Always be there di bulmasanzo (/viewuser.php?uid=112155)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Isabella ***
Capitolo 2: *** Ferb ***
Capitolo 3: *** Phineas ***
Capitolo 4: *** The one who can seize the day ***
Capitolo 5: *** Like an open door ***
Capitolo 6: *** Stream of Jealousy ***
Capitolo 1 *** Isabella ***
Cap 1
“Sto decisamente migliorando”
pensò Isabella quando, spuntata come ogni giorno da dietro la
staccionata nel cortile dei suoi vicini, era riuscita a guardare
Phineas negli occhi e ad ascoltare quello che diceva senza vederlo
trasformarsi in un meraviglioso centauro che la portava in groppa
verso misteriose e romantiche avventure al di là
dell'arcobaleno.
Ripensandoci a freddo, s'era sentita
leggermente stupida per aver fatto certi sogni a occhi aperti per uno
che nemmeno s'era mai sognato di accorgersi di lei.
Aveva perso troppo tempo prezioso della
propria vita pensando che l'unica felicità possibile per lei
dipendesse da un'unica persona in tutto il mondo. Una persona che
-purtroppo se ne stava accorgendo tardi- non l'aveva mai meritata.
Era stata accecata da quella cotta
devastante a tal punto che non aveva mai considerato la possibilità
dell'esistenza di un'alternativa.
“Eppure” pensò
confusa dai suoi stessi sentimenti “Lui è sempre stato
lì...”
Era stata nel futuro, chi altro al
mondo avrebbe potuto dire una cosa simile senza essere preso per
pazzo?
Aveva visto quella ragazzina e quei
bambini, così simili e così prossimi a quella persona
di cui era in... fatuata, che l'avevano chiamata zia.
Questo, per lei, avrebbe dovuto
significare una cosa e una soltanto.
Eppure, le era stata messa una pulce
nell'orecchio che non era più riuscita a ignorare.
Era sulla macchina del tempo, pronta a
tornare nel suo presente e, sorpresa a credere a una cosa che non
aveva mai preso in considerazione prima, si era accorta che nemmeno
lui aveva potuto fare a meno di voltarsi a guardarla in faccia.
Non si poteva dire che ci fosse stato
un incontro di sguardi. Sicuramente c'era stato uno scontro.
Aveva risposto al suo sguardo confuso
sorprendendola con un gesto molto allusivo, il cui significato, in un
primo momento, il suo cervello si era rifiutato di cogliere.
S'era quasi offesa.
Ma era passata in fretta.
In fondo, non aveva mai provato il
minimo interesse per lui, mentre moriva per l'altro.
Unicamente per la sua cocciutaggine,
non aveva mai voluto guardare in faccia la triste verità.
L'unica cosa che aveva guadagnato da
questo era stata una bellissima amicizia che, però, non le era
mai bastata.
-Dov'è Ferb?- si era ritrovata a
chiedere, senza pensarci veramente, notando solo la sua insolita
assenza.
Phineas si sollevò appena dal
suo lavoro e rispose distrattamente.
-Era andato nella nostra stanza a
prendere i progetti.-
Continuava a sorridere, assorto, senza
accorgersi minimamente di peccare di omissione, senza capire che la
sua costante mancanza di attenzione le aveva provocato soltanto
sofferenza.
Isabella aveva deciso di fare un passo
indietro da lui e di andare a vedere cosa faceva Ferb.
Era una cosa insolita, rifletté,
perché per un'intera estate aveva bramato di poter restare un
solo minuto da sola con Phineas, e adesso che finalmente lo aveva
ottenuto, le sembrava che sarebbe stato solo tempo sprecato. E lei
non aveva più nessuna intenzione di sprecare ancora il suo
tempo.
-Vado ad aiutarlo- borbottò.
Salì le scale senza aspettarsi nessuna reazione particolare.
Ma se anche l'avesse aspettata,
comunque non era arrivata.
La porta della stanza era socchiusa.
L'aprì esasperata, ma senza fare rumore.
Non era preparata a quella vista.
Il ragazzino le dava
le spalle. Era seduto a terra, quasi raggomitolato. Aveva il suo
telefonino in mano e ascoltava qualcosa, forse un messaggio. E
piangeva. Non c'erano dubbi. Era entrata proprio nel bel mezzo di un
singhiozzo che non era riuscito a soffocare. E non era un singhiozzo
da risata. Conosceva bene i singhiozzi da pianto, li sapeva
distinguere perfettamente.
Era un'esperta perché tante,
troppe volte lei stessa aveva pianto per colpa di Phineas.
Su uno dei letti c'erano le carte che
dovevano essere i progetti di cui aveva blaterato Phineas.
Erano stati lasciati lì e probabilmente non erano nemmeno
stati vagamente toccati.
Non aveva mai visto Ferb in un momento
di debolezza. Non si era mai sognata di vederlo piangere.
In effetti, alcune volte le era
sembrato quasi che Ferb non avesse sentimenti, perché
manteneva sempre un'aria impassibile di fronte a tutto.
Invece eccolo lì, proprio di
fronte a lei, in lacrime.
Era rimasta basita.
-Che cosa stai facendo?- chiese come
suo solito, dando però alla sua vocina innocente un tono
leggermente preoccupato.
Il ragazzo si voltò di scatto,
trasalendo. Evidentemente non l'aveva sentita entrare e si sentiva
colto sul fatto. Sulla sua guancia si vedeva un'unica lacrima. Il suo
sguardo sembrava addolorato.
Si alzò in fretta e si asciugò
gli occhi.
-È successo qualcosa?- riprese
lei con lo stesso tono.
Lo vide deglutire, poi sorridere
debolmente e scuotere la testa, come a dire che non era successo
niente. Ma la sua espressione tradiva l'emozione che provava, non
poteva essere niente.
L'intuizione che aveva avuto sul primo
momento la faceva inaspettatamente fremere.
Si fece coraggio, dopotutto erano
amici. Chiuse la porta e gli andò vicino.
-Guarda che a me lo puoi dire- disse
conciliante. -Sono la tua amica.-
Aveva visto giusto, sembrava che in
quel momento avesse bisogno di parlare con qualcuno.
Un colpo di fortuna, perché non
era facile che si sciogliesse.
-È una scemenza.- aveva detto
dapprima con quella sua voce, così profonda per un ragazzino.
-Io sono un idiota esagerato.- aveva aggiunto sconcertato.
Isabella non aveva potuto fare a meno
di sorridere. Non si aspettava una frase simile da lui.
Non che lo trovasse ridicolo, anzi.
Finalmente dimostrava di essere un po' umano.
-No, no che non lo sei. Dimmi tutto.-
lo aveva incoraggiato.
Doveva essere accaduto qualcosa di
grosso, qualcosa che stavano per condividere.
Dimenticando all'istante quello che giù
in giardino stava combinando Phineas, si sedettero insieme nel letto,
quello sgombro dalle carte.
-Ecco vedi...- cominciò lui
facendosi un po' di coraggio. -In poche parole c'è una ragazza
che mi piace. Un sacco... è più grande di me.-
Isabella annuiva a ogni sua pausa. Per
qualche motivo le era venuta una fitta al cuore. Erano questioni
sentimentali. Le parlava di una ragazza. Credeva di capire a chi si
riferisse, ma comunque lui restava sul vago. Cominciava a capire.
Sapeva di essere la persona perfetta per capire.
-Per un po' di tempo avevo creduto di
piacerle.- continuò Ferb -La vedevo raramente ma, sai...
sorrideva quasi sempre quando ci incrociavamo...-
Sembrava che facesse un po' di fatica a
parlare, evidentemente non era molto abituato.
Aveva sempre sospettato che fosse più
sensibile di quanto desse a vedere.
Sicuramente era una persona riflessiva,
e aveva dimostrato molte volte di essere intelligente e creativo. Ma
di sicuro non s'era mai compromesso con nessuno.
-Credo che per lei io sia sempre stato
solo un amico. Una volta ho provato a dirglielo... ma l'occasione è
sfumata...-
Era strano che si stesse dilungando, di
solito diceva le cose in modo secco e deciso.
Ma non voleva interromperlo, perché
non voleva rovinare quel momento speciale in cui lei diventava la sua
confidente. Anche se Phineas aveva detto che tra di loro si
confidavano. Ma, conoscendolo, probabilmente era solo Phineas a
confidarsi con lui...
Come se avesse sentito il suo pensiero,
Ferb si decise a raggiungere il punto della questione.
-Si è fidanzata.- disse
-Ovviamente con uno della sua età.-
Insomma, alla fine aveva aspettato
troppo per dirle che gli piaceva e adesso non era più in
tempo.
-Una cosa che io ho sempre temuto che
mi accadesse con Phineas.- le sfuggì dalle labbra, ma lo aveva
realizzato nel momento stesso in cui aveva parlato.
Ferb la guardò e lei si pentì
di aver detto così.
-Tu però con lui puoi ancora
combinare qualcosa.-
Era successo, aveva rovinato il
momento. E lui si stava allontanando dal discorso.
-Lo credi davvero?- ormai nemmeno lei
stessa ci credeva più, ma sentirlo dire da Ferb aveva riacceso
per un momento le ceneri della sua speranza.
-Ma certo. Voi avete la stessa età.-
Rimase un po' delusa. Non poteva essere
questa l'unica ragione.
Si rabbuiò anche lei. Sentì
che si stava commuovendo.
Ferb non aveva ragione, sapeva fin
troppo bene che avrebbe dovuto abbandonare anche lei la speranza.
Proprio come era stato costretto a fare lui.
Stettero un po' in silenzio.
Apparentemente, ognuno era assorto nei propri nefasti pensieri, ma in
realtà si sentivano molto vicini l'uno all'altra. Senza
augurare del male a nessuno, apprezzavano di trovarsi nella stessa
situazione. Almeno avrebbero potuto condividere la loro disperazione.
Si abbracciarono in silenzio. Era già
capitato altre volte e si sentirono subito entrambi meglio.
-Sei molto carina.- aggiunse senza
preavviso Ferb.
Dal suo sguardo, fu chiaro che aveva
stupito anche se stesso con quella dichiarazione.
Isabella stava per aggiungere qualcosa,
ma la porta si spalancò rumorosamente e furono interrotti.
E chi poteva essere, se non Phineas? Il
ragazzo s'era stufato di aspettare i progetti ed era salito a vedere
che facevano.
-State qua da mezz'ora. Qual è
il problema?- esagerò. Poi si accorse che erano abbracciati
-Sentite freddo? Ma se ci sono trenta gradi....-
E fece una cosa che mai avrebbe dovuto
fare.
Diede in un sorriso smagliante,
brillante, accecante.
Un sorriso che ebbe il potere
inaspettato di irritare Isabella.
Li aveva visti chiaramente insieme e
non aveva avuto nemmeno il minimo brivido di gelosia. Ci scherzava
su. Anche se si trattava di una battuta piuttosto casuale, Isabella,
in quel momento, per la prima volta, realizzò pienamente una
cosa che aveva sempre saputo.
Phineas non provava niente per lei.
Nemmeno un po' di empatia.
Non c'era nemmeno il più piccolo
segno che gli importasse qualcosa. Ed era chiaro che non stava
fingendo, perché in tal caso sarebbe dovuto essere proprio il
miglior attore al mondo.
Quel cortissimo filo di speranza che
l'aveva faticosamente rimessa su si spezzò e la fece crollare
su se stessa. Sentì il sangue che le si gelava nelle arterie,
venne assalita da un terribile dolore fisico al petto. Sbiancò.
Era questo che si provava quando il cuore veniva spezzato?
Ferb si accorse del suo cambiamento
repentino e le rivolse uno sguardo talmente addolorato che non riuscì
a sostenerlo. Si sciolse in fretta dall'abbraccio e corse via,
stavolta era lei a essere in lacrime.
Phineas, sulla porta, era stupito,
troppo giovane per riuscire a capire quello che era appena successo,
troppo candido per riuscire a capire che era sua la colpa, troppo
stupido per riuscire a capire di aver appena perso una cosa
importantissima della sua vita.
“Perché sei tornata anche
oggi?” una voce stava urlando nella testa piatta di Isabella
“Non devi... tornare... mai più...”.
Era talmente sconvolta che non si
accorse di star volando dalle scale.
Mentre scivolava, la sua vista si stava
annebbiando per colpa delle lacrime.
Aveva perso l'equilibrio e non riuscì
a recuperarlo in tempo.
Ruzzolò giù per tutti i
gradini.
Si ritrovò distesa con la faccia
rivolta verso il soffitto e le gambe lunghe su almeno tre gradini.
Sentiva un dolore atroce che si
diffondeva rapidamente in tutto il corpo, partendo da scosse che
sentiva nei punti che aveva battuto.
Sentì sapore di sangue, era
probabile che si fosse morsa le labbra.
Ne sputò un po', ma dalla
posizione in cui si trovava le ricadde addosso.
Se lo sentì colare sul collo. Si
fece schifo da sola. Si sentì ridicola, arrabbiata,
abbandonata.
Sentì una specie di urlo e poi
nel suo campo visivo comparve la faccia di Ferb.
Era a dir poco terrorizzato.
Le era corso dietro, ma non era riuscito
a prenderla in tempo prima che cadesse.
Nonostante il dolore riuscì ad
abbozzare una smorfia che avrebbe dovuto assomigliare a un sorriso.
-Non sei tu l'idiota esagerato- disse
nel sangue prima di perdere conoscenza -Sono io...-
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Capitolo 2 *** Ferb ***
Cap 2
Quel giorno, Ferb si era
particolarmente preso cura di se stesso.
S'era lavato i denti con molta più
attenzione del solito, preoccupandosi di avere un alito fresco. S'era
lavato i capelli e pettinato. S'era messo dei vestiti nuovi, più
freschi e più morbidi e s'era messo addosso
un po' di profumo.
Non
sapeva perché lo avesse fatto, ma aveva avuto voglia di
apparire al meglio, non certo per fare sfigurare gli altri, ma solo
per sentirsi bene con se stesso.
Poi aveva fatto un salto dal fiorista.
Era rimasto cinque minuti a decidere, poi aveva optato per un mazzo
di gerbere. Infine, era tornato a casa e aveva mostrato i fiori a suo
fratello, che era lì che lo stava aspettando finendo di
succhiare un ghiacciolo alla frutta.
Lui non aveva perso tempo a prepararsi,
aveva indossato i suoi soliti abiti di ogni giorno.
-Ah, eccoti qua, finalmente. Belli
questi fiori, ottima scelta, a Isabella piaceranno molto.- aveva
commentato, in realtà senza troppo entusiasmo.
Forse era seccato perché, dopo
quell'assurdità che era successa, avevano abbandonato il loro
progetto e non avevano più fatto un granché per tutto
il giorno.
Ferb sapeva benissimo quanto suo
fratello odiasse restare inattivo a girarsi i pollici.
Lo ignorò semplicemente.
Phineas aveva preso in braccio il loro
animaletto domestico Perry e s'erano recati insieme dall'altra parte
della strada.
-Come siete cresciuti!- aveva detto
sulla porta la signora Garcia-Shapiro, anche se s'erano visti appena
il giorno prima, dando loro un buffetto affettuoso. Era una donna
dolce tanto quanto la sua figlioletta.
-Isabella è di sopra.- aveva
aggiunto -Siete così gentili a venire a trovarla.-
Phineas aveva salutato e ringraziato
cordialmente, e ora si stava intrattenendo.
Ferb, invece, le aveva soltanto sorriso
educatamente ed era subito salito dalla sua amica.
-Che cosa stai facendo?- chiese
tentando di imitare il tono grazioso che adottava sempre lei. Ma la
sua voce era troppo grave e in più il suo accento inglese, che
amava e odiava allo stesso tempo, non aiutava.
Isabella sorrise debolmente.
-Sono per me?- chiese accennando ai
fiori.
Era vestita, ma senza scarpe e senza il
suo fiocco, ed era semi sdraiata sul suo letto, con un cuscino sotto
la schiena.
Aveva una fasciatura sulla testa e il
braccio sinistro ingessato. Sulle braccia e sulle gambe nude facevano
mostra di sé dei lividi molto evidenti. Aveva i capelli tutti
scombinati, le labbra gonfie e gli occhi rossi, come se avesse pianto
o come se non avesse dormito. Probabilmente non aveva dormito proprio
perché era rimasta tutta la notte a piangere. Per lo meno non
l'avevano trovata ancora in pigiama.
Cercando di non mostrarsi troppo
colpito da quel suo aspetto disastroso, Ferb annuì e sistemò
i fiori sulla scrivania.
-Non dovevi.- tentò di sorridere
Isabella, ma le venne su una smorfietta di dolore.
Ferb notò che il suo sguardo
andava involontariamente dietro di lui, come se si aspettasse di
veder arrivare qualcun altro.
-Phineas non è venuto?- chiese.
Non era proprio riuscita a trattenersi.
Ma prima che Ferb rispondesse, Perry
zampettò dentro la stanza lanciando il suo versetto, e fu
seguito da Phineas.
-Buongiorno!- esclamò questi con
un enorme sorriso.
Ferb vide che gli occhi di Isabella si
erano illuminati per un attimo, ma poi erano tornati spenti.
-Come ti senti oggi?- continuò
il giovanissimo inventore, senza dar segno di essersene accorto.
-Bene- rispose lei senza guardarlo
negli occhi.
Ferb la guardò e sentì
crescere dentro di sé un affetto infinito per lei.
Era chiaro che aveva mentito. Si vedeva
che non stava bene.
Era stata davvero fortunata a spezzarsi
solamente l'osso del braccio in quella terribile caduta. Sarebbe
potuta andare peggio, molto, molto peggio. Ma comunque aveva battuto
violentemente la testa e aveva avuto una commozione cerebrale.
Sembrava che ne soffrisse ancora parecchio.
Nonostante tutto e nonostante tutte le
emozioni che doveva provare in quel momento, sembrava che non fosse
minimamente di malumore.
Ma se lo era, lo nascondeva davvero
molto bene, pensava Ferb ammirato.
-Ancora non riesco a capire come hai
fatto a cadere dalle scale- continuava a chiacchierare Phineas. -È
stato un volo assurdo. Ci hai fatti veramente preoccupare.-
No, naturalmente non l'aveva capito,
era difficile che riuscisse a capire queste cose.
Non che fosse stupido, non che non
gliene importasse niente.
Gli voleva un bene dell'anima e non
avrebbe mai voluto che qualcuno dicesse su di lui qualcosa di
cattivo, però doveva ammettere che era decisamente una persona
distratta.
Anche se avevano genitori diversi, il
rapporto che avevano era indiscutibile.
Ferb sospirò senza farsi vedere.
Come faceva a essere così cieco? Era evidente per tutti che
quella ragazzina era cotta di lui. Nessuno però gli aveva mai
fatto aprire gli occhi.
-Sono scema.- stava dicendo Isabella,
sistemandosi con una mano i capelli crespi -Me lo chiedo anche io,
come ho fatto a inciampare così stupidamente?-
Stava arrossendo e faceva di tutto per
fare finta di niente.
Ferb si accorse all'improvviso che
forse avrebbe preferito andare a trovarla da solo.
Non era certo colpa di Phineas, ma lui
si sentiva come se fosse diviso a metà.
Da un lato, sapeva che avrebbe dovuto
essere arrabbiato con suo fratello, ma non ci riusciva. Faceva
soffrire Isabella, ma lo faceva in una maniera talmente candida che
non si poteva credere che lo facesse apposta. Da un altro lato,
provava veramente compassione per lei, che soffriva tanto a causa
sua. Non sapeva quindi se parteggiare per l'uno o per l'altra.
Di mettersi in mezzo e pretendere di
dirimere la questione non se ne parlava assolutamente. Non voleva
impicciarsi, non sapeva come avrebbero reagito.
Avrebbe perfino potuto peggiorare le
cose.
Comunque, anche lui si trovava in un
momento difficile.
Riusciva quindi a sentire sulla propria
pelle quello che doveva provare la sua amica.
Era brutto e terribile doversi rendere
conto che il dramma di lei aveva in qualche modo permesso a lui di
dimenticare in fretta la propria delusione, seppur temporaneamente. O
almeno, così lui credeva.
La differenza stava nel fatto che
almeno lei, una volta smaltita quella delusione, avrebbe potuto
trovare consolazione in un'amicizia sincera. La sua.
Ma c'era anche la possibilità
che essere oggetto delle sue attenzioni potesse avere l'effetto
contrario.
Qualcosa nei loro rapporti avrebbe
potuto mutare.
La loro leggendaria amicizia avrebbe
potuto finire irrimediabilmente sacrificata.
E se mai fosse accaduto, chi al mondo
avrebbe potuto dire che si trattava di una cosa sbagliata?
Ferb scosse la testa, tentando di
chiarire a se stesso i propri pensieri.
Era questo uno dei suoi problemi,
pensava troppo e troppo in fretta.
Forse, era questo uno dei motivi per
cui non parlava tanto. La sua lingua non riusciva a star dietro ai
suoi pensieri. Oltre al fatto, ovviamente, che c'era chi parlava
anche per lui.
Isabella si alzò, non stava
fisicamente così male da non riuscire a farlo, anche se le
membra le facevano ancora molto male.
-Vi va una limonata?- aveva detto
sorridendo.
Phineas decise di fare il premuroso. Le
diede il braccio per aiutarla a scendere le scale.
-Non facciamo che caschi di nuovo
giù...- scherzò mentre Ferb alzava gli occhi al cielo
immaginando la vergogna che doveva provare Isabella.
La bambina era diventata tutta rossa,
ma ovviamente Phineas non se n'era avveduto.
Sospirando, fece per seguirli, ma poi
si bloccò.
Per un secondo, gli era sembrato che
Perry si fosse scambiato uno sguardo di intesa con Pinky, il
chihuahua di Isabella.
Era stato solo per un attimo. Poi il
monotremo era tornato a fissare il vuoto con quei suoi occhi
strabici, senza più fare niente di strano.
Ferb ci rimase, ma poi si riscosse,
convinto di essersi sbagliato, e si affrettò a raggiungere i
suoi amici che erano già di sotto.
Sul tavolo della merenda c'era un
vassoio con una brocca e tre bicchieri.
Isabella era seduta con il mento
appoggiato sulla mano sana, ignorando completamente quello colmo di
limonata che aveva di fronte.
La sua attenzione era rapita da
Phineas, il quale, con il suo ben noto entusiasmo, stava già
sparando a raffica le sue idee bizzarre per riempire quella lunga
giornata in un modo tale da poter includere anche lei. Il suo
bicchiere era già vuoto.
Era una scena tipica. Non c'era molta
speranza di cambiare quella situazione, pensava Ferb guardandoli, era
andata avanti in quel modo per un'intera estate. Con tutta
probabilità, sarebbe continuata per chissà quanto.
Ferb si sedette in silenzio, prese il
bicchiere che la signora Shapiro aveva lasciato lì per lui e
cercò di ascoltare quello che aveva in mente di combinare suo
fratello.
Però la sua attenzione si stava
focalizzando tutta sul bicchiere di Isabella.
Lei non si accorgeva di niente. Quando
alla fine si alzarono, era ancora intatto.
Per una ragione che non riusciva a
comprendere, quel dettaglio insignificante gli aveva dato fastidio.
Mentre si stava avviando, le aveva dato
una discreta bussatina sulla spalla.
-Oh, perdonami.- rispose subito lei
girandosi per non dargli la schiena -Con tutta questa storia inutile
ho messo in secondo piano il tuo problema...-
-Lascia perdere il mio problema.-
tagliò corto lui. Vanessa era l'ultima persona alla quale
avesse voglia di pensare in quel momento.
Tornò al tavolo, prese il
bicchiere e glielo porse.
Lei lo guardò senza capire, ma
poi lo afferrò e lo tracannò in un paio di sorsi. Se ne
versò addirittura un pochino addosso. Non sembrava certo una
principessa.
Dopo, lui era soddisfatto.
Aveva avuto sete, era chiaro. Non
avrebbe dovuto trascurarsi. Non era sicuro che ne valesse la pena.
Phineas era già corso verso la
porta a braccia aperte, saltellando come una libellula impazzita, ma
poi s'era fermato.
Quasi contemporaneamente, Ferb trasalì.
Aveva sentito un contatto ghiacciato.
Abbassò lo sguardo e si rese
conto che Isabella aveva cercato la sua mano, ma non lo stava
guardando, guardava Phineas, come sempre.
-Ragazzi, dov'è Perry?-
chiese lui.
Una domanda che si sentiva spesso, cui
di solito nessuno rispondeva. Ma non stavolta.
-È rimasto di sopra, insieme a
Pinky.- scandì Isabella.
Ferb pensò, per via della sua
espressione, che avesse risposto con l'intenzione di farsi guardare.
Voleva che Phineas notasse che lo aveva preso per mano. Una sorta di
prova del nove.
“Perché si tortura in
questo modo?” pensò “È masochista o cosa?”
Si ritrovò a stringerla forte,
quella mano, fino a quasi farle male.
Isabella non lo guardò. Stava
sorridendo, persa in chissà quale pensiero. Non avrebbe saputo
indovinarlo.
Forse aveva appena raggiunto il proprio
obbiettivo, perché Phineas aveva fatto una faccia strana
mentre li fissava in silenzio.
Ma nemmeno mezzo minuto dopo si era già
riscosso, ritrovando la sua solita allegria.
-Ragazzi, so
che cosa faremo oggi.- dichiarò.
Detto ciò, aprì la porta
e uscì in giardino, dove c'era la piscina, proprio come se
fosse stato a casa sua.
Ferb e Isabella lo seguirono sempre
tenendosi per mano, ma chiaramente nessuno di loro due stava pensando
all'altro. Erano entrambi curiosi di scoprire cos'altro aveva
escogitato il cervello iperattivo del loro amico.
Il suo entusiasmo per la vita era
sempre stato contagioso e irresistibile per tutti.
Spazio
autrice:
Avrei voluto
aspettare di ricevere qualche commento prima di postare il secondo
capitolo, ma pare che la mia immaginazione sia volata troppo in
fretta... e sono famosa per la mia scarsissima pazienza. Forse sono
stata un tantino melodrammatica. Ringrazio tutti quelli che hanno
letto la mia storia, ma in particolare l'utente Amy_Storm
per averla messa tra le seguite e le ricordate. Se ti va, puoi
lasciarmi un parere sulla storia, oppure sullo stile di scrittura.
Non aver paura di offendermi, sono solo una scrittrice in erba :)
|
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Capitolo 3 *** Phineas ***
Cap 3
-Oggi è
stata una giornata grandiosa!- aveva quasi urlato Phineas dopo
essersi, come ogni sera, precipitato dentro la sua stanza come una
furia.
Avevano cenato a
casa di Isabella dopo aver passato tutto il giorno insieme a lei.
Il più
delle volte era lui a farsi venire le idee migliori, ma quella volta
era stato l'incidente di Isabella a ispirarlo.
Quindi, avevano
trascorso il pomeriggio ritagliando e decorando
tante diverse fasce di velluto e di seta che sarebbero servite per
appendere il braccio rotto di Isabella al suo collo. Ne avevano
realizzate trenta, tutte diverse, una per ognuno dei giorni in cui
avrebbe dovuto portarle. Lei aveva collaborato in parte scegliendo le
stoffe giuste, avevano seguito i suoi gusti e si erano divertiti
veramente tanto. Forse non tanto come quando costruiva qualcosa per
davvero, certo, ma
tanto. Quasi non avevano sentito il tempo scorrere loro addosso e si
erano stupiti quando avevano constatato che era già
praticamente sera.
Aveva tentato di rifiutare l'invito a cena perché temeva che
gli sarebbero state servite delle zucchine, che lui detestava e che
Isabella adorava. La signora Shapiro però aveva insistito così
tanto che alla fine non aveva potuto far altro che cedere. Avevano
gustato un ottimo polpettone.
Si sentiva molto soddisfatto per tutto e, oltretutto, aveva avuto
l'impressione che anche Isabella fosse rimasta molto contenta.
Quasi ogni sera, prima di andare a dormire, Ferb si sedeva alla sua
scrivania e passava una mezz'oretta smanettando al computer. Se
perdeva più tempo, era perché si teneva in contatto con
i suoi parenti in Inghilterra.
Aveva tutto il peso appoggiato su una mano e sembrava assorto.
-Ci sono novità?- chiese Phineas buttandosi sul suo letto e
scagliando le scarpe lontano da sé.
Ferb bofonchiò qualcosa di indefinibile.
Phineas era abituato alle mezze parole del suo fratellastro. Pensò
che stesse leggendo qualche lunga e-mail e non volle disturbarlo.
Si mise il pigiama e si andò a lavare i denti.
Poi tornò e se ne stava lì seduto sul suo letto a fare
le coccole a Perry, il quale lanciava dei versetti soddisfatti come
se facesse le fusa.
Non resistette a lungo al silenzio e prese a fare qualche
osservazione casuale sulla giornata, ma presto si rese conto che
stava parlando da solo.
Ferb non s'era minimamente mosso e non sembrava che lo stesse
ascoltando. Non sembrava neanche che lo avesse sentito.
Allora, Phineas si incuriosì e credette di essere autorizzato
a impicciarsi dei fatti suoi.
Erano fratelli, non c'erano mai stati segreti tra loro.
Sbirciò
nello schermo e vide così che non stava affatto leggendo delle
e-mail come credeva, invece stava scorrendo delle fotografie
digitali di Vanessa
Doofenshmirtz,
la ragazza
per la quale gli aveva confessato di avere una cotta. Come se le
fosse procurate era un mistero, ma era ancora meno chiaro il motivo
per cui se le fosse procurate.
L'aveva conosciuta anche lui, in quella famosa gita a Parigi, e
sapeva che si era appena impegnata. Ferb
era praticamente crollato dopo averlo saputo direttamente da lei, ma
sapeva che era forte e che lo avrebbe potuto superare in fretta.
Quindi, per Phineas, il fatto che ora fosse lì a fissare la
sua faccia da uno schermo, era semplicemente incomprensibile.
-Ci stai pensando ancora?- fece Phineas incredulo.
Ferb si affrettò a oscurare lo schermo e si voltò a
fissarlo, il suo sguardo parlava per lui.
-Lo so che è passato solo un giorno. Però... penso che
non ti faccia bene. Avevi detto che lo avresti superato.- provò
a dire Phineas.
Ferb si accigliò facendolo pentire di aver parlato. Era
l'unico che avesse il potere di farlo.
Non era sicuro di cosa ne dovesse pensare.
Si era documentato e sapeva piuttosto bene cosa fosse l'amore, anche
se le sue conoscenze, se si trattava di lui, restavano tutte nella
teoria.
Se ne era costruito un'idea molto 'utopistica'.
Lo considerava qualcosa di meraviglioso e di irraggiungibile. Però
non lo comprendeva.
Per lui, per come lui era fatto, avrebbe potuto essere anche una cosa
stupida e inutile.
Come si poteva pensare di perdere del tempo prezioso sognando di
sbaciucchiarsi con un'altra persona, quando il tempo volava via e
c'erano così tante altre cose che si sarebbero potute fare?
Candace, sua sorella maggiore, era innamorata persa e usciva spesso
dalla sfera della razionalità per questo motivo.
Quando le aveva chiesto perché si comportasse in un modo così
ridicolo, lei gli aveva laconicamente risposto che era troppo piccolo
per capire.
Probabilmente era vero.
Però Ferb aveva la sua stessa età. Va bene che aveva
qualche mese in più, ma avrebbe dovuto capirne più o
meno quanto lui. Invece era lì a struggersi per una ragazza
più grande che giustamente non lo calcolava.
Per lo meno, pensava, Candace era ricambiata, il suo dunque non
poteva essere tempo del tutto perso, se alla fine otteneva ciò
che voleva.
Semplicemente, non gli sembrava una
cosa molto intelligente, e la cosa gli dispiaceva parecchio perché
Ferb era intelligente.
Aveva avuto paura che si fosse arrabbiato.
Il ragazzo, però, aveva chiuso il PC senza una singola parola
e si era andato a preparare per la notte.
Alcune volte capitava che si ritrovassero a discutere mentre stavano
a letto, così, finché non crollavano addormentati.
Phineas ci provò, ma Ferb disse di aver sonno. Era chiaro che
voleva evitare la discussione.
-Scusa- fu costretto a dire alla fine.
Strinse a sé Perry come fosse stato un peluche, in cerca di
conforto.
---
Il giorno dopo era come se non fosse successo niente.
Phineas aveva aperto la porta al postino, il quale aveva consegnato a
lui un pacchetto per Ferb Fletcher. Glielo aveva offerto come fosse
stato il calumet della pace e Ferb lo aveva accettato.
I due fratellastri erano tornati a lavorare insieme alla
realizzazione del progetto che avevano interrotto due giorni prima.
Erano più uniti che mai.
Isabella si fece vedere più tardi del solito, quando ormai
avevano finito. Stava molto meglio di prima e il braccio che s'era
rotto era appeso al collo, fissato con una elegante fascetta di
velluto rosso, la prima della serie.
Ferb aveva lasciato il pacchetto di cui sopra sul tavolo da lavoro.
Isabella lo notò perché non c'entrava niente con tutto
quello che avevano fatto, sembrava appoggiato lì apposta per
essere visto. C'erano su delle scritte indecifrabili, strane.
Lo indicò incuriosita chiedendo cosa fosse.
-È una cosa di Ferb.- disse Phineas stringendosi nelle spalle.
Scoccavano in quel momento le cinque del pomeriggio.
-Questo-
disse Ferb facendola trasalire -È un pacco di vero, delizioso
afternoon
tea
inglese
che mi ha spedito mia cugina Eliza stamattina.-
-Delizioso?-
ripeté Isabella interessata.
-Il
migliore che c'è.- dichiarò Ferb con un moto di
orgoglio patriottico negli occhi blu scuro.
-Forte.-
disse lei.
Phineas
non capiva cosa ci potesse essere di forte
in una cosa del genere.
Aveva
appena costruito una pista di pattinaggio
lunga dieci metri nel suo modesto cortiletto di casa. Quello
sì che era forte!
Però
Ferb era così fiero quando li condusse dentro e preparò
quell'intruglio scuro per tutti e tre che non se la sentì di
rifiutare. Aveva scaldato la teiera, quella bella di porcellana che
la mamma usava solo rarissime volte quando c'erano ospiti, messo le
foglie, versato l'acqua bollente, lasciato in infusione per tre
minuti, poi aveva aggiunto il latte e le zollette di zucchero.
Sembrava esperto, e dire che non lo preparava mai.
Isabella
sorseggiò il tè dalla sua tazza con aria a dir poco
estasiata.
-Non
ho mai bevuto del tè così buono!- disse schioccando la
lingua.
-Errore-
la corresse Ferb in tono da furbo -Non hai mai bevuto del vero
tè.-
Lei
gli sorrise, complice, e Phineas si sentì come se lo avessero
appena escluso. Da quando Ferb si intendeva così
tranquillamente con Isabella?
Guardò
il liquido nero che riempiva la sua tazza. Avrebbe preferito un
bicchiere di dolce limonata come quello che gli era stato offerto il
giorno prima dalla signora Shapiro.
Decise
di prenderne comunque un sorso, giusto per accontentarli, e pensò
che non fosse tutto questo granché. Il sapore non gli
dispiaceva, ma non lo faceva nemmeno impazzire, di sicuro non lo
trovava delizioso come aveva sostenuto Isabella.
Non
aveva detto niente ma si sentì addosso lo sguardo attento del
fratellastro.
Lo
stava guardando come se non volesse sprecare parole inutili per
correggere la sua ignoranza.
Forse
ce l'aveva ancora con lui per la sera prima?
Phineas
si alzò -Ragazzi, andiamo a provare la pista!- esclamò.
Era stata una richiesta, ma suonava quasi come una supplica.
-Oh,
non credo che posso...- disse debolmente Isabella accennando al suo
braccio rotto.
-Va
tutto bene, ti tengo io, non ti faccio cadere.- le promise.
-No.-
ripeté lei con più fermezza.
“Perché
ce l'hanno tutti e due con me?” Si ritrovò a pensare
perdendo tutta la sua allegria.
Uscì
fuori e trovò Candace che esaminava la pista.
-Phineas!-
lo apostrofò quando lo vide -Si può sapere cos'è
questo?-
Si
risollevò un po'. -È una pista di pattinaggio!- disse
tutto fiero -Vuoi provarla?-
Ma
la sorella lo stava guardando arrabbiata.
-Sai
di essere nei guai, vero? Quando arriverà la mamma...-
cominciò.
-Almeno
a lei potrebbe piacere.- la interruppe sconcertato –Pare che a
nessuno importi più niente.-
Sembrò
che Candace restasse colpita da quanto aveva detto, perché si
azzittì di colpo. Lanciò una rapida occhiata alla casa
e poi si rivolse di nuovo a lui.
-Cosa
vuoi dire?-
-Isabella
non la può provare perché ha il braccio rotto... e
nemmeno Ferb vuole più farlo.-
-Perché,
allora, hai fatto proprio questa cosa?-
Phineas
ci pensò su. Stava per dire che lo aveva fatto perché
era una ficata, ma di colpo quella non gli sembrò più
una ragione sufficiente -Non lo so.- ammise alla fine -Avevo lasciato
il progetto a metà. Non mi piace lasciare le cose a metà.-
Forse,
molto più semplicemente, non aveva considerato che qualcun
altro avrebbe potuto non apprezzare il suo progetto. Aveva pensato
solo alla propria realizzazione personale. Ma adesso non si sentiva
più sicuro.
-Avresti
potuto fare qualcos'altro- aggiunse Candace -Qualcosa che
potesse usare anche lei.-
Capì
dal suo tono che in realtà lei aveva voluto dire “Avresti
potuto non fare niente”.
Fissando
il frutto del suo lavoro, venne improvvisamente fulminato da un'idea.
-Candace,
sei un genio!- gridò, anche se l'idea era venuta a lui -Vieni
con me.-
Le
prese la mano e la trascinò con sé, ignorando la sua
faccia sconvolta.
Piccola
nota: Se per caso Phineas e Ferb hanno già costruito una
pista di pattinaggio chiedo scusa. Purtroppo non ho visto tutti gli
episodi.
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Capitolo 4 *** The one who can seize the day ***
Cap
4
Nel
quartier generale delle Fireside girls, l'autonominatasi vicecapo
Ginger Hirano aveva assunto temporaneamente il comando della truppa.
Sedeva
al posto d'onore, quello che di norma spettava a Isabella
Garcia-Shapiro, e guardava con aria grave le sue compagne.
Nel
posto che di solito era riservato a lei, invece, stava seduto Phineas
Flynn.
Sembrava
un po' fuori luogo, in mezzo a tutte quelle ragazze, ma stava
dimostrando di essere tranquillo e a proprio agio.
Era
arrivato lì insieme a Candace, che era un membro onorario, e
aveva chiesto il loro sostegno.
Stranamente,
Ferb non era venuto insieme a loro. Phineas se lo portava sempre
dietro come un'appendice, forse nessuna di loro lo aveva mai visto
andarsene in giro senza di lui, fin dal giorno in cui era arrivato a
Danville. A quanto dicevano, erano venuti senza dirgli niente,
lasciandolo a fare compagnia a Isabella.
Quasi
non le era sembrato possibile, ma poi si era ricordata che
ultimamente c'era stato un cambiamento graduale, ma sostanziale, in
lei. Il fatto che ora Phineas fosse lì dimostrava che non era
passato inosservato.
-Come
vi dicevo- riprese -Ci siamo riunite perché dobbiamo fare
qualcosa per il nostro capitano.-
-Precisamente.-
confermò Phineas.
-Così
vinceremo il distintivo più ambito di tutti!- esclamò
Gretchen -Quello per avere dimostrato amicizia e devozione al nostro
capo.-
Alla
parola “distintivo” tutte le ragazze erano saltate su per
la gioia.
Ginger
impose il silenzio alzando una mano.
-Calma,
ragazze. Non è quello il nostro obbiettivo principale. Ma
comunque, se vogliamo vincerlo, dobbiamo seguire l'idea di Phineas.-
disse, e gli cedette la parola.
Senza
alcun imbarazzo, il ragazzino si alzò ed espose la propria
idea. Tutte la trovarono più semplice e meno strampalata del
solito, forse un po' ingenua, ma comunque buona.
In
sintesi, dovevano trasformare la pista di pattinaggio che diceva di
aver costruito in una vera pista da ballo, sopra la quale organizzare
una festa a sorpresa in onore di Isabella. Doveva essere un evento in
grande come quelli ai quali la cittadina di Danville era ben
abituata, ma dovevano partecipare soltanto i ragazzi, niente adulti.
Sarebbe stato un modo per augurarle una pronta guarigione.
-E,
per favore, non dovete assolutamente invitare Vanessa Doofenshmirtz!-
aveva puntualizzato, chissà per quale motivo, Phineas. Decise
di non chiederglielo, tanto non sapeva nemmeno chi fosse.
-Una
festa danzante!- aveva esclamato Candace con un tono a metà
tra il sarcastico e il sognante -Un ballo! Finalmente mio fratello
pensa come una ragazza!-
-Non
'come' una ragazza, 'per' una ragazza!- l'aveva corretta
Adyson.
-Sì,
'per' Isabella.- aveva confermato Phineas senza minimamente cogliere
nessuna delle due allusioni e senza nemmeno capire perché
stessero ridacchiando. Era troppo ingenuo, era senza speranza...
Senza
perdere tempo, organizzarono le squadre.
-Io,
Milly, Gretchen e Adyson siamo le braccia più forti, quindi ci
occuperemo dell'allestimento della sala, degli invitati e di tutto il
resto.- stabilì -Per prima cosa, dobbiamo trasferire la pista
in un luogo più tranquillo e meno in vista, in modo che
Isabella non si accorga di quanto stiamo facendo.-
-Tanto
sarebbe scomparsa dal giardino comunque...- commentò Candace,
rassegnata.
-La
portiamo qui?- le chiese Gretchen.
Lei
annuì -La sistemeremo sul retro della nostra sede, ci
penseremo noi a farlo. Il problema è che Isabella non deve
vederla...- indicò Holly e Katie -Perciò, voi due
dovete andarla a prendere. Dovete tenerla occupata per il tempo
necessario, in modo che non irrompa qui e vanifichi tutto.-
-La
porteremo a fare spese!- gridò la biondina, eccitata.
-Ma
con moderazione.- puntualizzò la moretta.
-E
anche con discrezione. Fate in modo che non si accorga di nulla.- le
avvisò il vicecapo.
Le
due ragazze fecero un gesto di sottomissione all'autorità.
-Io
che cosa faccio?- chiese Phineas mettendosi nelle sue mani.
-Tu
dirigerai i lavori al mio fianco.- rispose Ginger.
-E
io?- chiese Candace, che si fingeva sostenuta, ma in realtà
era stata contagiata dalla loro determinazione.
-Tu
ti occuperai delle cibarie.- le disse.
-Cioè,
vorresti dire che il mio unico compito consiste nell'andare in un
supermercato e fare la spesa?- chiese la ragazza.
-Potresti
anche occuparti della musica, se pensi di farcela.- la provocò
sottolineando l'ultima parte della frase.
-Certo
che ce la faccio!- dichiarò lei, indispettita -Nulla in
contrario se chiedo a tua sorella di aiutarmi?-
-Non
c'è problema.- la guardò con un sorrisetto ironico.
Sapeva benissimo che Candace non c'entrava niente in quell'affare e
che non si sarebbe mossa senza aver ricevuto una motivazione. Stacy
poteva essere quella motivazione, sarebbe stata perfetta per
stimolarla.
-Collaboriamo
per mettere su una festa bellissima.- fu detto alla fine -Mettiamoci
subito al lavoro!-
Tutti
quanti erano entusiasti.
Ginger
e Phineas si misero a capo della squadra e la condussero nel cortile
di casa Flynn-Fletcher, ma si nascosero tutti, tranne Holly e Katie.
-Andate,
ora.- le spronò Ginger.
Entrarono
in azione solo quando le videro allontanarsi insieme a Isabella e a
Ferb.
Ginger
si sentì fiera delle sue compagne. Le aveva scelte perché
erano le più giovani e graziose del gruppo, ma anche perché
sapeva che Isabella si trovava bene insieme a loro e che le avrebbe
seguite senza problemi.
Era
stata lei a proporre di escludere temporaneamente Ferb dalle
operazioni, perché bisognava evitare qualunque sospetto,
Isabella avrebbe potuto pensare che fosse quantomeno scortese non
invitarlo ad andare con loro e avrebbe potuto chiedersene il
motivo... La piccola Katie recitò alla perfezione il suo ruolo
da angioletto innocente e lo convinse a seguirle.
Phineas
aveva mostrato una certa preoccupazione derivante dalla sua assenza,
pensava di non poter riuscire a fare tutto in tempo se fosse mancato
il suo fondamentale contributo. Così, al suo posto, avrebbe
chiamato ad aiutarli i suoi amici Baljeet, Buford e Django. Il primo
avrebbe potuto usare le sue propensioni matematiche per sfruttare al
meglio gli spazi, il secondo li avrebbe aiutati a spostare le cose
pesanti, il terzo era noto per il suo buongusto e si sarebbe occupato
delle decorazioni.
Agganciarono
la pista e la portarono via grazie a un argano.
-Non
siete un po' troppo giovani per spostare una pista?- aveva chiesto
loro il guidatore adulto che avevano chiamato per farsi aiutare.
Ginger
e Phineas si guardarono in faccia e scoppiarono a ridere.
Non
avevano lavorato di notte perché di notte era importante
dormire, ma si erano svegliati presto, si erano dati appuntamento
dietro la sede e avevano lavorato per tutto il giorno. Finirono i
preparativi solo nel pomeriggio inoltrato, l'assenza di Ferb si
sentiva. Ma era stato organizzato tutto nei minimi particolari, ci
avevano messo davvero l'anima per sistemare ogni singola cosa, ognuno
di loro aveva collaborato e aveva dato il massimo. La pista era stata
rinforzata, ampliata e rivoluzionata, e adesso ospitava un palco e
avrebbe potuto sostenere più di duecento invitati.
Avevano
disposto tutto seguendo le idee di Phineas e i consigli di Baljeet.
Ginger si era scoperta un po' distratta dalla sua presenza. Cercò,
sforzandosi, di concentrarsi sui propri compiti, ma non poteva fare a
meno di sbirciarlo in continuazione.
Si
era occupata lei stessa di informare Stacy di quello che stavano
progettando. La ragazza lo aveva trovato grandioso e aveva accettato
senza farsi pregare di raggiungere la sua amica Candace per aiutarla
a procurarsi le cibarie. Più tardi, quest'ultima aveva
rivelato di aver avuto serie difficoltà a trovare delle scuse
per giustificare l'assenza di Phineas da casa.
Le
due ragazze l'avevano stupita, oltre ad aver ottenuto tutto ciò
di cui ci sarebbe stato bisogno, erano riuscite a ingaggiare un
gruppo musicale a basso costo che faceva il tributo a una delle band
preferite di Isabella.
-Bene,
siamo stati tutti magnifici.- disse alla fine, stanca ma soddisfatta
dal loro lavoro. -Adesso...
che ognuno si trovi un compagno per la festa.- aggiunse con un
sorrisetto guardando Baljeet.
Ma
Baljeet non la guardava a sua volta.
Ne
rimase un po' delusa, ma l'eccitazione della festa le impedì
di intristirsi. Non poteva farlo, perché in quel momento tutti
contavano su di lei.
Cercò
di distrarsi ricontrollando per l'ennesima volta la lista delle
persone che avevano invitato. Phineas aveva scritto con un pastello a
cera rosso un grande NO accanto al nome di Vanessa. Era inutile,
pensò, sarebbe bastato non scrivere affatto il suo nome, ma in
quel modo, con una logica tutta sua, il bambino aveva voluto
ricordarglielo.
Mentre
lo rileggeva chiedendosi ancora il motivo di quella esclusione, Stacy
le andò accanto.
-Perché
sei ancora qui?- le chiese.
-Voglio
essere sicura di non aver dimenticato nulla, deve essere tutto a
posto.- rispose lei.
-Ma
non vedi che le tue amiche sono andate a cambiarsi?- le fece notare.
A
Ginger prese un colpo. Con tutto ciò che aveva avuto da fare,
non aveva pensato che non poteva partecipare alla festa indossando la
sua solita, banale divisa da scout.
-Tranquilla,
ti aiuterò io a scegliere un abito per l'occasione.- le
promise la sorella notando il suo sguardo perso -Potresti perfino
fare colpo su qualcuno...- aggiunse con aria maliziosa.
Ginger
sbuffò pensando a Baljeet, il quale in quel momento stava
chiacchierando con Phineas.
-Hai
già raccontato tutto a Ferb?- lo sentì chiedere.
-Non
ancora.- rispose il ragazzino -Lo farò tra poco. Volevo che questa
festa a sorpresa 'sorprendesse' anche lui.-
-Ma
non credi che si arrabbierà, visto che abbiamo fatto tutto
senza di lui?-
Ginger
pensò che fosse una domanda intelligente. Ma d'altro canto,
l'aveva posta lui...
-Perché
dovrebbe?- rispose Phineas.
Ginger
non sentì il resto della discussione perché sua sorella
la stava già conducendo via.
Dato
che era ancora piuttosto piccola, non pretese di truccarla troppo, ma
le mise appena un accenno di ombretto viola. Aveva una pelle
leggermente scura, dunque puntò su dei colori brillanti.
Nel
suo miniabito color porpora con le manichette a sbuffo, Ginger si
sentiva un po' un pomodoro.
Poi
vide arrivare Baljeet e notò che aveva indossato un dhoti
kurta,
cioè
una di quelle meravigliose vesti indiane larghe ma eleganti. Era
bianca e dorata, tempestata da centinaia di piccole paillettes
scintillanti che impreziosivano il tutto senza però renderlo
pacchiano. Ginger non poteva credere che potesse stargli così
bene, era talmente bello che si dimenticò della propria
timidezza.
Gli
andò incontro contemplandolo come una divinità.
-Baljeet.-
lo chiamò, facendosi forza -Hai già
un'accompagnatrice?-
-No.-
rispose lui -Non credevo che dicessi sul serio, prima...-
-Oh,
certo che dicevo sul serio. Però non era mica un obbligo...-
sentiva di star cominciando a imbrogliarsi, così fuggì
dai suoi occhi e gli guardò le mani. Notò che aveva il
tipico callo dello scrittore. -Però, se ti va, se non hai
niente in contrario, possiamo andarci insieme...-
Ma
Baljeet non le stava più prestando attenzione.
-Arriva
Isabella!- esclamò visibilmente emozionato -Chissà se
vorrà ballare con me.-
“Ah,
giusto...” pensò Ginger mentre il sangue le si gelava e
il suo entusiasmo si spegneva in un soffio. Aveva dimenticato di non
essere lei il centro dell'attenzione, quella sera.
----------------
Ferb era seduto sotto l'albero in
giardino, come ogni giorno.
Stava leggendo un romanzo di Stephen
King, La
storia di Lisey. Se
non fosse stato per questo, si sarebbe annoiato a morte.
Nonostante
lo trovasse veramente appassionante, non riusciva a concentrarsi
sulla lettura come avrebbe voluto, perdeva spesso il filo e doveva
rileggere le frasi più di una volta. Stava aspettando Phineas.
Era
uscito di casa di mattina presto con fare misterioso, non gli aveva
voluto dire dove andava.
Si
sentiva in colpa perché lo aveva trattato male senza ragione.
Di
solito non era mai così permaloso, ma quando quello aveva
toccato il tasto Vanessa, gli erano venuti i nervi a fior di pelle.
Phineas pretendeva di capirne più di lui? Era Isabella quella
che gli faceva una corte spietata senza che lui se ne accorgesse, non
il contrario!
Era
semplicemente dalla parte opposta, lui non sapeva cosa volesse dire
non essere ricambiati.
Nonostante
fosse convinto di aver avuto ragione, voleva assolutamente fare la
pace. Si sentiva perso senza di lui, sapeva che non avrebbe potuto
fare niente da solo. Non aveva quasi mai litigato con Phineas. Gli
voleva bene, era il fratellino che aveva sempre desiderato e andava
protetto e assecondato sempre e comunque, mai ostacolato, in niente.
Non se lo meritava, era una persona così semplice e altruista!
Anche
Candace era uscita quel giorno, così lui aveva dovuto
rassegnarsi a passare la giornata in completa solitudine. Aveva
pensato di andare a trovare qualcuno dei suoi amici, ma senza Phineas
non se la sentiva. Pensò arrabbiato che forse dipendeva un po'
da suo fratello.
Nonostante
quelle grandi cose che faceva, quantunque sapesse benissimo di essere
troppo piccolo per farle, manteneva un approccio alla vita che era
quasi elementare. Fin da quando era piccolo -Phineas avrebbe detto
più piccolo- aveva inventato il gioco di riassumerlo in
poche massime. Ama tua madre e tuo padre. Sii carino con tua sorella
e complice con tuo fratello. Prenditi cura del tuo animale domestico.
Se è tempo di scuola, studia, se è tempo di gioco,
divertiti. Impiega sempre al meglio il tuo tempo e fa' il possibile
per non annoiarti. Inventa sempre cose nuove. Stupisci i tuoi amici
con le tue idee, ma da' anche valore alle piccole cose. E se una
ragazza ti piace, cerca di colpirla, ma sii discreto.
“Forse
sono stato troppo discreto, però...” pensò
mentre sfilava dalle pagine la rosa rossa che utilizzava come
segnalibro. Era la stessa che aveva comprato a Parigi, l'aveva presa
con la ferma intenzione di dichiararsi ma era stato lento, lei se
n'era letteralmente volata via insieme a qualcun altro. Ormai era
secca e nera e non profumava per niente. Era stato tentato molte
volte di distruggerla, ma conservarla per lui aveva un significato,
simboleggiava un'occasione sprecata, simboleggiava il suo amore
disperato per una ragazza più grande.
Secondo
l'opinione di tutti, crescendo Ferb sarebbe diventato un dongiovanni.
L'unico che non ci credeva era proprio lui. Poteva attraversare il
mondo intero a bordo di un aeroplanino di carta, poteva riparare
astronavi, costruire portali per teletrasportarsi su Marte e arrivare
addirittura a viaggiare nel tempo, ma se si trattava di prendere un
approccio diretto con la ragazza che gli piaceva, era costretto a
rendersi conto che anche lui aveva dei limiti.
Rimise
la rosa tra le pagine. Non sapeva quando, ma prima o poi l'avrebbe
distrutta per davvero.
Straordinariamente,
in quei due ultimi giorni aveva sentito Isabella molto più
vicina.
Dire
che tra loro due fosse proprio 'accaduto' qualcosa sarebbe stato
sbagliato. Ma era innegabile che, dal momento in cui aveva deciso di
confidarle le sue pene, si fosse instaurato qualcosa.
Lui
sapeva fin troppo bene che lei si sarebbe smarrita per Phineas.
Adesso, lei sapeva per lo meno di non essere l'unica a soffrire.
Avvicinandosi e consolandosi a vicenda, si erano resi pienamente
conto che la loro poteva diventare un'amicizia più profonda di
quanto avessero sperato in tutti quegli anni da che si conoscevano.
Sarebbero
stati sempre lì, in un silenzio complice, pronti a
venirsi incontro nel momento in cui ne avessero sentito il bisogno.
-Eccoti
qua, Perry.- disse vedendo l'animale che ricompariva dal nulla dopo
essere anche lui sparito per tutto il giorno. L'ornitorinco gli si
andò a strusciare contro in cerca di coccole, dimostrandogli
che non se n'era andato per cattiveria. Non che gli animali potessero
essere cattivi.
Si
sentì come rincuorato da quel contatto con il suo cucciolo.
Voleva bene a quella piccola palla di pelo verdastra, la sua fedeltà
lo aveva sempre commosso. Qualunque fosse il motivo per cui se ne
andava in continuazione, gli faceva bene sapere che alla fine
ritornava sempre da lui.
Con
una mano che gli accarezzava la testa, tornò al suo libro, ma
si sollevò quasi subito dalla lettura e dai suoi pensieri
perché si era accorto che Phineas era tornato. Lasciò
cadere il volume a terra senza alcun riguardo, prese Perry in braccio
e gli andò incontro.
Con
sua grande sorpresa, lo vide fermarsi a casa di Isabella.
“Cielo”
pensò semplicemente.
Li
guardò da lontano mentre parlavano, poi lui si avviò
salutandola con una mano.
Scoprì
di essere geloso, anche se non era sicuro di chi dei due. Cosa
diavolo le aveva potuto dire?
Phineas
arrivò camminando con un passo svelto.
Non
appena gli passò vicino, lo prese per un polso, cogliendolo di
sorpresa.
-Ferb!-
gridò trasalendo -Mi hai fatto spaventare!-
-Dove
sei stato?- gli chiese notando che aveva un'aria stanca.
Phineas
tentò di fare il vago -In giro...- disse prendendosi in
braccio Perry e facendogli una carezza. Ma Ferb lo conosceva troppo
bene, sapeva che se non gli diceva niente era perché non era
bravo a mentire.
-Cos'hai
detto a Isabella?-
Phineas
spalancò i suoi occhi già spiritati -Mi hai visto?-
Ferb
annuì. Allora Phineas non resistette e gli raccontò
tutto. Ferb ne rimase sconcertato.
Perché
non lo aveva chiamato? Avrebbe potuto aiutarlo, facevano sempre
tutto insieme!
Solo
dopo gli venne in mente che invitandola così, a sorpresa,
Isabella si doveva essere illusa per l'ennesima volta. Scosse la
testa. Era sempre il solito Phineas che non vedeva mai niente di male
in nulla di ciò che faceva.
-Andiamo
a prepararci. Devi venire anche tu, naturalmente. Ci saranno un sacco
di invitati.- stava dicendo Phineas -Ma stai tranquillo che lei
non viene.- aggiunse come preso da un pensiero improvviso -Ho
esplicitamente detto a Ginger di non inserirla nella lista, ho
fatto bene, vero? Dimmi di sì!- lo implorò.
Ferb
capì che intendeva Vanessa e ne fu sorpreso, anche per il suo
tono. Phineas non era mai insicuro di niente, eppure aver lavorato
per una volta senza di lui doveva avergli fatto perdere un po' del
suo leggendario ottimismo.
Aveva
avuto tutta l'intenzione di non pensare a lei, però non era
riuscito a evitarlo.
Annuì
e Phineas ne fu così sollevato che lo abbracciò. Questo
gesto confermò le considerazioni che aveva fatto prima su di
lui. Era l'innocenza in persona.
Iniziò
a pensare che quell'idea non fosse poi così malvagia. Voleva
concentrarsi su un'altra cosa, sentiva di averne bisogno. Quella
festa cadeva proprio a fagiolo.
E
poi, in quel modo, Phineas avrebbe dimostrato a Isabella che per
lo meno le voleva bene.
Comunque
fosse andata, lui non si sarebbe ritirato.
Non
era sua abitudine farlo.
Spazio
autrice:
Ok,
so che questo capitolo non è esattamente il massimo. Vi sarete
chiesti che cosa c'entrasse la focalizzazione di Ginger.
Beh, il fatto è che mi serviva un punto di vista che fosse
esterno ai protagonisti e non mi piaceva l'idea di andare del
tutto
in focalizzazione esterna. Comunque, non si tratta di una scelta
casuale, vedrete poi che anche questo avrà un suo senso. La
storia si avvia alla conclusione, mancano solo un paio di capitoli.
Ricordatevi che mi fareste un piacere immenso se mi voleste lasciare
un commentino. Intanto, ringrazio l'utente
marie52 per
aver messo la storia nelle seguite e poi ovviamente
Whiteney
Black
e
Wolfgang
Mozart che
sono state le uniche a essersi degnate di commentare e che hanno
perfino messo la storia nelle preferite.
Mi avete reso troppo contenta! Detto questo, vi do appuntamento al
prossimo capitolo e vado ad aprire l'ombrello per ripararmi dal
vostro imminente lancio di pomodori. Un bacio da Bulmasanzo.
|
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Capitolo 5 *** Like an open door ***
Cap
5
Isabella
si sentiva un po' spaesata.
All'improvviso,
dopo non essersi fatto vedere per tutto il giorno, Phineas era
spuntato dal nulla e le aveva detto che sarebbero andati insieme da
qualche parte.
Non
glielo aveva chiesto, glielo aveva praticamente imposto.
S'era
sentita svenire. Un appuntamento?
Per
tutta l'estate avrebbe dato un braccio pur di sentirsi dire quelle
semplici parole, le aveva sognate la notte -e anche il giorno a occhi
aperti. Poi pensò che lei un braccio, in effetti, lo aveva
dato.
-Ti
vengo a prendere più tardi, hai capito? Ci tengo. Fatti
trovare pronta.- le aveva raccomandato con un tono adorabile. E lei
non aveva potuto rifiutare, nemmeno se l'avesse voluto. Ma lo voleva.
Era stato il suo “Ci tengo” a farglielo volere.
“Chissà
cos'hai in mente, Phineas Flynn.” pensò “Non mi
posso lasciar scappare questa occasione. Forse, stasera capirò
finalmente che cosa vuoi da me.”
Quando
era arrivato, a casa sua erano passate a trovarla le sue due amiche
Katie e Holly, le quali avevano trascorso con lei e con Ferb anche il
giorno prima. Quando i loro risolini si furono calmati, le dissero
che l'avrebbero aiutata a prepararsi. Per mezzo secondo aveva avuto
il sospetto che le sue amiche sapessero più di quanto
dicevano, ma poi l'emozione di uscire finalmente insieme a Phineas
glielo fece mettere in secondo piano.
Per
tutto il tempo, l'avevano coccolata. Le avevano pettinato e
acconciato i capelli, si erano divertite a truccarla e le avevano
fatto indossare un abito bellissimo con scarpette abbinate. Era
azzurro, sagomato e molto elegante, senza maniche, e aveva una
cintura bianca brillante intorno alla vita. Le stava alla perfezione,
non la faceva sembrare nemmeno tanto piccola, anche se le sarebbe
piaciuto avere un minimo di curve per riempirlo meglio, ma alla sua
età non poteva certo pretendere molto. Le avevano anche fatto
indossare un paio di orecchini di perle che donavano al tutto un
tocco di classe. La fascia che le teneva il braccio ingessato era
anche quella di un colore abbinato, ma se non ci fosse stata, lei
sarebbe stata perfetta. Purtroppo era necessaria.
Mancava
poco all'orario in cui aveva detto che sarebbe venuto a prenderla.
Guardandosi
allo specchio, si stava tormentando. Cosa era potuto succedere? Aveva
fatto di tutto per farsi notare ed era sempre stata ignorata... Ora
che l'Universo le aveva finalmente fatto perdere la speranza, ecco
che lui, fuori tempo massimo, si faceva vivo e l'invitava fuori.
Poteva
darsi che rompersi un braccio avesse fatto in modo di farla notare,
alla fine? Se era davvero così, doveva essere proprio crudele,
questo Universo!
Aveva
passato quelle ore a cercare di convincersi che doveva essere pronta
ad affrontare qualsiasi cosa la vita le avrebbe riservato.
Invece,
quando alla fine vide Phineas che la veniva a prendere, scoprì
di non essersi adeguatamente preparata per il suo arrivo.
Il
ragazzino aveva un aspetto diverso dal solito, aveva un'aria
stranamente adulta. Indossava una camicia bianca
semplicissima, una giacca nera elegante e perfino una cravatta, rossa
come i suoi capelli. Era un figurino. E aveva in mano un fiorellino
bianco. Non sembrava neanche che stesse aspettando lei, se non lo
avesse saputo per certo non ci avrebbe creduto.
Le
sembrava di trovarsi in uno dei suoi sogni. Andandogli incontro,
aveva l'impressione di galleggiare a due millimetri dal suolo.
Lui
fissò il fiore sui suoi capelli. Nel farlo, le sfiorò
un orecchio. Avrebbe voluto che non togliesse più quella mano
da lì, che le concedesse una carezza, ma temeva di chiedere
troppo.
-Phin-
disse usando il diminutivo che non usava mai, quel nome le era troppo
caro per non pronunciarlo per intero, ma in quel momento le sembrò
una cosa dolce -Grazie per avermi invitata. Dov'è che mi stai
portando?-
Lui
assunse un'aria misteriosa -Tra poco lo scoprirai.-
Nonostante
si fosse persa a contemplarlo, non poté fare a meno di
riconoscere la strada che stavano percorrendo.
-Phin-
disse di nuovo -Ma ci stiamo avvicinando alla sede delle Fireside
girls?-
-Può
darsi...- fece lui vago. Non sapeva cosa pensarne, ma il suo sorriso
era rassicurante. Magari stavano semplicemente passando di lì.
Poi,
improvvisamente, senza sapere né come né perché,
si ritrovò immersa nel buio più totale.
-Phineas...-
disse preoccupata. Lui non rispose, sembrava che non fosse più
lì con lei.
-Phineas,
dove sei?- chiamò più forte.
Un
faro si accese di fronte ai suoi occhi. Si guardò intorno e si
rese conto di essere al centro di una pista nera e lucida. Phineas
era lì davanti e le sorrideva.
-Isabella,
ho organizzato questa festa per te.- disse.
Come
se quella frase fosse stata un segnale, alle sue spalle comparvero
almeno un centinaio di persone che, tutte insieme e tutte nello
stesso momento, le si vennero ad accalcare attorno con grandi urla.
C'erano tutti i suoi amici e i suoi compagni di scuola, Ferb, tutto
il gruppo delle ragazze scout, comprese quelle furbastre di Katie e
Holly che le facevano l'occhiolino, Buford, Baljeet, Django, Irving,
Candace, Jéremy Jhonson, Stacy Hirano... e un sacco di altra
gente che non conosceva.
-Una
festa?- ripeté confusa -Ma perché?-
-Semplicemente
per dirti che ti vogliamo bene.- disse Phineas sorprendendola
completamente -Questa è la tua serata. Stasera si festeggia
Isabella Garcia-Shapiro.- aggiunse tendendole la mano. Isabella la
prese e si sentì investita dalle urla di tutti.
Non
era esattamente quello che si era aspettata, ma le sembrò che
quel momento fosse perfetto.
Aveva
detto che le voleva bene. Che gli importava di lei. Aveva organizzato
una festa a sorpresa per lei. Non avrebbe potuto desiderare niente di
più.
-Anche
io... ti voglio bene, Phin...- disse buttandogli il suo unico braccio
al collo.
Poi
sentì che iniziava una musica lenta e romantica. Phineas le
mise una mano sul fianco e la guidò, per ballare con lei.
Iniziarono a girare lentamente su se stessi, seguendo il tempo. Poi
lei si abbandonò appoggiando la testa sul suo petto. Non
guardava nient'altro. Si sentiva bene. Avrebbe voluto baciarlo. E lo
fece, anche se in una guancia.
Poi,
dalla sua spalla, vide Ferb e, per chissà quale motivo, le
tornò in mente quello che aveva visto nel futuro, che solo lei
poteva ricordare. I nipoti che avrebbero avuto, il gesto allusivo che
gli aveva fatto.
Immaginò
se stessa a trent'anni e non riuscì a vedersi in nessun altro
modo se non inseme a Phineas. Come aveva potuto anche solo pensare di
poter stare con qualcun altro che non fosse lui?
Per
qualche momento, prima della sua famosa caduta, aveva creduto che
fosse finito tutto, ma ora si rendeva conto che in realtà non
era nemmeno iniziata.
Non
avrebbe mai dovuto arrendersi con lui, era vicinissima a ottenere
quello che sognava da un tempo che sembrava una vita.
Si
strinse fortissimo a Phineas, per quello che poteva fare con un
braccio solo, e sentì che si commuoveva.
Il
ragazzo sentì le sue lacrime sulla sua spalla e si bloccò.
La
allontanò dolcemente da sé e, senza però
staccarsi completamente da lei, la guardò negli occhi.
-Tutto
a posto?- le chiese.
Isabella
fissò i suoi occhi di rimando e sentì che la sua
preoccupazione era autentica.
Le
si scaldò il cuore.
-Sì,
sì, tutto a posto.- disse cercando di sorridere. Si asciugò
le lacrime con il dorso della mano e vide che lui sorrideva,
intenerito da quel gesto. Trattenne la mano all'angolo delle labbra e
sorrise a sua volta.
Poi
sentì un tocco sulla spalla. Si voltò e si accorse che
era Baljeet, il quale, con un sorriso timido, ma con determinazione,
le chiedeva di ballare con lui.
Lei
guardò Phineas e lo vide che annuiva come a dire che le dava
il permesso di farlo. Non avrebbe voluto, a lei Baljeet non piaceva
proprio, però erano amici e le sembrò ineducato
rifiutare.
Quello
si incollò a lei e la fece girare come una trottola,
rischiando più di una volta di farla cadere.
Quando
riuscì finalmente a scrollarselo via, cercò con lo
sguardo Phineas, ma non lo vide più.
Si
girò intorno, aveva una voglia terribile di rimettersi a
ballare insieme a lui.
Tutti
erano lì che ballavano, ridevano, mangiavano, si divertivano.
Arrivò
sul fondo della pista, dove c'era un lungo tavolo, e si accorse che
c'era la sua amica Ginger che s'era messa un po' in disparte. Le
sembrò che la guardasse male. -Ehi, Ginger, hai visto
Phineas?- le chiese.
-No,
no non l'ho visto.- fece lei sbuffando -In compenso ho visto te.-
aggiunse.
Isabella
non capì a cosa si riferisse, ma non voleva chiederglielo.
Domandò
a qualcun altro se avessero visto Phineas, ma nessuno le seppe dire
nulla di preciso. Cominciò a preoccuparsi un po'.
Poi
incrociò Ferb o, meglio, si scontrò con lui.
-Ferb,
dov'è tuo fratello?- gli chiese senza poter fare a meno di far
risultare la sua voce leggermente angosciata.
Senza
rispondere, lui le prese la mano e la portò fuori dalla calca.
Con quel semplice gesto era riuscito a rassicurarla.
--------------------
Era
rimasta in disparte a guardare Phineas e Isabella che aprivano le
danze. Li aveva visti tenersi dolcemente abbracciati. Aveva visto che
Isabella era addirittura riuscita a baciarlo, una cosa che non le
aveva mai visto fare prima. Sembravano perfettamente in sintonia.
In
un certo senso, era stata lei a permettere tutto ciò. Avrebbe
dovuto sentirsene orgogliosa, la serata stava andando bene. Avrebbe
dovuto sentirsi felice per la sua amica.
Invece,
tutto quello che provava in quel momento era invidia.
Si
voltò verso Baljeet sperando che accadesse un miracolo e che
le chiedesse di ballare con lei.
Ma
il ragazzo non staccava gli occhi dalla coppia danzante nemmeno per
un attimo.
Era
a un passo da lei. Perché non la guardava? Perché
doveva guardare quell'altra?
Si
era agghindata tutta nella speranza di farsi notare da lui e si
sentiva invisibile.
Possibile
che non si accorgesse di niente? Oppure semplicemente non la voleva
notare?
Alla
fine della prima canzone, Baljeet si diresse verso Isabella con passo
deciso. Le sue intenzioni erano inequivocabili. Sorrideva con un'aria
piena di aspettative. E lei non poteva sopportarlo.
Lo
seguì quasi senza accorgersene.
Sperò
che Phineas si tenesse stretta Isabella, che non la concedesse a lui.
Ma,
evidentemente, l'inventore non doveva trovarci niente di male. Invece,
per lei era straziante vedere il ragazzo per il quale aveva una cotta
ballare con un'altra.
Quando
Phineas si allontanò dai due, gli bussò sulla spalla.
-Ginger!-
fece lui ridendo -Siamo stati bravi, la festa è un successo!-
Sì,
sì che lo era, peccato che si fosse preso lui tutto il merito.
Lo
prese in disparte e gli indicò i due che vorticavano come
pazzi.
-Li
vedi come sono carini insieme?- gli disse in tono falsamente
zuccheroso senza sapere perché lo stesse dicendo. Non era
vero, sembrava che a Isabella stesse venendo la nausea.
-Carini?-
ripeté Phineas spalancando gli occhi.
-Sei
stato galante a lasciare la tua dama a Baljeet- continuò
cercando di non fare trapelare la propria rabbia -Non pensi che siano
proprio fatti l'uno per l'altra?-
Phineas
aprì la bocca per dire qualcosa, ma la richiuse subito perché
era rimasto senza parole, probabilmente per la prima volta nella sua
vita. C'era qualcosa di strano nel suo sguardo, era come se stesse
prendendo coscienza soltanto in quel momento di quello che aveva
fatto.
Poi
si riscosse -No, no che non lo sono!- gridò -Stanno solo
ballando. Non vuol dire che...-
-Ma
non sai che a Baljeet lei piace?- lo interruppe Ginger.
Phineas
cadde dalle nuvole -Che cosa?- urlò.
-Oh,
sì, era così emozionato!- disse lei stupendosi di
quello che lei stessa diceva -Mi ha confessato che vuole chiederle di
mettersi con lui.- questa cosa non era vera, ma era quello che lei
aveva immaginato.
Forse
la sua vera intenzione era quella di scuoterlo. “Idiota, vai da
lei.” gli diceva mentalmente “Riprenditi la tua ragazza.
Fai vedere a Baljeet che non ha speranze con lei.” Aveva una
cosa così importante e non se ne rendeva conto!
E
così poi, lui sarebbe stato libero...
Phineas
sembrava attonito. -Mettersi?- ripeté stupidamente.
Ginger scoprì che la sua reazione le stava piacendo -Insieme?
Baljeet e Isabella?!- quasi gridò -Non ce li vedo, non
è possibile, non può essere...-
-Se
non fai qualcosa, potrà essere benissimo.- disse, stavolta
senza nascondere il fatto che fosse seccata.
Phineas
la guardò negli occhi come se non l'avesse mai vista prima, ma
in realtà non la vedeva, era perso in un pensiero più
grande di lui. Cominciò a respirare pesantemente. Poteva
sentire la sua agitazione, gliela si leggeva negli occhi.
“Ce
l'hai fatta, alla fine.” pensò Ginger “Se le cose
non te le dicono apertamente, potresti anche non vederle mai, anche
se ce le hai sotto al naso.”
Anche
Baljeet era come lui. Finalmente, Ginger capiva una cosa che le aveva
detto Stacy molte volte. Gli uomini erano tutti gli stessi. Tutti
irrimediabilmente stupidi.
Poi
Phineas corse via.
Ginger
si pentì di non avergli detto anche l'altra parte della
storia, e cioè che, anche se Baljeet era cotto di Isabella, a
lei non interessava. Forse avrebbe dovuto rivelargli anche che a
Isabella interessava lui, ma in quel momento non sapeva più
che cosa diceva, si sentiva in collera anche con lei, anche se non
aveva colpa.
Dopo
che Phineas se ne fu andato, Ginger si sentì frustrata.
Pensò
che avrebbe dovuto fare dei pensieri positivi, così tentò
di concentrarsi sull'idea dei distintivi che avrebbe guadagnato per
avere organizzato la festa. Si trattava di un'ossessione che tutte le
Fireside girls condividevano, e lei non era da meno.
Ma,
quella sera, la nippo-americana sapeva che tutti i distintivi del mondo non
sarebbero bastati per risollevarle il morale.
Senza
più guardare Baljeet, sconvolta dal fatto che, senza nessun
ritegno, si stesse stringendo sempre più a Isabella, si
avvicinò al tavolo delle vivande e si gettò sulle
ciotole delle caramelle e dei salatini. Si ficcò in bocca una
manciata di Puffi gommosi e di noci di Macadamia, tutti insieme,
anche se il contrasto tra dolce e salato le faceva venire la nausea.
Ma continuò a ingoiarseli, voleva tenersi occupata per
smettere finalmente di pensare.
La
festa le sembrava essere fantastica per tutti tranne che per lei che
l'aveva organizzata.
Poco
dopo, mentre ancora lei stava masticando, le si avvicinò
proprio Isabella, cercando Phineas.
Non
poté impedirsi di darle una risposta acida.
Quando
anche lei se ne fu andata, si rese conto che Baljeet era lì, a
due passi da lei. Teneva il broncio e aveva le braccia incrociate sul
petto. Nonostante avesse quell'espressione, pensò che era
dolce e bello ugualmente.
-Ehi,
Baljeet.- lo chiamò, dimenticandosi del suo proposito di non
curarsi più di lui -Che cos'hai?-
Lui
alzò lo sguardo e la fissò con i suoi penetranti occhi
neri.
-Mi
vuoi fare da dama?- le chiese senza cambiare minimamente faccia.
Ginger
rimase di stucco. Era molto probabile che glielo avesse chiesto
soltanto perché Isabella lo aveva scaricato, ma non poteva
permettersi quel dubbio.
-Certo
che sì.- disse.
Lui
la prese per mano senza dire nient'altro, senza sorridere, senza
mostrare che fosse contento che avesse accettato, e la condusse verso
la pista.
Ma
era comunque qualcosa che Ginger aveva sperato più di ogni
altra cosa che accadesse.
E
non riuscì più a pensare ad altro.
-------------------
Aveva
preso per mano Isabella e l'aveva condotta verso il punto dove aveva
visto Phineas allontanarsi.
Si
era accorto che il fratello aveva un'aria stravolta e, vedendo che
lei lo stava cercando, ebbe paura che fosse successo qualcosa.
-Non
è successo niente, l'ho solo perso di vista.- diceva Isabella
come se avesse capito a cosa pensava.
Non
riuscendo a trovare suo fratello, si fece venire in fretta un'idea.
Quando
cantava, la sua voce profonda assumeva un timbro da rapper e quel suo
dannato accento inglese non sembrava più molto marcato.
Suo padre gli diceva che, esercitandosi, avrebbe potuto avere
buonissime possibilità di diventare un tenore, ma lui
naturalmente non ci credeva e non era nemmeno interessato.
Non
gli succedeva spesso, di solito era Phineas a farlo, nonostante fosse
stonato, ma ogni volta faceva sempre piacere a tutti. Quando la folla
lo vide salire sul palco e avvicinarsi al microfono, non lo fece
nemmeno parlare che esplose in un caldo applauso, convinta che stesse
per iniziare a cantare per loro. Il frontman gli fece addirittura
capire che si sentiva seccato che fosse venuto a rubargli la scena.
Premurandosi
di non palesare la propria impazienza, Ferb tentò di imporre
il silenzio, ma dal pubblico già si levava una ola, e tutti
urlavano “Bravo” e lo esortavano a deliziarli con la sua
canzone.
Si
sentì un po' in imbarazzo perché in realtà non
aveva nessuna canzone pronta, era salito sul palco con l'unica
intenzione di usare il microfono per stanare Phineas.
Guardò
Isabella in cerca di aiuto. La ragazzina, che si teneva in disparte,
gli fece un gesto che voleva essere di sprono.
Si
schiarì la gola e avvicinò le labbra al microfono che
gli era stato 'gentilmente' ceduto dal cantante della band.
-Phineas,
puoi avvicinarti al palco? Isabella ti aspetta.- disse
sinteticamente.
Tutti
cominciarono a chiamare Phineas, che però ancora non si
trovava.
Si
voltò di nuovo verso Isabella e la vide aguzzare la vista e
alzarsi in punta di piedi per tentare di scorgerlo al di là
delle teste della gente nel pubblico.
-Forse
l'ho visto.- mormorò prima di scendere dal palco.
Avrebbe
voluto raggiungerla, ma non poté perché gli misero in
braccio una chitarra. In un secondo, tutti dimenticarono quello che
aveva appena detto e ripresero ad applaudire.
Fu
fatta partire la musica e Ferb non poté far altro che stare al
gioco, improvvisando una canzone. Il gruppo si unì al coro.
Chiunque
avesse detto che il rock 'n roll fosse stato inventato con lo scopo
di sfogarsi e di scaricare la tensione non avrebbe potuto avere più
ragione. Era sempre un'esperienza catartica.
Nonostante
avesse una voglia matta di sapere cosa stesse per accadere, capì
che qualunque cosa avesse fatto sarebbe stato di troppo, e così
si lasciò prendere completamente dalla musica, buttandosi
anima e corpo in una delle sue performance migliori.
mini angolo autrice: Imbarazzata? Sì, sì lo sono. Questo non è decisamente il capitolo migliore della storia, ma -ehi!- era necessario inserirlo. Il prossimo sarà l'ultimo!
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Capitolo 6 *** Stream of Jealousy ***
Cap
6
Per
un'intera vita era stato accompagnato dalla sua fantasia. Era stata
una parte fondamentale di lui, era quell'elemento indispensabile che
lo aveva sostenuto e che lo aveva sempre fatto andare avanti.
Sopravvivere
per lui sarebbe stato impensabile se non avesse avuto la
consapevolezza che era proprio la sua fantasia che lo manteneva in
vita, lo portava a ideare, e a creare poi concretamente, cose sempre
nuove, sempre diverse, e sempre grandiose.
Ogni
suo bizzarro progetto era stato realizzato, qualsiasi pazzia gli
fosse mai venuta in mente di fare l'aveva fatta, senza mai
preoccuparsi di non avere l'età giusta per farla.
La
soddisfazione che ne conseguiva lo ripagava di ogni sforzo compiuto.
Con
una lentezza esasperante, però, strati su strati di
immaginazione si erano andati accumulando nel fondo del suo cervello,
e adesso li poteva sentire mentre marcivano, si decomponevano,
diventando sempre più grigi.
Avere
una tale immaginazione, troppo fervida e senza limiti, si stava
infine rivelando una condanna.
Ne
era diventato schiavo, quello che faceva non gli bastava mai. Lo
aveva trasformato, lentamente lo uccideva come la peggiore delle
droghe.
L'emozione
può giocare degli scherzi orribili, e non è soltanto
una frase retorica. Bisogna però imparare a controllarla,
bisogna fuggire dal mondo onirico che ognuno crea nella sua testa e
ricominciare a vivere nel mondo reale, dove non penetra la luce.
Non
è poi così difficile, basta volerlo.
Le
dita gli si contorcevano e tremavano violentemente come devastate
dall'artrite, il respiro gli si faceva più corto come dopo una
lunga corsa, i piedi avanzavano per forza di inerzia, il cuore perdeva
un battito a ogni passo.
Era
come se qualcuno gli avesse dato uno schiaffo, talmente forte da
riattivargli la sensibilità da lungo tempo perduta.
Un
male inspiegabile quanto inaspettato aveva preso a rodergli il petto
con inaudita ferocia.
Aveva
provato una sensazione del tutto nuova. Si era sentito crollare
addosso qualcosa e non ne comprendeva il motivo, sapeva solo che
faceva male. Temeva di aver fatto qualcosa di stupido senza essersene
accorto.
Guardò
Baljeet e Isabella che danzavano insieme e quel dolore si tramutò
in una vera e propria morsa allo stomaco.
“Che
mi sta succedendo?” si chiese, sconvolto e spaventato.
Aveva
detto che non riusciva a figurarseli insieme. Aveva mentito. In
realtà, era bastato che Ginger glielo facesse appena notare
perché la sua immaginazione partisse a razzo.
Riusciva
chiaramente a visualizzarli nella sua mente.
Riusciva
a vedere lui. Adulto, alto, superbo nel suo incedere. Teneva Isabella
per la vita con fare possessivo e si beava del sorriso che lei
riservava solo a lui.
Riusciva
a vedere lei. Le sue curve da donna fatta, i suoi capelli fluenti e
luminosi, il puntino rosso al centro della fronte. Rideva,
gioiva come se nella sua vita non esistesse altro.
E
lui dov'era in tutto ciò?
All'angolo
di una pista da ballo, a osservare con distacco forzato la loro
perfetta felicità.
Quando
la sua fantasia si sarebbe verificata -perché, presto o tardi,
si sarebbe verificata- lui, eterno pazzo smemorato, avrebbe
dovuto rimanere in quell'angolo, alla disperata ricerca di qualcosa
da inventare. Qualcosa che magari gli avrebbe procurato una gioia, ma
comunque sempre una gioia temporanea. Nessuno sarebbe più
stato lì a chiedergli che cosa stesse facendo.
E
ciò avrebbe automaticamente reso inutili tutti i suoi sforzi.
Provava
qualcosa che non si sarebbe sognato mai e poi mai di provare,
qualcosa di sconosciuto che non riusciva a capire. E si rese conto
con incredulità che, seppur in maniera più lieve, aveva
provato la stessa cosa quando aveva visto Ferb e Isabella bere il tè
e ridere insieme senza coinvolgerlo.
Un'incredibile
parola si stava insinuando forzatamente dentro la sua testolina
triangolare, una parola che sarebbe tornata presto a tormentarlo.
Gelosia?
Era
assurdo, così assurdo che non riusciva a sollevarsi sotto il
peso di quella assurdità, lo schiacciava inesorabilmente.
Quella
nullità di Baljeet Tjinder!
Era
spuntato dal vuoto siderale e, con quel gesto insignificante, aveva
trionfato dove nessuno era mai riuscito.
Era
riuscito a guadagnarsi il suo odio.
Sì,
perché Phineas in quel momento sapeva di odiarlo, lo odiava a
morte.
Perché
quello non sembrava più un semplice ballo, non era una cosa
innocente.
Lui
era perverso e gliel'aveva portata via. Non la stava più
lasciando, la teneva stretta senza avere nessun diritto di farlo. Le
sue dita in qualche modo la insudiciavano, la violavano.
Era
lui che avrebbe dovuto ballare con lei, era a lui che
lei avrebbe dovuto rivolgere i suoi migliori sorrisi, la sua
riconoscenza. Nessuno aveva il diritto di prendersi ciò che
spettava a lui, tanto meno quella mezza tacca di Baljeet.
Voleva
che lei scappasse, che lo raggiungesse, ma la musica non accennava a
scemare e lui riusciva a scorgere soltanto i suoi capelli che
volavano in aria. Non la vedeva in viso, e la sua fantasia gliela
fece immaginare terribilmente felice.
“Devo
andare a riprendermela. E devo prendere Baljeet a pugni...”
Questo
pensiero lo spaventò e lo riscosse. Quello non era lui.
Baljeet era un suo amico. Come poteva odiarlo?
Si
rese conto che, qualunque cosa avesse potuto dire o fare, niente
avrebbe potuto cambiare il fatto che era stato lui a
consegnargli Isabella nelle sue mani.
Si
sentì l'ultimo dei vermi.
Non
poteva tornare indietro.
La
musica non era ancora finita, era assordante, ossessiva.
Con
un groppo al cuore, girò i tacchi e se ne andò via,
allontanandosi dalla vista, per lui insopportabile, di quella coppia
felice.
Non
guardava dove stava andando, urtava tutti e non si fermava a chiedere
scusa a nessuno. Poi andò a sbattere contro qualcuno che,
istintivamente, lo afferrò per le braccia inducendolo a
fermarsi. Era Ferb.
Gli
rivolse uno sguardo disperato e si liberò dalla sua presa,
ancora non riusciva a capire perché sentisse il bisogno di
allontanarsi. Da tutto, anche da lui.
Doveva
schiarirsi la mente, doveva scoprire quello che gli stava succedendo.
Ferb
lo guardò stranito, ma come al solito non disse niente.
Lui
uscì dalla pista facendosi largo tra tutti i suoi amici che
cercavano di trattenerlo lì e gli facevano i complimenti e gli
ripetevano quanto fosse bella e divertente quella festa.
Phineas
non riusciva a sentirsene fiero, anzi non gliene importava più
niente.
Si
sedette per terra e si prese la testa tra le mani.
Che
cos'aveva provato quando Ginger gli aveva detto di Isabella e
Baljeet?
Terrore,
puro e semplice terrore.
Eppure
non aveva senso, non gli era mai capitato.
“Che
mi sta succedendo?” si chiese di nuovo.
Tentò
di calmarsi, non era da lui andare in crisi in quel modo, non si
riconosceva più.
Soltanto
una volta gli era successo qualcosa di simile, ed era stato quella
volta in cui era rimasto bloccato su quell'isola deserta e non sapeva
più come andarsene.
Quella
volta si era ridotto a scavare ridicolmente nella sabbia in cerca di
minerali per aggiustare un aereo.
Ma
nemmeno in quell'occasione aveva sentito il suo cuore battere a quel
ritmo accelerato, troppo veloce per essere una cosa normale.
“Dovrei
costruire una macchina che mi aiuti a capire il mio stesso pensiero.”
si disse.
Poi
si sentì improvvisamente ridicolo per quello che gli era
saltato in mente e si mise a ridere.
Si
fece paura da solo quando si accorse di quanto la sua risata
risultasse isterica.
Si
rialzò e prese a vagare alla cieca, sentiva che, camminando,
le sue idee avrebbero potuto andarglisi chiarendo. Non sapeva più
dove stesse andando, si inoltrò in una via sconosciuta e non
sentì né l'appello di Ferb né il richiamo della
ragazzina che gli correva dietro cercando di raggiungerlo.
Quella
sera dentro di lui c'era un conflitto che gli impediva di sentire
quello che gli accadeva intorno. Lui non era una persona passionale,
quindi cercava sempre di razionalizzare tutto.
Convinto
che solo così potesse aiutarsi, cercò di riepilogare
tutto quello che era successo e che provava, a freddo nella sua
mente.
Che
cosa l'aveva portato a organizzare quella festa per Isabella?
Lei
si era spezzata un braccio cadendo dalle scale di casa sua e da quel
momento sembrava che non fosse più interessata alle cose che
lui faceva. Dunque, lo scopo della festa doveva essere...
Farti
notare da lei? Lo provocò una vocetta inaspettatamente
cattiva dentro la sua testa.
“Calma”
si disse “Non è questo... è solo che volevo fare
una cosa carina per lei, tutto qui.”
Ma
perché, qual era il motivo per cui lo aveva voluto
fare? Non era certo colpa sua se era caduta...
O
magari sì? Lo rimbeccò quella maligna voce,
sorprendendolo di nuovo.
“Perché
dovrebbe?” si difese “Io non ho fatto niente...”
Ripensò
al momento in cui era successo, tentò di ricordare ogni
singolo dettaglio.
Era
entrato lì e aveva visto lei e Ferb abbracciati... lei si era
staccata come se si sentisse colpevole di qualcosa, era corsa
via, gli era passata vicino, la rivide chiaramente mentre gli
sfrecciava accanto... piangeva... non aveva visto il gradino... ed
era caduta...
“Frena,
frena un secondo, genio.” si disse. Si era forse degnato di
chiederle il motivo per cui fosse corsa via? Le aveva chiesto perché
stesse piangendo? E poi, si era domandato perché stesse
abbracciando suo fratello? In che momento della sua vita era, cosa
provava, perché avrebbe dovuto sentirsi così fragile da
volere un conforto proprio da lui?
Nella
sua testa rivide suo fratello che, pur avendo un cuore spezzato,
portava un mazzo di fiori a Isabella. Era stato Ferb a portarglielo.
Lui non le aveva portato niente, non si era preoccupato di farla
sentire meglio.
“Però
abbiamo confezionato insieme le fasce.” ricordò “Abbiamo
passato un intero pomeriggio... a fare... una cosa che avevo deciso
io... per l'ennesima volta!”
E
il giorno successivo, aveva forse considerato il fatto che,
costruendo quella pista da pattinaggio, che era stata il suo pallino,
si sarebbe ritrovato con una cosa fichissima ma che lei non avrebbe
potuto nemmeno provare?
E
te ne sei addirittura offeso! Lo rimproverò quella che
ormai riconosceva come la voce della propria coscienza.
“Ma
ci ho riflettuto dopo, quando Candace me lo ha fatto notare.”
protestò. Aveva sempre bisogno che qualcuno glielo facesse
notare, non ce la faceva a farlo da solo.
Ed
era quello il motivo per cui aveva organizzato la festa, perché
voleva rimediare al suo errore di averla trascurata. “Ma ci
sono riuscito?”
Si
riscosse un attimo dai suoi pensieri, si guardò intorno e si
spaventò, perché non sapeva dove si trovasse. La via
era terribilmente buia, non riusciva a leggerne il nome dalla
targhetta fissa sul muro. Vide a una breve lontananza un lampione e
ci andò di sotto, come una falena, cercando la luce. Vi si
appoggiò con la schiena e ricominciò da dove aveva
interrotto.
Ecco
che nella sua mente tornò a farsi vivido il momento in cui era
sopraggiunto Baljeet. Il suo aspetto si trasfigurò. Gli sembrò
più bello e il suo sguardo era illuminato dall'affetto che
doveva provare per Isabella. Come aveva potuto non vederlo?
“Mi
faresti ballare con la tua dama?” gli aveva chiesto in modo
innocente. E lui gliel'aveva concessa. Come un idiota.
Ma
Isabella ne era forse stata contenta? Lui le aveva chiesto se
volesse ballare con Baljeet?
No,
no, non l'aveva fatto. Si era soltanto fatto da parte, lasciandogli
campo libero. Non aveva sentito pericolo, non si era preoccupato di
niente, non ci aveva visto nulla di male.
E
allora, perché quando Ginger ti ha detto quali erano le sue
intenzioni, ti sei sentito così idiota?
In
quel momento, Isabella, che pure avrebbe dovuto ballare tutta la
notte con lui, era insieme a Baljeet, a un altro ragazzo, un ragazzo
che non era lui e che poteva benissimo decidere di tenersela
stretta e di non concederla più a nessun altro.
Gli
venne una specie di crampo allo stomaco mentre li rivedeva ballare
insieme e risentiva la voce di Ginger “Sono fatti l'uno per
l'altra...”.
Perché
stai avendo questa reazione?
Riprese la voce nella sua testa, che ora sembrava un'entità
completamente estranea al suo io. Te lo dico io cosa ti
succede, la ragione per tutto questo è più semplice di
quanto tu creda. Il vero motivo per cui hai organizzato la festa, per
cui ti sei sentito in difetto nei confronti di lei, per cui ti sei
sentito escluso quando prendeva il tè con Ferb e sembrava che
se la intendessero
così bene, e per cui adesso ti dà tanto fastidio
pensare che sia con un altro che sai che ha un interesse romantico
nei suoi confronti, è una sola.
Tu
sei geloso di
Isabella. E se sei geloso...
Gli
tornò in mente Ferb che guardava le foto di Vanessa. Gli era
sembrato così stupido. Solo adesso lo capiva. Ferb era geloso
di Vanessa, invidiava il suo nuovo ragazzo. E se è
geloso...
Poi
pensò a Candace. Tante volte lei aveva dimostrato di essere
gelosa di Jéremy. E se è gelosa...
-Se
uno è geloso, significa per forza che è innamorato?-
disse senza accorgersi che aveva parlato ad alta voce, dunque senza
aspettarsi che gli avrebbero risposto.
-Ovviamente!-
disse qualcuno da qualche parte di fronte a lui.
Phineas
saltò su per la sorpresa interrompendo il suo flusso di
pensieri.
Sotto
la luce del lampione al quale stava appoggiato, avanzò una
figura snella.
La
riconobbe solo quando la vide bene.
-Isabella!-
gridò. Aveva fatto tanto per fermare i battiti accelerati del
proprio cuore e ora questo birichino ripartiva come un assolo di
batteria.
-Che
ci fai qui?- si accorse di balbettare e si impose di smetterla
subito.
-Stavo
cercando te.- disse lei con una luce particolarissima negli occhi
blu. Non gli erano mai sembrati così grandi, profondi e
lucenti.
“Mi
ha sentito!” formulò la sua mente “Ma certo che mi
ha sentito, mi ha anche risposto!”
Lei
gli andò decisa incontro, era decisamente troppo vicina...
Lui
non seppe cosa dirle. Era stato beccato!
Aprì
la bocca per buttare lì una frase casuale, ma lei fu più
veloce di lui.
-Ti
ho intravisto da lontano mentre lasciavi la festa e ti ho seguito.-
disse -Che cosa stai facendo... qui da solo?-
-Riflettevo.-
rispose lui con estrema sincerità.
-Riflettevi
su cosa?- gli chiese, ma poi, senza dargli il tempo di rispondere,
aggiunse: -La festa è di là, non hai sentito che Ferb
ti ha chiamato?-
-No.
- ammise lui -No, non l'ho sentito.-
-Ora
sta cantando, lo hanno praticamente costretto.- Isabella rise
mostrando i suoi dentini lucenti.
Phineas
sentì la domanda sfuggirgli di bocca prima che potesse
realizzarne il senso: -Senti, ma non stavi ballando con Baljeet?-
-L'ho
scaricato.- disse subito lei -Così impara a pestarmi i piedi.-
-Ma
lui... pensavo che...- cominciò Phineas, bloccandosi perché
stava balbettando ancora -In realtà, non sono sicuro di cosa
pensassi.- disse cercando di non farsi tremare la voce.
Isabella
capì cosa volesse dire e scosse con decisione la testa.
Lui
tirò un lieve sospiro, sollevato. Non aveva ancora messo in
discussione quello che provava per lei, prima di quella sera, ma
sentì che, in fondo, non aveva nulla di cui preoccuparsi. Si
trattava pur sempre di Isabella, la sua migliore amica! Avrebbe
dovuto averne paura?
-Phineas,
vogliamo tornare indietro?- ruppe il breve silenzio che s'era creato
-Ci stiamo perdendo il meglio.-
-Isabella,
però... se torniamo, voglio che tu... mi prometta che...-
esitò, non era sicuro di cosa volesse promesso.
-Che
cosa?- lo incalzò lei.
-Che
per il resto di questa serata, ballerai soltanto insieme a me.- disse
guardandola fisso.
Lei
sembrò sorpresa, batté le palpebre e inghiottì a
vuoto, ma subito dopo sorrise, seppur di un sorriso incerto.
-Phineas,
io ballerei insieme a te per tutta la mia vita...- disse in un
sussurro. Era una frase così audace, ma l'aveva detta
abbassando lo sguardo e facendo un piccolissimo passo indietro. Dirla
doveva esserle costato un coraggio enorme.
Si
sentì tanto intenerito nel vedere, sotto la luce elettrica
gialla, le sue guance che si imporporavano e capì che si
trattava di un momento importante, tanto aspettato, tanto desiderato.
Capì che avrebbe dato tutto ciò che possedeva perché
condividesse con lei quel momento.
Adesso
non aveva più dubbi, perché gliel'aveva detto lei.
“Perché non me lo ha detto prima?” si chiese.
Avrebbe dovuto chiedersi perché invece non l'avesse capito da
sé.
Era
sempre stata lì, sotto ai suoi occhi... ogni singolo giorno,
per tutta l'estate...
“Che
cosa stai facendo?”
Già,
che cosa stava facendo? Che cosa aveva fatto, fino a quel momento?
La
sua coscienza tornò a farsi sentire ma ora, inaspettatamente,
anziché criticarlo lo incoraggiava. Puoi recuperare,
non sei del tutto senza speranza.
“So
quello che sto per fare.” si disse.
Le
toccò il braccio, il destro, quello sano, e l'attirò a
sé con dolcezza.
Le
punte dei loro nasi arrivarono a sfiorarsi.
Lasciò
che fosse lei a consumare gli ultimi centimetri che li stavano
separando.
Fu
il suo primo bacio, eppure gli sembrò che fosse tremendamente
familiare, era come se, in un lontanissimo passato, sepolto e
dimenticato per qualche oscura ragione, tutto questo fosse già
successo.
Si
stupì di essere cambiato così tanto in così poco
tempo. Un momento prima era solo un egoista che pensava soltanto alle
sue invenzioni, un momento dopo si ritrovava a fare ciò che
solo poche ore prima aveva considerato tanto stupido. Ora sì
che si sentiva intrappolato nella stessa ragnatela di sentimenti in
cui da tempo si trovavano i suoi fratelli.
Sembrava
che Isabella non si volesse staccare più, aveva gli occhi
chiusi e prolungò il contatto delle loro labbra anche quando
lui cercò di disimpegnarsi, mettendogli la mano dietro la nuca
e avvicinando di più le loro facce, in un gesto di possesso
quasi prepotente.
Però,
scoprì che non sembrava essere affatto una perdita di tempo,
come aveva creduto. Era una sensazione incredibilmente dolce e si
sentì fortunato di essere lui quello che lei stava baciando,
lui e non Baljeet, né Ferb, né nessun altro.
Chiuse
gli occhi anche lui e la lasciò fare. Non voleva definire
quello che provava, non ancora, voleva solo godersi quell'attimo di
perfezione.
Alla
fine, anche lei dovette riprendere fiato.
-Vuoi
ancora tornare alla festa?- le chiese in tono incerto.
Lei
non aveva ancora tolto la mano dalla sua nuca, ma a lui non
dispiaceva, gliela stava accarezzando. Era così morbida!
Annuì
ma poi disse: -Non adesso...- gli poggiò la testa nel petto e
lui sentì l'impulso di stringerla forte. La sentì
abbandonarsi completamente a quell'abbraccio e non poté fare a
meno di sorridere. Lentamente, si abbassarono e si sedettero per
terra, lui era sempre con la schiena contro il lampione, ma così
poté sostenerla meglio. Si ritrovò a sfiorare con le
dita il fiorellino che lui stesso le aveva messo in testa.
-Grazie,
Phineas.- sussurrò lei.
-Per
che cosa?- le chiese, giocando con i suoi capelli.
-Per
tutto questo... per essere così meraviglioso...-
Quello
era un complimento che non si aspettava. Non pensava di meritarlo.
Aver fatto quella cosa per lei non avrebbe dovuto sembrargli niente
di straordinario, in confronto a ciò che faceva ogni giorno.
Eppure, al contrario, gli sembrava che per tutta l'estate non avesse
fatto niente di straordinario, in confronto a ciò che aveva
fatto quella sera.
-...E
per avermi fatto capire che mi sbagliavo su di te.- continuò
Isabella.
-Perché,
cos'era che pensavi di me?- si spaventò.
-Pensavo
che ti importasse solo delle tue invenzioni... e che di me non ti
importasse nulla.-
Non
sapeva come risponderle. Non era bravo a esprimere i propri
sentimenti, ma non credeva di averle dato un segnale completamente
opposto. Da quanto tempo pensava questo di lui? Da quanto tempo stava
aspettando che si accorgesse di lei?
-Oh,
Dio... scusami...- mormorò togliendo la mano dalla sua testa.
-Non
importa più, a questo punto, perché so che non è
vero.- disse lei sollevandosi e guardandolo dritto in viso.
-Allora
non c'è di che.- disse lui abbassandosi a riceverla.
Poi
si rialzarono, lui la sosteneva ancora, timoroso che potesse
crollargli tra le braccia per l'emozione. Lei gli strinse forte la
mano e lo guardò intimidita come se lui potesse obbiettare
qualcosa. Le sorrise incoraggiante, sembrava tutto così
semplice, quei gesti gli venivano spontanei. Non parlarono durante il
tragitto, ma nessuno dei due aveva veramente voglia di ritornare alla
festa. Sembrò che ci impiegassero una vita, ma era bello
camminare insieme, era bello avere ritrovato e rafforzato quella
complicità che nei giorni precedenti gli era tanto mancata.
La
canzone di Ferb era finita, se l'erano persa, il gruppo aveva fatto
una pausa e adesso i ragazzi ballavano la solita, immancabile musica
latinoamericana. Sembravano degli automi mal funzionanti, tutti a
cercare di ripetere gli stessi frenetici movimenti dell'animatore sul
palco che gridava e rideva come se fosse la cosa più
divertente del mondo.
Ferb
venne loro incontro in mezzo a tutta quella folla opprimente, aveva
l'aria di chi si sta annoiando a morte e, nel contempo, sotto ai suoi
occhi c'era un'ombra di disagio.
Ma
lo vide sorridere quando si accorse che si tenevano per mano. Doveva
avere intuito che tra loro due era successo qualcosa e ne sembrava
contento. Eppure non disse niente di niente, come al solito,
qualsiasi cosa avesse chiesto sarebbe stata superflua. Avrebbe voluto
abbracciarlo. Sapeva sempre cos'era meglio.
Ancora
una volta, Phineas si stupì di essere riuscito a cogliere
tutte quelle sfumature con un solo sguardo, c'era qualcosa che lo
aveva cambiato, qualcosa che finalmente lo aveva reso più
attento.
Si
ritrovarono a guardarsi tutti e tre. Isabella era radiosa, non
avrebbe saputo trovare un altro aggettivo per definirla. Oh, sì,
invece un altro c'è...
-Phineas,
perché stai ridendo?- gli chiese Isabella guardandolo.
Lui
scosse la testa. -Non lo so.- disse rendendosi conto che non riusciva
a fare a meno di ridere. E non c'era un motivo apparente per quella
sua risata. Probabilmente, Phineas non aveva ancora nemmeno compreso
a pieno ciò che era successo quella sera. Sapeva soltanto che
adesso non si sentiva più oppresso, era bastato così
poco perché tutta la tristezza, la sensazione di avere sempre
sbagliato tutto, di non essere all'altezza di quello che gli si
sarebbe parato davanti, finalmente passasse, lasciando il posto a
un'irrefrenabile gioia che gli veniva dalla consapevolezza di avere
ottenuto qualcosa che era stato, per distrazione pura, sul punto di
perdere e che, sicuramente, non avrebbe mai più lasciato che
gli sfuggisse dalle mani.
Semplicemente
stava bene, si sentiva felice e aveva voglia di ridere, di
abbracciare le due persone che aveva vicino, che erano e che
sarebbero rimaste per sempre accanto a lui.
Cinse
sia Isabella che Ferb con le braccia, tenendoli stretti a sé
in un gesto protettivo e, apparentemente senza che lui avesse detto o
fatto niente, loro presero a ridere insieme a lui così, senza
motivo, contagiati dalla sua allegria.
Adorava
quando riusciva a farli ridere.
Spazio
autrice:
Ok
ok ok... ehm ehm... salve...
Così,
siamo arrivati alla conclusione di questa storia. Spero che vi sia
piaciuto leggerla almeno la metà di quanto a me è
piaciuto scriverla.
Vorrei
terminare ringraziando gli utenti LovelyAndy
per averla messa nelle preferite, Amy_Storm
e lenny96 per averla commentata.
Grazie
anche a chi l'ha semplicemente letta, comunque se volete farmi sapere
che ne pensate, basta cliccare lassù dove c'è scritto
Inserisci una recensione. Non costa niente e mi farete felice.
Anche se sarà negativa. Ah, e se credete che sia andata nell'OOC, per favore ditemelo.
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