Capitolo
2
Venerdì
20 Marzo, Regionali 2002
Le
gambe tremano, i palmi delle mani sono fradici di sudore e la gola è secca
tanto che sembra che tu sia riuscita ad ingoiare tutta la sabbia del deserto.
Cerchi di ripeterti le parole che dovrai cantare nella mente, ma tutto quello
che ne esce è un singhiozzo di parole sconnesse. Ma da quanto sei entrata nel
coro della tua scuola, quando ancora frequentavi il primo anno di liceo, quelle
sensazioni non ti sono più estranee, e sei certa che quando sarà il tuo momento
tutta la tensione sarà svanita. Perciò decidi di ignorarle e di concentrarti
sulla tua immagine allo specchio, per una volta nella tua vita ti senti carina
e completamente a tuo agio: il vestito celeste cade perfettamente sul tuo corpo
creando un piacevole contrasto con la tua pelle pallida e con i lunghi capelli
bruni. Sorridi al tuo riflesso e ti allontani verso le quinte. Altri membri dei
gruppi di canto corale si aggirano, come te, dietro la pesante tenda di velluto
rosso che copre il palco dell’auditorium, alcuni cercano di scorgere il
pubblico da alcune piccole fessure che trovano, altri rileggono i testi dei
loro brani, altri ancora cercano il coraggio negli abbracci egli amici. Ma tu
preferisci startene in disparte, persa nei tuoi pensieri, cercando di tenere a
freno il cuore che non sbattere di battere contro il tuo petto supplicandoti di
lasciarlo andare via lontano da quel palco.
“Alice?”
Una voce calda alle tue spalle ti ridesta, lentamente ti giri e ti ritrovi
davanti quel ragazzo che sfacciatamente si era seduto davanti a te al tavolo
del Lima Bean.
“Ciao
Cooper” Esclami sorpresa più che per averlo trovato lì, per il fatto che ti
abbia cercato e si sia ricordato di te. Tu di certo non hai potuto
dimenticarlo.
“Sei
pronta a perdere?” ti chiede con quel
suo sorriso contagioso e brillante. Rispondi al sorriso quasi con soggezione,
come vorresti che il tuo fosse all’altezza del suo.
“Assolutamente
no. E voi?” rispondo ridacchiando e alzando un sopraciglio come segno della tua
sicurezza.
“Assolutamente
no” ti rifà il verso, ma tu non ne sei infastidita, anzi il suo modo di fare di
diverte come mai nessuno aveva fatto prima. Lo spegnersi delle luci sulla
platea, il richiamo all’ordine di alcune ragazze dietro alle quinte vi
interrompe. “In bocca a lupo Alice” ti dice a voce bassa come se fosse un
segreto,senza mai perdere il suo sorriso. Rimani in silenzio mentre lui si
allontana confondendosi tra gli altri Usignoli, ma ora non hai più tempo per
pensare a lui, ora è il momento di andare in scena.
L’auditorium
ormai si è svuotato, togli la cerchietto azzurro che teneva in ordine i tuoi
capelli durante l’esibizione e le scarpe tenendo tutto gelosamente in mano, sei
seduta davanti al palcoscenico su cui poco prima stavi cantando. E pensare che
per un secondo ci avevi creduto, avevi davvero pensato che saresti andata alle
nazionali e che quel tuo ultimo anno di scuola sarebbe stato indimenticabile.
Invece ora sei certa che tornerai alla tua solita vita, che dovrai arrenderti
alla sua banalità.
“Nazionali
stiamo arrivando!” dice una voce pregna di ironia al tuo fianco, una voce che
hai quasi imparato a riconoscere. Alzi gli occhi verso di lui, ha il nodo della
cravatta a righe rosse e blu allentato, i primi due bottoni della camicia
bianca sbottonati e i capelli spettinati dopo essersi esibito nella complessa
coreografia del suo coro.
“Cosa
di fai ancora qui Cooper?” chiedi mentre lui si lascia cadere sulla sedia a
fianco della tua.
“Sto
contemplando il fallimento degli Usignoli, come te” risponde girandosi a
guardarti.
“Non
avevi detto che con il tuo assolo avevate la vittoria assicurata?” dici e sei costretta a morderti il labbro per
trattenere una risata.
“Ovviamente
la giuria era corrotta. Non te ne sei accorta?” esclama con il suo solito modo
di fare, e solo quando ti accorgi che non sta sorridendo ti rendi conto di
quanto sia incredibilmente serio.
“Si
certo!” rispondi con un sarcasmo che non appartiene al tuo modo di essere. “Sei
bravo Anderson ma devi ammettere che ci sono state persone più brave di te” aggiungi
sorridendo,ancora una volta vorresti che il tuo sorriso fosse indimenticabile
come il suo.
“Mai!”
dice sbarrando i suoi luminosi occhi
azzurri. “Anzi sai che ti dico? Che c’è una persona che questa sera è riuscita
a tenermi testa” Finalmente ti regala un
altro dei suoi sorrisi.
“Ah
davvero? E chi sarebbe?” domandi incuriosita.
“Una
certa Alice che ho incontrato al Lima Bean, che ha una voce meravigliosa ed il
sorriso più bello che io abbia mai visto” Confessa. Rimani pietrificata sulla
sedia, non sai se essere più colpita dal fatto che riesca a pensare che tu
abbia una bella voce o dal fatto che ti trovi attraente, e che soprattutto
apprezzi il tuo sorriso, la parte che meno ti piace di te. Sorridi arrossendo,
portandoti una ciocca di capelli dietro l’orecchio, chiaro sintomo del tuo
imbarazzo; non sai cosa rispondere e per fortuna è lui a fare il primo passo.
Poggia una mano sul tuo ginocchio che la stoffa del vestito lascia nudo, poi si
sporge fino ad arrivare a sfiorare la tua bocca, i suoi occhi sono sempre
immersi nei tuoi, ancora più belli visti da così vicino. Alza l’altra mano e ti
passa l’altra ciocca di capelli dietro l’orecchio, senti il suo alito fresco
solleticarti le guance, ogni suo impercettibile movimento ti crea milioni di
piccoli brividi che si arrampicano sulla tua pelle. Lentamente poggia le sue
labbra sulle tue. Senti il loro peso leggero premere sulle tue, cerchi di
stamparti nella mente ogni singolo istante. La sua mano scende verso la tua
guancia, poi senti le sue labbra spingere più forte e prendi il coraggio di approfondire il
bacio. Dischiudi le labbra per lasciare libero accesso alle sue di coinvolgerti
in un bacio denso di passione. Le tue inibizioni, di solito troppo alte, si
azzerano del tutto offuscate da quelle sensazioni che non hai mai provato,
intrecci le tue dita ai suoi morbidi capelli corvini, aspiri il profumo della
sua pelle liscia, ti bei delle carezze che la sua mano lascia sulla tua gamba,
mentre pensi che forse quel ultimo anno di liceo potrà davvero essere
indimenticabile.
Settembre 2012
Avevi dimenticato la sensazione che si prova quando una
calca studenti ti travolge mentre cerchi di entrare a scuola, avevi quasi
dimenticato quanto potesse essere irritante il suono della campanella che
richiama tutti alle loro classi. Ma sei sicura che non dimenticherai mai il tuo
primo giorno di lavoro, se dovessi entrare in una fossa piena di leoni forse
saresti meno nervosa. Sei arrivata con due ore di anticipo, la lezione di
letteratura è alle undici. Hai cercato di vestire in un modo anonimo, sperando
di no attirare attenzione con pantaloni
neri, camicia viola e scarpe con il tacco basso. Sai cosa succede alle
supplenti, sapone sul pavimento, puntine sulla sedia, scambio di nomi, ma pensi
che dovresti esserci abituata, infondo non è poi tanto diverso da quello che ti
facevano quando eri una studentessa. Come quella volta che ti hanno messo una
rana nell’armadietto, o come quando ti chiudevano per mattinate in bagno. Ora
queste cose ti fanno sorridere, con l’indice risali la montatura degli occhiali
sul naso poi ti avvicini verso un uomo.
“Buongiorno. Mi scusi ma oggi è il mio primo giorno di lavoro,
e avrei bisogno di sapere dov’è l’aula 5.>> chiedi cortesemente, la
disposizione delle aule è completamente diversa da quella di quando frequentavi
tu quella scuola. L’uomo ti sorride
educatamente, ha i capelli ricci, una simpatica fossetta sul mento e indossa un
gilet nero, su una camicia bianca e dei jeans.
“Lei è la supplente della professoressa Smith?” ti chiede
curioso.
“Si, sono Alice Jonhson, la prego
mi dia del tu. Il lei non si addice certo alla mia età” ti presenti, infondo non hai ancora
trent’anni.
“Io sono Will Schuester, il
professore di spagnolo e mi occupo del Glee Club
della scuola. E anche se il lei probabilmente si addice alla mia età, dammi del tu Alice” ridacchi
alle sue ultime parole, prima di tornare seria ripensando alle prime.
“Hanno ancora il Glee Club in
questa scuola?” dici sbarrando gli occhi, all’improvviso non ti importa più di
dove sia l’aula 5.
“Si certo. Non è facile ma me ne occupo io. Sei interessata
alle arti anche tu?” dai suoi occhi color caramello trasudano curiosità e
simpatia.
“ No, voglio dire si. È solo che anche io ho frequentato il
McKinley e ho fatto parte del Glee Club” spieghi
nostalgica.
“Non ci posso credere. Davvero? Allora devi assolutamente
venire a conoscere i ragazzi. A che ora hai lezione?” l’entusiasmo del uomo
quasi ti contagia, non riesci a smettere di ridacchiare mentre ti passi una
ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Veramente ho lezione tra due ore” ammetti abbassando lo
sguardo.
“Perfetto. Allora vieni subito con me. Ah comunque l’aula
cinque è quella vicino al bagno delle ragazze, è facile da trovare” dice mentre
ti invita ad entrare in un stanza piena di sedie, una lavagna bianca e un
vecchio piano forte al centro. Il tuo cuore perde un battito nel notare i cambiamonete
che adesso ti allontanano dai ricordi e dalla tua adolescenza. Resti in
silenzio, pietrificata sull’uscio della porta ad osservare dei ragazzi che parlottano
tra di loro ignorandovi.
“Buongiorno ragazzi! Voglio presentarvi la professoressa Jonhson, la supplente di letteratura, Che udite udite, ha frequentato proprio questo Glee
Club quando aveva la vostra età” la voce del loro professore li riporta all’ordine.
La reazione del gruppo di adolescenti non è certamente quella che ti aspettavi,
ti accolgono curiosi, facendoti mille domande su come era il Glee quando tu avevi la loro età, ammirando quella che loro
credono, la tua devozione per le arti. Ti avvicini a loro sorridendo, cercando
di rispondere alle loro curiosità fino a quando Will non li riporta di nuovo al
silenzio.
“Ecco loro sono le Nuove Direzioni” ti dice il professore
ridacchiando orgoglioso.
“Nuove Direzione? Davvero un nome originale!” esclami
sinceramente colpita.
“Come si chiamava il Glee quando
ci partecipava lei?” ecco arrivarti un’altra domanda da un ragazzo seduto su
una sedia a rotelle.
“Non avevamo un nome bello come il vostro. Magari un giorno
ve ne parlerò” schivi la domando sorridendo leggermente.
“Professore Schuester io proporrei
di far vedere alla professoressa una nostra performance così possiamo anche
iniziare a riscaldarci per le provinciali che vinceremo senza problemi, ovviamente.
In attesa della nostra grande vincita alle Nazionali” una ragazza dai lunghi
capelli castani si alza dalla sedia proponendo al gruppo di improvvisare un
pezzo da farti vedere, e tu non puoi non esserne profondamente lusingata.
“Ci stiamo preparando per vincere le Nazionali” spiega
meglio l’uomo posticipando di qualche attimo l’esibizione “Sai loro mi hanno
aiutato a tenere in piedi questo Glee Club. Loro
hanno contribuito a far nascere le Nuove Direzioni, e per molti di loro questo
sarà il loro ultimo anno. Per questo voglio che questo anno sia speciale. E
come fare se non vincendo le Nazionali?” aggiunge poi sussurrandosi per
escludersi all’orecchio dei ragazzi.
“Capisco. Il Glee di questa scuola
non è mai stato molto apprezzato ma ho notato che hai fatto un ottimo lavoro
Will.” Gli rispondi sincera. “Allora fatemi vedere se meritate di vincere
queste Nazionali!” continui alzando la voce rivolgendoti ai ragazzi.
“Professoressa lei Quanti campionati ha vinto?” l’ennesima domanda parte da un ragazzo con i
capelli biondo cenere e gli occhi acqua marina, vestito in modo decisamente
impeccabile.
“Ehm veramente neanche uno”