The Heir of the Dragons

di schwarzlight
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


The Last Guardian
Piccola nota: capitolo alquanto descrittivo, soprattutto per la prima parte. Ma non esasperatevi, non è affatto tutto così ;D


Prologo




Il messaggero era appena arrivato all'altipiano di Kerembeyt, dopo aver oltrepassato il valico meridionale dei Monti di Cristallo, l'unico agibile durante il periodo invernale, così chiamati per l'altissima concentrazione di quarzo purissimo presente nella roccia. L'uomo, però, non fece caso ai particolari giochi di luce che si creavano sulle vette imbiancate dalle nevi perenni, così come non si fermò ad ammirare le rovine di quelle strutture che un tempo avevano reso famosa Varadiél come la Città dei Ponti: imponenti strade sopraelevate sorrette da archi in pietra, che permettevano ai viaggiatori di attraversare indenni i territori occupati dai jagaral, enormi predatori simili a felini, e le vaste zone paludose, rimasugli dei grandi laghi che esistevano secoli e secoli prima, mentre i Draghi ancora convivevano con gli umani. Dopo che le paludi vennero bonificate, i Ponti caddero pian piano in disuso, e i jagaral scomparvero in seguito a massicce spedizioni di caccia. Al loro posto erano subentrati i banditi a minacciare la sicurezza delle ricche carovane mercantili, ma raramente si spingevano nella zona meridionale dell'altipiano per le loro scorribande.
Nonostante ciò, il messaggero tirò comunque un sospiro di sollievo appena raggiunse il primo dei piccoli villaggi il cui unico scopo era quello di fungere da punto di ristoro per i viaggiatori. Non si fermò alla locanda, bensì cambiò il suo cavallo esausto con uno riposato, e ripartì al galoppo verso la capitale dell'impero di Tharamyt.

Dopo tre estenuanti ore di viaggio, cinque stazioni di riposo e la grande foresta al centro di Kerembeyt, finalmente giunse in vista di Varadiél, la splendente capitale dell'impero, che si ergeva ai piedi dello Iesin Orod, il massiccio principale della catena dei Monti di Cristallo. I colori accesi di cui si tingeva il cielo nell'ora del tramonto si riflettevano sul quarzo usato nella costruzione dei palazzi dei nobili, facendo brillare le torri del castello, il quale, visto dall'alto, assomigliava a un perno dal quale la città si sviluppava a ventaglio.
Quando ormai il rosso del cielo era stato sostituito dalla tenue luce del crepuscolo, il messaggero fece il suo ingresso nella prima delle tre zone in cui si suddivideva la città. Il livello più esterno era costruito fuori dalle mura principali, ed era abitato in gran parte da contadini e povera gente che non riusciva a trovare lavoro, o per la quale le tasse applicate agli abitanti all'interno delle mura erano troppo onerose. Le abitazioni in questa zona erano piccole e, man mano che ci si avvicinava alle mura, sempre più addossate l'una all'altra. Il dedalo di stradine che si era formato di conseguenza era perfetto per seminare degli inseguitori, motivo per cui il terzo livello era usato come nascondiglio da parecchi malviventi che lo rendevano la base dei loro traffici.
Oltrepassato l'enorme portone d'ingresso di Varadiél, si accedeva al secondo livello, il più vasto dei tre. La maggior parte delle attività commerciali si svolgevano lungo la strada principale, che portava direttamente al primo livello e attraversava la grande Piazza del Mercato.
Il primo livello era separato dal secondo da un'ulteriore barriera difensiva, anche se decisamente più piccola del muro esterno. Questa zona era occupata esclusivamente dalle residenze nobiliari, irraggiungibili obbiettivi dei ladri più avidi.
La differenza tra le tre zone della città era data anche dall'altezza. Infatti, l'esser costruita a ridosso di un monte, dava a Varadiél la caratteristica di elevarsi al di sopra dell'altipiano, rendendo così più facili gli avvistamenti di eventuali nemici. Il livello esterno era ancora in piano, ma già a partire dal secondo c'era un sistema di terrazze che corrispondevano più o meno a interi quartieri. Al culmine di questi terrazzamenti c'era il castello imperiale. Questa magnifica costruzione risaliva a più di mille anni prima, eppure le sue condizioni erano talmente perfette che non c'era mai stato il bisogno di una manutenzione della struttura. Qualcuno diceva che fosse stato costruito grazie alla sapienza dei Draghi, o che era sorretto da una magia ancestrale... In ogni caso, nessuno poteva più sapere la verità: i Draghi erano ormai definitivamente scomparsi da almeno ottocento anni, e la conoscenza della magia era pian piano andata perduta.

Però, in quel palazzo millenario, c'era qualcuno che desiderava entrare in possesso di quel potere, e a tale scopo aveva impiegato ingenti risorse nel ritrovamento di un particolare luogo, il Thuaidh Caiseal, o Castello del Nord, nel quale le leggende narravano fosse nascosta l'eredità lasciata dal Re dei Draghi, Aran Kehelrid, ai suoi discendenti che decisero di vivere come umani.
Quest'eredità aveva fatto gola a molti, ma nessuno era mai riuscito a trovare il luogo in cui era custodita; ma ciò non costituiva un buon motivo per rinunciare, non per il giovane imperatore di Tharamyt, Roinn Gaoth Tintreacht. Salito sul trono appena ventunenne, in sei anni era riuscito a debellare l'esercito costituito dalla Coalizione dei Regni dell'Est, a scongiurare definitivamente la minaccia dei pirati sulle coste occidentali e a sedare le rivolte dei mercenari, stabilendo così uno dei regni più solidi della storia dell'impero.

Quando il messaggero giunse al cospetto del sovrano, lo trovò nel suo studio privato, intento ad ammirare la comparsa delle prime stelle dall'ampia vetrata centrale. L'ultimo esponente della stirpe dei Tintreacht prese il tubo metallico in cui era contenuta la pergamena e congedò l'uomo che l'aveva portato fin lì dai lontani territori del nord, non senza avergli prima elargito una ricompensa in monete d'oro. Appena ebbe finito di leggere il contenuto del messaggio, mandò subito a chiamare il primo ministro, Gallach O'Sternail, che più di tutti aveva ricoperto un ruolo di maestro, d'armi e di vita.
Nell'attesa, il giovane cominciò a girovagare per la stanza in preda all'impazienza e all'eccitazione: finalmente le ricerche avevano dato dei risultati concreti! La sua testardaggine nel continuare a cercare, nonostante gli insuccessi iniziali, si era rivelata una buona cosa alla fine, anche se non aveva ottenuto la piena approvazione di Gallach, che giudicava la cosa uno sperpero di tempo e denaro. Proprio l'ingresso di quest'ultimo interruppe il flusso di pensieri dell'imperatore, che subito si diresse verso di lui accogliendolo con un tono entusiasta.

- Gallach! Guarda, avevo ragione! Il castello del Nord esiste! Proprio ora è arrivato un dispaccio di Fried in cui afferma di aver trovato il primo dei Sette Pilastri! Ora sarà solo una questione di tempo prima che l'esatta ubicazione del Castello sia svelata!

- Vedo. Però, Maestà...

- Rionn! L'ho già detto tante volte che almeno in privato devi chiamarmi Rionn.

Il primo ministro sorrise divertito alla richiesta del sovrano e, dopo aver preso il messaggio che il governante gli porgeva, andò a sedersi su uno dei divanetti rivestiti in velluto rosso posti di fronte al caminetto.

- Rionn, ammetto che l'effettiva esistenza del Thuaidh Caiseal mi sorprende, ma ti ricordo che il più grande ostacolo non è ancora stato superato.

- Lo so... ciò che quel luogo custodisce potrà esser preso solamente dai discendenti di Aran Kehelrid... - rispose il giovane con tono pensieroso. Nel dire la frase successiva, però, dalla sua voce traspariva l'ambizione di voler riuscire in un'impresa ritenuta impossibile.

- Ma se almeno uno di questi eredi vive tuttora nel mio regno, giuro che lo troverò, dovessi metterci anni!

Gallach O'Sternail sospirò rassegnato... non sarebbe servito a nulla tentare di dissuaderlo dal suo intento. Aveva visto quel ragazzo crescere e fin da bambino aveva dimostrato uno smisurato interesse nella storia del passato, specialmente per quella inerente all'epoca dei Draghi. L'eredità da loro lasciata era sempre stata un'ossessione, ma aveva sperato che una volta cresciuto quest'interesse lo abbandonasse.
Spostò lo sguardo verso un grande ritratto posto sopra il camino.
Ecco, era da quel momento, da quegli avvenimenti che il semplice sogno si era tramutato in qualcosa da ottenere assolutamente.
E ora che era vicino alla meta avrebbe impiegato tutto ciò che era in suo potere per realizzare il suo obbiettivo. Che sia questo il ritrovamento di un palazzo disperso o la ricerca di un erede di cui non si sapeva l'identità e tantomeno l'esistenza.

---

Bene... benvenuti nel mondo di The Heir =D
Se siete arrivati fin qua vi ringrazio, e spero di avervi incuriosito un po'!XD
Non pretendo che la storia vi abbia già preso, trattandosi, appunto, di un misero prologo, ma spero che vorrete lasciare un commento, anche breve, e che continuiate a seguirmi!=D
A presto con il primo capitolo!

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Capitolo 2
*** Capitolo I ***


the heir of the dragon - capitolo I
Capitolo I



- Hilda, quanto ne sai sul conto dei draghi?

- Su... sui draghi, mia signora?!

La cameriera si interruppe dal versare il thè e guardò meravigliata la giovane donna adagiata sul divanetto del salotto. Amaryllis apparteneva a una delle famiglie nobili più influenti della regione, i marchesi Amaltheren. Conosciuti soprattutto come abili commercianti e diplomatici, i membri di questo casato servivano da generazioni la famiglia reale con estrema lealtà.
Fra i più alti esponenti della gerarchia militare, però, la loro fama era dovuta ad un altro motivo. Perchè se l'esercito era la spada che respingeva e annientava i nemici dell'impero, gli Amaltheren erano il veleno invisibile che li consumava dall'interno: in poche parole spie.
E quando non dovevano infiltrarsi tra le fila nemiche, i compiti loro affidati direttamente dall'imperatore variavano dallo sgominare una banda di predatori al contrastare gli intrighi politici di certi nobili di dubbia fedeltà al loro regnante. Con ogni mezzo.
Ciò che non poteva esser regolato dalla legge veniva affidato a loro, e questo ruolo richiedeva una fitta rete di informatori, cosicché da essere a conoscenza di tutto ciò che avveniva in ogni singolo villaggio dell'impero; e allo stesso modo erano in contatto con le più grandi organizzazioni criminali, come i Mercenari di Salinger, un vasto gruppo di assassini professionisti.

Ma questa volta, l'incarico affidatogli dall'imperatore poteva rivelarsi il più difficile mai affrontato. Investigare su una possibile discendenza dei draghi, infatti, non si poteva definire esattamente un compito semplice... Più che di fatti, qui si parlava quasi di mitologia.
Amaryllis Amaltheren, appartenente al ramo principale del casato, da giorni non faceva altro che passare da un volume all'altro dell'immensa biblioteca di palazzo e del santuario, raccogliendo più informazioni possibili su quelle creature leggendarie.

- Sì, sui draghi. Immagino che la tradizione popolare sia piena di leggende su di loro, no? Parlamene.

- Oh, certamente... La più famosa parla del primo confinamento nel regno aldilà del cielo. Dopo che i regni degli uomini si erano alleati contro di loro, il re dei draghi decise di abbandonare questo mondo, sigillando l'entrata del cielo.

- E del
Thuaidh Caiseal sai dirmi nulla? - la interruppe la ragazza.

- Il Palazzo del Nord, intendete? Solamente che era la residenza della corte dei draghi e che si dice custodisca la magia più potente mai esistita.

La nobile rimase pensierosa per un attimo. Quello che le aveva detto Hilda non era nulla di più rispetto a ciò che dicevano i testi da lei consultati fino a quel momento. Anche alla domanda su un modo per riconoscere i discendenti dei draghi le rispose esattamente come i libri: non c'era un modo. Essi avevano due forme, una umana e una da drago, e non c'era verso di riconoscerli, se non per la bellezza particolare e l'atteggiamento fiero che li contraddistingueva.
Dopo aver congedato Hilda, Amaryllis andò alla scrivania, e consultò di nuovo la lettera con la descrizione dell'incarico. Perchè quell'improvviso interesse del suo re verso i draghi? Non era da lui impiegare i suoi migliori agenti in una ricerca senza fondamenti come quella. Che avesse a che fare con l'incidente di tre anni prima? Ma se così fosse... qual era il nesso fra le due cose?

I suoi pensieri vennero interrotti dall'arrivo di suo padre, il capo del casato Seridan Amaltheren, da cui aveva ereditato i capelli biondi e l'acuta intelligenza, nonché la dedizione verso i suoi doveri. Il carattere calmo e riflessivo, i tratti delicati e il celeste degli occhi li aveva presi invece dalla madre, Lilian, deceduta ormai da una decina d'anni.
L'uomo, dall'atteggiamento sempre serio e autoritario, pose una piccolo tubo metallico contenente una pergamena sulla scrivania in ebano.

- Amaryllis, ci sono degli eventi che potrebbero essere connessi al caso di cui ci stiamo occupando, e ho bisogno di qualcuno che vada a investigare. Te la sentiresti?


***


Si guardò allo specchio. Appariva strana in quei vestiti: solitamente indossava ricchi abiti di velluto ornati con pizzi pregiati e gemme, non certo tuniche usurate e pantaloni di pelle logora! ...Ma le piaceva. Le piaceva doversi travestire da popolana, le piaceva dover nascondere il suo viso con il cappuccio di un vecchio mantello. Le piaceva, perchè era la prima volta che un incarico simile le veniva affidato, e non voleva deludere suo padre che le aveva concesso una tale responsabilità. D'altronde infiltrarsi fra i delinquenti del terzo livello era pur sempre un compito pericoloso, il che voleva dire dover essere molto abili. Ed esser considerata degna di ciò la rendeva orgogliosa.
Uscì dalla porta di servizio, quella usata dai servi, badando di non farsi vedere da nessuno. In tutta fretta imboccò la via che l'avrebbe portata verso il portone d'accesso al primo livello, per poi scendere al secondo. Una volta arrivata lì, attraversò le strade più affollate, mischiandosi ai mercanti e ai loro clienti, e passando la grande Piazza del Mercato, ripensò al suo obbiettivo.

Proprio un paio di giorni prima, c'era stata una grande esplosione notturna in uno dei santuari del secondo livello. Secondo i sacerdoti, erano stati dei ladri, ma la guardia cittadina ancora non capiva come potessero aver appiccato il fuoco ad una struttura completamente costruita in pietra. Altri eventi simili erano già accaduti, e tra tutti il più inspiegabile era sicuramente il caso di una bottega d'armi. Poteva essere classificato come semplice furto, ma c'era un particolare che aveva destato l'attenzione di molti: il cancello in acciaio dell'entrata era stato completamente fuso. Tutto ciò che rimaneva era una ammasso di metallo informe ormai solidificato.
In tutto l'impero non esisteva nessuna arma capace di fare ciò, e sarebbe servito il calore di un vulcano per scioglierla...o la magia. E la magia non poteva essere insegnata agli uomini se non dai draghi.
Ed ecco che appariva una pista per i discendenti di Arran.

Amaryllis varcò il grande portone della cinta muraria. Il suo compito era di trovare chi aveva causato quegli incidenti, e qual era il posto migliore se non il terzo livello?
Deviò dalla strada principale e imboccò una delle vie secondarie, sempre più verso l'interno del quartiere. Quello era il regno dei ladri e dei malfattori, e a ogni passo poteva essere aggredita alle spalle da uno di essi. Ma a lei piaceva la sensazione di pericolo, sentire il battito accelerato del cuore. Era per quello che aveva deciso di seguire le orme di suo padre nel servire l'imperatore come agente speciale.
A un certo punto incrociò un gruppo di tre uomini dall'aria disonesta fin troppo ovvia. Probabilmente erano parte di qualche organizzazione, e a giudicare dal tipo di armi, sembravano proprio dei ladri della Gilda di Seor, la più pericolosa di tutta
Varadiél. Sorrise impercettibilmente e si avviò verso di loro, tenendo il pugnale a portata di mano.
Ora la sua missione era veramente iniziata.

---

Ecco....sembra che ce l'abbia fatta a postare questo (breve e inutile) capitolo @_@
ok, la spiegazione è che febbraio era periodo di esami, e....proprio questo capitolo non riuscivo a cominciarlo @_@
ma finalmente ho sistemato, ed ecco qua!^^
spero che sia piaciuto (ma soprattutto che non ci siano errori °_°)
ora dovrei tenere un ritmo di un aggiornamento al mese....difficile che riesca a fare di più con l'università, ma...non si sa mai!*_*
detto ciò...alla prossima!^^

@Elos: grazie per aver letto anche questa mia storia!^^ (e soprattutto per la recensione 8D)
della formattazione me n'ero già accorta....ma proprio non riuscivo a spezzettare di più in paragrafi per rendere più facile la lettura...(ci avevo provato, seriamente, ma...ho fallito miseramente >_>) spero di aver risolto con questo chap °_°
per il resto sono veramente felice dei tuoi complimenti e soprattutto della curiosità che ho suscitato!^^
(ah, e tranquilla...non sei la sola ad avere una certa fissazione per i draghi *_*)
spero ti sia piaciuto anche questo capitolo!
ciau!XD

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Capitolo 3
*** Capitolo II ***


The Heir of the Dragons - Capitolo II Capitolo II



Era ormai sera inoltrata.
Amaryllis, stanca e demoralizzata, entrò nella prima locanda non troppo malconcia che trovò. Appena mise piede nel locale venne accolta dall'odore di tabacco e dagli sguardi invisibili degli avventori, che apparentemente non diedero attenzione al suo arrivo. Si diresse al bancone della taverna al pianterreno e ordinò del vino.
Fino a quel momento era stata una giornata decisamente infruttuosa. Forse era stata troppo precipitosa nell'aspettarsi di trovare subito una qualche traccia, o semplicemente aveva avuto la sfortuna di imbattersi nelle uniche persone che non sapevano nulla.
L'oste le porse il suo boccale, e lei lo strinse tra le mani quasi con rabbia. No, non erano quelli i motivi.
In verità si stava rendendo conto di essere ancora inesperta nel suo ruolo... troppo. Si era lanciata a capofitto in una missione di cui aveva sottovalutato la complessità e che non sapeva gestire, dalla quale credeva ingenuamente di poter ottenere subito dei risultati semplicemente interrogando i primi malviventi che le capitavano, credendo che dovessero per forza sapere qualcosa. Aveva sbagliato fin dall'inizio, la sua sicurezza le aveva dato un'impulsività che di solito non possedeva, portandola a perdere solo tempo con azioni irreparabili e inutili al suo scopo.
...Forse, però, non era stato proprio tutto inutile.






- Salve, cercate compagnia?
Una ragazza si era avvicinata ai tre uomini. Era giovane, e dall'apparenza ingenua smentita dallo sguardo malizioso; indossava abiti maschili, che però non sminuivano la sua bellezza, così come il cappuccio del mantello si lasciava sfuggire alcune ciocche dei capelli dorati.
- Sto morendo dalla noia, e mi chiedevo se per caso vi andasse di bere qualcosa con me...
Si mosse verso il più vicino dei tre, che, a giudicare dall'espressione, apprezzava decisamente l'idea.
- Perchè no? Vedrai, ti farò divertire io... - esordì lui afferrandole il mento, incurante delle proteste dei compagni... evidentemente avevano qualche affare urgente da sbrigare.
- Non ho dubbi a proposito...
Fu un attimo. In un istante estrasse un pugnale da sotto il mantello con cui trapassò il cuore dell'uomo, uccidendolo sul colpo.

"Sono ladri."

- Dannata sgualdrina!
Appena il corpo del compare si accasciò a terra, il secondo malvivente si avventò contro Amaryllis, anche lui armato di pugnale. Ma lei era più veloce e agile, e in un solo fluido movimento evitò il suo attacco abbassandosi verso destra, e con un mezzo giro su sé stessa finì alle spalle dell'avversario, conficcandogli la lama alla nuca.

"Sono assassini."

L'ultimo componente del gruppo, dopo un attimo di smarrimento, estrasse la spada, e la puntò contro Amaryllis.
- Chi ti manda? - nella sua voce, nei suoi movimenti, perfino nel suo sguardo, si notava una punta d'isteria. Quell'uomo era patetico. Ma sembrava essere il più importante fra i tre, ed era proprio per questo che l'aveva lasciato per ultimo.
- Nessuno.
- Allora... è... per vendetta?
Stava cercando di prendere tempo. Ogni tanto si guardava attorno valutando la via di fuga migliore, ma al primo tentativo di indietreggiare, la ragazza lo attaccò senza esitazione, bloccando la spada con l'aiuto di un secondo pugnale e sferrandogli un calcio al ginocchio, facendogli perdere l'equilibrio. Poi ne approfittò per disarmare il ladro, che subito dopo venne atterrato da un altro calcio alla base del collo. Infine lo immobilizzò inchiodandogli una mano al terreno con uno dei due pugnali, e puntellando l'altro braccio e il petto con le ginocchia.
- Pensa a rispondere alle mie domande, a meno che tu non voglia ritrovarti con qualche osso spezzato.
Ma di quello che le interessava non sapeva nulla. Al contrario di quel che sembrava, spesso e volentieri più alto era il rango, e meno cose esterne ai propri affari si conoscevano.
Amaryllis non riuscì continuare il suo interrogatorio, poiché delle voci indicarono l'avvicinarsi di altre persone. Con un movimento fulmineo pugnalò la gola del prigioniero e gli sottrasse la spada che portava inciso il simbolo del rango all'interno della gilda.

"Va bene così. In fondo nessuno si rammaricherà della loro morte."

Si infilò in un vicolo e si arrampicò su delle casse, dileguandosi poi per i tetti.







Quando aveva preso la spada del morto, l'aveva fatto più per depistare eventuali sospetti su un qualche avversario del gruppo, o un ladro. Ora però, riflettendoci, poteva usarlo come lasciapassare per ottenere informazioni: la minaccia di ritrovarsi come nemici gli uomini della Gilda di Seor poteva avere effetti decisamente migliori, oltre al fatto che avrebbe potuto usufruire di qualche informatore senza dover fare il nome degli Amaltheren, cosa che voleva evitare.
Certo, doveva solo trovarne uno... il che non era esattamente un'impresa facile.

- E' il caso che tu la nasconda meglio...

Amaryllis sobbalzò al suono della voce profonda che le si era appena rivolta e si girò a osservare il giovane seduto accanto a lei, un venticinquenne dai capelli castani lunghi fino alle spalle e gli occhi di un verde cupo, inquieti e turbolenti. Era bello, e possedeva una sorta di fascino selvaggio che mai avrebbe trovato fra i vanitosi rampolli dell'alta società. La ragazza non poté trattenersi dall'arrossire leggermente al sentirsi osservata così intensamente, quindi abbassò subito lo sguardo, dandosi mentalmente della stupida per il suo comportamento da ragazzina alla prima cotta.

- Non... non capisco cosa intendete dire...

Lui alzò un sopracciglio, perplesso forse dal tono di voce o dalla troppa educazione dimostrata da lei.

- Quella spada... - disse accennando un gesto verso l'arma sottratta al malvivente - è troppo in bella vista. Nascondila meglio se non vuoi grane.

- Vi ringrazio della premura, ma ora devo proprio andare! - esclamò frettolosa Amaryllis scattando in piedi.
Dopodiché lasciò sul bancone i soldi necessari a pagare la consumazione: parlare con lui la metteva in agitazione, tanto più che aveva notato la spada... non sia mai che fosse anche lui affiliato di qualche organizzazione. Quindi decise di andarsene, di allontanarsi da quell'affascinante sconosciuto, seppur in un angolino del suo cuore provasse il desiderio di rimanere al suo fianco ancora un po', trovando piacevole persino il forte odore di tabacco di cui erano impregnati i suoi abiti.
"Stupida!" si disse a quel pensiero, girandosi verso l'uscita; ma prima che potesse anche solo allontanarsi dal posto che aveva occupato per tutto quel tempo, qualcuno la attirò a sè, trattenendola per la vita.

- Ehi, bionda! Vieni al mio tavolo, ti offro da bere... che ne dici?

L'uomo, sicuramente ubriaco a giudicare dal forte odore di alcol che emanava, l'aveva colta alla sprovvista. Era diverso rispetto a quando aveva adescato i tre criminali di quella mattina: allora sapeva a cosa andava incontro, cosa avrebbe dovuto dire e come reagire. Si aspettava di esser toccata, o che le avrebbero rivolto frasi dai toni imbarazzanti per lei... ma ora era assolutamente diverso e inaspettato. Si ritrovò incapace di ribattere a tono e di muoversi: era come paralizzata, non riusciva a pensare più a nulla.
Si sentì strattonare per un braccio, e la puzza di liquore fu sostituita dall'odore pungente del fumo.

- Non mi sembra affatto che lei sia d'accordo, quindi levati dai piedi.

Il ragazzo dagli occhi verdi l'aveva attirata verso di sè, sottraendola alle mani dell'ubriaco che, non contento della cosa, estrasse un coltello e si avventò contro il giovane. Lui si difese senza alcuna difficoltà, riuscendo a scagliare l'avversario su uno dei tavoli vicino, sollevando altre proteste, immediatamente zittite da un suo sguardo. Anche Amaryllis ebbe i brividi di fronte all'espressione del moro: erano occhi crudeli, che traspiravano lugubri promesse di morte a chiunque osasse sfidarlo. Incutevano timore, ma anche rispetto per la loro fierezza.
Poi se ne andò. Senza una parola pagò l'oste anche per i danni provocati e uscì nel freddo della sera.

- Ah! Aspetta! - Amaryllis lo seguì a ruota; voleva ringraziarlo. Nonostante non la conoscesse l'aveva aiutata, e voleva almeno provare a sdebitarsi con lui. Ma quando uscì anche lei, non c'era nessuno nella via buia parzialmente illuminata dalle luci provenienti dalle case. Nessuno.
Era stato un solo breve attimo quello in cui la ragazza l'aveva perso di vista, precisamente quando non aveva fatto in tempo ad afferrare la maniglia della porta della locanda prima che si richiudesse dietro di lui.
Eppure era scomparso. E non c'erano vie secondarie in cui avrebbe potuto infilarsi.

Era scomparso.

---

Mamma mia, l'ho odiato questo capitolo.
E mi riferisco alla prima parte...mi ero accorta di un particolare che era giusto un po' illogico, e mi son sbloccata poco tempo fa °_°
Poi sono stata impegnata con gli esami e un contest e....bè, chiedo scusa. Non capiterà più. E stavolta DAVVERO.
Ohohoh! Qui entra in scena un nuovo personaggio che ricomparirà più avanti <3
(e non vedo l'ora 8D)
Poi...mi premeva di mostrare come Amaryllis in realtà non sia poi così esperta e perfetta...d'altronde sarebbe anche innaturale per una ragazza che, sì è stat addestrata a questo "lavoro", ma che effettivamente è al suo primo vero incarico. E poi povera, mi diverto a metterla in situazioni che non sa gestire °_°

Ora se permettete faccio un po' di pubblicità alla nuova storia (già completa) con cui ho partecipato al contest Once upon a bloody december, indetto da storyteller lover: La Bambina e il Lupo
E' una storia di vampiri (quelli veri 8D), e se vi può interessare....bè, fateci un saltino °_°

Grazie per aver letto!^^

Elos: grazie per aver recensito!^^
il nome Amaryllis in realtà deriva da un fiore (l'amaryllis, appunto) il cui significato è eleganza e fierezza, insieme a timidezza. L'ho scelto perchè volevo il nome di un fiore e per il suo significato particolare, molto adatto alla protagonista!^^ (e anche per la sua particolarità...come dici tu sa molto di fantasy)
Spero tu abbia apprezzato anche questo capitolo!^^"
Ciao!

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Capitolo 4
*** Capitolo III ***


the heir - cap. 3 Capitolo III



I passi pesanti e cadenziati rimbombavano nello studio.
Roinn continuava a percorrere a grandi falcate la sala fin da quando era arrivato quel dispaccio, la notte precedente.
Non andava bene, non andava affatto bene. Le notizie dal fronte orientale erano preoccupanti, e la ricerca del Castello del Nord ristagnava a un punto morto.
Ma era soprattutto una la faccenda che lo preoccupava: c'era un traditore fra le sue schiere. Un traditore che gli era molto vicino, di cui si era fidato ciecamente, e suo padre prima di lui. In principio aveva riso a questa possibilità, per poi passare velocemente a uno stato d'incredulità di fronte alle prove portategli. La cattura di un suo agente mentre tentava di assassinare lord Fried, a capo della spedizione di ricerca, non fu che l'apice di una serie di indizi, purtroppo, inconfutabili.
Si fermò di fronte alla finestra. Doveva calmarsi, mettere ordine nei propri pensieri prima che arrivasse. Quello che stava per fare avrebbe messo fine a una delle tradizioni più antiche all'interno della casata imperiale; chissà se nutriva un qualche sospetto? Forse aveva già immaginato l'arrivo di quel giorno?

Bussarono alla porta, e un paggio fece il suo ingresso silenzioso.

- Sua Maestà, il marches-

- Fallo entrare. - lo interruppe il regnante. Ora avrebbe avuto risposta ai suoi quesiti dal diretto interessato.
Si girò a osservare il suo ospite: gli abiti blu cobalto, eleganti e raffinati ma dal taglio sobrio, i corti capelli biondo cenere, i seri occhi grigi che non si rivelarono poi così stupiti quando due guardie gli si affiancarono.

- Dalla sua espressione pare quasi che si aspettasse quest'accoglienza. - Una lieve increspatura delle labbra, un po' amara, un po' 
rassegnata.

- Marchese Seridan Amaltheren, è accusato di tradimento contro la corona.


***


- Mi spiace, ma è tutto quello che so...

- Non fa niente, grazie lo stesso. Tieni, questo è per te. - Amaryllis consegnò qualche moneta al ragazzino, che si allontanò correndo, felice del guadagno facile.
Qualcuno aveva detto che i bambini erano la più grande fonte di informazioni che si potesse immaginare: nessuno badava a loro in genere, s'intrufolavano dappertutto, osservavano ogni cosa e udivano ogni discorso. La curiosità era la loro arma, spesso e volentieri sapevano più loro che non gli adulti che li circondavano.
Ma anche rivolgendosi a loro, era venuta a sapere ben poco del ragazzo della taverna. Dopo la sua misteriosa sparizione, Amaryllis era sicura che fosse in qualche modo collegato agli strani eventi che si erano manifestati nei giorni precedenti. O almeno tentava di convincersi di ciò; dentro di sé era perfettamente cosciente di stare solo perdendo tempo, trascurando il suo dovere per inseguire un'idea, un'infatuazione.
Si sentiva sciocca e ridicola.
Ancor più dato il suo fallimento. Il giovane dai capelli castani e i cupi occhi verdi, impermeato dall'odore del fumo, sembrava essere piuttosto conosciuto, in zona. Ma nessuno sapeva dirle il nome, o dove trovarlo. Questo non faceva che aumentarne il fascino, ma la scoraggiava.
Se non era nemmeno in grado di trovare una persona normale, cosa avrebbe potuto fare con una di cui non sapeva nulla?

- Serve aiuto?

Una voce canzonatoria alle sue spalle la portò a girarsi di scatto, estraendo uno dei suoi pugnali. Di fronte a lei un ragazzo - forse quindici, forse diciotto anni - appoggiato al muro a braccia conserte, una zazzera dalla tonalità fulva-grigiastra e un guizzo divertito, più che spaventato, negli occhi di un insolito color ocra, anch'essi sfumati di grigio.

- Devo interpretarlo come un no?

- Chi saresti?

- Io? Vediamo, io sono... - cominciò a gironzolarle attorno, per portarsi alle sue spalle e sussurrarle veloce all'orecchio - ...un informatore, Rilly.

La ragazza si voltò di scatto per colpirlo, ma lui già si era sottratto al suo raggio d'azione: ora la osservava accovacciato sul basso tetto di una baracca. Come un gatto.

- Come osi chiamarm-

- Io so tutto di te.

Quell'affermazione gelò Amaryllis. Sapere tutto di lei... era un nemico? Ma in tal caso difficilmente si sarebbe presentato apertamente, l'avrebbe attaccata e basta. Che fosse allora un alleato?
Ma la sensazione di disagio e inquietudine che la dominava non le permetteva di affidarsi a quest'ultima soluzione.

- Amaryllis Amaltheren, non dovresti correre dietro agli uomini... ma se quello che cerchi è chi penso io, allora credo che in questo momento sia in quella taverna all'uscita ovest, impegnato in qualche discutibile affare...

- Come fai a sapere queste cose? - lui rise della sua palese agitazione, e si rialzò, osservandola dall'alto, con superiorità.

- Non te l'ho forse già detto? Sono un informatore, sapere le cose è il mio lavoro, mi pare... Comunque! - Saltò giù, avvicinandosi pericolosamente a lei e puntandole addosso un dito. - Oggi non sono qui per lavoro, ma solo per un favore personale: ci sono dei soldati che ti cercano... faresti meglio a evitarli.

E poi si dileguò, sparendo così com'era apparso: all'improvviso.
Amaryllis non sapeva cosa pensare, era totalmente sconcertata da quell'incontro. Un ragazzo-gatto che sembrava conoscere perfettamente lei e i suoi doveri e che le intimava di fare attenzione a dei soldati. Ma perché avrebbe dovuto fuggire, poi. Se la cercavano sarà per una questione importante, che probabilmente riguardava la sua famiglia, o avevano degli ordini da consegnarle. In quei casi, però, a occuparsene erano sempre degli agenti degli Amaltheren, e quindi perché avrebbero dovuto usare delle guardie, stavolta?
Forse era meglio evitarli sul serio, almeno finché la situazione non si sarebbe chiarita.


***


- Ordini, ordini... ma chi me lo fa fare di prendere ordini?

- Hai detto qualcosa, soldato?

- Niente, signore!

"Forse avrei dovuto rubare il suo, di posto..." pensò l'uomo sistemandosi meglio l'elmetto sulla testa. Si stava già pentendo di aver scelto di aiutare il suo vecchio superiore. Soprattutto si stava già pentendo di non aver osservato meglio la guardia a cui aveva sottratto l'armatura e la divisa, o si sarebbe accorto della differenza di taglia.
Ormai, però, era troppo tardi per rimediare e, oltre al busto costretto dal metallo, doveva sorbirsi anche il comando prepotente del sergente. E lui detestava sentirsi dare degli ordini.
Tutta quell'esperienza gli stava facendo ricordare i vari motivi per cui aveva lasciato l'esercito, un paio d'anni prima. Senza contare i vari dubbi sull'effettiva capacità dell'attuale Guardia Cittadina: il loro piccolo drappello stava scandagliando da mezz'ora sempre la stessa zona del terzo livello della città, alla ricerca di una ragazza - il cui aspetto era ben noto, per giunta - e non avevano ancora concluso nulla. E poi, suvvia, come potevano anche solo lontanamente credere di poterla prendere di sorpresa con tutto quel fracasso? Il rimbombo metallico della loro marcia era udibile a distanza.
Aah, che incompetenti!

Il finto soldato decise per la fuga: da solo avrebbe fatto prima.
Si lasciò scivolare fino alle retrovie, fingendo di controllare delle persone o dei vicoli secondari, e quando fu certo che gli altri non badassero a lui, si infilò in uno di essi.
Era una strada senza uscita, perfetta per levarsi di dosso l'inutile ferraglia che gli bloccava i movimenti e tornare allo scoperto senza che nessuno facesse caso a lui. E quelle casse accatastate su una parete sarebbero state il nascondiglio perfetto in cui buttare le prove.
Spostò qualche telone e... eccola lì, la sua missione.


***


Amaryllis rimase pietrificata quando un soldato si affacciò alla nicchia che si era creata tra alcune casse abbandonate.
Per un breve attimo si fissarono, entrambi paralizzati, il cervello di lei che vagliava tutte le situazioni possibili. Decise di non perdere tempo a cercare scuse, e con un forte calcio all'addome, spinse via il soldato. Ne approfittò per uscire, ma l'uomo le afferrò il braccio prima che riuscisse a scappare.

- Aspetta un attimo, io so- Ehi!

Non si rendeva nemmeno conto del motivo per cui lottava così strenuamente per non finire nelle loro mani: non aveva nulla da temere dalla Guardia Cittadina. Anche se fosse stata scambiata per una ladra, bastava dimostrare la sua identità e tutto si sarebbe sistemato.
E allora perché dava così tanto peso alle parole di uno stupido ragazzino impertinente, che non aveva mai incontrato prima d'allora e di cui nemmeno si fidava?
Forse era il suo istinto a ragionare per lei, e il suo stesso istinto la spingeva a combattere in quel momento, troncando malamente i tentativi di spiegazione del suo avversario. Ma se c'era qualcosa che non aveva calcolato, era il clangore della lotta. Subito altri soldati arrivarono sul posto, bloccandole l'unica via di fuga.

- Amaryllis Amaltheren, finalmente! Ben fatto soldato!

- Ben fatto un corno, voi non dovreste essere qui...

Si sfilò l'elmo che gli copriva gli occhi, rivelando i capelli rosso scuro e i tratti ancora giovani del viso, e la barba rasata male sulla mascella.

- Il problema, con voi idioti, è che siete presenti sempre nel momento sbagliato.

- Come osi tu! Questa è insubordinazione!

- Chissenefrega? - colpì il sergente in pieno volto, lanciandogli l'elmetto di ferro. Questo scatenò l'attacco del piccolo drappello di soldati, che si lanciarono sui due a spade sguainate.

- Bene, signorina. Tienili occupati mentre io mi libero da questa trappola!

- Cosa?! - Amaryllis non ebbe il tempo di protestare, si ritrovò subito circondata da tre avversari. Riuscì a evitare un affondo del primo e ad afferrarlo per un braccio, usandolo come scudo dai fendenti degli altri. L'unico suo vantaggio era la lentezza dei soldati, imbardati in poco pratiche armature che, sebbene fossero ridotte rispetto a quelle adottate nell'esercito, limitavano certi movimenti troppo bruschi.
Era stata parzialmente immobilizzata, quando finalmente il finto soldato si unì alla lotta, libero della corazza e brandendo un gambale, con cui atterrò facilmente altri due nemici.

- Altro che protezioni, queste sì che sono armi!

- Ma tu chi diavolo sei? - gli domandò la ragazza, infuriata e con un pizzico di esasperazione nella voce.

- Non mi sembra il momento di spiegare, ora. Comunque sono qui per portarti in salvo, anche se dubito che ce la faremo contro tutti questi...

In quel momento, una violenta esplosione coinvolse l'edificio alle spalle della piccola truppa di guardie. Il fuoco divampò nella via, costringendo Amaryllis e il rosso a cercare rifugio sui tetti, sfruttando le casse come scala.
Le fiamme in poco tempo divorarono i soldati, sciogliendo perfino l'acciaio delle armature. I due sopravvissuti rimasero in principio sconvolti per la forza e la distruzione di quel fuoco irreale, spuntato dal nulla, ma si ripresero in breve, per continuare a correre il più lontano possibile dal pericolo.
Ma sembrava non ci fosse via di fuga. Nel raggio di una ventina di metri, un susseguirsi di esplosioni aveva trasformato quella parte del quartiere in un labirinto di fuoco, e solo passando dall'alto riuscirono ad uscirne, in qualche modo. L'incendio però divampava, molto più velocemente di quanto potessero fuggire.

- Aspetta! - Amaryllis si fermò. - Fermati, ho detto! Queste fiamme non sono naturali, sicuramente hanno un'origine magica! Devo trovarne la fonte!

- Non essere stupida, ragazzina! Vuoi per caso morire?

- Ma è la mia missione!

- No, tu non hai più una missione! - l'afferrò per un polso, con una presa così salda che lei non riuscì a liberarsene, per quanto si divincolasse, e prese a trascinarla via - Avanti, che siamo quasi arrivati...

Girarono l'angolo appena prima che l'onda d'urto dell'ennesimo scoppio li travolgesse. Ma si fermarono dopo pochi metri, di fronte a una parete in mattoni.

- Per fortuna c'è ancora... - disse l'uomo tirando un sospiro di sollievo.

- Cosa sarebbe?

- La nostra salvezza. Quando te lo dico io, premi quella mattonella. E stai attenta alle mani. Ah, hai una spada, un bastone... qualcosa di simile?

L'unica spada che possedeva era quella rubata un paio di giorni prima, e quando gliela porse, gli occhi del finto soldato si illuminarono. Una spada della Gilda di Seor! Con quella avrebbero avuto vita facile nel luogo in cui si stavano dirigendo.
La infilò in una delle tante fessure del muro, cominciando a esercitare una leva nel momento in cui Amaryllis premette il mattone indicatole. La ragazza ritrasse subito le mani allo scorrere dell'interruttore, e guardò stupefatta l'apertura che si stava rivelando.
Appena il passaggio fu grande abbastanza da lasciarli entrare, vi si rifugiarono subito.
E la porta si richiuse alle loro spalle, lasciandoli al buio.

---

Finalmente aggiorno, uh? *lancio di oggetti contundenti*
Sì, bè, me l'aspettavo.

Questo capitolo è dedicato interamente a Elos, e lei sa bene il perché X°D
Poi che dire...ci son colpi di scena, uh? Che non sono finiti qui :3
Nel prossimo capitolo entreranno in scena altri personaggi, oltre al signor "Finto Soldato" di oggi. E anche il mio caro informatore-gatto tornerà <3
Ho cambiato anche l'introduzione alla storia (non il prologo °°)
Ora rispecchia di più la trama che si svilupperà d'ora in avanti *_*
(andate a leggerla <3 sì, ok, basta.)

Poi, uhm, spero vi sia piaciuto il capitolo °_°/

Grazie per aver letto, alla prossima!^^

[Angolino della pubblicità occulta]
Nuova storia fantasy in corso di pubblicazione (già scritta):
La Torre - La Compagnia dei Distruttori
Penso...che vi potrà piacere, anche se è di un genere diverso da The Heir ^^"

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Capitolo 5
*** Capitolo IV ***


the heir - cap. 4 Capitolo IV



Il ruggire delle fiamme continuava a rimbombare tra le pareti mentre Amaryllis e il soldato si addentravano sempre più in profondità nella stretta galleria, dopo esser scesi di due livelli in quelle che avevano tutta l'aria di essere le fogne di Varadiél. Strette passerelle di pietra addossate alle pareti si ergevano al di sopra dei canali di drenaggio, formando in diversi punti dei ponti sospesi che si collegavano al lato opposto. Probabilmente un tempo erano servite per la manutenzione dei canali, ma la loro funzione era stata ormai dimenticata, come testimoniavano i diversi punti instabili o crollati del percorso, e più di una volta Amaryllis dovette fare attenzione a non finire nelle acque che scorrevano più in basso, o non sarebbe più riuscita a risalire.
Per un lungo tratto avanzarono entrambi in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. La ragazza ancora non capiva cosa stesse succedendo: continuava a chiedersi perché la Guardia Cittadina le stesse dando la caccia, o chi fosse il mandante dell'uomo che l'aveva salvata. Più di una volta era stata tentata dal chiedere spiegazioni alla sua guida, ma non riusciva a trovare le parole adatte per rompere il silenzio, né il momento adatto per farlo. Forse quello sconosciuto la intimoriva un po', si disse, ora che si trovava sola con lui, senza modo di tornare indietro, se avesse voluto. Era nelle sue mani.
Dove la stava portando, poi?

- Ok, aspetta qui.

Con inaspettata agilità il finto soldato si arrampicò sulla parete sconnessa appositamente, azionando un altro interruttore nascosto e infilandosi velocemente nel passaggio creatosi sopra le loro teste. Qualche secondo e aveva già calato una corda annodata per Amaryllis. Lei si sentì vagamente offesa da quel gesto tutto sommato naturale. Avrebbe potuto benissimo imitarlo e arrangiarsi da sola, ma non le sembrava educato né aveva l'intenzione di mettersi a discutere con un perfetto sconosciuto delle sue abilità atletiche, così si limitò a raggiungerlo al piano superiore ringraziandolo.
Cercò di approfittare di quel frangente per chiedergli chiarimenti su ciò che stava accadendo, ma non ci fu verso di ottenere una risposta: quella non era il luogo adatto per parlarne.

Passarono altri lunghi minuti a percorrere gallerie più o meno illuminate dalla fioca luce di alcune torce, e superarono diversi bivi e scale nascoste in anfratti a cui difficilmente si avrebbe prestato attenzione, se non si sapeva già dove guardare.
Generalmente si trattava di corridoi in rovina, come i canali precedenti, ma alcuni punti avevano subito delle evidenti ristrutturazioni relativamente recenti. Pian piano i corridoi assumevano sempre più l'aspetto di viali sotterranei, non troppo elevati in altezza, ma tanto spaziosi da far passare almeno due carri affiancati.

- Cos'è questo posto? - chiese Amaryllis, ignara dell'esistenza di simili passaggi sotterranei.

- Rifugi ormai dimenticati... sono in pochi a conoscerli. Nemmeno la Gilda di Seor ha idea dell'esistenza di questi posti. Ma ne parliamo dopo, ecco le sentinelle.

Un'ultima svolta ed ecco comparire cinque guardie armate, un paio di torce agganciate al muro che rischiaravano un pesante portone rinforzato in acciaio. I soldati non recavano insegne nobiliari e molto probabilmente si trattava di mercenari o guerrieri o cacciatori.
"O fuorilegge."
Uno si loro si avvicinò al finto soldato che l'aveva guidata fin lì, che a quanto pare conosceva bene. Complice il ssuo non essersi avvicinata troppo e il tono di voce sommesso con cui i due discutevano, Amaryllis non riuscì a cogliere il discorso, ma non le sfuggirono le occhiate alla spada sottratta al bandito quel giorno stesso, che il compagno le aveva consigliato di tenere in bella vista.
Sembrarono trovare un accordo, e una delle guardie rimasta accanto al portone afferrò una cordicella, difficile da notare a una prima occhiata, strattonandola ritmicamente un certo numero di volte. Le pesanti ante si aprirono dall'interno, lasciando libero l'ingresso ai due visitatori.
Oltre il varco l'umidità si fece più tenue e l'arcata del soffitto decisamente più alta. Le pareti erano rivestite in un marmo antico e leggermente rovinato dagli anni, e con ogni probabilità un tempo era ricoperto da decorazioni pittoriche di cui non rimaneva altra traccia se non una lieve ombra di color ocra e a tratti turchese.
Superate anche le guardie all'interno del passaggio, Amaryllis riprese la parola.

- Voi non fate parte della Gilda di Seor, vero?

- Sbaglio o mi pare di aver detto che la Gilda, qui, non ci può arrivare?

- Però la spada che ho sottratto a uno dei suoi membri ha fornito da lasciapassare.

- Mettiamola così... - continuò lui, sospirando e grattandosi la nuca mentre cercava le parole più adatte. - Hai ucciso uno della Gilda? Allora sei un'alleata. Niente di più semplice. Senza quel ferrovecchio sarebbe stato molto più difficile farti entrare nella cittadella.

- Cittadella?

Non ci fu bisogno di ulteriori spiegazioni. La galleria si aprì su un terrazzamento che si affacciava su una vera e propria città costruita all'interno della montagna, dietro il palazzo reale. La luce filtrava attraverso dei lucernai naturali, che dall'esterno dovevano apparire come pericolosi burroni che si spalancavano all'improvviso sui fianchi della catena montuosa. L'intero ambiente era avvolto da una costante penombra, che bastava però a rendere visibili le strette vie fra gli edifici scopiti direttamente nella roccia. Molti raggiungevano anche i cinque piani, ma il più sorprendente rimaneva ancora una volta il palazzo reale. O meglio, la copia in miniatura del palazzo reale di Varadiél, addossato alla parete rocciosa sul lato opposto rispetto l'ingresso alla città nascosta. Città che, pur non raggiungendo affatto l'estensione della capitale, poteva ospitarne tranquillamente l'attuale popolazione, e rimaneva abbastanza spazio da poter accogliere le genti dell'altipiano.

- Una volta veniva usata come rifugio durante la guerra dei Draghi... Ma ora, come vedi, è occupata da gente di ogni risma, che in comune ha il bisogno di trovare un riparo sicuro e l'odio verso Seor.

- E tu a quale delle due categorie appartieni?

Un sorriso furbo e forse un po' stanco affiorò sulle labbra del ragazzo.

- Diciamo che in superficie avrei qualche problema. Come te, in fondo.

Amaryllis storse la bocca in una smorfia infastidita. Avrebbe potuto accettare di essere allo stesso livello di un criminale - o almeno, quel che era sempre più convinta fosse un criminale - solo una volta saputo il motivo di quella loro fuga. E doveva essere un buon motivo.
Scesero la lunga scalinata che si snodava scavata nella roccia, fino alle prime abitazioni. La maggior parte degli edifici era vuota, la popolazione del rifugio, in fondo, non era certo così numerosa. Gli abitanti della Cittadella si erano stabiliti soprattutto nella zona centrale, ma non mancava chi preferiva la solitudine delle case più marginali; l'unica zona non abitata era rappresentata dalle abitazioni destinate ai nobili e il palazzo, sigillati da sempre. Eppure, il soldato pareva condurla proprio in quella direzione.

- A proposito, puoi chiamarmi Saber.

- Saber... e poi?

- Solo Saber.

Ognuno dei palazzi del quartiere nobile, leggermente rialzato rispetto al resto della città, portava inciso sullo stipite il blasone della famiglia proprietaria. Diversi erano sconosciuti ad Amayllis, ma allo stesso modo poté constatare come diverse casate fossero sopravvissute allo scorrere del tempo. Probabilmente, se avesse avuto il tempo di cercarlo, avrebbe potuto scorgere pure il simbolo degli Amaltheren, ma il loro percorso terminò di fronte a un edificio quasi diroccato, dal blasone irriconoscibile, i cui primi piani parevano inagibili. Per salire agli ultimi due livelli vi era solamente una scalinata secondaria, probabilmente usata dalla sevitù in origine, nascosta dietro quelle che dovevano esser state le cucine.

- E' un po'... malridotto. - disse Amaryllis, vagamente scettica.

- Ti assicuro - rispose Saber con un leggero sorriso, frugandosi in tasca. - che l'interno è in ottime condizioni. Almeno una parte.

Finalmente trovò quel che stava cercando e, dando le spalle alla ragazza, che intanto continuava a osservare preoccupata le varie crepe sulla facciata, spalancò l'ingresso privo di serratura, stando attento che la lieve luce causata dal gesto non fosse notata dalla compagna. Non era ancora il momento di spiegarle.
Una volta giunti allì'ultimo piano, usato da Saber come alloggio e sorprendentemente in buono stato, l'atteggiamento del rosso cambiò completamente, facendosi serio all'improvviso e causando un leggero disagio e agitazione in Amaryllis.

- Ora ascoltami attentamente, perché ne va della tua vita.

***

Era sveglia già da qualche minuto, ma non aveva la forza di alzarsi dal letto. Continuava a rigirarsi fra le lenzuola, illuminata da una debole luce che giungeva in ritardo rispetto alla superficie, ripensando al discorso avuto la sera prima con Saber.
Suo padre era stato arrestato con l'accusa di tradimento.
Suo padre, che aveva sempre dimostrato una lealtà e un'obbedienza assolute verso la famiglia imperiale, che mai e poi mai avrebbe potuto anche solo pensare di tramare alle spalle del governo. Eppure al momento si trovava nelle prigioni del castello, in attesa di esser trasferito nella fortezza di Dakkar, dove l'aspettavano interrogatori, il processo e la condanna.
Come conseguenza, in città, anzi, in tutto l'impero, era partita una vera e propria caccia agli Amaltheren e ai loro affiliati. Quasi la totalità degli agenti privati del casato era già stata catturata, le imprese commerciali bloccate e i beni sequestrati in blocco.
Del nucleo principale della famiglia mancava all'appello solamente lei, che al momento se ne stava rintanata in una città sotterranea sotto il tetto di un disertore.



- E tu che ruolo avresti in tutto questo?

Saber posò sul tavolino di fronte la ragazza una tazza di thé fumante, tornando a sedersi sulla poltrona posta di fianco.

- Ho conosciuto il marchese quand'ero ancora nell'esercito, e anche dopo che me ne sono andato mi ha aiutato diverse volte. Mi sono offerto di ricambiare il favore ogni qualvolta ne avesse avuto bisogno e... stavolta l'occasione si è presentata.

- ...Te l'ha chiesto lui di cercarmi?

- Esattamente. Credo poi che questa storia non sia altro che una montatura da parte di qualcuno che vi è ostile. Oppure...

- Oppure qualcuno che conosce il nostro ruolo a corte e vuole eliminarci per arrivare all'imperatore.

Il silenzio che seguì alla seconda ipotesi fu una risposta più che eloquente.
Amaryllis si alzò di scatto, recuperando il mantello e le armi riposte su un mobile.

- Devo avvisare subito Sua Maestà, potrebbe essere già...

- Tu non vai da nessuna parte! - La strattonò Saber per il braccio. - Cosa credi di ottenere piombando a palazzo e cominciando a blaterare di possibili attentati, quando tu stessa sei ritenuta un pericolo? Nessuno ti ascolterà!

La trascinò in una camera adiacente, spingendovela dentro bruscamente.

- Ho promesso di tenerti fuori dai guai, al sicuro! E io non ho la minima intenzione di mancare alla parola data lasciandoti libera di attuare qualsiasi idea avventata che ti venga in mente! ...Tantomeno che qualcuno ti trovi prima delle guardie imperiali e ti uccida. Perché è questo il vero problema.

Si fermò un attimo per riprendere fiato e calmarsi della sfuriata con la giovane, prima di concludere.

- E ora dormi. Domani vedremo di trovare un modo per risolvere questa situazione, se è questo che vuoi.

Si chiuse la porta alle spalle, lasciando Amaryllis da sola a metabolizzare la nuova situazione.



Riacquistata un po' di lucidità grazie al sonno, la giovane Amaltheren poté constatare come alcuni suoi dubbi ora trovavano delle risposte. Primo fra tutti il perché il padre avesse affidato a lei, ancora inesperta, una missione di ricerca così' importante e complessa come quella dell'erede dei Draghi. Suo padre sapeva. Sapeva cosa gli sarebbe successo, e aveva voluto allontanarla, da sola e senza che nessuno potesse contattarla e quindi ritrovarla, perché almeno lei si salvasse dalla cattura.
A mente fredda pensò anche che se Seridan avesse davvero voluto tradire l'imperatore, non si sarebbe certo fatto scoprire.
Un sorriso amaro le solcò le labbra mentre si alzava dal comodo giaciglio. Suo padre l'aveva protetta esponendola ad altri rischi e pericoli, e ora stava scontando le conseguenze di un'accusa infondata.
Almeno lei sperava fosse realmente così.
Non voleva dubitare, anche se le era stato insegnato fin da piccola: dubita sempre. Di ogni cosa. Di chiunque.
Dubita anche di te stessa: spesso si mente al proprio cuore più di quanto si menta al mondo intero.

Un rumore la distolse dalle sue riflessioni.

- Saber?

Non ottenne risposta.
Afferrò uno dei suoi pugnali, nascondendolo nell'ampia manica della casacca, percorrendo poi il breve corridoio che la separava da un vecchio salotto, ora adibito a cucina. Man mano che vi si avvicinava i rumori si facevano più distinti: vetro - dei bicchieri forse -, una sedia che veniva spostata, dei leggeri passi. Un lieve odore di tabacco, un odore in qualche modo familiare, cominciava a farsi sentire, sempre più forte, finché non l'investì in tutto il suo pungente calore una volta spalancato l'uscio socchiuso.
Sgranò gli occhi. Non era Saber l'uomo seduto sul davanzale a fumare tranquillamente. Non era Saber che si voltò a guardarla con un'espressione di impercettibile sorpresa, riacquistando poi subito il controllo. Non erano di Saber quegli occhi verde muschio, cupi e vagamente ostili.
Amaryllis quasi non si accorse di essersi appoggiata alla parete per sostenersi. Improvvisamente non sapeva più cosa dire, o cosa fare. Cominciò ad avvertire l'agitazione prender possesso della sua mente, e il respiro riprendere all'improvviso dopo che l'aveva trattenuto quasi in automatico.
Il giovane piegò le labbra in un sorriso sarcastico, prima che la sua voce dal tono ironico la risvegliasse bruscamente dall'intontimento.

- Buongiorno.

Dopo esser svanito nel nulla al loro primo incontro, ora il misterioso ragazzo della taverna era lì, di fronte a lei.

---

Viva i cliff hangers �/
Scusatemi. y_y
Tanto per la cronaca prima o poi i draghi arriveranno davvero, datemene solo il tempo, perchè ci sono ancora un paio di personaggi che devono avere la loro bella presentazione (tra cui il signore qui sopra, coff) e uno deve ancora apparire XD
Un'altra cosa importante: ho rivisto i capitoli precedenti aggiustando qualche frase, ma il cambiamento più evidente è l'aggiunta di un pezzo alla fine del prologo. Vi consiglierei di darci un'occhiata, ecco u.u
Gli errori di questo capitolo li rivedrò un'altra volta, ora non ho testa.

Grazie per essere ancora lì a seguire la stupida che non sono altro!;A;
Fatemi sapere che ne pensate 8D

Alla prossima! Grazie per aver letto <3

PS:
Cioè, no, dimenticavo.
Ho pubblicato una oneshot appartenente allo stesso universo di The Heir, vi consiglio di leggerla se volete vedere i draghi X°D

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