Hypnotized

di MegamindArianna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sorpresa ***
Capitolo 2: *** Confusa ***
Capitolo 3: *** Nuove, orribili e strane conoscenze ***
Capitolo 4: *** Ricordi, coraggio e furbizia ***
Capitolo 5: *** Come in una favola ***
Capitolo 6: *** Resta con me ***
Capitolo 7: *** Roxanne, Megamind e... la piccola ***
Capitolo 8: *** Vendetta e ragioni ***
Capitolo 9: *** Nuovo gioco ***



Capitolo 1
*** Sorpresa ***


Aprii gli occhi. Una coltre di nubi nere nascondeva il cielo azzurro fuori dalla finestra. Era novembre e la pioggia era quotidianamente presente nelle nostre giornate.
 
La sera prima avevo deciso di andare a cena con Megamind e Minion al Covo, ma il sonno – spero- aveva preso il sopravvento su di me.
 
Voltai lo sguardo. Megamind non era al mio fianco. Mi alzai di scatto tastando le lenzuola. Sopra al cuscino notai un bigliettino con un messaggio in stampatello.
 
SIAMO ANDATI A SVENTARE UNA RAPINA ALLA METRO BANK. ASPETTAMI PER LA CENA; PRIMA NON RIUSCIRO’ A VENIRE. SCUSA. UN BACIO.
 
In basso c’era una noticina più piccola
 
PS: QUESTA SERA, A CENA, SIAMO SOLO IO E TE. TI RICORDI CHE GIORNO E’ OGGI, VERO?
 
Lanciai uno sguardo all’orologio. Erano le undici del mattino.
 
Non ricordai  a cosa si riferiva Megamind.
 
Mi infilai un’altra maglia sopra al pigiama invernale. Sentivo un freddo incredibile. Cominciai a starnutire mentre scendevo le scale. Non era un buon segno.
 
Dopo aver girato intorno ad un piccolo Bot-cervello intento a pulire il pavimento, notai sopra al tavolo della cucina in fondo al corridoio un altro biglietto.
 
SEGUI IL BOT-CERVELLO ROSA…
 
Mi guardai intorno. Un sonnecchiante robot appoggiato al divano mandava scintille rosa. Bussai sul suo cranio di vetro e gli mostrai il foglio.
 
*bow-bow* annuì felice. Volò in aria e si diresse velocemente e scodinzolando verso una stanzetta con una porta piccola e stretta che non avevo mai visto. Su di essa vi era scritto ‘Muro delle Idee – Secondario’. Molto probabilmente al suo interno c’era una camera con fogli e fogli sospesi attaccati al soffitto; sicuramente era come quello principale con cui creava i suoi piani.
 
Con un fiocco rosso c’era, attaccata alla maniglia, una chiave. La usai per aprire quella misteriosa porta. Mi si spalancò davanti una luce bianca, accecante. Poi, guardando meglio, vidi il muro pieno di rose rosse. Mi tappai la bocca dallo stupore. C’erano cioccolatini, rose, striscioni, altre rose, fiocchi e tante tante altre rose. Un grande telo diceva:
 

IN QUESTO GIORNO CI SIAMO CONOSCIUTI PER LA PRIMA VOLTA… NON SAREI CIO’ CHE SONO SE TU NON FOSSI ENTRATA NELLA MIA VITA!

 
Allora ricordai. Tre anni prima -o forse di più..- Megamind aveva notato che facevo gli occhi languidi a Metro Man e, per puro divertimento, tentò di rapirmi proprio davanti all’eroe. Naturalmente Metro Man lo bloccò e da lì partì quella serie di rapimenti. Inizialmente avvenivano in giorni casuali e per più volte la settimana. Poi con Megamind, ogni volta che mi rapiva, io mi lamentavo di questo e di quello facendogli notare che non potevo perdere tempo in cose che mi annoiavano. Così ci eravamo messi d’accordo che i rapimenti potevano avvenire solo una volta alla settimana e non il sabato e la domenica, unici miei giorni liberi.
 
-I nostri primi e inconsci appuntamenti…- sogghignai sorridendo. Erano passati anni e quel giorno, per Megamind, sembrava importante.
 
Starnutii. Lasciando spalancata la porta tornai in camera da letto per vestirmi ed uscire. Dovevo comprare qualcosa di carino da mettere per quella serata, come per esempio un abito sexy per impressionarlo.
 
Starnutii di nuovo. – O sono raffreddata o qualcuno sta parlando male di me…- pensai afferrando al volo la giacca pesante. Raccolsi le chiavi dell’auto nuova, la borsa e un po’ di soldi che Megamind teneva sempre per le emergenze: quella era un’emergenza.
 
Appena fuori, mi strinsi nella giacca per raggiungere il più in fretta possibile l’auto. Me l’aveva regalata lui stesso: era una bellissima Giulietta rossa con gli interni in vera pelle nera. Sulla fiancata vi era il simbolo della KMCP 8. Quando entrai, accesi i riscaldamenti al massimo. Infilai la chiave e feci partire il motore.
 
Durante il viaggio per raggiungere il mio negozio di abiti preferito, notai che per la strada non c’era nessuno. Solo qualche gattino infreddolito e sacchi della spazzatura buttati qua e là. – Devo ricordare a Megamind di fare pulizia in questa città…. Qualche cittadino non ha ancora capito che…- ma i miei pensieri vennero interrotti dalla volante di un’auto della polizia. Accostai vicino al marciapiede. Uscii dall'auto mentre altre macchine di cittadini e reporter mi passavano accanto a grande velocità.
 
-Cosa sta succedendo?- mi domandai spaesata. Di solito quando c’era un problema, era Megamind che se ne occupava. Non avevo mai visto tutte quelle squadre di polizia in giro per la città.
 
Mi infilai di nuovo nel posto di guida e seguii quella baraonda di giornalisti e poliziotti. Erano diretti tutti alla Metro Bank. Qualcosa non andava. Starnutii di nuovo, ma con più forza. “E che diamine!” gridai nell’auto mentre mi sentivo che i conti non portavano.
CONTINUA

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Capitolo 2
*** Confusa ***


A tutte le unità! A tutte le unità! Raggiungeteci! Passo!” gridavano i poliziotti ai walkie-talkie.
 
Parcheggiai l’auto fuori da una transenna che avevano usato per impedire alla folla di entrare nella piazzola avanti alla Metro Bank. Tantissime persone stavano ammassate su di quelle per poter vedere la scena.
 
“Guardate! C’è la signorina Ritchi!” gridò un uomo mentre mi indicava. Mi ritrovai dei microfoni sotto il naso. “Miss Ritchi? Come si sente in questo momento?” mi domandò una donna bassina di fronte a me.
 
“Confusa…” risposi frastornata. “Cosa sta succedendo?” e tentai di allungare il collo per vedere dietro a tutta quella gente.
 
“Come, Miss Ritchi? Non ha sentito nulla al telegiornale?” rispose accigliata. La folla si divise per farmi passare. Superai tutte quelle persone per poi andare ad appoggiarmi tremante alla transenna. In lontananza c’erano tre persone, tutte avvinghiate e intente a coccolarsi pubblicamente, senza alcun cenno di imbarazzo.
 
La nebbia leggera mi offuscava la vista. Strizzai gli occhi e mi sporsi più in avanti. Ciò che riuscii a vedere mi trapassò il cuore come una freccia avvelenata. Cominciai a piangere e urlare.
 
Erano un uomo e due donne. Le ragazze erano una bionda e l’altra con i capelli di un colore strano. Lui era calvo… e aveva la pelle azzurra.
 
“Fatemi passare! Fatemi passare!” urlai alle guardie e scavalcai quella transenna, colpendoli a destra e a sinistra mentre tentavano di fermarmi.
 
“Megamind!? Perché mi fai questo!?” gridai bloccandomi. Strinsi i pugni per evitare di strapparmi il cuore dal petto e lanciarglielo contro. Mi inginocchiai a terra avanti a tutta quella gente per piangere e contorcermi dal dolore nello stomaco. Stavo per morire; me lo sentivo.
 
Megamind mi stava tradendo con quelle due pubblicamente e in più era tornato a stare con i cattivi. “Perché…?” biascicai in un sussurro. “PERCHE’!?!?” urlai infine con molta più forza, attirando l’attenzione di tutti, compreso il ‘trio dei maledetti’.
 
Una voce soave e delicata mi impedì di muovermi. “Oh… Roxanne… ti stavamo aspettando…” disse una delle due ragazze. “Non sai quanto abbiamo atteso questo momento. Abbiamo sempre desiderato di avere questo bel ragazzo in nostra compagnia e grazie a te ora ce l’abbiamo.” E girò il mento di Megamind verso di lei. Era la ragazza dai capelli biondi e mossi. Aveva un fisico pazzesco, snello e slanciato da un paio di scarpe con il tacco da dieci centimetri. Portava una minigonna che copriva leggermente le cosce delicate, una maglietta super-scollata che mostrava le curve perfette del seno di taglia quarta. Gli occhi erano neri, assetati di sesso e odio. L’altra era come lei, uguale, tranne per i capelli che erano corti e lilla.
 
“Allora, Roxanne? Come va? Megamind ci ha parlato tanto di te.” E sorrise compiaciuta. “Forza ragazzaccio! Dille ciò che ci hai confidato.” E gli diede un leggero colpetto sulla sua testa. Poi si riaggrappò saldamente al suo braccio.
 
Lui, con uno sguardo quasi perso, rispose “Sei una donna scontrosa, brutta e anche ficcanaso, come tutte le reporter qui presenti.” E mandò in avanti un dito con fare accusatorio.
 
Potevo sopportare ogni suo insulto, ma solo se lui scherzava. Quelle parole mi ferivano così profondamente da farmi male come un pugnale conficcato in un fianco. “No… Megamind…”
 
“Roxanne, non ti voglio più. Ora ho altri giochi con cui giocare.” E afferrò le due ragazze per i fianchi che risero beffarde.
 
Cominciai a tremare. Avevo percepito qualcosa che non andava, che qualcuno si stava prendendo gioco di me. Non pensavo si trattava di Megamind. 

CONTINUA

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Capitolo 3
*** Nuove, orribili e strane conoscenze ***


“Chi siete voi due?” domandai tremolante. “Cosa volete?”
 
“Io sono Dalia, la sorella maggiore.” Disse la ragazza con i capelli corti  “e io Shelby, la minore.” Esclamò la biondina. “Siamo venute qui per sperimentare in nostri nuovi poteri e, magari, accaparrarci della grana e qualche bel maschione.” Ridacchiò Dalia “ Casualmente era venuto a farci visita questo bellissimo e coraggiosissimo eroe.”
 
“Già!” fece eco Shelby. “Ci piace ipnotizzare i bei ragazzi e portarceli in giro per giocare un po’. È bastato guardarlo negli occhi e… puff… ecco il nostro nuovo pupazzo.” E puntò una pistola estratta da una specie di giarrettiera sotto il collo di Megamind.
 
“Sorella! Zitta! Doveva essere segreto il nostro potere!” urlò Dalia per sgridare Shelby.
 
“Ipnotizzare?” domandai. “Quindi Megamind è ipnotizzato?” e alzai gli occhi mezzi chiusi.
 
“Cavolo, Shelby! Devi sempre rovinare il mio divertimento! Comunque si, Roxanne, ma non ritornerà mai più da te, te lo assicuro. L’effetto di questo potere è permanente.” E indicò alla sorella minore l’entrata della Metro Bank “Arraffa qualche mazzetta e andiamocene.”
 
Dovevo pensare in fretta. Come potevo farlo ritornare in sé? Non lo sapevo, ma dovevo comunque scoprire se veramente era irrimediabile.
 
“pss…” mi sentii alle spalle. Gattonai di 180 gradi per ritrovarmi faccia a faccia con una bimba che teneva in mano una boccia. Dentro c’era un pesciolino verdognolo. “Minion!!” gridai abbracciandolo “Minion! Minion! Hai visto Megamind? Non mi ama più! Sono disperata! Ti prego aiutalo!” e lo strinsi più forte, formando una piccola spaccatura sul suo vetro.
 
“Roxanne! Questa bambina, dopo avermi raccolto da terra perché quelle due hanno distrutto il mio corpo robotico con i loro strani poteri mentali, mi ha detto di avere la soluzione, ma non vuole dirmela! Sto impazzendo! Farfuglia semplicemente dei nomi!” e agitò la pinne nella direzione della ragazzina intenta a grattarsi il pancino. “Fatti dire cosa mi ha detto.” E si appoggiò sfinito sul fondo della boccia.
 
La afferrai per le spalle e la scossi dolcemente ma ripetutamente. “Per favore, piccola, dimmi cosa sai! Ti prego! Io sono innamorato di quell’alieno! Ti prego! Avevo già progettato di trasferirmi nella sua casa, nel suo Covo. Volevo vivere insieme a lui! Io lo amo! Lo so che sei una bambina e non lo capisci, ma come posso fartelo capire…” e la lasciai per sfregarmi gli occhi. Avevo le guance infuocate e continuavo a piangere disperata.
 
“Belle…” disse sorridendo. Non sembrava molto intelligente.
 
“Cosa? E’ il tuo nome, Belle?” domandai confusa.
 
“Odette…” stava farfugliando dei nomi, come Minion mi aveva detto; li avevo già sentiti da qualche parte, ma in quel momento non ricordavo dove.
 
“Odette…. Belle…. Cosa mi vuoi dire?” mi allontanai. “Lascia perdere. Me la caverò da sola.” E puntai un dito contro di Megamind. “Non so se tu sei cosciente o ipnotizzato, ma se lo sei…” e sospirai. Potevo tentare di convincere il suo io interiore come avevo già fatto in precedenza. “Ti prego. Guardami. Se ti ho fatto qualcosa dimmelo, colpiscimi, uccidimi, ma non farmi soffrire a questo modo. Se mi dici cosa ti ho fatto prometto che me ne vado e ti lascio con queste due… troie…” e osservai Dalia sorridere compiaciuta.
 
Shelby uscì, tenendo in una mano un gran numero di sacchi pieni di soldi e con l’altra era intenta a giocare con l’orecchio di Megamind.
 
“Per favore. Non so cosa fare per salvarti. Una bambina qui mi sta farfugliando dei nomi a caso e nemmeno il tuo migliore amico sa come aiutarti. Senza offesa, Minion.” Dissi voltandomi a guardarlo.
 
Prima fece una faccia un po’ offesa, ma poi mi invitò a proseguire. Mandai un’occhiata anche alla bimba che continuava a sorridere senza dire nulla, come se non si rendeva conto di ciò che stava accadendo. Intorno a noi, regnava il silenzio. Non si sentivano neanche i rumori delle macchine fotografiche dei giornalisti.
 
“Io non ti amo più. Punto e basta.” Disse freddo sostenendo allo stesso tempo le due ragazze.
 
“Bene…” dissi tirando su con il naso “se è questo che vuoi, allora ti accontenterò. Addio.” e mi voltai per correre verso il Covo a riprendere ciò che avevo lasciato lì. Intanto versavo gocce di dolore e tristezza che sembravo assorbire attraverso il freddo e rigettare all’infinito.

CONTINUA

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Capitolo 4
*** Ricordi, coraggio e furbizia ***


“Roxanne! Aspetta!” Gridò Minion alle mie spalle. “E’ stato ipnotizzato! Non è questo ciò che vuole! Non voleva dire quelle cose!” la stessa bambina lo teneva stretto e mi correva dietro tendendo Minion nella boccia verso di me.
 
“Lasciatemi stare! Lo so che è ipnotizzato da quelle due ma ormai non posso più far nulla! Anche se so che quelle parole non erano le sue, preferisco andarmene e non soffrire!” e riportai lo sguardo avanti a me. Mi infilai nell’auto e la chiusi a chiave.
 
La bimba appoggiò Minion urlante al vetro e grazie a quella lastra che ci divideva non riuscii a sentire nulla. Misi in moto, ma la ragazzina bussò con la mano libera per attirare la mia attenzione. Incrociai il suo sguardo. Cominciò a sillabare tutto quello che diceva, nome per nome.
 
“Belle… Odette… Giselle… Aurora…” e continuava a bussare a ritmo della sua voce.
 
Ad un tratto ricordai dove li avevo sentiti. Erano i nomi delle principesse Disney, dei film che vedevo da bambina. Ma cosa c’entravano con quella situazione? Uscii dall’auto e le afferrai una mano. Minion sbuffò e si adagiò sul fondo.
 
“Andiamo.” Le dissi mentre mi asciugavo gli occhi. “Pian piano ripetimi tutti questi nomi. Cercherò un collegamento.” E provando a darmi un po’ di coraggio, misi un piede davanti all’altro per raggiungere il luogo in cui ero sicura di finire i miei giorni.
 
Intanto la bimba continuava a dire quei nomi. Provai a concentrarmi ma non riuscivo a ricavarne nulla. “Non puoi darmi un indizio?” le domandai, ma non mi ascoltò. Continuò a dire gli stessi nomi e a sorridere. “Va bene. Non fa niente.”
 
Raggiunsi il punto di prima. Megamind e le due smorfiose non c’erano più. Mi bloccai. Le mani mi si erano gelate e anche la bimba, anche se impassibile, aveva il naso e le guance rosse dal freddo. La boccia di Minion era ricoperta da una leggera brina e le poche lacrime che ancora versavo si gelavano. “Megamind?” chiamai.
 
“Sono dentro! Sono dentro! Seguite il tappeto rosso che porta all’ufficio del direttore!” urlò una donna.
 
“Va bene, sorelle dei miei stivali...” Invitai la piccola a salire sulle mie spalle per poter correre senza lasciare indietro nessuno. “Non si gioca con i miei sentimenti.” E cominciai a correre per raggiungere il punto che mi avevano indicato.
 
“Ve lo giuro! L’importante per me è farvi fuori, poi non mi importa se Megamind resterà così per sempre! Se voi sparite mi fate un bel regalo di anniversario!” dissi pensando alla sorpresa che mi aveva fatto Megamind; il mio Megamind. Quello che amavo, che mi diceva sempre parole belle e dolci, che ho abbracciato, baciato e con cui ho condiviso emozioni indescrivibili. Quello che, in quel momento, doveva essere a casa a giocare a Monopoli con me o a fare un bel pranzo di anniversario. Si poteva anche dire che era un anniversario. Infondo, era l’anniversario del nostro primo incontro.
 
Sentii da lontano una sonora risata femminile. “Oh, Megamind! E’ stata una bella idea quella di entrare qui per un po’ di privacy! Che dolce che sei!” diceva esuberante. Spalancai il portone che ci divideva.
 
“Di nuovo tu!” urlò Shelby. Stava avvinghiata alla schiena di Megamind e mi guardò da sopra la sua spalla. “Sorella, ci pensi tu o io. Sai mi andava di fare un po’ di coccole al mio nuovo fidanzato.” E gli infilò una mano sotto la tuta invernale pesante. Solo io potevo farlo.
 
“Levagli le mani di dosso.” Dissi stringendo i denti.
 
“Cara, non agitarti. Ormai lui vuole noi, non te. Giusto?” chiese facendo schioccare sulla guancia dell’alieno un sonoro bacio, lasciandogli il segno leggero di un rossetto fucsia acceso.
 
“Certo! Preferisco di sicuro te a quella tipa laggiù.” Disse lui, e rimase immobile, senza fare altro. Gli occhi sempre cupi e spenti.
 
Abbassai lo sguardo. “Senti. Io non so cosa ti sia preso, ma se proprio vuoi che me ne vada, loro dovranno allontanarsi da te.” Entrambe fecero un passo indietro per prendermi in giro. Si misero a ridere. “Per sempre, io intendo. Allora me ne andrò via. Così sarò sicura che nessun altra in vita tua condividerà mai ciò che io e te abbiamo passato.” E sorrisi debolmente.
Lo sentii deglutire. Lo guardai fisso.
 
“V-vattene!” gridò ma con un accento di tristezza. Forse stava tornando in sé.
 
“Ci penso io a farla fuori.” Disse Dalia correndo contro di me.
 
Sentii la paura salirmi dalle viscere in su. Afferrai al volo una sedia e mi nascosi dietro di essa. Quando la ragazza colpì il mobilio duro con un pugno si lasciò scappare un lamento “Ahi! Mi si è rotta un’unghia!” e cominciò a frignare.
 
- E queste due ti hanno ipnotizzato? Ma fammi il piacere!- pensai e colpii la ragazza in testa con la sedia, incurante se era viva o morta. Non mi importava. Avrei ucciso per salvare Megamind.
 
“Oh, no! Sorella!” gridò caricando verso di me Shelby. “Megamind è mio, reporter da due soldi.” Disse arrabbiata.
 
Giocai d’astuzia. “Davvero? E tua sorella? Non hai paura che possa rubartelo?” dissi riappoggiando la sedia a terra e sedendomici a cavalcioni. Buttai uno sguardo a Megamind. Sembrava immobile e guardava un punto fisso.
 
“Cosa? Non è vero! Siamo sorelle! Condividiamo tutto!” e strinse i pugni.
 
“Wow… ma davvero!? E che ne sai che un giorno, essendo più grande di te, non si stuferà di dividere tutto e decida di portarsi via ciò che gli è più caro, per esempio il mio Megamind?” e mi guardò accigliata.
 
“Non è più tuo, Roxanne! Ora è mio!” e si indicò.
 
“Posso darti un consiglio?” dissi. Sapevo che era poco intelligente e ne approfittai. “Perché non leghi tua sorella con…” e mi guardai in giro. A terra vidi due manette luccicanti che facevano al caso mio. “… queste all’armadio? Così potrai scappare con lui.” E deglutii al solo pensiero.
 
Lei ci pensò su “Sai che hai ragione. Anche se sei bruttina sai usare la testa.” sorrise beffarda. “E hai capito che ormai non hai più speranze. Brava!”
 
Si avvicinò alla sorella e la afferrò per un polso. La trascinò fino ad un armadio pieno di libri e le infilò la prima manetta. L’altra invece, si era incastrata.
 
Io, esperta in manette per tutte le volte che mi ero liberata da Megamind, le offrii il mio aiuto.
“Guarda si fa così.” E le mostrai come, con un semplice movimento della mano, riuscii a sbloccarla.
 
“Wow!” disse.
 
“Già… e per chiuderla… devi fare così.” Le afferrai un polso e le misi quel nuovo braccialetto.
 
“Grazie per l’informazione!” mi disse contenta, ma quando capì che era legata all’armadio insieme alla sorella svenuta, cominciò ad urlare e sbraitare.

CONTINUA

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Capitolo 5
*** Come in una favola ***


“Megamind! Ti prego!” dissi inginocchiata avanti a lui.
 
Lui faceva di no con la testa. “N-non sono più innamorato di te.” Tremolava ogni tanto.
 
“Allora come faccio a convincerti che sei ipnotizzato? Devo trovare un modo per farti ritornare in te.” e guardai di nuovo la sedia su cui mi ero seduta. Sorrisi. “Scusa, tesoro mio.” E lo colpii quel poco che bastava per farlo addormentare. Avrebbe funzionato?
 
Lo misi seduto su quella stessa sedia e lo legai con il filo di corda di una tenda per sicurezza. Si risvegliò poco dopo. “Liberami.” E batté i piedi a terra. Era ancora in quello stato.
 
“Non mi arrendo così facilmente, amore! Ti giuro che ti farò tornare com’eri!” e cominciai a camminare avanti e indietro.
 
“Basta, Roxanne! Te l’ho detto: non sono più innamorato di te! In quale altro modo posso farti capire che è la verità e che non sono ipnotizzato?” e mi fissò negli occhi. Le sue iridi erano grigiastre e non più smeraldine come sempre. Era sicuramente ipnotizzato.
 
“Smettila o ti colpisco di nuovo!” e afferrai una statuina di bronzo appoggiata sopra alla scrivania dell’ufficio.
 
“Non lo farai.” Disse in tono di sfida. Poteva anche essere l’uomo di cui mi ero innamorata perdutamente, colui che volevo per sempre al mio fianco, ma in quel momento non mi importava. Non era più lui. Se lo avessi colpito, avrei semplicemente ferito il suo IO falso; non quello vero.
 
“Oh… si che lo farò!” gli appoggiai la statuina sul cranio.
 
La biondina si lamentava e sperava nell’arrivo dei soccorsi. Loro, però, essendo le cattive, rimasero a terra, lasciate a prendere parte della punizione. “Ormai non puoi più fare nulla! E’ così e così rimarrà! Per sempre felice e contento insieme a noi.”
 
Quelle ultime parole fecero scoccare la scintilla nel mio cervello. –Per sempre felici e contenti…- pensai tra me. Spalancai gli occhi.
“Tu!?” chiamai la bimba che avevo abbandonato dietro la porta. “Vieni qui.”
 
Si avvicinò saltellando e facendo venire il mal di mare a Minion nella piccola boccia. “Dimmi quei nomi di nuovo, uno per uno.”
 
“Belle…” e ripensai a ‘La Bella e la Bestia’.
 
“Belle ha spezzato la magia che rendeva il principe un mostro. Poi?” e voltai lo sguardo verso Megamind che mi guardava fisso. Vidi il suo petto alzarsi velocemente.
 
“Odette…” e pensai a ‘L’Incantesimo del Lago’.
 
“Grazie al principe Odette non si trasformò più in un cigno.” E sentii il battito di lui accelerare. “Ancora. Il prossimo.” E mi esaltai.
 
“Giselle… Aurora….” ‘Come d’incanto’ e ‘La Bella addormentata nel Bosco’.
 
“Giselle, come Biancaneve, mangiò una mela avvelenata e…. p-poi… “ tremolai eccitata. “Aurora venne risvegliata dal principe con …” e avanzai verso di Megamind.
 
“C-cosa vuoi fare?” mi chiese tremando. Uno scintillio verde si espanse dalla pupilla nera fino a tutta l’iride, per poi sparire. “Allontanati.” E cercò di spingersi con i piedi senza alcun successo.
 
“Fermati. Voglio salvarti da questa situazione.” E mi avvicinai di più. Appoggiai le mani alle ginocchia. “Non muoverti o ti colpisco. Poi altro che Bella addormentata nel bosco…” e risi a quel pensiero.
 
“Roxanne… da cosa vuoi salvarmi? E soprattutto: come?” disse con un tono basso.
 
“A volte, Megamind, le favole insegnano molte cose. Non fidarsi degli sconosciuti, cercare di conoscere meglio ciò che sembra cattivo e molto altro. Ma una cosa, certamente, la si impara solo guardandola.” E gli sorrisi, sapendo che ciò di cui stavo parlando era stupido. Pensavo avrebbe funzionato.
 
“Roxanne? Rispondimi. Esigo una… r-risposta!” E accentuò l’ultima tremolante parola.
 
“Megamind, guardale.” E le indicai. “Sei stato ipnotizzato da delle oche con le gambe. Io so cosa provi, so ogni tuo piccolo segreto e desiderio.”
 
“Non è vero.” Disse scontroso.
 
“Invece si.” E lo zittii mettendogli un dito sulle labbra. La fanciulla stava per salvare il principe. Che inversione dei ruoli! “Sai qual è l’arma più potente al mondo? Quella che può spezzare qualsiasi incantesimo?” e abbassai la voce mentre mi avvicinavo lentamente.
 
“Non… non lo so…” e sembrò tentato di avvicinarsi, ma si bloccò.
 
Con uno scatto felino gli afferrai le guance fredde e, sorridendo, cominciai a piangere. Uno spiraglio di speranza sembrò aprirsi, ma di poco. Poteva anche non funzionare e farmi stare peggio. Dovevo comunque tentare. Rischiare era sempre stato il mio forte, ma in quel momento così, anche se delicato, avrei compiuto qualsiasi pazzia mi fosse passata per la testa, a cominciare dal fatto di aver ammanettato due ragazze di cui una svenuta dopo aver tentato di ucciderla con un colpo alla testa e l’altra tutto fisico e niente cervello.
 
“Tu sei pazza!” Gridò Shelby. Sentii Dalia mugolare. “Non potrai mai salvarlo!” e cominciò a battere sull’armadio.
 
Respirai profondamente e mi avvicinai per baciare il mio principe.

CONTINUA

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Capitolo 6
*** Resta con me ***


-Ti prego… fa che funzioni…- pregavo mentre assaporavo le labbra di Megamind. Tenevo gli occhi serrati. Lui non osò muoversi. Lo baciai come se non lo avessi dovuto mai più fare. Sapevo che poteva non risolvere nulla e dovevo approfittarne. Le lacrime mi entravano nella bocca e sfioravano le sue labbra. Con la mano destra presi a carezzare la sua nuca, e con la sinistra le sue guance. Erano diventate calde.
 
- Megamind, resta con me. Solo io posso essere tua e solo tu puoi essere mio. Il destino ci ha uniti. Se tu non fossi venuto sulla Terra non ti avrei conosciuto. Avrei passato una normalissima vita. Ma non è quella che voglio. Io voglio una vita spericolata, sempre alla ricerca di nuove esperienze… insieme a te.-  e premei di più sulle sue labbra. “Io ti amo…” sussurrai attraverso uno dei tanti respiri contro la sua bocca.
 
Sorprendentemente rispose al bacio. Spalancai gli occhi. Stava accadendo veramente?
 
Lo sentii respirare attraverso le mie labbra e, infine, staccarsi. Sbatté le palpebre che aveva chiuso e mostrò, con mia grandissima gioia, le sue iridi verdi. Roteò gli occhi. Inizialmente scosse la testa per riprendersi ma quando si guardò le braccia legate urlò.
 
“AH!!” e cominciò a muoversi freneticamente per liberarsi. Mi guardò “Roxanne! Cosa ci fai qui? Sto lavorando! Non è il momento di giocare a ‘rapiamo-l’eroe’!” e tentò di scrollarsi la corda dal corpo.
 
Bloccai il respiro in gola. Minion cominciò ad esultare e Shelby a gridare parolacce e bestemmie, seguita poi da Dalia.
 
“Megamind? Sei veramente tu?” chiesi trattenendo ancora il respiro.
 
“Ma certo che sono io!” e si accigliò.
 
Non ero ancora pronta a fidarmi ma ero comunque tentata a gettargli le braccia al collo e baciarlo fino allo sfinimento. “Dimostramelo.”
 
“Perché? Cosa ti succede, Roxy? Mi sembri preoccupata.” E storse la testa di lato. “Se mi liberi mi dici tutto, ok?” e sorrise. Poi guardò le mie due prigioniere. “Cavoli! Hai fatto un bel lavoro! Come sei riuscita ad ammanettarle entrambe?”
 
“Beh… sono due ragazzine debolucce e poco intelligenti. Non è stato complicato. Ma ora torniamo a noi.” E immersi il mio sguardo nel suo. Mi erano mancati un sacco quei suoi occhi verdi che adoravo tantissimo osservare in tutti i loro particolari, soprattutto quando passavano su di me facendomi impazzire. “Io ti libero, ma tu devi dimostrarmi di essere veramente Megamind.” E allungai una mano per sciogliere il nodo.
 
“Finalmente!” disse muovendo i polsi e alzandosi in piedi. “Roxanne? Forza. Dimmi tutto.” E allargò le braccia. Era una proposta invitante, ma lo fermai. “Roxanne? Cosa ti succede? Perché non vuoi abbracciarmi?” e sul suo volto si formò una faccia da cucciolo bastonato.
 
“Perché… non lo so… ma quelle due ti hanno ipnotizzato e non sono sicura che tu sia ritornato in te.” E mi allontanai di qualche passo.
 
“Roxy! Amore mio! Sono io! Fidati! Sono Megamind!”  si portò le mani al petto e piegandosi in avanti.
 
“Dimmi per cosa tu e Minion avete litigato la sera del nostro appuntamento.”
 
“Abbiamo litigato perché mi ero innamorato di te e non volevo sentire altre ragioni. Ero impazzito per te, e lo sono tutt’ora!” e avanzò.
 
Deglutii. Forse era lui. “Dimmi cosa mi hai detto alla fontana, dopo aver sconfitto Titan.” E versai qualche lacrima silenziosa.
 
“Roxanne… Ho trovato una ragione per vincere: te…” e mi afferrò le spalle.
 
In quel momento, sicura ormai che era il vero Megamind, mi gettai su di lui.
 
“Scusa! Ti prego perdonami! Quelle due prima ti avevano ipnotizzato e ti facevano dire cose orribili su di me! Io ero disperata! Stavi avvinghiato a quelle due come una cozza e non potevo sopportarlo! In più questa bambina mi ha fatto perdere la ragione, facendomi pensare di fare una cretinata che, a quanto pare, ha funzionato…” e mi attaccai alla sua spalla. Finalmente ero riuscita a stringerlo tra le mie braccia. Assorbii in me tutto il suo dolce profumo.
 
“Quale cretinata avresti fatto tu?” domandò giocoso.
 
Tossii per nascondere la vergogna. “Ne riparliamo dopo. Ora portiamo queste tizie in prigione.” Mi avvicinai a Shelby per prenderla a pugni, ma quando usai tutta la mia forza per lasciarle il segno delle nocche sul suo faccino, Megamind disidratò entrambe le ragazze.
 
“No, Roxy. Non si fa!” e mi riabbracciò di nuovo “Ti giuro che sono dispiaciuto per quello che è successo. Spero tu possa perdonarmi anche se ero ipnotizzato.” e lo zittii baciandolo. Si sporse in avanti facendomi piegare all’indietro.
 
“Non c’è nulla da perdonare… ma…” e mi staccai indicandolo “Non eri veramente attratto da una di quelle ragazze, vero?” e lo guardai di sottecchi. “Vero?” ripetei.
 
“Beh… una si…” disse guardando in alto.
 
Incurvai le spalle sconsolata. Lui proseguì. “Aveva i capelli corti e castani, delle gambe fantastiche, un corpo da sogno e dei bellissimi occhi azzurri. La donna della mia vita.” E alzò gli occhi al cielo “Se magari oggi si vestiva un po’ meglio invece di indossare una goffa giacca beige, magari le dicevo anche una cosina che pure lei mi ha detto…” e dondolò sui tacchi.
 
Osservai il mio abbigliamento. Sorrisi “Ah… e cosa volevi dirle?” ma venni interrotta dalla bimba intenta a chiamare Megamind.
 
“Roxanne guarda come me i film della Disney! Quelli con le principesse!” gli disse e piroettò leggiadra.
 
Rise “E così… guardiamo i film della Disney, eh?” chiese Megamind guardandomi. “Mi sorprendi ogni giorno di più, sai?” e, avvicinandosi, mi sollevò da terra. 

CONTINUA

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Capitolo 7
*** Roxanne, Megamind e... la piccola ***


“Come ti chiami, piccola?” chiesi dolcemente alla bimba che, anche se in uno strano modo, mi aveva dato una mano a salvare Megamind.
 
“Non lo so… forse Arianna…” e sorrise.
 
“Perché forse?” e la guardai accigliata.
 
“Perché non mi piace quel nome!” e arricciò il labbro inferiore. “Vorrei avere un altro nome! Come il tuo!” e mi afferrò per una mano, offrendo l’altra a Megamind.
 
“Aspettatemi!” urlò Minion dalla sua boccia appoggiata a terra rotolando verso di noi.
 
“Ehi! Megamind! Lo sai che mi ha detto Roxanne?” disse esuberante tirando l’eroe verso il basso. Di cosa parlava?
 
Megamind mi guardò con un sorriso furtivo sul volto “No… cosa ti ha detto?” e fece ballare le sopracciglia. Adoravo quando lo faceva!
 
“Mi ha detto che vuole venire a vivere con te… posso venire anche io?” e saltellò sul posto.
 
Le mie guance esplosero in un’ondata di calore che invase tutto il mio corpo “Ma che dici, Arianna!” e abbassai lo sguardo.
 
“Davvero?” disse Megamind interessato “E perché vuole farlo?”
 
La bambina si fermò e intrecciò i piedini “Perché ha detto che gli piaci tanto tanto…” allargò le braccia “Tanto così!” gridò cercando di raggiungere la larghezza massima.
 
Arrossii ancora di più. –Sicuramente farà la reporter, da grande… spifferare sembra il suo forte…- e mi appoggiai le mani sulle guance su cui potevo cuocere una bistecca.
 
“Lo so, Arianna…” e si avvicinò a me “Me lo ha già detto lei…” e mi tolse le mani dal viso. “Non nascondere la tua timidezza. Mi piaci quando diventi rossa!” e sorrise.
 
Spalancai gli occhi. Ormai avevo raggiunto il limite. “Q-quando l’ho detto?”
 
Alzò un sopracciglio “Poco fa… quando ero legato alla sedia…”
 
Mi aveva sentito. Poco importava. Un giorno o l’altro glielo avrei detto comunque. Ancora rossa in volto, alzai le spalle rassegnata. “Lo sai che questo rossore non andrà via con poco tempo, vero?” e indicai la faccia.
 
“Meglio!” esclamò Megamind ridendo “Così potrò testare per quanto tempo riesco a vederti arrossire… sto già cronometrando da un po’… 1 e 20… 1 e 21… 1 e 22…” e si avvicinò l’orologio all’orecchio.
 
“Grazie! Sei un tesoro!” dissi con sarcasmo.
 
“Solo quello! Tu per me sei molto di più! Sei l’Atlantide mai scoperta; l’El Dorado irraggiungibile e prezioso!” e si inginocchiò a terra appoggiando una mano sul petto e l’altra a prendere la mia mano.
 
Lo faceva di proposito. “Senti! Smettila!” e mi voltai “Tra poco divento verde… o peggio… blu!” e mi rivoltai facendo la linguaccia.
 
“Ok… va bene. Mi fermo qui.” E si mise a ridere. Poi tornò serio. Si alzò, appoggiò le sue mani sui miei fianchi e tirò verso di sé il mio bacino. “Comunque dicevo la verità.” e mi fece girare su me stessa, fino a farmi ritrovare attaccata al suo petto. Mi alzò il mento e si avvicinò per baciarmi.
 
Le sue labbra erano vicinissime alle mie, ma ebbi un’idea. Gli tappai la bocca con una mano. “No, Megs. Non si fa!” e lo spinsi via. Rimase con la bocca spalancata e le braccia immobili.
 
“Perché?” chiese confuso.
 
-Ben ti sta!- pensai scappando via quando riuscì a riprendersi dal suo stato ebete. Decisi di lasciarlo lì, a farmi desiderare. “Ci vediamo a casa! Prima devo fare una commissione con Minion!” e lo afferrai da terra al volo.
 
Ci ritrovammo fuori dalla Metro Bank con tutti i giornalisti che ci fotografavano. Avrei lasciato le domande rivolte a me per Megamind. Avevo altri piani per quella serata.
 
Salii al volo in auto e Minion sul sedile alla mia destra. “Dove andiamo, Miss Ritchi?” chiese quasi spaventato.
 
Sorrisi sentendo che con il freddo le mie guance erano tornate tiepide.  “Tranquillo, Minion! Ora andiamo a prendere al Covo un’altra armatura per te, l’holo-swach e dopo passiamo in un negozio di intimo per me.” e, accesa l’auto, ingranai la marcia.
 
Minion arrossì. “Cosa? Perché proprio io dovevo venire?” e agitò le pinne
 
Sospirai “Sei o non sei un’ex mente criminale? Devo attuare un piano malvagio contro Megamind!” e spingendo l’acceleratore sulla strada deserta feci una risata malefica.

CONTINUA

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Capitolo 8
*** Vendetta e ragioni ***


Ero in camera a pettinarmi e truccarmi avanti allo specchio. Avevo preparato una bella sorpresa per Megamind e tutto doveva essere perfetto. Pensavo di fargli uno scherzo e Minion era il tipo adatto per aiutarmi.
 
Mi stavo infilando la giacca di quel pomeriggio che Megamind aveva criticato, quando Minion entrò lentamente per non fare rumore.
 
“Ok, Miss Ritchi. Sta per tornare. L’ho appena sentito al telefono.” E indossò l’holo-swach.
 
Annuii e sorrisi. “Cerca di comportarti il più naturalmente possibile. Se cercherà di ucciderti, interverrò io.” All’inizio spalancò gli occhi spaventato, ma dopo sorrise.
 
Sentii la porta dell’ingresso aprirsi. “Ci siamo.” Sussurrai a Minion mentre girava il quadrante dell’orologio. Legai ben stretta la cinta della giacca.
 
Quella sera dovevo fingere di essere ipnotizzata da Minion travestito da Brad Pitt. Avremmo fatto uno scherzetto molto bello a Megamind. Tutto era pronto.
 
“Forza, Minion.” E mi legai ben stretta al suo collo mentre mi tirava su a sposa. Assunsi uno sguardo spento, anche se ogni tanto gli occhi mi si stringevano mentre soffocavo le risate. “Vai con lo spettacolo.” E Brad-Minion avanzò verso la porta.
 
“Roxanne?” chiamò Megamind prima di vedermi uscire tra le braccia di Brad Pitt. Si bloccò e divenne pallido. “R…Ro…” balbettò.
 
“Chi sei?” chiesi facendo le peggio facce per non ridere.
 
Dopo esser rimasto con gli occhi e la bocca aperta per un bel po’ di tempo, afferrò in due secondi la pistola disidratante e colpì il povero Minion. Stavo per cadere a terra ma Megamind mi prese al volo, gettandosi a terra con le braccia in avanti.
 
“Roxy?” mi chiamò prendendomi il volto tra le mani. “Dai su! Non puoi essere ipnotizzata!”
 
Serrai i denti. “Chi sei?” chiesi di nuovo, ma in quel momento non riuscii a bloccarmi in tempo. Mi piegai e spinsi con le mani sullo stomaco. Era troppo brutto vederlo così, ma sapere che era uno scherzo non mi preoccupava. Infondo mi sarei fatta perdonare più tardi.
 
“Roxanne!” urlò esasperato “Perché devi farmi prendere questi colpi?” e sbuffò appoggiando la fronte al pavimento.
 
Non riuscivo a fermarmi. Mi trascinò per un piede sotto di lui a gattoni e mi guardò negli occhi. Gli stavo ridendo in faccia. “Scusa” chiesi ancora con le risa in bocca. “Ma ora reidrata il povero Minion!”
 
Megamind si precipitò sul mobile per prendere un vaso di fiori per poi gettarlo sul cubetto. Uscì fuori Minion con l’holo-swach mezzo rotto. Gli occhi gli roteavano vertiginosamente. Si mise una mano robotica sulla boccia.
 
“Basta! Mi sono stufato dei piani malvagi in cui io finisco sempre per farmi male!” e si alzò per andarsene ancora barcollante.

Scoppiai di nuovo a ridere. “Hai visto? Poverino!” dissi asciugandomi le lacrime.
 
“Roxanne?” mi chiese serio Megamind “A cosa serviva questo scherzo?”
 
Mi zittii di colpo. Aveva assunto un altro volto. Un’espressione che mai avevo visto emanare dai suoi occhi. Si era forse offeso? “Scusa. Non pensavo di ferirti.” E abbassai lo sguardo. “Volevo solo giocare.”
 
“Si, ma io mi sono spaventato.” Si alzò in piedi e mi allungò una mano. La afferrai e lui mi tirò con forza contro di lui. Mi abbracciò forte come a voler fondere i nostri corpi. “Mi prometti che non farai più questi scherzi?” e mi alzò il mento. Chiusi gli occhi. Annuii tristemente e riabbassai di nuovo lo sguardo. Una lacrima silenziosa scese lungo la mia guancia, assorbita dalla tuta di Megamind.
 
Mi vidi come una bambina ignorante che non ragiona prima di agire. Una sciocca bimba incapace di capire quale limiti oltrepassare e quali no. Effettivamente per quel che avevamo passato quel giorno era uno scherzo abbastanza pesante.
 
“Roxy… ho capito che era uno scherzo. Mi sono solo spaventato, tutto qui. Non essere triste. Ora è passato.” E mi cullò un po’ per farmi passare quell’attimo di senso di colpa.
 
-Non sai proprio prendere un posizione, eh?- pensai risentendo la sua solita voce da alieno spensierato.
 
Poi mi rivenne in mente l’argomento ‘bambina’.
 
“Megamind! Quella bimba che fine ha fatto?” chiesi spaventata.
 
“Beh… è venuta a riprenderla la madre per punirla ma quando le dissi che cosa aveva fatto le ha comprato un po’ di giocattoli come premio.” E sorrise.
 
“Giocattoli…” e pensai alle due ragazze che chiamavano Megamind ‘pupazzo’. “Tu sei solo il mio di giocattolo, ok?” e lo spinsi sulla poltrona di pelle.
 
Fece un tonfo sordo. “Si, va bene…. Ma cosa c’entra?” e si tolse i guanti.
 
“Non lo so, ma mettitelo bene in testa.” E gli girai il dito davanti agli occhi.
 
Alzò un sopracciglio “Allora… vale lo stesso per te…” e si mise le mani ai lati della bocca come un megafono “CAPITO, MINION!?” urlò.
 
Mi misi a ridere. MI abbassai e gli baciai la fronte, gli occhi, il naso, fino ad arrivare alle labbra.

Finalmente eravamo tornati alla nostra vita e ogni volta che ci fosse stato un problema avremmo prima consultato telecamere, telegiornali, quotidiani e molto altro, sempre nell’interesse della nostra sicurezza e di quella degli altri. Infondo potrebbe ricapitare una cosa del genere e meglio prevenire invece che curare.
 
“Roxanne?” disse allontanadosi leggermente e afferrando la cinta della giacca “Ancora non ti sei cambiata da oggi?”
 
Ritornai dai miei pensieri sulla terra ferma. Sorrisi maliziosa. “Più o meno…” e mi voltai. Un po’ tremolante slacciai la cintura. Lasciai scivolare a terra quella cappottino, scoprendo la mia sorpresa.
 
Con fare teatrale, mi girai di nuovo “Sorpr…!” dissi ma non finii. “Megs?” chiamai spaventata.
 
Megamind aveva gli occhi fuori dalle orbite, la bocca spalancata e la lingua che quasi gli toccava a terra. Si teneva stretto ai braccioli della poltrona. 

CONTINUA

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Capitolo 9
*** Nuovo gioco ***


Con Minion, nel pomeriggio, avevamo trovato un bel regalo: un completo intimo nero con al posto del solito pizzo un finto filo spinato. Sulla coscia indossavo una giarrettiera nera che ci avevano dato in omaggio.
 
La sua era una reazione normale, dopotutto.
 
“Su! Riprenditi!” e gli bussai sopra la testa. Sbatté gli occhi un paio di volte.
 
“Roxy!” esclamò. Si alzò in piedi. Mi girò intorno, camminando a stento e osservando ogni minimo particolare. “Wow!” e si grattò il mento. “A cosa devo questo…?”
 
“Beh…” mi avvicinai. Abbracciai le sue spalle e intrecciai la mia gamba con la sua, con fare provocatorio. Avevo anche messo le scarpe alte e, con il tacco, gli graffiai il polpaccio sensualmente. Ero quasi alla sua altezza.
 
“Volevo sapere quella ‘cosina’ di cui parlavi che non mi hai detto oggi.” E gli baciai il collo slacciando il mantello con gli spuntoni. “Me la dici questa cosina?” e arricciai il labbro inferiore “Dai?” e storsi la testa di lato.
 
“Ok…” e mi mise il suo mantello. “Così… sei ancora più sexy!” e aggiustò il grosso colletto. “Comunque non serviva tutto questo… Te lo avrei detto anche avessi indossato una tuta o una qualsiasi altra cosa, mia cara Tentatrice…” e infilò le sue mani sotto al mantello. “Lo sai che mi piaci a prescindere da ciò che indossi, da ciò che dici e da ciò che fai…” e sorrise. “Ti amo, Roxy; e buon anniversario.” E mi baciò.
 
Tremai al suo tocco. La sua lingua si intrecciava con la mia in una danza meravigliosa. Immaginai cosa avremmo fatto per la serata: il mio ‘vestito’ doveva pur scatenare qualcosa in lui!
 
Purtroppo, però, quel momento finì a causa della sua curiosità e della sua super-memoria.
 
Mi afferrò le spalle per guardarmi bene negli occhi. “Roxy? Mi puoi spiegare di quale cretinata oggi stavi parlando?”
 
Alzai un sopracciglio. – O no… se l’è ricordato! Non posso dirglielo… già pensa che guardo i film della Disney, se poi gli dico questo?-
 
“Dai, Roxanne! Dimmelo!” e saltellò sul posto cantilenando come un bambino “Dai! Dai! Dai! Dai! Dai! Dai!”
 
“Va bene, va bene!” e lo zittii “E poi sono io la reporter petulante!” e sospirai. “Quella bambina mi ha ricordato che tutti i protagonisti principali, e cioè le principesse e i principi, venivano salvate – o salvati - con un bacio o con una frase che dichiarasse il proprio amore.” E, di nuovo, il rossore divampò sulle mie guance. “Nel film ‘Come d’incanto’, il bacio del vero amore era l’arma più potente contro qualsiasi incantesimo.” Mi grattai la testa “Lo so, lo so… ora puoi prendermi in giro”
 
“No…” disse “Perché dovrei?” sorrise. “Infondo…” mi afferrò un polso e mi fece roteare fino a farmi trovare attaccata al suo corpo. “… è la prova che… tu sei il mio vero amore…”
 
Sorrisi. “E tu sei il mio!” urlai saltandogli addosso e facendolo cadere a terra. Il pavimento freddo ci fece salire un brivido ad entrambi. “Il mio eroe blu! E non dimenticarlo.”
 
“Non lo dimenticherò mai…” rotolò fino a trovarsi a gattoni sopra di me. “Tu mi hai ipnotizzato!” e allargò gli occhi per mostrarmi alla perfezione le su iridi di smeraldo.
 
Risi. Afferrai due lembi del mantello e lo coprii abbracciandolo. Lui si abbassò fino a stare perfettamente a contatto con il mio corpo. Mi morse con forza le labbra. L’odore fresco e frizzante di menta della sua pelle mi faceva andare su di giri. Roteai gli occhi per il piacere che mi stava infondendo.
 
Dovevo anche, però, controllarmi un po’. Il vero gioco doveva arrivare da un momento all’altro. Mi infilai una mano sotto la schiena, inarcandola un po’. Afferrai le manette che mi aveva prestato un mio amico poliziotto. Agilmente salii sopra a Megamind e gli bloccai le braccia a terra. Agganciai una manetta ad un termosifone lì vicino e con l’altra tentai di bloccare il polso di lui.
 
- Ce l’ho fatta!- pensai facendo scattare la sicura – Ora si che il gioco si fa interessante!- e sorrisi. Gli diedi un bacio veloce in bocca e mi alzai.
 
Strabuzzò gli occhi. Non si era accorto di nulla fino a quel momento. Provò a tirare il braccio verso il suo corpo ma non ci riuscì.
 
“Roxanne! Di nuovo?!” e sbuffò. Si mise a sedere appoggiando la testa al muro lì vicino.
 
Sorrisi e alzai un sopracciglio. “Mi andava di giocare a ‘rapiamo-l’eroe’; se poi rendiamo le cose… piccanti… allora anche meglio.” E mi nascosi dietro la porta del corridoio. Mi misi a ridere da sola. “E poi…” dissi affacciandomi e mostrando la chiave delle manette in mano. “In questa stanza è caldo. Mi andava di cambiarmi.” Mi infilai la chiave in bocca, mentre pregustavo la sua faccia sbigottita ed eccitata che mi guardava dalla testa ai piedi.
 
Quella sera doveva essere speciale. La giornata era stata faticosa per entrambi. Piena di novità, sia brutte che belle. Ma dovevamo sempre evitare di pensare al passato. Dovevamo pensare al nostro futuro insieme, al nostro amore.
 
Andai in camera, mi allungai sul letto e slacciai lentamente il reggiseno, immaginando le coccole che ci saremmo scambiati se solo fosse riuscito a liberarsi. Mi aggrappai al lenzuolo pensando a quali emozioni avrei provato in quella notte.
 
“Megamind?” chiamai con voce sensuale “Dovresti aver imparato da me come liberarsi. Ma, naturalmente, tu non avevi pensato alla possibilità di affrontare una situazione del genere.” E con leggiadra lanciai le scarpe, facendole sbattere contro il muro.
 
Sentii le manette tintinnare con foga contro i tubi del termosifone. Invece di trovare una soluzione, Megamind si dimenava. “Arrivo!” disse esuberante.
 
Risi. “Non risolvi nulla così!” dissi sghignazzando. Poi non sentii più niente. Nell’altra stanza non vi era più alcun suono o rumore. “Ehi?”
 
Un passo; un altro passo. Un’ombra snella si appoggia allo stipite della porta. Fa roteare un’arma azzurrina con un dito. “Non dovevi lasciarmi la pistola disidratante sul tavolo. Come criminale non vali un granché, soprattutto per sequestrare qualcuno.”
 
Mi appoggiai le mani sulla testa. “Che stupida che sono, eh?” e sorrisi.
 
“Ma è un bene… sarei rimasto lì per tutta la notte!” e si avvicinò sfilando la maglietta.
 
Alzai gli occhi al cielo. “Insomma, il mio divertimento è finito prima del dovuto. Peccato...”
 
Megamind si buttò sopra di me, seguendo con lo sguardo tutte le mie curve. Intrecciò le sue mani con le mie e passò la sua lingua lungo le spalle, la gola, il mento, le labbra. Si spostò a mordicchiarmi il lobo dell’orecchio. Unì le mie mani sopra la mia testa. “Il divertimento, in realtà…” sussurrò e mi infilò le manette, legandomi alle sbarre del letto. “Deve ancora cominciare.”
 
Spalancai la bocca. Non mi ero accorta di nulla. Ma non mi importava. Me lo meritavo. E poi sarei rimasta legata per lui anche tutta la vita, a costo di vederlo ogni giorno al mio fianco; ero ipnotizzata da quell’alieno blu.

~FINE~

Angolo scrittrice
Ok... questa mia FF non so come sia uscita... però non sembra sia dispiaciuta!
Da come mi hanno fatto notare ci sono dei punti poco chiari.
Vi chiedo umilmente perdono :)
Comunque ho altri progettini! 
Ci rincontreremo presto carissimi e carissime...
OLLO!
Da MMA

 

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