del basilisco è arrivata e
l'ha rimessa a suo posto.- rise la Diurna perfida - Si, sembra tosta. E tu
Tom?- - Credo che Harry e Draco debbano ancora decidere ma di solito passano
la vigilia con l'Ordine della Fenice, a Grimmauld Place, con tipo una sessantina
di persone!- disse giulivo - Sarà divertente. Poi devo passare da Caesar, la
mamma e Demetrius prima che partano.- - Partono? E dove vanno?- - Riunione
centenaria con tutti i demoni puri rimasti in vita.- sussurrò misterioso - Pare
che una volta ogni cento anni siano obbligati a incontrarsi la vigilia di Natale
che è anche la vigilia della loro ultima grande guerra ma nessuno sa dove si
ritrovino.- - Non c'è da stupirsi.- soffiò Trix ironica, tornando a limarsi
le unghie argentate, come le sue ciocche e le sue lenti a contatto, in tinta con
la divisa di Serpeverde - Non è gente allegra quella. L'unica cosa che mi
consola è che non dovrò rivedere i miei.- - C'è chi ha tutte le fortune.-
ironizzò Damon, tornando a lanciare freccette, svaccato sui cuscini accanto alla
vampiretta, mentre Tom stava ai piedi del letto, giocando con Iggy - Ma non è
che ti mandano alla Corte Leonina?- aggiunse, facendola irrigidire - Mi pare che
abbiano riconosciuto Milo l'altra volta. Forse t'inviteranno lì con lui e i
tuoi.- - Si, come no.- rispose acida - Milo ci entra solo perché è figlio di
uno di quei quattro.- - Giusto per sapere...se non sono indiscreto...- disse
Tom, facendola sbollire coi suoi modi gentili - ..come si chiama tuo padre? Di
cognome intendo.- - Parli del vampiro o di quello umano?- borbottò. - Hai
ancora contatti con quello umano?- si stupì Damon. - Si. È rimasto a vivere
in California ma mettendosi in pericolo ha sempre cercato di vedermi, fino a
quando ho strappato il permesso a mia madre di poterlo vedere tranquillamente.
Lei se ne frega, mi guarda come se fossi un pezzo industriale mal venuto...ma
non m'importa. Comunque tornando a prima, il mio adorato paparino vampiro si
chiama Andros Artemas.- - Artemas...- Tom corrucciò la fronte - Non che io
sia un esperto ma non mi sembra un nome di un vampiro qualunque. Sembra antico,
no?- - Ha più di cinquecento anni, se è questo che intendi.- - Magari è un
pezzo grosso.- rise Damon sarcastico. - Non tirarmi fuori cose poco
femminili.- gli rispose la streghetta. Avrebbero potuto continuare il discorso
se un leggero chiasso non avesse invaso il corridoio. Tom non fece in tempo a
ficcarsi il mantello che nella camerata irruppe Fabian Alderton e dopo un attimo
di sbalordimento, fissò il Grifondoro tutto serio. - Ciao Riddle.- -
Ciao.- rispose l'altro, un po' preoccupato ma come aveva immaginato il loro
dispotico nemico non prese a male la sua presenza. Anzi. Sembrava soddisfatto.
Chissà perché tutti gli argento/verde vestiti lo trovavano così
interessante. Possibile che continuassero a sperare che lui portasse avanti
la lotta di Lord Voldemort? - Come va Damon?- chiese Fabian dopo un attimo -
Devi essere stanco davvero per far venire qua Riddle.- - Così stanco che mi
sfinisco a sentire la gente che parla a vanvera.- sibilò Howthorne sbuffando -
Volevi qualcosa?- - Niente di particolare.- l'assicurò prima di andarsene
alla porta - Sai, chiedevano tutti di te.- - O spettegolavano sul fatto che
avessi visto crepare qualcun altro.- concluse Trix amabilmente. - Esatto
mezzosangue.- scandì Alderton con una sorta di sprezzo misto anche a uno strano
e serpeggiante timore che gli saliva sempre nel petto ogni volta che la guardava
- Niente morti Damon?- - Per ora no. Ma ce ne sarà uno se non te ne vai.-
concluse Howthorne fra i denti, cominciando a risentire una leggera emicrania -
Non sono dell'umore adatto.- - Ok, ok! Ti auguro una pronta guarigione
allora!- concluse il mini bulldozer. Si rivolse poi a Tom, quasi ossequioso -
Ciao Riddle. La prossima volta che vuoi entrare non fare complimenti. Bussa e
tutti ti faranno passare. Sei di casa.- e gelandolo per quell'affermazione così
semplice e diretta se ne andò, lasciando il Grifondoro in uno stato di fastidio
opprimente. - Lascia perdere le sue parole.- gli disse Damon più tardi,
accompagnandolo fuori da Serpeverde nascosto dal mantello - Tom, se dai retta a
ogni cavolata che esce dalle bocche di questi deficienti non ne uscirai vivo. Io
che dovrei fare? Sotterrarmi? Io neanche ci volevo venire qui ma o qui, o al
Durm Strang in Germania.- - I tuoi ti volevano proprio a Serpeverde eh?-
sospirò il moretto. - Già. Il giorno prima che ci siamo visti al Ministero
avevo deciso che sarei andato in Germania sai?- gli svelò, facendogli sgranare
gli occhi blu - Almeno lì sarei stato lontano dalla fama della mia famiglia e
dall'oppressione dei miei sui loro dubbi valori. Poi però quella notte ho
sognato te...cioè, non che abbia visto tutto...ho visto dei flash sparsi,
piccolezze, immagini vaghe...e ho cambiato idea. Così sono scappato quella
mattina, ho fatto un po' di casino e mi sono fatto portare al Ministero. Ti ho
cercato e ti ho trovato...- aggiunse, ridendo appena con gli occhi celesti un
po' addolciti - E forse se stiamo insieme uniti questi sette anni non saranno
poi così tediosi, non pensi?- Tom lo guardò per un lungo attimo...e senza
pensarci due volte lo abbracciò, sempre nascosto dal mantello tanto che Damon
per un attimo non capì cosa stesse succedendo. Dopo aver sentito le braccia di
Riddle al collo comunque sorrise, dandogli una leggera pacca sulla spalla. -
Quando ti verrà in mente di rifarlo in futuro fallo sempre con quel coso
addosso, ok?- e fece scoppiare a ridere Grifondoro, che si staccò - Ok, hai
ragione.- - Grazie, ci eviterai un bel po' di figure di merda.- - Si...-
Tom finì di ridere, sentendosi un po' più sollevato - Ci vediamo a cena.- -
Dai, vattene!- ghignò il Legimors e un attimo dopo si separarono, andando ognuno
in una direzione diversa.
Alla Torre Oscura intanto Tristan e Jess
stavano seduti davanti al caminetto, con la piccola Degona che sfogliava un
libro d'immagini fatate ai loro piedi. Al tavolo Ron controllava la Mappa del
Malandrino, Elisabeth cucinava qualcosa di leggero per lo stomaco di Draco e
Harry faceva il solco camminando sul tappeto. Non che parlare con Weasley non
gli fosse già servito per capire che Hermione era diventata letteralmente
ingestibile, a partire dal suo calarsi in acqua diventando un cubetto di
ghiaccio, ma non poteva reggere certe viste, era inutile negarlo. Dopo lo
sfogo di Hermione al suo ritorno aveva capito e accettato di dover ricostruire
il suo rapporto con lei, aveva capito che era spaventata e demoralizzata ma il
suo sentirsi impotente rischiava di farlo diventare matto. Inoltre il suo
maledetto bracciale continuava a vibrare, ma Malfoy non era in alcun pericolo
visto che se ne stava tappato in camera con May! A quel pensiero si bloccò di
colpo e Ron alzò il viso dalla mappa, sperando che avesse finalmente deciso di
finirla di fare la trottola ma il suo sguardo confuso non gli piaceva per
nulla. - Tutto ok? ...Harry? Pronto?- lo richiamò il rossino - Ehi, tutto a
posto?- Il bambino sopravvissuto si riscosse, dandosi dell'idiota. No, era
assurdo! - Tutto bene.- disse, voltandosi verso Gigì che guardava il libro
insieme a Degona, seduta sulla sua testa boccolosa - Gigì...senti quell'empatica
per caso?- La fatina sbatté gli occhietti rossi, senza capire. - No, non
c'è adesso. Perché me lo chiedi?- - Sei sicura?- Anche Degona sorrise,
tornando a sfogliare le pagina - Ha ragione Gigì, zio Harry.- - Tu stattene
buona, diavoletta.- la pregò Tristan a bassa voce, buttando un occhio in cucina,
sperando che Elisabeth non avesse sentito e prendendosi la bimba in braccio -
Perché hai fatto questa domanda Harry? C'è qualcosa che non va?- - Non lo
so...- ammise Potter, toccandosi il bracciale che continuava a vibrare - Da
quando abbiamo capito che quella viaggia in qualsiasi cosa che riflette mi sento
braccato, porca miseria.- - Contando che poi i Sensimaghi non possono
sentirla siamo a posto.- aggiunse Jess - Né Clay né Claire King l'hanno
percepita arrivare o avvicinarsi neanche al lago. Aveva ragione Hermione. Solo
un empatico può bloccare un altro empatico.- - Piuttosto, Herm ha mangiato
qualcosa?- bofonchiò Ron. - C'è Edward con lei.- rispose Liz dolcemente,
posando la cena per Degona in tavola - Ma credo stia bene perché li ho sentiti
parlare fitto fitto. Si riprenderà presto con un po' di buone cure.- Edward e
Hermione. Harry inspirò a fondo, cercando di non pensarci ma fu più forte di
lui. Edward non gli aveva mai nascosto le sue preoccupazioni e gli aveva
specificato a chiare lettere che non avrebbe mollato coi suoi sospetti per
nessun motivo. Andava ancora alla ricerca di prove di cui né lui, né Ron, né
Malfoy credevano l'esistenza ma forse quei dubbi avevano trovato terreno fertile
nella diffidenza della Grifoncina. Chissà che diavolo stavano combinando! Per
non parlare del bel casino che Dalton si era tirato addosso baciando Hermione
quasi davanti a Malferret. Per un attimo Harry aveva creduto che Draco si
sarebbe liquefatto per la rabbia anche per un semplice bacio su una
guancia...ultimo a dover parlare visto che continuava tranquillo ad andare a
letto con May come nulla fosse. Basta!, si disse. Non erano affari suoi,
doveva smetterla. Aveva già un sacco di grane a cui pensare senza stare a
sentire gli avvertimenti astrusi di quello stupidissimo e maledetto bracciale di
platino. Così prese il mantello e andò alla porta, dicendo che doveva andare
a parlare con una persona, cosa che non sfuggì a Ron. Se n'era accorto ormai,
anche se con il suo migliore amico faceva sempre finta di nulla. Harry quasi
tutte le notti da ottobre andava via dalla torre per circa un'ora...e poi
tornava, pallido ed esausto, come avesse affrontato una battaglia
snervante. Ma dove andasse questo Weasley non lo sapeva. Harry invece
scese...scese nel buio e poi osservò la sua stessa immagine, riflessa nello
Specchio delle Brame. E dal Velo, lui venne alla luce.
- "Sei
tornato di nuovo...sapevo che l'avresti fatto...Harry
Potter..."
Harry tacque, sorridendo mesto e sconfitto. Si, era
tornato. Ci tornava ogni notte. Tornava dal suo nemico. Odiando se stesso,
Harry guardava quegli occhi rossi, per una volta in vita sua senza sapere cosa
fare, senza sapere se erano occhi che avrebbe mai potuto sconfiggere. Forse
la speranza se n'era andata. Forse era ancora con lui. Non lo
sapeva. Sapeva solo che andare da Voldemort era diventata una droga a cui non
era disposto a rinunciare.
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Capitolo 32 *** Capitolo 32° ***
Era il pomeriggio del ventuno dicembre e come in molti ben
sapevano, Hogwarts si svuotava per le feste natalizie. Qualcuno però quella
mattina all'ultima lezione della Mcgranitt non era stato particolarmente di
spirito compassionevole ed era stato sbattuto a mettere le decorazioni
all'immenso albero di Natale insieme a Vitius. Un nome a caso: Claire
King. Stavolta la piccola King aveva ficcato addirittura un pugno a Fabian
Alderton, mandando in infermeria con il sangue al naso e benché la Mcgranitt
fosse stata presente, benchè avesse sentito con le sue orecchie quali idiozie
quel piccolo spocchioso Serpeverde avesse detto sui mezzosangue e ci avesse
goduto anche quando Cloe l'aveva rimesso al suo posto, non aveva potuto fare
finta di nulla e così l'aveva messa a lavorare col professore d'Incantesimi, per
punizione. La biondina stava facendo volare palline colorate e angioletti di
vetro, sbuffando a più non posso. Una risatina la raggiunse alle spalle,
dolce e allegra. - Vuoi una mano Claire?- La King sospirò sollevata - Ciao
Tom! Certo, mi faresti un favore. Come mai sei qui?- - Alla Torre Oscura c'è
un po' di chiasso.- ammise in due parole, estraendo la sua bacchetta e
cominciando a sistemare un angioletto trasparente, che suonava un flauto - Harry
e Draco sotto le feste litigano sempre.- - Damon e la superoca?- -
Finiscono le valige.- rispose, salutando con un cenno Vitius - Li hai finiti i
loro regali?- - Ahah.- La streghetta annuì, facendosi indietro per vedere
l'effetto della decorazione - Mi ha dato una mano Archie coi pacchi. Io proprio
non li so fare. Prima che tu e Trix partiate però devo darti il mio
regalo.- - Ah già.- a Tom scintillarono gli occhioni blu - Anche io.- -
Sai una cosa? Sono contenta che passeremo tutti insieme Santo Stefano e che Trix
venga con te a Londra. In fondo anche mio padre e Lord Michael fanno parte
dell'Ordine della Fenice ormai, quindi potremo trovarci anche nei prossimi anni.
Meglio che restare qua a scuola in compagnia di serpenti velenosi.- - Su
questo hai ragione.- sibilò una voce alle loro spalle. I due si voltarono,
trovandosi di fronte a Sedwigh Stanford. Aveva la valigia con sé, bardato nel
cappotto e nella sciarpa di Grifondoro, pronto ad andarsene a casa sua. -
Buona vacanze Sedwigh.- gli disse Cloe, mentre Tom annuiva appena per non essere
maleducato. - Buona vacanze anche a te.- rispose lui, limitandosi alla
biondina - So che starai con Harry Potter a Santo Stefano. Brian lo sta ululando
ai quattro venti in sala comune.- - Idiota.- sentenziò la Grifondoro. -
Meglio con lui comunque.- scandì il ragazzino, scoccando un'occhiata penetrante
a Riddle - Non si sa mai.- - Già.- ringhiò a quel punto la Sensistrega - Non
si sa mai quando una persona può arrabbiarsi e diventare pericolosa. Allora ci
vediamo Sedwigh, buona vacanze!- e senza dire altro prese Tom per mano e lo
trascinò via, piantando in asso Stanford che se ne andò fumando
incollerito.
Intanto, alla Torre Oscura, gli Auror erano stati talmente
tormentati per colpa del rimbrottare di solo due di loro che alla fine se
n'erano andati tutti, per non sentire più né Harry, né Draco. Da giorni erano
intrattabili, non facevano che bestemmiarsi dietro a vicenda, alla faccia di
Babbo Natale e in faccia allo spiriti natalizio. A quelli screzi non c'era un
particolare motivo. Forse il tempo che passava e che continuava a vederli tanto
legati, forse perché era il terzo Natale che passavano incastrati...ma la cosa
degenerava. Perfino Edward li aveva mandati al diavolo e aveva seguito Ron a
Hogsmade, per fare due compere. May era andata da Orloff ed Hermione era sparita
e basta, lasciando così due bombe innescate davanti al caminetto acceso. E
adesso erano anche attaccati per il polso, coi bracciali che vibravano e i
draghi sopra incisi che cacciavano le lingue e facevano le pernacchie. Oltre
all'onta, anche la beffa. Quello che non sapevano però, era che quel giorno i
Bracciali del Destino avrebbero cominciato a divertirsi con loro come l'uomo che
li aveva maledetti aveva ordinato. - Io non ne posso più di te!- ringhiò
Harry Potter, prendendo un portacenere e sbattendolo contro il muro. - E' da
una vita che io non ti reggo!- urlò Draco Malfoy di rimando, al limite della
pazienza - Tutto di te mi urta i nervi! Mi sembra di essere tua moglie cazzo! Mi
fa impazzire la tua camminata, la tua voce, il tuo maledetto modo di guardarmi
quando ti parlo! Mi manderai al manicomio! Mi sembra di parlare sempre con Mr
Perfezione!- - Mr Perfezione???- gridò di rimando il moro - Vorrei che ci
fossi tu al mio posto sai?? Vorrei che sapessi come sto io!- - Ah si? Bhè, io
vorrei invece che tornassi bambino e che tentassi di comportarti da persona
normale prima che tutta questa fottuta girandola ti avesse trasformato
nell'essere odioso che sei diventato!- Fu questione di un secondo, di un
battito del cuore. Dai loro polsi attaccati si propagò un suono orrendo,
raschiato, sfrigolante e gelido. Un suono che fece venire la pelle d'oca a
entrambi. Poi un'onda d'urto argentata esplose dal centro dei loro bracciali e
si propagò a macchia d'olio addosso a loro. Draco non vide e non capì nulla ma
sentì uno strano verso...come un vagito, e poi un fortissimo e acuto lo prese in
pieno sulla fronte, sbalzandolo via. Perse i sensi e l'ultima cosa che vide
furono due piccoli occhi verde smeraldo che lo guardavano attenti... Quando
Hermione salì le scale verso la torre, cominciò subito a sentire che qualcosa
non andava. C'era un'innaturale silenzio e la cosa non le piaceva. Aprì la
porta con la bacchetta alla mano e si guardò attorno, sulla difensiva. Sulla
tavola al centro della sala la Mappa del Malandrino era rimasta al sicuro e
tutto sembrava in ordine. C'era solo un portacenere a terra, fatto a pezzi.
Pensò ad un attacco quando un verso strano la fece scattare. Si guardò in giro,
preoccupata...e scorse Draco a terra, con la fronte macchiata di sangue. -
Accidenti!- imprecò, correndo da lui - Dannazione Malfoy, che hai
fatto?!- S'inginocchiò accanto all'Auror e si appoggiò la sua testa sulle
gambe, mentre il biondo si riprendeva lentamente. - Mezzosangue...- alitò,
sentendosi male come mai in vita sua - Cos'è successo?...Dov'è lo
Sfregiato?- - Sta zitto un attimo!- sibilò la Granger, cercandosi un
fazzoletto nelle tasche - Cos'è successo stavolta eh? Ve le siete date a tal
punto o è stata Katrina?- - No...- Draco deglutì, sentendo un atroce peso sul
petto, qualcosa a cui non sapeva dare un nome, qualcosa che non sapeva definire
- Stavo...stavo litigando con lo Sfregiato...e dai nostri bracciali è uscita una
luce...- - Bracciali?- Hermione lo fissò senza capire. - Quelli della
maledizione...- spiegò, facendosi aiutare da lei per raddrizzarsi a sedere.
- Quindi non era una maledizione a parole!- sbottò la strega - Siete uniti
dai bracciali! Ma siete stupidi?? Perché non me l'avete detto prima?! Siete
matti?- - Oddio...ti prego non urlare...- la supplicò. La Granger lasciò
perdere, decisa ad andare a fondo a quella storia una volta rimesso in sesto
quel deficiente. - Adesso sta fermo.- gli prese dolcemente il capo fra le
mani, ispezionandogli la ferita imbrattata di sangue, poi cominciò a passarci
sopra il fazzoletto, carezzandogli gli zigomi come un gesto riflesso...del
passato. Draco non disse nulla, restando immobile a sentirsi il cuore in
gola. - Sembra sia trascorso un secolo dall'ultima volta che mi hai pulito
una ferita.- sussurrò. - Si, è vero.- disse Hermione, cercando di trattenere
il tremore nella sua voce ma gli sfuggì un gemito. Non fu per la mano di Draco
che era salita a serrargli il polso, possessiva, ma per la cicatrice che ora
spiccava sulla sua fronte. - Che c'è?- le chiese spaventato, visto come lo
guardava - Che c'è? Cos'ho sulla fronte?!- - Un fulmine.- Draco la guardò
come se fosse stata un'aliena. - Come prego?- - La...la cicatrice di
Harry!- alitò sconvolta, estraendo uno specchietto dalla borsa e dandoglielo -
La cicatrice di Harry! Ne hai una uguale sulla testa!- Malfoy non riuscì a
credere ai suoi occhi. Allucinato e sicuro di vivere un incubo, si passò le dita
su quello sfregio ma le ritrasse immediatamente, come scottato. Non aveva mai
provato una sensazione così orribile. Come se avesse toccato dell'acido. Era
quello che provava anche Potter? Come chiamato, i due ragazzi sentirono un
altro piccolo vagito e consci ormai erano arrivati a un concetto che travalicava
quello di follia psichedelica, videro un bambino minuscolo di anno con due
grandi occhioni verdi gattonare sotto la tavolo, vestito con una tutina di
ciniglia rossa e gialla. Quegli occhi erano inconfondibili. - Adesso vedi
di spiegarmi bene cosa diavolo avete combinato voi due imbecilli prima che perda
la pazienza!- stava sbraitando la Grifoncina qualche minuto più tardi, marciando
di fronte a Malfoy totalmente stravolta dalla rabbia. - E non urlare che lo
spaventi!- sbuffò lui di rimando, cullando in braccio il piccolo Harry che si
succhiava il pollice tutto allegro. Faceva dei sorrisi fortissimi ed avendo
pochi denti era uno spasso! - Ma tu guarda...- cinguettò Malfoy, mentre Harry
gli stringeva il dito - Allora è stata davvero colpa mia!- e prima di far
esplodere la sua ex, decise che era ora di spiegarle tutto. Le disse del potere
dei bracciali che li incollava l'un l'altro ogni qual volta litigavano, degli
strani suoni che emettevano, del fatto che facessero le bolle durante il bagno e
altre follie su quell'onda. Le raccontò anche delle parole che si erano detti
prima che i bracciali scatenassero quella magia. - Quindi...- Hermione aveva
le mani sulle tempie - Fammi capire. Harry ti ha detto che avrebbe voluto che tu
sapessi come si sentiva, mentre tu gli hai detto che avresti voluto che tornasse
bambino eh? E quei cosi hanno fatto questa magia. Giusto? Ho sbagliato
qualcosa?- - No.- ghignò Draco, mentre il bimbetto gli succhiava il dito -
Che forte...dovresti sentirlo! Ha due denti in croce!- - Senti ma ci sei
ancora?- gracchiò la strega - Non è il momento per metterti a fare il papà!
Inverti questo scherzo della natura! Di Harry Potter ne basta uno! La sua
maledizione non deve andarsene in giro!- - Se non altro così non mi rompe.-
borbottò capriccioso. - Senti, falla finita e sistema questa storia!- - E
come vuoi che faccia mezzosangue, scusa? È la prima volta che ci succede una
cosa del genere!- Fortunatamente l'effetto non doveva essere a lunga durata.
Infatti bastò qualche secondo e una luce accecante riavvolse entrambi,
riportandoli alla normalità. Peccato che l'oscena situazione in cui si era
trovato Harry quando era bambino, in braccio a Malferret, sarebbe rimasta la
seconda onta incancellabile della loro vita, dopo quella in cui si erano
svegliati nudi, insieme, nello stesso letto. - Questi cosi vanno tolti!-
sbraitò Potter, quando si riebbe dalla vergogna - In un modo o nell'altro!- -
Tesoro...- frecciò Hermione sarcastica, seduta a tavola - Se mi avessi detto
prima di questa storia, visto che penso di saperne più di te sull'argomento,
forse non ti saresti ritrovato a succhiarti il pollice in braccio a
Malfoy!- - Ma vuoi vedere che ti chiudo la bocca a modo mio?- la minacciò
Potter. - Ma stattene seduto!- gli ringhiò Draco, versandosi due dita di
whisky per riprendersi dallo shock, poi senza tante storie visto che era
divorato dalla curiosità, si arrotolò la manica della camicia damascata sul
gomito e allungò la mano verso la Granger, mettendo in mostra il polso
sinistro. Lei aveva già notato da un pezzo il suo tatuaggio mezzo nascosto,
ma non fece commenti, limitando la sua attenzione al bracciale di platino. Ma
bastò poco per farla sbiancare. Appena un'occhiata. - Oh no...- mormorò. -
Oh no cosa?- sibilò Harry. - Sono i Bracciali di Kentron e
Vargras.- - Chi?- riecheggiò Draco. - Ma non ricordate niente di
Mitologia? I due draghi che combatterono nella notte dei tempi. Secondo la
tradizione celtica i loro colpi durante una battaglia spezzarono in due il
mondo, creando una frattura interna che li risucchiò. Erano grandi nemici, ma la
leggenda non parla della nascita del loro odio e continuarono ad odiarsi anche
dall'inferno. Quelli sono i loro bracciali.- sussurrò, additando i gioielli dei
due Auror - Uno stregone settecento anni fa li forgiò in una magica caverna di
fuoco, dove rinchiuse i loro spiriti. Quei bracciali sono stati creati per
essere portati da una sola persona. Per un uomo solo donano forza e immani
poteri magici. Separati...- e li fissò sgomenta - ...portano alla morte chi li
indossa.- Tanto per cambiare no? Harry ormai non si stupiva più.
Praticamente non disse una parola, si limitò a sedersi a tavola e a incrociare
le dita. - Ok.- acconsentì - Cosa dobbiamo fare?- - Ditemi esattamente
cosa vi ha detto quel gagia, poi descrivetemelo ma prima ditemi della
maledizione.- Così Draco le recitò le parole di quel maledetto, mentre lei
ascoltava attenta: "Anime contrastanti possedete, E nemici di sangue
sarete. Ma qui giunge il destino, A mutare il vostro cammino. Uniti
resterete, coi bracciali che io v'impongo Finché della vostra riconciliazione
venga il giorno..." - Ed è tutto.- concluse il biondo - Era un vecchio,
molto basso ma sembrava abbastanza ricco. I vestiti erano buoni, meglio dei
tanti che ho visto in questi anni. Secco come un chiodo, pieno di rughe. Barba
bianca, baffi lunghi da cinese, al collo...portava delle sfere credo.- -
Sfere?- fece Hermione, alzando un sopracciglio - Di che tipo?- - Di vetro o
cristallo credo. Erano di colori diversi.- A quel particolare, la Grifoncina
fece fatica a nascondere il suo pallore. - Questo gagia...aveva per caso un
bastone con delle facce?- - Lo conosci?- Harry rizzò subito le orecchie e lei
purtroppo annuì, lasciandosi andare con la fronte sulla tavola con un botto
sordo. Dopo di che prese a dare delle ripetitive testate, piagnucolando in
silenzio. - Quanto è grave?- bofonchiò Draco seccato. - Voi due...voi
due...- Hermione non aveva più neanche la forza di arrabbiarsi - Come avete
potuto passare due anni in questo stato? Come avete potuto essere così imbecilli
da non chiedere aiuto a qualcuno?- - E a chi?- sbuffò Potter - Lucilla non
l'abbiamo più vista in quattro anni e i gagia non si pestano mai i piedi l'uno
con l'altro. Tutti quelli a cui rompevamo le ossa per farci dire qualcosa si
facevano ammazzare piuttosto che lasciarsi scappare qualcosa! Non fare la
bambina, dai! Dimmi chi è questo tizio!- - Non potrà essere peggio dello
scherzetto di oggi.- aggiunse poi il biondo. - Come no!- sibilò allora la
Granger, sprizzando irritazione da tutti i pori - Complimenti, veramente
complimenti. Come al solito in coppia siete due imbecilli! Avete avuto l'onore
di resistere per ben due anni a uno dei gagia più potenti d'Europa! Le sue
vittime di solito muoiono in pochi giorni! Siete una vera rarità...- -
Grazie.- ringhiarono in coro. - Il tizio che avete incontrato si chiama il
Giocattolaio ma fra i gagia si fa chiamare anche il Collezionista di Anime. È un
uomo molto potente, ha fatto un patto con uno spirito un secolo fa che gli ha
allungato la vita. E' un tipo molto strano...lui danna gli uomini ma non sceglie
mai a caso. L'anima solitamente è trasparente mentre quelle contenute nelle se
sfere hanno un colore, sono vorticose. Questo vuol dire che colleziona solo
anime indomabili e inquiete. Ciò che non capisco però è il motivo per cui siate
ancora vivi. Non è da lui lasciarsi scappare delle anime, nonostante le parole
della maledizione lascino pensare che abbiate una possibilità di tornare
liberi.- - No, fammi capire!- Harry la guardò al limite di un travaso di
bile - Stai dicendo che rimarremo incollati per sempre?- - Cosaaa???- saltò
su anche Draco - Starai scherzando mezzosangue!- - Vi sto dicendo che
morirete, idioti!- abbaiò zittendoli - A me non che non troviamo una soluzione
in fretta!- - Bhè, tu sei una gagia no?- le disse il moretto - Fa'
qualcosa!- - E cosa, di grazia?- replicò acida, rintuzzandoli sulle loro
sedie - Sia che in futuro alquanto impossibile e pittoresco voi due diventiate
amici, sia che vi uccidiate stanotte con un cuscino, il Giocattolaio metterà
comunque le mani sulle vostre anime!- - Si ma non hai detto che è assurdo che
sia passato tanto tempo?- la rimbeccò Malfoy - Che storia è allora?- - Non lo
so e per questo non mi piace.- Hermione inspirò, facendo mente locale. Quei
bracciali avrebbero dovuto farli macerare nel loro reciproco odio e invece per
due anni non avevano fatto altro che tenerli uniti. Inoltre stavano sviluppando
strani poteri che li avvisavano di un pericolo imminente per l'altro. Era
assurdo. Quei bracciali erano appartenuti a due grandi nemici e il
Giocattolaio non era uno che perdeva il suo tempo. Dannazione, doveva
scoprire qualcosa su quella faccenda ma prima doveva trovare quel
gagia. Senza attendere oltre filò in camera sua e si mise a scartabellare
nella sua agenda magica, mentre nella sala riunioni Draco ghignava appena appena
divertito...e Potter minacciava sul serio di esplodere. Era tornato bambino!!
In braccio a quel deficiente!! - Non fiatare! Hai capito? Non una parola con
gli altri!- gli ringhiò isterico. - Neanche a Dalton?- - Specialmente a
lui!- - Trovato!- urlò Hermione, riapparendo sulle scale - Dov'è Milo? Devo
parlare con lui!- - Perché?- chiesero i due in coro. - Perché il
Giocattolaio è alla Corte Leonina in questo periodo dell'anno.- spiegò - Ma non
ci potrei entrare senza un invito. Se mi ci porta Milo invece avrò una
possibilità di vederlo.- - Vuoi infilarti in un covo di vampiri?- Potter la
guardò scettico - Hai voglia di farti bere come un frappé?- - Se.- ridacchiò
maligna - Non mi toccherebbero neanche con un dito.- - E perché?- ironizzò il
moro - Cosa sei? Intoccabile per caso? Sei diventata un pezzo da novanta?- -
Lo sono sempre stata.- rispose a tono - E poi ho la mano di Cameron sulla mia
bella testolina.- - Hn...viva gli amanti.- si lasciò sfuggire Draco, con un
sibilo. La bella Grifoncina fece finta di non aver sentito e senza tante
storie andò a ripescare Milo, nelle camere di Tristan. Stava giocando con Degona
e Jess, divertendosi a usare la magia con la bimba per far incazzare Liz a morte
e quando la Granger gli spiegò la situazione, Morrigan non parve molto
convinto. - Se mi presento da quelli senza un motivo mi metteranno in croce,
te l'assicuro.- borbottò il Diurno - Mio zio Askart ha un fiuto bestiale. Senza
contare che sentirebbero la tua presenza tutti i vampiri del castello.- - Per
quello c'è rimedio.- l'assicurò la ragazza - Devi solo portarmi lì e inventarti
un motivo valido! Del tipo...che so...vai a fare gli auguri di Natale a tuo
padre!- - Si, l'augurio di crepare!- sbottò. - Scusate ragazzi...-
s'intromise Jess tranquillo - Milo, non hai detto che i genitori di Beatrix sono
gli Artemas? Non stanno anche loro alla Corte? Perché non te la porti dietro con
la scusa di farle vedere i suoi?- - COOSSAAAA????- Morrigan allargò gli
occhioni gialli, sconvolto - Ma sei scemo?!- tuonò - E' una bambina, io non ce
la porto in quel covo di bastardi! Senza contare che detesta i suoi!- - Che
lo faccia per la causa, me ne frego!- rispose Hermione, aggrappandosi a
quell'unica possibilità - Se non parlo col Giocattolaio quei due imbecilli
rischiano di morire!- - E' da due anni che rischiano il culo.- bofonchiò
Jess. - Appunto! Voglio solo cercare di capire perché ancora non sono
schiattati!- - Se la metti così...- borbottò Morrigan - Ok, possiamo chiedere
a Beatrix ma non credo farà i salti di gioia.- E glielo chiesero davvero,
solo che la faccia apatica della Vaughn dava una risposta più chiara di mille
bestemmie. - Mai e poi mai!- sibilò rabbiosa, quando la pescarono nella Sala
Grande. - Eddai Trix! Che ti costa?- cercò di arrufianarsela Milo - Ti
difendo io!- Lei arrossì infastidita - Non è per quello! Non ho paura di
loro! Solo che non voglio quei due succhiasangue a tradimento! Specialmente a
Natale! Domani non ho voglia di svegliarmi domani di cattivo umore!- - Non
puoi farlo per quei due? Rischiano tanto, sai?- la supplicò Hermione, falsa come
Giuda. - E se non vuoi farlo per loro fallo per Tom!- rincarò Milo, vedendo
la piccola Diurna irrigidirsi leggermente - Lui li adora e pensa come ci
resterebbe se venisse a sapere che non ci hai dato una mano a salvarli...- -
Certo che per essere un mezzo vampiro sei più diabolico di uno dei tuoi
infernali parenti.- replicò secca, maledicendo il mondo intero. Accidenti! Fare
leva su Tom era stato sleale ma...come poteva rifiutarsi? - E' un si?-
cinguettò Milo, vedendola cedere - Eh? Vieni con noi?- - D'accordo.- sibilò,
mentre quei due le saltavano addosso per abbracciarla - Ma è la prima e l'ultima
volta che metto piede alla Corte, sono stata chiara?-
Gala Leoninus
quella stessa notte sollevò gli occhi giallastri dal suo libro, puntandoli
addosso a suo nipote. - E' uno scherzo.- disse, con la sua voce dolce. -
No.- rispose suo nipote, sprofondato in una poltrona davanti a lei, alla Corte
Leonina quella sera stessa. La vampira credette di aver capito male. La
bambina che aveva morso suo nipote era la figlia di Andros Artemas? - Lo sai
che tuo padre lo detesta da secoli?- ghignò appena sua zia - Gli rubò una preda
mi pare.- - Sembrano proprio come cani con l'osso eh?- sibilò
sarcastico. - E adesso dov'è, se non sono indiscreta?- - Nelle stanze di
sua madre.- rispose placido - Perché?- - Vorrei conoscerla.- Milo la
guardò storto - Perché?- richiese, diffidente. - Tesoro.- sorrise Gala,
riportando l'attenzione al suo libro - Non avrai paura che possa farle qualcosa,
spero.- - Esatto zia.- - Non dire sciocchezze. Sai benissimo che non mi è
mai importato niente di questione di successione e politica.- - Io so solo
che non ti sei mai immischiata ma non mi risulta che tu sia disinteressata a
questi argomenti, Gala.- - Touché.- sogghignò, lisciandosi il lungo abito di
seta azzurro con mani gentili - Comunque è puro interesse il mio. Sai, il
Vincolo per i vampiri è veramente qualcosa di sacro. Un rito intoccabile. E
visto che ti sei legato a lei, benché tu neghi la sua importanza, vorrei
conoscere questa bambina che ti ha spinto a un tale atto.- - Mi stupisco
sai...che una come te trovi il vincolo così sacro.- le disse, accomodandosi
meglio, sorseggiando un calice di vino - Da come ne hai sempre parlato, trovi
ridicola qualsiasi unione fra quelli della tua razza.- - Già.- sussurrò Gala,
sfogliando il libro con lo sguardo perso - L'amore è per gli sciocchi,
Milos.- Lui tacque, fissandola per la prima volta dopo tanto tempo con occhi
di umano. Cosa nascondeva quell'aria granitica, quella freddezza,
quell'amarezza? Chi era l'uomo che aveva ridotto Gala Leoninus a tal punto? -
Ah, un'ultima cosa.- aggiunse all'ultimo momento, facendolo tremare leggermente
- Non so se lo sai, tesoro...ma io a differenza dei tuoi adorati zii e di tuo
padre ho dei servi che mi avvisano di chiunque entri. Non sei entrato solo con
la bambina, vero?- e guardò ironicamente sulle sue spalle - Non vedo il corvo,
Milos.- - Sarà volato via.- rispose stupidamente, dandosi dell'idiota. -
D'accordo.- Gala sorrise, tornando a leggere i suoi testi del tutto indifferente
all'intrusa - Come ti pare.-
In una sola in una delle tre torrette della
Corte Leonina, il Giocattolaio centellinava il suo the serale in preda a una
deliziosa sensazione di attesa. Era da un pezzo che non aveva visite. Lavorando
per Askart Leoninus in quel determinato periodo dell'anno e per tutta la durata
delle feste, raramente gli capitava di parlare con qualcuno che non avesse denti
aguzzi e occhi gialli sotto Natale, eppure...quella sera stava arrivando
qualcuno, qualcuno che era molto ansioso di conoscere. Rimase seduto sulla
poltrona, alla sua scrivania, dondolando le gambe troppo corte. Se non fosse
stato troppo vecchio e troppo saggio, la sua ansia si sarebbe trasformata in
eccitazione. Aveva un bel nome quella strega...un bel nome davvero.
Hermione...aveva un suono dolce e forte al tempo stesso. E così Jeager non
aveva esagerato, descrivendogliela come una strega fuori dal comune. Sentì
all'improvviso un battito d'ali e sollevò lo sguardo antico sulla piccola
finestrella in cima alla torre. Un corvo. Il vecchio gagia lo guardò per un
attimo, poi allargò gli occhi...e sorrise. - Mia cara, prego.- disse,
muovendo elegantemente la mano - Non mi aspettavo che arrivasse dal cielo.-
Il corvo planò, poi Hermione riprese la sua forma umana, illuminandosi. -
Ah si?- mormorò, restando in piedi davanti a lui, avvolta nel mantello di pelle
- E da dove credeva sarei arrivata?- - Cara, se c'è una cosa che apprezzo è
l'originalità. Prego, si sieda.- Hermione non lo fece immediatamente. Si
guardò prima attorno, in un silenzio quasi sacrale. Si aggirò lenta come un
felino nella stanza, posando gli occhi sulla scaffali, ricolmi di sfere e globi
al cui al loro interno brillavano miriadi di anime. Non ne aveva mai vista una
così da vicino. Il Giocattolaio rimase seduto, fissandola attento. - Vede
la poesia che emanano?- le sussurrò - Le anime degli inquieti sono le prime
preferite.- - Già, gl'inquieti.- rispose lei, sfiorando un globo contenente
un'anima che vorticava velocissima, come conscia di essere ingabbiata - Razza
pericolosa la loro.- - Non sono mai felici, è questo il loro problema.- il
Giocattolaio incrociò le dita, poggiando il mento sfuggente sulle sue nocche -
Ci esseri umani e essere umani, sa? Alcuni sono semplici e posseggono un'anima
lucente, accecante quasi. Questi sono coloro che amano e odiano davvero. Coloro
i cui sentimenti sono trasparenti come l'acqua. Poi ci sono gl'inquieti. Passano
tutta la vita alla ricerca di qualcosa, senza sapere cosa sia. Quando ottengono
la felicità, non la sanno riconoscere...e continuano a vagare, bruciando tutto
ciò che incontrano. Loro non provano vero amore. Ma brama. Sono forti, mia cara.
E hanno anime cupe e indomabili che col tempo non fanno altro che crescere a
dismisura.- Hermione sogghignò appena, voltandosi finalmente verso di
lui. - E cosa succede alle anime che non raggiungono l'aldilà? Alle anime che
lei tiene prigioniere?- - Io tengo prigioniere solo le anime che me lo
permettono.- rispose, a bassa voce, quasi incantandola col suo tono cadenzato -
Le anime degli inquieti non vogliono l'aldilà. In quel luogo non potrebbero
continuare a cercare, a sentirsi incompleti. Così stanno con me...e quando io
avrò fine l'avranno anche loro.- - Però...- Hermione lo raggiunse alla
scrivania, sedendosi finalmente davanti a lui - Devo ammettere che Collezionista
di Anime è un nome adatto a lei.- - E da buon collezionista so che ciò che è
raro è prezioso. Ognuna delle anime da me catturate lo è. Vedere un'anima
imprigionata è come vedere il miracolo della vita sbocciarti fra le dita...- la
guardò attentamente, coi suoi vecchi occhi ingannatori e saggi - ...ma vedere
un'anima che brucia delle sue stesse fiamme, va oltre perfino a questo.- -
Hn...- la Granger alzò un sopracciglio - Quindi, mi dica...ho a che fare con un
pazzo o con un eccentrico?- - Crede che ci sia differenza mia cara?- -
Sottile.- rispose, sorridendo - Ma ci sono abituata ai folli.- - E lei in che
categoria si pone?- le chiese interessato il vecchio - Folli?
Eccentrici?...Disperati?- sussurrò, facendole sgranare appena gli occhi dorati -
Le ho parlato dei disperati? Le loro anime sono pallide, quasi sempre
bianche...si agitano debolmente, alcune restano immobili per sempre. Altra
invece a volte spaccano addirittura i globi in cui le rinchiudo, lamentandosi.
Sembrano...quasi languire nella loro disperata agonia...poi si lasciano andare,
esattamente come languisce questa fiamma...- continuò, indicandole la candela
che rischiava di spegnersi frapposta fra la loro visuale - Come lei.- Ci fu
un attimo di lungo silenzio. I due si studiavano, ma Hermione cominciava a
desiderare di andarsene. Ma non lo fece. L'orgoglio la trattenne. Come la
trattenne anche la rabbia. - Lei è un antropologo. Capisce la gente con
un'occhiata.- disse serafica, accavallando le gambe. - E' il mio mestiere,
mia cara.- ribatté con tono ossequioso di chi fa finta di non avere la
situazione in pugno - Ma se devo essere sincero qualcuno mi ha parlato di lei
tempo fa. Jeager Crenshaw è il figlio di un vecchio amico e a quanto ne so voi
due non andate particolarmente d'accordo.- - E' stato informato male.- gli
chiarì la strega - Alla prima occasione uno di noi due morirà.- - Allora è
proprio odio.- rise il vecchio, accendendosi una pipa tozza e finemente
intagliata - Se non le sembro indiscreto, mi dica...come sta il giovane
Caesar?- - Giovane?- replicò la ragazza a tono - Bene direi. Apatico come
sempre.- - Mia cara, so che la veneranda età di novecento anni possa
sembrarle vetusta ma il giovane Cameron ha in vita genitori, nonni e
parenti, lo sapeva?- e allora scuotere del capo di Hermione, il Giocattolaio
proseguì in quello strano colloquio dall'aria fin troppo amichevole - Quest'anno
i demoni di stirpe si riuniscono, credo che lei lo sappia. Non che mi vanto di
sapere il nome del luogo di tale amena riunione o conosca il numero esatto di
tali potenti signori ma so per certo che il giovane Cameron ha una famiglia alle
spalle, esattamente come i parenti della Lady Lancaster.- Però. Il vecchio ne
sapeva davvero tanto più di lei. Hermione si ritrovò a pensare che le sarebbe
piaciuto dover chiacchierare di altro con quell'uomo, tranne naturalmente sulla
sua dubbia collezione di anime prigioniere, così si decise ad arrivare al
punto. Continuando a mantenere un bassissimo tono di voce, si sporse appena
verso il gagia...e le chiese ciò le interessava. - Perché loro due?- Il
Giocattolaio rise. Gli piaceva quella strega. Gli piaceva molto. Esattamente
come guardando in faccia quei due ragazzi, anni prima, aveva visto in loro una
sfida dal richiamo irripetibile. Dette una lunga boccata alla pipa, ricordando
ogni cosa di quel giorno. - Perché loro?- richiese Hermione. - Per le loro
anime.- rispose semplicemente, guardandola dritta negli occhi - Mi hanno
richiamato. Strillavano l'una contro l'altra...si bruciavano quasi. È stato come
rivederli...come rivedere Kentron e Vargras.- - Lei è convinto che quei
due...idioti...- sibilò la Granger - siano portatori di anime
preziose?- - Perché, lei non lo crede signorina Hargrave?- fece sogghignando,
mettendosi finalmente a giocare sul serio - Andiamo mia cara, non menta su
qualcosa di tanto palese e non insulti la sua brillante intelligenza. Chiunque
lo vedrebbe. Chiunque come noi possa vedere il fascino di tutto ciò che è tetro
e turpe. Non è per i loro nomi. Non è per l'anima di Harry Potter. No.- scosse
il capo, come in trans - Le loro anime...inquiete, ribelli...si combattono anche
quando sono lontane. Nemiche eterne, nate per essere avversarie. Per questo,
facendo una scommessa con me stesso, più di due anni fa li unii con i Bracciali
del Destino di Kentron e Vargras.- - E cos'ha scommesso?- - Vedendoli
pensai che sarebbe stato facile averli.- le spiegò - Invece sono passati due
anni e tre mesi e mezzo e assurdamente i bracciali non li hanno divorati. Il
loro odio e il loro antagonismo non li hanno indeboliti.- - A dire il vero
stanno degenerando.- rispose decisa a mettere le carte in tavola - Quei
bracciali stanno sviluppando dei poteri molto strani, glielo confesso. Producono
messaggi nei momenti più impensati, specialmente per avvisare di un pericolo per
uno dei due.- - E questo sta solo a significare che ho perso.- Il
Giocattolaio inspirò a fondo, scendendo dalla poltrona e raggiungendo la
finestra. Dovette salire su un piccolo rialzo di legno per guardare fuori, vista
la sua bassa statura, ma non sembrava furibondo - Mi ero ripromesso che avrei
lasciato perdere se quei due si fossero dimostrati tanto concentrati su loro
stessi da dimenticare anche la mia maledizione. E così è successo.
Dimenticandosi di me che li avevo dannati, quei due Auror hanno dimostrato che
loro anime sono troppo incentrate a battersi per aver paura di perdere la loro
libertà. E quando si butta al vento la libertà pur di battersi contro qualcuno,
significa che niente più tenere in gabbia queste anime. Nemmeno io.- concluse,
volgendo appena il capo verso di lei - Quindi dica pure loro questo: io non avrò
mai le loro anime. Spetta a loro liberarsi dai Bracciali del Destino, io non
posso fare più nulla perché il mio stesso incantesimo è sfuggito al mio
controllo. Quindi... vivere o morire...che decidano loro. Ci sono alcune anime
che nemmeno io posso incatenare, perché loro stesse hanno deciso di legarsi per
l'eternità a un padrone che noi non siamo in grado di eguagliare.- Allora era
così. Hermione Jane Hargrave si mise in piedi, conscia che ormai non c'era
più nulla da dire. Quello che voleva sapere, ormai l'aveva sentito. -
Prima che se ne vada...- la bloccò il vecchio gagia, con un tono che non le
piacque per nulla - E' bene che sappia che le anime dei disperati si dissolvono
in polvere. La loro fine è lenta e dolorosa.- La strega rimase di spalle ma
serrò i pugni, rabbiosa. - Alcune fiamme però ardono subito.- gli ricordò,
sibilando sulla difensiva. - Si, questo è vero.- concordò - Basta chiedersi
come si desidera morire. Non tutti hanno la fortuna di poter decidere della
propria morte, mia cara. Ma lei pare sia stata baciata dalla
fortuna.- Fortuna... Hermione continuò a pensarci, volando via verso i
cancelli della Corte Leonina. Scegliere come morire...poteva essere
considerato un dono del cielo? Scegliere come e quando andarsene...si, forse
quel gagia aveva ragione... Forse le anime disperate,
capaci di tutto, erano le più fortunate.
Tornati a Hogwarts verso le undici, ormai sgombro di quasi
tutta la maggior parte degli studenti, quando entrarono alla torre oscura
vennero praticamente investiti di domande. Dopo che Trix li ebbe praticamente
mandati al diavolo visto che aveva dovuto sorbirsi per due ore i suoi genitori,
salutò tutti e se ne tornò a dormire a Serpeverde, accompagnata da Tom, visto
che la mattina dopo sarebbero partiti presto per Londra. Gli Auror invece
erano curiosissimi. - L'hai fatta andare davvero alla Corte dei Leoninus...-
Ron scosse il capo nella direzione di Harry, mandando giù un goccio di brandy
con Edward e gli altri - E se le capitava qualcosa?- - Ma vuoi capirlo che
non mi succederà niente?- disse pacata Hermione, levandosi il mantello con
lentezza che tradiva la sua testa sulle nuvole - E' stato ...istruttivo devo
dire.- - Istruttivo cosa?- frecciò Clay - Stare coi succhiasangue o parlare
con Giocattolaio?- - Di succhiasangue ne ho visti pochi.- disse, sorridendo e
raggiungendoli - Comunque si...devo dire che quel tizio è parecchio
interessante. E pazzo, come ogni persona particolarmente intelligente.- -
Pazzo eh?- bofonchiò Harry - Allora? Ti ha detto qualcosa?- - Scusate se
cavillo ma che ci faceva dai vampiri?- s'intromise Sphin, curioso - Credevo che
i Leoninus non facessero mai entrare nessun umano se non per berselo a casa
loro.- - I gagia e gli alchimisti si riuniscono sempre in questo periodo alla
Corte, ogni anno.- spiegò Milo, succhiandosi il suo bel sangue da una tazza con
cannuccia - Loro aiutano i servi di Askart a tenere fresco quel rinsecchito di
mio nonno.- - Hai un nonno?- si sconvolse Liz, seduta rigorosamente accanto a
Tristan. - Già. È una mezza mummia, è vecchissimo ed è molto debole. Lo
tengono nei sotterranei e così i gagia lo nutrono con la magia, gli alchimisti
con un particolare tipo di sangue trattato con non so quale porcheria.- -
Però...- disse Ron, ripassando il brandy a tutti gli altri - Viva le famiglie
amorevoli.- - Già.- sibilò Draco in risposta - Allora? Che novità?- - Mi
ha chiarito tutto.- si limitò a dirgli Hermione, senza alzare gli occhi dorati
su di lui visto che May gli teneva una mano fra le sue, protettiva
e...possessiva. Senza indugiare oltre e cercando di trattenere la rabbia e la
sorda gelosia che non avrebbe dovuto provare dentro di sé, spiegò a Potter e
Malfoy la gravità della loro situazione. Ormai era chiaro che quella maledizione
non era più controllata da un umano ma erano loro stessi a deciderne il
futuro. Odiandosi e combattendosi, i Bracciali avrebbero finito forse un
giorno molto lontano ad ucciderli...ma fino a quel giorno sarebbero diventati
sempre più potenti, spinti dal loro stesso desiderio di rivaleggiare. Forse
non avrebbero mai più potuto separarsi. Quando lo seppero, dalle loro bocche
non uscì un suono ma era ormai chiaro che quella notizia avesse demolito le loro
ultime speranze. Spiegò loro, nel silenzio di tomba che avevano creato, che col
tempo avrebbero imparato a domare meglio il potere dei bracciali che ora
scoppiavano in magie assurde, come quella accaduta la mattina
stessa. Avrebbero dovuto controllarsi d'ora in avanti...ma se volevano vivere
normalmente, avrebbero dovuto costringersi, con le buone o con le cattive. Non
c'era altro modo. Chiuse le spiegazioni, Ron si alzò per andare a prendere
altri liquori. - Verrebbe quasi da dire che se la sono cercata...- borbottò
Edward ridacchiando, prendendosi dietro un'occhiata assassina - Ma devo
ammettere che questa punizione è troppo dura anche per loro Herm!- - Basta
guardare il lato positivo della cosa.- replicò pacata. - E quale sarebbe?-
ringhiò Draco fuori di sé, con voce sottile e piena di frustrazione. La
Grifoncina, pungolata dal suo tono, fu sul punto di rispondergli per le rime
quando vide May sorridere dolcemente e con un gesto che per la Granger fu un
pugno nello stomaco, posò a Malfoy un braccio attorno alle spalle. Gli parlò
quasi all'orecchio, come se fosse stato un segreto solo loro...e lo
calmò. Vedendo quella scena di sentì male. Per una serata era stato
troppo. Non avrebbe retto altro. Non poteva. E c'era un solo posto dove
poteva andare. - Ragazzi, ci vediamo la vigilia.- disse di punto in bianco,
mettendosi in piedi. - Cosa?- la bloccò Ron - Ma dove vai?- - Da Caesar.-
disse fredda, facendo tremare Draco al solo nome del demone - Voglio stare con
lui prima che parta per la sua riunione con Lucilla e Demetrius e già che torno
nel Golden Fields prenderò tutta la mia roba. State tranquilli,- aggiunse con
voce più ammorbidita, per nascondere il terribile senso di vuoto e solitudine
che gli occhi di Draco incastrati in quelli di May le avevano risvegliato dentro
- starò tutto il tempo con lui, non me ne andrò in giro. E poi così quando
tornerò per Natale avrò sgombrato le mie cose da Cameron Manor.- Sentendo
quelle parole, Harry si mise finalmente in piedi. Troppo stanco per discutere
con lei, si limitò ad abbracciarla e baciandole sulle guance le disse di stare
attenta. - E torna davvero a Grimmauld Place per la Vigilia. Non voglio
correrti dietro.- Hermione annuì, stavolta docilmente - Va bene.- e lo
strinse forte, capendo solo in quel momento quando Harry le fosse mancato.
Abbracciò anche Ron, affondando il viso nella sua spalla per qualche secondo.
Oltre il rossino, Edward le strizzò l'occhio, promettendole tacitamente che li
avrebbe controllati, così quando lasciò entrambi provò di nuovo un vago senso di
abbandono. Non avrebbe voluto andarsene...ma non voleva neanche restare lì,
in quella stanza, dove Draco stava per mano a May e parlavano fra loro, in un
modo in cui lei non aveva mai potuto fare. Così se ne andò, dando un ultimo
bacio a Harry e Ron e una volta fuori dal castello poté finalmente lasciarsi
andare a un pianto dirotto. Anima disperata, aveva detto il
Giocattolaio. Non poteva avere più ragione. Stava tornando da Caesar per
dimenticare anche quando sapeva che niente avrebbe potuto toglierle dalla testa
l'espressione totalmente lontana che Draco le usava, quando posava gli occhi su
di lei. E neanche poteva dimenticare il suo modo di guardare la loro
Osservatrice. Era tempo di metterci una pietra sopra, ormai. Erano passati
quattro anni e lui non era più suo. Se mai lo era stato. Doveva lasciarlo
andare...e dirgli definitivamente addio. Solo allora avrebbe potuto
permettersi di brillare come una fiamma...e poi lasciarsi
morire.
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Capitolo 33 *** Capitolo 33° ***
Caesar Cameron si svegliò di pessimo umore quella mattina.
Aprì gli occhi e ancora prima di guardare fuori dalla finestra l'abbondante
nevicata che copriva il Golden Fields, ricordò l'infame giornata che
l'aspettava. Quella rottura di palle del Natale... Si mise a
sedere nel grande letto della sua stanza, scostando il baldacchino con un rapido
battito di ciglia. Nevicava a grandi e soffici fiocchi e il cielo era grigio
piombo. Fantastico. Guardò il lato destro del letto e vide che era vuoto,
così scese dalla sponda, levandosi un reggiseno dalla testa e maledicendo quella
cretina che gli faceva sempre quegli scherzi, si vestì e scese in sala riunioni
dove trovò il caminetto acceso e Demetrius come al solito che si abbuffava di
dolci. - Buon giorno!- cinguettò il demone, nel pieno spirito della festa -
Come va Caesar?- - Bene fino a ieri.- sibilò, sedendosi a capo tavola - Dov'è
Hermione?- - In cucina. Lucilla ancora nella sua stanza.- gli sorrise - Come
mai quella faccia? Ti ha fatto qualche scherzo?- - No.- borbottò
seccato. - Hai fatto cilecca?- Caesar arrossì vagamente - Deficiente!
No!- - E allora perché sei così arrabbiato? È la Vigilia, dai!- - Già, è
la Vigilia.- replicò Cameron - Non hai nessuno a cui andare a
parlare?- Demetrius sbatté gli occhioni bianchi - Come sarebbe?- - Non
fare i finto tonto. Oggi non ho voglia di scherzare.- - Si vede, si vede.-
bofonchiò Demetrius - Parla chiaro. Spiegati, con chi dovrei parlare?- - Con
un leone alato che beve sangue.- sibilò allora Cameron, facendolo irrigidire
sulla sedia. Fortunatamente per lui in quel momento entrò Hermione con gli
occhi rossi e gonfi e una tazza di caffè in mano. - ...'ao.- bofonchiò,
posando un bacio leggero sui capelli del padrone di casa - A che ora vi mette in
viaggio?- - Oggi pomeriggio, verso le tre.- le disse Demetrius - E tu dove
vai? A Londra vero?- - Già. Tornate domani o per Santo Stefano?- - Facendo
le corna spero domani mattina presto.- sibilò Cameron, scocciatissimo. - Non
hai voglia di rivedere la tua famiglia?- gli chiese Hermione, portandosi la
tazza alla bocca. - E a te chi l'ha detto?- si sconvolse Caesar. - Un
uccellino.- - Bhè, l'uccellino sta per diventare un pollo arrosto!- - Non
guardare me.- si difese Demetrius - Io non ho aperto bocca. Sarà stata
Lucilla.- - Non è stata lei.- rettificò la strega - E comunque non vedo il
problema. Mica ti mangiano.- Cameron lasciò perdere, continuando a restare di
pessimo umore per tutta la mattinata, anche dopo l'arrivo di Lucilla che per la
prima volta si sarebbe recata a questa "congrega di mentecatti", come li
chiamava il demone dai capelli bianchi, che evidentemente avrebbe preferito
tagliarsi un braccio piuttosto che uscire dal suo palazzo. Non aveva voglia
di rivedere nessuno, possibile che non lo capissero? Perché allora si era
isolato da più di sei secoli? Sparito Demetrius che forse se l'era presa per
le sue parole, Caesar scoccò una rapida occhiata a Hermione. Aveva le
palpebre gonfie e si vedeva che aveva dormito poco e pianto molto. - A che
pensi?- Caesar alzò le spalle, mettendosi a leggere il giornale con aria
vacua. - Allora?- lo incalzò la strega - Perché quella faccia?- - Perché
non gli dici che sei ancora innamorata di lui?- Mancò poco che Hermione
sputasse tutto il caffè, fissandolo con la bocca a palla, del tutto
sdegnata. - Oh oh oh...- sibilò, puntandogli il dito addosso - L'hai fatto!
L'hai fatto!- - Fatto cosa?- bofonchiò il demone, facendo il finto
tonto. - Mi hai letto nel pensiero! Ci stavo pensando giusto adesso! Mi sei
entrato in testa! Ti sei fregato da solo!- - Veramente sei tu che sei fregata
da sola, amore mio.- rispose ironico - Io ho semplicemente tirato a indovinare
dalla tua faccia da cadavere.- e la fece arrossire fino alla radice dei capelli
- E così sei ancora innamorata del serpente eh?- - No.- scandì
lapidaria. - No?- riecheggiò sarcastico - E allora chi ami?- Hermione lo
fissò per qualche secondo - T'è mai passato per l'anticamera del cervello che
potrei amare te?- Caesar Cameron a quel punto ghignò, ghignò come non faceva
da tanto tempo. - Che ridi?- borbottò arrabbiata - Che c'è di male?- -
Perdonami.- disse più calmo, agitando la mano - Ne sono lusingato, non
credere.- - E allora?- - E allora lo sai come la penso.- - Ah
si...carne alla carne e pesce al pesce.- Hermione sospirò, malinconica - Ognuno
deve stare con quelli fatti come lui. Ma allora perché ti piaccio tanto
eh?- - Questione di gusti.- replicò, lasciando da parte il giornale e
frugando nella posta - Il fatto che io abbia le mie fisime non significa che non
possa trovare desiderabile te.- - In poche parole come tutti gli altri uomini
al momento buono ragioni con gli attributi.- chiarì sagace la Grifoncina. Lui
le scoccò un'occhiata obliqua, scartando una busta con un sigillo di cera
rossa. - Comunque tu non mi ami.- continuò serio, leggendo rapidamente il
contenuto della lettera. - No? Mi hai letto nel pensiero per caso?- - No.-
sorrise sornione, passandole un dito freddo sulle labbra - Ma si sente ogni
volta che siamo a letto.- La ragazza fece una leggera smorfia - Sei tu che
sei un pezzo di ghiaccio.- - Io quando facciamo sesso penso a te e
basta.- - Ah si?- - Ti stupisce tanto?- - No...non ero stupita di
quello. Ma del fatto che dopo tre anni di convivenza stai parlando con me
sinceramente del nostro rapporto. In fondo ho sempre pensato di essere un po' un
ripiego per te.- - Sai bene che non faccio mai niente contro voglia.- le
ricordò sorridendo vagamente, rendendola felice e un po' più serena - Te l'ho
già detto Hermione. Se fossi un demone sarebbe tutto diverso, questo non lo
nego, ma devo ammettere che questi ultimi tre anni insieme a te sono stati i più
piacevoli che io abbia vissuto da molti secoli ormai.- - E' impressionante.-
sentenziò la bella Granger - Ma che ti ho fatto stanotte?- - Forse Lucilla mi
avrà drogato in questi giorni.- rispose a tono - Non darti tante arie.- -
Senti chi parla.- Hermione sorrise, accostandosi un poco a lui, con dolcezza,
per sfiorargli le labbra gelide - Abbiamo ancora qualche ora prima che tu debba
andartene? Che ne dici di farti perdonare il tuo indecoroso comportamento verso
il mio stato di salute eh?- - Quando imparerai a chiedere direttamente ciò
che vuoi?- le soffiò sulla bocca, dopo un leggero bacio a fior di labbra. -
Non mi piacciono i no.- rispose sincera. - Lui non te l'ha mai detto no, mi
pare.- - Non voglio parlare di lui.- - Però a quell'umano ci pensi
sempre.- Hermione abbassò appena gli occhi, stanca e addolorata. - Perché
non sono davvero innamorata di te Caesar?- - Prima mia moglie e poi Lucilla
mi hanno insegnato che l'amore non va a comando.- mormorò Cameron carezzandole
il collo - Lucilla mi ha dato un'anima e mi ha portato a ridurmi così. Ma
nonostante questo io continuerò ad amare solo una donna, oltre a lei.
Esattamente con tu amerai sempre e solo lui. Io non sono l'uomo per te.- -
Perché no?- - Perché tu fra pochi anni morirai. Io invece resterò qui.- -
E non vuoi vivere bene questi anni che possiamo passare insieme?- - Io sono
un demone, te lo scordi sempre.- sussurrò, carezzandole appena il capo e
guardando oltre la finestra - Voi vivete ogni secondo, sapendo che prima o poi
morirete...ma io rimarrò sempre e comunque su questo mondo. Vivere con te come
vorresti e come forse vorrei anche io non è possibile. Non ho voglia di
ritrovarmi di nuovo davanti alla lapide di una donna.- - Quindi preferisci
non provarci neanche con me.- - Prima di tutto tu ami un altro.- le ricordò -
E poi hai un carattere insopportabile.- - Cosa?- gracchiò Hermione,
scostandosi da lui - Dio quanto sei borioso Cameron!- Lui rise, sembrandole
infinitamente diverso dal solito Caesar - Ma non volevi fare l'amore con
me?- - M'è passata la voglia!- - Vuoi vedere che te la faccio
tornare?- - Si, Lucilla deve averti drogato davvero...- e ridacchiò,
sfuggendogli per un pelo - Le feste ti fanno male Caesar!-
- Insomma
Sirius! Vuoi spaccare tutte le decorazioni!?- Sirius Black sbuffò
sonoramente, lasciandosi andare a sedere in poltrona con aria oltraggiata,
mentre tutta Grimmauld Place n°12 scuoteva il capo all'unisono, sentendo Harry
Potter urlare in quel modo la Vigilia di Natale. Il suo adoratissimo padrino
aveva pensato bene di dare sfogo alla sua iperattività mandando quasi all'aria
tutte le palline di vetro con la filigrana dorata, mentre le altre fatate erano
scappate via per tutta la casa, terrorizzate a morte e inseguite da tutti gli
Auror presenti, armati di retini. - Possibile che sotto le feste sei sempre
così sclerotico?- sbraitò Harry, quando Ron e Blaise ebbero raccattato tutte le
decorazioni natalizie sparse per il palazzetto - Ma che ti sei fatto stamattina
a colazione eh?- - E che ne so che mi ci mette Remus nel caffè.- bofonchiò il
caro Black, pacioso e beato - Piuttosto...non sono io a dare i numeri. È da tre
giorni che stai qua e non fai altro che ringhiare come un cane rognoso.- - Il
randagio qua sei tu!- - Ma che noia, si può sapere cos'hai?- Sirius alzò un
sopracciglio sarcastico, parlando con vocetta melensa che fece incazzare ancora
di più il giovane Potter - A Natale dobbiamo essere tutti più buoni sai?- -
Più buoni un corno!- scandì il moretto, fumando di rabbia. - Dai Harry!- rise
la dolce voce di Elettra, che gli era arrivata alle spalle per abbracciarla alla
vita - Su, calmati. Cerca di prenderti qualche giorno di calma.- - Calma...-
sbuffò, stringendo le mani della sua ragazza - Come si fa a stare calmi!- e
dicendo questo scoccò un'occhiataccia a Draco, che passava di lì in quel momento
e come risposta al suo sguardo provocatore gli fece il consueto gesto col dito
medio, sbattendosene di lui e dei suoi nervi. Peccato che però si ritrovò
appiccicato a lui tempo due secondi e da lì scoppiò l'ennesima lite che sarebbe
finita in rissa se non fosse arrivata la signora Weasley a chiamarli tutti per
un the. Andarono in cucina, dove c'erano già Tonks, May, Liz, Tristan, Jess e
gli altri, più Ginny e il suo nuovo ragazzo. - Mamma mia che facce ragazzi!-
ridacchiò la sorellina di Ron - Dai Harry! È Natale.- - Odio il Natale!-
rincarò, arrabbiatissimo e dando un tirone al braccio di Malfoy. - Ehi
cazzone! Quello è il mio polso! Vuoi staccarmelo per caso?- - Vuoi vedere che
ti stacco qualcos'altro?!- - Fossi in voi misurerei le parole.- frecciò Ron
sarcastico, zittendoli finalmente. - Dite un po' gente...ma quanti saremo
qua stasera?- chiese Edward, entrando in quel momento con dei libri sotto al
braccio - Ci viene anche Duncan?- - Ecco, sarebbe la ciliegina sulla torta.-
sibilò Draco, furibondo. - Credo di si, comunque direi sui trenta.- borbottò
Sirius - Salvo gl'imbucati dell'ultimo momento.- - Contando poi gente che non
mangia...- fece Liz pensierosa - ...direi davvero sulla trentina.- -
Tranquilla.- sibilò Milo seduto accanto a Tristan e Jess - Qualcosa da mangiare
lo troverò.- - E parlando di sanguisughe...- s'intromise Blaise - Tom e
Beatrix dove sono?- - Sul retro con Degona, Fred e George.- disse la signora
Weasley - State tranquilli, sono al sicuro.- - E' qui dentro che c'è qualcuno
che rischia il collo.- continuò Harry imperterrito, dando un altro
strattone. - Attento a non finire nel forno stasera, al posto del tacchino!-
ringhiò Draco minaccioso. - Aquila arrosto...- ridacchiò Elettra, cercando di
placarli - Su, buoni ragazzi. Piuttosto, quando arriva Hermione?- - Quando
Cameron avrà preso il volo.- borbottò Ron, sorbendosi il thè. - Cavolo!-
cinguettò Ginny - Non vedo l'ora di riabbracciarla! Voglio che mi racconti tutto
di questo Caesar!- - Tesoro, è un demone!- le disse sua madre. - E allora?
Sarà bello no?- - Si e arrogante come pochi.- rognò Draco. - Sento
qualcosa che sfrigola...- ironizzò Edward sarcastico. - Dalton, oggi non sono
ancora arrivati i creditori a romperti le rotule?!- - Edward...non sarai
andato a puntare sulle corse anche oggi, vero?- lo inquisì Mamma Weasley,
materna come sempre. - No, oggi no.- rispose angelico - Niente cavalli.- -
Sei andato a scommettere sui cani.- sbuffò allora Blaise. E mentre in casa si
discuteva della dubbia sanità mentale di Dalton, fuori nel giardino della
palazzina c'era due maghetti e una bambina che osservavano divertiti i gemelli
Weasley alle prese con i loro nuovi giochetti. - Dì un po' Tom...- Il
piccolo Riddle staccò gli occhi estasiati dai finti pupazzi di neve di Fred che
attaccavano a sorpresa gl'ignari osservatori, per posarli sulla Diurna,
infagottata in un piumino nero, finalmente senza lenti e proteggerle le sue
belle iridi color topazio. - Hai mai festeggiato il Natale?- gli chiese,
guardandolo attenta, mentre teneva la manina di Degona. - A dire il vero solo
da pochi anni.- rispose sorridendo - Cioè...Caesar e la mamma non sono molto
ligi alla tradizione ma per me hanno sempre fatto uno strappo alla regola, anche
grazie all'aiuto di Hermione. Prima di andare a vivere nel Golden Fields però
non sapevo neanche cosa fosse. E tu?- - Poco e niente.- sospirò la streghetta
- I miei brindano a modo loro e i miei parenti umani non erano entusiasti di
avermi con loro per tutto l'anno, figurarsi a Natale.- - Già. Non ho mai
festeggiato con così tanta gente.- abbozzò Tom - E ti confesso che sono un po'
in ansia.- - Perché la maggior parte sono Auror?- - Hn.- annuì, intimidito
- Non so come la prenderanno la mia presenza.- - Ma lascia perdere.- gli
sorrise Trix, addolcendosi sempre quando stava in sua compagnia - Andrà
benissimo.- - Ehi fratellino!- Degona sollevò improvvisamente lo sguardo
tenero su Tom - Dici che la mamma riuscirà a venire?- - Lo spero. Altrimenti
la vedremo domani.- le disse Riddle scoppiando di gioia a sentirsi chiamare così
- Oppure possiamo andare direttamente a casa di Caesar a salutarli, se Tristan e
Harry ci lasciano!- - Si! Così potrò vedere Dimitri!- cinguettò la bambina -
Trix, tu vuoi venire?- La Diurna sorrise a sua volta, sempre stupita di come
quella piccolina potesse essere tanto dolce e buona, del tutto disinteressata
alle apparenze, alla razza e al nome. - Sono contento che tu alla fine abbia
accettato di venire, sai?- disse Tom mentre tornavano in casa - L'idea che fossi
sola a Hogwarts a Natale mi piaceva poco.- In quanto a candore anche
Riddle comunque non scherzava, pensò la Vaughn. Raggiunto il salotto fecero
merenda col resto del gruppo, con Degona che andava in brodo di giuggiole a
vedere Trix alle prese con la cannuccia e la sua dose di emoglobina, cosa che
invece scandalizzava la sua compostissima tata. Intanto, più si faceva ora di
cena, più la palazzina dei Black si riempiva di casino e nuovo ospiti. Mentre
Sirius correva per tutta la casa facendo disastri e rompendo a tutti, con Remus
che gli arrancava dietro per tenerlo fermo, Harry e Draco continuavano coi loro
alterchi...ma c'era anche chi aveva sempre l'occhio vigile. Nella camera di
Elettra e May, Edward stava sdraiato sul letto della biondina ad ascoltare
interessatissimo gli ultimi avvenimenti accaduti nella squadra di quidditch
della Baley. Lei stava all'armadio, a trafficare coi vestiti, mentre May era
seduta davanti allo specchio, a sistemarsi i capelli. - ...e così adesso non
sono più una riserva.- concluse Elettra sorridendo, tirando fuori dalle ante del
grande armadio di mogano un vestito color vinaccia - Questo? Che ne dici?- -
Dico che qua dovrebbe esserci Harry, non io.- sbuffò Dalton con un ghigno
malizioso - Comunque così mi metti in imbarazzo. Ne hai tirati fuori dieci e
secondo me ti stavano bene tutti.- - Dai Ed...- lo supplicò Elettra con aria
supplichevole - Ron è andato dalla sua ragazza, Harry e Draco non fanno che litigare,
Tom è troppo piccolo, Milo è occupato con Tom e Trix, Blaise torna fra un'ora e
ci sei solo tu!- Peccato che in quello sproloquio gli altri due presenti
avessero capito solo una cosa. - Ron è dalla sua ragazza?- chiesero Edward e
May in sincrono, allibiti. Elettra allora levò un sopracciglio, poi scosse il
capo sbuffando impaziente. - Ma non ve l'ha ancora detto quello scemo?- -
Tu sai con chi se la fa?!- saltò su l'ex Corvonero - Dai tesoro, dimmelo ti
prego!- - Non ci penso neanche. Mi taglierebbe il collo!- - La
conosco?- Elettra roteò gli occhioni azzurri - Si.- - Bene?- - No, non
credo. Ma coi tuoi precedenti chi può dirlo.- - Allora la conoscevo...-
improvvisamente Edward s'illuminò - E' una vecchia compagna di Hogwarts?- -
Dio, faresti sputare la verità anche a una statua.- bofonchiò la bella ragazza
di Harry - Ti ho detto che non te lo dico. Ho promesso a Ron che non avrei
rivelato il suo nome!- Considerata che era buona abitudine nel loro gruppo
continuare a dare il tormento al poveretto di turno per ottenere qualsiasi tipo
d'informazione e anche di favore, la Baley capì che era meglio chiudersi in
bagno per vestirsi e così afferrò il primo vestito che le arrivò a tiro e ci si
chiuse dentro, lasciando il giocatore d'azzardo della casa alle sue persistenti
elucubrazioni sulla vita sessuale di Weasley. Forse avrebbe dovuto chiedere
aiuto a Ginny. Quando lei ci si metteva con Ron era davvero capace di
tutto! - Edward, scusa...- May lo richiamò alla realtà, sorridendogli dalla
specchiera - Mi passi una delle forcine di Elettra?- Dalton ne prese una
delle tante sparse sul letto della biondina e andò a dargliela, guardandola di
striscio. Dopo avergliela data e averle sfiorato debolmente le dita, tornò a
sedersi apparentemente tranquillo. - Quand'è che vai dai tuoi?- - Partirò
domani mattina, dopo aver fatto colazione con voi.- rispose la Aarons - Non vedo
l'ora di rivederli.- - Ci credo. Da quanto non li vedi?- - L'ultima volta
che sono andata da loro era agosto mi pare.- ricordò pensosa - Credo sarò di
ritorno entro capodanno.- - Già,- rise Edward dandole le spalle e andando
alla porta - dobbiamo preparare la festa alla serpe.- May scoppiò a ridere,
passandosi un velo di rossetto sulle labbra già piene - Hai qualche idea?- -
No, non ancora. Ma Harry e Ron di certo.- prima di andarsene però, Edward si
volse verso di lei un'ultima volta. I suoi occhi azzurri incontrarono quelli
scuri dell'Osservatrice...e nel riflesso dello specchio, brillarono quasi. -
May...ti posso dire una cosa?- - Cosa?- - Non stare troppo a guardarti in
quello specchio.- May tacque e si volse verso di lui, fissandolo
stranita. - Sei già bellissima.- aggiunse Edward, con voce soave - Ci vediamo
giù.- e senza darle tempo di ribattere se ne andò via, lasciandosi alle spalle
solo un silenzio confuso e pesante che fra loro due, da quel momento, non se ne
sarebbe più andato. Alle sei, quando ormai era già buio, davanti a Grimmauld
Place si Smaterializzò finalmente uno degli ospiti d'onore. Quanto tempo,
pensò Hermione Jane Granger davanti alla grande palazzina che solo i maghi
potevano vedere. Erano quattro anni che non tornava alla base dell'Ordine
della Fenice. Quattro lunghi anni. Sembrava passato un secolo...e allo stesso
tempo pochissimi giorni. Si strinse nel cappotto, inspirando a fondo. Era ora
di tornare...era ora di riabbracciare i propri cari. - Eccoti qua...allora
sei ancora viva.- Hermione si volse all'improvviso, riconoscendo la voce
arcigna di Lord Hargrave. - Nonno.- bofonchiò, vedendolo scendere da una
carrozza sontuosa. - Hermione.- replicò lui, duro e burbero - Hai dimenticato
come si scrive per caso?- - No.- rispose a tono, sapendo ormai tenergli testa
- Tu invece come sempre non hai dimenticato le buone maniere.- - Hn,
impudente!- ringhiò serafico - Zitta e abbraccia tuo nonno, sconsiderata!- La
strega sorrise appena, andando a stringere quel vecchio che nonostante la
rabbia, l'accolse quasi intenerito. - Dovrei prenderti a schiaffi, lo
sai?- - Sono contenta di vedere che stai bene.- Liam Hargrave la scostò,
incamminandosi verso l'ingresso - Non fare la melensa, ragazzina! Questo povero
vecchio non tirerà la cuoia ancora per molto tempo, quindi per mettere le mani
sull'eredità dovrai aspettare ancora!- Stavolta lei non poté impedirsi di
ridere, sinceramente divertita. - Già.- commentò - In effetti vederti in
salute mi uccide, ma non volevo dartelo a vedere.- Hargrave le scoccò
un'occhiata infuocata, ma ammorbidì i suoi lineamenti - Andiamo!- ordinò,
dandole il gomito per farsi prendere sottobraccio - Io e te dobbiamo parlare mia
cara!- - Di cosa?- - Delle penose compagnie che frequenti.- - Caesar è
solo il mio amante nonno.- disse sinuosa, senza disarmare il vecchio mago - Tu
ne sai qualcosa di questo genere di compagnie, vero?- - Tu e la tua lingua
sferzante!- la riprese, accendendosi la pipa sui gradini della grande palazzina
- Non sono così bigotto da dirti che una donna per bene debba chiudersi in casa
col marito, ma potresti almeno cercare di trovarti uomini con meno crimini alle
spalle?- - L'unico suo crimine è di avermi rifiutato.- ridacchiò, dando un
paio di colpi sulla porta, per non suonare il campanello. - Ti ha rifiutata?-
Hargrave parve sbollire - E perché? Non ha gli occhi forse?- - Nonno...-
Hermione sorrise dolcemente - Lui è innamorato di un'altra donna.- -
Lucilla?- - No, non proprio. Ama sua moglie, che è morta ottant'anni fa. E'
vedovo.- - E tu lo ami?- - Mi piacerebbe.- - Quindi la risposta è no.-
chiarì serafico - Non mi hai mai detto chi è l'uomo che ti ha rubato l'anima,
nipote.- - Oh, non ti piacerebbe nemmeno lui.- gli assicurò facendolo
borbottare ancora. Finalmente la porta del n° 12 si aprì ma non c'era nessuno ad
aspettarla fortunatamente. Tutto il casino che proveniva dal salone e dai piani
superiori doveva aver impedito perfino agli elfi domestici di sentire qualcosa,
quindi i due entrarono nell'anticamera illuminata da tante candele e senza
smettere di parlare e beccarsi si tolsero i loro pesanti indumenti che sotto la
neve si erano riempiti di fiocchi candidi. - Mi spieghi come mai sei venuto
qui nonno?- gli chiese Hermione, togliendosi anche la sciarpa per restare in un
lungo vestito di maglia color panna che le stava d'incanto - Ti credevo nella
casa in campagna con la mamma.- - Infatti. Ci devo tornare quasi subito. Devo
solo parlare con Jess Mckay.- - E' successo qualcosa per caso?- - Con cui
tu puoi avere a che fare?- insinuò - Si, forse.- - E allora parlamene
no?- - Hermione!- Non fecero in tempo a finire il loro discorso che la
Grifoncina, voltandosi verso le larghe scale che portavano al piano superiore,
vide praticamente tutta la famiglia Weasley arrivarle addosso in carica. Molly e
Ginny quasi la strangolarono per abbracciarla, mentre George, Fred, Bill e
Charlie ci andarono decisamente più leggeri, anche se non ce ne fu uno che non
si lamentò della sua magrezza. Dopo di loro toccò a Blaise, che la
riabbracciò con immenso piacere mentre Elettra quasi le si catapultò addosso e i
saluti furono completi. Lasciata solo un attimo per mettere a posto il suo
cappotto e poi raggiungere tutti in cucina, Hermione sentì una vaga risata
simile a un latrato, che lei conosceva benissimo, a pochi passi da lei. - Ah,
se avessi qualche anno di meno.- Si volse con un sorriso bellissimo sulla
bocca e senza indugio si buttò fra le braccia di Sirius, felicissima. - Mi
sei mancato, lo sai?- gli disse, baciandolo sulle guance. - Anche
tu.- rispose, tenendole le mani sulla vita - Ma sono arrabbiato con te. Dovevi
farti sentire.- - Lo so.- ammise, senza più cercare di nascondersi dietro
a scuse - Mi spiace. Farò di tutto per farmi perdonare.- aggiunse,
facendolo ridacchiare perfidamente - Bene, bene...andiamo già meglio. Dai, vieni!- e
le passò un braccio sulle spalle, trascinandola nella cucina - Remus non
vede l'ora di rivederti!- - Come state voi due? Fate sempre gli
scapoli?- - Già.- cinguettò Black serio come non mai - Ho capito con gli anni
che badare a Harry basta e avanza.- - Non ci credo. Avrai un sacco di streghe
che ti girano intorno!- - Si, ma io e Remus facciamo poca vita di società.-
le disse tranquillo, facendola passare per i lunghi corridoi dove finalmente non
regnava più incontrastata la grandezza della madre di Sirius e la sua voce
stridula - E ne siamo molto felici. Stiamo meglio e in pace. Ci basta
questo.- - Quindi non potrò vederti in abito da cerimonia.- sbuffò la ragazza,
con aria delusa. - Per ora no. Ma pensa a te piuttosto.- - Io? Io non
credo al matrimonio. Lo sai.- Sirius annuì vigorosamente,
portandola verso la cucina - Si, lo so. Ma sai, non si può mai sapere. Nonostante sia
cinico su queste cose penso comunque che si possa amare una persona per tutta la
vita.- e la guardò, puntandole addosso i sottili e affusolati occhi grigi -
Certe persone non si scordano.- - Si, è vero.- ammise, abbassando il capo -
Ma l'amore e la passione finiscono.- - Non puoi metterle sotto vetro per
proteggerle dal tempo.- - Oh, potessi ti assicuro che lo farei.- gli confidò,
sorridendo tristemente - Ma tanto perderebbero di smalto lo stesso. Visto che
non posso avere l'amore delle fiabe, credo che ne farò a meno.- - Hn,
interessante teoria. Visto che l'amore dell'essere umano è a scadenza e diventa
pallido col tempo, preferisci stare senza e vivere nel ricordo?- - Se la dici
così sembra patetica, Sirius.- - No, io la considero solo un'idea molto
disperata.- mormorò, carezzandole una mano - Ma posso capirla.- Detto quello
lasciarono perdere quei discorsi così tristi e finalmente s'infilarono in cucina
dove il clima natalizio aveva raggiunto il culmine. Harry e Draco avevano
definitivamente tirato fuori le bacchette e solo la mano ferma della signora
Weasley era riuscita a disarmarli. Quattro ceffoni sarebbero stati una soluzione
più adatta ma con l'arrivò della Grifoncina l'atmosfera parve alleggerirsi
notevolmente. Seduti tutti per l'aperitivo il grande gruppo di un tempo
finalmente si ritrovò insieme. Fra chiacchiere e curiosità, Remus e Sirius
ebbero modo di farsi raccontare ogni cosa da Hermione sui suoi quattro anni
passati lontani da Londra. Le chiesero però principalmente sulla sua vita, senza
stare a farle domande sui Mangiamorte e sui Lestrange, visto che tutti quanti
avevano deciso di lasciar perdere quell'argomento per tutta la durata delle
feste. A quanto aveva riferito Narcissa, i due fratelli si erano ritirati nel
Devon, nella casa di campagna dei Black a festeggiare come si conveniva, perciò
si sperava che quei due serpenti a sonagli se ne sarebbero stati buoni almeno
fino all'Epifania, anche se Potter aveva i suoi seri dubbi. - Meno male che
sei arrivata Herm!- sentì dire Ginny poco più tardi, davanti dei calici di vino
sottili e allungati, degni compagni di alcune piccole tartine con salmone e
altre salse - Non vedevo l'ora di rivederti e parlare con te! Ti prego, devi
dirmi tutto di Caesar Cameron!- Draco rizzò immediatamente le orecchie, senza
darlo a vedere chiaro, mentre Hermione sembrava confusa. - Caesar? Cosa vuoi
sapere di lui?- - E' vero che è bellissimo?- - Ginny!- sbraitò Ron,
entrando in quel momento - Ma ti farai mai gli affaracci tuoi?- - E tu mi
dirai mai
chi è la tua ragazza?- replicò la sorellina, ghignando biecamente. - Hai la ragazza?-
saltò su Hermione - E chi è?- - E' da giugno che ci esce insieme e non me lo
vuole dire!- sbuffò Harry, scolandosi il calice - Neanche fosse un segreto di
stato. Non l'ho mai visto fare tante scene da quando eravamo a Hogwarts.- -
Stavate parlando di Cameron o sbaglio?- se ne uscì allora il rossino, sbiancando
leggermente. - Si, è vero.- continuò Ginny, ignorandoli - Dai Herm, dimmi
tutto! State insieme?- - Veramente no.- disse tranquilla la Grifoncina - Vivo
solo con lui e Lucilla.- - Vuoi dire che non ci hai mai fatto un
pensierino?- Stavolta i ragazzi la videro sorridere e Draco si sentì
ribollire il sangue - Voglio dire, Ginny...- fece maliziosa - ...che non stiamo
insieme. Non che non ci ho mai fatto un pensierino.- - Possiamo
rimandare i discorsi vietati ai minori per il dopocena?- chiese Elettra,
comparendo sulla porta - Dai ragazzi, è quasi ora! Gli elfi sono pronti col
contorno.- - Chi manca allora?- chiese May, scoccando un'occhiata veloce
a Hermione per poi occuparsi unicamente di Malfoy - Il signor Gillespie
dovrebbe essere qua fra pochi minuti. Qualcuno sa qualcosa di Malocchio?- -
Sarà per strada a fare contro maledizioni ai passanti.- sbuffò Jess - Oppure è
insieme a Duncan.- - Bell'accoppiata.- ghignò Clay - Che ne dite se
cominciamo a dare da mangiare ai bambini?- - Si! Io ho fame!- cinguettò
Degona entusiasta, infiocchettata in un vestitino rosa confetto - Papà, vero che
posso stare sveglia fino a tardi per vedere se viene la mamma?- - Tesoro, la
tua mamma aveva altro da fare stasera.- disse Liz per rabbonirla. - Si, ma
magari viene lo stesso!- rispose Dena seria - Vero papà?- - Se vuoi stare
sveglia va bene.- acconsentì Tristan - In fondo è vacanza diavoletta.- -
Davvero non sappiamo dove si è cacciata Lucilla?- borbottò Harry
preoccupato. - Stai tranquillo.- l'assicurò Hermione - Hanno una riunione da
qualche parte, ma torneranno per Santo Stefano. Se riesce poi Lucilla scapperà
anche prima.- - La mamma dovrebbe stare lì invece.- rise Tom, seduto vicino
alla Grifoncina sul divano - Dovrebbe conoscere un po' meglio quelle persone no?
Magari ci sono anche i parenti della sua mamma.- - Si, può darsi.- annuì
Tristan, prendendosi in braccio sua figlia - Dei suoi nonni non mi ha mai detto
niente.- - Mah, l'importante che è che non siano andati a riunirsi in Tibet.-
borbottò la signora Weasley, arrivando a chiamarli - Avanti, è arrivato
Malocchio. Duncan invece è in ritardo, ci ha avvisati di metterci pure a
tavola.- - Forza, si mangia!- cinguettò Degona, saltando giù dalle ginocchia
di suo padre - Ho una fame!- - Dena, tesoro non correre!- la richiamò
Elisabeth e alla fine si riunirono tutti quanti in sala da pranzo anche se il
tavolo di mogano era stato allungato in maniera alquanto buffa, assumendo la
strana forma di una banana, con l'uso della magia. C'erano già un bel po' di
persone, tutti gli amici di Mundungus, Dedalus Lux, Andromeda e suo marito,
Narcissa, Tonks con alcune amiche Auror, Kingsley Shacklebolt e Sofia Mckay col
fidanzato. Quando furono tutti seduti a tavola, la cena della Vigilia scorse
allegra e chiassosa, cosa che per un po' fece passare gli istinti omicidi di
Harry e Draco, troppo occupati a mangiare di gusto e a bere l'ottimo vino
portato da Liam Hargrave per pensare d'infilzarsi con la forchetta
dell'arrosto. - Stai bene Herm?- La strega sorrise, annuendo pienamente
convinta e posando una carezza sui capelli neri di Tom. - Si, benissimo.-
sospirò felice - E tu?- - Sto alla grande.- ridacchiò - Mi piace il Natale. E
sono sicura che si stanno divertendo anche la mamma, Caesar e Dimitri anche se
non riesco proprio a immaginare dove possano essere adesso.- - Sulla luna
magari.- ironizzò Potter, seduto davanti a loro. - Dubito che sia un posto
troppo lontano.- disse Hermione, piluccando il cibo. - Lo penso anche io.-
annuì Tristan - Quando le ho chiesto, Lucilla mi ha detto che sarebbero rimasti
entro le Colonne d'Ercole. Se sono così tanti si saranno chiusi in un
palazzo...o in qualche sotterraneo.- - Perché non nei fondali marini.-
frecciò Draco, evidentemente irritato. Hermione non replicò, limitandosi a
sentir ridere Edward silenziosamente e a continuare il discorso lasciato
interrotto con Elettra. Era stata felicissima di riabbracciarla e venne a sapere
felicissima che era diventata titolare della squadra di quidditch della
nazionale inglese. Un bel passo avanti. Finita la prima portata e anche la
seconda, alcuni si presero cinque minuti per smaltire l'arrosto, le patate, il
contorno e l'insalata, oppure nel caso di Milo e Trix il boccale di sangue, per
poi dedicarsi con decenza al dolce e alla frutta. Ci fu chi andò fuori a
fumare ed Hermione attese che Malfoy e la sua nuova ragazza rientrassero, prima
di uscire a sua volta. Draco se ne accorse e lo infastidì parecchio il fatto che
lei avesse aspettato il suo rientro per uscire ma la ragazza non andò in
giardino, bensì uscì dalla porta d'ingresso. Una volta fuori, rimase sui
gradini d'entrata per qualche minuto...a osservare la notte buia e la neve
cadere lenta e fitta, sempre più densa. Qualcuno lungo la strada intonava i
canti di Natale...sembrava che quelle voci arrivassero da lontano, eppure
dovevano essere vicinissime. Il vento e la neve portavano via ogni
sussurro. Si strinse le mani sulle braccia, inspirando a fondo l'aria gelida
e nel contempo il calore di un abbraccio che si era negata per tanto tempo. Era
a casa e ancora non riusciva a capacitarsene. Era a casa . E anche se tutto
era cambiato, i suoi amici erano rimasti immobili al passare del
tempo. Niente li aveva scalfiti. Continuò a vagare con gli occhi dorati
lungo la via, posandoli su ogni decorazione, su ogni luce e su ogni camino
acceso, su ogni finestra illuminata. Cos'era quello stato di grazia?, si chiese,
chiudendo gli occhi. Era quello il paradiso? All'improvviso sentì caldo al
polso però. Sollevò la mano destro e vide che il sangue nero di Caesar stava
ribollendo. Dannazione! Non fece in tempo a voltarsi con la bacchetta girata
che due sottili occhi verdeacqua, simili a quelli di un felino, la inchiodarono.
Jeager Crenshaw fu velocissimo, come solo un essere con sangue di demone
poteva essere. Con un colpo secco le fece perdere la bacchetta, che cadde
nella neve, poi lasciandola a bocca aperta l'afferrò per la vita e se la
schiacciò addosso, ma facendolo posò le mani sulla sua schiena...e con due dita
premette forte sulle sue vertebre. Le scappò un gemito, subito dopo
un'imprecazione e fiammeggiante di rabbia lo fissò bellicosa. - Jeager...-
annaspò, arcuandosi contro di lui, coperto da un lungo mantello. - Ciao
stronza malefica.- ghignò lui, minaccioso - Buon Natale. Adesso fai la
brava...passami le braccia al collo...- - Vai al diavolo!- sibilò Hermione,
ma emise un altro gemito di dolore quando il mezzo demone premette di nuovo
sulle sue vertebre - Sta attenta tesoro.- le disse a un dito dal suo orecchio -
Se mi gira giuro che ti spacco le ossa una a una e sai che posso farlo. Adesso
fai come ti dico e non ti lascerò nemmeno un graffietto. Passami le braccia al
collo e non fare scherzi. Posso essere molto veloce.- La Granger serrò i
denti, sapendo che era vero. Corpo a corpo non poteva fare niente contro di
lui. Così lentamente alzò le braccia e gliele passò sulla schiena, per poi
cingere le dita oltre al suo collo, coperto dal cappuccio. - Brava, ben
fatto.- le sibilò e allentò appena la presa sulla sua schiena, ridendo
perfidamente - Allora Hermione? Come va? Credevo che non amassi il Natale.- -
A costo di rovinarti la bella immagine che hai di me, devo dirti che adoro anche
le palline colorate.- ironizzò, dolorante - Non scherzare Jeager, che sei venuto
a fare? Non penso tu sia qua per gli auguri.- - Avevo del tempo libero e
sono venuto a cercarti, sorella.- rise - E guarda un po'...mi finisci fra le
braccia.- - Non scherzare idiota!- gli ringhiò - Se vuoi batterti devi solo
dirlo!- - No grazie, adesso no.- borbottò - Sono appena tornato da un bel
viaggio in Romania.- Perché glielo stava dicendo? Hermione lo guardò
attentamente, vedendo chiaramente il suo desiderio di rivalsa - Che amo mi stai
lanciando Crenshaw?- - Un bell'amo, te lo posso assicurare.- le disse,
cercando di scatenare la sua curiosità - A differenza di ciò che pensi io sto
coi Mangiamorte solo per crearti problemi. Di Harry Potter e di Tom Riddle non
me ne importa assolutamente nulla. Ma sono annoiato, cerca di capirmi. Tu sei
sempre stata il mio giocattolo preferito.- e dicendolo rimise le dita alla base
della sua schiena, strappandole un gridolino di dolore che la Granger soffocò
appena sulla sua spalla. - Giocattolo?- chiese, col fiato corto - Questo
giocattolo che te le ha sempre suonate però!- - Stronzate. Se volessi potrei
romperti il collo.- - E se io volessi potrei incenerirti all'istante!- urlò
quasi, alzando il viso verso di lui. - Oh...- Jeager gongolò leggermente - E
allora perché non lo fai?- - Perché se sei qui c'è un motivo. Dimmi qual
è!- Era furba l'umana. Lo era sempre stata. Per quello era la sua degna
avversaria. Crenshaw se la spalmò
definitivamente addosso quando passarono un gruppo di babbani che li scambiarono per due innamorati. Abbassando la
bocca sulla sua fronte, la sfidò. - Ci vediamo al cimitero.- le
sussurrò sulla pelle - Non mancare.- - Quando?- chiese lei, senza cedere di un
millimetro. - Aspetta la luna nuova. All'alba del giorno dopo ti voglio
davanti alla tomba di Margareth Bradbury.- Bene. Hermione annuì appena,
continuando quasi a trattenere il respiro, vista la pressione fortissima
procurata dalle dita del mezzo demone. Finalmente l'aveva sfidata! Non vedeva
l'ora! - Ho catturato la tua attenzione?- - Completamente.-
l'assicurò - Bacchetta e spada?- - Bacchetta e spada.- concesse - E' quasi un
peccato non essere sotto al vischio, non credi?- Lei ghignò amara, delusa dal
non poterlo strozzare visto che tanto non respirava quando Jeager spostò
inavvertitamente gli occhi sulla palazzina dei Black. Notò la sua aria stranita
e gelò quando lo sentì parlare. - Hai degli amici suicidi, Hargrave.- -
Come sarebbe?- sibilò minacciosa - Che hai in mente?- - Io niente. Ma
uno sul tetto si sta per buttare di sotto.- e sconvolta lei si girò fra le
sue braccia. Trattenne un grido quando ormai era tardi. Edward, salito sulla
finestra del terzo piano, guardava vacuamente il cielo...e poi, con quello
sguardo perso, si lanciò di sotto.
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Capitolo 34 *** Capitolo 34° ***
Dest 34
- EDWARD!- Hermione si portò le mani alla bocca
dopo aver gridato quel nome con tutto il fiato che aveva. Vedendolo cadere a
peso morto, credette di sentirsi svenire...poi Jeager, stretto a lei,
sollevò il braccio e artigliò la mano guantata. - Arresto
Momentum!-
Il corpo di Dalton si bloccò a un metro da terra, restando sospeso dopo la lunga
caduta. Hermione si staccò immediatamente dal mezzo demone e corse
dell'Auror, angosciata, dopo aver guardato ancora sopra la finestra da cui era
caduto, non vedendo niente che avesse potuto farlo scivolare...o qualcuno che
l'avesse spinto. - Edward!- ansimò, scuotendolo - Edward! Edward parlami!
Cos'è successo?- Ma il giovane Auror non la sentiva, non sembrava neanche
sveglio. Aveva gli occhi aperti ma erano vuoti, ipnotizzati. -
Stupida.- Hermione si voltò e trovò Crenshaw in piedi accanto a loro due
accucciati sulla neve, che fissava Edward con aria attenta. - Guardalo Hargrave.
Non ti sente neanche. È ipnotizzato.- - Ipnotizzato?- Jeager ghignò,
inginocchiandosi accanto a lei - Non hai mai visto Katrina all'opera vero?- e
senza aggiungere altro rifilò due ceffoni all'ex Corvonero che ebbero il potere
di riportarlo subito in sé. Sbatté le palpebre e vedendo Hermione, il cielo buio
e sentendo freddo non riuscì a capire dov'era. - Che cazzo...- alitò,
portandosi le mani alle tempie - Dio, che mal di testa...- - Edward, stai
bene vero?- sussurrò la strega - Cos'è successo?- - Non lo so. Sono salito in
camera un attimo e poi...- parve confuso - Non ricordo. Come sono finito
qua?- - Idiota.- sibilò Jeager - Ti sei lanciato di sotto.- - Cosa?!-
sbottò Dalton, incurante del mezzo demone - Mi sono lanciato dalla finestra? È
assurdo!- - Ed, ti abbiamo visto noi! Non eri in te.- gli spiegò la
Grifoncina - E' stata Katrina a manovrarti.- - E come diavolo ha fatto? Non
ci sono specchi in camera mia.- Crenshaw intanto sogghignò fra sé. E così gli
Auror avevano capito che la cara Kat si muoveva in qualsiasi cosa riflettesse la
realtà. Però, ce ne avevano messo di tempo! E a quanto pareva non sapevano
nemmeno come agiva per possedere le loro menti. Non si erano accorti di
lei... - Andate avanti così e morirete tutti.- sentenziò, rimettendosi in
piedi. - E sta zitto Crenshaw!- sibilò Hermione - Non ci servono
consigli!- - A no?- rise il mezzo demone, perfido - Non sapete neanche come
vi controlla! Credi che lei sia solo negli specchi? Stupida! Lei è sempre con
voi, possibile che non ve ne siate mai accorti? Potrete spaccare tutti gli
specchi della Gran Bretagna ma lei sarà sempre attorno a voi! E non riuscirete a
liberarvene fino a quando non aprirete gli occhi!- - Non voglio il tuo
aiuto!- sbraitò la Granger. - E chi te lo vuole dare.- sindacò lui di
rimando, rimettendosi il cappuccio per coprire i fini lineamenti - Non voglio
che tu muoia per mano di quella sporca mezzosangue! Adesso levo le tende, mi
avete rotto voi umani! Ci vediamo Hargrave, vedi di non arrivare in ritardo
all'appuntamento!- - Stai tranquillo.- sibilò lei, assottigliando gli occhi
mentre si smaterializzava via. Rimasti soli, Edward e Hermione si scambiarono
una rapida occhiata. - Ma che ci faceva qua? Che appuntamento?- le chiese
Dalton. - Sei sempre il solito eh? Ricordi sempre ciò che non dovresti!- lo
rimbeccò - Stavamo parlando.- - Ah si?- fece ironico, alzando gli occhi verso
l'alto - Spero che il mio tentato suicidio non ti abbia impedito di
strozzarlo...o di fare qualsiasi altra cosa tu avessi in mente. Ma porca
miseria...ha cercato di ammazzarmi quella stronza! Te ne rendi conto?- -
Ed...- Hermione sospirò distrutta - Ma possibile che non ti scalfisca niente?
Stai davvero diventando come Blaise.- - Cosa? Che intendi?- - Non
so...stavo per raccoglierti per terra con la spugna...- - E capirai...-
ridacchiò, incrociando le braccia dietro alla testa - Non è mica la prima volta
che rischio la pelle.- - D'accordo, lasciamo perdere.- disse la strega,
entrando in casa e chiudendosi la porta alle spalle - In fondo se non altro
Jeager ci ha dato una mano.- - Già.- disse di colpo Dalton, cambiando tono -
Mi ha veramente illuminato.- - Dici?- - Si. Crenshaw ha spazzato via i miei dubbi. Se
non altro ora so che abbiamo a che fare con una mezzosangue
.- Hermione si bloccò accanto all'albero di Natale, nell'ingresso
vicino al caminetto. Era vero. Jeager aveva detto che non voleva che lei
morisse per mano di una mezzosangue. - Chissà perché quando mi serve Harry
non c'è mai a sentire le cose.- sentenziò seccata - Dovrei quasi andare a
riprendere quel deficiente per portarlo davanti a Harry e fargli sputare di
nuovo il rospo.- - Dubito che ascolterebbe comunque. Ehi...- Edward la guardò
preoccupato, mentre si massaggiava la schiena - Herm, ti ha fatto del
male?- - No.- sbuffò - Mi ha solo fatto un massaggino.- - Hn...se
lo vuoi chiamare così.- e ridacchiò, carezzandole la schiena - Sicura che non ti
faccia troppo male?- Si zittirono entrambi però, quando apparve sulla soglia
l'unica persona che non avevano voglia di vedere. May stava tornando in sala
da pranzo e quando vide le mani di Dalton sulla schiena della Grifoncina parve
un pochino imbarazzata. - Scusate...- borbottò - Ho interrotto qualcosa?- Se
Hermione si contenne, negando col capo, Edward se ne uscì un gemito seccato e
senza guardare l'Osservatrice si limitò a dire stizzito che se ne andava fuori a
fumare, cosa che ormai gli capitava sempre più spesso. La Aarons se ne andò
subito, decisa a non stare nella stessa stanza e sola con la Grifoncina, mentre
la Granger pensò che in fondo la maledetta era davvero brava. Le buone attrici
erano merce rara ormai. Rimase accanto al camino, tornando a massaggiarsi la
schiena e borbottando come una teiera. Al diavolo Crenshaw! Che diavolo ci
guadagnava ad apparire e scomparire dalla sua vita in quel modo? L'unico suo
divertimento negli ultimi mesi sembrava diventato solo quello di farle saltare i
nervi. E poi, ok, aveva capito che lui dei piani dei Mangiamorte se ne
fregava, ma comunque ogni tanto svolgeva i lavori dei Lestrange! Perché andava
da lei e spiattellava i loro segreti? Voleva solo assumere un ruolo da
spettatore? O aveva altri piani oltre a quello di mandarla al manicomio?
Inoltre le aveva quasi spezzato le ultime vertebre! - Accidenti a lui...la
delicatezza non sa neanche dove stia di casa...- sibilò, pensando ai lividi che
le sarebbero rimasti. - Mezzosangue...sta più attenta a come ti scegli gli
uomini.- Si voltò di scatto, sentendo subito il cuore batterle più
veloce. C'era Draco appoggiato alla porta laterale del salone e la fissava.
La fissava tanto che si sentì quasi nuda. Era perso a guardarla. Lì, accanto
al fuoco, la pelle appena arrossata...e gli occhi dorati lucidi. Da perderci
il senno. - Chi è stato?- le chiese. - Chi è stato a fare cosa?- - Hai
detto, mi pare, che un certo "lui" non sappia neanche dove stia di casa la
delicatezza, o sbaglio?- - Si ma non nel contesto che t'immagini.- - A
no?- - Esatto.- e lo fissò senza abbassare il viso - Non è il momento adatto
per queste cose.- Lui levò appena un sopracciglio, muovendosi sinuoso per
raggiungerla. Quando le fu davanti, continuò a scrutarla con quell'aria di
accusa che la fece vibrare di rabbia. - Non potremo cercare di comportarci
civilmente?- gli propose. - Intendi...- ghignò amaro -...mi stai davvero
dicendo che vuoi che restiamo amici mezzosangue?- - Bhè...si...- -
Hn...non crederai davvero a quella stronzata di due che restano amici dopo aver
fatto sesso.- Lei inspirò, rabbiosa - Io e Harry siamo amici, nonostante
tutto. E fra noi non c'era solo sesso.- - Neanche fra noi mi pare.- ringhiò a
quel punto. - Ah si?- lo sfidò con gli occhi luccicanti - E allora cos'è
stato?- - Quando lo saprò te lo dirò.- sibilò Malfoy, preso in
contropiede. - Scrivimelo e mandamelo allora.- lo zittì pronta ad andarsene.
Dio, ma perché gli uomini erano tutti uguali? Cosa volevano da lei? Caesar che
le diceva cosa provava per lei e poi la piantava su due piedi, anche dopo un
pomeriggio di sesso folle; Jeager che cercava di ammazzarla, Edward che se ne
fregava di morire e ora anche Draco! All'inferno tutti quanti! - Ferma,
dove vai?- le sibilò, afferrandola per il braccio e impedendole di passare - Io
e te non abbiamo finito!- - Questo lo so anche io!- gli disse aspra - Ma è
troppo chiederti ancora qualche giorno? Per me non è facile.- - Hai avuto dei
mesi!- le ringhiò quasi, a un dito dalla bocca - Degli anni! Quattro nei hai
avuti e da te non ho ricevuto altro che incubi e grida nel cuore della notte che
ti giuro non augurerei neanche al mio peggior nemico!- A quella stoccata finalmente si prese
la triste soddisfazione di vederla impallidire. Bastardo
, si
disse. Non avrebbe dovuto rinfacciarglielo. Non avrebbe dovuto riportarle
alla memoria quei giorni... Si morse le labbra e stava quasi per supplicarla
di picchiarlo per essersi fatto sfuggire un tale idiozia quando lei lo colpì
nella maniera più inaspettata. Lo fissò per un attimo, poi abbassò gli occhi e
gli chiese scusa con voce flebile. - Scusa .- ridisse ancora, quando Draco non
riuscì a trovare il fiato per rispondere - Mi dispiace per quello che è
successo. Non avrei dovuto dirti quelle cose, quando mi hai salvato dal veleno.
Non era colpa tua...non dovevo prendermela con te perché non mi sentivi...è
stato un errore, ho sbagliato tutto io...- - Mezzosangue...- - No, è
vero.- alitò ancora, distrutta - Non avevo diritto né di chiamarti in quel modo,
né di rinfacciarti di essermi venuto a salvare tardi. Non ho pensato a come
potevi stare tu...- - Hermione...- e sollevò una mano per bloccarla ma lei
gliela prese e la scostò gentilmente, faticando a trattenere le lacrime - Mi
dispiace Draco. È colpa mia.- - Ridillo un'altra volta e ti prendo a
schiaffi.- le disse roco. - E' la verità.- - La verità è che dovrei stare
zitto.- sibilò diventando improvvisamente gelido e inaccessibile - Adesso
ascoltami perché non voglio più tornare sull'argomento in futuro. In quanto al
fatto che tu abbia chiamato me ogni notte...ringrazio Dio di averti potuto
sentire la tua voce ma ero troppo vigliacco per ammettere che solo io potevo
venire a riprenderti, perciò non pensare mai di aver sbagliato...a cercare me,
invece di...altre persone.- sussurrò, pensando a Cameron - Non te l'ho
rinfacciato per...perché non volevo sentirti. Lo sai, mi conosci...parlo sempre
a sproposito.- Hermione sorrise appena, ricordando. Si...lui spesso parlava a
sproposito. - Senti...- Draco scoccò una rapida occhiata oltre le sue spalle,
per vedere se fosse arrivato qualcuno -...adesso non so come stai, ma dobbiamo
chiarire le cose. O rischio di perdere il sonno.- - Va bene,- acconsentì lei
- ma dammi ancora un po' di tempo. Giorni, credimi. Non vado più
via.- Dicendolo, Hermione pensò quasi di aver visto uno strano lampo nei suoi
occhi color tempesta ma doveva esserselo immaginato. Malfoy tornò presto altero,
raddrizzando le spalle e riprendendo il suo classico contegno da principe dei
serpenti. Eccolo che tornava il solito di sempre. - Non hai toccato cibo a
cena.- le disse, cambiando velocemente argomento. Lei scosse il capo -
Sciocchezze.- - Non mangi mai neanche alla torre.- - Ti sei fatto
influenzare da quello che dice Harry.- - Guarda che ti vedo, non è solo lo
Sfregiato. Sei visibilmente più sottile.- rincarò serio - Almeno dormi?- - E
adesso cosa centra?- sbuffò, capendo che erano finiti nell'ennesimo territorio
minato. - Ti ho chiesto se dormi. È semplice come domanda.- - Dormo quando
sono stanca.- si decise a rispondere. - Quando non stai in piedi
intendi.- - Draco, arriva al sodo. Sai che non sopporto i giri di
parole.- - Non c'è più un sodo purtroppo.- disse serafico - Comunque anche di
questa storia ne riparleremo, credimi. Adesso torniamo di là. Spero che almeno
non rifiuterai il dolce.- e fece per tirarla via, quando finalmente tornò
Edward, con sotto braccio il ramo più grande di vischio che avessero mai visto.
- Era ora.- gli sorrise Hermione - E quello dove l'hai preso?- - L'hai
rubato a un Babbo Natale, Dalton?- frecciò Draco, lasciando il braccio della
strega. - No, a un bambino cieco che chiedeva l'elemosina.- Edward ridacchiò
con aria sfuggente, accendendosi un'altra sigaretta - L'ho scavallato nella
palazzina di fronte, ne avevano tanti. Altro che Natale...lì dentro ci
dev'essere una specie di orgia. La mia assassina l'hai più vista?- -
Assassina?- riecheggiò Malfoy - Che cazzo dici?- - Niente, niente.- l'ex
Corvonero agitò la mano con evidente aria sprezzante - Hai mai notato Malferret
che bella vista c'è dal terzo piano? Dovrei quasi mettere le ali...per
gustarmela meglio.- Ma era pazzo? Il biondo scoccò uno sguardo stranito alla
Grifoncina che invece evitò accuratamente i suoi occhi inquisitori, rivolgendosi
solo a Dalton. - Dove andrai a dormire stanotte Herm?- le chiese infatti
Edward sistemando il vischio sopra la porta, facendo inspiegabilmente irritare
l'animo già abbastanza focoso di Malfoy - Torni nel Golden Fields?- - L'idea
era quella. Devo cercarmi un appartamento qua a Londra il prima possibile
comunque.- - Ci stiamo in nove a Lane Street, compresa Beatrix.- sorrise
Dalton - Una in più che male può fare?- - Si e dove la metti?- s'intromise il
principe di Serpeverde, cominciando a innervosirsi - Non ci sono più
letti!- - Va bene anche il divano.- disse la ragazza tranquilla. -
Figurati.- ghignò Edward, facendosi particolarmente dispettoso - Il letto mio e
di Ron è a due piazze.- - Starà bene sul divano.- sibilò Draco, fregandosene
di farsi guardare stranito dalla Grifoncina. - Ha mal di schiena.- Dalton
stava rasentando il diabolico - Non hai cuore Malferret?- - Tu invece ne hai
fin troppo.- sentenziò il biondo - Con Weasley comunque starà benissimo.- -
Ma Ron ha la ragazza.- - Bhè, non l'ha mai portata a casa.- - Guarda che
non la mangio, sai?- replicò l'altro sorridente. - Oh, su questo non c'erano
dubbi. Torniamo a tavola, forza!- ordinò quasi perentorio ma quello fu anche il
momento in cui Duncan Gillespie entrò in casa, bestemmiando sommessamente con un
turco, ricoperto di neve da capo a piedi. Così Edward e Draco sogghignarono,
incrociando le braccia. - Ciao capo.- l'apostrofò Dalton - Buona
Vigilia!- - Oddio...ci mancavate solo voi due!- rognò il capo degli Auror,
levandosi il mantello - Devo aspettarmi qualche vostra puttanata stasera o posso
permettermi di starmene tranquillo?- - Duncan...ricordati che hai la
pressione alta.- lo prese in giro il biondo. - E sta zitto Malfoy.- sbuffò
l'uomo - Dov'è il tuo compare eh? Non state sempre insieme?- - Sono qua!-
ridacchiò Harry, apparendo nell'anticamera - Ehi capo! Sei in ritardo!- - Ho
fatto di tutto per stare il meno possibile vicino a voi dementi.- -
Amichevole come sempre.- rise il bambino sopravvissuto. - Allora Potter?-
sbraitò Gillespie - Che è 'sta storia che mi dovevi vedere a tutti i costi eh?
Che avete fatto stavolta? Aspetta, fammi indovinare...avete scaricato altri
cadaveri di demoni in mezzo a King's Cross? Magari Weasley è passato attraverso
i muri della camera da letto della Regina? O forse siete riusciti a inventarvi
qualcosa d'interamente nuovo per farmi godere meglio il Natale?- chiese
angelico, ma pronto a esplodere da un momento all'altro come suo solito -
Avanti, che diavolo succede?- - Assolutamente nulla.-
ridacchiò Harry - Volevo solo farti finalmente conoscere il quinto
membro
.- Duncan finalmente
gli prestò la dovuta attenzione e un attimo dopo posò lo sguardo su
Hermione. La guardò da capo a piedi, poi si passò le mani sul mento barbuto. - Era
ora.- bofonchiò, facendosi avanti e allungando la mano verso la Grifoncina -
Hermione Granger, presumo.- - Piacere.- la strega gli strinse forte la mano - Hermione
Jane Hargrave.- - Duncan Gillespie. E così tu sei quella che ha tenuto in
vita questo branco di idioti a Hogwarts.- Ridendo finalmente, Hermione sentì
i ragazzi sbuffare in sottofondo e annuì. - Bene, bene.- l'uomo pareva molto
interessato a lei - Io e te avremo molto di cui parlare.- - Non vedo l'ora.-
l'assicurò la ragazza. - Se avete finito coi convenevoli possiamo andare a
finire la cena, eh?- li incitò Edward - Ammesso che un altro irrefrenabile
impulso non mi faccia venire voglia di schiantarmi sulla torta al
cioccolato.- - Ma cos'è, ubriaco?- chiese Potter tornando in sala da
pranzo. - Ma che ne so...si sarà rollato una canna col vischio.- ironizzò
Draco sarcastico. Durante il resto della cena l'argomento Mangiamorte e
Katrina non venne più toccato, Edward risparmiò le battute per momenti migliori,
visto che si pregustava il giorno in cui avrebbe urlato a quella manica di
cretini "IO VE L'AVEVO DETTO!" e i componenti dell'Ordine fecero in modo di
intrattenere Duncan per tutto il resto della serata, evitando così che il suo
esaurimento nervoso peggiorasse a vista d'occhio. Ci pensarono Sirius,
Malocchio e Mundungus a mandarlo sul brillo andante ed era quasi mezzanotte
quando l'allarme magico di tutta la palazzina si mise a suonare impazzito. Harry
e gli altri corsero all'ingresso con le bacchetta sguainate ma trovarono
solo...si, solo un demone puro che spense quel baccano con uno schiocco di
dita. - Mamma!- cinguettarono Degona e Tom, correndo ad abbracciare
Lucilla. Gli Auror tirarono un sospiro...e poi tutti i maschi di casa Black
ebbero il modo di rifarsi gli occhi per un anno di fila. Inutile negarlo.
Nessuna donna poteva reggere il confronto con lei. Nessuna. Era eterea,
irreale. Meravigliosamente bella. Una dea. La sua pelle bianca risaltava con
l'abito nero, intarsiato in filigrane lucenti e perle. Le stesse perle nere che
le ornavano il collo. Le spalle scoperte mostravano il giglio bianco che le
ornava il seno sinistro...e se ne innamorarono tutti. - Lucilla!- Harry e gli
altri andarono subito a salutarla, abbracciandola forte, esattamente come
Sirius, Remus e tutti i componenti dell'Ordine. Solo Tristan rimase
indietro. Col cuore che batteva forte e l'animo del ragazzino che si era
innamorato di lei a soli undici anni, rimase sulla porta del salotto con le
gambe molli, l'animo avvolto in un rogo. - Muoviti, stupido.- Si volse
appena verso suo fratello, sorridendo. Accidenti a Jess. Lo pescava sempre in
adorazione totale. E anche quando furono seduti tutti insieme, quando fra
auguri e abbracci ripresero il feeling di un tempo, lui non sapeva fare altro
che guardarla in silenzio. Guardava la padrona del suo cuore...e sua figlia, in
braccio a lei. Gli occhi bianchi di Lucilla lo trovarono in mezzo a tutti
quei visi...e per un lungo attimo, nemmeno lei vide nessun altro. Poi però la
sua attenzione fu tutta per Degona e Tom, da cui non si staccò per tutta la sua
visita. - Allora mamma?- Tom era eccitatissimo - Come mai sei già qua?- -
Caesar mi ha fatto scappare per un'oretta, poi devo tornare all'ordine.- rispose
con la sua voce dolce e flautata, seduta accanto al fuoco - La riunione si è
dimostrata più complicata del previsto.- - Dai, racconta!- la incitò Harry,
passandole un bicchiere di vino - Quanti sono?- - In tutto? Direi duecento, ma molti non sono
venuti.- - Così pochi?- Milo sollevò un sopracciglio stranito - Vi
credevo molti di più.- - Anche io. Ma siamo rimasti in pochi a quanto pare.
Sono tutti molto ...come dire...- Lucilla esibì un leggero ghigno che fece
tremare più di un Auror -...sono tutti molto conservatori. Tutta gente che evita
il dialogo e il contatto con gli altri come la peste. Ma alcuni soggetti sono
interessanti.- - Hai conosciuto la famiglia di Dimitri? E quella di Caesar?-
le chiese ancora Tom curiosissimo. - Ahah.- annuì, ricordando subito la
bellissima donna che altre non era che la madre di Caesar, avvolta nella luce
irreale che le candele di Azay le Rideau, uno dei tanti e magnifici palazzi
sull'acqua della Loira, in Francia, in cui era avvenuta la più grande riunione
di demoni puri del secolo. Una donna fantastica, coi capelli simili all'argento e il portamento di
un pavone. Al suo fianco il padre di Cameron. Forse più bello perfino di
suo figlio, con lo stesso sguardo gelido e indifferente, per non parlare del
fratello minore di Caesar, di cui Lucilla non aveva mai sentito parlare. Una
sagoma. Altro che Caesar. Leiandros Cameron era un demone giovane, di circa
settecento anni, coi capelli scuri del padre di Caesar ma un senso dell'umorismo
che a un demone non era certo comune. La famiglia di Demetrius era altrettanto
sballata. Demetrius le aveva presentato solo suo padre, suo zio e
le sue due sorelle minori, Lady Magdalena e Lady Leda, che erano passate di sfuggita nella
sala con un paio di compagni dall'aria bizzarra. Il resto erano sguardi e
visi pressoché di bellezza perfetta e sublime...ma con occhi bianchi vuoti,
troppo vecchi, troppo disincantati. Demoni che avevano il mondo in mano, ma vasi di
cristallo troppo pregiati che temevano di rompersi. Era stato un turbinio di
abiti magnifici, chiacchiere sottili, voci appena sussurrate. E Lucilla
che per tutta la sua corta vita era stata sempre la più forte, si era
ritrovata circondata da esseri talmente potenti da poterla schiacciare con un
dito. Per lei, abituata a essere invincibile in un mondo di umani, era stato
devastante ma Caesar e Demetrius non l'avevano lasciata un attimo, snobbando
vecchi amici e antiche amanti. Per tutto il tempo aveva solo desiderato la
pace e ora, che era accanto a sua figlia, si sentiva bene come non avrebbe mai
creduto possibile. Strinse a sé la piccola Degona, sorridendole e ricevendo
un bacetto in cambio. - Mamma, ti abbiamo fatto un regalo io e Tom!-
cinguettò poco dopo la bambina - Però lo devi aprire domani!- aggiunse tutta
seria, mentre la Lancaster prendeva dalle mani del piccolo Riddle un pacchetto
sicuramente incartato da qualcun altro. Cercò aiuto in Tom ma il maghetto le
strizzò l'occhio, rifiutandosi di rovinarle la sorpresa. Sparse anche lei un
po' di regali in giro, fra cui una lente speciale con cui avrebbe Degona avrebbe
potuto vederla e parlarle, cosa che mandò in visibilio la bambina e alcuni libri
che Riddle le aveva chiesto, secchione come sempre. Lasciati soli i marmocchi
per un po' ai loro regali, Lucilla posò lo sguardo su Hermione che le sedeva
davanti. Aveva un'aria strana...ma la Grifoncina le sorrise comunque. -
Allora? Che tipi sono?- - I genitori di Caesar?- rise la Lancaster - Due ghiaccioli a prima vista, ma ci ho parlato poco. Molto
cortesi comunque. Sua madre vive sulla luna credo e suo padre sembra tanto docile ma a
quanto mi ha detto Demetrius, quando perde la pazienza con Leiandros scatena da
solo maremoti e terremoti.- - Leiandros?- ghignò Hermione - Il fratellino di
Caesar? Fammi ridere dai! Lo manda al manicomio vero?- - E' una specie di
dandy.- le spiegò la mora - Credo si sia ripassato tutte le donne presenti e
Caesar non lo sopporta, ha cercato di tenersi lontano da lui per tutta la sera
ma Leiandros lo segue come un cucciolo. Pare abbia molto stima di lui.- - Hn,
sarebbe il primo.- frecciò la strega, scatenando l'ilarità degli altri. -
Ah...mi ha detto di darti questo.- Lucilla parve ricordarsi di qualcosa
all'improvviso: schioccò di nuovo le dita e le apparve fra le mani una scatola
di legno scuro, che porse poi alla Granger. La ragazza la guardò senza capire.
Si trattava di una scatola normale, di legno lucido ma vecchio, con un piccolo
lucchetto. - Regalo di Cameron.- le disse la demone. - Ma tu guarda...ha
detto che non mi faceva niente.- ghignò Hermione, mentre Draco sfrigolava nel
suo angolo. - Mi pare che abbia detto che te lo dava in ritardo per ripicca.-
aggiunse Lucilla, che sapeva cos'aveva combinato - Ha detto che è una punizione
per oggi pomeriggio.- Vedendola arrossire vagamente, cosa mai successa visto
che la Granger era una piuttosto sicura di sé, i ragazzi pensarono subito a
qualcosa di sconcio e infatti lo era, ma non dissero nulla perché la videro
spalancare la bocca, all'apertura della scatola. Ne tirò fuori un grosso libro
di pelle, con una cinghia a chiusura e delle rune d'argento. - Oddio...-
alitò la Grifoncina, facendosi aria con la mano -
Oddio...oddio...questo...- - Cos'è zia Hermione?- cinguettò Degona
curiosa. - Il Grimario di
Caesar .- rise Tom, mezzo sconvolto - Mamma mia
Herm! Ma come l'hai convinto?- - Eh... sapessi...- frecciò Edward in
sottofondo, prendendosi dietro una scarpata dalla Granger. - Complimenti
tesoro.- rise la Lancaster - Sono anni che rompi e alla fine l'hai convinto.
Devi insegnarmi qualche trucco...- aggiunse maliziosa ed Herm arrossì di nuovo,
scoccandole un'occhiataccia - Lucilla, ti prego!- - Eddai, aprilo!- Senza
farselo ripetere due volte, la strega dagli occhi dorati aprì la cinghia con
mano tremante, sentendo la delicata pelle scura del libro liscia e morbida sotto
le dita ma quando cercò di aprire la copertina però, non ci riuscì. Era
come...incollata. Sbalordita, fece per chiedere spiegazioni quando sulla pelle
apparve una scritta marchiata a fuoco dal carattere piuttosto prosaico. "Ne
devi mangiare ancora di pagnotte prima di riuscire ad aprire questo libro!
Quando sarà ora si aprirà da solo! E un'altra cosa...resto sempre più furbo di
te. C." - MA TU GUARDA CHE STRONZO!- urlò per tutta la casa, balzando in
piedi furibonda. - Su, su...- Lucilla aveva posato entrambe le mani sulle
delicate orecchie di sua figlia, mentre gli altri la guardavano un pelino
preoccupati - Dai Hermione. Ci sono i segreti di un demone lì dentro, non puoi
pretendere che sia facile da aprire no? E poi lo sai com'è permaloso.- -
Permaloso un corno!- sbraitò la strega, atterrendo i presenti - Adesso me ne
torno dritta a casa e lo strangolo!- - Torna per Santo Stefano.- le ricordò
la Lancaster - Basta avere pazienza.- - L'ho esaurita la mia pazienza con
quello lì! E mi prende anche in giro!- - Ma si può sapere che gli hai fatto
per pungolarlo così?- ridacchiò Ron. - Che vada al diavolo!- - A quando il
matrimonio?- insinuò Jess ridacchiando. - E smettetela tutti!- sbuffò sempre
più imbarazzata - All'inferno lui e i suoi stupidi scherzi! Adesso vado a casa e
gli allago il castello! E gli spacco la sua maledetta collezione di spiriti
sotto sale!- - Spiriti sotto sale?- Ron era perplesso - Che roba è?- -
Niente di bello da vedere, te lo garantisco.- lo assicurò Tom. Andarono
avanti ancora a chiacchierare ma quando il pendolo batté l'una, Degona era ormai
addormentata fra le braccia di Lucilla. Liz fece per prendergliela e portarla al
secondo piano, a letto, ma Tristan la bloccò e fu lui stesso con la Lancaster a
portarla a dormire. Posando la bambina sotto le coperte però non fu bello
come Lucilla se l'era immaginato. L'aveva già fatto in quei mesi, ma stavolta
non poteva riposare con lei...e far arrivare l'alba, guardandola dormire come un
angelo. Se ne andava di nuovo. Aveva potuto stringerla solo per
un'ora. Rimase in piedi a fissare il corpicino di sua figlia sotto le pesanti
coltri di piuma, sentendosi a pezzi. Non riusciva neanche a sollevare la
mano, per carezzarla. - Non ce la faccio più.- Ecco, era stato facile
dirlo. Sussurrarlo. Era semplice dire la verità. Liberarsi da un
peso. Tristan, al suo fianco, non fiatò. Fissava Degona e non le staccava gli
occhi di dosso. Ma dentro aveva l'inferno. Per lui non era più facile. Non
era mai stato facile. Perché era sempre stata lei a combattere. E lui, un debole
essere umano, non aveva mai potuto proteggerla. Nemmeno ora poteva salvarla. Le
parole non serviva, la magia nemmeno. Era inutile. - Ti amo
Tristan.- Lo stava supplicando di risponderle. Nel suo tono c'era come una
preghiera. Le prese lentamente la mano e se la portò alla bocca. Dopo averle
baciato il palmo la prese fra le braccia e socchiuse gli occhi, sentendola
tremare. Tremava...ma il suo cuore non batteva. Gl'importava? No. Non gli era
mai importato. Mai. Ricordò all'improvviso un giorno, al secondo anno a
Hogwarts. A dodici anni dopo aver litigato come al solito e averla chiamata
mezzosangue, Tristan l'aveva bloccata contro il muro...e aveva appoggiato il
capo al suo petto. Era stato strano per lui non sentire veramente battere nulla
in quel piccolo petto. Poi però...era accaduto qualcosa. Lucilla aveva tremato,
esattamente come in quel momento, e ancora mezzo demone, il suo cuore aveva
iniziato a battere di colpo, all'improvviso. L'aveva spinto via e da quel
momento non gli aveva più permesso di avvicinarsi a lei. Le aveva fatto
battere il cuore una volta. Il suo batteva sempre per lei...e niente sarebbe mai
cambiato. - Ti amo Lucilla.- Si scostò appena e le carezzò il viso mentre
lei per una volta si strinse forte alle sue spalle, fragile e indifesa. Poi lo
baciò, affondando la bocca nella sua come le era sempre stato impedito di fare
per troppo tempo. A lungo allacciati, si separarono quando Lucilla doveva
ormai andarsene. Quell'ora di paradiso era finita. La lasciò andarsene,
sparirgli fra le braccia come un nuvola di fumo. In fondo non poteva fare
altro. Ma non disperava ancora. Non l'aveva mai fatto e non avrebbe cominciato
proprio ora. Si sedette e accarezzò dolcemente la testolina boccolosa di
Degona, sorridendo con gli occhi lucidi. Era figlia sua. Sua e di
Lucilla. Avrebbe sempre avuto una parte di lei. Sempre.
Alle tre di
notte gli avventori si erano ormai dileguati anche se gli ospiti di casa Black
erano ancora tutti in salotto, a ridere e chiacchierare come tanto tempo
prima. Harry stava in cucina, a guardare il cielo scuro dall'ampia finestra
ma con l'orecchio teso a sentire quelle voci amiche. Accidenti, ora ce n'era
di nuovo una in più. C'era quella che gli era mancata tanto. Sentiva la
risata dolce di Hermione mentre Ron le raccontava qualcosa di buffo. Era lei,
era tornata.
"Non essere troppo felice..."
Ad Harry cadde di colpo
la tazza di caffè che si era preparato. Andò a terra in frantumi e lui rimase a
fissarla, gelato.
"Andiamo, Harry...lo sai...la felicità non
esiste."
Il bambino sopravvissuto sorrise vagamente, inginocchiandosi e
cominciando a raccogliere i pezzi, non molto attento a non tagliarsi. Il suo
sorriso pigro diventò un lento e sinuoso ghigno perfido, che gl'incendiò gli
occhi e la cicatrice.
"Non ti chiedi come mai riesci anche a sentirmi adesso?
Eh? Che fine ha fatto l'Occlumanzia, Harry Potter?"
- Harry?
Tutto bene?- - Si, stai tranquilla.- Potter dette un rapido bacio ad Elettra,
buttando i pezzi rotto della tazza nella spazzatura. - Sei sicuro?- Elettra
lo fissava attenta e se mai qualcuno avrebbe potuto accorgersi che qualcosa in
lui non andava come doveva, quella era proprio la sua ragazza. Solo Elettra
avrebbe potuto capire...
"Ti sei mai chiesto perché ti ami, Harry? Perché
lei ti ama?"
- Harry, non mi nascondi niente vero?- - No.- mentì
ridendo, sentendosi stranamente innocente - Perché me l'hai chiesto?- - I
ragazzi dicono che sei strano in questo periodo. E io quasi non ti vedo più e
...- non la lasciò finire che le chiuse la bocca con un bacio, stringendola
forte e possessivo, annegando anche la voce di Voldemort, la vendetta e l'odio
nell'amore che provava per lei. Basta, doveva smetterla di starlo a sentire.
Doveva smetterla di parlare con lui. Un tempo aveva pensato di essere malato,
sbagliato...ad andare a cercare il suo nemico. Ora non sapeva più neanche cosa
fosse peccaminoso e cosa lindo. Ora si sentiva come se niente, nato fra lui e
Voldemort in quei mesi, potesse essere sbagliato.
"Hai paura
Harry?"
No. Io non ho paura. Non ho mai avuto paura di te.
"E
allora per chi hai paura?"
Tom. Harry appoggiò il viso alla spalla di
Elettra, inspirando a fondo. Tom. Voldemort non sapeva di lui. E non avrebbe
mai dovuto saperlo. Mai. O...gliel'avrebbe portato via. Come aveva cercato di
portargli via tutti gli altri. Sirius, Ron, Hermione...no, basta. Non gli
avrebbe portato via più nessuno. Il piccolo Tom meno che mai.
"Non hai
paura di morire...perché? Perché non hai paura di morire, bambino
sopravvissuto..."
Perché non sono un vigliacco come te! Non sono un
vigliacco! Tu hai solo paura che tutto finisca! Hai continuato a vivere come
un fantasma perché avevi paura che tutto finisse! Sei solo un
vigliacco! Continuò a urlarlo forte nella sua testa, raggiungendo gli altri
mano per mano con Elettra che però sembrava altrove, esattamente come lui. Anche
lì seduto accanto al fuoco, anche lì accanto a quelle persone, ora di colpo
voleva tornare a Hogwarts, al Velo. Voleva vederlo. Voleva lasciarsi
convincere da lui che dopo tutto quella loro guerra aveva avuto un
senso. Aveva perso i suoi genitori per un motivo vero? Non per...una vendetta
senza senso... Doveva convincersi che tutte quelle morti attorno a lui
avevano avuto un perché. Che Voldemort non era stato solo un folle. Doveva
crederlo. Ne aveva bisogno. Stava male, stava troppo male. C'erano giorni in
cui la nausea lo uccideva. E Tom...coi suoi occhi blu che in lui non vedevano
peccato gli davano il colpo di grazia. Quel bambino amava l'uomo che aveva
ucciso il Lord Oscuro. Amava il ragazzino di sedici anni che aveva trapassato
con una spada suo padre. Non ne era degno. Non sarebbe durata. Non sarebbe
potuta durare. Tom presto l'avrebbe odiato. Tutto sarebbe di nuovo andato in
pezzi. E Voldemort era sempre nella sua testa...ormai ovunque fosse lui lo
accompagnava come un'ombra discreta. Se dormiva, dormiva con lui, se respirava
era nel suo fiato, che ascoltava era nelle voci dei suoi amici. Un'ombra. Era
sempre stato quello. Un'ombra nella sua vita. Quel lato oscuro del suo cuore
che viveva di ombre e vendetta. - Sfregiato, fuori.- Alzò il capo sentendo
quell'ordine perentorio di Malfoy. Cosa voleva? Che andasse fuori? Lo guardò
come un alieno ma si alzò comunque dal divano, cercando di tenersi in piedi
anche dopo tutto il whisky incendiario che si era scolato con Sirius e Duncan
quella sera. Lo seguì docile fuori in giardino ma una volta lì la sua futura
cintura di serpente albino lo ignorò palesemente, svaccandosi su una poltrona
dell'arredamento del giardino imbacuccato nel suo lungo cappotto nero. -
Ebbene?- lo incalzò Potter. - Cosa?- Draco si mise una sigaretta in bocca e
se l'accese, senza prestargli la minima attenzione. - Ma sei scemo? Perché mi
hai portato fuori?- - Mi vibrava il bracciale.- - A me continua a far
pernacchie e allora?- sbottò nervoso. - Senti Potter...se hai i nervi dimmelo
subito che vado a prendere la bacchetta.- gli disse serafico, ghignandogli in
faccia - Stai facendo preoccupare Elettra e Weasley, te ne accorgi? Quale cazzo
è il problema? L'ennesima crisi esistenziale?- - Malfoy se non le vuoi
prendere non ficcarti mai in questo discorso.- lo minacciò duro. - Oh, che
paura.- Draco dette un rapido tiro, continuando a sfidarlo con gli occhi di
tempesta - Le tue stranezze sono aumentate da ottobre, lo sai? È da quando che
sei andato nel corridoio del terzo piano che sei così.- e ridacchiò, vedendo
Harry irrigidirsi - Cos'è, credi che solo Dalton abbia gli occhi e il cervello
per collegare due cose in croce? Ti conosco troppo bene Sfregiato. Avanti.- -
Tanto non capiresti.- - Cosa non capirei?- Harry distolse lo sguardo -
Niente.- - Dì Potter...ti ho mai giudicato?- - Come prego?- - Lo sai
che mi diverto a pungolarti ma ti ho mai giudicato io?- Il moro fece mente
locale per la prima volta. No. In effetti Draco gli dava addosso, lo aveva
sempre fatto ma non si era mai permesso di giudicarlo in base alle sue scelte.
Ok, detestava il suo ficcarsi nei guai, i babbani e i mezzosangue, la sua
vendetta e tutti gli Auror che lo seguivano ma non aveva mai bollato le sue
scelte. Che fosse davvero lui l'unico in grado di ...no, no! Scosse il capo,
lasciando il biondo a studiarlo attento. No, nemmeno Draco avrebbe mai potuto
accettare che Voldemort per lui fosse diventato un'ossessione. Nemmeno
Draco. Quello era un segreto che avrebbe dovuto portarsi nella tomba. Proprio
come il suo odio.
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Capitolo 35 *** Capitolo 35° ***
dest35
- Possibile che anche a Natale devi avere quell'aria
da cadavere?- - E possibile che anche a Natale tu debba darmi il tormento in
questo modo duchessa?- - Non chiamarmi duchessa, stupissimo Legimors!- -
Che tu possa crepare seppellita sotto la tua maledetta torta di limone!- -
Ragazzi! Insomma finitela! Siete più irritanti dei postumi di una sbronza, Dio
del cielo!- Claire King e Damon Howthorne smisero di colpo d'insultarsi
davanti ai cancelli di Cedar House quando la duchessa Mary Linton King, la
madre di Cloe, zittì i due quasi arrivando ad usare la bacchetta. - Siete
seccanti, un po' di silenzio!- - Appunto, è Natale!- continuò Lord Michael
Howthorne, scoccando un'occhiata gelida a suo figlio. - Natale, Natale...-
rimbeccò Damon - Non lo sopporto il Natale!- - Eddai, almeno lo passerai con
Tom e Draco.- lo placò Brian King - Non sei contento?- - Se fossimo soli
si.- - Faccio finta di non aver sentito.- sibilò Lord Michael - Mi aspetto un
minimo di decoro, chiaro?- - Agli ordini.- sibilò Damon. All'ingresso
trovarono Miss Teresa che si premurò di accompagnarli tutti alla porta di Cedar
House dove c'era Elisabeth a fare gli onori come padrona di casa. Ci furono
le solite carinerie che fecero sboccare i due maghetti poi finalmente entrarono
nella casa dei Mckay dove Tanatos, Jess e Tristan stavano già litigando sui vini
da mettere in tavola. In salone c'erano Liam Hargrave, Rose e Nadine Mckay,
il padre di Edward, i Weasley al completo, i Zabini, Narcissa, Andromeda, Sirius
e Remus, più tutta la congrega di Harry, tranne May che era andata dai suoi in
Irlanda con sommo giubilo di Dalton anche se nessuno ne capiva bene il motivo.
- Ciao porta guai.- Draco scoccò un breve sorriso a Damon che andò a sedersi
accanto a lui non appena riuscì a sfuggire alle grinfie di suo padre - Buon
Natale.- - Un accidenti.- - Hai dormito male per caso?- - Che fai, mi
prendi anche in giro? Certo che ho dormito male!- - Forse gli servirebbe un
goccetto per riprendersi.- cinguettò Edward dall'altro capo del divano. - Tu
stattene buono e non tarare le giovani menti!- lo rimbeccò suo padre, George
Dalton, fissandolo storto. - Ma parli tu che mi hai insegnato a bere a otto
anni.- - Si, il vino da tavola. Non una bottiglia di liquore!- - Ah, che
bellezza i padri.- rise Ron seduto accanto al camino. - Un dono di Merlino.-
frecciò anche Harry, prima che Sirius arrivasse a scompigliargli i
capelli. Dopo gli auguri di rito si formarono i primi gruppetti e finalmente
Damon e Cloe riuscirono a sganciarsi per filare dritti su nelle camere degli
ospiti, accompagnati da un elfo domestico. Si fermarono davanti alla camera
di Degona e una volta dentro non poterono trattenere una risata. - Ciao
ragazzi!- Tom appena si avvide di loro fece un sorriso che illuminò tutta la
stanza - Buon Natale!- - Ciao Tom.- rise Cloe scuotendo il capo -
Yankee...ciao Degona!- - Ciao Cloe!- cinguettò la bambina, mentre per
dimostrazione alla Diurna e a Riddle faceva svolazzare ogni singolo oggetto
avesse in camera senza mai farlo cadere - Ciao Damon! Avete visto come sono
brava?- - Brava senz'altro.- borbottò Trix - Fra noi che siamo più grandi non
ci riesce nessuno.- - Allora?- Tom raggiunse Damon sulla porta mentre le
fanciulle si mettevano a far capannello vicino al camino - Tutto bene? Ci sono
anche i tuoi?- - E certo, figurati se mancavano. L'altra volta non hanno
potuto parlarti ma credo che oggi subirai il terzo grado. La mia adorata madre
vuole conoscere l'elemento pericoloso della mia vita.- - Ah, già...- alitò
Riddle. - Ma smettila. Che dica quello che vuole.- sbuffò Howthorne - Sai fin
troppo bene come la penso.- - Si.- sorrise il maghetto - Piuttosto che avete
fatto ieri?- - La duchessa s'è rimpinzata di torta al limone.- - E quel
cretino del tuo migliore amico ha tenuto il muso tutto il giorno perché ci hanno
costretti a stare in casa.- finì la King da lontano - E voi invece? Festa
grande?- - Si, ci siamo divertiti.- sogghignò Beatrix - Ma niente nemici in
giro per fortuna.- - Se non contiamo le lame che volano ogni volta che Draco
e Harry litigano per qualcosa.- aggiunse Tom alzando le spalle paziente - Ah,
Jess ci ha ghiacciato il laghetto stamattina...nel caso volessimo pattinare al
sicuro...- - Vuoi proprio farti mandare al diavolo Riddle?- rognò Damon
scatenando le risate degli altri. Venne l'ora di pranzo e tutta la congrega
si abbuffò di nuovo, come se la sera prima avessero digiunato ma l'appetito andò
comunque in salendo ad ogni portata che quell'esagerata di Liz aveva fatto
preparare ai cuochi. Fra chiacchiere assolutamente pallose dell'alta società
che interessavano solo le mummie, Harry si ritrovò a vagare con la mente fino a
Hogwarts. A mala pena sentiva le voci di chi lo circondava... -
Harry....Harry...ehi, mi senti?- Potter abbassò lo sguardo smeraldino su
Elettra che per l'ennesima volta lo guardò, stringendogli la mano. - Dopo tu
vieni a casa con me.- gli sibilò a bassa voce. - Cosa?- le chiese, quasi
senza capire. - Dopo vieni a casa con me.- ribadì seria - E non voglio
sentire altro.- - Ehi ragazzi...- cinguettò Ginny seduta fra Ron e il suo
ennesimo ragazzo - Che avete in mente di fare oggi?- - Dormire.- cinguettò
Edward angelico - Così riprendo le energie.- - Ma che energie. Sono giorni
che non fai niente.- lo rimbeccò Blaise. - Che ne sai che faccio di notte.-
ridacchiò l'ex Corvonero, prendendosi un accidentale calcio sotto al tavolo da
qualcuno che non era in vena di sentire cazzate - Comunque io oggi faccio
vacanza, voi arrangiatevi. Herm?- - Eh?- la ragazza sollevò lo sguardo vacuo
dal piatto in cui aveva piluccato l'anatra - Ecco, volevo fare due passi per
Londra, a Notting Hill. Devo vedere una persona.- - Amante?- ironizzò Edward,
prendendosi un altro calcio. - No.- rise la ragazza - Solo un vecchio amico.
Poi ho la giornata libera.- - Bhè, possiamo fare una passeggiata in centro.-
le propose Ginny - Elettra, tu vieni vero? Verso sera però, prima ho promesso a
Michael il meritato riposo di voi poveri ometti senza energie.- - Poveri
ometti a chi?- rognò Ron - Oh, io lavoro sai? Mica come te!- - Come me cosa?-
gli rinfacciò Ginny - Io che faccio al Ministero secondo te?- - Rimetti in
ordine gli schedari.- - Che certa gente poi butta all'aria controllandoli
impropriamente...- aggiunse Edward sarcastico, prendendosi il terzo calcio nella
caviglia. A quello alzò gli occhi bellicosi su Malfoy, che invece continuò a
buttare giù il vino e a parlare con sua zia Andromeda e ai Mckay, riguardo a una
qualche follia della famiglia Black. A quanto pareva i Black si erano chiusi
nella loro villa nel Devon con una congrega di Mangiamorte impressionante. -
Perché non andare lì e buttarci una bomba?- propose Sirius quasi sazio, seduto
accanto a Remus e Narcissa - Tanto non se ne accorgerebbe nessuno. Saranno fuori
in giardino a molestare i babbani.- - Sirius, ti prego.- lo bloccò Andromeda
prima che se ne uscisse con altro davanti ai bambini - Non puoi buttarci dentro
una bomba. Risalirebbero subito a noi.- - Perché?- soffiò Narcissa,
centellinando il vino rosso - Hanno così tanti nemici.- - E poi io ci tengo a
firmare la mia opera.- ironizzò Draco perfido. - Oh, di questo se ne ricorda
tutta Grifondoro.- gli rinfacciò Elettra ridendo. - Non è necessario rovinare
quella bella villa comunque.- s'intromise Hermione con tono dolce ma
essenzialmente indifferente come quello di Malferret - Basta entrare quando meno
se l'aspettano.- - Ehi, aspettate il 27 per organizzare retate ok?- ghignò
Milo accanto a Tanatos, che stava a capotavola - Così mi organizzo e chiedo in
prestito un po' di leccapiedi a mio zio.- - Io non capisco come fate a
parlare di quella gente con così tanta tranquillità.- sussurrò Liz, attaccandosi
letteralmente al braccio di Tristan - Ho letto cose orribili dei Mangiamorte
negli ultimi tempi.- - Sono pecore ormai.- le disse Jess, finendo la porzione
d'insalata - Senza il capo branco sono facili da disperdere.- - Ha ragione
Jess.- annuì anche Clay, con Edward e Ron - Cercano sempre di riorganizzarsi ma
non ce la faranno.- - Potreste evitare di parlare di quest'argomento con me e
Tom presenti?- sibilò Harry rompendo di colpo la conversazione con un tono di
voce talmente gelido da far rabbrividire perfino Draco. - Scusa Harry.-
borbottò Tristan a nome di tutti - Scusa, ma ci viene naturale.- - Bhè,
fatevi passare questa mania.- rimbeccò sempre più duro, buttando il tovagliolo
sulla tavola e alzandosi - Vado fuori a prendere un po' d'aria. Quando c'è il
dolce venite a chiamarmi.- Dopo la sua uscita fra i commensali ci fu un
attimo di silenzio imbarazzato, subito spazzato via dall'irruenza della piccola
Degona che trascinò gli Auror in un racconto delle imprese di Harry e della sua
mamma, quattro anni prima. Intanto fuori in giardino, sotto la neve che
continuava a cadere in grandi fiocchi, il bambino sopravvissuto inspirava con
forza, cercando di calmarsi. Ancora...continuavano a parlare davanti a Tom di
suo padre. Dovevano smetterla. Dovevano finirla! - Harry...- Potter si
volse appena, trovando l'oggetto dei suoi pensieri appostato col nasino in su
verso di lui. - Mostriciattolo.- gli disse, levandosi la sciarpa e
mettendogliela al collo - Copriti che fa freddo.- Tom con le gote rosse gli
sorrise felice, tornando poi a guardarlo tutto attento - Harry, sei
strano.- - Sono sempre strano.- gli rispose il moro. - No, più del
solito.- - Stai tranquillo Tom.- - Harry...- il piccolo Riddle assunse
un'espressione da cucciolo che riuscì a intenerirlo - Lo sai che prima sentivo
quello che sentivi tu, vero?- - Si.- - Adesso però hai messo una barriera.
Perché?- - Ci sono cose, brutto mostriciattolo, che non dovresti sentire.
Tantomeno vedere.- gl'ingiunse Harry malizioso. Arrossendo come un peperone,
il maghetto proseguì: - Non è che c'è qualcosa di più?- - Se hai paura che
stia macchinando qualcosa per uccidere tuo cugino ti sbagli.- - Allora non è
successo niente.- - No, te l'ho già detto.- Harry si sforzò ma gli carezzò i
capelli e si sentì meglio con se stesso - Non ti devi preoccupare per me, ok?
Pensa solo a stare tranquillo in queste vacanze.- - Ne abbiamo bisogno tutti.
Sembri stanco. Non è che ti fanno ancora problemi per me per caso?- - Mi
fanno problemi per tutto.- gli sorrise, continuando a scompigliargli la
testolina color ebano - E' una vita che me li fanno, ci sono abituato Tom. Lo
farai anche tu.- - Non è giusto che facciano grane a te.- rispose il bimbo -
In fondo è colpa...- - Tom.- lo fermò Harry - Mollala.- Riddle lo scrutò
ancora, poi la sua espressione si addolcì - Sei diventato gentile.- - Bhè,
non ti ci abituare.- ghignò Potter afferrandolo per il cappuccio e trascinandolo
dentro. Dette il permesso al figliastro di pattinare tutto il giorno dentro a
Cedar House, poi con una nuova serenità d'animo l'Auror tornò a sedersi a tavola
giusto in tempo per vedere tutti i Black e l'unico Malfoy della tavola
ammazzarsi per la torta al cioccolato e Claire King cercare di uccidere Damon
per la sua torta al limone. Più tardi quel pomeriggio si spostarono tutti
accanto al fuoco, chi a giocare a carte, chi a sfumazzare sigari, chi a ciarlare
al vento, i Weasley a giocare a scacchi e i Mckay come nella loro migliore
tradizione di famiglia a maledirsi. - Bah, non ci sono più i giovani di una
volta.- sentenziò Tanatos Mckay, quando Jess che era ancora il suo pupillo gli
disse chiaro e tondo che non aveva voglia di andare a caccia a Santo Stefano. E
per caccia, i Mckay intendevano a caccia di vampiri. - Non sai quanto hai
ragione.- gli disse Liam Hargrave, mentre Hermione sospirava - Ma se non altro i
tuoi figli non hanno ancora fatto disastri irreparabili. Mia nipote invece ha
macchiato il nostro casato per sempre.- - E che sarà mai.- rise la ragazza,
tranquilla. - Macchiato il casato...- Draco, che stava seduto accanto a
Tanatos e Jess, non poté trattenersi - Dio, Liam. Lei parla come quella mummia
di mio nonno, pace all'anima sua. E guardi che non è un complimento.- - Su
questo non c'erano dubbi, tuo nonno era un verme.- - Se non altro siete
d'accordo su qualcosa.- frecciò Hermione finendo il brandy. - Ma che ha fatto
tua nipote?- chiese Tanatos a cui Herm era sempre piaciuta - Per quel che ne so
è un'Auror. Non mi sembra abbia macchiato un bel niente...considerando che il
manto immacolato di voi Hargrave è andato a farsi benedire insieme al numero
delle tue cospicue amanti, Liam.- - Che umorista Mckay.- rispose acido il
vecchio lord. - Lasci perdere Tanatos.- sospirò la Grifoncina - Ho disonorato
il casato perché sono diventata una gagia e...- -...e perché hai amanti
piuttosto discutibili.- - Nonno!- sbuffò Hermione scuotendo il capo, mentre
Draco tratteneva i ringhi a fondo gola - Insomma, lascia in pace Caesar! Se
l'avessi sposato che avresti detto eh?- - Sposato?- Jess rise divertito sul
serio - Ma non avevi detto che eravate amici?- - Tesoro, leggi fra le righe.-
lo incalzò Elettra, seduta in poltrona con Harry e Ron. - Bhè, Liam...se tua
nipote lo ama...- iniziò Tanatos. - Lo ama cosa?- sbuffò Hargrave - Un corno!
Non glielo permetterò mai!- - Ma perché ti fai tutti questi castelli adesso?-
chiese la ragazza esasperata - E poi non ti è mai piaciuto nessuno degli uomini
che mi è mai girato attorno.- - Dalla fine di Hogwarts hai incontrato
qualcuno?- le chiese Elettra dolcemente. - Qualcuno, ma nessuno di
interessante a parte Caesar.- le rispose - E poi il nonno è molto critico.
Riuscirebbe a farmi vedere difetti inesistenti anche nell'uomo migliore del
mondo temo. Trova difetti anche in Harry, temo.- - Il patrimonio degli
Hargrave è bello grande.- le ricordò Jess - A me rompono per meno, sai?- -
Che figata essere i primogeniti eh?- ironizzò Tristan, passando di lì con altro
liquore - Milo, ne vuoi un goccio?- - Ma si.- rispose il Diurno, sollevando
il bicchiere - Comunque certe eredità è meglio perderle che trovarle.- - Su
questo sono d'accordo.- rispose Draco amaro - Ma come fai a mandare giù quella
roba eh?- - Basta farci la bocca.- rispose Morrigan - Se passa Trix provo a
farglielo assaggiare.- - Mi sa che te lo sputa in faccia quella.- ridacchiò
Tanatos - Mi piace la ragazzina. Ha la lingua forcuta.- - E' di Serpeverde.-
gli ricordò Tristan - Come Damon.- - Sono rimasto piacevolmente colpito,
invece, quando Tom è entrato a Grifondoro.- aggiunse il padrone di casa. -
Posso dire che lo è stato per tutti.- annuì Ron - Non che la casa sia una
garanzia ma...se non altro lì starà meglio.- - I Serpeverde quando passa gli
lanciano petali di rose.- raccontò Edward - Confesso che a volte mi
preoccupano.- - Già. Ma i serpentelli non hanno più il capo branco come anni
fa.- bofonchiò Harry sarcastico. Draco gli rispose alzandogli tranquillamente il
dito medio e spostarono il discorso sul tempo, visto che in quel momento i
bambini scesero dal piano di sopra. Erano andati a cambiarsi con abiti più
attillati ma pesanti per riprovare col pattinaggio sul ghiaccio ma Degona, come
sua madre prima di lei, aveva conosciuto quella che per lei in futuro sarebbe
stata una vera passione. La Cartomanzia. - Papà! Papà sono uscite le carte!-
cinguettò, portando fra le manine un grosso mazzo di tarocchi. - Oh Degona!
Non sta bene!- le ingiunse subito Liz preoccupata - Le carte non sono
affidabili! E poi solo i Veggenti le sanno leggere bene. Avanti, dammi quel
mazzo.- - Aspetta.- Hermione si spose leggermente verso la bambina,
guardandola curiosa - Dena, mi fai vedere cos'è uscito?- - Va bene zia!-
sorrise la bambina - Le ho fatto vedere anche a Damon sai? Lui dice che ho
ragione!- - Oh no.- Draco alzò gli occhi grigi su Howthorne - Che
seccatura!- - Ehi, io le ho dato solo qualche dritta.- si scusò il maghetto
alzando le spalle. - Pronta zia Herm?- disse intanto Degona alzando le manine
col mazzo girato al contrario - Arrivano!- e stupendo un po' tutti i presenti il
mazzo si mise a levitare sulla testa della piccola. Le carte si smembrarono e si
misero a svolazzare a spirale nel salone, poi tutte tornarono nel mazzo,
ridepositandosi nelle mani della bimba, tutte tranne quattro di loro. Una andò a
depositarsi davanti a Draco, sul tavolino. Una in grembo a Hermione, un'altra
sulla gamba di Potter mentre l'ultima si lasciò scivolare nel mezzo della
stanza, sul tappeto prezioso davanti al camino. - Cos'è uscito?- chiese
Elettra curiosa. - Hn.- Hermione fece una smorfia, girando la carta verso gli
altri - La Torre.- - Problemi in vista.- cinguettò Degona seria -
Succederà qualcosa con la luna nuova zia.- ed Hermione quasi tremò, ricordando
l'appuntamento con Jeager. - Tu cos'hai Malfoy?- chiese Ron. - Gli
Amanti.- borbottò il biondo, osservando la figlia di Lucilla - A me che
dici piccola?- - Tra un po' ti sposi.- - Cosa?- Draco emise un risolino
incredulo - Tesoro, o sposo te o nessun'altra.- e se la prese in braccia,
facendo ridere la bambina a crepapelle, che gli scoccò un bacio sulla guancia e
poi, con aria da cospiratrice, gli disse qualcosa nell'orecchio. Qualunque cosa
fosse doveva averlo scosso un po' perché rimase spiazzato e non riuscì più a
dire nulla. - Harry tu?- - Indovina.- sibilò il moro, lasciando andare la
carta della Morte sul tavolino - Il solito.- - E questa...vediamo.-
Tristan s'inginocchiò e girò l'ultima carta sul tappetto - Di bene in meglio, il
Diavolo. Ehi diavoletta, ma che carte schifose! Non è che tu e Damon le
avete truccate eh?- - Il Diavolo?- Edward sogghignò malignamente -
Ho qualche reminiscenza delle lezioni della Sinistra. Quando esce con gli
Amanti non significa che c'è un traditore in giro?- - Hai ragione sai?-
Hermione assunse una vocetta melensa - Basta scoprire chi è il voltagabbana
allora!- - Per favore non cominciate voi due.- sospirò Ron sbadigliando -
Gente, mi sa che vado a farmi una pennichella. Stanotte ho dormito poco.- -
Ti seguo. Sono stanco anche io.- borbottò Dalton. - Non preoccupatevi dei
ragazzi.- li assicurò Tristan, mentre Elettra si portava via Harry - Ce ne
occupiamo noi.- - Spero non vorrete credere a quelle carte.- fece Liz con
tono ossequioso - Degona è solo una bambina.- - La bambina più dotata che
abbia mai conosciuto.- disse Liam - Come sua madre del resto. Vero
Tristan?- - Si.- annuì l'Auror con un mezzo sorriso - Ha molto di
Lucilla.- - Ogni volta che viene nel Golden Fields, l'umore di Lucilla cambia
radicalmente.- sussurrò Hermione - Stanno recuperando il tempo perduto con una
facilità che non avrei mai immaginato. È un'ottima madre.- - Nessuno aveva
dubbi.- annuì Jess - Bene, che facciamo fratellino? Ci vai tu dai
mocciosi?- - No, aspettate ragazzi. Vado io da loro.- li assicurò Hermione -
Vado a pattinare un po'.- - Ehi Malfoy.- sbottò Liam - Non vorrai lasciare
una donna sola con cinque ragazzini vero?- Draco alzò le sopracciglia, poi si
mise in piedi - Ma certo che no, Führer.- - Risparmiami il tuo sarcasmo da
serpente ragazzo!- - E lei si chiuda nel suo mausoleo allora!- - Insomma
finitela.- sbuffò Hermione, mettendosi il cappotto e i guanti - Nonno, lascialo
in pace!- - Ha sentito?- ironizzò il biondo sarcastico - Mi lasci in
pace!- - Sparisci, mezzo Black della malora.- - Ehi, non insultate i
Black!- rognò Sirius dall'altra stanza, seduto con Nadine a chiacchierare.
Intanto i due ex piccioni presero il volo per il giardino nel più totale
silenzio e raggiunto il laghetto ghiacciato di Cedar House nascosto fra le siepi
imbiancate dalla neve, tagliate alla perfezione, rimasero a osservare le mosse
di quei cinque piccoli disperati. Tom e Damon erano perennemente col fondo
schiena sul ghiaccio, perfino Degona stava in piedi e veleggiava allegramente
davanti a quei due undicenni imbranati. - E' incredibile.- Hermione alzò
lo sguardo per guardare Malfoy, avvolto nel lungo cappotto nero al suo
fianco. - Tom.- continuò Draco - E' incredibile.- - E' eccezionale.-
sussurrò anche la ragazza - Per un bambino che ha vissuto due anni interi di
prigionia...- Il biondo serrò la mascella, stringendosi nelle spalle. L'aveva
sentita quella storia...ma non aveva voluto crederci. - Dimmi quello che è
successo.- - Gli Zaratrox l'hanno rapito proprio davanti a Cameron Manor.
Lucilla non ha potuto fare nulla. Per mesi lei e Caesar hanno cercato di capire
dove avessero potuto averlo portato. I Bilancieri sono noti per la loro
segretezza...poi tre mesi dopo la sua scomparsa capirono che era in Italia. Io
sono andata a prenderlo. Ci ho messo un anno e nove mesi per farmi accettare da
loro...poi ho raggiunto le loro segrete...viveva al buio, al freddo. E l'ho
portato via.- - A guardarlo sembra un ragazzino come tutti gli altri.-
mormorò Draco in risposta. - Si. E merita di poter vivere normalmente. Senza
essere additato come il figlio di Lord Voldemort ma non credo che questo potrà
mai accadere. Ho sperato tanto però che almeno Harry lo accettasse...- - Hn.-
Malfoy si accese una sigaretta, dando un tiro veloce - Chi gli ha spiegato dei
suoi?- - Lucilla. Gli ha detto tutti il giorno in cui andò a prenderlo e lo
portò con lei da Caesar. Gli disse di suo padre, di sua madre. Tom, appena
imparò a leggere, studiò la storia dei Mangiamorte, dei nostri anni a Hogwarts.
E venne anche il giorno in cui chiese a me di raccontargli la storia del bambino
sopravvissuto.- - E cos'è successo?- - E' accaduto l'anno scorso.-
Hermione tornò a fissarlo, con gli occhi lucidi - Una sera mi chiese di
raccontargli tutto di Harry. Voleva sapere se sapeva della sua esistenza, se
fosse triste...se gli mancassero i suoi genitori.- - Cosa gli hai
detto?- - La verità. Ha sempre saputo che Harry ha ucciso suo padre. E sai
cosa mi ha spezzato il cuore? Il fatto che Tom dopo aver sentito tutto, mi abbia
detto che forse Harry non aveva ancora finito coi suoi nemici.- Tacquero e
Draco dovette gettare via la sigaretta a metà. Si passò le mani sul viso,
distrutto. - Dio...- - Vi vuole bene.- - Anche a me...piace.- disse
Draco, un po' cupamente. - L'ho visto.- Hermione gli sorrise a mezze labbra -
Sei dolce con lui. Di solito non lo sei mai con gli altri.- - Hn. Come si fa
a trattarlo con indifferenza? Inciampa ogni due secondi, è la goffaggine fatta a
persona.- tergiversò Malfoy, vedendolo cascare di nuovo con la faccia,
ritrovandosi l'ennesimo bernoccolo. - Non sei cambiato Draco.- - Che
intendi?- - Fai ancora il ritroso verso chi ami.- Lui tacque, puntandole
addosso gli occhi grigi. La guardò come mai aveva fatto, sentendo che il passato
tornava, tornava e lo sommergeva, ricordandogli tutto ciò che aveva perso. Tutto
ciò che lei gli aveva dato. Ricordò il loro prima bacio sotto la pioggia, la
volta in cui lei gli aveva dormito sulla spalla durante una conferenza, il
giorno della loro maledetta e benedetta scommessa, le battute, le frecciate, il
loro lavorare e studiare insieme. La prima volta che avevano fatto l'amore, il
suo modo di accarezzarlo, di sorridergli...di baciarlo, facendogli battere il
cuore. Il suo modo di non farlo sentire mai solo, indesiderato,
respinto. Ricordò la sua risata, il giorno del loro ultimo esame quando per
ultimi si erano ritrovati nel corridoi, nervosi e ansiosi. Ricordò il ballo
di fine anno, lei col suo vestito bianco...la più bella di tutte. Le notti
passate insieme a letto, oppure alla finestra, a parlare, a litigare. Cristo,
senza di lei impazziva. - Lo ami?- le chiese a bassa voce. Hermione non
distolse lo sguardo, capendo ogni significato di quella domanda. - No.-
rispose dopo un attimo. - Allora perché stai con lui?- le chiese ancora,
sgomento. - Che cos'hai fatto in questi anni?- mormorò, malinconica. - No,
no...non metterla sullo stesso piano mezzosangue...- - Non lo sto mettendo
sullo stesso piano Draco.- alitò angosciata, con la voce sempre più flebile - Ma
dimmelo...ogni volta che in questi quattro anni sei stato con qualcuna...perché
l'hai fatto?- Annientato, socchiuse le palpebre e il dolore lo invase. -
Ho sempre sentito freddo.- disse sincero. Hermione deglutì, con le lacrime
agli occhi - Anche io. Mi sentivo sola Draco.- Un debole vento sollevò dei
turbinii di neve e i capelli della strega le coprirono il viso. Fu solo un
attimo, perché lui allungò la mano, come ipnotizzato, e glieli scostò con
dolcezza...mista a rimpianto. La mano si fermò sulla sua guancia e benché
fosse intirizzita dal freddo, Hermione la sentiva calda, bollente. Gliela
prese, intrecciò le sue dita con lui. Draco sentì il suo anello sulla pelle e
le passò il pollice sulla gota, desiderando sostituirvi le sue labbra. - Sei
felice?- le chiese. - Ho l'aria di una felice Malfoy?- singhiozzò, abbassando
il viso. Lui sorrise, emettendo un gemito quasi disperato.
Malfoy...lo chiamava sempre per cognome quando non riusciva a
guardarlo, quando si sentiva indifesa. - E tu sei felice?- - Con Potter
tutto il giorno incollato?- provò a scherzare - Certo. Non lo vedi?- La sentì
ridere, poi quando rialzò il capo Hermione scostò dal viso la sua mano,
continuando però a tenerla nella sua. - E con lei?- May. Draco
gelò. May. Quel nome... In un attimo si sentì male dentro. Qualcosa,
come un turbine, un risucchio, cercò di spazzare via il viso di Hermione. No,
non era normale. Non era normale. Ogni volta che pensava a May una maledetta
sensazione ruggente gli ordinava quasi di staccarsi dalla realtà. S'irrigidì,
facendosi indietro. - Draco?- Hermione lo fissò ferita - Scusami...non
dovevo...non sono affari miei.- - Mezzosangue...- - Scusami,
davvero...- - No!- alitò lui, quasi aggrappandosi alle sue braccia con la
testa che gli scoppiava - Hermione...c'è...c'è qualcosa che non va!- sussurrò,
cominciando a vederci quasi doppio - La testa...- - Draco! Draco cos'hai?
Ehi!- la Granger impallidì, sentendolo quasi cedere di peso tutto addosso a lei
- Oddio! Mi senti? Malfoy mi senti?- - Si...- riuscì a balbettare, cercando
di tenersi in piedi sulle gambe che sembravano diventate gelatina. - Draco,
cos'hai? Cosa ti succede?- gli chiese, passandogli le braccia alla vita. -
Non...non lo so...- disse a fatica - Il bracciale...Hermione il bracciale sta
vibrando...- La ragazza abbassò lo sguardo sul polso del biondo serpente e
vide che il platino si agitava leggermente. Riproduceva uno strano suono
flautato. Stava forse a significare qualcosa? Indicava pericolo? - Vieni, ti
porto in casa.- gli ordinò - Devi sederti e bere qualcosa di forte.- -
Ragazzi, che succede?- urlò Cloe dal laghetto. - Che succede Herm? Quel porco
ci sta provando?- ridacchiò Damon. - Al diavolo...- ringhiò Draco,
riprendendosi un attimo - Si rompesse quel ghiaccio maledetto!- - Forza,
lascia stare!- scandì di nuovo la Grifoncina - Andiamo dentro. Devi
riprenderti.- In casa, davanti al fuoco e un bicchiere di brandy parve che lo
strano sintomo fosse passato ma Hermione non era per nulla convinta di quella
situazione. - Ti capita spesso?- gli chiese, sedendosi di fronte a lui. -
Si, di recente si.- ammise, mandando giù un altro sorso di liquore. - Ci hai
pensato bene? Quando ti succede di solito?- - Ogni volta che...- si bloccò,
deglutendo. Che le diceva adesso? L'avrebbe preso per pazzo. - Ogni volta
che?- lo incalzò la ragazza. Ricordò le reticenze di Hermione sulla loro
Osservatrice e stentò a spiegarle tutto. Inoltre anche Dalton si era espresso
dello stesso parere e mettere quei due al corrente della situazione significava
scatenare un casino. - E' personale?- lo interrogò allora la strega, vedendo
che non parlava. - Hn.- mugugnò appena. - Dev'essere una cosa bella
pesante se ti fa cadere come una pera.- - Si.- Draco pensò che era ora di
cambiare discorso. Ma doveva andare a fondo di quella faccenda ormai. Aveva
capito come girava quel sintomo e non gli piaceva per nulla. Non era un fattore
fisico. Quella era magia. Era magia bella e buona. E non intendeva sottostarvi.
Doveva parlare con May. Immediatamente anche. - Ti spiace?- si alzò e fece
finta di nulla - Vado in camera a riposare.- - No, anzi.- Hermione lo guardò
senza aggiungere altro, ma era evidentemente scettica - Cerca di
riprenderti.- - Contaci.- sibilò andandosene. Oh, avrebbe riposato bene d'ora
in avanti! Quella puttanata gli piaceva sempre meno. Non sapeva nulla
d'incantesimi d'amore ma non era un idiota. Ogni volta che pensava a Hermione,
regolarmente May gli entrava in testa e spazzava via i suoi sentimenti
passati. Era una questione che andava chiarita subito e una volta finito non
ci sarebbe stato spazio per i dubbi. Scrisse una lettera a May, in cui la
pregava di tornare per il 27 senza tante storie e poi si mise sul serio a letto,
sperando che un sonno sarebbe riuscito a rimetterlo in sesto ma prima avrebbe
dovuto cercare di fare chiarezza dentro di lui. E l'unica persona che avrebbe
potuto dargli una mano era Blaise.
La neve continuava a
cadere...cadeva incessantemente, tanto da risultare noiosa. Harry continuava
a fissarla, ma non la vedeva davvero. Sentiva solo il suo cuore che si
placava, il ruggito della sua anima zittirsi dolcemente, insieme al
desiderio. Il tenue profumo dei loro corpi uniti lo cullava. - A volte
penso che gli esseri umani scelgano il male solo perché lo scambiano per la
felicità.- Elettra socchiuse gli occhi, continuando ad accarezzargli
dolcemente il capo. Lui, steso sul suo corpo nudo, rimase a guardare fuori
dalla finestra, restando al caldo e al sicuro dal mondo intero. - Sto
impazzendo Elettra.- Sono pazzo...e non riesco a credere che sia
sbagliato. Aiutatemi. - Devi tornare a Hogwarts.- No, non
rimandarmi in gabbia. Ti prego. - Harry...devi tornare laggiù...- -
No, non voglio.- - Se non torni rimarrai legato a quel Velo per sempre.- la
sentì gemere, piangendo per lui. Sente le sue lacrime si alzò, distrutto, e
passò completamente su di lei, chiudendole le mani sul viso. Cominciò a
baciarla, ad asciugarle ogni singola lacrima, benché avesse voluto piangere con
lei e appoggiò la fronte alla sua. - Mi dispiace...mi dispiace Elettra...- -
Harry, devi tornare da lui.- - Ne ho basta di tornare sempre da lui.-
sussurrò amaramente - Voglio tornare in un posto dove lui non ci sia.- - Non
ci sarà mai quel posto se non torni ora a combatterlo.- - Lui tornerà
sempre.- - No, non dirlo.- - Posso ucciderlo all'infinito...ma lui tornerà
sempre. Insieme a tutti quelli che credono in lui.- e scivolò via da lei,
sedendosi sulla sponda del letto, con le mani in testa - A cosa serve
combatterlo allora?- - Harry...- - Ne ho basta! Sono stanco Elettra! Tutto
questo non è mai servito a niente!- La ragazza lo fissò oltre il velo delle
lacrime. Vedeva solo la sua schiena e tremava. Tremava come un bambino. Il
bambino sopravvissuto. Ma forse quel bambino era morto. I maghi di tutto il
mondo si erano sbagliati. Voldemort era riuscito nel suo intento, 22 anni
prima. - Io non posso fare niente per te.- Harry Potter si tolse le mani
dal viso, con la cicatrice che scottava. Si girò a guardare la ragazza che amava
e vide i suoi occhi azzurri calmi, vicini e lontani, dolorosamente
contratti. - Nessuno può aiutarti stavolta. Ron ed Hermione non ci saranno.-
mormorò ancora, avvolgendosi nel lenzuolo - Sei solo Harry. Sei solo contro il
suo fantasma. Vai da lui ogni notte per convincerti che tante morti hanno avuto
un senso... che Cedric non è morto per nulla, che perdere Sirius non sia
successo...vai da lui per convincerti che il suo odio avesse radici vere...e se
anche le avesse Harry? Ha odiato suo padre, i mezzosangue, i babbani...ha
versato sangue. Il suo odio aveva delle radici vere. Ma valeva la vita dei tuoi
genitori Harry?- Si sentì trapassare il cuore dalla lama del ricordo. No.
Tanto odio non sarebbe mai valso la vita di tutta quella gente. - Non era
buono, Harry. Lui era solo...un uomo.- continuò Elettra con le lacrime che
riprendevano a rotolarle sulle guance arrossate dal pianto - Ma non puoi cercare
di comprendere...o di trovare una ragione alla morte dei tuoi genitori...ti stai
rovinando...e loro non lo vorrebbero. Tu sei Harry Potter, è vero. Sei il
salvatore dei maghi, che tu lo voglia o meno. Puoi cercare di capire Tom Riddle.
Se vuoi puoi farlo. Ma non c'è ragione...non c'è giustizia Harry! Non c'è
giustizia in ciò che ha fatto!- alzò la voce, quasi senza accorgersene - Non c'è
giustizia in ciò che ti ha fatto Harry! Se dovessi ragionare come lui allora
dovresti prendere la bacchetta in questo istante, tornare a Cedar House e
ammazzare Tom con la maledizione senza perdono come lui ha fatto con tua madre,
che ha dato la vita per te! Ecco cosa dovresti fare...- lo fissò, vedendolo
sgretolarsi come un sogno infranto - Ma non è così che va...Tom è un dono,
Harry. E non devi buttarlo via. Come non devi buttare via la tua
vita.-
Che qualcuno mi aiuti... Aveva pregato, per sentire quelle
parole. Aveva pregato per anni. Tom Riddle era un uomo. Un uomo che
aveva paura di morire. Che si era macchiato di sangue innocente, che aveva
odiato, che aveva vissuto nel rancore. E che al suo peggior nemico aveva fatto
il dono di un figlio. Il piccolo Tom...era un regalo. Gli occhi blu
del bambino spazzarono via le tenebre in cui era avvolto.
-
Cristo...Elettra...- Harry si piegò su se stesso, faticando a trattenere i
singhiozzi. Da quanto tempo non piangeva? Anni interi. Artigliò le dita
sulla faccia, sentendo scivolare via con le lacrime un dolore pesante come un
macigno. Un dolore che avrebbe continuato a schiacciarlo fino alla morte...ma
ora si era fatto sopportabile. Era solo, si. Era solo, lo era sempre
stato. Lui e Voldemort erano sempre stati soli. Ma c'era qualcuno che
stava comunque alle sue spalle. Che lo guardava con amore, rispetto,
orgoglio. Se si fosse lasciato morire...cosa ne sarebbe stato di Tom? -
Vieni qui.- sussurrò Elettra, prendendolo di nuovo fra le braccia, mentre
affondava il viso nella sua spalla - Vieni qui.- Continuò a cullarlo e ad
accarezzarlo, sussurrandogli parole sconnesse che non avrebbe capito comunque,
avvinghiato a lei come all'ultima mano protesa in suo aiuto. - Elettra...-
singhiozzò, abbracciandola tanto forte da farle male. - Shhh...ci sono io. Va
tutto bene. Stai tranquillo...- e gli baciò la tempia, stringendolo con
altrettanta forza - Stai tranquillo Harry. Andrà bene...andrà...- Elettra serrò
i denti, sentendo dentro di sé un misto di paura, rancore e ira avviluppate in
un grumo mortale - ...andrà tutto bene amore.- - Andrà tutto
bene...-
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Capitolo 36 *** Capitolo 36° ***
dest36
Il ventisette dicembre, verso le due di notte, accadde qualcosa a Lane Street
che poteva essere tranquillamente catalogato come uno dei nuovi giochetti
perversi dei Lestrange. Metà della casa era uscita a divertirsi: Ron era
andato dalla sua misteriosa fidanzata, Edward era sparito al cinodromo
portandosi dietro Blaise ed Elettra (gli unici che ogni tanto riuscissero a
fargli venire un po' di buon senso!) mentre May era tornata giusto quella sera e
se ne stava nella camera di Draco, ad aspettarlo. Tom dormiva pacifico nel
suo letto, con Veleno a sonnecchiare sul suo piumino, mentre due sonnambule a
caso, Hermione e Beatrix, stavano sedute in pigiama nel salone, davanti allo
schermo ultra piatto, a girare da un porno all'altro, vista l'ora tarda, ma una
in mano aveva una birra mezza vuota, l'altra un bicchierone di
sangue. L'apoteosi dello svarionamento di certi orari erano Harry e Draco che
si erano ritrovati a farsi il bagno insieme (il biondo nella doccia, Potter
nella vasca!) a causa di forza maggiore. I loro bracciali si erano rimessi a
fare le bizze. - Ho messo su due chili.- bofonchiava Harry, accendendosi una
delle Malboro di Malfoy, immerso nella schiuma. - Hn, più o meno anche io.-
gli urlò quasi il biondo, per sovrastare il baccano della doccia - E' colpa del
pudding!- - No bello, è colpa della fonduta al cioccolato di tua zia!- Potter
se la sognava ancora. A quel dolce mancava solo la parola, poi sarebbe stato
perfetto. Altro che due chili! Sirius come minimo ne aveva messi su
quattro! Fra tutti i Black e Draco doveva ammettere che non aveva mai visto
nessuno così goloso di cioccolata. - Cosa stanno facendo quelle due là in
salone eh?- Draco spense la doccia, avvolgendosi un asciugamano blu scuro
attorno ai fianchi ed uscendo dal box - Non è che la piccoletta si sta rifacendo
i denti sulla mezzosangue?- - Scusa ma credo sia poco probabile. Uno perché
Trix ha bevuto tanto da scoppiare e due...non credo che riuscirebbe a mettere un
dito addosso a Herm. Da quel poco che ho visto è diventata talmente potente da
far spavento.- - Si, ho notato.- borbottò Malfoy, mettendosi davanti allo
specchio appannato - Peccato le si contino le costole.- - E tu che ne sai?-
Harry gli scoccò un'occhiata storta. - ...L'hai detto tu no?- lo rimbeccò
l'ex Serpeverde - Hai detto tu che era magra...- - Ma vaffanculo Malferret.-
fu la gentile e chiara risposta. - Senti Sfregiato, non cominciare eh?-
ringhiò Draco rabbioso, togliendo il vapore dello specchio con un asciugamano
per le mani - Non capisco perché adesso tu debba metterti a fare certe
insin...cazzo!- si voltò di scatto verso la vasca, picchiando
il fianco contro il lavandino e spaventando Harry a morte. - Che succede?-
gli chiese il moro, guardandosi attorno frenetico. - C'era...c'era qualcosa
sulla parete!- ringhiò Draco, pensando che aveva lasciato la bacchetta in camera
sua - C'era qualcosa, l'ho visto nello specchio Potter! ..Ehi...lo senti questo
rumore?- I due ghiacciarono, sentendo uno strano ticchettio risuonare per
tutto il loro bagno. Come qualcosa che picchiettava aguzzo sulle piastrelle.
Tipo...piccole zampe. Non fecero in tempo a pensarlo che il loro sinistro
invasore riapparve davanti ai loro occhi ma fu grazie alle grida che
cominciarono a provenire da quel bagno che gli altri abitanti della palazzina si
svegliarono dalla catalessi. Tom stava uscendo dalla sua stanza, tutto
arruffato e assonnato proprio quando May allarmata si precipitò fuori dalla
camera dell'ex principe di Serpeverde in sottoveste e vestaglia rosa. -
Ragazzi!- li chiamò l'Osservatrice - Ehi, tutto bene lì dentro? Cosa
succede?- - Ma perché urlano?- si stupì anche Beatrix, arrivata dalle scale
del primo piano in quel momento. - Non è che quei due idioti se le stanno
dando a quest'ora vero?- sbadigliò Tom - Non possono dormire?- - Allora?-
sbuffò anche Hermione, raggiungendo il gruppo con la bacchetta in mano - Falso
allarme?- - Non lo so...- le disse May, picchiando di nuovo sulla porta -
Ragazzi, che succede?- - C'è...c'è...- la voce di Harry giunse ovattata
dall'interno del bagno - C'è...un fottuto ibrido formato scorpione che scorrazza
sul pavimento!- urlò - E' gigantesco! Ma sembra aver paura dell'acqua...-
aggiunse, visto che l'essere nero con più di dieci zampette aguzze piene di
aculei sembrava stare lontano dall'acqua uscita nella colluttazione, considerato
che Malfoy, dopo aver buttato sopra l'ibrido l'asciugamano che aveva sui
fianchi, ora se ne stava nudo con tutta la gioielleria al vento insieme a lui,
in piedi, dentro alla vasca. - Ha paura dell'acqua?- disse Tom - Ragazzi, non
è che è un ragno?- - Maledizione, ha una coda enorme!- ringhiò Draco facendo
traballare tutta la casa, mentre Hermione andava di sotto, prendeva un
attizzatoio dal caminetto e tornava da loro. - Ok...allora adesso veniamo e
lo sistemiamo, va bene?- propose May. - No!- urlò allora Harry. - Come
no?- bofonchiò la Aarons mentre Trix sorrideva all'arma improvvisata della
Grifoncina - Dai ragazzi! È tardi, fateci entrare e sistemiamo la faccenda. È
solo un ibrido, dai!- - Insomma, May non entrare!- sbottò Potter - Non
abbiamo niente addosso!- A quella frase May dovette lasciar perdere ma
Hermione, già stufa di tutte quelle menate, andò dritta alla porta e dette un
paio di colpi - Ragazzi, sono io. Sto entrando.- - Cosa???- sbraitò Draco,
riconoscendo la sua voce - Senti, non abbiamo bisogno di...- - E piantala!-
disse la strega roteando gli occhi - Fra tutti e due non avete niente che non
abbia già visto anni fa, quindi fatela finita. Adesso state buoni che sistemo
tutto io ok?- E in effetti sistemò tutto con calma. Entrò rapida e si
richiuse la porta alle spalle, tenendo fermo con la telecinesi l'ibrido che
aveva subito cercato di attaccarla. Si agitò parecchio e non fu facile
controllarlo ma dopo averlo immobilizzato con la bacchetta, infilzarlo con
l'attizzatoio fu un gioco da ragazzi. - Ma che schifo...- Harry si sporse un
po' verso di lei - Che roba è?- - Non lo so...- disse la Grifoncina
disgustata - Ma puzza da morire. E continua ad agitarsi...- aggiunse, visto che
l'ibrido continuava a muovere le zampette appuntite in maniera frenetica - Torno
di sotto, vado a vivisezionarlo...- e anche non volendo, un'occhiata le cadde
dove non doveva - Volete che accenda il riscaldamento ragazzi?- Venne
cacciata fuori in malo modo, visto che ridacchiava come una matta e che quei due
erano molto suscettibili sul loro armamentario da prestazioni, così dopo essersi
presa una strana occhiata da May tornò di sotto, accompagnata da due
curiosissimi maghetti undicenni che non vedevano l'ora di assistere. - Io lo
trovo un po' macabro.- disse la Aarons, osservando Hermione che piantava
l'attizzatoio su un tagliere per impedire all'ibrido di fuggire - Ma vuoi
davvero farlo qua?- - Bhè, dovrete tagliare il pane da un'altra parte d'ora
in avanti.- rispose la Granger senza neanche guardarla - Piuttosto, mi serve un
coltello lungo e una mannaia. Devo staccare la coda a questo maledetto
affare...credo sia velenosa.- - E ha anche paura di Trix.- se ne uscì Tom,
catalizzando l'attenzione delle due Auror. - Come?- si stupì May. - Si,
guarda...- e indicò l'animale demoniaco che emetteva strani suoni acuti quando
la Vaughn si abbassava su di lui, peggio ancora quando gli soffiava addosso coi
canini bene in vista. - Ma bene.- sorrise Hermione soddisfatta - Questo è un
indizio, mi sarà utile.- Superata la sparata sarcastica delle Grifoncina e
dopo essersi ripresi i pochi brandelli di dignità che era loro rimasta, Harry e
Draco uscirono dal bagno con addosso i pantaloni e anche una maglia, tanto per
coprirsi meglio, ma una volta in cucina desiderarono tornare indietro. -
Oddio...ma cazzo mezzosangue!- sbottò Malfoy - Proprio qua dovevi farlo questo
lavoro?- Hermione e May, soprappensiero, sollevarono il capo
contemporaneamente e il biondo, avendo capito la gaffe decise di modificare il
tiro, raggiungendo il bancone della cucina con la bocca ben chiusa. La
Granger aveva l'anima del coroner, secondo lui. Aveva vivisezionato quel povero
ibrido, che ora sinceramente gli faceva un po' pena, in un sacco di pezzettini.
Gli aveva staccato la coda con un pungiglione da far invidia all'ape Maia, due
strani arti con due chele che secondo il suo modesto parere avrebbero potuto
spezzare anche un osso umano, le piccole zampette appuntite come coltelli e
anche la testa. - E' una macchina per uccidere questo coso.- sussurrò
Harry. - Non sai quanto hai ragione.- sibilò la Grifoncina, estraendo il
veleno contenuto nella coda dell'animale demoniaco, mettendolo in una provetta e
dandolo a Malfoy - Chiunque l'abbia creato è un bravo alchimista ma sinceramente
l'ho trovato ancora molto debole.- - Stai dicendo che era un prototipo?- le
chiese May scettica. - Si, lo trovo del tutto imperfetto.- continuò la strega
dagli occhi d'oro - Intanto stava lontano dall'acqua, sembrava infastidito dalla
presenza di Beatrix il cui sangue è di metà vampiro ed era, ripeto, molto lento
nei movimenti. Secondo me era solo un giocattolino di prova dei Lestrange.- -
E meno male che dovevano far passare in santa pace le feste.- sentenziò Trix
sarcastica. - Che barba.- sbuffò anche Tom - Io me ne torno a dormire.- -
Ehi fermi voi due piccoli mostriciattoli!- sbottò May seria - E se ce ne sono
altri in giro per casa?- - No, non ce ne sono.- li tranquillizzò Hermione,
guardandosi il bracciale al polso - Non rilevo niente.- - Per adesso.-
sottolineò May. - Bhè, spero che non arrivi altro.- rispose l'altra serafica
- Se hai delle premonizioni fammelo sapere.- La Aarons se ne andò sospirando
per tanta testardaggine in camera di Malfoy avendo però l'accortezza di dire
anche davanti al biondo, proprio davanti a Hermione, che l'aspettava in camera
loro. Naturalmente il self control di Draco, cimentato in anni e anni di
menefreghismo, gl'impedì di arrabbiarsi a dovere ma la seguì poco ordinando
praticamente a Potter di fare un giro della casa mentre lui andava a sistemare
alcune questioni personali in sospeso. Andati a letto anche Trix e Tom, Harry
scoccò un'occhiata strana alla sua migliore amica. - Che c'è?- gli chiese
sorridendo - Qualcosa non va?- - No, niente.- alzò le spalle, dandole un
bacio sulla fronte - Mi ha fatto solo ridere Malfoy in bagno.- - Già. È
impressionante come uno come lui tiri fuori la carta del pudore quando non sa
neanche dove stia di casa.- Potter ridacchiò, mettendosi sul fuoco del latte
caldo - Tu lo vuoi? Lo prendi sempre col miele?- - Si, grazie.- Hermione si
lasciò andare sul divano esausta - Oddio, fare a pezzi quel coso è stata dura!
Mi fanno male le spalle e i polsi. Colpa di quella mannaia...porca miseria ma
per cosa la usate?- - Oh, Tom ti ha dato quella di Malferret.- ghignò il moro
raggiungendola con le tazze pronte - Quel deficiente la usa per tagliare cose di
cui non so neanche il nome. Piante intendo. Per le pozioni.- - Immagino.-
rispose, portandosi la tazza fumante alle labbra - Stai meglio oggi?- -
Perché me lo chiedi?- - So che c'è qualcosa che non va.- gli disse
semplicemente - So che c'è ma non so cosa sia.- - Ora va meglio.- Potter si
passò le mani fra i capelli, incrociando le gambe sul divano - Cioè...non potrà
mai andare meglio ma ogni tanto mi serve che qualcuno mi ricordi che non c'è
solo il bianco e il nero.- - Adesso vedi le sfumature Harry?- gli chiese in
un sussurro. - Si.- annuì serio e libero al tempo stesso - Prevarranno sempre
il bianco e il nero ma la mia vita è piena di gradazioni di grigio. A volte non
riesco più a metterle bene a fuoco e perdo di vista le cose importanti.- -
Capita a tutti tesoro, non solo a te.- gli disse carezzandolo con un'occhiata
tenera. Harry le sorrise, adagiandosi contro l'imbottitura del divano - E' da
un pezzo che non mi sentivo chiamare così.- - Andiamo, non mi dirai che in
questi anni non ti sei dato alla pazza gioia.- ridacchiò lei, appoggiandogli la
testa sulla spalla, riprendendo una vecchia abitudine - Ron mi ha detto che ti
sei rimesso con Elettra solo l'anno scorso.- - Abbiamo pensato che doveva
passarsi i suoi anni a Hogwarts tranquilla.- - Che stronzata.- ghignò la
strega. - Un'enorme stronzata.- la corresse - Sono stati degli anni pallosi
senza di lei.- - E così Harry Potter rimane fedele eh?- - Totalmente.-
scandì serio - Una basta e avanza. Sto quasi cominciando a pensare che l'unica
cosa buona che abbia combinato in vita mia stata proprio mettermi con
Elettra...dopo aver allagato Serpeverde al sesto anno naturalmente.- - Ma
naturalmente.- Hermione inspirò, stringendogli forte la mano - Sai una cosa? Mi
sei mancato.- - Anche tu.- sussurrò il bambino sopravvissuto, baciandola sui
capelli - Ora però devo andare a dormire. Domani devo passare al Ministero di
mattina presto...a quanto pare Duncan ha qualcosa da dirmi. Tu non dormi?- -
Oh, non ho ancora voglia.- si limitò a dirgli, agitando la mano - Tu vai a letto
tranquillo va bene? Se capita ancora qualcosa me ne occupo io.- - Grazie
Herm.- le disse, andandosene sulle scale - Domani mattina però ti metto io a
letto personalmente. O io o Ron...ammesso che quel maledetto cornuto torni a
casa. Mi piacerebbe sapere con diavolo esce, porca miseria! Ed Elettra, quella
maledetta, lo sa e non mi vuole dire niente!- - Tesoro, ti ricordi con chi ha
fatto storie l'ultima volta che non voleva farci conoscere la sua ragazza?- -
Una cubista.- - No, scemo.- sorrise la ragazza - A scuola, a Hogwarts.- -
Bhè...- Potter fece mente locale, stranito - ...la Parkinson mi pare. Si, la
Par...OH CAZZO!- - Shhh!!!- lo zittì la Granger, quasi usando la magia - Ma
sei tutto matto?! Abbassa quella voce!- - Si fa di nuovo la Parkinson?- alitò
sconvolto, aggrappandosi alla ringhiera della scala - Ma è completamente
deficiente?! L'ultima volta lei gli ha messo le corna!- - Dopo che lui l'ha
piantata in asso a una festa.- gli ricordò rauca - Ma chissene frega comunque.
Se ti chiede non fare il mio nome e non farti scappare la cosa, va bene? Se non
vuole dirlo ci sarà un motivo!- - Certo, ha delle corna gigantesche!- frecciò
sarcastico. - Harry!- - Ok, ok!- sbuffò - Me ne vado a dormire e prometto
che starò zitto!- - Saggia idea! Avanti, fila! Buona notte.- - Notte
Herm.- le sorrise - Sogni d'oro.- Si, sogni d'oro. Hermione posò lo
sguardo sulle fiamme languenti nel caminetto e le sollevò con un gesto della
mano, attizzandole. Sogni d'oro. Da quando non sognava? Da quanto un bel
sogno non allietava il suo sonno? Incubi, incubi...solo incubi. Occhi
bianchi, risate di bambina. Fauci. Carne a brandelli. Grida. Buio. Non c'era
più posto per i bei sogni.
La mattina dopo, Ron entrò in casa verso le
sette di mattina, mezzo svestito e come sempre con la faccia beata. La sua
espressione da beota però si pietrificò davanti a Harry, seduto alla tavola in
cucina. - Ciao cocco.- gli disse perfido - Com'è andata?- - Bene.- Weasley
lo guardò di sottecchi - Come mai già in piedi?- - Devo parlare con Duncan e
se prendo Edward lo porto con me. Tu piuttosto...passata una bella serata?- -
Harry, non ricominciare per favore.- - Sai che sei un rompi balle? Perché non
mi dici chi è?- - Perché non è mai la stessa.- - See...come no!- - Che
vuol dire scusa?- - Andiamo, non sei mica un puttaniere come Malfoy o come
Edward!- - Sfregiato, vuoi regredire ai primi denti da latte per caso?-
sibilò Draco di pessimo umore, scendendo proprio in quel momento dal secondo
piano dove per la gioia di Dalton e specialmente di un'altra persona aveva
passato una nottata moltooo turbolenta, all'insegna di una litigata dietro
l'altra con la sua cara May. - Denti da latte?- Ron corrucciò la fronte,
attaccandosi alla busta del succo di frutta - Mi spiegate cos'è questa storia?
E' da prima di Natale che aleggia questa minaccia, ma che stronzata è?- -
L'hai detto. È una stronzata.- rognò Harry minaccioso - Dì un po' Malfoy, che
fai stamattina?- - Mi prendo una vacanza da questo schifo di mondo.- disse
rabbioso - Blaise dov'è?- - A Everland.- - Di nuovo? Cazzo ma è solo il
28!- - Si vede che si diverte di più con le piante velenose che con esseri
umani altrettanto letali.- disse Edward altrettanto sarcasticamente uscendo dal
bagno e mettendosi ai fornelli - Non credi Malferret?- - Ti avverto che non
sono dell'umore per sentire cretinate.- - Bhè, preparatevi.- li avvisò l'ex
Corvonero, facendo scintillare gli occhioni azzurri - Perché verrà il giorno in
cui attaccherò i manifesti e voi tre coglioni dovrete baciarmi il culo per il
resto della vostra rincoglionita vita da ciechi. Questo è il mio arzigogolato
modo per dirvi che siete dei rintronati con le fette di salame sugli occhi. E tu
sai che ho ragione, giusto Dray?- Il biondo aveva una tempesta negli occhi ma
visto che era in torto, e lo sapeva, tacque saggiamente, andando a chiudersi nel
bagno investendo quasi Tom che si era svegliato per il baccano. - Ma che
cos'ha?- si stupì il piccolo Riddle, sbadigliando. - Oh ma non dorme nessuno
in questa casa?- sbuffò Ron - Elettra dov'è?- - Fuori a correre e a smaltire
la fonduta al cioccolato.- lo informò Harry - Herm invece? Dove dorme?- - Nel
mio letto.- cinguettò Edward e lo fece così ad alta voce che da dentro il bagno
si sentì Draco buttare tutto all'aria. Decisamente era il caso di schiodare e
Dalton sapeva capire quando era ora di smetterla, anche se purtroppo il brutto
vizio di gettare benzina al fuoco non l'avrebbe mai perso. Ma in fondo, prima
della scoperta finale, doveva pur divertirsi no? E quale modo migliore se non
dare il tormento a quel deficiente che scambiava fondi di bottiglia per
diamanti? Così, sbadigliando dopo la nottata passata a perdere soldi al
cinodromo, afferrò Harry per il mantello e se lo portò al Ministero. Ron portò
Tom e Trix da Tristan per farli stare con la piccola Degona e poi se andò alla
Tana, May filò da Orloff con un diavolo per capello e...lasciò in casa una bomba
a orologeria. - Cazzo, cazzo...super cazzo!- sbraitò Draco uscendo dal bagno
quando ci fu il via libera - Non se può più! Questa casa è diventata un circo!
Ecco, ci mancavi anche tu!- aggiunse, mentre Pinky gli passava giulivo sotto al
naso, senza degnarlo di uno sguardo - Maledetti tutti i prosciutti del mondo!- e
dando un calcio a una sedia, portò lo sguardo sulle scale che portavano al piano
terra. Lì c'erano le camere dei ragazzi. E quella di Dalton. In un attimo si
sentì avvolgere dalla rabbia e andando dritto come una locomotiva alla stanza
dell'ex Corvonero, spalancò la porta come un forsennato. - Mezzosangue!-
sbottò - Non avevamo detto che andava bene anche il divano?!- Hermione,
nascosta sotto le coperte, stropicciò appena gli occhi e si alzò su un gomito,
guardando verso la porta. - Ma cosa vuoi?- mugugnò, ributtandosi sotto il
piumone - Vattene e non tornare a meno che non ci sia il diavolo in persona in
soggiorno. Se arriva chiamami che mi faccio fare un autografo.- - Ehi, non
scherziamo!- ululò andando al letto e tirandole via anche i cuscini - Potevi
dirlo che la schiena ti faceva male sul serio, io credevo mi stessi prendendo in
giro!- - E già, tanto non so come impiegare il tempo io...- bofonchiò,
arrotolandosi nel lenzuolo - Vattene dai!- - Dovevi per forza dormire con
lui?- - Edward non ha allungato un dito.- sentenziò, ficcando la testa sotto
al cuscino - E poi perché ti prendono queste fisse di prima mattina? Dai,
scollati...oppure ridammi le coperte che mi sto congelando!- - Vuoi vedere
come ti scaldo se non la finisci?- - Ohhh...- Hermione finalmente gli prestò
la dovuta attenzione, sogghignando - E come eh?- - Dai maniaca.- sbuffò,
calmandosi appena un pochino - Esci da qua. Puoi andare nel mio.- - No.-
scandì allora dura. - No? Come no?- - Io non ci dormo dove ha dormito
quella tizia.- sibilò fredda, visto che non capiva. -
Mezzosangue...senti...- - Mezzosangue un corno!- gli disse - E adesso vattene
sul serio, maledetto Serpeverde!- - Se no maledetta Grifondoro?- la sfidò,
portandosi le mani sui fianchi - Che mi fai?- - Ti stupiresti nel sapere
quanti giochini ho imparato in questi anni Malferret.- Draco tacque,
mettendosi un attimo a guardarla - Non hai dormito.- - Infatti, sei arrivato
tu a rompere.- - Intendevo stanotte.- - Ti ho già detto che non mi sono
data alla pazza gioia con Dalton. Dio santo, ma sei perverso!- e si mise seduta,
distrutta e con la criniera tutta scompigliata - Cosa vuoi allora? Che
c'è?- - C'è che non dormi!- - Dormirei se mi lasciassi in pace, cazzo!-
esplose - Dio, siete proprio uguali! Dormi, mangia, vivi! Ma come pretendete che
lo faccia eh?- ma a quel punto capì di aver parlato troppo e si zittì
bruscamente. Cavolo. - Io e te dobbiamo parlare.- sibilò il biondo a quel
punto - E parlerai Granger, dovessi usare le maniere forti. Ti do cinque minuti
per vestirti e venire in cucina, poi entro in quel letto e parleremo lì sotto.
Decidi tu.- - Vai all'inferno!- sbottò lei, mentre Draco spariva oltre la
porta. Passarono cinque minuti abbondanti e scatenando l'inferno in cucina il
biondo cominciò a chiedersi se come al solito quella maledetta non lo stesse
sfidando. Oh, ma se voleva giocare col fuoco doveva solo chiederglielo. Credeva
che non avrebbe avuto il coraggio d'infilarsi nel letto con lei? Non chiedeva di
meglio, specialmente dopo quanto accaduto con May ma sfortunatamente per lui in
quel momento gli si smaterializzò praticamente davanti, gli occhi dorati pieni
di fiamme d'irritazione. La guardò bene, incurante di perderci troppo tempo e
dovette ammettere che stavolta la piccola rischiava. In jeans strappati qua e
là giusto per fargli perdere qualche anno di vita, una maglietta nera maniche
lunghe scollata a V con una piccola scritta rossa sul seno: "DANGER" Oh,
pericolo. Di certo. Ma non per lui. Per LEI! - Ti aggrada il mio
abbigliamento Malfoy?- lo incalzò perfida e sempre più scocciata. - Lo sai
che non faccio complimenti a parole.- disse serafico, tornando a prestare
attenzione solo al suo caffè - Avanti mezzosangue. La sedia è lì davanti, ci
sono caffè e vitamine e io ho tutta la giornata da perdere.- - Non c'è la tua
bella oggi?- insinuò Hermione, facendo il giro della tavola. - Diciamo che ho
rivisto il nostro rapporto stanotte.- le spiegò sarcastico - La magia in una
coppia va bene...ma con lei ce n'era decisamente troppa.- - Oh e da quando
sei diventato così romantico?- frecciò, versandosi a sua volta una tazza enorme
di caffè nero. - Non era una metafora.- Hermione stavolta gli puntò gli
occhi addosso ed erano anche parecchio minacciosi. - Ha usato la magia su di
te?- sibilò, iraconda. - Non ha negato ma non l'ha neanche ammesso.- Draco si
lasciò andare contro lo schienale dell'alto sgabello bianco del bancone - Mi ha
urlato addosso dicendomi che sono inaffidabile, che con me non si sente sicura e
che sono un vermiciattolo per aver anche solo pensato che possa avermi scagliato
addosso un sortilegio d'amore.- - Sulle prime cose direi che ha ragione.-
sentenziò, facendolo sbuffare - Ma se fossi in te starei attento.- - Abbiamo
già sviscerato l'argomento sul perché non ti piaccia, questa è un'altra
situazione.- - Non quando scaglia incantesimi addosso a te.- Draco la
guardò attentamente, poi riuscì a sorridere - Vuoi difendermi mezzosangue?- -
Non voglio che una che parla con Orloff tutti i santi giorni abbia questo
effetto su di voi.- gli chiarì, nascondendo il viso nella tazza - Quella
continua a non piacermi. E gradirei avere un'opinione lucida da parte tua, se è
possibile.- - Io sono sempre lucido.- le rinfacciò. - Se, come Harry e Ron
in questo momento.- - C'è una sola cosa che m'impedisce di vedere chiaramente
in una qualsiasi situazione e ti garantisco che non è May.- rispose, sfidandola
di nuovo tanto da farle tenere il caffè con due mani - Comunque, nonostante
andassi a letto con lei e mi trovassi bene in sua compagnia, il nostro rapporto
aveva purtroppo una falla troppo grande.- - E sarebbe?- - Non l'amo.- -
Oddio e da quando ti fai questi problemi?- - Da un pezzo.- le disse chiaro e
tondo - E non fare finta di niente.- - Cosa? Io non faccio finta di niente!
Mi sembra di essere sempre stata sincera con te!- - Affanculo la sincerità.-
sbottò, andando a buttare le tazze vuote e i piatti nel lavandino, dove
cominciarono a lavarsi da sole con spugna e acqua insaponata - Bene, appurato
che tu e Cameron state insieme solo per scaldarvi le ossa ogni tanto, appurato
che io e la Aarons abbiamo chiuso perché non mi fido di lei, passiamo a quello
che m'interessa davvero.- e la fissò così a lungo che Hermione pensò che stesse
facendo come sempre allusioni sessuali. - Non...non vorrai...- - Per
l'amor di Dio!- rognò seccato, mentre le sue guance si tingevano appena un po'
di color pesca - Dai Granger, non farmi sprecare ancora fiato inutilmente. Dimmi
cosa succede, dall'inizio alla fine e non farmi girare le palle perché oggi non
è proprio giornata. E vedi di non raccontare storie perché me ne
accorgerei.- - E già, non ho segreti per te vero?- sbottò, estraendo dalla
tasca dei jeans un foglietto ripiegato in quattro e buttandoglielo sotto al naso
- Ecco il problema.- e puntò l'indice sulla carta - Ma prima che tu lo
apra...devi promettermi che questa conversazione non uscirà da noi
due.- Draco corrucciò la fronte, mettendosi una sigaretta fra le labbra -
Cosa intendi?- - Che è un segreto fra noi due.- gli chiarì meglio la ragazza,
prendendogli la sigaretta con stizza - Non voglio che tu dica mai a nessuno
quello che sto per chiederti adesso, ti va meglio così? Devi giurarmi sul tuo
maledetto sangue di serpente che questa storia te la porterai nella tomba.
Non...non voglio dare un altro dolore a Harry e a Ron.- concluse, abbassando gli
occhi, come se si vergognasse di qualcosa. - Oh, quindi puoi darlo a me.- le
disse serafico. - Solo tu puoi aiutarmi adesso.- mormorò, ridandogli la
sigaretta che il biondo si accese - Caesar non mi capisce ma da un demone posso
aspettarmelo. Spero che invece tu possa darmi una mano.- - Lascia.- Draco
indicò il foglietto e quando lei finalmente vi tolse il dito, anche se con molta
agitazione, riuscì ad aprire il cartoncino e a leggere qualcosa che per un lungo
minuto lo fece restare con gli occhi incollati a quella scritta. Hermione
sapeva come avrebbe reagito. Impietrito, freddo, sconvolto, quasi a pensare di
essere in un'altra realtà. Quando Malfoy risollevò lo sguardo, le sue iridi
grigie erano come piombo cristallizzato. - Era questa la cosa illegale.-
sussurrò roco - Era questo che cercavi.- La strega non distolse mai lo
sguardo vuoto, aspettandosi tutta la commiserazione e il disprezzo che si
meritava. - E' illegale.- le disse ancora Draco, accartocciando il foglietto
e bruciandolo. - E' l'unica cosa che mi fa andare avanti.- - Io non la uso
e vado avanti comunque.- - Tu non sei stato mangiato vivo per tre mesi!-
ringhiò allora Hermione, cominciando a tremare sullo sgabello - Se non vuoi
aiutarmi va bene...ma non ti azzardare a farmi la paternale come Caesar. Da lui
posso aspettarmela, non sente niente. Ma non da un essere umano!- All'ultima
frase aveva alzato la voce ma Draco non si scompose. Dentro aveva un inferno ma
ormai doveva andare in fondo a quella storia. - Da quanto tempo la usi?- -
Da quando sono tornata nel Golden Fields.- - Riduci le dosi?- - Giorno
dopo giorno.- rispose appena - Se riesco a non impazzire e a trovarne altra
entro una settimana dovrei ridurre rapidamente fino a smettere entro un
mese.- - E' per questo che non dormi allora.- continuò pacato - Perché hai
finito le scorte.- La vide sogghignare, passarmi le mani nervosamente fra i
capelli. Non poteva certo darle torto. Chi sarebbe mai riuscito a dormire dopo
essere stato divorato da un demone notte dopo notte, cosciente e distante con
l'anima imprigionata? - Mi serve la Salvia Splendens.- sussurrò Hermione,
pulendosi gli occhi lucidi - Mi serve Draco. So che è illegale, l'ho già cercata
per tutta la Gran Bretagna ma Caesar si rifiuta di continuare a farmi le
pozioni. Dice che ne sono schiava.- - Cameron ha ragione.- - Si ma riesco
a ridurmi le dosi da sola maledizione!- urlò quasi, balzando in piedi - Dio, mi
sembra di impazzire! Mi trattate come se fossi una povera pazza che ha avuto un
problema qualsiasi!- - Non ti tratto da pazza.- chiarì gelido - Ma se mi
chiedi di trovarti quell'erba...- - Tu sei un alchimista!- lo supplicò,
facendo il giro del tavolo di volata e quasi aggrappandosi alla sua camicia - A
te non farebbero storie! Nessuno ci farebbe caso!- - Quindi mi stai chiedendo
di commettere un errore ancora più grande preparandoti la pozione Divora
Sogni.- - Ti sto chiedendo di aiutarmi.- disse allora, facendosi indietro ma
Draco l'afferrò per i polsi, per non lasciarla sgusciare via di nuovo - Quella
pozione è stata bollata insieme alla Salvia Splendens. Uccideva i sogni dei
Veggenti.- - A me invece uccide solo gl'incubi.- Hermione non aveva mai
neanche pregato Caesar in quel modo ma ora davanti a Malfoy stava perdendo del
tutto la ragione. Non dormiva da giorni, si sentiva spossata, esausta,
distrutta. E quegli incubi la perseguitavano. Sogni oscuri, pieni di gemiti
rochi, urla, sangue, sussurri inumani. Quella pozione, la pozione Divora
Sogni, l'aiutava da mesi a vivere e quella salvia, l'ingrediente unico nel suo
genere che serviva proprio per annullare i sogni dei maghi, era tutto ciò di cui
aveva bisogno. Strinse di più le mani tiepide di Draco che in tanti anni non
erano cambiate. - Per favore.- mormorò allora - Per favore.- Dopo un lungo
secondo, Malfoy riuscì a staccarsi dalla sua presa e andò alla finestra. Si
appoggiò di peso ai lati delle ante di vetro, osservando la neve che cadeva
incessante. Lane Street era sempre illuminata, viva e vociante. Di colpo
ricordò lo stato in cui l'aveva trovato, mesi prima, in quella cella. Era
stata mangiata viva. L'aveva chiamato ogni notte e l'aveva ignorata. Glielo
doveva. - Ci sono due condizioni.- disse roco, senza guardarla. - Dimmi.-
la sentì sussurrare alle sue spalle, con tono sottomesso. - La prima è che io
mi occuperò di questa faccenda dalla Salvia, alla preparazione e alla riduzione
delle dosi. Tu dovrai limitarti a bere la pozione, a dormire, a mangiare e a
fare come dico io.- - Quindi...vuoi occupartene da solo?- Hermione sembrava
sorpresa. - E' quello che ho detto. Ti sta bene?- Si volse appena sopra la
spalla ma la vide annuire, dopo un lungo istante di tentennamento. - La
seconda condizione?- gli chiese, esausta. - Niente più segreti.- - Ho
detto che non voglio che Harry e Ron lo sappiano.- - Parlo di noi due.-
replicò, girandosi a fronteggiarla - Se c'è altro voglio saperlo adesso.- -
Altro? Non ti sembra abbastanza?- rise malinconica - Non ho altri problemi
Malfoy, stai tranquillo.- - Crenshaw?- - Jeager?- Hermione vibrò,
guardando istintivamente al calendario. La luna nuova sarebbe stata proprio la
notte del due gennaio, dopo il compleanno di Draco. - Cosa vuoi sapere di
lui?- - Nemici e basta?- - Un demone nel letto ti assicuro che è
sufficiente.- gli rispose sarcastica - Non mi ripasso tutta la casta oscura
della Gran Bretagna Malfoy e ti sarei grata se la smettessi d'insinuare ogni più
piccola bassezza ti venga in mente rivolta a me. Sarò diventata una gagia, sarò
cambiata e potrò non piacerti più ma mi tengo ancora un uomo per volta.- -
Hn.- Draco dette un ultimo tiro alla sigaretta, gettandola fuori dalla finestra
aperta - E chi ti ha detto che mi sei mai piaciuta?- - Scusa, dimentico
sempre con chi parlo.- Hermione sembrava distrutta dopo quella lunga
conversazione - Se siamo d'accordo allora me ne torno a dormire. Grazie mille
dell'aiuto.- - Un attimo.- Draco la richiamò, piegando ripetutamente l'indice
all'indietro - Dove pensi di andare?- - A dormire. Sei anche sordo oltre che
un idiota che non si sa scegliere la donna?- - Oh, questa me la lego al
dito.- rispose soavemente, del tutto incurante di quello che gli diceva -
Comunque i grazie non mi bastano. Vieni un po' qua Granger.- Hermione rimase
per un attimo paralizzata sul posto. Le sue gambe non sembravano aver voglia di
muoversi e ora gli occhi Draco le ricordavano tanto qualcosa.
Quell'espressione...la conosceva. - Che cosa vuoi?- gli chiese, facendosi
codardamente indietro. - Dove vai?- ghignò, come avrebbe fatto tanto tempo
prima il principe di Serpeverde - Perché scappi?- - Non sto scappando!- e la
mezzosangue del Grifondoro lo fissò furibonda - Per chi mi hai preso eh? Cosa
vuoi?- - Vieni qua Granger.- le ridisse, perfido. - Sto bene qui.- ma la
sua risata la irritò ancora di più - Cosa vuoi?- - Voglio che tu venga qui.
Adesso chi è il sordo?- - Possiamo parlare anche da qui.- replicò
ostinata. - E chi ti dice che voglio parlare?- Stavolta lo fissò con gli
occhi fiammeggianti. - Cosa vuoi? Il risarcimento per il tempo che perderai a
rimettermi in salute?- frecciò ironica - Se è così ti pago un paio di uscire in
uno strip club.- - Sarebbe interessante e ti ringrazio dell'offerta ma per
ora non m'interessa.- e stufo, cominciò lui stesso a farsi avanti con le mani in
tasca, giusto per il piacere di rimettersi a caccia. E che caccia. Di colpo una
sensazione che aveva dimenticato tornò a fargli battere il cuore. Aveva scordato
com'era stato appassionante, eccitante, bello e unico, quattro anni prima stare
insieme a lei e cercare il suo contatto, soli in una stanza. E
dall'espressione della Granger, anche lei doveva sentirsi così. - Hai
azzeccato la maglia mezzosangue.- sibilò a pochi passi da lei, fissando quel
DANGER in rosso. - Toccami con un dito e non lo riavrai indietro.- l'avvisò,
cominciando di nuovo a fare il giro del tavolo - Insomma, ma si può sapere che
ti prende?- abbozzò poi, scappando letteralmente via dai suoi occhi felini - Se
hai voglia di metterti a giocare hai sbagliato momento e persona, intesi?- -
Figurati, come giochi tu non ti batte nessuna.- e finalmente si fermò dall'altra
parte del tavolo, apparentemente stufo - Comunque non mi serve che mi cerchi
un'altra donna per ripagarmi del disturbo.- - E allora non darmi il
tormento!- rognò la strega, col fiatone. - Non vedi che non stai neanche in
piedi?- le fece notare - Sei diventata un chiodo Granger.- - Pensa ai fatti
tuoi.- lo rimbeccò - E poi non ti piacevano le anoressiche?- - Certo, a
diciassette anni quando ero un cretino.- - Perdonami ma non vedo la
differenza.- - Ahah...sei sempre più spiritosa mezzosangue. In questo mese ti
avverto che ti terrò d'occhio. Se non riprendi a mangiare ti lego al letto e
diventerò il tuo aguzzino.- - Abbiamo del lavoro da svolgere, te lo sei
scordato?- - Per ora mi occuperò di rimettere in sesto l'ultima ruota del
carro.- - Ultima ruota?- Hermione perse subito le staffe - Ehi, sarai anche
diventato uno fra i più famosi giocatori con provette dell'Europa ma ti ricordo
che io conosco il tuo vergognoso passato da quando avevi undici anni, signor
Furetto allegro, quindi vedi di smetterla di fare tanto il superiore!- -
Dio!- Draco ridacchiò, alzando quasi gli occhi al soffitto - Non sei proprio
capace a farti vedere debole eh?- - Continua a non piacermi.- sibilò la
strega - E la cosa comunque è molto imbarazzante.- - Ti serve solo una
particolare pozione.- le disse, calmandosi un po' - Non ti sei fatta un giro in
Paradiso in fondo.- - Grazie.- sussurrò Hermione, abbassando il viso -
Grazie,- disse di nuovo - senza di te non so come farei. E non prendere questa
frase e rigirartela come fai di solito perché non attacca questa volta!- -
Non attacca?- Draco levò un sopracciglio con aria maledetta sensuale - Dì un po'
tesoro...- e la fece arrossire come da tempo non riusciva più -...e da quando
siamo così reticenti eh?- - La tua arroganza non ha ancora raggiunto il
limite vero?- - Come il tuo orgoglio. Ricordami un po' Granger...perché ci
siamo lasciati?- Lei, presa in contropiede da un attacco così diretto,
cominciando a chiedersi se il suo aprirsi a Malfoy non gli avesse causato un
qualche scompiglio cerebrale, lo guardò di sottecchi. Non era molto sicura di
quell'essere diabolico. - Perché ci siamo lasciati?- ribatté stralunata -
Bhè...perché volevo diventare Auror in Germania.- - Hn. E non potevi
dirmelo?- le chiese, con una nota d'irritazione nella voce. - No. Tu dovevi
proteggerti dai Mangiamorte dopo l'esame e la fine della scuola.- gli spiegò
seria - Non sapevo quanto sarei stata via, inoltre...- - Inoltre?- la incalzò
serio. - Inoltre non ero sicura di come ce la saremmo cavata insieme fuori
dalla scuola.- Draco stavolta tacque, continuando a fissarla con la stessa
espressione di prima. Sembrava andato in catalessi...ma Hermione sapeva
perfettamente che era furibondo. - Cos'hai detto?- - Hai sentito.- Lui
schioccò la lingua, mettendosi le mani alle tempie - Fammi capire bene
Granger...- - Hargrave.- - Si, quello che è!- sbottò sarcastico - Granger,
Hargrave...sei sempre tu! La stessa dannata donna! Dunque, mi hai scaricato dopo
quasi un anno di relazione ai limiti dell'umana concezione perché non eri sicura
che fuori da Hogwarts avremmo retto, perché eri preoccupata per me, perché non
ti ritenevi in grado di portare avanti tutto compresa la difesa dello Sfregiato.
Ho riassunto bene?- - Direi di si.- rispose tranquilla. - E adesso io come
mi dovrei sentire? Cosa dovrei dirti?- Hermione sbatté gli occhioni sapendo
bene che aveva poco tempo per scappare alla velocità della luce - Non lo
so...magari "sono felice di essere stato piantato per una buona causa?"- -
Hai due secondi per sparire.- l'avvisò serio - Poi non mi fermerà più
niente.- E nascondendo un risolino Hermione se ne andò via velocemente.
Saltellò su ogni gradino per scendere al piano terra, poi uscire all'aria fresca
del mattino. Con la neve sul viso, si sentì stranamente allegra dopo tanto
tempo. Chissà se era merito di Draco...
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Capitolo 37 *** Capitolo 37° ***
Due grandi paia d'occhi, un paio giallo ambra e un paio
blu notte, spuntavano rapiti oltre il bordo del bancone della cucina e
guardavano dritti dritti verso Hermione, che leggeva tranquilla un grande libro
dall'aria antica. Non si accorse di Tom e Beatrix fino a quando i due
maghetti non tossicchiarono per attirare la sua attenzione. La strega sbatté
le palpebre, come per chiedersi che razza di germe della follia avessero in
corpo. - Ciao ragazzi.- sorrise - Vi serve qualcosa?- - Herm.- Tom la
guardò tutto attento, senza staccare il nasino dal bancone - Posso chiederti una
cosa?- - Problemi coi compiti?- gli chiese tranquilla. - Si.- annuì Trix -
Non riusciamo a trasformare un cucchiaino da thè in un cucchiaino di
porcellana.- - Però abbiamo già finito tutto il resto!- cinguettò Riddle -
Blaise ci ha aiutato in erbologia e Draco in pozioni.- - Complimenti. Conosco
due persone che invece facevano sega fino all'Epifania.- ironizzò la Grifoncina
proprio mentre Ron tornava dalla ronda pomeridiana con Harry e May - Ciao
ragazzi. Tutto bene?- - Niente di che. Una palla.- sbuffò Potter, levandosi
il mantello - Tanto è solo il 30. È a Capodanno che i vampiri e tutti i folletti
di Londra si danno alla pazza gioia. Che gran rottura di palle!- - Non te
l'ho detto?- cinguettò May soave - Duncan ci ha lasciati tutti a casa. Vuole che
teniamo d'occhio te e Tom, nel caso i Lestrange attacchino a sorpresa.- I
ragazzi rimasero sbigottiti. Erano anni che non si facevano un Capodanno
decente! Evvai! Scoppiarono in vere e proprie ovazioni, troppo gasati dalla
possibilità di potersi godere in santa pace, e diciamocelo, di potersi godere
veramente l'ultimo dell'anno come Merlino comandava ma...c'era comunque
qualcuno, come al solito, che non poteva non domandarsi se dietro a quella
strana magnanimità ci fosse qualcosa. Edward si versò un caffè sogghignando e
scoccando un'occhiata divertita a Hermione, che ricambiò il suo sguardo d'intesa
mentre tutti gli altri erano ormai già andati in palla per i fatti loro. -
Ehi Blaise! Hai sentito?- ridacchiò Harry quando Zabini tornò da lavoro - Domani
siamo liberi! Festa grande!- - Festa grande?- Blaise indicò Tom e Beatrix - E
i due piccoli mostriciattoli?- - Ehi, mostriciattoli a chi?- sbuffò la Vaughn
- Con le piante orrorifiche di cui ti circondi poi!- - Io ho una soluzione!-
disse il piccolo Riddle - Potete spedirci a casa dei King! Cloe mi ha mandato
una lettera stamattina, è confinata nella sua casa del Linkolnshire e così voi
potrete festeggiare tranquilli!- - Piuttosto ti mando da Caesar a giocare al
tiro al bersaglio di fine anno.- sbuffò Hermione - E se i Lestrange attaccano di
nuovo?- - Tanto quel coso aveva paura di Trix.- le sorrise il maghetto
incoraggiante - Dai Herm! Farà bene anche a te divertirti un po' lontano da
Cameron Manor! L'anno scorso a momenti tu e Caesar avete rotto tutto! Noi ce ne
stiamo buoni, promesso! E poi c'è anche Damon! Se capiterà qualcosa lui lo saprà
prima!- - Senza offesa per Howthorne ma quello non è granché affidabile.-
sindacò Draco che scendeva in quel momento dal piano superiore. Lui aveva fatto
il turno di notte e se n'era andato a nanna, per poi svegliarsi a quell'ora
indecente di sera, ovvero le sei e mezza - Allora sfigati? Cos'è questa storia
che siamo liberi domani?- - L'hai sentita Dray.- gli sorrise Blaise
incoraggiante - Allora? Contento?- - Se non altro per la prima volta dopo
quattro anni non dovremo sfondargli le orecchie a suon di auguri in mezzo a una
qualche rissa con dei vampiri in un pub dei quartieri alti.- frecciò Harry,
svaccandosi sul divano - Oh Dio, grazie!- - Posso chiedere a Gary cos'ha
intenzione di fare.- propose Ron. - Si ma non ne voglio sapere di Kinneas,
chiaro?- lo bloccò subito Harry - Se lo prendo ancora che sbava su Elettra
finirò sul serio per ammazzarlo.- - Dio Santo, come siete sempre gelosi...-
frecciò Edward, seduto allegramente seduto vicino alla Grifoncina - Sembrate
uomini delle caverne.- - Io e chi scusa?- cinguettò Harry. Dalton in
risposta sogghignò perfido anche se quel giorno si sentiva magnanimo. Non
avrebbe rotto troppo il misero sistema nervoso del serpentello o prima della
fine sarebbe scoppiato come un palloncino. - Allora Draco?- lo interrogò
Zabini - Che vuoi fare per il tuo compleanno?- - Appunto, così vedo se
risparmiare energie domani sera.- insinuò Harry. - Che ne so...basterà
mandare giù un whisky e del Prozac.- ironizzò il biondo serafico. - I tuoi
gusti non sono cambiati con gli anni.- Hermione aveva riassunto tutto con la sua
lingua sarcastica e forcuta verso Malfoy che tanto per cambiare, com'era
tradizione fra loro, le scoccò un'occhiata di fuoco che più di rabbia, sapeva di
libidine, ma nessuno ci fece caso per il momento. Mentre però il rapporto con
la Grifoncina sembrava andare un poco meglio, il rapporto fra May e Draco stava
lentamente sfociando in una specie di guerra fredda. La Aarons gli rinfacciava
di non credere in lei e di aver colto al volo la cosa per ributtarsi a pesce
sulla sua ex, mentre Malfoy accusa la loro Osservatrice di avergli fatto un
incantesimo d'amore. Considerando poi che il giorno prima May al culmine
dell'esasperazione gli aveva tirato in testa un portacenere...bhè, si poteva
quasi dire che gli avvenimenti erano andati oltre le più rosee previsioni di
Edward. Tornata Elettra, la biondina riuscì a strappare la promessa di andare
a fare shopping sia alla Aarons che alla Granger, per andare a comprare "l'abito
da combattimento" e questo dette tutto il tempo a Harry di parlare col duca di
Tenterdon, Daniel King, e sapere se poteva scaricargli davvero senza problemi
sia Trix che Tom. Alla risposta affermativa scritta personalmente da Cloe e
controfirmata da sua madre, Potter imbarcò i due ragazzi dentro al camino e li
spedì via con somma gioia del piccolo Riddle che non vedeva l'ora di rivedere
Damon e Claire. - Speriamo non si caccino nei guai quei quattro.- bofonchiò
Draco, mentre il fumo e le fiamme verdi invadevano il loro salone - Sembrano
delle maledette calamite.- - Come te Malferret.- - Come te Sfregiato.- lo
corresse il biondo - Allora? Io voglio il mio whisky e il mio Prozac.- - Sai
io invece cosa vorrei?- ironizzò il moro andando a cacciarsi in bagno - Vorrei
un anno lontano da te!- - Ecco bravo. Come regalo di compleanno ti voglio
fuori dalle balle!- - Per darti l'opportunità di fare cosa?- Harry si fermò
sulla scala, appoggiandosi alla ringhiera con quell'aria da maniaco che gli
veniva solo quando si parlava di una cosa precisa - Ti ho sentito cantare sotto
la doccia, sai?- - Ah si? E allora?- - Blaise dice che non lo fai da
anni.- - Potter, arriva al sodo.- - Arrivaci tu. Hai qualcosa sulla
griglia?- - Qualcosa cosa?- - Non saprei. Una cosa che ti fa cantare sotto
la doccia non è mica roba da niente. Provo a indovinare...- - No eh?- Draco
lo linciò con un'occhiataccia - Non ricominciamo con questa menata! Non darmi il
tormento! Vai a rompere i maroni a Weasley!- - Tranquillo, per stasera ho
altro da fare. Comunque chiacchiereremo ancora sulla faccenda. A proposito...sei
ancora sicuro di ricordarti come si fa con lei? Io mi ricordo ancora bene se ti
serve una mano!- Un secondo dopo Malfoy tirò fuori la bacchetta e cercò
seriamente di Schiantarlo al muro ma Potter filò nel bagno proprio mentre la
magia del serpente s'infrangeva contro la parete, facendola quasi a pezzi. Dopo
aver rimesso a posto il muro quasi ridotto a un povero ammasso di cenere, se ne
tornò di sotto con un diavolo per capello trovandoci quella manica d'idioti
intenti a decidere come rovinarsi il fegato a capodanno. - Possibile che non
ti tiri su neanche un ultimo dell'anno lontano dal lavoro?- frecciò Blaise -
Sono giorni che ti sbatti con quegli intrugli schifosi, dai. Ma si può sapere
che combini?- - Veleno.- sibilò andando a fregare il poco di caffè rimasto
dalla tazza di Hermione - E tu si può sapere che leggi?- La strega alzò gli
occhi dal tomo di magia nera, guardandolo svagata - Studio, che vuoi?- -
Studi cosa?- le chiese Ron incuriosito, appoggiandosi alla sua spalla - Dio
Herm...ma com'è scritto piccolo. E guarda qua...morte apparente, furto di anime,
furto di desideri, ossessioni...e...come uccidere il possesso
demoniaco. Però.- - Viva la cultura.- disse May, appoggiata su un gomito
al bancone - E' proprio vero che non si finisce mai d'imparare.- - Ma voi non
dovevate andare per vetrine?- le richiamò Draco - Dai, fuori dalle
scatole!- - Cos'è, non ci vuoi tesoro?- lo prese in giro Elettra versandosi
del succo di frutta - Perché non vieni con noi?- - Per farvi da facchino? No,
grazie.- - Veramente per qualche consiglio.- Elettra lo guardò con la sua
espressione migliore - Dai, vieni ti prego!- - E' impressionante come tu ti
faccia fregare facilmente da ogni Grifondoro che ti guarda con un paio di
occhioni a calamita, sai?- lo prese in giro Blaise - Specialmente Elettra.- -
Qualcuno di voi non doveva andarsene al diavolo con Dalton?- - Tranquillo,
vado via.- gli disse Ron - Ho da fare.- - Ancora?- Hermione gli scoccò
un'occhiata maliziosa - Ehi Ron...me la presenti o no?- - Non ti ci mettere
anche tu adesso.- - Non è che è sposata davvero?- frecciò May - Ha anche dei
figli? E un marito geloso e manesco?- - Ehi, fatevi tutti una vagonata di
cazzi vostri!- sbuffò infine il rossino - Ci vediamo domani mattina ma se ci
sono problemi chiamati al cellulare!- e si Smaterializzò via prima che arrivasse
di nuovo Harry a fargli il terzo grado. Stranamente Potter non fece più storie e
alla fine si fecero convincere ad andare a fare acquisti con le ragazze, tanto
per occupare il tempo fino all'ora di cena. Spianare soldi sotto le luci
natalizie ancora scintillanti servì a far stare meglio Hermione. Stava a
guardare fuori dalla vetrina di un bar, davanti a una cioccolata calda mentre
gli altri chiacchieravano attorno a lei, allegri, leggeri, felici di poter
festeggiare l'anno nuovo. Chissà come stava Caesar invece. Guardò il suo
bracciale d'argento, carezzando il sangue sotto la cupoletta di
cristallo. Aveva proprio voglia di parlargli un po'. Voleva...voleva tanto
dirgli come si sentiva in quei giorni. Stava meglio. Draco...Draco aveva
accettato di aiutarla. E lei si sentiva bene ora. Ora, con Harry e Ron, con
Elettra e Blaise...con Draco. Il Golden Fields poi era meraviglioso in quel
periodo dell'anno. Era bellissimo. Le margherite nere eterne erano coperte di
neve e Caesar probabilmente in quel momento stava organizzando il tiro al
bersaglio di fine anno. Solitamente lui e Demetrius, insieme a qualche loro
amico svitato, l'organizzavano in cima al monte Everest. Cosa colpissero non
lo sapeva bene nemmeno lei ma voleva andare a salutarlo, a dirgli che
era...quasi felice. - Ehi.- sogghignò, mentre Draco le buttava la
panna nella sua tazza - Possibile che devi sempre scaricarla agli altri?- -
La cioccolata è buona da sola.- sentenziò - Mi scordo sempre di dirlo ai
camerieri.- - Si ma scaricala da Harry allora!- - E' già grasso.- -
Grasso sei tu, demente.- - Qualcuno sa dov'è andato Edward?- s'intromise May
- Ron è dalla ragazza, ma lui?- - Credo di nuovo alle corse.- ridacchiò
Blaise - Anche se non credo potrà fare molto. Ha poca memoria per i numeri e ha
scritto il codice della sua carta di credito magica in giro per la tutta la
sua stanza. Tempo un quarto d'ora e capirà che gli ho bloccato il contante da un
semplice sportello alla Gringott.- - Sei passato alla Gringott?- si stupì
Harry. - Si, stamattina.- annuì Zabini - Sono andato a prendere qualcosa per
conto di Everland. Sta arrivando un carico dall'Italia con delle nuove erbe che
curano l'Invisibilità Cronica dei maghi fifoni.- - Utile no?- sorrise
Elettra, finendo la sua cioccolata - Forse avremo meno spioni in giro.- - O
ladri.- la corresse Potter divertito. - Gente, sono le otto e mezza.- li
avvisò May - Qualcuno di voi ha ancora voglia di cenare?- - Si, la Granger.-
chiarì Draco. Hermione alzò un sopracciglio - Veramente io sarei sazia.- -
Ma va? A me fanno male le mani sai?- rispose soave - Stasera non ho voglia di
sollevare pesi.- Per tutta risposta videro la Grifoncina fissarlo bellicosa
ma dopo quella stranissima frase del biondo, lei acconsentì a mangiare
qualcosa con gli altri, allibendo tutti per essere così docile e specialmente
Blaise che aveva notato negli ultimi due giorni uno strano via vai di sguardi,
ammiccamenti, frasi assurde e sibilline fra il suo migliore e la sua ex ragazza.
Si chiese cosa stesse combinando quello spostato di Draco fino a quando non
arrivarono sotto casa. Le luci nella palazzina erano accese al primo
piano. - Dev'essere tornato Edward.- bofonchiò May, sbadigliando. - Oppure
Ron s'è portato a casa la fidanzata.- cinguettò Blaise perfido. - Neanche fra
un milione di anni.- sbottò una voce alle loro spalle. Ron Weasley apparve
dietro alle loro schiene, facendo prendere un colpo a quella manica di pettegoli
che alla fine si decisero a salire in casa senza far tante storie, anche se il
rossino sapeva che ormai la sua storia non poteva restare segreta ancora a
lungo. Una volta salite le scale però e arrivati in cucina, Draco arricciò il
naso. C'era un profumo strano in casa...un profumo...di Rose di
York. Sgranò gli occhi ed estrasse la bacchetta giusto in tempo per
girarsi al buio e vedere il camino acceso nel salone. Lui e Harry, seguiti
dagli altri, vi entrarono cauti ma videro Dalton seduto sul divano. Gli occhi
azzurri di Edward guizzarono appena, indicando loro l'ospite che non si era
fatta annunciare. - Cugina.- Malfoy schioccò la lingua rabbioso. Sul
divano di fronte a Edward, Vanessa Lestrange stava seduta in tutta la sua
bellezza e in una profusione seta costosa, damasco e gioielli col marchio dei
Black che avrebbero fatto impallidire quelli della regina. Il pesante abito
di damasco rosso era cinto alle spalle da una pelliccia bruna, soffice e
vaporosa. Sulla spalla nuda lasciata libera dalla foggia del vestito, la
strega portava un serpente arrotolato che sembrava carezzarle la gola con la
lingua biforcuta mentre accucciato sulle sue gambe c'era un gatto nero, dagli
occhi chiusi. - Draco, tesoro.- sussurrò Vanessa soave - Come stai?- -
Cosa ci fai qua?- le sibilò Harry. - Salve signor Potter.- replicò
tranquilla, muovendo appena la bocca umida e carnosa - Stavo giusto parlando di
te col caro signor Dalton e devo dire che ha saputo intrattenermi piacevolmente
durante la vostra assenza.- - L'hai fatta entrare tu?- inquisì Ron, fissando
il loro amico. Edward scosse il capo, mettendosi una sigaretta fra le labbra
- No, era già in casa.- - Già in casa?- Harry assottigliò pericolosamente gli
occhi smeraldini - Come hai fatto?- - Ah già. L'incantesimo su questa casa
sarebbe impossibile da varcare perfino per Silente vero?- ironizzò la Lestrange,
giocando maliziosamente coi boccoli nei suoi lunghi capelli bruni - Peccato che
abbia parecchie frecce al mio arco.- - Stai zitta.- Hermione si fece avanti,
mettendosi accanto a Harry - Ho modificato io stessa l'incantesimo appena capito
che Katrina può passare fra gli specchi. Non c'era modo per un'entità incorporea
di annullarlo.- - Oh...- Vanessa sogghignò, carezzando la testa al suo
serpente - Chissà, forse qualcuno da dentro mi avrà aiutato.- A quella frase
i ragazzi gelarono ma Edward non mosse un muscolo, intendendosi perfettamente
con chi doveva farlo. - Katrina avrà manipolato di nuovo la vostra mente.-
aggiunse Vanessa, incurante e tranquilla - Quella ragazza sta diventando davvero
intrattabile da qualche giorno. Chissà cosa le è successo. E dire che all'inizio
non vi odiava così tanto...ora invece sembra furibonda.- - Smettila di
giocare e dimmi cosa sei venuta a fare.- le ordinò Draco minaccioso - Non che
m'importi ma dì ciò che devi e poi liberami dalla tua disgustosa presenza!- A
quell'uscita il gatto nero di Vanessa aprì gli occhi mentre il serpente sibilò,
quasi pronto ad attaccare. - Abbassa il tono tesoro.- l'avvisò la Lestrange
quasi indulgente - Ti ricordi di Nenia vero?- e carezzò di nuovo il serpente,
per placarlo - E' molto velenosa. Prima di far morire le prede le stritola,
infliggendo loro un dolore quasi insopportabile.- - Non è l'unico serpente
della casa.- replicò Draco serafico - E adesso parla.- - Mamma mia, come
siete così poco ospitali voi Auror...- Vanessa li studiò uno per uno - E così è
con voi che vive il mio prezioso fratello. Mezzosangue, Babbanofili,
traditori...e il bambino sopravvissuto. Bene.- la strega puntò gli occhi scuri
su Harry, ricordandogli quanto avesse odiato Bellatrix Lestrange - Che ti è
successo bambino sopravvissuto? Ora ti dai alle opere di carità? Non mi pare che
in passato tu ne abbia avuto molta...ora invece accogli il figlio dell'unico
uomo che tu abbia mai veramente odiato con tutto il tuo essere. L'uomo, il
grande mago che uccise la tua famiglia. E tu ora accogli il figlio di colui che
ti ha reso la vita un inferno. Dimmi perché.- - Non deve dirti niente.-
ringhiò Ron interrompendola ma la strega assottigliò la bocca, furibonda - Oh si
invece! Mi deve parecchio visto che si è portato via mio fratello, il sangue del
mio sangue!- - Quel sangue a cui tieni tanto voi l'avreste fatto versare nel
giro di qualche anno, rendendo Tom lo stendardo della vostra fottuta bandiera di
Mangiamorte.- le ricordò Malfoy gelido - Se sei venuta qua per discutere hai
sbagliato indirizzo. Se ci fossi stata quando era ora, sapresti che noi certe
cose le discutiamo con la bacchetta in mano!- - Ed è così che Potter ha
discusso la fine di mia madre immagino.- sibilò Vanessa, ora con gli occhi
contratti da un furore che aveva radici profonde - Dico bene Harry
Potter?- Stavolta il moro sorrise, stentando a credere a quelle parole. -
Te l'assicuro Vanessa...non aver ucciso con le mie stesse mani tua madre è
l'unico mio rimpianto.- In un attimo le fiamme nel caminetto avvamparono e si
sparsero per tutta la casa come un fiume di fuoco ma ovunque toccavano, non
riuscirono mai a colpire gli Auror che si difesero da quelle fiamme incantate
senza neanche muovere un dito. Lentamente la Lestrange le domò, facendole
indietro nel camino agitando brevemente una mano. Si mise in piedi allora,
incurante dei disastri che aveva fatto nel salone e fronteggiò Harry e
Draco. - Cosa vuoi?- le richiesero. - Mio fratello.- - Tuo fratello?-
Ron rise, incrociando le braccia - Per cosa ti serve?- - E' sangue del mio
sangue.- sibilò furibonda, tremando per la collera - Voi avete ucciso mia madre,
spedito in galera mio padre, assassinato il più grande mago di tutti i
tempi...- - Il più grande assassino di tutti i tempi.- la corresse Harry - E
ti giuro che se ci fossi stata, avrei ucciso anche te.- A quella frase la
strega tremò per qualcosa che non era rabbia. Colpita dallo sguardo limpido e
sicuro del bambino sopravvissuto, fu costretta a indietreggiare anche senza
volerlo. - Era questo che volevi cugino?- sibilò roca - Passare dalla parte
dei mezzosangue e dei babbanofili?- Draco scosse il capo, stentando a credere
di doversi ripetere anche dopo così tanti anni. - Tu non sei un vigliacco
Draco!- strillò quasi, isterica - Tu non hai mai avuto paura di morire! Non
potevi aver davvero paura del rito dei Mangiamorte! Tu credevi nella nostra
causa!- - Quando mai ho detto una cosa simile?- le chiese. - Tu eri con
noi!- continuò testarda - Forse non ne eri cosciente ma eri uno di noi!- -
Buttiamola fuori.- propose Ron risoluto. - Si, è ora.- sibilò anche May. -
Se eri venuta per una scenata allora puoi anche andartene adesso.- scandì Malfoy
- Forze, riprenditi le tue cose e vattene! Non ho voglia di vedere anche Rafeus
che viene a cercarti, quindi sbrigati prima che decida di farti pagare lo scotto
per altre cose. Sparisci!- - Scotto eh?- Vanessa lo trapassò con un'occhiata
truce - Ti sei fatto sporcare da una maledetta mezzosangue!- - Oddio.- sbuffò
Hermione - Ancora con questa storia...- - Vanessa, mi stai facendo perdere la
pazienza.- ringhiò il biondo - Avanti, vattene!- - Voglio il bambino.- disse
di punto in bianco, fissandoli - Voglio Tom.- - No.- Harry quasi sogghignò -
No, mai.- - E' un Black!- sentenziò la strega, stizzita - Non è il
suo posto questo!- - E non è neanche il tuo.- le disse Hermione - Non so cosa
stiate progettando in quell'orrore di casa col Grimario di Lumia Lancaster ma ti
posso assicurare che entro breve riuscirò a saperlo. Il tuo desiderio di riavere
accanto Tom forse potrebbe non essere così sincero come la tua perfetta tecnica
teatrale vuole farci credere.- - Complimenti Hargrave.- Vanessa avrebbe
voluto ucciderla davvero - Sei sopravvissuta all'inferno una volta ma...- Draco
la bloccò ancora prima che finisse. Aveva la bacchetta alta stavolta e sembrava
intenzionato a liberarsene una volta per tutte. - Aggiungi una sola parola su
quell'argomento e giuro che ti uccido qua, seduta stante. E che provino poi a
mettermi ad Azkaban! Libererò il mondo da un'infame vipera e non credo che
nessuno farà storie!- - Draco....calma.- Harry gli posò una mano sul braccio,
proprio come Blaise - Non serve.- - Non serve un cazzo!- ringhiò - Quella s'è
divertita per tre mesi a farci giocare al gatto col topo per ritrovare Hermione
e adesso la lasciamo andare così? Te lo scordi Sfregiato.- - E tu credi che
io abbia dimenticato?- Potter sogghignò diabolico, facendogli finalmente
abbassare la bacchetta - Stai tranquillo. Non sono mai stato uno che scorda i
conti in sospeso.- - Grazie, mie cavalieri, ma ce la faccio da sola.-
s'intromise Hermione pragmatica. - Si, certo.- la rimbeccò la Lestrange -
Vedremo con la luna nuova!- e rise sguaiatamente, ben sapendo che lei e Jeager
si erano finalmente sfidati per una presumibile ultima volta. La strega dagli
occhi dorati la lasciò gongolare, poi finalmente Vanessa si quietò, tornando a
battere sul chiodo Tom. - Dov'è mio fratello?- - Non è tuo fratello.- le
disse Ron - Per te è solo un mezzo.- - E' il figlio di mia madre.- ringhiò
violenta. - E' il figlio di due assassini.- le ricordò Harry, calmo e quasi
impassibile parlando del piccolo Tom - Ma se speri che ti dia in mano la carta
per riunire tutti voi bastardi ti sbagli di grosso. Tom resterà con noi.
Legalmente è figlio di Lucilla, lei è sua madre e io e tuo cugino i suoi
padrini. Potrai smuovere le montagne, chiamare la regina d'Inghilterra, potrai
anche tentare di ucciderci ma non servirà a nulla. Tom rimarrà con noi per
sempre!- - Si, certo Potter.- Vanesse si chiuse la pelliccia sul seno,
ridendo di lui - Thomas Maximilian Riddle starà al tuo fianco fino a quando i
suoi occhi e la sua somiglianza con suo padre non ti saranno insopportabili. Poi
lo abbandonerai. Lo odierai. E mio fratello odierà te. Te che hai ucciso i suoi
genitori.- - Esci da qui immediatamente se non vuoi che ti uccida!- La
voce di Harry esplose con tutta la sua rabbia e la Lestrange capì di aver
colpito nel punto giusto. Soddisfatta, aveva finalmente trovato il punto
debole della catena. E lui gliel'aveva fatto vedere. Harry si morse le
labbra, vedendola sparire. Dannazione. - E' stata furba.- sussurrò Edward,
agitando la bacchetta e riparando velocemente tutti i danni causati dalle fiamme
divampate a causa della cugina di Draco - Non dovevi prendertela tanto
Harry.- - Lo so.- sussurrò, passandosi una mano fra i capelli. - Come
cazzo ha fatto a entrare?- ringhiò Ron - E' impossibile! Ce ne saremmo accorti
se qualcuno di voi manovrato da Katrina avesse modificato l'incantesimo
protettivo!- - Darò una controllata io.- li assicurò May - Vedrò di vederci
chiaro.- - Grazie.- le disse Potter, lasciandosi andare a sedere sul divano -
Cazzo, cazzo!- - Tesoro calmati.- Elettra si carezzò le spalle, baciandolo su
una tempia - Vedrai che non è niente.- - Ha centrato il bersaglio però.-
sussurrò Hermione, dalla cucina. Si, aveva davvero colpito il segno. Harry
non fece altro che pensarci quella notte. Era così semplice? Era così semplice
da essere palese agli occhi di tutti? Tutti la pensavano così? Tutti
credevano che avrebbe abbandonato Tom un giorno? E che Tom l'avrebbe
odiato? Era così impossibile pensare che sarebbero stati insieme per
sempre?
"Sei triste bambino sopravvissuto...a cosa
pensi?"
Harry trasalì leggermente, salendo sull'ampia terrazza della
palazzina. Nevicava ma non era il freddo a dargli i brividi. Era la voce del
suo nemico.
"Le feste non sono mai state un buon periodo per
me." gli rispose con un ghigno.
"Si, ti capisco." la voce
sinuosa oltre il Velo lo raggiungeva anche a così grande distanza, oltrepassando
nubi, aria, trafiggendo magie e sogni, tempo e spazio "Nella mia casa c'era
sempre tanto silenzio..."
"Perché stiamo facendo questo discorso
Tom?" Harry si accese una sigaretta, affrettandosi a rimettere le mani in
tasca, tornando a guardare la bellissima Londra notturna, illuminata e pronta
per il capodanno.
"Sai bambino sopravvissuto...avrei potuto avere una
casa diversa, tempo fa."
"Si, imprigionando Lucilla."
"Lucilla,
Lucilla...il solo nome mi fa stare meglio anche fra i morti. Dimmi...è felice la
mia Lucilla?"
"Senza di te?" Potter rise di nuovo "Senz'altro."
"E
tu sei felice?" la voce di Voldemort si fece all'improvviso, da sommessa, a
colma di sprezzo e diabolicamente gioiosa "Dimmi Harry Potter, bambino
sopravvissuto...sei felice senza di me?"
"Non mi piace dormire su un
letto d'ossa Tom."
"Gli uomini sono solo cenere e polvere, Harry. Chi è
forte sopravvive."
"E infatti ti ho ucciso!" ringhiò a quel
punto nella sua testa, rispondendogli rabbioso e pregando che tutta la sua
collera lo prendesse in pieno oltre il dannato Velo dove ora la sua anima
risiedeva. Che fosse maledetto! Lui, la sua ossessione per la morte e per la
vita, tutto il sangue che aveva versato in nome dei suoi fottuti
ideali!
"La rabbia...Harry Potter, quanta ancora ne
provi..."
"E tu Lord Oscuro? Ucciso da un ragazzo di sedici anni...però,
chissà che tormenti laggiù all'inferno."
"Ti stupiresti nel vedere quanto
questo luogo assomigli alla mia realtà."
"Allora sono doppiamente
felice." Harry gettò via il mozzicone, scuotendo il capo. Doveva
smetterla di parlare coi morti. I morti avrebbero dovuto riposare in pace...e
non tormentare i vivi. Non dovevano tormentare i loro
nemici.
"Allora Harry? Perché sei triste? E dimmi la
verità."
Il moro scosse il capo, sentendosi la fronte bruciare un
po'. Era triste...era triste perché Tom se ne sarebbe andato prima o poi. Perché
l'avrebbe odiato. Perché era diventato per quel bambino ciò che Voldemort era
stato per lui. Ma questo il Lord Oscuro non avrebbe mai dovuto saperlo.
Mai.
"Sono triste perché..."
- Con chi
parli?- Harry sobbalzò di nuovo, imprecando. Non credeva di aver pensato
anche ad alta voce! Si volse e trovò Malfoy bardato nel cappotto e
intirizzito per il freddo ma i suoi occhi scrutavano sulla terrazza, cercando di
capire se Potter fino a quel momento avesse parlato da solo. Continuando a
fissarlo, Draco colse nei suoi occhi un'ombra vaga. Di tanto tempo prima. -
Non è che mi sei diventato telepatico tutto di colpo e stai parlando con gli
esquimesi vero?- - Vuoi qualcosa?- chiese il moro, glissando su quel
discorso. - No, sono venuto a fumare. È tua la terrazza per caso?- - Che
palle...- Draco si accese la sigaretta, andando ad appoggiarsi al parapetto e
guardando incantato le luci di Londra. Un altro anno passato. Un altro anno
accanto allo Sfregiato. La vendetta del destino era davvero sadica, niente da
dire. - Cosa stanno facendo quei due?- Malfoy seguì lo sguardo di Potter
verso il basso, proprio in mezzo a Lane Street. C'erano Dalton ed Hermione,
sembravano parlare. - Dici che ci sta provando con lei?- Gli uscirono
quelle parole di bocca senza che neanche se ne accorgesse ma non poté
rimangiarsele e fu tardi. Harry lo fissò col sopracciglio alzato, seriamente
divertito e seriamente pronto a menargliela di nuovo come tanto tempo
prima. - Però...a quanto pare allora non ho buttato i galeoni al vento!- -
Hai scommesso dei soldi?- sbottò il biondo - Ma vaffanculo Sfregiato!- - Io
ci ho anche scommesso poco.- si scusò il moretto - Blaise invece è sicuro al
cento per cento delle sue posizioni.- - E sarebbero?- - Che Hermione fa un
madornale errore una sola volta.- - Grazie tante, sempre molto gentile.-
rognò Draco legandosela alla bacchetta - Con quel bastardo ci parlo dopo.- -
L'errore come lo vede Blaise non è quello di venire di nuovo con te. Forse lui
lo vede nella vostra separazione.- - Ecco, lo sapevo che questa storia
sarebbe ricominciata...- mugugnò l'ex Serpeverde, passandosi esausto le mani fra
i capelli - Perché non siete capaci a farsi i cazzi vostri? La Donnola si sbatte
la sposata, Dalton ne pesca come le ricevute dei casinò e tu hai quella gnocca
che farebbe cambiare sponda anche ai gay...cazzo, pensate un po' al vostro
pollaio, fatemi questo favore.- - La faccenda con Hermione ti ha sempre
smontato.- ghignò Potter, appoggiandosi di schiena alla balaustra. - Mi
smontate voi, non lei.- - Balle.- - Pensala come vuoi allora.- - Non è
che con lei ci stai provando tu?- Draco imprecò, serrando le mascelle - Senti
Potter, mica siamo amici del cuore che vengo a raccontarti delle mie donne!- e
al sopracciglio alzato dell'altro, si sentì in dovere di rettificare - May era
un'altra cosa.- - Ecco bravo...com'è che adesso non vi vedo più
incollati?- - Ho deciso di mollare la questione.- - Però, ne parli come
una trattazione commerciale.- - In fondo non ci siamo mai promessi
niente.- - In fondo hai giocato finché ti andava, giusto Malfoy?- - Il
lupo perde il pelo...- ghignò Draco - E poi credo che mi abbia fatto un
incantesimo d'amore.- - Eh no!- Harry alzò le mani, incazzatissimo - Non ti
ci mettere anche tu adesso!- - Idiota, non sto dicendo niente. Ti sto solo
dicendo che ogni volta che pensavo alla Granger, automaticamente l'immagine di
May soppiantava quella della mezzosangue. Me ne sono accorto a Natale, parlando
con lei.- - Tu credi davvero che sia solo un incantesimo d'amore? Malfoy,
May è una persona seria. Figurati se usa questa fesserie! Dai, è assurdo. Magari
ti sei innamorato di lei.- - Neanche morto.- sbuffò il biondo - Ma non mi va
di essere preso in giro. E poi sto cominciando a pensare che la mezzosangue non
ha mai sbagliato e Dalton ha un vero occhio per le persone. Se non si fidano,
credo che almeno dovremmo dargli il beneficio del dubbio. Calma, non che gli
creda visto che non hanno prove...- - Ma forse, dici, è meglio
controllare?- - Si, forse. Magari dopo, venuto fuori che è un falso allarme,
mi sentirò una merda ma non importa.- - Già...- Harry guardò di nuovo in
basso - Dici che stanno pensando a come ha fatto a entrare quella stronza
malefica di tua cugina? Nooo...magari baccagliano.- - Cazzo, ti butto di
sotto!- Potter ridacchiò, fin troppo divertito. - Dio Malferret...con lei
sei sempre stato di burro.- - Non ci fossi stato tu sempre fra le balle,
altro che mesi! Mi sarebbe bastata una settimana.- - Possibile che credi
ancora alle favole alla tua età?- - Possibile che devo sempre cadere sullo
stesso discorso con te?- Draco si ficcò il cappuccio in testa, gelato come un
pinguino e infuriato come un toro - Mi spieghi cosa ti concede il costante
diritto di farmi la predica su di lei?- - E' la mia migliore amica e
poi...- - Se, se...e poi lei l'ha fatto con te per la prima volta, se.- e
mandò giù un rospo amarissimo, che fece sghignazzare quell'altro bastardo di
Potter - Ti diverte fare il pioniere eh? Non è che non ti piacciono le critiche
Potter?- - E tu? Non è che vivi nel mio fantasma costante?- - Vivo con te
attaccato al braccio costantemente!- esplose - Basta, mi hai rotto! Continua
pure a parlare con gli spiriti degli ubriaconi barboni morti per strada, io me
ne vado a letto!- - Da solo?- - VAFFANCULO!- E
finalmente il caro Malfoy sparì in casa con un diavolo per capello, lasciando
invece il suo nemico di sempre a ridere, forse con l'animo un po' più leggero.
Avrebbe voluto parlare di Tom con lui e forse anche Draco era venuto apposta per
farlo ma...forse non erano ancora pronti entrambi all'idea che avrebbero potuto
perderlo. Quel bambino...quel bambino era diventato una parte importante
della loro vita ormai. Gli volevano bene. Era il modo di essere di Tom che Harry
e Draco avevano cominciato ad adorare. Quel suo modo strano di sempre sulle
nuvole, la sua testa per aria sempre a guardare il cielo, il suo cadere sempre,
la sua goffaggine, i lividi continui e i bernoccoli sulla testa. La sua risata,
i suoi occhi blu... Il suo essere felice per le sue gentilezze, il suo
sorriso ogni qual volta Draco si lasciava a trattarlo in maniera
affettuosa. Si era fatto accettare poco a poco e con le piccolezze era
riuscito a farsi amare. Le stesse piccolezze che ora mancavano a Harry. Ma fra
loro ci sarebbe sempre stato un dannato baratro. Un dannato, sporco, impuro,
nero e schifoso baratro. Sancito col sangue di altri, ingrossato dall'odio,
stillato nelle lacrime di tutti coloro che in quegli anni avevano maledetto
l'uomo che li aveva resi infelici, strappando loro amici, parenti, la vita
stessa. Perché sei triste Harry?, gli aveva chiesto l'uomo che aveva ucciso i
suoi genitori pochi minuti prima. Perché sei triste? ...Forse lui un
giorno avrebbe fatto la stessa domanda a Tom. Dall'inferno, a soffrire per il
dolore che gli aveva causato.
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Capitolo 38 *** Capitolo 38° ***
dest38
Bella roba il Capodanno, pensava Caesar Cameron
mentre un centinaio di demoni puri suoi compagni festeggiavano a modo loro con
un del tutto particolare tiro a segno. Bella roba anche l'inverno in Tibet.
Il monte Everest non era poi così bello di notte però...a lui piaceva di più di
giorno, anche se la visione notturna del cielo in quel particolare momento era
davvero eccezionale. Erano secoli che non vedeva un firmamento del
genere. Peccato che i demoni si stessero divertendo a far esplodere le stelle
lontano anni luce dalla terra. Un fantastico tiro a segno, niente da
dire. - Non ti diverti fratello?- Leiandros Cameron si passò una mano fra
i capelli neri, volgendosi verso di lui col suo sorriso allegro. - Lasciami
in pace, seccatore.- gli disse Caesar, lugubre. - Oh, dai! È quasi
mezzanotte. Cerca d'iniziare bene il nuovo anno.- - Si, un altro barboso e
palloso nuovo anno.- si schifò il demone dai capelli bianchi - Tornatene dai
tuoi amici, non ho voglia di vederti.- - Senti, quante storie...ti ho solo
chiesto di farmi conoscere la tua amante umana!- - E come ti ho già
ripetuto...nomina un'altra volta Hermione e passerai il resto della tua
miserabile eternità oltre le Colonne d'Ercole a far da balia ai cani infernali.
Sono stato chiaro?- Il più giovane sbuffò, girandosi verso Demetrius - Ma è
sempre così rognoso?- - Anche peggio.- ghignò quello, carezzandosi la
barbetta ispida - Lascialo stare Leiandros, è preoccupato per alcuni affari in
cui non è direttamente implicato ma che sono una spina nel fianco.- - Tipo la
vostra meravigliosa amica? La Lancaster?- ridacchiò il demone dai capelli neri -
O sempre la vostra umana?- - La mia umana e la mia demone
non mi danno pensieri.- sibilò Caesar arcigno - Ti do due secondi per
sparire!- Il suo giovane fratellino sparì saggiamente come gli era stato
detto, ridacchiando, e quando rimasero soli i due demoni quasi millenari si
scambiarono appena una vaga occhiata. - Hai deciso quale fare esplodere?- gli
chiese Demetrius, col naso rivolto alle stelle. - Che noia.- Caesar era
sempre più irrequieto - Dovevamo starcene a casa!- - Ha ragione Leiandros,
stai diventando un cane rognoso. Se hai tanta voglia di tornare a casa da
Hermione, è meglio che vai subito. Sai come si dice no? Chi tromba a
capodanno...- Cameron si mise una mano sulla fronte - Ti prego, non essere
volgare.- - Ha parlato la bocca di rosa.- ridacchiò Demetrius - Dai,
rilassati. Fatti due tiri! Oppure sei preoccupato per qualcosa di serio e
fondato? Eh bell'empatico? Ti è arrivato all'orecchio qualcosa?- - Lo sai che
ho ancora il lucchetto.- - Lucchetto eh? Lo chiami così
quell'incantesimo che ti sei messo da solo?- - Demetrius, fatti un giro.-
sibilò Caesar, con le palle che giravano come eliche - Anzi, visto che sei
solito darmi così preziosi consigli, perché non ci vai tu a casa a darci dentro
eh? La tua bella forse ti prenderà a morsi ma almeno sistemerai questa ridicola
faccenda che va avanti in maniera penosa da oltre duecento anni, no?-
Demetrius s'incupì, guardandolo storto - Il mio rapporto con Gala sono
affari miei.- - Invece i miei affari tu e mio fratello li sbandierate al
vento.- - Oh...ma noi lo facciamo perché ti vogliamo bene.- cinguettò
l'altro, mettendo il broncio. - Basta cazzate!- - Uffa. Non mi va di
andare da Gala. Lo sai che ogni volta che ci vediamo vola di tutto.- - Si,
compreso lo tsunami.- - Non mi va di andare lì a farmi dire sempre le stesse
cose.- - Veramente sei tu che sei un fissato.- replicò Cameron incrociando le
braccia - Hai la bella pretesa di voler stare con una Leoninus e fare le
paternali a un vampiro sulla sua alimentazione. Sei veramente forte,
cazzo.- - E infatti ci siamo lasciati.- - E infatti la pensi sempre.- -
Sarà ma da lei non torno.- scandì Demetrius testardo. - E allora non darmi il
tormento e torna a giocare al tiro al bersaglio, rompiscatole!- borbottò
rimettendosi il cappuccio sulla testa - Ma guarda che razza di scocciatura, sai
cosa ti dico? Me ne torno a casa!- - Ma sono solo le undici a Londra!- -
Pazienza, meglio a casa che qua con te e mio fratello!- - Caesar.- Demetrius
scosse il capo sospirando - Mi spieghi perché ti ostini a startene chiuso in
quel dannato palazzo? Prima ti piaceva il mondo esterno. Imperia non vorrebbe
vederti così.- - Imperia non voleva neanche vivere se è per questo.- lo zittì
Cameron con voce gelida, come ogni qual volta si parlava di lei - Ci vediamo nei
prossimi giorni. Salutami gli altri.- e detto quello sparì rapidamente fra le
nevi che imperversano sul monte Everest. Demetrius rimasto solo fissò a lungo
il punto dov'era sparito il demone dai capelli bianchi e cominciò a chiedersi se
non avesse sempre sbagliato. Caesar aveva perso Imperia. Lui invece si stava
privando da solo dell'amore. Un amore che esseri come loro trovavano una sola
volta nella vita. Chissà cosa stava facendo Gala, pensò sollevando gli occhi
al cielo dove vecchie stelle esplodeva e ne venivano create di nuove. Chissà
come stava, chissà se era cambiata...chissà se l'amore che provava per lei si
era spento come aveva creduto e sperato con tutto il cuore.
Cameron Manor
accolse il suo padrone in un silenzio tombale. Il vento che portava neve e
profumo di margherite lo avvolse sul portone d'ingresso ma l'abbandonò
nell'istante in cui si chiuse i battenti alle spalle. L'ingresso era vuoto
per una volta. I suoi rifugiati dovevano aver preso il volo finalmente... Si
Smaterializzò nella sua camera da letto, levandosi mantello e giubba. Si cambiò
velocemente, infilandosi una camicia di damasco che lasciò aperta passando
velocemente lo sguardo attorno a lui. Il fuoco ardeva nel camino davanti al suo
letto...e nell'aria c'era un tenue sentore appena percettibile. A terra vide un
paio di sandali femminili dal tacco alto... Sogghignò, gettando via guanti e
spada. Fece il giro del divano sistemato davanti al suo grande camino e
appoggiandosi a un bracciolo vide la creatura mortale più bella che i suoi
stanchi occhi avessero mai conosciuto. Hermione dormiva coi capo riverso su
un cuscino di velluto, i capelli sparsi a ventaglio, bellissima in un abito
rosso scuro che le fasciava la linea sinuosa del corpo, con un profondo spacco
sulla coscia. Un tempo Caesar aveva potuto toccare quelle forme, ora però di
quella dolcezza ne era rimasto poco. Rimase seduto sul bracciolo, ben sapendo
che svegliandola l'avrebbe spaventata. I suoi occhi bianchi le ricordavano
ancora molto quelli di Doll. - Hermione.- mormorò, alzando ancora la fiamma
nel camino. La Grifoncina sbatté le palpebre, svegliandosi all'istante. Si
guardò attorno, poi lo vide...e gli sorrise. - Ciao.- - Ciao.- le ridisse
il demone soave - Cosa fai qua? Dovresti essere a una festa.- La ragazza
tornò ad appoggiarsi sui cuscini, stanca - Ci sono stata fino a pochi minuti fa,
credimi.- - E allora perché sei venuta? Ti sono mancato
improvvisamente?- - Non scherzare.- Hermione gli scoccò un'occhiataccia - Mi
lasciassi vivrei qui per sempre.- - Si, chiusa in una bella scatola di
vetro.- Cameron scrollò le spalle, finalmente sedendosi mollemente al suo fianco
- Fammi il favore. Hai così pochi anni da vivere...fallo e basta, non perdere
tempo qui dentro.- - Ah si? E tu perché sei qui?- - Demetrius è in piena
crisi amorosa e se fossi rimasto ancora avrei approfittato della buona sorte e
finalmente avrei ucciso Leiandros, scatenando però l'ira di mio padre che si
sarebbe abbattuta su tutta la Gran Bretagna come una pestilenza temo. Adora il
marmocchio.- - Marmocchio.- Hermione sogghignò, stringendosi al suo fianco -
Ha settecento anni.- - E' un bambino. Infatti continua a vivere coi
miei.- - Forse si sente solo.- - Non sei venuta qua per farmi una seduta
di psicanalisi vero?- rimbrottò a quel punto Cameron, divertito - Allora? Com'è
la festa a cui tanto fra poco ti faccio tornare?- - Il solito. Gente che
beve, che vomita, che brinda e che si diverte. Che pensa all'anno nuovo...che
spera...- Hermione fissò la fiamma, con l'anima ardente come il fuoco di quel
camino - Cose che un tempo facevo anche io.- - Ti ha fatto male stare con
me.- Caesar abbassò lo sguardo su qualcosa d'imprecisato. - No, non sei tu.-
la strega scosse il capo, inclinando la testa nell'incavo del collo del demone -
Sono stati gli anni passati in Germania, il tempo trascorso dalla vittoria di
Harry in cui pressoché non è cambiato nulla. È stato triste tornare e vedere
anche il bambino sopravvissuto che si chiede se la nostra guerra ha avuto un
senso.- Gli esseri umani erano davvero complicati. Era incredibile cosa
potessero provare nel corso di una vita breve come la loro. Un tempo suo padre
gli aveva detto che gli esseri umani erano la rovina e la salvezza del
mondo. Lui non aveva capito a quel tempo...ora forse invece iniziava a vedere
le cose nella giusta prospettiva. Gli esseri umani erano diversi da qualunque
creatura nata su quelle terre. - Domani ci sarà la luna nuova.- sussurrò
Hermione all'improvviso. - Si.- annuì Caesar. - Mi devo battere con
Jeager.- A quel nome Cameron serrò leggermente il pugno, riprovando una
rabbia che poche volte nella sua lunga esistenza aveva trattenuto in corpo.
Jeager Crenshaw. - Vi siete sfidati?- - Si.- - Per l'ultima
volta?- - Credo di si.- - Linda non tornerà in vita in questo modo.- -
Ma mi metterò l'animo in pace.- - Crenshaw centra poco nella sua morte, lo
sai.- le disse il demone. - Si. Ma voglio batterlo.- - Non si trovano
spesso avversari decenti, sai?- le chiese serafico - Fossi in te metterei da
parte lo smisurato orgoglio da Grifondoro che ti anima e mi calmerei. Non potrai
essere d'aiuto a Harry Potter da morta.- - Non mi sconfiggerà.- scandì
sicura. - E' mezzo demone.- - Per un quarto.- ribatté puntigliosa - E l'ho
battuto già una volta.- - Perché non ragionava. Era furibondo...stavolta
invece sarà calmo e non per fare l'uccello del malaugurio ma a livello fisico ha
dieci volte la forza di un uomo normale e tu mia cara...- e scoccò uno sguardo
quasi di rimprovero al suo corpo -...sei messa male.- - In che senso?- sibilò
sarcastica. - Nel senso che sei debole. Ti sei indebolita molto dopo
quest'estate.- - E allora? A magia però sono sicura di poterlo battere.- -
Ok, fa come ti pare.- sbuffò levando le mani - Tanto fai sempre di testa
tua.- - Già. Mi alleni un po'?- - Ecco, lo sapevo!- ghignò alzandosi in
piedi - Sei venuta per il ripasso dell'ultimo minuto?- - Anche.- - Anche?
Che succede? Il tuo serpente alla festa era circondato da vipere?- Hermione
stavolta ebbe un leggero moto di stizza. Ci mancava pensare pure a Draco
adesso! - E tu invece perché sei qua?- lo rimbeccò, alzandosi a sua volta -
Ti credevo conteso da belle demoni che spasimano per te! Ma forse sei troppo
schizzinoso anche con le donne. A volte mi chiedo proprio come faccio a
piacerti. Dai, andiamo!- e prese di volata la bacchetta, restando scalza -
Muoviti!- Il padrone del castello sbuffò, roteando gli occhi e seguendola
comunque senza fare storie, deliziato dall'ondeggiare dei suoi fianchi - Non è
che sei venuta qua per fare un altro tipo di moto vero?- le chiese, mentre
raggiungevano la sala magica dove spesso lui e Demetrius si sfidavano con le
spade - Perché ti direi di no.- Hermione non fece una piega - Diciamo che
dopo aver visto di nuovo quello che una volta era il mio serpente attorniato da
vipere non mi ha fatto piacere. Inutile che neghi. Sono gelosa da matti.- -
Dell'Osservatrice?- - Oh, ma sentilo! Stavolta hai usato quei tuoi maledetti
poteri! Io non ti ho mai detto che andavano a letto insieme!- - Sono un
uomo.- le rinfacciò calmo, aprendole la porta, facendola passare e chiudendosela
alle spalle - Andiamo Hermione. Coi secoli ho imparato che niente stimola di più
il possesso degli uomini come la gelosia.- - Si ma ci eravamo lasciati.- -
E allora?- il demone ghignò, scuotendo il capo - Sei convinta che la passione si
sublimi così in fretta?- - Però, che filosofo. Allora perché adesso mi dici
che non verresti a letto con me?- - Te l'ho spiegato già una volta. Mi piace
fare la prima donna fra le lenzuola. Quindi o vieni a letto con me perché vuoi
me davvero, o puoi anche andare in bianco per tutta la vita per quel che mi
concerne.- La Grifoncina inspirò, dannandosi. Ma perché? Perché le donne
erano diverse dagli uomini nel sesso? - Senti...- borbottò comunque,
guardandolo attenta da qualche metro di distanza - Non è che sono fatta di
pietra però. Potrò anche non amarti, come tu non ami me alla follia, ma sei
comunque un demone.- - E che vorresti dire con questo?- frecciò indifferente
- Che il mio aspetto fisico ti farebbe cedere alla tentazione?- - Lo
sottolineo anche.- ribatté - Non sono così stupida da credere davvero che
l'involucro non conti.- - In un rapporto superficiale lo credo anche
io.- - Andiamo Caesar.- replicò, estraendo la bacchetta - Gli uomini non
vedono al di là del loro naso.- - E' questa la tua linea di difesa contro i
rapporti mia adorata?- la sfidò di nuovo, sempre più sarcastico - Sei diventata
talmente cinica da credere che il problema sia solo in ciò che vedono gli
occhi?- - No.- rispose fissandolo - Hai ragione. Ci sono anche i problemi di
differenze, come mi hai sempre detto.- - Oddio, non mettere in mezzo i tuoi
adesso.- - Cosa? Ti pare che un babbano e una strega potessero stare insieme?
S'è visto, dopo neanche sei mesi mio padre ha pensato bene di mollare tutto
perché mia madre aveva riacquistato i suoi poteri! Lui e la sua stupidissima
famiglia!- - Cambiare cognome non t'è servito comunque.- sentenziò - La
ferita brucia ancora.- - Oh e continuerà a bruciare, te l'assicuro!- scandì
rabbiosa. Caesar tacque, cominciando a guardarla seriamente. Quelle parole e
quel tono gli piacevano poco. - Capisco il tuo dolore.- le disse, a bassa
voce - Ma ti ricordo che tu quattro anni fa combattevi una persona che ha
cominciato in questo modo la sua guerra. Con la rabbia verso gli altri.- A
quelle parole Hermione gelò letteralmente. Voldemort. Sentì il
ghiaccio scorrerle nelle vene e si sentì decisamente male. Non poteva credere
che...di essere diventata quel tipo di persona. Una persona che covava rancori
in quel modo! Che disprezzava gli altri, che voleva separare i diversi. Si
passò una mano fra i capelli, sentendosi di nuovo cedere miserabilmente. Un
attimo dopo la presenza fredda di Cameron le fu vicino e lei lo strinse forte,
gettandogli le braccia al collo. Caesar le cinse la vita, baciandole la
fronte e cullandola. - Sono una persona orrenda.- Lui sorrise veramente,
continuando a depositarle piccoli baci sul viso. - Non sai neanche come sia
una persona orrenda.- Hermione tirò su col naso, facendolo ridere, poi
finalmente si calmò restando però accoccolata contro il suo torace. - Sai una
cosa? Mi mancherai.- - Sciocchezze.- - Perché minimizzi sempre?- la strega
alzò il viso, posandogli un rapido e veloce bacio a fior di labbra - Credi che
solo perché ho appena vent'anni io non sappia amare?- - Io credo che l'amore
vero tu l'abbia conservato nei ricordi del passato.- le rispose, continuando a
sorridere con gli occhi - La tua età non centra nulla.- - Sai cosa credo io?-
Hermione lo fissò seria, carezzandogli la gota - Credo che tu non sappia quanto
hai fatto per me in questi quattro anni. So che per te sono solo come pochi
minuti...ma per me è stato molto invece.- - Mi sopravvaluti.- le disse con
insolita dolcezza, posandole un altro bacio sulle labbra - Ma grazie.- Lei
decise di staccarsi, anche se a malincuore e guardò la sua bacchetta. Non aveva
più neanche voglia di combattere. Voleva solo tornare a casa. Stava per battere
la mezzanotte e presto Draco avrebbe compiuto gli anni. - Vai.- le sussurrò
Caesar all'orecchio - E riprenditi ciò che è tuo.- - Non è mai stato mio.-
- E allora prenditelo.- bofonchiò ironico - Da quando sei diventata così
reticente eh?- Hermione ridacchiò, facendosi riapparire i sandali in mano -
E' esattamente quello che mi ha detto lui giorni fa. La sua spiritosaggine con
gli anni è aumentata anche se fra tutti gli uomini importanti della mia vita,
ovvero tre, tu e lui non avete mai avuto un grande senso dell'humour.- - Il
primo chi è stato?- le chiese, sorreggendola mentre si allacciava le
scarpe. - Harry.- - Harry Potter?- - Si, perché? Ti sembra
strano?- - No. Ma dopo uno così come hai fatto a stare con quel tizio e poi
con me?- - Vallo a sapere.- ghignò perfida - E tu dopo un sacco di demoni,
essenze e vampire come hai fatto a stare con me?- - Semplice.- le disse,
piegandosi su di lei e dandole un ultimo appassionato bacio di addio. Lei non si
staccò minimamente, rispondendo con uguale ardore. - Ero stanco di sentire
freddo.- le mormorò sulle labbra, mordendole quello inferiore. La strega
sorrise, carezzandogli la guancia e facendosi finalmente indietro. - Sei una
grande strega, Hermione.- sussurrò Cameron, ficcandosi le mani in tasca - E una
grande donna.- - Vincerò.- gli promise - E quando sarò tornata voglio un
premio!- - Contaci.- ironizzò - E adesso vai da lui.- - Ciao Caesar.-
sussurrò, mandandogli un bacio con le dita. - Notte Hermione.- E lei si
Smaterializzò via, portando con lei il calore e quattro anni di serenità.
Draco Malfoy invece a mezzanotte, oltre che festeggiare il Capodanno,
festeggiò anche gli anni. - Auguri testa di cazzo.- frecciò Harry Potter, al
suo fianco - Che tu possa diventare un po' più furbo.- - Grazie altrettanto
Sfregiato.- sibilò con un ghigno, facendo cincin con lui e tutti gli altri
presenti alla grande festa che si teneva a casa di una delle colleghe della
squadra di Gary Smith, la loro amica June. I rintocchi e i famosi fuochi
artificiali di Londra avevano appena inaugurato l'anno nuovo. Lo spettacolo
dai balconi di quella bella villa sul Tamigi era veramente impressionante e la
compagnia era anche meglio. Per qualche tempo avevano potuto scordarsi
Mangiamorte e brindare, sperando ad un anno sereno. Stava sul terrazzo del
secondo piano, ad ammirare quello scenario di fuochi e luci quando una mano gli
carezzò lievemente la spalla procurandogli uno strano brivido. - Non dovresti
essere triste al tuo compleanno.- gli disse May, apparendogli a fianco -
Tieni.- Draco sogghignò, prendendo il bicchiere di champagne e
centellinandolo di mala voglia. - Te lo dico adesso.- bofonchiò,
appoggiandosi con la schiena alla ringhiera - Se ho detto qualcosa che ti ha
offeso, ritiro tutto. Ma non il fatto che voglio chiudere.- La ragazza
sorrise, scrollando le spalle - Tranquillo, non so qua per rivendicare il
territorio. Tu invece si, vedo.- - Cosa?- replicò con uno sbuffo - Non ti ci
mettere anche tu ora, mezzosangue.- - Miss So Tutto Io dov'è finita?- lo
rimbeccò ironica, scoccandogli un'occhiata penetrante. - Prima stava parlando
con Gary. Ma è da un pezzo che non la vedo, in effetti.- - Sarà con Edward.-
disse allora May - A Natale li ho pescati sotto il vischio. Ed è uno che a
differenza di altri non si fa problemi a prendersi ciò che vuole.- Draco alzò
un sopracciglio, sinceramente scandalizzato e divertito al tempo stesso - Ma lo
sai con chi parli?- - Si tesoro. So con chi parlo.- l'Osservatrice gli dette
un leggero bacio sulla gota e gli dette la schiena per tornare dentro - Fossi in
te starei attento comunque. Non si sa mai che cosa potrà succedere!- Draco la
guardò andarsene, tornare da Ron e Potter che in quel momento stava minacciando
di vomitare Gary per tutto il resto della serata, visto come continuavano a
riempirgli il bicchiere ma il biondo non aveva più voglia di restare ormai. Le
parole di May gli erano sembrate quanto mai sibille...ma anche veritiere. Non
si sapeva mai nella vita cosa sarebbe potuto succedere e lui lo sapeva
bene. Lui, Draco Lucius Malfoy, il Principe di Serpeverde, figlio di
Mangiamorte, era diventato compagno del bambino sopravvissuto, il padrino del
figlio di colui che gli aveva rovinato l'infanzia. E si era innamorato di una
mezzosangue. Non c'era destino più beffardo di quello. Andò dritto
nell'anticamera, zigzagando fra gl'invitati e davanti alla stanza degli armadi
trovò Dalton che fumava appostato alla finestra. - Allora sei qua.- frecciò
il biondo - Ti credevo imboscato da qualche parte con la prima sventola di
turno.- - Io invece ti ritenevo furbo e lontano dalle vipere.- ironizzò l'ex
Corvonero a tono, scoccandogli un'occhiata penetrante coi suoi occhi azzurri -
Ma forse ti sopravvaluto.- Malfoy roteò gli occhi, infilandosi il cappotto
con aria seccata - Quando la finirai eh? Senza contare che non la perdi un
attimo di vista. Cos'è, ti va di riprovarci dopo quattro anni sotto il
vischio?- - Ohhh...- Edward assaporò quel momento con soddisfazione - Allora
la vipera ha parlato.- - Piantala, il mondo non è uno zoo.- - Infatti, con
quella in giro è tutt'altra cosa.- - Ma la vuoi smettere? Tanto non ci
crederò fino a quando non lo vedrò coi miei occhi.- rispose Draco con
espressione serafica e paziente - Io non credo che sia una cattiva persona
Edward, ficcatelo in testa. Per noi ha fatto molto, ci è sempre stata vicino.
Riconosco le sue fisime e riconosco i suoi limiti ma quelli stessi limiti ora
dimostri di averceli tu.- - E tu e Harry state dimostrando che dopo sette
anni di guerra a scuola preferite chiudere gli occhi ora e starvene tranquilli,
aspettando che la ghigliottina vi arrivi sul collo.- sibilò Dalton - Ok, fa come
ti pare. Ma cerca almeno di proteggere Hermione.- - E adesso dove vai?- gli
chiese. - Me ne torno alla festa. Tu divertiti.- - Grazie.- ghignò e senza
aspettare altro si Smaterializzò via, anche se non sapeva bene dove andare.
Non sapeva neanche dove fosse sparita lei anche se una vaga idea ce l'aveva.
E se fosse andata da Cameron? A quel pensiero come sempre lo attanagliò
quella sorda rabbia che conosceva bene ma che aveva sempre provato solo con lei.
A volte si chiedeva come potesse provare un tale senso di gelosia e possesso
verso si, ok, la prima donna che aveva amato ma...perché non riusciva a pensare
che fosse stata di un altro uomo? Il solo pensiero lo faceva
impazzire. Bel compleanno, pensò tornandosene a Lane Street. Non aveva
proprio voglia di stare ancora a festeggiare, come non aveva voglia appena si
fosse fatto giorno e poi di nuovo sera di portare quella manica di matti fuori a
cena. La mattina dopo lui avrebbe anche dovuto andare a raccattare altra Salvia
Splendens per la mezzosangue! Imprecò, sbuffando e riapparendo al pian terreno
della palazzina. Odiava doverle fare quelle pozioni ogni notte ma odiava
ancor di più vederla tremare, prima di coricarsi a letto. Avesse avuto meno
scrupoli e non fosse stato un essere umano si sarebbe comportato esattamente
come Cameron. Ma non poteva lasciarla così. Non in quelle condizioni. Non
poteva. Lei l'aveva reso felice e anche se per poco tempo, Hermione aveva
rappresentato tutto il suo mondo. Non poteva lasciarla. Salito al primo
piano buttò svogliatamente il cappotto sui divani quando, alzando lo sguardo,
incontrò due occhi dorati divertiti. Sogghignò a sua volta, andando a sorpassare
il bancone della cucina. - Mezzosangue. Da quando disegni le feste?- frecciò,
infilando la testa nel frigo. - Mi annoiavo.- rispose semplicemente Hermione,
seduta sulla mensola della grande finestra del salone - Non sono più dell'umore
per stare fra la gente. Mi spiace di non esserci stata al brindisi.- - Non
ti sei persa niente.- le disse, tirando fuori una delle tre bottiglie di
champagne che sarebbero servite per festeggiare il suo compleanno in privato,
iniziando a stapparla - Lo Sfregiato è più fuori del solito, Weasley pensa alla
sua bella sposata, Blaise ha trovato compagnia con la prima che passava e Dalton
come al solito ha fatto lo spiritoso.- concluse, fermando il tappo con la magia
e rimettendolo sul bancone. Prese due calici e la raggiunse, dandogliene
uno. - Come mai sei a casa?- gli chiese, bevendo un appena goccio - E' appena
la mezza.- - Già e ci sono ancora i fuochi.- ponderò ad alta voce, sedendosi
con lei dall'altra parte della finestra. - Era da un pezzo che non vedevo
questo spettacolo.- gli confidò con un stanco, alzando una mano verso le fiamme
del caminetto che si ravvivarono subito - In Germania non sanno festeggiare in
questo modo.- - E in Italia?- Hermione alzò le spalle, scuotendo appena il
capo e cominciando a sciogliersi i capelli dalle mille forcine che le tenevano
imbrigliati i riccioli - In Italia mi sono goduta poco il paese, devo essere
sincera.- - Secondo me non ti stai godendo neanche il ritorno a casa.- le
disse, portandosi il calice alle labbra. - Ah si?- - Si,- annuì il biondo
Auror posando il bicchiere dal collo lungo e sporgendosi verso di
lei. Hermione non fiatò quando Draco le prese con tocchi leggeri la testa fra
le mani, gliela reclinò su una spalla e iniziò dolcemente a toglierle le
forcine, aiutandola come tanto tempo prima. Dopo parecchie feste a Hogwarts lui
aveva già compiuto quei gesti. Il ricordo le procurò un fiotto di calore al
cuore che per una volta la fece sorridere di cuore, anche se lui non poteva
vederla. - Dovresti stare a festeggiare invece che chiuderti qui dentro.- gli
sussurrò, inspirando il suo profumo che non aveva mai dimenticato - Harry poi
non vedendoci potrebbe pensare male.- Draco ridacchiò, sfilandole un'altra
forcina per liberare un ricciolo sinuoso. - Con gli anni, e stupendomene, ho
imparato che Potter è abituato al peggio quindi qualsiasi stronzata io possa
fare non potrà mai farlo pensare male di me.- - Oppure non si stupisce più di
quello che la tua mente perversa può inventarsi.- frecciò ironica. - Hn,
forse.- replicò - E poi che t'importa? Che pensino quello che vogliono.- -
Complimenti signor Malfoy. Hai finalmente imparato a pensare con la tua
testa.- - Si, c'è andato un po'.- commentò secco - A quanto pare invece sei
regredita tu.- Hermione incassò il capo con una smorfia. Era sempre capace di
farle saltare i nervi, però! - I vostri amici sono simpatici.- se ne uscì
dopo qualche secondo di silenzio, per lei imbarazzante - Sono tutti Auror?- -
La maggior parte. Alcuni lavorano negli uffici al terzo piano, c'erano anche due
o tre Cancellatori credo. Per un po' di ho persa di vista ma ti avranno riempito
di domande, presumo.- - Già.- rise tentennante - Harry e Ron devono aver
parlato molto di me.- - Tutti ne parlano.- le disse, finendo il lavoro e
passandole delicatamente le mani fra i capelli, mentre lei rialzava il capo - Se
Harry Potter è vivo non solo merito della fortuna o della sua bravura.- La
Grifoncina tacque, senza voler ammettere che le sue mani riportavano alla
memoria ben più dei ricordi. Rimase a guardarlo, a sfidare quegli occhi
d'argento e tempesta...poi quando capì che doveva scappare se non voleva
commettere qualcosa d'irreparabile, si alzò dalla mensola sgusciando via dal suo
abbraccia - Vado...a togliermi il vestito.- sussurrò, imprecando per aver usato
una frase così equivoca - Mi cambio e torno.- - Stai bene anche così.-
ironizzò, appoggiandosi con la schiena al vetro gelido. - Grazie.- Hermione
si volse, alzando un sopracciglio - Senti...sei stanco?- - Andiamo già con le
proposte mezzosangue?- e ridendo del suo rossore, si prese quasi in faccia un
cuscino. - Idiota.- gli sibilò la strega rabbiosa, lanciandogli dietro uno
dei suoi sandali altissimi - E' per la pozione! Se sei stanco devi solo
lasciarmi gl'ingredienti che me la preparo da sola!- - Non ci pensare
neanche.- Draco si alzò immediatamente dalla mensola, filando dritto al bancone
della cucina dove agitando rapidamente la bacchetta cominciò ad apparire un po'
degli ingredienti che gli servivano - Ti ho detto che me ne sarei occupato io. E
riprenditelo!- aggiunse, lanciandole mollemente la scarpa che lei afferrò al
volo. - Torno fra un attimo.- - Comunque quel vestito va bene lo
stesso...- - Se non la pianti di fare il maniaco ti schianto al muro!- lo
avvisò, raggiungendo le scale a piedi nudi. - Da quando non sai più accettare
un complimento eh?- - Ma che complimento!- sbuffò, sollevando i lembi
dell'abito rosso per non inciampare. Draco si appoggiò coi gomiti al bancone,
continuando a fissarla - Bhè, è d'obbligo per la più bella strega che abbia
visto in tutta la serata.- Hermione si fermò sul primo gradino, volgendo il
capo per guardarlo in viso con aria scettica ma di fronte alla sua espressione
non riuscì a dire nulla. Semplicemente sorrise, anche in modo debole e quasi
amaro, ma gli sorrise. - Che fai? Arrossisci?- - No, cretino.- - Sono
sempre l'unico che ci riesce?- - Perché?- gli urlò continuando a scendere -
Il tuo amor proprio ha subito colpi di recente? Se ti rispondessi di si ti
metteresti l'animo in pace Malfoy?- Un rumore improvviso però bloccò la
discesa di Hermione. Qualcosa al piano di sopra era andato in pezzi. -
Malferret? Cos'hai fatto cadere?- Non gli giunse risposta, così ritornò sui
suoi passi. Entrata nella grande stanza vide una boccola ampolla bluastra a
pezzi, sul pavimento, appena sotto il bancone della cucina che confinava col
salone. Alzò lo sguardo preoccupata e vide Draco, a capo chino, con una mano
fra i capelli. Poi il calore al suo polso. Hermione fece appena in tempo a
guardare il sangue di Caesar ribollire nel suo bracciale che la lama di un
coltello gli sfrecciò vicinissima al viso. Poté quasi sentirla sulla faccia, poi
la paura, la tensione. - Accio bacchetta!- La sua preziosa bacchetta finì
nelle mani di Malfoy che ora la fissava con uno sguardo vuoto,
inespressivo. Dannazione, di nuovo! Quello sguardo l'aveva già visto su
Edward. - Impedimenta!- Sconvolta, fece appena in tempo a Smaterializzarsi
via che l'incantesimo colpì dritto un divano, facendolo a pezzi. Quando
riapparve accanto alla finestra però, si ritrovò con gli occhi sgranati. Con uno
scatto fulmineo Draco le era apparso a fianco e le portò la mano alla
gola. Strinse forte, strappandole un gemito e caddero a terra. Le si mise
sopra, incastrato fra le sue gambe, portandole anche l'altra mano alla
gola. Ora Hermione capì finalmente le parole di Caesar. Il fisico...il fisico
le stava già cedendo. Era diventata tanto leggera che non riusciva neanche a
spingerlo lontano. Tendeva le mani sulle sue spalle ma sembrava animato da una
forza inumana...e serrava, serrava sempre più forte la presa. La stava
soffocando... - Dra...Draco...- Un'improvvisa risata fece tremare quasi le
pareti della casa, lasciando ad Hermione il tempo per capire da dove arrivasse.
Poi, la vide. Eccola. Nei pezzi di vetro dell'ampolla andata in frantumi, si
stagliava la sagoma di un volto femminile. E la sua maledetta voce le ferì
l'orecchio. "Salve signorina Hargrave...dimmi un po', come ci si sente a
farsi ammazzare dall'uomo che ami eh?" - Katrina...- ringhiò Hermione,
tenendo entrambe le mani su quelle di Draco, che le stava sopra e continuava a
serrarle la carotide in una morsa letale - Al diavolo...- sibilò rabbiosa - Che
gli hai fatto?- "Tesoro...semplicemente rivendico la mia proprietà. Ma
non temere. Presto morirai...e sarà proprio l'uomo che ami tanto a farti
spirare. Sorridi Hermione Hargrave. Non tutti hanno questa fortuna!" e
continuò a ridere, a ridere, a ridere come se quella risata fosse stata
provocata da un demonio, quando a quella delle due donne, sopraggiunse anche la
voce di Malfoy. I suoi occhi, lentamente, sembrava che cercassero di riprendere
coscienza. - Dannata...- ringhiò, fra i denti. "Però...e così tenti di
resistermi eh?" ghignò ancora l'empatica "Saresti il primo a riuscirci!
Ti ho detto di ucciderla!" Draco abbassò il capo, emettendo un lamento
di dolore. Sembrava che gli si stesse spaccando la testa. Quella voce
continuava ad ordinargli di ucciderla, il suo corpo si muoveva da
solo. Risollevò lo sguardo, vedendo Hermione arrancare come un coniglietto in
gabbia. Una mano sulle sue, l'altra che lo spingeva per la spalla. - Fa
qualcosa...- le sibilò a fatica, stringendo di più la presa -
Fermami!- Hermione non riuscì più neanche a scalciare. Imprigionata e senza
bacchetta, la telecinesi non serviva. Aveva alzato con la forza della mente ogni
oggetto pesante presente nel salone ma si era infranto contro uno scudo alzato
da Katrina. Sarebbe morta davvero? Per mano di Draco? Sembrava surreale,
un incubo orrendo. Lui che cercava di ucciderla e che la pregava di colpirlo,
pur di allontanarlo. Poi, finalmente, alla memoria le tornò l'unico modo per
salvarsi. Levò la mano dalla spalla di Malfoy e con una fatica atroce gli
puntò un dito sulla fronte. "Cosa vuoi fare?" ringhiò la voce di
Katrina ma ormai era tardi. Hermione rise appena, poi fu salva. - Existo!-
gridò e negli occhi di Draco sfrecciò come un fulmine, una scarica elettrica.
Perse immediatamente le forze, crollandole addosso con dei bassi gemiti di
fatica ma la Grifoncina non perse tempo. Gli prese la bacchetta che gli era
caduta e scostandosi appena, velocissima, la puntò dritta ai cocci dove si stava
rispecchiando mille volte l'immagine dell'empatica. - Deletrius!- scandì e
quelli vennero subito spazzati via da un'onda magica, insieme alla rabbia della
povera Katrina, beffata un'ultima volta. Nei minuti seguenti, nessuno dei due
maghi ebbe più un briciolo di energie per rialzarsi. Attorniati da oggetti
rotti che la lotta aveva provocato, Draco stava col viso affondato nei capelli
di Hermione, mentre la strega lo stringeva forte per il collo, quasi nella
stessa posizione che li aveva visti sul punto di uccidersi. Entrambi col
fiato corto, entrambi con la sensazione che questa volta avevano davvero
rischiato molto...ed entrambi col ricordo di un tempo in cui, in quella
posizione e con quei gemiti sulle labbra, erano stati felici. Draco dopo un
lungo minuto tirò un forte pugno al parquet, imprecando. - Calmati.- gli
sussurrò Hermione, carezzandogli la nuca. - Al diavolo.- sibilò, restando
appoggiato sulle braccia per non pesarle più addosso - Stavo per
ammazzarti.- - Si.- lo sorprese ridendo - Non ci saresti riuscito neanche fra
un milione di anni.- Malfoy scosse il capo, facendo a meno di rispondere
perché sarebbe stato troppo brusco, così tornò a fissarla cupamente. - Cosa mi
hai fatto? Quando mi hai puntato il dito alla fronte, intendo.- - E' una
formula semplice, è sempre stata considerata inutile. Serve a far tornare alla
memoria di uno uomo che sta per ucciderne un altro tutti i ricordi collegati a
questa persona. È una cosa rapidissima, ma serve per bloccare gl'intenti omicidi
causati da altri, con l'uso dell'ipnosi.- - T'è andata bene che non ho voglia
di ucciderti, allora.- sibilò perfido, scoccandole un'occhiata veloce e
vedendola arrossire di nuovo, non poté impedirsi di ridere - Mezzosangue...devo
ammettere che mi mancava.- - Cosa? Questa posizione?- lo sfidò
sarcastica. Lui abbassò appena lo sguardo, sogghignando alle sue gambe
scoperte dalle spacco, ma scrollò la testa. - Mi mancava essere l'unico a
poterti mettere le mani al collo.- - Bhè, in questi anni non sei stato
l'unico purtroppo.- - Hai molti nemici eh?- ironizzò. - Si, ma adesso
alzati per favore.- Draco non accennò a muoversi. - Cosa fai? Ti muovi o
no?- - Ho mal di testa, sto più comodo così.- - Idiota, appunto perché hai
mal di testa. L'Existo te lo lascerà per almeno quarantotto ore. Devo metterti a
letto o potresti perdere di nuovo le energie.- - Devi mettermi a letto?-
disse con voce sinuosa - Mi piace questa magia. Ridimmela un po'...- -
Draco!- - Ok, ok.- sbuffò, mettendosi in ginocchio e tirandola su con lui. Lì
non la lasciò di nuovo andare, esaminandole il collo. Le sarebbero rimasti un
bel po' di lividi, pensò carezzandole la pelle arrossata. Così senza aspettare
usò subito la bacchetta con un rapido incantesimo di guarigione, senza staccare
gli occhi dai suoi. - Forse ci hanno scambiato i ruoli mezzosangue. Dovrei
essere io il gagia.- - Si e forse dovevo essere io a strozzarti.- lo zittì
seria - Non dire sciocchezze. Io ho scelto con la mia testa esattamente come hai
fatto tu più di quattro anni fa. A nessuno dei due è mai andato di morire e
abbiamo scelto di conseguenza. Niente di più.- - Ed è anche per lasciarmi
vivo che sei diventata gagia?- le chiese a bassa voce - Per proteggere me e
Potter?- - Forse,- sussurrò abbassando lo sguardo - ma è passato tanto
tempo.- - Non quanto immagini.- Hermione lo scrutò appena, poi tornò ad
abbassare gli occhi. Ora aveva freddo. Tanto freddo. Neanche ventiquattrore e
avrebbe dovuto incontrare Jeager. E gli stava mentendo. Gli aveva promesso
che sarebbe stata sempre sincera...ma se gliel'avesse detto, Draco le avrebbe
impedito di battersi. E non poteva farlo. Sarebbe stata la penultima bugia,
lo giurava. L'ultima era quella più sacra di tutte e pregò che almeno quella
gli venisse perdonata. Negare l'amore non poteva essere un peccato tanto
grave, mentì a se stessa, mentre restava fra le sue braccia. Negarlo non
poteva renderla più infelice di quanto già non fosse. Negarlo l'avrebbe resa
innocente. O colpevole? Ormai dubitava che per un'anima disperata come la
sua un peccato in più avesse una tale importanza... In fondo la sua era una
fiamma che sarebbe arsa con una luce accecante...ma sarebbe arsa in
fretta. Troppo in fretta. Non valeva la pena di rivelargli di nuovo il suo
amore. L'anima inquieta di Draco era eterna, immortale. La sua invece
era già cenere.
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Capitolo 39 *** Capitolo 39° ***
dest39
Hermione Granger alzò gli occhi sulla pendola del salone, a Lane
Street. Le cinque e mezza del 2 gennaio. E c'era stata la luna
nuova. Riabbassò lo sguardo, infilandosi la spada alla cinta con gesti
lenti, quasi indifferenti. La sua mente vagava altrove, lontana dalla resa
dei conti che l'attendeva. Ricordò Linda, ricordò la Germania, i
Lestrange...la vendetta. Inutile negarlo. Voleva vendetta. Vendetta
per essere stata uccisa, vendetta per essere stata ridotta a un vegetale, a
misera carne da macello. Vendetta per il sonno perduto, per le lacrime che
ogni notte versava, per il dolore causato dall'essere stata divorata
viva. Qualcuno gliel'avrebbe pagata cara. Alzò lo sguardo al soffitto
quando sentì dei passi al piano superiore. Poteva essere benissimo Beatrix,
che soffriva d'insonnia, ma sapeva bene che Blaise aveva l'abitudine di alzarsi
presto per andare a Everland con le prima luci, esattamente come Ron avrebbe
potuto tornare a casa da un momento all'altro dal turno di notte. Doveva
andare. Jeager l'aspettava. Scoccò un'ultima occhiata indietro, osservando
quella casa, pensando a chi vi abitava. Poi senza più rimpianti dette le
spalle alla casa e sparì via, Smaterializzandosi proprio quando i passi al
secondo piano si fecero più vicini. Dalla scala scesero Harry e Draco,
sbadigliando. - Mi spieghi perché hai buttato giù dal letto anche me?- stava
bofonchiando Potter - Se devi uscire a quest'ora infame potevi farlo anche senza
dare il tormento al sottoscritto.- - Dormi la notte, invece di rompere alla
piccoletta.- sbuffò il biondino, andando alla macchinetta del caffè - Piuttosto,
dove cavolo è finito Weasley? È stato di nuovo fuori tutta la notte?- - Pare
di si.- il moretto si lasciò cadere sul divano, esausto - Tu dov'è che
vai?- - Niente.- glissò il biondo - Una consegna per una nuova pozione che
sto sperimentando.- - Voi alchimisti siete davvero indecorosi.- Harry gli
scoccò un'occhiata disgustata - Tutti erbette e polverine consegnate a strane
ore della mattina. Non è che sono tutte scuse per farvi le pippe in
compagnia?- - Certo che ne spari di cazzate.- ghignò Draco, mandando giù il
caffè di volata e ficcandosi il mantello - Dovrei tornare per pranzo. Se ti
serve comunque sono nello Yorkshire, in un cimitero che si chiama St.
Mary.- - La faccenda è sempre più divertente.- ghignò l'ex Grifondoro - Al
cimitero eh?- - Si ci sarà dal morire dal ridere.- - Tieni il sarcasmo
inglese in gabbia.- Harry scosse il capo - Ci vediamo!- - Ciao Sfregiato!- e
sparì anche il biondo. Uscito lui, rientrò Weasley. Quella casa era diventata un
porto di mare! - Di nuovo buon giorno!- bofonchiò Potter, salutandolo mentre
entrava nella cucina - Ciao Ronnino! Dov'eri?- - A lavorare.- gli ricordò il
rosso ironico - Sai, ogni tanto qualcuno di noi ci deve pur andare!- -
Ahah...e il rossetto sul collo?- - Cosa?!- Ron divenne viola, toccandosi il
collo ma quando capì che era uno scherzo fissò il suo migliore amico
letteralmente furibondo, che rideva come un matto sdraiato sul divano. Così
rischiava di svegliare tutta la casa e ci mancò poco che lo zittisse con la
magia. Quando si fu un po' calmato, Harry andò a versare del caffè per
entrambi e Ron gli si sedette a fianco, a tavola. Per qualche minuto nessuno
disse nulla, Potter ancora troppo intontito dal poco sonno accumulato, mentre il
rosso sembrava nel suo mondo...e proprio quando il moro stava per andare a
vestirsi, accadde una cosa che lasciò il bambino sopravvissuto letteralmente
senza parole. Una cosa che negli anni non avrebbe più scordato. Un
avvenimento che sarebbe capitato una volta sola nella vita. - Harry,
senti...mi dovresti fare un favore.- - Hn? Cosa?- - Ecco...- Ron si grattò
per un attimo la testa, poi prese fiato come se avesse dovuto far ricorso a
tutto il suo coraggio. - Allora?- lo incalzò il moro - Che c'è? Hai messo
incinta la tua ragazza?- - No ma...ecco, dovrei chiederti una cosa
importante. Posso chiederlo solo a te.- - Va bene.- Harry lo guardò
sinceramente incuriosito - Parla.- - Dunque...vorrei che tu mi facessi da
testimone. Mi sposo fra quattro mesi.-
Yorkshire, Cimitero di St.
Mary. Sei di mattina. Hermione varcò i cancelli del grande cimitero
attorniato dai boschi che era ancora buio. C'era ancora qualche stella che
tardava a ritirarsi in cielo, mentre la neve per un attimo aveva smesso di
cadere. Non si guardò neanche attorno, limitandosi a passare le pallide mura di
quel suolo sacro dove vigilavano strane e alte statue di donne in
preghiera. Cominciò a girare fra le tombe, udendo l'irreale silenzio che
aleggiava sulle lapidi coperte di bianco. Tutto taceva, solo i corvi
gracchiavano senza sosta sparsi sui tetri rami di pochi alberi spogli. Poi
finalmente lo sentì. Si, lui era lì attorno. Attraversò un tomba su cui
poggiava la statua di un angelo a mani giunte quando rischiò di
cadere. Guardò a terra. L'erba era smossa. - Non mi dirai che è per me.-
sibilò rialzando gli occhi. Jeager Crenshaw stava seduto sulla tomba opposta,
con aria vacua. - Non penserai davvero una cosa del genere.- rispose il mezzo
demone, levandosi il cappuccio dal capo - Hai visto troppi film di fantasia,
Hargrave.- - Allora non l'hai scavata per me?- richiese ironica. - Non ho
così tanto tempo da perdere.- le spiegò - C'è uscito un vampiro da lì, neanche
due secondi fa. Era anche simpatico.- - Però. Hai trovato qualcuno con cui tu
riesca a parlare? Non ci credo.- - I Non-Morti hanno un particolare senso
dell'umorismo. Specialmente i vampiri impuri.- - Non mi sembra che bazzichi
dalle parti dei puri Leoninus.- - Ho litigato con Kronos.- - Quell'essere
è troppo supponente anche per uno come te Jeager?- - Senti chi parla di
supponenza.- ghignò Crenshaw scoccandole una breve occhiata - Dì Hargrave...non
te l'ho detto a Natale ma un tempo eri decisamente più guardabile.- Hermione
assottigliò gli occhi - E a chi lo devo eh?- - Mi crederesti se ti dicessi
che non sapevo che Doll potesse andarsene in giro per quelle celle?- Jeager
stavolta la fissò direttamente in viso - Io volevo custodirti per qualche mese
lontana da tutti. Non m'interessava una nemica sotto forma di bambola. Non
colleziono simili rarità, lo sai.- - Oh, quindi mi stai dicendo che non è
stata colpa tua se sono stata divorata viva?- Hermione esibì un sorriso che
lasciava presagire una furia inimmaginabile - Complimenti, te la sei studiata
questa? Perché potrei ucciderti all'istante se osi soltanto provare di nuovo a
sbattermi in faccia simili scuse.- - Non sono scuse. E non te ne devo.-
rispose il mezzo demone, gelido - Ma ciò che voglio io è battermi. Vederti fatta
a pezzi da qualcun altro non rientra nei miei piani. Che sia stata Doll o i
Lestrange. Tu sei mia.- - Se hai finito di far prendere aria alla tua
miserevole bocca possiamo anche iniziare.- scandì dura. - Certo.- e Jeager
senza una parola si levò dal collo un amuleto, che adagiò con delicatezza su una
tomba. Hermione fece lo stesso. Si tolse la Giratempo dal collo, poi il
bracciale col sangue di Cameron dal polso. - E quello?- le chiese il mezzo
demone, indicando il corvo con la perla nera nella sua scollatura. - Non ha
potere.- - Sicura?- le chiese con uno strano sorriso. - Sicura.- replicò
pungente - Ma se non ti fidi possiamo sempre batterci anche nudi.- - Hn.-
Crenshaw sogghignò divertito, guardandosi attorno per l'ultima volta - Tesoro,
non ti trovassi così dannatamente odiosa e non fossi intenzionato più che mai a
sentirti alitare l'ultimo fiato, penso che la cosa potrebbe essere presa in
considerazione.- - Hai anche il coraggio di fare lo spiritoso...complimenti.-
ora la rabbia della strega era palpabile dal suo sguardo feroce - Dopo quello
che hai fatto a Linda...- - Chi?- Jeager alzò le sopracciglia - Ma di cosa
parli?- - Linda Fulcher.- sibilò Hermione - Non ricordi nemmeno il nome di
chi hai torturato.- - Intendi la Magonò che ha scoperto il segreto dei
Lestrange? Quella che li ha beccati in Germania?- Crenshaw scosse il capo - E
magari pensi anche che sia stato io a far fuori Terry Turner.- - Perché? Non
è vero? Tu lavori per i Mangiamorte.- - Calma.- Stavolta fu il mezzo demone a
scoccarle un'occhiata di puro disprezzo - Attenta a come parli mezzosangue, se
non vuoi che ti tagli la gola all'istante. Non nego che sia sceso a far patti
col diavolo per averti qui oggi ma se mi accusi di farmi manovrare da quegli
umani bastardi ti sbagli di grosso. Non me n'è mai fregato nulla di voi umani,
te l'ho già detto mille volte. Mi disgustate come mi disgusta la metà del sangue
che mi scorre nelle vene. L'unico motivo per cui sto appresso ai Lestrange è per
avere l'opportunità di controllarti giorno e notte.- - E' impressionante
sentirlo detto da te, sai?- ringhiò estraendo la bacchetta - Linda è stata
torturata, violentata e uccisa con una tale brutalità che ancora rivedo i suoi
occhi sbarrati, mentre mi muore fra le braccia!- - Cos'è, credi che un essere
umano non sappia comportarsi in maniera tanto immonda?- la rimbeccò freddo,
scrutandola quasi con arroganza - Dì, ma dove vivi? Nel mondo delle favole? Sai
bene cos'è capace di fare Rafeus Lestrange. Solo perché ero presente quando ti è
morta fra le braccia non significa che mi sarei mai abbassato a fare una cosa
simile. Non mi sporco i vestiti per le vostre beghe fra umani. Che s'impicchi il
Lord Oscuro e anche il bambino sopravvissuto.- - Quindi continui a
negare?- - Hargrave, una volta per tutte.- le sibilò con un ringhio - Osa
accusami di nuovo di una cosa simile e ti ammazzo seduta stante.- - Provaci.-
gli disse roca, senza distogliere lo sguardo - Perché tu potrai non averla
massacrata, ma sei comunque con loro. Ignoro dove tu sia stato tutto questo
tempo, non m'importa cosa stiate cercando di fare. Non oggi.- - Bene.- Jeager
ghignò, estraendo la bacchetta a sua volta - Libera la mente. Pensa solo a
noi.- - Tranquillo. Non dovrò sforzarmi troppo.- - Pronta?- sibilò
radioso, mettendosi in posizione. - Non sai quanto.- rise e un attimo dopo
scoppiò l'inferno. Jeager Crenshaw se l'aspettava. Sapeva che sarebbe stata
fantastica come stava per dimostrargli. In fondo se Caesar Cameron la teneva
con sé, doveva aver visto qualcosa in lei che andava al di là dei miseri poteri
degli umani. Cosa fosse però quel potere che si annidava in lei, lui non lo
sapeva. Ma era comunque deciso a scoprirlo. - Misterium Ignis!- urlò,
scagliandole addosso la più potente quantità di fiamme che mago avesse mai
potuto concepire e la loro sfida ebbe inizio. Una sfida a colpi di magia,
astuzia, forza. Hermione sogghignò appena fra le fiamme, sussurrando un
semplice "Protego" che trattenne il calore e l'incandescenza di quella massa
informe e viva di fuoco che l'avrebbe bruciata fino alle ossa, se solo fosse
arrivata a sfiorarla. Mantenne lo scudo, continuando a scrutare attenta
l'avversario. - Ti va di giocare?- - Mi devo sgranchire le ossa.- rispose
con un ghigno diabolico - Se mi metto subito sul serio con te mi divertirò
troppo poco, dolcezza! Impedimenta!- e un'altra onda magica si abbatté quella
Grifoncina che si Smaterializzò via, apparendogli dietro alla schiena. Jeager
l'aveva previsto. Con gli anni anche Hermione aveva imparato ad attaccarlo alle
spalle e per quanto a una con un simile orgoglio dovesse dar parecchio fastidio
una simile mossa, aveva potuto leggerle negli occhi dorati una rabbia e un odio
molto radicati. Questo gli faceva pensare che non l'avrebbe spuntata facilmente
e che si sarebbe giocata il tutto per tutto. E lui non chiedeva di
meglio. Parò con un pugnale la lama della spada di Hermione a pochi
centimetri dalla sua gola, sempre più esaltato. - Non ci vai tanto per il
sottile, eh?- - Se questo ti sembra tanto rimarrai deluso, Crenshaw.- -
Credi?- sibilò, cominciando a spingere indietro la spada della sua nemica -
Sarai forte con la magia...ma non sperare di battermi col tuo stecchino!- e con
un rapido fendente riuscì praticamente a disarmarla. Hermione, imprecando,
scattò indietro gettando rapidamente un'occhiata alla sua spada. Era caduta
lontana. - Diffindo!- La strega si gettò dietro una tomba, mentre tutto
esplodeva. Venne investita da una nuvole di calcare e polvere, immersa nella
neve gelida con il dente avvelenato. Accidenti! Accidenti agli uomini e ai loro
muscoli! - Prova a mangiare di più mezzosangue.- la raggiunse la voce ironica
del mezzo demone. - Pensa agli affari tuoi!- ringhiò rimettendosi in piedi e
scagliandogli contro un'Impedimenta che purtroppo andò a vuoto, visto che le si
Smaterializzò accanto - E finiscila di chiacchierare, non siamo qua per
questo!- - Hai ragione.- le rinfacciò - Siamo qua perché tu ti rimetta in
sesto la tua misera coscienza da mortale, giusto?- - E con questo che diavolo
intendi?- - Intendo che Linda Fulcher era debole.- Jeager assottigliò gli
occhi verde acqua, fissandola duramente - Era una Magonò e tu lo sapevi bene.
Sapevi che non avrebbe dovuto immischiarsi negli affari dei Lestrange ma non hai
fatto nulla per trattenerla. E non stare a guardarmi in quel modo, non fare la
principessa oltraggiata! Farmi passare per un assassino e uno stupratore è la
più abominevole stronzata che ti sia mai uscita di bocca.- - Ah già.- ringhiò
colpita sul vivo, indietreggiando - Parlo con quello dall'immacolata
reputazione!- - Senti Hargrave...i forti vivono, i deboli muoiono!- le disse
Crenshaw levando di nuovo la bacchetta - Non stare a darmi il tormento per una
Magonò che ha visto e parlato troppo. Se fosse stata furba sarebbe scappata
dall'altra parte del mondo!- - Certo, mentre gli altri restavano a morire.-
Hermione scosse il capo - Demoni.- sibilò gelida. - Umani!- sindacò Jeager
con altrettanta pacata e pigra condiscendenza - Voi avete l'anima, siete
sensibili, avete sentimenti...provate amore, compassione, pietà...- ora la
scrutava con serio disprezzo, come se la vedesse per la prima volta - Non farmi
ridere! Il tuo amico Lestrange ha dimostrato la sua pietà quando ha violentato
quella stupida ragazzina! Per farla parlare l'ha fatta urlare così tanto che è
morta senza voce! È questa la vostra pietà esseri umani? Complimenti, perfino un
cane dimostra di averne più di voi!- La strega arrossì di rabbia e
frustrazione, colpita da quelle parole. Perché si faceva fare la predica da
lui? Da un demone? - Sai una cosa?- aggiunse, pronto ad attaccarla di nuovo -
Perfino Caesar ha mostrato più umanità, in tutti i suoi novecento anni e non sai
il sangue che ha versato. Si, è più umano...ammesso che questo aggettivo valga
qualcosa.- - Chi sei tu per parlare così eh?- si ribellò esasperata - Tu che
scendi a patti coi carnefici per avermi!- - Ciò che fanno gli altri non mi
riguarda.- le disse freddo come la pietra - Io voglio solo te.- - Ti ho
battuto una volta Jeager.- alitò. - Non lo rifarai.- rispose a bassa voce -
Te lo posso giurare.- In quel momento sorse il primo spicchio di sole.
S'irradiò lento all'orizzonte, muovendosi da est come una macchia aranciata che
invadeva lo Yorkshire, leggero ed etereo. - Bombarda!- Hermione vide la
magia schizzare fuori dalla bacchetta del mezzo demone e schiantarsi alla sua
sinistra. Una tomba saltò letteralmente per aria, rischiando di ferirla
gravemente ma rotolò via, mentre l'attaccò di Crenshaw ricominciava senza sosta.
Colpo dopo colpo, magia dopo magia, nel cimitero cominciò ad aleggiare l'ululato
del vento. I fantasmi uscivano assonnati dai loro anfratti, andando ad
osservare chi disturbava la loro quiete. I corvi volavano su di loro, gioendo
della novità. - Crucio!- Hermione emise un lamento, colpita di striscio al
braccio sinistro. Si riprese subito, spendendo il mezzo demone contro una tomba,
facendogli sbattere con forza la testa e la schiena. Fosse stato totalmente
umano non si sarebbe più rialzato ma Jeager si rimise subito in piedi, pulendosi
un rivolo di sangue nero dalla bocca. - Accidenti a te.- ringhiò serio - Non
vuoi proprio deciderti a morire eh?- - Ho una cosa da fare prima di
crepare.- - E sarebbe?- le chiese interessato. - L'ultima
fiammata.- Jeager alzò le sopracciglia, inclinando appena il capo. - Ora
mi spaventi, sai?- sogghignò, grattandosi la testa - Parli come una che ha dato
tutto.- - Altra frase strana detta da uno che vuole uccidermi.- - Si ma ti
conosco. Hai più assi nella manica di quanto sembra.- - Grazie del
complimento.- - Non lo era. Semplice constatazione.- ghignò - Il capo non ti
lascerà morire.- - Per capo intendi Caesar? Mi spieghi cosa ti ha portato da
lui?- - La voglia di allontanarmi da voi schifosi umani.- - Ricominci eh?-
Hermione si tolse i calcinacci dalle spalle, sentendo ancora una dolorosa fitta
al braccio - Sai una cosa? Non sopporto chi scarica la sua insoddisfazione
addosso agli altri.- - Secondo te il mio odio verso gli umani è
insoddisfazione?- la prese in giro - Hai le idee confuse mezzosangue.- - Non
vorresti essere un demone vero? Ecco perché sei insoddisfatto. Sei nato da una
donna mortale e quindi ora, odiando e uccidendo umani, ti prendi la tua vendetta
a distanza di cent'anni.- - Per favore, lascia fuori Freud da questa storia.-
rispose serafico, con una smorfia. - Cos'è, ti brucia?- - L'unica cosa che
mi brucia è non averti ancora tagliato quella lingua velenosa.- sibilò senza
preavviso e, anche se evidentemente nervoso, ricominciò ad attaccare con molta
più forza. Scagliò una tale quantità d'incantesimi distruttivi che presto
Hermione si ritrovò senza fiato per lo sforzo di scappare. Dannazione...aveva
ragione Jeager e aveva ragione anche Caesar. Le gambe le cedevano! Era stanca
fisicamente! - Fiato lungo amore?- le sussurrò una voce alle spalle e allora
sgranò gli occhi dorati. In un lampo si ritrovò schiacciata sull'ennesima
tomba in rovina, con Jeager addosso con le mani al collo. In tre giorni
quello era il secondo uomo che cercava di strozzarla. Che fosse destino? -
Andiamo...- rise allora, stupendolo - Non farmi combattere come una ragazzina
Jeager!- e un attimo dopo il mezzo demone cacciò uno strillo, prendendosi un
calcio nel basso ventre e tutte e cinque le affilate unghie della Grifoncina nel
polso. Si staccò immediatamente, dolorante. - Maledetta.- ringhiò, senza
fiato. - Dai.- ghignò lei riprendendosi la bacchetta - Non è un danno
permanente. Scusami con la tua ragazza eh?- - E fa silenzio!- la zittì
furente, leccandosi le cinque ferite sul polso - C'è gente in giro.- La
strega non si volse subito, limitandosi a rizzare le orecchie. Si, c'era
qualcuno. Ora lo sentiva anche lei. - E metti giù quel pugnale!- ordinò
seccata rivolta al mezzo demone - Potrebbe essere una vecchietta!- - E sai a
me che cazzo me ne frega.- - Insomma sta zitto!- Jeager sbuffò,
arricciando il naso. Dunque a naso poteva dire che c'erano due tizi. Uno vivo,
uno morto. Uno era sicuramente un umano, anche se un mago, l'altro un
Non-Morto, forse un membro del clan Lasombra. Hermione tornò a guardare fra
le varie tombe, nelle poche rimaste in piedi almeno, fino a quando non notò dei
movimenti sotto alcuni salici spogli, accanto all'ingresso. C'erano due tizi.
Uno avvolto in un pesante mantello nero, un altro invece aveva la pelle
chiarissima, come quella degli albini, coi gli occhi rossi, glabro, mingherlino,
con soffici capelli sul capo simili all'oro. Un Lasombra. Quando però vide
cosa il demone stava passando all'altro, si sentì male. Un boccetta
contenente della polvere lucente, vorticante. Salvia Splendens. -
Draco.- - Ehi un attimo...- e quando si volse verso Jeager era tardi - Ma
quello è...quell'Auror!- - No, fermo aspetta un momento!- - Ti sei portata
dietro qualcuno eh?- ringhiò Crenshaw furente - Dannazione Hargrave!- -
Stupido, perché avrei dovuto portarmi dietro qualcuno?! Jeager diavolo, metti
giù quella bacchetta! No!- ma fu troppo lenta. Il mezzo demone aveva già
scagliato un fortissimo incantesimo d'attacco su quei due che anche volendo non
avrebbero potuto prevederlo. Hermione cacciò un grido, cercando di pararlo
ergendo una barriera davanti a quei due come meglio poteva ma ci fu lo stesso
un'immane esplosione. Neve, terra, erba, le stesse mura di cinta esplosero,
poi una nuvola di brillanti della Salvia Splendens si sollevò in
cielo. Quando la nebbia leggera della neve si fu diradata, tutto ciò che
restava era un cratere nerastro. Jeager sogghignò vacuamente, un po' in
apprensione. Non avrebbe dovuto fare a pezzettini anche il Lasombra. Ammesso che
fosse morto davvero e non si fosse nascosto nell'ombra di qualche tomba o
statua. Si volse allora verso la Grifoncina, inflessibile - Non fare quella
faccia.- - Cosa centravano quei due?- sbraitò rabbiosa - Cosa centravano?!
Quando mai mi abbasserei a farmi aiutare in un duello eh?- - E già. Orgoglio
fin sopra i capelli, eh mezzosangue?- sibilò una voce alle loro spalle e
Crenshaw imprecò, avvertendo la punta di una bacchetta o di un coltello in mezzo
alla schiena, all'altezza del cuore. Draco Lucius Malfoy gli si era
Smaterializzato alle spalle, col cappuccio calato dal viso e la sua vecchia e
gelida espressione rivolta alla strega, che oltre alla vergogna ora provava
anche la sua buona dose di rimorso. - Allora?- Draco la fissava astioso,
quasi nemico - Che diavolo ci fai qua?- - Che ci fai tu qua!- sbottò Jeager
intromettendosi ma rimediò solo un coltello alla gola e tacque,
imbronciato. - E così...- Malfoy tornò a girarsi verso Hermione, attendendo
una risposta - ...niente segreti eh?- - Se te l'avessi detto mi avresti
impedito di venire.- fu la semplice spiegazione della strega. - Ma davvero?-
Draco ora vibrava sempre più incontrollabile - Dannazione Granger, questa volta
te la faccio pagare davvero!- - Ehi, aspetta un attimo! Questi non sono
affari tuoi!- replicò altrettanto irritata. - Spiacente, i patti non erano
questi.- le disse allora, mollando il mezzo demone. - Non sono una ragazzina,
Draco.- Hermione a quel tono che le aveva usato si era sentita male, ben sapendo
che aveva bisogno di lui per la Salvia Splendens, ma come sempre il suo orgoglio
le impediva di chinare il capo - Non puoi dirmi cosa devo o non devo fare. Non
puoi ricattarmi con quel patto, né mettermi in croce perché ho fatto quello che
dovevo.- - A no?- la sfidò con gli occhi incendiati - Vuoi mettermi alla
prova?- Jeager si spostò dall'aria di tiro di quei due, tanto per essere
sicuri, e cominciò a ripulirsi i vestiti con la terribile voglia di fare lo
scalpo a quel dannato serpente strisciante che gli era arrivato alle spalle
senza che nemmeno se ne accorgesse e che gli aveva rovinato il duello. Accidenti
a lui! Da come si stavano mettendo le cose comunque dubitava che avrebbe
finito quel giorno con la mezzosangue. E poi non gli andava di essere stato
interrotto, tantomeno di combattere con lei nello stato in cui si trovava.
Incurante dei loro litigi guardò a terra...e l'odore della Salvia gli arrivò al
fine odorato. Salvia Splendens. Però... Scosse il capo, facendosi
riapparire in mano il suo amuleto precedentemente lasciato sulla tomba da cui si
era scatenata la loro sfida. Prese anche il bracciale e la Giratempo di
Hermione, ributtandoglieli ai piedi, nella neve fresca. - Io me ne vado.-
sentenziò, quando la ragazza gli concesse un minimo di attenzione. - Cosa?!-
sbraitò la strega sconvolta - Non ci pensare neanche!- - Non darmi ordini.-
le disse serafico, scoccando un'occhiata a Draco - Hai altro da fare vedo.- -
Ehi, non scherziamo!- urlò Hermione assordandolo - Tu non te ne vai da nessuna
parte Crenshaw!- - Non sto qua a vederti baccagliare, ne faccio volentieri a
meno!- sentenziò cominciando a sclerare - Cosa vuoi fare ormai? Con questo qua
fra i piedi non possiamo concludere un bel niente! Avvisami quando non avrai più
il padrone fra i piedi!- - Maledizione Crenshaw!- urlò la strega, muovendo
una statua di parecchi chili verso di lui con la telecinesi, quasi prendendolo
in pieno - Attento a come parli! Ci rivediamo qua fra un mese esatto!- - Un
corno!- s'intromise Draco - Questa storia deve finire!- - Ehi bello, fatti un
po' i cazzi tuoi eh?- lo rimbeccò Jeager. - Ma va un po' affanculo!- gli
rispose Malfoy con altrettanta finezza, sorridendogli melenso. Il mezzo
demone assottigliò gli occhi chiari, pronto a ritirare fuori la bacchetta quando
altri passi raggiunsero il suo finissimo udito. Qualcuno stava varcando i
cancelli...e sotto vento gli arrivò un profumo femminile inconfondibile. -
Rose di York.- sibilò sogghignando - Gente, vi consiglio di farvi un giro.-
- Perché?- sbottò Hermione esasperata. - Arrivano i Lestrange.- -
Cosa?! E dicevi a me che mi ero portata dietro gli aiuti?- - Accidenti ma la
smetti di starnazzare?- rognò il mezzo demone - Io non li ho chiamati. Sarà
stata quella maledetta di Katrina, deve avermi spiato. Merda!- aggiunse con un
ringhio - Bene, Hargrave chi s'è visto s'è visto.- - Accidenti a te, mi hai
fatto solo perdere tempo!- sentenziò la ragazza. - Idem.- replicò Crenshaw
soave, rimettendosi il mantello - Appena mi libero ti mando un
messaggio.- Draco era sconvolto da una tale e impressionante faccia tosta.
Quel mezzo demone era il re degli arroganti! Perfino lui si sarebbe chinato
umilmente davanti a tanta supponenza! - Ti saluto!- disse ancora il loro
demoniaco amico e sparì immediatamente dopo, proprio quando una decina di
Mangiamorte incappucciati apparvero a una trentina di metri da loro, proprio
all'ingresso dell'area tombale, dove c'erano le grandi statue di sante in
preghiera. - Una volta a casa io e te facciamo i conti.- le sibilò Draco
all'orecchio. - Non è il momento per rompere Malfoy!- - E' il momento
buono invece!- sentenziò stringendo la bacchetta - Avanti, torniamo a
casa!- - Ok...- alitò rabbiosa, restia ad andarsene senza cercare almeno di
sfoltire le file di quei bastardi ma quando cercarono di Smaterializzarsi, non
ci riuscirono. Si guardarono stupiti, mentre i Mangiamorte si separavano per
correre a cercarli. - Ma che diavolo...- Draco alzò le mani, sentendosi
stranamente...diverso. - Oh no!- Hermione quella sensazione l'aveva già
provata mesi prima. Spossatezza, un sentore di diversità. Niente poteri. Uno
degli incantesimo di controllo del potere degli Auror di Lumia Lancaster! Si
era irradiato sopra le loro teste, proprio prima dell'arrivo dei Mangiamorte!
Katrina li aveva incastrati! Spiando Jeager aveva saputo della sua presenza
e così speravano di ucciderla. - Siamo senza poteri!- alitò sbiancando,
facendo impallidire anche Malfoy. - Mi stai dicendo che mi hanno trasformato
in un inutile babbano?- Draco era talmente sgomento che fatica a tenersi in
piedi - E quanto dura l'effetto??- - Da...tre a quarantotto ore.-
sussurrò. - COSA????- ululò e lei fece appena in tempo a tappargli la bocca,
che i videro almeno cinque Mangiamorte puntare nella loro direzione. Fu allora
che dovettero correre e anche velocemente. Senza poteri, solo armati di spada,
non potevano fare niente. Non potevano neanche prendere le loro sembianze
animali, erano totalmente indifesi! Inoltre solo Hermione era vestita di
panna, mentre Draco era più nero di un corvo...pochi minuti e li avrebbero
trovati. Nascondendosi fra le tombe vennero presi in pieno da un paio
d'incantesimi, dovettero rovesciarsi nelle neve e strisciare nel freddo, fino a
raggiungere nell'ala est le tombe famigliari. Sentivano le loro voci che si
avvicinavano, cominciando seriamente ad avere paura. - Lì dentro.- le
sussurrò Draco, prendendola per mano e trascinandola nel vialetto fra un
tempietto e l'altro. Si appiattirono contro le mura, guardandosi attorno. Le
recinzioni non erano lontane. A testa bassa avrebbero potuto raggiungerle...ma
c'era solo un cancelletto, non avrebbero potuto scavalcarlo. Era troppo
alto! - Cazzo.- Malfoy era sempre più furente - Se ne usciamo vivi giuro che
te la faccio pagare cara.- - Non dare la colpa a me. Anche tu eri qui per i
fatti tuoi!- - Per i fatti tuoi, semmai.- le ricordò gelido - Hai idea di
quanto costasse quell'ampolla?- - Dei soldi me ne sbatto. A me serve per
dormire!- ringhiò stizzosa - Come faceva ad avercela un Lasombra eh?- - E
lascia perd...mpf!- Hermione sgranò gli occhi dorati e fece per gridare,
quando la stessa mano apparsa dal nulla che aveva preso Malfoy per la gola e
l'aveva trascinato letteralmente dentro al muro, afferrò anche lei per la vita,
quasi Smolecolarizzandola. Quando i Mangiamorte arrivarono, videro solo il
viottolo coperto dall'ombra dei due tetti sporgenti delle tombe famigliari.
- Ma dove diavolo sono?- sibilò Albert Alderton, furibondo, padre dei due
torturatori a Hogwarts. - Sono qui attorno, credimi.- lo raggiunse la voce
pacata di Rafeus Lestrange - Cercate ancora.- - Ti vedo tranquillo fratello.-
sussurrò Vanessa, apparendogli a fianco, abbigliata nel solito tripudio di
ricche vesti - Credi che Katrina abbia ragione? Jeager non è uno facile da
imbrogliare.- - Infatti io non ero d'accordo a venire qua.- le rinfacciò il
giovane mago, stizzito - Se perdiamo lui perdiamo anche tutte le nostre tracce
su Minus.- - Intanto sappiamo che è tornato.- replicò la strega, dandogli la
schiena per tornare all'ingresso - L'importa è che sia in Gran Bretagna ma
questo ormai è territorio nostro. In qualunque buco si sia rintanato con quelle
ossa, io lo troverò.- - E adesso dove vai?- le chiese Rafeus, scettico. -
Dalle statue delle sante.- rispose Vanessa con un sogghigno perfido - Ho voglia
di farle ballare.- - Sei tremenda sorellina.- ghignò Lestrange - Noi
continuiamo.- Le ricerche ripresero frenetiche, il cimitero era battuto con
magia e spada, i Mangiamorte erano ovunque. Ma avevano dimenticato di
guardare meglio. In un luogo dove non avrebbero mai potuto trovarli. Nel
viottolo dov'erano sparati i due Auror, all'improvviso l'ombra dei tetti si
mosse sinuosa verso la parete. Scivolò in ogni angolo buio non toccato dal sole
dove le ombre si stagliavano lievi al debole sole del mattino. L'ombra
continuò a serpeggiare silenziosa, fino a raggiungere le mura di cinta non vista
da nessuno. Lì, la piccola porta di ferro alta e acuminata venne sorpassata
con velocità. L'ombra si fermò ai margini del bosco di sempreverdi, ai piedi di
un pino. Hermione e Draco rispuntarono fuori dall'ombra dell'albero,
sconvolti e storditi. - Oddio...- la Grifoncina vedeva tutto il mondo di
mille colori - Oddio...ma cosa...- - Porca miseria!- sbottò invece Malfoy,
che aveva ancora il mal di testa a causa dell'incantesimo che gli aveva fatto la
Granger per liberarlo dal giogo di Katrina - Dannati Lasombra! Ehi tu! Vieni
fuori!- Il Lasombra di prima, che aveva portato l'ampolla con la Salvia a
Draco, venne timidamente fuori dal suo nascondiglio. Era questo il potere di
quei demoni. Erano abbastanza pacifici e molto schivi, pallidi e albini,
delicati e poco inclini alla lotta che sapevano diventare impalpabili come
ombre, per fuggire o per sviare i nemici. - E' stato lui?- alitò Hermione,
seduta a terra distrutta. Il Lasombra annuì, sempre più imbarazzato - Si,
sono stato io miss. Io sono Emilio.- - Emilio?- dissero Draco ed Hermione in
sincrono, un po' allibiti. - A me avevi detto di chiamarti Spartaco!- rognò
il biondo Auror - Vatti a fidare dei demoni!- - Bhè, ci ha salvato.- abbozzò
Hermione sorridendo - Grazie mille.- - Di niente miss.- arrossì il demone -
Mi spiace solo che la preziosa Salvia sia perduta ormai.- - A chi lo dici.-
borbottò la strega disperata. - Era per la signorina?- chiese il Lasombra
assumendo un'espressione triste - Mi dispiace per lei miss.- - Oh...non fa
niente.- disse la Grifoncina flebilmente - Aspetterò la prossima raccolta.- -
Veramente io ne avrei ancora.- le disse Emilio - Ma ve ne parlerò dopo, quando
sarete salvi.- - Ehi un attimo!- rognò Draco - Emilio, Spartaco, Attila o
come ti chiami! Perché ci aiuti?- - Voi siete amici di Harry Potter,
giusto?- Ma ce l'aveva scritto in faccia?, pensò Malfoy con stizza. Per la
miseria, il mondo era pieno di Bambino Sopravvissuto's Boys! - Ascoltatemi!-
disse il Lasombra abbassando la voce - Seguite la foresta per tutto il
pomeriggio. Ci vorrà molto ma entro il tramonto finirete in una radura che dà su
una strada di campagna. Lì c'è un rifugio magico che solo i Lasombra possono
vedere. Ho già avvisato i miei confratelli, con loro sarete al
sicuro.- Ficcarsi in un covo di demoni senza poteri? Dallo sguardo dei due
Auror Emilio capiva che stavano per ridergli in faccia ma non avevano tempo,
perciò li pregò di fare come aveva detto e li spinse all'interno della boscaglia
- Muovetevi!- aggiunse roco - E fate come vi ho detto. I miei confratelli vi
aspetteranno. Loro sono dalla parte di Harry Potter, credetemi!- - A questo
punto che altro fare?- sibilò Draco - Dai, andiamo via mezzosangue!- - Si.-
annuì la strega, lasciandosi prendere per mano - Attento Emilio!- - State
tranquilli e non vi fermate!- Le fronde erano altissime, il sole quasi non
filtrava e quella foresta pullulava di strani rumori. Certamente erano tanto
abituati ad essere maghi che l'idea di essere poteri atterriva parecchio
entrambi. Inoltre Hermione sentiva che qualcosa stava per accadere...e ne
ebbe la prova quando il sangue di Caesar nel suo bracciale si fece caldo,
cominciando a ribollire. Fermò Draco appena in tempo, perché alzarono gli occhi
al sinistro scricchiolio che si era propagata nella foresta...e un pino enorme
franò. Cacciando un grido, Hermione fece appena in tempo a rotolare via,
mentre Draco cadde dalla parte opposta. Salvi. Almeno per il
momento. Perché Vanessa Lestrange, nell'entrata del Cimitero St. May stava
ballando al braccia larghe, girando su se stessa come una bambina. E rideva,
rideva usando la sua magia oscura. Mentre ballava, afferrava le statue delle
sante e le buttava a terra, una dopo l'altra, mandandole in pezzi, proprio come
ora gli alberi nel bosco cadeva al suolo, senza apparente motivo. Ma era lei,
era Vanessa. Continuarono a scappare da un punto all'altro, non sapendo mai
quale albero sarebbe caduto e troppo stanchi, vennero più volte investiti dai
rami staccati, schiacciati a terra nell'erba e nelle foglie morte. All'ultimo
attacco rimasero entrambi schiacciati, ancora vivi e coscienti, proprio sotto il
fogliame. - Pesi.- bofonchiò Hermione, schiacciata anche dal peso del
biondo. - O me o il pino.- rognò il biondo, sentendo i rami graffiargli la
schiena - Cerca di liberarti se ci riesci.- - Ti sei fatto male.- alitò lei,
guardandolo in faccia - Sei pallido.- - Sono pallido perché ho freddo, sono
stanco e ho fame. E anche perché mi trovo sempre in queste imbarazzanti
situazioni con te posizione indecente, quindi prima che faccia qualcosa
d'irreparabile ti consiglio di levarti da lì sotto...- rognò, aggiungendo dopo
vagamente imbarazzato -...e facendo piano, se possibile.- - Ti sei ferito
davvero allora!- - Oh, amore.- le disse con gli occhi fiammeggianti - Non
stare a preoccuparti per me. Pensa a quello che ti farò una volta chiusi nel
covo dei Lasombra! Avanti, esci da lì!-
Mentre Malfoy e la bella
Granger litigavano seppelliti sotto i pieni nel freddo Yorkshire e si passavano
il pomeriggio a scarpinare nei boschi inseguiti da faine e lupi, a Londra Harry
Potter stava sentendo gli ordini assegnati quel giorno per la perlustrazione,
anche se con la testa era un po' altrove. La voce di Duncan gli arrivava
lontana se pensava che Ron gli aveva chiesto di fargli la testimone di
nozze! Si sposava! Si sposava! Il suo migliore amico stava per mettersi la
fede al dito! - ...qualcuno deve anche andare nello Yorkshire, al cimitero
St. Mary.- sbraitò Gillespie risvegliandolo - Venti dannati Mangiamorte hanno
ucciso il custode e stanno facendo a pezzi le tombe.- Yorkshire? Cimitero?
Mangiamorte? - Merda.- alitò a bassa voce, ma non tanto bassa perché
Duncan non l'avesse sentito. Infatti si zittì immediatamente, puntandogli
addosso i due fanali che aveva al posto degli occhi. - Cos'hai detto
Potter?- - Eh?- Harry deglutì, mentre Edward al suo fianco faceva palloni con
la gomma da masticare. E adesso? - Ecco...- abbozzò - Ho detto...che stronzi,
perfino a dissacrare tombe...- e tutta la squadra rise come una matta, visto
quanto fosse palese il suo maldestro tentativo di glissare. Duncan lo fissò
scettico, alzando le sopracciglia - Potter...non è che ne sai qualcosa per
caso?- - Chi io? E perché mai?- fece angelico, schizzando in piedi e
prendendo Dalton per il cappuccio della costosa giubba - Adesso scusaci tanto ma
Ed e io andiamo con May a St. Paul. Eliminiamo i Poltergeist e torniamo subito,
ok? Ciao!!- e senza dare il tempo a nessuno di aggiungere altro evaporò
letteralmente, lasciando il capo degli Auror sull'orlo della solita crisi di
nervi.
Al tramonto, Draco Malfoy ed Hermione Granger uscivano dal
bosco tutti sporchi in piena radura che dava sulle compagne e sulle meravigliose
colline dello Yorkshire. Il sole calante era uno spettacolo meraviglioso ma per
due conciati nel loro stato non era altro che un possibile uovo fritto da
mangiare. Hermione era sulle spalle dell'ex principe di Serpeverde, stanca
morta, pallida e piena di foglie nei capelli. Draco quasi non si sentiva più le
gambe ma finalmente videro un gruppo di Lasombra che risalivano il pendio. -
Dio grazie! Grazie! Lo sapevo che mi amavi...- alitò il biondino, lasciandosi
andare all'indietro e inspirando forte. La Grifoncina lo raggiunse
sdraiandosi di fianco ed emise un gemito, devastata nella mente e nel fisico -
Ehi...ehi Draco...vorranno essere pagati...- - Cosa?- chiese Malfoy, alzando
appena la testa - Che crepino.- - Lo sai come sono...ai Lasombra piace
l'oro.- sussurrò, ansante. - Ok.- Draco era talmente distrutto che si levò
l'orologio dal polso, dandolo alla ragazza - Dagli questo. Se non gli sta bene
digli che paghi in natura.- - Cosa?- Hermione si mise faticosamente a sedere
- Ohhh...ma si, chissene frega...- Ma finalmente dopo un'intera giornata
passata nel folto del bosco, al freddo e alla neve, inseguiti da animali feroci
e alla fame, vennero finalmente condotti in un posto sicuro. Il covo dei
Lasombra della Yorkshire. E lì avrebbero passato la notte. Hermione
cominciava a chiedersi come avrebbe fatto a stare con lui fuori per tanto
tempo. Si, stavolta non avrebbe chiuso occhi...ma non per gli incubi. Per
colpa di Draco.
* Piccola
postilla: il nome Lasombra non mi appartiene, ma deriva dal gioco
virtuale World of Darkness, presente su internet. Io però ho rivisto la
tipologia della razza demoniaca. Nel caso qualcuno avesse ravvisato il
nome.
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Capitolo 40 *** Capitolo 40° ***
dest40
...Ed
ecco uno dei capitoli più importanti che ho mai scritto. Rileggerlo è stato
stupendo e non me la sono sentita di cambiare neanche una virgola. A tutte le
nuove lettrici e a quelle vecchie. Vi adoro.
Edward Dalton tuffò
il cucchiaio nello yogurt, scoccando a Harry Potter uno sguardo a metà fra lo
sconcertato e il divertito verso le otto di sera di quel disastroso 2
gennaio. A Londra nevicava di nuovo e tirava un vento da paura. - Fammi
capire bene.- bofonchiò l'ex Corvonero, ficcandosi la posata in bocca mandando
giù il gustoso yogurt ai lamponi - Mi stai dicendo che Malfoy è uscito di casa
stamattina e guarda caso, è andato al Cimitero di St. Mary. Giusto? Ma lì ci
siamo andati e non c'era più nessuno. Né Mangiamorte né cadaveri di
serpenti.- - Così pare.- sibilò il bambino sopravvissuto che faceva il solco
davanti al camino, preoccupato e anche furibondo - E anche Hermione non c'è.
Porca miseria che rabbia! Quando mi serve sparisce sempre!- - Non è che sono
usciti insieme a farsi due passi?- propose Tom angelico. I tre Auror lo
fissarono e il piccolo Riddle incassò il collo nelle spalle - Che c'è? Non vanno
d'accordo?- - Come neanche t'immagini.- sghignazzò Harry sarcastico. -
Dai, idiota!- ghignò Ron - No, Tom. Non sono usciti insieme comunque.- -
Anche perché Malfoy immola i mezzosangue le notti di luna piena.- sentenziò
Beatrix perfida. - Hermione non ha lasciato almeno due righe?- chiese ancora
Weasley, seduto in poltrona. - No.- Edward scosse il capo, puntando poi il
suo sguardo divertito su di lui - Cambiando discorso, sai una cosa Ronnino? È
testato che un 45% degli uomini tentano la fuga tre mesi prima del
matrimonio.- - Non ci provare.- replicò il rossino - Smettila di scassare e
pensa a qualcosa.- ma proprio in quel momento un allucinante uccellino verde,
rosso e blu, tipo colibrì visto come sbatteva le ali velocissime, si lanciò sul
solo terrazza. Come il vecchio gufo dei Weasley quasi si schiantò sul vetro.
Furono Tom e Beatrix ad andarlo a prendere e in effetti era davvero un colibrì.
Grasso e cicciotto, un vero canterino. - Solo un cretino può usare questo
genere di uccelli con questo tempo.- sentenziò Potter sbuffando. - Oppure uno
che voleva dare nell'occhio.- ironizzò la piccola Diurna. Dopo una rapida
lettura, a Ron quasi calò una spalla della maglia, come nei cartoni animati. Ma
che cazzo stava capitando? Lasombra? Malfoy era finito dai
Lasombra? Passò il foglio a Harry su cui scoccò un'occhiata anche
Edward. Tempo un secondo e il caro scettico del gruppo bruciò il biglietto,
accendendosi anche una sigaretta. - Avete notato che quando fuma se ne esce
con qualche cazzata?- insinuò Ron. - Infatti mi serve un favore.- sentenziò
l'ex Corvonero, puntando i suoi occhi azzurri su di loro. - E sarebbe?- gli
chiese Harry, sentendo puzza di bruciato. - Sarebbe che adesso dovete
acconsentire a un mio capriccio, se così vogliamo metterlo.- scandì Dalton -
Quando ritorna May, voglio che non le diciate niente di questa storia.- -
Aspetta, frena...- Harry si bloccò, piantandogli gli occhi verdi addosso - Cosa
stai dicendo?- - Voglio fare una prova. Una prova sola va bene? Poi potrai
anche mandarmi al diavolo!- gli propose Edward - Ma devi almeno darmi una
possibilità.- - Ed, questa fissa è assurda.- mormorò Ron. - E tutte quelle
coincidenze?- rimbeccò Dalton - Insomma ragazzi ma che v'è successo? Hermione
non si fida di lei, io non mi fido di lei, non saremo mica due visionari
dannazione! Vi chiedo solo di darmi una possibilità.- - E sentiamo, devo solo
non farle sapere dove si trovano?- gli chiese Potter, versandosi due dita di
caffè. - In verità l'idea era un'altra. I Mangiamorte sono ancora nello
Yorkshire e li stanno cercando. Se come credo lei centra qualcosa, potrebbe
indirizzarli in un qualsiasi punto dove noi le diciamo che possano essere. Se
arrivano in questo punto, allora avremo le prove che macchina qualcosa.- Ron
scosse il capo, inspirando a fondo - Dio...Edward, ci sono migliaia di motivi
per cui i Mangiamorte potrebbero trovare Herm e Malferret e nessuno di questi
motivi è necessariamente ricollegabile a May. Anche tu, cerca di capire cazzo!
Non è facile pensare che possa tradirci in questo modo!- - Bhè, sarà più
facile allora farci sgozzare all'ultimo momento da lei!- rognò l'ex Corvonero -
Porco cane, ma volete salvarli la pelle o no? Se abbiamo un serpente in casa è
meglio saperlo!- - Senti, si può sapere perché anche Hermione ha questa
fissa?- saltò su Harry, anche se stava veramente cedendo visto che ricordava
perfettamente le parole di Draco alcune notti prima - Le ha fatto addosso
l'Incanto Fidelio, che altro vuole di più?- - Facciamole bere del
Veritaserum.- - Eh no!- Ron balzò in piedi scuotendo il capo - No, no non
piace questa storia! Prima dimostrami che c'è qualcosa che non va e poi forse
come ultima spiaggia possiamo ricorrere al Veritaserum, ma qua stiamo passando i
limiti! Hermione l'ha messa sotto incantesimo, tu non fai altro che darle
addosso...questo clima non mi piace! E prima che tu dica qualcosa, se lei se ne
uscisse con queste follie su di te, reagirei nello stesso modo.- - Voglio
sperare.- ironizzò Edward seccato, appoggiandosi su un gomito. - Comunque...-
Harry emise un sospiro e poi si decise - Ma si, possiamo provare. Quando siamo
andati nello Yorkshire accanto a quel cimitero c'era un bosco. Il covo dei
Lasombra è oltre il bosco, ma lì attorno è pieno di colline. Ho controllato e su
una di queste c'è un vecchio tempio di rovina di druidi, i babbani non lo vedono
ma è proprio in cima. Chiunque ci giri attorno e che sia mago può arrivarci ma
bisogna essere per forza nei dintorni ed è parecchio lontano dai Lasombra,
specialmente se consideriamo che sono senza poteri magici.- - Diciamo che
sono lì.- concluse Dalton serio - E vediamo che succede.- - Siete sicuri?-
Weasley sembrava preoccupato - Vado io a controllare?- - No, preferisco che
restiate qua.- gli disse Potter, cominciando a mettersi il mantello - Per
sicurezza lascio Malfoy ed Hermione dai Lasombra, tanto sono pacifici e non
succederà nulla ma dai Lestrange preferisco andarci io. Andrò ad appollaiarmi da
qualche parte, tranquillo ma non vorrei che questa fosse l'ennesima strategia
per venire a prendere Tom e Beatrix.- - A controllare Damon c'è Clay,
comunque è meglio che dica anche a Tristan di aumentare la sorveglianza.-
concluse Ron che ormai si era messo l'animo in pace - Vediamo di arrivare vivi a
domani mattina.- - Tranquillo, se tutto va bene domani mattina le cose ci
saranno chiare.- sentenziò Edward. Mentre Harry scendeva al piano di sotto lo
seguì anche il piccolo Riddle che era ben più preoccupato degli altri. - Dici
che Hermione e Draco stanno bene?- gli chiese triste. - Stai tranquillo
mostriciattolo.- Ron gli carezzò i capelli, strappandogli un debole sorriso -
Quei demoni che li hanno salvati sono molto pacifici e sono dalla parte di
Harry.- - E se quell'antipatica della prof ritenta qualcosa?- mugugnò
Trix. - Mordila.- ghignò l'ex Corvonero di casa - Ma magari ha il sangue
cattivo.- - Più che probabile.- rise anche Harry - State sciolti, essere un
Animagus servirà pur a qualcosa no? Voi due intanto occupatevi di dire tutto a
May, sarà qua da un momento all'altro. Se chiede di me ditele che sono andato da
Sirius.- - Tieniti lontano dagli specchi.- lo avvisò Dalton prima che si
Smaterializzasse via - Katrina potrebbe essere in giro.- Si, Katrina
sfortunatamente era sempre in agguato e questo non facilitò i giorni seguenti ma
se non altro per quella notte furono tutti al sicuro. Ciò che ormai i
Lestrange però avevano capito che era che erano a rischio. Molto a
rischio. Jeager era ingestibile, Katrina era stata messa in un angolo, Orloff
si era ritrovato senza spie e Minus vagava per la Gran Bretagna con quanto di
più prezioso ci fosse stato per i Mangiamorte. L'unico loro punto a favore
era che gli Auror non sapevano della sua presenza, né di quale tesoro fosse il
custode. Specialmente Harry Potter non sarebbe dovuto venire a saperlo. O
tutto sarebbe stato smascherato. Rafeus Lestrange sapeva perfettamente bene
che le ossa del padre erano ciò che avrebbero fatto capire al bambino
sopravvissuto quanto in realtà lui e il figlio del suo nemico fossero vicini al
baratro.
Fra le dolci e silenziose colline verdi dello Yorkshire, il
capo dei Lasombra aveva aperto la sua casa a due Auror in fuga al calar del
sole. Ora che le stelle brillavano in un cielo troppo sereno, tutto il clan
sembrava sovreccitato. La strana lingua dei demoni albini simile a una nenia
un po' troppo acuta invadeva quel pomposo palazzotto d'ombra in cui solo i suoi
confratelli potevano entrare e sempre solo i confratelli potevano vedere e
distinguere dalle altre tenebre del paesaggio in cui sorgeva. Sebbene fosse
fatto di una magia oscura che plasmava l'ombra a suo piacimento, i Lasombra
erano sempre stati demoni pacifici e lo dimostrarono di nuovo quando accolsero
con tutti gli onori i due amici di Harry Potter che si fecero accogliere sfiniti
dagli amici di Emilio che li raggiunse un'ora dopo il loro arrivo. Fu Emilio,
che era uno dei sottoposti del capo clan, a fare qualche domanda a Malfoy in un
salone che il biondo non avrebbe potuto definite in altro modo che un tripudio
di tracotante ricchezza. In stile barocco, ovunque in quel palazzo a pianta
esagonale erano accatastati oggetti preziosi, quadri famosi che non erano
riproduzioni, statue antiche, manufatti, arazzi, inscrizioni e tanto oro da
illuminare le stanze con poche candele. Questo era da attribuire dalla mania
dei Lasombra di attorniarsi di cose preziose e si poteva che fra le caste
demoniache fossero quelli con maggior buon gusto ma a volte esageravano. Quel
palazzo sembrava un centro di riciclaggio. Mentre Draco Malfoy nella sala del
capo spiegava in due parole cos'era successo e ringraziava col suo bell'orologio
i demoni per il loro salvataggio, Hermione Granger era stata condotta in una
sorta di stanza per gli ospiti. Quando vi entrò accompagnata da quella che
doveva essere una femmina di Lasombra visto che le forme di quegli esseri erano
solitamente androgina, stentò a nascondere la sua espressione stupita. La
stanza al secondo piano del palazzo, dal soffitto basso ma spaventosamente
estesa in lunghezza. A terra soffici tappeti, un letto sproporzionatamente
grande in mogano nero, coperto da un baldacchino rosso e dorati, materasso di
piume e...una cosa che la fece rabbrividire: una pelle d'orso troneggiava fra
l'accozzaglia di piumini e cuscini di seta del letto. Rabbrividendo, nonostante
il camino scoppiettante davanti al letto, ringraziò la Lasombra che
l'accompagnava con le poche parole che conosceva della loro lingua, insegnatale
da Caesar, e la demone se ne andò piacevolmente colpita dicendole però che
Emilio avrebbe presto accompagnato "suo marito" da lei. Hermione lasciò che
la tizia se ne andasse prima di chiedersi se quella non fosse cieca, visto come
Draco le aveva urlato dietro per tutto il tempo in cui erano stato insieme sotto
i loro occhi...ma forse era per quello che l'aveva considerato suo marito? Mah,
chi lo sapeva. L'unica cosa di cui era certa era che quando sarebbe arrivato,
e sperava non troppo presto, sarebbe entrato come una locomotiva e le avrebbe
dato il tormento per tutta la notte. Istintivamente posò lo sguardo sul letto
e senza rabbrividire alla coperta fatta di soffice pelle d'orso bruno, si vide
in quel letto con Malfoy. Sorrise appena, mettendosi a girare nella stanza.
Sembrava passata una vita intera dall'ultima volta che avevano fatto
l'amore. Quattro anni, in fondo. Erano molti se si considerava quanto fossero
cambiati entrambi. Raggiunse l'ampia porta finestra che dava su una terrazza
coperta di strani fiori scuri che Blaise avrebbe sicuramente riconosciuto ma
quando provò ad annusarne il profumo non sentì nulla, se non un vago sentore
d'incenso. Faceva freddo ma vide comunque che molti Lasombra erano usciti
dalle loro stanze e con le mani protese tutti insieme stavano operando una
strana magia. All'improvviso, nel buio del palazzo e del giardino annesso, si
accesero moltissimi fuochi. Tantissime fiaccole invasero come una scia luminosa
la grande entrata e una a una, ogni più piccola luce ricordò la presenza di ogni
abitante del castello. Ricordava che Caesar le aveva detto qualcosa riguardo
a quell'usanza: i Lasombra, essendo fatti di tenebra, avevano bisogno della luce
per vivere e la notte, quando erano attorniati del loro elemento, accendevano
una piccola candela ciascuno, sia per ricordare agli altri della propria
esistenza, sia perché la luce del fuoco, picchiando contro le superfici che
toccava, riproducesse l'ombra di cui si nutrivano. Caesar quel giorno l'aveva
fatta pensare. I Lasombra erano fatti di buio...ma avevano bisogno della luce
per vivere. E dove c'era la luce, c'erano anche dei punti oscuri. Tornò
dentro a capo chino, decisa a smetterla di arrovellarsi la testa su cose assurde
e finì l'esplorazione della camera. Passeggiando sui tappeti finì in una
sorta di anticamera dov'erano presenti una sorta incredibile di manoscritti di
letteratura e filosofia babbana, con sontuosi divani e tavolini da scrittura,
mentre alla sinistra della camera da letto Hermione trovò un bagno da harem
indiano. Tutto interamente di marmo rosato, con una grande vasca circolare da
terme che avrebbe fatto la felicità di chiunque, ma mai come fece sentire bene
lei, visto la bruttissima giornata che aveva passato. Decise di farsi un
bagno prima dell'arrivo di Malferret. Doveva rimettersi in forze quel che
bastava per mandarlo al diavolo e tenerlo buono e zitto anche senza
magia. Tornata in camera da letto per cambiarsi trovò altre Lasombra che le
avevano portato cumuli di vestiti e vestaglie di seta, visto il caldo
impressionante che aleggiava nel castello (considerato quanto fossero freddolosi
i suoi abitanti), per lei e Malfoy che invece sembrava ancora infognato col capo
clan. Le avevano portato anche un carrello con una cena che non si sarebbe
neanche sognata di toccare. Era troppo stanca, così addentò solo una mela e si
versò un goccio di vino rosso, decisa ad andarsene a fare quel meritato
bagno. Era tutta sporca di fango, i capelli si erano arruffati per l'umidità
ed era tanto spossata che le gambe non la reggevano davvero più. Quando si
lasciò andare nell'acqua piena di schiuma si sentì letteralmente in
paradiso. Certo, non poteva negare che quella profusione di ricchezza e quel
mescolio di stili diversi era un'accozzaglia abbastanza poco guardabile ma quei
demoni erano stati gentilissimi, non li avevano sommersi di mille domande e
soprattutto non li avevano presi in trappola, quindi era più che felice di
quella sistemazione per la notte. Aveva anche avvisato Harry e saperlo un po'
meno ansioso per loro due aveva chiuso la faccenda, anche se c'erano due soli
nei nella sua giornata. Il primo era che Jeager Crenshaw, detto anche
Jeager-io-ce-la-faccio-sempre-perché-sono-uno-figo-Crenshaw, respirava ancora o
nel suo caso visto che non gli batteva neanche il cuore andava ancora in giro
sulle sue gambe. Il secondo ma non meno importante problema era Malfoy. E si
palesò nella camera da letto neanche cinque minuti dopo, sbattendo i battenti
con così tanta forza da far traballare i cardini. La prima cosa che fece una
volta dentro fu cercare lei con gli occhi, ma visto che non la trovò si tolse il
mantello nero sporco di terra e erba e bagnato di neve, lasciandolo via insieme
ai guanti e agli stivali. Se sperava di sfuggirgli tappandosi in bagno però
si sbagliava di grosso e infatti varcò la porta immergendosi nel vapore causato
dal bagno profumato della Grifoncina totalmente furibondo. Hermione si
immerse di più nella schiuma, incassando il collo nelle spalle e guardandolo
storto. - Non puoi aspettare il tuo turno?- gli sibilò. Stavolta la
strozzava sul serio e non era Katrina ad obbligarlo, no. Era lui che voleva
prenderla fra le grinfie e farle passare la voglia di mentirgli. E il bello era
che erano senza poteri. Ventiquattrore come uno schifoso babbano erano già state
un'umiliazione sufficiente ma se non altro lei non avrebbe potuto
Smaterializzarsi via o usare uno dei suoi trucchi da gagia! Rimase impalato a
fissarla, troppo irato per essere conscio che stavano per addentrarsi in un
sentiero minato. - Avanti.- continuò la Granger distogliendo l'attenzione da
lui - Se devi parlare fallo.- - Fammi il santo favore di non trattarmi come
un ragazzino.- le disse con tono lugubre. - E tu fammi la stessa cortesia.-
lo bloccò subito, riprendendosi il calice di vino e portandoselo alle labbra -
So già cosa vuoi dirmi e non c'è niente che tu possa sbraitarmi addosso che
possa farmi vedere la situazione nella tua prospettiva, quindi se vuoi solo
litigare ti conviene rimandare e trovarti qualcun'altra.- - La tua faccia
tosta è impressionante, Cristo...- Draco scosse il capo, fissandola al limite
dell'umana pazienza - C'era un patto fra noi mezzosangue!- - E da quando
onori i patti e la parola data, eh signor Malfoy?- - Sono cambiato da quattro
anni fa, ficcatelo in testa!- urlò esasperato ma lei stavolta gli puntò gli
occhi dorati addosso, indifferente - Io anche.- sussurrò - E tu non riesci a
capirlo.- - Porca miseria, quel demone poteva ammazzarti!- - Crenshaw non
ce l'ha fatta quando poteva, figurarsi se può farlo ora.- sibilò cercando di
trattenere l'irritazione - Tu non lo conosci, non sai né come né quanto sia
forte, non sai cosa può fare ma soprattutto non sai cosa posso fare IO.-
aggiunse, gelida - Quindi la smettessi con questa tua nuova anima da sciovinista
mi faresti un favore. Non te l'ho detto perché sapevo che me l'avresti impedito
ma io e Crenshaw abbiamo una faccenda da chiudere.- - Non me ne fregherebbe
niente neanche se fosse stato lui ad ammazzare i genitori di Potter, chiaro?-
urlò sdegnandola - Non è buttando via la tua vita rischiandola ogni qual volta
quel demone ti provoca che potrai dare una mano allo Sfregiato. Ma cosa cazzo
sei tornata a fare eh? Harry ha bisogno di te alle spalle, non dispersa nello
Yorkshire a crepare in un fottuto cimitero!- - Per tua informazione la sfida
era alla pari.- lo rimbeccò cominciando a tremare - Smettila di trattarmi come
se fossi ancora un vegetale Draco! Ormai non possiamo più farci niente per
quello che è successo a ottobre ma Jeager e i Mangiamorte hanno ucciso una mia
amica e voglio fargliela pagare!- - Sfidarli tutti i giorni rischiando la
pelle non riporterà in vita quella Magonò!- - Oddio, dite tutti la stessa
cosa!- sbottò secca, ripensando a Caesar - Sei l'ultimo a dover parlare
comunque!- - E con questo che diavolo vuoi dire?- - Che i Mangiamorte ti
hanno rovinato la vita!- lo zittì dura, prima di mordersi la lingua - Ti voglio
vedere quando ci attaccheranno faccia a faccia! Per colpa loro hai rischiato di
morire ogni giorno fino ai tuoi diciotto anni quindi evita di fare l'ipocrita e
di trattarmi come una megalomane quando invece non desideri altro che
vendicarti!- - Non sai neanche di cosa parli Granger.- le sibilò con una
smorfia. - A no?- lo incalzò sempre più irata - E tuo padre dove lo
metti?- In un secondo gli occhi argentei di Draco s'incendiarono e si ritrovò
a guardarla in faccia coi pugni chiusi. Più nessuno aveva nominato Lucius
Malfoy nella sua vita, più nessuno. A parte gl'insulti che gli veniva rivolti
essendo il figlio di un traditore, nessuno si era rivolto a lui ricordandogli
che suo padre se n'era andato dopo avergli salvato la vita da Bellatrix. Neanche
Blaise. - Tu non sai niente di mio padre.- - Hai ragione.- ribatté
sarcastica - Io infatti non c'ero neanche nella Camera quand'è successo
vero?- - Non stavamo parlando di me, Granger.- - Già, qua non si parla mai
di te, vero?- sbottò indifferente - Ti permetti di fare la predica agli altri ma
nessuno si deve mai azzardare a immischiarsi nella tua vita, nella sfera intima
dei tuoi sacri affari. La verità è che non sopporti critiche, a malapena
sopportavi me! Bene, adesso la situazione è cambiata. Sono io che non sopporto
più che quest'invasione!- - Invasione?- Draco rideva cinicamente per non
rompere tutto - Invasione eh?! Vediamo di capirci bene una volta per tutte! Per
cinque fottuti mesi ti ho avuta in testa ogni notte a strillare come una
dannata...no, sta zitta!- le urlò allora, vedendola pronta a interromperlo - Non
m'importa se non vuoi sentire, mi ascolterai lo stesso! Hai idea di come cazzo
mi sentito quando ti ho trovata? O non te ne frega un cazzo?- - Cosa vuoi che
faccia?- rispose senza guardarlo, ricordando solo gli occhi bianchi di Doll - Ti
ho già fatto le mie scuse, non avrei dovuto coinvolgerti, ecco tutto.- - Non
si tratta di questo, possibile che non ci arrivi?- - Possibile che tu non
riesca a capire che non sono più quella di una volta?- disse esasperata - I
problemi che avevamo prima sono rimasti ma cerca di capire che in questi quattro
anni ho perso fin troppi amici, troppa gente cara! E non posso stare a guardare
mentre Jeager se ne va in giro bello tranquillo sotto il mio naso! Anche tu lo
faresti e non affannarti a negare!- Draco stavolta abbandonò le braccia lungo
i fianchi. Pochi minuti di discussione ed era già esausto. - Devi riposarti.-
gli disse Hermione, posando il calice di vino. - Oh, questa è veramente
buona.- le rinfacciò freddo andando alla porta. Se la chiuse alle spalle e lei
pensò che la discussione si fosse chiusa in quel modo ma quando tornò aveva in
mano la bottiglia di vino, un altro calice e le sigarette. Le appoggiò al bordo
e cominciò a svestirsi, dopo essersi acceso un mozzicone. - Che vuoi fare?-
gli chiese, pensando che non lo stava facendo davvero - Non vorrai entrare!-
- Ho freddo.- le disse serafico. - Ma ci sono io dentro!- Draco
ghignò, tenendo la sigaretta fra le labbra - Come hai detto tu, non avrai niente
che io non abbia già visto anni fa. Anzi, se mai hai perso qualche centimetro,
tesoro.- Lei arrossì serrando i denti e volgendo il capo altrove, mentre si
toglieva la giubba e i pantaloni. - La decenza e la cortesia non sai
neanche dove stiano di casa...- sibilò sempre più in imbarazzo, mentre sentiva
l'acqua muoversi a ondate. Quando Malfoy si fu svaccato sull'altra sponda con le
braccia sui bordo e il capo all'indietro, le scoccò appena una vaga occhiata -
Senti, principessa sul pisello...mi ha fatto scarpinare per più di dodici ore in
un fottuto bosco inseguito da lupi e orsi, siamo attorniati da demoni in una
castello che non oserei a definire in altro modo come quello del re Mida, domani
avrò la polmonite, sono senza colluttorio e anche incazzato. Mi hai già visto
nudo migliaia di volte e non è la prima volta che facciamo il bagno insieme,
quindi non darmi il tormento col decoro e l'etichetta perché non è il momento
adatto!- - Ok, ok!- Hermione sollevò le mani - Dio, se sei permaloso. E tieni
le gambe dalla tua parte.- - Le tengo dove voglio.- - Lo fai apposta per
vendicarti eh?- Malfoy scosse il capo, sogghignando con perfidia -
Tesoro...non so se te ne sei accorta ma siamo senza poteri.- - Certo che me
ne sono accorta. Infatti sei ancora munito di corde vocali.- - Ahah...che
spiritosa mezzosangue. Comunque si, ho intenzione di farmi due risate visto e
considerato che siamo senza poteri, che sono un uomo e che tu pesi quaranta
chili!- - Quarantotto.- lo corresse sfidandolo con lo sguardo - Se pensi di
poter usare la forza ti sbagli.- - Non ho mai dovuto usarla se ben
ricordo.- - Hn.- la Grifoncina incassò la stoccata con una certa
insoddisfazione mentre se ne stava beato come nulla fosse nella vasca con lei.
Il principe di ghiaccio allora era ancora vivo di qualche parte, in quel tizio
che aveva davanti. Senza neanche accorgersene sorrise, restando a
scrutarlo. In fondo era proprio del principe di Serpeverde che lei aveva
sfidato. Era a lui che aveva stretto la mano, suggellando la loro scommessa.
Era lui che aveva baciato la prima volta sotto la pioggia, con cui aveva fatto
l'amore quella stessa notte. Draco si accorse che gli stava sorridendo
davvero e la guardò curioso. - Che c'è?- chiese, a bassa voce. - E' bello
vedere che certe cose non cambiano mai.- sussurrò, allungando il bicchiere per
farsi rovesciare altro vino. - Hai mangiato?- s'informò senza sapere cosa
risponderle, prima di versarle il vino. - Una mela.- - Devi
mangiare.- - Draco, sono esausta. Non riuscirei a mandare giù niente.- -
Ti stremerai se non mangi.- la sgridò - Una volta di là dovrai mandare giù per
forza qualcosa. Poi ti farò portare un sedativo o qualcos'altro per dormire.
Emilio ha altra Salvia Splendens ma non sarà colta fino a domani.- - Come fa
un semplice Lasombra a possedere quella salvia?- Hermione era allibita - Caesar
mi ha detto che qua in Gran Bretagna ci sono solo sei persone ad averne una
coltivazione, lui compreso e altri quattro sono tutti della casta oscura.- -
Si e l'ultimo è tuo nonno, vero?- il biondo la guardò attento - Potevi rubarla a
lui.- - No, lui no.- scosse il capo, sospirando - Lui è troppo furbo. Se solo
vedesse mancare una foglia dalle sue serre, lui capirebbe. Farebbe due più due,
capendo cosa mi è successo e non voglio che nessuno lo sappia.- - In compenso
strisci di mattina presto in un cimitero rischiando di morire senza farne parola
così se ti fosse capitato qualcosa lo Sfregiato per giorni non ne avrebbe saputo
nulla. Per essere una che si preoccupa del prossimo sei veramente molto contorta
mezzosangue.- - Senti Malfoy, cosa ti dà il diritto di romperti sempre e
costantemente l'anima eh?- - Il fatto di essere nella stessa vasca per
esempio.- ironizzò soave. - Dio, ma perché parlo con te?- sospirò distrutta -
E tieniti le tue battute per tempi migliori.- - Migliori come?- sindacò
rognoso - Mi hanno trasformato in uno schifoso babbano. È la giornata peggiore
della mia vita Granger, senza contare che ho dovuto dare il mio orologio a quei
pacchianissimi demoni albini. Potevo barattarti e ci avrei guadagnato lo
stesso!- - Che menata. Vai a letto e chiudi la bocca eh?- - Non avrai
intenzione di fare su e giù tutta la notte per stare sveglia spero!- - Una
camomilla mi farà dormire ma il mio sonno durerà poco.- gli disse senza
guardarlo - Visto che non mi va di perdere la voce urlando, mi metterò a leggere
qualcosa.- - Mezzosangue...- - Come va la schiena?- glissò,
interrompendolo - Fammi vedere.- - Perché dovrei?- fece sarcastico - Non ho
bisogno di aiuto.- - Quanto ti odio.- sbuffò assottigliando gli occhi - Hai
intenzione di stare a mollo ancora a lungo?- - Puoi sempre alzarti e
andartene.- - Certo, certo...ma mi credi nata ieri?- - Tanto c'è ben poco
da vedere ormai.- la prese in giro, anche se stava mentendo come mai in vita sa
giusto per il gusto perverso di farle perdere le staffe - Da quando tutto questo
pudore con me eh?- - La brutta abitudine di provocare non la perderai mai,
vero?- gli rinfacciò - E' inutile che continui a sparare battutacce, tanto non
servono ad altro che a peggiorare la situazione!- - Che situazione scusa?- le
chiese con aria innocente. - Non fare l'idiota. Te ne esci con queste cose
solo perché dovremo dormire nello stesso letto!- - A dire il vero dormirò
solo io.- - Per l'amor del cielo!- sbottò, tirandogli addosso una cascata
d'acqua - Che ci trovavo in te eh? Non ti sopporto più!- - Che ci trovavi in
me?- le richiese con un ghigno - Il sesso.- - E poi?- rognò, sempre
arrossendo - Non mi pare ci fosse altro.- Draco scosse il capo, continuando a
ridere sommessamente - Lascia perdere o mi stai forse invitando a rinfrescarti
la memoria eh?- - Non ho voglia di parlare di sesso con te. Del nostro
passato meno che mai.- - Perfetto.- bofonchiò, rimettendosi comodo - Di che
parliamo allora?- - Di niente, esci da qua!- - Non ci penso neanche.- -
L'hai detto tu che non ho più niente da farti vedere no?- sbottò a quel punto
arrabbiatissima - In fondo non posso certo contraddirti, visto che ti diverti
con quella spia di Orloff.- - E no eh?- sibilò Draco, finendo la sigaretta
con un ultimo tiro - Granger non ricominciamo! Come cazzo fa ad essere una spia?
Le hai fatto l'Incanto Fidelio, non farmi bestemmiare accidenti! E poi, tanto
per dirla tutta, tu sei l'ultima persona a potermi fare le paranoie su chi mi
porto a letto visto che ti ripassi ancora quel demone!- - Oh, questa poi! Io
non mi ripasso nessuno imbecille! Te l'ho già detto, voglio molto bene a
Caesar!- - Come si fa ad essere affezionati a un cubetto di ghiaccio eh?-
rimbrottò geloso. - Come si fa ad essere affezionati a un serpente?!- ringhiò
irritata, zittendolo finalmente - E' la stessa cosa Draco.- Malfoy mise un
broncio lunghissimo, consapevole di essere stato messo a confronto con Cameron
ma anche che lei gli aveva confessato di essere ancora affezionata a lui. Sai
lui che se ne faceva dell'affetto! Non che ci sputasse sopra, chiaro, ma di
recente aveva tastato il terreno con lei più volte, coi piedi di piombo visto
che la ferita che lei gli aveva inferto quattro anni prima bruciava ancora, ma
si era accorto che ogni tanto, quando credeva di non essere vista, lo osservava
con occhi dolci, quasi con rimpianto. E poi indubbiamente quando si
sfioravano sprizzavano ancora quelle scintille che non si era mai
dimenticato. Osservò la linea del suo collo e le spalle che si erano fatte
incredibilmente più sottili e fragili di una volta... - Mi dici
cos'è?- Cadde dalle nuvole, sentendo la domanda di Hermione. - Cos'è
cosa?- - Il tatuaggio.- Malfoy si guardò la mano sinistra, col corvo
nascosto dal bracciale di Kentron e Vargras. Essendo la maggior parte del corvo
tatuata sul polso, lei poteva vedere solo l'ala arcuata che si protendeva fra
pollice e indice, così alzò le spalle. - Uno scarabocchio.- - Uno
scarabocchio?- la Grifoncina sorrise divertita - Andiamo, non è da te.- -
Tante cose non erano da me eppure sono stato costretto a farle.- le ricordò
sarcastico - Tipo vivere con lo Sfregiato.- - La verità è che vi piace
rischiare la pelle.- gli disse sorniona - Gente come voi non è capace di vivere
diversamente.- - Secondo me Potter è la classica persona che a differenza di
tutto sarebbe capace di vivere con poco.- - Dici? Tipo cosa?- - Per un
anno io e lui abbiamo vissuto a West Gold Lake, nella casa dei suoi. Stava da
favola.- le raccontò - Andavamo al Ministero tutti i giorni, ci allenavamo,
stavamo con Black e Lupin. Era tranquillo. Gli manca solo...- - Una
famiglia?- l'anticipò Hermione sarcastica - Per favore.- - Dì ma da quando
mangi veleno?- sbuffò - Giusto per sapere...centra qualcosa il cambio di
cognome?- - Ti ricordi la sera della festa dell'ultimo anno?- gli chiese,
girandosi il calice nella mano. - Chi se la scorda.- rispose con un ghigno
malizioso. Rise anche lei, ma tornò immediatamente rigida - Ti ricordi che ti
ho detto di essere preoccupata per i miei? Bene, sei mesi più tardi mia madre mi
manda una lettera in Germania e mi dice che mio padre se n'è andato di casa.
Ottengono il divorzio e i parenti di mio padre mi fanno sapere tramite avvocato
che verrò tagliata fuori dall'eredità, in caso gli succeda qualcosa, perché
mettono in dubbio che io sia anche figlia sua.- Draco non se ne stupì, ma si
morse la lingua per non dire cose troppo pesanti - Lui non ha cercato di
parlarti?- - Si.- - E che ti ha detto?- Hermione sollevò gli occhi,
disgustata - Che mi ama ma non riesce ad "accettarmi".- - Granger, capita a
tutti i figli.- - Si ma nessun figlio se l'è mai sentito dire con tale
disgusto!- ringhiò, afferrando un asciugamano e drappeggiandoselo addosso con
stizza per uscire dalla vasca - Un conto è dire a un figlio che non si accettano
le sue aspirazioni o il suo modo di essere ma mi ha guardata come se fossi
un'aliena! Anche la mamma! Gli andava bene fino a quando non si è dimostrata un
gradino sopra di lui!- Capendo che era una discussione troppo dura da
sostenere dopo una giornata come quella, si limitò ad alzarsi dalla vasca a sua
volta, a mettersi qualcosa addosso e a seguirla in camera dove la costrinse a
mangiare qualcosa di caldo. Alla fine perfino la Grifoncina si stupì del suo
appetito davanti alla saporita zuppa dei Lasombra e avvolta in una vaporosa
tunichetta di raso nera cortissima con ricami tutti dorati si sarebbe sentita
una principessa se il buio della notte e il terrore dei suoi stessi incubi non
le avesse rovinato l'umore. - Vuoi un sedativo o no?- le chiese Draco poco
più tardi, finendo di mangiare svogliatamente dell'uva. - No.- rispose
scuotendo il capo e andando a sedersi davanti al fuoco - Leggerò qualcosa, tu
però devi dormire visto che sono giorni che ti dai alla pazza gioia.- - Se
fosse per me avrei festeggiato in altro modo.- insinuò, mettendosi a pancia in
giù nelle preziose lenzuola e buttando un braccio giù dalla sponda, proprio
verso di lei che si era già accoccolata fra i tappeti, davanti al caminetto. Da
ultimo, sempre più diabolico, le lanciò addosso i pantaloni e i boxer, facendola
diventare viola. - Porco.- l'apostrofò mentre lui rideva - E dormi che sei
stravolto.- - Ha parlato.- disse il biondo, reprimendo uno
sbadiglio. Hermione lo sentì borbottare sommessamente come una teiera ancora
per qualche minuto, poi quando si volse di nuovo lo trovò dolcemente
addormentato. Con gli anni si era chiesta i perché che l'avevano spinta ad
amarlo con tutto il cuore, a continuare a pensare a lui anche quando erano
separati, a non poter dormire a volte quando il suo ricordo si faceva troppo
violento...e ora la risposta ce l'aveva sotto gli occhi. L'amava e basta. Si
era innamorata di nuovo di lui dopo la prima volta che avevano fatto l'amore,
quando l'aveva guardato dormire, proprio come stava facendo in quel
momento. Perché nel sonno lui si abbandonava, perché adorava quelle braccia
che l'avevano sempre stretta a lui, perché quelle mani la conoscevano meglio
anche di se stessa. Ripensò a loro fra le lenzuola e il suo cuore perse un
battito. Poteva dire di essere stata fortunata a conoscerlo. Se non altro
per una volta sarebbe stata sicura di aver veramente amato qualcuno.
Facendosi violenza tornò a leggere seduta accanto al fuoco quando invece non
avrebbe voluto fare altro che svegliarlo con un mare di baci, proprio come lui
aveva sempre fatto tanti anni prima. C'era qualcosa che ormai le impediva di
stare ferma, seduta così lontana da lui. Voleva stargli vicino... Il pendolo
batté le due di notte. Si alzò lentamente e cercando di non svegliarlo si
accoccolò contro la sponda del letto, appoggiando la testa al materasso di piume
e guardandolo dormire mollemente, con quel braccio proteso verso il
basso. Dio se era bello. Era sempre il suo Draco. Senza neanche
accorgersene lo vide aprire gli occhi e rimase incantata a guardare quelli che
un tempo lei e i Grifondoro chiamavano gli occhi del serpente. Malfoy non
sbatté minimamente le palpebre, inchiodato a fissarla e con una mossa dolce ma
decisa alzò il braccio e lo passò dietro al collo della Grifoncina che appoggiò
così il capo alla sua spalla, congiungendo la mano alla sua. Draco giocò per
qualche secondo con le sue dita, sfiorandole teneramente i polpastrelli. -
Certe notti impazzivo senza di te.- le disse a bassa voce. Hermione sorrise a
malapena, sentendo le lacrime pungerle gli occhi. Dio quanto le era
mancato! Non avrebbe potuto aspettare un secondo di più. Doveva toccarlo,
sentirli vicino, sentire che quei quattro anni di lontananza erano ormai
passati. Voleva averlo di nuovo. Era suo, suo soltanto. Come se si fosse
capiti con uno sguardo, Draco le portò la mano sul collo per farla girare e lei
si sporse verso di lui, affondandogli una mano fra i capelli biondi. Gli
sfiorò appena le labbra e si appoggiò alla sua fronte, socchiudendo gli
occhi. - Mi sei mancato.- mormorò appena ma era sicura che lui l'avesse
sentita. Infatti le carezzò dolcemente col pollice le gote, ritrovando un tocco
che aveva usato sempre e solo con lei. Era come se i loro corpi si fossero
ritrovati. - Mi sa che l'unica cosa giusta che ho combinato in vita mia è
stato fare quella scommessa con te, Hermione.- La sentì sorrise, poi si sentì
di nuovo protendere verso di lei...conscio del desiderio che gli stava divorando
l'anima e il fisico. La voleva fin da quando l'aveva rivista, la desiderava e la
possedeva nei suoi sogni ogni notte, risentiva la sua voce, i suoi occhi
appannati dal desiderio, lei sotto di lui a baciargli e mordergli la
gola. Senza più indecisioni la fece sollevare e sedere sul letto, dove
l'attrasse a sé. Quel bacio non fu come quello che si erano scambiati la
prima volta sotto la pioggia. Vi si abbandonarono
subito. All'istante. Hermione percepì come un colpo al petto la gioia
incredibile che l'esplose dentro, baciandolo. Non seppe spiegarlo neanche
Draco ma lo sentì a pelle. Stava premendo dolcemente per avere accesso alla sua
bocca quando le sfuggì un gemito di bocca e avvertì il suo desiderio di lui come
una tempesta. Era gioia quella. Pura gioia. Un sentimento che travalicava il
puro desiderio e il mero amore. Le passò una mano aperta lungo la schiena,
per schiacciarsela addosso, sentirla sempre più vicina e finalmente si accorse
di quanto fosse diventata piccola, gracile, gli sembrava indifesa...ma sapeva
che non lo era. La sua mezzosangue non sarebbe mai stata indifesa...e glielo
stava dimostrando mordendogli le labbra per fargliele schiudere e poter
finalmente incontrare la sua lingua. Era incredibile come solo lei avesse
sempre potuto fargli quell'effetto. Sempre e solo lei. Le chiuse una mano sul
ginocchio piegato sul suo fianco e ribaltò le posizioni, chinandosi subito a
reclamare ciò che considerava a tutti gli effetti suo. Lei era sua. E niente
poteva cambiarlo, lo sentiva. Tutto gli diceva. I suoi occhi, la sua bocca, il
suo corpo. Risalì con la mano lungo la sua gamba mentre tornava a baciarla
con tutto il desiderio accumulato in quegli anni, in quei giorni lontani mentre
Hermione gli stringeva il collo come per non lasciarlo più andare via. Bocca,
collo, gola. Salì ai lobi delle orecchie e li lambì senza fretta, avvertendo il
suo profumo intossicante che gli faceva quasi perdere il senno. Le slacciò piano
uno dei primi cordini della tunica nera, liberandole una spalla e deponendovi
sopra una scia di baci che la spinsero a infilare le mani sotto la sua
vestaglia, a percorrergli la pelle della schiena, a ritrovare vecchie cicatrici
che li avevano visti insieme. Quando fu nuda sotto di lui, non poté impedirsi
di stringerlo forte...solo per sentirlo completamente un solo
istante. L'alito caldo di Draco sulla sua pelle riusciva a calmare la
tempesta che presto l'avrebbe riavvolta di nuovo. Per un attimo la sua
attenzione vagò nella stanza, trovando la candela che puntava verso la
finestra. Quella fiamma...ardeva, ardeva senza posa. Stava consumando la cera
molto in fretta. Troppo in fretta. Entro la mattina dopo ne sarebbe stata
consumata letteralmente. Hermione socchiuse gli occhi, avvertendo le mani di
Draco che tornavano a vagare su di lei e allora lasciò perdere. Tutto perse
di consistenza. Col capo rovesciato all'indietro, immersa nel vortice torbido
di piacere che provava, c'erano solo loro due. Tutto il mondo spariva. La
magia di tanto tempo prima si ripresentava, più forte e lucente di
prima. Accoglierlo dentro di sé mentre si guardavano negli occhi, senza
riuscire a distogliere lo sguardo per un secondo l'uno dall'altro fu ancora più
devastante di prima. Se la prima volta si erano amati senza dirselo a parole,
ora guardandosi in quel modo mentre si univano era come mettere un giuramento su
ciò che stavano facendo. Fu appassionato, selvaggio. Un amore tenero e nel
contempo duro, aspro come il tempo e la vita che li avevano divisi. E dopo
Draco rimase girato su un fianco, a guardarla dormire nella sua braccia
totalmente stretta al suo torace quando prima non era mai successo. Lì, in quel
letto, capì per la prima volta quanto davvero significava per lui. Era stata
una sensazione immensa averla di nuovo. Amarla era stato come accendere la luce
dopo tanto buio. La baciò di nuovo sulle labbra, stringendole la mano in cui
portava il suo anello d'argento col serpente. - Ti amo.- sussurrò,
fissandola. Hermione rimase con le palpebre chiuse, addormentata in un mondo
in cui lui sperava di poterla proteggere dai suoi incubi ma nonostante non
avesse potuto sentirlo, si avvicinò di più in maniera quasi istintiva. Draco
sorrise, la baciò di nuovo sulla tempia e rimase vigile su di lei. Ora che
l'aveva ritrovata, non avrebbe più permesso a niente e nessuno di portargliela
via.
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Capitolo 41 *** Capitolo 41° ***
dest41
Marzo colse Hogwarts con una profusione di nebbie e tempeste alquanto
deprimenti che, oltre a incupire gli animi, arricciavano anche i capelli di
tutte le spocchiose streghe della scuola. Questo non accadeva alla piccola
Beatrix Vaughn che essendo una vera e propria statua di marmo non aveva problemi
di estetica, se non contava le sue fantastiche e sempre diverse lenti
multicolore che era obbligata a portare. Un suo problema serio invece era il
volo. Anzi, la stupida convinzione che un vampiro dovesse sapersi trasformare in
uno stupido topo volante e quindi saper volare. Ma dove stava scritto?? - In
secoli e secoli di tradizione.- le ricordò Damon Howthorne alle tre di quel
pomeriggio ventoso, finita l'ora di volo con la Bumb - Voi vampiri siete fatti
così, cerca di fartene una ragione sorella.- - Certo, te lo ricorderò dopo
che ti avrò morso alla prima occasione.- sbottò stizzita - E poi odio
l'Inghilterra, non la sopporto! In questo posto c'è sempre nebbia!- - Ma che
ti mette Milo nel sangue eh?- sbuffò il Serpeverde - Dai, muoviti. Dobbiamo
andare da Tom.- - Fantastico. Così mi sorbirò l'ennesima paranoia dal
Leoninus perché non mi so trasformare.- - Senti ma mi spieghi perché hai
tanta paura dell'altezza?- Beatrix alzò le spalle - E che ne so. Ognuno ha le
sue fisime no?- - Si, tipo Riddle che attira come una calamita ogni oggetto
pericoloso alla sua testa.- sentenziò Damon mentre le faceva strada verso la
Torre Oscura - Stamattina durante Trasfigurazione s'è preso in testa la
clessidra della Mcgranitt e non chiedermi come abbia fatto. Prima le stava
consegnando il compito in classe e due secondi dopo aveva la clessidra sulla
zucca. È pericoloso mandarlo in giro da solo.- - E tu, perfido essere, che
prevedi ogni pericolo potresti anche avvisarlo sai?- gli rinfacciò la
Diurna. - E perdermi il divertimento? Naaa...- cincischiò - E poi non vedo
tutto.- - La megafessa dov'è finita? È con lui?- - Sarà a uccidere
Stanford con un tizzone del caminetto.- disse Damon annoiato ma appena girarono
l'angolo trovarono Claire King sulla prima rampa di scale, intenta a
chiacchierare con Gigì che le svolazzava alle sulla testa. - Cloe.- la
richiamò Howthorne - Ehi, dov'è Tom?- La biondina sorrise, mentre la fatina
le faceva il solletico - E' già salito prima. Alla torre sono tutti in
defribrillazione perché pare che stamattina al Ministero Orloff abbia sfidato
gli zii di Milo a farsi sotto.- - In poche parole quel grassone col naso
lucido ha sfidato i vampiri?- Damon sbatté gli occhioni azzurri, mezzo sconvolto
- Ma è deficiente?- - Perché, ancora speravi che uno che vuole mettere il
figlio del Lord Oscuro nelle mani della prof di Difesa sia un tizio
intelligente?- frecciò Trix scuotendo il capo - Quello ha sbroccato da un
pezzo.- Fecero i gradini a una lentezza tale che anche una lumaca li avrebbe
superati, visto che la vampiretta aveva i suoi problemi con le scale a
chiocciola e una volta entrati nel Quartier Generale di stanza nella scuola di
magia più famosa della Gran Bretagna videro solo una gran marmaglia di gente che
era nei casini per via del suo lavoro. I ragazzi di recente avevano dovuto
fare su e giù dalla scuola a Londra perché la capitale era stata presa a
bersaglio da tutti i nuovi attacchi dei Mangiamorte e anche all'interno delle
mura di Hogwarts erano capitati un sacco di nuovi disastri: i fantasmi di
recente erano diventati più pestiferi del solito, a partire da Pix che un giorno
con aria stranamente vacua aveva cercato di prendere in pieno Cloe e Trix con un
una delle panche di legno della sala d'aspetto. Durante le ore di astronomia
poi Damon era quasi finito giù dalla torre mentre Tom si ammazzava già di suo da
solo. Alle quattro pesti si era aggiunta anche Degona che oltre a rompere tutti
gli specchi che trovava sul suo cammino, sembrava essere diventata
particolarmente nervosa ogni qual volta in sua presenza si nominasse
Katrina. Per il resto tutto filava in maniera insolitamente tranquilla, come
se tutti stessero cercando di accantonare il problema principale. Ovvero che i
Mangiamorte stavano per gambizzarli tutti allegramente. Inoltre Ron stava per
sposarsi niente meno che con Pansy Parkinson e se la cosa aveva lasciato tutti
con le mutande a terra, il rossino se n'era altamente fregato. La povera Molly
per esempio ci era rimasta secca, la Parkinson infatti non era proprio il genere
di nuora che aveva sempre sperato e pure Ginny non aveva fatto i salti
gioia. Harry fondamentalmente non aveva aperto bocca visto che era il primo
testimone mentre Hermione, che doveva fare da seconda testimone senza dover fare
la damigella grazie al cielo, aveva espresso solo il suo parere sul matrimonio
in generale. Ovvero che era una pia illusione. - Così smonti tutti i miei
sogni romantici sai?- fece Edward con aria melodrammatica appena sentita quella
categorica dichiarazione - Come fa a non piacerti il matrimonio scusa?- - Non
mi piace e basta.- spiegò la Grifoncina che aiutava Ron con la lista degli
invitati - Lo trovo ridicolo a cominciare dal vestito della sposa, a tutta
quella gente che ti fissa...e a quello scambio di promesse assurdo...- -
Assurdo?- Dalton mise il broncio - E' la base del matrimonio! Se non ti sposi
con l'idea di stare insieme per sempre che lo fai a fare? Meglio abbonarsi dagli
strozzini che è più o meno uguale.- - E si parlava di romanticismo.- frecciò
May divertita, seduta a tavola con loro. - Quindi per te niente matrimonio.-
concluse l'ex Corvonero pensoso. - Già. Ci vorrebbe un miracolo per farmi
cambiare idea.- - Ma, fammi capire...cos'è che ti schifa più di tutto?- -
L'ipocrita promessa davanti al prete.- rispose Hermione, senza alzare gli occhi
dalla lista. - Ma quando due si sposano ci credono davvero.- le disse Harry,
intromettendosi momentaneamente. - E io quando sono ubriaca credo fermamente
di essere il primo ministro, che vuol dire?- bofonchiò la strega in risposta.
- Io invece trovo tutta la pratica degna di nota.- sentenziò Edward
tranquillo, andando a prendersi altro caffè mentre Tom e gli altri facevano
tranquilli i loro compiti - A partire da quell'ansia che ti distrugge lo
stomaco, all'immenso desiderio di fuga quando ti vedi la sposa venire incontro,
al suocero che si sbronza...al marito che si fa la prima damigella durante il
pranzo. Si, queste cose qua...- - Avete intenzione di far cambiare idea a
Ron?- s'informò la Aarons soave - Così, giusto per sapere.- - Figurarsi.-
borbottò Harry scoccando un'occhiataccia a Malfoy svaccato in poltrona - E
perché perdersi l'ennesima possibilità di stare tutto il giorno incollato al
serpente?- - Non è colpa mia se devo fare da secondo testimone per Pansy.-
sibilò il biondo, accedendosi svogliatamente una sigaretta - Dopo che ha deciso
di sposarsi, i suoi parenti hanno tagliato i ponti e di questo ha ringraziato
fin troppo ma visto che hanno questa fissa dei doppi testimoni l'ha chiesto
anche a me. Che devo fare, spararmi?- - Potresti farmelo come favore
personale.- lo pungolò il moro. - Affanculo Sfregiato.- - Guardate che mi
sposo io comunque, non voi.- ricordò Weasley con un mezzo sorriso, vedendoli
tutti eccitati - Mi spiegate perché siete così elettrici? Non vi vedevo in
questo stato dalla festa dell'ultimo anno...e noi tutti ci ricordiamo com'è
finita la mattina dopo eh?- - Un'altra parola e non arriverai all'altare.-
sibilò Harry attorniato da fuoco e fiamme. - Idem.- ringhiò anche Draco
bellicoso, visto che gli avevano ricordato il suo fantastico risveglio addosso a
Potter, cazzata che gli era costata quattro lunghi anni di pernacchie e prese in
giro. - Tralasciando un attimo questa follia...- Hermione richiamò tutti
all'ordine - C'è la festa in maschera dell'apertura di primavera fra due
settimane. Come la mettiamo?- - La mettiamo che dovremo far da baby sitter ai
mocciosi.- sbuffò Harry - Che flebo!- - Già, niente rimorchio!- cinguettò Ron
vedendo la faccia depressa di Edward. - Non possiamo restare a controllare
solo fino a quando il coprifuoco non spedisce a letto quelli del primo anno?-
mugugnò Dalton seccato - Tanto Tom e compari finiranno verso mezzanotte.- -
Infatti, il meglio viene sempre dopo.- gli ricordò Potter ironico - Se non altro
far andare giro Tom con quei tre matti mi rende un pochino più tranquillo.- -
Tranquillo? Attirano i guai peggio di voi tre.- sibilò Malfoy seccato - Per non
parlare del casino che c'è sempre a queste fottute feste! Fra due mesi a maggio
c'è il ritrovo del nostro anno, fra uno questo squinternato di Weasley si sposa
e come minimo a giugno finiremo in analisi tutti insieme!- - Io l'avevo detto
che non dovevo venire in questa scuola.- borbottò il piccolo Riddle in
sottofondo mentre Trix si lamentava della fame, Damon dei compiti e Cloe del
sonno. Quei quattro proprio non avevano la minima idea del pericolo che
correvano. Erano totalmente fuori di testa, per non parlare poi del fatto che
continuavano a parlare dell'Idra viola che stava a guardia nel corridoio a
destra del terzo piano. Fortunatamente Harry aveva fatto in modo di tenerceli
lontani ma prima o poi anche gli altri sarebbero scesi là sotto e il fatto che
vedessero il Velo non piaceva per niente. All'ora di cena fu Potter a
riaccompagnare le quattro piattole alla Sala Grande e colse l'occasione per
buttare un occhio alla cara Vanessa. Da Natale la signorina non si era più fatta
vedere a casa loro, non aveva più neanche tentato di intavolare di nuovo il
discorso sull'adozione di Tom e a quanto gli diceva Cloe anche in classe girava
abbastanza allargo da loro quattro ma da era anche pur vero che da gennaio i
loro attacchi si erano triplicati. Rafeus Lestrange si era dato da fare per
le strade di Londra ma la settimana prima era successo qualcosa anche a
Hogsmade. Per questo alla prossima uscita avrebbe mandato qualcuno a controllare
ma avere sempre la cugina di Draco addosso stava cominciando ad irritarlo
seriamente senza contare che Tom aveva ancora dei sentimenti piuttosto
altalenanti sui suoi fratelli. Su questo discorso Harry però non si era mai
addentrato e sinceramente avrebbe dato qualsiasi cosa per non dover mai parlare
con Tom della sua famiglia ma sapeva che non poteva evitare quella situazione
ancora a lungo. - Ehi, come mai quella faccia scura?- gli chiese Cloe
guardandolo attenta - C'è qualcosa che non va?- - Eh? No...sono solo stanco
di questa storia.- buttò lì, vago. - A chi lo dici.- sentenziò Damon che
aiutava Tom a non uccidere Trix sulle scale - La prof sembra diventata un
angioletto tutto di colpo. Quell'aria d'agnellino non le sta bene per
niente.- - Harry perché non vieni tu a farci lezione pratica?- gli chiese il
piccolo Riddle divertito - Con Tristan a teoria ci divertiamo un sacco, lo sai,
ma con Vanessa è tutto un altro paio di maniche. A volte ci fa fare cose che
sinceramente vedo fare solo a Hermione.- - Ecco, ci mancava solo questa.-
sbuffò il bambino sopravvissuto fermando davanti alla Sala Grande - Forza,
andate a cena e poi filate a letto. Se succede qualcosa per favore non muovetevi
dal dormitorio, a meno che non venga allagato o incendiato. Vi saluto!- - Sta
proprio andando in palla, poveretto.- sospirò Beatrix. - Già.- annuirono gli
altri tre, affamatissimi. - A proposito...- s'intromise Cloe - Gli avete
detto della gita a Hogsmade?- - Ah si, l'aveva già avvisato Hagrid.-
bofonchiò Damon - Non che non mi vada di andare a vedere quell'allevamento di
Lucini e di mettere il naso fuori dalla scuola ma secondo me non è il momento
adatto.- - Tanto ci saranno Harry, Tristan e Jess.- sorrise Tom divertito -
Secondo me sarà divertente.- - Sarebbe divertente senza scocciatori.- sibilò
la Diurna seccata, al passaggio di Alderton e di Matt Rogers. - Ma ce l'hai
ancora con quel disgraziato?- sbuffò la piccola King - Dio ma sei
perversa!- - Ehi, a me non piace Rogers come a te non piace Alderton! Siamo
pari!- - A me invece non piace perder tempo prima di cena.- concluse
Howthorne lapidario e senza salutare se ne andò dritto a Serpeverde e sfamarsi,
lasciando indietro Trix che salutò sbuffando e lo seguì. A Grifondoro tutto
il primo anno era molto contento della gita: a Hogsmade c'era un signore, amico
di Hagrid, che allevava Lucini, lucciole grandi come farfalle che venivano usate
dai maghi per far luce anche dove la magia oscura regnava portando solo il buio.
Era molto difficile allevarli, essendo creature delicatissime, ma si diceva che
se uno solo di loro faceva amicizia con un essere umano non l'avrebbe più
abbandonato. - Ah, non vedo l'ora che sia venerdì!- cinguettò Ian seduto
accanto a Tom a Grifondoro - L'argomento m'interessa molto e poi Hagrid rende
tutto così interessante!- - Dite che è sicuro uscire dal castello?- chiese
Mary J. Lewis. - Tanto ci sono gli Auror.- sbuffò Cloe seccata dalla sua voce
melensa. - E' vero che c'è Harry?- chiesero Martin e Bruce in coro, fissando
Tom con le stelline negli occhi. - Bhè...si.- annuì Riddle. - Viene per
tenerti d'occhio?- bofonchiò Sedwigh Stanford, attirando l'attenzione di
tutti. - Tenere d'occhio Tom?- Archie stava finendo una mezza chilata di
torta - Perché scusa?- - Non è palese?- replicò il biondino serafico. -
No.- sentenziò Martin ironico - Ma potremmo sempre chiedere a Damon no?- e tutti
i Grifondoro risero a mezze labbra, decisi a far arrabbiare quello spocchioso
che però sembrava voler provocare solo Tom. - Allora? Che problema c'è
stavolta?- - Come sarebbe che problema c'è?- riecheggiò Bruce - Harry Potter
è sempre in guerra.- - Si ma non è che stavolta il suo rivale è formato
bambino?- insinuò Sedwigh. Tom impallidì sentendo quella frase ma non fece in
tempo anche solo a pensare a come rispondere a quell'accusa che Cloe si alzò in
piedi e senza battere ciglio rovesciò in testa a Stanford il suo calice
d'acqua. Sedwigh si alzò in piedi, scrollando il capo mentre tutte le case li
fissavano allibiti. - Ma che t'è preso?- sbottò il biondino. - Sta zitto
se non vuoi che ti arrivi anche un ceffone.- sibilò Cloe gelida e senza
aggiungere un'altra parola afferrò Tom per il polso e se lo trascinò via, sotto
lo sguardo esasperato di Damon e Trix che non sapevano più come fare per
arginare la carica esplosiva della King. - Claire insomma...- Tom in sala
comune non riusciva più a farle scaricare il nervoso - Non puoi sempre attaccare
briga con Sedwigh e Fabian, dai!- - E chi ti ha detto che non posso?- sbraitò
la biondina mangiandoselo vivo - Io quello non lo sopporto! Tiene chiusa quella
sua infame bocca per qualche giorno e poi ricomincia più seccante di prima! Come
si permette di fare certe insinuazioni su di te e sul tuo rapporto con Harry eh?
Maledizione, lo butto giù dalla torre!- - Mi sembra una soluzione un po'
drastica...- abbozzò Riddle massaggiandosi la testa visto che aveva sbattuto il
cranio al muro grazie alla foga della streghetta - Non ti arrabbiare per queste
sottigliezze!- - Sottigliezze?- Cloe gli scoccò un'occhiataccia - Dio come
vorrei avere la tua pazienza.- Tom sorrise, scuotendo il capo - Ma no, vai
bene anche così.- La biondina agitò la mano per tutta risposta, proprio
quando cominciarono a rientrare gli altri e lasciarono cadere l'argomento che
però fu la chicca della settimana, almeno fino a venerdì mattina quando tutto il
primo anno si raccolse nella piazzola della fontana. Grifondoro e Corvonero
chiacchieravano fra loro quando Tristan che quel giorno non aveva lezione, Jess
e Milo scesero con Harry e con Hagrid raccolsero le autorizzazioni dei
genitori. - Che bella giornata.- cinguettò Cloe di umore un po' migliore di
quello della sera prima. - Già, speriamo che non si copra il sole.- annuì Ian
al suo fianco - Tom, se non sono indiscreto, a te chi mette la firma per le
autorizzazioni?- - Harry e Draco.- rispose Riddle, con l'ennesimo cerotto
sulla fronte perché quella mattina lui e Archie si erano uccisi in bagno, mezzi
addormentati - Altrimenti la mamma.- - Già e a Howthorne dovrebbe metterla il
suo amico becchino!- frecciò Alderton passando di lì coi suoi amici. - La
prossima volta che lo vedo gliene chiedo una anche per te.- gli rispose Damon
annoiato da tutto quel casino - Mamma mia, comincia a diventare talmente
prevedibile...- - Bella battuta.- rispose Cloe ironica - Specialmente detta
da te. Dov'è la superoca?- - Fa colazione con Milo dietro all'angolo.-
bofonchiò il Serpeverde mentre gli altri non ci capivano nulla - Cambiando
discorso, qualcuno sa dov'è l'allevamento di questo tizio?- - Brian c'è
andato l'anno scorso.- lo informò la King - Dice fuori dal paese ma se facciamo
due fusa ad Hagrid magari ci lasceranno andare un po' a spasso.- Dopo qualche
minuto iniziò l'appello e quella marmaglia di ragazzini mancò poco s'incollasse
tutta a Harry con occhioni adoranti che più che controllare e fare il cane da
guardia, si occupava di non perdere di vista Riddle. - Hermione non viene?-
gli chiese Tom più tardi, mentre andavano alle carrozze. - Va da suo nonno.
Jane ha invitato a pranzo i ragazzi.- - E noi qua a far le baby sitter.-
concluse Jess con un sospiro di finto rammarico. - Sono quelle le carrozze?-
chiesero i maghetti quando raggiunsero la porta principale - Ma i cavalli dove
sono?- Damon li guardò stranito - Ma siete ciechi? Non li vedete? Eccoli,
quelli neri...- - Ma che cavalli neri?- Martin Worton sbatté gli occhioni -
Dì Howthorne, ma ci vedi bene?- - Mi sa che siete voi i ciechi.- continuò
Damon senza capire - Ma davvero non ci vedi niente?- - Sono Thestral.- gli
sorrise Tom dandogli una pacca sulla spalla - Non possono vederli.- - Fammi
capire...- Cloe si mise in mezzo, allibita - Ci sono dei cavalli attaccati a
quelle carrozze?- - E perché Damon li vede e noi no?- chiese Archie
succhiando un lecca-lecca. - I Thestral li possono vedere solo i maghi che
hanno visto morire qualcuno.- spiegò Tristan ai mocciosetti, prendendola come
un'altra lezione teorica - Sono dei cavalli neri un po' scheletrici, con ali da
pipistrello.- - Ah, ecco perché li vedi.- insinuò di nuovo Fabian Alderton
verso Damon che finalmente capiva tutto. - Tom li vedi anche tu?- gli chiese
Cloe. - Bhè...si.- annuì con un sorriso triste. - E tu...chi hai visto
morire?- Riddle assunse un'espressione talmente malinconica che Claire non
volle più sentire la risposta. Cambiò rapidamente discorso e salirono in
carrozza in un costante chiacchiericcio di sottofondo. I piccoli mentecatti,
come li chiamavano i due fratelli Mckay, sembravano sotto cocaina e non stavano
più nella pelle ad uscire dal castello sotto la vigilanza del bambino
sopravvissuto. Anche Harry comunque avrebbe preferito sprofondarsi nella casa
di Liam Hargrave invece di fare la guardia a quei mocciosetti che lo guardavano
con gli occhioni sbarrati ma fortunatamente non era l'unico a essere rimasto
infognato nella dura quotidianità: con Hermione erano andati Malfoy, e Ron,
mentre Edward era filato a Londra con May. Cosa ci fosse andato a fare Dalton
alla capitale lo sapevano in pochi ma questo non impediva al caro Edward di
svolgere bene il suo lavoro. In pochi mesi la situazione fra loro era del
tutto cambiata. Non era che ora Potter ne fosse sicuro al cento per cento, ma
aveva in un certo modo aperto gli occhi.
"Com'è bella la campagna
inglese...non credi Harry?"
Potter rise leggermente. Si guardò
attorno ma vide Tom, Cloe, Trix e Damon intenti a chiacchierare con Tristan così
lui poté permettersi di "chiacchierare" a sua volta con sul vecchio
amico.
"Hogwarts è bella." rispose pacato "Ma tu hai idee
tutte tue. Non capirai mai."
"Già, non andremo mai d'accordo
temo. Chi c'è con te bambino sopravvissuto?"
"Perché me lo
chiedi?"
"E tu perché hai tremato quando ti ho fatto questa
domanda?"
Harry serrò i denti. Dannazione, Voldemort stava tornando
a infiltrarsi nella sua mente. Aveva fatto progressi impressionanti ma il
maledetto Lord Oscuro sembrava un asso nel penetrare i suoi sentimenti. Aveva
sempre pensato che mente e sentimenti dovessero stare ben lontani quando Tom
Riddle girava per la sua testa ma ora temeva di non sfuggirgli più tanto
facilmente.
"Allora Harry Potter? Tremi ancora per
qualcosa?"
"Ci sono cose ben più spaventose di te, credimi."
"Si,
per te senz'altro...come perdere i tuoi preziosi amici, vero?"
"Se non
altro io avevo qualcuno che mi stava accanto perché lo voleva." gli ricordò
a quel punto con ferocia, furente con se stesso per essersi fatto incastrare in
quell'assurdo discorso.
"Ah, bambino sopravvissuto...cerchi sempre
cose che svaniscono come neve al sole."
"Senti chi parla...il mago che
aveva paura di morire e s'è rifatto una scala per l'eternità coi cadaveri
altrui."
"C'è un cadavere però che sfortunatamente non ho preso in
tempo."
La voce di Voldemort si era fatta dura e sibilante. Harry
ricordò il serpente che aveva cercato di uccidere il padre di Ron, di come si
fosse sentito, dei suoi scatti d'ira verso Silente, della rabbia ogni qual volta
il suo nemico s'impossessava di lui. Ricordava i suoi dannati occhi blu che
diventano rossi... Senza farlo apposta posò lo sguardo sul piccolo Tom e
sentì un altro brivido. Quel bambino...quel bambino era figlio dell'uomo che
gli aveva rovinato la vita. Perché stava con lui? Perché gli stava vicino?
Perché...non lo uccideva? Serrò gli occhi all'improvviso, stentando a credere
a ciò che aveva pensato. Oddio... Perché i suoi sentimenti altalenavano in
quel modo verso quel bambino indifeso? Cosa sarebbe accaduto quando Tom, una
volta cresciuto, fosse diventato il ritratto vivente di suo padre? Arrivarono
a Hogsmade verso le nove e mezza e nell'aria c'era un tiepido sentore di fiori
in boccio. La bella cittadina accolse gli studenti col solito benvenuto di
noncuranza, come se i maghi di Hogwarts fossero amici di vecchia data tali da
non dover essere trattai come ospiti, ma quando videro anche Harry i visi dei
presenti si rallegrarono. Madama Rosmerta e altri seccatori andarono a
salutarlo giulivi mentre Hagrid venne accolto calorosamente da uno strambo
ometto basso e barbuto, molto simile a Babbo Natale. Aveva le orecchie appuntite
ma non come quelle dei folletti e spessi occhiali che gli nascondevano due dolci
occhi celesti. - Ragazzi, vi presento il professor Levante.- disse Hagrid -
Professore, gli studenti del primo anno.- - Molto piacere ragazzi.- sorrise
il vecchio mentre i maghetti facevano rispettosi cenni col capo - Sono contento
siate venuti. I miei Lucini apprezzeranno la visita...e guarda chi abbiamo qua
...Harry Potter.- Il bambino sopravvissuto sorrise blandamente,
stringendogli la mano. - E' un piacere per me.- disse il professor Levante -
Non speravo più di conoscerla e spero mi concederà due chiacchiere nella paura
del the. Ora se volete venire, vi porto alla mia tenuta.- Farsi due passi in
mezzo al bosco fu niente, paragonato alla tenuta del caro dottor Levante. Uno
spettacolo...e una serra gigantesca di vetro che brillava piene di piccole
luci.
Intanto, nell'appartato ma quanto mai stupendo Hargrave Manor in
cui pochi potevano entrare visto quanto il padrone di casa in quegli anni si
fosse trasformato in un orso, Ron Weasley rideva estremamente a crepapelle
mentre Liam Hargrave bestemmiava come un dannato davanti all'ennesimo scacco
matto. Al nonno di Hermione non era mai piaciuto perdere, specialmente per
colpa di un Auror moccioso, come diceva lui. Se ne stavano tutti seduti
nell'ampio salone della biblioteca del vecchio e potente mago dove i libri di
magia, mappamondi, statue bizzarre animate e fantasmi si spostavano da soli
provocando un caos non indifferente. - Non sai proprio perdere
nonno.- Hermione Granger sorrise all'ennesima imprecazione di Lord Hargrave,
portandosi la tazza di the alle labbra. - Zitta tu!- borbottò il vecchio mago
davanti alla scacchiera - Ragazzo voglio la rivincita!- - Un'altra?- ghignò
Draco Malfoy, seduto sul divano accanto alla Grifoncina - Ha la testa troppo
dura.- - Hn, senti un po' chi parla.- rognò Liam accendendosi la pipa - Ehi
nipote, perché hai fatto entrare in casa anche quello lì eh? Un Malfoy! Che
sacrilegio!- - Per il gusto perverso di farti arrabbiare no?- ghignò la
strega. - Papà, finiscila di essere scortese.- disse la voce melodiosa di
Jane, che apparve sulla soglia con un vassoio colmo di dolcetti - Tanto lo sanno
tutti che sei insopportabile, non è il caso che rincari la dose.- - Si
potrebbe dire la stessa cosa di te Cassandra.- replicò il vecchio
sarcastico. - Dì Jane,- sorrise Ron rimettendo le pedine a posto con un gesto
della mano - ma come fai a sopportarlo?- - Ti farò mordere la lingua stavolta
Weasley!- - Non sono io il serpente qua, Lord Hargrave.- frecciò il rossino -
Non rischio di avvelenarmi da solo.- - Che ridere Donnola, mi fai morire.-
sibilò Draco accendendosi una sigaretta. - Allora, piaciuto il pranzo?-
sorrise Jane rimettendosi seduta davanti a sua figlia mentre ricominciava la
partita. - Ottimo.- le rispose Hermione con dolcezza - Sono piena.- - In
effetti ti sei quasi ingozzata...- sfuggì a Malfoy, prima di prendersi un calcio
nella caviglia che lo convinse a tacere. Jane ridacchiò nascondendosi la
bocca con la mano, cambiando subito argomento - Allora, come va a scuola?- -
Sopravviviamo.- le disse Ron spostando il cavallo tutto concentrato - Ma reggere
la Lestrange è dura.- - Buttatela giù dalla torre e fatelo passare come un
incidente.- bofonchiò Lord Hargrave, dando un tiro alla sua pipa. - Ma
papà!- - Oh insomma Cassandra! I Mangiamorte crescono come i funghi. Uno più
uno meno non se ne accorge nessuno!- - Il nonno non ha tutti i torti, mamma.-
sospirò Hermione. - Oh, per una volta mi dai ragione.- sentenziò il vecchio
acidamente. - Su cosa ti contraddico scusa?- fece la strega con aria
innocente. - Devo ripetermi per l'ennesima volta?- replicò il padrone di casa
- Come sta Cameron a proposito?- - Oddio nonno!- la Grifoncina scosse il
capo, sorridendo - Ma lascialo in pace, se ne sta nel suo castello senza dar
fastidio a nessuno. Che problemi ti dà scusa?- - Non so...- Liam la scrutò di
sottecchi - Sei un po' ingrassata di recente!- - NONNO!- - Va bene, va
bene!- sbuffò il vecchio mentre Ron si sforzava di non buttarsi a terra per le
risate vedendo la faccia di Hermione e quella ghiacciata di Malfoy - Che noia
ragazza mia, non si può mai dire le cose con chiarezza con te!- - Tu comunque
sei l'ultimo a dover parlare.- gli ricordò Jane serafica. - Zitta Cassandra,
mi sconcentri.- - Tanto Ron ti batte lo stesso.- rise la donna. - Jane
scusa...- s'intromise il rossino - Quand'è che ridaranno la vista a voi
Veggenti?- - A fine giugno.- - Che rottura.- fece il ragazzo pensoso - Ci
sarebbe servita qualche previsione seria.- - Non mi avete detto che un
ragazzino che sta con Tom ha questa dote latente?- - Il figlio di Howthorne.-
la informò Liam serio - Ma è anche un Legimors. È troppo giovane Cassandra. Ci
vanno anni di dedizione per leggere bene le visioni, figurarsi se a undici anni
può essere di aiuto.- - In effetti ha dei flash vaghi ogni tanto.- annuì
Draco, sorseggiando un goccio di whisky - Ma è già molto bravo. Inoltre con Tom
ci sono anche la figlia di Daniel King che è una Sensistrega e una Diurna.- -
E così s'è ricostituito un pericoloso gruppo eh?- ironizzò la madre della
Grifoncina - Santo cielo, non oso pensare quali altri guai questi ragazzini
faranno per seguire le vostre orme.- - Ci sarà ben poco da seguire.-
bofonchiò di nuovo Lord Hargrave, sempre più dispettoso - A momenti si fanno
ammazzare tutti i giorni! E questo qui va anche a sposarsi!- - Ma insomma
papà!- sbuffò Jane ridendo - Lascialo in pace! Se vuole sposarsi meglio per lui
no?- - Ma per favore.- dissero allora nonno e nipote in coro. - Herm, non
ricominciare!- la bloccò subito sua madre - Fai da brava testimone e non dargli
il tormento!- - D'accordo, tanto se vuole scappare sull'altare gli abbiamo
già programmato la via di fuga.- - Per favore!- Ron non sapeva più come farla
stare zitta - Ma è una fissa la tua!- - Quando mi sono sposato io i parenti
hanno messo una cupola anti- Smaterializzante sulla chiesa.- disse il padrone di
casa con un borbottio irritato - Non avrei potuto fuggire anche volendo...- -
Grazie papà, sei di molto aiuto.- - Sono solo un esperto.- - Sentiamo.-
frecciò Ron divertito - Cosa ci vuole per un buon matrimonio secondo lei?- -
Una buona dose d'ironia, una benda sugli occhi e la memoria corta.- Draco
fece un fischio, appoggiandosi al divano - Complimenti Hargrave, lei si che è un
vero guru.- - Ha parlato il serpente che s'è fatto incantare!- - Come
prego?- - Che noia, vado in cucina a farmi una flebo.- sbuffò Hermione
mettendosi in piedi - Torno quando avrai perso di nuovo nonno.- - Come ti
permetti scriteriata?- le sbraitò dietro il vecchio - Non avrai mai un soldo da
me!- - Ma chi li vuole i tuoi soldi?!- chiese distrutta da quella manfrina -
Basta, vado a farmi una tisana!- - Ecco, andate fuori dai piedi che è
meglio!- borbottò il lord buttando fuori anche Jane e Draco - Sparite fino a
quando non vi chiamo!- e senza un'altra parola chiuse loro la porta della
biblioteca sul naso, senza allibire più nessuno per i suoi modi molto poco
gentili. - Non cambierà mai.- sospirò Jane prendendo il biondo a
braccetto. - E' sempre stato così simpatico, da che mi ricordo.- frecciò
l'Auror - Ma immagino abbia le sue giornate buone.- - Poche.- ridacchiò la
strega - Ma ne ha.- Draco passò con lei davanti alle vetrate che davano sul
giardino, ammirando la bellezza radiosa di quella fantastica donna e strega. Non
sembrava cambiata da quando la credeva una semplice umana. Era proprio la
madre della mezzosangue. - Come sta lei?- Alzò lo sguardo e incontrando
gli occhi nocciola di Jane, capì a cosa si riferiva. In fondo era impossibile
che una madre come lei non si fosse accorta dello stato di sua figlia. - Sta
meglio ora.- le rispose, nascondendo a stento nella voce una nota di pura
gioia. - Lo vedo.- Jane gli scoccò un'occhiata che gli aveva già riservato in
passato, un misto di interesse, perfidia e dolcezza - E' merito tuo per
caso?- Si sentì arrossire come tanto tempo prima ma la sua faccia tosta era
migliorata ancora con gli anni. - Non saprei.- - No?- riecheggiò la donna
- Sicuro Draco? No, per niente. Anzi, poteva dire tutto il contrario ma non
voleva condividere quel prezioso segreto con nessuno. - Facciamo così.- gli
disse allora Jane, lasciandogli il braccio - Io vado a farmi due passi in
giardino e mi metterò a leggere qualcosa nella serra. Credo ti serva una
tisana.- e senza aggiungere altro si Smaterializzò via, lasciandolo solo con un
sorriso ebete sulle labbra e la sicurezza di essere completamente
trasparente. Era proprio arrivato al limite, pensò raggiungendo la
cucina. La trovò seduta a tavola mentre teiere, zollette di zucchero, limone
e posate volteggiavano sulla testa della Grifoncina che si preparava una tazza
di the a modo suo. Rimase sulla porta a guardarla ma lei sapeva che
c'era. - E così sarei ingrassata eh?- sibilò sarcastica, facendolo
sogghignare - Credo che al nonno verrebbe un colpo se sapesse che non è con
Caesar che mi do alla pazza gioia.- - Mezzosangue, ti do un consiglio...- le
mormorò all'orecchio, passandole le braccia al collo - Non mettere mai le parole
"Cameron" e "incinta" nella stessa frase. Uccidono il mio
autocontrollo.- Hermione sorrise, girandosi appena nelle sue braccia per
incontrare le sue labbra. Lo baciò con tutto il desiderio che aveva in corpo,
assaggiando quelle labbra meravigliose per poi schiacciarsi contro di lui,
sentendo il bisogno fisico di sentirlo vicino. In quei mesi che per entrambi
erano trascorsi in un soffio, non c'erano state molte parole di chiarificazione,
esattamente come anni prima avevano basato il loro rapporto su un'apparente
scommessa ma ora, anche se non c'erano chiare intenzioni a monte, c'era qualcosa
in più. Draco si era accorto che confessando il suo amore a parole gli era
diventato praticamente impossibile staccarsi da lei anche per pochi secondi.
Quando lei stava via per lavoro poi, impazziva. Quando era vicina non
riusciva a trattenere l'istinto di toccarla, di provare che era lì con lui. A
volte l'abbracciava senza motivo e stavano così per ore intere, solo a
sfiorarsi, a bisbigliare l'uno sulla bocca dell'altra in un bisogno quasi
soffocante di contatto negato per tanto tempo. Era straziante e nel contempo
stupendo. Si separarono a stento quando un battito d'ali richiamò la loro
attenzione. Sulla finestra aperta della cucina era apparso un gufo
sconosciuto. Era nerissimo e tutto arruffato. - Chi diavolo è?- chiese
Hermione soprappensiero. Raccolse la lettera legata alla zampa del volatile, poi
guardò il mittente ma non c'era scritto nessun nome. In compenso la lettera era
per Draco. - Per me?- borbottò il biondo, afferrando la lettera bianca e
candida. Pensò a una qualche rottura di Duncan ma quando vide la calligrafia,
rimase col braccio a mezz'aria. Hermione invece, dopo tanto tempo, lo vide
impallidire tanto da risultare cadaverico. Temette di vederlo svenire ma
Malfoy rimase seduto...rigido, quasi intimorito. - Di chi è?- sussurrò la
strega, prendendogli delicatamente la mano - Draco, di chi è?- Quella
calligrafia...era lui...era la sua... - Mio padre.-
A
Hogsmade nel frattempo si erano fatte le quattro di pomeriggio e i mocciosi del
primo anno se ne andavano a spasso per la cittadina con ancora per la testa
tutti quei meravigliosi Lucini. Ian e Archie ci sarebbero stati dentro una vita
se Hagrid non fosse stato costretto a tirarceli via di peso, in compenso il
signor Levante, commosso dall'attenzione dei maghetti, ne aveva fatti loro un
paio come dono e quindi adesso Tristan se ne andava in giro con una gabbietta di
vetro in cui splendevano accecanti quelle gigantesche lucciole che non la
smettevano di pulsare allegre come fringuelli. - I mostriciattoli sono al
sicuro?- chiese, rivolto a Jess e Milo. - Si,- annuì Morrigan - non sento per
aria l'odore di Rose di York e Clay mi ha mandato un messaggio dal castello due
secondi fa. Tutto è al suo posto.- - E io ho messo l'Incantesimo
Riecheggiante su tutti i ragazzi.- concluse il maggiore dei Mckay - Se capita
qualcosa sentiranno una sirena da infarto anche a Londra.- - Perfetto.- annuì
anche Harry - Io allora mi faccio due voli qua attorno, tanto per essere
sicuri.- - Ci rivediamo qua fra un'ora.- gli disse Tristan - Poi li
riportiamo alle carrozze.- Intanto in quartetto in particolare di piccoli
seccatori stava cercando di sciogliersi dalla mandria. Ian, Bruce, Martin e
Archie erano attaccati al negozio di Zonco con alcuni Corvonero e Tassorosso
mentre i Serpeverde come al solito passavano il tempo rompendo le palle al
prossimo, così Tom avrebbe voluto approfittarne per starsene un po' in pace e
andare a vedere il tempietto in mezzo al bosco che gli aveva descritto Hermione,
ma separarsi dalla marmaglia diventava impossibile, specialmente quando Cloe e
Damon si mettevano a litigare fra loro e Trix guardava storto Matt Rogers. Così,
per aspettare che finissero le loro faccende, andò dritto davanti una libreria
dall'aria vecchissima. Ci mancava quasi che tutta la baracca cascasse in
testa al proprietario ma lui adorava quei vecchi libri ammuffiti. Il negozio
non aveva neanche l'insegna, si vedevano solo due lettere vermiglie rovinate su
un ciondolante affare di legno ammuffito, e stava in una viuzza testa e angusta
proprio di fianco a Zonco. Il piccolo Riddle ci s'infilò dentro tranquillo,
tanto sapeva di essere al sicuro e rimase per lungo tempo a spiare i titoli un
po' assurdi sulle copertine logore dei libri nella vetrina polverosa, del tipo
"Mille e uno modi per far ridere un Molliccio" e "I sette vampiri più ladri
degli ultimi trecento anni". Divertito, stava per entrare quando un rumore
nel vicolo attirò la sua attenzione. C'erano delle casse rotte e dei barili
di legno ma anche qualcosa che si muoveva. Aggrottando la fronte si mosse
guardingo e vide una specie di barbone rannicchiato in un angolo. Aveva il
cappuccio tirato in viso e dondolava su se stesso, come in trans. Ad un
tratto però una mano insolitamente lucida, come di metallo, uscì repentinamente
alla luce e andò a toccare il fianco dell'uomo, piuttosto grassoccio da quel che
vedeva. Alla cinta aveva un cofanetto di piombo presumibilmente. Tom notò che
quell'omino mancava anche di un dito alla mano sinistra. Forse stava
male... - Scusi...le serve aiuto?- L'uomo scattò all'improvviso come
destato dal suo sonno da una secchiellata d'acqua gelida...e quando lo guardò,
accadde qualcosa che mise al piccolo Riddle il ghiaccio nelle vene. Tom
avrebbe ricordato spesso quel giorno negli anni futuri. Sentì quell'uomo
emettere un gemito sottile, quasi terrorizzato, quasi inumano. E poi lo vide
sbiancare, tremare così tanto che cadde in ginocchio e poi... -
Padrone...- Tom si fece indietro, sentendo il cuore fermarsi. Se gli
avessero fatto addosso una delle maledizioni senza perdono sarebbe stato
meglio. - Padrone...siete voi!- l'uomo cominciò a strisciare verso di lui,
spaventandolo ancora di più - Lo sapevo! Lo sapevo che non potevate essere
morto! Il vostro umile servo l'ha sempre saputo! Vi ho portato le ossa! Ve le ho
riportate!- Ossa...servo...padrone... Tom si sentì quasi
svenire. E poi quell'uomo alzò quella mano orribile per toccarlo. Gridò,
gridò con tutto il fiato che aveva in gola chiamando Harry con la stessa
supplica accorata di un condannato a morte...e poi per tutta Hogsmade risuonò
l'Incantesimo Riecheggiante. Ma quando arrivarono gli Auror, Peter Minus e le
ossa del padre erano già sparite.
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Capitolo 42 *** Capitolo 42° ***
dest42
- Quel lurido bastardo!- Il fuoco nel camino esplose
all'improvviso, invadendo l'intera stanza di fiamme e fumo. Quelle lingue di
fuoco stavano bruciando ogni cosa ma i presenti si limitarono a proteggere loro
stessi, avrebbero sistemato poi dopo la loro sala riunioni. Per ora agli Auror e
a Silente bastava che Harry Potter si calmasse...ma il bambino sopravvissuto era
ben lungi dal farlo. - Harry.- Ron cercò di parlargli per l'ennesima volta -
Fare tutto a pezzi non servirà niente.- - Anche cercare di ucciderlo non è
servito a niente!- gridò Potter fuori di sé - E infatti quel bastardo ha osato
ripresentarsi qui davanti a me! Dovessi finire ad Azkaban per il resto dei miei
giorni giuro che stavolta lo farò a pezzi tanto minuscoli che nessuno Sirius
avrebbe potuto fare di meglio!- Il suo padrino, che era presente e se ne
stava attaccato al muro sperando di non farsi abbrustolire, scoccò una rapida
occhiata a Silente, poi a Lupin. - Io non gli do torto su quest'argomento, lo
sapete.- - Sirius, potrebbe finire ad Azkaban, per l'amore del cielo!- sbottò
la professoressa Mcgranitt - Senza contare che Harry ha delle responsabilità
verso il signor Riddle!- - Già, è rimasto molto scosso Harry.- gli disse
Edward con la sigaretta accesa. - Scusate se cavillo ma ora il figlio di
Voldemort è l'ultimo che mi passa per la testa mentre in giro c'è quel bastardo
che ha tradito i miei genitori chiaro?!- gridò di nuovo, facendo traballare i
vetri di tutta Hogwarts. - Spara meno puttanate.- l'avvisò a quel punto Ron,
cupo - Adesso calmati, rimettiti in sesto e trova una soluzione con Minus. Poi
comportati da persona civile e vai a parlare con Tom. Sono stato chiaro anche io
Harry?- Potter assottigliò gli occhi verdi. Sprizzava rabbia da tutti i pori
ma non era l'unico. In quel momento rientrò anche Malfoy che era sparito da
Hargrave Manor qualche ora prima e riapparve con la stessa espressione del suo
eterno rivale. Incurante del casino già provocato da Harry andò dritto al tavolo
e gettò davanti a lui la lettera che aveva ricevuto quel pomeriggio. -
Complimenti Sfregiato.- ringhiò fissandolo dritto in viso - Sulla tua lista ora
hai finalmente un Malfoy da uccidere.- - Oddio...- sbuffò Edward - E questa
che storia è ora?- - Dai qua!- Sirius si fece avanti e scartò la lettera,
scorrendola velocemente - Hn...a quanto pare il caro vecchio Lucius sapeva che
Peter era in giro. Secondo Lucius porta con sé delle ossa.- - Di che ossa
parla?- chiese Piton. - Quelle del padre di Voldemort!- ringhiò Harry - Quel
maledetto schifoso di Minus le ha usate per riportarlo in vita quando Voldemort
era sotto l'Horcrux.- - Un attimo Potter, di cosa parli?- gli chiese la
Mcgranitt - Parli dell'incantesimo con cui Voldemort resuscitò?- - Con cui
riottenne un corpo.- sibilò il moro rabbioso - E' successo con la morte di
Cedric Diggory, avete perso tutti la memoria per caso? Voldemort era solo
spirito ma mise un Horcrux sul corpo di un neonato. Per ricomporre il suo corpo
Minus mischio le ossa del padre, la carne del servo e il sangue del
nemico.- - Calma, un momento...sapevate già di Minus?- Draco li spiò serio -
E come avete fatto?- - Quel bastardo era nascosto in un vicolo e ha
terrorizzato a morte Tom.- gli spiegò Tristan, seduto sul divano col gruppo di
Jess - L'ha chiamato Padrone, scambiandolo per suo padre.- Draco serrò i
denti, guardandosi attorno. - Dov'è?- - Chi?- sibilò Harry. -
Indovina!- gli ringhiò il biondo - Tu sta pure qua a rompere tutto! Io vado da
Tom!- e senza aggiungere una parola se ne andò via, sbattendosi la porta alle
spalle e lasciando Potter sempre più furente. Ci mancava anche lui
adesso! Maledizione! - Facciamo il punto della situazione ragazzi miei.-
disse Silente pacato, sedando gli animi - Peter Minus è di nuovo in circolazione
e a quanto sembra porta con sé le ossa del padre di Riddle. Questo può indicare
una cosa soltanto.- - Cercano di nuovo di resuscitare quel verme.- sibilò
Sirius - L'abbiamo capito.- - Ma stavolta è morto davvero Albus.- s'intromise
la Mcgranitt - Cosa possono fare senza un Horcrux di
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato?- - Possono usare il Grimario di Lumia e
usare la magia oscura.- Tutti si volsero verso Hermione che fissava pensosa
un punto imprecisato oltre la finestra. - Si ma a che scopo?- Edward non
capiva - Harry ha chiuso Voldemort oltre il Velo.- - Non si può tirare fuori
un'anima da lì dentro.- bofonchiò anche Jess - Almeno...ci vuole una forza
spropositata per fare un incantesimo simile e non credo che i Lestrange la
possiedano.- - Basterebbe l'incantesimo giusto.- replicò la Grifoncina - Ma
forse morirebbero facendolo.- - Buono a sapersi.- ringhiò Ron a bassa
voce. - Preside...- Harry tornò a fissare Silente con occhi cupi - I
Lestrange sanno dov'è il Velo?- - No.- disse il vecchio - Lo sappiamo solo
noi.- - Non ci molto ad entrare là sotto al Ministero.- notò Clay. - Non è
più al Ministero.- ringhiò Potter - E' qua.- - Qua?!- Gli Auror lo
fissarono sconvolti. - Ma cosa diavolo significa?- sbottò Sirius - Che vuol
dire?- - Vuol dire che il Velo è qua!- gli chiarì Harry - L'ho visto.- - E
dov'è?- - Nel corridoio a destra del terzo piano.- Ron aveva una voce
bassissima mentre guardava Harry a occhi sgranati - Tu...tu lo sapevi...tu ci
vai sempre! Che diavolo ci vai a fare là ogni notte?- Potter serrò le
mascelle, infastidito. - Lasciamo perdere questo ora.- disse Lupin, prendendo
la situazione in mano - Preside, noi avviseremo Duncan e richiamiamo l'Ordine al
completo. Mobiliteremo tutti gli Auror, cercheremo di bloccare ogni loro azione
ma non credo che questa volta l'incantesimo che resuscitato Voldemort la prima
volta funzionerà.- - Infatti.- sibilò Hermione con gli occhi fissi sul fuoco
- Servirà un altro ingrediente.- - E cosa?- gli Auror temevano di saperlo -
Non centrerà Tom!- - Non lo so.- ammise la Grifoncina - Serve una quantità
spropositata di magia nera per resuscitare un morto e i Lestrange stanno
raccogliendo tutto ciò che occorre per farlo. Devo parlare con Caesar...mi farò
dire esattamente cosa serve per questo incantesimo ma intanto dovete tenere
Harry e Tom al sicuro.- - Al diavolo Hermione, non voglio tornare a
nascondermi!- sbraitò Potter fuori di sé - Sono stufo, né ho abbastanza! Adesso
vado là dentro e distruggo quel maledetto Velo!- - Non lo puoi fare Harry,
non sai cosa potrebbe succedere!- - Me ne frego, quel maledetto non deve più
tornare a respirare!- - Sei sconvolto, cerca di rilassarti...- lo blandì Ron
ma il moro agitò le mani snervato - Non ti azzardare a dirmi di rilassarmi,
porca miseria! Come faccio a rilassarmi secondo te? Siamo di nuovo da
capo!- - Non siamo da capo, abbiamo già capito cosa vogliono fare.- Remus gli
passò una mano sulle spalle - Harry, so che non è facile ma non puoi prendere
tutto di petto in una situazione simile. Non sei più da solo. C'è anche
Tom!-
Voci, tante voci...e tante grida. Harry stava male.
Stava molto male. Tom poteva sentirlo. Padrone. Quell'uomo
l'aveva chiamato Padrone. Era così che tutti chiamavano suo padre? Tutti
l'avevano sempre fissato con quello sguardo sbarrato e con gli occhi colmi di
terrore? Serrò le palpebre, chiudendosi le ginocchia contro il petto. Non
voleva più sentire niente. Né la voce di quell'uomo, né pensare a suo padre.
Basta. Una mano gli carezzò i capelli nascosti sotto il cappuccio della
felpa. - Me lo fai un po' di posto?- Tom non osò alzare gli occhi mentre
Draco si sedeva accanto a lui sulla mensola delle finestra. - Una giornata
schifosa eh?- sussurrò Malfoy. Il bimbo annuì - Anche tu?- -
Pessima.- - Cosa ti è successo?- - Mi ha scritto mio padre.- Tom alzò
gli occhi blu, mezzo sconvolto - Intendi lo zio Lucius?- - Se vuoi chiamarlo
così.- ghignò Draco sarcastico, cercando le sigaretta in tasca - Sua maestà s'è
degnata di farsi sentire e naturalmente non per chiedermi come stavo o per dirmi
se era vivo. Ci ha solo avvisato dell'arrivo di Minus.- - L'uomo che ho
incontrato?- mormorò Tom tremando. - Si, lui.- - Chi è? Perché Harry è
così arrabbiato?- sussurrò Riddle. - Peter Minus...- Draco scosse il capo,
sentendosi incredibilmente pesante - Lui è l'uomo che ha mandato Sirius ad
Azkaban e anche quello che ha tradito i genitori di Harry, dicendo a Lord
Voldemort dove si trovavano. Ha spifferato tutto e quella stessa notte Lily e
James Potter sono morti...mentre Harry ha riportato la sua cicatrice.- -
Quindi...- Tom deglutì - Era un servo di mio padre?- - Si.- - E...perché è
tornato qui?- - Per i nostri cari amici Lestrange.- sibilò il biondo,
mettendosi una sigaretta fra le labbra e accedendola - Pare che abbia con sé le
ossa di tuo nonno paterno.- - E a cosa servono?- Draco stavolta non
rispose immediatamente. Ricordava che un tempo nessuno aveva parlato a Harry del
pericolo che correva...e per quel motivo, Sirius Black era stato rinchiuso
dietro al Velo. Per quel motivo, per aver tenuto un ragazzino all'oscuro di
tutto, tanti altri erano morti. Forse ora era arrivato il momento di non
commettere più gli stessi errori del passato. - Quelle ossa fanno parte di un
rituale.- Draco e Tom si voltarono sulla porta del salone dove era apparso il
bambino sopravvissuto. - Che rituale?- sussurrò il piccolo Riddle. -
Ossa del padre, carne del servo, sangue del nemico.- recitò Harry a bassa
voce, fissando negli occhi il bambino - Per riportare indietro tuo padre quando
avevo quattordici anni Minus fece questo. Mescolò in una pozione il mio sangue
insieme alla sua carne e a quelle ossa e lo spirito di tuo padre ha riottenuto
il suo corpo. Ma questo è accaduto solo perché tuo padre prima che io lo
annientassi da bambino scagliò un Horcrux. Ora lui è morto, dietro al Velo. Non
c'è modo per ritentare con quell'incantesimo ma secondo Hermione con una
variante altrettanto potente i tuoi fratelli potrebbero riportare qui anima e
corpo.- - Stai...stai dicendo che...mio padre potrebbe...- Nessuno dei due
Auror stavolta rispose. Non era necessario. Quando lo mandarono a dormire
sapevano che non avrebbe chiuso occhi ma ormai erano le undici e quella giornata
penosa stava volgendo al termine. Ciò che però stava per iniziare era ben più
atroce. I ragazzi erano di ronda, Silente e i professori avevano indetto con
Sirius e Remus una riunione per la prossima luna crescente con tutto l'Ordine
della Fenice e Hermione si era messa a cercare fra i suoi libri. Rimanevano
solo loro due. Draco si accese un'altra sigaretta, dopo aver ghignato
leggermente e aver scoccato a Potter uno sguardo gelido. - Era il caso di
dirglielo?- gli chiese semplicemente. - Otto anni fa a me non ha detto niente
nessuno.- sibilò Harry, andando dritto alla fine - E ho perso Sirius. Silente
sapeva la verità e non mi ha detto nulla fino a quando non hanno cominciato a
cadere le prime teste. Non voglio commettere errori già fatti fino allo
sfinimento.- - E sbattergli in faccia il fatto che suo padre potrebbe tornare
in vita con quel tuo fottuto tono da bastardo che sa sempre tutto credi sia
stato un bene?- lo rimbeccò il biondo con sarcasmo. - Vaffanculo Malfoy.-
Harry neanche lo guardò in faccia - Se ti girano per tuo padre vattene. Ho altro
da fare.- - Ehi Sfregiato...- Draco stavolta assunse un tono talmente
minaccioso che poche volte gli si era sentito - Un consiglio. Ti ammazzo se
nomini ancora una volta mio padre. Hai capito?- Si guardarono per un lungo
attimo, consci che stavano giocando col fuoco. Sapevano già che sarebbe
finita quella serata. - Fuori il fiato Malfoy.- Il bambino sopravvissuto si
appoggiò alla parete con aria incredibilmente curiosa - C'è qualcosa su questo
discorso che mi è sempre rimasto sul gozzo, te lo posso assicurare e credo che
ci sia qualcosa che non vada giù neanche a te. Ne ho le palle piene di questa
continua minaccia nell'aria, perciò per una volta in vita tua perché non mi dici
qual è il problema in maniera chiara e tonda? Eh? Oh hai dei problemi a usare la
lingua per spiegare le cose?- Ignorando l'allusione al suo rapporto con la
Granger, Draco ghignò di nuovo mettendosi la sigaretta fra le labbra, poi
alzandosi per raggiungerlo a solo un metro di distanza. - Ti racconto una
bella favola Potter.- iniziò con voce melensa, quasi troppo stucchevole -
Dunque, non avevo neanche tre anni quando i miei iniziarono a raccontarmi la
storia di un bambino che aveva battuto un grande mago, il mago migliore di tutti
i tempo a parere di mio padre. Questa storia mi è stata costantemente raccontata
ogni santa notte fino a quando ho compiuto undici anni e sono stato spedito qui,
a Hogwarts. Sapevo che qui avrei trovato Harry Potter ma ero talmente disgustato
da questa dannata storia che devo ammettere non me ne fregava nulla di te. Si,
avevi battuto Voldemort e fatto incazzare tutti gli amici Mangiamorte di mio
padre...grande, ma non me ne fregava un emerito cazzo. Invece mio padre già
dall'anno prima aveva saputo che saresti venuto in questa scuola e la sua
ossessione per te divenne insopportabile. Non faceva che parlarmi di te, tutti i
suoi amici non facevano che raccomandarmi di avvicinarti a noi...per poi
contaminarti e ucciderti quando ne avessi avuto l'occasione.- - Ma va?- Harry
non perse la sua aria disinteressata - Allora devo rivedere tutta la mia scala
di valori. Ho basato la mia esistenza sulla convinzione che fossi uno stronzo
Malferret...- - Già.- annuì il biondo - Poi ci siamo conosciuti...e ci ho
provato, fregandomene, cercando di farmi piacere la tua maledetta aria da
santarellino...ma non ce l'ho fatta. Ti ho odiato fin dalla prima volta.- -
Lo sappiamo da altrettanti undici anni questo ed è reciproco.- sibilò il moro
perdendo la sua espressione civile, per cominciare a incupirsi - Arriva al sodo,
cosa cazzo vuoi da me?- - Ti ricordi quando mesi fa mi hai detto che volevi
mollare tutto bastardo? Eh? Te lo ricordi?- - Si e allora?- - Ti ricordi
cosa ti ho risposto?- - Che non dovevo mollare perché sono in debito con te.-
Harry parve confuso ma sempre sulla difensiva - Centra qualcosa col discorso che
mi stai facendo adesso...o sbaglio?- - Però, sei più intelligente di quello
che sembri.- - Risparmiati il sarcasmo e vai avanti.- gli ordinò il moro -
Non farmi perdere tempo.- - Semplice Potter, la storia si ripete. Per anni mi
hanno raccontato di un bambino che ha salvato tutti da un mago cattivo e ora
devi rispettare la tua parte. In casa mia si parlava solo di te, perciò vedi di
non deludermi.- Calò un silenzio tombale, dovuto a qualcosa che aleggiava
sulle loro teste pesante come un macigno. Harry lo guardava...lo guardava e
lo vide per la prima volta. Lucius Malfoy gli aveva sempre parlato di lui,
Harry Potter...ma di Draco si era mai parlato in quella casa? Lucius Malfoy
aveva ignorato suo figlio...per il suo nemico. Ecco perché. Ora capiva tante
cose. - Non scaricarmi addosso i tuoi problemi.- gli disse, troppo angosciato
al solo pensiero. - Non ti scarico addosso niente.- rise il biondo, tanto
pacato e tranquillo da farlo tremare - Sfregiato avanti, sei sempre stato una
persona intuitiva...tutti si affidano a te, tutti credono in te, tutti voglio
solo te. Tu sei il bambino sopravvissuto, tu sei colui che si prende cura del
figlio del mago che ha ucciso i tuoi genitori, tu sei il salvatore del nostro
mondo...che c'è? Di colpo la parte non ti piace più?- - Non ti azzardare a
usare quel tono con me.- gli sibilò gelido - Non sai cos'ho passato.- - E non
me ne frega niente.- gli rispose Draco - Io so solo cos'ho passato a casa mia,
ogni notte per diciotto lunghi anni. So solo che sei stato il mio incubo
ricorrente, il bambino immaginario che mi ha sottratto l'attenzione che mi
meritavo e poi il maledetto ragazzino petulante che correva a piangere da
Silente o dai suoi amici non appena la situazione si faceva pesante! Ma che
cazzo ne sai della solitudine eh Potter? Cosa cazzo ne sai?- urlò allora Malfoy
fuori di sé - Non fai altro che dire che sei solo contro tutti ma la verità è
che tu invece sei sempre stato circondato da chi ti amava! Tutto ti era dovuto!
Io invece ho rischiato di morire ogni notte, ho rischiato di farmi ammazzare dal
mio stesso padre solo perché voleva te! Allora? Chi è davvero solo
Sfregiato?- Ma come osava fargli la predica? Non riuscì a contenersi,
sapendo da principio che sarebbe finita così. Caricò il pugno e lo colpì
forte, facendolo appena traballare sulle gambe per poi afferrarlo per il bavero
della camicia. - Ehi guardami!- gli ringhiò furibondo - Io non ti devo un
cazzo! Non ti devo niente! Né a te né a Tom! Quando è morto Cedric è stata colpa
mia, quando è morto Sirius è stata colpa mia! Quando accadeva qualcosa qua
dentro la colpa era sempre mia! E allora? Non mi avevi detto che sono un
salvatore Malfoy? Come mi hai detto tu tempo fa c'è gente che non merita di
poter accudire i propri figli...ma Cristo, tu almeno i genitori li avevi! Hanno
rischiato la pelle per te quattro anni fa! Almeno loro sono vivi!- Harry lo
lasciò andare, tremando per la sua stessa desolazione mentre Draco lo fissava
senza parlare, incurante come prima lo era stato il moro. - I tuoi almeno
sono ancora vivi.- disse di nuovo Potter - Se non altro non sono morti per
salvarti.- - E che dovevano fare i tuoi?- gli sibilò il biondo con arroganza
- Lasciarti morire? Forse avrebbero fatto un favore a me a tanti altri.- -
Cosa cazzo vuoi da me Draco? Cosa?- urlò - Vuoi che mi sotterri? Eh? Che mi
faccia ammazzare per pareggiare i conti? Bhè, aspetta qualche tempo e forse
arriverà qualcuno a realizzare i tuoi desideri!- - Spiacente, quella
soddisfazione me la prenderò io ma non prima di averti messo davanti alle tue
responsabilità coglione.- replicò Malfoy duramente - Vuoi morire? Muori. Vuoi
vivere? Fallo, non m'importa. Ma c'è gente a cui tu devi qualcosa per tutti gli
anni che sono stati al tuo fianco e ora c'è anche Tom. Va protetto non lo
capisci?- - Tom lascialo fuori...- - No, non posso!- gridò Draco -
Possibile che non ci arrivi? Ormai è parte di questa dannata spirale!- - E'
IL FIGLIO DI VOLDEMORT!- Tutti i vetri della torre si spaccarono in mille
pezzi e Draco ricevette una scheggia sul viso. Si tagliò leggermente ma non
parve neanche sentirla. Impalato davanti a Harry, continuò a guardarlo come un
estraneo mentre il bambino sopravvissuto vibrava come una corda di violino,
ansante, senza più un briciolo di energia. Sentirono una porta che si apriva
ed Hermione apparve sulla soglia. Non chiese nulla, non disse nulla. Li
guardò, prima Harry poi Draco infine Potter prese le scale e se ne andò in
camera sua, lasciando un mare di pezzi di vetro che chiarivano perfettamente ciò
che era successo. La strega tirò fuori un fazzoletto, pulendo il sangue
silenziosamente dalla faccia dell'Auror, poi gli guarì la ferita agitando appena
la bacchetta. Tornò a guardarsi attorno, rimettendo il fazzoletto in tasca. -
Gliel'hai detto vero?- sussurrò. Malfoy serrò i denti. Aveva messo a nudo la
sua anima davanti a Potter dopo undici anni e ora...stava peggio di
prima. Stavolta avevano provocato una frattura difficile da
risanare.
La mattina dopo su Hogwarts aleggiava uno strano senso di
vuoto. Gli studenti erano meno chiassosi del solito, avendo saputo dalla
Gazzetta della scuola che Tom Riddle era stato aggredito da qualcuno in un
vicolo e i soliti ben informati credevano fosse stato qualcuno che voleva
vendicarsi di suo padre. Altri evitavano accuratamente di implicarsi in quella
faccenda visto quando il rapporto di Riddle con Harry Potter fosse stranamente
troppo stretto. Nel bagno di Mirtilla durante la pausa delle dieci e mezza,
Beatrix Vaughn ascoltava disgustata le chiacchiere di alcune Serpeverde che non
vedevano l'ora di vedere il bambino sopravvissuto stramazzare al suolo ma lei,
più che altro, pensava solamente a Tom. Aspettò che se ne andassero per
cambiarsi le lenti a contatto davanti allo specchio. La porta sbatté
all'improvviso ma la Diurna non si volse, sapendo benissimo chi era. - Ben
arrivata.- cinguettò melensa, mentre Cloe King entrava come una furia con una
pila di giornali sotto al braccio. Li buttò dentro a un lavandino e li bruciò
tutti con la bacchetta. Il naso sensibile della Vaughn reagì infastidito ma
non osò dirle nulla, in fondo in fondo pienamente d'accordo con lei. Quella
era solo spazzatura. - Idioti.- sibilò la biondina - Questa scuola è piena
d'idioti!- - E te ne accorgi solo ora?- ghignò la Serpeverde, tirando fuori
un bicchiere di plastica col coperchio della tracolla. Vi mise dentro una
cannuccia e appoggiata coi fianchi al lavandino cominciò a succhiarsi la
colazione. - Dov'è Tom?- - E' con Ian e Martin.- disse la Grifondoro con
durezza. - E Stanford? Ci andrà a nozze. Per non parlare di Alderton. Mancava
poco che stamattina mezzo dormitorio indicesse una retata contro chi ha osato
pensare di far del male al figlio del Lord Oscuro.- bofonchiò Trix. -
Serpeverde!- ringhiò la King con stizza, aprendo le finestre davanti alla faccia
piagnucolosa della Malcontenta - Se qualcuno osa aprire bocca è la volta buona
che lo pietrifico!- - Hn.- la streghetta dai lunghi capelli neri continuò a
succhiare sangue tranquillamente - E gli Auror cosa dicono?- - Di questa
storia? Ma che ne so!- sbottò l'altra - Non dicono niente! Ma ci metterei la
mano sul fuoco che sanno chi era quel tizio che ha cercato di fargli del male!
Ho visto anche Harry venendo qua...- - Di ottimo umore immagino.- -
Dio...che frustrazione!- Cloe sbuffò, levando gli occhi nocciola verso il
soffitto - Mi sento inutile.- Trix ridacchiò, finendo il bicchiere e
rimettendosi a trafficare davanti allo specchio. - Cosa ridi?- rognò la
biondina - Non te ne frega niente?- - Mi piace Tom, non credere.- - E
allora?- - E allora resterà sempre il figlio di un mago che ha ammazzato un
sacco di persone. Questo non lo puoi cambiare.- La King serrò le mascelle,
incassando il colpo. Era vero. E anche se quella verità non le piaceva, non
poteva farci nulla per cambiarla. - Dov'è Damon?- le chiese, cambiando
argomento. - Da Piton.- rispose la Diurna con uno sbadiglio - Lui e Warfield
l'hanno investito in mezzo al corridoio e il prof portava le sue scartoffie.
Adesso sono nel suo studio a rimettergliele in ordine.- - Warfield?- Cloe
aggrottò la fronte - Intendi quello pieno di tic della tua casa?- - E chi se
no?- Trix guardò l'orologio - E' meglio andare, c'è la Mcgranitt
adesso.- Raggiunsero insieme la classe di Trasfigurazione ma una volta dentro
la professoressa, sempre così puntuale, non c'era e dentro all'aula regnava
l'anarchia generale. - Bhè? Ma dov'è andata la prof?- - Oh, siete qua.-
le apostrofò Martin Worton seduto sul suo banco e attorniato da tutti i
Grifondoro - La Mcgranitt non è ancora arrivata. Un Tassorosso durante Erbologia
mi ha detto che stamattina anche Vitius è arrivato con mezz'ora di ritardo da
loro. Pare ci sia qualcosa che bolle in pentola in sala
insegnanti.- Automaticamente Cloe e Beatrix guardarono Tom ma il piccolo
Riddle evitò accuratamente i loro occhi. Per tutta la mattina non aveva
fiatato e la cosa non era sfuggita neanche a Ian e Archie che avevano fatto di
tutto per cercare di tirarlo su ma a nulla erano valse le loro parole o i loro
scherzi. - Qualcuno sa cosa succede in sala insegnanti?- chiese allora Maggie
Clark, curiosissima. - Hn, cosa vuoi che succeda?- la zittì Fern Gordon,
Serpeverde - Uno studente è stato attaccato! Staranno parlando di questo no? È
inammissibile che accadano certe cose!- - Che faccia tosta.- sibilò
Cloe. - Cos'hai detto?- le ringhiò la streghetta. - Cos'è, sei sorda?- la
rimbeccò la biondina - E' una vita che qui dentro succedono casini! Però quando
salta a voi le cose prendono un'altra piega eh? Viva la coerenza!- - Ti prego
non cominciare.- le sussurrò Trix a bassa voce - Non ho voglia di sentire storie
anche oggi, dai!- - Ha ragione lei comunque.- s'intromise anche Sedwigh
Stanford - Quando a voi Serpeverde fa comodo ci sono vittime serie eh? Siete
encomiabili ragazzi!- - Sta zitto Stanford o dovrai andare dalla Chips per
farti rimettere a posto la dentiera.- ghignò Fabian Alderton con aria cattiva -
Mi hai rotto, lo sai? Qualcuno è stato aggredito, fai il favore di stare
zitto!- - Come se non lo sapeva che prima o poi sarebbe successo!- replicò il
biondino quando qualcuno, per la prima volta, usò la voce e lo fece in modo tale
che come mai nella storia di Hogwarts Grifoni e Serpi tacquero, sconvolti. -
La potreste smettere di parlare come se non fossi presente?- sibilò
all'improvviso Tom, sollevando i suoi occhi blu sui presenti - Mi avete
stufato!- e senza aggiungere altro prese la sua roba e se ne andò, lasciando
tutti i maghetti a bocca aperta. Cloe e Trix attesero solo per un attimo, poi lo
seguirono tanto della Mcgranitt non ce n'era neanche l'ombra. Lo trovarono
chiuso in un'aula vuota, seduto su una finestra con un'espressione
vuota. Tanto vuota da far piangere chi lo guardava.
Intanto,
nell'ufficio di Piton, Damon Howthorne guardava esasperato le montagne di
verifiche e carte che doveva ancora sistemare. Che giornata del cazzo... Come
se non bastasse poi quel maledetto di Warfield coi suoi tic repentini a volte
ributtava tutto all'aria e mancava poco che il giovane Legimors lo strozzasse ma
Piton era a pochi passi da loro a consultare i suoi libri polverosi e non poteva
certo commettere un omicidio lasciandosi dietro dei testimoni oculari. Che
sadico di un uomo, pensò, rimettendo a posto il plico che aveva sotto
mano. Mettendolo sulla scrivania però avvertì una fitta alla testa. Oh
no...di nuovo... Un fascio incredibile di luci e colori, suoni e ombre
gli passò nella testa. Tom...Tom che stava schiacciato al muro...i suoi occhi
erano vitrei... Cloe a terra, con un taglio sulla fronte... e
Trix... Oddio, Trix! Damon riaprì gli occhi, trattenendo a stento un
grido. Senza aspettare un attimo corse alla porta. - Professore!- urlò
facendo sobbalzare Piton - Presto, chiami gli Auror! Si muova! Tom Riddle è in
pericolo! Si sbrighi!- e senza starlo a sentire corse in mezzo a tutta la
scuola, col cuore in gola e una consapevolezza. Trix stava per fare del male
a Tom e Cloe.
- Possibile che non ti abbiano detto altro di questo
maledetto rituale?- Dopo aver saputo di tutta la storia da Riddle, la piccola
King era rimasta sconvolta. I Mangiamorte volevano di nuovo resuscitare
Voldemort ma il fatto che la rendeva inquieta era che ora c'era anche Tom
insieme a Harry. Cosa sarebbe successo se davvero i servi del Lord Oscuro
fossero riusciti a riportarlo indietro? Cosa ne sarebbe stato del piccolo
Riddle? Tom scosse il capo alla sua domanda, tenendo gli occhi bassi. - E
Harry cosa dice?- sussurrò la biondina, mentre Beatrix andava lentamente a
chiudere a chiave la porta. Al nome del bambino sopravvissuto, il Grifondoro
divenne ancora più triste. Non voleva parlare con Harry di quella storia, non
voleva parlare di suo padre con lui! Ogni volta che se ne parlava Harry lo
guardava e rivedeva Voldemort in lui, odiandolo con tutte le sue forze. Sapeva
che prima o poi sarebbe cresciuto e che avrebbe assomigliato sempre di più a suo
padre. Se avesse potuto avrebbe cambiato faccia, avrebbe vissuto anche sfigurato
per tutta la vita, pur di non farsi odiare in quel modo da Harry. Non lo
sopportava. Non sopportava il suo sguardo vuoto su di lui, non sopportava di
pensare che lo stava odiando, disprezzando. Serrò le mani sui pantaloni,
stringendo forte la stoffa. Cosa poteva fare? - Tom...- sussurrò Cloe
malinconica. In quel momento tornò Trix che le mise una mano sulla spalla. Le
sorrise appena, scuotendo il capo...poi accadde qualcosa in un lampo. Con la
forza tipica degli esseri immortali, la Diurna serrò la presa sulla spalla della
King e la scaraventò facilmente contro il muro, mozzando il fiato a Riddle che
vide tutto nel giro di un mezzo secondo. La biondina sbatté la schiena e
appena la testa. Dal suo sopracciglio sgorgò un debole fiotto di sangue, mentre
cercava di rimettersi in piedi. - Trix...- sussurrò Tom, facendosi indietro e
correndo dalla streghetta - Trix ma cos'hai?- Le lenti a contatto della
Vaughn caddero a terra, schizzando via dopo una scrollata della ragazzina dai
capelli neri che ora puntava i suoi grandi occhi gialli e spettrali sui suoi
amici. I due la guardarono e capirono che qualcosa non andava. - Ha mangiato
vero?- mormorò Riddle, trattenendo Cloe per la vita. - Si.- annuì la
biondina, ancora dolorante e intontita dal colpo - Sotto il mio naso, in
bagno.- - Magari anche davanti a uno specchio.- aggiunse il moro, con una
smorfia, mentre la Diurna scopriva i canini. Anche la King emise un gemito,
dandosi dell'idiota. Come avevano potuto non pensarci? - Trix...- alitò
Riddle - Trix, mi senti?- Per tutta risposta la mezza vampira emise un soffio
agghiacciante, che fece schiacciare al muro i suoi amici. - E adesso? Che
facciamo?- alitò Cloe, estraendo la bacchetta - Hai delle croci in giro?- -
Lo sai che le danno fastidio, non le porto!- sbottò Tom, tirando fuori la
bacchetta a sua volta - Ho paura di farle male se l'attacco!- - Ti ricordo
che è abbastanza veloce e forte da romperci il collo in un secondo.- gli disse
la biondina a denti stretti, facendosi lentamente indietro verso la porta -
Tanto non muore quella superoca...fai qualcosa!- "Ahah...dove pensate di
andare?" La voce odiosa di Katrina si propagò dalla bocca rosea della
Vaughn, piegata in un ghigno. - Ancora tu!- sbottò Tom con rabbia, al limite
della sopportazione - Oggi non è la giornata buona!- "A quanto
pare..." rise Beatrix "Dimmi signor Riddle, sei ancora deciso a stare
con colui che ha ucciso tuo padre, anche ora che sai che possiamo riportarlo in
vita?" Claire, come temeva, sentì la mano di Tom farsi meno forte e
salda nella sua. Ora lo sentiva tremare. Quella maledetta! Lo stava colpendo
dove faceva più male! - Lascia libera Trix e vattene!- le urlò rabbiosa - Tom
non verrà mai insieme a voi assassini!- "Sciocca...lui è il figlio del
mago migliore di tutti i tempi!" - Harry lo è.- sussurrò allora Tom,
facendo assottigliare gli occhi alla Vaughn - Io voglio stare con
lui.- Stavolta Beatrix ghignò, rise con serio divertimento, mettendo in
mostra quei denti che avrebbero terrificato chiunque. "Ma davvero Tom
Riddle? Tu vuoi stare con Harry Potter? L'uomo che ha ucciso i tuoi
genitori..." Dio se faceva male. Non avrebbe mai smesso di fare male,
vero? Tom se lo chiedeva spesso di recente. Era vero, era colpa sua perché
se non avesse mai voluto conoscere Harry, ora non avrebbe sofferto. Ma la sua
vita sarebbe stata vuota senza di lui. Voleva bene a Harry. Ammirava tutto di
lui. Anche le sue debolezze, perché era umano, perché soffriva come tutti gli
altri, perché era protettivo anche se lo considerava un doloroso peso, una spina
che procurava una fitta acuta. Harry aveva ucciso suo padre, era vero. E suo
padre? Cos'aveva fatto a Harry? Abbassò il capo, mollando definitivamente la
mano di Cloe. Erano strano pensare che Harry Potter si potesse prendere cura
di Tom Riddle, il figlio d Lord Voldemort. Era vero, lo sapeva anche lui che era
strano, ma non poteva farci niente. Fin da quando era bambino, Tom aveva
sempre letto la storia e pensato a suo padre come una figura fiabesca. Solo
negli ultimi tempi aveva effettivamente raffigurato suo padre come un malvagio
mago assassino. Ma per lui, che non l'aveva mai conosciuto, era solo una
figura vacua, priva di consistenza. Non era un genitore, non era una persona a
cui dare affetto e da cui avrebbe potuto riceverne. Esattamente come sua
madre, Bellatrix Lestrange. Quei due per lui erano solo ombre. Vacue ombre
maligne che gli avvelenavano la vita. Ma era umano anche lui, come Harry, e
nel suo cuore avrebbe voluto vederli anche solo una volta. "Vuoi
vederli?" sussurrò l'empatica dentro Trix "Vuoi davvero vedere i tuoi
genitori Tom?" Gli aveva letto nel pensiero, avrebbe dovuto
immaginarlo. Tom si fece indietro, parandosi di fronte a Cloe mentre qualcuno
ora cominciava a battere ripetutamente contro la porta della classe. Beatrix non
sembrava volerli attaccare, per il momento, e Katrina continuava il suo dannato
sproloquio. "Lo sai che ti leggo nel cuore, Tom..." continuò quella
maledetta, usando a suo piacimento il corpo della Diurna che gironzolava davanti
a loro come un felino predatore "Tu vuoi vedere tuo padre. Tu vuoi stare con
lui..." - No, non è vero.- Riddle la guardò allarmato. Possibile che gli
leggesse dentro meglio lei? No, non poteva davvero voler stare con suo
padre! - Non voglio.- ridisse allora, duramente - Non voglio né lui, né i
miei fratelli né...- "Tua madre?" lo precedette Katrina soave
"Neanche lei?" - ..No.- "Non ci credo, permettimi di farlo
tesoro." Beatrix si fermò davanti a lui, a qualche metro di distanza
però. "Sai cosa stiamo facendo vero? Occhi di giada e l'avrà detto
immagino..." continuò divertita, come se si stesse trattando di un gioco
"E tu vuoi davvero dirmi che non vorresti che ti riportassimo tua madre
Tom...no, non credo." - Io una madre ce l'ho già!- gridò allora,
perdendo la pazienza - Lucilla è mia madre!- "Quella è una
traditrice!" sbottò Katrina incollerita "Se non fosse stato per lei ora
Lord Voldemort sarebbe vivo! Se lei non avesse aiutato Harry Potter ora sarebbe
morto!" - Bhè, la ringrazio per averlo salvato!- rispose Tom accorato -
Non m'importa niente di Bellatrix Lestrange! È Lucilla dei Lancaster la mia vera
madre!- "Quella donna ha tradito tuo padre." L'empatica ormai aveva
la voce bassissima, come un vera attrice addolorata mentre la porta stava per
venire sfondata a colpi magici "Quella donna si è insinuata nel suo cuore,
gliel'ha fatto a pezzi...e Harry Potter l'ha ucciso. Tu vuoi stare con coloro
che hanno ucciso la tua famiglia, Tom Riddle." Continuava a bruciare.
Il cuore gli bruciava più che mai. Perché detto da lei sembrava tutto così
sbagliato? Perché? - Io voglio stare con Harry.- sussurrò ancora, col cuore a
pezzi. Beatrix tacque, continuando a fissarlo coi suoi occhi gialli. Katrina
sembrava essersi fermata...ma non era così. Prima di sparire, disse un'ultima
cosa. Centrando il bersaglio. "E Harry Potter? Sei sicuro invece che lui
voglia averti vicino?" La porta si spalancò in quel momento con un
tonfo, Trix sorrise a Tom poi chiuse gli occhi e si polverizzò. Tutti
correvano, tutti urlavano, gli Auror erano armati e chiedevano cosa fosse
accaduto. Ma Tom non rispondeva. Rimase a guardare il vuoto...fino a
quando la voce di Harry e Draco non gli ferì le orecchie. - Porca miseria!-
Malfoy controllò la testa di Cloe che fece un sacco di storie, per poi guardare
il mucchietto di cenere in cui era sparita la Vaughn - Quella maledetta empatica
deve essere fatta a pezzi, io sono stufo!- - Ehi Tom, tutto bene?- Riddle
sollevò appena gli occhi blu su Harry. Lo guardò per un secondo...e poi senza
rispondergli se ne andò via, lasciando tutti quanti letteralmente allibiti,
Damon compreso che per quanto provasse a richiamarlo non ricevette
risposta. - Ehi ma cosa gli è successo?- mormorò, notando la sua espressione
- Che gli ha detto Katrina?- - Quella schifosa cerca sempre di parlargli di
suo padre!- ringhiò la King, pulendosi il sangue dalla fronte - Dovete fare
qualcosa, prima o poi lo farà impazzire! E tu dov'eri Howthorne, si può sapere?
Quando servi non ci sei mai!- - Non fosse stato per me a quest'ora ti
avrebbero già bevuta.- le rinfacciò il Serpeverde. - Piuttosto, come la
sistemiamo questa faccenda?- aggiunse May, inginocchiata davanti alla ceneri
della Diurna - Ricompare da sola? O bisogna fare qualcosa?- - Fra un attimo
arriva Milo.- l'avvisò Ron, voltandosi verso Harry - Comunque se fossi in te
comincerei preoccuparmi. È chiaro che il bersaglio siete voi due, Katrina s'è
presa la briga di parlare con lui e l'hai visto, era sconvolto...vacci a
parlare.- Ma Potter distolse lo sguardo, incupendosi. Cosa poteva mai dire
lui, per sollevare l'animo di un bambino a cui lui stesso aveva ucciso il padre?
Lui per Tom non poteva fare niente. L'aveva guardato in faccia e se n'era
andato. Forse cominciava già ad odiarlo. - Chiamerò Lucilla.- s'intromise
Hermione, palesando la sua presenza agli altri - La faremo parlare un po' con
Tom, magari a lei darà retta. Intanto se riesco faccio venire anche
Caesar.- - Vuoi fare entrare qua quel demone?- May era allibita - Ma
perché?- - Perché è un empatico molto più potente di quella mezzosangue che
ci vuole morti.- le rispose la Granger, usando bene le parole giuste - Forse lui
saprà finalmente indirizzarci nella direzione che ci serve.- - Credi di
riuscire a riportarlo qua, signorina Granger?- le chiese Silente con un sorriso
bonario. - Lo spero.- rispose lei con un sospiro - Voi intanto tenere
sott'occhio Beatrix. Se si comporta di nuovo in modo strano dovremo farle una
specie di esorcismo contro gli empatici.- - Fantastico.- rognò Ron - Dai,
corri...che Tom ha bisogno di una mano.- E non era l'unico, aggiunse tra sé
Weasley osservando l'espressione lontana di Harry. Era successo qualcosa. E
qualunque cosa fosse, non gli piaceva per niente. Katrina e i Lestrange
stavano cercando di spaccare una catena molto delicata e se Harry l'avesse
permesso, avrebbe sofferto molto più di quanto avesse potuto immaginare. Si,
aveva bisogno di aiuto quei due. Ora più che mai.
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Capitolo 43 *** Capitolo 43° ***
Tristan
Mckay guardava nella notte, scrutava nelle ombre create dalle fiaccole della
mura del castello. E di ombre più nere di altre ne vide apparire due proprio
davanti al grande portone di Hogwarts. Un comitato di accoglienza formato da
Silente, dai molti professori e da alcuni Auror li stava aspettando ma lui non
si mosse dalla finestra della Torre Oscura. La fedina d'oro al suo anulare
sembrava scottargli la pelle. Era impressionante come riuscisse a mantenere
il controllo, si diceva. Non poteva neanche comprenderlo ma sapeva che anche
quella notte avrebbe mantenuto un contegno che non era assolutamente degno di un
essere umano. Specialmente se messo a confronto di ciò che doveva
sopportare. Ovvero chiedere aiuto all'uomo che gli aveva portato via la donna
che amava. Gli venne posata davanti al viso una tazza di the caldo e lui si
girò appena, ringraziando Elisabeth con un'occhiata. - Credi che potranno
aiutarci?- gli chiese la Jenkins preoccupata. -
Senz'altro.- rispose con tono piatto, portandosi la tazza alle labbra. - E
non hai paura che possano...possano fare qualcosa di grave?- alitò la
strega. - Te l'ho detto mille.- le disse, senza perdere la pazienza - I
demoni puri ci vedono come formiche.- Liz tacque, stentando a credere a
quelle parola. Perché allora si ostinava con quella donna? Perché? - Perché
ne sei così ossessionato Tristan?- sussurrò, posandogli una mano sul
braccio. - Non è un'ossessione.- - Come puoi amarla dopo quello che hai
detto?- disse allora sgomenta - Questo non è amore.- Mckay posò la tazza sul
piattino, senza quasi sentirla. - Tristan!- lo supplicò - Perché non
capisci? Lei non ti merita! È una demone!- - E' nata mezza umana.- mormorò
allora, staccandosi dalla sua presa - E da quattro anni lotta ogni giorno per
tornare da me e nostra figlia. Non posso mandare all'aria tutti i suoi sforzi.
Non posso e non voglio.- La tata di Degona si ritrasse, ferita e delusa. -
Non saprà mai darti l'amore che ti spetta.- - Non sai di cosa parli.- - La
conosco anche io ormai! Anche se fosse umana non sarebbe la donna per te!-
Lui finalmente la guardò in faccia, piantandole gli occhi verdi addosso -
Allora forse non conosci bene me, Liz.- e senza aggiungere altro le dette le
spalle, per tornare nella sala riunioni dove l'Ordine della Fenice e Harry
stavano aspettando. Si sentirono dei passi sulle scale, poi la porta si aprì e
si formò una sagoma nera sulla soglia. Lucilla dei Lancaster apparve nella
sua sfolgorante bellezza dopo essersi levata il cappuccio dal capo, liberando i
suoi lunghi capelli e due occhi bianchi che cercarono subito qualcuno in mezzo a
quelle tante facce. Tristan sapeva che gli stava sorridendo e ricambiò, anche
se non andò ad abbracciarla come tutti gli altri. Sirius e gli altri erano
felici di rivederla mentre Harry, Ron e Draco si stavano chiedendo dove fosse
Cameron. Mancava Edward, ancora in viaggio per la sua missione e May che era
partita per il Ministero quel pomeriggio, dopo che Orloff l'aveva richiamata per
dei rapporti rimandati troppo a lungo. La cosa ora non stupiva, anzi,
sembrava fin troppo palese ma gli Auror non ne fecero parola, aspettando il
responso dei demoni. Dopo i convenevoli e aver spiegato a Lucilla cos'era
accaduto quel giorno, la demone scoccò un breve sguardo a Harry. Il bambino
sopravvissuto naturalmente non resse a lungo i suoi occhi, specialmente per il
senso di colpa, e così si limitò ad indicarle la stanza dove in quel momento
stava riposando Tom. Il maghetto dopo quel pomeriggio si era chiuso in un
mutismo tombale, ignorando Hermione e Ron, perfino Damon che aveva cercato di
parlagli ma senza risultato. In cuor loro i ragazzi sapevano che Katrina doveva
avergli detto qualcosa di atroce e che solo Harry e Draco avrebbero potuto fare
qualcosa ma Malfoy si era fermamente rifiutato di mettersi in mezzo, scandendo a
chiare lettere che stavolta Potter avrebbe dovuto arrangiarsi da solo. Dal
giorno del litigio non si erano più parlati e anche in quell'occasione i due
Auror fecero finta d'ignorarsi. I maghi cominciarono a dividersi a gruppetti,
decisi a mettere finalmente in atto il primo grado della loro difesa. Il loro
piano finale aveva ancora qualche falla ma per il momento, essendo ancora nei
guai con Katrina e sperando che Cameron avesse potuto aiutarli, potevano solo
aspettare. Edward poi avrebbe eliminato le ultime loro incertezze al ritorno dal
suo viaggio, quindi restavano solo poche grane ormai. E fra queste Peter
Minus e le sue ossa. Il problema ora era come trovarlo anche se, fra gli
assenti, c'era qualcuno che poteva aiutarli. - E' fuori discussione.- sibilò
Draco Malfoy, appena sentita la proposta di Kingsley, seduto a fianco di
Duncan. - Se ti ha avvisato saprà anche dov'è no?- gli ricordò Gillespie -
Non fare il testardo ragazzo!- - E tu non darmi il tormento, Duncan!- ringhiò
il biondo con rabbia - Se hai tanto voglia di parlarci vacci pure tu. Io con lui
ho chiuso!- - Senza contare che potrebbe essere una trappola.- lo seguì Ron
con voce pacata - So bene che Lucius Malfoy potrebbe davvero sapere dove sta
Minus ma se ben ricordate quattro anni fa ha cercato di uccidere Draco. Non
credo che mandarglielo ora incontro sarebbe una saggia idea.- - Se fosse una
trappola per prendere Draco perché farci sapere anche delle ossa?- ipotizzò
Remus. - Sarà un'altra tattica per circuirci.- sentenziò Jess - Non so
spiegarmelo ma questi due ragazzini mi sembrano tre volte più scaltri dei loro
predecessori. In pochi mesi sono riusciti a farci saltare i nervi.- - Il
problema è sempre e solo quell'empatica.- sindacò Milo - Se Cameron la trova
avremo risolto i nostri problemi.- - E che mi dite di Crenshaw?- s'informò
Duncan. - Lui non contatelo.- mormorò Hermione, seduta accanto a Harry - Lo
fa solo per divertirsi ma se gli prometto un duello si staccherà completamente
da loro.- - Mezzi demoni!- gracchiò Malocchio, facendo saettare il suo occhio
bluastro ovunque nella stanza. - Quello è una testa calda, ragazza mia.- le
disse Kingsley - Sei sicura di farcela?- - L'ho già sconfitto una
volta.- - Allora è per questo che sta coi Lestrange.- si stupì Dedalus
Lux. - Anche. Più che altro lo fa per tenerci sotto controllo.- spiegò
la
Grifoncina - Sapete come sono i mezzi demoni. È abbastanza
forte e abbastanza in alto per star lontano da questa storia ma ha trovato in me
un avversario divertente, per fargli passare un po' la noia. Lui non ha ideali,
solo tanto tempo da ammazzare.- Da Jeager si finì a discutere del Velo e del
rituale che secondo Hermione i Lestrange volevano mettere in atto. Gli
ingredienti erano solo abbozzati, inoltre recuperare il Grimario di Lumia
Lancaster era praticamente impensabile. Non sapevano né dove, né come, né quando
avrebbero cercato di praticare il rito, senza contare che Katrina vagava in ogni
specchio presente in Gran Bretagna e nei cuori degli uomini, manipolandoli a
loro piacimento. - Signori, guardiamoci in faccia.- sbuffò Sirius
protendendosi sulla tavola - Tutti gli empatici nati negli ultimi settant'anni
hanno subito il controllo del Ministero della Magia. La loro capacità di
controllare la mente umana è stata bloccata sul nascere e se questa tizia invece
non è sotto questo tipo di controllo i casi sono due: o è una strega dai poteri
centenari che ha fatto un patto con un demone oppure è puro spirito, reincarnato
in un nuovo corpo.- - La mia teoria è questa infatti.- annuì Hermione -
Bisogna solo scoprire dov'è questo corpo.- - Si ma quella continuerà ad
andarsene in giro ancora per un pezzo.- sbottò Sphin - Se neanche i Sensimaghi
come Clay riescono a fermarla, come possiamo fare?- - Degona la sorprende
sempre.- mormorò Tristan a bassa voce. - Non vorrai usare tua figlia spero!-
disse Duncan allibito. - Certo che no, per chi mi hai preso?- replicò Mckay -
Però è ormai appurato che Degona ha poteri empatici. Se riesce a sentirla solo
lei, significa che solo un'empatico può trovarci sia lo spirito che il corpo
umano usato da quel parassita.- - Cameron non può stare qua in eterno.-
borbottò Piton, seduto accanto al fuoco - Se venisse a saperlo qualcuno al
Ministero finiremmo in un mare di guai.- - Si ma quell'empatica va fermata
Severus!- disse la
Mcgranitt con aria esasperata - Non si sa mai quando spunterà,
non si sa neanche cosa diavolo voglia realmente! Hai visto cos'è successo oggi?
La signorina King è rimasta ferita, senza contare il signor Riddle e ringraziamo
che la signorina Vaughn sia una Diurna o a quest'ora sarebbe ancora
polvere!- - E' una fortuna avere Damon a questo punto.- considerò Ron. -
Non se inducono le visioni.- considerò Harry a bassa voce. - E allora che
vogliamo fare? Aspettiamo un altro loro attacco?- fece Malocchio seccato - Ehi
Potter, cos'è quella brutta cera? Ci servi fresco in questo momento, ora più che
mai.- - Peter Minus è sempre stato un vero problema Harry, non disperare.-
gli disse Tonks con pazienza, coi capelli tutti blu, seduta accanto a Lupin - Ma
vedrai che questa volta riusciremo a catturarlo.- - Si, certo...lo diciamo
ogni volta.- sibilò, passandosi una mano sulla faccia. - Bhè, stavolta
basterà mirare un po' meglio.- bofonchiò Sirius, scatenando occhiatacce da
tutti. - Non ci provare sai Black?- sbottò Duncan - Non dopo che i mocciosi
si sono fatti in quattro per discolparti.- - Pur di ammazzarlo starei ad
Azkaban a vita.- sussurrò Potter velenoso. - Concordo in pieno.- annuì di
nuovo Sirius. - Insomma voi due!- sbraitò Ron - Non ricominciamo! Minus
marcirà ad Azkaban! Non pensate neanche per un secondo a tirargli il collo eh?
Così sarebbe troppo facile!- - Si ma anche estremamente sollevante.- sibilò
Sirius con la sua peggiore aria sinistra, esasperando gli Auror più
anziani. - Farsi rimandare in galera coi Dissennatori non riporterà in vita
Lily e James.- sentenziò Malocchio. - Se devo sincero della vostra opinione
non me frega assolutamente nulla.- rispose Black con aria innocente anche se era
impregnata di un tale sarcasmo che avrebbe fatto perdere la pazienza anche a un
santo. - Non fraintendermi.- lo bloccò il vecchio Moody con la sua voce
tonante - Capisco la tua rabbia e qui fra noi non ce n'è uno che non vorrebbe
averlo fra le mani ma hai già perso dodici anni della tua vita più i due nel
Velo. Non credi che sia abbastanza?- - Per James?- Sirius non batté ciglio -
No.- - E per Harry?- Black e il suo figliastro si scambiarono un'occhiata
furtiva. Si capirono e lasciarono cadere l'argomento, tanto ora i loro bersagli
fondamentali erano due: le ossa di Riddle e Katrina. - Ok, per l'empatica ci
pensa Cameron.- si ammorbidì Duncan osservando Silente che era perfettamente a
suo agio - Speriamo che andando in giro per il castello lo aiuti a capire cosa
diavolo combina quella maledetta e anche che Dalton torni presto con quello che
ci serve ma resta comunque il problema della possessione.- - Già, gli studi
sugli empatici rimandano situazioni allucinanti.- disse Remus - Si dice che solo
col tocco questi maghi possano creare un contatto con chi vogliono assoggettare.
A volte lo fanno a parole, altre volte ancora usano i loro portali congeniali,
quindi nel caso di Katrina gli specchi...ma brancoliamo nel buio. Sappiamo solo
che questa donna si muove in qualsiasi cosa che rifletta la realtà, anche nel
ghiaccio o nell'acqua e che la muta a sua piacimento ma come ci avete detto voi,
gli scatti repentini che hanno coinvolto Blaise per esempio non erano collegati
a specchi.- - Anche con me è successo.- annuì Ron pensoso - Quella opera
anche in un altro modo.- - E' inutile stare a parlarne finché non sappiamo
dove ha il suo corpo umano.- sindacò Draco con stizza. - Ha ragione lui.-
annuì anche Jess, passando il whisky a tutti per scaldare gli animi - Io ritengo
che per ora la forza di Gigì sia sufficiente e tenere sotto controllo Katrina,
infatti qui non è più entrata. Cerchiamo sempre di fare riunione quando c'è
Degona presente e questo la tiene lontana. Secondo me dobbiamo mirare solo a
quelle ossa.- - E quindi a Minus.- concluse Milo. - Si ma come lo
troviamo?- bofonchiò Clay, poggiato su un gomito - E' ricercato da una vita, da
quando hanno assolto Sirius e non c'è più stato verso di mettergli le mani
addosso.- - Io continuo a dire che Lucius Malfoy potrebbe dirci qualcosa.-
sentenziò Duncan. - Ecco bravo, allora cercatelo e parlarci tu.- sbottò Draco
sarcasticamente - E salutamelo già che ci sei!- - Possibile che sei così
testardo?- il capo degli Auror lo guardò storto - Vuoi salvarti la pelle o
no?- - Capo, ripetiamo...- gli ricordò Sphin - L'ultima volta a momenti si
sono ammazzati.- - Si ma se l'ha avvisato avrà cambiato idea no?- - Hai la
delicatezza di un cinghiale, Gillespie.- sbuffò Kingsley - Avanti, premiamoci le
meningi. Chi può dar rifugio a un ricercato ex Mangiamorte?- - Demoni impuri,
vampiri, i vecchi della Dama Nera, clan di licantropi, giganti...- cominciò a
elencare Morrigan con aria ironica - Ma conoscendo l'astuzia del serpente in
questione secondo me è proprio sotto al naso di tutti.- - Per me è da tuo
padre.- frecciò Clay, grattandosi la testa. - Sai che se ne fanno i vampiri
di Malfoy.- borbottò Jess - Oltre a berselo intendo.- Harry a quel punto si
mise in piedi, trattenendo a stento le urla che aveva in gola. Tutto quel
discorso non stava portando a niente! Parlare non portava a niente! Non
avrebbero mai trovato Minus in tempo! - Cerca di calmarti Harry.- gli
sussurrò Silente con la sua voce pacata - Vedrai che troveremo una
soluzione.- - Si, prima che muoia qualcun altro.- ringhiò gelido. - Adesso
vado da Caesar.- disse allora Hermione, capendo perfettamente come si sentiva.
La frustrazione lo stava stremando e voleva aiutarlo a tutti i costi. Si mise in
piedi insieme a Draco e Tristan, dicendo che andava a controllare la situazione
e che il demone dai capelli bianchi non si fosse perso nel castello. Gli altri
intanto continuarono a discutere anche dopo che se ne fu andato Potter, fuori di
sé per la collera e l'impotenza. Se non altro c'era Lucilla con Tom. Era
tutto ciò che di buono era rimasto di quella giornata.
Caesar Cameron
vagava per la scuola con la vaga impressione di essere stato incastrato dal più
sporco dei ricatti concepiti da mente umana. Ovvero i begli occhioni di una
donna e il senso di protezione che nutriva per la suddetta strega a cui era
bastato sbattere le ciglia, mandargli qualche frecciata sul fatto che dopo tutto
che c'era stato fra loro poteva anche farle un piccolo favore, che in un
malaugurato caso avrebbe anche potuto essere la madre di un suo ipotetico figlio
mezzosangue e un sacco di altre balle che Caesar aveva smesso di sentire dopo la
sparata del figlio. A quel punto per farla smettere di parlare le avrebbe anche
regalato la muraglia cinese. E così Hermione l'aveva trascinato di nuovo in
quel posto pieno di umani, anche se stavolta c'era Lucilla con lui. Mentre
la Lancaster
era andata ad occuparsi del suo figliastro, lui si era tenuto il suo bel
cappuccio sui capelli, gli stessi che gli umani avevano sempre additato con un
misto di timore e angoscia, e si era incamminato per Hogwarts, ben sapendo che
dopo secoli passati a non usare la sua empatia, sarebbe tornato a casa sua con
la testa rotta in due come un cocomero. Inoltre levarsi "il lucchetto" non era
stato facile per niente. C'era voluta tutta la sua pazienza, la testardaggine
di sua madre e quella di suo padre per rompere quel sigillo secolare e appena ne
era stato liberato le sue orecchie e la sua testa si erano riempite di tutte le
voci del mondo, facendolo traballare sulle gambe. Aveva rischiato di morire sul
colpo ma fortunatamente sua madre l'aveva rimesso in sesto, ponendogli una
delicata barriera psichica che avrebbe tenuto lontane le voci
indesiderate. Ora doveva solo capire da dove arrivasse l'energia
dell'empatica che tutti chiamavano Katrina e che era stato costretto a cercare.
Ma come poteva essere accaduta una cosa simile? Ritrovarsi a ottocentosessanta e
passa anni suonati a farsi comandare da un'umana che aveva due
decenni! Maledizione a Hermione al bambino sopravvissuto! E al diavolo tutti
gli empatici. Il Ministero della Magia aveva proclamato di averli tutti sotto
controllo e allora come la metteva con quella tizia? Umani. Non ne facevano
una giusta! Erano secoli che li osservava e dall'alba dei tempi non avevano
fatto altro che inciampare, rialzarsi in piedi e inciampare di nuovo. Come
diceva suo padre, che a volte era parecchio risoluto, a certa gente dovevano
solo essere tagliate le gambe, che tradotto voleva dire sterminio di massa della
razza umana. Ora come ora non gli sembrava più un'idea tanto bislacca e
dispendiosa di energie. Imprecando alla fine di due ore di camminata si
ritrovò esattamente al punto di partenza, con la stessa idea di
prima. Stavolta Hermione era davvero nei guai. Perso nei suoi pensieri non
si accorse, e fu terribile quando se ne rese conto, che qualcuno gli era
arrivato vicinissimo. Abbassò il capo quando si sentì tirare per i pantaloni e
vide il bellissimo visino della figlia di Lucilla. Degona gli sorrise,
inclinando il capo con aria dolce. - Ciao Caesar!- lo salutò, alzando le
braccine verso l'altro per farsi sollevare. Cameron dopo un secondo piegò le
labbra, non stupendosi di non averla sentita. In fondo quella bambina non era
una comune umana. La prese fra le braccia, sperando di non infastidirla col suo
tocco freddo ma la piccola, forse abituata con sua madre, non fece una piega.
Gli cinse il collo, continuando a guardarlo in viso. - I tuoi occhi e anche
quelli della mamma mi piacciono tanto.- gli disse con la sua voce innocente,
facendolo sorridere di nuovo. Però, aveva quasi aspettato un millennio e alla
fine un essere umano gli aveva rivolto quelle parole. Incredibile. Chissà se
però suo padre sarebbe stato contento di vederla con lui. Caesar pensò allo
sguardo che ogni volta che s'incontravano Mckay gli rivolgeva. Un'occhiata
tale da uccidere anche il coraggio dei più arditi. - C'è anche la mamma
vero?- cinguettò Degona, allegra - Stavo dormendo ma poi ti ho sentito pensare e
sono venuta qua! Speravo di vedere anche lei!- Cameron a quella frase si
bloccò, smettendo di camminare. Guardò la bambina negli occhi, non riuscendo a
credere alle sue orecchie. Lui...lui era l'empatico più forte sulla faccia di
quella terra, come poteva un'umana leggergli nel pensiero? Si, aveva poteri
empatici ma aveva appena quattro anni...ed era completamente umana! Come
aveva potuto leggergli nel pensiero? Nella mente e nello spirito? -
Piccola...facciamo un gioco.- provò, diffidente - Adesso penso a un colore.
Prova a indovinare, va bene?- - Si, mi piace questo gioco!- ridacchiò la
streghetta - Dai!- Caesar si chiuse mentalmente con una barriera, pensando in
modo vago al verde smeraldo e Degona lo sconvolse di nuovo, lasciandogli addosso
un labile senso d'incertezza. - Verde!- dichiarò soddisfatta - Ho indovinato
vero?- Il demone puro cercò di calmare i nervi. Dio, ma che cos'era quella
bambina? Il suo sangue rosso indicava la sua natura totalmente umana ma qualcosa
di lei non lo era. Per niente. In lei c'era qualcosa di demoniaco,
d'immortale. Ma cosa? - Sei venuto a cercare la spiona vero?- gli chiese
poco più tardi, mentre stavano sotto la torre dei professori. - Si.- mormorò
a bassa voce, osservando la scala a chiocciola che portava alle stanze dei
docenti. - Lei sta là sopra.- gli disse Degona dopo qualche secondo,
avvallando la sua tesi - Ho provato a spiegarlo a Liz ma lei dice che sono
sciocchezze, che devo smetterla di usare la magia e che non devo più ascoltare
le voci. Ma come faccio? Le ho sempre nella testa!- si lamentò. Il demone la
guardò quasi con dolcezza, capendola benissimo. Sapeva come ci si sentiva a
sentire gioia, lacrime, grida, odio, rabbia, vendetta, amore, noia, stanchezza,
disperazione, follia, dubbio...tutto il sentimento del mondo dentro di sé.
Sapeva cosa significava poter controllare la mente altrui a proprio piacimento,
sapeva che senso di potenza dava...sapeva quanto fosse pericoloso lasciarsi
prendere la mano. - E così Katrina è la sopra.- sussurrò, carezzandole il
capo, deciso ad ascoltarla. - No, lei è sempre in giro. Là sopra c'è la sua
bara.- - La sua bara?- gli occhi bianchi del demone quasi scintillarono -
Vuoi dire il posto dove l'hanno rinchiusa, vero?- - Si, lei sta lì dentro. Ma
ogni tanto scappa...e passa nei vetri. La sento e cerco di mandarla via ma lei
non mi ascolta.- Come aveva pensato, bofonchiò Caesar fra sé. Allora non era
proprio arrugginito come temeva. Ora doveva solo scoprire dove fosse il corpo
di carne e cenere che la maledetta usava per spostarsi e poi sarebbero stati a
cavallo. Almeno, una volta scoperto quello avrebbe potuto andarsene! Dei
passi risuonarono alle loro spalle, arrivati alla torre di Grifondoro. -
Draco! Papà! Zia Herm!- Degona restò tranquillamente in braccio a Cameron,
quando apparvero i tre maghi. Tristan avrebbe voluto strozzare quella traditrice
di sua figlia e dalla sua espressione il demone dovette capirlo perché lasciò
docilmente la bimba a terra, che si precipitò fra le braccia del biondo Auror
mentre la
Grifoncina lo raggiungeva. - Allora?- chiese, con aria
angelica. - Allora un corno.- sbuffò quella visione di uomo, inferocito - Hai
una vaga idea del mal di testa che mi ritroverò appena l'incantesimo di mia
madre finirà il suo effetto? Eh?- - Oh, tesoro.- Hermione non sembrava
colpita - Sono convinta che non sarà così fastidioso.- - Vuoi che ti faccia
diventare una formica!?- le sibilò a bassa voce, mentre Malfoy e Mckay lo
guardavano non proprio amichevolmente - Al diavolo, non potevi chiedere aiuto a
qualcun altro?- - Sei l'empatico più forte al mondo.- - Che non usa i suoi
poteri da secoli.- la rimbeccò acidamente - Ho ben altro da fare che stare qui a
perdere tempo, sai?- - Tipo cosa? Andare a casa e rollarti la vita con
Demetrius ricordando i bei tempi della guerra fredda?- Caesar per tutta
risposta assottigliò gli occhi, incazzoso. - Che ha da guardare quello
lì?- Hermione colse con la coda dell'occhio uno sguardo omicida di Malferret.
Uomini! Chissà quante gliene stava dicendo...senza contare poi che Caesar
poteva leggergli nel pensiero. Ops, adesso lo uccideva! - Veramente ti
stanno ammazzando con lo sguardo tutti e due.- rincarò allora, cercando di
distogliere la sua attenzione dalle bestemmie che i due maschi gelosi gli
stavano tirando dietro a palate - Pure Tristan non è molto contento di vederti,
ma come impedirglielo?- insinuò, infastidendolo subito - Visto che tieni Lucilla
con te?- - Hermione, non ricominciare o me ne vado.- sentenziò. - Ok,
ok...allora, dimmi tutto!- - La figlia di Lucilla non è normale.- Hermione
alzò un sopracciglio - E te ne accorgi solo ora?- - Amore...- Caesar si piegò
su di lei, con un ghigno perverso - Mi ha letto nel pensiero. Ha letto nel MIO
pensiero.- Le iridi dorate della strega si accesero. - Stai
scherzando.- - Sai che non lo faccio mai.- - Senti...- Hermione si
costrinse con la violenza ad ignorare la cosa, riportando la discussione su
Katrina - ...lascia perdere, ne riparleremo in un'altra sede. Dimmi di quella
maledetta empatica.- - Non insultare la categoria.- le rispose, incrociando
le braccia - Comunque il vero luogo in cui lei si rifugia ed è al contempo più
forte e più debole è nella torre degli insegnanti.- - Nella stanza dei
Lestrange?- gli chiese. Il demone annuì, alzando le spalle con noncuranza -
Il corpo che prende in prestito mi sa che te lo dovrai cercare da sola.- -
Cosa? Come sarebbe?!- sbottò - Non te ne puoi andare?!- - Ehi, io non passo
la notte in questo buco chiaro?- rognò sprizzando fastidio e irritazione da
tutti i pori - Io non li sopporto gli esseri umani, mi fanno venire
l'orticaria!- - Hai une bella faccia tosta sai?- gli rinfacciò ironica - Però
devi aiutarmi a trovare quel corpo finto! Me lo devi!- Cameron trattenne una
colossale bestemmia in gola, voltandosi appena a guardare i due Auror.
Continuavano a guardarlo malissimo e la cosa cominciava a seccarlo sul serio.
Non aveva chiesto lui di essere trascinato in quella maledetta scuola! Era stata
Lucilla che con due moine e qualche maledizione l'aveva scollato dalla
scrivania! E poi quel serpente! Cosa continuava a farsi paranoie in quel modo
su lui e Hermione! Se lo insultava ancora una volta gli rompeva il collo con un
dito! - Mi serve un globo di giada incantata.- le disse allora il demone,
tirando un sospiro - E una lente di Uluk.- - Ce l'ho io la lente, è in camera
mia.- la
Grifoncina lo guardò attentamente - A cosa serve la
giada?- Caesar tacque, passando gli occhi da destra e sinistra. Poi facendo
serrare i denti a Draco mise il palmo sulla testa di Hermione e parlò
direttamente alla sua mente, affinché qualche curioso non fosse davvero lì
attorno. La strega, che non aveva mai sperimentato una cosa del genere, ne
rimase entusiasta ma si ridiede un contegno sentendo le istruzioni del suo
maestro e annuì con serietà. - In qualche giorno otterrò tutto.- sindacò -
Dove ti trovo?- - Da Demetrius.- le rispose, rimettendosi il cappuccio sul
viso - Quando sarai pronta avvisami.- - Vai via Caesar?- gli chiese Degona,
in braccio a Tristan. - Si.- rispose con voce tenue - Stai lontana dai guai,
mi raccomando.- La piccola ridacchiò - Si, anche tu!- Andasse all'inferno.
Mckay guardò ben dritto in faccia quel demone, sperando vivamente la sentisse e
chissà perché ma era sicuro che lo facesse. Quella fottuta aria sorniona doveva
per forza essere ricollegata a qualcosa e se non altro Tristan si prese la
soddisfazione di fargli sapere quanto avrebbe voluto spezzargli l'osso del collo
senza neanche fiatare. Alla fine Cameron comunque smise di fissarlo, piegando
appena le labbra in un ghigno che fecero ribollire il sangue al modo, poi
scambiò un altro sguardo pigro alla Granger e se ne andò,
soddisfatto.
A Serpeverde le fiamme azzurre dei caminetti si levavano
deboli, languendo. Anche se era marzo, nei sotterranei i fuochi non erano
ancora stati spenti ma per qualcuno non faceva differenza. Beatrix Vaughn
stava sdraiata su un divano, drappeggiata da una coperta leggera, pallida e
stanca. Non c'era nessuno in giro, tranne la premurosa presenza seduta
accanto a lei. - Le prima volte avrai fastidi.- le disse Milo, passandole il
secondo calice di sangue che doveva ingerire nel giro di dodici ore - Poi
diventerà uno scherzo, credimi.- Trix fece una smorfia leggera, sentendosi
dolore le ossa mentre mandava giù il dolce e denso liquido rossastro. Si
sentiva ancora bruciare. Non era un'esperienza che avrebbe voluto
ripetere...anche perché ricordava ogni minimo dettaglio di ciò che Katrina le
aveva fatto. Era come essere svegli, prigionieri dentro se stessi, e gridare e
gridare, senza che nessuno avesse potuto sentirla. O fermarla. Guardò Milo,
riportandosi il calice alle labbra con entrambe le mani. - Quando...quando mi
sono ricomposta...- sussurrò. - Si?- - Ecco...mi sono ritrovata per la
prima volta a essere contenta di essere metà e metà.- concluse con voce bassa,
senza sollevare gli occhi di topazio - Strano eh?- Morrigan sorrise
leggermente, lasciandosi andare contro lo schienale imbottito. - Bhè, non
dico che la nostra condizione non abbia i suoi lati positivi cucciola.- sospirò,
cercando le sigarette in tasca - Non sono uno che si lamenta sempre. Il solo
fatto di potermi alzare la mattina e vedere il sole ti confesso che mi fa stare
un po' meglio con me stesso.- - A me il sole da fastidio.- borbottò la
streghetta - Mi fa male alla pelle. Scotta troppo.- - E come facevi a Los
Angeles?- - Uscivo dopo le sei di sera.- Milo le sorrise ancora - Basta
adattarsi. In fondo vivrai abbastanza per abituarti a tutto. Anche alla musica
pop.- La fece sogghignare, ma poi anche scuotere il capo - Non sei triste?-
- Perché?- - Tristan, Jess, Clay e Sphin...loro invecchieranno.- Beatrix
assunse un'espressione triste - Anche Tom e Damon. Anche Cloe. Andrò al loro
funerale forse.- Il Diurno stavolta tacque, accendendosi la sigaretta e dando
un breve tiro. - Non devo affezionarmi a nessuno?- gli chiese accorata - Come
farò quando non ci saranno più?- - Succede a tutti piccola.- - Ma io non
voglio.- sibilò guardando le fiamme guizzare allegre - Non voglio continuare a
stare qui mentre gli umani muoiono! E non posso neanche stare fra i vampiri
perché ho un'anima. A volte vorrei non averla!- - Ma poco fa invece hai
ringraziato per questo.- le ricordò. - Già.- lei finì di bere, passandosi la
lingua sulle labbra arrossate con fare lento e felino - E' orribile.- - Non
sono un esperto cucciola.- sospirò l'Auror mettendosi in piedi - Non ho neanche
cent'anni, ma ho già perso degli amici. Si, forse un giorno andrai al loro
funerale...forse li perderai, anzi...è certo.- Milo assunse un'aria dolce e
malinconica al tempo stesso - Ma sei più forte di un essere umano. Non sei
contenta di poterli difendere magari?- La Vaughn ispirò con forza,
raggomitolandosi. Proteggere gli amici. Bell'impegno. - E anche loro saranno
più tranquilli.- - In che senso?- Milo sorrise di sbieco, rimettendosi il
mantello di volata - Sono sicuri che non ti capiterà mai nulla di male,
sciocca.- Bhè, anche messa così non sembrava male. Quello era vero. Lei non
sarebbe mai morta prima di loro, anzi...non sarebbe mai morta, se non di noia
forse. - Ehi, Leoninus...- - Mocciosa rompiscatole.- sbuffò, già sulle
scale - Finiscila di chiamarmi così.- - Che hanno detto i tuoi genitori del
segno sul collo?- Miseria che memoria! La ragazzina si ricordava solo di
quello che le garbava però. Le cacciò la lingua, borbottando qualcosa a lei
incomprensibile e poi se ne andò senza risponderle, lasciandola veramente
perplessa. Chissà perché ogni volta che si parlava di quella cosa lui
scappava sempre a gambe levate. Che tipo strano! Stava per rimettersi in
piedi e andare a dormire quando sentì dei passi sulla porta della sala
comune. Si girò e vide Damon in pigiama, angosciato e ansante. - Oh
no...ancora sogni!- la
Vaughn lo fece sedere - Dai, vieni!- Howthorne, serrando i
denti per l'emicrania e la rabbia che covava dentro, la seguì docilmente. Si
lasciò coprire con la coperta, poi la streghetta si accoccolò al suo fianco,
guardandolo preoccupata. - Cos'hai visto? Raccontamelo.- Damon si passò
una mano sul viso, strizzando le iridi azzurre. - Scusa...- mormorò, cercando
riprendere fiato - Non ti ho neanche chiesto come stai.- - Una favole.-
rispose ironica e frettolosa - Lascia perdere. Io sto benissimo. Allora? Hai
sognato qualcosa?- - Un serpente...mi ha parlato.- Trix si ammutolì, senza
capire. - Io credevo che tu sognassi solo le morti di notte.- - Lo credevo
anche io...- annaspò il maghetto, avvolgendosi meglio nella coperta con l'amica
- Ma non era una visione da Legimors. Non era una visione normale...quel
serpente poi mi parlava bella sua lingua e io non sono rettilofono.- scosse di
nuovo il capo, cercando qualcosa da bere sul tavolino davanti a loro ma
trovandoci solo gli alcolici di quelli del settimo anno lasciò perdere - Non so
bene come spiegartelo...ero...non lo so bene, ero in una specie di grande antro
buio, con tante arcate. Poi si sono accese delle fiaccole sui muri e ho
viso...non so...credo un piccolo archetto, coperto da un velo dal colore opaco.
Davanti c'era uno specchio.- - Quello di Katrina?- - Non lo so, non lo
so.- rispose distrutto ed esasperato - Non so neanche che posto fosse. So solo
che a un certo punto un grosso serpente nero mi è strisciato alle spalle e mi si
è arrotolato sul collo. Io stavo fermo, non riuscivo a muovermi. Sul pavimento
in quel momento è bruciato qualcosa e si è formato...un marchio nero, un teschio
con un serpente verde brillante nella bocca. Poi il serpente mi si è avvicinato
all'orecchio e mi ha parlato.- - Che ti ha detto?- - Non lo ricordo.-
ammise - Ma credo centri con Tom.- - Dobbiamo dirlo agli altri.- gli
consigliò Trix - Forse servirà a qualcosa. Lo faremo domani mattina.- -
D'accordo. E speriamo che stanotte non capiti nulla.-
Ma a tutti gli
effetti non fu una notte tranquilla. Specialmente per Harry Potter. Senza
dire nulla a nessuno ridiscese nella stanza del Velo e vi passò le ore fino
all'alba, per evitare di parlare con Ron e Lucilla che invece trascorse il suo
poco tempo a disposizione fuori dal palazzo dei Cameron con Tom. Quando andò
da lui quella notte, verso mezzanotte, lo trovò ancora sveglio, seduto sulla
mensola di una finestra della stanza da letto di Malfoy. Il suo sguardo perso,
gli occhi blu notte che vagavano oltre i confini di Hogwarts, il cuore spento.
Si avvicinò lentamente, restando in piedi di fronte a lui. Guardò le terre che
circondavano la scuola, avvertendo il fiato caldo del bambino, il suo battito,
la sua intera presenza cupa, esattamente com'era immersa in quel
buio. Ricordò gli anni passati a sorvegliare Harry. E ora Tom gli
assomigliava così tanto. Si chiese se aveva fatto bene a farlo uscire dalla
riservatezza del palazzo di Caesar, si chiese se la sua parte umana non l'avesse
tratta in inganno. Vivere ogni attimo. Questo si dicevano gli esseri
umani. Ma valeva per tutti quella regola? Tom era umano, avrebbe vissuto
una vita mortale, doveva di viverla a fondo come gli altri solo per quel
motivo? Solo perché era mortale? Ma valeva sempre la pena di vivere per gli
uomini? Ora quel bambino stava seguendo la stessa strada percorsa da Harry.
Gli stessi passi, gli stessi errori, le stesse sensazioni. Era giusto? Era
giusto far soffrire di nuovo qualcun altro? Quella guerra non l'avevano
scatenata loro. - Mamma.- Lucilla abbassò il viso, mentre Tom alzava il
suo. Gli occhi si erano fatti vitrei ma non pianse. - Portami a
casa.- La
Lancaster rimase in silenzio, in piedi immobile di fronte al
bambino che le ricordava enormemente suo padre. Tom se ne accorse e tornò a
guardare fuori dalla finestra. - Io gli assomiglio vero?- - Tom...tutti
assomigliamo ai nostri genitori.- - Ma per me è diverso. Tu e Harry...voi mi
guardate e vedete lui.- Lucilla sollevò i lembi dell'abito, sedendoglisi
davanti. - Voglio venire via.- sussurrò di nuovo il maghetto - Harry non deve
essere costretto a vedermi.- - Non puoi stare al castello. Sai che io e
Caesar non lo vogliamo.- - Tanto prima o poi ci sarei tornato.- replicò il
ragazzino - Non posso stare fuori, con gli altri.- - Perché no? Puoi
invece.- - E allora perché tu stai con Caesar?- Lucilla si fece indietro,
sorridendo vagamente. Perché fare la predica a un bambino? Perché? Perché
convincere qualcuno quando nemmeno tu sei convinta di ciò che senti? Se fosse
rimasta con Tristan, anche volendo, non avrebbe mai messo piede fuori da Cedar
House, era vero. Tom aveva ragione. Certe persone potevano solo nascondersi
nell'ombra ed essere felici della loro solitudine. - Mi odia.- -
Chi?- - Harry. Lui mi odia.- - Non è vero.- - Mi odierà allora.-
continuò Ton a bassa voce - Quando sarò grande lui mi odierà. E io...non lo
posso sopportare. Voglio andare via adesso. Non voglio ricordarmi di lui
che...che tenta di uccidermi.- Lucilla assunse un'espressione addolorata.
Dio. Allungò il braccio e gli carezzò il viso, poi il piccolo Riddle si mosse
ad abbracciarla per la vita, affondando il viso nel suo collo. Non pianse, non
fiatò, ma la strinse così forte che lei avvertì una fitta alla schiena, senza
però lamentarsi. - Mi hanno detto che vogliono riportarlo in
vita.- Lucilla annuì, in perfetto accordo con Harry a non nascondergli
nulla. - Si, è vero.- - Se succederà...cercherà di uccidere Harry?- -
Si.- sussurrò ancora la demone. - Tu non glielo permetterai vero?- Tom
sollevò gli occhi, abbracciandola ancora più stretta - Tu non lo lascerai far
del male a Harry, vero? L'hai già difeso...hai già sconfitto il Lord
Oscuro.- - Tesoro...loro non vogliono solo Harry ormai. Vogliono anche
te.- - No, no...non è vero...- - Tom.- Lucilla gli prese il volto fra le
mani - Guardami...se lo riporteranno in vita, lui verrà da te.- Riddle la
lasciò, facendosi bruscamente indietro. Le dette le spalle, fremendo...e gli
sfuggì un singhiozzo. - Forse dovrei stare con lui!- gemette, con le lacrime
che gli scivolavano sulle guance - Forse Katrina aveva ragione! Io sto con le
persone che hanno ucciso i miei genitori...suono orrendo detto da lei! Impongo
la mia presenza alla persona a cui mio padre ha rovinato la vita...Harry non
vorrebbe avermi qui! Lui non mi vuole! Dovrei stare con mio padre!- E'
giusto vivere? E' giusto vivere quando l'unica cosa a cui si tiene, l'unica
cosa che amiamo è quella che ci fa star male? Harry lo sapeva. Harry
avrebbe potuto rispondere a Tom. Ma il bambino sopravvissuto non c'era.
Era laggiù, in quell'antro buio...a guardare in faccia la sua paura, il suo
nemico. Era in quel luogo dove la cosa a cui teneva e che allo stesso lo
faceva star male non poteva entrare. In quell'angolo di cuore dove tutto era
puro e limpido, in quell'angolo di cuore dove Tom avrebbe potuto stare al caldo,
al sicuro. Lucilla allora si rimise in piedi, posandogli le mani sulle
spalle. Lo fece voltare, poi gli s'inginocchiò davanti, pulendogli via le
lacrime con le dita. - Io non rinchiuderò con me.- mormorò, strappandogli un
altro gemito - Non oggi almeno.- aggiunse, fissandolo attentamente - Sono un
demone, Tom. Ormai non ho più nulla di umano ma con la poca anima che mi è
rimasta che sta lentamente svanendo, ti faccio una promessa. Giurami che starai
qui...giurami che per sette anni vivrai in questa scuola. Giurami che vivrai
accanto a queste persone, giurami che starai con Damon, Claire e Beatrix.
Giurami che proverai a vivere con Harry e Draco, che proverai a crescere. Se poi
il giorno in cui compirai diciotto anni vorrai tornare da Caesar, allora io non
farò più nulla per fermarti. Sarò io stessa a chiuderti le porta alle
spalle.- Il mago chiuse gli occhi, distrutto. Sette anni. - Non posso
stare con Harry.- - Si che puoi.- - Lui mi odia.- - Lui ti vuole bene.
Come fai a non capirlo?- - Io sono il figlio dell'uomo che gli ha rovinato la
vita.- asserì il ragazzino - Come puoi pensare che mi voglia bene?! Come puoi
pensare che per me sia giusto stare con lui? Lui non merita di stare male per
me!- - Ti avevo detto che non sarebbe stato facile Tom. Per voi non lo sarà
mai. Accettalo...e cerca di cambiare le cose.- - Come posso cambiarle?-
Lo sentì allontanarsi definitivamente con la testa e col cuore, quando si
scostò ancora. Era stanco. Stanco e triste. Non l'aveva mai visto così
neanche il ritorno dall'Italia. Allora fece ciò che doveva fare. Forse se ne
sarebbe pentita, forse l'avrebbe rimpianto per l'eternità. Però era l'unica
cosa che in coscienza poteva fare. Avrebbe lasciato tutto nelle mani del bambino
sopravvissuto. Tutto nelle mani di Tom. Che insieme o separati avessero trovato
la soluzione. Che insieme o separati avessero deciso da che parte stare. Che
guerra combattere. Ormai anche per Tom era arrivato il momento di decidere se
stare o meno con il bambino sopravvissuto.
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Capitolo 44 *** Capitolo 44° ***
Dest44
Fu la luce del sole a svegliare Tom Riddle ma fu la consapevolezza, invece, a
schiacciarlo nel letto di Draco. Pesante come un macigno, dura come le sbarre
di una cella e nera come l'abisso. La triste, amara e velenosa
consapevolezza. Aveva fatto un promessa quella notte e l'avrebbe mantenuta
fino al giorno dei suoi diciotto anni, il giorno in cui finalmente non avrebbe
più potuto far soffrire nessuno. Si mise a sedere nel letto di Malfoy,
esausto dal sonno troppo agitato e dagli incubi che non gli avevano dato
pace. Se era quella la vita che l'aspettava, sarebbero stati sette anni molto
lunghi. Lentamente si lavò e si vestì, poi senza dire una parola uscì dalla
Torre Oscura dove erano rimasti ancora alcuni Auror dalla notte precedente. Non
alzò gli occhi su nessuno di loro, anche se sapeva perfettamente che, a parte le
chiacchiere che si facevano sul suo rapporto con Harry, in molti ancora non si
fidavano di lui. Non vide né Ron, né Hermione, né Potter e Malfoy e questo
gli disse che neanche Edward allora doveva essere ancora tornato. Non andò a
fare colazione in Sala Grande e tantomeno tornò a Grifondoro. Non aveva
nessuna intenzione di vedere nessuno, tantomeno di andare a lezione. Non
gl'importava dove sarebbe andato. Non gl'importava di cacciarsi nei guai. Non
gl'importava nemmeno di finire catturato, di farsi mettere in punizione dai
professori. Niente, non gl'importava di niente. Mentre attraversava i
corridoi qualcuno ancora gli scoccava qualche occhiata di blando interesse o di
angoscia, lui non capiva bene, e ricominciava il chiacchiericcio, ricominciavano
le voci e ibisbigli. Uscì dalle mura, diretto al lago. Il sole faceva
capolino fra le nubi color panna e diverse civette sfrecciavano verso Hogwarts,
all'ora della posta. Silenzio. Attorno a lui c'era solo silenzio, anche se
la natura del paesaggio faticava a contenersi. Andò a sedersi in riva al
lago, su una roccia che sporgeva e su cui s'infrangevano le onde. Perché si
sentiva così vuoto? Perché si sentiva così solo? "E Harry Potter? Sei
sicuro che lui ti voglia accanto a sé?" Katrina aveva ragione. Lei,
Vanessa e i Mangiamorte...quello non era il suo posto. Il suo posto non era
accanto a Harry Potter. Sollevò lo sguardo su Hogwarts...Harry era lì. Lo
sentiva. Ma lui era solo. Harry sarebbe sempre stato solo. Anche se se ne
fosse andato, anche se avessero vissuto lontani...Harry sarebbe sempre stato con
lui. Era vero, aveva ucciso suo padre. Ma perché non gliene importava
nulla? Solo perché Tom Riddle era stato un assassino? Perché non provava
nulla per quell'uomo, per la sua vera madre? Perché li aveva sempre sentiti
lontani? Ora avrebbe dato la vita per poter vedere Voldemort in faccia...e
leggergli negli occhi. Leggere in lui quell'anima nera che aveva distrutto la
vita a Harry. "E Harry Potter? Sei sicuro che lui ti voglia accanto a
sé?" No, Katrina aveva ragione. Lui non poteva più stare con Harry.
Lui doveva stare con quelli come lui...col suo stesso sangue velenoso. - Ciao
tesoro.- Come se fosse stata chiamata, Vanessa Lestrange gli apparve alle
spalle. A distanza di qualche metro, era in piedi dietro di lui, bellissima
nel suo mantello color sangue. I lunghi capelli che ondeggiavano al vento, il
ghigno di chi sa di aver vinto una grande battaglia. Tom la guardò, rivedendo
in lei l'immagine di Bellatrix Lestrange. Con lo sguardo perso e triste,
riportò la sua attenzione sul lago. - So che Katrina ha parlato con
te.- Il maghetto annuì appena. - Dimmelo tesoro...- Vanessa sorrise
sorniona, facendo un passo verso di lui - Dimmelo.- - Cosa?- Tom di colpo la
fissò dritta in viso, facendosi estremamente distante - Che hai vinto? Vuoi
sentire questo?- Mai. Il bambino le dette di nuovo le spalle. Si, era il
figlio di un assassino. Si, voleva bene a qualcuno che invece l'avrebbe odiato.
Si, aveva sangue sporco nelle vene. Si, era vero tutto quanto. Ma non sarebbe
diventato come lei, come i suoi fratelli. - Non vorresti vederlo?- Vanessa
inclinò il capo, osservando la sua schiena curva - Non sei un bambino diverso
dagli altri. Harry Potter avrebbe dato la vita per avere la possibilità che tu
hai oggi. Conoscere tuo padre. Il mago migliore di tutti i tempi.- Un
serpente che era strisciato nelle case dei più deboli, per ucciderli. - Non
vuoi vedere il suo viso? Non vuoi toccare le sue mani? Non vuoi sentire la sua
pelle sotto le dita? Non vuoi udire la sua voce? Non vuoi...abbracciare tuo
padre?- - Perché?- Tom piegò appena le labbra - Ha un cuore per capire chi
sono?- - Ti stupiresti di cosa può fare.- - Tu non l'hai mai conosciuto.-
le disse rabbioso - Non parlare come se sapessi chi è davvero.- - Invece una
volta lo vidi. Anni fa. Quando sono diventata Mangiamorte.- - E ora vuoi che
anche io lo diventi, vero?- Vanessa sorrise di nuovo, con aria pigra - Io
voglio una sola cosa da te, tesoro.- - Cosa? L'odio e la vendetta verso
Harry?- la risata troppo adulta del piccolo Riddle fece tremare anche la sua
sorellastra che rivide in quegli occhi bluastri un qualcosa che non avrebbe
dovuto ancora apparire - Non so cosa tu voglia da me in particolare ma so che
volete resuscitarlo. Ora è morto...e presto riavrete anche quelle ossa...ma non
vi bastano più i vecchi ingredienti vero?- - Complimenti amore, vedo che sei
stato informato. Sei molto sveglio.- - Cosa vuoi davvero da me?- -
Riportarti da tuo padre. Sei il mio dono per lui.- - Non sono solo questo.
Cosa ti serve da me?- Tom la fissava senza battere ciglio - Ossa del padre,
carne del servo, sangue...del nemico. Di Harry. Ma questo bastava quando
Voldemort era sotto l'Horcrux. Adesso ti servo anche io.- - Sei il degno
figlio del nostro grande signore.- sussurrò la strega, piegando sinistramente la
bocca. - Se sai che so...- il piccolo mago scosse il capo - e sai che voglio
solo che Harry stia bene...come puoi chiedermi di tradirlo?- - Uccidere
l'uomo che ha ammazzato tuo padre come un cane tu lo chiami tradire?- sussurrò
la Lestrange. Eccolo di nuovo, quel bivio. Quell'orrido e cupo bivio. Non
c'era risposta sbagliata a quella domanda. Non c'era motivo di
tentennamento. Harry aveva ucciso suo padre. Agli occhi di tutti non ci
sarebbe mai stato motivo per cui lui avrebbe dovuto essergli fedele, volergli
bene. Si alzò, deciso a troncare quel discorso. - Non potrai scappare
ancora a lungo.- gli disse Vanessa, rimettendosi il cappuccio sul capo - Dovrai
decidere prima o poi. Ricorda che sei anche mio fratello. Ogni secondo che passi
con Potter e Draco mi fa contorcere le viscere.- - Draco ha sempre saputo
come siete.- le sussurrò, andandosene via.
Le fiaccole languivano, il
suono del respiro di Harry era amplificato fino alla nausea. Semi sdraiato
sui gradini del Velo, guardava il soffitto. Nel rifletto dello Specchio delle
Brame, Voldemort era seduto al suo fianco. "Perché vieni qui ogni notte
bambino sopravvissuto?" - Perché sono masochista.- rispose il moro con
sarcasmo. Tom Riddle fece una smorfia, forse per la prima volta irritato da
un semplice dialogo col suo più grande nemico. "Perché vieni a parlare con me
Harry?" - Te l'ho detto. Ho del tempo da perdere.- "Passa i tuoi
ultimi giorni coi tuoi amici." - Vai al diavolo.- "Già
fatto." Voldemort ghignò "E grazie a te." - E allora tornaci.-
sibilò Potter in serpentese, digrignando i denti - Esci dalla mia
vita.- "Sciocco ragazzino...non avresti una vita senza di me." -
Credi?- Harry si mise in piedi, ridendo con cinismo - Si, hai completamente
ragione. Senza di te avrei vissuto una vita dettata dal tedio di una
quotidianità priva di persone che tentano di uccidermi. Senza gloria.-
"La gloria Harry...è ciò che rende la vita di un uomo degna di essere
vissuta." - E tu l'hai trovata bastardo?- L'Auror fece un paio di
passi lì attorno, ridendo con serio divertimento. - Eh? Tu hai trovato la
gloria? Dì un po'...sei seduto al fianco del diavolo ora? Un posto d'onore per
un assassino.- "Cos'è che ti urta bambino sopravvissuto?" gli occhi
rossi del Lord Oscuro sfavillarono d'interesse, mentre intrecciava le mani
"Cos'è che ti rende così rabbioso? Il fatto di essere d'accordo con
me?" Harry si bloccò, tornando a fissarlo. Ora le sue iridi verdi erano
accese di fiamme. - Se non fossi ben protetto lì dentro...- gli ringhiò
avvicinandosi - Ti ucciderei di nuovo!- "E ci hai goduto vero?"
Voldemort si alzò a sua volta, ora dritto a fronteggiarlo nel riflesso dello
Specchio "L'hai sentita quella sensazione...quell'ondata di voluttà, di
potenza...mentre mi hai trafitto! Eh bambino sopravvissuto? Non mentire con
me...tu hai esultato uccidendomi!" - La vendetta non sempre è amara.-
gli rispose l'Auror. "Sei un assassino, mio caro." - Non mettermi
sul tuo stesso piano.- "Perché? Dove sta la differenza?" Harry
scoppiò a ridere, passandosi le mani fra i capelli e tornando a camminare
freneticamente lì attorno. Dio, più quello parlava e più iniziava a dargli
ragione. "Sei ancora un ragazzo, Harry." Voldemort esibì un
sottile riso denigratorio "Sei ancora giovane, ancora immaturo. Sei rimasto
il sedicenne che mi ha ucciso. Sei rimasto fermo al giorno in cui hai perso la
tua ragione di vita." Quell'ultima frase lo gelò, ghiacciandogli il
sangue nelle vene. E la rabbia, la collera, la frustrazione risalirono come
un mare in tempesta. - Fa pena sentir parlare così uno che avrebbe avuto
un'altra ragione per vivere e l'ha mandata in fumo.- ringhiò inferocito, prima
di pensare di tacere. "Di cosa parli? Lucilla?" Voldemort sorrise,
proprio come ogni volta che si parlava di lei "Conosci l'amore per una donna
Harry?" - Si.- sibilò. "Se lo sai...sai che per metà sono morto
per lei." - Non parlavo di lei.- ringhiò con stizza - Ma tanto non puoi
capire, grande mago. Ma si...il mago migliore di tutti i tempi. È vero.-
aggiunse, andandogli di nuovo di fronte - Sei forte Tom, sei stato un grande
mago. Un grande, onnipotente, geniale mago...ma come uomo non hai mai capito
nulla.- "E tu bambino sopravvissuto?" Riddle gli puntò gli occhi
addosso "Fai strani errori, per come parli." - Oh...io capisco
invece. Capisco fin troppo bene!- sbottò - E morirò, uccidendomi con la mia
stessa bacchetta, piuttosto che mandare tutto all'aria come te per un ideale
assurdo!- Ci fu un attimo di silenzio, un tetro e distruttivo silenzio. Si
guardavano, si studiavano...uno attento, l'altro nervoso. Poi Voldemort tornò
a sedersi sui gradini del velo, riflesso nello specchio...e tornò a fissarlo
incuriosito. "Ridimmelo Harry...perché sei qui?" ...Perché voglio
bene a tuo figlio. Il figlio dell'uomo che ha ammazzato i miei
genitori. Potter tacque, chiudendosi nelle spalle. "Cos'è che mi
nascondi?" il Lord Oscuro continuava a scrutargli dentro ma trovava un
muro, un muro invalicabile. Cos'è che il suo nemico gli
nascondeva? "Lo saprò presto, Harry." La voce sibilante di Riddle
gli trafisse l'orecchio. "Anche da quaggiù...sento i miei servi che
urlano il mio nome. Presto sarò qui...e sapendo che stanno cercando di
riportarmi in vita senza Horcrux, oso pensare...a qualcosa che mi scalda ogni
singola parte del mio essere perduto." Harry si voltò di scatto, fissandolo
a occhi sgranati "Stanno cercando di riportare in vita un morto Harry...non
un mago sotto Horcrux...un morto. Tu mi hai ucciso. Il mio spirito è perduto...e
solo l'incantesimo più nero che demone e non mago abbia mai concepito può
farlo." Sapeva. Potter capì che sapeva. "Dimmi Harry...dimmi cosa
nascondi." Le fiaccole in quel momento languirono più forte e dei passi
risuonarono nell'ingresso della sala. L'Auror si volse e vide qualcuno sulla
soglia. Ron lo guardava e nel frattempo tendeva i sensi, cercando,
cercando.... - Cosa fai qui? Come hai passato l'Idra? Weasley tacque,
scendendo la scalinata e continuando a scrutare negli angoli bui. - Con chi
parlavi?- gli chiese il rossino, raggiungendolo. Harry abbassò lo sguardo,
evitando i suoi occhi. - Con chi parlavi?- gli richiese il suo migliore amico
- Harry, ho bisogno di sapere cosa fai.- - E' inutile.- - Cosa è
inutile?- - Parlarne.- rispose Potter - Non serve che tu venga qui.- - E
tu perché ci vieni? Per vedere i tuoi?- - No.- - No?- Ron guardò anche il
velo - Centra con Voldemort?- In quel momento una risata orrorifica serpeggiò
nella sala e quando ne sparì anche l'eco, Ron ormai sapeva. L'aveva
riconosciuta quella voce. L'espressione di Harry ora gli diceva tante cose.
Tante cose che per anni si era rifiutato di vedere. Da quando il suo migliore
amico aveva quell'espressione negli occhi? Da sempre forse. - Perché non me
l'hai detto?- sussurrò Weasley. Lo sentì ridere e la sua risata sembrò uguale
a quella del Lord Oscuro. - Cosa potevo dirti?- sussurrò Potter, passandosi
una mano sulla faccia, distrutto - Che non riesco a liberarmi dall'ossessione di
Riddle? Che sono pazzo? Che mi odio ogni volta che mi specchio? Odio Voldemort,
odio i Mangiamorte, odio tutti coloro che mi vedono come un eroe. A volte odio
perfino quello che faccio, la gente che salvo. Ci sono giorni che vorrei solo
seppellirmi. Ci sono giorni che maledico mia madre e mio padre per avermi
salvato. Ecco come mi sento.- sibilò sorpassandolo - Volevi che ti dicessi la
verità?- - Si, mi sarebbe piaciuta sentirla.- lo fermò Ron, con voce
altrettanto bassa - Mi sarebbe piaciuto aiutarti.- - Nessuno può
aiutarmi.- Nessuno.
- Come sarebbe non c'è?- Cloe King
scosse il capo per l'ennesima volta, restando con la sua espressione preoccupata
davanti a Hermione. Damon e Beatrix erano con la Grifondoro e confermarono le
preoccupazioni della Granger. Tom non si era presentato alle lezioni. -
Credo sia fuori dalle mura.- le disse la biondina - Lo sento
distante.- Hermione imprecò fra i denti, sempre più nervosa. Dannazione, la
faccenda stava cominciando a scivolarle via di mano. E non solo Tom. Anche Harry
si trovava in una situazione delicata, troppo delicata. - State qui.- ordinò
- Io avviso gli altri e andiamo a cercarlo.- - Ma perché?- saltò su Damon -
Noi possiamo darvi una mano!- - Già, potremmo esservi utili!- s'impuntò anche
Trix ma la Grifoncina scosse il capo - No, no ragazzi. Avete già rischiato
grosso l'altro giorno e Tom non deve preoccuparsi anche per voi, senza contare
che fuori ci sono i Dissennatori. Dovete restare qui e avvertirci se lo vedrete
tornare! Io richiamo gli altri e andiamo tutti a cercarlo.- I tre maghetti
misero il muso, ma annuirono e promisero di starsene buoni. Chi invece la
prese malissimo fu Harry. Quando venne a sapere che Tom non si era visto per
tutta la mattina sbiancò letteralmente e trasformandosi in Animagus si catapultò
fuori dalla finestra mentre tutti gli altri si riversavano in massa in giardino.
Venne allertato anche Hagrid e pure Gazza dovette mettersi al lavoro. La
Foresta Proibita, il lago, i dintorni... Harry Potter col cuore in gola stava
a girare su se stesso, senza capire più niente. I suoi occhi vagavano ovunque
eppure non avrebbe saputo dire neanche dov'era. Gli sembrava
d'impazzire. Tom. Perché? Perché non ci era stato più attento? Lui,
bastardo schifoso, aveva perso tempo a parlare con Voldemort...ma non si era
preoccupato di parlare con Tom dopo avergli sbattuto in faccia che suo padre
stava per essere resuscitato. Se gli fosse successo qualcosa...se i
Mangiamorte l'avessero catturato... - Calmati, sei isterico.- La voce di
Draco lo raggiunse alle spalle, fredda ma con un leggero fremito nel
tono. Per un attimo i due si guardarono e i bracciali reagirono. Iniziarono a
vibrare leggermente, avvicinandoli. - Ci sono i Dissennatori qua attorno.-
sussurrò il moro, tornando a vagare frenetico sui confini del bosco. - Lo so
anche io.- ringhiò Malfoy. - E allora fatti venire in mente qualcosa!- sbottò
Potter - Cristo fa qualcosa!- - Ma cosa vuoi che faccia?!- Draco deglutì,
mentre si ritrovarono definitivamente incollati - Cosa vuoi che faccia eh? Ho
paura quanto te! Non dovevamo lasciarlo da solo!- - Ragazzi finitela, non è
il momento!- sbraitò Ron alle loro spalle, furibondo - Ok, siete due imbecilli.
Lo sappiamo tutti! Ma ora riprendetevi! Tom può aver bisogno di aiuto e non
saranno i vostri piagnistei a riportarlo qui!- - Ha ragione lui.- sentenziò
Tristan, guardando verso la foresta - Sentite, adesso mi trasformo e vado a
farmi un giro nel bosco. Non credo che ci sia entrato ma visto che Clay ancora
non torna è inutile starsene con le mani in mano!- - Si ma qui attorno è
pieno di Dissennatori!- Potter si guardava attorno come paralizzato - Dio se gli
è successo qualcosa...- - Non gli succederà niente, non fare il menagramo!-
lo rimbeccò Weasley - Si starà solo facendo due passi! Non hai mai segato le
lezioni in vita tua?!- - Tom non è come me!- concluse Harry lapidario, dando
le spalle a tutti.
Questo non era esatto. Tom Riddle, sebbene di
un'altra pasta e con un carattere più mite e tendenzialmente diverso da quello
ribelle del bambino sopravvissuto, sarebbe cresciuto e avrebbe coltivato quella
fiammella che in quel momento lo stava spingendo a sapere. A conoscere la
verità. Rientrato a scuola senza sapere che gli altri lo cercavano, puntò
dritto verso un posto preciso. Corridoio a destra del terzo piano. Harry
andava lì ogni notte, non avrebbe potuto spiegare come lo sapeva ma ne era
certo. Mesi prima aveva sognato Harry in un posto pieno di fiaccole, a
parlare con qualcuno con la voce sibilante. Quel posto doveva essere per
forza nella botola sotto quell'Idra. Volava sapere, voleva capire cosa ci
faceva Harry là sotto. Lui voleva sapere...voleva la verità. Salita la scala
però e girato il primo angolo buio e tetro anche a quell'ora del pomeriggio,
capì di non essere solo. - Come speravi di fregarmi?- gli chiese Damon
Howthorne, uscendo dall'ombra del muro. Tom tacque, guardandolo
attentamente. - Ricordi quando hai deciso di stare con me? Bhè, forse
dovresti ripensarci.- Il Serpeverde per tutta risposta sogghignò, mettendosi
il cappuccio sul viso e levandosi la cravatta, onde farsi riconoscere da lontano
- Fammi il piacere.- - Non sto scherzando.- Riddle si fece serio, gli occhi
blu scuri come la notte - Rischi troppo.- - Ti faccio una domanda, poi
vediamo se riesci a rispondere.- soffiò il Legimors pigramente - Secondo te sono
così stupido da rischiare per qualcosa che non mi darà nulla in cambio?- -
Insomma, io non ti capisco!- sbottò il Grifondoro - Perché sei così testardo?!
Cos'hai visto si può sapere?- - Affari miei.- - No, sono anche affari miei
visto che rischiamo il collo in due!- - In tre.- cinguettò Cloe arrivando
alle loro spalle con un sorriso sornione sulla faccia. - Come cavolo hai
fatto a trovarci?- le chiese Howthorne allibito. - Tu vedi? Io sento.- fu la
sola risposta della biondina. - E io fiuto.- ridacchiò Trix apparendo
dall'ombra, facendo sobbalzare gli altri tre - Mamma mia, ragazzi.- ridacchiò
sarcastica - Cosa c'è? Avete paura che il vampiro vi mangi?- In effetti la
figura della Vaughn lì al buio era parecchio inquietante ma Tom sospirò
profondamente, esausto da quella lunga giornata che era solo a metà strada dal
finire. - Andatevene via.- ordinò secco, mettendosi il cappuccio in testa a
sua volta - Non potete venire.- - Perché no?- Trix e Cloe misero un finto
muso capriccioso. - Già, perché no super mago?- fece Damon con tono
diffidente. - Perché è pericoloso.- - Ah già...che stupidi, ce l'eravamo
scordato.- frecciò la King sprezzante. - Insomma ma perché volete farvi
ammazzare?- Trix sbuffò, guardando Howthorne - Damon moriremo oggi?- - A
quanto ne so io no.- rispose placidamente l'altro. - Vedi?- continuò la
Diurna - Dove sta il problema?- Tom a quel punto lasciò perdere. Cos'avrebbe
potuto fare per levarseli di torno? Niente. Filarono dritti alla porta che
avevano già scoperto mesi prima, stavolta però senza mantello visto che era
stato rubato dai Lestrange (e che purtroppo per loro fosse inutilizzabile visto
che Caesar l'aveva stregato affinché rispondesse solo a Tom!) e dolcemente,
cercando di far cigolare meno possibile il cardine, misero un occhio dentro alla
stanza. L'Idra dormiva. Ma ci sarebbe bastato poco per svegliarlo, infatti ogni
tanto la strana cresta che aveva sul cranio di mezzo si rizzava. Le altre tre
teste invece dormivano placidamente. - Come lo sistemiamo?- sussurrò
Cloe. - Zitti, faccio io.- Tom cominciò a frugare nelle tasche, estraendone
una bottiglietta verdina molto piccola, col tappo di sughero. Lo tolse e lo fece
rotolare dentro, proprio un secondo prima di richiudere la porta. Si sentirono
dei versi orribili da dentro e Damon si mise le mani sulle orecchie. - Dio ma
cos'era?!- - Pozione Sonnolenta.- spiegò Riddle, mentre i ringhi si facevano
più flebili. - Non l'avrai fatta tu!- sbottò la Vaughn. - Certo che no,
l'ho rubata a Draco.- - Altra bella garanzia.- frecciò Cloe, rimettendo un
occhio nella serratura - Ok, campo libero. Sono secche.- - Vado prima io.-
Trix passò nel piccolo spiraglio - Preparatevi a scappare.- La Diurna, con un
passo felpato che nessun umano poteva sognarsi, raggiunse lentamente l'Idra
viola del Galles che ora era adagiata scompostamente sulla botola. Era grande,
violacea e puzzolente. Un alito bestiale. In aria c'era ancora un po' della
Pozione Fumogena Sonnolenta di Malfoy ma se non altro stava scemando
rapidamente. La Vaughn controllò ancora che la testa centrale non fosse solo
mezza intontita. Si muoveva un pelino ma niente di troppo pericoloso...o
almeno sperava. Pochi minuti dopo i quattro stavano cercando di spostare gli
artigli abominevoli di quel rettile preistorico dalla botola ma non era facile,
visto che nel sonno le quattro testone li stavano innaffiando anche di
bava. - Aveva ragione Tom, era meglio andarsene!- sbuffò Cloe schifata. -
Dai che ci siamo...- Damon sentì un cigolio - Ecco...ecco fatto!- La
porticina si aprì tranquillamente, come se fosse stata usata da sempre e questo
dette una piccola conferma a Riddle che però guardava in quell'antro buio con
occhi poco sicuri. Cosa lo aspettava là sotto? Cosa? Ci stava ancora
rimuginando, diviso fra il desiderio di verità e quello di scappare il più
lontano possibile da quel luogo quando la piccola King si accorse che qualcosa
non andava. Un ringhio sottile...e quattro paia d'occhi color ambra si
puntarono su di loro. Le quattro bocche dei maghetti si spalancarono,
gridando a loro volta come forsennati e senza aspettare oltre si buttarono
dentro, Trix per ultima che scattò via un paio di volte, facendosi rincorrere
difficilmente per tutta la sala prima di...esplodere in una nuvola di polvere e
precipitare sotto alla botola, dove Tom, Damon e Cloe erano tutti caduti in una
specie di fontana abbastanza profonda per impedire che si facessero male. Ne
uscirono bagnati fradici quando Cloe cacciò un altro strillo, buttandosi addosso
a Riddle. - Levatemelo di dosso!- gracchiò impaurita - Levatemi quell'orrido
topo dai capelli!- Damon e Tom, incasinati dai suoi strilli isterici, ci
misero un attimo per capire dove fosse il topo...il topo! In realtà la King fra
i capelli aveva un pipistrello che le zompettava fra i ricci gocciolanti.
Howthorne prese con delicatezza il topastro, come l'avrebbero poi ribattezzata,
e un attimo dopo l'animaletto scoppiò in una nuvola di polvere, riprendendo
forma umana. - Maledettissima sanguisuga!- sbottò Cloe attorniata di fiamme -
Io non li sopporto i topi, vedi di starmi lontana!- Trix, mezza intontita,
fece un gesto vago con la mano, cercando di riprendere il contatto con la
realtà. - Però...- Tom rideva, mentre cercava anche di placare i nervi della
Grifondoro - Grande Trix, sei mitica!- - Già.- ghignò anche Damon - Peccato
che tu non lo sappia fare a comando.- - E peccato che tutti i topi della
terra non siano commestibili come le mucche o le galline!- sbraitò Cloe
inferocita, mentre si scrollava dall'acqua come tutti gli altri - Forza, adesso
dove si va?- Si guardarono attorno, non vedendo un'assoluta mazza. Fecero un
po' di luce con le bacchette e si ritrovarono in un antro buio e gelido, dalla
forma circolare...con una ventina di piccole porte. - Oh no! E adesso?-
sbuffò la Diurna - Qui dentro non sento uno straccio di odore!- - Ehi,
signorina Sensistrega...- frecciò Damon - Che ne dici di usare il radar
eh?- - Mi hai preso per Clay?- la King osservava quelle porte tutta
preoccupata - Uffa, non so se posso farcela in tutte quelle porte...i miei
esercizi non prevedono ancora cose del genere, che pretendete?- - Senti,
provaci almeno no?- la spronò Tom con un sorriso - In fondo fra noi sei l'unica
che ce la può fare Claire.- - Grazie, adesso mi sento meglio.- ironizzò
sarcastica, chiudendo gli occhi - D'accordo...vediamo...- Passò qualche
minuto e la biondina camminava lentamente di fronte ad ogni porticina,
muovendosi come di solito si muove un cellulare, nel tentativo di trovare la
rete. - Ci sono.- scandì dopo un tempo che parve interminabile - C'è qualcosa
qui dietro!- e ridacchiando s'infilò nell'entrata tirandosi dietro per mano Tom,
a cui seguiva Trix e Damon che chiudeva la fila indiana. Andavano per mano, non
vedendo quasi nulla se non la pallida luce che usciva dalla bacchetta della
King, quando si ritrovarono ad un altro bivio. Stavolta sbagliarono perché si
ritrovarono al punto di partenza e imprecando dovettero ricominciare tutto da
capo. Mezz'ora più tardi arrivarono in un'ultima sala dal soffitto piatto e
basso, illuminata da una lice bianca che non sapevano dove arrivasse. - Come
fa un mago normale a districarsi in quel labirinto dannato?- ringhiava Trix fra
i denti, guardandosi indietro - Mi piacerebbe sapere che ci tengono qui sotto di
tanto prezioso!- - Le ultime parole famose.- sentenziò Damon, davanti con
Tom, a sbirciare quella stanza. - Ci sarà una trappola anche qui.- sussurrò
Riddle, inginocchiandosi - State fermi...forse riesco a fare qualcosa.- Frugò
di nuovo nelle tasche, dimostrando ampiamente agli altri tre zuppi maghetti che
aveva praticamente rubato ogni sorta di pozione a Draco, per tirarne infine
fuori un'altra piccola boccetta, stavolta rossa dal collo lungo. La spaccò in
mezzo al pavimento, facendo esplodere un nugolo di scintille e fumo rosato che
sapeva di cannella. Tossendo, Trix si chiuse il naso - Dio ma cos'è?- -
Tenete aperti gli occhi.- li avvisò Riddle - E' una pozione che dura pochi
minuti. La sua polvere magica s'infila negli occhi e ci farà vedere cos'è stato
messo sotto incantesimo nella stanza.- - Tipo lenti magiche.- bofonchiò
Howthorne - Meno male che hai preso queste cosette a Draco...- - Già, ma se
ne accorgerà prima o poi.- mugugnò il Grifondoro, mentre la polverina gli
pizzicava le palpebre e gli s'incastrava fra le ciglia - Ok...adesso strizzate
un po' gli occhi, dovrebbe cominciare a fare affetto.- - Fattelo dire.- rise
Cloe - Sarai un secchione ma sei molto utile quando uno dei uscire vivo da certi
posti!- - Senti chi parla.- le rispose l'altro con un sorriso. - Oh
ecco...- Trix inclinò il capo, stranita - Io vedo in evanescente solo il
pavimento. Voi no?- - Si, anche io.- sbuffò la King - Vuol dire che il
pavimento è stregato. Possiamo provare a volare.- - E come?- rognò Damon -
Chi ha progettato queste trappole l'avrà pensato no?- - Trix, non puoi
saltare dall'altra parte?- le chiese Tom. La Diurna calcolò la distanza,
scuotendo poi il capo - No, fin là non ci arrivo ancora.- - E allora perché
non ti trasformi nel topastro di prima eh?- frecciò la King acidamente. -
Perché lo faccio solo quando ho paura, megafessa.- le sibilò la Diurna - E ti
avviso che mi sta venendo anche fame.- - Oh, bella questa!- - Insomma,
finitela voi due!- sbottò Damon, mettendosi in mezzo - Dio, siete peggio di
Draco e Harry! Non fatevi saltare i bottini, ci proverò io adesso.- - Che
vuoi fare?- gli chiese Tom curioso. - Uno dei principali esercizi da
Veggente.- sentenziò il Serpeverde con uno sbuffò, guardando attentamente il
pavimento - Gli stronzi esercizi personalizzati della Cooman che mi sono sempre
rifiutato di mettere in pratica. Il trucco sta nel prevedere i passi giusti,
sulle mattonelle giuste...- - E come fai a prevedere quelli giusti?- gli
chiese Cloe. - Basta scartare le visioni in cui ci vedo saltare per aria o
trafitti da qualche oggetto contundente.- osservò sarcastico. - Ma che roba
è? Visioni a comando?- Tom l'osservava posare le mani a pochi centimetri di
distanza dalla prima lista di mattonelle quadrate - Certo che però così non è
valido.- - E non è neanche facile.- sentenziò il suo migliore amico - Vi
avviso che ci vorrà del tempo.- - Bhè muoviti.- ghignò la Vaughn - Mi
brontola la pancia.- - Sentito caro il mio Legimors? Alla sanguisuga serve la
merenda.- la prese in giro Cloe - Milo ti ha proprio viziata.- - Tranquilla,
secondo me hai il sangue acido.- frecciò la streghetta dai lunghi capelli
corvini - Mi sa che l'unico buono fra voi è quello di Tom.- - Ah, grazie
tante.- bofonchiò Damon, che continuava a nel suo lavoro - Questa me la
ricorderò in futuro.- Il tempo passava e la fame, oltre che la noia,
cresceva. Seduti vicini a masticare le riserve di caramelle e dolciumi di cui
li riforniva sempre Archie, i maghetti si giravano i pollici ognuno
fondamentalmente col pensiero altrove. - Quel demone tuo amico...- bofonchiò
Cloe all'improvviso - Ha trovato Katrina?- - Cameron è entrato qui?- allibì
Trix - Davvero?- - Si.- annuì Tom, un po' svagato - Ha detto che lo specchio
vero in cui è rinchiuso lo spirito di Katrina è dentro alla stanza della
prof...di Vanessa.- si corresse, con una smorfia - Ora stanno cercando il corpo
umano con cui si sposta normalmente credo. Gli altri col signor Gillespie stanno
cercando Peter Minus invece.- - Vedrai che lo troveranno.- mormorò Damon a
bassa voce, concentrato nel suo lavoro. - Dici? Sono anni che fugge quello
lì.- sospirò il moro - Non ci credo più tanto.- - Se cominci a non credere
più nei ragazzi avrai vita corta.- gli disse la Diurna - E' vero che quello è
sempre fuggito a tutto e tutti, ma è anche un vigliacco. E dai vigliacchi ti
puoi sempre aspettare una sola cosa. Che corrano a nascondersi.- - Si, sarà
anche prevedibile ma questo non ci aiuta a trovare quelle ossa della malora.-
considerò la King. - Secondo me basterà attirarlo in un posto chiuso e
togliergli tutte le vie di fuga, semplice.- - La fai troppo facile
superoca.- - Mi spiegate perché voi ragazze dovete sempre starnazzare in
questo modo?- rognò il Legimors seccato e da lì l'innescò l'ennesima ed accesa
discussione che si protrasse per un bel pezzo. Erano le cinque di pomeriggio
ormai, quando Howthorne fortunatamente esultò, rimettendosi in piedi. -
Gente, ci sono.- scandì, afferrando la mano di Tom - Forza, venitemi dietro e
attenti alla piastrella giusta.- - Se ci fai saltare per aria...- ringhiò
Cloe bellicosa - ...ci rivediamo all'inferno!- - Ecco bravi, così con un
colpo solo mi libero di voi.- sbottò Trix seccata. - Eddai ragazzi, calmi
su!- Tom rideva come quella mattina non era riuscito a fare, divertito
nonostante tutto. Quei tre, chissà per quale motivo, riuscivano sempre a farlo
sentire sereno, parte di un gruppo e...non giudicato. Lui lì fra loro non era
Tom Riddle, il figlio di Lord Voldemort. Lui con loro...era solo
Tom. Saltellarono sulle piastrelle, tutte incredibilmente giuste e quando
arrivarono all'ultima porta che li aspettava, si voltarono indietro, stanchi e
distrutti dalla fatica, ma soddisfatti. - Ragazzi, siamo grandi!- e si
dettero tutti il cinque, proprio come bambini. - Ok, adesso speriamo in
bene.- mormorò poi Riddle, aprendo la grande porta che avevano
davanti. Vennero colpiti da uno spiffero fortissimo che fece sollevare i loro
mantelli, poi un buio cupo e atroce li avvolse, proprio quando il battente
schioccò dietro le loro schiene, chiudendoli fuori. Di fissarono,
riprendendosi tutti per mano. Trix era l'unica a vedere benissimo nel buio ma
non fu necessario fare molti passi in quell'oblio, infatti una scia di fiaccole
appese ai muri si accesero di colpo, abbracciando una grande sala a cui si
arrivava tramite una gradinata. - Io l'ho già visto questo
posto...- Damon e Tom si guardarono, dopo aver sussurrato insieme
quella frase. - Davvero?- Trix guardò il Legimors attentamente - Nel tuo
sogno?- - Si.- annuì il Serpeverde - E tu dove Tom?- - In un sogno di
Harry...o almeno, ho visto Harry qui dentro, una volta, in un sogno...- spiegò,
cominciando a scendere i gradini uno per volta, con la bacchetta sguainata - Ma
non so se sia vero o no...io di solito sogno quello che gli capita realmente
molto di rado. Forse era solo un sogno privo d'importanza.- - E questi cosa
sono?- Cloe si aggirò nello spazio fra il velo e lo specchio. - Questo
specchio...- Damon guardò i ghirigori dello Specchio delle Brame - Non è normale
vero?- - No, quello specchio mostra quello che desideriamo nel profondo.- gli
spiegò Tom - Caesar ne ha uno a casa sua.- Uno per uno i ragazzini ci
guardarono dentro...e uno per uno, non sembrarono felici di ciò che
videro. Trix vide i suoi genitori e dei vampiri che l'accoglievano e rise
amaramente di quel suo stesso ingenuo desiderio. Damon vide suo padre
sorridergli come mai era successo, Cloe distolse subito lo sguardo...e Tom notò
appena due occhi verdi apparire al suo fianco. Doveva essere Harry e si scostò
subito, deciso a non farsi sbattere in faccia un'altra realtà che non avrebbe
potuto mai esistere. Fu allora che sentì degli strani bisbigli...si volse e
il velo attirò la sua attenzione. C'era...c'era qualcuno oltre quel velo? Che
strano, gli sembrava di averlo già visto...anche quello, come lo Specchio delle
Brame, ma non nel sogno di Harry. Forse nel Pensatoio di Hermione. Ma non
ricordava bene in che ricordo. L'osservò, continuando a sentire strani voci
sottili. Chissà cosa c'era dietro... Era proprio in mezzo fra lo Specchio
delle Brame e il Velo...quando si avverò di nuovo la magia. Non avendo
guardato nel riflesso del suo desiderio, Tom non poteva sapere di aver chiamato
a sé qualcuno che inconsciamente avrebbe voluto vedere. Infatti, ancora volto
verso il velo, avvertì uno strano sibilo di serpente...e guardò a terra,
dappertutto, cercando di capire cosa fosse...e poi quella voce...quella voce
sibilante, ipnotica...lontana. "Harry cosa vuoi ancora?" Tom si
volse lentamente verso lo specchio...proprio mentre qualcuno, in quel riflesso,
sembrava uscire dal velo. I loro occhi s'incatenarono. E fu un istante. Un
battito del cuore. Ma non si persero più. - TOM
NO!- Il grido disperato di Harry prese in pieno di ragazzino che
vide una mano fumosa e artigliata uscire dal velo alle sue spalle. Non riuscì a
muoversi, strozzato da un sentimento che non aveva nome, mentre Lord Voldemort
gridava dentro al Velo, gridava a squarciagola. Ma non l'afferrò mai,
nonostante per la prima volta in vita sua fosse stato animato da qualcosa che
travalicava il desiderio di potere, di brama, di gloria. Harry si lanciò
addosso a Tom e rotolarono via insieme, proprio quando la stanza iniziò a
traballare. "Ridammelo! Ridammelo!" Harry, a terra e con Tom
stretto addosso, fissava quegli occhi rossi d'inferno. Ora Voldemort sembrava il
diavolo in persona. Dietro di lui, nello Specchio e nel Velo, sembravano esserci
tutte le fiamme degli abissi più bui. "E' mio Harry! E' mio! Non potrai
tenerlo lontano da me!" E piano piano, lentamente, quella voce sparì. La
sua immagine sparì... Piano piano, su Hogwarts calò la sera. E ora anche
il figlio del nemico...sapeva.
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Capitolo 45 *** Capitolo 45° ***
Dest45
Sorse la luna nuova su Hogwarts e mentre nei meandri della scuola di Magia e
Stregoneria si stava agitando una forza che faceva vibrare il cuore di speranza
a ogni Mangiamorte presente sulla terra, gli Auror sapevano che qualcosa laggiù
era arrivato a scuotere le loro già deboli fondamenta. Lo si leggeva negli
occhi di chi era tornato da quel luogo. Hermione Granger sollevò il lembo di
stoffa, sentendo un forte odore di carne bruciata. Fremette per la rabbia,
serrando i denti e anche i pugni. Quanto avrebbe voluto aver davanti chi
l'aveva ridotto così. Harry, il suo Harry. Al fianco della strega, perfino
Draco dovette distogliere lo sguardo da quella piaga come marchiata a
fuoco. - Sta fermo...- sussurrò la Grifoncina, sollevando la bacchetta -
Piano Harry, cerca di stare immobile.- Il bambino sopravvissuto taceva,
travolto dal dolore. Sulla schiena il segno rovente di una mano, simile a un
tizzone. Voldemort dal Velo era riuscito a toccarlo...e a ferirlo di
nuovo. Era quello il tocco del suo nemico. Non ce n'era un altro simile in
tutto il mondo. - Io aspetto ancora una spiegazione.- Fu Ron a parlare,
seduto in poltrona accanto alla sponda del letto dove riposava ora il suo
migliore amico. La sua espressione era dura, quasi pietrificata, esattamente
come quella di Potter che però era rimasto muto dal momento in cui aveva visto
Lord Voldemort riuscire quasi a mettere le mani su suo figlio. E ora quella
mano gli era rimasta sulla schiena, segno indelebile che Tom non gli
apparteneva. - Allora?- Ron non sembrava sconvolto dal suo stato - Voglio la
verità stavolta.- - Calma, non sappiamo neanche perché i ragazzi erano là
sotto.- sussurrò Malfoy. - Erano là sotto perché sono dei deficienti e mi
sentiranno non appena sarò uscito da qua, ma se mi posso aspettare una cazzata
dietro l'altra da una manica di ragazzini di undici anni non me le posso
aspettare più da uno di ventidue, neanche se è Harry Potter!- sbottò il rossino
alzandosi in piedi con stizza - Porca miseria, che cazzo è successo là dentro,
si può sapere? Dal Velo non più venire fuori niente e allora come diavolo ci è
uscita quella mano eh?- - E un'altra cosa, cos'ha visto Tom?- chiese Tristan,
arrivando sulla porta della camera di Potter proprio in quel momento - Non per
allarmarvi ancora di più ma qua fuori c'è un bel fermento. I bambini sono
spaventati e Silente sta arrivando coi professori in gran carriera. Cosa volete
raccontare?- - La verità purtroppo non c'è verso di farsela dire.- sibilò
Weasley esasperato. - Insomma, vedete di sedarvi i nervi.- li zittì anche
Jess, mettendo la testa nella porta - Quando Harry si sarà ripreso sarà il caso
di discutere di questa storia. Nel frattempo vi avviso che fra poco arriveranno
Sirius ed Elettra.- Harry, sentendo l'ultima frase, tornò a socchiudere gli
occhi. Ecco, adesso chi lo sentiva Sirius...però era contento. Se c'era
qualcuno che dopo quello che era successo poteva farlo sentire protetto e al
sicuro era proprio lui. Vendendolo sorridere lievemente, Hermione gli carezzò
il capo con mano delicata. Poi però tornò a guardare quello stampo rovente
sulla schiena del suo migliore amico...e si sentì male. Come poteva un mago
umano arrivare a varcare il Velo con la su assenza? Come? Tom Riddle...Lord
Voldemort...che mago. In fondo la bravura non si quantificava nell'animo buono o
malvagio degli uomini. La gloria non si misurava con le buone azioni. Nella
storia era sempre stata dettata solo da grandi azioni, da grandi battaglie.
Lo stesso Olivander, tanto tempo prima, aveva detto che da Harry ci si
poteva aspettare grandi cose. Esattamente com'era stato per il Lord
Oscuro. Ma restava comunque il fatto che il legame fra un mago morto e un
mago in vita avrebbe dovuto spegnersi nell'attimo in cui uno dei due moriva,
invece per Harry non sembrava così. Voldemort era trapassato sei anni prima
quando Harry al sesto anno l'aveva ucciso, trafiggendolo e poi spingendolo
dentro il Velo...eppure ora Riddle continuava ad esercitare la tortura della
maledizione su Potter come se fosse stato ancora vivo. Com'era possibile? Che
fosse il Velo ad amplificare il loro legame? O...qualcun
altro? Tom. Hermione trattenne un sospiro, passandosi le mani
sulle tempie. - Cosa c'è mezzosangue?- le chiese Draco - Ti è venuto in mente
qualcosa?- - Ci hanno sempre insegnato che le maledizioni legano detentore e
il mago che scaglia il maleficio, giusto?- Ron e Malfoy annuirono. - Si ma
allora perché ora che Voldemort è morto Harry ancora soffre al suo tocco? Perché
anche Lucilla ogni tanto sente dolore alla cicatrice? Cos'è che li lega
tutti?- Tristan incrociò le braccia al petto, proprio mentre gli altri
tacevano sgomenti, come consci di una nuova verità. - Stai dicendo che il
bambino sta perpetuando la maledizione che l'anatema di Voldemort ha lasciato su
Harry con quella cicatrice?- chiese Mckay a bassa voce - Com'è possibile?- -
Bhè...- la Grifoncina si morse le labbra, mentre l'ingresso della Torre Oscura
cominciava a riempirsi di Auror e professori - Non ci sono studi che lo provino
ma già anni fa Harry e Lucilla soffrivano di questo problema. Tenuto conto del
fatto che Harry quando sconfisse Voldemort la prima volta ha assunto alcuni dei
suoi poteri, posso pensare che sia successa la stessa cosa a Tom, ma essendo suo
figlio fra loro c'è un legame ancora più saldo e profondo. Per questo Tom sente
quello che prova Harry, per questo sognano cosa fanno, per questo sentono i loro
sentimenti.- - Stai dicendo che più passerà il tempo e più questo
collegamento che hanno fra loro diventerà più forte?- le chiese Jess serio - Ne
sei sicura?- - Ve l'ho detto, il Ministero impedisce certi studi. Dovrei
andare da quelli della Dama Nera per saperne qualcosa.- - Non per fare
l'uccello del malaugurio ma certi collegamenti incantati è meglio evitarli.-
ironizzò Draco, sollevando il bracciale sinistro con una smorfia - Lo Sfregiato
ne ha già a sufficienza.- - Non credo sia la stessa cosa.- sussurrò Hermione
quasi estasiata - Tu e Harry siete legati per spirito da un oggetto dannato
secoli fa, mentre con Tom si tratta una sorta di legame magico ereditario...è
stupefacente.- - Perdonami ma non mi sembra la parola adatta.- sibilò Weasley
lasciandosi andare di nuovo seduto in poltrona - Considerato che hai appena
detto in poche parole che Tom per Harry sarebbe una specie di Voldemort in
miniatura potenziato.- - Non diciamo stronzate per favore.- li zittì Jess -
Il bambino s'è trovato di fronte a suo padre e non dev'essere stato
particolarmente piacevole, quindi vediamo di decidere.- - Su cosa?- - Su
cosa dirgli.- replicò Mckay, passandosi una mano fra i capelli biondi - Se non
sbaglio la vostra politica è quella di non tenerlo all'oscuro di nulla, giusto?-
- Questa però è difficile da mandare giù.- sussurrò Hermione. - Senza
contare che Harry quasi c'è rimasto secco.- ringhiò Ron con rabbia - Senza
offesa ma questa situazione si sta complicando con una rapidità impressionante.
Credevo che avremmo avuto più tempo per cercare Codaliscia, per cercare gli
altri ingredienti...e adesso ci ritroviamo con quel maledetto serpente che quasi
esce dal Velo da solo, Tom al limite di una crisi isterica e Harry ridotto così!
Come la risolviamo adesso?- - Oggi neanche s'è vista Katrina, consolati.-
frecciò Tristan sarcastico. - Perdere la calma non serve.- mugugnò Jess
guardandosi alle spalle - Ecco, è arrivo Silente.- - Andrò subito da Tom.-
sussurrò Draco, piegandosi leggermente sul letto - Sfregiato...mi senti?- -
Si.- mormorò Potter a fatica. - A lui ci penso io, va bene?- Il moro
deglutì, passandosi la lingua sulle labbra secche - Come sta?- Malfoy scosse
il capo - Non bene.- - E' spaventato?- Ron ridacchiò, carezzandogli la
testa - Perché tu no?- Gli strapparono un blando sorriso, poi richiuse gli
occhi e parve addormentarsi almeno fino a quando non arrivò Sirius. Si era tolto
il mantello buttandolo addosso a Malocchio ed entrando praticamente come una
furia, tampinato da Remus che cercava di calmarlo ma invano. Non degnò di un
saluto nessuno, tantomeno i colleghi e Silente, ma il preside conosceva Black
alla perfezione e sapeva bene che quando c'era di mezzo Harry, Sirius non vedeva
altro che il suo figliastro. - Ciao.- l'apostrofò il bambino sopravvissuto,
aprendo leggermente le palpebre. - Ciao.- Sirius andò a sedersi al posto di
Ron, prendendogli la mano destra - Ehi, come va?- - Uno schifo.- Black
sogghignò morbidamente - Già, lo immagino.- Guardò la ferita del suo
figliastro, dove Hermione vi aveva applicato un impacco giallognolo. Sembrava
gli stesse alleviando le sofferenze, poi avrebbero provveduto a fargli guarire
completamente la piaga, anche se non tutti credevano che sarebbe sparita senza
lasciare traccia. - Ogni notte...- Sirius sollevò lo sguardo su Potter,
attento e pronto a sentire qualsiasi verità. - Continua.- lo implorò
quasi. - Ogni notte...- Harry si umettò di nuovo le labbra - Ogni notte io
vado da lui.- e mentre gli occhi grigi di Sirius diventavano come metallo fuso,
il bambino sopravvissuto tornò a quando tutto era cominciato - Laggiù c'è il
Velo. Se messo davanti allo Specchio, può far vedere chi noi desideriamo
rivedere con tutto il cuore.- Conscio che non era facile spiegarlo, attese
che il suo figliastro raccogliesse il coraggio per farlo. Lo sentiva fremere
sotto la sua mano, ad indicare che per lui era quasi impossibile spiegare cosa
lo legasse a Voldemort. - Quando...quando l'ho ucciso, a sedici anni...-
sussurrò il moretto -...mi sono sentito svuotato. Lui aveva ucciso molte delle
persone a cui volevo bene, credevo di aver perso anche te. Mentre lui morì da
solo. Solo il fatto di avere ancora altri Mangiamorte da sistemare mi ha tenuto
in piedi. Ho odiato Riddle fin da quando ho memoria di essere un mago...e quando
è morto, se n'è andata anche il mio desiderio di vendetta che in quegli anni mi
aveva permesso di camminare a testa alta. Quando è morto, il ho smesso di essere
Harry Potter, il bambino sopravvissuto. O almeno così mi sono sentito allora.
Non sapevo più chi ero. Non avevo più una strada dritta da percorrere. Ora
invece, vedendolo ogni notte, mi guardo allo specchio e vedo ancora qualcuno che
conosco. Solo Harry, il bambino sopravvissuto. Ma sono questo solo perché c'è
lui. E più cerco di liberarmene...più lo sento vicino a me.- Sirius,
desolato, gli carezzò piano la testa, passandogli il pollice sulle tempie
doloranti. - So che non è facile. Vivi nell'attesa della vendetta...e quando
la ottieni, non ti rimane altro che la polvere del tempo che hai
perso.- Harry annuì, serrando le palpebre. - Credevo che io e Lucilla una
volta finito tutto avremmo potuto voltare pagina, ma non è stato così. Lei
resterà sempre la moglie di Voldemort e io quello che l'ha ucciso.- detto quello
però gli sfuggì un gemito e si portò la mano agli occhi, come disperato - L'ho
ucciso Sirius...Cristo ho ucciso il padre di Tom!- Black chiuse gli occhi,
sentendo finalmente le parole che aveva temuto e sperato al tempo stesso di
sentirsi dire. - Shh...vieni qui.- Si lasciò andare il bambino
sopravvissuto. Si lasciò stringere quando in vita sua poche persone avevano
avuto l'accesso al suo cuore, troppo timoroso di poter perdere chi amava. Si
lasciò andare a quell'abbraccio come un naufrago. Dio solo sapeva quanto ne
aveva bisogno. Ora non c'era più la vendetta a tormentarlo ma il rimorso. E
forse era qualcosa di ancora più pericoloso.
May Aarons entrò a Hogwarts
con la strana sensazione che fosse accaduto qualcosa. Orloff e i suoi stupidi
modi boriosi, arroganti e puntigliosi le avevano portato via letteralmente due
giorni e sentiva che lì a scuola c'era un'aria carica di elettricità. Doveva
essere successo qualcosa di grave perché anche i prefetti andavano in giro per i
corridoi tutti agitati. - Ben tornata May. Fatto buon
viaggio?- L'Osservatrice si voltò di scatto, trovandosi alle spalle qualcuno
avvolto in un costoso mantello scuro. Lo riconobbe subito, sorridendo. -
Certo Edward.- rispose dolcemente - E tu? Come sta tua nonna?- Edward Dalton
si levò svogliatamente il cappuccio dal viso dove nei suoi occhi azzurri
balenava uno sprazzo di puro divertimento. - Va un po' meglio.- sussurrò,
levandosi i guanti con movimenti pigri, mentre risalivano la torre - Ti hanno
informata che ci sono stati guai?- - No, purtroppo Orloff mi ha segregata nel
suo studio insieme ai membri del Wizengamot.- - Peccato.- le disse soave - Ci
sono novità interessanti.- - Davvero? Spara, sono tutta orecchi.- L'Auror
ghignò leggermente, man mano che si avvicinavano alle loro stanze - Pare che i
ragazzi abbiano trovato Minus.- La mora si fermò sui gradini, allibita. -
Che c'è?- Edward le sorrise sornione - Stupita? Hanno un fiuto particolare verso
Codaliscia.- - Incredibile.- la Aarons si riprese, correndogli dietro - Sono
stupefatta, sapevo che eravate bravi ma scovarlo così facilmente! E dov'è?- -
Non so, per lettera non mi hanno detto nulla.- - Si, immagino.- May gli
scoccò un'occhiata obliqua - Credi che attaccheremo presto?- - Non so,
dipende da cosa vuole fare Harry.- - Già. Ti confesso che sono preoccupata
per lui.- - Non devi. Se l'è cavata fin da quando aveva undici anni.- Dalton
raggiunse finalmente il pianerottolo magico che si apriva sull'ingresso del loro
piccolo quartier generale in miniatura - Speriamo solo non sia caduto il mondo
mentre noi non c'eravamo!- Purtroppo fu una speranza vana. La stanza doveva
essere insonorizzata perché quando Dalton l'aprì ne uscì un'orda di voci fra il
tonante e l'isterico che ebbero il potere di spaventare anche Pix. Fermo sulla
soglia con May alle spalle, sembrava quasi invisibile visto come si stavano
urlando dietro Duncan e gli altri membri dell'Ordine mentre i professori di
Hogwarts facevano arcignamente su e giù per il pavimento, quasi facendoci il
solco. - Buonasera.- brontolò, per farsi notare - Come va?- Duncan,
Kingsley, Silente e Piton si risolsero a guardarlo e i loro occhi erano
fiammeggianti. - E come vuoi che vada?- sbuffò Tonks, prima che Gillespie lo
prendesse per il collo - Hai presente il Velo in cui Harry ha chiuso
Voldemort?- - Si, vagamente.- - E' qui, nella scuola.- gli disse Malocchio
arcigno - E a quanto pare Tu-Sai-Chi stanotte ha cercato di uscire. A momenti è
riuscito a mettere le mani su suo figlio...mentre su Potter le mani ce le ha
messe proprio.- - Come sarebbe?- sibilò l'ex Corvonero. - Sarebbe che
Harry è rimasto ferito.- gli chiarì Ron, seduto a tavola - Ciao Ed, tutto
bene?- I due Auror si scambiarono un'occhiata d'intesa che sfuggì a tutti i
presenti. Nessuno sapeva precisamente dove fosse stato Dalton, solo Gillespie e
il gruppo di Potter e dalla sua espressione, Weasley capì che non c'erano grosse
novità purtroppo. - Allora, spiegatemi bene cos'è successo.- chiese Edward,
sedendosi a tavola e accettando qualcosa di caldo. - C'è poco da dire, signor
Dalton.- sbottò Piton incazzoso - Come al solito il signor Potter s'è messo nei
guai.- - E Tom cosa centra?- - Tom e i ragazzi erano nella stanza a cui si
arriva tramite il corridoio a destra del terzo piano.- gli spiegò Hermione,
seduta fra Ron e Tonks - Ha letto nei sogni di Harry e ha capito che lì c'era
qualcosa che lo riguardava.- - Ma l'Idra...le trappole...- - Signor
Dalton,- fece la Mcgranitt con aria stizzosa - a quanto pare è tradizione qui
dentro che maghi undicenni riescano a superare tutte le nostre prove!- - E
adesso dove sono?- sospirò Edward paziente. - In camera di Malfoy.- gli disse
Ron - Harry invece è con Sirius. Fra poco saranno qua anche Blaise ed
Elettra.- - E Minus?- s'informò May - Edward mi ha detto che l'avete
trovato.- - Si.- ammise Silente seduto a capotavola, fumandosi la lunga pipa
- Ben sapendo che siamo comunque sempre sotto l'osservazione di quell'empatica e
che la fatina di Harry in questo momento non è in qui, abbiamo deciso di indire
un'altra riunione domani notte per parlare di lui.- - E' un bel sollievo
averlo trovato.- fece Dedalus Lux con la sua voce buffa. - Sarà un sollievo
averlo fra le grinfie.- frecciò Malocchio. - Su questo hai ragione.- sindacò
anche Remus, alzandosi - Ora scusatemi, vado a vedere come sta Harry.- - Io
invece mi metto alla ricerca degli effetti collaterali degli anatemi.- fece
Hermione, andando all'ingresso per prendersi il mantello - Non so cosa potrò
cavarne, visto che Harry è il primo mai sopravvissuto al mondo e nei millenni,
ma qualcosa troverò.- - Vai da quelli della Dama Nera?- Ron la fissò
preoccupato - Ma sei matta?- - Ron, sono tutti gagia.- gli ricordò la
Grifoncina con un sorriso - Tranquillo, sarò in buona compagnia. Torno fra
qualche ora.- - Se ci sono problemi chiama.- - Tranquilli!-
Nella
camera di Malfoy invece regnava un silenzio quasi tombale. Draco era entrato
pochi minuti prima e aveva visto quello che non avrebbe voluto vedere. Damon
steso a letto con una panno umido sulla fronte, Beatrix seduta accanto al fuoco,
Cloe invece rivolta coi suoi preoccupati verso Tom, seduto sulla finestra
proprio come la sera prima. E il suo sguardo blu era totalmente privo di ogni
sentimento. Una lacrima ogni tanto gli sgorgava dagli occhi e scivolava
lenta, innaturale, come quella di una bambola. Tutti e quattro erano stati
testimoni di qualcosa che pochi avrebbero sopportato. Avevano provato sulla
loro pelle ciò che solo il bambino sopravvissuto aveva retto. Draco lì
osservò, sentendosi addosso gli sguardi sgomenti di quei piccoli maghi...ma non
quello di suo cugino. Decise di raggiungerlo ma quando gli s'inginocchiò
davanti Tom quasi non lo vide. Continuava a restare immobile, l'espressione
di qualcuno che ha perso tutto. Draco allungò una mano, sfiorandogli la
sua...e la sua pelle era fredda al tatto. - Non voglio che esca.- I
lineamenti di Malfoy si tesero, divennero la maschera della desolazione. -
Neanche noi.- sussurrò, stringendogli più forte il palmo - E non uscirà, te lo
giuro.- Tom non sembrò neanche aver percepito la sua voce - Se esce ucciderà
Harry.- - Lo Sfregiato ha la pelle dura mostriciattolo.- Il biondo si
ritrovò a ridere, dicendo quella frase. Già, lo Sfregiato era e sarebbe sempre
stato un eroe per tutti, niente l'avrebbe cambiato. Poteva odiare se stesso,
poteva rifiutare la realtà, avrebbe potuto nascondersi...ma la leggenda del
bambino sopravvissuto sarebbe rimasta nonostante tutto. Se solo fosse
riuscito a trovare la forza per salvare Tom, che era poi ciò che gli stava più a
cuore anche se non riusciva ad accettarlo, questa volta niente avrebbe potuto
fermarlo. Un ragazzino di sedici anni aveva sconfitto un grande mago anni prima,
salvando molte persone...ora in realtà doveva più salvarne due soltanto. Tom e
se stesso. Allungò il braccio e passandolo attorno al collo del cugino se lo
strinse addosso. Il piccolo Riddle gli nascose il viso nel collo, percependo
solo il pressante bisogno di aver vicino qualcuno. Si lasciò carezzare i
capelli, senza smettere di rivedere lo sguardo dell'uomo che avrebbe dovuto
essere suo padre. E così...era lui. Tom Marvolosom Riddle. Aveva gli occhi
rossi come il sangue. E la voce di un serpente. - Non voglio che rinasca.-
sussurrò ancora. - Non rinascerà.- scandì Draco sicuro - Dovessimo dar fuoco
a tutto il castello. Ma lui non rinascerà.- - Sei sicuro?- Malfoy alzò lo
sguardo. Era stato Howthorne a parlare, ancora sdraiato a letto, il fazzoletto
sulla fronte e gli occhi. - La stanza dove siamo stati...dove ci sono quello
specchio e quel velo....- gli spiegò Beatrix con voce tremante - Sono le stesse
del sogno che ha sempre fatto Damon. Quello che vi abbiamo raccontato giorni
fa.- - D'accordo.- Draco cercò di placare i nervi tesi, facendo cenno a tutti
di andare a sedersi accanto a lui. I bambini lo fecero senza lamentarsi,
aiutando il Legimors che stava a malapena in piedi. - Avanti, raccontami di
nuovo tutto quando.- lo incalzò l'Auror - E cerca di ricordare bene i
particolari Damon.- Il Serpeverde trasse un profondo respiro, cercando di
sedare il martellante dolore che gli stava trapanando le tempie. Gli sembrava
di avere la testa rotta in mille pezzettini. - Ho visto...la stanza dello
specchio e del velo.- disse ad occhi chiusi, con voce lontana, persa nel ricordo
- Sono lì davanti, le fiaccole sono molto luminose...e ci sono delle ombre che
corrono sotto le arcate. Non riesco a muovermi...e un serpente grande nero mi
arriva alle spalle.- Damon scosse il capo, come deluso - Te l'ho detto mille
volte. Mi sibila qualcosa nell'orecchio ma io non riesco mai a capire cosa vuole
dirmi.- - Non ha mai cercato di ferirti? Nello specchio non è mai apparso
nulla?- gli chiese Draco, continuando a cullare Tom. Il Legimors tacque,
assumendo una strana espressione. Ora che ci pensava... - Nello specchio
non ho visto niente...ma potrei giurare di aver sentito dei mugolii strani nella
stanza. Erano molto ovattati ma sembravano quasi i versi di un bambino
piccolo.- - Un neonato intendi?- fece Cloe allibita. - Ma fra noi non ci
sono bambini piccoli. Degona ha già quattro anni poi.- considerò Beatrix. -
Non ce n'era solo uno.- disse ancora Howthorne - Si, ce n'erano almeno
due.- Ora la faccenda si faceva davvero seria. Due bambini? Cos'avrebbero
potuto centrare due bambini piccoli con Voldemort? Il serpente nero doveva
essere Nagini ma non c'erano altri indizi su come poter fermare quell'essere che
per il momento era ben sigillato dietro al velo. Dannazione, non c'era più un
minuto da perdere ormai. - Se solo fossi rettilofono anche io...- mugugnò
Damon contrito. - Sciocchezze.- rispose Malfoy - Quante volte hai salvato la
situazione con le tue visioni eh?- - Già.- annuì anche Trix - Cloe e Tom sono
salvi da Katrina grazie al tuo intervento.- - Si ma stavolta la mia visione è
inutilizzabile perché non capisco cosa dice uno stupido serpente!- sbottò il
ragazzino, frustrato - Mi fa una rabbia!- - E...- la King si volse verso
Draco - Non c'è un incantesimo per vedere nei sogni dei Veggenti?- - Si ma è
proibito. Senza contare che Damon è anche un Legimors.- le disse l'Auror -
Nessuno è mai riuscito ad appropriarsi dei sogni di un Legimors, neanche i
demoni. Le doti dei Lettori di Morte sono intoccabili.- - E allora come
faremo?- ringhiò Howthorne, iracondo - Aspettiamo che capiti di nuovo un altro
disastro?- - Intanto voi quattro dovrete starvene buoni e lontano dai
guai.- La voce di Draco si era indurita, come la sua espressione. - Non
sapete cos'avete rischiato stanotte andando là sotto!- - Tranquillo,
l'abbiamo visto bene.- gli rispose Damon malinconico, guardando Tom. Riddle
naturalmente continuò a tacere e allora l'ex Principe di Serpeverde decise di
lasciar perdere ma non sulla promessa che aveva fatto a suo cugino. Gli aveva
giurato che Voldemort non sarebbe più tornato in vita ed avrebbe mantenuto la
parola data. Ora doveva solo trovare chi poteva dirgli dov'era Minus. Doveva
parlare con suo padre ormai. Era inevitabile. Inoltre aveva parlato con
Silente che aveva stabilito di far saltare qualche giorno di lezioni ai
maghetti, naturalmente come punizione e che avrebbero dovuto passare tutto il
tempo sotto la vigilanza degli Auror. Il preside non era stato contento, a
dire il vero, di adottare una tale linea d'azione, specialmente con Harry e Tom
in quelle condizioni ma ora l'unico modo per tenere al sicuro anche Damon,
Beatrix e Claire era proprio quello di tenerli tutti uniti. Ma ormai il
vecchio mago dalla barba bianca sapeva che mancava poco tempo. Dovevano
trovare Minus, checché avessero detto alla Aarons, e farlo alla svelta. O per
Harry sarebbe stato tardi.
Alle sette della mattina dopo, Hermione
Granger tornò a Hogwarts con un diavolo per capello. Fuori infuriava un
temporale primaverile che batteva violento contro le mura di pietra della scuola
e gli animali di Hagrid sembravano irrequieti. Anche loro sentivano un'orrida
energia devastare le fondamenta del castello. Ma lei, purtroppo, in una dura
notte di ricerche era approdata a ben poco. Quei maledetti della Dama Nera le
avevano fatto un sacco di storie e anche se si erano mostrati morbosamente
curiosi verso ciò che stava succedendo al bambino sopravvissuto e al risveglio
del suo nemico, si erano fermamente rifiutati di aiutarla. A quanto pareva tutti
i gagia sapevano che i Lestrange avevano radunato Mangiamorte da ogni angolo
d'Europa e sembravano dare per scontata una resurrezione del Lord Oscuro. Fra
le tante forze oscure però, i gagia erano i più interessati a quest'evento. A
quanto le aveva detto Milo, suo zio e suo padre erano nel pieno di una faida con
un'altra casta millenaria di vampiri di stirpe e l'ultima cosa che premeva loro
erano le beghe dei maghi ma la strega a quel punto necessitava di ogni tipo di
materiale sulle maledizioni senza perdono e con un patto poco onesto era
riuscita ad ottenere ciò che cercava dal Giocattolaio. Ora portava fra le
braccia tre pesanti tomi maledetti che si agitavano repentinamente, rischiando
di farla cadere ad ogni passo ma quello era niente in confronto a ciò che aveva
dovuto dare in cambio al Collezionista di Anime per quei libri scritti niente
meno che in gaelico. Il gagia infatti era uscito a estorcerle la sua
Giratempo, una delle sole quattro presenti in Europa. Lo scambio le rodeva ma
per Harry avrebbe dato anche un occhio o un arto. Tornata alla Torre Oscura,
trovò un cupo silenzio attutito solo dal tintinnio leggero che produceva il
cucchiaino di Edward a contatto la tazza fumante che aveva fra le mani. Lui
sollevò gli occhi azzurri, sorridendole. - Ciao dolcezza. Tutto bene?- -
Come no.- sbuffò, levandosi il mantello e buttando i tre libri sul tavolo. -
Però...- fece Dalton con un fischio sarcastico, vedendo i tomi agitarsi e
cercare di mordersi a vicenda - Allegri i ragazzi. Dove li hai presi? Al canile
dei mastini infernali?- - Dal Giocattolaio.- gli spiegò, versandosi una tazza
di the, esausta. - Dal Giocattolaio.- riecheggiò l'ex Corvonero, alzando un
sopracciglio. - Si, si lo so...- sbuffò la streghetta distrutta, lasciandosi
andare seduta su una poltrona - Ma non avevo altra scelta.- - Che t'ha
chiesto in cambio il bavoso?- - La Giratempo.- - Che cosa?!- Edward a
momenti si sbrodolò tutto - Hermione ma sei matta?!- - Tranquillo, mi sono
già rifilata la mia dose d'insulti giornaliera da sola! Il problema è che quelli
della Dama Nera sono già tutti convinti che Voldemort tornerà in vita! Dovevi
vederli...avevano la bava alla bocca quando ho chiesto questi testi che tra
parentesi sono gli unici tre libri di studio sulle Maledizioni Senza Perdono che
siano stati conservati dopo i roghi di centocinquant'anni fa, a opera di un
altro astutissimo Ministro della Magia.- - Certe cose vanno nascoste
tesoro.- le disse Dalton. - Non per me.- replicò Hermione seria. - Sei
sempre della tua tesi che è meglio conoscere i trucchi del nemico per
difendersi?- - Si.- confermò, agitando la bacchetta per tenere fermi quei
libri così aggressivi e attaccabrighe - Lo dico e lo ribadisco. Ora nei cimiteri
ci sarebbero meno lapidi.- - E forse più Mangiamorte.- - Almeno meno gente
ci avrebbe lasciato la pelle.- replicò serafica. - Si, questo è vero.- ammise
Edward, alzandosi in piedi - Ora scusa ma sono davvero stanco. Vado a
letto.- La Granger lo bloccò, fermandolo per il polso. - Hai detto a May
che abbiamo trovato Minus.- - Esatto.- rispose con un leggero sorriso -
Voglio vedere se lo tengono nascosto i Lestrange. Se è così basterà tenerli
sotto controllo e appena andranno a spostarlo...bingo, ci metteremo le mani
sopra.- - Edward sei diabolico.- rise, lasciandolo andare a dormire. - Può
darsi. Ciao bellezza, ci vediamo dopo.- Hermione sospirò, una volta rimasta
sola. Anche lei aveva sonno ma prima doveva trovare qualcuno di fidato che
conoscesse il gaelico e che non avesse fatto storie per tradurle quei testi
bestiali quindi Caesar era già fuori discussione visto che avrebbe fatto
parecchio ostruzionismo a mettersi in mezzo a quella guerra. Tra qualche
tempo però sarebbe stato il momento di richiamarlo. Aveva quasi trovato tutti
gl'ingredienti per il rituale che avrebbe potuto temporaneamente intrappolare un
empatico al di fuori del suo elemento e presto sarebbe anche tornata di Gigì
dalla Foresta Proibita: la fatina di Harry infatti era stata richiamata a una
riunione arborea con tutti gli abitanti del bosco e in effetti se ne sentiva la
mancanza. Aperto un libro e incatenati gli altri due, Hermione guardò
allibita quelle parole a lei incomprensibili, senza contare che le pagine ogni
tanto le scottavano le dita o cercavano di mordicchiarle i polpastrelli. -
Stupida massa di carta straccia!- sbraitò, quando si fece veramente male. -
Ehi ma con chi parli?- Si volse e trovò May sulla porta, in vestaglia e mezza
addormentata. - Scusa, ti ho svegliata?- le disse Hermione. La mora scosse
il capo, stropicciandosi gli occhi - Non tu. Ma uno strano suono fastidioso che
c'è solo in camera mia.- - Un suono?- chiese la Grifoncina allibita. - Si,
tipo un fischio.- bofonchiò May, raggiungendola alla tavola e versandosi del
caffè caldo con la bacchetta - Tom e i ragazzi l'altra settimana erano qua a
fare i compiti e magari ci hanno lasciato qualcuno dei loro giochetti incantati.
Mi metterò a cercarlo oggi pomeriggio...e questi libri?- chiese ridendo - Però,
affamati eh?- - Già, una vera seccatura!- rognò la Granger. Passarono
appena due secondi di silenzio poi Hermione avvertì qualcosa di strano
nell'aria. E il sangue di Caesar dentro al suo bracciale iniziò a
ribollire. La tazza di May cadde a terra, la ragazza cacciò un grido,
chiudendosi le mani sulla testa. Quando rialzò lo sguardo, i suoi occhi erano
vuoti e velati come quelli che aveva avuto Edward quando aveva cercato di
buttarsi giù dal terzo piano di Grimmund Place. - Expelliarmus!- urlò la
Aarons. La Grifoncina perse la bacchetta e un attimo dopo si ritrovò
schiacciata a terra, le mani di May sulla gola, la bacchetta di acero
dell'Osservatrice puntata alla testa. Ma sua espressione sembrava
combattuta. Poi il riso...e la voce di Katrina. "Hai finito
d'intralciare i miei piani, maledetta mezzosangue! Dì addio alla vita! Avada..."
- IMPEDIMENTA!- Il corpo di May venne sbalzato via e andò a sbattere
violentemente contro un muro, ricadendo poi su un divano e perdendo i sensi
all'istante. Un rivolo di sangue le colava dalla bocca e dal sopracciglio
destro. Hermione, a fatica, cercò di riprendere coscienza di ciò che era
successo ma un suono di tacchi alti e una faccia che le si parò di fronte la
convinse a restare seduta. - Però...- bofonchiò la strega, inginocchiata di
fronte a lei - Non avrei mai pensato di salvarti la vita, sai Granger? Comunque
vedo che in giro c'è ancora gente che vorrebbe farti la pelle.- Hermione,
stralunata, si ritrovò di fronte a una sua vecchia conoscenza. Pansy
Parkinson la scrutava con la sua aria mezza altezzosa e mezza paziente. Non la
vedeva da quattro anni e la Grifoncina si stupì nel trovarla più carina e umana
del solito. Ora non aveva più quella perenne aria incazzata col mondo, né quella
smorfia antipatica sulla faccia. I capelli erano sempre nerissimi, non più
tagliati a caschetto ma belli, lunghi e sfilati. La ex Serpeverde le allungò
la mano, tirandola in piedi per scrutarla da punta dei capelli a quella degli
stivali. - Sei magra da fare schifo.- le disse serafica. - Grazie tante.-
borbottò Hermione, un po' spiazzata - Ma tu che ci fai qua?- - Bella
considerazione per chi ti ha appena salvato la vita.- replicò quella,
togliendosi i capelli dalle spalle. Non era vestita come la solita principessa,
anzi. Per la prima volta ad Hermione sembrò una ragazza normale. Gonna corta,
stivali e una camicia stretta con un foulard di seta al collo. - Quella non è
la vostra Osservatrice?- le chiese la Parkinson. - Si.- annuì Hermione -
Sembrava sotto l'influsso di un'empatica.- - Ah si...quella tizia super
vanesia.- Pansy per un secondo riassunse quel suo tono di sussiego che fece
subito irritare la Grifondoro che c'era nella Granger - Comunque ero venuta qua
solo per vedere Ron. Sai dov'è?- - Oddio ma cos'è successo qua?- Hermione
e Pansy si voltarono verso quella voce atrocemente spaventata, neanche ci fosse
stata la sala invasa di cadaveri mutilati. Era Elisabeth alla sua gonna era
attaccata la piccola Degona. La bimba salutò subito sua zia Hermione, poi
fece conoscenza con la nuova venuta e mentre Liz cercava di rimettere in sesto
May, ancora svenuta, arrivò anche Edward che aveva dormito mezz'ora appena. -
Guarda qua che taglio...- Liz tamponava quel graffietto sulla fronte di May con
mani tremanti. - Scusate, ma ho visto che stava usando l'Avada Kedavra e...-
Pansy alzò le spalle incurante. - Già, chissà perché non l'hai uccisa tu.-
soffiò Edward a bassa voce, grattandosi il capo. - E perché scusa?- -
Lasciamo a dopo le spiegazioni.- ringhiò Hermione seccata - Forza, Liz si sta
svegliando o no?- - Si...ecco, apre gli occhi!- la tata di Degona sorrise -
May come va? Tutto bene?- La Aarons mosse di poco le pupille, stentando a
mettere a fuoco qualcosa. - Cos'è successo?- alitò, toccandosi la fronte
ferita. - Katrina ti ha usata come burattino.- le spiegò la Granger. - Ti
ho fatto del male?- - Per fortuna no.- rispose la Grifoncina - Pansy ti ha
spedita contro il muro prima che potessi uccidermi.- - Scusa tanto.- fece la
Parkinson senza che gliene fregasse nulla - Ma ho dovuto farlo.- - Basta che
non si sia rotta l'osso del collo...- bofonchiò Hermione ma si zittì prima di
continuare. Degona, in piedi davanti a lei, si era girata di scatto a guardarla.
Sembrava spiritata, gli occhi verdi pieni di astio. - Tu! È solo colpa
tua!- urlò con la sua vocina dolce - E' solo colpa tua! Tu ti sei messa
in mezzo e me l'ha portato via! Ma se credi che ti lascerò rovinare anche i miei
piani ti sbagli!- - Degona ma cosa dici?!- Liz, allibita e sgomenta da
quelle parole, l'afferrò per la spalla ma la bambina con un semplice gesto
sollevò un'ondata magica che gettò praticamente tutti a terra, May ed Hermione
comprese. Il colpo non era stato forte ma dalla bimba, che probabilmente
stava incanalando i sentimenti di Katrina che era fra loro in una qualche
superficie riflettente, non sembrava volersi fermare. - Me l'hai portato
via, lui era mio! Mio capito?- urlò ancora Degona, stringendo i piccoli
pugni - Te la farò pagare cara, ricordatelo sporca mezzosangue! Tu, occhi di
giada e tutti gli altri morirete! Il mio padrone vi ucciderà tutti come avrebbe
già dovuto fare molti anni fa!- - Herm!- Dalton si stava faticosamente
rimettendosi in piedi - Sta sentendo i sentimenti di Katrina! È qui!- - E
come facciamo a cacciarla?- urlò May, mentre l'onda magica di Degona continuava
a schiacciarli sul pavimento - Se non facciamo qualcosa non usciremo vivi da
qui!- - Ex...Existo!- sussurrò la Granger, puntando il dito verso la
figlia di Tristan ma anche se la magia colpì il bersaglio, Degona non ne risentì
minimamente. Deviò la scia magica della Grifoncina con uno sguardo, continuando
a sorridere. - Sporca mezzosangue, cosa credi di fare? La magia comune
non serve sugli empatici...figurati sulla figlia di un demone!- - Degona
basta, smettila!- la pregò Liz. Naturalmente le loro parole non vennero
ascoltate ma anche la bambina stava cominciando a sembrare sofferente. Il suo
bel visino si stava contraendo in una smorfia, le sue gote si erano
arrossate...e la sua onda magica cominciava ad affievolirsi. Sembrava che stesse
sopraffacendo Katrina. Ancora qualche minuto e la forza dell'empatica sparì
dalla testa della piccolina, lasciandoli tutti liberi.
Un'ora più
tardi... - Le cose non possono più andare avanti così!- Tristan annuì
pesantemente, conscio di aver terrorizzato a morte Lucilla che ora faceva su e
giù nella sua camera da letto, con Degona stretta in braccio e l'aria
mortalmente preoccupata. - Lo so, lo so anche io.- le disse pacato - Ma non
c'è molto da fare. Dena sente Katrina e ha incanalato la sua rabbia.- - E
avrebbe potuto farsi del male!- sbottò la Lancaster che arrivata di volata dal
Golden Fields - Io divento pazza a saperla qui con quella dannata empatica!
Poteva farle del male o ferire Hermione e gli altri!- - Lucilla calmati.- la
pregò Mckay - Abbiamo già vagliato ogni possibilità ma bloccare un empatico è
una delle cose più difficili che esistano, lo sai anche tu. Cameron ha già
trovato il luogo dove riposa Katrina, ci manca solo il corpo finto che la
contiene, poi Degona sarà sana e salva.- - Mamma non volevo farti
preoccupare.- sussurrò anche la bambina. Lucilla si placò quasi, tirando un
lungo sospiro. Era furibonda, questo era palese ma Tristan onestamente non
sapeva neanche da che parte cominciare. I poteri empatici erano banditi dal
Ministero della Magia. - Ho bisogno che qualcuno stia con lei ventiquattro
ore su ventiquattro.- scandì la demone - O non riuscirò a vivere.- - C'è
Liz...- Tristan si rimangiò subito tutto, con una smorfia - Per ora con Dena sta
sempre Gigì.- - Non mi basta una fatina!- replicò Lucilla duramente,
fissandolo con gli occhi bianchi contratti per l'angoscia e l'apprensione -
Tristan abbiamo bisogno di qualcuno che sappia governare i suoi poteri, nel caso
si scateni contro gli altri. Tu puoi farlo grazie all'anello ma gli altri esseri
umani no.- - Stai proponendo di trovarle un tata per demoni!?- chiese il
biondo, mezzo sconvolto - Starai scherzando!- - No, neanche un po'! Già muoio
sapendovi qui tutti e due, figurati ora che mia figlia sente e incanala i
sentimenti di quella rivoltante empatica.- - Ma...ma...- Mckay allargò gli
occhi, sempre più confuso - Ma ci sono tate per i figli del demoni?- -
Certo.- sbuffò la Lancaster. - Si ma sono normali spero!- - Non hanno
corna e coda, se è questo che intendi amore.- - Un'altra tata?- chiese Degona
stranita, mettendosi in mezzo - Mamma ma tu non puoi stare qui?- Lucilla
tacque, bloccando la sua furia e la sua paura. No, lei non poteva restare.
Guardò Tristan, abbassò poi lo sguardo. Lei non poteva prendersi cura di
sua figlia. Nemmeno ora che era in pericolo. E faceva più male della
consapevolezza di perdersi gran parte della sua vita.
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Capitolo 46 *** Capitolo 46° ***
Dest46
Decisamente quella mattina era cominciata davvero
male. Anzi, erano giorni che girava male tutto quanto, ammise Draco con se
stesso. Sembrava che niente fosse più girato per il suo dannato verso da
quando i Lestrange si erano rimessi a capo di quella cloaca di tagliagole
psicopatici votati al genocidio di massa, quasi dieci mesi prima. Ma quella
giornata sarebbe peggiorata presto per lui, com'era vero che il sole tramontava
per far scendere la notte. Attorno a lui gli Auror quasi non si accorgevano
del suo malumore, attenti com'erano a capire i motivi per cui stavolta Katrina
si fosse impossessata di May che, dolorante per la botta ricevuta, mangiava di
malavoglia seduta fra Ron e la sua tubante colomba. Eccola lì. Draco
quasi non ci credeva. Pansy Parkinson che sposava la Donnola. Ma com'era
possibile?, si chiese. Perché tutti alla fine ci cascavano? Perché tutti
sembravano profondamente diversi da quelli che erano stati in passato...mentre
lui, inchiodato a quella tavola e a quella sedia scriveva una breve lettera a
suo padre, dal tono conciso e sostenuto, pregandolo di raggiungerlo nel luogo
d'incontro prestabilito al più presto, con una tale rabbia quasi da non riuscire
a contenersi? Incredibile. L'ultimo loro incontro li aveva visti come
nemici, un padre pronto a sacrificare il figlio in nome della causa. Poi
aveva visto il suo stesso carnefice salvarlo...e poi sparire. Se n'era andato
Lucius Malfoy, si. Se n'era andato e per quattro anni di lui non se n'era
saputo nulla. Anzi, lui non aveva voluto saperne nulla. Chi glielo garantiva
che suo padre non fosse rimasto in contatto con sua madre? Un grande amore non
si scordava per un tradimento, per un errore scontato in una vita intera, lo
sapeva bene anche lui. Si erano molto amati. Spesso vedeva sua madre guardare le
loro foto, con occhi lontani, persi nel passato. Ma se la lontananza non era
riuscita ad attenuare il suo amore, per Draco si era trattata di tutta un'altra
storia. No, lui non dimenticava. Lui non perdonava. Non poteva perdonare
un padre che aveva messo al posto di suo figlio il suo nemico. Non perdonava
un padre che sarebbe stato disposto ad uccidere suo figlio, non perdonava anni
di silenzio, di freddo, di veleno. Anni di incubi. No, non c'era modo di
dimenticare e neanche di perdonare. Eppure stava scrivendo a lui, l'uomo che
odiava di più al mondo. Si era fatto violenza per scrivere quelle poche
parole ma la promessa fatta a un bambino era sacra. E se suo padre sapeva
qualcosa di Minus, allora si sarebbe abbassato a chiedere il suo aiuto. Per
Tom. Solo per lui. Chissà come sarebbe stato il loro incontro. Chissà se
era cambiato, chissà che avrebbe detto quell'arrogante e viscido serpente. Forse
non era cambiato. Starsene a zonzo per il mondo da solo doveva aver acuito il
suo egocentrico senso di onnipotenza. - Ehi, come mai quel muso
lungo?- Draco sollevò finalmente la faccia dalla pergamena, nascondendone il
contenuto a Pansy che si era sporta con aria curiosa verso di lui. - E tu
come mai sei qua?- replicò serafico. - Sono venuta a controllare i miei
investimenti.- disse tranquilla. - E sarebbero?- - Mio marito e il mio
secondo testimone, ovviamente.- Pansy ghignò come una iena, scoccando
un'occhiatina perfida a Hermione che scartabellava coi libri magici in gaelico,
imprecando contro i loro morsi repentini - Sono salita credendo di trovare degli
Auror e invece a quanto pare mi sono ritrovata a dover salvare la
mezzosangue.- - Ti posso assicurare che non avevo bisogno del tuo aiuto.-
sibilò la Granger seccata - Ahi! Maledetto!- un libro l'aveva morsicata per la
seconda volta - Porca miseria! Ho già provato di tutto: li ho accarezzati, gli
ho pure fatto il bagno ma non c'è stato verso di tenerli buoni! Ma che
hanno?- - Sempre appresso ai tuoi tomi polverosi eh?- frecciò la
Parkinson. - Fatemi il favore, non ricominciate eh?- s'intromise Ron,
portando altro caffè a tavola - Non è la giornata buona oggi.- - Non sarà mai
la giornata buona Donnola, credimi.- sibilò Malfoy, andando alla finestra e
attaccando alla zampa di Edvige la lettera per suo padre - Dalton dove
sta?- - E' andato a dormire quando è tornata Gigì.- sussurrò May, con una
borsa del ghiaccio sulla nuca - Ora che c'è lei possiamo stare tranquilli.
Maledetta quell'empatica...Dio, non mi sento più la testa!- - E Harry?- Ron
si sedette accanto alla Parkinson, passandole il braccio sullo schienale della
sedia con fare protettivo - Herm, sicura che quella pozione serva a guarire
quella scottatura?- - Se l'avessi fatto secco ce ne saremmo accorti.- sibilò
rabbiosa, staccando un dito dalle grinfie del libro che aveva sotto mano - Dio
che frustrazione!- - Vuoi lasciar perdere quei cosi per un attimo?- sbuffò
Draco, prendendole il mattone e lanciandoglielo via, allibendola - Come sta San
Potter? Si riprenderà o no?- - Hai idea di quello che mi sono costati quei
libri, razza di stupido rettile?- sbottò furibonda. - Tanto sono
incomprensibili.- le rinfacciò Ron sarcastico. - Sono in gaelico, idioti. Mi
serve solo un traduttore.- - Gaelico? E che roba è?- La Grifoncina esibì
una smorfia disgustata - Come avete fatto a sopravvivere questi quattro anni mi
piacerebbe saperlo. Meno male che c'era Edward.- - Si, due giorni si e
l'altro anche con gli allibratori sotto casa.- frecciò il rossino - Una favola,
te l'assicuro.- - Alla fine della fiera cosa ci sarebbe su quei libri?- le
chiese la Aarons, dolorante. - Vita morte e miracoli delle maledizioni senza
perdono, tutti i segreti dell'anatema finale e i vari casi affini.- le disse la
Grifoncina - Peccato che non mi venga in mente nessuno che conosca il gaelico al
Ministero e che non faccia storie a tradurmi questi testi. Se vado da qualche
gagia finisce che ce lo ritroviamo contro, Lucilla ha altro da fare con la
ricerca della nuova tata e...- - Nuova tata?- la interruppe Draco - Si libera
di Liz?- - Vado a prendere il vino e chiamo Milo e Clay.- disse Ron
serafico. - Dai, siete perfidi.- sorrise la Granger - No, ne cercherà solo
un'altra a prova dei poteri di Degona. E per finire, tornando a prima, sembra
che nessuno sia disposto a farsi pagare una mazzetta per questa traduzione!
All'inferno, in Germania mi sarebbe bastato schioccare le dita per un lavoretto
simile. Da quando la Gran Bretagna è infestata da perbenisti eh?- - Che ci
vuoi fare mezzosangue, abbiamo sentito la tua mancanza in questi anni.- frecciò
allora Pansy. - Fate venire l'emicrania, ve lo assicuro.- sbuffò Ron - Ci
manca solo Harry e siamo a posto.- - Parlando dello Sfregiato...come la
sistemiamo la faccenda?- bofonchiò Malfoy cercando le sigarette sparse nel
casino sul tavolo, fra piatti, tazze, penne e libri - E non so se ve l'ho detto
ma Damon ha sognato di nuovo la stanza del velo e dello specchio. Pare che ci
sia il pianto di due bambini piccoli in sottofondo.- - Bambini?- Hermione e
Ron lo guardarono senza capire - Indenti neonati?- - Si, i mocciosi senza
denti.- ghignò il biondo sarcastico - Dite che è una metafora per indicare il
bambino sopravvissuto o è un fatto reale?- - I Legimors e i Veggenti non
sognano per metafore.- sussurrò la Grifoncina pensosa - Bambini...due
bambini...- - Senti, non è che aveva ragione tuo nonno e sei incinta
davvero?- bofonchiò allora Ron, facendo sbiancare la sua migliore amica - Sai,
coi tempi che corrono...- - Si, coi tempi che corrono sarebbe di Caesar.-
sibilò lei di rimando - E te l'ho detto. No, non sono incinta.- - Caesar? Chi
è Caesar?- fece Pansy curiosa - Credevo che voi due steste ancora insieme.-
aggiunse, rivolta a Malferret - O no?- - Tasto sbagliato.- sussurrò Weasley
con un ghigno perverso, vedendo l'espressione di fuoco della Granger che
comunque lasciò correre, ribadendo ancora una volta che non aspettava nessun
figlio. Ora però la faccenda dei neonati le sembrava davvero un particolare
da tenere in considerazione. Rilevante, ma incomprensibile. - Gl'impegni
di oggi?- chiese la ex Serpeverde, capendo di aver toccato un argomento
scottante - Ce l'avete un giorno libero voi?- - Qua a Hogwarts?- ghignò Draco
- Sogni. Comunque io devo andare a casa mia, c'è un alchimista che devo
incontrare stasera e devo preparargli le mie ricerche.- - Io vengo con te.-
disse Hermione, senza neanche guardarlo. - Perché?- se ne
uscì. Guardandola, capì subito che aveva fiutato qualcosa e far finta di
nulla, come enfatizzare storie, sarebbe servito solo a far insospettire di
più. - A Malfoy House ci sono ancora numerosi libri oscuri, voglio
consultarli.- sentenziò la Granger - Non ti darò fastidio. Mi chiuderò da
qualche parte mentre tu sistemerai le tue provette.- - Possiamo andare via in
due?- rognò a quel punto il biondo, rivolgendosi agli altri - Ce la fate?- -
Oggi non devo andare da Orloff, non c'è problema per me.- disse May. - Per me
neanche, tanto io e Pansy dobbiamo solo finire alcune faccende pratiche.- annuì
anche Weasley - Sistemerò Harry appena si sveglia, ma tanto di ronda oggi tocca
a Milo e Jess.- - Di quei quattro mostriciattoli chi se ne occupa?- bofonchiò
Hermione. - Sveglierò Edward.- sibilò il rossino ridacchiando - Comunque non
ti preoccupare, davvero. C'è anche Lucilla oggi e starà qua fino a
stasera.- - D'accordo...- Draco si alzò in piedi, non sicurissimo ma
d'altronde non poteva certo rimandare l'appuntamento - Allora noi andiamo.- -
Vedete di non provocare disastri eh?- rincarò anche la Grifoncina. - Non fare
l'allarmista mezzosangue.- frecciò la Parkinson, decisa a giocare coi nervi di
Hermione - Secondo me l'unico problema dei Mangiamorte sei tu, cara la mia
piantagrane!- - Hn, verrai scaricata all'altare!- sibilò l'altra,
andandosene. - Cosa scusa? Non ho sentito!- - Hai sentito benissimo!- -
Basta, mi avete rotto le palle.- sindacò Draco, afferrando Hermione per il
gomito - Weasley mettile la museruola, ci vediamo stasera!- - Si, ciao...e
non stancatevi troppo!- gli urlò dietro il rossino divertito.
- E
allora? Che hai da guardare?- Il caro Draco, svaccato nel suo letto a Malfoy
House, colse su di sé lo sguardo indagatore della Granger ma non ci fece
eccessivamente caso, fumando a tutto spiano e contando i minuti che mancavano
all'incontro. In fondo era da quando erano arrivati che lei lo guardava storto e
a niente erano valsi i suoi tentativi di farle dimenticare la cosa cercando di
saltarle addosso. Niente, una roccia. Hermione non era mai stata una che
mollava l'osso, questo doveva ammetterlo. Avevano pure pranzato scoccandosi
occhiatacce e la cosa non era stata molto normale. Perfino gli elfi domestici si
erano chiesti se non fossero impazziti e ora all'alba delle tre di quel
pomeriggio uggioso la cosa continuava in un degrado veramente senza eguali. -
Un alchimista hai detto, eh?- frecciò la ragazza, seduta alla sua scrivania
attorniata da tomi incolonnati l'uno sull'altro, tutti di magia oscura - Questo
alchimista ha un nome?- - Pasqualino.- - Bello.- sindacò la ragazza
dandogli le spalle - Ed è per questo Pasqualino che ti sei fumato un pacchetto
di sigarette da che siamo arrivati tre ore fa?- - Non trovi che oggi sia una
giornata veramente schifosa?- ribatté, osservando il cielo cupo - Tra un po'
potrebbe anche piovere.- - Ti sbagli, sta già piovendo. Vengono giù balle a
secchiellate.- ironizzò sarcastica. - Ai mezzosangue dovrebbe essere proibito
andare in giro da soli. E anche parlare.- replicò irritato, incrociando le
braccia dietro alla testa. - Eccolo qua. Secondo segnale.- sbottò Hermione,
illuminandosi tutta - Sei nervoso, lo so! Quando stai per dare i numeri attacchi
a rompere con le tue questioni razziste e fumi come un turco! Ti si stanno anche
dilatando le pupille, ti conosco troppo bene! All'esame del M.A.G.O. è successa
la stessa cosa!- - Granger lo sai che sei snervante? Se non stai zitta ti
faccio urlare, scegli!- - Quanto sei romantico. Dimmi chi è!- - In cambio
che mi dai?- La strega assottigliò la bocca, osservando la sua espressione
diabolica. - Dimmi chi è e poi ne parliamo.- - No, prima "trattiamo" e poi
se ho voglia ne parliamo.- rispose ghignando. - Fare sesso lo chiami
trattare?- fece con aria angelica - Però, allora d'ora in avanti dovrò
cominciare a fare come tutte le altre donne. Prima ti chiederò qualche gioiello,
che dici? Le mie grazie valgono qualche brillante, non credi?- - Tipo
l'anello di fidanzamento?- Draco, con somma soddisfazione, la vide quasi far
cadere il libro che teneva fra le mani. Bene. L'aveva messa a tacere
finalmente! - Idiota.- gli sibilò - Non sono cose su cui scherzare.- La
guardò tornare sui suoi testi come nulla fosse e la cosa gli dette
fastidio. Ma non le importava proprio nulla? - Lo vorresti?- -
Cosa?- - L'anello.- - Non vedo perché.- gli disse seria, seguendo le
parole sul libro ma non capendone il significato - Tu vuoi l'anello di
fidanzamento?- - Te l'ho chiesto prima io.- - Non seccarmi Malferret, sto
cercando di capire come aiutare Harry!- - Che schiatti lo Sfregiato.-
bofonchiò il biondo incazzoso, ben sapendo di nuovo non si sarebbe venuto a capo
di niente. Certo che era bella tosta su quell'argomento, per la
miseria! Stava per andare a prenderla per le braccia, deciso a farle capire
perché era il caso di pensare a certe cose quando qualcuno bussò alla porta. Un
elfo domestico mise il naso adunco fra i due battenti di legno scuro e lasciò
perplessa Hermione, visto com'era pallido. Anche un pochino tremolante e
spiazzato. - Padroncino.- sussurrò - C'è...il suo ospite.- Anche Draco,
come poté notare la strega, divenne leggermente più pallido. - Arrivo.-
sussurrò - Fallo acc...- ma si bloccò, alzando le spalle - Che vada dove gli
pare. Fra un attimo scendo.- Rimasti soli, i due Auror rimasero a fissarsi
per un lungo attimo. Poi Draco si appoggiò di peso alla scrivania con un
braccio, posando la mano a fianco della Grifoncina e accostò la fronte alla sua,
socchiudendo le palpebre. - Ci servono quelle ossa.- sussurrò mentre lei gli
carezzava le guance - Ho promesso a Tom che avrei fatto di tutto per salvare lo
Sfregiato.- - E' tuo padre vero?- mormorò Hermione, stringendolo forte per il
capo, lisciandogli delicatamente la nuca - E' lui.- - Si.- annuì a bassa
voce. - Allora vai.- la strega lo fissò dritto in viso. Non aggiunse altro.
Sapeva che non c'erano parole, né consolazione per lui. Lo lasciò andare
col cuore a pezzi. Non lo seguì. Ora doveva lasciarlo solo, anche se le
faceva male.
"...Fra le tante creature custodi di potenziale
magico, i Fatati, le creature del Piccolo Popolo, sono da secoli alleati al
mondo dei maghi. Fu William Wolfgang, Ministro della Magia dall'anno 1870/1902,
a rendere i patti fra il mondo umano e quello del Piccolo Popolo legali con una
costituzione scritta nel terzo anno del suo mandato..." Tom Riddle
sospirò, chiudendo il libro di Storia della Magia del primo anno adottato da Ruf
e rialzando gli occhi bluastri oltre la finestra. Erano appena le quattro del
pomeriggio. Il cielo era cupo come il piombo e lui era in punizione,
esattamente come Cloe, Damon e Trix. Ma la punizione di reclusione nella
torre di Grifondoro a lui non sembrava così grave. Anzi. Stare solo in altre
circostanze gli sarebbe sembrato una sorta di vacanza dai pettegolezzi di
Hogwarts ma quel giorno...si, quel giorno la solitudine gli pesava addosso come
un macigno. Gli mancava l'aria. Risentiva la gabbia attorno a lui,
implacabile come una ghigliottina. Richiuse gli occhi e un brivido gli
percorse la schiena. Una mano. Una mano aperta, bruciante e rovente sulla
pelle di Harry. Si alzò dal letto di scatto, fremendo. No, non riusciva
neanche a pensare che a suo padre bastasse toccarlo, solo sfiorarlo, per
procurargli tanto dolore. E se un giorno fosse accaduto anche a lui? Se un
giorno avesse toccato Harry e l'avesse ferito? Suo padre. Tom non faceva
che pensarci. E così era quello suo padre. Non aveva mai pensato di cercare
una sua immagine a dire il vero ma forse inconsciamente aveva sempre desiderato
vedere almeno il suo viso. Si chinò e da sotto il letto estrasse la foto di
Bellatrix, che Vanessa gli aveva regalato per il suo compleanno. Anche quella
donna...aveva lo stesso sguardo di suo padre. In quegli occhi non c'era posto
per nulla che non fosse la brama. Dubitava che avessero mai conosciuto
l'amore. Di certo non si erano mai amati, visto che suo padre aveva sempre
amato, seppur di un amore malato, solo Lucilla. Era lì a Hogwarts Lucilla. O
almeno, c'era stata fino a pochi minuti prima. Era andata via per un'oretta,
alla ricerca di qualcuno che avesse potuto badare ai poteri di Degona. Prima di
andarsene era andata di nuovo a parlare con lui. Non si erano detti molto, in
verità. Tom non aveva aperto bocca, conscio che parlare di Voldemort per lei
era troppo doloroso. O almeno così credeva. Desiderava dimenticare
quell'uomo. Desiderava dimenticare il modo in cui l'aveva guardato, i suoi occhi
sgranati, i loro lineamenti così simili. Lord Voldemort però era stato
bambino, era stato un ragazzo...uno studente di quella scuola. Perché era
cambiato? Perché? E gl'interessava davvero saperlo? Tom nascose la cornice
al suo posto, fra le doghe del materasso e tornò alla finestra. Chissà come
sarebbe stata la sua vita se suo padre non fosse diventato il Signore Oscuro.
Non avrebbe mai conosciuto Draco e Harry in quel modo... Appena capì ciò che
aveva pensato si vergognò come un ladro. Era così egoista da passare
tranquillamente sulla morte di James e Lily Potter! Sulla morte di un sacco
di persone! Sulla tortura...sulle sofferenze... Con un gemito si sedette
sulla mensola della finestra, coprendosi il capo con le braccia, appoggiando la
fronte sulla fredda superficie della roccia.
"Harry Potter non ti
vuole..."
Tom sollevò la testa di scatto, tremando. Nel vetro
c'era un'ombra vaga che si agitava lenta e sinuosa come
fumo. Katrina.
"Lui non ti vuole...questo non è il tuo posto.
Vieni con me. Ti porterò dai tuoi fratelli e da tuo padre. So che vuoi
vederlo."
Non si mosse, cominciando a sentire le lacrime pungergli
gli occhi. Quello non era il suo posto. Si. Era vero. Katrina aveva
torto su tante cose...ma non su quello. Sogghignò, soddisfatta. Bene, era
suo ormai.
"Morsmordre!"
Harry Potter sollevò gli
occhi verdi nello stesso istante accecante in cui un lampo in cielo squarciò i
sensi di molti maghi di Hogwarts. Quel fulmine magico e sinistro, poi un
boato...e una luce nerastra, quasi pestilenziale, si alzò in spirale sopra la
Foresta Proibita. I corvi iniziarono a gracchiare, quasi in un gemito di
collettiva angoscia che avrebbe preceduto quello degli uomini. Le loro ali
nere si sollevarono in mulinelli, quindi quell'unico, orrido e agghiacciante
spettacolo. Erano quattro anni che non si mostrava. Il marchio di Voldemort
era stato richiamato. Il teschio oscuro spiccava sulle nubi come un corvo fra
mille colombe, il serpente smeraldino si agitava in quella bocca con sinuose
movenze. Quello non era solo un presagio. Non era solo un richiamo. Harry
si sentì morire. Cos'era quella sensazione? Cos'era sulla
disperazione? Cedimento. Tom...Tom aveva ceduto. Oddio...era laggiù. Nella
Foresta! Senza sentire dolore per la schiena ferita, né richiami, né grida,
né le voci dei suoi compagni, si rivestì come un automa. Sembrava sul serio che
non sentisse nulla e Ron ne rimase sconvolto. In qualunque posto fosse, Harry
non era lì. Forse stava sentendo le sensazioni di Tom, forse era
scioccato. Non lo sapeva. Ma Harry non era lì con loro, non vedeva, non
sentiva. Era il Marchio Nero ad attirarlo. Era il vincolo col suo nemico
ad animarlo. Harry Potter e Voldemort. Voldemort e Harry
Potter. Inizio e fine. Bene e male. Pace e guerra. Quel legame
ormai era inscindibile. Indissolubile. E non avrebbe mai avuto fine. Tutti
gli Auror si precipitarono fuori dal castello mentre Silente rimase alla
finestra del suo studio. Gli occhi azzurri puntanti sul Marchio Nero, un nido di
dubbi nell'anima e la sicurezza che quel giorno sarebbe accaduto qualcosa di
risolutivo per la battaglia finale. Chiunque avesse richiamato quel marchio
però non aveva fatto i conti con un particolare importante, di questo il vecchio
e saggio mago era sicuro al cento per cento. Un particolare che in quel momento
volava sotto forma di aquila contro vento e contro tutto, pur di raggiungere la
fonte del suo travaglio. Ron, Tristan, Jess e gli altri lo seguivano
velocemente, superando le mura del castello e dirigendosi di volata verso la
Foresta Proibita, sulle loro teste il serpente di Voldemort che saettava
repentino, come per afferrarli e stritolarli nelle sue spire. Una volta
giunti ai piedi del bosco però accadde qualcosa che nessuno di loro avrebbe
potuto prevedere. Il vento sferzava gli alberi, rendendoli ancora più tetri e
cupi, ma era qualcos'altro a bloccare la loro via. Una barriera. Grande,
nera come l'inferno, una cupola impenetrabile era calata sulla foresta
rendendola inaccessibile. Chiunque la toccò, ne subì gravi ferite e
ustioni. Ma Tom era là dentro...e i Mangiamorte si stavano riunendo. Poi
ad un tratto, quel lampo. Un lampo antico, luminoso. Un lampo che non si
vedeva più da ventun anni. Harry, riprese forma umana, toccò quella barriera
e ne scaturì una fortissima corrente magica. Chi era presente, in seguito giurò
di aver visto un immane fulmine verde trapassare la barriera e lasciar passare
solo il bambino sopravvissuto. - Tornerò presto.- disse. Poi sparì fra rami e
rovi, radici che si chiudevano al suo passaggio. Era solo. Con Tom. -
Buona fortuna.- sussurrò Ron, facendosi indietro con gli altri. Quella volta
per il suo migliore amico non poteva fare proprio nulla.
C'era un luogo,
nella Foresta Proibita, che non aveva età. Un luogo nato nella notte dei
tempi. Un luogo usato dai druidi, passato da padre in figlio, in una memoria
secolare dove non scorreva luce. I rami troppo intricati impedivano ai raggi
del sole di colpire la terra bruna. In un cerchio di dodici grandi pini, Tom
Riddle stava in piedi in quel luogo magico. Attorno a lui Mangiamorte. Lunghi
mantelli neri, il volto coperto dai cappucci, i loro respiri corti e ansiosi.
Sapeva che tremavano. Lo sentiva. Lui era il ritratto di suo padre. Ecco
perché lo temevano. - Bentornato.- Rafeus Lestrange gli fu accanto,
posandogli una mano sulla spalla. - Bentornato fratello.- disse ancora -
Questi sono i nostri servi e alleati.- Il bambino non sentì. Non
gl'interessava farlo. Ora che era al suo posto, non gl'interessava più
neanche vivere. Vanessa gli fu presto accanto, inginocchiandosi di fronte a
lui. Si sporse, baciandogli delicatamente le guance e stringendolo. Era
fredda. Sembrava che fosse morte, pensò Tom vacuamente. - Tu sei il nostro
salvatore.- Io non sono niente. - Li vedi?- sussurrò la
Lestrange, fissandolo con occhi quasi febbricitanti - Loro sono qui solo per te.
Loro daranno la vita per te.- Continuò a tacere, lontano mille miglia da quel
luogo, da quella gente. O forse era più vicino di quanto pensava. Il suo
cuore in fondo era rimasto poco lontano, nel castello accanto a quel bosco. -
Amici!- Rafeus, con un ghigno, alzò il pugno che brandiva la spada - Torniamo a
sperare!- Quelle grida lo fecero ritrarre, infastidito come da uno
stridio. Una gabbia. Quella era una gabbia. Tom lo sentiva. Si era chiuso
in gabbia, il posto giusto per lui. Una dannata gabbia senza via
d'uscita. - Brava Katrina.- Accanto a Vanessa c'era un'altra donna,
anch'ella abbigliata in un lungo mantello ma Riddle non vide niente di lei. Né
capelli, né volto. Solo un collo bianco e pallido, come le sue mani dalle dita
lunghe, con unghie violacee. La donna senza viso abbassò la testa su di lui e
Tom vide il buio. Sembrava non avesse né faccia, né occhi. Ma da una
Mangiamorte poteva aspettarsi anche la mancanza di molto altro. Un cuore, un
onore. Le grida di gioia però a un certo punto cessarono. Katrina si volse
di scatto, raddrizzandosi rigidamente. Anche Rafeus e Vanessa sembravano
impalliditi di colpo. - Cosa significa?- ringhiò un Mangiamorte tozzo e
possente, estraendo la bacchetta - Siamo circondati!- Tom non capiva. Si
guardò attorno, senza scorgere assolutamente nessuno ma poi subentrò una strana
sensazione. Occhi, tanti occhi. A centinaia. Quegli alberi erano pieni di
occhi. Qualcuno li guardava. - Centauri!- urlò qualcuno con un grido
disperato e prima che Tom riuscisse a capire cosa stava succedendo, una pioggia
di frecce infuocate ed incantesimi di rovesciò sul gruppo di Mangiamorte. Fu un
rogo che s'innalzò subito e divampò in una furia scatenata, una furia dettata
dalla stessa foresta. Centauri e lupi mannari attaccarono in massa, le fiamme
incantate bruciavano la carne e gli abiti, ma non il legno della foresta stessa,
fate e spiriti mettevano in fuga gli arditi che osavano attaccare. - Siate
maledetti!- gridò Katrina che sembrava respingerli con un'onda protettiva -
Perché ci contrastate?!- - I Mangiamorte qui non sono i benvenuti.- sibilò
una voce alle sue spalle. Tom lo riconobbe. Si volse col cuore in gola,
mentre la sua bacchetta s'illuminava. - STUPEFICIUM!- Harry Potter
scatenò l'inferno. Cos'avesse spinto gli abitanti della Foresta
Proibita a seguirlo non gli era chiaro ma in quel momento avrebbe saputo
battersi anche da solo. La sua collera aveva raggiunto il limite del non
ritorno. Spazzò via chiunque gli si mise davanti ma nel caos perse i Lestrange.
Naturalmente fuggirono ma non l'inseguì. Voleva solo fare a pezzi tutti quanti,
voleva solo bruciare tutto... - Fiorenzo!- Harry si volse un secondo alle sue
spalle, trovando il vecchio amico di tanti anni prima - Porta via Tom di qui, ti
prego!- Il centauro fissò il bambino, poi annuì. Se lo caricò in groppa e
nonostante le proteste del maghetto che non avrebbe voluto lasciare il suo
padrino, Fiorenzo scappò via proprio col ritiro stesso dei
Mangiamorte. Cominciarono a Smaterializzarsi, alcuni rimasero svenuti a
terra. Ci furono un paio di morti. Il Marchio Nero si
dissolse. Katrina era rimasta l'unica in piedi, attorniata da spiriti e fate,
sotto l'arco dei centauri furibondi e sotto lo sguardo ardente di Potter. Lo
fissò, poi gli puntò il dito addosso. - Io ti giuro Potter...lo giuro sul mio
sangue. Un giorno tutto ciò che hai di più caro finirà nelle mani del mio
Signore e lui lo farà a pezzi! Morirai invocando perdono e pietà Potter! Te lo
giuro!- Harry tacque, quasi sorridendo a quelle parole così vere. -
Torneremo!- gli urlò, prima di sparire in una nuvola di fumo - Torneremo e te lo
porteremo via! Quello non è il suo posto! Il suo posto è con suo padre!- - E
il posto dei traditori è l'inferno.- le sibilò roco - Sparisci.- - Non puoi
uccidermi.- gli disse Katrina con un ghigno perfido, scoprendo una bocca piccola
e carnosa - Non sei in grado di uccidere un empatico bambino
sopravvissuto.- - E tu non sei in grado di uccidere me.- Quella risposta
la gelò, ammutolendola. Quello sguardo...quegli occhi... Potter la fissava
come un tempo aveva fatto Lord Voldemort. - Tu non puoi
uccidermi. Non è stato in grado di farlo Riddle quando poteva e non ce la farete
voi. Lui non ce la farà mai. Potrete continuare all'infinito...- sussurrò,
dandole le spalle - ma voi non mi ucciderete mai. E ora ti dico un'ultima cosa.
Osa di nuovo mettere le mani sul bambino e vedrai l'inferno prima di quanto
pensi. Dillo a tutti loro. Il bambino è mio. Resterà con me.
- Senza aggiungere altro se ne andò,
con lui coloro che li avevano attaccati, lasciando la traditrice alla sua più
grande domanda.
Sei immortale Harry Potter? Tu puoi morire, bambino
sopravvissuto?
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Capitolo 47 *** Capitolo 47° ***
Draco Malfoy osservava senza particolare interesse
l'oscillare dell'antico pendolo che stava nell'anticamera, nel salone al piano
terra della splendida Malfoy House. La sua casa paterna. Aveva sempre
odiato quel pendolo. Il suo suono, al rintocco delle ore, l'aveva sempre
irritato fin da bambino. Forse perché a regalarlo alla loro famiglia era stato
suo nonno paterno, un essere a dir poco più glaciale e rigido di suo
padre. Che strano, chissà perché gli venivano in mente quelle cose proprio in
quel momento. Osservò le porte chiuse del salone. Oltre quelle, suo
padre. Lucius Malfoy. Non lo vedeva da quattro anni ed era ancora un
ricercato. Chissà perché aveva rischiato di finire in una trappola. Doveva
saperlo che il suo adorato rampollo, come no, era diventato niente meno che "un
orrido e inutile Auror", come li aveva sempre definiti lui con sprezzo. Dio,
come lo urtava l'idea di scendere a patti col diavolo. E come lo urtava
l'idea di trovarselo di fronte dopo così tanti anni di silenzio. All'inferno
però, quella era casa sua ormai! Che s'impiccasse, non gli avrebbe più
permesso di rovinargli la vita. Con decisione afferrò la maniglia e aprì i
battenti con finta sicurezza. Lo vide immediatamente e solo la sua
incredibile faccia tosta, allenata negli anni e dovuta al suo sangue di Malfoy e
Serpeverde, gl'impedì di mostrare il benchè minimo sentimento. Richiuse le
porte, mentre Lucius Malfoy restava impalato a fissarlo. Aveva girato davanti
agli scaffali ricolmi di libri, ora non più oscuri e maledetti, aspettando
paziente che suo figlio scendesse. Si era aspettato un ragazzo di ventidue anni
ed era sceso quasi un uomo con due occhi di ghiaccio. Non era cambiato suo
figlio. Rimase il silenzio, mentre richiudeva le porte, ostinato nel dargli
le spalle. Poi però lo guardò dritto in faccia. Parve studiarlo...e Lucius
quasi sogghignò. Si, sapeva di essere cambiato in quattro anni. Non
indossava più abiti costosi, anche se la sua innata regalità traspariva anche da
quegli anonimi pantaloni e giubba nera. Un vizio però non l'aveva perso.
Continuava a portare i guanti. I lunghi capelli biondi raccolti in una coda
bassa, il mantello ripiegato su uno dei divani. La bacchetta nascosta nella
tasca interna della giubba. Si era aspettato una trappola, non poteva farne a
meno ma conosceva anche tanto bene suo figlio da sapere che non l'avrebbe diviso
con nessuno. Piuttosto l'avrebbe ucciso che consegnarlo al Ministero. - Hai
apportato dei cambiamenti alla casa, vedo.- bofonchiò con suo tono pigro,
andando a sedersi sul divano di damasco color petrolio. Draco si sedette a
sua volta, ben attento a non sfiorarlo neanche con un dito. - Arriviamo al
dunque.- Lucius sogghignò, accavallando le gambe - Grazie mille, io sto
benissimo. E tu come stai?- - Dove sono le ossa?- gli chiese l'Auror. - Ho
dovuto nascondermi. Ho vissuto a Praga, poi a Budapest. Mi ha richiamato Jane
quando ha capito che la situazione stava peggiorando. In questi anni ho
contattato qualche volta tua madre. So che sta bene e vive nella casa di
campagna della prozia Elladora.- - Dov'è Minus?- Lucius si sporse
leggermente, poggiando i gomiti sulle ginocchia - Così non otterrai nulla.- -
Cosa vuoi?- gli sibilò allora suo figlio. - Parlare.- Draco assottigliò
gli occhi - E' tardi per parlare.- - Si ma ti conviene accontentarmi se vuoi
sapere delle ossa.- L'Auror serrò anche le mascelle, irrigidendosi. Sporco
bastardo... - Avanti, parla allora.- lo sfidò, con un barlume di sarcasmo
nello sguardo - Ma ti avviso, se dopo non mi dirai ciò che voglio sapere dovrò
renderti tutti i favori che mi hai fatto da quando sono nato.- La stoccata
era pesante e Lucius la incassò a fatica, anche se lo nascose bene. Tornò
composto, mentre suo figlio si accendeva una sigaretta. - Sei un Auror,
esatto?- Draco annuì, dando un lieve tiro - Contento?- Lucius ridacchiò
leggermente, in quel suo modo freddo che faceva accapponare la pelle. - E ti
ci trovi?- - T'importa?- ghignò allora Draco con amarezza - Eh? Te ne frega
qualcosa?- - Si.- Il ragazzo scosse il capo, sempre più disgustato - Non
te n'è mai fregato un cazzo, perché adesso non mi dici quello che m'interessa e
non te ne torni da dove sei venuto eh?- - Perché ho delle domande e voglio
delle risposte. Ti chiedo solo un po' di fiato Draco, non mi sembra molto.- -
E' anche troppo.- scandì acido - In fondo tu non mi hai dato neanche
quello.- - Possiamo stare qua a parlare dei miei errori per anni, ma non ti
porteranno a quello che vuoi.- - Quindi dobbiamo parlare solo di quello che
vuoi tu, giusto paparino?- - Si, esatto.- - Potrei sbatterti ad Azkaban lo
sai?- Draco espirò il fumo, fissandolo attraverso i riccioli densi e compatti -
Dopo tutto quello che hai fatto ce n'è abbastanza per farti marcire fra le
braccia dei Dissennatori, cari amici del tuo vecchio padrone a cui, se non
ricordo male, stavi per immolarmi. O forse ho saltato qualcosa?- Lucius
tacque, senza abbassare lo sguardo. Aveva una persona diversa davanti ora.
Aveva sempre riconosciuto in suo figlio una certa insofferenza, tipica di alcuni
rappresentanti della famiglia Black, ma ora in lui vedeva qualcosa...una sorta
di piccola luce, protetta da una salda convinzione. Si, suo figlio non era
cambiato. Era solo cresciuto. - Vivi con Potter?- Draco emise un gemito,
spegnendo la sigaretta con rabbia. Era come parlare a un sordo. - Si.-
sibilò ironico - Bello eh? Alla fine dopo avermi fatto il lavaggio del cervello
su di lui dall'età di tre anni hai raggiunto il tuo scopo. Ora siamo talmente
incollati che non posso staccarmi da lui neanche volendo.- - Maledizione?-
chiese suo padre, alzando un sopracciglio. - Esatto. C'è altro che vuoi
sapere?- e parve proprio di si perché suo padre si accomodò meglio, poggiandosi
sul bracciolo. Lo scrutò attento, sempre come se stesse cercando di coglierne le
differenze dovute all'età, a quegli anni travagliati. - Ho visto dai giornali
che Lord Voldemort ha un figlio.- Draco ghignò, scuotendo il capo - Non
potevi risparmiartela vero?- - E tu e Potter cosa fate, illuminami.- continuò
Lucius, ignorando la sua arroganza - Vi coccolate il marmocchio prima di andare
a dormire o lo usate come bersaglio per i Cruciatus?- - Ti sembrerà
allucinante ma ci sono persone e genitori che sui loro figli non alzano una
mano, bacchetta o grida.- stoccò ancora, facendogli fare una leggera smorfia -
Ma tu questo non lo puoi capire.- - Genitori hai detto? Fate da genitori a
quel bambino?- - Siamo i suoi padrini.- lo corresse gelido - E ha un nome, si
chiama Tom.- - Però.- l'ex padrone di casa parve stranito e divertito al
tempo stesso - Quindi da lupo sei diventato una innocente pecorella, figlio
mio.- - Le apparenze ingannano, lo sai.- sibilò Draco in risposta - Vuoi
sapere altro?- - Si.- gli rispose, snervandolo - Sei fidanzato?- - Perché
non vai dritto dalla mamma se vuoi sapere queste cose?- ringhiò inferocito -
Visto che siete ancora in contatto...- - Calma, ho detto che qualche volta le
ho scritto. Facendole sapere che ero vivo.- - Che atroce notizia.- - Il
tuo sarcasmo mi tocca poco.- - Come a me stomaca la tua nuova aria da
esiliato addolorato.- la voce di Draco uscì più roca e pericolosa che mai - Non
sono fidanzato, non ho avuto figli illegittimi, il casato è salvo e ho mandato
al diavolo la nonna, contento adesso?- - Per tua nonna hai fatto benissimo.-
rispose Lucius angelicamente. - Al diavolo!- Draco scattò in piedi, conscio
che stava per esplodere. Ma fu qualcos'altro a saltare per aria. Dal piano
superiore si avvertì un tremito, poi una nuvola di fumo invase lo scalone.
Polvere e cocci franarono ovunque. In un attimo Lucius Malfoy si ritrovò con
una spada alla gola e una bacchetta al cuore. - Se è una trappola...- sibilò
l'Auror - ...giuro che ti ammazzo!- - Calmati.- ringhiò suo padre - Non ho
fatto niente. Non so neanche che diavolo è successo, per la miseria!- Un
attimo e arrivò un elfo domestico, tutto coperto di polvere e un po'
sconvolto. - Padroncino! Oh, salve padrone!- si sbrodolò l'elfo - Chiedo
scusa.- - Cos'è successo?- ringhiò Draco - Cos'era quell'esplosione?- -
Nulla, la signorina ha detto che non è accaduto nulla. Un libro maledetto che
non si voleva aprire ma la signorina sta bene, non si è ferita.- - La
signorina?- riecheggiò Lucius. - Zitto.- gli ordinò Draco, spingendogli la
lama a contatto con la palle - Bene, grazie. Vai pure e andate a pulire questo
disastro.- - Certo padroncino.- Sparito l'elfo, Lucius continuò a fissare
suo figlio con aria indagatrice. - Chi nascondi?- - Affari miei.- ringhiò
Draco, senza abbassare le armi - E ora sai che ti dico? Mi hai stufato! Verrai
con me e dirai quello che sai a tutti quanti, ne ho basta di sentire cavolate! O
mi segui o sei morto e ti giuro che invece io non cambierò idea all'ultimo
momento!- E allora non ci fu più modo di sottrarsi. Lucius Malfoy alzò le
mani e consegnò la bacchetta. Dopo quattro anni, tornò dove aveva lasciato ogni
cosa.
Lucilla dei Lancaster guardava fuori dalla finestra della Torre
Oscura. Ecco, Harry stava tornando dalla Foresta Proibita. - E' salvo.-
disse atona. Ron, Jess, Tristan e tutti gli altri tirarono un grosso sospiro
di sollievo. Meno male, era vivo! Ma come aveva fatto contro tanti
Mangiamorte? - Il Marchio è sparito.- sussurrò anche Silente, radunato con
tutti loro - Gli abitanti del bosco devono averlo aiutato visto che Fiorenzo ha
condotto Tom fin qui.- - Sinceramente ne sono stupito.- bofonchiò Ron - Date
che l'ultima volta che ci sono entrati, Harry ed Hermione hanno rischiato di
farsi ammazzare dai suoi amici centauri.- - Un conto sono gli amici del
bambino sopravvissuto, un conto sono i Mangiamorte.- disse Clayton, avvertendo
ancora delle fortissime presenze vacanti su quelle terre - Ma almeno li hanno
dispersi tutti, stanno fuggendo. Qualcuno però ci ha lasciato la pelle.- -
Aspetta che mi metto a piangere.- sibilò Milo acidamente. - Avessero almeno
fatto secchi i Lestrange.- disse May, che era tornata poco prima
dall'osservatorio della Torre di Astronomia - O ne avesse almeno catturato uno.
Con del Veritaserum avremmo potuto farlo parlare.- - Tanto non andremo da
nessuna parte se non mettiamo le mani su Katrina.- scandì Edward rabbioso -
Senza contare che continuiamo a salvare Tom da quei maledetti bastardi per il
rotto della cuffia!- - Lo so che è frustrante ma non si può fare altro per il
momento.- gli disse Ron, seguendo un accordo prestabilito - Ora che sappiamo
dov'è Minus e che Duncan sta mettendo su una squadra, stiamo per risolvere la
situazione.- - Prima che torni Harry,- si mise in mezzo Jess - voi due avete
trovato una soluzione per Degona?- - Si, certo.- Lucilla evitò di aggiungere
altro, visti i presenti, poi però si accorse che qualcosa non andava. Imprecò,
raggiungendo la porta della camera di Draco e trovò la stanza vuota. -
Dannazione, Tom è scappato di nuovo!- - Cosa?!- Tristan e gli altri
scattarono in piedi, sconvolti - E dov'è andato?- - Seduti, me ne occupo
io.- Si volsero sulla porta, trovando Harry. - Ehi, dove vai?- gli urlò
dietro Ron, seguendolo sulle scale - Non lo troverai mai da solo!- - E' una
questione fra me e lui.- scandì il moretto - Me ne occupo io!- - Ma
cosa...- Potter si bloccò, girandosi indietro - E' colpa mia se è successo
questo casino! È da quando è arrivato da noi che avrei dovuto affrontare questo
discorso, è solo un bambino! Ho fatto un guaio e ora lo sistemerò una volta per
tutte! Lo troverò e lo riporterò qui ma devo farlo da solo, nessuno si deve
intromettere!- e senza aggiungere altro volò giù per la tromba delle scale della
Torre Oscura, diretto in un posto preciso. Sapeva dov'era Tom. C'era solo un
posto in cui poteva essersi rifugiato.
Degona ridacchiava divertita
quando Lucilla la raggiunse nella sua cameretta. - Ciao mamma! Nyssa mi piace
tanto sai?- La Lancaster scoccò un'occhiata obliqua a sua figlia, poi alla
giovane donna che stava seduta compostamente sulla poltrona a fianco del letto
dove la bambina disegnava a pancia in sotto. La giovane, bionda con occhi
rossi e pelle bianca, volse un rispettoso cenno del capo alla demone, prima di
alzarsi e farle un profondo inchino. "Lucilla, non mi avevate detto che
vostra figlia può vedermi e sentire la mia voce." - Infatti non lo sapevo.-
la Lancaster raggiunse Degona, carezzandole il capo - Tesoro...tu vedi
Nyssa?- La bimba la guardò stranita, poi sorrise - Certo.- rispose, come se
fosse ovvio - Perché?- Perché? Bhè, intanto perché Nyssa era uno spirito
custode invisibile a qualsiasi occhio umano. Si trattava della discendente di
un'antica stirpe di esseri impalpabili che proteggevano i giovani demoni fino
all'età matura, servendoli con cura e devozione ma appunto, solo i demoni
potevano vedere i loro custodi. Allora sua figlia come faceva a
vederla? "Vostra figlia è una bambina speciale, Lucilla." sussurrò la donna,
lisciandosi l'abito bianco di seta, tutto svolazzante come animato di vita
propria. - Si, lei è speciale.- mormorò la demone, inspirando - Mi raccomando
Nyssa, ricordati quello che ti ho detto. Quell'empatica sa che qualcuno si
occuperà di Degona ma non potrà vederti né sentirti. Riferiscimi di qualsiasi
evento sospetto.- "Come desiderate milady." La voce dello spirito era
dolce come una cantilena, però molto lenta e strascicata. Degona la fissava
rapita, estasiata. - Bene, allora vi lascio sole. Ah, mi raccomando Degona.-
Lucilla si chinò su sua figlia, prima di abbracciarla per tornare a Cameron
Manor - Non parlare mai con Nyssa mentre sei con gli altri, va bene? Quando
siete sole parla pure con lei liberamente ma assicurati che non sia presente
Katrina.- - La spiona?- - Si, esatto. Quando c'è Katrina non parlare mai
con Nyssa, non deve sapere che c'è lei con te.- - Ma...posso raccontarlo al
papà?- - Si ma solo quando sei sicura che quella spiona non c'è, va
bene?- "Milady..." Nyssa le si accostò silenziosa "Questa empatica è così
fastidiosa per la piccola? Sento i suoi poteri crescere velocemente, diventerà
una grande strega e questo potere dovrebbe essere sviluppato già in tenera
età." - Ricorda che non è un demone.- la zittì Lucilla, senza guardarla - Tu
occupati solo di tenerla fuori dai guai e di controllare i suoi
poteri.- "Come desiderate Lucilla." - Bene.- la Lancaster abbracciò con
forza la figlia che le stampò due grossi bacioni sulle guance - Ora devo
andare.- "Buon viaggio milady." - Ciao mamma, salutami Caesar e Dimitri!-
cinguettò la piccola agitando la manina. Buon viaggio. Si, sperava che lo
fosse anche perché ormai diventava ogni giorno più difficile tornare da Caesar e
lasciare Tristan e Degona. Dannatamente difficile.
Un sasso
piombato dall'alto increspò l'acqua del lago. Tom osservava i cerchi
espandersi rapidi e piano piano sparire. Il sole stava per calare e con gli
ultimi raggi si stava portando via il poco calore che il bambino sentiva sulla
pelle. Era uscito di nuovo senza permesso ma questa volta dubitava che
l'avrebbero punito. Cos'avrebbero detto i ragazzi in fondo? Che lui era il
figlio di Voldemort e che non potevano tenerlo lontano dai Mangiamorte,
no? Scagliò un altro sasso, ma con molta più forza. Lui era il figlio di
Voldemort. Con Harry lui non centrava proprio nulla! Doveva andarsene,
chiudersi nel castello di Caesar e non mettere più piede fuori! Ma coi
Mangiamorte non ci sarebbe più tornato, ormai se l'era giurato. Aveva commesso
un'idiozia, un errore madornale. Aveva dato in mano ai suoi fratellastri
l'ultimo ingrediente per resuscitare suo padre e si sarebbe buttato nel lago
piuttosto che commettere di nuovo una tale assurdità. Basta. Doveva chiamare
Lucilla e farsi portare via. E se non avesse ottenuto il permesso si sarebbe
Smaterializzato via senza tante storie e al diavolo tutto! - Sei
qua.- Gelando, rimase col braccio in aria nel tentativo di lanciare un'altra
pietra. Harry. Si voltò e lo vide a pochi metri da lui. Mosse un passo
ma Riddle lo bloccò subito - Non ti avvicinare!- Potter si bloccò,
impietrito. Perché? Deluso, ferito e arrabbiato rimase dov'era, cacciandosi
le mani in tasca. Doveva stare calmo o avrebbe solo fatto un disastro. -
Sei ferito?- gli chiese, a bassa voce. Tom gli dette le spalle. Perché si
sforzava di essere gentile con lui? Perché lo guardava in quel modo, quasi
con pena? Per Harry era solo un peso! - Tom!- lo richiamò l'Auror
esasperato - Ti sei fatto male? Ti hanno fatto qualcosa?- - Non mi hanno
preso del sangue né pelle, se è quello che vuoi sapere.- scattò stizzito -
Quindi stai pure tranquillo!- - Non intendevo questo.- Harry serrò le
mascelle - Come sei finito con i Mangiamorte? È stata Katrina a condurti lì con
l'inganno?- - Mi credi uno stupido?- Tom divenne ancora più aggressivo - Sono
capace di capire le intenzioni dei Mangiamorte! In fondo sono il figlio di
Voldemort no?- Ma che cos'aveva? Harry scrutò in quegli occhi blu non
vedendoci più niente del maghetto che conosceva. Che gli avevano fatto? - Io
e te dobbiamo parlare.- gli disse, iniziando a raccogliere il coraggio. - Non
ce n'è bisogno.- sibilò il ragazzino. - Si che ce n'è bisogno e da un pezzo
anche!- Harry lo raggiunse con due balzi, afferrando per il braccio - Adesso mi
starai a sentire, sono stufo di...- - NON MI TOCCARE!- Quel grido era
apparso più il lamento di un animale spaventato. Harry lo lasciò andare
all'istante. Tom lo fissò sgomento. Lo aveva bruciato? Come faceva suo
padre? Gli guardò la mano: tremava. Ma non si era scottato. - Ma che
cos'hai?- Potter si fece indietro - Che t'è successo?- Il bambino non
rispose, chiudendo i pugni. Stava per piangere ma non voleva infliggersi
quell'ultima umiliazione quindi si strinse nelle spalle. - Tom...che cos'hai?
Che diavolo ti è successo in questi ultimi tempi?- insistette il bambino
sopravvissuto - E' per Voldemort?- Quasi non riusciva più neanche a sentire
quel nome. Il piccolo Riddle si morse il labbro inferiore, continuando a
sforzarsi di tacere. Non voleva più parlare del Lord Oscuro. Non più. Non
voleva più sentire niente, neanche parlare. Basta. - Se non parli non posso
capire cosa c'è che non va!- tuonò Harry esasperato - Parlami e risolviamo
questa storia una volta per tutte!- Stavolta Tom non riuscì più a
tacere. - Risolvere?- chiese con una voce troppo adulta - Risolvere? L'unico
modo per risolverla è che io muoia!- Quello scatto d'ira e quelle parole
lasciarono Potter di sale. - Cosa?- alitò. - Perché non è vero?- urlò
anche il maghetto, quasi emanando la rabbia col suo stesso corpo rigido e
vibrante - C'è un altro modo per cancellare il problema? No e lo sai!- - Ma
di cosa parli?- Harry stentava a credere di aver davanti la stessa persona
che conosceva. Non sembrava più lui. Non era più un ragazzino di undici
anni...sembrava...Harry socchiuse gli occhi, disperato. Tom sembrava diventato
la sua copia. Riconosceva quello sguardo, quel tono, anche quegli
occhi. Lo lasciò sfogare, per capire finalmente. Forse, se ne accorgeva
solo ora, non aveva ascoltato abbastanza. Credeva di sapere tutto quando
invece non si era mai preoccupato di ascoltare. - Lo sai di cosa parlo! Lo
sai benissimo! Tu mi guardi e vedi lui! Lo so che gli assomiglio e so che parli
con lui quando esci la notte! Lo odi e odi anche me, perché sono suo figlio e
perché ho la faccia come la sua! Lo so che questo non è il mio posto, io con te
non ci dovrei stare, me lo dicono tutti e adesso capisco che hanno ragione!
Perché dovresti occuparti del figlio dell'uomo che ti ha rovinato la vita eh?
Perché mi hai tenuto con te? Comunque stai tranquillo, me ne andrò stasera
stessa!- Stavolta Harry lo zittì afferrandolo per le braccia e incurante del
suo agitarsi riuscì ad abbracciarlo stretto, a calmarlo. Quando lo sentì
singhiozzare quasi si mise a piangere con lui. - Shhh...- gli carezzò la
testa, mentre Tom gli passava le braccia attorno ai fianchi, nascondendo il viso
nella sua giubba. Gli stava facendo un male terribile alla schiena, dov'era
ancora ferito, ma in fondo se l'era meritato. Quando la smise di tremare, il
bambino sopravvissuto strinse i denti e s'inginocchiò davanti a lui. Gli
passò le dita sulla faccia mentre il ragazzino si sfregava gli occhi coi pugni
chiusi, tirando su col naso. - Adesso...- Harry sentì il sangue colargli
lungo la schiena, ma continuò. Non si sarebbe fermato neanche se si fosse
trovato Voldemort alle spalle - Adesso ascoltami.- mormorò, inchiodando gli
occhi in quelli arrossati di Tom - Perché ti farò questo discorso oggi...e mai
più nella vita. Non mi ripeterò più, quindi dovrai credermi sulla parola. Ti
darò la mia. Potrai metterci la mano sul fuoco perché questa parola varrà per
sempre. D'accordo?- Il maghetto annuì, osservandolo attento. - Io...-
Potter guardò un attimo altrove, come per raccogliere le ultime idee, poi quando
fu pronto lo fissò di nuovo - E' vero. Gli altri hanno ragione.- sussurrò - Tu
sei il figlio dell'uomo che mi ha rovinato la vita, che mi ha tenuto la sveglio
la notte con mille incubi, che mi ha fatto soffrire per la perdita di molte
persone care, che ha ucciso i miei genitori. Si, tuo padre era un assassino.-
gli prese il volto fra le mani - Ma io...io cosa sono Tom? Per te intendo.- -
Che vuoi dire?- singhiozzò il bambino. Harry socchiuse le palpebre - Io sono
per te ciò che tuo padre è stato per me. Io ho ucciso i tuoi genitori Tom. Io
sono l'assassino di tuo padre.- - No, no...- Riddle scosse il capo, senza
voler ascoltare - Tu dovevi, tu dovevi...- - Si, dovevo. E lo desideravo. Ma
tu?- Potter scosse la testa - Ora ci sei tu nella mia vita. Prima dovevo solo
rendere conto a me stesso. Ma ora ci sei anche tu. Quando crescerai forse
assomiglierai a tuo padre, è vero. Ma tu non sei tuo padre. Io ti conosco e non
c'è niente che tu abbia in comune con lui.- - Quando crescerò diventerò
sempre più uguale a lui...mi odierai...- Tom ricominciò a piangere, distogliendo
il viso - Non voglio arrivare a quel giorno...- - Tom.- Harry si fece
guardare di nuovo in faccia - Crescerai, l'hai detto tu. E credimi, cambierai
idea tante di quelle volte che non ricorderai più nemmeno ciò che provi adesso.
Tu crescerai e forse ti ritroverai una notte a chiederti perché devi stare col
ragazzino che a sedici anni ha ucciso Lord Voldemort. Nonostante il suo nome,
quello che ha fatto...lui è sempre tuo padre. I legami di sangue non si fregano.
E io l'ho ucciso.- - Non m'importa cosa dicono gli altri! Non m'importa di
lui!- urlò allora il piccolo Riddle, gettandogli le braccia al collo - Io voglio
stare con te!- - Da grande potresti non volere la stessa cosa.- gli sussurrò,
posandosi una mano fra i capelli scuri - Potresti rimpiangerlo.- - Non
m'interessa!- il maghetto lo cinse più forte - Lo so che è strano...ma se mi
vuoi, prometto che non me ne andrò mai più in giro! Non mi muoverò più dalla
torre, so che vogliono qualcosa da me...e ti prometto che non gli darò più modo
di catturarmi! Te lo giuro!- Non aveva mai capito niente. Mai. Harry emise
un gemito, tirandosi in piedi e prendendoselo in braccio, facendo una fatica
immensa ma non ci badò. Voleva solo riportarselo a casa. - Allora facciamo un
patto.- gli disse, scostandosi per guardarlo in quegli occhi blu che un tempo
aveva odiato e che ora invece lo inondavano di tenerezza - Stiamo sempre
insieme. Ti difenderò da tutti quelli che vogliono portarti via da noi, dai tuoi
fratellastri, dagli Zaratrox e da chiunque cercherà di portarti via.- - E io
ti difenderò da lui.- Tom, col viso congestionato, piegò le labbra in un debole
sorriso - Se cercherà di farti qualcosa, io lo fermerò.- Harry sorrise
malinconicamente, piegandogli di nuovo quella zucca testarda e dolcissima sulla
sua spalla. - Promesso?- sussurrò Tom. - Promesso.- annuì Potter - Non ti
lascerò mai.- - Anche se da grande gli assomiglierò sempre di più?- -
Si.- - Harry?- - Dimmi.- Tom nascose il musetto nella sua spalla -
Ti voglio bene.- - Anche io mostriciattolo.-
Stava calando il
buio quando Potter riuscì a strisciare fino alla Torre Oscura. Tom lo aiutava
come poteva, spingendolo su ogni gradino e quando aprirono la porta, Draco
l'investì con una seria inconsulta di bestemmie. - SI PUO' SAPERE DOVE CAZZO
ERAVATE VOI DUE?- tuonò, stremando il bambino sopravvissuto che ormai era
praticamente ridotto in briciole - Complimenti Sfregiato, tu si che sei furbo!
Con quello stampo sulla schiena te ne vai a zonzo come se nulla fosse! E tu
piccolo mostriciattolo!- sbraitò, rivolto al piccolo Riddle - Ringrazia che oggi
pomeriggio non sia stato presente perché niente ti avrebbe salvato da un paio di
ceffoni!- - Grazie mamma chioccia, ci mancavi solo tu.- sibilò Harry schifato
- Che c'è? Hai mandato giù un bicchiere di troppo?- - No, ma abbiamo ospiti.-
frecciò Ron, appoggiato al muro a fianco e muovendo appena le pupille indicò al
suo migliore amico il tavolo. E guarda chi c'era comodamente seduto...Lucius
Malfoy. - Però.- Harry gli scoccò un'occhiata gelida - E' questa la tua idea
di accelerare i tempi Malferret?- - Vedi altre soluzioni idiota?- ringhiò
Draco furente - Vatti a medicare e poi ritorna qui, all'istante!- - Guarda
che tanto non scappo.- bofonchiò Lucius sarcastico, viste le manette magiche gli
bloccavano i polsi. - Sarebbe una novità.- ironizzò Potter acidamente. -
Sempre in forma, eh bambino sopravvissuto?- Malfoy senior lo guardò
attentamente, poi studiò Tom e sorrise. - Che diavolo ha da ridacchiare?- lo
sfidò Harry. - Niente. Ma la vita è strana, non credi?- - Tanto strana che
a costo di ripetermi potrei dirle una cosa che forse non le sembrerà nuova.-
l'ex Grifondoro si sporse verso di lui, minaccioso - Se tenta qualche scherzo io
l'ammazzo seduta stante.- - Mettiti in coda Potty.- lo frenò Draco - Il primo
sono io.- - Che caratterino che avete sviluppato entrambi.- Lucius sembrava
infischiarsene di essere attorniato da Auror - La convivenza forzata fa male
eh?- Naturalmente stavano per mettergli le mani al collo quando Edward e Ron
li fermarono. Spedirono Potter a cambiarsi le fasciature, Tom si sedette accanto
a Edward notando che May non era presente e quando lo sfregiato tornò, tutto era
pronto. - Avanti.- scandì Draco perentorio - Dì loro quello che hai detto a
me.- Lucius roteò gli occhi, rimettendosi comodo contro la poltrona. -
Minus è ancora libero. I figli di Bellatrix non sono riusciti a metterci le mani
sopra perché s'è fatto addosso lo stesso incantesimo che lo rendeva introvabile
anni fa. Ovvero è sotto forma Animagus.- - E quindi è un tornato il dannato
ratto di una volta?- Ron fece una smorfia - Fantastico. Un'ottima notizia.- -
E le ossa?- chiese Harry, trattenendo la collera. - Nascoste. E sono dentro
un contenitore di legno con cinghie di metallo fatato creato dai folletti che
impedisce anche ai Sensimaghi di trovarne l'ubicazione.- fece Malfoy senior
saccente - Se fosse stato possibile gliele avrei già sottratte.- - Quindi
siamo di nuovo da capo!- sbottò Potter. - Il succo è questo a quanto pare.-
sibilò anche Edward - Ecco perché i Sensimaghi non lo trovano, è in forma
Animagus. E quella cassetta è una vera spina del fianco. Ma se non altro in
questo modo non lo troveranno neanche i Mangiamorte.- - C'è qualcosa che sa
che possa aiutarci?- sospirò allora Harry. - Si, forse una cosa.- ghignò
Lucius, divertito nel vederlo chiedere consiglio proprio a lui - Domani è il
primo aprile e ci sarà la luna crescente. Aspetta due settimane e nella notte di
St. Robert di Grinwald, il protettore dei defunti sconsacrati, vai al cimitero.
Invocalo e parla con lui. Certamente saprà dirti come ritrovare quelle
ossa.- - St. Robert cosa?- Ron lo fissava allucinato - Ma che roba è?- -
Magia Oscura.- sentenziò Hermione, scendendo dalla scala - Ha ragione lui,
Harry. So io come invocarlo.- - Signorina Granger...- Lucius esibì
un'espressione a metà fra l'arrogante e lo strabiliato - Avessi saputo di tue
certe attitudini avrei fatto meno storie anni fa.- - Senz'altro.- rispose la
Grifoncina senza lasciarsi sfuggire quell'aria da purosangue che il caro Malfoy
non aveva perso neanche in esilio - Dicevo, Grinwald è un custode delle tombe di
questo secolo e lui sa tutto di ogni morto e di ogni tomba. E sa anche come
recuperare ciò che è andato perso.- - Quelle ossa le hanno fregate quando
avevo quattordici anni.- sibilò Harry sarcastico - Sei sicura che sia così
aggiornato?- - Andare a parlargli non costa nulla. Te lo invocherò io. Per il
momento comunque possiamo tirare il fiato. Dena è al sicuro, Katrina la
controlliamo e Minus è lontano anche dai Mangiamorte.- - Perché sta lontano
da loro?- chiese Ron scetticamente - Non vuole resuscitare Voldemort?- - Non
si fida dei Lestrange e poi a quanto si dice in giro i patti sono che Rafeus e
Vanessa debbano trovare l'ultimo ingrediente.- Lucius alzò le spalle, per nulla
stupita da quell'ennesima dimostrazione di codardia - Non si farà vivo se non
sarà sicuro al cento per cento.- - E lei perché ci aiuta?- sibilò Harry - Ha
cambiato fazione per caso?- - Diciamo che...- Lucius sogghignò, gli occhi
grigi lucenti come metallo -...ho deciso per un po' di tenermi fuori da certe
cose.- - Sarà sorvegliato a vista, gliel'assicuro.- - Come ti pare
Potter.- Malfoy rise, alzando le mani - Ora, di grazia, posso essere
liberato?- Gli Auror lo fissarono con le fiamme negli occhi e il mago capì
che probabilmente non sarebbe tornato ai fatti propri per lungo tempo, ma aveva
messo ogni cosa in conto: non poteva certo pretendere di uscire da quella guerra
come nulla fosse. No, ormai c'era e doveva restare. Almeno per suo figlio.
Almeno per Draco.
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Capitolo 48 *** Capitolo 48° ***
capitolo 48
12 aprile, campagna del Norfolk, Sheringham. La chiesetta di pietra bianca
dalle piccole colonne aggraziate era invasa da un delicato profumo di fiori
mentre il lieve brusio provocato dagli invitati rivaleggiava col tubare delle
colombe, pronte al volo alla fine della cerimonia. Edward Dalton, nascosto
nell'ala dello sposo, spiò fuori dalla tenda del divisorio e vide che tutti,
specialmente l'intera e ampia famiglia Weasley, erano molto eccitati. I
famigliari dello sposo erano chiassosi e felici, quasi tutti sorridenti e
contenti di ritrovarsi visto che dato il numero non sempre potevano riunirsi
tutti insieme. Percy Weasley se ne andava in giro tronfio del suo nuovo lavoro,
un posto molto in alto accanto a quell'anima buona di Orloff, mentre Bill e
Charlie lo prendevano in giro aiutati dai fidi gemelli, troppo presi dal
rallegrare quella riunione per ricordarsi della promessa fatta a Molly Weasley,
ovvero quella di non far scherzi di nessuna sorta. Era impressionante come un
giorno di gioia potesse aver cancellato gli ultimi avvenimenti. La
rappacificazione fra Harry e Tom, il padre di Draco che ora viveva sotto stretto
controllo dell'Ordine a Grimmauld Place dove ogni giorno si prendeva per il
collo con Sirius, le novità su Minus, il rituale che avrebbero dovuto compiere
da lì a poco, Nyssa... E ora quel matrimonio. Un giorno di sorrisi dopo tanti
di guerra. - Però...- fece Edward, tornando dentro alla stanza - Ragazzi oggi
ci sarà da ridere.- Harry Potter e Draco Malfoy gli scoccarono
un'occhiataccia, troppo intenti a sistemarsi la cravatta con una mano sola,
visto che dopo un battibecco si erano ritrovati incollati già di prima
mattina. Erano le dieci e mezza. Mezz'ora e sarebbe iniziato il
matrimonio. - Odio le cravatte!- sbottò il bambino sopravvissuto con
stizza. Le mani gli tremavano ed era visibilmente ansioso. Sembrava quasi che
dovesse sposarsi lui. Ginny Weasley entrò in quel momento, carinissima nel
suo abito rosa da damigella d'onore. - Ragazzi come va? Siete pronti?- -
Ti sembrano pronti?- ghignò Edward, l'unico che era stato in grado di vestirsi
da solo. - Harry ti senti bene?- sorrise la perfida sorellina di Ron -
Guarda che devi solo fare da testimone!- - A proposito.- Blaise Zabini stava
seduto in poltrona, elegantissimo e con gli occhi lucidi di ironia - Le hai
prese le fedi, vero?- Potter si bloccò di colpo, sbiancando. - Hai
dimenticato le fedi a Londra??- ululò Malfoy sconvolto. - TOM!- Harry si
precipitò nella sacrestia, pallido e cianotico - Tom le fedi! Dimmi che lei hai
tu!- Il piccolo Riddle alzò appena lo sguardo blu dal libro che stava
leggendo comodamente seduto su una panchetta di legno con Beatrix, tutta
agghindata a festa. Sorrise, tirando fuori dalla tasca dei pantaloni le fedi
degli sposi. - Oddio grazie!- il bambino sopravvissuto le prese,
cacciandosele nella tasca interna della giaccia poi trascinò anche il bimbo
davanti allo specchio. Dovevano mettere la cravatta anche a lui ma nessuno lì
sembrava sapersela annodare come Dio comandava. Edward e Blaise ebbero un bel
daffare per sistemarli. - Io non so...grandi e grossi come siete non sapete
farsi un semplice nodo! Mettetevi un papillon no?- fece Ginny. - Neanche
morto, mi fa sembrare un vecchio professore.- sbuffò Harry. - Te li metterai
a posto quei capelli vero?- gli chiese di nuovo la strega. - Perché?- Potter
assunse un'espressione allucinata - Ci ho perso tre ore prima!- - Niente,
lasciamo perdere.- sospirò la ragazza - Adesso me ne torno da Pansy con le altre
damigelle. Vedete di non perdere niente, ok? E mettetevi a posto quelle
cravatte, dovrebbe esserci un incantesimo apposta!- - Ehi, un attimo! La
cucina di Pansy dove sta?- le chiese Blaise. - Intendi la prima testimone?-
Ginny alzò le spalle - Credo col prete a bere.- - La mezzosangue?- chiese
Malfoy. - E' andata fuori mentre vi sistemavate la cravatta.- rispose Tom
sorridendo, stringendosi il nodo da solo - Trix non sta tanto bene in chiesa. Le
croci le fanno mancare l'aria.- - Quando serve non c'è mai!- sibilò il biondo
incazzoso, trafficando come un dannato con quella cravatta di seta - Blaise!
Insomma aiutami cazzo!- - Piano che sei in chiesa.- frecciò Edward
tranquillo, accendendosi una sigaretta. - Oddio...mi servono Fred e George!-
sbottò Harry - Ma perché mi sono fatto incastrare!? Io non le sopporto le
cerimonie religiose! Questa meno che mai...mi sta venendo l'orticaria!- -
Anche a Beatrix, ma lei è mezza vampira.- ironizzò Draco sarcastico. -
Piuttosto voi due.- li zittì Blaise - Vedete di non far guai durante la
cerimonia, è Ron a doversi sposare. Non voi due.- - Non me lo ricordare.-
Harry si mise la giacca di volata, per andare a parlare col prete - Ah...le
promesse! Dove sono?- - Le ha Hermione.- Edward dette un altro pigro tiro -
Se non ti calmi non arriverai alla fine della giornata.- - E come faccio a
calmarmi?- rognò il moro andando alla tenda - Lontano da Hogwarts non mi sento
sicuro.- Una volta in mezzo alle navate della chiesa, venne investito da una
marea di parenti di Ron. Era impressionante ma il grande clan dei Weasley
era...era fantastico. Harry l'aveva sempre saputo e aveva sempre adorato la
famiglia del suo migliore amico. Erano tutti così adorabilmente ficcanaso,
sempre affettuosi, caotici. Si era sempre sentito amato e protetto, anche se
non era un vero membro effettivo. Arrivarono la signora e il signor Weasley
ad abbracciarlo, poi gli vennero presentati zii e cugini, tutti ansiosi di
conoscere il primo testimone dello sposo. - Miseria.- Draco gli apparve a
fianco non appena riuscì a tirare il fiato - Cento e passa invitati per la
Donnola e poco più di venti per Pansy. Se non altro è una cerimonia raccolta,
ringraziamo di questo.- - Sai come funziona.- rispose il moro con sarcasmo -
Quando cambi fazione, tutti ti mollano, genitori compresi.- - Si.- Malfoy
sapeva fin troppo bene come andavano quelle cose - Si, lo so.- - Chi la
porterà all'altare la sposa?- - Uno zio di terzo grado che ha sempre odiato
il padre di Pansy.- il biondo guardò verso la navata centrale dove si erano
raccolti un po' di nuovi arrivati - Sinceramente spero solo di avere a
disposizione un giornata tranquilla, ecco tutto. Di recente ne abbiamo avute ben
poche.- - Già.- - Ehi...è arrivato Black.- Harry si girò e vide il caro
Sirius entrare nella chiesetta con Remus. Entrambi tirati a lucido facevano
sempre la loro figura, doveva ammetterlo, e poi un Black era sempre un Black ma
stavolta c'era qualcosa che stonava. - E quella chi è?- sibilò senza riuscire
a nascondere l'irritazione, vista la bella donna sulla quarantina attaccata al
braccio del suo padrino come un'edera. Con un abito color carminio, capelli
rossicci mossi, occhi scuri. - Oh, quella...aspetta, lo so come si chiama.-
Malfoy fece mente locale - Si chiama Deirdre Warfield, sorella di Jonathan
Warfield, il presidente del reparto al Ministero dei Rapporti coi Babbani. Non
sapevo si conoscessero.- - Perché gli sta così incollata?- rognò Harry. -
Ehi Sfregiato...non hai quindici anni, sai?- - Ehi Malferret...fatti un giro
va! Vai a cercare la tua ragazza!- - E la tua dov'è piuttosto?- Ora
Elettra, stranamente, era l'ultimo dei pensieri di Harry. Perché Sirius era
venuto con quella aggrappata al braccio come una scimmia eh? Senza una parola
andò dritto da Remus, scollandolo dal gruppo di Arthur Weasley e degli altri
Auror senza neanche salutarli. - Remus...che ci fa quella qui?- brontolò
sprizzando irritazione da tutti i pori - Perché non mi avete detto
niente?- Lupin lo guardò senza capire, per poi voltarsi e vedere il suo
migliore amico con Deirdre fermo a parlare con Gillespie e Kingsley. Sorrise,
alzando le spalle - Scusa, credevo che Sirius te l'avesse detto. Si frequentano
da un mese e mezzo.- - Un mese e se la porta qui? E non mi dice nulla?- rognò
il bambino sopravvissuto. - Ragazzo mio, hai altro per la testa ora.- li fece
notare dolcemente il lupo mannaro - O sbaglio?- - Tutto quello che vuoi ma
poteva almeno accennarmelo invece che sbattermela sotto il naso!- sbuffò il
moretto con una leggera smorfia, imbronciato come un ragazzino geloso. -
Eddai,- Remus gli dette una pacca leggera, sistemandogli la cravatta già molle -
ti posso assicurare che è una brava persona. Bisogna saperla prendere, è molto
dispotica e ruvida al tocco ma se la si conosce meglio è veramente una donna
eccezionale.- Seee, come no! Harry se ne andò via senza neanche andare a
salutare il suo padrino, troppo arrabbiato da quell'improvvisata. Al diavolo
Sirius e le sue sorprese! - Tira cattiva aria?- Emise un mugugno sommesso,
guardando Elettra Baley che si era fatta strada fra la folla. Bellissima, coi
morbidi capelli biondi sciolti sulle spalle, in un vestito lilla meraviglioso
che la rendevano una specie di fata. Senza farsi smontare dalla sua
espressione combattiva, Elettra si alzò sulle punte e gli diede un lieve
bacio. - Che c'è?- sussurrò dolcemente - Sei teso?- - No è per Ron. Ma per
Sirius. Guarda.- e gl'indicò Black vicino ai Weasley. La sua ragazza scoccò
uno sguardo in quella direzione, senza farsi notare troppo, ma non assunse
espressioni di sorta. - Bella donna. Chi è? La compagna di Sirius?- -
Co...Cosa?!- Potter era sbiancato. Oddio! E se...se fosse stato vero? Sirius
con la fidanzata! No, no! Quella già la odiava! Inferocito andò a infilarsi
di nuovo nell'ala dello sposo. C'erano già tutti i fratelli di Ron che si
divertivano come matti a rinfacciarli la festa di addio al celibato di due
giorni prima quando ne avevano combinate insieme di tutti i colori ma lo sposo
sembrava assolutamente...felice. Non smetteva un attimo di sorridere, aveva gli
occhi luccicanti e...Harry sentì dissolvere in un attimo tutti i suoi
problemi. Si, Ron era giovane. E forse Pansy non era proprio il massimo che
Harry aveva sperato ma...se lui era felice, allora sarebbe andato tutto bene.
Draco e Blaise erano già andati dalla sposa, Edward aveva portato Tom e Beatrix
nei banchi degli Auror dove c'erano May, Jess e gli altri, mentre Tristan era
fuori con Degona ad aspettare Lucilla. Aveva ancora tempo per parlare con
Ron. Si fece dare una sigaretta da Edward e andò fuori dalla chiesa,
fermandosi nel vialetto invaso di fiori e meravigliose decorazioni. Il sole
era caldo, l'aria fresca e pulita. Le nuvole come panna. Era una giornata
bellissima. Dette un leggero calcio a un ciottolo che rotolò poco lontano su
altri sassi bianchi e lisci. Non aveva più voglia di fumare. Si voltò e
vide qualcuno seduto su una panchina di legno chiaro, vicino a lui. Non se n'era
neanche accorto. - Perché piangi?- chiese sorridendo. Hermione Granger
rise a sua volta, asciugandosi gli occhi con un fazzoletto un po' sporco di
trucco. - Non lo so.- ammise a bassa voce, dandosi della stupida - Non lo so
proprio.- - Balle.- Harry la raggiunse, andando a sedersi al suo
fianco. Era bellissima. Non l'aveva mai vista così bella. L'abito a fiori con
la gonna sfasata a balze, gli occhi vitrei e quella sua aria aggraziata che si
mostrava sempre a tradimento. Le carezzò una mano, tenendogliela stretta. -
Ho sempre pensato inconsciamente che sarei morta giovane.- gli confessò,
guardando il cielo. Potter rise mestamente, passandole anche un braccio
attorno alle spalle, depositandole un bacio fra i ricci. - A chi lo
dici.- - E adesso sto qua al matrimonio di Ron.- singhiozzò, tamponandosi di
nuovo le guance - Dio Harry, guarda in che stato sono! Sono diventata talmente
pessimista che mi metto a piangere al matrimonio di uno dei miei due migliori
amici! Perché non credevo che sarei mai arrivata a vederlo sposarsi!- si passò
una mano fra i capelli, gettando indietro la frangia - Quando siamo diventati
così?- - Non chiedermelo.- le disse, continuando ad accarezzarle la nuca - Ma
più o meno mi sento come te.- - E non ti fa rabbia?- - Da morire.- ammise
triste - Ma scoppio anche di gioia. Perché Ron si sposa...e siamo ancora tutti
insieme.- - Il Trio Miracoli è ancora in piedi.- rise felice, smettendola di
piangere. - Non ci batteranno mai.- rincarò Potter - E finiamola di fare i
morti viventi. Basta queste paranoie, io per primo in questi mesi mi sono fatto
mettere sotto da cose ormai morte e sepolte. Se non la smetto presto, sei
autorizzata a picchiarmi.- - Posso picchiarvi tutti e due?- Si voltarono,
trovandosi davanti Ron, in abito da cerimonia. - Sei lo sposo più bello che
abbia mai visto.- gli disse Hermione. Il rossino sorrise, col sorriso di chi
è felice davvero, col sorriso che rende gli altri brillanti di luce
riflessa. In un attimo erano tutti e tra abbracciati, lì, alla luce del sole
e di quella chiesa di campagna, uniti in qualcosa che esulava da una guerra fra
maghi, dalla morte e dal sangue. Erano lì e basta. Lì per essere
felici. Tutti e tre insieme. Insieme avevano superato battaglie e vinto
guerre, insieme avevano pianto, insieme avevano gioito. Era tempo di tornare
a farlo. - Se vuoi scappare sei ancora in tempo.- sfuggì a Harry e nel
contempo Hermione e Ron esplosero in una fragorosa risata che invase quei luoghi
come una dolce cantilena. Si, era un giorno di gioia
quello.
"Morte, non ti vantare se qualcuno ti ha chiamato potente
e terribile. Perché tu non lo sei. Tu non ci hai
battuti."
L'organo intonò la marcia nuziale e la sposa, eterea
nell'abito color perla, varcò la lunga arcata della chiesetta col sorriso sulle
labbra, nascosta dal velo di tulle. In una mano Pansy teneva un bouquet di
roselline bianche e rosa, l'altra invece era posata su quella nodosa di uno zio
dall'aria fiera ed emozionata. I genitori della sposa non erano presenti,
come d'altronde i parenti stretti (quasi tutti chiusi ad Azkaban) ma questo a
lei non importava. La cugina di Pansy, Guendaline Parkinson, stava al fianco
sinistro dell'altare, alle sue spalle Draco. Harry ed Hermione invece a
fianco di Ron che aspettava sorridente, senza un filo di tremarella
addosso. Finalmente la sposa raggiunse l'altare e la cerimonia ebbe
inizio. - Benamati fratelli, siamo qui riuniti oggi...- Il prete cominciò
con le frasi di rito e niente avrebbe potuto infastidire quella giornata,
nulla. I testimoni se ne accorgevano guardando le espressione adoranti degli
sposi, il loro modo di tenersi la mano per tutta la messa, il silenzio sommesso
e quasi sacro degli invitati. Anche il vento sembrava essersi zittito per
assistere. Le damigelle se ne stavano ai fianchi delle navate, gioiose e
felici, gli Auror quasi si stavano commuovendo, dimentichi di essere orgogliosi
maghi. Harry stava lì a fianco del suo migliore amico, le fedi in tasca, il
cuore emozionato per le parole che sentiva. Cavolo, certo che una volta sul
posto e nel momento preciso sarebbe venuta voglia a qualunque innamorato di
sposarsi. Sentire la promessa di Ron e di Pansy fece sospirare più di un
invitato, ma c'era qualcuno che invece ascoltava meno. Draco era rimasto
immobile dal momento stesso in cui era salito su quei gradini e si era ritrovato
Hermione davanti. Non l'aveva persa di vista un minuto, gli occhi fissi sul
suo viso. Forse era l'atmosfera, forse in quei mesi era stato più felice che
negli ultimi quattro anni...ma non riusciva a smettere di guardarla. E aveva
il cuore in gola ogni volta che lei, sentendosi fissata, gli sorrideva
facendogli cenno di stare attento. Cadde dalle nuvole, capendo di essere
arrivati al sodo, quando Potter diede agli sposi gli anelli e poi le classiche e
sacre domande dell'istituzione matrimoniale, dette in tono solenne dalla voce
calda del prete. - Vuoi tu Panselvele Julia Parkinson prendere come tuo sposo
Ronald Billius Weasley, per amarlo e onorarlo, in salute e in malattia, in
ricchezza e povertà, per tutti i giorni della tua vita?- Pansy sollevò gli
occhi neri su Ron e sorrise. - Lo voglio.- sussurrò. - E vuoi tu, Ronald
Billius Weasley prendere come tua sposa Panselvele Julia Parkinson per amarla e
onorarla, in salute e in malattia, in ricchezza e povertà, per tutti i giorni
della tua vita?- - Si, lo voglio.- sorrise Ron. - Allora col potere che mi
è stato conferito da Dio, io vi dichiaro marito e moglie. Puoi baciare la
sposa.- Il bacio sancì quell'unione e fu un susseguirsi di altri baci alla
sposa, abbracci di amici e parenti...e poi tanti altri visi sorridenti. Ci fu il
volo delle colombe, particolare tradizione osservata dalla famiglia Weasley, poi
il lancio del riso e infine quello del bouquet. Pansy si girò di spalle,
ridendo come un matta verso amiche e damigelle che fischiavano per attirare la
sua attenzione. Non ci fossero stati passanti babbani curiosi in giro per quelle
campagne avrebbero tirato fuori anche le bacchette per usare la magia e fare
prima. - Vai che si picchiano.- ghignò Edward, insieme a Harry, Draco,
Hermione, Blaise, Elettra e gli altri. Con loro si erano radunati i vecchi
Grifondoro, c'erano perfino Seamus con la sua ragazza babbana e Neville, anche
lui in dolce compagnia. - Il lancio del bouquet è una specie di lotta
all'ultimo sangue, avete mai notato?- bofonchiò Tristan, con in braccio Degona
tutta agghindata in un vestitino di raso e pizzo sangallo troppo pomposo. -
Perché vogliono tutte il mazzo di fiori papà?- chiese la bambina, seguita a
distanza da Nyssa. - Dicono che chi lo prende sarà il prossimo a sposarsi
tesoro.- le disse Liz, rossa in viso per l'emozione. - Davvero?- Degona
s'illuminò, girandosi al fianco destro di suo padre - Mamma perché non lo prendi
tu?- Lucilla per tutta risposta piegò appena le labbra, carezzandole la
testolina. Quella tata malefica le aveva stretto i ricci ribelli e ora sembrava
un confetto ma tempo un attimo avrebbe liberato la sua bambina da quella gabbia
di nastrini! Manco a dirlo però, il bouquet venne lanciato proprio dalla loro
parte. Una piccola parabola e le roselline bianche finirono dritte fra le mani
di Lucilla che dopo un attimo di sbigottimento fece una smorfia, all'assalto
delle prese in giro degli amici. I commenti si sprecarono ma iniziarono quasi
subito le foto degli sposi, quindi la Lancaster ebbe modo di levarsi dai piedi i
seccatori e gli spiritosoni. La ridda per le foto con gli sposi fu ancora più
lunga. Fra le pose coi testimoni e gli amici che non stavano fermi e facevano
incazzare il fotografo, l'enorme famiglia di Ron che non ci stava nell'obiettivo
e i bambini che lanciavano riso mordicchioso proprio durante gli scatti,
non ci fu quasi verso di avere delle foto formali e rigorose, le classiche che
si appendono con orgoglio nelle case...ma furono comunque foto bellissime, degne
di quel giorno.
Il pranzo si tenne in un vecchio castello in rovina sulle
colline. Una parte del bel palazzo gotico purtroppo era irrimediabilmente
distrutta ma l'ala nord, occupata da alcuni maghi che avevano il pallino per la
ristorazione, era veramente magnifica, calda e intima, molto accogliente. Ci
si Smaterializzarono tutti non appena ebbero fine le foto e non appena gli Auror
mostrarono di avere un discreto appetito che ebbero modo di cominciare a placare
con un aperitivo sotto un patio dalle tende trasparenti. Calici di vino
bianco secco alla mano e la chiacchiera facile, le damigelle stavano facendo il
loro dovere cercando di irretire i testimoni dello sposo e della sposa che
invece erano assediati dai famigliari, quando poi gli amici se li sarebbero
goduti con il dopo cena. Draco e Harry erano talmente oppressi che quasi non
respiravano più, mentre Hermione si stava concedendo una rimpatriata con Lavanda
Brown, venuta col fidanzato, Calì e Padma Patil, Seamus, Dean e Neville. -
Così tu sei Hermione!- la fidanzata di Paciock, Zoe, una graziosa strega dalla
faccia rotonda e piena con lunghi capelli dritti come spaghetti le stava
stringendo la mano - Neville mi ha parlato tanto di te! Dice che eri la più
brava!- - Sarà ancora la più brava.- ghignò Seamus strizzandole l'occhio -
Peccato che per anni non s'è fatta sentire.- - Già, dovremmo proprio fartela
pagare Herm.- sibilò Lavanda fintamente arrabbiata, attaccata al braccio di un
fusto che sembrava tanto un gigolò - Così sei stata in Germania eh? Come sta il
tuo Victor?- - Già, come sta Victor, Herm?- cinguettò anche Calì, dandole il
gomito. - Eh su, dai!- rise Dean Thomas, fermando un cameriere per prendere
altri bicchieri e posare quelli vuoti - Lasciatela in pace, poveretta! Avete
tutto il pranzo e anche stasera per massacrarla.- - Senza contare che fra
poche settimane c'è la riunione del nostro anno.- disse Neville tranquillo. -
Casini in vista.- sentenziò Padma - Senti un po'...ma Zabini e quel gran bel
ragazzo di Dalton dove sono?- - Blaise è con Tristan e gli altri. Ed sarà a
rimorchiare.- ironizzò la Grifoncina. - Oh!- Neville si sporse un pochino - E
quella in braccio a Tristan è la sua bambina vero?- - Dio quant'è carina!-
tubò Calì - Da lui e Lucilla non ci si poteva aspettare altro!- - Si chiama
Degona vero?- chiese Dean - Assomiglia molto a Lucilla.- - Scusate...-
Melody, la ragazza di Seamus, era un po' spaesata ma sembrava molto simpatica
-...Forse vi sembrerò stupida ma davvero quella ragazza stupenda con gli occhi
così chiari è...è un...un demone?- fece allibita. - Ahah.- annuì Lavanda - Te
li immaginavi con le corna e la coda per caso?- - Bhè, in effetti si. Non una
che sembra una modella.- ammise ridendo - Ma in fondo credevo anche che maghi e
streghe andassero in giro sulla scopa e che avessero un cappello a punta con
sopra le stelline dorate!- - Tutti quelli che non sanno si aspettano sempre
cose assurde.- sorrise Dean - Io ero cresciuto fra i babbani e i primi giorni a
Hogwarts non sapevo se ero finito in una specie di dimensione parallela, renditi
conto.- - Aspetta Melody, adesso ti faccio stupire sul serio!- cinguettò Calì
indicandole Milo fra la folla - Ecco, lo vedi quel bel ragazzo coi capelli neri,
la giacca sulla spalla e gli occhiali da sole con le lenti blu?- - Quello con
la pelle chiarissima?- chiese la ragazza con aria ammirata. - Si, lui! Sai
cos'è? Un mezzo vampiro!- Melody allargò gli occhi - Intendi...uno di quei
cosi dei film che succhiano il sangue?- - Tranquilla, Milo è ammaestrato.-
cincischiò Edward passando alle loro spalle. - Ehi Ed!- sbottò Hermione - Ma
dove vai?- - Preda a ora undici!- le rispose filando dritto come un felino
verso una bionda tutta curve, forse un'amica della Parkinson, che non faceva
altro che scoccargli sguardi languidi. - Poveri noi, che indecenza quel
ragazzo.- sghignazzò una voce al loro fianco. - Elettra!- i ragazzi la
salutarono con un sacco di abbracci quando la Baley si sganciò da Ginny per
raggiungerli. - Ecco qua la nostra cacciatrice preferita.- rise Seamus
orgoglioso - Allora, si fa questa partita al nostro raduno o no?- - Quasi
sicuro.- scandì la biondina - Vinceremo di nuovo a distanza di quattro anni,
potete anche scommetterci.- - Mica tanto, Edward e Draco mica sono
arrugginiti.- ironizzò la Grifoncina - E anche Justin non avrà perso la
mano.- - E parlando del nostro Principe intoccabile...- Lavanda e Calì
avevano naturalmente colto la palla al balzo - Dicci un po' Hermy, tesoro...come
va eh? Con Malfoy! Ti ha guardata per tutto il tempo!- - Ossignore, che
pettegole!- borbottò Seamus - Non vi si può reggere per due minuti di fila, non
siete cambiate di una virgola!- - E a quanto pare non siamo le uniche.-
sbuffò la Patil permalosa - Sei sempre il solito cafone!- Mentre i ragazzi
battibeccavano, passarono Tom e Degona per mano, così Hermione riuscì a farsi
dire le condizioni generali. - Dunque...- Riddle fece mente locale - Allora,
Harry è chiuso in bagno con Draco, si sono incollati pochi minuti fa per un
bicchiere di vino. May sta con la mamma di Ron e Trix è un po' nervosa. Ha fame,
ha minacciato di azzannare la prima cosa che le capita a tiro se Milo non le dà
da mangiare.- - E' un po' arrabbiata.- concluse la piccola Degona - Le croci
le davano fastidio.- - E ci credo.- rise Elettra - Adesso vado a parlarci io
con Milo. Tranquilla Herm, stai pure qua.- Le fesserie dei suoi amici però a
quanto pareva non erano ancora finite. Dopo aver lasciato Seamus, Neville e
le altre alla compagnia di Tristan e Jess, la Grifoncina dovette per forza
andare a controllare quei due imbecilli chiusi nel bagno del
castello. Controllò che non ci fossero altri avventori nella toilette
riservata agli uomini e poi entrò. Eccoli, quei due idioti. Intenti a tirarsi
come dannati per il polso, rischiando di fermarsi la circolazione. Per il
caldo erano anche senza giacca e le cravatte tutte messe malissimo. Erano
riusciti a restare composti per poche ore soltanto... - Non dire niente!- le
sibilò Harry, quando li affiancò - E' tutta colpa di questo ubriacone! Mi ha
fregato il bicchiere!- - Per favore, ha schifo della sua stessa ombra.-
sbuffò la Granger - Imprecandovi dietro comunque non risolverete niente. Cercate
di perdonarvi questo ignobile furto di alcolici e passateci sopra, ok?- - Ok
un corno!- sbottò Draco rabbioso - Questo maledetto non può sempre passarla
liscia.- - Se continuate così per staccarvi dovrete abbracciarvi e giurarvi
amore eterno.- fece lei sarcastica, tirando fuori il rossetto dalla borsa e
approfittando dello specchio per risistemarsi. - Servirà qualcosa di più
aberrante!- ringhiò Potter - Per non parlare di quello che mi ha combinato
Sirius!- - E no! Ancora?!- Malfoy roteò gli occhi esasperato - E' un Black,
non puoi sperare che nessuna donna sana di mente cerchi di
accalappiarselo.- - Parlate della bella donna che sta con lui?- chiese la
strega - Come avete detto che si chiama?- - Deirdre Warfield.- sibilò il moro
seccatissimo - Ha una faccia da oca senza cervello impressionante! Hanno cercato
di presentarmela per tutto il rinfresco. Potrei quasi benedire questi bracciali,
almeno finché sto qua dentro non verranno a rompermi! E dovevi vedere con che
faccia Remus mi ha detto che si frequentano da un mese e mezzo!- - Santo Dio,
neanche fosse mai stato sposato!- rognò il biondo serpente, dando un forte
strattone. - E allora? Avrebbe dovuto parlarmene!- lo zittì il bambino
sopravvissuto - Senti Herm, fammi un favore!- - Si?- chiese la ragazza,
passandosi il lucidalabbra sulla bocca. - Vai di là e aggrappati al braccio
di Sirius per tutto il pranzo.- - Come?!- riecheggiarono Hermione e Draco in
coro. - Perché?- chiese la strega allibita - A che ti serve scusa?- - Sei
più giovane e bella di lei. Fai qualche moina a Sirius e tieniglielo
lontano!- - Grazie tante.- fece sarcastica - Ma non ci penso neanche.- -
Trovatene un'altra da mandare a Black, imbecille!- sentenziò anche Malfoy. -
E tu sta zitto Malferret! Dai Herm, che ti costa? Devi solo stargli vicina e
sbattere gli occhioni! Che ci va?- - Ne va di quel principio chiamato
decenza.- rispose la ragazza, richiudendo la borsa. - Ti pago.- -
Quanto?- - Mezzosangue!- sbraitò Draco scandalizzato. E dove stava la decenza
eh?! - Cinquanta galeoni!- - Facciamo sessanta.- - Fatto.- - Bene,
ci vediamo a tavola.- ghignò la Grifoncina andando alla porta - E cercate di
liberarvi eh? Ciao!- - MEZZOSANGUE NON CI PROVARE! EHI TORNA QUA, PARLO CON
TE!- ma la porta sbattuta fece capire a Malfoy che se n'era già andata. Ora lo
uccideva Potter, lo uccideva sul serio!
Un posata picchiettante contro il
calice del vino da dolce richiamò l'attenzione di tutti gli
invitati. All'abbondante e gustoso pranzo, ormai giunto quasi alla sua
conclusione verso le quattro e mezza di pomeriggio, mancava ormai solo il dolce
ma il signor Weasley aveva richiamato i presenti per una tradizione ormai
antichissima. Il discorso dei testimoni. Ad Harry, Draco ed Hermione quasi
andò di traverso l'ultimo boccone masticato perché si erano totalmente
dimenticati di prepararsi qualcosa. Fortunatamente iniziò Guendaline e questo
detto il tempo a quei tre rintronati d'inventarsi qualcosa, scrivendo le idee su
un fazzoletto di carta visto che una zia di Ron aveva un'allergia. Quando
toccò a Harry si scatenò un applauso che al bambino sopravvissuto sapeva tanto
di presa in giro ma contenne il riso che gli stava salendo alle labbra,
guardando in particolar modo solo Ron che sapeva cogliere perfettamente la
particolare situazione, ovvero: Potter non sa che dire. - Vai Harry! Tanto
s'è già detto tutto alla festa dell'addio al celibato!- fischiò Fred dalla
tavola dei parenti, vedendolo in palla. Ci fu altro coro di ridacchi e
pernacchie, poi il moro riacquistò un minimo di contegno, tossicchiando. -
Bhè...- si umettò le labbra, inspirando a fondo e guardando tutta la tavola
principale - Sono passati undici anni dalla prima volta che ho conosciuto Ron e
la sua famiglia e da quel momento la mia vita è cambiata non solo per i fatti
che voi tutti conoscete a menadito, ma anche perché lui e i suoi famigliari in
un modo o nell'altro si sono presi cura anche di me come se fossi stato un
figlio e un fratello a tutti gli affetti.- dicendo quelle parole Hermione ed
Elettra gli presero le mani, stringendogliele forte - Quindi Ron, oltre ad
essere il mio migliore amico, per me è anche un fratello. Il migliore che
potessi desiderare. L'ho cacciato nei guai tanti di quelle volte che non le
conterà più neanche lui...eppure è ancora qui al mio fianco. E lui potrà sempre
contare su questo: che io sarò sempre al suo. Dunque posso solo chiedere a Pansy
di trattare con cura questo fratello a cui tengo moltissimo.- sollevò il calice,
fissando attentamente Ron - Siate felici ragazzi.- Ci fu un attimo di
silenzio, poi tutta la sala si unì a quel brindisi, battendo forte le mani,
commossi dalla gioia. Ronald Weasley alzò il calice verso l'amico, stringendo
forte sua moglie al suo fianco. Sussurrò qualcosa che in quel frastuono non
si sentì, ma non era importante. Harry aveva certamente capito. Draco fu meno
profondo ma altrettanto incisivo, poi toccò a Hermione. Si alzò dando un
profondo respiro, cercando di trattenere le lacrime che quel maledetto di Potter
le aveva fatto salire. - Sai come la penso sul matrimonio.- iniziò con un
sorriso, pienamente ricambiato dal rossino - Lo considero al meglio una pia
illusione ma...non è un'illusione quella che ho visto oggi davanti a quel
prete.- aggiunse con voce morbida, quasi carezzevole - Né ho sentito bugie nelle
vostre promesse. In tutti gli anni che verranno, lotta fino in fondo perché ogni
giorno si ripeta la magia di oggi. Noi ti staremo sempre vicini. Auguri.- Un
altro applauso, poi Ron si alzò per andare ad abbracciare quei due. - Siete
grandi a cavarvela all'ultimo minuto.- soffiò ironico, tenendoli
stretti. Harry ed Hermione si strizzarono l'occhio, poi dissero qualche
parola i genitori di Ron e lo zio di Pansy, quindi venne portata finalmente la
torta nuziale. Altre foto, altre disastri perché i gemelli avevano tentato di
farla esplodere e finalmente ci si rilassò. Il più di quella giornata era ormai
passato. Il pomeriggio nello Sheringham fu costellato da lunghe
chiacchierate, lunghi racconti vecchi e nuovi, i baci degli sposi e i lenti
sulla pista da ballo. Anche i bambini sembravano divertirsi un mondo e Degona
era riuscita a strappare il permesso a Liz di andare a divertirsi con gli altri
nell'ampio giardino esterno in cui troneggiava un laghetto con i cigni. -
Hanno scelto un posto bellissimo.- disse Blaise, seduto sotto un gazebo con
dello champagne in mano. - Davvero.- annuì Tristan in piedi, seguendo le
corse di sua figlia con gli altri maghetti pestiferi che appartenevano anche ad
altre comitive. - Come mai non balli?- gli chiese Zabini perfido - Guarda che
ti portano via Lucilla se non ti decidi.- - Infatti gliel'ha già fregata quel
porco di Duncan.- rise Clayton sarcastico - Vero fratello?- - Vuoi morire
affogato in quel laghetto Harcourt?- - State buoni, oggi regna la pace
universale.- sorrise May - Tutti sono talmente felici da risultare
stucchevoli.- - Altri invece non cambiano mai.- frecciò Blaise, vedendo
arrivare Edward tutto sporco di rossetto sul collo della camicia inamidata -
Quanto sei maniaco, cazzo.- - Ogni lasciata è persa.- ironizzò Milo, seduto
con loro. - Già.- rise Clay - Ehi Mc...quand'è che ti sposi?- - Porca
miseria, se non la smetti ti affogo sul serio!- - Tristan!- Liz apparve sulla
soglia del gazebo, torturando un povero fazzoletto con le mani - Scusami ma non
credi che Degona stia esagerando?- - I vestiti si lavano e si diverte
soltanto.- sbuffò Milo - Lasciala vivere.- - Ma potrebbe farsi male!- -
Tranquilla, non le succederà nulla.- la placò Tristan - Controllo io. Torna pure
a ballare.- La Jenkins se ne andò poco convinta, anche perché voleva ballare
con lui e non con altri ma Mckay aveva ben altro per la testa. I sorrisi della
sua bambina e la sinuosa presenza di sua madre che passava fra gl'invitati
facendo voltare tutti quanti. Era affiancata da Hermione e parlavano fitto
fitto. Chissà se parlavano di Cameron. Il solo pensiero provocava dei travasi
di bile all'Auror. Senza pensarci troppo mollò gli amici e le raggiunse al
lago, dove c'erano anche Harry, Remus e Draco che controllavano la situazione,
visto che Tom e Beatrix erano vicini alla superficie riflettente
dell'acqua. - Tutto bene per il momento.- gli disse Potter - I cigni sono
magici, quindi se accadesse qualcosa farebbero un baccano del diavolo.- -
Ciao papà!- Degona andò ad abbracciarlo, facendosi sollevare - Senti, posso
camminare sull'acqua come fanno gli altri?- Tristan scostò il capo, vedendo
che alcuni genitori stavano tenendo per mano le loro piccole pesti e li facevano
zampettare sul pelo dell'acqua del laghetto, senza disturbare gli scorbutici
volatili bianchi. - Lascia, ce la porto io.- gli disse Lucilla, vedendolo
tentennare. - Davvero mamma?- cinguettò la bambina - Grazie!- Un attimo
dopo il cuore di Mckay era del tutto concentrato su quello spettacolo. Neanche
una bomba o Voldemort in persona avrebbero potuto distogliere la sua attenzione
da loro due. Si accorse che i fotografi avevano fatto numerosissime foto a
Lucilla e si annotò mentalmente di andare a cercare quella in particolare che le
vedeva giocare insieme. In fondo erano così rari quei momenti. I momenti in
cui riuscivano a stare insieme... Fra tutti, anche Harry aveva i suoi
problemi. - Allora?- bofonchiò a bassa voce, mettendosi accanto a Hermione -
Cosa mi dici?- - Che i galeoni li voglio entro domani mattina.- - Herm per
la miseria!- gracchiò isterico - Sirius ancora non me l'ha presentata, quindi ha
capito che aria tira ma tu l'hai conosciuta, ci hai parlato. Che tipo è?- -
Quanto sei fesso Sfregiato.- sibilò Draco velenoso, lì a fianco. - Tu vedi di
tacere se non vuoi schiattare all'istante!- gli ringhiò furibondo - Allora?
Com'è?- - La verità?- - Si, la verità.- La ragazza sorseggiò il suo
champagne, tenendo gli occhi fissi sull'acqua rilucente del laghetto. - Credo
sia rimasta male perché tu non li hai raggiunti.- - Me ne infischio.- -
Non fare il ragazzino.- - Senti chi parla.- - Cosa?- fece allibita - Che
intendi?- - Hn.- sbuffò imbronciato - Parli tanto del matrimonio ma alla fine
quasi piangevi come una fontana!- Lei arrossì, osservando anche l'espressione
divertita di Malfoy. - Non ho mai detto che il rito religioso o formale che
sia non abbia il suo lato romantico e commovente ma continuo a dire che
l'istituzione del matrimonio è una fregatura e un'ipocrisia. Sono capaci tutti a
dire si un giorno solo e poi a farsi i propri comodi per il resto della vita.-
- Quanto la vedi grigia.- si schifò Potter - Siamo esseri umani, è normale
sbagliare.- - E infatti non sbaglierò commettendo il madornale errore di
sposarmi.- - Ma al mio matrimonio piangerai di nuovo come una fontana, vero?-
frecciò perfido. - Senti amore, perché non vai a cercare Elettra eh? Prima
c'era un cugino di Ron che le faceva gli occhi dolci. Avanti, evapora!- disse
fra i denti - Prima che decida di tirare fuori la bacchetta!- - Codina di
paglia...- ghignò, andandosene e lasciandola sola con Malferret. - Idiota.
Quando fa così non lo reggo!- sbottò sempre più rossa in viso. - Sarà...-
Draco la guardò con la coda dell'occhio - Ma mi sembri comunque molto
contenta.- - Si, per Ron. Non potrei essere più felice per lui.- - Però
continui a pensare che sia uno sbaglio sposarsi, vero?- le chiese, accendendosi
una sigaretta. Lei annuì, senza parlare. Non le piaceva affrontare quel
discorso con lui. - Credi davvero che le promesse davanti al prete siano
finte?- continuò, dando un breve tiro ed espirando il fumo subito dopo - Ha
ragione lo Sfregiato mezzosangue. Siamo umani, è umano sbagliare. Credi che sia
così orribile legarsi a qualcuno che giura di amarti per tutta la vita?- -
Credo che sia orribile giurare qualcosa che non si può mantenere.- lo
corresse. - Non puoi mettere l'amore sotto una campana di vetro. Nella vita
reale non esiste il "E vissero per sempre felici e contenti.", cerca di
capirlo.- - Lo capisco benissimo.- sussurrò allora, puntandogli gli occhi
dorati addosso - E visto che non potrò mai avere l'amore delle favole, visto che
con gli anni si affievolirà e sparirà anche la passione, preferisco non averlo
affatto.- Draco avvertì una strana fitta al petto, conscio di aver appena
ricevuto una dura mazzata. - E' da codardi.- sibilò duro e freddo,
ferito. - Non ho mai detto il contrario.- ammise mesta - Ma non voglio
rovinare un rapporto.- - Quindi non lo metti alla prova, non cerchi di
testare quanto forte sia.- ringhiò sempre più rabbioso, ma cercando di contenere
la sua collera - Questo sbaglio l'hai già fatto quattro anni fa, piantandomi in
asso per questa follia. E come vedi siamo ancora qui.- Stavolta fu Hermione a
tacere, a deglutire. Per la prima volta si sentiva insicura. Ma nel senso
buono. Il suo amore per Draco avrebbe potuto essere davvero degno di una tale
promessa? Di una tale prova? Poi di punto in bianco lui le fece una domanda
che la lasciò annichilita. - Senti un po'...se restassi incinta ti
sposeresti?- Il sangue le defluì dal viso - E con questo che vorresti
dire?- Malfoy rise, alzando le spalle - Niente, mi sono solo ricordato le
parole di tuo nonno.- - Ma...- non fece in tempo a replicare che Draco
l'afferrò per la mano. - Vieni, c'è un lento. Me lo devi
mezzosangue.-
La notte del 12 aprile un gruppo di persone che credeva di aver perso il
sorriso, tornò a vivere dentro. Quella notte vide un membro del Trio Miracoli
felicemente sposato, Harry Potter ridere come da tempo non gli accadeva ed
Hermione Granger pensosa, con una piccola falla nella sua armatura di
cinismo. Le stelle brillavano ed erano tantissime. Quella giornata dopo
molto tempo aveva riportato a galla la speranza che in molti sembravano aver
perso. C'era ancora molta strada davanti a loro ma ora l'avrebbero affrontata
in maniera diversa. Brindarono di nuovo sotto quella tenda di stelle
vivissime, felici di essere vivi. Felici di essere insieme. A Harry non
importava altro e da quel giorno fra le foto nell'album di Hermione, ce ne fu
una in più. Gli sposi felici, abbracciati e al loro fianco i testimoni e
tanti amici. E non ci fu mai foto più cara.
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Capitolo 49 *** Capitolo 49° ***
Dest49
Quattro di mattina del 13 aprile, Lane Street n°
4. Edward Dalton cercava di aprire la porta di casa con mano malferma, alle
sue spalle gente conciata anche peggio di lui. Non aveva alzato così tanto il
gomito neanche alla festa dell'addio al celibato di Ron e non capiva perché al
matrimonio invece si erano ridotti da buttare via. - Riesci ad aprire?-
bofonchiò Harry Potter dietro di lui, tutto concentrato a strizzare gli occhi
per capire se gli elefanti rosa che vedeva erano veri o meno. - Perché? Ci
vuoi provare tu?- ghignò Edward. - Muoviti o vomito qua nell'ingresso.-
sibilò Draco Malfoy, appoggiato al muro con la testa all'aria, col preciso
intento di pensare a tutto meno che alla sua nausea. - C'è qualcun altro che
deve vomitare?- s'informò May, che come Hermione ed Elettra si teneva le scarpe
col tacco alto in mano - Così so in quale bagno chiudermi.- - A me non
serve.- disse Potter. - Idem,- biascicò Blaise distrutto. - Neanche a me.-
bofonchiò la Grifoncina, non sentendosi più le gambe - Dio, perché Ron non mi ha
portato con lui in albergo?- - Se...- ridacchiarono Edward e Harry - E a fare
cosa?- - Ma Schiantatevi.- la Granger fece una smorfia - Darei un braccio per
avere una settimana di ferie come lui!- - Ne ha già chiesti pochi di giorni.-
sospirò il moretto, mentre l'ex Corvonero riusciva ad imbroccare la chiave
giusta - Una volta finita questa storia devo dargli un mese di vacanza come
minimo!- - A me basta che mi dai mezz'oretta per riprendermi.- mugugnò Draco,
strisciando su per le scale - Ehi, Sfregiato...dove hai detto che l'hai lasciato
il mostriciattolo?- - Lucilla starà a Cedar House per la notte e ha chiesto
se poteva tenersi Tom fino a domani.- - Ottimo, così non assisterà al degrado
dei suoi padrini con la testa nel water.- frecciò Elettra, l'unica rimasta
abbastanza lucida - L'ultima volta che è successa una cosa del
genere...hn...com'è finita? Qualcuno me lo ricorda?- - Ah già...quella figata
di festa.- gli occhi blu di Blaise scintillarono - Raga attenzione!- -
Preparo la macchina fotografica.- aggiunse la Baley, scappando su in camera sua
mentre gli altri si disperdevano nei vari bagni e nel salone. Un'oretta dopo,
alle cinque, si ritrovarono stranamente tutti insieme davanti al camino
spento. Svaccati sui divani, sdraiati gli uni sugli altri, trincavano caffè
mezzi moribondi. Eppure non riuscivano a dormire. - Al mio matrimonio non
farò servire alcolici.- bofonchiò Zabini, guardando sul fondo della tazza, come
se dentro ci fosse stato chissà quale segreto della vita. - E dove sta il
divertimento?- Edward aveva gli occhi chiusi, la testa girata all'indietro. -
Nel fondo della tazza del water.- sibilò Malfoy, disgustato - Ho chiuso con
l'alcool.- - L'hai detto quattro anni fa.- gli ricordò Elettra con un mezzo
ghigno. - In quel caso la situazione lo richiedeva davvero.- ridacchiò Blaise
- Non credi Dray?- - Andrete avanti con questa faccenda ancora a lungo?-
sibilò il biondino cercando le sigarette sul tavolo - Cristo, giuro che se
capita qualcosa entro i prossimi giorni non muoverò un dito.- - E' sempre
bello poter contare sul servizio di difesa del Ministero. Gente...- May si mise
in piedi, mezza barcollante e tutta spettinata - Non so voi ma io non ce la
faccio davvero più. Quelle due aspirine mi stanno facendo effetto. Me ne vado a
dormire.- - Si, tra un po' ti seguo anche io. Notte.- le disse Edward. -
Notte ragazzi!- e l'Osservatrice prese il volo nella prima stanza libera, al
piano inferiore. Dopo un attimo di silenzio e un'altra bevuta di caffè,
Dalton scoccò uno sguardo alla Granger che tacque, sorridendo. - Che avete in
mente voi matti? Qualche scherzetto?- ironizzò Elettra, abbracciata a Potter -
Posso parlare?- I ragazzi si guardarono attorno. Avevano fatto sparire gli
specchi e il lieve trillo procurato da Gigì, addormentata nel suo nido, fece
tirare il fiato a tutti. Erano al sicuro. - Mi sembra che dobbiate andare al
cimitero fra qualche giorno, giusto?- continuò la biondina. - Si,
dopodomani.- sentenziò Hermione, rubando una sigaretta a Malferret - Dobbiamo
richiamare un tizio dalla sua bella tomba e a quanto si dice in giro non è un
campione di socialità.- - Chi è questo tizio?- s'informò Blaise. - St.
Robert di Grinwald, custode di questo secolo dei morti derubati.- gli spiegò la
Grifoncina - Lui può dirci che fine hanno fatto le ossa. Pare che qualunque cosa
sparisca da una tomba, lui sappia ritrovarla.- - E una volta preso Minus, gli
faremo fare la fine del topo che è.- ringhiò Harry a bassa voce. - Oh, guarda
chi arriva...ciao prosciutto.- Draco fece un ghigno un po' ebete, quando Pinky
entrò nella stanza zompettando e gli mise il muso sul ginocchio, per farsi
accarezzare. - Ecco il nostro cerca-trartufi.- ridacchiò Blaise - Di recente
deve aver mal di denti, mordicchia tutto quello che trova.- - Si, comprese le
mie costosissime scarpe nuove.- ridacchiò Elettra - S'è anche mangiato il
gagliardetto del Grifondoro di Ron. Ancora non gliel'ho detto!- - Cazzo ma ci
pensate? S'è sposato.- se ne uscì Edward, risvegliandosi dal letargo - Ron s'è
sposato.- - Si, sappiamo che questo travalica la tua concezione cocco.-
ridacchiò Harry. - A me il matrimonio è piaciuto moltissimo.- mormorò
Elettra, dolcemente - Lui era raggiante e perfino la Parkinson è riuscita a
sembrarmi meno acida del solito.- - Però, che fortuna.- rognò Hermione, dando
un tiro alla sigaretta - A me è sembrata sempre la solita spocchiosa.- -
Eddai, falla finita.- rise Blaise - Sotterra l'ascia di guerra, non hai visto
com'era felice Ron?- - Si che ho vista, ha pianto tutto il tempo.- rincarò
Harry - Fra lei e Beatrix non so chi fosse la più sconvolta in chiesa.- -
Ahah, divertente.- - Bhè, arrendiamoci alla realtà. Ci siamo giocati
Weasley.- considerò Draco, socchiudendo gli occhi - Ormai è andato.- - Ne
parlate come se fosse partito per la guerra.- Blaise alzò una mano verso il
bancone piano bar e fece veleggiare verso di loro una bottiglia ghiacciata
d'acqua naturale con tre o quattro bicchieri - C'erano molti alla cerimonia che
pensavano che fosse troppo giovane ma secondo me non centra molto l'età.- -
No, ci va la follia.- frecciò Hermione. - Eccola che ricomincia!- Harry si
versò dell'acqua - Parli tanto ma secondo me la prossima sei tu!- - Piuttosto
l'inferno.- - Cinquanta galeoni che entro due anni ci caschi.- attaccò
Edward. - Dalton non ricominciare.- sbuffò Draco, tenendosi le tempie dolenti
- Finirai sul lastrico in questo modo.- - E allora aiutami a vincere
no?- - Ecco, dopo questa me ne vado a letto!- Hermione si mise subito in
piedi, mentre tutti si mettevano a ridere sommessamente - Ci vediamo domani
sera...se non mi vedete per un paio di giorni svegliatemi, ok?- ma non fece in
tempo a fare un passo che l'incantesimo di controllo sulla palazzina si mise a
trillare, come impazzito. Era un vero e proprio allarme, talmente forte che
uccise i due neuroni rimasti a galleggiare in mezzo ai galloni di whisky
incendiario nelle teste degli Auror. Non fecero in tempo a capire qualcosa che
qualcuno si Smaterializzò nel salone. Così, all'improvviso. Vestito di nero,
capelli biondi, aria assassina. - Si può sapere cosa diavolo state
facendo?!- Lucius Malfoy era furibondo. - E lei che vuole?- Harry ed
Hermione erano allibiti. - Io in quella casa non ci torno!- tuonò Malfoy
senior inferocito - Piuttosto ad Azkaban ma con Black non voglio più averci
nulla a che fare!- - Oh, ecco dov'eri schifoso serpente!- I ragazzi si
voltarono e sulla porta del salone c'era Sirius, ancora in abito da cerimonia,
seguito da Remus e quella Deirdre. Pure il caro padrino di Harry non sembrava di
buon umore. - Insomma si può sapere cosa sta succedendo?- li bloccò Draco
sconvolto da quell'invasione - Cos'è questa storia?- - La storia è che sua
maestà crede di potersene andare in giro tranquillo!- ululò Sirius. - Senti
chi si mette in cattedra!- lo rimbeccò Lucius - L'essere più viziato sulla
faccia della terra!- - Non mi faccio fare la predica da un Malfoy, sia
chiaro!- - E io non me la faccio fare da te Black! Ogni volta che ti vedo mi
viene in mente mia suocera!- ringhiò Malfoy fra i denti - Ho sopportato
abbastanza, una settimana intera! Ne ho piene le tasche!- - Scusate...- la
Grifoncina si mise in mezzo, non credendo di sentire certe parole da gente che
superava la quarantina - Sono le cinque di mattina e siamo tutti stanchi, non
potete discuterne a tavola?- - E come si fa a discutere con un serpente?-
ringhiò Sirius. - Ha parlato Fido!- - Insomma state zitti!- sbraitò Draco,
fuori di sé - Per Dio, siete insopportabili!- Sirius e Lucius lo guardarono
furibondi, poi si lasciarono andare seduti in poltrona. Tempo un minuto e
Remus raccontava a tutti, non senza ridere a dire il vero, dei casini che erano
scoppiati negli ultimi tempi a Grimmund Place per colpa delle vecchie grane di
quei due maghi. - Non sono mai andati d'accordo neanche quando avevano undici
anni.- bofonchiò Lupin, vedendoli friggere - E la convivenza non aiuta.- -
Hn, vi sta bene.- sentenziarono Harry e Draco in coro. - Non c'è niente da
ridere, questo qui andrebbe spedito ad Azkaban in un pacco!- ringhiò Black
pronto a fargli lo scalpo. - E tu perché non ci torni eh, sottospecie di
babbanofilo?- s'impuntò Malfoy senior - Quella dannata casa è invasa di
mezzosangue, licantropi e dannatissimi quadri che non stanno zitti un secondo,
non ne posso più! Ci manca solo Potter e col trio saremmo a posto!- - Lascia
fuori James da questa storia!- esplose Sirius. - Volete comportarvi da
persone adulte, santo cielo?- s'intromise Deirdre Warfield con tono pacato,
facendo risedere Black con modi dolci ma decisi - Siete grandi per comportarvi
come ragazzini. Siamo nel bel mezzo di una guerra, il minimo che possiate fare è
cercare di sopportarvi per aiutare i vostri ragazzi no?- - Oh, ecco! Ci
mancava solo l'opinione della sorella del Ministro dei Rapporti coi Babbani!-
disse Lucius velenoso, scoccandole un'occhiataccia perfida - Fatemi il santo
favore di trovarmi un altro posto, anche un cella di una prigione di babbani,
tutto ma non la sede dell'Ordine degli Idioti!- - Per te andrebbe bene la
gogna!- - E a te un canile!- - Extremo Quietus!- Sirius e
Lucius si girarono si scatto, restando a bocca aperta. Hermione ritrasse la
bacchetta magica, sorridendo con aria angelica. - Oh, finalmente un po' di
silenzio!- - Herm ma che gli hai fatto?- allibì Blaise. - Corde vocali
fuori uso.- ghignò - Le piace ancora la magia oscura signor Malfoy?- Lucius
Malfoy si portò le mani alla gola. Non ne usciva più un suono. Perfino Sirius,
oltraggiato, si alzò in piedi facendo fuoco e fiamme ma un battito di ciglia di
Hermione lo smontò, anche dopo un suo bacio sulla guancia. - Buoni ora.-
cinguettò la Granger - Allora Harry? Come la risolviamo la faccenda?- - E
come vuoi risolverla?- sbuffò Potter, scuotendo il capo. Ma roba da matti.
Comunque così imparava Sirius! Aveva sempre fatto storie sulla maledizione che
aveva colpito lui e Draco, non capendo quanto fosse difficile convivere con
qualcuno che scatena i tuoi peggiori istinti ma ora stava per scoprirlo. E
un'altra cosa: Harry improvvisamente pensò alla situazione. Tralasciando la
Warfield che aveva avuto la faccia tosta di ficcarsi nelle faccende dell'Ordine,
se avesse lasciato Lucius Malfoy nelle mani del suo padrino di certo non avrebbe
avuto troppo tempo per stare con lei, no? Non faceva una grinza! Grande,
Harry sei un genio. - Mi dispiace Sirius.- disse serio, ma anche con perfetta
aria contrita da attore - Sai bene che non possiamo mandarlo ad Azkaban, può
sapere delle cose importanti e non possiamo neanche mandarlo da nessun altro, io
mi fido solo di quelli dell'Ordine della Fenice. Io e i ragazzi abbiamo da fare,
dobbiamo seguire Tom, pensare ai Lestrange, trovare Minus e le ossa. Non puoi
pretendere che ci occupiamo anche di lui.- - Appunto e soprattutto non
vogliamo.- sibilò Draco - E tu vedi di finirla con queste fisse, capito?-
sbottò, rivolto a suo padre. Lucius, sdegnato, alzò il braccio e puntò l'indice
su Sirius che di rimando, con un ghigno, si limitò a piazzargli in faccia il
dito medio, molto elegantemente. Dopo gli sbuffi generali, cominciarono a
scalpitare per riavere la loro voce. - Mamma mia, questi sembravano avere
diciassette anni.- ridacchiò Elettra - Signora, desidera un thè?- chiese poi,
rivolta a Deirdre Warfield. La donna un po' spiazzata, guardò Hermione che
ridava la voce a Sirius così annuì di seguito a Remus. - Questa me la paghi.-
le sibilò Harry, mentre la sua ragazza andava tranquilla in cucina. - Oh, ci
conto.- ghignò la Baley, incurante della sua irritazione. - Por...porca
miseria!- Black dette un paio di colpi di tosse, appena riottenuta la voce -
Hermione sei da rinchiudere!- - Insieme voi due al manicomio.- bofonchiò
Edward - Dai Sirius, è per poco!- - Ognuno ha le sue croci.- aggiunse ancora
Harry, sempre più velenoso. - Ma si può sapere cos'hai stasera?- gli
rinfacciò il suo padrino. - Niente, troppe sorprese tutte in una volta.-
disse Potter bellicoso, attento a non farsi sentire. Black, senza capire
niente, alzò un sopracciglio. - Come prego? Che sorprese?- - Ma quanto sei
imbecille.- soffiò Lucius in sottofondo. - Stai per schiattare Malfoy, ti
avviso.- - Basta Paddy, insomma!- sbottò Remus esasperato, portandogli del
thè - Sono le cinque di mattina, abbi un po' di cuore almeno per me!- - Non
ho capito che sorprese comunque.- Black se ne infischiò di tutti, beato. Ma
era deficiente o lo faceva apposta? Harry continuò a scrutarlo, cercando qualche
segnale ma il suo padrino per una volta sembrava in difficoltà a capire la
spinosa situazione. Mah...allora la buttò all'aria. - Niente, Hermione è
incinta.- Lucius, Edward e Blaise quasi si sbrodolarono col thè mentre la
Grifoncina, furibonda, gli lanciò dietro un portacenere che Potter evitò per un
pelo, ridendo come un matto. - Aspetti un bambino sul serio?- le chiese Remus
sconvolto. - Certo che no, non sono mica stupida!- ringhiò la ragazza - Dio,
sembrate tutti quanti un disco rotto!- - Ma siamo sicuri?- bofonchiò Lucius,
scazzatissimo. - Continui a bersi il suo thè,- lo zittì la strega acidamente
- e smettetela tutti di dire fesserie.- Andò a finire che vennero rifatte le
presentazioni che purtroppo al matrimonio non erano state fatte, visto che Harry
era sempre sgusciato via come un'anguilla, così gli toccò davvero stringere la
mano a quella tizia e a stamparsi in faccia un sorriso oltremodo falso. Se
Sirius se ne accorse fece anche finta di nulla, ben sapendo che la
situazione non era facile per nessuno, a cominciare da lui. Comunque era
l'alba quando riuscirono a levarseli dai piedi e fra il padrino di Harry e il
caro genitore di Draco non ce n'era uno che non fosse attorniato da fuoco e
fulmini. Decisamente anche la loro convivenza non sarebbe stata facile, già,
proprio per niente.
A Cedar House alcune ore più tardi, Tristan carezzava
debolmente la schiena liscia e marmorea di Lucilla, addormentata contro il
torace e cullata dal suo battito cardiaco. Era lì, incantato, come la prima
volta che avevano fatto l'amore. Ancora incredulo di possedere la cosa più bella
del mondo. Ancora incredulo di avere il cuore della creatura che più
amava. C'era stato un tempo in cui la portata del suo amore e della sua
passione l'avevano spaventato. Amare incondizionatamente un demone...era
normale per un essere umano? O era da considerarsi ossessione? Ma poi
guardava Degona e ogni dubbio spariva come fumo. Le passò un braccio attorno
alla vita e la strinse forte. Lei reagì subito, cingendolo a sua volta. -
Scusa, non volevo svegliarti.- le disse. Lucilla rimase ad occhi chiusi,
cercandogli la bocca. - Tanto non sono stanca.- e scese a baciargli il mento,
per passare alla guancia e alla tempia. L'Auror ridacchiò, chiudendo un
occhio - Non scherzare col fuoco.- - Un tempo avevi energie a sufficienza per
andare avanti tutta la notte.- lo provocò lei, con un debole ghigno. -
Già...ma ti dirò una cosa su tua figlia. La mattina ha la pessima abitudine di
fiondarsi nel letto altrui.- - Tanto c'è Nyssa.- Mckay si riadagiò sui
cuscini, curioso - Senti...ma davvero c'è sempre questa tizia con lei?- -
Già.- - E Dena la vede?- - Si.- Lucilla tornò ad appoggiare la testa sulla
sua spalla - E' strano, non dovrebbe.- - Tante cose nostra figlia non
dovrebbe saper fare. Ma le fa.- - E a proposito di questo dovrei dirti una
cosa.- la Lancaster sollevò lo sguardo, puntandogli addosso gli occhioni bianchi
con aria più dolce possibile - Ecco...la settimana scorsa è venuta a Cameron
Manor...ma non col camino.- - No?- Tristan si portò le mani sulla faccia -
Oddio...volava? Stava volando?- - Peggio. Si è Smaterializzata.- -
COSA?!- La demone gli posò un dito sulla bocca - Zitto, ma sei matto?- -
Tu sei matta.- replicò, prendendole dolcemente il polso - E me lo dici
così?- - E che vuoi da me, lo sai come la penso.- - Se, prima s'impara e
meglio è!- Mckay la guardò storto, nascondendo un sorriso - Quella è una piccola
delinquente! Va a caccia di basilisco a quattro anni, quando ne avrà undici che
farà eh?- - Che vuoi, è figlia tua.- rise Lucilla. - E già, l'ho fatta da
solo.- ghignò lui, schiacciandola sul materasso e baciandole le labbra - Me lo
ricordo...- La faccenda stava per farsi di nuovo interessante quando un
discreto bussare alla porta fece sbuffare il padrone di casa, che crollò con la
testa sul cuscino, restando sopra la Lancaster. - Qualcuno mi perseguita.-
disse depresso, mentre Lucilla rideva. - Si?- urlò - Chi è?- - Tristan,
sono io.- era la voce di Liz, un po' stridula a dire il vero - E' pronta la
colazione!- - Arriviamo!- rispose e poi, a bassa voce - Anche se avrei fame
di altro!- Lucilla rise ancora sommessamente, sgusciando dalla sua presa -
Muoviti, io vado da Dena e Tom.- Più tardi, nella cucina di Cedar House e non
alla tavola d'onore come avrebbe voluto Liz, Tom e la piccola Degona si stavano
divertendo a far volare ogni sorta di oggetto per preparare la tavola con gli
elfi domestici mentre Beatrix se ne stava appollaiata sulla sedia, di umore
pessimo. Se non altro era domenica mattina e avevano ancora la giornata
libera prima di tornarsene a Hogwarts ma la Diurna detestava la troppa baraonda
e il sole e la chiesa il giorno prima le avevano fatto saltare i nervi già
deboli. - Trix ma davvero non mangi neanche i biscotti?- Degona la guardava
tutta attenta, faticando per salire su una sedia - Lo zio ogni tanto li mangia
sai?- - Tuo zio Milo fa solo pasticci.- sibilò Tristan entrando in cucina,
tampinato da Elisabeth mentre Lucilla era rimasta indietro a chiacchierare con
Morrigan e Jess - Diavoletta, te l'ho detto. I vampiri non mangiano niente di
solido.- - E allora perché lo zio mangia i biscotti?- - Beve anche il vino
se è per questo.- rise Jess, entrando tutto scarmigliato e bello come il sole -
Lascia perdere tesoro, tuo zio si fa la bocca con tutto.- - Invece di pensare
alla mia alimentazione...- frecciò il Diurno sedendosi a tavola fra Tom e
Tristan - ..pensate alla vostra. Dio, ma qua c'è abbastanza roba per un
reggimento. Non vi siete ingozzati abbastanza ieri?- - Il ricevimento è stato
bellissimo.- disse la Jenkins, versandosi della spremuta - Se l'ha organizzato
la sposa ha davvero un ottimo gusto. E col poco tempo che avevano poi.- - A
me è piaciuto il vino.- dissero praticamente Tristan e Jess in coro. - Oh,
grandi voi Mckay. C'era da scommetterci.- ironizzò Lucilla. - Mamma quando
torni nel Golden Fields?- le chiese Tom - Oggi pomeriggio ci sarai ancora?- -
Credo di si,- la Lancaster gli sorrise - vuoi parlarmi di qualcosa?- Il
piccolo Riddle annuì - Ahah, ma non è importante.- - Non preoccuparti, non ho
il coprifuoco.- - Mamma la vuoi un biscotto?- cinguettò nel frattempo Degona
- E' buono, col cioccolato!- - Tesoro...- la bloccò Liz - La tua mamma non
mangia, lo sai.- - Cucciola hai fame?- se ne uscì all'improvviso Milo, verso
Beatrix, vedendo il faccino deluso della bambina - Mi sta venendo un certo
languorino...a te no?- Il Diurno si prese un calcio dal due fratelli Mckay da
sotto al tavolo e imprecando fra i denti tornò a leggersi il giornale anche se
ormai aveva davvero voglia di affilarsi i denti su qualcosa. Tipo una
tata! Fra una storia e l'altra, Lucilla accettò di mandare giù due pezzi di
biscotto e poi il resto della colazione continuò in allegria, anche se in verità
era più ora di pranzare che di fare colazione. Il pendolo batté le due
quando, chissà come mai, si presentarono sulla porta di casa Rose Mckay che si
trascinava dietro un marito alquanto recalcitrante. Tutti sapevano bene che la
domenica era sacra per Tanatos Mckay che la usava o per poltrire o per andare a
caccia di demoni quindi quell'improvvisata a casa del suo secondogenito gli
aveva smontato l'intero programma giornaliero. Inoltre andare lì a fare da
guerrafondaio gli piaceva poco, visto che sua moglie si era presentata solo per
tessere le lodi di Elisabeth davanti a Lucilla che, tra le altre cose, non
l'ascoltava mai neanche per sbaglio. Infatti anche quel giorno, invece che star
dentro a spettegolare con Rose ed Elisabeth su come mantenere pulita la casa, il
giardino e come dare un ricevimento, Lucilla andò fuori in giardino coi
bambini. Al suo fianco, Nyssa osservava Degona senza perderla mai di vista un
istante ma quando arrivò Tanatos raggiunse la sua protetta. - Salve.- lo
salutò la Lancaster. - Salve bella ragazza.- Tanatos si accese la pipa,
sogghignando coi suoi modi da Mckay - Sono contento di vederti.- - Grazie.
Sta bene?- - Come al solito. E tu?- Lucilla sorrise vagamente, tornando a
guardare sua figlia e Tom - Sopravvivo.- - Hai passato qua la
notte?- Stavolta un lieve color pesca tinse le guance pallide della demone,
che fece una smorfia alla ghignatina del padre di Tristan. - Lei è
terribile.- - Allora anche i demoni arrossiscono.- la prese in giro Tanatos -
Mia cara, non crederai che Degona te l'abbia portata la cicogna spero, perchè
qua abbiamo un bel problema da risolvere.- - La smetta di prendermi in giro.-
sbuffò imbronciata - Mi spiace di averle scombinato il pomeriggio
comunque.- - Già, avrei preferito andare a caccia coi ragazzi. E immagino che
tu avresti apprezzato un tale invito vero?- La Lancaster annuì, scoccando poi
un'occhiata alle vetrate del salone. - E' una brava persona.- ammise. - Si
ma non è te. E Tristan lo sa bene.- Lucilla chinò il capo, socchiudendo quasi
gli occhi. - Pensavo che aspettarmi sarebbe stata la cosa giusta per lui e
Degona. Ora non ne sono più tanto convinta. Per me è passato poco tempo, anche
se la notte sola nel mio letto mi sembrano quarant'anni, invece di quattro. Ma
lui è un essere umano. Non è giusto.- - Ti fai venire degli scrupoli adesso?-
Tanatos si mise in bocca la pipa, la voce arrochita dall'irritazione - Non ti
azzardare a buttare tutto all'aria sai? Avete fatto tanto per restare insieme,
Degona cresce bene e anche se non può starti vicino sempre, cerca di sopportare
la tua lontananza, esattamente come fa mio figlio. Non mandare in fumo tanti
sforzi solo perché pensi di fare il loro bene sparendo dalle loro vite perché
non è così.- - Quasi non mi ricordo più com'era vivere normalmente. Sono le
mattine come questa che mi mettono a disagio.- - Imparerai di nuovo.- il mago
espirò il fumo, fissandola attento - Sei molto forte Lucilla ma a volte ti
scordi che non siamo fatti di pietra. Tu neanche.- - Forse questo non è più
il mio posto.- - Hai sottoscritto questo luogo come casa tua il giorno in cui
ha deciso di assumere la malignità di Degona, rendendola interamente umana per
il suo bene. Se non è l'atto di una mandre questo, non saprei trovarti altri
esempi.- Un attimo di silenzio e Lucilla, mestamente, gli bisbigliò un lieve
grazie, detto a bassa voce. Un altro sorriso e Tanatos se ne andò, dopo
averle accarezzato la spalla. Lei invece rimase ferma, seduta su quella
panchina a guardare l'uomo che avrebbe dovuto essere suo marito, giocare con sua
figlia. Degona in quel momento si volse a chiamarla. Per un attimo le due si
fissarono, poi la bimba sollevò la mano e la salutò. Com'era bello il suo
pulcino, pensò alzandosi e raggiungendoli. Era un peccato doverla lasciare
sola. Un vero delitto.
Erano circa le cinque del pomeriggio stesso,
quando su Londra cominciò a imperversare un temporale cupo e greve. La
pioggia batteva forte contro i vetri di Lane Street e Draco, in piedi davanti
alla finestra della sua camera, pensava a quei disgraziati che erano usciti a
fare due passi tutti insieme. Sperò che si fossero cacciati in un pub perché
l'ultima cosa di cui avevano bisogno in quel momento era gente malata, visto e
considerato poi che il loro Smolecolarizzatore si era appena sposato. La luce
nella stanza era plumbea, quasi bluastra. L'acqua contro i vetri dava l'idea di
una cascata. Uno strano brivido di freddo, nonostante fosse ormai aprile, gli
percorse la pelle si mise una camicia addosso con aria svogliata mentre tornava
a guardare l'angelo che dormiva nel suo letto. La schiena nuda di Hermione
sembrava pallidissima alla luce innaturale del temporale e il suo tatuaggio
saltava facilmente all'occhio. Piegò le labbra, ricordando quattro anni prima,
quando lui stesso gliel'aveva disegnato. Andò a sedersi sulla sponda del
letto dove lei, poggiata prona, dormiva coi capelli riversi sul cuscino come un
ventaglio. C'era solo una cosa che lo feriva in quei momenti. Il suo sonno.
Hermione, nonostante ora non necessitasse più delle pozioni Mangiasogni prodotte
con la Salvia Splendens, continuava ad agitarsi mentre dormiva. Certo, non
accadeva sempre ma guardandola nessuno avrebbe potuto dire quale mostro velenoso
stesse infestando il suo riposo. Sollevò una mano e l'accarezzò dolcemente,
quasi disperato. Solo abbracciandola si calmava ma spesso, dopo aver fatto
l'amore, la sentiva stare sveglia a lungo, con gli occhi sbarrati. Altre volte
ancora si svegliava e la trovava seduta a letto, nuda, avvolta nel lenzuolo e
tremante. Urlava, urlava e piangeva. Sapeva che non c'era modo per guarire
da quella paura ma non poter fare niente per lei gli straziava l'anima. Senza
una parola tornò a letto e la prese fra le braccia, intrecciando le gambe con le
sue, facendo di tutto pur di farle sentire che era lì. Hermione parve avvertire
la sua presenza perché si acquietò, svegliandosi. Era strano. Strano e
assurdo come poteva cambiare una persona. Un tempo Draco Malfoy l'aveva
considerata solo un elemento decorativo della sua breve vita, solo un vago e
fastidioso fantasma che viveva in un paradiso che lui non avrebbe mai potuto
avere, l'ultima donna che avrebbe pensato di poter amare e desiderare
disperatamente. Ora invece era in quel letto. Più grande, maturo e ferito. Ma
lei era sempre lì. Sentì improvvisamente la mano di Hermione sul torace, sul
cuore. - Ti ricordi quando a scuola guardavamo le stelle, dalla mia
camera?- Draco ghignò come un demonio lussurioso - Tu forse, guardavi le
stelle...- La fece ridere e poi continuò - Mi sembra di essere tornati a quel
tempo.- - In che senso?- - Quando eravamo solo noi due. Quando chiudevamo
fuori tutto.- Hermione sollevò di poco gli occhi dorati - Perché è sempre così
che abbiamo fatto. O nell'ombra o niente.- Malfoy stavolta tacque. Sul viso
liscio e perfetto alcun sentimento. - Non sono io che mi sono rifiutato di
provare.- sibilò, fissandola attentamente - Sei tu che non vuoi.- - Io vorrei
solo una vita normale.- sussurrò, tornando ad appoggiare il capo al
cuscino. - Non potrai averla se non lotti.- Draco le prese il mento fra le
mani, per farsi guardare in faccia - La vuoi davvero?- - Dipende da cosa vuoi
tu.- - No, ti sbagli.- - Invece dipende anche da te.- Hermione gli prese
la mano, seria - Ciò che voglio è solo saperti vivo, lontano dai Mangiamorte. Mi
sembra invece che da qualche tempo tu voglia cose diverse.- Stavolta il
biondo emise un gemito, mettendosi supino e ostinandosi a guardare il
soffitto. Cose diverse, diverse...era normale. - Non mi sembra di
chiederti troppo se cerco d'imporre alla mia vita un minimo di stabilità.-
bofonchiò secco, cercando le sigarette sul tappeto - Sei stata via per anni, sei
entrata e uscita dalla mia vita come nulla fosse, non so neanche se resterai qui
una volta che questa guerra sarà finita.- - Credi che io invece non abbia
bisogno di un minimi di sicurezza dopo tutto quello che mi è successo?- sbottò
la Grifoncina allibita, sedendosi nel letto - Non è stato facile per me, ho
dovuto cavarmela da sola.- - Nessuno te l'ha chiesto. Potevi tornare e
risparmiare a tutti, a me per primo, una buona dose di notti insonni.- - E io
che ne sapevo che mi pensavi ancora?- Hermione cominciò a vestirsi ma Draco,
stavolta, la guardò allibito. - Cosa ne sapevi che ti pensavo ancora?-
riecheggiò, levandosi la sigaretta ancora spenta dalla bocca - Ma chi è che
veniva a letto con me quattro anni fa? Tu o la tua gemella? Mi hai mai guardato
in faccia mentre lo facevamo qualche volta o pensavi solo a divertirti?- -
Divertirmi? Vogliamo parlare di com'è cominciata?- esplose rabbiosa. - Ma
chissene frega di com'è cominciata! Al diavolo quella scommessa e tutta la
stramaledetta fauna di Hogwarts, Cristo Santo!- le disse Draco esasperato,
passandosi le mani fra i capelli - Ma si può sapere che ti prende? È da quando
abbiamo ricominciato ad andare a letto insieme che riesci in un modo o
nell'altro a farci litigare. A che diavolo di gioco stai giocando mezzosangue? E
guardami in faccia quando ti parlo, per favore!- Hermione richiuse la porta
del bagno di botto, restandone fuori. Era rabbia quella che l'aveva spinta e
anche la frustrazione. - Allora?- Malfoy la incalzò impaziente, sfidandola
con lo sguardo - E allora?- - Allora...allora sei tu.- sussurrò, fissandolo
intensamente - Sei tu.- Bene, fantastico. Una frustata sulla schiena gli
avrebbe fatto meno male. - Spiegati.- sibilò fra i denti - E non ti azzardare
a piantarmi in asso di nuovo senza una spiegazione.- - Detto fatto.- la
Granger finì di chiudersi la camicia, ravvivandosi i ricci e denotando
chiaramente il suo nervoso - E' che...- si morse le labbra, arrossendo - E'
che...è più facile scappare da te.- Il biondo allargò gli occhi. - Come
prego?- riecheggiò - Cosa diavolo stai dicendo?- - Ti sto dicendo che
tu...che tu sei quello giusto accidenti a te.- sbottò esasperata, ormai
irrefrenabile come un fiume in piena - Sto dicendo che tu sei l'unico che mi fa
sentire completa, che mi fa battere il cuore. Sei l'unico per cui ho fatto e
farei pazzie, sei l'unico che aspetterei in eterno! E questo...questo mi
uccide.- abbassò la voce, sempre più rossa e senza fiato - Se con te dovesse
andar male...se dovessi perderti...non reggerei. Ecco, te l'ho detto.
Soddisfatto?- Soddisfatto? Era sconvolto! Se ne stava lì sdraiato a letto
a sentire certe follie con la sigaretta che si fumava da sola fra le dita. -
Non c'è verso di farsi dire le cose da te al vecchio modo vero?- sibilò
sarcastico. Lei assottigliò pericolosamente gli occhi. - Ma hai sentito
quello che ti ho detto, stupidissimo Serpeverde?- - In poche parole mi stai
dicendo che non vuoi stare con me perché sono l'uomo giusto? Ho capito bene?-
riassunse ironico, spegnando la cicca con stizza e alzandosi in piedi -
Mezzosangue, che ne dici di andare da uno strizzacervelli eh? Sei totalmente
pazza, ecco cosa sei! E se speri che ti lasci fare i tuoi comodi ti sbagli di
grosso!- scandì lapidario - Non commetto lo stesso errore due volte e per quanto
tu sia fuori di testa, per Dio per me è la stessa cosa! A diciott'anni ho
lasciato che un mucchio di cazzate si mettessero fra di noi: sangue, razza e
casa. Adesso basta, me ne sbatto le palle se hai paura, me ne sbatto se sei
andata fuori di testa...- - Vuoi finirla di darmi della psicotica?- lo
interruppe stizzita. - Bhè avresti dovuto sentirti mentre parlavi!- - Non
è colpa mia se lascio uno per quattro anni e me lo ritrovo tutto zucchero e
melassa!- - Già mi hai piantato rovinandomi la vita!- - Cosa?!- Hermione
allargò la bocca, sdegnata - Hai un bel parlare Malfoy! Per un anno hai fatto il
bello e il cattivo tempo con me e poi hai il coraggio di dirmi che piantandomi
ti avrei scaraventato nella depressione? Hai idea di come stavo io quel giorno
quando ci siamo lasciati?- - No ma ho idea di come stavo io!- replicò secco -
E per quattro anni non sono stato bene!- - Bhè io neanche!- - E allora di
cosa diavolo discutiamo eh?- urlò, perdendo la pazienza - Facciamo l'amore come
fosse sempre l'ultima volta, ogni mattina mi sveglio e tu non sei a letto. Hai
idea di come mi fai sentire? Come se di me non te ne fregasse niente!- - Io
ti ho appena detto perché lo faccio!- - E io ti rispondo che sei pazza!- -
Basta, adesso mi hai stufato!- gli puntò il dito addosso, avvicinandosi
bellicosa - Non sono pazza, non ti azzardare mai più a usare quel tono con me!
Ora sai come stanno le cose, se ti sta bene ok, se no
vall'inferno!- Vall'inferno? Vall'inferno?? Draco le afferrò il polso,
schiacciandosela addosso? - Chiariamo le cose Granger.- ringhiò fra i denti,
mentre lei non cedeva di un millimetro - Mi sei entrata nella vita, me l'hai
sconvolta, mi sei entrata nel sangue e adesso fai marcia indietro? No, non credo
proprio.- - Io non faccio marcia indietro. Metto solo dei paletti.- - Al
diavolo i paletti. Andavano bene anni fa, ora non mi vanno più bene.- - Come
hai detto tu, me ne frego se hai paura o se non ti vanno bene i miei paletti.-
rispose sarcastica - E lasciami!- - No, non ti lascio.- scandì, serrando la
presa ma ben attento a non farle male - E adesso finiamola una volta per tutte.
Metti tutti i fottuti paletti che ti pare ma la situazione è questa: finita
questa storia coi Mangiamorte dovrai decidere. O stai con me o non ci stai. O
tutto o niente.- La mollò ed Hermione rimase lì, gelata. - Questo mi sa di
ultimatum.- mormorò sgomenta. - Lo è.- disse, serrando le mascelle - Non
voglio più averti solo la notte, a metà, come quando avevamo diciotto anni. Ho
passato troppo tempo a sognarti e a rimpiangerti ma se sei tornata solo per
giocare...- - Non voglio giocare!- alitò afferrandolo per il braccio
spaventata, sentendolo improvvisamente allontanarsi - Non l'ho mai detto!- -
E allora cos'hai detto?- - Ho detto che...che se con te dovesse andar male
non potrei sopportarlo.- Draco distolse lo sguardo, scuotendo la testa. -
Hermione...dopo Hogwarts la mia vita è cambiata. Ho perso quasi tutto, mio padre
è sparito, ho dovuto abituarmi a vivere con Potter, tutto per me è cambiato.
L'unica ancora eri tu e te ne sei andata...non posso permettermi di stare di
nuovo come un cane, senza sapere dove sei o cosa fai. Ti voglio.- tornò a
guardarla, gli occhi grigi densi come il metallo - O tutto o niente.- ridisse -
Mi dispiace.- - E lasci di nuovo a me decidere.- la strega sorrise
amaramente, facendosi indietro - Complimenti.- - Cosa vuoi da me?- mormorò -
Cosa?- - Io..- Hermione inspirò con forza, stanca di resistere - Io non
voglio perderti di nuovo.- - Sono qua.- Draco assunse un'espressione amara,
triste - Sono qua non te ne accorgi? Dovresti solo allungare la mano
mezzosangue.- - Se andasse tutto male...se...- - Se, se, se...non lo
sappiamo!- esplose - Porca miseria ma dammi un minimo di fiducia! Dalla a tutti
e due!- - C'è troppo in ballo.- - E appunto perché c'è tanto dovresti
provare.- sibilò, staccandosi di nuovo da lei per andare quasi a distanza di
sicurezza - E' sempre la stessa storia, arriviamo a tanto così e poi tu mi
molli! Sei la mia rovina.- - Grazie...molto azzeccato.- Draco si girò e
la trovò di spalle. Ecco, l'aveva anche fatta piangere. - Maledizione.-
sibilò - Hermione...dai...- le prese la mano, abbracciandola stretta e lei
nascose il viso nel suo collo, singhiozzando. Bastava poco per rigirarselo
accidenti, pensò, mentre le cingeva la vita e la cullava. Ce l'aveva
totalmente in pugno, era come di burro. Tanto che avrebbe anche potuto
accettare ogni sua condizione. Aveva fatto tanto il duro ma in verità avrebbe
accettato ogni cosa, sottomettendosi a tutto. Le prese il viso fra le mani,
senza però ostinarsi a farsi guardare in faccia. Accostò la bocca al suo
orecchio, maledicendosi per ciò che stava per dirle. - Aspetterò ancora per
qualche tempo...- mormorò dolcemente - Pensaci. D'accordo?- Hermione
singhiozzò ancora, stringendogli forte la camicia ma annuì. - Va
bene?- Annuì di nuovo, pulendosi gli occhi col dorso della mano. - Non sai
quanto ti odio.- gli disse, mordendosi le labbra. - Si, sono sicuro che è
così.- sussurrò lui, ammansendosi e carezzandole le gote. Hermione abbassò
gli occhi, non sopportando di vedergli quell'espressione rassegnata sulla
faccia. Strinse le dita fra le sue, col cuore che ormai batteva
impazzito. Era tardi per fermarsi. - Ti amo.- Silenzio. La pioggia
parlò per loro. Draco la guardò in faccia, poi la prese in braccio e le
chiuse le bocca con la sua. Paura, desiderio, anni passati lontani, il fuoco
che bruciava... Era un turbine che li legava. Una catena spessa e pesante,
quasi troppo stretta e troppo fredda. Una catena che faceva male ma che forse,
non si sarebbe mai spezzata tanto la sua presa era salda. Si, finalmente
l'aveva capito. Quella catena faceva male, faceva soffrire. Ma era
indistruttibile. Non sarebbero mai stati solo uniti dall'amore. Lo aveva
accettato ormai. - Ti amo, ti amo, ti amo...- - Continua a dirlo.-
sussurrò, mentre si perdeva in lei - E non smettere
più.-
Lasciami bruciare, lascia che mi faccia male...perché solo
così mi avrai. Ti farò male. Ti soffocherò. Perché solo così sarai mia. E
la mia non è una promessa vana. Da qui all'eternità sarai mia. E tu avrai
me. Nel sangue e nel tempo. Nella vita e nella
morte. Tuo.
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Capitolo 50 *** Capitolo 50° ***
Dest50
Ok. Era vero. I matrimoni, come i funerali del resto, potevano scatenare
strane reazioni nelle persone ma Harry Potter proprio non riusciva a credere a
ciò che gli succedeva sotto il naso dal matrimonio di Ron. Non che avesse mai
pensato che insieme si leggessero favole o si facessero due punti a maglia, ma
Hermione e Draco da qualche giorno si erano fatti decisamente strani. Stavano
sempre mano nella mano, sempre a confabulare, lui sempre a baciarla e lei sempre
ad abbracciarlo. E pensare che ai famosi diciassette anni, quando la melassa in
genere si spreca, quasi avevano accettato il reciproco interesse con
irritazione. Mah. Potter si grattò il mento, vedendoli anche in un
momento come quello tutti intenti a fare i colombi. E non con
smancerie...erano semplicemente molto attaccati. Hermione stava leggendo un
libro e Draco le stava alle spalle, una guancia contro la sua tempia. Ogni tanto
le scoccava qualche bacio leggero o le parlava dolcemente all'orecchio. -
Certo che baccagliare in un cimitero...- bofonchiò Harry, sbuffando. Si volse
al suo fianco dove Edward Dalton, mezzo moribondo, osservò la scena a sua
volta. L'ex Corvonero non fece una piega, limitandosi a fare una
smorfia. - Finirà per venirmi il diabete.- sibilò, composto, accendendosi una
sigaretta. Potter rise, tornando ad ammirare la bellezza del
paesaggio. Cimitero dei Maghi, Wizards' Graveyard, e la tomba
anonima di Sir Robert Grinwald. Una bellezza. Sapeva perché Edward era di
cattivo umore. Diciamo che lo era da circa trentotto ore, da quando si era
ritrovato davanti al portone di Hogwarts una mezza dozzina di allibratori che
erano venuti a battere cassa...o a gambizzarlo, se non avesse pagato i suoi
debiti. Fortuna che Dalton aveva un'incredibile faccia tosta e la parlantina
sciolta perché solo quello l'aveva salvato da un sequestro. Infatti gli
allibratori del suo giro erano gente piuttosto per bene: non ti uccidevano.
Semplicemente ti prendevano e ti vendevano ai bordelli per
demoni. Edward, esperto com'era, avrebbe fatto la fortuna del posto ma Harry
non poteva permettersi di perderlo in quel momento. Ora come ora, l'ex Corvonero
era utile per tenere una certa persona lontana dai loro affari. - Mandarla da
Tristan sapendo che c'è Dena è stata un'ottima idea.- ghignò il bambino
sopravvissuto. - Così non potrà contattare o fare scherzi.- sentenziò Edward,
con gli occhi azzurri lucidi di divertimento - Se tenterà di parlare con
Katrina, Degona se ne accorgerà e poi da Tristan ci sono anche Milo e
Clay.- - Jess e Sphin invece sono di ronda e controllano Tom e i ragazzi.-
concluse Potter - Bene, per stasera siamo al sicuro.- - Si spera.- frecciò
Draco, facendosi indietro e lasciando la sua ragazza a trafficare con un rituale
un po' macabro. - Ehi Dray...- lo richiamò Dalton, serafico - Ti ho detto che
l'insulina costa?- Il biondo corrucciò la fronte, fissandolo storto. - E
io ti ho detto che mi ci va poco a portarti dritto a un bordello?- - La
finite?- li placò Potter - Dai gente, sono le due di mattina. E io odio i
cimiteri.- - Herm quanto ci va ancora?- s'informò Edward - Se ci muoviamo
posso andare alle corse delle quattro.- - Cazzo ma la lezione non la impari
mai eh?- lo rimbeccò Malfoy - L'altro giorno sei tornato a casa senza vestiti,
ma ti rendi conto di come sei piazzato?- - E tu ti rendi conto che sbavi come
una lumaca?- ironizzò Dalton - Arrivi sempre a scoppio ritardato eh?- - Mi
avete rotto le palle. Voglio Ron.- si lamentò Harry, sedendosi nell'erba. Si
guardò attorno mentre gli altri ciarlavano e litigavano, senza curarsi di far
casino. Non che ci fossero fantasmi che giravano allegri a farsi un festino
lì attorno. Anzi...era un vero mortorio. Niente fantasmi, niente folletti,
niente demoni, niente vampiri, niente di niente. Il cimitero era tetro e
cupo, proprio come lui lo ricordava. Le tombe dei Potter erano poco
distanti...ne vide la sagoma nel buio. Serrò le mascelle, cercando di pensare
ad altro. Tipo ad Hermione. La guardò e non poté fare a meno di sorridere.
Accidenti. Una gagia. La sua migliore amica era diventata una strega
oscura. Se ne stava lì, sotto le stelle, avvolta nel suo mantello nero a
leggere su un libro di pelle scura parole assurde, col braccio sinistro proteso
verso la tomba rialzata su alcuni gradini. Aveva la mano aperta, il suo
bracciale d'argento col sangue di Cameron si era fatto luminescente. In quel
momento richiuse il libro, sospirando. - Ok...- bofonchiò, richiamandoli -
Visto che non viene fuori, proviamo con le cattive.- - Come sarebbe non viene
fuori?- borbottò Potter, rialzandosi. - Sarebbe che non esce. La senti questa
risata?- I ragazzi rizzarono le orecchie, avvertendo in effetti una leggera
ghignata che sembrava arrivare da...sotto terra. - E' dentro alla tomba?- le
chiese Harry. - Già. Visto che non esce andremo noi da lui. Spostatevi.- -
Calma che vuoi fare mezzosangue?- la bloccò Draco - Che fai con la
bacchetta?- - Non vorrai profanare la tomba!- se ne uscì il bambino
sopravvissuto - Hermione dai!- - Dai cosa?- chiese serafica - Non starò qua
tutta la notte per quel grasso ubriacone! Forza, via!- - Ma...ma...- - No,
niente ma!- la strega puntò la sua bacchetta sulla tomba - Bombarda!- I tre
Auror si misero le mani sulla testa quando esplose tutto quanto. Vennero presi
in pieno da una nuvola di polvere e detriti alquanto puzzolenti e quando si
rialzarono, videro una gradinata che scendeva dai piedi della tomba di
Grinwald. - Oddio...che orrore.- Potter si portò una mano al naso e alla
bocca - C'è una puzza atroce!- - Tu sei tutta matta a far esplodere le
tombe!- sbottò Malfoy - Cazzo mezzosangue e adesso Duncan chi lo sente?!- -
Ci butteranno ad Azkaban per necrofilia, porca miseria.- sbuffò Edward, spiando
in quella buia scalinata - Vabbè, già che siamo qua facciamo che andare
no?- - Esatto.- sentenziò la Granger - Forza, andiamo. Lumos.- Lentamente
e vedendo pochissimo anche con l'uso delle bacchette i quattro Auror scesero per
quella gradinata, finendo dritti dritti in una catacomba tetra e piena di
ragnatele. C'era una specie di fogna sotterranea e i ragazzi
l'attraversarono, volandoci sopra, per poi approdare in un'anticamera anonima,
in rovina. Poi, una luce fioca e rossiccia dietro l'angolo unita ad un
chiacchiericcio insopportabile. - Ma cos'è, un festino?- mugugnarono Malfoy e
Dalton in coro. - Herm, attenta.- l'avvisò Harry, estraendo anche la
spada. - Tranquillo, vedrai che è solo...- La strega si zittì, entrando
nella tomba vera e propria dei Grinwald. Una ventina di fantasmi si voltarono
verso di loro, spiritati. - ...vedrai che è solo un raduno centenario.-
sospirò la strega - Salve gente. Chiedo scusa per il disturbo.- - Disturbo?-
berciò acidulmente una vecchia befana, fiondandosi a un dito dal naso della
Granger - Ragazza hai appena interrotto la nostra festa centenaria della morte
di mio nipote Rupert!- - Domando scusa ma devo parlare con Sir. Robert di
Grinwald.- - Ma voi chi siete?- chiese un altro tizio, smilzo e tutto
stracciato, con voce gracchiante ancora peggiore di quella della donna - Cosa
siete venuti a fare qua sotto eh? Non è posto per i mucchi d'ossa come
voi.- - Siamo Auror.- sospirò Edward. - E' chiaro che siete Auror.- sibilò
un omone orrendamente sfigurato, fluttuando sulla testa degli altri parenti - Si
vede dalla vostra faccia da santarellini! Sappiate che è per colpa vostra che
sono morto!- - Sentite condoglianze.- frecciò la Grifoncina - Senta, non mi
faccia perdere tempo per favore. Devo parlare con Sir. Robert. Stiamo cercando
un oggetto smarrito e lui potrebbe aiutarci.- - E perché...- una voce
strascicata e fastidiosa li prese alle spalle, seguita da un rutto da osteria,
tipo barrito, che sconvolse anche i ragazzi -...io dovrei aiutarti, strega
umana?- Hermione squadrò il fantasma che le era apparso ora
davanti. Bassetto, tarchiatello, i capelli tagliati a scodella, grasso e con
un boccale di birra in mano. Classica pancia da birra. Ruttò di nuovo,
facendo fischiare Edward. - Oh scusa.- rognò il fantasma, guardandolo - Vuoi
anche che smetta di bere per caso?- - Tanto è già morto, che vuole.- ironizzò
Dalton in risposta - Lei è Sir. Robert di Grinwald?- - Custode dei morti e
delle tombe derubate di questo secolo?- chiese anche Harry. - Dipende da chi
me lo chiede.- fece altezzoso. - Sono Auror, Robert.- ringhiò l'omone
sfigurato dal fondo della catacomba - Mandali via!- - Quante storie
Reginald!- sbuffò una vecchietta che si faceva la calza - Sei morto perché sei
finito in pasto ai mannari, non dare la colpa agli Auror. Te l'avevano detto che
non dovevi provare ad allevarli ma tu non hai dato retta!- - Per favore...-
Sir. Robert imprecò poco elegantemente fra i denti, zittendo i suoi amici e
tornando a guardare i quattro ragazzi - Avanti, chi siete? E più
importante...perché io dovrei abbassarmi ad aiutare quattro mocciosi entrati
impunemente nella mia dimora?- - Prima di tutto io l'ho chiamata.- - Solo
due volte...- - Sei.- chiarì Hermione con una smorfia - Secondo siamo Auror
e non mocciosi qualunque. Terzo, siamo qua per ordine del Ministero e quarto, ma
non meno importante, siamo qua per rimediare a un suo errore. Otto anni fa da
questo cimitero sono state rubate delle ossa nell'ala dei Maghi Perduti che lei
non ha più riposto nella loro tomba, quindi potrebbe aiutarci e non far sapere a
nessun del suo fallimento...oppure può fare ostruzionismo e far sapere a tutti
che Sir. Robert di Grinwald è un fallito che perde le ossa del padre di Lord
Voldemort e fa quasi ammazzare Harry Potter. Che dice?- Davanti alla faccia
angelica di Hermione, tutti i fantasmi avevano il mento che toccava
terra. Dopo aver sentito il nome Voldemort la metà era scappata, mentre una
delle vecchiette cominciò a picchiare Sir. Robert coi ferri della calza, urlando
alla vergogna della famiglia. Ciò che accadde dopo fu una pura e semplice
crisi isterica di massa. In un nano secondo Hermione aveva trasformato la
riunione di famiglia in una baraonda e quando Sir. Robert riuscì a mandarli
tutti via, era esausto e angosciato. E di certo non aveva più voglia di
bere. - Ho la sua attenzione?- gli chiese allora la Grifoncina. Il
fantasma emise un ringhio, andando a chiudere l'ultimo loculo dove rinchiuse sua
nonna, quindi tornò a piazzarsi in mezzo alla stanza, guardando i maghi uno per
uno. Si fermò su Harry, scrutandogli la fronte con gli occhietti neri e
sporgenti quasi sgranati. - Oh merda...- - Odoro i modi aristocratici dei
fantasmi, voi no?- cinguettò Edward. Quello se la prese a male, trucidandolo
con un'occhiata - Scusa tanto se devo controllare tutte le maledette
quindicimila e settantasette tombe di questo cimitero e me ne sfugge qualcuna
ogni tanto.- - E guarda caso t'è sfuggita quella di Riddle eh?- sibilò il
bambino sopravvissuto - Sono passati otto anni, perché non hai più recuperato
quelle ossa?- - E come facevo? Quel lurido ladro è espatriato!- gongolò Sir.
Robert andando ad attaccarsi di nuovo al boccale, sedendosi sulla mensola
sporgente di un loculo. Dondolò le gambette tozze, sbuffando - Cosa vuoi da me,
Harry Potter? Vendicarti? Bhè, mi spiace di aver perso quelle ossa, cosa credi
che sia facile per me? Me ne sto qua da quasi un secolo ormai, carico di impegni
e feste di famiglia, ogni notte devo avere a che fare con ogni sorta di
necrofilo e moccioso che entra qui dentro per far scherzi e poi arrivi la tua
amica e mi accusa di essere un fallito!- singhiozzò, tirando un altro rutto
pazzesco - Voi non sapete che vita faccio...io...sono qui attorniato da questa
compagnia di moribondi senza un minimo di senso dell'umorismo!- - Ehi,
senta...- Draco si fece vedere, agitando la mano - Non siamo qua per farle
storie. Ci faccia la cortesia, sia gentile e ci dica dove sono finite quelle
maledette ossa. Oppure ce le ritrovi e basta.- Sir. Robert si puntò su
Malferret, scrutandolo con espressione sfuggente. - Che ha da guardare?- -
Sei un Malfoy vero?- lo inquisì il fantasma - Assomigli a quell'infingardo di
tuo nonno. L'altra settimana mi ha fregato al poker, adesso si nasconde nella
tomba di una tua prozia.- - Oddio.- Harry alzò gli occhi al soffitto - Senta,
si muove? Mi dice dove stanno quelle ossa?- - Spiacente, non sono
reperibili.- - Che vuol dire che non sono reperibili?- sindacò Hermione,
calmissima. - Vuol dire che voi non sono autorizzato a dirvi dove
sono.- La strega corrucciò la fronte - Lei sarebbe autorizzato a non dirci
nulla solo se fossero qui.- - Infatti.- annuì Sir. Robert. I quattro si
guardarono senza capire. - Forse ha bevuto troppo.- bofonchiò Edward,
accendendosi una sigaretta. - Ehi fratello, tappati la bocca e fuma di meno.
Vuoi ritrovarti qua dopo un enfisema?- lo zittì il fantasma. A quella l'Auror
gettò via il mozzicone, schifato e Sir. Robert tornò a rivolgersi a Harry e alla
Grifoncina. - Signor Potter, per quanto io sia di parte in questa faccenda
non posso rivelarle nulla della cassa contenente le ossa del signor Riddle in
quanto il ladro mesi fa è tornato e le ha nascoste di nuovo all'interno delle
mura del cimitero.- - Senta, quel ladro le ha messe lì in attesa di tempi
migliori.- sibilò Harry cominciando ad innervosirsi - Lei c'era otto anni fa, ha
visto cosa mi hanno fatto e cos'è successo! Se non ci aiuta quel bastardo verrà
riportato in vita di nuovo.- - Per quel che ne so serve un ultimo
ingrediente.- bofonchiò il fantasma con alterigia - Il Lord Oscuro è morto, non
ha più neanche un Horcrux a cui aggrapparsi...l'ultimo ingrediente va cercato
nel suo cuore di uomo.- - Come prego?- Hermione lo fissò allibita - Lei
conosce l'ultimo ingrediente?- - Ho solo sentito dei Mangiamorte parlarne
vagamente e...- - Lei ha visto dei Mangiamorte qua attorno!?- urlò allora
Malfoy - Ma perché non ce l'ha detto?!- - Santo cielo, quante storie.- il
guardiano delle tombe tornò a girovagare con aria persa, mezzo ciondolante -
Vengono qua da circa un mesetto. Scavano nella tomba di Riddle nella speranza
che le ossa di suo nonno Marvolo vadano bene ma solo quelle del padre lo
riporteranno in vita.- - E senta...cos'ha sentito precisamente sull'ultimo
ingrediente?- lo inquisì la Grifoncina. - Te l'ho detto, cara ragazza.
L'ultimo ingrediente va cercato nel cuore di uomo di Lord Voldemort.- - Non
ha spoglie. Sono oltre il Velo.- sussurrò Edward - Cosa intende per cuore? Non è
che si tratta di qualcosa legato a Lucilla?- - Non servirà il suo sangue
spero.- disse Draco - E' un demone ora. Se il suo sangue finisce nelle vene di
Riddle diventerà ancora più potente.- - E saranno cazzi.- ridacchiò Sir.
Robert in sottofondo. I quattro lo bruciarono con lo sguardo per un attimo
poi Hermione si mise le mani nei capelli. Accidenti, quindi quel maledetto di
Minus era lì in giro per il Cimitero dei Maghi e aveva imboscato le ossa in una
qualche buca, per impedire al custode dei morti di avvisare gli
Auror. Dannazione e ora? - Un bel buco nell'acqua!- ringhiava la strega,
mentre uscivano dalla gradinata della tomba - Ci manca anche che i Mangiamorte
vengano a sapere che le ossa di Riddle sono davvero qua e saremo a posto! Come
diavolo fanno a pensare che quelle di Marvolo Riddle possano avere lo stesso
effetto? Idioti!- - Herm calmati, basterà mettere il Cimitero sotto
sequestro. Adesso vado da Duncan e sistemiamo la faccenda, credimi.- l'assicurò
Dalton, tirando finalmente il fiato all'aria aperta - Se non altro abbiamo
ristretto il campo di ricerca.- - Già, dall'intera Europa ad un cimitero.-
ironizzò Draco con sarcasmo - Al diavolo e adesso che facciamo?- - Vicolo
cieco...mortali?- I quattro estrassero le bacchette di volata, guardandosi
attorno. - Questa voce l'ho riconosciuta.- sibilò Harry. - Già.- annuì
Edward - Hermione che vuoi fare?- - Lasciatelo a me.- - No, un accidenti.-
ringhiò Draco furente - Ehi Crenshaw! Fatti vedere bastardo!- Jeager
ridacchiò, apparendo su una tomba proprio davanti a loro. Batté le mani,
continuando a sogghignare. - Ma bravi...che ameno luogo per un altro incontro
eh?- - Cosa vuoi?- sbuffò Hermione, abbassando la bacchetta per il momento -
Non sarai venuto qua per chiacchierare.- - Diciamo che di recente mi annoio
da morire.- sospirò il mezzo demone - E' da un pezzo che non ci vediamo tesoro,
che fai qui? Sei venuta a sapere dell'astuzia adottata da quel codardo di un
ratto?- - Esattamente.- - E dunque?- - E dunque cosa?- Hermione sorrise
- Non vorrai che dividiamo le informazioni.- - A te farebbero comodo.- -
Arriva al sodo Jeager.- la Grifoncina rialzò la bacchetta - Non ho tempo da
perdere.- - Arriverò al sodo in privato.- le disse serio, assottigliando gli
occhi verde acqua - In giro è pieno di spioni.- - Ehi, un attimo!- sbottò
Malfoy bellicoso ma Crenshaw, arrogante come pochi, sollevò il mento come a
sfidarlo - Tranquillo amico, non te la toccherò neanche con un dito.- - Tanto
non ci riusciresti comunque.- frecciò la strega, raggiungendolo - State
tranquilli, ci rivediamo all'entrata fra pochi minuti. Se non mi vedete tornare
avvisate Caesar. Saprà lui dove venirmi a trovare.- - Non è il caso di
allarmare Cameron.- ghignò Crenshaw - Non ho cattive intenzioni.- - Ma
neanche buone.- ringhiò Draco. - Sempre e per sempre.- gli disse il mezzo
demone, andandosene via con la sua ragazza. - Stronzo...- - Non so voi ma
a parole ci sa fare.- frecciò Edward in sottofondo. - Oh ma vattene al
diavolo Dalton!- - E che vuoi da me, è la verità.- - Basta voi due.-
sospirò Harry esasperato - Che barba, tanto quello non la toccherà neanche con
un dito, lo sai anche tu Malferret. Se ci provasse Herm gli caverebbe gli occhi
e gli taglierebbe cose che non potrebbero più ricrescere, quindi fammi il favore
di tenere al guinzaglio il tuo orgoglio maschile. Forza, andiamo.- -
Vall'inferno anche tu.- - Prima o poi ci andrò. Ma con te.- frecciò il moro
perfidamente. Intanto, da un'altra parte del cimitero, Jeager osservava
Hermione con vivo interesse mentre lei era presa da tutt'altro. Una pagina
ingiallita scritta da una mano femminile. La calligrafia era elegante ma
spigolosa. - Come faccio a sapere che è del Grimario di Lumia Lancaster?-
fece la strega diffidente. - Chiedi alla sorella di autentificarla no?-
borbottò il mezzo demone - Malfidente.- - Senti chi parla.- - Non pensare
a me. Ma a quello che puoi cavare fuori da quelle parole.- - Quattro in
croce.- - Meglio di niente visto che brancoli nel buio.- Jeager assottigliò
gli occhi, arrogante - Vero?- Hermione incassò, facendo una smorfia. - E
cosa ti dovrei per questa ennesima cortesia?- - Per il momento niente.- -
Non farmi ridere. Tu non fai niente per niente...e questa può essere una
trappola.- - Facci sopra un Incantesimo Veritiero.- la sfidò - E'
l'originale. Ho strappato quella pagina rischiando l'osso del collo, Kat è bella
arrabbiata di recente e i suoi strilli uniti a quella della Lestrange mi urtano
i nervi.- - In poche parole mi stai dando una pagina strappata del Grimario
della Lancaster dove potrebbero esserci indizi sugli ingredienti senza volere
nulla in cambio?- - In cambio voglio un'oretta del tuo tempo una volta finita
questa storia.- - Ah, ecco.- sogghignò lei, maliziosa. - Meglio quando non
ci saranno più seccatori.- fece ironico, poi però tornò a guardarla attentamente
e lei se ne accorse. - Ma che c'è?- gli chiese. Che aveva da fissarla
così? Lui per tutta risposta si avvicinò e le poggiò una mano sulla pancia,
allibendola. - Mi sbagliavo.- bofonchiò, tirando indietro il palmo come nulla
fosse - Credevo avessi combinato un qualche svenevole disastro...sai, strana
come sei...- Mancò poco che lo uccidesse sul serio. Gli tirò dietro tutte le
lapidi e le statue del cimitero, per andarsene via furibonda. Anche quell'idiota
credeva che fosse incinta! Assurdo! Uomini! Chi li capiva era
brava!
Mary J. Lewis aveva in mano la Gazzetta di Hogwarts quel
pomeriggio e sembrava eccitatissima. Come lei quasi tutti gli studenti della
scuola a dire il vero. Il motivo? - Oddio, non vedo l'ora che sia il primo
maggio!- cinguettò con gli occhi che le brillavano, quando raggiunse Cloe e Tom
insieme a Maggie Clark, in giardino sotto il salice piangente preferito di
Hermione. - Perché?- borbottò la biondina senza alzare gli occhi dai libri -
Che succede a maggio?- - Ma come!- Maggie la guardò sdegnata - C'è la
riunione degli studenti dell'anno di Harry Potter!- - Tom tu non lo sapevi?-
gli chiese Mary. - Eh? Oh si, i ragazzi ogni tanto ne parlano.- sorrise
Riddle - Sembra che l'ex presidente del comitato studentesco del loro anno stia
organizzando una partita di quidditch per le quattro case.- - Cavolo, ci sarà
da rifarsi gli occhi allora.- disse Martin Worton, raggiungendoli con Ian,
Bruce, Archie e gli altri piccoli Grifondoro - Le placche d'oro in bella mostra
dicono che la nostra squadra era fortissima quando c'era Harry!- - Certo, con
lui e Draco che si uccidevano era una pacchia.- scappò detto alla King. -
Tanto sarà Serpeverde a vincere.- frecciò alle loro spalle l'orrida voce di Fern
Gordon - Il capitano Malfoy ha sempre tenuto testa al vostro Potter!- - E poi
siamo già avvantaggiati in classifica quest'anno.- aggiunse Clyde Hillis, il
braccio destro di Alderton con alterigia - Vinceremo noi. Dovresti ritirarvi
ragazzi.- - Ecco bravo, ritirati anche tu in manicomio.- li zittì Martin,
ignorandoli - E' vero che ci sarà anche una festa?- - Si, la sera stessa.-
annuì Mary Lewis, sognante. - Peccato che per gli studenti normali il
coprifuoco sia sempre alla solita ora.- sindacò Cloe serafica. - E non
potremo neanche sbirciare?- Maggie mise il broncio - Uffa, voglio vedere Harry
ballare!- - Sapete cosa voglio io?- cinguettò la Sensistrega - Un minimo di
silenzio. Forza, sgommate. Ho il tema di pozioni per domani da finire e Tom non
ha tutto il giorno per aiutarmi.- - Se vuoi ti aiuto io.- sibilò Sedwigh
Stanford, rimasto un po' in disparte ma sempre vigile e presente. - No, ormai
abbiamo quasi finito.- concluse la biondina - Ah, ragazzi avete visto Damon e
Beatrix per caso?- - Damon andava in biblioteca credo.- si svegliò
all'improvviso Tom - Trix invece è con Milo.- - Uffa, speravo di scopiazzare
un po'...- si lamentò Cloe. - Tieni.- rise Riddle scuotendo il capo - Tanto
ho finito. Ma cambia qualcosa, il prof mica è scemo.- - Già, nonostante le
tante cattiverie che si dicono in giro.- fece Bruce divertito - Sarà meglio che
vada a finire il tema anche io. Tom se torni in tempo io e i ragazzi ci mettiamo
a giocare con le carte magiche della Cooman.- - Tanto creperò di nuovo.- Tom
alzò le spalle, incurante - La prof deve averle stregate per fermi morire sempre
e comunque. Idem per Damon, s'intende.- - Già ma se non altro lui lo saprebbe
in anticipo.- disse Stanford con freddezza. - Si, è vero.- sibilò Cloe
alzandosi in piedi e afferrando Tom per mano - Un giorno qualcuno ti userà la
stessa cortesia. Noi abbiamo finito, ci vediamo in sala comune ragazzi. Dai Tom,
andiamo!- Dopo che fu trascinato via come un sacco di patate, il Grifondoro
si ritrovò a sospirare, sempre trascinato a forza. - Claire, questa tua
brutta abitudine di essere sempre così schietta devi proprio perderla.- - Ha
parlato!- - Che vuoi dire?- - Che tu devi perdere la brutta abitudine di
essere sempre così gentile e corretto da non spaccare il naso agli idioti.- gli
disse acidamente - Sedwigh non è un cattivo ragazzo ma è comunque un pallone
gonfiato. Non sopporto i pettegoli, non sopporto chi si crede superiore per
sangue e ancora meno reggo gli stupidi vanesi come lui.- - In poche parole
odi mezza scuola.- - Esatto.- Tom sorrise, scuotendo il capo - Sei una
brava persona Claire.- La biondina continuò a camminare, pensosa. Si, come
no. Intanto in biblioteca Damon Howthorne stava per perdere la pazienza. E
cominciava anche ad alterarsi. Aveva ribaltato tutta la sezione di Veggenza e
affini, si era cavato gli occhi su ogni libro che trattasse i Legimors come lui
ma alla fine non era riuscito a venire a capo di nulla. Chiuso. Nei sogni dei
Legimors non poteva entrare nessuno. Fine dell'argomento. E quindi nessuno
avrebbe potuto dirgli cosa quel serpente gli sibilava nell'orecchio ogni
notte. Era talmente frustrante per lui che quasi si sentiva soffocare per
l'umiliazione. Lui, discendente di Salazar Serpeverde, figlio di Rettilofoni
secolari che non capiva una mazza di Serpentese! E intanto quel maledetto
sogno continuava e quei due bambini piangevano. Non sapeva più cosa fare, non
sapeva neanche come interpretarlo! - Oh, sei qua.- Si volse inferocito ma
Beatrix Vaughn non fece una piega. Appoggiata alla libreria, braccia
incrociate, capelli con alcune ciocche blu, occhi lucidi. Aveva appena fatto
merenda. - Brutta giornata?- gli chiese. - Pessima.- - Emicrania?- -
Anche.- le disse, chiudendo un tomo con stizza e buttandolo da parte, mentre
raccoglieva le sue cose - Ho girato come un dannato per tutto il pomeriggio su
ogni stronzissimo libro che parlasse di Veggenti e dei loro sogni ma la risposta
è sempre la stessa. Non c'è verso per alcun tipo di mago di penetrare nei sogni
di un Legimors.- - In poche parole siamo al punto di partenza.- - Già.-
annuì Howthorne, seguendola fuori dalla biblioteca - E fra due settimane ci sarà
la riunione dell'anno di Harry e Draco. Mi sa che ci beccheremo una randellata
fra capo e collo proprio in quei giorni.- - Si tratta di un week end.-
borbottò la Diurna - Cosa vuoi che succeda?- - Di tutto.- - Si, in effetti
potrebbe scatenare un disastro dietro l'altro.- sospirò la piccola Diurna,
seguendolo nei sotterranei mentre se ne tornavano a Serpeverde - Sono più che
convinta che la prof ha in mente qualcosa. Di recente ha quell'aria da gatto che
sta per mangiare il topo...- - Vero? Avrà già in mente qualche porcata.-
sbuffò Damon, entrando nella sala comune semi deserta, a parte due del quinto
anno che si sbaciucchiavano sul divano vicino al caminetto - Andiamo da Tom e
Cloe?- - Si, mi cambio e arrivo.- - Non metterci una vita.- - Ha
parlato l'uomo più vanesio di questo sotterraneo.- Il ritrovo del quartetto
era naturalmente al lago. I due grifoni erano già lì da un pezzo quando
vennero raggiunti dai due Serpeverde, verso le cinque di pomeriggio. - Alla
buon'ora.- sbuffò la King - Ti sei studiato tutta la biblioteca Howthorne?- -
Ehi duchessa...oggi non è giornata.- sibilò incazzoso, sedendosi accanto a Tom
che trafficava col suo flauto. - Ti pareva.- la biondina lo guardò
attentamente mentre sprofondava nell'erba alta e profumata di violette - Hai
cercato di nuovo eventuali incantesimi sui Legimors e i loro sogni vero? Ma che
testa dura.- - Bhè prima o poi verrà fuori qualcosa, ne sono sicuro.- - E'
più facile che io mandi giù un succo di frutta.- disse Beatrix serafica, seduta
a cavalcioni su un tronco - Non capisco perché tu voglia mettere a repentaglio
il tuo potere. La sacralità dei sogni di Veggenti e Legimors si fonda proprio
sul fatto che nessuno può spiare nei vostri spazi onirici.- - Si ma se sogno
un dannato serpente e non capisco cosa dice potranno anche girarmi no?- -
Tom.- sospirò Cloe - Che ne dici?- Il Grifondoro cadde dalle nuvole,
levandosi il flauto di bocca. - Cosa?- - Ecco, questo ha sbattuto troppe
volte la testa ormai.- disse Damon esasperato, cacciandosi il cappuccio della
felpa sul capo - Ti prego, dimmi che hai sentito cosa dicevamo.- - Eh? Ah, si
che ho sentito.- Riddle sorrise tranquillo - Secondo me ti preoccupi
troppo.- - In che senso?- allibì il Serpeverde. Tom ridacchiò ancora, gli
occhi bluastri che quasi brillavano - Harry vincerà. Ne sono sicuro.- Cloe lo
scrutò attentamente. - Hai bevuto per sbaglio il sangue di Trix per
caso?- - Ragazzi, sto solo dicendo che Harry è fortissimo e che mi difenderà
a tutti i costi.- - Viva l'ottimismo.- bofonchiò la piccola Diurna - Certo
che da qualche tempo sei proprio tutto zuccheroso.- - Già, a Harry finirà per
venire il voltastomaco.- le prese in giro Damon, ridendo - Comunque se sei
convinto tu...- - Più che convinto.- - D'accordo...- Howthorne sollevò le
mani, in segno di resa - Comunque non risolviamo il problema dei due mocciosi
che sento piangere.- - Non è che qualcuno qui dentro ha un figlio segreto?-
sentenziò Cloe pensosa - Che so...tipo Piton.- - Ma chi lo vuole.- si schifò
Beatrix - Magari servono dei bambini per il rito.- - Intendi un sacrificio?-
Tom quasi impallidì - No, non servono vite!- - Prima quando Tu-Sai-Chi era
vivo non servivano.- lo corresse la streghetta dai capelli corvini - Non per
sembrare insensibile ma non credo che stavolta basteranno quattro ossa e un po'
di sangue del bambino sopravvissuto.- - E allora Tom a cosa può servire?- se
ne uscì Cloe. - A me lo chiedi? E che ne so.- - Dio, che schifo di
situazione.- sentenziò Damon, svaccato nell'erba - Prima della fine dell'anno
avrò un'emicrania perenne. Me lo sento.- - Se non altro tu mangi tutti i
giorni.- borbottò la Diurna con una smorfia. - Si e voi se non altro non
dovete fare stupidi esercizi di Focalizzazione ogni santo giorno.- ringhiò la
King fra i denti. - Io è meglio che sto zitto.- considerò Tom con un piccolo
sogghigno. - Ecco, bravo.-
Nella Torre Oscura invece, Lucilla dei
Lancaster aveva fra le mani la pagina ingiallita che Jeager aveva "regalato" ad
Hermione alcuni giorni prima. Tutti erano nella sala riunioni, alcuni
professori e Silente compreso. Tutti ad attendere una parola della demone. -
La calligrafia è quella di mia sorella.- sussurrò Lucilla proprio quando gli
Auror cominciavano a disperare. Li vide illuminarsi di speranza ma si
affrettò a placare i loro animi. - Calma gente. Non ci siamo lo stesso.- -
C'era da immaginarselo.- sibilò Edward, sistemato per tre quarti sulla porta -
Lucilla scusami, non vorrei metterti fretta ma Elisabeth e Degona non
tratterranno May a lungo. Cerca di stringere se puoi.- - D'accordo.- la
Lancaster li fece avvicinare tutti alla tavola, poggiandovi al centro la pagina
strappata - Questa è indiscutibilmente la calligrafia di mia sorella e viene dal
suo Grimario. La magia nera impregnata in questo pezzo di carta è spaventosa.
Hermione l'ha toccata qualcun altro?- - No, non l'ho lasciata a nessuno.-
l'assicurò la Granger - Ma ora dimmi...che problema c'è?- - Lumia aveva il
senso dell'umorismo.- sibilò Lucilla - Ogni sua parola è in metafora.- - Ha
scritto un Grimario cifrato?- Jess sollevò un sopracciglio - Sempre detto che
era anche troppo intelligente.- - Diabolico essere.- mugugnò Tristan con una
smorfia - Tu non ce la fai a tradurlo? Sei la sua gemella no?- - Si ma non ci
vorranno pochi giorni.- spiegò la Lancaster - Inoltre non posso risalire
all'incantesimo che useranno i Lestrange per cercare di resuscitare Tom perché
non si tratta di un comune incantesimo di magia oscura. Era impossibile
prevedere otto anni fa gl'ingredienti quando hanno sottratto il sangue a Harry e
lo è ancora di più oggi. Quei due maledetti devono aver pensato che io conoscevo
ogni incantesimo di Voldemort, per questo hanno usato il Grimario di Lumia.
Vedete, mia sorella durante la sua resurrezione quattro anni fa ha sperimentato
ogni sorta d'incantesimo per riportare qui il Signore Oscuro. Per questi nessuno
sa che sorta di oggetti magici o formula ora possano aver in mente di usare i
Lestrange.- - Jeager deve aver capito che in questa pagina c'è qualcosa.
Altrimenti non me l'avrebbe data.- sussurrò Hermione. - Esatto.- Silente
sospirò, pensoso - Lucilla, cara. Dimmi, quanto credi che c'impiegherai per
scoprire cosa serve ai nostri signori Lestrange?- - Potrebbero anche
necessitare condizioni climatiche particolari.- sibilò Piton. - Già.- annuì
Harry, stranamente d'accordo col suo vecchio e odiato professore - Loro sono
molto avanti, devono solo andare a caccia ormai. Noi invece non sappiamo neanche
come difenderci.- - Si parla del desiderio del cuore di uomo di Voldemort,
Lucilla? Come ci ha detto Sir. Robert?- s'intromise Draco. La demone rilesse
le righe vergate dalla spigolosa ed elegante scrittura di Lumia. Era tutto un
mistero, un'allegoria. Non si parlava di neonati, ma fra le righe si
riprendevano i tre ingredienti che avevano portato Harry a essere rapito a
quattordici anni. Osso del padre, carne del servo, sangue del nemico
e... - E...- la mora corrucciò la fronte - Non so se traduco bene ma qua
dice... "e lacrime del desiderio del suo cuore di uomo."- - Ma che
significa?- borbottò Milo - Che desiderio?- - Bhè, Voldemort ha desiderato
molto cose.- ipotizzò Edward. - Si ma qua dice "del desiderio del suo
cuore di uomo".- li corresse Lucilla, concentrata come se fosse a un passo
dalla soluzione - Tom non voleva morire, Tom voleva Harry morto.- - Ma questi
sono i desideri di un mago. Non di un uomo.- la seguì Silente, cominciando a
capire. - Cosa volete dire?- s'intromise la Mcgranitt attenta. - Bhè...noi
abbiamo sempre pensato a Voldemort solo come un mago.- borbottò il vecchio
preside, accendendosi la pipa - Ma gl'ingredienti precedenti non erano legati al
vincolo magico. Ma al vincolo dei sentimenti umani. Le ossa di suo padre
rappresentano il ricordo, la rabbia con cui tutto è cominciato.- dette un tiro
leggero, gli occhi azzurri lontani come il suo pensiero - La carne di Minus è il
simbolo sella servitù, della perseveranza verso il suo obiettivo mentre il
sangue di Harry rappresenta l'ostacolo, l'antagonista che ognuno di noi incontra
sulla propria strada.- - Quindi...sta dicendo che dobbiamo cercare nella sua
vita privata?- gli chiese Tristan. - Non necessariamente.- Lucilla abbassò lo
sguardo, anche lei alla ricerca frenetica di quella soluzione che aveva dritta
sotto al naso - Io Tom lo conoscevo bene. Non aveva desideri comuni, reali,
tangibili nella realtà. Però...nel suo cuore di uomo forse desiderava tornare
indietro.- - Amava molto suo madre. Ma odiava suo padre.- annuì Silente. -
Già.- Harry, a voce bassa, catalizzò l'attenzione di tutti - Quando...bhè quando
vado da lui parliamo spesso dei miei. E anche della sua famiglia. È sempre molto
vago e sarcastico ma da quello che sembra...credo desiderasse davvero avere una
famiglia completa e unita quando era giovane.- - Ma nella sua ottica ha
rovinato tutto suo padre.- considerò Jess. - Perciò cosa desidera un uomo che
non ha goduto dell'amore dei genitori?- sussurrò Hermione. Gli occhi
smeraldini di Harry divennero vitrei. Le lacrime del desiderio del suo
cuore di uomo... Il desiderio doveva piangere. Servivano le lacrime
di ciò che Voldemort aveva desiderato di più, in cuor suo, senza saperlo. -
Tom.- esalò, tremando. Gli Auror quasi non lo sentirono. - Cosa?- gli
chiese Draco - Che hai detto?- - Tom.- alitò di nuovo Harry
- Serve Tom.- - Parli di Voldemort o...- - No, del nostro Tom.-
rispose Potter, sgomento. Sollevò lo sguardo, incontrando le iridi grigie di
Malfoy. - Non avete capito?- mormorò distrutto - Cosa desidera un uomo che
non ha mai avuto una famiglia?- - Vuole formarsi una famiglia sua.- Lucilla
sgranò le iridi bianche, portandosi la mano alla bocca - Oddio...servono le
lacrime di Tom! Lacrime del figlio..- e si ributtò sulla pagina di sua sorella
-...lacrime del figlio, prese con dolore.- Dolore. Quella frase
gelò il sangue al bambino sopravvissuto. Che tipo di dolore? Nel suo cuore
apparve l'immagine del piccolo Riddle. Il suo sorriso. Gl'identici occhi blu di
suo padre. Lacrime. Si, stavano già cadendo. Cadevano come
pioggia. Ma non avrebbe permesso fossero quelle di Tom. Meglio la morte.
Ma il bambino non avrebbe mai più dovuto soffrire. Mai più vedere suo
padre. Era una promessa. Un giuramento fatto a un bambino. E l'avrebbe
mantenuto.
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Capitolo 51 *** Capitolo 51° ***
Dest51
Mi scuso per
aver interrotto la lettura proprio all'inizio, ma questo, veramente, è forse uno
dei due capitoli più importanti che io abbia mai scritto. E non per la forma
(caspita, passato un anno ci rimetterei sempre mano per limare ogni virgola e
ogni punto!) ma per il contenuto. Ringrazio le lettrici "anziane" e quelle
nuove, spero che queste righe riescano a emozionarvi com'è accaduto a me, mentre
le scrivevo. Buona lettura.
Qualcosa si agitava nella cupa tenebra di un palazzo antico, nel
Linkolnshire. Ombre vagavano contro i muri freddi e umidi, sfilavano alte e
affusolate, silenziose e remote. I neri cappucci dei Mangiamorte sembravano
infiniti, davanti al freddo fuoco di un caminetto. Qualcosa stava per
accadere. E qualcuno presto sarebbe morto. Katrina stava nascosta in un
angolo mentre la riunione dei Mangiamorte aveva termine. Nagini le serpeggiò
accanto, accarezzandole le caviglie con vaga aria di sussiego. Posò lo
sguardo su Rafeus Lestrange e sogghignò. In mano quel mago teneva un
Grimario. Il Grimario di Lumia Lancaster. Il pendolo della vecchia
residenza dei Lestrange batteva mezzanotte. Ecco, era il primo maggio e i
Mangiamorte alzarono i pugni, urlando a squarciagola. -
Morsmordre!- L’immenso marchio nero del Lord Oscuro scoppiò alto nel cielo
che s’incupì all’istante. Nubi fosche come le ali dei corvi cominciarono a
rombare, frastagliate da tuoni e fulmini. Tetro e velenoso, il serpente del
marchio saettava sopra le teste dei maghi di tutta la Gran Bretagna e come i
Lestrange speravano, chi doveva vedere…lo vide. - E’ nostro.- sibilò Rafeus,
raggiungendo Katrina e affiancandola alla finestra diroccata. - Avrò le
lacrime di tuo fratello.- lo assicurò l’empatica, nascosta in un velo opaco,
quasi perlaceo – Le avrò, fosse l’ultima cosa che faccio. Proverà un dolore tale
che il nostro Signore rivivrà all’istante.- - Harry Potter invece è mio.-
Rafeus serrò la mascella ma ghignò, mentre il marchio imperversava sul loro
cielo. - E tuo cugino?- - Non temere. Avranno tutti la fine che si
meritano questa notte.- - Un giorno. E domani alla stessa ora avremo il cuore
del bambino sopravvissuto fra le mani.- - Contateci.- Vanessa li raggiunse,
sul bel volto un segreto oscuro – Gli toglieremo tutto ciò che gli è rimasto. E
Lui, oltre il Velo, vedrà ogni cosa. Sarà il nostro regalo per Lord
Voldemort.- - Minus arriverà. E avremo le ossa.- scandì Rafeus. -
Carne…sangue…e lacrime…- Katrina sollevò gli occhi bui e senza vita, sul cielo –
L’ora è giunta.- - Attaccheremo al calare del prossimo sole.- Vanessa sollevò
la bacchetta verso le decine di Mangiamorte che li attorniavano – Invaderemo
Hogwarts e stanotte il nostro Signore tornerà in vita!- Un urlo collettivo di
giubilo infernale accolse quel richiamo. Gloria per i
Mangiamorte. Guai a chi li avrebbe contrastati. Gli Auror avevano le ore
contate. Addio Harry Potter… Questa notte per te sarà
l’ultima.
Alcune ore più tardi, Leiandros Cameron stava seduto
alla tavola del palazzo di suo fratello maggiore. Con lui erano riuniti tutti
gli altri, anche Hermione. La strega tamburellava le unghie sul prezioso
mogano, proprio accanto al fratello del padrone del palazzo. La sua
irritazione era piuttosto palpabile. Esattamente come il suo tormento
interiore. In lei, come in Lucilla che camminava avanti e indietro nella sala
e nel cuore entrambe custodivano un vago sospetto. Un dubbio. Una
paura. Stava per accadere qualcosa. Lo sentivano. Era nell’aria, in ogni cosa
che li circondava. E il tetro cielo serale che era salito quel primo di
maggio non poteva che rendere più reali i loro timori. Fu Leiandros, che
aveva appena conosciuto Hermione e fatto amicizia con Degona, seduta in braccio
a Demetrius, a rompere quel pesante silenzio. - Chichi…mi scasso.- Caesar
Cameron, seduto in poltrona con gli occhi chiusi, serrò leggermente la
mascella. - Non chiamarmi Chichi, deficiente.- - Chichi?- rincarò
Demetrius, sorridendo – Carino.- - Andatevene al diavolo.- sibilò il padrone
di Cameron Manor, cercando di concentrarsi. - Chichi…mi rispieghi cosa stai
facendo?- fece anche la Grifoncina senza smetterla di tamburellare le
unghie. - Vuoi rovinarmi il tavolo?- riecheggiò il demone dai capelli bianchi
– Un attimo e ti dico tutto.- - Bhè muoviti!- sbottò anche Lucilla, perdendo
la pazienza – Forse a te non capiterà nulla ma ho la vaga impressione che
stanotte cominceranno a rotolare teste!- - Se non altro abbiamo un posto in
prima fila per guardare.- frecciò Caesar. La Lancaster lo fissò con stizza ma
intervenne Hermione grazie al cielo, prima che cominciassero a litigare. -
Chichi, scusa se interrompo…- la strega dagli occhi dorati non era riuscita a
trattenersi, facendo scoccare un’occhiata di pure fiamme dal maggiore del due
fratelli Cameron – Se hai trovato qualcosa puoi dirmi subito le novità? Ho il
raduno del mio anno esattamente fra un’ora per cena e devo ancora andare a
Hogwarts a cambiarmi, calmare Harry dalla crisi nervosa che gli starà venendo,
cercare di staccarlo dal braccio di Draco e anche cercare di sopravvivere
all’apocalisse che stanno per scatenare i Mangiamorte…quindi, se possiamo
velocizzare...- - Velocizzare?- Caesar fece una smorfia – Ok. Sei nei
guai.- - Mi sarei stupita del contrario. Minus?- - E’ sotto forma di
ratto. Il bello della forma Animagus è che i pensieri sono limitati a un brusio
incomprensibile.- - Anche per uno come te?- allibì la Grifoncina. -
Si.- - Bene.- Hermione si passò le mani fra i capelli – Ti prego, dammi una
buona notizia.- - Questa te la posso dare davvero.- Caesar si fece apparire
in mano la pagina strappata dal Grimario di Lumia – Quando si parla di
"Lacrime del Figlio prese con Dolore" non s’intende
assolutamente la morte di Tom. Il bambino deve solo provare un dolore atroce ma
non a livello fisico.- - A livello psicologico.- annuì anche Lucilla – Io e
Caesar abbiamo studiato come matti in queste settimane ma non ne è uscito niente
di più. Se non altro Tom non deve morire.- - In poche parole mi state dicendo
che due settimane di lavoro non sono servite a niente?- Hermione stentava a
crederci – In parole povere sappiamo solo che l’ultimo ingrediente sono le
lacrime di Tom! Ma ci servono quelle ossa! Possibile che quel dannato di Minus
continui a restare in forma Animagus maledizione? Dio…mi sembra un incubo.- -
La cosa migliore che puoi fare è proteggere Harry.- le disse Lucilla – Però c’è
un’altra novità. Forse abbiamo trovato un modo per scoprire che corpo Vanessa
Lestrange ha creato per Katrina.- - Come?- Caesar si sedette sul bordo
della tavola, insieme a Demetrius. - Si tratta di magia oscura naturalmente.
È difficile scovare un empatico, una delle cose impossibili mai provate dai
maghi ma se Lucilla e Demetrius concentrano i loro poteri su di me, potrò avere
un ampio raggio e minor fastidio nella mia ricerca.- Hermione sorrise
blandamente – In poche parole non ti si spaccherà la testa.- - Esatto.- annuì
Caesar con sarcasmo. - Io posso fare qualcosa?- borbottò Leiandros sempre più
annoiato. - Si, suicidarti.- - Eddai Chichi!- il demone dai capelli neri
mise il broncio con aria teatrale – Siete tutti impegnati in questa guerra
all’ultimo sangue! Ci sarà pur qualcosa che io possa fare per aiutare
l’umanità.- Caesar stavolta sorrise. Ed era un sorriso ancora più falso di
quello di Draco. - Perché non ti sterilizzi?- - E basta voi due.- sbuffò
Lucilla – Siete impossibili.- - Concordo.- la Grifoncina scosse il capo –
Senti Chichi, quando avrai finito fai un fischio e torno va bene? Nel frattempo
io vedrò di tenere Harry e Tom lontano dai guai ma fai in fretta.- - E se
scoppiano i fuochi d’artificio?- Demetrius non sembrava tranquillo, nonostante
la sua aria giuliva – Che farai?- - Andrò io a sistemare le cose.- interloquì
Lucilla – Tutta la casa di Serpeverde è da tenere sotto controllo, mi fido poco
e gli Auror sono in numero ristretto rispetto alle forze dei Mangiamorte. Ora
Degona tornerà con te ma se avrai bisogno usa la lente che le ho regalato e
chiamami in qualsiasi momento.- - Contaci.- sorrise Hermione, scoccando un
bacio sulla guancia a Caesar e prendendo per mano la piccola strega – Bene
gente…se sopravvivo anche stavolta vuol dire che lassù qualcuno mi vuole davvero
bene.- - La fortuna non esiste.- bofonchiò il demone dai capelli bianchi
serafico – Comunque cerca di non farti ammazzare.- - No, la zia è forte.-
cinguettò Degona, abbracciata alla Grifoncina. - Già…e tu vedi di stare
lontano dai guai.- l’ammonì Demetrius ridendo, puntandole un dito sul
nasino. - Tanto c’è Nyssa, tranquilli. Ciao mamma, ci vediamo!- - Mi
raccomando, attente.- disse anche Lucilla, prima che Hermione e sua figlia di
Smaterializzassero via – Ho un brutto presentimento.- - Bhè, speriamo non si
avveri.- Ma anche quando se ne furono andate, anche sapendo che sua figlia e
Tom erano al sicuro…Lucilla non riuscì a placare quello strano essere che le
rodeva le viscere. Sospetto, dubbio… Qualcosa non andava. Qualcuno…avrebbe
perso la vita. Ma chi?
Era un sabato, il primo maggio e su Hogwarts
incombeva una grande luna, pallida e perlacea, contornato dal cicaleccio
eccitato di tutti gli studenti. La sera precedente c’era stato un tempo orribile
ma ora tutta la furia della tempesta sembrava essersi placata. Quella era una
grande notte. La notte in cui nella famosa scuola di magia e stregoneria
forse tornava a pieno titolo uno dei suoi studenti più famosi. Quello era la
notte della riunione dell’anno accademico di Harry Potter. Fiaccole e stelle
splendevano nella Sala Grande addobbata a festa. Stelle fatate cadevano da un
tetto bluastro e scivolavano sulle teste dei maghi, lucide, fluide. Le
decorazioni delle case brillavano come non mai. E Silente si aggirava attorno
alle mura della scuola, accompagnato dai professori ma qualcosa minacciava di
guastare il suo proverbiale buon umore. C’era qualcosa…qualcosa nell’aria di
funesto che gli opprimeva il petto. Come se la morte stessa aleggiasse sulle
loro teste. Qualcuno…qualcuno avrebbe perso la vita. La sua fiamma si sarebbe
spenta… Ma chi? Chi andava incontro a quel tragico destino? Alzò lo
sguardo sulle torri e fra mille candele, vide due occhi azzurri che vagavano
sull’orizzonte. Damon Howthorne stava fra quelle fiammelle e ad ogni candela,
lui vedeva una vita. Ma quale si sarebbe spenta? Quale? - Ehi Damon ci
sei?- Il Legimors si stampò in faccia un mezzo sorriso, trovandosi Tom alle
spalle. Avevano dovuto tirarsi a lucido per quell’avvenimento. Infatti gli ex
studenti avrebbero cenato con loro dopo di che ci sarebbe stata festa grande
mentre loro poveretti avrebbero dovuto ritirarsi in buon ordine. Ma lui non
pensava a quelle cose. Pensava solo a quelle fiammelle…languivano tutte,
scosse dal vento. Ma in quell’attimo solo una si spense. Una fra
tante. Quella più brillante di tutte. - Andiamo?- Damon seguì Tom,
il cuore in gola. Quella più brillante di tutte si era miserevolmente
spenta. Il fuoco si era sublimato. Ma quando se ne andarono e la porta fu
chiusa, quella stessa fiamma si riaccese. Ma questo loro…no, loro non
potevano saperlo.
Decine e decine di carrozze si stavano fermando
davanti al portone di Hogwarts e ne stavano sfilando fuori maghi ventiduenni che
conoscevano quel castello come le loro tasche. Sorridenti, accompagnati da
amici, cresciuti, alcuni con espressione cupa, altri con un segreto negli
occhi. Tutti, appena scesi, nessuno escluso, alzavano gli occhi per vedere la
vecchia scuola contro il cielo stellato. E tutti avevano attorno al polso un
leggero bracciale d’argento coi colori della loro casa. Ebbene, si erano
ritrovati. - Ma che bella congrega di vecchi fantasmi.- Pansy Parkinson
Weasley scese dalla sua carrozza, guardandosi attorno con espressione che non
era fra le più allegre. Ma lei in fondo sapeva cosa si agitava a Hogwarts. E
sapeva che rischio correva Ron. - Pansy! Ciao!- Mezza stralunata la strega
si ritrovò stritolata fra le braccia di Emmaline Stock, sempre più grossa e
alta. Fu il turno della Leptis che però l’abbracciò storcendo il naso. - So
che ti sei sposata…- le sibilò altezzosa – Con Weasley. Dimmi, per caso eri
ubriaca?- - E tu eri drogata quando ti sei sposata con il cugino di Burton?-
rispose Pansy a tono, tutta dolce come miele. - Hn.- Lavinia Leptis si
stampò in faccia il classico sorrise da Serpeverde snob, con la sua patina di
classe. Altri come loro ritrovavano i cari vecchi compagni serpenti. Tiger e
Goyle stavano scendendo dalla stessa carrozza e sebbene sempre grossi e alti,
non erano più ingrugniti come un tempo. Adesso anche sorridevano. Salutarono
Blaise abbastanza cordialmente mentre Draco Malfoy arrivò per ultimo e non si
levò neanche il cappuccio del mantello dalla testa biondissima. Nonostante
fosse il figlio del traditore, più di una strega trattenne il fiato quando vide
la sua falcata elegante e il suo portamento regale. Si, era sempre il Principe
di Serpeverde. Draco si limitò a salutare Pansy, che gli strizzò l’occhio e
si attaccò al suo braccio. - Andiamo. Sono solo due giorni.- - Anche
troppi.- ringhiò fra i denti mentre Theodor Nott lo inquadrava anche fra tutte
quelle teste. - I Grifondoro arrivano per ultimi. Tassorosso e Corvonero
sono già dentro.- lo informò. - Ecco perché non vedo Edward.- disse Blaise,
raggiungendoli e baciando la moglie di Ron sulle guance – Ragazzi vi avviso che
stanno già fioccando pettegolezzi. Anche maledizioni credo.- - Già, Theodor
sembra furibondo.- considerò la strega girandosi nel vialetto – Oh,
eccoli!- Gli stemmi dorati di Grifondoro facevano bella mostra di sé sulle
carrozze. Se ne fermarono una decina davanti al portone e i serpenti
cominciarono subito ad affilare le loro belle lingue velenose. Seamus
Finnigan fu il primo a saltare giù dalla carrozza, allegro e sorridente come suo
solito. Dopo di lui Dean Thomas, Neville Paciock con la sua ragazza. Il magico
trio invece ancora non si vedeva anche perché una miriade di abiti colorati
stava facendosi largo. Calì e Lavanda corsero stavano con loro ma sembravano
solo aspettare Harry e gli altri due mitici compagni del Trio
Miracoli. Peccato che, fra quel macello, c’era il solito che scattava
foto. Quel maledetto di Colin Canon, che ora lavorava per il Cavillo, era
ancora a piede libero! - L’avevo detto che andava ucciso quando era ora.-
sibilò Draco furente mentre Hagrid li spingeva dentro alla scuola. - Eddai, è
la nostra festa. Vediamo di godercela!- Entrati nell’ingresso e davanti alla
statua dei protettori delle case, i nostri videro un bel po’ di vecchie facce,
amiche e nemiche. La Brigata dei Neri, i grandi corvi amici per la pelle di
Edward, Justin Bigs che era rimasto il dolce Tassorosso capo della sua casa
pacifico e giudizioso, Miria Meredit e la sua compagnia di oche giulive tutte
tirate come modelle che cercavano marito e…forse la Tassorosso più odiata di
tutti i tempi, l’ex vice presidente del comitato studentesco. La sua vocetta
assordante era rimasta la stessa ma stampava baci a tutti i presenti, con le
lacrime agli occhi. Draco scosse il capo, levandosi finalmente il mantello e
il cappuccio. Sarebbe stato bello dire "Dai, sciogliti. La guerra è
finita." Ma non era così. Almeno non ancora per loro. Il suo bracciale
vibrò per un attimo e si riscosse dai pensieri del passato. Si guardò attorno e
vide arrivare May. Bellissima, un lungo abito di velluto rosso che le
scopriva le spalle e le carezza dolcemente il petto, scivolando in un lungo
strascico tintinnante di brillantini e paillettes, i capelli raccolti. Una
favola. Si avvicinò e bacio lui sulle guance, poi Blaise e salutò Pansy.
Edward li raggiunse in quel momento, in mano giù un calice di champagne. - E
quello dove l’hai preso?- sogghignò Zabini. - Segreto.- Dalton scoccò una
breve occhiata a May, poi tornò a fissare l’ingresso – Harry, Elettra e Ron sono
fermi con Hagrid e il preside fuori a chiacchierare di chissà quali amenità.
Herm invece è su nella torre.- - E che ci fa lassù la mezzosangue?- borbottò
Pansy. - Mi hai tolto le parole di bocca.- cinguettò Draco – Allora?- - Si
starà scolando una fiaschetta di whisky in previsione di questa serata.- fece il
Corvonero con aria serafica – Ora scusatemi ma credo che andrò a nascondermi in
bagno. Miria non crede che sia senza soldi.- - Di nuovo?- sospirò la
Parkinson, mentre se ne andava – Ma dove li mette tutto lo stipendio?- - Devo
dirtelo davvero?- frecciò Ron arrivandole alle spalle e abbracciandola per la
vita. - No, non ho voglia di sentire volgarità.- disse Pansy soavemente,
baciandolo e scatenando un coro d’indignazione da parte dei suoi compagni
Serpeverde. - Ragazzi…propongo un brindisi allo scandalo che daremo stasera.-
fece Blaise con un ghigno. - Si, specialmente quando Harry e Draco si
attaccheranno come cozze!- sorrise Elettra, raggiungendoli di volata e
abbracciandoli tutti. Potter arrivò per ultimo al fianco di Silente e venne
sommerso dalle foto di Colin ma anche dagli abbracci di compagni di casa e non.
Justin fu uno dei primi ad andarlo a salutare, mentre Nott e compari si
limitarono a lanciarli occhiate di fuoco da lontano. I professori al
contrario furono cordiali e gentili con tutti ma Silente si accorse ben presto
che Harry Potter aveva qualcosa di strano negli occhi verdi. Come se
avvertisse il pericolo imminente. Lui aveva sempre avuto fiuto per le
trappole…e ora avvertiva che la signora con la falce si stava avvicinando. Ma
per chi? La Morte era venuta a cercare qualcuno…ma chi? Anche a cena, Draco
si accorse che Potter era come lontano dalla realtà. Lo sguardo vacuo e
perso, a correre verso colui che attendeva, oltre il Velo. Anche Hermione
mancava. Non era scesa per cena. - Draco…- Malfoy si abbassò, trovandosi
Tom sotto al naso. - Ehi mostriciattolo.- gli accarezzò appena la testa – Che
c’è?- - Harry non ti sembra strano stasera?- Il piccolo Riddle lo vide che
risaliva le scale della Sala Grande, forse per andare alla Torre Oscura – Non ha
mangiato quasi…sembra teso.- - Già.- Gli occhi blu di Tom si fecero quasi
più densi. - Sta per succedere qualcosa?- - Non lo sappiamo.- ammise il
biondo. Ma in cuor suo, Draco sapeva bene che una belva era in agguato quella
notte. Lo sentiva lui e lo sapeva Harry. Anche Tom lo sentiva. Ogni essere
magico poteva avvertire il pericolo… Ma non sapevano quando li avrebbe
attaccati. E chi di loro sarebbe caduto.
Alla torre oscura, Harry
Potter varcò la soglia della loro grande sala riunioni e alla luce della luna,
preferì quella che irradiava Hermione Granger. China sul tavolo, una candela
languente le copriva il viso. La mappa del Malandrino aperta davanti agli
occhi semi chiusi. - Non vieni?- La voce di Harry fu poco più che un
sussulto. Ma lei lo percepì. Anche senza alzare il capo, s’intesero
perfettamente. - Harry.- - Ti ascolto.- La fiamma languente di spense
in quell’attimo preciso ma il bambino sopravvissuto non batté ciglio. Negli
occhi dorati della strega vide ciò che l’aspettava. - Horcrux.-
sussurrò Hermione – Horcrux.- La vide passare una mano sulla candela e la
fiamma rinacque. Vivida come e più di prima. E brillava. Brillava tanto da
accecare. - Ho capito.- La Grifoncina tornò ad abbassare il capo,
sforzandosi di non piangere. - Fra un attimo arrivo.- Potter annuì
leggermente, facendosi indietro. - Ti aspettiamo.- - Harry!- Il moro si
volse, prima di chiudersi la porta alle spalle. I loro occhi
s’incontrarono. - Ti voglio bene.- mormorò Hermione. In un attimo parve
concentrarsi su di loro un silenzio infinito. Sapevano entrambi cosa sarebbe
successo ma non potevano fare nulla per impedirlo. Era nell’aria, nei loro visi,
nei loro sensi. Qualcuno sarebbe morto. La guerra avrebbe ricominciato a
mietere vittime. Lo stendardo per la prima volta sarebbe caduto…quella notte
forse sarebbe morta la speranza a cui si era brindato ventidue anni prima. Ma
la speranza e i suoi occhi verdi sorrisero. - Avrò bisogno di te.- le disse
in un soffio – Proteggili fino a quando non tornerò.- - Te lo giuro.- - Ci
vediamo di sotto.- e le lanciò un leggero bacio con le dita – E non fare quella
faccia. Lo sai. Non riusciranno mai a fermarci.- Si. Hermione cercò di
convincersene. Non li avrebbero mai fermati perché la loro speranza…non si
sarebbe mai spenta.
La festa intanto continuava. Il coprifuoco per gli
studenti non era ancora cominciato e quasi tutti trottavano attorno alle squadre
di quidditch delle loro case che avevano fatto storia. Ma Draco non era in vena
di sentire vecchi aneddoti e vecchie prese in giro sulla sua ultima partita al
settimo anno quando un incantesimo l’aveva legato a Potter e gli aveva quasi
fatto rompere l’osso del collo. Si limitava a starsene in disparte con Edward
che invece solitamente amava stare coi suoi ex compagni e aspettava che Hermione
si facesse vedere. - Tom, Cloe, Beatrix e Damon sembrano irrequieti.-
borbottò Dalton a bassa voce, portandosi alle labbra un calice di champagne –
Sembra che anche loro risentano di questa situazione.- - Si, ho notato.-
annuì il biondo, seguendolo con l’alcool – Speravo che questa riunione sarebbe
stata di tutt’altro umore. Invece sembriamo dei cadaveri.- - Ottima uscita.-
frecciò Edward. Draco imprecò fra i denti, passandosi una mano fra i
capelli. - Di cattivo umore cugino?- I due Auror non mutarono espressione
quando Vanessa, tracotante e sensuale come sempre nel vestire, passò di fianco a
loro. Sogghignava sicura di sé e questo bastava a stomacarli. - Cosa vuoi?-
le chiese il biondo, stizzoso. - Niente. Solo dirti di passare gli ultimi
preziosi in compagnia dei tuoi amici traditori.- - Hn…cosa ti dice che saremo
noi a perdere?- Vanessa agitò con aria incurante la mano – Tesoro, andiamo…Lo
senti nell’aria che respiri…nella terra su cui cammini. Hai paura ad ammetterlo
ma sai che stai per morire!- - L’unica cosa che so è che la prossima parola
che dirai sarà determinante per il numero di ossa che ti romperò.- la minaccio
acidamente – E adesso vattene prima che perda la pazienza.- - D’accordo.- la
strega non perse la sua arroganza – Io ti ho avvertito. Traditore.- e veleggiò
via, avvolta in una nuvola di profumo di Rose di York. Dannata lei,
dannata. Ma ora sapevano. Aveva in mente qualcosa. Stavano per attaccare.
- Maledizione.- - Dai.- Edward gli dette una pacca sulla spalla – Io vado
a tenere d’occhio la nostra faina. Fossi in te invece alzerei il tuo
aristocratico faccino sulle scale…c’è qualcuno che non devi perderti.- Senza
capire, Draco Malfoy si volse verso le scalinata dell’ingresso e…se possibile,
s’innamorò una seconda volta dell’unica donna che fosse mai riuscita a rubargli
il cuore. Scendeva lenta su ogni gradino con un incedere che non avrebbe
saputo classificare se di angelo o di…demone tentatore. Non era vestita di
bianco, come il candido Grifondoro con cui aveva passato la festa dell’ultimo
anno. Era avvolta in un lunghissimo abito nero di seta. Senza spalle, stretto
sul seno, schiena nuda. Al collo tre fili di cristalli scuri. I capelli
lasciati sciolti le ricadevano sulle spalle lattee. E gli occhi truccati di
nero contrastavano con la sua bocca rossa come una ciliegia. Lo ammutolì fino
a quando non gli arrivò davanti e di nuovo, dopo quattro anni, Hogwarts rimase
muta a vedere il Principe di Serpeverde quasi ai piedi di una Grifondoro. Ma
non uno qualunque. Una mezzosangue…una strega dagli occhi dorati, portatori di
sventura. Una nemica. - Se non ci muoviamo uccideremo tutti.- gli sussurrò
all’orecchio, accettando la sua mano guantata, protesa verso di lei – Stanno
senz’aria da parecchi secondi ormai.- Draco rise, quasi maligno e sempre per
pura vendicativa ripicca si chinò su di lei e la baciò. Fu un bacio lungo e
passionale che li portò al limite. - Questo perché capiscano cosa me ne frega
di loro.- le sibilò a un dito dalle labbra – Andiamo.-
Le ore seguenti
passarono in fretta. Gli studenti dovettero ritirarsi nelle loro camere
mentre gli ospiti furono dirottati alla Torre di Astronomia. Lì gli ex
studenti seguivano la Sinistra e Silente dove ci sarebbero stati gli ultimi
fuochi d’artificio, le ultime magie di stelle fatte per loro, alla memoria dei
vecchi tempi. Ma qualcuno ora camminava nel buio e Tom seguiva May senza
fiatare. Con lui, anche Damon, Trix e Cloe. - Ehi May…ma siamo sicuri che non
ci ficcheremo nei guai?- La Aarons ridacchiò leggermente – Ragazzi, ma da
quando vi fate di questi problemi.- - Non ha tutti i torti.- sentenziò la
Vaughn – Scusa ma dove ci porti?- - Vedete, Harry e Draco sono qui sulla
Torre con Silente e gli altri loro ex compagni e mi hanno chiesto di nascondervi
qui nei dintorni, per prevenire eventuali attacchi.- - E vorresti nasconderci
qui?- le chiese Cloe, investita da una folata di vento. I cinque ora si
trovavano sullo spiazzale di una torretta secondaria che si trovava proprio
sotto al bastione della Torre di Astronomia. Da lì sentivano il chiacchiericcio
degli invitati. - Dobbiamo aspettare qua?- s’informò Tom. - Si, Harry e
Draco hanno detto così.- annuì l’Osservatrice – Fra cinque minuti arriveranno.
Ora però voi dovete fare qualcosa per me.- Fu un attimo. Uno scoppio di
luce da una bacchetta, i capelli di May per il colpo si sciolsero dalle loro
forcine e si allargarono come una ragnatela. Poi per Tom e gli altri fu subito
tutto buio.
Harry Potter avvertì nitidamente la vibrazione
magica. Cercò Edward fra la folla, Hermione, Draco, Elettra e poi Ron.
Weasley socchiuse gli occhi chiari ma fece ciò che voleva il suo migliore
amico. - Vai.- gli disse, a bassa voce. - Vengo con te.- sibilò
Malfoy. - No, tu non vieni.- - Non prendo ordini da te.- il biondo lo
sorpassò all’istante – Per Tom rispondo anche io.- Il bambino sopravvissuto
sospirò pesantemente. Dio…si sentiva il cuore esplodere. Era da tanto tempo
che non sentiva il fiato tiepido della Morte sul collo. E la sua mano
scheletrica accarezzargli la sua. Era vicina. Era lì…e stava per cantargli
la ninna nanna. Prima di andarsene colse gli occhi di Hermione su di sé. Poi
quelli di Silente. Non andartene speranza…non andartene…
Caesar
Cameron aprì gli occhi bianchi all’istante. Oddio… Katrina.
Il corpo di Katrina era…sempre stato vicino a loro. Ma non era una spia.
Era…Katrina stessa!
Harry uscì sulla torretta. Al suo fianco Draco. I
Bracciali del Destino vibravano, il loro suono flautato s’infrangeva contro il
tintinnio delle catene in cui Tom era legato al muro, insieme a tutti gli
altri. Vanessa e Rafeus li aspettavano. - Sguainate pure le bacchette.- li
avvisò il mago con un ringhio sottile – Vi serviranno.- - Morsmordre!- urlò
Vanessa puntando la punta della sua bacchetta al cielo e il Marchio Nero tornò
ad imperversare sulla scuola di Hogwarts. Con lui arrivarono grida soffocate,
strilli, lacrime e pianti isterici. E risate. Oh, quante amare e vendicative
risate. Tom e i maghetti non ne avevano mai sentite tante…perché qualcuno
rideva nella notte, intento in una macabra danza. Presto qualcuno avrebbe
danzato sui cadaveri dei loro nemici. - Cosa credi di aver fatto?- le chiese
Harry pacato. - Quello scarabocchio serve solo a richiamare i polli.- le
disse anche Draco. - Folli.- Rafeus ridacchiò a bocca spalancata – Cosa credi
bambino sopravvissuto? Che vi abbiamo attaccato tanto per fare? Guarda verso le
mura…guarda i cancelli! E piangi!- Harry si volse appena sopra la spalla.
Fuochi, tanti fuochi. E mille cappucci. Mangiamorte. Stavano attaccando in
massa. - Cristo.- Draco tornò a puntare la bacchetta contro i cugini – Non
entreranno! Nessuno ha mai varcato le mura del castello!- - Non se qualcuno
gli apre la porta.- sussurrò Vanessa con un ghigno delizioso – Ma ora vediamo di
sistemare i vostri amici seccatori. A cominciare da Tristan Mckay e la sua
compagnia, ovunque li abbiate fatti nascondere.- e sollevò di nuovo la bacchetta
al cielo, usando uno degli incantesimo più potenti che avesse mai
conosciuto. - EVOCO POTESTAS!- Un’immensa cupola di aurora boreale calò
sulla Torre di Astronomia e ogni mago ne venne travolto. Nessuno parve salvarsi.
Nemmeno Tom, Damon, Cloe e Beatrix. I poteri di ogni mago presente a Hogwarts
vennero risucchiati via nel vortice boreale creato dalla Lestrange. Quando tutto
terminò, il vortice continuò a saettare in aria come una trottola impazzita, poi
esplose nel vuoto e Vanessa crollò quasi in ginocchio. - Cosa diavolo…- Draco
agitò la sua bacchetta, sentendosi quasi senza forze. - Sei senza poteri
cugino.- ghignò Rafeus, aiutando la sorella a sollevarsi in posizione eretta –
Per un’ora, che ci basterà e ci avanzerà per sterminarvi tutti, nessuno qui
dentro avrà a disposizione la sua magia. Siete finiti.- Per tutta risposta
Harry sguainò la spada, senza battere ciglio. - I bambini. Liberateli.- -
Neanche per sogno.- replicò Rafeus – Con tutta la fatica che abbiamo fatto per
avere qui il nostro fratellino.- e carezzò sarcasticamente la testa nera di Tom,
strappandogli una smorfia di rabbia – Fossi in te invece mi preoccuperei della
tua vita Potter. Questa notte il nostro signore risorgerà. Tu invece finirai
all’inferno!- - Insieme a questo traditore.- aggiunse Vanessa, puntando Draco
con rancore sordo nelle vene. - Traditore?- il biondo piegò le labbra,
incurante di avere una bacchetta dritta quasi al cuore – Sbagli a puntare la tua
arma cugina. Tu che ne dici May?- chiese ad alta voce – Eh? Il girone peggiore
dell’inferno è per quelli come te!- Una risata femminile piena di scherno si
fece largo sul piccolo spiazzale proprio quando i cancelli di Hogwarts si
aprivano. Eccoli, i Mangiamorte erano entrati. E May Aarons con suo abito
rossastro e un velo opaco sui lunghi capelli bruni si fece avanti, piazzandosi
fra i due Auror e i due Lestrange. - Senti da che pulpito.- sussurrò la
strega, battendo le mani con ironia – Draco Malfoy, il traditore, che fa la
predica a me. Encomiabile, davvero. Ho quasi le lacrime agli occhi.- - Le
avrai, te l’assicuro. Edward ha sempre avuto ragione.- - Già.- May non
sembrava stupita di vedere calmi i due amici. Aveva capito da tempo che non si
fidavano più di lei – Edward ha sempre tenuto gli occhi fastidiosamente
aperti…peccato che qualcuno glieli strapperà nel rapido giro di un’ora.- -
Certo, contaci.- Harry sorrise blandamente – Solo una cosa non capisco. Come hai
fatto a far aprire i cancelli?- - Le chiavi le ha solo Hagrid.- May
sogghignò, negli occhi una cupidigia e una brama senza pari. - E’ facile
farsi ubbidire…quando si è empatici.- Stavolta gli occhi sgranati di Harry e
Draco fecero scoppiare l’ilarità dei Mangiamorte. - Idioti.- Rafeus si
avvicinò a May di spalle, scostandole i capelli e deponendole un bacio sul collo
– Non avete ancora capito? Cercavate tanto ma dovevate solo guardare sotto i
vostri nasi! May è Katrina! May Aarons è morta l’anno scorso in Irlanda e mia
sorella ne ha rubato il corpo, innestando ciò che ne rimaneva in un’urna di
cenere e carne di farfalla. Dopo di che ci è stato facile liberare Katrina
dall’incantesimo che la legava e lei ha preso possesso del corpo, anzi del
cadavere dovrei dire, di May Aarons…- - Un suo tocco e lei vi aveva in
pugno.- continuò Vanessa – E’ stato inutile spaccare gli specchi, usare la
vostra fatina. Lei era sempre con voi…e con un suo tocco poteva farvi fare ciò
che voleva. A cominciare dai vostri scatti di violenza!- Cadde il silenzio
mentre mille grida si spargevano per Hogwarts. Erano dentro. I Mangiamorte
erano entrati e stavano attaccando in massa… E loro erano senza poteri. -
Ora è tempo di morire ragazzi.- May se n’era andata, ora era rimasta solo
Katrina che rise lasciva e sollevò la vecchia bacchetta profanata della loro
Osservatrice – Spiacente bambino sopravvissuto…ma come ti avevo promesso nel
bosco, mi sono presa Tom Riddle. E ora ti toglierò tutto ciò che ti rimane.
Morirai piangendo Harry Potter.-
La candele del castello
languirono. Una folata di vento le prese in pieno. Ma una sola fiamma si
spense.
Katrina ghignò. Era la fine. Sollevò una mano e gliela
puntò addosso. Dalla pelle dell’empatica si stava formando qualcosa. Una
lama. Una spada. - Addio Harry.- Ma all’ultimo, nelle mille grida, nei
pianti e nelle suppliche di Tom, nelle risa dei Mangiamorte, Katrina spostò
leggermente la mano. Harry sgranò gli occhi verdi e la lama partì velocissima
dal palmo dell’empatica. Si, pensò Harry Potter mentre la Morte si chinava a
baciargli la fronte. Era la fine per lui. Ma nessuno più gli avrebbe
portato via chi amava. Si frappose fra la lama e il cuore di Draco. Poi il
contraccolpo…e Draco Malfoy sentì il sangue colargli sulla giubba. Ma quella
spada…non aveva trapassato il suo cuore. La schiena di Harry finì contro il
suo petto, il suo corpo irrigidito si era fatto pesante. - Sfregiato…- La
risata cattiva, il Marchio che splendeva alto in cielo. Il sangue scorreva.
Il sangue del Nemico stava bagnando Hogwarts. E gli occhi blu di un bambino
si stavano riempiendo di lacrime. - HARRY! NO!!!- Caddero. Scivolarono
giù, lenti come il miele che cade dal cucchiaio. Il vento sulla faccia e fra
i capelli, il tempo che sembrava scorrere al contrario.
Tu te ne sei
andata speranza…sei morta ormai. I tuoi occhi verdi si stanno
chiudendo.
La mano imbrattata di sangue rosso e caldo, la vista
offuscata dalle lacrime. Draco Malfoy stava seduto nell’erba alta, un corpo
quasi inerme fra le braccia. I crini biondi spiovevano sui suoi occhi ricolmi
di acqua salata che cadeva sul viso bianco di Harry, appena sotto al
suo. Nelle orecchie, il grido di Tom. Era lassù, sulla torre…e piangeva,
piangeva, piangeva. Harry Potter moriva. - Sei un maledetto…- un
singhiozzo, poi un altro ancora e Draco lo strinse forte, abbracciandolo stretto
– Potter ti odio…mi stai lasciando da solo…- i loro bracciali tintinnarono e si
misero a splendere – No…non lasciami…non lasciarmi qui da solo! Non morire! Non
morire Potter!- Ma Harry stava lentamente chiudendo gli occhi. La speranza
spirava dolcemente…ma prima di farlo, accadde qualcosa. Il bambino
sopravvissuto avvertì il pianto di quel bambino che aveva giurato di proteggere
e con l’ultimo alito di vita, aprì la bocca. Le sue labbra si mossero, una
parola magica si espanse… In seguito, Draco Malfoy non ebbe modo di ricordare
bene ogni evento di quei pochi istanti tanto dolorosi per lui ma una cosa se la
sarebbe rammentata fino alla morte. Lui era lì, a tenere il corpo di Harry
fra le braccia, quando un calore antico lo aveva avvolto. Un’onda verde
smeraldo si sollevò dal bambino sopravvissuto e il Marchio Nero venne spazzato
via all’istante da un grosso ed enorme fulmine che lo spaccò in mille
pezzi. Poi uno schiocco metallico arrivò dal polso destro del moretto. Il suo
bracciale, come una stella cadente, prese quasi fuoco e in un bagliore
luminescente schizzò via. I Bracciali del Destino si erano separati. Ma
una seconda scintilla entrò in Draco…eppure lui non se ne accorse. Il dolore
della perdita dell’anima lo straziava. Non sentiva più niente…né lacrime né
grida. Perché lui non c’era più. Harry era morto. Il suo cuore si era
fermato. Il bambino sopravvissuto era stato sconfitto...e per magia, il suo
corpo si dissolse in mille lucciole verdi.
"In quell’attimo solo una fiamma si spense. Una fra
tante. Quella più brillante di tutte. Il fuoco si era sublimato. Ma
quando se ne andarono e la porta fu chiusa, quella stessa fiamma si
riaccese. Ma questo loro…no, loro non potevano saperlo."
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Capitolo 52 *** Capitolo 52° ***
Un tempo, circa più di vent'anni orsono, si è
brindato alla vita di un neonato. Questa notte si versano lacrime per quel
bambino. Cadono queste lacrime e il loro suono desta anche i defunti. Ma a
lui non arriveranno. Per lui non è fra loro. Lui è ancora qui. Lui è
speranza. Lui è vita. Lui è
sopravvissuto.
Assediati. Clayton Harcourt poggiò le mani
contro la porta e spinse con tutta la forza che aveva, insieme a Sphin Eastpur e
Milos Morrigan. Arrivò anche Jess e di schiena cominciò a fare leva sulle
gambe...ma non avrebbero resistito ancor a lungo. - Ma quanti cazzo sono?!-
sbraitò Clay rabbioso - Ragazzi non reggeremo ancora a lungo!- - Usate meno
la bocca e più le braccia.- sentenziò Sphin - Jess dove cavolo sei
finito?!- La Stanza delle Necessità. Era lì che si erano chiusi ancora
prima dell'attacco dei Mangiamorte. Era lì che Harry li aveva pregati, con
un'espressione mai vista prima, di andare ad attendere il momento giusto per
combattere. Lui sapeva che sarebbero stati attaccati in massa. Lui aveva
capito. E ora tutta Hogwarts era invasa di Mangiamorte. Una ventina di
loro spingeva per entrare e massacrarli, sapendoli ancora senza poteri. Era
passata appena mezz'ora e Jess, che girava per la stanza che si era magicamente
riempita di armi e oggetti magici alquanto pericolosi, temeva per la vita di
coloro che erano ancora dispersi. Suo fratello era il primo a mancare. Ma
Tristan aveva con sé l'anello di Lucilla, quindi sarebbe stato al sicuro. Ora
dovevano però cominciare a proteggere loro stessi. Afferrate due sfere esplosive
che dentro alla loro scorza di vetro contenevano delle magie Bombarda, un rombo
di cristallo che conteneva una maledizione senza perdono e delle asce. Le
loro spade erano state sguainate. - Pronti?- Jess mise il palmo sulla
maniglia. Gli altri tre sogghignarono. I Mangiamorte avrebbero trovato pane
per i loro denti. In un lampo la porta fu aperta quel tanto che bastava per
farne cadere dentro malamente almeno cinque. Presi dal contraccolpo caddero a
terra e persero le bacchette, mentre Sphin richiudeva la pesante porta della
Stanza delle Necessità sulle mani degli altri, che strillarono dal
dolore. Pochi secondi più tardi, tre Mangiamorte erano stati uccisi sul colpo
dalle asce, uno aveva il collo spezzato, l'altro finì sotto le grinfie di Milo
che anche senza poteri era comunque dieci volte più forte e veloce di un uomo
normale. - Fuori cinque.- disse Morrigan, leccandosi le labbra. Ma
sfortunatamente il Diurno non ebbe modo di godersi altre prede. Un'esplosione
colossale nel corridoio fece traballare quasi tutto il piano e quando la porta
si riaprì, ne entrò Degona di corsa, quindi Liz e poi Tristan, la mano protesa
verso la decina d'incappucciati che li seguivano. - Merda, merda!- sbraitò il
secondogenito dei Mckay, schiacciandosi contro la porta. - L'hai detto.-
sentenziò Jess - Tutto bene?- - Si, per ora si.- annaspò suo fratello, senza
fiato - E voi?- - Tutto bene, abbiamo anche cenato.- frecciò Milo,
prendendosi in braccio la piccola Degona. - Notizie di Harry e gli altri?-
chiese Elisabeth disperata. - Fra mezz'ora te li saprò trovare.- le disse
Clay - Ma finché non riotterremo i nostri poteri non possiamo fare nulla.- -
Che si sa del preside e dei prof?- sussurrò Sphin, continuando a spingere con
forza sullo stipite mentre, lentamente, si stavano forma sulla porta delle
serrature di metallo magico, estremamente necessarie. - L'ufficio dei presidi
di Hogwarts è sotto incantesimo.- borbottò Jess, mentre spingeva un mobile verso
di loro - E' un incantesimo che hanno messo i protettori delle case mille anni
fa, se si sono chiusi lì dentro i Mangiamorte non potranno entrare.- - Si ma
se i Mangiamorte poi non li facessero uscire?- chiese Milo al clic delle
serrature. Si staccarono e la porta tenne da sola. Bene, erano in
cassaforte. - Cosa dicevi?- ribatté Tristan, verso il Diurno. - Dicevo che
come possono impedirci di andare a spasso, possono impedirci di uscire da qua.-
cinguettò Morrigan con un brutto presentimento - Così, mentre noi stiamo chiusi
in scatola...- -...quelli fanno il loro rituale.- sussurrò Jess, finendo per
lui. In tutti attimo tutti i presenti ghiacciarono. Oddio...dovevano
uscire assolutamente da lì!
Le lucciole verdi stavano lentamente svanendo. Le poche ancora sospese
sull'erba del giardino interno di Hogwarts roteavano attorno a lui... Il
Marchio Nero era scomparso. Le grida di Tom si erano sublimate. Tutti era
svanito. Ma non il dolore. Era lì. Alle sue spalle...e continuava a
ferirlo, piantandogli un coltello nella schiena fino a raggiungerli il
cuore. Era morto. L'aveva lasciato da solo. E ora di lui non restava
niente. Neanche il suo bracciale. Neanche la loro maledizione. - Chi va
là?- Dissennatori, demoni impuri e Mangiamorte avevano attorniato il
castello. Molti erano entrati, molti erano rimasti a presidiare le
mura. E ora lo avevano circondato. Lo guardarono e riconobbero in lui il
traditore. La giubba nera visibilmente macchiata di rossa, di spalle, i
capelli biondi che quasi gli ricoprivano gli occhi. Le mani sporche di
sangue. Ma quando si girò, in lui non rividero in figlio del
traditore. Pochi istanti dopo per tutta la scuola di magia e stregoneria
rimbombò un vortice di grida laceranti. Unite in una danza macabra
continuarono a strillare roche e straziate, poi si spensero...mentre un ringhio
più forte, un qualcosa che da tempo immemore non si sentiva per quelle terra,
entrò a palazzo.
Silente socchiuse gli occhi pallidi, sentendo quel
verso ancestrale. Quel suono. Si, l'aveva sentito una sola volta in vita
sua. Si era svegliato. Distolse lo sguardo dalla finestra del suo studio
che gli rimandava uno spettacolo atroce. Hogwarts assediata. E nessuno
sarebbe arrivato a salvarli. Non finché il Ministro Orloff era sulla sua
sedia. Ma ora di Orloff, dei Mangiamorte e della rovina che aleggiava sulla
sua amata scuola, in cuor suo poco gl'importava. Perché quella notte avevano
perso tutti qualcuno di più grande di una scuola. Sentì gli ex studenti
piangere alle sue spalle, sentì le lacrime scorrere. Sentiva la vita che
quasi se ne andava, proprio come se n'era andato lui. Harry Potter. Si volse
appena sopra la spalla, osservando quei ragazzi che si guardavano confusi, quasi
senza più luce nello sguardo. Come se qualcuno avesse portato via loro la
speranza. Ecco cos'era Harry Potter. Speranza. Era morto, se
n'era andato, trafitto a morte da una spada. L'eroe dei maghi aveva detto
addio. Ma prima aveva spazzato via il Marchio Nero. Silente ricordò quel
fulmine smeraldino che, trapassando il cielo notturno, aveva fermato i
Mangiamorte. Loro si erano salvati solo grazie a quel prodigio. Vanessa
Lestrange aveva colpito tutto il castello col suo maleficio ma erano riusciti a
fuggire proprio quando quella saetta di salvezza aveva accecato i loro nemici,
tanto da permettere loro di fuggire via, al sicuro. Mancava poco alla fine
dell'incanto di Vanessa. Eppure Silente e gli altri professori sapevano che
non avrebbero facilmente potuto uscire da quel luogo. Sapevano cosa si
agitava ora nel corridoio a destra del terzo piano. E Tom, il piccolo Tom,
ora era laggiù. Uccidendo Harry, i Mangiamorte avevano ottenuto ciò che più
bramavano. Il Sangue del Nemico, preso con la forza. E le Lacrime del Figlio,
prese con dolore. Se solo Tom fosse stato l'unico a perdere la gioia e la
speranza, vedendo Harry morire proprio davanti ai suoi occhi. Ma ora,
guardandosi attorno, Silente capiva che non era così. Più nessuno ora voleva
uscire vivo da quel luogo. Perché il loro eroe, il loro salvatore, la loro
speranza era morto. - Albus.- la voce della Mcgranitt era fioca, debole -
Dobbiamo fare qualcosa.- Il vecchio mago annuì, sospirando brevemente. Si,
dovevano fare qualcosa. Dovevano ad ogni costo. In memoria di chi aveva tante
volte rischiato la sua vita per loro. Ma dubitava che gli unici che potessero
fare tutto ciò che era in loro potere per vendicare quella morte in quel momento
avrebbero mosso un dito. Silente osservò Ronald Weasley. Stava in piedi,
appoggiato di peso alla finestrella accanto alla sua scrivania. E fissava il
vuoto. Lui era stato il primo a vedere quel fulmine, a capire. Lui era stato
il primo a sentirlo. Aveva perso un fratello e ora non vedeva più niente,
nonostante lo spazio aperto di fronte a sé fosse infinito. Una sola cosa
avrebbe potuto ridargli il cuore e la vista. Le lacrime invece scorrevano
lente, irreali, sul viso di Elettra Baley, seduta sul divano. Composta, quasi
come una bambola ma straziata come una di quelle rotte. Anche a lei era stato
strappato il cuore. Ma la consapevolezza che ora non sarebbe più tornato le
aveva anche fatto perdere la voglia di respirare. Sperava che forse,
lasciandosi andare, anche lei sarebbe morta e l'avrebbe raggiunto. Il
suicidio era tanto deprecabile? Se lo chiese per la prima volta, vedendo il
sorriso di Harry nei suoi ricordi. Per raggiungerlo, sfiorarlo di
nuovo...cos'avrebbe dato. Sarebbe morta cento volte pur di tornare da
lui. Il solo pensiero della morte ora la sollevava. Era quello a ...ridarle
la speranza. Morire. E andare da lui. Gli altri ex studenti, rannicchiati
in un angolo, stavano quasi attenti a non disturbare il loro dolore. Non
credevano quasi di poter piangere con loro. E se ne stavano lì, tutti
rannicchiati gli uni con gli altri. Soli. Disperati. In quella stanza chiusa, in
cima a quella torre. - Dobbiamo fare qualcosa.- Una voce si levò fra i
gemiti, fra i singhiozzi. Ron serrò gli occhi, sentendo la rabbia invadergli
le vene. - Ron.- Neville Paciock lo richiamò, venendo fuori dal gruppo - Ron.
Parlo con te.- - Lasciami in pace.- Neville assunse un'espressione di
delusione mista a compassione. Lo guardava, guardava quelle spalle ricurve,
quelle lacrime che non volevano uscire. Come ricordava quella sensazione. Lui
l'aveva provata per tanto tempo, per i suoi genitori. Quanto aveva pregato
perché nessuno mai avesse dovuto stare come lui... - Ron.- disse di nuovo -
Vuoi lasciare che la sua morte sia gettata al vento?- - Tu non capisci.-
ringhiò il rossino fra i denti. - Io non capisco?- anche il tono di Paciock
si fece duro - Io c'ero. So come stai ma...- - NO! TU NON LO SAI!- urlò Ron
voltandosi violentemente, afferrandolo per la camicia mentre Pansy e Calì
cercavano di trattenerlo per le spalle, per placarlo - Non sai come sto! Lui è
morto lo capisci? È morto e non tornerà!- - E quindi lasci che quei bastardi
che l'hanno ammazzato se ne vadano via tranquilli?- sussurrò Neville desolato,
senza cercare di sottrarsi alla sua presa - Lasci che sia morto così...per
niente?- Weasley lo mollò di botto, scostandosi anche dalle braccia di sua
moglie. - Lasciatemi in pace.- - No, non posso.- disse Paciock mestamente
- Perché se te lo lasciassi fare lo rimpiangeresti.- - Sai cosa rimpiango?-
ringhiò Ron distrutto, facendo scoppiare a piangere ben più di una persona -
Rimpiango di averlo lasciato andare da solo...rimpiango di non esserci stato,
rimpiango di non aver ammazzato seduta stante i Lestrange ogni qual volta io li
abbi avuti davanti e al diavolo Azkaban! Ho perso Harry, Neville! L'ho perso, lo
capisci? E nessuno me lo riporterà indietro! Hanno preso Tom, hanno preso Edward
e anche Draco è sparito!- - Appunto.- gli disse Justin Bigs - Hanno preso
anche Edward. Lui è vivo. Lo lascerai a quei vermi?- - Hermione ma perché non
dici nulla?- sussurrò Lavanda, intromettendosi con le lacrime agli occhi. Ron
scosse il capo e tornò alla finestra mentre gli occhi di tutti si puntarono
sulla Grifoncina. Avvolta nel suo abito nero, una ferita sul braccio destro,
l'aria vacua...e il viso schizzato di sangue. Lei era stata accanto ad Edward
quando l'avevano catturato e ferito. E lui l'aveva salvata, spingendola giù
dalle scale dove si era salvata per miracolo dalla furia dei
Mangiamorte. Ricordava i suoi occhi azzurri mentre lo portavano via, mentre
le mormorava di salvarsi, di vivere. Quasi non sentiva le suppliche dei
compagni. Quasi non sentiva il dolore. Non desiderava morire e non desiderava
vivere. Niente. Era vuota. La sua fiamma si era già sublimata? Il
Giocattolaio le aveva forse mentito? Si portò le mani sul viso mentre gli
occhi dorati guardavano lontano. Le lucciole...le lucciole
verdi. Dov'erano? Se ne stavano già andando? - Farete qualcosa o no?-
sibilò di nuovo Neville, piantandosi in mezzo alla stanza, fissando Ron e
Hermione - Allora? Voi eravate dei fratelli per lui! E adesso abbandonate la sua
memoria in questo modo?- - Non ti azzardare a farmi la predica.- gli ringhiò
il rossino ferocemente - Non ci provare.- - E Edward?- rincarò Justin - Lui
era vivo quando è stato catturato! Lo lascerete morire?- - E Riddle?- ricordò
anche la Mcgranitt - Tom non può restare con quella gente.- - Allora perché
non li salvate voi?- Ron sollevò gli occhi chiari colmi di astio sui presenti -
Eh? Perché non ci andate voi?- - Ma cosa stai dicendo?- alitò Seamus,
sconvolto - Voi siete Auror...Harry era vostro amico...- - Si. Ed è morto. E
sai perché?- urlò Ron a quel punto, perdendo definitivamente la lucidità - Il
bambino sopravvissuto è morto, ficcatevelo in testa! È morto per i maghi, è
morto perché nessuno ha mai avuto il coraggio di alzare la testa di fronte a
tutti quelli che venivano uccisi! E adesso che il suo corpo giace là a terra
avete paura vero? E già, non c'è più nessuno che rischi la vita per voi
vero?- - Ron...- lo richiamò Hermione apaticamente ma lui non l'ascoltò - No,
lasciami finire! Harry è morto per tutti i maghi che non hanno mai osato
ribellarsi alla loro stessa stupidità. Tutti i giorni babbani e mezzosangue
muoiono...e loro? E noi? Già, noi che abbiamo fatto?- - Ci siamo affidati a
lui.- ammise Neville. - Bravo.- la voce di Ron cominciò a spegnersi - E
questo è il risultato. Lo abbiamo ucciso noi.- - E' morto per salvare il
bambino.- gli disse Seamus - Gli voleva bene, lo sai.- - E questo dovrebbe
farmi stare meglio? No. Mai.- Weasley scosse il capo, deciso a ignorarli -
Lasciatemi in pace. Se volete salvarvi allora usate le vostre bacchette e
rischiate le vostre vite. Non alzerò mai più un dito.- - Cosa?! Ma cosa stai
dicendo?- esplose Pansy - E' così che lo vendichi?- - Ho detto di lasciarmi
in pace.- - No!- urlò sua moglie - Harry vorrebbe che salvassi Edward e
Tom!- - Senza contare Draco.- disse Piton severamente - Avete una pallida
idea di dove sia?- - Sotto la falce forse.- sibilò Ron. - Oh andiamo!-
sbottò Neville - Non è da te parlare così! Ci sei sempre stato quando Harry
aveva bisogno!- - Le lucciole...- Gli ex studenti si zittirono, voltandosi
verso Hermione. Anche Elettra spostò lentamente gli occhi sulla strega. -
Le lucciole? Quali lucciole?- le chiese la Mcgranitt. Ma la strega dagli
occhi dorati tacque. Le palpebre semi chiuse, una voce lenta nella testa...e poi
di nuovo quel ruggito che fece tremare le mura del palazzo. Si avvicinava.
All'improvviso le voci dei Mangiamorte che presidiavano la porta dello
studio si fecero acute. Divennero degli strilli di dolore, altri di terrore e
paura. I maghi si strinsero gli unici con gli altri, non riuscendo a capire
cosa fosse successo. Fanny puntò gli occhietti neri su Silente, poi quando il
preside annuì volò via dalla finestra. Un attimo dopo una forza sovrumana
fece saltare per aria la porta dello studio. Una nube di polvere invase la
stanza mentre le grida dei Mangiamorte si spegnavano. I maghi videro decine
di cadaveri a terra, incappucciati. Le loro maschere spezzate. Lavinia Leptis
era una di questi. Stesa a terra, il petto trafitto. Lo sguardo sbarrato
dall'orrore. Quando Hermione sollevò gli occhi, vide qualcosa che la fece
tremare. I capelli biondissimi erano scomposti ma la sua aria regale non era
andata persa. Lì, nero come un corvo sulla porte, macchiato di sangue dal
viso ai piedi. La giubba aperta sul torace lasciava intravedere rare squame
argentee e bluastre sull'epidermide. Anche il viso si faceva più affilato sugli
zigomi dove le scaglie erano più dure. Gli occhi, atrocemente diversi, erano
gialli e la pupilla verticale, come quella dei gatti. Una coda lunga e
longilinea dondolava alle sue spalle. La punta forcuta era coperta di liquido
rosso. - Draco..- alitò ma un secondo dopo, con una velocità né demoniaca né
umana, se lo ritrovò addosso. Una mano serrata alla gola, rigida come una morsa,
la incollò al muro. I suoi occhi gialli a un dito dal viso. - Draco...-
gemette ancora, senza fiato. - Che diavolo fai lasciala!- urlarono gli altri
ma chi osò avvicinarsi venne respinto con un colpo di coda, finendo contro il
muro. Non era in sé...ma neanche Silente aveva mai visto una tale
trasformazione.
"Kentron..."
Una voce sibilante, più roca
e ruggente di quella di una serpe invase lo studio. Era dura...ma flautata.
La voce di un drago.
"Kentron. Tu sapevi chi eravamo..."
disse Draco a Hermione, spaventandola "Tu sapevi di noi...dei Bracciali.
Dimmi dov'è Kentron."
- Vargras?- alitò lei, capendo tutto. Il
biondo annuì appena, serrando le mascelle.
"Il suo bracciale è
sparito. Anche il suo corpo. Dimmi chi l'ha ammazzato al posto mio e ti prometto
che ti ucciderò dolcemente."
- Insomma qualcuno mi spiega che sta
succedendo?- sbraitò Ron - Malfoy levale le mani di dosso!- - Non ti sente,
signor Weasley.- gli disse Silente, pacato, osservando quella scena come una
meraviglia - Avete davanti uno dei custodi dei Bracciali del Destino. La morte
di Harry deve aver sconvolto Draco a tal punto da risvegliare Vargras, il drago
ancestrale protettore del suo bracciale dannato. Sono destinati a stare insieme
per tutta l'eternità, avrebbero dovuto morire insieme...e ora che Harry non c'è
più, l'ira di Vargras ha preso il sopravvento.- - Sta dicendo...che quel coso
è un drago?- allibì Neville. - Lasciate perdere, la sta strozzando!- ringhiò
Ron - Vargras...o come diavolo ti chiami! Mollala. Harry ormai è morto, non puoi
farci più niente!- Draco, con lentezza innaturale, posò gli occhi gialli
sull'Auror. Mollò appena la presa alla gola di Hermione e un debole ghigno gli
piegò le labbra pallide.
"Umano...fa male perdere eh?"
In
un attimo i lineamenti di Ron s'indurirono ma sapeva bene di non poter levare
neanche un dito. Mancavano venti minuti alla mezzanotte e quel drago, a quanto
sapeva, aveva la forza di buttare giù Hogwarts con un dito. La loro magia era
illimitata. Ma non poteva neanche lasciare Draco in quello
stato. Fortunatamente Fanny fu provvidenziale ancora una volta. Tornata dal
suo giro di ricognizione, si fermò sulla finestra e osservò la scena. Poi con
tutta la fortuna che disponeva, considerato il fiuto sensibilissimo dei draghi,
volò velocissima sulle spalle, gli chiuse gli occhi con le ali e sebbene tutta
la sua forza riuscì a privarlo del sensi. Pochi secondi dopo, Vargras era
sparito e Draco Malfoy giaceva a terra, incosciente.
Altrove, nei bui
reconditi di Hogwarts, un bagliore di platino rischiava la tetra tenebra
dell'inferno di Voldemort. Il Bracciale del Destino del drago Kentron
riluceva limpido, incorrotto, forte, invulnerabile. Non era andato distrutto,
non era andato perso. Ora troneggiava chiuso sul sottile polso destro di un
nuovo padrone. Thomas Maximilian Riddle era seduto su un altare di pietra
spessa, fra il Velo e lo Specchio delle Brame. Incatenato per collo e polsi,
aveva le ginocchia rannicchiate al petto e teneva lo sguardo basso. Attorno
all'altera, mille serpenti scivolavano attorno a lui in una sorta di macabra
danza, formando una spirale. Le fiaccole scoppiettavano di fuoco leggero e
denso, l'intera immensa stanza del raduno era presidiata di Mangiamorte ma ora
le loro immagini venivano ripetute all'infinito. E non dalle ombre. Mille
specchi, grandi e piccoli, ovali o a pezzi, erano sparsi un po' ovunque. Il
Bracciale di Harry Potter però non si rifletteva in nessuno di essi, perché
forse...non era in quel luogo. Tom strinse forte la mano di Damon Howthorne,
sollevando il viso dalle ginocchia. Damon era sdraiato sotto di lui, incatenato
nella stessa maniera ma con una benda trasparente sugli occhi. Quella stessa
trasparenza gl'impediva di vedere, di avere visioni. - Come stanno?- gli
chiese Damon a bassa voce. Tom sorrise amaramente. Guardò Cloe e non
pianse solo perché ormai non aveva più lacrime. La piccola King era stata
inglobata in uno specchio alla loro sinistra. Chiusa in quella bara di vetro,
sembrava una fata addormentata. Alla loro destra invece forse la tortura più
grande a cui il maghetto avesse mai assistito finora. Beatrix era stata
rinchiusa in una gabbia così stretta da non poterle fare alzare neanche una
mano. Doveva restare immobile, in quella gabbia di ferro arrugginito e legno. Il
corpo coperto di arrossature...dove le croci incastrate nel legno le avevano
ghermito la pelle. Debole e pallida, restava seduta...a guardarli impotente.
Aveva smesso di agitarsi e ferirsi le mani sulle croci solo quando Tom e Damon
l'aveva supplicata, distrutti. Ma Tom non sentiva più neanche di poter
respirare. A stento sentiva la mano di Damon stretta nella sua... Era lì
perché presto suo padre sarebbe tornato in vita. Era lì perché aveva pianto.
Era lì perché...Harry era morto. Harry...voleva vederlo. Un ingenuo desiderio
di bambino, un ingenuo sentimento dettato dalla disperazione, gli fece sollevare
lo sguardo verso il Velo. Poi verso lo Specchio della Brame. Voleva vederlo.
Non aveva mai desiderato niente come rivedere Harry. Ma nello Specchio non
c'era Harry. Riabbassò il capo, come se neanche l'avesse visto. E Lord
Voldemort serrò la mascella, riprendendo a camminare nervosamente. I
Mangiamorte intanto sorridevano, ghignavano, si sfregavano le mani. Vanessa
Lestrange entrò in quel momento dall'anticamera dove aveva lasciato Rafeus,
scendendo dolcemente le scale col suo passo sinuoso ed elegante. Sorrise a Tom,
facendogli un irriverente cenno con capo. - Mio signore.- disse con tono
solenne - So che non potete parlare ma presto Katrina riuscirà a fare in modo
che la vostra voce giunga fino a noi.- In vero, Voldemort potevano vederlo ma
solo Tom sentiva la sua voce. Vanessa si avvicinò maggiormente allo Specchio
con falcata più sommessa. Lì s'inchinò, beandosi di quell'immagine a lungo
dimenticata. - Mio signore...sono passati tanti anni. Ma stanotte vi
riporterò in vita. Per mia madre e per voi.- La strega rialzò il capo e dopo
un altro inchino se ne andò, chiedendosi perché mai mostrasse
quell'aspetto...umano. Aveva riassunto le sue spoglie. I capelli neri, il
viso leggermente affilato e affascinante, gli occhi blu sotto quel rosso sangue.
Perché? - Che hai sorella?- ghignò Rafeus, cingendole la vita quando tornò
dal gruppo. - Nulla.- rispose guardandosi attorno - Katrina?- - Col
prigioniero.- fece Theodor Nott, grande amico dei Lestrange, nascosto sotto al
suo cappuccio - Devo ammettere che non credevo di catturare Dalton con tanta
facilità. Specialmente dopo quello che mi avete raccontato. Credevo avesse fiuto
per le trappole.- - Infatti.- gli disse Vanessa, sciogliendosi dalle braccia
del fratello - Per questo è andata da lui. Per capire cos'ha in mente. Ora
scusatemi ma devo preparare il rituale. Fratello, conto su di te per controllare
i bambini.- - Sono indifesi.- replicò Rafeus osservando i ragazzini - Cosa
vuoi che facciano?- - Bambini di quell'età hanno aggravato le condizioni del
nostro signore più volte.- gli ricordò la sorella - Con permesso.- Fra tutti
gli specchi intanto, un'immagine più di tante altre si trovava in ogni
riflesso. E Edward lo sapeva bene. Incatenato a un muro con dei pezzi di
vetro sottili conficcati nella schiena, l'aveva sentita arrivare. Un bacio
leggero a fior di labbra, poi Katrina si era formata dal nulla davanti a
lui. Ancora nell'abito rosso di May. Ancora con la sua faccia. - Hn...-
Dalton aveva sorriso amaramente, nonostante le frustate che Nott e gli altri gli
avevano inferto - Potrai tenerti quella faccia ma sappiamo bene che cambiare
involucro non ti serve a nulla, Kat.- L'empatica aveva riso divertita,
facendosi indietro di pochi centimetri. - Ah...ecco qua il mio più diffidente
amico. In catene.- scosse il capo, arrogante - Edward, Edward...a un purosangue
come te non si addice davvero.- - Abbiamo idee diverse di ciò che si addice
ai maghi, Katrina.- rispose pacato. - Già. Così non fosse non saresti
qui.- - Come stanno i bambini?- - Per ora sono vivi.- Edward trattenne
ogni sentimento, restando di ghiaccio. - Gli Auror verranno ad
aiutarci.- - No, non credo.- rispose la ragazza, gettandogli le braccia al
collo, schiacciandosi su di lui e strappandogli un gemito per le ferite
riportate - Vedi amore...Orloff considera i Mangiamorte un impiccio, certo. Ma
mai quanto i vampiri e i demoni. Per questo ci lascerà fare tutto quello che
vogliamo. Ah, bhè...lui credeva anche che il mio adorato signore sarebbe stato
di nuovo sconfitto...peccato che abbia trapassato Harry Potter da parte a parte
non più di trentacinque minuti fa.- e a quell'uscita l'ex Corvonero scattò
furente, gli occhi diventati vitrei di rabbia e i denti serrati. Le catene
tintinnarono e Katrina sorrise di nuovo, passandogli le lunghe unghie rossastre
sul viso. - Buono, buono tesoro...non vorrai farti ammazzare prima del
tempo.- Dalton distolse lo sguardo. L'aveva sentito...Harry era morto. -
No, non diventare triste.- sussurrò Katrina melensa, come se si stesse
rivolgendo a un bambino o a un giocattolo - Anche Draco si è allontanato...non
vorrai fare il cattivo anche tu vero?- - May è...lì dentro?- le chiese,
trucidandola con un'occhiata. La mora alzò le spalle, senza perdere quel
ghigno irritante e perverso. - E' morta per amore circa un anno e mezzo fa,
in Irlanda. Io sono un'empatica che finì maledetta da una strega a cui avevo
ucciso l'uomo, circa quattrocento anni fa. Lei mi chiuse dentro a uno specchio
in cui ho riposato per molto tempo. Poi settant'anni fa, la madre di Voldemort
mi liberò. Da allora mi reincarno sempre in donne che sono morte per amore,
insieme all'uomo che amavano. May Aarons era un'Auror e una notte è stata uccisa
mentre era di ronda col suo fidanzato. Vanessa l'ha scoperto e mi ha reincarnato
in lei.- - Quindi sei dentro a un cadavere.- - Un bel cadavere.- disse
melensa, facendo una piroetta - Non credi?- - Ti hanno mai detto che la
vanità è il peccato peggiore dell'uomo?- Edward piegò la bocca, zittendola -
Forse May sarà morta ma tu sei solo un parassita. Un parassita sordo,
aggiungerei.- Katrina scattò rabbiosa, le unghie piantate nel suo petto,
proprio sul cuore. - Cosa vuoi dire?- Edward gemette, avvertendo le
unghie entrare nelle pelle. - Allora? Che vuoi dire?- Lo sentì ridere, poi
avvicinare il viso al suo. - So come siete voi empatici...l'ho capito. Alcuni
di voi ordinano e ottengono. Altri sentono ogni cosa, proprio come Degona che ti
ha dato tanto filo da torcere. E tu sai solo ordinare. Ma non sai
sentire.- Lei si staccò furibonda, il bel viso contratto in una maschera di
rabbia. - E fammi indovinare.- gli occhi azzurri di Edward saettarono lì
attorno - Lo specchio in cui sei stata chiusa la prima volta dev'essere qua in
giro, vero? Vanesia come sei, una superficie in più in cui nasconderti e
rispecchiarti dev'essere troppo allettante per te. Dico bene? E cosa
succederebbe se...qualcuno rompesse quello specchio?- Silenzio. Una
fiaccola scoppiettò e alcune scintille caddero a terra, spegnendosi. Il bel
viso di Edward ne venne illuminato...e sorrise. - Non scherzare col fuoco,
corvo.- gli disse Katrina, passandogli una mano insanguinata sul viso prima
di andarsene - O potrei decidere di non giocare più con te.- Rimase solo. Gli
specchi rimandavano la sua immagine...e a volte la distorcevano. In ogni
specchio la grande stanza si allargava. Quasi poteva vedere il Velo e lo
Specchio. E poi due occhi rossi arrivarono fino a lui... Sull'altare, Tom
sollevò il viso per vedere Katrina con un dolce e finto sorriso sulla bocca
carnosa. - Oh, il piccolo principe.- sussurrò - Che occhi rossi.- e dicendolo
fece roteare in aria una fialetta piccola e col tappo di sughero. Dentro un
liquido trasparente. Simile ad acqua. Erano le sue lacrime. Il maghetto
distolse il viso mentre l'empatica si metteva fra lui e suo padre. - Mio
signore. Quanto tempo.- sussurrò in estasi, gli occhi scuri che rilucevano di
follia - Vanessa sta preparando il rituale, un'ora al massimo e tornerete da
noi. Abbiamo recuperato tutto.- e gli mostrò anche la spada coperta del sangue
di Harry. Quando lo fece, le catene dell'altare scricchiolarono. Katrina e
Voldemort piazzarono lo sguardo su Tom mentre i suoi occhi si sgranavano fino al
limite. - Passerà principe.- gli disse l'empatica con un sogghigno perfido -
Il dolore non è eterno.- Tom non la sentì. Alzò gli occhi blu che tremavano
come fiammelle e la fissò dritta all'anima. - Mi riprenderò i miei poteri.-
sussurrò a bassa voce - Non so quanto ci vorrà, non quanto ci metterò...ma ti
giuro sul suo ricordo che un giorno ti ucciderò.- poi, lasciata senza parole
l'empatica, il bimbo spostò il volto su suo padre. - Io non ti perdonerò
mai.- Lord Voldemort tacque. Un silenzio innaturale si propagò nella
sala. Katrina serrò i denti quando la belle del suo braccio di spaccò. Delle
parole venivano marchiate sulla sua epidermide. "Di cosa
parla?" Lei si volse verso lo specchio, ora lievemente in ansia. -
Mio signore...il bambino è stato allevato da Lucilla dei Lancaster. Gli sono
state inculcate delle idee...- ma non finì che una frustata fatta d'aria la
colpì alla schiena, ferendola in mezzo alle scapole. Trattenne un grido,
gemendo. "Parla." riapparve sulla sua pelle allora la strega
deglutì. - Mio signore...ho ucciso Harry Potter. L'ho fatto per voi.- Gli
occhi di Lord Voldemort non erano mai stati tanto infuocati. Tutta Hogwarts
tremò... Harry...Harry Potter...era stato ucciso...
Si
era svegliato da un pezzo ma non aveva avuto il coraggio di aprire le
palpebre. Sentiva la mano di Hermione stretta nella sua. Gli altri attorno a
lui. Ma quella era la realtà e lui non voleva tornare alla realtà. Non
voleva sentire l'odore del sangue addosso, né vederselo sulle mani. Perché
lui se n'era andato. Lui era morto fra le sue braccia, proteggendolo. Sentiva
le persone piangere, il freddo della notte che gli accarezzava il viso
incrostato di lacrime antiche. La delicata presenza della fenice di Silente
sopra di lui. Sdraiato su quel divano si sentiva come un bambino a cui tutti
cercavano di tenere nascosta la realtà e a cui lui stesso, vigliaccamente
cercava di sottrarsi. Una mano gli carezzò indietro la frangia,
dolcemente. Non resistette. - Perché sto così male?- Hermione tenne gli
occhi bassi su di lui, senza avvisare gli altri lontani ma Ron ed Elettra lo
sentirono. Istintivamente si fecero più vicini, come per proteggersi. - E'
il Bracciale.- gli mormorò Hermione, pulendosi una lacrima birichina dalla gota
già rossa - Ti fare stare male, amplifica il dolore perché è collegato alla vita
di...Harry. Senza l'altro, non dovreste nemmeno vivere.- - E allora perché
sono ancora qua?- deglutì, rifiutandosi ancora di aprire le palpebre - Perché
non sono morto?- - Perché non era la tua ora.- la strega tornò a stringergli
la mano. Raccolse le ultime forze, l'ultimo fiato e l'ultima speranza a cui si
era aggrappata. L'ultima. Poi avrebbe strillato e si sarebbe disperata. Ma
prima doveva sapere. - Draco. Devo chiederti delle cose.- - E' morto per
salvare me.- le disse subito, inclinando il capo da una
parte. Incredibilmente sorrisero, fra le lacrime. Anche Ron. Anche
Elettra. - Draco...dov'è il suo corpo?- Era atroce sentirne parlare.
Malfoy capì di non aver mai provato della vera disperazione in vita sua. Ma
perché la morte di Harry lo faceva stare così? Perché? - Il suo corpo...si è
dissolto. Si è trasformato...in lucciole.- - Il Bracciale?- - Perché mi
fai queste domande?- le chiese con voce spezzata - Perché non la smetti
Hermione?- - Dimmelo, per favore. Dov'è il suo Bracciale?- - E' schizzato
via.- - Harry...ha detto qualcosa prima di morire?- Un colpo. Una luce.
Draco spalancò all'improvviso gli occhi e si mise a
sedere. Horcrux. Aveva detto...aveva sussurrato...Horcrux. Ma
quella magia richiedeva una potenza e un'esperienza inaudita. No. Non
poteva...non poteva...lui non poteva avercela fatta... Non potevano dargli
una speranza e poi strappargliela. - Oh mio Dio.- Elettra gli afferrò
all'improvviso la mano, fissandolo come se fosse stato un fantasma -
Harry...- Draco non capì. Guardò Hermione e Ron ma anche loro lo guardavano
come se non avessero mai visto al mondo nulla di più bello. - Harry.-
sussurrò anche Neville, raggiungendoli. - Ma di cosa parlate?- chiese la
Mcgranitt. Ben presto tutti furono lì vicino e tutti, nessuno escluso, rimase
senza fiato. - Cosa sta succedendo?- alitò il biondo allarmato - Di cosa
parlate?- - Verdi.- mormorò Hermione, prendendogli il viso fra le mani - I
tuoi occhi. Sono diventati verdi...- Non sentì altro. Si alzò, corse a
specchiarsi nella brocca d'acqua Veggente che il preside teneva accanto ai suoi
mappamondi dorati. E quando si specchiò, capì la magia di Harry Potter. Era
vero. I suoi occhi non erano più grigi. Erano...verde smeraldo. Era come
quelli di Harry. - Horcrux.- mormorò, girandosi verso Hermione con la
speranza che brillava in lui - Ha detto Horcrux.- La speranza dagli occhi
verdi era con loro. Un debole sorriso aleggiò sulle labbra di Hermione che
alzò il capo e chiuse le palpebre. Si, ora poteva piangere. Perché lui era
ancora lì. Era rimasto con loro. Non li aveva abbandonati...
Intanto dalla Foresta Proibita due animali avvolti da un'aura leggera ma
incandescente si stavano avvicinando alle mura di Hogwarts. Accompagnati da
piccoli fuochi fatui simili a lucciole, puntarono i loro occhi tondi e vibranti
sulla scuola. I Dissennatori vagavano lì attorno, i Mangiamorte si
preparavano a resuscitare il loro Signore Oscuro. Un bianco cervo alzò il
muso quando qualcuno lo accarezzò lievemente. Lucilla dei Lancaster inspirò,
fissando quelle torri. Non era più il suo tempo. Lei non era più di quel
mondo. Ma doveva fare qualcosa per colui che portava la sua stessa
cicatrice. Si portò una mano sul ciglio bianco, sopra al petto, poi calò
l'altra mano sul capo dell'animale alla sua destra. - Il tuo Patronus ti
aiuterà.- disse all'animale - Ma ricordati che sei solo una proiezione
inconscia. Gli Horcrux devono riunirsi tutti e tu non farti eliminare. Devi
tornare qua entro le due o Harry non potrà tornare a vivere. Solo lui può
chiedere aiuto a i protettori della Foresta.- Un suono acuto, tipo verso di
aquila, seguì alla supplica della demone. L'animale spiegò le ali, tornando a
fissare le mura del castello infestate da nemici. Il grifone dorato emise un
altro verso, poi lui e il cervo bianco cominciarono a trottare verso i
cancelli. Ben presto divennero più solo delle sagome lontane. Lucilla
abbassò il viso, congiungendo le mani. - Buona fortuna
Harry.-
Piccola postilla: salve
ragazze e un benvenuta a Julietta, anche se probabilmente leggerà questo
capitolo solo fra molto tempo. Ho da fare una precisazione su questo capitolo e
gli Horcrux, in quanto io ho scritto queste righe, ebbene si, ormai un anno fa.
Era appena uscito il sesto libro, ma già si sentiva la parola Horcrux al vento
da parecchi mesi, per questo sappiate che i miei Horcrux avranno parecchie
differenze con quelli della maestra Rowling. Vi verranno spiegati i particolari
nei prossimi capitoli, che saranno anche i definitivi di questa fiction. Poi
passerò ai Figli della Speranza e a T.M.R. e poi, se Dio vuole, finalmente me ne
vado in congedo. Come già detto, poi sarà Axia a finire il mio lavoro. Detto
questo ringrazio chi mi ha avvisato dei plagi e chi si è fiondato dagli
amministratori del sito per aiutarmi. A presto.
Kysa.
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Capitolo 53 *** Capitolo 53° ***
Un tempo, circa più di vent'anni orsono, si è
brindato alla vita di un neonato. Questa notte si versano lacrime per quel
bambino. Cadono queste lacrime e il loro suono desta anche i defunti. Ma a
lui non arriveranno. Per lui non è fra loro. Lui è ancora qui. Lui è
speranza. Lui è vita. Lui è
sopravvissuto.
Assediati. Clayton Harcourt poggiò le mani
contro la porta e spinse con tutta la forza che aveva, insieme a Sphin Eastpur e
Milos Morrigan. Arrivò anche Jess e di schiena cominciò a fare leva sulle
gambe...ma non avrebbero resistito ancor a lungo. - Ma quanti cazzo sono?!-
sbraitò Clay rabbioso - Ragazzi non reggeremo ancora a lungo!- - Usate meno
la bocca e più le braccia.- sentenziò Sphin - Jess dove cavolo sei
finito?!- La Stanza delle Necessità. Era lì che si erano chiusi ancora
prima dell'attacco dei Mangiamorte. Era lì che Harry li aveva pregati, con
un'espressione mai vista prima, di andare ad attendere il momento giusto per
combattere. Lui sapeva che sarebbero stati attaccati in massa. Lui aveva
capito. E ora tutta Hogwarts era invasa di Mangiamorte. Una ventina di
loro spingeva per entrare e massacrarli, sapendoli ancora senza poteri. Era
passata appena mezz'ora e Jess, che girava per la stanza che si era magicamente
riempita di armi e oggetti magici alquanto pericolosi, temeva per la vita di
coloro che erano ancora dispersi. Suo fratello era il primo a mancare. Ma
Tristan aveva con sé l'anello di Lucilla, quindi sarebbe stato al sicuro. Ora
dovevano però cominciare a proteggere loro stessi. Afferrate due sfere esplosive
che dentro alla loro scorza di vetro contenevano delle magie Bombarda, un rombo
di cristallo che conteneva una maledizione senza perdono e delle asce. Le
loro spade erano state sguainate. - Pronti?- Jess mise il palmo sulla
maniglia. Gli altri tre sogghignarono. I Mangiamorte avrebbero trovato pane
per i loro denti. In un lampo la porta fu aperta quel tanto che bastava per
farne cadere dentro malamente almeno cinque. Presi dal contraccolpo caddero a
terra e persero le bacchette, mentre Sphin richiudeva la pesante porta della
Stanza delle Necessità sulle mani degli altri, che strillarono dal
dolore. Pochi secondi più tardi, tre Mangiamorte erano stati uccisi sul colpo
dalle asce, uno aveva il collo spezzato, l'altro finì sotto le grinfie di Milo
che anche senza poteri era comunque dieci volte più forte e veloce di un uomo
normale. - Fuori cinque.- disse Morrigan, leccandosi le labbra. Ma
sfortunatamente il Diurno non ebbe modo di godersi altre prede. Un'esplosione
colossale nel corridoio fece traballare quasi tutto il piano e quando la porta
si riaprì, ne entrò Degona di corsa, quindi Liz e poi Tristan, la mano protesa
verso la decina d'incappucciati che li seguivano. - Merda, merda!- sbraitò il
secondogenito dei Mckay, schiacciandosi contro la porta. - L'hai detto.-
sentenziò Jess - Tutto bene?- - Si, per ora si.- annaspò suo fratello, senza
fiato - E voi?- - Tutto bene, abbiamo anche cenato.- frecciò Milo,
prendendosi in braccio la piccola Degona. - Notizie di Harry e gli altri?-
chiese Elisabeth disperata. - Fra mezz'ora te li saprò trovare.- le disse
Clay - Ma finché non riotterremo i nostri poteri non possiamo fare nulla.- -
Che si sa del preside e dei prof?- sussurrò Sphin, continuando a spingere con
forza sullo stipite mentre, lentamente, si stavano forma sulla porta delle
serrature di metallo magico, estremamente necessarie. - L'ufficio dei presidi
di Hogwarts è sotto incantesimo.- borbottò Jess, mentre spingeva un mobile verso
di loro - E' un incantesimo che hanno messo i protettori delle case mille anni
fa, se si sono chiusi lì dentro i Mangiamorte non potranno entrare.- - Si ma
se i Mangiamorte poi non li facessero uscire?- chiese Milo al clic delle
serrature. Si staccarono e la porta tenne da sola. Bene, erano in
cassaforte. - Cosa dicevi?- ribatté Tristan, verso il Diurno. - Dicevo che
come possono impedirci di andare a spasso, possono impedirci di uscire da qua.-
cinguettò Morrigan con un brutto presentimento - Così, mentre noi stiamo chiusi
in scatola...- -...quelli fanno il loro rituale.- sussurrò Jess, finendo per
lui. In tutti attimo tutti i presenti ghiacciarono. Oddio...dovevano
uscire assolutamente da lì!
Le lucciole verdi stavano lentamente svanendo. Le poche ancora sospese
sull'erba del giardino interno di Hogwarts roteavano attorno a lui... Il
Marchio Nero era scomparso. Le grida di Tom si erano sublimate. Tutti era
svanito. Ma non il dolore. Era lì. Alle sue spalle...e continuava a
ferirlo, piantandogli un coltello nella schiena fino a raggiungerli il
cuore. Era morto. L'aveva lasciato da solo. E ora di lui non restava
niente. Neanche il suo bracciale. Neanche la loro maledizione. - Chi va
là?- Dissennatori, demoni impuri e Mangiamorte avevano attorniato il
castello. Molti erano entrati, molti erano rimasti a presidiare le
mura. E ora lo avevano circondato. Lo guardarono e riconobbero in lui il
traditore. La giubba nera visibilmente macchiata di rossa, di spalle, i
capelli biondi che quasi gli ricoprivano gli occhi. Le mani sporche di
sangue. Ma quando si girò, in lui non rividero in figlio del
traditore. Pochi istanti dopo per tutta la scuola di magia e stregoneria
rimbombò un vortice di grida laceranti. Unite in una danza macabra
continuarono a strillare roche e straziate, poi si spensero...mentre un ringhio
più forte, un qualcosa che da tempo immemore non si sentiva per quelle terra,
entrò a palazzo.
Silente socchiuse gli occhi pallidi, sentendo quel
verso ancestrale. Quel suono. Si, l'aveva sentito una sola volta in vita
sua. Si era svegliato. Distolse lo sguardo dalla finestra del suo studio
che gli rimandava uno spettacolo atroce. Hogwarts assediata. E nessuno
sarebbe arrivato a salvarli. Non finché il Ministro Orloff era sulla sua
sedia. Ma ora di Orloff, dei Mangiamorte e della rovina che aleggiava sulla
sua amata scuola, in cuor suo poco gl'importava. Perché quella notte avevano
perso tutti qualcuno di più grande di una scuola. Sentì gli ex studenti
piangere alle sue spalle, sentì le lacrime scorrere. Sentiva la vita che
quasi se ne andava, proprio come se n'era andato lui. Harry Potter. Si volse
appena sopra la spalla, osservando quei ragazzi che si guardavano confusi, quasi
senza più luce nello sguardo. Come se qualcuno avesse portato via loro la
speranza. Ecco cos'era Harry Potter. Speranza. Era morto, se
n'era andato, trafitto a morte da una spada. L'eroe dei maghi aveva detto
addio. Ma prima aveva spazzato via il Marchio Nero. Silente ricordò quel
fulmine smeraldino che, trapassando il cielo notturno, aveva fermato i
Mangiamorte. Loro si erano salvati solo grazie a quel prodigio. Vanessa
Lestrange aveva colpito tutto il castello col suo maleficio ma erano riusciti a
fuggire proprio quando quella saetta di salvezza aveva accecato i loro nemici,
tanto da permettere loro di fuggire via, al sicuro. Mancava poco alla fine
dell'incanto di Vanessa. Eppure Silente e gli altri professori sapevano che
non avrebbero facilmente potuto uscire da quel luogo. Sapevano cosa si
agitava ora nel corridoio a destra del terzo piano. E Tom, il piccolo Tom,
ora era laggiù. Uccidendo Harry, i Mangiamorte avevano ottenuto ciò che più
bramavano. Il Sangue del Nemico, preso con la forza. E le Lacrime del Figlio,
prese con dolore. Se solo Tom fosse stato l'unico a perdere la gioia e la
speranza, vedendo Harry morire proprio davanti ai suoi occhi. Ma ora,
guardandosi attorno, Silente capiva che non era così. Più nessuno ora voleva
uscire vivo da quel luogo. Perché il loro eroe, il loro salvatore, la loro
speranza era morto. - Albus.- la voce della Mcgranitt era fioca, debole -
Dobbiamo fare qualcosa.- Il vecchio mago annuì, sospirando brevemente. Si,
dovevano fare qualcosa. Dovevano ad ogni costo. In memoria di chi aveva tante
volte rischiato la sua vita per loro. Ma dubitava che gli unici che potessero
fare tutto ciò che era in loro potere per vendicare quella morte in quel momento
avrebbero mosso un dito. Silente osservò Ronald Weasley. Stava in piedi,
appoggiato di peso alla finestrella accanto alla sua scrivania. E fissava il
vuoto. Lui era stato il primo a vedere quel fulmine, a capire. Lui era stato
il primo a sentirlo. Aveva perso un fratello e ora non vedeva più niente,
nonostante lo spazio aperto di fronte a sé fosse infinito. Una sola cosa
avrebbe potuto ridargli il cuore e la vista. Le lacrime invece scorrevano
lente, irreali, sul viso di Elettra Baley, seduta sul divano. Composta, quasi
come una bambola ma straziata come una di quelle rotte. Anche a lei era stato
strappato il cuore. Ma la consapevolezza che ora non sarebbe più tornato le
aveva anche fatto perdere la voglia di respirare. Sperava che forse,
lasciandosi andare, anche lei sarebbe morta e l'avrebbe raggiunto. Il
suicidio era tanto deprecabile? Se lo chiese per la prima volta, vedendo il
sorriso di Harry nei suoi ricordi. Per raggiungerlo, sfiorarlo di
nuovo...cos'avrebbe dato. Sarebbe morta cento volte pur di tornare da
lui. Il solo pensiero della morte ora la sollevava. Era quello a ...ridarle
la speranza. Morire. E andare da lui. Gli altri ex studenti, rannicchiati
in un angolo, stavano quasi attenti a non disturbare il loro dolore. Non
credevano quasi di poter piangere con loro. E se ne stavano lì, tutti
rannicchiati gli uni con gli altri. Soli. Disperati. In quella stanza chiusa, in
cima a quella torre. - Dobbiamo fare qualcosa.- Una voce si levò fra i
gemiti, fra i singhiozzi. Ron serrò gli occhi, sentendo la rabbia invadergli
le vene. - Ron.- Neville Paciock lo richiamò, venendo fuori dal gruppo - Ron.
Parlo con te.- - Lasciami in pace.- Neville assunse un'espressione di
delusione mista a compassione. Lo guardava, guardava quelle spalle ricurve,
quelle lacrime che non volevano uscire. Come ricordava quella sensazione. Lui
l'aveva provata per tanto tempo, per i suoi genitori. Quanto aveva pregato
perché nessuno mai avesse dovuto stare come lui... - Ron.- disse di nuovo -
Vuoi lasciare che la sua morte sia gettata al vento?- - Tu non capisci.-
ringhiò il rossino fra i denti. - Io non capisco?- anche il tono di Paciock
si fece duro - Io c'ero. So come stai ma...- - NO! TU NON LO SAI!- urlò Ron
voltandosi violentemente, afferrandolo per la camicia mentre Pansy e Calì
cercavano di trattenerlo per le spalle, per placarlo - Non sai come sto! Lui è
morto lo capisci? È morto e non tornerà!- - E quindi lasci che quei bastardi
che l'hanno ammazzato se ne vadano via tranquilli?- sussurrò Neville desolato,
senza cercare di sottrarsi alla sua presa - Lasci che sia morto così...per
niente?- Weasley lo mollò di botto, scostandosi anche dalle braccia di sua
moglie. - Lasciatemi in pace.- - No, non posso.- disse Paciock mestamente
- Perché se te lo lasciassi fare lo rimpiangeresti.- - Sai cosa rimpiango?-
ringhiò Ron distrutto, facendo scoppiare a piangere ben più di una persona -
Rimpiango di averlo lasciato andare da solo...rimpiango di non esserci stato,
rimpiango di non aver ammazzato seduta stante i Lestrange ogni qual volta io li
abbi avuti davanti e al diavolo Azkaban! Ho perso Harry, Neville! L'ho perso, lo
capisci? E nessuno me lo riporterà indietro! Hanno preso Tom, hanno preso Edward
e anche Draco è sparito!- - Appunto.- gli disse Justin Bigs - Hanno preso
anche Edward. Lui è vivo. Lo lascerai a quei vermi?- - Hermione ma perché non
dici nulla?- sussurrò Lavanda, intromettendosi con le lacrime agli occhi. Ron
scosse il capo e tornò alla finestra mentre gli occhi di tutti si puntarono
sulla Grifoncina. Avvolta nel suo abito nero, una ferita sul braccio destro,
l'aria vacua...e il viso schizzato di sangue. Lei era stata accanto ad Edward
quando l'avevano catturato e ferito. E lui l'aveva salvata, spingendola giù
dalle scale dove si era salvata per miracolo dalla furia dei
Mangiamorte. Ricordava i suoi occhi azzurri mentre lo portavano via, mentre
le mormorava di salvarsi, di vivere. Quasi non sentiva le suppliche dei
compagni. Quasi non sentiva il dolore. Non desiderava morire e non desiderava
vivere. Niente. Era vuota. La sua fiamma si era già sublimata? Il
Giocattolaio le aveva forse mentito? Si portò le mani sul viso mentre gli
occhi dorati guardavano lontano. Le lucciole...le lucciole
verdi. Dov'erano? Se ne stavano già andando? - Farete qualcosa o no?-
sibilò di nuovo Neville, piantandosi in mezzo alla stanza, fissando Ron e
Hermione - Allora? Voi eravate dei fratelli per lui! E adesso abbandonate la sua
memoria in questo modo?- - Non ti azzardare a farmi la predica.- gli ringhiò
il rossino ferocemente - Non ci provare.- - E Edward?- rincarò Justin - Lui
era vivo quando è stato catturato! Lo lascerete morire?- - E Riddle?- ricordò
anche la Mcgranitt - Tom non può restare con quella gente.- - Allora perché
non li salvate voi?- Ron sollevò gli occhi chiari colmi di astio sui presenti -
Eh? Perché non ci andate voi?- - Ma cosa stai dicendo?- alitò Seamus,
sconvolto - Voi siete Auror...Harry era vostro amico...- - Si. Ed è morto. E
sai perché?- urlò Ron a quel punto, perdendo definitivamente la lucidità - Il
bambino sopravvissuto è morto, ficcatevelo in testa! È morto per i maghi, è
morto perché nessuno ha mai avuto il coraggio di alzare la testa di fronte a
tutti quelli che venivano uccisi! E adesso che il suo corpo giace là a terra
avete paura vero? E già, non c'è più nessuno che rischi la vita per voi
vero?- - Ron...- lo richiamò Hermione apaticamente ma lui non l'ascoltò - No,
lasciami finire! Harry è morto per tutti i maghi che non hanno mai osato
ribellarsi alla loro stessa stupidità. Tutti i giorni babbani e mezzosangue
muoiono...e loro? E noi? Già, noi che abbiamo fatto?- - Ci siamo affidati a
lui.- ammise Neville. - Bravo.- la voce di Ron cominciò a spegnersi - E
questo è il risultato. Lo abbiamo ucciso noi.- - E' morto per salvare il
bambino.- gli disse Seamus - Gli voleva bene, lo sai.- - E questo dovrebbe
farmi stare meglio? No. Mai.- Weasley scosse il capo, deciso a ignorarli -
Lasciatemi in pace. Se volete salvarvi allora usate le vostre bacchette e
rischiate le vostre vite. Non alzerò mai più un dito.- - Cosa?! Ma cosa stai
dicendo?- esplose Pansy - E' così che lo vendichi?- - Ho detto di lasciarmi
in pace.- - No!- urlò sua moglie - Harry vorrebbe che salvassi Edward e
Tom!- - Senza contare Draco.- disse Piton severamente - Avete una pallida
idea di dove sia?- - Sotto la falce forse.- sibilò Ron. - Oh andiamo!-
sbottò Neville - Non è da te parlare così! Ci sei sempre stato quando Harry
aveva bisogno!- - Le lucciole...- Gli ex studenti si zittirono, voltandosi
verso Hermione. Anche Elettra spostò lentamente gli occhi sulla strega. -
Le lucciole? Quali lucciole?- le chiese la Mcgranitt. Ma la strega dagli
occhi dorati tacque. Le palpebre semi chiuse, una voce lenta nella testa...e poi
di nuovo quel ruggito che fece tremare le mura del palazzo. Si avvicinava.
All'improvviso le voci dei Mangiamorte che presidiavano la porta dello
studio si fecero acute. Divennero degli strilli di dolore, altri di terrore e
paura. I maghi si strinsero gli unici con gli altri, non riuscendo a capire
cosa fosse successo. Fanny puntò gli occhietti neri su Silente, poi quando il
preside annuì volò via dalla finestra. Un attimo dopo una forza sovrumana
fece saltare per aria la porta dello studio. Una nube di polvere invase la
stanza mentre le grida dei Mangiamorte si spegnavano. I maghi videro decine
di cadaveri a terra, incappucciati. Le loro maschere spezzate. Lavinia Leptis
era una di questi. Stesa a terra, il petto trafitto. Lo sguardo sbarrato
dall'orrore. Quando Hermione sollevò gli occhi, vide qualcosa che la fece
tremare. I capelli biondissimi erano scomposti ma la sua aria regale non era
andata persa. Lì, nero come un corvo sulla porte, macchiato di sangue dal
viso ai piedi. La giubba aperta sul torace lasciava intravedere rare squame
argentee e bluastre sull'epidermide. Anche il viso si faceva più affilato sugli
zigomi dove le scaglie erano più dure. Gli occhi, atrocemente diversi, erano
gialli e la pupilla verticale, come quella dei gatti. Una coda lunga e
longilinea dondolava alle sue spalle. La punta forcuta era coperta di liquido
rosso. - Draco..- alitò ma un secondo dopo, con una velocità né demoniaca né
umana, se lo ritrovò addosso. Una mano serrata alla gola, rigida come una morsa,
la incollò al muro. I suoi occhi gialli a un dito dal viso. - Draco...-
gemette ancora, senza fiato. - Che diavolo fai lasciala!- urlarono gli altri
ma chi osò avvicinarsi venne respinto con un colpo di coda, finendo contro il
muro. Non era in sé...ma neanche Silente aveva mai visto una tale
trasformazione.
"Kentron..."
Una voce sibilante, più roca
e ruggente di quella di una serpe invase lo studio. Era dura...ma flautata.
La voce di un drago.
"Kentron. Tu sapevi chi eravamo..."
disse Draco a Hermione, spaventandola "Tu sapevi di noi...dei Bracciali.
Dimmi dov'è Kentron."
- Vargras?- alitò lei, capendo tutto. Il
biondo annuì appena, serrando le mascelle.
"Il suo bracciale è
sparito. Anche il suo corpo. Dimmi chi l'ha ammazzato al posto mio e ti prometto
che ti ucciderò dolcemente."
- Insomma qualcuno mi spiega che sta
succedendo?- sbraitò Ron - Malfoy levale le mani di dosso!- - Non ti sente,
signor Weasley.- gli disse Silente, pacato, osservando quella scena come una
meraviglia - Avete davanti uno dei custodi dei Bracciali del Destino. La morte
di Harry deve aver sconvolto Draco a tal punto da risvegliare Vargras, il drago
ancestrale protettore del suo bracciale dannato. Sono destinati a stare insieme
per tutta l'eternità, avrebbero dovuto morire insieme...e ora che Harry non c'è
più, l'ira di Vargras ha preso il sopravvento.- - Sta dicendo...che quel coso
è un drago?- allibì Neville. - Lasciate perdere, la sta strozzando!- ringhiò
Ron - Vargras...o come diavolo ti chiami! Mollala. Harry ormai è morto, non puoi
farci più niente!- Draco, con lentezza innaturale, posò gli occhi gialli
sull'Auror. Mollò appena la presa alla gola di Hermione e un debole ghigno gli
piegò le labbra pallide.
"Umano...fa male perdere eh?"
In
un attimo i lineamenti di Ron s'indurirono ma sapeva bene di non poter levare
neanche un dito. Mancavano venti minuti alla mezzanotte e quel drago, a quanto
sapeva, aveva la forza di buttare giù Hogwarts con un dito. La loro magia era
illimitata. Ma non poteva neanche lasciare Draco in quello
stato. Fortunatamente Fanny fu provvidenziale ancora una volta. Tornata dal
suo giro di ricognizione, si fermò sulla finestra e osservò la scena. Poi con
tutta la fortuna che disponeva, considerato il fiuto sensibilissimo dei draghi,
volò velocissima sulle spalle, gli chiuse gli occhi con le ali e sebbene tutta
la sua forza riuscì a privarlo del sensi. Pochi secondi dopo, Vargras era
sparito e Draco Malfoy giaceva a terra, incosciente.
Altrove, nei bui
reconditi di Hogwarts, un bagliore di platino rischiava la tetra tenebra
dell'inferno di Voldemort. Il Bracciale del Destino del drago Kentron
riluceva limpido, incorrotto, forte, invulnerabile. Non era andato distrutto,
non era andato perso. Ora troneggiava chiuso sul sottile polso destro di un
nuovo padrone. Thomas Maximilian Riddle era seduto su un altare di pietra
spessa, fra il Velo e lo Specchio delle Brame. Incatenato per collo e polsi,
aveva le ginocchia rannicchiate al petto e teneva lo sguardo basso. Attorno
all'altera, mille serpenti scivolavano attorno a lui in una sorta di macabra
danza, formando una spirale. Le fiaccole scoppiettavano di fuoco leggero e
denso, l'intera immensa stanza del raduno era presidiata di Mangiamorte ma ora
le loro immagini venivano ripetute all'infinito. E non dalle ombre. Mille
specchi, grandi e piccoli, ovali o a pezzi, erano sparsi un po' ovunque. Il
Bracciale di Harry Potter però non si rifletteva in nessuno di essi, perché
forse...non era in quel luogo. Tom strinse forte la mano di Damon Howthorne,
sollevando il viso dalle ginocchia. Damon era sdraiato sotto di lui, incatenato
nella stessa maniera ma con una benda trasparente sugli occhi. Quella stessa
trasparenza gl'impediva di vedere, di avere visioni. - Come stanno?- gli
chiese Damon a bassa voce. Tom sorrise amaramente. Guardò Cloe e non
pianse solo perché ormai non aveva più lacrime. La piccola King era stata
inglobata in uno specchio alla loro sinistra. Chiusa in quella bara di vetro,
sembrava una fata addormentata. Alla loro destra invece forse la tortura più
grande a cui il maghetto avesse mai assistito finora. Beatrix era stata
rinchiusa in una gabbia così stretta da non poterle fare alzare neanche una
mano. Doveva restare immobile, in quella gabbia di ferro arrugginito e legno. Il
corpo coperto di arrossature...dove le croci incastrate nel legno le avevano
ghermito la pelle. Debole e pallida, restava seduta...a guardarli impotente.
Aveva smesso di agitarsi e ferirsi le mani sulle croci solo quando Tom e Damon
l'aveva supplicata, distrutti. Ma Tom non sentiva più neanche di poter
respirare. A stento sentiva la mano di Damon stretta nella sua... Era lì
perché presto suo padre sarebbe tornato in vita. Era lì perché aveva pianto.
Era lì perché...Harry era morto. Harry...voleva vederlo. Un ingenuo desiderio
di bambino, un ingenuo sentimento dettato dalla disperazione, gli fece sollevare
lo sguardo verso il Velo. Poi verso lo Specchio della Brame. Voleva vederlo.
Non aveva mai desiderato niente come rivedere Harry. Ma nello Specchio non
c'era Harry. Riabbassò il capo, come se neanche l'avesse visto. E Lord
Voldemort serrò la mascella, riprendendo a camminare nervosamente. I
Mangiamorte intanto sorridevano, ghignavano, si sfregavano le mani. Vanessa
Lestrange entrò in quel momento dall'anticamera dove aveva lasciato Rafeus,
scendendo dolcemente le scale col suo passo sinuoso ed elegante. Sorrise a Tom,
facendogli un irriverente cenno con capo. - Mio signore.- disse con tono
solenne - So che non potete parlare ma presto Katrina riuscirà a fare in modo
che la vostra voce giunga fino a noi.- In vero, Voldemort potevano vederlo ma
solo Tom sentiva la sua voce. Vanessa si avvicinò maggiormente allo Specchio
con falcata più sommessa. Lì s'inchinò, beandosi di quell'immagine a lungo
dimenticata. - Mio signore...sono passati tanti anni. Ma stanotte vi
riporterò in vita. Per mia madre e per voi.- La strega rialzò il capo e dopo
un altro inchino se ne andò, chiedendosi perché mai mostrasse
quell'aspetto...umano. Aveva riassunto le sue spoglie. I capelli neri, il
viso leggermente affilato e affascinante, gli occhi blu sotto quel rosso sangue.
Perché? - Che hai sorella?- ghignò Rafeus, cingendole la vita quando tornò
dal gruppo. - Nulla.- rispose guardandosi attorno - Katrina?- - Col
prigioniero.- fece Theodor Nott, grande amico dei Lestrange, nascosto sotto al
suo cappuccio - Devo ammettere che non credevo di catturare Dalton con tanta
facilità. Specialmente dopo quello che mi avete raccontato. Credevo avesse fiuto
per le trappole.- - Infatti.- gli disse Vanessa, sciogliendosi dalle braccia
del fratello - Per questo è andata da lui. Per capire cos'ha in mente. Ora
scusatemi ma devo preparare il rituale. Fratello, conto su di te per controllare
i bambini.- - Sono indifesi.- replicò Rafeus osservando i ragazzini - Cosa
vuoi che facciano?- - Bambini di quell'età hanno aggravato le condizioni del
nostro signore più volte.- gli ricordò la sorella - Con permesso.- Fra tutti
gli specchi intanto, un'immagine più di tante altre si trovava in ogni
riflesso. E Edward lo sapeva bene. Incatenato a un muro con dei pezzi di
vetro sottili conficcati nella schiena, l'aveva sentita arrivare. Un bacio
leggero a fior di labbra, poi Katrina si era formata dal nulla davanti a
lui. Ancora nell'abito rosso di May. Ancora con la sua faccia. - Hn...-
Dalton aveva sorriso amaramente, nonostante le frustate che Nott e gli altri gli
avevano inferto - Potrai tenerti quella faccia ma sappiamo bene che cambiare
involucro non ti serve a nulla, Kat.- L'empatica aveva riso divertita,
facendosi indietro di pochi centimetri. - Ah...ecco qua il mio più diffidente
amico. In catene.- scosse il capo, arrogante - Edward, Edward...a un purosangue
come te non si addice davvero.- - Abbiamo idee diverse di ciò che si addice
ai maghi, Katrina.- rispose pacato. - Già. Così non fosse non saresti
qui.- - Come stanno i bambini?- - Per ora sono vivi.- Edward trattenne
ogni sentimento, restando di ghiaccio. - Gli Auror verranno ad
aiutarci.- - No, non credo.- rispose la ragazza, gettandogli le braccia al
collo, schiacciandosi su di lui e strappandogli un gemito per le ferite
riportate - Vedi amore...Orloff considera i Mangiamorte un impiccio, certo. Ma
mai quanto i vampiri e i demoni. Per questo ci lascerà fare tutto quello che
vogliamo. Ah, bhè...lui credeva anche che il mio adorato signore sarebbe stato
di nuovo sconfitto...peccato che abbia trapassato Harry Potter da parte a parte
non più di trentacinque minuti fa.- e a quell'uscita l'ex Corvonero scattò
furente, gli occhi diventati vitrei di rabbia e i denti serrati. Le catene
tintinnarono e Katrina sorrise di nuovo, passandogli le lunghe unghie rossastre
sul viso. - Buono, buono tesoro...non vorrai farti ammazzare prima del
tempo.- Dalton distolse lo sguardo. L'aveva sentito...Harry era morto. -
No, non diventare triste.- sussurrò Katrina melensa, come se si stesse
rivolgendo a un bambino o a un giocattolo - Anche Draco si è allontanato...non
vorrai fare il cattivo anche tu vero?- - May è...lì dentro?- le chiese,
trucidandola con un'occhiata. La mora alzò le spalle, senza perdere quel
ghigno irritante e perverso. - E' morta per amore circa un anno e mezzo fa,
in Irlanda. Io sono un'empatica che finì maledetta da una strega a cui avevo
ucciso l'uomo, circa quattrocento anni fa. Lei mi chiuse dentro a uno specchio
in cui ho riposato per molto tempo. Poi settant'anni fa, la madre di Voldemort
mi liberò. Da allora mi reincarno sempre in donne che sono morte per amore,
insieme all'uomo che amavano. May Aarons era un'Auror e una notte è stata uccisa
mentre era di ronda col suo fidanzato. Vanessa l'ha scoperto e mi ha reincarnato
in lei.- - Quindi sei dentro a un cadavere.- - Un bel cadavere.- disse
melensa, facendo una piroetta - Non credi?- - Ti hanno mai detto che la
vanità è il peccato peggiore dell'uomo?- Edward piegò la bocca, zittendola -
Forse May sarà morta ma tu sei solo un parassita. Un parassita sordo,
aggiungerei.- Katrina scattò rabbiosa, le unghie piantate nel suo petto,
proprio sul cuore. - Cosa vuoi dire?- Edward gemette, avvertendo le
unghie entrare nelle pelle. - Allora? Che vuoi dire?- Lo sentì ridere, poi
avvicinare il viso al suo. - So come siete voi empatici...l'ho capito. Alcuni
di voi ordinano e ottengono. Altri sentono ogni cosa, proprio come Degona che ti
ha dato tanto filo da torcere. E tu sai solo ordinare. Ma non sai
sentire.- Lei si staccò furibonda, il bel viso contratto in una maschera di
rabbia. - E fammi indovinare.- gli occhi azzurri di Edward saettarono lì
attorno - Lo specchio in cui sei stata chiusa la prima volta dev'essere qua in
giro, vero? Vanesia come sei, una superficie in più in cui nasconderti e
rispecchiarti dev'essere troppo allettante per te. Dico bene? E cosa
succederebbe se...qualcuno rompesse quello specchio?- Silenzio. Una
fiaccola scoppiettò e alcune scintille caddero a terra, spegnendosi. Il bel
viso di Edward ne venne illuminato...e sorrise. - Non scherzare col fuoco,
corvo.- gli disse Katrina, passandogli una mano insanguinata sul viso prima
di andarsene - O potrei decidere di non giocare più con te.- Rimase solo. Gli
specchi rimandavano la sua immagine...e a volte la distorcevano. In ogni
specchio la grande stanza si allargava. Quasi poteva vedere il Velo e lo
Specchio. E poi due occhi rossi arrivarono fino a lui... Sull'altare, Tom
sollevò il viso per vedere Katrina con un dolce e finto sorriso sulla bocca
carnosa. - Oh, il piccolo principe.- sussurrò - Che occhi rossi.- e dicendolo
fece roteare in aria una fialetta piccola e col tappo di sughero. Dentro un
liquido trasparente. Simile ad acqua. Erano le sue lacrime. Il maghetto
distolse il viso mentre l'empatica si metteva fra lui e suo padre. - Mio
signore. Quanto tempo.- sussurrò in estasi, gli occhi scuri che rilucevano di
follia - Vanessa sta preparando il rituale, un'ora al massimo e tornerete da
noi. Abbiamo recuperato tutto.- e gli mostrò anche la spada coperta del sangue
di Harry. Quando lo fece, le catene dell'altare scricchiolarono. Katrina e
Voldemort piazzarono lo sguardo su Tom mentre i suoi occhi si sgranavano fino al
limite. - Passerà principe.- gli disse l'empatica con un sogghigno perfido -
Il dolore non è eterno.- Tom non la sentì. Alzò gli occhi blu che tremavano
come fiammelle e la fissò dritta all'anima. - Mi riprenderò i miei poteri.-
sussurrò a bassa voce - Non so quanto ci vorrà, non quanto ci metterò...ma ti
giuro sul suo ricordo che un giorno ti ucciderò.- poi, lasciata senza parole
l'empatica, il bimbo spostò il volto su suo padre. - Io non ti perdonerò
mai.- Lord Voldemort tacque. Un silenzio innaturale si propagò nella
sala. Katrina serrò i denti quando la belle del suo braccio di spaccò. Delle
parole venivano marchiate sulla sua epidermide. "Di cosa
parla?" Lei si volse verso lo specchio, ora lievemente in ansia. -
Mio signore...il bambino è stato allevato da Lucilla dei Lancaster. Gli sono
state inculcate delle idee...- ma non finì che una frustata fatta d'aria la
colpì alla schiena, ferendola in mezzo alle scapole. Trattenne un grido,
gemendo. "Parla." riapparve sulla sua pelle allora la strega
deglutì. - Mio signore...ho ucciso Harry Potter. L'ho fatto per voi.- Gli
occhi di Lord Voldemort non erano mai stati tanto infuocati. Tutta Hogwarts
tremò... Harry...Harry Potter...era stato ucciso...
Si
era svegliato da un pezzo ma non aveva avuto il coraggio di aprire le
palpebre. Sentiva la mano di Hermione stretta nella sua. Gli altri attorno a
lui. Ma quella era la realtà e lui non voleva tornare alla realtà. Non
voleva sentire l'odore del sangue addosso, né vederselo sulle mani. Perché
lui se n'era andato. Lui era morto fra le sue braccia, proteggendolo. Sentiva
le persone piangere, il freddo della notte che gli accarezzava il viso
incrostato di lacrime antiche. La delicata presenza della fenice di Silente
sopra di lui. Sdraiato su quel divano si sentiva come un bambino a cui tutti
cercavano di tenere nascosta la realtà e a cui lui stesso, vigliaccamente
cercava di sottrarsi. Una mano gli carezzò indietro la frangia,
dolcemente. Non resistette. - Perché sto così male?- Hermione tenne gli
occhi bassi su di lui, senza avvisare gli altri lontani ma Ron ed Elettra lo
sentirono. Istintivamente si fecero più vicini, come per proteggersi. - E'
il Bracciale.- gli mormorò Hermione, pulendosi una lacrima birichina dalla gota
già rossa - Ti fare stare male, amplifica il dolore perché è collegato alla vita
di...Harry. Senza l'altro, non dovreste nemmeno vivere.- - E allora perché
sono ancora qua?- deglutì, rifiutandosi ancora di aprire le palpebre - Perché
non sono morto?- - Perché non era la tua ora.- la strega tornò a stringergli
la mano. Raccolse le ultime forze, l'ultimo fiato e l'ultima speranza a cui si
era aggrappata. L'ultima. Poi avrebbe strillato e si sarebbe disperata. Ma
prima doveva sapere. - Draco. Devo chiederti delle cose.- - E' morto per
salvare me.- le disse subito, inclinando il capo da una
parte. Incredibilmente sorrisero, fra le lacrime. Anche Ron. Anche
Elettra. - Draco...dov'è il suo corpo?- Era atroce sentirne parlare.
Malfoy capì di non aver mai provato della vera disperazione in vita sua. Ma
perché la morte di Harry lo faceva stare così? Perché? - Il suo corpo...si è
dissolto. Si è trasformato...in lucciole.- - Il Bracciale?- - Perché mi
fai queste domande?- le chiese con voce spezzata - Perché non la smetti
Hermione?- - Dimmelo, per favore. Dov'è il suo Bracciale?- - E' schizzato
via.- - Harry...ha detto qualcosa prima di morire?- Un colpo. Una luce.
Draco spalancò all'improvviso gli occhi e si mise a
sedere. Horcrux. Aveva detto...aveva sussurrato...Horcrux. Ma
quella magia richiedeva una potenza e un'esperienza inaudita. No. Non
poteva...non poteva...lui non poteva avercela fatta... Non potevano dargli
una speranza e poi strappargliela. - Oh mio Dio.- Elettra gli afferrò
all'improvviso la mano, fissandolo come se fosse stato un fantasma -
Harry...- Draco non capì. Guardò Hermione e Ron ma anche loro lo guardavano
come se non avessero mai visto al mondo nulla di più bello. - Harry.-
sussurrò anche Neville, raggiungendoli. - Ma di cosa parlate?- chiese la
Mcgranitt. Ben presto tutti furono lì vicino e tutti, nessuno escluso, rimase
senza fiato. - Cosa sta succedendo?- alitò il biondo allarmato - Di cosa
parlate?- - Verdi.- mormorò Hermione, prendendogli il viso fra le mani - I
tuoi occhi. Sono diventati verdi...- Non sentì altro. Si alzò, corse a
specchiarsi nella brocca d'acqua Veggente che il preside teneva accanto ai suoi
mappamondi dorati. E quando si specchiò, capì la magia di Harry Potter. Era
vero. I suoi occhi non erano più grigi. Erano...verde smeraldo. Era come
quelli di Harry. - Horcrux.- mormorò, girandosi verso Hermione con la
speranza che brillava in lui - Ha detto Horcrux.- La speranza dagli occhi
verdi era con loro. Un debole sorriso aleggiò sulle labbra di Hermione che
alzò il capo e chiuse le palpebre. Si, ora poteva piangere. Perché lui era
ancora lì. Era rimasto con loro. Non li aveva abbandonati...
Intanto dalla Foresta Proibita due animali avvolti da un'aura leggera ma
incandescente si stavano avvicinando alle mura di Hogwarts. Accompagnati da
piccoli fuochi fatui simili a lucciole, puntarono i loro occhi tondi e vibranti
sulla scuola. I Dissennatori vagavano lì attorno, i Mangiamorte si
preparavano a resuscitare il loro Signore Oscuro. Un bianco cervo alzò il
muso quando qualcuno lo accarezzò lievemente. Lucilla dei Lancaster inspirò,
fissando quelle torri. Non era più il suo tempo. Lei non era più di quel
mondo. Ma doveva fare qualcosa per colui che portava la sua stessa
cicatrice. Si portò una mano sul ciglio bianco, sopra al petto, poi calò
l'altra mano sul capo dell'animale alla sua destra. - Il tuo Patronus ti
aiuterà.- disse all'animale - Ma ricordati che sei solo una proiezione
inconscia. Gli Horcrux devono riunirsi tutti e tu non farti eliminare. Devi
tornare qua entro le due o Harry non potrà tornare a vivere. Solo lui può
chiedere aiuto a i protettori della Foresta.- Un suono acuto, tipo verso di
aquila, seguì alla supplica della demone. L'animale spiegò le ali, tornando a
fissare le mura del castello infestate da nemici. Il grifone dorato emise un
altro verso, poi lui e il cervo bianco cominciarono a trottare verso i
cancelli. Ben presto divennero più solo delle sagome lontane. Lucilla
abbassò il viso, congiungendo le mani. - Buona fortuna
Harry.-
Piccola postilla:
salve ragazze e un ben arrivata a Julietta, che
finalmente ci ha raggiunte nell'aggiornamento. Ho da fare una precisazione su questo capitolo e
gli Horcrux, in quanto io ho scritto queste righe, ebbene si, ormai un anno fa.
Era appena uscito il sesto libro, ma già si sentiva la parola Horcrux al vento
da parecchi mesi, per questo sappiate che i miei Horcrux avranno parecchie
differenze con quelli della maestra Rowling. Vi verranno spiegati i particolari
nei prossimi capitoli, che saranno anche i definitivi di questa fiction. Poi
passerò ai Figli della Speranza e a T.M.R. e poi, se Dio vuole, finalmente me ne
vado in congedo. Come già detto, poi sarà Axia a finire il mio lavoro. Detto
questo ringrazio chi mi ha avvisato dei plagi e chi si è fiondato dagli
amministratori del sito per aiutarmi. A presto.
Kysa.
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Capitolo 54 *** Capitolo 54° ***
Dest54
Su Hogwarts ora regnava il silenzio. C'era il vuoto che abbracciava le
mura, che col manto cupo e opaco copriva con la sua mano pallida le teste dei
maghi. Muti e tremanti stavano immobili. I maghi oscuri non osavano
parlare. Né alzare le bacchette. Nel buio recondito del corridoio del terzo
piano, i Mangiamorte si guardavano frenetici. A fermare i loro piani,
l'imprevisto. Il primo di una lunga seria. Draco Malfoy scese i gradini,
lento, regale, un dio fra le formiche. Per un attimo il suo unico obiettivo
scemò. Ora i suoi occhi gialli si guardavano attorno, quasi con arrogante e
impietosita curiosità. - Che cosa vuoi?- Si girò verso Rafeus, l'unico
che aveva osato porgergli quella domanda. - Chi sei?- gli chiese invece
Vanessa, che in quanto a intuizione era ben superiore al fratello. -
V'importa?- ghignò, continuando a scrutare i presenti. Posò lo sguardo sul
Velo, sullo Specchio delle Brame e vi vide Voldemort. I due si scrutarono ma
Draco, volubile, perse di nuovo interesse per quella situazione. Ripuntò
l'attenzione sui bambini, su Tom specialmente. - Se sei venuto per lui puoi
andartene.- gli ringhiò addosso anche Nott - Sei solo, non puoi farcela!- Di
punto in bianco lo sentirono ridere sommessamente, quasi con disgusto misto a
divertimento. Rimase sull'ultimo gradino delle scale e lì si sedette,
poggiandosi indietro sui gomiti. - Ma che bella riunione. Dite un po'...chi
comanda qua?- Fra i Mangiamorte serpeggiava lo sconvolto. Non capivano
cosa stesse dicendo ma pensando a una trappola, levarono le bacchette di
scatto. Lui non si mostrò minimamente preoccupato, continuando a ridere. -
Allora? Chi è il capo di questa baracca?- - Draco non fare la commedia!-
sbottò Rafeus - Avanti, alzati e...- tacque, vedendo ondeggiare quella coda
macchiata di sangue che sembrava rassomigliare sempre di più a una lancia
mortale - Cosa diavolo ti è successo?- - Draco?- il biondo sorrise
sornione - Non stai parlando con lui adesso.- - E con chi di grazia?- fece
Vanessa, cominciando a credere che fosse posseduto. In effetti oltre al suo
aspetto, anche la sua voce aveva assunto una nota diversa. Quasi flautata. Non
sembrava la voce di un essere umano. E quelle scaglie durissime sugli zigomi,
quelle pupille verticali inquietanti. Tutti in lui denotava
possessione. Forse...non era lì per mandare a monte i loro piani. Doveva
giocare d'astuzia. E in fretta anche. - Con chi ho il piacere di parlare?-
gli chiese allora, facendo un passo verso di lui e alzando la mano verso i
compagni, per intimare loro di non fare nulla. - Dimmi cosa diavolo è
successo stanotte e forse risponderò alla tua domanda.- le rispose, poggiando un
gomito sul ginocchio. Quello sguardo non piacque alla Lestrange ma per il
momento, non conoscendo l'entità di quella possessione, era meglio fare come
diceva lui. - Sorella, è impazzito. Ci sta solo prendendo in giro.- le disse
Rafeus con stizza - E' una palese trasfigurazione.- - Idiota. È un drago, non
lo vedi?- l'interruppe Tom. - Il bambino è più intelligente di voi, signori.-
soffiò Malfoy, serafico. - Ma quale drago!- sbraitò suo cugino, rabbioso - E'
una trappola. Smettila di fare il pagliaccio e mettiti in piedi! Io e te
dobbiamo ancora parlare dell'assassinio di mia madre.- - Tua cosa?- -
Smettila di fare il finto tonto!- esplose Rafeus, con la punta della bacchetta
che ora scintillava di luci rosse e violacee - Ho sopportato per mesi la tua
presenza ma ora ti romperei il collo, sappilo!- - Accomodati.- ghignò Draco,
senza neanche muovere un dito - Se credi di potercela fare.- Suo fratello
stava per scoppiare, Vanessa se ne accorse perfettamente inoltre anche gli altri
Mangiamorte fra cui Nott, il padre dei due fratelli Alderton, vecchi e nuovi
Serpeverde avevano avvertito il pericolo. Doveva fare qualcosa o suo cugino
avrebbe mandato a monte il suo piano. Serrando le mascelle, la strega si
volse e corse alla gabbia di Beatrix. Con uno scatto fulmineo l'afferrò per
la nuca, infilando il braccio fra le sbarre spesse e arrugginite e la schiacciò
contro le croci, strappandole un grido. - No!- urlò Tom tirando le catene -
Lasciala stare!- - Dimmi cosa voglio sapere allora!- strillò di rimando,
mentre gli animi si surriscaldavano - Dimmelo subito Tom! Cosa gli è
successo?!- - Lascia in pace Trix! Lasciala subito!- ripeté il piccolo Riddle
ma stavolta la Diurna, che aveva conservato un poco di energie, si sottrasse
alla presa e afferrandole il braccio che le era rimasto fra le grinfie, le
piantò i denti nella pelle. Vanessa strillò per il dolore. Con un colpo di
bacchetta fece polverizzare Beatrix che si riformò dalle sue ceneri qualche
secondo più tardi. La Lestrange la fissò furibonda, tenendosi il braccio
insanguinato. Si volse verso il fratellastro, iraconda. - Dimmi cos'è
successo a Draco.- ordinò, levando la bacchetta stavolta su Cloe, ancora chiusa
nello specchio - Perché stavolta userò la magia su di lei e non credo riuscirà a
salvarsi. O sbaglio?- Tom strinse le labbra, sentendosi in trappola. -
Allora? Ti ci va tanto a decidere? Comincerò da lei, poi potrei passare a
Dalton...o preferisci il Legimors?- Vanessa stava perdendo la pazienza -
Muoviti. Ti do due secondi, poi comincio a colpire!- - Va bene,
d'accordo.- Tom la fissò pieno di odio, serrando la mano in quella di
Damon. - E' per colpa del bracciale.- sussurrò. - Che bracciale?- ringhiò
Rafeus. - Questo.- Draco sollevò il braccio sinistro e insieme a quello anche
il dito medio della mano, con un ghigno. Capendo che stavano per scatenare
una battaglia all'ultimo sangue, il piccolo Tom si giocò il tutto per tutto,
ricordandosi una cosa che Harry gli aveva detto tempo prima sui Mangiamorte.
Ovvero che non avevano immaginazione. - Vedi...- attaccò il piccolo
mago, fissando Malfoy, ansioso, mentre Vanessa aspettava impaziente le sue
spiegazione - ...Draco aveva un altro bracciale, al polso destro. È stato
maledetto da un gagia e quando perde uno dei due bracciali, si libera
questo...mostro, che vedi adesso. Devi dargli l'altro bracciale perché torni
come prima.- Se Vargras, nel corpo di Draco, osservava quel bambino e
silenziosamente gli rendeva onore per la sua astuzia, anche Trix e Damon, che
nel frattempo si era liberato di quella fastidiosa benda che gl'impediva di
vedere, trattennero a stento un ghigno. Hermione era stata chiara, a suo
tempo. Portati in coppia, quei bracciali erano fonte di una forza magica
impressionante. - E dov'è l'altro bracciale?- borbottò Nott. - Non lo
vedete?- allibì Tom - E' qua, ce l'ho io.- e sollevò il polso dentro. I
Mangiamorte lo guardarono come se fosse impazzito. - Non prenderci in giro,
io non vedo niente!- sbraitò Rafeus. - Io lo vedo.- mormorò Malfoy,
sarcastico. - Sta zitto tu!- Lestrange tornò verso il fratellastro, irritato
al limite. Gli prese il polso e lo strattonò ma non vi sentì assolutamente
nulla. Né consistenza, né magia. - Andate a prendere Dalton!- ordinò
allora. Un secondo più tardi, Edward venne trascinato nella stanza, giù dai
gradini e quasi buttato in ginocchio accanto a Draco. Quando rialzò il viso su
di lui, non fece una piega, nonostante il suo aspetto. - Bella trovata.- si
limitò a dire, sistemandosi i brandelli della camicia bluastra addosso. - Ma
chi sei?- gli chiese allora Malfoy, caustico. - La fata turchina.- -
Insomma tacete!- Vanessa ormai era al limite di una crisi di nervi e i due
la guardarono stralunati. - Calma, calma sorella.- Rafeus l'affiancò - Forse
i bambini hanno ragione. Dobbiamo trovare quel bracciale.- - Non ci pensate
neanche! Il bambino mente!- La voce di Katrina irruppe nella stanza. Tutti i
Mangiamorte fecero largo al suo passaggio. Sotto braccio aveva Degona che
scalciava furiosamente. - Bene, bene. Ecco chi cercavo.- sibilò Draco,
mettendosi in piedi - Allora non ti ho sognata.- Katrina gli passò a fianco,
senza staccare gli occhi da lui ma senza neanche fermarsi raggiunse l'altare fra
Specchio e Velo, ghignando. - Mio Signore...- e s'inchinò, tenendo ferma
Degona - Ecco, vi ho portato un dono.- Senza aggiungere altro gettò
malamente la bambina fra i serpenti che si muovevano a spirare attorno alla
costruzione di pietra. Tom e Trix si misero a urlare, seguito da Edward che però
venne bloccato subito da Nott e i suoi. Il piccolo Riddle si mise a parlare
in serpentese e quasi si sgolò per ordinare a quei rettili di lasciarla stare ma
solo quando Degona si unì a lui, parlando nella lingua di quelle vipere, riuscì
a tenerseli lontani. Salì quindi in fretta e furia sull'altare, abbracciando Tom
e Damon. I due ragazzi se la misero fra di loro, tenendola stretta. - Cosa
diavolo credi di aver fatto?- le chiese Edward, rabbioso - E' una bambina,
maledetta traditrice!- - Sbagliato.- Katrina si volse appena, poi tornò a
inchinarsi di fronte a Voldemort - Mio Signore, ho trovato il modo per farvi
uscire dal Velo. Vanessa fra poco vi riporterà in vita e gettando questa bambina
nel Velo potrete uscire.- - Cosa?!- urlarono Tom e Damon - Sei impazzita?!
Degona non è capace di farlo uscire!- - Lei no. Certo.- rispose l'empatica
con voce melensa - Ma sua madre verrà di certo a riprenderla, vero?- I
bambini gelarono e anche Dalton dovette mordersi la lingua. Dannazione. Ecco
perché non avevano più cercato di fare del male alla bambina. Per usarla! -
La mia mamma è cattivissima!- se ne uscì Degona - Lei non verrà mai a
prendermi!- - Se così fosse morirai fra le fiamme, tesoro.- sussurrò Katrina,
carezzandole appena la testina riccia. - Katrina.- L'empatica tornò da
Voldemort, quieta e sussiegosa. - Ordinate mio Signore.- - Chi è questa
bambina?- - La figlia di Lucilla!- sbottò Tom - Ecco chi è!- Lord
Voldemort parve irrigidirsi. Guardò Degona e la bambina non abbassò mai lo
sguardo. Nessun bambino avrebbe mai potuto reggere quegli occhi di fiamma ma
lei lo fece. E gli lesse dentro. - La mia mamma non lo farà uscire.-
scandì seria, tornando a rivolgersi a Katrina - Dove avete messo il mio
papà?- - Non sarà solo, bimba, credimi.- frecciò Rafeus - Gli altri sono
tornati. Hanno catturato quasi tutti, all'appello mancano solo il Diurno e
Weasley.- - Quel maledetto sa Smolecolarizzarsi, potrebbe essere ovunque.-
sibilò Vanessa - Dannazione, non voglio perdere un altro secondo per colpa di
questi dannati Auror! Incatenateli tutti, uccideteli se sarà necessario anche se
questo onore voglio lasciarlo al Lord Oscuro. Io intanto darò inizio al rito.
Katrina!- - Si tesoro?- chiese l'empatica con tono di scherno. - Prima hai
detto qualcosa su Draco o sbaglio?- - Oh si, che sciocca. Mi ero scordata.- e
sorrise a Tom, smascherando il trucco - La faccenda della riunione dei bracciali
è falsa. Se metterà le mani sul bracciale che prima era di Potter, diventerà
invincibile.- Malfoy tacque, fissandola. Si, era lei. Non poteva
sbagliarsi. Con una spada aveva trafitto Kentron. Era stata lei a
portarglielo via. - Io e te abbiamo una faccenda in sospeso.- le disse, senza
perderla d'occhio un secondo. - Ma davvero? Non preferisci salvare i tuoi
amici?- - Che crepino.- rispose, facendo sollevare a Edward gli occhi al
soffitto. In quel momento entrarono altri Mangiamorte. Tutti tiravano i capi
di alcune catene. Ai ceppi tutti gli ex studenti, più Hermione, Elettra e Pansy.
In un altro gruppo c'erano Tristan, Jess, Sphin, Clay e Liz. Vennero
attaccati alle pareti, fra le fiaccole e le arcate, ma Hermione invece venne
portata davanti. L'affiancarono a Edward e Rafeus rise, girandole attorno
come un avvoltoio. - Lo sapevo che mi saresti tornata fra le grinfie.- -
Hn.- la Granger tenne lo sguardo fisso su un punto imprecisato - Appena riavrò
la mia bacchetta non avrai più fiato per ridere.- - Già. Tu invece
preferisci strillare, vero sporca mezzosangue?- - Benvenuta cara.- le disse
Katrina, poco indietro - Per te ho un bel giochetto. Spero ti divertirai.- -
Vai al diavolo.- Hermione serrò i lineamenti in una maschera di pietra - Hai
ammazzato Harry...- - Si. L'ho fatto.- annuì l'empatica, piena di orgoglio -
Ce l'ho fatta dove per ventidue anni altri hanno fallito.- - E non hai
pensato alle conseguenze vero?- la strega dagli occhi dorati sogghignò - Sapevi
dei bracciali, sapevi cos'avresti scatenato spezzando il legame di due
anime...ma l'hai fatto lo stesso. Il tuo ego vanitoso ti porterà alla
tomba!- - Sai invece cosa porterà te alla tomba?- Katrina svanì e le
riapparve a un dito dalla faccia un secondo dopo - Tu morirai per orgoglio,
Hermione Hargrave. Dove sta la differenza fra vanità e orgoglio eh?
Indicamela.- La Grifoncina tacque, senza abbassare lo sguardo. -
Vall'inferno.- L'empatica ghignò, dandole le spalle - Bene, Vanessa diamo a
questi ospiti lo spettacolo che meritano.- - Cosa intendi fare con mia figlia
eh?- le chiese Tristan, iracondo. - Oh, signor Mckay non preoccuparti.- gli
rispose con tono zuccheroso, guardandosi di tanto in tanto negli specchi che la
circondavano - Ci limiteremo a far fare alla tua bella bambina mezzosangue un
bel viaggetto all'inferno. Naturalmente sua madre verrà a riprenderla e in
questo modo anche il nostro Lord Oscuro potrà uscire dal Velo. Non ti sembra un
piano ingegnoso?- I Mangiamorte ridacchiarono fra loro, aspettando solo il
momento buono per esultare. Fra la folla uscì anche Peter Minus che fino a
quel momento era rimasto rannicchiato in un angolo. Hermione lo guardò,
disgustata. Maledetto. Maledetto lui...che continuava a tradire gli amici, a
ballare vigliaccamente sulla tomba di coloro che un tempo aveva seguito e a cui
era stato devoto. Dal mantello tolse con mano tremante il forziere contenenti
le ossa del nonno del piccolo Tom. Katrina schioccò le dita e un calderone
apparve in mezzo alla stanza. Fece per avvicinarsi ma un'ondata magica lo
rovesciò. Alzò il viso, bellicosa, ma Draco sogghignava. La sua coda
ondeggiava repentina, pronta ad attaccare. - Non ci siamo capiti, bellezza.-
le sibilò - Tu hai svolto un lavoro che spettava solo a me.- - Harry Potter
doveva morire!- ringhiò la strega. - Harry Potter dovevo ucciderlo io.-
replicò il biondo, serrando i pugni squamati sulle nocche - E ora sono
imprigionato in questa vita da mortale senza il mio nemico.- - Se vuoi la
morte te la darò io.- - Io non voglio niente da te.- Draco si fece avanti,
alzandole il dito di fronte al viso - Se non la tua vita.- - Se volete
combattere andate fuori.- ringhiò Vanessa istericamente - Katrina, levamelo di
mezzo!- - Draco no! Non andartene!- gli urlò Tom, agitandosi nelle catene
magiche - Devi liberarci!- Ma suo cugino non rispose. Non vedeva, non
sentiva. - Non abbiamo tempo da perdere, Katrina!- rimbrottò Rafeus - Fa
qualcosa!- - E cosa vuoi che faccia? In quello stato è pressoché
intoccabile.- gli rispose seria - Dobbiamo farlo tornare normale.- -
Strappagli quel bracciale allora!- - Non si può, la maledizione è vera.-
rispose l'empatica, scuotendo la spalle e i lunghi capelli bruni - Facciamo così
però. Ho avuto un'idea.- si fece apparire in mano una spada, avvicinandosi
lentamente a lui - Uno shock l'ha risvegliato. Vediamo che succede se gliene
procuro un altro.- Damon in quell'istante si sentì venire meno. Un dolore
lancinante gli spaccò la testa. Poi quell'immagine. Non fece in tempo a
urlare, non fece in tempo a rendersene conto. La spada sfrecciò dalla mano
pallida di Katrina e veloce come una scarica elettrica, attraversò la
stanza. Draco non si mosse. Gli passò accanto e rimase a fissare Katrina
mentre quella lama si piantava nel ventre di Hermione. La lama strappò la
stoffa dell'abito nero, mille grida proruppero nella stanza mentre la strega
dagli occhi dorati si lasciava andare all'indietro. Le iridi sgranate e lucide,
la vista che si offuscava. Edward la sorresse, senza fiato, senza accorgersi
di quello che era successo. E poi il silenzio. Katrina rideva. Gli occhi
diabolici brillavano di vittoria. Gli Auror rimasero a fissare quel corpo che
si dibatteva debolmente fra la vita e la morte. Non c'era più voce. Anche
l'eco sembrava sparito. Vargras si volse appena. Vuoto. Ma fu questione
di un attimo. Qualcosa nella sua testa cominciò ad urlare. Si piegò in
ginocchio, tenendosi il capo. Ma cos'era? Chi era che urlava in quel
modo? Poi, piano piano, le lacrime iniziarono a sgorgare. Il pianto
silenzioso dei bambini regnò sovrano. Singhiozzi e gemiti per colei che
stava morendo. - Tu sia maledetta Katrina.- sibilò Edward, strappando la lama
dal ventre di Hermione. L'empatica rise ancora, godendo di
quell'attimo. Quanto aveva desiderato farlo. E ora lei moriva...si,
moriva. Qualcosa però non andò come previsto. Di nuovo, un ruggito furente
irruppe per quelle stanze. Le fiaccole si spensero e si riaccesero e poi passi
pesanti riecheggiarono fra le mura. Chi lo vide pensò a
un'allucinazione. Un grifone. Un enorme grifone dorato invase la
camera di pietra, ruggendo e piegando a colpi di morsi e zampate chiunque osasse
avvicinarsi a lui. Insieme all'animale mitologico che si pensava estinto da
circa quattrocento anni, apparve anche Fanny. La fenice volò rapida, proprio
mentre il grifone sfoltiva le fila dei maghi oscuri. In quel caos di magie e
grida, di colpi esplosi e maledizioni, l'uccello rosso finì la sua scia accanto
a Edward. Si piegò su Hermione mentre la strega sembrava tirare i suoi ultimi
aliti di vita. Cercò di sorridere mentre Fanny si chinava sulla sua
ferita. - Stavolta sono io ad avere bisogno di te...- sussurrò la Grifoncina,
gemendo. - Tranquilla, ora passa.- le disse Edward, tenendole forte la mano -
Starai bene, respira.- La lacrima della fenice scivolò lenta e dolce sulla
pelle della strega. Quello squarcio si risanò e quando riuscì ad alzarsi, rivide
Draco davanti a lei. I suoi occhi erano tornati verdi, il suo sguardo
terrorizzato rimase su di lei per una frazione di secondo. Era scoppiato
l'inferno in quella stanza ma Malfoy rimase a guardarla. Aveva rischiato di
vederla morire di nuovo... - Draco!- Le fiaccole s'incendiarono, come
colpite da una folata di vento e danzarono frenetiche. Dalla folla dei
Mangiamorte, Rafeus levò la bacchetta verso di lei. Ad Hermione parve di
vedere tutto così lentamente...tanto da poter quasi salvarlo. Ma non ci
riuscì. - Buon viaggio all'inferno!- gli urlò suo cugino - Questo è per mia
madre! QUIETUS ANIMA!- Quell'incantesimo... Un nugolo di scintille rosse
esplose dalla punta della bacchetta di Lestrange, accecando gli Auror e i
Mangiamorte. Ci fu una sorta di terremoto sotto i loro piedi, poi una forza
invisibile si mosse come una carica di demone e mille facce trasparenti si
mossero verso Draco. Lo presero in pieno, lo trapassarono...finirono contro il
muro e spaccandolo in mille pezzi fecero un buco nella parete del
castello. La forza di risucchio del vento all'esterno fu tale che Malfoy,
esanime, venisse spinto fuori. Cadde. Tom gridò e anche gli
Auror. Vanessa e Rafeus stavano per esultare quando davanti a Lestrange si
frappose il grifone. Ruggì furiosamente e con una zampata gli lasciò i quattro
segni dei micidiali artigli sul torace, facendolo strillare per le
lacerazioni. Finito quell'attacco l'animale spalancò le ali e si gettò nella
spaccatura da cui il vento ululava impazzito. Katrina dopo qualche secondo
andò a sporgersi dalle mura ridotte a un colabrodo, guardando in basso. Erano
sopra al Lago Nero, poco più in là la Foresta Proibita. Vanessa si affiancò a
lei, insieme a Nott e ad altri Mangiamorte. I mattoni della spaccatura
increspavano l'acqua del lago e molti dei loro compagni erano sulle mura, al
cancello d'ingresso, in giro nel giardino interno, ovunque. Tutti a presidiare
la scuola. Bene. Sarebbe morto affogato. - Complimenti Rafeus. Mi ero
scordata quell'incantesimo. L'avrà colpito con una forza tale da rompergli
l'osso del collo e se non è andata così marcirà nella sua tomba d'acqua.-
considerò l'empatica, tornando dal gruppo - Ma a quanto pare qua c'è qualcuno
che non vuole proprio morire.- sibilò, afferrando Hermione per la nuca - Va
bene, ora mi hai stufato mezzosangue infernale! Vanessa, torna a preparare il
rito, io mi occuperò di questi dannati Auror una volta per
tutte!-
Draco si sentiva tirare per il collo della giubba ma non
riusciva ad aprire gli occhi. L'acqua gelida del lago gli aveva inzuppato i
vestiti e lavato via il sangue dalle mani. Hermione...Hermione era quasi
morta... Ma dov'era Harry quando serviva? Dov'era? Un lieve mugolio
gli giunse all'orecchio dopo di che qualcosa tornò a tirarlo per i bordi laceri
della giubba nera. Sentiva freddo. E tremava. Non sapeva più cosa
fare. Aprì le palpebre e vide il cielo cupo. Non c'era più il Marchio Nero ma
neanche...lampi all'orizzonte. Se n'era andato. E non sarebbe più
tornato. Non sapeva come mettere insieme gli Horcrux, li avevano
battuti. Si mise una mano sugli occhi, scuotendo il capo. - Vattene.-
mormorò stizzito, spingendo via la testa del grifone che continua a tirarlo ma
l'animale non demorse. Visto che tirandolo per gli abiti era riuscito solo a
svegliarlo dal volo che suo cugino gli aveva fatto fare con quell'incantesimo
che avrebbe ucciso chiunque, l'animale cominciò a dargli dei leggeri colpi col
becco, sulla faccia. - Insomma basta, vattene ti ho detto!- Malfoy si mise a
sedere, spingendolo di nuovo via - Vattene!- Il grifone dorato stavolta ruggì
con tono più alto ma Draco non aveva più voglia di ascoltare, di sentire. Si
lasciò andare nell'erba alta della sponda nord del lago, senza neanche guardarsi
in giro. Non c'erano stelle, non c'era un fulmine a spezzare il
buio. Rimase a fissare l'erba fino a quando qualcosa di umido non lo colpì di
nuovo sulla guancia. Il grifone gli aveva passato un'ala bagnata sul
volto. Lo guardò, fissando quegli occhi nocciola e speranzosi. - Io non
sono lui, lo sai vero?- gli disse a bassa voce - Non posso salvarli io i
maghi.- L'animale emise una specie di grugnito, dandogli un altro colpetto
col muso sotto al mento. - Senti...capisco la perdita che avrai subito ma io
sono di Serpeverde, tu pure del tutto animale. Dai, non abbiamo storia. Fila
via. Torna nella foresta o dove ti pare.- Furono altre parole al vento. Il
grifone dorato spiegò le ali baldanzoso, come per incoraggiarlo. Non poteva
stare lì a piangersi addosso, non aveva più diciassette anni, il coso aveva
ragione. Draco quasi si ritrovò a ridere amaramente, pensando alla sua
situazione. Stava per perdere tutto, la scuola era assediata, i professori
cercavano invano di cacciare di Mangiamorte, la sua mezzosangue quasi ci aveva
rimesso la vita di nuovo e lui se ne stava seduto sul lago mentre gli altri
morivano. Cosa poteva fare? Che avrebbe fatto lo Sfregiato? Avrebbe fatto
un casino e poi avrebbe sbandierato la sua vittoria sotto al naso dei
Mangiamorte. Già. Ma con Hogwarts invasa, non avevano molte possibilità. Come
avrebbe potuto liberare la scuola? Aveva bisogno di aiuto ma non sapeva a chi
chiedere, cosa fare... Si alzò in piedi, tremando per il freddo e ancora
gocciolante quando una piccola luce brillante apparve sulla testa del grifone,
che gli stava seduto fedelmente a fianco. - Però. Vedo che sei ancora tutto
intero!- - Gigì!- allibì il biondo - Sei viva! Credevo che fossi morta quando
è...morto anche lo Sfregiato.- le sussurrò. - Fosse davvero morto lo sarei
anche io.- squittì la piccola fata, scalpitando sulla criniera del suo comodo
sedile - Forza sciocco! Dobbiamo entrare nella Foresta e chiedere l'aiuto a
tutte le creature che la abitano.- - Cosa? Verrò usato come puntaspilli
ancora prima di aver aperto bocca! I centauri ci odiano!- - Bhè allora
dovranno aprire le orecchie quegli stupidi ronzini!- sbraitò la fatina,
illuminandosi di rosa vista la sua furia - Harry si è sempre battuto anche per
loro e adesso non possono rifiutarti il loro aiuto! I Mangiamorte finiranno per
travolgere anche loro prima o poi, distruggendo la nostra amata foresta e se
vogliono impedirlo dovranno aiutarti! Avanti, muoviti!- e cominciò a spingerlo
indietro - Non voglio sentire storie, hai già trovato anche un altro Horcrux,
datti da fare!- - Ma di cosa parli accidenti!?- - Del grifone stupido! È
solito che i maghi inesperti che usano per la prima volta la magia degli Horcrux
farsi in quattro parti, per così dire. Due più grandi che contengono l'anima e
due più piccole che rappresentano i suoi ultimi desideri. Il cervo bianco era il
desiderio di Harry di proteggervi. Il grifone invece rappresenta la forza di non
mollare mai anche nei momenti più brutti, mandandovi l'emblema del coraggio e
dell'orgoglio, ovvero il grifone dorato della sua casa.- - Ha pensato proprio
a tutto il bastardo.- sibilava Draco qualche minuto più tardi, dentro alla
foresta tetra come un cimitero e seguito da una fata e da un animale che non
capiva bene se era vero o finto. Come aveva previsto, non fece molta
strada. In vita sua non aveva mai visto una tale quantità di occhi così poco
umani. Cominciava a benedire Silente per il suo divieto alla foresta, peccato
che ormai non fosse più uno studente. Si fermò, restando ferma in una radura
poco lontana dal lago e mentre il tempo scorreva, venne letteralmente
accerchiato. Sapeva che non sarebbe stato facile convincere nessuno di quei
tizi, specialmente i centauri ma anche l'aiuti delle fate era necessario ormai,
come e più dell'aria. E loro erano il vero osso duro. - Cosa fai qua,
umano?- sibilò fra i denti uno dei centauri, sollevando l'arco e scoprendosi poi
essere Magorian, quando si levò dall'ombra di un grande sempreverde -
Non portare la sventura che colpisce il tuo castello qui da noi!- - Allora
sapete cosa succede.- rispose il biondo con rabbia, serrando le mascelle - E ve
ne state qui? Non fate niente?- - Noi dovremmo fare qualcosa?- gracchiò la
voce di un fauno - Sciocchezze!- - Arrangiatevi da soli voi maghi!- berciò
anche una vecchia ninfa raggrinzita, impiantata nel tronco di un pino. - Oh,
ma davvero?- Draco gli guardò sgomento, furente, addolorato - Sapete chi è morto
stanotte? Eh? Sapete chi è morto?- urlò, chiudendo i pugni - Lo sapete chi è
morto?- - Lo sappiamo.- sussurrò la voce di Fiorenzo, che si fece largo fra
gli altri compagni - Tu stai bene?- - No, io non sto bene.- mormorò il
biondo, deglutendo - I miei amici stanno morendo, hanno preso dei bambini e
presto il Lord Oscuro verrà risvegliato. E lui è morto. Hanno ucciso Harry
Potter. L'hanno ucciso.- Nella Foresta esplose un coro di negazione, un
fracasso micidiale. Il chiacchiericcio degli esseri che la popolavano era
assordante ma Fiorenzo alla fine riuscì a domarli. - Dimmi. Cosa sei venuto a
chiederci?- - Aiuto.- - Aiuto?- Magorian tese l'arco, fissandolo
trucemente - Scordatelo umano.- - Voi credevate in Harry Potter.- disse
stanco - Perché non fate niente?- - Si, è vero.- disse allora Cassandro, duro
e amareggiato - Io per primo credevo in lui. Ma non possiamo farlo.- - Già,
ormai è morto vero?- sibilò Draco sgomento, con gli occhi verdi lucidi e lontani
- Ormai il salvatore dei maghi è morto, il bambino sopravvissuto è stato
ammazzato...a chi vuoi che freghi se per tutta la vita si è battuto da solo per
salvare l'esistenza di altri che ora invece non vogliono neanche tentare di
vendicarlo?- - Ci stai dando dei codardi?- sbraitò un fauno acidamente. -
Io vi sto dicendo che è morto per colpa di tutti quanti.- Malfoy faticava a
contenere la rabbia - Io vi sto dicendo che è morto e che nessuno ha capito
perché. In quel castello ci sono dei bambini che hanno dimostrato un coraggio
eccezionale, molto più di quello dei loro genitori che continuando a tenere lo
sguardo girato altrove! Harry Potter non ha mai avuto un solo giorno di pace da
quando è venuto al mondo e anche nella morte starà penando, vedendo quello che
stiamo facendo! Voglio liberare la scuola ma non posso farcela da solo! Ho
bisogno di voi maledetti idioti, di tutti quanti e delle fate! Fatelo nella sua
memoria, datemi una mano!- Chi l'avrebbe mai pensato... Draco non stava
in piedi, era esausto e in corpo aveva solo delusione, tristezza. Chi avrebbe
mai pensato un tempo che il principe di Serpeverde un giorno avrebbe supplicato
qualcuno di...aiutarlo, a vendicare la morte di Harry Potter? Chissà come
stava ridendo, ovunque fosse. Silenzio. Animali incantati, mostri e
esseri oscuri si guardarono. Piano piano cominciarono tutti a sorpassare
Draco, per raggiungere i margini della Foresta. Fiorenzo gli passò a fianco,
posandogli una mano sulla spalla. - Chiama le fate. Noi faremo tutto il
possibile intanto.- - Io vado con loro.- gli disse Gigì - Ricordati quello
che ti ho detto su di loro.- Draco annuì e poi abbassò lo sguardo. Il grifone
non si mosse dal suo fianco. Lasciò perdere, conscio che ormai mancava
pochissimo tempo. Con tutta probabilità ormai il rito per resuscitare quel
bastardo doveva già essere stato compiuto. Doveva fare tutto il possibile
affinché non riuscisse ad uscire. Inspirò a fondo e poi cercò tutta la sua
voce. Doveva farlo. Meno male che era da solo, così non ci sarebbero stati
testimoni. Che vergogna... - Io credo nelle fate... io credo nelle fate!-
urlò a squarciagola. E tutto, all'improvviso, divenne luce.
Il
calderone fumava. I Mangiamorte ghignavano nell'ombra. Il sinistro odore
dell'aspidistra ribollente nauseava tutti ma non era l'orrido lezzo a turbare a
morte gli animi puri. La mano di Vanessa Lestrange vagava veloce sul Grimario
di Lumia Lancaster, il rituale in latino era lungo ma ben presto sarebbe
terminato. E gli Auror osservavano con puro odio la lama della spada che aveva
trafitto il cuore a Harry. Hermione guardava fisso davanti a sé, stretta fra
le braccia di un Mangiamorte di cui non vedeva il viso. Dovevano solo darle
una breccia, un appiglio. E a costo di morire davvero avrebbe scatenato
l'inferno in quella stanza. Edward era accanto a lei, gli altri incatenati ai
muri. Alle sue spalle altri Mangiamorte, fra cui Theodor Nott che le ghignava
addosso col suo sguardo perverso. Tom, Degona e Damon era ancora sull'altare.
Proprio davanti al calderone. I primi testimoni di quell'onnipotente
forza. Nello Specchio delle Brame brillavano fiamme eccitate mentre il Velo
sembrava squassato da un vento innaturale. In quegli attimi, Hermione
pregava. Non l'aveva mai fatto, neanche quando era stata ridotta a un
vegetale, neanche quando era stata divorata viva. Ma ora...ora si, ora lo
fece. Pregò silenziosamente. Per Tom, per Draco, per Ron...affinché arrivasse
presto. Le catene le straziavano i polsi ma non sentiva più dolore. Era
conscia che mancava poco, conscia che la clessidra non poteva
tradire. Vanessa Lestrange in quel momento chiuse il Grimario di Lumia e
affiancandosi con Minus attorno al calderone spezzò il respiro agli Auror e agli
ex studenti. I serpenti attorno all'altare sibilarono e Tom capì solo una
leggera reminiscenza di ciò che dicevano. Libero. Ecco cosa
sibilavano. I suoi occhi blu si velarono quando Codaliscia estrasse un osso
dal suo bauletto. - E' iniziato.- sussurrò Tristan. E aveva ragione. -
Osso del Padre, donato a sua insaputa, rinnoverai il figlio!- L'osso
cadde dalle mani di Vanessa e con mille scintille l'acqua nel calderone
s'increspò e divenne un blu venefico. Proprio come in passato. Ed ecco
anche il traditore che tornò a piagnucolare. Quella fu la parte migliore per
tutti, anche per gli Auror. Il traditore perpetrava il suo tradimento.
Infame, infame verme... Estrasse un coltellino dalla manica della tunica nera
e coi suoi singhiozzi ribatté la sua parte. - Carne del Servo...donata
con l'assenso...rinnoverai il tuo signore.- Il suo gridò squarciò il
silenzio che si era formato e con un tonfo rivoltante la sua mano destra cadde
nel calderone. Ora il liquido divenne rosso come il sangue che scorreva dal
polso di quel vigliacco fedifrago. Vanessa ridacchiò leggermente, scostando
Minus con sprezzo e alzando il flacone di vetro contenente le lacrime di Tom.
Quando il bambino le vide si sentì pervadere da una rabbia sorda. Impotenza,
frustrazione. Niente, non poteva fare niente. Era debole. Sua sorella
stappò la fialetta, sollevandola dolcemente - Lacrime del Figlio, prese con
dolore, rinnoverete chi vi ha dato vita.- e quando la prima goccia
trasparente cadde sullo specchio del calderone, l'acqua all'interno
s'increspò. Esplosero scintille dorate e argentee, un fumo leggero si propagò
sul pelo delle bolle. Katrina sorrise. Era quasi fatta. Sollevò la sua
spada e passando la mano sul sangue secco lo fece ridiventare denso e
liquido. - Maledetta.- Hermione serrò le mascelle. Dio, avrebbe dato tutto
per ucciderla. - Buona, buona mezzosangue. Non vorrai rovinare tutto
vero?- Gelò. Riconosceva quella voce. Fece per voltandosi ma una mano fredda
le serrò la gola. Il Mangiamorte col volto coperto si chinò con la bocca al suo
orecchio - Buona mezzosangue. Dai tempo ai tuoi amici di fare il loro
lavoro.- La strega non capì fino a quando qualcosa la sfiorò la
guancia. Una carezza. Ma non c'era nessuno. - Shhh...sono io!- Ron! Era
sotto il Mantello di Harry! In un attimo tutte le manette degli Auror scattarono
silenziosamente, anche di Edward ed Hermione e nessuno se ne accorse. I
Mangiamorte erano troppo presi dal rito e infatti non si accorsero di nulla.
Come non si accorsero neanche delle luci che, attraverso lo squarcio nella
parete, si levavano dalla Foresta Proibita. Tante lucine, piccole ma
brillanti. E lente ma veloci avanzavano verso Hogwarts. Erano così tante
che lo ricoprirono tutto e le nubi in cielo brillarono della loro luce
riflessa. La tempesta sembrava squarciarsi in due...una spaccatura fra le
nuvole e presto rispuntò qualche stella. Anche la gabbia di Trix venne aperta
e mentre Degona sentiva distintamente il richiamo di suo padre, si portò una
mano nella tasca del vestitino che aveva addosso. La sfera con la farfalla era
ancora lì. - Aspetta ancora un attimo.- la voce di prima tornò a parlare
all'orecchio di Hermione - Poi potrai fare tutto quello che vuoi. Se usate
l'effetto sorpresa avrete una speranza.- La Grifoncina tacque ma ghignò
biecamente per una volta. Un sorriso maligno le increspò la bocca rossa. -
Che ti devo per questa cortesia Jeager?- sussurrò. Il mezzo demone rise,
mentre la spada di Katrina veniva levata alta sul calderone - Un posto in prima
fila per lo spettacolo.- - L'avrai.- Vanessa e Katrina si affiancarono,
tenendo una l'elsa e l'altra la lama di quella preziosa spada. Tremavano e
sapevano che la vittoria era vicina. Per questo non vedevano altro. -
Sangue del Nemico, preso con la forza...- la voce della Lestrange s'incrinò
per un attimo per poi risalire, quasi tonante e regale -...farai risorgere
il tuo avversario!- Le gocce di sangue scivolarono dal filo della lama
fino alla punta. Quando toccarono il filo della pozione, questa divenne di un
bianco accecante. Fu quello il momento in cui tutti caddero in
ginocchio. Mille scintille simili a diamanti cominciarono a schizzare ovunque
ed erano tanto abbaglianti che anche Tom dovette chiudere gli occhi. Era
pronta. - Ce l'abbiamo fatta.- sussurrò Katrina. Il grido di ovazione dei
Mangiamorte riecheggiò come un ululato di demoni ma proprio questo giubilo
impedì loro di vedere ciò che li circondava. Una gabbia e uno specchio vennero
rotti e due ostaggi liberati. Gli Auror scossero il capo, riunendosi mentre
quelli esultavano. Era uno spettacolo penoso ma non ebbero né la voglia né il
reale desiderio di fermarli. Si, che facessero pure. Hermione guardò nello
squarcio del muro e vide i fasci dorati avvolgere Hogwarts. Le
fate. Draco...era stato lui. Era vivo! - Ce l'abbiamo fatta!- urlò Katrina
in quel momento, sollevando la spada di Harry - Il nostro Signore rivivrà!- -
Sbagliato.- La voce di Ron mentre si levava il Mantello dell'Invisibilità
dalla testa bloccò tutti. Col sangue a cubetti nelle vene si voltarono verso
la scalinata. Più di trenta maghi di cui la metà composta da Auror avevano
ripreso le loro bacchette. - E adesso a noi.- aggiunse Hermione, mettendosi
accanto a Weasley - Tutta la gente che avete mandato all'altro mondo si sente
sola. Credo che abbiano bisogno di compagnia.- - Muovete un passo e uccidiamo
i bambini.- ringhiò Rafeus. - Ma davvero?- ghignò Tristan - Provaci. Vai
Dena!- Katrina si girò, avvertendo il pericolo ma i suoi occhi sgranati non
palesarono il vero terrore che la colse quando la bimba si alzò sull'altare, con
una boccia di cristallo in mano. Degona la guardò solo un istante perché
senza attendere oltre scaraventò la sfera a terra. Il suono stridente che ne
fuoriuscì piegò tutti a terra mentre una farfalla nera, screziata di oro e rossa
volava via... E la vera battaglia iniziò.
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Capitolo 55 *** Capitolo 55° ***
Dest55
- Abbassate la testa!- Tom mise il braccio sul capo ricciuto di Degona e
si chinarono di colpo, evitando un Bombarda che prese in pieno la parete alle
loro spalle. Una nuvola di polvere arrivò addosso ai maghetti mentre Damon
continuava a strattonare quelle maledette catene. Era scoppiato il finimondo e
loro non riuscivano a liberarsi. Si guardavano attorno spaventati, essendo
impossibile per loro riuscire a spezzare quelle catene magiche. Anche con la
magia dubitavano che sarebbero stati in grado di scappare e in quella folla di
Mangiamorte e Auror, gl'incantesimi schizzavano ovunque, senza possibilità di
prevedere quali colpi avrebbero potuto raggiungerli. I maghi lottavano fra
loro in una sequenza di colpi durissimi, schizzi di maga, scintille, grida e
urla di rabbia. Il caos regnava sovrano e mentre gli specchi di Katrina
s'incrinavano e alcuni si spezzavano, l'empatica cercava di trovare la sua
farfalla, volata via dalla boccia di cristallo che l'aveva tenuta prigioniera
per un anno, arrancando piena di paura e collera fra nemici e compagni
Mangiamorte. Essendo incorporea era sfuggita ad ogni attacco ma Hermione, che
stava nascosta con Blaise, Ron ed Elettra dietro una spessa colonna, aspettava
in momento giusto per mettere fine alla sua esistenza. Prima però, dovevano
trovare quella farfalla e liberare i bambini. Zabini scattò indietro in quel
momento, evitando una maledizione Cruciatus che s'infranse sulla colonna. -
Siamo nei guai gente!- urlò, per farsi sentire - Sono troppi, se raggiungono Tom
è la fine!- Neville e gli altri ex studenti, arroccati dietro alle altre
colonne, cercarono di inquadrare l'intera stanza, ricordando le vecchie lezioni
di Tristan. Dovevano arrivare all'altare in fondo alla grande sala ma chi aveva
provato ad avvicinarsi, Milo in questo caso che era entrato nel gruppo dei
Mangiamorte disperdendoli, era stato bruciato dalle fiaccole che come impazzite
avevano scatenato un incendio a protezione degli ostaggi. Fortunatamente
Morrigan si era riformato dalla sua cenere di Diurno in pochi secondi ma ora
avvicinarsi non era più così facile. Gli Auror sarebbero morti carbonizzati e i
Mangiamorte avrebbero ucciso Degona e Damon, portandosi via Tom se fossero
riusciti a fuggire. Jess Mckay, da parte sua, accucciato dietro a Sphin in un
angolo di un'arcata, sapeva che studiando le trappole che proteggevano Specchio,
Velo e altare avrebbero potuto fermarle con dei contro incantesimi. Alla
protezione di Voldemort non c'era solo il fuoco di quelle fiaccole
traditrici. C'era Katrina che aveva già ferito Sphin a una gamba con la
spada, ricacciandoli indietro. Per il momento però l'Auror non temeva ancora
per i bambini. Sapeva che Nyssa era con Degona e che qualunque cosa fosse
successa avrebbe protetto anche Damon e Tom ma lasciarli ancora fra lo Specchio
e il Velo, col calderone della pozione per resuscitare il Lord Oscuro proprio lì
davanti a loro era impensabile. - Cosa vogliono fare con quella pozione
Hermione?- urlò, rivolgendosi alla sua destra dove c'era la Grifoncina. La
strega si abbassò di scatto, chinandosi su Elettra. - Vogliono buttare la
pozione nel Velo, Jess!- gridò a sua volta, chiudendosi le mani a coppa sulle
labbra - Rovesciando quella pozione riusciranno a raggiungere l'ultima persona
che vi è caduta dentro. La pozione seguirà lo stesso percorso che i corpi fanno
in quel portale, raggiungendo Voldemort!- Un'altra esplosione in mezzo
all'arcata rovesciò loro addosso una nuvola di polvere e detriti. La stanza
tremò con forza, i fantasmi di Hogwarts riecheggiarono in uno stridio antico
mentre fuori, nella spaccatura provocata dall'incantesimo di Rafeus che aveva
fatto precipitare Draco Malfoy nel lago nero, stava accadendo qualcosa. Le
luci. Tante, tante luci. E tante grida di battaglia. Qualcuno combatteva a
Hogwarts, insieme a loro. Qualcuno stava liberando le mura e il palazzo in
nome della speranza. Hermione, a terra, riaprì gli occhi in quell'istante,
vedendo tutti quei minuscoli lumini che attorniavano il castello e che
cacciavano i Dissennatori. Erano ovunque, piccole, si muovevano lente, quasi
sofficemente portate dal vento. Ma erano lì, a cupola della scuola di
Hogwarts. I suoi occhi dorati per un attimo si velarono. Fate. Era
stato Draco a chiamarle. Per Harry. Harry aveva sempre creduto nelle fate.
Ma Draco no. Possibile che avesse imparato a credere? Ad avere fiducia?
A...sperare? O era stato Harry, dentro di lui, ad aiutarlo? Credere,
sperare, fidarsi. Una gagia non poteva permetterselo, l'aveva imparato presto
e a sue spese in tutti gli anni passati a cavarsela da sola. Aveva
dimenticato un bambino di undici anni che a bordo di un cavallo, in un'immensa
scacchiera, aveva salvato i suoi migliori amici per permettere loro di
sconfiggere un nemico. Aveva dimenticato Harry Potter, sul bordo di un lago,
a dare il meglio della sua anima di mago, salvando se stesso e il suo padrino
dai Dissennatori. Aveva dimenticato Harry e la sua parola d'onore, il suo
giuramento. In quegli anni era cambiata, dimenticando ciò che non avrebbe
dovuto. Si mise seduta, serrando la mano sulla sua bacchetta. I capelli le
scivolarono dalle spalle, mentre guardava a terra. Gl'incantesimi colpivano
ovunque ma lei non li sentiva più. Quella gente aveva ammazzato il suo
migliore amico e non le importava che fosse possibile farlo tornare. Quella
gente aveva trafitto il cuore di Harry Potter. L'avevano fatto smettere di
vivere, avevano fatto sì che il suo corpo si spezzasse in mille lucciole
verdi. Avevano spezzato il suo respiro. Un tempo gli aveva detto che lui
era il prescelto. Che lui era l'eroe dei maghi, che solo lui poteva sobbarcarsi
quell'impegno tanto gravoso. Ma ora...che fosse l'eroe dei maghi, il loro
Messia, il salvatore, il bambino sopravvissuto... No, niente di questo le
importava. Non era perché aveva sconfitto Voldemort, non era per la sua
straordinaria capacità magica. Non era per il suo nome, il suo
passato. Harry Potter era solo la metà di ciò che Harry era realmente per
lei. Serrò il pugno sul ginocchio, stringendo la nera stoffa dell'abito
strappato. Osservò l'anello al suo anulare sinistro. Il serpente
arrotolato nelle sue spire brillava lucente, senza perdere la sua
magnificenza. Draco aveva creduto. Aveva sperato. E stava tornando da
lei. Lo sentiva. Si rimise in piedi, lentamente. Un'altra esplosione e
alcuni Mangiamorte si accasciarono a terra, feriti dalla magia di Edward e
Blaise. Doveva sbrigarsi. Doveva salvare i bambini. Harry non avrebbe
voluto vedere Tom con suo padre. Doveva fare tutto quanto in suo potere per
riportare Harry da loro, da lei. Doveva solo rimettere insieme gli
Horcrux. - Herm...che vuoi fare?- sussurrò Elettra, tirandola indietro contro
la colonna - Ti è venuto in mente qualcosa?- La strega taceva, limitandosi a
sentire solo le invocazioni delle magie che li attaccavano. Fissava il
calderone e il Velo. Doveva raggiungerli a tutti i costi. Non le importava di
morire bruciata, non le importava di rischiare di morire. Le parole di Ron di
ore prima all'improvviso le tornarono alla mente, forti come il rombo del
tuono. Harry Potter era morto perché nessuno aveva mai osato alzare la testa,
oltre a lui. I maghi lo avevano ucciso, con la loro vigliaccheria. Se
qualcuno non iniziava a ribellarsi, non sarebbero mai giunti a
nulla. Qualcuno doveva lottare per Harry Potter, era giunto il momento di
farlo per lui. - Ron!- urlò forte, richiamandolo. Weasley si nascose in un
muro, sentendo la sua chiamata ed evitando uno Schiantesimo, tornò da lei,
apparendole alle spalle dalla parete di fondo. - Ragazzi ce l'abbiamo un
piano?- alitò Blaise, una mano ferita di striscio - O qua non andremo avanti a
lungo!- - Hermione?- le chiese il rossino. I due si fissarono, poi il loro
sguardo cadde su tutti gli altri. Edward, Blaise, Elettra e Ron sapevano
riconoscere gli occhi di Hermione Granger quando la strega aveva in mente un
piano e quell'espressione era proprio quella che avevano aspettato. Jess e
Tristan se ne accorsero, così rischiando l'osso del collo riuscirono a saltare
dietro alla loro colonna, mentre Sphin, Milo e gli altri ex studenti cercavano
di coprirli come meglio potevano. Il piano di Hermione era rischioso, ma
l'unica soluzione per il momento era portare via i bambini. Anche se Vanessa
e Rafeus avessero gettato la pozione nel Velo, ridando vita a Voldemort con un
nuovo corpo, sarebbe comunque rimasto imprigionato in quel portale, quindi
l'unica soluzione era portare via Degona da quell'altare. Ma non potevano
avvicinarsi a muso duro. Le fiaccole possedute e i Mangiamorte sbarravano
loro la strada. L'unica soluzione era attaccare...dalle spalle. E l'unico
che poteva arrivarci era Ron, passando attraverso i muri. Una volta apparso
alle spalle del Velo e dello Specchio le fiaccole avrebbero cercato di bruciarlo
vivo ma forse col mantello dell'invisibilità addosso sarebbe riuscito ad
ottenere qualche secondo sufficiente a ghiacciare il fuoco. - E ammesso e non
concesso che ci riesca...come farà a portarli via fa lì?- urlò Pansy, accucciata
a fianco di Ron - E' un suicidio mezzosangue! Quei bambini ci resteranno
secchi!- - Può aiutarlo Nyssa!- replicò Jess. - Ma sarebbero sempre
circondati di Mangiamorte! E come farà con quei serpenti?- sbottò anche Blaise -
Gente non hanno dato retta a Tom e Degona! Qua ci serve un Rettilofono!- -
Maledizione ma dove s'è cacciato Malfoy?- soffiò la Granger, furente proprio
mentre gl'incantesimi dei nemici riprendevano ad esplodere ovunque, cozzando su
ogni superficie e riducendo quella povera stanza ad un ammasso di macerie.
Esausti, stanchi, demoralizzati e coperti di stucco, gli Auror attendevano di
poter rompere quelle file ma così non sarebbero andati avanti a lungo. In
quella maniera si sarebbero ammazzati a vicenda, rischiando di fare del male ai
bambini. C'era una soluzione. Tristan si guardò attorno. La sua fede.
Dov'era? Quella era l'unica che in quel momento poteva aiutarlo. Ricordava
che era stata Katrina a levargliela, esattamente come si era presa il bracciale
col sangue di Cameron, di Hermione. Ma ora dov'era finita quella maledetta?
Dove? La trovò poco dopo, nei metri che li separavano dai Mangiamorte, alle
spalle di Rafeus, a cercare freneticamente qualcosa. La sua farfalla. Rise,
deciso a riprendersi il dono di Lucilla. Forse era incorporea, forse poteva
costringerlo ad uccidersi ma la paura bloccava anche il potere più grande. -
Ragazzi!- gridò - Aiutatemi! Devo riprendermi l'anello di Lucilla!- - Cosa
vuoi fare?- gli chiese Clay, abbassandosi di colpo per evitare una maledizione
Cruciatus. - Metterle la paura in corpo!- ghignò - Attiriamoci un po' di
sfiga. Quanti specchi ci saranno qua dentro?- - Come se non ne avessi già
abbastanza.- rise Edward, inginocchiato accanto a Blaise nell'altra colonna -
Sette per circa trecento specchi! Grande Mc, ti seguo!- - Così distraiamo
Katrina e potrò riprendermi l'anello.- urlò di nuovo, visto che con quel
fracasso era impossibile sentire nulla - Con quell'anello avremo protezione
sufficiente e potrò anche andare con Ron a riprendere i bambini!- - E' troppo
liscio.- ringhiò Milo fra i denti - Non so se funzionerà.- - Bhè, per ora non
abbiamo altro. Le fate e i professori stanno già liberando il castello, non
possiamo starcene qui con le mani in mano! E non intendo lasciare quell'empatica
a piede libero con Degona ancora su quell'altare! Ci siete?- In quell'attimo
scoppiarono veri e propri fuochi d'artificio. I Mangiamorte rimasero basati
quando gli Auror smisero di attaccarli per alzare le bacchette ovunque ma non su
di loro. L'unica a sbiancare fu Katrina che, lanciando uno strillo isterico,
sbarrò gli occhi scuri per il terrore. - NOOOO!!!- gridò, ma era ormai
tardi. Miriadi e miriadi degli specchi presenti iniziarono a frantumarsi in
serie, come le pedine del domino. Ogni scheggia di piantava a terra, con uno
stridente suono che feriva orecchie e spirito. Katrina continuava a strillare
istericamente, l'espressione spiritata, cadendo a terra in ginocchio debole come
mai si era presentata a loro. Vanità. Gli Auror si sollevarono in
piedi, gridando e gettandosi contro i Mangiamorte. Era il momento di
attaccare, di affrontare il nemico. Ma Edward incrociò lo sguardo di Katrina.
I suoi occhi azzurri si velarono. Vanità. Il peccato peggiore
degli esseri viventi. Il bracciale d'argento di Hermione e la fedina d'oro di
Tristan era a terra. Mckay li raccolse di volata, parando col la mano
sinistra l'ennesima Bombarda e lanciando l'oggetto alla strega mentre, con un
sorriso, la luce dorata del suo anello tornava a brillare vivida e serena in
quella stanza. Le fiaccole provarono a ghermirli tutti con il loro fuoco
assassino ma una cupola di un denso color ambrato si posò sulle loro teste,
rendendo quasi un magico tetto su quella sanguinosa battaglia. - Vai Ron!-
gli disse Hermione, spingendolo via mentre Nott l'attaccava e Weasley sparì in
un muro. Sfortunatamente per lui però, qualcuno lo vide. Vanessa si guardò
freneticamente attorno, ora colta dalla vera prospettiva di perdere ogni
cosa. Con un colpo di bacchetta atterrò Seamus e Dean, per tornare a cercare
Ron. In quel caos di scintille e sangue, capì dove sarebbe potuto
riapparire. L'altare. La parete di fondo era ancora ingombra di specchi,
di cui la metà spaccati. In alcune buie arcate invece c'era solo mera pietra.
Non attese oltre. Sapeva che avrebbe liberato i bambini. Al limite della
disperazione ma al tempo stesso ottenebrata come lo era stata sua madre, Vanessa
abbassò il viso sul calderone contenente la pozione per resuscitare il suo
signore. Rafeus lo stava proteggendo ma non sarebbe potuto restare immobile a
lungo. Alzò il bel viso e un ghigno diabolico le segnò la bocca carnosa,
quando incontrò lo sguardo di Hermione. La strega allargò gli occhi dorati,
poi...tutto lentamente si sgretolò. Con un gesto secco e rapido, Vanessa
scagliò malamente via il calderone che finì per rovesciarsi a mezz'aria e
investire totalmente il Velo. Per un secondo tutti rimasero immobili...mentre
la pozione bianca ed evanescente gocciolava sui gradini del Velo, oltre la sua
tenda opaca. Le voci...ora Tom poteva sentire quelle voci. Col cuore che
si spaccava si girò verso lo Specchio. E Lui fu lì. Lui era lì. Non più
pallido, non più spettro. Con orrore vide un corpo prendere forma,
l'epidermide tornare pallida e segnata di blu dove le vene si
ramificavano. Mani dalle dita lunghe, grifagne. Occhi rossi, nascosti in un
blu spettrale. Capelli neri come la notte, narici schiacciate. Nelle
fiamme. Eccolo.
Lord Voldemort era tornato in
vita.
E guardava lui. Guardava suo figlio, il sangue del
suo sangue. Alzò una mano, sembrò volerlo toccare e una forza sinistra e
trasparente si alzò dal Velo, alle spalle dei bambini. - TOM
ATTENTO!- Hermione guardò con orrore quella mano. Stava per afferrarlo. Il
Lord Oscuro stava per mettere le mani su suo figlio o...su Degona? Vide gli
artigli di quella mano spaventosa arricciarsi, unghie quasi demoniache
allungarsi ma quando la mano cercò di afferrare la bambina non ci riuscì. Lord
Voldemort serrò le mascelle nello Specchio mentre ora una donna bionda avvolta
in un lungo e semplice abito bianco appariva davanti ai piccoli maghi. La
videro solo per un secondo perché svanì nell'istante dopo, ricacciando via
quella mano atroce. Dallo Specchio cominciarono a formarsi fiamme. Qualcosa
d'incandescente irradiava verso i bambini, il calore aumentava, le fiaccole
ardevano impazzite e Tristan non riusciva a mantenere la cupola
protettiva. Furibondo, Lord Voldemort cercò di afferrare di nuovo la piccola
Degona ma stavolta non ci riuscì. E per due ragioni. La prima fu
l'apparizione di Ron che arrivato alle spalle del Velo e dello Specchio alzò
semplicemente la bacchetta per liberare i piccoli dalle catene. -
Maledizione ammazzateli!- sbraitò Rafeus, vedendo le catene spaccate ai piedi
degli aspidi. Nott ed Alderton non se lo fecero ripetere due
volte. Usarono dei semplici Schiantesimi, per ferire il figlio del loro
Oscuro Signore ma questi andarono a vuoto. Di nuovo Nyssa li aveva fatti
sparire, restando però invisibile. La collera ormai era densa come la
frustrazione di tutti i maghi presenti. Forze differenti e numeri
diversi. La seconda apparizione salvò tempestivamente Damon e Degona. Il
verso del grifone dorato che era arrivato ad aiutare gli Auror risuonò
nell'antica e ormai distrutta camera. Il suo battito d'ali si fece vicinissimo e
proprio quando Vanessa cercò di fare di nuovo del male ai bambini, il grifone
riapparve e proprio dall'ingresso. Con un battito delle sue meravigliose ali
volò sulle teste dei combattenti e incurante delle fiamme si gettò sull'altare.
Lì, attutendo i colpi della Lestrange che cercava di fermarlo, riuscì a far
salire Degona e Damon ma Tom non ebbe una tale fortuna. Una forza magnetica lo
bloccò. Niente lo stava trattenendo...di visibile almeno. Ma sentiva una
mano stretta nella sua. Una mano gelida e scheletrica. Rabbrividì quel
secondo che bastò a Vanessa per cacciare via il grifone e afferrarlo per il
collo, rabbiosa. - Fermi tutti!- gridò, ansando. Auror e Mangiamorte si
separarono, vedendo la bacchetta della strega puntata alla gola del piccolo
Riddle. Hermione macchiata di sangue in faccia ma sostanzialmente non ferita
se non alla schiena, la fissò a lungo. - Non lo farai.- - No?- ringhiò
Vanessa - Dici di no sporca mezzosangue?- - Dico di no.- replicò la Granger -
A meno che tu non voglia farti ammazzare lentamente dal padre di quel
bambino.- Vanessa serrò le mascelle, scoccando un'occhiata a suo fratello e a
Katrina. L'empatica assottigliò gli occhi. Dannazione, ora la situazione si
era fatta complicata. - Lascia il bambino, Vanessa.- le disse anche Ron - Non
sei nella posizione di poterlo usare.- - Non vi ridarò comunque mio fratello.
Piuttosto lo ucciderei!- - E questo dimostra solo quanto tu sia disperata,
mia cara Vanessa.- Gli Auror si voltarono sconvolti, sentendo i passi di
numerose persone e quando si ritrovarono davanti a un gruppo folto e numeroso di
Auror, professori e imbucati rimasero a bocca aperta. Silente con suo passo
cadenzato e garbato stava scendendo i gradini. Alle sue spalle la Mcgranitt,
Piton, la Cooman, Vitius, poi Sirius, Remus, Kingsley e tutti gli altri. Ma
ciò che lasciò più a bocca aperta Vanessa fu l'uomo accanto a Sirius Black. -
Zio.- alitò, quasi sentendo il braccio tremare - Zio tu...no, non ci
credo...- Lucius Malfoy venne fuori da sotto il cappuccio, osservando con
occhi alteri i nipoti. Poi vide Voldemort che con odio fiammeggiava nel suo
inferno, ora con un vero corpo e attorniato da anime di morti. - Zio...-
sussurrò ancora Vanessa, i lineamenti induriti - No, non tu.- - L'avevo detto
a tua madre Vanessa.- rispose Lucius - Poteva mandare al macello chi le pareva,
lei stessa per quel che me ne importava. Ma non doveva azzardarsi a toccare mio
figlio. Tu e tuo fratello avete fatto il suo stesso errore a quanto vedo.- -
Così lo tradisci...proprio qui di fronte a noi.- ringhiò Rafeus collerico - Non
ti credevo un debole zio! Credevo fossi fuggito per tornare a cercare le ossa
del Padre! Come hai potuto tradirci così? Cosa rispondi della vita di mia madre
eh?- gridò allora, puntandogli addosso la bacchetta - Tu e tua moglie l'avete
ammazzata come un cane! Sei stato in combutta con quel vigliacco per tutto
questo tempo?- aggiunse, fissando Sirius - Siate maledetti tutti e due!- -
Calma, calma amici miei.- sibilò Katrina, frapponendosi nella loro visuale - I
signori Auror forse non sanno delle novità.- e ghignò, sputando tutto in faccia
a Silente - Con gioia vi faccio sapere che il nostro Signore è tornato in vita e
presto lo faremo uscire da quel Velo.- - Infatti noi siamo venuti qua solo
per osservare.- rispose Piton ironicamente. - Lei stia zitto!- sbraitò Rafeus
- Morirà con mio zio come tutti i traditori Severus!- - Stiamo tutti
tremando.- sibilò Sirius morbidamente. - Non gongolerà a lungo Black.-
sorrise allora Katrina, incrociando le braccia al petto - Il suo adorato
figlioletto è morto, lo sa?- Cadde un silenzio di tomba. Sirius non disse
nulla. Gli occhi grigi puntati sull'empatica. Hermione e Ron osservarono la
sua espressione. Vuoto. - Sta calmo.- gli sussurrò Remus, afferrandogli il
polso e sentendo i muscoli contratti sotto le sue dita - Stai calmo Paddy.
Dobbiamo ragionare.- - Non sprecate tempo a ragionare.- soffiò Vanessa, che
li aveva sentiti e stringendosi di più Tom addosso, continuando a tenergli la
bacchetta puntata al collo - Allora signori. Per quel che ne so siete molto
affezionati a mio fratello. Facciamo così...io non lo uccido. Ma qualcuno di voi
entrerà al suo posto nel Velo. Possibilmente un Mckay.- aggiunse soave - Così
che la cara Lady Lancaster venga qua ad adempiere al suo dovere.- - Vai al
diavolo.- le rispose Hermione ma quella piantò le unghie nel collo del bambino,
strappandogli un gemito. Cloe, Trix e Damon esplosero in un coro di vivaci
proteste, restando alle spalle degli Auror che li trattenevano. - Ripeto.-
disse di nuovo Vanessa - Qualcuno prenderà il posto di mio fratello nel Velo.
Subito. O lo ammazzo e poi verrò a prendermi la tua deliziosa figlia
mezzosangue, Mckay, sono stata chiara?- In quell'attimo, mentre Tristan e
Jess imprecavano per la rabbia, accadde qualcosa. Il grifone dorato emise una
specie di verso rapace, acidulo e ruvido e poi si sollevò in aria,
rapidissimo. I Mangiamorte non fecero neanche in tempo a capire cosa fosse
accaduto che il grifone volò dritto dritto verso Tom. quando sembrava che
volesse prenderlo in pieno, in realtà sembrò trapassarlo. Si fece d'aria
e...s'infilò dentro al bambino, con un semplice puf e una nuvoletta
azzurrognola. Poco dopo non ne era rimasto nulla. - Ma che cosa
diavolo...- tuonò Rafeus rivolgendosi agli Auror - Che diavolo gli avete fatto
voi bastardi?!- Tutti tacquero ma Katrina gelò. L'aveva visto in passato
quell'incantesimo. - Horcrux.- alitò. - Cosa?- sbraitò Rafeus. -
Horcrux!- uggiolò anche Peter Minus, nascosto dietro alle spalle di Nott - Oh
Signore no!- - Che accidenti succede?- chiese allora Vanessa istericamente
ma stavolta i Mangiamorte arrivarono tardi. Lord Voldemort aveva capito ma
non ebbe voce e tempo sufficiente per fermare quell'orda di idioti che gli
avevano prestato fedeltà. Attorniato dalle fiamme, sconvolto dal dolore che il
suo inferno gli procurava e abbracciato da anime di disperati, vide
l'impossibile. Una stretta dolorosamente forte si chiuse sulla spalla di
Vanessa che cacciò un grido, sentendo quasi l'osso spezzarsi. La strega
rotolò giù dalla gradinata dell'altare, seguita da Alderton e il figlio maggiore
di Avery. Girandosi, Katrina e Rafeus ebbero l'impressione di non sentire più
il terreno sotto i piedi perché una fiammata che ebbe il potere di sciogliere
anche la roccia della pavimentazione li prese in pieno. Tutti quanti. Tutti i
Mangiamorte. Draco Malfoy camminò fra i serpenti, guardando con gelidi occhi
gialli colmi di sdegno. - Draco!- urlò Tom correndo ad abbracciarlo. Il
biondo non sorrise minimamente ma prese in braccio il cugino, stringendolo
forte. - Tu sia maledetto Draco.- sibilò Katrina in quel momento,
rimettendosi in piedi con l'abito ghermito in alcuni punti - Come diavolo fai ad
essere vivo?- - Sei stato tu a chiamare le fate vero?- urlò anche Nott -
Bastardo, continui a tradirci!- Il biondo fece una smorfia mentre Tom gli
cingeva il collo con le braccia e i fianchi con le gambe. Lo strinse
fortissimo, come se avesse voluto abbracciare anche Harry. - Non potete
fermarci.- urlò Vanessa, inginocchiata ai suoi piedi, tenendosi la spalla
bluastra - Il nostro Signore ormai è vivo! E si riprenderà suo figlio.- - Si.
E probabilmente ucciderà gl'incapaci.- soffiò Lucius - Solitamente faceva
così.- - Come osi zio?!- Rafeus si rimise in piedi, poggiandosi alla spada
insanguinata - Non ti basta averlo tradito! Ora osi insultare tutto ciò in cui
hai sempre creduto?!- Malfoy Senior stavolta non rispose, limitandosi ad
estrarre la bacchetta insieme a tutti gli Auror capeggiati da Sirius e
Kingsley. - Vi arrendete?- chiese Silente. - Meglio la morte.- ruggì
Rafeus. - Non ora che Lord Voldemort è vivo!- urlò anche Nott - E il vostro
eroe è morto!- - Chiuditi la bocca, Theodor.- gli suggerì Hermione - Prima
che te la chiuda io.- - Non ce la puoi fare Hargrave.- le disse Katrina -
Siete finiti senza il vostro adorato Potter. L'ho ammazzato con le miei mani e
per quanti Horcrux voi maledetti abbiate recuperato, senza di lui non siete
niente. Non siete mai stati niente senza il bambino sopravvissuto! Mai! Siete
spacciati!- - Sei tu che sei finita.- le sibilò la Grifoncina, piegando
improvvisamente la bocca. Oh, Harry. Stai per essere vendicato. - Hai
notato che Edward non è più accanto a me?- L'empatica stavolta sentì la gola
seccarsi. Dalton. Gelò, il sangue quasi si fermò nelle sue vene. Poi
avvertì qualcosa vibrare dentro di lei. Si girò lentamente alla sua destra.
Un suono di vetro infranto le giunse alle orecchie. Una farfalla di nera e
screziata di rosso e oro si era posata sulla cornice di uno specchio, diventando
di rame. Stava ancora sbattendo le ali...e Katrina vide due occhi azzurri
puntanti su di lei, riflessi nella sua immagine ripetuta mille volte, su quello
specchio rotto. La mano aperta di Edward aveva sbattuto violentemente contro
la superficie dello specchio. Si spezzò i due. Altri frammenti caddero a
terra. Le schegge scivolarono in giù come pioggia lucente. Katrina avvertì
qualcos'altro vibrarle dentro poi quel qualcosa andò sfumarsi. Guardò Draco,
Hermione, Elettra e Ron...e stranamente, sorrise. Mosse qualche passo verso
Edward, sempre col sorriso sulle labbra mentre Dalton teneva ancora la mano
insanguinata dalle schegge che erano rimaste impiantate nel palmo nella custodia
di rame dello specchio. Lo raggiunse, lo guardò. Diventava pallida, sempre di
più. Le sue labbra si fecero viola. Gli occhi le si velarono. Una lacrima
le rigò il viso infine si accostò al suo orecchio. - Grazie...- Lento,
Edward risalì con la mano sinistra alla sua vita mentre lei gli scivolava
addosso. - Addio May.- Ci furono lunghi attimi senza respiro, un'attesa
quasi snervante. Rabbia e ansia mescolate, aria densa di lacrime, densa di
collera devastante. Tom non pianse, vedendo Edward sollevare il corpo di May
esanime fra le braccia. No, non poteva piangere. Aveva giurato di
ucciderla e ora vederla morta non gli causava nulla. Nascose il viso nella
spalla di Draco, socchiudendo gli occhi. Ora che Katrina era morta
però...Harry non sarebbe tornato comunque. Era così che si era sentito Harry,
uccidendo suo padre? Ucciderlo non aveva riportato in vita James e
Lily. Era triste. Era triste combattere tanto...provare tanto odio...e poi
restare così vuoti e soli. Vanessa e Rafeus si rimisero in piedi, seguiti
dagli altri venti Mangiamorte rimasti in vita. Auror e avversari si fissarono
bellicosi, ben sapendo che questi ultimi non avevano ancora deciso di gettare la
spugna. Ma qualcuno non aveva più voglia di aspettare. L'aveva fatto anche
troppo. Per anni interi. Draco sentì all'improvviso un dolore atroce alla
schiena e un gemito spezzato gli uscì dalle labbra. Lasciò cadere Tom e di colpo
le fiaccole gelate da Ron si sciolsero, alzandosi più alte di prima e più feroci
che mai. Arsero come la fiamma dell'ira, come il peccato più
divoratore. Una stessa scia di fuoco giallo e nero separò Mangiamorte da
Auror mentre le grida di Hermione e degli altri si levarono alte. Cloe e
Clay, essendo Sensimaghi, avvertirono qualcosa di spaventoso. E
terrificante. Qualcosa che sembrava voler uscire dal Velo...quella
magia...quella magia che stava trapassando un portale. Non poteva essere di
uomo...quale uomo poteva fare una cosa simile? Draco cadde in ginocchio, la
giubba bruciata sulla schiena e un'ustione sulla pelle. I suoi occhi tornarono
verdi e Vargras lasciò la sua mente, proprio quando i Mangiamorte si chiusero
attorno a lui. Un attimo dopo mentre Tom urlava e chiedeva aiuto e gli Auror
cercavano invano di passare quelle fiamme che sembravano animate di vita
propria, fiamme che nemmeno Silente riusciva a spegnere, Draco ricevette un
forte pugno nello stomaco da suo cugino e uno in viso che gli spaccò il
sopracciglio da Nott. Incassò, piegandosi ma non fece in tempo a rialzarsi
che Rafeus, ghignando sguaiatamente, lo afferrò per la nuca e lo gettò piegato
in avanti sull'altare. I fianchi gli battevano contro la roccia e Malfoy serrò i
denti, avvertendo i Mangiamorte tenerlo fermo con la sola forza fisica. Venti
contro uno...e Vanessa, tenendosi la spalla, puntava di nuovo la bacchetta su
Tom. Il bimbo era liso e graffiato ma lo fissava a occhi sgranati, disperato
e senza più voce per supplicare. - Ecco qua cuginetto!- gli soffiò Rafeus,
tenendogli ferma anche la testa mentre Theodor con un coltello si squarciava la
manica sinistra e gli distendeva il braccio sull'altare - Ora faremo quello che
avresti dovuto fare quattro anni fa!- - Che cosa...- a Draco morirono le
parole in bocca. Davanti a lui, dal Velo, uscì una luce nera come una tossica
che schizzò verso di lui. Le fiamme si sollevarono ma gli Auror sentirono
ugualmente le sue grida. Il cuore di Hermione si spaccò in due, sentendolo
urlare. Si sarebbe gettata nel fuoco ma Blaise e Ron la fermarono. Le grida
di Draco erano violente, atroci...quasi disperate. Ricordava quelle
grida...lei stessa le aveva vissute, quando era stata divorata viva. Il
pensiero la uccise. - No! No! Ti prego basta! Smettila, lascialo
stare!- Anche Tom, con le lacrime agli occhi, si dimenava nella presa della
sua sorellastra, guardando nello Specchio. Supplicava. Si, lo stava
facendo. - Basta ti prego! Lascialo stare!- pianse ancora, strillando con
tutto il fiato che aveva ma suo padre ora non lo guardava più. Ora Lord
Voldemort stava marchiando la sua proprietà. E quando ebbe terminato, sul
braccio sinistro di Draco Malfoy spiccava il Marchio Nero. Sangue alla bocca
per essersi morso le labbra, il Principe di Serpeverde scoprì l'esatto
significato della parola vergogna. Eccola la vergogna. Eccola. Che veniva e
uccideva il suo peccato. La vanità. Era stato marchiato. Tutto
quello che aveva disperatamente combattuto aveva finito per
schiacciarlo. Quel teschio nero e quel serpente...bruciavano. Bruciavano come
la vergogna e il disonore. Chiuse gli occhi mentre Tom si liberava da Vanessa
e correva da lui, chiudendo le mani nella sua. Lui tremava. Così piccolo
piangeva per lui...chiedendogli se stava bene. No, non stava bene. Non
più. D'un tratto però Draco sentì un tintinnio. Il suo bracciale di
platino aveva toccato qualcosa di metallico. Riaprì gli occhi e vide il
bracciale di Harry, al polso di Tom. Sfregiato... Di colpo le risate
diaboliche e di scherno dei Mangiamorte per lui sparirono. Si sublimarono
mentre lentamente stringeva la sua mano sinistra in quella destra del piccolo
Tom, dove ora troneggiava il bracciale maledetto di Potter. Insieme. Erano
di nuovo insieme. Le risate dei Mangiamorte si smorzarono davvero quando uno
strano suono che non era lo scampanellio cantilenante delle fate invase la
stanza. Erano...gemiti. Strani singhiozzi. Vagiti. Damon li riconobbe subito.
I bambini! Si guardò attorno, risentendo le voci del suo
sogno. C'erano dei bambini! Ma ora non piangevano.
Stavano...ridendo! Si, ridevano! Dei neonati stavano
gorgogliando! - Ma che diavoleria è questa?- ringhiò Nott - Che cavolo
succede?- - Vanessa è opera tua?- sbraitò Alderton. La strega tacque,
guardandosi attorno. I vagiti sembravano provenire dall'alto. Lì c'erano ancora
alcuni specchi integri di Katrina ma non vi vide nulla. Chi è che rideva? Chi
erano quei bambini? - Lasciamo perdere.- sibilò Rafeus - Sorella, abbiamo
marchiato il traditore, svergognandolo. Ora possiamo anche ucciderlo.- Tom si
fece indietro, serrando la mano in quella del cugino. Vanessa li fece alzare e
poi mentre tutti si scostavano e gli Auror, terrorizzati, assistevano alla scena
senza poter fare nulla, sollevò la bacchetta. - Mi spiace Draco. Come vedi,
alla fine vinciamo noi.- Il biondo rimase in silenzio. I bambini continuavano
a ridere coi loro vagiti leggeri che cominciavano ad innervosire i Mangiamorte.
Ma chi erano? Hermione, da lontano, si portò le mani al petto,
congiungendole. Non stava pregando, ma solo ascoltando. Draco, Tom. Il
cervo e il grifone. Nemico e figlio. Protezione e orgoglio. La risata di
quei bambini...l'amore per Elettra. Harry. Cosa mancava per poter
farlo tornare? Cosa poteva fare per richiamarlo? La bacchetta di Vanessa si
levò alta, solo diretta a Draco anche se Tom non si staccava da lui. La
strega ghignò, gli occhi pieni di cupidigia e brama puntati in quelli verdi di
Malfoy. - Mi dispiace cugino.- Gli occhi di Hermione si riaprirono di
scatto. Harry Potter, bambino sopravvissuto. Serpeverde per
smistamento, Grifondoro per scelta. Il male nel bene. - GIURO
SOLENNEMENTE DI NON AVERE BUONE INTENZIONI!- urlò, con tutto il fiato che aveva
in gola. E Draco la sentì. Brava mezzosangue, pensò mentre dalla punta
della bacchetta di Vanessa usciva la luce della Maledizione Senza Perdono. Ce
l'aveva fatta la sua Hermione. Lo sussurrò a sua volta, stringendo di nuovo
la mano al piccolo Tom. E Vanessa colpì. - Avada
Kedavra!-
Scoccavano le quattro di mattina a Hogwarts. Fuori dalle
mura, fate e animali incantati attendevano un segno. Un luce verde squarciò
il buio presente nella stanza del Velo e loro la videro dall'apertura nel
muro. La Maledizione Senza Perdono. Fate e centauri abbassarono lo
sguardo. Le loro luci per un attimo si fecero fioche. La candela più
brillante venne colpita da una folata vento e si spense. La fiamma bruciò,
fino a consumarsi. Eppure, dopo in istante lungo un'eternità, la fiamma si
riaccese.
Accadde qualcosa in quella stanza. Vanessa rideva, come
rideva Lord Voldemort e anche tutti i Mangiamorte quando la maledizione colpì
Draco Malfoy. La luce verde assassina lo prese in pieno, avvolgendolo come un
bozzolo. Ma qualcosa...si, qualcosa non funzionò. E colui che stava oltre
il Velo, tremando dopo ben ventun anni, riconobbe quella magia. In quella
tempesta verdastra di luce e fulmini, Draco Malfoy e Tom Riddle si accasciarono
insieme a terra, stretti l'uno all'altro. I bracciali di platino di Kentron e
Vargras vibrarono, emanando una luce accecante. Grida, l'ululato del vento,
quello stesso della magia... In quel caos di luce e maledizione, qualcosa si
risvegliò. Il bracciale al polso di Tom si aprì e si sollevò sulla testa del
bambino. Draco invece sentì un braccio cingerlo forte per le spalle, come per
proteggerlo. Un attimo, un battito del cuore e i Mangiamorte vennero
letteralmente sbalzati via dall'onda magica più forte che perfino Silente avesse
mai visto. Il fuoco si spense, le luci svanirono, il vento incalzò come
impazzito. Draco e Tom sentirono qualcosa uscire da loro...come perdere una
parte dell'anima. Lui tornò in vita. Come un'anima impalpabile, qualcosa
di trasparente si aggrappò con tutte le sue forze al bracciale di platino di Tom
che si piazzò di fronte a loro e tutt'intorno ad esso, accadde
l'incredibile. Una sagoma pallida e bianca si formò attorno al monile dannato
e mentre gli occhi di Draco tornavano grigi, un mantello nero avvolse quella
figura che continuava ad emanare una forza spropositata. Posò piede a terra,
il mantello lo coprì interamente. E quando risollevò lo sguardo, una
cicatrice a forma di saetta s'intravide fra i suoi capelli neri. E negli
occhi verdi...la speranza tornata in vita.
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Capitolo 56 *** Capitolo 56° ***
Gli uomini sono fatti per scrivere la storia. Gli eroi per diventare
leggenda.
Hogwarts taceva. La battaglia era cessata, il fuoco assassino era
immobile, la luna nascosta dalle nubi celava il viso perlaceo. Le spade
riposavano e per pochi istanti il sangue sembrò smettere di scorrere. Le luci
delle fate aleggiarono protettive, aspettando, tendendo le
orecchie. Eccolo. Era tornato. Apparso nella Maledizione Senza
Perdono, Harry Potter, il bambino sopravvissuto, sollevò lentamente il
viso. In maniera quasi innaturale, rimase immobile con gli occhi verdi
puntati nel Velo dove ora lui poteva vedere. Oltre il Velo stesso, Lord
Voldemort restava muto, come i suoi Mangiamorte. E poi quella voce...una voce
che il Signore Oscuro non gli aveva mai sentito. Harry Potter teneva le iridi
contratte puntate su di lui quando nella sua mano apparve una spada e la
sollevò, osservando la lama con studiata pigrizia. Dai suoi capelli scuri,
spiccava la cicatrice. Tutti lo sentirono sospirare, tutti gemettero. Tutti
lo videro rivivere. Harry distolse lo sguardo dalla spada, tornando a
osservare Voldemort...dopo di che, le sue labbra si piegarono nel ghigno
assolutamente più malvagio che Hermione, Ron e gli altri avrebbero mai più avuto
occasione di rivedergli in faccia. E gelarono. Perché quel ghigno
apparteneva a un'altra persona. - E ora Tom...- sussurrò Harry, la voce
ridotta al sibilo di un serpente - col tuo permesso do inizio alla lezione di
Arti Oscure ripetendo le tue testuali parole di tanto tempo fa.- camminò
indolente verso di lui, ondeggiando con grazia e sprezzo - Che cos'è un
Horcrux?- fece soave, allargando le braccia - Eh? Che cos'è un
Horcrux?- Voldemort continuò a tacere, senza mai smettere di guardarlo. I
suoi occhi rossi lampeggiavano ma Silente da lontano non poté capire se di
rabbia o per...un perverso orgoglio. - Dicesi Horcrux...- continuò Potter,
perseguitando a camminare con indolenza e noncuranza davanti al Velo e allo
Specchio - l'incantesimo più efferato e malvagio che mente incantata di mago
abbia mai saputo concepire. L'utilizzo di tale arte magica è negato a chiunque,
data la sua intrinseca perfidia. L'Horcrux è un oggetto nel quale un mago
esperto nasconde parte della sua anima. L'anima si spacca e anche se il corpo
viene distrutto, il mago resta in vita. Ricongiungere gli Horcrux può
distruggere il mago una volta per tutte ma anche riportarlo in vita, con il suo
reale corpo di un tempo.- Harry tornò a guardare la lama della spada,
fermandosi. - Mi sono dimenticato qualcosa?- chiese poi, rivolgendosi a
Voldemort. Stavolta Riddle Senior attese un secondo, poi tornando a far
gelare tutti batté le mani. Scoppiò a ridere in maniera sguaiata, facendo
tremare più di un Mangiamorte e di un Auror. - Molto bene, molto bene.- La
voce di Voldemort giunse nitida e serpentina, proprio come quella del nuovo
mortale nemico. - Harry, ancora una volta mi hai stupito.- Il moro
assottigliò gli occhi, senza perdere il suo ghigno, tanto che gli fece un
leggero inchino con sussiego arrogante - Diciamo che ti ho battuto di
nuovo. E c'è una cosa che gli altri non sanno su questo Horcrux...ti infonde
nelle vene una spiccata aggressività che ti giuro ho una voglia matta di
scaricare.- e si guardò attorno, girandosi la spada fra le dita e roteandola in
aria - Però. Sono tornato al momento giusto...a quanto vedo ti hanno anche
ridato le tue subdole membra Tom.- sghignazzò, facendo preoccupare gli altri -
Non sei così male quando non ti presenti con quella faccia da serpente impiccato
sai?- La situazione degenerava. Silente sentiva gli sguardi frementi degli
Auror, di Sirius e dei professori su di sé ma non aveva risposte a quel
comportamento. A meno che... - Come ci si sente eh?- Voldemort dette vita
ai pensieri del preside, tornando a parlare con Harry. - Come ci si sente,
bambino sopravvissuto?- - Di cosa parli?- chiese Potter, inclinando il capo
con aria fintamente ingenua. - Non prendermi in giro.- sibilò il Signore
Oscuro, avvolto nelle fiamme - Sai a cosa mi riferisco. Visto che sai tutto
sugli Horcrux, saprai anche che solo un mago che si sia macchiato di omicidio
può fare una cosa simile.- - Ammazzare un cane come te lo classifichi
omicidio?- rispose Harry, con quella sua nuova flemma arrogante. L'altro
ignorò l'offesa, anche se serrò la mascella. - Non fare finta di niente. Tu
sai cosa vuol dire...- Voldemort lo inchiodò con un'occhiata - Se sei riuscito
ad usare una simile magia alla tua giovane età, significa che sei sporco
dentro...che il male è in te. Che l'hai accolto e questo non potrà più
salvarti.- Sentita quella frase, più di una persona trattenne un
gemito. In silenzio, Harry rimase a fissare il Velo. Poi si girò, dando le
spalle al nemico e senza una parola raggiunse Draco e Tom, ancora a terra. Il
bambino era in braccio a Malfoy e il biondo, col braccio tatuato sanguinante e
gli occhi grigi ridotti a specchi, vide Potter avvicinarsi a loro. Harry non
li guardò neanche in faccia. Si limitò a posare una mano gelida sulla spalla di
Draco e a spingerlo delicatamente giù dalla gradinata dell'altare, dove Vanessa
aveva cercato di uccidere il biondo. Li fece passare in mezzo ai Mangiamorte
che feriti o peggio morti, erano stesi a terra. Agonizzanti nella
disperazione, fissavano Harry Potter nel suo passaggio. Vanessa e Rafeus
Lestrange furono i primi a rialzarsi, seguiti da tutti gli altri ancora vivi e
con le gambe intere per potersi rimettere in piedi. Ora l'odio in quella
stanza si era fatto intossicante. - Come fai ad essere vivo?- gli ringhiò
Vanessa, con voce spezzata - La mia Maledizione Senza Perdono avrebbe anche
dovuto uccidere Draco! Come fate ad essere vivi?!- urlò allora, perdendo la
ragione. Harry lasciò i due agli altri, che li abbracciarono stretti, ma si
voltò immediatamente. Levò una mano, sentendo gli Auror che cercavano di
seguirli e li fermò. Tornò dai Mangiamorte e tutti, nessuno escluso, si
scansarono con lo sguardo sbarrato. Paura. Terrore. Di nuovo. La morte
non aveva voluto prenderlo con sé. - Tu non puoi essere immune!- gli disse
ancora Vanessa - Nemmeno il Mio Padrone può...- ma si bloccò di colpo,
strozzandosi. Si portò le mani alla gola, un rantolo le uscì dalle labbra
insieme a una colata di sangue. Si accasciò in ginocchio, le mani sempre sulla
carotide. Nella stanza continuava a regnare lo sconvolto, la paura. Era
Harry. Potter riaprì il pugno, tornando a farla respirare. - D'ora in
avanti renderemo tutti grazie nel non sentire più la tua irritante voce,
Vanessa.- sospirò con sussiego - E' un peccato. Mi sarebbe piaciuto sentirti
strillare per tutti i guai che hai provocato stanotte. Faremo il conto dei
morti. Una volta ad Azkaban verrò a presentarti la fattura.- - Bastardo che
le hai fatto?!- tuonò Rafeus, correndo dalla sorella. - Però, adesso lanciamo
anche quest'accusa. Bastardo.- Harry si strinse nelle spalle - Piano Lestrange,
vacci più piano. Non vorrai tirare la cuoia subito spero, anche perché io e te
abbiamo una bella faccenda di cui discutere.- - Ti ucciderò con le mie mani!-
gli urlò Rafeus, tornando in piedi - Giuro che non vivrai abbastanza per vedere
sorgere il sole!- - Questa costante minaccia nell'aria comincia a stancarmi.-
gli disse Harry, pigramente, guardandolo dall'alto in basso con gelidi occhi
privi di compassione - Comunque ho visto che ti piace scarabocchiare sulla pelle
altrui.- - Ma di cosa....?!- Rafeus sgranò gli occhi poi un fiotto di sangue
schizzò sul suo viso, quindi Draco si schiacciò Tom al petto, chiudendogli una
mano sugli occhi e lo stesso fece Tristan con Degona mentre le urla di Lestrange
riecheggiavano in tutta Hogwarts. Il suo braccio sinistro, mozzato al gomito,
cadde a terra e lui insieme ad esso, strisciando come un verme. Una pozza di
sangue si allargò sotto lui mentre Harry rinfoderava tranquillamente la
spada. In quella tempesta di grida e maledizioni, Potter vide lo sguardo
lucido di venerazione di Voldemort su di sé. Ma non gl'importava. Ora
doveva acquietare quella rabbia. Doveva farlo o sarebbe impazzito. - Harry
attento!- All'improvviso il bambino sopravvissuto sentì una bacchetta puntata
alla nuca. Era una mano tremante a sorreggerla. - Peter bastardo!- Sirius
venne afferrato per le spalle da Remus, Piton e Lucius, prima che si lanciasse
su Minus presumibilmente per sbranarlo - Lascialo in pace! Non osare
toccarlo!- Sempre restando immobile, Harry sorrise sinistramente. Rimase
nella stessa posizione, godendo nel sentire la presa di Minus del tutto
inferma. - Chi si rivede...- mugugnò - Codaliscia. Sbaglio o stai
tremando?- Peter Minus si morse le labbra, spaccato in due fra la fuga e gli
occhi del suo Signore che lo trapassavano. Ucciderlo. Doveva uccidere
Harry. Doveva farlo... - Avada...Avada...- - Dai.- Harry zittì
tutti, anche Sirius, aprendo bocca. - Dai fallo.- ordinò serio, restando di
spalle - Fallo Peter. Dillo. Che aspetti?- e piegò di nuovo le labbra, sfidando
Voldemort a guardare, più che temere Minus - Fallo...e vediamo cosa
succede.- - Avada Ke... Avada...- Minus si strozzò con la saliva, facendo un
passo indietro. Non riusciva! - Andiamo.- lo incalzò di nuovo Harry - Non
vorrai fermarti qui vero? Alla famiglia manco solo io. Hai fatto ammazzare mio
padre, mia madre...hai quasi fatto morire Sirius e Remus. Ti manco solo io,
Peter. Cos'aspetti?- si volse appena sopra la spalla, puntandogli le iridi
contratte addosso. Un lampo verde le trapassò e allora si girò fulmineo,
prendendogli la bacchetta di mano e puntandogliela in mezzo agli occhi. Fu
allora, in quella notte, che Peter Minus crollò. Cadde in ginocchio. E ai
piedi di Harry Potter rimase. - Allora Peter? Com'è stato eh? Veder morire
mio padre sulla porta di casa?- sibilò Harry, ora con la voce di un bambino
sull'orlo del pianto - Com'è stato sentir urlare mia madre mentre quel bastardo
la uccideva? Eh?- - Harry...Harry pensa a James...- piagnucolò Minus - Ti
prego...ti prego!- Era tardi. In quegli occhi verdi non era rimasto
niente. - Vall'inferno Peter.- sibilò Harry - Avada Kedavra!- Il corpo
fantoccio di Peter Minus venne sbalzato via. Quando ricadde, i suoi occhi erano
girati all'indietro. Passarono secondi interminabili e quando alle orecchie
di Harry giunsero dei singhiozzi, riuscì a staccare l'attenzione dal corpo
esanime di colui che era stato la causa determinante della morte dei suoi
genitori. Tornò a voltarsi verso il Velo, facendosi apparire in mano la sua
bacchetta. - Esci da lì.- Stavolta gli Auror non riuscirono a tacere. -
Harry ma che diavolo vuoi fare?- urlò Ron, raggiungendolo di corsa - Che hai in
mente?- - Esci da lì bastardo.- ringhiò allora Potter, ignorando Weasley -
Esci fuori da lì Tom! Una volta per tutte! E giuro che questa volta non ci
saranno lacrime e sangue che ti riporteranno da dove io ti manderò!- - E
piantala di fare il martire.- gli ringhiò Nott, piegato a terra con il petto
pieno di ferite - Sarai anche tornato dalla morte ma ora il Nostro Signore è
vivo!- - Martire?- riecheggiò Harry, senza staccare gli occhi dal Velo - Già,
martire! Per uno così dedito alla causa come te, Riddle, mi sembra strano che tu
non abbia progettato anche questo! Perché non t'immoli alla tua dannata causa
eh?- urlò, spaventando i più deboli - Hai anche il sangue adatto, non è vero
Mezzosangue?!- A quel punto una pioggia di fiaccole e fuoco ricadde addosso a
Harry e Ron ma i due non si mossero, proteggendosi con le bacchette e la magia.
Voldemort sembrava impazzito, i suoi occhi sembravano una via per
l'inferno. Dal Velo continuò ad uscire quella cascata di fiamme e quando
terminò, Harry era rimasto dov'era. Chiese al suo migliore amico di farsi
indietro. Era calmo ora...almeno, così sembrava. - Harry.- lo richiamò
Hermione a bassa voce - Non può uscire dal Velo. È solo un essere umano.- -
Quello non è un uomo.- sibilò a denti stretti. - Perché, tu lo sei ancora?-
lo sfidò Voldemort, furente - Tu mi hai ammazzato! Sei un assassino! Quegli
Horcrux a dimostrarlo e tu non far finta che non sia successo nulla, Silente!-
esplose, verso il Preside - Non scuotere il capo, non proteggerlo a oltranza!
Ormai non è più un ragazzo!- - Scoppi di gioia a rivederlo vivo, Tom.-
mormorò il vecchio mago - Cos'è che ti urta veramente?- e posò gli occhi azzurri
sul piccolo Riddle, ancora in braccio a Draco - Che abbia preso il tuo posto nel
cuore di tuo figlio?- Stavolta la stanza intera venne invasa dalle fiamme e
difendersi non fu più così facile. Voldemort era vivo e infuriato,
aggressivo, colmo di odio e rancore come mai nella sua lunga vita. Alla fine
il suo potere, divenuto tempesta e tifone di fuoco, si fermò solo quando
qualcosa riuscì a placare la sua ira. Un'apparizione. Lucilla dei
Lancaster apparve in mezzo alle lingue rossastre, senza subire alcuna ferita e
quando Voldemort la vide, si fermò all'istante. La giovane demone rimase in
mezzo alla stanza, sfolgorante nella sua bellezza. Gli occhi di Voldemort per
lei tornarono blu, come quelli del piccolo Tom ma Lucilla sembrava non vederlo,
sebbene il suo sguardo vacuo puntasse su di lui. - Stai bene
Harry?- Potter le andò vicino. Si scambiarono appena un'occhiata ma fu
quasi una sorta di intimo dialogo. Le loro cicatrici gemelle bruciavano ma
ormai non ci facevano più caso. - Lucilla...- sussurrò Voldemort. - Tom.-
rispose la Lancaster - Vedo che sei vivo e vegeto. A quanto pare sei caduto
talmente in basso da far davvero del male anche al sangue del tuo sangue. Le
lacrime di un figlio sono molto potenti.- Il Signore Oscuro serrò i
lineamenti. Vergogna? Harry lo fissò con disprezzo. - Sai quale sarebbe
stata la vera vendetta Tom?- sussurrò Lucilla, non muovendosi dal fianco di
Potter - Sai cosa ti avrebbe davvero ucciso? Tu hai massacrato la mia famiglia,
ammazzato i genitori di Harry. La vendetta mi è stata servita su un piatto
d'argento undici anni fa, quando ho salvato tuo figlio.- Voldemort per la
prima volta, davanti a loro, impallidì. Guardò il piccolo Tom e quasi
gemette. - Ucciderlo.- Lucilla era spietata e dura come il marmo - Ucciderlo
ti avrebbe messo per sempre in ginocchio. Ti avrei fatto capire cosa significava
perdere una parte di se stessi perché perdere un figlio ti svuota dentro. Anche
Harry avrebbe potuto farlo...e questa sarebbe stata la vendetta più grande di
tutte.- la demone scosse il capo, quasi malinconica - Sai cosa devi ringraziare?
L'amore che ho provato all'istante per tuo figlio.- mentre lo diceva, Harry le
strinse la mano - Riderai ora...perché non sai fare altro, perché non senti
altro...ma puoi ringraziare solo che l'amore e la devozione che Harry prova per
Tom l'abbiano salvato. O a quest'ora piangeresti la sua morte, ammesso che tu
sappia ancora farlo. Nel petto non ti è rimasto nulla...hai quasi ammazzato di
dolore Tom per avere le sue lacrime per tornare in vita. Era questo che il tuo
cuore di uomo desiderava? Era questo? Un figlio? Per fare cosa, ucciderlo?- urlò
allora, facendo vibrare le pareti con la sua ira - Tom rispondimi!- Di nuovo
cadde il silenzio. Il piccolo Tom si strinse nell'abbraccio di Draco, con
Damon, Cloe e Trix avvinghiati a lui. Harry invece fissava
quell'essere. Non poteva più considerarlo un uomo. Forse non l'aveva mai
fatto. Ma aveva desiderato un figlio, una famiglia. Le stesse cose che
aveva sottratto a lui. - Ora ascoltatemi tutti.- mormorò Lucilla, sapendo
bene che non avrebbe ottenuto risposta - Dobbiamo distruggere il Velo. Silente,
dovrai farlo tu. Sei l'unico abbastanza potente...e Voldemort resterà chiuso in
quel limbo ma al mondo esistono altri dodici Veli oltre a questo. Sono portali
incantati, ben nascosti. Trovateli e distruggeteli prima che lui acquisti
abbastanza potere da uscire con le sue sole forze. Avrete anni di tempo a
disposizione.- - Un attimo...perché parli così? Che vuoi fare?- le chiese
Tristan. Ma lei stette zitta. Si scostò leggermente da Harry e gli
sorrise. Si alzò sulle punte, posandogli la bocca sulla fronte in un bacio
leggero. - Sarai sempre la nostra speranza, bambino sopravvissuto.- gli
sussurrò - Hai nascosto la tua anima in coloro che meglio avrebbero saputo
accoglierla in quel particolare momento. Colui che non voleva vederti morire fra
le sue braccia e colui che hai imparato ad amare, nonostante l'odio che invece
da principio ti ha serrato il cuore.- fece un passo indietro, tenendo strette le
mani dell'Auror - Sei cresciuto Harry. Per un po' ora potrai cavartela anche
senza di me.- Gli occhi verdi del più giovane ebbero un leggero sobbalzo,
come se nella stretta fredda di Lucilla, Harry avesse sentito e avvertito
nitidamente le sue intenzioni. Degona poi iniziò a piangere. Tristan la
sentì tremolare, in braccio a lui e rimase di ghiaccio. - La mamma va
via.- Lui si sentì il cuore spaccare in due ma tutto accadde talmente in
fretta che non riuscì neanche a dirle addio. La vide stringere di nuovo le
mani a Harry, poi girarsi verso di lui. Si portò le dita alla bocca e gli
lanciò un debole bacio, guardandolo come mai aveva fatto prima. Con quello
sguardo gli disse ciò che non gli aveva mai detto. - Mamma...- Lucilla
guardò anche Degona, sorridendole a mezze labbra. C'era dolore ora in lei. Il
dolore di un'altra durissima separazione. Una separazione però
inevitabile. - Torno.- le sussurrò - Ti giuro che torno diavoletta.- -
Lucilla cosa vuoi fare?- s'intromise Jess ma le fiaccole in quel momento si
levarono di nuovo alte. Voldemort brillava nelle fiamme del Velo e in quelle
nello Specchio. Ora, fischi e gemiti di anime di defunti invasero il castello,
mentre lui, vivo, pativa le pene a cui era stato condannato. - Uscirò di qui
Harry!- sibilò, cominciando lentamente a venire risucchiato da mani pallide e
trasparenti - Un giorno uscirò e mi riprenderò mio figlio! Un giorno ti farò
capire cosa mi hai fatto, ricordatelo!- Il bambino sopravvissuto non seppe
come dirlo, né come spiegarlo ma da quella frase seppe che era stato designato
di nuovo il suo destino. Quella minaccia...un giorno saprai...un giorno ti
farò capire cosa mi hai fatto... Sentì due piccole braccia stringerlo
per la vita e una testa nera affondò nella sua schiena. Chiuse la mano in
quella di Tom, abbassando il viso. Cos'avrebbe potuto fargli
Voldemort? Cosa? - Ora è meglio che vada.- Lucilla posò una mano sulla
spalla di Harry, mentre si voltava verso Silente - Ti prego.- gli disse -
Aspetta che sia entrata, poi chiudi immediatamente il varco! Nel tempo che
avrete a disposizione cercate i Veli, capito? No, niente domande!- aggiunse,
vedendo che tutti stavano per trattenerla - Non dovete venirmi vicino, che
nessuno provi a seguirmi...- poi si voltò verso Hermione, dando finalmente addio
- Ti prego, scusami.- La Granger cacciò un leggero gridolino quando una
freccia incandescente schizzò sul suo polso destro e il bracciale contenente il
sangue di Caesar andò in pezzi. Il sangue nero colò a terra e la strega
allibì. - Lucilla...ma cosa...- Secondi, solo secondi. Hermione capì
cosa voleva fare quando fu tardi. Richiamato dal suo sangue, Caesar Cameron
apparve direttamente davanti a Hermione, ma dando le spalle a Lucilla. Il
demone di stirpe guardò esterrefatto la sua protetta per un secondo ma quando
lei gridò, per Caesar era tardi. Una spada l'aveva trafitto in mezzo al petto
e Lucilla teneva saldamente l'elsa. - No!- strillò Hermione, lacrime agli
occhi e a malapena trattenuta da Draco e Ron - Lucilla non farlo!- - Mamma
no, ci sarà un altro modo!- le gridò anche il piccolo Tom ma la Lancaster scosse
il capo mentre Cameron serrava i denti - No, non c'è altro modo. Mi dispiace
Caesar...ma non intendo aspettare oltre per il nostro duello. Essendo pericoloso
farlo qui, andremo nel Velo. Ora tu mi seguirai...- e storse leggermente la
lama, strappandogli un'imprecazione - E combatterai contro di me.- - Lucilla
non puoi farcela!- le disse Tristan rabbioso, andando a sbattere come molti
altri contro una barriera invisibile alzata da lei stessa - E' ancora troppo
potente, ti ammazzerà!- - Si ma la mia anima sta svanendo...- sussurrò,
spingendo Caesar verso il Velo, usando la spada - E se non provo ora, non saprò
più neanche perché cosa combatto.- - Ma così morirai!- - Almeno non dovrò
più stare in gabbia e vedervi attraverso le sbarre.- mormorò. Dopo di che spinse
il compagno demone nel Velo, facendolo sparire. Si volse ancora una volta, le
fiamme ora stavano bruciando ogni cosa dentro alla sua barriera. Voldemort era
sparito, anche Caesar. Lei guardò ancora una volta la sua famiglia, poi
Harry. Sorrise, quindi passò dolcemente nel velo opaco ed entrò
nell'archetto. Quando Silente, senza sentire suppliche inutili a quel punto,
alzò le mani e borbottò qualche parola in latino, il mitico Velo esplose in
mille pezzi e la sua luce interna divenne sempre più piccola, fino a sembrare un
minuscolo puntino. Esploso anche quello, l'archetto di pietra andò in
pezzi. E tutto tacque. Il fuoco si spense. I Mangiamorte rimasero a
terra, in ginocchio. Era finita. Di nuovo. Il fuoco però non si era
spento veramente. A quanto pareva Lord Voldemort era talmente vivo da poter
mettere mano anche nel mondo reale perché di colpo le fiaccole ai bordi della
stanza s'incendiarono di nuovo, arsero in aria per qualche secondo, facendo
gridare ben più di un presente e poi le lingue di fuoco si gettarono sui
Mangiamorte. Uno a uno, il fuoco raccolse tutti quelli rimasti in
vita. Sembravano diventate torce umane ma in quegli strilli, poco a poco
giunsero invece sfumature di risata. In un repentino secondo le fiaccole si
spensero, il fuoco svanì. E i Mangiamorte sopravvissuti, i Lestrange e anche
Jeager Crenshaw sparirono. Il mezzo demone se n'era andato dalla sua
postazione con un ghigno, gli altri, per un totale di venticinque Mangiamorte,
erano stati salvati al loro Padrone. Si erano salvati. Fuggiti. Nessuno
degli Auror ebbe il coraggio di dire nulla. Harry Potter taceva, ascoltando
solo le lacrime dei bambini. E Lucilla...Lucilla se n'era andata. - Non
pensare male.- Silente lo raggiunse, andandogli a fianco - Lei è sempre
stata la più forte, credimi.- - Tornerà?- sussurrò Ron - Lo crede
davvero?- - Cameron è così...invincibile!- disse anche Milo a bassa voce - Ma
perché l'ha fatto? Avrebbe potuto aspettare...- - No.- disse Draco
all'improvviso, zittendoli - Perché stava perdendo l'anima. Aveva paura di
dimenticare Tristan e Degona, aveva paura di diventare come tutti gli altri
demoni e di non provare più niente per loro. Per questo ha portato Cameron là
dentro. Ha preferito farlo ora, anche se non è ancora abbastanza potente,
piuttosto che perdere la coscienza di sé e della sua famiglia.- - Rendiamole
onore.- Silente prese Harry per la spalla - Ora qua non c'è più niente da
fare.- - Ma come...come faranno a uscire?- singhiozzò Hermione, fissando quel
cumulo di macerie e cenere con gli occhi pieni di lacrime - Se distruggiamo i
Veli quei due...- - Non ci metteranno anni.- le disse la Mcgranitt, cercando
di placarla - Su, su. Vedrai che andrà tutto bene.- Harry ancora una volta
non disse nulla. Una mano stretta in quella di Tom, l'altra in quella di
Elettra, sospirò. Ora era finita. Ma per quanto? Il peso dello parole di
Voldemort lo stava schiacciando. Era come un dannato veleno che uccideva
lentamente. Il dubbio. Poi ancora una volta, come tanto tempo prima,
un Veggente vide dove i loro occhi non arrivavano. Damon Howthorne,
quella mattina che andava lentamente rischiarandosi, vide qualcosa. I suoi
occhi si fecero persi, lontani. Un'immagine e una vago sentore
s'impadronirono di lui. Traballò sulle gambe, Draco lo
sostenne. Profezia... Ecco cosa vide. E la sua voce, innaturale e
piatta, riecheggiò nella sua cantilena. Quella più vera di
tutte.
"Io dico...sei anni di attesa, e allora del serpente
tornerà il giorno, in silenzio, pace e anima tesa, questo è ciò che
precederà il suo ritorno.
Vorrà vendetta, vorrà rivalsa. Perché ciò
che a lui è stato tolto, cercando di uccidere la speranza riotterrà e
insieme al Nemico, anche la morte dei due figli prescelti avrà.
Morte,
morte al Nemico, colui che il cuore del Figlio ha rapito. E perché
vendetta sia, Figli di Nemico e Traditore perderanno la via.
Morte,
morte a voi. Il serpente è di ritorno. Guai, guai ai figli degli eroi e
per colui che ha dimenticato, morte sarà perché solo il riso dei bambini, in
nostro aiuto verrà."
Il sole sorse in quel momento. Alcuni fasci
di luce entrarono dalla spaccatura nella parete e le fate cantarono, poi
volarono per tutto il palazzo, a dare la buona notizia. Harry Potter, il bambino
sopravvissuto, era vivo. I suoi nemici scomparsi e Lord Voldemort ancora
rinchiuso nel mondo dei morti. E questo poteva bastare. Sorgeva un sole
pallido...ma squarciò le nubi e poco a poco invase la valle. E su Hogwarts,
tornò la luce.
Ciò che accadde nei giorni seguenti e specialmente ciò
che accadde quella lunga notte alla Scuola di Magia, venne insabbiato dal
Ministero della Magia. Orloff in persona si presentò al castello. Era
attorniato dai suoi Auror della scorta personale e si attardò nell'ufficio di
Silente per buona parte della mattinata e del primo pomeriggio. Purtroppo
durante le perlustrazione nella scuola vennero ritrovati dei morti fra cui
alcuni ex studenti appartenenti a Serpeverde, uccisi dallo stesso Draco sotto
possessione, e parecchi Mangiamorte in fin di vita. Fra gli studenti invece
nessuno fortunatamente aveva subito ferite. Chiusi nei dormitori che erano
totalmente sotto la protezione dei vecchi presidi i ragazzi si salvarono, tutti
gli altri invece vennero portati al San Mungo. Nella Torre Oscura invece,
Auror e professori aspettavano il ritorno di Silente con la decisione di
Orloff. Harry Potter dormiva. Era crollato e dormì a lungo quel giorno,
restando immobile sotto le lenzuola. Gli altri si fecero curare le ferite
dalla Chips, staccatasi miracolosamente dalla sua infermeria ma qualcun altro
attendeva l'arrivo di due persone. Edward stava in piedi, accanto al suo
letto. Era ancora coperto di frustate ma non c'era stato verso di farlo staccare
da quelle sponde, dove il corpo di May Aarons aveva finalmente trovato
pace. May se ne stava lì, immobile, pallida, fredda. Ancora bella e sensuale,
nel suo abito rosso. Katrina finalmente se n'era andata. L'aveva lasciata
libera. Alfred e Kaitleen Aarons entrarono a Hogwarts verso le sei di
pomeriggio e quando entrarono nella Torre, accompagnati da Hagrid, non
sembrarono sorpresi di trovare la figlia morta. Edward e Blaise rimasero
nella stanza coi due genitori e quando la madre si piegò sulla figlia, capirono
che forse lei sapeva da molto tempo della morte di May ma avendo preferito
chiudere gli occhi, entrambi avevano sperato fino all'ultimo di non vedere in
lei quell'anima nera comparsa per caso, come per sbaglio, dopo l'incidente col
suo fidanzato. - Vi ringrazio.- sussurrò il padre, prima che coprissero il
viso della ragazza col lenzuolo - Grazie per averla salvata.- Li videro
andarsene, a capo chino, distrutti. E nel contempo sollevati. - Dei genitori
non dovrebbero seppellire i figli.- mormorò Edward, guardando la sagoma di May
sotto le coperte. Blaise sorrise mestamente e fece per andarsene quando lo
vide fremere. Un attimo dopo Dalton quasi svenne e per convincerlo a farsi
curare dovette sfoderare tutta la sua verve. In sala intanto gli altri
stavano in silenzio, seduti qua e là, attendendo. Il tempo sembrava non
passare anche se gl'insegnanti erano preoccupati nel placare le acque e calmare
l'animo della scolaresca. In poco si era ormai diffusa la voce della battaglia
notturna che aveva coinvolto tutti. - Dove sono i bambini?- sussurrò Tristan,
seduto alla finestra. - Stai tranquillo.- gli disse Jess, a bassa voce, come
per non disturbare l'atmosfera malinconica della Torre - Sono scesi in giardino,
a prendere aria. I Dissennatori sono spariti e con loro c'è Nyssa. Non
temere.- - Degona?- - E' con Tom e Nyssa.- continuò suo fratello -
Tristan...per favore...- - Si, lo so.- il biondo sollevò il viso, gli occhi
tristi velati come in passato - Lo so che lei tornerà.- Jess gli carezzò il
capo e gli passò il braccio al collo. - Stanne certo.- In giardino però,
Tom attendeva pieno di ansia un arrivo che avrebbe potuto spiegargli
tutto. Seduto sul bordo del lago con Degona fra le gambe, abbracciata a lui,
guardava la superficie piatta dell'acqua. Accanto a loro Beatrix, Cloe e
Damon, in piedi. Passarono alcuni minuti, poi finalmente il tipico suono di
Smaterializzazione li colse alle spalle. - Dimitri!- Tom e Degona balzarono
in piedi, vedendo Demetrius. Gli corsero in contro e lo afferrarono per le
mani, vedendo anche il lui una profonda tristezza. - Dimitri!- Degona era di
nuovo in lacrime - La mia mamma tornerà vero? Non si faranno male!
Vero?!- Insieme a Demetrius apparve anche Leiandros. I due demoni
abbassarono il capo, osservandosi. - Sono entrambi molto forti...- iniziò
Demetrius. - Ma Caesar lo è di più...vero?- concluse Tom, con un groppo in
gola - Dimmi la verità. Li rivedremo ancora?- L'altro tacque. Alzò il capo,
si guardò attorno...come per cercare le parole adatte. Quando le ebbe
trovare, s'inginocchiò per arrivare all'altezza dei bambini. -
Piccoli...Caesar vuole bene a Lucilla.- rispose - Io non so cosa accadrà. Ma
lui...non riuscirebbe a farle del male.- - Però non vuole lasciarla andare.-
alitò il piccolo Riddle angustiato - Si combatteranno fino a che lei non avrà
ottenuto di poter tornare a casa con Tristan.- - Si.- ammise Demetrius - Ma
sanno uscire dai Veli. Non temete. Non rimarranno rinchiusi. Un giorno
torneranno.- - Si ma quando?- pianse Degona - Io voglio la mia mamma!- Ma
come capirono presto, non c'era risposta a quella domanda. Non sapevano
quando sarebbe tornata Lucilla. Non potevano neanche sapere che sarebbe
sopravvissuta. Come lei aveva detto, meglio morire che guardare la vita da
oltre le sbarre.
Calò il buio e finalmente Silente tornò alla Torre dove
erano tornati anche i bambini. - Ci dica tutto.- lo incalzò Jess, appena si
fu accomodato. Gli Auror erano accanto al caminetto - Hogwarts non sarà
chiusa.- sussurrò il mago, versandosi del the e rivolgendosi a tutti i membri
dell'Ordine della Fenice - Orloff è venuto a sapere che Voldemort è vivo, che
dovremo cercare tutti i Veli e distruggerli. Sa dei Mangiamorte e sa di cosa ha
fatto Harry. Per il resto, se mi permettete, se ne infischia amabilmente.- -
Idiota.- ringhiò Sirius fra i denti - Non c'è n'è uno con un briciolo di materia
grigia su quella sedia.- - Per una volta sono d'accordo.- borbottò Piton
esasperato - Abbiamo rischiato il collo stanotte, l'intero collo della Gran
Bretagna preside. Cosa faremo quando i suoi seguaci riprenderanno a provocare
morti e incidenti? Ora sanno che è vivo, cercheranno di recuperare i Veli. Hanno
sentito tutto.- - Allora dovremo metterci subito all'opera.- scandì Tonks -
Non abbiamo un minuto da perdere.- - Ci vorranno anni, non capite l'entità
dell'opera.- sibilò Piton. - Nessuno starà più con le mani in mano, d'ora in
avanti.- s'intromise Ron serio - Più nessuno.- - Sta buono, signor Weasley.-
gli disse la Mcgranitt, battendogli una mano sulla schiena - Il signor Potter
sta bene, questo è quello che conta. Avete ritrovato tutti gli Horcrux e la
signorina Granger ha elaborato la frase che avrebbe potuto richiamarli e
risvegliarli. Senza ombra di dubbio, avete dato tutti prova che siete ben più
forti di un gruppo di cinquanta Mangiamorte.- - Già.- Neville Paciock
sorrise, osservando i vecchi amici - Ehi ma ci sarà mai una giornata tranquilla
con voi?- - No, non credo.- ridacchiò Ron, abbracciando Pansy e anche Elettra
- Dio...che nottata...- - Bah, sembrate quasi tranquilli.- rognò Malocchio
computo - Bravi ragazzi, avete reso giustizia al vostro nome.- - Ah, bel
nome!- tuonò Duncan Gillespie, apparendo sulla porta furibondo - Complimenti
idioti, ancora una volta sono venuto a sapere con ben sei ore di ritardo il
maledetto casino che avete combinato! E grazie per tutti i cadaveri che sono ora
all'obitorio Malfoy!- sbraitò, facendo roteare gli occhi a Draco - E adesso come
la sistemiamo eh? Ci sarà una maledetta inchiesta e tanto perché tu lo sappia
Orloff vuole la mia e la tua testa su un piatto d'argento.- - Che crepi.-
sibilò Draco, seduto in poltrona accanto a Sirius e Blaise. - Senti un po'
tu...- Duncan si bloccò di botto, vedendo poi Lucius seduto a sorbirsi il the
con Remus e Piton a tavola. Sbiancò, fissando Black e Lupin - E voi due vi siete
portati qua un prigioniero??- si passò le mani fra i capelli, già vicino alla
crisi isterica - Per la miseria, voi siete da chiudere in un manicomio
babbano!- - Duncan, dai eh?- sbuffò Draco, accendendosi una sigaretta - Hai
anche la pressione alta, sta' buono.- - Sta buono un corno! C'è il rischio
che tu finisca ad Azkaban in cella con tuo padre!- - Atroce.- soffiò Lucius,
schifato. - Concordo.- ringhiò Draco - Che dovevo fare? Eravamo senza poteri,
dovevo lasciare che ci ammazzassero?- - Ok ma ci sono arti sparsi per tutta
la scuola!- - Che stress, non siete mai contenti di niente.- s'intromise Ron
- Quei maledetti dei Lestrange hanno cercato di buttare la figlia di Mc dentro
al Velo, sai? Hanno rapito Tom e Damon, messo Trix dentro una gabbia di croci e
quasi soffocato la figlia di Daniel King.- - Già.- lo seguì Blaise - Può
calare sul nome dei genitori, non crede? Così Orloff si morderà la lingua.- -
Bella soluzione.- borbottò Tom mogio. - E piantala mostriciattolo.- gli disse
Draco, passandogli un braccio a collo e coccolandolo un po' - Non ci
pensare.- Il maghetto gli sorrise vagamente, nascondendo la testa sotto al
suo braccio. Gli era riconoscente. Standogli vicino però, sentì le
bende sul braccio sinistro del cugino. Era stato marchiato per colpa sua. Ora
aveva il segno indelebile dei Mangiamorte. - Bhè.- Duncan dovette respirare
un paio di volte, contando fino a cento - Se non altro siete tutti sani e salvi.
Non so se piangere o ringraziare.- - Grazie, molto buono.- dissero tutti gli
Auror in coro, facendo ridere i bambini. - Quindi...- riassunse Elettra,
stanca ma sorridente - La scuola per ora è salva. Giusto preside?- - Si,
esatto signorina Baley. Gli studenti sono salvi e Orloff diffonderà una vaga
notizia sul fatto che Harry Potter e i suoi compagni hanno nuovamente sconfitto
un gruppo di Mangiamorte che ci hanno attaccato.- - E del fatto che è morto
per i maghi e nessuno lo verrà a sapere?- sibilò allora Hermione, alzando la
faccia dal tavolo - Di questo non ne parlerà nessuno, vero?- - Temo di no.-
mormorò Duncan - Bhè...a meno che a qualcuno non sfugga qualcosa. Sai...le fughe
di notizie...- - Già, brutte bestie.- sorrise Silente, rimettendosi in piedi
- Cari amici, credo che sia giunta l'ora per tutti di andare a letto. Cercate di
riposare, da domani saremo assediati dai membri della pubblica informazione di
massa e Orloff ci renderà la vita un inferno, conoscendolo. Harry?- - Dorme
ancora.- gli disse Sirius - Ma starà bene.- - Benissimo. Spero di vedervi
domani a pranzo. Abbiamo ancora tanto di cui discutere.- ma prima di andare alla
porta, si chinò sul piccolo Riddle, ancora abbracciato al cugino, sorridendogli
dolcemente - Dormi sonno tranquilli Tom. Ora Harry è al sicuro. D'ora in avanti,
lo proteggeremo tutti insieme.- Gli occhi blu del piccolo s'illuminarono,
s'illanguidirono. - Si.- mormorò. - E' ora di andare a letto.- gli disse
Draco - Preside, le spiace se lo teniamo qui?- - No, figurati. Spero che vi
occuperete anche degli altri piccoli malandrini.- frecciò Silente, veleggiando
alla porta e dirigendosi alle scale - Abbiatene cura.- - Ci conti.- sogghignò
Ron - Dai cercaguai. Filate in camera mia.- - Trix, tu chiuditi nella mia.-
le disse invece Milo - E bevi qualcosa, sei uno straccio.- - Vorrei vedere te
chiuso in una chiesa in miniatura.- rognò la Diurna sbuffando. - Il
mostriciattolo me lo tengo io.- Draco si mise in piedi, prendendo in braccio Tom
- Noi andiamo a letto.- - Ok, buona notte.- Hermione si alzò, andando ad
abbracciare il maghetto e baciando Malfoy sulla guancia - Se avete bisogno,
chiamate. Tanto non ho sonno per il momento.- - Ti conviene dormire
mezzosangue.- fece Draco, levando un sopracciglio - E non pensare di andare a
caccia di mezzi demoni, perché saresti troppo prevedibile.- -
Spiritoso.- - Però. Voi Auror avete un senso dell'humour veramente
impressionante.- bofonchiò Lucius, seccato. - Ehi Black, perché te lo sei
portato dietro eh?- rognò Malferret. - Perché non avevo più voglia di
discutere con sua signoria.- rispose Sirius con la stessa irritazione di Malfoy
senior - E poi anche volendo dove lo lasciavo eh? Ha intrattenuto quei dementi
dei tuoi cugini almeno.- - Già, tu invece non sei servito a un tubo Black.
Come al solito.- rognò Piton fra i denti. - Almeno qualcuno se n'è accorto.-
sibilò Lucius sarcastico. - Ehi, non cominciate voi quattro eh?- sbraitò la
Mcgranitt - Mi rifiuto di sentire di nuovo le vostre fesserie!- - Dai Paddy,
vai a dormire.- gli sorrise Remus, più paziente di Sirius - E poi Harry potrebbe
svegliarsi fra un po'.- - Qualcun altro invece potrebbe non correre questo
rischio.- minacciò il padrino di Harry, andandosene. In un modo o nell'altro
comunque, passò anche quella notte. Ora Hogwarts era di nuovo al sicuro. I
nemici erano lontani, piegati e feriti, immersi nella vergogna. E la speranza
era tornata. Dormiva sereno per il momento, immerso in un mondo di oblio dove
c'era solo pace. Per la guerra, ci sarebbe stato ancora del tempo. Ma ora
Harry Potter aveva qualcuno a difenderlo. Che come lui, era disposto a dare
la vita.
- Fine Penultimo
Capitolo. -
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Capitolo 57 *** Capitolo 57° - FINE - ***
Io sono il salvatore dei maghi. Io sono
speranza. Io sono Harry Potter. Ma sono anche…solo
Harry. Ricordatelo. Sono bene, ma anche male. Capitelo, perché in ognuno
di noi c’è un eroe. Un eroe a cui facciamo appello. Pensate a me come a
una saetta nel cielo, nelle notti buie di tempesta. Pensate a me come quel
breve istante di luce, quando tutto sembra perduto. E poi guardate in voi
stessi. Io sarò lì. Una saetta nel
cuore.
Un fiotto di sole filtrò dalle tende della stanza. Dolce e
carezzevole sfiorò il viso di un grande mago. Harry Potter mugolò nel sonno,
girandosi supino. C’era pace, lenta e silenziosa, tenue e sinuosa. Era
spuntata la luce, dopo la tempesta e insieme ad essa, un piccolo fascio di
colori, fra nubi di panna. A qualcuno poteva sembrare un arcobaleno. Ad altri
un semplice scherzo degli occhi,
dell’immaginazione. L’arcobaleno. Elettra, incurante del sole che le
feriva la vista, guardò quello spettacolo poi seguì la scia luminosa, tornando
verso il letto. Sorrise debolmente, tornando a sedersi sulla sponda su cui aveva
passato la notte. Si rannicchiò nella parte destra, accoccolandosi in modo da
non disturbare il sonno di Harry. Su una larga poltrona accanto alla sponda
sinistra c’era Sirius. In braccio a lui il piccolo Tom. Il bambino
sembrava ansioso, preoccupato. A niente era servito cercare di dormire. Nelle
vene, insieme al sangue, gli scorrevano tensione e paura. Paura di non
vederlo più aprire gli occhi, paura di trovarlo cambiato, di non vedere in
quelle iridi verdi la speranza e il coraggio che un tempo vi avevano
regnato. Paura di perderlo. Edvige planò all’improvviso sulla finestra,
sbattendo delicatamente le ali. Entrò dal battente aperto, si accomodò con
eleganza sul suo piolo. Guardò i presenti col suo sguardo ambrato e
intelligente, poi gufò. Tom tornò a puntare il letto senza smetterla di
agitarsi. Le sue mani non stavano ferme, dondolava le gambe…e all’ennesimo
sorriso di Elettra, anche Sirius sbuffò. - Calma, calma.- gli disse Black con
un sospiro e passandogli una mano sulla testa – Harry sta bene, non vedi?- -
Ma ieri mattina…l’altra notte…insomma…- il bambino si morse le labbra – Bhè…è
morto e con Voldemort…- - Tesoro, Harry si è scontrato con Lord Voldemort
migliaia di volte.- gli disse Elettra dolcemente – Non ti devi angustiare tanto.
E poi lui non è morto veramente. È sempre stato qui.- - Ma
era…arrabbiatissimo.- - Che pretendi.- Sirius cercò di non sogghignare ma le
sue labbra si piegarono comunque – La sua anima si è spaccata in quattro, a
momenti ti uccidevano e hanno marchiato il braccio a tuo cugino, senza contare
che avete tutti rischiato la vita. E’ facile perdere le staffe così, non
credi?- - In passato ha sbraitato anche di peggio, credimi.- lo assicurò la
Baley, agitando la bacchetta e facendo comparire del caffè per tutti – Si è
comportato abbastanza civilmente, se si può usare questo termine.- Riddle
non era della stessa opinione ma non replicò, portandosi una delle tazze alle
labbra. Harry ora gli sembrava così fragile in quel letto. Così
indifeso. Un bambino…sopravvissuto. Nonostante tutto sorrise. Che grande
mago, pensò. Era morto ed era tornato solo per loro. Le lacrime gli
pizzicarono di nuovo gli occhi ma le trattenne. Non voleva più piangere. Non
era più tempo di farlo. Harry era stato coraggioso, Lucilla era stata
coraggiosa. Draco lo aveva salvato, subendo la vendetta dei suoi
fratellastri. Più nessuno avrebbe dovuto farsi male a causa sua. Ora
toccava a lui proteggere Harry e Draco. Proteggere tutti
quanti. Improvvisamente il moretto mugolò di nuovo e si agitò fra le
lenzuola. Si stava svegliando. Elettra e Sirius balzarono in piedi, vicino
alle sponde. Tom rimase un po’ distante, il cuore in gola. - Ehi…- la strega
si piegò insieme a Black, sul viso di Harry – Ehi…amore, stai
bene?- Lentamente, le sue palpebre si aprirono. Sbatterono un paio di
volte, poi inchiodò le iridi su di loro. - Elettra.- La strega sorrise,
gli occhi velati e la gioia di colpo esplose. Gli gettò le braccia al collo e
si schiacciò su di lui. La paura e il dolore della notte prima si sciolsero,
annegando in un mare di pura gioia. Di puro languore. Harry le carezzò i
capelli, restando sdraiato. Poi levò gli occhi su Sirius. - Ciao papà.-
disse in un soffio. Black tacque, restando immobile, in sospeso, con l’anima
in gola. - Che c’è?- Harry sogghignò brevemente – Ti dà fastidio per
caso?- - Canaglia.- gli soffiò allora Sirius, col suo stesso
ghigno. Maledetta canaglia. Lo abbracciò stretto quando si mise a sedere,
dolorante e con un’emicrania pazzesca. Harry non oppose resistenza. Stretto
nelle braccia del padrino sembrava non stancarsi mai. Era di nuovo al
mondo. Era di nuovo al suo posto. Ora sapeva. Non c’era un luogo diverso
adatto a lui. Per quanto duro, per quanto pieno di spine…quella era casa
sua. L’unica casa che l’avrebbe protetto, nonostante tutto. Ed era
tornato. Elettra era lì. C’era Sirius. I suoi amici. L’amore. L’affetto di
un genitore, dei suoi fratelli. Inspirò a fondo quando Sirius lo lasciò e lo
aiutò a mettersi in piedi. Accidenti, ora le sue ossa le sentiva tutte, nessuna
esclusa. Ogni fibra, ogni tendine, ogni cellula. Erano tutti lì presenti e
strillavano per farsi sentire. Era vivo. - Oh, si è svegliato.- La
porta sbatté con forza e Draco Malfoy apparve sulla soglia. Harry non fece
neanche in tempo ad aprire bocca per salutarlo magari, che un pugno pesante come
un macigno lo prese sulla mascella e volò sul pavimento, con un tonfo. Tempo
un altro istante e si stavano massacrando, Draco per la rabbia, Potter più che
altro per difendersi. E Sirius li guardava rotolarsi per terra, l’espressione
di uno che ormai ha visto troppo per aprire bocca. - Ma che cos’è questo
baccano accidenti?- sbraitò Ron mettendo la testa nella porta insieme a Jess, la
Mcgranitt e Tonks – Oh no! Non cominciate!- aggiunse, quando vide cosa stavano
facendo – Insomma ragazzi!- - Black hai intenzione di guardare ancora a
lungo?- sbuffò anche Lucius Malfoy, entrando con suo passo sprezzante. - In
questi anni ho imparato a non mettere bocca quando si pestano.- sentenziò Sirius
serafico, spostandosi leggermente quando gli caddero ai piedi e cominciando a
volare anche insulti – Ma se vuoi provarci tu…sarei curioso di vederti con un
occhi nero. È una buona occasione Malfoy.- - Ma sta zitto.- si schifò Lucius,
dando un calcetto al gomito di suo figlio – Avanti…Draco…oh Draco…e
basta!- - Hn, se fai così ti risponderanno subito.- - Un giorno creperai
sul serio Black, fidati.- lo minacciò il biondo. - Potrei dirti la stessa
cosa, capellone.- - Cane da riporto.- - Te la tiri troppo, idiota.- -
Ma che cos’è, un asilo nido questo posto?- ululò Ron, mettendosi in mezzo e
andando a prendere Malfoy junior per la camicia – Avanti basta! E che cazzo
Malferret, s’è appena ripreso!- - Pensa ai fatti tuoi Donnola!- tuonò Draco
furibondo, un livido sullo zigomo e tutto spettinato. - Ma che cazzo t’è
preso, si può sapere?- urlò Harry di rimando, faticando a rimettersi in piedi –
Perché mi hai picchiato?- - Perché sei un fottutissimo bastardo, ecco cosa!-
gridò Draco di rimando, gli occhi incendiati. Tempo pochi minuti e tutta la
stanza si riempì di curiosi e mezzi addormentati, tipo Blaise che era pesto di
sonno e gli ex studenti che non capivano cosa fosse quel chiasso. Alla fine
riuscirono a separare sia Black e Malfoy che i due giovani Auror ma i litiganti
continuarono a fissarsi in maniera alquanto bellicosa. Allontanati di
qualche metro l’uno dall’altro, la Mcgranitt riportò un po’ d’ordine e poi si
misero a tavola per la colazione anche se c’era un bel po’ di veleno sparso in
qualche tazza a caso. Draco restò del suo umore più funereo per tutto il
tempo e a nulla valsero i tentativi di Potter di capire cos’avesse. Niente,
una tomba. Allora che andasse al diavolo, quel fesso. - Tutti vivi?-
s’informò, mentre aspettavano Silente. - Si, tutti.- gli sorrise Elettra da
cui il moro non si staccava più. - Ed Herm dove sta?- Tutti tacquero. Già.
Dov’era Hermione? - Porca di quella gran…- Draco buttò la forchetta nel
piatto con stizza, afferrando la mappa del Malandrino. Eccola lì, non era a
Hogwarts! Era andata da Crenshaw, ne era sicuro! - Io quella maledetta
mezzosangue la uccido, giuro che lo faccio! Il Ministero dovrebbe abrogare una
legge che impedisce a lei e a quelli della sua pasta di andare in giro da
soli!- - Certi purosangue invece dovrebbero essere chiusi ad Azkaban a vita,
sai?- gli rinfacciò Ron. - Ma va’ al diavolo anche tu Weasley.- - Hn, di
buon umore Dray.- insinuò Zabini, scolandosi il caffè – Hai dormito male?- -
Il mostriciattolo mi ha ficcato troppe gomitate nella schiena.- sbuffò il
biondo, facendo arrossire il piccolo Riddle – A che ora ti sei alzato eh?
All’alba?- Tom levò le spalle – Non avevo sonno.- - Si, si nota dalle tue
occhiaie.- Qualcuno ridacchiò, poi arrivò Piton e Sirius perse del tutto
l’appetito, mettendo una smorfia. - Che hai Black? T’è andato di traverso
qualcosa?- sibilò il professore di pozioni. - Si, la tua presenza.- - Stai
diventando scontato, sai cane rognoso?- frecciò Lucius sarcastico – Non hai
quella bella casa da sistemare? Dovresti andare in giro con scopa e paletta e
dare una bella rassettata. Non hai nulla da spolverare? Eh?- - La parte
sinistra del tuo letto forse.- fu la risposta pungente di Sirius che prese in
pieno il bersaglio. Stavolta rise anche Remus sotto i baffi e stavano già
per saltarsi al collo quando tornò finalmente Hermione. Era tutta sporca e
lacera e dalla sua espressione, Draco non ebbe veramente il coraggio di
parlare. - Buon giorno.- si azzardò Neville, l’unico a volersi
suicidare. Gli arrivò in risposta un ruggito e la videro correre a cambiarsi,
veloce come un treno. Decisamente non aveva trovato Jeager. - Buco
nell’acqua eh?- bofonchiò Trix, seduta fra Milo e Jess. - Mi sa di si.- annuì
Morrigan – Allora? Quando arriva il preside?- - Un attimo e sarà qua. Era
nell’ufficio a parlare con Orloff.- sibilò Piton, sedendosi a debita distanza da
Sirius e Remus – A quanto pare sono sorte rogne a causa dell’utilizzo di magie
proibite.- e dicendolo scoccò un’occhiataccia a Harry. - Mi scusi professore
ma che doveva fare?- si azzardò Pansy – Orloff dovrebbe risolvere ben altri
problemi.- - E’ quello che gli starà dicendo il professor Silente.- sospirò
la Mcgranitt – Severus e gli studenti?- - Sani e salvi. Stanno già ricamando
nei corridoi.- - E per la mia inchiesta?- s’informò Draco con aria
indifferente. - Verrà insabbiata, tranquillo.- Piton agitò la mano – Il
professor Silente ha capito che a Orloff importa poco della morte dei
Mangiamorte. A lui interessa solo sapere che il signor Potter è ancora vivo e
che continuerà a fargli da alza bandiera.- - Piano con le parole Mocciosus,
c’è rimasto secco l’altra notte.- l’avvisò Sirius con tono tetro. - E adesso
è vivo, Black.- replicò Piton gelido – Quindi tieni a freno la lingua e
rilassati. James non si starà rivoltando nella tomba.- - Lasciate fuori mio
padre dai vostri discorsi.- disse Harry pacatamente, zittendoli – Per il resto
state tutti bene?- - Una favola.- sorrise Blaise – Edward ha fatto un po’ i
capricci ma sta riposando e si riprenderà presto.- - Katrina?- - Morta.-
l’informò Jess – Grazie a Degona.- - E il corpo di May?- - I genitori sono
venuti a prenderlo ieri.- sussurrò Ron – Ci avviseranno per i funerali.- -
Perfetto.- disse Harry tristemente. - Ma tu signor Potter…sei sicuro di stare
bene?- gli chiese la Mcgranitt – Quella magia deve averti stremato.- -
Infatti mi sento a pezzi.- - Sicuro che tutto sia al suo posto?- insinuò
Neville ridendo. - Già, il cervello c’è ancora?- aggiunse Seamus – Oppure non
c’è mai stato?- Potter non fece in tempo a sibilare un rispostaccia che la
porta della Torre si spalancò di nuovo di botto. - Tom! Oddio, meno male stai
bene!- In un attimo il piccolo Riddle venne sommerso da parenti
stretti. Sua zia Andromeda gli si era catapultata addosso e aveva quasi
ucciso Lucius col braccio, cacciandogli il gomito in un occhio. Sulla porta
anche Narcissa, accompagnata da Tonks, Jane e Liam Hargrave. - Zia!- il
bambino sorrise, facendosi quasi strozzare – Ma cosa ci fai qua?- - Ninfadora
mi ha detto tutto!- alitò Andromeda, guardandolo ovunque nel caso fosse ferito –
Dio, stavo morendo di paura! E tu che cosa diavolo ci fai qua?!- sbraitò,
cambiando tono e avvedendosi di Lucius. - Grazie, anche io sono contento di
vederti.- frecciò quello, schifato e riattaccandosi al caffè. - Crepa.- gli
disse la strega senza tanti complimenti – E tu Draco? Tutto bene tesoro?- -
Una meraviglia.- sibilò ironico – Ciao mamma.- Narcissa gli sorrise
vagamente, abbracciando Tom a sua volta – State tutti bene vedo. Meno
male.- - Ciao Jane!- cinguettarono gli altri, facendo a gara per farsi
abbracciare – Hermione arriva subito!- - Come sempre vi trovo in forma
ragazzi.- rise lei – Non sembra neanche che abbiate rischiato la pelle.- -
Siamo a prova di Mangiamorte, lo sai.- fece Ron soave – Avete sentito qualcosa
venendo qua?- - La Gazzetta del Profeta non si è ancora inventata balle
decenti.- rognò Liam cupamente – Allora? Dove stanno i Lestrange?- - Una muta
a farsi controllare la voce, l’altro forse a farsi riattaccare un braccio.-
disse Blaise tranquillissimo. Già, se n’era scordato. Tom si estraniò dai
presenti, guardando fuori dalla finestra. I suoi fratellastri erano fuggiti.
Suo padre era vivo anche se ancora imprigionato. Ora scattava una lotta
contro il tempo. Una ricerca antica e difficile. Quella dei dodici Veli
rimasti. Per quanto ancora sarebbe andata avanti quella guerra?, pensò
posando gli occhi bluastri su Harry. Per quanto ancora il bambino
sopravvissuto sarebbe riuscito a opporsi, da solo? Harry aveva bisogno di una
mano. Qualcuno doveva proteggerlo… E Lord Voldemort…si, Lord Voldemort doveva
morire. A niente purtroppo sarebbe valso rinchiuderlo. Finché ci fosse stata
anche solo una possibilità di riportarlo in vita, con l’incantesimo più corrotto
mai esistito, i suoi Mangiamorte sarebbero prolificati, rendendo ogni loro
sforzo vano. Ma suo padre non era l’unico ad incarnare il suo ideale. Tom
l’aveva capito dai discorsi di Vanessa. I Mangiamorte lo consideravano la
speranza, la loro speranza. Lui, figlio del Signore Oscuro, era la speranza
che si perpetuava. Ora anche era lui, come Harry, era un vessillo. Ma
c’era un modo per fermare quell’ingranaggio, continuò a dirsi, mentre Potter si
metteva in piedi dicendo che aveva una cosa da fare. Si, pensò Tom con un mezzo
sorriso. Anche lui, come gli Auror, per fermare i Mangiamorte aveva sei
anni. E poi avrebbe spezzato la loro speranza. Quell’ideale che
suo padre tanto perpetrava, doveva essere distrutto. Per il bene di tutto ma
specialmente per quello del bambino sopravvissuto.
Wizards’
Graveyard, Cimitero dei Maghi. Il sole stava tramontando e l’aria tiepida di
maggio stava accarezzando i fiori selvatici della campagna inglese, pettinando
ciuffi d’erba smeraldini e le lapidi mute e addormentate. C’erano poche
persone, pochi maghi dall’aspetto anziano che vagavano nei cortili interni e il
piccolo Tom si guardava attorno, cercando di non farsi abbagliare dal sole
aranciato e vermiglio del tramonto. C’erano tanti uccellini, specialmente
ghiandaie. Erano allegre e non la smettevano di cinguettare anche a quelle
ore tarde, comunque misero un leggero sorriso sul volto del piccolo Riddle che
non era mai stato in un posto simile. Naturalmente non era andato per
salutare i suoi parenti ma solo per accompagnare Harry. A sorpresa, all’ora
di pranzo, Harry aveva espresso il desiderio di uscire da Hogwarts per qualche
ora per andare al Cimitero dei Maghi e così in parecchi si erano offerti di
accompagnarlo. Sirius e Remus per primi, poi Hermione, Ron, Elettra e anche
Draco al cui braccio Potter si era attaccato dopo la rissa e non erano più
riusciti a separarsi. Pansy invece era rimasta al castello per controllare le
condizioni di Edward e Blaise, così come Milo si sarebbe preso cura di Beatrix.
Era stato Silente stesso, oltre a Damon e Claire, ad invitarlo ad andare
tranquillamente con Harry e sebbene fosse stato molto teso all’idea di entrare
in quel posto dove naturalmente c’erano alcune persone morte per mano di suo
padre, i genitori di Harry compresi, ora il maghetto sentiva una sorta di …pace
mai provata prima. Poteva sembrare macabro ma Tom si guardava attorno senza
paura, avvertendo un grande silenzio, un senso di completezza che solo con la
morte si può raggiungere. Era buono il profumo dei fiori, pacata l’acqua che
cadeva dalle fontane incantate. Le lapidi ora non gli sembravano prove di un
trapasso. Ma solo un luogo dove ricordare. Dove potersi sentire vicini con la
persona che era mancata. Perché la morte faceva così paura a quell’uomo?, si
chiese. Perché la temeva così tanto? Di cosa aveva davvero terrore? Di essere
dimenticato? O di perdere chi gli stava intorno? Una mano carezzevole si
posò sulla sua spalla e poi Hermione s’inginocchiò accanto a lui. - Sono dei
bei fiori.- sussurrò la strega, guardando il mazzo di piccoli fiori di campagna
gialli, bianchi e rosa che aveva raccolto prima con Elettra. Tom arrossì
vagamente – Non sapevo che fiori piacevano alla mamma di Harry. Gliel’ho chiesto
ma…- arrossì di più – Lui non lo sapeva. Gli ho fatto proprio una domanda
stupida.- La Grifoncina sorrise, carezzandogli la guancia – Sono sicura che a
Lily piaceranno.- - Si, a lei piacevano tutti i fiori.- disse anche Remus,
passando loro a fianco. - Visto?- ridisse Hermione – Stai tranquillo.- Il
piccolo Riddle annuì, mentre gli altri li raggiungevano. - Sei sicuro?- la
Granger l’osservò a lungo, sempre tenendogli le mani sulle spalle – Sicuro che
non vuoi andare?- - No.- scandì il maghetto duramente – Lei non è mia
madre.- - Lo so.- rispose la strega – Ma forse ti farebbe stare meglio.- -
L’unica cosa che può farmi stare meglio è sapere Harry al sicuro.- le disse Tom,
zittendosi quando gli altri li raggiunsero. S’incamminarono in silenzio oppure
parlando a bassa voce, con Sirius e Potter a capo gruppo mentre Hermione restava
in fondo, a guardare la schiena di quel ragazzino undicenne che gli ricordava
molto un piccolo eroe. Quanto si assomigliavano, pensò con la mente rivolta
al passato. - Non vuole andare da Bellatrix, vero?- mormorò Draco, al suo
fianco. Lei annuì – No. E non penso che vorrà andare neanche sulla tomba dei
Riddle, nell’ala ovest del cimitero.- - Lost Graveyard non è posto per i
bambini, mezzosangue.- Malfoy le scoccò una debole occhiata – Ma forse hai
ragione tu. Forse lo farebbe sentire meglio.- - Abbiamo sei anni. Solo sei
anni.- Hermione si strinse al suo braccio, quasi poggiandogli la testa su una
spalla – E’ così poco tempo e quei Veli sono nascosti così bene. Ho paura che
uscirà da solo e verrà a portarceli via.- - Tom?- - E Harry.- Il biondo
stavolta rimase in silenzio ma le passò un braccio attorno alle spalle,
ricordando la notte di pochi giorni prima. Quando lo Sfregiato si era messo
in mezzo, quando si era preso una lama nel petto per salvare lui. Quando gli
era morto fra le braccia e il suo corpo, spaccandosi in lucciole, gli era
scivolato via dalle dita. Un qualcosa simile a un vuoto si era formato nel
suo petto, quella notte. Una consapevolezza in cui però lui non voleva
addentrarsi. Morire. Si, tutti prima o poi dovevano morire. Ma quello non
era stato il momento giusto, per Harry Potter. Ora Draco sapeva. Sapeva
che sarebbero dovuti morire insieme. In un modo o nell’altro, era quello ciò
che li aspettava. La cappella dei Potter aveva un’aria antica e grazie al
custode era ben tenuta. Lily Evans Potter era sepolta in una tomba bianca, di
marmo, a fianco di quella James Potter. C’erano tanti Potter, notò Tom, ben
sapendo che Harry era l’unico rimasto. Era stata una grande famiglia, piena di
grandi talenti e si assomigliavano quasi tutti. James e Harry poi sembravano
gocce d’acqua. A ben pensarci, anche lui era l’ultimo dei Riddle… Posarono
i fiori sulla tomba dei genitori di Harry, poi tutti si strinsero attorno a
lui. I fiori vennero accarezzati dalla brezza del vento, i ricordi riportati
a galla. Con loro, Harry aveva perso dei genitori, Sirius e Remus il loro
migliore amico. Una tale perdita non era da augurare neanche al proprio
peggior nemico. Passò del tempo, nessuno dei presenti parlò. Secondi,
minuti…tutti i maghi stavano persi nel loro mondo, in preda a chissà quali
pensieri. Poi lentamente Elettra sciolse la propria mano da quella del
bambino sopravvissuto. Lui la guardò quasi smarrito ma lei gli sorrise. -
Ti lascio un po’ da solo.- mormorò, baciandolo. Dopo qualche attimo anche
Hermione e Ron, abbracciato il loro migliore amico, se ne andarono,
allontanandosi. Remus e Sirius lo fecero per ultimi. Black posò la mano
sulla lapide di James Potter, poi scoccò uno sguardo profondo a Harry. - Fai
con comodo.- gli disse, andandosene via a capo chino con Lupin a
fianco. Fecero per andarsene anche Tom e Draco quando di colpo i bracciali si
strinsero. Malfoy imprecò fra sé ma Harry non fece una piega e fermò anche il
piccolo Riddle. Non importava se rimanevano. Tom glielo lesse negli occhi
e così gli passò le braccia attorno alla vita, restandogli a fianco. Draco
avrebbe sorriso se quelle lapidi non gli avessero dimostrato era realmente
precaria ora la loro condizione. Fra tutte quelle lapidi dei Potter, un
giorno avrebbe potuto esserci anche quella dello Sfregiato. I bracciali del
destino si strinsero di più, come per suggellare quel
pensiero. Uniti. Dovevano restare uniti. Harry inspirò, posando il
palmo sulla testa di Tom e senza staccarsi da Draco. Era morto. Ed era
tornato. Aveva vissuto un po’ in Tom e un po’ in Draco. Ora in lui c’era
un po’ di ognuno di loro. Aveva visto i ricordi del suo figliastro, i ricordi
del suo nemico. E ogni strada riconduceva a lui. Come in una ragnatela.
Tutti i fili intessuti l’uno con l’altro riportavano a un unico filo della
matassa. Lui. Harry Potter. - Mi piacciono questi fiori Tom.- mormorò.
Guardandolo, vide gli occhi bluastri del bambino illuminarsi. Pregò che non
perdessero mai quella luce. Il maghetto lo cinse di più e Harry lo abbracciò
stretto. - Sfregiato.- - Si?- Si volse a guardare Draco, levando un
sopracciglio alla sua espressione vuota e triste. Gli occhi argentei dell’ex
Principe di Serpeverde lo scrutarono a lungo, per poi abbassarsi su tutte quelle
tombe. - Cosa c’è?- lo incalzò, addolcendo il tono. - Vedi solo di non
finirci anche tu qua, prima del tempo.- mormorò il biondo, continuando a
sfuggire al suo sguardo. L’altro avvertì quasi un colpo dentro al petto, un
qualcosa che si allargava a macchia d’olio. Era una sicurezza. Una intima,
cupa e pesante sicurezza. Ora ricordava gli ultimi istanti, prima che la sua
anima di spaccasse in pezzi. L’immagine velata di Draco gli sfrecciò nella
mente. Le sue grida, la sua presa forte e disperata. L’aveva chiamato a
lungo, un richiamo sofferto e testardo quanto un’eco. Draco era
così. Un’eco. Un’eco nella testa, nel cuore. Un’eco che gli ricordava
che non era Lord Voldemort ad avere il diritto di ucciderlo per primo. Ma
qualcun altro. - Andiamo.- sussurrò, scoccandogli un breve sorriso – Tom, dai
vieni.- - Posso…- il bambino li bloccò, intimidito – Harry posso restare qui
ancora un attimo?- I due padrini lo guardarono stupiti ma si limitarono ad
annuire, scoccandogli un ultimo sguardo dolce e comprensivo. - Ti aspettiamo
davanti alla fontana.- e se ne andarono, lasciando il bambino davanti alle tombe
dei Potter. Tom si morse le labbra, ora solo di fronte ai genitori di
Harry. Era il figlio dell’uomo che aveva ucciso quelle due persone…e forse
non avrebbe dovuto essere lì. No, di questo era sicuro ma c’era una cosa che
poteva almeno fare, per riscattare tutte quelle morti. Un tempo aveva creduto
di essere finito sulla strada di Harry perché lui si vendicasse. Per morire,
per mano sua. Ora invece sapeva di avere anche un lui un potere. Forse
piccolo, forse insignificante. Ma tempo sei anni e sarebbe diventato forte anche
lui. Lily e James l’avevano difeso da bambino, ora toccava a lui. - Lo
difenderò io Harry adesso.- sussurrò e fu qualcosa di così flebile che per un
attimo Tom non credette di averlo detto ad alta voce. Il vento si portò via
quella promessa e il ragazzino chiuse gli occhi. Si, poteva fare
qualcosa. Lo doveva a Harry e Draco, a Hermione e Ron. A tutti quelli che
alcune notti prima gli avevano salvato la vita. Si, avrebbe difeso Harry
Potter. Senza aggiungere altro se ne andò, tornando verso gli altri. Vide
che gli occhi verdi del bambino sopravvissuto erano volti a ovest, verso l’ala
dei maghi maledetti. Lì dove riposavano i Riddle e Bellatrix
Lestrange. Harry ci pensava sempre, capì Tom. Pensava a suo padre molto più
di quanto avesse potuto immaginare. Colpito da una sorta di incomprensibile
gelosia, gli prese la mano e il suo padrino, staccando lo sguardo da ovest,
riuscì a sorridergli veramente. Come da tanto non faceva. Ora Voldemort
doveva stare lontano da loro. Sei anni non erano molti ma ce l’avrebbero
messa tutta. E lui sarebbe cresciuto, sarebbe diventato forte, un grande
mago. E avrebbe lottato contro suo padre per difenderlo. Anche a costo di
rimetterci la vita.
Scese la notte e poi arrivò l’alba di un nuovo
giorno a Hogwarts. Hermione Granger fu una dei primi a svegliarsi, gli occhi
dorati tesi ad accarezzare dolcemente ciò che ora non l’avrebbe più fatta andare
via. Incredibile. Draco Malfoy alla fine aveva vinto la scommessa. L’aveva
ai suoi piedi, completamente. Era lui il suo padrone. Si chinò e lo baciò,
svegliandolo. Ma forse era tempo di mettere in tavola un’altra
scommessa. Un’altra eterna sfida fra loro due, una mano a dadi col
fato. La sfida più bella. Sulla loro vita insieme. Tanti, come loro due,
si svegliarono all’alba di quel caldo sole con la strana consapevolezza che per
anni la pace avrebbe regnato su di loro. Anche Harry poteva avvertirlo, seduto
sulla mensola della finestra, abbracciato ad Elettra. Si, agli Auror
aspettava una lunga gara contro il tempo, per la ricerca dei Veli. A lui
sarebbe mancata la guida di Lucilla, a Tristan il suo amore, a Degona una
madre…ma lei sarebbe tornata. Perché Lucilla dei Lancaster tornava sempre,
anche dall’inferno. E sebbene in quell’inferno Lord Voldemort fosse vivo,
Harry si scoprì tranquillo come mai lo era stato. L’alba sfiorò il verde dei
suoi occhi, illuminandoli. Speranza. No, non se ne sarebbe mai
andata. Sarebbe rimasta lì con loro, per sempre. Baciò la tempia ad
Elettra, abbracciandola stretta stretta ma quando lo fece sentì uno strano
gorgoglio. Dei bambini. Dei bambini molto piccoli stavano ridendo… Anche
Elettra sollevò il capo verso l’alto. Sembrava che quei gorgoglii arrivassero
dal cielo. Anche Tom Riddle, Claire King, Damon Howthorne e Beatrix Vaughn li
sentirono. Nei loro sogni almeno. Ciò che però nessuno sapeva, neanche
Hermione che aveva richiamato gli Horcrux, era che le risate di quei bambini
erano state fondamentali per il risveglio di Harry. E la stessa profezia di
Damon avvallava quella tesi. Solo le risate sarebbero venute loro in
aiuto. Perché per chi aveva dimenticato, per chi non sapeva più ascoltare,
l’innocenza di un bambino sarebbe sempre stata troppo forte da
sconfiggere. Negli occhi di un bambino, il male avrebbe trovato la sua
fine. Quello stesso pomeriggio la riunione dell’anno di Harry Potter
accademico ebbe termine. Ma non prima di aver festeggiato in maniera
piuttosto insolita. Quando li trovarono, Tom e i suoi amici risero senza
potersi fermare. Harry e tutti gli ex studenti erano al campo da quidditch,
alcuni sulle scope, gli altri in tribuna, tutti insieme. Felici. Abituati a
quei cambiamenti di programma e a quelle grane. Ma in fondo tutti erano stati
compagni del bambino sopravvissuto. A tale onore, si accodavano quegli
imprevisti. Avventurosi e sanguinosi imprevisti. - Ehilà ragazzi!- urlò
Ron dalla tribuna – Che fate lì sotto? Salite!- - Là sopra?- bofonchiò Trix,
facendosi tirare quasi a forza. Si ritrovarono fra maghi ventiduenni e
rimasero sorpresi nel vederli così tranquilli, dopo tutto quello che era
successo. Ma evidentemente ne avevano passate troppe per stupirsi
ancora. Vennero salutati da tutti, con Ron e l’intera squadra di quidditch di
Grifondoro al completo attaccata al whisky incendiario, Burrobirre e certi
soggetti che già non stavano più in piedi. In quel clima di risate e gioia,
Tom si avvicinò incredulo alla balconata. Draco era lì appoggiato e guardava
in alto. Guardava Harry, seduto in scopa a ridere con Elettra, Justin Bigs di
Tassorosso ed Edward. Il piccolo Riddle si stupì. Non si era mai accorto
fino in fondo del modo in cui Draco e Harry si guardavano, in certe occasioni.
Non aveva mai capito fino in fondo cosa li univa…i perché…i come e i
quando… - Tutto a posto mostriciattolo?- gli chiese Malfoy, senza staccare
gli occhi dal cielo. - Si.- annuì il maghetto. - Bene.- sussurrò il
biondo, carezzandogli la testa corvina. Il ragazzino sorrise, in cuor suo.
Forse non era così importante capirli. Ma credere in loro… - Draco, posso
chiederti una cosa?- - Dipende.- bofonchiò Malfoy. Tom sogghignò appena,
guardandolo con malizia. - Perché hai picchiato Harry ieri mattina?- Il
suo padrino schioccò la lingua, fintamente irritato – Perché mi andava.- - Ti
mancava vero?- - E a te mostriciattolo? È mancato?- Il maghetto tacque,
assumendo un’espressione malinconica e nello stesso tempo felice. - Si.- -
Tanto quello non muore neanche se l’ammazzi.- gli disse l’Auror – Non aver
paura. Ora siamo di nuovo tutti insieme.- Non aver paura. Tutti
insieme. Tom inspirò a fondo, godendosi per la prima volta la pace dopo
quella notte terribile. Una folata di vento gli sfiorò il viso quando Harry
si fermò davanti a loro. - Ehi mummie!- frecciò, tenendo la scopa con una
mano sola – Che fate? V’è morto il gatto?- - Non farmi dire dove devi
ficcarti il tuo sarcasmo, Sfregiato.- sibilò Draco ironico, mentre Hermione li
raggiungeva. - Herm, tu non sali?- - Neanche per idea.- rispose
stizzosa. - Tom?- Harry sorrise, puntando il maghetto – Ti fai un giro? Ci
andrò leggero, promesso!- Il piccolo Riddle rise di cuore e balzando sul
manico davanti a Harry si strinse forte a lui, tornando a librarsi in
aria. Vola, mormorò Draco fra sé chiudendo la mano in quella di
Hermione. Vola speranza. Insieme, sul quel manico di scopa,
sembravano sempre più veloci. Seguirli non sarebbe stato facile. Erano
saette. Saette nel cuore. Draco passò un braccio attorno alla vita di
Hermione, senza smettere di guardarli. - Ehi mezzosangue.- - Si?- -
Adesso che facciamo?- - In che senso?- gli chiese, osservandolo di sottecchi
– E attento a quello che proponi.- Malfoy piegò le labbra in un ghigno,
chinandosi a baciarla, a reclamare quelle labbra come sue. Ma si, meglio
stare zitti per il momento. Tanto in quel bacio c’era già tutto quello che
voleva dirle, quello che lei già sapeva. - Ti amo.- Gli occhi dorati di
Hermione brillarono, come l’anello col serpente al suo anulare sinistro. - Io
devo pensarci.- E Draco scoppiò a ridere, stringendola più forte. Intanto
in alto nel cielo, Harry Potter continuava a volare. Il vento sulla faccia,
la cicatrice scoperta dalle ciocche dei capelli scuri. Il Bracciale del
Destino stretto al polso, per ricordargli della sua anima incatenata ad
un’altra. Per l’eternità. Al suo fianco un ragazzino, il figlio del suo
grande nemico. Ma volavano insieme, attorniati da tanti altri maghi. Era
destino. Erano stati messi sulla stessa strada e insieme l’avrebbero
percorsa. E volarono. Continuarono a volare. Avevano le ali, ali
invisibili da grifoni con cui cavalcavano il vento. Ed Harry Potter a un
certo punto guardò in basso. Ron, Hermione, Draco, Elettra, Edward e Blaise
invece sollevarono il viso. E da quel giorno fu pace mentre la ruota del fato
tornava a girare. Silente dal suo studio li vide, contro il sole del
tramonto. Tanti angeli sorridenti…a cavallo di scope. Angeli o maghi, non
c’era differenza. Perché fra loro volava la speranza dagli occhi verdi, una
speranza morta e poi risorta.
Per molto tempo,
dopo quel giorno, le risate dei bambini non si avvertirono per un bel
pezzo.
Lucilla del casato dei Lancaster riapparve circa un anno dopo la
sua scomparsa, a Cedar House. Libera dalla sua prigionia.
Caesar
Cameron invece tornò nel Golden Fields, dopo aver lasciato l’unico essere che
fosse mai riuscito a sconfiggerlo nelle mani fedeli dell’unico vero amore di
Lucilla.
Thomas Maximilian Riddle in seguito al suo primo anno a Hogwarts
andò a vivere a Cedar House e venne adottato dai Mckay anche se continuò a
mantenere il cognome di suo padre e dopo interminabili battaglie legali contro
la famiglia Black, Tristan Mckay divenne legalmente il padre del
ragazzino.
Tristan e Lucilla si sposarono un giorno di fine agosto e
decisero di non avere altri figli mentre l’intera proprietà della famiglia
Lancaster veniva lasciata in eredità a Degona Mckay e al piccolo
Tom.
All’età di venticinque anni, Ronald Weasley ebbe il suo primo figlio
e sua madre lo chiamò Jeremy.
A Lucius Malfoy venne concessa l’amnistia
da Orloff in persona e non fu più costretto all’esilio. In cambio dovette fare
ogni nome riguardo alla caccia ai Mangiamorte che il Ministero della Magia
Britannico mise in atto in quegli anni. Tornò a vivere a Malfoy Manor e dopo
numerosi problemi riuscì a riallacciare una sorta di legame con la moglie e col
figlio, anche se con estrema fatica da parte di quest’ultimo.
Per molto
tempo invece dei due fratelli Lestrange non se ne seppe più nulla. Si mormorava
fossero tornati in Germania, altri pensavano che fossero nascosti nel nord
dell’Irlanda, aspettando, fremendo per tornare alla luce del giorno.
Nei
sei anni della profezia dichiarata da Damon Howthorne, come predetto regnò la
pace. La ricerca dei dodici Veli fu estenuante, una vera corsa contro il
tempo. Ma gli Auror non mollarono mai. Uniti, più nessuno perse la vita.
Almeno in quei sei anni.
I portatori dei Bracciali del Destino non si
separarono più e insieme ridivennero leggenda.
In seguito, dopo tre
tentativi mandati in fumo da seccatori poco propizi, anche Harry James Potter si
sposò all’età di venticinque anni col suo amore di sempre, Elettra Isadora
Baley. La cerimonia definitiva si tenne in un giorno qualunque, dopo le
precedenti mandate a monte a causa di vecchi nemici, nello Yorkshire e alla
presenza di pochi intimi.
Per quanto riguarda invece Draco Malfoy e
la sua scommessa…bhè, questo ancora non ci è dato saperlo. Ma come spesso fu
detto nella cerchia del bambino sopravvissuto, la speranza è sempre l’ultima a
morire. E di fronte alla speranza, anche il Destino deve piegare il suo
orgoglioso capo.
- Fine - - "I
Bracciali del Destino" -
Posso solo dire grazie a tutti quelli che hanno
letto dal principio e mi hanno seguito, specialmente a quel gruppetto di matte
che mi hanno scritto nell'ultimo capitolo, arrivando tutte in massa. Siete state
davvero forti
e spero vivamente che anche questa fine sia stata all'altezza delle vostre aspettative. E
ringrazio per avervi potuto portare nel mio mondo per qualche
tempo. Comincerò a postare appena possibile “I Figli
della Speranza ”
ma prima metterò in rete, al massimo fra un giorno, la one-shot “Io, il Figlio del
Nemico
”
dettata dalla voce narrante di Tom, ormai quasi diciassettenne che Axia ha
curato personalmente e che vi consiglio di leggere molto attentamente perchè è
piena di particolari che potranno darvi un'idea di come sarà
la trama dei Figli della Speranza. Non essendo questa una fine
posso permettermi di sentirmi ancora felice. Se c’è una cosa che condivido
con Axia è la gioia nel poter dire che la parte più bella della favole non è il
“…E vissero per sempre felici e contenti…” ma il “C’era una
volta…” e di questo ne sono più che sicura. Ringrazio ancora tutti i
nuovi lettori e vi aspetto con la nuova fiction, terza parte della saga. A
presto.
Barbara.
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