Solo grazie a te di Usagi Kou (/viewuser.php?uid=43553)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Mostro ***
Capitolo 2: *** L'incontro ***
Capitolo 3: *** Voglio crederti ***
Capitolo 4: *** Casa Cullen ***
Capitolo 5: *** Unacceptable truth - Edward feelings ***
Capitolo 6: *** A beautiful angel - Edward and Bella's feeling ***
Capitolo 7: *** A tu per tu ***
Capitolo 8: *** Colori totem, shopping sfrenato e creps al cioccolato! ***
Capitolo 9: *** A new Feeling ***
Capitolo 10: *** Interrogatori! - Ovvero: la gioia dell'avere fratelli ***
Capitolo 11: *** A caccia... con Alice - Edward's pov ***
Capitolo 12: *** A caccia... con sè stessi - Bella's pov ***
Capitolo 13: *** Grazie ancora, Carlisle ***
Capitolo 14: *** Bella vs Bella ***
Capitolo 15: *** Awake ***
Capitolo 16: *** You're not alone. I'm with you ***
Capitolo 17: *** Una normale serata in famiglia! ***
Capitolo 18: *** A Wonderful Night ***
Capitolo 19: *** Father and Son ***
Capitolo 20: *** Primo Giorno di Scuola! - Bella's pov ***
Capitolo 21: *** Primo giorno di scuola - Edward's pov ***
Capitolo 22: *** Memoriae Immortales ***
Capitolo 23: *** Giornata della Carriera - L'incubo di Jasper ***
Capitolo 24: *** Supercalifragili... Ali, non mi ricordo! ***
Capitolo 25: *** Avviso 2 ***
Capitolo 26: *** Grizzly in love... and Jasper Marride! ***
Capitolo 27: *** Halloween! ***
Capitolo 28: *** Confession... in a sunshine day ***
Capitolo 29: *** The Denalis ***
Capitolo 30: *** Eleazar's Story ***
Capitolo 31: *** Aquilone ***
Capitolo 32: *** Non Posso ***
Capitolo 33: *** Punti di Vista (Primo Passo) ***
Capitolo 1 *** Prologo - Mostro ***
bella vampire
Ero seduta in quell’angolino da chissà quanto tempo, ormai.
Rannicchiata su me stessa, le ginocchia al petto, cinte
dalle braccia candide; la schiena mi doleva per la posizione scomoda, ma non ci
badavo.
Meritavo quel dolore. Meritavo di trovarmi rinchiusa lì.
Lo meritavo perché ero un mostro.
Chiusi gli occhi cercando di ricacciare indietro le lacrime,
ma non ci riuscii.
Posai la testa sulle ginocchia con un singhiozzo, lasciando
che le lacrime sgorgassero senza freno dai miei occhi.
Ero un mostro, lo sapevo benissimo. Sia per la gente normale
sia... per gli altri, come me.
Nessuno mi avrebbe più aiutata; nessuno mi avrebbe più
ascoltata; nessuno mi avrebbe più amata.
Non avrei mai conosciuto gli affetti di una casa, di una
famiglia, di una persona da amare.
Ma del resto, come potevo io, un esperimento curioso, una
creatura unica nella storia, ambire a mete così alte?
No. No, io meritavo solo la morte. Ma non mi era concessa
neanche quella.
Al mondo, mi
avevano detto, non esiste altra creatura
come te.
Allora sono uno
sbaglio, avevo risposto, non dovrei
esistere. Per favore, per favore, uccidimi! Ti prego!
Ah, ah, ah, ah! Mia
cara, ma cosa dici! mi avevano risposto divertiti Tu sei speciale, davvero speciale, e noi dobbiamo conoscerti meglio!
Voi... mi tenete
qui... per studiarmi?! avevo chiesto tra i singhiozzi, incredula
Loro avevano riso freddamente, per poi tornare a fissarmi
con crudeltà.
Perché, altrimenti?
Mi svegliai con un grido, spaventata, tirandomi su a sedere
di scatto.
Guardandomi intorno, riconobbi le mura di rossi mattoni
della mia prigione, a Volterra.
Un altro singhiozzo mi scappò dal petto, e una risata
maligna mi costrinse a voltarmi.
Felix mi fissava attraverso le sbarre, ridendo
sguaiatamente, i suoi orribili occhi rossi che mi trafiggevano da parte a parte.
“Ancora incubi, Bells?” mi chiese, perfidamente divertito “Altre
lacrime inutili?”
Lo fissai sprezzante, alzandomi e spazzolandomi i vestiti.
“Non sono affari tuoi, Felix” ribattei “Cerca di fare il tuo
lavoro, invece di perdere tempo con me. Non vorrai essere rimproverato ancora,
vero?”
In un attimo, mi ritrovai sbattuta con violenza al muro, una
mano candida ma dalla forza erculea premuta sulla gola.
Felix mi guardò senza più la minima traccia di divertimento.
Strinse le sue dita intorno alla mia gola con più forza, ghignando.
“Non ti azzardare mai più a darmi ordini, Isabella” sputò
con perfidia “Dopotutto, io sono decisamente più importante rispetto a te. Come
può un esperimento mal riuscito sperare di competere con uno tipo come me?
Quindi, in futuro, ricordati con chi parli, quando ti rivolgerai a me, e
chissà, forse potrei ricompensarti a dovere...”
Con la mano libera mi accarezzò la gamba, lentamente.
“Potrei essere molto generoso, con te...” mormorò, prima di
fiondarsi sulle mie labbra e baciarle con furia.
Mi dimenai con forza e riuscii ad allontanarlo.
Caddi in ginocchi, passandomi con forza la manica del
vestito sulle labbra, schifata. Rise nuovamente, gli occhi scarlatti che mi
fissavano con malizia.
“Porco!” gli urlai, con ferocia
“Ah, ma insomma, possibile che dobbiate sempre litigare come
cane e gatto?”
Ci voltammo entrambi, al suono di quella voce.
Un uomo anziano ci fissava dalle sbarre con un sorriso
sconsolato, scuotendo piano la testa.
Un lungo mantello nero gli copriva interamente il corpo,
lasciandogli scoperto solamente il capo, ricoperto da lunghi capelli neri. Il
viso era, in una certa maniera, più bello e più terribile di ogni altro della
nostra razza. Candido, dai tratti perfetti, aveva però una consistenza strana,
che gli faceva apparire la pelle quasi trasparente, come le bucce di cipolla;
gli occhi rossi, con una strana sfumatura lattiginosa, ci fissavano gioiosi e
allegri.
Dietro di lui, una ragazzina dalla bellezza incantevole ci
fissava sorridendo.
Felix s’inchinò, rispettoso, mentre io iniziai a guardare
quel vampiro con terrore crescente negli occhi.
“Felix, mio caro, quando imparerai a non essere
precipitoso?” chiese gioviale Aro, sorridendo “Non puoi fare sempre come ti
pare. Devi aspettare che Bella sia almeno un po’ attratta da te”
Felix ghignò. “Sono un tipo impulsivo” rispose
“Eh, e questo è un tuo grande pregio, ma anche il tuo
maggior difetto” sospirò Aro “Jane, mia diletta...”
“Si, mio signore” rispose la ragazza alle sue spalle,
facendosi avanti. Porse ad Aro un pacco bianco con un fiocco rosso in cima.
“Grazie” disse Aro “Ora accompagna Felix da Marcus. Io devo
fare quattro chiacchiere con la nostra Bella”
Io mi immobilizzai, terrorizzata. Non volevo restare sola
con Aro, non un’altra volta.
Felix si inchinò nuovamente, con un sorriso. Si voltò
un’ultima volta verso di me e mi lanciò un baciò, poi, ridacchiando, uscì e
affiancò Jane; i due scomparvero nel corridoio buoi, lasciando aperta la porta
della mia prigione.
Aro mi guardò con amore, come si guarda un figlio o, meglio,
un cagnolino.
Perché questo era quello che ero: il suo animale, il
giocattolo preferito, suo e dei suoi fratelli.
Si fece avanti con un gran sorriso, leggero e aggraziato
come un elfo, reggendo con una mano quell’enorme pacchetto; con l’altra,
invece, richiuse la porta della prigione.
Io continuai a fissarlo atterrita, allontanandomi impercettibilmente
verso il fondo della cella.
Aro rise. “Bella, mia adorata, non aver paura!” mi rassicurò
con un sorriso cordiale “Non voglio farti nulla! Sono qui per scambiare due
chiacchiere”
Si sedette sul mio letto con un sospiro, guardandomi con gli
occhi scintillanti.
Io chinai il capo.
“Ah, ah, ah!” rise “Non c’è bisogno di inchinarsi! Tu sei
speciale come me, ricordatelo!”
“A cosa devo l’onore, Aro?” chiesi con voce tremula “Cosa la
porta da me?”
“Volevo solamente farti una visita, tutti qui” disse Aro
gentilmente “E ho colto l’occasione per portarti un regalo”
Prese il pacco bianco e me lo porse con gioia, come un padre
che donava un giocattolo alla figlia.
“Avanti! Non morde mica” rise lui.
Lo afferrai con mani tremanti, e lo posai sulle ginocchia,
impaurita.
“Aprilo, forza!” mi incoraggiò
Scartai la carta lentamente, mentre Aro sorrideva,
impaziente di vedere la mia espressione.
Sollevai il coperchio della scatola e restai di stucco.
“Bello, eh?”
Presi tra le mani con timore un magnifico vestito rosso
scarlatto dalla scatola, fissandolo meravigliata. Era un vestito stupendo di
seta leggera, con i bordi delle maniche, della gonna e della scollatura neri.
La gonna era lunga e mi lasciava scoperte solamente le caviglie candide e i
piedi; le maniche mi coprivano del tutto le braccia; la scollatura non era
troppo provocante ma nemmeno troppo casta; solamente la schiena era quasi del
tutto scoperta.
“Ti piace?” chiese Aro, allegro
“È... bellissimo” mormorai, accarezzando il tessuto
“Avanti! Provalo, provalo!” esclamò Aro facendo cenno di
andare verso il bagno “Ti aspetto qui”
Lo fissai allibita, ma a un suo sorriso dovetti arrendermi e
andare verso il bagno.
Mi spogliai in fretta e indossai quell’abito principesco con
timore di romperlo.
Mi specchiai un secondo e poi tornai da Aro.
Il vecchio vampiro mi studiò estasiato.
“Meravigliosa! Sembri proprio una principessa, Bella!” mi
adulò, battendo le mani
“Grazie, mio signore” risposi, inchinandomi “È davvero un
regalo prezioso, ne sono onorata”
“In verità, mia cara, speravo che potessi indossarlo domani”
disse Aro con un sorriso dolce
“Posso chiederle il motivo, signore?” domandai, mentre
l’ansia tornava ad assalirmi
“Beh, volevo presentarti a un mio caro amico” mi spiegò lui
“Ricordi? Carlisle. Carlisle Cullen”
Io annuii, composta: avevo sentito molte volte Aro parlare
di Carlisle – quello strano vampiro che faceva il medico in America – con amore
e rispetto.
“Sarei lieto di fartelo conoscere” continuò Aro
“Certamente, signore” risposi, chinando il capo
“Meraviglioso!” esclamò Aro battendo le mani “Allora,
concediti un buon sonno, mia cara. Domani ci aspetta una lunga giornata!”
Si avvicinò a me e mi sfiorò la fronte con un bacio leggero,
poi mi scompigliò affettuosamente i capelli e si avviò verso l’uscita.
“Ah, quello puoi considerarlo il tuo regalo di compleanno,
Bella cara” disse poi, aprendo la porta della mia cella “Ormai è giunto il
lieto giorno della tua nascita, Isabella. Rallegrati”
“Aro” lo chiamai “Quant’è che sono qui?”
Lui richiuse piano la porta, poi mi fissò intensamente.
“Ti prego” implorai
“Ormai sono tre anni, Bella” ammise dolcemente, prima di
voltarsi e scomparire
Chinai il capo, svuotata di ogni energia.
Mi sedetti sul letto con un singhiozzo, prima di gettarmi
sul cuscino e nasconderci la faccia.
Tre anni da quando mi avevano portato via da Phil e Renèe.
Tre anni da quando ero rinchiusa in quella maledetta
prigione.
Tre anni da quando non ero più Isabella Swan, ma solamente
un mostro crudele.
Tre anni, da quando mi ero risvegliata vampira.
Piansi fino ad esaurire le forze, poi mi addormentai.
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Capitolo 2 *** L'incontro ***
Bella vampire1
Grazissime a Wind e a Smallfly per le prime recensioni! Me ringrazia umilmente! scusate se non ho aggiornato subito!!
Mi risvegliai sentendo la porta sbattere violentemente.
Sollevai la testa, ancora assonnata, e mi voltai verso il
comodino.
Jane mi aveva portato la colazione, come sempre: un vassoio
con un bicchiere di cristallo e una brocca colma di un denso liquido scarlatto.
Il mio stomaco contrasse i muscoli, mentre il dolce e
inebriante odore del sangue mi saliva alle narici. Un fiotto di veleno mi inondò
la gola, mentre il palato si seccava. I miei occhi divennero neri, e si
colmarono alla vista di quella bevanda, di quel nettare divino...
Scossi il capo, cercando di ritrovare la lucidità.
Bloccai il respiro e mi sentii meglio, ma non abbastanza. Afferrai la brocca e corsi in bagno, svuotandola nel
lavandino e facendo scorrere l’acqua. Tirai un sospiro di sollievo quando quell’odore tentatore
svanì.
Jane mi lasciava sempre una brocca di sangue umano sul comodino,
come pasto.
Ma io non la bevevo mai.
Non riuscivo a sopportare l’idea di vivere uccidendo persone
innocenti. Non volevo essere un mostro anche in quel senso.
Avevo imparato a resistere alla tentazione per quasi un
mese, ma ogni volta che pensavo di esser riuscita a far capire ai miei
carcerieri che non lo volevo, che non ne avevo bisogno, Felix, Jane o Demetri
mi obbligavano a berlo con la forza.
Stavo male per molti giorni, dopo un pasto.
Scacciai via quei pensieri e mi feci una doccia per
rilassarmi. Una volta terminata, mi pettinai i capelli con lentezza e li
asciugai con un asciugamano.
Mi fissai allo specchio: la pelle candida, bianca come la
neve, dura e fredda come il marmo, tipica della mia specie; il corpo atletico e
formoso, sensuale, che serviva per farmi apparire seducente agli occhi delle
mie prede; il profumo inebriante che emanavo; la forza, la velocità...
Tutto di me mi rendeva la cacciatrice per eccellenza.
Una vampira.
Posai la testa sul vetro, sospirando.
Fissai quegli occhi neri come la pece, che ricambiarono
l’occhiata con un’espressione disperata e implorante.
Mi voltai e mi infilai il vestito che Aro mi aveva donato,
rientrando poi nella mia camera in cerca delle ballerine nere.
Mi tenevano lì perché ero Predestinata.
Ero particolare anche quando ero un umana, mi aveva spiegato
Aro. Nessuno dei poteri mentali funzionava su di me, e da questo capirono che
ero la fortunata, la
Prescelta.
L’Evoluzione.
E per questo, mi avevano rapito e trasformato in quello che
ero. Un mostro.
Aro era il solo, dei miei carcerieri, a trattarmi con
gentilezza. Finta, certo, ma pur sempre un’apparenza di umanità. Per i suoi
fratelli, Marcus e Caius, ero solo un esperimento. Mi usavano a loro piacere,
torturandomi e costringendomi a usare i miei poteri contro innocenti, ma non mi
avevano mai sottovalutata, ne avvicinata sul piano fisico.
Non dopo quello che
avevo fatto al primo....
“Isabella”
La voce fredda di Jane mi riscosse dai miei pensieri.
Mi voltai per fissarla, distante: mi studiava con uno
sguardo altezzoso, superiore, apparentemente annoiata.
“Ti desiderano” disse, aprendo la porta “Carlisle è
arrivato”
Mi alzai e mi riassettai la gonna, composta.
Uscii fissando la porta davanti a me, il volto inespressivo.
Jane richiuse la porta e si posizionò al mio fianco,
all’erta. Probabilmente pensò che volessi riprovare a
fuggire, ma io
non lo desideravo più.
Non dopo che avevo
ucciso tutte quelle persone...
Iniziò a camminare a passo veloce, aggraziato, e mi
affrettai a seguirla per i lunghi corridoi di Volterra.
“Quando ti troverai al cospetto di Carlisle” mi avvertì “Lo
saluterai come merita una persona del suo rango. Parlerai solamente se sarà
necessario, e sempre e solo se ti sarà dato il permesso. Non fare niente o non
dire nulla di stupido o avventato. Starai lì perché Aro ha voluto regalarti
questo privilegio, nulla di più. Ricordati, tu sei solamente un oggetto nelle
nostre mani, e basterà un solo piccolo movimento fuori posto per riporti da
parte”
“Non ho bisogno che me lo ricordiate, grazie” risposi atona
“So perfettamente di valere meno di niente, qui, Jane. Starò al mio posto”
“Lo spero per te, Isabella” disse lei “Non vorrei davvero
che Caius e Marcus se la prendessero nuovamente con te. Mi ha irritato
parecchio prendermi cura di te, durante la tua convalescenza”
“Mi dispiace molto di averti disturbata, Jane” mi scusai a
testa china
Jane non aggiunse altro, e continuammo a camminare in
silenzio per alcuni, interminabili minuti.
Alla fine, Jane si fermò di fronte ad un’enorme porta di
legno scuro, alta dal soffitto al pavimento, e bussò delicatamente.
“Avanti” ci invitò la voce allegra di Aro.
Jane aprì con lentezza la porta, ed entrò senza indugio. Io
la seguii basita.
Entrammo in un’ampia sala dal soffitto a volta, dipinto a
mano con scene della mitologia romana.
Le pareti erano intermente ricoperte di scaffali ricolmi di
libri, manoscritti e pergamene di ogni genere e epoca. Il pavimento era
ricoperto da soffici tappeti antichi. Al centro della sala c’era un
lungo tavolino di quercia pregiata, lavorato a mano. Seduti, quattro uomini
parlavano animatamente. Tre di loro erano i miei tutori, o meglio, carcerieri:
Aro, Marcus e Caius.
Il quarto mi era estraneo, quindi
supposi che fosse Carlisle.
Era un vampiro molto avvenente, la
pelle chiara e le occhiaie marcate tipiche della nostra razza, aveva corti
capelli biondi, un aspetto curato e civile... e due magnifici occhi dorati.
Non avevo mai visto due occhi come
i suoi. Ne rimasi incantata.
Lo studiai rapita, a bocca aperta,
ma mi ricomposi subito.
“Oh, eccole!” accolse
calorosamente Aro invitandoci ad entrare “Le nostre due stelle più preziose!
Prego, venite, unitevi a noi!”
Ci facemmo avanti, Jane con sicurezza,
io titubante.
Gli occhi di Carlisle si
soffermarono suoi miei, curiosi, e io abbassai lo sguardo, arrossendo. Lo
sentii trattenere il respiro, sorpreso.
Si, perché io ero l’unica vampira
mai esistita che potesse arrossire. O piangere. O dormire.
O avere figli.
“Bella, tesoro, questo è Carlisle”
disse Aro presentandomi al nostro ospite, che si alzò educatamente,
sorridendomi “È un nostro caro amico, lo ricordi? Te ne ho parlato molto”
Sollevai lo sguardo e ostentai un
sorriso timido verso Carlisle, prima di fargli una riverenza.
“È un privilegio conoscerla,
signor Cullen” dissi “Ho sentito molto parlare di lei”
“Non c’è bisogno di essere così
formale” mi disse gentilmente Carlisle. La sua voce era molto attraente
“Anch’io ho sentito molto parlare di te. Ero curioso di conoscerti”
Mi sorrise gentilmente, e io
ricambiai.
Marcus mi ammonì con lo sguardo, e
io mi affrettai ad abbassare la testa, mortificata.
“Jane, cara, Alec ti stava
cercando” disse Aro “Meglio se vai a vedere”
“Certo” disse lei con una
riverenza “Miei signori. Carlisle, mi ha fatto molto piacere conoscerla”
“Anche a me” disse lui. Jane si
inchinò un’ultima volta e poi uscì.
“Allora, Carlisle, adesso mi
credi?” chiese entusiasta Aro “Non è un’esemplare unico?”
Sentii lo sguardo di Carlisle su
di me, e chinai ancora di più il capo.
“Ha capacità straordinarie”
continuò Marcus, la voce bassa, tentatrice “Fuori dal comune. È immune hai
poteri mentali, e ha la dote di apprendere”
“Inoltre” aggiunse Caius, la voce
sottile “Ha un potere distruttivo straordinario”
Mi sentii mancare. Non potevano
parlare del mio potere con... invidia.
Io lo odiavo. Non lo volevo, non
volevo fare del male. Volevo solo distruggermi, scomparire....
“Ma non solo” aggiunse Aro “Ha
anche poteri curativi potentissimi. Ma si rifiuta di usarne anche solo uno”
Mi fissò sconsolato, come se
stesse valutando i pro e i contro di una macchina da comprare.
E, in fondo, era quello che ero.
“Nessuno sa perché” riprese Aro
fissando Carlisle “Che peccato”
“Perché non lo chiedete
direttamente a lei?” domandò Carlisle “Isabella?” disse poi, voltandosi
“Bella” lo corressi immediatamente,
mordendomi la lingua. Caius mi fulminò con un’occhiataccia.
“Preferisci che ti chiami così?”
domandò Carlisle, cortese.
“Si, signore” risposi, imbarazzata
“D’accordo, allora” disse lui con
un sorriso gentile “Bella, come mai non
vuoi usare i tuoi poteri?”
Nessuno mi aveva mai parlato con
tanta gentilezza prima d’ora. Nessuno mi aveva mai trattato come una persona,
come un suo pari.
Non ne capii il motivo, ma quel
dottore mi apparve come un aiuto. Un messaggero venuto a liberarmi, a
proteggermi. A portarmi in salvo.
Le lacrime mi inondarono il viso.
“Bella! Che fai, piangi?!” chiese
sorpreso Aro
“Sc... scusatemi” singhiozzai,
asciugandomi gli occhi.
Carlisle mi porse un fazzoletto
con dolcezza.
“Grazie” mormorai, tirando su con
il naso.
“Non fa nulla” rispose lui con un
sorriso “Temo che Bella sia un po’ stanca. Sarebbe meglio farla andare a
riposare”
“Ma certo, Carlisle. Hai ragione”
annuì Aro, comprensivo “Bella, puoi andare”
“Mi dispiace, miei signori. Sono
mortificata” mi scusai “Anche lei, signor Cullen, mi perdoni”
“Non devi scusarti Bella” mi disse
Carlisle posandomi una mano sulla spalla “Vai pure a riposarti”
Mi inchinai brevemente, e mi
voltai. Sulla soglia, Jane mi fissava composta, pronta a scortarmi nella mia
cella.
Camminammo in silenzio, e una volta
arrivata, mi spinse dentro senza troppi complimenti e se ne andò scocciata.
Mi gettai sul letto abbracciando
il cuscino, mentre i singhiozzi esplodevano.
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Capitolo 3 *** Voglio crederti ***
Bella vampire 3
Scusate,
perdono, sorry, pardon mois, gomenasai!! vi chiedo infinitivament
perdono per il megasuper ritardo con cui aggiorno, nonstante abbia
già alcuni cap già belli e pronti. Il problema è
ke sto scriendo in contemporanea altre due ff su Twilight, e ogni volta
ke voglio lavorare a una mi viene l'ispirazione per un'altra. Tragedia.
Voglio solo ringraziare ancora una volta
Smallfly: si, concordo. parteciperò anche io al club antivolturi!
Wind: Per Jane morta non so se ci sarà spazio, ma vedrò che si può fare....
E inoltre Fin Fish e Egypta che mi hanno lasciato dei commy ke mi hanno fatto gasare al massimo (my sister può confermare)
Beh, ke dire, ringrazio ance tutte/i quelle/i che l'hanno solo letta: sono comunque importanti!!
vi lascio alla fic, dove vedremo il Santo Carlisle in azione. EVVIVA DOC!!!!!!!!! (scusate, mi sto gasando di nuovo....^////^)
“Perdonala, Carlisle. Dev’essere
sconvolta” disse Aro
“Non fa niente, Aro, davvero”
rispose Carlisle con un sorriso “Però hai ragione, è particolare. Non avevo mai
visto un vampiro arrossire” Sorrise.
“E noi hai visto i suoi poteri”
esclamò Caius “È potentissima. Abbiamo dovuto sottometterla per farla star
buona”
Carlisle si irrigidì, serio.
“Ah, si” disse formale
“Sappiamo che non sei d’accordo,
ma è stato necessario” disse Aro comprensivo “Non hai idea di quello che può
fare”
“Questo non significa che apprezzi
la tortura, Aro” disse pacato Carlisle “Lo sai che le mie vedute sono piuttosto
pacifiste”
Sorrise per alleggerire la
tensione, ma in cuor suo era disgustato.
Ammirava Aro, Caius e Marcus per
la loro cultura, ma non tollerava il loro modo di fare.
Gli avevano spiegato di come
avevano torturato quella povera ragazza in mille modi, soltanto per costringerla
a sprigionare il suo potere. E dopo aver sentito quei racconti, capì perché
Bella era così timida, così sottomessa e ubbidiente.
Era terrorizzata.
Sapeva che se avesse fatto anche
una sola cosa sbagliata, anche un minimo errore, sarebbe stata brutalmente
punita. Aveva imparato a ubbidire in silenzio, a sopportare, a soffrire, senza
emettere un suono.
E sapeva anche che Bella era
disgustata di se stessa. Come lo era stato lui quando aveva scoperto cosa era
diventato.
“Davvero, dovresti vederla in
azione” proseguì Aro “È forte. È aggraziata. È letale. La sua mente è protetta
da una barriera impenetrabile, e neppure i miei poteri o quelli di Jane hanno
effetto su di lei! E poi, i suoi poteri” sospirò, sognate “Riesce a uccidere
con lo sguardo, da una distanza incredibile! E in mille modi diversi! Ma sa
anche curare qualsiasi ferita! È davvero strabiliante!”
“L’unico problema è che non vuole
usare nulla di tutto questo” disse Caius “Sarebbe un’alleata potente, per noi,
eppure non accenna a voler usare i suoi doni. È una ragazza testarda”
“Avete mai provato a farla
uscire?” chiese Carlisle “A farle conoscere altri suoi simili?”
“È fuori discussione farla uscire”
chiarì Marcus glaciale “Troppo rischioso. L’unica volta che ci abbiamo provato,
ha tentato la fuga e ha ucciso quindici delle nostre guardie. Da sola”
“E come l’avete fermata?” chiese
Carlisle
“Si è bloccata improvvisamente”
spiegò Aro “È impallidita e si è inginocchiata a terra. L’abbiamo circondata e
riportata dentro, punendola severamente, ma sembrava in stato catatonico. È
stata così per settimane”
Carlisle annuì.
“Ma certo” pensò “Ha capito
cos’è in grado di fare, e ne è rimasta terrorizzata. Quella ragazza è fragile,
pura, e loro la trattano come un’animale”
“C’è un altro problema” disse
Caius “Si rifiuta di nutrirsi”
“Come?” chiese Carlisle, tornando
in sé
“Hai sentito bene, Carlisle”
ripeté Caius “Non vuole nutrirsi di sangue umano”
“E voi lasciatela fare”
“No” intervenne Marcus “Deve
nutrirci. Ci serve in forze”
“Vedi, Carlisle, lei è unica anche
per un altro motivo” spiegò Aro gentilmente “È l'unica in grado di poter avere
figli”
“Cosa?” esclamò Carlisle,
incredulo
“E anche per questo che la
teniamo” spiegò Marcus “Vogliamo che ci dia degli eredi, dei super vampiri in
grado di prendere il comando”
“Questo... questo è...” balbettò
Carlisle scioccato
“Crudele” pensò sdegnato “Non
possono davvero pretendere che quella ragazza sforni figli per l’eternità! E
con perfetti sconosciuti!”
“Amici miei, miei cari, questo...
mi sembra alquanto... eccessivo” disse cauto Carlisle “Non potete pretendere
che Bella...”
“Isabella farà quello che le è
stato ordinato” chiarì Marcus rigido
“Ma forse... non dico di no, ma
potrebbe almeno girare un po’ il mondo, prima di fare qualsiasi cosa” suggerì
Carlisle “Conoscere altre persone, visitare posti nuovi”
“È fuori discussione” intervenne
Caius “Bella scapperebbe alla prima occasione, e non possiamo farla andare in
giro con troppe guardie. Attirerebbe l’attenzione”
“Ma forse...” si azzardò Carlisle
“Potrebbe venire con me”
“Cosa?” esclamarono i tre fratelli
“Potrebbe seguirmi in America”
proseguì Carlisle “Io lì ho un lavoro, una famiglia. Potrebbe stare con noi, e
magari imparare a cibarsi di selvaggina, invece che di umani. Non sarà lo stesso,
ma si potrà mantenere sana e in forze, e conoscerà altri vampiri”
“Non saprei, Carlisle” borbottò
Aro “È troppo rischioso. Potrebbe rivoltartisi contro. Non voglio che ti faccia
male”
“Sono certo del contrario, Aro”
sorrise Carlisle “Sono bravo a trattare con gli adolescenti, e sono certo che è
ciò che serve a Bella”
“Ma...”
“Mi assumo la sua responsabilità” disse Carlisle “La
crescerò come una figlia. E ovviamente, potrete venire a trovarla in qualsiasi
momento”
“Carlisle....”
“Concedetemi la possibilità di tentare, almeno” chiese
Carlisle “E poi, anche se dovesse tentare di ribellarsi, noi siamo molti di
più, e con più esperienza. Potremmo facilmente bloccarla e riportarla qui”
I tre vampiri si guardarono un istante, incerti.
“Va bene, Carlisle” disse poi Aro “Ti affidiamo Bella”
*
“Toc toc!”
Sollevai la testa si scatto e mi voltai verso la porta.
Carlisle mi sorrideva gentilmente, il pugno alzato che sbatteva delicatamente
sulle sbarre. Felix, di fianco alla porta, lo studiava attento.
“Posso entrare?” mi chiese
Annuii, tentando di ricompormi, e mi alzai dal letto.
Carlisle aprì la porta ed entrò muovendosi con l’eleganza
di un principe, e poi se la richiuse alle spalle.
“Felix, per cortesia, potrebbe lasciarci soli?” chiese
affabile
“Ma...” protestò lui
“Sono ordini di Aro” disse Carlisle
Felix ci squadrò un istante, indeciso, poi fece dietrofront
e sparì nel corridoio.
Carlisle si rivolse a me con un sorriso. Mi affrettai a
inchinarmi, ma lui rise soavemente.
“Non c’è bisogno, ti ho detto” rise “Non voglio inchini. Vorrei
solo parlarti”
“A... allora ok” balbettai “Prego, signor Cullen. Si... si
sieda qui”
Carlisle si avvicinò a me e mi posò una mano sulla spalla.
Arrossii.
“Grazie. Sei molto cortese” disse, prendendomi una mano e
facendomi sedere accanto a lui
“Ehm... allora, signor Cullen...” iniziai, imbarazzata
“Carlisle” mi interruppe “Chiamami semplicemente Carlisle e
diamoci del tu, ti va?”
“Si” mormorai, arrossendo ancora “Carlisle, dunque. Perché
sei qui?”
“Beh, ero curioso di conoscerti, Bella” spiegò Carlisle “Vedi, Aro,
Marcus e Caius mi hanno parlato molto di te...”
Distolsi lo sguardo, tornando inespressiva.
Allora era così. Era solamente un altro candidato, un altro
Felix. Gli interessavano i miei poteri, e il mio corpo, nulla di più. E io che
mi ero illusa che potesse salvarmi...
Che stupida.
“Mi hanno spiegato che sei una creatura speciale, ma non mi
hanno detto la parte più importante” continuò Carlisle “Non mi hanno raccontato
nulla di te come persona”
Lo fissai stupefatta.
Lui continuò a sorridere gentilmente, fissandomi con quei
suoi occhi color topazio che mi incantavano e mi trasmettevano fiducia. Sentivo
che potevo fidarmi di lui, sentivo che potevo raccontargli tutto. Lui mi
avrebbe ascoltato.
Mi avrebbe capito.
“Bella, vorresti raccontarmi la tua storia?” mi chiese
cortesemente Carlisle
Annuii, fissandolo però sospettosa. Lui continuò a sorridermi.
“Beh, ecco... io mi chiamo Isabella Marie Swan, e sono
originaria di Forks” iniziai, insicura.
“Davvero? Ma anch’io vivo lì!” esclamò sorpreso “Sei la
figlia dell’ispettore Charlie, per caso?”
“Si” continuai “Io e mia madre ci siamo trasferiti a Phoneix
dopo la morte di mio padre, e ci abbiamo vissuto fino a quando non compii diciotto
anni. Mia madre, Renèe, si innamorò perdutamente di un uomo, Phil – sai, un
giocatore di baseball, e si sposarono. Per il viaggio di nozze venimmo tutti e
tre in Italia.
“Dopo una settimana arrivammo
a Volterra” proseguii “Era una bella giornata, così
decidemmo di trascorrerla tutti quanti insieme: Renèe si
preoccupava sempre troppo per me, temendo potessi sentirmi gelosa di
Phil, una cosa piuttosto infantile, ma lei è fatta
così... Comunque, visto che ero stata con loro tutta la
giornata, decisi di
concedergli un po’ di privacy e di uscire la sera. Ammirai la
città, ma... alla
fine, persi l’orientamento, e finii in un vicolo buio”
Tremai.
“Non capii in che guaio mi stavo cacciando, così mi
addentrai nell’ombra e...” deglutii “E vidi Jane nutrirsi. E lei vide me. Lasciò
l’uomo e mi fissò con uno sguardo crudele, ma io non sentii nulla. Tu sai che
potere...?”
“So tutto” annuì lui “Vai avanti”
“Beh, non sentti nulla di nulla, e lei si arrabbiò. I suoi
occhi rossi mi spaventavano terribilmete; in qualche modo sapevo che dovevo scappare, sapevo che era pericolosa, così iniziai a correre. Lei mi raggiunse senza nessuna fatica, e mi colpì alla
testa. Mi risvegliai qui, e non capii dove mi trovavo. E poco dopo...”
Le lacrime mi sgorgarono dagli occhi, e mi coprii il viso
con le mani. Carlisle mi abbracciò e mi cullò al suo petto, accarezzandomi i
capelli.
“Scusami” disse poi “Non dovevo chiedertelo. Sono stato
indelicato”
“No... anzi, grazie” singhiozzai “Mai nessuno... con me... mai...
era stato... così gentile....”
Mi strinse più forte contro il suo petto e lasciò che tutte
le lacrime, tutto il dolore che avevo accumulato in quei tre lunghi anni
venisse fuori. Continuava ad accarezzarmi i capelli e a stringermi a lui,
tentando di farmi calmare.
Lentamente, i singhiozzi si placarono. Le lacrime
rallentarono fino a scomparire, lasciando sul mio viso due scie salate, e sulla
bella camicia di Carlisle una grossa macchia bagnata.
Non ci badammo né io né lui. Continuai a tenere la testa premuta
contro il suo petto, nascondendo il viso, e lui continuò ad abbracciarmi.
Tremavo forte.
“Bella” disse Carlisle con dolcezza “Vorrei farti una
proposta. Ma prima, ti vorrei spiegare la mia vita. Vuoi sentire?”
Annuii contro il suo torace.
“Vedi, Bella, tu hai conosciuto solo dolore qui” cominciò
senza smettere di accarezzarmi i capelli “Ma non è così. Al mondo non c’è solo questo
tipo di vita, per noi. C’è anche luce. Con questo, però, non voglio dire che
Aro, Marcus e Caius siano cattivi... si sono solo comportati come tali. Se
vuoi, io posso offrirti un’altra vita.
“Io vivo a Forks con la mia famiglia, e conduciamo una vita
a stretto contatto con gli esseri umani” mi spiegò con dolcezza “Io faccio il
dottore, per esempio. E grazie al tempo di Forks, non corro nessun rischio”
“Me lo ricordo” dissi tirando su col naso “Sempre pioggia, o nuvole. Poco sole”
Rise soavemente. “Vero. Sai, io sono sposato. Anche lei è
una vampira, si chiama Esme. L’ho trasformata io quando ormai era in fin di
vita. Anzi, quasi tutti i miei figli li ho cambiati io, ma sempre in
circostanza simili. Solamente due di loro si sono uniti a noi spontaneamente.
Si chiamano Jasper e Alice, e sono due vampiri molto particolari, dotati anche
loro di capacità fuori dal normale. Poi ci sono Emmett e Rosalie, che invece
sono da noi da più tempo. E infine c’è Edward” Il suo tono si fece più dolce,
tipico dei padri “Lui è stato il primo che ho trasformato. Stava morendo di
spagnola, sai, e sua madre mi chiese di salvarlo. È un bravo ragazzo, sono certo
che ti piacerà, anzi, che ti piaceranno tutti”
“Piaceranno?” chiesi, separandomi da lui “Cosa vuoi dire?”
“Precisamente quello che ho detto” disse lui, serio “Ti sto
proponendo di venire a vivere con me”
Sgranai gli occhi, stupefatta.
“Carlisle, io.... non posso” mormorai “Non me lo
permetteranno...”
“Aro, Marcus e Caius mi hanno già premesso di prenderti”
spiegò dolcemente Carlisle “Potrai stare da noi, è già tutto organizzato. Basta
solamente un tuo si”
“Io...”
Ero confusa, sbalordita. Volevo disperatamente scappare da
lì, ma non volevo mettere in pericolo gli innocenti, e non volevo disturbare
Carlisle.
“Carlisle, sei molto gentile, ma non voglio arrecarti
disturbi o preoccupazioni” dissi infine “Non voglio disturbare la tua famiglia,
ne metterti in pericolo... Tu sai che io....”
“So tutto” mi interruppe lui “Ed è per questo che ti prego
di accettare. Al mondo non c’è solo ombra. Tu hai conosciuto l’oscurità, ed ora
devi scoprire la luce”
La sua voce era ammagliante, e non ci sarebbe voluto molto
per convincermi.
“Ma per la nostra dieta?” osservai, in un lampo di lucidità
“Saremo troppi, attireremo l’attenzione...”
Rise ancora. “Non temere, noi ci nutriamo in maniera
diversa”
Lo fissai senza capire, e lui rise, indicandosi gli occhi.
“Sai perché i miei sono dorati, anziché rossi?” mi chiese.
Scossi la testa.
“Noi ci nutriamo di sangue animale” mi spiegò “Non vogliamo
uccidere innocenti. Non vogliamo essere dei mostri”
Lo fissai stupefatta, poi lo abbraccia forte, prima di
saltare in piedi.
“Quando partiamo?” chiesi, entusiasta.
“Quanta fretta!” commentò divertita la voce di Aro alle mie
spalle.
Raggelai, mentre entrava, e chinai immediatamente il capo.
“Su, Bella, non fare così!” mi rimproverò bonariamente Aro “Sono solo venuto per salutarti, e per
portarti un piccolo regalo di addio.”
Mi porse una borsa da viaggio con un sorriso.
“Non sai che sofferenza doverti lasciare alle abili mani di
Carlisle” sospirò, fissando il suo amico con un velo di gelosia “Ma mi ha detto
che si prenderà cura di te. Spero ti troverai bene”
Annuii, contrita.
“Beh, allora?” domandò “Non prepari le valige?”
“Qua... quando partiamo?” chiesi titubante a Carlisle
“Appena sei pronta” rispose “Ho un aereo alle dieci di stasera”
Sentii l’impulso di gettare nuovamente le braccia intorno al
collo di Carlisle, ma restai al mio posto.
“Posso preparare le valige, signore?” chiesi invece ad Aro
“Certamente, bambina, ma prima cambiati” disse con allegria
“Nella borsa c’è un abito più appropriato”
Mi diressi in bagno e mi affrettai a cambiarmi. Aro mi aveva
donato un altro vestito, blu scuro, leggero, che mi arrivava alle ginocchia,
senza maniche e con una scollatura modesta. Mi pettinai e poi posai con cura la spazzola, l’abito rosso
e alcuni gioielli nella borsa, per poi tornare dai due uomini e completare il
mio bagaglio con un abito nero e due paia di scarpe.
“Ehm... sono pronta” mormorai
“Eh, Carlisle, che dolore che mi stai provocando” sospirò
Aro “Stai portando via il mio tesoro più prezioso... beh, Bella, spero che
almeno ti possa divertire. Ci rivedremo presto”
Rabbrividii al suono di quella minaccia, ma mi inchinai
rispettosamente e risposi “Lo spero anch’io, mio signore”
“Beh, allora, andate in pace” ci salutò Aro facendoci uscire
da quella che, per troppo tempo, era stata la mia prigione.
“Arrivederci, Aro” disse Carlisle stringendogli la mano
“Spero di rivederti presto”
“Anch’io, mio caro amico”
Carlisle tornò al mio fianco e mi posò una mano sulla
spalla.
“Andiamo?” chiese. Annuii in silenzio.
“È pesante? Vuoi che te la porti?” mi chiese dopo un po’
“N.. no, è molto leggera” risposi arrossendo
“Sai, è la prima volta che vedo una vampira arrossire”
commentò con un sorriso
“È... è una mia caratteristica” spiegai, imbarazzata
“Mi piace” disse lui “Ti rende graziosa”
Arrossii ancora di più e lui rise.
Continuammo a camminare per lunghissimi corridoi di mattoni
rossi, illuminati da torce poste ad entrambi i lati, a poca distanza le une dalle
altre.
Io mi guardavo i piedi e camminavo più svelta che potevo.
Volevo abbandonare quel luogo infernale, mettere più distanza possibile tra me
e tutti quelli che ci abitavano. Carlisle mi seguiva senza nessun problema, e
senza chiedermi il motivo di tutta quella fretta.
Sentivo già di volergli un gran bene.
Finalmente sbucammo all’aria fresca della notte.
Stropicciai gli occhi, infastidita dalla luce dei lampioni.
Carlisle mi osservò, attento ad ogni mio piccolo movimento.
E all’improvviso, la brezza autunnale mi scompigliò i
capelli, portando innumerevoli profumi al mio naso.
Non vi badai. Era più forte la sensazione di libertà, di
vita, di freschezza che quella della fame. Ormai erano tre settimane che non mi
nutrivo, ma non mi importava delle persone intorno a noi. Volevo soltanto
sentire il vento tra i capelli, sulla pelle, sul viso.
Volevo colmarmi il cuore della vista di quel magnifico cielo
stellato, blu intenso, con mille puntini d’argento che si intrecciavano tra
loro creando figure astratte.
E volevo rifar mia la luna. Pallida, enorme, piena, la luna
mi sovrastava, illuminando la notte.
Risi, estasiata, e feci qualche passo avanti, senza staccare
gli occhi dal cielo. Allargai le braccia e feci una giravolta di me stessa,
ridendo.
Erano anni che non ridevo, ormai.
Mi voltai verso Carlisle e gli sorrisi, sincera per la prima
volta. Lui ricambiò.
Corsi verso di lui a velocità umana e lo abbracciai forte,
facendolo barcollare.
“Grazie!” esclami, commossa “Grazie Carlisle, grazie!”
“Prego” rispose lui, abbracciandomi.
ANGOLINO-INO-INO:
Solo una piccola nota: all'inizio, nei ringraziamenti, ho dato
un colore a ogni angelo che mi ha lasciato un commentino. Se avete
qualche problema, o semplicemente non vi piace il colore che vi ho
dato, fatemelo sapere immediatamente!
dopo le vstre recensioni, è il minimo che possa fare per ringraziarvi!
un kissone mega galattico!!
Usagi Kou
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Capitolo 4 *** Casa Cullen ***
bella 3
Ma
quante belliximixime recensioni che mi fate!!! Grazissime! Scusate se
non ho aggiornato subito, ma sn stata poco bene. Di bello c'è ke
mi sn venute nuove idee!!!!
Allora, avvertenze: siccome sto
scoprendo un lato di me mooolto oscuro (il sadismo.... MWHAHAHAHA!!!!)
ho deciso che prima di far entrare in scena il nostro Edward (kiamarlo
mio scatenerebbe l'odio di mooooooolte persone) voglio aggiungere un
altro capitolino. Una specie di presentazione dei figli da perte di
Carlisle.
spero mi perdoniate, soprattutto se vi prometto che aggiornerò domani!!
E, giuro, vi farò avere Edward. Promessa solenne!
E ora, ringraziamo:
Smallfly: Sono contenta che apprezzi, e non temere, Edward arriverà prestissimo
Wind:
Per il vulcano, suggerirei l'Etna, è abbastanza vicino, ma sono
aperta anche ad altre possibilità (qlc conosce un posto
abbastanza isolato e con un vulcano pronto ad esplodere?)
Fin: Attesa spasmodica qs alla fine, dal proximo capitolo!
Egypta: Sono onoratissima di essere tra i tuoi preferiti!!! Me ringrazia infinitamente!!!!!
Only_a_Illusion: Guarda,
non saprei dirti capitoli saranno perchè scrivo d'istinto, e
modifico in continuazione, ma spero di vedere altri tuoi commenti!
BloodyKamelot:
Concordo! Sebbene Edward sia il mio preferito (e come potrebbe essere)
Carlisle ha un certo fascino! Ma del resto, io adro tutti i Cullen,
senza eccezione!
Alyssa: Grazie per la pazienza, eccoti il quarto cap.
Hele91: Perchè
Bella può piangere? Perchè è LA PRESCELTA... per
ora, mi dispiace non poterti dire altro, ma se leggerai....
“Ehi, Bella... forza, tesoro, siamo arrivati”
“Uhm...?”
“Bella, ma sei sveglia?”
La voce di Carlisle mi stava chiamando da lontano. Scossi un
po’ la testa e mi voltai verso il dottore, confusa.
“Dove siamo?” chiesi, assonnata.
“A Seattle, Bella. Siamo arrivati” rispose Carlisle
accarezzandomi la guancia
“Uhm, altri cinque minuti, per favore” borbottai, posando
nuovamente la guancia sulla spalla di Carlisle.
Rise. “Spiacente, piccola, ma devi svegliarti! Siamo quasi a
casa, ormai”
Sgranai gli occhi e mi misi a sedere, perfettamente sveglia.
“Siamo... a Forks?” chiesi, guardandomi intorno.
“Beh, siamo a Seattle, quindi, tecnicamente, manca ancora un
pochino a Forks” disse Carlisle divertito
“Sull’aereo?” chiesi
“Si”
“All’aeroporto?”
“Si”
“E stiamo andando a casa tua?”
“Nostra, semmai”
“Sul serio?”
“Si, Bella” esclamò abbracciandomi “Però ora calmati. Sei
sicura di essere sveglia?”
“Assolutamente” gli assicurai “Andiamo?”
Ridacchiò ancora, annuendo. Prese la mia borsa e mi tese la
mano con un sorriso. L’afferrai e mi lasciai trasportare da lui in mezzo al mare
di persone che ci circondavano. Carlisle si muoveva senza nessun problema tra
la folla, confondendosi con le persone alla perfezione, e sarebbe sembrato un
vero essere umano se non fosse stato per la grazia angelica con cui si muoveva
e la bellezza ultraterrena.
Io non riuscivo a stare ferma, e continuavo a spostare lo sguardo
da una parte a un’altra con crescente stupore. Erano anni che non entravo in un
aeroporto, e non mi ricordavo che fosse così rumoroso, né così affollato. Gente
che arrivava, gente che partiva, valige da ritirare, bar, giornalai,
assistenti... era come se lo vedessi per la prima.
C'era sempre stato tutto questo movimento? Tutta questa vita?
A volte mi parve di vedere Carlisle fissarmi di soppiatto,
ma non vi badai, troppo presa ad ammirare la vita intorno a me.
Recuperammo il bagaglio di Carlisle e ci dirigemmo verso il
parcheggio dell’aeroporto, dove ci fermammo davanti a una Mercedes nera.
Lo fissai allucinata.
“Alla faccia del passare inosservati!” esclamai “E questa?”
“Beh, siamo una famiglia che ama la velocità” si giustificò
“Dovresti vedere quella di Edward, o quella di Rosalie”
“Vampiri piloti di formula uno” commentai, salendo al posto
del passeggero scuotendo la testa “Ma in che guaio mi sto andando a cacciare?”
“Bella” mi chiamò Carlisle, serio, mentre metteva in moto.
Istintivamente, mi allontanai da lui, portandomi verso il finestrino.
Quel tono mi metteva a disagio, uno, perché non l’avevo mai sentito così serio
prima, e due, perché ogni volta che lo usavano, a Volterra, stavo per essere
rimproverata, e poi, quasi sicuramente, punita.
“Tranquilla, Bella, non voglio farti nulla” mi rassicurò lui,
che aveva percepito il mio cambiamento improvviso “Volevo solamente chiederti
una cosa”
Intanto, ci eravamo lasciati l’aeroporto alle spalle, e ora procedevamo
spediti lungo la strada.
“Oh... scusa” dissi, abbassando lo sguardo
“Non ti scusare, non potevi saperlo” disse Carlisle “Mi
chiedevo... hai avuto problemi, all’aeroporto?”
“Che genere di problemi?” chiesi, non capendo
“Ecco... non hai provato l’istinto di.... nutrirti?” chiese,
cercando di non sembrare troppo in ansia
“No” gli assicurai con un sorriso “Ero troppo entusiasta di
trovarmi davvero fuori a Volterra”
Si voltò per guardarmi, incredulo, poi si voltò verso la
strada.
“Sei... incredibile” disse, ammirato “Da quant’è che non ti
nutri?”
“Ehm... volontariamente?” chiesi “Non l’ho mai fatto. Ma ogni
quattro settimane Felix, Demetri e Jane mi costringevano a bere quattro o
cinque brocche di sangue umano. E dopo stavo male”
Abbassi lo sguardo sulle mie ginocchia, triste.
“Ogni giorno, poi, Jane mi posava sul comodino una caraffa
di sangue fresco, sai, per scatenare la sete. Ma io mi rifiutavo di berlo”
“Hai conquistato l’indipendenza dal sangue umano da sola?
Dopo soli tre giorni?!” chiese incredulo Carlisle
“Non voglio essere un mostro” risposi solo
Carlisle mi prese la mano, sorridendo.
“Sei stata davvero brava, Bella” disse con orgoglio “Sono
fiero di te, e di averti accolto nella mia famiglia”
Arrossii. “Carlisle, io...”
“Non dire nulla, non voglio sentire storie” mi bloccò “Sei
parte della famiglia, da adesso fino alla fine del tempo. E non voglio tornare
a discuterci”
“Grazie” mormorai
“Di nulla, piccola Bella” sorrise
“Allora, chi incontreremo a casa?” chiesi, sinceramente
curiosa
“Oh, beh, dovrebbe esserci solamente Esme. Mia moglie” aggiunse,
con un sorriso dolcissimo “Sapeva che sarei ritornato oggi. I ragazzi, invece,
erano usciti a casa, ma forse Alice li avrà fatti ritornare...”
“Perché?” chiesi, desiderosa di sapere “E chi è Alice?”
“Beh, fino ad oggi, era la più piccola tra noi” disse
Carlisle “Alice ha sviluppato una coscienza propria, così come Jasper, cioè
autonomamente hanno deciso di nutrirsi di animali. Vedi, devi sapere che Alice
ha il dono della preveggenza”
“Può vedere nel futuro?” chiesi, allibita
“Si, ma solo le conseguenze delle decisioni di una persona”
continuò lui “Come dice sempre, il futuro non è scritto... lei è arrivata da
noi da sola, con Jasper. Lui è suo marito, e anche lui ha una dote particolare.
Può percepire e modificare gli stati d’animo delle persone”
“Davvero? E... e come fa?” chiesi
“Chiedilo direttamente a lui, ne sarà felice” rise Carlisle
“E gli altri?” domandai “Emmett e Rosalie? E Edward?”
“Te li ricordi?” mi chiese con un sorriso
Annuii. “Hai detto che Rosalie ed Emmett li hai trasformati
tu, ma che Edward è stato il primo che hai trasformato. E...” M’interruppi, non
sapendo come continuare.
“E?”
“E, beh, hai sorriso come un vero padre” ammisi “Ho capito
che sei molto legato ad Edward, che gli vuoi bene. Non che tu non tenga anche
agli altri, ci mancherebbe!” mi affrettai a dire
Rise. “Hai ragione, sono molto legato a lui. È come se fosse
il mio vero figlio”
Si perse nei suoi ricordi, con il sorriso sul volto. Gli
concessi due minuti perso nei suoi pensieri, poi, spinta dalla curiosità, tossicchiai
piano per riportarlo sulla Terra.
“Eh? Oh, scusa, che maleducato” disse, sorridendo “Di cosa
stavamo parlando?”
“Dei tuoi tre figli più grandi” ricordai
“Beh, che dire, Rosalie è la terza in ordine di arrivo”
riprese, allegro “La salvai da morte certa, e poi, qualche anno più ardi, fu
lei a trovare Emmett, e da quel giorno stanno assieme. Non puoi immaginare
quanti loro matrimoni abbiamo celebrato! Comunque, non sono dotati di capacità
extra, se non conti l’incredibile forza di Emmett e la superba bellezza di
Rosalie. Mentre Edward, beh... lui è capace di leggere nel pensiero”
“Davvero?” chiesi, stavolta con prudenza “Come... come Aro,
intendi?”
“Beh, più o meno” disse Carlisle “Ma mentre Aro deve entrare
in contatto con una persona per leggergli la mente, e riesce a carpire ogni
pensiero immaginato dall’individuo, mio figlio può sentire i pensieri a
distanza, ma solamente quelli che l’individuo in questione sta pensando in
quell’istante”
“Credi... che con me possa funzionare?” domandai
“Non credo, Bella”
Sospirai sollevata, e Carlisle mi guardò incuriosito.
“Beh, è solo... mi piace la mia privacy” ammisi, arrossendo
“Non voglio nessuno nella mia testa. I miei pensieri mi appartengono, in fondo”
“Già, hai ragione” concordò Carlisle “Ma sappi, casomai il
suo potere funzionasse, che Edward è un tipo molto discreto. Se può, evita di
leggere nel nostro pensiero, per educazione. A volte non può evitarlo, ma si
impegna con tutto se stesso a non violare la nostra privacy” Si voltò verso di
me e mi sorrise “Molti lo definiscono un gentleman di altri tempi”
Spostò lo sguardo sulla strada e disse “Ci siamo, Bella”
Osservai fuori da finestrino; Carlisle aveva imboccato un
vialetto alberato, fino a sbucare in una radura, circondata da cedri
antichissimi che facevano ombra tutto intorno con i loro rami enormi.
Casa Cullen sorgeva in mezzo alla radura. Era graziosa, di
un bianco leggero, alta tre piani, con un’ampia veranda che la circondava. In
lontananza, si sentivo il mormorio di un fiume.
“Wow!” esclamai, senza potermi trattenere “È splendida”
“Grazie” di Carlisle, parcheggiando in garage, di fianco a
una BMW rossa decappottabile e ad una Volvo argentata; solamente a vederle si
capiva che erano monumenti all’eleganza e alla velocità.
“Hanno preso la
Jeep di Em, a quanto pare” disse scendendo dalla macchina.
Io rimasi ferma al mio posto, in soggezione di fronte a quei
due simboli di potenza.
“Bella, non scendi?” mi chiese Carlisle, aprendomi la
portiera
“Cioè, i tuoi figli guidano quelle?” chiesi, senza respiro.
Lui annuii. “Ne vuoi una anche tu?” mi chiese, visto che
continuavo a fissarle in silenzio.
“No!” esclamai, imbarazzata “No, Carlisle, non devi
disturbarti! Non ci pensare neanche!”
“E allora perché continui a fissarle?”
“Le ammiravo, tutto qua” dissi, scendendo.
Feci per prendere la mia borsa dalle sue mani, ma lui mi
spinse gentilmente verso la casa, tenendo il mio bagaglio fuori dalla mia
portata.
Sbuffando – e lui ridendo –
ci dirigemmo verso la casa. Sentivo un’ansia crescermi nel petto,
lentamente e indomabile. Erano anni che non entravo in una vera casa, e che non
ero al cospetto di una vero famiglia.
All’improvviso, mi sentii tremendamente sola.
Carlisle aprì piano la porta, facendosi da parte per farmi
passare. Mi sorrise incoraggiante ed io, in preda all’angoscia, entrai in casa.
L’intera casa era un momento alla luce e alla grazia, o
almeno, così mi parve. Era tutto inondato dalla luce, riflessa dalle pareti
chiare, ed era spaziosissima e accogliente; sul retro, l’intera parete era una
lunga vetrata che dava verso il fiume. Nel salone, dove predominavano i toni
chiari del bianco e del crema, c’erano una libreria ben fornita, una tv al
plasma e, nell’angolo, un maestoso pianoforte a coda, l’unica nota nera in
quella casa.
“Esme?”. La voce di Carlisle mi riscosse, facendomi
rientrare nel mio corpo.
“Sono qui, tesoro”
Una voce dolce precedette l’arrivo di una vampira che,
sicuramente, nella sua vita umana, doveva essere stata Biancaneve. Pelle
candida, viso a cuore, capelli color caramello e caldi e amorevoli occhi dorati
erano i suoi tratti distintivi.
Vedendomi, sorrise dolcemente e ci venne in contro, leggera
come una farfalla.
“Bentornato” salutò Carlisle con voce dolce “E benvenuta,
signorina”
“Gr... grazie, signora” dissi, chinando il capo.
“Oh, tesoro, non c’è bisogno di queste formalità” rise la
donna, alzandomi gentilmente il viso.
Mi guardò con uno sguardo pieno d’amore, da mamma.
“Io sono Esme, piacere di conoscerti” si presentò cortese
“Carlisle mi ha raccontato tutto di te piccola, e sono lieta di darti il
benvenuto in famiglia”
Io sorrisi; era impossibile non restare coinvolti dalla sua
dolcezza.
“Grazie, Esme” mormorai “Io sono Isabella Swan, ma
preferirei che mi chiamassi Bella, se per te non è un disturbo”
“Nessun problema, Bella” disse lei “Vieni, ti mostro la tua
stanza”
“S... stanza?” chiesi, sorpresa
“Certo” rispose lei “Non crederai che ti lasceremo dormire
sul divano, vero?”
“Ma... ma no, non disturbatevi!” esclamai, in imbarazzo
“Posso andare tranquillamente in città, in albergo o...”
“Non ci pensare neanche, Bella” mi interruppe Esme “Ormai tu
sei una di famiglia, e come tale vivrai con noi”
“Non voglio disturbarvi più di così...” mormorai, rossa
Risero allegri, una musica perfetta.
“Non ci disturbi affatto, piccola” disse Esme prendendomi
per mano e accompagnandomi di sopra, mentre Carlisle ci seguiva, portando la
mia borsa.
Mi condussero fino alla mia stanza, la penultima porta in
fondo a un lungo corridoio, illustrandomi ogni volta i vari ambienti della
casa.
“Qui affianco c’è la stanza di Edward” mi informò Esme
indicando la porta accanto alla mia “Per qualsiasi cosa, chiedi a lui. Sarà
felice di aiutarti”
“Grazie” dissi
Esme aprì la porta con un gesto e mi mostrò la mia camera:
il soffitto era bianco, mentre le pareti erano rosa chiaro. In fondo, proprio
di fronte a noi, una grande vetrata dava sul fiume, anzi, sulla foresta di
cedri; alla nostra sinistra, un’enorme armadio bianco ricopriva interamente la
parete, tranne un pezzo, occupato da una porta di legno bianco; dalla parte
opposta, invece, un letto a baldacchino dai drappeggi rosa chiaro, pesca e
bianco e una scrivania di legno antico occupavano lo spazio. Entrando nella
stanza e guardando indietro, verso la porta, si potevano vedere due librerie
vuote in attesa di libri.
“Ti piace?” mi chiese Carlisle, abbracciando sua moglie
“È... è....” mi sforzavo di trovare le parole, ma le lacrime
me lo impedirono. Mi voltai verso di loro con un sorriso, e mi gettai su di
loro, abbracciandoli forte.
“Grazie!” singhiozzai, commossa “È tutto... meraviglioso”
“Di nulla, piccola” rispose Carlisle “Ora, Bella, disfa le
valige e fatti una doccia, poi riposati. È stato un viaggio lungo”
“Si, grazie Carlisle” dissi, annuendo
“Ti do una mano, vieni” si offrì Esme, prendendo il mio
bagaglio
“Allora vi lascio” disse Carlisle richiudendo la porta
Esme, intanto, aveva posato la borsa sul letto, e stava iniziando
a tirar fuori i miei indumenti.
“Avrai bisogno di fare un po’ di shopping, cara” mi disse
con un sorriso “Non temere, qui abbiamo due mostri della moda. Rose e Alice saranno
ben liete di aiutarti”
“Ma io... non ho soldi” ammisi, arrossendo
“Non penserai che ti lasceremmo pagare qualcosa, vero?”
chiese Esme riponendo i miei effetti nell’armadio
“Ma, Esme...”
“Non dire nulla, cara. Sei in famiglia, e ci si aiuta a
vicenda” mi fece l’occhiolino “E poi, ti assicuro che con le previsioni di
Alice non abbiamo mai avuto problemi di denaro”
Mi spinse delicatamente in bagno prima che potessi
ribattere, e sorrise.
“Fatti una doccia e poi dormi. Non ti disturberemo” disse “I
ragazzi torneranno questa sera, se te la sentirai di conoscere le mie cinque
belve scatenate”
“Carlisle mi ha detto che sono molto educati” risposi,
titubante
Sbuffò con affetto. “Questo perché mio marito lavora quasi
tutto il giorno”
Ridendo, mi lasciò sola.
Mi voltai con un sospiro e aprii l’acqua calda preparandomi
a una bella doccia rilassante.
Mi lavai per bene e mi asciugai i capelli con l’asciugamano,
rinfilandomi il vestito che Aro mi aveva donato. Uscii dal bagno e mi sdraiai
sul letto, pensando alla mia fortuna.
Risi, contenta di aver conosciuto Carlisle ed Esme, e coni
loro volti sorridendo negli occhi mi addormentai.
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Capitolo 5 *** Unacceptable truth - Edward feelings ***
Bella vampire 4
Ma
grazie ancora!!! Troppo, troppo buone, queste vostre recensioni mi
fanno impazzire! Davvero, ogni vostro bellissimo commento mi illumina
la giornata, mi rende tannnnnnnnnto felice!! Vi lovvo troppo.
Ok, ora avete scoperto che
soffro di schizzofrenia: ho diciamo 15-20 personalità multiple
ognuna diversa dall'altra (passare dal sadismo all'amore per ogni forma
di vita è per me una cosa normale, non preoccupatevi).
Però, visto che voi mi avete e mi state sopportando, oggi vi
regalo un capitoletto che vi farà molto piacere:
Il nostro EDWARD (o Eddino,
Edduccio, Eddy, Ed, Eddinino piccino, Eddicino o Eddicinino... N.d. dei
suoi fratelli - Alice e Emmett ci danno dentro, i gemelli Hale ne hanno
suggeriti solo 2... -) entra in scena!
Immaginatevi Edward in
qualsiasi posa da supereroe (vampiro) e una qualsiasi musichetta da
film di super eroi, e come gadget una Bella in posa da damigella in
pericolo (è un optional)
Spero vi piaccia, a me è piaciuto molto - ma io sn la scritrice, nn conta il mio parere.... -
Ringraziamenti a:
Only_a_Illusion: Grazzissime per i compli! Eccoti gli Il Gran Quartetto Cullen in azione! (sempre posa da supereroi)
Fin: Forse
non ho dato molto spazio ad Alice, ma sta tranquilla, la nostra adorata
folletta avrà una parte moooolto importante nella storia... a
Edward e Bella ne pagheranno le coseguenze, come sempre!
Mylifeabeautifullie:
Welcome in a ours beautifull crazy Family! Spero continuerai a seguirci
(ormai parlo al plurare: il mio unico desiderio e far felice i miei
lettori)
Alyssa:
Il nostro dolcissimo Carisle.... è assolutamente perfetto come
padre, marito, medico e "umano"! Già il fatto che abbia cambiato
Edward e ci abbia regalato un angelo come lui dimostra quanto sia
stupendo!
BloondyKamelot: Scusa, scusa, scusa! Eccoti subito Edward! Perdono a te (e a tutte) per il ritardo!
Wind: Sto
continuando a cercare il vulcano, ma nessun sta rispondendo al mio
appello.... sono rimasta indietro per potervi donare questo cap, ma mi
sto impegnando!
Hele91: Grazie per i complimenti, e perchè continui a seguirmi!
Gli alberi intorno a me apparivano come grosse figure verde
scuro, macchie di colore che s’inseguivano senza un ordine ben preciso. La mia
attenzione era focalizzata su un unico obbiettivo: un giovane esemplare di
puma, che correva al limite delle sue forze per sfuggirmi.
Corsa inutile, e in fondo lo sapeva bene: ero troppo veloce
per lui, uno dei più feroci predatori.
Non era nulla in confronto a me.
Ma ciò non gli impedì di accelerare ancora la sua corsa
disperata. E lessi, sebbene fosse solo un’intuizione – la sua mente era troppo
regredita perché potessi davvero comprendere le sue intenzioni – che se gli
avessi dato il tempo di prepararsi, si sarebbe battuto con tutte le sue forze
anche dopo questa fuga disperata.
Dietro di me, a distanza, sbucò mio fratello Emmett. Correva
veloce e aggraziato, non tanto quanto me, ma data la sua corporatura era una
sorpresa per tutti la sua leggiadria. Sul suo viso era disegnata una maschera
di ilarità, e la foresta echeggiò della sua risata quanto finalmente trovò la
preda.
“Questa volta ti supererò, Ed!” ruggì allegro, accelerando
“Non credo, Emmett!” risposi con un sorriso, accorciando
senza fatica la distanza tra me e il puma, ormai distante solo una decina di
metri.
“Hai ragione, lo prenderò io!”
Jasper si materializzò a breve distanza da me, anche lui
euforico. I suoi capelli biondi svolazzavano al vento, e i suoi occhi
brillavano di divertimento per l’idea della competizione tra noi.
Risi e accelerai ancora. Jasper era più piccolo di Emmett, e
quindi, leggermente più veloce.
Ma mai quanto me.
Ormai avevo affiancato il puma. L’animale mi lanciò
un’occhiata terrorizzata, ma non per questo smise di correre.
Gli sorrisi, mostrandogli le zanne candide, e mi preparai
per attaccarlo.
“Hai combattuto bene” dissi all’animale.
Lui sembrò capire, e mi rivolse uno sguardo fiero.
Mi preparai al balzo.
“EDWARD!!!!”
La voce di Rosalie mi esplose nella testa, distraendomi, e
con una smorfia mancai il bersaglio.
“Ah-ah, hai sbagliato, fratello!” esultò Jasper
sorpassandomi “Ora è mio!”
“Grazie, Rosalie” sibilai, mentre mio fratello spariva nel
sottobosco.
“Edward, dovete
tornare subito qui” continuò Rosalie “È
importante, perciò, sbrigatevi!”
“Cosa c’è, Edward, carenza d’ossigeno?” mi prese in giro
Emmett, fermandosi al mio fianco “Dopo cento anni non si è più i giovincelli di
una volta, eh?”
Lo fissai truce, ma con un sorriso.
“Oh, no, Em, è solo che non avrei sopportato di vedere il
tuo muso lungo se avessi vinto anche questa gara” risposi “Dopotutto, è
risaputo dal mondo intero che io, sebbene sia il miglio cacciatore del mondo,
sono anche cavalleresco. Non potevo certo farti un torto di questa portata”
Emmett rise di gusto.
“Ehi, niente più caccia al puma?” chiese Jasper, tornando da
noi “L’avevo preso”
“Rimandiamo a dopo” dissi io “Rosalie mi ha mandato un
messaggio. Dice che dobbiamo tornare subito, è importante”
“Addio divertimento!” sbuffò Emmett
“Non dev’essere necessariamente così” dissi io, cercando di
dissipare il suo malcontento “Possiamo divertirci ancora”
“Chi arriva prima
dalle ragazze?” propose Emmett, di nuovo allegro
“Pronti” disse Jasper
“Partenza” continuò Emmett
“VIA!” gridai con un risata
Iniziammo a correre a velocità inaudita, tra sfottò e
battute varie, ma ben presto mi distaccai dai miei fratelli e scattai in testa,
ridendo.
“Ehi, ragazzi!! Siete mooolto indietro, sapete?” li derisi
“Fratello, ricordati chi è più forte tra noi!” gridò Emmett
“Io!” risposi, ridendo
Corsi ancora più veloce, fino ad arrivare ad una piccola
radura, dove avevamo parcheggiato la jeep di mio fratello. Lì, seduta sul cofano
della macchina, c’era Alice.
Dondolava i piedi avanti e indietro, mormorando una
canzoncina a bassa voce, e quando mi sentì arrivare si voltò con un sorriso.
Accanto a lei c’era l’altra mia sorella, Rosalie.
Mi fissò con uno sguardo divertito, scuotendo il capo.
“Quando vi deciderete a crescere?” chiese, mentre nella
radura sbucavano anche Emmett e Jasper “Avete cent’anni, e ancora continuate a
gareggiare come bambini”
“Ognuno ha l’età che si sente, Rose” ribattei con un sorriso
“E voi quanti anni vi sentite, cinque e mezzo?” chiese Alice
“Sei!” esclamò Emmett
“Sei e un quarto!” rispose Jasper
“E io sette da poco compiuti, se volete davvero saperlo”
dissi, orgoglioso
“Che mi tocca sentire!” esclamò Rose nascondendosi il viso
con una mano
“Allora, siccome avete interrotto una sacra battuta di
caccia al puma tra bambini, potremmo sapere il motivo che vi ha spinto a
infrangere questo momento sacro?” chiese Jasper
“C’è un proverbio che dice quando il marito caccia, la moglie taccia!” disse Emmett, mentre
Jasper annuiva
“Chiedo scusa?!” dissero furiose Rosalie e Alice, prendendo
per il collo i rispettivi mariti
“N-nulla, tesoro dolce” risposero loro.
“Così va meglio”
“Allora, cosa è successo?” chiesi, trattenendo le risa
“Ali ha avuto una visione, ma non me l’ha spiegata” disse
Rose guardando nostra sorella
Alice sorrise. “Dobbiamo tornare subito a casa”
“È successo qualcosa?” chiesi, tornando serio
“Nulla di grave” rispose lei, andando verso la macchina
“Carlisle è tornato”
“Ah...” sospirò Jasper, sollevato “Pensavo peggio...”
“Beh, ma allora possiamo restare ancora” disse Emmett
fissandomi “Ed mi deve ancora una rivincita”
“Ci sto, fratello” dissi con un ghigno “Prova a prendermi”
“E” continuò Alice ad alta voce “Ha portato con se qualcuno”
“Cosa?!” esclamammo tutti “Chi?! Quando!?! Perché?!?”
“Calma, calma” rispose lei salendo in macchina e affacciandosi
al finestrino “Si chiama Isabella, Bella per gli amici. È una vampira come noi,
e Carlisle l’ha presa in custodia a Volterra”
“Custodia?” chiese Rose “Che vuol dire?”
Alzò le spalle. “Non saprei. Per questo voglio tornare
subito a casa. Voglio conoscere la mia nuova sorellina”
Io e i ragazzi ci guardammo, poi salimmo in macchina –
Emmett al posto del guidatore, Rose al suo fianco, e io e Jasper ai lati di
Alice.
“Ho già avverto Esme, quindi sanno che stiamo arrivando” ci
informò Alice mentre Emmett metteva in moto “Le darà la stanza accanto alla
tua, Ed”
“Non ci sono problemi” risposi
“Che tipo è?” chiese Jasper
“Non saprei che poteri ha, ma posso dirti che è...
particolare” concluse Alice con un sorriso
“Cioè?” chiese Rose, curiosa
“È un tipo timido, riservato, in qualche modo” spiegò Alice
“Nutre un'avversione naturale per il sangue umano, e a quanto sembra i poteri mentali non
la influenzano. È una ragazza sui diciotto anni, capelli castani, tratti
dolci... è molto bella” aggiunse, fissandomi negli occhi
“E perché lo dici a me?” chiesi, confuso
Sbuffò sonoramente, incrociando le braccia.
“Edward, sei un
idiota!” pensò arrabbiata “Va’ a fare
i favori ai fratelli e guarda come si viene ricompensati!”
Sospirai sonoramente.
“Nient’altro?” chiese Jasper
“Oh, si” rispose lei, rivolgendo la sua attenzione al suo
compagno. Sorrise, allegra “Ha caratteristiche umane”
“In che senso?” domandai
“Dorme. Può piangere. Può arrossire” spiegò Alice
“Davvero?” esclamammo tutti, sorpresi. Lei annuì,
entusiasta.
Emmett rise di gusto, accelerando.
“Non so voi, ma sono proprio curioso di conoscerla!” esclamò
allegro.
“Anch’io” disse Rosalie “Spero proprio di andare d’accordo
con lei”
“Speriamo di non fare una magra figura di fronte a lei”
sospirai
“Oh, Ed, non fare il cinico!” sbuffò Alice “Vedrai che ci
faremo adorare!”
“È proprio per questo che mi preoccupo” risposi, con un
mezzo sorriso
Il resto del viaggio trascorse piacevolmente, tra
chiacchiere su questa nuova, misteriosa vampira, e proposte di sfide per la
nostra prossima battuta di caccia
“Speriamo che si trovi
a suo agio” pensava Jasper, che come ultimo arrivato, era colui che
comprendeva meglio il disagio di essere il “novellino” della famiglia
“Sono certa che
andremo d’accordo!” pensava invece Rosalie, entusiasta
“Chissà che carattere
avrà?” si domandava Emmett
Sorrisi, cercando di schermare l’ingresso dei loro pensieri
dalla mia mente.
Odiavo invadere la loro privacy, era una cosa sbagliata.
Sebbene fosse utile in alcune occasioni, per la maggior
parte del tempo il mio potere mi creava molti fastidi. Per esempio, e in molti
anni mi ero impegnato con tutto me stesso per trovarvi rimedio, c’era il
problema che sapevo tutto ciò che pensava la mia famiglia. Tutti loro non mi
avevano mai fatto pesare questa mia intrusione – involontaria, certo, ma comunque
sempre intrusione – nelle loro menti, limitandosi a rassicurarmi e a scherzarci
sopra, ma per molto tempo mi ero sentito un vandalo, un guardone, se vogliamo,
che spiava i suoi cari anche nell’unico posto che doveva essere il loro
rifugio inviolabile.
Ma grazie all’aiuto di Carlisle, ero riuscito a dominare il
mio potere. Ora potevo tranquillamente schermare la maggior parte dei loro
pensieri, anche se, a volte, non riuscivo a fermarli.
Un altro inconveniente veniva dalla scuola. Fingendo di
essere comuni adolescenti e frequentando il liceo, era inevitabile entrare in
contatto con gli esseri umani, e non era nelle mie capacità schermare ogni
mente. Mi limitavo a non prestare attenzione a nessuno, ma a lasciare che le
voci mi corressero dentro e si mischiassero, come il brusio di una sala
affollata; non prestavo attenzione a nulla, e se mai provassi il desiderio di
leggere in qualche mente che aveva catturato la mia attenzione, mi bastava
focalizzare l’attenzione su quella singola persona.
Ma questo capitava molto raramente. Di rado gli adolescenti
umani pensavano cose che io potessi trovare interessanti. Infondo, quella tappa
della crescita l’avevo superata da tempo.
Mi limitavo a riviverla soltanto. Per l’eternità.
Emmett imboccò il viale che conduceva a Villa Cullen, e io
mi destai dai miei pensieri.
“Oh, finalmente casa!” esclamò Rosalie “Ho davvero bisogno
di darmi una rinfrescata”
“Non c’è bisogno, Rose” le disse Emmett con un sorriso “Tu
sei sempre perfetta”
“Grazie” rispose lei con un sorriso dolce “Ma non credere
che basti solo questo per farti perdonare quella brutta battutaccia!” aggiunse,
incrociando le braccia al petto.
Ridacchiai mentre Emmett parcheggiava in garage, fissando
imbarazzato la strada di fronte a sé.
“Beh, forza e coraggio!” esclamò Alice “Andiamo a conoscere
Isabella!”
Sorrisi e scesi dall’auto, rimanendo impietrito.
Le mi narici furono investite da un profumo soave, intenso,
dolcissimo. Il profumo più buono che
avessi mai annusato.
Chiusi gli occhi e inspirai enormi quantità di quella
fragranza, sentendola scendere dentro i miei polmoni e colmarmi l’animo. Era un
profumo dolcissimo, talmente irresistibile che non l’avrei mai più scordato.
Tutto quello che volevo, ora, e forse per sempre, era
respirare quel essenza per l’eternità…
“Beh, ha davvero un odore invitante” disse Alice
Mi riscossi, aprendo gli occhi. I miei fratelli annusavano
l’aria come me, ma nei loro occhi c’era solamente la curiosità, più forte di
prima. Nei miei, invece, c’era totale adorazione.
E questo lo vidi nei pensieri di Alice, i quali occhi non mi
avevano abbandonato un istante.
Fece un sorrisetto malizioso e prese la mano a Jasper, in
silenzio.
Io, invece, mi sentivo morire per l’imbarazzo.
In quasi centodieci anni non mi ero mai comportato così.
Jasper si voltò verso di me con uno sguardo confuso. "Edward, va tutto bene?" mi chiese con la mente.
Annuii, tossicchiando, prima di voltarmi dall'altra arte per ritrovare
il mio autocontrollo; una volta calmato, mi avvicinai ai miei
fratelli, già arrivati alla porta di casa.
Rosalie posò una mano candida sulla maniglia e l’aprì con
gesto; il profumo ci colpì ancora, intensificato.
Nessuno venne ad accoglierci.
Di solito, quando tornavamo dalla caccia, Esme appariva
sempre di fronte a noi e ci domandava, come qualsiasi altra mamma, come fosse
andata, se ci eravamo divertiti, se avevamo avuto problemi e cose così. Per
cui, anche se sapevamo che probabilmente i nostri genitori sarebbero stati con
la nuova arrivata, la cosa ci sorprese alquanto.
Emmett aprì la bocca per chiamare qualcuno, ma Alice lo
ammonì con un’occhiata e si avviò verso il salone, stando attenta a non farsi sentire.
La seguimmo in silenzio.
“… povera piccola” sussurrò Esme mortificata
Ci affacciammo alla porta e gettammo uno sguardo al salotto:
Esme era seduta sul divano, e mani giunte in preghiera, sul cuore, e teneva lo
sguardo basso. I suoi occhi erano pieni di compassione.
Carlisle, invece, era in piedi davanti alla finestra, le
mani dietro la schiena. Dal riflesso della finestra, la sua espressione ci
apparve tesa e dolente.
“Carlisle” iniziò Esme, voltandosi verso di lui “Secondo te…
si troverà bene?”
Carlisle sospirò. “Cosa intendi, Esme?”
“Lo sai” rispose lei “Bella. Starà bene qui con noi?
Dopotutto, da quel che mi hai raccontato, non mi stupirei se volesse andarsene.
Noi siamo sette e lei è da sola, e magari avrà paura di noi. In fondo, cosa sa
della famiglia Cullen? Nulla. Non ci conosce, non sa se potrà fidarsi di noi.
Di te si, forse, perché l’hai salvata, ma di uno qualsiasi di noi altri?
Potrebbe anche decidere di andarsene dall’oggi al domani”
“No” sospirò Carlisle, con dolore “Non lo farà”
Si voltò verso la donna e la fissò straziato. “Anche se avrà
paura di noi, non se ne andrà. Anche se le faremo del male – cosa di cui dubito
– non lascerà questa casa”
“Perché?” chiese Alice, uscendo allo scoperto.
I nostri genitori alzarono lo sguardo.
“Ah” sospirò Carlisle “Siete tornati”
“Da quanto state origliando?” chiese Esme
“Da quando hai chiesto se si troverà bene con noi” rispose
Emmett sedendosi sulla poltrona
Rosalie e Alice si accomodarono ai lati di Esme,
interessate, mentre Jasper si sedette sul bracciolo accanto a sua moglie.
Io presi posto sulla poltrona di fronte a Carlisle,
fissandolo intensamente. Lui ricambiò lo sguardo, sbarrandomi però l’accesso ai suoi
ricordi.
“Aspetta” pensò “Vi dirò tutto”
Annuii, serio.
“Per favore, Carlisle, spiegaci” dissi
“Prima, però, rispondi alla domanda di Esme, per favore”
chiese Rosalie “Perché mai questa Isabella, anche se provasse il desiderio di
andarsene, non lo farebbe?”
“Perché” iniziò Carlisle “Aro le ha ordinato di restare con
noi”
Il silenzio calò su tutti noi, rimasti muti dinnanzi alle sue
parole.
“Aro?” chiesi io, dopo un momento “Non capisco. Mi hai
sempre parlato di lui e dei suoi fratelli con grande stima. Non riesco a
capacitarmi cosa abbia potuto fare per obbligarla a ubbidirgli. Oh, forse è una
sua subordinata?”
Carlisle sospirò pesantemente, poi si sedette sulla poltrona
di fronte alla mia.
“Allora, ragazzi, ascoltatemi bene” disse Carlisle
fissandoci uno per uno “Per favore, ve lo chiedo con il cuore in mano, dovete
fare tutto il possibile per aiutare Bella a integrarsi e a vivere”
“Carlisle, ti promettiamo tutto quello che vuoi, ma per
favore, non parlare per enigmi” esclamò Emmett, che ora iniziava a preoccuparsi
“Emmett, stai calmo” disse serafica Esme “Devi capire, la
situazione è difficile”
“Ascoltare, ragazzi” disse Carlisle riportando l’attenzione
su di lui “Quando sono stato chiamato da Aro, vi avevo detto che dovevo partire
perché i miei amici avevano fatto una scoperta sensazionale, unica nella nostra
storia, che dovevo assolutamente vedere. Beh, questa scoperta era Bella”
“Cosa?” chiese Jasper “Come scoperta? Che cosa vuol dire?”
“Bella è la figlia dell’ispettore Swan, lo ricordate?” ci
chiese Carlisle
“Si, è morto poco dopo il nostro arrivo” disse Alice in nome
di tutti “La moglie ha lasciato la città con la figlia, se ben ricordo”
“Con Isabella, per l’appunto” annuì Carlisle “Beh, la madre
si è risposata quando lei aveva diciotto anni, e per il viaggio di nozze sono
andati tutti in Italia. E lì, beh… lei è stata morsa”
“Da chi?” chiese Rosalie
“Da Jane. Su ordine di Aro, Caius e Marcus”
“Perché?” chiese Emmett “Potevo capire se avessero voluto
mangiarla, ma morderla…”
“Bella è particolare, e lo era anche quando era umana”
spiegò Carlisle “Su di lei, tanto per iniziare, non funzionano né funzionavano
i poteri mentali”
“Quindi io non posso leggerle la mente” chiarii
“Esattamente. Secondo, la sua trasformazione non durò tre
giorni, bensì sette”
“Sette?” chiese scioccata Rosalie “Ha trascorso sette giorni
in balia di quella tortura?”
Rabbrividimmo tutti quando Carlisle annuì. In ognuno di noi,
il ricordo del dolore della nostra trasformazione era il ricordo più nitido
della nostra vita umana.
“Inoltre” proseguì Carlisle “In lei, molte caratteristiche
umane non sono scomparse. È capace di arrossire, di piangere, e di dormire.
Proprio in questo momento sta riposando di sopra”
Alzammo lo sguardo verso il soffitto, all’unisono; non
riuscendo a percepire i suoi pensieri, non ero riuscito a capirlo da solo.
“Ma… in tutto questo, cosa c’è che non va?” chiese Alice “Mi
sembra che sia solo un tipetto molto interessante”
“Vedete, ragazzi, Bella ha delle capacità extra
incredibilmente grandi e potenti. Ma si rifiuta di usarle. Per questo…”
s’interruppe, la voce terribilmente addolorata “… per questo, l’hanno
torturata”
Impietrimmo.
“Cosa vuol dire?” chiese a mezza voce Alice “I vampiri non
possono essere torturati...”
Carlisle la fissò tormentato, mentre io riuscivo a
oltrepassare la barriera della sua mente, indebolita dal dolore di mio padre.
E li vidi.
Vidi Aro, Marcus e Caius parlargli di Isabella con gli occhi
scintillanti. Li vidi descrivere a Carlisle con entusiasmo i suoi poteri. Li sentii parlare delle terribili
torture a cui l’avevano sottoposta con felicità, come se le avessero fatto il
più bel regalo del mondo.
Un ringhio furioso mi uscii dal petto, mentre i miei occhi
si facevano neri per la rabbia.
Tutti si voltarono verso di me, spaventati, tranne Carlisle,
che mi fissava mortificato.
“Come hanno potuto?!” tuonai, furioso “Come hanno potuto
farle una cosa del genere, e poi narrarla come se fosse un aneddoto sul tempo?!
Sono disgustosi! Se li prendo…”
“Edward, ora calmati” mi intimò Esme “Ricordati che Bella
sta dormendo di sopra”
Chiusi gli occhi e mi risedetti, fumante di rabbia.
“Che cosa ha visto?” chiese Rose, impaurita e preoccupata
dalla mia reazione
“Beh, non voglio scendere nei dettagli” disse Carlisle “Ma
dovete sapere che l’hanno torturata in mille modi. Fuoco, ghiaccio,
elettricità, acqua. Violenze fisiche e mentali. La tenevano segregata in una
cella tutti il giorno, e l’unico motivo per cui la facevano uscire era per
torturarla”
Le ragazze si portarono una mano alla bocca, spaventate,
mentre i miei fratelli fissavano Carlisle allibiti. Io ringhiai nuovamente.
“Ma Bella… non ha mai
provata a… a scappare?” mormorò Emmett
“Una volta” disse Carlisle inespressivo “Due anni fa... E da
lì, ha iniziato a temere i suoi poteri, e a considerarsi un mostro”
Stavolta, anch’io lo fissai stupefatto.
“Non mi hanno detto come, ma era riuscita a scappare” spiegò
Carlisle “Era arrivata in città, ed era notte fonda. Non c’era nessuno perché
era inverno, perciò, gli hanno inviato contro un gran numero di guardie, che
non si sono fatti scrupoli ad attaccarla e a farle del male. E a quel punto,
beh… si è difesa”
“Cosa intendi per “difesa”?” chiese Jasper
“Isabella ha il potere di uccidere” disse Carlisle serio.
Raggelammo.
“Quasi una cinquantina di vampiri le era addosso, e lei era
terrorizzata, non sapeva che fare” iniziò Carlisle in sua difesa “E quando
alcuni di loro hanno cercato di… violarla… beh, si è difesa”
Ringhiai di nuovo, più forte.
“Ho parlato con una guardia che ha assistito alla scena”
disse Carlisle “Ha detto che i suoi occhi sono diventati scuri, poi il fuoco è
divampato in essi. E dopo un istante, le sette guardie che la bloccavano e
altri otto che si avvicinavano sono morti carbonizzati. Ha alzato la testa di
scatto e su quelli più vicini sono comparse gravi ustioni, o hanno alcuni loro arti
sono esplosi. E Isabella si è bloccata.
Ha detto che il suo sguardo si è spento, e che i suoi occhi
sono stati travolti dal terrore” proseguì Carlisle “Ha iniziato a piangere e si
è avvicinata a quelli feriti, tendendo una mano verso di loro, e li ha guariti tutti all’stante. Ma non
si è calmata” sospirò
“Si è lasciata ricondurre dentro senza fiatare, piangendo,
ed è stata severamente punita. Però, potete capire quanto fascino abbia
suscitato in Marcus, Caius e Aro questi nuovi poteri di Isabella. Da due anni a
questa parte l’hanno costretta a utilizzare questi suoi poteri su esseri umani,
su neonati e anche su vampiri rivali. E se si rifiutava, veniva punita
duramente. E lei si rifiutava ogni volta”
Fece una pausa.
“Come… faceva?” chiese Rosalie “Come faceva a trovare la
forza…?”
“Non voleva essere un mostro” rispose Carlisle “Me l’ha
detto lei”
“E invece l’hanno costretta ad esserlo” dissi io furioso
“Si… e c’è un’altra cosa che debbo dirvi” disse Carlisle
“Isabella non è mai venuta a contatto con altri vampiri, prima d’ora, che non
fossero i suoi carcerieri o le vittime a lei designate. Quindi, andateci piano
con lei. Soprattutto voi tre” aggiunse, fissando me, Emmett e Jasper
“Perché?” chiedemmo, fissandoci
“Bella non è… abituata… a contatti con l’altro sesso” spiegò
Carlisle “Non ha mai parlato con un maschio che non sia stato Aro, Caius o Marcus
prima di me, anche se loro l’hanno costretta a…”
L’ira divampò nelle mie vene, facendomi scattare.
“Cosa le hanno fatto?” sibilai
“Nulla” mi rassicurò
Carlisle “Hanno tentato, ma Bella si sa difendere”
“Ma perché i tre fratelli avrebbero dovuto… mandare dei
candidati da lei, se sapevano che era contraria?” chiese Alice
“Semplice” rispose Carlisle “Ed è anche il motivo principale
per cui la tenevano lì. Isabella è l’unica della nostra specie a poter avere
dei figli”
Impietrirono tutti, nuovamente. Io, invece, compresi
finalmente una cosa che Carlisle non avevano ancora detto.
“È per questo che la tenevano lì?” esclamai disgustato
“Volevano che… che procreasse… una sottospecie di vampiri potenziati… per
l’eternità?!”
I miei famigliari spostarono lo sguardo da me a Carlisle, ma
io non gli tolsi gli occhi di dosso.
Mio padre mi squadrò attentamente, poi, con lentezza
esasperante, annuì.
Un ringhio furioso nacque dal mio petto ed esplose per tutta
la casa, mentre con un pugno, scardinavo la porta del soggiorno.
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Capitolo 6 *** A beautiful angel - Edward and Bella's feeling ***
Bella vampire 5
Buonasera!
scusate tantissimo per il megasuperitardo con cui ho aggiornato, ma ho
avuto molto da fare! Volevo aggiornare Lunedì, ma il 7 in greco
e la festicciola di my cuosine mi hanno distratto un pochettino... :P
di bello c'è che mi sono arrivate tante bellissime nuove idee!!
E in più (questo dimostra la mia insanità mentale) questa
notte la nostra carissima Alice Cullen mi ha minacciato di morte atroce
se non aggiornavo entro questa sera! Di solito sogno Edward e Bella -
molto più lui da solo.... (e la curiosity è che questa
storia nasce da un sogno su di loro), per questo credo che il mio senso
di colpa nei vostri riguardi mi stia facendo impazzire... Non posso
farvi attendere così tanto, non si fa!!!
Comunque,
per le mie giuoie oggi vi regalo il fatidico incontro tra i due amanti
più teneri del mondo (immaginatevi Edward e Bella in qualsiasi
posa romantica, musichetta compresa).
Ma prima, come sempre, i ringraziamenti:
Wind: Ho
peccato di vanità, visto che prima mi sono vantata della
bellezza del mio capitolo, ma credo anche io che il racconto di
Carlisle sia uscito bene (E di nuovo mi faccio i complimenti da sola!
Me idiota totale!) Cmq, per il vulcano, c'è un'altra nostra
nuova Sorella (vedi giù) Helen Cullen, che vuole assistre alla
fine dei tre diavoli. lei porta i pasticcini, se interessa a qualcun
altro, noi ci organizzaremo!
Alyssa: Grazie!
Anche io trovo che i tre fratelli siano dei grandi, troppo simpatici
insieme! Ho un sacco di idee per il trio... eh eh eh! Grazie
tantissimissime per i complimenti, ed eccoti L'Incontro!
Fin: Grazie
per aver deciso di seguirmi per sempre, lo apprezzo moltissimo, dato
anche che è la mia prima ficcy! E grazie per i commenti! Se
avrai pazienza, Alice si darà un gran da fare.... (Nel sogno mi
ha suggerito 2/3 ideuzze diaboliche, degne di un diavoletto come lei!
EH eh!)
Only_a_Illusion: Cioè,
io sarei il tuo angelo! MA DOVREI ESSERE IO A INGINOCCHIARMI AL TUO
COSPETTO PER QUESTO COMPLIMENTO!!!!!! grazie, davvero, sono
onoratissima! Spero davvero di non deluderti!
Mylifeabeautifullie: Grazie, e sn contenta di averti tra noi!
Mimimiaotwiligh4 ever: Welcome
in our big crazy Family! Come già ho detto, stiamo cercando un
vulcano per i tre tizzi immondi... sono contenta che ti piaccia! E in
quanto a scrivere, mi viene naturale, ma prima di scrivere mi immagino
di essere i personaggi di cui parlo, e non scrivo prima di due o tre
settimane, anche meno, se è proprio una folgorazione,
perchè cambio e modifico in continuazione.... Tento di esprimere
i veri sentimenti dei protagonisti. Inoltre, per immaginare ho due
momenti: quando vado da qls parte, con Ipod a palla nelle orecchie
(senza musica nn campo, e lei mi inspira...) e la notte, prima di
addormentarmi, immersa nel buio... prova(te)
BloondyKamelot: Edward
arrabbiato è grande! Rileggendo i tratti in cui è
infuriato mi è spuntato il sorriso... è troppo dolce! Si
fa un sacco di problemi inutili, ma è dolce!
SmallFly: Cioè,
non ricevevo un commento così da... professoressa da una vita!
Grazzissime, lo adoro! Non ti preoccupare se non hai commentato
l'altro, sono contenta che però continui a seguirmi! grazie!
Bluking: Anche a te, Welcome in our big crazy Family! Sono davvero contenta che ti piaccia, grazie!
Hele91: Grazzissime!
Helen Cullen: Welcome
in our big crazy Family! Grazie per la recensione! Sono contenta che
hai apprezzato l'ironico e amorevole commento materno di Esme, sono
contenta. Voglio che Mamma Cullen abbia una parte importante, non
voglio che sia solo carta da parati... spero conntinuerai a seguirci! E
per i vulcano... prepara i pasticcini, io porto sandwich e sdraio!
Bella's pov
Aprii gli occhi di scatto, sedendomi contro la testata del
letto.
Sapevo che non potevo essermi immaginata quei ringhi. Una
volta va bene, due è casuale, ma tre…
Chiusi gli occhi tremando, aspettando di ricevere la mia
punizione per non essermi alzata subito, ma non arrivò.
Attesi cinque secondi prima di aprire gli occhi. Sapevo che
era stato tutto un sogno: non poteva essere successo davvero, sarebbe stato un
progetto irrealizzabile. La mia fantasia andava talmente alla deriva durante il
sonno, che al mio risveglio faceva terribilmente male scoprire che era stata
tutta un’illusione troppo vivida.
Sospirai, sempre ad occhi chiusi. Sapevo che di avere gli
occhi di Felix incollati addosso, ma per una volta, non mi sentivo trapassata
da parte a parte. Era tutto tranquillo.
“Va beh, meglio
alzarmi” pensai “Oggi dovrebbe venire
anche il signor Carlisle, meglio che mi prepari. Chissà se verrà anche Esme con
lui…”
Un momento. Come facevo a sapere di Esme?!
Nessuno mi aveva mai nominato i componenti della famiglia
Cullen, a parte Carlisle, e l’unico ad avermene parlato, e poi presentata, era
stato proprio lui, nel mio sogno!
Aprii gli occhi, entusiasta, e mi ritrovai nella camera che
Esme e Carlisle avevano gentilmente messo a mia disposizione.
Sorrisi, allegra, e mi gettai nuovamente tra le coltri del
letto, ridendo sommessamente. Abbracciai le coperte calde e fissai la finestra
con gli occhi pieni d’entusiasmo.
Era di nuovo notte.
Scansai le coperte e misi le ballerine. Mi avvicinai alla
finestra e alzai lo sguardo verso il cielo notturno: la volta di Forks non era
cambiata per niente, e anche ora il cielo era ricoperto di grandi nuvole che
volteggiavano pigramente in aria.
Una volta, da bambina, detestavo il cielo di Forks. Io e mia
madre ci venivamo ogni anno per la ricorrenza del funerale di mio padre, e ogni
volta pioveva. O era nuvolo.
Mi rendeva triste il fatto che piovesse, mi deprimeva, e
anche la costante assenza di sole mi faceva paura. Renèe, su questo
piano, mi somigliava. Anzi, forse era l’unica cosa che avevamo in comune.
Mi ripeteva spesso che io avevo preso il carattere di
Charlie, un po’ chiuso, un po’ distante, ma capace di affascinare. Invece, lei…
lei doveva fare mille pazzie, per apparire affascinante.
Posai la testa contro la finestra, improvvisamente triste.
Chissà come stava Renèe, in quel momento. E chissà come
stava Phil.
Scossi la testa e cacciai via quei pensieri. Non potevo
mostrarmi infelice in quella casa, non dopo tutto quello che Carlisle ed Esme
stavano facendo per me.
Mi avvicinai al letto e iniziai a rifarlo per bene. A casa,
ero sempre io a dovermi occupare delle faccende domestiche, quindi, realizzai,
avrei potuto farlo anche qui.
Sarebbe stato il mio modo di ringraziarli per tutto ciò che
facevano. Sarei stata a loro completa disposizione.
Qualcuno bussò delicatamente alla porta.
“Posso entrare, Bella?” mi chiese Esme con voce materna
“Certamente, Esme” chiesi, lusingata. Era la secondo persona
che mi chiedeva il permesso di entrare nella mia camera.
Esme aprì con calma la porta, ed entrò sorridendo.
“Bella, tesoro, ti abbiamo svegliato?” mi chiese con
dolcezza
“No, non preoccuparti, Esme” risposi, sorridendo. Il sorriso
mi veniva spontaneo, quando parlavo con lei.
“Dormito bene?” chiese, sistemando il cuscino
“Come un sasso” risposi “Grazie per l’ospitalità. Siete
davvero gentili”
“Di nulla, piccola, ora sei della famiglia” mi rispose
dandomi un buffetto sulla guancia “E a questo proposito, te la senti di
scendere? I ragazzi sono tornati, e vorrebbero conoscere la loro nuova sorellina”
Arrossii, in imbarazzo. “S-si, con piacere…” balbettai,
mettendomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Allora scendiamo” disse Esme prendendomi per mano
Edward's pov.
“Edward!” esclamò Esme scandalizzata “Calmati, caro! Non è
successo nulla!”
“Ma poteva succedere!” ringhiai, imbestialito “Come hanno
anche solo potuto pensare di costringerla a… a…”
Non trovavo le parole, tanto ero furioso e oltraggiato. Non
bastava che la costringessero a usare i suoi poteri con la violenza, la
tenessero prigioniera e la torturassero, volevano anche che passasse il resto
dei suoi giorni a far figli come se fossero pagnotte!
Era indecente!
“Edward, se non ti calmi potresti…” iniziò Esme
“Svegliarla? Troppo tardi” esclamò Alice fissando il
soffitto “Si è svegliata in questo preciso instante”
Alzammo tutti lo sguardo.
“Esme, meglio se vai a vedere come si sente” disse Carlisle
“Vedi se si è ripresa dal viaggio, e chiedile se se la sente di venire a
conoscere i suoi nuovi fratelli. Ricordati, non costringerla”
“Certamente” annuì Esme, scomparendo in direzione delle
scale
Mi sedetti sulla poltrona, sfinito. E confuso.
Non era da me quel comportamento. Certo, i metodi dei
Volturi erano disgustosi, da barbari, e si meritavano una lezione, ma non
riuscivo a capire. Come facevo a infuriarmi in quel modo solo per un racconto?
Agghiacciante, e crudele come noi mai, ma non era da me
perdere il controllo in quel modo. Io ero il tipo riflessivo di famiglia,
quello che sa sempre cosa fare e quando farla, con quali conseguenze. Quello
che rischia il meno possibile e che non si fa mai prendere dal panico. E
invece, per un racconto…
Esme era entrata nella camera di Bella, e da lì, una nuova
ondata di quella magnifica fragranza si propagò in tutta la casa, inondandomi
le narici come un fiume in piena.
Respirai a fondo quel profumo, che ebbe il prodigioso
effetto di calmarmi e farmi tornare lucido.
Era strano, ma da quando l’avevo annusato, anche non avendo
mai visto Isabella, avevo avvertito il bisogno, il dovere di proteggerla. Mi
aveva dato l’impressone che questa ragazza, sebbene la decantassero forte e
invincibile, fosse… fragile. Bisognosa di cure e protezione.
Come una rosa: pericolosa, ma terribilmente delicata.
Alice mi posò una mano sulla spalla, e la fissai.
“Mi fa… infuriare” mormorai “Come possono pensare di avere
qualche diritto su di lei… dopo quello che le hanno fatto….”
“L’aiuteremo” giurò lei “La faremo diventare una Cullen
sicura di sé, fiera di essere ciò che è. Non dovrà più temere nessuno, vedrai”
Le sorrisi. “Le andremo bene, secondo te?” chiesi
“Assolutamente!” annuì convinta “Tutti noi! Ma dovremo
starle vicino”
“Certamente”
“Eh, mi sa che la porta va sostituita” sospirò Emmett
grattandosi la testa “E forse anche il muro avrà bisogno di un’intonacata…”
Ci voltammo a fissare i resti della porta che avevo
scardinato. Il legno era diviso in due grossi pezzi, e c’erano molte schegge
tutto intorno. I cardini erano letteralmente salati via, e il muro si era
leggermente scheggiato.
Un danno minimo, in effetti.
“Scusatemi” dissi, mortificato “Ripagherò i danni”
“Oh, certo, con i tuoi
soldi” mi sbeffeggiò Jasper con un sorriso “E quanto ti costerà?”
“Pagherò la mano d’opera di Em” proposi sorridendo “Se farà
un buon lavoro, ovviamente”
“Cioè, stai insinuando che io non sia un bravo restauratore,
falegname, riparo-tutto-io?!” chiese lui
“No, sto dicendo che ci provi, ma non ci riesci” dissi
“Ehi, fratellino, cerchi rogne?” chiese Emmett divertito,
voltandosi verso di me
“Dove vuoi, quando vuoi” gli risposi ghignando “Tanto lo sai
che ti batto”
“Questo è tutto da vedere, moccioso”
“Ti ricordo che sono io il più grande tra noi due” dissi
“Non agli occhi degli altri, bambino, e nemmeno nella
corporatura” ribatté Emmett, acquattandosi “Sei pronto?”
“Vediamo se riesci a prendermi, fratellone” risposi,
posizionandomi di fronte a lui, pronto allo scontro
“Vedi, Bella, che ho ragione a dire che i miei figli sono
dei vandali?”
Ci voltammo verso le scale, sorpresi. Esme ci sorrideva,
seguita da un angelo.
Era l’essere più bello che avessi mai visto. Alta, dalla
pelle candida come la neve più pura, aveva i tratti di un angelo sceso dal
cielo per me. Il viso leggermente a cuore era stupendo, troneggiato da due
meravigliosi occhi neri, scuri come le piume di un corvo, e profondi come il
mare. Due piccole labbra carnose spiccavano in meraviglioso contrasto con la
carnagione pallida per il colore vermiglio.
Il semplice vestito blu notte, che si sposava divinamente
con la sua carnagione, le metteva in risalto le curve prospere, lasciandole
scoperte le lunghe e splendide gambe bianche e le braccia altrettanto
meravigliose.
Il suo profumo, più forte e buono che mai, mi entrava in
corpo raggiungendo la mia anima.
Si fermò accanto ad Esme, di fronte a noi, tenendo il capo
chino, in imbarazzo. Carlisle l’affiancò, posandole una mano sulla spalla e
sorridendole con gentilezza.
Poi ci fissò.
“Bene, ragazzi, questa è Isabella”
La nuova arrivata alzò lo sguardo e ci sorrise, in
imbarazzo.
Le sue guance si tinsero di un leggero rossore, facendola
apparire ancora più bella.
“Pia-piacere di conoscervi” mormorò, con una voce dolce e
limpida, musicale.
In quel momento, per la prima volta dopo quasi un secolo, il
mio cuore sembrò ricominciare a battere.
Bella's pov.
Stavamo scendendo le scale quando due voci maschili ci
giunsero chiare dal salone.
“Non agli occhi degli altri, bambino, e nemmeno nella
corporatura. Sei pronto?
“Vediamo se riesci a prendermi, fratellone”
“Vedi, Bella, che ho ragione a dire che i miei figli sono
dei vandali?” sospirò Esme finendo di scendere le scale.
Io mi voltai e fissai la scena che mi si parava davanti agli
occhi.
Carlisle era appoggiato allo stipite della porta di fianco
a una ragazza che era l’incarnazione della pura bellezza: alta, dal portamento
fiero di una principessa, aveva lunghi capelli biondo, leggeri e lisci, simili
a una colata di oro fuso sulle sue spalle. Il suo viso era di una bellezza
sconvolgente, forse il più bello che io avessi mai visto sulla faccia della
terra.
Al suo fianco c’era un ragazzo molto simile a lei.
Leggermente più basso, magrolino ma comunque muscoloso, come si notava anche da
sotto il maglione che portava, aveva i suoi stessi capelli biondo miele e la
stessa bellezza ultraterrena.
Osservava divertito i suoi altri due fratelli, che sentendo
la madre arrivare si erano voltati.
Quello più vicino era grande, grosso e muscoloso, con folti
ricci neri che gli cadevano attorno al viso perfetto. Mi fissava curioso, un
grande sorriso stampato sul volto, una mano posata su un fianco.
Accanto a lui, si materializzò in fretta un’elfa, muovendosi
quasi a passo di danza, tanto era leggiadra. Era piccola, aggraziata, con un
viso grazioso scolpito nella porcellana, e mi sorrideva estasiata. I suoi
capelli, neri e cortissimi, erano scompigliati ma sempre in maniera perfetta.
E l’ultimo era… perfetto.
Come tutti, mi studiava curioso, ma con una tale intensità
che mi sentii costretta ad abbassare lo sguardo. Ma i miei occhi registrarono
ogni dettaglio della sua fisionomia.
Sembrava molto più giovane di tutti gli altri, a dirla
tutta. Era smilzo, ma dalla camicia aperta si poteva intravedere una
muscolatura fatta e finita, scolpita nel marmo della sua pelle. Fasciate dai
jeans scuri, si poteva notare come le gambe fossero muscolose e atletiche,
disegnate da un Dio misericordioso che voleva mostrare al mondo la sua
magnificenza, riversandola in quella creatura.
E il viso era… sconvolgente.
Se tutti i Cullen era bellissimi, quasi ultraterreni, lui
era di gran lunga superiore a tutti loro.
Aveva capelli di un intenso color rosso ramato, bronzei, in
un certo senso ribelli come quelli della sorella, ma sempre acconciati in
maniera perfetta, con un ciuffo che gli ricadeva sulla fronte liscia, la linea
perfetta del naso dritta, le guancie perfette, le labbra perfette, e gli
occhi...
Meravigliosi. Di quello splendido color oro, liquidi, che
splendevano di luce propria, trasmettendomi una pace e una sicurezza che non
avevo mai avuto.
Carlisle mi posò una mano sulla spalla con un sorriso
gentile, e io ricambiai, totalmente in imbarazzo. Si voltò verso i suoi figli e
lo imitai.
“Bene, ragazzi, questa è Isabella” disse.
Alzai lo sguardo, non sapendo bene cosa dire, e arrossii
ancora di più.
I ragazzi mi fissavano sorridendo, i loro fantastici occhi
d’oro accesi dall’entusiasmo e dalla curiosità.
“Pia-piacere di conoscervi” mormorai, tentando di rompere
quel silenzio “Mi chiamo Isabella Swan, e sono davvero onorata di avere avuto
il privilegio di potervi conoscere”
Una risata simile al trillo di campane d’argento mi fece
voltare la testa verso il folletto. La vampira mi fissò con gli occhi
scintillanti, allegri, e un sorriso incantevole a trentadue denti. Mi si
avvicinò a passo di danza e si alzò sulle punte, baciandomi la guancia, e poi
mi abbracciò.
“Piacere di conoscerti, Bella!” esclamò allegra, separandosi
da me “Io sono Alice Cullen, e sono davvero felice di avere una persona tanto
particolare come sorella!”
“Oh, scusa se in questi ultimi anni io ho fatto da
tappezzeria” esclamò divertita la bionda mozzafiato, con un sorriso ammaliante.
Si fece avanti ondeggiando sinuosa e mi porse la mano con un sorriso gentile.
“Mi chiamo Rosalie Hale, piacere”
“Il piacere è tutto mio” dissi, sorridendole
“Beh, ora è il mio turno” sospirò il fratello più grande,
facendosi avanti “Io sono Emmett Cullen, piacere”
Gli strinsi la mano; aveva una stretta poderosa, e ridacchiò
davanti alla mia faccia sorpresa.
“Io, invece, sono Jasper Hale” disse il fratello biondo
facendosi avanti “Spero che ti troverai bene qui da noi. So che potrà essere
difficile, all’inizio. Siamo una famiglia piuttosto strana...”
“Perfetto, Jazz, già inizi a darle l’impressione sbagliata”
esclamò allegro l’ultimo dei Cullen. Aveva una voce seducente, morbida come il
velluto, ammaliante.
Si fece avanti sorridendo e mi tese una mano.
“Io sono Edward Cullen” si presentò con garbo “Mi dispiace.
I miei fratelli ti avranno dato sicuramente un’impressione sbagliata, ma non
temere, la punta di diamante qui sono io”
“Si, speraci!” gli risposero i suoi fratelli.
Sorrisi. “Al contrario, mi sembrate tutti davvero delle belle
persone”
Gli strinsi la mano, e una scarica elettrica si propagò
dalla nostra stretta lungo tutto il mio corpo.
Lo fissai sorpresa, arrossendo quando, anche lui incredulo,
incatenò il suo sguardo al mio.
“Beh, forza, vieni, Bella” esclamò Alice.
Mi prese per mano e mi accompagnò in salone, facendomi
sedere sul divano. Passando accanto ad Edward, riuscii a percepire con
chiarezza il suo profumo. Intenso, forte, gustoso... paradisiaco.
Gli altri si sedettero intorno a noi, accesi dalla
curiosità. Edward e Alice, invece, presero posto ai miei lati.
Notai che Edward, con la coda nell’occhio, mi studiava.
Arrossii e chinai il capo, non sapendo bene cosa dire.
Una risata fragorosa irruppe nell’aria, e mi voltai verso
Emmett, seduto accanto a Rosalie – se non sbaglio Carlisle mi aveva detto che
quei due erano sposati.
“Alice aveva ragione, sei proprio un tipetto interessante!”
esclamò, gentile
“Emmett!” lo sgridò Rosalie, dandogli una gomitata tra le
costole
“Scusa, non volevo offenderti” disse Emmett ammiccando “Solo,
sono davvero contento di conoscerti. Spero di non averti offeso”
“N-no no, non preoccuparti!” mi affrettai a dire, arrossendo
ancora di più “Non me la sono presa, anzi! Lo so che sono un pochino...
particolare”
“Non preoccuparti, Bella, anche qui ci sono dei casi
particolari” mi disse Alice posandomi una mano sul braccio
“Io, per esempio” proseguì, con un sorrisetto furbo “Sono
capace di vedere nel futuro. Ho delle visioni su quel che succederà”
“E spesso questo è un problema” sbuffò con dolcezza Edward,
guardando prima lei e poi me “Ti capiterà di ritrovartela spesso in camera
pronta per trascinarti in ogni sua piccola follia. Mi raccomando, stai attenta”
“S-si” balbettai, imbarazzata
Alice gli tirò un cuscino, che Edward schivò con
un’impressionante prontezza di riflessi.
“Siamo permalosi, malefico folletto?” scherzò Edward
“Non starlo a sentire” mi disse Alice incrociando le braccia
sul petto “È solamente invidioso”
“Non credo” ribatte lui. Si posò un dito sulla tempia e se
la picchiettò delicatamente, facendomi l’occhiolino “Anch’io ho una qualità
extra. Posso leggere nel pensiero”
“Riesci a leggere anche nel mio?” chiesi, curiosa
Mi fissò. “In verità, non ho ancora provato” ammise “Volevo
aspettare di avere il tuo permesso. Non mi piace violare la privacy degli
altri, se non ne sono costretto”
Mi sentii stranamente lusingata che si fosse comportato in
maniera tanto cavalleresca. Mi tornarono in mente le parole di Carlisle, e
risi.
“Allora è lui il gentleman di altri tempi, Carlisle?”
chiesi, rivolgendomi al dottore “Il figlio discreto che s’impegna con tutto se
stesso per non violare la privacy altrui?”
Risi, e Carlisle con me; gli altri ci fissarono incuriositi.
“Già, è lui” rispose Carlisle
“Ah, e così hai sparlato di noi con Bella, eh, paparino caro?”
chiese Alice
“No, anzi, vi a descritti come dei figli di cui andare
orgogliosi” mi affrettai a dire con un sorriso. Mi voltai nuovamente verso
Edward, e sorrisi. “Grazie per non averlo fatto. Sei stato molto cortese. Ma se
ora vuoi provare, hai campo aperto”
Sorrisi, e lui ricambiò, prima di assumere un’espressione
intensa e concentrarsi su di me. Mi fissò intensamente per il minuto
successivo.
Non riuscii a distogliere i miei occhi dai suoi, sebbene mi
sentissi osservata e imbarazzata; stranamente, non riuscivo a curarmi degli
altri. Esistevamo solamente io e lui.
Alla fine, Edward assunse un’espressione confusa e,
leggermente, frustrata, prima di ricomporsi e sorridermi di sghembo. Dio,
quant’era bello quel sorriso…
“Beh, a quanto sembra puoi stare tranquilla, Bella” disse
“La tua mente è inaccessibile, per me. Quindi, devi solo preoccuparti delle
assurde visioni di Alice e del potere di Jasper”
Mi voltai verso il fratello biondo, che mi sorrise
gentilmente.
“Io sono in grado di capace di percepire e influenzare le
emozioni delle persone accanto a me” spiegò
Annuii, serena. “Carlisle mi aveva parlato dei vostri
poteri” dissi, e poi mi voltai verso Emmett e Rosalie “E aveva anche aggiunto
che voi due, anche se non possedete qualità extra, primeggiate su di loro sia
per forza che per bellezza”
I due vampiri mi sorrisero, allegri.
“Non credo proprio” li prese in giro Edward “Sicuramente,
qui, io sono il più bello e più forte dei miei fratellini”
Gli lanciarono addosso di tutto: cuscini, fogli, libri e
penne, ma lui, con una risata cristallina, li schivò con la stessa facilità con
cui aveva evitato il cuscino di Alice.
“Edward!” lo rimproverò Esme “Non pensare di essere in
qualche modo superiore ai tuoi fratelli!”
“Non lo penso, lo so” disse Edward facendomi l’occhiolino
“Ok, fratellino, ora te la sei cercata” disse Emmett
alzandosi, facendo scrocchiare le nocche
“Preparati a una lezione” aggiunse Jasper, lo sguardo acceso
“Alt, fermi!” li bloccò Alice divertita “Prima di uccidervi
vediamo di sistemare la nostra nuova sorellina all’interno delle gerarchie
della nostra famiglia”
Mi studiò con un’espressione intensa, poi si voltò verso i
suoi genitori.
“Allora Carlisle, che cosa ne pensi?” chiese “Che ruolo può
impersonare la nostra Bella?”
“Ruolo?” chiesi, confusa
“Vedi, Bella, in città noi siamo conosciuti come i figli
adottivi dei signori Cullen” spiegò Rosalie “Io e Jasper, per esempio, fingiamo
di essere i gemelli Hale,
mentre Alice, Emmett e Edward si fingono fratelli”
“Ah” esclamai “Quindi, anch’io devo inventarmi un’identità
fittizia?”
“Esattamente” concordò Carlisle “Potresti per esempio,
essere una parente di Esme, trasferitasi presso di noi. O magari potresti
inventarti un cognome del tutto immaginario”
“Non potrebbe continuare a chiamarsi Swan?” suggerì Emmett
“In fondo, nessuno si ricorda bene la figlia di Charlie, e visto che non c’è
nessuno a poterla identificare…”
“No” esclamai, arrossendo di botto quando tutti si voltarono
verso di me “Cioè, scusa, Emmett, ma non mi sembra una buona idea. Vedete…” Il
mio sguardo si fece improvvisamente triste, e dovetti fare un respiro profondo
per calmarmi “Mia madre viene sempre qui per l’anniversario della morte di
Charlie, e ha alcune amiche qui a Forks con cui ancora si sente per telefono.
Se le raccontassero che è comparsa una ragazzina di nome Isabella Swan, si
precipiterebbe di corsa per vedere se si tratta di sua figlia scomparsa, cioè
di me, e la faccenda si complicherebbe sia per me che per voi…”
Alice mi posò una mano sul braccio e mi guardò con uno
sguardo addolorato. Tentai di sorridere.
All’improvviso, senti tutta la mia tristezza svanirmi dal
corpo, l’aria si fece leggera, e un senso di benessere e di pace mi invase
l’animo.
Mi voltai verso Jasper, che mi fissava intensamente.
“Questo è il tuo potere?” chiesi
Fece un mezzo sorriso. “Ti do fastidio?”
“No. Grazie” dissi riconoscente.
“Beh, allora bocciata Bella Swan” riprese Rosalie per
alleggerire la tensione “Altre proposte?”
“Allora… se a Esme non dispiace, potrei fingermi una sua
nipote acquisita, o qualcos’altro” suggerii timidamente
“Certo che non mi dispiace, ci mancherebbe!” esclamò Esme
felice “Potresti chiamarti Isabella White; quando ero umana avevo una cugina
che portava questo cognome. Ti va bene?”
“È perfetto!” esclamai, riconoscete “Grazie!”
“Bene, allora salutiamo Isabella Marie Swan White Cullen!”
esclamò euforica Alice balzando in piedi
“Sarà dura scriverlo su tutti i miei vestiti” mormorai
“Tranquilla, useremo un timbro speciale” ridacchiò Edward,
facendomi l’occhiolino. Sorrisi.
“Oh, a proposito di vestiti!” esclamò Alice scambiandosi
un’occhiata complice con Rosalie “Andiamo?”
“Dove?” chiese Emmett
“Non lo sai che puoi capire molto di una persona
semplicemente dal suo abbigliamento?” rispose Rosalie alzandosi con grazia.
Poi, lanciandomi un’occhiata entusiasta, sparirono verso le
scale dirette in camera mia.
“Che cosa stupida e infantile” sbuffò Edward incrociando le
braccia, posando la schiena alla spalliera del divano “Ti chiedo scusa al posto
loro”
“Non fa nulla” ribattei “ma credo che resteranno deluse…”
I ragazzi della famiglia Cullen mi fissarono confusi, e io
arrossii.
“Beh, ecco…” iniziai
“AAAAAAAAHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!
ORROREEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!!!!!”
Le voce scandalizzate di Alice e Rosalie anticiparono di
poco la loro ricomparsa in salotto; avevano il viso sconvolto, il corpo teso al
limite e gli occhi stralunati.
“Che vi è successo?” chiese Jasper preoccupato,
avvicinandosi ad Alice
Lei lo scansò e insieme alla sorella si parò di fronte a me,
gli occhi ancora assatanati.
“Bella, hai solamente due vestiti nell’armadio!” mi urlarono
in faccia “Come hai potuto permettere una cosa del genere?! È un insulto a
tutto il genere femminile!!”
“Beh… in verità…” mormorai, la faccia più rossa di un
pomodoro.
Una mano gentile, leggera come una piuma, si posò sulla mia
spalla. Edward fissò contrariato le sorelle, la fronte corrugata per il
disappunto.
“Insomma, non mi sembra che farle una scenata per una cosa
simile sia un comportamento degno di due ragazze mature” le rimproverò severo “Non
capite che così state mettendo in difficoltà Bella?”
Rosalie e Alice sospirarono pesantemente, poi mi guardarono.
“Ed ha ragione, perdonaci Bella” disse Rosalie
“Ma sai, vedere ridotto il tuo potenziale a…” Alice deglutì,
come se stesse mandando giù qualcosa di disgustoso “a due vestiti… beh, lasciamelo dire, mi ha fatto veramente orrore”
“Però a tutto c’è rimedio!” esclamò poi, divenendo l’anima
allegra della casa “Sapete che significa questo, vero?”
“Guai” sospirarono i tre ragazzi
“DOMANI SHOPPING!!” esclamarono allegre le due vampire,
fissandomi con una scintilla pericolosa negli occhi “Vedrai, ti faremo un
guardaroba con i fiocchi, sta tranquilla!”
“Cosa? Oh, no, no!” esclamai, attirando l’attenzione su di
me “Vi prego, non spendete soldi per me! Vedrete che saprò cavarmela! Troverò
una lavoretto e…”
La famiglia intera scoppiò a ridere. Carlisle mi fissò con
dolcezza.
“Isabella, te l’ho già detto” sospirò “Non dovrai spendere
un centesimo nella nostra famiglia. Non te lo permetteremo”
Mi sentii lusingata, e una lacrima di commozione mi scivolò
lungo la guancia. Chinai il capo e poi lo rialzai, sorridendo.
“Grazie. Vi prometto che farò di tutto per ripagarvi della
vostra gentilezza!”
I Cullen sbuffarono divertiti. Edward mi posò nuovamente una
mano sulla spalla e mi rivolse lo stesso sorriso di sghembo di prima.
“Bella, non devi fare proprio nulla per sdebitarti” disse
“Sei della famiglia”
Chinai il capo e sorrisi.
“Allora, domani farete una giornata di shopping” disse
Carlisle “Divertitevi”
“Mi raccomando, voi due, non tormentate troppo Bella”
aggiunse Esme con un sorriso
“Non temere, mamma, andremo anche noi con lei” le assicurò
Edward
“Così Alice e Rose non potranno utilizzarti come bambola per
tutto il giorno” disse Emmett con una risata
“Sai, le nostre mogli tendono a perdere un po’ la bussola
quando si tratta di vestiti” sospirò Jasper
“Grazie” dissi commossa “Dove volete andare?”
“Facile, a Seattle!” esclamò Rosalie “Port Angeles non offre
molte scelte”
“Bella, te la senti di andare, domani?” mi chiese Carlisle
accarezzandomi i capelli
“Uhm? Certo!” risposi “Perché fai una domanda del genere?”
Mi sorrise colpevole. “Perdonami, sei molto più forte di
quanto pensassi”
“Ah, ti riferisci alla sete!” esclamai, ridendo “Tranquillo,
Carlisle, posso resistere benissimo”
“Non hai avuto problemi all’aeroporto?” chiese Esme
Scossi la testa. “Sono certa di poter resistere. Vedete…”
chinai lo sguardo, in imbarazzo “Percepisco chiaramente gli odori degli umani,
ma… è passato talmente tanto tempo da quando, beh… ero in mezzo a loro che… non
riesco a pensare alla mia sete. Ho solamente una gran voglia di scoprire,
guardarmi in torno… non so se mi sono spiegata”
Edward rise. “Beh, complimenti! Hai un autocontrollo davvero
eccellente!” si volse verso Carlisle “Non temere, Carlisle, se mai ci saranno
problemi, l’aiuteremo noi”
“Giusto!” esclamarono i fratelli fissandomi allegri
“Allora, potresti venire con me a caccia la prossima
settimana, o anche prima, se ti va” propose Carlisle
“Certo, ne sarei onorata!” esclamai, raggiante.
Avevo davvero voglia di scoprire il mistero di quegli occhi
d’oro, ma soprattutto, volevo vedere Carlisle in azione, nei panni del
cacciatore. Mi sembrava davvero strano che una persona dolce e amorevole come
lui potesse interpretare il ruolo del cattivo.
“Posso unirmi a voi, Carlisle?” domandò educatamente Edward
“Naturalmente” rispose
“Non ti sei nutrito a sufficienza?” chiese preoccupata Esme
“Oh, no, è solo che è da tempo che non faccio una battuta di
caccia con Carlisle” rispose Edward serafico “Mi è un po’ mancato”
“Ed ecco che il freddo e solitario Eddino piccinino si
scioglie davanti alla potenza dell’amore paterno!” esclamò Emmett ridendo
Un attimo dopo, si ritrovò in fondo al corridoio, dolorante,
mentre Edward si sistemava il colletto della camicia con un’espressione
composta sul viso.
“Ed, questa volta le buschi!” esclamò Emmett, ritornando
“In questa famiglia i maschi pensano solamente a lottare”
sbuffò Rosalie
“Già. Mai un pensiero gentile per noi” aggiunse Alice
Sorrisi. Quella famiglia mi stava già entrando nel cuore.
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Capitolo 7 *** A tu per tu ***
Bella vampire 5
SCUSATEEEEEEEEEE!!!!!!!!! VI CHIEDO INFINITIVAMENTE PERDONO PER IL MIO RITARDO MEGAGALATTICO!!!!!!
non merito proprio di avere delle lettrici fedeli che mi aspettano e tollerano il mio ritardo. T__T Vi ringrazio!
Allora, prima di donarvi il capitolo dello shiopping sfrenato, vi
propongo un captoletto un po' tenero e puccioso sulla nostra coppietta
adorata (scusatemi, sto scrvendo un altro capitolo e sono entrata in
Emmett mode! Straparlo!)
spero che vi piaccia.
e ringraziamo:
Only_ a_Illusion: Grazi per l'angelo, non me lo merito proprio visto quanto vi faccio aspettare! In quanto allo shopping, aspetta e vedrai!!
Wind: Perfetto! Ti aspetto (aspettiamo) a braccia aperte!
Fin: Eh, si, ma lo
sappiamo che Edward è un tipo mooolto educato. Non si sarebbe
mai permesso di saltare addosso a Bella dopo quello che aveva detto
Carlisle... Non il primo giorno, comunque! E Alice... Beh, dico solo
che è riuscita a convincere Jasper (lo stsso Jazz che sta sempre
sulle sue) a... mettere sotto torchio Edward! Aspetta e leggerai!
BloondyKamelot: Grazie infinite per i complimenti!
Hele91: Grazie! Sono contenta che anche tu continui a seguirmi!
Bluking; Welcome in
ours big crazy family! Sono contenta che ti piaccia! E beh... aspettati
molte cse dai fratelli, ma soprattutto... dalle sorelle!
Sophie_95: Welcome in
ours big crazy Family! Sono lieta che ti sia piacitu. E su Jasper,
beh... che dire, è certamente affascinate. E, se ci si mette, sa
come far impazzire Edward peggio di Emmett! MA io non ho anticipato
niente... hi hi hi!
Helen Cullen: Si,
Helen, il mio nome è Marzia. Un po' strambo, vero? Comunque,
grazie per i complimenti, sono contenta che questa "nuova" versione dei
Cullen piaccia, a te come a tutti gli altri. Per il nostro progetto,
invece, ho la soluzione: siccome i Volturi non adranno mai a Sud
Italia (troppo sole), perchè non li invitiamo tutti in Islanda e
li gettiamo dentro un gaiser? Questo lo veo più lausibile, che
ne pensi?^^
Alyssia: sono davvero
onorata che ti piaccia il mio modo di scrivere, e soprattutto di fart
sognare! Per quanto riuarda i personaggi, cerco di metterci del mio,
mantendeoli sempre come mamma Meyer li ha fatti. E in quanto a Rosalie,
beh, forse è l'unica che ho stravolto parecchio, ma infondo, io
ho sempre sapuo che sotto quella maschera da vecchia arpia c'era una
ragazza fragile e indifesa... altrimenti come poteva sceglierse uno
spirito libero come Emmett?
SmallFly: Non ti
preoccupare della vena critica! Leggi, commenta e sii spietata! Me
lo merito per i ritardi con cui aggiorno! comunque, sono contenta che
ti piaccia. Per quanto riguarda lo shopping, abbi un po' di pazienza!
Sto modificando tante di quelle cose che a Bella è venuto un
esaurimento nervoso ed è crollata! Ma alle sue sorelle non
importa, la trascinano e la vestono anche se è svenuta...
dovresti vedere Edward quanto si sta arrabiamdo!^^
Mylifeabeautifullie: Lo so, mi piace che Em ed Eddy facciano cavolate come i mocciosi! Eppure, si vogliono molto bene.
Entrai in silenzio nel salone dopo essermi cambiato d’abito.
Emmett e Jasper stavano guardando distrattamente un
documentario in televisione, seduti sul divano, chiacchierando del più e del
meno durante la pubblicità, mentre Rose e Alice discutevano entusiaste sulle
tappe più importanti del viaggio di domani.
Osservandole, non potei trattenermi dal sospirare e scuotere
il capo: i loro pensieri erano tutti rivolti a Bella, a quello che avrebbero
potuto comprarle e a quello che meglio le si sarebbe addetto.
Alzai gli occhi verso il soffitto, verso la camera di Bella,
che era tornata a riposare. Poverina, chissà cos’avrebbe dovuto patire, domani!
“Edward, per favore, potresti venire un attimo in cucina?”
mi chiamò Esme
“Certamente”
Feci dietrofront e entrai in cucina, dove Esme stava finendo
di preparare una tazza di camomilla calda.
“Camomilla?” chiesi, un po’ sorpreso “Per chi è?”
“Bella” rispose lei, versando due cucchiaini di zucchero
nella tazza e girandola lentamente
“Perché, può berla senza trovarla disgustosa?” chiesi,
sinceramente curioso
“Carlisle è convinto di si” rispose Esme con dolcezza “Sai,
date le sue caratteristiche umane. Però, quand’era a Volterra, nessuno si è mai
premurato di fare questo genere di esperimenti”
“Mamma, non mi starai dicendo che lo volete fare voi?”
chiesi, incredulo. Non volevo pensare che Carlisle, il mio mentore e il mio
padre adottivo, volesse proseguire gli esperimenti di Aro, Caius e Marcus.
Esme si voltò in fretta e mi incenerì con un’occhiataccia
tanto velenosa da costringermi a indietreggiare. Anche mia madre, quando si
arrabbiava, era capace di apparire tremendamente spaventosa, persino peggio di
me.
“Non osare mai più
pensare una cosa del genere di tuo padre” pensò arrabbiata, senza smettere
di trapassarmi con quello sguardo di fuoco.
“Scusa, mamma” mormorai, davvero mortificato “Solo che… mi è
sembrato strano. So che Carlisle non si permetterebbe mai, ma… dopo il suo
racconto…”
Sentii la rabbia prendere il possesso nel mio corpo, e
strinsi le mani a pugno per non avere la tentazione di rompere qualcosa. Contai fino a dieci e poi riaprii gli occhi,
tornando normale.
Lo sguardo di Esme si era addolcito, tornando caldo e
benevolo come sempre.
“Hai ragione, piccolo mio, ma cerca di controllarti” disse Esme
dolcemente “Non vogliamo far pesare nulla a Bella, no? Quindi, tenta di
mantenere l’autocontrollo come tuo solito, e aspetta di essere solo e fuori
casa per scaricarti”
“Certamente” promisi, con un sorriso.
“Benissimo” disse Esme, e mi mise in mano la tazza “Ora, per
favore, puoi portarla a Bella?”
“Sicuro, ma se sta dormendo?” chiesi, incerto; avrei tanto
voluto vederla dormire, mi faceva uno strano effetto pensarla così.
“Posala sul comodino e esci in silenzio, caro” rispose Esme
“Altrimenti, prova a parlare un po’ con lei. Non abbiamo avuto il tempo di
dirle molto”
Sorrisi. In effetti, dopo la scoperta di Alice e Rosalie non
si era parlato d’altro che di moda, viaggi e programmi per domani. La povera
Bella aveva dovuto sorbirsi tre ore di congetture e piani per la sua imminente
trasformazione in una vampira “di alta classe”, come avevano detto quelle due
svampite delle mie sorelle, e alla fine, dopo essersi quasi addormentata sul
divano, Carlisle l’aveva costretta ad andare a riposare.
“D’accordo” dissi, ed Esme mi accarezzò la guancia prima di
andare verso il salone.
Mi avviai verso le scale a passo d’uomo. Quando fui davanti
la porta del salone, Alice alzò per un secondo la testa e mi fece l’occhiolino.
“È sveglia” mi
disse, prima di tornare alla sua conversazione
Salii le sale in silenzio, immerso nei miei pensieri.
Era strano come Isabella mi era apparsa così simile e così
diversa dalla Bella che avevo immaginato. Era sì fragile e delicata, ma non
avrei mai pensato che fosse anche tanto bella. Soprattutto quando, vinta dalla
timidezza e dall’imbarazzo, le sue gote si coloravano di un delizioso color
rosso… era incredibilmente graziosa.
E poi, la sua risata… ancora la sentivo riecheggiare
chiaramente nelle mie orecchie. Una musica celestiale, tanto meravigliosa da
sembrare quasi frutto dell’immaginazione.
Non mi sembrava vero di poter vivere a stretto contatto con
una creatura tanto magnifica.
Un momento… ma che vado a pensare?
Scossi il capo con un gesto veloce, tentando di farmi uscire
dalla testa certi pensieri, e mi fermai davanti alla sua porta.
Tenni la tazza con una mano e con l’altra, timidamente,
bussai piano.
“Avanti”. La sua voce era ancora più dolce di come mi era
sembrata.
Aprii cautamente la porta e infilai la testa dentro,
sorridendo.
La stanza era immersa nell’oscurità, e di sottofondo si
sentiva la pioggia cadere leggera sul prato. Isabella mi fissava curiosa, rannicchiata
con le ginocchia strette al petto all’angolino vicino la vetrata, i capelli
castani che sfioravano delicatamente il pavimento.
“Posso?” chiesi con garbo.
Le sue guance si colorarono di rosso.
“P-prego, Edward” disse
“Ti ho portato una camomilla, Esme dice che ti aiuterà a
dormire” dissi, chiudendomi la porta alle spalle.
Mi avvicinai al suo letto e ne feci il giro, per posare la
tazza sul comodino. Poi, lentamente, mi voltai verso Isabella, i cui occhi non
mi avevano abbandonato un momento.
Feci un mezzo sorriso, e le due guance passarono dal rosso
chiaro a uno più intenso.
“Posso restare a farti un po’ di compagnia?” chiesi
“Certamente!”esclamò in fretta
La raggiunsi e mi sedetti a gambe incrociate di
fronte a lei.
Di nuovo, come la prima volta, sentii un fremito nel mio
petto mentre fissavo la sua stupenda figura.
Bella's pov.
Non potevo credere alla che la mia fortuna potesse
aumentare, eppure fu così.
Dopo aver conosciuto i Cullen ed essere stata accettata con
entusiasmo da tutti loro, non chiedevo ne speravo in nient’altro. Perché
pretendere di più, dopo questo miracolo?
Invece, ecco che la mia fortuna mi aumentò di nuovo.
Ero seduta contro la vetrata, ammirando le gocce di pioggia
che ormai avevano iniziato a cadere, ascoltandone il suono attutito dall’erba,
quando qualcuno bussò delicatamente alla porta.
“Avanti” risposi, pensando fosse Alice che veniva ad
annunciarmi altri piani per il giorno dopo.
Invece, con mia somma sorpresa, ecco che dalla porta sbucò
la testa dell’essere più perfetto che avessi mai visto.
Nel buio della mia stanza, il suo viso pallido risplendeva
di luce, facendolo apparire ancora più bello e ultraterreno di quanto in realtà
già non fosse. Sentii la mia schiena venir percorsa da un brivido caldo, e
improvvisamente avvertii lo stomaco vuoto.
“Posso?” mi chiese, la voce più bella e musicale che avessi
mai sentito.
Inghiotti a vuoto, sentendo le mie guance imporporarsi.
“P-prego, Edward” balbettai, dandomi mentalmente dell’idiota
per tutta quella sceneggiata.
“Ti ho portato una camomilla, Esme dice che ti aiuterà a
dormire” mi disse, richiudendo la porta.
Si avvicinò a velocità umana verso di me, camminando con una
grazia e una leggerezza incredibili; posò la tazza sul mio comodino e si voltò
a fissarmi, incantandomi con quel suo sguardo magnetico.
Mi sorrise con quel suo sorrise speciale, e avvertii un
considerevole aumento della temperatura; se fossi stata umana, avrei rischiato
lo svenimento, o forse qualcosa di più.
“Posso restare a farti un po’ di compagnia?” domandò con
garbo
“Certamente!”esclamai in fretta, troppo in fretta.
Continuando a sorridermi, avanzò verso di me fino a sedersi
con grazia di fronte a me, senza che i suoi occhi si staccassero un attimo dal
mio viso.
Mi studiò attentamente per i due minuti successivi, prima di
ridacchiare sommessamente.
Lo fissai confusa.
“Scusa, non volevo offenderti” disse in risposta al mio
sguardo “Ma sai, la tua espressione… mi ha fatto ridere”
Sorrisi timidamente. “Non fa niente”
Continuò a studiarmi con occhi accessi dall’ilarità, prima
di sorridermi con più dolcezza.
“Non vorrei disturbarti… se sei stanca, posso sempre andarmene”
mormorò, la voce una carezza
“No, non preoccuparti” dissi “E che non riesco a dormire.
Sono leggermente agitata”
“Perché?” mi domandò, incuriosito
“Beh, sai… in verità, sono piuttosto su di giri. E
imbarazzata” ammisi, fissando la pioggia “Siete persone così gentili… mi sento
u po’ in imbarazzo a dormire mentre voi restate svegli”
Mi voltai sentendo la sua risata argentina irrompere
nell’aria.
“Scusa, è solo che.. beh, mi sempre un ragionamento
leggermente poco serio” rise, solare “Non devi preoccuparti per questo. È la
tua natura dormire, e non ce ne faremo mai un problema”
“Ma non è solo questo!” protestai, voltando il capo verso la
finestre; le sue parole mi avevano punto sul vivo, irritandomi perché la mia
mente era concorde con lui “Non riesco a capacitarmi della mia fortuna!”
Mi morsi la lingua, interrompendomi appena in tempo per non
lasciarmi scappare qualcosa di troppo.
“In che senso?” mi chiese
Scossi la testa, rifiutandomi di dirglielo. Con la coda
dell’occhio, lo visi alzare gli occhi al cielo.
“Per favore, Isabella” mi chiese, la voce ancora più dolce
“Potresti dirmelo?”
In un secondo, la mia volontà fece le valige e si dileguò
nella pioggia, lasciandomi alla mercé del mio pericoloso nemico.
Con un enorme sforzo, riuscii a non guardarlo negli occhi, e
scossi il capo. Stavolta non nascose il proprio malcontento, sbuffando.
“Sai, non avrei mai pensato che avrei rimpianto di non poter
leggere nella mente!” sbuffò, leggermente alterato “Ma credimi, darei non so
quanto per sapere cosa stai pensando adesso”
Non riuscii a trattenere un sorriso. “Ti dispiace non sapere
cosa sto pensando?” gli chiesi
“Adesso? Molto” sospirò, fissando la finestra “Non riesco a
capire cosa ti possa passare per la testa. È una cosa imbarazzante?”
“Molto” ammisi “Beh, ma forse, più che altro, è che non mi è
mai capitato di dover… esprimere i miei pensieri, le mie sensazioni, prima
d’ora”
Abbassai lo sguardo verso il prato, invisibile grazie alla
nebbia, mentre i ricordi dolorosi tornavano ad affollarmi la mente.
L’unica emozione che avevo ma mostrato, negli ultimi tre
anni, oltre al terrore allo stato puro, era il dolore. Costante,
forte,indimenticabile dolore. Ogni giorno, ogni minuto, ogni secondo della mia
vita, è intriso di dolore e terrore.
A fuoco, nella mia memoria…
…nella mia pelle.
Ero legata per i
polsi da numerose catene d’acciaio, incandescenti. I polsi, le braccia, le mani
mi sembravano andare a fuoco, e gridai.
Ma nessuno mi avrebbe aiutata, lo sapevo bene.
Di fronte a me, un
vampiro – giovane, dai capelli biondo grano, gli occhi rossi
sgranati – mi fissava terrorizzato, immobile; intorno a me, tre
vampiri brandivano marchi
infuocati, che mi premevano addosso con forza, lasciandomi brutte
bruciature su
tutto il corpo.
“PER FAVORE!!!!!” gridai
con le lacrime agli occhi “PER FAVORE, NON POSSO!!”
Le tre sagome mi osservarono
senza scomporsi.
Reclinai la testa indietro e
cacciai un urlo di dolore, mentre le guardie mi continuacano a martoriare il corpo.
Ero giunta al limite.
Ora il mio corpo non mi avrebbe obbedito più, erano troppe ore che ero in questo stato.
L’energia mi pervase il corpo. Chiusi gli occhi, e tentai disperatamente di rimandarla indietro, ma doveva
esplodere, altrimenti…
Senza che potessi
fermarmi, aprii gli occhi.
Il vampiro di fronte a
me cacciò un grido di dolore ed esplose, carbonizzato.
Le guardie si allonatanarono da me, mentre venivo liberata. Mi accasciai al suolo inerme, singhiozzando.
Aro, Marcus e Caius si avvicinarono, palesemente soddisfatti.
“Non era difficile,
vero, Bella?” mi domandò Aro
“Vi prego… non posso
farlo…” singhiozzai
“Per oggi basta” disse
Marcus “Adesso, curati”
Non ne avevo la forza, ne
la voglia. Mi meritavo quelle cicatrici, erano la prova del mio atto orribile…
Caius mi afferrò
brutalmente per i capelli, costringendomi ad alzare lo sguardo.
“Se non lo farai,
beh…” sibilò “Jane”
Jane si avvicinò e
indicò con gli occhi i soldati. Sgranai gli occhi, orripilata.
“No…”mormorai "Non poteve... sono vostri alleati.."
Caius fece un cenno, e
Jane si voltò.
“NO!” gridai.
Mi passai una mano sul
corpo e all’istante tutte le cicatrici scomparvero. Mi accasciai nuovamente a terra, priva di forze.
“Portatela dentro”
ordinò Marcus
Le guardie mi prensero
per le braccia e mi sollevarono di peso, iniziando a muoversi.
Era sempre così, ogni
giorno…
“Bella? Bella, non piangere!”
Due mani delicate mi sollevano di peso, e mi ritrovo a
singhiozzare sul petto di Edward.
“Ehi, è tutto ok” sussurrò, accarezzandomi i capelli “Guarda
che non è successo niente, sei al sicuro”
Mi rannicchiai contro il suo petto e tentai di fermare le
lacrime.
Edward mi abbracciò piano e mi cullò.
“Sc-scusa” mormorai, appena mi fui calmata.
Mi staccai da lui per tornare al mio posto, ma non me lo
permise. Sollevai lo sguardo e lo trovai a scrutarmi ansioso, un velo di
tormento negli occhi.
“Davvero, ora sto meglio” borbottai, arrossendo “Puoi anche
lasciarmi andare”
Titubante, sciolse l’abbraccio e lasciò che tornassi a
sedermi di fronte a lui. Poi, in un lampo, si alzò e tornò di fronte a me con
la tazza di camomilla in mano.
“Bevi” ordinò con dolcezza “Ti calmerà”
Accettai la tazza con mani tremanti, ed Edward non la lasciò
finche non si trovò esattamente sulle mie labbra. Lasciai che il liquido dolce,
ormai tiepido, mi scorresse in gola e mi rinfrescasse. Era tanto tempo che non
bevevo una camomilla: il suo sapore dolce, alterato anche dal miele, lo
percepivo più intenso e acuto, mentre il profumo mi solleticava il naso.
Non avrei mai immaginato che potesse mancarmi quel sapore,
così mi affrettai a berne un altro sorso ad occhi chiusi.
Quando li riaprii, trovai Edward che mi fissava sempre
preoccupato, ma con un espressione leggermente disgustata sul volto perfetto.
“Che cosa ti succede?” chiesi, posandomi la tazza in grembo
“Beh… mi fa un po’ senso” disse, fissando la tazza “Scusa,
ma non riesco a immaginare come possa fare a berla”
“Beh, il sapore non è cambiato” dissi “Lo percepisco solo
più forte. In compenso, mi piace ancora come una volta”
Mi sorrise gentilmente, prima di assumere un’espressione
dolente.
“Scusami, per prima” mormorò, dispiaciuto “Non volevo…
costringerti a ricordare… cose spiacevoli…”
La sua mano si chiuse a pugno per la tensione, ma
accorgendosi del mio sguardo, si affrettò a nasconderla dietro la schiena.
“Non fa nulla” mormorai con il capo chino “Per favore, non
scusarti. Non hai nulla da rimproverarti”
“Posso… posso chiederti una cosa, Isabella?” chiese,
titubante
“Certamente” risposi
“Potresti parlarmi del tuo periodo umano, per favore?”
domandò gentilmente “Ma, ti prego, fallo solo se te la senti”
Bevvi lentamente un altro sorso di camomilla, e poi gli
sorrisi timidamente.
“Cosa vuoi sapere?” chiesi
Lui sorrise, e riecco che le mie guance tornarono a tingersi
di rosso.
“Hai sempre vissuto con tua madre?” domandò
“Beh, si, dalla morte di mio padre” risposi “Con lei, e poi
anche con Philip. Il suo fidanzato, anche se ormai dovrebbe essere suo marito.
Sai, giocava a baseball, quando ero ancora umana…”
Per un’ora intera, parlai della mia vita con mia madre e
Philip a Edward. Gli raccontai della mia città Phoneix, di come Renèe aveva
conosciuto Philip, di come fossi io la responsabile della famiglia, di cose
futili, di cose importanti… insomma, parlai.
Ed Edward mi ascoltò senza mai interrompermi. La sua
espressione era curiosa, sinceramente interessato al racconto, e cambiava a
seconda della narrazione, tramutandosi in un sorriso o in una smorfia
preoccupata quando gli descrissi i molti guai che passavo a causa della mia
goffaggine – in realtà, quando gli dissi che da umana ero la classica
imbranata, fece una smorfia incredula, e dovetti assicurarglielo più volte
perché mi credesse.
Alla fine, dopo avergli narrato la celebrazione del
matrimonio di mia madre, mi appoggiai alla parete con un sospiro e chiusi gli
occhi.
“Grazie” mormorai poi
“Uhm? Per cosa?” chiese lui sorridendomi
“Per avermi distratto” sussurrai, le guance rosse “Per non
aver insistito, e per avermi permesso di annoiarti con le mie chiacchiere”
Il suo sorriso si allargò, diventando molto più dolce di
prima.
Lentamente, prese la mia mano tra le sue e iniziò a
disegnare sagome astratte con la punta del pollice sul dorso.
“Isabella” mormorò, fissandomi negli occhi “Non mi hai
annoiato, davvero, anzi, la tua vita è interessante. Sono felice che tu ti sia
voluta confidare con me”
Mi sorrise di sghembo, e io mi sentii morire.
“Ehm, allora… posso chiederti qualcosa io della tua
famiglia?” chiesi, titubante
“Cosa vuoi sapere?” domando lui, citando le mie parole
“Della tua vita da umano non ricordi quasi nulla, vero?”
“Come tutti” rispose, alzando le spalle “Mi ricordo di
essere nato nel 1901 a
Chicago. Non ricordo molto della mia infanzia, ricordo solo che non desideravo
altro che portare onore e gloria alla mia famiglia, e mia madre soprattutto.
Pensavo che il modo migliore per ottenere successo fosse quello di arruolarmi,
ma mia madre era un tipo molto protettivo, e tentava di farmi cambiare idea.
Forse ci sarei anche riuscito, se non mi fossi ammalato di spagnola a
diciassette anni. Fui ricoverato insieme a mia madre, anche lei gravemente
ammalata. Carlisle mi disse che mia madre morì qualche giorno dopo, e gli
chiese di salvarmi. E allora, beh… Carlisle mi ha morso”
Sorrise, e i suoi occhi si accesero. “Sai, Carlisle è stato
davvero buono con me. In un certo senso è davvero mio padre. Mi ha donato la
vita, si è preso sempre cura di me e ha sempre cercato di darmi il meglio. Lo
stimo molto”
Ridacchiai, sentendo le palpebre pesanti; la camomilla stava
facendo effetto.
Edward mi osservò curioso, e divertito davanti alla mia
espressione assonnata.
“Sai” mormorai, intontita “Carlisle ti vuole molto bene. Non
me l’ha detto chiaramente, ma lo si nota dai suoi occhi. Quando mi ha parlato
di te… ti ha descritto con lo sguardo acceso, tipico di un padre. È davvero
fiero di te”
Non seppi il perché – forse per merito della camomilla – ma
non riuscivo a mentigli. Certo, non è che io abbia mai saputo dire una bugia
come si deve, ma… sentivo che potevo fidarmi di lui. Gli potevo dire tutto.
Mi ritrovai a fissarlo con intensità, e lui ricambiò.
“Davvero?” disse, con una punta di orgoglio “E…”
“E?” lo incalzai
“E.. mi chiedevo…” mormorò, senza staccare gli occhi dai
miei, ricominciando a giocare con la mia mano
Incautamente, mi avvicinai a lui. Le mie palpebre si
facevano sempre più pesanti…
Non riuscii a dire neanche una parola che caddi addormentata
tra le sue braccia.
Edward's pov.
Ok, sapevo di essere davvero irresistibile, ma non credevo
che potessi far cadere ai miei piedi una vampira dalle fattezze angeliche!
Quando la vidi barcollare verso di me e poi cadere in
avanti, mi spaventai a morte.
Stesi le braccia e l’afferrai prima che toccasse il suolo,
chiamandola preoccupato per nome. Mi rilassai e sorrisi, sollevato, scuotendo
la testa.
“Ah, Bella!” mormorai, divertito.
La presi tra le braccia e me la posai in grembo. Bella,
inconsapevolmente, si voltò verso di me e posò la fronte sul mio petto.
Osservai rapito il suo viso, incantato da tanta
magnificenza: la pelle candida, le labbra rosse, l’espressione dolce. Dolce, ma
non c’era la benché minima traccia di tranquillità. Era tesa, all’erta, e anche
se stava riposando, era rigida, come pronta a scattare al minimo rumore.
Probabilmente, pensai, non aveva mai dormito come si deve
neanche a Volterra. Perché – oramai ne ero sicuro – la svegliavano e la
torturavano anche quando riposava.
La strinsi delicatamente a me, imponendomi di mantenere la
calma. Non volevo svegliarla.
Mi soffermai nuovamente sul suo volto.
Non avevo mai visto un vampiro dormire; era quasi un secolo
che non chiudevo occhio, e avrei dato non so cosa per poterlo fare, anche per
un minuto soltanto. Eppure, ecco il piccolo miracolo nella nostra realtà, e
dormiva tra le mie braccia.
“Edward? Bella?”
Mi voltai sentendo la voce di Alice. Mia sorella ci
raggiunse con passo felpato, sorridendo.
“Ecco... io... si è addormentata” spiegai, sentendomi in
qualche modo colpevole.
Alice sorrise. “È strano veder una di noi dormire sul serio”
“Già”
“È carina”
Non risposi, fissando nuovamente il suo volto.
“Eddy, guarda che
anche se non rispondi lo so che stai pensando”
“Credevo di essere io quello che legge nel pensiero”
sussurrai
“Ho parlato con Carlisle” mormorò “Voleva che passassi la
notte con Bella. Mi ha detto che spesso, quando dorme, ha incubi”
“Ci credo”
“Beh, però, visto che già ci sei tu, io qui sono di troppo”
concluse con un sorriso “Puoi restare tu?”
“Cos... oh, si, ma...”
“Grandioso” mi interruppe Alice “Ora vi lascio soli. Oh, e
Edward...”
“Si?”
“Mettila al letto” rispose Alice ammiccando “Starà più
comoda”
Detto ciò, se ne andò ridacchiando. Fissai a lungo la porta,
confuso, fino a che Bella, nel sonno, si strinse più a me.
“Mmm...” mormorò, prima di tornare a dormire.
Sorrisi, sollevandola e portandola al letto. La ressi con un
braccio mentre con l’altro disfacevo il letto. L’adagiai sul materasso e la
coprii bene con le coperte, dirigendomi verso la poltrona all’angolo.
Bella emise dei mugugni lamentosi, così mi riavvicinai a lei
e mi sedetti sul letto.
“Non aver paura” mormorai, accarezzandole la fronte.
Sentii l’impulso di abbracciarla e cullarla al mio petto. Mi
sdraiai accanto a lei e Bella, voltandosi, affondò il viso nel mio torace.
Sorrisi e le cinsi le spalle con un braccio.
La osservai dormire, incantato.
Nella mia mente, intanto, prendeva forma una melodia...
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Capitolo 8 *** Colori totem, shopping sfrenato e creps al cioccolato! ***
bella vampire 7
O__________o....
Oh MY GOLD! Cioè, nonostante sia in ritardo mostruoso e
meriterei di essere uccisa per quanto vi faccio asperttare, VOI MI
SEGUITE LO STESSO!?!?!?! MA COSA HO FATTO PER MERITARVI?!?!!
VI CHIEDO SCUSA!!!!! ho avuto
parecchi compiti in classe, e l'ispirazione mi è venuta.... per
i prssimi sette capitolo. questo mi è uscito a fatica, ma mi
piace molto.
praticamente in chiave
Comic/demenziale, vedremo la povera Bella alle prese con Rose, Ali, Em,
Ed, Jazz e... le creps al cioccolato!! ^^
Spero vi piaccia!
E i ringraziamenti vanno...:
MimiMiaotwilight4e: Graxixime
per i compliemti, e xkè mi continui a segui. Cerco di rendere
Edward e Bella più teneri che posso, ma al conltempo... devono
farsi diecimila problemi! Aspetta e vedrai...
Fin Fish :
Scusa per averti fatto prendere un colpo per il megasuperritardo, e
perchè non ho completato la frase di Ed... va bene che è
una EdXBella, ma devono ancora lavorare moooooooolto, prima di
dichiararsi (il ritorno del sadismo, MWAHAHAHA!!)
Only_a_Illusion, :
T_____T dire che sono commossa è un eufemismo! grazie per averi
definito un angelo, e grazie perchè apprezzi la mia stroia.
spero gradirai qst capitolo!!! w lo shoping!!!
Wind :
Bellissssssimo!!!!! Grazie per la recensione, e per le considerazioni
che hai fatto sul neo rapporto di Edward e Bella, o di Bella verso
Edward. Glie ne ho fatte passare troppe, lo so... ma con l'arcangelo
più incantevole come convivente come può la vita non
sorriderti?
Helen Cullen: GRAZIE!!! Io adoro Esme versione Mamma, è semplicemente meravigliosa! Ed Edward deve saccare tutto nel nome del suo amore. DEVE. Cmq, aspetto sempre numerosi altri fan del "Morte dei Volturi", e concordo. prima devono soffrire
Bluking:
Scusa, non voglio essere perfida! Cercherò di non fare
più errori del genere! Aspettò un commentoanche per
questo cap!
mylifeabeautifullie: Grazie! Aspetto un commy anche per qst! sn contenta che ti piace la storia
Tokiotwilighters:
Grazie!! ti adoro, spero che continuerai a seguirmi. Comunque, sia per
te che per le altre lettrici, Charlie è morto molto prima della
scomparsa di Bella, quando lei aveva tre anni. per questo la madre se
ne è andata; si è risposata quando Bella aveva 18 anni, e
durante il viaggio di notte (in cui c'era anche lei) in Italia, Jane
l'ha rapita.
spero sia più chiaro.
Railen: Welcome
in our ig crazy family!! scusa per il carattere picciono, ma h alcui
problemi... comunque, sono contenta che ti piaccia la storia, e
soprattutto le mie descrizioni - che penso siano scarsette e troppo
ripetitive (scusa, depressione mod on) Spero di sentirti presto!
Allora, in ultimo, mi scuso per eventuali gli errori di grammatica o di sintassi.
ringrazio chi l'ha solo letta e chi l'ha messa nei preferiti (o chi mi ha messo tra gli autori preferiti...)
credo che aggiornerò prima la prossima volta.
E ora, LO SHOPPING!!!!
“Insomma, fate piano!”
“Macché piano, siamo già in ritardo!”
“Alice, piantala di saltare sul letto! Così lo sfondi!”
“Ma se sono la più leggera della famiglia!”
“Ragazzi, ma si può sapere che cosa state facendo?”
“Le ragazze stanno svegliando Bella, Edward sta per
ucciderle e noi ce la ridiamo”
“Ah, ed Esme sta per dare manforte al figlio”
“Bella, sorgi e brilla! Dai, ci aspetta lo shopping!”
“Però, mi fa strano vederla dormire…”
“Insolito, direi…”
“Bella, scusa ma mi costringi ad usare le maniere forti. Una
mano?”
“Al tre. Uno, due… tre!”
Quel che ricordo dopo è solamente il freddo del pavimento
contro la mia faccia e le risate dei presenti.
“Ragazze, ma poveraccia!” esclamò Edward preoccupato “Siete perfide!”
S’inginocchiò al mio fianco e mi posò le mani sulle spalle,
un’espressione dispiaciuta e – anche se tentava di nasconderlo – divertita.
“Bella, tutto ok?”
“Uhm… più o meno…” borbottai, massaggiandosi la testa.
Vidi il ghigno sul suo volto tramutarsi in un sorriso. Si
accorse del mio sguardo e si coprì la bocca con la mano, alzandosi di scatto,
per nascondermi la sua risata. Gli altri non furono così educati.
“Accidenti, Bella! Hai fatto un bel volo!” esclamò Emmett
quando riuscì a ritrovare un po’ di serietà
“Grazie. Sono contenta che almeno il mio dolore ti, anzi, vi
abbia fatto ridere” risposi, la mente un po’ annebbiata
“Prenditela con le tue sorelle” ridacchiò Jasper “Noi
volevamo farti riposare ancora un po’”
“A cosa devo l’onore della sveglia?” chiesi, voltandomi
verso Alice e Rosalie.
Le due vampire mi guardarono con un sorriso a trentadue
denti, sedute comodamente sul mio letto.
“Ti sei scordata della giornata di shopping che ci attende,
sorellina?” domandò Rosalie
“Oggi non puoi poltrire! Dobbiamo impegnare anima e corpo
nel tuo look, nella tua immagine e nella tua anima per renderti una vera Cullen
coi fiocchi!” esclamò Alice balzando giù dal letto e avvicinandosi a passo di
danza.
Mi posò le mani sulle spalle e mi fissò orgogliosa. “Si,
sicuramente riusciremo a renderti ancora più bella di quanto già sei”
Arrossii, in completo imbarazzo. Lei rise e mi abbracciò
forte, poi si voltò battendo le mani.
“Beh, forza, andiamo a cambiarci!” disse “Lasciamo che Bella
si sistemi in pace, forza! Rosalie, hai…?”
“Si” rispose immediatamente Rosalie, tornando a guardarmi
“Bella, ti presto i miei abiti oggi”
“Cosa?! Ma Rosalie…” protestai
“Vorresti andare in giro con quell’orribile vestito nero?”
mi interruppe lei
Io mi zittii e chinai il capo. “No… ma non voglio disturbarti….”
“Nessun disturbo! Tra sorelle ci si aiuta!” disse Rosalie
cingendomi le spalle con un braccio candido “E poi, potrai sempre ricambiare il
favore”
Mi fece l’occhiolino e io risi.
“Ok, ora lasciate che Bella si prepari” disse Esme spingendo
i ragazzi fuori “Carlisle, tu non dovevi andare a lavoro? Finirà che farai
tardi, se non ti sbrighi”
“Già, il primo ritardo dopo secoli!” esclamò Jasper uscendo
“Chissà che scandalo”
“Si, una tragedia… io prendo la Mercedes, voi?” disse
Carlisle
“Edward ci presta la Volvo” rispose Rose
“Ehi, allora, avete fatto il pieno?” chiese Alice
“Si, lo sai che Edward perde la bussola se si trascura la
sua macchina… e già è un miracolo che ce la lasci usare!” disse Emmett
“Ciao, Bella, a stasera!” mi salutò Carlisle chiudendo la
porta dietro i suoi figli.
Osservai per qualche secondo il legno chiaro, il sorriso
dipinto sul volto.
“Che famiglia!” commentai, con dolcezza
“Eh, già, concordo” disse Edward alle mie spalle
“Ah!” girai, voltandomi di scatto, spaventata.
Lui mi osservò sorpreso, prima che il divertimento tornasse
padrone del suo viso, che quella mattina mi appariva ancora più bello.
“Scusa” disse, sinceramente dispiaciuto “Ti ho spaventato?”
“No… più che altro, pensavo che fossi uscito” risposi,
tornado a respirare regolarmente.
Riuscì a mascherare la sua risata con un colpo di tosse.
“Allora… pronta per lo shopping sfrenato?” chiese, tornado
composto
“Non tanto, a dire il vero” ammisi, sedendomi sul letto
“Spero che le tue sorelle non rimangano troppo deluse. Non mi entusiasma l’idea
delle compere imminenti”
“Non ti piace fare acquisti?” domandò
“Non mi è mai piaciuto, in effetti” risposi “Renèe mi doveva
sempre trascinare da bambina. E quando i vestiti hanno iniziato a fare colpo
su di me, beh… era troppo tardi”
“Mi dispiace” mormorò, addolorato “Ma sono certo che con le
mie sorelle ti rifarai degli anni persi! Sapessi quanti e quali piani hanno in
serbo per te…”
“Devo preoccuparmi?” chiesi
“Uhm… forse un pochino” concluse con un sorriso, dopo aver
finto di pensarci su.
Si avvicinò e mi sfiorò la guancia con la punta delle dita
“Ma non temere” sussurrò “Ti proteggerò io”
Arrossii di punto in bianco, passando dal bianco a rosso
vermiglio acceso; Edward scoppiò a ridere, divertito. Sentii l’impulso di
tirargli qualcosa in faccia, ma il semplice fatto di averlo fatto ridere, di
essere la causa del suo buonumore mi fece sentire felice.
“Scusa, non volevo offenderti” disse tornado serio, ma senza
che l’ilarità svanisse dai suoi occhi
“Fa niente” risposi, raccogliendo le coperte dal pavimento
“E mi scuso anche da parte di Alice” aggiunse, aiutandomi “È
stata maleducata. Svegliarti così… bruscamente”
Lo guardai di soppiatto: sul suo viso, nonostante il tono severo, era spuntata l’ombra di un
sorriso.
“Non importa, davvero” dissi, iniziando a tirare su il
lenzuolo
“Beh, invece a me si. Dopotutto, ti eri tranquillizzata da
poco…” disse lui, alzando lo sguardo dalla coperta e fissandomi negli occhi.
“Tranquillizzata?” ripetei
“Beh, ecco… Stanotte non hai dormito bene” confessò infine
lui, preoccupato e imbarazzato “Quando ti sei addormentata, ti ho messa al
letto, ma appena mi sono allontanato hai iniziato a lamentarti, così sono
rimasto qui sperando che ti calmassi un pochino. Ti sei agitata a lungo, e poi,
beh… hai iniziato a piangere, chiamando tua madre per nome, e gridando qualcosa
del tipo “no, non posso”. Ti sei calmata solamente qualche ora fa”
Mi sedetti sul letto prendendomi il viso tra le mani. Neanche
in quella casa i miei incubi, la paura che provavo aveva smesso di darmi pace.
E così, addio buoni propositi di non far preoccupare i Cullen.
Le mani di Edward mi si chiusero gentilmente attorno alle
mie. Sollevai il capo e trovai il suo viso vicino al mio, l’espressione
affranta, gli occhi dorati colmi di dispiacere.
“Scusami” mormorò “Non volevo. Solo, beh, ecco… mi sono
preoccupato, stanotte. Eri davvero spaventata”
“Mi… mi capita spesso” mormorai, tirando sul col naso “Gli
incubi, intendo. Quando ero… in Italia, ne avevo uno ogni volta che dormivo”
sollevai lo sguardo fino a incrociare il suo, ancora mortificato “Non volevo
farti preoccupare, Edward, mi dispiace”
Mi fissò incredulo. “Tu sei quella che ha i problemi, e ti
preoccupi che io possa essere preoccupato per te” disse, stupefatto “Sei
incredibile!”
“Ehm… in senso buono o cattivo?” domandai
“Uhm… chi lo sa” rispose, sorridendo di sghembo “Solo il
tempo che lo dirà”
Arrossii ancora. Possibile che esistesse qualcuno al mondo
così perfetto? Così dannatamente attraente e affascinante? Un momento, ma che
vado a pensare! Edward è mio fratello, e poi, lo conosco da appena un giorno,
forse meno! Non posso pensare di poter ambire… ma che ambire! Edward è zona
proibita! Chiaro? P – R – O – I – B….
“Bella? Tutto bene?” chiese Edward sventolandomi una mano
davanti agli occhi
“Eh? Oh, si, assolutamente!” esclami arrossendo, balzando in
piedi.
“Beh, allora vai a cambiarti” disse Edward con un sorriso “I
vestiti sono sulla poltrona”
“Si, d’accordo…” dissi, andando a prenderli.
Gli abiti di Rosalie – tutti rigorosamente di marca –
consistevano in un paio di jeans non troppo attillati, una maglietta a maniche
lunghe lilla chiaro e un maglioncino a collo alto bianco, semitrasparente.
“Vado a cambiarmi”
“Ti aspetto qui” rispose Edward, che aveva finito di fare il
letto.
“Siete sicuri che...?” iniziai, ancora
“Si, Bella, non preoccuparti, entreremo tutti in macchina”
rispose ancora Emmett, spingendomi
con gentilezza verso la macchina “E comunque, non credo dovresti farti così
tanti problemi, sai? A Jasperino non dispiacerà portare Eddy sulle ginocchia.
Lo sai che ha una fissa per lui?”
“Ma non era sposato con Alice?” chiese Rose, già comodamente
seduta in macchina.
“Mah, col tempo si cambia... e poi ho il sospetto che sia un
po’ troppo strano il loro legame. Li osservo da tempo...”
“Siiiiii, Emmett” disse Edward arrivando “Adesso stai calmo,
che noi chiamiamo quei simpatici dottori che sono già venuti per te 6 o 7
volte...”
“Dai, che ti portano in quello splendido villaggio vacanze
con tutte le pareti bianche, e ti fanno indossare quel bell’abito stretto che
ti piace tanto!” concluse Jasper
“Vedi? Si completano anche le frasi a vicenda!” gongolò
Emmett con un sorriso
“Allora, tutti pronti?” ci richiamò all’ordine Alice,
entrando in garage con la sua solita grazia.
“Si, stiamo finendo di assegnare i posti, comandante” disse
Emmett mettendosi sull’attenti
“Bene, cadetto Em. Recluta Cullen, sul sedile posteriore.
Scattare!” esclamò Alice
“Un momento, rallenta i motori, malefico piccolo folletto”
la bloccò serafico Edward, posandole una mano sulla spalla “Cosa vorresti fare,
di preciso?”
“Ma sei cieco, Ed? Devo
guidare” replicò Alice divincolandosi. Gli agitò davanti al naso le chiavi
della macchina.
“Se non sbaglio questa è la mia macchina” disse Edward
“Perciò?”
“Perciò, macchina mia, guido io”
“Tecnicamente, la macchina l’ha comprata Carlisle, quindi è
sua” precisò Alice
“L’ha comprata per me”
“Ma con i suoi soldi”
“Va bene, rettifico. Macchina di Carlisle comprata per me, comunque guido io”
“Battibeccano in continuazione, ma si vogliono un gran bene,
sai?” mi spiegò Jasper sedendosi alla mia sinistra, per poi spostare lo sguardo
sui due
“Si vede molto” sorrisi timidamente
“Uf, d’accordo Cullen” sbuffò Alice mollando le chiavi nel
palmo del fratello “Ma te la lascio solo perché non voglio che qualcun altro
usi Jasper come seggiolino. Solo io sono autorizzata”
Aprì la portiera e si sedette piano sulle ginocchia del suo
compagno, che si affrettò a stringerle con amore le braccia intorno alla vita.
“Concordo” mormorò Jasper, baciandole la punta del naso.
Si contemplarono per un istante infinito. Nei loro occhi
c’era la totale adorazione che provavano l’uno verso l’altra.
Mi affrettai a distogliere lo sguardo dal loro improvviso
momento d’intimità. Chissà se un giorno anch’io avrei provato le stesse
emozioni di quei due...
“Probabilmente no”
disse una voce dentro di me
“Allora, Bella” esordì Rosalie, fissandomi con uno sguardo
vivace, distogliendomi dai miei pensieri “Ieri sera non abbiamo potuto parlare
molto, purtroppo...”
“Non abbiamo potuto parlare molto?!” ripeté Emmett allibito
“Rose, ma se l’avete stordita di chiacchiere per tre ore!”
“È pochissimo” disse Alice “Non puoi capire”
“Già. Per mia fortuna sono nato uomo” borbottò Emmett
“Dobbiamo approfondire il discorso” continuò Alice come se
niente fosse “Tanto, abbiamo un oretta abbondante di viaggio, è più che
sufficiente”
“Un’... oretta abbondante?” ripetei “Ma tra Seattle e Forks
ci sono 140 miglia!”
“Si, ma tu non sai ancora che Edward guida come se avesse
alle spalle l’intero corpo di polizia” sorrise Jasper “Di solito, per i viaggi
lunghi non scende al di sotto dei 200”
“E nessuno può dirgli nulla, visto che non si fa neanche in
tempo a inquadrargli la targa” sghignazzò Emmett
“Emmett è solo geloso perché non riesce a starmi dietro
neanche con i mezzi” disse Edward con un sorriso. Dallo specchietto mi fece
l’occhiolino
“Ehi, moccioso, non vantarti troppo” lo prese in giro Emmett
“Solo perché sei mingherlino e leggermente più veloce...”
“Io sono il re, ricordalo”
“Per piacere, lo sanno tutti che il re sono io” s’intromise Jasper
“Ceeeeeeerto!”
“Chiamerò la neuro anche per te, Jazz” disse Edward
“Lasciali perdere, Bella” disse Rosalie con una smorfia
“Come ti ho già detto, in questa casa i maschi pensano solo o a lottare o a
gareggiare. Mai a questioni veramente importanti”
“Tipo?” chiesi
“Ma Bella, sciocchina, è semplice!” esclamarono in coro “I
vestiti!”
I ragazzi sbuffarono, roteando gli occhi al cielo.
“Certo. Questo è il vero obbiettivo della vita di ogni
essere vivente” sbuffò Edward
“Come abbiamo potuto dimenticarlo...” disse Jasper scuotendo
la testa
“Silenzio” sibilò minacciosa Alice.
Si voltò di nuovo verso di me con il più dolce dei sorrisi.
“Allora, Bella, dicci di te” esclamò
“Ehm... cosa, di preciso?” chiesi, non capendo cosa
volessero dire
“Le cose importanti” disse Rosalie con un gesto della mano
“Tipo: da umana, quali erano i tuoi capi di abbigliamento preferiti?”
“Oppure, quale colore preferivi per i tuoi abiti?” aggiunse
Alice
“Quanti paia di scarpe avevi?”
“Quali tipi preferivi?”
“Che accessori ti piacevano?”
“E cosa...?”
“Ehi, ragazze, con calma!” esclamò Edward “Fatele rispondere
almeno a una domanda, insomma!”
“Scusa, Bella” dissero loro
“Dovreste scusarvi anche con noi. Ci avete assordato”
mormorarono Edward e Emmett
“Concordo, ma io sono seduto vicino alle due paz.. ehm, i
due geni della moda” mi sussurrò Jasper all’orecchio “Sai che mi fanno se lo
dico ad alta voce?”
Ridacchiai. Alice rivolse al marito un’occhiata infastidita,
poi tornò a fissarmi.
“Sai, Bella, vogliamo davvero aiutarti” disse con un sorriso
“Già” sospirò Rosalie “Vedere il tuo guardaroba ridotto
a.... a....”
“Già, a quel... quel....” balbettò Alice
Non terminarono la frase, e repressero un brivido.
“A tre vestiti?” suggerii io, arrossendo
Mi fissarono con uno sguardo talmente affranto che per un
istante temetti di averle offese.
“Povera, povera Bella, che cosa ti hanno fatto” singhiozzò
Rosalie abbracciandomi
“Come si può essere così crudeli...” esclamò Alice,
gettandomi le braccia la collo
“Già, è proprio terribile” commentò sarcastico Edward “Sono
proprio dei demoni, privi di buon gusto, oltretutto...”
“Beh, ma non ci sono problemi, no?” mormorai io da sotto i
corpi delle due vampire “Vi hanno dato la possibilità di crearmi un look da
vera Cullen dalle fondamenta, o sbaglio?”
“Cioè, Bella, tu ti sta offrendo volontariamente come cavia per queste due pazze psicopatiche
maniache della moda?” esclamarono allibiti Emmett, Jasper e Edward
“Ehm... se le può far felici....” mormorai, arrossendo,
insicura
“BELLA, TI ABBIAMO RICORDATO OGGI QUANTO TU SIA
DOLCISSIMA?!?!” urlarono in coro Alice e Rose, stritolandomi; dire che erano
euforiche era veramente troppo poco.
“Perfetto, addio orecchie!” si lamentò Emmett portandosi le
mani sulla testa “Perché dovete urlare così?”
“Perché Bella è una santa!”
“Fanno santo proprio chiunque, oggi...”
“Va bene, allora” iniziò Rosalie decisa
“Per creare il vero look giusto per te...” disse Alice
“... prima bisogna che tu...”
“... inizi a rispondere a una delle domande che ti abbiamo
fatto prima"
“Ehm, sono io, ho c’è davvero una strana fiamma nei vostri
occhi?” chiese Jasper indicandogliela
“No, la vedo anche io” risposi con un sorriso sforzato.
Chissà perché avevo la sensazione di essermi appena cacciata
in grossi, mastodontici guai.
“Prima domanda essenziale” esordì Alice “Che abiti preferivi
indossare prima che ti obbligassero a portare quel... coso, che definire osceno
è un eufemismo?”
“Ehm... niente in particolare” dissi dopo averci pensato su
“Jeans e magliette colorate andavano più che bene”
“COSA?! BELLA!!!!!” urlarono loro
Mi coprii le orecchie con le mani, improvvisamente
impaurita. Che avevo detto di sbagliato?
“Bella, ma non puoi davvero parlare sul serio!” esclamò
Rosalie
“Ehm... si invece” iniziai, cauta “Non ero un tipo che si
interessavamo molto alle mode... preferivo vestirmi comoda. Ma sempre in
maniera abbastanza elegante!” aggiunsi, temendo un altro urlo
“Eh, ci sarà parecchio lavoro da fare” sospirò sconsolata
Alice “Ma riusciremo a cambiarti, vedrai”
“Oddeo, avremo un’altra loro”
disse Edward divertito
“Tu fai silenzio, Edward! Sei l’ultimo che può parlare,
qui!” gli intimò Alice “Mi pare che ogni vota che ti porto a fare il cambio
d’abiti ne esci sempre meglio di come eri prima”
“Ti correggo, tu mi trascini
a comprare vestiti” disse Edward “E non solo mi fai subire quella tremenda
tortura, ma mi fai anche fare da facchino, autista, manichino e mi fai anche
pagare il conto”
“Non penserai che io possa fare una qualsiasi di quelle
cose, vero?” disse Alice “Io sono il genio creativo, non posso abbassarmi a
quei livelli”
“E io chi sarei, allora?”
“Un poveraccio senza il minimo gusto per l’abbigliamento e
senza...”
“Lasciali perdere, sono fatti così” disse Rosalie “Torniamo
a noi. Veramente tu non ti interessavi alle mode, da umana?”
Scossi la testa. “Avendo frequenti problemi di equilibrio e
poca coordinazione, diciamo che passavo la maggior parte del mio tempo stesa
per terra o in infermeria. Se avessi portato dei capi eleganti li avrei solo
consumati!” spiegai.
“Ma che umana eri, Bells?” mi chiese Emmett divertito
“Con la testa fra le nuvole e il corpo in ospedale” ammisi,
recitando le parole di mia madre “Ma diciamo che ero io la responsabile di casa”
“Eh?”
“Un giorno avremo l’occasione di esplorare i più reconditi
segreti del passato di Bella, ma ora abbiamo da fare” ci interruppe Rose
“Giusto. Mi spiace, Em, ma loro mi hanno prenotato per
prima” ridacchiai “Dunque, che altro vuoi sapere?”
“Qual era il tuo colore preferito, Bella?” mi chiese Alice,
tornando a concentrarsi su di me
“Uhm... per gli abbigliamenti non ne avevo proprio uno
preciso” iniziai “Mi vestivo secondo l’umore. Potevo passare dal giallo acceso
al nero in due giorni, così. Dipendeva sempre da come mi svegliavo”
“Nessun colore predominava il tuo guardaroba?” chiese Alice
“No. Ah, beh, forse il blu” risposi “Mia madre diceva che mi
stava bene”
“Uhm...” le due vampire mi fissarono attentamente
“Si!” esclamarono poi, con un sorriso “Sicuramente è una
blue lady!”
“Che cosa sarei?”
“Che cos’è lei?” chiesero i ragazzi
“Ragazzi, ma dove vivete?” chiesero loro
“Ehm, a Forks, nello stato di Washington, ricordate?” disse
Edward “I vostri fratelli, due incompetenti e uno bello come un dio...”
“Chiedo scusa, e dove sarebbe?” disse Rosalie
“Io qui vedo solo tre incapaci” aggiunse Alice
“Anche io sarei un’incapace, mostriciattolo?” domandò Jasper
con un sorriso
“Tu più di tutti, Jazz” rise Alice
“Ah, beh, grazie. Fa piacere sentirselo dire dall’amore
della propria esistenza…”
“Scusate, piccioncini, non per interrompervi, ma posso
sapere che cos’è Bella, di preciso?” disse Emmett
“Semplice, tesoro” rispose Rosalie “Bella è una blue lady,
cioè le tonalità di blu sono il suo colore”
“Continuo a non capire” disse Edward “Se state dicendo che
il blu le dona, è un dato di fatto. Non ci vedo motivo di ricamarci tanto
sopra”
Arrossii per il complimento.
“Vedi, Edward, non capisci la poesia, la sublime arte della
moda” sospirò sconsolata Alice “Non è solo che il blu le dona, è proprio il suo
colore!”
“Non è la stessa cosa?” chiese Emmett
“Assolutamente no!” disse Rosalie, offesa “Tutti hanno un
colore che li rende più attraenti, che li dipinge agli occhi degli altri come
splendide visioni... Insomma, un colore totem!”
“Non si trova subito, ma quando si è raggiunto, il risultato
è eccezionale” spiegò sognate Alice “Ogni volta che indosserai quel colore ti
sentirai a tuo agio, nella più splendida delle forme, e non ti farai mai
problemi sul tuo abbigliamento. Ah, è una sensazione magica!”
“Forse tu confondi l’amore con la moda, Ali” disse Edward
“Quindi, il mio colore totem è il blu, giusto?” dissi
“Certamente, Bella!” esclamò Alice “Non vedi come dona alla
tua carnagione? Come ti rende più bella di quanto già sei?”
“Se lo dici tu…” balbettai, arrossendo
“E poi, si sposa divinamente con il colore delle tue guance,
quando arrossisci” aggiunse Rosalie
“G-grazie” risposi “E il vostro qual è?”
“Facilissimo!” rise Alice “Il mio è il rosso! Vivace come le
fiamme del fuoco!”
“Il mio è il lilla, delicato come un fiore” disse Rosalie
“E i nostri?” chiese Jasper
“Il tuo, mio caro, è sicuramente l’azzurro ghiaccio” disse
Alice
“Il tuo, Em, è il grigio perla, elegante come l’argento”
“E quello di Edward?” chiese Emmett
“Facile, il nero!” risposero in coro le due sorelle “Gli
mette in risalto la carnagione”
“Non per fare il critico, ma non abbiamo tutti la stessa
carnagione?” domandò Emmett
“Eh, caro, a volte sei proprio una delusione…” sospirò
bonariamente Rosalie
“Non ha tutti i torti, però” disse Jasper
“Non dire altro, Jasper” lo bloccò Edward “Non voglio
sorbirmi altre tre ore di chiacchiere inutili sulle tonalità della pelle dei
vampiri, non le sopporterei. Non mi interessa sapere se ho la pelle bianco
latte o bianco neve, è sicuramente l’ultimo dei miei problemi”
“Ma Eddino, come puoi non voler sapere se sei snow white o
light white?!” lo prese in giro Emmett “È vitale…”
“Beh, allora ringrazio di essere già morto”
“Ma come sei cinico, Eddy… Sei proprio una piaga!”
“Beh, certo, perché a te interessa, no?”
“Ehi, guardate!” esclamò Jasper, sicuramente per portare il
silenzio nella macchina “Siamo arrivati!”
Mi sporsi verso il finestrino di Rosalie, sorpresa.
Seattle si estendeva davanti a noi in tutto il suo
splendore. Gli imponenti edifici si stagliavano contro il cielo ombrato di soffici
nubi grigie, maestosi; le strade fremevano di vita, decine e decine di persone
sciamavano sui marciapiedi dirigendosi verso le loro mete, godendosi quello
splendido sabato mattina.
“È cambiata molto, Bella?” mi chiese dolcemente Rosalie,
toccandomi una spalla com gentilezza.
La fissai, per un attimo triste.
“No” mentii, fingendo un sorriso “è rimasta identica”
Mentre mi risiedevo al mio posto, notai che Edward mi
fissava con uno sguardo dispiaciuto.
*
“Forza, Bella, entriamo!” esclamò entusiasta Alice
“Qui… dentro?” balbettai, fissando quel mostruoso edificio
che mi si parava davanti.
Era una costruzione alta, di circa dieci o quindici piani,
moderna, con enormi vetrate che mettevano in mostra manichini vestiti con gli
ultimi capi alla moda, o mostravano tavolini dove molte persone sedevano e
sorseggiavano caffè caldi; di fronte a noi, un’enorme porta automatica,
troneggiata da un’insegna a caratteri cubitali che recitava “Welcome in Seattle Shopping Center”, si
apriva e si chiudeva incessantemente a causa del viavai di gente che entrava o
usciva del centro commerciale.
“Vedi altri centri commerciali, per caso?” mi disse Alice
“Su, forza, abbiamo tanto da fare!”
“Ali, non credi che forse dovremmo iniziare da qualcosa di
meno, ecco, eccessivo?” disse Edward “Sembra che Bella non sia abituata a
questo”
“Ma cosa dici! Vedrai che lo adorerà!” esclamò lei “Forza,
entriamo, Bella!”
E, imitata subito da Rosalie, mi prese sottobraccio e mi
trascinò a forza dentro.
“Povera Bella” sospirò Jasper divertito “Non sa cosa
l’aspetta”
“Oltretutto, si è anche offerta volontariamente come cavia”
mormorò lugubre Emmett “Che dici, Ed, le andiamo a prendere dei crisantemi da
posare sulla sua tomba?”
“Invece di pensare a prepararle la messa funebre potremo
darle una mano a sopravvivere” ribatté aspro Edward “Forza, seguiamole!”
Intanto, Alice e Rosalie si erano fermate al centro della
piazzetta – con tanto di fontana – del centro.
“Benissimo” esclamarono in coro “Per cominciare,
sicuramente, bisogna dirigersi… da quella parte!”
E, da brave sorelle che si rispettino, indicarono due
direzioni opposte.
“Faremo tardi, stasera” commentò Jasper
“Bella, cosa vuoi che ti faccia scrivere sulla lapide?” mi
chiese Emmett, solenne.
Edward gli diede un pugno sul braccio, trapassandolo con uno
sguardo.
“Cosa?! Di là?! Non la vorrai portare in quel negozietto di
stracci, vero, sorellina?!” esclamò Rose
“Perché, tu la vuoi portare da quello stilista sconosciuto
che fa abiti che anche i barboni si rifiutano di indossare!” replicò Alice
“CHE COSA?! ALICE, HAI MAI PROVATO A TOGLIERTI QUELLO STRATO
DI POLVERE CHE HAI SUGLI OCCHI?!”
“E TU HAI MAI PROVATO A
SFOGLIARE UNA RIVISTA DI MODA, IN QUESTI ANNI?!?”
“Ehm, ragazze, non c’è bisogno di litigare” dissi io “Posso
benissimo seguirvi in tutti e due i negozi”
“Grazie, ma i negozi non sono solo due!” esclamò Rosalie
senza smettere di squadrare in cagnesco la sorella
“E questa è una questione di primaria importanza!” aggiunse
Alice
“Dammi retta, Bella, è meglio se ti allontani” mi disse
Emmett facendomi far un passo indietro “La faccenda potrebbe farsi pericolosa
da qui a poco…”
“Molto, molto poco” sottolineò Jasper
“Facciamo ancora in tempo a scappare” mi sussurrò
all’orecchio Edward “Fammi solo andare a prendere la macchina”
Arrossii, e mi sembrò che il mio cuore mancasse un battito;
troppo, troppo vicino.
Ma non era ancora così vicino quanto io
voless…………..
Sgranai gli occhi, sbalordita dai miei stessi pensieri, e
scossi la testa.
“Isabella Swan, ma sei
diventata matta tutta insieme?!?!” mi rimproverai mentalmente
“Ma certo, c’è un’unica soluzione!” esclamarono le due
“Bella!”
E con un balzò mi accerchiarono, spingendo via i fratelli.
Per mia grande, immensa fortuna le due Cullen mi vennero in
soccorso inconsapevolmente. Ma se da una parte la gratitudine che provai per
loro era così immensa che avrei volentieri sopportato le loro idee strane per
questo e molti anni a venire, la sensazione di essere in trappola si fece più
acuta una volta che incrociai i loro sguardi.
“Scegli!” ordinarono
“Cosa?” chiesi
“Dove vuoi andare per prima?” chiarirono in frettae
“Dove dico io…” iniziò Rosalie
“…O dove dico io?” chiese Alice
O cavolo. E ora che faccio?
Non potevo deludere nessuna delle due.
Rosalie mi studiava con sguardo altezzoso, infiammato da un
fuoco di bruciante determinazione, assolutamente decisa a farmi fare come
voleva lei, per di più prima di girare i negozi di Alice.
Come potevo dirle di no è sperare di restare in vita dopo, o
peggio, di offenderla a morte?
Non avrei potuto fare altro, avrei scelto Rosalie.
Ma dall’altra parte c’era Alice.
Lei mi fissava con una faccetta talmente dolce, talmente
adorabile che era impossibile dirle no.
I suoi occhi color ambra erano liquidi, in qualche modo
anche lucidi, come se dalla mia risposta dipendesse la sua vita. Si mordeva
teneramente il labbro inferiore, e appariva come una creatura fragile e
delicata, bisognosa di protezione assoluta.
Come potevo dirle di no e non frantumare quel suo dolce
cuoricino?
L’unica cosa da fare era scegliere Alice.
“Ragazze, non potete costringerla a scegliere tra le sue
sorelle” iniziò Edward, venendomi ancora una volta in soccorso. La mia
gratitudine nei suoi confronti cresceva sempre più…
“Taci Ed!” lo zittirono “Allora, Bella?”
“Destra…”
“…O sinistra?”
“Ehm…” iniziai, nella confusione più totale.
Destra o sinistra? Rosalie o Alice? Vita stroncata o eterno
rimorso?
Possibile che anche quando si trattava di fare shopping mi
cacciassi nei guai?
“Ehm… di là!” esclamai, colta da un’improvvisa
illuminazione.
Alzai il braccio e indicai i piani superiori.
“Uhm…” dissero loro, seguendo il mio sguardo, e soprattutto
soppesando la mia proposta.
“Si, di là va più che bene!” concordarono poi con un sorriso
“Non sapevamo che ti piacessero le marche italiane, Bella!”
si complimentò Rosalie “Hai buon gusto!”
“La roba italiana è fantastica, sai?” disse Alice “Troveremo
un sacco di cose…”
“Però, la piccola Bella ha superato una prova che anche i
più anziani di noi ritengono insuperabile” commentò Emmett “è una tosta!”
“Se supera questa giornata, come minimo dovremo innalzarle
un monumento all’onore” disse Jasper
“Ragazzi, dovreste smetterla di spaventarla” li rimproverò
Edward “Già ci pesano loro...”
Deglutii, leggermente preoccupata.
Ma i volti raggianti delle due vampire mi facevano provare
una gioia strana, piacevole. Ero contenta di farle felici.
“Vedrai, Bella, sarai fiera di noi!” disse Rosalie “Allora,
iniziamo da... qui!”
E mi trascinò nel primo negozio alla nostra destra, seguita
a ruota da Alice.
Non feci in tempo neanche a leggere l’insegna che mi si parò
davanti uno spettacolo a dir poco agghiacciante: un enorme negozio ben
illuminato, accogliente, caloroso, e con un’inquietante numero di capi che aspettavano
solamente di essere provati.
Ma la parte spaventosa fu la totale euforia che pervase da
capo a piedi Alice e Rosalie. Mi fissarono per un secondo con un sorriso
preoccupante sul volto, prima di trascinarmi dentro.
“Benvenute, signorine” ci salutò una commessa con un sorriso
gentile “Posso esservi utile?”
“Buongiorno!” rispose Alice con un sorriso “Grazie per
l’offerta, ma per adesso preferiamo pensarci da sole. Nostra sorella ha bisogno
di un consulto fraterno”
“Certamente”
“Avanti, Bella, iniziamo!” esclamò Alice “Visto che ci ha
detto che preferisci jeans e magliette, dirti...”
“... Di iniziare d quelli” completò Rosalie.
E in un nanosecondo si divisero, lasciandomi davanti ai
camerini.
Le osservai andare in giro per tutto il negozio,
l’entusiasmo dipinto sul volto, prendendo ogni capo che stuzzicava la loro
fantasia.
“Ah, guarda! Questo ti starà un amore!”
“Ma guarda che carino questo top! È perfetto per te!”
“I pantaloni, i pantaloni! Quelli s’intoneranno al maglione
che ho appena trovato!”
“No, questa gonna! È incredibilmente graziosa!”
“Ah, bello questo!”
“Perché, quest’altro?”
E questi furono solo i primi commenti di una lunga sfilza.
Le commesse, poi, non provarono neanche a fermarle: un po’
perché avevano capito che queste due strane e meravigliose ragazze non avrebbero
badato a spese, e un po’ perchè erano troppo intente a fissare stralunate i tre
fratelli Cullen.
Emmett, Jasper e Edward fissavano le sorelle scotendo la
testa, chiaramente impotenti. A un certo punto, Edward si voltò verso di me e
mo sorrise, colpevole.
“Scusa” mormorò, ma riuscii a sentirlo benissimo
Scossi la testa e gli sorrisi.
“Ehi, ragazzi, fate il favore, reggete un attimo questi!”
Le ragazze non attesero un secondo, e seppellirono i tre
sotto una vera montagna di vestiti.
Sgranai gli occhi, correndo poi a soccorrerli.
“Ragazzi, state... bene?” chiesi, cercando di vedere al di
là della montagna di abiti che reggeva Edward
“Rosalie, tesoro, ti prego, dimmi che in mezzo a questi
vestiti ci sono dei pesi in ferro!” supplicò Emmett cercando di tirarsi su
“Come potrebbe esserci pesi in un negozio di vestiti!” lo
rimproverò Rosalie
“Cioè, tutti questi sono solo vestiti?!” chiese Jasper
“Cosa?!” gridai, arrossendo subito dopo “Ma ragazze, siete
impazzite?! Tuta questa roba solo...”
“Per nostra sorella questo e altro” chiarirono subito loro
“Vieni, iniziamo a provare qualcosa!”
“Ragazze, e noi come li raggiungiamo i camerini con quattro
metri di stoffa che ci oscurano la visuale?” chiese Emmett affaticato
“Uf, bambini!” sbuffò Alice “Forza, seguite le indicazioni!”
Mi prese per mano e ci condusse ai camerini, dicendo
pigramente “Sinistra”, “Destra” o “Attenti agli scaffali” quando serviva.
“Forza, allora, prima le magliette” disse Rosalie
Si avvicinò al cumulo retto da Jasper e estrasse cinque o
sei paia di maglie, di diversi colori e modelli.
“Beh, però, visto che ci siamo, potremmo provare già a fare
qualche accostamento…” propose meditabonda Alice “Jazz, tienimi un secondo la
borsa, per favore”
“Si, con la mia mano libera” rispose lui “Amore, non so se
hai notato che ho le mani un po’ occupate, al momento”
“Ok, ok, la reggerò io!” sbuffò Alice prendendo jeans, gonne
e pantaloni vari “Certo che voi maschi sapete solo lamentarvi…”
“Senti, mostriciattolo, perché non tieni tu i vestiti e noi
vi critichiamo in tutto?” esclamò Edward leggermente alterato “Potreste anche
dirci grazie per la fatica che stiamo facendo…”
“Ah, perché voi volete che Bella vada in giro con quei due abiti che si
ritrova, vero?” ribattè lei acida “Ma che razza di fratelli siete?”
I tre ammutolirono, imbarazzati.
“Non vi preoccupat…” iniziai, ma Alice e Rosalie mi spinsero
dentro a un camerino
“Allora, Bella, lascia fare a noi!” esclamarono con un
sorriso.
Alice mi fece alzare le braccia e mi sfilò gentilmente i
vestiti, per permettere a Rosalie di infilarmi una maglietta a collo
alto color
rosso fuoco, abbinata a un pantalone in tessuto pesante color nero
seppia.
Poi mi presero per mano e mi spinsero fuori.
“Che ve ne pare?” chiesero allegre ai fratelli
Io arrossi, imbarazzata.
“E come facciamo a vederla?” chiese Emmett
“Posate i vestiti sulle sedie, no?”
I tre, a fatica, obbedirono, e poi si voltarono a fissarmi.
“Carina!” commentò Emmett con una strizzatine d’occhio
“Molto trasgressiva, Bells!”
“Emmett!” lo sgridò Edward con un ringhio d’avvertimento
“Che cosa c’è? È vero!” si giustificò lui “Bella mi è
sembrata un tipo più acqua e sapone, però le sta bene anche questo tipo di
look!”
“Potresti provare a dirlo con un po’ più di garbo” sibilò
Edward
“Secondo me ci vorrebbe una cintura” propose Jasper “Nera,
con una fibbia d’oro”
“Grande idea, fratello!” si congratulò Rosalie, correndo a
cercarne una “Ne ho vista una simile proprio cinque secondi fa…”
“Beh, questo si compra” sentenziò Alice “Via con un altro
capo!”
Mi spinse di nuovo dentro con una risata e mi passò altri
vestiti, stavolta una minigonna di jeans (che mi sembrò molto più mini che
gonna, ma non osai controbattere) e una maglia color verde chiaro, sbracciata
ma con il collo alto.
“Così è più semplice?” chiese, una volta che mi costrinse a
riuscire dal camerino
“Direi molto più consona alla sua personalità” disse Jasper
“E anche lei si sente meglio, direi”
Mi ricordai che Jasper poteva percepire le mie emozioni; che
bella cosa avere un fratello che riuscisse a capire che sei agitata e convincesse sua moglie
ad andarci più piano!
Gli sorrisi riconoscente, e lui alzò le spalle con un
sorriso.
“Ti stanno bene i colori pastello, Bells” disse Rosalie
tornando con la cinta, posandola poi sul primo capi accettato, che Alice aveva
accuratamente piegato e riposto su una sedia.
“Vedi, Eddy, che avevo ragione a dire che Bella era acqua e
sapone?” gongolò Emmett
"Bella, tu ti senti a tua agio?" mi chiese Edward cortese
"Si..." mormorai
Sorrise. "Non aver paura di dire che non ti piace, va bene?"
"Ed, ma la vuoi morta?" chiese Emmett scioccato
"Certo che no!"
"Allora non ti rendi conto di quello che dici! Come puoi suggerirle di
dire di dire che non le piace qualcosa?! La spingi al suicidio!"
"Piantatela!"
“Forza, altro giro!” dissero le sue, per niente disturbate
Mi costrinsero a indossare di tutto e di più: jeans,
pantaloni, pinocchietto, gonne, minigonne, maglioni, maglioncini e top
attillati. Non si curavano proprio se mi sentissi in imbarazzo o meno,
l’importante era che mi aiutassero a costruire un guardaroba da sogno.
Molto spesso, Alice e Rosalie sceglievano gli abiti secondo
il proprio gusto personale; passavo quindi da un capo d’alta classe, raffinato
secondo i criteri di Rosalie, a uno sempre elegante ma più moderno e “comodo”
stile Alice.
Non provai neanche a fermarle. Erano talmente su di giri che
era già tanto si ricordassero dei mariti, e questo accadeva soprattutto quando
c’era da pagare il conto e portare le buste.
I tre ragazzi, invece, erano diventati critici di moda:
praticamente mi ritrovavo a sfilare davanti a loro ogni volta che le due
trovavano un nuovo abito, quindi diciamo ogni tre/quattro secondi (maledetta
velocità vampiresca!).
L’imbarazzo più totale mi pervadeva ogni volta che i loro
sguardi mi sfioravano, anche se loro facevano di tutto per non farmi vergognare;
si limitavano a un giudizio valutativo, cercando di non mettermi in imbarazzo.
Ehm, almeno non
troppo.
Emmett non poteva evitare di sghignazzare di fronte alle mie
espressioni impotenti e rassegnate; cercava di non esagerare, ma
contemporaneamente faceva delle battutine sui miei capi che spesso mettevano a
rischio la sua salute (quella mattina imparai che Rosalie aveva una forza
spaventosa: sempre assecondarla, se si teneva alla pelle!).
Jasper si comportava in maniera più equilibrata.
Si limitava a un giudizio critico, senza esagerare, ma
suggerendo a volte delle piccole varianti nel mio abbigliamento, come accessori
o scarpe; a quanto pare, avere per moglie una fanatica dello stile come Alice
dava i suoi frutti. E in qualsiasi caso, aveva anche lui uno certo gusto in
fatto di moda.
Edward, invece, era quello che più di tutti cercava di farmi
sentire a mio agio.
Si limitava a dei commenti gentili, sempre cortese ed educato.
Non mi fissava mai con sguardi indiscreti, ma spesso
strabuzzava gli occhi di fronte hai capi che le sue sorelle sceglievano per me.
E come dargli torto.
Io stessa ero perpetuamente in imbarazzo e ormai le guancie avevano assunto definitivamente la tonalità delle fiamme.
Benché fossero sempre attente a creare un look che mi
facesse sentire a mio agio, non potevano fare a meno di lasciarsi andare,
qualche volta; diciamo 7 volte su 10.
Non sapevano proprio frenarsi.
Correvano di qua e di là senza fermarsi un attimo,
trascinandomi avanti e indietro, suggerendomi accostamenti e colori “giusti per me”.
Io mi limitavo a fare da valigia, da modella e a
incoraggiarle con un sorriso. Sarò stata anche masochista, ma vederle felici,
rendermi conto che ero io la causa della loro allegria mi faceva sentire bene,
in pace con me stessa.
E questo comportava una grande dose di imbarazzo da parte
mia.
Comunque, c’era una persona, almeno, che cercava di limitare
le loro, ehm, idee leggermente fuori
dall’ordinario.
Edward era l’unico che riusciva a far ragionare le sue sorelle,
e di solito gli bastava uno sguardo accigliato e una semplice frase. Le
riportava all’ordine e le costringeva a comportarsi in maniera più “Consono
alla loro età”, come lo scimmiottava Emmett.
Gli ero davvero grata; era come avere uno splendido, galante,
angelico cavaliere senza macchia e senza paura che non esitava un secondo a
difendermi.
La mia gratitudine nei suoi confronti raggiunse dei livelli
mai visti prima.
“Allora, Bella, ti stai divertendo?” chiese Emmett sedendosi
accanto a me.
“S-si, abbastanza” risposi, finendo si allacciarmi una
scarpa elegante dal tacco esageratamente alto.
“Dalla tua faccia non avrei detto” sghignazzò, posando le
buste al suo fianco.
Finalmente avevamo abbandonato il reparto dei vestiti e
quello degli accessori (visitando non solo il centro commerciale, ma anche
tutta Main Streer) ci eravamo spostati sul campo delle scarpe.
Rosalie e Alice mi avevano trascinato lì dopo aver ordinato
– e non con garbo, ma come veri sergenti della marina americana – ai loro
mariti e a Edward di andare a posare le buste in macchina; non provai nemmeno a
contarle: avevo rinunciato quando ero arrivata a cinquanta.
Dopo il terzo
negozio!
Mi venivano i brividi pensando a quanto stessero spendendo.
Ma non feci nulla per bloccarli; dopo il primo negozio non ci pensavo
nemmeno.
Non dopo l'sperieza del primo....
“Bene, ecco il conto” disse con un enorme sorriso la
commessa
“Grazie” disse Alice prendendo lo scontrino “Jazz, Em,
rendete le buste. Edward, paga”
“Potresti chiederlo con gentilezza” replicò lui, tirando
fuori il portafoglio
Per un attimo sbirciai la cifra sul foglietto.
Sbiancai, mentre l’aria svaniva dai miei polmoni.
“Bella, ti senti bene?” chiese preoccupato Emmett, vedendomi
barcollare.
“Ma... ma... siete... im... pa... impa... impazziti?!” boccheggiai,
mentre Rose mi sosteneva “Quella... quella cifra è... è... esageratamente...
alta!”
Risero in coro, producendo un concerto di canti angelici.
“Bella, non ti preoccupare” rise Edward “Te l’abbiamo detto,
i soldi non sono un problema”
Si voltò verso la commessa e le porse la carta di credito.
Mi alzai e gli bloccai il braccio.
“Non se ne parla, Edward” dissi, metà tra il preoccupato e
il deciso
Mi sorrise con quel sorriso di sghembo che gli illuminava il
viso, e con la più morbida delle prese mi toccò la mano e mi fece lasciare il
suo polso.
“Non preoccuparti, Bella” mi assicurò “Non farti problemi”
“Ma...”
“Non ti preoccupare”
E io non mi preoccupai, troppo presa a perdermi nei suoi
occhi.
“Sopporti bene lo stress” si complimentò Jasper “Sai che Carlisle se
l’è filata dopo il quindicesimo negozio?”
“Non l’abbiamo più rivisto per due giorni” aggiunse Emmett
“Si era rinchiuso in ospedale”
Beato lui!, pensai
“Bene, Bella, ti piace questo paio?” chiese Rose ritornando
“Ehm... non sono abituata ai tacchi, ma sono molto eleganti”
risposi
“Beh, se non ti piacciono puoi sempre prestarle a me” rise
lei
“Visto che mi hai prestato i tuoi abiti è il minimo” risi
con lei
“Eddy dov’è?” chiese Emmett
“Parla con Alice” rispose Rosalie “Non temete, abbiamo
finito. Per le scarpe, s'intende”
“Mi sembrava strano” borbottò Jasper
“Mi dispiace costringervi a fare da facchini” mi scusai con
i ragazzi
“Non fa niente” rispose Jasper con un’alzatina di spalle
“Che cosa vuoi che siano sette chili di scarpe a testa per
tipi come noi” disse Emmett
Feci un verso strozzato.
“Complimenti, scemotti!” disse Rosalie scoccando uno
scappellotto in testa ai due
“Bella, finito?” chiese Alice
“Si” risposi “Possiamo andare”
“Pensiamo che sia il caso che andiate a posare anche questi,
adesso” disse Rosalie ai ragazzi
“Nah, possiamo ancora sopportare dieci o venti tonnllate di
scarpe” disse Emmett recuperando le buste “Continueremo”
“Forse non avete capito” spiegò Alice “Dobbiamo andare a
visitare altri negozi”
“Appunto” disse Jasper “Vi abbiamo seguito fino ad adesso,
verremo anche ora”
“Ragazzi, vi ordiniamo di sloggiare”
“Non ci penso proprio a lasciare la povera Bella nelle
vostre mani” disse deciso Edward “Io resterò qui”
“Ok, visto che siete proprio stupidi...” sospirarono loro “Se
non l’avete capito, la nostra prossima tappa è il negozio di intimo!”
Si può morire dall’imbarazzo?
Mi sarebbe capitao a breve. Il mio viso raggiunse una
tonalità talmente intensa di rosso che apparii quasi livida.
Mi voltai di scatto, imbarazzata, e pregai che la terra mi
inghiottisse all’istante, o che un fulmine mi colpisse in pieno.
La bocca dei ragazzi si aprì e si chiuse due volte, prima
che si voltassero con un’espressione terribilmente imbarazzata e si
affrettassero a dirigersi verso la machina quasi di corsa.
“Scsaci, Bella!” gridarono, allontanandosi
“Noi glie l’avevamo detto” dissero Alice e Rosalie, saccenti
Si voltarono verso di me con un enorme sorriso.
“Andiamo, Bella!”
Mi lasciai trascinare nel negozio di intimo più cool di
tutta Seattle, dove le mie sorelle si sbizzarrirono a scegliere i completi
normali e completi decisamente hard,
che giurai a me stessa di non indossare mai.
Nemmeno provai a protestare mentre mi sommergeano di quella
roba.
Pensavo solo alla reazione di Edward di cinque minuti fa.
E desideravo poter tornare indietro e bloccare quelle due
pazze delle mie sorelle.
Edward’s pov.
Dopo aver riacquistato con una certa difficoltà
l’autocontrollo, rallentai il passo e tornai a respirare.
Come avevano potuto gridare la loro prossima meta davanti a
noi?
Ma non avevano un minimo di pudore?
“La prossima volta...” sibilai ai ragazzi “Controllate le
vostre mogli”
“La prossima volta” ribbattè Emmett acido “Leggi nei
pensieri delle tue sorelle”
“Sono mie sorelle solo quando vi fa comodo”
“Non credo di essermi mai vergognato tanto” mormorò Jasper
“Non oso pensare cosa stia passando Bella, adesso”
“Oh, beh, io una mezza idea ce l’ho” disse Emmett con un
brivido “Rosalie non scherza, e forse oggi l’avrete capito”
“Neanche Alice ci va leggera” commentò Jasper
“Povera Bella!” esclamarono in coro
“Non lasciamola troppo da sola” dissi io, posando le buste
in macchina
“Edward, non vorrai...”
“... vedere che genere
di intimo voglia scegliere Bella, vero?” completarono i miei fratelli mentalmente,
stupefatti
“Cosa?! NO!” esclamai, in imbarazzo “MA COSA DITE!?”
Si scambiarono uno sguardo che non mi piacque per niente, ma
non aggiunsero altro.
“Bene, allora” esordì Emmett battemdo le mani “Giochiamo a tretris!”
Ci voltammo verso il portabagagli - glia strapieno - con una smorfia e in tre ci industriammo per sistemare al meglio le buste,
impresa alquanto ardua.
La mia mente era tutta rivolta a Bella.
Sperai che riuscisse a resistere fino al nostro ritorno.
Conoscevo bene quello di cui erano capaci le mie sorelle, soprattutto in...
quel campo dell’abbigliamento.
Tremende era un eufemismo!
E già l’avevano costretta a sopportare abbastanza, per oggi.
“Ehi, Ed” disse a un tratto Emmett “secondo te come si
troverà Bella, da noi?”
“Uhm?”
“Si, insomma... pensi che riuscirà ad adattarsi?” precisò
Ci pensai un attimo su.
“Credo di si...” risposi, piano “Ma avrà bisogno di tutto il
nostro aiuto”
Mi tornò in mente il suo pianto di quella notte. Era
terrorizzata, sottomessa, impotente; la sensazione di fragilità che emanava si
era moltiplicata.
L’avevo stretta a me e avevo fatto di tutto per calmarla, ma
era stata un’angoscia vederla così.
Era un dolore fisico per me osservarla in quello stato, senza
poterla aiutare in alcun modo.
“Credo che Carlisle abbia ragione” sospirai “Dobbiamo starle
vicino, farle capire cosa significa essere una famiglia” mi voltai verso Jasper
“Come abbiamo fatto con te, Jazz”
“Ricordo” sospirò Jasper appoggiandosi alla macchina “Ma
credo che Bella abbia... bisogno di molto di più”
“Cioè?” chiese Emmett
“L’abbiamo sentita tutti questa notte” spiegò Jasper “So che
per voi è stato atroce, ma con le mie capacità e stato ancora peggio. Per fortuna
però sono riuscito a calmarla”
“Grazie”. Ed ero grato davvero per averla aiutata.
“Aspetta a ringraziarmi” mi interruppe lui “Ho come il
sospetto che quelle emozioni siano solo la punta dell’iceberg. Penso che Bella
soffra molto, ma molto di più”
“E allora cosa facciamo?” domandò Emmett
“Quello che ha suggerito Edward, come saggiamente ha detto
Carlisle” disse Jasper “Stiamole vicino e facciamole vedere cosa significa far
parte di una famiglia”
Annuii, convinto.
Non avrei permesso che la vita di Bella fosse rovinata per
sempre.
Qualsiasi cosa le fosse successo, glie l’avrei fatto
scordare.
Io l’avrei fatto. A qualunque costo.
“Torniamo dalle ragazze” ordinai, deciso
I miei fratelli annuirono.
“Aspetta, Edward!”
“Alice?” domandammo, guardandoci intorno
“Chiudete gli occhi” ordinò
“Dove sei?” chiese Jasper
“Fate come vi ho detto!”
“Perché?” chiesi
“Devo posare le buste” disse con un tono ovvio
Mi affrettai ad aprire la porta, ad occhi ben sbarrati; per
quel giorno avevo fornito a mia sorella abbastanza elementi per prendermi in
giro a vita.
“Molto bravi” disse lei chiudendo il portabagagli “Ora puoi
chiudere”
“Bella?” domandò Emmett
“Con Rose, davanti al Cheveux
Parfaits, il nuovo parrucchiere” rispose lei
“Non le vorrete tagliare i capelli, vero?” chiese Emmett
“Ne ha già subite tante, oggi” dissi io
“No, non lo faremo...” assicurò lei
“... per ora”
concluse nel pensiero
“Non osare, Alice” la minacciai
“D’accordo” promise con un sorriso “Eccole là! Rose! Bella!”
E corse allegra verso di loro.
“Posato tutto?” chiese Rosalie
“Fatto!”
“Grazie” disse Bella. Alzò lo sguardo verso di noi “A tutti
voi”
E ci sorrise dolcemente.
Avvertii un altro battito nel mio petto.
E sapevo che sarei potuto morire, pur di difendere quel
sorriso.
Bella’s pov.
"Allora, siamo tornati!" esclamò Alice
aggrappandosi al mio braccio "Sono solo le quattro del pomeriggio, e
non abbiamo fatto neanche la metà delle cose che avevamo in
programma!"
"Dobbiamo darci una mossa!" agginse Rose
“Andiamo, ci sono ancora molti negozi da visitare!”
esclamarono Rose e Alice mettendosi in marcia
“E noi dove le mettiamo altre buste?!” chiesero Jasper ed
Emmett, seguendole “Abbiamo bisogno di una pausa! Abbiamo dei diritti!”
“Rivolgetevi al sindacato!”
“Vado a vedere se
riesco a convincerle a fare una pausa” mi disse Edward con un sorriso, prima di
raggiungere senza sforzo le sorelle.
Mi fermai ad osservarli divertita; era una scena così
carina... Si vedeva lontano un miglio che quei quattro erano davvero uniti.
Chissà se anch’io sarei entrata a far parte dei Cullen come loro, senza dovermi
sentire fuoriposto in ogni momento, senza sentirmi di troppo. Loro facevano di
tutto per farmi sentire a mio agio, eppure c’era quella sensazione di distanza,
di isolamento che mi faceva sentire sola. Abbandonata.
Come in quel momento.
Sollevai il capo e mi guardai attorno, preoccupata. I
ragazzi erano spariti tra la folla. Fui presa dal panico, e iniziai a corre tra
le persone in preda all’angoscia.
Avevo paura di restare sola.
Corsi senza meta, impaurita, evitando il contatto con
persone o cose. Non riuscivo a pensare lucidamente, la paura era la totale
padrona del mio corpo.
“Ahio!” disse poi una voce davanti a me “Sta attenta!”
“M-mi scusi” balbettai, fermandomi ad aiutare una ragazza
che era caduta “Non l’ho vista...”
“No, non si preoccupi, è stata colpa nostra” disse un’altra
ragazza, non molto alta, con occhi e capelli scuri.
La ragazza che avevo preso in pieno, invece, aveva la pelle
chiara, folti capelli ricci e due occhi azzurri, furbi.
“Lei sta bene?” chiese la prima
“Si, tutto ok” dissi, guardandomi attorno alla disperata
ricerca dei Cullen
“Non è di queste parti?” chiese quella che avevo steso
“N-no, io...”
“Jessica, dai, non importunare la signorina” la rimproverò
l’altra “Lasciala andare”
“Ehi, la stavo solamente aiutando” replicò lei. Si voltò verso
di me. “Allora?”
“Beh... ecco, io... si, non sono di qui” ammisi “Io mi
sono... mi sono trasferita a Forks da poco, ecco...”
“Ah, ma allora sei della nostra città!” esclamò quella
riccia, illuminandosi. Mi tese la mano. “Piacere! Jessica Stanley. E lei è
Angela Weber. Anche noi veniamo da Forks”
“Piacere” risposi, stringendo cauta la mano a entrambe
“E tu chi sei?” domandò educatamente Angela
“Isabella S... White” mi corressi all’ultimo “Ma preferirei
essere chiamata Bella, se non vi disturba”
“No problem” rispose Jessica “E dove vivi?”
“Ehm... dai... dalla famiglia Cullen” dissi arrossendo
“COSA?!” esclamò stupefatta Jessica “I CULLEN!?!?!?”
“Ehm, si” risposi, facendo un passo indietro “Perché?”
“Il dottor Cullen ti ha adottato?” chiese Angela ritrovando
un contegno
“No, non proprio” risposi, arrossendo sempre più “Sono una
lontana parente di Esme, e mi sono trasferita da loro. Ero in giro con i
ragazzi, ma li ho persi di vita” conclusi, tornando a fissare la strada
Jessica mi prese per un braccio e sorrise. “Bene, visto che
ci siamo incontrate casualmente, ti offriamo qualcosa!” esclamò esuberante
Non seppi dire perchè, ma la sensazione di essere appena
diventata un’attrazione pubblica si impossessò di me.
“Jess, forse Bella deve tornare dai suoi...” iniziò Angela
“Ma se ha detto che si è persa!” la interruppe lei “Su, dai,
le daremo una mano noi! Ma solo dopo aver mangiato qualcosa!”
Stavo per ribattere quando una folata di vento mi sferzò il
viso, portandomi un odore così squisito che mi parve irreale. Lo stomaco mi si
contrasse per la fame, e i miei occhi si oscurarono ancora di più...
Dovevo resistere. Dovevo.
Ma un’altra folata di vento abolì il mio debole
autocontrollo.
Ora niente e nessuno mi avrebbe fermato...
Edward’s pov.
“Dov’è Bella?” chiese Jasper riuscendo, con una torsione
degna del più grande maestro contorsionista, a guardarsi alle spalle.
Ci voltammo all’unisono e non la vedemmo da nessuna parte.
Una strana ansia mi pervase. Non era semplice preoccupazione
per la scomparsa di una sorella o di un parente: era un’ansia più acuta,
profonda, mista ad un’angoscia e a una paura irrazionale.
Girai la testa in ogni direzione, nella speranza di
intravederla tra la folla. Nessun segno di lei.
“Non la vedo” disse Emmett
Per la prima volta dopo un secolo di esistenza mi sentii
impotente.
Era una sensazione opprimente, sgradevole, e del tutto illogica.
Non c’era nessun motivo per sentirmi così, eppure...
La sensazione di paura.
Il timore di perderla.
Il terrore che le
potesse succedere qualcosa.
E di non essere lì a proteggerla....
“Edward, ma ti vuoi svegliare?” mi sgridò Rose
strattonandomi il braccio “Dobbiamo ritrovarla!”
“Eh?” dissi, voltandomi
“Fratellino, torna tra noi!” esclamò Emmett preoccupato
“Dai, sbrigati!”
“S-si” risposi
“Ma che mi sta
succedendo?” pensai tra me e me, cercando di controllarmi
Alzai la testa e mi concentrai sui pensieri dei passanti,
per scoprire se magari avessero incontrato Bella nel loro percorso. Ed eccola,
correre preoccupata in alcune menti, diretta verso il centro.
“È andata verso il centro” dissi “Ci sta cercando”
Seguendo i pensieri dei passanti, guidai i miei fratelli tra
la folla con passo sicuro. Ulteriore sollievo venne quando, portato dal vento,
il suo profumo mi giunse chiaro alle narici.
“È vicina” dissi, palesemente sollevato “Percepisco il suo
profumo molto chiaramente”
“Davvero?” pensò
Jasper “Non gli sembra più debole? È
coperto dallo smog”
“No, è come sempre” risposi, allibito. Strano che non se ne
accorgesse; e come lui, anche gli altri.
“Lo senti distinto e
forte come se fosse qui?” chiese Alice col pensiero
“Si” risposi
Alice sorrise e mi escluse dalla sua mente, lasciandomi
perplesso.
“Ehi, eccola laggiù!” esclamò d’un tratto Emmett indicando la
piazza.
Di fronte a noi, dietro la fontana che schizzava
allegramente getti d’acqua fredda, creando giochi di luce magnifici, Bella era
seduta al tavolino del bar più famoso della zona con una ragazza, una ragazza
che conoscevamo bene.
Era Angela Weber, una nostra compagna di scuola; era un tipo
timido e riservato, la cui coscienza e i pensieri erano molto maturi per la sua
giovane età. Faceva amicizia difficilmente, ma con le poche persone con cui
legava sapeva essere una buona amica.
Bella la fissava sorridendo amichevolmente, e lei
ricambiava.
“Mi dispiace per Jessica” disse Bella “Non volevo... solo...
non ho resistito....”
“Non preoccuparti” rispose Angela gentilmente “Sappiamo che
è un po’... beh, parecchio insistente. Non è stato un dramma”
“Non volevo. Mi dispiace”
“E di che, Bella. Piuttosto...”
“EHI, RAGAZZE!!! SONO TORNATA!” cinguettò Jessica Stanley
ritornando, portando tre piattini di plastica.
Prese posto tra le due e posò davanti a loro due dei piatti.
“Hanno un odore delizioso” disse Bella respirando ad occhi
chiusi
“Te l’ho detto che qui le facevano da paura” replicò Jessica
“E poi, gli ingredienti che usano sono tutti artigianali o comunque
controllati”
“Ti prometto che ti restituirò i soldi fino all’ultimo
centesimo” le assicurò Bella
“Per una creps al cioccolato? Ma dai!” esclamò Jessica
“Piuttosto, Bells, ancora non ci hai detto ancora nulla”
“Su cosa?” chiese Bella arrossendo, dopo aver ingoiato il
boccone
“Ma la mangia sul serio?” esclamò Rosalie, metà tra il
disgustato e l’ammirato
“A quanto pare...” rispose Emmett
“Jess, lasciala un po’ in pace!” esclamò Angela “L’hai
bombardata per tutto il tempo con domande sul suo passato, ha diritto di
rilassarsi un po’, ora! Ci manca solo che le chieda il gruppo sanguigno e poi
sapresti ogni singola cosa di Bella!”
“Non... non importa, Angie” rispose Bella in difficoltà,
inclinando la testa cosicché i capelli castani le coprissero il volto
“Solo una cosa, poi prometto che non ti tartasso più. Almeno
fino a domani” disse Jessica con un sorriso
Angela alzò gli occhi al cielo, mentre Bella sorrise serena.
“Verrai alla nostra scuola, vero?” disse Jessica con gli
occhi che brillavano
“Il liceo di Forks?” chiese Bella “Beh, si, credo di si. Ma
questo dipende esclusivamente da Carlisle ed Esme, non da me, e comunque credo
che per un po’ di tempo resterò casa, ad ambientarmi; passare dal caldo di
Phonix alle perenni piogge di Forks è un bel cambiamento”
“Sarà difficile vivere qui, per te” disse Angela gentilmente
“Ci si fa l’abitudine, alla fine” la rassicurò Jessica “E
poi, comunque, sono sicura che i fratelli Cullen ti daranno una mano,
soprattutto se sei una di famiglia. Anzi, si può dire che se ne stanno sempre e
solo con la loro famiglia”
“Lo so, e sono... I RAGAZZI!” urlò Bella alzandosi, facendo
sobbalzare le due ragazze “Oh, santo cielo, devo ritrovarli!”
“Giusto, ti avevamo detto che ti avremmo aiutato a cercarli”
concordò Angela alzandosi
“D’accordo, mettiamoci alla ricerca del quartetto Cullen al
gran completo” sospirò Jessica imitandola “Eh, cosa non si fa per gli amici...”
“Non c’è bisogno che vi disturbiate” disse Bella
“Ma dai, non farti tanti problemi” sbuffò Jessica
prendendola sotto braccio “Al limite, se non li ritroviamo, ti portiamo a casa
noi”
“Ehm, veramente...”
“Ok, è il caso di intervenire e salvare Bella” disse Alice
facendo un passo avanti.
“Oh, Bella! Cosa ci fai qui tutta sola?”
Ci voltammo vedendo che Esme avanzava verso il trio
sorridendo.
Bella’s pov.
Girai la testa di scatto, felice ed enormemente sorpresa di
sentire la dolce di Esme a pochi metri da me. La donna ci guardava curiosa, un
sorriso materno sul volto.
“Esme! Meno male, non sai quanto sono felice di rivederti!” esclamai,
correndo ad abbracciarla
Mi separai da lei con gli occhi che brillavano, poi mi
voltai e sorrisi raggiante ad Angela e Jessica.
“Esme, posso presentarti Angela e Jessica? Mi sono persa, e le
ho incontrate per caso. Mi hanno tenuto compagnia e mostrato le meraviglie di
Seattle”
“Sono davvero contenta che hai fatto amicizia, Bella” disse
sincera Esme, stringendo brevemente la mano alle due “Ma i ragazzi?”
“Li ho persi di vista” dissi mortificata “Mi sono distratta”
“Non fa nulla, non è stata colpa tua” disse lei facendomi
alzare lo sguardo.
Il suo volto divenne una maschera di sorpresa e incredulità,
ma prima che potessi preoccuparmi si ricompose e si voltò verso le due ragazze.
“Beh, è stato un piacere conoscervi. Ora, se non vi
dispiace, devo riportare Bella a casa, si è fatto tardi” disse in fretta
“Certo, capiamo benissimo” rispose Angela con un sorriso
“Alla prossima, Bella”
“Mi raccomando, non metterci troppo a venire a scuola” disse
Jessica con una strizzatina d’occhio
“Promesso” risposi con un sorriso
“Allora ciao!”
Esme mi prese per mano e mi condusse velocemente – quasi a
velocità vampira – verso una strada poco affollata. Si fermò e tornò a fissarmi
negli occhi, incredula. Io arrossii e chinai lo sguardo. Forse mi voleva
rimproverare.
“Esme, mi dispiace, mi dispiace tanto” iniziai, mortificata
“Non volevo mettermi nei guai solo che... ho perso di vista gli altri... ed è
stata solo colpa mia, non punire i ragazzi!”
“Punire? Oh, Bella!” rise “Scusami, non volevo spaventarti.
È solo che... ecco, mi hai sorpreso, ecco tutto”
“Perché ho fatto amicizia con due umane? Non ho sentito la
sete” dissi, confusa. La sua risata aumentò.
“Bella, guardati allo specchio” mi disse facendomi
avvicinare ad uno specchietto di una macchina.
Poco mancò che svenissi.
Edward’s pov.
“Forse è meglio portarti da Carlisle, lui saprà far luce su
questo” disse Esme dolcemente
“Esme! Bella!” esclamò Alice
“Che sta succedendo?” chiese Emmett
“Oh, ragazzi, siete qui” disse Esme alzando lo sguardo “Non
preoccupatevi, Bella sta bene”
“E allora perché deve andare da Carlisle?” chiesi
“Per via di questi” disse Bella arrossendo, voltandosi a
fissarci.
Restammo di stucco: gli occhi di Bella erano diventati color
cioccolato.
“Beh, questo sì che è strano!” commentò Jasper “Ma almeno
non è successo di peggio…”
“Temevamo ti fosse capitato qualcosa” disse dolcemente
Rosalie
“Ah… si, scusatemi” mormorò Bella afflitta, chinando il capo
“Non volevo farvi preoccupare ma vi ho perso di vista e… mi sono persa…”
“Bella, non scusarti” dissi gentilmente “Può capitare a
tutti di perdersi. L’importante è che ci siamo ritrovati, no?”
“Giusto” disse Alice dandole un buffetto sulla guancia “Ora,
però, ti portiamo da Carl. Chissà che lui non sappia risolvere questa tuo
piccolo mistero”
“Non voglio disturbarlo mentre lavora” protestò debolmente
Bella
“Macchè disturbo! Sarà felice, vedrai!” disse Alice
“Solamente, mi dispiace non poter continuare a fare acquisti…”
“Già, c’erano ancora venti o trenta negozietti carini ancora
da vedere” sospirò Rosalie
“Ancora?! Ma basta! Lo sapete che non c’entra più neanche
uno spillo in macchina?! Tra un po’ i vestiti straborderanno!” dicemmo in coro
io, Emmett e Jasper
“Dai, non discutete e tornate a Forks” disse Esme “Posate le
buste e poi accompagnate Bella all’ospedale. Ci vediamo questa sera”
“D’accordo, andiamo” sospirò Rosalie
“E così, Bella, hai conosciuto Angela e Jessica, eh?” disse
Alice dopo un po’
“Già. Sembrano simpatiche” disse Bella con un sorriso
“Angela può anche darsi, ma Jessica non credo proprio” dissi
con una smorfia, mentre i miei due adorati
fratelli sghignazzavano
“Non è che sia cattiva, solo che non siamo in buoni
rapporti” precisai
“Vedi, Bella, ad Edward non sta simpatica perché più di una
volta ci ha provato con lui” disse Jasper con un ghigno malefico
“Essendo l’unico scapolo tra di noi, è normale che molte
puntino al bel tenebroso Cullen che sta sempre sulle sue….” aggiunse Alice
“Alice, piantala!” intimai, in imbarazzo. Le sue parole erano
vere, ma non sentivo il bisogno di dire tutto questo a Bella. Anzi, non avrebbe
mai dovuto saperlo.
“Jessica mi ha detto che tu hai un sacco di ammiratrici a
scuola” disse Bella con un sorriso “Ma anche Jasper e Emmett sono molto ambiti,
sebbene sia risaputo che sono felicemente impegnati”
“Eh, che ci vuoi fare, siamo avvenenti” disse Emmett
pavoneggiandosi
“E tu, Bells? Mai avuto un fidanzato?” chiese Rosalie con un
sorriso
Bella avvampò, fissando dritto davanti a sé. Io, invece, mi
misi sull’attenti più del dovuto, voltandomi a guardarla di scatto. Non sapevo
perché, ma il mio cervello considerava la sua risposta importantissima.
“Ecco, in verità, non sono mai stata fidanzata” ammise Bella
“COSA? NON CI CREDO!” esclamarono Alice e Rosalie
“Ma è la verità!” assicurò loro Bella
Dentro di me, mi sentii sollevato, e mi sembrò quasi che potessi
camminare a qualche centimetro dal suolo. Bella non si era mai impegnata con
nessuno, perfetto!
Perfetto?! Ma che cosa dico! A me non deve interessare la
sua vita sentimentale, sono scelte sue. Certo, se dovesse scegliere un
candidato inopportuno, come suo fratello maggiore dovrei farglielo presente, e
tutelarla… Lei è così dolce, delicata, ha bisogno di qualcuno che la protegga
costantemente, che vegli su di lei in ogni momento, che le doni il suo cuore
per sempre…
“Ehm, Edward? Non so se l’hai notato, ma la tua auto è
questa” disse Jasper
Mi ridestai dai miei pensieri e mi voltai, vedendo gli altri
abbastanza distanti da me; se fossi stato umano, sarei morto di vergogna.
“Salite, forza!” ordinai, montando in macchina
Emmett si sedette al mio fianco con un risolino, scuotendo
il capo, mentre Jasper, Rosalie e Bella si sedettero sul sedile posteriore;
Alice si accomodò con grazia sulle gambe di Jazz, che le cinse nuovamente la
vita.
“Beh, per la questione boyfriend non cui sono problemi”
disse Rosalie “La risolveremo subito. Domani sera, discoteca! Vi va?”
“Io ci sto” disse Emmett
“Anche noi” risposero Alice e Jasper
“Ehm, ecco, veramente... io non so ballare” confessò Bella
“Non sono mai stata una grande ballerina, anzi, da umana odiavo le feste. Ero identica
a Charlie, nel carattere”
“Beh, se non sai ballare, non preoccuparti. Ti insegnerà
Edward” disse Alice fissandomi
“Cosa?” esclamammo io e Bella
“Tu non lo sai, ma Edward è un ballerino provetto” continuò
Alice “Ma forse non vorrà venire… comunque, potresti sempre farti insegnare dai
uno dei ragazzi che incontreremo domani in disco! Girano un sacco di umani
carini”
“Ehi, e chi ha detto che non vengo?” protestasi, raggelando
alla sola idea che un perfetto sconosciuto stesse a stretto contatto con Bella
“Non mi perderei una serata di ballo per niente al mondo”
“Molto bene, allora andremo tutti” concluse Alice
Passammo gran parte del viaggio chiacchierando sulla serata
di domani.
Alice e Rosalie fecero un resoconto dettagliato a Bella sul cosa-è-opportuno-indossare-in-discoteca
per la maggior parte del tempo. Dopo, però, Alice spostò il discorso sui balli,
chiedendo a Bella se conoscesse le ultime tendenze, e introducendo anche noi
ragazzi, che stavamo beatamente chiacchierando di sport, nel discorso.
Che lo avesse fatto per non farci sentire esclusi?
No, non credo proprio. Alice stava macchinando qualcosa.
E non da oggi, ma da quando aveva avuto la visione di Bella.
Sapeva qualcosa che non voleva dirmi.
Beh, non ci sarebbero stati problemi.
Mi appuntai mentalmente di metterla sotto torchio alla prima
occasione. Come fratello e sorella, era più che lecito che non avessimo
segreti, no?
“Bella, posso farti una domanda?” chiese Jasper, quando
ormai eravamo quasi in prossimità di casa
“Certo”
“Ma coma hai fatto a mangiare quella creps prima? Non ti
faceva schivo?” disse con disgusto
Bella sorrise. “No, anzi, era davvero deliziosa! Non
ricordavo che il cioccolato avesse una sapore così buono. Non ho proprio saputo
resistere al suo profumo”
“Riesci a mangiare il cibo umano?” disse Emmett con una
smorfia
“Mi piace come una volta” rispose Bella alzando le spalle
“Basta che non ti faccia male” dissi, rallentando nei pressi
del garage.
Spensi il motore e scendemmo tutti dalla macchina. Io e i
miei fratelli prendemmo le svariate buste e le portammo velocemente in camera
di Bella, per poi scendere subito dopo.
“Non preoccuparti, Bella, te le sistemiamo noi” disse
Rosalie
“Troverai tutti gli abiti al loro posto, pronti per essere
indossati” aggiunse Alice con un sorriso
“Grazie” rispose Bella “Allora, io vado da Carlisle”
“Bella, sei sicura di conoscere a strada?” chiese Alice
Bella si fermò con un piede per aria, voltandosi poi per
guardarla, le gote in fiamme.
“Ehm… si” rispose, insicura “Più o meno”
“Dai, su, ti accompagno” le dissi divertito
“Grazie” rispose lei, ignorando i risolini degli altri
“Vai così, Edward! Sei
sulla strada buona!” pensò Jasper
“Ehi, mi raccomando,
Eddino. Ricordati che il dottore di cui ha bisogno Bella è Carlisle. Se hai
in mente qualcos’altro, aspetta almeno di tornare a casa” pensò invece Emmett
Ringhiai in avvertimento, imbarazzato e furioso, e spinsi in
fretta Bella fuori dalla porta prima che potesse chiedere il motivo.
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Capitolo 9 *** A new Feeling ***
Bella vampire 8
Bene,
bene, bene... è piaciuto! Grande! (inizio balletto della
felicità - durata, 10 minuti circa perchè fermata da mia
sorella, avrei continuato, sennò). No, ok, serietà e
professionalità. Pensavo fosse una schifezza, al momento di
aggiornare, ma siccome l'avevo riscritto 5 volte (due perchè non
avevo salvato... QUANTO SONO IDIOTA - me prede a capocciate lo stipide
della porte) ormai non ne potevo più.
Di Buono C'è:
che non c'è bisogno di aspettare per i proximi, visto che ne ho
scritti 5! su carta, quindi li devo scrivere al computer.
Di Cattivo C'è:
che mancano piccoli pezzettini, ma no problem, li faccio subito. E
inoltre, mi dispiace di non aver corretto gli errori di grammatica, ma
ho postato subito.
Vi chiedo perdono per questa mancanza!
Princesseelisil: Welcome
in our big crazy family, Fede! Benvenuta, nuova lettrice, sempre
più onorata di conoscere altri angeli che si appassionanno alla
mia storia. Ok, scusa, ma sono su Egocentrismo mode, scusa. Sono
davvero lieta di sapere che gradisci questa storia, e che ti piace
Rosalie; forse l'ho un po' cambiata, ma lei è una buona vampira,
per me. Spero ti piaccia anche questo cap! fammi sapere! ;)
Wind,: Grazie!
Anche io sono morta dal ridere rileggendolo. Anche se per partorirlo mi
ci sono voluti degli anni, alla fine è venuto bene. T___T
Apparte i tremendi errori di grammatica! Perdonatemi!
MimiMiaotwilight4e: Grazzissime!
Anche per me Eddy geloso è un grande, dà subito in
escandescenza. Comunque si, alla piccola Bells cambia il colore degli
occhi, ma questo sarà chiarito un po'... beh, molto più
in là. Cmq, aggiornerò presto, per due motivi: 1, ho
scuola chiusa; 2, i prossmi cinque capitoli li ho scritti, devo solo
metterli sul computer e postarli. Ma tu (e tutti voi, e quelli che
l'hanno solo letto) continua a seguirmi!
Fin Fish: Allora,
concordo con te per la punizione NO-DOLCETTI-4-MARZIA, non me li
merito; in nome di Halloween forse, ma ora non li merito proprio. U_U
Lo so, ho scritto un poema, ma mi sembrava sempre troppo poco; pensavo
di dover scrivere mille sfilate, invece mi sono ritrovata a scrivere un
solo esempio e poi un breve riassunto. Comunque, la parte di Edward
è stata un'ultima rivelazione: non sapevo se metterla o meno, ma
poi ho pensato "insomma,
Ma, c'erano anche gli altri Cullen quando Bella ha avuto gli incubi; lo
so che Eddinino e Bellinina sono i protagonisti, ma meritano anche i
fratelli qualche spaziettino, no?"
e così, eccolo lì. Cmq, io lo shopping lo adoro solo se
mi sento in vena e se fatto come dico io, possibilmente con le amiche,
diciamo stile Alice/Rose. E per la storia tra i nostri -Puccettini amorosi
ndEmmett - diciamo che loro... beh, sono due idioti! U__U Ma forse
è colpa mia, visto che sono io che gli faccio fare diecimila
problemi inutili. Ma continua a leggere....
Railen,: O___o
Continui a seguirmi! E mi incoraggi anche!! T___T Angelo... Cmq, si,
anche io adoro Emmett quando prende per il naso (Perfetto, bianco,
marmoreo, bellissimo... :Q_____) Ehm, si, va beh, Edward. Grazie per il
complimento sulla trovata degli occhi di Bella, sono contenta che
piaccia (pensavo fosse un flop) Grazie ancora!
miki18 : Welcome
in our big crazy family! Sono davvero onorata di aver ricevuto un tuo
commento, soprattutto se sono riuscita a scrivere qualcosa di decente
che attira l'attnzione (E non si sminuiscano le altre! per me siete
tutte IMPORTANTISSIMISSIMISSIME!!! NON SCORDATEVELO ALTRIMENTI... VI
SCATENO ALICE! U___U) Grazie per la recensione, la seconda da
"professoressa", molto diretta e DOC. Spero ti piacciano anche i
proximi cap! Un kiss.
Helen Cullen: Alè!
Lo sai che ti adoro?! Beh, ora si! ^^ Anche io vorrei avere due sorelle
come quelle due pazze scatenate delle sorelle Cullen, ma sopratutto
vorrei avere i FRATELLI, tutti e tre! E chissene frega se Jasper mi
dovesse succhiare qualche litro di sangue al giorno e Emmett che mi
potrebbe rompere un paio di costole con ogni abbraccio! Edward ha
sempre tre lauree in medicina, no? E poi, lo vorrei avere davvero come
"fratello". altro che incesto, dovrebbero vietarci proprio di uscire in
pubblico! Mi scuso per averti fatto prendere un colpo, non volevo, ma
sono contenta che c'è stata un po' di suspence. A proposito di
suspence, nel prx prox prox capitolo Bella............ spero che ti convinca
a seguirmi, se lo vuoi scoprire!
Tokiotwilighters, :
O____o Faresti addirittura questo per me?!?! T___________T Grazie!!!!
Sn davvero... beh, stupefatta, dell'alta considerazione che hai di me!
Mi scalda il cuore, grazie mille. Sono davvero davvero contenta che ti
piaccia. P.S. Cmq, la mia località preferita sono gli USA, New
York, Washington, Miami, Las Vegas, Seattle...dove ti capita, vedi tu! Ma anche Parigi va bene.
Beh, certo, se preferisci qualcosa di più vicino, L'Italia
è sempre una nazione stupenda! Magari a Roma, la mia
città! Vicino al Colosseo! ^^ Grazie comunque
mylifeabeautifullie,: Grazie!
Sono lieta che ti piaccia. E questo mi fa sentire uno schifo, visto che
la questione "Stranezze alla Bella" verrà risolta molto
più in là... ma ehi!, non disperare! Per ora, se vuoi
farti venire altri dubbi e tormenti che ti tolgano il sonno la notte, goditi a coppia più
assurdamente e dolcemente tormentata da dubbi ambletici del secolo!
Ovvio, Parlo di Bella e Edward! U__U Problemi come quelli che gli
faccio affrotare io non lo fa nessuno.
Bella’s pov.
“Ok, a parte il colore sei in perfetta forma, Bella” mi comunicò
Carlisle con un sorriso, alzandosi per permettermi di rivestirmi in pace
“Grazie per avermi visitato” dissi, prendendo la maglietta
“E grazie anche a te, Edward, per avermi accompagnato”
“Non c’è di che” rispose lui da dietro il separé “Se ti
serve qualcosa, non esitare a chiederlo”
“D’accordo” balbettai, arrossendo
“Allora, Carlisle, tutto ok?” disse Edward
“Si” rispose lui, seduto alla scrivania “Bella sta
benissimo”
“E secondo te come mai i suoi occhi sono così?” domandò
Edward
“Uhm… potrebbe essere una reazione al cibo umano” rispose
meditabondo Carlisle.
Mi riassettai le pieghe del maglioncino e uscii, osservando
i due.
Edward si alzò e si spostò sull’altra sedia, cedendomi
gentilmente il posto. Gli sorrisi e mi sedetti al suo fianco.
Era straordinariamente galante. Uno dei suoi diecimila
pregi.
“Bella, quando eri umana, di che colore avevi gli occhi?” mi
chiese Carlisle
“Di questo colore, in verità. Color cioccolato” risposi
“Uhm. Si, credo che a questo punto la reazione al cibo umano
sia l’unica risposta plausibile” concluse sorridendomi
“Secondo te non avrò bisogno di nutrirmi di sangue?” chiesi
“No, questo è da escludere” sospirò, con un sorriso triste,
antico “Per noi vampiri, il sangue è la fonte primaria di sostentamento. Quello
umano soprattutto, ma anche quello animale va benissimo. Se rinunciassi del
tutto al questo nutrimento per troppo tempo, perderesti le forze in fretta, e
ti ammaleresti. Credo che purtroppo dovrai continuare a nutrirti da vampiro”
“Vegetariano” ricordai, con un sorriso
“Vegetariano, ma pur sempre vampiro” sorrise lui
“Sarà, ma fino ad ora siete i migliori vampiri che abbia mai
conosciuto” dissi
“Grazie” rispose sincero Carlisle.
“Ora, Bella, Edward mi ha raccontato che hai conosciuto due
ragazze, oggi” proseguì gentilmente
“Angela e Jessica”
“Esattamente” annuì lui “Cosa gli hai detto di preciso?”
“Beh, ho detto loro che vengo da Phoneix, e che sono una
lontana parente di Esme. Gli ho raccontato un po’ della mia vita umana, senza
sbilanciarmi troppo, e sulla scuola ho mentito dicendo che mi occorre un po’ di
tempo per abituarmi a Forks”
“Molto maturo, da parte tua” concordò Carlisle “Edward mi ha
detto anche che ti sei comportata da vera umana con loro”
“Mi sentivo a mio agio, e mi è venuto spontaneo parlare”
spiegai “Certo, Jess mi bombardava di domande, ed è stato complicato inventare
una bugia credibile in pochi secondi…”
Edward sbuffò, infastidito. Carlisle sorrise.
“Beh, per quanto riguarda la scuola, penso che potresti
iniziare benissimo la prossima settimana, se non questa” disse Carlisle “Non
hai problemi a stabilire rapporti con gli umani, e soprattutto sei dotata di un
autocontrollo incredibile per la tua giovane età. Penso che durante la pausa
andrò a iscriversi alla Forks High School”
“Davvero?” chiesi, entusiasta
“Nulla ti impedisce di iniziare a rivivere questa fase della
tua vita” disse serafico Carlisle “Meriti un po’ di pace e di normalità”
“Per quanto la nostra si possa definire normalità” aggiunse
Edward con un sospiro
“Bene, vedrò cosa posso fare” disse Carlisle alzandosi “Ti
farò frequentare gli stessi corsi di Edward, così almeno potrà farti da guida
per i primi tempi. Ah, e poi dovremo anticipare la caccia a domani sera, tanto
per stare sicuri”
“Domani sera non possiamo, Carlisle” intervenne Edward. Si
voltò verso di me sorridendomi di sghembo, per poi tornare a fissare il padre
allegro “Abbiamo organizzato una serata in discoteca. Bisogna che insegni a
ballare a Bella prima del prossimo ballo scolastico”
“Beh, allora in questo caso la faccenda si complica” sorrise
Carlisle “Oggi ho il turno di notte… forse tu e Alice potreste accompagnare Bella
e spiegarle come funziona. Non credo che abbia mai cacciato, vero, Bella?”
“No, questa sarebbe la mia prima volta” ammisi, chinando il
capo
“Vedrai che questi due sapranno insegnarti” disse Carlisle
accompagnandoci verso la porta
“Dottor Cullen, un paziente la sta aspettando nella stanza
quattro” disse un’infermiera piuttosto giovane, entrando. Dal modo in cui
spogliava Carlisle con gli occhi si poteva chiaramente intuire cosa provasse
standogli davanti.
Ma tutti i Cullen erano così dannatamente sexy?
“Arrivo, Michelle, grazie infinite” disse il dottor Cullen
sorridendo. Il cuore della poveretta mancò di un battito, e lei si ritrasse
arrossendo.
“Scusatemi, il dovere chiama” sospirò Carlisle
“Il dovere o Michelle?” domandò malizioso Edward
“Sai, per essere il maturo della famiglia a volte sei
proprio uno stupido” sospirò Carlisle scompigliandogli con affetto i capelli
“Sono tuo figlio, devo fare questi commenti”
“A quasi centodieci anni?”
“Sono spiritoso”
“L’importante è crederci” ridacchiò Carlisle “A domani,
ragazzi”
“Ciao Carlisle”
“Buon lavoro” aggiunsi con un sorriso
Edward si voltò verso di me e mi sorrise.
“Beh, per fortuna stai bene” disse
“Già, è soltanto un’altra delle mie stranezze” risposi, con
un tono tra il mortificato e il preoccupato
“Ehi, non è niente” disse Edward gentilmente “è bello che
una di noi possa… beh, fare qualcosa di così… umano”
Si zittì, incerto su come continuare, mentre continuavamo a
camminare lungo il corridoio dell’ospedale.
Lo studiai di sottecchi: la sua espressione era assorta,
persa in chissà quali e quanti pensieri. Chissà cosa stava pensando.
Aveva detto qualcosa di così umano. Che fosse questo il problema? Che Edward considerasse la sua
esistenza un crimine contro natura, e desiderasse semplicemente essere un
ragazzo normale, capace di cresce, vivere… morire?
“Beh, io ringrazio il
cielo” pensai, tornado a fissare il pavimento “Ringrazio il cielo di averlo trovato, ringrazio Carlisle di averlo
trasformato. Non posso che ringraziare chiunque abbia partecipato alla
creazione di questa creatura divina, con la quale ho il privilegio di vivere”
“Oh, signorino Cullen, anche oggi qui?” domandò
un’infermiera sulla quarantina, piuttosto in carne, ma che comunque non si
faceva scrupoli a mangiare con gli occhi Edward.
Mi sentii irritata da tutta quella confidenza.
“Salve, signora Brown” rispose educatamente Edward con un
sorriso
“È venuto a prendere suo padre? Andate a pranzo insieme?”
“No, signora” rispose Edward cortese “Mio padre è impegnato.
Sarà per un’altra volta”
“Speriamo” rise lei, prima di tornare alla sua cartella
“Certo, speriamo”
pensai irritata “Così puoi mangiartelo
con gli occhi ancora una volta, brutta vecchia…”
“Ehi, Bella, va tutto bene?” chiese Edward fissandomi
“Eh? Ah, si, si, tutto ok!” risposi imbarazzata, arrossendo
“Sicura di star bene?”
“Si, si, non preoccuparti!”
Sorrise di sghembo, divertito.
“Beh, visto che ora sappiamo che puoi nutriti
tranquillamente come tutti gli altri ragazzi, dovremmo andare a fare un po’ di
spesa, allora” disse uscendo all’aperto
“Non preoccupatevi troppo per me” dissi, raddubiandomi
“Voglio crearvi meno fastidi possibili. Oltretutto, se oggi andiamo a
cacciare…”
“Alt. Fermati un attimo, Bella” mi bloccò alzando una mano
“È vero che oggi andremo a caccia, ma non per questo non compreremo del cibo
umano per te. Metti caso che ti venisse voglia di farti, non so, una frittata,
nonostante ti sia nutrita anche “da vampiro”: che succederà se non ci saranno
gli ingredienti? Come reagirà il tuo fisico?”
“Ho resistito per tre anni…” sussurrai, incapace di oppormi.
Stranamente, se me lo avesse chiesto lui, sarei stata pronta a fare qualsiasi
cosa.
“Si, ma nessuno sapeva che quest’alimentazione non ti
causava fastidi. Meglio non rischiare, ora” ribatté lui
“C’è sempre il cibo della mensa. Se inizierò scuola…”
“Umpf, dai pensieri degli studenti della mia scuola, posso
dirti che il cibo scolastico non gode di buona fama” rispose lui con un mezzo sorriso “Circolano
anche strane leggende su uno “Sformato di Carne” che, a quanto pare, abbia
portato un ragazzo in ospedale dopo un solo morso…”
“Me lo farò andar bene lo stesso” ribattei, testarda
“Isabella”
Di nuovo quella voce. L’unica capace di far fare la valige
alla mia logica e alla mia razionalità e lasciargli campo libero, quasi lo
stessi invitando a manipolarmi.
Prese la mia mano tra le sue e mi fissò, lo sguardo ambrato
deciso.
“Bella, non voglio mai più che tu ti senta obbligata a fare
qualcosa, qualsiasi essa sia. Farai solamente ciò che ti andrà di fare, ora e
per sempre”
Chinai il capo, arrossendo.
“Promettili” disse, deciso
Come potevo farlo? Non avevo mai deciso niente prime, prima
d’ora. Erano gli altri a prendere le decisioni al mio posto, ed io dovevo
solamente obbedire; pena, il dolore.
Non ero neanche più sicura di esserne capace, ormai.
“Per favore, Bella” mi supplicò Edward
Nella sua voce c’era una nota di dolore, e paura.
No, il mio angelo non poteva star male, non a causa mia.
Doveva essere sempre felice.
Non potrei sopportare
la vista di lui soffocato dal dolore. Già quella semplice voce affranta mi
feriva come una pugnalata al petto.
“Lo prometto” mormorai
Avrei fatto di tutto, pur di vederlo felice.
Il mio angelo doveva esserlo. Sempre.
Sollevai il capo e gli sorrisi timidamente.
Fu un sollievo vederlo rilassarsi e regalarmi un suo sorriso
speciale, di quelli che sapevano sciogliermi dentro. L’ansia che gli aveva
oscurato lo sguardo sembrò diradarsi come le nubi dinanzi alla potenza del
sole.
“E poi, non puoi privare Esme della gioia di cucinare per
qualcuno” aggiunse, riprendendo a camminare “Ci ha sempre detto che da umana
era una brava cuoca, e il suo rimpianto è di non potercelo provare”
“Beh, se è per Esme…” ridacchiai
“Ne sarà entusiasta, vedrai” mi assicurò
“Esme è… così gentile” dissi “Non vorrei proprio arrecarle
disturbo”
Si limitò a sbuffare, alzando gli occhi al cielo.
Lo ignorai. “Vorrei fare qualcosa per sdebitami, con tutti
voi”
“Tipo cosa?” chiese
“Potrei fare le pulizie, per esempio” suggerii “Sarebbe il
minimo”
“Certo, perché pensi che qualcuno di noi te lo permetterebbe
facilmente”
“Allora cosa posso fare?”
“Niente”
“Ti prego, Edward. Voglio davvero sdebitarmi con voi!”
esclamai, fermandomi
Edward si voltò lentamente verso di me, con un sorriso.
Il suo sguardo era talmente intenso che sembrava raggiungere
la mia anima, carpendone ogni più piccolo segreto.
Con un tocco leggero quanto la brezza estiva, prese una
ciocca di fuori posto dei miei capelli e la rimise dietro l’orecchio.
“Vuoi davvero fare qualcosa per noi?” mormorò, fissandomi
negli occhi
Annuii, incapace di ritrovare la parola.
“Allora sorridi, Bella” disse con una tenerezza tale da
sciogliermi “Sorridi sempre, perché non puoi capire quanto la tua felicità sia
diventata importante per… noi”
Edward’s pov.
“… perché non puoi capire quanto la tua felicità sia
diventata importante per… noi”
Mi ero fermato appena in tempo.
Appena in tempo avevo ritrovato la lucidità, e ancor più
prontamente mi ero corretto.
La felicità di Bella non era solamente importante, per me.
Era vitale.
Come l’aria per gli uomini.
Come la luce del sole.
Niente era più importante; niente contava di più, ormai.
Soltanto la sua felicità.
Soltanto lei.
Bella.
“Ma… che diavolo mi
sta succedendo?” pensai
Cosa c’era che non andava, in me?
Da dove venivano tutte queste… sensazioni?
Emozioni forti, turbolente come il mare in tempesta, eppure
tremendamente affascinanti; così nuove, e così sconosciute al tempo stesso.
Mi sembrava di essere finito bel mezzo di un tornado: il
mondo intero si era capovolto, e ciò che un tempo era ora era il suo esatto
opposto.
Eppure, ero in pace. Tutto era assolutamente magnifico. Ogni
esistenza riluceva di luce, ogni cosa era un monumento alla bellezza.
E bastava un suo sorriso.
Un suo sorriso bastava a regalarmi gioia.
Una sua risata (o musica divina!) bastava a raggiungere le
corde più profonde della mia anima dannata, ed a elevarmi fin sopra le vette
della felicità più pura.
La sua sola presenza, per me, era fonte di gioia.
“Sorridere, eh?”
La sua voce mi riscosse.
Tornai a osservarla: aveva il capo chino, le gote in fiamme,
i capelli che le coprivano il capo.
Era in imbarazzo.
E mi piaceva più di quanto fosse lecito.
“Si” risposi, sollevandole il meno con due dita “Una cosa
facile e poco costosa che, però, ci renderà tutti immensamente felici”
“Sorridere” ripeté, imbarazzata, con un mormorio delicato
“Si”
“Sempre”
“Esatto”
“E questo servirà a ripagarvi almeno un pochino del mio debito
verso di voi?”
Sbuffai. “Bella, non c’è nessun debito. Non devi ripagarci
di niente. Tu sei libera, Bella. Puoi fare ciò che vuoi”
Il cuore mi si strinse.
Era questo che non riuscivo a sopportare.
Bella si sentiva in dovere di sdebitasi. Sentiva di avere un
debito nei nostri riguardi.
Perché?
Forse ci vedeva come i suoi nuovi padroni?
Ci considerava una sorta di protettori?
O era solamente gratitudine?
Qualsiasi cosa fosse ciò che la guidava, vederla così
remissiva, così servile, mi faceva male.
Lei non era una schiava.
Non era un oggetto.
Era molto di più.
Era un angelo talmente meraviglioso da non poter essere
descritto a parole.
Ma le erano state strappate le ali.
Le avevano tolto ogni libertà, e l’avevano costretta a
un’infelicità dalla quale chissà tra quanto tempo sarebbe venuta fuori.
No. Non potevo permetterlo.
Io l’avrei aiutata.
L’averi salvata.
Dovevo salvarla.
“Forza, torniamo a casa” proposi gentilmente
“Edward?” mi chiamò
“Si?” risposi,voltandomi.
“Grazie”
E mi sorrise.
Un sorriso dolcissimo, sincero, luminoso; un frammento di
luce posto sul suo viso.
La luce di un angelo.
Non so per quanto tempo rimasi a contemplarla in silenzio,
perdendomi in quei profondi pozzi scuri, così incantevoli e così misteriosi.
Non so per quante ore mi beai della sua magnificenza,
perdendomi negli angoli più remoti della sua figura.
So solo che, come al solito, a interrompere quel momento
idilliaco fu mio fratello Emmett.
Trasalimmo entrambi al suono del mio cellulare, fissandoci
un attimo per poi distogliere gli occhi l’uno dal viso dell’altra, imbarazzati.
“Scusami un secondo” dissi, con voce acida, leggendo il nome
sul display “Devo dire quattro paroline a nostro fratello Emmett”
“Fai… fai con calma” rispose lei impacciata, arrossendo in
maniera adorabile
“Pronto?” risposi brusco, senza fare nulla per celare la mia
rabbia
“Eddino! Fratellino
piccino, ci stavamo preoccupando, sai?” rispose allegro quella sottospecie
di fratello rompiscatole senza il minimo senso della privacy
“Grazie per l’interessamento, ma qui va tutto benissimo”
risposi con un leggero ringhio
“Ah, Eddinino, senti
cosa c’è nell’aria?” chiese lui sognante
“Lo smog?” replicai con una smorfia; ma non poteva parlare
come una persona normale?
“-___-;;;; Te proprio
non sai manco ‘ndo sta de casa il romanticismo, eh?” disse lui.
Incredibile, si era anche demoralizzato!
“Se stai tentando di farmi delle avance non otterrai nulla.
Non sono di quella parrocchia, io” risposi “E ti pregherei di non parlare come
uno scaricatore di porto. È volgare e sgradevole”
“Edward, chiariamo un
paio di cose” iniziò lui “Uno, il mio
linguaggio è perfetto, e quella di prima era solo una dimostrazione pratica
della mia conoscenza dei dialetti stranieri”
“Si, si” tagliai corto “E due?”
“Due, io non sono
incline a certe tendenze, e se anche lo fossi di certo non farei di te
l’oggetto dei miei desideri” disse con tono pomposo, leggermente alterato “Non so se ti sei visto allo specchio, di
recente, ma non sei proprio così bello come decanti al mondo…”
“Finito?”. Non potei mascherare un sorriso; essere
arrabbiati con Emmett era impossibile
“Per ora”
ridacchiò lui “No, seriamente, come sta
Bella?”
“È in perfetta forma” lo informai “Carlisle l’ha visitata,
dice che la spiegazione più plausibile sia una reazione al cibo umano, ma che
non dobbiamo preoccuparci. Potrebbe interessare solo le zone oculari, ma
comunque le ha fatto una visita completa senza tralasciare nulla, sai, per
precauzione”
Mi voltai a osservare Bella, che si era andata a sedere su
una delle panchine che delineavano il perimetro della strada principale per
l’entrata del ospedale: fissava il cielo greve di nuvole scure con un malinconico
sorriso sul volto, persa in chissà quali lontani ricordi.
Doveva essere molto difficile per lei tornare a vivere a
Forks, dove aleggiavano i pochi ricordi che aveva di suo padre.
Avrei tanto voluto sapere cosa stesse pensando, in quel
momento…
“Ehi, Eddy? Ma hai
sentito il finale del maialino rosa col cappello da cowboy?” mi domandò
Emmett riscuotendomi
“Eh?” esclamai, allibito
“Ecco, come al solito,
non mi stavi ascoltando” sospirò “Ah,
Ed, dovresti prestare maggior attenzione a tuo fratello, invece di perderti
dietro certe fantasie”
“Quali fantasie?” chiesi, stizzito
“Ho detto fantasie?”
“Si, tu l’hai detto. E intendo sapere a
cosa ti riferivi!”
“Mai detto fantasie,
io”
“Emmett, smettila di fare il bambino. Ti ho sentito con le
mie orecchie!”
“Io non ho mai detto
niente, anzi, non ti ho nemmeno chiamato! Sbrigati a riportare Bella a casa”
“Non osare riagganciare!” esclamai, frustrato “Ti ordino di
dirmi cosa intendevi con quelle parole!”
“Quali parole?”
“Insomma, mi hai chiamato te, dovrai pur sapere cos’hai
detto!”
Certe volte Emmett sapeva proprio come farmi perdere le
staffe.
“Io non ti ho mai
chiamato!”
E riagganciò.
Rimasi con il telefono nel palmo, e provai un’irrefrenabile
voglia di romperlo. Ricordandomi però che era stato un regalo di Esme, e che
soprattutto Emmett lo aveva fatto perché voleva che facessi finalmente un
sorriso (aveva chiaramente percepito la mia preoccupazione per Bella durante il
viaggio, e anche se non se ne fosse accorto sicuramente Jasper lo doveva aver
rivelato a tutti), mi controllai.
Sospirai rumorosamente e poi rimisi il cellulare in tasca,
voltandomi verso Bella.
Lei si accorse che avevo finito di parlare, e mi sorrise; io
ricambiai con un altro sospiro esasperato.
“Emmett adora prendermi in giro” dissi scuotendo il capo,
metà tra il divertito e l’esasperato.
Aveva sentito tutto, ovviamente: i suoi occhi scuri
brillavano per il divertimento.
Rise sommessamente. “Siete davvero buffi, insieme” disse,
coprendosi la bocca con una mano
Non riuscì più a trattenersi e iniziò a ridere di cuore.
Era magnifica quando rideva così, di cuore, spontanea: sarei
rimasta a guardarla ridere per ore.
Una volta giunto a casa avrei dovuto ringraziare mio
fratello; era anche merito suo se ero riuscito a farla ridere.
Mi si scaldò il cuore, pensando di essere io la causa del
suo buonumore. Mi sentii completo, realizzato, in qualche modo.
“Sc-scusami, Edward” disse Bella con un sorriso,
asciugandosi una lacrima con l’indice “Non volevo ridere di voi”
“Non fa niente” dissi “Sono lieto che i nostri siparietti ti
divertano”
“È… splendido” si lasciò sfuggire, chinando poi il capo.
“Cosa?” le domandai, curioso
Mi piaceva parlare con lei. La sua logica era affascinante,
le sue idee sempre inaspettate, nuove, fresche. Non erano come i pensieri della
stragrande maggioranza della gente comune. Mi intrigava la sua visione della
vita, come affrontava le situazioni, le idee che partoriva quella sua mente
misteriosa, unico santuario a cui mi era proibito accedere.
Mi affascinava,
ecco.
Era diversa da tutti quelli che avevo conosciuto, o con cui
ero entrato in contatto. In più, il fatto di non poterle leggere il pensiero
contribuiva a sviluppare in me un certo interesse per quella fanciulla così
fuori dall’ordinario.
Bella sospirò, incrociando poi le mani dietro la schiena,
piegandosi in avanti con il busto in una posa da bambina. Anche la sua espressione,
alcuni suoi comportamenti erano innocenti come quelli di un bambino.
Forse era questo che mi attraeva, di lei.
“Beh, ecco… il vostro rapporto” iniziò, rialzandosi e
allungando le braccia verso il cielo “Tu, i tuoi fratelli, i tuoi genitori… siete
davvero molto uniti. È meraviglioso il legame che c’è tra di voi. Mi piace. Mi trasmette pace, in qualche
modo” Sospirò, tornado a guardarmi. “Forse sarà una visione un po’ infantile
del vostro rapporto, ma è così che mi siete apparsi”
Scossi il capo, sinceramente colpito da quelle riflessione.
“Al contrario” dissi “È… interessante, la tua visione delle cose. Non pensavo
che ti facessimo quest’effetto.” Risi anch’io, allegro. “Certo, devo dire che a
volte avere dei fratelli come i miei è alquanto fastidioso – come quando Alice
spunta fuori all’improvviso e ti rivela il tuo futuro senza che tu glie lo
avessi chiesto, oppure quando Emmett ti affibbia irritanti nomignoli solo per gentil amor fraterno, come dice lui
– ma non potrei chiedere dei fratelli migliori di loro.
E poi, Carlisle ed Esme sono due genitori assolutamente
perfetti, per noi” continuai “Sono sempre dolci e disponibili, ma sanno anche
come frenarci quando serve. Credo che siano due persone davvero fantastiche, e
sono lieto di considerarli i miei genitori”
Bella’s pov.
Gli occhi di Edward sprizzavano gioia in ogni direzione.
Mentre descriveva la sua famiglia si erano accesi, bruciando
di una fiamma inestinguibile, indomabile, abbagliante. L’amore che provava
verso la sua famiglia era capace di accecare ogni creatura che si trovava nei
suoi pressi.
Rimasi incantata ad osservarlo descrivere il suo rapporto
con la sua famiglia, osservando come la gioia divenisse sempre più padrona del
suo volto a ogni parola che pronunciava.
Ero davvero felice che fossero così uniti, così affiatati.
Ma allo stesso tempo la solitudine si faceva strada nel mio
cuore.
Vederlo descrivere con così tanta enfasi le persone a lui
più care, ammirare il sorriso che gli spuntava in viso a ogni ricordo che gli
veniva in mente ripensando alla sua famiglia, accresceva in me un senso di
profondo sconforto.
Lui aveva una famiglia su cui contare in ogni momento, che
gli faceva da appoggio nei momenti più difficili, che lo capiva, lo proteggeva.
Che lo amava.
E io chi avevo?
Nessuno.
Io ero sola al mondo.
Mio padre era morto quando io ero piccolissima, senza
lasciarmi ricordi palpabili di sé stesso. Mia madre era viva, almeno credevo, e
in ogni caso mi credeva morta; non potevo neanche pensare di andarla a trovare,
temendo la reazione, o peggio, l’assenza di reazioni da parte sua.
Speravo che almeno con Phil stesse riuscendo a ricostruirsi
una vita: ero certa dell’amore che provassero l’uno per l’altra, e ancora più
certa che Phil non avrebbe mai permesso a mia madre di ridursi in uno stato di
completa depressione, per causa mia.
Speravo in questo, almeno che trovassero la felicità che mi
era preclusa.
E poi, checché ne dicessero loro, io non mi sentivo ancora
neanche lontanamente pronta a far parte della famiglia Cullen. Anzi, ero ben
lungi dall’esserlo.
Loro erano… così … dannatamente giusti, così uniti…
Mi faceva male vederli, in un certo senso. Mi ricordavano
ciò che io non avrei mai potuto avere, ciò che mi era stato tolto per sempre.
E intanto, LEI si faceva ancora una volta strada dentro di me…..
“Bella, è tutto ok?”
Alzai di scatto la testa, sorpresa.
Inconsapevolmente, avevo dato le spalle ad Edward,
perdendomi nei miei pensieri.
E le lacrime erano tornate a scorrermi sul viso.
Edward mi era accanto, una mano posata dolcemente sulla mia
spalla, l’espressione preoccupata in volto.
“Oh… scusa” mormorai, asciugandomi in fretta gli occhi
“Ho detto qualcosa di male, forse?” mi chiese, porgendomi un
fazzoletto. Era di nuovo mortificato, dispiaciuto per l’effetto che pesava
avessero le sue parole su di me.
Scossi il capo, prendendo il pezzo di stoffa – elegante, di
merletto, forse – che mi porgeva, e mi asciugai gli occhi. Odorava di lui, del
suo profumo squisito.
“Mi dispiace” continuò
Non l’avevo ingannato, e lo sapevo, ma mi ostinai a mentire.
“Non hai fatto nulla, Edward” dissi, ritrovando la voce
ferma “Non pensare più che sia colpa tua se sono troppo emotiva. Sono proprio
fatta così, difetto di fabbrica”
Funzionò; lo feci sorridere. “Tu” disse, togliendomi i
capelli dalla fronte “hai una scarsissima fiducia in te stessa”
“Oppure” replicai, arrossendo “Ho una grande conoscenza di
me stessa. Tra me e te chi è il miglior giudice di Isabella Marie Swan, a tuo
parere?”
Rise. “Sicuramente non tu!” esclamò divertito, toccandomi la
punta del naso con una delle dita affusolate “E, giusto a titolo informativo,
tu sei diventata Isabella Marie Swan Cullen. Da ieri sera, precisamente”
“White Cullen”
precisai, con un sorriso
“Ma sempre Cullen”
Mi sorrise e mi tolse ogni possibilità di rispondere a tono.
Sbuffai, incrociando le braccia al petto.
“Sai, potresti anche darmela vinta, ogni tanto” sbuffai “Non
faresti nulla di sbagliato”
“Uhm, chissà, forse un giorno!” ridacchiò
Mi porse la mano. “Vogliamo andare a casa?” domandò con
garbo
Sospirai, rassegnata. “Andiamo. Non voglio far preoccupare
gli altri”
“Tranquilla, Emmett gli avrà detto tutto” mi rassicurò
incamminandosi
“Grazie, Edward” dissi, tendendogli il suo fazzoletto
“No, tienilo pure” mi rispose “Io ne ho tanti”
Sorrisi e me lo nascosi in tasca.
“Allora, Bella” esordì poi, avviandosi verso la macchina
“Non mi hai ancora detto cosa pensi dei tuoi nuovi fratelli”
Avvampai. “In… in che senso, scusa?” balbettai
Rise, soave. “Non preoccuparti! Non mi lascerò sfuggire
neanche una parola, lo giuro” promise, facendomi l’occhiolino
“Mi fido di te, ma ti dimentichi di un insignificante
particolare” gli feci notare
“Sarebbe?”
“Ti ricordi che hai una sorella veggente? Solo a titolo
informativo”
Rise ancora. “Sono certo che Alice non oserà spiarci, adesso.
Sa cosa le aspetta, altrimenti”
“Era di questo che parlavate al negozio di scarpe!” lo
accusai
Annuì, sempre con quel sorriso sul volto.
“Uf, questi Cullen, sempre a far comunella tra loro!”
brontolai con un sorriso
Ghignò, fissando la strada davanti a sé. “A volte è utile”
“A volte è frustrante” risposi “Forza, signorino, inizi pure
con le domande”
“Veramente preferirei che parlassi di tua spontanea volontà”
disse “Sai, non vorrei che i miei fratelli pensassero che faccia preferenze o
meno, nella scelta dell’ordine”
“Hai detto che Alice non avrebbe guardato!” esclamai,
arrossendo
“Le ho fatto promettere di non riferire nulla agli altri,
non di bloccare le sue visioni” puntualizzò “E comunque, non mi avrebbe dato
ascolto, fa sempre come le pare, quella peste….”
“Già, Alice è… esuberante” commentai con un sorriso “La
invidio molto per la sua energia. Non si vergogna di dire quello che pensa o di
fare ciò che vuole. È… libera”
“Un po’ troppo libera, secondo me” borbottò lui con un
sorriso “Io l’avevo detto a Jasper di tenerla rinchiusa per uno o due secoli,
ma sai com’è, lui la ama…”
“Non mostrano molto il loro rapporto in pubblico, vero?”
chiesi “Cercano di… contenersi, ecco. Eppure, si capisce che sono legati da un
sentimento intenso, profondo. Sembrano vivere l’uno per l’altra. Come se non
potessero esistere senza stare insieme”
“Di certo il loro rapporto è forte e indissolubile, non c’è
che dire” concordò Edward “Sono dipendenti l’uno dall’altra. Inoltre, Alice fa
di tutto per aiutare Jasper in ogni piccolo gesto, in ogni minima cosa che
pensa possa essere un peso, per lui. E lui di rimando fa lo stesso nei suoi
confronti”. Sbuffò, ma non seppi dire se per il divertimento o per… malinconia?
“Certo, da quel che so, si farebbero scudo a vicenda pur di proteggere il
proprio partner. E paradossalmente, non vogliono che l’altro corra rischi”
Si voltò verso di me e mi sorrise; ma i suoi occhi erano
velati da un qualcosa di triste, di antico e imperturbabile.
“Ma in fondo, non è in questo che si basa l’essenza stessa
dell’amore?” domandò “Il darsi reciprocamente all’altro senza mai chiedere
nulla in cambio, vivere per poter vedere il proprio amore felice? Fare di tutto
per rendere la sua esistenza meravigliosa?”
Annuii, incantata. Come faceva a parlare così, a stregarmi
con quelle parole dannatamente invitanti?
Perché continuava a ripetermi che esisteva una speranza,
quando io sapevo benissimo che non c’era nulla?
Ma mi aggrappavo con ostinazione a quelle parole: avrei
fatto di tutto perché corrispondessero alla realtà, perché quella splendida
illusione fosse il riflesso di una verità a me vietata. Verità che sognavo di
poter condividere con lui…
“Ah, attenta Bella. Non credi che le tue mire siano un po’ troppo alte?”
domandò crudelmente lei “Se tanto già sai che ti è precluso
quest’emozione, come puoi anche solo immaginare di viverla con lui? Edward può
e avrà sicuramente di meglio”
È vero, ammisi, lui può avere tutte quelle che vuole. Io non
sono nessuna
“Da come parli…” mormorai, triste “Sembra che tu conosca
l’amore come le tue tasche”
Rise, senza allegria. “Non credo proprio di essere esperto
in materia” mi rispose “Solo, mi limito a osservare gli esempi che mi
circondano, e a ricavarne qualche informazione. Tre esempi in casa aiutano”
Almeno tu hai altri
tipi di amore, Edward, pensai sconsolata
“Dev’essere bello” mormorai
“Non direi”
Mi voltai a fissarlo. Prima di assumere un’aria meno seria,
riuscii a scorgergli un’espressione afflitta, dolente.
Quella che avevo anch’io sul mio volto.
“Sinceramente, avere per casa coppie come quella di Emmett e
Rosalie è… opprimente, ecco. Alcuni loro pensieri, ricordi…”
Fece una faccia schifata “Beh, per fortuna ricordano che io
so leggere nel pensiero” concluse con un sorriso “Più che altro lo fanno per la
loro privacy, non perché gli importi qualcosa di me…”
“Non dire così!” lo sgridai con una risata, colpendolo piano
sul braccio
“Dammi retta, Bella, pensano solo al proprio tornaconto…”
“Edward! Ma sono i tuoi fratelli!”
Rise. “Ed è per questo che li prendo in giro!”
Si avvicinò alla portiera della sua Volvo che ancora rideva.
“Prego, signorina!” mi disse aprendomi lo sportello
“Grazie”
Mi sedetti e aspettai che entrasse anche lui. I miei occhi
andarono casualmente a specchiarsi sullo specchietto retrovisore.
Erano tornati color petrolio, bui e terribili, ma nelle
iridi c’erano ancora riflessi marroni.
“L’effetto del cioccolato sembra svanito” osservò Edward
Trasalii quando accanto ai miei comparvero quei suoi due
splendidi occhi mielati, e mi tirai indietro di scatto.
Mi fissò, sorpreso della mia reazione, poi mi sorrise
colpevole.
“Ti ho spaventata?” chiese
Scossi la testa. “Non sono abituata a stare a contatto con
la stessa persona così a lungo” spiegai, imbarazzata “Mi hai… colto
impreparata”
“Ti ho spaventata” riassunse lui con un sospirò triste,
sedendosi in posizione rigida
“No, davvero!” replicai “Solo che ero concentrata su altro.
E comunque, non credo che potresti mai spaventarmi, Edward”
Si voltò a fissarmi con un’espressione strana, tra il
sorpreso e lo scettico.
“Ecco, tranne che quando non guardi mentre guidi” dissi,
indicando la strada “Non te l’hanno mai letto il codice della strada? Occhi sul
percorso, mani a dieci e un quarto, rispetto della segnaletica…”
“… guida sotto i limiti della velocità” suggerì lui ridacchiando,
e tornado, con mio grande sollievo, a concentrarsi sulla strada
“Ehi, siamo vampiri. Qualche sfizio ce lo possiamo pur
concedere”
“Quindi non ti faccio paura” constatò lui divertito
“Uhm… non esattamente” risposi dopo averci pensato su “Credo
che se volessi potresti apparire molto, molto spaventoso. Ma sai controllarti,
e non mi spaventi”
Mi rassicurava la sua presenza. Mi trasmetteva calma,
protezione, calore.
Non mi ero mai sentita così al sicuro neanche da umana.
Che strano, non credevo che potesse esistere qualcuno in
grado di trasmettermi un qualcosa di simile.
Ma Edward sembrava rivelarsi una sorgente infinita di
sorprese.
“Non voglio che tu abbia paura di me…” mormorò lui
“Non ne ho, né ne avrò” gli assicurai, arrossendo
Si voltò ancora verso di me. “Te lo giuro, Bella” mi disse,
serio “Non farò mai nulla che possa spaventarti. Non ti metterò mai paura. Mai”
I suoi occhi ardevano per la sincerità con cui pronunciava
quelle parole.
Sentii il mio petto fremere, riscaldato improvvisamente da
un qualcosa che non riuscivo a comprendere. Edward lo stava facendo per me.
E io non pensavo potesse mai accedermi una cosa simile.
“Io… grazie” mormorai, chinando il capo
Si voltò, tornado a fissare la strada.
Il resto del viaggio trascorse in silenzio.
Ci eravamo detti tutto quello che dovevamo dirci, sebbene ci
fossero molte altre cose che io desiderassi conoscere sul passato di Edward.
Era così strano…
Non avevo mai desiderato approfondire un rapporto con altri
miei simili, prima d’ora. Non mi era mai passato per la mente che anche gli
altri dovevano avere una storia, una famiglia, dei ricordi, alle spalle.
Persino Aro, Marcus e Caius.
Al loro ricordo, repressi un brivido di terrore.
Era troppo presto per ripensare a loro.
Faceva ancora troppo male.
“Edward” lo chiamai, dopo un po’ “Tu hai… ricordi... nitidi,
del tuo passato?”
“Del mio periodo umano, intendi?” chiese lui
Annuii.
“Beh, si, alcuni” rispose “La mia storia la ricordo a grandi
linee, e te l’ho dimostrato ieri, mi sembra”
Sorrise, e il mio petto palpitò di nuovo, scaldato dal
ricordo della scorsa sera.
“Perché questa domanda?” chiese lui curioso
“Ecco… mi è venuta così” risposi, vaga
“Uhm… scommetto che il tuo cervellino sta macchinando
qualcosa” disse lui sospettoso, con un ghigno
“N-niente del genere!” mi affrettai a rispondere, arrossendo
“Solo…”
“Si?”
“Ecco, mi chiedevo… ti ricordi… di che colore erano i tuoi
occhi, quando eri umano?”
Mi sentivo un’idiota. Pur di continuare a portare avanti
quella conversazione stavo ricorrendo a ogni espediente, anche ero sinceramente
curiosa di conoscere la sua risposta.
Ero proprio un’imbranata.
“Verdi” rispose senza esitazioni
“Te lo ricordi?” chiesi, ammirata
“Non benissimo, in effetti” ammise lui “Ma Carlisle si”
“Ah, è vero. Carlisle ti ha trovato” realizzai
Annuì. “Avevo gli occhi di mia madre” continuò “Carlisle
dice che… che fu lei a chiedergli di salvarmi, di fare tutto il possibile per salvarmi. Non era una supplica o una
richiesta disperata, era un vero e proprio ordine. Fu come se… se avesse capito
che lui conosceva un modo per guarirmi. Ricordai che i suoi occhi, prima vacui
per la malattia, risplendettero di determinazione. Sembrò avere degli smeraldi,
sul viso”
Sospirò. “Beh, come vedi, sono qui. Carlisle ha ubbidito
alle ultime volontà di mia madre”
Tornai a fissare fuori dal finestrino.
Chissà cosa dovevano aver provato, tutti e tre.
Cosa aveva spinto Carlisle a trasformare Edward? Cosa aveva visto in lui?
Cosa aveva provato Edward al suo risveglio? Come aveva accettato il suo cambiamento?
E cosa aveva provato sua madre, quando aveva chiesto a
Carlisle di salvarlo? Aveva forse intuito la diversità di Carlisle? Che sapesse, che lui poteva veramente
salvare suo figlio?
Avrei voluto parlarne ancora con Edward, ma sentivo che in
qualche modo, parlare della sua umanità perduta lo faceva star male. E poi, che
diritto avevo io di insistere ulteriormente? Ero un’estranea, dopotutto.
Avrei messo a tacere la mia sete di sapere. Maledetta la mia
insaziabile curiosità! Per una volta, avrei resistito, oh!
O forse….
Beh, un cavillo c’era: ne avrei parlato con Carlisle. Sempre
se l’avesse voluto anche lui, e sempre se non gli avessi sottratto tempo.
Mia madre aveva ragione, nulla poteva frenarmi quando mi
mettevo in testa qualcosa!
“Bella, ci sei?”
Mi sventolò la man davanti agli occhi, riscuotendomi dai
miei pensieri.
“Eh? Ah, Edward,
sei tu!” esclamai, confusa
“Chi ti aspettavi, scusa?”
“No, scusa… mi ero un attimo distratta” balbettai
“Beh, ora puoi anche andare a…” iniziò
“Oh, siete tornati!” esclamò una voce allegra
Edward’s pov
“Oh, siete tornati!”
Ci voltammo entrambi in direzione di Alice, che ci sorrideva
raggiante con i gomiti appoggiati al finestrino, abbassato, di Bella.
Nei suoi occhi luccicava pura euforia.
E questo, tradotto per tutti noi, significava grossi,
turbolenti e numerosi guai.
Addio ai miei propositi di scoprire ancora un po’ sul
passato di Bella.
“D’accordo, parla: perché sei così felice?” chiesi,
sospettoso, gli occhi ridottisi a fessure
Il suo sorriso si allargò ulteriormente, tramutandosi in
quello che, per chi la conosceva bene, era l’equivalente di un ghigno sadico e
perverso.
Purtroppo, a Bella apparve solo come un enorme sorriso
innocente.
Eh, poverina! Non si era resa conto del pericolo che gravava
su di lei!
“Ci dev’essere per forza un motivo razionale, Ed?” domandò
Alice con tono innocente
“Nessuno sano di mente sorriderebbe in maniera così
entusiasta per un nonnulla” osservai “Forza, parla”
“Uff, Edward, come sei sospettoso!” sbuffò Alice roteando
gli occhi al cielo “Sono solo felice perché è una bella giornata, stiamo tutti
in salute e abbiamo la dolce Bella qui con noi!”
E aprì la portiera per abbracciarla forte, ridendo.
“Ehm… grazie, Alice” rispose lei, arrossendo “Anch’io sono
felice di stare qui con voi”
Il sospetto non mi abbandonava.
“Uhm… tu non me la racconti giusta, Alice” dissi, senza
abbandonare quello sguardo diffidente
“Pensa quello che vuoi” rispose lei noncurante
Il suo sorriso non mi incantava, la conoscevo troppo bene
per non capire che dietro a quel aria da santarellina stava escogitando un
qualcosa di tremendamente… turbolento.
Già, perché in ogni piano – strampalato o meno che fosse –
di Alice, caos e confusione regnavano sovrani.
Paradossalmente, alla fine i risultati raggiungevano sempre
la perfezione assoluta.
Alice era una Perfezionista,
con la P maiuscola, aggiungerei: ogni cosa che
faceva o che possedeva era un inno alla perfezione e alla bellezza.
Che poi per arrivarci scatenava l’inferno, creando caos e
portando alla pazzia le persone, era un altro discorso.
Io volevo davvero molto bene ad Alice. Sapevo che tutto
quello che combinava lo faceva per noi, per la nostra felicità più che per la
sua. E non perché le leggessi nel pensiero, ma perché il sentimento che ci
univa, benché fosse molto diverso da quello che la legava a Jasper, era forte e
“speciale”.
Conoscendola così bene, quindi, capivo immediatamente, a
grandi linee, cosa stesse macchinando in quella sua testolina scura. E questa
volta non era nulla di buono.
C’entrava Bella, di questo ne ero certo. E una strana
sensazione mi avvertiva che questa volta ero implicato anche io. Meglio
scoprire cosa macchinava, prima di ritrovarcisi coinvolti.
Tentai di leggerle nel pensiero, e con mia grande sorpresa
non trovai nessuna barriera a ostacolarmi l’accesso. Non voleva nascondermi
nulla…
… per il semplice fatto che non stava pensando a niente.
O meglio, aveva sigillato tutti i suoi ricordi dentro un
bunker fortificato, e la sua mente era tutta occupata da….
Rose.
Come piantarle, coltivarle, trovarle… rose rosse, bianche,
gialle, blu…
Non pensava ad altro se non a questo.
Inarcai un sopracciglio. “Rose?” chiesi
Annuì. “Sto pensando alle rose. C’è forse qualcosa di male?”
“Nel tuo caso, si”
“Ti piacciono le rose, Alice?” chiese Bella, spostando lo
sguardo su mia sorella
Alice annuì, entusiasta. “Le adoro!”
E da quando?
A memoria mia, non aveva mai intrapreso la carriera di
botanica.
“Piacciono molto anche a me” disse Bella con un sorriso
“Quando era a Phoneix ne stavo coltivando una pianta. Crescevano bene”
“Davvero?” chiese Alice
“Visto? Annota,
fratellino, annota!” aggiunse poi mentalmente
“Cosa?” chiesi, confuso
Alice sospirò pesantemente, scuotendo il capo.
“Sei senza speranza!” mi disse sconsolata
“Su, forza, Bells, vieni con me!” disse poi, prendendo per
mano Bella e trascinandola fuori
“Dove la porti?” chiesi
“A cambiarsi e a chiacchierare” rispose Alice tirandola
gentilmente per un braccio “E tu non osare lamentarti. Te la sei goduta per
tutto questo tempo, te l’ho lasciata fin troppo”
Bella arrossì.
“No, non è vero…” sussurrò “… praticamente mi ha fatto da
autista…”
“Naturalmente verrò con voi, questa sera” continuò Alice
fermandosi sulla porta “Contenti?”
“Una pasqua” risposi acido, scoccandole un’occhiataccia
Perché faceva sempre come le pareva?
“Ne sono lieta, Alice” sorrise Bella
Sospirai. Cosa poteva dire altrimenti, quella povera, dolce
Bella?
“Bene! Questo era proprio quello che mi volevo sentir dire!”
rise Alice, ed entrò con Bella in casa.
Isabella mi rivolse un’occhiata divertitamene rassegnata,
prima che Alice le richiudesse la porta alle spalle
Scossi la testa con un sorriso.
Un momento dopo, due paia di braccia mi immobilizzarono
afferrandomi da dietro il sedile.
Angolino - ino-ino:
¬__¬ Mmmm..... il secondo angolino eccetera eccetera. Interessante.... va beh, insomma, due cosine due
Come avete potuto notare, ho deciso di rivoluzionare un po' il look dei
miei commetini: siccome sono in Arlecchino Mode, mi andava così.
Ma ricordate, se avete problemi o non vi piace, DITELO!!!! Non abiate
paura di ferirmi, ok?
Due: Siccome sono molto, ma molto insicura, in questo periodo, voglio
rivelarvi in antemprima il titolo del mio prossimo capitolo.
Interrogatori! - Ovvero: La gioia dell'avere fratelli!!
Incuriosite???
Un kissone
La piccola Usagi
|
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Capitolo 10 *** Interrogatori! - Ovvero: la gioia dell'avere fratelli ***
bella vampire 9
Io Sono davvero onorata di avere così tanti lettrici/lettori che mi incoraggiano! Davvero, mi piaciono i vostri commenti, li adooooorrrrrrooooo!
Allora, commentiamo questo cappy. Questa
parte che inizialmente era il fulcro della mia carriera di comica, si
è trasformata per il 50% in una triste vicenda di dubbi
ambletici, complessi psicologici, sentimenti confusi e decisioni da
idioti innamorati. Diciamo, non drastici cambiamenti in New Moon Style, ma diciamo che da qui, per i prox cap, la storiella procederà in più... dark/triste/sentimentale. Per poi riprendere in chiave comic ancora di più (pensate solo al Primo giorno di Scuola!).
Ringrazio colore che hanno
letto, coloro che mi hanno inserito tra i preferiti e coloro che mi
hanno messo tra gli autori preferiti. E
un grosso kiss a chi non riesce a commentare sempre (ma voi non
smettete, vi prego! Ho un disperato bisogno di commenti che mi dicano
che scrivo... beh, o scemenze o meraviglie!)
Wind: Grazie,
grazie, grazie, grazie!!^^ Mi fa piacere che il mio modo di narrare
piaccia, perchè spesso, rileggendolo, lo trovo molto ripetitivo...
(ricordo che sto in Sfiduciata mode on). Non penso proprio che tu faccia
così tanti errori, mi piacciono le tue storie! Non ti
sottovalutare! ;)
Fin Fish: Sono
contenta che la mia logorroicità non ti dia fastidio. C'è
chi invece non mi sopporta, ma per fortuna sono pochi. Scherzo. Comque,
siccome oggi ho sognato Eddyno (quanto lo adoro!) mi ha dato dei
consigli pre-zio-sis-si-mi, abbiamo commentato anche i personaggi e il
mio modo di stravolgerli, e mi dice di comunicarti che Alice non
è subdola. Dire ciò equivale a farle un complimento!U___U
Ma sebbene sia un tornado con gli occhi d'oro, fa casino solo per il
nostro, ehm, il loro bene. Ma non preoccuparti, tanto alla fine se la
sorbiscono loro! Tu al limite ti fai quattro risate! (Parole sue,
parole sue, lo giuro!). Per la discoteca dico solo che... beh, che
avrai (avrete) una grossa sorpresa! Ma non come pensate voi....
Mwahahaha! (Ritorno del Sadismo2). E grazie per i dolcetti, li aspetto! Fai con calma, tanto ho intezione di ammorbarvi ancora per taaaaaaanto tempo.^^
HollyShort91: Welcome
in Our big crazy family! Una new entry nuova nuova, benvenuta. Sono
feliciximixima che ti piaccia e chi sia decisa a lsciarmi un
commentino. Sono arcicontenta, poi, che ti piaccia il mio modo di
stravogere i personaggi, e soprattutto la storia originale! Spero di
ricevere tanti altri bei commentini!
MimiMiaotwilight4e: Cerco
di farlo apparire mooolto romantico, ma anche mooolto cauto. Povero Ed,
gli complico la vita in maniera assurda! Ma anche lui ci mette del
suo... Eh, si, diciamo che la colpa e Fifty fifty. Comunque, chi
afferra da dietro Edward è.... e Alice ha in mente di... ^^
Forse è meglio se leggi sotto!
Helen
Cullen: No
te preoccupe per il poema! Sono felice di recensioni lunghe, mi
ispirano! Comunque, hai visto i romanzi che scrivo io nei commenti:
quelli si che sono più lunghi dei capitoli! Ma rispondiamo alle
tue domandine... Allora, la caccia con Carlisle mi è dispiaciuta
non scriverla, quindi rimedierò molto presto - il papi deve
essere visto in azione, U___U. Quello che ha in mente Alice è
diviso in mille piccoli diabolici piani per "La Felicità
Assoluta Dei Suoi Fratellini", quindi si evolverà pian
pianino... Ma comunque ci si metterà Edward è il suo
senso del dovere e Bella e i suoi complessi ad ostacolarla. Ma lei si
fermerà? Certo che no! Continuerà imperterrita
perchè O si fa come dice lei, o si fa come dice lei. Per il
rapporto tra i nostri puccini amorosi, l'avrò detto mille
volte, e in qst cap si capisce bene, si fanno molto problemi, e
quindi, a meno che non faccia scendere in campo l'Onnipotente, la vedo
un po' duretta che si mettano insieme subito... tra un pochettino,
magari.... Che Em sia una forza spero di aver reso l'idea. Lui fa
l'idiota solo per far sorridere le persone a lui care, altrimenti ha la
testa sulle spalle. E la voce che sente Bella... sarà svelato
tra altri tre capitolo, più o meno! ^^ Mi dispiace farvi
attendere. Mea culpa. Ps. Per il vulcano, ok, devo solo inventarmi una
scusa per convincerli a venire....
miki18: Come promesso, aggiorno prestissimo! Mi dispiace averti fatto prendere un colpo, ma mi fa piacere sapere che ci sono
persone che seguono con passione questa storia. MI piace che Alice sia
espansiva e che si impicci nella vita di Edward, perchè,
purtroppo, lui ancora non capisce che cosa deve fare... spero che questo cap
ti piaccia!
mylifeabeautifullie: Anch'io
adoro Emmett quando si comporta da... fratello maggiore leggermente
idiota!^^ Anch'io mi comporto così, quando mia sorella è
triste io faccio l'idiota per farla ridere. Ci riesco benissimo
(sarà che sono brava a fare l'idiota? O che faccio Pena? T___T
Me triste...) Comunque, Alice macchina il Futuro Perfetto, sappilo. Le
braccia che prendono Ed sono... vedi giu^^ E quella voce.... Mi dispiace,
ti lascio ancora il dubbio.
Tokiotwilighters: T___T
Grazissime! Non merito questi complimenti. Grazie, la città
sceglia pure tu. Per il materiale, guarda, liberissima di farla anche
in carta straccia, sarei felice lo stesso. Spero di non deluderti.
Railen: Grazie
per i coplimentissimi (immeritati - sempre più sfiduciata, me
povera). L'ho già detto, io scrivo PER VOI e per FARVI FELICI;
inoltre, non mi ricordo in che cap l'ho scritto (non ho una buona
memoria, oggi..) il fatto che scriva "bene" i sentimenti dei miei
personaggi è perchè cerco di immedesimarmi in loro e in
quelle situazioni. "Che direi se fossi Emmett per risollevare Eddy?", "Che cosa penserei
se fossi Edward e non capissi che cosa mi succede, ma mi ritrovo una
Bella in lacrime per "colpa mia"?", "E come faccio a far capire a 'sti due
boccaloni innamorati i loro sentimenti "senza dare nell'occhio" se fossi Alice?"
ecco come scrivo^^.
Princesseelisil: La
gioia di avere QUEI fratelli è immensa e impagabile! Neanche con
tutte le risorse del pianeta li ripagheremo per le gioie che ci
trasmettono. Sono felicissima di essere riuscita a scrivere due capioli
in chiave prevalentemente comica! Per la presentazione di Edward
provvederò. Visto che ormai sogno tutti i Cullen al completo,
non avrò problemi!
smallfly: NON
TI PREOCCUPARE!!!!!!!! Non fa nulla se non hai potuto commentare
subito, non importa! Quello che conta è che hai commentato. Non
punirti, non ce n'è bisogno. Lascia solo commentini; questo mi
fa felice, il tuo dolore mi fa piangere...T___T Grazie per i compl, e
grazie per l'apprezzamento che dimostri verso Em, lo so, l'ho reso quasi
troppo espansivo. Ma il mio fratellino orso è così,
niente da fare. Per-la-Pazza-scatenata-che-non-riesce-a-controllarsi, anche detta
Alice, anche io compatisco le sue vittime. Ma, ehi, Dopotutto "Lo faccio per il loro bene!" nd.Alice. E sta tranquilla, non mi posso dimenticare di te!
Ok, angeli miei, vi lascio al
capitolo. Ah, e non so se lo fate, ma comunque se avete dubbi che non
avete scritto o che vi sono spuntati così, dal nulla, vi
consiglio di leggere anche le mie risposte verso gli altri. MA NON
SENTITEVI ABBLIGATE/I!!!!!!!!! Se vi va, Bene, se non vi va, Bene lo
stesso!
Edward’s pov.
Nemmeno ebbi il tempo di realizzare quello che stava
succedendo che due braccia nerborute mi sollevarono di peso dal sedile e mi
fecero sedere sul sedile posteriore.
Sentii con orrore il click metallico della sicura della mia
macchina echeggiare nell’abitacolo, e compresi di essere in trappola.
Seduti ai miei lati c’erano Emmett e Jasper.
Il primo dei miei fratelli, seduto alla mia destra, mi
fissava con uno sguardo acceso, decisamente troppo entusiasta per i miei gusti,
un sorriso smagliante sul viso; era chiaramente su di giri.
Brutto segno.
Jasper, invece, riusciva a controllarsi un po’ meglio:
sorrideva con meno enfasi, ma notai con orrore che anche lui era eccitato. E
lui non si eccitava facilmente.
Brutto, bruttissimo segno.
“Che diavolo sta succedendo?!” esclamai, arrabbiato “Fatemi
uscire!”
“Vai così, Eddy!” ululò Emmett stringendomi un braccio
intorno al collo e scompigliandomi i capelli con energia
“Bella mossa, fratellino, davvero bravo!” si congratulò
Jasper dandomi una meno appariscente pacca sulla spalla, sempre mentre io lottavo
per liberarmi dalla presa di Em
“Si può sapere di che diavolo state parlando, tutti e due?!”
chiesi furioso, liberandomi da Emmett
“E dai, Eddino, non fare il finto tonto!” disse quest’ultimo
con una strizzatine d’occhio
“Ti ho detto che non so di che cosa parli. E non chiamarmi
Eddino, non lo sopporto!”
La sua mania di considerarmi un bambino mi infastidiva
molto, soprattutto in quella situazione
“Edward, non scherzare, per favore” disse Jasper “Noi siamo
qui per aiutarti”
“Aiutarmi a far che,
di preciso?!”
“Hai presente il richiamo degli ormoni?” iniziò Emmett con
un gesto vago della mano “Le due metà della stessa mela, le due note di uno
stesso accordo…. comprendi? Niente? Non ti accende la lampadina nel tuo piccolo
cervellino?”
“Ok, ora ho capito. Siete impazziti tutti e due!” li
accusai, spostando lo sguardo da uno all’altro
“Emmett sta solo dicendo che siamo davvero felici per te,
fratellino” spigò Jasper con un sorriso “Era ora che anche tu ti sistemassi,
finalmente. Stai sempre da solo, chiuso in te, con i tuoi pensieri… ci fai
preoccupare. Ma ora, sei finalmente completo!”
“Ora ne sono sicuro, Emmett ti ha trasmesso qualcosa” dissi,
ritraendomi verso il centro del sedile “Ma dev’essere qualcosa di rapido, perchè
stamattina sembravi normale…”
“Smettila di provare a sviarci, Ed!” sbuffò Emmett “Non
apprezzi proprio l’amore fraterno! Noi siamo qui solo per aiutarti e tu ci
tratti a pesci in faccia! Vergognati!”
“Punto uno, voi state sparando solamente grosse
stupidaggini. E punto due, il sequestro di persona è reato, perciò, a meno che
non desideriate essere arrestati, vi ordino di farmi uscire di qui!” esclamai,
tentando si alzarmi e scavalcare Jasper
“Edward, piantala di fare i capricci e raccontaci tutto! Non
devono esserci segreti tra fratelli!” mi sgridò Emmett riprendendomi con
facilità e facendomi risedere.
Senti da che pulpito! Chi è che vaneggiava di discorsi
assurdi e si rifiutava di dirmi l’argomento principale di quella conversazione
assolutamente fuori dal normale?
“Noi vogliamo solo aiutarti” ripeté Jasper “Possiamo darti
dei buoni consigli, visto che siamo più esperti di te in materia…”
Eccolo, il socio di quello scellerato di Emmett! Un altro
che farnetica su discorsi senza capo né coda…
Povero Jazz, che ti ha fatto questo pazzo di nostro
fratello?
“Anche se in questo campo non si smette mai di imparare, e
di migliorarsi…” disse con arai saggia Emmett “Eh, dopo cento anni ti sorprendi
ancora…”
“Emmett ha ragione” annuì Jasper solenne “Però, è la seconda
cosa giusta che dici, oggi, dovremmo preoccuparci!”
“Ma insomma, si può sapere perchè mi state trattenendo qui
contro la mia volontà e facendo discorsi assurdi?!” esplosi, furibondo
“Ma insomma, te lo abbiamo detto in tutte le salse!” sbuffò
Emmett “Siamo qui per con-gra-tu-lar-ci!”
Scandì l’ultima parola sillaba per sillaba, per vedere se
così la comprendevo meglio.
“Per?” lo incalzai, con un’occhiataccia
I loro sorrisi si allargarono. “Perché finalmente ti sei
innamorato!”
“CHE COSA?!?” tuonai, fuori di me per la rabbia e lo shock
Io innamorato?
Ma scherziamo?
“E di chi, poi?” domandai
“Ma di quella dolce creatura che noi tutti chiamiamo
Isabella!” dissero in coro, come se fosse una cosa ovvia
“Lo sappiamo come la guardi, ti abbiamo visto” disse Emmett
facendomi l’occhiolino “Nei tuoi occhi c’è totale adorazione quando la osservi,
proprio come capita a me quando guardo Rose”
“Io non la guardo in nessun modo!” protestai, urlando
Perché, perché, perché mi sentivo così tremendamente
imbarazzato, colpevole?
Io non ero innamorato di Isabella.
Non avevo niente da nascondere.
…. Oppure si?
“Su, Edward, non agitarti così” disse Jasper paziente “Non
siamo qui per prenderti in giro. Beh, forse Em si, però il motivo principale è
che vogliamo offrirti tutti il nostro aiuto e la nostra esperienza”
“Ehi, il piccolo Jazz ha assolutamente ragione” proseguì
Emmett “Siamo davvero contenti che finalmente anche tu hai trovato una
compagna. Tu e Bella sarete felici insieme. Siete stati entrambi soli molto a
lungo, aspettandovi, ed era ora che trovaste un po’ di felicità”
“Ne avete passate tante, da soli” aggiunse Jasper “Ora
potrete contare sempre l’uno sull’altra. E ti assicuro, credimi, è la cosa più
bella del mondo”
“Forza, ora! Esponici i tuoi dubbi, fratellino!” esclamò
Emmett battendo le mani “I adorati fratelloni dissiperanno tutti i tuoi dubbi,
facendoti da guru in questo difficile percorso che chiamiamo amore…”
“E in quanto alla confusione che provi ora, non
preoccuparti, Edward” mi disse Jasper posandomi gentilmente una mano sulla
spalla “È più che normale, non agitarti…”
“Aspettate un secondo, ascoltatemi!” urlai, scacciando via
la mano di Jasper con un brusco gesto della mia “Io non sono innamorato di
Isabella!”
“Cosa?”
Io non ero innamorato di Bella.
Non potevo esserlo
La conoscevo a malapena da due giorni, non era possibile che
un sentimento del genere, così devastante e intenso come quello che provavano i
miei fratelli nei confronti delle loro consorti fosse sfociato in questo modo
inaspettato e violento.
La mia preoccupazione nei suoi confronti, l’affetto e il
senso di protezione che nascevano in me ogni volta che vede o pensavo alla sua
meravigliosa figura era solamente affetto fraterno.
Era una sensazione di complicità che avvertivo anche nei
confronti di Alice, Emmett, Jasper e Rose.
Non era amore.
Assolutamente non doveva esserlo.
“Già, Ed, come potrebbe qualcuno amarti? Cos’ha da offrire?”
Cosa potevo offrire io a un essere così perfetto?
Lei era tutto. Rappresentava ogni cosa, ogni più perfetta e
meravigliosa cosa. Il mondo intero dipendeva dalla luce che solo lei sapeva
emanare con quei suoi occhi incredibilmente vivi.
Ogni creatura veniva al mondo ed esisteva solamente per
avere l’onore di bearsi della sua immagine angelica per qualche secondo.
L’esistenza dell’universo intero dipendeva dai suoi sorrisi.
Ed era giusto che fosse così.
Ero felice che l’angelo più perfetto del paradiso fosse
arrivato a me, di essere stato scelto per accoglierla in casa mia, di viverle
accanto; ero grato per potermi beare della sua presenza per ore e ore, per
poter avere l’onore di essere…
“Suo fratello”
Già, suo fratello.
Ma più di questo non potevo permettermi.
Lei era la perfezione fatta creatura, ed io chi ero?
Solo un mostro.
Un essere dannato, condannato a vivere in eterno
sacrificando le vite altrui per continuare la propria. Un essere empio e
crudele, immeritevole di vivere ma incapace di morire.
Predatore spietato che ingannava le sue vittime con un aspetto
finto e ammaliante.
Un essere senz’anima.
Anche la bellezza più fulgida, senz’anima, svanisce come
polvere al vento.
Ed io ero così.
Dannato per l’eternità senza possibilità di fuga; condannato
a rivivere per sempre i miei diciassette anni, tormentato, senza poter sperare
in un futuro concreto.
Ma lei no.
Lei non era come me. Io riscrivo a vederla bene.
Riuscivo a vederla, la
sua anima.
Splendeva luminosa in ogni suo sorriso, facendo risplendere
ogni altra cosa intorno a lei.
Sarei rimasto per ore, per l’intera eternità ad ammirarla,
estasiato. Mi trasmetteva pace, calore, sicurezza.
E, ogni volta che la guardavo, era come se tornassi vivo.
Potevo respirare il suo profumo.
Potevo godere della sua luce.
Ma non potevo
assolutamente averla.
I dannati come me non possono amare gli angeli.
Il mio compito era proteggerla, e cos’ avrei fatto.
Lei meritava molto di più.
E se anche io la desiderassi, se anche bramassi un rapporto
più profondo, con lei, non l’avrei mai presa.
Non sarei stato io a tapparle le ali.
Io non l’avrei resa un mostro come me.
Perché questo era ciò che più desideravo per me stesso.
Ma per lei volevo molto di più.
“Ma dai, Ed, non dire così” sbuffò Emmett “Sempre con questa
storia, basta. Tu non sei dannato, mettitelo bene in testa”
“Hai diritto anche t a una famiglia, a un amore” continuò
Jasper “Tu non sei solo”
“Già. Inoltre, tu, per Bella…”
“No, Emmett” lo interruppi deciso “Io non amo Bella. Non
penso proprio a lei in quel senso. Lei è…” Mi costrinsi a pronunciare quelle
parole, che mi lasciarono la cenere in bocca. “…è mia sorella”
Ogni fibra del mio corpo si sforzò di negare.
Jasper sorrise, comprensivo. “Con le parole sei molto bravo,
Edward” disse “Ma i tuoi sentimenti, per me, sono chiarissimi”
No. Non poteva essere
vero. Non potevo farle una cosa del genere.
Non a lei.
Non alla mia Bella.
Non volevo questo, per lei. Non la meritavo.
Non l’avrei avuta.
Non l’avrei avuta.
Non l’avrei avuta.
“Ti sbagli” mentii “Quello che provo è soltanto affetto
fraterno. Nulla di più”
“Ma…”
“E poi, ricordate cosa ci ha detto Carlisle?” l’interruppi
“Dobbiamo andarci piano con Bella. Non vogliamo spaventarla, giusto?”
“Non stavamo dicendo questo, solo…”
“Perfetto” conclusi “Allora la questione è chiusa”
Scavalcai Jasper e uscii dalla macchina in silenzio.
Dovevo reprimere quelle emozioni.
Sarei stato solo un fratello per Bella.
Solo un fratello.
Nulla di più.
Bella’s pov.
“Ehi, Rose, guarda chi è tornata!” esclamò Alice allegra,
aprendo la porta della stanza di Rose con eccessivo entusiasmo.
Era davvero splendida, composta da tre ambienti (due dei quali
chiusi da una porta): la stanza in cui mi guido Alice, dopo aver superato un
piccolo salottino magnificamente arredato, era la camera da letto di Rosalie ed
Emmett: arredata con mobili in legno chiaro, dalle rifiniture d’oro, era
troneggiata da un enorme letto a baldacchino con drappeggi d’oro e bianchi,
intonati al copriletto.
Un morbido tappeto bianco ricopriva il pavimento di marmo;
sulla parete dove si trovava la porta da cui eravamo entrate, un armadio
gigantesco percorreva tutta la parete.
Rosalie era seduta ad una scrivania elegante sotto la
finestra, davanti lo schermo di un computer – ovviamente di ultima generazione
– e si voltò con un sorriso sentendoci entrare.
“Ciao, Bells, bentornata” mi salutò spegnendo lo schermo,
voltandosi verso di noi.
“Ciao, Rosalie” risposi, restando sull’uscio (Alice era
entrata danzando e si era seduta a gambe incrociate sul letto allegra) “Disturbiamo?”
“Sono abituata ad Alice che si catapulta qui quando meno te
lo aspetti, non preoccuparti. Ormai non ci faccio neanche più caso” disse lei,
fissando con un sorriso prima lei e poi me
“Ma dai, che insieme ci divertiamo sempre!” replicò Alice
posando le mani sulle gambe
“Si, questo è vero,
ciò non toglie che potresti anche bussare qualche volta, invece di sfondare la
porta”
“È successo solo tre volte, e poi, mi sembra che quando tu
ed Emmy volete stare da soli vi lasci la vostra privacy”
“Vorrei ben vedere. Non saresti qui, altrimenti”
“Allora, Bella, come stai?” chiese Alice voltandosi verso di
me “Che ti ha detto Carl? E vieni qui, non aver paura! Devi sentire com’è
morbido questo letto! I nostri piccioncini si trattano bene!”
Rose le lanciò un libro ridendo, che Alice schivò con
facilità.
“Sto bene, grazie” risposi, sedendomi sul bordo “Carlisle mi
ha visitato, ha detto che secondo lui posso tranquillamente nutrirmi di cibo
umano, se ne ho voglia, e non ci saranno nessun tipo di problemi”
“E la reazione agli occhi?” chiese Rosalie
Alzai le spalle. “Secondo lui è probabile che sia una
reazione al cibo umano” spiegai “quando lo mangerò, molto probabilmente
ritorneranno marroni. Ma comunque non ha saputo essere molto preciso, visto
che… beh, che sono l’unica… così…”
“Dannatamente originale e straordinaria” disse Alice con un sorriso
d’incoraggiamento “Era questi che volevi dire, no?”
Arrossii.
“Ti nutrirai come gli umani, allora” constatò Rosalie
“No. Carlisle ha detto che nutrendomi solo in quel modo non
riceverei il nutrimento necessario, e potrei ammalarmi” spiegai
“Stasera io e Eddy la portiamo a caccia” aggiunse Alice.
Potei notare uno sguardo d’intesa tra le due sorelle. Uno
sguardo malizioso.
“Fate bene, anche perché i tuoi occhi sono tornati neri,
Bella” disse Rosalie tornado a fissarmi
“Uhm, però è strano. Pensavo che l’avrebbe visitata anche
Edward”
“EEEEEEEEHHHHHHHH?!?!?!??!” urlai, imbarazzata, mentre il
mio viso raggiungeva una tonalità intensa di rosso
“Non lo sai Bella? Edward è un dottore” disse Alice con una
strizzatina d’occhio “Ha già tre lauree in medicina”
“Sai, penso che Carlisle sia una specie di idolo, per nostro
fratello” disse Rosalie “Edward cerca di imitarlo in tutto e per tutto, e segue
i suoi precetti alla lettera. Lo stima tantissimo”
“Sai Rose, penso che se Edward fosse una donna e Carlisle
single, si sposerebbero nel giro di tre giorni” disse Alice, prima di ridere
con la sorella
“Io penso che sia splendido il loro rapporto” mormorai
“Sembrano davvero padre e figlio. Non posso immaginare un rapporto più unito
del loro”
“Eh, si, il nostro Carl venderebbe l’anima per Edward” sospirò
dolcemente Rosalie “Si fa sempre in quattro, per lui. Desidera ardentemente la
sua felicità, ma sai, Ed è così problematico…”
“Devi sapere che Edward è un tipo che si sacrifica sempre per il bene degli
altri” aggiunse Alice “Per la sua famiglia farebbe di tutto”
“È una brava persona” mormorai, con un sorriso
Era un insulto.
Edward era molto di più.
Era sempre così gentile, disponibile, premuroso…
Non esisteva un termine abbastanza splendido da poterlo
usare per definirlo.
Edward era unico, speciale.
Un pezzetto di paradiso sceso in terra solo per me.
Era la mia speranza.
Fulgida, brillante, calorosa. Brillava nei suoi occhi, e mi
trasmetteva un senso di profonda beatitudine.
Edward era sempre pronto a tirami su di morale: sapeva dire
le esatte parole che volevo sentirmi dire, senza neanche leggermi nel pensiero.
E poi, oltre alla sua dolcezza infinita, era straordinariamente
bello…
“…E tu che ne pensi Bella?” chiese Alice, facendomi tornare
con i piedi per terra
“Eh? Cosa?”
“Stavamo dicendo che, secondo noi, Edward non è poi così
tanto male. o sbaglio?” disse Rosalie
Perché adesso le due vampire mi fissavano con un sorrisetto
malizioso sul volto? E cos’era quella luce che gli brillava negli occhi?
“È… è un persona… gentile…Edward…” la mia risposta morì in
un borbottio incomprensibile, mentre arrossivo furiosamente
“Si, ok, e su questo non ci piove” ridacchiò Rose “Ma noi
parlavamo del suo aspetto fisico”
“EH?!” urlai, passando dal flebile rosa scuro a un rosso
scarlatto.
Perchè, perché, perché mi ero cacciata in quella situazione?
“Insomma, Ed non è poi così male” disse Alice “Anzi, si
potrebbe dire che sia proprio sexy…”
Rosalie rise. “Ehi, Alice, ti ricordo che tu hai Jazz”
ridacchiò “Te lo ricordi? Biondo, carino, carismatico…”
“Ehi, Jasper è perfetto è su questo non si discute” esclamò
Alice “Però, anche Edward è bello. E poi, come sua sorella, è mio dovere…”
“Rompergli le scatole” suggerì Rosalie
“…. E fare in modo che appai a sempre al meglio. E per far
ciò mi occorre aver un’opinione anche sul suo conto, sia sull’aspetto
caratteriale sia… su quello fisico”
Si voltarono verso di me in sincrono, con uno sguardo molto
poco rassicurante negli occhi d’oro.
“Bella, tu che ne pensi?” chiese ghignando Alice
“Ehm…”
“Come sua sorella è tuo preciso dovere avere un’opinione sul
nostro Edward... e su tutti i nostri fratelli, è ovvio” disse Alice
“Devi dirci cosa pensi di Edward” ordinò Rosalie
“Ehm…”
Come si può descrivere tanta bellezza in poche, semplici
parole?
Non esisteva suono, non esisteva parola, non esisteva nulla
che potesse descrivere la meraviglia di quella creatura che Dio aveva voluto
donare ai suoi figli.
La grazia dei suoi movimenti…
La meraviglia dei suoi occhi…
La soavità della sua voce…
Era impossibile trovare così tanta magnificenza racchiusa in
un corpo che già di perse era un inno alla perfezione più pura.
Come poter descrivere tanto splendore a coloro che, nella
loro sventura, non si erano mai beati di quella visione celestiale?
“Ehm, ecco… penso che sia carino…” balbettai, sempre più
rossa
Questa è la peggior
bestemmia che tu abbia mai detto e che mai dirai, Isabella Swan, mi
rimproverai mentalmente.
Rosalie e Alice si lanciarono un altro di quegli sguardi
strani, per poi squadrarmi con un ghigno sul volto.
Ora si che ero nei guai! E con la G maiuscola!
“Solo carino?” chiese perfidamente Rose
“…si…” risposi, indietreggiando istintivamente
Ti prego, ti prego, ti prego, che la tortura finisca qui….
“Ah, Bella, Bella, Bella, non lo sai che non si devo dire le
bugie?” sospirò Alice con lo sguardo che luccicava… diabolicamente divertita
“Sopratutto alle sorelle” rincalzò Rose “Perché sai, loro
possono…”
“VENDICARSI!” urlarono poi in coro con una risata,
lanciandosi su di me
“No, vi prego, non il soll….AHAAHAHAA!!!!” urlai,
sopraffatta dalle lacrime e dalle risate, mentre loro iniziavano a “torturarmi”
“Dicci cosa pensi veramente di Edward!” ordinarono ancora,
ridendo
“È… è un bravo …ragazzo… AHAHAAHAHA!!!” ansimai, ma loro
continuarono
“Di la verità, Bella!” mi intimò Rosalie con un sorriso
“AHAHAHAH! Ma… ma lo penso sul serio!”
“E che altro pensi?” chiese Alice a tradimento
“Che… ahahah… che sia stupendo!” mi lasciai scappare
Ops! Sui loro volti comparve un ghigno di vittoria, ma che
annunciava l’arrivo di una raffica di domande!
Accidenti. Accidenti. Accidenti! Ma mia madre non poteva
insegnarmi a mentire in maniera leggermente convincente, invece di segnarmi a
scuola di danza?
“E che altro?” chiese Alice
“Niente!” risposi in fretta. Troppo in fretta. Accidenti!
Non potevo svelare nient’altro. Già ero nei pasticci ora,
figuriamoci se avessero scoperto come dipingevo il loro fratellino. Il loro
splendido, unico, angelico fratellino…
“Isabella…” mi minacciarono, muovendo scoordinatamente le
dita delle mani
Io arretrai fino alla testata del letto, ma non avevo via di
fuga. L’unica cosa da fare era sperare in un miracolo…
“Si può sapere che diavolo state facendo a bella,
signorine?”
Non mi stancherò mai di dirlo, ma io adoro Esme! Ci fissava
sul ciglio della porta, le mani sui fianchi, l’espressione divertitamene severa
tipica delle mamme.
“Niente, mamma!” risposero in coro loro, sorridendo
“Stiamo solo giovando con Bella a Vero e Falso” disse Rose
“Se Bella dice la verità si passa alla domanda successiva, e
se dice una bugia viene punita con la tortura del solletico!” esclamò Alice
ridendo, abbracciandomi… e approfittandone per farmi il solletico sui fianchi.
“E lo scopo del gioco sarebbe?” chiese Esme
“Scoprire qualcosa in più sulla nostra sorellina!”
esclamarono in coro, gettandomi le braccia al collo
“Su, finitela, ora. Bella sarà stremata” disse Esme divertita
“Lasciatela andare a riposare. Soprattutto tu, Alice, mollale il collo. Tu, lei
e Edward dovrete andare a caccia stanotte, no? Sarebbe bene che si nutrisse,
invece che cascasse al suolo per il sonno”
“Anche se fosse, ti riporterebbe in braccio Edward” rispose
Alice come se niente fosse
“Alice!” esclamai
Le due disgraziate risero forte.
“Su, Bella, vatti a riposare un pochino. Ci penso io a
queste due mie figliole adorate” disse Esme con un’occhiata d’intesa verso le
due vampire
“Mamma ha ragione, Bells” disse Rosalie liberandomi “Su, forza,
un breve riposino, una doccia calda e un buon pasto. Altrimenti domani come potrai
ballare?”
“Ballare? Ah, già, la discoteca” ricordai
Mi alzai e arrivai alla porta, ma poi la ragioni mi avvertì
di preservare i miei segreti. Così, arrossendo, le richiamai.
“Ehm… ragazze… quello che ho detto…”
“Non uscirà da queste mura, promesso” completarono
“Tra sorelle non devono esserci segreti” disse Rose
“Ma ciò non toglie che i fratelli non ne debbano venire a
conoscenza!” aggiunse Alice strizzandomi l’occhio, complice
Sorrisi e uscii dalla stanza, diretta al piano di sopra.
Sapevano essere tremende quando volevano, ma ero ormai
sicura di non poter sperare in sorelle migliori.
Erano uniche!
Arrivai in cim$a alle scale e mi accorsi che Edward era
davanti alla porta della sua stanza.
Aveva un’espressione meditabonda, seria. Non mi piaceva. Mi
metteva a disagio.
Non era Edward, quello lì.
C’era qualcosa che non andava.
“Ed.. Edward?” lo chiamai, incerta, facendo un piccolo passo
avanti
Si voltò verso di me, ma nessun sorriso gli illuminò il
volto.
I suoi occhi erano lastre di freddo oro.
Arretrai di un passo.
“Oh, Bella” disse, con voce atona “Tutto ok? Ho sentito
delle urla, prima”
“Ero… ero in camera di Rose” risposi, esitante “Stavamo…
chiacchierando”
“Spero non ti abbiano tartassato troppo”
Non capivo. Era così diverso da quello che era solo una
ventina di minuti fa. Che gli era successo?
“Beh, vado a riposarmi” annunciò “Se voglio accompagnarti
stasera devo essere in forze”
Non seppi se essere felice o angosciata da quella notizia.
Da una parte ero contenta di sapere che sarebbe venuto con me, nonostante
tutto; dall’altra, questo nuovo volto di Edward mi metteva a disagio.
Non era lui.
E poi, sapevo che era stata una giornata dura un po’ per
tutti, ma non credevo proprio che Edward fosse “stanco”. Era forse un modo
carino per dirmi che non voleva più parlarmi? Che per oggi l’avevo annoiato
abbastanza con le mie chiacchiere?
Aveva una mano sulla maniglia, e la stava abbassando.
“Edward!” lo chiamai senza riflettere.
Si fermò e mi fissò.
“Si?” chiese, con garbo ma distaccato
“Va… va tutto bene?” chiesi, preoccupata “C’è… c’è forse
qualcosa che… che ti turba?”
Mi fissò un attimo, ma mi sembrò durare un’eternità.
“Va tutto bene. Non preoccuparti” disse solo
E senza aggiungere altro, entrò nella sua stanza e si
rinchiuse lì.
Chinai il capo, afflitta.
C’era sicuramente qualcosa che non andava.
Edward sembrava…. Vuoto. Privo di emozioni.
Spalancai gli occhi, rendendomi conto di una cosa.
“Ho sentito delle
urla, prima”
Mi aveva sentito ridere. Mi aveva sentito parlare.
Mi aveva sentito.
Aveva sentito cos’avevo detto sul suo conto in camera di
Rose.
Che fosse questo il motivo del suo cambiamento improvviso?
Che fosse tutta colpa mia?
Angolino-ino-ino:
Allora? Mi credete ora? L'avevo detto io che questi due si sarebbero fatti un sacco di problemi mentali. U____U Lo so, è colpa mia, ma non vi preoccupare. Si Risolverà Tutto! Come non lo so, però mi verrà un'idea... ^^ Scherzo! Commentate, Mie Gioie!
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Capitolo 11 *** A caccia... con Alice - Edward's pov ***
bella vampire 10
Allora?
Vi avevo avvertito, Edward e Bella si fanno un Sacco di Problemi Essenzialmente Stupidi e Inutili.
Ma sono anche tanto, tanto dolci! *____* Va, oggi vi ammorbo un po' di più, ma devo spiegare.
Allora, innanzitutto prendo le parti dei piccioncini dicendo che è Tutto Colpa Mia, visto che sono la scrittrice. Ma ora passiamo alle loro colpe. Primo, Edward e Bella sono due Fessi con la F maiuscola, assolutamente negati nel campo dell'amore. Per questo ci fanno tenerezza, sono come due cuccioli smarriti, stimolano in noi il lato materno.
Ma da cosa deriva questo loro Grave Problema?
Dal fatto che, come dice giustamente Jasper, sono stati soli troppo a lungo. Oramai
non sperano né credono più di incontrare qualcuno che possa
completarli, che possa essere il compagno della loro esistenza. Per questo, non riconosco i loro sentimenti e tendono a isolarsi. Sono Confusi!
E poi, avrete notato in loro una leggera tendenza a farsi carico di
colpe inesistenti e illogiche. Loro peculiarità, marchio di
fabbrica! U___U Comunque, per ora li lasceremo cucere nel loro brodo. L'avevo detto che attraversavo il periodo Ritorno del Sadismo! Ora farò in modo che si tormentino con dubbi ambletici per un po'!
Ma poi, andrà tutto ok... sempre che mi vada, sia chiaro! (mi va, mi va!)
E che Alice ci metta lo zampirno!
Ma ora, si ringraziano per gli splendidi commenti:
MimiMiaotwilight4e: Patemi mentali incredibili? Ma questo è un complimento! L'ho detto e lo ripeto, questi s'incasinano la vita da soli, forse solo per il gusto di farlo! In quando al pensare in sincrono, è un'altro segno che ti fa vedere quanto già sono presi l'uno dall'altra. Altro che Imprinting,
questi si appartengono già dalla nascita (si, quella umana,
intendo... non si spiegherebbe altrimenti come mai un vampiro tanto
figo come Edward non abbia mai avuto altre storie...); il problema
è che sono troppo timidi per dichiararsi, e che sì, hanno
un'eccessiva considerazione dell'altro. Si vedono come due dannati, immeritevoli dell'arcangelo che vive al loro fianco.... Eh, certo che sono proprio innamorati persi, eh? Ma, per fortuna, ci sono i fratelli e le sorelle!
mylifeabeautifullie: Emmett e Jasper sono una forza! S'intromettono nella vita di Edward in una maniera assurda, sempre nascondendosi dietro il motto collaudato da Alice "Lo Facciamo Per il Tuo Bene", al quale Edward risponde prontamente con un "Fatevi Un Bel Pacco di Affari Vostri e Lasciatemi Esistere: Già Sono Dannato per l'Eternità Non Vi Ci Mettete Anche Voi". I "Piccioncini"
(ehm, ehm) si vogliono rovinare l'esistenza perchè non capiscono
che si apartengono (detto in parole semplici, non hanno le p***e per
dichiararsi), ma tranquilla, si risolverà. E mi dispiace rovinarti il sonno per la "vocina", ma aspetta tre capitoli tre per ritrovare il sonno!^^
Tokiotwilighters: T____T Grazie, angioletto mio! Se vuoi, il materiale lo compro io. La mia inventiva in questi giorni mi appare carta straccia, ma la ritroverò. Bella,
al contrario di me che il solletico lo soffro anche dietro il
ginocchio, può evitare di respirare e di morire soffocata (io
una volta c'ero vicina... colpa di mia sorella e di mia cugina!),
mentre il povero e Sexissimo Edward... Beh, dopo cento anni insieme io me lo sarei aspettato, ma sai, lui è leggermente preso da Bella! ;)
Fin Fish: Ti è piaciuto davvero così tanto quel capitolo? Pensavo di dover implorare pietà, o di postare un capitolo di scuse apposta per i problemi che gli sto causando! Altro che Titanic, neanche... beh, non so, le guerre mondiali hanno causato tanti problemi (alla loro famiglia, s'intende)! Per il sadismo, quasi passato, tranne che per il fatto della discoteca... MWAHAHAHA!!! Aspetta e vedrai!
miki18: Non ti preoccupare, anche se in ritardo posterò sempre! La voglio finire questa storia! A Eddicinino
gli prende solo che il virus della stupidità l'ha centrato in
fronte, proprio al centro, e quindi si fa un sacco di problemi inutili,
ecco che gli prende! Accidenti a lui e alla sua stupidissima mania del sacrificio nobile e cavalleresco! E fatti guidare un po' dagli ormoni, ragazzo! Comunque, non preoccuparti, si risolverà (SE, CON L'AIUTO DELL'ONNIPOTENTE, FORSE!! nd dei fratelli Cullen)
Wind: Famiglia impicciona è poco, ma noi li amiamo per questo. Non ti preoccupare la scintilla scoccherà (Ma ALLORA NON CI ASCOLTI?! LEGGI UN PO' SU!! nd dei fratelli Cullen). Sono lieta che il mio stile ti piaccia, e che ti coivolga la storia. ^^ (ME COMPIACIUTA)
Princesseelisil: Dolcissimo, ma taaaaaaaanto problematico! E si, i fratelli Cullen non conoscono minimamente il significato della parola PRIVACY, e lui ne paga le conseguenze. In quanto a elogiare in continuazione Edward, io ho il record indiscusso. Forse non lo sai, ma quando hanno fatto i servizi sullo spezzone che hanno trasmsso alla Festa del Cinema, su cinque che ne ho visti cinque urli ho lanciato; la vicina si è preoccupata un po'. Sarò leggermente fissata?^^
Helen Cullen: Lo so, lo so. Oltre che problematici, hanno anche una scarsa autostima. E chi può aiutarli se non la Famiglia? E con famiglia intendo I Fratelli (posa da supereroe). Visto che cosa può fare l'Amore Fraterno? (TROPPO, amore fraterno! nd Edward e Bella). E se Alice non ce la fa non devi neanche pensarlo! Se Alice vuole qualcosa, l'avrà, qualsiasi costo essa abbia! E
non le importa minimamente se alla fine dovrà combinare un
matrimonio non voluto, quei due staranno insieme (uhm, non avevo mai
immaginato che potesse andare a finire così... uhm... NAH,
è ROMANTICA QUESTA STORIA!)
Railen: Sono felice che ti abbia fornito un altro punto di vista con cui creare i tuoi personaggi. E grazie per i continui complimenti. In più, due cose: uno, non preoccuparti, anch'io sono stata molto presa da Breaking Dawn, perdono tutto. E due, Robert era da favola, infarto! Ma torniamo coi piedi per terra... (tanto non sarà mai mio... è molto più probabile che Edward entri dalla finestra in questo itst......... O____o EDWARD è ENTRATO DALLA MIA FINESTRA IN QUESTO PRECISO ISTANTE!!!!!!!!)
Bella’s pov.
“Sei emozionata, Bella?” chiese Alice voltandosi verso di
me.
“Eh?”
“Sei emozionata, Bella?” ripeté con dolcezza
“Uhm... forse. Sono solo un po’ nervosa...” risposi,
distante
“È la tua prima caccia, non preoccuparti” mi tranquillizzò
lei tornado a fissare la strada “Devi stare calma. Non preoccuparti di niente,
ci siamo qui noi”
“Sta tranquilla. Sarà l’istinto a guidarti” aggiunse Edward
Annuii e tornai a posare la testa contro il vetro, triste.
Tutta l’eccitazione all’idea della caccia era svanita da quando
Edward si era rinchiuso in camera sua. Per tutto il pomeriggio era rimasto
chiuso lì dentro, da solo, senza parlare con nessuno. E da quando era uscito,
non aveva detto che il minimo indispensabile, rispondendo con poche parole o
monosillabi a tutte le domande che gli venivano rivolte, sempre con quella
strana voce atona e innaturale.
Alice era venuta a chiamarmi verso le sette con il solito
sorriso esuberante, e per un attimo mi ero illusa che Edward fosse tornato
normale. Invece, una volta scesa di sotto e aver salutato gli altri Cullen, ci eravamo
dirette verso la Volvo
di Edward e avevo avuto l’ultimo colpo di grazia. Lui era lì, appoggiato alla
portiera del passeggero, le mani incrociate sul petto e lo sguardo perso
lontano, freddo e distaccato.
“Siamo pronti, Ed!” esclamò Alice allegra
Lui si voltò a fissarci, inespressivo.
“Andiamo?” chiese con voce distante
Io mi sentii morire. Era ancora arrabbiato con me.
“Bella?” mi chiamò Edward, fissandomi
Ti prego, basta,
implorai mentalmente, non fissarmi così,
ti prego. Non ce la faccio. I tuoi occhi...
... fanno troppo male.
Sono troppo simili a quelli... di Marcus. Di Caius. Di Aro.
Mi bruciano troppo.
Ed è colpa mia.
Mi avvicinai alla macchina a testa china, evitando
accuratamente di guardarlo. Aprii la portiera e mi sedetti in silenzio.
Edward fece lo stesso. Alice ci fissò un secondo, poi si
accomodò sul sedile del passeggero. Vani furono i suoi tentativi di aprire un
discorso. Edward non voleva parlare, e ogni volta che si rifiutava di
rispondere io mi avvilivo sempre di più.
Alla fine, Alice aveva rinunciato a fare conversazione, e si
era rinchiusa anche lei nel suo silenzio.
Io continuavo a pensare alla mia colpa, al mio sbaglio verso
Edward.
Era colpa mia se nessun sorriso aveva illuminato il suo
volto.
Era colpa mia se nessuna emozione aveva scalfito quella
lastra d’oro in cui si erano trasformati i suoi occhi.
Era colpa mia se parlare ad Edward equivaleva a parlare ad
una statua di marmo.
Mi sentivo a pezzi.
Sicuramente il motivo del suo cambiamento improvviso d’umore
era dovuto a ciò che avevo detto alle
sue sorelle: l’aveva sentito, e ne era rimasto sconvolto. Lui si dimostrava
gentile nei miei confronti solamente perché vedeva in me la sua nuova
sorellina.
Non ero altro, per lui.
“Certo, Bella, cosa pretendevi? Sei tu che ti sei voluta aggrappare a
una stupida illusione fuori dalla tua portata. È stata tutta colpa tua. Ti
avevo detto che Edward non poteva vederti come tu vedi lui. Sei proprio
un’idiota ” mi aggredì lei, piacevolmente soddisfatta.
Lo sapevo. Era colpa mia. Mia e delle mie stupide, ridicole
emozioni.
Qualsiasi cosa io provassi per lui non era ricambiato.
Edward si sentiva messo alle strette, e non sapeva come comportarsi, con me.
Bel lavoro, Isabella,
hai rovinato la vita di un angelo dopo soli due giorni! Bel colpo!, mi
rimproverai.
“Siamo arrivati” annunciò Edward fermando la macchina in uno
spiazzetto
“Scendiamo” propose Alice
Aprii la portiera lentamente e scesi.
Mi accolse una leggera brezza notturna, annunciatrice di
pioggia. Per ora, però, le nuvole coprivano solamente il cielo notturno.
“Vieni, Bella” mormorò Alice sorridendomi, prendendomi per
mano e guidandomi in mezzo al bosco.
Edward ci seguì, silenzioso come un’ombra.
“Bene, Bella!” esclamò Alce fermandosi.
Mi lasciò la mano e fece due passi avanti, per poi voltarsi
con una mezza piroetta e sorridermi incoraggiante “Iniziamo pure!”
Annuii, concentrandomi su di lei.
Edward era comparso al suo fianco, freddo e distante come la
pietra. Mi studiava distaccato.
Cercai di ignorarlo.
Dovevo ignorarlo.
Quello sguardo era troppo...
... simile a quello
dei Volturi.
“È semplicissimo. Niente di così complicato come sembra”
continuò Alice “È nel tuo istinto, dopotutto. Ti verrà naturale, e...”
“Hai finto Alice?” l’interruppe Edward, in tono cortese e
glaciale
“La stavo solo preparando ad affrontare le avversità che si
potranno presentare!” sbuffò Alice
“Quali avversità?” chiese Edward “Siamo le creature più
temibili della Terra, cosa potrebbe fermarci?”
“Edward, sei sempre il solito materialista!”
“E tu la tiri sempre troppo per le lunghe”
“Ehm... non vorrei interrompervi...” li richiamai
“Ah, è vero” disse Alice tornado a guardarmi “Prima di tutto
Bella”
“Concentrati” ordinò Edward “Chiudi gli occhi e respira
profondamente”
Obbedii.
Mi concentrai sulla brezza che mi accarezzava delicatamente
la pelle del viso, tentando di concentrarmi.
“Devi focalizzare solo gli odori” spiegò Alice “Per ora ti
sembrerà un processo noioso, ma già dalla seconda volta ti verrà naturale. Alla
fine non dovrai più ripetere questa tiritera. Sarà meccanico”
Annuii ancora, fermamente decisa a non commettere altre
idiozie.
Dal principio mi arrivarono al naso decine e decine di profumi
fortissimi, pulsanti di vita e assolutamente invitanti. Era tutti talmente
forti che mi fecero girare la testa.
Barcollai in avanti, stordita.
Alice mi sorrise, complice. “Troppi profumi?” chiese “Non
sei abituata, vero?”
“Già” ammisi, imbarazzata
Mi accarezzò una guancia con dolcezza. “Non preoccuparti, è
la tua prima volta. Sei qui per imparare, sei una novizia, ancora”
“Grazie, Alice” mormorai
“Riprova” ordinò Edward, che non si era mosso di un
centimetro “Cerca di concentrarti su un profumo soltanto, e respira lentamente”
“Prova con i cervi” suggerì Alice “Hanno un odore, e
soprattutto un gusto molto dolce. Oppure... vedi se trovi un grizzly. Il loro
odore è frizzante, e il sapore decisamente gustoso! Inoltre, per catturali ci
si diverte di più! Chiedi a Emmy!”
“Forse dovrebbe provare con un cervo, o con un animale
abbastanza tranquillo” disse Edward severamente “Isabella è molto debole,
adesso, sarebbe meglio che prima si nutrisse e recuperasse le forze, prima di
cimentarsi in qualcosa di complesso”
“Edward, ma lo sai che saresti molto bravo in politica?” lo
sgridò Alice acida “Se cinque secondi fa hai detto che siamo, e cito
testualmente, le creature più temibili
della Terra? Hai paura che un orso possa farci qualcosa?”
“Alice, non ti degno neanche di una risposta...”
Alice incrociò le braccia e lo fissò con occhi di fuoco.
Sicuramente stavano parlando con il pensiero. Non erano
fatti miei, allora.
Ora dovevo concentrarti solo...
... sul quel dolce, invitante profumo...
Era dolcissimo, e veniva da... da est.
“C’è... c’è qualcosa” sussurrai “Qualcosa... a est....
cinque chilometri, più o meno...”
Avvertii lo sguardo dei due fratelli spostarsi su di me, ma
non me ne curai.
Qualcosa stava prendendo possesso del mio corpo. Qualcosa di
stranamente noto e sconosciuto, potente e terribile. Ma stranamente, non ne
avevo paura.
Mi resi conto realmente, per la prima volta, di quanta fame
avessi.
Lo stomaco mi si contraeva in modo quasi doloroso, stimolato
da quell’odore maledettamente tentatore, implorando di essere ascoltato, di
bearsi del sapore dell’essenza di quella creatura.
La sensazione di vuoto era resa più acuta dal bruciore
provocato dal veleno che scendeva nel mio stomaco.
Divenni veramente consapevole della potente arma che si
nascondeva nella mia bocca.
Scivolava dolcemente nella mia gola, intensificando la
sensazione di bisogno che proveniva dal mio stomaco.
Fu come se i miei sensi si moltiplicassero a dismisura.
Ero una macchina.
Ero potente.
E per la prima volta, mi sentii veramente una vampira.
Il mio corpo era teso come una corda di violino, vibrante di
impazienza.
Mi voltai verso di loro.
“Posso... posso andare?” chiesi
“E lo chiedi pure?” rise Alice “Guidaci, noi ti seguiamo”
Non aspettai che aggiungesse altro, e mi lanciai nel bosco.
Per la prima volta correvo. Per la prima volta mi rendevo
conto della sensazione di libertà che scatenava in me quella corsa.
Ero libera.
Ero veloce.
Non mi voltai a vedere se mi seguivano, li percepivo
chiaramente dietro di me; non capii se fossero rimasti lontani per lasciarmi i
miei spazi o se non riuscivano a strami dietro. Non mi importava.
Niente importava, eccetto l’odore.
Scattai in avanti e lo vidi.
Un cervo. Brucava tranquillamente l’erba, e non si era
ancora reso conto di non essere solo.
La sete mi invase il corpo.
Non esisteva nient’altro se non io e la mia preda.
Io e il mio istinto.
Non riuscì neanche a capire cosa stava per succedergli che gli
fui addosso.
Intrappolai il povero animale tra le mie braccia, e
spingendo leggermente più forte del normale gli ruppi il cranio. Si afflosciò
tra le mie braccia, morto.
Mi inginocchiai sull’erba e me lo posai sulle gambe,
affondando poi i denti nel suo collo.
Il sangue sgorgò dalle sue vene nella mia bocca copioso. Mi
inondo il palato, insinuandosi sulla mia lingua, nel mio palato, giù per la mia
gola, regalandomi un’estati mai provata prima. Era sublime.
Mi piaceva quella sensazione.
Ma mi spaventava anche.
Non credevo che fosse così facile, per me, uccidere. Non
credevo che mi riuscisse così naturale.
Ma se una parte di me era disgustata da quello che stavo
facendo, l’altra parte era decisamente a favore.
Era la parte dominata dall’istinto, dalla bruciante sete che
dominava il mio corpo in quel momento.
E sarebbe stata difficile da mettere a tacere.
Sono quello che sono,
dopotutto, pensai, sto già dominando
la mia indole, in questo modo. Ora devo sforarmi di restare su questa via. Non credo che possa cambiare la mia natura
più di così
Era questo che cercava di dirmi Carlisle.
Lui ci era già passato, e la tristezza che avevo visto nei
suoi occhi era solo una conferma di quello che provavo io. Avevo fatto una
scelta, ma era sempre combattuto.
Scelta o non scelta, eravamo sempre... vampiri.
Il corpo del cervo si afflosciò tra le mie braccia,
disidratato di tutti i suoi liquidi.
Mi allontanai lentamente dal suo collo, fissando la
carcassa.
“Dissetante?”
Mi voltai lentamente verso Alice, inginocchiata al mio
fianco.
Dovevo avere uno sguardo strano, molto probabilmente triste,
perché nel modo in cui mi carezzò la guancia c’era una nota di compassione.
“Ci siamo passati tutti. Se ne vuoi parlare, dopo, ci
saremo, intesi?” sussurrò “Prima, continuiamo con la tua cena. Non credo che
questo misero spuntino ti sia bastato”
Annuii. “Grazie, Alice”
Mi alzai e mi spazzolai i vestiti.
“Devi eliminare sempre le tracce dei tuoi pasti”
La voce era gelida. Mi voltai a fissarlo: li ricambiò il suo
sguardo, privo di emozioni, severo, in qualche modo. Fece un paio di passi
verso di me, lasciandomi basita di fronte all’eleganza con cui si muoveva.
Combinata, poi, con la sua austerità improvvisa, lo faceva apparire ancora più
bello.
Simile a una divinità, maestosa nella sua furia. Implacabile
e bellissimo.
“Non puoi lasciare neanche un simbolo del tuo passaggio,
quando cacci” continuò avvicinandosi “Devi eliminare le prove. Ricorda, la
nostra sicurezza prima di tutto”
“Sta... sta tranquillo” mormorai “Provvederò. Te lo giuro”
Chinai il capo. Non riuscivo a sopportare il nuovo Edward.
Non riuscivo a sopportare che fosse tutta colpa mia.
Dovevo fare qualcosa, altrimenti... sarei impazzita.
Alice spostò lo sguardo da me a suo fratello.
“Riprova, Bella” mi ordinò Edward
Si. Dovevo fare qualcosa, qualsiasi cosa per tenermi
occupata tanto quanto bastasse per pianificare un piano.
Chiusi gli occhi e alzai il viso, concentrandomi sugli
odori.
Questa volta individuai subito un altro cervo, più lontano,
questa volta.
“Ce n’è un altro” annunciai, sempre ad occhi chiusi
“Ottimo, Bella” esclamò Alice. Il suo tono di voce era
stranamente severo. Sembrava arrabbiata “Perché non provi ad andare da sola? Mi
sembra che non hai tutti questi problemi. Vedi se riesci a cacciare da sola.
Noi ti aspettiamo qui”
Mi sorrise incoraggiante, alzando il pollice.
“O... ok” dissi, incerta “Allora... allora vado”
Lanciai un’ultima occhiata ad Edward, che mi fissava sempre
composto e impassibile.
Poi, mi inoltrai nel bosco.
Edward’s pov.
Ero riuscito nel mio intento.
Avevo recluso tutte le mie emozioni dietro un muro di
cemento. Non avrei più annoiato Bella.
Avevo fatto la scelta più giusta, mi ripetevo.
Era la cosa migliore per lei.
Io non avevo speranze, né potevo essere per qualcuno fonte
di aspettative, soprattutto non per lei.
Io ero solo.
Io ero dannato.
Io non avrei assolutamente condannato Bella a un’esistenza
lugubre come la mia. Mai.
Neanche se questo era ciò che più bramavo.
Mi ero sforzato di ignorare i miei sentimenti.
Mi ripetevo che tutto ciò che mi stava succedendo era
illogico.
Ma si stava rivelando piuttosto difficile.
Era stata mia l’idea di interpretare il ruolo di fratello
maggiore; era la scelta più giusta.
E allora perché Bella era così... triste?
La studiavo dallo specchietto retrovisore, ignorando i
tentativi di Alice di fare conversazione. Bella era assente, distratta,
infelice. Era seduta raggomitolata su se stessa, le ginocchia la petto cinte
dalle braccia, il capo posato sul vetro con i capelli sciolti raccolti su un
lato, che le lasciavano scoperto il collo candido; gli occhi neri fissavano
distrattamente il paesaggio, distorto dalla troppa velocità con cui guidavo. Il
suo sguardo era tormentato, velato da un dolore intenso, troppo simile a quello
che era racchiuso nei suoi occhi quando era arrivata; era velato di lacrime, ma
non piangeva.
Sentii una stretta al petto.
Non potevo vederla in quello stato.
Faceva troppo male.
Perché aveva quegli occhi? Perché era così distante?
“Ero… ero in camera di
Rose. Stavamo… chiacchierando”
Per poco non inchiodai di colpo, sbalordito.
“Stavamo…
chiacchierando”
Alice l’aveva visto. Alice lo sapeva.
Jasper gli aveva detto cosa provavo, e i miei fratelli si
erano coalizzati contro di me.
Le avevano detto tutto senza darmi il tempo di negare, di
spiegargli che si sbagliavano.
E ora Bella mi odiava.
Aveva creduto alle loro parole, ma io non...
... non le interessavo.
Io non ero niente, per lei. Forse non gradiva nemmeno la mia
compagnia, le attenzioni che riservavo nei suoi confronti. Le davo fastidio, le
mettevo paura.
Ma lei non me lo diceva.
Era troppo dolce per potermi dire che la infastidivo.
Perciò, teneva tutto dentro di sé, soffrendo in silenzio. Non me l’avrebbe mai
confessato, temendo di ferirmi. O peggio, temendo la mia reazione.
Che sciocca.
Io non le avrei mai potuto fare del male.
Qualsiasi cosa mi avesse detto, non le avrei mai torto un
capello.
Strinsi le mani sul volante, tentando di concentrarmi.
Ecco un altro motivo per seppellire i miei sentimenti.
Stavano creando più fastidio che altro. Dovevano essere
soggiogati, dovevo tornare ad essere lucido.
Per il bene di Bella.
“Edward, tutto ok?”
domandò Alice col pensiero. Non mi ero accorto che aveva smesso di parlare.
Feci un’impercettibile segno del capo.
Continuai a guidare in silenzio, cercando di reprimere la
rabbia e il disgusto che provavo verso me stesso.
“Siamo arrivati” annunciai, facendo manovra per
parcheggiare.
Eravamo lontani dalla città, in un bosco che delineava il
confine.
“Scendiamo” propose Alice
Aprii la portiera con un gesto secco, scendendo. Era una
notte nuvolosa, che presagiva l’arrivo di una pioggia violenta nei prossimi
giorni.
Fissai di soppiatto Bella. Aveva gli occhi chiusi, e si
lasciava accarezzare dal venticello fresco.
Era molto bella, così...
No, smettila, Edward,
mi dissi, non devi provare certe cose.
Lei è tua sorella. Lo devi far per il suo bene. Per il suo bene!
“Vieni, Bella” le disse Alice cordiale, prendendola per mano
e inoltrandosi nel bosco.
Le seguii mantenendomi a distanza.
Il profumo di Bella mi colpiva come uno schiaffo, facendomi
perdere la mia razionalità.
No. Dovevo restare lucido.
Per Bella.
“Bene, Bella!” esclamò Alce fermandosi.
La lasciò andare e avanzò aggraziata, voltandosi poi verso
sua sorella con una piroetta “Iniziamo pure!”
Bella annuì, rivolgendo la sua attenzione su di lei. Le
iridi scure rimanevano tormentate, sebbene accese dalla concentrazione.
Affiancai Alice senza riuscire a distogliere lo sguardo da
quel viso angelico.
Gli occhi di Bella saettarono un attimo nei miei, ma
tornarono velocemente su Alice.
Mi fece male.
L’avevo davvero ferita irreparabilmente?
“È semplicissimo. Niente di così complicato come sembra”
continuò Alice “È nel tuo istinto, dopotutto. Ti verrà naturale, e...”
“Hai finto Alice?” la bloccai. Non doveva dipingerla più
difficile di quanto era in realtà, l’avrebbe solo spaventata.
“La stavo solo preparando ad affrontare le avversità che si
potranno presentare!” sbuffò Alice
“Quali avversità?” chiesi “Siamo le creature più temibili
della Terra, cosa potrebbe fermarci?”
“Edward, sei sempre il solito materialista!”
“E tu la tiri sempre troppo per le lunghe”
“Ehm... non vorrei interrompervi...” mormorò Bella
educatamente, come se temesse di disturbarci
“Ah, è vero” disse Alice tornado fissarla “Prima di tutto
Bella”
“Concentrati” le dissi “Chiudi gli occhi e respira
profondamente”
Obbedì docilmente, chiudendo gli occhi.
Dio, con quell’espressione concentrata, con quel corpo così
perfetto, con quell’aria così... era davvero irresistibile. Magnifica.
“Devi focalizzare solo gli odori” disse Alice, riuscendo a
riportarmi sulla terra “Per ora ti sembrerà un processo noioso, ma già dalla
seconda volta ti verrà naturale. Alla fine non dovrai più ripetere questa
tiritera. Sarà meccanico”
Annuì ancora.
Io scossi il capo per allontanare i pensieri.
“Ed, posso sapere che
hai?” pensò Alice, leggermente alterata
Scossi ancora il capo.
Bella barcollò in avanti, riuscendo a riappropriarsi
dell’equilibrio. Tornai a fissarla, preoccupato.
Che la troppa fame l’avesse resa troppo debole? Dovevo
cacciare io qualcosa per lei, prima che potesse farlo da sola?
Alice sorrise. “Troppi profumi?” chiese “Non sei abituata,
vero?”
“Già” ammise; ma il colore non le illuminò il viso.
Era terribilmente dolce.
Mia sorella le si avvicinò e le accarezzò una guancia con
dolcezza. “Non preoccuparti, è la tua prima volta. Sei qui per imparare, sei
una novizia, ancora”
“Grazie, Alice” mormorò
Provai una fitta di gelosia. Avrei voluto fare io quel
gesto, avrei voluto incoraggiarla io.
“Riprova” ordinai, per non impazzire “Cerca di concentrarti
su un profumo soltanto, e respira lentamente”
“Prova con i cervi” suggerì Alice “Hanno un odore, e
soprattutto un gusto molto dolce. Oppure... vedi se trovi un grizzly. Il loro
odore è frizzante, e il sapore decisamente gustoso! Inoltre, per catturali ci
si diverte di più! Chiedi a Emmy!”
“Forse dovrebbe provare con un cervo, o con un animale
abbastanza tranquillo” mi intromisi, severo.
Non potevo credere che Alice le suggerisse di cacciare
qualcosa di così pericoloso la prima volta. Per di più, Bella era molto debole
per l’astinenza forzata. Doveva pensare al suo bene, prima di tutto.
“Isabella è molto debole, adesso, sarebbe meglio che prima
si nutrisse e recuperasse le forze, prima di cimentarsi in qualcosa di
complesso” continuai
“Edward, ma lo sai che saresti molto bravo in politica?” mi
sgridò Alice, acida “Se cinque secondi fa hai detto che siamo, e cito
testualmente, le creature più temibili
della Terra? Hai paura che un orso possa farci qualcosa?”
“Alice, non ti degno neanche di una risposta...”
Alice incrociò le braccia e mi lanciò uno sguardo di fuoco
fissò con occhi di fuoco.
“Stai scherzando con
la persona sbagliata” mi avvisò “Anzi, con le persone sbagliate. Te ne
pentirai presto, se non cambi atteggiamento. Subito”
La fissai sorpreso. A chi si riferiva?
“C’è... c’è qualcosa” sussurrò all’improvviso Bella.
“Qualcosa... a est.... cinque chilometri, più o meno...”
La fissammo. Il suo corpo fremeva, agitato, sentendo il
richiamo della sete. Spostava il peso dal un piede all’altro, eccitata.
Era davvero intrigante questo suo lato.
Capivo che cosa provava, sapevo quello stava provando.
L’eccitazione che stava pervadendo il suo corpo, però,
sembrava quadruplicata.
Ma in fondo, per lei era una cosa nuova.
In qualche modo, potevo capirla.
Stava per lanciarsi in avanti quando, riprendendo il
controllo delle sue azioni, si voltò verso di noi e aprì gli occhi. Non se ne
era resa conto, ma ora le sue pupille erano striate di rosso.
La sete era padrona di lei.
Ma con quello sguardo non mi metteva paura, né mi
disgustava.
Mi eccitava,
piuttosto.
Edward Anthony Masen
Cullen, non avrai pensato davvero quella cosa di Isabella vero?, mi
rimproverai, stupefatto di me stesso, Tu
sei un uomo, non una bestia! Ricordatelo, sempre! Non sei stato cresciuto così,
non sei stato educato così!
“Posso... posso andare?” chiese
Dannazione, quella sua dolce voce stava risvegliando in me
un senso di protezione, di...
No, Edward, no! Non è
così!
Perché Bella doveva chiederci il permesso? Era libera.
E io glie l’avrei fatto capire.
A costo di impiegare l’eternità
“E lo chiedi pure?” rise Alice “Guidaci, noi ti seguiamo”
Non aspettò altro, e iniziò a correre.
Ci lanciammo verso di lei, rimanendo a distanza.
La guardavo estasiato.
Era dannatamente bella.
Si muoveva con l’eleganza di una ninfa dei boschi, correndo
veloce, quei suoi capelli mori che svolazzavano al vento, indomabili.
Il suo profumo mi stava facendo impazzire, non avrei
resistito ancora per molto.
Era libera.
Era potente.
Era magnifica.
“E può essere tua” disse una voce dentro di me “Devi
solo allungare la mano, e prendertela. Che ci vuole?”
No!, urlai a me
stesso, io non le farei mai una cosa simile! Non la renderò mai dannata come me!
Bella si lanciò contro la sua preda, un cervo che pascolava
tranquillamente, ignorante della sua fine.
Si nutrì del suo sangue come se stesse bevendo dell’acqua nel
deserto, ma manteneva un atteggiamento regale, stupendo, irreale.
Era troppo bella per essere vera.
La osservai incantato da tanta grazia.
Temevo che quell’illusione potesse svanire.
Quando il sangue fu prosciugato fino all’ultima goccia,
Bella si allontanò dal collo dell’animale con lentezza.
Avena lo sguardo assorto, velato dalle lacrime.
Capivo il suo tormento, c’ero passato anch’io. Avrei tanto
voluto abbracciarla e consolarla.
Ma non mi mossi.
Alice sbuffò, esasperata, e si avvicinò a Bella.
“Dissetante?” chiese.
Lei la fissò, confusa.
“Ci siamo passati tutti. Se ne vuoi parlare, dopo ci saremo,
intesi?” sussurrò “Prima, continuiamo con la tua cena. Non credo che questo
misero spuntino ti sia bastato”
Annuì. “Grazie, Alice”
Si alzò e si spazzolò i vestiti.
Volevo dirle qualcosa, incoraggiarla. Aprii la bocca e...
“Devi eliminare sempre le tracce dei tuoi pasti”
La mia voce era gelida. Mi fissò sorpresa, non capendo.
Dandomi mentalmente dell’idiota, feci due passi verso di lei;
volevo rassicurarla, volevo abbracciarla e complimentarmi con lei.
Per questo, mi fermai e mi imposi di calmarmi.
“Non puoi lasciare neanche un simbolo del tuo passaggio,
quando cacci” continuai “Devi eliminare le prove. Ricorda, la nostra sicurezza
prima di tutto”
Ero uno stupido. Invece di farle un complimento, invece di
fare qualcosa per farla sorridere, facevo... la parte del padre apprensivo,
anzi, del maestro severo. Che idiota!
“Sta... sta tranquillo” mormorò, tristemente “Provvederò. Te
lo giuro”
Chinò il capo.
Non riuscivo a sopportare la vista di Bella così remissiva,
verso di me. Io non la volevo così.
Io la volevo vedere libera, felice...
“Mia”
Non potevo sopportare di scatenare in lei l’effetto... dei
Volturi.
Alice spostò lo sguardo da me a lei.
“Riprova, Bella” le dissi
Ti prego, reagisci. Non posso vederti così....
Urlami contro,
picchiami, dimmi che mi odi, ma ti prego, non chiuderti in te stessa... Dammi
un segno che non ti ho fatto così male... ti prego....
Chiuse nuovamente gli
occhi e alzò il viso, concentrandosi sugli odori.
Questa volta ci mise meno tempo a individuare un’altra preda.
“Ce n’è un altro” annunciò, rimanendo ad occhi chiusi
“Ottimo, Bella” esclamò Alice. Il suo tono di voce era
stranamente severo. Sembrava arrabbiata “Perché non provi ad andare da sola? Mi
sembra che non hai tutti questi problemi. Vedi se riesci a cacciare da sola.
Noi ti aspettiamo qui”
Le sorrise incoraggiante, alzando il pollice.
Che cosa stava macchinando?
Io non voleva lasciarla sola. Non era pronta.
“Non è pronta lei, o non vuoi lasciarla TU?” disse una voce “Che
fai, predichi bene e razzoli male, Ed?”
“O... ok” rispose, incerta “Allora... allora vado”
Mi guardò un’ultima volta, insicura. Volevo dirle di non
andare, di restare accanto a me per sempre, e non potevo.
Tacqui, e lei s’inoltrò nel bosco.
E io avvertii la strana sensazione che qualcosa era in agguato.
Qualcosa di brutto stava per accadere.
Fissai il punto in cui Bella era svanita per un po’.
Alice aspettò che Bella si fosse allontanava tanto quanto
bastasse perché non potesse sentire, prima di voltarsi verso di me e
incenerirmi quasi letteralmente con lo sguardo.
“Si può sapere che diavolo fai?” sibilò furiosa
“Niente” risposi, sorpreso
“Appunto!” ringhiò
“Cosa?”
“Edward, te l’ha mai detto nessuno che sei il più grande
idiota del mondo?”
“Si può sapere di che cosa stai parlando?”
“Se non lo sai tu!”
“Senti, sei la terza persona, oggi, che mi parla pensando
che io sappia ciò di cui parliamo, ma non è così!” sbottai “Quindi, se per
favore mi spieghi...”
“Ma non eri tu quella che sapeva leggere nel pensiero?” mi
ribeccò lei
“Lo farei, ma sai, qualcuno
mi sbarra l’accesso ai suoi pensieri!” ringhiai
Ci squadrammo in cagnesco per alcuni secondi, poi, Alice si
sedette sull’erba e mi invitò a imitarla
con un cenno del capo.
Mi accomodai sul prato e lei sospirò.
“Allora, Edward, si può sapere che ti sta succedendo?”
chiese con calma
“Perché continuate tutti a chiedermelo io sto benissimo!”
mentii, esasperato
Alice alzò un sopracciglio, profondamente scettica.
Sopirai. Con lei non potevo mentire, o meglio, non ci
riuscivo proprio. A volte mi domandavo se non fosse lei a saper leggermi la
mente. Sapeva esattamente cosa mi passasse per la testa con una precisione
allarmante.
Ma infondo, era meglio così.
Era veramente mia sorella, dopotutto.
Io non resistetti più; dovevo confidarmi con qualcuno,
altrimenti sarei esploso. E le conseguenze sarebbero state gravi.
“Cosa ti fa pensare che abbia qualcosa che non va?” mi
arresi, sospirano
Alice si rilassò, rallegrata dalla mia arrendevolezza
spontanea.
Sbuffò, ma con un mezzo sorriso. “Sei più strambo del
solito” disse “E la tua schizofrenia è peggiorata. E di parecchio, oserei dire”
Ridacchiai. “Ma davvero?”
“Edward, seriamente. Mi preoccupa questa... situazione”
ammise, cercando con cura le parole adatte.
“Cioè?”
“Non puoi fare così” mi rimproverò “un minuto prima sei
tutto dolce e simpatico, quello dopo ti chiudi in te stesso e ne esci
trasformato in un automa apatico e asociale. Non è da te”
Le sue parole mi fecero male, perché assolutamente
veritiere.
“Le mie personalità multiple mi appartengono, e non è un tuo
problema” esclamai, piccato, spostando lo sguardo verso il bosco.
“Sei mio fratello, Ed. Tutto quello che fai è un mio
problema” ribatté lei convinta “E poi, non sono la sola preoccupata per te”
“Jasper ed Emmett non se la sono presa, e co...”
“Non sto parlando di loro!” mi interruppe lei irritata
“Ah davvero? E di chi?”
“Di Bella”
Raggelai tornando a fissarla preoccupato.
“Che cosa c’entra lei?” domandai
“Tutto” rispose laconica Alice
Tutte le mie buone intenzioni di mantenere sia un
atteggiamento che in tono distaccato con Bella e quando si parlava di lei
svanirono non appena Alice pronunciò il suo nome.
Mi sentii morire dentro, perché Alice aveva uno sguardo
straordinariamente serio.
Che le dovesse accadere qualcosa di grave?
E io che ci facevo ancora là?
Dovevo proteggerla!
“Maledizione, Alice, vuoi spiegarti?” chiesi alzando la
voce, angosciato
Alice inarcò nuovamente un sopracciglio.
“Ma non volevi mostrarti disinteressato, nei suoi
confronti?” chiese, con una nota di arroganza nella voce
Aprii la bocca per risponderle a tono, ma dovetti richiuderla,
spiazzato.
Alice aveva ragione, maledettamente ragione.
Non riuscivo a restare lucido, quando c’era nei pressi di
Bella; anche quando solo il mio pensiero si perdeva nella sua figura tutto il
resto svaniva.
Lei, il suo benessere, la sua felicità... erano diventati
per me vitali. Avrei fatto qualsiasi cosa per lei, sempre. E ero fermamente
convito di quelle emozioni.
Ma mi spaventavano.
Inoltre, le parole dei miei fratelli mi avevano turbato
molto.
Se veramente il mio sentimento nei suoi confronti (benché
dubitassi fortemente che un qualcosa di più profondo dell’amore fraterno fosse
sbocciato in così poco tempo) fosse davvero così forte, lei meritava di meglio.
Cosa potevo offrirle, io?
Avevo deciso, avrei seppellito subito questi miei
“sentimenti” (se tali erano) per permetterle di vivere nel miglior modo
possibile.
Mi sarei fatto da parte; avrei sofferto, ma almeno lei
sarebbe stata felice.
“E Carlisle è ancora convinto che sia tu l’intelligente di
famiglia” sbuffò Alice incrociando le braccia “Uhm, illuso!”
La fissai accigliato.
“Ehi, è la verità!” rimarcò lei, convinta “Se davvero fossi
il genio che dici di essere, ti saresti accorto che il tuo brillante piano sta
avendo i risultati opposti a quelli sperati!”
“Che vuoi dire?”
“Non capisci? Sei
davvero così cieco?”
Non mi degnai di risponderle, intimandole con lo sguardo una
risposta.
“Non ti è mai passato neanche per l’anticamera del cervello,
fratellino carissimo, che forse, proprio per dire qualcosa, Bella si sta
preoccupando per il tuo atteggiamento scorbutico e asociale ?”
Mi aveva preso in contropiede. “Cosa?”
“Sveglia! Bella non è come te! Ma davvero non ci arrivi?” esplose Alice allungando le braccia verso
il cielo, frustrata “Anche se ti sembra impossibile, Bella è... uhm, come te lo
spiego?”
Si accarezzò il mento, meditabonda “Beh, mettiamola così:
Bella è molto sensibile all’umore di chi le sta attorno, ed ha anche una leggera
tendenza a preoccuparsi per gli altri. Perciò, se tu nello stesso giorno passi
dall’essere tutto simpatico e dolce a un automa spietato, freddo e insensibile,
scusa tanto se si preoccupa per te. È una cosa normale, fesso! In più, visto
che sai quello che ha passato, e sai anche che si sente in dovere di ripagarci,
adesso si è convinta che sia anche colpa sua!”
“Perché mai?!” chiesi, allibito
“Sai, il tuo comportamento da bell’ombroso criptico può
affascinare quelle tre coche della scuola, ma io lo eviterei a casa”
“Io non lo faccio mica apposta!” m’infiammai. Perché voleva
evitare il discordo a tutti i costi?
“Come ti pare, ma ricordati che Bella non ti conosce ancora
bene, non può sapere dei tuoi repentini cambiamenti d’umore”
“Come potrebbe essere colpa sua?” domandai ancora
Alice impiegò una manciata di secondi per rispondere. “Non
posso dirti come. I dico solo che è così” disse, seria “Sta a te credermi o no”
Fissai quegli occhi d’oro, rilucenti di sincerità. Mi
arresi, e sospirai.
“Come posso non farlo?” le dissi con un mezzo sorriso “Sei
la mia sorella preferita, lo sai”
“Oh, che onore!” scherzò lei, sedendosi accanto a me
“È il caso che mi scusi con Bella, vero?” sospirai
“Non me lo starai chiedendo veramente, vero?” replicò lei
“Certo che no”
“Se, se...”
Ridacchiai e alzai il capo per osservare le nuvole
rincorrersi nel cielo scuro.
“Ehi, fratellino...” mi chiamò Alice, anche le con la testa
rivolta al cielo
“Uhm?”
“Si può sapere perché ti preoccupi tanto?” mi chiese
“Perché... beh... non lo so nemmeno io” ammisi, posando il capo
sulle mie ginocchia “Non riesco a capire che cosa mi sta succedendo, ed è la
prima volta che mi sento così confuso.. è tutto così...”
“Meravigliosamente strano?” suggerì lei con un sorriso
comprensivo
“Stavo per dire illogico, ma va bene anche la tua” dissi “Io
non... non capisco. Che diavolo mi prende?”
“Che c’è da capire? Ti sei soltanto inna...”
“Ti prego, Alice” la interruppi, furente “Non. Dire. Quella.
Parola”
“Preferisci che usi colpo di fulmine?”
“No. Non mi piacce nessuna delle due” ribattei acido “Io NON
mi sono innamorato di Isabella. Sono solo e non ho intenzione di cambiare, per
ora. Né di farmi cambiare” aggiunsi, notando lo scintillio furbo nei suoi occhi
“Hai intenzione di trasformarti in un vecchio gufo arcigno e
solo?”
Non risposi.
“Ehi, Ed, guarda che non c’è niente di male nell’amore”
disse lei dolcemente, cingendomi le spalle con un braccio “Posso affermare con
assoluta certezza che è la sensazione, l’emozione più bella e coinvolgente del
mondo. È come se ti rendessi conto per la prima volta di esistere. Sai che c’è
nel mondo una persona che ti ha sempre aspettato, che ti resterà accanto per
sempre, a cui potrai donare tutto te stesso sapendo che qualsiasi cosa hai
fatto, farai o stai facendo sarà sempre pronta a perdonarti e a sostenerti. Una
persona che non ti abbandonerà mai...”
La fissai estasiato; le sue parole mi incantavano.
Desideravo ardentemente anch’io quel tipo di legame;
follemente bramavo qualcuno a cui potermi donare, a cui poter dedicare ogni mia
cura, ogni mio pensiero, ogni mio istante di quell’esistenza dannatamente
eterna...
Un raggio di sole tutto per me.
Subito, il suo volto angelico mi apparve davanti agli occhi.
Volevo scacciarlo, essere forte per lei, ma la fulgida
bellezza del suo sorriso mi incantava, facendo emergere la mia parte egoista.
Perché, Isabella?,
mi chiesi, perché non riesco a fare a
meno di te?
“E poi, non ci sarebbe nulla di male se scegliessi Bella”
concluse Alice posando le mani sull’erba.
Mi riscossi, percorso da una scarica elettrica.
“Non dirlo” sibilai, arrabbiato “Non dirlo mai più, Alice”
“Perché?”
“Lei si merita... di meglio” conclusi con sguardo triste,
tentando di scacciare quel sapore amaro di cenere che le mie parole mi
lasciavano in bocca
“Che sciocchezze! Cosa ci sarà mai di sbagliato in te?”
domandò “Beh, a parte la tua schizofrenia, il tuo egocentrismo e la tua insana tendenza
a prendere decisioni idiote senza consultarti con gli altri, ovviamente”
Sorrisi amareggiato. “Io sono dannato”
Alice mi scrutò a fondo con uno sguardo maturo.
“E solo questo?” chiese poi
“Se pensi che ci sia bisogno d’altro...”
Gentilmente, mi posò una mano sulla spalla, posando la
fronte sulla mia.
“Sei dannato solo se ti consideri tale” mormorò delicata.
Eccolo, il vero potere di Alice.
Sapeva rasserenare gli animi dei suoi cari con un semplice
gesto, con una semplice frase.
L’ammiravo molto.
Lei c’era sempre, per me.
E io ci sarei stato sempre, per lei.
“E poi, io credo che l’amore cambi tutto” riprese Alice
allegra, sdraiandosi e accavallando le gambe “Magari Bella potrebbe renderti un
po’ più vivace”
“Alice, per favore, smettila. Io non amo Bella” ripetei,
esasperato
“Dillo pure, se ti piace ripeterlo...”
Quella frase insinuò in me l’ombra del sospetto.
“Alice” la chiamai, metà tra il furioso, l’imbarazzato e il
preoccupato “Non è che per caso TU hai visto QUALCOSA, vero? Su me e Bella,
intendo....”
Si tirò su a sedere e mi fissò con uno sguardo profondamente
offeso. Ma non significava nulla.
Era una bravissima attrice.
“Senti, Edward, solo perché io posso vedere il futuro non
significa che spii il tuo ogni cinque secondi!” esclamò offesa
“E allora perché sono due giorni che mi sbarri l’accesso
alla tua mente?” domandai
“Sai, mi stavo beando dei ricordi della mia recente
serata romantica con Jasper. Volevo evitare di farti assistere, ma se
sei un maniaco...”
“Va bene, stop. Alt. Basta così!” esclamai, chiudendo gli
occhi, in imbarazzo “Non voglio sapere altro! E per inciso, io non sono un
maniaco”
“Ah, è vero, tu sei il figlio discreto che s’impegna con tutto se stesso per non
violare la privacy altrui...” mi
sbeffeggiò Alice “Si vede proprio che Bella non ti conos...”
Si zittì tutt’a un tratto, immobilizzandosi.
Le braccia, rigide lungo i fianchi, le s contrassero,
chiudendosi a pugno. Il corpo le divenne rigido come un pezzo di legno,
immobilizzandola sul posto, mozzandole il respiro. Lo sguardo le si fece vacuo,
nero, oscuro e distante.
Preoccupato, le misi le mani sulle spalle, tentando di farle
capire che c’ero io, con lei. Tante volte l’avevo visto fare a Jasper, tante
volte aveva funzionato.
La sua bocca si muoveva velocissima, mormorando qualcosa che
non riuscivo a comprendere.
Le barriere intorno alla sua menti si infransero si colpo,
permettendomi di vedere ciò che stava vedendo anche lei....
... vidi Bella china
sul corpo di un uomo che beveva con ingordigia il suo sangue, ignorando i
lamenti della sua vittima, gli occhi fattisi crudeli, scarlatti...
.... vidi Bella
correre con tutte le sue forze lontano da qui, le lacrime che le inondavano il
viso distorto dal dolore, gli occhi pieni di disgusto che oscurava le sue iridi
dorate....
... occhi rossi...
... occhi d’oro...
... rossi...
... oro...
... neri....
“Edward” mi chiamò Alice, spaventata.
Io la guardai terrorizzato.
Non per l’uomo.
Non per la sua fine.
Per l’idea di
perderla.
Un dolore mai provato prima mi squarciò il petto.
“Che significa, Alice?” chiesi, ansioso “Perché la tua
visione non è nitida?”
“Perché” rispose lei “Bella non ha ancora deciso”
Ci fissammo un secondo negli occhi, poi iniziammo a correre
verso il punto in cui era sparita Bella.
Angolino - ino - ino:
Bene, piccole informazioncinine.
Leggendo Breaking Down, soprattutto la parte di Jacob, la mia percezione di questo personaggio è salita alle stelle! Perciò, invece di dargli la parte iniziale del "cattivo", lo sconvolgerò un pochettino. Ma di questo non ce ne preoccuperemo almeno per un bel po'. Vi avviso soltanto.
Per il prossimo cap, vedremo cosa farà Bella mentre i due fratellini chiacchierano (Adoro Alice! Forse ora Edward se darà na svegliata!) e come andrà a finire.
Ma poi, eh... Beh, altro che complicazioni!
Comunque, il titolo del prossimo capitolo è
A Caccia... con Sè Stessi - Bella's pov.
Intrigante?
Spero di si!
Un kiss dalla dolce Usagi
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Capitolo 12 *** A caccia... con sè stessi - Bella's pov ***
Bella 11
Soooooooooooooooooooooorrrrrrrrrrrrrrrrrrryyyyyyyyyyyyyyyy!!!!!!!!!!!!
Chiedo Perdonissimo per il megasuperitardo col quale aggiorno, ma ho avuto moltissimo da fare. Spero che comunque non vi siete dimenticate di me, anche se me lo meriterei proprio...
Ok, si parla del Cappy!
Bene,
bene, bene! Non avete radunato una folla inferocita e ancora non mi
siete venute a cercare con torce e forconi stile contadini infuriati! O
voi siete davvero gli Angeli Scesi dal Cielo per Me, o io ho avuto
un'incredibile botta di... ehm, fortuna!
Seriamente, grazzissime per gli splendidi commenti, per le
visualizzazioni più alte di quanto mi aspettassi e per i 73
splendidi angeli che mi hanno, oltre che sopportato, inserito tra i
preferiti. Vi Adorrrro!!!!!!
Ok, commentiamo il cappy.
Qui entra in scena Bella. "Leggermente" preoccupata per il suo rapporto
in rapido deterioramento (sempre secondo lei) con Edward, per aver
provocato i litigi tra lui e Alice e in più l'ansia nel
creare troppi disturbi alla famiglia Cullen in generale la
porterà a una conclusione del tutto assurda, sempre dello stampo
di Edward "Stupide Decisioni Che Comportano un Nobile Inutile
Sacrificio Per Il Bene Degli Altri". Si, lo so, quei due hanno
frequentato la stessa scuola, ma lasciamo perdere. Bene, per la
felicità di tutti qui si risolverà il mistero della
visione di Alice. Almeno uno!, direte voi. Tranquille, piano, piano,
con pazienza....
Ok, altro non dico, se non che spero vi piaccia e che continuate a seguirmi.
E ora, si ringrazia:
Tokiotwilighters: Eh
no, almeno il materiale io! E in quanto alla posa, guarda, libera
scelta! Sul genio, io ho forti dubbi; pensavo che mi avreste
linciato dopo questo cap. Edward che non ha fiducia in sè stesso
è comprensibile. Lui è bravo nel darla agli altri, ma per
sè... beh, no, non nè ha proprio! Poveretto, dovrebbe
farsi meno problemi! E Bella è l'altra, autostima zero assoluto!
Avoja a dichiarasse, sia lei che lui! Ma davvero Bells, ti assomiglia?
Me sorpresa!
dora92: Welcome
in our big crazy family! I'm so happy that you are with us! Sono felice
che ti piaccia la mia storia, e soprattutto che ti piaccia che alterno
Edward e Bella nella narrazzione. Devo confessare che certi pezzi
proprio non riuscivo a scriverli con gli occhi di Bella, o con quelli di
Edward, perciò ho detto "Perchè non provare ad
alternarli?", e c'ho preso! ;) Rispondendo alle tue domande, no, Edward
non smetterà di farsi tutti quei problemi almeno finchè
non si deciderà a mettersi con Bella... Perchè allora ne
nasceranno di nuovi! U____U In quanto al loro rapporto, tranqui Baby,
si metteranno insieme! Un giorno o l'altro.... hanno tutta
l'eternità, no?
Fin Fish:
Mi dispiace che sei stata poco bene, spero ora ti sia ripresa
completamente. Il tuo commento era lucido e bellissimo come sempre, non
preoccuparti. Per la visione, mi dispiace di aver sopraggiunto l'infarto
al tuo raffreddore, non sono stata molto gentile, ma anch'io concordo
co te: Alice è stata profonda, saggia e diretta, soprattutto! Ha
ragione a dire a Edward che non è lui il genio di famiglia.
Secondo me è lei! Si, quei due, i piccioncini, si fanno troppi
problemi. E lasciatevi andare, su! Spero che l'influenza ti sia passata.
Bluking: Non ti preoccupare! Basta
che mi lasci altri commy! ^^ No, dai, scherzo: posso capire quanto sia
grave la perdita del computer, mi è capitato. Tragedia... Cmq,
per il cap, si Edward È IDIOTA! Perchè la solitudine gli
fa troppo male, e avere tre esempi di amore felice in casa lo fa deprimere, ma soprattutto PENSARE! Orribile. E in più, scappa
sempre quando Alice e Emmett lo vogliono portare negli strip bar. Dice
che non è decoroso, ed è per questo che si fa problemi.
Inoltre, lui non vuole "dannarla" perchè la ama talamente tanto
che riesce a vedere la sua "anima"; poi dicono che l'amore è
cieco, vabbè... Mi dispiace di aver fatto prendere un infarto
anche a te, chiedo scusa!
Wind: Grazie!
Sono felice che trovi Alice megagalattica, perchè lo è!
Eppure, a volte non le riconoscono tutti i meriti...
miki18: Grazzzzzzzzzzzzzziiiiiiiiiiieeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!! I love your commy! Thanks
MimiMiaotwilight4e: 1)
Grazzissime! 2) Lo so, quei due sono campioni mondiali dei complessi
interiori, ma ormai spero vi siate arresi a questo mio sconvolgimento,
anche se forse non ho esagerato più di tanto... 3) Si, lo so,
c'è un po' si suspence su questo capitolo, ma spero non ti
deluda. 4) Le complicazioni, tra Edward e Bella in primis, ma in tutta la
famiglia Cullen, sono all'ordine del giorno, sia in senso buono che
cattivo. 5), poi smetto, I tuoi commenti non sono troppo lunghi, anzi,
a me piacciono lunghissimi!
mylifeabeautifullie: Scusa
per il sonno andato a quel paese, ma ero in sadismo mode on^^. Felice
che ti intriga la mia storia, e scusa ancora perchè i due fessi
sono... U____U Fessi, appunto! Ma compatiscili, poverini, sono
depressi! Uno perchè è troppo solo da troppo tempo ET in
più si considera
un Mostro/Dannato/Indegno-di-Esistere/Me-Povero-Me-Tapino, e
l'altra perchè si considera sola, brutta, complessata ET in più Mostro/Dannata/Indegna-di-Esistere/Me-Povera-Me-Tapina. E per la visione, beh, adesso te la svelo!
Railen,: Assicuro
in pieno, Edward dal vivo è uno schianto! Sia come Robert che
come Edward Cullen, che ricordo è entrato e...T___T Abbiamo solo
parlato! Me sfortunata! Ma mi ha promesso che ritornerà. Me
felice! Si, Breaking Down l'ho letto in un pomeriggio, letteralmente
divorato. Bellissimo! Giuro che però non ho preso l'idea dal
libro, per la caccia! Il cap l'avevo scritto due settimane prima
dell'uscita del libro. Comunque, spero di aver reso bene l'idea del
rapporto Uniti-Più-Che-Mai tra Ali e Ed, perchè mi
piacciono tanto!
Princesseelisil: Ah, ah, ah, ah! Vero! Questi due sono proprio scemi, ma c'è Alice. Ringraziamola cento e cento volte ancora. Ah, e piccola parentesi, Edward HA un ego smisurato, ma quando si mette a contemplare Bella la sua autostima crolla, disintegrata in mille pezzettini. Sulla questione Jacob, si, l'ho rivalutato, ma è ancora presto per parlarne. Ma certo, io continuo a tifare per Edward, ovvio!!
Shnusschen: Welcome in uor big crazy family! Grazie per i complimenti, e sono contenta che anche se un po' in ritardo hai letto la mia storia. Si, non mi stancherò mai di scusarmi per creare così tanti problemi tra Ed e B sono conteta che questa ella. ERosalie piaccia!^^
Helen Cullen,: Ciao, Elena! Lo so, scusa se ho interrotto Ali, ma non credo che lei avesse intenzione di aprire gli occhi a Edward (Dove sarebbe il divertimento, sennò? nd. Alice). Poi, Bella si fa le seghe mentali in una maniera assurda, sempre aiutata dalla nostra simpatica VOCINA, anche detta LEI, che non la smette mi di incoraggiarla. Spero che anche questo pezzetto ti piaccia.
A l y s s a: Grazie perchè sei tornata! Mi è dispiaciuto non sentirti, ma sono cotenta che il mio modo di scrivere ti mandi su di giri. Ora ME gongola dalla felicità!! Aspetto il prossimo commento con ansia!!
E ora, si comincia!!!
Era una bella sensazione quella che provavo.
Correvo veloce, libera, potente, senza nulla che potesse
fermarmi.
Che sensazione
meravigliosa..., pensai, chiudendo gli occhi estasiata.
Per la prima volta compresi cosa intendessero gli umani
quando descrivevano i vampiri come “Angeli della Morte”.
Potevamo fare di tutto. Eravamo potenti, straordinari;
divinità della notte con il mondo nelle proprie mani, angeli dell’oscurità
padroni del creato.
Saltai facilmente un grosso albero abbattuto da un fulmine,
atterrando un decimo di secondo dopo con una grazia inimmaginabile, continuando
la mia corsa.
Era incredibile quanto fossi agile. Ripensando ai miei
giorni da umana, della goffaggine che mi aveva sempre caratterizzato, non
potevo che ringraziare, almeno per quello, la mia nuova condizione.
Un altro salto, un altro volo.
Mi eccitava terribilmente quella corsa, l’emozione del volo
che sentivo ogni volta che spiccavo un balzo.
Non mi ero mai sentita così onnipotente.
Una fragranza deliziosa mi arrivò alle narici, trasportata
da una brezza proveniente da ovest.
Iniziai a correre seguendo quell’odore, verso la mia preda,
silenziosa come un’ombra.
Arrivai sulla riva di un ruscello, dove un cervo si stava
abbeverando indisturbato.
Mi diressi verso la mia vittima, circospetta, e con un balzo
la catturai. Alice aveva ragione, il loro profumo era davvero molto dolce.
Già, Alice... chissà perché mi aveva lasciato andare da
sola. Si fidava di me?
Anche. Probabilmente, però, voleva parlare da sola con
Edward.
Mi si strinse il cuore al recente ricordo dei suoi occhi
freddi come il ghiaccio. No, quello non era lui. Non poteva essere lui.
Che Alice gli volesse
rivelare ciò che mi era sfuggito quel pomeriggio?, pensai
No, mi risposi subito,
scuotendo la testa, Alice non lo farebbe mai. Mi ha dato la sua parola.
Era solo preoccupata per Edward. Come me.
Che diavolo gli stava succedendo?
Accidenti a me e alla mia boccaccia, anzi, ai miei sentimenti!
In questi anni avrei dovuto impararlo, bisogna sempre reprimere i propri sentimenti,
soprattutto se si vuole il bene degli altri.
E io volevo che Edward avesse un’esistenza meravigliosa.
I miei sentimenti avevano causato già troppi problemi.
Basta.
Li avrei repressi.
Se davvero volevo bene a Edward dovevo soffocare tutto.
E comunque, non meritavo di provare una simile magia. No.
Non io.
Due giorni con i Cullen, e avevo già creato troppi fastidi.
Ero davvero così sbagliata, per far parte di quella famiglia?
Si. Io ero
sbagliata; una come me non poteva meritare di vivere con loro. Non potevo
permettermi di inquinare le loro esistenze che la mia presenza malsana.
“Ho deciso” mormorai, affidando la mia promessa alla notte
scura “Tornerò a Volterra”
Affondai i canini nel collo peloso dell’animale e avvertii
l’ormai familiare sapore del sangue scorrermi in gola.
Io non avevo nulla a che fare con il mondo dei Cullen.
Carlisle mi aveva offerto una fugace visione di un’altra
vita, per noi, ma non faceva per me.
Non sarei stata io a procurare fastidi a quelle persone così
care.
Sarei tornata a Volterra.
Quello era il mio posto.
Così, almeno Edward sarebbe stato felice. E mi sarebbe
bastato questo.
Prosciugai fino all’ultimo l’essenza vitale di quella
creatura, fino a che il suo corpo inaridito non si accasciò tra le mie braccia.
Lo adagiai per terra, pulendomi le labbra con il dorso della
mano, fissando la carcassa.
“Devi eliminare le
tracce” aveva detto Edward.
Chiusi gli occhi, rabbrividendo al ricordo della sua voce
fredda. Mi inginocchiai al suo fianco e posai una mano sul suo fianco.
Lo dissolsi nell’aria.
Nessuna traccia della sua esistenza.
“Muori in questa vita, rinasci in quella nuova” mormorai
Mi sentivo sazia. Era una sensazione piacevole.
Finalmente, il mio corpo riusciva a percepire il mondo con
il pieno delle sue facoltà, senza essere affaticato dalla continua fami
opprimente. Tutto era infinitamente chiaro.
Meraviglioso.
Mi voltai con un sospiro, preparandomi per tornare da Alice
e Edward.
Dovevo resistere solo un altro giorno. Lunedì me ne sarei
andata.
Non potevo farmi trascinare dalle mie emozioni. Non dovevo
essere debole.
Il loro bene prima di tutto.
Inghiottii a vuoto, un groppo in gola che mi impediva di
continuare.
Stavo per mettermi a correre, quando un odore sublime mi
arrivò al naso.
Non avevo mai sentito in vita mia un odore così... gustoso.
Il veleno mi fuoriuscì a fiotti dai canini, alimentando la
mia sete e il bruciore nella mia gola.
Desideravo talmente tanto la fonte di quell’odore che avrei
fatto carte false per averlo. La mia voglia aumentò ancora quando un’altra
folata di vento mi stordì.
La mia mente fu totalmente controllata dall’istinto, il
padrone del mio corpo.
Dovevo averlo, qualsiasi cosa fosse, qualsiasi creatura
fosse, doveva essere mia.
Mi dimenticai di Edward e di Alice. Mi dimenticai dei miei
propositi.
L’unica cosa che avevo in mente era la mia preda.
Senza pensarci ancora, corsi verso la fonte della mia
tentazione, la velocità triplicata dalla sete e dai pasti appena consumati.
Corsi vero quel profumo così allettante, così maledettamente squisito....
Sapevo, ed era più che una semplice sensazione, che il mio
gesto era folle, incosciente e che mi avrebbe portato a compiere un qualcosa di
assolutamente pericoloso.
Ma non mi importava.
Niente, niente mi avrebbe distratto dalla mia caccia. Mai.
Io ero la
Cacciatrice, e quella la mia Preda.
Ed era molto vicina.
Rallentai, confondendomi con le ombre scure degli alberi. La
foresta si stava diradando, lasciando il posto a uno spiazzo libero, illuminato
dal debole chiarore di un fuoco scoppiettate.
Mi portai ancora avanti, attenta a nascondermi dietro i
tronchi.
Uhm... l’odore era delizioso, e molto più forte.
Splendido.
Un ghigno malefico si formò spontaneamente sul mio viso, e
mi leccai le labbra, osservando la scena.
Una tenda color cachi si ergeva nel mezzo dello spiazzo,
eretta con impeccabile maestria, al fianco della quale era parcheggiata una
Jeep.
Campeggiatori,
pensai. Sorrisi a quell’idea; stranamente, la prospettiva di quella caccia non
mi dispiaceva per niente. Anzi, scaturì in me una nuova ondata di sete.
Che diavolo stavo facendo? Perché non me ne andavo?
Logico, Bella. Tu VUOI restare qui, disse lei. E una buona parte di
me concordava, per la prima volta, con le sue parole
Un uomo era seduto su un trono, tenendosi un panno intorno
alla mano. La benda era sporca di sangue fresco, che ancora continuava a
sgorgare.
Ecco cos’era che mi attirava.
Splendido.
Uno splendido modo...
... per concludere la serata., concludemmo in sincrono
Lo volevo. E sarebbe stato mio.
Non ricordavo più nulla. Tutti i miei sensi si concentravano
su quell’unica preda. Non mi importava che fosse un essere senziente. Non mi
importava che potesse avere una famiglia, degli amici, una vita, oltre questo
bosco.
Era la mia preda.
Punto, e basta.
Chi era in realtà? Nessuno.
Una misera esistenza senza un posto preciso nel cosmo, nata
e cresciuta solo per avere l’onore di poter morire come mio pasto. Non poteva
chiedere una morte più bella, no?
Il pasto dell’angelo delle tenebre. Era un onore.
Io gli stavo concedendo il più grande privilegio della sua
vita. Doveva solo ringraziarmi.
Nessuno l’avrebbe salvato.
Mi acquattai sull’erba, pronta a balzare.
Tre...
... due...
“Ah, papà, sei sempre il solito!”
Mi bloccai sorpresa, voltando la testa di scatto verso la
tenda. Da essa ne uscì una bambina, una ragazzina di nemmeno dieci anni, che
portava una valigetta del pronto soccorso.
Aveva un odorino sfizioso: sarebbe stata un ottimo dessert.
“Ti avevo detto di fare attenzione!” lo rimproverò lei,
sedendosi acanto all’uomo.
“Scusa, Shelia, ti volevo solo aiutare” si giustificò lui
con una smorfia di dolore
“Non mi aiuti amputandoti una mano!” continuò lei
imperterrita, aprendo la valigetta “Poi chi guidava fino all’ospedale?”
Erano prede facilissime.
Sarebbe bastato un solo, veloce balzo e avrei ucciso l’uomo.
La piccola non si sarebbe neanche resa conto della sorte che sarebbe toccato il
padre, perché l’avrebbe raggiunto subito.
Bene, Bella, preparati, mi incoraggiò lei, eccitata, è fin
troppo facile. Regala loro una morte migliore del solito. Nutriti dei loro
fluidi...
Si, l’avrei fatto. Perché loro non erano nessuno.
Ma...
Ero seduta sulle gambe
di un uomo, che mi teneva in grembo con una dolcezza infinita. Ero molto, molto
piccola....
Un suo braccio era
stretto intorno alla vita, mentre con l’altro teneva un ramo su cui era
infilzata una salsiccia. Osservavo il fuoco rapita, ma l’oggetto dei miei
desideri era il bastoncino.
“Io! Io!” esclamavo,
dimenandomi “Fatto io! Fatto io!”
“Quando sarai un po’
più grande, Bells!” rise l’uomo, baciandomi i capelli
“Papà, ma lo volio
fare io!” mi lamentai, le lacrime agli occhi
“Bella, non discutere
con tuo padre!” mi rimproverò una donna. Renèe.
Si sedette accanto a
noi con un sorriso. “Hai solo due anni, che cosa vorresti fare? Finiresti per
cuocere tu, invece che la salsiccia!”
“Ma volio fare pe
papà!” protestai
“Però! Solo due anni e
già vuoi darti al campeggio?” rise l’uomo
“A te piace!”
“Vero” rispose lui “Ti
prometto che quando sarai abbastanza grande, ti porterò con me”
“Charlie, glie le dai
sempre vinte” sospirò Renèe.
“Che ci posso fare se
l’adoro?”
“Me lo prometti,
papà?” domandai, emozionata
“Certo, tesoro. Croce
sul cuore!”
“Si! GRATIE!!”
Mi sfuggì un singhiozzo.
Ma che cosa diavolo stavo facendo?
Quei due... quei due potevamo essere io e mio padre.
Potevamo essere noi.
Avrei davvero fatto una cosa così abominevole? Così inumana?
Sarei davvero
diventata come i Volturi?
Le risate dei due mi fecero trasalire.
Arretrai, disgustata da me stessa.
Stavo per diventare come quei vampiri che odiavo. Stavo per
mandare all’aria tutti i miei propositi, tutte le mie buone intenzioni.
Che ipocrita!
Che... schifo. Ero un essere disgustoso. Che cosa pensavo di
fare?
Io stavo... stavo per...
Mi voltai, il viso irrigato dalle lacrime, e iniziai a
correre disperata.
No.
Non poteva essere accaduto davvero. Non potevo aver davvero
provato il desiderio di uccidere degli innocenti. Io...
Ero debole. Non ero riuscita neanche a sopraffare quell’istinto
mostruoso che si era scatenato in me. Ero una bestia, ancora più disgustosa
perché avevo provato quell’istinto dopo essermi nutrita più che
abbondantemente. Ero un mostro. Non valevo niente. Non ero capace del minimo
controllo.
Ero così debole da cedere alla prima tentazione.
Come potevo aver anche solo pensato di poter vivere con i
Cullen?
Con quegli esseri perfetti, che avevano fatto una scelta e
lottavano per portarla avanti?
Come potevo sperare di potergli assomigliare anche solo un
poco?
Continuai a correre, la vista offuscata dalle lacrime.
Scappavo dal mondo.
Scappavo dai Cullen.
Scappavo da me.
All’improvviso, una mano pallida si chiuse forte attorno al
mio polso, bloccando la mia corsa.
Stupefatta, mi fermai e mi voltai per vedere chi era il folle
che mi impediva di fuggire dalla mia mostruosità.
Edward mi fissava, con un espressione talmente dolorante e tormentata
che mi sentii male nel solo guardarla.
Era paura. Ma di cosa?
Non riuscivo a capire cosa potesse spaventarlo tanto.
Lo fissai disperata. Avevo un disperato bisogno di lui.
“Non lasciarmi”
Non seppi mai chi di noi due pronunciò quelle parole.
A dire il vero, non saprei nemmeno dire se le avessimo
realmente pronunciate o fossero soltanto il frutto della mia immaginazione.
Forse ero io che mi rifiutavo d lasciarlo.
Forse era lui che non me lo avrebbe permesso.
Sta di fatto che, appena udite quelle due semplici parole,
mi gettai tra le sue braccia e lo strinsi forte, piangendo disperata.
Lui ricambiò a stretta con altrettanto impeto, affondando il
viso tra i miei capelli.
E potrei giurare di aver sentito un singhiozzo.
Angolino - ino - ino:
Ok, spero di aver reso l'idea del tormento emotivo che scuote Bella, anche se non mi convinve tanto. Scusate se non è di vostro gradimento. SI ACCETTANO CONSIGLI!!!!!!!!
Il prossimo capitolo vedrà in scena il Papy! Si, esatto Santo Carlisle!!! E poi, beh... scoprirete chi è lei!
Un kiss, e commentante.
Ah, a proposito, il prossimo titolo è:
Grazie ancora, Carlisle
|
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Capitolo 13 *** Grazie ancora, Carlisle ***
bella vampire 14
Ahloa, miei carissimi angeli! Passato un piacevole weekend,
e un’altrettanto gradevole serata? Mi auguro con tutto il cuore. Io sto bene – so che non frega niente a nessuno, ma lo dico
lo stesso – la storia è già avanti di due cappy sul pc e di dieci o undici su
carta, quindi, per me è un’ottima settimana. Inoltre, anche a scuola vado a
gonfie vele, e quindi, mejo me sento!! XD
Ok, seriamente, parliamo un po’ del capitoletto.
Questo affascinante capitolo 13 (che non porta sfortuna,
guai a chi lo pensa!) è diviso in due parti.
La prima, dal punto di vista di Edward, in cui si vedrà la “Riunione
Straordinaria dei Fratelli Cullen su Bella”. Questo è il nome in codice che gli
ha dato Emmett dietro le quinte, mentre leggeva il copione.
La seconda è la parte su Bella, quella in cui l’angelo
Carlisle farà la sua ascesa illuminando come un potente faro la notte buia et
spaventosa di Bella.
Spero gradiate, mie dilette.
E se non gradiate (oddio noooooooooooo!!!!!!!!! T______T)
ditemelo.
Ah, prima di ringraziare e di lasciare al capitolo, vi
propongo una sfida: SECONDO VOI, CHI RIUSCIRà A FAR APRIRE GLI OCCHI AD EDWARD SUI SUOI
SENTIMENTI?!?
Vediamo chi ci arriva. La sfida ha inizio!
E ora, si ringraziano:
Fin Fish: Contenta che stia meglio! Lo so, anche per me questo capitolo è un po’
bruttino. Non so che abbia che non va, ma non mi convince molto. Eppure, è
apprezzato. Meglio così ^^ si lo so, la scena finale migliora il tutto, ma
spero non crederai che IO possa farli svegliare così facilmente. Sono Sadica,
con la S maiuscola,
ricordatelo! MWAHAHAHA!!!
miki18: scusaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!!! Non volevo farti attendere
tanto, ma ora ti accontento! Mio regaluccio per voi, spero gradiate!!
Bluking: Edward ne morirebbe? Ma quello appena vede che apre
bocca per dire “Ed, me ne vado!” muore! Cioè, altro che aprire bocca! Alla E
sopraggiungerà l’infarto! Vedremo cosa succede quando hai vampiri prende
l’infarto, sarà un’esperienza unica!!!! No, poverino. Comunque si, morirebbe, e
lo sappiamo tutti. Che Bella si consideri un mostro è naturale, è praticamente
vissuta nell’oscurità per i suoi primi tre ani da vampira, strappata alle cure
amorevoli della sua mamma… T___T che tristezza. Beh, spero che da qui capirai
un po’ meglio la storia!
Lion E Lamb: New Fan, New
EntrY! Welocome in uor big grazy family! Grazie per I complx e scusami 1
milione di volte per averti fatto impazzire. Proverò ad aggiornare più spesso…
E CI RIUSCIRò! ALICE
POWER! (questa è un’alòtra storia… chiedi a Jazz, lui saprà dirti)
fofficina: Welocome in our
big crazy family! T___T Grazie di aver commentato, sono felicissima! Si, lo so,
mea culpa se ho aggiornato dopo troppo tempo, ma ho avuto da fare, e poi
pensavo che questo capitolo fosse da bruciare. Invece è
piaciuto! E parecchio! Spero che questo non vi rovino la bassa stima che
provate verso di me! ;) In quanto a Eddy e Bella… aspetta un po’. Ci sarà una
persona in particolare che li aiuterà, ma non indovineresti mai di chi si
tratta!
Wind: Grazie, i tuoi
commenti sono sempre apprezzatissimi!
Finleyna 4 Ever: Welcome in our big crazy family! Benvenuta, benvenuta, my friend! Non
preoccuparti per le tre volte che non leggi, hai recuperate tutto insieme,
senza farti prendere dall’ansia perchè non aggiorno – almeno una si è salvata!!
E per la scuola che brucia i neuroni, quanto ti capisco! Concordo! Troppo
studio, troppa roba… servisse a qualcosa! Bah! Comunque, Edward idiota non l’avevo
mai sentita. Carina! Abbiamo trovato un altro aggettivo per il nostro
super.imbranoto-dolce.-intelligente-sexy-amabile-eroico- coraggioso-
strabiliante-dalle mille e una risorse- e… che dicve? Ah, si Edward. Va beh, si
è capiro che io stravedo per lui!?
MimiMiaotwilight4e:
Lo so, lo so,
povera Bella… Così confusa e sola. Eh, compatiamola. Ma no, tranquilla,
Edward non crede che Bella si sia pappata la famigliola felice, altro che! Ha
solo una gran paura di perderla! Si è talente spaventato per quella remota
possibilità che ha piantato Alice in mezzo al bosco diciamo venti chilometri
più giù di dove a trovato Bella. Povera Alice! Lei è quella che più si impegna
per la sua felicità, e la ripagano in Questo modo! Ma lei poi si vendica.
Ihihihi!
Shnusschen:
Welcome in our big crazy family! Anche tu,
benvenuta! Sono felice che apprezzi, e che sei felice che loro due rimangano
assieme! Anche loro sono felici di rimanerci, sai?
Railen:
LO SO! Il film mi è piaciuto, devo dire che mi
aspettavo molto peggio! Invece, è piuttosto ben fatto! Certo, non ci può far
sognare come il libro, ma va bene. Contenta che ti piaccia il capitolo, e che
ti abbia coinvolta tnato.
Tokiotwilighters:
Piacere che ti abbia tatto sognare il cap! ma..
davvero ti stai occupando ancora della mia statua?!?! T____T Grazie! Comunque,
io ho gli occhi color cioccolato. Fondente, però! Anzi, diciamo che
assomigliano a quelli di Edward quando non caccia. Almeno, così dicono! E mi
sei mancata moltissimo anche tu! Kiss
mylifeabeautifullie:
Olè! Grazie per i complimenti! E, per la tua salute
mentale, che mi sta molto a cuore, la riposta alla domanda “Chi è questa che ronza
nella mente di Bella” troverà risposta nel prossimo capitolo! Saprete tutto!!!
Ora ti lascio a quel bel pezzo di figo di Carlisle… speriamo che ti piaccia
artemis5: Welocome in our
big crazy family! Ciao, ciaoino, nuova vicina! T sei
intossicata anche tu con la mia storia! Lieta di creare assuefazione anche a
te! ^^ sono felice che ti piacciano le scene drammatiche spezzettate da
momenti di pura demenzialità, pensavo fosse un flop!” grazie che mi segui, un
bacione!
Helen
Cullen: Grazie per i complimenti, Elena, sei
dolce e gentile come tuo solito. E si, per la tua felicità, ti regalo il
Salvatore Carlisle. Spero di non rovinarti un mito! Aspetto con ansia e paura
la tua critica, sai? Spero che non t abbia fatto aspettare troppo!
Princesseelisil: Welcome in our
big crazy family, Fede! Ciao, picoola, benvenuta! Anche tu
innamorata di Carlisle, eh? Spero di non deludere neanche te, allora! Sono
contenta che ti piaccia anche la versione un po’ insicura del nostro Ed, grazie
per i compl. Ti lascio alla tua lettura, ora. Con calma, non preoccuparti se
haio il pc rotto. Sai quanto ci metterò ad aggiornare ancoras? Spero poco! Ma
spero che tu mi lascerai un mess appena avrai tempo!
Silver_Alchemist: Welcome in our
big crazy family! Attesa speranzosa finite, eccoti il cap!
Grazie per I complimenti graditissimi!
Edward’s pov.
“Ormai è quasi un giorno che si è rinchiusa lì dentro”
sospirò tristemente Rosalie, passandosi una mano tra i capelli per portarli
dietro le orecchie.
Tutti alzammo nuovamente lo sguardo dirigendolo verso la
vetrata della finestra di Bella.
Si era rinchiusa lì appena aveva messo piede in casa, senza
dare spiegazioni, senza parlare con nessuno, correndo come un fulmine nella sua
stanza, lasciandosi dietro solo una fragrante scia di profumo.
Vani erano stati i nostri tentativi di parlarle, di
calmarla, di fare qualsiasi cosa per farla sentire meglio. La porta era chiusa
a chiave, e nessuno di noi aveva osato provare a buttarla giù.
La sua porta bianca rimaneva chiusa, e Bella si limitava a
pregarci di non entrare con una cortesia infinita, nonostante la voce arrochita
dal troppo pianto.
E, incredibile ma vero, si sentiva colpevole anche di
questo.
“Mi dispiace darvi tanto fastidio, ma per favore...
lasciatemi sola. Vi prego...”
Nascosi il viso tra le ginocchia, impotente e frustrato.
Quella voce mi rimbombava nel cervello, e faceva un gran male.
Era tutta colpa mia.
“Sta malissimo” mormorò Jasper con voce dolente, massaggiandosi
con due dita le tempie nel vano tentativo di procurarsi sollievo. Si appoggiò
al tronco dell’albero, mentre Alice gli toccava la spalla con la delicatezza di
una farfalla.
Eravamo stati costretti a uscire di casa.
I sentimenti di Bella erano talmente forti e dolorosi che
Jasper si era sentito male; Emmett aveva dovuto sollevarlo di peso e portarlo
parecchio lontano prima che si riprendesse abbastanza da poter stare in piedi
da solo.
Li avevamo seguiti, lasciando Esme da sola con Bella. Io
sarei voluto rimanere, ma mia madre mi aveva esortato ad andare con i miei
fratelli.
“Sicuramente, non mi farà entrare, Edward” mi aveva detto
“Vai”. Purtroppo, per quanto dire e sofferte, quelle parole erano
maledettamente vere.
Così, mi era affrettato a raggiungere mio fratello,
continuando però a fermarmi per guardarmi alle spalle, la mente totalmente
concentrata su Bella.
Appena si era ripreso un po’, Jasper aveva insistito per
tornare a casa, perché sapeva che cosa stava provando Bella, e sapeva che era un nostro dovere
aiutarla.
Alice, per la prima volta, forse, in vita sua, si era
sentita divisa in due. Sapeva che Bella stava malissimo, e aveva un gran
bisogno di sostegno, e sapeva anche che Jasper aveva ragione, ma non gli avrebbe
mai fatto correre un pericolo così grande. La sola vista di lui gemente per
terra, in preda al dolore straziante che tormentava Bella l’aveva terrorizzata
a morte.
Jasper, però, l’aveva convinta ad andare.
E ci eravamo incamminati nuovamente verso casa, angosciati.
Purtroppo, appena poco prima del fiume, Jasper aveva iniziato a sentirsi poco
bene, di nuovo in balìa delle emozioni di Bella.
Ci eravamo dovuti fermare lì. Jasper non poteva sopportare
il dolore più di così, e nessuno di noi voleva vederlo ancora soffrire.
Vedevamo bene il retro della casa, ma non così tanto da
poter vedere attraverso le finestre.
Non poter vedere Bella mi stava letteralmente distruggendo;
il sapere di non poter aiutare mio fratello, inoltre, non mi aiutava.
Dopo più di tre ore, Esme ci aveva chiamato, dicendoci che andava
a prendere Carlisle.
Lui, forse, l’avrebbe saputa aiutare.
“Anche se ci provassi, non riusciresti a fare nulla per lei,
vero, Jazz?” domandò Emmett, anticipandomi
“Non riuscirei a fare nulla per Bella neanche se mi trovassi
accanto a lei” rispose lui fissando il terreno “Voi non potete capire. Quello
che sta provando Bella è... è un qualcosa ce va al di là del senso di colpa o
dello shock. Sono disperazione, paura
allo stato puro. Bella è seriamente terrorizzata da sé stessa”
“Perché stava per cedere al suo istinto?” chiese Emmett “Ma qui
tutti hanno provato il sangue umano almeno una volta. Beh, tranne te, Ali”
“Io non so che sapore abbia il sangue umano” confermò lei,
fissandoci con un luccichio opaco di curiosità negli occhi “So che alcuni hanno
un odorino davvero invitante, ma non ho mai provato il desiderio di assaggiarne
uno. Ho sempre saputo quale sarebbe stata la mia dieta”
“Si, ma non tutti sono dotati delle tue capacità
straordinarie, amore” disse Jasper con un sorriso tirato, intrecciando le sue
dita con quelle della consorte e baciandole il dorso della mano.
“È così buono?” chiese lei
“È… come ambrosia” cercai di spiegarle “Il nettare più buono
che esista nell’intero universo, almeno per noi. Ma, se vuoi nutrirtene, devi
essere conscio del fatto che una volta che toccherà le tue labbra, sarà come se
avessi compiuto un terribile sacrificio, nel nostro caso, umano”
“Ah” commentò lei, spostando lo sguardo verso la nostra casa
“Ora... credo di aver capito. Oh, povera Bella”
“Cosa?” domandò Rose
“Non capisci? Se davvero questa nostra tentazione è così
irresistibile, per noi, per Bella dev’essere... ancora peggio”
“Cioè?”
“Te lo spiego io” intervenni
Ora mi era chiaro come il sole il perché della disperazione
di Bella.
Perché era quello che, tanto tempo fa, avevo letto negli
occhi sinceri di Carlisle...
“... più cercavo di
resistervi, e più, una volta giunto al culmine della sopportazione, diventavo
una bestia assassina. E il disgusto che provavo nei miei riguardi aumentava”
Si poggiò stancamente
alla balconata, reggendosi con una mano la testa.
Nei suoi pensieri
riuscivo a leggere tutta la sua storia, tutto il tormento che per anni lo aveva
dilaniato. Soffrivo per lui.
Finalmente lo capivo.
Ma dovevo
chiederglielo.
“Non capisco,
Carlisle” mormorai, sconcertato “è nella nostra natura nutrirci di umani. Sono
come cervi, per noi. Ci limitiamo a seguire l’istinto”
Un sorriso divertito
comparve sul volto stanco di Carlisle. Lo fissai confuso, mentre si voltava per
fissarmi.
Gli occhi d’oro
risplendettero di intelligenza.
“In parte hai ragione,
Edward” mi disse “Ma dimmi: cosa credi che ci differenzi dagli animali?”
Fissai il cielo scuro,
meditabondo.
“La ragione” risposi
poi “Ci permette di compiere scelte logiche e razionali”
Sorrise. “E con
logica, e giusto sacrificare la vita di un essere senziente, innocente e che per
di più una volta era un tuo simile, solo
per cedere all’istinto?”
“... no” risposi
“A questo sono giunto
io” disse Carlisle comprensivo “Ricorda sempre: la ragione domina l’istinto”
Annuii, ammirato. Lui
mi sorrise. Come un padre.
Come mio padre.
“Sarà difficile,
all’inizio” disse Carlisle fissando il cielo “Ma ti aiuterò. Anzi, ti
aiuteremo. Lo sai che Esme non ti permetterà di allontanarti da lei per più di
tre metri per i prossimi cento, mille anni?”
“Grazie” sorrisi “Perdonami
se sono stato lontano, in questi tre anni”
Mi posò una mano sulla
spalla. “Sei tornato. Solo questo è l’importante... figlio mio”
“Scusami, papà” dissi,
prima di abbracciarlo.
Lui mi strinse a sé,
protettivo.
“Stai tranquillo. Ci
siamo noi” sussurrò
“Immagina, Rose” iniziai, fissando mia sorella “Per
principio, anzi, per istinto, sai che
uccidere gli esseri umani è sbagliato, crudele. È una scelta che hai compiuto
di tua spontanea volontà, per di più, nel caso di Bella, dalla nascita. Tutti,
qui, abbiamo fatto una scelta, come vampiri: non nutrirci di umani”
“Si” risposero tutti, attenti
“Beh, immagina che tu ti sia sempre opposta con tutte le tue
forze a questo abominio, nonostante tutte le volte in cui hanno cercato di
plagiarti, di farti abbandonare il tuo credo, di piegarti al loro modo di essere, e che tu, pur sempre con
grandi fatiche e sopportando atroci dolori, non ti sia mai, mai venduta. Non
hai mai abbandonato le tue idee, le hai difese fino allo stremo. Quella vita
per te era deplorevole e immonda, come potevi farla tua? Avresti preferito
morire di stenti piuttosto che nutrirti in quel modo.
“Ma ti obbligavano. Con la forza, con l’inganno, con la
violenza. E sebbene eri conscia del fatto che non era colpa tua se ti era stato
inflitto quel pasto, ti sentivi sporca, contaminata, indegna di camminare
ancora su questo pianeta, infettandolo con la tua esistenza. Il senso di colpa
ti dilaniava”
Feci una pausa, sospirando.
Quel racconto non era solo la storia di Bella. Era la storia
di Carlisle, di Emmett, di Jasper, di Rose… la mia.
Tutti noi sapevamo ciò che si provava nel bere sangue umano.
Tutti sapevamo come ci si sentiva dopo. Eppure, per tutti, il tormento di Bella
era davvero troppo intenso.
Ma io la capivo.
Non potevo abbandonare il mio angelo in quello stato.
L’impressione di fragilità che emanava, e che avevo percepito dal primo momento
in cui avevo incrociato i suoi occhi, non era esatta. Avevo sbagliato.
Lei era molto, molto più delicata. E io non me ne ero
accorto.
Io l’avevo ferita, scegliendo una strada che secondo me era la più giusta, per la sua
felicità.
Che stupido.
Non avevo capito niente.
Alice aveva ragione, come sempre. Non me lo sarei mai
perdonato.
Avessi dovuto impiegarci mille anni, l’avrei fatta sorridere
di nuovo.
“Ora, immagina di trovarti per la prima volta in libertà da
quando la tua esistenza è stata costretta alle tenebre” continuai “Sei liberà,
per la prima volta. Non riesci neanche a immaginarti completamente il suo pieno
significato. Non riesci neanche a capire se lo sei davvero, o se tutto ciò si
tratta di una splendida illusione. Ma te lo godi. O meglio, inizi a pensare che
forse la tua vita può cambiare, per la prima volta in meglio. Ti senti felice.
“E poi all’improvviso, proprio quando ti stai lasciando
andare all’idea di aver meritato un’altra chance lo avverti. È l’odore più
sublime che tu abbia mai sentito, e per nulla al mondo te lo lascerai sfuggire.
Dovrà essere tuo, qualsiasi cosa esso sia, e qualsiasi azione tu debba compiere
pur di ottenerlo. Diventi…”
“… una bestia” completò tristemente Jasper, guardando l’erba
“Incapace di dominarti, schiavo della tua stessa sete. Un mostro orribile. Uno schifoso assassino. E così facendo,
vai contro tutto ciò in cui hai sempre creduto, contro tutti gli obbiettivi che
ti ero prefissato… deludendo le persone che ami…”
Sospirò. “Dopo ti senti uno schifo”
“Jasper”. Il
pensiero di Alice mi rimbombò nel cervello, eco del suo dolore. Non sopportava
vedere suo marito rimproverarsi di quella sua debolezza.
Alice lo abbracciò dolcemente, nascondendo il volto nella
sua spalla. Jasper sorrise e le accarezzò i capelli.
“Calmati, mostriciattolo” la rassicurò “Sto bene”
Lo fissai con mezzo sorriso. “Anche perché, stanne certa,
Alice, non permetterei mai che Jasper commetta qualche pazzia. Sete o meno, è
pur sempre il mio fratellino minore”
Jasper fece una smorfia. “Sono molto più grande di te”
ribatté, facendomi la linguaccia, e strappando una risatina ad Alice
Risi anch’io. “Io parlavo in ordine di arrivo”
“Ciò non toglie che sono il maggiore, tra noi due”
“Siete due mocciosi” si intromise Alice “I miei bambinetti
piccini picciò”
E ci diede un buffetto sulla guancia.
Il momento di allegria durò poco, giusto il tempo di
distogliere Jasper dal suo dolore. Lui più di tutti soffriva per l’astinenza
dal sangue umano, essendo l’ultimo arrivato e avendo passato la maggior parte
della sua esistenza sui campi di battaglia, nutrendosi come un vampiro, beh,
“onnivoro”.
“Ma lei è riuscita a resistere” disse Rosalie tornado a
fissare la stanza di Bella “Ha resistito alla tentazione. È fuggita, no? E anche al centro commerciale, è stata fantastica! Ha un autocontrollo unico per una vampira così
giovane!”
“Non se ne rende conto” sospirò Jasper
“E in più, c’è da dire che ora Bella crede di averci deluso”
sospirò Alice
“Perché mai?” chiese Emmett, corrugando le sopracciglia
“Capita a tutti di sbagliare”
“Già, non penserà mica che la discrimineremo per questo…”
aggiunse Jasper
“No, ragazzi, non avete capito” scosse il capo Alice “Per
Bella, quello era… l’unica cosa positiva che fosse riuscita a compiere nella
sua vita da vampira. Il non aver mai ammazzato un essere umano le dava modo di
tirare avanti, a sopportare tutto ciò a cui la costringevano. Ma è stata lei ha
provare l’istinto di nutrirsi di un innocente. Lei, e solo lei, si ritiene
responsabile”
“Ma potrebbe… potrebbe provare a parlarne con noi” sospirò
Rosalie, gli occhi lucidi. Si appoggiò ad Emmett, che la circondo con un
braccio, cullandola. “Siamo la sua famiglia, dopotutto”
“No, Rose” rispose Alice”Per quanto noi già la consideriamo
nostra sorella, Bella è ancora molto lontana dall’esserlo. È stata sola troppo
a lungo. Ci vorrà molto prima che riesca ad aprirsi con noi. Prima che riesca a
capire che noi siamo la sua famiglia”
Fissai la finestra nera di Bella.
Altre parole maledettamente vere.
Maledizione. Quel giorno, la verità mi stava completamente
distruggendo per il dolore che procurava.
Esme aveva ragione.
Alice aveva ragione. Come sempre, avevano ragione entrambe.
Bella stava male, e non potevo aiutarla. E la causa ero io.
Se non mi fossi intestardito su una mia idea del giusto, se
non avessi voluto agire secondo ciò che io ritenevo corretto, se solo ne avessi
parlato prima con qualcuno forse ora non sarebbe accaduto nulla.
Avremmo cacciato insieme, ci saremmo anche divertiti.
L’avrei protetta.
Invece, ora, rischiavo solo di perderla.
“È arrivato Carlisle” disse Emmett alzando lo sguardo,
sentendo, come tutti, la portiera sbattere “Esme ha fatto presto”
“Secondo voi riuscirà a fare qualcosa?” chiese Jasper
“Certo” risposi “Carlisle è sicuramente il più indicato per
parlargli. Sapete che ci è passato anche lui. Bella gli darà ascolto”
L’avrebbe dovuto fare. A qualsiasi costo.
“Speriamo” sospirarono i miei fratelli
Tornai a fissare la finestra.
Ti prego, Carlisle,
convincila a restare, pregai con ogni fibra del mio essere, Falle capire quanto sia importante. Falle
ricordare che splendido angelo che è.
Bella’s pov.
Appena tornammo a casa corsi a rinchiudermi nella mia
stanza, facendo una violenza su me stessa rifiutando di salutare gli altri,
tutti pronti ad accoglierci con dei grandi sorrisi.
Non riuscivo a sopportare l’idea di vedere quei loro sorrisi
allegri spegnersi nell’istante in cui avessero saputo cosa stavo per combinare,
come stavo per mandare in fumo la loro copertura.
Non volevo rovinare il dolce ricordo che avevo di loro.
Non se un mio sbaglio doveva costare la loro felicità.
Era bastato il silenzio che era regnato per tutto il viaggio
di ritorno.
Lo occhiate preoccupate che mi lanciava Alice, al volante,
in continuazione.
O la stretta salda di Edward, seduto vicino a me, che mi
teneva incollata al suo corpo.
Non capii perché lo stesse facendo, ma non mi scostai. Non
ne avevo le forze. Non le avevo neanche per realizzare in che splendida
situazione mi trovavo.
Provavo solo un enorme disgusto per me stessa.
Mi gettai sul letto e iniziai a piangere, il volto
seppellito nei cuscini. Mi sembrò la fine di una delle mie tante giornate a
Volterra.
L’unica differenza fu che tutti i membri della famiglia
Cullen vennero e bussarono per ore alla mia porta.
Mi parlavano, chiedevano di entrare, tentavano in tutti i
modi di rassicurarmi.
Ciò non faceva che aumentare il disgusto che provavo verso
me stessa.
Come potevo aver anche solo sperato di poter vivere a
contatto con tanti splendidi angeli, come lo erano loro? Come potevo voler
inquinare la loro esistenza con la mia presenza malsana?
Non meritavo compagnia; men che mai la loro, e men che mai
in quel momento.
Li avevo mandati via. Avevo tentato di ignorare il loro tono
preoccupato, le loro parole gentili, le loro attenzioni. Tutto quel calore,
tutta quella preoccupazione per me… era inconcepibile.
Non potevo accettarla.
Non a me.
E piangevo, stringendo sempre più forte il cuscino.
Il sole sorse dietro le spesse coltri del cielo, ma ben
presto si fece buio, a causa di un pesante temporale che colpì Forks.
E loro continuavano a parlarmi.
Ogni loro dolce parola, ogni loro conforto, non faceva che
aumentare il disgusto che provavo nei miei riguardi. Li avevo delusi.
Continuavo a farlo.
E il culmine, poi, fu quando sentii l’urlo terrorizzato di
Alice che chiamava Jasper per nome.
L’avevo fatto addirittura sentire male.
Che schifo.
Ero una persona orrenda.
Li avevo costretti a uscire dalla loro casa, per un mio
sbaglio.
Che essere disgustosi.
Mi resi conto di quanto mi fosse facile ferire le persone.
Tutti, vivendo al mio fianco, finivano irreparabilmente con l’essere feriti, o
messi in pericolo.
Prima Edward, poi Carlisle, Jasper, Alice, Rose e Emmett..
Non li meritavo proprio. Non meritavo niente di quello che
in tre giorni mi era stato concesso di assaporare.
Aro aveva ragione. Marcus aveva ragione. Caius aveva ragione.
Io ero una macchia.
Ero nata per distruggere, per ferire, per fare del male. Tutto
ciò con cui entravo in contatto, che lo volessi o meno, finiva con l’essere
danneggiato in qualche modo. Nemmeno se mi fossi impegnata avrei potuto fare
qualcosa per fermarmi.
“Sei solo un’arma…”
“Non vali niente…”
“Nessuno ti vorrà mai
al suo fianco…”
“Sei sola…”
“Basta, basta…” piansi, raggomitolandomi su me stessa, sotto
le coperte.
Fuori, il diluvio continuava.
Presi una decisione, in un mio breve lampo di lucidità.
Me ne sarei andata.
Lunedì, quando tutti sarebbero stati fuori, chi a scuola,
chi al lavoro, avrei lasciato casa Cullen. Avrei fatto ritorno a Volterra. Era
meglio così. Senza spiegazioni, senza addii…
“Edward”
Fino al quel momento, sarei rimasta in isolamento, la mia
punizione, prigioniera della mia stanza.
Sola con me stessa.
Allo scoppio di un altro tuono mi raggomitolai ancora di più
sotto la trapunta, in lacrime. Stringevo forte le coperte, terrorizzata. Anche
il cielo ce l’aveva con me.
Nella stanza solo buio..
Fuori, pioggia incessante.
Tutto era avvolto nelle tenebre, come la mia anima.
Davanti ai miei occhi scorrevano senza freni le immagini di
quella maledetta notte, di quella maledettissima battuta di caccia. Rivivevo
tutto con terribile chiarezza.
L’odore del sangue.
Il veleno nella mia gola.
La voglia bramosa di porre fine con le mi stessa mani alla
vita di quel uomo, e di sua figlia.
La sua risata, nella
mie orecchie….
Chiusi gli occhi, nuovamente sopraffatta dalle lacrime.
Avevo deluso anche lui.
Non ero diventata ciò che lui voleva che fossi. L’avevo
completamente scordato, seppellendolo nei meandri della mia memoria, come un
oggetto di poca importanza. Evitavo di proposito di pensare a lui, lo
ricacciavo indietro ogni volta che mi tornava alla mente. Invece di ringraziare
per quei pochi momenti in cui mi era permesso di ricordarlo, lo mandavo via,
quassi con furia, facendolo tornare in fondo alla mia mente.
E anche dopo tutto questo tempo, lui mi era venuto in
soccorso senza esitare un attimo.
Chissà se quelle immagini erano reali.
Era davvero esistito un periodo della mia vita in cui ero
stata cos felice? In cui tutto aveva un senso, e in cui il futuro non faceva
paura?
“Papà… Mamma…” singhiozzai, stringendo il cuscino.
Toc toc.
“Bella? Posso entrare?”
No, ti prego,
implorai mentalmente, Non provare ad
alleviare le mie sofferenze, per favore. Me le merito tutte, devo soffrire. Tu
non c’entri nulla, tu sei innocente. Scappa, io non ti merito…
Non sentii precisamente la porta richiudersi, ma qualche
istante dopo avvertii un leggero peso abbassare il materasso, e una mano
gentile posarsi sulla mia spalla, sopra le coperte.
“Per favore, va via, Carlisle…” singhiozzai.
“Vuoi restare da sola?” domandò con dolcezza
“Si” mentii
“Davvero?”
Non risposi. Lui non se ne andò.
“Perché sono così sbagliata?” mormorai dopo un po’
“Tu non sei sbagliata” mi rispose con lo stesso tono basso
“Non mi conosci, allora!” piansi, alzando la voce “Io sono
un mostro, una bestia! Non merito di trovarmi con voi, io.…”
Tirai fuori tutto, alzando man mano la voce. Il dolore, il
disgusto, il senso di colpa che mi attanagliava il cuore… parlai con lui per
ore, piangendo, tremando, gridando. E come la prima volta, Carlisle mi ascoltò
in silenzio, limitandosi a starmi vicino, a farmi forza.
“Io ho… ho deciso, Carlisle” dissi poi, alla fine “Me ne… me
ne andrò, da qui. Lunedì”
Lo sentii irrigidirsi, ma quando parlò la sua voce era
calma.
“E dove vorresti andare?” mi domando gentilmente
“Lontano. In Italia” dissi, con un groppo in gola “A
Volterra. Torno a… lì, dov’è giusto
che stia. Non vi darò mai più fastidio”
“Edward”
“A Volterra? Davvero?”. Stavolta era palesemente scettico.
“Forse no” risposi dopo un attimo “Ma non posso restare qui,
Carlisle. Non posso”
“Abbiamo forse fatto qualcosa di sbagliato?”
Incredibile: io ero il mostro, e loro si sentivano
responsabili!
“NO! Ci mancherebbe!” esclamai, uscendo finalmente dal mio
bunker per guardarlo.”Carlisle, non pensarlo mai più! Voi siete… persone così….
Semplicemente fantastiche. Sono io che non vado bene. Sono io che non merito di
trovarmi qui”
Chinai il capo, coprendomi il volto con i capelli per
nascondergli le lacrime.
“Chi ti ha messo in testa quest’idiozia?” esclamò
Lo fissai di nuovo: ero accigliato, in qualche modo irritato
e infastidito da ciò che avevo appena detto.
“Lo penso io” mormorai “Io non ho… nulla a che fare con voi”
“Ne sei convinta solo tu, Bells”
“Ma guardami!” esclamai “Vi ho deluso tutti! Alla prima
occasione, ecco che non riesco a controllarmi e provo l’istinto di uccidere un
umano! E poi, prima ancora, faccio preoccupare i tuoi figli perdendomi come una
bambina, e facendomi comparire strani sintomi assurdi e faccio diventare Edward
un robot apatico! Non credo esista al mondo un’altra persona che in meno di due
giorni sia riuscita a fare tutto questo casino!” I singhiozzi erano diventati
così frequenti che saltellavo sul materasso come una molla.
“Oh, e mi sono scordata di dirti che ho fatto anche sentir
male Jasper, e che ti sto facendo perdere una giornata di lavoro!” aggiunsi
“No… sicuramente starete meglio, una volta che me ne sarò andata”
“Bella, adesso basta” mi disse Carlisle con dolcezza, ma
deciso “Non credo che tu sia il miglior giudice per valutare questa situazione.
E detto francamente, non hai neanche una buona percezione di te stessa”
Non seppi cosa ribattere, e lui ne approfittò per continuare.
“Tu non riesci a capire quanto tu sia forte, Bella” iniziò
“Non hai idea di quanto autocontrollo tu sia dotata. Ma questo non è colpa tua.
Hai vissuto fino ad oggi nella convinzione di essere semplicemente un’arma, un
essere demoniaco, ma non sai quanto ti sbagli. Tu, e tutti gli altri sciocchi
che lo pensano.
“Prendi ieri, per esempio. Quando sei andata in giro per
Seattle: non hai mai provato l’istinto di nutrirti, benché la sete fosse molto
più forte di ieri sera”
“Ma…”
“Bella, per tutti noi l’odore del sangue è una continua
fonte di tentazione” disse Carlisle con un mezzo sorriso
“A te, però….” Mormorai
“Beh, Bella, io ho quasi 362 anni!” rise “Sai quanto tempo
ci ho messo per diventare completamente immune? Beh, diciamo i tre quarti
abbondanti della mia esistenza!” mi sorrise più dolcemente “Per la tua giovane
età, sei straordinaria. Sei riuscita a resistere, e per di più a scappare,
piuttosto che obbedire al tuo istinto e attaccare quei due. Sono fiero di te”
“Non me lo merito”
“Si, invece” ribatté convinto Carlisle “E credimi, lo siamo
tutti. Jasper è persino un po’ invidioso di te”
“Di me?!”. Come
poteva essere geloso di me?!
“Vedi, lui è l’ultimo arrivato, e ha ancora qualche problema ad adattarsi alla
nostra dieta” mimò le virgolette sull’ultima
parola “Ancora oggi, l’astinenza lo fa soffrire molto”
“Mi dispiace… ma non mi sembra che abbia molti problemi”
Alzò le spalle. “Era un soldato. Conosce il valore
dell’autodisciplina, e la usa su sé stesso” spiegò
Ecco, Jasper si che era da ammirare.
“In quanto alla tua, ehm, decisione di andartene” proseguì
Carlisle “Sappi che sono assolutamente contrario, e che farò tutto ciò che è in
mio potere per trattenerti qui. Questo” mi interruppe, posandomi un dito sulle
labbra “è perché tu non hai ancora capito che ruolo importante ha assunto nella
nostra famiglia”
“Ma sono solo due giorni che sono qui” ribattei
“Ti rivelo un piccolo segreto” bisbigliò, in tono
cospiratorio.
Si avvicinò a me portandosi una mano sul viso, come se
volesse confessarmi un segreto.
“Sai come i vampiri stringono nuovi legami con i propri
simili?” mormorò con un sorriso.
Scossi il capo.
“Al primo sguardo” svelò con un sorriso “O meglio, a prima
annusata. Vedi, Bella, se uno come noi viene a contatto con un altro vampiro,
riesce a capire con una sola annusata che tipo di legame lo unirà con il nuovo
venuto. È istintivo, capisci? Ed è sicuro al 99,9% delle volte che
l’impressione che ti ha fatto è quella giusta. Così capisci se i nuovi venuti
sono amici, nemici o semplici comparse”
“E… riguardo a me, cosa…?” chiesi, titubante
Sorrise. “Credimi, Bella, se tu dico che tutti ti hanno
subito considerato una della famiglia. Sei nata per stare con noi”
Arrossii. “Ma io… vi ho messo in pericolo… stavo per farvi
scoprire…”
“Bella, è per questo che ci siamo noi” disse Carlisle “Noi
siamo e saremo sempre qui per te, Bella. Ricordatelo: qualsiasi cosa tu faccia
o ti succeda, noi saremo sempre pronti ad aiutarti. Credo che si il caso che ti
abitui a noi. Devi accettare il fatto che ormai siamo la tua famiglia, che ti
piaccia o meno”
Si può morire dalla felicità? Credo che a me sarebbe
capitato molto presto.
Gli gettai le braccia al collo, grondante di lacrime, e lo
strinsi forte a me. Lui emise uno sbuffò divertito, cullandomi.
“Grazie! Grazie, Carlisle!” continuavo a ripetergli,
baciandogli una guancia
“Balla, ma passi da un eccesso all’altro?” mi prese bonariamente
in giro lui “Un secondo prima sei semidistrutta dal dolore, quello dopo mi
uccidi per a gioia!”
“È che… non lo so, mi sento così sbagliata” dissi “Ho una
gran paura di non essere alla vostra altezza, di dover fare di tutto pur di
provarvi che posso stare con voi, che non vi farò sfigurare. Mi state dando
così tanto, e io non ho la minima idea di come ripagarvi. E poi, ho la tremenda
paura di deludervi, o peggio ancora, che vi possa capitare qualcosa a causa
mia. Sento che… che la decisione più giusta è quella di andarmene, ma non so…
non riesco a farlo…”
“Sai benissimo perché non ci riesci, Bella” disse lui,
serio.
Mi irrigidii, raggelando.
Certo che lo sapevo. Ma non volevo affrontarla.
Non di nuovo.
“Sai bene, Bella, che non puoi continuare così. Devi affrontarla,
se vuoi vincere. Se vuoi essere felice” proseguì lui, posandomi una mano sui
capelli, intuendo la mia paura. “Non puoi vivere serenamente, se continui a
farti suggestionare da lei”
Sapevo benissimo che ero così, che le sue parole erano vere.
Lo sapevo da tanto, eppure non facevo nulla per combattere. Mi lasciavo
sopraffare.
Non avevo nulla per cui valesse la pensa vincere, quindi,
perché sforzarsi?
Alla fine, avrebbe vinto comunque lei.
“Non posso… affrontarla, da sola” mormorai, terrorizzata “Ci
ho già provato, e ho fallito. Io sono… debole….”
“Non è vero. Smettila di ripeterlo” mi bloccò Carlisle “Non
sei debole, Bella, e soprattutto non è vero che sei da sola”
“Ho paura, Carlisle” ammisi
“Lo so” rispose lui “Ma è una battaglia che devi affrontare
da sola. Credimi, lo so. Lo sappiamo tutti. L’abbiamo fatto anche noi. È alla
base della nostra scelta”
“Ma se non ce la faccio? Se non riesco a vincerla?” singhiozzai,
abbracciandolo più forte
“Ci sono io, con te”
E se mio padre era con me, avrei potuto affrontare qualsiasi
cosa.
Angolino-ino-ino:
Bene, bene, bene, spero che abbiate gradito. Nel prossimo svelerò il mistero della voce ch sente Bella.
Si chiamerà
BELLA VS BELLA
Qualcuno a capito di chi sto parlando?
un kiss
la dolce Usagi
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Capitolo 14 *** Bella vs Bella ***
bella 12
Ok, ok, lo so, sono un'infame maligna sadica che non pensa mai a voi. T___T Chiedo scusa!
Non volevo farvi attendere
così tanto, ma sono stata poco bene e nelle prossime settimane
ho un qualcosa come sei compiti in classe. E c'è chi dice che gli anni scolastici sono i migliori della vita! HA! Ma di che scuola parlate? Hogwarts?! La Forks High School?! La mia no di certo.
Comunque, commentiamo anche qui.
Capitolo decisivo come
già preannunciato, che risolverà molti dubbi
(finalmente!) e concederà il riitorno a una buona nottata di
sonno tranquillo a tutte quelle povere sante che hanno perso il sogno a
causa di LEI. Oggi finalmente vi regalo una notte serena. Ma così, per curiosità, vi sono per caso venute le occhiaie in Cullen's style? Vi definiscono le nuove figlie o figli di Carlisle ed Esme?
Va be, ultima cosa sul capitolo: mi è sembrato giusto mettere alla fine un piccolo pov di Edward, ma sapete, non mi convince molto. Ditemi cosa ne pensate, please!
Ok, poi, risposta al sondaggio "Chi è l'altra Bella?", la vincitrice è Fin Fish: accidenti, ragazza, mi hai smascherato... ma era un po' ovvio dal titolo, eh?
Per l'altro sondaggio, ossia "Chi Farà Aprire Gli Occhi a Edward", è ancora aperto. Nessuno si è avvicinato, mi dispiace. Mi fa piacere vedere che però alcuni ci provano. Provateci anche voi. Vi assicuro che è qualcuno di cui non sospetterete mai....
E come sempre, si ringraziano:
fofficina:
Graxie moltiximixime! Lo so, per la tua salute ora ti svelo chi
tormenta Bella, ma per la chiarezza sui sentimenti di Edward.... io non
ci scommetterei troppo sopra. MWAHAHAHAH!! Spero ti goda il capitolo!
Railen: NO,
mi dispiace, non sarà Carlisle. Ritentà, però. Si,
anch'io ho visto il film due volte, mi è piaciuto un casino...
molto meglio di qanto mi aspettasi! Pensavo sarebbe stato un flop. Ma
si sa, sempre meglio il libro... Grazie per i compliementi, e per le
lacrime, non le merito. E si, Carlisle... è sempre Carlisle!
MimiMiaotwilight4e: Anche tu colpita dalla Carlisle mania, eh? Bnvenuta nel culb sister!
mylifeabeautifullie: Grazissime, lo so, Carlisle è un santo... e no, mi dispiace, non sarà Emmett. Riprova!^^
miki18: Grazie. Scusa se ti ho fatto aspettare, ma eccoti accontentata. Anch'io tvtttttb, miki
Helen Cullen: Ciao
Elly (posso chiamarti così?) Grazie perchè mi sopporti
ancora. Cmq, no, sbagliato, neanche Alice o Carlisle faranno aprire gli
occhi a Edward. Oh, lo aiuteranno, qst si, ma sarà.... ^^ Sono
felice di non averti distrutto Carlisle, altrimenti ti avrei trovata
qui sotto con un bazooka pronta a far fuoco!^^ Salva! Ora ti lascio
alla storia, che ho già detto trp fesserie!
Fin Fish: T___T
Anima gemella, tu che mi capisci, cme diavolo hai fatto a capire tutto
questo senza leggere lo scontro? Sei una maga? Non lo so, ma sei
fantastica. Continua a recensirmi, ti prego!
Tokiotwilighters: Grazie, piccola mia! Guarda, gli occhi con due bottoni o due tappi di bottiglia...
A l y s s a: Che
Bella se ne vada... no, non penso. Non ora. Però, qualche
cosettina... no, non anticipo, mi dispiace. Sono felice che ti piaccia!
Silver_Alchemist: Papo carlisle 4 ever! Concordo, spero che qst cap non ti deluda!
Princesseelisil: Davvero
sei contro Bella? O____o Me sorpresa! Xò, insomma... cmq, si
Carlisle è Molto bello nel film, ma nella mia (nostra) fantasia
è meglio.... soprattutto come mamma l'ha fatto, vero? E per
recensire, hai visto qnt ci metto io a aggiornare?
RockAngelz: Welcome in our big crazy family! Piacere di averti con noi! Adesso la continuo, tranquilla, non ti faccio impazzire...
Lavinne: Welcome
in our big crazy family! sempre più stupita che la mia ff
piaccia! Senza parole! cmq, si, sti due piccioncini si fanno troppe
seghe mentali, ma ved che piacciono.... vbb. ti lascio al cappy! fammi
sapere che ne pensi. un kiss
Camminavo insicura avvolta nella nebbia.
Avanzavo piano, terrorizzata, infreddolita, sola.
Attorno a me, solo bianco, cangiante, indistinto, mutevole.
Un bianco che spaventava, nebulizzato da una sottile nebbiolina candida,
grigiastra, umida.
Faceva freddo.
Molto.
Strinsi le mie mani attorno alle mie braccia, tremando. Mi
voltai prima a destra, poi a sinistra.
Niente.
Nessuno.
Ero sola.
Ancora una volta, ero dannatamente sola.
Tremai. Continuai, contro ogni logica, ad avanzare, piano,
un passo alla volta.
Destra. Sinistra. Destra. Sinistra…
I mie passi riecheggiavano nel nulla pallido, rimbombandomi
nel cervello.
Mi girai, terrorizzata.
La sentivo, era lì.
Mi stava osservando, mi faceva aspettare.
Sapeva che così sarebbe stato più divertente.
Destra….
Continuai ad andare dritta. Mi ostinavo a proseguire,
sebbene ogni singola fibra del mio corpo mi ordinasse di fuggire.
“Fuggire dove, Bella?”
disse lei
Già, dove? Non c’era nessun posto in cui io potevo
nascondermi. Lo sapevo io, lo sapeva lei. Lo sapevamo benissimo entrambe.
Niente mi avrebbe salvato.
Avevo paura. Non ero abbastanza forte per affrontarla.
“È naturale che tu non lo sia,
Bella…”
Sinistra…
Era vicina. La sentivo. Si divertiva a seguirmi, sfiorandomi
appena, facendomi sobbalzare quel tanto che bastava perché il terrore mi
rendesse sua schiava. Come se non fossi un bersaglio già abbastanza semplice.
Ma lo sapevo: non si sarebbe accontentata di sconfiggermi. Non questa volta. Non dopo che le ero sfuggita.
Questa volta, prima di soccombere, avrei dovuto soffrire.
Molto.
Non mancava tanto. E io non sarei sopravvissuta.
“Certo che non sopravivrai,
sciocca! Tu sei così debole”
Era vero.
Io non ero forte. Ero solo una ragazzina impaurita,
catapultata in un gioco di cui non conosceva le regole, a cui non voleva
giocare.
“Povera, povera Bella, così
incompresa e sola… Eh, chissà cosa ci hanno visto i Cullen in te…”
Cosa diavolo ci avevano visto i Cullen in me? Secondo loro,
possedevo qualcosa di speciale. Io
ero speciale. Per favore… io non ero niente.
Io non ero nulla se non un mostro.
Era possibile che si fossero sbagliati?
Destra…
La sua risata mi riecheggiò nelle orecchie, trapanandomi il
cervello come un’esplosione di schegge fredde.
Ecco. Ci siamo
“Bella, come puoi fidati di
qualcuno quando tu per prima…”
Una sagoma iniziò a intravedersi lontano avanzando
morbidamente tra la nebbia, che sembrò aprirsi al suo passaggio, tanto era
imponente.
Io mi bloccai, terrorizzata.
Era lei.
Era arrivata.
“… Non ti fidi di te stessa?” completò, fermandosi davanti a
me. Le labbra carnose, di un rosso sangue, si stirarono in un sorriso da
seduttrice.
La fissai con terrore.
Il corpo formoso, perfetto. I boccoli lunghi, scuri, di un
inteso color marrone le scendevano sulle spalle, nascosti, poi, dalla lunga
mantella scura che portava.
Si tolse il cappuccio, fissandomi arrogante.
I suoi occhi mi squadrarono con disprezzo…
… quegli occhi rossi
che tanto odiavo.
Osservai me stessa trattenendo a sento i tremori.
Isabella rise perfidamente
“Oh, andiamo! Sei patetica!” mi derise “Come puoi odiare ciò che sei?
Come fai a odiare te stessa?”
Si concesse un’altra risata perfida, prima di incrociare di
nuovo il mio sguardo.
Mi fissò a lungo, fino a che non abbassai gli occhi. Un
sorriso trionfante gli comparve in volto.
Sapeva che non riuscivo a sopportare la vista di quelle
iridi color cremisi sul mio viso.
“E così, ci incontrami di nuovo”
esordì poi “Ne è passato di tempo, eh?”
Lo stesso luogo, la stessa paura. Vissuta però in una cella
fredda, di rossi mattoni rossi, nella disperazione più totale…
“Volterra non era poi così male” replicò Isabella, annoiata,
togliendosi una polvere inesistente dalla spalla, prima di fissarmi di nuovo “Sei
tu che ti facevi troppi problemi. È stata colpa tua se hai sofferto. Te lo sei
meritato. Sciocca, ingenua e infantile Bella… a quest’ora potevi essere già
qualcuno, se non ti fossi aggrappata con ostinazione a una tua assurda
convinzione di umanità”
I suoi occhi dardeggiarono d’irritazione.
“Mi usavano come…” sussurrai, rifiutandomi di guardarla
“Ti trattavano” mi interruppe con un punta d’ira nella voce “Com’era
giusto che fosse. Tu avevi una scelta, Bella, anche piuttosto semplice. Dovevi
obbedire. Di tua spontanea volontà, e non ti sarebbe successo nulla. Tutti ti
avrebbero trattata con gentilezza, con rispetto. Invece ti hanno dovuto
obbligare a usare i tuoi doni”
“Quali doni?” chiesi, alzando lo sguardo “Non ti starai
riferendo ai miei poteri, vero?”
“Sveglia!” esclamò Isabella “Se non ti fossi fatta tutti quei
problemi – inutili, senza alcun dubbio – a quest’ora saresti diventata la
regina dei vampiri!”
“Uccidendo innocenti…”
“Vampiri di poco conto, o umani senza valore” liquidò Isabella “E
poi, per quanto riguarda il tuo corpo, ti saresti anche potuta vendere. Saresti
salita di grado più in fretta. Tempo nove mesi e puf!, sul trono”
“Non mi venderò mai in quel senso!” urlai, piangendo, non
capendo dove trovai la forza di ribatterle.
Le sue parole mi facevano male.
Perché ero quello che una parte di me pensava.
Era ciò che una parte di me mi ripeteva nella mia cella a
Volterra, mentre mi torturavano, mentre mi ferivano… la parte che non ce la
faceva più, che voleva arrendersi, che soffriva troppo; la parte che riteneva
giuste le idee dei Volturi, la parte stufa, la parte cattiva.
Quella parte che aveva preso forma della vampira di fronte a
me.
L’altra me stessa.
Isabella rise di gusto.
“Cosa c’è, Bella, vuoi restare vergine in eterno?” mi
sbeffeggiò. Poi, nei suoi occhi comparve scherno. “Ah, ho capito! Sei una di quelle
ragazzine idiote che aspettano il Vero Amore prima di andare a letto con
qualcuno, vero?” rise, più forte che mai.
Voleva umiliarmi. Non si accontentava più del dolore che mi causava
con i nos… con i suoi poteri.
Voleva uccidere le mie credenze, prima di sconfiggermi.
Prima di prendere il mio posto.
Arrossii. “E se anche fosse?” ribattei, in tono di sfida.
Si fermò, fissandomi arrabbiata.
In un lampo mi fu accanto. Mi prese un braccio e me lo torse
dietro la schiena, e con l’altro mi tirò forte i capelli.
Io urlai di dolore, inginocchiandomi a terra.
“Non osare mai più contraddirmi, sciocca ragazzina che non sei altro”
sibilò nel mio orecchio “Io so quello che vuoi realmente,
ricordatelo. Lo vuoi tu, così come lo voglio io. Non puoi nascondermelo”
“Questo… non è… vero…” piansi
“Dici? E allora dimmi, mia cara,
cosa puoi nascondere a te stessa?”
Mi lasciò andare, e io mi rannicchiai su me stessa,
stremata.
Mi fissò dall’alto in basso.
Le facevo schifo, lo sentivo.
Come lei conosceva tutti i mie pensieri, io conoscevo i
suoi.
“Ammettilo, Isabella, tu brami il
potere quanto me” disse
“No”
“Non fare la mocciosa, ora”
sbuffò “Cos’altro c’è di più? Cosa potresti mai desiderare?”
“C’è.. molto di più…” dissi,
tentando si rialzarmi
“Ti prego! Ora non dirmi che credi a tutte le balle che ha sparato quel
patetico dottorino da quattro soldi e la sua famiglia di babbei!”
esclamò Bella roteando gli occhi al cielo “Sapevo che eri un’ingenua, ma non sapevo che
fossi anche tanto credulona! Farti infinocchiare da sette fessi…”
“Non osare!” le urlai contro, furiosa “Non o…
AAAAAAAAAHHHHHHHH!”
Mi compì con tutta la sua forza nello stomaco, facendomi
volare parecchi metri più in là. Rotolai, atterrando si schiena, e in un attimo
mi fu addosso. Mi schiacciò la mano sotto al suo tacco, facendomi urlare
nuovamente.
“Forse non ci siamo capite” sibilò, gelida. Ora era davvero
furiosa. “Sei TU che non devi più permetterti di contraddirmi, chiaro? Tu non sei
niente. Sopravvivi perché io te lo ordino, capito? Non mi basterebbe niente…
per schiacciarti”
Mi fissò e nei suoi occhi apparve un barlume arancione.
Poi, il mio corpo prese a bruciare.
Urlai e urlai con quanto fiato avevo in gola, mentre i miei
piedi andavano a fuoco. E lei rise.
Non provava dolore, benché anche i suoi piedi stessero
andando a fuoco. Gioiva nel vedermi soffrire.
Era la sua gratificazione.
Sapeva che così avrei ceduto.
“BASTA, TI PREGO!!!!!!!” urlai in lacrime
Lei rise e mi liberò, dandomi un calcio nello stomaco.
Io mi raggomitolai su me stessa, dolorante.
“Allora, imparato la lezione? O ne vuoi ancora un po’?” mi
chiese, sistemandosi i capelli dietro le orecchie.
In un attimo, mi ritrovai incatenata con pesanti corde di
ghiaccio. Le loro strette si facevano sempre più forti, provandomi un dolore
quasi pari a quello delle fiamme.
“Ammettilo, Isabella. Ammettilo, e
tutto questo finirà” disse lei, fissandomi.
Sul suo collo stavano comparendo gli stessi segni che
restavano sul mio.
“Di’ che ho sempre avuto ragione. Di’ che hai sempre sbagliato. Di’ che
mi darai il tuo posto. DILLO!!” ordinò con furia
“No…” mormorai, senza fiato
“Bugiarda! Tu vuoi diventare come
me!” urlò.
Nei suoi occhi c’era una luce folle, maligna.
“So benissimo cosa provavi, quando ti costringevano a usare i tuoi
poteri! So benissimo che ti piaceva, che godevi nel provocare dolore! So
benissimo quanto ti piacerebbe regnare al fianco dei Volturi, splendida e
letale come nessun altra vampira che sia mai esistita, e che esisterà mai!”
“No! Basta, non è vero!”
“Invece si, e lo sai anche tu!” urlò lei “Potresti avere tutto, potresti
comandare il mondo! Ti basta solo cedermi il posto”
Le catene svanirono, dissolvendosi nell’aria.
Mi accasciai ancora sul pavimento, sfinita
Piangevo e tremavo, ero sull’orlo del baratro.
E nessuno era lì per aiutarmi.
“Visto? Ti sei affidata ai Cullen, hai creduto in loro. E ora dove sono,
Isabella?” mi chiese dolcemente, iniziando a girarmi intorno.
Strinsi gli occhi, tentando di bloccare le lacrime.
Dov’erano i Cullen?
Dov’erano?
Mi avevano promesso di esserci, mi avevano promesso di
aiutarmi. Invece non c’erano.
Non erano lì.
“Si, Bella. Non ci sono” continuò lei “Ti hanno abbandonata. Ti hanno
lasciato sola. Hanno preferito aiutare il loro fratello, piuttosto di aiutarti.
Ti hanno abbandonato”
Era vero. Mi avevano lasciato.
“Sei stata la loro distrazione per un po’. Il loro giocattolo. Ma si
sono stufati subito di te. Non sei
interessante. Alla prima occasione, ti hanno voltato le spalle.”
Li riuscivo a vedere.
Erano lì, davanti a me.
Ridevano e scherzavano allegramente, immersi nelle loro
poltrone, nei loro divani, felici.
Li chiamai, ma mi ignorarono.
Urlai, ma non si volsero.
Continuarono a svolgere le loro azioni quotidiane.
Si erano scordati di
me.
“No…” singhiozzai, in lacrime.
“Alice… Jasper…”
Mi ignorarono completamente. Seduti sul divano, abbracciati,
commentavano il libro che Jasper stava leggendo ad alta voce. Alice lo
interrompeva quasi a ogni parola, baciandolo piano sulla guancia, per poi
nascondersi sotto il suo mento con una risata. Lui la fissava con quello
sguardo intenso, fingendosi irritato.
“Rose… Emmett…”
Anche loro due finsero di non vedermi. Emmett teneva in
grembo Rosalie, accarezzandole un braccio candido, prendendola affettuosamente
in giro mentre lei parlava di organizzare il loro prossimo matrimonio.
“Carlisle… Esme…”
Nemmeno loro mi risposero. Nemmeno loro, che si erano
autodefiniti i miei genitori. Fissavano con orgoglio i loro figli, scambiandosi
di tanto in tanto un’occhiata dolce, abbracciandosi teneramente.
“Edward…”
Lui sorrise, felice di trovarsi nel luogo che più amava al
mondo, in compagnia delle persone a lui più care.
Tra le quali non c’ero
io.
Continuò a suonare il pianoforte, con una maestria tale da
rendere qualsiasi altra musica un agglomeramento di note distorte, con
l’espressione più beata della terra.
“Visto, Bells? A loro non importa niente di quello che ti accade”
mormorò Isabella al mio orecchio, mentre io continuavo a piangere “Sei
stata solo un passatempo, tutto qua. Solo tu hai creduto che potesse importar
loro qualcosa di te. Ti sei fatta del male da sola”
“Ma… ma loro…” singhiozzai
“Non mi credi?” chiese
lei, sorpresa “Continua a guardare, allora”
Obbedii, senza forze.
Quella tranquilla scena di vita famigliare diffondeva un
calore immenso intorno a sé. Il calore dell’amore, della felicità, della
famiglia.
Lo avvertivo. Ma non lo facevo mio.
Mi oltrepassava, sfiorandomi, senza però penetrare nella mia
pelle, diretto al mio cuore.
Sentivo sempre più freddo. Sempre più sola…
“Ehi, dov’è Bella?” chiese a un certo punto Edward, senza
aprire gli occhi né smettere di suonare.
Alzai il capo e lo fissai. Allora era vero. Avevo ragione.
Ci tenevano, a me.
Isabella, al mio fianco, sorrise.
Alice fece una smorfia, fissando il fratello. “Non te ne
importerà veramente qualcosa, vero?”
Raggelai.
“No…” sussurrai
Edward rise, allegro. “Assolutamente no! Solo, pensavo che
forse tu e Rose l’aveste rinchiusa nell’armadio”
“Non le permetterei mai di avvicinarsi ai miei vestiti”
replicò gelida Rose
“Concordo” annuì Alice “è stata solo un divertente
passatempo. Non avevo mai pensato che avere una Barbie a grandezza umana
potesse dare tante gratificazioni. Mi sono proprio divertita con lei!”
“Come giocattolo non era male” disse Rosalie “E in più,
abbiamo comprato un sacco di vestiti carini, fingendo di prenderli per lei”
“Vi siete già divise il bottino, eh?” domandò Emmett con un
ghigno “Brave”
“Certo, mica potevamo aspettare”
“Comunque, non era un granché neanche come persona” aggiunse
Emmett giocando con i capelli di Rosalie “Era solo una grossa palla al piede”
“Già. Ogni giorno se ne faceva venire una diversa” sbuffò
Jasper “Prima il sonno, poi la fame, poi la fuga…. Madonna, starle appresso era
proprio un suicidio volontario!”
“Meno male che è andata via” sospirò Esme “E chi la reggeva
una figlia come quella? Era davvero una piaga!”
“L’ho riaccompagnata personalmente dai Volturi ieri mattina”
ghignò Carlisle “Dovevate vedere come piangeva! Mi chiamava, diceva che la
avevo detto di restare, che era una di famiglia…”
Scoppiarono a ridere, perfidi.
“Ma ti prego, non ci avrà creduto veramente?” rise Esme
“Completamente persa in quella bugia!”
Crac.
Il respiro mi si mozzò in petto.
Mi portai le mani al cuore, ansimando.
Isabella aveva ragione. Loro non mi volevano. Era tutta una
menzogna.
“Sono davvero contento che se ne sia andata” concluse
Edward, suonando “Non avrei retto lei né il rossore delle sue guance un minuto
di più. Era solamente un diversivo per
placare la noia”
Crac.
Un’altra crepa.
Non mi voleva. Era vero. Non ero nulla per lui se non un
diversivo.
Caddi a terra, a quattro zampe.
Tutto in torno a me divenne buio.
“Mai fidarsi di chi dice di
volerti bene…” sussurrò dolcemente Isabella.
Faceva freddo, molto più di prima. Nel mio petto qualcosa di
duro e gelido andò in frantumi, disseminando schegge infuocate in tutto il mio
corpo.
Il mio cuore.
Non c’era più.
L’avevo creduto morto per tutti questi anni. Ma da quando
ero con i Cullen mi era sembrato vivo, presente. Caldo.
Illusa.
Ero solo una stupida illusa.
Mi ero fatto un’idea, un sogno ad occhi aperti che speravo,
pregavo fosse vero.
Ma si sa, una volta passata la notte anche il sogno più
bello deve finire. Si deve poi tornare a fare i conti con la vita reale.
E quella non perdona gli sbagli che commetti. Te li ricorda.
Sta lì, pronta ad approfittarne per ricordarti che questo non è un sogno, e che
lì nessuno ti regala niente, nessuno ti aiuterà veramente.
Tutti vorranno sempre qualcosa in cambio.
E tu non potrai andare avanti da sola.
Dovrai cedere, prima o poi.
E il mio poi era arrivato.
Mi ero fatto un’idea, al di là della gioia e del dolore, che
ci potesse essere un qualcosa di buono a questo mondo. Che prima o poi la
fortuna dovesse girare, e dovesse concedere anche a me una seconda occasione.
Mi ero illusa che i Cullen fossero la mia rivalsa.
Ma si sa, quando la fortuna aiuta lo fa per tradire.
Mi ero sbagliata.
Avevo affidato loro il mio cuore, e invece loro lo avevano
distrutto, deridendomi, facendomi del male.
Non potevo fidarmi più di nessuno. Perché nessuno mi avrebbe
mai capita. Nessuno mi avrebbe mai accettata.
Potevo fidarmi solo di
me stessa.
“Va bene…” sussurrai, in lacrime “Va bene… hai vinto…”
Isabella sorrise, inginocchiandosi accanto a me.
“Cosa hai detto, Bella?”
domandò, dolce
“HAI VINTO!!!!!!!!!!” urlai, disperata “PRENDITI IL MIO
POSTO, PRENDITI LA MIA VITA!!!!!!!
FA DI ME QUELLO CHE VUOI, IO NON HO PIU’ NIENTE! LE PERSONE CHE CREDEVO MI
AMASSERO MI HANNO SEMPRE MENTITO, MI HANNO SEMPRE LASCIATO SOLA! NON VOGLIO PIU’
SOFFRIRE, MAI PIU’!
BASTA! HAI VINTO!”
Sorrise. “Visto, che avevo ragione?” mormorò,
avvolgendomi con il mantello “Visto che sei sola? Nessuno ti ama
veramente. Nessuno vuole stare con te. Ma io non ti lascerò. Io starò con te,
te lo giuro. Prenderò il tuo posto, e insieme diverremo la creatura più potente
del creato. Sconfiggeremo chiunque oserà sbarrarci la strada, e la faremo
pagare, a chi ci ha ferito”
Piangevo, piangevo a dirotto.
Non volevo più ascoltarla, volevo morire.
Volevo raggiungere il luogo dove ragnavano le tenebre,
perdermi in quel mare nero e non uscire più. Non volevo pensare, non volevo sentire,
non volevo parlare.
Semplicemente, non volevo vivere.
Lentamente, il mio corpo iniziò a congelarsi.I miei piedi e le mie mani iniziarono a ricoprirsi di uno
spesso strato di ghiazzo azzurro.
“Ti vendicherò io, Bella” promise, con la stessa luce folle di
prima “Nessuno si opporrà più a noi”
“Si…” mormorai stancamente
“NO! BELLA, NO!”
“BELLA, RESISTI! BELLA, NON FARLA VINCERE!”
Aprii gli occhi, mentre anche l’altra me stessa si guardava
intorno, furiosa.
“BELLA, DEVI COMBATTERE! NON TI ARRENDERE ORA, RICORDATI CHI SEI!”
“NON LASCIARTI
INGANNARE, BELLA! SONO ILLUSIONI! STUPIDE ILLUSIONI! SIAMO QUI, TI STIAMO
ASPETTANDO!!”
“Carlisle… Esme…” sussurrai, senza forze
Possibile? Possibile che mi stessero accanto, e che tutto
ciò che avevo appena visto fosse un’illusione?
Possibile che mi stessi lasciando morire per un trabocchetto
dell’atra me stessa?
“NO! BELLA, NON ASCOLTARLI!” ululò furiosa Isabella “DAMMI
LA TUA VITA,
BELLA! LA PRETENDO!
È MIA!”
Lei era più forte di me…
Lei avrebbe saputo cosa fare…
“Si, così Isabella” ghignò lei, prendendomi per le spalle “Tu e
io, una cosa sola… spazzeremo via i
nostri nemici… devi solo affidarti a me…”
Si… era la cosa migliore…
“BELLA, NO!”
“NON FARLO!”
“BELLA!”
Spalancai gli occhi, stupefatta.
Non poteva essere vero. Non poteva essere venuto.
Edward non poteva essere realmente così preoccupato per me.
Mi scossi, tentando di raggiungere il mio corpo.
E li avvertii.
Una mano posata dolcemente sulla mia fronte, delicata,
calda.
Era Esme…
Una presa più forte, invece, era quella che mi teneva le
mani. Me le strofinava con insistenza, nel tentativo di riscaldarmele, di
tenermi in quel mondo.
Le mani esperte di Carlisle…
E poi una stretta.
Attorno alle mie spalle, che mi teneva appoggiata ad un
petto caldo, invitante. Una stretta disperata, la presenza di un respiro sul
mio collo.
L’abbraccio di Edward.
“Non andartene, Bella”
sussurrava dolente il mio angelo al mio orecchio “Resta qui, resta con noi… resta con me Bella, combatti”
Sapevo che se fosse stato in grado di piangere lo avrebbe
fatto. Soffriva. Soffrivano tutti.
Perché mi volevano bene.
Erano lì per me.
Gli avrei mai potuto procurare un dolore così grande?
“NO!” urlò Isabella.
“Tu… tu mi hai mentito…” mormorai, riscuotendomi
Lei ringhio in risposta, scagliandomi lontano con una forza
sovraumana.
“Certo!” gridò “Razza di stupida, da sola non mi avresti mai
fatto vincere. Ti ho dovuto mostrare come andranno le cose perché ti decidessi
a donarmi la tua vita. La vita che mi spetta di diritto. La vita che tu stai
sprecando!”
Si scagliò contro di me e mi prese per il collo,
soffocandomi. La sua mano divenne incandescente.
“DAMMI LA
TUA VITA! ORA!” ordinò
“NO!” urlai, ribellandomi
Una scarica elettrica si propagò per tutto il mi corpo,
fulminandola.
Mi lasciò andare di scatto, tendendosi la mano bruciata.. mi
fissò con uno sguardo carico d’odio.
Mi accasciai al suolo, tossendo. Una mano candida mi si posò
sulla spalla.
Sollevai a fatica lo sguardo.
Edward mi sorrideva rassicurante, la mano tesa, pronta ad
afferrare la mia.
Intorno a me, Alice, Emmett, Jasper, Rosalie Esme e Carlisle
mi fissavano sorridendo.
“Ragazzi…” sospirai
“Ce la puoi fare,
Bella” mi disse Carlisle “Non avere
paura”
“Non sei più debole di
lei, Bella. sei in grado di sconfiggerla” aggiunse Esme
“Senti, fa il favore,
elimina un po’ sta pazza sadica con le manie di grandezza! Mi sta dando sui
nervi!” esclamò stufo Emmett, con un gran sorriso “Ti preferisco impacciata e insicura che sadica e maligna! Decisamente,
il trasgressivo non è il tuo forte, Bells!”
“Quello che Emmett
intende dire” disse Rosalie sibilando, per poi parlarmi con gentilezza “è che noi ti amiamo così come sei, Bells.
Non devi credere a quello che lei di dice. Tu sei gà parte di noi, dei Cullen”
“E non avere paura
della tua diversità, o delle tue debolezze” disse Jasper “Noi siamo qui apposta per aiutarti. Non ti
abbandoneremo. Mai”
“Come puoi averlo pensato anche solo per un
attimo?” domandò irritata Alice, sorridendo “Sciocca sorellina mia, ti fai infinocchiare così facilmente? Dovremo
lavorare un bel po’ su questa cosa, non credi?”
“Ragazzi…”. Ora le mie erano lacrime di gioia
“Forza, ora. È il momento”
disse Edward. Mi porse nuovamente la mano e io l’afferrai, mentre lui mi tirava
su.
“Siamo con te, Bella. Nessuno
ti lascerà mai” mi sussurrò all’orecchio “Sono accanto a te. Ma devi essere tu a vincere”
“Ho paura, Edward” mormorai
“Non devi. Tu poi
sconfiggerla. Io mi fido di te”
Lo fissai negli occhi, e poi annuii, decisa.
Mi voltai verso Isabella, che ringhiava. Avanzai verso di
lei, mentre i Cullen rimanevano a distanza.
Sapevo che non potevano aiutarmi più di così. Ma la loro
presenza mi bastava.
“Tu mi hai mentito” l’accusai, mostrando i denti “Mi hai
manipolato. Hai tormentato la mia vita senza sosta da quando sono un vampira”
Isabella scoppiò a ridere.
“Bene, ci sei arrivata!”
disse “Era ora, il giochetto non era neanche più divertente!”
“Se ti avessi dato la mia vita… avresti fatto del male anche
ai Cullen, vero?” urlai, in preda alla rabbia
Lo sapevo, ma volevo sentirlo da lei.
“Naturalmente!” ringhiò lei “Sono loro il motivo principale
della tua debolezza. Da quando ti sei illusa di poter passare una vita felice,
con loro, mi hai indebolita. Hai tentato di cancellarmi. E ci stavi quasi
riuscendo, sai… ma per fortuna la tua caratteristica di farti inutili problemi
su cose assolutamente ovvie e semplici mi ha aiutata. Sono riuscita a
resistere, e a farmi sentire. E tu, povera idiota, mi hai sempre dato ascolto”
“Maledetta!” urlai, scagliandomi addosso a lei
Iniziai a colpirla con tutta la potenza che avevo un corpo,
ma lei, incurante del dolore, rispondeva colpo su colpo.
Non c’era paragone.
Benché alimentata dalla rabbia, restava lei la più forte tra
noi. Perché lei non si sarebbe mai fatta scrupoli a usare la violenza per i
suoi scopi. Io la trovavo riprovevole anche per quella battaglia.
Ma non glie l’avrei data vinta. Questa volta no.
Ci separammo, mettendoci in posizione d’attacco l’una
dinnanzi all’altra.
“Vattene, e non tornare” la minacciai.
Lei rise. “Sennò che fai, chiami il club Cullen e ti
fai proteggere? Isabella, io vivrò finché tu vivrai. Ficcati bene in testa che
in un modo o nell’altro mi avrai sempre con te”
“MENTI!”
“No. Chiedi a Carlisle, lui lo sa. Vivrò per sempre in te, approfittando
di ogni attimo di debolezza per tornare a colpirti. Più forte. Più crudelmente”
Allora tutto questo era inutile. Perché soffrire, se non se
ne sarebbe mai andata?
“Non indugiare, Bella!”
urlò Edward “Non permettergli di far
breccia nelle tue difese. Non avere dubbi, o non potrai mai essere felice”
“Chiudi il becco, bastardo!” urlò Isabella “Sei tu che le hai fatto più male!
Sei tu che l’hai fatta soffrire più di tutti!”
“NOOOO!!!!!!!!!” urlai, scagliandomi contro di lei “Non osare
parlargli così! Mai più, a nessuno di loro! Tu non sai nulla di loro! Nulla”
“Perché
te ne sai qualcosa in più, vero?” ringhiò lei “Ammettilo! Ammettilo che ti ha
fatto soffrire!”
“NO!”
“Bugiarda!”
Mi rivoltò e mi ritrovai con lei sopra, a pochi centimetri
dal mio viso.
“Sarebbe stato il primo” sibilò “Appena avessi preso il suo corpo,
Edward Cullen sarebbe stato il primo a pagare per il male che ci ha fatto!”
“NOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!”
urlai
Una vampata di fuoco si propagò per tutto il mio corpo,
bruciandola.
Si ritirò indietro di scatto, urlando di dolore.
Io mi alzi e la fissai con lo sguardo carico d’odio,
piangendo.
“Vattene” ordinai, gelida “Sparisci, ora, e non farti
rivedere”
“Non mi arrenderò! La tua vita
mia!”
“Vattene, e non tornare mai
più!”
“NO!”
“Vattene, e non tornare mai più!” urlai.
Isabella iniziò a dissolversi nella nebbia, urlando.
“Per oggi hai vinto, Isabella”
mi disse, ringhiando “Ma non sperare di potermi battere! Alla
prima occasione, tornerò indietro, e ti colpirò ancora! Non credere di poter
vivere felicemente da oggi in poi! Quando meno te lo aspetti, tornerò e mi
prenderò la tua vita, come è giusto che sia!”
Le ringhiai contro, feroce.
La sua sagoma si dissolse nella nebbia.
Mi accasciai stremata al suolo, ansimando.
Era finita.
Ora era finita.
Chiusi gli occhi, stanca. Volevo solo dormire.
“È finita….”
“Per ora è finita….”
Edward’s pov.
“AAAAAAAAAAHHHHHHHHHHH!”
“JASPER!” urlò terrorizzata Alice, sostenendolo “JASPER,
JASPER, RISPONDI! O MIO DIO….!”
“Fa… male…” boccheggiò lui, inginocchiato a terra, con le
bracci attorno al busto “Brucia… troppo….”
Sollevò lo sguardo verso la camera di Isabella, dolorante.
“Non… non ce la… farà… fa troppo… male…..”
Un altro urlo di dolore si levò da mio fratello.
“BASTA! FATELA SMETTERE, VI PREGO, BASTA!” gridava, in preda
al dolore
Ci stringemmo attorno a lui, alternando occhiate preoccupate
a nostro fratello e alla vetrate.
Che cosa stava passando Bella? Come poteva un simile dolore
affliggerla e tormentarla in questo modo?
Jasper urlò ancora.
Io strinsi i pugni, impotente.
“Emmett” lo chiamai “prendi Jasper. Allontaniamoci”
Il mio cuore si rifiutava di eseguire il comando. Volevo
voltarmi, correre più in fretta possibile da Bella e stringerla forte.
Svegliarla, aiutarla, salvarla.
Ma non potevo farlo.
“NO!” si oppose Jasper, afferrandomi la camicia “Devo…
restare… Bella…”
“Jasper, non puoi restare! Ti stai facendo del male!”
replicai, ringhiando
“Jasper, non puoi resistere…” singhiozzò Alice
“NO! Se ce ne andiamo… Bella non… non ce la fa…farà mai… Se
ci allontaniamo… si arrenderà…”
“E CHE COSA POSSIAMO FARE, ALLORA?!” urlai, disperato “NON
POSSIAMO AIUTARLA, E NON POSSIAMO FARTI SOFFRIRE COSI’! CAZZO, SEI MIO
FRATELLO! NON POSSO LASCIARTI SOLO!”
“Alice…” la chiamò, portandosi una mano al petto
“Sono qui, Jazz” mormorò lei addolorata, chinandosi verso di
lui
“Che… vedi?”
“Non… non lo so…”. Scoppiò in singhiozzi, abbracciandolo.
“Devi andare via, Jasper. Devi andartene!” gli urlò “Non posso vederti così,
io…”
Si bloccò, fissandolo terrorizzata.
Io mi irrigidii, leggendo nel pensiero di entrambi.
Il freddo iniziò a propagarsi nelle nostre membra.
“Cosa succede?” domandò Rose
“Bella” mormorò Jasper “… si è arresa”
“No!” urlai, balzando giù.
Vidi Jasper perdere le forze sempre più velocemente.
“Emmett, portalo via! Io vado da Bella!” gridai “E voi,
andate con loro!”
Annuirono, terrorizzati. Emmett si caricò nuovamente Jasper
in spalla e sfrecciò via nel bosco.
Io non aspettai oltre e corsi più veloce che potei dentro
casa mia.
Non avrei permesso a Bella di perdere.
Non l’avrei lasciata morire. Perché se fosse morta, io…
… l’avrei seguita.
“NO! BELLA, NO!”
Mi bloccai sulle scale, terrorizzato. La voce di Esme era
carica di paura.
“BELLA, RESISTI! BELLA, NON FARLA VINCERE!” urlò Carlisle.
Tentava di scuoterla, tentava di riportarla tra noi.
Ma era troppo tardi.
Con uno scatto finii di salire le scale, e aprii di botto la
porta della camera di Bella.
Esme e Carlisle mi fissavano, i volti ancora più pallidi per
la paura.
Carlisle teneva le mani di Bella tra le sue,
riscaldandogliele, tentando di darle sollievo. Esme, seduta accanto al corpo di
Bella, le accarezzava i capelli.
Spostai il mio sguardo su di lei.
Era incosciente. Tremava violentemente, e dai suoi occhi
chiusi sgorgavano lacrime.
La sua vista, così debole, così impaurita, mi fece morire.
Era troppo grande ciò che stava affrontando da sola.
Non ce l’avrebbe fatta.
L’avrei persa.
“Edward…” mi chiamarono i miei genitori, sorpresi.
Li ignorai e mi gettai sul letto, prendendo Bella tra le mie
braccia e stringendola forte.
“Continuate!” li supplicai nascondendo il viso nell’incavo
del suo collo. “Chiamatela! Aiutatela! Fate qualcosa, vi scongiuro! Non
lasciatela morire così!”
Esitarono un attimo, poi ripresero, tentando di mantenere un
tono tranquilli e convincente.
“Bella, devi combattere!” cominciò Esme decisa “Non ti
arrendere ora, ricordati chi sei!”
“Non lasciarti suggestionare, Bella” proseguì Carlisle “Sono
illusioni! Solo stupide illusioni! Siamo qui, ti stiamo aspettando!”
“Carlisle… Esme…”
Il suo sussurrò roco ci riscosse.
Era ancora tra noi. Poteva ancora farcela.
La strinsi di più a me, circondandomi del suo profumo. Non
le avrei permesso di perdere. Lei doveva resistere.
Io non potevo sopportare di vivere senza di lei, ora che
l’avevo trovata.
Tremò ancora di più. La situazione non migliorava.
Era sempre più distante, la sentivo. Se ne stava andando.
“BELLA, NO!” gridò Carlisle, terrorizzato
“NON FARLO!” disse Esme
“BELLA!” gridai, pieno di dolore.
Provai una fitta acuta all’altezza del cuore. Non poteva
andarsene ora.
“Non andartene, Bella” sussurrai addolorato al suo orecchio
“Resta qui, resta con noi… resta con me Bella, combatti”
Mi sentì. Smise di tremare.
“Edward”. La sua voce mi rimbombò nelle orecchie, sebbene il
mio nome fu poco più che un sussurrò uscito dalle sue labbra.
Si abbandono completamente sul mio petto.
Per un temibile, orrendo istante, mi sembrò che si fosse
definitivamente arresa.
Iniziai a chiamarla, terrorizzato, finché Carlisle mi posò
una mano sulla spalla.
“Aspetta” sussurrò “Si sta… rialzando”
Lo fissai tormentato.
“Ha trovato la forza, o la sta trovando” sussurrò, fissando
il volto pallido di Bella “Ora non possiamo fare altro, per lei. Deve farcela
da sola”
“Ma…” sussurrai. “è così fragile… non ce la farà”
“Se crediamo in lei, ce la farà” disse risoluta Esme,
posandole una coperta addosso “Come ce l’abbiamo fatta tutti. Ma ha bisogno del
nostro sostegno”
Sperai, pregai, perché le sue parole fossero vere.
Se non fosse andata così, io…
Passò un’ora, e nulla mutuava.
Iniziai a temere il peggio.
“Non si è ancora ripresa?”
La voce di Rosalie mi fece scattare. Mi voltai verso i miei
fratelli, che avanzarono lentamente fino a noi.
Tornai a fissare il volto di Isabella, scuotendo il capo.
“Stai meglio, Jazz?” chiesi con un filo di voce
“Si” rispose lui, sedendosi vicino a noi “O meglio, non
sento più niente”
Ci fissammo, io confuso e lui serio.
“Bella ha rinchiuso dentro di sé le sue emozioni” tentò di
spiegarmi “Non so cosa stia provando, ora. E lei che non vuole che lo sappiamo.
Ha eretto attorno a sé un bunker protettivo. Niente può entrare, o uscire”
“Sta combattendo” ci assicurò Alice “Non so ancora prevedere
che esito avrà, ma si sta impegnando”
“Ha trovato qualcosa per cui vale la pena lottare” disse
Emmett
Ci stringemmo tutti intorno a lei, in attesa del suo
risveglio.
Io, da sotto le coperte che Esme ci aveva messo addosso, le
accarezzavo piano un braccio.
Altro non potevo fare. Solo così le dimostravo che ero con
lei. Che la proteggevo.
Che non l’avrei lasciata mai.
Fu verso l’alba, mentre un debole chiarore rischiarava le nubi,
che il corpo di Bella finalmente smise di tremare.
Il suo volto si distese, i suoi lineamenti si fecero dolci.
Aveva trovato la pace.
Tutti ci stringemmo ancora di più intono a lei.
“È finita” ci informò Jasper tirando un sospiro di sollievo
“Bella ha vinto”
Ci rilassammo tutti, euforici a questa notizia.
Tutti si strinsero ai loro compagni, per poi andare a fare
una carezza a Bella.
Io la tenni ben stretta contro il mio petto.
Non l’avrei lasciata andare.
Per niente al mondo avrei permesso che patisse un tormento
simile un’altra volta.
Non finché ci sarei stato io a proteggerla.
Angolino- ino- ino:
Ok, lo so, ciè, nn so che dire su questo capitolo. a voi i giudizi.
il prssimo sarà.
Awakeing - Risveglio
vedremo due capitoletti sul giorno dopo, poi si parte in chiave comica. yuppy!!
commentate, per favore. Grazie!
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Capitolo 15 *** Awake ***
Bella vampire 15
Ben ritrovate, piccole gioie mie! Bella settima? Beate
voi! Io con tutti i miei compiti in classe nn mi sento al top, ma
tralasciamo i miei problemi che tanto non frega niente a nessuno. Allora,
piccolo avviso, questo e il prossimo capitolo non mi convincono molto;
non ne sono proprio del tutto sicura, non avverto la passione... ma
sembra che anche quando mi fanno schifo i capitoli la mia fortuna mi
assista, perchè vi piacciono!
Sono felicissima, grazzissime!
Ok, prima parte, questa, il Risveglio, è dal punto di vista di Bella, e narrerà appunto del suo risveglio e di... si, avete capito bene, fan dell'unico Santo, di un altro momento toccante tra lei e Carlisle! Vi garba il pensero? XD
Il prossimo, invece, di cui ho scritto l'inizio e la fina ma che il mezzo, beh..., ed è narrato da Sunsilk Brillantezza Seducente, altresì noto come Edward Cullen (Vi chiederrete il perchè di questo nome. Beh, chi ha visto il film e chi soprattutto usa qst shampoo ha potuto notare come Edward
- perdonami, angelo mio adorato! - quando si espone alla luce del sole,
assuma il colore, la lucentezza e si, forse anche la morbidezza di
questo shampoo. Incredibile, eh? Misteri di Hoollywood! Ecco perchè ora il nostro eroe viene conosciuto come Edward "Sunsilk" Cullen. Chiaro?^^)
La cosa più bella è la fine! Finalmente un momento davvero puccioso tra i due complessati - nel prossimo capitolo, ora c'è il Papy!
Ma se comunque non vi aggradano questi capitoli, spero che almeno leggerete qll dopo - Una leggera serata in famiglia - che, sinceramente, credo che mi sia venuto molto, molto bene! Troppo divertente, a detta dei miei due critici!
Ok, e ora si ringrazia:
Princesseelisil: Felicissima
che hai nuovamente il pc, Fede! E ancor più felice che
nonostante tutto mi hai continuato a seguire! XD Finalmente Eddy, ops,
scusa Sunsilk si sta svegliando, e inizia a rendersi conto di...
BHUAUAUAUAUA! TI PREGO, NON PRENDERMI IN PAROLA! Sai che sono sadica! E
si, ora capisco xkè sei contro Bella. Edward Cullen! Come puoi
anche solo guardare un altro uomo quando hai LUI al fianco, e inoltre
PERDUTAMENTE INNAMORATO DI TE? O sei idiota, o sei idiota. U__U
Wind: Innanzitutto
grazie per i comlpimenti. In secondo luogo, ti assicuro che la Bella
pazza, scatenata e sadica l'ho immaginata anche io, e parecchie volte.
MI sta vendendo un'insana voglia di farla vedere, questa Bella
cattiva... magari scatenata contro i Volturi... Per Jasper non è
facile vivere con lei, è vero, ma il mio Jasper non avrà
una parte marginale nella storia. Parlerà molto di più, e
soprattutto sarà molto più socivole. Il suo rapporto con
Bella sarà molto aperto, l'aiuterà perchè
soprattutto c'è passato. E chissà, forse scriverò
un capitoletto dal suo punto di vista.
Fin Fish: Che
intuito, ragazza mia, che intuito! Ma soprattutto che filosofia! Sei la
mia nuova guru, amica mia, anzi, Maestra mia. Davvero lieta di averti
entusiasmato, spero che la stima che hai di me non scemi dopo questo
capitolo.
Tokiotwilighters: Grazie, sei troppo buona con me. Cmq, se non trovi il cristallo, ti ripeto che due bottoni andranno più che bene.
Picci151: Welcome
in our big crazy family! Tranquilla, non ammazzarti per leggere la mia
ff, non scappa! :P Contenta che ti piaccia, soprattutto i miei
rivoluzionari Cullen e la mia diversa Bella. Al prossimo commy.
miki18: Grazie, tesoro mio. Mi segui sempre, sei una grande. Spero che non ti distrugga con questi capitoli!
Helen Cullen: Ciao,
Elly! Visto, eh? Mi ci sono messa d'impegno per tirar fuori una cosa
decente, sembra ce ci sia riuscita abbasttanza bene! Si,
comunque, a data da definirsi l'altra Bella tornerà, l'h deciso
or ora. Ma... beh, lasciamo perdere. Non perderci il sonno per questo
perchè sarà verso la fine. Jasper l'ho un po' massacrato,
ve? Ma lui sa cosa si prova, l'ha passato. E Edward Sunsilk... eh, che
uomo!
Ah, contenta che qui ci sta il Papy? XD
Shnusschen: Grazie. Troppo intenso? Non te lo aspettavi, eh? A volte anche io ho un momento in cui ne faccio una buona
fofficina: Ciao!
Felice che ti abbia sconvolta in maniera positiva - spero- questo
capitolo! Ma mi dispiace infrangerti il sogno, perchè Manca
ancora un pochettino prima che Edward si dichiari. L'Onnipotente non
è ancora arrivato!
mistica88: Welcome
in our big crazy family! Grazie, il tuo commento è
incoraggiantissimo! Lo so, anche my sister mi ha detto che sono idioa
perchè la parte di Edward è bellissima, ma sai, dopo
essermi concentrata per esprimere al meglio le emozioni di Bella e
crarne un piccolo capolavoro, mi sentivo prosciugata di ogni fantasia...
Finleyna 4
Ever: Triste,
vero Fede? Ma una volta tanto ci serve... anche perchè il vero
umorismo arriverà tra un altro capitolo! Aspetta, ti
ricompenserà - Almeno l'intenzione è quella!
MimiMiaotwilight4e: Altro
che psicopatica! Questa è MALATA! MALATA, TI DICO! Fa paura se
la vedi, Jane al confronto di sembrrà un angioletto!
Railen: Visto?
Sarà che Bella in tre anni ha avuto molto tempo per pensare...
no, dai,poverina, questa era brutta. Grazie perchè hai risposto
al sondaggio, ma no, non è tra quelle persone che si trova il
Salvatore... così l'ha chiamato mia sorella. Ritenta! Per ora,
ti diamo come premio di consolazione una confezzione di Sunsilk
Bellezza Seducente in vendita nei migliori negozi!
RockAngelz: Grazie, stella! Davvero ti è sembbrato di vivere la storia? Allora sono riuscita nella mia impresa! Un milione d baci!
mylifeabeautifullie: Grazie!
Ma no, mi dispiace, non sono nè Emmy nè Jake (L'ho detto
che avrà una parte anche lui?). Anche a te, come premio di
consolazione Sunsilk Bellezza Seducente!
Lavinne: Allora,
piano piano. Prima di tutto, grazie per i complimenti, sono davvero
onorata. Poi, rispondiamo alla tua arguta ma purtroppo errata
supposizione. Prima chiariamo una cosa: Alice non ha potuto vedere cosa
ha vissuto Bella, perchè lei non può assistere ai duelli
interiori, neanche a quelli di Jasper (ecco perchè non lo perde
di vista un istante, teme che possa scappare se si lasciasse convincere
di essere un mostro), quindi lei non è. Neanche Rosalie
sveglierà Edward, perchè lei non crede sia giusto
intromettersi "IN QUESTO MODO ESAGERATO" nelle questioni di cuore.
Vuole che se ne accorgano spontaneamente. Lei è una tipa molto
rimantica, crede nell'amore vero. Che dolce! Guarda, Jazz non
sarà, purtroppo. Però anche se manterrà il segreto
sui loro reciproci sentimenti perchè è un tipo discreto,
darà manforte alla sua compagna per farli svegliare! Ehi, emglio
un Edward arrabbiato che un'Alice furiosa! Non ti preoccupare, il
raggionamento non era molto contorto. Speri di aver chiarito la cosa!
Silver_Alchemist: Grazie, e mi scuso per essere stata anche un po' spvntosa! MA sono entrata nel personaggio
Kaida Seleny: Welcome
in our big crazy family! MA no che non sei ripetitiva, piccola, non
c'è niente da pardonare! Grazie, grazie, grazie per il
meravigliosa complimento! Eccoti accontentata, un nuovo capitolo!
Provvederò a non tardare così tanto!
Drin! Drin!
“Uhm…” rantolai.
Mi girai dall’altra parte e misi la testa sotto il cuscino.
Maledetto aggeggio! Erano più di due minuti che i suoi
dannatissimi squilli mi trapanavano il cervello come un miliardo di schegge. Se
non rispondo significa che ho da fare, no?
DRIN! DRIN!
“… fatelo smettere, per favore…” brontolai, la voce
impastata dal sonno
Ma il malefico rumore non accennava a diminuire, anzi,
aumentava di intensità.
Le soluzioni erano due: o lo prendevo e lo scagliavo con
tutta la forza che avevo in corpo contro la parete, fracassandolo e ponendo
fine alle mie sofferenze per tornare poi a dormire felicemente, o rispondevo.
Benché la soluzione A avesse un che di intrigante, scelsi la B perché:
- Il
telefono non era mio – il mio era andato distrutto;
- Ormai
ero sveglia e quindi tanto valeva rispondere senza fare del suddetto cellulare
una povera vittima;
- Poteva
trattarsi di una chiamata importate o di emergenza, benché dubitassi che
qualcosa di pericoloso per un vampiro potesse trovarsi ADESSO nella cittadina
sperduta di Forks.
Così, con dei sonori sbuffi e molta, molta fatica, mi
districai dalle coperte e scoccai un’occhiataccia al telefono, allungando poi
il praccio per rispondere.
“Pronto…?” sbadiglia nella cornetta.
“Bella? Bella, sei tu?”
“Alice?” tentai non del tutto sicura che fosse lei,
passandomi una mano tra i capelli. Come mai mi chiamava al cellulare? Non era a
casa? E poi, perché era così agitata?
“Si, certo che sono io!”
esclamò, palesemente sollevata.
Strano. Va bene che appena sveglia impiegavo circa cinque,
dieci minuti per tornare alla normalità, ma tutto quel sollievo nella sua voce
mi lasciava perplessa. Avevo fatto forse qualcosa di male?
“Come stai? Dove sei?
Che…” proseguì Alice parlando talmente in fretta che si mangiava le parole
“Perché mai mi stai chiamando a casa, Alice?” le chiesi,
confusa “Non spendere soldi, dai, vieni su. Non mi scandalizzo mica. Anzi, sei
tu che rischi: appena sveglia sono uno spettacolo poco gradevole…”
Alice rimase un attimo in silenzio. “Bella, ma sai che giorno è oggi?” ora cercava di trattenere una
risata, operazione riuscita solo a metà.
Strizzai gli occhi nel vano tentativo di ricordare una cosa
che fosse una. Avevo una gran confusione in testa….
Freddo…
“Sei sola…”
Bruciore…
“Ti hanno abbandonato…”
“Resta qui, Bella, resta con me…”
“Vattene, e non
tornare…”
“Uhm…” dissi, mentre una fitta
mi trapanava il cervello “Domenica?”
“È lunedì, Bella”
mi informò gentilmente Alice “Siamo tutti
a scuola”
“E con questo? Vuol dire che invece di metterci tre
nanosecondi a salire le scale ce ne metterai dieci” risposi, non connettendo.
Alice scoppiò a ridere. Ci misi esattamente venti secondi
per comprendere il motivo della sua ilarità, durante i quali lei continuò a
sfondarmi l’orecchio con la sua risata scampanellante.
“Bella, ma cosa dici!”
rise ancora
“Scusami” replicai, rossa, mentre cercavo di soffocarmi con
il cuscino “Mi sono appena svegliata, non connetto molto”
“Ehi, Ali!”
Ok, ora, se non mi sbaglio, questa è la voce gentile di
Jasper… forse.
“Che fai?”
Invece questa era quella di Rosalie; era talmente seducente
che non avrei dubitato un attimo sulla sua appartenenza.
“Bella si è svegliata”
rispose loro Alice
“Cia…awwww!” tentai di dire, ma ciò che ne uscì fu un lungo
sbadiglio.
“Ehi, Bella, come
stai, sorellina?” mi chiese Rose, appropriandosi della cornetta “Sei a casa, vero?”
Perché mai tutti volevano sapere se fossi a casa? E
soprattutto perché erano così preoccupati?
Che cosa era successo?
“Scusaci se non siamo
rimasti lì con te, Bella” aggiunse Jasper, addolorato “Non dovevamo lasciarti sola. Abbiamo sbagliato, perdonaci, ma non fare
pazzie”
Pazzie? Ma che diavolo…
“Il giochetto non era più
divertente!”
“Vedi? Ti hanno lasciato sola…
non ti puoi fidare di loro…”
“Ti staremo vicini, ma non possiamo aiutarti…”
“Solo di te stessa ti puoi
fidare…”
“Come puoi aver pensato che ti potessimo abbandonare?”
“Sarebbe stato il primo. Edward Cullen sarebbe stato il primo a pagare
per il male che ci ha fatto…”
Sgranai gli occhi.
Ricordavo tutto. Avevo appena ricordato tutto di quel incubo
terrificante.
La cornetta mi cadde dalle mani, mentre fissavo la parete,
allibita.
L’avevo affrontata. L’avevo affrontata sul serio.
E l’avevo sconfitta.
“Non puoi sconfiggermi! Chiedi a Carlisle, lui lo sa! Vivrò per sempre
in te, pronta ad approfittare di ogni tua debolezza!”
Tremai.
Inutile. Era stato tutto inutile. Sarebbe tornata, ed io…
non sarei riuscita ad affrontarla di nuovo.
Mi presi il capo tra le mani, mentre una lacrima silenziosa
solcava le mie guance.
“Bella? Bella, ci sei?
Rispondi!”
“Ehi, come mai questa
riunione di condominio?”
Mi voltai verso il telefono accanto a me; la solare voce di
Emmett mi aveva riscosso.
“Che sta succedendo?”
Eccola. La voce di colui che più di tutti bramavo di
ascoltare.
Possibile che mi facesse un tale effetto anche attraverso il
telefono?
“Non sono con te, a quanto vedo…”
Oh, no. Non di nuovo. Basta, non ne posso più… non può aver
ragione un’altra volta…
… però…
Anche se non erano lì con me, mi stavano chiamando. Anche se
non erano in casa, si stavano preoccupando per me. Mi stavano chiamando per
sapere se ero ancora lì, ad aspettare il loro ritorno.
Ed io chi ero per pretendere che sconquassassero i loro
piani perché dovevano restare al mio fianco? Non li avrei certo obbligati, se
fossi stata cosciente.
Ma la loro chiamata… dimostrava che lei si sbagliava.
Ci tenevano a me.
Mi volevano bene.
Sentii una fiamma improvvisa scaldarmi all’altezza del petto.
Mi asciugai le lacrime con un sorriso e mi affettai a
riprendere il cellulare per rispondere.
“Alice ha chiamato Bella a casa. La sta convincendo
a non andarsene” spiegò angustiata Rosalie.
Come come come? Andarmene?!
Beh… si, un pensierino l’avevo fatto, ma ora…
“COSA?” urlò
Edward preoccupato “NO!”
“Non puoi partire,
Bella!” esclamò Emmett appropriandosi della cornetta “Non hai ancora scoperto nessun segreto scandaloso et aberrante di Eddy!”
“Beh…” provai a dire
“Già, e poi, non
abbiamo ancora scoperto praticamente nulla su di te!” rimarcò Rosalie
“Veramente…”
“Devi girare Forks, venire a scuola, fare un sacco
di altre cose! Non puoi perdertele!” aggiunse Jasper
“Ma io non…”
“Non abbiamo mai fatto un pigiama party insieme,
Bella!” piagnucolò Alice, addolorata
“Guarda che…”
“Bella, non puoi
andartene ora. Non puoi lasciarci”
La voce dolente di Edward fu il colpo di grazia. Non gli
avrei permesso di essere infelice a causa di un mio errore.
“Bella, noi…”
iniziarono tutti insieme
“BASTA! PER FAVORE, FATELA FINITA!” gridai, esasperata
Finalmente ottenni uno stupito silenzio dall’altra parte del
telefono.
Arrossendo per il mio scoppio di ira incontrollata mi
affrettai a scusarmi.
“Scusatemi” mormorai “Non volevo urlarvi contro. Sono felice
che vi preoccupiate per me, davvero, ma non voglio assolutamente che vi
facciate troppi problemi. Non dovete occuparvi di me ventiquattro ore al
giorno, avrete anche altre cose a cui badare”
Sbuffarono contemporaneamente, ma non replicarono.
“Mi dispiace per… ieri” continuai, una nota di dolore nella
voce “Non meritavate di assistere… essere cacciati da casa vostra, poi…”
Un’altra lacrima scese sulla mia guancia. No. Non dovevo
pensarci. Basta, era ora di voltare pagina.
“Bella…”
“Per quanto riguarda la mia, ehm… “decisione” di partire”
continuai, ritrovando la voce
Trattennero il respiro, anzi, smisero proprio di respirare.
Percepii la loro ansia. Avevano davvero paura che me ne
andassi per mai più ritornare.
Che realmente ci tenessero già così tanto a me? Non era solo
un bellissimo sogno?
Decisi di rischiare. Decisi di cambiare.
Decisi finalmente di affidarmi hai Cullen.
“… ho deciso di restare” annuncia, aspettando con ansia la
loro reazione.
“DAVVERO?!”
urlarono, trapanandomi il timpano. Dire che erano entusiasti equivaleva a un
insulto.
Erano raggianti, euforici, assolutamente eccitati.
Sorrisi.
“Si” gli assicurai “Inoltre, mi senti in debito con voi.
Soprattutto con voi due, Alice e Rose. Vi ho private della gioia di una serata
in discoteca, no?”
Beh, se tanto dava tanto, perché non esagerare? Almeno sarei
riuscita a calmarle un po’.
“AH, TI ADORO, BELLS!”
urlarono “Vedrai, ne organizzeremo una
questo fine settimana. Sarà meraviglioso!”
“Felice di esservi d’aiuto” sorrisi “Ma dove siete ora,
precisamente?”
“A scuola” rispose
Jasper “Siamo in pausa pranzo”
“Pausa…?” ripetei, confusa “Ma che… che ore sono?”
“L’una e un quarto”
disse Emmett
“COSA?!” stavolta fu il mio turno di urlare allibita “MA NON
È POSSIBILE! NON POSSO AVER DORMITO TUTTO QUESTO TEMPO!”
Loro risero.
Che c’era da ridere? Avevo sprecato una giornata!
“Eri distrutta, Bella”
disse gentilmente Edward “Ti meritavi un
bel sonno… tranquillo”
“Non te ne andare, Bella… rimani con me…”
Oh. Mio. Dio.
Quelle parole… quello dolci, meravigliose parole…
Non erano solo frutto della mia fantasia?
Che Edward mi fosse rimasto vicino per tutta la durate del
mio…?
Mi aveva tenuto accanto a sé, donandomi speranza. Ma mi
aveva anche visto in quelle condizioni.
Non se lo meritava.
Non avrebbe dovuto farlo.
Ma gli ero grata per essermi rimasto affianco.
“Ti dovevi vedere con qualcuno, che sei così
agitata?” ghignò Alice, per distrarmi
Arrossii. “No, certo che no!” risposi “Ma è indecente
passare tutta la mattinata al letto”
“Bella, sei totalmente
assurda!” esclamò Emmett
“Dormi, tu che ne hai
la possibilità” disse Jasper
“Ehi, Bells, una buona
notizia” disse all’improvviso Rose “Lo
sai che sei diventata il pettegolezzo più succulento di tutta la
Forks High School?”
Trattenei a stento una smorfia. Buona notizia? Ma era matta?
“Come?” chiesi, sperando che mi stesse prendendo in giro
“Si, si, eccome!”
disse Alice. Sembrava addirittura felice di questa cosa. Che ci vedeva di tanto
positivo? “La tua amica Jessica non ha
esitato un attimo a spiattellare ai quattro venti che la nuova arrivata del
club Cullen verrà qui tra una settima esatta. Contenta, eh?”
“Eh!… non sai quanto” borbottai, sarcastica
Odiavo essere al centro dell’attenzione. Per mia grande
fortuna, però, quando ero umana ero più o meno un tutt’uno con la carta da
parati, e spuntavo fuori solamente quando mi dovevano interrogare o riportavano
i compiti; molto spesso alcuni miei compagni, sentendo il mio nome, esclamavano
“Isabella chi?”
Qui, a Forks, piccola cittadina dispersa nel nulla, dove
l’evento più importante era il ballo scolastico, avrei di certo assunto il
ruolo di principale attrazione per mesi.
Già ero la notizia in una scuola in cui forse, e dico forse,
sarei dovuta andare, figuriamoci quando avrei fatto il mio debutto in società e
quando avrebbero capito che frequentavo il gruppo più in probabilmente di tutto
il mondo.
Splendido! La fortuna non smetteva mai di sorridermi!
“Qui i signori Cullen:
ci potrebbero mettere in contatto con il cervello di Bella, cortesemente?”
mi chiamò Emmett tossicchiando
“Oh, scusate, non seguivo!” mi scusai, arrossendo
“Stavano solo dicendo
che torneremo a casa verso le quattro, più o meno” rispiegò Jasper
gentilmente
“O anche prima”
disse Alice “Sai che a Edward piace correre”
“Si, diciamo meglio
che è un pirata della strada senza il minimo rispetto della segnaletica”
precisò Emmett
Sorrisi. “Va bene. Vi aspetto qui”
“Ci vediamo dopo, va
bene?” disse Edward; la sua voce era ancora insicura.
“Sarò qui” gli promisi. Tutto, pur di vederlo felice.
“A dopo, Bells”
“Vi aspetto”
Agganciai con un sorriso timido sul viso, continuando a
fissare lo schermo.
Era… incredibile.
Incredibile la sensazione di calore, di felicità che mi
scatenava il sentire le loro voci. La sua
voce…
Ero contenta.
Mi alzai e mi diressi verso la finestra, camminando leggera
sul pavimento.
Le nuvole ricoprivano il cielo di Forks. Giornata ideale per
i vampiri.
Sospirai, continuando a fissare il placido spostamento delle
nuvole grigie.
La quiete prima dopo
la tempesta… o forse prima, mi dissi, triste.
Chi lo sa cosa mi avrebbe riservato il futuro.
“È finita….”
“Per ora è finita….”
Rabbrividii. Temporaneo.
Era una pace temporanea. Non sarebbe durata, lo sapevo bene. E la prossima
volta che sarebbe ricomparsa non si sarebbe trattenuta.
O io o lei.
Fine dei giochi, fine dei tentennamenti. L’avevo provocata
troppe volte, riuscendo sempre a farla franca. L’avrei pagata. Carissima.
Mi portai una mano alla bocca, iniziando a piangere.
Era inutile. Tutto, tutto ciò che facevo era sempre e
costantemente un fallimento. Non ero in grado di fare nulla se non c‘era qualcuno
al mio fianco pronto a correggere i miei errori. Neanche le mie battaglie
riuscivo a combattere da sola. Sempre, sempre, sempre, qualcuno doveva
rischiare al posto mio.
Perché?
Perché non ero in grado di rialzarmi da sola? Perché non
potevo essere forte?
Perché io non sono lei, mi risposi, Forse sarebbe stato meglio se le avessi
lasciato il mio posto. A quest’ora…
Sarei già qualcuno. Sarei in
grado di combattere, di reagire. Sarei forte.
"Sarebbe stato il primo. Appena avessi preso il suo corpo, Edward
Cullen sarebbe stato il primo a pagare per il male che ci ha fatto!”
Sgranai gli occhi, terrorizzata.
No. No, tutto ma questo no.
Non sarei riuscita a sopportare la vista, anzi, il pensiero
che Edward potesse soffrire a causa mia. Per mano mia.
Scivolai lentamente sul pavimento, ritrovandomi a
singhiozzare raggomitolata su me stessa.
Ero… un’ipocrita. Una schifosa ipocrita.
Dicevo di non voler fare del male ad Edward. Mai. Di volere
la sua felicità, di volere sempre e solo il suo bene.
Eppure, lei glie
la voleva far pagare.
Per il male che ci aveva fatto.
“No…” singhiozzai, impotente
Non poteva averlo detto sul serio. Non poteva, e non doveva.
Perché se ciò che aveva detto corrispondeva al vero, allora
ero io stessa che volevo fare del male al mio angelo.
Come si poteva anche solo concepire un’idea tanto malsana e
abominevole?
Chi avrebbe mai potuto far del male a un simile angelo?
….il male che ci ha fatto…
No, lui non ci aveva fatto del male. Lui non ci aveva
ferito.
Se l’aveva fatto, doveva avere per forza un motivo. Ne ero
certa.
Altrimenti non sarebbe mai accorso in nostro aiuto, la
scorsa notte. Non poteva avermi trattenuta accanto a sé se voleva farmi del
male. Lui… aveva fatto ciò che aveva fatto per un motivo ben preciso.
Doveva essere così. Dovevo crederci.
Perché se davvero voleva allontanarmi, io…
I singhiozzi aumentarono, lentamente. Rivissi per intero
l’incubo di quella notte, ricordando ogni istante, ogni parola, ogni singolo
attimo di dolore…
Ma sapevo che non dovevo cedere. Sapevo che dovevo resistere.
Stavolta dovevo farcela da sola.
E poi, alla fine, quel momento l’avevo già vissuto, giusto?
Si trattava solo di scegliere.
Avrei avuto la forza per confermare le mie scelte, o mi
sarei arresa e avrei reso vano il sacrificio dei Cullen?
No.
Tutto, ma questo no. Non glie l’avrei data vinta ancora una
volta.
Stavolta avrei combattuto. Stavolta avrei vinto.
Per la mia felicità.
Per coloro che mi volevano bene.
Era ora di cambiare pagina una volta per tutte.
“Stavolta… vinco… io…” sillabai, tirandomi su.
Mi asciugai con decisione le lacrime, un sorriso feroce sul
volto.
“Stavolta vinco io” ripetei.
I volti di coloro che amavo mi passarono davanti, dandomi
forza.
“Stavolta vinco IO!” l’ultima parte la gridai, convinta.
E sparì.
Così come era arrivata, quell’inquietante ricordo svanì,
lasciandomi per un attimo in preda a un’enorme sensazione di vuoto.
Mi osservai attorno, tentando di riconoscere la stanza.
Una volta accurato che le pareti erano ferme al loro posto e
non si muovevano come le onde del mare e che era alquanto impossibile che il
pavimento mi avesse appena fatto l’occhiolino, feci un profondo sospiro per
calmarmi.
Ragionai un attimo, facendo il punto della situazione.
Ogni singola volta che il mio cervello ricordava gli istanti
di quella terribile esperienza, iniziavo a riviverla dall’inizio, ritrovandomi
in balìa di quelle devastanti emozioni e a completa disposizione della mia metà
malvagia.
Soluzione, non pensare.
Bel piano. Solo… come facevo a non pensare?!
Pensa, Bella, pensa… no, un momento, era proprio quello che
dovevo evitare di fare!
Accidenti! Devo trovare qualcosa da fare, altrimenti…
Idea!
Fare qualcosa e occupare la mente solo con quella farà al
caso mio!
Così, iniziando a recitare mentalmente la tabellina del
tredici, cercai con una parte del mio cervello di trovare qualcosa da fare….
Già, ma cosa?
In una casa praticamente perfetta cosa potevo inventarmi?
Buona occupazione, rifare il letto. Scelta che comportava
poco impegno, ma che comunque avrei dovuto fare. Mi ero proposta di tenere in
ordine quella casa (anche se tutti i membri di quella famiglia me lo avessero
vietato esplicitamente), no?
Così, tirai su le lenzuola passando dalla tabellina del 14
al recitare mentalmente un passo di “Cime
Tempestose”, il mio romanzo preferito.
Quanto mi mancava la mia vecchia copia sbrindellata…
Decisi di andarmi a fare una doccia. Lo scorre dell’acqua
calda sulla mia pelle aveva il prodigioso effetto di calmarmi e donarmi una
tranquillità innaturale.
Così mi avviai a prendere la biancheria nell’armadio. O
meglio, nella parete.
Quel armadio non poteva esistere davvero! Era largo quanto
la parete, e profondo… oddio? Quanto era profondo?!
Titubante, temendo ciò che poteva uscirne fuori, mi
avvicinai all’armadio e diedi un leggero colpetto, per vedere se era presente
l’eco.
Un cupo rimbombo risuonò per tre secondi dentro l’altro capo
del muro.
Deglutii. Accidenti. Ma le mezze misure erano sconosciute a
questa famiglia?
Aprii uno spiraglio, sbirciando dentro.
Mi allontanai barcollando.
“Ma… ma… ma… quanto accidenti hanno speso?!” boccheggiai,
sedendomi sul letto e portandomi una mano sulla fronte.
Prendendo coraggio ritornai all’armadio e l’aprii.
File e file di vestiti, divisi in colori, tessuti, modelli e
occasioni si stagliavano per parecchi (troppi) metri davanti a me.
Dentro a quella stanza – perché ormai ne ero certa, era
una camera adibita ad armadio! –
c’erano persino due file di lampade al soffitto, che si erano
accese appena
avevo aperto le ante.
Se volevo distrarmi c’ero riuscita benissimo!
Come diavolo avrei fatto a ripagarli di tutti i soldi che
avevano speso?!
E soprattutto, quando mi avevano comprato tutta quella
roba?!
Mi appoggiai alla parete per non cadere.
L’impresa di farsi una doccia si stava rivelando più
complessa di quanto mi fossi aspettata. Come potevo trovare degli indumenti
normali in mezzo a quel mare di vestiti?
Tremando, e non di freddo, iniziai ad avanzare lentamente in
mezzo a quei vestiti, guardandomi intorno atterrita. Decisi di farmi guidare
l’olfatto, e mi buttai sul reparto jeans.
Ne afferrai il primo paio che mi capitò a tiro e mi
precipitai verso le magliette, compiendo la stessa identica azione. Poi mi
catapultai fuori, richiudendomi alle spalle quel inferno di stoffa.
Con il fiatone, strinsi tra le mani i miei premi con l’abbozzo
di un sorriso.
Mi voltai e mi diressi verso l’enorme… cassettiera?
E da quando era lì? E quello specchio?
Mi avvicinai circospetta e posai i panni sul mobile, per
essere libera di aprire i cassetti.
Il primo era pieno di pigiami e vestaglie, nulla di così
grave come immaginavo. Che care, le ragazze dovevano aver chiesto ad Esme di
poter usare il mobile per i miei indumenti… una volta ritornate le avrei
ringraziate, ovviamente dopo averle uccise per tutta quella marea di roba che
mi avevano comprato!
Lo richiusi e aprii quello di sotto; calzini, calze e
scaldamuscoli. Normale.
Aprii il seguente, trovando i miei completi intimi sistemati
per colore.
Ne presi uno bianco, semplicissimo, e richiusi il cassetto,
facendo per andare verso il bagno.
Però… se nei primi tre c’era quello che c’era, nell’ultimo
cosa c’era?
Vinta dalla curiosità, mi riavvicinai al cassetto e lo
aprii.
Divenni bordeaux, facendo un balzo all’indietro.
CHE. MI. AVEVANO.
COMPRATO?!?!?!?!
Quelle cose non potevano essere… mie. Non dovevano esserlo assolutamente.
Mi riavvicinai e le guardai sempre più allibita.
Merletti, pizzi, trasparenze… corpetti, baby-doll, lingerie
di marca… ma a cosa mi sarebbero dovute servire, di preciso?!
Che cosa dovevo farci con tutta quella roba?!
Richiusi il cassetto alla svelta, agitata, e mi infilai in
bagno.
“Mai” giurai alla me stessa dello specchio, dopo essermi
sciacquata la faccia “Mai, Isabella, mai più dovrai aprire quel cassetto. Mai,
mai più!”
Ma a che accidenti pensavano Rosalie e Alice quando mi
avevano comprato quella roba? Dovevo volevano che andassi?
Io non avevo mai neanche dato un bacio in vita mia!
Tentando di normalizzare il respiro, mi avviai verso la
vasca e la riempii d’acqua calda, aggiungendoci il bagnoschiuma. Quando fu
piena, mi spogliai e mi immersi nell’acqua, che da bollente passò a temperatura
normale, grazie al mio corpo gelato.
Sospirai, immergendomi fino al mento nella schiuma morbida,
chiudendo gli occhi.
“Visto, che avevo ragione? Visto che sei sola? Nessuno ti ama
veramente. Nessuno vuole stare con te. Ma io non ti lascerò. Io starò con te,
te lo giuro. Prenderò il tuo posto, e insieme diverremo la creatura più potente
del creato. Sconfiggeremo chiunque oserà sbarrarci la strada, e la faremo
pagare, a chi ci ha ferito”
“Ti vendicherò io, Bella. Nessuno
si opporrà più a noi”
“Certo! Razza di stupida, da sola non mi avresti mai
fatto vincere. Ti ho dovuto mostrare come andranno le cose perché ti decidessi
a donarmi la tua vita. La vita che mi spetta di diritto. La vita che tu stai
sprecando!”
“Isabella, io vivrò finché tu vivrai. Ficcati bene in testa che in un
modo o nell’altro mi avrai sempre con te”
“MENTI!”
“No. Chiedi a Carlisle, lui lo sa. Vivrò per sempre in te, approfittando
di ogni attimo di debolezza per tornare a colpirti. Più forte. Più crudelmente”
Aprii gli occhi.
Inutile, più tentavo di scacciarlo via, più quel pensiero
faceva capolino prepotentemente nei miei pensieri.
Come si dice, se non puoi aggirare i problemi, affrontali di
petto.
Dovevo parlarne assolutamente con qualcuno. Ne andava della
mia fragile pace interiore, e della tranquillità dei Cullen; non potevo metterli
in agitazione per ogni mio singolo incubo.
Mi sciacquai e uscii dalla vasca, coprendomi con un
asciugamano. Mi asciugai per bene e mi vestii in fretta, mettendomi i jeans e
la maglietta azzurra che avevo preso.
Ripulii per bene il bagno e aprii la finestra per far
cambiare aria, poi uscii.
Scesi le scale assaporando il silenzio denso che pervadeva
le mura di casa Cullen, interrotto solamente dal canto degli uccelli nel bosco.
Entrai in salone guardandomi attorno. La poca luce che lasciava intravedere il
cielo coperto si espandeva per tutto la stanza, rendendola calda e accogliente.
Sicura.
Era uno spettacolo.
Mi riscossi, tornando seria.
Dovevo assolutamente parlare con qualcuno.
Forse avrei potuto raggiungere i ragazzi a scuola. Non era
poi tanto male come idea. ...No. Se mi fossi recata lì avrei dovuto subire
Jessica, e sicuramente non avrei avuto modo di parlare con loro. E poi,
sinceramente, gli avevo fatto subire abbastanza.
No, quello con cui desideravo parlare era un… genitore.
Sospirai, prendendo la mia decisione. Sarei andata a
disturbare Carlisle per l’ultima volta.
Uscii di casa e sostai un attimo sull’uscio, incerta.
Poi feci un bel respiro e iniziai a correre.
Percorsi a velocità vampira tutta la strada che separava
Villa Cullen da Forks, trattenendo il respiro; il ricordo dell’ultima volta che
mie ero lasciata andare era ancora troppo nitido.
Non volevo rischiare di ripetere quell’errore.
Mi godetti la corsa, però, come la prima volta. La
sensazione di libertà e di potenza che provavo mentre correvo mi riempiva di
un’estasi immensa. Era bellissima quella sensazione.
Scorsi i primi edifici della città dieci secondi prima di
arrivarci, ma non smisi di rallentare. Mi intrufolai stando ben attenta a non
essere vista fino a che non raggiunsi il centro, per poi rallentare e
riprendere a respirare. I profumi del mondo umano mi colpirono il naso
facendomi bruciare le narici; erano tutti molto forti e intensi.
Restai nascosta nell’ombra di un vicolo per un po’, tentando
di controllarmi e ricacciare indietro l’istinto.
Ce la puoi fare,
Bella, non devi pensare a loro come cibo. Sono esseri umani. Sono creature
viventi. Hanno una storia, mi ripetevo.
Contai lentamente fino a millecentocinquantasei, per essere
totalmente sicura di potermi dominare. Feci poi due respiri profondi, e
vendendo che il profumi non mi tentavano più, mi diressi verso le vie con un
sorriso sulle labbra.
Ce l’avevo fatta. Stavo imparando a controllarmi.
Mentre mi avviavo verso l’ospedale, con la coda dell’occhio
notai che molte, anzi, tutte le persone che mi incrociavano si voltavano a
fissarmi con un’espressione sbalordita. Arrossi, imbarazzata da tutte quelle
attenzioni, e continuai la mia marcia a passo veloce, tenendo lo sguardo basso.
Raggiunsi l’ospedale ed entra, dirigendomi verso la
reception.
Attesi pazientemente che la fila scorresse, evitando gli
sguardi dei curiosi – ovvero tutti in sala – e concentrandomi sui suoni
provenienti dall’ospedale.
Quando fu il mio turno mi ritrovai davanti un infermiere
piuttosto giovane, dai capelli castani e dagli occhi marroni, intento a leggere
una cartella.
“Ehm… buon pomeriggio…” tossicchiai per farmi notare
“Dica pure, si…gnorina” mi rispose, alzando lo sguardo e
restando a fissarmi a bocca aperta, squadrandomi con un’occhiata davvero
indiscreta.
Arrossii, perdendo il filo del discorso.
“Ehm… ecco…. Si… io sono qui…. Vorrei vedere il Dottor
Cullen, se non è occupato” balbettai, a disagio. Perché non la smetteva di
fissarmi?
“Il dottor Cullen? Oh, il Dottor Cullen!” si riprese “Si, è
ancora qui. Vada in fondo al corridoio, giri a destra e poi sempre dritto. La
quinta porta a destra è il suo studio”
“Grazie” dissi, facendo per andarsene
“Però si sbrighi” aggiunse “Il signor Cullen ha finito il
suo turno, stava per uscire”
“Certo, grazie ancora”
Mi allontanai sentendo il suo sguardo trafiggermi la
schiena. O meglio, un po’ più in basso. Morendo di vergogna mi affrettai ad
accelerare, terminando il corridoio quasi di corsa e arrivando davanti alla
porta indicatami, di legno chiaro, su cui erano incise a lettere d’oro “Dott. Carlisle Cullen”
Bussai piano.
“Si?”
La voce di Carlisle mi giunse cortese, eppure, per un
osservatore esperto, si poteva benissimo percepire una nota di stanchezza nella
voce musicale. Trasalii; che anche lui avesse passato la notte al mio fianco?
Girai la maniglia e misi la testa dentro, tentando di
sorridere.
“Mi scusi, so che sta andando via e non ho un appuntamento,
ma ho bisogno di un consulto” dissi
“Bella!” esclamò, piuttosto sorpreso.
“Ciao, Carlisle” lo salutai, entrando e chiudendo la porta
Lui mi sorrise rassicurante e mi venne incontro,
abbracciandomi. La cosa mi sorprese molto, ma mi fece anche tanto piacere. Gli
posai timidamente le braccia introno alle spalle, posando il viso sotto il suo
collo.
La sua stretta era tranquillizzante. Come quella di un padre
che consola la figlia.
“Come stai?” mi domandò, baciandomi i capelli
“Sto… bene” dissi, con voce insicura “Almeno, il peggio è
passato”
Si separò da me e mi fissò a lungo con quei suoi
meravigliosi occhi d’oro, preoccupato; non riuscii a sostenere il suo sguardo e
chinai il capo.
Era così bello avere una persona che si preoccupasse in quel
modo per me… era una sensazione che avevo dimenticato.
Carlisle mi prese per mano e mi fece sedere sul lettino.
“Davvero, sto bene” tentai di convincerlo
“Un controllo non fa mai male” replicò lui con un sorriso,
le mani premute gentilmente sotto la mia gola.
Sbuffai; cosa poteva mai fare visitandomi? Accidenti, ero un
vampiro, e quindi tecnicamente un cadavere, come poteva visitarmi per trovare
qualcosa che non andava? Io ero morta, in teoria! Più anormale di così!
“Che c’è?” mi chiese con un sorriso, accorgendosi della mia
espressione contrariata
“Non si è mai sentito di un vampiro bisognoso di cure
mediche!” spiegai contrariata “Questa è già la seconda visita che mi visiti!”
Rise. “Vorrà dire che sarai la prima vampira della storia
anche in questo campo!”
Mi controllò vista, riflessi, memoria… ancora un po’ e mi
avrebbe sottoposto a una TAC, tanto per stare tranquilli.
“Tutto a posto” disse infine, tornando alla scrivania “Sei
sana come un pesce”
“No, davvero?” chiesi, fingendomi stupita
Sghignazzò, andando a recuperare la sua ventiquattrore.
“Vogliamo tornare a casa?” propose “Sai che Esme si agita se
non ti trova… Per non parlare dei ragazzi! Scommetto che si allarmeranno molto
più di lei… i soliti esagerati…”
Si voltò verso di me con un sorriso, ma gli morì subito sul
volto.
Io non lo ascoltavo. Tenevo lo sguardo fisso sulle mie mani,
intrecciate in grembo, chiedendomi come potevo affrontare il discorso.
Le sue mani si strinsero delicatamente intorno alle mie. Le
osservai sorpresa, non riuscendo ad alzare lo sguardo. Non avrei saputo
sostenere il suo.
“Isabella, va tutto bene?” mi domandò dolcemente
Annuii senza convinzione.
“Cosa ti turba?” chiese ancora lui
“È… stato difficile” mormorai “Molto più di quanto
ricordassi. Anzi, la prima volta non è neanche lontanamente paragonabile a
questa. E ha fatto male”
Tacqui, sentendo le lacrime salirmi agli occhi. Non volevo
dirgli la verità. Non volevo dirgli più nulla. Non avrei sopportato di vedere
il suo sguardo spaventato. Preferivo tenermi tutto dentro.
Ma avevo un disperato bisogno di parlare….
Mi accarezzò gentilmente una guancia, portando poi la mano
sotto al mio mento, facendomelo alzare.
“È difficile per tutti” disse, delicato “Affrontare il
proprio io contrario non è mai una bella esperienza. Si deve fare i conti con
la parte di sé stessi che più si odia”
“Ma per me è stato inutile” singhiozzai “Ho lottato,
Carlisle, ce l’ho messa tutta per vincere, ma… tornerà. Me l’ha assicurato. Io
non posso fermarla. Non sono così forte”
“Bella, nessuno di noi lo è”
Alzai il capo e lo fissai sconvolta, e lui mi restituì uno
sguardo sereno, saggio. I suoi occhi color topazio dimostrarono allora la sua
vera età, riempiendosi di una saggezza e di un calma che non avevano mai
pienamente rivelato prima. Capii finalmente che cosa spingesse Edward a parlare
di Carlisle con… venerazione, quasi, oltre che profondo affetto.
Lui era un Sapiente.
“Nessuno di noi è così forte e così folle da poter pensare
di sconfiggere definitivamente l’altra parte di sé stessi, piccola” spiegò
Carlisle dolcemente “Fa parte di noi, del nostro essere, ed è impossibile
eliminarla. Sarebbe come amputarsi un braccio, o una mano. Una follia”
“E allora come si fa?” chiesi, ansiosa “Come si vince?”
“Si vince” rispose lui “Coesistendo”
Lo fissai sconvolta. Coesistere? Con lei?
Ma era matto?
Non poteva dire sul serio, sicuramente mi stava prendendo in
giro….
Ma i suoi occhi d’oro non lasciavano spazio all’umorismo.
Era maledettamente serio.
Ebbi paura.
Avvertendo il mio timore, il suo sguardo si fece più caldo
“Isabella, la
Bella che vive dentro di te e contro cui lotti è ciò che ti
permettere di essere te stessa. Di essere una Bella diversa, migliore” continuò
Carlisle gentilmente “Rappresenta il tuo istinto primario, l’essere a cui molti
vampiri si arrendono diventando schiavi della propria sete. Riesci a seguirmi,
più o meno? Lei è la tua essenza vampiresca, se vogliamo, il vero vampiro. Nasce
quando tu vieni creata, e vive con te per tutta la durata della tua eternità.
Tutti noi dobbiamo affrontarla e poi conviverci, o perire e restare sotto il
suo controllo. Capisci che significa? La Bella contro cui devi lottare è ciò che ti permette
di fare scelte differenti, forse migliori o forse peggiori, ma principalmente
scelte libere. Sei libera, Bella, se combatti contro di lei, perché andrai
contro al tuo istinto, e non sarai sua schiava. Se l’assecondassi, invece, il
tuo bisogno primario sarebbe sempre e solo la sete, la continua ricerca di
cibo”
“E quindi… che si fa?” mormorai “La si ignora? Si fa finta
che non esista?”
“No” rispose Carlisle “Ti sarai resa conta anche tu che è
impossibile ignorarla. Questi nostri altereghi cattivi hanno la brutta
abitudine di rispuntare proprio nei momenti in cui noi pensiamo di non poterli
affrontare. È proprio per questo che sfruttano questi nostri momenti di debolezza.
Quando permettiamo ai nostri dubbi di sopraffarci, loro si rafforzano e ci
attaccano... credo che anche tu te ne sia resa conto, vero?”
Annuii, piangendo. “Ma è forte, Carlisle” dissi “Non sono...
sicura, di riuscire a farcela di nuovo”
“Beh, un modo per vincerla ci sarebbe”
Alzai gli occhi di scatto, fissando il suo volto eterno.
“E qual è?” domandai, implorante
Sorrise. “È semplicissimo, Bella: bisogna pensare alle
persone care”
Sorrise davanti alla mia espressione sorpresa, annuendo.
“Devi pensare alle persone per cui combatti, per cui non puoi cedere la tua
vita al vampiro che è in te, a quelli per cui devi e vuoi restare fedele a te
stessa e alle tue scelte. Lo so che in quei momenti ti potrebbe sembrare
difficile o impossibile, ma se penserai ai tuoi cari, ti assicuro che scoprirai
una forza immensa a te sconosciuta. Credimi, so di che parlo. Io lo faccio
sempre quando l’altro Carlisle viene a trovarmi”
Lo fissai sconvolta. “Tu... ancora oggi... lo affronti?”
chiesi, meravigliata
Come aveva fatto a resistere per tutti quei secoli?
Rise. “Viene di rado, soprattutto quando sono stanco o
attraverso un periodo difficile. Ma la mia famiglia mi sostiene sempre” mi
spiegò con calma “Questo è il nostro secondo punto di forza. Non devi mai, mai
e poi mai pensare di poterla affrontare da sola, soprattutto se hai qualcuno a
cui tieni e che ti ricambia al fianco. Devi sempre parlarne con qualcuno, farti
consolare, sfogarti. È così che riesci a vincerla. Più sei sola, più lei è
forte. Più ti circondi di persone care, di una famiglia, più aumentano le
probabilità della tua vittoria”
Arrossii, chinando il capo. “A... anch’io” inizia, spostando
lo sguardo sulle mie ginocchia
“Cosa?” mi incoraggiò lui, serafico
“Anch’io ho... ho pensato a voi, stanotte” ammisi,
deglutendo “Mi sono detta che non potevo rinunciare e... deludervi, dopo appena
due giorni. Ho pensato che... non sarebbe stato quello che voi avreste voluto. E inoltre...”
Mi nascosi il volto tra le mani, scuotendo il capo. Questo
non potevo dirglielo.
“Bella, sei bordeaux!” rise lui, prendendomi per i polsi
“Avanti, adesso me lo dici! Mi hai incuriosito!”
“Ecco... insomma... ho avuto la... sensazione che voi...
foste tutti accanto a me” rivelai, aprendo uno spiraglio
Il sorriso di Carlisle si fece dolcissimo, mentre mi
abbracciava dolcemente
“Infatti è così, Bella” mormorò “Ti siamo stati tutti
vicini. Non penserai che uno qualsiasi di noi ti avrebbe abbandonata, vero?”
“Ma...”
“Ssh” mi zittì “Se vuoi rimproverarci per esserti rimasti al
fianco, mi dispiace ma non te lo consento. Come accidenti ti devo dire che fai
parte della nostra famiglia, eh?”
“Ma avete sofferto inutilmente...”
“Ehi, in una famiglia se uno soffre soffrono tutti. Se uno è
felice di conseguenza tutti sono felici”
Mi scompigliò i capelli, ridacchiando. “Mi dici cosa devo
fare con te? Come posso industriarmi per farti entrare in quella testolina che
sei una Cullen?”
“Con la pazienza?”
“Per fortuna che ne ho tanta!”
Si separò da me e mi guardò con un sorriso. “Allora, che ne
dici se ora torniamo a casa, testona?”
“La nostra casa,
intendi?” chiesi, saltando giù dal lettino
“Allora hai deciso di rinunciare a quella tua assurda follia
di scappare?”
“Più che altro ho fatto due conti. Siete sette contro uno,
anche se tentassi mi riacciuffereste. E poi, avete dalla vostra parte una
meravigliosa piccola veggente, no?”
“Bene, vedo che inizi a ragionare” rise
“E inoltre...”
“C’è un’altra ragione? Accidenti, devi aver proprio deciso
di cambiare, eh?”
Era contento, non c’erano dubbi. Era davvero felice che
avessi abbandonato il mio folle progetto suicida.
Come potevo separarmi da quella meravigliosa, insolita,
pazza famiglia?
“Ovviamente” dissi “Ho deciso che... ci proverò. Proverò a
combattere. Proverò a essere forte”
Mi fissò sorpreso, poi annuì.
“La scelta migliore che tu potessi fare, Bella” si
congratulò “Sono davvero fiero di te”
“Il merito è vostro. Sono io a dovervi ringraziare”
“Ma non dirlo neanche!”
Prese la valigetta e mi affiancò, prendendomi per mano. La
sua presa era gentile, dolce.
La strinsi senza esitare.
“Beh, sono quasi le quattro” disse “Che ne dici se passiamo
a prendere Esme, prima di tornare a casa?”
“Che lavoro fa Esme?”
“È una maestra nella scuola elementare”
“Oh, si, mi piacerebbe andare a vederla!”
“Allora, muoviamoci! Ho paura di quello che mi potrebbero
fare i tuoi fratelli se al loro ritorno non fossi a casa...”
Angolino - ino - ino:
Bene, e il primo dei due capitolo
non proprio stupendi è andato. Ora, spero che un pochino possa
essere piaciuto, ma spero davvero davvero che non vi abbia fatto
prendere la decisione di mollare questa ff. NE MORIREI!!!!!!!!!!!!!
Cmq, tanto per non tradirmi, il prossimo capitolo dal pov di Edward (ecco, forse qst vi convincerà a leggerlo) è:
You're not alone. I'm with you.
Un kiss dalla dolce Usagi
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Capitolo 16 *** You're not alone. I'm with you ***
Bella vampire 16
T____T Scusate!!!!!!!!!!!!!!! Perdono, perdono, perdono, chiedo
scusa!!!! So che è da ipocriti chiedervi di non abbandonare
questa ff e poi non aggiornare per così tanto tempo, ma questa
settimana ho avuto tre compiti in classe e un interrogazione. Non ho
avuto pace! Inoltre, la trama centrale di questo capitolo m'è
venuta fuori solo dopo l'aiuto del Signore... Ovviamente, Sunsilk
Cullen! XD Ma ora che ho finito la scuola conto di postare almeno
altri tre capitoli durante le feste!
Ok, avevo anticièpato che questa capitolo era tutto dal punto di vista di Edward, ma...
per la prima parte, colui che risolverà la situazione
sarà... JASPERINO!!!!!!! Esatto, fan del biondo, proprio lui! Racconterà la sua storia a Bella, ma vedremo cosa pensa Edward di lui e della sua vita precedente... E
poi, finalmente, un momento quasi love tra lui e Bella! Per ringraziarvi che continuate a seguirmi! (Che lecchina...)
Questo cap è un po' lunghino, come quello delle shopping, ma spero dia le stesse gratificazioni, a me e a voi!
Si ringraziano:
miki18:
Amore mio! Graziessime! Mi sento davvero, davvero onorata quando leggo
le tue recensioni, e stomale quando non aggiorno! Scusami ancora!
MimiMiaotwilight4e:
Si, per ora Bella non si farà più paranoie, anche
perchè i Cullen non glie lo permetteranno tanto facilmente...
RockAngelz:
T___T Davvero era così splendido? Non l'avrei mai detto, anzi,
forse il contrario... ma probabilmente è questo quello che fa
schifo... bah! Ti chiedo perdono per non aver postato, mi sono
fustigata per questa mancanza!
Tokiotwilighters: Grazie, davvero! E poi sono io che dovrei farti una statua... ho letto le tue ff e... SBONK! Presa da infarto! Trp Belle!
Wind: Quanto hai ragione, noi scrittori ci facciamo talmente tante paranoie... ma questo... non mi convince molto, tranne il finale!
Fin Fish:
Grazie mille, Maestra mia adorata et sublime! Lo so, forse era troppo
presto per essere comica? Non saprei... ma mi è piaciuto
metterci la vivacità di Emmy!
mistica88: Perdonami, ora Edward sarà tutto tuo!
Finleyna 4
Ever:
1) Grazissime. 2) Lo so, non era granchè qst cappy! 3) Carlisle
è il diabete vanno di pari passo, stai sicura che dove
c'è l'uno c'è l'altro ^^ 4) Grazie, contenta che hai
gradito la parte comica. 5) Lo so! Sunsilk e i suoi capelli, o my gold,
che disastro! POvero, povero Edward... ma come si fa a raggiungere
cotanta perfezione? 6) Spero che anche la tua settimana stracarica di
compiti ti sia andata bene!
giuggiolina43: Grazie! Contenta che apprezzi, ed eccoti Edward!
Kaida Seleny: Welcome in our big crazy family! Grazie, il tuo commento deciso mi ha dato la sveglia! E ti chiedo scusa er il ritardo!
Princesseelisil:
Grazie! Mi dispiace per te, ma credo che anche non solo tu abbia questo
problema... una volta conosciuto Sunsilk tutti gli altri spariscono!
NON c'è confronto! Ma anche Carlisle... e Jasper... ed
Emmett.... :Q_____
Lavinne:
Non è vero che sei tonta! Comunque è un'idea grandiosa
qll di tradurre i nomi dei Cullen in italiano, anche se Carrello...
ihihihi!
mylifeabeautifullie: Grazie! E hai visto, non sei l'ultima! Sono felice che ti abbia fatto innamorare di Carlisle
Silver_Alchemist: Visto? Evviva l'effetto Sunsilk-Hoolywood! Grazie x i bei complimenti!
Shnusschen: Beh, che dire, ero sfiduciata! Cmq penso di aver reso bene l'istinto paterno d Carlisle
Picci151: Welcome
in our big crazy family! Già, qui Carlisle dimostra tutto il suo
lato paterno. E' trp puccioso! E le telefonate dei fratelli, ah.. ne ho
in ment alcune... ihihi
Helen Cullen: Ciao
Elly! Mah, non saprei, ma questo capitolo forse non mi convinceva
perchè è venuto fuori col cric - come questo -, anche se
la conversazione dei fratelli l'avevo ià in mente da tempo...
Pure questo, l'ultima parte mi sembra perfetta, ma per legarle insieme,
oh Maria! E si, anche Carlisle ha un lato oscuro - Immainati un
Carlisle cattivo e bastrdo, insomma, un figo Carlisle oscuro contro un
figo Carlisle buono, e allora l'infarto è assicurato - ma tutti
i Cullen ce l'hanno.
Serenity_chan: Grazissime, tesoro! Scusa se ci ho messo tanto, ma sn stata impegnata!
Eccoti un altro capitolone! Kiss
A l y s
s a: Grazie Alex! Compliemti sempre più immeritati! Non me li merito
propsio... comunque, si, anche io stravedo per Alice, ma per vederla davvero in
azione devi aspettare il prssimo capitolo... ihihi!
Railen:
Grazie che passi sopra al fatto che Bella è una complessata con diecimila
problemi inutili – forse è l’unica cosa su cui la Bella cattiva aveva ragione,
la sua tendenza a farsi inutili problemi su cose assolutamente ovvie -. Cntenta
che questo insieme di parole che non può essere definito storia ti faccia
adorare Carlisle, se lo merita!
Edward’s pov.
“Ehi, Bella! I tuoi quattro straordinari fratelli più il
roscio petulante sono tornati!” urlò Emmett appena sceso dalla macchina.
Lo fulminai con un’occhiataccia.
“La verità fa male, eh?” ridacchiò Jasper
“Jasper, per favore, non farti influenzare da questo soggetto”
replicai
“Il soggetto ha un nome!” ci riprese Emmett
“Contento che te lo ricordi” dicemmo in coro
Aprimmo la porta ma nessuno ci venne incontro. Né Esme, né
Carlisle, né Bella. Il silenzio era il padrone della casa.
Raggelammo.
“Ehm... Bella?” la chiamò Rosalie, avanzando cauta “Ci sei?”
“Forse dorme” suggerì Emmett “Sarebbe anche comprensibile,
dopo la nottataccia che ha passato”
Non ci credevamo né noi né lui.
Io e Alice ci fissammo un secondo, poi scattammo in
direzione delle scale, verso la camera di Bella, sfondando quasi letteralmente
la porta.
Era deserta; l’unica cosa in movimento erano le tende di
tulle che si gonfiavano per il vento che entrava dalla finestra.
“No...” sussurrai con un filo di voce
In quel momento, nel mio petto si aprì uno squarciò.
I lembi delle due metà del mio torace si allontanavano
sempre di più, come se qualcuno le stesse tirando; contemporaneamente, il bordo
delle mie ferite sembrò bruciare. Ardeva, incenerendo la carne, lambendo la mia
pelle con il suo calore devastante.
Il dolore che provavo era incredibile. Mi sembrò che il
respiro mi fosse mozzato in petto, mentre il fuoco continuava la sua opera di
distruzione.
Il dolore era devastante
Bruciavo.
E contemporaneamente mi sembrò di essere... vuoto.
Ma era un vuoto terrificante, pesante. Tutto perse senso.
Lei non c’era più. Lei se n’era andata.
Non l’avei più vista.
No, basta. Faceva troppo male. Doveva smettere, il dolore
era insopportabile.
Bella non poteva lasciarmi così. Non poteva essersene
andata.
“Se... se n’è andata?” boccheggiò Emmett
Non dirlo, ti prego,
implorai mentalmente, Non dirmi che è la
verità… dimmi che mi sto sbagliando, che è un incubo…
“Ma... ma ci aveva detto che....” balbettò Rosalie
“L’abbiamo mancata di poco” sussurrò Alice, addolorata
“L’abbiamo mancata di poco! Maledizione, e io non l’ho vista! Accidenti, se
penso che...”
Jasper la strinse a sé e le soffocò un singhiozzo
spingendola contro la sua spalla.
“Il suo odore è ancora molto forte. Non se n’è andata da
molto” disse Jasper, mantenendo una falsa aria tranquilla “Può essere vicina! Possiamo
ancora trovarla!”
Mi fissò con uno sguardo addolorato.
“Edward, reagisci!
Possiamo farcela, ma ci servi tu! Reagisci!” pensò
Le sue parole mi riscossero, fermando per un attimo il
dolore.
Ritrovarla? Era davvero plausibile quel miraggio lontano? Era
davvero nelle mie possibilità?
“Dobbiamo sbrigarci!” esclamai, angosciato.
Basta dubbi. Basta insicurezze.
Io. L’avrei.
Ritrovata.
Il rumore della macchina di Carlisle ci fece trasalire.
Nessuno di noi si era ricordato che oggi il suo turno finiva prima.
Corremmo giù proprio mentre apriva la porta.
“... vedremo che si può fare” rise Carlisle, ancora
all’oscuro della nostra disgrazia “Ma dovrai provvedere tu, Esme”
“CARLISLE!!” urlammo, facendolo scattare nella nostra
direzione “BELLA È...”
“Non disturbatevi più di tanto. Posso farlo da sola”
“Ma non ci pensiamo neanche. Ci siamo noi apposta per darti
una mano”
“Vale lo stesso per te, Esme. Se posso aiutarti...”
“Non preoccuparti, Bella, non voglio disturbarti”
“Ma figura...” replicò Bella seguendo Esme dentro casa,
volgendo lo sguardo nel corridoio e fissandoci. Il sorriso morì sul suo volto
non appena incrociò il nostri occhi, sostituito da un’espressione preoccupata.
“Ragazzi, ma che vi è successo?” chiese, ansiosa, facendo un
passa verso di noi.
“Me lo chiedo anch’io” chiese Carlisle “Mi hanno
praticamente assalito gridando qualcosa sul tuo conto”
“Uhmmm..... BELLA!!!!” urlarono Alice e Rosalie gettandosi
contro di lei, mandandola a terra.
“Ragazze, fatela alzare!” le rimproverò Esme “Ma che gli è
preso?”
Carlisle alzò le spalle.
Alice e Rosalie non la smettevano di gridare il nome di
Bella, stringendola forte tra le loro braccia. Se avessero potuto, sarebbero
scoppiate a piangere per la gioia.
Bella era lì.
Non se n’era andata. Non era fuggita.
Stava bene. Era rimasta con noi.
Mi appoggiai allo stipite della porta, portandomi una mano
sul cuore. Tutto a un tratto, mi sembrò che l’aria che svanita dai miei polmoni
vi ritornasse. Le fiamme scomparvero dal mio cuore.
Il dolore svanì.
Era bastato rivedere il volto di Bella per cancellare via le
ansie e le paure.
“È rimasta...” sospirò Emmett, inginocchiandosi sul
pavimento “Fhiuu, meno male...”
“Pensavo fosse scappata... sono contento di essermi
sbagliato, una volta tanto...” mormorò Jasper appoggiato al muro
“Ehi, piano!” esclamò Bella dolorante, con un sorriso “Sarò
anche più forte di una donna umana, ma il dolore lo sento!”
“Non farlo mai più! Mai, mai più!” singhiozzarono loro,
stringendola forte “Non farci mai più prendere un colpo in questo modo!”
“Che cosa ho fatto?” chiese, preoccupata “Mi dispiace, non
volevo farvi preoccupare! Davvero, per qualsiasi cosa abbia fatto vi chiedo
perdono!”
Carlisle ridacchiò. “Credo che stavolta sia stata colpa mia”
disse alzando una mano “Bella era venuta in ospedale per parlarmi, e io le ho
fatto fare tardi perché siamo passati prima a prendere Esme. Chiedo scusa. Ma
non avrei immaginato che vi faceste prendere così tanto dal panico!”
E scoppiò a ridere.
“Carlisle! Vergognati! Ma che razza di padre sei?!” esclamò
Emmett “Far prendere un colpo tanto grande hai tuoi piccolini, vergogna!”
“La prossima volta avverti! Siamo quasi alla fine del primo
decennio degli anni duemila, lo sai che hanno inventato i cellulari? Prova a
chiamarci, la prossima volta!” lo riprese Jasper
“Provvederò!” disse, continuando a ridere
Si voltò verso Bella e le sorrise. “Visto che avevo ragione
a dire che sarebbero andati nel panico se non ti avessero trovato?”
“Ti crederò sempre d’ora in poi...” sussurrò Bella ancora
sotto i corpi delle mie sorelle “Ehm... ragazze... e ragazzi... scusatemi se
non mi avete trovato... però ci terrei molto a rialzarmi... il pavimento è
scomodo....”
“Prometti che non scapperai mai più! Prometti che non ci
farai mai più prendere certi spaventi!” le ordinarono Alice e Rose
“Promesso”
Le mie sorelle la fissarono negli occhi. Bella sostenne il
loro sguardo, apparentemente serena.
Rosalie e Alice si aprirono in un gran sorriso,
permettendole di alzarsi.
Bella si tirò su a fatica e si spazzolò i vestiti, ma le
braccia di Alice le circondarono nuovamente il collo.
“Sei rimasta” le disse, commossa “Per un attimo ho pensato
che…”
“Che fossi scappata?” domandò gentilmente Bella,
stringendola “Alice, ma che razza di veggente sei? Se lo avessi fatto mi
avresti visto!”
Lei rise. “Veramente, ho temuto che i tuoi poteri potessero
contrastare i miei!”
Bella arrossì e abbassò lo sguardo. “Beh… se avessi… davvero
voluto scappare… anche con le tue visioni… vi sarebbe stato difficile
ritrovarmi”
La fissai sconvolto.
Davvero i suoi poteri avevano questa facoltà? Davvero, se
fosse stata intenzionata a lasciarci non l’avremmo più trovata?
Non le avrei concesso una seconda possibilità di fuga. Non
avrei sbagliato nuovamente.
Le sarei rimasto al fianco, le sarei sempre rimasto vicino.
Perché se davvero esisteva una remota possibilità che Bella scomparisse dalla
mia vita, sarei morto. Il dolore di poco prima era stato solo l’inizio di
un’agonia senza paragoni. Non credo che sarei riuscito a sopportarlo
nuovamente, perché allora non ci sarebbe stata Bella a sconfiggere il fuoco.
Sarei stato solo.
E sarei morto.
Rosalie le posò una mano sulla spalla.
“Ora basta parlare di addii, partenze o cose varie” disse,
decisa “Sei qui, sei con noi e ti assicuro che dovrai uccidermi un paio di
volte prima di poter scappare da questa famiglia. Capito, Isabella?”
Lei la fissò stupefatta, poi si aprì in un timido sorriso.
“Ok, messaggio ricevuto” rispose “Mai fare arrabbiare
Rosalie se si tiene alla vita”
“Brava, vedo che hai capito”
“Si, ok, bellissimo che sei qui, ma un saluto ai tuoi
fratelli adorati non lo fai?” brontolò scherzosamente Emmett, facendosi avanti
a braccia aperte
Bella sorrise. “Come ho potuto dimenticarvi?” chiese,
melodrammatica “Che idiota!”
“Dai, fatti abbracciare, mocciosa!” rise Emmett, stringendola
forte tra le braccia e sollevandola
“Non farmi mai più prendere un colpo del genere, chiaro? Lo
sai che potevo anche morire di crepacuore?”
“Scusami, Emmett” disse lei con il fiato mozzo
“Per questa volta ti perdono. Infondo, sono un santo dal
cuore d’oro!”
Isabella ridacchiò mentre Emmett la posava nuovamente a
terra scompigliandole i capelli con un enorme sorriso.
“Ehm… credo che a dirti quanto siamo felici che tu sia
rimasta tocchi a me, ora” tossicchiò Jasper facendosi avanti.
Mi superò e le tese una mano, leggermente in imbarazzo.
Mi sfuggì un sorriso. Jasper e io eravamo più simili di
quanto apparisse; anche lui non era capace di manifestare apertamente le sue
emozioni, nonostante fosse in grado di gestire alla perfezione quelle degli
altri. Era impacciato quanto me in quel campo.
Lo sguardo di Isabella si fece triste.
“Jasper, io… scusami” mormorò, non riuscendo a sostenere il
suo sguardo “So che… sei stato male… a causa mia. Non volevo, io…”
“Ehi, ehi, è tutto a posto” disse lui rassicurandola “Mi
sembra che stia bene, no? È tutto passato, e di sicuro non è colpa tua. Non mi
azzarderei mai a incolparti di qualcosa di cui tu non sei responsabile. Ti assicuro
che ci sono passato anche io. Tante, tante volte”
Isabella lo guardò ancora addolorata, e lui le sorrise
tendendo nuovamente la mano. Lei si
fiondò tra le sue braccia con un piccolo singhiozzo e lo abbracciò forte.
Mio fratello, preso alla sprovvista, le strinse insicuro le
braccia intorno alle spalle, accarezzandole la schiena.
“Ehm… si, beh… ecco, non ti preoccupare” borbottò,
lasciandola andare “è tutto apposto, sorellina”
“Grazie”
“Ah, carina questa! Se la racconto non ci credono!”
sghignazzò Emmett “Hai messo in difficoltà persino il composto Maggiore Jasper Whitlock! Isabella, sei davvero una
grande!”
Jasper gli mollò un pugno sul braccio, affiancandolo. Alice
gli strinse una mano, sorridendo.
“Bella, sei davvero
unica… sono felice di averti qui...” pensò
Non potevo essere più d’accordo.
Con il mio angelo al fianco non potevo chiedere nient’altro.
Gli occhi di Bella si soffermarono sui miei, timidi. Le sue
gote si fecero immediatamente rosse, ma si avvicinò a me con passo deciso.
Ci fissammo negli occhi per un istante eterno.
Quanto avevo sbagliato.
Quanto ero stato stupido e arrogante nel pensare che
allontanandomi da lei la potessi rendere felice. Che la mia vicinanza la
rendesse impura.
Che idiota.
Ero davvero un emerito idiota. Tutto quello che era
successo, tutto quello che aveva dovuto subire, da sola, impaurita, era solo colpa
mia.
Mai. Mai più avrei commesso un errore del genere, avessi
dovuto perdere la vita.
Mai.
Isabella abbozzo un sorriso.
“Allora… possiamo tornare a essere amici?” domandò
timidamente
La fissai sorpreso, e poi sorrisi. Le presi di scatto un
polso e la strinsi forte a me, ridendo.
La sua purezza mi lasciava senza parole. Era così dolce…
“Non commetterò mai più questo errore” le mormorai piano
all’’orecchio, facendo in modo che nessun altro mi sentisse “Mai, mai più”
Isabella fremette, e poi mi strinse a sé. “Non hai fatto
niente, Edward” sussurrò “Sono io a dovermi scusare per averti quasi provocato
un infarto”
Ridacchiai. “L’infarto me l’hai provocato, e non ci sono
dubbi su questo”
Si sparò bruscamente da me e mi fissò spaventata.
“Oh cielo! Scusami, scusami, scusami! Non volevo, mi
dispiace! Io non...”. Era agitatissima, preoccupata e angosciata.
Non riuscii a trattenermi e le scoppiai a ridere in faccia.
“Bella, non preoccuparti in questo modo!” risi “Sto bene”
Più o meno…
“Edward Cullen, non scherzare su queste cose!” mi
rimproverò, arrossendo “Adesso sono io quella che ha rischiato l’infarto!”
“Allora tocca a me chiederti scusa!”
“Ed, possibile che non ne fai una giusta?” mi rimproverò
bonariamente Alice, raggiungendoci “Sei proprio uno stupido!”
“Zitta, mostriciattolo! Dopo io e te dobbiamo fare due
chiacchiere!” le intimai
“Si, si” rispose scocciata, prestandomi il minimo di
attenzione
Prese Bella per mano e la condusse gentilmente in salotto.
Le seguii in silenzio.
Rosalie si avvicinò alle due e posò sulle spalle di Bella
una coperta di lana, portandola poi verso il divano. La fece sedete e la imitò,
cingendole le spalle con un braccio.
Lo stesso fece Alice, che poi le posò la fronte contro la
sua.
Isabella sorrise e chiuse gli occhi. Era stanca, la mia Bella,
era stanca e distrutta.
Troppo vivide ancora le emozioni che aveva provato; troppo
dolorosi i recenti ricordi.
Sospirai pesantemente, e voltai la testa verso la finestra…
accorgendomi solo in quel istante che Emmett e Jasper stavano chiudendo le
tende, creando un’atmosfera soffusa in salone.
“Certo che quando
pensi a Bellina ti distrai proprio…” commentò Emmett “Che dici se invece di pensare a come trascorrerete la vostra vita in
coppia non ci dai una mano?”
“Emmett, piantala” sibilai, arrabbiato, passandogli accanto
“E poi, aiutarvi a far che, di preciso?”
“Stiamo organizzando Il
Raduno” spiegò Jasper marcando la parola
Sospirai. “Tu non dovresti dar sempre retta ad Alice, lo
sai, si? Sei suo marito, non il suo schiavo”
“Questa volta è stata un’idea di tutti noi” mormorò Emmett
“Abbiamo pensato che condividere le nostre esperienze potesse giovare a Bella”
In effetti, come idea non era affatto male.
“Cosa devo fare?” chiesi
“Siediti” propose Emmett “Visto che il signorino era perso
in contemplazione della sua venere, abbiamo fatto tutto noi. Certo che quando
non ci sei tu tra i piedi va tutto alla grande, eh?”
Gli mollai uno scappellotto dietro la nuca, arrabbiato.
“Basta” gli intimai con un’occhiata
“Ok, il grande boss non è ancora pronto per affrontare l’argomento”
ghignò lui
Ok, se avesse detto anche solo un’altra parola gli sarei
balzato addosso seduta stante.
“Ed, piantala un po’
di giocare e vieni qui” mi rimproverò Alice “Abbiamo una missione da compiere”
Mi voltai verso di lei e annuii, andando a sedermi di fronte
al divano.
Bella si guardava intorno incuriosita.
“Ehm, ragazzi? Che avete in mente?” domandò
“Vedi, Bella, stai per essere Iniziata alla Sacra Loggia”
mormorò Emmett solenne
Bella si portò le ginocchia la petto con un sorriso.
“Ecco, ora inizio ad avere paura” ammise.
I suoi occhi vagarono alla ricerca dei miei. Le sorrisi
rassicurante, facendo le spallucce.
“Non preoccuparti. Tutta scena” mormorai. Ridacchiò,
tornando a fissare Emmett
“Cos’è la Sacra Loggia?”
si azzardò a chiedere.
Trattenei una risata. Alice e emmett, tutta loro la colpa; i
miei guai erano aumentati a dismisura da quando si erano conosciuti. Loro e le
idee folli!
“La confraternita più potente e importante che esista su
questo pianeta” spiegò Alice “Quella dei Fratelli Cullen!”
“Ah…” commentò Bella “E di preciso, di cosa vi occupate?”
“Hai presente i supereroi dei fumetti? Ecco, prendono spunto
da noi!” disse Emmett
Inarcai un sopracciglio, incredulo. Ma che si stavano
inventando questi due matti?
Bella rise piano, sottovoce, e fissò mio fratello con un
sorriso.
“Ok. E tu chi saresti?” gli chiese
“La Cosa”
ghignò Jasper
“Esa… EHI!” esclamò piccato Emmett, tentando di colpirlo sul
braccio.
Bella rise, divertita.
Una sua risata… da quanto non ne udivo la musicalità?
Per un attimo il suo suono era svanito dalla mia memoria.
Avevo avuto così tanta paura di non sentirlo più.
“Seriamente, Bella, a parte la nostra doppia identità
segreta – se vuoi proprio saperlo io sono Wonder Woman – oggi siamo qui riuniti
per te” disse Rosalie con un sorriso
“Anche io devo scegliere un’identità super?” domandò
Isabella
Ridacchiai, e lei arrossì.
“Dopo, dopo, ora ascolta la zia Tempesta” disse Alice
circondandole ancora le spalle “Vogliamo raccontarti un po’ di cose”
“Del tipo?”
“Esperienze di vita vissuta” spiegai, prendendo la parola
“Vogliamo condividere con te i nostri ricordi”
Mi fissò incuriosita. “Di che genere?”
“Beh… del tuo stampo”
La fissai addolorato, e dai miei occhi capì tutto.
Il suo sguardo si scurì improvvisamente, abbassò il capo.
Rabbrividii, scosso da quello che vi avevo scorto dentro.
Terrore. Pure e semplice terrore.
“Ragazzi…” mormorò con voce neutra.
Si vedeva chiaramente che soffriva. Le faceva male, non
voleva parlarne, non voleva ricordare. Ma sapevo che doveva farlo. C’ero passato
anch’io.
Eppure, l’impulso di correre da lei e stringerla tra le mie
braccia, impedendole di proseguire fu fortissimo: volevo abbracciarla,
calmarla, dirle che andava tutto bene; rinchiudere quella sua brutta esperienza
e fare di tutto perché non la ricordasse mai più, distrarla sempre e in
continuazione, bearmi dei suoi sorrisi.
Ma col tempo se ne sarebbe pentita.
Doveva affrontarla ora. Mi maledissi cento, mille volte per
dover costringere, ma era la cosa migliore per lei. Così tentavo di resistere.
Volevo solo il suo bene.
Ma anche l’altra volta volevi solo il suo bene, fece una voce
dentro di me, e guarda un po’ com’è finita. Certo che nel fare il super eroe sei una
frana…
Una calma improvvisa mi riempì il cuore. Fissai con la coda
dell’occhio Jasper, che mi fissava addolorato.
“Non lasciarti
suggestionare ora, Edward” mi disse deciso “Non adesso. Bella ha bisogno di tutti noi”
Il suo tono era quello di un generale. Era un ordine.
Io sorrisi debolmente e annuii. Lui si rilassò e lasciò che
la sua calma innaturale svanisse.
“… voi non… avete passato… tutti… la notte al mio fianco… vero?” ci domandò Bella con voce
dolente
La fissai sbalordito. Cosa pensava che volessimo fare,
andare a ballare mentre lei rischiava di morire? Perché diceva questo?
“Beh, non tutta la notte” rispose Rosalie a nome di tutti “Ma
non avrai pensato mica che noi ti potessimo lasciare da sola, vero?”
“Ma… non dovevate… io…” balbettò Bella. La sua voce era
incrinata.
Cosa c’era che la sconvolgeva tanto? Cosa turbavo il suo
animo in quella maniera?
“Ehi, non avrai pensato che potessimo andare a fare baldoria
mentre tu avevi bisogno di noi” disse Alice abbracciandola “Sei la nostra
sorellina più piccola! Certo che ti siamo rimasti accanto!”
Le sue parole, però, non tranquillizzarono Bella, anzi,
sorbirono l’effetto contrario. Sembrò che Bella stesse per… piangere?
“Voi… voi non dovreste… preoccuparvi così tanto per me”
mormorò “In fin dei conti io… sono un’estranea, per voi. Non dovreste darvi
pena per una che a malapena conoscete…”
“Ma cosa stai dicendo, Bella?” domandò Emmett
Quali pensieri torbidi ti impediscono di essere felice,
Bella? Perché non riesci ad accettarci come tua famiglia?
Lo leggevo nei suoi occhi, lo percepivo nei suoi movimenti,
lo avvertivo nelle sue parole… Bella voleva disperatamente credere che noi
fossimo la sua famiglia, ma allo stesso tempo faceva di tutto per non
convincersene. Non era più una questione interiore, ora ne ero sicuro; c’era
qualcosa… qualcosa che lei stessa aveva deciso, un qualcosa che con e contro
cui combatteva.
Rimpiansi con tutto me stesso di non poterle leggere nella
mente.
Come potevo capirlo, se lei per prima si rifiutava di
ammetterlo a sé stessa?
Cosa ti turba, Bella?,
pensai addolorato. Il mio dolore era il
suo.
“Edward, sta male”
Mi voltai a fissare Jasper, che ricambiò il mio sguardo
angosciato.
“Non riesco a capire
che cos’ha, ma sta molto peggio di quanto pensassi” mi avvertì “C’è qualcosa che le dilania l’anima. Non
riesco a capire che cosa sia, e i miei poteri non bastano più”
Con gli occhi gli feci una muta domanda
“Non so, Edward, non
so cosa fare” mi rispose “Non credo
proprio che lei ce lo dirà… e poi, penso che non sia neanche in grado di
dircelo, ora. È davvero scossa”
“Come te” sussurrai
Mio fratello chinò il capo. “Chissà se ero anch’io così…”
Scossi la testa. “Tu, almeno, avevi trovato qualcuno”
mormorai “Lei è ancora sola”
Lo sguardo di incredulità e felicità che mi rivolse non
contribuì però a risollevarmi il morale.
Non ora che la cosa più preziosa che avevo stava soffrendo.
“Aspetta” disse
Jasper “Ho trovato”
“Bella, non dovresti fare così, sai?” disse dolcemente
fissandola
Lo fissammo, tutti sorpresi meno io e Alice, che sorrideva
con una leggera tensione sul volto bianco.
“Jasper… grazie”
pensò commossa
E i ringraziamenti se li meritava tutti. Pur di aiutare
Bella stava per rivivere i ricordi più dolorosi del suo passato. Stava per
affrontare una delle prove più ardue che il destino beffardo gli metteva davanti.
Riscovare e andare a svegliare i propri fantasmi non è mai bello, e non è
facile rimandarli indietro. Ma lui lo stava facendo per Bella.
Jasper, chi oserà
anche solo rivolgere un pensiero sgradevole su di te se ne pentirà amaramente,
promisi a me stesso, Ciò che stai per
fare è meraviglioso grazie, fratellino.
“Non dovresti tenerti tutto dentro” proseguì lui con un tono
gentile “Ti assicuro che non risolverò nulla. Io lo so, ci sono passato
parecchie volte. Peggiora solo le cose”
Bella lo fissò con gli occhi lucidi, confusa.
“So… o meglio, posso capire perché sei contraria all’idea
che qualcuno di noi abbia potuto trascorre la notte accanto a te nel tuo
momento di estrema debolezza” disse “Ti assicuro, ti capisco. La sensazione che
senti è di… disgusto. Dolore. Perchè sai che le persone a te più care ti hanno
visto in quello stato, e hanno sofferto con te. E questo non te lo perdoni. Far
soffrire chi ti ha dato la speranza è l’atto più deplorevole che tu possa fare.
Inoltre non puoi prendertela con gli altri perché li feriresti. Te la prendi
solo con te stesso, e stai peggio”
Si passò una mano tra i capelli, sospirando, poi fissò Bella
con un sorrisetto.
“Sai, Bella, io penso che tu sia... davvero stupida!”
Lo fissammo tutti, scioccati. Che gli passava per il
cervello?
Bella lo studiò più sorpresa di noi e lui rise della sua
espressione.
“Si, confermo, sei proprio una stupida!” rise, prima di
guardarla gentilmente “Come lo ero io”
“Ah” sospirò Emmett sollevato “Per un attimo ho temuto
avessi perso la bussola...”
“Perché ti definisci uno stupido?” sussurrò Bella
“Perché anche io ci sono passato” disse lui serio “Tante, e
tante volte”
Sospiro e si arrotolò la manica del maglioncino fin sopra
l’avambraccio, mostrando un’orribile reticolo di mezzelune argentate, cicatrici
lasciategli da nostri simili. Scoprii i denti, così come i miei fratelli:
nessuno poteva sopportare né tollerare coloro che l’avevano ridotto a quel
modo.
Bella trattenne il fiato, sorpresa, e l’istinto le fece
comparire un lampo di paura dello sguardo. Quelle cicatrici facevano di Jasper
un emarginato, un vampiro potenzialmente pericoloso per un altro, dedito agli
scontri e alla violenza. Niente di più sbagliato.
Jasper era gentile, garbato, una persona veramente
fantastica. Non era una sua colpa se si ritrovava quei marchi addosso, quei
segni che detestava con tutte le sue forze, e che lo facevano sentire indegno
di noi.
Jasper fece un sorriso amaro e allungò il braccio verso
Isabella. Lei allungò una mano bianca, e con un leggerò tremore accarezzò
lievemente una cicatrice, leggera come il tocco di una farfalla.
“Jasper… che cosa ti è successo?” mormorò
“Questa, Bella, è la mia colpa” rispose lui, ritirando
lentamente il braccio “È ciò che mi ricorda che sono un mostro, un essere
demoniaco. E che spesso mi fa credere di essere ingiusto per questa famiglia.
“Mi capita di frequente, sai? Rimurginarci sopra, intendo.
Ripensare al mio passato, a tutti i miei errori… e a domandarmi cosa ci faccio
in mezzo a queste persone così incredibilmente pure, in confronto a me. Ho così
tanti difetti, così tanti sbagli ho commesso… cosa ho fatto di giusto nella mia
vita? Niente. Se mettessimo su una bilancia le azioni buone e quelle atroci che
ho compiuto, capiresti che sono un tipo di cui non ci si può fidare. Mai. Non
potrei mai aiutare nessuno” Chiuse gli occhi un secondo, per poi riaprirli e
guardarci con un sorriso. “Ma sembra proprio che a questi sei non glie ne
freghi un bel niente del mio passato. Molto probabilmente sono masochisti”
Bella sorrise, e lui proseguì più deciso.
“Vedi, quando ti ho detto che sei stupida – e ti chiedo di
perdonarmi, non intendevo assolutamente mancarti di rispetto – volevo dire solo
che anche tu, come me, tendi a vedere solo il lato negativo della tua vita. Ed
è un male, te lo dico per esperienza. Se… se ripensi… troppo, sulle cose
negative… se inizi a considerarti un mostro, dimenticandoti che una parte di te
è migliore… finisci con l’allontanarti dalle persone che ami. E le ferisci in
un modo così profondo che, una volta resotene conto, non sai proprio cosa
inventarti per poter rimediare. Ricominci a darti la colpa, e ti allontani
sempre di più. Ti isoli. Ti uccidi da
solo”
Si bloccò in cerca delle parole adatte. Non era facile,
stava rischiando grosso. Una sola parola sbagliata e molto probabilmente
avrebbe ignorato tutte le belle cose che stava dicendo a Bella. questa
conversazione era una lama a doppio taglio...
Jasper ci provava. Jasper tentava in tutti i modi di
resistere alle sue tentazioni, alle sue debolezze, ma era ancora troppo presto
perché riuscisse a resistere al sangue umano facilmente come me o uno dei suoi
quattro fratelli.
“Sai, Bella, c’è una cosa che io mi rimprovero sempre… beh,
almeno da quando sto con i Cullen” disse Jasper “Il fatto di essere il debole.
Ed è la prima volta che mi capita.
“Sono sempre stato un tipo carismatico, in grado di far
colpo sulla gente, di dare il buon esempio. Pensa, quando ero umano mi arruolai
nell’esercito – avevo diciassette anni, ma mentii perché quello era il mio
sogno, e comunque dimostravo più anni di quanti ne avessi in realtà – feci subito
carriera perché sapevo… piacere alla gente. Secondo i miei avevo carisma, che
poi si è evoluta nel mio potere quando sono diventato un vampiro. Divenni il
maggiore più giovane del Texas, nonostante l’età fittizia; ero compiaciuto di
questo mio ascendente sulle persone, di questo mio controllo. In un certo senso
mi aggradava. Poi, un notte, mentre mi dirigevo a Galveston (avevo l’ordine di
far evacuare donne e bambini) incontrai tre donne. Beh, tre vampire”
“Le tue creatrici” sussurrò Bella
Era del tutto persa nel racconto. Fissava Jasper come se
stesse vivendo in prima persona la sua storia, come se potesse vederne il
filmato. Che in fondo, era quello che stavo facendo io; rivedevo il passato di
Jazz nella sua mente, provando e sue stesse sensazioni. Un’esperienza
meravigliosamente inquietante.
Jasper annuì. “La vampira che mi morse si chiamava Maria”
proseguì “Lei tentava di radunare un… esercito”
A quel punto, Bella scatto in piedi, fissando mio fratello
con uno sguardo stupefatto. “Tu hai combattuto in una delle guerre che
sconvolsero il Sud?” boccheggiò “Quelle che rischiarono di rivelare la nostra
esistenza solo per la bramosia di sete di alcuni vampiri? Eri un loro soldato?!”
La fissammo sorpresi.
“Conosci la storiografia dei vampiri?” domandò Alice
fissandola
Bella parve riscuotersi e tornò a sedersi, lo sguardo scuro.
“Non tutta. Solo… i passaggi più importanti” rispose “Quelli che i Volturi
volevano che sapessi, per impedirmi che li commettessi anche io…. So che le
guerre nel Sud li portarono a intervenire più volte per proteggere il nostro
mondo, e che ci furono scontri violentissimi. È severamente vietato ad ogni vampiro
creare un esercito di proprio simili. Solo i Volturi sono autorizzati a tenere
una guardia”
Jasper annuì. “Precisamente” disse “Ma vedi, al Sud questo
genere di guerre esistono ancora. Solamente, oggi si fa in modo di passare…
inosservati. Meno vampiri, meno attacchi, meno danni. Ma ai miei tempi non fu
così.
“Quando entrai nell’esercito di Maria diedi subito prova del
mio valore. Fui l’unico dei compagni creati con me a resistere fino alla fine
con solo delle cicatrici. Ma anche li feci una rapida ascesa, divenendo secondo
solamente a Maria. Passai con lei l’equivalente del tempo che Edward trascorse
con Carlisle. Solo che, beh… mentre mio fratello imparava a dominare la sua
natura, io combattevo e mi nutrivo di innocenti. Ma più andavo avanti con questa
routine, più avvertivo qualcosa che mi sconvolgeva. All’inizio non ero
consapevole dei miei poteri, il mio unico scopo era combattere, ed infondo era
quello per cui pensavo di essere nato. Solo dopo molto tempo capii che
l’eccitazione che sentivo quando scendevo in campo non era la mia, ma era di
quei miei compagni inesperti e giovani che vedevano nello scontro la
possibilità di gloria e fama; il fastidio che provavo quando mi nutrivo delle
mie prede non era mio, ma era il riflesso della loro paura, che mi faceva lasciare
il mio pasto a metà. Caddi in depressione, e a Maria non servivo se non ero nel
pieno delle mie forze. Così, dopo qualche tempo me ne andai insieme a due miei
compagni.
“Ben presto però mi distaccai da loro. Rimaneva sempre il
problema della mia nutrizione, non sapevo come fare per calmarmi, per trovare
pace.”
Il suo sguardo si spostò automaticamente su Alice, e si
sorrisero in un modo così felice, così intenso e profondo che dovetti
distogliere lo sguardo. Era troppo forte il loro legame. Se non avessi visto
con i miei cocchi un simile sentimento non avrei detto che potesse mai esistere
una cosa tanto splendida.
All’improvviso, mi sentii solo. E li invidiai.
“Fu in quel momento che comparve il mio piccolo miracolo
personale” disse Jasper senza distogliere lo sguardo dalla sua compagna “Un
piccolo tornado dai capelli corvini.
“Ero a Filadelfia, e infuriava una brutta tormenta. Mi
intrufolai in una bettola in cerca di riparo, e lì percepii uno profumo diverso
da quello umano. Un mio simile. Mi guardai attorno in guardia, pronto a un
attacco; sai, oltre ai miei due amici gli unici vampiri con cui mi ero
confrontato erano quelli sui campi, quindi non ero abituato a intrattenere
rapporti di altro tipo con i miei simili”
“Eppure non ti sei dimostrato proprio così inesperto, eh?”
sogghignò Emmett. Jasper lo colpì sulla testa, mentre noi ci lasciavamo andare
a una risata liberatoria.
“Alice non sembrò turbata dal mio atteggiamento aggressivo,
né tanto meno dal mio aspetto” proseguì Jasper con un sorriso di trionfo – Emmett
infatti si stava massaggiando un braccio, apparentemente dolorante. Ridacchiai
– “Saltò giù dallo sgabello e mi venne incontro, sorridendo. Mi rannicchiai,
pronto ad attaccarla, ma la osservai rapito. Mi apparve bella, molto più di
Maria, ma furono le sue emozioni a colpirmi di più. Erano intense, amichevoli,
calde. Mi chiamarono a sé come una calamita.
“Mi hai fatto aspettare parecchio” mi disse con un sorriso”
“E tu, allora, da bravo gentiluomo del Sud ti sei
raddrizzato e hai chinato il capo, rispondendomi “Mi dispiace, signorina””
Alice sorrise al ricordo
“Tu mi offristi la mano e io la presi senza pensare a ciò
che stava succedendo” continuò Jasper che non aveva occhi che per Alice “Mi
sembrò normale, giusto che mi
comportassi così. E nella tua persa avvertii qualcosa. Una sensazione mai
provata prima, nuova e unica. Per la prima volta, capii che mi era stata
offerta una seconda possibilità. Che la speranza aveva raggiunto anche me”
Si contemplarono a vicenda per un’eternità, perdendosi nelle
iridi chiare del proprio pater. Li lasciammo bearsi per qualche minuto, poi
Rosalie tossicchiò per richiamare Jasper.
“Oh, perdonatemi. Cosa stavamo dicendo?” tossicchiò Jasper
imbarazzato
“Dei tuoi tentativi di flirt falliti solo perché sei un incapace,
e di come poter aiutare Bella” riassunse Emmett, sedendosi accanto a Rosalie
per evitare un altro pugno di Jazz
“Inutile che cambi posto, poi ti picchio lo stesso” sibilò
lui
“Oh, pauuura!”
“Dopo quella sera viaggiammo insieme per due anni, iniziando
a nutrirci come i Cullen” spiegò Alice gentilmente “Non ci lasciavamo soli un
momento. Anche io avevo i miei fantasmi da sconfiggere, e insieme ci facevamo
forza a vicenda” Sorrise dolcemente “Una volta nei pressi di Seattle ebbi finalmente
una visone chiara sui Cullen, e ci catapultammo qui”
“O per meglio dire tu
trascinasti Jasper fuori dall’albergo in cui eravate e lo trasportasti di malo modo
da noi” precisai
“Ehi, storia mia, racconto io” protestò lei “E poi tu
neanche c’eri, perciò fammi raccontare a me”
“Non c’eri? Come mai?” chiese Bella
“Ero a caccia con Emmett” le risposi
“Carlisle andò ad aprire sorpreso nel sentire la porta
suonare – nessuno conosceva precisamente la nostra ubicazione – e rimase ancora
più sorpreso nel ritrovarsi un folletto su di giri e un vampiro soldato
dall’aria spaesata sull’uscio di casa” disse Rosalie scuotendo il capo “Alice
lo salutò chiamandolo per nome e baciandolo su una guancia, per poi entrare
danzando e raggiungere me e Esme in salotto, sempre chiamandoci per nome e ignorando
le nostre facce stupefatte. Ovviamente, quando saltarono furori anche i nome di
Edward e Emmett pensammo per un attimo che li avessero attaccati”
“Ma come avremmo potuto, erano i nostri fratelli!” protestò
Alice
“E finalmente Alice si degnò di darci qualche risposta di
senso compiuto” continuò Rosalie “Ci raccontò la loro storia e ci disse dei
loro poteri, e questo risvegliò in Carlisle il lato scientifico. E poi, beh,
quando chiamò lui ed Esme Papà e Mamma, beh, come poter non accoglierli?”
Ghignò. “All’inizio non mi fidai, ma quando Alice mi chiese
aiuto per scaricare la roba di Edward in garage capì che era una grande”
“Hai rubato la stanza a Edward?” chiese Bella
“Oh, sì” risposi “Al mio ritorno la ritrovai seduta sul mio
divano – in garage – ad attenderci con un sorriso sornione sul volto. Mi disse
“Bentornati dalla caccia, fratelli, io sono Alice. Io e Jasper ci siamo uniti
alla vostra famiglia. Ah, Edward, spero che non ti dispiaccia se ti ho preso la
camera, la vista è la migliore. Questa è la tua roba, se ti sta bene puoi anche
dormire in garage, altrimenti sistematela in un’altra stanza”, e ovviamente se
ne andò, seguita da quel altro degno fratello del demonio che l’aveva già fatta
entrare nelle sue grazie”
Lanciai un cuscino a Emmett, che rideva al ricordo. “Quel
giorno capii che finalmente era arrivato qualcun altro a darmi man forte per
scuotere quella mummia di Edward!” disse lui
“Ovviamente, dopo che Edward esaminò le nostre menti e
allontanò il dubbio che noi fossimo pericolosi tutti iniziarono a trattarci
come se fossimo sempre stati dei loro” proseguì Jasper “Alice sembrava essere
completamente a suo agio, mentre io mi sentivo fuori luogo. Il calore che dava
quella famiglia, la sensazione di complicità che sentivo provenire da loro, e
mano mano anche da Alice, mi disorientavano. Non le riuscivo né a comprendere
né a farle mie. Era passato troppo tempo da quando mi ero ritrovato a far parte
di una vera famiglia. Inoltre, non riuscivo ancora a digerire questa faccenda
della dieta vegetariana. Oh, tentavano di aiutarmi, ma il mio orgoglio mi
portava a sfidare chiunque mi tendesse la mano. Ero troppo diffidente.
“Finii con l’allontanarmi da tutti. Arrivai a scontrarmi
persino con Alice, credendo che mi avesse abbandonato. Me ne pentii amaramente,
all’istante. Non riuscivo a capire che tutto quello che facevano lo facevano
per me. Mi sembrava un concetto così… assurdo. Inoltre, il mio stupido orgoglio
mi portava a ferire anche con le parole tutti i membri di questa famiglia. La
cosa andò avanti per un bel po’, fino a che non decisero di farmi ragionare”
“Io, Emmett e Edward ci scontrammo con Jasper” spiegò Alice
“credo che sia stata l’unica volta che l’abbiamo picchiato seriamente. Ma non
riuscivo a sopportare più la sua vista sofferente, stavo impazzando. E lui con
me, visto che leggeva il mio dolore e si allontanava ancora di più. Così ho
chiamato i rinforzi”
“Mi picchiarono per bene, e intanto mi parlavano” ridacchiò
Jasper “Parlavano di unità. Di famiglia. Tutti concetti assurdi, per me. Ma
alla fine, cedetti. Anche perché, e questo lo ammisi solo molto tempo dopo, mi
ero davvero affezionato a loro. Avevo trovato la mia famiglia, ma avevo paura
che un giorno si allontanassero e mi abbandonassero perché ero debole”
“Che idiota!” commentammo tutti meno Bella
“Lo so” rise lui “ero un idiota!”
I suoi occhi d’oro si fermarono su Bella, gentili. “Vedi,
vorrei evitare che si arrivasse anche con te allo scontro, perché nessuno di
noi qui vuole alzare anche un solo mignolo su di te, Bella. Ma non vogliamo
neanche vederti sparire dalle nostre vite. Quindi, credo di parlare a nome di
tutti quando ti chiedo di non fare mosse avventate come quella di fuggire,
perché non sarebbe una cosa saggia. Potresti farci rischiare l’infarto, sai?”
“Inoltre, il consiglio che ti vogliamo dare, il più
importante, forse, e di parlare con noi” disse Emmett “Non tenerti tutto
dentro, piccoletta, divulga le tue paure con la tua famiglia. Sai come si dice,
un incubo fa paura quando lo conosci solo tu, ma se lo racconti a più persone
non sarà più così spaventoso”
“E poi, a prescindere dal fatto che tu voglia dircelo o
meno, sappi che in questa famiglia i segreti sono aboliti” dissi con un sorriso
“Certo, con te il mio potere non funziona, ma ci impegneremo tutti e sette per
non lasciarti più sola un istante”
“E comunque, Bella, ricordati che c’è il giochetto del Vero
o Falso” sogghignò Alice
“Sai che noi possiamo essere molto persuasive” aggiunse
Rosalie
“Va ben, va bene, va bene, vi dirò sempre tutto, a patto che
mi difendiate da queste due pazze sadiche maniache del solletico!” esclamò
Bella saltando verso la porta
“Che succede, Bella? Perché urli?” chiese Esme entrando
allarmata
“Perché mi ritrovo per sorelle due psicopatiche” tremò lei
con un sorriso, nascondendosi dietro di lei
Ridemmo in coro, felici che almeno per ora si fosse calmata.
*
Alzai nuovamente lo sguardo sul soffitto, per poi
riabbassarlo esasperato.
Sarà stata la trentesima volta in venti secondi che fissavo
l’intonaco bianco intorno al lampadario della cucina provando a scacciare dalla
mente quella vocina che mi ordinava di salire le scale.
Fallimento totale.
Sospirai, prendendomi il capo tra le mani.
“Ancora qui sei?”
“Alice” la salutai
“Mi dici che aspetti ad andare da lei?” chiese, prendendo
una sedia e sedendosi accano a me
“Sta dormendo” replicai
“Certo. Infatti il rumore di pantofole che sento sono i
topini di Cenerentola che si sono trasferiti a casa nostra” sbuffò lei
“È stanca, deve riposare” dissi “Non voglio e non devo
disturbarla”
“Tu puoi e devi parlare con Bella” ribatté lei “Devi chiarirti
con lei. E poi, Bella dovrebbe confidarsi con qualcuno; oggi avrebbe dovuto
parlare lei, non Jasper. Anche se il suo discorso l’ha aiutata parecchio”
“Non tenterà più la fuga?” chiesi, angosciato
“No. Sta tranquillo” rispose lei con un sorriso “Però vorrei
che le andassi a parlare. Temo il peggio, stanotte”
“Incubi?”. Ero già in piedi, pronto a correre da lei.
“Se non parlerà con qualcuno temo proprio di si” annuì lei
sconsolata.
Mi alzai e corsi al piano di sopra, spinto da qualcosa che
non era semplice preoccupazione, ma qualcosa che non conoscevo.
Ansia, paura, preoccupazione… tutto troppo intenso.
Mi ritrovai davanti alla sua porta, indeciso se entrare o
meno.
Con un sospiro, bussai tre volte sul legno, dolcemente.
“Si?”
“Bella? posso entrare un attimo?”
“Si, vieni pure”
Feci un respiro profondo e aprii piano la porta, sbirciando
dentro.
Mi azzardai ad entrare, richiudendomi la porta alle spalle.
La cercai con lo sguardo e la vidi dentro il suo bagno, con indosso un pigiama
color crema, intenta a spazzolarsi i lunghi capelli mori.
Si voltò a fissarmi e arrossì, posando in fretta la
spazzola.
“Ehi” mi salutò, imbarazzata
“Scusa un secondo, ora esco”
Sorrisi. “Fai con calma” le risposi, andando a sedermi sulla
poltrona
Lei annuì e afferrò un elastico, uscendo poi dal bagno.
“Ciao, Edward” disse andando verso il letto facendosi una coda
alta
“Ciao” le risposi “Possiamo parlare un attimo, Bella? O sei
stanca?”
“N-no, parliamo pure” disse, imbarazzata, sedendosi al
centro del letto
Le sorrisi, sincero. Lei ricambiò impacciata e si portò le
ginocchia al petto, abbracciandole.
La osservai. Aveva un’aria strana, sembrava timida, insicura.
Ma in fondo ai suoi occhi leggevo paura.
Aveva paura di addormentarsi, di rivivere quell’agonia ancora troppo vivida nei
suoi ricordi. Non voleva dormire, ecco perché era ancora sveglia. Non voleva
affrontarla.
Mi si strinse il cuore.
Benché si stesse evidentemente sforzando di contrastarla, ne
era ancora terrorizzata. Non era ancora del tutto sicura di poterla affrontare
di nuovo, e soprattutto di poterla vincere.
Era così… incredibilmente fragile.
Così incredibilmente bella.
Tossicchiò, imbarazzata, dondolando leggermente avanti e indietro.
“Allora, Edward, volevi parlarmi di qualcosa?” chiese,
gentilmente
“Volevo scusarmi con te” le dissi, fissandola intensamente
“Anche se penso che le scuse non siano sufficienti, nel mio caso. Sono stato
uno stupido. Non peggio, sono stato un idiota. Ti ho fatto soffrire, ti ho
fatto star male. E ti ho… ti ho costretto ad affrontare una prova che… che…”
Per la prima volta mi ritrovai in difficoltà con le parole.
Non riuscivo a spiegarle, non riuscivo a capire neanch’io perché mi stessi
comportando in quel modo.
Cosa mi stava succedendo?
“Basta, Edward. Basta,
per favore”
La fissai sorpreso. Isabella aveva chiuso gli occhi, prima
fissi sulla finestra, e sembrava stesse per scoppiare a piangere.
“Non dire più niente. Te ne prego” mormorò “Tu non hai…
nessuna colpa. Davvero”
“Si, invece” ribattei. Mi alzai dalla poltrona e mi andai a
sedere accanto a lei “Bella, è stata colpa mia se ti è capitato tutto questo.
Sono stato io che ho causato ciò. Se non avessi…. Se non mi fossi comportano in
quel modo… se non mi fossi comportato in maniera odiosa, con te, niente di
tutto ciò ti sarebbe accaduto. Ti avrei accompagnato a caccia, ti avrei
impedito di… ti avrei protetta, Bella. E invece per un mio stupido errore…”
Strinsi la mano a pugno, frustrato.
Era colpa mia. Colpa mia.
La mano di Bella si chiuse gentilmente intorno alla mia,
calda, leggera.
Sollevai il viso e la osservai.
Mi studiava con un velo di tormento negli occhi d’oro,
tenendo ben stretta la mia mano tra le sue.
“Non… dirlo” sussurrò “Non rimproverarti, Edward. Tu non hai
fatto nulla”
“Bella, io…”
“No, Edward. Tu niente” mi zittì decisa “Tu sei stato
gentilissimo con me, e te ne sono grata. Hai fatto di tutto per farmi sentire a
mio agio. Posso capire che tu a… a un certo punto ti sia stufato di farmi da
balia”
Chiuse gli occhi e volse la testa di scatto.
Io ero incredulo. Io stufato?
Di lei?
Ma cosa le passava per la testa?
“Isabella Swan” la richiamai, costringendola a voltarsi e a
fissarmi negli occhi “Non avrai davvero pensato che io mi sentissi in dovere di
mostrarmi benevolo nei tuoi confronti, vero?”
Arrossì, chinando lo sguardo. “Io non sono speciale. Non
ho…”
“Smettila, Isabella” la bloccai “Tu non puoi continuare a
vivere vedendoti come i Volturi vogliono che tu ti veda. Devi capire, anzi no,
devi sapere che… splendido, meraviglioso angelo che sei. E non pensare mai, mai
più che io passi del tempo con te perché mi sento in dovere di farlo, chiaro?”
Chinò il capo e annuì mestamente; nei suoi occhi luccicavano
lacrime di commozione.
Sospirai, e preso da uno strano impulso la strinsi a me.
Sussultò sorpresa, ma non si allontanò.
La mia povera, dolce Bella… come potevo farle capire chi era
in realtà?
“Come fai a credere a una stupida bugia, Bella?” le chiesi tentando
di essere più dolce possibile
Sapevo che ciò che aveva subito era troppo profondo, troppo
radicato in lei perché con due semplici parole potesse svanire, ma ci avrei
provato. Piano, piano, con pazienza.
“Io non… non sono speciale” mormorò “Sono mediocre. L’unica
cosa che… che so fare è… distruggere” Tremò.
“Non è vero, e tu lo sai” le dissi “Se sapessi solamente
distruggere non saresti qui a parlare con me, no?”
“Si, ma io… io non ho un posto al mondo, Edward” singhiozzò,
lasciandosi andare “Tu qui hai una casa, una famiglia, una vita felice. A me
tutto ciò è precluso. Io non lo merito”
“Perché mai?” sussurrai “Tu meriti questo e molto di più,
Isabella. Chi crede il contrario è solamente uno stupido”
“Edward, io…” s’interruppe, indecisa se continuare o meno
“Tu?”
“… non posso permettermi il lusso di crederti”
Mi immobilizzai, teso e spaventato.
Isabella mi strinse spasmodicamente a sé, iniziando a
piangere; ricambiai la stretta, dolente.
Cosa c’era veramente che non andava?
“Perché dici questo?” le chiesi. La mia voce mi uscì
strozzata
“Perché… beh, perché innanzitutto non me lo merito”
singhiozzò, addolorata
“Bella…”
“Ma poi c’è… un motivo. Più importante” continuò “Io non
posso… affezionarmi a voi”
Una pugnalata mi trapassò il petto.
Uccidendo.
Ecco cosa stavano facendo le parole di Bella. Mi stavano
uccidendo.
Stavolta non mi avrebbe curato, visto che era proprio la mia
medicina a uccidermi.
La sua presa attorno al mio collo si strinse, ma la mia si
fece lenta.
Questo non poteva pensarlo davvero. Questo non poteva averlo
detto.
Le avevo davvero fatto così male da meritarmi un simile
trattamento?
“Edward! Edward,
per favor, ascoltami!” mi implorò in lacrime
La sua voce disperata mi fece lo stesso effetto di sempre.
Non potevo lasciarla soffrire così, nonostante il dolore che mi aveva procurato
mi stesse facendo perdere la ragione. Il senso di protezione che sentivo nei
suoi confronti era più forte di qualsiasi altra cosa.
“Che…che intendi?” boccheggia, con un filo di voce
“I-io… io non do-dovrei… io sono un-un’ego-egoista”
singhiozzò
“Che cosa stai dicendo, Bella?” le domandai
“Io so… lo so che non dovrei… so bene che… che non posso…
affezionarmi a voi… a nessuno di voi…” balbettò tra i singhiozzi “Perché…
perché… quando verranno… vi faranno… del male…e non voglio… non lo
sopporterei…”
“Chi? Chi verrà? Quando?”
Isabella mi fissò negli occhi, il voltò irrigato da scie
salate. “I Volturi”
Rabbrividii con lei al suono di quel nome, e mi affrettai ad
abbracciarla, protettivo.
“Lo sai che verranno.… sai che verranno a prendermi…”
singhiozzò, terrorizzata
“Glie lo impediremo” sussurrai, tentando di calmarla
“Vedrai, noi…”
“No!” esclamò, spaventata, prendendo i lembi della mia
camicia “Ecco, vedi? Vi sto… già mettendo nei guai… io non sarei dovuta venire…
non dovevo….”
“Perché, Bella?”
“Edward, se… se io mi rifiutassi di… di seguirli… che cosa
pensi che farebbero?” mi domandò
“Io non… lo so”
Non potevano fare ciò che pensavo. Non ne avrebbero avuto
nessuno diritto. Non potevano farlo…
“Vi attaccherebbero” singhiozzò Bella, stringendo la mia
maglietta con forza “Pur di riportarmi con loro… arriverebbero a… a…”
Stinse gli occhi e non proseguì. Sapevo che cosa aveva
taciuto.
Pur di riprendersela, ci avrebbero uccisi. Fino all’ultimo.
“Non dovevo venire qui. Mi dispiace” pianse “Vi ho messo in
pericolo. E non posso… non posso salvarmi. È colpa mia, solo colpa mia…”
“No. Non è vero”
Non poteva incolparsi di questo. Non poteva pensare che il
meraviglioso miracolo che aveva compiuto venendo a vivere con noi fosse una cosa
sbagliata. Perché era ciò di cui tutti noi avevamo bisogno..
Ciò di cui io avevo bisogno.
La mia luce.
Il mio angelo.
La mia Bella.
La strinsi a me e la cullai, tentando di tranquillizzarla.
“Ssh, Bella, ssh” le sussurrai, tentando di trasmetterle
pace “Non devi avere paura di questo. Non preoccuparti. Quando i Volturi… se i Volturi arriveranno, lo sapremo
molto prima. Abbiamo Alice, ricordi? E insieme, ci trasferiremo tutti da un’altra
parte….”
“No!” esclamò “Edward, non potrei mai vivere in pace sapendo
che vi ho costretti a rinunciare alla vostra vita per proteggere me! Non lo
sopporterei! Voi qui….”
“E pensi che noi ti permetteremo ai Volturi di portarti via
da noi, quando ormai fai parte della nostra famiglia?”
“Non voglio che… corriate un simile pe-pericolo per me…”
“Beh, lo correremo, invece”
“Non ca-capisci, Edward? È pro-proprio quello che vogliono!”
esclamò spaventata
“Aro è a-alla conti-nua ricerca di… nuovi capi… per ampliare
la s-sua co-collezione” mormorò piangendo “Pensi che… che se ve-venisse a
conoscenza delle… tue doti o di quelle di Alice o Jasper… vi lascerebbe andare
co-così facilmente? Vi vor-verrebbe per sé. E se… se mi proteggeste…
aggravereste… la vostra situazione. E io nono voglio…”
Mi strinse a sé, nascondendo il volto del mio petto. “Io
tengo troppo a voi per rischiare di condannarvi alla mia stessa sorte!” esclamò
disperata “Non posso, non ci riesco… so che non dovrei… so che dovrei essere
f-forte… non coinvolgervi… ma non ri-riesco a ri-rinunciare a voi… sono
un’egoista”
Chiusi gli occhi e l’abbracciai forte, sdraiandomi sul
letto.
Lei si raggomitolò vicino a me e mi strinse.
Basta, basta, basta… cosa ti avevano fatto, angelo mio? Chi
era il demone che ti aveva fatto patire le pene dell’inferno per un suo
capriccio? Come si erano permessi tanto?
Non piangere più, Bella, mai più.
Devi essere sempre felice. Te lo meriti. Farò di tutto pur
di permettere di vivere in armonia.
Ti proteggerò sempre da tutto e da tutti.
Sarai libera.
Ma tu smetti di piangere.
Sorridimi.
Te ne prego.
“Sono sola, Edward…” sussurrò dopo molto, quando i suoi
singhiozzi si furono placati “Alla fine di tutto, mi ritrovo sempre sola… le
persone a cui tengo sono le prime a sparire…”
“Tu non sei sola, Bella” mormorai, accarezzandole la testa
“Ci sono io qui con te”
Chiuse gli occhi e deglutii, con un timido sorriso che le
increspò le labbra piene.
“Lo so…” sussurrò “E sebbene ho paura per te, non riesco ad
essere così egoista da lasciarti andare…”
Gli occhi le si chiusero e il suo corpo si fece pesante.
Dormiva. Finalmente dormiva.
Sorrisi, spostandole una ciocca di capelli da davanti al
viso.
“E io sono contento che tu sia egoista, Bella” sussurrai,
lasciando che il sonno le concedesse la pace che meritava.
Angolino - ino- ino:
Dal prossimo capitolo di riprende in chiave comica!
Sarà dedicato soprattutto ai fratelli Cullen, e ci saranno
momenti dolci tra Edward e Bella. Spervo continuate a seguirmi in...
UNA "NORMALE" SERATA IN FAMIGLIA!!
Un kiss dalla piccola Usagi
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Capitolo 17 *** Una normale serata in famiglia! ***
Bella vampire 17
Ben ritrovati! Scusate la lunghissima imperdonabile assenza,
ma ho avuto il mio bel da fare! Ma non preoccupatevi, sono tornata e vi
propongo un capitolo lunghetto che spero vi sia gradito! E stavolta, ci saranno
grando risate e anche qualche momento dolce... a voi!
Tokiotwilighters: Grazissime! E non
dubiterai che non adori le tue ff, vero? Sono strepitose, e non sminuirti! Ps. Per
la statua... tre millimetri saranno più che sufficienti!
MimiMiaotwilight4e:
razie!
Cntenta che Jasper s apiaciut, ho sempre creduto che lui fosse osì, più “spontaneo”
quando gli si da modo di aprirsi. Lo so, Edward è innamrat perso, ma ci vorranno
unbel poì di capitoli prima che... e per i Volturi, beh, arriveranno. Kiss!
Fin Fish: Ciao tesoro!
Scusascusascusa per la lunga attesa. La scena iniziale ti è piaciuta davvero? Grazie.
Invece, ho trovato davvero gratificante scrivere la scena tra Ed&Bella. Prima
che però lei impari a leggere tra le righe, beh... penso che il leggero shock
ke i fratelli hanno subito sarà sparito da un pezzo. Anche a te piace davvero
la storia di Jasper? È anche uno dei miei momenti preferiti. Spero di non aver
esagerato nel renderlo troppo socievole.
RockAngelz:
Io
non trovo le parole per ringraziarti della tua stupenda e graditissima
recensione. Scusa se però non aggiorno così frequentemente come tu speri, ma
spero che con le tue doti di veggente abbia previsto questo aggiornamento! ;)
mylifeabeautifullie:
Grazie
infinite! Ti è piaciuto Jasper, eh? Sn contenta!
Helen
Cullen: Ciao Elly! I sogni sui gemelli Carlisle continuano? ;) Sono
arcifelice che il mio Emmett riscuota davvero tanto successo, mi rende
orgogliosa di lui! E anche Jasperino, poveraccio, che ne ha passate tante...
solamente una come Alice poteva trovare. E per fortuna che c’era lei a rendere
più leggera l’atmosfera nella “Riunione della Sacra Loggia”, che era un po’ trp
plumbea... e a dire a Ed di muoversi a correre da Bella! Spero ti goda anche
questo!
Lavinne:
Beata
Bella che ha il suo Edward! Io venderei l’anima per un ragazzo come lui, che
oltre ad essere perfetto mi ama anche incondizionatamente e per l’eternità...
ah, il mio Sunsilk Bellezza Seducente... Cmq, per la Traduzione dei nomi,
hai ragione, Carrello è inimitabile. Ma con Emmett e Jasper che è uscito fuori?
XD Me curiosa!
Silver_Alchemist:
Mr
Sunsilk sta tentando di capire che cosa gli succede... con scarsi risultati!
U___U I suoi fratelli non lo sopportano più, non sanno come svegliarlo. Jasper
è davvero molto pucci, hai ragione!
Picci151:
Le
sorelle Cullen sono dolcissime, ovviamente, ma molto, mooolto pericolose,
soprattutto insieme! Si, Jasper comprende bene il tormento di Bella, anche se
non appieno, e quindi tnta di fare tutto ciò che può per aiutarla a dimenticare.
È anche per via della sua esperienza di “Baby-sitter” ai neonati. Ha un istinto
molto paterno!
Wind:
Grazie!
Ancora mi segui? Non l’avrei mai immaginato! Grazie!
BlackIceCrystal:
Welcome
in our big crazy family! Ciao! Sono contenta che ti piacciano sia la storia sia
i capitoli, e sono arcifelice che con qst ff ti faccia adorare ancora di più i
Cullen. X bella e Edward, ripeto, saara un pochino lenta al’inizio, e per i
volturi.... beh, si, qualcosina.... ;)
Kaida
Seleny: Grazie tesoro! Ma le tue domande non tenertele per te, dimmele!
MI fa piacere che i miei angeli mi espongano le loro teorie. Magari mi dai
anche qualche spunto... J
Princesseelisil:
Fede,
davvero trovi che siano così carini? Grazie! Ma assomigliano vagamente a qll del
libro? Bah!
miki18:
Grazie!
Mi dispiace però deluderti, ma per la Sacra
Coppia dovràà aspettare parecchio! Grazie per i tuoi
meravigliosi complimenti, tvtrpb. Ti adoro!
Railen:
Anche
tu adori Jasper? Ti piace davvero questa mia versione di Jazz? Grazie! Ma le
seghe mentali continueranno, continueranno, continueraaaaaaanno! Scs, sto
guardando i Simpson! E i mafiosi, beh... forse Alice....
camy00: Welcome in our big
crazy family! Grazie! Spero continuerai a stare con noi!
Minako
chan: Senti, ma insomma, quando ti chiedo di starmi a sentire sbuffi e
poi mi fai i complimenti?! Ma che razza di sorella sei?! Sai il perché si fanno
tutti i problemi. Ma sn contenta che ti piaccia! Bacioni da qll con cui condividi
la stanza, la casa, la vita....
Bella’s pov.
Da quel giorno in poi, tutto sembrò andare per il verso
giusto.
Strano ma vero, per la prima volta in vita mia mi sentivo
felice. Completa.
Più tempo trascorrevo con i Cullen, più la mia felicità
saliva alle stelle. Tutti loro si affaccendavano per la casa coinvolgendomi in
tutto ciò che stavano facendo, in primis Alice e Rosalie. Non mi lasciavano sola un istante, inventandosene sempre una
nuova per passare del tempo insieme. Per graziai divina esistevano Carlisle ed
Esme!
Ero raggiante anche per altri motivi.
Per la prima volta mi sentivo veramente libera di poter
vivere la mia vita.
Isabella non si fece più viva, sebbene qualche volta, quando
ero sola a casa, la mattina, il ricordo del nostro ultimo scontro tornasse
vivido nei miei ricordi. Ma mi bastava ripensare alla conversazione che avevo
avuto con Jasper, ma soprattutto a quella con Edward perché le tenebre
svanissero, lasciandosi dietro la più fulgida delle luci.
Ripensavo e ripensavo a ciò che ci eravamo detti quella
sera. Era tutto così… sbagliato.
Edward doveva essere spaventato, persino disgustato da ciò
che gli avevo detto. Mi avrebbe dovuto cacciare a calci per aver messo in
pericolo la sua famiglia, per avergli scombussolato la vita.
Invece mi aveva… rassicurato.
Mi aveva fatto coraggio, mi aveva asciugato le lacrime ed
era rimasto al mio fianco. Non avevo mai provato un calore così intenso come
quello che avevo avvertito quella notte. E nonostante le lacrime, nonostante il dolore e nonostante
la paura che avevo provato, non potevo far a meno di sorridere ogni volta che ripensavo
alla sua voce, alle sue parole, ai suoi abbracci.
Era rimasto con me.
Era rimasto per
me.
Chiudevo gli occhi e rivivevo gli istanti di quella dolce,
incredibile serata. Erano caduti quasi tutti i muri, quel giorno.
Le sue parole mi risuonavano melodiche nelle orecchie,
scendendo poi giù verso il mio cuore come gocce di lava incandescenti;
emanavano un calore immenso, luminoso, brillante.
Gli dovevo tutto. Lo conoscevo da pochissimo, ma già sentivo
di dovergli tutto.
La mia felicità, la mia vita, la mia tranquillità… era tutto
merito suo, e delle serate che trascorrevamo a parlare.
Non potevo più farne a meno. Quando ero sola, la mattina, a
casa Cullen, ripercorrevo con la mente le ore che passavo con loro, in
particolar modo di quelle trascorse in compagnia del mio angelo.
Mi beavo della sua immagine, rivivendone le emozioni,
riascoltandone le parole, immaginandomi di…
“Ok, Bells! Ora basta!” mi rimproverai ad alta voce,
riaprendo gli occhi
Scossi il capo avanti e indietro un paio di volte,
rimettendomi seduta. Dovevo allontanare quei pensieri. Provocavano solo guai.
Ed era l’ultima cosa che volevo creargli.
“Confine” ribadii a me stessa, decisa “Niente sogni a occhi
aperti. La promessa. Prima Edward”
Sentii una stretta all’altezza del pezzo, ma decisi di non
badarci.
L’avevo promesso. L’avevo giurato a me stessa. Avrei fatto di tutto purché la mia nuova famiglia vivesse
bene e non mi considerasse un peso.
Perché Edward trascorresse i suoi giorni accanto a me
sereno, senza sentirsi in dovere di accudirmi o badare a me. Volevo che fosse
felice.
E speravo che, una volta giunto il momento, non commettesse
sciocchezze.
Se i Volturi gli dovessero fare qualcosa, io…
Mi alzai dal divano e mi stiracchiai, andando alla finestra.
Osservai curiosa il bosco, vedendo una piccola volpe sfrecciare via tra i
cespugli verso il folto degli alberi.
Chissà fin dove arrivava il terreno dei Cullen; bah, l’avrei
chiesto a Carlisle o a Esme una volta che fossero tornati a casa.
Avrei tanto voluto fare un giro per i boschi, ora che ero
certa che non correvo il rischio di morire a causa di un attacco di un orso o
più probabilmente di una radice sporgente, ma mi trattenei, visto che tra circa
tre secondi mi…
Drin! Drin!
“Appunto!” sospirai, alzando gli occhi al cielo
Ogni volta che avevano un momento libero, i ragazzi avevano
preso l’abitudine di mandarmi un messaggio, o, nella pausa pranzo, di chiamarmi
per “Starmi Vicino e Non Farmi Sentire Troppo Sola”, come aveva detto Alice.
Fissando gli occhi d’ambra di Edward, però, avevo capito che
c’era qualcos’altro; la sua espressione era troppo tormentata, troppo tesa per
essere veramente credibile. Dovevo averli terrorizzati parecchio.
Forse avevano paura che tentassi la fuga.
Avevano ragione.
Io ero un pericolo mortale per loro. Dovevo assolutamente
andarmene, allontanarmi da quella famiglia stupenda, pura. Dovevo preservarne
la pace, la felicità che meritavano, e dalla quale ero esclusa.
Nonostante Edward mi avesse detto che ciò che pensavo era
una bugia, che io facevo parte della loro famiglia, non mi sarei mai permessa
di fargli correre un pericolo grande come quello dei Volturi.
Ma avevo troppo bisogno di loro per scappare.
Il mio egoismo mi faceva rimanere inchiodata al mio posto
ogni volta che uscivo dalla casa con l’intenzione di andarmene. Fissavo con le
lacrime agli occhi il bosco di fronte a me, pregando, implorando le mie gambe
di correre, di allontanarsi da loro per tenerli al sicuro, ma non rispondevano.
Ero come immobilizzata al mio posto, e i loro volti sorridenti mi scorrevano davanti
agli occhi.
Era una visione troppo allettante perché potessi resisterle,
così mi ritrovavo in casa ad attendere il loro ritorno con un sorriso mesto.
Non so se ce l’avrei mai fatta ad allontanarmi dai Cullen.
Ormai ero dipendente da loro.
Da lui.
Presi il cellulare nero e risposi.
“Pronto?”
“Bella! Quanto tempo,
eh?” scherzò Emmett ilare
“Eh, si. Saranno almeno due o trecento anni che non ti fai
sentire, Emmett. Così non si fa” ridacchiai “Come ti è andato il compito di
lettere?”
“Una passeggiata”
rispose arzillo “L’ho finito in cinque
minuti, e poi ho passato il resto dell’ora a giocare a tris con Jasperino, qui”
“Ho vinto centosettantatrè
partite su centosettantacinque” mi informò quest’ultimo visibilmente
soddisfatto “Due glie le ho fatte
vincere, sai che sono un tipo magnanimo”
“Sigh, sono proprio
negato per quel gioco” piagnucolò Emmett, depresso
“Su, vedrai che ci saranno altre occasioni, altri compiti in
classe” tentai di rassicurarlo trattenendo le risate
“E ti batterò ancora,
e ancora, e ancora” ghignò malefico Jasper
“In cosa?” chiese
Rosalie
“A tris” rispose
Jasper “Stavo informando Bella della mia eclatante vittoria su tuo marito”
“Tesoro mio, sei
proprio negato per quel gioco” sospirò lei
“Allora, Bella”
disse poi “Monotona la mattinata?le ignorarla. re e solo la
seta, e tivamente l'evano mai peinamente 'o impossibile c”
“Un po’” ammisi “Come ieri, o il
giorno prima, più o meno. Mi sono vista un filmetto interessante, e ho ripreso
a leggere Cime Tempestose”
Era un regalo di Esme. Le avevo
confessato la mia passione per quel romanzo e lei me lo aveva gentilmente
regalato.
“Mattinata piena, eh?” commentò Emmett
“Ma dai, Bella, ancora non sei
andata a ficcanasare nei nostri guardaroba?!” si lamentò Alice quasi
esasperata
“Ciao, Alice” la salutai
Era tutta la settimana che Alice
mi invitava, anzi, mi ordinava di andare a sbirciare nelle loro camere, e
soprattutto nei loro armadi.
Io trovavo sempre una scusa. Non
avrei mai e poi mai violato la loro privacy visitando le loro stanze senza che
loro mi dessero un esplicito permesso, e men che mai se non erano in casa.
In tre giorni le uniche camere
che avevo visitato erano la mia, il salotto e la cucina, una sola volta però. Basta.
“Devi frugare, Bella, frugare!” rincalzò lei cocciuta “Non lo sai che è una legge sacrosanta e
divina che le sorelle si rubino i vestiti tra loro? Io stamattina, per esempio,
ti ho rubato il maglioncino”
“Lieta di esserti stata d’aiuto”
Sbuffò. “È impossibile arrabbiarsi con te, Bella” si lamentò “Sei troppo dolce”
“Grazie”
Mi accorsi con delusione che
Edward non aveva ancora aperto bocca. Strano, molto strano.
Di solito era lui il primo a
parlare, o meglio ancora a chiamarmi. Si industriava in mille modi per far sì
che la mia mattinata non fosse un mortorio, come al solito…
“Ehm, ragazzi” tossicchia, arrossendo
Come poter far notare la cosa
senza che si comportassero in maniera maliziosa e si riorganizzassero nella più
assillante agenzia di cuori solitari che esistessero? - come mi aveva confessato Edward la sera
prima, andandosene poi fortemente imbarazzato.
“Siete… a pranzo?”
“Esatto” rispose Rosalie
“Oggi c’è la pizza, se ti interessa” mi informò Emmett
“Dev’essere buona”
“Questo ce lo dirai tu lunedì” sogghignò Jasper
“Bella, scusa, avrei dovuto avvisarti prima” l’interruppe Alice “Quel tonto di Edward sta tornando a casa?”
“C-come?” chiesi, arrossendo
“Perché?”
Sentii un coro di angeli
intonare l’alleluia. La mia giornata si stava rivelando molto promettente!
“Gli ho nascosto i libri delle prossime ore” ridacchiò, perfida. Per
un momento mi sembrò di vedere i suoi occhi scintillare pericolosi nell’aria,
ma fu un istante “Edward è uno studente
troppo secchione per farsi trovare senza, così sta venendo a prenderli”
“Ah”
Alice covava qualcosa. O meglio,
i quattro fratelli Cullen stavano covando qualcosa su consiglio di Alice. Qualcosa
di tremendamente, sicuramente, terribilmente… turbolento.
Oddio. Cosa c’era veramente
sotto?
“Alice” la chiamai, sospettosa
“Perché hai nascosto i libri a Edward?”
“Idea di Emmett” disse lei discolpandosi immediatamente
“Suggerita da Jasper”
“Inventata da Rosalie”
“Proposta da Alice”
Okey, si stavano incolpando
tutti a vicenda. Adesso sì che avevo avuto la conferma che gatta ci cova.
“Dai, Bella, non ti preoccupare!” tentò di tranquillizzarmi Alice “Era solo un innocente scherzetto fatto a un
fratello troppo noioso da una adorabile e innocente sorellina perfetta! Una
cosa innocente, giuro”
“Alice, se prima non sospettavo
niente ora nutro forti sospetti su questa cosa” le dissi “Che state tramando?”
“Niente di losco, giuriamo!” disse Jasper solenne
“Jazz, dimmi la verità, per
favore”
“Cioè pensi che noi potremmo mai ingannarti o mentirti, Bella?”
chiese ferita Rosalie
Arrossii. “No! No, certo che no!
Non mi permetterei mai di dirvi una cosa del genere, solo…”
“Perfetto, allora!” disse lei “Aiuta
Edward nella ricerca, noi dobbiamo andare”
“Ma…”
“Spiacente, il tempo a nostra disposizione è scaduto. La regia ci ordina
di interrompere la trasmissione A stasera” disse Emmett
“Ciao Bella!”
Rimasi con il telefono in mano,
incapace di registrare e assimilare le loro ultime parole.
Ebbi una strana sensazione di
dejà-vu.
Non era rimasto allibito allo
stesso modo Edward, qualche giorno fa, dopo aver ricevuto una telefonata
simile?
Sospirai, abbassando il braccio.
Terminai la chiamata e poggiai il telefonino sul tavolino scuotendo il capo,
sconfitta.
Dovrò abituarmi a rimanere con il telefono in mano quando parlerò
nuovamente con loro, mi dissi, rassegnata.
Scossi il capo con un sorriso.
Qualsiasi cosa mi stessero dicendo con le loro frasi criptate, sentire le loro
voci allegre mi aveva fatto piacere. Sebbene adesso corressi il rischio di
ritrovarmi coinvolta in uno dei piani di Alice.
Un brivido naturale mi percorse
la schiena. In quei giorni sì che avevo imparato che cosa intendeva Edward
quando definiva Alice un “enorme, gigantesco e inevitabile tornado”. Non
riuscivo ancora a capacitarmi come avesse fatto a resistere per quasi un secolo
al suo fianco, essendo sempre e solo lui il bersaglio delle sue, ehm, “attenzioni”, per non parlare di quelle
dei suoi fratelli.
Era un martire!
Ridacchiai a quel pensiero.
Comunque, la “Minaccia Alice”
incombeva prepotentemente su di me, ora.
Dio, ti prego, implorai mentalmente, fa che non sia niente di esagerato. Fa che si sia contenuta. Fa che sia
veramente una cosa innocente…
Bella, ti ricordo che Alice, ma anche Jasper, Emmett e Rosalie, quando
si coalizzano tutti insieme non fanno MAI
qualcosa di innocente, disse la mia parte razionale, Figurati se stavolta la passi liscia! Lo sai che sono… si, credo che
subdoli gli si addica.
Non è vero!, li difesi, Sono
soltanto…
Si?
Sospirai. Hanno soltanto una leggera
tendenza a intromettersi nella vita altrui.
Chiamala leggera!
Distolsi la mente da questi
pensieri poco rassicuranti e mi guardai attorno, tentando di capire dove Alice
avesse potuto nascondere i quaderni di Edward.
Il salotto era immacolato come
sempre, ordinato e pulito nei canoni di Esme, e nulla faceva presupporre che
Alice lo avesse usato come luogo per la refurtiva.
Decisi di iniziare a cercare i
libri di Edward nella libreria del salotto, tanto per fare qualcosa – la noia è
davvero una gran brutta cosa!
Chissà, magari sarei riuscita
anche a trovarli.
Inclinai la testa di lato e mi
alzai sulle punte per leggere i titoli dei libri disposti ordinatamente sugli
scaffali (manuali di storia, biologia, tomi di medici e grandi romanzi della
storia della letteratura) senza una reale speranza di trovarli; non trovando
nulla, mi misi carponi e li cercai sotto i divani e i mobili.
Sbuffai rialzandomi. Alice era
furba, e per di più vampira, di sicuro non aveva neanche preso in
considerazione di nasconderli in salotto. Chissà se saremmo bastati io ed
Edward a trovarli. Molto probabilmente avremmo impiegato tutto il giorno per
cercarli...
Arrossii a quel pensiero,
scuotendo poi con energia la testa per mandarlo via.
“Concentrati Bella” mi ordinai
decisa “Niente fantasie. Pensa piuttosto dove avrebbe mai potuto nascondere
quella peste di Alice qualcosa di appartenente a Edward”
“Io stamattina ti ho rubato il maglioncino...”
“Alice!” gridai scioccata, catapultandomi in
camera mia
Non avrà davvero messo i libri di suo fratello tra i miei vestiti, vero? E
se si, in quale armadio, cassetto o ripiano?
Aprii con un tonfo la porta
della mia camera (quasi scardinandola) e mi gettai verso l’armadio con
un’espressione preoccupata. Aprii le ante di scatto e per un secondo mi mancò
il fiato, come ogni sacrosanta volta che commettevo l’errore di farlo; per
quanto mi sforzassi, e per quanto la mente di noi vampiri era nettamente superiore
a quella umana, era assolutamente inconcepibile e incalcolabile il numero di
capi che mi ritrovavo a possedere! E, piccola sorpresa dell’ultimo minuto, era
venuto fuori che quei due “angeli” delle mie sorelle avevano arricchito la mia
collezione con alcuni loro “vecchi” abiti che non indossavano più. A quanto
pareva mi avevano eletto loro piccola Barbie-cavia-da-laboratorio/ Manichino-senza-diritti-sottopagato-e-sottostimato.
Rimasi a fissare i miei... i
miei... gli abiti (non riuscivo
proprio a concepire il pensiero che quelli fossero solo miei, non l’avrei mai
accettato) per qualche secondo, poi, ricordandomi del problema più urgente, mi
riscossi e facendo appello a tutto il mio coraggio mi addentrai nella “Foresta
Oscura”, come l’aveva chiamata Emmett. Iniziai a vagare tra i vari capi alla
ricerca della refurtiva, stando ben attenta a non sfiorare nemmeno col pensiero
quella roba.
Dopo dieci minuti in cui persi
l’orientamento due volte e non trovai neanche un pezzo di carta riuscii a
trovare almeno l’uscita e a tornare all’aria aperta, a mani vuote.
Accidenti. Accidenti. Accidenti!
Ora rimaneva solo da
controllare... oh no.
No. No. No. No. No. No!
Mi scagliai verso la cassettiera
e iniziai a frugare con crescente ansia nei cassetti, recitando tutto il
rosario nella speranza che non avessero fatto quello che temevo.
Che perdita di tempo!
Mi bloccai di colpo, arrossendo
furiosamente.
Ecco, ora se fossi stata umana
avrei davvero rischiato l’infarto!
La copertina di un nero lucido
spiccava in risalto su un mucchio di miei... oddio, completi intimi!
“A... A.... ALICE!!!” gridai, in
preda ad un attacco di panico e imbarazzata più del lecito
Perché mi aveva tirato quel
brutto scherzo? Accidenti a lei, quel malefico piccolo folletto! Non le bastava
giocare con me alle bambole, ma doveva anche farmi rischiare una figura del
cavolo con Edward! Che, a proposito, stava arrivando!
Fissai il quaderno con crescente
vergogna, certa che il mio rossore ormai fosse visibile anche dalla luna;
sicuramente quella piccola peste mi stava guardando grazie alle sue visioni.
Perché, perché, perché Alice lo
aveva nascosto nel cassetto vitato ai minori di diciotto anni?!
Il nero risaltava tra pizzi,
merletti e non so che altro che non mi premurai di identificare. Accidenti!
E io che avevo giurato di non
aprire quel cassetto mai e poi mai, in nessun modo e per nessun motivo!
Deglutii rumorosamente. Dovevo
tirarlo fuori. Ma... mi vergognavo! Accidenti!
Bella, rifletti, disse il mio raziocinio, se non lo fai tu, beh... dovrà farlo Edward.
“NO!!!” urlai sempre più in
imbarazzo
Maledizione! Era questo il piano
di Alice! Accidenti a lei e alla sua parte sadica che stava sviluppando nei
miei confronti! Me l’avrebbe pagata, una volta a casa.
Deglutii nuovamente, poi presi
un bel respiro per farmi coraggio. Ora o mai più.
Alzai il braccio – che tremava
come se avessi il Parkinson – e con lentezza esasperante la immersi nel
cassetto, ad occhi chiusi; prendendolo solamente con il pollice e l’indice lo
tirai fuori con un gesto brusco e con l’altra mano chiusi di scatto il
cassetto, uscendo poi da quella stanza maledetta e rifugiandomi nel
confortevole calore del salone.
Respiravo a grandi boccate nel
tentativo di calmarmi e di riacquistare il pallore tipico dei vampiri, con
scarsi risultati; tra le mie braccia, stretto al mio petto, proteggevo il
quaderno di Edward come se fosse stato la cosa più preziosa del mondo.
“Alice…” biascicai, certa che mi
stesse vedendo “Quando… torni… non.. la scamperai… è una… promessa…”
Una volta riacquistato un minimo
di controllo, afferrai il quaderno e lo capovolsi, sgrullandolo per rimuovere
eventuali “tracce” del luogo di “ritrovamento”; per fortuna non ve ne era
nessuna.
Tirando un lungo sospiro di
sollievo mi rialzai e andai a sedermi al pianoforte, poggiando accanto a me il
mio trofeo.
Chissà chi suonava in quella casa.
Non avevo ancora visto nessuno sedervisi e suonare qualche brano. Mi appuntai
mentalmente di chiedere informazioni.
Sollevai il coperchio e rivelai
una schiera di lucidi tasti in avorio bianchi e neri, studiandoli incantata.
La musica aveva uno effetto
quasi magico su di me: mi stregava, incantandomi con i suoi vari accordi e le sue melodie più vivide, catapultandomi
in uno spazio mio e mio soltanto, dove ero libera di fare ciò che più mi
aggradava. Era un’emozione unica, e variava sempre a seconda delle musiche che
ascoltavo.
Posai delicatamente un dito sul
tasto del Do, producendo una nota chiara e limpida. Sorrisi, prendendo coraggio
e posandovi una mano sopra.
Da umana avevo studiato musica
fin da quando avevo sette anni, ma solamente quando ne compii diciassette
iniziai a studiare pianoforte, strumento che mi aveva sempre affascinata e, in
parte, intimorita.
Senza che me ne accorgessi, mi
ritrovai a suonare l’unico brano che conoscevo a memoria.
Renèe adorava letteralmente
sentirmi suonare…
“Bravissima piccola mia! Di sicuro da grande diventerai una musicista
di grandissima fama!” esclamò estasiata mia madre, battendo le mani
“Ma’, dai, non esagerare!” la ripresi con imbarazzo, fissandola di
traverso “Ci sono diecimila altre persone più brave di me, di certo io non le
supererò con queste quattro note che so suonare a malapena….”
“Non dire così! Tu sei la migliore!” ribatté cocciuta Renèe, scuotendo
il capo “Tu ti innalzerai su di loro come l’Everest sul K2, inondando il palco
con la tua fulgida luce…”
“Ma quale luce? Mi hai scambiato per una lampadina?”
“Diventerai famosissima, girerai il mondo intero! Ti esibirai davanti a
milioni e milioni di persone, pronte ad acclamarti e giudicarti…”
“Mamma, ti ricordi di quel mio piccolo problema?” la bloccai
“Eh?”
“Panico da palcoscenico non ti dice nulla?”
“Ma che significa, lo supererai di certo!”
“Si, e mia nonna è la regina d’Inghilterra”
“Da parte di padre, vero? Non sapevo di avere una suocera così famosa…”
“Lo sai che non ti farebbe male fingere di essere un’adulta matura e
responsabile?” le dissi “Potresti provare, solo per vedere com’è”
“Quando tu salirai al trono…”
“Mamma, e piantala”
“Non mi avevi detto che sapevi
suonare”
“Oh!”
Riaprii gli occhi e appoggiai
bruscamente il palmo sulla tastiera, producendo quelli che erano tutt’altro che
musica. Mi voltai e fissai sorpresa Edward. Era appoggiato allo stipite della
porta, le braccia incrociate sul petto, un sorriso allegro sul volto; a dirla
tutta, sembrava si stesse fortemente sforzando di non scoppiarmi a ridere in
faccia.
“Mpf, Bella?” mi richiamò
ridacchiando
“Ma nessuno ti ha mai insegnato
a bussare, Cullen?” gli chiesi acida. Mi diedi mentalmente dell’idiota per aver
tirato fuori questa scemenza, invece di salutarlo come si dovrebbe.
Mascherò la sua risata argentina
sotto alcuni colpi di tosse, facendomi arrossire per la brutta figura appena
fatta, ma il sorriso non scomparve dal suo volto. Ma perché davanti a lui
facevo sempre la figura dell’idiota?
“Credo di no” ghignò “Ma non mi
hai risposto”
Alzai le spalle. “Non sono
brava. Quello era l’unico brano che sapevo suonare”
Alzò un sopracciglio. “Solo “Oh Susanna”? Un pochino scarso, non
trovi?”
Gli feci la linguaccia, offesa.
“Ho preso poche lezioni di pianoforte”
Il suo sorriso si allargò mentre
mi veniva vicino e si sedeva con la sua impeccabile eleganza affianco a me. “Ma
dal tuo sguardo deduco che c’è qualche altro strumento che sai suonare molto
bene. O sbaglio?”
“Pensavo non fosso in grado di
leggermi nel pensiero” osservai
“Infatti. Ma so essere un buon
osservatore, e dalle tue parole non mi è sfuggito che non sei del tutto
estranea al mondo della musica”
“Hai ragione, non lo sono” ammisi
con orgoglio “Ho studiato il flauto traverso da quando avevo sette anni”
Mi rivolse uno sguardo sorpreso
e ammirato. “Davvero?”
Annuii entusiasta. “Adoravo
letteralmente suonare ed essere io in persona a crearle la mia musica. Quando
suono… sento n calore invadermi l’anima. Mi fondo con essa e dimentico tutto”
“Posso capirti meglio di quanto
credi” annuì lui con un sorriso “E dimmi, sei molto brava?”
“Beh, quasi dieci anni di lezioni
aiutano… anche se ora come ora temo di essere un po’ fuori allenamento”
“E il pianoforte?”
“Pochissime lezioni. Non sono
molto brava” sospirai accarezzando i tasti “In verità non ho mai voluto
imparare veramente. Da bambina questo strumento… mi metteva in soggezione.
Pensare che grandi maestri come Mozart o Beethoven avessero creato dei
capolavori mi faceva pensare che qualunque cosa vi avessi fatto io sarebbe
stata un disastro totale”
Mi fissò un secondo e poi roteò
gli occhi al cielo, con un sorriso rassegnato. “La tua logica è assurda, Bella”
disse divertito “Non riesco ancora a capire come possano frullarti nella mente
certe idee!”
“Ehi, ero piccola!” protestai
Mi sorrise come per scusarsi.
“Ti piacerebbe imparare?” mi chiese poi, all’improvviso
“Si” risposi con un sorriso “Oh,
e a proposito, chi lo suona di voi?”
Mi lanciò un’occhiata stupita,
poi scoppiò ridere. A volte non riuscivo proprio a capire cosa gli passasse
nella testa, e cosa scatenasse i suoi repentini cambi d’umore, che mi facevano
impazzire.
“Secondo te?” chiese
“Uhm… Rosalie, forse?”
“Anche”
“Allora Esme? È lei la
principale pianista di casa?”
“Io” sorrise, con una nota di
orgoglio
Lo fissai meravigliata, quasi con
reverenza. “Oh. Oh!” esclamai chinando
il capo, arrossendo “Certo! Era ovvio!”
“Cosa?” domandò confuso
“Sai, sarebbe molto carino se
non distruggessi la mia già di per sé fragile autostima dimostrandomi in
continuazione che non c’è una sola cosa che non sai fare!” sbuffai contrariata
“Potresti anche provare a non eccellere in ogni cosa che fai!”
Scoppiò a ridere. “Mi dispiace!”
“Che il tuo ego mi oscuri
sempre?”
“No. Che non riesci a battermi
in nulla!”. E continuò a ridere.
“Brutto…” esclamai, offesa.
Lo colpii forte sul braccio,
arrabbiata e imbarazzata, ma invece di smettere le sue risate aumentarono di
volume.
“E io che volevo anche aiutarti
a ritrovare i libri! Sei un egocentrico spaccone!” gli gridai contro,
continuando a dargli degli schiaffi sul braccio. Lui rise.
Accidenti! Perché non mi
prendeva mai sul serio? Uffa!
Ero veramente offesa e furiosa.
Questa volta glie l’avrei fatta pagare cara, oh sì, senza alcun dubbio. Nessuno
l’avrebbe aiutato, perché nessuno poteva permettersi di ridere di Isabella
Swan…
… anche se il solo fatto di
averlo fatto ridere e di poter ascoltare quella musica celestiale mi faceva
esplodere in petto il cuore per la troppa gioia…
No, no, no, Bella. Concentrati. Vendetta.
Tremenda vendetta contro quel tremendo egomaniaco che si permetteva di ridere
di te. Quello sbruffone, antipatico egomaniaco…
… quello splendido egomaniaco…
Ridacchiando, Edward strinse
delicatamente le sue mani ghiacciate attorno ai miei polsi, impedendomi di
continuare a colpirlo sulla spalla - non che gli avessi realmente fatto del
male.
Mi rivolse quel sorriso di
sghembo capace di sciogliermi e incatenò i suoi occhi d’oro ai miei, facendomi
scordare persino come mi chiamavo. Mi sarei potuta perdere in quei profondi
pozzi dorati e poco mi sarebbe importato di uscirne. Quel giorno, poi, erano
più luminosi del solito, accesi soltanto dal buonumore e dall’ilarità.
Splendidi.
“Scusa davvero. Non volevo
offenderti in alcun modo” disse delicato, con un tono di voce talmente intenso
e sincero che non dubitai un secondo sulla sua sincerità
Lo fissai un secondo negli
occhi, ancora persa nelle sue iridi ambrate e ci impiegai un istante per
registrare le sue parole; voltai la testa di scatto per non fargli vedere
quanto ascendente avesse su di me e mi liberai dalla sua presa, arrossendo e
tenendo lo sguardo fisso sul pianoforte.
Se avessi continuato a guardarlo
avrei commesso qualcosa di molto, molto stupido e avventato.
Non dovevo pensare che eravamo
soli…
In una casa in mezzo al bosco…
Che morivo dalla voglia di…
ISABELLA MARIE SWAN, mi gridai contro, CONTROLLATI!
Oddio, non potevo aver davvero
pensato di poter fare una cosa del genere! Con e a Edward!
Scossi furiosamente il capo
tentando di scacciare quella dannata visione.
Non. Ci. Dovevo. Pensare. Più.
Punto.
Ma era leggermente difficile
concentrarsi su qualcos’altro che non fosse la sua figura statuaria, il suo
profumo intenso, il suo volto bellissimo e i suoi occhi…
Preoccupati.
“Bella, ti sei offesa sul
serio?” chiese con voce angosciata “Mi dispiace immensamente, credimi! Non
pensavo che le mie parole potessero davvero darti fastidio, io pensavo…”
Gli posai un dito sulle labbra,
bloccandolo all’istante; erano calde e morbide.“tu” gli dissi con un sorriso
“Pensi troppo. È quest oil tuo maggior diufetto, dovresti imparare a seguire un
po’ più l’istinto. Aiuterebbe, sai?”
Mi fissò sorpreso e io gli
sorrisi.
“Non sono più tanto arrabbiata,
e le tue perole non mi hanno offeso” proseguii con un tono leggero “Sei
perdonato”
“Completamente?” domandò sulle
mie dita, il suo respire dolce che mi carezzava la mano
“Forse” dissi per tenerlo un po’
sulle spine “Se mi prometti di limitarti a prendermi in giro due giorni alla
settimana e in più di bussare, la prossima volta che entri”
Nei suoi occhi comparve uno
scintillio furbo. “E se ti prometto di limitarmi a quattro giorni alla
settimana e in più ti dessi delle lezioni di pianoforte?”
“Lo faresti sul serio?”
Annuì divertito.
“Uhm…” soppesai le sua proposta
“Facciamo tre giorni alla settimana ed è fatta!”
“Quattro”
“Uno”
“Quattro”
“Due”
“Quattro”
“Uffa!” esclamai esasperata “Sei
davvero impossibile!”
Ghignò. “Allora, affare fatto?”
“Ho altra scelta?” sospirai,
lanciandogli un’occhiataccia
“Puoi rifiutarti, tornando a
sette giorni alla settimana di prese in giro e senza lezioni di pianoforte. A
te la scelta”
Sorrideva in modo assolutamente
angelico, certo di avere la vittoria in pugno.
“Ricattatore” borbottai,
arrendendomi
“Sono solo bravo a contrattare”
disse alzando le spalle
“Quello che ho detto,
ricattatore” ribadii. Gli tesi la mano. “Ok, accetto. Sarò tua allieva alle tue
condizioni”
“Splendido” esclamò
illuminandosi, stringendomi la mano “Possiamo iniziare anche subito, persino
stasera se ti va…”
“Mi dispiace, ma temo sia
impossibile questa sera. Ti sei scordato dei piani di Alice?”
“Ah, già, è vero” sospirò prima
di guardarmi accusatore “Mi spieghi perché cedi sempre alle richieste di mia
sorella?”
“Prova tu a dirle di no a quegli
occhi da cucciolo e a restare in pace con la coscienza!”
“Il trucco è semplicissimo:
basta non guardarla!”
“Certo, Mr Saputello, e come
faccio a non sentirla?”
“Tutta una questione di pratica.
Dopo qualche anno non vi farai più caso”
“Certo, ma tu hai quasi un
secolo di vantaggio… e poi mi sembra che Alice abbia un forte ascendente su di
te, o sbaglio?”
Ci fissammo un attimo in
silenzio, e poi scoppiammo a ridere.
Edward era davvero una persona
fantastica, se gli si dava modo di aprirsi. Era stupendo, pieno di sorprese.
Ero fortunata ad averlo al
fianco.
“Oh, beh, ora sarà meglio che ci
diamo una mossa” dissi una volta che riuscii a calmarmi
“A far che?” mi domandò inarcando
un sopracciglio
“Dobbiamo o no trovare i tuoi
libri?” gli ricordai “Te lo sei scordato?”
“Può darsi…”. E mi fece
l’occhiolino
Arrossii. “Ehm… forza… cerchiamo questi
libri” borbottai, tentando di nascondere la mia espressione
Mi alzai ma, ancora stordita dal
suo sguardo, inciampai e persi l’equilibrio; per reggermi poggiai una mano
sulla tastiera. Quello che ne uscì fuori fece sembrare le stonature di poco fa
un coro di voci bianche. Produssi un suono orrendo, storpiato , come soffocato.
Impallidii, mentre Edward
fissava il suo pianoforte. L’avevo rotto. Avevo rotto il
pianoforte del mio angelo.
Mi portai una mano alla bocca,
inorridita.
“Oh no” boccheggiai con un filo
di voce “Io… oddio, Edward, mi dispiace! Ti ho… ti ho rotto il piano, scusami!
Sono proprio…”
Oramai biascicavo parole senza
senso, mentre due lacrime iniziavano a scendermi sulle guance.
Edward non sembrava arrabbiato,
però. Più che altro era… rassegnato. Infilò un braccio nella cassa e ne tirò
fuori due libri e un quaderno, la refurtiva.
“Perché Alice deve sempre
combinare disastri?” domandò alzando gli occhi al cielo. Si voltò poi verso di
me e mi sorrise, rassicurante “Non ti preoccupare, Bella, tu non hai rotto
proprio nulla. È Alice che ha troppo tempo libero e ci complica la vita”
Sbuffò, esasperato. “Solo lei
poteva pensare al pianoforte, ma tu guarda…”
Risi piano, asciugandomi le
lacrime. “pensavo… di aver combinato un disastro” sussurrai
“Nah. Tutto ok. Nessun danno”
“Oh, a proposito” esclamai,
voltandomi e prendendo il quaderno nero per restituirglielo “Tieni. È tuo,
vero?”
Edward fissò prima me e poi il
quaderno con una faccia stupefatta. Ehm, forse Alice l’aveva combinata un po’
grossa, ora; se Edward se la prendeva così tanto doveva essere un qualcosa di
più importante di un misero quaderno di scuola.
“Dove l’hai preso?” mi chiese
“Ehm…” deglutii, a disagio
“Alice lo aveva… ecco, nascosto, in mezzo ai miei vestiti” una
mezza verità, ma andava bene “L’ho cercato e l’ho ripreso”
Sospirai lo sguardo sulla
copertina nera, agitata, e mi azzardai a domandare: “Ti serve per le prossime
lezioni?”
Un sorriso gentile era sul suo
viso, quando mi azzardai a guardarlo. “Non è un quaderno scolastico” mi spiegò
gentilmente
“Ah no?”
“Non l’hai aperto?”
Lo fissai di traverso. “Dovresti
averlo capito che non mi piace impicciarmi degli affare altrui. O mi conosci
così poco?”. Ero infastidita: pensavo che lui sapesse tutto di me, come se ci
conoscessimo da una vita, anziché da una settimana scarsa.
Lui mi sorrise, illuminandosi.
“Scusa. Pensavo che però un po’ di curiosità ti fosse trapelata. O mi sbaglio?”
“So resistere… più o meno”
borbottai. Avevo imparato a resistere, a suon di punizioni. Ma non glie lo
avrei detto; avrei oscurato il suo sorriso.
Aprì il quaderno e me lo mostrò
con un sorriso fiero. Sgranai gli occhi.
Il quaderno era pieno di pagine
pentagrammate, su cui erano incise, nella sua calligrafia ordinata e precisa,
migliaia e migliaia di splendide melodie, canzoni e musiche che mai avevo udito
prima, ma che dalla prima lettura mi sembrarono fantastiche. Erano tutte opere
di Edward.
Presi il quaderno dalle sue
mani, ignorandolo, troppo presa dalle canzoni, e mi andai a sedere sul divano.
Lui mi seguì. Erano tutte così soavi e armoniche che mi invogliarono a
canticchiarle a bassa voce; erano splendide, un susseguirsi di canti angelici,
alcuni sontuosi, altri più allegri, passando per pezzi più malinconici e dolci.
L’ultima melodia, però, era
incompleta.
Erano scritte solo poche righe,
ma con una tale intensità e accuratezza da far impallidire tutte le musiche che
avevo ascoltato fino ad allora. Lessi le note e le canticchiai a bassa voce,
sempre più meravigliata; erano una melodia incantevole, dolcissima e
stupefacente, tanto che mi commossi. Gli occhi mi caddero sul titolo: “Angel’s Lullaby”
Solo allora avvertii lo sguardo
di Edward fissò su di me.
Gli porsi il quaderno con un
sorriso. “Sono… meravigliose. Le hai scritte tu?”
Annuì. “Sono splendide. Ma è un eufemismo,
in confronto alla loro vera bellezza”
“Ti piacciono sul serio?” mi
chiese, con una punta di entusiasmo nel tono dolce. Era lusingato. Parecchio.
“Si. Soprattutto questa” dissi,
mostrandogli l’ultima canzone. “Angel’s Lullaby… peccato che è incompleta”
Chiusi il quaderno e lo fissai
negli occhi, arrossendo; le sue iridi d’oro mi scrutavano a un livello così
profondo, con un’intensità tale da farmi credere che stesse leggendo la mia
anima; e che gli piacesse parecchio ciò che vedeva.
“La finirò” mi promise in un
sussurro delicato, come se mi volesse confessare un segreto “E vorrei… ci
terrei tanto se la prima persona a sentirla completa fossi… tu”
“Mi… farebbe molto piacere”
risposi senza voce
Ci eravamo spontaneamente
avvicinati l’uno all’altra, senza che ce ne accorgessimo. La sua presenza così
improvvisamente vicina mi fece accorgere dell’elettricità che ci gravava
intorno, invitandomi ad avvicinarmi ancora. Sapevo che solo lui poteva metterle
fine. Respirai il suo profumo squisito
e la mia testa iniziò ad annebbiarsi; ma sembrava che anche ad Edward stesse
succedendo lo stesso, o almeno qualcosa di parecchio simile.
Per un secondo mi parve di udire
in lontananza un incoraggiamento poco educato da parte di Emmett, che ballava
la macarena con Alice, al settimo cielo. Ma forse ero brilla. Intossicata dalla
sua presenza.
L’occhio, per un istante, mi
cadde sull’orologio del comodino.
“SANTO CIELO!” urlai, facendolo
sobbalzare “Edward! Sono le tre meno venti!”
“E allora?” domandò confuso
“Hai lezione tra venti minuti e
ancora perdi tempo con me?!” esclamai, nel panico “Forza, devi andare! Non sarò
io la causa del tuo ritardo!”
Lo afferrai per un braccio e lo
costrinsi ad alzarsi, spingendolo verso la porta.
“Finirà che farai tardi, o
prenderai una nota, o ti caccerai nei guai!” sproloquiavo senza fermarmi, nel
pallone “O mio Dio, per colpa mia verrai sospeso, anzi, bocciato! O no, sarebbe
terribile! Su non fare il peso morto, cammina con i tuoi piedi!”
Scoppiò a ridere, voltandosi e
bloccandomi le braccia clungo i fianchi.
“Bella, calmati!” rise “Non farò
ritardo. E di sicuro non sarà colpa tua”
“Certo, visto che me ne sono
accorta in tempo!” ribattei “Vai a scuola, forza!”
“Agli ordini mamma!” rise,
mettendosi sull’attenti
“Scherza, scherza…” dissi,
aprendo la porta
“Ma guarda, sbattuto fuori da
casa mia, chi lo avrebbe mai detto?” sogghignò uscendo
Arrossii. “Fila!”
“Ci vediamo tra un’oretta” mi
salutò facendo l’occhiolino
Sorrisi dolcemente,
appoggiandomi allo stipite della porta. “A dopo”
Edward’s pov.
Rallentai nei pressi del
parcheggio della scuola, infilandomi senza far rumore nel mio solito posto con
un unico movimento.
Avevo ancora il sorriso sulle
labbra.
La scena di poco prima stava
scorrendo all’infinito nella mia mente, scatenandomi un ilarità che mi era
quasi estranea. Non ero un tipo molto allegro, come Emmett e Alice gentilmente
mi ricordavano.
Il mio sorriso si allargò nel
ripensare a Bella, alla sua agitazione, ai suoi goffi tentativi di spingermi
fuori di casa.
Che buffa che era, così agitata!
Mi ritrovai piegato in due sul
volante, ridendo come non mai.
Che strano. Pochissime volte
nella mia vita avevo riso così tanto e così spontaneamente. Eppure, da quando
era arrivata, non facevo che ridere, sorridere e divertirmi. Ero costantemente
di buon umore, quasi su di giri; spesso mi scoprivo distratto, soprappensiero.
Vedevo e rivedevo nella mia
testa ogni istante passato insieme a lei, ogni parola detta, ogni espressione
rubata. Tutto infinitamente chiaro e vero.
Ricordavo i suoi gesti
impacciati, come il sistemarsi un’adorabile ciocca ribelle di capelli dietro
l’orecchio quando era in imbarazzo, così da poter distogliere lo sguardo; i
suoi occhi, ora d’oro, che mi lanciavano occhiate divertite, dolci, o irritate
quando la prendevo in giro; la sua voce dolce….
E quel rossore assolutamente
adorabile.
“Edward! Cosa ci fai in macchina?”
“Ho santo cielo, s’è fatto! Ha
sniffato la coca, o magari la vinavil, non si sa mai…”
“Nah, secondo me la sua dose è
dolce, carina e bella, non so se mi
spiego…”
Ancora boccheggiante per le troppe
risate, alzai lo sguardo verso i miei fratelli. Mi studiavano con un sorriso
largo da un orecchio all’altro.
“Oh!” mi uscì solo, ancora
ansimante e con il sorriso
“Perfetto! Non sa neanche più
parlare, fantastico!” esclamò Emmett scuotendo il capo
“Ceto che so parlare” replicai
“Solo, mi chiedevo per qual motivo mi avete riservato un’accoglienza così
calorosa. Avevate paura che non ritrovassi l’aula?”
“Viste le tue condizioni, si”
disse Jasper con un sorriso comprensivo “Sembri fatto”
“Non avrai mai pensato che il
Responsabile di famiglia avesse certi problemi” mi sbeffeggiò Rose
“Non mi sono fatto!” replicai
seccato, uscendo dalla macchina “Sono solo tornata a casa a prendere i quaderni
che tu” e indicai furente Alice
“avevi nascosto nel mio pianoforte, sottospecie di rospo. Perché mi devi
scombussolare la vita?”
“Perché così intanto hai scoperto
altre cose su Bella” disse lei per niente turbata
“Tipo?” chiese Jasper
“Che è una musicista e suona il
flauto traverso da quando aveva sette anni” risposi con un sorriso
“Altro punto in comune, eh?”
disse Emmett dandomi una gomitata nelle costole
“E che adora letteralmente tutte
le melodie di Edward, specialmente quella che le sta componendo” aggiunse Alice
perfida, sogghignando “Si è addirittura commossa, quando l’ha letta”
“Ci hai spiato!” l’accusai, imbarazzato.
Se fossi stato umano, sarei diventato rosso
“E come potevo non farlo?”
rispose lei
“Ci ha fatto la radiocronaca
secondo per secondo Mr Saputello da Oggi Anche Gran Maestro di Piano” mi prese
in giro Emmett “Il mio fratellino innamorato!”
“NON sono innamorato!” sibilai
“Si, si” risposero in coro
“Piuttosto, adiamo a lezione”
Ci incamminammo verso i nostri
edifici, ma all’improvviso, colto da un’idea, li richiamai.
“Ehi, fratelli” dissi “Vi va di
fare una sorpresa a Bella?”
Loro mi guardarono incuriositi.
“Siamo tutto orecchie” disse
Rosalie
“Perché non le andiamo a fare un
piccolo regalo, dopo scuola? Per scusarci di lasciarla sola così a lungo” proposi
con un sorriso “Credo di sapere cosa potrebbe renderla davvero felice”
“Tu e lei in una romantica seratina
in barca?” suggerì Emmett
“No, scemo” gli risposi.
“Io ci sto” disse Jasper
“Anche noi, ovvio” rispose
Emmett
“Cos’hai in mente?” domandò Rose
Io sorrisi. Contemporaneamente,
Alice chiuse gli occhi e reclinò la testa all’indietro. Quando tornò in sé, due
secondi dopo, era raggiante.
“Impazzirà di gioia!” esclamò
euforica “Ed, sei un genio!”
“Lo so” sorrisi
Bella’s pov
“Come? Port Angeles?” ripetei
con una smorfia, sorpresa
“Già. Ci dispiace moltissimo, Bells, ma dobbiamo assolutamente
andare comprare il materiale per il
plastico di scienze” disse Alice “Ci
dispiace non poter tornare subito. Scusascusascusa..”
“Non importa, davvero” la
rassicurai
“Giuriamo di tornare prestissimo” promise Rose
“Non fate le cose di fretta per
me”
“Sicura che non ti sentirai sola?”
“No, tranquille. Tra poco
rientrerà anche Esme, quindi non sarò sola ancora per molto”
“OK. A dopo”
“Ciao, e divertitevi. Oh, e
salutatemi i ragazzi”
“Promesso. A dopo”
“Ciao”
Terminai la chiamata riflettendo
sul da farsi. La solitudine si propagava, quel giorno.
Insolito che non si fossero
ricordati di un compito così imminente. Avevano tutti una memoria infallibile.
“Infondo, la scuola e scuola”
conclusi, tornado a sedermi sul divano e riagguantando la mia nuova copia di Cime
Tempestose.
Lascia che la mia mente
ripercorresse la storia di quel difficile amore finché non avvertii la macchina
di Esme entrare in garage. Con un sorriso, la raggiunsi.
“Ciao Bella!” mi salutò
amorevolmente lei, con quel suo sorriso materno “Come mai sei da sola, tesoro?”
“Ciao Esme” la salutai “I
ragazzi sono a Port Angeles. Dovevano comprare del materiale per un progetto di
scienze”
Esme alzò un sopracciglio,
interdetta. “Davvero?” chiese poi lentamente, scettica “Non me ne avevano
parlato”
“Hanno detto che è stato un
compito dell’ultimo minuto” li difesi, insicura
Esme mi sorrise furba, poi
sospirò. “Oh, beh, l’importante è che tornino presto”
“Non li punirai, vero?”
“No” mi rassicurò “Ma li striglierò
per bene per averti lasciata sola. Potevano portarti con loro”
“Oh, no, Esme, non ce n’è
bisogno!” esclamai “Si sono preoccupati tanto per me, sono io che li ho mandati
via. Erano veramente dispiaciuti”
“Lo spero per loro”
La fissai sorpresa e lei sorrise
“Ce ne occuperemo dopo, Bella”
disse prendendomi per mano “Ora andiamo a casa”
“Come ti è andata la giornata,
Esme?” le domandai mentre entravamo
“Benissimo, grazie” rispose lei
“Abbiamo lavorato alle sceneggiature per la recita autunnale, quindi puoi
capire quanto quelle pesti scalmanate si siano scatenate, tra teatro e tra la
pittura…”
Il suo sguardo si accese, come
quando parlava dei suoi figli. Avere dei bambini, stare a contatto con loro,
avere un qualcuno che poteva definire suo figlio doveva darle una gioia
immensa. Esme era una Mamma, nata per esserlo.
Mi sorpresi a pensare a come
sarebbe stato avere lei per madre: di certo non sarei maturata così
precocemente, se avessi avuto un modello come lei. Renèe era troppo simile a
un’amica, anzi, una sorella da controllare, certe volte, cha a un genitore. Ma
non avrei mai potuto non volerle bene, anche se non era la mamma dell’anno.
Mi mancava la mia mamma.
“Bella, tesoro, va tutto bene?”
mi domandò premurosa Esme, alzandomi il mento per guardami
“S-si…” sussurrai, imbarazzata
“Solo che…”
“Si?” mi incoraggiò lei con un
sorriso
“Ti… ti andrebbe di preparare
con me una torta?” le proposi, timida “Avrei un po’ fame, ed Edward mi ha detto
che sei molto brava come cuoca”
La sua espressione stupefatta fu
ben presto sostituita da una di gioia pura.
Mi prese per mano e mi condusse
in cucina, dove per quasi due ore ci impegnammo nel cucinare una splendida
torta al cioccolato. Sembravamo mamma e figlia.
Quando fu pronta, Esme ne tagliò
una fetta e me la porse.
“Assaggia, vediamo com’è”
propose con un sorriso. Sapevo di averla fatta felice.
Con un sorriso, addentai un
grosso pezzo della torta. Era squisita.
“È buonissima!” esclamai,
mandandone giù un altro pezzo “Sei la miglior cuoca che esista, Esme”
“Grazie, piccola” disse
accarezzandomi i capelli
“Siamo a casa!” annunciò in quel
istante la voce di Alice
Ingoiai in fretta l’ultimo
pezzettino di dolce e mi voltai in tempo per vederla entrare.
“Che odorino di cioccolato”
disse annusando l’aria
“Esme è stata così gentile da
preparami una torta” spiegai girando i verso di lei “Edward aveva ragione,
tutti i complimenti sono meritatissimi, Esme”
La vampira mi rivolse un sorriso
pieno di gratitudine.
“Sono molto felice di essere
testimone di questa toccante scena madre-figlia, e mi dispiace ancora di più
rovinarla, ma TU ora devi venire con me” disse Alice prendendomi un braccio e
facendomi alzare senza tante cerimonie
“Ali, Aspetta!” tentasi di dire,
ma la mia sedicente sorella mi mise le mani davanti agli occhi.
“Avanti, in salone!” ridacchiò
allegro, guidando i miei passi incerti
Evidentemente, quella tortura la
mandava su di giri. E c’era una sola cosa che la mandava fuori così, oltre
Jasper. I vestiti.
O no, vi prego, tutto ma non
un’altra serata tra sorelle come la intendeva lei. Non ne potevo più di fare da
Barbie.
“Alice, che hai in mente?” domandò
Esme
Ti prego, calmala, implorai mentalmente, So che fermarla è impossibile, ma tenta di placare il suo istinto!
“Aspetta e vedrai, mamma!” rise
lei facendomi fermare in salotto
Mi tolse le mani dal volto e
dovetti sbattere le palpebre un paio di volte per ricominciare a vedere bene.
Al centro del salotto, con dei
grandi sorrisi sui volti angelici, i cinque fratelli Cullen mi stavano
aspettando. Edward, al centro, reggeva con orgoglio un pacchetto infiocchettato
“Bentornati, ragazzi” li salutai
felice “Che succede?”
Edward venne verso di me e
lasciò il pacco nelle mie mani
“Un regalo, da tutti noi” disse
“Per… me?” chiesi, incredula
“Certo!” esclamò Emmett “C’è
sembrato il minimo per ringraziarti di tutto quello che fai”
“Ma io non faccio niente”
“Non è vero, Bella” disse Jasper
paziente “Tu lo sai bene quanto sia dura sopportare di starsene rintanati qui
tutti il giorno, in completa solitudine”
“Eppure, non ce lo fai pesare” proseguì Rosalie “Sei sempre gentile e
disponibile con noi”
“E poi hai reso Edward molto più
sopportabile e socievole di quanto non sia mai stato” aggiunse Alice “Non ci si
riusciva più a vivere insieme, sai?”
Vidi Edward lanciarle
un’occhiataccia, ma più di questo non fece. Si voltò verso di me e mi invitò ad
aprirlo con un sorriso.
Mi sedetti sul divano e scartai
l’elegante carta blu, rivelando una valigetta dura di plastica, che riconobbi
benissimo.
“Ma è…?” provai a dire, alzando
lo sguardo
“Finisci di scartare” ridacchiò
Emmett
Aprii la valigetta e ne osservai
l’interno foderato in velluto blu, elegante rivestimento dell’imbottitura
addetta alla protezione di fini pezzi di metallo argentei.
Mi avevano comprato un flauto
traverso.
“Allora, che ne pensi?” domandò
Rose
Non trovavo le parole. Posai la
valigetta sul divano e li fissai, semplicemente, uno per uno.
Iniziarono a temere che il
regalo non fosse stato gradito.
Poi, cogliendoli di sorpresa, mi
lanciai contro Alice e Rosalie mandandole a terra, abbracciandole forte.
“Grazie, grazie, grazie,
grazie!” esclamai in lacrime “È il più bel regalo che poteste farmi, grazie!”
“Prego!” risero in coro i
fratelli, sollevati.
*
“Okey, Bells. Gira”
“Sbrigati, non ce la faccio
più!” si lamentò Emmett
“S-si!”
“Mi raccomando, piano” mi supplicò Jasper, affaticato
“Perché mi sono lasciato convincere?”
chiese retorico Carlisle “Sono vostro padre, e per di più un vampiro di
trecentosessantadue anni, dovrà pur valere qualcosa la mia opinione!”
“Te le suggerisco io due
risposte!” ribatté Rosalie acida, colpa forse della situazione “Primo: dovevi darci
il buon esempio. Secondo: sei troppo compassionevole!”
“Rose, meglio se risparmi le
forze, ti serviranno” suggerì Esme
“Jasper, te la prendi molto se uccido
tua moglie?” disse Edward digrignando i denti per lo sforzo
“Se lo fai in questo preciso
instante potrei limitarmi a menomarti” rispose lui “Forse un braccio, o una
gamba… decidi tu”
“Uf, come siete noiosi!” sbuffò
Alice “Dovreste ringraziarmi per aver interrotto la monotonia. Inoltre, così
rafforzate il corpo e lo spirito”
“ALLORA PERCHE’ NON VIENI TU QUA
SOPRA?!” urlammo
“Perché io sovrintendo” rispose
orgogliosa “E ora, Bella, gira!”
“D’ac- d’accordo”
Con molta, molta fatica staccai
la mano destra dal tappetino di plastica e la infilai tra il capo di Jasper e
il ginocchio di Esme, allungandomi per raggiungere il cartoncino maledetto che
Alice non mi stava porgendo, come avrebbe dovuto fare una brava sorella. Dopo
due tentativi vani riuscii a far girare quella stramaledetta lancetta rossa.
“Mano destra sul blu e piede
sinistro sul rosso” mi informò Alice
“Ok. Ci provo” sospirai
rassegnata “Allora, destra sul blu, destra sul blu…”
Posai la mano vicino la caviglia
di Carlisle, zigzagando tra la spalla di Emmett e i capelli di Rose, e
raggiunsi anche la casella rossa sulla quale appoggiai il piede, dopo aver
scavalcato la gamba di Edward.
Ora, la situazione nel salotto
Cullen era questa. Alice ci aveva convinti a fare un gioco di società per
“rafforzare il legame familiare”: ovviamente, lei se ne era tirata fuori.
Così, dopo molte peripezie, ci
eravamo ritrovati a giocare a Twister, e
dopo cinque ore di fila non riuscivamo più a distinguere chi da chi.
Alice si divertiva molto a
vederci giocare; Rose mi aveva prontamente corretto, dicendo che si divertiva a
vederci soffrire, che era diverso.
Mi sa che aveva ragione.
Io, beh… ora come ora non potevo
proprio lamentarmi.
Tra le mie gambe divaricate -
destra su verde, sinistra su rosso – avevo quella destra di Edward, girato
verso di me con busto e volto; le sue braccia erano dietro la schiena, e
sembrava che stesse facendo un ponte; la sinistra sfiorava piano la mia. Il mio
braccio destro di si trovava al fianco del suo busto, e sembrava quasi che lo
stessi abbracciando. Il mio torace era sopra il suo, benché mi costasse un
certo sforzo restare sollevata dal suo corpo – un po’ per stanchezza, un po’
per voglia. Il mio viso era sopra il suo, e i miei capelli, sciolti, formavano
una tenda tra noi e il resto del mondo.
Avvampai senza riuscire a
distogliere lo sguardo.
Ero imbarazzata, ma non avrei
abbandonato la mia postazione per nulla al mondo. E dal suo sguardo capii che Edward
la pensava allo stesso modo.
“Forza, Carl, tocca a te!”
esclamò Alice
“Credo che se usciremo
metaforicamente vivi da questa serata ci toccherà fare riabilitazione per molto
tempo, prima di poter tornare a camminare normalmente” borbottò lui cercando un
modo per raggiungere la lancetta
“Te l’avevo detto di
rinchiuderla, Jazz!” ringhiò Edward senza smettere di fissarmi
“Scusa. La prossima volta ti
darò ascolto, fratello”” ripose lui da qualche parte alla nostra destra
“Io penso che infondo sia stato
un bene che l’abbiate lasciata libera” mi intromisi “Almeno a avuto di che
distrarsi. Pensa cosa poteva combinarci se restava sola a lungo, dopo aver
avuto tanto tempo per pensare a come aiutarci”
Jasper e Edward risero.
“NO! FERMI, PER CARITA!” esclamò
disperato Emmett “Non ridete o crolla tutto!”
Edward tentò di dare ascolto al
fratello, senza molto successo.
“Tu che proponi, allora?” mi
chiese
“Come sconfiggi tua sorella che,
oltre ad essere super forte e super veloce, sa anche prevedere il futuro?”
chiesi
Ridacchiò. “Magia?”
“Puoi chiedere aiuto anche genio della lampada, ma non credo servirà a
qualcosa”
“Armi da fuoco?”
“Ci fanno qualcosa?”
“Bombe a mano?”
“Niente”
“Armi di distruzione di massa?
Una bella bomba atomica, eh?”
“Mi pare parecchio estremo, non
ti sembra?”
Soffocò una risata. “Allora che
si fa?”
“Uhm... credi che la Russia sia troppo vicina?”
“Purtroppo temo di si”
“Allora che ne dici se
iniziassimo a vivere sul fondo dell’oceano?” proposi “Non dovremmo avere
problemi. Per passare il tempo potremmo cercare la città perduta di Atlantide”
“È un’idea allettante” approvò
Edward “Sennò ci rimane lo spazio”
“Ho visto proprio oggi un
annuncio di una villetta a tre piani su Urano. Farà un po’ freddino, ma era
stupenda”
“E poi, è a poco più di due
miliardi e rotti di chilometri da qui” continuò Edward “Potremmo sempre tornare
a trovarli per le vacanze di Natale!”
Sghignazzammo entrambi.
“Scusateci tanto, ma noi vi sentiamo”
“E poi, se voi ve la
svignate,vengo anch’io con voi” disse Emmett deciso “Non ci tengo a restare
ancora con la pazz… ehm , con la mia adorabile sorellina”
“Rimarrà Jasper. Vero?” disse
Rose
“ASSOLUTAMENTE N…..MA CIAO
AMORE! Te l’ho già detto che ti amo, tesoro?” tentò di salvarsi Jasper
“Ringrazia che ti amo, Jasper”
sibilò Alice “Ringrazia solo questo”
“Dai, lo sai che sei l’amore
della mia vita”
“Tecnicamente sei morto” ribatté
lei gelida
“Mi hai capito!”
“Povero Jasper” sospirai “Sta per
morire per mano del suo eterno amore”
“Già. L’amore è difficile”
concordò Edward “Mi mancherai, fratellino sei stato importante per questa
famiglia”
Tornò a fissarmi con un sorriso
“Allora, che dicevi di quella villetta?”
“EDWARD!” urlò furioso Jasper
Io scoppiai a ridere, perdendo
la concentrazione
Le braccia cedettero, e caddi
addosso ad Edward, trascinandomi dietro tutta la famiglia
“Finalmente liberi!” ululò
Emmett
“Un grazie speciale alla piccola
Bella che ci ha liberato dall’agonia!” disse Rose rialzandosi
“Dai, ragazzi, Alice lo face per
noi” disse Esme
“Mamma, so che l’amore materno
non ha limiti, ma dopo quello che ci ha fatto hai anche il coraggio di
difenderla?!” esclamò Emmett allibito
“Io sono una persona molto
altruista” gongolò Alice
“Amore, dovresti pensare più a
te” suggerì Jasper abbracciandola “Ti fare bene, davvero”
“E farebbe bene a noi”
“Bella, tutto ok? Niente di
rotto?” mi chiese Edward
“No, grazie, sto ben…” dissi, tirandomi
su…. E rendendomi conto di dove mi trovavo, anzi, su chi. Addosso a Edward, che mi stringeva le mani
attorno alla vita tenendomi legata a lui, con le gambe intrecciate alle sue.
Lo fissai e arrossii
furiosamente, mentre una scintilla di elettricità diede fuoco all’aria intorno
a noi.
Lui ricambiò il mio sguardo
imbarazzato, e se avesse potuto anche il colore selle mie guancie.
O. Mio. Dio.
In contemporanea, facemmo un
balzo all’indietro, finendo in corridoio.
“IO VADO A LETTO, BUONANOTTE!”
annunciai agitata, correndo di sopra
“IO A FARE DUE PASSI, A DOPO!”
urlo Edward, catapultandosi fuori, agitato come me.
Scappammo via prima che avessero il tempo di fermarci, o di capire che
era successo
Angolino- ino- ino:
GRAZIE A TUTTI PER L RECENSIONI IN ANTICIPO, E TANTI AUGURI PER
CAPONANNO, EPIFAIA E IL RITORNO A SCUOLA O LAVORO! CHE IL PROSSIMO ANNO
VI PORTI TANTA FELICITA'!
Posso permettermi una piccola richiesta? potete fare un salto nella mia altra ff, The Nessie's Sister? Vorrei sapere se vale la pena continuarla.
Prossimo capitolo, molto più comico e romantico sarà
A Wonderfull Night!
Kiss dalla dolce Usagi/Marzia
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Capitolo 18 *** A Wonderful Night ***
Solo grazie a te 18
Ringraziamenti alla fine!!!!!
Edward’s pov
Canticchiando a voce troppo
bassa perché le deboli orecchie umane potessero sentimi scrissi gli ultimi
accordi sul pentagramma.
Raddrizzi la schiena e osservai
compiaciuto la mia composizione, giocherellando con la penna che tenevo tra le
dita; la canticchiai nuovamente dal principio per verificare i miei effettivi
progressi.
Non male per una pausa pranzo di
lavoro. Stava venendo meglio di quanto sperassi, e questo pensiero mi fece
sorridere felice.
Procedevo certamente molto a
rilento rispetto il mio solito, ma volevo davvero che questa melodia fosse
perfetta, il fulcro della mia intera carriera di musicista. Ogni nota, ogni
accordo e ogni battuta dovevano essere perfettamente incatenate tra loro, per
dare vita alla più soave delle musiche.
Angel’s Lullaby era il mio inno per il più bell’angelo del
Paradiso, e in quanto tale doveva esserne degno. Non potevo permettermi di sbagliare
neanche un accordo.
“Sei a buon punto, vedo”
“Ciao, Alice” la salutai senza
sollevare gli occhi dal pentagramma, assorto.
Senza far rumore si avvicinò a
me e si sedette al mio fianco, studiando il quaderno da sopra la mia spalla.
“È splendida” sentenziò
fiduciosa “A Bella piacerà”
Sorrisi. “Lo spero” dissi “Ma
per favore, non andare a sbirciare nel futuro. Non voglio sapere nulla, ok?”
“Promesso, fratellino” rispose,
con un sorriso sornione.
Sospirai. Alice era Alice; ma
ero certo che stavolta non si sarebbe intromessa. Almeno su questo, ovviamente.
Sperare che smettesse di impicciarsi dei fatti altrui – della mia vita, in
particolar modo – era un sogno da illusi. Una scappatoia la trovava sempre.
“Com’è andato il pranzo?” le
domandai scrivendo altre tre battute.
Alzò le spalle. “Al solito.
Jasper e Emmett volevano sapere dove ti eri andato a cacciare; pensavano che
fossi tornato da Bella”
Sorrise all’idea. Io mi diedi
mentalmente dell’idiota: perché non ci avevo pensato prima?
“Non hanno saputo trattenersi e
hanno iniziato a prenderti in giro” ridacchiò “Ovviamente ho dato loro una
mano, oltre che qualche valido motivo per accanirsi su di te”
“Ovviamente”
“Tutti gli umani sono ansiosi di
conoscere il nuovo acquisto del club Cullen” proseguì “Sembra che Bella sarà
molto popolare. Chissà se riusciremo a parlarle, qui a scuola. Jessica ha in
programma di non mollarla un attimo”
“Ci provasse” sibilai irritato.
Come se non avessi letto nella
sua mente chiassosa e in quelle di tutti gli altri: tutti che facevano
congetture, si immaginavano chissà quale stella del cinema o modella super
ricca che la prossima settimana avrebbe fatto il suo ingresso trionfale in
quella scuola di provincia. Nessuno che pensasse a lei come un essere umano,
nessuno che la volesse realmente come amica sincera. No. No, tutti volevano
approfittarsi di lei, tenerla lontana da noi solo per i proprio interessi, per
diventare popolare.
Ma non l’avrei permesso. Nessuno
avrebbe mai separato Bella da me. Mai.
Scossi il capo, turbato dai quei
pensieri, e tornai a concentrarmi sulla mia opera. Almeno così sarei riuscito a
calmarmi e a pensare ad altro.
“D’accordo, evito l’argomento”
capì al volo Alice
“Grazie”
“Parliamo invece della prossima
serata in famiglia!” esclamò allegra, allungando le braccia verso il soffitto.
Una vampata di imbarazzo,
emozione quasi nuova e sconosciuta, per me, prese possesso del mio corpo al
ricordo della scorsa serata, memore di dolci momenti terribilmente tentatori,
come il suo profumo dolcissimo, i suoi occhi color dell’oro fusi nei miei, la
sua risata cristallina...
… La sensazione del suo corpo
completamente sopra il mio, come se fossimo nati per unirci….
ALT. BASTA. STOP.
Edward, ma che diavolo ti prende?, mi rimproverai, Certi pensieri in te?! Ti abbassi al livello
di certi diciassettenni stupidi e infantili che fanno fantasie ambigue? Non sei
stato educato così! Ritrova il cervello, invece di lasciarti andare a certi
istinti!
“Non. Ci. Pensare. Alice”sibilai
furioso, più con me stesso che con lei – anche se era lei il demonio ideatore
delle mie pene.
“Beh, mi dispiace, Signorino Responsabilità,
ma è per stasera” replicò lei con un sorriso “E tu non mi fermerai di certo”
“Vuoi vedere?” la misi in
guardia
“Non lo farai perché hai
promesso tu stesso di venire” disse lei saccente
“Quando?” domandai perplesso.
“Sabato scorso. Avevamo
programmato una serata in discoteca, no?” mi ricordò con entusiasmo “Stasera è
perfetto!”
La fissai un secondo leggermente
confuso, poi ricordai. Feci un lungo respiro profondo, rassegnato a farmi
trascinare da mia sorella nei suoi folli progetti.
“Sei sicura che Bella voglia
venirci?” chiesi solo. Almeno lei poteva salvarsi… o forse no.
“Vedrai, si divertirà un mondo!”
“Hai eluso la mia domanda”
“Fidati, Brontolo”
Ghignai e tornai alla mia
composizione, la mente già persa nel regno delle note.
“Ed, ricordati che le hai
promesso di insegnarle a ballare” aggiunse Alice giocherellando con un foglio
del quaderno
Le insegnerei ogni cosa, se solo me lo chiedesse, pensai tra me e
me.
“Starete a stretto, stretto contatto” concluse mentre tra le
sue mani prendeva forma un cigno di carta.
Mi bloccai ancora di colpo,
mentre un’altra ventata di imbarazzo prendeva il sopravvento. Dannazione, da
quando non riuscivo a controllare le mie emozioni?
Mi voltai verso di lei con uno
scatto veloce le ringhiai contro, in avvertimento. L’avevo avvertita più di una
volta, non doveva dire né pensare certe cose. Né, soprattutto, fare in modo che
avvenissero.
Alice non parve però minimamente
turbata dalla mia reazione, dovetti ammettere, esagerata. Mi fissò con uno
sguardo malizioso che non prometteva niente di buono.
“Edward, quando si balla si deve
per forza stare vicini al proprio partner” spiegò con un sorriso malizioso,
sillabando le parole come se parlasse con un bambino “A meno che tu non te la
senta di venire. In tal caso, mi dispiacerebbe per te, ma sono certa che Bella
riuscirà a sopravvivere. Altri ragazzi saranno bel lieti di aiutare una ragazza
carina e timida come lei, non credi? Si troverà facilmente un altro insegnate,
tranquillo”
Ringhiai più forte questa volta,
ma non contro di lei. Era un avvertimento a chiunque avesse mai osato pensare
di poter provare anche solo ad avvicinarsi a Bella.
Isabella. Era. Mia.
Alice risa, sinceramente
divertita dalla mia reazione impulsiva.
“Però!” esclamò, senza
aggiungere altro
“Cosa?” le chiesi brusco
“Nulla, nulla” rispose lei
evasiva, tornado ai suoi origami
Quando mugugnava quelle mezze
frasi ambigue metteva veramente a dura prova il mio autocontrollo, e
soprattutto la mia pazienza. Alle volte dimenticavo per un istante di trovarmi
pur sempre al cospetto di una signora, e la voglia di massacrarla di botte come
facevo con Emmett e Jasper quando se lo meritavano era fortissima; ma durava
poco più che un battito di ciglia. Era pur sempre una donna, nonché mia
sorella. Non avrei mai potuto farle del male.
Lei, invece, non esitava un
secondo a menarmi quando riteneva che ne avessi bisogno.
Che bella cosa la famiglia!
Alice canticchiò a bassa voce
continuando a sfornare graziosi cigni di carta, senza aggiungere altro.
Non mi restava nient’altro da
fare.
Fingendo di disinteressami alla
questione, mi voltai di nuovo verso il mio quaderno, fingendo di rileggere da
capo la melodia. Invece, mi concentrai sui suoi pensieri.
Era raro che mi intrufolassi
così nella privacy di un mio famigliare, ma questa volta Alice macchinava
qualcosa. L’autodifesa era una giusta motivazione per quello sgarbo.
Rimasi basito.
Stava operando. Svolgeva
mentalmente delle addizioni con numeri a nove cifre, pensando il primo addendo
in spagnolo, il secondo greco antico e la somma finale in arabo.
“Tanto non ti anticipo nulla,
Ed. Rassegnati” canticchiò ad alta voce.
Contrariato e ancora piuttosto
sorpreso, mi ritrassi lentamente e tornai con uno sbuffo alla melodia.
Sarebbe stata una lezione molto
lunga.
“Si torna a casa o vuoi che
noleggiamo i sacchi a pelo e passiamo il weekend qui?” sussurrò Emmett dal
fondo del parcheggio, appoggiato alla mia macchina, mentre Rosalie e Jasper
chiacchieravano indifferenti al trambusto che li circondava.
Sorrisi e rallentai ancora il
passo, lasciandomi superare dai miei compagni di classe. Alice, con uno sbuffo,
mi prese per mano e mi tirò a forza verso la macchina, senza darmi possibilità
di protestare.
“Non possiamo perdere tempo
dietro i vostri giochetti infantili, oggi” disse risoluta “Io e Rose abbiamo
molto da fare, a casa”
“Tipo?” chiese Jasper salendo in
macchina
“Dobbiamo o no andare in
discoteca, stasera?” ci ricordò Rosalie leggermente irritata
“La vostra preparazione occuperà
tutti il pomeriggio, come al solito?” domandò Emmett mentre con una sola
manovra uscivo dal parcheggio e partivo verso casa.
“Non la nostra” risposero
“Quella di Bella!”
“La volete torturare
ulteriormente?” sospirammo in coro noi tre,
tremando per lei
“Noi non la torturiamo!”
replicarono loro offese “Lo facciamo…”
“… Per il suo bene!” concludemmo
in coro rassegnati.
Povera la mia piccolo Bella!
Chissà cosa le aspettava, oggi. Era sempre così gentile, non si rifiutava mai
di subire le molteplici torture delle mie sorelle, anche se spesso, senza farsi
vedere da loro, assumeva una faccia contrariata ed esasperata.
“Se siamo solite aiutare le
persone più sfortunate di noi siamo solo da ammirare” dissero Rosalie e Alice,
facendoci la linguaccia.
Ridemmo delle loro smorfie. In
fin dei conti, quelle tre avevano già legato moltissimo.
“Comunque, sembra proprio che le
cose stiano andando per il verso giusto” commentò Emmett “Con Bella, intendo. Mi
sembra molto più serena di quando è arrivata”
Lanciai una rapida occhiata
verso mio fratello, piacevolmente sorpreso: era molto strano vederlo così serio
e concentrato su un discorso, lui che era l’anima allegra della famiglia. Non
che fosse stupido o altro, per carità, ma mio fratello aveva un modo speciale
di prendersi cura di noi. Più espansivo e diretto: era lui il primo che accorreva
quando qualcuno di noi era giù di morale, colui che si prendeva cura di tutti
noi al pari di Esme e Carlisle, trovando sempre il modo per farci ridere e
dimenticare i nostri problemi. Era impossibile ignorarlo o non volergli bene.
Era davvero molto più innocente di quanto si credesse.
“Già” concordò Jasper “Sta
davvero migliorando. Lentamente, certo, ma si sta impegnando con tutte le sue
forze. Si vede che il nostro aiuto è servito”
Con una rapida occhiata mi
comunicò tutto ciò che non voleva esprimere ad alta voce. Da quella terribile
notte gli avevo chiesto di vegliare anche sul sonno di Bella.
Restavo ogni notte con lei,
prima parlandole e facendola rilassare, poi vegliando sui suoi sogni. Non mi
allontanavo mai da lei se non poco prima che si svegliasse. Jasper influiva sul
suo sonno dal piano di sotto: le impediva di agitarsi, di ricordare, in un
certo senso; sotto la sua influenza, il riposo di Bella proseguiva lento e
regolare, scandito solo dal suo lento respiro. Non si muoveva o parlava per
tutta la notte.
“Ma non le è passato tutto,
vero, fratellino?” domandò tristemente Rosalie
“No” rispose lui abbattuto “Non
le è passato veramente niente. E comunque ci vorrà molto più che una settimana
per dimenticare l’orrore che ha subito… però sta cercando di cambiare. Di fare
qualcosa, ecco. Non ci pensa, preferendo ricordare gli avvenimenti piacevoli
che le sono accaduti. E cioè solo i momenti trascorsi con noi, credo io”
sorrise, ma non del tutto convinto “Però non le passa, temo”
Strinsi la presa sul voltante,
furioso.
I Volturi. Era tuta colpa loro.
E me l’avrebbero pagata a caro prezzo, senza ombra di tutto. Dovevano solo
osare presentarsi sul suolo della mia dimora. Dovevano solo darmi un pretesto, e sarei diventato implacabile. A
costo di rimetterci la via, avrei massacrati fino all’ultimo quei topi rognosi
che avevano avuto la presunzione di credere di poter trattare in quel modo
Bella.
“Edward, calmanti. Non commettere idiozie, per favore” mi riprese
Alice con il pensiero
“Però ora sta meglio!” disse poi
più allegra “E sono certa che con il nostra appoggio riuscirà a superare tutto
questo!”
“Beh, sicuramente con il nostro
aiuto, e in particolare con…” disse Rosalie
“Quello di Edward!” completarono
in coro i miei fratelli rivolgendomi dei sorrisi abbaglianti
“Eh? E che c’entro io, scusatemi?”
domandai io a disagio.
Dopo quello che le avevo fatto
passare ero proprio la persona meno indicata per tentare di aiutarla. Ci
provavo con tutte le mie forze, ma era ancora troppo poco. Dovevo inventarmi qualcosa
per farla felice.
“Andiamo!” sbuffò Emmett “Non
fare finta di non capirlo. Tra noi cinque sei di sicuro tu che t’impegni con
maggiore scrupolo, meticolosità e attenzione per far felice Isabella!”
“E ci riesci molto bene, oserei
dire” sghignazzò Rosalie “Quando sta con te sembra veramente che le sue paure
svaniscano”
“Sai sempre cosa dire per
tirarla su di morale, sei sempre pronto ad aiutarla nella più piccole cose e
sei sempre il primo ad accorrere in suo aiuto quando ne ha bisogno” elencò
Jasper
“Ti dimostri sempre gentile e
disponibile nei suoi confronti, molto premuroso e protettivo, e inoltre mi
sembra davvero con te Bella riesca ad aprirsi di più che con chiunque altro”
concluse Alice con un gran sorriso
Ringraziai di non poter
arrossire, perché a quel punto sarei diventato bordeaux.
Io avevo un simile ascendete
positivo sui Bella? Ma ne erano sicuri?
“Ragazzi, per favore, smettetela
di dire così” li supplicai guardando fisso la strada.
“Si, si, certo” liquidarono loro
Attraversai la radura di fronte
alla nostra casa e mi diressi in garage, fermandomi accanto alla macchina di
mia sorella.
“Dovresti guidarla, ogni tanto”
le suggerì Jasper
“Credo che la prenderò lunedì”
rispose Rose “Non c’entreremo in cinque in questa scatola di sardine, e non
voglio sorbirmi un viaggio compressata come quello di sabato scorso”
“La mia macchina non è una scatola
di sardine” risposi piccato aprendo la portiera “Magari la tu…”
Mi interruppi di colpo, tendendo
l’orecchio. Nell’aria una vivace melodia andava diffondendo le sue note,
attirandomi a sé come il canto di una sirena.
“Bella è davvero molto brava”
disse Jasper ammirato
“Senti che meraviglia… ehi, Ed,
quand’è che tu e Bella ci regalerete un concerto assieme?” domandò allegro
Emmett
Lo ignorai e mi diressi verso il
retro della casa, dove il mio angelo mi chiamava a sé.
Carlisle si trovava seduto su
una delle poltrone del salotto, che aveva portato di fuori per godersi quella
giornata senza pioggia, quasi di bel tempo che il clima di Forks ci aveva
donato; teneva in grembo un volume di storia medievale, regalatogli tempo fa da
Jasper ma aveva gli occhi chiusi, totalmente concentrato sulla melodia che
Bella stava suonando. Un sorriso sereno illuminava il suo volto; era
letteralmente stregato dalla melodia.
Bella, invece, era in piedi di
fronte al fiume, i capelli castani che le svolazzavano intorno mossi dal
venticello fresco. Gli occhi chiusi, l’espressione concentrata, la postura
composta, tutto di lei faceva capire a prima vista quanto fosse immersa nell’esecuzione
di quel brano. Le dita affusolate si muovevano veloci e sicure sui tasti e
sulle chiavette.
Sembrava una ninfa dei boschi.
Il mio cuore palpitò a quella vista sublime.
L’ultima nota si diffuse limpida
e cristallina nell’aria mentre Bella riapriva gli occhi, così come mio padre.
“Splendida, Bella” si congratulò
Carlisle “Sei davvero molto brava”
“Grazie” rispose lei con un
sorriso sincero “Era la preferita di Phil”
“Davvero una flautista di raro
talento, non c’è che dire” si congratulò Jasper con un sorriso, spuntato da
chissà dove al mio fianco.
Bella e Carlisle si voltarono
verso di noi. Le guance della mia piccola s’imporporarono; sicuramente non ci
aveva sentito arrivare.
“Oh, ragazzi…” balbettò
impacciata “Ciao”
“Che fai, concede concerti
private solamente a Doc?” la prese in giro bonariamente Emmett “Guarda che
allora io mi prenoto per il prossimo”
“Ma no, ecco, io…” si giustificò
impacciata lei
“Dai, piccoletta, stavo
scherzando” ridacchiò lui scompigliandole con affetto i capelli
Bella gli sorrise.
“Allora, ti piace il nostro
regalo?” chiese Rose
“Assolutamente! È meraviglioso”
disse entusiasta, gli occhi che le brillavano “Non potevate farmi dono più
prezioso”
“Sono contento che ti piaccia”
le sorrisi
Per un secondo ricambio,
illuminandomi. Era splendido il suo sorriso.
“Tu!” esclamò poi indicandomi,
con fare accusatorio e divertito allo stesso tempo
“Io?” le chiesi perplesso, non
capendo a cosa si riferisse
“Sbaglio o avevi promesso che mi
avresti dato lezioni di piano?” mi ricordò con un sorriso dolce “Io le sto
ancora aspettando”
Le sorrisi, entusiasta all’idea.
“Se vuoi possiamo incominciare ora” le proposi
I suoi occhi scintillarono,
mentre le sue guance si tingevano di rosso. Che carina…
“Ah, no eh!” esclamò Alice
autoritaria “Ma tu guarda se il roscio deve rovinarci i piani!”
Bella la guardò confusa.
“Tu oggi sarai in mano mia e di
Rose, sorellina” disse perentoria Alice “Dobbiamo lavorare”
“Ehm… perché?” deglutì Bella con
una leggera ansia nella voce
“Stasera si va in discoteca” le
annunciò Rosalie “Non te l’avevamo detto?”
“Ehm… no”. I suoi occhi vagarono
alla ricerca dei miei, implorandomi di aiutarla.
“Alice, non credo che…”iniziai
“Taci Ed!” mi intimò
“Vedrai che alla fine mi ringrazierai” aggiunse
“Alice!” la richiamai
“Andiamo, sorellina!” rise lei,
e le prese gentilmente il polso.
La trascinò dentro seguita a
ruota do Rosalie.
Quando Bella mi passò al fianco,
mi rivolse solamente un debole sorriso di rassegnazione, prima di sparire
dentro casa.
Bella’s pov.
Opporre resistenza era inutile.
In una settimana avevo capito
benissimo la regola principale per la sopravvivenza in casa Cullen.
Niente, NIENTE, poteva fermare
Alice o Rosalie quando avevano in mente qualche loro piano diabolico;
soprattutto se Alice E Rosalie si fossero coalizzate insieme
per raggiungere i loro scopi malvagi – almeno per quelli che erano costretti a
subire le loro angherie.
Perciò, con rassegnazione, mi
lasciai trasportare al piano di sopra, nella mia stanza, senza protestare,
pregando solamente perché ne potessi uscire, in qualsiasi maniera.
Lo fanno per te, ricordatelo, mi ripetevo, Non c’è nulla di cui aver paura. Sono le tue sorelle, si stanno solo
preoccupando per te…
Il rumore secco della serratura
che si chiudeva alle mie spalle mi fece sobbalzare lo stesso; specie se poi
quel già di per sé inquietante rumore era seguito dallo spostamento fulmineo
della cassettiera, con tanto di specchio, di fronte alla porta di ingresso.
Paura un cacchio!, gridai tra me e me nel panico, iniziando a
tremare
“Non temere, piccola Bella” mi
rassicurò Rosalie con un ghigno che era tutto tranne che rassicurante “Ci
occuperemo noi di te”
“Affidati a noi. Fidati”
aggiunse Alice, copia del viso di Rose
Deglutii, incapace di
rispondere, ma a loro bastò. Mi rivolsero un sorriso appena, appena più umano e
corsero nel bagno.
Approfittando di quel momento di
calma prima della tempesta mi avvicinai alla finestra, raggiungendo la
scrivania che Carlisle mi aveva donato proprio quella mattina, e aprii la
custodia del mio flauto. Lo smontai con attenzione e presi il panno per
pulirlo, mentre osservavo i ragazzi nel giardino di sotto, ancora frastornati
dalla nostra fuga improvvisa.
“Chissà se Bella riuscirà a
sopravvivere” soppesò la questione Emmett come se parlasse delle condizione climatiche
“Vista la super velocità con cui l’hanno rapita, non ci spererei tanto. Ma
voglio essere ottimista! Le cose sono migliorate parecchio da quando c’è lei”
“Spero vivamente anch’io che se
la cavi, ma ricordiamoci che è in mano a loro” sospirò Jasper “Prego solo che
riesca a uscirne. Viva, s’intende”
“Ci scommettiamo sopra?”
“Ci sto”
“Ragazzi!” ringhiò Edward
arrabbiato “Insomma, è vostra sorella! Dovreste preoccuparvi seriamente, non
scherzarci su!”
“Non è che possano fare poi
tanto, Edward” disse calmo Carlisle “Sai meglio di me che euforia selvaggia
aleggiava nei loro cuori, mentre sequestravano Bella. Neanche secondo me ci
sono molte possibilità di rivederla com’era prima”
“Papà!”. Dire che Edward era
sconvolto non rendeva l’idea. Anche la mia faccia doveva essere simile alla
sua, però. Carlisle! Come poteva dire questo? Non avrebbe dovuto fare il bravo
padre e venirmi a salvare?!
“Su, Edward, non ti angustiare
così” lo consolò Carlisle mettendogli una mano sulla spalla “Lo sai che
infondo…”
“NON. DIRLO” ringhiò Edward
“La versione ufficiale è quella.
In realtà, secondo me, lo scopo è semplicemente gratificazione personale”
Jasper e Emmett scoppiarono a
ridere.
“Vai così, papi! Dimostraci che
sei anche un grande comico!” si congratulò Emmett tra le risa
Edward era un misto tra
incredulità e rabbia. Forse era la prima volta che Carlisle lo sorprendeva in
maniera tanto eclatante.
“Grazie ragazzi” dissi ad alta
voce riponendo i pezzi del flauto “Davvero, mi rincuorano le vostre dolci
parole”
Dal giardino, i quattro alzarono
lo sguardo nel sentire la mia voce. Emmett, Carlisle e Jasper mi rivolsero un
grande sorriso, mentre Edward mi guardò impotente.
“Prego! Sai che siamo qui per
farti coraggio” sorrisero Jasper ed Emmett, prima di ridere ancora.
“Bella, cosa ci fai ancora
qui?!” mi sgridò acida Alice, uscendo dal bagno.
Trasalii voltandomi verso di lei.
Alice mi si affiancò con un cipiglio severo, la postura, l’atteggiamento e
l’espressione duri degni di un sergente della marina americana; con un brusco
gesto, chiuse completamente le tende della finestra, annullando i miei contatti
con l’esterno. Mentalmente, mandai una richiesta di aiuto, ricordandomi solo a
metà che Edward non poteva leggermi nel pensiero.
“Via dalle finestre!” ordinò
Alice “Da ora fino a stasera sei in mano nostra. Niente contatti con il mondo
esterno, recepito?”
“Signorsì, sergente… ehm,
Alice!” risposi sinceramente spaventata, scattando sull’attenti
inconsapevolmente.
Lei sorrise compiaciuta di
avermi terrorizzato a morte e mi trascinò in bagno a passo di danza.
Una nuvola densa di vapore
bianco ci arrivò in viso quando Alice aprì la porta del bagno. Il clima
caldo-umido, anzi, afoso-umido, sarebbe stato adatto solamente a una serra. Alice
mi spinse dentro con una risata e si richiuse la porta alle spalle.
“Ma che…?” domandai, con qualche
difficoltà di vista.
Il bagno era completamente
avvolto da un vapore bianco appiccicoso, e mi fu difficile individuare la
figura di Rosalie, intenta a versare del bagnoschiuma nella vasca.
“Ragazze, mi volete bollire?” domandai
con un sorriso
“Fidati. Ti piacerà” mi
rassicurò Rosalie
Annusai l’aria: vi aleggiava un
dolce odore di vaniglia, incenso e cannella. Era molto buono e soft.
“Sicuramente ti aiuterà a
rilassarti” disse Alice in tono professionale. Sembrava nata per fare
l’estetista.
Prima che avessi il tempo di
protestare, due mani gentili ma decise mi tolsero i vestiti e mi buttarono a
tradimento nella vasca da bagno. L’acqua era bollente anche per gli standard
dei vampiri, ma davvero piacevole. Quando riemersi, sputacchiando, Alice e Rosalie
avevano spento le luci e acceso mille piccole candele profumate.
“Scusate, ragazze, ma questa
situazione è un po’ ambigua” sorrisi loro “Avevo pensato di fare un bagno del
genere con il mio ragazzo, non con le mie sorelle”
Sghignazzarono entrambe,
divertite.
“A questo penserai tra un po’”
ghignò Alice
“Per ora, sappi che questo è il
“Bagno Rituale per gli Eventi Importanti e/o Straordinari delle Donne della Famiglia
Cullen” disse Rosalie solenne, impedendomi di chiedere ad Alice di che cosa
stesse parlando
Soffocai una risata; questa
famigli ne inventava sempre una nuova. Chissà se ci pensava la notte, visto la
mancanza di un buon sonno ristoratore, oppure gli venivano così, sul momento.
“Tradotto per le menti
semplici?” chiesi
“Un bagno speciale rilassante
che tutte le donne della nostra famiglia fanno prima di un evento importante a
cui dovranno partecipare” spiegò Rosalie “Sai, feste, matrimoni, balli scolastici…”
“E prima che tu ce lo chieda si,
anche per le serate in discoteca” mi anticipò Alice mettendo a tacere ogni mia
obiezione
“Ma non trovate la cosa, ecco,
come dire, leggermente faticosa e dispendiosa?” provai a controbattere “Tutto
ciò non è un po’ pesante da ripetere ogni volta?”
“ASSOLUTAMENTE NO!” esclamarono
inorridite, come se avessi appena detto loro un’orribile bestemmia “Il Bagno è
un momento sacro! Non va mai ignorato!”
“Sc-scusate!” esclamai
arrossendo, nascondendomi in mezzo alla schiuma “Non lo sapevo…”
“Eh, quanto lavoro, quanto
lavoro…” sospirarono loro sconsolate
Mi rilassai sentendo il loro
chiacchiericcio raggiungere un tono gradevole e melodico, immergendomi fino al
mento nell’acqua cala; dovevo ammettere che ci sapevano fare, stavo benissimo.
“Ok” sospirai “Sono pronta per
qualsiasi cosa abbiate in mente. Cosa devo subir.. ehm, fare?”
“Tu proprio nulla” rispose
Rosalie
“Penseremo a tutto noi” disse
Alice
L’ultima cosa che ricordo è la
luce pericolosa che accese i loro occhi color dell’oro; poi, mi fu
categoricamente vietato di aprire i miei.
Per le due ore e mezza
successive rimasi completamente immersa nell’acqua in
balìa delle mie
persecutrici, interpretando nuovamente il ruolo di
Barbie-cavia-da-laboratorio/Manichino-senza-diritti-sottopagato-e-sottostimato,
cosa che mi fece temere seriamente per il futuro che avrei passato in
quella
casa; se tutte le volte sarà così, addio Isabella cara!
In quelle ore provai un moto di
enorme compassione per le mie vecchie bambole: purtroppo – per loro, s’intende
– anch’io da bambina avevo avuto il mio periodo da estetista leggermente
psicopatica, e le avevo torturate in questo modo. Si vede che il karma esiste
davvero.
Erano ben organizzate, questo mi
fece supporre che si fossero messe d’accordo a scuola.
Rosalie si dedicò ai miei
capelli.
Si adoperò tra i mille flaconi
di shampoo, balsami e creme muovendosi per il bagno con una grazia insuperabile.
Sceglieva con cura ogni prodotto, illustrandomi poi i loro vari effetti mentre
li usava su di me, garantendone l’efficacia, massaggiandomi i capelli con cura.
Una vocina nella mia mente mi
diceva che noi vampiri non avevamo bisogno di tutte quelle creme per essere
splendide, ma la misi a tacere temendo guai. E poi, non è che mi importasse
davvero.
Ogni tanto Rose mi faceva
qualche domanda sui prodotti che usavo da umana, e io tentavo con tutta l’anima
di risponderle, con scarsi risultati.
Nel contempo, Alice si prendeva
cura della mia pelle, e in particolar modo del viso.
Mi spalmò sulla faccia una
strana crema profumata, vaneggiando entusiasta sui mirabolanti effetti
prodigiosi che avrà sulla mia (e non sua, MIA) pelle. Stavolta presi coraggio e
osai chiederle cosa potesse mai fare una maschera al mio viso, perfetto come
quello di tutti gli altri vampiri.
“Probabilmente niente. Ma morivo
dalla voglia di utilizzarla su di te!” mi rispose su di giri
Dopo questa botta di sincerità,
rinunciai definitivamente ad oppormi.
Un po’ perché ero sinceramente
scioccata di essere divenuta davvero il giocattolo delle mie sorelle, un po’
perchè non mi avrebbero mai lasciato andare – erano per sempre due contro una,
per di più tenuta in ostaggio.
Perciò mi rilassai e lascia che
si divertissero.
Chiacchierammo amabilmente per
tutta la durata del bagno, durante il quale si dedicarono anche alla mia
manicure e alla pedicure, e scoprirono che potevano usare il solletico – altra
arma da usare contro di me! – per farmi fare ogni cosa che volessero.
Io, sempre molto
arrendevolmente, le assecondai. Contente loro, contenti tutti, no?
“Bene, Bella. Fatto. Puoi
uscire” annunciò poi Rosalie, compiaciuta.
“Finto?” chiesi, speranzosa
“Certo che no!” risposero loro
“Era solo il principio!”
Due ore e mezza erano solo il principio?! Povera me!, pensai,
mentre Alice mi porgeva un accappatoio e Rose mi raccoglieva i capelli in un
asciugamano.
“E ora, la parte fondamentale”
annunciò Alice “I vestiti!”
“Hiuppy” borbottai senza
allegria, lasciando che mi trascinassero fuori.
L’escursione termica che c’era
tra il bagno e la mia camera da letto era forse di 50° minimo. Mi sembrò di
congelare mentre mi sedevo sul letto, di fronte al mio armadio.
Alice e Rosalie aprirono con
sicurezza le ante e si inoltrarono nel mare di abiti. Per fortuna non chiesero
il mio aiuto.
Sprofondai nel materasso,
stremata nonostante il procedimento di relax. Chiusi gli occhi e cercai di
rilassare il corpo, cosa alquanto difficile visto che ogni cellula mi pregava
in ginocchio di sfondare cassettiera e porta e battermela. Ma non potevo
deludere Rosalie e Alice.
Inoltre, al paino di sotto
c’erano quattro uomini, e non ci tenevo proprio che mi vedessero in
accappatoio. Accidenti!
Mentre rimuginavo sul mio
destino infame, dal piano di sotto una vivace melodia raggiunse la mia stanza,
suonata con grande maestria al pianoforte.
Scattai su e mi voltai verso la
porta, attenta per non perdermi un solo accordo.
Era Edward.
“Bella, ti sentiresti più a tuo
agio in pantaloni o con una gonna?” domandò Alice riemergendo con in mano
trenta o forse quaranta magliette diverse.
“Edward è davvero bravo” dissi
Lei sbuffò. “Edward. Sempre lui,
quel deficiente. Mi deve sempre sconquassare i piani…”
Si avvicinò alla porta a grandi
falcate, spostò la cassettiera con un solo gesto – facendola tornare al suo
posto – e spalancò la porta.
“Edward, piantala di fare il
piccolo Mozart risorto! Io sto lavorando! Con la tua musica mi distrai Bella!”
urlò furiosa
“Alice!” esclamai arrossendo
“Sono lieto che le piaccia la
mia musica” rispose in tono melodico Edward, in perfetta armonia con la musica
“Uf, ma proprio ora ti devi
impegnare per far colpo? Fai il carino dopo, avrai l’intera nottata per
sorprendere Bella!”
“Alice!” gridammo in coro
Lei si richiuse la porta alle
spalle e tornò nell’armadio borbottando contrariata, in assoluto contrasto con
il sorriso soddisfatto che aveva in volto.
Io distaccai il cervello dal mio
corpo e mi concentrai solamente sulle melodie che giungevano dal salotto, che
componevano una lunga catena melodica che Edward non interrompeva mai.
Mi persi completamente
nell’ascolto di quei brani tanto che fui piuttosto sorpresa di sentirmi
richiamare da due voci leggermente alterate.
“Bella, su, sveglia! Abbiamo
finito!” mi sgridò Rosalie
“Di far che?” chiesi spaesata
“Di sceglierti i vestiti!” mi
ricordò lei “Dai, mettiti questo che siamo in ritardo. Bisogna ancora
pettinarti e acconciarti i capelli!”
“Ok” risposi mentre Alice mi
metteva tra le mani un fagotto di indumenti e mi spingeva in bagno
Sospirai e li posai sul lavello.
Indossai la biancheria – per
fortuna non presa dal cassetto demoniaco – e poi esaminai i vestiti. Avevano
scelto una minigonna a pieghe di jeans, chiara, che mi arrivava poco sopra il
ginocchio; il top che avevano selezionato era di un celeste
opaco, senza maniche, che mi arrivava poco più su dell’ombelico; dietro,
la schiena era in gran parte scoperta, e la parte di stoffa che la copriva era
un intreccio di nastri dello stesso colore.
“Beh, wow” si complimentò Alice
entrando con la sorella “Sei un schianto”
“Ehm.. g-grazie” risposi imbarazzata,
rossa come un peperone.
Per tutta la vita avevo fatto la
parte del brutto anatroccolo della situazione, ma per una volta nella mia
esistenza potevo azzardarmi a usare l’aggettivo bellissima per definirmi.
E dovevo tutto a loro.
Mi voltai a guardare commossa le
mie svampite sorelle e abbozzai un sorriso.
“Grazie” dissi loro sincera “Sarete
anche un po’ esagerate, ma siete le migliori consulenti di moda del pianeta”
“Vuoi dire che ci farai svolgere
il nostro lavoro più spesso?”. Al solito, Alice ne approfittava sempre.
“Ehm… con le dovute eccezioni…”
tentennai
“Perfetto!” risero loro
“Ora, trucco e scarpe! Per i
capelli penso che vada bene così” disse Alice osservando i miei capelli, ormai
asciutti, che si erano acconciati da soli in morbide onde sulla mia schiena.
Rosalie mi porse uno scaldacuore
argentato, che mi copriva solamente le spalle altrimenti nude; mi affrettai ad
allacciarmi al seno.
“Alice? Bella? Rose? Ma siete
ancora lì dentro?”. I colpi alla porta accompagnarono la voce morbida di
Jasper.
“Non ti azzardare ad entrare,
fratello!” lo ammonì Rosalie
“Siete pronte, almeno?” chiese
lui capendo che era meglio limitarsi a una conversazione con la porta “Lo
sapete che sono le otto e venti passate?”
“Non si mette fretta alla
perfezione” ribatté Rose
Ma siamo sicuri che stesse parlando
di me? Mah, forse le era calata la vista…
“Bella, ma sei ancora viva?” domandò
Jasper nascondendo una risata
“Per adesso direi di si” gli
risposi
Alice si diresse leggera verso
la porta e ne aprì uno spiraglio. “Iniziate ad andare” gli suggerì illuminandosi
di un armonioso sorriso, solo per la gioia di rivedere il volto del compagno
“Noi arriveremo tra un po’”
“Non stressate troppo Bella, ok,
mostriciattolo?” disse lui baciandole il naso
“Ci proverò”
“Non vorrei che poi Edward ti
facesse a pezzi”
Sorrisi. “Oh, grazie Jazz. Per
un istante ho veramente creduto che lo dicessi per il mio bene”
Rise di gusto. “Scusami,
sorellina. La prossima vota proteggerò te”
“Se ci arrivo, alla prossima
volta”
Se ne andò che ancora rideva.
Alice richiuse la porta
sorridendo contenta. Probabilmente la felicità di suo marito era contagiosa,
per lei.
“Forza, ora: trucco e scarpe!” esordì
battendo le mani
“E accessori” aggiunse Rosalie
“aspettate qui”
Mentre lei si dileguava fuori
dalla mia stanza, Alice afferrò il beautycase mai notato prima, e agguantò
lucidalabbra e matita.
“Ferma” disse prima di avventarsi
su di me, senza darmi il tempo necessario per prepararmi psicologicamente
Quando Rosalie tornò aveva già
finito e stava riponendo le cose, mentre io mi rialzavo barcollante e
frastornata dal pavimento.
“Ho dovuto fare in fretta perché
siamo in ritardo” spiegò alla sorella
“Alice… la grazia… ti è
sconosciuta…” rantolai, per poi fissarmi allo specchio.
Sgranai gli occhi.
Alice e Rose avevano compiuto su
di me un vero miracolo. Ora sì che sembravo lontanamente paragonabile alla
bellezza delle mie due estetiste.
“Sei una schianto, Bells” mi
lodò Rosalie
Deglutii, incapace di parlare,.
“Mettiti le scarpe” mi suggerì
Alice “Noi andiamo a prepararci” Mi fece l’occhiolino. “Non voliamo di certo
sfigurare né farti sfigurare. Dobbiamo essere alla tua altezza”
Prima che potessi dirle che
anche con un sacco dell’immondizia come abito sarebbero state comunque più
belle di me si erano già dileguate.
Restando immobile al mio posto,
impiegai una manciata di secondi a capire che Rosalie mi aveva lasciato sul
lavello un paio di scarpe d’argento, una cintura dello stesso colore e dei
bracciali coordinati. Reprimendo un istintivo brivido alla vista dei tacchi
esageratamente alti, presi gli ultimo accessori e li indossai. Poi, pregando
tutti i santi del paradiso di non farmi cadere, scesi le scale praticamente
attaccata al corrimano.
In salone trovai Esme e Carlisle
intenti a guardare un vecchi film in bianco e nero, abbracciati.
Sentendomi arrivare, però, si
voltarono
“Santo cielo, Bella! Sei
stupenda!” esclamò Esme sorpresa
“Sei un incanto, Bells” aggiunse
Carlisle con un sorriso
“Gr-grazie” risposi arrossendo
Esme mi venne vicino e mi
carezzò una guancia per rassicurarmi. “Splenderai come una stella”
“Certo che lo farà! Ci abbiamo
messo quattro ore a prepararla!”disse Alice scendendo le scale per raggiungerci
“Oggi niente preparazione lunga
due giorni per voi, signorine?” le prese bonariamente in giro Carlisle
“Mi dispiace, papà, ma oggi
siamo in ritardo” sorrise lei “Stasera il debutto in società è di Bella”
“Comunque, non mi sembra che tu
abbai scelto proprio l’ultimo capo che avevi, eh?” scherzò lui
In effetti, Alice stava più che
bene; la sua snella figura veniva messa in risalto da un paio di aderenti
pantaloni di pelle neri, abbinati a una maglietta rosso sangue a collo alto ma
senza maniche, su cui era disegnato un dragone nero. Sarebbe stata il ritratto
della tentazione, per gli uomini, in discoteca.
“Allora, pronte?” chiese Rosalie
raggiungendoci
La mia autostima crollò
miseramente, facendomi quasi scoppiare in lacrime; che stupida, pensare di
superare in bellezza le due veneri del ventunesimo secolo!
Altro che stupenda! Rosalie
incarnava la pura essenza della bellezza in ogni piccolo gesto. La sua figura,
poi, era messa in risalto dall’abito di pailettes dorato, lungo poco più giù
delle ginocchia, retto soltanto da due semi invisibili spalline; i capelli
biondi le svolazzavano intorno coprendole la schiena, altrimenti scoperta.
Quelle due si che sapevano
eclissare l’autostima delle donne! Accidenti, come si poteva competere con due
dee? Una povera ragazza non poteva certo farcela!
“Pronte per andare?” domandò
Esme accarezzando i capelli di Rosalie
“Si. prendiamo la mia macchina”
rispose lei
“Ah, Strawberry!” ghignò Alice
“Vorrei che la smettessi di
chiamarla così, Alice” rispose gelida Rose prendendo le chiavi
“Reddy va meglio?”
“Alice, basta”
“È la BMW, vero?” chiesi seguendole
“Esatto. Strawberry!” esclamò
Alice
“Perchè Strawberry?”
“Oh, è una lunga storia…”
“Non osare raccontargliela!”
“Divertitevi ragazze!” ci
salutarono i due consorti
“A più tardi!” risposi a nome di
tutti e tre
Edward’s pov.
“Accidenti, sono quasi le nove e
un quarto. Dove si saranno cacciate?”sbuffai, guardandomi per l’ennesima volta
attorno, dopo aver guardato l’orologio.
Ogni volta che mi allontanavo da
Bella l’ansia mi attanagliava il cuore. Non so perché, l’istinto mi diceva che
il mio posto era accanto a lei, per proteggerla e vegliarla. E invece era un
intero pomeriggio che non la vedevo, perché presa in ostaggio dalla mie
sorelle.
“Lo sai quanto ci mettono le
donne a prepararsi” tentò di calmarmi Emmett, più esperto di me in materia
“Hanno bisogno di molte ore, forse di qualche giorno… male che vada arriveranno
domani sera. Ehi, perché per ingannare il tempo non ci facciamo un altro
ballo?” propose infine con un enorme sorriso
“NO!” esclamammo irritati io e
Jasper, chiudendo gli occhi per controllare la rabbia.
“Uf, non sapete proprio
divertirvi…” borbottò Emmett portandosi le mani dietro la testa, annoiato
“Hai una strana concezione di
divertimento” sibilò Jasper scoccandogli un’occhiataccia
“Dai, solo perché ti ho fatto
ballare YMCA e Macho Man…” si giustificò lui “Dovresti ringraziarmi, sai? Hai
fatto colpo su tutto il gentil sesso presente in sala, insieme a quel altro
ingrato, lì…”
“Tu non hai idea di quanta
fatica abbia fatto per riuscire a calmare le loro… emozioni” ringhiò Jasper
tremando sull’ultima parola “Quelle ci stavano per violentare in mezzo alla pista,
altro che gentil sesso!”
“Si, ma almeno tu non ti sei dovuto sorbire visioni
veramente indecenti e indicibili sul nostro contro” replicai io a metà tra il
disgusto e la paura “A me si che è andata veramente male… e te la farò pagare,
Emmett, aspetta la prossima caccia”
“Oh, con me regolerai i conti
molto prima, puoi scommetterci” disse Jasper
“Giuro che siete gli unici
uomini che si lamentano perché hanno un successo incredibile con le donne!” ci
rimproverò Emmett incredulo “Due vecchi matusa, noiosi e barbosi, ecco che cosa
siete”
“Si, e poi chi glie lo dice ad
Alice che ho fatto il cascamorto con altre ragazze solo perché tu mi hai costretto?” gli chiese
Jasper, che in ogni caso mai avrebbe pensato a qualcun’altra che non fosse
Alice “Lo sai anche tu che quando picchia lascia il segno”
“Ma secondo te non lo sa che
siamo i tre vampiri più sexy e desiderati del pianeta? L’universo femminile ci
corre a presso, e lo sa meglio di te…”
“Ma ti sembra una scusa logica?!
Tu hai in mente Rosalie e basta, no? E allora perché per me dovrebbe essere
diverso?”
Mi appoggiai al muro e li
osservai litigare divertito, le mani nelle tasche e una gamba appoggiata alla
parete. Tentai di concentrarmi solo sui loro pensieri, e solo sui loro, perché
quelli delle ragazze e delle donne presenti in sala erano oltremodo fastidiosi.
“Ok, basta, pace” disse ad un
tratto Emmett, alzando lo sguardo “Occupiamoci di questioni più urgenti e
gratificanti, adesso”
“Del tipo?” chiedemmo io e
Jasper lanciandoci un’occhiata, pronti alla fuga se necessario
“Del tipo quei tre angeli che
hanno varcato la soglia solo per godere della nostra compagnia” sorrise lui
indicando l’entrata
Perplesso, mi voltai per seguire
il suo sguardo felice, e rischiai l’infarto. Alice e Rosalie spiccavano in
mezzo alla folla per la loro avvenenza con facilità, e le si poteva intravedere
grazie alle numerose testa maschili voltate nella loro direzione e l’area vuota
che si era creata intorno a loro; un coro di commenti inappropriati e sguardi
rapiti accompagnò il loro ingresso, spingendo Emmett a correre loro incontro,
sebbene le ragazze non ci facessero caso.
Ma il centro del mio universo
era il piccolo angelo spaesato che tentava di nascondersi tra le mie sorelle,
come se si sentisse fuori luogo.
Mai nella mia esistenza avrei
creduto che mi potesse essere concessa la visone di un simile miracolo, eppure,
eccolo dinnanzi ai miei occhi.
Isabella avanzava insicura tra
le mie sorella, spostando lo sguardo da destra a sinistra, spaesata. Il bel
corpo era messo in risalto dagli abiti, che le conferivano un’immagine
innocente ma maledettamente provocante. E il suo viso, ah…
Era imbarazzata, gli occhi color
dell’oro rivolti ora verso il basso, le guance colorate da quel suo magnifico
rossore, così irresistibile. Dire che era bellissima sarebbe equivalso a una
terribile bestemmia.
Era una fata.
Era una dea.
Ed era solo mia.
“Eccoli!” esclamò Alice
sbracciandosi per farsi vedere, mentre Emmett abbracciava Rose
“Allora, fratellino? Che te ne pare di Bella? ho fatto un buon lavoro?”
Bella seguì il suo sguardo fino
ad incrociare il mio. Avvampò e borbottò qualcosa a bassa voce.
Dio, stavo per commettere
qualcosa di molto, molto stupido.
Nella mia testa esplose la
risata di Alice. “Accidenti! Sei proprio
al limite, eh? Credo che stasera il gelido e controllato Edward Cullen potrebbe
perdere il controllo!”
Ammutolii, allibito.
“Ed, vuoi rilassarti? Guarda che sei solo tu quello che si fa i
problemi. Per una volta lasciati andare cariatide!” Emmett praticamente
urlò questa frase nel mio cervello
Ma si era ammattito? Non si
rendeva conto di quanto Bella mi stesse tentando? E di quanto io desiderassi cedere in tentazione?!
Dannazione, dovevo resistere,
dovevo.
Per Bella. Sei suo fratello, vuoi solo il suo bene. Proteggila da te
stesso, bestia, controllati…
Ma che controllati! Sei un uomo, sant’iddio, non un robot! Ti sta
chiamando, ti lancia dei segnali! Ti desidera!
Vuoi andare, idiota, si o si?!
Non posso! NON SONO COSI’, IO DEVO
PROTEGGERLA!
Ma dai, non dire stupidaggini! Si vede lontano un miglio che la vuoi,
tua e di nessun altro. E credi davvero che lei si tiri indietro? Ragazzo, è
timida, non stupida…
Oddio, stavo impazzando. Parlavo
anche da solo, da classico psicopatico. Dovevo assolutamente calmarmi. SUBITO.
“Jasper” sussurrai, implorante
“Ti scongiuro, fa qualcosa per calmarmi”
Lui mi fissò un secondo
interdetto, poi scoppiò a ridere lasciandomi stupefatto.
“Scusami, fratello, ma non credo
proprio che lo farò!” disse allegro “Devi sbrogliartela da solo, stavolta”
“Jasper, per favore!”
Scosse la testa con un sorriso
angelico.
“Mi dispiace, fratello, ma mi
hai detto tu stesso di non aiutarti più” disse assolutamente angelico. Mi
lanciò uno sguardo furbo. “O vuoi che ti aiuti sul serio?”
Lo fissai allibito, troppo
sorpreso per replicare.
Jasper. Jasper Whitlock. Jasper Whitlock Hale Cullen. Quel Jasper sempre serio, composto ed educato,
l’unico maturo al mio parere, eccetto il sottoscritto e i nostri genitori,
colui che potevo considerare un fratello e un valido alleato mi aveva appena pugnalato
alle spalle. Ma perché tutti volevano aiutarmi sempre quando non ne avevo
bisogno, e invece, quando ero io a chiedere aiuto, si trasformavano nei
più subdoli e perfidi vampiri ricattatori del pianeta? E il grande amore
fraterno che tanto decantavano al mondo lo tiravano fuori solamente quando
faceva loro comodo?
Jasper mi fissò un altro secondo, poi scoppiò a ridere, piegandosi in due
dalle risate.
Bel fratello! Rideva pure sulle mie disgrazie, soprattutto quando era lui
a causarle!
“Ehi, che gli prende a Jasperino? Perché sta soffocando?” domandò Emmett
tornando a braccetto di Rose
“Niente, niente. Ed mi ha fatto ridere, tutto qui” tentò di riprendersi
Jasper, tornando in posizione eretta. “Almeno
ti concedo di tenere la bocca chiusa, fratellone” pensò.
Alice rise. Ovviamente, lei sapeva tutto.
Che bella famiglia!
Quella peste dai capelli corvini affianco il suo degno compagno e gli
sorrise.
“Bene, via col party!” esclamò su di giri “Edward, mostra a Bella come si
balla! A dopo!”
E facendomi l’occhiolino, trascinò Jasper sulla pista, seguita a ruota da
Emmett e Rosalie.
Accidenti. Ora dovevo cavarmela da solo.
Feci un bel respiro profondo per calmarmi. Pessima idea.
Il suo profumo mi colpì con una violenza inaudita, permettendomi per la
prima volta in quel pomeriggio di respirare davvero.
Aria, pensai, ubriacandomi l’anima di
quell’essenza.
Il resto del mondo svanì insieme a tutte le mie ansie e le paure.
Esistevamo solo io e lei.
Mi voltai con calma e la fissai, ammaliato; da vicino era di gran lunga
più bella di quanto mi fosse parsa prima. Ricambiava lo sguardo di sottecchi e
le guance rosse, chiaramente imbarazzata. Le sorrisi; adoravo quando faceva
così.
Arrossì ancora di più,
ricambiando il sorriso, annebbiando il mio controllo.
Tentai di fare appello al mio
ultimo lampo di lucidità.
Niente da fare.
Ero totalmente in suo potere.
Bella’s pov.
La musica assordante l’avevo già
percepita parecchi isolati prima, ma non mi aspettavo di trovarmi davanti una
costruzione del genere, un edificio alto, moderno, con una fila lunghissima di
persone in attesa. Un locale alla moda, anzi, IL locale alla moda; dove
potevano andare dei tipi come loro? Era ovvio.
La musica mi stava già dando
alla testa; persino io che odiavo con tutto il cuore ballare mi scoprii desiderosa
di buttarmi in pista a scatenarmi. Effetto musica o effetto Cullen? Bah!
“Cariche?” domandò Rosalie
eccitata
“Altroché!” rispose Alice. Al
solito, sintonizzate sullo stesso piano.
Mi fissarono con LO SGUARDO.
“D-diamoci dentro!” balbettai,
insicura, alzando timidamente il pugno. Andò più che bene
“Si va!” urlarono loro,
prendendomi per mano.
Ovviamente saltammo la fila – e
quando mai ci saremmo potute abbassare al livello dei comuni mortali! – ed
entrammo nell’edificio.
Luci, musica a palla, corpi
assolutamente persi nel delirio del ballo… tipica atmosfera da discoteca, ma di
quelle di Hollywood, catapultati in un mondo fatto di desideri, lussuria e
peccati.
Il guaio era che iniziavo a
sentirmi a casa. Volevo fare tutto senza pensare, senza ritegno, senza
giudizio. E non era il caso con quel dio dai capelli bronzei che mi sarei
ritrovata come insegnate di ballo.
Mi guardai attorno, cercando i
ragazzi con lo sguardo.
E lo vidi.
Il fiato mi si spezzò in gola,
mentre un fuoco prendeva il controllo del mio corpo. Davanti ai miei occhi
c’era la creatura più bella di tutto il creato.
Appoggiato al muro con le mani
nelle tasche dei jeans neri a sigaretta, che fasciavano magnificamente le sue
gambe esaltandone la perfezione, il più bello degli arcangeli osservava i suoi
fratelli litigare; sopra, la camicia nera che indossava, della quale i primi
tre bottoni erano slacciati, lasciava intravedere una muscolatura fatta e
finita.
Sul viso un sorriso arrogante e
dannatamente tentatore.
Ora, siamo razionali: se vi si
presentasse davanti un simile dio, in una posa terribilmente sexy, di cui ogni
singola cellula sembra urlarvi “Violentami, bambolina, sono qui per te”, voi
cosa fareste?!
Maledizione, lui era così… in
quella posa così… dannazione, ma si rendeva minimamente conto di quanto
quell’aria da cattivo ragazzo lo rendesse assurdamente eccitante? E di quanto
mi portasse al limite, maledizione?!
O Dio, o Dio, o Dio, dovevo
assolutamente calmarmi, o di lì a poco avrei fatto qualcosa di davvero, davvero
stupido
Non riuscivo a staccargli gli
occhi di dosso, letteralmente lo stavo stuprando con lo sguardo. Altro che
buoni propositi di brava sorellina! Se non gli saltava subito addosso era già
un miracolo!
“Bella, tutto ok?” chiese
Rosalie
“Eh? Oh, si si” risposi. Provo
solo un’attrazione irresistibile verso il tuo sexy e meraviglioso fratello
single, tutto qui…
“Benarrivate, signorine”
Emmett era sbucato dal nulla di
fronte a noi, e ora ci stava salutando con un inchino. Indossava un paio di
jeans stinti e una camicia bianca; stava bene, sembrava a proprio agio lì
dentro.
“Ciao” lo saluto Rosalie,
lanciandogli un’occhiata di sfida
“Non ti preoccupare, micetta, ti
farò vedere io chi merita la corona della pista” ribatté lui provocante
“Ciao fratellone!” esclamò Alice
“Gli altri?”
“Laggiù, troppo ingessati per
muoversi” disse lui cingendo con un braccio la vita di Rose “Gli ho fatto
ballare due brani dei mitici Village People e si sono offesi, i bimbi…”
Si voltò verso di me e mi
rivolse un gran sorriso. “Accidenti, piccola! Sei uno
schianto stasera!” esclamò ammirato “Farai faville!”
“G-grazie”
“Eccoli!” esclamò Alice
sbracciandosi per farsi vedere.
Seguii il suo sguardo e
intravidi Jasper ed Edward fissarci. Il suo sguardo intenso mi costrinse ad
abbassare il mio. Era troppo per essere vero. Semplicemente troppo.
Alice, ghignando, mi prese per
un braccio e mi trascinò da loro. Io la seguii tenendo i miei occhi ben
piantati per terra.
La risata di Jasper riempiva
l’aria, sovrastata solo dalla musica.
“Ehi, che gli prende a Jasperino? Perché sta soffocando?” domandò Emmett
“Niente, niente. Ed mi ha fatto ridere, tutto qui” tentò di riprendersi
Jasper, tornando in posizione eretta
Alice rise; affiancò il suo compagno e gli sorrise.
“Bene, via col party!” esclamò su di giri “Edward, mostra a Bella come si
balla! A dopo!”
E facendo l’occhiolino, trascinò Jasper sulla pista, seguita a ruota da
Emmett e Rosalie.
Accidenti. Ora dovevo cavarmela da sola.
Sentii Edward fare un respiro profondo, prima di voltarsi per guardarmi.
Ricambiai lo sguardo di sottecchi sentendo il fuoco ardere nelle mie vene. La
sua presenza mi scombussolava. Mi rivolse il suo speciale sorriso, tentatore
nell’oscurità. Tentai di ricambiare sempre più in balìa del suo potere. Tentai
di trovare un motivo per resistergli, ma la mia mente era sconvolta da un
blackout.
“DATECI DENTRO, MOCCIOSI! VOGLIO VEDERVI BRILLARE!”
Il grido esultante di Emmett ci fece sobbalzare entrambi, facendoci
voltare verso la pista.
“Vivo nella speranza che il mio sogno si possa avverare, che un giorno
possano cambiare, diventando persone serie e responsabili…” sospirò studiando
sconsolato suo fratello
“I sogni son desideri…” canticchiai
Ridacchiò tornando a fissarmi. Lo imitai, pregando il mio corpo di
resistere a tanta perfezione senza commettere qualche pazzia. Probabilmente non
ce l’avrei fatta.
“È davvero molto avvenente, questa sera, signorina Swan” disse con voce
vellutata, abbozzando un inchino
Avvampai più del dovuto. “Gr-Grazie, Edward. Anche tu sei splendido”
Mi sorrise e io rivolsi la mia attenzione altrove.
Calma, Bella, controlla gli
ormoni, mi ripetei, Non c’è niente per cui valga la pena
agitarsi, a parte l’incarnazione della sensualità e dell’avvenenza al tuo
fianco….
E DICI POCO!
Come si fa a restare indifferenti a tanto ben di Dio?! È umanamente e
inumanamente possibile!
“Vorrei proprio sapere cosa ti frulla per la testa” ridacchiò Edward
posandomi delicatamente una mano sui capelli “Chissà quanti tuoi segreti
riuscirei a scoprire…”
“No!” esclamai facendo un balzo indietro. Non avrebbe mai dovuto sapere
cosa pensassi di lui.
Mi fissò sorpreso e poi scoppiò a ridere.
“Cosa c’è di tanto buffo?” chiesi, arrossendo
“Tu!” rise “Sei buffa!”
Gli voltai le spalle, offesa, lasciando che ridesse di me. Ma non riuscii
a fare neanche la parte dell’offesa, tanto ero contenta di farlo ridere.
“Ti prego, Bella, perdonami. Non
volevo” ridacchiò lui
“Non dire che non volevi, perché
volevi” replicai girandomi e fissandolo divertita “Ammettilo: tu adori
prendermi in giro”
Mi rivolse un sorriso
scintillante. “Infatti”
“Cosa?! Ma che gentiluomo sei?!”
esclamai offesa “Tu dovevi dire: No, Bella, non è vero, sono molto rammaricato
di quello che ho fatto!”
“Mi avresti mai creduto?” chiese
lui con un ghigno
“Potevi fingere” replicai,
incrociando le braccia
“Io credo nella sincerità prima
di tutto”
“Infatti quando ti presenti la
prima cosa che dici è: Salve, sono Edward Cullen, un vampiro di quasi
centodieci anni, so leggere nel pensiero e ho una superforza e una super
velocità incredibili!”
Scoppiò a ridere. “Ovviamente!
Per chi mi hai preso? Per uno che tiene alla segretezza della sua famiglia e
alla vita degli ignari umani?”
“Oh, come ho potuto essere così
cieca!”
Ridemmo in coro, alleggerendo
l’atmosfera. Poi, Edward mi porse la mano.
“Mi concede l’onore di questo
ballo, signorina?” mi chiese
Arrossii, fissando la sua mano
intimidita. “Ti avverto” lo ammonii “Sono una pessima ballerina. Totalmente
incapace. Rischi la vita se balli con me”
“Correrò il rischio” sorrise
“Ed, davvero, forse non è una buona
idea” Ora la nota di panico nella mia voce era udibile “Inciamperò, ti pesterò
i piedi, ti farò fare una brutta figura!”
“Fidati di me, fifona” disse
sorridendo “Ci sono io”
“Seriamente, Edward, non so
ballare!”
“Ma io si”
Mi prese gentilmente la mano, e
ancora una volta una scossa elettrica si propagò lungo i nostri corpi. Lo
seguii docilmente, mentre lui scivolava tra la folla con grazia impeccabile.
Arrivati in mezzo alla pista si
fermò e si voltò a guardarmi.
“Chiudi gli occhi” mi ordinò
Lo fissai confusa.
“Bella, se vuoi imparare a
ballare, devi imparare a non pensare” disse lui “lascia che sia la musica a
guidarti”
“Ma le tue frasi le prendi dai
biglietti dei cioccolatini, o hai chi te le scrive?” gli domandai scettica. La
musica era la mia mortale nemica, almeno quando dovevo ballare.
“Fidati di me”
E come posso non fidarmi del mio
angelo?
Chiusi gli occhi, riluttante.
“Edward, se casco da questi trampoli…”
“Ti prenderò prima che tu possa
sfiorare il pavimento” mi assicurò lui con voce calda
Probabilmente ora ero rossa
quanto le luci al neon che saettavano attorno a noi, ma cercai di non badarci.
“E ora, maestro, che faccio?”
domandai
“Lasciati guidare dalla musica”
disse lui con una voce ipnotica, sensuale, che mi fece rabbrividire “Svuota la
mente da tutto… concentrati solo sulla musica… come se dovessi suonare…”
E ancora gli obbedii. Accidenti,
da quando ero così accondiscendente?
Piano, piano, controvoglia, mi
sintonizzai solo sulla musica, allontanando tutto il resto dalla mia mente,
concentrandomi solo sul ritmo incalzante della canzone. Non era male... anzi,
non era affatto male!
Senza che me ne rendessi
propriamente conto, il mio corpo iniziò a muoversi sul posto seguendo il ritmo
della musica, fino a che non mi ritrovai a seguire il mio istinto e a danzare.
Incredibile, Isabella Marie Swan che volontariamente
ballava, anche molto bene, senza
causare incidenti o morti improvvise e senza che qualcuno la con stingesse!
Miracolo!
Mi ritrovai a sorridere come una
bambina, muovendomi sempre più velocemente.
Sentii una risata vicino al mio
orecchio. “Chi è che diceva di non saper ballare?”
Arrossii e aprii gli occhi,
trovando il suo viso a poca distanza dal mio, con quel suo sorriso da
cardiopalma.
“Mi sembra che te la stia
cavando piuttosto bene” continuò con un tono di voce che dovrebbe essere
dichiarato illegale.
“Certo. Io posso fare tutto”
risposi trovando la voce “Mi sembra che abbia appena imparato a ballare da
sola. Senza il tuo aiuto, caro mio. Sono bravissima”
Non avevamo smesso di muoverci lungo
la pista, in perfetta sincronia; i nostri corpi erano vicini, perfettamente
allineati e in sintonia, coreografia perfetta.
“Ah si, eh?” disse con un
sorrisetto arrogante. Mi afferrò la mano e mi attirò a sé. “Ora, Miss
Faccio-Tutto-Da-Sola, il Maestro ti mostra come si balla”
Arrossii di botto continuando a
sostenere il suo sguardo, mentre iniziavamo a volteggiare sulla pista. La sua
mano teneva stretta la mia, e mi guidava intorno alla sala con un autocontrollo
perfetto. Per fortuna, aggiungerei; fosse per me, ora staremmo facendo un altro
tipo di danza....
Scossi la testa, distraendomi e
inciampando. Edward mi sostenne, stringendomi a lui, mantenendo la sua promessa
di impedirmi di fare del male, a me e ad altri.
“Che fai, inciampi?” ridacchiò
“Non eri la più grande ballerina del secolo?”
“Ora le faccio vedere io chi è
la migliore, Maestro” sibilai, mentre
il mio orgoglio mi ordinava di fargliela pagare.
Mi sorrise arrogante, e io
ricambiai. La sfida era appena iniziata.
Tenendo sempre la sua mano ben
stretta tra le mie, iniziai a ballare, senza pensare, senza ragionare, senza
rifletterle. Ballavo per mostrargli che nulla poteva fermarmi se ero
intenzionata a fare qualcosa. Il mio orgoglio non si piegava davanti a nessuno.
Edward, a quanto sembrava, era
del mio stesso avviso; non si risparmiava nulla, mi dava un gran filo da
torcere. Era un ottimo ballerino, senza alcun dubbio.
Continuavamo a danzare, a
gareggiare tra noi, senza curarci delle occhiate curiose e ammirate che ci
rivolgevano, perché, infondo, esistevamo solo noi. La sala era vuota, la muscia
solo un debole brusio indistinto; eravamo io e lui, ora e per sempre.
Pian piano, senza neanche
rendermene conto, la nostra sfida morì così come era cominciata. Ci ritrovammo
a sorriderci allegri, a volteggiare e a divertirci insieme, felici. Ballammo
per ore, senza fermarci, e senza che i sorrisi abbandonassero i nostri volti.
Ci guardavamo continuamente negli occhi, felici.
“Va bene, lo ammetto: sei molto
portata per il ballo. Ho sbagliato a prenderti in giro” disse Edward finendo di
farmi fare una giravolta.
“E io mi scuso per non averi
ancora detto che sei davvero un ottimo ballerino” dissi “Non dubiterò mai più
di te”
Alzò un sopracciglio. “Hai mai
dubitato di me?” chiese
Arrossii. “Beh, non esat... aspetta
un momento! Mi stai prendendo in giro, vero?”
“Indovinato” ghignò
Stavo per rispondergli male,
quando le luci si fecero soffuse e gli altoparlanti diffusero una melodia
dolce, romantica, per coppiette innamorate. Io ed Edward ci guardammo intorno un
momento, spaesati, mentre le coppie intono a noi iniziavano a ballare strette
ai propri compagni.
“Ehm... credo che sia il caso
che ci spostiamo” borbottai, imbarazzata.
La sua mano si strinse
dolcemente attorno alla mia, e mi ritrovai il suo volto sorridente di fronte.
“Non così in fretta” sussurrò
“Ti avevo promesso che ti avrei insegnato a ballare...”
Le sue mani mi spinsero
gentilmente verso di lui; prese una delle mie mani e me la fece stringere
attorno alla sua vita, mentre l’altra le tenne stretta, sollevandola
all’altezza della spalla, intrecciando le sue dita alle mie; gentilmente, posò
l’altra sua mano attorno ai miei fianchi. Lo fissai meravigliata, arrossendo.
“... e nel pacchetto era
compreso anche un lento” sussurrò piano, senza smettere di fissarmi.
Iniziammo a ondeggiare sulla
pista, seguendo le note dolce della musica, senza che i nostri sguardi si
staccassero un attimo. Ero completamente soggiogata da quello sguardo ipnotico,
angelico... dolce. Edward mi guardava con una dolcezza che mai, mai avrei
creduto di meritare. Era come se... se leggesse, invece che i miei pensieri, la
mia anima, e che ciò che trovasse gli piacesse immensamente.
Che sciocchezza. Un angelo come
lui cosa poteva vedere in un mostro come me?
Continuammo a danzare lentamente,
con Edward che mi cullava piano.
Non esistevamo altro che noi.
Verso la fine della canzone,
dietro il mio angelo intravidi le figure di Alice e Jasper, che danzavano
armonici tenendosi stretti, scambiandosi uno di quei loro sguardi
indescrivibili, tanto era profondo il livello a cui si comprendevano. Poco più
in là, Rosalie ballava con il capo poggiato sulla spalla di Emmett, che le
accarezzava protettivo la schiena.
E di nuovo, improvvisamente, la
sensazione di solitudine e di inadeguatezza prese il controllo del mio cuore.
Loro avevano qualcuno da amare.
E io?
Edward...
“Bella, c’è qualcosa che ti
turba?” domandò in un sussurro Edward, accorgendosi che qualcosa non andava
“Oh... no, niente” gli risposi
piano, abbassando lo sguardo
“Ti gira la testa?”
“Un po’...” mormorai, perdendomi
nelle sue iridi.
Lentamente sciolse l’abbraccio
in cui eravamo stretti e mi prese per mano, guidandomi lontano dalla pista.
Uscimmo per strada e ci allontanammo dalla discoteca, inoltrandoci in un parco,
deserto a quell’ora. Edward mi fece accomodare su una panchina, sedendosi poi
accanto a me. Mi studiò attento, preoccupato di vedermi ancora debole.
Sbuffai, guardandolo con un
mezzo sorriso. “Edward, non devi preoccuparti per me. Sto bene, davvero” lo
rassicurai
“Non posso non farlo” mi disse sincero
“Sei stata tutto il giorno nelle mani di quelle due pazze sadiche delle mie
sorelle. Non avrei mai detto che saresti riuscita sopravvivere e poi a
resistere fino alle due del mattino”
“Sono già le due?” chiesi
meravigliata “Mi sembra di essere arrivata solo da una decina di minuti”
“E invece è notte fonda” sorrise
lui “A quest’ora le brave bambine dovrebbero già essere sotto le coperte a fare
bei sogni”
“Beh, io non sono brava, né
tanto meno bambina” replicai
“Oh, si che lo sei” ghignò lui
“Sei molto più piccola di me”
Gli feci la linguaccia e lui
scoppiò a ridere. “Comportamento alquanto maturo, non c’è che dire!” disse
“Tutta colpa tua, nonno”
replicai incrociando le braccia
“Nonno?” disse, alzando un
sopracciglio
“L’hai detto tu che in confronto
a te sono una bambina”
“Ti pare che abbia l’aspetto da
nonno?”
Arrossi, chiudendo
frettolosamente gli occhi. Se si aspettava che gli dicessi che il suo aspetto
era decisamente magnifico, simile a un dio nella sua perfezione, si sbagliava
di grosso. Ma mentire su quel argomento era un’eresia, e inoltre non ne ero
proprio capace.
“Non credere che possa elogiarti
così facilmente, Narciso” dissi
“Ammettilo: sono decisamente un
bel ragazzo” mi provocò; lo spiai e notai che aveva assunto una faccia da
giocatore di poker.
Un bel ragazzo? Edward, forse ti
servono gli occhiali: sei talmente perfetto che mi è difficile immaginarti
vero, pensare che tu possa essere reale e non soltanto un bellissimo sogno! Ma
non è solo la tua bellezza, tu sei speciale, sei unico, sei…
“Mai” dissi decisa. Ovviamente,
le mie guance si imporporarono. Mai che mi aiutassero a mantenere i segreti!
Ridacchiò. “Grazie”
“Per cosa?” chiesi, aprendo gli
occhi
“Per non essere come tutte le
altre” spiegò “Per non volermi vicino solo perché sono… beh, bello”
“Edward, non devi sminuirti per
questo” dissi, arrossendo “Gli umani tendono a considerati solamente bello
perché è così che appariamo loro. Ma quanti di loro ti hanno mai avvicinato e
hanno mai provato a comprenderti? Credo nessuno. Quindi, in fondo, è meglio
così. Intendo, che ti credano bello; almeno hanno capito in parte che sei una
splendida, meravigliosa persona”
Ecco: idiozia del secolo. Perché
non capisco mai quando è il momento di tenere la bocca cucita?
Mi rivolse un occhiata
meravigliata.
“Beh? Cosa c’è?” domandai,
brusca a causa dell’imbarazzo
“Non avevo ricevuto un
complimento così bello” mormorò rapito
“Non aspettartene altri”
borbottai imbarazzata “Tanto non te lo dico che sei bello”
“L’hai appena fatto”
“Accidenti!” esclamai
maledicendomi, mentre lui scoppiava a ridere.
Mi rivolse uno sguardo allegro
prima di voltarsi lentamente e ammirare il cielo. Quella sera, le nuvole erano
rade e si potevano intravedere le stelle, piccoli puntini di luce a tratti
nascosi da uno strato grigio.
“Sono belle, vero?” sussurrai
osservandole
“Già” sospirai “Ma non si vedono
bene, qui…”
“Non mi importa” replicai con
malinconia “Non le vedevo da troppo tempo”
Fremette, ma fu solo per un
istante. “Come ti trovi qui, Bella?” chiese
“Bene” risposi. I nostri sguardi
non si postarono dalle stelle.
“Sei sincera?”
“Si” risposi “Sono davvero
felice di poter vivere in una famiglia come la vostra. Siete tutti così gentili
con me, così calorosi… Non riesco a crederci ancora. Qualche volta, la mattina,
prima di alzarmi, rimango nel letto ad occhi chiusi. Temo sempre di aver
sognato tutto, che questa mia nuova vita non esista, sia solo un sogno. Non sai
che gioia provo quando apro gli occhi e vi ritrovo tutti ad aspettarmi”
Sospirai portando le gambe al mio petto, e ridacchiai. “Alla fine, mi hanno
ascoltato”
Si voltò per osservarmi
incuriosito. “Chi?”
“Le stelle” risposi continuando
a fissare il cielo “Alla fine, mi hanno concesso la possibilità di incontrare i
miei sette magnifici angeli custodi”
Mi permisi di fissarlo di
sottecchi, arrossendo. Di nuovo quell’espressione, quello sguardo stupito ma
profondamente dolce. Gli occhi ambrati di un angelo. Lentamente, quasi come se
temesse di potermi fare del male sfiorandomi, avvicinò una mano al mio volto e
mi sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, delicato.
“Credo…” mormorò. La sua voce
era ipnotica, morbida come il velluto, estremamente fievole “Che quello
fortunato tra noi due sia io. Non avrei mai pensato che una simile stella
potesse venire a vivere al mio fianco. Al fianco di un essere… dannato” La sua
voce si fece triste sull’ultima parola.
“Tu non sei dannato, Edward” lo
ripresi sedendomi e fissandolo.
“Ti assicuro, lo sono” mormorò
“Chi te lo dice? Cosa hai fatto
di tanto brutto?”.
Non soffrire, Edward, non soffrire più. Sei il mio angelo, devi essere
sempre felice. Farò di tutto purché tu lo sia…
“Ho infranto un sacco di comandamenti,
di leggi, di regole… la mia esistenza è un crimine contro natura…. Ho ucciso
tante persone innocenti….”. la sua voce era tormentata, carica di sensi di
colpa e di dolore; ogni sua parola era una coltellata nel mio petto.
“Anche io” sbottai, incapace di
tenerlo dentro, incapace di vederlo soffrire “Anche io ho ucciso, anche io ho
fatto tanti sbagli. Ma se con tutti i miei errori mi è stato concesso di
incontrare un angelo come te, Edward, allora sta pur certo che li rifarei solo
per incontrarti”
Prima che il mio cervello
realizzasse quanto oltre mi ero spinta, gli presi una mano e la strinsi forte,
guardandolo insistentemente.
“Non sei cattivo, Edward. Non
sei dannato. Sei buono. Hai commesso degli errori, certo, ma chi non ne fa? E
la prova della tua dolcezza sta proprio nel fatto che non accetti di aver
commesso degli omicidi, che vai contro la tua natura stessa pur di non commetterne
di nuovi, di non uccidere ancora. Se tu ti consideri dannato, allora mi chiedo
io cosa dovrei essere”
Edward’s pov.
Non ci credevo.
Non era minimamente possibile
che Bella pensasse che io fossi un
angelo. Che io fossi buono.
Avevo commesso un’infinità di
errori nella mia esistenza. Avevo messo fine a centinaia di vite innocenti,
tutto per appagare la mia sete. Sconosciuti con una vita, con una storia, con
persone care che aspettavano ancora
invano il ritorno dei loro amati.
Come poteva non vedere tutto
questo?
Come poteva non vedere la bestia
che ero in realtà?
Forse era troppo giovane per
capire; forse troppo sciocca per avvertire il pericolo. Quanti forse c’erano
per mettere in discussione le sue teorie sulla mia bontà.
Eppure non riuscivo a trovarne
una che potesse far crollare la sua idea della mia purezza. Sapevo di essere un
mostro, indegno di amare e di essere amato, ma non riuscivo a non credere alle
sue parole. Lei era così convinta che io fossi buono… così dolce nel cercare di
farmelo credere….
Le avrei davvero aperto gli
occhi sulla mia natura? Sarei mai riuscito a raccontarle gli orrori di cui ero
stato protagonista, solo per proteggerla da me stesso? Solo per allontanarla da me?
No.
Non ci sarei mai riuscito. Non avrei
mai fatto a meno di lei e del calore che sapeva donarmi, della pace che sapeva
regalarmi. Sarei stato egoista, fino in fondo.
Vicino a me. Con me. per sempre
Le presi la mano e intrecciai le
dita con le sue. Il calore che mi arrivò fu immenso, e mi regalò un estasi mai
provata prima. Alzai le nostre mani e con il dorso della mia le accarezzai la
guancia, piano, come se stessi toccando una fragilissima bolla di sapone.
“Come puoi…” mormorai “Su che
basi riesci a fidarti di me? Perché non ha paura?”
“Perché tu non sei il demone che
credi” mi rispose in un sussurro, un adorabile tremolio nella voce “Non lo sei
stato e non lo sarai mai. E vorrei tanto… vorrei tanto che tu lo capissi,
Edward”
Sentii il cuore salirmi in gola
e bloccarmi le parole. Tutta quella dolcezza, per me…. solo per me….
“Perché mi menti, Bella?” le
chiesi addolorato
“Non ti sto mentendo”
“Come posso crederti?”
Dimmelo, piccola mia: come posso
crederti, come posso convincermi di meritarti? Sei troppo pura, troppo
innocente, troppo bella per me, per uno mostro. Ma non riesco ad allontanarti,
a metterti in salvo da me. Non riesco a
fare a meno di te, Isabella.
“Perché le stelle” rispose con
un timido sorriso, lasciando che un delicato rossore le infiammasse le guance
“Non mentono mai”
La studiai intensamente negli
occhi, sorpreso. In una sola serata, mi aveva stupito tre volte.
Quella ragazza era unica. La mia
piccola Bella. Il mio sogno proibito. La mia dolce stella.
Le sorrisi e lei arrossì ancora
di più.
“Però” disse, osservando il
cielo “Gli angeli non devono essere tristi. Quindi mi devi promettere che
sorriderai sempre, d’ora in poi”
Finché ci sarai tu al mio fianco, lo farò, promisi a me stesso, Tutto pur di farti felice
“D’accordo” risposi
“Grazie”
Non resistetti più. La sua
dolcezza era infinita.
Mi chinai leggermente su lui
lei, senza che il mio cervello potesse capire che cosa stavo cercando di fare,
e riuscire a impedirmelo. La vidi voltarsi verso di me sorpresa.
Le sfiorai la pelle delicata
della fronte con le mie labbra, indegne di lei e della sua luce. Ma in quel
momento, non riuscii a farne a meno. Il suo profumo mi stordì e mi fece perdere
il filo più che mai. Desiderai scendere, sfiorare con le mi labbra ogni
centimetro di quel volto perfetto, fino a sfiorare quelle labbra calde,
morbide, invitanti. Per sempre, fino alla fine del mondo, avrei voluto baciare
quella piccola stella.
Ero letteralmente suo.
La sentii irrigidirsi, sorpresa,
e mi staccai sorridendole. Le sue guance erano fuoco.
“Grazie, mia piccola stella”
sussurrai
I suoi occhi si riempirono di
dolcezza, di felicità, di….
“P-prego” balbettò, stringendo
le sue dita attorno alle mie
Ci fissammo negli occhi e…
“Trovati! Ho vinto i cinquecento
dollari!”
Sobbalzammo voltandoci all’unisono
verso il cespuglio alle nostre spalle, dal quale il faccione allegro di Emmett
era appena spuntato.
“EMMETT!” gridammo all’unisono,
sorpresi “CHE ACCIDENTI CI FAI QUI?”
“Vi stavamo cercando” disse
Alice arrivando alla nostra destra “In palio cinquecento dollaroni al primo che
vi trovava, ovvero Emmett”
“Sono quasi le tre del mattino,
ma dove vi eravate cacciati?” chiese Rosalie giungendo da sinistra “Volevamo
tornare a casa, ma voi eravate spariti”
“Ci siamo preoccupati e vi
abbiamo cercato” concluse Jasper sbucando dai cespugli di fronte a noi
I loro occhi caddero sulla
panchina, o meglio, sulla mia mano intrecciata a quella di Bella; se fossi
stato umano, probabilmente sarei morto.
“EVVIVA! IL MIO PICCOLO FRATELLINO E’ DIVENTAT UOMO!” Il grido di
Emmett mi trapanò il cervello
“Edward e Bella... finalmente, non ci posso credere” Rosalie era
commossa, a dir poco
“Quante storie facevi, Ed! Hai visto che l’amore è splendido?” disse
Jasper ammiccante e compiaciuto
“Sono felice, sono felice, sono felice. La mia sorellina e il mio
fratellino insieme, non ho parole!!” che se non quella piccola elfa causa
di tutti i miei guai poteva gridare così e causarmi l’emicrania?
Bella seguì il loro sguardo e
avvampò, staccando la mia mano dalla sua.
“NON E’ COME SEMBRA!” urlammo in
coro
“Oh, invece sembra!” dissero
loro in coro
“Stavamo soltanto
chiacchierando” ringhiai io imbarazzato
“E c’è stato un momento…” disse
Bella
“Romantico?” suggerì Emmett
“Si… cioè, NO, niente affatto! È
solo che ci siamo sentiti un po’ tristi e…”
“E avete fatto pratica di baci
alla francese” ghignò Alice
“Non è assolutamente vero!”
gridai io
“Solo a stampo? Mi pare pochino”
disse Jasper
“Niente del genere! Ci stavamo
soltanto…” esclamò Bella, ormai bordeaux
“Dichiarando!” la anticipò
Rosalie, perfida
“Ora basta, non è vero!” esclamammo
in coro io e Bella
“Ma guardali, che carini!
Parlano in sincrono!” ridacchiarono loro
“Bella, io li sto per ammazzare”
annunciai, uno scintillio violento nei miei occhi
“Se cerchi man forte ci sono io”
disse lei “Lasciami le nostre sorelle”
“Io elimino i nostri fratelli”
ringhiai, accucciandomi, subito imitato da Isabella
“A Carlisle ed Esme dispiacerà
la loro morte?” chiese Bella scoprendo i denti
“Non direi, visto che i due
figli migliori sono sopravvissuti” risposi
“Era solo per sapere”
“Ah, ma che carini!”
cinguettarono i nostri fratelli indietreggiando
“Scappate” gli intimammo in coro
io e Bella “ORA”
E scattammo in sincrono
all’inseguimento di quei quattro sciagurati.
Scusate,
sorry, excuse mois , gomenasai! Vi chiedo scusa in tutte le lingue del mondo –
anche se non le so – per il mio oltraggioso e inqualificabile ritardo! Lo so
che avevo promesso di non farlo più, ma come avete visto, sono stata un po’
impegnata con il pagellino, le altre due ff, questa… e niente più sogni
rivelatori sul seguito! Cioè, no, lo so come deve continuare e finire, ma mi è
dispiaciuto non veder più i Cullen passeggiare tra i miei sogni.
Ma
ora, visto che con la mia vita vi ho ammorbato abbastanza, due parole due su
questo capitolo.
Assolutamente
in chiave comica (la prima parte) e romantica (la seconda); i pov di tutti e
due i protagonisti accompagneranno la lettura alternandosi – si spera – per
renderla più piacevole. Ci sarà una breve riflessione sui cambiamenti di Bella
all’inizio, un momento “tra sorelle” (vi lascio immaginare) al centro, e poi la
serata in discoteca.
Speriamo
in commenti positivi.
Ah,
e in più un milione di auguri in ritardo per le feste passate e per il rientro
a casa, scuola, lavoro e quant’altro. Grazie angeli miei, a voi che mi fate
felic con la vostra presenza tutto il bene del mondo!!!
Bene,
ora, come al solito, si ringraziano.
Tokiotwilighters:
Io ho idee troppo belle? Forse non hai letto bene le
tue storie, che meritano di essere lette, non le mie due scemenze… lascia
perdere, non sai che dolore al cuore quando ho scritto di Bella praticamente
appiccicata ad Edward! T___T è stato un puro atto di masochismo! ANCHE IO
VOGLIO GIOCARE A TWISTER – O A STRIPE POKER – CON LORO!!!!!!!!!!!!!!
Fin Fish: Maestra, mi scuso per il mio megaritardo. Grazie per gli
incoraggiamenti su Jasper, avevo paura che non piacesse; ma non gli avrei mai
fatto fare da tappezzeria! Grazie per i complx sui momenti Ed/Bella, e grazie
per aver compreso e perdonato il mio sadismo (sarai un po’ mamma Cullen?) Anche
tu hai sviluppato una mania alla Alice e le sue serate a tema? O___ o Wow! E
grazie per aver letto la mia altra ff, spero ti sia piaciuta!
Honey Evans: Welcome in our big crazy family! Benvenuta, benvenuta, my new friend! Contenta che ti
piaccia la mia storia, e aggiornerò the Nessie sister!
RockAngelz:
^^ Grazie piccola! Spiacente deluderti, ma ci vorrà
ancora un po’- il personaggio del mistero non è ancora apparso. E fammi
indovinare, oggi o ieri hai pregato perché aggiornassi… DESIDERIO ESAUDITO!
MimiMiaotwilight4e: Grazie tesoro! Lo so, a volte esagero, ma penso ad Alice
e allora mi convinco che niente è troppo poco!
grilla: Welcome in
opur big crazy family! Una mia fan di tutte le mie storie Eroina!
Con che coraggio hai affrontato I miei tentativi vani di scrittura… Omaggio a
te e al tuo coraggio!
mylifeabeautifullie: Grazie! Addirittura senza parole ti ho lasciato? Sto prendendo la mano
con questa storia. Spero gradirai anche questo
Goten: Welcome in our
big crazy family! Ti ho vista, sai, mi hai commentato
anche a New Moon! Grazie. Anche io mi aggiungo all’urrà per Alice! Guai a chi
me la tocca!
Finleyna
4 Ever: Beh, in verità, fede, ti dico che no, non voglio ucciderli. Aolo
portarli sull’orlo del collasso, mi sembra una cosa innocente, no? Grazie per
gli splendidi complimenti.^^
Wind: Grazie, tu che ancora credi in me e hai capito che aggiorno ogni morte di
papa. Forse Edward si deciderebbe a trasformare Bella prima che io posti il
prossimo capitolo, ma aspettate e non rimarrete deluse.
miki18:
Grazie mille, miky! Sono felice che ti sia piaciuta
così tanto, non lo credevo possibile! Un bacione. T adoro perché mi segui
sempre, sei straordinaria!
PetaloDiCiliegio: Wellcome in our big crazy family! Ciao! Una delle mie prime
sostenitrici di “La Custode
delle Anime”! benvenuta in questa bella famiglia!contenta che ti piaccia anche
questa!
camy00: Welcome in our
big crazy family! Ecco una nuova arrivata, benvenuta!
Grazie epr I compli, li adoro! Anche se, cmq, credo che la sadica tra me e
Alice sia io!
mistica88: Welcome in our
big crazy family! Acc, quante nuove amiche… anche tu fan
del Edward’s twister? Che ne dici se organizziamo una partita?
Lily
Evans 93: Welcome in our big crazy family!
Grazie epr aver letto la mia storia. Trovi davvero bello il rapporto tra I
Cullen? L’0ho reso bene o ho esagerato? Spero di no… lieta che mi segui e che
la trovi bella!
Silver_Alchemist: guarda, ti consiglio come
Barbie – se ce l’hai – una sorella minore. Lo dico per esperienza, una volta
che li hai sedati e manipolati, diventano degli agnellini! Grazie per i
complimenti, e non badare trp alle mie stupidaggini.
Railen:Sono felice di averti
fatto ridere! E grazie tu che ancora partecipi al mio concorso. No, non sarà
Bella, ma…. Eheheh, mistero!
Helen
Cullen: Elly! Ciao ciao! Carini I fratelli
Cullen, eh? Devi sapere che si preoccupano trp, come nel libro! Sono
letteralmente entusiasta dei bellissimi giudizi che mi dai, e di quanto sembri
adorare questa storia. Continua a seguirmi, tifo per te!
Kaida
Seleny: Grazie mille, piccola mia. e non ti
scusare x i ritardi, sono io che dovrei implorare perdono!
E iniaimo anche a
ringraziare gli angeli che hanno inserito qst storia tra i preferiti. 1 - A l y s s a
E ora, il prossi capitolo prima della scuola, una caccia tra Bella, Ed e Carlisle:
Father and Son
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Capitolo 19 *** Father and Son ***
Bella vampire
Ehm, si può?
Non state per lancirmi contr pomodori, soprammobili e tv al plasma da 50 pollici, vero? So che me lo meriterei, ma sapete, fanno un pochettino male. E poi, non dovreste sprecare tanta buona roba su uno scarto come me.
Ok, fine dei commenti a mia discolpa, che non sono serviti a nulla. Ho sbagliato ancora, ma la scuola mi ha fatto impazzire. Davvero, sto pensado di scioperare.
Bene,
due parole su questo cappy e poi vi lascio alla lettura.
Vi
chiedo davvero di recensire, questa volta, perché non ne sono molto sicura. Se non si capisce, e se a voi non
piace, potrei anche riscriverlo tentando di tradurlo dall’aramaico – o Marziese stretto – all’ italiano.
È
incentrato sul rapporto di Edward/Carlisle, molto sacrificato secondo me
nei libri della Meyer. Come ormai sapete, ho la piccola
tendenza a stravolgere i personaggi rendendoli più VVA “Vivi, Vivaci&Assurdi”, quindi molto probabilmente ho sbagliato a non mettere OOC
tra le avvertenze. Pazienza!
Il Carlisle di questo capitolo mostrerà la
sua vena comica! Spero che tutte le
fan del bel Dottor Biondo gradiranno, so che Carlisle è uno dei personaggi che va
per la maggiore, spero di non avervelo rovinato troppo. Il dialogo tra lui e il suo figliol prodigo mi sembra abbastanza
chiaro, ma se avete dubbi non esitate a dirmelo, intesi?
Prima di lasciavi, avrei
una piccola microscopica richiesta da farvi: ho notato che tutte voi, o almeno
la maggior parte, apprezzano il mio stravolgimento dei personaggi, periò vorrei
aprire un sondaggio:
TRA I PERSONAGGI RIVISITATI DALLA PAZZA SADICA IN
RITARDO CRONICO (OSSIA IO), QUAL E’ QUELLO PIU’ GRADITO AL PUBBLICO??
Questo capitolo lo dedico a Federica, che mi ha contatto e implorato di aggiornare presto in nome di tutte voi!
Minako
chan: Grazie molte per i tuoi commy, sempre ben accetti. Si, quelle
due pazze sadiche delle sorelle Cullen sono geniali, e tutti credo vorrebbero
averle come sorelle – se si limitassero, qualche volta, sarebbero perfette.
miki18:
Molto
probabilmente quando mi hai ringraziato così tante volte non eri in te, eri un
po’ brilla… sei sicura davvero di riferirti alla mia storia?^^ Grazie comunque,
anche se i compli nn erano per me! Goditi il capitolo
ducy:
Grazie,
tesoro! Sono felce che la mia scrittura addirittura “appaghi” qualcuno, e ho
davvero tentato di aggiornare presto, ma anche questo capitolo è uscito con un
parto cesario…
Goten:
Non
ringraziare me o dio, ringrazia piuttosto gli incubi che i sensi di colpa mi
hanno causato!^^ sono felice che i piccioncini continuano a suscitare scalpore,
me commossa!
MimiMiaotwilight4e:
Anche
il tuo sogno dono una Alice Rose come estetiste? Siamo in due, sorella! Grazie
per i complimenti, se posso farmene uno da sola (e tanto lo sto già facendo) il
finale dalla disco in poi è stato un colpo di genio. Visto che le ore di
matematica servono a qualcosa? E per i club “Sogni Impossibili – Impossibile
Dream – “, ANCHE IO VOGLIO UN EDWARD IN NERO CHE MI INSEGNI A
BALLARE!!!!!!!!!!!!!!!!
Wind:
Ben
ritrovata! ASai, io non saprei se avrrei sclerato con due sadiche come loro.
Probabilmente si, ma a coti fatti direi che forse in quell’occasione avrei
reagito proprio come Bells: RESA INCONDIZIONATA!!! Per le 2 ore in bago, sappi
che anche io ci sto – so che non frega niente, ma va beh – e faccio impazzire
la mia family. Ma, ehi, il RELAX è RELAX! Kiss
Fin Fish:
Maestra!
Mi sono fustigata dieci volte ogni giorno da quando ho postato l’avviso, per
rimediare al mio ritardo! È stato troppo poco? Devo buttarmi dal balcone? Se me
lo chiede lo faccio! No, parlando seriamente, non cambierò idea sulla mia idea
che TU sia proprio MAMMA CULLEN. U______U, ma sono felice di aver trovato
un’altra persona al mondo che è sarcastica, sadica e con poca pazienza su
questa terra arida – pensdas che il Dott. House ha preso lezioni da me, e ho
detto tutto. Sono lieta che questo capitolo lo hai gradito particolarmente; mi
dispiace averti causato un’imperventilazione improvvisa, ma per ricevere i tuoi
commenti credo ne sia valsa la pena. ^^ Gomenasai. Emmett… poverino, io l’ho
trovato molto tempestivo. Pensavate che li avrei fatti baciare, eh? Povere,
povere, povere, ancora non avete ben capito che livelli di SADISMO io possa
raggiungere. MWAHAHAHA!!!
LittleSweetDreamer: Welcome in our big crazy family!
Ma
ciao! Ma grazie! Che bellissimi comlimenti… graziegraziegrazie! Lo so, i Cullen
sono molto famosi per il loro tempismo perfetto et brevettato, ma mi dispiace
disilluderti. Prima del primo bacio dovranno pedalare PARECCHIO i nostri
piccioncini piccolini! Sono felice che il mio Edward ti piaccia, thanks! Siamo
sicuri che non lo stravolgo un po’ troppo?
annalisa70: Welcome in our big crazu family!
Ciao,
anzi, scusami tanto se non ho mantenuto la promessa di aggornare presto,
perdonami! Spero che ciò non ti abbia indotto ad abbandonarmi!
mylifeabeautifullie: Facciamo la ola hai
due stupidotti! Ole!!!!!! Mi dispiace illuderti, però, prima che quei due si
dichiarino ne passerà di acqua sotto i ponti… ah, e piccolo chiarimento: E’
STATA ALICE HA MANDARE EMMY DAI DUE INNAMORATI!!!!!!!
Noony: Welcome in our big crazy family!
GRAZIE,
e continua a leggere se lo vuoi scoprire!
mistica88: ^^ Addirittura un film
di Dario Argento?! Ho esagerato, eh? Mea culpa, mea magna culpa – il liceo
classico fa male. contenta però che ne sia valsa la pena!
Finleyna
4 Ever: Prezzemolina mia adorata! Piccola, mi dispiace sgonfiare le tue
fantasie sul matrimonio di Bella e edward, ma sono talmente lontani dal primo
bacio che farei prima a girarmi il sistema solare tre volte che loro a
dichiararsi. Mi sa che 25 capitoli non basteranno.^^ sorry.
Princesseelisil:
Grazie
piccola! Sono felice che l’apprezzi a tal punto.
PetaloDiCiliegio:
Ma
ciao! Eh, lo so, un bacietto c’era pure… ma poi che sadica sarei stata? Lo so,
questi vampiri che si credo senz’anima… sarà la chiave centrale dell’altra mia
storia. Chissà se hai capito.
pinkgirl: Welcome in our big crazy family!
L’hai
letta tutta d’un fiato? O__o Me strabiliata! Sono felice però che ti sia
appassionata. Come mai affermi di capire perfettamente le torture a cui Bella è
sottoposta in casa Cullen? Anche tu hai delle sorelle? Sono contenta che tu sia
contenta (perdona il gioco di parole) che Edward si sia sciolto un pochino, ma
credimi, non sai i miei livellui di perfidia come sono alti…
franci_cullen: Welcome in our big crazy family!
Ma
ciao! O___o Il destino ti ha fatto trovare la mia storia e te ne sei
appassionata a tal punto?? Me commossa T__T Sono contenta che il livello di
coinvolgimento degli altri Cullen è attivo e
ne visto, non pensavo potesse avere successo. Sono felice di sbagliarmi!
E sta tranquilla, questa storia sarà parecchio lunghetta… e sono indecisa se
aggiungere anche un capitolo extra!
Helen
Cullen: Elly! Che piacere sentirti, temevo non scrivessi più!! Sono
felice di sapermi far perdonare i ritardi, altrimenti avrei già sotto casa una
folla che brandisce torce e forconi, molto arrbiata… hai visto? Ti regalo il
tuo carlisle! Aspetto con ansia i tuoi commenti su questo personaggio, spero di
non deluderti. Tu sii brutale e spietata, ok? Sono orgogliosa dei tuoi commenti
positivi, anche se devo prendre le perti di Emmett: stavolta è stata ALICE HA
ORDINARGLI DI INTERROMPERLI! Lei sa perché. Molto probilmente scriverò una
special suo qst momento!! Weh, eh, lo sapevo che Carlisle in posizione relax ti
sarebbe piaciuto… regalino! Baci!
Silver_Alchemist:
Concordo
con la tua richiesta disperata a Eddy!!!!!!!!!! LO VOGLIO PURE IO!!!!!!!
Picci151:
Non
preoccuparti, l’importante è che commenti qualche capitolo – meglio tutti,
però^^. Sono felice che apprezzi la mia altalena di capitoli profondi e altri
leggeri, perché questo “tenterebbe” di essere profondo. Bah! Hai visto, eh?
Edward geloso e possessivo, anche se non lo ammette neanche a sé stesso. Eh,
figlio mio, ma dico, sei una creatura fantastica – e anche un gran pezzo di
bonazzo assurdo – e mi ti fai i complessi? Nonono!
Railen:
Non
preoccuparti, con calma! Hai visto quanto ci ho messo x aggiornare? Lo so, non
sono molto svegli ‘sti due ragazzi, ma che ci vogliamo fare (forse Emmy e Alice
posso provvedere con qualche lezione in proposito. Te lo immagini? Ahahahah!)
mi dispiace deluderti, am ripeto, è stata Alice ha dire a Emmy di intervenire!
Lei vuole che si mettano insieme, ma NEL MODO CHE VUOLE LEI! E tu oseresti mai
contraddirla? Lo so, sono un po’schizofrenica. Gomenasai.
Un grazie speciale a mylifeabeautifullie,
pinkgirl, Goten. Fin Fish, Lion E Lamb, camy00, ducy, cullengirl, Finleyna 4 Ever, Helen Cullen,
stezietta w e bell,che mi hanno
incoraggiato a concentrarmi sullo studio e a non mandare al diavolo la scuola! Thanks
a lot, my stars!
Bussai timidamente alla porta
mordendomi indecisa il labbro inferiore.
Con tutto il cuore sperai di non
disturbare, anche perché se avessi dovuto abbandonare il mio piano non credo
che sarei tornata a cercarlo; avevo impiegato un giorno intero a trovare il
fegato per andargli a parlare!
Il solito “Avanti” giunse gentile
e caloroso come sempre. Molto probabilmente non avrei potuto evitare di
sorridergli neanche se mi stesse riattaccando una gamba.
“Carlisle, ti disturbo?”
domandai entrando con un sorriso
“Certo che no, Bella. Dovresti
saperlo che sono sempre disponibile per i miei figli” mi rispose con un
sorriso, togliendosi gli occhiali con un gesto inconsapevolmente sensuale.
Mi invitò a entrare con un altro
sorriso mentre riponeva il libro sulla scrivania. Rimasi sulla soglia,
interdetta.
“Tu hai... i vampiri possono
aver bisogno degli occhiali?” domandai accusandolo
“Certo che no. Ogni difetto
oculare scopare con la trasformazione, lasciandoci una vista a dir poco
perfetta” ridacchiò, giocherellando con gli occhiali “Ma ammettilo, mi stanno
davvero bene”
Mi rivolse un sorriso
smagliante, genuino. Arrossii; pure il Carlisle vanitoso e modaiolo mi toccava
vedere! Ogni giorno ne usciva una nuova, in quella famiglia.
“Su questo non posso darti
torto” fui costretta ad ammettere, avanzando lungo lo studio fino a sedermi di
fronte a lui.
Mi concessi di dare un’occhiata
veloce al regno di Carlisle: soffitto alto e pareti rivestite da pannelli di
legno scuro, interamente ricoperti di scaffali e scaffali pieni di libri, aveva
le finestre rivolte a occidente, ed oltre alla grossa scrivania in mogano
dietro la quale era seduto, Carlisle non aveva altri oggetti di mobilia. Con un
po’ di fantasia mi immaginai una bandiera dell’America nell’angolo alla mia
sinistra, e mi ritrovai a contemplare uno pseudo ufficio del preside Cullen; peccato
che il bel dottore fosse troppo giovane (per gli occhi umani) per poter
ricoprire una carica del genere.
Gettai una rapida occhiata alle
mie spalle e rimasi affascinata da ciò che vi trovai: l’intera parete era
ricoperta da quadri di ogni dimensione e colore; apparentemente, non riuscii a
trovare nessun nesso logico nell’ordine in cui erano disposti.
Mi bloccai stupita nel
realizzare che il posto d’onore era occupato dal quadro più grande di tutti, il
più colorato e con la cornice più ricca: raffigurava figure luminose dalle
tuniche svolazzanti che si muovevano tra bianche colonne di marmo; i
protagonisti indiscussi del dipinto erano quattro vampiri, ritratti in
posizione sobrie su una balconata. Un uomo dai capelli biondissimi, uno dai
capelli bianchi e gli altri due dai capelli color dell’ebano.
Carlisle circondato da Aro,
Marcus e Caius.
Era assurdo che fosse loro
amico. Erano così profondamente diversi...
“Cosa volevi, Bella?” mi domandò
con gentilezza Carlisle, distogliendomi dai miei pensieri cupi
“Oh beh, innanzitutto
ringraziarti per avermi iscritto a scuola” iniziai voltandomi verso di lui.
Accettò il complimento con un cenno aggraziato della mano. “E poi, ecco...
avevo pensato... visto che domani... ehm...”
“Sai, sei veramente adorabile
quando ti trovi in difficoltà” disse Carlisle con un gran sorriso, posandosi il
volto su una mano
“Chi sei tu e che ne hai fatto
di Carlisle?” chiesi arrossendo
“Sono sempre io” rise
“Ho capito da chi Edward ha
preso la vena comica” borbottai
“Sono suo padre, dovevo pur trasmettergli
qualcosa”
“E tra tante qualità proprio l’umorismo dovevi scegliere?”
La sua risata divertita riempì
lo studio.
“Carlisle, che ti succede? È
tanto che non ridevi così, mi sta…”
La porta di aprì senza rumore e
il viso perplessamente divertito di Edward fece capolino dallo spiraglio.
Spostò lo sguardo da Carlisle, ancora ansimante, a me, e i suoi occhi si
illuminarono. Arrossii debolmente e accennai un debole saluto.
“Riunione di famiglia e non sono
stato invitato?” scherzò “Mi dichiaro offeso”
“Balla stava per chiedermi
qualcosa di importante, ma mi ha fatto ridere” spiegò Carlisle fissandomi
allegro “Vuoi rimanere?”
“Se Bella me lo permette”
rispose lui tornando a fissarmi
“Come se tu non ti
sintonizzeresti su RadioCarlisleOne, se te lo vietassi” lo presi in giro
“Forza, Maga Magò, vieni qui”
Padre e figlio ridacchiarono, le
espressioni serene specchio l’una dell’altra. Edward si avvicinò, chiudendosi
alle spalle la porta, e si sedette sulla sedia al mio fianco.
“Te l’avevo detto che Bella era
una comica nata” disse Carlisle a Edward
“Grazie” risposi
“Lo sospettavo” ridacchiò Edward
guardandomi “Dietro quell’aria innocente c’è un tipetto molto scaltro”
“Vedi di non farmi arrabbiare,
allora” lo provocai, ricevendo in cambio un sorriso da cardiopalma
“Allora, cosa volevi dirmi,
Bella?” domandò cortese Carlisle
“Beh, avevo pensato di prendere
ogni precauzione necessaria, per stare tranquilli” dissi riprendendo il
discorso “Mi sento ancora sazia, ma non voglio correre rischi. So che Alice mi
ha garantito che non ci saranno problemi, ma vorrei andare a caccia, questa
sera. Meglio prevenire che curare”
Carlisle mi studiò con
attenzione, soppesando la mia richiesta.
Avvertii un gemito trattenuto di
Edward, al mio fianco, e lo vidi digrignare i denti, stringendo le mani a
pugno. Era teso, quasi furioso, ma terribilmente addolorato.
Deglutii, conoscendo il perché
di quella reazione.
Era turbato dagli stessi
pensieri che mi avevano tormentato per questi due giorni. I ricordi di appena
una settimana.
“Stasera, dici?” disse Carlisle
riscuotendomi dai miei pensieri.
Annuii in silenzio.
“E vorresti che ti
accompagnassi, per caso?” chiese con un sorriso
“Mi farebbe… molto piacere”
dissi sincera
“Allora è meglio se inizi a
prepararti, perché partiamo tra mezz’ora” rispose allegro
“Grazie Carlisle!” esclamai
felice. Mi voltai verso Edward “Tu vieni con noi, Edward?”
Lui si riscosse e mi fissò
confuso; nelle iridi ambrate c’era ancora tormento.
“Perché?” chiese
“Beh… mi sembrava che avessi
detto che volevi cacciare con tuo padre” risposi, leggermente delusa “Ma se non
vuoi non fa nulla…”
“No, no, no, vengo!” si affrettò
a dire, con un sorriso “Solo, mi ha colpito il fatto che te lo ricordassi”
“Non è una cosa assurda il fatto
che io ascolti e abbia anche buona memoria” scherzai per farlo ridere
“Bene, allora andate a
prepararvi” ci suggerì Carlisle “Tra venti minuti ci vediamo in salotto”
“Si” rispondemmo in coro, e come
una sola cosa ci alzammo e ci dirigemmo verso la porta.
Iniziammo a salire le scale in
silenzio. Non sopportavo l’assenza di parole tra noi, e ancor meno quello
sguardo tormentato che lo stava affliggendo.
“Sai, non sei un uomo d’onore,
Edward” dissi a un certo punto, fermandomi davanti camera mia.
“Uhm?” chiese, sorpreso e,
leggermente, offeso “Come, prego?”
“Hai capito bene, non sei un
uomo d’onore” ripetei con un sorriso “Stai infrangendo ben due promesse”
“E sentiamo, quali sarebbero?”
domandò
“La prima, è che neanche questo
weekend mi hai anche solo fatto avvicinare al tuo pianoforte” dissi “Beh, ma
per questo si ringraziano anche le tue sorelle, e la mia insicurezza. Quindi te
l’abbono”
“E la seconda?”
“Mi avevi promesso che non
saresti stato più triste” dissi arrossendo al ricordo di due notti fa “E
invece, lo stai facendo”
Mi fissò un secondo,
intensamente. “Tecnicamente” disse in fine con un sorriso “Io non ho promesso
nulla. Quello che intendevo era che ci avrei provato”
Aprii la bocca per ribattere, ma
mi bloccò dolcemente con sorriso.
“E ci sto provando, Bella” disse
serio “Ma non puoi pretendere che mi dimentichi della mia… colpa, nei tuoi
riguardi”
“Quale colpa?” replicai
storcendo il naso “Mi sembra che sia stata io a…”. Mi bloccai, incapace di
concludere la frase.
Vidi Edward dispiacersi,
rivolgendomi uno sguardo affranto. Decisi di impormi.
Avevo o no deciso di voltare
pagina? Bene, lo avrei fatto.
“Edward, io ci sto… provando”
mormorai “Sto davvero tentando di seguire i vostri consigli. Ma se tu per primo
pensi che… che quella sera sia… troppo vivida, non mi aiuti. Ti avevo detto di
smetterla di preoccuparti per quello. So che tu mi vuoi aiutare, e non sai
quanto io lo apprezzi. Ma per favore, te lo chiedo per favore, non essere triste”
Non riuscivo a guardarlo negli
occhi mentre dicevo quelle parole. Erano troppo… intime.
“Bella…”
“Facciamo così!” lo interruppi
con un sorriso “Sarà la nostra prima caccia, ok? Cancelliamo il ricordo di
quella di sabato scorso, non è successo niente! Stasera mi farai vedere come
caccia un vampiro vegetariano, ti va?”
Il suo sguardo sorpreso venne presto
chinato, mentre un sorriso divertito si disegnava sul suo volto.
“Sei davvero assurda” commentò
con dolcezza “Ma mi hai convinto”
Gli sorrisi. “Grazie”
“Di nulla. E scusami se ti ho
fatto star male”
“Basta scuse. Andiamo a
preparaci!” lo bloccai con entusiasmo.
Ero sinceramente ansiosa di
cacciare, questa volta. Se da un lato c’era la paura di rivivere
quell’esperienza, dall’altro la sicurezza che mi infondevano la presenza di
Carlisle, e soprattutto quella di Edward, non facevano che aumentare la mia
eccitazione. E poi, sforzandomi di ricordare solo le emozioni positive – il
senso di libertà che avevo provato, l’ebbrezza della corsa, il senso di sazietà
– provavo solo un forte desiderio di abbandonarmici.
“Bella, come mai mi stai
seguendo?” chiese Edward soffocando una risata
“Eh?” mi guardai attorno e mi
accorsi di essere al suo fianco, davanti alla porta di camera sua.
Non mi ero proprio accorta dei
nostri spostamenti; semplicemente, avevo vagamente percepito Edward
allontanarsi e lo avevo seguito, come attratta da lui.
Come se io fossi il suo
satellite e lui il mio pianeta.
Arrossii: “Ops. Scusami Edward.
Pensavo ad altro e non mi sono accorta di pedinarti” balbettai impacciata.
“Se eri curiosa di vedere la mia
stanza bastava solo chiedere” replicò lui con un sorriso, aprendo la porta.
Mi resi conto, in effetti, che
non ero mai entrata in camera di Edward. Chissà com’era il suo rifugio segreto…
no, no, no, non dovevo essere così invadente! Ma la curiosità morbosa di sapere
tutto di lui non mi lasciò scelta.
Sbirciai dentro mentre Edward
entrava e accendeva le luci, completamente a suo agio.
Anche nella sua camera, la
vetrata che ci si parava di fronte occupava tutta la parete, come la mia e come
tutto il retro della casa, ma da qui erano ben visibili le anse del fiume Sol
Duc, che scorreva placido. Il lato sinistro della camera era interamente
occupato da scaffali e scaffali, tutti ricoperti di CD; molto probabilmente
nemmeno tutti i negozi di musica di Forks e cittadine nei suoi pressi avrebbero
potuto competere. Incassato sotto, in un grande quadrato al centro della
collezione, un impianto stereo di ultima generazione faceva bella mostra di sé.
Sul lato opposto, a parte un divano di pelle nera vicino alla finestra e una
scrivania elegante poco distante da esso, c’erano solo altri scaffali pieni di
cd e alcuni di libri. Le pareti erano ricoperte da drappi pensati, di una
variante dorata leggermente più scura di quella del tappeto.
Era un inno alla musica, in
perfetta armonia con il mio angelo dagli occhi d’oro.
“La mia stanza” disse un con
sorriso compiaciuto
“E bravo Cullen, allora non ti
limiti a fingere di saper suonare quattro note” dissi ammirata, avanzando
timorosa verso la sua collezione
“Mi sembra che tu gradisca molto
le mie “quattro note”…” sogghignò lui malizioso
Arrossii e mi rifiutai di
guardarlo, spostando la mia attenzione sui suoi cd. Jazz, blues, musica
classica, da concerto… artisti contemporanei, rock duro, evil metal… accidenti,
c’erano tutti i generi musicali possibili e immaginabili! Era davvero un
piccolo Apollo.
“Hai davvero di tutto qui”
mormorai “Con che criterio li hai sistemati?”
“Per anno, e poi per preferenza
personale” disse studiandom
i“Sei davvero…” Che aggettivo
usare? Incredibile? Fantastico? Eccezionale? Sembravano insulti paragonati alla
realtà.
“Cosa c’è ora nel tuo stereo?”
chiesi, curiosa
“Debussy”
“Ti piace Debussy?” chiesi
voltandomi verso di lui
Annuì. “Perché, lo conosci?”
“Mia madre mi ha insegnato ad
amarlo” risposi con un sorriso
“Qual è la tua preferita?” chiedemmo
in coro
“Ehm… Claire de Lune” risposi,
arrossendo
“Anche la mia” rispose,
lanciandomi uno sguardo profondo
Ci studiammo per un attimo,
prima che i rumori del piano di sotto ci distraessero.
“Ehm, beh… vado a prepararmi” dissi,
facendo per uscire “Grazie per avermi mostrato il tuo regno”
“Torna quando vuoi” rispose con
un sorriso “Sei sempre la benvenuta”
Gli sorrisi mezza intontita e me
ne andai nella mia stanza.
E chi vi potei trovare se non
lei?
Alice mi guardava sorniona
seduta sul letto, dondolando le gambe avanti e indietro.
“Se non sbaglio ti avevo bandito
da qui almeno fino a lunedì” dissi bloccandomi sulla soglia
“Non dovresti preoccuparti così
tanto, Bella. Ti verranno i capelli bianchi” disse lei continuando a sorridere,
ignorandomi “Non ti fidi neanche delle mie visioni”
“Non è che non mi fidi di te,
Ali, ma…”
“Lo so, lo so. Non vuoi metterci
in pericolo” alzò gli occhi al cielo “Mai capirò cosa ti frulla per la testa,
sorellina”
Mi venne vicino e mi mise tra le
mani una macchina fotografica professionale di ultima generazione.
“E questa?” chiesi
“Di Jasper. Poi me la ridai”
disse con un sorriso “Sto facendo un altro album fotografico con Esme, in cui
ci sei anche tu. Ma ci servono anche dei momenti padre-figlio, e quei due non
si concedono facilmente alle telecamere, soprattutto insieme”
“E io cosa c’entro?” chiesi
“Farai da fotografa. A te
sicuramente non diranno di no”
“Alice, io….”
“Bella, fallo per me!” mi
supplicò
“Va bene, ma non ti assicuro
nulla” borbottai sconfitta, tendendo la mano.
Alice sorrise raggiante e mi
consegnò la macchinetta, alzandosi i punta di piedi per baciarmi la guancia,
poi uscì canticchiano; scossi il capo, arrendendomi alle follie della piccola
vampira, e la seguii mettendomi la macchinetta al collo.
“Caccia notturna con la
famiglia, e la fame non ti ripiglia” canticchiò Emmett vedendomi scendere. Lo
fissai scioccata, come del resto tutti gli altri.
“Ehi, questa non è mia!”si
difese lui “L’ho trovata nelle patatine formato famiglia!” E sventolò in aria
un sacchetto vuoto – non indagai sulla fine che avesse fatto il contenuto,
meglio non sapere.
Jasper si nascose il viso nella
mano rifiutandosi di guardarlo, e sbirciò nella mia direzione.
“Mi rifiuto di considerarlo
ancora mio fratello, dopo questo” disse
Sorrisi. “Ti riporterò la
macchinetta. Non credo che Alice ti abbia avvisato che ce l’avevo io”
“Non importa” sorrise “A dopo”
“Ciao Bella” mi salutarono
tutti.
Uscii e mi diressi in garage,
dove Carlisle e Edward mi stavano aspettando, chiacchierando amabilmente appoggiati
alla fiancata della Mercedes. Si voltarono in sincrono verso di me sentendomi
arrivare, e il sopracciglio sinistro di entrambi si inarcò vedendo la macchinetta
nera che penzolava la mio collo.
Arrossii e mi affrettai a
spiegare. “Ehm... sembrerà che me ne stia lavando le mani, ma è un’idea di
Alice”
Scossero il capo sospirando.
Accidenti, erano il riflesso speculare l’uno del’altro.
“Bene. In marcia” esclamò
Carlisle salendo al posto del guidatore
Edward aprì lo sportello e si
fece da parte per farmi passare sorridendo; si toccò un berretto immaginario e
mi salutò con un cortese: “Prego, Miss”
“Ma grazie, Sir” ridacchiai,
salendo a bordo.
“Sempre più cavalleresco, eh,
Edward?” lo prese in giro Carlisle
“Sono stato educato così”
replicò lui con un sorriso “E poi, lo leggo nei tuoi pensieri quanto tu sia
fiero di me”
Carlisle rise. “Già. Su questo
non posso darti torto”
“Sai, Carlisle, non dovresti
incoraggiare il suo lato egocentrico” dissi mentre iniziavamo a percorrere la
strada “Come padre dovresti insegnargli l’umiltà. Tuo figlio già ha grossi
problemi, visto che si crede Mister Universo” E gli lanciai una finta
occhiataccia che lo fece ridacchiare.
“Oh, al contrario, credo proprio
che da una settimana la sua stima di sé sia bruscamente calata” ghignò Carlisle
studiando il figlio.
“Carlisle!” lo riprese Edward,
imbarazzato
“Che c’è, Edward, non sei tu che
professi la verità in famiglia?”
“La professo perché sono
costretto, grazie alle mia qualità, a farmi gli affari vostri ventiquattro ore
al giorno” sbuffò lui incrociando le braccia “Non vorrei che mi consideraste un
maniaco depravato che va a ficcanasare in giro”
“Edward, nessuno di noi lo ha
mai pensato”
“Dillo a Rosalie”
“Rose tiene molto alla sua
privacy” mi intromisi io desiderosa di scoprire altro su di loro “Sa essere
molto sfuggevole, se vuole, ma è una splendida persona”
La faccia di Edward venne
scurita da un’ombra, ma fu solo per un istante. Sorrise mestamente “Già. Ma la
parola che la definisce meglio è testarda” disse, alzando gli occhi al cielo
“Ancora mi domando come faccia Emmett a stargli dietro”
“Non so se te l’ho già detto, ma
non ascoltare Edward quando critica i suoi fratelli” disse Carlisle “Dice,
dice, ma ucciderebbe chi pensa anche solo una volta male di loro”
“Credo di averlo capito” dissi
guardandolo divertito
“Allora, Bella” esordì Carlisle
“Sei riuscita a sopravvivere per un’intera settimana nella famiglia Cullen. Congratulazioni!”
“Grazie” dissi “Anche avrei
detto che voi siete riusciti a sopravvivere a una settimana con me”
“Non mi è sembrata un’impresa
così difficile” scherzarono entrambi
“No, davvero. Grazie di tutto.
Mi trovo davvero bene in mezzo a voi” dissi imbarazzata “Certo, siete una
famiglia... alquanto... ehm...”
“Assurda?” completarono loro
“Stavo per dire insolita, ma più
o meno è lo stesso” sorrisi “No, sul serio, siete delle belle persone”
“Grazie!”
Li guardai storcendo il naso, e
loro mi rivolsero un’occhiata curiosa.
“Va bene che siete padre e
figlio, e che tu gli leggi nella mente, ma addirittura le stesse frasi...” li
presi in giro, facendoli ridere.
Com’erano belli insieme... il
classico ritratto della famiglia.
Il loro rapporto... no, il loro
legame era così profondo e saldo che sospettai che fossero legati l’uno
all’altro da un filo indissolubile. Era un sentimento fortissimo, quasi
irreale.
Un po’ come i sentimenti che
legavano Alice, Rose ed Esme hai loro rispettivi partner.
“Ti devo ringraziare, Bella”
disse Carlisle mentre i suoi occhi si illuminavano “Hai davvero portato una
ventata di aria nuova nella mia famiglia. E soprattutto, hai fatto felice Esme,
qualche giorno fa”
Ah, ecco il perché dello sguardo
da innamorato... che carino!
“Non ho fatto nulla, davvero”
dissi “Piuttosto, dovresti ringraziare il mio stomaco”
“Carlisle, quando parli di Esme
il tuo cervello va in vacanza” scherzò Edward con un sorriso “Ricordati che sei
i pilastro portante della nostra famiglia, non puoi perderti in questo modo”
“No, dai, è carino!” lo difesi
“Sembra così dolce... ehm, ciò, non vorrei offenderti Carlisle!” aggiunsi
“Nessuna offesa!” rise lui “E
poi, Edward, non dirmi che tu non...”
“Carlisle, ti prego! Non fare anche tu come Alice!” lo interruppe Edward
irritato “Per favore!”
Lui si limitò a ridere,
scuotendo il capo e lasciandomi perplessa.
“Siamo arrivati” annunciò
Carlisle fermandosi
Scendemmo dalla macchina e
respirammo tutti e tre a pieni polmoni
“Diamo inizio alla caccia” disse
Carlisle allegro.
Annuii con un sorriso,
affiancandolo, mentre Edward rimase in disparte scuro in volto. Mi voltai verso
di lui e mi alzai con due dita gli angoli della bocca, ricordandogli la
promessa che mi aveva fatto. I suoi occhi scintillarono e un sorriso gli
affiorò sul volto mentre scuoteva il capo.
“Ehi, Ed, ti va di fare una
gara?” proposi
Assunse un’aria arrogante. “Non
giocare con me, protesti pentirtene” mi ammonì con divertimento
“Oh, non credo proprio” lo
ripresi “Se ben ricordo, l’ultima volta sei rimasto dietro di me”
Gli occhi gli scintillarono.
“Preparati” disse “Tre... due....”
“Poche chiacchiere, roscetto,
usa le gambe!” lo presi in giro iniziando a correre
“Ehi, così non vale!”
“Non lo sai che i vampiri non
sono leali?”
Mi voltai ridendo e mi diedi una
spinta per aumentare la velocità. Ma per quanto fui veloce, dopo tre secondi mi
ritrovai Edward a pochi metri da me; accidenti, era veramente velocissimo!
“Stanca?” mi provocò
“Ehi, tu sei ancora indietro!”
ribattei
Ghignò e con uno scatto mi
affiancò, incatenando i miei occhi ai suoi.
“Dicevi?” chiese con un tono
vellutato, distraendomi... e approfittandone per superarmi.
“Ma che... IMBROGLIONE!” gli
gridai dietro, inseguendolo
Lui rise a gran voce aumentando
la velocità, mentre io gli gridavo dietro.
Lo ricorsi per quasi dieci
minuti, ridendo e gioendo nel sentire la sua risata, fino a quando non lo
raggiunsi.
“Ti ho preso!” esclamai
allungando le mani per afferrargli il maglione, ma lui saltò di lato
“Mancato!” mi prese in giro
facendomi una linguaccia, mentre sbucavamo in una piccola radura.
In cui, e non capimmo bene come
avesse fatto, Carlisle ci stava appoggiando appoggiato a un albero.
“Finito di giocare?” ci chiese
con un enorme sorriso
“Finito di barare, piuttosto”
dissi guardando suo figlio “Edward è un truffatore con la T maiuscola”
“Bella, io te l’avevo detto che
ero il migliore della famiglia in tutto” si pavoneggiò lui
“Siamo sicuri che il tuo nome
non sia Narciso?” insinuai, mentre un profumo invitante mi giungeva alle narici
“Alci” dissi, mentre un brivido
mi percorreva la schiena
“Chi lo prende per primo?”
propose Edward
“Ci sto”
“Partecipo anch’io” disse Carlisle
“Domani ho in intervento importante, non vorrei uccidere il paziente, invece di
salvarlo”
Scattammo tutti e tre in
direzione del profumo finché non individuammo il branco destinato a farci da
cena.
Lì mi bloccai.
Okay, mentalmente ringraziai che
il mio cuore fosse già fermo, perché quello spettacolo mi avrebbe ucciso.
Due divinità greche della caccia
si lanciarono addosso al branco con un’eleganza inimmaginabile.
Un Zeus dalla pelle nivea corse
con passo sicuro e aggraziato verso un enorme alce dalle enormi corna,
abbattendolo con un gesto preciso della mano candida. Con una grazia
impareggiabile accosto la sua bocca carnosa al collo dell’animale, come se vi
stesse posando un bacio, e vi affondò i canini con un gesto fluido.
Al suo fianco, specchio delle
sue mosse, un giovane Apollo dai capelli bronzei eseguiva la stessa danza di
morte del padre, muovendosi con un’agilità e una velocità senza eguali.
Queste due divinità non potevano
mostrarsi proprio a me.
Si cibarono composti mentre io
li osservavo rapita. Una volta finito, si staccarono dalle carcasse e mi
cercarono con lo sguardo.
“Bella, va tutto bene?” mi
chiese Carlisle
“Si, solo che...beh, wow” dissi
riprendendomi
Mi sorrise colpevole. “Troppo
spaventosi?” chiese
Scoppiai a ridere. “Oh, no, al
contrario!”
Edward e Carlisle si scambiarono
un’occhiata perplessa, tornando poi a studiarmi. Evitando il loro sguardo e
domande imbarazzanti, mi misi all’inseguimento del branco di alci finché non li
raggiunsi e mi avventai sul primo che mi si parò davanti. L’estasi che provai
fu indescrivibile.
Appena lo abbi prosciugato mi
alzai e feci per abbatterne un altro, ma prima che potessi spiccare un balzo
Edward atterrò un alce e me lo porse. Lo fissai arrossendo e presi l’animale.
Quant’era dolce.
Ci cibammo di qualche altro
esemplare, ed ogni volta Edward mi spingeva un animale verso di me, come per
aiutarmi.
Al secondo capii il perché del
suo comportamento; non voleva che mi allontanassi. Non voleva che si ripetesse
l’esperienza dell’altra volta.
Un calore improvviso mi sciolse
il petto.
Si preoccupava per me. Solo per
me.
Però... urgeva rimediare.
Qualcosa mi diceva che dovevo, oddio, non potevo crederci… aiutare Edward a
superare l’accaduto.
Non riuscii ad allontanare quel
pensiero. Lui era tormentato da un mio
errore, e stava lasciando che il senso di colpa lo guidasse; non gli avrei mai
permesso di rimproverarsi per l’eternità di una simile cosa. Non aiutava me, certo,
ma non mi importava granché; era Edward che doveva essere felice. Io non potevo
pensare che per causa mia non lo fosse.
Non l’avrei sopportato.
“Ancora fame?” domandò Edward
“Mah, un pochino…” borbottai io
immersa nei miei pensieri. Come potevo aiutarlo?
“Già, concordo” disse Carlisle
“L’ultimo e poi si torna a casa”
Mi si accese la lampadina nel
cervello e mi illuminai.
Edward partì di corsa, e
Carlisle stava per imitarne il gesto quando lo bloccai per un braccio. Lui si
girò e mi rivolse uno sguardo perplesso.
Con il capo gli indicai il punto
in cui era scomparso Edward. Lui mi capì subito, e il suo sguardo si adombrò di
una luce preoccupata, che aveva mascherato così bene fino ad ora. Annuì, ma
alzò le spalle, mimando con la bocca “Non cambierà idea”
“Non può continuare così. Non
voglio essere un peso per lui, né voglio dargli pensiero” mimai in risposta,
triste.
Carlisle mi studiò un attimo,
poi mi indicò un punto alle nostre spalle.
“Vai” sussurrò “Io lo distraggo.
Torna presto, però”
Gli sorrisi e iniziai a correre
in mezzo ai cespugli più veloce che potevo.
Questa era una prova che dovevo
vincere a tutti i costi. Per me, ma soprattutto per il mio angelo personale.
Edward’s pov.
Quando percepii i pensieri di
mio padre ero già troppo lontano per poter fare qualcosa.
Non potevo fare nulla per
fermarla, per non farla allontanare da me, ma comunque mi bloccai e con una
mezza giravolta iniziai a correre disperatamente verso il luogo dove li avevo
lasciati.
Non potevo permetterle di
correre un rischio così grande.
Non era ancora pronta per
affrontarla da sola. Non era pronta, correva grossi rischi, per una singola
mossa sbagliata poteva tornare a tormentarsi, poteva… lasciarmi.
Non era pronta. Non era pronta.
Maledizione, Bella era ancora
troppo fragile!
Avevo promesso a me stesso che avrei
sempre vegliato su di lei, soprattutto ora che stava vivendo un periodo di
assestamento, adesso che era più bisognosa di aiuto. Come aveva potuto Carlisle
lasciarla andare da sola, senza protezione? Non si rendeva conto dei pericoli
che erano pronti a minacciarla, se avesse commesso un passo falso?
Stupido io e stupida la mia
fiducia nel prossimo!, mi rimproverai, come
avevo fatto a lasciarmi ingannare dai pensieri di mio padre? Accidenti, dovevo
stare più attento!
Sbucai nella radura dove ci
eravamo fermati poco prima e senza esitare mi lanciai verso gli alberi in cui
si era addentrata Bella, quando una mano forte si chiuse intorno al mio polso.
“NO, Edward” L’ordine risuonò secco e deciso nel mio cervello.
Stupefatto, mi voltai verso
Carlisle; mi teneva inchiodato al mio posto, senza la possibilità di muovermi
un centimetro, e mi studiava con due lastre deciso d’oro sul viso.
L’espressione era decisa e calma.
Mi divincolai, sapendo già che
non sarei riuscito a liberarmi. Carlisle possedeva una forza spaventosa, che
raramente usava o faceva trapelare agli avversari, ma che lo aiutava molto a
mantenere la disciplina – lui la chiamava “serenità” – in casa; non si poteva
discutere le sue decisioni, perché lo sapevo, lo sapevano tutti, ciò che lui
decideva lo faceva per il nostro bene.
Non abusava mai della sua autorità.
Non pensava mai al suo
tornaconto. Pensava solamente a noi. Al
nostro bene. Alla nostra felicità.
Nessuno di noi aveva mai provato
a contraddirlo o a mettere in discussione le sue decisioni, che Carlisle si
premurava sempre di discutere con noi; sapevamo tutti benissimo che ogni sua
azione mirava al nostro bene.
Per questo, non riuscivo a
guardarlo in faccia mentre mi divincolavo dalla sua presa, ignorando i suoi
pensieri calmi, dibattendomi come un bambino che fa i capricci.
Non avevo mai messo in dubbio
l’opinione di Carlisle da quando mi ero allontanato da lui, quasi un secolo fa.
Non mi era possibile, io... mi fidavo cecamente di lui.
Gli volevo molto bene.
Ma in quel momento, non riuscii
ad allontanare l’immagine di Bella disperata che fuggiva da Forks, da me. Di
Bella che tornava a Volterra a farsi ammazzare. Di Carlisle che non l’aveva
fermata.
Non potei trattenermi dal
pensare che sarebbe stata tutta colpa sua.
“Lasciamo, Carlisle! LASCIAMI
ANDARE!” gli ringhiai contro, mentre le sue braccia si chiudevano attorno al
mio busto, intrappolandomi.
Ringhiai e mi dibattei, gemendo
per l’impotenza che non mi permetteva di ferire mio padre né di aiutare Bella.
Le due persone a me più care che mi stavano distruggendo.“Edward, adesso calmati” disse
Carlisle con dolcezza, per nulla spaventato
“No!” gemetti, scuotendo il capo
“Devo andare da lei, devo...”
“Tu non devi fare niente” mi
bloccò lui “Devi solo fidarti di Bella”
Smisi di agitarmi,
boccheggiante, e la presa di mio padre si fece più calorosa, più amorevole.
Chinai il capo e fissai il
terreno, tentando di calmarmi.
Perché? Che cosa diavolo mi stava
succedendo?
Perché, improvvisamente, la mia
vita adesso ruotava intorno a Bella?
Non riuscivo a capire. La mia
mente non riusciva a concepire questo cambiamento.
Era come se... se la mia intera
esistenza ora dipendesse da lei. A un suo minimo cambiamento, a un suo minimo
spostamento io... mi orientavo su di lei senza pensarci. Come se fosse
naturale, giusto che fosse così. E
non me ne pentivo, ma anzi, desideravo sempre di più conoscerla, stare con lei,
sentirla solo ed esclusivamente mia.
Mia, mia e solo mia.
“Perché?” domandai “Perché mi
hai ingannato, Carlisle?”
“L’avresti lasciata andare,
Edward?” mi chiese lui di rimando “Se non avessi mentito, e ti chiedo scusa per
questo, tu l’avresti lasciata andare?”
No. No, no, no e mille volte no.
Tacqui, ma lui comprese
benissimo. Inaspettatamente, Carlisle sciolse la presa e mi lasciò libero.
Mi voltai a guardarlo
stupefatto, mentre lui si accomodava sulla sponda del fiumiciattolo là vicino e
si voltava a fissarmi.
“Parliamo o vuoi andare da lei?” chiese “Qualsiasi cosa fai, io resterò qui”
Mi voltai verso il bosco,
dilaniato dal peso della scelta. Continuando a tenere la testa rivola alle mie
spalle, mi andai a sedere di fronte a Carlisle.
“Perché?” gli chiesi
“Per Bella” rispose
semplicemente, prendendo un sasso e iniziando a giocarci “E anche per te”
“Che aveva?” chiesi “Perché non
me ne ha parlato? Io...”
“Edward, credo proprio che
questa volta sia stato tu il suo
problema” rise Carlisle “O meglio, il tuo comportamento. Credo che Bella te lo
abbia fatto capire, no?”
Lo fissai piccato. “Non credo di
aver capito”
“Edward, posso essere
completamente sincero con te?” disse con un sorriso “Ti fai davvero troppi problemi”
Lo fissai stupefatto, mente
colui che definivo mio padre mi rivolgeva un sorriso smagliante dopo avermi
palesemente insultato. Non credevo alle mie orecchie.
“Non credo di seguirti” dissi
“No? Beh, forse mi sono spiegato
male” scosse il capo con un sorriso “Chissà, forse ho sbagliato io... magari ti
ho complicato la vita”
“No” lo interruppi deciso “Tu
non hai sbagliato con me. Tu mi hai salvato, Carlisle. Non potrei mai
biasimarti per ciò che mi hai donato”
Carlisle sorrise comprensivo, e
anche io mi lascia andare.
“Grazie figliolo. Mi confortano
le tue parole” disse “Così ora sono sicuro di non essere stato io ha farti
diventare un cinico apprensivo vampiro pessimista”
Sgranai gli occhi, allibito. Da
quando Carlisle aveva sviluppato questa vena comica?
Mio padre rise della mia
espressione, e io non potei che concordare con Bella; Carlisle comico era
un’esperienza tanto rara quanto scioccante. Sarà stata la luna piena?
“Così, io sarei pessimista,
cinico e apprensivo?” tentai di riportarlo all’ordine
“Oh, si” annuì lui “Ma forse non
te ne rendi conto, Edward. Sai, tu... tendi a farti carico dei problemi di
tutti i tuoi cari. Sei molto maturo per la tua giovane età. Un po’ mi dispiace,
perché non ti ho mai visto goderti la tua giovinezza da vampiro. Non fraintendermi,
sono orgoglioso della tua maturità, ma qualche volta vorrei che tu ti
divertissi”
“Non ne ho bisogno, ho già i
miei svaghi” lo rassicurai “Non preoccuparti”
“Un padre lo deve fare. Ma il punto
della nostra discussione non è questo” riprese “Il problema è che nella nostra
famiglia è entrato un elemento che sembra avere le tue stesse, ehm, qualità”
“Bella?” chiesi
Annuì. “Avete la stessa tendenza
a farvi carico dei problemi degli altri, sacrificando la vostra felicità” disse
lui “Per esempio, questa sera: Bella era preoccupata per te, perché tu eri
preoccupato per lei” Alzò gli occhi
al cielo sconsolato “Mi chiedo se due persone con il martirio nel sangue sapranno
convivere sotto lo stesso tetto. Farete a gara per chi dovrà sacrificarsi per
primo?”
“Papà!” lo ripresi
“Scusami, ma è così” disse lui
“Edward, ti ho osservato in questi giorni. Ti stai davvero preoccupando molto
per Bella, e lo apprezzo immensamente; credimi, sono felice e orgoglioso del
bel legame che sta nascendo tra voi”
Ringraziai di non poter
arrossire, anche perché ero compiaci... che cosa ero?!
“Ma non voglio più che tu ti
faccia carico dei suoi problemi come se lei non fosse in grado di difendersi”
disse serio
“Io... non ho fatto nulla” dissi
sulla difensiva
Carlisle sorrise malizioso. “Non
mentirmi, Edward. Sono tuo padre, ti conosco bene. Ho visto quanto ti sei
preoccupato per Bella, oggi. Ma ho anche visto quanto Bella fosse preoccupata
per te”
Scoppiò a ridere, esilarato. “Ma
che bella coppia di stupidi che siete!”
“Papà!”
“Edward, non puoi non ammetterlo”
rise ancora lui, fissandomi “Ti ho osservato, stasera: hai cacciato per lei,
hai fatto di tutto per farla ridere, l’hai tenuta vicino a te per non farle
correre rischi, temendo che... potesse affrontare ancora una volta quella
brutta esperienza. È stato ammirevole, davvero; si denota un tuo profondo
sentimento, verso di lei. Ma dall’altra parte temo che tu sia rimasto
traumatizzato più di Bella da quel ricordo”
“È stato... molto... difficile,
per me” confessai, addolorato “Sono stato io a costringerla a... affrontare una
prova più grande di lei. Il minimo che possa fare ora è rimediare, e...”
“Ma lo stai già facendo, Edward”
mi consolò Carlisle “E sono certo che questo Bella lo apprezza davvero
moltissimo. L’unico tuo sbaglio è il voler combattere le sue battaglie al suo
posto”
“Tu lo hai fatto per Esme”
ribattei
“Si, è vero. Ma ho sbagliato;
sai meglio di me quanto” disse lui “Non bisogna combattere al posto delle persone
a cui si tiene, e la mia esperienza lo dimostra. Si, bisogna aiutarle a
combattere; si, si deve star loro vicino; si, si devono sostenere sempre. Ma se
si combatte al posto delle persone care, si finisce con l’allontanarle da sé”
Sgranai gli occhi, terrorizzato
da quel pensiero.
“Per questo l’ho mandata a cacciare
da sola, Edward” sorrise Carlisle “Bella deve affrontare questa prova da sola, trovando
la volontà, no, anzi, la motivazione per cui vale la pena cambiare. Credo che
lo abbia capito anche tu che lei lo sta
facendo per te. E spero vivamente che
quando tornerà avrai vinto anche tu il tuo terrore per la scorsa caccia”
“Carlisle, non è solo quello” sbottai
“Non voglio che Bella soffra ancora, mi capisci? Ne ha... ne ha già affrontate
così tante. Le hanno tolto tutto, le hanno fatto del male... eppure lei è
ancora pura” Sospirai, confuso “Non so che mi prende, ma davvero non voglio che
soffra ancora. Mi fa... star male, vederla soffrire. E non so perché!”
Mi passai una mano tra i
capelli, frustrato da questa strana sensazione che non riuscivo a capire.
“Non capisco che mi prende!”
esclamai “Non capisco, non capisco e non capisco! Ma non riesco... a farne a
meno. Non riesco a comprendere ciò che mi succede, ma non riesco... non voglio rinunciarci”
Mi sentii improvvisamente bene.
La verità di quella confessione mi entrò in petto e mi regalò una sensazione di
pace e di benessere senza eguali.
“Ma che carino, Edward è...”
“Non. Osare. Dirlo. Anche. Tu”
sibilai, imbarazzato, voltandomi verso Carlisle “Non fare come i tuoi figli,
per favore. Rimani serio”
“Sono serio” sorrise Carlisle “E
anche molto orgoglioso di te. È un sollievo sapere che...”
“Non. Dire. Certe. Eresie” ringhiai
“Edward non devi reprimerti. È
un bene che anche tu inizi finalmente a provare certe emozioni”
“Tu hai frequentato un corso con
Alice su come farmi saltare i nervi, vero papà?” dissi storcendo il naso
“No. Sono solo molto felice per
te!” esclamò, mettendomi un braccio attorno l collo e stringendomi a lui,
scompigliandomi i capelli.
“Ehi! Ehi, ehi, ehi, ehi, papà,
lasciami!” risi con lui “Dai, non siamo un po’ grandi per certe cose?”
Flash!
Un lampo luminoso ci fece
bloccare e voltare all’unisono verso il bosco. Bella abbassò la macchinetta e
ci rivolse un sorriso divertito e colpevole.
La sensazione di sollievo e
felicità che provavo quando ero con lei si ripresentò violenta quando incrociai
i suoi occhi.
“Bella!” esclamammo, sorpresi
“Eravate così carini, insieme”
si giustificò lei “Non ho resistito”
“No, no, no, Bella, così non va”
la sgridò bonariamente Carlisle “Non si fanno le cose di nascosto”
“Scusa, Carlisle” ripeté Bella
colpevole “Ma ho pensato che con questa foto Alice sarà felice e non mi chiederà
mai più di fare da fotografa non pagata”
“Si, però manca una foto” disse
Carlisle raggiungendola, mentre la piccola Bella lo guardava confusa. Io
sorrisi al pensiero di mio padre, e li raggiunsi.
“Ma cosa...”
“Mettiti qui e aspetta” le dissi
con un sorriso, mente Carlisle ci stava concedendo tempo
“Hai cacciato?” le chiesi tentando
di mascherare la mia angoscia
Mi rivolse uno sguardo profondo
prima di parlare. “Si, grazie” dissi “Ho trovato un orso. Alice aveva ragione,
sono deliziosi”
“Mi fa piacere che ti sia
piaciuto” risposi
“Edward... grazie” sussurrò chinando
il capo “Grazie per esserti fidato di me”
Aprii e chiusi la bocca un paio
di volte, poi sorrisi. “No. Grazie a te per avermi sopportato, e per avermi
concesso la possibilità di parlare con mio padre”
“Sempre qui per te” ridacchiò lei “Ma non mi fare prende più
paure del genere , chiaro? Prova a usare i muscoli della faccia per sorridere,
qualche volta”
“Intendi così?” chiesi divertito, rivolgendole un sorriso.
La vidi arrossire di botto, borbottando qualcosa come “Esattamente”. Scoppiai a
ridere
Ce l’aveva fatta, la mia piccola. Ci era riuscita, ed era
tornata da me.
Secondo Carlisle, inoltre, aveva fatto tutto ciò per… me.
Per vedermi felice. Una s3esazione di calore mi invase il petto, facendomi
quasi galleggiare a qualche metro da terra. Il semplice pensiero, no, la
semplice fantasia che stavo immaginando, che Bella avesse fatto tutto questo
per me mi fece provare un desiderio violento di abbracciarla e stringerla forte
al mio petto.
Non so dove trovai la forza di non farlo, ma resistetti; la
mia fantasia, però, non allontanò l’idea assurda che Bella lo avesse fatto per
me. e la sensazione di calore si fece più acuta.
“Bene! Tra tre secondi scatta” ci annunciò Carlisle
raggiungendoci “Forza, una foto ricordo!”
Io e Bella lo fissammo scioccati.
“Senti, ma...è sempre stato così?” mi chiese Bella
“No” risposi stupefatto “Mi sa che è una malattia nuova”
“Credi che l’abbia portata io?”
“Tu mi sembri normale”
“Sarò portatrice sana”
“Secondo me sono Alice e Emmett”
“Dite cheese” disse Carlisle mettendosi dietro di noi con un
sorriso
Io e Bella ci stringemmo l’uno all’altra, mentre Carlisle
posava una mano sulle nostre spalle.
Come fosse la cosa più normale del mondo, come se fosse
giusto e sensato, senza pensare le misi una mano attorno alla vita e la strinsi
a me; lei sobbalzò sorpresa, ma si rilassò subito e posò il capo sulla mia spalla,
stringendosi a me..
Finalmente, con lei di nuovo al mio fianco, tutto sembrò
tornare a posto.
Con lei al mio fianco, ero di nuovo completo.
Angolino:
Alor, alor,
alor, anche questo è andato. Il prossimo sarà il primo dei due capitoli sulla
scuola, ovvero:
Primo
giorno di Scuola! – Bella’s pov
Ultima
cosa: per chi volesse contattarmi anche per e-mail, mi contatti a questo
indirizzo, please: Marzia-moonlight@hotmail.it
Un bacione
enorme da Marzietta
|
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Capitolo 20 *** Primo Giorno di Scuola! - Bella's pov ***
Bella vampire 20
Buonasera! O, per chi la legge di giorno, Buongiorno!
Sono tornata a rompervi l’anima con
la mia storiellina-ina-ina piccina picciò. Kyaa,
che Grande emozione, che giuoia! ^o^
Mi
sento molto molto felice perché la mia scuola mi ha regalata una settimana di
free-time! Che billu! Quindi, visto che vi voglio benissimo,
mi sono dedicata alle mi storielle, è molto probabilmente le aggiornerò tutte
in settimana – ricordatevi sempre: fate pubblicità occulta alle vostre storie
nelle vostre storie, porta guadagno!
Brevemente, questo bel cappy
parlerà del primo giorno di scuola della nostra Bella. Eh, quante dure
prove l’aspettano... nel prossimo, invece, scopriremo perché, per come e per
quando del comportamento criptico di Eddy! Mi raccomando, più critiche
possibili, perché anche questo capitolo non mi sembra un granché... ho un’irresistibile
voglia di premere il tasto CANC... bah, chissà, forse ho perso la vena....
AH, IMPORTANTE!!
RADIOCARLISLEONE, radio privata
riservata a pochi eletti, si sta espandendo! Tra pochi aggiornamenti, signore
carissime, saprete le esatte frequenze e potrete sintonizzarvi su di esse,
rimanendo sempre e costantemente aggiornati grazie ai nostri programmi ultra
trendy. Buona musica mixata da DJ Eddy e DJ Emmy – duo scatenato, successo assicurato! –, brillanti consigli
di moda e bellezza dalle nostre veneri Lady
Rose e Mademoiselle
Alice,
aggiornamenti in tempo record sull’attualità dai nostri corrispondenti Jasper, Bella e Esme, e per ogni
piccola vostra richiesta la rubrica “L’Angolo
di Carl” sarà a vostra disposizione dalle 8 alle 10, dalle 16 alle 19 e
dalle 23 alle 5 alternato a buona musica dei nostri DJ. Per richieste su
modifiche della programmazione e musiche particolari, contattate Usagi Kou che provvederà ad avvertire
la stazione radio.
Va beh,
si ringrazia...
Minako
chan: Giovinotti sono! Non mi toccare Apollino e Zeussuetto (oddio,
sembrano due marchi di prodotti per il bagno... -___-,,,). Xò hai raggio, Carl
donnaiolo come Zeus... NAH! HE’S PERFECT!! Le possibilità ce le ha tutte, ma
non è proprio il tipo
Wind:
Amore mio, ciao! Lo sai che mi sto drogando con la tua ff “Amore Proibito”? L’ho
già letta cap x cap quando la pubblicavi, ma adesso mi è ripresa la voglia di
leggerla e leggerla... chi billa! Grazie per i tuoi complimenti sulle mie descrizioni,
e sono felice che ti piaccia la mia visione del rapporto Padre figlio, troppo
sacrificato nel libricino della Meyer...
Finleyna
4 Ever: Prezzemolina!! Ciao ciao, Fede, eccomi! Anche a te gusta Carlisle comico, eh? Ihihih...
accende. Però è scioccante. Ma quant’è fico quell’uomo? Ah, che bello!
Perdonami, ma prima che Edward si svegli ci vorranno ancora un po’ di capitoli.
Pensavo di scrivere la storia in 30 cap, ma credo che supereremo quel limite di
parecchio. Forse al 30 li farò baciare... nah, troppo vicino! Per te Rose è
migliorata! Me ringrazia e spedisce insieme a una confezione invisibile di
Sunsilk Bellezza seducente un piccolo pupazzetto di Eddy in smoking nero (si
può togliere, per rivelare la sorpresa sotto...)
mylifeabeautifullie:
Grazie dell’accoglienza calorosa. Anche Carlisle è tuo padre? SORELLINA!!!!!
Grazie per i complimenti, l’ho già detto, questa è la mia visione del rapporto,
magari ad altri non è piaciuta, però io li vedo così... Carlisle non può essere
sempre serio, per la miseria! Ihihi, sono contenta che ti faccia ridere il mio
sarcasmo, in questo capitolo io mi sono rivista in Bella – io mi rivolgo così
alle persone. Per te i preferiti sono Alice e Emmy? ^o^ Thanks! Anche per te,
confezione di Sunsilk Bellezza seducente invisibile e un pupazzetto di Edward
in smoking (si può togliere, per rivelare la sorpresa sotto...)
daene:
Welcome in ou big crazy family! Benvenuta, piccola nuova stella, desiderio
esaudito!
stezietta w: Grazie. Anche a me piace vedere i Cullen ridere e scherzare,
e non solo come personaggi secondari il cui unico scopo è fare da tappezzeria. Anche
a te, fan di Alice e Emmett, una confezione di Sunsilk Bellezza seducente
invisibile e un pupazzetto di Edward in smoking (si può togliere, per rivelare
la sorpresa sotto...). kissolo!
Goten:
Stella! Scusa se non sn entrata su Msn, ma ho avuto parecchio da fare! Però la
tua storia l’ho letta tutta, ho anche commentato. Ora vado a leggermi l’altro
cap. Ti ho fatto provare davvero tante emozioni diverse? O____o Spero siano
tutte positive! Kiss
MimiMiaotwilight4e:
GraziegraziegrazieGRAZIE! Che altro dire se non che ti adoro e sono lieta di
ricevere sempre i tuoi meravigliosi commenti. Ho innalzato il tuo livello di
apprezzamento per Carlisle? ^o^ Ke bello! Mi dispiace dirti che però Edward è cocciuto,
stupido e insicuro, e quinti Carlisle, anche se ha fatto molto, non l’ha ancora
convinto. Eh, ragazzo, che problemi che mi fai?
miki18:
T_____________T AMORE MIO, PERDONAMI! Non volevo criticarti in alcun modo, era
solo sarcasmo e autoironia rivolti solo ed esclusivamente a me stessa! Non voglio
perderti come fan né tantomeno come amica – io ti considero un’amica, non so se
per te è lo stesso. Ti ho scritto anche una mail, ma non mi hai risposto. Ti ho
davvero offeso irreparabilmente? Ti chiedo ancora scusa. Sei meravigliosa, perché
nonostante tu sia in collera con me mi hai fatto lo stesso i complimenti. Grazie,
amore. Ciao,spero di risentirti prestissimo.
bell:
welcome in our big crazy family! Benvenuta, e subito grazie per i tuoi
splendidi complimenti. Sono lieta di coinvolgerti talmente tanto da farti
entrare nella storia, ma stai attenta. Come tutte le sostanze he causano assuefazione,
anche questa storia è una schifezza. Ihih, scherzo, autocritica. Sono felice
che ti piaccia, a presto, un enorme kiss.
Fin Fish:
Maestra Mamma! MI dispiace sapere che eri un po’ triste, e mi fa piacere averti
aiutato a superare un momento difficile con la mia storia. Ridere allunga la
vita e fa dimenticare le preoccupazioni; spero di essere riuscita almeno nella
seconda.^^ Sono lieta che la scena della fotografia sia la tua preferita, mi è
piaciuto scrivere un momento così speciale immortalato x sempre da uno scatto. Io
sono un’amante appassionata della fotografia, soprattutto quello del CARPE
DIEM, scatti speciali che colgono l’attimo, ma odio profondamente essere dall’altra
parte dell’obbiettivo. Grazie di tutto.
giunigiu95:
Welcome in our Big crazy family! ^^ è carino, vero, Carlisle comico? Certo, i
suoi neuroni sono collassati per il troppo lavoro, altrimenti non si spiega. Ha
passato troppo tempo con Emmett, poveri noi. Edward dolcissimo, sempre di
più... chi è l’idiota che ha scritto che è un mostro? Ah, già, la Meyer... beh, per la
foto... ihihih, chiedi ad Alice... te ne fare vedere alcune....ihihh!
franci_cullen:
Oddio, grazie! Sono felice che questo sia uno dei capitoli migliori. Grazie!
Helen
Cullen: O___o. Wow. Brutale e
spietata! ^____^ GRAZIE! Ti adoro, Elly, la tua critica bella lunga mi ha
commosso e mi ha fatto ridere. Sei unica, sono felice che mi hai trovato! Non so
cosa farei senza i tuoi commenti. Ok, lo sai che ero in sfiducia mode on, e
anche in per questo capitolo sono in ansia, ma posa le mazze chiodate e, una
cosa... come hai fatto a scoprire dove abito O_O?
Sono lieta che tu lo
abbia apprezzato così tanto, e mi scuso per averti fatto prendere un infarto. Qualche
volta mi dimentico che le mie lettrici hanno il cuore CHE BATTE!!! Ahahahah!
Scusa! Tutto ok con i problemi al cuore, al cervello e alla psiche danneggiata
dalla mia visione? Ti è piaciuta la
caccia? Felicesissima! Mi ricordavo che ci tenevi particolarmente, e ho tentato
di renderla il più realisticamente possibile vicino alla verità. Però, e non
sei l’unica, Carlisle NON HA CONVINTO Edward a fare un ciufolo, perché quel
ragazzo è testardo e insicuro. Eh, che probemi che causano cento anni di
solitudine! Ma Carlisle è un santo uomo/padre fantastico! Qualcosa – chiamalo sesto
senso – mi aveva già avvertita della tua predilezione articolare che verte su
Carlisle, così, invece che la confezione
invisibile di Sunsilk Bellezza seducente e il peluche di Eddy in smoking nero,
ti ho preparato un bel peluche di Carlisle in divisa da dottore, con tanto di
stetoscopio al collo e occhiali nel taschino.... ihihih, vedi tu che ci puoi
fare...
damaristich:
Welcome in our big crazy family! Accidenti, in una sera ti sei divorata la mia
storia?! A discapito del tuo esame?!?!? T____T Oddio, grazie! Spero ti piaccia
anche questo, e fammi sapere se ho compromesso la tua media!
Princesseelisil:
Pucciosi, vero? Ed e Bella si capiscono con uno sguardo... peccato che colgano
quelli sbagliati! Carlisle che parla a Edward sembra tua madre? Beh, beata te, perché
la mia non mi parla così. Urla, che è diverso. U___U neanche io mi permetterei
di contraddire Carlisle in alcun modo, credo che se lui mi dicesse di gettarmi
nel camino perchè si annoia io lo farei senza esitare! Un bacio!
LittleSweetDreamer:
Welcome in our big crazy family! Non ti
preoccupare, mi ha fatto piacere il tu raptus. XD grazie per i tuoi magnifici
complimenti per essere diventata una mia fan, grazie! Sono orgogliosa che
riesca a trasmettere così bene la visione dei vari personaggi in tutte le
situazioni, perché in qualche momento non ne sono del tutto sicura
Sono felice che ti sia piaciuto
il discorso dei due Cullen, carico di amore e problematiche adolescenziali. Grazie
di tutto!
Vampire93:
Welcome in our big crazy family! Una fan del 93? Come mois! Ciao, spero che non
ti penta di aver cliccato sulla mia storia!
tutumany:
Welcome in our big crazy family! Ciao, nuova arrivata! Sono felice che ti sia
letta tutta d’un fiato la mia storia, e mi dispiace doverti dare un dispiacere
del genere annunciandoti che prima che tra i nostri due piccioncini combinino
qualcosa dovremo aspettare... Natale! Forse!
cullengirl:
Detto fatto!
eligianlo:
Welcome in our big crazy family! Piacere, new
entry, felice che la mia storia ti abbia causato assuefazioni da subito! Grazie
per i tuoi incoraggiamenti, sono sempre ben accetti, soprattutto da una nuova
amica! Lo so, Edward è un pochettino, ma pochettino pensante; neanche Carl lo
regge più... però forse hai ragione, Edward è quello che è rimasto invariato. Noto
con piacere che sei una Fan di Emmy e Jazzy! ^o^ anche per te in omaggio un
flacone invisibile di Sunsilck Bellezza seducente e un peluche di Edward in
smoking nero (Si può togliere...). spero questo capitolo non ti deluda,
comunque forse il prossimo sarà più interessante! Edward sarà una sorpresa....
Railen:
Addirittura all’adorazione? Grazie. Sono felice ti sia piaciuto il capitolo. Vb,
si può perdonare tutto a Carlisle perché è Carlisle, anche se in questo momento
è un po’... rincretinito, non ci sono altre parole. Sicuramente sarà la
vecchiaia! XD MA è meglio così! Non temere, si
metteranno insieme, ma... tra parecchio!
camy00:
Grazie, ecco a te!
cloddy_94:
Welcme in our big crazy family! Piacere di averti qui, Claudia! Grazie di tutto, sono commossa. Davvero sei così presa da
questa storia da non leggerne altre?. T___T Me commossa! Wow, davvero sono così
brava? KYAAAA! ODDIO, MI DISPIACE PERò DARTI ASSUEFAZIONE! Sono contenta che
però t induca alla lettura, è una buona cosa. La tua preferita è
Rosalie? Bene, allora anche per te una confezione di Sunsilk Bellezza seducente
e uno Edward di peluche in smoking nero da spogliare e mangiucchiare.... non
solo con gli occhi!
a fatha:
Welcome in our big crazy family! Sono lieta che ti piaccia, eccoti un nuovo
capitolo!
“Ali… Ali, basta, calmati! È soltanto
il mio primo giorno di scuola, non sto mica andando a una festa!” protestai
inutilmente e senza una reale speranza che mia sorella smettesse di
perseguitarmi.
“E dici poco!” mi sgridò lei su
di giri, tornado a trafficare con la matita minacciosamente puntata verso il
mio viso
Erano le sette e un quarto del
lunedì, altresì noto come il Mio Primo Giorno
di Scuola..
Ovviamente, per me che avevo
lasciato la scuola molto tempo fa, sarebbe dovuto essere un giorno importante,
fantastico, e avrei dovuto mostrare un’euforia inspiegabile, ma – e per questo
si ringraziano cordialmente le sorelle Cullen – non avevo proprio nulla
dell’esuberante. Anzi, ero piuttosto confusa.
Le mie due adorate sorelle,
dando un’ulteriore dimostrazione del loro esagerato amore fraterno – e di quali
effetti collaterali producano cento e rotti anni di insonnia – erano venute
candidamente in camera mia alle quattro
e mezza di mattina e mi avevano svegliato con il solito garbo.
Nascondendosi dietro la solita
scusa “Lo facciamo per il tuo bene”, che da una settimana che ero lì avevo già
sentito quattro volte, ogni volta con risultati spaventosi, per me, le mie due
estetiste indemoniate si coalizzarono nella fondazione da poco creata dello
“Stra-Magnifico-et-Mirabolante-Centro-Estetico-Cullen/Hale – Only for Bella”, e
come per la serata in discoteca mi avevano sequestrato, chiuso in camera e torturato
contro la mia volontà.
Non che fossi del tutto
presente, in quel momento. La mia mente era rimasta a letto (beata lei!) e mi
trascinavo per la stanza in modalità zombie, spinta da Alice.
Per prima cosa – e cos’altro,
altrimenti?! – Rosalie e Alice mi prepararono Il Bagno, ma questa volta i sali
e i prodotti che Alice aveva predisposto per la mia tortura erano tutti
all’estratto di rose rosse.
“Per affascinare” mi aveva svelato
in un sussurro ipnotico, forse a causa dei sali.
“Chi?” avevo replicato,
assonnata
“Non serve che tu lo sappia”
rispose lei
Avrei anche gradito quel
pensiero, al ricordo dei suoi stupefacenti effetti positivi, se uno, non lo
avessero programmato alle quattro di mattina, e due, non lo avessero corredato
di una maschera di bellezza a non so quali fanghi strani di una terra ignota,
che neanche poi mi importava tanto di conoscere. Ah, e ovviamente i capelli;
certo, come poter lasciare in pace i miei poveri capelli quando si ha a
disposizione un intero set completo di creme, shampi e balsami? È da folli!
Ancora una volta le lasciai
fare, sia perché ero letteralmente in coma, sia perché le stavo facendo felici;
e anche perchè, ma questo non l’avrei detto mai, mi piaceva avere due estetiste
personali così dedite alla cura della mia persona. Mi piaceva apparir bella!
Dopo avermi recuperato della
vasca (letteralmente, perché ero scivolata sul fondo, addormentata), mi avvolsero
in un accappatoio caldo e mi portarono in camera, discutendo sul mio
abbigliamento.
Di buono ci fu che recuperai una
stupenda e gradita mezz’ora di sonno, sdraiandomi sul materasso e chiudendo gli
occhi; di cattivo, oltre che la breve durata del mio pisolino, fu che tra le
discussioni delle ragazze sui miei pantaloni, le urla e le varie minacce che mi
parve di udire fuori dalla porta dai ragazzi – da Edward, più che altro; Jasper
e Emmett se la stavano ridendo alla grande – e altri rumori non ben
identificati, dormii poco e male.
Alla fine Alice mi mise seduta
sul letto, prendendomi come se fossi una bambola, e insieme a Rosalie mi vestì
di tutto punto. Non protestai – dove avevo la forza? – ma con mia somma e lieta
sorpresa questa volta non esagerarono come loro solito; anzi, si attennero
molto alle mie esigenze: jeans scuri attillati al punto giusto, una maglietta a
maniche lunghe bianca, a collo alto, e un maglioncino di un bel blu notte,
lungo fino a metà coscia, con l’aggiunta di stivaletti a mezza caviglia scuri –
mi sembra superfluo dire che erano tutti capi di marca e che non li avevo mai
visti in vita mia, prima, neanche quando facevamo compere.
Sicuramente c’era di mezzo Esme
nella loro modestia nel vestirmi: mi sembrava di ricordare una sua terribile
minaccia, ma non ci scommetterei troppo sopra.
Comunque, il motivo della mia
disperazione, ora, era un altro, assai più aberrante e spaventoso: Alice.
Un nome, una minaccia. Credo che
il Diavolo in persona sia andato a prendere lezioni da lei.
Beh, non era esattamente Alice a
terrorizzarmi. Erano piuttosto quel paio di luccicanti, minacciose e
terrificanti forbici che Alice teneva in mano, puntandole verso di me con un
ghigno sadico in volto dopo aver posato i trucchi.
E il loro bagliore maligno mi
aveva risvegliato del tutto, facendomi fare un balzo verso la porta.
Perchè FORBICI + ALICE + BELLA =
TAGLIO DEI CAPELLI DI BELLA
Ovviamente, la porta era
sbarrata. E io avevo ancora un briciolo di giudizio e di rispetto verso i
Cullen per non buttarla giù. Dannata la mia educazione!
“E dai, Bells, ti faccio un
taglio giovanile come il mio!” disse eccitata “Non ti piacciono i miei capelli,
forse?”
“No, cioè, si, mi piacciono
tantissimo! Ti stanno benissimo” mi affrettai a dire, mandando un messaggio in
alfabeto morse, muovendo la maniglia della porta “Solo che… ecco… insomma…
dov’è Rose?!”
“È andata a prenderti lo zaino,
ma lei non c’entra ora” liquidò lei “Non preoccuparti, ti darò solo una
spuntatina…” Si accucciò e si preparò al balzo, ghignando. La copia del
demonio!
“Alice, ti prego, non disturbar…
AAAHHHH!” urlai, vedendola saltare
Mi spinsi contro la porta che,
cogliendomi di sorpresa, si staccò dai cardini e mi fece cadere all’indietro,
seppellendo sotto di sé il povero Emmett che aveva svitato i cardini.
“Accidenti, che botta!”
esclamai, portandomi una mano sui capelli
“A chi lo dici” borbottò Emmett
da qualche parte sotto di me e la porta
“Dai, Bella, fidati!” la voce
arzilla di Alice mi fece rabbrividire. Saltò verso di me.
Feci un verso strozzato,
terrorizzata, ma prima che le sue malefiche forbici potessero toccare i miei
capelli due mani gentili ma decise si strinsero attorno alla mia vita e mi
trassero in salvo.
Aprii gli occhi per accertarmi
che fossi davvero al sicuro e mi ritrovai stretta al petto (quel meraviglioso,
perfetto, muscoloso petto) di Edward, che mi reggeva stretta a sé tenendomi una
mano sotto le ginocchia e una stretta intorno alla vita. Fissava la sorella con
uno sguardo decisamente arrabbiato.
In quel contatto improvviso,
così vicina a lui, protetta da un simile angelo, feci l’unica cosa che i miei
due neuroni sopravvissuti allo shock furono in grado di ordinare: arrossii.
Temendo di commettere qualche stupidaggine sia a causa dell’intelligenza
latitante e dalla sbornia che il suo profumo mi stava dando, mi affrettai a distogliere
lo sguardo dal suo viso.
Alice, in piedi sopra la porta,
e quindi sopra Emmett, ci fissava come una bambina a cui hanno appena tolto il
giocattolo preferito, senza curarsi dei lamenti del nostro povero
fratello-orso; Jasper, appoggiato al muro con le braccia incrociate, si gustava
la scena ridendo sotto i baffi.
“Alice, mi spieghi per quale
assurdo motivo stai torturando Bella?” chiese Edward irato “Bada a scegliere un
motivo davvero convincente, perché altrimenti ti potrei fare del male”
“Non la sto torturando” ribatté lei offesa “Voglio solo farle un taglio di
capelli nuovo, più cool”
“Non mi sembra che lei si a
molto contenta della tua malsana idea” disse lui acido
“Bella, è vero che non ti stavo
facendo nulla di male?” mi domandò lei. Oh, no, vi prego, tutto ma non Alice
versione zuccherino arrendevole!
Quei suoi occhino d’oro liquido,
luccicanti e dolcissimi, identici a quelli che aveva già usato… non potevo
resisterle, non si poteva ferire una creatura tanto indifesa.
“Alice…” dissi addolorata,
tendendo una mano verso di lei. Edward mi strinse più a sé.
“Che hai combinato, Alice?”
esclamò scioccata Rosalie, comparendo al nostro fianco e mollando di scatto lo
zaino che aveva in mano “E per quale accidenti di motivo sei in piedi su mio
marito?!”
“Grazie tesoro, per avermi
notato” dissi Emmett
“Eh? Oh, ciao Emmy!” disse Alice
guardando il pavimento, per poi fare un leggiadro balzo e spostarsi finalmente
dalla schiena di suo fratello “Stai bene?”
“Tutto ok, scricciolo” rispose
Emmett spazzolandosi e vestiti “Ma la pros…”
“Stavo solo provando a fare un
nuovo taglio di capelli a Bella” rispose Alice che si era già dimenticata di
lui “Un bel caschetto come il mio le starebbe più che bene”
“Un caschetto?!” ripeté
allucinata Rosalie “Ma sei impazzita?!”
“Visto? Almeno mia moglie è
normale” gongolò Emmett fissando Jasper, ancora con un sorriso allegro sul
volto. Su questo non potevo che dargli ragione.
“Non le starebbe per niente
bene!” gridò Rosalie “Bella ha il viso ovale, le ci vorrebbe un taglio scalato,
ma i capelli devono restare lunghi per…”
“Oh, si, normalissima!” ghignò Jasper, annuendo
Di bene in meglio per i miei
poveri capelli! Come ne uscivo?
“Ora ascoltatemi bene, tutte e
due” disse Edward con voce severa, autoritaria “Voi non torcerete un singolo
capello a Bella a meno che non sia lei stessa a darvi il suo esplicito
permesso. E devo vedere e approvare la richiesta scritta, presentata in
triplice copia. Vi è abbastanza chiaro?”
“Tu non puoi vietarcelo!”
replicarono loro “Perché è proprio Bella a volerlo”
Mi trafissero con i loro sguardi
segreti. “Vero?” dissero poi, una minacciosa e l’altra implorante.
Di nuovo messa alle strette! Da Edward
sentii partire un leggero ringhio di avvertimento. Dovevo salvare le mie
sorelle, altrimenti il mio angelo avrebbe fatto qualcosa di cui poi si sarebbe
amaramente pentito.
“Ehm… se non vi dispiace troppo io
preferirei tenerli lunghi” dissi
Le loro facce si intristirono di
colpo, lasciandomi dentro un profondo senso di colpa.
“Ma no, suvvia, non fate così!”
aggiunsi, agitandomi per abbracciarle – Edward non me lo permise, forse temeva
ancora una qualche manovra subdola “Lo faccio anche per voi!”
“Eh?” esclamarono tutti i
fratelli Cullen, sorpresi
“Si, beh, con i capelli lunghi
si possono fare molte più cose che con un caschetto” mi affrettai a spiegare
“Potrete farmi trecce, meches, ricci, centomila acconciature differenti e mille
altre cose”
“Te lo lasceresti fare?”
esclamarono i presenti, due raggianti e tre stupefatti
“S-si, se…”
“AH, GRAZIE BELLA!” urlarono le
due vampire gettandomi le braccia al collo e stampandomi un bacio sulle guance
“Vieni, Ali, andiamo a vedere
cosa dobbiamo comprare, o ricomprare!” esclamò euforica Rose
“So già tutto, vieni con me che
ti spiego” disse Alice correndo al piano di sotto
“Non per criticarti, Bella, ma
ti sei gettata da sola dalla padella alla brace” disse Emmett “Sei sicura di
essere realmente cosciente?”
“Forse non ti sei ancora resa
conto delle proporzioni di questa storia” aggiunse Jasper “Sai che io le adoro,
soprattutto Alice, eppure anche io fatico a contenerla quando si dedica
all’estetica”
“Almeno ho tenuto i capelli”
tentai di trovare il lato positivo della cosa. Ma si stava rivelando molto
difficile
Come a voler confermare le
parole del suo compagno, la voce di Alice ci raggiunse chiara e limpida dal
pino di sotto. “Ehi, Jazz! Dove li tieni i tuoi shampi alle erbe?” urlò
“Che ci devi fare?” chiedi di
rimando lui, guardandomi con uno sguardo che diceva Te-L’Avevo-Detto
“Fidati di me!”
“Lascia perdere gli shampi,
Alice!” urlò Emmett con un ghigno “Se vai nella stanza di Ed e sollevi il suo
divano troverai tutte le bombolette di lacca che vuoi!”
“E se vai in camera di Emmett e
sollevi il letto troverai migliaia di confezioni di tintura per capelli!”
replicò Edward “Sai che da qualche tempo sta considerando l’idea di tingersi i
capelli di rosa?”
“Tesoro, se provi solo a pensare
di tingerti i capelli di rosa trascorrerai parecchi anni a dormire fuori in giardino”
disse Rosalie dolcemente, rendendo la minaccia ancora più temibile
“Ma ancora credi a questo
marmocchietto qui, amore mio?” disse Emmett raggiungendo la sua compagna,
imitato da Jasper
“Devi scusarle” sospirò Edward
quando anche i suoi fratelli furono spariti “Sono solo su di giri perché
finalmente hanno trovato qualcuno che le assecondi volontariamente le loro più sfrenate fantasie”. Mi lanciò
un’occhiata sconsolata
“Sono felice di farle felici”
ammisi, facendolo sorridere per il gioco di parole
“È un pensiero molto altruista,
da parte tua”
Mi sorrise togliendomi il fiato.
E facendomi ricordare che eravamo assolutamente soli, in un corridoio deserto,
stretta contro il suo petto a pochi centimetri dal suo viso, e con
un’irrefrenabile voglia di assaporare quelle labbra rosse…
Ok, il risveglio traumatico deve
avermi scombussolato parecchio. Non posso davvero aver immaginato quello!
Dovevo mantenere le distanza… ma
come potevo resistergli?
“Ehm, Edward… se, se vuoi puoi
anche mettermi giù, ora” balbettai rossa in viso, mentre lui mi studiava. Ti
prego, di’ di no, di’ di no…
Sorrise. “Ai suoi ordini,
signorina” disse, facendomi scendere
Si chinò per posarmi a terra, e
mi sorresse un attimo, stringendo la sua mano attorno alla mia vita. Provai un
brivido caldo di piacere a quel contatto.
Accidenti. Non mi riconoscevo
più; la vicinanza con Edward risvegliava in me emozioni fortissime e
imprevedibili.
“Non vorrei pesarti…” borbottai
turbata, inventandomi una scusa su due piedi.
Che ci fosse rimastico male? Non
vorrei che pensasse che la sua vicinanza mi disgustava; io lo volevo molto,
molto più vicino di quanto potessi permettermi.... No, no, no, Bella, non devi
pensare certe cose. Non è il tuo ragazzo.
“Ma dai, Bella, come puoi dire
certe cose?” ridacchiò lui “Sei davvero leggerissima! Sei sicura di mangiare
abbastanza?”
“Non preoccuparti, sto
benissimo. Grazie” risposi rientrando in camera, studiando con curiosità i
resti della mia porta “Cosa stavate facendo davanti alla mia porta, di
preciso?”
“Stavamo cercando di fare
irruzione senza provocare danni, o almeno di procurarne il meno possibile” spiegò
Edward seguendomi dentro
Mi lasciai cadere sul letto e
gli rivolsi un’occhiata curiosa, e lui indicò con un cenno del capo la porta
scardinata.
“Ci sembrava eccessivo buttare
giù la porta e fare un’irruzione in grande stile” disse divertito “Avremmo
avuto qualche problema nel sostituirla entro oggi, e credo che tu tenga alla
tua privacy. Così ci siamo limitati a scardinarla”
“Limitati, eh?” lo presi in
giro, alzando un sopracciglio
Mi fissò con un’espressione
lievemente imbarazzata. “Emmett te la riaggiusterà una volta tornati a casa. O
magari anche adesso, se non vuoi aspettare”
“Non preoccupatevi, non è così
urgente” gli sorrisi “Anzi, grazie. A lui, e Jasper e a te per esservi
immedesimati nei miei Protettori della Notte”
Mi rivolse un sorriso divertito
e si toccò i capelli con due dita.
“Dovere, Miss” disse facendo un
piccolo inchino. Mi piacevano molto alcuni suoi comportamenti da gentiluomo di
altri tempi. Erano insoliti, ma davvero gradevoli; il sogno di ogni donna era
quello di aver un gentiluomo del suo calibro al fianco. Io ero sfacciatamente
fortunata ad averlo al mio fianco.
“Per curiosità, prima Esme ha
minacciato Rose e Ali di qualche terrificante punizione?” chiesi curiosa
“Oh, si” disse lui adombrandosi
“È stata lei ha ordinarci di fare qualcosa. Ma se la cerchi ora non è qui. Ha
accompagnato Carlisle all’ospedale e poi è corsa a scuola”
“Appena torna la ringrazierò”
sospirai sdraiandomi sul letto a pancia in su
“Stanca?” domandò cortese Edward
“Distrutta” ammisi “E sono solo
le sette”
“Ehm, sette e mezza” precisò lui
“Di già?”
“A che ora ti hanno rapito
quelle due pazze?”
“Meglio che non te lo dica”
dissi osservandolo “Non vorrei che facessi loro del male. Te ne pentiresti tu,
e i tuoi fratelli ti ucciderebbero”
“Non credo che mi
ostacolerebbero. Hanno sbagliato loro” sibilò Edward gettando un’occhiata
furiosa alle sue spalle “Non sei la loro bambola”
“Grazie, Edward, ma davvero, non
farlo” dissi colpita da tutta quella premura per me “Non sono arrabbiata con
loro, veramente. Come estetiste sono le migliori in assoluto”
Mi osservò a lungo, con
un’occhiata profonda. “Devo dartene atto” mormorò poi in un sussurro, così
piano che a stento lo sentii. Divenni scarlatta.
“Ehm, allora… che-che ne dici di
scendere?” balbettai
Sorrise, togliendomi quel poco
di fiato che mi restava. “Esme ti ha preparato la colazione. Ma se non te la
senti puoi anche lasciarla, non credo che si offenderà”
“No, no, davvero. Scendiamo!”
esclami entusiasta, balzando in piedi
Gli andai vicino e senza pensare
gli presi la mano, trascinandolo già con me, allegra.
Scesi le scale canticchiando tra
me e me, immersa nei miei pensieri che mi dimenticai totalmente di tenere per
mano un angelo.
Sulla soglia della cucina mi
paralizzai, stupefatta. Il tavolo era imbandito, stracolmo di tutti i cibi più
buoni che avessi mai visto.
Un piatto di brioche al
cioccolato, una caraffa di succo d’arancia appena spremuto, un bricco con
latte, un piatto di frittelle con sopra dello sciroppo denso, bacon e uova,
cereali, frutta… ma non avevano proprio il senso delle mezze misure, in questa
casa?
“Ehm, forse abbiamo esagerato”
disse Edward imbarazzato “Appena appena, forse…”
“Tu dici?” lo presi un po’ in
giro, voltandomi per guardarlo.
Mi rivolse un’occhiata
colpevole, mantenendo comunque quella sua aria elegante e raffinata. Anche
quando era in imbarazzo non si scomponeva. Mica come me, che con un nonnulla mi
tradivo da sola!
“Esme era molto indecisa su cosa
prepararti” spiegò “Non sapeva che cosa avresti preferito mangiare, così ha
deciso di proporti un po’ di tutto”
“Non vorrei sprecare qualcosa”
risposi tornando a fissare il tavolo, mordendomi il labbro inferiore.
Non ero molto sicura di poter
riuscire a finire tutto quel ben di Dio, e mi sarebbe dispiaciuto buttarlo e deludere
Esme.
“Sono certo che Esme lo aveva
gia previsto, non angustiarti” rispose Edward al mio pensiero “Mangia solo quel che ti va”
Mi condusse al tavolo, e solo in
quel momento mi resi conto di avere ancora le mie dita intrecciate alle sue.
Avvampai sentendo una scarica elettrica percorrermi il corpo, originata dal
punto d’incontro delle nostre mani. Accidenti, da quando ero diventata così
intraprendente? E soprattutto perché, perché la sua vicinanza scatenava in e
reazioni così forti e violente?
A volte ero così… presa,
coinvolta da Edward da dimenticarmi tutto il resto, tutti gli altri. Ormai era
diventato il mio chiodo fisso, la mia splendida ossessione.
Scossi la testa, ancora
imbarazzata da quel contatto improvviso e da quei pensieri.
Edward sciolse delicatamente le
dita dalle mie e posò le mani sulla sedia, spostandola per farmi accomodare.
“Qualcosa non va, Bella?” chiese
accorgendosi del mio turbamento
“No, no” mi affrettai a
rispondere “Stavo solo decidendo da cosa cominciare”
Si sedette accanto a me e sembrò
che mi credesse. Non ne ero del tutto sicura, però.
Il mio sguardo si riconcentrò
sul tavolo, percorrendolo centimetro per centimetro; c’erano così tante cose
buone che davvero non sapevo quale scegliere. Ma poi, il mio sguardo si posò su
di lui, e fu amore a prima vista…
“AMORE MIO!!” trillai,
sbracciandomi per afferrarlo.
Edward mi studiò perplesso. “Ti
sei appena dichiarata alla brocca del caffè?” domandò educatamente incredulo
Io annuii entusiasta,
versandomene una generosa dose nella tazza verde. “Tra me e il caffè c’è un
sentimento profondo” dissi solenne “Io lo amo e lui ama me. È la mia droga”
“Troppo caffè fa male” rispose
serio, quasi accigliato
“Si, ma era così tanto che non
lo bevevo…” sospirai fissandolo triste “Non vorrai sminuire la gioia della
nostra riunione, vero?”
“Non mi permetterei mai” sospirò
“Come si può distruggere una dipendenza... ops, pardon, un amore così profondo”
“Grazie, Edward! Ero certa che
tu mi avresti appoggiato!” gli sorrisi entusiasta reggendo la tazza tra le mani
a coppa, portandomela poi alla bocca e prendendone una lunga sorsata.
“Delizioso! Anche meglio di
quanto ricordassi!” decretai poi con un sorriso
“Mi raccomando, però, non ne
bere troppo” disse Edward
“Vedrò di non esagerare” risposi,
avvicinando a me anche il piatto di frittelle.
Mentre ne tagliavo un pezzo gli
domandai: “Studiato medicina?”
“Si” rispose “Due lauree”.
Intelligente, simpatico, educato, perfetto, bellissimo, in grado di proteggerti
da tutto e tutti e medico; cosa si
può desiderare di più in un uomo? “Come l’hai capito?”
“Oh, beh, dal tono con cui mi
hai ripreso” spiegai gustando la mia colazione
“Sei una brava osservatrice”
“Qualche talento nascosto ce
l’ho anch’io”
“Ehi, fratellini! Sbaglio o ti
sei appena dichiarata a Eddino, Bells?” ci salutò ilare Emmett “Potevi sceglierti
uno migliore”
Edward ringhiò contro suo
fratello, mentre io mi strozzavo con la colazione.
“Non mi sono dichiarata”
sussurrai, scarlatta
“Emmett, usa il cervello,
qualche volta!” ringhiò Edward “Non dire le cose se non le sai!”
“Chiedo scusa, ma da fuori
questo si è capito” disse Emmett con un sorriso sedendosi al mio fianco “Non ce
l’avrai mica con me, vero, sorellina carissima?”
Se anche mi stesse prendendo in
giro non gli avrei mai potuto rispondere male; Emmett mi fissava con uno
sguardo struggente, il labbro inferiore tremulo, l’espressione tenera di un
bambino. Era troppo tenero, faceva pensare a un enorme orsacchiotto! O a un bel
bambino da viziare e coccolare.
E poi, era davvero simpatico. Mi
piaceva molto stare in sua compagnia, riusciva sempre a farmi sorridere.
“Certo che no, Emmy-Pooh” gli
dissi con un sorriso, scompigliandogli i capelli
“Emmy-Pooh?” ripeté Edward con
una strana smorfia
“Certo! Emmy-Pooh” assentì
Emmett convinto “È il mio soprannome, Eddy. Ma lo possono usare solo le donne
di questa casa. Per voi ragazzi, io sono Lord Emmett Van Drankestan, Signore
della Notte e del Rock’n’Roll”
“Direttamente dalla Transilvania”
disse Edward con un sorriso
“Con volo di prima classe e
tanto, tanto affetto”
Ridemmo felici, in coro.
“Allora, piccola Bella, pronta
per il tuo ingresso nel mondo dei mortali?” chiese poi Emmett.
“Credo di si…” risposi, insicura
“Non dev’essere così terribile”
“Infatti. Non lo è” mi confortò
Edward
“È peggio” rispose Jasper
entrando con Alice e Rosalie.
Si accomodarono tutti e tre di
fronte a me e mi studiarono intensamente.
“Ti aspetta un vero inferno, là
fuori, piccola Bella” disse Jasper scurendosi in volto “Popolato dalle creature
peggiori che la natura abbia creato. Gli adolescenti”
“In preda ai loro ormoni,
sopraffatti dalla giovinezza e dall’illusione del futuro” continuò Rosalie con
la stessa voce cupa “Migliaia di studenti che faranno di te l’oggetto delle
loro attenzioni per settimane, se non mesi,
visto che oltre ad essere la nuova arrivata sei strana e assurdamente bella”
“Tutti vorranno conoscerti e
passare il proprio tempo con te” rincalzò Alice ghignando “In men che non si
dica, se riusciranno a superare la loro avversione naturale per te, ti
ritroverai invitata a centinaia di feste, di balli scolastici, di noiosi
appuntamenti….”
“Per non parlare della noiosa e
avvilente routine che da oggi in poi dovrai affrontare” prese la parola Emmett
con un ghigno “Interrogazioni, compiti in classe, compiti a casa… la noia del
dover recitare il tuo ruolo per l’eternità… credimi, l’inferno esiste e ha
anche un nome. LICEO”
“E ora rispondi, Bella” disse
Alice
“Sei pronta per affrontare tutto
questo?” dissero in coro lanciandomi un’occhiata perfida, con un ghigno in
volto
La mia mano, cristallizzata
attorno alla tazza del mio caffè, ancora a mezz’aria, tremò impercettibilmente.
Accidenti, che bel quadro che mi
avevano presagito. Se prima ne ero assolutamente entusiasta, ora la scuola mi
faceva paura quasi quanto i Volturi. Ma davvero poteva essere un posto così
terrificante? Io me la ricordavo piacevole!
Beh, dopo una velocissima
analisi dei miei sbiaditi ricordi umani forse non avevano poi tutti questi gran
torti… ma non potevano rassicurarmi, invece che farmi sentire peggio?
Deglutii a vuoto, tentando di
apparire vaga; tentativo miseramente fallito, visto come i loro quattro ghigni
malefici si allargarono.
“Ma che cosa le state
raccontando?” sibilò Edward, mentre sentivo un leggero ringhio iniziare a
nascergli in petto “Vi sembra questo il modo di scherzare? L’avete quasi
terrorizzata a morte! Dovreste cercare di farla sentire a suo agio, non di
intimidirla in questo modo!”
I suoi fratelli scoppiarono a
ridere.
“Dai, Edward, perdonaci!” rise
Rosalie “Non volevamo spaventarla a morte”
“Scusaci Bella” disse Alice “Ma
la tentazione è stata troppo forte! Vorrei che potessi vedere la tua faccia!”
“Sarebbe meglio che sentisse le
sue emozioni” Jasper si stava letteralmente sbellicando dal ridere. Si teneva
la pancia ed era piegato all’indietro, scosso dalle risa “Esilarante!”
Edward ringhiò. “Basta”
“Ci perdoni, Bells?” chiesero in
coro ostentando una faccia pentita “Era solo un innocente scherzo”
“Ah… beh, meno male…” sospirai.
Mi si era chiuso lo stomaco per il nervosismo. E pensare che avevo impiegato
gran parte della notte per calmarmi e convincere me stessa che non c’era niente
da temere.
Perché continuavo ad illudermi? Stavo
forse sviluppando una qualche forma di masochismo?
“Beh, meglio se andiamo a
prendere le cartelle” disse Emmett alzandosi “Scuola, stiamo arrivando!”
“Sai che bello” rispose Rose
“Ah, Rose, a a c d b b d” disse
Alice saltellando fuori dalla cucina con Jasper al seguito
“Ossia?”
“Le risposte al primo esercizio
del compito di storia”
“Grazie! Mi hai tolto tre decimi
di secondo due tre minuti che avrei impiegato per farlo!”
“Prego”
“Questa mattina stanno davvero
esagerando” borbottò Edward così piano che non compresi se parlasse con sé
stesso o con me. Lo fissai interrogativa e lui parve accorgersi del mio
sguardo, perché scosse il capo e tornò a guardarmi negli occhi.
“Hai finito?” chiese cortese
Annuii mesta. Non me la sentivo
proprio di mangiare qualcos’altro, o lo avrei rimesso. Ero troppo nervosa.
“Bella, mangia se hai fame. Non
farti suggestionare dagli stupidi scherzi dei miei fratelli” mi riprese
gentilmente
“No, Edward, davvero, loro non
c’entrano nulla”. Più o meno. “Non ho più fame, tutto qui. Sono piena. Anche se
mi dispiace lasciare tutto questo ben di Dio…”
“Non preoccuparti di niente, ci
penso io” mi rincuorò lui “Vai a prepararti, io ti aspetto qui”
“Ti do una mano a mettere a
posto” proposi prendendo i piatti, ma lui mi spinse piano verso la porta.
“Ah, no, non ci pensare. Che
padrone di casa sarei, altrimenti?” mi disse con un sorriso, lasciandomi sull’uscio
e chiudendosi poi la porta dietro sé.
Salii le scale e entrai in
camera mia, voltandomi ogni tanto per fissarmi alle spalle. Quando non ero con
lui, da qualche tempo avvertivo la sua assenza gravarmi sulle spalle, e morivo
quasi dal desiderio di tornare al suo fianco.
Era come se sentissi che il mio
posto era accanto a lui.
Andai in camera e mi appoggiai
al legno della porta del bagno con un sospiro. “Bella, ma cosa stai pensando?”
mi rimproverai
Iniziai a lavarmi i denti,
turbata. Non potevo permettermi di provare un affetto così grande e spontaneo
per quella famiglia, tanto meno per lui. Non potevo illudermi, era un lusso
fuori dalla mia portata.
Avrebbe fatto troppo male se
alla fine…
Mi asciugai la bocca e uscii dal
bagno a capo chino, improvvisamente triste. Mi infilai il cappotto che era
poggiato sul mio letto e infilai lo zaino in spalla, raggiungendo poi gli altri
di sotto.
“Allora, tutti in sella!”
esclamò Emmett allegro, salendo su un fuoristrada dalle dimensioni ciclopiche.
“Vai a scuola con quello?”
chiesi meravigliata
“Beh nella Volvo non ci
entreremo tutti, e alla mia signora piace stare comoda” rispose baciando la
mano di Rose
“Noi andremo con la Volvo, Bella” disse Alice
prendendomi a braccetto
“Vieni con noi?” chiesi
sorridendo
“Ovvio! Non ti posso lasciare
nelle grinfie di mio fratello” rispose salendo in macchina e facendomi
accomodare vicino a lei. Jasper e Edward si accomodarono davanti, e le due
macchine sfrecciarono dirette alla piccola città di Forks.
“Vedrai, Bells, ti piacerà da
matti la scuola!” continuò a ripetere Alice per tutto il viaggio, e io, Edward
e Jasper non potevamo fare altro che risponderle di si. Non ne ero molto
convinta, dopo quello che mi avevano prospettato loro, ma non si può deludere
Alice.
La
Forks High School non era cambiata di una
virgola negli anni in cui ero mancata; sempre lo stesso agglomeramento di
edifici in mattoni rosso scuri, l’uno vicino all’altro, e di fronte il grande
parcheggio di asfalto grigio scuro; l’intero complesso, però, era animato dal
verde scuro del bosco che faceva da recinto naturale. Era, nel suo insieme,
stranamente uguale e stranamente differente da come me l’ero immaginata da
piccola, quando ci passavo davanti le poche volte che tornavo a Forks. Non
seppi se rallegrarmene o meno.
Nel parcheggio erano già
presenti parecchi studenti, che si voltarono a fissare stupiti i nostri due
veicoli; occhiate rapite erano tutte riservate alla macchina di Emmett. La
“Signora” era forse molto nota ai ragazzi.
Senza curarsene, Edward eseguì
un perfetto parcheggio e spense il motore, mentre suo fratello maggiore ci
imitava. Raccogliemmo le nostre cose e ci affrettammo a scendere.
Un coro di respiri bruscamente
interrotti, occhiate rapite e sussurri vari accompagnò la nostra – anzi, il mia – apparizione. Tentai di non badarci, ma era maledettamente difficile.
“Beh, eccoci qui” disse Emmett
con un sorriso “Non è poi questo gran che, eh?”
“Ha un suo fascino” biascicai,
insicura. La sensazione di migliaia di sguardi puntati su di me mi stava mettendo
a disagio.
“Tranquilla, Bella, ci siamo qui
noi” disse Jasper aiutandomi con il suo dono “Per qualsiasi cosa, fischia, ok?”
“Forse è meglio se vi chiamo e
basta” risposi più tranquilla
“Mangerai con noi, vero?” disse
Alice
“Come se tu non lo sapessi” risposi
con un sorriso
“Allora ci vediamo a pranzo”
disse Rosalie “Edward ti farà da guida, e per qualsiasi altra cosa ci siamo
noi. Vedrai, Eddy è bravo come tom tom”
“Ci vediamo a pranzo, allora”
disse Jasper
“Mi raccomando: sguardo fiero,
portamento sicuro, e non farti mettere sotto da Jessica, ok?” disse Emmett
facendomi l’occhiolino
“Lo farò” promisi “A dopo”
“A più tardi, ragazzi”
“Tu vieni con noi, Alice?”
chiese Edward cortese, mentre gli altri tre si allontanavano
“No, io non seguirò il vostro
stesso orario” sospirò abbattuta
“Allora ci vediamo a pranzo” la
rincuorai io
“Ok. E tu, Ed, fai il bravo
padrone di casa e proteggi Bella da tutto, chiaro?” e così dicendo, se ne andò
a passo di danza
“A volte vorrei che parlasse e
si comportasse come una persona normale” disse Edward osservandola con un
sopracciglio inarcato. Sicuramente mi ero perso a un pezzo della conversazione
“Ma se facesse così non sarebbe
la nostra piccola Alice, no?” replicai
Sorrise. “Giusto” rispose
“Forza, ora, andiamo”
Ci mettemmo in marcia verso
l’edificio con la scritta Segreteria,
l’uno accanto all’altra. Come ogni volta che mi trovavo nei suoi pressi sentii
una voglia irrefrenabile di sfiorare la sua pelle candida, sentendo una
corrente elettrica pervadermi ogni parte del corpo; per evitare incidenti,
decisi che era più saggio distogliere l’attenzione.
Iniziai a guardarmi attorno con
curiosità, ma riabbassai in fretta lo sguardo: tutti gli studenti ci stavano
fissando insistentemente, alcuni anche a bocca aperta. Gli sguardi di alcuni
ragazzi, soprattutto, mi avevano intimidita parecchio.
Perché li avevo già visto anni prima, in una notte scura, sul volto di
altre persone… quando avevo scoperto COSA
potevo fare… quando ero MORTA per la
seconda volta….
Scossi la testa per allontanare
i ricordi, e vidi con la coda dell’occhio Edward fissarmi preoccupato. Gli
rivolsi un sorriso mesto ed entrammo nell’edificio. Mi condusse nell’ufficio
adibito a segreteria e si diresse senza indugio al lungo bancone presente in
sala, dove una donna dai capelli rossi stava compilando un modulo.
“Signora Cope?” la chiamò
gentilmente Edward.
La donna alzò gli occhi,
tradendo con lo sguardo la sua sorpresa e il suo desiderio nei confronti nel
mio… di Edward. Si aggiustò la camicetta e gli rivolse un sorriso; io ribollivo
di rabbia.
“Buongiorno a te, Edward caro”
rispose lei vittima del suo fascino “Cosa posso fare per te, oggi?”
“Veramente non è per me” disse
Edward con un sorriso, voltandosi poi e porgendomi la mano, come invitandomi a
raggiungerlo.
Mi feci avanti timidamente e le
sorrisi. “Buongiorno, signora” la salutai
“Buongiorno a te, cara” rispose
lei “Sei l’alunna nuova”
“S-si” risposi, vedendo i suoi
occhi accendersi “Sono Isabella White”
“Certo!” rispose lei iniziando a
rovistare in una pila di fogli “Il signor Cullen è venuto una settimana fa ad
informarci del tuo arrivo. Posso dire che è un piacere averti tra noi. Sei la
sua nuova figlia?”
“Ehm, non proprio…”
“Non ci lega nessun legame di
parentela” intervenne secco Edward
Lo guardai strano; cosa diavolo
c’entrava? Lui ricambiò lo sguardo, ma non mi diede spiegazioni.
“Certo, capisco” rispose la
signora, dandomi dei fogli “Ecco, cara. Questi sono l’orario, una pianta della
scuola e un modulo che devi far firmare ai tuoi professori. Dopo le lezioni
devi riportarlo qui. Tutto chiaro?”
“Si, grazie”
“Sono certa che con Edward come
guida non avrai problemi” mi incoraggiò con un sorriso “Benvenuta alla Forks
High School”
“Grazie ancora”
“Arrivederci”
Uscimmo dalla segreteria e presi
in mano l’orario, studiandolo.
“Tranne l’ora ginnastica staremo
sempre insieme” notò Edward studiandolo con me da sopra la mia spalla
Arrossii. “Quindi ultima ora”
sospirai
“Dai andiamo. Sono la tua guida,
no?” sorrise “Prima ora, inglese, edificio due, da quella parte”
Lo seguii senza indugiare; fosse
stata la mia guida, lo avrei seguito anche all’inferno.
“Vuoi che ti porti i libri?” mi
chiese a un certo punto, fermandosi
Risi divertita. “Edward, non
preoccuparti” risposi “Non so se lo sai, ma tra le nostre qualità speciali c’è
la forza. Mi sembra di non portare niente!” Sorrisi più dolcemente, gradendo
delle sue attenzioni. “Comunque grazie molte, Edward. È stato un bel pensiero”
Sorrise. “Sono pur sempre un
uomo” rispose “Dovrei essere io a svolgere i lavori pesanti, e non una graziosa
signorina come te”
Arrossii. “Sarà che sono nata in
un epoca barbara, ma ragazzi gentili e “cavallereschi” come te non si trovano
così facilmente” dissi “Ma è bello sapere che esistono le eccezioni”
“Perciò posso permettermi di
insistere?”
“E dai, Edward, non fare così!”
esclamai rossa “Altrimenti poi mi sento in colpa a dirti di no. Non lo sai che
le donne di questo secolo hanno imparato a fare tutto da sole?”
“Questo perché…” mormorò, avvicinandosi
finché non mi ritrovai a pochi centimetri dal suo volto. Il suo profumo mi
stordì, e i suoi occhi mi confusero; accidenti, come faceva?
“… non hanno mai conosciuto un
uomo tanto galante”
Mi ero talmente smarrita nel
mare d’oro che avevo di fronte che ci misi un po’ a capire che si era
allontanato con un sorriso smagliante, reggendo tra le mani il mio zaino.
“Ma che…come ci sei riuscito?” esclamai
“Primo, ti ricordo che sono un
vampiro” gongolò
“Grazie, lo sono anche io!”. Uffa!
Anche se lo adoravo con tutte le mie forze non riuscii a non arrabbiarmi con
lui. Ero grande, accidenti!
“Si, ma tu non sei il vampiro
più veloce della famiglia”
“Spaccone”. Rise a gran voce. “E
aggiungerei testardo e arrogante” conclusi incrociando le braccia
“Scusami” disse, ma rise più forte.
“La pianti di ridere di me?!”
“Scusami” ripeté, stavolta
fermandosi e fissandomi con due occhi luminosi “Ma sei adorabile con quella
smorfia da bimba capricciosa” E rise sotto i baffi
“Cullen, la smetti di fare la
iena?!” Ora ero offesa sul serio. Ero la prima a volerlo far ridere, ma a tutto
c’è un limite.
“D’accordo, Miss White”. Un
lampo arrogante gli balenò negli occhi
“Miss White?” ripetei storcendo
il naso; da quando tutte quelle formalità?
“Tu mi hai chiamato Cullen. Se preferisci
che ti dia del lei..”
“Io farò anche delle facce da
bambina, ma tu sei piccolo dentro, Ed”
“Non lo sai che ho da poco compiuto
sette anni?”
Inarcai un sopracciglio,
confusa.
“Te lo spiego dopo” promise “Ora
andiamo, o faremo tardi”
“Ok” sospirai, rimettendomi in
marcia.
“Ehi, Bella” mi chiamò dopo un
secondo “Tieni”
Mi porse un’elegante agenda
nera, e io non capii cosa dovevo farci, né che cosa fosse.
“Hai detto tu che volevi portare
qualcosa” spiegò con un sorriso “Questo è il massimo che ti posso concedere”
Soffocai l’impulso di
tirarglielo in fronte e lasciargli un marchio indelebile; dopotutto, era un
gesto molto gentile – se fossi stata un minimo consenziente. Sbuffai e non gli
risposi.
Osservai la piccola agenda nera
con curiosità, e non riuscendo a soffocarla lo aprii per rivelarne i segreti.
Ero il diario di Edward.
La calligrafia elegante e
sinuosa era la sua, perfetta e unica, senza dubbio; non vi erano scritti i
compiti, ma vi trovai frasi famose, versi di poesie, brevi sonetti e piccole
frasi firmate con delle iniziali, le cui più frequenti erano C.C e A.C. ma
soprattutto c’erano decine e decine di pentagrammi, pieni di accordi e note.
“Perché quella faccia?” mi
domandò con un sorriso Edward
“Quale faccia?” dissi tornando a
fissarlo
“Quella faccia assorta e
pensierosa” sussurrò studiandomi “Ti turba tanto la vista del mio diario?”
“Si, cioè, no! Solo che,
insomma, non me l’aspettavo” balbettai imbarazzata “Scrivi le tue musiche anche
sul diario?”
“Dopo cento anni di scuola
durante le lezioni non c’è nient’altro da fare” rispose alzando le spalle “Gli
argomenti sono sempre gli stessi, e di rado i professori sono in grado di
suscitare in me interesse. Occupo il mio tempo in maniera proficua”
“E quelle frasi?”
“Pillole di saggezza di illustri
scrittori, o dei consigli particolarmente preziosi della mia famiglia” rispose
“Vieni, siamo arrivati”
“Ah, quindi C. C. è Carlisle,
eh?” sussurrai, entrando. Si limitò a sorridermi.
Lo fissai stranita. Si era
improvvisamente irrigidito, l’espressione apparentemente serena e rilassata era
incrinata da un velo di irritazione, lievissimo ma che riusciva a disintegrare
la sua maschera di calma. Il mio sguardo troppo intenso lo fece tornare con i
piedi per terra; mi fissò, per un secondo sorpreso, per poi sorridermi con
naturalezza.
Imbarazzata, mi diressi verso la
cattedra e diedi il modulo al professore; per mia immensa fortuna non mi chiese
di presentarmi alla classe o altro. Mi studiò mentre firmava il foglio e poi,
come riprendendosi, mi mandò al posto.
Edward mi scortò verso l’ultimo
banco e si sedette al mio fianco senza curarsi degli sguardi che i ragazzi ci
riservavano. Io non ero altrettanto indifferente alle loro attenzioni; vampate
di imbarazzo continuavano a solcare il mio viso sottoforma di rossore purpureo
che mi colorava le guance. Camminavo a sguardo basso, fissandomi i piedi e
tentando di convincermi di essere sola nell’edificio.
Ignorali, sono solo curiosi. Ignorali, sono solo curiosi. Ignorali,
ignorali..., continuavo a ripetermi mentre prendevo i libri e mi sedevo.
“Tutto ok?” chiese gentilmente
Edward.
“Ehm... posso risponderti dopo?”
sussurrai nervosa “Tra cinque o sei mesi, magari? Quando tutti si sono scordati
che esisto?
“Allora dovrai aspettare cinque
o sei anni” rispose con un sorriso
Emisi un verso strozzato. No!
Perché non mi incoraggiava come al solito?
“Dai, compatiscili un pochino. È
raro che qui accada qualcosa di interessante” disse, ma nella sua voce stonava
qualcosa “Non capita tutti i giorni che una piccola ninfa dagli occhi color
cioccolato venga ad illuminare queste noiose vite”
Arrossii violentemente, questa
volta con un milione di farfalle che mi svolazzavano nello stomaco.
“Forse non ci vedi bene...”
mormorai spostando lo sguardo mentre i capelli sciolti mi coprivano il viso
come una tenda.
“La mia vista è perfetta”
rispose
“C-così i miei occhi sono
tornati marroni?” domandai. Quanto avrei voluto uno specchio per controllare.
“Si. Alice ti ha lasciato uno
specchietto nella borsa, se vuoi controllare”
Detto fatto! Mi chinai e
recuperai un piccolo specchietto dorato. I miei occhi di un caldo marrone mi
restituirono uno sguardo sorpreso.
“Carlisle aveva ragione”
sospirai riponendo lo specchio
“Ti dispiace?”
“Non mi importa molto, in
realtà” risposi “Spero solo che non si noti troppo il cangiare dei miei occhi”
“Non preoccuparti di questo. Ma
io volevo sapere se ti da fastidio questo tuo particolare pregio”
“Ah. No, non mi dispiace. Mi
piace il vecchio colore dei miei occhi” risposi “Anche se l’oro ha un qualcosa
di più affascinante”
“A me piace il marrone” rispose
studiandomi “È... caldo”
Ammutolii imbarazzata, e in
seguito non ci fu più occasione di parlare perché iniziò la lezione.
Presi un quaderno e focalizzai
la mia attenzione sul professore; la tematica era la famosa tragedia
scespiriano “Romeo e Giulietta”,
opera che tra l’altro amavo moltissimo. L’attenzione della classe, però, era
incentrata su di me. Belle settimane mi si presentavano davanti! Iniziai a
prendere diligentemente appunti per evitare le loro occhiate, tenendo la testa
china sul mio quaderno.
“Predi appunti?” chiese Edward
in un soffio, sorpreso
“Tu no?”
Ridacchiò a bassa voce. “Non sta
dicendo nulla di così interessante”
Punto a suo favore. Però mi
mancava tutto quello scrivere e affannarsi per non perdere il filo del
discorso. Ma dopo un'altra decina di minuti mi ritrovai a sbuffare,
scribacchiando distrattamente sul mio quaderno; che noia! I ragazzi avevano
ragione, era veramente noioso andare a scuola, soprattutto per i vampiri. Con
una minima parte del mio cervello seguivo la lezione, mentre il resto segnava
encefalogramma piatto. In più, tutti gli occhi degli studenti erano sempre,
costantemente puntati su di me.
Il suono della campanella mi
riscosse dal torpore.
Mi affrettai a prendere la mia
roba e a infilarla nello zaino, mentre Edward mi aspettava paziente. Uscimmo
dall’aula e ci dirigemmo verso l’edificio 4, dove ci attendeva l’ora di
trigonometrica, materia che odiavo.
La situazione precipitò; gli
occhi di ogni singolo studente si fissarono su di me e mi accompagnarono per
tutto il tragitto. Scarlatta e intimidita dalle loro occhiate, camminai
fissandomi i piedi e stringendomi inconsapevolmente a Edward, in cerca di
protezione.
“Sta tranquilla” mi sussurrò lui
“Ignorali e basta”
Entrammo in classe e porsi al professore
il foglio, mentre Edward prendeva posto. Lui finì di scrivere sul registro,
dando modo a tutta la classe di entrare, e poi mi concesse la sua attenzione.
“Ah, Isabella White” commentò
firmando “Dall’Arizona, giusto?”
“Phoenix” risposi
“Perché non ci parli un po’ di
te?” domandò sedendosi e invitandomi con un cenno a rivolgermi alla classe.
Mi sentii morire. Mi domandai
con dispiacere perché suicidarmi fosse così difficile.
“Prego” mi sollecitò, visto che
non accennavo a prendere parola.
Così, rossa come un peperone, mi
voltai verso la classe. “Ciao” mormorai “Io sono Isabella, e mi sono trasferita
da poco qui a Forks. È... una città abbastanza molto graziosa, spero di
trovarmi bene in mezzo a voi”
Senza aggiungere altro scappai
verso il mio banco, sedendomi imbarazzata.
“Ti prego” sussurrai “Non dire
niente”
Sentii la risata soffocata di
Edward. “D’accordo” promise
Per il resto della lezione non
fiatammo.
Io riflettei su quanto potesse
essere ingiusta la mia non-vita e di che cosa avessi fatto di tanto male nella
mia esistenza umana per meritarmi una simile sciagura. Ma all’improvviso
qualcosa mi costrinse a voltarmi; Edward si era improvvisamente irrigidito,
l’espressione tesa, la mano posata sul volto contratta quasi ad artiglio.
Tesi una mano verso di lui,
insicura sulla sua reazione, ma con tempismo oserei dire perfetto la campanella
suonò mandando all’aria il mio tentativo. Edward mise in borsa le sue cose con
un gesto fulmineo che mi lasciò spiazzata, e quando si voltò verso di me lo
stavo ancora fissando stupefatta. Mi affrettai a riporre le mie cose e lo
seguii per la prossima lezione.
La situazione, durante tutta la
mattinata, precipitò.
La rigidità di Edward aumentò a
dismisura nelle seguenti ore, tanto che arrivati all’ultima ora prima del
pranzo iniziai a temere per la salute dei miei compagni umani. Non riuscii a
capire cosa gli stesse succedendo, una sensazione a dir poco frustrante.
Lentamente, i suoi occhi
assunsero il colore del petrolio, brucianti di rabbia cieca scatenata da chissà
cosa; la sua postura composta ed elegante iniziò a tremare per lo sforzo di
restare fermo al suo posto, scossa da chissà quale impulso.
Il volto si era trasformato in
una maschera di furia implacabile. Arricciò il labbro superiore scoprendo i
denti perfetti in un ringhio, producendo un cupo brusio. Iniziò ad agitarsi
impercettibilmente sulla sedia, come pronto al balzo.
Dovevo intervenire, non volevo
che facesse qualcosa per cui poi si sarebbe sentito terribilmente in colpa. Gli
posai timidamente una mano sul braccio, incerta. Lui si voltò di scatto, fissando
la mia mano, e poi spostò lo sguardo sul mi volto. Sembrò ricomporsi.
“Scusami” mormorò poi
riacquistando un contegno, spostando il sguardo sul professore.
Non ne ero molto sicura, ma
tolsi comunque la mano. Neanche due minuti dopo ricominciò, stavolta più forte.
Gli tirai piano la camicia ma non sembrò accorgersene.
Strappai un foglio, preoccupata,
e velocemente gli scrissi due righe, mettendoglielo poi sotto al naso.
Edward, che ti succede? Stai male, per caso?
Sto bene, non preoccuparti. Scusami
Edward, è tutta la mattina che ti comporti in
maniera strana. Sicuro di sentirti bene? Vuoi andare a casa?
Davvero, Bella, sto bene. Non preoccuparti per me
Sospirai, tornado a fissare il
professore. Se non voleva parlarmene, non avevo il diritto di assillarlo.
Chi ero in fondo?
“Bella” mi chiamò
improvvisamente, voltandosi verso di me con un sospiro
E per la seconda volta in quella
maledetta giornata mi ritrovai a dover ringraziare la campanella per il suo
tempismo. Trasalimmo entrambi, e Edward si voltò dall’altra parte distogliendo
lo sguardo. Uscimmo dall’aula in silenzio e ci incamminammo verso la sala
mensa, quando mi accorsi di non avere più il giacchetto.
“Aspetta, ho scordato una cosa.
Torno subito” dissi facendo retro marcia “Aspettami”
“Si” sussurrò; sembrava restio a
lasciarmi solo.
Volai in classe tentando di
mimetizzarmi tra la folla e riuscii a recuperare la mia roba senza che nessuno
mi fermasse. Ma durò poco.
“Ehi, nuova arrivata!”
Mi voltai sorpresa mentre un
ragazzo biondo con un sorriso amichevole mi si avvicinava sorridendo.
“Ehm... ciao” mi azzardai a
rispondere
“Ciao. Sono Mike Newton” si
presentò
“Bella White” risposi
“Non sei una Cullen?”
“Ehm... sono una lontana parente
di Esme” risposi in difficoltà
“Come mai hai deciso di trasferirti
nella città più piovosa d’America?” chiese
“Ehm... sono orfana. Zia Esme è
l’ultima parente che mi è rimasta, e mi ha preso con sé” risposi in difficoltà.
Oddio, dov’era Edward?
“Mi dispiace” disse mortificato
“Ma sono sicuro che qui ti rifarai! Pensaci: nuovo posto, nuova famiglia, nuovi
amici...” Mi fece l’occhiolino “Ehi, ti va di mangiare con noi, oggi? Ti
presenterò qualcuno dei miei amici, vedrai, ci divertiremo!”
“Ehm... dovrei mangiare con i
ragazzi, in verità...”
“BELLA!!!!!”
Una matassa di capelli ricci mi
soffocò in una morsa quasi vampiresca, prima di rivelarsi come Jessica.
“Ciao Jess” risposi mentre lei
mi rivolgeva un sorriso smagliante (inquietante)
“Conosci Bella, Jess?” chiese
Mike sorpreso
“Ci siamo conosciute in
circostanza molto singolari” rise lei, fissandomi come se fossi un gioiello
prezioso. Sorrisi intimidita; Mike fischiò.
“Beh, Bella, mangi con noi, eh?”
rise Jessica prendendomi a braccetto e uscendo. Non era una domanda.
“Ma i ragazzi...” protestai
“Sono sicuro che i tuoi cugini
capiranno”
“Non sono i miei cugini...”
mormorai sconfitta
Mike si posizionò al mio fianco,
iniziando a chiacchierare animatamente con Jessica sulle circostanze in cui ci
eravamo conosciute.
Mi voltai a cercare Edward con
lo sguardo. Era inchiodato in mezzo al corridoio, tra Alice e Jasper – entrambi
sorridenti: gli occhi del mio angelo erano color onice, rilucenti di furia cieca,
e ringhiava in direzione dei miei accompagnatori.
Non capii il motivo di tale ira,
ma mormorai un “Mi dispiace” a fior di labbra.
“Non è colpa tua” rispose Jasper
in un sussurro “È lui quello che esagera”
Edward gli ringhiò contro, ma
suo fratello non perse il buon umore.
“Penso proprio che non mangerai
con noi” sghignazzò Alice “Spero almeno che ti lasceranno tornare a casa”
Non riuscii a ribattere perché
venni trascinata via.
*
Scoppiai a ridere di cuore.
Devo dire che quello che si era
prospettato come un pranzo terrificante si era rivelato un piacevole evento,
sebbene imposto con la forza. Mike e Jessica mi avevano portato in mensa e mi
avevano fatto sedere al loro tavolo, presto raggiunti da Angela e da uno stormo
di curiosi. A quanto pare solo la presenza del mio angelo protettore mi aveva
salvato da tutta quella popolarità.
Avevo fatto conoscenza con il
gruppo dei miei due nuovi amici: c’erano Eric, Laurent, Emily, Jack, Ben e
molti altri di cui faticavo a ricordare il nome.
Mi stavo divertendo molto, ma
sarebbe stato tutto molto più bello se al mio fianco ci fossero stati anche i
fratelli Cullen; era la prima volta che non ero insieme a loro, e mi sentivo
stranamente esposta, vulnerabile.
Con la coda dell’occhi sbirciai
ancora una volta nella loro direzione. Erano seduti tutti e cinque allo stesso
tavolo, sussurrando frasi troppo base perché l’orecchio umano potesse coglierle,
e anche io non riuscivo a capirli per il rumore che mi circondava.
I quattro ragazzi sorridevano
allegri, molto probabilmente stavano prendendo in giro Edward; lui invece
continuava a ostentare una smorfia furiosa, tenendosi la testa tra le mani,
come se stesse poco bene.
Mi preoccupai. Cosa lo
affliggeva?
Mi mossi preoccupata sulla sedia
nella sua direzione; volevo raggiungerlo, aiutarlo in qualche maniera. Non
potevo vederlo soffrire.
“Basta, non ce la faccio”
sussurrò Edward frustrato “Devo... devo...”
Digrignò i denti e con un leggero
ringhio si alzò, uscendo veloce dalla sala.
No, per favore. Non te ne andare....
“Allora, Bella? Che ne pensi?”
chiese Laurent
“Ehm... scusatemi, io devo...
andare...” borbottai, alzandomi, la testa ancora voltata verso l’uscita
Presi il vassoio ma la mano di
Mike mi bloccò.
“Te lo svuoto io” si offrì “Qual
è la tua prossima lezione?”
“Biologia” risposi distratta.
Dovevo raggiungere Edward.
“Ah, se vuoi ti tengo il posto”
“Grazie, sei un amico” risposi in
fretta, riuscendo a liberarmi.
Uscii in fretta da quella sala
affollata cercandolo disperatamente con lo sguardo. Non potevo sopportare che
se ne andasse lontano da me, soprattutto quando sembrava così… sofferente.
Trovai la traccia del suo
profumo e lo seguii fin fuori dalla scuola, inoltrandomi nella zona boscosa del
perimetro. Mi fermai solamente quando il suo profumo si interruppe in una
radura.
Che abbia il mio stesso potere?, mi ritrovai a pensare.
Che sciocca, nessuno poteva avere
capacità simile alle mie. Forse era semplicemente tornato indietro per lo stesso
percorso, depistandomi.
Insicura, mi voltai e feci per
andarmene, ma mi bloccai e mi girai. Ero sicura
che Edward si trovasse lì.
Sospirai affranta. Non potevo
fare nulla se lui non si fosse mostrato. Però non potevo sopportare l’idea che
lui stesse male, a prescindere dal fatto che la causa fossi io o meno.
“Edward, so che sei qui” iniziai
titubante “Non… non prenderla come una mia intrusione nella tua vita privata,
per favore. I tuoi pensieri sono tuoi, e tuoi soltanto, e io non voglio
assolutamente costringerti a confidarli a me. Dopotutto, sono una semplice
sconosciuta nella tua vita, non sono mica come tua sorella che può permettersi
di farsi gli affari tuoi….” Mi strinsi timidamente un braccio, arrossendo “Però
ho visto che ti sei sentito male poco fa, nella mensa. E… e anche stamattina,
non eri a tuo agio, sembravi arrabbiato per qualcosa. Forse sei adirato con me
per qualcosa che ho fatto? Ti ho turbato in qualche modo, per caso?”
Non sapere che cosa lo affliggeva
mi faceva star male. Forse qualcosa nel mio atteggiamento con gli umani, la mia
leggerezza nell’istaurare rapporti con loro… non lo sapevo, non lo sapevo,
accidenti! Stava male e non capivo che cosa lo turbasse: questa mattina andava
tutto bene, era il solito Edward, così splendidamente lui; e improvvisamente,
senza che me ne accorgessi, si era allontanato da me, sofferente. Io non sapevo
cosa aiutarlo, non avevo idea di cosa lo affliggesse. L’unica cosa di cui ero
certa era che Edward aveva qualcosa che non andava, e avrei fatto di tutto pur
di vedere il suo viso privo di quell’espressione di rabbia e dolore.
“Non voglio che tu stia male,
Edward” mi sfuggì con un sospiro.
Mi voltai verso la scuola,
arrossendo imbarazzata. “Beh, comunque sia… io… io vado a lezione. Abbiamo
biologia, no? Se… se ti va, raggiungimi pure. Altrimenti ci vediamo a casa”
Mi incamminai correndo verso
scuola, la faccia in fiamme.
Mi ero esposta un po’ troppo,
accidenti! Non volevo dire tutto quello che avevo detto!
Arrivai davanti all’edificio e
mi diressi in classe.
Al banco centrale della fila di
mezzo, praticamente sotto gli occhi di tutti, era posata la mia borsa.
Con un sospiro mi andai a sedere
e presi il bigliettino che Alice, Rose, Jasper e Emmett mi avevano lasciato.
Tu preoccupi veramente troppo per nostro fratello,
Bella. Qualche volta dovresti lasciarlo cuocere nel suo brodo. È più
gratificante e divertente!
Comunque non preoccuparti così. A Edward
passerà. Altrimenti glie la faremo passare noi!
Come tuo primo giorno sta andando alla grande,
hai un autocontrollo eccellente, bravissima. Ci dispiace solo che gli umani ti abbiano preso di mira.
Io l’ho già
detto ma lo ripeto, TU SEI UNA GRANDE! Sono lieto che finalmente qualcuno abbia
smosso un po’ quel bietolone di nostro fratello, era ora. Non sai che noia la
sua vita. L’unica cosa che ti rimprovero è che ti sei fatta mettere sotto da
Jessica. Ahi, ahi, ahi, Bells, mi perdi punti così!
Sorrisi riponendo il biglietto
nel diario, mentre iniziavano ad arrivare gli altri studenti.
“Ehi, Bella!” mi salutò Mike
entrando “Sei fuggita, prima. Dove sei stata?”
“Dovevo… recuperare una cosa in
macchina” spigai in fretta. Non mi piaceva mentire, e le attenzioni di Mike
erano troppo concentrate su di me per i miei gusti.
“Sei tutta sola?” chiese
fermandosi “Se vuoi posso sedermi io vicino a te…”
“Ehm…”
“Ah, grazie Bella. Mi hai tenuto
il posto”
L’intera classe si voltò al suo
di quella voce calda, morbida e dolce come il miele, colore dei suoi occhi.
Edward avanzò aggraziato verso
il nostro banco, un sorriso sincero dipinto sul volto. Posò la borsa sul banco
a fianco a me senza distogliere i suoi occhi dai miei. Sembra essere tornato in
sé, per fortuna.
“Scusami, sono stato trattenuto
da Emmett. Non volevo lasciarti sola” si scusò educatamente prima di voltarsi verso Mike e rivolgergli un sorriso
divertito e leggermente arrogante.
“Grazie, Newton, per aver fatto
compagnia a Bella fino al mio arrivo” disse. Sottointeso: smamma prima che perda
la pazienza.
Quel pensiero mi fece arrossire;
Edward… geloso? Nah, impossibile.
Però l’ondata di compiacimento e
sollievo nel vederlo mandare via Mike si fece strada nel mio corpo.
Mike fece un breve cenno del
capo e si affrettò a raggiungere il suo solito posto. Ridacchiando compiaciuto, Edward prese posto
accanto a me e iniziò a tirare fuori i libri. Sembrava più tranquillo.
“Bella” mi chiamò voltandosi verso
di me
“Si?” risposi
“Ecco, io volevo scusarmi”
spiegò, gli occhi che rilucevano di sincerità. “Il mio comportamento è stato
imperdonabile, te ne chiedo perdono. Ti prego, non pensare che io mi comporti
così, solo…”
“Edward, tutto ok. Tranquillo”
lo fermai con un sorriso “Solo, la prossima volta che mi prenderanno in
ostaggio, avvertimi prima: visto che leggi nel pensiero, potresti usarlo per
fare del bene e aiutarmi”
Il suo ennesimo e repentino
cambio d’umore mi sorprese ancora; s’irrigidì e i suoi occhi si incupirono. Era
arrabbiato.
“Sono stato imperdonabile.
Scusami” sussurrò freddo
“No, io… scusami tu” risposi
lasciando che i miei capelli mi dessero rifugio. Non volevo costringerlo a
farmi da tutore, né infliggergli la mia presenza.
“Bella, per favore, guardami”
Mi voltai controvoglia e rimasi
ipnotizzata dalle sue iridi chiare.
“Ti scongiuro di dimenticare la
mia esagerata reazione di pochi istanti fa, Isabella” mi disse “Non sono
arrabbia con te. Sono furioso con me stesso”
Incapace di ritrovare il fiato,
annuii imbambolata. Il suo sorriso si riaccese.
“E inoltre, grazie per essermi
venuta a cercare, prima, nel bosco” aggiunse mentre il professore entrava
“Credo che altrimenti avrei potuto commettere una grande sciocchezza”
“Di nulla” risposi con un filo
di voce “Se… se ti va di parlare, sono qui”
“Me ne ricorderò”. E mi fece
l’occhiolino
Gli sorrisi, sollevata.
“Allora, biologia” sussurrò
mentre il professore iniziava a spiegare “Che ne pensi di questa materia?”
“Che è stupenda” risposi con un
sorriso “È la mia preferita, sai?”
Il suo sorriso si accese. “Anche
la mia”
Mi piaceva il suo sorriso,
finalmente allegro e luminoso come al solito. Chissà, forse la chiacchierata
con suo fratello gli aveva chiarito le idee. Magari un giorno si sarebbe
sentito abbastanza tranquillo da parlarne anche con me. Ma in quel momento non
me ne preoccupai. Era bello anche così.
E, entrambi più sereni e
tranquilli, passammo il resto dell’ora nella maniera più piacevole che potesse
esistere – almeno per il momento.
Giocando all’impiccato.
Angolino -ino - ino:
Bene, questo è andato!
Vi consiglio di leggerevi il prossimo,
Primo Giorno di Scuola - Edward's pov
Ok,
basta cincischiare. spero nei vostri numerosi commenti e, se vi
è possibile, potreste fare un salto nelle mie altre storie,
soprattutto in New Moon - La Custode delle Anime? Vorrei un vostro
parere.
Bacioni
Usagi
|
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Capitolo 21 *** Primo giorno di scuola - Edward's pov ***
bella vampire
Allora, allora, allora, che scusa mi invento stavolta?
^^ Quella della scuola? Già usata... Troppi impegni? Ma io
vivo per EFP e le miei meravigliosi angeli... Mi credereste mai? Ihihihi, ormai
non più!
No, opto per la verità: sono stata molto presa proprio dalla
storia: ho determinato un numero approssimativo di capitoli, la storia in sé,
ma soprattutto sono stata letteralmente presa da due dei capitoli più
divertenti e assurdi di questa storia, che avranno per protagonisti Bella...
Jasper e Emmett!
Per farmi perdonare, vi svelo i titoli (approssimativi):
quello con Jasper protagonista è “Giornata della Carriera – L’incubo di
Jasper”
E quello di Emmett... ihihih “Grizzly in love... and Jasper’s
wedding!”. Ihih, mi sono ammazzata a scriverlo!! Non vedo l’ora di
farveli leggere!^^ a proposito, colgo al volo l’occasione di dirvi che parto
per il campo scuola la sett. pross. e torno lunedì. Ci rivediamo forse lunedì
6! Fatemi sapere dove trascorrerete le vacanze.
Piccole notizie... allora, iniziamo con i numeri: abbiamo
raggiunto le 31 recensioni a capitolo, grazie millissime! E 207 angeli mi hanno
messo tra i preferiti! E siamo vicini alle 8.000 visite!! Che dire, che vi
adoro sarebbe un insulto! Che vi amo è troppo poco! Semplicemente siete la mia vita!
T____T Grazissime!
E un grazie speciale e questo capitolo va a coloro che non
solo mi seguono, ma mi hanno contattato per email e mi rispondono sempre e in
ogni momento, sopportando i miei ritardi anche nel rispondere. Perdonatemi!
Ossia: la magica Goten Malfoy
(Le tue storie sono semplicemente fantastiche!), la strepitosa Malia85
(tesoro mio, mia guru, ci sono sempre quando mi vuoi! XD), la fantastica Alessandra
(sorellina, sei sempre tra i miei pensieri!), la mitica Federica (ti ho sorpresa, eh? XD) e la mia piccola
allieva MaryLu (doppia sorpresa! Ti
dedico questo e l’altro! XD)
E ora, un grazie speciale ai miei angeli che mi commentano
sempre, e ai nuovi che si sono aggiunti!
miki18:
Miki!!!!!!!!!!!!!!! Adorata anima mia, sono felice di averti nuovamente come
amica! T__T Grazissime per i comlimenti, spero di non deludere le tue
aspettative. ^^ Mi dispiace, sono certa che ti ho fatto tribolare anche per
aspettare qst. Sorry! Un kiss.
cullengirl: Grazissime stella! Aggiornerò in settimana le altre storie.
Wind:
Ciao bellissima! Annunci per giornali, eh? Nah, Edward non è disperato... anche
se questa ideuzza l’ho usata in un’altra storia, poi posterò il capitolo.
Ihihih, è stato troppo divertente. Edward, inoltre, mi ha pregato di tenere
segreto il numero del suo cell, perché Alice lo ha reso pubblico prima
dell’uscita di Breaking Down, e non sai quante telefonate ha ricevuto. Ne ha
cambiati cento (uno, due...) centoquattordici, più o meno, un vero stress!
Alice sadica è pucciosa, eh? Chissà che ne penserai qui! Ah, il capitolo di
Nessie’s arriva nel weekend, come richiesto da MaryLu!
bell:
Welcome in our big crazy family! Sono così felice che la mia scrittura ti
rapisca tanto... T___T Grazie! Ora, vedi cosa ne pensi di questo, e fammi
sapere! Kiss
pinkgirl:
Welcome in our big crazy family! Beh, che dire? Troooppo grazie per la tua
splendida recensione! Se ti ha divertito la parte di Bella, guarda cosa ti
combinano i fratelli Cullen! Ihihi, povero Eddino!
cloddy_94:
Ovvio che Edward è un gelosone, e che Bella non capisce! Se non l’ho detto
ancora, sono due idioti! U___U E qui mi chiedo: Sono peggio e meglio di quelli
della Meyer? Bah! Perdonami i miei ritardi, ma sono presa da un demone chiamato
Liceo... Jasper, quanto hai ragione! Ti promett che farò più in fretta. E poi,
consolati. Tra un po’ c’è l’esate! Vedraiquanto aggiornerò!
Goten:
more! Visto che ti penso sempre, anche se nn entro su Msn? Lo so, mi piace
farlo incazz, e troppo bellino Edward
damaristich:
Welcome in our big crazy family! Che splendidi complimenti! Grazie, sei un
angelo! Voglio assolutamente vedere cosa ne pensi di questo, ok? Kiss
greta1992:
Welcome in our big crazy family! Un’altra piccola fan, che rande onore! Chiedo
perdono per il mgasuper ritardo, non vorrei che ti fossi arresa con me.
continua a commentare!! ;)
mylifeabeautifullie:
Mon petit tesour! Wow, quanto tempo, eh? Sono felice che ti sia piaciuto il
capitolo comico scritto in da un’ubriacona come me, pensavo di aver scritto
scemenze! Spero che questo non ti deluda.
Finleyna
4 Ever: Prezzemolina! Ciao! Non sai quanto mi sei mancata tu, stella! Per
Sunsilk, è in viaggio, ma devi sapre che la stazione radio è in allestimento,
Alice non sa dove mettere la consol... bah!
Kaida
Seleny: Welcome in our big crazy family! ^///^ Oddio, grazi x la bellissima
recensione, non so proprio casa dire. È il mio sogno che la mia storia sia così
avvincente da far entrare il lettore nella storia, ed è una gioia sapere che ci
riesco.
aLbICoCCaCiDa:
Welcome in our big crazy family! Ma io ti adoro, sei un genio! Che bille che
sono le tue storie, le straleggo allinverosimile. A proposito, quando
aggiorni?^^ Sono felice che la mia storia sia una ventata di aria fresca, per
te, che ti appassioni e ti faccia sognare. Sono lieta che il mio umorismo, per
quanto scarso, ti diverta, e sono ancora più contenta di averti come lettrice.
Spero di setirti presto!
stezietta
w : Ciao! Grazie, desiderio esaudito!
MimiMiaotwilight4e:
My angel! Bellissimo ritorno, all’ennesima potenza! Ma che gli prende a Eddino?
Sembra peggio del mio! Ecco il mio nuovo capi come regalo di bentornata.
heidi81_love:
Welcome in our big crazy family! Grazie, e vedrai che ti combineranno i
fratelli C!
mistica88:
Beh, stella, geloso marcio no.... peggio, è INNAMORATO!! Io l’ho detto che
l’amore è strano, ma con lui... goditi il capitolo.
Fin Fish:
Maestra! Eccomi tornata, contenta? A quando un nostro servizio fotografico
insieme? XD sono curosa di sapere che ricordo ti ho fatto tonrare in mente. Ma
cmq, la toruta cinese dilaga in tutta la famiglia, capirai xkè... XD
Lily
Evans 93: Welcome in our big crazy family! Non preoccuparti, leggi con
calma e seguimi quando ai tempo, che io sono felice lo stesso! ^^ altro che
molto controllato, Edward è già tanto che non sgancia una bomba atomica sul
mondo per avere Bella per sé... ma i mie personaggi sono mlto OCC
Io anche detesto Mike, ma non avra che una parte marginale in qst
ff. non è così importante!
Losch:
Grazie! Io adoro te, invece! Ovvio che faccio mettere insieme Bellina ed
Edwardino, devono stare insieme per sempre. Ma prima che si mettano insieme...
ihihhi!
Sabry87:
Welcome in our big crazy family! Grazie, e continua a seguirmi
Musa_Talia:
Welcome in our big crazy family! Beh, grazie. Sono felicissima che ti piaccia
la mia ff. praticamente stravedi per la ff, e io stravedo per te che mi segui da sempre, tanto da indurre tua
madre a dubitare della tua sanità mentale. Beh, le mie idee derivano dal fatto
che ho molto tempo da perdere, quindi non essene così sorpresa. Aspetto tu e
notizie!
Helen
Cullen: Angelo mio luminoso! Carlisle si scusa per non poterti rispondere
da subito, ma dice che se mi mandi una mail con il problema ti scriverà
personalmente. E beh, devi sapere che i Cullen vivono nel mio palazzo, perché
gli faccio girare la ff prima di scriverla. Che belli che sono! Grazie molte
per i comlimenti, la birra mi aiuta! Dovrai leggere quello che pensa Edward di
Alice; e il caffè, ah,... Eddy lo odia! ^^ Da oggi! MI dispiace aver infranto i
tuoi sogni, ma se avessi descritto Carlisle al posto di dward, mi sarebbero
uscite quattro pagine. Grazie, piccola, ti adoro. Voglio sapere cosa ne pensi
di questo, di cui non mi fido tanto.
giunigiu95:
Eh, lo so, troppi problemi... ma l’impiccato è un passatempo garantito,
provalo!
mezzanotte:
Welcome in our big crazy family! Che
nome misterioso, mi piace, adoro la notte. Eseguo il tuo ordine.
free09:
Welcome in our big crazy family! Ihih, scusa se ti faccio sclerare. Ma prima
del bacio...., eh, accendiamo i lumini nella chiesa più vicina!
Flockkitten:
Welcome in our big crazy family! Grazie, sono contenta che ti piacci a Bellina
e che ti faccia piacere la mia logorroicit. Pensavo che 26 pagine di capitolo
su Edward fossero troppe, ma se piace.... IHihih!
Silver_Alchemist: Ciao! Anche tu vuoi usare quel centro? È un po’ pieno, ma di che ti
mando io e ti faranno fare di tutto e di più, e gratis! E gli sbalzi di Edward
sono l’unica cosa che ho tenuto della Meyer, oltre i nomi e gli aspetti dei
personaggi!
Shinalia:
Welcome in our big crazy family! Grazie!
ColeiCheAmaEdward:
Welcome in our big crazy family! Una tenace e fedele nuova fan, sono davvero
felice di averti trovato! Voglio proprio leggere la tua storia, e sono
contentissima di averti ispirato! Sono certa che ti sentirò a ogni nuovo
aggiornamento, e ne sono felicissima!
gerby88:
Welcome in our big crazy family! Grazissime, tesoro, sono lieta che ti piaccia
il mio lavoro! Ami davvero tanto i miei personaggi, eh? Allora piacciono? Meno
male, pensavo che avesser deluso le aspettativ, ma io non li cambio. Non posso
soffrire quelli della Meyer, sono troppo stoccafissi! L’unica cosa che non è
cambiata sono i complessi di Edward, le ambientazioni, i nomi e gli asoetti
fisici dei personaggi. Il resto, si butta! Ma sembra che vadano, quindi,
facciamoli andare! Eccoti il capitolo tanto atteso. E a proposito, si, gli
shampi di Jasper funzionano ALLA STRAGRANDE, io li ho provati! XD
Anche il più perfetto dei
momenti deve finire, prima o poi.
E, a casa Cullen, la fine di
essi era decretata da una sola persona. Mary Alice Cullen Hale.
La pace se ne va quando lei
arriva qua, il nostro secondo motto di famiglia.
Solamente lei era la causa, o la
fonte, dei nostri guai. Spesso mi domandavo se oltre al suo potere di
preveggenza non avesse sviluppato anche la sua indole di “Spiccato Altruismo e
Tempismo Perfetto”.
Ma in fondo le si perdonava
tutto; o meglio, io - e soprattutto io,
il suo giocattolo e fratello preferito – le perdonavo tutto ciò che mi costringeva
a subire. Era la mia sorellina preferita, no?
“Ehi ragazzi!” si annunciò
quella peste comparendo in soggiorno.
“Assolutamente no” risposi
immediatamente – riflesso automatico al suo ghigno entusiasta – senza sollevare
lo sguardo dal libro.
Non le avevo neanche letto nella
mente. Sapevo che covava qualcosa, perciò non volevo immischiarmi. Ero appena
tornato, avevo il diritto di riposarmi un po’ in casa mia.
... Probabilmente non con Alice dentro, ritrattai subito.
“Fammi almeno spiegare” brontolò
lei incrociando le braccia e gonfiando le guancie, infastidita
“Qualsiasi cosa vuoi imporci,
Alice, ti dico di no a prescindere” ribadii voltando distrattamente pagina “Ti
avviso fin da ora di non includermi nei tuoi piani, qualsiasi essi siano”
“Cosa volevi, Alice?” domandò
dolcemente Jasper tornando dalla sua stanza, abbracciandole la vita e posando
il capo sulla sua spalla.
Sospirai; Jasper non mi avrebbe
mai appoggiato. Dovevo rassegnarmi; Alice era la sua compagna, e io solo suo
fratello. Come potevo competere con la sua anima gemella?
“Niente di così orribile o
strampalato come crede Edward” spiegò lei abbracciandolo e lanciandomi
un’occhiataccia “Pensavo solo che sarebbe un’idea carina se voi tre fratelli vi
andaste a fare una passeggiata per veder sorgere il sole”
“E perché mai io dovrei fare una
cosa così sdolcinata con questi due?” domandò Emmett schifato “Non sono mica il
loro ragazzo, per mia fortuna!”
“Concordo con l’energumeno”
annuii, alzando gli occhi “Non vedo la necessità di fare ciò. Se mi andasse di
vedere l’alba ci andrei per conto mio. E di certo se volessi trascorrere del
tempo con i miei fratelli non farei di certo una cosa così... stucchevole”
“Vedi, Ed, è per questo che sei
solo” sbuffò Alice “Non capisci assolutamente nulla. Sono certa che se te lo
avessi chiesto solo io...”
“Quella è la porta” dissi
tornando alla mia lettura e indicando l’ingresso “Spero che ti ricorderai che
alle otto partiamo”
“E se fosse stata Bella?”
continuò perfida quel piccolo rospo, ghignando. I miei fratelli mi fissarono in
attesa della risposta.
Saremmo già in marcia per l’altura che domina Forks, dove avremmo
atteso il sorgere del sole e....
“Qu... Quella è la porta”
ripetei insicuro, riemergendo dalla mia fantasia.
Controllo, Ed!, mi imposi.
“SEEEEEEE!” mi sbeffeggiarono in
coro
“Lo vorrei proprio vedere, come dici di no alla tua piccola Bella...”
pensò Emmett “Se pendi dalle sue labbra
ogni singola volta che apre bocca”
“Lo sai che ti sento, vero?”
dissi infastidito
“Bene, vuol dire che è tutto a posto” replicò lui “E ora,
per cortesia, fatti un bel pacco di affaretti tuoi esci dalla mia mente, si vous plaît”
“Insomma, volete andarvene si o
no?” esclamò spazientita Alice, abbandonando ogni traccia di cordialità “Ho
bisogno di casa, libera dalla
presenza di maschi! Jazz, per favore,
convincili tu!”
“Tesoro, sono un soldato, non Gesù
Cristo” sospirò lui accarezzandole la guancia “Ci sono cose che sono
impossibili anche per noi vampiri”
“Su, ragazzi, per piacere” ci
supplicò Alice. Dovevo riconoscerlo, quella ragazza era tenace forse quasi più
di me. “Anche Esme e Carlisle sono usciti. Non vi piacerebbe passare del tempo
di qualità con i vostri genitori?”
“Sono anche i tuoi” fece notare
Emmett
“Ma io adesso ho da fare”
“Alice, allora, se ne vanno o no?”
esclamò Rose scendendo le scale
“Anche tu ci vuoi fuori di casa,
amore?” chiese Emmett con un sorriso “Pensavo mi amassi”
Rosalie gli rivolse uno sguardo,
poi chinò il capo, mortificata.
“Anche io pensavo mi amassi”
sospirò affranta tenendosi un braccio “E invece scopro che non vuoi farmi
neanche questo piccolo, innocuo favore...”
“Oh, no Rosalie, no” sussurrò
Emmett mortificato, correndo ad abbracciarla “Non fare così, dai! Se ti fa
felice esco con questi due brutti ceffi, lo giuro”
“Davvero?” tirò su con il naso
lei, facendo la timida
“Lo prometto”
“E tu, Jasper?” chiese Alice
trasformandosi in uno zuccherino “Anche tu lo farai, per me?”
Jasper avrebbe dovuto accorgersi
dell’uso del futuro, e non del condizionale nelle parole della sua consorte. Ma
credo che l’amore renda sordi, oltre che ciechi, visto la sua grande
disattenzione.
“Ma certo” le assicurò lui,
stringendola
“E l’oscar va... alle sorelle
Cullen! Congratulazioni” esclamai voltando pagina “Davvero molto brave,
complimenti. Un’ottima interpretazione. Avete fatto cadere il pubblico ai
vostri piedi, non c’è che dire”
“Smettila Edward” mi rimproverò
Jasper imbarazzato “Non puoi prenderci in giro perché siamo innamorati”
“Non mi permetterei mai di
prendere in giro o di scherzare sui vostri sentimenti, tantomeno un questo,
fratello” precisai alzando lo sguardo “Non vorrei che lo pensassi. Prendevo
solo in giro il fatto che vi siate fatti abbindolare così facilmente”
Mi permisi di soffocare una
risata, ma in realtà l’unico sentimento che provavo nei loro confronti era invidia.
Anche io avrei voluto provare quell’emozione, avere qualcuno che mi stregasse a
tal punto da farmi dimenticare me stesso e farmi obbedire ai suoi dolci
comandi.
Bella...
Istintivamente sollevai lo sguardo
e mi concentrai sul suo respiro calmo e regolare. Per la prima volta la stavo
lasciando dormire da sola. Speravo che non avesse incubi; poverina, si meritava
tutto il riposo di cui aveva bisogno.
Il mio respiro si sincronizzò sul
suo, trasmettendomi pace.
Ero così rilassato che mi accorsi
della presenza di Emmett alle mie spalle solamente quando le sue braccia si
chiusero intorno al mio busto, senza lasciarmi vie di fuga.
“Ehi, che accidenti stai facendo?”
esclamai tentando di controllare la voce, mentre provavo a divincolarmi
“Ti porto a trascorrere del tempo
di qualità con noi” rispose senza esitazioni lui, sollevandomi
“Mettimi subito giù!” ringhiai
divincolandomi “Emmett, non scherzo! Mettimi giù o te ne farò pentire!”
“Si, si, come no” rispose lui
andando verso la porta “La potresti smettere di ballare la quadriglia? Mi stai
dando i calci”
“Ti farò molto peggio se non mi
lasci andare!” ringhiai
“Ma che bimbo problematico che
sei! Dovresti ringraziarci visto che vogliamo dedicarti un po’ del nostro
prezioso tempo”
“Piuttosto mi getto tra le fiamme!
Lasciamiiii!”
“Divertitevi ragazzi” ci
salutarono allegre quelle due ingrate sull’uscio della porta
“A dopo” disse Jasper a nome di
tutti
“Ve la farò pagare!” li avvertii
“A tutti e quattro!”
“Su, Eddinino, non brontolare
sempre!” pensò Alice “Divertiti. Sono
certa che mi ringrazierai, dopo”
Perché quella minaccia velata mi
mise addosso un senso di profonda ansia?
Non ebbi il tempo di esprimere i
miei dubbi ad alta voce che Emmett mi caricò sulle spalla come un sacco di
patate e partì verso il folto del bosco.
“Emmett! Accidenti a te, vuoi
mettermi giù prima che ti stacchi la testa a morsi?!” esclamai furioso mentre
mio fratello continuava a ridere divertito
“Uhm, fammi pensare.... che
domanda difficile...” sghignazzo lui “Metterti giù, non metterti giù... che
grave dilemma morale!”
“Te lo do io il dilemma morale...
e tu non ridere!” ringhiai a Jasper che, posizionato dietro Emmett, gioiva
delle mie disgrazie
“Dai, Ed, leggi nei miei
pensieri!” si giustificò lui con una risata “Non si può non ridere! Sei troppo
buffo!”
E certo, infieriamo pure! Lo
vedevo nei suoi pensieri in che situazione mi trovava, penzolante dalla spalla
di mio fratello come un sacco, i capelli peggio del solito, il viso una
maschera di rabbia... L’umiliazione più grande della mia vita impressa per
sempre nella mente di mio fratello, che non avrebbe esitato a ricordarmela per
il resto delle nostre esistenze, per di più trasmessa in diretta.
“Beh, Eddy, ora ti metto giù. E
non iniziare a piangere come tuo solito” annunciò Emmett rallentando e
prendendomi per la vita “So che odi separarti da me, ma sei grande e devi
imparare a vivere la tua vita senza avermi al fianco”
Appena i miei piedi toccarono il
suolo lo fissai con uno sguardo carico d’odio, ringhiando. “Sei morto”
“Edward, forse è il caso che ti
calmi un po’” sogghignò Jasper. Un secondo dopo, una calma innaturale prese
possesso del mio corpo, dileguando la mia ira e rendendomi docile come un
agnellino.
“Jasper” lo chiamai con un sorriso
rilassato
“Si, fratello?”
“Appena mi riprendo ti ammazzo”
dissi con voce calma, quasi felice.
Jasper trattenne una risata.
“Prima o dopo di Emmett?” mi provocò
“Su, su, bimbo problematico, dai la
manina al tuo fratellone che ti porta a vedere il sole” disse Emmett
prendendomi per mano “Lo sai che cos’è il sole? O il tuo saccente Emmett deve
spiegartelo?”
Io e Jasper ci scambiammo
un’occhiata mentre Emmett mi trascinava con sé.
“Dopo!” concludemmo in coro
Uscimmo dal folto degli alberi e
ci dirigemmo verso l’altura che dominava Forks, dove avrei voluto condurre
Bella per farle ammirare la magia di quel momento, e non andarci con i miei
fratelli. Tutto per colpa delle mie sorelle.
Quando tornerò a casa, dovrò fare un bel discorsetto a quelle
due scellerata, mi ripromisi.
Carlisle e Esme sedevano l’uno di
fianco all’altra di fronte a noi, ammirando il cielo scuro. Esme aveva la testa
posata sulla spalla di mio padre, mentre lui la teneva sulla sua.
I loro pensieri erano tranquilli;
si basano semplicemente della loro reciproca compagnia.
Mi sfuggì un sorriso; come un
bambino che osserva felice i suoi genitori dormire abbracciati, così io mi
sentivo ogni qualvolta che avevo l’onore di poter osservare i miei stare
vicini, senza pensieri o disturbi. Era così raro che si prendessero un momento
per loro, sia per il loro lavoro che per l’impegno di mantenere la nostra
famiglia, e non trovavamo mai l’occasione per fare qualcosa di speciale.
L’impegno e l’amore che ci dimostravano li portava a sacrificare tutto per noi,
ma li univa sempre di più; erano felici di vederci “crescere”, di sapere che
avevano contribuito alla nostra felicità. E si amavano l’uno l’altra per i
pregi che possedevano
“Niente scene vietate ai minori,
please, c’è un bambino qui” si presentò Emmett con un sorriso. Anche lui era
felice di vederli insieme.
Carlisle ed Esme si voltarono,
rivolgendoci un gran sorriso.
“Ciao ragazzi” disse Esme “Venite
pure, prego”
“Emmett, perché tieni per mano
Edward?” chiese mio padre perplesso, con un sorriso
“Perché altrimenti il bimbo si fa
male” spiegò lui con un sorriso “Povera pecorella smarrita, non posso
permettere che gli accada niente. Il mio fratellino piccino picciò!”. E mi pizzicò
le guancie, sorridendo.
Carlisle sospirò e poi fissò
Jasper. “Non sai quanto sono contento che ci sia tu, Jazz. Altrimenti, a
quest’ora si sarebbero già fatti fuori”
“Nessun problema” ridacchiò Jasper
“Vi siete persi la parte migliore, però”
“Jasper, ricordati che sei solo
secondo” dissi assolutamente calmo
Sogghignando, ci avvicinammo ai
nostri genitori e ci sedemmo sull’erba, aspettando il sorgere del sole.
“Non volevamo disturbarvi” mi
sembrò giusto chiarire “Ma siamo stati sbattuti fuori di casa”
“Immagino da chi” sorrise Carlisle
“Io continuo a dire che sono
pericolose, ma nessuno mi crede. Eppure, io
leggo nel pensiero”
“Non sono pericolose” le difesero
i miei fratelli “Pensano...”
“I vostri pareri non contano,
siete troppo di parte” sorrisi
“Perché, tu no?”
Esme e Carlisle sorrisero. “Eh, che figli problematici” pensarono
con affetto
Sorrisi dei loro pensieri e portai
il mio sguardo verso il cielo, osservando i lenti mutamenti delle nubi.
Lentamente, il cielo blu scuro si tinse di viola, mentre una luce debole si
sollevava dalla linea dell’orizzonte. Piano, indifferente alle regole del tempo,
il sole sorse regalandoci i suoi tiepidi raggi e illuminando la nostra pelle,
rivelandone il vero aspetto. Un miliardo di piccoli diamanti iniziarono a
risplendere sulla nostra pelle lasciata scoperta dagli abiti, rendendoci simili
a statue di cristallo.
Fattezze di angeli per i peggiori demoni dell’inferno...
Scossi il capo. Non volevo pensare
ciò dei miei famigliari. Non erano cattivi, non erano demoni. Erano le persone
migliori di questo mondo. Meritavano il Paradiso forse più di molti umani.
Il sole sorse e si nascose dietro
la spessa coltre di nubi, rendendoci di nuovo la nostra apparente normalità. Il
bello di quella cittadina sperduta era proprio il fatto di poter andare in giro
anche di giorno senza destare sospetti.
“È iniziato un nuovo giorno” disse
Carlisle “Anzi, Il Grande Giorno”. Scosse il capo ridacchiando.
“Povera Bella, speriamo se la cavi” aggiunse mentalmente “Si sottovaluta così tanto…”
“Non ti preoccupare, papi,
proteggeremo la nostra piccola sorellina da tutto e da tutti, compresa sé stessa”
disse Emmett convinto “Ormai mi sto abituando a fare il baby-sitter. E poi,
Bella è decisamente più simpatica e tranquilla del tuo pargolino piccinino”
Scoprii i denti. “Piantala di
vedermi come un bambino, fratellino,
altrimenti ti do una lezione”
“Bella mi è sembrata abbastanza tranquilla
riguardo al suo soggiorno nella scuola” disse Esme “Dopo la caccia era molto
positiva. Sono certo che andrà tutto a meraviglia”
“Anche Alice me lo ha assicurato”
si inserì Jasper “Ha scrutato il suo futuro, ed è più che Bella sarà perfetta”
Il sollievo mi pervase l’animo.
Per fortuna sarebbe andato tutto bene. Niente imprevisti, fughe, problemi… per
una volta, la nostra “normalità” mi sembrò il dono più bello che la mia
esistenza mi avesse donato. Sarebbe filato tutto liscio, e l’unica cosa di cui
ci saremmo dovuti occupare erano i problemi di tipici adolescenti, troppo
banali e semplici per noi.
Ancora una volta mi ritrovai a
ringraziare Alice per essere arrivata da noi. Senza il suo aiuto avremmo avuto
molti più problemi che altro. Anzi, non solo lei era da ringraziare, ma tutti i
miei fratelli; Emmett con la sua simpatia e il suo buonumore, che sapeva
rallegrare anche le nostre giornate più oscure e si arrabbiava raramente;
Jasper, con la sua pazienza e la sua esperienza, un fratello silenzioso ma
indispensabile consulente, grande ascoltatore e consigliere; Alice, con il suo
ottimismo e la sua vivacità che avevano travolto e scombussolato la vita nella
famiglia Cullen; Rosalie, con la sua tenacia e il suo temperamento combattivo,
che ci aveva insegnato a non chinare mai a testa e a portare avanti con
ostinazione le nostre idee. E poi, Carlisle ed Esme… i genitori ideali. Mi
sorprendeva che dopo quasi un secolo o più non si fossero ancora stancati di
noi.
“Grazie” mi uscì spontaneo dalle
labbra, mentre chiudevo gli occhi e reclinavo indietro la testa, felice.
“Per cosa?” chiesero gli altri. Mi
limitai a sorridere scuotendo il capo.
Ormai dovevano essere le sei di
mattina; era meglio tornare a casa, così nel caso che Bella si fosse svegliata
troppo presto non avrebbe trovato solo le sue sorelle ad asp…
Sgranai gli occhi, terrorizzato.
Oh. Santo. Cielo.
Che avevo combinato?! Accidenti a
me, perché mi ero lasciato ingannare così facilmente?!
“Oh, accidenti!” ringhiai balzando
in piedi, con una voce sbalordita, frustrata e terrorizzata.
La mia famiglia sobbalzò,
sorpresa.
“Che ti prede, Edward?” chiese
Emmett
“Ho appena capito… una
rivelazione… accidenti, non me ne sono accorto!” boccheggiai senza voce. Come
facevano a non capirlo? Era palese! “Noi siamo qui, giusto?” continuai
“Si…” rispose cauto Jasper,
studiandomi come se fossi impazzito
“E anche voi due siete qui” dissi
guardando i miei genitori, quasi a sfidarli a volermi contraddire
“Figliolo, ma sei proprio sicuro di star bene?” disse Carlisle
“Io sto benissimo!” liquidai in
fretta “Ma sei noi cinque siamo qui, sbattuti fuori casa, la piccola Bella è…”
“Rimasta alla mercé delle TUE
sorelle!” completarono orripilanti Jasper ed Emmett arrivando alla mia stessa
conclusione
“Per inciso, prima di essere mie
sorelle sono vostre mogli” replicai furioso. Io l’avevo detto di restare a
casa, ma no, sempre a far di testa loro. E ora la piccola Bella si trovava da
sola, nelle mani di due pazze maniache del look… accidenti alla moda!
“Come hai potuto permettere che
succedesse questo, Edward!” mi sgridarono i miei fratelli “Devi controllarle!”
“E voi a che servite?!” ruggii
“Sempre a dargliela vinta!”
Tra battibecchi e imprecazioni
varie, noi tre ci alzammo e scattammo all’indirizzo di casa.
Corsi più veloce che potei,
pregando di arrivare in tempo per salvare Bella dall’agguato di quei due corvi.
Ovviamente, le mie preghiere furono respinte e rimandate al mittente.
Scardinando quasi la porta di casa
ed entrando in salone, come un sol uomo io e i miei fratelli gridammo
“Ragazze!!”
“Non vi azzardare ad entrare in
camera!” ricevemmo in risposta. Le loro voci erano perfettamente controllate,
al limite seccate per essere state interrotte. Ci scambiammo un’occhiata e ci
precipitammo al piano di sopra.
Bella, resisti! Sto arrivando, non temere, non ti lascio
sola!, pensai digrignando i denti.
Arrivati al terzo piano ci
bloccammo tutti sulle scale; eravamo stati fregati, e alla grande. Per tutto il
piano aleggiava un buon profumo di rose misto a bagnoschiuma e shampoo. Avevano
già torturato Bella.
“Accidenti, è troppo tardi” disse
Emmett finto melodrammatico. In realtà, moriva dalla voglia di scoppiare a
ridere.
“Povera Bella, costretta alle torture cinesi già dal primo mattino…
tesoro, va bene impegnarsi, ma stai esagerando” pensò scuotendo il capo.
“Potremmo provare a salvarla…”
soppesò la questione Jasper “Un buon compromesso potrebbe risolvere la
questione senza che nessuno si faccia male”
“Non ti assicuro che non ucciderò
tua moglie, Jazz” sibilai arrabbiato
Lui sospirò. “Prova almeno a farlo
quando sono a caccia. Fingi che sia stato qualcun altro” suggerì rassegnato
“Potrei fingere di crederti per tre secondi, poi proveresti anche tu l’ebbrezza
della morte eterna”
Soffocando l’impulso di
prendermela con il mondo intero, mi avvicinai alla porta con i miei fratelli al
seguito.
“Non osare entrare, Edward
Cullen!” mi minacciò Alice “Altrimenti assaggerai la mia furia”
“Sai cosa mi puoi fare tu, piccolo
mostro?!” ringhiai afferrando la maniglia con la chiara intenzione di entrare
“Non provarci neanche, Ed!”
intervenne Rosalie arrabbiata “Primo, la porta è chiusa a chiave...”
“Come se potessero fermarmi”
ribattei, scambiandomi un cenno con Jasper e Emmett. Al tre, avremmo fatto
effrazione con la forza. Tutto per Bella.
“Uno” mimai con la bocca “Due…”
“E secondo” intervenne Alice
“Bella è appena uscita dalla doccia, in accappatoio, e ora sta recuperando un
po’ di sonno sul letto”
Lascia andare la maniglia come se
fosse incandescente e spiccai un balzo verso la parete opposta, imitato dai
miei fratelli. L’imbarazzo che provai in quel momento non aveva pari. Cosa
stavo per fare… l’errore più grande della mia esistenza.
Non potevo pensare a cosa stavo
per commettere, né a ciò che vi avrei trovato all’interno.
Bella semi cosciente, sdraiata sul
letto bagnata dai timidi raggi del sole autunnale, i capelli setosi sparsi
intorno al viso come un’aura di dolce cioccolato, ricoperta da un asciugamano
candido che le lasciava scoperto il collo candido, le gambe lunghe, una spalla…
il vermiglio colore delle sue labbra che risaltava sul suo viso, che mi
chiamava a sé…
Ma cosa stavo andando a pensare?!
Come mi veniva in mente una cosa del genere!
Ringraziai di essere l’unico a
poter leggere il pensiero degli altri, perché altrimenti sarei morto di vergogna.
Io… non potevo… Bella…
“… insomma, non esagerate!”
esclamò Jasper divertito e non troppo convinto
Mi riscossi, fissandoli come se li
vedessi da lontano; si erano riavvicinati alla porta, e ora provavano a parlare
con le loro consorti con calma. Di certo non volevano rischiare.
“Silenzio! Noi qui stiamo creando
un capolavoro, non distraeteci!” ci ribeccò Rosali quasi ringhiando
“Si, ma la modella è
consenziente?” chiese Emmett appoggiato allo stipite della porta con il braccio
“Certo che lo è!”
“Non del tutto…” aggiunsero con il pensiero
“Voi ho sentite” dissi, ritrovando
la voce e la rabbia, avvicinandomi ancora
“Edward, piantala! Sarà una
sorpresa!” mi ripresero
“Lasciatela. In. Pace” ringhiai
“Uhm… ragazzi, per favore, fate
silenzio…”. Il lamento insonnolito di Bella ci fece fermare, sorpresi. Allora
era sveglia?
“Bella?” la chiamai preoccupato “Bella,
va tutto bene? Rispondi!”
“Uhmm…”. Probabilmente si era
girata su un fianco e si era addormentata
“Edward, sei proprio inopportuno!”
mi ripresero le mie sorelle “La vuoi per caso svegliare?”
“Senti da che pulpito!” dicemmo
noi tre – io furioso e i miei fratelli divertiti.
Continuammo a battibeccare, o
meglio, io continuai a ringhiare furioso mentre i miei fratelli si divertivano
come non mai, provando a limitare i toni della conversazione a bassi mormorii e
ringhi soffusi, per non disturbare Bella. Il non poterla aiutare mi stava
facendo impazzire. Lo sapevo che non dovevo allontanarmi da lei, e invece…
maledizione, per una sola notte che non ero al suo fianco succedeva l’inferno.
Poco dopo, Esme e Carlisle rientrarono
a casa, e nostra madre si adoperò in cucina per preparare a Bella una
sostanziosa colazione. Ci teneva che si nutrisse e avesse tutto ciò che non
aveva avuto in quegli anni.
“Finalmente!” esclamarono i due
demoni “Su, Bella, wake up! Ti abbiamo trovato i vestiti!”
“Uhm… dopo…” mugugno la mia stella
“Macché dopo e dopo, forza,
alzati!” disse Rose allegra “Non ti abbiamo svegliato alle quattro per poi
lasciarti rovinare tutto il lavoro…”
“Che cosa avete fatto?!” ringhiai
“Mi sembra parecchio esagerato,
non credi, Rose?” ridacchiò Emmett
“Zitti!”
“Ragazze...”
Io e i miei fratelli sobbalzammo
spaventati quando sentimmo il ringhio trattenuto di Esme, comparsa al mio
fianco. I suoi occhi si erano pericolosamente scuriti e il labbro superiore si
era ritirato, lasciandole scoperti i denti in un ringhio di rabbia trattenuta.
Eravamo al punto di non ritorno: Esme stava per perdere la pazienza.
Non seppi se preoccuparmi o essere
sollevato per l’andamento che stavano prendendo le cose; da una parte ero
contento che l’intervento di Esme portasse la salvezza di Bella, ma dall’altro
avevo paura che le mie sorelle potessero ricevere una punizione troppo dura.
“Mamma, non fare come tuo figlio”
si giustificarono loro “Ci stiamo impegnando per il bene di Bella!”
Ora tutta la mia compassione nei loro
confronti era svanita: ecco il motivo per cui ce l’avevo con loro.
“Per il bene di Bella, eh?” disse
scettica Esme, avvicinandosi alla porta con i pugni stretti lungo i fianchi. La
furia stava per scatenarsi “Bene, allora sia chiaro una cosa, ragazze: se Bella
non sarà felice al mio ritorno, giuro su quello che ho di più caro che vi
bloccherò i conti correnti, le carte di credito e butterò via tutti i vostri
vestiti”
“Credo che ti ci vorrà un bel po’,
ma’” sghignazzò Emmett, ma si zittì subito di fronte all’occhiataccia di Esme
“Non puoi farci questo, mamma!”
esclamarono loro orripilante. Esme non stava affatto scherzando.
“Posso fare questo e molto altro”
le minacciò lei “Oh, e se continuate così, troverò un nuovo appartamento per me
e per Bella, e l’unica occasione che avrete per vederla sarà la scuola”
Mi voltai a guardarla
terrorizzato. No! Come poteva portarmi via il mio angelo? Non l’avrei permesso!
“Va bene, mamma” si arresero “Ti
promettiamo che cercheremo di
contenerci”
“Vedete di riuscirci” ringhiò Esme,
per poi voltasi e uccidere noi tre poveri ragazzi con un’occhiata velenosa
“E voi tre” ci sgridò “Vedete di
trovare un modo per risolvere la situazione, o i prossimi sarete voi. Io
accompagno Carlisle al lavoro. A stasera”
“Si, mamma” mormorammo mesti. E io
cosa stavo provando a fare da stamattina?
Esme sparì veloce e aggraziata,
scendendo giù da Carlisle. Un “Buona giornata, ragazzi” accompagnò l’uscita dei
nostri genitori.
“Okey, allora procediamo” disse
Alice, e un fruscio di vestiti accompagnò le loro parole.
“Muoviamoci anche noi” suggerì
Jasper “Diamo inizio all’Operazione Salvataggio”
“Che hai in mente?” chiese Emmett
“Beh, se recuperi la tua cassetta
degli attrezzi, potremmo buttare giù la porta” disse lui
“Geniale!” mi complimentai “Così
eviteremo di rovinare irreparabilmente la porta e privare Bella della sua
privacy”
“E cosa più importante, sarà vestita quando entreremo” disse Emmett
ghignando.
Se avessi potuto sarei arrossito.
“Allora eseguo” disse Emmett,
scappando giù per le scale per poter ridere apertamente senza rischiare la
vita
“Dici che possiamo allontanarci
dieci secondi per cambiarci?” chiese Jasper mascherando dietro la mano il suo
ghigno
“Oddio, se rimango un altro po’ qua scoppio a ridere e non
mi fermo più... Edward, stai messo proprio male!! Pff... oddio, ora esplodo...”, questo era ciò che il mio diletto fratello stava pensando.
“Muoviti” sibilai minaccioso, e
Jasper non esitò un secondo a sparire. Le sue risate si mescolarono a quelle di
Emmett.
Digrignando i denti entrai in
camera mia e mi diressi verso l’armadio. Posai la mano sull’anta e mi accorsi
della pesante – e inutile – catena di ferro che lo bloccava. Roteai gli occhi
al cielo e presi il bigliettino attaccato al lucchetto.
Metti quello che ho scelto io e andrà tutto bene.
Disubbidiscimi e credimi, rimpiangerai di essere venuto al
mondo.
Con amore, Alice.
Mi voltai e vidi sul letto una
pila di vestiti puliti: una camicia blu scuro, un paio di jeans scuri e scarpe
firmate. Sbuffai sonoramente; Alice aveva scelto ancora una volta capi che
mettevano in risalto il mio corpo. Come se non sapesse cosa provavano nei miei
confronti tutte le ragazze della scuola e quanto ciò mi infastidissero; ma
ovviamente a lei non importava.
“Edward,
non devi sminuirti per questo. Gli umani tendono a considerati solamente bello
perché è così che appariamo loro. Ma quanti di loro ti hanno mai avvicinato e
hanno mai provato a comprenderti? Credo nessuno. Quindi, in fondo, è meglio
così. Intendo, che ti credano bello; almeno hanno capito in parte che sei una
splendida, meravigliosa persona”
Sorrisi al ricordo. Bella...
come faceva a trovare le esatte parole che volevo sentirmi dire?
Presi i vestiti e mi cambiai in
fretta. Passai davanti allo specchio e mi passai una mano tra i capelli,
stancamente; non volevo attirare più di tanto l’attenzione delle ragazze...
volevo solamente la sua attenzione. Sempre. Ovunque. Solo me. Doveva pensare
solamente a me.
Non avrei permesso ad altri di
ottenere le attenzioni di Bella.
Scioccato da questi pensieri,
tentai di allontanarli quando il rumore di una finestra aperta mi fece
scattare. Mi precipitai alla mia e vidi Rosalie saltare giù e poi sparire
velocemente dentro casa.
“Ora ci pensi io a te, Bella”. La minaccia velata di Alice mi
preoccupò immensamente, e mi precipitai fuori. Emmett e Jasper mi raggiunsero
con molta più tranquillità.
“Muovetevi!” sibilai, ansioso.
Alice stava per agire.
“Ali… Ali, basta, calmati! È soltanto
il mio primo giorno di scuola, non sto mica andando a una festa!”
Le proteste soffocate del mio
angelo mi giunsero alle orecchie; ormai era più che sveglia, e questo mi fece
temere il peggio.
“E dici poco!” replico Alice, su
di giri.
“Eccoci, quanta fretta!” sbuffò
Emmett posando la cassetta degli attrezzi a terra “Uno non può neanche
cambiarsi e dare il bacetto del buon giorno alla propria moglie...”
“Poi protesta se volgiamo
vederlo felice” disse Jasper fissandomi “Quanto sei problematico Edward.
Deciditi una buona volta”
“Dovresti vedere come...” iniziò, ma lo bloccai mostrandogli i
denti. Bugie; tutte bugie.
“Problematico” si arrese Jasper
alzando le spalle.
“Ok, mi metto all’opera”
annunciò Emmett; posò la cassetta degli attrezzi a terra e la aprì per cercare
un cacciavite.
Improvvisamente, Jasper si girò
verso la porta, sorpreso. “Ma che
diavolo...?”
Attraverso di lui potei
avvertire il terrore che aveva preso posto nel cuore di Bella. Mi preoccupai
moltissimo; cosa stava per succederle?
La mente di Alice era tutta
occupata dalla traduzione dal russo al cinese dell’epopea di Gilgamesh... la
paura prese possesso del mio cuore.
Bella, Bella, Bella... il suo nome all’infinito nella mia mente.
“Emmett, muoviti!” sibilai
“E santa pazienza! Quanto siamo
frettolosi!” replicò lui che, armato di cacciavite, si stava inginocchiando
davanti alla porta per iniziare a svitare i cardini.
“E dai, Bells, ti faccio un taglio giovanile
come il mio!” disse Alice “Non ti piacciono i miei capelli, forse?”
“No, cioè, si, mi piacciono
tantissimo! Ti stanno benissimo” replicò Bella imbarazzata, mentre la maniglia
iniziava ad abbassarsi come in presa a spasmi. Tre movimenti brevi, tre più
lunghi, tre brevi... santo cielo, un S.OS.!
“Emmett!” lo chiamai angosciato.
“Un po’ di pazienza”. Sbaglio o
stava ridendo?
“Solo che… ecco… insomma… dov’è Rose?!”. La
voce d’angelo di Bella aveva una nota isterica.
“È andata a prenderti lo zaino,
ma lei non c’entra ora” spiegò brevemente Alice “Non preoccuparti, ti darò solo
una spuntatina…”
“Alice, ti prego, non disturbar…
AAAHHHH!”
Bella urlò spaventata, e un
secondo dopo la porta venne giù, spinta da una terrorizzata Venere.
Il suo profumo, più intenso del
solito, saturò l’aria.
“Accidenti, che botta!” esclamò,
portandosi una mano sui capelli
“A chi lo dici” borbottò Emmett
da qualche parte sotto di lei
“Dai, Bella, fidati!” esclamò
Alice facendola rabbrividire. Ghignando divertita, spiccò un altro salto verso
di lei, armata di un micidiale paio di forbici argentee; la mia piccola emise
un verso terrorizzato.
Non ci vidi più, e mentre Alice
volava verso di lei afferrai Bella per la vita e la tirai verso di me,
prendendola in braccio. Il suo odore mi entrò prepotentemente nelle narici,
inebriandomi; era molto più intenso del solito, mischiato al profumo di rose
che con il suo si sposava a meraviglia.
Le persone, il luogo e il resto
del mondo si fecero sfuocate intorno a noi. L’unica cosa che il mio corpo e la
mia mente registravano era la presenza angelica di Bella tra le mie braccia, il
suo peso leggero, il suo corpo così vicino al mio, e la mia bruciante
dipendenza nei suoi confronti...
La mia dolce tentazione..., mi ritrovai a pensare guardandola
bramoso, affamato di un qualcosa che non riuscivo a capire. Bella aprì gli
occhi quasi tremando e il suo sguardo, posato sul mio petto, si riempì di
sorpresa. Mi compiacqui della reazione che sembravo scatenare in lei.
“E bravo Eddino! Cento anni senza esercizio e scopriamo che sei un Don
Giovanni con i controfiocchi!” pensò Emmett
“Intraprendente, Rodolfo Valentino. Meno male che tu eri quello tutto
casto e pio...” sghignazzò invece Jasper
“Ma che carini... Edward, se non fai quello che devi ti ammazzo! Non hai
visto come siete belli insieme! Fate pure pan dan!” disse Alice felice
Scioccato, mi ritrovai a
fissarli furioso, posando infine il mio sguardo sul quella piccola e continua
fonte di guai. Questa me l’avrebbe pagata cara. La signorinella, intuendo le
mie intenzioni omicide nei suoi confronti, ebbe anche il coraggio di mettere il
broncio.
“Alice, mi spieghi per quale
assurdo motivo stai torturando Bella?” chiesi “Bada a scegliere un motivo
davvero convincente, perché altrimenti ti potrei fare del male”
“Non la sto torturando” ribatté lei offesa “Voglio solo farle un taglio di
capelli nuovo, più cool”
“Non mi sembra che lei si a
molto contenta della tua malsana idea” replicai acido.
Perché non provi a farlo a qualcun altro? Per esempio a Jasper?, pensai
“Ci ho provato, ma mi piacciono troppo i suoi capelli” rispose alla
mia domanda inespressa
“Bella, è vero che non ti stavo
facendo nulla di male?” disse poi a lei.
Vidi Bella assumere una faccia
afflitta, piegata dalla compassione che Alice le trasmetteva con i suoi occhi
d’oro liquido. No, angelo mio, non caderci... non ti permetterò di farti del
male.
“Alice…” disse addolorata,
tendendo una mano verso di lei.
La strinsi più a me; non le
avrei permesso di compiere una simile pazzia.
Pessima idea. Il contatto
casuale con il suo corpo mi fece quasi gemere per quanto era piacevole.
Mia. Mia, mia, mia... Mai uomo e vampiro si erano trovati così
d’accordo.
Mi riscossi. Non questo per lei.
“Oh, ma che carini... state davvero bene insieme” ghignò Rose dalle
scale “Dacci dentro, Casanova”
“Che hai combinato, Alice?”
esclamò poi scioccata, comparendo al nostro fianco e mollando di scatto lo
zaino che aveva in mano “E per quale accidenti di motivo sei in piedi su mio
marito?!”
“Grazie tesoro, per avermi
notato” disse Emmett sorridendo
“Eh? Oh, ciao Emmy!” esclamò
Alice guardando il pavimento, per poi fare un leggiadro balzo e spostarsi
finalmente dalla schiena di suo fratello “Stai bene?”
“Tutto ok, scricciolo” rispose
Emmett spazzolandosi e vestiti “Ma la pros…”
“Stavo solo provando a fare un
nuovo taglio di capelli a Bella” cambiò immediatamente discorso Alice “Un bel
caschetto come il mio le starebbe più che bene”
“Un caschetto?!” ripeté
allucinata Rosalie “Ma sei impazzita?!”
“Visto? Almeno mia moglie è
normale” gongolò Emmett fissando Jasper, ancora con un sorriso allegro sul
volto. Non sapeva quanto si sbagliava.
“Non le starebbe per niente
bene!” gridò Rosalie “Bella ha il viso ovale, le ci vorrebbe un taglio scalato,
ma i capelli devono restare lunghi per…”
“Oh, si, normalissima!” ghignò Jasper, annuendo
Bella tremò impercettibilmente, fissando
preoccupata le sue sorelle..
Piccola, tranquilla, non permetterò che ti accada nulla, pensai
guardandola e addolcendo il mio sguardo.
“Ora ascoltatemi bene, tutte e
due” iniziai severo, pretendendo che mi obbedissero “Voi non torcerete un
singolo capello a Bella a meno che non sia lei stessa a darvi il suo esplicito
permesso. E devo vedere e approvare la richiesta scritta, presentata in
triplice copia. Vi è abbastanza chiaro?”
“Tu non puoi vietarcelo!”
replicarono loro “Perché è proprio Bella a volerlo”
Le rivolsero i loro sguardi
speciali, prima di chiederle: “Vero?”
La vidi tentare di trovare una
via d’uscita, ma stava cedendo. No, non l’avrei permesso.
Ringhiai in avvertimento,
facendo saettare lo sguardo di Bella verso di me per un momento.
“Ehm… se non vi dispiace troppo
io preferirei tenerli lunghi” disse poi timida.
Le facce delle mie sorelle si
intristirono di colpo, e vidi il volto di Bella dipingersi di senso di colpa.
“Ma no, suvvia, non fate così!”
aggiunse, tentando di scendere per correre loro incontro. Non glie lo permisi;
il suo posto era lì, tra le mie braccia, per completarmi. Non doveva andarsene,
mai.
“Lo faccio anche per voi!” continuò
allora rinunciando a muoversi
“Eh?” esclamammo tutti,
sorpresi.
“Si, beh, con i capelli lunghi si
possono fare molte più cose che con un caschetto” si affrettò a spiegare
“Potrete farmi trecce, meches, ricci, centomila acconciature differenti e mille
altre cose”
“Te lo lasceresti fare?” esclamammo
ancora, chi raggiante chi stupefatto.
Piccola Bella, non sacrificarti così, pensai
“S-si, se…”
“AH, GRAZIE BELLA!” urlarono le
due vampire gettando le braccia al collo di Bella e stampandole un bacio sulle
guance
“Vieni, Ali, andiamo a vedere
cosa dobbiamo comprare, o ricomprare!” esclamò euforica Rose
“So già tutto, vieni con me che
ti spiego” disse Alice correndo al piano di sotto
“Non per criticarti, Bella, ma
ti sei gettata da sola dalla padella alla brace” disse Emmett fissandola “Sei
sicura di essere realmente cosciente?”
“Forse non ti sei ancora resa conto
delle proporzioni di questa storia” aggiunse Jasper “Sai che io le adoro,
soprattutto Alice, eppure anche io fatico a contenerla quando si dedica
all’estetica”
“Almeno ho tenuto i capelli” disse
Bella, sicuramente tentando di vedere il lato positivo.
“Ehi, Jazz! Dove li tieni i tuoi
shampi alle erbe?” urlò Alice
“Che ci devi fare?” chiese di
rimando lui, guardando Bella con uno sguardo alla “Te-L’Avevo-Detto”
“Fidati di me!”
“Lascia perdere gli shampi,
Alice!” urlò Emmett con un ghigno “Se vai nella stanza di Ed e sollevi il suo
divano troverai tutte le bombolette di lacca che vuoi!”
“E se vai in camera di Emmett e
sollevi il letto troverai migliaia di confezioni di tintura per capelli!”
replicai ghignando “Sai che da qualche tempo sta considerando l’idea di
tingersi i capelli di rosa?”
“Tesoro, se provi solo a pensare
di tingerti i capelli di rosa trascorrerai parecchi anni a dormire fuori in
giardino” disse Rosalie dolcemente.
“Ma ancora credi a questo
marmocchietto qui, amore mio?” disse Emmett raggiungendo la sua compagna,
imitato da Jasper
“Devi scusarle” sospirai appena
i miei fratelli sparirono “Sono solo su di giri perché finalmente hanno trovato
qualcuno che le assecondi volontariamente
le loro più sfrenate fantasie”.
La fissai sconsolato, rimanendo
incatenato ai suoi occhi.
Dio quanto era bella; perfetta
sotto ogni aspetto, aggraziata in ogni suo movimento. Così innocente, così pura,
così meravigliosa...
“Sono felice di farle felici”
ammise con un sorriso che addolcì ancora di più i suoi tratti
“È un pensiero molto altruista,
da parte tua”
Era sempre così altruista, così
generosa. Dove trovava questa forza?
Le sorrisi automaticamente, e le
sue guancie di imporporarono. O mio Dio, era così bella, così...
... Così mia.
I miei occhi si posarono su
quelle sue labbra vermiglie, e la voglia prepotente di farle mie, di perdermi
su di esse prese posto nel mio petto. Mia, mia, mia...
“Vai Eddino! Sexy Boy!” l’urlò di Alice mi trapanò il cervello,
facendomi risvegliare.
No, non potevo farle questo. Non
al mio angelo.
“Ehm, Edward… se, se vuoi puoi anche mettermi
giù, ora” balbettò rossa in viso. Spostò lo sguardo non riuscendo a sostenere
il mio. Mi venne da sorridere; era così innocente...
“Ai suoi ordini, signorina” rispose,
facendole scendere
La tenni stretta a me per un
secondo, assicurandomi che fosse stabile, e un brivido caldo si impossessò di
me. L’elettricità divampò implacabile tra di noi.
“Oh, no... Edward, sei un idiota!” esclamò Alice desolata. Grazie.
“Desiderio, Eddino. Si chiama desiderio quello che provi” disse
Jasper sghignazzando
Scossi il capo. No, non ero io.
Si era confuso con Emmett....
“Non vorrei pesarti…” borbottò
agitata Bella, vedendomi silenzioso.
“Ma dai, Bella, come puoi dire
certe cose?” ridacchiai divertito “Sei davvero leggerissima! Sei sicura di
mangiare abbastanza?”
“Non preoccuparti, sto
benissimo. Grazie” rispose entrando in camera sua, studiando con curiosità i
resti della porta. La seguii come attratto da lei, il mio sole.
“Cosa stavate facendo davanti
alla mia porta, di preciso?” chiese curiosa
“Stavamo cercando di fare
irruzione senza provocare danni, o almeno di procurarne il meno possibile” spiegai.
Si sedette sul letto e con uno sguardo divertito mi chiese spiegazioni.
“Ci sembrava eccessivo buttare
giù la porta e fare un’irruzione in grande stile” dissi “Avremmo avuto qualche
problema nel sostituirla entro oggi, e credo che tu tenga alla tua privacy.
Così ci siamo limitati a scardinarla”
“Limitati, eh?” disse, alzando
un sopracciglio
La fissai imbarazzato; forse non
aveva gradito che le buttassimo giù l’entrata del suo rifugio personale.
“Emmett te la riaggiusterà una volta tornati a casa. O magari anche adesso, se
non vuoi aspettare” iniziai
“Non preoccupatevi, non è così
urgente” mi sorrise “Anzi, grazie. A lui, e Jasper e a te per esservi
immedesimati nei miei Protettori della Notte”
Le sorrisi e mi portai due dita
alla testa, facendole il saluto militare. “Dovere, Miss” risposi facendo un
piccolo inchino.
“Per curiosità, prima Esme ha
minacciato Rose e Ali di qualche terrificante punizione?” chiese curiosa
“Oh, si” risposi adombrandomi “È
stata lei ha ordinarci di fare qualcosa. Ma se la cerchi ora non è qui. Ha
accompagnato Carlisle all’ospedale e poi è corsa a scuola”
“Appena torna la ringrazierò”
sospirò sdraiandomi sul letto
“Stanca?” domandai cortese.
“Distrutta” ammise “E sono solo
le sette”
“Ehm, sette e mezza” precisai
“Di già?”
“A che ora ti hanno rapito
quelle due pazze?”
“Meglio che non te lo dica” disse
cauta dopo avermi osservato “Non vorrei che facessi loro del male. Te ne
pentiresti tu, e i tuoi fratelli ti ucciderebbero”
“Non credo che mi
ostacolerebbero. Hanno sbagliato loro” sibilai gettando un’occhiata furiosa
alle mie spalle “Non sei la loro bambola”
Questa volta le avrei strigliate
per bene, oh si. Magari lontano da Bella, per non farla preoccupare, ma non
l’avrebbero passata liscia.
“Grazie, Edward, ma davvero, non
farlo” disse “Non sono arrabbiata con loro, veramente. Come estetiste sono le
migliori in assoluto”
La osservai a lungo, estasiato.
Vestiti perfetti per il più perfetto degli angeli, quel colore che si sposava
divinamente con la sua pelle d’avorio, quella colata di cioccolato fuso che le
copriva la schiena i mille morbidi boccoli... era una delizia per il mio
sguardo. Solo per il mio sguardo.
“Devo dartene atto” mormorai
pianissimo. Avrei dovuto ingraziare le mie sorelle.
Arrossì. “Ehm, allora… che-che
ne dici di scendere?” balbettò
“Esme ti ha preparato la
colazione. Ma se non te la senti puoi anche lasciarla, non credo che si
offenderà” le dissi
“No, no, davvero. Scendiamo!”
esclamò entusiasta, balzando in piedi
Mi immobilizzai sorpreso
vedendola venire verso di me, un sorriso dolce e innocente stampato sul volto,
e fremetti di piacere quando mi prese gentilmente la mano e mi portò giù
canticchiando allegramente. La seguii docile, beandomi del “calore” della sua
pelle, della sua allegria, della sua sola presenza. Felice, le strinsi
delicatamente la mano.
Arrivati in cucina si bloccò,
trattenendo il respiro sorpresa.
Io seguii il suo sguardo e vidi
la tavola imbandita con così tanto cibo da poter sfamare quasi un’intera
scuola. Esme aveva davvero dato il meglio di sé; doveva mancarle il non avere
qualcuno da poter nutrire in quel modo, ma era così premurosa da non farcelo
trapelare mai. Ma ora che c’era Bella... Sorrisi; la presenza di Bella non
portava gioia solo a me, ma alla mia intera famiglia.
Grazie, mio dolce angelo.
Ma Bella sembrava troppo
sorpresa per fare qualcosa, così decisi di intervenire.
“Ehm, forse abbiamo esagerato” iniziai
imbarazzato “Appena appena, forse…”
“Tu dici?” mi prese in giro,
voltandosi verso di me con uno scintillio divertito negli occhi.
La fissai colpevole. “Esme era
molto indecisa su cosa prepararti” spiegai “Non sapeva che cosa avresti preferito
mangiare, così ha deciso di proporti un po’ di tutto”
“Non vorrei sprecare qualcosa”
rispose tornando a fissare il tavolo, mordendosi il labbro inferiore.
“Sono certo che Esme lo aveva già
previsto, non angustiarti” risposi per tranquillizzarla “Mangia solo quel che
ti va”
La condussi al tavolo e solo una
volta giunti lì sciolsi, con mio grande dispiacere, l’intreccio delle nostre
dita per spostarle la sedia e farla accomodare. La vidi fissarmi rossa in
volto, imbarazzata e timida. Che carina.
“Qualcosa non va, Bella?” chiesi
“No, no” si affrettò a
rispondere “Stavo solo decidendo da cosa cominciare”
Mi sapeva tanto di bugia, ma non
volli turbarla oltre. Mi sedetti accanto a lei e la osservai studiare il
tavolo, decidendo da cosa iniziare. All’improvviso, il suo sguardo sembrò
illuminarsi, e un’espressione di assoluta incredulità e felicità le si dipinse
in sul volto.
“AMORE MIO!!” trillò,
sbracciandosi per afferrare la brocca del caffè.
La studiai perplesso, e, in
parte, irato. Il caffè era così importante per lei? Sentii l’impulso di rompere
quella maledetta brocca e versare quel liquido maligno per terra. L’attenzione
di Bella doveva essere solo per me.
“Ti sei appena dichiarata alla
brocca del caffè?” domandai educatamente, tentando di modulare la vece e di non
pensare ancora un’assurdità del genere.
Annuì entusiasta, versandosene
una generosa dose nella tazza verde. “Tra me e il caffè c’è un sentimento
profondo” disse solenne “Io lo amo e lui ama me. È la mia droga”
“Troppo caffè fa male” le risposi
accigliato
“Si, ma era così tanto che non
lo bevevo…” sospirò fissandolo triste “Non vorrai sminuire la gioia della
nostra riunione, vero?”
Non volevo vederla triste. Non
doveva esserlo mai, al mio fianco.
“Non mi permetterei mai” sospirai
arrendendomi “Come si può distruggere una dipendenza... ops, pardon, un amore così profondo”
“Grazie, Edward! Ero certa che
tu mi avresti appoggiato!” mi sorrise raggiante reggendo la tazza tra le mani a
coppa, portandosela poi alla bocca e prendendone una lunga sorsata.
“Delizioso! Anche meglio di
quanto ricordassi!” decretò con un sorriso, felice.
Che carina che era, a volte
aveva un approccio con il mondo così innocente, così puro... era meravigliosa.
“Mi raccomando, però, non ne
bere troppo” le dissi
“Vedrò di non esagerare” rispose,
avvicinando a sé anche il piatto di frittelle. Mentre ne tagliava un pezzo mi
domandò: “Studiato medicina?”
“Si” rispose sorpreso “Due
lauree”.
Doveva essere veramente una
brava osservatrice. Non mi ero reso conto del tono con cui avevo pronunciato
l’ultima frase, ma dovevo aver fatto tralasciare qualcosa. La passione per la
medicina me l’aveva trasmessa Carlisle. “Come l’hai capito?”
“Oh, beh, dal tono con cui mi
hai ripreso” spiegò iniziando a mangiare la sua colazione.
“Sei una brava osservatrice”
“Qualche talento nascosto ce
l’ho anch’io”
“Ehi, fratellini! Sbaglio o ti
sei appena dichiarata a Eddino, Bells?” ci salutò ilare Emmett entrando “Potevi
sceglierti uno migliore”
“Ti celebrerò io il matrimonio. Jasper è già andato a ritirare il tuo
smoking, al resto penseranno Alice e Rose” aggiunse
Ringhiai contro di lui,
imbarazzato, mentre a Bella andava di traverso la colazione; accidenti, ma le
combinava tutte lui?
“Non mi sono dichiarata” sussurrò,
scarlatta, un piccolo pulcino indifeso
“Emmett, usa il cervello,
qualche volta!” ringhiai “Non dire le cose se non le sai!”
“Chiedo scusa, ma da fuori
questo si è capito” disse Emmett con un sorriso sedendosi accanto a Bella “Non
ce l’avrai mica con me, vero, sorellina carissima?”
Assunse un’espressione
mortificata, di un bambino pentito che fissa dispiaciuto sua madre dopo aver
combinato qualche marachella. Vidi Bella sorridergli divertita e trattenni a
stento la voglia di ridere. Come era facile distrarla, alle volte.
“Certo che no, Emmy-Pooh” gli disse
con un sorriso, scompigliandogli i capelli
“Emmy-Pooh?” ripetei storcendo
il naso
“Certo! Emmy-Pooh” assentì
Emmett convinto “È il mio soprannome, Eddy. Ma lo possono usare solo le donne
di questa casa. Per voi ragazzi, io sono Lord Emmett Van Drankestan, Signore
della Notte e del Rock’n’Roll”
“Direttamente dalla
Transilvania” replicai esasperato e divertito, sorridendogli.
“Con volo di prima classe e
tanto, tanto affetto”
Ridemmo felici, in coro.
“Allora, piccola Bella, pronta
per il tuo ingresso nel mondo dei mortali?” chiese poi Emmett.
“Credo di si…” rispose incerta
“Non dev’essere così terribile”
“Infatti. Non lo è” la confortai
“È peggio” rispose Jasper
entrando con Alice e Rosalie.
“Tanti auguri per il matrimonio” pensarono in coro “Sta tranquillo, la cerimonia sarà breve,
così avrete tutto il tempo per il dopo”
Ringraziai di non poter
arrossire, mentre li incenerivo con lo sguardo; loro mi ignorarono
deliberatamente e di sedettero di fronte a noi, rivolgendo la loro attenzione a
Bella. Mi preoccupai.
“Ti aspetta un vero inferno, là
fuori, piccola Bella” disse Jasper scurendosi in volto “Popolato dalle creature
peggiori che la natura abbia creato. Gli adolescenti”
“In preda ai loro ormoni,
sopraffatti dalla giovinezza e dall’illusione del futuro” continuò Rosalie con
la stessa voce cupa “Migliaia di studenti che faranno di te l’oggetto delle
loro attenzioni per settimane, se non mesi,
visto che oltre ad essere la nuova arrivata sei strana e assurdamente bella”
“Tutti vorranno conoscerti e
passare il proprio tempo con te” rincalzò Alice ghignando “In men che non si
dica, se riusciranno a superare la loro avversione naturale per te, ti
ritroverai invitata a centinaia di feste, di balli scolastici, di noiosi
appuntamenti….”
“Per non parlare della noiosa e
avvilente routine che da oggi in poi dovrai affrontare” prese la parola Emmett
con un ghigno “Interrogazioni, compiti in classe, compiti a casa… la noia del
dover recitare il tuo ruolo per l’eternità… credimi, l’inferno esiste e ha
anche un nome. LICEO”
“E ora rispondi, Bella” disse
Alice
“Sei pronta per affrontare tutto
questo?” dissero in coro lanciandomi un’occhiata perfida, con un ghigno in
volto
Ma... che diavolo stavano
facendo?! Li guardai allibito; ma gli sembrava il caso di mettere certe idee in
testa a Bella? Mi voltai per guardarla, e la vidi con un’espressione strana,
tra il preoccupato e il terrorizzato, perfettamente immobile; l’unico movimento
fu il leggero tremore della mano, bloccata a mezz’aria con la tazza stretta tra
le dita.
Lo sapevo, si era lasciata
influenzare. Piccola stella...
Deglutì un paio di volte,
tentando di controllarsi. Inutile, non riusciva a tranquillizzarsi, e i miei
fratelli se ne accorsero, e ne approfittarono. Serpi.
“Ma che cosa le state
raccontando?” sibilai con un leggero ringhio “Vi sembra questo il modo di
scherzare? L’avete quasi terrorizzata a morte! Dovreste cercare di farla
sentire a suo agio, non di intimidirla in questo modo!”
Incredibile, invece di
mortificarsi scoppiarono a ridere.
“Dai, Edward, perdonaci!” rise
Rosalie “Non volevamo spaventarla a morte”
“Eccolo, si è scatenato! Vai, prode Edward, difendi la donzella in
pericolo!” rise con la mente
“Scusaci Bella” disse Alice “Ma
la tentazione è stata troppo forte! Vorrei che potessi vedere la tua faccia!”
“Edward, dai, non fare così. Va bene essere cavallereschi con la proprio
donna, ma noi siamo pur sempre i suoi fratelli. Eh, ce l’amour”
“Sarebbe meglio che sentisse le
sue emozioni” Jasper si stava letteralmente sbellicando dal ridere. Si teneva
la pancia ed era piegato all’indietro, scosso dalle risa “Esilarante!”
“Edward, questo non è semplice senso di protezione. È un qualcosa che va
al di là... eh, ce l’amour”
Ringhiai. “Basta”
“Ci perdoni, Bells?” chiesero in
coro ostentando una faccia pentita “Era solo un innocente scherzo”
“Ah… beh, meno male…” sospirò.
“Beh, meglio se andiamo a
prendere le cartelle” disse Emmett alzandosi “Scuola, stiamo arrivando!”
“Sai che bello” rispose Rose
“Ah, Rose, a a c d b b d” disse
Alice saltellando fuori dalla cucina con Jasper al seguito
“Ossia?”
“Le risposte al primo esercizio
del compito di storia”
“Grazie! Mi hai tolto tre decimi
di secondo due tre minuti che avrei impiegato per farlo!”
“Prego”
“Lasciamo i piccioncini alla loro intimità...”
Basta. Cosa diavolo stavano
insinuando da quella mattina? Lo sapevano come la pensavo, lo sapevano e lo
ignoravano.
“Questa mattina stanno davvero
esagerando” borbottai piano. Bella mi rivolse uno sguardo interrogativo e io
scossi il capo per non darle pensiero.
“Hai finito?” chiesi
Annuì mesta. Accidenti, le
avevano fatto andar via l’appetito
“Bella, mangia se hai fame. Non
farti suggestionare dagli stupidi scherzi dei miei fratelli” le dissi
“No, Edward, davvero, loro non
c’entrano nulla” rispose lei “Non ho più fame, tutto qui. Sono piena. Anche se
mi dispiace lasciare tutto questo ben di Dio…”
“Non preoccuparti di niente, ci
penso io” la rassicurai “Vai a prepararti, io ti aspetto qui”
“Ti do una mano a mettere a
posto” propose prendendo i piatti e facendo per alzarsi, ma la intercettai e la
spinsi delicatamente verso la porta.
“Ah, no, non ci pensare. Che
padrone di casa sarei, altrimenti?” le dissi con un sorriso, lasciandola
sull’uscio. Le rivolsi un ultimo sorriso e mi richiusi la porta alle spalle per
non darle il tempo di replicare.
La sentii sbuffare e mi sfuggi
un sorriso sentendola salire le scale con passo pesante. Misi da parte gli
avanzi leggermente disgustato - come
faceva a mangiare certa roba? – e poi mi diressi in garage per aspettarla.
“Ta da dada, Ta da dada, Edward
e Bella si vanno a sposar....” canticchiarono a bassa voce i miei fratelli.
Gli mostri i denti, furioso.
“Basta” intimai loro in un sussurro “Altrimenti....”
“Attenzione, promessa sposa in arrivo!” sghignazzò Alice
“Allora, tutti in sella!” esclamò Emmett
allegro.
“Vai a scuola con quello?”
chiese meravigliata Bella
“Beh nella Volvo non ci
entreremo tutti, e alla mia signora piace stare comoda” rispose lui baciando la
mano di Rose
“Noi andremo con la Volvo, Bella” disse Alice
prendendola a braccetto
“Vieni con noi?” chiese
sorridendo, entusiasta
“Ovvio! Non ti posso lasciare
nelle grinfie di mio fratello” rispose salendo in macchina e facendola
accomodare vicino a lei. A me e Jasper non rimase altro che accomodarci sui
sedili anteriori e partire alla volta della scuola.
“Vedrai, Bells, ti piacerà da
matti la scuola!” continuò a ripetere Alice per tutto il viaggio, tanto che io
e Jasper disconnettemmo il cervello; Bella non ne parve molto convinta, forse a
causa di ciò che avevano prospettato per lei, ma faceva buon viso a cattivo
gioco
Senza prestare attenzione agli
sguardi degli studenti parcheggiai a fianco di Emmett e, raccolti i nostri
effetti, scendemmo tutti dall’auto. Un coro di respiri bruscamente interrotti,
occhiate rapite e sussurri vari accompagnò la nostra apparizione.
“Oddio, guarda, i Cullen sono arrivati!”
“Accidenti, sono sempre più belli. Quanto vorrei poter uscire con
Emmett... chissene frega se è già impegnato...”
“Jasper, wow, ma quanto sei bono oggi!”
“Accidenti, Rosalie, sempre più bella... ti voglio”"
Edward, Edward, Edward, Edward... quanto
ti voglio, sei bellissimo!!”Il solito coro di pensieri
insulsi, la solita noiosa routine. Ma quella mattina non furono i soliti
chiassosi commenti mentali dei miei “coetanei” su di noi ad infastidirmi, ma
l’attenzione morbosa che suscitò in loro la visione di Bella
“Wow! Ma chi è quella?!”
“Accidenti, che schianto! Non è
possibile, tutte le fortune ai Cullen!”
“Strabiliante, stupenda! Non posso credere a quello che vedo, è più
Bella della Hale”
“Non ci credo, Jessica aveva ragione... Isabella White, un angelo tra
noi!”
E questi erano solo i primi di
una lunga sfilza. Richiusi la mente e non vi diedi peso. Provai a non darvi peso, ma era estremamente difficile. Gli occhi
di ogni singolo studente erano puntati su di noi più del solito, come se un
riflettore invisibile ci illuminasse.
“Beh, eccoci qui” disse Emmett
con un sorriso “Non è poi questo gran che, eh?”
“Ha un suo fascino” balbettò
insicura, chiaramente a disagio. Teneva lo sguardo a terra e le sue guance si
erano tinte di rosso.
“Tranquilla, Bella, ci siamo qui
noi” disse Jasper calmandola con il suo dono speciale “Per qualsiasi cosa,
fischia, ok?”
“Forse è meglio se vi chiamo e
basta” rispose più tranquilla
“Mangerai con noi, vero?” disse
Alice
“Come se tu non lo sapessi”
disse con un sorriso
“Ihihih, Bella, se sapessi… ops! Edward, non spiarmi!” pensò poi
guardandomi per un secondo di sbieco.
Io la fissai confuso; che voleva
dire? Anzi, cosa mi stava nascondendo?
“Allora ci vediamo a pranzo”
disse Rosalie “Edward ti farà da guida, e per qualsiasi altra cosa ci siamo
noi. Vedrai, Eddy è bravo come tom tom”
“Ci vediamo a pranzo, allora”
disse Jasper
“Mi raccomando: sguardo fiero,
portamento sicuro, e non farti mettere sotto da Jessica, ok?” disse Emmett strizzandole
l’occhio
“Lo farò” promise divertita “A
dopo”
“A più tardi, ragazzi”
“Tu vieni con noi, Alice?” chiesi
cortese; sapevo quanto ci teneva ad accompagnare bella nel suo “Giorno di
Debutto”. Solo lei!
“No, io non seguirò il vostro
stesso orario” sospirò abbattuta
“Allora ci vediamo a pranzo” la
rasserenò Bella
“Ok. E tu, Ed, fai il bravo
padrone di casa e proteggi Bella da tutto, chiaro?”
“E mi raccomando, dai il meglio di te. Edward Super Sexy Boy in azione!”
rise con il cervello, trapanando il mio
“A volte vorrei che parlasse e
si comportasse come una persona normale” dissi osservandola con un sopracciglio
inarcato. Non sapevo proprio come interpretare il suo comportamento.
“Ma se facesse così non sarebbe
la nostra piccola Alice, no?” disse Bella con dolcezza, studiandola. Sorrisi;
doveva tenere davvero molto a quella piccola peste.
“Giusto” annuii “Forza, ora,
andiamo”
Ci mettemmo in marcia verso
l’edificio con la scritta Segreteria,
l’uno accanto all’altra.
Saturo di lei e della sua presenza,
cercai di reprimere quel istinto violento che mi scatenava la sua presenza così
vicina. Quella voglia di sentirla completamente mia, sempre di più, parte di
me… tentai di non badare all’elettricità che sentivo scorrere tra noi, a ogni
suo minimo movimento, a ogni suo minimo tocco. Era disarmante. Con le mi sentivo
benissimo, come mai lo ero stato in vita mia. Sapevo che con lei potevo
esprimermi liberamente, certo che lei non mi avrebbe mai giudicato.
Sapevo che lei avrebbe potuto
perdonare i miei peccati.
Ma un’irritazione onnisciente
continuava a deconcentrarmi e a infastidirmi; i pensieri dei ragazzi erano
tutti rivolti a Bella; la scortavano lungo il tragitto con occhiate davvero
poco consone, alcuni avevano anche il coraggio di restare impalati a bocca
aperta, squadrandola senza ritegno.
L’educazione era proprio un
optional, in quest’epoca.
Mi voltai verso Bella e il mio
cuore si stringe; teneva lo sguardo basso, il volto più pallido del consueto,
gli occhi velati dalle lacrime in cui si confondevano paura e dolore.
Mi ricordai cosa ci aveva detto
Carlisle la sera del suo arrivo nella mia vita, e trattenni a stento un gemito.
Di dolore, per la sua sofferenza; di rabbia, verso coloro che avevano osato
pensare di toccarla; di impotenza, per non poter far nulla per alleviare le sue
sofferenze.
La vidi scuotere la testa
leggermente, in un tentativo pacato di allontanare i ricordi, e i suoi occhi si
soffermarono per un attimo nei miei; mi rivolse un sorriso teso, lontano dal
suo così solare. Non volevo che fingesse di stare tranquilla per me, volevo
essere il suo sostegno, il suo confidente, la sua speranza, come mi aveva
chiamato lei.
Volevo dire qualcosa, ma ogni
parola perdeva il significato mentre formulavo la frase dentro me; non potevo
affrontare un argomento tanto delicato con lei, di cui neanche mi aveva mai parlato.
Avrei finito solamente per farle del male.
Entrammo silenziosi
nell’edificio e mi diressi verso il bancone.
“Signora Cope?” la chiamai
gentilmente. Bella, ferma vicino alla porta, osservava i miei movimenti.
La donna alzò gli occhi verso di
me e mi rivolse uno sguardo adorante. Misi a freno l’esasperazione causata dai
suoi sguardi e dai suoi pensieri troppo spinti nei miei confronti e esclusi i
suoi pensieri dalla mia mente; ma era difficile, praticamente li stava urlando
“Edward, caro,quanto sei splendido oggi… accidenti, stai risvegliando
certe voglie in me… ma che dici, sciocca, è giovanissimo, potrebbe essere tuo
figlio! Controllati, è un ragazzino! ” pensò agitata
“Buongiorno a te, Edward caro” cinguettò
“Cosa posso fare per te, oggi?”
“Veramente non è per me” dissi
mentre un sorriso increspava le mie labbra la pensiero di Bella; mi voltai e le
allungai una mano, invitandola a raggiungermi.
Vieni da me, Bella, stammi vicino…, pensai. La sua lontananza mi
pesava
Con piccoli passi timidi Bella
si fece avanti, mordicchiandosi il labbro inferiore. “Buongiorno, signora” la
salutò
“Buongiorno a te, cara” rispose
lei “Sei l’alunna nuova?”
“Accidenti, è molto più che bella, ma sembra così timida, poverina.
Speriamo si trovi bene”
Sorrisi del suo pensiero;
finalmente qualcuno che si preoccupasse dei sentimenti di Bella.
“S-si” rispose “Sono Isabella
White”
“Certo!” rispose lei iniziando a
rovistare in una pila di fogli “Il signor Cullen è venuto una settimana fa ad
informarci del tuo arrivo. Posso dire che è un piacere averti tra noi. Sei la
sua nuova figlia?”
“Ehm, non proprio…”
“Pallida, bellissima, un po’ strana… sicuramente sarà una parente
stretta dei Cullen. Meno male, così almeno non si impiccerà con Edward… sarebbe
illegale”
“Non ci lega nessun legame di parentela”
intervenni seccato.
Isabella mi rivolse uno sguardo
strano, a cui non risposi. Coma diavolo mi prendeva? Perché avevo detto una
cosa così inopportuna?
“Certo, capisco” rispose la
signora, dandomi dei fogli
“Accidenti, Edward sembrava arrabbiato. Che gli piaccia questa ragazza?
Nah, non è possibile…” pensò
Infatti. A me non piaceva Bella…
forse.
“Ecco, cara. Questi sono
l’orario, una pianta della scuola e un modulo che devi far firmare ai tuoi
professori. Dopo le lezioni devi riportarlo qui. Tutto chiaro?”
“Si, grazie”
“Sono certa che con Edward come
guida non avrai problemi” la incoraggiò con un sorriso “Benvenuta alla Forks
High School”
“Grazie ancora”
“Arrivederci”
Immerso nei miei pensieri la
seguii fuori dalla sala automaticamente; Bella si fermò fuori e, preso
l’orario, iniziò a studiarlo intensamente per memorizzarlo. Mi avvicinai
silenziosamente dietro di lei e lo fissai; Alice e Carlisle avevano fatto un
buon lavoro, solo un’ora dovevo stare lontano dal mio angelo.
“Tranne l’ora ginnastica staremo
sempre insieme” soffiai verso di lei, il volto vicino al suo, tanto che le
parlai quasi nell’orecchio.
Arrossì, tremando
impercettibilmente. Sorrisi al pensiero che fossi io l’artefice di quelle
strane sensazioni che la sconvolgevano.
“Quindi ultima ora” sospirò,
quasi delusa
“Dai andiamo. Sono la tua guida,
no?” le sorrisi “Prima ora, inglese, edificio due, da quella parte”
Iniziai a camminare e Bella mi
seguì rimettendosi lo zaino in spalla.
“Vuoi che ti porti i libri?” le
chiesi allora, fermandomi per poterla guardare negli occhi. Le iridi ambrate di
Bella ora si erano tinte di un delizioso color cioccolato, profondo e ipnotico.
Sapevo che avrei potuto ammirarlo per ore e non comprenderne mai appieno le sue
sfumature.
Rise sinceramente divertita.
“Edward, non preoccuparti” rispose gentile “Non so se lo sai, ma tra le nostre
qualità speciali c’è la forza. Mi sembra di non portare niente!” Mi rivolse un
sorriso più dolce prima di aggiungere: “Comunque grazie molte, Edward. È stato
un bel pensiero”
Le sorrisi di riflesso. “Sono
pur sempre un uomo” dissi “Dovrei essere io a svolgere i lavori pesanti, e non
una graziosa signorina come te”
Arrossì. “Sarà che sono nata in
un epoca barbara, ma ragazzi gentili e “cavallereschi” come te non si trovano
così facilmente” borbottò “Ma è bello sapere che esistono le eccezioni”
“Perciò posso permettermi di
insistere?”
“E dai, Edward, non fare così!”
esclamò rossa “Altrimenti poi mi sento in colpa a dirti di no. Non lo sai che
le donne di questo secolo hanno imparato a fare tutto da sole?”
“Questo perché…” mormorai,
avvicinandomi finché non mi ritrovai a pochi centimetri dal suo volto. Il suo
profumo mi avvolse potente e per un attimo perdetti la lucidità, incantato
com’ero dal colore vermiglio delle sue labbra. Tornai a fissarla negli occhi e
la trovai totalmente in mio potere, che mi studiava rapita con la bocca
leggermente aperta.
Sono io a farti questo effetto, piccola?, mi ritrovai a pensare con
un sorriso
“… non hanno mai conosciuto un
uomo tanto galante”
Con un movimento velocissimo le
presi lo zaino, approfittando della sua distrazione; dopo qualche secondo
sbatté le palpebre un paio di volte, smarrita, mentre tornavo in posizione eretta
e le rivolgevo un sorriso divertito. Che buffa che era!
“Ma che…come ci sei riuscito?”
esclamò arrabbiata fissando prima lo zaino e poi me
“Primo, ti ricordo che sono un
vampiro” gongolai facendo ondeggiare il suo zaino
“Grazie, lo sono anche
io!”sbuffò come una bambina
“Si, ma tu non sei il vampiro
più veloce della famiglia”. Mi piaceva prenderla in giro, e ancora di più le
sue reazioni.
“Spaccone!”
Risi a gran voce; mancava solo
che mi facesse la linguaccia e qualcuno ci avrebbe potuti scambiare per due
bambini dell’asilo. Bella, ma come fai a farmi ridere così?.
“E aggiungerei testardo e
arrogante” concluse incrociando le braccia
“Scusami” provai a dire, ma ciò
che mi uscì furono risa più forti.
“La pianti di ridere di me?!”
“Scusami” ripetei, stavolta controllandomi
e guardandola “Ma sei adorabile con quella smorfia da bimba capricciosa” Sghignazzai
sotto i baffi, aspettando una sua reazione.
“Cullen, la smetti di fare la
iena?!” sbottò incenerendomi con lo sguardo. Ahia, ora era veramente
arrabbiata. Credo che abbia esagerato abbastanza per oggi. Non voglio che Bella
sia veramente furiosa con me. Ma Cullen… uhm… non mi piaceva che ci fosse
questa formalità.
“D’accordo, Miss White” la
ribeccai
“Miss White?” ripeté storcendo
il naso infastidita
“Tu mi hai chiamato Cullen. Se
preferisci che ti dia del lei..”
“Io farò anche delle facce da
bambina, ma tu sei piccolo dentro, Ed”
Sorrisi. “Non lo sai che ho da
poco compiuto sette anni?”
Inarcò un sopracciglio, confusa.
“Te lo spiego dopo” promisi “Ora
andiamo, o faremo tardi”
“Ok” sospirò, rimettendomi in
marcia e arrendendosi. Ma non potevo perdermi l’occasione di prenderla in giro
ancora un po’. Estrassi dal mio zaino il primo libro che trovai e glie lo
porsi.
“Ehi, Bella” dissi “Tieni”
Le diedi il volume –
accorgendomi solo allora che si trattava del mio diario – e la vidi prenderlo
con un’occhiata confusa.
“Hai detto tu che volevi portare
qualcosa” spiegai con un sorriso “Questo è il massimo che ti posso concedere”
Nei suoi occhi balenò un lampo
di collera, ma con un sonoro sbuffò infastidito lo tenne stretto e non mi
rispose. Sghignazzai. Spinta dalla curiosità la sentii aprire il diario e
iniziare a studiarlo con intensità e meraviglia.
“Perché quella faccia?” le domandai
“Quale faccia?” rispose
riemergendo dalle pagine
“Quella faccia assorta e
pensierosa” sussurrai perdendomi nei suoi occhi “Ti turba tanto la vista del
mio diario?”
“Si, cioè, no! Solo che, insomma,
non me l’aspettavo” balbettò imbarazzata “Scrivi le tue musiche anche sul diario?”
“Dopo cento anni di scuola
durante le lezioni non c’è nient’altro da fare” risposi alzando le spalle “Gli
argomenti sono sempre gli stessi, e di rado i professori sono in grado di
suscitare in me interesse. Occupo il mio tempo in maniera proficua”
“E quelle frasi?”
“Pillole di saggezza di illustri
scrittori, o dei consigli particolarmente preziosi della mia famiglia” spiegai
“Vieni, siamo arrivati”
“Ah, quindi C. C. è Carlisle,
eh?” sussurrò entrando; le sorrisi: quella ragazza aveva un ottimo intuito.
“Santo cielo! Ma è una bomba!”
“Caspio quanto è sexy! Speriamo che non sia come i Cullen, altrimenti
non ho proprio chance”
“Che carrozzeria! Magari si sedesse vicino a me, adesso!”
Mi irrigidii indignato dai
pensieri dei miei compagni; ma come osavano pensare a Bella come se fosse una
bambola gonfiabile? Mi stavano irritando, e parecchio. E non bisognava mai
irritare Edward Cullen.
Sentii gli occhi di Bella fissi
sul mio viso e mi imposi di calmarmi; non sarebbe servito a nulla allarmarla,
le avrei procurato solo fastidi. Tornai a fissarla e mi sorpresi della
preoccupazione che lessi nei suoi occhi. Sorrisi; Bella, non preoccuparti per me, bada a te stessa.
La visi distogliere lo sguardo
imbarazzata e dirigersi verso la cattedra consegnando il foglio al professore.
Io la aspettai paziente e poi la scortai verso l’ultimo banco, sperando di proteggerla
dall’improvvisa ondata di interesse di cui era vittima.
Mostrando indifferenza iniziai a
prendere i libri, sedendomi tranquillo al banco, mentre Bella continuava a
mostrare segni di nervosismo i tutti i modi, dal perenne rossore che
imporporava le sue guance al suo torturale il suo maglioncino.
“Tutto ok?” le chiesi
“Ehm... posso risponderti dopo?”
sussurrò nervosa “Tra cinque o sei mesi, magari? Quando tutti si sono scordati
che esisto?
“Allora dovrai aspettare cinque
o sei anni” risposi divertito. Emise un verso strozzato, nel panico più totale;
piccola Bella, proprio non sopporti tutta questa fama, eh?
“Dai, compatiscili un pochino. È
raro che qui accada qualcosa di interessante” dissi non del tutto convinto,
mentre un’altra ondata di pensieri poco carini nei suoi confronti mi sommergeva
“Non capita tutti i giorni che una piccola ninfa dagli occhi color cioccolato
venga ad illuminare queste noiose vite”
Arrossì violentemente. “Forse
non ci vedi bene...” mormorò facendo in modo che i suoi capelli sciolti le
coprissero il viso, frapponendosi tra noi.
“La mia vista è perfetta”
risposi dolcemente
“C-così i miei occhi sono
tornati marroni?” domandò, tentando di cambiare argomento.
“Grande capo Macumba, ho messo uno specchietto nella borsa di Bella”
mi raggiunse il pensiero di Alice, distante dai noi solo tre classi
“Si. Alice ti ha lasciato uno
specchietto nella borsa, se vuoi controllare” dissi allora
“Carlisle aveva ragione” sospirò
riponendo lo specchio
“Ti dispiace?” le chiesi
“Non mi importa molto, in
realtà” rispose “Spero solo che non si noti troppo il cangiare dei miei occhi”
“Non preoccuparti di questo. Ma
io volevo sapere se ti da fastidio questo tuo particolare pregio”
Chissà cosa ne pensava. La sua
logica era affascinante.
“Ah. No, non mi dispiace. Mi
piace il vecchio colore dei miei occhi” disse con un tono più leggero “Anche se
l’oro ha un qualcosa di più affascinante”
“A me piace il marrone” risposi
ammirandola “È... caldo”
La fissai in riguardoso silenzio
mentre le suo guancie si coloravano per l’imbarazzo.
Era questo quello che mi
trasmetteva Bella, calore. Piacevole, forte, intenso. Non ne avei mai più
potuto fare a meno, ora che l’avevo trovato.
Continuammo a guardarci in
silenzio fino a che il professore non diede inizio alla lezione. Vidi Bella raddrizzare
la schiena e voltarsi verso la cattedra, prendendo in mano una penna e
avvicinando a sé un quadernino per gli appunti. Inarcai un sopracciglio; era la
prima volta che vedevo un vampiro prendere appunti; grazie alle nostre capacità
non avevamo bisogno di applicare tutta la nostra mente su cose che gli umani
trovavano difficili. Eppure lei sembrava così concentrata, così vogliosa di
scoprire e imparare.
Il mio sguardo si fece più
intenso nel constatare che probabilmente quello, per Bella, era il primo anno
di scuola da quando era come me. quante cose che si era dovuta perdere, quante
esperienza aveva mancato...
“Predi appunti?” chiesi in un
soffio, senza mascherare la mia sorpresa
“Tu no?” replicò lei
Ridacchiai. “Non sta dicendo
nulla di così interessante”
Mi rivolse uno sguardo prima di
tornare a scribacchiare sul quaderno; dopo poco più di una decina di secondi,
iniziò a disegnare distrattamente sul foglio, annoiata.
In effetti la lezione non era
molto interessante, e ben presto quasi la totalità degli alunni presenti decise
di abbandonare la spiegazione per dedicarsi interamente a Bella. La fissavano
di soppiatto con occhi curiosi, insistentemente, fregandosene se Bella se ne
accorgesse o meno.
Stavano mettendo a dura prova la
mia pazienza.
Il suono della campanella ci
riscosse. Feci in fretta la cartella e aspettai che Bella fosse pronta prima di
dirigermi con lei verso la nostra prossima lezione, trigonometria.
“Eccola, eccola! Mamma mia, altro che schianto, è da violentare su due
piedi!”
“Accidenti, che meraviglia! Per una volta Jessica non diceva scemenze!”
“La DEVO conoscere! Non accetterò un no come
risposta, deve essere mia...”
Ma il rispetto era scomparso da
questo pianeta?! Come si permettevano quella massa di maleducati di pensare a
Bella in termini così rozzi? Corredare il tutto con immagini… oddio, ma era
indecente! Che razza di percezione avevano i ragazzi della donna?
Sembrava che per loro Bella
fosse solo un trastullo, un giocattolo! Avrebbero dovuto vergognarsi.
Avvertii un fruscio alla mia
sinistra e vidi Bella avvicinarsi ancora di più a me, in cerca di protezione da
quella che per lei era solo curiosità morbosa.
Misi da parte la ma rabbia e le
sussurrai : “Sta tranquilla. Ignorali e basta”
Mi rivolse un’occhiata spaesata,
annuendo piano.
Entrammo in classe e corsi a
riservare un tavolo in fondo solo per noi, mentre Bella consegnava al prof il
foglio. La classe si riempì subito, attirata dalla mia piccola stella, e fu
solo quando tutti ebbero preso posto che il professore la degnò della sua
attenzione.
“Ah, Isabella White” commentò
firmando “Dall’Arizona, giusto?”
“Phoenix” rispose con voce
nervosa, sempre più rossa
“Perché non ci parli un po’ di
te?” le chiese invitandola con un cenno a presentarsi
Sembrò che le scomparisse la
terra sotto i piedi. La vidi cercarimi con lo sguardo perso, e l’unica codsa
che potei fare fu rivolgerle un’occhiata incoraggiante.
Forza, piccola Bella, ce la puoi fare!, le comunicai con lo
sguardo.
“Prego” la sollecitò, visto che
non accennava a prendere parola. Odiai quell’uomo; perché non si accorgeva di
quanto Bella si sentisse in imbarazzo?
“Ciao” mormorò “Io sono
Isabella, e mi sono trasferita da poco qui a Forks. È... una città abbastanza
molto graziosa, spero di trovarmi bene in mezzo a voi”
Le parole le vennero meno e,
rossa, scappò verso il banco, unica sua ancora di salvezza.
“Ti prego” sussurrò evitando di
guardarmi “Non dire niente”
Soffocai una risata; si
vergognava di me? “D’accordo” promisi
Per il resto della lezione non
fiatammo.
Bella rimase immersa nei suoi
pensieri, sicuramente chiedendosi perché le fosse capitato una cosa simile,
mentre io, beh… avrei dato non so che cosa per poter godere solo dei mie
pensieri.
Fu un’ora interminabile. Tutti i
ragazzi non fecero nemmeno finta di seguire la lezione tanto erano presi da
Bella. Erano tutti concentrati su di noi, rivolgendosi ogni due o tre secondi
sguardi di soppiatto, studiandoci e fantasticando.
Le ragazze erano assolutamente
invidiose per la bellezza di Isabella perché appena arrivata aveva già
conquistato l’inera popolazione maschile della scuola, perché era nata
“predestinata” per il gruppo più cool della scuola.. insomma, pensieri futili e
rabbiosi. E oltre a ciò, si industriavano per trovare un modo per avvicinarla,
diventare sua “amica”, e così aver accesso a quel gruppo tanto agognato e così
impossibile da raggiungere.
Ero estremamente indignato. Non
c’era neanche una persona che volesse essere un’amica sincera di Bella. Nemmeno
una.
Mi irrigidii sulla sedia,
nervoso, arrabbiato con il mondo; il senso di protezione verso Bella tornò
prepotente, e fu difficile trattenermi dal prenderla, sfondare la parete e
portarla lontano da tutto e da tutti.
Accavallai le gambe e le strinsi
forte per non commettere sciocchezze, sempre più teso, una mano intorno alle
costole e una sul viso, contratto ad artiglio.
“Edward, stai calmo” mi raggiunse il pensiero di Jasper; accidenti,
dovevo essere molto grave se riusciva a percepirmi a sette aule di distanza.
Per grazia divina la campanella
suonò e, con un ringhio trattenuto, buttai la mia roba nello zaino e mi alzai
di scatto. Mi girai verso Bella e la trovai a fissarmi stupefatto, una mano
leggermente protesa verso il punto in cui prima era il mio braccio. Fui
piacevolmente sorpreso che si fosse preoccupata per me.
Decisi di tentare in tutti i
modi di calmarmi. Glie lo dovevo.
Ma, a discapito delle mie buone
intenzioni, la situazione mi sfuggì di mano.
Se i pensieri delle ragazze mi
avevano fatto alterare, poco ci mancò che grazie a quelli dei ragazzi non
facessi una strage. Per tutto il resto della mattina, superata la sorpresa
derivante dall’arrivo di Bella, i pensieri che ricevetti dai ragazzi furono un
concentrato di volgarità e indecenza. Mi ritrovai a immaginare di trovarmi con
Bella, prima ad un semplice appuntamento, poi in un contesto sempre più erotico
ed eccitante. La vidi concedersi a centinaia di ragazzi, prima consenziente,
poi... iniziai a ringhiare. Quegli schifosi immaginarono anche di violentarla,
di prenderla con la forza, di farle del male.
Scenari sempre più cruenti e
degradanti mi vorticarono in testa per tutta la mattina.
Per la prima volta in tutta la
mia esistenza desiderai ardentemente di non aver giurato a Carlisle di
comportarmi da vampiro “vegetariano”. La voglia di vedetta, la sete di sangue
di quei ragazzini... non riuscivo più a contenere la furia che mi esplodeva
dentro. I miei ringhi, da deboli che erano, iniziarono a farsi sempre più
forti, udibili persino a qualche banco di distanza; il mio corpo era teso come pronto
a scattare, pronto a saltare sul prossimo che si sarebbe azzardato a pensare
un’altra porcheria con o su Bella. Sapevo che i miei occhi ormai bruciavano di
collera, e tremavo visibilmente per lo sforzo di controllarmi. Ma i miei compagni
avevano proprio deciso di morire, quel giorno; non so cosa mi spinse a
fermarmi, ma a stento riuscii a rimanere seduto.
Improvvisamente, con la più
leggera e dolce delle carezze, la mano candida della mia piccola stella si posò
sul mio braccio. Scattai verso di lei
con ancora l’espressione aggressiva sul volto, fissandole prima la mano e poi
il volto, preoccupato dalle mie reazioni.
No, piccola Bella, non preoccuparti per me... preoccupati solo di te,
non sai cosa pensano questi....
“Scusami” mormorai ritrovando me
stesso e concentrandomi sulla lezione.
Tolse la mano, lasciandomi di
nuovo in balìa delle indecenze di quel branco di animali. E quando a quelle dei
ragazzi si aggiunsero anche quelle del professore, beh, fu veramente troppo.
Ricominciai a ringhiare, molto
più forte di prima, fulminando tutti coloro che posavano lo sguardo su Bella.
Dopo una manciata di secondi
sotto i miei occhi comparve un foglietto di Bella.
Edward, che ti succede? Stai male, per caso?,
scrisse, preoccupata per me.
Non, non volevo darle pensiero.
Era di sé stessa che doveva preoccuparsi, non badare a me.
Sto bene, non preoccuparti. Scusami, risposi, le risposi
Edward, è tutta la mattina che ti comporti in
maniera strana. Sicuro di sentirti bene? Vuoi andare a casa?
Davvero, Bella, sto bene. Non preoccuparti per me
Sospirò delusa stappando il
foglietto. Se solo avesse saputo da cosa la proteggevo, se solo...
“Bella” la chiamai. Avevo un
disperato bisogno di distrarmi, di calmarmi, e solo la sua voce mi avrebbe
potuto concedere la pace.
Ma quella maledetta campana suonò
proprio in quel momento, facendoci trasalire. Mi voltai dall’altra parte,
imbarazzato. Ci sbrigammo a prendere la nostra roba e uscimmo nel corridoio.
“Aspetta, ho scordato una cosa.
Torno subito” disse improvvisamente bloccandosi per poi correre verso la classe
“Aspettami”
“Si” sussurrai controvoglia,
preoccupato. Non mi sentivo tranquillo, volevo stare con lei, portarla via da
quel luogo.
Dopo neanche tre secondi ecco
che uno di quei viscidi individui seguì Bella in classe, intenzionato a
conoscerla.
“Finalmente sola! Accidenti, mi chiedevo quando quel Cullen si
allontanasse!” pensò
Ringhiando feci un passo verso
la classe quando una mano si posò energetica sulla mia spalla.
“Fratellino carissimo! Come ti è
andata la giornata?” domandò Alice affiancando Jasper, che mi teneva inchiodato
sul posto. Incredibile, sorridevano.
“L’ho sentito teso e arrabbiato
tutto il giorno” sogghignò Jazz “C’è forse qualcosa che non va?”
“Se non mi lasciate andare vi
stacco le braccia qui, davanti a tutti” sibilai fissando la classe, in cui era
appena entrata Jessica
“E perderci le prime amicizie di
Bella? Non se ne parla proprio!” disse Alice
“Tu lo sapevi!” ringhiai contro
di lei
“So solo che oggi Bella non
mangerà con noi” rispose lei serafica “Perché, che è successo?”
Prima che potessi rispondere, ci
voltammo tutti verso la classe, da cui una spiazzata Bella usciva a braccetto
con Jessica, affiancata da quel Newton. L’avevano letteralmente presa in
custodia.
Si voltò per cercarmi con lo
sguardo, e mormorò un “Mi dispiace” a fior di labbra.
“Non è colpa tua” rispose Jasper
divertito “È lui quello che esagera”
Gli ringhiai contro ma lui non
perse il sorriso.
“Penso proprio che non mangerai
con noi” sghignazzò Alice “Spero almeno che ti lasceranno tornare a casa”
La vidi mostrarle uno sguardo
rammaricato me la portavano via.
*
“Edward, seriamente, datti un
contegno! Posso capire che il loro pensieri...”
“No, Alice, non puoi capire che
razza di... immagini, mi stanno trasmettendo”
ringhiai pianissimo, tenendomi la testa tra le mani.
La risata melodiosa di Bella
esplose dall’altra parte della sala. Rideva felice, solare, senza sapere che
cosa stavano pensando i suoi così detti nuovi “amici”
“Guarda come se la mangiano tutti con gli occhi... ma non è niente di che,
io sono meglio” pensò quella serpe di Laurent, tutta moine e sorrisi
melensi
“Benissimo, questa ragazza è il mio passaporto per il successo!
Diventerò popolare in un battito di ciglia!” pensò invece Jessica
“Calmo Edward” disse Emmett “Non
fare scemenze, sono solo umani”
“Umani che meritano di morire” sibilai
scoprendo i denti
“Quanto sei drastico...”
sospirarono i miei fratelli “Potresti iniziare con l’amputargli qualche arto,
tanto per far capire come la pensi...”
“Non sarebbe male come idea”
dissi ghignando divertito
“Povera Bella, sembra ancora
nervosa... questa popolarità non le si addice per niente” pensò
compassionevole Angela, l’unica che sembrava tenere a Bella.
“Guarda che bella quando ride... ma la parte migliore e sicuramente il
suo culo, non sai quanto mi piacerebbe toccarlo.... magari se faccio scendere
la mano...”
Newton, prova solamente a pensarlo un’altra volta e io ti castro, prima
di farti fuori con violenza, pensai furioso scoccandogli un’occhiata
assassina.
Per fortuna sua si astenne.
“Basta, non ce la faccio”
sussurrai a voce più alta, tanto che Bella si voltò a guardami “Devo...
devo...”
Devo salvarla. Devo portarla
via, far fuori tutti quelli che osano contraddirmi o ostacolarmi. Devo...
“Edward!” mi rimproverò Alice con la mente “Non ti azzardare!”
Digrignai i denti e mi alzai di
scatto, ringhiando, per poi uscire dalla sala mensa di corsa con lo sguardo di
Bella puntato addosso.
Corsi veloce fuori dalla scuola,
diretto verso il bosco, con un senso di colpa e una furia che mi erano del tutto
estranei. Stavo lasciando Bella nelle mani di ragazzini stupidi e infantili,
senza nessun controllo dei loro ormoni, tutto perché mi rifiutavo di sopportare
a vista di quelle orribili immagini oscene. Ma quello che più mi angustiava era
il senso di... gelosia, di possesso. Mi sentivo geloso anche delle fantasie i
quei bambini.
Edward Cullen, non vorrai davvero immaginare te in certi atteggiamenti privi
di controllo e di ragione?!, mi rimproverai allibito, Non considererai mica Bella un semplice oggetto di piacere, da usare e
buttar via, vero?!
No! No, certo che no! Non potrei
mai vederla così, io... io...
Il mio unico desiderio è che sia
felice. Che sia serena, che gioisca di tutto ciò che le capita. Che viva
tranquilla la vita che merita... che mi rimanga al fianco, che mi stia vicino,
sempre, comunque, io... la voglio per me.
Mi inginocchiai tra gli alberi e
mi presi la testa tra le mani, in preda a un gran mal di testa.
“Ma... che diavolo mi succede?”
mormorai esausto.
Ad un tratto, sentii dei passi
velocissimi avvicinarsi a me; temendo che fosse uno dei miei fratelli mi
affrettai a nascondermi tra le fronde di un albero. Il mio sguardo si riempì di
sorpresa quando la figura aggraziata di Bella entrò nella piccola radura.
Si guardò attorno preoccupata e
io mi domandai perché mi avesse seguito. Insicura, si voltò per andarsene,
delusa, ma ritrovato il coraggio si rigirò.
“Edward, so che sei qui” iniziò
titubante “Non… non prenderla come una mia intrusione nella tua vita privata,
per favore. I tuoi pensieri sono tuoi, e tuoi soltanto, e io non voglio
assolutamente costringerti a confidarli a me. Dopotutto, sono una semplice
sconosciuta nella tua vita, non sono mica come tua sorella che può permettersi
di farsi gli affari tuoi….” Si strinse un braccio, arrossendo. Piccola... “Però
ho visto che ti sei sentito male poco fa, nella mensa. E… e anche stamattina,
non eri a tuo agio, sembravi arrabbiato per qualcosa. Forse sei adirato con me
per qualcosa che ho fatto? Ti ho turbato in qualche modo, per caso?”
Come poteva pensare che fosse
colpa sua?
“Non voglio che tu stia male,
Edward” sospirò tristemente.
Il mio corpo reagì in maniera inaspettata.
Un calore improvviso mi riempì il cuore, e la voglia di correre da lei e
stringerla al petto si fece insostenibile. Stavo per saltare giù e correrle
incontro quando si voltò arrossendo.
“Beh, comunque sia… io… io vado
a lezione. Abbiamo biologia, no? Se… se ti va, raggiungimi pure. Altrimenti ci
vediamo a casa” esclamò imbarazzata, scappando via.
Aspettai che si fosse
allontanata abbastanza prima di saltare giù dall’albero, fissando il punto in
cui era scomparsa stupefatto. Era... incredibile. Dolce, gentile, adorabile...
come potevo meritarmi tanto?
La volevo raggiungere,
ringraziarla e tenerla stretta a me.
Corsi verso la scuola e mi
bloccai incontrando Emmett davanti al portone.
“Passato il momento di crisi
mistica?” chiese
Ammutolito, non potei fare altro
che annuire. Lui sospiro prima di ridacchiare divertito.
“Fratellino, sai quel è il tuo
problema più grande?” disse “Pensi. Troppo. Invece di farti mille problemi,
prova a seguire per una volta l’istinto”
“Emmett...”
“Non ti sto dicendo di cambiare
su due piedi” mi bloccò lui “Dico solo, invece di pensare e complicarti la
vita, agisci di più. Vivi, capito?”
“Io vivo alla grande, grazie”
replicai iniziando ad andare verso l’aula
“No, non vivi alla grande”
replicò con un sorriso “Vedi, tu ti sacrifichi troppo per noi. Hai rinunciato a
tantissimo e ti sei concesso pochissimi sfizi in un secolo di vita. Che ne dici
di piantarla di fare il monaco di clausura e di iniziare a goderti un po’ di
svago? Non ti farebbe male”
“A me piace la mia vita”
“’Azzo! E io che pensavo che la
mia fosse divertente!” rise lui “Al confronto tuo, sono così coscienzioso e
serio...” Sghignazzò con un sorriso “Beh, Eddy, se non vuoi farlo per me, fallo
per lei” disse Emmett indicando con un cenno del capo Bella, dentro la classe,
intenta a leggere un bigliettino con un sorriso “Non farla preoccupare così.
Fatti meno problemi, ok? Per lei. E ricordati: tu sei un Cullen!”
E intrecciò l’avambraccio con il
mio, chiudendo la mano a pugno. Sorrideva convinto, e non potei fare a meno di
sorridere e ricambiare.
“Ci proverò” risposi
“No, tu non ci provi. Ci riesci” replicò allontanandosi
“Altrimenti ti pesterò a sangue”
Sorrisi. “Ti aspetto”
“Contaci!” disse alzando la mano
in segno di saluto.
Lo guardai scomparire con un
gran sorriso. Emmett era Emmett, e lo sarebbe stato sempre. Per fortuna.
“Sei tutta sola?” chiese Newton
a Bella, facendomi voltare “Se vuoi posso sedermi io vicino a te…
Ok, quel ragazzino stava per
farmi perdere le staffe. Per oggi aveva goduto troppo della mia indulgenza.
“Ehm…”
“Ah, grazie Bella. Mi hai tenuto
il posto” dissi entrando in classe accolto da una marea di sguardi stupiti, tra
cui quello sorpreso e sollevato di Bella.
“Scusami, sono stato trattenuto
da Emmett. Non volevo lasciarti sola” mi scusai prima di rivolgermi a Mike e
rivolgergli un sorriso che si riassumeva in poche parole: “Grazie, ora sparisci
o ti strozzo”.
“Grazie, Newton, per aver fatto
compagnia a Bella fino al mio arrivo” dissi cortese, sottintendendo che se non
si eclissava subito lo avrei ammazzato. Capì le mie intenzioni al volo, infatti
annuì e si volatilizzò in un attimo. Mpf, tutti eroi, eh? Mocciosi arroganti.
Ridacchiando compiaciuto, mi
sedetti e tirai fuori i libri sotto lo sguardo di Bella, tranquillo. Il suo profumo
mi rilassava e mi calmava.
“Bella” la chiamai poi,
guardandola
“Si?” rispose
“Ecco, io volevo scusarmi” dissi
sincero, sperando che mi perdonasse “Il mio comportamento è stato
imperdonabile, te ne chiedo perdono. Ti prego, non pensare che io mi comporti
così, solo…”
“Edward, tutto ok. Tranquillo” mi
fermò con un sorriso “Solo, la prossima volta che mi prenderanno in ostaggio,
avvertimi prima: visto che leggi nel pensiero, potresti usarlo per fare del
bene e aiutarmi”
Non sapeva quanto aveva ragione.
Era stata tutta colpa mia.
“Sono stato imperdonabile.
Scusami” dissi furioso con me stesso
“No, io… scusami tu” rispose
triste, prima che i capelli le ricadessero sulle spalle.
“Bella, per favore, guardami”
dissi; non volevo che fosse arrabbiata con me.
Si voltò e rimasi intrappolato
nelle sue iridi ambrate. “Ti scongiuro di dimenticare la mia esagerata reazione
di pochi istanti fa, Isabella” dissi “Non sono arrabbiato con te. Sono furioso
con me stesso”
Annuì spaesata, quasi incantata.
Sorrisi compiaciuto.
“E inoltre, grazie per essermi
venuta a cercare, prima, nel bosco” aggiunsi mentre il professore entrava
“Credo che altrimenti avrei potuto commettere una grande sciocchezza”
“Di nulla” risposi con un filo
di voce “Se… se ti va di parlare, sono qui”
“Me ne ricorderò”. E le feci
l’occhiolino, felice che mi volesse accanto. Mi sorrise.
“Allora, biologia” sussurrai “Che
ne pensi di questa materia?”
“Che è stupenda” rispose con un
sorriso “È la mia preferita, sai?”
Mi venne spontaneo ricambiare.
“Anche la mia”
Mi piaceva il suo sorriso,
finalmente allegro e luminoso. Lei mi faceva sentire sicuro e bene ma al
contempo estremamente fragile ed esposto. Chissà come faceva. Chissà cosa mi avrebbe
riservato, in futuro.
Pregai perché la mia piccola
stella mi mostrasse molte altre sorprese, molte altre attenzioni.
E chissà, un giorno mi avrebbe
confidato sicura tutti i segreti della sua anima. E io ci sarei stato, per lei,
se mi avesse voluto.
Ma in quel momento non me ne preoccupai
più di tanto. Era bello così, godere di quel piccolo momento perfetto.
Entrambi più sereni e
tranquilli, passammo il resto dell’ora nella maniera più piacevole che potesse
esistere – almeno per il momento.
Giocando all’impiccato.
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Capitolo 22 *** Memoriae Immortales ***
Bella' s vampire
In ritardo, i miei auguri di Buona Pasqua! Spero ne abbiate
passata una gradevole.
Mi dispiace non aver aggiornato lunedì, al ritorno dal camposcuola
(mi sono divertita, ma mi iete mancati, angeli miei!) ma sono stata una sett ha
casa di mia zia, SENZA INTERNET!! Ma ora sono tornata.
Alor, un capitolo romantico e introspettivo prima dell’inzio della
comicità; un momento puccioso, non c’è che dire. Spero gradiate.
Non mi divulgo troppo perché ci sono 4 pg di risposte ai commenti,
e se vado avanti a parlare non la finiamo più. Mi rifarò nel prossimo. POVERE
VOI!
Solo una cosa: Su consiglio vostro, ho decisa di cimentarmi nell’ardua
impresa di flash-fic su i pensieri della famiglia Cullen (esclusi Bells e Eddy)
su questa storia. Vorrei saper che ne pensate, e perdonate il mio egocentrismo.
Vi lascio il link qui, così dopo aver commentato cif ate un salto e mi dite se
è il caso di lasciar perdere.
Grazie in anticipo a tutti, e ricordate: LA FANFICTION “CULLEN’S MEMORIES” E’ IL MIO
RINGRAZIAMENTO VERSO DI VOI, LETTRICI ACCANITE, COMMENTATRICI FEDELI E CORAGGIOSI
CHE MI AVETE MESSO TRA I PREFERITI. NON POSSO RINGRAZIARVI PERSONALMENTE, MA
POSSO RINGRAZIARVI CON L’UNICO MEZZO CHE HO. QUESTA RACCOTA.
GRAZIE, ANGELI MIEI. GRAZIE DI TUTTO.
Fin Fish:
Ciao Fin! ;) Tranquilla, i ricordi sono i segreti dell’anima; se non vuoi
confidarli a me, ti assicuro che la considero la scelta migliore! (Se vuoi puoi
rivenderti la battuta, basta che mi citi!). Spero che il tuo “periodo
Complicato” sia terminato e che la vita ti conceda momenti di assoluta
felicità, che ti meriti. Grazie per aver comunque trovato il tempo di lasciami
un commento, non dsai quanto lo apprezzi. Lo so, per Edward è un grandissimo
stress già al naturale, pensa se i pensieri ruotano sull’ “Amore della Sua
Esistenza”… Quanti problemi che ti fai,
ragazzo mio, quanti problemi… A presto, e auguri per tutto! ;)
Finleyna
4 Ever: Prezzemolina, non mi deludi mai! Ma lo sai che stravedo per te? Ti
adoro! I tuoi complimenti sono la manna dal cielo, e la tua presenza eterna e
graditissima è per me una benedizione! In poche parole, sei il mio grande
tesoro! Smack smak! Ti è piaciuto anche questo? Beh, ne sono veramente felice. Visto?
Mamma Esme, Terrore dei Cullen! ci ho messo un po’, ma alla fine ho trovato la
punizione giusta. E continuo a dirmi che Edward si fa troooppi problemi, ma da
una parte mi entra e dall’altra mi esce! Ma certo che vado a leggere le tue
storie!! Scusa se ancora non ho commentato, ma ti assicuro che tra il
caposcuola e la trasferta forzata di qst sett a casa di mia zia – SENZA
INTERNET!!!!!!!! NUOOOOOOO!!!!!!! – mi hanno un po’ bloccato. Rimedierò!! Kiss!
greta1992: Welcome in our big crazy family! Benvenuta. No, imperdonabile no! Non sia
mai! Anzi, mi fa piacere di aver scritto un capitolo che finalmente ti abbia
indotto a lasciarmi una recensione. XD Piccola grande fan che mi segue da sempre,
grazie infinite per la tua silenziosa ma costante presenza e per i tuoi
graditissimi commenti, che come al solito non mi merito. Non ti rassegnare mai,
e soprattutto non rinunciare ai tuoi sogni! Ovvio che verrò a far visita alle
tue ff, basta pazientare. ;) Come per i miei aggiornamenti, sono in ritardo ma
arrivano sempre!! Aspettami, e vedrai che non ti deluderò!
Sabry87:
Welcome in our big crazy family! Grazie infinite, spero di aver reso bene
l’idea di Emmett gran fratello maggiore. Eddino sì è innamorato cotto, ma prima
che si dia una mossa.. campa cavallo! Insomma, per decidersi a trasformare
Bella ha dovuto aspettare tre libri, quasi, e mo volete che IO lo faccia
sbrigare? Troppo facile! XD
MimiMiaotwilight4e:
Amore mio sempre presente, ciao! Non sai come sono felice di leggere i tuoi
commenti, mi scaldano l’anima. Edward geloso e iperprotettivo=DOLCE MA
ASSILLANTE!! XD No, scherzo, anche io vorrei una persona (vampiro) che mi
amasse e si prendesse cura di me in maniera così assidua e costante, ma ancora
acqua… eh, me povera, me incompresa!
Però devo dire che stavolta l’ho mandato fuori di testa più del lecito.
Marzia, Marzia, come puoi costringere Edward ha sopportare film vietati ai
inori sulla sua piccla, dolce Bella? La risposta è semplice: SE ALICE TI
MINACCIA SI PUO’ FAR TUTTO!! XD Sono felice di aver causato la tua dipendenza
dalla mia ff, altrimenti come potrei parlare con te, my friend? Ti adoro!
miki18:
Miki!!!!!!!!!!! T___T Grazie! Che posso dire se non questo? I tuoi complimenti
sono meravigliosi, e non puoi capire quanto sia felice che non ti sia ancora
stufata di me e del mio teatrino, ehm, ff… Ti adoro! Anche tu stravedi per
Bella e il suo amore per il caffè? XD Tranquilla, vedrai che la guerra tra
Edward e il caffè è appena cominciata! Te ne farò vedere delle belle!
Wind:
Amica mia! Ciao! Sono appena tornata e mi sono divorata i capitoli di Per sempre, noi, e che dirti se non
Meraviglioso? Sei sempre la più brava! Ti prego, però, falli mettere insieme,
altrimenti il mio povero cuoricino non reggerà! Grazie dei complimenti, li
aspetto sempre con ansia da una scrittrice di raro talento come te. Che dire
dell’ingenuità dei MASCHI di casa Cullen? Beh, sono innamorati! Altrimenti come
farebbero questi poveracci di Emmy-Pooh e Jaspy a reggere le sedute di
estenuante shopping? Eh, l’amore rincretinisce parecchio!
Musa_Talia: Welcome in our big crazy family! Che posso dirti se non Grazie, e Mille
volte Grazie? Che belle parole che mi hai lasciato con la tua recensione.. ti
assicuro che mi ha fatto tornare la voglia di scrivere, ma un’altra storia.
Altro che incasinari, questi due, come ribadisco, sono IDIOTI, ma noi i amiamo
per questo. Tua madre una fan di Twilight, e in particolare di Edward! XD
Welcome anche ha lei! Ma la leggete insieme la mia? Ahahaha! Anche mia madre
l’ha letto, ma lei stravede per Jacobino pane e vino! Io l’ho odiato fino al 4°
libro, poi ho iniziato ad amarlo come amico! Nessuno può sostituire il mio
Edward! ;) Alla prossima, ti aspetto.
mezzanotte:
Grazie! Non ti preoccupare, i tuoi commenti anche se brevi mi fanno sempre
immensamente piacere.
Flockkitten.
Thanks! Visto? Io adoro Emmy-Pooh! Lui e
la sua saggezza da fratello maggiore… ah, che darei per averne uno! Il mio
sogno è quello di avere un fratello più grande, ma ahimè, sono io la
primogenita! Jaspy è un altro esempio di fratello ideale; più discreto e
riflessivo, ma che quando vuole ci sa dare dentro! Edward è perfetto sotto
tutti gli aspetti; nella sua vita da vampiro a notevolmente aumentato la
bellezza, la mente, le capacità motorie… ma anche le emozioni, i problemi e la
paranoia! Addirittura la brocca del caffè vista come un pericoloso nemico…
eheheh, ho esagerato? XD grazie ancora per tutte le belle parole che mi riservi
sempre, ti aspetto!
ColeiCheAmaEdward:
Addirittura commossa? O_____o… ^/////^… T/////T my love! Questo sono le mie
emozioni quando ho letto la tua splendida recensione. I tuoi commenti sono
diventati indispensabili per me. Spero di non deluderti con questo cappy!
Goten:
Ma ti pare? Tu MERITI di essere ricordata! Ho visto che hai completato anche My heart, che io seguo
dall’inizio. Che dire se non BRAVISSIMA?? Le tue storie causano dipendenza, tra
le quali il caso più grave sono IO! Ihihih, amichetta mia, non sai quanto fai
arricchire il mio psicologo… non ti fermare e continua a scrivere!!! Ti piace
il mio Emmy? ^///^ Grazie! Spero di sentirti anche a queto!
gerby88:
E il premio per la recenzione più lunga va a te, gerby, my sweet lovely friend!
Lo sai che io adoro le recensioni belle
lunghe?? Mi fanno impazzire!! *___* La mia storia scritta nelle ore di buco ti
ha preso così tanto da indurti a isolarti dalla tua famiglia epr leggere in
pace il mio aggiornamento?! O/////O Non so se essere dispiaciuta per la tua
famiglia o meno, ma comunque sono entusiasta di avere una fan accanita come te!
Sei la mia stella! Sono felice che i miei capitoli lunghissimi ti facciano
esaltare, e della tua impazienza per leggere i prossimi capitoli. Dal prossimo
vedrai, e fai bene ad aspettarti di tutto da quei tre matti dei fratelli
Cullen! Cioè, non posso credere alle bellissime parole che mi hai lasciato!
T____T Mi sono commossa, davvero,. Sono felice che ti piaccia la lunghezza dei
miei capitoli, ma ancor più che adori i remake dei personaggi! Grazie, devo
dire che non ho mai ricevuto una o riguarda la mia concezione della famiglia
Cullen; ribadisco, la Meyer ci ha fatto dono di un universo unico e magico, in
grado di trascinare la nostra generazione in un amore travolgente e proibito,
affascinando i lettori in maniera quasi inconcepibile, ma mentre lei si è
concentrata sullo sviluppo dei due protagonisti e, successivamente, di Jacob,
io ritengo che ogni personaggio debba avere lo spessore che merita. Ti confesso
che questa non è la prima ff che scrivo, sebbene sia la mia prima pubblicazione
e di gra lunga quella su cui sono concentrata. Rileggendo i miei vecchi scritti
mi sono accorta di quanto io eri ignorante e di quanto sia migliorata, non per
il mio piacere, ma per quello dei MIEI LETTORI, per far si che uesta storia
picesse sempre di più. E sembra ch ci riesca. ^^Sebbene faccia molti sforzi
soprattutto per voi, non manco nel mettere qualcosa di mio in tutti i miei personaggi.
Credo che solo così si possano rendere veramente realistici. A quanto sembra
questo cappy ti è piaciuto parecchi, vedo. ^^ Non sai quanto ci ho messo per
elaborarlo bene, per far si che tutto avesse un senso... ihihi! Le tue riflessioni
sono molte profonde, anzi, aspetto con ansia di capire se sei d’accordo con me
su questo capitolo. Ti aspetto con trepidazione. Bacioni e auguri!
stezietta
w : Sei dipendente, eh? Che dici, ci metto l’annuncio “Qst storia crea
dipendenze GRAVI, se volete restare sani NON CLICCATE QUESTO LINK! Ahaha, no,
dai. Grazie mille, angioletto, Edward si riprenderà la rivincita su Newton, ma
non gli staccherà la testa... eh, lui e il suo autocontrollo!
aLbICoCCaCiDa: Eh, eh, io l’ho sempre detto ce usare troppo il cervello è un danno per
il corpo, la mente e l’anima, ma i miei continuano a farmi studiare... che
pizza! Beh, diciamo che per accontentarti inconsciamente in questo capitolo
Bella e Eddy si avvicineranno abbastanza, ma ancora non ci sarà la scintilla. Facciamo
così: tu posti e io li faccio avvicinare, ok? ;) Baci
mistica88:
Lo ripeterò fino allo sfinimento: EMMETT! SE NON CI FOSSI, DOVREBBERO
INVENTARTI!
mylifeabeautifullie:
Sorellona, grazie infinite! Povero Eddino, tra i suoi problemi e complessi vari
e i sotterfugi/torture crudeli dei suoi fratelli inizio a capire perché da
qualche tempo contempli l’idea del suicidio. ;) Io sono a favore del club “Ali/Emmy4Ever”;
chi mi segue? Bacioni, ti adoro!
fede_sganch:
Welcome in our big crazy family! Ciao! Anche tu fan di Emmy-Pooh! ^O^ Sister! Grazie
della tua infinita pazienza, ti ricompensrò regalandoti quest capitolo. E non
temere, adesso che ho di nuovo internet nessuno i fermerà dal cliccare sulla
tua storia lasciarti tanti di quei
commenti che ne avrai la nausea!
Kumiko_Chan_:
Welcome in our big crazy family! Grazie, devo dire che tutti questi commenti mi
montano un casino! Sono felice che ti ciovolga tanto la mia storia, ma invece
di far preoccupare i tuoi – che poi magari per precauzione ti vietano di usare
il pc – fai come me; quando ridi come una matta per una qualche storia,
chiuditi in camera e non arire per nessun motivo! ;) Ti assicuro, funziona! No,
comunque sia, grazie. Sono fiera di aver potat il sorriso nella tua serata. Mi dispiace
non farti avere un Emmy-Pooh, ma Rose lo tiene solo per sé. Spero che
apprezzerai solo l’aggiornamento.
eka:
Ciao! Grazie, meno male che hai pazienza. Qualche volta avrai pensato che
questa storia sarà un’incompleta, ma no, vi sbagliate! Vi perseguiterò per l’eternità!
Ti ho fatto addirittura perdere una notte di buon sonno ristoratore?! Accidenti,
allora non sono stupidaggini quelle tre (mila) parole che scrivo. Mi sa che continuo,
allora! grazie della tua pazienza, allora, ed eccoti il cappy!
cullengirl:
Vero che Emmy ci sa fare? Io glie l’ho detto di andare in giro per il mondo per
fare il comico, ma poi come fanno i Cullen senza di lui?
samy88:
Grazie, e i accontento subitissimo!
Helen
Cullen: Elly! Ma che fai, mi sparisci così? Io ero PREOCCUPATA! Non si fa,
sorella, non si fa... però sai come farti perdonare con i tuoi commenti. Eh,
sei proprio perfetta; io continuo a dire che tu sei una Cullen dispersa, ma
nessuno mi crede... va beh, dai, me lo perdoni il ritardo? Allora, grazie tante
per i complimenti sui ricatti psichici di cui sono vittime i consorti di Rose
ed Ali, mi sa che stavolta gli ho fatto fare la figura degli idioti, ma sono
felice che ti piaccia Emmy! ^O^ Ma lo sai che stravedo per lui? Non so se hai
cliccato, ma la drabble che ho scritto su di lui mi ha commosso mentre a
scrivevo... è davvero un altro personaggio il mio Emmy. Riesco a capirti, anche
io devo stringere per mancanza di spazio, ma sono prolissa in un modo assurdo. Vorrei
poter commentare ogni tua splendida parola di incoraggiamento che mi rivolgi,
ma uscirebbe fuori un romanzo, e già il capitolo è lunghetto (10 pg, meno dell’altra
volta, ma comunque tostine). Sono felice che ti sia piaciuta l’idea del diario
di Edward – sembra il titolo di un programma tv – non so com’è uscita, ma è
uscita. E poi, ribadisco, Emmett da consigli saggi tanto quanto scherza con i
suoi fratelli. Un po’ me la sono presa con la Meyer perché lo fa sembrare un idiota,
ma non è affatto così. Tu che ne pensi? Bacioni
valinacullen89:
Welcome in our big crazy family! Grazie mille, stella. Mi dispiace farti
soffrire e attendere prima che Edward e Bella si mettano insieme, ma poi la
suspence dov’è? ;) Fidai, però, seguimi e non te ne pentirai. Bacioni!
Silver_Alchemist:
Eheh, lo so, ma secondo te Mike che può pensare? Uno come lui che ha due
nocioline nella zucca pensa o al cibo o al sesso. Povero Edward, quante ne deve
subire.
Memoriae Imortales – Ricordi Immortali
Bella’s Pov.
Per la quinta volta a distanza
di tre decimi di secondo, Alice e Rosalie scoppiarono in una fragorosa risata,
riempiendo l’abitacolo della jeep. Ammutolendo leggermente offesa, incrociai le
braccia al petto e sprofondai nel sedile posteriore, rossa, aspettando che la
piantassero di ridere delle mie disgrazie.
“Finito?” chiese seccata quando
le vidi ansimanti fissarmi dallo specchietto retrovisore.
“Per ora” ridacchiò Rosalie
“Bella, accidenti… solo il primo giorno di scuola e già ti fai mettere sotto
dagli umani? Così non va”
“Ma cosa dovevo fare?” tentai di
difendermi “Mi sono praticamente sbucati alle spalle intrappolandomi! Non avrei
potuto fare nulla per deviare l’invito senza rischiare di offenderli a morte!”
“Non avresti fatto poi un danno
così irreparabile” replicò Rose svoltando a destra “Erano solo semplici umani.
Dovremmo cercare di proteggerli da noi stessi, e invece quelli per un bel
corpo…”
Il suo sguardo si incupì, duro.
“La mente umana è così primitiva…”
“Non sono riuscita a… pensare a
loro come cibo” mormorai nel timore di aver fatto qualcosa di sbagliato
“L’unica cosa che volevo era un po’ di tranquillità, ma visto che come al
solito le mie preghiere sono state ignorate, ho fatto buon viso a cattivo
gioco”
Sbuffai; pranzo piacevole in
fondo, ma perché proprio a me tutte quelle attenzioni? Mi venne da piangere;
volevo tornare ad essere Bella Carta-da-Parati Swan. Era così bello essere
ignorata.
“Sei stata bravissima” disse
Alice “Sono certo che Carlisle ed Esme saranno fierissimi di te. E poi,
dobbiamo ringraziarti, sai? Se non fosse stato per te non avremo mai potuto
godere della visione di Eddino completamente fuori controllo!”
E tornarono a ridere.
“Accidenti! Persino Edward è
capace di provare gelosia!” ululò Alice tra le risa
“Ma hai visto che faccia
faceva?” lo preso in giro Rosalie, che benché fosse piegata in due sul volante
continuasse a mantenere il perfetto controllo della jeep di suo marito.
Io arrossii e chinai lo sguardo.
“Non era geloso…” mormorai senza convinzione per la decima volta.
“Credimi, Bella, Edward era
geloso e anche parecchio” dissero le sorelle
Da dietro di noi, la Volvo di Edward ringhiò,
facendo scoppiare a ridere le due ragazze.
“Vedi? Se questa non ne è la
prova!” risero
Stanca di provare a dissuaderle
appoggiai la testa sul finestrino e chiusi gli occhi, provando a convincermi
che le parole delle sorelle Cullen fossero veritiere.
Edward Cullen geloso. Di me.
Era un pensiero troppo assurdo
per poterlo anche solo concepire. Eppure, un enorme sensazione di benessere mi
pervase. Segretamente, mi rallegrai della cosa, e desiderai che corrispondesse
alla realtà.
Rientrammo a casa Cullen e
parcheggiammo in garage proprio mentre Carlisle si avviava verso la sua
macchina per andare al lavoro.
“Bentornati, ragazzi” ci saluto
fermandosi “Passato una bella giornata?”
“Splendida, papà” disse Rosalie
“Bella ha fatto colpo su tutti gli umani presenti. È meravigliosa!”
Arrossii. “Ma non è vero…”
borbottai
“È stata bravissima” continuò
Jasper “Sembrava veramente umana, ovviamente se escludiamo certe nostre qualità.
Si è comportata benissimo anche quando a pranzato con loro”
“Sei stata così vicino agli
umani, Bells?” mi chiese sorridendo orgoglioso
“Non ho trovato difficoltà”
risposi
“Dovervi vederla!” sghignazzò
Emmett “L’hanno praticamente rapita e segregata al loro tavolo. Non ha potuto
fare nulla per ribellarsi, poverina. Eh, Bella, ti avevo detto di non farti
mettere sotto da Jessica che tu che fai?, mi deludi così? Eh, sorellina, mi sei
calata”
Mi venne vicino e mi scompigliò
i capelli con affetto. “Devo insegnarti a dire di no” disse risoluto, prima di
aprirsi in un gran sorriso.
“Però ha fatto bene, in fondo.
Dovevi vedere l’attacco di gelosia acuta che ha preso possesso di Edward, pa’!
Sembrava pronto a fare a pezzi l’intero corpo studentesco!” disse Alice,
scoppiando a ridere seguita da tutti i presenti esclusi me ed Edward
Io assunsi il colore del fuoco,
mentre Edward era semplicemente livido.
“Piantatela!” ringhiò lui
furente
“Ah, ed eccolo che ricomincia
con i complessi…” si lamentarono i nostri fratelli
“A conclusione fatta, è stata
una piacevole giornata?” mi chiese Carlisle mentre i cinque iniziavano a
discutere.
Io lo guardai negli occhi e ripensai
a tutto ciò che era successo, ciò che avevo detto a Edward, alle ultime ore
trascorse insieme, e mi aprii in un gran sorriso.
“Decisamente” risposi. Carlisle
mi sorrise e mi accarezzò i capelli con fare paterno.
“Siete morti!” urlò Edward
iniziando a inseguire i fratelli
“Ah, ah, ah, tanto non ci
prendi!” lo sbeffeggiarono loro scappando
Io e Carlisle osservammo la
scena allibiti.
“Beh… io devo andare” disse
senza staccare gli occhi da loro, perplesso “Ce la fai a resistere fino a
stasera o vuoi venire con me?”
“No, grazie, resto”. Ero
semplicemente allibita; Jasper aveva davvero
fatto la linguaccia a Edward?! “Devo fare la doccia e ho un po’ di compiti da
fare”
“Allora io vado. A stasera
Bella” disse Carlisle montando in macchina
“Ciao…” risposi distratta; Alice
era appena scesa dalle spalle di Edward diretta come un fulmine verso il bosco
dopo avergli rovesciato in testa un secchio di foglie secche e fango.
Ma era normale che vampiri che
vantavano quasi un secolo di vita a testa si comportassero come infanti di tre
anni e mezzo?
La Mercedes nera spari oltre
il viale proprio come i fratelli svanirono nel bosco. Io, ancora troppo stupita
per fare qualsiasi cosa, rimasi un attimo impalata al mio posto riflettendo
sull’accaduto, per poi riprendermi, afferrare lo zaino e dirigermi in camera
mia, ancora sotto shock. Entrai e mi richiusi la porta alle spalle, gettando
poi lo zaino sul letto. Rimediai dal mio armadio un po’ di vestiti puliti e mi
andai a fare una doccia veloce, ripensando a ciò che era successo in una sola
mattinata di scuola.
Mi lasciai sfuggire un sospiro
mentre mi insaponavo i capelli. Se mi aspettavano giorni così, mi domandai se
sarei riuscita a sopravvivere. Tra umani, vampiri e simili mi trovai quasi a
compiangere quella noia caratteristica della mia esistenza umana. La domanda
fondamentale era: sarei riuscita a reggere tutto?
Ridacchiando, uscii dalla doccia
e mi asciugai pensando a quello che mi attendeva in casa Cullen, in quella
nuova vita che desideravo a tutti i costi. Sicuramente tante risate e tanto
affetto, e, dopo oggi, anche tanti colpi di scena. Scossi il capo; ma davvero i
fratelli Cullen potevano essere così infantili?
Sorrisi al pensiero. Erano
davvero inimitabili.
Vestita e decisamente più calma,
rientrai in stanza e andai a prendere lo zaino, tirando fuori il necessario.
Aprii il diario più per abitudine che altro – la mia memoria infatti mi aveva
già ricordato i compiti, ma le vecchie abitudini sono dure a morire – e lessi
quello che dovevo fare; un tema sul romanzo trattato a lezione, approfondendone
un passo e spiegandolo nei vari particolari, e trenta esercizi di trigonometria.
Con la stessa scarsa voglia di
quando era umana e lo stesso senso del dovere che mi avevano sempre
caratterizzato, presi i libri che mi servivano e li gettai sul letto; mi
diressi poi verso l’armadio e vi presi una coperta di pail. Richiusi tutto e,
dopo essermela gettata sulle spalle, mi lanciasi verso il letto. Mi strinsi in
essa facendone il mio bozzolo e poi presi un foglio protocollo, preparandomi a
scrivere.
Per fortuna che Shakespeare era
uno dei miei autori preferiti, e quella sua opera in specialmente suscitava in
me un fascino particolare. Era stata mia madre a farmi scoprire la passione
per la lettura, iniziandomi a quel culto segreto e magico, come lo vedevo da
piccola, proprio con Shakespeare, precisamente con “Sogno di una notte di mezza estate”. Me lo aveva letto con gli
occhi accesi, dando vita ai personaggi con la sua voce vivace e allegra,
tenendomi stretta tra le sue gambe, a Phoenix, sdraiate sul dondolo, quando già
avevamo iniziai a convivere con il pensiero che il nostro Charlie non ci
sarebbe più stato accanto.
Mi persi rincorrendo alcuni
fugaci pensieri di infanzia, rendendomi conto con orrore crescente che la mia
memoria umana iniziava a scomparire. Ricordavo tutto offuscato, come se non
avessi mai visto appieno ciò che mi circondava, come se tutto fosse sempre
stato avvolto da una cortina di nebbia, che sfocava contorni, figure,
sensazioni, odori e suoni.
Mi tremarono le mani e la penna
mi sfuggì, cadendo sul foglio; un’ansia profonda mi attanagliò il cuore.
Non volevo scordarli. Non volevo
perdere i miei ricordi. Non l’avrei permesso.
Decisa a non dimenticarmi dei
miei cari, ripresi la penna e buttai un occhio al foglio, lanciando poi un
mezzo grido sorpreso. Mi distrassi realizzando che in soli cinque secondi avevo
scritto già due fogli, a un livello superiore del mio solito e pensando d
altro.
Ecco cosa succedeva a possedere un cervello così sviluppato, mi
dissi orgogliosa.
Ma da una parte mi rattristai,
ricordando tutti quegli inutili pomeriggio passati sui libri a studiare, osservando
gelosa tutte le persone che passeggiavano al caldo sole della mia città, ben
visibili dalla mia finestra.
Rilessi il tema e non ci trovai
un solo errore o una sola pecca. Accidenti, un po’ mi dispiaceva aver finito
così in fretta, avevo perso tutta la soddisfazione e la gloria che riprova dopo
aver fatto un bel lavoro sudando sette camice. Posai il tema sul comodino e afferrai
i libri di trigonometria; nonostante si trattasse della materia che più odiavo,
decisi di svolgerli come una semplice umana. Perciò, sebbene alla prima
occhiata fossi già riuscita a risolverli a mente, mi imposi di farli tutti uno
per uno senza barare.
Per le due ore successive andai
avanti così, annoiandomi fino allo stremo, fino a che qualcuno non bussò alla
mia porta.
Edward’s Pov.
“Chiunque abbia detto che la
famiglia è il bene più prezioso di questo mondo era un emerito idiota”
borbottai furioso sbottonandomi la camicia strappata e piena di fango per
gettandola nella cesta dei panni sporchi. Mi tolsi anche i pantaloni, ormai
irrecuperabili, e mi diressi verso il bagno furibondo con i miei fratelli,
chiudendomi dentro.
Per tutto il tragitto Jasper e
Emmett non avevano fatto altro che burlarsi di me lanciandomi occasionalmente
battutine maliziose, portando la mia pazienza ben oltre il limite. E i pensieri
di Alice e Rose, nel veicolo davanti al mio, non mi avevano certo restituito la
serenità. Non avevano fatto altro che ridere di me e dire a Bella che ero
geloso di lei.
Passai davanti allo specchio e
feci una smorfia nel notare come erano ridotti i miei capelli, pieni di foglie
e terra. Maledetto folletto malefico, questa non te l’avrei fatta passare
liscia!
Aprii il getto d’acqua e lasciai
che scorresse per renderla bollente, mentre mi tiravo su e fissandomi allo
specchio iniziavo togliermi le foglie dai capelli. Le tolsi tutte e le
ammucchiai sul lavello, per poi chinare la testa sul lavandino e scuoterla per
toglierle un po’ di terra.
“Alice, questa volta ti
strangolo” dissi arrabbiato sentendo i suoi passi nella mia stanza
“Per un po’ di fango, mamma
mia…. Pensavo fosse Rose quella fissata con i capelli, invece anche tu sei una
prima donna, Ed”
“Non ti conviene fiatare ancora
perché potrei anche ammazzarti” ringhiai
“Basterebbe la visione delle tue
grazie a uccidermi” disse schifata prendendomi in giro “Oddio, ho un conato.
Devo vomitare…”
“Per tua informazione io sono
perfetto sotto ogni punto di vista” replicai con un mezzo sorriso. Era inutile,
non riuscivo ad arrabbiarmi con lei se faceva così.
“Si, disse colui che ha solo specchi
di legno in casa” replicò lei “Se ti trovano carino è solo perché io mi occupo del tuo look e ti rendo
strafico”
“Sarei strafico anche indossando una vecchia tuta” replicai con un sorriso
“Si, e io sono Mago Pancione”
“Ma non ho starnutito, come hai
fatto a comparire?”
“Edward, fai qualcosa di utile.
Lavati e smettila di sparare stupidaggini. Magari ti affoghi, scemo come sei è
più che possibile…”
“Si, speraci”
“Certo che ci spero. A dopo,
gelosone”
Se ne uscì sbattendo la porta
alle spalle, facendomi ricordare tutti quegli orribili pensieri sulla mia
Bella.
Mi spogliai definitivamente con
movimenti carichi d’ira e mi gettai sotto il getto bollente della doccia,
lasciando che lo scorrere veloce dell’acqua sulla mia pelle mi ridonasse la
lucidità.
Certo che ero geloso di Bella.
Chi non lo sarebbe stato dopo aver sentito i pensieri ributtanti di quegli
esseri? Non avrei mai potuto lasciarla sola alla mercé di quella marmaglia.
Era mia e io dovevo proteggerla.
Nessuno deve osare toccare ciò che è mio di diritto.
L’acqua scese su di me in
piccoli rivoli bollente, aiutandomi a calmarmi. Anche la rabbia verso i miei
fratelli svanì molto più in fretta di come era venuta. Mi lavai con calma,
assaporando quella pace pari solo a quella che provavo al fianco di Bella, e mi
godetti la sensazione di calore che il mio corpo stava acquistando.
Chiusi l’acqua e uscii fuori
coprendomi con un accappatoio. Osservai la mia immagine allo specchio
attraverso il velo denso di nebbia che saturava la stanza e dopo essermi asciugato
entrai in camera e mi vestii. Afferrai un asciugamano pulito da dentro la pila
nei ripiani sotto al lavello e me lo buttai sui capelli, frizionali con forza
per asciugarli.
“Si può? Non vi ho interrotti
sul più bello, vero?” disse Emmett aprendo la porta
“Perchè parli al plurale?”
chiesi voltandomi verso di lui “Inizia ad avere le visioni, fratello?”
“Bella non è con te?” chiese lui
“Certo che no” replicai “Perché
dovrebbe?”
“Pensavo voleste fare la doccia
insieme, sai, per…”
Gli lanciai il flacone di
scampo. “Taci” gli intimai “E comunque non è qui”
“Sarà ancora in camera sua,
allora” disse pensieroso “Forse riposa… va beh, non importa”
“Cosa?” chiesi
“Pensavamo di giocare in
famiglia” spiegò “Abbiamo tirato fuori il monopoli”
Inarcai il sopracciglio; vampiri
che giocano a monopoli?
Emmett sembrò leggermi nella
mente.
“Abbiamo giocato a twister e ora
non possiamo giocare a monopoli?” replicò sfacciato
“Sto iniziando a nutrire forti
dubbi sulla vostra sanità mentale” dissi io passandomi una mano tra i capelli
per sistemarli
“Noi invece abbiamo sempre
saputo che tu ne sei privo” ghignò Emmett “Passa a vedere che sta facendo Bella
e poi scendi giù. Cosa preferisci? Candela o funghetto?”
“Che tu sparisca”
“Mi dispiace, non era incluso nella
scatola. Funghetto? Ottima scelta” e così dicendo si dileguò.
Scossi il capo sospirando.
Ripulii il bagno dalla terra e dal fango e mi assicurai che fosse tutto in
ordine prima di uscire ed andare a bussare alla porta di Bella.
Il solito “Avanti” gentile mi
fece sorridere entusiasta.
Aprii la porta ed entrai senza
esitare, bloccandomi poi sulla porta, interdetto.
Bella, imprigionata da una
coperta di pail blu contornata con un rettangoli di soli e lune gialli, era
distesa a pancia in giù sul letto, il viso voltato nella mia direzione e i
libri di scuola aperti davanti.
“Ehi” mi salutò mentre
continuava a giocherellare con una matita
“Ehi” risposi, felice
dell’occhiata luminosa che mi lanciò “Pensavo stessi dormendo. Non avrei mai
detto che stessi facendo ancora i
compiti”
“Tecnicamente li ho finiti”
spiegò chinando il capo “Le operazione e i problemi li ho risolti tutti a
mente, però volevo provare…”. S’interruppe di colpo, chiudendosi in un silenzio
meditabondo.
“Cosa?” chiesi, visto che non accennava a riaprir bocca
“No, nulla” disse scuotendo la
testa, celandomi ancora una volta i suoi pensieri. Sbuffai, frustrato. Non
volevo che si sentisse costretta a celarmi i suoi pensieri. Volevo che mi
raccontasse tutto. Dovevo sapere tutto di lei, comprenderla fino in fondo.
Sollevò nuovamente il suo
sguardo e mi sorrise timidamente.
“Ti va di farmi compagnia?”
chiese mentre un delizioso rossore le imporporava le guance.
Sempre, pensai. Le sorrisi felice e lei si imbarazzò ancora di più.
Mi avvicinai a lei sentendo crescere nel petto un’emozione forte, intensa e
bellissima. Bella liberò le coperte dal suo fianco destro e le tenne alzate,
invitandomi a sdraiarmi con lei.
Non sapeva quanto mi tentasse,
quanto volessi stringerla a me. Legarla a me in tutte le maniere possibili, e
di quanto mi costasse dovermi bloccare per riuscire a controllarmi per
permetterle di essere felice.
“Che fai? Vieni qui” mi incitò
lei con occhi timidi “Non vorrai farmi rimanere così per tutto il giorno,
vero?”
Le mie resistenze, già fragili,
si sgretolarono non appena sentii quella parole dolci. Tenendo un’andatura
normale mi avvicinai a lei, mentre umano e vampiro, per una volta d’accordo, mi
gridavano di correrle incontro e abbracciarla forte, facendola diventare parte
di me, proteggerla da tutto e da tutti.
Mia, mia, mia!, gridavo dentro si me.
Mi stesi a pancia in sotto e
subito lei mi coprì con il lenzuolo, accarezzandomi involontariamente il collo.
Un brivido di elettricità pura
mi percorse la spina dorsale, partendo dalla pelle sfiorata da Bella.
L’incendio scoppiò violento in
me, scorrendo veloce e implacabile nelle mie vene, lungo tutto il mio corpo,
saturandomi l’anima. Il suo odore mi colpì fortissimo, completandomi, e una
smania violenta mi colpì, dissolvendo tutto ciò che ci era intorno tranne lei,
tranne la mia Bella.
Tutto scomparve tranne il mio
bruciante desiderio per lei.
“Comodo?” domandò piano,
riuscendo a distrarmi
“Molto” risposi piano
“Sai, era un’abitudine che avevo
da umana” spiegò imbarazzata, chinando lo sguardo “La coperta, intendo. Mi
avvolgevo dentro un pail e facevo i compiti, o leggevo un libro; la coperta mi
faceva da scudo dal resto del mondo, lasciandomi libera di essere me stessa”
“Il mondo ti spaventava?”
domandai garbatamente, affascinato dai suoi pensieri. La sua mente, l’unica
dalla quale ero precluso, era anche il solo santuario a cui volevo accedere.
Era misteriosa, complessa, fantastica; non dimostrava i suoi venti anni ormai
compiuti. Era decisamente molto più matura, sebbene a volte lasciasse emergere
il suo lato infantile e immaturo.
Bella rise piano. “Beh, no,
spaventare no” disse tornando a fissarmi “Diciamo che non ho mai trovato il
posto giusto per me”
Il tuo posto è accanto a me, Bella,
pensai
“Ma ora sto bene” disse,
cogliendo la malinconia nel mio sguardo “Se escludiamo vari e ed eventuali come
shopping a tutto spiano e popolarità non richiesta”
Ridacchiammo in silenzio,
coprendoci la bocca con le mani.
“Difficoltà con i compiti?”
chiesi
“Uhm?” chiese confusa
Indicai con lo sguardo i libri.
“Sei ancora impegnata con lo studio, da quel che vedo” dissi “Se non ti è
chiaro qualcosa, posso spiegartelo io. Sono a tua completa disposizione”
Scoppiò a ridere, divertita,
confondendomi sempre di più; quella ragazza era davvero fuori da ogni canone.
“Beh, forse se me lo avessi
chiesto qualche annetto fa, quando ero ancora umana e dotata di una mente
regredita, in più con un forte odio per l’algebra, avrei accettato volentieri”
disse con un sorriso “Io e questa deliziosa
materia non siamo mai andate molto d’accordo”
Interdetto, continuai a fissarla
confuso, non cogliendo la sua logica. Tirando le somme voleva il mio aiuto o mi
stava prendendo solamente in giro?
Bella mi venne prontamente
incontro, regalandomi un suo sorriso dolce.
“Vedi, visto che ora ho molto
più spazio extra, qui dentro” e si picchettò delicatamente le tempie,
ammiccando “Ho già svolto tutti gli esercizi a mente”
“E allora come mai ancora non
sei scesa di sotto?” chiesi curioso
“Istinto di sopravvivenza”
scherzò “Sai che Alice mi avrebbe trascinato per negozi, se mi fossi azzardata
a scendere”
Sogghignai. “Beh, oggi ha deciso
di mettere da parte le carte di credito e dedicarsi alle attività famigliari”
risposi
Fece una smorfia a metà tra
l’esasperato e il frustrato, storcendo quel suo nasino bianco; ridacchiai della
sua smorfia. Evidentemente ancora non si era dimenticata dell’ultima serata in
famiglia, sebbene io la ricordassi con estremo piacere per ben altri motivi
“Non un’altra partita a twister, vero?”
domandò ansiosa
“Peggio” risposi “Una bella partita
a monopoli”
“Tremo solamente nel
chiedertelo, ma devo iniziare a preoccuparmi?”
“Beh, se ci hai osservati oggi
mentre discutevamo, prova a pensare cosa potremmo combinare se scoppiasse un
litigio per colpa del monopoli…”
Tremò impaurita e io annuii comprensivo.
“Una volta – in verità l’unica volta che ci abbiamo giocato – abbiamo distrutto una casa” le raccontai “Era
il ’73”
“Fammi indovinare, Alice e il
suo potere ipnotizzante” sogghignò
“Peggio. Esme e il suo desiderio
dell’unità famigliare” dissi sconsolato “Ti lascio immaginare quanto si sia
amaramente pentita dopo che Emmett e Carlisle ebbero una “leggera discussione
costruttiva” con Rosalie e Jasper…”
“Aspetta un secondo!” mi bloccò
“Carlisle ha partecipato alla distruzione di una casa?”
“Diciamo che ne è stato l’artefice
in maggior misura”
“Questa non me la sarei mai
aspettata” disse Bella stupefatta “Carlisle… distruttore di case… beh, certo,
dopo averlo visto fare il comico… ma una casa….”
“Sono sempre le persone di cui
non dubiteresti mai a sorprenderti” le dissi
Lei annuì ancora troppo
sorpresa.
“Ma torniamo a te” dissi “Mi
stavi spiegando come mai sei ancora qui tutta sola a fare i compiti. Se non
sbaglio non è un problema di comprensione”
Volevo scoprire tutto di lei,
svelare quell’anima silenziosa e ammaliante che mi era preclusa, carpirne i più
reconditi segreti per riuscire a starle vicino, a conoscerla, a comprenderla… a
farla mia.
Bella chinò il capo sui libri
lasciando che i capelli la riparassero dal mondo, come faceva sempre quando si
sentiva imbarazzata o a disagio; feci in tempo, però, ad accorgermi dell’onda
di tristezza che aveva preso posto nel suo sguardo.
No, piccola stella, non celarmi i tuoi segreti, implorai, Aiutami a capirti, aiutami a conoscerti. Ti
puoi fidare di me.
“Mi sono… tornati alla mente
certi ricordi… tutti quei pomeriggi trascorsi sui libri, a impazzire per la
scuola per poi mandare al diavolo lei e il resto del mondo” spiegò con
malinconia, alzando il capo per fissare il baldacchino “E invece, ora ci ho
messo così poco… devo ammettere che
un po’ mi manca tutta quella fatica”
Sospirò tristemente per poi
voltarsi a guardarmi, tentando di celare la sua tristezza dietro un debole
sorriso.
Non volevo che fosse triste. Non
volevo che fingesse di essere felice con me.
Qualsiasi cosa la turbasse,
qualsiasi stato d’animo le avesse condizionato la giornata, desideravo
ardentemente che lo condividesse con me. Che non si nascondesse per farmi
felice, ma che invece mi rendesse partecipe della sua gioia, della sua rabbia,
della sua tristezza. Che mi permettesse di aiutarla. Sarei stato qualsiasi cosa
per lei, qualsiasi persona di cui avesse avuto bisogno. Amico, fratello, padre,
cugino, zio… non mi importava. Avrei fatto tutto per lei.
Non potevo vederla con
quell’espressione afflitta. Provai il desiderio bruciante di prenderla e
stringerla al mio petto, rassicurarla, dirle che andava tutto bene, che io
avrei fatto in modo che tutto andasse bene. Bella doveva sorridere sempre, solo
per me.
Perché io potessi vivere, lei
doveva essere felice.
“Ti manca, non è vero?” le
chiesi “Intendo, l’essere umana. Ti rende triste l’idea di non poter più
crescere, di restare imprigionata nelle tue attuali sembianze…”
“Per sempre diciottenne,
intendi?” disse con un mezzo sorriso “Molte donne si dannerebbero per esserlo.
Di cosa potrei lamentarmi io, piccola fortunata? Niente chili di troppo, rughe
e capelli bianchi! Tinture per capelli? Bye, bye! Crema antirughe? Vattene al
diavolo!”
Ridacchiai del suo tono di nuovo
allegro; sembrava che quella ragazza volesse trovare a tutti i costi il lato
positivo di ogni cosa. Chissà qual era il motivo che la spingeva a tanto.
Forse la sua giovane età. Forse
ancora non era in grado di comprendere a fondo tutti i risvolti che la nostra condizione
comportava.
“Sai, in verità, non è tanto
l’immutabilità della nostra razza a darmi fastidio” sussurrò abbassando lo
sguardo “Né tanto meno il cambiamento radicale del nostro corpo e della nostra
mente. Quello che mi preoccupa… che mi spaventa, è che una volta vampiro… ti
rendi conto di non aver mai gustato a pieno la vita e ciò che ci circonda”
Mi rivolse uno sguardo dolente,
eppure così pieno di saggezza e antica tristezza che per un attimo dimenticai
di trovrmi di fronte a una bambina, ma mi sembrò di parlare con una donna molto
più grande di me.
“L’esistenza umana, se
paragonata a quella di un vampiro, è un breve sprizzo di vita
nebulosa. L’eternità si concentra in pochi anni; le
emozioni, i fatti avvengono in fretta
e furia. Non fai neanche in tempo a rendertene conto di ciò che
sta succedendo
che sono già passati gli anni. Gli uomini tendono a cercare di
lasciare un
segno del loro passaggio, un ricordo indelebile, e pochi ci riescono.
Sono
costantemente alla ricerca dell’immortalità.
“Per noi è diverso, invece”
disse triste “Noi abbiamo l’eternità davanti a noi, siamo i padroni del mondo
intero. La nostra cognizione del tempo è diverssissima dalla loro: possono
passare secoli e per noi sarà come se fosse passato solamente un anno. Per non
parlare, poi, delle nostre percezioni amplificate, dei nostri sensi superiori,
delle nostre emozioni moltiplicate… siamo superiori da tutti i punti di vista,
e abbiamo tutto il tempo che volgiamo per noi”
Si interruppe, triste, cercando
le parole più adatte per continuare. “La nostra mente è fatta in modo da
assimilare e carpire più informazioni possibili, ed è anche più incline a
divagare di quella degli esseri umani” disse con un sorriso amaro “Ma per
risolvere questo problema, la natura ci ha donato di una memoria infallibile.
Possiamo distrarci quanto vogliamo, ma non dimenticheremo mai nulla di quello che
abbiamo passato, detto, fatto o altro. Almeno da quando siamo stati
trasformati. Rimane tutto in noi, chiaro e nitido come non mai. Mentre la
memoria umana…”
“Tende a scomparire” completai
io in un soffio, la voce flebile come la sua
Si limitò ad annuire. “Ti rendi
conto che non hai mai vissuto sul serio. E quel che è peggio, dopo anni, dopo secoli, tutti i tuoi ricordi…”
“Scompaiono senza lasciare
traccia”
Annuì ancora, mentre una lacrima
traditrice le solcava la guancia.
Sofferente per il dolore che
Bella stava provando in quel momento, le presi il volto tra le mani e la feci
voltare verso di me. Seguì il mio movimento accondiscendete, ma tenne gli occhi
serrati, mentre una gemella d’argento seguiva il percorso salto sulla sua
guancia candida.
“È di questo che hai paura?”
sussurrai dolcemente, asciugandola con il pollice “Temi di poter dimenticare i
tuoi cari, vero? Di dimenticare i tuoi ricordi, le tue emozioni, i tuoi sogni?”
Annuì lentamente, trattenendo un
singhiozzo. Piccola stella…
“Prima… mentre studiavo… mi sono
resa conte che… che una parte di me ha già iniziato a dimenticare” ammise
“Ne hai paura, vero?”
“Si”
“È normale. Tutti temono il
vuoto, l’oblio” la rassicurai “Sai, per noi è più facile, in un certo senso.
Nessuno di noi rimpiange il suo trascorso umano. O meglio… molti di noi hanno
trovato la vera felicità qui, nella loro esistenza vampira. Più che
rimpiangerla, ringraziamo di aver perduto la coscienza di alcuni nostri
trascorsi. Siamo molto più felici ora che quando eravamo umani”
Scurendomi in volto, pensai alle
mie involontarie intrusioni nella mente dei miei cari; di quei ricordi
incancellabili, pieni di dolore e sofferenza, ricordi umani, che ancora oggi li
tormentavano nel profondo.
Rosalie, Esme… a loro due più di
tutti era andata male, e ancora soffrivano terribilmente per la loro perdita.
“Se può rasserenarti” ripresi,
parte della mente concentrata sulla mia famiglia “Alcuni ricordi… importanti ricordi… non svaniscono.
Restano nella nostra mente per l’eternità. Memoriae
Immortales, Ricordi Immortali, così li chiamiamo”
Riportai gli occhi in quelli
d’oro di Bella, sorprendendomi dell’attenzione che vi trovai. Aveva
perfettamente capito ciò che avevo taciuto.
“Voi tutti dovete avere una
storia triste alle spalle, vero?” sussurrò timorosa, pensando di ferirci
“Qualche volta l’ho visto nei vostri occhi. Qualche ombra passeggerà. Deve
esservi successo qualcosa di molto brutto nella vostra esistenza passata”
“Non posso... parlare per gli
altri” sussurrai misurato, non volendo spingermi troppo oltre “Ma per me, posso
solo dire che in confronto alla mia famiglia, forse sono uno... quello a cui è
andata meglio”
“Ognuno di noi ha i suoi
problemi e le sue difficoltà, Edward” disse Bella “In confronto ad altri,
possono essere obbiettivamente meno rilevanti. Ma per noi sono importanti,
gravi anche. Ma sta a noi valutare se è il caso di lasciar correre o di
impuntarsi e chiedere aiuto agli altri”
“Sei tu che consoli me o io che
consolo te?” mi sfuggì
Bella ridacchiò tirando su col
naso. “Fifty, fifty?” propose, e io risi con lei.
“Accidenti... quando sto con te
non so fare altro che piangere” esclamò asciugandosi con il dorso della mano le
lacrime “Penserai che sono una piagnona”
“No” la bloccai subito “Non
potrei mai pensarlo”
“E allora cosa pensi?”
“Penso... che ti sei tenuta
dentro troppe cose, e per troppo tempo” iniziai cauto, temendo di ferirla
“Penso che sia giunto il momento che tu inizi ad esprimere ciò che provi senza
il timore di essere rimproverata. Penso che tu sia... criptica, molto difficile
da leggere, per me. Fai sempre l’ultima cosa che mi aspetto, e nonostante tu
stia attraversando un momento difficile non esiti un momento ad aiutare i tuoi
cari. Qualche volta mi chiedo dove tu trovi la forza...”
La fissai negli occhi e mi compiacqui
di vederla gradevolmente sorpresa dalle mie parole, quel rossore adorabile
padrone di lei.
“Aggiungerei anche che sei particolarmente
strana, fuori dalla norma, buffa, imprevedibile e decisamente anormale”
aggiunsi divertito, alzano gli occhi al cielo
“Che cosa?!” esclamò irritata,
colpendomi sul braccio “Brutto spocchioso narcisista! Io ti ho donato senza
scopi di lucro pillole di infinita saggezza e tu che fai? Mi prendi in giro? Adesso
ti massacro di botte!”
“Ah, e
dimenticavo che a volte sei violenta!” risi evitandola facilmente, balzando
vicino la porta“Mi dispiace deludere le tue aspettative, ma sei piuttosto
scarsina come combattente”
“Adesso ti
faccio vedere io chi è la scarsina!” esclamò tirandomi il cuscino e posando un
piede per terra “Se ti prendo sei morto!”
Iniziò a
rincorrermi per tutta la stanza, gridandomi dietro di tutto e di più mentre io
ridevo e la prendevo in giro, felice di essere riuscito a distrarla, a farla
sorridere.
“Sei morto!”
esclamò vittoriosa, spiccando un balzo. Non me lo aspettavo proprio, e fui
sorpreso dalla sua potenza. Mi saltò addosso e finimmo entrambi sul letto, lei
seduta a gambe incrociate sul mio torace, le sue mani che bloccavano i miei polsi.
La sua espressione di angelico non aveva proprio nulla.
“Preparati a
implorare pietà, Cullen” sibilò con gli occhi ridotti a fessure.
Lasciò liberi
i miei polsi e portò le mani sul mio collo, muovendole scoordinatamente sulla
mia pelle. Mi sfuggì un sorriso capendo ciò che cercava di fare.
“Bella, mi
spiace deluderti, ma io non soffro il
solletico” sghignazzai
“Accidenti....”
“Ma tu...”
Capì
immediatamente le mie intenzioni, e sul suo volto comparve un’espressione
preoccupata.
“Non osar...”
iniziò, ma non le diedi il tempo di finire che invertii le nostre posizioni e
iniziai a farle il solletico sui fianchi
“Accidenti,
ma che avete contro di me in questa casa?” chiese tra le risa “Basta, ti prego!”
“Ammetti che
sono il re e ti lascio libera” le imposi con un sorriso, continuando la mia
tortura. Era troppo bello sentirla ridere
“Mai!” rise,
decisa “Ma... se mi lasci... ti darò una sorpresa”
Mi bloccai,
curioso. “Che genere di sorpresa?” indagai
“Fammi
alzare... e ti faccio vedere” ansimò
Sempre più curioso,
la lasciai libera e scivolai al suo fianco. Lei restò un attimo giù, ansante,
recuperando il fiato, poi si voltò verso di me e mi strizzò l’occhio con un
sorriso.
“Prima...
voglio ringraziarti, Edward” disse dolcemente “Per tutto quello che fai per me”
“Non c’è
niente di cui ringraziarmi, Bella” le sorrisi dolcemente “Se posso fare
qualcosa per te... se mai volessi il mio aiuto, o volessi confidarti con
qualcuno, sappi che ci sono sempre, per te”
Arrossii e distolse
lo sguardo, imbarazzata. La adoravo quando faceva così.
“Ma guarda te, ora se ne esce
con queste cose...” borbottò alzandosi
andando verso la scrivania “Mi fai anche venire i sensi di colpa,
accidenti a te, Edward”
Scoppiai a ridere divertito.
“Scusa”
“Servirebbe a qualcosa se le tue
scuse fossero sincere” ribattè facendomi una linguaccia “Ma sembra che tu goda
nel prendermi in giro”
“Non puoi immaginare quanto”
Mi fulminò con lo sguardo e aprì
la bocca per incenerirmi, ma poi chiuse gli occhi e inghiotti l’insulto che
volva rivolgermi.
“Non ti darà la soddisfazione di
vedermi perdere le staffe” decretò prendendo la sua valigetta
“Peccato...”
“Che simpatico che sei”
“Lo so”
“Quasi, quasi ti lascio qui
senza sorpresa” disse girandosi con in mano il suo flauto d’argento
Spalancai gli occhi, sorpreso.
“Vuoi suonare per me?”
Arrossì e abbassò lo sguardo
sullo strumento. “Non sono brava come te, però se vuoi...”
“Assolutamente!” esclamai
scattando seduto, attentissimo “Ti prego, Bella, suonami qualcosa”
Mi sorrise e si portò il flauto
alla bocca, chiudendo poi gli occhi e iniziando a pigiare i tasti con dolcezza,
come se accarezzasse la guancia di un vecchi amico.
Una musica allegra, frizzante,
iniziò a diffondersi nell’aria, avvolgendoci e trasportandoci in un mondo
nuovo, diverso. Chiusi gli occhi per lasciarmi avvolgere ancora di più da
quell’incanto, e come spesso mi capitava, mi lasciai travolgere così tanto che
la mia mente iniziò a produrre immagini, sensazioni e suoni che la musica mi
ispirava. Mi ritrovai a volteggiare in un cielo limpido, senza nubi, mentre
sotto di me scorreva una distesa di un verde brillante. Allargai le braccia e
mi godetti il sogno in cui Bella mi stava trasportando.
Quando Isabella terminò la sua
esposizione attesi un minuto prima di riaprire gli occhi. Cercai i suoi e la
vidi osservarmi impassibile, mentre le mani stringevano piano il flauto, chiaro
segno di tensione.
Sorrisi nel vedere quanto Bella tenesse
al mio giudizio.
“Allora?” domandò visto che non
mi accennavo ad aprir bocca
“Era... meravigliosa” sussurrai
Mi rivolse un sorriso contento.
“Grazie”
Mi alzai e la presi per mano,
deciso a ricambiare la
sorpresa. La portai in salone, e notai che miracolosamente i
miei fratelli si erano come dissolsi nel nulla. Entrai e in un attimo ci
sedemmo al mio pianoforte.
Mi guardò con gli occhi
scintillanti di meraviglia, seguendo poi ogni mio gesto mentre sollevavo il
coperchio e poggiavo le mani sui tasti bianchi.
La melodia che avevo composto
per Esme prese vita dalle mie mani. Mi dispiacque non poterle far ascoltare la
sua, ma ancora non era pronta.
“My lovely Sunshine” sussurrò. Mi sorpresi nel constatare che si
ricordava il titolo della melodia, non avendola mai sentita ma solo letta.
“Questa l’hai composta per Esme, vero?”
Annuii, e lei spostò nuovamente
lo sguardo sulle mie mani, affascinata dal movimento leggero e veloce. Finii di
suonare e mi voltai verso di lei.
Mi guardò ammirata. “Beh... a
parte il fatto che hai demolito la mia autostima facendomi passare da
“Musicista Discreta” a “Completo Disastro alias La Musica Non è Cosa per
Te”, devo dire che è bellissima, Edward” disse dolcemente “Vorrei saper suonare
come te...”
“E secondo te per quale motivo
ti ho portato qui?” dissi con un sorriso
Mi guardo stupita ed io,
sorridendo della sua sorpresa, le presi un polso e la tirai più verso di me,
facendola sedere al centro dello sgabello. Le presi le mani e le posizionai sui
tasti.
“Questo è il Do” dissi,
facendole premere il primo tasto.
Si voltò verso di me e mi
sorrise con l’entusiasmo di una bambina.
Le sorrisi di rimando, felice di
poter avere dell’altro tempo da trascorrere da solo con lei.
Felice di essere la causa della
sua felicità.
Angolino - ino - ino:
Allora, come al solito è bruttino, vero? Sarà
perchè questo è molto autobiografico (La copertina
è il mio adorato pail, e anche io lo uso per studiare
d'inverno... ;) Che volete farci, ho miei 15 anni ma sono una bambina
di sette, come Eddy!). Voi che ne pensate delle parole di Bella? Fatemi
sapere.
Il prossimo capitolo sarà: GIORNATA DELLA CARRIERA - L'INCUBO DI JASPER
Ora vi lascio il link:
Cullen's
Memories
Spero vi piaccia. grazie di tutto, angeli miei.
|
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Capitolo 23 *** Giornata della Carriera - L'incubo di Jasper ***
solo Grazie a Te 24
Ehm… sera, gente!
Non vi dirò di posare le armi, il fuoco o di impedire di
uccidermi perché me lo merito, ma a mia discolpa posso dire tre cose:
1)
La scuola mi ha succhiato via l’anima, quindi teoricamente
non è colpa mia.
2)
Il mio pc è morto per un tempo molto, mooolto lungo – e
anche questa nn è colpa mia.
3)
Se mi uccidete poi non potrete sapere come va a finire la
storia!
Consolatevi, consolatevi! Non ho messo di scrivere, anzi, sono andata avanti di molto su
carta. Tanto che se riesco a
raggiungere i 20 commenti minimo posso anche postare in settimana… altrimenti,
al weekend!
Allora, premetto che qst capitolo è OOC e assolutamente,
totalmente comico: i fan del Jasper
serio e composto, prego, lascino la sala perché potrei scioccarli. Ma non vi preoccupate, c’è anche la
spiegazione del suo comportamento, molto introspettiva. I moment EdxBella sono limitati, ma ci saranno.
Ultime cose: ripeto il mio contatto msn/indirizzo hotmail,
per chi si volesse mettere in contatto con me:
Marzia-moonlight@hotmail.it
Non ci sn stata molto, ma con l’estate sarò sempre su msn.
E poi, voglio dare il benvenuto e un enorme ringraziamento
alla mia piccola Beta MaryLu, che si
è presa l’enorme compito di correggermi le bozze! – sei una grande, in pochi
avrebbero accettato!! I ringraziamenti alla fine, PRIMA DELLO SPOILER DEL PROSSIMO CAPPY!!!
E ora, mie care, godetevi Jasperino in
versione Insegnate!!!
Giornata della Carriera – L’incubo di Jasper
Bella’s pov.
“Eh? Giornata della Carriera?”
ripetei, sorpresa, bloccando la mia bottiglietta a mezz’aria.
“È una stupida tradizione della
scuola” sbuffò Jessica facendo un gesto vago con la mano “Come se non vedessi
già abbastanza i miei a casa… pensa se veramente mi capitasse il supplizio di
una giornata a lavoro con mia madre, o peggio, mio padre. Oddio, voglio la
morte liberatrice”
Si nascose melodrammatica il
volto tra le mani, scuotendo il capo.
“Non mi sembra il caso di fare
certe scene” disse Angela
“Credimi. Se hai dei genitori
come i miei hai tutto il diritto di disperarti” disse mesta Jess “Non tutti
hanno una madre e un padre perfetti come i vostri, ragazzi”
E guardò con invidia e, in
parte, anzi, totalmente, con adorazione Edward e Alice, seduti ai miei lati.
Loro due sorrisero; il sorriso
di Alice era raggiante, mentre quello di Edward era solo una maschera di
cortesia.
“Ci possiamo ritenere molto
fortunati” dissero in simbiosi.
Scossi il capo con un sorriso,
prendendo poi una lunga sorsata di coca-cola dalla bottiglietta. Fortunati ad
avere per genitori Esme e Carlisle mi sembrava un insulto. Erano indubbiamente
perfetti sotto ogni aspetto, e più passavo il tempo in casa Cullen più me ne
rendevo conto.
Ormai vivevo con loro da un
mese, e l’unica certezza che avevo acquisito su quella stravagante,
meravigliosa famiglia era che non avrebbero mai smesso di sorprendermi. Non era
passato un giorno in cui avessi avuto il tempo di annoiarmi; il concetto di privacy
era totalmente estraneo in quella casa.
“Per forza” aveva replicato
Emmett “Con il duo No-Privacy che abita affianco a te, nessun essere, umano o
soprannaturale, ha più il diritto a una sana e costruttiva vita privata. Per
fortuna che qualche santo ha inventato la porta. Dio ti benedica, Inventore
delle Porte!”
“Che poi non funziona
totalmente, ma sono dettagli minimi” disse Rosalie “Uno deve pur vivere in
qualche illusione, tu non credi? E a casa Cullen noi poveri vampiri comuni
tentiamo di auto-convincerci che la privacy possa esistere”
“Poveri illusi!” dissero in coro
i due sposi.
“Non dar retta a Jessica, Bella”
disse Mike con un sorriso “Dice solo sciocchezze. Può essere divertente”
“Mike ha ragione. Nessuna
opportunità va mai sprecata” disse Edward sorridendomi dolcemente “Non ho forse
ragione, Newton?”
Si rivolse al ragazzo con un
sorriso smagliante, falso e di circostanza, come da un mese a questa parte era
solito fare. Sembrava che Edward non lo sopportasse; chissà perché. Alice e i
suoi fratelli trovavano esilarante la loro rivalità.
Tornai a fissare i miei amici
umani curiosa. Da qualche settimana io,
Edward e Alice sedevamo regolarmente con Jessica, Mike, Angela, Ben e Laurent e
qualche altro occasionale compagno di scuola. Non ero riuscita a capire perché
Alice, ma soprattutto Edward, non volessero lasciarmi pranzare da sola. In
risposta avevo ricevuto da Alice un “In famiglia si condivide tutto, Bella.
Anche gli amici!”, prima che si voltasse a fissare Edward maliziosa e
scoppiasse a ridere con i fratelli Cullen, mentre Edward se ne stava seduto al
piano con un’aria decisamente imbarazzata e livida.
Così, due giorni a settimana io,
Ed e Ali (o “I Tre Angeli del Paradiso”, come ci avevano di soprannominato i
ragazzi, con mio grande imbarazzo) prendevamo posto ad un tavolo, e di fronte a
noi, schierati e imbambolati a fissarci, ci raggiungevano gli umani. Dopo
l’iniziale timore e abbaglio di cui erano vittime inconsapevoli, riuscimmo a
instaurare un dialogo, ehm, “pacifico”, soprattutto grazie alla parlantina di
Alice e alla innata fiducia che ispiravo nei ragazzi.
Mi dispiaceva non poter avere
tutti i miei fratelli al mio fianco; Rose non voleva avere niente a che fare
con loro, e Emmett non se la sentiva di abbandonarla; Jasper semplicemente
aveva preferito non correre rischi. Ma mi mancavano terribilmente, tanto che
spesso noi sei ci scambiavamo un rapido scambio di battute, che gli umani non
riuscivano a cogliere; purtroppo per loro, i tre fratelli “più grandi”
riuscivano a sentire tutto. E ciò comportava una valanga di battute e
sfrecciatine nei confronti miei e di Edward, nel viaggio di ritorno. Alice ne
sembrava immune, anzi, contribuiva ad alimentare la fiamma.
Infame, adorabile sorella
doppiogiochista!
“S-si, certo, Cullen” rispose
Mike in difficoltà, indietreggiando istintivamente
Edward sogghignò compiaciuto
della sua reazione. Io lo fissai e mi sorrise colpevole.
“Come funziona questa Giornata
della Carriera?” domandai curiosa.
“Beh, è semplice” prese la
parola Ben “Tutto inizia con il raccogliere le adesioni da parte dei genitori
interessati all’iniziativa”
“Poi, in base a quante firme
vengono raccolte, tutte le classi della scuola pescano a caso il nome di colui
o colei che dovrà fargli da mentore per un’intera giornata” completò Angela.
Incredibile, tra quei due c’era una sintonia perfetta; si completavano le frasi
a vicenda senza neanche rendersene conto.
Si vedeva lontano un miglio che
Ben provava qualcosa di più della semplice amicizia per Angie; e ero certa che
anche per lei valesse la stessa cosa. Ma erano entrambi troppi timidi per
dichiararsi.
“La sorpresa rende tutto molto
più divertente, non trovi anche tu, Bells?” chiese ridendo Alice
“Hai già partecipato?” le
chiesi.
Lei annuì raggiante. “L’anno
scorso sono capitata nel negozio di abbigliamento della signora Steven, la
madre di Noemi dell’ultimo anno. È stata davvero un’esperienza
divertentissima!”
Per te, Ali, pensai con un sorriso rassegnato. E dalla faccia che
fece Edward, al mio fianco, capii che era del mio stesso avviso.
“Carlisle ed Esme partecipano?”
gli chiesi.
“Si” rispose Edward “Hanno dato
la loro disponibilità anche l’anno scorso. Trovano quest’esperienza molto educativa
per le nostre giovani menti, e sono felici di poter aiutare dei ragazzi giovani
come noi ad avere un’idea più precisa sul lavoro che avranno intenzione di
svolgere nel futuro. Si sentono gratificati nel sapere di stare aiutando ragazzi
ancora in boccio, e di tramandare le loro conoscenze”. Scosse il capo con un
sorriso dolce, alzando gli occhi al cielo.
Tipico di Carlisle ed Esme;
potevano esistere persone più buone di loro?
“E tu? L’anno scorso, con chi
sei capitato?” continuai
Mi rivolse un’occhiata intensa,
un guizzo furbo nelle iridi ambrate. “Con Carlisle” rispose
Qui c’era puzza di boicottaggio;
traduzione: Alice ci aveva messo lo zampino.
“Jazz, Emmett e Rose?”
“Erano fuori città” rispose
Alice “E anche quest’anno non credo che Emmy e Rose ci faranno compagnia.
Questo è il periodo in cui Rose va a fare i suoi esami per l’allergia, e Emmett
non la lascia andare da sola. Sai com’è protettivo”
Le mie sopracciglia si
incurvarono; Rosalie era allergica a qualcosa? Forse questa era la scusa più
scadete che un Cullen avesse mai adottato. Ma l’arte recitativa di Alice era
indiscutibilmente perfetta, e tutti se la bevvero come acqua.
Sospirai; immaginavo, viste le
loro reticenze, che nostri fratelli maggiori non avrebbero avuto nessuna voglia
di partecipare; non avevano voluto correre rischi ed erano andati a grizzly
piuttosto che a genitori.
Jasper probabilmente non si sentiva
ancora in grado di poter stare un’intera giornata a stretto contatto con un
umano senza avere qualcuno di noi vicino, per timore di non riuscire a
controllarsi, cosa di che ritenevo sciocca.
Rosalie, invece, aveva
decisamente un autocontrollo impeccabile, ma evitava gli umani come la peste;
sembrava che non sopportasse proprio la loro presenza, e si nascondeva dietro
una finta apparenza fredda e insensibile.
Forse solo su Emmett Alice aveva
ragione; non avrebbe mai abbandonato la sua Rose per stare con degli stupidi
esseri umani. Era proprio innamorato perso.
“Ma quest’anno, Jasper mi ha
promesso che parteciperà!” trillò Alice entusiasta “Sono riuscita a
convincerlo! Ah, il mio Jasper…”
“Come ci sei riuscita?” domandai
strabiliata. Jasper doveva amarla davvero con tutta l’anima se aveva deciso di
affrontare una così dura prova.
“L’hai convinto o l’hai
obbligato, Alice?” chiese Edward con un sorriso furbo “Molto spesso ti sfugge
la differenza tra questi due vocaboli, sorellina”
“Io non obbligo nessuno. Mai” ribatté lei offesa, fissandolo con
occhi di fuoco “Voglio solo che si faccia quello che dico io come lo voglio io,
né più né meno!”
“Il tuo atteggiamento dispotico
e maniacale mi ricorda certe figure dittatoriali del calibro di Hitler”
“Come ti permetti?! Tu più di
tutti dovresti ringraziarmi per il bene che ti faccio!”
Sorrisi, scuotendo il capo; quei
due non si smentivano mai.
*
“Sarà bellissimo, vedrai!”
cinguettò Alice danzando per la casa dietro Esme.
Era decisamente in fibrillazione
per la giornata di domani.
“Mi fa davvero piacere vederti
così entusiasta, Alice cara, ma ti prego, lascia le suppellettili al loro
posto” sospirò esasperata Esme mentre Alice portava il vaso blu del corridoio
in salone, dove noi altri ci eravamo riuniti. Era tutto il pomeriggio che
spostava gli oggetti, e Esme, paziente, li rimetteva al proprio posto.
Alice diceva di essere in piena
fase creativa, e Edward aveva commentato dicendo che dovevamo solo esserle
grati perché la sua creatività riguardasse l’arredamento e non la moda. Con la
coda dell’occhio, avevo visto Jasper annuire stancamente, divertito, prima che
scomparisse.
“Ma Esme, la luce del salotto
valorizzerebbe le orchidee!” protestò Alice accarezzando i fiori
“Si, ma il vaso stonerebbe con
il colori del divano e del tappeto”
“Hai ragione, mamma! Vado a
prendere l’altro vaso!” decretò convinta Alice, scomparendo in cucina
Ridacchiando, tornai a fissare i
tasti bianchi e neri che le mie mani non avevano mai lasciato, concludendo la
mia esecuzione. Al mio fianco, Edward mi rivolse un sorriso compiaciuto.
“Molto bene, Bella” si
complimentò “Stai migliorando davvero”
Arrossii. “Grazie. Sei bravo
come insegnate, sai?”
“E tu sei la migliore e la più
promettente allieva che io abbia mai visto” disse con quel suo sorriso che
adoravo.
Dovevo stare attenta, perché più
volte avevo rischiato l’autocombustione, così vicina a lui: l’elettricità che
scorreva tra di noi non si era mai attenuata, ma anzi, cresceva di intensità
ogni volta che ci trovavamo vicini. Ed era una situazione parecchio pericolosa,
perché non potevo garantire che avrei retto senza fare una qualche stupidaggine.
“E dai, Rose! Sarà divertente!”
si lamentò Alice
Io ed Edward ci voltammo verso
la porta, da cui Rosalie entrò ad occhi chiusi e testa alta diretta verso il
divano, seguita da un’Alice che sfoderava la sua miglior faccia da cucciolo per
abbagliarla. Era la decima volta che implorava nostra sorella di partecipare
alla giornata di domani, ma lei non ne voleva sapere.
“Ti ho già detto di no, Alice, e
non insistere” sbottò Rosalie irritata, prendendo un libro e sedendosi con
grazia vicino a suo marito “Non ho intenzione di sprecare il mio tempo in
questo modo. E non tollererò tornare sull’argomento, siamo intesi?”
“Uffa!” brontolò Alice “E tu,
big brother? Vieni, gigante?”
“Sembra divertente” si azzardò a
dire Emmett, fissando Rose “Ma preferisco restare a casa piuttosto che
terrorizzare qualche umano. C’è sempre Halloween per quello”
“Se vuoi puoi anche andare”
disse Rosalie formale, senza staccare gli occhi dal suo libro
“E perdermi l’onore di
trascorrere una po’ di tempo da solo con te, mia bella Rose?” disse il fratellone
prendendole una mano tra le sue “Mai”
“Andrò a fare shopping” lo
avvertì Rosalie “Ti annoierai di sicuro”
“Mi rifarò gli occhi vedendo la
mia mogliettina che si diverte per tutto il tempo che vorrò” replicò dolcemente
Emmett baciandogli il dorso della mano “E quando mi ricapita un’occasione del
genere, senza questi fratelli rompipalle attorno? Ovviamente tu sei esclusa,
Bella”
Rosalie si aprì in un bellissimo
sorriso dolce, e baciò teneramente Emmett.
Che carini che erano. Emmett e
Rose; due caratteri totalmente opposti che si attraevano inesorabilmente,
completandosi a vicenda. Erano stupendi insieme.
“Dov’è Jasper?” chiese a un
tratto Esme, tornano dalla cucina
“Oh, è con Carlisle a caccia”
rispose Alice “Vuole prepararsi bene per affrontare questa prova. Ci andremo
anche domani sera”
“Mi dispiace che non si senta
ancora pronto” sospirai tristemente “Non riesce a vedere di quanto
autocontrollo sia dotato. È un gran peccato”
“Già. Dovrebbe smetterla di auto-commiserarsi
e pensare solo al futuro, iniziando a vedere i suoi pregi” concordò Edward “Ma
non è molto sveglio, da questo lato…”
“Ah, grazie ragazzi!” disse la voce di Jasper, appena entrato in casa “Mi sento
così amato…”
“Prego” rispose Edward
“Ciao, Jasper” lo salutai. Alice
danzò sorridendo verso di lui e lo abbraccio
“Grazie” gli sussurrò
riconoscente. Lui le bacio i capelli con un sorriso.
Esme si avvicinò per salutare
Carlisle, sorridendo.
Ok, decisamente la situazione si
stava facendo troppo intima perché potessi sopportarlo; meglio dileguarsi alla
chetichella.
“Mmm… Beh, io vado al letto”
annuncia stiracchiandomi “Notte, notte”
“Buon riposo, Bella” mi
salutarono tutti con voce distratta.
Gli occhi di Edward saettarono
nei miei, chiedendomi aiuto. Sorrisi; sicuramente non ci teneva a fare il terzo
incomodo della situazione.
“Ah, Edward” lo chiamai
“Si?”. La sua voce era
decisamente sollevata e felice.
“Potresti prestarmi il cd di
Debussy, per favore? Lo vorrei ascoltare prima di andare a letto”
“Certamente” disse “Te lo do
subito”
E in un attimo mi affiancò, iniziando
a salire le scale. Gli altri sembrarono non farci molto caso, in verità, presi
com’erano dal far prigioniere con un solo sguardo intenso le anime dei loro partner.
“Grazie” disse Edward iniziando
a salire le scale
“Di nulla” replicai felice
“Allora, maestro, emozionato per la giornata di domani?”
“In realtà, mia piccola allieva,
non mi sento così in fibrillazione, al contrario di Alice” ammise “Non mi
entusiasma l’idea di trovarmi a stretto contatto con un essere umano per un giorno
intero”
“Ma se hai un autocontrollo incredibile!” obbiettai scioccata
Rise piano. “Non mi preoccupa
quel particolare aspetto, Bella” mi rispose “Non voglio costringere nessuno, in
particolare gli umani, ha sopportare la mia presenza. Hai visto anche tu come
l’istinto li porti a evitare qualsiasi contatto con noi, sebbene rimangano
folgorati dal nostro aspetto”
“Io… si, forse hai ragione”
ammisi fissando il pavimento “Ma a me viene naturale… non ci faccio poi così
tanto caso…”
Chissà, forse gli Anziani avevano
ragione; io, primo esemplare di una razza di vampiri evoluta e decisamente più
potente, potevo attirare le mie prede molto più facilmente degli altri perché
riuscivo a conquistarne la fiducia, mescolarmi in mezzo a loro con facilità;
agli altri vampiri non veniva così naturale comportarsi “da umani”
Edward rise, distraendomi. “Beh,
forse hai ragione, per te il discorso è un po’ diverso!”
“Guarda che avresti molto
successo anche tu se provassi a socializzare con il prossimo, invece di fare
l’asociale bello e impossibile” sbuffai
“Guarda che io ho successo, se non te ne fossi accorta”
si pavoneggiò entrando in camera sua
“Certo! Vantati pure di aver
conquistato quelle povere ingenue delle nostre compagne di scuola, in piena
crisi ormonale e con l’idea di uomo perfetto a metà tra un principe azzurro e
una porno star ben dotata!” ribattei irritata, incrociando le braccia “C’è
proprio da esserne orgogliosi, senza dubbio!”
“Mi dispiace deluderti, Bella,
ma non abbaglio solamente le tue compagne di scuola” mi rispose calmo, cercando
il cd “E mi dispiace smontare l’immagine che hanno – o hai – di me, ma non sono
così. Pensavo lo avessi capito”
“Io non penso questo!” replicai
arrossendo “Solo, mi sono stufata di essere presa di mira dalle tue ammiratrici
che tentano di estorcermi informazione sul tuo conto!”
Si voltò verso di me e mi
rivolse un sorriso arrogante, ma maledettamente sexy, che mi fece imporporare
le guance e perdere il filo. Accidenti a lui!
“Gelosa?” mi provocò
“Affatto!” ringhiai arrossendo “E
dammi il cd!” aggiunsi, strappandoglielo dalle mani
Mi voltai e mi diressi verso la
porta, furiosa, mentre lui si piegava per contenere le troppe risa che lo
scuotevano.
Non glie lo avrei mai rivelato,
neanche tra mille anni. Non gli avrei mai dato questa soddisfazione.
Non gli avrei mai confessato che
ero tremendamente gelosa di tutte le donne, di qualsiasi età, che gli posavano
gli occhi addosso.
“Buonanot…” iniziai furiosa, ma
sentii la sua mano posarsi delicatamente sulla mia spalla e trattenermi.
All’improvviso, mi ritrovai con
la schiena totalmente appoggiata al suo petto.
“Grazie, Bella, per non avermi
ancora tradito” soffiò nel mio orecchio con voce estremamente sensuale e
traboccante di gratitudine “Non sai quanto te ne sono grato. Sei davvero il mio
angelo custode”
L’unica cosa che sentii dopo
furono le sue labbra morbidi e delicate depositare un piccolo bacio dietro il
mio orecchio.
Un fuoco mi inondò ogni fibra
del mio essere, scorrendomi veloce e implacabile nelle vene al posto del
sangue. Mi sembrò di sentire il mio cuore fermo riprendere a battere
furiosamente, mentre la voglia di lui mi cresceva prepotentemente in corpo.
Mi voltai verso Edward e lo
trovai intento a fissarmi con quelle sue iridi color topazio, intense e
luminose come non mai, a pochi centimetri dal mio volto. Rimasi imprigionata
dai suoi occhi, tanto che dimenticai persino il mio nome.
Vidi le sue labbra rosse tremare
impercettibilmente, e la voglia di assaggiarle tornò violenta.
“Buonanotte, Bella” soffiò
dolcemente sul mio viso, avvolgendomi con il suo profumo. Poi si sollevò piano
ed entrò nella sua stanza, chiudendosi dentro.
Sbattei un paio di volte le
palpebre, ancora incapace di connettere il cervello. Il suo respiro mi
circondava, confondendomi. Era… delizioso; lillà, sole e miele, dolcissimo e
unico, misto a una fragranza più aspra e selvaggia, indomabile e affascinante
come lui: il profumo del mare, che io tanto amavo.
Non mi ero mai resa pienamente
conto di ciò.
Frastornata, rientrai nella mia stanza e mi cambiai.
“Edward Cullen” sospirai
sorridendo dolcemente “Sei in assoluto il vampiro più pericoloso che esista su
questo pianeta”
La sua risata smorzata mi arrivò
dall’altra parte del muro. “Forse non ti sei vista bene” mi rispose.
Scossi il capo, tentando di
calmarmi mentre mi mettevo a letto con le cuffiette nelle orecchie, ascoltando
Debussy e tentando di resistere all’effetto “Edward Cullen”.
Tentativo inutile, visto che
l’unica cosa che desiderassi con tutta l’anima erano le sue labbra di nuovo
premute contro di me, ma questa volta sulle mie.
Con questo desiderio proibito,
mi addormentai sprofondando nel mondo dei sogni.
*
“E fu questa una delle
principali cause della guerra di secessione…”
“Che Jasper ha vissuto e che
potrebbe illustrarci molto più approfonditamente e con molta più passione”
borbottò Edward tornando a fissarmi, in attesa.
“Eroe troiano del celebre poema
virgiliano” soffiai giocando con la matita
“Enea” rispose pronto
“Questo però lo scrivi tu” dissi
passandogli la matita e la rivista “Non ho mai amato l’Eneide, e soprattutto
non mi è mai piaciuto Enea. Preferisco decisamente l’Odissea, è molto più
avvincente. O l’Iliade, quella sì che è bella”
Come ogni giorno, io e Edward ci
eravamo rifugiati all’ultimo banco, trascorrendo la lezione in altro modo; questa
settimana ci eravamo dati alle parole crociate. Uno di noi leggeva e scriveva e
l’altro doveva rispondere; vinceva chi ne completava di più e nel minor tempo
possibile.
Per ora, eravamo pari.
“Non si può dire che l’opera di
Virgilio sia totalmente originale, ma anch’essa ha il suo fascino” convenne
Edward accontentandomi “Se posso dirlo, anche io, non togliendole nulla, trovo
più interessanti le opere di Omero”
“Lo sapevi che era cieco?” dissi
riprendendo a rivista “E alcuni dubitano anche della sua esistenza”
“Beh, certo, la sua figura è
troppo mistificata per essere credibile” disse Edward “Ma bisogna pur credere
in qualcosa, no? Ognuno deve vivere delle sue illusioni, e non sta a noi
distruggerle”
“Mi sembra giusto” risposi
“Feroce plantigrade dei boschi, dall’andatura goffa e dalle dimensioni enormi,
caratteristico delle foreste americane”
Ci fissammo negli occhi per un
secondo, poi sogghignammo. “Emmett” mormorammo, prima di ridere sottovoce.
“Oh, però avanza una casella”
dissi
“Mettici una C puntata, così non
potranno confondersi” suggerì Edward dispettoso.
Bussarono alla porta e un
ragazzo del primo anno entrò titubante. “Scusi, professore, la classe dovrebbe
uscire e recarsi in mensa” disse “C’è l’estrazione”
Il nostro professore – Dio, com’era
sveglio quel uomo – sembrò cadere dalle nuvole; fissò per altri tre secondi il
ragazzo e poi ci fece cenno di andare. Non ce lo facemmo ripetere due volte e
ci affrettammo a uscire.
“Si va!” disse Edward fingendo
entusiasmo, una mano in tasca
“Preoccupato?” chiesi
“No” rispose con nonchalance “Mi fido di Alice”
Prima che potessi chiedere
spiegazione, vedemmo venirci incontro la classe di Jasper.
“Ciao ragazzi” ci salutò questo
venendoci incontro
“Hey, Jazz” risposi “Come mai anche
tu qui?”
“Sembra che quest’anno tutta la
scuola partecipi alla pesca insieme” spiegò alzando le spalle “A quanto pare
saranno due alunni a genitore. Peggio di così…”
“Sono certo che andrà tutto
bene, fratello” lo rincuorò Edward entrando in sala mensa. Jasper annuì, non
troppo convinto.
I tavoli della mensa erano stati
disposti orizzontalmente sul fondo, e alcuni professori, forse gli scrutatori,
come mi aveva detto Jessica, stavano prendendo posto. Sul tavolo centrare due
enormi scatoloni di cartone facevano mostra di sé.
“Quelli servono per la pesca”
disse Alice avvicinandosi a noi
“Ciao, Ali” la salutammo mentre
prendeva la mano di Jasper
“Non vi preoccupate di nulla,
ragazzi, andrà tutto bene” disse, e poi scoccò un bacio sulla guancia a Jasper
“Bene, ragazzi” disse un
professore dopo che tutte le classi si furono radunate dentro “Diamo inizio
alla pesca. Radunatevi in due file ordinate e mettetevi davanti agli scatoloni,
per favore. Estraete il nome del vostro tutor per un giorno e ditelo ad alta
voce, poi venite verso di noi, che provvederemo a darvi le ultime informazioni
necessarie. Mi raccomando, non voglio sentire lamentele da parte dei genitori.
È per il vostro futuro, e chissà che non vi possa illuminare”
Le chiacchiere esplosero tra gli
studenti mentre ci affrettavamo ad ubbidire. Nessuno voleva farsi avanti, così
i primi della fila furono Alice ed Edward, bramosi di andarsene al più presto.
Dietro di loro ci posizionammo io e Jasper.
Con più grazia di qualsiasi angelo de paradiso Ed e Ali si
fecero avanti, infilando la mano nello scatolone e tirandone fuori un
biglietto; l’intera sala ammutolì in un silenzio reverenziale.
“Carlisle Cullen” annunciarono tranquillamente, prima di
dirigersi verso i professori nel brusio concitato della sala, metà tra il
deluso e il sollevato.
“Certe persone hanno tutte le fortune” scosse la testa
Jasper, divertito
“Ho sono bravi truffatori, dipende dai punti di vista”
aggiunsi io
Edward e Alice ci fecero la linguaccia e noi ridacchiammo.
Mi voltai verso Jasper e gli sorrisi incoraggiante. “Fammi
vedere chi sei, fratellone. Dammi il buon esempio” sussurrai mentre ci
avvicinavamo al patibolo, ossia al tavolo.
“Ce la metterò tutta” stette al gioco Jasper “Sai che posso fare qualsiasi cosa”
“Ecco Narciso 2 la Vendetta” scossi il capo infilando il braccio
nella scatola “Bella famiglia”
Jasper sghignazzò, e insieme estraemmo il nostro foglietto.
Mi rilassai leggendo il nome.
“Esme Cullen” dicemmo in coro. Ci scambiammo uno sguardo
sbalordito, prima di voltarci verso Alice
Lei alzò le spalle. “L’avevo detto che non ci sarebbe stato
nulla di cui preoccuparsi” disse solo
“Niente di cui preoccuparsi?!” sibilò Jasper allibito quando
li raggiungemmo “Stai scherzando, vero?”
“Vedrai che supererai questa tua fobia, un giorno”
sghignazzò Edward
“Non mi sembra ci sia andata poi così male” dissi io
confusa, guardando il trio
“Isabella, c’è una sola cosa al mondo peggiore del liceo!”
ringhiò Jasper furioso “Sono…”
“I bambini”
Mio fratello chinò sconsolato il capo, chiaramente
sconfitto.
Io sorrisi imbarazzata, fissandolo senza sapere bene cosa
dirgli.
Eravamo fermi davanti all’entrata della scuola elementare di
Forks, luogo di lavoro di Esme e nostra meta per la Giornata della Carriera.
Jasper sospirò ancora, afflitto. A quanto sembrava, nutriva
una forte avversione per i bambini, avversione che rasentava l’odio. Emmett
aveva rischiato seriamente di soffocarsi con le proprie risate quando aveva
scoperto che cosa doveva affrontare nostro fratello. Jasper aveva provveduto a
dargli una mano con i suoi intenti suicidi, visto che si era scagliato contro
di lui come una furia, e solo l’intervento di Carlisle aveva salvato Emmett da
morte certa. Lo scampato pericolo non aveva di certo rovinato l’umore di tutti loro;
solo io ero rimasta letteralmente paralizzata dalla paura che loro due si
potessero fare del male.
“Ma perché non sono rimasto a casa con Rose ed Emmett?” si
domandò ancora Jasper, sconsolato “Tra tutte le cose brutte proprio questa… va
bene, non sono un santo né il vampiro modello come Edward “Perfetto” Cullen, ne
ho commessi di errori e sbagli nella mia esistenza, ma sto cercando di
cambiare… come punizione per il mio comportamento mi sembra eccessiva, però…”
“Dai, Jasper, proviamo a vedere il lato positivo” lo
incoraggiai
Mi fulminò con lo sguardo. “Ho abbandonato una casa
confortevole e accogliente per raggiungere il luogo infernale dove vengono
allevate piccole e demoniache creature senza nessun rispetto per quelli più
grandi perché il cosiddetto “Amore della
mia esistenza”, alias Alice Cullen, mi ha letteralmente pugnalato alle
spalle!” concluse con un ringhiò furioso “Trovamelo tu il lato positivo!”
“Ehm… detta così sembra davvero una cosa brutta” borbottai
arrossendo
“Ah, basta!” esclamò voltandosi “Io ne ho abbastanza. Non ci
tengo a fare il babysitter. Me ne torno a casa!”
“NO!” esclamai afferrandogli il braccio “Ti scongiuro, non
lasciarmi affrontare questa battaglia da sola!”
“Di sicuro tu sei molto più portata di m per questo” liquidò
la cosa Jasper, che camminava verso la macchina con tutta me attaccata al
braccio
“Ti prego! Sono certa che ce la puoi fare!” continuai
implorante “Sarà come badare a venti piccoli Emmett…”
“Di bene in meglio!” esclamò lui “Bella, se stai cercando di
convincermi a restare questo non mi sembra l’esempio più adatto”
“Non puoi deludere Esme!”
“Sono certa che sopravvivrà al dolore” disse. Ormai eravamo
davanti alla macchina, e lui stava cercando le chiavi.
“Non puoi deludere Alice!” esclami chiudendo gli occhi per
non vedere il colpo meschino che gli stavo infliggendo.
Come previsto, si bloccò. Lo fissai e lo trovai a guardarmi
truce, a metà tra l’addolorato e il furioso.
“È stata una mossa subdola e meschina” borbottò “Tu passi veramente
troppo tempo con Alice e Rose, lo sai, si?”
“Scusa” mormorai dispiaciuta abbassando lo sguardo
Sospirò. “Va bene, d’accordo, affrontiamo questa cosa” si
arrese “Ma tu sorvegliami”
Liberai il suo braccio e insieme facemmo dietrofront,
diretti alla scuola elementare.
“Jasper, davvero, sono sicura che il tuo autocontrollo…”
“Oh, non mi riferivo alla sete” ghignò perfido, un luccichio
pericoloso negli occhi “Non sono così sicuro di riuscire a fermarmi, se
decidessi di insegnare l’educazione come la intendo io a quelle piccole
canaglie…”
Non dubitai un attimo delle sue parole, perché mio fratello
non stava affatto scherzando; mi appuntai mentalmente di suggerirgli di usare i
suoi poteri su sé stesso, nel peggiore dei casi. Sempre che fosse servito a
qualcosa.
“Grazie” aggiunsi sincera “Di accompagnarmi. So di averti
chiesto molto”
“Non potevo lasciarti sola, sorellina. Sono pur sempre tuo
fratello maggiore” disse Jasper con un sorriso “E poi, non vorrei proprio che
Edward si scontrasse con me perché ho abbandonato la sua piccola Bella tutta
sola…”
Arrossii; perché mai Edward avrebbe dovuto pensare una cosa del
genere? Anche se Jasper lo avesse fatto, non vedevo il motivo per cui sarebbe
dovuto arrivare allo scontro con lui.
Immersa com’ero in queste riflessioni non mi accorsi che
avevo seguito Jasper dentro l’edificio e che ora ci trovavamo in segreteria,
dove un uomo ci fissava a bocca spalancata.
“Buon giorno, siamo Jasper Hale e Isabella White, gli
studenti della Forks High School” si presentò mio fratello “Siamo qui per la Giornata della Carriera.
Ci potrebbe indicare la classe di Esme Cullen, per cortesia?”
“C-certo” disse quello riprendendosi “Ci è arrivato
l’avviso… ecco, sì, la
signora Cullen insegna nella 3° C, in fondo al corridoio
sulla destra, secondo piano”
grazie” risposi
“Splendido!” sbuffò Jasper uscendo “Poppanti. Se c’è una cosa di cui ringrazio e non smetterò mai di
ringraziarla mia natura vampiresca, è il non poter avere figli!”
“Non… ah, è vero!” dissi, ricordandomi che solamente io
avevo questa facoltà.
Fissai il pavimento, immersa nella mia riflessione. Per il
momento, non mi interessava particolarmente l’idea di avere una famiglia; ero
troppo giovane, e poi non avevo ancora trovato un compagno. Mia madre mi aveva
insegnato che l’avere un figlio era la gioia più grande che una donna potesse
ricevere nella sua vita, soprattutto se lo avesse avuto con la persona che si
ama. Invece, a Volterra… beh, era già tanto se nessuno era riuscito a
sfiorarmi. Non avevo nessuna intenzione di far nascere mio figlio con uno sconosciuto,
soprattutto non in quel inferno buio, condannandolo ad una vita da recluso,
come una cavia da laboratorio, o come uno sporco assassino.
Non l’avrei mai permesso.
“Scusa” mi sorrise colpevole Jasper, interpretando male il
mio silenzio “Per un attimo mi ero scordato. Spero non ti abbia offesa”
“No, assolutamente” risposi con un sorriso “Per ora non è
nei miei interessi metter su famiglia. Sono troppo giovane”
Si limitò a sorridermi, forse perché non sapeva cosa dire.
Mi piaceva Jasper: era gentile e riservato, ma non esitava ad aiutare le
persone a lui care se esse avevano bisogno di una mano. Forse non sarà stato un
gran oratore, ma si poteva sempre contare su di lui.
Ci fermammo davanti a una graziosa porta di legno scuro, su
cui era attaccato con una puntina un foglio su cui erano disegnati una tre a
numero romano e una C, sapientemente colorati e posizionati sopra uno sfondo
ricco.
Jasper cercò di reprimere un verso disgustato, credo
istintivo; a me, invece, brillavano gli occhi.
“Andiamo, dai!” esclami allegra
“Dobbiamo proprio?” mi implorò lui, depresso. Annuii, e lui
sospirò.
Bussai e la voce calda di Esme ci disse di entrare.
Obbedimmo, ritrovandoci in una classe ampia e luminosa,
dalle pareti color crema tappezzate da decine e decine di cartelloni colorati,
ricerche, disegni, modellini e cartine geografiche. Due enormi armadi erano
posizionati sul fondo, e tra loro su un piccolo banchetto c’era posizionata una
gabbietta, in cui un piccolo criceto correva nella sua ruota.
Tre file di banchi occupavano quasi l’intera aula, in cui,
disposti a coppie, una ventina di bambini ci studiavano rapiti, a bocca aperta.
Esme, in piedi dietro la cattedra, posizionata per obliquo sotto la finestra
nell’angolo, in modo da sorvegliare tutta la classe, ci rivolse un gran
sorriso.
“Siete qui, ragazzi. Puntuali come sempre” ci sorrise “Forza,
entrate pure. Bambini, ecco a voi i miei due aiutanti speciali, che per oggi
staranno qui con noi. Salutate Isabella e Jasper”
“Buongiorno, signorina Isabella e signorino Jasper” dissero
come un sol uomo quei piccolini, mentre noi ci fermavamo al centro dell’aula,
davanti la lavagna.
“’Giorno” disse Jasper tentando di essere cortese
“Ciao a tutti” li salutai raggiante. Incredibile, per la
prima volta mi sentivo perfettamente a mio agio in mezzo agli umani. Forse
perché i bambini sono innocenti e spensierati, ancora non corrosi dalla
malvagità e dalle gelosie che albergano in questo mondo, chi lo sa. Ma le loro
anime e le loro coscienze erano sincere e limpide, e non c’era nulla da temere.
“Perché non spiegate in breve il vostro compito?” propose
Esme appoggiandosi alla cattedra “Iniziate col dire perché siete qui. Che cosa
vi ha spinto a venire”
“Io sono qui contro la mia volontà e mi ci ha spinto la mia
ragazza a forza” borbottò Jasper spostando lo sguardo verso le pareti. I
bambini risero, e io gli tirai uno scappellotto – Alice mi aveva autorizzato in
caso di necessità.
“Ovviamente scherza” dissi io “Jasper è un tale burlone…”
“Ma non era Emmett il pagliaccio di casa?” disse lui
“Oh, se continui così tu sarai il pagliaccio di strada” lo
minacciò dolcemente Esme.
Jasper deglutii.“Non c’è bisogno di arrivare a tanto, faccio
il bravo” disse. Si voltò verso i bambini e sorrise “Vedete che succede a
essere altruisti? Si finisce fregati. Segnatevi questa perla di saggezza,
perché la prima è gratis, le altre ve le faccio pagare”
“Ma quant’è simpatico, eh? Il nostro Jasper!” dissi
imbarazzata tappandogli la bocca “Non dategli retta, vi prego”
“Signora Cullen, la preside la vorrebbe un attimo nel suo
ufficio” disse una bidella entrando
“La raggiungo immediatamente” disse Esme “Bambini, fate
conoscenza con i nostri ospiti. Mi raccomando, siate gentili”
Si avvicinò a noi e mi fissò. “Mi raccomando, Bella, tieni
d’occhio tutti i bambini” sussurrò
“Anche quelli troppo cresciuti”
“Era un vago riferimento a me?” disse Jasper. Esme se ne
andò richiudendosi la porta alle spalle.
Io e Jazz fissammo la classe, entrambi a corto di argomenti.
La classe iniziò a sentirsi a disagio; infondo, eravamo pur sempre dei vampiri:
logico che li mettessimo in soggezione, soprattutto ora che non c’era nessuno a
proteggerli.
Ma ben presto la calma ci riavvolse: notai Jasper, che
fingeva di interessarsi alle cartine, contrarre impercettibilmente il collo,
segno che stava utilizzando i suoi poteri. Sorrisi; in fondo non gli dispiaceva
trovarsi lì.
Una manina si alzò in aria, titubante. “Si, piccola?” dissi
cortese “Dimmi il tuo nome, così posso ricordarti meglio”
La bambina si alzò e deglutì, imbarazzata. “Si… io sono
Melanie, signorina. E mi chiedevo, ecco… lei è un angelo?”
Scoppia a ridere per quella affermazione, e Jasper sorrise
scuotendo piano il capo; che immaginazione che avevano i bambini!
“Eh, no…. Però mi piacerebbe!” dissi ridacchiando “Forse
Jasper lo è…”
“No, lui non lo è” disse in coro tutta la classe. Io e lui sgranammo gli occhi.
“È prepotente e antipatico” dissero alcuni
“Senza contare che è anche brutto” dissero altri
“Cos’avete detto, piccoli mostri?” sibilò Jasper mostrando i
denti
I bambini ammutolirono, spaventati. Io posai una mano sulla
sua spalla per trattenerlo.
“Ma dai, come fate a dirlo” dissi tentando di calmare le
acque “Forse è un po’ scontroso, ma è…”
“È cattivo e antipatico!”
“Brutti piccoli...” ringhiò
“Jasper, no!” esclamai, prendendolo per le spalle mentre lui
si lanciava contro di loro con intenzioni tutt’altro che pacifiche
“Lasciami subito, sorella!” sibilò piano “Non mi lascio
insultare da nessuno, tanto meno da dei piccoli rompipalle che ancora portano
il pannolino”
“Ci… penso… io…” dissi cercando di trattenerlo “Tu siediti
enon fare nulla”
Jasper smise di tentare l’evasione e mi fissò truce, poi
andò a sedersi alla cattedra e, incrociate gambe e braccia, si voltò verso la
finestra e non disse più una parola. Io, sollevata, mi voltai verso la classe.
“Bambini, non bisogna giudicare le persone prima di conoscerle”
li sgridai bonaria “È un comportamento maleducato, e sono sicura che Esme e i
vostri genitori non sarebbero contenti di saperlo”
Accidenti, miracolo! Le mie parole avevano avuto effetto! I
bambini chinarono la testa mortificati, o quantomeno feriti nell’orgoglio.
Stavo convincendo non una, ma ben venti piccole persone a darmi ragione!! Wow!
“Quindi, perché non proviamo a cancellare tutto e a
ricominciare da capo?” proposi più allegra “dai, su, porgete le vostre scuse a
Jasper”
“Ma se dobbiamo cancellare tutto allora non c’è bisogno che
ci scusiamo” dissero saccenti i bambini. Jasper li fulminò.
“In effetti… ma è meglio comunque farlo!” aggiunsi, visto la
brutta occhiata che mio fratello mi rivolse.
“Uff… Scusaci”
dissero per nulla conviti i piccoli
“Grazie” sibilò
furioso Jasper
“Prego”
“Va bene, credo che con i
ringraziamenti siamo a posto!” intervenni “Allora, la maestra vi ha spiegato
perché siamo qui?”
Un bambino alzò la mano. “La
signora Cullen ci ha detto che voi siete dei ti… tiro…”
“Tirocinanti?” gli suggerii, e
lo vidi sorridermi, annuendo. Risposi al sorriso “Beh, si, si può dire così.
Noi oggi staremo con voi e proveremo a fare gli assistenti della vostra
maestra, e se poi ci piacerà questo lavoro, da grande potremmo decidere di fare
l’insegnate”
“Anche io voglio fare la
maestra!” dissero due bambine in fondo all’aula
“Davvero? Ma che brave” le lodai
“E perché?”
“Perché vogliamo essere uguali
alla maestra” spiegarono con un sorriso “La signora Cullen è buona, gentile e
dolce, è la migliore maestra del mondo!”
“Lecchine” sbuffarono un paio di
ragazzi e Jasper, che fissava annoiato la finestra
“Bambini! Jasper!” li ripresi “Insomma, non si fa! Chiedete scusa!”
Di nuovo scuse prive di
significato. Perfetto! Ora capivo perché non sopportava i bambini: mio fratello
era uno di loro!!
“Allora, Bella, procede tutto
bene?” domandò Esme rientrando
“Ehm…” Allora, se per bene
intendi tuo figlio che muore dalla voglia di strangolare con le proprie mani
l’intera classe, e dei bambini che, ignorando il buon senso, fanno di tutto per
fornirgli un pretesto valido, allora, si, va tutto alla grande!
“Oh, si, mamma, andiamo tutti
d’amore e d’accordo” rispose Jasper con un sorriso
“Lui è tuo figlio?” chiese a
classe stupefatta
“Si” rispose Esme
“Come fai ad avere per figlio il
demonio?!” urlarono
“Ma io vi…” ringhiò Jasper
alzandosi e spaventando i bambini
“Adesso smettetela. Tutti
quanti” disse Esme severa “Bambini, non ci si rivolge mai così alle persone. E
Jasper, comportati da persona matura, per l’amor del cielo”
“Si, signora” dissero tutti chinando
il capo.
“Bene” disse Esme tornando a
sedersi alla cattedra “Ora, bambini, il recital d’autunno è alle porte, e noi
siamo ancora a metà dell’opera. Prendete tempere e pennelli e andiamo a teatro”
“Si” risposero, e si diressero
agli armadietti
“Date loro una mano” ci disse
Esme, e noi due annuimmo – Jasper sembrava proprio depresso, ma non si può dire
di no a Esme.
“Ecco, tieni” dissi porgendo a
una bambina due flaconi di tempera. Lei mi fissò arrossendo, ma mi ringraziò.
Jasper non, ehm, “suscitava” la
mia stessa simpatia verso i bambini; anzi, diciamo che l’odio tra loro era
reciproco e palpabile. Ora, per esempio, i bambini gli avevano fatto cadere in
testa tre bottiglie di colore (che non aveva potuto evitare per non far vedere
i suoi movimenti troppo veloci), e lui che, approfittando delle loro risate di
scherno, aveva lasciato che i cartelloni cadessero “accidentalmente” addosso a
loro, seppellendoli sotto e senza fare nulla per fermarli.
“Ops. State bene?” domandò sogghignando malefico, mentre i piccoli
cercavano di uscire da sotto la montagna di carta
“Maestra! Tuo figlio ci fa
male!” si lagnarono loro
“Brutti mocciosi! Ma se siete
stati voi a cominciare!” replicò lui
“Non è vero!”
“Invece si!”
“No!”
“Si!”
“No-o!”
“Si-i!”
“Mamma!” “Maestra!” esclamarono
poi, lamentandosi
“Ora basta, smettetela di
comportarvi da immaturi” disse severa Esme con un’occhiataccia “Bambini, non
date fastidio a Jasper. Jasper, non fare il bambino”
Misero il broncio. Tutti. Anche quello che doveva essere un
vampiro centenario protagonista e sopravvissuto alle terribile e violente
guerre del Sud.
Grandioso, pensai imbarazzata, Iniziamo
bene!
*
“Ecco qui, Susy” sorrisi alla
piccola bambina bionda accucciata accanto a me “Secondo me qui ci starebbe bene
il verde scuro... tu che ne dici? Meglio questo o quest’altro?”
“Questo!” esclamò felice lei,
prendendo dalle mie mani la bottiglietta di colore “Si intona con i fiori
gialli!”
“Hai ragione” dissi; ecco una
riproduzione in scala di Rosalie: il senso estetico e la tendenza al comando ce
li aveva.
“Sta andando tutto bene, qui?”
domandò premurosa Esme, venendoci in contro.
La fissai incredula, credendo
che stesse scherzando. Che cosa era andato bene?
C’era solo da mettersi le mani
nei capelli. Non sapevo da dove cominciare. C’era stato un momento in quella lunga
mattinata in cui qualcosa era andato bene?!
“Sta... andando tutto alla
grande!” dissi sorridendole, ma il mio tono non era assolutamente sincero.
“Bella, sai che non si devono
dire le bugie?” mi riprese Susy continuando a colorare. Magnifico, sgamata da
una ragazzina di terza elementare!
“Susy, potresti andare a
prendere la nuova confezione di tempera?” chiese Esme, e la bambina corse via.
“Molti problemi?” chiese poi
Esme, indicando con un cenno Jasper.
“No, no e no! Ma ti pare che io possa fare la bestia da soma?!”
esclamò questo.
“Brutto vecchiaccio, ti pare che
io possa caricarmi quattro chili di
tempera?!” urlò di rimando Trevor.
“Risponde alla tua domanda?” dissi
a Esme, che osservava la scena interessata.
Quella era la conversazione più
pacifica che Jasper avesse avuto con un bambino in tutta… la sua esistenza,
credo. Di certo, la migliore di tutta la nostra giornata.
Da dove iniziare...
Forse dal tragitto
classe-teatro, dove i ragazzi si erano divertiti a stuzzicare Jasper con
battutine irritanti, al quale lui aveva risposto facendo lo sgambetto al capo
della “Banda Infestazione Molesta”, Trevor.
Da lì, la guerra. Guerra
fredda, spietata, calcolatrice, che da quattro ore aveva mietuto cadaveri di
poveri innocenti (le menti pure dei bambini della classe). Trevor, ferito
nell’orgoglio, aveva assoldato altri dieci suoi coetanei e aveva atteso
l’occasione giusta per tendere una trappola a Jasper: mentre tre ragazzine
provano a parlargli con gentilezza, approfittando del tentennamento di mio
fratello – mai sperare, mai! Io ci avevo davvero sperato, ma le mie preghiere
furono vanificate ancora una volta – i bambini entrarono in scena travestiti da
indiani pellerossa e ululando grida di battaglia, lanciando contro di lui
frecce e palline di carta e scatenando l’ilarità della classe. Jasper aveva
battuto la ritirata, umiliato, e aveva escogitato vendetta. Crudele vendetta. Aveva testo un agguato
a Trevor, sacrificando alcuni costumi di scena delle recite passate per creare
una trappola, e l’aveva mimetizzata con dei cartelloni. Appena il bimbo si era
chinato per disegnarvi sopra era stato intrappolato nella rete e appeso al
soffitto.
Ma l’offensiva non si era
placata. Trevor&Co. avevano riempito dei palloncini con vernici di tutti i
colori, e avevano atteso il momento giusto per attaccarlo alle spalle. Io e
Jasper stavamo chiacchierando – in verità io tentavo di rimproverarlo, mentre
lui, con un ghigno malvagio e gli occhietti che brillavano entusiasti, mi stava
spiegando la sua prossima mossa senza curarsi delle mie parole – quando fummo
colpiti da un bombardamento in piena regola per mano dei bambini.
Accortisi della mia presenza,
avevano interrotto il massacro, correndo verso di me per chiedermi scusa e domandarmi
se stessi bene, e per poi sgridare Jasper di non essere nemmeno capace di
difendere una ragazza. Ci mancò poco che mio fratello non gli spezzasse il
collo.
Avevamo aspettato un’ora prima
che Edward, travolto alla nostra vista quasi da una crisi di risate e
rischiante il soffocamento, ci portasse dei vestiti puliti, cogliendo
l’occasione per prendere un po’ in giro il suo fratellino. E il suo
“fratellino” stava per picchiarlo, incoraggiato dalle grida di giubilo dei
bambini, che gridavano “Botte, sangue, morte al diavolo biondo!”. Vedendo
Edward in pericolo, agii di istinto e mi posizionai davanti a lui, accucciata,
per proteggerlo dall’attacco. Alla mia vista Jasper si calmò subito, e
ritrovato l’autocontrollo si ritirò con i suoi vestiti mormorando un flebile
scusa. Solo allora mi ero accorta delle mani di Edward aggrappati ai miei
fianchi, pronte a spingermi via in caso di attacco. Il mio angelo mi aveva
fissato accigliato e preoccupato, sgridandomi e ordinandi di non rischiare mai
più per lui sebbene non avessimo mai davvero rischiato nulla – era Jasper, in
fondo) cosa che non gli promisi. Non avrei rischiato che si facesse male, di
nessun genere.
Comunque, una volta partito
Edward (con mio profondo dispiacere) Jasper si era rinchiuso in un cupo mutismo
e si era limitato a lavorare grugnendo rabbioso.
“Non è... felice” sospirai rivolta
ad Esme“Non è a suo agio. E neanche i bambini”
“Beh, ovviamente qui si è
scatenata una sanguinosa guerra per il possesso del territorio” esclamò Esme sorridendo,
prima di ridere. La fissai stupefatta, mentre le urla dei due litiganti
echeggiavano intorno a noi.
“Oh, Bella, è semplice! Jasper,
sebbene sia molto maturo e pacato, inconsciamente è ancora un bambino” spiegò
dolcemente “Trevor si sente minacciato nel proprio territorio, perché Jasper, appena
entrato, ha riscosso molto successo tra i suoi amici. Il sarcasmo va molto di
moda in questo secolo, piccola, e Jasper è un campione in questo. Trevor ha
solamente paura che tuo fratello gli rubi gli amici, mentre Jasper agisce
perché stato sfidato” Scosse il capo sospirando divertita. “Una guerra per il
successo. Quanto sei caduto in basso, figlio mio...”
Sollevo lo sguardo e incrociò i
miei occhi; la fissavo stupefatta.
“Hai... appena psicanalizzato su
due piedi il comportamento sociale di un manipolo di bambini umani minacciati
dalla presenza di un nostro esemplare?” chiesi boccheggiante, stupefatta.
“Conosco bene mio figlio, e
conosco bene i miei alunni” sorrise lei “E poi, ho due lauree in psicologia”
“Ah, mi sembra... Davvero?” esclamai,
ammirata.
“Mi affascina la mente umana,
soprattutto nella fase di sviluppo” spiegò.
“Venite qui, marmocchi!” sbraitò
Jasper inseguendo Trevor e John.
“Beh... io direi di portarli a
mangiare” disse Esme fissando la scena con il sopracciglio inarcato.
Mi limitai ad annuire,
esterrefatta. Esme mi prese delicatamente il viso tra le mani e mi sorrise rassicurante.
“Tesoro, non temere. Jasper è un bravo attore, ma sono certa che arriverà il
momento in cui si rivelerà davvero” disse enigmatica.
“Pensavo che la Sibilla dei Cullen fosse
Alice” le feci notare. Ridacchiò.
“Bambini, mettete tutto in
ordine, andatevi a lavare le mani e poi seguite Bella e Jasper in sala mensa”
ordinò poi dolce ma autoritaria.
I bambini esclamarono un “Si!” e
scattarono, obbedendo ad Esme. In quindici minuti furono pronti, e io e Jasper,
in coda alla classe, li accompagnammo a pranzare.
“Ma guarda se uno come me deve
stare ai comodacci di questi mocciosi arroganti…” borbottava con sguardo scuro
mio fratello.
“Jasper, perdonami, ma non ti
sembra di esagerare?” dissi, aggiungendo mentalmente un parecchio.
Lui si voltò e mi fissò furioso,
poi sembrò ricomporsi e assunse un cipiglio più calmo. “Scusami, Bella” sospirò
“Per prima. Non avrei dovuto perdere le staffe con Edward. Potevo farvi del
male”
“Non fa nulla, Jasper. Sono
certa che non lo avresti mai fatto” lo rassicurai posandogli una mano sul
braccio “Hai solo perso… ehm…”
Non trovai le parole più adatte,
e lui ridacchiò. “La testa?” suggerì.
“E non solo quella” dissi mentre
i ragazzi si accomodavano ai tavoli “Secondo me, se posso dirtelo, sei partito
con dei pregiudizi. Insomma, la tua idea è che tutti i bambini siano delle
pesti, e ti comporti di conseguenza senza neanche provare a conoscerli; loro, ricevuto
il tuo trattamento, reagiscono. È una cosa naturale, istintiva. Insomma, secondo
me dovresti solo rilassarti e provare ad essere più gentile”. Lo fissai e notai
che mi guardava divertito, con un sorrisetto sul volto. “Esme mi ha
psicanalizzato, vero?” ridacchiò. Distolsi lo sguardo, rossa, e lui rise. “Eh,
che posso dire, la mamma mi conosce veramente bene!” rise, abbassando il tono.
Si fissò la punta delle scarpe, cercando le parole più adatte “Bah, forse avete
ragione. Forse dovrei abbandonare i miei pregiudizi e ricominciare con il piede
giusto con questi qua. Ma sai, non è così semplice” fissò il soffitto,
appoggiandosi alla parete “Non so bene perché, ma ogni volta che li guardo…
ripenso al mio trascorso”
“Ti riferisci al tuo passato di
soldato?” domandai
Annuì. “Ti ho raccontato che
nella scala gerarchica dell’esercito di Maria io ero secondo, ricordi? Oltre a
questo, io mi occupavo anche dell’addestramento dei neonati” iniziò perso nei
suoi ricordi “Della creazione no – non ho mai posseduto l’autocontrollo
necessario – ma ero il vampiro più esperto, e quindi era mio compito addestrare
i nuovi. Ero… sono abituato a essere
trattato con un certo rispetto, ma con loro…” rivolse uno sguardo sofferente ai
bambini “Con loro no. Mi ricordano quei giovani combattenti che addestravo.
Erano giovani, così inesperti… così facili da manipolare. Erano bambini, Bella, sebbene mostrassero
corpi di adolescenti o adulti, per quelli della nostra razza erano neonati. E i
più si comportavano… si comportavano proprio come Trevor, capisci? Si credevano
invincibili e si atteggiavano a grandi capi. Si immaginavano… un futuro da
brillanti guerrieri, da veterani… sì, ovviamente erano più spocchiosi e pieni
di boria di questi mocciosi, ma il comportamento arrogante, i sogni e le
speranze erano illusorie come le loro. Sognavano tutti il trionfo, mentre
quello che trovavano era solo… morte”
“Jasper…” sussurrai, sentendo le
lacrime bagnarmi gli angoli degli occhi.
Potevo capirlo, in effetti.
Potevo provare a mettermi nei suoi panni, e a capire il perché di quel astio:
in loro rivedeva le centinaia di anime che aveva addestrato, che aveva
allenato… alle quali inconsciamente si era affezionato,
pur non dandolo mai a vedere. In fondo, erano pur sempre i suoi compagni, i
suoi alunni, e tutti erano stati
strappati prima alla loro vita, poi alla loro non-esistenza, lasciandolo solo.
E potevo capire come mai non se ne fosse accorto prima: era, come mi aveva già
detto, “ossessionato” dal desiderio di far carriera, arrivando ad auto-convincersi
di crederli solo pedine di un fine più grande. Ma quando si possedeva un dono
come il suo, era difficile non restare contagiati dalle emozioni che ci volano
attorno.
“Che fai, piangi?” mi domandò
sorpreso. Ridacchiò allegro per alleggerire l’atmosfera e mi asciugò una
lacrima. “Dai, su, non volevo farti piangere! Guarda che se Edward lo viene a
sapere dovrai proteggere me! E chi lo sopporta se scopre che la sua stellina ha
versato due lacrimuccie per la commozione a causa mia?”
Arrossii ma smisi di piangere.
“Molte di quelle ferite…” sussurrai “te le sei fatte per proteggere i tuoi
compagni, vero?” Si bloccò, stupefatto. “Non credo che te ne rendessi conto”
aggiunsi “Era il tuo subconscio che ti guidava. Sono certa che tu non volevi
che i tuoi alunni si facessero del male”
Soppesò le mie parole con cura.
“Uhm… la tua psicanalisi potrebbe essere corretta. Che fai, ti iscrivi a un
corso con Esme, quest’inverno?” domandò
“Dai, fai il serio”
“Io sono serio”
“Ammettilo: in fondo in fondo,
non ti dispiace aver passato la giornata con Trevor” lo stuzzicai
Mi fissò a lungo, poi sospirò.
“Beh, a conti fatto, devo dire che mi è…” iniziò. Ma un proiettile di polpetta
e sugo lo centro proprio sulla guancia, mentre nell’aria esplodevano le risate
dei bambini.
“Centro pieno, brutto
psicopatico biondo!” esclamò trionfante Trevor, alzando i pungi verso il cielo
“Così impari a far piangere le donne!”
“Trevor, sei gentile a di
volermi difendere, ma non è educato…” iniziai
“… BRUTTO MOSTRICIATTOLO
ROMPISCATOLE! TI CONVIENE SCAPPARE, PERCHE’ SE TI BECCO TI FACCIO FUORI!”
ringhiò Jasper
Trevor gli fece la linguaccia e
si alzò correndo verso il cortile, con Jasper e la classe alle calcagna. Io
sospirai e mi accinsi a seguirli con il morale sotto i tacchi.
“Dai… Jasper, non fare così”
dissi per la quindicesima volta di fila
“No!” sbuffò lui furioso,
chiudendo gli occhi e voltando il capo dall’altra parte.
Eravamo seduti in giardino,
mentre la nostra classe si stava godendo la ricreazione pomeridiana. Jasper era
seduto a gambe incrociate sulla panchina, le braccia conserte e l’aria offesa.
Per colpa mia.
Solo perché avevo liberato
Trevor dalla sua gabbia prima che lui tornasse con la mazza da baseball…
“Su, sono certa che non gli
avresti mai fatto del male” ricominciai
“Solo perché tu mi l’hai
liberato” ringhiò imbronciato “E comunque, una bella dose di paura è proprio
quello che serve per quel maledetto moccioso!”
“Ma se fino a mezz’ora fa
pensavi di volergli bene!”
“Non l’ho mai detto, né tanto meno
pensato!”
Uff, ragionare con Jasper quando
entrava in modalità “Infanzia Rubata e Corrotta” era impossibile. Era peggio
dei bambini, moltiplicato per cento.
“Va bene, ho sbagliato io a
crederlo. Ora, per favore, mi perdoni?” mi arresi
“Non lo so…” disse
“Se ti prometto che non racconterò
nulla ai tuoi fratelli?”
“Più che perdonata!” sorrise,
tornado il Jasper di sempre. Si passò una mano tra i capelli e scivolò sulla
panchina, stremato.
“Come mi sono ridotto… perdo la
calma per dei poppanti” sospirò posandosi un braccio sugli occhi. Rimasi in
silenzio mentre si auto-commiserava, senza sapere che cosa dire. Anche la mia
mente era stata stressata abbastanza quel giorno, e le mie forze si stavano
esaurendo. Avevo proprio bisogno di riposarmi un attimo.
“Senti, Jasper, io ho voglia di
un caffè” dissi a un certo punto “Puoi restare dieci minuti da solo con loro
senza perdere la calma?” chiesi
“Dieci minuti” disse solo
Io scattai e volai in sala
professori al terzo piano per farmi un doppio espresso. Accidenti, altro che
esperienza utile al nostro futuro, questa era un suicidio volontario! Per una
volta mi vidi costretta a dare pienamente ragione a Jessica; e questo era grave!
Presa la mia super bibita tornai
giù prendendomela con calma e gustandomi il sapore amaro del caffè. Diedi uno
sguardo all’orologio e vidi che mancavano solo due ore al suono dell’ultima
campana. Un po’ mi dispiaceva dover abbandonare la classe di Esme: in fondo,
con me i bambini erano stati adorabili, e mi ero divertita molto.
“Ridammela! E mia!”
“Togliti dalle scatole,
mocciosa!”
Scattai alla finestra
strozzandomi con il caffè; il pianto di Susy mi era giunto forte e chiaro.
La piccola era stata afferrata
per il colletto della camicia da un ragazzino di terza media – medie e
elementari erano comunicanti, in quella scuola – mentre i compagni di quel
cretino ridevano passandosi la sua bambola come un pallone da calcio. La bambina
aveva le guancie irrigate dalle lacrime e singhiozzava impaurita. Una collera
cieca mi invase l’anima, mentre un ringhio mi saliva dalla gola; stavo per
fondarmi verso di loro quando la voce di Trevor esplose nell’aria.
“Ehi, tu, lasciala in pace!”
gridò, correndo con alcuni compagni verso Susy e il suo aggressore. Si lanciò
verso il ragazzo e gli tirò un calcio negli stinchi. Quello lasciò la bambina e
Trevor gli si mise davanti per difenderla.
“Brutto moccioso, di che ti
impicci?!” ringhiò quel altro tenendosi la gamba
“Ah, certo, dà del moccioso a
me! Tu, che te la prendi con quelli più piccoli, e per di più con una ragazza!
Dovresti vergognarti, Ray!” gli urlò Trevor
“E dovrebbe essere un topo di
terza a darmi ordini?” rispose Ray
“Ridalle la bambola, glie l’hai
rubata!” ordinò perentorio Trevor
“Altrimenti che mi fai?”
Trevor rise sarcasticamente.
“Oh, che c’è, ti ci sei affezionato? Ma che sbadato, non mi ero reso conto che
è l’unica che manca alla tua collezione!” lo prese in giro “Susy, andiamo,
lasciagliela pure. Alle signorine come lui non si può torcere un capello, che
scappano frignando”
“Tu, brutto piccolo…”
Ray perse il controllo e diede
un forte pugno nello stomaco a Trevor, che cadde a terra gemendo, mentre Susy
lo chiamava in lacrime. Ma il bambino si rialzò e lo sfidò con lo sguardo. Ray si
preparò a colpirlo ancora…
“Sai, le persone come te mi
fanno veramente girare le palle”
Una mano pallida bloccò
facilmente il pugno di ray prima che potesse fare mezza mossa; la figura
imponente di mio fratello si era messa di fronte ai bambini in loro difesa.
Jasper faceva veramente paura:
avevo uno sguardo di fredda ira, e sembrava che un’aura di potere venisse emanata
dal suo corpo.
“I ragazzini come te mi danno il
voltastomaco!” ringhiò “Se la prendono con i più piccoli perché non sono capace
di fare altro”
I ragazzi lo fissavano
terrorizzati, incapaci di scappare; Trevor, Susy (abbracciati) e i loro
compagni lo fissavano con stupore.
Jasper si chinò con il viso fino
ad arrivare a una spanna da quello del ragazzo, la sua mano ancora stretta intorno
al pugno di Ray.
“Guai, se riprovi anche solo a sfiorare con lo sguardo questa
classe” sibilò minaccioso, facendo comparire i lucciconi a quel ragazzo “E ora,
sparisci”
Quello non se lo fece ripetere
due volte e scappò seguito dai suoi coetanei, abbandonando la bambola. Jasper
si chinò a raccoglierla, la spolverò con la mano e la porse a Susy, inginocchiandosi
di fronte a lei.
“Ecco, prendi” dissi dolcemente,
sorridendo per la prima volta come era suo solito
Susy annuì e la prese con un
sorriso timido, arrossendo. Jasper le posò una mano sui capelli, poi spostò lo
sguardo su Trevor; il suo sorriso divenne un ghigno divertito.
“Sai, moccioso, per essere una
spina nel fianco sei davvero coraggioso” disse “Però, la prossima volta, invece
di incassare, agisci d’astuzia: sei più piccolo, più veloce e più agile. Gioca
sulla velocità e sulla tua buona prontezza di riflessi. Sai che potevi evitare
facilmente quel cazzotto”
Si avvicinò a lui e gli alzò la
maglietta per controllare che si era fatto. “Temo che dovrò accompagnarti in
infermeria” commentò pratico
“P-perché?” domandò Trevor
“Beh, non so te, ma un cazzotto
del genere…”
“No” scosse la testa lui “Perché mi hai difeso?”
Jasper sorrise. “Ragazzino, io
so riconoscere il valore, anche nel mio nemico. E tu, Trevor, sei un avversario
davvero eccezionale. Se qualcuno deve avere l’onore di picchiarti, quello sono
esclusivamente io” disse sorridendo “Non mi sta bene che qualcuno tocchi la
roba di mia proprietà, che sia la mia casa, un mio oggetto o il mio nemico”
Trevor gli sorrise arrogante.
“Non ti illudere, questo non cambia le carte, biondino” disse
“Oh, non ci speravo proprio,
nanetto”
Gli porse la mano e il bambino
l’afferrò, tirandosi su. Jasper, vedendo la sua smorfia, se lo caricò in spalla
e iniziò a dirigersi in infermeria.
“Ma guardate! Il prode guerriero
fasullo ridotto a mia cavalcatura” lo sbeffeggiò Trevor tirandogli i capelli,
mentre l’intera classe gli andava dietro, studiando Jasper ammirata.
“Vuoi vedere che oltre a un bel
livido ti ritroverai due arti fratturati?” disse Jasper
“Ah, e chi chiami per
picchiarmi?”
“Ragazzino, non sfidare la sorte…”
Li osservai finché non entrarono
nell’edificio, e sorrisi.
La mamma ha sempre ragione,
soprattutto se ha due lauree in psicologia.
In fondo, anche se faceva tanto
il duro, a Jasper piacevano davvero molto i bambini…
“Ti dico di no!”
“Ti dico di si!”
“Senti, ma posso fidarmi di uno
che porta i capelli alla Draco Malfoy?”
“Primo, il mio look è
ineguagliabile e originale. Secondo, Draco Malfoy rimorchia più di Harry
Potter. E terzo, io ho un bel po’ di anni più di te, e ho ragione io”
“Senti, Jasperino, non fare il
saputello” sbroccò Trevor
“E tu piantala di fare l’idiota,
Trevoruccio” replicò Jasper “Funzionerà, vedrai”
Sorrisi davanti a quel teatrino,
svoltando a destra. A parte i soliti battibecchi tra ragazzini, Trevor e Jasper
avevano seppellito l’ascia di guerra, trascorrendo le ultime ore praticamente
appiccicati. In verità, l’intera classe era diventata improvvisamente più
cordiale verso il mio fratellone, correndo da lui per ogni minima cosa. E a
quanto pareva, a Jasper era piaciuto molto essere il punto di riferimento per
delle “Giovani menti” come loro.
Io e Esme lo avevamo osservato
tutto il pomeriggio, ed eravamo anche riuscita a scattargli una foto (ripeto e
ribadisco: se avete una qualsiasi Alice in giro per casa che assomiglia a un
folletto, scappate e non tornate mai più! Vi incastrerà sempre!) molto tenera
di lui che sorrideva dolcemente dipingendo insieme a Susy e Trevor lo scenario
per la recita.
Ora stavamo riaccompagnando a
casa Trevor, perché a quanto sembrava – sebbene non volessero ammetterlo – quei
due erano restii a separarsi.
“Mi dispiace interrompervi, ma
siamo arrivati, piccolo Trevor” dissi al bambino, che fece una smorfia alla
vista di casa sua.
Scendemmo dall’auto e ci
fissammo, pronti ai saluti.
“Spero di rivederti, Bella” disse
Trevor sorridendo. Io mi chinai e gli scoccai un bacio sulla fronte.
“Anche io lo spero”gli dissi, e notai
che mi fissava rosso. Jasper sogghignò.
Quei due si fissarono per un
lungo momento, in silenzio e impassibili. Poi, si strinsero la mano, sorridendo.
“È stato un onore averti come
nemico” disse solenne Trevor
“Posso dire lo stesso” si
congratulò Jasper
“Alla prossima guerra”
“Tanto vincerò io”. Risero
insieme, e il bambino entrò nel giardino di casa sua.
“Ah, Trevor!” lo chiamò Jasper.
Lui si voltò. “Ottima mossa quella di fare l’eroe, oggi. Però, oltre agli atti
di coraggio, cerca di fare più il romantico e meno il coglione con Susy. Se la
ami veramente dovresti farti avanti, lo sai?”
Il bambino arrossì imbarazzato e
furioso. “Beh, vedrò che posso fare”
“Non sei così male come credi. Potresti riuscirci”
“Beh, se persino tu hai la
ragazza per me non ci saranno problemi” disse Trevor entrando in casa
“Brutto figlio di…” iniziò
Jasper facendo un passo in avanti. Io gli presi il braccio.
“Dai, andiamo a casa” gli dissi
divertita
“Se ti lasci scappare qualcosa,
giuro che ti ammazzo” sibilò Jasper fissandomi minaccioso
“Oh, non temere, non serve!
Abbiamo goduto dello spettacolo in anteprima”
Ci voltammo vedendo i volti
serafici di Rose, Emmett, Alice e Edward scrutarci divertiti.
“E così, Jasper è un fan dei
bambini” commentò Edward
“Altro che mostri! Li adora!”
disse Rose
“Tanto da esser stato sottomesso
da uno di loro! Che vampiro coraggioso che sei!” disse Emmett scoppiando a
ridere e facendo capitolare al suo seguito tutti gli altri.
“Smettetela!” esclamai
infastidita “Jasper si è comportato in maniera impeccabile! Non è colpa sua se
non è in grado di tener testa a dei bambini e… oddio, no, non volevo dirlo!”
esclami rossa verso Jasper, rendono conto di aver peggiorato la situazione.
“Bella, grazie mille!” sibilò
lui furioso
“Andiamo! Jasper, l'ha superata!”
esclamò Emmett
“Sei morto!” ringhiò Jasper
balzando verso di lui, che iniziò a scappare.
Alice lo bloccò e lo baciò piano
sulle labbra, portandolo poi via.
Edward mi venne vicino.
“Giornata pesante?” chiese sorridendo ancora divertito
“Non prenderlo in giro anche tu”
dissi accusatoria “ne ha passate abbastanza, per oggi”
“Non era mia intenzione. Ho visto
che cosa è successo” disse gentile, alludendo al suo potere “Posso dirti che,
per lui, è stata un’esperienza illuminante. Ha rivalutato molte cose”
“Jasper è… ricco di sorprese. Io
lo sapevo che era buonissimo, anche se si atteggia al duro” dissi,
osservandolo ringhiare contro Emmett, mentre le rispettive consorti impedivano
loro di scagliarsi l’uno contro l’altro.
Tornai a fissare il mio angelo e
notai una punta di irritazione nel suo sguardo ambrato, ma che svanì subito
dopo facendo posto al mio sorriso preferito. “Già. Jasper è una continua fonte
di sorprese”
“Ma anche voi altri non siete da
meno” dissi stiracchiandomi “Pena un po’, ho scoperto che Esme è una brava
psicologa”
“Riusciamo a sorprenderti?
Davvero?” chiese, e l’entusiasmo balenò nei suoi occhi
Arrossii. “Sempre” confessai
“Ci riesco anche io?” domandò
poi, facendosi più vicino
La verità mi fuggì dalle labbra
senza che me ne rendessi conto. “Più di tutti”
“Sapete, adesso ci starebbe bene
un bel bacio”. Sobbalzammo e ci voltammo verso la casa, dalla quale finestra
Trevor ci fissava mangiucchiando biscotti.
“Trevor!” esclami rossa.
“Beh, che c’è? Vuoi dire che ti
farebbe schifo?” replicò lui saccente. Sentii lo sguardo di Edward saettarmi
addosso, bruciandomi tanto era intenso.
“TREVOR!”
Edward rise, posandomi una mano
sulla spalla. “Bella, mi sa che stare così tanto con Jasper ti ha fatto
diventare come lui!” disse “Dai, andiamo. Ciao, Trevor”
“Ciao roscio” disse lui “E dalle
il bacio del bentornato, andiamo!”
Edward non rispose, si limitò a
sorridere e a girarsi, prendendo la mia mano e conducendomi alla Volvo.
Maledizione, a volte ci si
dimentica spesso che i bambini vedono e capiscono più cose di quanto uno creda.
Persino un ragazzino di otto
anni ha capito che morivo dalla voglia di baciare il mio angelo!
Ringraziamenti!
mylifeabeautifullie:
Mia adorata sister! – ho la tendenza a mischiare le lingue, in qst periodo –
che bello ritornare qui dopo un secolo e trovare i tuoi splendid commenti. Grazie,
grazie grazie. Eh, eh, lo so, vi sto fcendo soffrire, ma non temere anche se in
tempi lunghi come mio solito farò mettere quei due insieme! Certo, ci vorrà
tutto l’aiuto di cui sn capaci i fratelli Cullen, ma avverrà. Un altro piccolo
lato nascosto del nostro impassibile Doc: Carlisle, il Distruttore (di case).
DDC – dottore, distruttore e comico, un mix letale. Che bel papi che ci
ritroviamo! Grazie mille per i cplix, e fammi sapere per questo cap!
Wind:
Amore, grazie! Non sn mai riuscita a commentare la tua meravigliosa ff in qsrt
mesi, ma ti giuro che la seguo sempre!! Sono contenta che ti piaccia il mnio
capolavoro, e si, sn decisamente troppo critica, ma in ql periodo mi è successo
di tutto, e ho messo in discussione molte cose. Ma i tuoi commenti mi hanno
sollevato di moltissimo il morale!! ^^ Grazie mille, sono estasiata dai tuoi
complix, ma non denigrarti: tu sei una scrittrice bravissima e con una
creatività strabiliante. E, cosa molto importante, SEI PUNTUALE NEGLI
AGGIORNAMENTI!!! Bacioni!
valinacullen89:
ciao! Eh, eh, anche io adoro I Cullen in versione umana… molti scrittori di ff
si attengono ai personaggi invisibili della Mayer, mentre io tento in tutti i
modi di renderli partecipi, tanto da dedicare capitoli interi a personaggi come
Jasper, Emmett, Esme, Carly e Rose. Evviva le manie di protagonismo!! Mi dispiace di averti fatto aspettare, ma sn
stata ipertravolta dalla suola. W carlisle il distruttore!!! Non ve
l’aspettavate, eh? Eh, eh, il mio papy puòà tutto! Per Bella e Edward ho
intenzione di continuare su qst pista: il personaggio della mia Bella avrà una
visione del mondo pura ma profonda, come questo capitolo. Mentre Edward, beh…
Edward è Edward! Kiss.
greta1992:
Ah, ah, ah! Io adoro le battutine di qst genere, soprattutto rovlte a Edward!
Cmq, devo dartene atto: ho attraversato un periodo di profonda riflessione
interiore qnd ho scritto ql cappy, ecco perché mi è venuto così. In verità
doveva essere la conclusione del precendete, ma era un pochettino troppo lungo.
Tranqui, seguo nell’ombra la tua ff, sl che non trovo un momento per commentare!!
MA mi farò viva presto, giuro! ;)
miki18: More, grazie! ^^ Mi sa che li ho resi trp dolci, mia sorella si è fatta
un’ingezione di insulina dopo averla letta, ma ha detto che è un capitolo bellissimo.
Sono contenta che sia ormai droga per te qst mio scritto, e mi dispiace averti
privato della tua estasi così a lungo. Ma ora sn tornata, ho l’estate davanti a
me e vedrai che arriveremo almeno al primo bacio!! Un enorme bacio.
3things:
Welcome! ^^ sn felicissima di averti fatto ridere, ma non vorrei essere la
causa della tua morte! Sono felice di averti tra le mie lettrici, un kiss.
eka:
O////O Ma grazie mille! Addirittura un vocabolo solo per “La bellezza” della
mia ff? ^////^ Grazie, grazie mille, un
bacione!
Flockkitten:
In verità puntavo su quello: mix tra malinconia e romanticismo, ma con un
pizzico di comicità. Non ero sicurta del rislutato, ma a quanto pare è stata
un’ottima scelta. È, se vogliamo, la Retrospettiva Cullen:
loro si rammaricano profondamente di aver perso la loro umanità, e questo
passaggio l’ho voluto far narrare da Bella, che invece nei libri sembra aver
fretta di liberarsene. Ovviamente, la mia Bella non ha anxora Edward, e quindi
vede il lato nero della prospettiva. Inoltre, con uello che ha passato… ma non
dilunghiamoci, ho faccio spoiler. Eh, eh, se ti ha sconvolto Jasper nello
scorso cap, non oso immaginare come reagirai per questo!! Bacioni!
ColeiCheAmaEdward:
G.R.A.Z.I.E. davvero, grazie infinite. Oltre alle tue mail, anche i commenti,
non so che dirti se non grantzie infinite. A proposito di questo, aspettat in
settimana un’altra mia mail. Kiss
Finleyna
4 Ever: Sisterina mia!! H, eh, in ritardo, ma posto sempre! Sono felice che
qsdt cappy ti abbia stregato, e in effetti è stato anche un capitolo shock: i
fratelli culle come non li avete mai visti, un Carlisle che nessuno poteva
immaginare – tranne la mia mente malata e perversa – una Bella profonda e malinconica
ma con un lato fanciullesco ancora presente e un Edward puccioso e innamorato
fino all’inverosimile. La ma mia parte sadica si è fatta sentire: niente bacio,
purtroppo. Non può essere così facile. U_U Un enorme bacio, aspetto ansiosa il
tuo parere su qst nuovo Jasper!
Lily
Evans 93: Ciao Giuly!! Grazie mille, sono felice che la pensi come me. XD
Hai ragione, in effetti sto inserendo molto dei miei compagni di classe nei
fratelli Cullen,. Ma soprattutto credo che i nostri GEV (Golden Eyes Vampire)
rappresentino in piccola parte il mio carattere.. ^^ capisci ora perché sono
schizofrenica? UN bacione, e dimmi cosa ne pensi
MimiMiaotwilight4e:
Grazie, in ritardo, per gli auguri! Secondo, mi sta facendo trepitare
nell’attesa di un tuo nuovo aggiornamento. Terszo, grazzie mille mollissimo per
i tuoi bellissimi complix! Anche tu coperta pile fan! So do I! io d’ivernmo non
ne faccio a meno! Ci uscirei anche, xse non fosse per il fatto che passare per
un’idiota. Eh, la gente non si fa mai i tavolacci proprio! Eh, w i musicisti!
Io non suono però. Ma sn contenta che anche qst capitolo cioccolatino
piacciano!! Goditi ora un Jasper come mai lo si è visto, e fammi sapere.
Bacioni
SweetCherry:
Grazie mille! Tra la trp pucciosità e la trpp comicità avv pau di non aver
amalgamato bene, invece è andata benissimo! Sono felice dia verti fattoprovare
le emozioni di Bella, perché è quello il mio scopo. Fondere i personaggi con il
lettore. Bacioni
Goten:
More!! T___T Non sn neanche riuscita a commentarti le storie, a parlare con te
su msn, a sentiriti!!! Weee!! Ma sn felice che il mio aggiornamento ti sia
gradito. Dimmi che ne pensi di questo Jasper. Kiss.
Fin Fish:
Mia maestra! T__T Srry, non ho aggiornato da qausi un mese e mezzo, ormai! Non
ti preoccupare, condivido in peino il tuo pensiero. È giusto e non mi sembra
sbagliato voler mantenere proprio un ricordo. Brava! Ho visto che hai scritto
un’altra ff. “^O^ Bravissima! sono felice che anche la mia storia ti sia gradita,
è soddisfacente. Sn riuscita addirittura a commuoverti?beh, grazie! Sono felice
di averti fuso talmente tanto con la mia storia da arrivare a toccarti l’anima.
XD Tranquyi, lo so che è difficile immaginare un Carlisle fuori di testa dopo
una partita, ma capitano a tutti giornate no? XD Soprattutto co il gioco del
diavolo e con una famiglia come la sua! Kiss
mistica88:
Diciamocelo francamente: Edward dovrebbe sessere il maestro di vita, non so se
mi spiego… a me, averlo sl per pianoforte non basterebbe! XD Bacioni!
stezietta
w : ^// Beh, oddio, ero in una fase critica al cubo, pensavo che tt la
storia fosse bruttina… sn arrivata qs a premere il tasto cancella… Cmq, seguiro
il tuo consiglio e posterò l’avviso, che è meglio! Bacioni!
fede_sganch:
Grazie mille! Fondiamo il Partito ProEmmy e Monopoli, ti va?
stellababi:
Graziessime” sono davvero commossa dalla tua recensione, mi ha fatto sentre
appagata per il mio lavoro, se così si può dire. Edward e Bella si avvicnano
sempre di più, sempre di più – anche se in questo cap si vedrà più Jasper che
altro… Che dirte, Grazie, e fammi sapere su questio. Kiss
Silver_Alchemist:
Nah, non ti preoccupare, siamo moltissime noi fan della copertina. Del tipo
Linus style, per intenderci. Eh, lo so, mi paicerebbe tanto farli “avvicinare!
Subiro, ma sono sadica. Goditi il Jasper nuovo! Kiss
gerby88:
Beata te che hai le minivacanze!! Non ti preoccupare, la mia bravura è scarsa,
e le tue recensioni sono splendide come sempre! Ma non ti preoccupare, io trolo
che le persone chiacchierone ma non invadenti, come tu mi appari, siano
fantastiche, anche perché io sn silenzios se non conosco il tipo.. se poi
riesco a farci subito amicizia allora è un altro paio di maniche! Anche tu
scrivi, eh? XD Si vede. Sai, hai perfettamente raggione. Io mi sn iscritta su
qst sito per scrivere soprattutto su Sailor Moon. Ieri volevo postare una
one-shot su la mia eroina, vado a rileggerla e… orrore! Ibrutta, brutta,
brutta! Si vede che mi sn capitate molte cose, alcune che mi hanno fatto
crescere, che mi hanno stimolato la parte comica, romanti, profonda o
infantile, ma che comunque mi hanno resa ME. Una ME abcra incompleta, ma con la
voglia di andare a vanti e fare sempre di più, sempre meglio, sempre. È una
cosa che no accade a molti e sn fortunata che sia capita a me. E rileggendo, ho
scoperto che alcune caratteristiche che do ai miei personaggi rappresentamo
vari punti della mia personalità. Se vuoi poi un giorno ti descrivo meglio il
mio io psicotico. XD Torbando al cappy, se Jasper ti ha sconvolto non oso
immaginare che ne pensarai ORA! Mentre le due sorelle, che dire… sono sorelle!
Non puoi imperdir loro diimmpicciarsi degli affari tuoi, neanche pagandole!
Mentre il papy è papy, e si interessa a ql gruppo di scimmie peerchpè,
ammettiamolo, lui li ha trasformatei per studiarne il comportamente!! Pff, c’è
chi crede ancora all’amore paterno, tt balle!! Questa versione di Bella
profonda ma infantile 8con le sue battutine che tentano di risollevarle il
morale) e tanto, tanto insicura è dolce, mi piace anche a me, e spero che la
sopporterete ancora. Per edward, invece, l’ho voluto mostrare un po’ puccioso,
un po’ insicuro, un po’ dolce… un po’ fratello maggiore/minore, anche lui che
infine da sfogo al suo lato bambinesco rincorrendo Bella per tutta la stanza!!
Si, inconsiamente Edward ha già deciso di tenersi tutta per sè e ben stretta
Bella, anche se gli rode ancora quando qualcuno gli dice che ne è innamorato.
Emmy-Pooh, poi, svolgerà un ruolo che… ops, spoiler! In effetti è proprio come
se Bella gli avesse detto “Vieni, ti porto conme. Ti voglio viino”, quando lo
invita sotto il plaid, ed eddy rispodenalla chiamata. Più che metafora,cmq, è
un po’ la mia situazione, qll del plaid. A volte ho bisogno di stare con me
stessa, e allora lo tiro fuori e mi ci chiudo sotto. Per il monopoli, stanne
certa, mentre per la riflessione, beh… ho provato a pensare che cosa ne
potessero davvero pesare i vampiri. La
Meyer non si è soffermata su qst, almeno non ha mai parlato
della perdita di memoria. Un enorme kiss, e speero di ricevere un’altra
recensione chilometrica!!
aLbICoCCaCiDa:
Grazie infinite, T__T anche io voreri una persona così dolce, ma per adesso non
ma la posso permettere… non ti preoccupare, tra qualche capitolo ci sarà
qualcosa di very beautiful!!! Tu seguici e non ti deluderemo!
A l y s
s a: Ma no, tesoro, non scusarti! Io sono secoli che non aggiorno!! Mi sei
mancata, ma capisco che non puoi stare sempre ai miei comodi. ^^ Grazie mille
epr i complimentosi, sono onorata di riceverli. ^O^ Anche tu ami il duo
EmmyAlice: risate garantite. ^^ Non sai che dareiper averli come fratellil.
Belle e Edward, ah… il mio duetto di stupidi romanticoni!! Fossero solo i loro
problemi a frenarli… ma non aggiungo altro… un bacione enorme!
Helen
Cullen: La mia dolce Elly che mi ritorna!! Tesoro, mi sei mancata
tantissimo!! La mia Cullen dispersa… spero che almeno hai gradito il soggiorno
nello studio di Carlisle! XD Emmett, Emmett… io lo adoro! Solo mi fa rabbia che
la Meyer
l’abbia fatto passare per un maniaco in Bd, con tutte quelle battute. Il mio
Emmett fa del sano umorismo!! Però, mi sarebbe piaciuto mettere anche i litigi
dei fratelli, ma poi dovevo mettere rosso nelle avvertenze! XD Per quanto
riguarda la gelosia di Edward, sembra che abbia capito, ma è stupidino,
einnoamorato: la rabbai parla per lui, e quel sentimento gli fa dimenticare per
un momento i suoi “Ideali Nobili”, e dice pane al pane e vino al vino. Se gli
lo richiedessero quando è lucido direbbe “No, macchè geloso. Era preoccupazione
fraterna!”. Eh, that’s amore. Emmett è il solito, sembra che scherzi sempre, ma
è profondo /se hai letto la mia drabble su di lui in Cullen’s Drabblee hai
un’idea migliore). Da lì in poi bisogna procurarsi l’insulina, perché posso
aver causato il diabete: ma era così puccioso… tranne per la vera Natura di
carlisle il distruttore. Colpo di genio, ma nessuno è perfetto! Edward è…
semplicemente Edward. Dolce, gentile, premuroso e iperprotettivo, come suo
solito. Ma almeno lui ha ua famiglia, mentre Bella è sola… più o meno. E poi,
dovevo mettere finalmente la scena del piano. Sono mille capitoli che la
rimando!! Sono felice di averti colpito positivamente con questo capitolo,
mi sento realizzata. E si, io ho solo 15
anni di età. Anzi, 16 compiuti l’11 maggio. Non preoccuparti, non avrei mai
pensato che tu mi stessi insultando! ^//^ Anzi, sono rogogliosa di scrivere “da
grande”. Sono veramente contenta di averti conosciuto e di parlarti, acnhe solo
con commenti. Un enorme bacio, Marzia. P.S. Non sconvolgerti troppo con
Jasper!!!
ilaila95:
Ciao! Eh, eh, lo so, il twister non lce lo si aspetta. Però mi aveva stufato
l’idea di cullen non attivi. Come la passano sennò la loro eternità?
_zafry_:
Ciao, e grazie mille! Non ti preoccupare, anche se ci metto un po’ torno
sempre. Anzi, sono contenta di aver trovato una persona che mi “minaccia”
gentilmente e che mi sprona ad andare avanti!! Grazie
samy88:
Ciao samy! Grazie, sono felice che ti sia piaciuto. Comunquyre si, ho l’account
msn, posto l’idirizzo qui sopra così magari ci possiamo sentire! E per la
statua, beh, ^///^ Grazie!
Musa_Talia:
Stella! E dopo un mese e mezzo circa io torno con l’aggiornamento!! Sono
contenta che ti piaccia il mio stile in qls campo io provi a cimentarmi, anche
se qlc volta ho spesso dei dubbi... ma dimmi, tu e tua madre vi siete già messe
a discutere i miei orrori di grammatica e sintassi? Eh, eh, si si, mi hai
invogliato a scrivere un’altra ff, che forse posterò quest’estate. Ma ancora
non si sa, perché devo metterla sul pc. Ora ti lascio alla new version di
Jasper! Kiss, e fammi sapere!
irly18:
Amore mio, perdonami!! In qst mese non sono riouscita ad avvicinarmi al pc a
causa della scuola! Pensavo di riuscire a scriverti entro poco, invece saranno
secoi che non ti setno!! M dispiace veramente tantissimi! Per farmi perdonare,
ora, ti lascio a questo capitolo, mentre in settimana ti scriverò la mia mail,
giuro!! Bacioni!
Momoka
chan: Grazie mille! Sono veramente lusingata dai tuoi complimenti. O.o
Leggi di straforo a scuolla! ^O^ Addirittura!! Beh, che dirti se non grazie! E
chiedi scusa da parte mia alla tua amica: non sapevo di srcrivere qualcosa che
è peggio di una dorga! Ma ora il tuo modem va? Eh, su qst cappy ci ho lavorato
un po’, ed è venuto m,oltoprofondo e puccioso, tantio che quando l’ho riletto
hio detto “Non posso averlo scritto io!”. Kiss.
luisina:
Una new entry davvero, davvero straordinaria! Complimenti, e grazie infinite
per aver scelto di leggere la mia storia. O.o Addirittura un commento ad ogni
capitolo? ^O^ Sono commossa e ultrafelice. Ovvimanete sarò felice di rispondere
a tutte le tue recensioni. Soprattutto, non mi stanche rò mai di ripeterti
grazie per i tuoi complimenti bellissimi! Fammi sapere cosa ne pensi di questo,
ok? Un bacio enorme
I coraggiosi che mi hanno messo
tra i preferiti, i nuovi arrivati e quelli che resistono: Grazie.
Grazie, grazie, grazie infinite, miei splendidi angeli, ormai
saliti a 246; che la vostra luce continui a farmi da guida.
Le stelle che seguono e vegliano costantemente su di me:
silenziose, dolci e indispensabili anche se intangibili, mille grazie a voi, 31
stelline mie.
In corso
(Twilight)
Solo grazie a
te
Cullen's
Memories
The Nessie's
Sister
New Moon - La
Custode delle Anime
≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈
Prossima
Pubblicazione
(Twilight)
Nella
Gioia e Nel Dolore
Sei tutti i Miei Domani
E per farmi perdonare il ritardo, metto anche lo spoiler
del prossimo capitolo – SUPERCALIFRAGI…
ALI, NON MI RICORDO!
“Ok, ho deciso!” esclamò Alice
“Oh, alleluia!” sbuffò Emmett
alzandosi
“Dopo una lunga e ponderata
riflessione io, Alice Cullen in Hale ho deciso che, per punizione…” disse
solenne Alice, mentre suo fratello batteva le mani sull’erba e gli altri mi
fissavano
“… Bella dovrà essere baciata dal
nostro qui presente Sexy Boy single,
Edward Anthony Masen Cullen!”
|
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Capitolo 24 *** Supercalifragili... Ali, non mi ricordo! ***
Bella vampire 24
Buonsera, gente!
Come promesso, sn tornata... dp una settimana, ma sn qui. Dovete ammettere che è relativamente breve il periodo di attesa, stavolta.
Però sn triste... sto male! Ho la febbre alta! T___T E' mia sore che sta postando, ma li commy e la storia sn mie. Quindi, se nella grafica ci sn errori, è colpa sua! U__U
Allora,
prima di tutto, volevo ringraziarvi per 'affetto che mi avete mostrato,
perdonandomi il mostruoso ritardo e non linciandomi per aver sconvolto Jasperino. Sono
felice che questa parte del suo carattere sia piaciuta: io lo trovo un
personaggio criptico e poco accennato, nel libro, ma su cui noi
possiamo lavorarci molto, mostrandone diverse sfaccttature. Io lo adoro, e voi?
Allora, questo capitolo torna a concentrarsi su EdxBella, e sarà - spero - molto romantico. Ma non anticipo nulla, eheh... sl, ricordatevi qst: SONO SADICA DOC!!! Ho il certificato di garanzia, non scommetete su di me!
Ps: 27 recensioni in una settimana... continiamo così è posto lunedì prossimo!!! ;)
Recensioni e spoiler alla fine!!
Supercalifragi… Ali, non mi ricordo!!!
Bella’s pov.
“Bella… Bella, svegliati! Su, è
importante!”
“Alice… ahwaa… sono le due e
mezza del mattino… a meno che non stia andando a fuoco la casa considerati
morta” mugugnai riservando a mia sorella un’occhiataccia da sotto il cuscino
“Beh, la casa è in condizioni
perfette, ma è importante” continuò lei spazientita
“Cosa c’è di tanto importante? È
morto qualcuno?” esclamai spazientita tirandomi su e scoccandole uno sguardo
d’ira. Che aveva contro il concetto di dormire? Soprattutto se il sonno era il mio?
“Si, la tua dignità se non fili
subito in bagno a cambiarti” sghignazzò lei
Io, confusa e assonnata, la
guardai male, e in risposta mi diede in mano l’ultima cosa che avrei voluto
vedere. Un pacchetto di assorbenti.
“Cazzo!” esclamai diventando
bordeaux e precipitandomi in bagno.
Quando uscii dal bagno, scossa e
ancora della tonalità dei mattoni, la trovai sul mio letto che si spanciava
dalle risate.
“Questa è… decisamente la prova
inconfutabile che sono imparentata con Paperino!” mi lagnai lasciandomi cadere
a pancia in giù sul letto, la testa immersa tra i cuscini “Oddio, se penso… non
oso immaginare… che mi avrebbe detto Esme…”
Più che la reazione di Esme, mi terrorizzava, ed era riduttivo, la reazione dei
ragazzi di casa Cullen. Specialmente quella del mio angelo. Oddio, le figure di
merda tutte io?
“Anzi, Paperino in confronto a
me è l’uomo più fortunato del mondo” borbottai
“Il papero” mi corresse Alice
“Almeno lui ha la possibilità di
suicidarsi”
“Ma traumatizzerebbe migliaia e
migliaia di giovani menti innocenti!” esclamò Alice, finta melodrammatica
“Pensa a quei poveri bambini, che vedrebbero il loro eroe nelle grinfie della
nera signora del riposo eterno…”
“Perché le fortune tutte agli altri?” esclamai disperata
“Dai, non preoccuparti. Se ti
consola, sono usciti tutti a caccia. Edward voleva restare, ma gli ho promesso
che non ti avrei torturato con vestiti, trucco e bagni alla Cullen” sbuffò
alzando gli occhi al cielo, contrariata.
“Dio esiste” esultai debolmente.
“Uffa! Sei proprio uguale a lui,
sai? Non apprezzi mai tutto l’impegno che metto nel curare la vostra persona!”
mi accusò
“No, Alice! Non dire così!”
dissi tirandomi su e fissandola intensamente; non volevo che pensasse che fossi
un’ingrata. “Io apprezzo davvero, davvero
molto tutto quello che fai per me, tutte le attenzioni che mi dedichi. Solo
che, ecco...”
“Non sei il tipo da shopping
sfrenato e saloni di bellezza tutti i giorni” completò lei con un sorriso
divertito “Tranquilla, non fartene un problema”
Tirai un sospiro di sollievo;
magari ora si sarebbe data una calmata...
“Tanto continuerò a fare come
mio solito!” esclamò allegra, incrociando le gambe sul letto “Vedrai, dopo un
secolo o due ti farò amare la nobile arte dello shopping!”. Appunto preghiera
ignorata totalmente!
Io le sorrisi incerta. “Non
credo che ci riuscirai mai...” mormorai
Anche perché io non avevo un
secolo a disposizione. Chinai il capo, triste; per quAnto mi stessi facendo del
male... per quanto stessi facendo loro
del male, continuando a non pensarci, a fingere che andasse tutto bene, sapevo
per certo che quella dolce illusione sarebbe durata ancora per poco. Qualche
mese, forse; poi, io sarei tornata nel mio inferno personale, e molto
probabilmente non ne sarei mai più riemersa. Con un po’ di fortuna, invece, i
Cullen sarebbero andati avanti... magari mi avrebbero anche...
Dimenticata.
“Ehi, Bells, non fare quella
faccia” disse Alice preoccupata, sollevandomi il mento con la mano “Non
preoccuparti, stai tranquilla, ok? Se è per colpa mia, io...”
“Oh, no Alice. Assolutamente no”
ridacchiai piano, asciugandomi le lacrime “Non hai fatto assolutamente niente.
Anzi, ti dovrei dire grazie almeno un miliardo di volte per esprimerti la mia
gratitudine per tutto quello che fai”
Lei sorrise, lusingata. “Ma ti
pare!” rise “Io lo faccio volentieri! Mi piace occuparmi della mia famiglia” Il
suo sguardo si fece pensieroso mentre osservava il baldacchino “Chissà, forse è
perché non ho mai avuto una famiglia...”
“Eri orfana, Alice?” domandai
con delicatezza, attenta a non ferirla
“Oh, assolutamente no!” rise
leggera. Mi fissò con uno sguardo dolce, malinconico, lontano. “Avevo una
famiglia... ma sembra che loro non apprezzassero certe mie, ehm, peculiarità”
“Ti hanno abbandonata?” esclamai
sconcertata.
Non riuscivo a... concepirne il
concetto. Come si può abbandonare un bambino? Si, Alice era esuberante e aveva
il concetto di Privacy Zero stampato a caratteri cubitali dentro la testa, ma a
parte questo era adorabile. La sorella che ognuno vorrebbe: gentile,
divertente, affettuosa e creativa; come si può non volerle bene?
“Più o meno” sorrise tirata “Sai
come funziona – ipoteticamente – la faccenda dei nostri poteri?”
“Mi sembra... che sia una caratteristica del nostro io umano che si amplifica
con la trasformazione, vero?” dissi, ricordandomi le parole di Marcus
“Precisamente” annuì lei “Ecco,
io da piccola avevo spesso sogni premonitori. Sai, fino a che si trattava di
fatti che riguardavano solo me e che tenevo segreti andava tutto bene. Nessuno
lo sapeva, nessuno si preoccupava. Ma quando le visioni iniziavano a riguardare
gli affari altrui, e soprattutto quando iniziai a dirlo e a prevedere
catastrofi, beh... diciamo che ho iniziato a fare paura”. Rise per allentare la
tensione, notando che la fissavo inorridita. “Se fosse stato per loro, molto
probabilmente sarei finita al rogo come strega. Ma eravamo all’inizi del ‘900,
quindi senza tanti complimenti mi spedirono in un manicomio”. Feci per parlare
ma lei alzò la mano sorridendo tristemente. “Ovviamente le mie sono solo
supposizioni. Non serbo alcun ricordo della mia vita passata, tranne qualche
sprazzo di lucidità, come quello in cui i miei genitori mi danno il ben
servito... mentre della mia permanenza nella casa dei matti non ricordo nulla.
Nemmeno chi mi ha trasformato, pensa un po’!”
Ridacchiò falsa, e io mi lanciai
su di lei abbracciandola forte, commossa.
La mia Alice… la mia sorellina….
“N-non ti meritavano!” esclamai
in lacrime “Se…. Se hanno permesso una c-cosa del g-genere… non erano de-degni
di essere la tua f-famiglia, Alice! È un bene che tu li a-abbia dimenticati! Se
lo meritano! Tu sei molto più fe-felice ora…”
Non sapevo neanche perché
piangevo, ormai. L’abbandono era una cosa che non avevo mai concepito, neanche
lontanamente sopportato; tutti i racconti, i film, i cartoni in cui venivano
abbandonati bambini (o addirittura animali) mi rifiutavo di vederli. E sapere
che, per paura, ad una persona straordinaria come Alice era toccata la stessa
sorte… mi faceva male.
Le sue braccia mi accolsero sul
suo petto, mentre la sua risata argentina riempiva l’aria, confondendosi con la
pioggia.
“Ma che fai, piangi tu al posto
mio?” ridacchiò sfregando la mano sulle mie braccia come per consolarmi “Santo
cielo, Bells, sei veramente troppo sensibile! Su, dai, asciuga quelle cascate
che ti sgorgano dagli occhi. Altrimenti poi chi la sente Esme se rovini le
coperte? E, a proposito, se mi hai rovinati i jeans di Armani considerati
morta!”
Risi con lei e mi staccai,
asciugandomi gli occhi con il palmo della mano.
“Sei gentile a preoccuparti per
me, ma non c’è bisogno di versare lacrime su ciò che è stato. L’importante,
ora, è il presente” disse solare
“E il futuro” aggiunsi
“Ah, quello sempre!” ridacchiò
lei “E poi, sinceramente io sono felice di essere una vampira. Non sono il tipo
che sputa su ciò che gli viene offerto, come Edward “Deficiente” Cullen. Tutto
quel “No, sono dannato e non merito la
felicità”… tsk, idiota! E io che faccio tanto per quello zotico rosso…”
Sorrisi. “Alice, il vostro rapporto
è tanto bello quanto strano” dissi scuotendo il capo
“Ti basti sapere che si fa ciò
che dico io. Sempre. Edward può brontolare quanto gli pare, ma io vinco ogni
volta”
“Semplicemente perché non ti
ferma niente e nessuno”
Rise ad alta voce. “Già! Ma la
mia famiglia mi ama per questo!” disse, mentre gli occhi le splendevano come
capitava ad Edward quando parlava dei suoi famigliare “Bella, ascoltami, non
preoccuparti per me. Io sono felice.
Ho due genitori splendidi, dei fratelli fantastici – ad eccezione di un
rompiscatole dall’aria snob che ascolta musica squallida – e due sorelle
strepitose. E poi, ho il mio Jaspy!”. E mi sorrise in maniera radiosa,
totalmente e incondizionatamente innamorata.
“Sono felice per te, davvero” le
dissi sincera “Posso… solo pregarti di un favore?”
“Ovvio! Ti porto a far compere!
Lo sai che stanno per iniziare i saldi?”
“Non intendevo affatto questo,
grazie del pensiero, ma no” dissi scuotendo il capo “Potresti… evitare di
chiamare Jasper Jaspy, come fa Emmett?”
“Si, no problem, ma perché?”
chiese allegra “Se Edward è Eddy, Carlisle è Carly e Emmett è Emmy, il mio
Jasper dev’essere per forza Jaspy”
“Beh…. In primo luogo, questo è
un soprannome che gli ha dato Trevor, e sembra proprio che lui non lo
digerisca. Non vorrei che finiste con il litigare, anche se mi sembra
impossibile” dissi scuotendo il capo – se quei due avrebbero mai litigato,
sarebbe giunta la fine del mondo! “In secondo luogo, Jaspy mi ricorda tanto il
nome di una bevanda energizzante. Sai, del tipo <<Jaspy-Frizz: la bevanda che più la mandi giù, più ti tira su>>”
Alice scoppiò a ridere,
tenendosi la pancia per le troppe risa.
“Oddio, questa la devo dire a
Emmett!” esclamò tra gli ansiti “Sai quanto lo prenderà in giro?”
“Pesavo lo amassi!” esclamai esterrefatta
“Ma io lo amo. Con tutta me
stessa” aggiunse convinta; poi sogghignò dispettosa “Ma questo è un nomignolo
che va condiviso con il mondo”
“Alice, sei tremenda” la
rimproverai bonariamente
“Non ti preoccupare, vedrai che
mi saprò far perdonare…”
“Alt, basta, stop! Fermiamoci
qui, te ne prego! Non voglio… neanche provare a immaginare che cos’hai in
mente, psicotica di una sorella!” dissi arrossendo furiosamente e portando le
mani avanti
“Tranquilla, tanto non te lo
avrei detto… ma se vuoi consigli, lo sai che sono sempre disponibile. Anche
Rose ed Esme…”
“Ti. Prego!” esclami rossa “E poi, ti pare che sia occupata? Con chi
vuoi che mi dedica a… certe attività?”
“Io ce l’avrei un candidato…”
mormorò maliziosa, fissandomi con un sorrisetto. Avvampai.
“E… comunque io e te dobbiamo
fare un discorsetto, signorina!” esclami agitata “Si può sapere perché il mio
cassetto è strapieno di completino intimi da sexy shop?! Se non entravano nei
vostri armadi…”
“Bella, piccola ingenua, quelli
sono tutti tuoi” sghignazzò perfidamente
divertita. Stava letteralmente godendo del mio imbarazzo; e meno male che era
suo marito l’empatico!
“E io che ci dovrei fare?!”
urlai in preda alla vergogna più totale
“Come prima citato, te li metti
e seduci il tuo…”
“Aaahh, Alice!!”. Esplose nella
sua risata argentina, contenta di avermi portata al limite.
“Credimi, sorellina, sei uno
spasso!” disse
“Toglili. Ora” la minacciai
“Ma neanche per sogno. Sono un
regalo, e i regali non si restituiscono” disse perentoria “Verrà il giorno in
cui mi ringrazierai… oh, e lo farai…”
“Non immaginavo di arrivare a scommettere contro di te, Alice, ma oggi è così!”
esclamai incrociando le braccia, rossa, imbarazzata e offesa.
“Guarda che ci rimetti solo tu…
io ti ci vedo, pronta a sedurre il tuo bello con uno di quei così… magari la
prima volta sarai impacciata, ma poi… ihihi”
“Alice, ti stai mettendo
d’impegno per farmi morire dall’imbarazzo, vero?” ringhiai
“Ebbene si!”
“Che str…”
“Straordinaria sorellina inimitabile e generosa che ho. Volevi dire questo,
vero?” disse condendo il tutto con un sorriso angelico.
“Si. Rosalie è sicuramente la
mia sorella preferita”
“Ah. Questo è un colpo molto basso” disse melodrammatica portandosi le mani al
petto “Sento che per il dolore potrei morire…”
“Si, si, immagino…” sghignazzai, seguita da lei.
“Volevo ringraziarti, Bella”
iniziò poi “Per l’altro ieri. Jasper si è divertito a fare l’insegnate, anche
se non lo ammetterà mai e poi mai…”
“Ma figurati” dissi “Non è stato mica merito mio. Io ho passato tutto il mio
tempo a cantare con le bambine…”
“La colonna sonora di Moulin
Rouge?” suggerì maliziosa
“Ma ti pare! No, canzoncine che
andavano anche alle elementari, quando le ho frequentate io…”
“Tipo?”
“Mah, le colonne sonore de cartoni, le sigle, filastrocche…” dissi con un gesto
vago della mano
“Scommetto che sei bravissima
nel canto” disse
Arrossii leggermente. “Non me la
cavo male” ammisi “Solo, se beh ti ricordi, ho quel piccolo problema…”
“La completa assenza di fiducia
in te stessa e il panico da palcoscenico?”
“Bingo”
“Ma quello si risolve! Basta un
corso di autostima con la sottoscritta… o meglio ancora col borioso Cullen
rosso”
“Alice, io voglio imparare a
impormi un po’ di più sulle persone, non a comandare a bacchetta come un
dittatore”
“Ahi! Un'altra fitta al mio piccolo cuore! Sento che la fine è vicina...”
esclamò melodrammatica
“Sei la solita esagerata”
sghignazzai “Comunque, stai lontana dalla luce in fondo al tunnel”
“Non ti preoccupare, io sono
fuori dal tunnel”
“Del divertimento” risi
“Anche tu appassionata di musica
italiana?”
“Ma, mi intendo di qualcosina…
mi piaceva cantarla a casa, invece di fare solfeggio. Alcune melodie italiane
sono bellissime”
“Concordo” disse “Ma le mie preferite rimangono le filastrocche dei bambini. Ne
sai qualcuna?”
“Parecchie” risposi “Ma Quante Belle
Figlie Madama Dorè, Mi chiamo Lola,
Alla Fiera dell’Est… ma la mia
preferita era La
Rosina Bella va al
Mercà”
“Come?!”
La fissai sorpresa dal suo tono;
i suoi occhi d’oro si erano gelati, sorpresi e attenti come mai li avevo visti
prima, l’espressione seria e imperturbabile sul volto da cherubino. Sembrava
un’altra Alice tanto era rigida e seria.
“Ehm… cosa, esattamente?” domandai titubante, stranita dal suo
comportamento
“Quella canzone.. l’ultima che
hai detto” disse, e il suo tono incerto e pigolante mi sorprese “Potresti
cantarmela? Per favore?”. La sua assomigliava troppo a una supplica.
“Si… ecco, dovrebbe fare più o
meno così” mi schiarii la voce e iniziai
“E verrà quel dì di lune,
mi vò al mercà a comprà la fune.
Lune la fune e fine non avrà
e la Rosina
bella la va' al mercà
e la Rosina
bella la va' al mercà.
E verrà quel dì di marte,
mi vò al mercà a comprà le scarpe.
Marte le scarpe, lune la fune e fine non avrà
e la Rosina
bella la va' al mercà
e la Rosina
bella la va' al mercà.
E verrà quel dì di mercole,
mi vò al mercà a comprà le nespole.
Mercole le nespole, marte le scarpe, lune la fune e fine non avrà
e la Rosina
bella la va' al mercà
e la Rosina
bella la va' al mercà.
E verrà quel dì di giove,
mi vò al mercà a comprà le ove.
Giove le ove, mercole le nespole, marte le scarpe, lune la fune e fine non avrà
e la Rosina
bella la va' al mercà
e la Rosina
bella la va' al mercà.
E verrà quel dì di venere,
mi vò al mercà a comprà la cenere.
Venere la cenere, giove le ove, mercole le nespole, marte le scarpe, lune la
fune e fine non avrà
e la Rosina
bella la va' al mercà
e la Rosina
bella la va' al mercà.
E verrà quel dì di sabato,
mi vò al mercà a comprà il soprabito.
Sabato il soprabito, venere la cenere, giove le ove, mercole le nespole, marte
le scarpe, lune la fune e fine non avrà
e la Rosina
bella la va' al mercà
e la Rosina
bella la va' al mercà.
E verrà quel dì di festa,
mi vò al mercà a comprà la vesta.
Festa la vesta, Sabato il soprabito, venere la cenere, giove le ove, mercole le
nespole, marte le scarpe, lune la fune e fine non avrà
e la Rosina
bella la va' al mercà
e la Rosina
bella la va' al mercà”
La cantai tutta, mentre Alice l’ascoltava assorta, ad occhi
chiusi, un sorriso nostalgico che le distendeva i bei lineamenti. Purtroppo,
però, un enorme sbadiglio mi rovinò la strofa finale, ma lei non sembrò farci
troppo caso.
“Scusa” sbadigliai ancora, insonnolita, stropicciandomi gli
occhi.
Lei riaprì i suoi e mi sorrise emozionata.
“Scusami tu” ridacchiò “Non volevo declassarti a jukebox”
“Non fa null… ahwah” sbadigliai ancora “Come mai ti
interessava questa canzone?”
“Oh, mi ha fatto tornare in mente una cosa” liquidò lei
“Sai, cantare in piena notte dopo aver cercato di ricostruire la propria storia
umana di cui non serbi memoria non è il massimo. È stato un breve lampo, un
flash piccolino…”
“Un flashino?” domandai sbadigliando nuovamente
Alice scoppiò a ridere ancora, mentre io tentai di trovare
il riposo eterno con l’ausilio del cuscino, visto la figuraccia madornale che avevo
appena compiuto.
“Bella, sei un spasso al naturale, ma quando sei assonnata
superi te stessa!” mi prese in giro
“Grazie” sibilai
“Dai, scusa” mi disse dandomi un buffetto “Dovrei
ringraziarti, invece di prenderti in giro. Mi hai fatto ricordare che da umana
la conoscevo anche io. La cantavo quando saltavo la corda”
“Saltavi la corda? Davvero?” chiesi meravigliata
“Quando ero una bambina” annuì, portandosi le ginocchia al
petto e posandovi sopra il mento “Era una delle canzoncine che preferivo, anche
se era un po’ diversa… almeno credo.. è tutto un po’ confuso, adesso”
“Non preoccuparti” dissi “Io anche saltavo la corda, a
scuola”. Alzò il sopracciglio, scettica. “Beh, d’accordo, più che saltarla
facevo girare la corda e canticchiavo a bassa voce, ok?” precisai “Per saltare
usavamo le colonne sonore della Disney. La mia preferita era… oddio, è passato
tanto di quel tempo… come si chiamava… Ieri, Nery, Sery….”
“Mary?” suggerì Alice “Non starai parlando per caso di Mary
Poppins, vero?”
“Eccola là! Mary Poppins!” esclamai schioccando le dita
“Accidenti, l’ho praticamente cancellata dalla memoria… come faceva…”
Ero talmente immersa nella mia disperata ricerca del
ritornello che non mi accorsi che gli occhi di Alice si fecero vitrei e che sul
suo volto serafico si dipinse un ghigno dispettoso, per non dire pericoloso.
“Bella” mi chiamò sghignazzando “Tu non ti ricordi le canzoni, vero?”
“Sto cercando di ricordare” dissi spremendomi le meningi
“Facciamo un patto, ok?” disse “Se tu non riuscirai a
ricordarti la canzone entro le sette di domani sera, dovrai scontare una
penitenza, scelta da me, ovviamente”
“Perché?” chiesi sospettosa. Alice stava macchiando qualcosa. Qualcosa di
losco, terrificante e malefico, che mi riguardava. E questo NON andava affatto
bene.
“Tu non preoccuparti” disse lei “Dai! Una
scommessina-ina-ina innocente con la tua angelica sorellina”
“Tu di angelico non hai nulla” borbottai diffidente
“Su, su, su, su!” mi pregò
“Se vinco io, però, per due mesi non dovrai portarmi a fare
shopping” ritrattai subito “Ci stai?”
Sghignazzò maleficamente e mi tese la mano. “Ci sto. Oh, se
ci sto” rise sadica, e strinse la mia.
Solo in quel momento mi ricordai di una cosa fondamentale:
avevo appena scommesso contro una veggente!
“Anzi, ho cambiato idea!” urlai disperata
“Oh, ma guarda! Sono tornati i ragazzi!” esclamò ridendo e
correndo al piano di sotto
“Alice, torna indietro!”
Ma in quel momento la sentii già correre in giardino e
sussurrare qualcosa a Jasper, prima che il sonno fu su padrone delle mie membra.
“Ma come accidenti faceva... uffa!”
Ringhiai frustrata mentre l’acqua della doccia scorreva
delicata su di me, tentando di trovare la calma.
E soprattutto tentando di ricordarmi quelle maledette parole
di quella stramaledetta canzone di quello stramaledetto cortometraggio che non
vedevo da almeno quindici anni!.
“Sa... su... sì, il su c’era... era... super... su per
giù... su per tre... maledizione!” ringhiai insaponandomi i capelli “Perché le
ho dato retta?”
Mi sciacquai e mi preparai per godermi una giornata
solitaria a casa Cullen: era una piovosa sabato mattina, e le coppiette di casa
Cullen avevano deciso di rifuggiarsi in un centro commerciale – compativo
Emmett e Jasper; Carlisle aveva il doppio turno e Esme aveva deciso di
approfittarne per recarsi in biblioteca. Invece, io avevo deciso di impiegare
anima e corpo nella mia ricerca della canzone perduta. Questa volta non avrei
ceduto ai ricatti di quella sadica di mia sorella.
Non doveva essere poi
così difficile, mi ero detta. Avevo sbagliato, oh, quanto avevo sbagliato!
Uscii dal bagno per andare a prendere dei vestiti puliti, e
sul letto trovai un pacchetto regalo incartato.
Lo presi curiosa e lo scartai; era il DVD di “Mary Poppins*”
Presi il biglietto con un enorme sorriso di riconoscenza per
il mio salvatore.
“Per salvarti! A buon rendere,
sister!
Rosie,
Emmy e Jaspy”
Alzai gli occhi verso il
soffitto, commossa.
“Grazie!” mormorai grata,
baciando la copertina del DVD. Avrei costruito loro una statua, appena avessi
trovato i materiali. Questa volta ero salva dalle grinfie di Alice, e per ben
due mesi!
Senza ulteriori indugi mi vestii
in fretta e furia e afferrai la custodia, volando poi al piano di sotto,
diretta in salone accompagnata dallo scrosciare della pioggia.
Stavo ancora gongolando tra me e
me quando, varcata la soglia, rimasi cristallizzata al mio posto in completa
venerazione del dio sceso in terra che occupava quella sala, illuminandola con
il suo splendore.
Edward era comodamente sdraiato
sul divano, una gamba tesa davanti a sé e l’altra piegata a piramide
all’altezza del ginocchio, il viso angelico concentrato nell’intreccio
intricato di parole del libro che teneva in mano, totalmente immerso nella
lettura.
Avvertendo la mia presenza,
distolse l’attenzione dal volume per rivolgerla a me, stordendomi con quei suoi
profondi occhi d’oro per poi regalarmi il suo speciale sorriso.
“Ciao” mi salutò allegro
“C-ciao” risposi, arrossendo.
“Che cosa fai tutta sola a casa?
Pensavo che ne avresti approfittato e saresti uscita per goderti il mondo”
disse muovendo un attimo il viso per spostare con un gesto una ciocca di
capelli dalla fronte.
“Non oggi. Volevo solo
rilassarmi a casa. Il mondo preferisco viverlo asciutta” risposi “E tu? Non ti
godi il mondo?”
“Già stato, già visto**”
ridacchiò “E poi non mi andava di fare spese”
“Allora siamo in due”
Mi fissò divertito, prima che la
sua attenzione fosse catturata dalle mie braccia, dietro la schiena, che
nascondevano il cofanetto del mio DVD. Arrossii, colpevole.
“Che cos’hai li dietro?” domandò
curioso
“Oh, n-niente di che” risposi
vaga “Solo un filmino… per una scomessina con Alice che devo assolutamente
vincere…”
“Su che cosa?”
“Beh… non riesco a ricordarmi
una canzoncina di questo film, e i tuoi fratelli mi hanno dato un aiuto…”
spiegai in fretta “Ho fino a stasera per ricordarmela, poi dovrò scontare una
penitenza ideata da Alice…”
“Le punizioni di mia sorella
sono sempre molto pericolose” annuì con aria grave “Che il cielo te ne scampi dal riceverne una, te lo
dico per esperienza. Meglio che ti sbrighi a vederlo. Dai, mettilo”
“Non voglio disturbarti… lo vedo
in camera di Rose, magari…”
“Ma dai, non mi disturbi
affatto” rise “Forza, approfitta dell’assenza di Alice”
“Grazie” gli sorrisi riconoscente correndo a inserire il film
“Per curiosità, di che film si
tratta?” domandò mentre trafficavo con i telecomandi e la tv.
“Ehm… Mary… Mary Poppins” ammisi
imbarazzata, aspettando il suo commento
“Non l’ho mai visto” disse solo
“Ti dispiace se rimango a vederlo con te?”
“No, affatto” risposi voltandomi
verso di lui felice. Lui ricambiò ammaliandomi con il suo sorriso.
Andai verso il divano e lui fece
per alzarsi, lasciandomi il posto.
“No, dai, c’eri prima tu. Posso
benissimo stare sulla poltrona” gli dissi
“Non ci penso neanche” rispose.
Mi indicò con un movimento del braccio il posto accanto a lui “Prego”
Mi sedetti vicino al bracciolo
e, colta da un improvviso raptus di follia, posai una mano sulla sua spalla e
lo spinsi di nuovo giù, fino a che non si ritrovò completamente sdraiato con il
capo posato sulle mie gambe.
Arrossii sotto il suo sguardo
sorpreso, maledicendomi mille volte. Che diavolo mi era preso? Perché avevo
fatto una cosa del genere?
Ma ben presto una sensazione
piacevole, di completezza, divenne padrona del mio corpo. Mi sentivo… benissimo.
Come se non fosse sempre mancato qualcosa di importante, prima di quel
contatto.
“S- scusa” balbettai, fissando
lo schermo per sfuggire ai suoi occhi “Se non vuoi, puoi sempre alzarti… non ti
obbligo a…”
“No. Sto… benissimo”. Abbassai
lo sguardo su di lui e Edward mi rivolse uno sguardo intenso, magnetico, prima
di sorridermi. “Se me lo permetti, vorrei restare così” mi domandò gentile “Sei
il cuscino più morbido e comodo su cui mi sia mai poggiato prima”
Il rossore delle mie guance
raggiunse tonalità mai viste prima, mentre annuivo senza voce.
Mi intrappolò per qualche altro
istante con i suoi occhi d’ambra, prima di concentrarsi sulla televisione.
Internamente, sospirai di
sollievo. Adoravo la sua compagnia, la sua presenza mi infondeva una gioia
innaturale, enormemente giusta, ma non riuscivo a capire… che diavolo mi
succedeva quando ero con lui?
Perché avevo la paura tremenda
della sua lontananza?
Perché desideravo sempre e solo
di trovarmi sola con Edward?
Lui, che da poco più di un mese
mi aveva stravolto la vita; lui, con cui sentivo di non poter mentire; lui, per
cui avrei sicuramente fatto di tutto; lui, per il quale sarei disposta anche a
morire.
Edward, l’unico a cui sento di
appartenere. L’unico che vorrei mi appartenesse.
Osservai il suo viso voltato
verso la tv, ma lontano chilometri da quella stanza: era… stupefacente.
La fronte liscia e ampia, senza
imperfezione alcuna – come tutto di lui, del resto – , gli zigomi alti, i
lineamenti delicati ma virili, e quelle labbra piene, rosse come il peccato,
quelle labbra che tanto erano vicine, ma tanto erano irraggiungibili, per me,
che mai avrei potuto sfiorare… e quegli occhi d’oro, unici al mondo. Caldi,
intensi e limpidi, in grado di catturarti. Occhi che ormai, mi avevano rapito
l’anima.
Una ciocca di capelli bronzei
gli cadde nuovamente davanti agli occhi, e prima che lui potesse toglierla glie
la spostai con il più delicato dei tocchi.
I suoi capelli fra le mie dita
erano fil di seta, morbidissimi.
Così, senza essere davvero
cosciente, immersi piano la mia mano in quella nuvola bronzea, e come se mi
fosse permesso, come se fosse un gesto naturale, quotidiano, iniziai ad
accarezzargli i capelli, gioendo del contatto elettrico che mi provocavano sul
palmo.
Un sospirò di piacere uscì dalle
labbra di Edward, costringendomi a tornare con i piedi per terra. Aveva voltato
il viso verso il soffitto, e aveva gli occhi chiusi; era completamente rapito
dalle mie carezze, sul viso un’espressione di assoluta beatitudine.
“Se… se ti do fastidio… posso
smettere” sussurrai timidamente, arrossendo
Lui aprì un occhio e mi regalò
un sorriso. “No, per favore” disse “Continua. Non hai idea di come mi sento”
“Spero sia una cosa positiva”
Ridacchiò. “Senza alcun dubbio”
“Dopo mi dai il nome del tuo
shampoo” dissi “E mi spieghi come fai ad averli così morbidi”
“La bellezza è un dono di
natura” si vantò
“Sei tornato Edward “Modesto”
Cullen, eh?”
“Sempre stato qui” rispose. Una sua mano afferrò piano una ciocca dei miei
capelli, giochicchiandoci oziosamente “E comunque, i tuoi capelli sono
morbidissimi” commentò tranquillo.
“Grazie”
Ritorno il silenzio, tra noi. Un
silenzio dolce, giusto, innocuo.
Mi tornò alla mente quando ero
io a godermi le carezze di mia madre, sdraiati sul divano o sul tappeto del
salone, giocando al “campeggio”, parlando del più e del meno. La sensazione di
amore che mi avvolgeva in quei momenti era palpabile, soprattutto se oltre alle
gentili coccole che mi rivolgeva Renée mi intonava quella buffa canzoncina che
aveva inventato per me…
La ricordavo benissimo. La
adoravo da impazzire, sebbene a lei non piacesse molto; ma era la mia canzone,
fatta dalla mia mamma, e per me era specialissima.
“Cosa canti?”
“Uhm?” mugugnai, aprendo gli
occhi per fissare quelli attenti di Edward
“Stai canticchiando da almeno cinque
minuti. Che cos’era?” chiese
“Nulla. Solo una canzoncina che
mi cantava mia madre da piccola, scritta di suo pugno” minimizzai
“Era veramente carina… posso
sentirla?”
“Sei il secondo Cullen che mi
usa come jukebox” sghignazzai “Tra un po’ mi sostituirai al tuo stereo”
“Saresti anche esteticamente più
bella. E poi occupi meno spazio” sorrise sincero
Arrossendo per quel complimento
implicito, mi schiarii la voce e iniziai a cantare.
“Come fil di seta,
son questi bei capelli
che scorron tra le mie dita
come piccoli ruscelli.
Scendendo un po’ più giù,
sulla tua peschea pelle,
accarezzo la tua fronte
dove giocano le stelle.
Limpidi gli occhi tuoi,
vivaci e intelligenti,
mi fissano curiosi,
gioiosi e sorridenti.
E infine ecco che qui,
su questo bel nasino,
si sta andando a posare
un tenero bacino”
Mi interruppi, imbarazzata.
Aveva sempre detto che non era un granché né come cantante, né come poetessa,
ma non per questo si era mai tirata indietro. Mi mancava così tanto la mia
mamma svampita e pazzerella…
“È finita?” domandò Edward “È
molto carina. Originale, scorrevole… unica”
“Si, beh… mi ha sempre detto che
non era chissà quale poetessa… ma aveva la voglia di provare, cosa che io non
ho mai avuto…” risposi evasiva cercando di portare il discorso da un’altra
parte. Altro che finita!
“Bella, sei proprio sicura che
sia finita?” mi chiese sogghignando Edward, matematicamente certo che stessi
mentendo.
E come ingannarlo: [(rossore +
balbettio) x sguardo vacuo] x Bella = MENZOGNA!
“Va bene, mi arrendo! La canzone
è finita…” borbottai
“E cosa manca per renderla
completa?” sghignazzò contento di avermi messo alle strette
“Manca che, al termine della
canzone, mia mamma… si chinava su di me e mi dava un bacio sulla punta del
naso” ammisi, rossa
Lo sguardo di Edward s’intenerì.
“Sai, di mia madre ricordo poco, al contrario tuo” disse “Ricordo la sua
passione per il pianoforte, e la sua pazienza quando iniziò a darmi lezioni.
Ricordo che veniva tutte le notti a darmi rimboccarmi le coperte e a darmi il
bacio della buonanotte; anche quando ero un ragazzo, ormai, e pensava che non
me ne accorgessi. Ma la sentivo arrivare, sempre, e non potrò mai scordarmi
quel suo profumo buonissimo che mi avvolgeva ogni volta…” Si perse un attimo
nei suoi ricordi, poi si riscosse e sorrise “Questi sono i più bei ricordi che
ho di lei. Ma non mi lamento, ora, perché ho trovato in Esme la madre ideale. È
lei mia madre, ora, e non la cambierei con nessun’altra”
“Lo si capisce da come la
guardi” dissi “Le vuoi molto bene”
“Senz’alcun dubbio. È mia madre”
Gli sorrisi. “Dai, ora vediamoci
questo film. Non ho proprio intenzione di passare l’eternità come schiava di
Alice... o peggio ancora con lei nei centro commerciali!”
Rabbrividii, alzando un po’ il
volume per iniziare a vedere il film con il minimo interesse storico.
Naturalmente c’era qualcuno che non era d’accordo.
“Bella, non stai dimenticando
qualcosa?” mi richiamò Edward, e il sorrisetto che gli increspava le labbra era
furbo come quello di sua sorella.
“Che io sappia no... non ho
lasciato aperta l’acqua della doccia?” aggiunsi poi preoccupata
Lui rise, scuotendo il capo.
“Sto ancora aspettando il mio bacino” disse allegro
Ok. Chiaro, stavo sognando; ora
mi sarei svegliata e avrei scoperto che si è trattato tutto di un sogno... già
avere la sua testa sulle mi ginocchia era un miracolo, ma addirittura sentire
le sue parole... Bella, che puma sei andata a cacciare? Uno dipendente da
sostanza allucinogene?
Sbattei un attimo le palpebre,
eppure lui rimase fermo avanti a me, senza dissolversi in una nuvola di fumo...
e le sue parole riecheggiarono nell’aria.
Divenni bordeaux nel giro di un
millesimo di secondo, ma ciò non scalfì il suo sorriso, anzi, lo amplificò
ancora di più.
Così, deglutendo in preda
all’ansia, e con la sensazione che il cuore mi stesse per esplodere nel petto
per il troppo lavoro, mi chinai su di lui e posai le mie labbra sul suo naso,
chiudendo gli occhi per non rimanere accecata da lui.
Fu... paradisiaco.
Il suo profumo mi avvolse
completamente, sconvolgendomi, mentre la sua pelle... mmm... era squisita. Ne
avvertivo il sapore zuccherino sulle labbra, che accarezzavano piano quel marmo
liscio. Ed era solo la sua pelle! Non riuscivo a immaginare che cosa avrei
potuto combinare se fossi scesa a baciare le sue labbra morbide. Non lo avevo
nemmeno sfiorato che già ne volevo ancora, e ancora, e ancora...
Mio. Totalmente e completamente mio.
Ma mi imposi di non muovermi.
Non potevo osare tanto con lui,
e non potevo illudere così me stessa. A breve sarei tornata nel mio personale
girone infernale, e allora che cosa mi sarebbe rimasto? Solo il ricordo
doloroso di qualcosa che mai avrei potuto avere, mentre lui... lui sarebbe
andato avanti.
Che senso aveva farsi del male
così?
Mi allontanai lentamente,
tornando eretta senza staccare gli occhi dal suo viso. Lui aprì di scatto i
suoi: neri, terribilmente magnetici, eccitanti.
Due pozze di petrolio che mi
trafiggevano l’anima, tentatori.
Continuammo a fissarci senza che
nessuno dei due potesse o volesse staccarsi dagli occhi dell’altro.
“Il film...” mormorò roco
Edward, quando iniziammo a sentire i dialoghi
“Si...” risposi atona
“Dovremmo vederlo...” continuò
“Si...”
Ma nessuno dei due distolse lo
sguardo.
“È questa!” esclamai mezz’ora
dopo, distogliendo per a prima volta lo sguardo da Edward puntandolo sulla tv
“La canzone!”
*<<Al contrario c’è una parola adattissima. Non è vero Ben?>>
<<Digli qual è?>>
<<Bene.... è...>>*
Ma proprio sulla prima nota
della canzone il televisore divenne nero.
“Ma no!” urlai, fissando
scioccata lo schermo
“Ma si, invece!”
La figura minuta di Alice
comparve da dietro il televisore appena defunto, ergendosi in tutta la sua
statura sventolando al suo fianco la spina dell’apparecchio come se fosse stato
un lazzo. La sua faccia era il ritratto della rabbia.
“Bella. Come hai osato barare così!” ringhiò “Mi hai
deluso profondamente!”
“Ehi, io non ho mai detto che non avrei sfruttato ogni mia risorsa per
vincere!” ribattei piccata “Quella è una mia risorsa, quindi tecnicamente non
sto… ma poi perché mi devo giustificare con te, che sei la regina degli
inganni?”
“Perché quel titolo me lo sono guadagnato onestamente in decenni di onorata
carriera, e non permetto che mi venga sottratto così a cuor leggero!” replicò
lei testarda, ma con un sorriso soddisfatto sul volto.
“Io ho solo giocato le mie
carte, come fai sempre tu” dissi
“Non le hai giocate tutte,
però…” insinuò maliziosa
“Alice” ringhiò Edward,
tirandosi su e fissandola accigliato
“Oh, suvvia, rosso, non facevi
tanto l’acidello fino a tre minuti fa” disse Emmett comparendo di fianco a
Alice “Eri pure carino… bimbo, lui, così tenero e indifeso”
Sgranai gli occhi, diventando
viola per l’imbarazzo. Edward sembra sconvolto quasi quanto me.
“Da quanto siete lì?” chiese
scioccato.
“Sarà mezz’ora che ci sorbiamo
quella palla di film, fratello” spiegò Rose seguendo il marito, spazzolandosi i
vestiti “Molto carini, davvero, ma se mi si è rovinato il vestito ti mando il
conto della tintoria”
“Io sono dalla vostra, ragazzi –
anche perché le vostre emozioni mi fanno proprio bene – ma secondo me dovreste
prestare un po’ più di attenzione al resto” disse Jasper alzandosi e porgendo
una macchinetta a sa moglie “E soprattutto, cercarvi un luogo, come dire… più
appartato”
“Quella cos’è?” sibilai,
cercando di non badare all’imbarazzo ma solo alla rabbia
“La mitica Alice Photo Machine!”
esclamò lei “Siete venuti proprio bene, a proposito”
“Dammela” ringhiò Edward,
arrabbiato
“Subito” aggiunsi
“Non temete, vi farò avere due
copie” replicò quella… quella… grr, non esisteva aggettivo per classificarla,
in quel momento! E io che avevo anche pianto per lei, accidenti! Lacrime
sprecate!
“Nana, adesso hai esagerato”
disse Edward alzandosi furente, ma del tutto padrone di sé…
“No!” esclamò spaventata Alice
“La mia collezione di Chanel no, ti prego! L’ho comprata solo quattro giorni
fa, ti scongiuro, tutto ma non quella!”
“Ok, benissimo” sogghignò Edward
“No, neanche le mie borsette di
Prada!” si lagnò, orripilata.
“Ma allora sei incontentabile…”
sghignazzò lui “Vediamo, che altro propone il tuo modestissimo guardaroba…
chissà che cosa posso distruggerti…”
“Posso provare io?” dissi
“Prego”
Immaginai di andare di sopra e
sminuzzare tutti gli abiti di D&G che aveva comparto, sia i suoi che…
“Non ti azzardare!” gridò
isterica “Quei pantaloni ti stanno che è una favola, non osare puntagli contro
le forbici!”
Scoppiai a ridere, seguita da
Edward. “Ehi, è divertente!” esclamai
“E sembra che inoltre tu abbia
un talento più che naturale!” sghignazzò Edward, continuando a fissare la
sorella che sembrava sull’orlo del pianto.
“Ehi, voi due, basta” disse
Jasper serio, non riuscendo a sopportare il dolore della moglie. Io,
mortificata, smisi subito, mentre Edward sogghignò.
“Oh, Jazz, se temi per la tua
mogliettina non oso immaginare come starai dopo che avrò bruciato la tua
preziosa scacchiera del ‘700…” disse lasciando che la sua minaccia volteggiasse
nell’aria.
Jasper impallidì, deglutendo.
“E in quanto a voi” disse poi
Edward ad Emmett e Rose “Per te, cara sorella, prevedo che tutte le tue scarpe
finiranno col passare da tacco dodici a tacco rasoterra, e per te, Emmy…” Sghignazzò maligno “Io correrei a
proteggere la carrozzeria della tua macchina… potrei accidentalmente strusciarci contro le mie chiavi, mentre vado in
garage”
I quattro vampiri, terrorizzati,
si divisero andando a proteggere i loro averi più cari, gridando : “State
lontani dalle nostre cose, mostri!”, e lasciando me e il mio angelo a rotolarci
per le risate.
“Come proposta non è male”
commentò Carlisle riponendo il giornale “Ormai è a parecchio che non vi
mettiamo piede”
“Ah, visto? Lo sapevo che papy
era un grosso” esclamò contenta Alice scoccandogli un bacio sulla guancia
“Allora siamo tutti d’accordo?”
“Ci sto” esclamò Edward
“Anche io” disse Rosalie
“Idem!” urlarono Emmett e
Jasper, seduti ai piedi del divano intenti a giocare alla play.
Io staccai gli occhi dallo
schermo per fissare perplessa Alice, con almeno un milione di domande in testa.
“Anche io, solo…” risposi,
attirando su di me gli sguardi gentili di tutti. Mordicchiai nervosamente il
biscotto e poi mi azzardai a parlare. “Vampiri che giocano a baseball? Non lo
trovate un passatempo un pochino… frivolo?”
Scoppiarono a ridere, divertiti.
“Bells, in qualche modo dovremmo
pur impiegare il tempo, piccola!” disse Emmett “Ti assicuro che lo sport al
massimo delle nostre capacità è un vero spasso. Finalmente possiamo essere noi
stessi”
“Già, e poi, se proprio vogliamo
parlare di passatempi frivoli, guarda come si sono ridotti quei due” disse
Edward raggruppando i suoi spartiti, alludendo ai suoi fratelli seduti sul
tappeto di fronte a me.
“Ehi!” esclamarono loro piccati
“Giocare alla play è un’arte raffinata!”
“Si, si, come volete voi…”
“E dove giocheremo?” chiesi
“Abbiamo un nostro campo
abbastanza lontano dalla città, in mezzo al bosco” mi spiegò Esme
“Organizzati” sorrisi “E ben
protetti con il fragore del temporale… certo, sarà un pochino difficile giocare
sotto la pioggia”
“Niente pioggia nello spiazzo!”
annunciò Alice sedendosi vicino a me “Saremo all’asciutto, garantito dal
servizio meteo più preciso del mondo!”
“Ti sei scordata modesto…” la
presi in giro mentre lei mi abbracciava la vita
“Comunque, le squadre sono:
Jasper, Rose, Esme e Edward contro me, Bella, Emmett e Carlisle” continuò
“Sopra ognuno di voi ha una divisa, quindi filate a cambiarvi immediatamente,
che tra venti minuti si parte!”
“Ah, io contro voi due, e,
nanetti? Bene, bene, ci sarà da divertirsi!” rise Emmett entusiasta “Ovviamente
mi limiterò, non voglio vedervi piangere. Sono pur sempre il vostro fratellone
maggiore”
“Si, si, non limitarti troppo, o
non ci sarà gusto a batterti” disse Edward
“Figliolo, ricordati che
l’umiltà è la miglior virtù… soprattutto quando sai per principio che vinceremo
noi!” disse Carlisle serafico come sempre
“Ma dai, papà! Adesso non diciamo
fesserie! Noi siamo più forti!” disse Jasper
“Certo, come no!” disse Alice
“Sbruffoni!”
“Ma dai, Alice, siamo migliori
in tutto…” disse Rose “Quando hai fatto le squadre dovevi mettere in conto la
nostra vittoria a tavolino”
“Ne siete proprio certi?” disse
Esme. Tutti la fissammo, e lei ci sorrise, guardandomi fisso “Ci stiamo
dimenticando un elemento fondamentale e soprattutto sconosciuto” disse serafica
“Bella, hai mai giocato a baseball?”
L’attenzione si spostò
velocemente su di me, facendomi arrossire. “Una o due volte, da umana…” dissi
“Vinceremo di sicuro” dissero
Jasper e Edward, dandosi il cinque.
Storsi il naso, infastidita. Ok,
gli avevo detto di non essere portata per gli sport, ma non doveva
sottovalutarmi così. Adesso sì che glie l’avrei fatta pagare.
“Ed era l’unico sport in cui
fossi brava” sogghignai, gioendo nel vedere le espressioni vittoriose dei due
fratelli venir sostituite da due allarmate.
“Grande sister!” disse Emmett
dandomi il cinque “Ora si che vinceremo noi!”
“Ve l’avevo detto di calcolare
tutte le variabili” disse Esme calma, per nulla preoccupata
“Non me l’avevi detto” disse
Edward offeso
Io alzai le spalle. “Tu non me
lo hai mai chiesto” risposi.
“Andiamo a cambiarci, dai!”
trillò Alice tirandomi di sopra, ridacchiando. “Sapevo che eri una grande… come
abbiamo fatto senza di te fino ad oggi…”
“Si tira avanti, senza di me”
dissi entrando in camera
“Ma che dici! Non possiamo
andare avanti senza di te, non dire più eresie del genere!” mi sgridò
arrabbiata
“Alice, scherzavo”
“Meglio per te!”
Si avvicinò al letto mantenendo
quell’espressione furiosa, mentre io sospiravo pesantemente.
Perché avevo fatto
quell’infelice battuta?
Andai da lei e l’abbracciai
forte. “Scusa” mormorai
“No, non ti scuso” ribatté lei
abbracciandomi “Non finché avrai certi complessi. Un deficiente in famiglia
basta e avanza, e ti assicuro che Edward è anche troppo”
“Alice, io voglio essere una Cullen. Giuro, è tutto ciò che desidero” dissi
convinta, sentendo l’abbraccio di lei farsi più caloroso.
“Lo sei già, sorellina” mi
sussurrò bacandomi una guancia.
Si staccò e poi sorrise. “Dai,
mettiti quella divisa che ti ho preparato con tanto amore. Io mi vado a
cambiare, ok?” disse, e si volatilizzò fuori dalla mia camera.
Mi affrettai a cambiarmi,
indossando una bella divisa blu cobalto, con rifiniture bianche. Sul retro
della maglietta, grosse lettere bianche scrivevano Bella sulla mia schiena. Scossi il capo, divertita; Alice faceva
sempre tutto in grande stile.
Mi misi anche le scarpe e legai
i capelli in una coda alta, completando il tutto con un cappello blu. Uscii
dalla mia camera proprio mentre Edward chiudeva la porta della sua stanza,
vestito con una tuta identica alla mia ma bianca dalle rifiniture blu.
Arrossii, imbarazzata; era la prima vota che ci ritrovavamo da soli da quella
mattina.
Mi fissò un secondo, come
folgorato, per poi ricomporsi in fretta.
“Stai bene” sussurrò venendomi
incontro
“Grazie” risposi
“E così, siamo nemici?” domandò
scendendo le scale
Risi. “Che brutta parola!” dissi
“Diciamo che, più che altro, siamo avversari. Ti avviso che non mi risparmierò”
“Non voglio che tu lo faccia” mi
rispose arrogante “Che gusto c’è a combattere contro chi non si impegna?”
“Attento, Cullen, perché
stavolta uscirai perdente da questo scontro” lo misi in guardia
“Io non credo proprio”
“Spero non ne rimanga deluso;
non mi terrai il broncio dopo la tua sconfitta, vero?”
“Piuttosto mi preoccupo per te.
La delusione potrebbe essere troppo grande” mi sbeffeggiò “Ma sei vuoi una
spalla su cui piangere, puoi sempre bussare alla mia porta. Sai che sono un
tipo magnanimo e di buon cuore”
Arrossii, voltandomi verso il
corridoio, con la gola improvvisamente secca. Per mia immensa fortuna, Emmett
venne in mio soccorso.
“Che stai facendo alla mia
piccola sorellina indifesa?” chiese “Non starai per caso usando su di lei
qualche strano trucchetto psicologico, vero?”
Decisi di approfittare della
situazione, e mi avvicinai a lui abbracciandogli la vita. “Fratellone,
fratellone, aiutami tu!” piagnucolai
“Ma certo, piccolina, ti
difenderà il prode Emmett” disse cullandomi “Quel mascalzone non riuscirà a
metterti le mani addosso”
Notai Edward fissare il fratello
con sguardo scuro, decisamente arrabbiato.
“Che sta succedendo qui?” chiese
Alice arrivando “Ho chiaramente detto che le lotte tra fratelli dovranno essere
fatte dopo la partita, invece ho appena avuto una visione del muro del salotto
distrutto”
“Edward ferisce la nostra
sorellina” disse Emmett serio
“Edward! Come puoi fare una cosa
del genere?!” esclamò finta esterrefatta Alice, correndo ad abbracciarmi al
posto di Emmett “Isa è così fragile e delicata… pensavo volessi solo il suo
bene!”
“Non vi preoccupate, vi difendo
io da quel bifolco” disse Emmett mettendosi davanti a noi
Edward si accucciò leggermente,
ringhiando piano. “Basta” sibilò
Emmett e Alice scoppiarono a
ridere, per qualche inspiegabile motivo, e mi lasciarono sola in corridoio con
lui.
Notando il suo sguardo adirato,
gli andai incontro titubante, mentre i suoi occhi neri mi scrutavano
contrariati.
“Sei arrabbiato?” domandai. Non
rispose, e la cosa mi provocò un dolore nel petto. Gli presila mano e lo fissai
supplicante. “Stavo scherzando, Edward. Non volevo… irritarti in qualche modo.
Scusami”
Sospirò e tornò a fissarmi con
il suo sguardo ambrato. “Non farlo più, per favore” sospirò “Non posso…
concepire l’idea che… per un mio comportamento irriguardoso nei tuoi confronti…
tu possa decidere di allontanarti da me… arrivando a considerarmi addirittura
un pericolo”
“Non lo farei mai, Edward” dissi
sincera.
Mi fissò negli occhi in cerca di
tracce di una possibile menzogna. Non trovandone alcuna, mi sorrise e intrecciò
le dita della sua mano con la mia, portandole poi ad accarezzarmi la guancia.
“Voglio… che tu sappia…”
mormorò, cercando le parole giuste “Che non stavo scherzando, prima. Se tu
avessi un qualsiasi problema, un qualsiasi pensiero che ti dovesse turbare,
vorrei che non esitassi a dirmelo. Mi farebbe… immensamente piacere sapere di
poter alleviare le tue sofferenze. Sapere che mi consideri spalla su cui puoi
piangere. Quello che cerco di dirti è… che… insomma, potrai sempre contare su
di me, per qualsiasi cosa. Sempre”
Mi fissò con gli occhi dorati
che ardevano di sincerità, catturando la mia anima.
Oh, Edward… come posso
proteggerti se fai così?
“Promettimi che sarò il primo
che chiamerai, quando avrai bisogno di qualcuno” continuò serio “Promettimelo.
Per favore”
Io annuii, completamente
soggiogata dal suo sguardo, da lui.
Edward mi rivolse un sorriso
timido, e poi, quasi intimorito, posò le labbra sulla mia fronte, facendo sì
che il fuoco che sentivo a ogni suo contatto tornasse a bruciarmi nelle vene.
“Per favore, non allontanarmi da
te” mormorò sulla mia pelle.
Poi, una volta sicuro di avermi
completamente imbarazzata, mi condusse in garage tenendomi per mano. Lo seguii
docilmente, troppo sconvolta dalle sue ultime azioni per accorgermi che mi
aveva fatto salire sul jeepone di Emmett e ora scorrazzavamo verso il campo.
Edward, che cosa mi sta
succedendo?
Che cosa provo io, per te?
“Beh, ora tutte le mie teorie
sul perché vi serviva il temporale sono confermate!” dissi ad Esme dopo che il
frastuono del colpo di Jasper si fu un minimo attenuato.
“Già. Ecco un altro punto a
favore di Forks. È proprio il posto ideale per… ehi! Ragazzi, piantatela immediatamente!”
ringhiò in direzione di Emmett e Jasper, che si stavano preparando a lanciarsi
l’uno contro l’altro. Probabilmente la questione riguardava il punto che Esme
aveva assegnato alla nostra squadra, cosa che era stata causa di venti minuti
di lamentele e litigi in quanto “Non regolamentale e assolutamente di parte”.
“Mi spiace, spero non ti stia
facendo un’idea sbagliata dei tuoi fratelli” disse Carlisle con un sospiro
rassegnato “Cioè, un’idea ancora più
sbagliata”
Ridacchiai. “Nah… ormai dovrei aver
visto di tutto”
“Ti dico che era punto nostro,
brutto zoticone con i capelli a spazzola!” ringhiò Jasper
“E io ti dico di no, brutto
soldatino di piombo che non sa neanche distinguere la differenza tra una mazza
e una palla!”
“Adesso ti facci vedere la
differenza tra salute e dolore atroce!”
“Vieni un po’ qui, dai, fammi vedere che sai fa…”
Un rombo assodante seguì il
cozzamento delle teste di Emmett e Jasper, dopo che Esme le fece scontrare
contro di loro.
“Mamma!” esclamarono loro due
portandosi le mani sul capo, gli occhi lucidi per il dolore
“Mamma un bel niente! Piantatela
di fare i ragazzini o potete scordarvi di giocare le prossime partire e di
vedere la Major Legue
per i prossimi sei anni!” ringhio Esme furiosa. In quel momento di materno e
amorevole non aveva assolutamente nulla, anzi, faceva anche un po’paura
“NO! Questo no! Oddio, che
atrocità!” piansero loro
“Allora fate le persone mature!”
“Si, mammina”
Alice, Rose e Edward scoppiarono
a ridere.
“La amo anche per la sua
capacità di mantenere ordine e disciplina” disse Carlisle dolcemente
“Eh! All’anima dell’amore
materno!” esclamai sconvolta, e leggermente terrorizzata. Poi mi resi conto di
averlo detto ad alta voce, e mi voltai verso di lui arrossendo “Cioè, no, non
intendevo… non volevo dire così… oddio, che figura!”
Mi seppellii il volto nella mano
mentre Carlisle rideva fragorosamente.
Ormai eravamo all’ultimo inning
di una partita strabiliante – almeno per me, visto che era la mia prima volta e
che gli unici ricordi erano sbiadite immagini di un gioco molto, ma molto più
noioso.
Non mi ero mai divertita così
tanto, semplicemente perché non mi ero mai sentita così tanto libera. Correvo,
giocavo con tutto il mio impegno e la mia grinta – causando un moto di orgoglio
nella mia squadra e un coro di proteste verso Alice che si era scelta “Uno dei
giocatori migliori” – imparando quante più tecniche potevo assimilare dai miei
compagni e soprattutto ridendo.
Ridevo per tutto, per ogni
battuta, per ogni punto che segnavamo, di qualsiasi squadra, ridevo perché mi
sentivo accettata, in famiglia.
Ero così felice che ben presto
Jasper iniziò a tallonarmi, ricevendo più di un rimprovero dalla sua squadra;
lui si scusava dicendo solo che era colpa delle mie “emozioni intense e
positive”, che gli facevano bene.
“Non è colpa mia se siete
diventanti dei vecchi bacucchi noiosi e apatici” aveva detto “Dovreste
rallegrarmi che finalmente ho trovato qualcuno a parte Alice in grado di
contagiarmi con il proprio stato d’amino e soddisfare il mio appetito empatico”
Questo aveva scatenato un
timeout di almeno venti minuti, durante i quali Jasper aveva tentato di
scappare dalle grinfie di Rose e Emmett, che gli avevano gridato dietro di
tutto e di più, venendo poi successivamente salvato dal sua moglie.
Ed ero felice, ma anche molto
imbarazzata, da ogni occhiata che mi rivolgeva Edward: mi studiava
intensamente, assorto, cercando – e lo notavo dalla leggera frustrazione che
qualche volta solcava il suo viso, sottoforma di una deliziosa ruga sulla
fronte – di decifrare i miei pensieri; erano occhiate in grado di scaldarmi
l’anima, intense e dolci, che si illuminavano di felicità riflessa ogni qual
volta mi sentivano ridere allegra.
Sembrava che dalla mia felicità
dipendesse la sua, cosa impossibile visto che era l’esatto contrario.
“Ok, ultimo tiro, poi si chiude”
annunciò Rose
Afferrai la mazza di metallo e
mi portai alla casa base, preparandomi a colpire. Il lanciatore era Rose, che
mi rivolse un sorriso arrogante – avevo appena scoperto il lato competitivo di
mia sorella – al quale risposi con un ghigno identico. Poi, la palla scattò con
sibilo sinistro verso di me, che riuscii a colpirla con tutta la forza che
avevo in corpo, sparandola molto lontano.
Iniziai a correre più veloce che
potevo, sapendo che Edward stava facendo lo stesso per prendere la palla.
Una… due… tre… ormai c’ero,
ormai c’ero… ma sentii Edward lanciare la palla con tutta la sua forza… e il
sibilo farsi più vicino… strinsi i denti e mi lanciai verso la casa base…
“Salva!” decretò Alice con un
enorme sorriso
“Abbiamo vinto!” urlò Emmett,
correndo verso di noi
Vidi Jasper lanciare il cappello
per terra in un gesto di stizza, ma poi sorriderci allegro, prima che la
visuale mi fosse coperta dai miei compagni di squadra. Carlisle mi scompigliò
affettuosamente i capelli, ridendo, mentre Alice mi gettò le braccia al collo e
mi urlò nelle orecchie “Abbiamo vinto! Abbiamo vinto!”, mentre io non riuscii
fare altro che abbracciarla. Poi, Emmett ci strinse tutt’e due in un abbraccio
mozza respiro, urlando festoso e facendoci volteggiare da terra. Alice si
staccò e atterrò con grazia, andando a consolare il marito, mentre Emmett
decise che per festeggiarmi mi avrebbe concesso di arrivare alla luna. Iniziò a
lanciarmi in aria, parecchio in alto, ma questo non fece altro che contribuire
ad aumentare le mie risate.
Ero contenta.
Stavo bene.
“Un altro salto, Bella! Oplà!”
ruggì Emmett contento, lanciandomi in aria
“No, basta, ti prego!” risi
mentre mi godevo la sensazione di volare.
Ricaddi verso il suolo, ma le
braccia che mi presero stavolta appartenevano al mio angelo personale.
Mi ritrovai ad annegare in
quegli splendidi occhi d’oro, che mi fissavano allegri, divertiti dal mio
entusiasmo.
Arrossi, ma non mi scostai. “Hai
visto, campione? Ti ho stracciato!” gongolai sfidandolo con lo sguardo “Non ti
è servita la tua velocità, stavolta!”
“Miss Swan, non sarà forse che
io, in quanto magnanimo e generoso di cuore abbia deciso di concederle la
vittoria non giocando secondo le mie forze?” rispose con un sorriso
provocatorio
Lo fissa stupefatta,
allontanando le sue bracca dai miei fianchi.
“Non è vero… tu… no… oh, non
puoi avermi lasciato la vittoria, non è giusto!” sbottai offesa, gonfiando le
guance come una bambina.
La sua risata cristallina
irruppe nell’aria, costringendomi a voltarmi verso di lui, piegato di fronte a
me per le troppe risa. Era bellissimo vederlo ridere così, di cuore.
“Bella, vorrei che potessi
vedere la tua espressione! Sembri una bambina!” ridacchiò aprendo gli occhi per
fissarmi
“Ah, grazie! Intanto, questa
bambina ti ha battuto!” continuai offesa, non negandogli però il mio sguardo.
Con un movimento velocissimo mi
fu accanto. Lo fissai stupita e lui mi mise le mani attorno ai fianchi.
“Su, piccola bimba capricciosa,
adesso farò tornare io sorriso sulle tue labbra, sperando nel tuo perdono”
sghignazzò. Un minuto dopo, mi sollevò in aria e mi lanciò come aveva fatto
Emmett
“No, no, no, no… ahahaha!”
gridai, prima di scoppiare a ridere mentre volavo in alto
Edward mi sorrideva raggiante,
prendendomi e rilanciandomi in aria con delicatezza e una dolcezza unica,
sorridendomi allegro.
Dopo l’ennesima ricaduta verso
le sue braccia mi prese per la vita e, invece di lanciarmi, fece un giro su sé
stesso facendomi volteggiare nella’aria, ridendo felice assieme a me.
“Oddio…” ansimai in cerca di
ossigeno, le gambe barcollanti “Mi gira tutto…”
Mi abbracciò stretto ridendo
piano. “Tranquilla, ti tengo io” disse “Scusa, ho esagerato un po’”
“No” risposi arrossendo “Sei
bravo a fare la trottola”
“Se ti fa di fare un altro giro,
chiamami pure”
“E il tempo è... scaduto in
questo preciso istante!”
L’urlo raggiante di Alice mi
fece gelare sul posto. Oddio. Avevo completamente scordato la mia scommessa
contro di lei.
“Alice... ti prego, dimmi che
non sono le sette” supplicai
“Le sette e diciassette secondi
precisi, esattamente” ghignò lei trionfante “E dimmi, te lo sei ricordato?”
“Ehm...”
“Alice, che hai combinato?”
chiese divertito Carlisle “Bella sembra sul punto di avere un infarto”
“Abbiamo scommesso” rispose
semplicemente
“Ah, ecco. Allora è tutto nella
norma” sghignazzò Rosalie “Bella, mi dispiace. Porteremo crisantemi sulla tua
tomba”
“Dopo tutto lo shopping a cui ti
sottoporrà quello scricciolo è una cosa naturale... fossi in te le darei le
spalle e inizierei a correre più veloce che puoi verso i Caraibi... un po’ di
sole ti farà bene” disse Emmett
“Non lo farà mai. Bella è una
vampira d’onore” disse solenne Alice
“In questo momento vorrei tanto
non esserlo” borbottai, facendo sghignazzare i ragazzi
“Allora? La canzone?” ripeté
spazientita Alice
“Non me la ricordo, Alice”
ammisi sconfitta. Allargai le braccia “Coraggio. Fa di me il tuo eterno
manichino. Mi immolo. Almeno salverò altri da questo destino infame”
“Grazie!” sogghignò Rose
“Oh, no. Troppo facile. Devo
pensarci attentamente” disse lei prolungando la mia tortura
“Oddio. Ho un folletto sadico in
famiglia” sospirai, facendo ridere i presenti.
Emmett si sedette sul prato
portando con sé Rose, che ridacchiò dandogli una pacca sulla spalla. Jasper
aspettò pazientemente che Alice terminasse la formazione del suo piano
diabolico, mentre Esme e Carlisle, abbracciati, ci fissavano con un enorme
sorriso.
“Ok, ho deciso!” esclamò dopo
dieci minuti di orribile e straziante suspense, facendomi sobbalzare.
“Oh, alleluia!” sbuffò Emmett alzandosi
“Dopo una lunga e ponderata riflessione io, Alice
Cullen in Hale ho deciso che, per punizione…” disse solenne Alice, mentre suo
fratello batteva le mani sull’erba e gli altri mi fissavano “… Bella dovrà essere baciata dal nostro qui presente
Sexy Boy single, Edward Anthony Masen Cullen!”
Mi irrigidii, imbarazzata; altro
che Volturi, Alice era tremila volete peggio!
“Ma dico, sei matta?!” esclamai
rossa, mentre quei disgraziati componenti della nostra famiglia ridevano “Non
puoi... ma che ti salta in mente?! La punizione riguardava me, mica tuo
fratello! Non puoi metterlo in mezzo, magari neanche gli va...”
“D’accordo, lo faccio”
Mi immobilizzai e mi voltai
lentamente verso Edward, che mi fissava serafico come sempre. Dai nostri
fratelli partirono grida di ammirazione e fischi a non finire.
“Mai che tu mi regga il gioco”
sibilai imbarazzata. Mi fece l’occhiolino.
La voglia di scoprire
l’affascinante mistero di quelle labbra era troppo forte. Non avrei mai
retto... forse, dopotutto, avrei dovuto ringraziare Alice.
Il mio angelo mi si avvicinò
ancora di più, sorridendo calmo.
Oddio, il sogno di una vita si
stava per realizzare... peccato che non eravamo da soli, ma con sei spettatori
che non facevano nulla per lasciarci spazio, anzi, ci fissavano perforandoci la
schiena – chi malizioso, chi felice, chi commosso, chi vittorioso...
Non era proprio così che mi ero
immaginata il momento.
Però... c’era Edward. Ed era me
che stava per baciare.
Fissai paralizzata Edward
avvicinarsi a me, incantata dai suoi occhi. Ormai sentivo il suo respiro fresco
sul viso...
“Ed ecco che qui, su questo
bel nasino, si sta andando a posare, un tenero bacino”
Il suo sussurro divertito mi
lasciò di stucco, ma mi sconvolsero di più il sentore delle sue labbra sulla
punta del mio naso.
Erano morbide, fresche e
delicate. Paradisiache e dannate insieme. Perfette.
Subito ne volli ancora, e
ancora. Ma non così.
Volevo un bacio vero.
Stavo per alzare il viso...
“Ma no! Non vale così!”. L’urlò
scontento di Alice arrivò da molto lontano.
Ci separammo per rivolgerle
un’occhiata. Nostra sorella ci fissava delusa, le braccia conserte e una
smorfia corrucciata adorabile. Meno male che ero io la bambina di casa Cullen.
“Non era questo tipo di bacio
che avevo in mente” si lamentò
“Allora, la prossima volta sii
più precisa” ribatté Edward “E piantala di farti i film nella testa, ok?”
“È inutile, tanto non smetterò
mai”
Edward sbuffò e mi prese per
mano, portandomi via. Io ero ancora troppo sconvolta.
“Via! Fuga romanica dei due
piccioncini!” urlò Jasper
“Fatevi onore!” esclamò Emmett
“Stupidi” commentò Edward
Si voltò verso di me e sorrise.
“Spero tu non sia arrabbiata” disse
“No” risposi “Anzi, grazie. Mi
hai salvato ancora”
Mi sorrise, stringendomi di più
la mano. “È compreso nel pacchetto” disse fissando dritto davanti a sé “Ti
salverò sempre, da chiunque e da qualsiasi cosa”
Arrossii, abbassando lo sguardo
con un sorriso. “Grazie”
Intrecciai le sue dita con le
mie, felice di sentire la sua presa stringersi piano sulla mia pelle.
Ero felice. Ora più che mai.
Il mio posto era lì.
In quel bosco, nel silenzio
della sera, mentre una pioggia delicata iniziava a cadere su di noi.
Lì, nella nostra stretta, avevo
finalmente trovato il mio posto.
*Copyright della Disney, tutti i diritti riservati
** Indovinate chi ha detto questa frase? XD E' un cartone, ispirato
alla disney Mary Poppins e è prodotto dalla Fox... XD
Risposte!!!
mylifeabeautifullie:
sorellina!! Eh, eh, mi sn fatta desiderare troppo. Sn felice di sapere che ti
sn macata, sia io che la mia storia. Eh, eh, Jasper ha molti lati nascosti... soprattutto
quello del maestro isterico! Ma Esme sa che cosa pensa il suo bambino. E Trevor
è stato fantastico! XD Un kissone enorme
Shinalia: Grazie! Io
sn pro maestri psicotici... soprattutto se il maestro è Jazz!!
MimiMiaotwilight4e:
;P Mi dispiace, more, ma sn stata segregata dai libri. Aevo il manuale di
latino che mi puntava una pistola alla tempia, giuro! Eh, eh, il vero bambino
di casa cullen è Jasper, non Emmy... ma non sopporti i bambini? O.o Io invece
li adoro, sono come Bella e Esme. Ih, ih, pochi momenti pucciosi, hai detto..
spero di rimediare con qst. Bacioni
Musa_Talia: XD Ciao!
Non temere, io mi sn ispirata alle recite delle mie elementari, e al casino che
facevamo noi! Più o meno Trevor era un mio compagno... ihihih! Grazie per i bei
complix sul mio stile, e sn onorata di avere due fan nella medesima famiglia. E
sn felice che adori i capitoli extra lunghi! Goditi questo. un bacione!
Princesseelisil:
Fede, grazie mille! Sn felice che ti siano piaciuti i pochi momenti EdxBella,
spero di rifarmi con qst cappi!
samy88: XD Thanks!
Meno male che Jasper è piaciuto, pensavo di dover emigrare all’estero dp qll
che avevo scritto. Sei in periodo di esami? Tanto ce la farai! Spero che troverai
il tempo per leggermi comunque... ma io sn certa che superari a pieni voti gli
esami! In bocca al lupo! ;)
Bella_Cullen_1987:
Grazie piccola! Anche per il tuo voto! Sn felice ti sia piaciuto, e spero che i
tuoi esami stiano andando bene! In bocca al lupo anche a te!
Wind: Eh, eh, mi sn
decisa a tornare, finalmente! Eh, già, stavolta ho proprio stravolto
Jasperino... non se lo meritava? Forse.... però ha un motivo profondo per
comportarsi così... almeno spero di averlo espresso chiaramente! I fratelli, beh... sn smp fratelli, per di
più Cullen? Cosa possiamo aspettarci da loro? XD Bacioni!
ColeiCheAmaEdward:
Ciao! Sn felice che ti sia piaciuto! Eh, il nostro grandissimo soldato ha un
lato oscuro... il suo odio per gli infanti! XD spero che qst cappy ti piaccia!
Flockkitten: XD ma,
alla fine non sn serviti i tuoi venti commy, anche se mi avrebbe fatto molto
piacere! Non ho postato in settimana, ma con una certa regolarità, in confronto
al resto! Povero Jaspy! Ce gli ho fatto fare, l’ho ridicolizzato! Non ha
proprio self control, non con i bambini! Un bacione, e ancora grazie!
SweetCherry: XD Ti
ho fatto ridere così tanto? XD Lo so, nn molti momenti tra EdxBella, ma
comunque ho dato fondo al carattere nascosto di Jasperino! W il Jasper a
contatto con i bimbi!!
Finleyna 4 Ever:
Fede!! Sisterina! Visto, ho aggiornato in tempo! Me lomeritoun brava? Un sl? Sn
felice che Jasperino Teacher schizzato sia piaciuto, io pesavo avrebbe
traumatizzato molto!! Mentre Bella... eh, Bella rimane pucciosamente la mia Bella!! Bacioni!
Lily Evans 93:
sempre lode a Trevor!! Giulia, ti va se fondiamo un club in suo favore? XD Ti
piacerebbe lavorare a contatto con i bambini? Io li adoro, ma non so se è il
mestiere giusto per me... bah! Lo so, i bambini sn a volte dei veri demoni, ma
a Jasper ricordano tanti i suoi alunni... in fondo è un tenerone. Non so tu, ms
io lo vedo benissimo come insegnante... schizofrenia a parte! :P
stezietta w : Eh,
eh, alla fine si vota anche lui al lato oscuro. Addirittura con dei bambini, ma
Jasper.. e noi che pensavamo fossi tnt dolce e controllato... che illuse! Beh,
ma in fondo lo si capisce... Emmett è pur sempre uno, e poi è il suo compagno
di giochi, alla fine un ci si affeziona... quelli erano venti contro un solo,
povero vampiro indifeso! Kiss!
miki18: More!!! Sn
tornata, visto? Mai disperarsi! Ma di che, sn io a doverti ringraziare perché
ancora non hai perso la speranza e ancora mi segui! GRAZIE, GRAZIE MILLE!
GRAZIE dei tuoi complix, delle tue bellissime parole, dell’affetto che mi
dimostri. Spero che questo ti piaccia! Bacioni
Goten: Tesoro! Nah,
dispersa no... sl momentaneamente assente! Sn felice di averti fatto ridere,
speriamo di emozionarti anche qst cappy!
Fin Fish: Eh,
Maestra mia, tu si che mi capisci!!! Ma adesso ho parecchio tempo libero, si
spera!!! Cmq, non ti piacciono i bambini?! O.o ai un lato Jasper oscuro anche
tu, allora!!! sn felice di esser riuscita a farti ridere tnt, nn credevo i
esserne capace! Ma si, va, facciamogliela dare una svegliata! Vediamo se ci
riesco... dimmi cosa ne pensi di qst! Un bacione!!
kiki91: Chiaretta!
XD Che bello, ti piace! Hai visto che ho aggiornato come promesso? Per una
volta, eh? Sn felice che il mio Jazz psicotico nn sia poi così impossibile!
Vediamo se ti paice anche qsr capitolo più romantico!!! Kissoni!
ephirith: Hi!
Welcome in our big crazy family!! Sn felice di vedere una new entry, davvero!
Grazie per i complix!
greta1992: ^O^
Thaks! Sn felice di portare un sorriso, se posso, quindi i tuoi complix sn più
che graditi. Ma ns ancora più content che noti che, dietro la mia comicità, non
dimentico mai i tormenti interiore dei personaggi. È una gran responsabilità, e
anche molto difficile, secondo me, far conciliare i due aspetti. Infatti nn sn
mai del tutto pienamente soddisfatta. Per la tua ff, mi dispiace, sto
recuperando i capitoli, ma ho notato che non aggiorni più!! L E io poi come faccio a recensire??
Facciamo così: io aggiorno e recensisco, e tu fai lo steso con me, ok? Bacioni!
flydreamer: Tesoro,
grazie! Welcome in our big crazy family, anche a te! Sn felice che mi hai
scoperto, o ancor meglio, di essere riuscia a donarti qualche emozine! Mi piace
anche che tu, come me, consideri Jasper molto sottovalutato: fanno male, percè
è un potenziale di tutto ripstto, e va sfrttato. E poi, è così carino!!! ^///^
aLbICoCCaCiDa: My
swett friend, lo sai meglio di me che sn sadica!! Ma non temere, spero che con
questo capitolo mi perdonerai almeno un po’... prima di decidere che è giunto
il momento di uccidermi per la mia cattiveria, ihihi!! Kiss
bell: More, non
preoccuparti!! Hai visto qnt ci ho messo io ad aggiornare? Sn felice che aleno
hai continuato a seguirmi nell’ombra, e ancor di più che il mio Jasperino ti
abbia colpito... vediamo se riesco a stupirti anche con questo! Kiss
Momoka chan: Grazie
mille!! Sn flice di aver colpito sia con la dolcezza che con l’umorismo, è una
cosa difficile per me. mi dispiace aver torturato il tuo JAsperino, ma l’ho
fatto con affetto! Vorrei anche io un maestro così... ma come fratello sarebbe
meglio! 24h vicino a me... eh!
valinacullen89:
Grazie! Sn felice ti sia piaciuto... ma si, aggiornerò più in fretta... e
cercherò di non bisfrattare tnt i poveri cullen... se, ma a chi la do a bere?
XD
Helen Cullen: lly
mia! Pensavo che ormai non mi avresti risposto più! Ma non ti sei tradita, come
tuo solito!! Sei la migliore! Sono felice che le mie idee insane ti siano
piaciute! E che apprezzi l’umorismo! ^///^ meno male che hai apprezzato l’unico
dei 2 momenti pucci tra due scemotti... qst capitolo stava diventando molto Jazz/Bella,
ma il fatto è che Jasper non lo calcola nessuno, e io lo adoro: è un
personaggio poco conosciuto, e così ci si può lavorare molto. Non trovi? Gà, la
fortuna “sorride” sempre a chi sa barare bene... non indaghiamo oltre, potremmo
pentircene. Infondo, si può dire ce Jasper è un insegnate unico e speciale? Un
po’ pazzo, ma comunque sempre dolce. Fammi sapere se, in qst cappy, sn troppo
sadica! XD Capirai il perché...
A l y s s a: Amore,
grazzissime! Sn tornata, ma posso dirlo di averlo fatto con una bella sorpresa
– spero! Beh, Jasper non l’ha presa moto bene: l’ho stravolto troppo! Gli
abbiamo dovuo somministrare quindici flebo di camomilla e sangue di pantera per
farlo cambiare... e non auguro a nessuno di anare a fare i prelievi a una
pantera! Meno male che a Carlisle non resiste nessuno... ;) Ma lameno Bella,
anche se stavolta non era la vera protagonista, l’ha aiutato un pochino...
tavolta Jazz è stato la star indiscussa! Mq, si, qll che speri ci sarà.. ma
molto più in là... mi disp! Ehehe! Bacione!
luisina: Amore!!!
Due giorni che non ti sento e già mi manchi! Ma msn è morto, mo vediamo se si
riprende... eheh, sn felice de tuo occhi sempre attento ai particolari, e di
coe la storia sembra averti preso! Meno male che, andando avanti, non ti sei
stancata della mia storia! Un bacione gigantesco, a prestissimo!!
I coraggiosi che mi hanno messo
tra i preferiti, i nuovi arrivati e quelli che resistono: Grazie.
Grazie, grazie, grazie infinite, miei splendidi angeli, ormai
saliti a 265; che la vostra luce continui a farmi da guida.
Le stelle che seguono e vegliano costantemente su di me:
silenziose, dolci e indispensabili anche se intangibili, mille grazie a voi, 44
stelline mie.
In corso
(Twilight)
Solo grazie a
te
Cullen's
Memories
The Nessie's
Sister
New Moon - La
Custode delle Anime
≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈
Prossima
Pubblicazione
(Twilight)
Nella
Gioia e Nel Dolore
Sei tutti i Miei Domani
Spoiler: Prox Capitolo GRIZZLY IN LOVE... AND JASPER MARRIED!!
"Sai che giorno è domani?" disse Emmett con lo sguardo lucciconi
"Il 14 ottobre?" risposi insicura
"Esattamente!" rispose Emmett radioso "Ed il 14 ottobre è una
data importantissima nell'EmmyRose calendario perchè..."
"E' il giorno in cui ho chiesto per la prima volta alla mia rosellina
adorata di sposarmi!" completarono Edward, Jasper e Alice alzando gli
occhi al cielo.
Emmett fece una linguaccia. "Voi non sapete proprio che cosa sia il
romanticismo!" sbuffò "Bella, sei l'unica che mi capisce!"
|
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Capitolo 25 *** Avviso 2 ***
Scusate, scusate, scusate tantissimo per questo mio imperdonabile ritardo!!
Mi dispiace di non aver aggiornato in questi ultimi due mesi, ma tra febbre va-e-vieni, vacanze, nascite di cugine e compiti, non ho trovatoil tempo.
giuro, però, che SOLO GRAZIE A TE verrà aggiornata il prossimo sabato, alle ore 19.30 precise, sul mio onore. E preparatevi, perche sono più o meno 30 pagine. diciamo che so farmi perdonare.
voglio cogliere l'occasione, angeli miei, per dirvi grazie, di cuore.
Sono commossa nel vedere quante persone mi scrivono per invitarmi ad aggiornare, a continuare a scriere per regalare loro i capitoli chilometrici che tanto bramano. Grazie infinite, perchè state ancora pazientenado e non mi avete abbandonata. Grazie infinite perchè invece di uccidermi mi chiederte con le vbostre mail se sto bene, ho roblemi o non voglio scrivere pi. Grazie, per tutto l'affetto che mi dimostrate anche non conoscendomi, per le meravigliose parole che mi rivlgete e per non aver abbandonato ne me ne le mie sotrie.
Grazie.
Vi giuro solennemente che sabato prossimo, alle 19/19.30, troverete un nuovo capitolo di questa ficcy, e pan pino di tutte le altre.
Grazie, di cuore, per tutto. |
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Capitolo 26 *** Grizzly in love... and Jasper Marride! ***
bella's vampiere 25
Buonasera!
Eccomi tornata dopo un mostruoso,
irriguardoso ritardo.
Che
dire, mi dispiace. Molto. Tanto. Troppo. Ma non è
abbastanza. Le mie scuse ve le ho
rifilate nello scorso avviso, ma non bastano. Eppure, siete ancora qui a leggere. Mi avete lasciato 45 recensioni. Avete ancora cliccato il link della mia storia.
E vi ringrazio per averlo fatto. Per
avermi aspettato.
Grazie.
Permettetemi
di annoiarvi solo un altro po’ con le dediche.
A Luisina,
per aver concluso la sua splendida storia, e perché anche se non ci sentiamo
sempre, quando mi deciso a riapparire non mi prende mai a sassate ma anzi, mi
accoglie a braccia aperte.
A Marylu: perché esisti. Semplicemente. Perché
sei la sorella della mia anima, anche se non ti ho mai visto. Perché correggi tutti i miei errori
mostruosi. Perché sei la mia beta. Perché sei la mia migliore amica di mail. Perché dobbiamo scoprire Roma
insieme.
A ColeiCheAmaEdwardCullen,
perché non mi ha lasciato perdere, e continua a mandarmi le mail.
A Federica
(anter) che non sento dalle vacanze forse pasquali: non ti ho mai
abbandonato. Non potrei mai. Semplicemente, il karma non è stato
clemente con me. Ma presto tornerò. Appena finiti i compiti.
Alla
grande Malia, che qualsiasi cosa le succeda tira avanti imperterrita
senza lasciarsi intimorire da nessuno. Perché
le tue storie meritano, tu meriti, e chi non lo capisce è solamente un idiota. Fammi sapere come stai.
A Giorgio,
Arianna (Panny) Lucrezia (che perte epr la svezia, infame) Elisa, Giulia e
Francesca P., come regalo di inizio scuola. Perché siete i migliori amici che potessi mai desiderare, e non
potrò mai pentirmi di avervi conosciuto.
A tutti
quelli che tornano a scuola, al lavoro, a casa, e lo fanno con un
sorriso.
E a
tutti quelli che leggono, hanno sempre letto, hanno appena cliccato o ci sono
passarti per sbaglio, la mia Fanfiction. Grazie. Senza di voi e i vostri
commenti, io non esisto. Il primo libro, lo dedico a voi.
Ci
vediamo giù con le risposte, dopo una sana lettura. Hope you enjoy!
Grizzly in love... and
Jasper married!
Bella’s Pov.
“Veniamo giù dai monti, dai boschi e i prati in fiore...”
Il resto della canzone morì in
un mugugno indefinito ma pur sempre melodico, mentre Emmett, non si sa per
quale ragione, scendeva le scale diretto in cucina con in dosso solo un paio di
calzoni e un asciugamano attorno al collo.
Il motivo per cui cantava la
pubblicità dei biscotti, aveva detto, era che gli trasmettevano “Tutta la
dolcezza che gli serviva per compiere imprese eroiche alla Emmy-Pooh”. No
comment.
Il problema, oltre al fatto che
girava mezzo nudo, era che nostro fratello era molto intonato!
Era un vero piacere ascoltarlo.
Ma, per quanto le sue doti
canore fossero eccezionali, rimaneva pur sempre una scena spiazzante.
“Credo che, dopo questo, la mia
povera mente abbia definitivamente ceduto” commentò Edward scioccato, che
ancora fissava – come tutti noi – la porta della cucina.“Resterò traumatizzato
a vita. O meglio, a esistenza”
Chissà se alludeva alla vista di
Emmett mezzo nudo o al fatto che nostro fratello sembrava avesse sviluppato, in
un solo pomeriggio, la sigle-pubblicitarie mania. O forse per i suoi pensieri.
Molto probabilmente per tutte e tre le cose.
“Non sarai il solo, fratello” commentò
Jasper con la stessa aria sconcertata, “Ti farò buona compagnia”
Scuotendo il capo come per
allontanare un gran brutto pensiero, Jasper tornò a concentrarsi sulla preziosa
scacchiera posta tra noi due, studiandola con attenzione calcolatrice; dopo una
veloce analisi mosse l’alfiere dandomi l’ennesimo scacco matto.
“Credo di aver vinto ancora io” mi
sorrise allegro, abbagliandomi.
“Uffa!” sbuffai gonfiando le
guancie, accasciandomi poi sulla scacchiera “È la dodicesima partita che perdo
con te... consecutiva!”
“Non te la prendere” mi consolò
Jasper “Non è colpa tua. In fondo, stai ancora imparando. E poi non potevi sapere
che ti saresti confrontata con il più grande giocatore di Casa Cullen, per non
dire del mondo...”
Alice e Edward, nostri
spettatori silenziosi, gli lanciarono un’occhiataccia.
“Ehi, non prendetevela perché,
oltre ad essere bravo ed estremamente bello, sono anche sincero!” disse lui.
“Sì, sì, basta crederci...” disse
Edward.
“Ma mi pare che tu, oh re dei
belli, dei sinceri...” iniziai.
“E dei bravi” mi interruppe lui.
“… E dei bravi, mi avevi promesso di farmene vincere almeno una!” conclusi irritata “Sarai sincero
quanto ti pare a parole, ma a fatti è un altro discorso”
“Hai ragione. Non sia mai che mi
diano del bugiardo” sogghignò Jasper dispettoso. In un attimo risistemò i pezzi
sulla scacchiera, per poi avvicinarla leggermente a me. “Nero” Annunciò “Tocca
a te”
“Jasper...” sbuffò divertito
Edward, scuotendo il capo. Lo fissai incuriosita e lui si limitò a sorridere.
Controvoglia – non ero proprio
entusiasta di vedermi battere ancora – mossi il pedone avanti di una casella;
subito dopo, il re nero di Jasper cadde a terra. Lo fissai stupefatta e lui mi
sorrise.
“Mi arrendo” disse solo “Hai
vinto”
I miei occhi scattarono veloci
da lui alla scacchiera, per due volte, per poi posarsi sul suo viso.
“Ma... ma... ma... MA COSÌ NON
VALE!” gridai offesa, arrossendo. I tre vampiri presenti scoppiarono a ridere
fragorosamente, imbarazzandomi ancora di più.
“Io voglio vincere lealmente, in
una vera partita!” continuai testarda battendo i piedi per terra.
“Va bene, d’accordo, calma.
Domani ti darò la rivincita” mi promise muovendo la mano in un gesto di calma.
“Ora, però, lasciamo il campo a questi due impazienti. Mi sa che si sono un po’
seccati di vedermi... giocare” completò davanti alla mia occhiataccia,
cambiando l’ultima parola.
“Ah, Jazz, tu sì che mi
conosci!” cantò Alice danzando verso di lui e scoccandogli un bacio sulla
guancia. Poi, molto poco delicatamente, lo tirò per un braccio e lo fece
alzare, prendendo il suo posto. Lui rise della sua impazienza.
“Miss Galanteria, eh?” la riprese Edward posò
le mani sulla sedia, spostandola per farmi alzare.
“Grazie” dissi.
Mi sorrise. “Non te la prendere
per la sconfitta. In
fondo, hai imparato a giocare da poche ore” mi consolò con un sorriso “Se vuoi,
poi ti posso aiutare io”
“G-grazie” risposi imbarazzata,
arrossendo “Vediamo se sei b-bravo a scacchi quanto lo sei nella m-musica.”
“Se perdi gli darai un bacio
serio, questa volta?” disse Alice osservando la scacchiera attenta.
“Alice!” la riprendemmo in
sincrono.
Non avevamo mai più avuto
l’occasione di rimanere da soli dopo la partita. La cosa mi intristiva molto,
ma sapevo che non avrei retto se mi fossi ritrovata di nuovo sola con lui.
Mi stava succedendo qualcosa,
qualcosa che non capivo. Un qualcosa che mi turbava profondamente, ma che allo
stesso tempo mi eccitava. E riguardava Edward.
Scossi il capo, allontanando
quei pensieri; non era il momento di iniziare a fare congetture. Almeno, non
davanti a loro, e in presenza di un empatico che, come immaginavo, aveva già
iniziato a fissarmi incuriosito dal caos che regnava dentro me.
“Sei pronto, roscetto? Oggi sono
certa che ti batterò!” esclamò Alice combattiva, distraendomi.
“Ogni volta che giochiamo dici
così. Come veggente sei un po’ scarsina” ribatté Edward tranquillo. “Sai meglio
di me che non arriverà mai il giorno della mia sconfitta, eppure ti ostini a
illuderti… Neri o bianchi?”
“Neri” rispose lei “Sei troppo
sicuro di te, rosso… la troppa sicurezza fa commettere passi falsi… e appena ne
farai uno, io ti colpirò!”
“Sì, sì” ridacchiò lui, muovendo
il pedone.
“Con ventiquattromila baci… felici scorrono le ore…”
La voce di Emmett ci distrasse
tutti, ancora. Stavolta stava facendo dietrofront diretto in camera sua… ma
perché teneva quel coltello in mano? E la scatola di cereali?!
“Si, beh…” disse Alice, la prima
tra noi a riprendersi, “Ora che anche Emmy mi ha dato la sua benedizione,
possiamo iniziare a fare sul serio!”
E dopo aver lanciato un’ultima
occhiata di sfida al fratello, gli occhi di Alice si fecero lontani, passando
dal color oro chiaro al nero piombo. L’espressione calma di Edward non subì
alcun mutamento, concentrato com’era sul volto della sorella. Io mi limitai a
osservarli, perplessa.
Jasper si accorse del mio stato
confusionale e mi fissò sogghignando. “Questa è la prima volta che li vedi
giocare, vero?” mi chiese.
“Già… credo di essermi lasciata
sfuggire qualcosa” risposi senza distogliere lo sguardo dai due.
Lui sorrise. “Ti lascio gustare
la partita, allora. Credo che ti piacerà vedere il gioco degli scacchi svolto…
in maniera alternativa” disse allegro.
Per i successivi tre minuti e
quarantasette secondi il silenzio regnò tra i due sfidanti, minuti durante i
quali Emmett ci allietò con la sua personale (e migliorata) versione di “I Want
Candy”; godendomi la canzone, potei osservare il viso impassibile di Alice
aprirsi pian piano in una smorfia contrariata, mentre sul volto del mio angelo
il sorriso di vittoria andava accentuandosi.
Alla fine, senza un benché
minimo motivo, il re nero di Alice si abbatté al suolo.
“Rivincita!” ringhiò lei.
“Oh, ho vinto io?” si vantò
Edward fingendosi sorpreso “Ma non avevi la vittoria in pungo, sorellina?”
“Rivincita, ho detto!” ringhiò
ancora Alice “Una cosa di giorno, Eddy!”
“Certo. È un onore accontentarti”
rispose lui. “Fosse per me, potemmo andare avanti all’infinito… magari
riuscirei anche a estirpare in te questa vena masochistica che hai sviluppato…”
“Non devi fare un esorcismo, Edward. Devi. Solo. Giocare. A. Scacchi.”
“Cioè… giocano tutta la partita
a mente?” chiesi stupefatta a Jasper lasciando i due sfidanti alle loro
scaramucce.
Lui annuì. “Di solito, quando
gioca con noi, Edward cerca di non usare il suo potere” spiegò “Ma con Alice è
un altro discorso… un po’ come il loro rapporto, non credi?” disse alzando
leggermente la voce per superare quelle di Alice e Edward.
“Insomma, devono dare sempre la
prova dei loro poteri” commentai con un sorriso.
“My heart
will go on, and on…”
Alzammo tutti gli occhi verso il
soffitto; benché non fosse Celine Dion, Emmett stava cantando una versione
della celebre canzone del “Titanic” persino meglio dell’originale.
“Oh, no. È arrivato al Titanic” commentò
Edward disperato.
“Ormai non c’è più nulla da
fare, è partito…” sospirò Jasper sconsolato.
Poi, dopo essersi scambiati
un’occhiata d’intesa, tornarono a fissare la parete bianca del soffitto.
“EMMETT CULLEN! SE NON LA SMETTI SUBITO DI
FARE LO STEREO AMBULANTE CI PENSEREMO NOI A FARTI SMETTERE! IN MANIERA
DEFINITIVA!” urlarono.
“Ma il canto mi serve per
distendere i nervi!” si giustificò lui.
“A noi, invece, li fai saltare!”
“Se non fosse così intonato,
sarebbe tutto molto più facile” disse Alice sollevando il suo re e rimettendolo
a posto.
“Ma come mai oggi è così di buon
umore?” chiesi incuriosita.
“NON LO SAI?!”. Il ruggito
sorpreso di Emmett fece tremare la casa, e mi spaventò anche.
Un secondo dopo, una ventata
d’aria gelida mi sferzò il viso e mi ritrovai comodamente seduta sul divano, o
meglio, sulle ginocchia di Emmett, che mi teneva una mano intorno alla vita
stringendomi al suo petto ancora nudo, mentre con l’altra mano mi accarezzava i
capelli con fare consolatorio.
Avvampai d’imbarazzo per quella
vicinanza improvvisa, soprattutto nella sua mise.
“Scusami, scusami davvero tanto,
Bella, per non averti parlato di questo evento straordinario e importante” disse
mortificato, posandomi un bacio sui capelli. “Non ti preoccupare, ora rimedio
alla mia colpa. Ti racconterò tutto”
“Emmett…” iniziai imbarazzata.
“Emmett, lascia andare Bella e vestiti” ringhiò Edward arrabbiato, gli
occhi improvvisamente neri.
“Dopo. Ora devo spiegare a Bella
il motivo della mia euforia”
“Emmett…”
“Cosa c’è, sorellina? Non vuoi sentire la mia storia?” chiese triste con gli
occhi grandi e lucidi. Quando sfoderava quel faccione triste, abbattuto,
nessuno riusciva a resistergli: era un impulso naturale, veniva voglia di
rassicurarlo e abbracciarlo forte per fargli tornare il sorriso.
“Assolutamente sì, fratellone!
Voglio sapere tutto!” esclamai infervorata. Gli occhi mi caddero sul suo petto,
e arrossii prima di tornare a fissarlo. “Solo che, beh, ecco… non hai freddo
così? Dovresti metterti una maglietta”
“Non preoccuparti, principessa,
sono forte!” rise lui allegro. “Niente e nessuno potrà farmi del male,
soprattutto stasera, un giorno, anzi, il
giorno più importante dell’anno.”
Mi scambiai un’occhiata con
Edward, sorridendo rassegnata: era inutile, Emmett era Emmett, il fratellone
dei sogni. In quell’abbraccio non c’erano doppi sensi o intenzioni maliziose,
ma solo semplice affetto fraterno. E anche Edward lo intuì, dato che si rilassò
e si sedette nuovamente, lanciandomi prima un debole sorriso. Jasper si
avvicinò ad Alice, le prese la mano e la fece alzare, per poi sedersi al suo
posto con lei in grembo, probabilmente per osservare meglio la partita. A
quanto sembrava, il motivo dell’euforia di Emmett era ben noto agli altri, che
non lo ritenevano più così interessante.
“Allora, piccola Bella, sai che giorno è oggi?” mi chiese
Emmett con un luccichio negli occhi.
“Il 14 ottobre?” risposi insicura.
“Esattamente!” replicò Emmett radioso “Ed il 14 ottobre è una data
importantissima nell'EmmyRose calendario perché...”
“E' il giorno in cui ho chiesto per la prima volta alla mia Rosellina adorata
di sposarmi!” completarono Edward, Jasper e Alice alzando gli occhi al cielo.
Emmett fece una linguaccia. “Voi non sapete proprio che cosa sia il
romanticismo!” Sbuffò. “Bella, sei l'unica che mi capisce!”
“O l’unica che ancora non
conosce questa storia” aggiunse Jasper.
“Credimi, Bella, tempo quindici
anni con noi e lo manderai al diavolo anche tu” disse Edward.
“Zitti voi! Aridi e freddi, ecco
cosa siete! Tornate a fare quello che sapete fare meglio!” esclamò Emmett
piccato.
“L’uncinetto?” suggerì Alice
ricevendo in cambio due occhiatacce.
“Lamentarvi! Mi sembra che io sia sempre disponibile per voi, no?” continuò
Emmett.
“Uff, peccato! Mi sarebbe
piaciuto tanto se uno di voi due avesse saputo fare merletti…”
“Sogna, sogna, Alice.” disse
Edward, che aveva iniziato a giocare contro Jasper.
“Oggi è l’anniversario del tuo
fidanzamento con Rosalie, fratellone?” domandai sorpresa “Congratulazioni!”
“Zi, zi! Oggi sono precisamente
sessantatre anni che il mio angelo personale mi ha concesso il privilegio di
vivermi accanto permettendomi di proteggerla da tutto e da tutti” annuì
contento lui; il suo sorriso era abbagliante.
“Eh! Bella rogna che si sono andati
a cercare, tutti e due” sogghignò Jasper.
“Si può dire che si sono
trovati” aggiunse Edward. “Non so chi mi fa più pena…”
“Zitti, aridi!” li mise a tacere
Emmett, prima di tornare a rivolgersi a me con un sorriso smagliante e
caloroso. “Questa è forse la data più importante del nostro calendario. Per
questo non ci siamo mai sposati il 14 ottobre…”
“Quante volte vi siete sposati,
Em?” chiesi felice per lui, ormai immersa nel racconto.
“Cinquanta tre volte e mezzo!” disse
fiero.
“E mezzo?” ripetei perplessa.
“Si. Una volta, durante la
cerimonia, precisamente al fatidico sì del fratello scomparso di Koda, è
scoppiato un brutto temporale, e visto che gli sposini celebravano la cerimonia
all’aperto abbiamo dovuto rimandare al giorno dopo. L’orso non ha fatto in
tempo a dire il suo sì…” spiegò Jasper concentrato, ma con un ghigno sul viso.
“Avresti dovuto vedere la
reazione di Emmett! È andato in giro per tutto il pomeriggio attaccato alla
gamba del prete, continuando a gridare disperato <<Sì, si! Oh, la prego, ho detto sì! Mi consacri, capo! Mi dia l’okay,
paparino! Mi renda felice! Cosa direbbe il suo Dio, eh? Oh, la prego…>>…
Ah, ah, ah, esilarante!” rise Edward seguito dai due consorti.
“Il giorno dopo hanno coronato
il loro sogno d’amore” completò Alice. “Carlisle ha dovuto ingessare la gamba
del prete, però. E per tutta la cerimonia il poveretto ha guardato Emmett
terrorizzato!”
“Aridi! In guerra e in amore tutto è permesso.” disse convito Emmett
mentre le risate si attenuavano. “Mi sembrava il minimo! Era un’ingiustizia e
doveva essere chiarita!”
“Come sei romantico, Emmett!” esclamai
sognante, fissandolo ammirata con le mani giunte in preghiera.
“Oh, Bella, solo tu e Rose mi
capite!” rispose lui con mio stesso tono, posando le sue mani sulle mie e
fissandomi negli occhi commosso.
“Sapete, manca uno sfondo chiaro
e sbrilluccicoso e potreste passare per due personaggi degli anime giapponesi” commentò
Alice fissandoci.
“Alice, non mi starai diventando
arida anche tu, vero?” disse Emmett storcendo il naso.
“No, no, lo sai che sono
un’inguaribile romantica!” lo rassicurò Alice con un sorriso. “Mi piace molto
la tua…”
“Ossessione psico-compulsiva?” suggerì
Edward.
“Dedizione nei confronti di Rosalie” completò Alice ignorandolo.
“Si, ha qualcosa di ossessivo, ma è davvero straordinario il modo in cui ti
prendi cura di lei. È splendido… speciale. La fai sentire unica”
In quel momento, gli occhi di
Jasper scattarono verso il suo viso, scurendosi. Era forse tristezza quello che
avevo visto nei suoi occhi? Non riuscii ad accertarmene perché tornò a
concentrarsi sul gioco, nascondendosi dietro una perfetta faccia da poker.
“Oh, Alice!” disse commosso
Emmett. “Per un attimo pensavo fossi diventata arida!”
Quando sarebbe tornato con i piedi
per terra, avrei dovuto farmi spiegare da Emmett questa cosa dell’ “arido”.
“Mai!” disse Alice, prima di
sorridere furbescamente. “Tra tre minuti Rose sarà qui. Credo sia meglio che ti
vada a preparare” gli suggerì.
“Gasp! Non sono assolutamente
pronto!” urlò terrorizzato Emmett.
Mi mise giù con gentilezza e poi
corse al piano di sopra a finire di prepararsi.
“Diventa sempre più stupido ogni
14 ottobre che passa…” ridacchiò Edward divertito.
“Già…” sospirò Jasper atono.
“Zitti, aridi!” li ribeccò Alice.
In quel momento Rosalie entrò
dalla porta principale carica di pacchetti.
“Sorella! Vieni qui, dai,
andiamo. Dobbiamo fare molte cose, e non abbiamo il tempo!” l’accolse Alice su
di giri, correndole in contro.
“Ma ciao Alice” la salutò
sarcastica Rose. “No, è andato tutto bene, mi sono divertita, e ho trovato
alcune cosine fantastiche…”
“Si, si, dopo, dopo!” la riprese
quel folletto iperattivo afferrandole il polso. “Ora, adiamo! Bella, vieni!”
“S-sì.” risposi insicura, ma per
la mia incolumità fisica e mentale decisi di ubbidire al generale Cullen.
Presi le buste che Rose aveva
abbandonato sequestrata da Alice, e le seguii diretta al piano di sopra.
“Qui, Bells!” mi chiamò Alice al
secondo piano, facendo capolino con la testa in corridoio.
Entrai nella stanza di Alice e
Jasper, incuriosita. Anch’essa, come quella di Rose e Emmett, era composta da
più ambienti uniti insieme: un “piccolo” salottino arredato secondo il
magnifico gusto di Alice (rimasi ancora una volta sorpresa: a che diavolo
serviva un salotto nella stanza da letto? Poi mi ricordai che vivevo dai
Cullen, e smisi di pormi domante sensate. Lì l’impossibile diventava
possibile!) da cui, attraverso la porta di sinistra, si accedeva in una
stupenda camera da letto dalle pareti dipinte con un delicato blu chiaro; sulla parete di fondo, un enorme letto
matrimoniale a baldacchino faceva bella mostra di sé, mentre le tende dalle
sfumature celesti, blu e bianche ondeggiavano al respiro del vento che entrava
dalla finestra spalancata.
Dalla porta chiusa sulla parete
alla destra del letto, proveniva il rumore scrosciante della doccia,
accompagnato dal basso mormorio di Rose che cantava sotto l’acqua.
“Ma sono tutti cantanti in
questa cas… WOW!” esclami voltandomi e trovandomi di fronte un mostruoso
armadio bianco che ricopriva l’intera parete frontale al letto.
“Ti piace?” chiese Alice
allegra.
“È… è…” Che cosa è? “… molto carino, Alice”
“Già. È un pochettino più grande
del tuo.” disse fiera.
Il “pochettino” di Alice era una
grandezza molto poco accurata, e soprattutto totalmente differente dai canoni
normali; decisi di non indagare oltre, per la mia salute mentale.
“Allora, sei pronta, Bella?” chiese
Alice.
“Per cosa?” replicai. Bisognava
sempre preoccuparsi quando un Cullen ti domandava “Sei pronta?”.
“Per aiutare Rose a prepararsi e
venire a conoscenza dei Segreti delle Preparazione delle Cullen.” disse Alice
su di giri. Appunto.
“Ah.” risposi senza voce. “E
perché?”
“Perché, come noi definiamo
dovere fisico e morale la necessità di prenderci cura della tua persona – dalla
marca del tuo bagnoschiuma alle fibbie delle tue scarpe – , anche tu dovrai
fare lo stesso con noi.” spiegò Alice solenne. “Non dovrai fare solo da
manichino, ma anche da estetista, da consulente, da truccatrice... sia per me
che per Rosalie ed Esme, quando te lo chiederemo. È un dovere spirituale: la
fratellanza tra sorelle!”
“La sorellanza?” mormorai
sconfitta. Questo era un rapimento con tanto di successivo lavaggio del
cervello. Alice mi voleva trasformare in una di loro. Accidenti, ma non poteva
essere leggermente meno altruista?
“Chiamala come vuoi” rispose
tranquilla posando un’enorme valigia sulla toilette, rivelandone il contenuto
in trucchi.
“Hai proprio una bella stanza,
Alice” commentai per cambiare argomento.
“Vero? L’ho riverniciata poco
prima del tuo arrivo” disse ridacchiando“Le tonalità del blu mi piacciono
molto. Mi rilassano. E poi, mi piaceva come questo colore si intonasse al
tavolino del salotto”
“Bah, salotti nelle camere da
letto… è stupendo, per carità, ma mi sembra inutile” riflettei ad alta voce.
Lei rise. “Un pochino. Ma sai,
ci ricorda che, in fondo, le nostre stanze non sono semplici camere da letto,
bensì una versione in miniatura della nostra casa” spiegò.
“Eh?”. Molto probabilmente avevo
la faccia a forma di punto interrogativo, perché Alice scoppiò a ridere. Si
andò a sedere sul suo letto e mi invitò a fare altrettanto.
“Vedi, sorellina, noi Cullen
siamo una famiglia” iniziò a spiegare. “Non un clan, non un esercito, ma una famiglia. Noi adoriamo lo stare insieme,
il vivere sotto lo stesso tetto, tutti i sacrifici che facciamo l’uno per
l’altro, perché i nostri legami sono fortissimi.”
Annuii. Lo avevo percepito fin
da subito quanto lo stare insieme fosse importate, per loro. Quanto stesse
diventando importante per me.
“Ma a volte, noi coppiette di
casa sentiamo il bisogno di stare un po’ da soli” iniziò a spiegare con un
sorriso ora malizioso.
Arrossii. “Alice, non voglio i
particolari” dissi imbarazzata.
Lei ridacchiò. “Quindi, qualche
volta, noi piccioncini facciamo vacanze separate dal resto della famiglia,
andando a trascorrere qualche tempo nelle nostre rispettive case.”
“Avete molte case?” chiesi
curiosa.
“Si, parecchie. Abbiamo vissuto
in molti posti tutti insieme. Ma le “case” che intendevo io erano case
coniugali.” precisò lei. “Sono un regalo di Esme. Oltre a essere una grande
insegnate e una grande psicologa, è una grande architetta; adora ristrutturare
case antiche, e sfruttando questo suo talento portentoso ha regalato a tutte le
coppie dei Cullen una casetta tutta nostra, dove amiamo rifugiarci.”
“Ah” dissi. Sinceramente, anche
se il talento di Esme era ammirevole, ancora non capivo l’esigenza di un
salotto prima della camera da letto.
“Ma non riusciamo a stare troppo
separati. Ci piace vivere tutti e sette sotto lo stesso tetto” proseguì Alice
“Però, qualche volta, è bello invitare la propria famiglia in casa “nostra”.
Perciò, per evitare ogni volta di prendere la macchina ed emigrare in altri
stati, riceviamo i fratelli e i genitori nel nostro salottino.”
“Cioè… queste tre stanze
sarebbero, se ho capito bene, un edificio a parte?” cercai di riassumere
confusa.
“Esattamente. Questa è casa mia
e di Jasper”
“Dentro casa Cullen” mi sentii
in dovere di precisare, sempre molto confusa.
Rise della mia espressione. “Lo
trovi esagerato?”
“Più che altro è un
comportamento da psicopatici…. Ma va bene. Cioè, se vi diverte…” balbettai.
Alice scoppiò a ridere.
“Casa Hale dentro casa Cullen…” rimuginai
ancora “Sì… psicotico, ma originale. Ovviamente, potreste comprarvi un intero
palazzo e vivere ognuno in un piano diverso – magari sarebbe anche più comodo
–, ma dove sarebbe il lato eccentrico dei Cullen?”
“Eh, già, dove?” sghignazzò
Alice. Io arrossii: non mi ero accorta di aver parlato ad alta voce.
“Ehm… sì, abbandoniamo questo
discorso… per favore” mormorai imbarazzata. “Dimmi, che devo fare?”
“Per ora osserverai soltanto” disse Alice. “Vediamo quanto dobbiamo insegnarti…
credo molto, ma così sarà più divertente!”
“Per te” mormorai.
“Cosa?”
“Niente, dicevo… che vestito
metterà Rose?” risposi ridacchiando nervosa.
“Ah, già! Ora lo vedrai” disse
Alice andando in estasi al solo pensiero. “Vado a prenderlo!”
E sparì per tornare tre secondi
dopo con un sacco d’argento munito di zip tra le mani, reggendolo come una reliquia.
“Dobbiamo rubare il vestito a un
cadavere?” chiesi divertita. “Pensavo che i soldi non vi mancassero…”
“Ah-ah, spiritosa!” mi fece la linguaccia il folletto, appendendo la sacca alla
cornice dello specchio “Ti stupirai del mio gusto sopraffino.”
Danzò verso la porta del bagno e
vi scomparve dentro. “Ti metto qui la biancheria. Mettitela
ed esci, abbiamo poco tempo per renderti fantastica!” ordinò.
“Arrivo, arrivo!” sbuffò Rose.
“Non è colpa mia se ci hai messo
tanto a tornare!”
“Sai meglio di me che quelle scarpe mi chiamavano! Non potevo abbandonarle!”
“Già, povere orfane… a
proposito, me le presti?”
“Scordatelo!”
Scossi il capo divertita. Erano
assurdi i loro dialoghi sulla moda. Una volta avevo passato un intero
pomeriggio a osservarle litigare su un paio di sandali azzurrini. Se ben
ricordo, il motivo era che nella famiglia (scarpiera) di Rose ce n’era un paio
molto simile, pertanto mettere a stretto contatto due gemelli dello stesso tipo
avrebbe offeso le maggiori (il paio più vecchio); nella famiglia (armadio) di
Alice, invece, non c’era nessun modello come quello, quindi lei sarebbe stata
ben felice di adottarle…
Ah, queste Cullen!
“Okay, sto uscendo. Arrivo” disse
Rosalie aprendo la porta del bagno. Ne uscì coperta solamente da un asciugamano
che le arrivava fino a metà coscia, mentre un altro le avvolgeva la sua testa a
mo’ di turbante, per asciugarle i capelli.
“Perfetto!” Abbiamo solo due ore
scarse per renderti presentabile!” annunciò Alice, ricevendo un’occhiataccia da
Rose, che ignorò totalmente. “Bella, vuoi occuparti della scelta della
bigiotteria?”
“Ehm… molto volentieri. Però
vorrei sapere almeno di che colore è il vestito. Sai, per non commettere errori
madornali, come scegliere orecchini marroni da abbinare a un vestito verde
evidenziatore.”
“Non credo indosserò mai un
vestito verde evidenziatore” rise Rosalie.
“Comunque è lilla chiaro.” disse
Alice. “E tu, vuoi toglierti questo asciugamano? Come faccio a farti i capelli,
sennò?”
“La veggente sei tu, dovresti
saperlo.”
“Ah, ah, spiritosa…”
Sorridendo a quel battibecco
affettuoso, presi il portagioie di Rosalie – la cassa di Rosalie, per la
precisione – che Alice aveva recuperato dalla stanza di nostra sorella, mi misi
sul letto e l’aprii. Rimasi deliziata quando vidi numerosi gioielli
dall’impeccabile gusto brillare davanti ai miei occhi. Rosalie aveva proprio un
gusto raffinato.
“Bella, hai fatto?” chiese Alice
dopo un po’, mentre, con l’arricciacapelli in mano, si preoccupava della chioma
di Rose.
“Si… credo che questi possano
andare bene.” risposi prendendo ciò che, a mio parere, poteva essere adatto a
lei.
Le raggiunsi davanti alla
specchiera e mostrai loro un paio di pendenti in argento e ametista, molto
chiari, abbinata ad una collana dello stesso materiale. Erano molto semplici,
niente di appariscente, ma personalmente li trovavo fantastici.
“Ehm… forse per te è un po’
troppo semplice” dissi mentre il silenzio tra noi iniziava a farsi pesante.
La risata cristallina di Rose
echeggiò improvvisa nell’aria. “No, no, Bella, vanno più che bene!” mi
tranquillizzò. “Hai buon gusto, sai? La semplicità è l’essenza della bellezza!”
“Ah, meno male che ti
piacciono!” dissi sollevata.
“Okay, credo che per te vada più
che bene!” disse Alice osservando soddisfatta il suo lavoro.
Rosalie stava divinamente: i
capelli erano legati in un alto chignon incorniciato da fiori bianchi e lilla,
mentre sulle spalle le scendevano i morbidi boccoli d’oro; il profumo dei
fiori, unito al suo aroma naturale, creavano una dolce sinfonia di essenze.
“Manca ancora il vestito,
aspetta” disse Alice correndo a prendere l’abito.
Recuperò la sacca e spinse
Rosalie in bagno per cambiarsi. Quando si presentò nuovamente in camera, sembrò
che la dea Afrodite fosse scesa tra i comuni mortali.
Il vestito in seta era semplicissimo,
ma era talmente perfetto sul corpo di Rosalie da sembrare acqua sulla sua
pelle: si allacciava dietro al collo, lasciando una generosa scollatura; in
avanti scendeva aderente e morbido sul ventre di nostra sorella, mettendo in
risalto le sue forme sino alla vita; poi si apriva leggermente a campana dal
bacino fino alle ginocchia. Sulla schiena, un elaborato intreccio di nastri e
brillantini le copriva, in un gioco di vedo-non vedo, la pelle alabastrina.
“Che bella che sei, sorellona” sussurrai
ammirata.
“Grazie, piccola” mi rispose lei
con un sorriso sincero.
Alice la fece sedere nuovamente
e si mise all’opera per truccarla. “Sono certa che Emmett resterà senza fiato,
appena avrò finito con te” disse mentre cercava le matite per gli occhi.
“Lo spero” rispose Rosalie, con
un tremito che era sicuramente imbarazzo. Sorrisi: Rose era convita di fare
brutta figura con lui? Era decisamente innamorata, se non si rendeva conto di
quanto fosse desiderabile vestita così.
“Siete magnifici insieme” mi
lasciai sfuggire. “Oggi Emmett mi ha spiegato che cosa festeggiate e… beh, mi è
sembrato innamorato perso. È talmente concentrato su di te, e sul renderti
felice, che qualche volta si scorda del resto. È davvero bello vedere quanto ci
tenga a vederti serena.”
Rosalie sorrise; un sorriso
timido, imbarazzato e totalmente felice. “Si, beh, Emmett ci tiene molto a me.
Vuole sempre vedermi… appagata. Serena. Credo che nessuno si sarebbe lasciato
torturare con nozze a ripetizione, e soprattutto nessuno avrebbe mai sopportato
i miei capricci. Eppure lui… mi è rimasto sempre accanto. Mi è stato vicino nei
miei periodi no, mi ha dedicato sempre ogni minuto della sua esistenza. Mi ha
fatto ridere quando ero triste, mi è stato sempre vicino… mi ama
incondizionatamente.”
“E ti ha sposato cinquantatre
volte e mezzo” aggiunse Alice mentre prendeva gli ombretti.
“Anche tu ti sei sposata tante
volte, Alice?” chiesi curiosa.
Lei rise. “Oh, io no. Jasper non
ama particolarmente gli eventi mondani in grande stile, al contrario di me. Ci
siamo sposati una sola volta” disse con lo sguardo perso, romantico. “Due anni
dopo esserci uniti ai Cullen… dopo aver affrontato i vari problemi di
adattamento, mi ha chiesto di sposarlo. È stata una delle poche volte in cui è
riuscito a eludere le mie visioni, ma ne è valsa la pena. È stato…
meraviglioso.”
Il suo tono sognante si spense,
ed ebbi la netta sensazione che se fosse stata umana sarebbe arrossita.
“Potresti chiedere di risposarvi
di nuovo” suggerì Rose.
“Oh, no, non lo farei” rispose
lei. “Sottoporlo a una tortura del genere un’altra volta, potrebbe essere la
causa del mio divorzio. Certo, mi piacerebbe molto, ma non voglio costringerlo
a fare nulla. Mi basta sapere che è mio per sempre.”
“Anche per me vale la stessa
cosa, ma i matrimoni mi piacciono troppo per potervi rinunciare.”
“E come potrebbero appartenere a
qualcun altro?” mi intromisi. “Voglio dire, Jasper e Emmett sono totalmente
coinvolti da voi. Vi guardano come… come un cieco che vede il sole per la prima
volta. Con un amore indicibile. E voi non siete da meno. Io non ho mai visto
nulla di simile. È… bello”
Ma per me anche molto triste, pensai. Io non avrei mai potuto
ricevere quell’amore così profondo e devoto.
Però… non potei impedirmi di
immaginare come sarebbe stata un’esistenza al suo fianco, come sua
compagna. E la desiderai, Dio, la desiderai immensamente! Ma non era cosa per
me. Perché io, in fin dei conti, ero in libertà vigilata; se me ne fossi
dimenticata solo per un momento, se avessi ceduto e avessi veramente vissuto…
non sarei riuscita a sopravvivere, dopo.
“Grazie Bella” dissero commosse
Alice e Rose.
“Chissà come sarà il tuo
matrimonio” soppesò Rosalie poi, pensierosa.
“Io non credo che mi sposerò
mai…” sussurrai arrossendo.
L’immagine di Edward in smoking
scuro che mi attendeva radioso sotto un arco di fiori, sorridente e raggiante
più del solito, pronto a prendermi con sé per l’eternità si affacciò prepotente
nella mia mente. Tuttavia... non potevo permettere che si avverasse, perché in
quel caso lo avrei esposto ad un pericolo troppo grande perché lo potessi
proteggere. E io non volevo che gli accadesse nulla di male.
“Oh, accadrà…” sussurrò Alice,
ma io non la sentii.
“Certo, prima però ci sarà il
tuo, vero, Alice?” sogghignò Rose.
“Non credo. Mi piacerebbe
moltissimo, ma non credo proprio.” disse lei riponendo i trucchi. “Ecco fatto,
sei perfetta”
“Grazie. A tutt’e due.” disse
Rose fissando prima Alice e poi me.
“Io? Ma se non ho fatto nulla.” replicai
con un sorriso.
“Mi hai fatto da supporto
morale. Se non ci fossi stata. molto probabilmente sarei saltata addosso a
questa sadica riducendola in tanti pezzettini.” rispose prendendo la borsetta.
“Allora, si va?” disse Alice.
“Ma sì.”
Insieme, ridendo e scherzando,
scendemmo in salone dove i ragazzi stavano parlottando tra loro.
Quando guardai Edward e Emmett,
mi parve quasi stessero rassicurando Jasper su qualcosa: lui teneva il capo
chino e annuiva senza convinzione, gli occhi tristi.
“Ecco la principessa del 14
ottobre!” annunciò allegra Alice correndo giù dalle scale per sfuggire a Rose.
I tre alzarono lo sguardo e
Emmett – impeccabile ed elegante nel suo smoking nero, visione tanto insolita
quanto strabiliante – rimase folgorato da tanta bellezza. Rose incatenò i suoi
occhi a quelli del suo sposo e lo raggiunse, lasciando che Emmett le prendesse
la mano e gliela sfiorasse con venerazione.
“Andiamo, mia principessa?” chiese
cortese.
Rosalie distolse lo sguardo,
annuendo; era la prima volta che la vedevo in imbarazzo.
“Non aspettateci alzati” disse
Emmy ormai sull’uscio.
“Bella battuta” lo prese in giro Edward.
“A domani.” mormorai.
“Beh, noi ce ne andiamo a far
una passeggiata.” disse Alice prendendo sotto braccio Jasper.
Lui la fissò e l’ombra nel suo
sguardo si attenuò, ma non scomparve del tutto. Baciò la tempia di Alice e poi
la portò fuori, augurandoci buona notte.
“Jasper sembrava triste.” dissi
quando fui certa che non ci potessero sentire.
Edward mi sorrise. “Gli mancava
Alice. Sai, non riescono a stare separati per molto, quei due” mormorò, ma per
qualche strano motivo non gli credetti. Se ne accorse dal mio sguardo, e mi
sorrise rassicurante. “Bella, non preoccuparti. È solo una piccola paura
momentanea” mi spiegò gentile.
“Non è per qualcosa che abbiamo
detto noi prima, vero?” chiesi preoccupata. Maledizione a me, ero io ad aver
iniziato tutti quei discorsi.
Lui mi venne vicino e mi carezzò
una guancia per confortarmi. “Non temere” mi disse dolcemente, facendomi
arrossire “Piuttosto, che ne dici se continuiamo con le lezioni di piano?
Magari facciamo sentire a Carlisle ed Esme quanto sei migliorata, ormai saranno
qui a momenti…”
“Uhm… e se invece oggi provassi
a suonare una tua melodia con il flauto?” proposi, distraendomi totalmente.
Mi fissò sorpreso. “Potresti
farlo?” chiese.
Arrossii. “Beh… ci posso
provare. Ovviamente dovrei cambiare qualche nota… forse prima dovrei
esercitarmi un po’…”
“E se invece suonassimo qualcosa
insieme?” propose.
“Davvero vuoi duettare con me?”
domandai timidamente.
“Niente mi renderebbe più felice”
disse deciso, gli occhi che bruciavano di sincerità; gli sorrisi entusiasta.
“Vado a prendere il flauto” sentenziai
allegra.
Lui rise della mia impazienza, e
dopo avermi afferrata per mano, corse con me di sopra per iniziare la nostra
serata dedicata alla musica.
*
“… E dopo una luuunga passeggiata
romantica, durante la quale ho potuto abbracciare la mia adorata Venere
teneramente, sussurrandole quanto il mio amore per lei fosse intenso, siamo
arrivati in piazza, dove una piccola orchestra suonava un musica romantica, e
la mia dea personale mi ha concesso di ballare sotto la luna…”
“Coperta dalle nuvole.”
“… volteggiando stretti, stretti
per ore, e ore, e ore, e ore…” continuò Emmett sognante, come se Edward non
avesse aperto bocca, mentre mi faceva danzare con aria assente per tutta la
stanza.
Era ormai mezzogiorno, ed
Emmett, tornato quella mattina, si era lanciato in un resoconto dettagliato di
emozioni, suoni, sensazioni e pensieri personali provati nella appena trascorsa
serata con la sua amata. Tutto questo per la mia semplice domanda – che
prevedeva una risposta altrettanto semplice – “Com’è andata la serata,
fratellone?”. Domanda posta, peraltro, un’ora scarsa dopo essere uscita dalla
camera di Rose e aver sentito la sua versione.
Aveva un’aria così raggiante ed
entusiasta che non me l’ero sentita di interrompere il suo racconto, sebbene
fosse personale e ritenessi dovesse rimanere tale; ma ero, in parte, orgogliosa
che mio fratello si fidasse tanto di me al punto di raccontarmi anche la sua
vita privata.
Edward rimase con noi. Dato che
nostro fratello aveva interrotto la nostra lezione di piano, sebbene
dimostrasse la sua felicità per Emmett con il suo sguardo e il suo sorriso, non
poteva fare a meno di interrompere la sua narrazione con battutine sarcastiche,
ma piene di affetto fraterno. Credo che fosse una ripicca per tutte le
interruzione che il fratello orso faceva durante i suoi racconti.
Ma Emmett non vi prestava
attenzione, anzi, prendeva spunto da esse entrare ancora di più nei
particolari, concludendo il tutto con un “Impara, Eddinino, impara cos’è il
romanticismo da un re di questa misteriosa e affascinate materia!”
“È stato tutto mooolto romantico” disse Emmy mettendo
fine al nostro valzer e permettendomi di accomodarmi a fianco ad Edward “Una
serata assolutamente perfetta, trascorsa in compagnia dell’angelo più perfetto
del paradiso. E poi, beh, ti risparmio il resto della nostra nottata, non
vorrei sconvolgerti… ma tanto capisci benissimo che cosa può essere successo
quando due persone si amano così intensamente. Proteggiamo la tua mente pura e
innocente da pensieri non proprio consoni” E mi si avvicinò con fare paterno,
accarezzandomi i capelli come per consolarmi.
“Guarda che non ho tre anni!” esclamai
allontanando la sua mano con un sorriso.
I suoi occhi si accesero di malizia.
“Oh-oh, Bells, non mi vorrai dire che sei un’esperta in materia?” insinuò. “Ma
quante sorprese che ci riservi!”
“Dai, scemo!” lo ripresi
arrossendo; gli diedi uno schiaffo sul braccio che sicuramente dovette
sembrargli più una carezza che un colpo violento.
“Emmett, lascia in pace Bella” mi
difese Edward. “Piuttosto, proteggi la mia, di mente pura e innocente, visto
che i tuoi, ehm, “recenti ricordi” mi
stanno entrando nel cervello con una certa prepotenza”
“E tu piantala di fare l’hacker”
brontolò Emmett facendogli la linguaccia.
“Certo, come se mi fosse
possibile… e poi, stai praticamente urlando i tuoi pensieri” ribatté lui.
“Che posso farci se sono
innamorato e felice?”
“Anche Rose si è divertita molto”
intervenni prima che potesse degenerare la situazione. “Ha detto che è stata
una nottata magica. Avresti dovuto vedere che sorriso dolce aveva in volto!
L’espressione più dolce che le avessi mai visto: timida, imbarazzata e felice.
Fratellone, è proprio innamorata persa di te. Siete bellissimi insieme!”
“Ah, Bella, che notizia
meravigliosa che mi dai!” disse Emmett raggiante stritolandomi in un abbraccio.
“Per fortuna non sei un’arida come lui!” E lanciò un’occhiataccia al mio
angelo, che scosse la testa divertito.
“Ah, a proposito, Emmett, che
intendi con “arido”?” domandai.
“La mia Rose… Dio quanto amo
quella donna!”
“È inutile, Bella, ormai è
partito per la tangente” disse Edward con un sorriso. “Non credo che lo
rivedremo tanto presto”
“Però è carino, vero?” dissi
cercando il suo sguardo “Voglio dire, dev’essere bello provare un’emozione così
intensa e profonda per qualcun altro, no?”
Lui mi scrutò dentro, usando
nuovamente quello sguardo di fuoco che era capace di arrivare alla mia anima.
“Sì.” mormorò infine, spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Sì,
è una cosa… meravigliosa”
Avvampai, senza però riuscire a
separarmi dai suoi occhi. Accidenti, quanto erano belli quella mattina…
“Oh, Bells, non sai che notizia
mi hai dato!” esclamò euforico Emmett stritolandomi in un altro abbraccio e
interrompendo il momento. “Mi hai reso il vampiro più felice della terra!”
Mi baciò i capelli e io sorrisi,
imbarazzata. “Ma dai, Em, vuoi dire che non lo sapevi?” lo presi in giro.
“Non riesco a stare fermo, devo
fare qualcosa! Sono troppo felice!” esclamò tirandosi su e prendendomi poi per
mano.
Mi ritrovai a volteggiare fuori
dalla sua stanza, sulle note della voce di Emmett che intonava “Que sera, sera”. Scoppiai a ridere,
seguendolo in quella specie di valzer, mentre Edward ci veniva dietro sorridendo
del nostro entusiasmo.
“Emmett, così mi girerà la testa!”
risi allegra, mentre ci fermavamo davanti alla camera di Alice e Jasper.
La porta, stranamente, era
rimasta aperta. Insolito, perché Alice, Rose e Esme erano uscite e, da quel che
sapevo, Jasper era a caccia con Carlisle.
Io, Edward e Emmett ci
scambiammo uno sguardo, poi sbirciammo un attimo all’interno. Lì, sdraiato sul
divano bianco, la mani dietro la testa e l’aria malinconia, quasi quella di un
angelo depresso, nostro fratello Jasper osservava triste il soffitto.
Io fissai Edward; lui percepiva
i pensieri, come poteva non aver sentito che Jasper era in casa, e per di più
con quell’aria abbattuta?
“Voleva restare da solo” mi
spiegò in risposta al mio sguardo.
Ma ovviamente c’era chi non la
pensava come lui.
“Ehi, Jasperino fratellino, come
mai quell’aria depressa?” chiese Emmett affabile, ma con una nota preoccupata
nel tono giocoso.
Addio segretezza. Nostro
fratello si incamminò verso Jasper, che aveva finalmente voltato la testa nella
nostra direzione rivolgendoci un sorrisino triste.
“Uhm… niente di che. Penso” rispose
tornando a fissare il soffitto con un sospiro.
“Pensare troppo fa male. Nuoce
gravemente alla salute, come il fumo. Va a finire che mi diventi come Edward” disse
Emmett sedendosi a gambe incrociate ai piedi del divano. Gli batté una mano sul
polpaccio in un gesto rassicurante. “Forza, forza, sputa il rospo. Confessa i
peccati che ti lacerano la coscienza. Padre Emmett assolverà la tua anima”
Jasper lo fissò accigliato. “E
dimmi, oh sommo padre, come potranno tre Padre Nostro e due Ave Maria assolvere
un secolo e passa di peccati? No, perché proprio non riesco a spiegarmelo” ribatté
scettico. “E, sempre se non è chiedere troppo, potresti dirmi da quando hai la
licenza di un prete?”
“Ma come siamo acidelli! Se
proprio dobbiamo dirlo, ho fatto un corso via internet. Ho molti talenti
nascosti, io!”
“Si, lasciamo perdere... Non mi
far diventare volgare in presenza di una signorina…”
“Che vorresti insinuare?”
Io mi voltai e feci per togliere
il disturbo da quella che molto probabilmente stava diventando una
conversazione per soli uomini Cullen. Avrei potuto allenarmi con il flauto, per
essere certa di non sentire. Ma mentre pensavo a un motivetto abbastanza complicato
da distogliere la mia curiosità dai tre fratelli, andai a sbattere contro il
petto di Edward che mi era arrivato silenziosamente alle spalle. Il mio angelo
mi sostenne per i fianchi impedendomi di finire al suolo, rivolgendomi
un’espressione divertita.
“E tu dove pensi di scappare?” mi
chiese con un sorriso.
“N-non sto scappando” ribattei
arrossendo. “Solo... credo che vi serva del tempo... per parlare di cose
vostre, tra fratelli...”
Alzò gli occhi al cielo,
esasperato. “Bella, a volte sei assurda!” ridacchiò. “Sei della famiglia. Devi
restare qui e dare il tuo parere. La tua opinione, per noi, è molto importante”
Mi prese per mano senza che
potessi oppormi, e sorridendo mi condusse sul divano dove i nostri fratelli
stavano ancora litigando.
“Se brontoli così non ti darò il
lecca-lecca!” lo sgridò Emmett.
“E dimmi, sei passato da parroco
a pediatra precisamente quando?” chiese
irritato Jasper.
“Sono multiuso!”
“No, tu sei... mmm, me le stai
tirando, Emmett!” disse Jasper irritato, mordendosi le labbra.
“Oh, ora mi è chiaro!” riprese
Emmett diventando improvvisamente serio e guardando Jasper tristemente .“Oh,
fratellino, come ho potuto non accorgermi del tuo tormento indicibile?”
“Eh?”
Gli gettò le braccia al collo e
lo abbracciò forte. *“Il tuo animo sensibile è stato ferito!” ululò disperato,
accarezzandogli i capelli. “Lascia che mi prenda cura di te! Lascia che ti
addormenti, stanotte, cullando tra le mie forti braccia il tuo cuore ferito!
Come here, brother!”*
Fissai scioccata Emmett in piena
dimostrazione di affetto fraterno. Avvinghiato così con Jasper, più che un
abbraccio sembrava che lo stesse stragolando in qualche presa wrestler.
*“Mi rifiuto dal più profondo
del cuore!” ringhiò Jasper disgustato, liberandosi dalla presa di Emmett.
“Allora sfogati!” ululò Emmett
accalorato. “Picchia, sfascia, distruggi! Picchia, lasciandoti guidare dal tuo
cuore offeso... PICCHIA EDWARD!”*
“Non te?!” esclamammo in coro
noi tre, sorpresi.
“Certo! Io sono troppo giovane,
bello e importante perché possa rischiare la vita.” si giustificò Emmett.
Jasper ricadde sul divanetto con
un sospiro stremato, portandosi un braccio a coprirsi il volto. “Ma perché ho
un fratello dedito al volontariato?” chiese retorico.
“Si sta solo preoccupando per
te...” mi lasciai sfuggire.
“Una che mi sostiene! Grazie,
Bella!” esultò Emmett.
Jasper sollevò il braccio e mi
lanciò un’occhiataccia. “Ti hanno arruolata?” mi accusò.
“Ehm... padre Edward non mi ha
lasciato vie di fuga” risposi, sentendo Edward ridacchiare al mio fianco.
“Immagino” sospirò Jasper. “Mi
scordo sempre che non devo lasciarti sola con Emmett”. Mi fissò truce. “Devo
badare anche a te, o sei in grado di fuggire dal Gatto e la Volpe?”
“Loro posso anche aggirarli. È
da Lucignolo che devi proteggermi” sorrisi. Jasper rise, capendo che mi
riferivo a sua moglie.
“Mi dispiace, ma Bella ormai fa
parte dell’organizzazione” disse Edward.
“Già. ragazzi, credo che sia ora
di dare inizio a un altro Super Raduno” aggiunse Emmett solenne. “Il nostro
Uomo Fiamma si è spento. Di’ a noi altri SuperCompari ciò che è successo”
“Senti, Uomo Tigre, non mi va di
parlarne” sbuffò Jasper tornando a fissare il soffitto.“Non sono cose che vi
riguardano. Per una volta, voglio stare solo con i miei pensieri.”
“Per caso è qualcosa che
riguarda i vostri discorsi di ieri sera?” chiesi rammaricata.
L’attenzione dei tre uomini si
concentrò su di me, facendomi arrossire. Gli occhi di Jasper assunsero
nuovamente quell’aria triste, mortificata, quasi. Avevo colpito nel segno.
Si rifiutò di rispondere,
tornando a fissare il soffitto. Emmett e Edward, dopo avermi guardato
dispiaciuti, spostarono l’attenzione sul fratello. Fissai il pavimento,
mortificata; sapevo che me ne sarei dovuta andare via subito; non avevo alcun
diritto di intromettermi in una faccenda chiaramente delicata e personale.
Stavo per alzarmi e andarmene,
quando Emmett parlò; il suo tono, ora, era serio e dolce, come se stesse
spiegando un argomento delicato a un bambino.
“Jasper, non fare così” disse
sorridendo dolcemente. “Sai meglio di noi che se tieni tutto dentro, finirai
col fare un disastro. E sono assolutamente certo che questo sia l’ultima cosa
che vuoi. Lo sai che siamo qui per aiutarti, no? Non vogliamo vederti soffrire,
lo percepisci chiaramente. Quindi, non chiuderti in te stesso. Te lo chiedo per
favore. Permettici di aiutarti.”
“Non credo che tu abbia ragione,
fratello” aggiunse Edward calmo e gentile. “Sento la tua confusione e la tua
paura, e posso solamente dirti che sono del tutto infondate e futili queste tue
ansie. Tu sei speciale per come ti comporti, ti amano tutti anche per i tuoi
difetti, e non penso che ci sia nulla di cui preoccuparsi. Certo, potresti
sempre parlarne con lei, ma se non te la senti potresti farlo con noi. Quello
che vogliamo è vederti sereno; le tue sono paure, ritengo, del tutto irrazionali
– anche se non posso dire di essere un esperto...”
Jasper si posò nuovamente il
braccio sugli occhi, senza proferir parola. Attendemmo in silenzio, senza
disturbarlo minimamente. “Vi odio. Sappiate che in questo momento vi detesto
con tutte le mie forze” decretò dopo dieci minuti, senza muoversi dalla sua
posizione.
I due ragazzi sorrisero. “Lo
sappiamo” dissero solo.
“Qual è la tua paura, fratello?”
chiese Emmett gentile.
“L’essere… inadatto” ammise
infine Jasper con un sussurro flebile.
Non proferimmo parola, tenendo
per noi i nostri commenti. Incoraggiato dall’assenza di battute e commenti
sarcastici, sembrò che Jasper prendesse coraggio.
“È… la paura di non fare
abbastanza” iniziò. “La paura di non essere all’altezza. La consapevolezza… la
dolorosa certezza di essere egoista, terribilmente egoista: io prendo, prendo e
prendo, senza neanche chiedere, come un disperato. Sono alla ricerca di ciò che
può rendere me felice, senza pensare
che, qualche volta, dovrei essere io a dare. Sono egoista, e lo so, ma non
faccio nulla per cambiare. E quando me ne rendo conto sopraggiunge il disgusto
per me stesso. Perché so che, facendo in questo modo, non faccio altro che
ferirla.”
“Sai meglio di noi che non è
vero” disse gentilmente Emmett.
“Nei suoi pensieri non vedo
nulla che rifletta le tue paure, Jasper” aggiunse Edward. “Sento solo… felicità
pura. Gioia immensa nel saperti al suo fianco. Non c’è nulla che le faccia più
piacere nel donarti, tra virgolette, quello di cui hai bisogno. Alice non
chiede nient’altro; vuole solo che tu sia felice. Che tu prenda quello che vuoi
dal mondo, dalla vita e da lei. Vuole starti al fianco, amarti, senza chiedere
niente in cambio”
“Non capite!” esclamò Jasper,
per la prima volta sofferente. “Io non… come faccio a spiegarvelo? Io sento di
non fare abbastanza per lei. Di non meritarla. La guardo e mi sento
egoisticamente felice, perché so che è mia ed è pronta a regalarmi ogni suo
istante. E io non riesco a ripagarla neanche in minima parte. Io non… non sono
come Carlisle, che è sempre disposto a sacrificarsi per gli altri. O come te,
Emmett. Proprio non riesco a essere come te, fratello. Ti invidio, sai?”
“Non credo che sia una cosa
positiva emulare Emmett” disse Edward con un sorriso. “Lui è sempre molto
esagerato”
“Si, ma almeno è esagerato in
maniera positiva” ridacchiò Jasper, prima di sospirare. “Io vorrei solo…
trovare il modo di meritare appieno l’amore di Alice. Di dare, per una volta,
invece di rubare sempre. Voglio fare tutto quello che posso per renderla
felice.”
“Fratello, ora stai esagerando”
disse Emmett. “Non mi pare proprio che tu sia uno di quei mariti tiranni dediti
solo al proprio piacere”
“Concordo” disse Edward. “Anzi, tu sei davvero un compagno esemplare, Jasper.
Alice non poteva trovare un marito migliore di te. Sei sempre al suo fianco,
pronto a sacrificarti per lei in qualsiasi situazione. La proteggi
costantemente, la fai sentire amata come nessuno ha mai fatto. Sei per lei
tutto ciò di cui ha bisogno. Sei stato l’unico da quando ha iniziato la sua esistenza
da vampira che abbia mai desiderato, sei il suo primo ricordo, il suo presente
e il suo futuro. Ti ha aspettato per anni, con il pensiero costantemente
rivolto a te, e ora sei l’unico che la rende totalmente, completamente felice.
Non distruggere tutto per delle paure insensate”
“Edward, hai detto bene. Lei mi ha aspettato per anni. Io l’ho trovata e l’ho
preso subito. Non doveva andarmi così bene. Avrei dovuto attendere, struggermi
nell’incertezza per un periodo pari al suo per meritarla almeno in minima
parte. Mi è andata fin troppo bene” sospirò Jasper. “Io non sono neanche capace
di fare un piccolo sacrificio, per lei.”
“Io… io non credo che sia vero” mi
intromisi timidamente. L’attenzione dei tre fratelli si spostò su di me.
Cercai lo sguardo di Jasper, e
vi trovai smarrimento, malinconia; era insicuro. Voleva dare, no… voleva fare
qualcosa per Alice, per farle capire quanto era importante per lui. Quanto la
considerasse la sua vita, il centro esatto dell’universo. Cercava così
disperatamente un modo per renderla felice che si dimenticava di tutto quello
che già faceva per lei.
In un certo senso, questa sua
insicurezza lo rendeva tenero.
“Io credo che tu sia… davvero
stupido, fratello” dissi, utilizzando le stesse parole che mi aveva rivolto.
Gli scappò un sorrisetto. “Ah,
io? E per quale ragione, sentiamo” replicò stando al gioco.
“Penso che le tue paure e i tuoi
dubbi siano infondati e stupidi” proseguii gentilmente. “Non penso proprio che
tu sai un egoista. In questo periodo io… vi ho osservato bene, e non riesco a
immaginare un rapporto più perfetto di quello che ho visto in questa casa.
Certo, non sei un tipo espansivo come Emmett” e sorrisi al fratellone orso “O
non hai tutta l’esperienza di Carlisle, ma il tuo apporto con Alice è… qualcosa
che non ho mai visto”
Ripensai a tutti quegli sguardi
che si lanciavano, che valevano più di mille parole. Ripensai ai loro silenzi a
senso, che li avvicinavano sempre di più; alla complicità che c’era tra loro,
quasi pensassero le stesse cose; all’amore che sentivo provenire da loro ogni
volta che erano insieme. Il modo protettivo e adorante con cui la guardava, con
cui la venerava… come poteva dire che non facesse abbastanza?
“Il vostro rapporto mi sembra
più… ancestrale” iniziai. “Non so come spiegarlo… è come se foste telepatici.
Non voglio buttarla troppo sul romantico, ma siete così… perfetti insieme. Non
è una questione di azioni o pensieri che le rivolgi; è più… il tuo modo di fare
quando sei con lei. Quando la guardi… non c’è solo amore, c’è venerazione. Sei completamente perso in
lei. Siete così in sintonia che non servono parole per comunicare. Vi basta
guardarvi un attimo e subito sapete di cosa necessita l’altro. Siete legati da
un filo invisibile: quando stai male tu, sta male anche Alice. Sei l’unico che
riesce a capirla fino in fondo, a sapere sempre ciò di cui ha bisogno. Non
credo che tu debba fare di più, per lei. Tu fai già tutto. Secondo me, il
vostro rapporto è perfetto così. Non devi fare sforzi o azioni eroiche per
rendere felice Alice. L’amore che vi lega, secondo me, è la cosa più bella che
possa esistere”
Mi ero talmente persa nel mio
discorso da dimenticare di avere, oltre a Jasper, un altro paio di spettatori.
“Quindi… il rapporto di
Jasperino è perfetto… mentre il mio è un totale disastro?” disse Emmett per
alleggerire l’atmosfera.
Lo fissai imbarazzata,
arrossendo. “N-NO! Assolutamente no!” gridai rossa. “Non intendevo… ci sono
tanti tipi di rapporti… il tuo è più diretto ed espansivo, ed è perfetto così.
Quello di Jasper è più riservato, ma non vuol dire che… non deve primeggiare
nulla. Oddio, non intendevo dire questo!”
“Qui devi mettere le carte in
tavola: meglio il mio rapporto o quello di Emmy?” chiese Jasper sogghignando
malefico.
“Ma… ma sono splendi tutti e
due, solo in maniera differente… non volevo… oddio, non voglio mettervi in
competizione!” esclamai agitata, arrossendo sempre più.
I tre ragazzi scoppiarono a
ridere. “Oddio, che figuraccia!” mi lagnai nascondendo il volto tra le mani.
“Su, dai, non fare così” disse
Edward abbracciandomi e permettendomi di nascondere il volto nel suo torace
“Ragazzi, basta. Guardate come l’avete ridotta, poverina”
“Sarà, ma in imbarazzo è
decisamente più carina, non trovi Eddy?” disse Emmett, ammiccando.
“Taci, stupido orso.”
“Ah, ragazzi!” sospirò Jasper
più tranquillo. “Bella, non pensavo che anche tu fossi un’empatica.”
“Infatti non lo sono” replicai
senza staccarmi da Edward, che aveva preso ad accarezzarmi i capelli. Si stava
così bene… “Sono solo dotata di buona capacità critica. Perché voi maschi di
casa Cullen vi sorprendete della mia capacità di osservare e giudicare?”
“Bella ha assolutamente ragione”
disse Emmett tornando a guardare Jasper. Il suo tono, la sua voce… era un nuovo
lato di Emmett. Un lato più maturo, più saggio che, sebbene non fosse mai
emerso davvero prima di quel giorno, era sempre albergato nei suoi modi di
fare. Era la preoccupazione di un fratello maggiore. Il tormento di chi,
sapendo nei guai il suo fratellino più piccolo, non avrebbe esitato un secondo
a sacrificarsi per lui, se questo sarebbe servito a salvarlo. “Non devi fare
nulla di più di quello che già fai. Sei perfetto così per Alice… e qui già si
vede quanto stia fuori, perché, diciamocelo, tu non sei proprio questa grande
bellezza”
“Ma sta’ zitto, cretino” ringhiò
giocoso Jasper, più sereno, tirandogli il cuscino. “Vogliamo parlare di te,
allora? Sai quanto pagano Rosalie per fingere di amarti?”
“Se, se, ti piacerebbe” rispose
Emmett con una linguaccia. “Vuoi che ti faccia nuovamente il riassunto della
mia serata?”
“Comunque, vorrei davvero fare
qualcosa per sorprendere Alice” disse Jasper meditabondo, evitando l’argomento.
“Tipo?” chiese Edward.
“Non ne ho la minima idea…” ammise,
sprofondando nuovamente nella depressione.“Come si sorprende una veggente?”
“Se non lo sai tu...”
“È stata una delle poche volte in cui è riuscito a eludere le mie
visioni, ma ne è valsa la pena. È stato… meraviglioso.”
Sgranai gli occhi. “CI SONO!” esclamai
esultante, staccandomi da Edward.
“Cosa?” chiesero i tre.
“Forse so cosa potrebbe
sorprendere Alice… ma dobbiamo fare in fretta” dissi su di giri.
“Okay, capitano. Mettici al
corrente del tuo piano malvagio e infido” disse Emmett incuriosito.
Fissai negli occhi Jasper. “Ci
tieni davvero a sorprendere Alice rendendola felice?” chiesi seria.
“Più di qualsiasi altra cosa al
mondo” rispose sicuro.
Gli sorrisi. “Allora, resta qui
e lascia fare a noi”
“Eh?”
“Fidati” dissi eccitata.
“L’unica cosa che puoi fare è pensare in continuazione a cosa potresti fare per
sorprenderla”
“Ma…”
“Fidati! E non smettere un
attimo” ripetei agitata. Poi, presi per mano Emmett e Edward e li trascinai
fuori di casa, correndo verso il bosco.
Quando fui certa che Jasper non
potesse né sentirci né vederci, mi fermai, ansante per l’emozione, incrociando
gli occhi perplessi dei due vampiri dietro di me.
“Allora, capo, ci vuoi mettere
al corrente o fai come Alice?” domandò Emmett.
Gli sorrisi. “Allora, si tratta
di una missione ad alto rischio” li misi in guardia.
“Siamo pronti a tutto” annuì
deciso Edward.
“Questo ed altro per la felicità
dei miei fratellini” aggiunse Emmett.
“Benissimo!” esclamai allegra.
“Abbiamo solo oggi per preparare tutto”
“Perché solo oggi?” chiese
Emmett.
“Preparare tutto cosa?” domandò
Edward.
“Solo oggi perché non credo che
Jasper possa spremersi le meningi per un mio capriccio troppo a lungo, e con il
preparare tutto intendo tutto il necessario per un matrimonio”
“Un che?!” chiese Emmett.
Ma Edward mi capì all’istante.
Gli occhi gli brillarono, mentre quelle labbra carnose si aprirono disegnando
un “O” molto, ma molto sexy. Scrollai la mente da certi pensieri, ora non era
proprio il momento.
“Vuoi organizzare…” iniziò
ammirato.
“Ssshh!” lo zittii. “Non
possiamo dirlo ad alta voce! Cercate di non pensarlo, di fare tutto come se non
avete capito, altrimenti…”
Edward’s pov.
“… lei lo vedrebbe e non sarebbe
più una sorpresa!” esclamai su di giri.
Avevo capito. Dio, quella
ragazza era un genio!
Anzi, era molto di più. Era un
angelo sceso in terra per farci felice, per farmi felice.
Aveva appena rassicurato mio
fratello con parole gentili e non accusatorie, con un dolce sorriso sulle
labbra. Aveva usato, senza saperlo, le esatte parole che Jasper aveva bisogno
di sentirsi dire, senza malizia o senza secondi fini. Aveva avvertito la sua
tristezza e l’aveva cacciata via, proprio come avrebbe fatto una madre, o
meglio ancora, come avrebbe fatto Emmett.
Tutti e due sapevano sempre
quali tasti era giusto premere, quali parole la gente agognava sentirsi dire,
quali azioni avrebbero reso la vita degli altri più dolce e sopportabile.
Si caricavano dei problemi degli
altri senza chiedere nulla in cambio, sacrificandosi sempre per coloro che
amavano.
Era stupefacente il loro modo di
prendersi cura degli altri.
“Scusate, perdonate il vostro
fratellone orso, ma sono rimasto indietro” disse Emmett. “Chi si deve sposare?
Se volevate finalmente unirvi, avete tutto il mio appoggio, ma io suggerirei
prima una breve convivenza. Sai, per conoscervi un po’ meglio…”
Gli tirai un pungo sul braccio,
intimandolo di tacere. Ringraziai di non poter arrossire, perché le sue parole
mi avevano terribilmente scosso.
Tornai a fissare Bella, che
guardava scioccata Emmett con quel delizioso rossore a imporporarle il viso.
E l’immagine luminosa di lei
avvolta da un abito bianco che avanzava timida verso di me mi riempì il petto,
lasciandomi senza fiato.
Dio, ma cosa vado a pensare?
Questa volta Emmett me l’avrebbe pagata cara.
Sebbene dovetti ammettere che la
sua presenza, che già mi era risultata indispensabile sin dal primo momento in
cui i miei occhi si erano posati su di lei, nell’ultimo periodo era diventata
irrimediabilmente necessaria per la mia esistenza; era un dolore fisico starle
lontano, anche per pochi secondi. Soffrivo letteralmente nel non poter annegare
nei suoi occhi, di non poter ascoltare la sua voce, di non riuscire più a
trovare qualche occasione per poter tornare ad assaporare con le mie labbra
indegne quella sua pelle morbida.
Desideravo con tutto me stesso
poter stare nuovamente da solo con lei, bearmi di lei, solo di lei.
Lei, che ormai era diventata
parte integrante della mia famiglia; lei, che ormai era divenuta il centro de
mio universo; lei, la mia magnifica ossessione; lei, il mio angelo tentatore.
Lei che era tutto e il contrario di tutto.
Lei, semplicemente la mia
piccola Bella.
“Ma no… non è così…” balbettò
imbarazzata. “I-il matrimonio è dei tuoi fratelli…”
“E voi che siete?” disse Emmett.
“Di quel biondo che si sta
deprimendo sul divano e del piccolo folletto in giro per negozi!” ringhiai in
imbarazzo “Emmett, connetti il cervello!”
I suoi occhi si illuminarono di
comprensione, e fissò ammirato Isabella. “Oh!” esalò stupefatto. “Peccato che
il matrimonio non si possa fare.”
Io e Bella annuimmo, sollevati
dal fatto che Emmett avesse finalmente capito.
“Quindi continueremo a dire che
non possiamo farlo per poi farlo, giusto?” chiese con un sorriso complice a
Bella “Cioè, non farlo punto e basta”
“Dobbiamo anche pensarlo” precisò
lei. “Non so se il potere di Alice le abbia già permesso di vederlo, ma finché
Jasper continuerà a cambiare idea…”
“Sarà così concentrata a scoprire cosa lo turba da non prestare attenzione a
noi” conclusi io eccitato.
“Che avremo tutto il tempo per…”
“… Preparare una cerimonia in giardino” continuò Bella.
“Esto pian me gusta mucho!” esultò Emmett con un sorriso. “Potremmo
fingere, per confondere la sposina, che il matrimonio sia il mio. Che ne dite?”
“Geniale!” esclamammo in coro io
e il mio angelo.
“Allora, abbiamo molto da fare e
poco tempo” disse Bella. “Pensavo che, forse, voi due potreste occuparvi degli
addobbi.”
“Non ci sono problemi” dissi
subito “Posso chiamare Esme e chiederle di darci una mano”
“E anche Rose sarà contenta di aiutarci” soggiunse Emmett. “Carlisle potrebbe
celebrare il matrimonio…"
“Ha la licenza?” chiese Bella.
Sorrisi della sua curiosità
innocente. Lei ancora non sapeva tutte le nostre storie.
“Carlisle, da umano, era il
figlio di un pastore” le spiegai gentilmente “Nessuno ha più autorità di lui”
Mi rivolse un’occhiata sorpresa.
Era così tremendamente buffa, e adorabile… mi venne l’improvvisa voglia di
soffocare di baci quelle sue guanciotte ancora rosse.
“Ah… beh, abbiamo il pastore.
Per le decorazioni floreali può pensarci Rose, credo” iniziò a fare il piano la
mia Bella, distogliendomi dai pensieri.
“Certamente” annuì Emmett. “Le
darò una mano io. Lo facciamo in giardino?”
“Si, l’idea era quella… ma nulla
di troppo sofisticato! Se è possibile dovremmo farlo per stasera… ma forse ci
vorrà di più…”
“Per stasera sarà tutto pronto” le
giurai. “Io posso passare a prendere Carlisle ed Esme, e poi posso andare a prendere
degli smoking per noi”
“Perfetto!” mi sorrise Bella.
“Di abiti eleganti noi ragazze ne abbiamo a bizzeffe… mi raccomando, evitate di
pensarci! Non deve scoprire nulla, né la sposa né… lo sposo!”
“Certo” sorridemmo noi.
“Ah, Edward?”
“Si?”
“Potresti chiedere a Esme se
gentilmente riesce a fare una torta?” mi chiese imbarazzata. “Niente di tanto
grande o imponente… solo una cosa simbolica. Non credo che Jasper
sopporterebbe…”
Le sorrisi dolcemente. “Ma
certamente, Bella” le assicurai.
“Ovviamente, qui si parla del
mio matrimonio” sottolineò Emmett facendoci ridere.
“Okay, allora...” esordì poi
Bella. “Voi chiamate gli altri. E per favore, cercate di fare tutto il più in
fretta possibile, ma con grande cura.”
“Bells, non temere: anche io voglio solo la felicità dei miei fratelli” disse
Emmett toccandole la spalla. “Non fallirò”
“Grazie, Em”
“Conta pure su di me” le dissi.
“La felicità della mia famiglia viene prima di tutto”
“Ma dimmi, Bellina, tu cosa farai nel mentre?” chiese Emmett con un sorriso.
Sul suo viso comparve
un’espressione di affranta rassegnazione. “A me tocca il compito più arduo” sospirò
dispiaciuta. “Terrò…” Deglutì “Alice con la mente altrove”
Io e mio fratello ci fissammo un
secondo. “Mi dispiace” dicemmo in coro.
“E come, se posso permettermi?” chiese
ancora Emmett.
“Con l’unico metodo che conosco”
disse triste e depressa “Lo s… lo sss…
lo shopping”
Povera la mia piccola stella!, pensai intenerito dal suo broncio.
“Condoglianze, sorellina” disse
tetro Emmett abbracciandola. “Mi ha fatto davvero molto piacere conoscerti. Sei
stata con noi per poco, ma sei diventata molto importante. Porterò crisantemi
sulla tua tomba”
“Emmett…” lo ripresi. Non doveva
neanche pensarla una bestemmia del genere.
Non poteva esistere il mondo
senza Bella. Semplicemente perché lei era la Vita, era il Tutto.
“Veramente preferirei le
orchidee” disse lei.
“Sarà fatto”
“Okay. Allora, iniziamo col
piano” disse decisa il mio piccolo genio del crimine.
“Usiamo i messaggi per
comunicare” suggerì Emmett. “E per qualsiasi cosa, è il mio matrimonio”
“Okay” rispondemmo in coro.
Emmett si dileguò nel folto del
bosco, e io mi avvicinai a Bella. Dopo giorni, sfiorai finalmente la sua
morbida pelle della fronte.
“Non farti torturare troppo da
mia sorella, okay?” le dissi fissandola e ammirandone le gote imporporate. “Le
servirà una damigella”
E io ho il bisogno costante e forte di te, sempre, aggiunsi
mentalmente, sorprendendomi di me stesso.
Vidi Bella annuire come in trance
e poi scomparire nel bosco.
Edward, dovresti smetterla di comportarti sempre da fratello maggiore
grande e responsabile, e vivere un po’ di quei piaceri che ti sei sempre
negato. Soprattutto se la confusione che senti è vera e pura come appare. Il
pensiero di Emmett mi raggiunse improvvisamente, confondendomi. Era già la
seconda persona in poco più di un mese che insinuava che, dalla mia creazione,
io non mi fossi mai goduto i piaceri della vita.
Ma perché?
Che diavolo mi stava succedendo?
Bella’s pov.
Da: Rose.
Tutto okay. Non in grande stile, ma tutto pronto. Mancate tu, la
veggente e il fesso che continua a starsene sdraiato sopra a seguire il tuo
consiglio. Dacci il via per la sua preparazione.
“Bella, prova questo!” mi ordinò
Alice passandomi un altro paio di jeans.
Trasalii cancellando freneticamente il messaggio e mi
affrettai a provare anche quello.
Era ormai sera, e avevo
trascorso tutto il pomeriggio in giro con Alice per centri commerciali, dando
il cambio a Rosalie.
Appena era stata contattata da
Emmett, mia sorella mi aveva mandato un messaggio con le loro precise
coordinate dandomi modo di raggiungerle. Con la scusa “Non sono sazia del mio
orso”, su cui preferirei stendere un pietoso velo, aveva scaricato Alice
sacrificandole in cambio me come Manichino-senza-propria-opinione (stavolta
avevo cambiato nickname; io dovevo solo stare zitta e indossare, testuali
parole di Alice), riuscendo con qualche difficoltà – parecchie, in verità – a
tenerle la mente lontana dal marito, e soprattutto a cementarla nel centro
commerciale.
Dopo qualche ora mi era arrivato
anche il messaggio di Edward, che mi chiedeva come stessi (l’unico che se ne
fosse preoccupato!), dove fossimo e mi diceva che Carlisle si era dimostrato
più che disponibile e che Esme era già al fornelli, mentre lui, Rose ed Emmett
si davano da fare con le decorazioni.
“Wow! Ti stanno d’incanto!
Questi li prendiamo e te li tieni anche addosso” disse Alice contenta mentre
uscivo dal camerino.
“Okay” risposi sorridendo,
mentre lei staccava l’etichetta e correva al negozio sotto l’occhiata allibita
della commessa.
“Ehm… è un tantino esuberante!” la
giustificai imbarazzata, affrettandomi a seguire quel tornado dai capelli
corvini.
Pagammo e uscimmo dal negozio
cariche di pacchi, pacchettini e pacchettoni, ridendo del più e del meno.
Adoravo uscire con Alice: sapeva donarmi un’allegria, una spensieratezza che
mai avevo avuto. Era… Alice. Dolce, gentile, solare, premurosa; qualsiasi
aggettivo avessi usato per descriverla, non avrebbe descritto appieno la sua
personalità.
Del resto, sembrava che nessun
aggettivo potesse descrivere uno dei Cullen.
“… chissà, forse è una dote di
famiglia” rimuginai tra me e me.
“Cosa?” chiese Alice.
“Cosa, cosa?”
“Cosa intendevi con <<Forse è una dote di famiglia>>?” ripeté
lentamente Alice.
“Ah… beh, il fatto che non basterebbero tutti gli aggettivi di
questo mondo per descrivervi” spiegai imbarazzata. “Avete per caso un vostro
vocabolario?”
Scoppiò a ridere. “Bella, io
adoro stare con te! Sei assurda e divertente, mi ci vuole proprio qualcuno che
rida, oltre ad Emmy!” disse allegra. “Altrimenti si è troppo seri in quella
casa. Tu non trovi? Mi chiedo come passassero il tempo prima del mio arrivo.”
“Giocavano a Mahjongg?” suggerii.
“Può essere: ce li vedo Carlisle Edward fissi su delle
pedine per ore e ore, in attesa di studiare la mossa dell’avversario per rubare
le coppie…” ridacchiò lei.
Sghignazzammo insieme, felici. “Va beh, aspetta, fammi
chiamare Jasper” disse cercando il cellulare
“NO!” esclamai con troppa enfasi, bloccandole il braccio.
Mi fissò esterrefatta. “Bella, è successo forse qualcosa?” domandò
preoccupata. “C’è qualcosa che Jasper… non vuole che io sappia?”
L’ultimo pezzo lo pronunciò con voce bassa e terribilmente
addolorata, tanto che mi venne istintivo abbracciarla forte. “Ma certo che no,
Alice” la rassicurai “Ti pare che Jasper possa nasconderti qualcosa?”
Lei scosse il capo, sospirando. “So che non mi nasconderebbe
mai nulla” sussurrò “Però in questi due giorni sembra così distante. Sono preoccupata per lui; l’ultima volta che l’ho
visto così lontano è andata a finire che lui, Emmett e Edward se le sono date…
te lo ricordi il suo racconto, no?”
“Ti va di sederti?” le proposi indicandole la panchina.
Lei annuì e mi seguì docilmente, accomodandosi. La fissai:
teneva il capo chino, l’espressione triste e preoccupata, gli occhi come velati
di lacrime.
“Odio vederlo così” ammise. “E soprattutto odio non sapere
che cosa succede. È tutto il giorno che lo vedo cambiare idea in continuazione!
Prima lo vedo su una spiaggia, poi in campagna, poi nella nostra casa, poi al
ristorante… e queste sono solo le idee più tradizionali! Odio non sapere che
cosa succederà!”
“Ma… non potrebbe darsi che stia solo cercando un luogo dove
trascorrere il tempo con te?” le suggerii, cercando di non sbilanciarmi troppo.
“Forse sì, forse no… maledizione, non avrei mai dovuto dire
quella cosa sul matrimonio!” ringhiò frustrata.
“Scusa” mormorai chinando il capo “È stata colpa mia. Sono
stata io a iniziare quel discorso… non volevo causare problemi”
Sospirò pesantemente. “Ma no, Bella…. Non è mica colpa tua” mi
rassicurò toccandomi la gamba “Io… mi piacerebbe molto se Jasper mi sposasse di
nuovo. Non una volta all’anno, per carità; io i matrimoni preferisco
organizzarli… ma lo vorrei come conferma, ecco. Essere sicura di sapere che mi
desidera come un tempo. Vederlo aspettarmi impaziente all’altare in smoking,
teso come me. Vedere come il suo sguardo si riempie di felicità pura e semplice
nel vedermi al suo fianco. Vederlo pronunciare nuovamente il sì con la stessa
convinzione della prima volta, per sapere che nulla è cambiato. O meglio, lo so
che nulla è cambiato, che Jasper mi ama se possibile ancora di più… ma è
l’emozione del momento, non so se puoi capirmi. È la magia dell’istante in cui
ti rendi conto che lui ha scelto te e
nessun altra” Spostò lo sguardo verso il viavai di persone. “In questi
ultimi due giorni, Jasper si sta… rinchiudendo in se stesso. È preoccupato di
qualcosa, e a nulla sono valsi i miei tentativi di rassicurazione. Torna felice
per poco, e poi cade nella sua tristezza. Spero proprio di non esserne io la
causa.”
“Ma come puoi pensarla una cosa simile?!” mi ritrovai a
ridere. Accidenti, lei e il marito erano identici! “Alice, non pensare che
Jasper voglia nasconderti qualcosa, o tanto meno che sia triste a causa tua! È
sciocco che un rapporto splendido come il vostro venga oscurato da pensieri
talmente stupidi! Lui… vuole solo renderti felice, fare qualcosa per farti star
bene, per ripagarti di quello che gli dai. Ecco il perché di quelle visioni.
Non avrai pensato mica che volesse
scappare con qualcun’altra, vero?”
Distolse lo sguardo, imbarazzata. La fissai scioccata.
“Dimmi che scherzi!” esclamai stupefatta.
“Uffa, ero insicura, va bene?!” esclamò irritata, facendomi
ridere.
“Dai, andiamo” dissi io tentando di riprendermi dalle troppe
risa. “Sono certa che Jasper ti abbia preparato una bellissima sorpresa.”
“Dici? Non vedo nulla…” brontolò lei.
“Fidati. Chiamalo sesto senso da sorella minore” dissi
facendole l’occhiolino.
Mi sorrise. “Grazie, Bella, per avermi ascoltato e
rincuorato. Sei davvero speciale, è fortunato mio fratello ad averti” disse
sorridendo.
“Quale fratello?” chiesi.
“Lascia stare, lascia stare!” rise lei alzandosi. “Ora
torniamocene a c…”
Ma la sua attenzione fu catturata da un manichino in vetrina
vestito in abito da sposa. Era anche ora che se ne accorgesse: l’avevo portata
lì apposta! Le presi la mano e la condussi dentro, ignorando la sua camminata
insicura e lenta.
“Buongiorno, signo… rine?” concluse la commessa fissandoci
per un attimo perplessa, per poi aprirsi in un sorriso. “Di cosa avete
bisogno?”
“Di un abito da sposa” risposi sicura.
“Per vostra madre?” domandò incoraggiante.
“No.” risposi, tirando avanti Alice. “Per mia sorella”
Il sorriso della commessa si spense di poco. Uno, due, tre…
ed ecco che gli occhi le schizzarono sulla pancia di Alice, per accertarsi che
non fosse incinta. Va bene, era insolito per una ragazza del ventunesimo secolo
sposarsi a quell’età se non per una precisa ragione, gravidanza indesiderata,
ma c’era un limite ai pregiudizi della gente, no? Uno poteva fare quello che
gli pareva, visto e considerato che ci trovavamo in un paese libero.
Ma perché la gente era contro il matrimonio a diciotto anni
o la gravidanza a quella stessa età? E se anche lei avesse avuto un bambino,
non poteva essere stato voluto? Perché la gente doveva sempre giudicare
negativamente ogni cosa? Campare su pregiudizio e pettegolezzi era una cosa
odiosa, odiosa!
Se uno voleva sposarsi a diciotto anni con una persona che
veramente amava e che la ricambiava con anima e corpo, allora, benissimo,
libera di farlo. Ma a quanto sembrava la popolazione mondiale, era ancora ben
lungi da capire che ognuno era libero di compiere le proprie scelte e i proprio
sbagli.
Nessuno aveva spiegato loro da bambini che i pettegolezzi
sono il veleno dell’anima?
Un altro secondo e il viso della commessa tornò gentile.
“Prego, da questa parte” ci invitò.
“Bella, che diavolo fai?” chiese Alice afferrandomi la mano.
“Ti facci pagare pegno per il pomeriggio come manichino” sghignazzai
“Non conosci il detto: non fare agli altri ciò che non vuoi venga fatto a te?”
E senza darle la possibilità di replicare la spinsi verso la
commessa, che iniziò a farle domande su domande sul suo abito ideale.
Fu divertente: mi beai, per una volta, dell’iniziale
imbarazzo di Alice, che poi venne completamente spazzato via. Iniziò a parlare
di stoffe, modelli, colori e accessori con sempre maggior sicurezza, chiedendo
di vedere tutto quello che avevano. Provò vestiti, su vestiti, su vestiti,
sfilando come una modella di Chanel, criticando o elogiando i modelli.
Mi divertii come una matta, e le feci un sacco di fotografie
con il cellulare, che mandavo a Rose tra un cambio e l’altro per sapere di
nascosto il suo parere.
E finalmente lo trovammo: era, come descrisse Rose, L’Abito
di Alice.
Senza spalline, era composto da un corpetto rigido ricamato,
che le lasciava scoperte le spalle e le braccia risaltandone il seno, e da una
gonna di tulle vaporosa ma non troppo, a onde, che creava uno effetto mosso e
morbido.
Era stupendo, e anche Alice rimase un attimo stupita
guardandosi allo specchio.
“Sei meravigliosa!” le dissi entusiasta. Sia per lei che per
la fine del tour de force per negozi!!
“Già…” disse con una nota amare nella voce cristallina.
“Beh, vado a toglierlo”
“Non le piace, signorina?” chiese la commessa, preoccupata
di non vedere il compenso.Le toccai una spalla e scossi il capo, facendole cenno di tacere.
“Mah, chissà. La prossima volta” sospirò Alice porgendomi
l’abito dal camerino.
Io me ne andai alla cassa con una donna alquanto delusa,
almeno fino a che non le porsi la carta di credito di Alice e le dissi: “Lo
prendo io” stando attenta a non farmi sentire da mia sorella. “Sarà una sorpresa.”
La commessa mi batté lo scontrino mentre io mettevo il
vestito nella sua scatola e la nascondevo in una delle mie enormi buste,
strizzandole l’occhiolino.
Per mia fortuna Alice sembrò volerci impiegare un’eternità a
rivestirsi.
Per: Rose
Preso! Iniziate pure a vestire il soldato. Senza rivelargli nulla,
però!
Scrissi a Rosalie, cancellando poi il messaggio. Poco dopo,
Alice mi raggiunse con il suo solito fare allegro e, ringraziata la commessa,
ce ne tornammo alla macchina di Rose per tornare a casa.
Alice continuò a mantenere un tono di voce allegro, almeno
fino a metà strada quando, lanciando un urlo e inchiodando a bordo della
strada.
L’espressione che aveva era terrificante, sembrava in stato
di shock. Mi pietrificai, terrorizzata.
C’era una sola cosa che poteva spaventarla così.
La nostra famiglia era in pericolo. E l’unico pericolo per
un clan come il nostro, era uno più potente.
I Volturi erano tornati a cercarmi.
Edward, Edward! Oddio,
fa’ che non gli abbiano fatto nulla!, pensai disperata.
“Bella… oddio, che cosa ho visto…” disse scioccata.
“Alice, stanno tutti bene, vero? Non hanno torto un capello
a nessuno, vero?” esclamai spaventata.
“Peggio… oddio, che immagine scioccante… temo che la mia
anima pura e candida sia rimasta corrosa da quest’atrocità…”
Oddio, ma che cosa st… aspetta un po’! Anima pura e candida?! Ma che cosa….?
“Alice, ma di che parli?” chiesi.
“Bella. Ho appena avuto una visione che mi ha bloccato la
crescita.” ammise Alice drammatica.
“Tecnicamente tu non crescerai mai più, visto che, beh,
ecco, sei morta” precisai, iniziando a innervosirmi.
Il pensiero di Edward in pericolo mi stava dilaniando
l’anima. Se gli fosse successo qualcosa per colpa mia, io…
“Allora mi bloccherà l’esistenza!” urlò lei quasi in
lacrime. “Bella, oddio, ho visto… ho visto…”
“Che cosa hai visto?!”
“HO VISTO EDWARD IN SMOKING!” pianse stendendosi sul volante.
“Uno shock! È stato uno shock troppo forte… oddio, devo vomitare, non ce la
faccio… che visione orribile!”
“MA TI SEI RINCRETINITA DEL TUTTO?!” urlai saltando sul
sedile, mentre le sue false lacrime si trasformavano in risa incontrollabili.
“Pensavo che fosse successa una tragedia! Pensavo… pensavo….”
Alice mi fissò ridiventando seria. “Pensavi cosa?” chiese cauta.
Distolsi lo sguardo sentendo le lacrime pungermi gli occhi.
“Niente” borbottai. “Andiamo a casa”
Alice mi costrinse nuovamente a fissarla, mentre le lacrime
cadevano dai miei occhi. Mi abbracciò forte, e io ricambia la stretta. “Scusami.
Che scherzo stupido che ti ho fatto” disse.
“N-non è colpa tua…” sussurrai. “Sono io che sono troppo…
suscettibile. Se per colpa mia dovesse accadervi qualcosa…”
“Non ci accadrà mai nulla” mi rassicurò lei. “D’altronde,
con io che vedo nel futuro, che cosa potrebbe sorprenderci?”
“Io ho paura del futuro, Alice…” ammisi a voce bassissima.
Il futuro voleva dire addii, separazioni, lacrime e buio.
Sarei tornata nuovamente nella mia cella, segregata dal resto del mondo, mentre
la vita continuava. Non avrei mai più rivisto Alice, Rose, Jasper, Emmett…
Carlisle ed Esme e… e Lui, di cui non
riuscivo neanche a pronunciare il nome in una frase in cui c’era la parola
“Addio”.
“Non devi preoccuparti del futuro, anzi, devi desiderarlo” mi
rassicurò lei. “Ti proteggeremo noi. E comunque, se odi il futuro odi me, che ne
sono annunciatrice. E tu mi odi?”
“In questo momento molto, sì” dissi.
“Ma vorrei vedere te! Ho avuto la visione più brutta della
mia vita e tu mi prendi in giro?” esclamò lei finta offesa “Edward in smoking è
un shock ti dico, uno shock! Oddio, starò male per mesi e mesi… mi serve
Jasper!”
“Allora andiamo dal tuo principe!” le proposi. Il suo viso
si illuminò e si affrettò a raggiungere casa Cullen. Il nostro piano poteva
avere inizio.
“Ma che…?” esclamò spegnendo il motore e annusando l’aria.
“Fresie? Rose? Ma… questi sono girasoli! A ottobre! Bella!” Si voltò a guardarmi stupefatta.
“Girasoli a ottobre? Ma che diavolo sta succedendo?” mi accusò.
“Ehm…”
“Oh, non temere, Alice, tra poco lo scoprirai”
La voce del mio angelo mi salvò. Scendemmo dalla macchina
per andargli incontro e lì… il mio cuore ebbe l’infarto.
“Visto? Che ti avevo detto? Edward in smoking è
semplicemente uno shock!” disse Alice con fare saccente.
E che shock!,
avrei voluto risponderle, ma le mie capacità linguistiche e connettive sembravano
essersi dissolte come sabbia nel vento. Per fortuna i muscoli facciali
funzionavano ancora, perché altrimenti non sarebbe stato strano vedere la mia
mascella raggiungere le scarpe.
Davanti a me stava la creatura più bella di tutto il creato:
elegante, con quel mezzo sorriso da infarto, gli occhi chiari e luminosi di
allegria, Edward ci veniva incontro con passo felino, sensuale e ipnotico.
Indossava uno smoking nero (Dio, quel colore era divino indosso a lui!),
camicia bianca e cravatta chiara, quell’aria elegante e arrogante… altro che
visione!
Gli occhi di Edward non si staccarono dal mio viso mentre un
sorrisetto imbarazzato gli compariva in volto. “Sto davvero così male?” chiese.
“Ehm…” mi uscì dalle labbra. Uso delle facoltà linguistiche:
fuori uso. Uso delle facoltà intellettive: fuori uso. Probabilità di commettere
una grandissima stupidaggine a causa dei miei ormoni: 100%.
Meno tre... due... uno...
“Oh, eccovi!” Santissima Rosalie Beata, mia protettrice!
Grazie, mi hai salvato! “Si può sapere che cosa vi è successo? Abbiamo sì è no
mezz’ora!”
“Ma per far cos...” iniziò Alice, ma io e Rose la
trascinammo nella sua stanza.
“Okay. Sapete che io sono una che rispetta le volontà degli
altri, anzi, le metto sempre in primo piano, ma ora esigo che mi diciate che diavolo sta succedendo!” ringhiò
arrabbiata la moretta, scoprendo i denti “Guardate che avete fatto ai miei
capelli! Ho fatto la doccia stamattina, e mi ci è voluta un’eternità per
renderli perfetti!”
“Oh, non temere, ora ci pensiamo noi” sogghignò Rose.
“Preparati”
“Ma di cosa stai parla...” iniziò Alice, interrompendosi
bruscamente alla vista della scatola che reggevo tra le mani.
“Ma è...” chiese, rapita. Annuimmo sorridenti “Ma perché...”
Non dovemmo neanche spiegarle nulla, perché in quel preciso
istante gli occhi le divennero vitrei, perdendosi nel nero inchiostro
dell’oblio, raggelandola sul posto; finalmente Jasper era venuto a conoscenza
del “suo” piano.
Quando tornò in sé ci rivolse uno sguardo intenso, pieno di
sorpresa, felicità, timore, imbarazzo.
Era un’Alice mai vista prima. Un’Alice che, per la prima
volta, sembrava una semplice diciottenne innamorata, e non il sergente
Non-Sento-Ragioni-Fa’-Come-Ti-Dico.
“Allora, ti abbiamo sorpreso?” sghignazzò Rose prendendola
in giro “Ovviamente, non potevamo contare su quello stupido di tuo marito, così
gli abbiamo detto tutto all’ultimo. Dopo Edward, siete i campioni delle
paranoie!”
“Vuoi iniziare a vestirti?” le dissi gentilmente ignorando i
commenti bonari di Rose.
Alice annuì timidamente, mordendosi il labbro inferiore, ed
io e Rose le volammo intorno dedicandoci alla sua preparazione.
Dire che, a operazione compiuta, era stupenda equivaleva a
un insulto. Era splendida, assomigliava a una leggiadra ninfa. Se ne stava in
piedi su uno sgabello, fissando la proprio figura entusiasta ma, allo stesso
tempo, intimorita. Non sarebbe stato strano vederla arrossire, in quel momento.
Lei, Alice Senza Paura!
“Sei splendida” disse Rose annuendo compiaciuta. “Ora, resta
ferma così e non rovinare il mio capolavoro mentre vado a cambiarmi.”
“Di’ la verità, questa è una crudele vendetta per come ti ha
trattato ieri” ridacchiai, mentre Alice rimaneva in silenzio.
“Ebbene sì” rise lei. Poi si avvicinò alla sorella e le
scoccò un bacio sui capelli prima di volatilizzarsi fuori. Io presi il suo
bouquet di fresie rose e gialle dal comodino e mi avvicinai ad Alice per
porgerglielo. Fissai i suoi occhi d’oro riflessi nello specchio, completamente
lontani da quella stanza.
“Ansiosa?” le chiesi mettendole in mano i fiori.
Deglutì prima di annuire tremando. Scoppiai a ridere. “Ma
come, proprio tu? La grande Alice Cullen,
colei che non teme niente e nessuno, è spaventata dal matrimonio? Soprattutto,
visto e considerato che è il secondo con l’uomo che ama?”
Mi fece una linguaccia. “Io preferisco organizzarli i
matrimoni. Stare qui… forse è l’unico palcoscenico su cui mi sento… esposta”
ammise sospirando.
“Ma dai, Alice!” la rassicurai. “Guardati: sei qui, sei
bellissima, ti stai per risposare con l’uomo della tua esistenza… è solo una
paura dettata dall’emozione.”
“L’emozione è sempre tanta. Non sono mica come Rose che si
sposa otto volte al mese; non sono abituata. E comunque, anche lei si agita
parecchio prima dell’inizio della cerimonia. Ed è lei che lo propone, molto spesso”
spiegò tornando a fissarsi. “Per me... è stata una sorpresa bellissima. Non
pensavo che Jasper lo avrebbe mai fatto...”
“Mi pare di averti già detto che vi sottovalutate allo
stesso modo” scossi il capo sorridendo. “E comunque, lui l’ha saputo solo adess...
ops!”
Mi portai le mani alla bocca, mentre lei mi fulminava con lo
sguardo.
“Che hai combinato?” chiese assottigliando gli occhi.
“Non te lo dico. Non puoi avere solo tu l’esclusiva di fare
improvvisate?” mi salvai. “E ora preparati, sposina, si comincia!”
Sgattaiolai fuori per andarmi a cambiare, e a metà scala
intercettai lo sposo e i suoi testimoni, tutti vestiti in smoking nero. Una
sensazione di immensa felicità mi pervase l’anima, facendo sbocciare sul mio
volto un enorme sorriso.
Gli occhi di Jasper saettarono nei miei, e ciò che vidi
dentro fu una cornucopia di emozioni: felicità, allegria, entusiasmo, panico,
timore, ansia, amore. Puro, cristallino amore immenso.
Un’improvvisa euforia mi pervase l’animo, per merito suo.
Era così felice da contagiare chiunque nel raggio di chilometri.
“Allora, piccola Bella? I Cullen Boy in tutto il loro
splendore fanno il loro effetto?” disse Emmett con un enorme sorriso.
Avvampai. “E quando mai passate inosservati?” tentai di
scherzare, fissando di sottecchi Edward per un istante. Ottenni solamente di
farli scoppiare a ridere. “È meglio se scendiate. Tra dieci minuti scendiamo
anche noi”
Jasper si fece avanti e mi abbracciò stretta. “Grazie” disse
solo, commosso ed emozionato.
“E di che” sorrisi ricambiando la stretta. “Basta solo che
non entri nel panico anche tu.”
“L’ha già superata quella fase” sghignazzò Edward. “Vestiti,
così possiamo iniziare”
Annuii e corsi di sopra, indossando il mio abito, scelto con
cura da Rose. Una volta pronta, corsi nuovamente in corridoio, raggiungendo la
sposa che si stava sostenendo a Rosalie; sembrava più pallida del solito.
“Oddio, ho una fifa blu…” mormorò. “Mi viene da vomitare…”
“I vampiri non vomitano” sbuffò Rose. “Alice, si può sapere
che hai?”
“E se… se Jasper si sentisse obbligato a fare questo?”
mormorò.
Le presi il viso tra le mani e la costrinsi a guardarmi.
“Alice, ascoltami bene” iniziai dolcemente. “Stamattina Jasper era molto, molto
triste perché pensava di non fare abbastanza per te. Perché aveva paura che il
non dimostrarti apertamente tutto l’amore che prova per te, ti facesse stare
male allontanandoti da lui. Aveva paura che tu non l’amassi più”
“Ma non è possibile” mormorò lei.
“Lo so” risi. “Ma quando è sceso dalle scale, ho visto nei
suoi occhi una felicità talmente immensa che per un attimo mi è venuta voglia
di scalare il monte Everest e gridare al mondo la mia gioia. Quindi, penso che
preferirebbe mille altre volte vestirsi da pinguino che rinunciare a tutto
questo. Chissà, magari potreste anche iniziare a sposarvi più spesso. Forse
batterete Rose ed Emmy”
“Non ci scommetterei” sghignazzò Rosalie. Poi si rivolse
alla sorella con uno sguardo dolcissimo “Anche io sono sempre terrorizzata
prima di arrivare all’altare. Posso capire come ti senti, soprattutto visto che
è solo il tuo secondo matrimonio. Ma sai anche che Jasper ti ama, più della sua
stessa vita. Ha persino rinunciato alle sue abitudini per stare con te, una
perfetta estranea conosciuta in un bar. Più innamorato di così si muore.
Quindi, visto che ti sta aspettando fuori, e sta anche percependo il tuo
timore, che ne dici se andiamo a porre fine alle sue sofferenze?”
“Si. Credo che ci siamo fatti abbastanza paranoie. Potremmo
fare concorrenza a Edward” scherzò.
Scoppiarono a ridere per la battuta che non capii. “Più
tranquilla, ora?” disse Rose.
Alice prese un bel respiro. “No. Ma voglio il mio Jasper,
quindi, vamonos!”
Scoppiammo a ridere, divertite. Uscimmo fuori in giardino,
dove Emmett ci aspettava per scortarci sul retro.
“Io ho l’onore di scortarvi all’altare, graziosissima Alice”
sorrise inchinandosi.
“Attento a non schiacciarmi” ridacchiò nervosa.
“Provvederò” scherzò lui.
“Seguiteci dopo tre passi” disse Rose prendendo un bel
respiro.
Iniziò la marcia nuziale. “Emmett, se mi lasci cadere, non
solo ti sfregio la jeep, ma ti trasformo in un eunuco” lo minacciò Alice con un
sibilo nervoso.
“Posso farti almeno lo sgambetto?”
“Provaci e sei morto”
Sghignazzando, io e Rose iniziammo a camminare seguendo le
note della marcia. Io fissai estasiata il meraviglioso spettacolo che ci si
parava dinnanzi.
Archi e archi di ghirlande di fiori – rose bianche, gialle e
fresie – , alternate a quelle di lucine bianche, pendevano sulle nostre teste
creando uno spettacolo di profumi e luci, appese al capitello di decine di
colonne bianche in cartongesso, sui quali fusti si avvolgevano nastri di raso
bianco; in fondo, sotto due alberi che intrecciavano i loro rami fondendoli in
un’unica chioma, montato su un palchetto un arco di fresie e rose faceva bella
mostra di sé. Sotto, al centro di esso, Carlisle vestito con uno smoking nero
ci osservava sorridendo allegro. Alla sua sinistra, Jasper voltò la testa di
scatto, agitato ed emozionato, mentre al suo fianco Edward scosse il capo
divertito. Alla loro sinistra, invece, stava Esme, vestita con un elegante
abito rosa antico, splendida come sempre.
“Cioè, tutto questo in un pomeriggio?” mormorai rapita a
Rose.
“Te l’ho detto che era imperfetto!” disse lei dispiaciuta.
“Avessimo avuto un po’ più di tempo...”
“Ma scherzi?” borbottai, mentre prendevamo il nostro posto
al fianco di Esme.
Lanciai una rapida occhiata a Edward, e notai che mi fissava
rapito. Arrossii e distolsi in fretta lo sguardo, non potendo evitare però che
un sorriso sbocciasse sul mio volto.
Alice arrivò all’altare, ed Emmett mise la sua mano in
quella di Jasper.
“Trattamela bene!” scherzò, prendendo posto accanto a
Edward.
Ma i due non sentivano già più; si fissavano nel loro modo
speciale, perdendosi l’uno negli occhi dell’altra, così intensamente e in maniera
così profonda che ci sentimmo tutti fuori luogo in quella loro intimità
improvvisa. Ma i due sembrarono non farci molto caso.
“Miei cari fratelli, siamo qui oggi...” iniziò la voce
profonda e gentile di Carlisle, che osservava i figli amorevolmente.
Alice scoppiò a ridere e si voltò verso il padre, poi verso
di noi.
“Ragazzi, ma che mi combinate?” sghignazzò. “Vedete che
senza di me che organizzo i grandi eventi va tutto a rotoli? Ora mi ritrovo con
un dottore, per di più mio padre, che mi deve sposare!”
Ridemmo tutti. “Ehi, nanetta, fossi in te mi accontenterei”
disse Emmett. “Uno, perché in un solo pomeriggio abbiamo fatto un vero e
proprio miracolo dell’organizzazione. Due, perché Carlisle, anche se non
esercita, si è rispolverato tutto il cerimoniale in tre ore – pensa, si è anche
confessato!”
“No, quello no” disse Jasper ridendo. “È rimasto con Esme
tutto il pomeriggio”
“E tre, sai come diventa ‘sto soldato se lo molli
sull’altare?” continuò Emmett. “Già oggi è stato una piaga. Era tornato Emo Vampire!
Diglielo tu, Bella!”
“Non chiamarmi in causa, per favore!” mi difesi alzando le
mani.
“Va beh, allora mi sacrifico per la causa. Dopotutto,
è un lavoro discreto” disse Alice tornando a fissare Jasper con sguardo
entusiasta e pieno d’amore. “Anche se può nuocere gravemente alla mia salute
mentale farmi celebrare il matrimonio da mio padre – oltretutto privo di
licenza – farò questo sforzo”
“Anche perché ti sei rovinata la salute vedendo Edward in
smoking” disse Rosalie. “Peggio di così”
“Già. Devo dire che anche io sono rimasto traumatizzato”
ammise Jasper. “Soprattutto perché è entrato e mi ha detto: Preparati, ti devi sposare. Per un
attimo ho pensato che lui volesse sposare me”
“Guarda che è Emmett quello dell’altra sponda” disse Edward.
“Mi dispiace per te, ma io...”
“Smettetela. Già sappiamo dove andrà a finire questo
discorso” li interruppe Esme con un sorriso. “Aspettate almeno che Jasper sia
tornato dalla luna di miele”
“Ah però! Si può sapere che discussioni fate voi tre quando
andate a caccia?” chiese Rosalie con un sorrisetto.
“Ehi, c’entra anche Carlisle!” si difesero.
“Va beh, potete ammazzarci dopo? Ora vorrei sposarmi!” disse
Jasper.
“Tranquillo soldatino, non ti lascio andare” disse Alice con
un sorriso.
“Anche perché altrimenti ti segrego da qualche parte e ti
tengo solo per me” la minacciò dolcemente lui, posando la fronte contro la sua.
“Ehi, la cerimonia non è neanche iniziata” scherzò Carlisle
“Se volete accorcio le cose, ma almeno aspettate che vi dica che lo sposo può
baciare la sposa”
“Detto fatto” disse Jasper posando le labbra su quelle di
Alice, cogliendola di sorpresa.
Scoppiammo a ridere tutti, felici della loro felicità.
Edward’s pov.
La musica allegra riempiva il piccolo spazio adibito a pista
da ballo.
Sorrisi vedendo le varie coppiette di casa Culle ballare
abbracciate, sorridenti sotto le luci delle torce e delle ghirlande, uniche
fonti di illuminazione data l’ora tarda che si era fatta.
Alice e Jasper, le stelle della serata, ballavano
teneramente abbracciati, le fronti l’una contro l’altra, scambiandosi qualche
tenero bacio di tanto in tanto, per poi mormorasi battute e parole dolci.
Mi sfuggì un sorriso e scossi il capo divertito; quei due
erano proprio belli insieme.
La cerimonia, per quanto improvvisata e originale, si era
conclusa nel migliore dei modi. Si doveva riconoscere che il piano di Bella era
stato a dir poco geniale, ed era riuscito alla grande.
Mi voltai a cercarla con lo sguardo; non mi piaceva non
sapere dove si trovasse, mi metteva addosso un’ansia che mi era del tutto
estranea.
La trovai poco dopo, appoggiata al parapetto del gazebo che
osservava le coppiette danzare aggraziate.
Rimasi a contemplarla senza fiato per non so quanto,
incidendo nella mia mente ogni particolare della sua dolce figura. Splendida
nel suo abito color crema, fissava danzare la coppia di sposi con aria...
malinconica?
Preoccupato, mi affrettai a raggiungerla, arrivandole
silenziosamente alle spalle.
“È andato tutto bene, non trovi?” mormorò senza voltarsi,
continuando a guardare Jasper e Alice volteggiare leggiadri.
Mi avvicinai a lei e l’affiancai senza distogliere lo
sguardo dalla pista da ballo. Provavo però uno strano disagio; il non poter
ammirare il dorato dei suoi occhi mi provocava strane fitte al cuore.
“Grazie a te” risposi, tentando di invogliarla a parlare.
“Se non avessi avuto quest’idea geniale, a quest’ora i due sposini si
starebbero ancora crogiolando nella loro autocommiserazione. Il che, visto
l’ego che si ritrovano entrambi, appare come un pensiero impossibile”
Un sorriso divertito le sbocciò sulle labbra. “Mi è parso
così strano vederli indecisi... addirittura intimiditi da tutto questo amore.
C’è da preoccuparsi, non credi?” sussurrò. I suoi occhi si spostarono
lentamente nei miei, fissandomi con uno sguardo intenso, ma dannatamente
malinconico. C’era una nota d’angoscia nelle sue iridi che mi provocò un dolore
acuto nel petto.
Fu difficile trattenermi dall’avvolgere la sua esile figura
tra le mie braccia e cullarla piano.
Piccola stella, che
hai?
“Insomma, fa paura, non credi?” iniziò a bassa voce,
parlando con tono flebile e colmo d’angoscia. Sembrava che mi stesse chiedendo
una conferma. “Tutta questa ossessione... tutta questa smania... il non poter
vivere senza l’altro. Il che spaventa, credo. Uno, perché colui che, coinvolto
da questo sentimento così forte e ossessivo da impossessarsi di ogni fibra del
tuo essere, facendoti scordare perfino ogni tuo bisogno, è portato a vivere
solo per la persona che ama. Ti fa scordare te stesso, anteponendo lui o lei a
tutto il resto. Diventa la tua unica ragione di vita, colui senza il quale non
esisti, intorno a cui graviti. In qualche modo è spaventoso ma... uno non può
fare a meno di desiderare questa ossessione. Con tutto se stesso”
Chinò di nuovo lo sguardo.
Io la fissavo atterrito. Ero... terrorizzato.
In parte perché la capivo benissimo. Capivo quanto la
solitudine potesse far male, in momenti come questi, quando le persone intorno
a te si godono l’amore profondo che li lega al loro partner, e tu lentamente
scompari, ritrovandoti a fissarli ingelosito, desideroso di provare anche tu
quella smania, quel sentimento talmente più potente di te da arrivare a
distruggerti, a legarti per l’eternità a qualcun altro.
E in parte perché, dalle sue parole, mi era sembrato che
Bella lo provasse.
Provasse questo sentimento ambivalente, splendido e
terribile, salvatore e disruttore insieme, e che ne soffrisse. E in quel
momento mi sentii morire.
Perché, quel
sentimento, non era rivolto a me.
No, no! Questo
mai! Non l’avrei permesso! Non le avrei concesso l’occasione per stare con
qualcuno che non fossi io! Lei era mia, punto! Non poteva
lasciarmi così, non poteva desiderare altri...
Il mostro dentro di me iniziò a ruggire, furioso; desiderai
distruggere ogni cosa, desiderai che gli altri provassero il mio dolore, la mia
rabbia.
“E due?” chiesi con voce strozzata. Pur di tenerla legata a
me, stavo ricorrendo a sotterfugi, a una banale conversazione. Ma il dolore non
diminuiva.
Chiuse gli occhi, deglutendo. “E due... è che per quanto tu...
possa fingere di non desiderarlo... per quanto tu possa scappare da questo
sentimento... ti ritroverai sempre ad anelarlo, con tutte le tue forze” mormorò
con voce incrinata. “Sarai sempre propenso a cercare la tua metà, sempre più
smanioso di trovarla.”
“Tu l’hai mai provato?” la voce mi uscì scontrosa, quasi
dura, sorprendendo entrambi.
Ero arrabbiato con lei. Furioso.
Perché era chiaro che lei lo provava per qualcuno.
E non ero io.
Il vampiro dentro di me ringhiò. Tu sei mia, Bella, guai a te se
mi scappi. Mia, non è un concetto difficile, no?, ringhiò furioso.
La parte meno nobile di me stava prendendo possesso del mio
corpo. Perché il dolore che provavo in quel momento era troppo intenso da
sopportare. Sarei morto di lì a poco.
Il sapere che Bella sarebbe stata di qualcun altro, per me
equivaleva a un colpo diritto al cuore.
E in più, non le avrei mai impedito di veder realizzati i
suoi sogni, perché io la volevo felice.
Ma il vampiro no. Lui la voleva per sé e basta, a qualsiasi
costo.
Qual era il nome di quella strana rabbia?
Bella puntò gli occhi nei miei, con una traccia di paura
negli occhi ambrati. Mi sentii disgustato di me stesso, perché era colpa mia;
quella paura l’avevo causata io. Ripresi il controllo di me, ma non abbandonai la mia maschera, fissandola
impassibile.
“Hai mai provato questo sentimento per qualcuno?” ripetei
atono.
Lei chinò lo sguardo.
Edward, che cazzo fai?
La stai spaventando!. Il pensiero rabbioso di Jasper mi raggiunse come una
doccia fredda. Sebbene stessimo parlando a bassissima voce, le emozioni di
Isabella gli dovevano giungere forti è chiare.
Ma ti sei ammattito?!
Controlla la tua gelosia, cristo! Ma non lo vedi che sta soffrendo? C’è
qualcosa che le logora l’anima, e tu che fai? Le dai il colpo di grazia!
Controllati fratello, perché se non l’hai capito, con una sola parola tu puoi
distruggerla o salvarla, continuò lui spietato.
“Non credo... che per me sia possibile” mormorò.
Riportai l’attenzione su di lei. Teneva il capo chino,
nascondendo il volto dietro la frangia. “No... io non posso provarlo.” continuò.
“Anche se... se mi capitasse questa fortuna... io... la ignorerei... non vorrei
provarla... perché... perché...”
“Io so che non dovrei…
so bene che non posso affezionarmi a voi… a nessuno di voi…Perché quando
verranno vi faranno del male…e non voglio… non lo sopporterei…”
“Sono sola, Edward. Alla
fine di tutto, mi ritrovo sempre sola… le persone a cui tengo sono le prime a
sparire…”
Ricordai le sue parole. Ricordai le sue lacrime.
Mi sentii ancora peggio di prima. Che essere ignobile.
Alzò lo sguardo e mi ritrovai a fissare due pozze color
caramello, lucide per le lacrime che iniziavano a scendere. Ardevano di paura,
di disperazione, amarezza e tristezza, ma mi fissavano con una tale intensità
che mi sembrò volesse comunicarmi qualcosa. Qualcosa di estremamente
importante. Si portò una mano alla bocca per nascondere il singhiozzo che le
scosse le spalle.
Non potei trattenermi.
Voltai le spalle alla mia famiglia e la strinsi forte,
nascondendola dagli altri, facendole affondare il volto nella mia camicia. Non
sopportavo di vederla così. Era un dolore... inimmaginabile.
Bella mi cinse con le braccia, stringendosi a me e
strusciando il volto contro la stoffa, trattenendo i singhiozzi. Era così
fragile...
Le accarezzai i capelli posandole un bacio sulla testa.
“Piccola, no, non piangere” le dissi dolcemente. “Non
volevo, io...”
“Non è c-colpa tua” mi interruppe lei. “Ma la mia... condizione...”
Le presi il volto tra le mani e la costrinsi a fissarla; con
i pollici le tolsi le lacrime dalle guance, delicatamente. “Non lo permetterò.
I Volturi non oseranno toccarti neanche con il pensiero. Piuttosto li ammazzo
uno per uno, da solo.”
“Edward, no!” sussurrò terrorizzata, artigliandomi la giacca
con le mani. “Ti prego, Edward, ti prego,
no! Non lo fare, non rischiare per me, io.... non lo sopporterei!”
L’abbracciai stretta a me e la cullai per tranquillizzarla.
Avevo deciso: se si fossero presentati qui con l’intenzione di riprendersi la mia Bella, avrebbero
trovato la morte. Per
mano mia.
“Tu sei libera, Bella, te l’ho già detto. Sei anche libera
di amare” Me. “Chiunque tu voglia. Te l’ho detto che ci sarò sempre io a
proteggerti”
Arrossì e io sorrisi. Le tolsi dal viso ogni traccia delle
sue lacrime, facendo scomparire anche ogni mio timore. Lei era lì, con me, mi
stava abbracciando, arrossiva per me... e non potevo chiedere null’altro.
Ora ero completo.
“Allora sai che facciamo, adesso? Ci ripassiamo i lenti” proposi
con un sorriso, mentre partiva la musica. “Così almeno non pesterai i piedi al
tuo ragazzo, quando ti chiederà di ballare” Una morsa mi strinse lo stomaco, ma
la ignorai.
Mi fece una linguaccia. “L’ultima volta non ti ho pestato
mai i piedi” ribatté.
“Allora vediamo se sarai così brava anche stasera” dissi,
prendendole una mano tra le mie e cingendole la vita.
“Al limite, mi ridarai qualche lezione tu?”
“Certamente. A votre service, madamoiselle”
Prima di iniziare a danzare, timidamente si alzò sulle punte
e mi baciò una guancia, arrossendo.
Andai a fuoco come un ragazzino alla sua prima cotta.
Incatenammo i nostri occhi, rapiti l’uno dall’altro, mentre
iniziavamo ad ondeggiare sotto al gazebo illuminato.
E, sulle note di un dolce valzer, per un attimo mi parve di
udire la sua voce angelica e dolce sussurrare al mio cuore.
Sei tu l’unico che voglio amare, Edward.
**: La parte detta da Emmy è presa dal
manga "Fruits Basket", ed è sviluppata su quella di Ayame Soma,
il serpente.
Le canzoni cantate da Emmy all'inzio del brano non mi appartengono e sono propriet dei rispettivi padroni!
Siete
arrivati fin qui? Benissimo! ^O^
Spero
di aver reso bene il tutto. Questo
capitolo è un concentrato delle relazioni tra gli adolescenti Cullen. In particolar modo sui dubbi di
Jaspy Frizz e Ali Folletto. Beautiul couple, a mio modesto parere. E cosa sarà mai quella vocetta di Bella che Edward ha sentito alla fine? Eh,
eh, dai che ci arrivate! Si stanno
avvicinando? Credo proprio di si. Mancano tre o quattro capitolo al che
vengano fuori gli altarini…. Non
illudetevi! Ho detto vengano fuori,
ciò non implica che si dichiareranno o si daranno a effusioni! Attenzione al lessico!
Come
sempre, ora si passa alle risposte:
Risposta
a valinacullen89:
|
Grazie
infinite! Forse, più che Alice, in manicomio dovrei andarci io solo per
quello che voglio far fare a questa straordinaria famiglia! Mi sono divertita
molto a scrivere i momenti romantici, ho cercato di renderli perfetti, ma non
credo di esserci riuscita benissimo... eh, eh! Comunque, è da apprezzare lo
sforzo! Ho cercato anche di spezzare con dei momenti comici. In verità, il cap
precedente doveva essere un capitolo totalmente dedicato al rapporto
Alice/Bella, ma poi... come resistere al fascino di Edward? In effetti ho voglia
di torturare i Cullen un altro pochettino, e le idee invece di esaurirsi
aumentano... spero solo le gradiate! Kiss
|
Risposta
a kiki91:
|
Eh,
lo so, ma infondo è un sadismo a fin di bene quello di Ali, no? O.o
Preoccupante. XD Non temere per la recensione breve, sono stra felice che hai
trovato il tempo di leggere il cappy e di lasciarmi un parere. Impegnati
nella danza, che secondo me è un tra le forme d’arte più belle. A proposito,
che tipo di danza pratici?
|
Risposta
a miki18:
|
Eh,
eh, vi faccio penare! Potreste farmi causa! Troppo ritardo, lo so, lo so. Ma
sono contentissima che sia piaciuto! Per il pezzo di Mary Poppins, c’è da
dire che l’illuminazione mi è arrivata durante l’interrogazione – ultima,
come mio solito – di maggio, di storia. Ho leggermente gridato MARY POPPINS!,
davanti alla professore, eh, eh… ops! Un bacio!
|
Risposta
a _zafry_ :
|
Tesoro,
mica sono così buona! Io sn subbbbbbbbbbdola,
maligna e perfida, peggio di Alice. Ma non temere, succederà. E poi, io non
lo avrei baciato davanti alla mia famiglia, figuriamoci Bella che è così
pudica. Mi dispiace, non volevo tradirti, imploro il tuo perdono, e spero che
almeno questo capitolo mi salvi dalla tua – giusta – furia!!
|
Risposta
a Bella_Cullen_1987:
|
Spero
che il capitolo ti abbia portato fortuna per i tuoi esami orali. Ti ho
lasciato tutto il tempo per studiare, e ora ritorno con un nuovo cappy! Spero
sia speciale anche questo!
|
Risposta
a SweetCherry:
|
Meno
male che ti è piaciuto! Finalmente ho creato un mix letale di emozioni, sono
stata bravina, eh? La cosa più importante, per me, è il trasmettere le
emozioni. Far si che il lettore sia completamente assorbito dalla storia. Ed
è bello leggere, dalle recensioni, di esserci riuscita. Un po’ come fai tu
con la tua meravigliosa storia IL MIO INIZIO SEI TU. È semplicemente
fantastica, ti prego di continuarla!
Grazie mille per i fantastici complimenti. Un bacio
|
Risposta
a Goten:
|
Mai
come le tue storie, amore! Tu sì che sei bravissima! Mi dispiace solo di non
avervi regalato il bacio, ma la suspence... ah, colgo l’occasione per farti
miliardi di complimenti per la tua ultima storia conclusa, COME UN GIRASOLE.
Magica! Continua a farci sognare! Kiss!
|
Risposta
a ColeiCheAmaEdward:
|
Ihih,
amore, scusami! Lo so, sono crudele, non rispondo alle mail (scusami!),
aggiorno in ritardo e vi lascio così. Non si fa, non si fa proprio! Spero di
farmi perdonare con questo capitolo, oltre che con una mail il più presto
possibile! Bacioni!
|
Risposta
a Wind:
|
Io,
con un’Alice del genere, mi divertirei troppo, prima di raggiungere nuove
vette della follia! XD E’ un demonio con la gonna, oltre che immortale – non
c’è mai fine al peggio! Però... come si fa a vivere senza di lei? tesoro,
grazie infinite di tutto! Un bacione
|
Risposta
a eka:
|
^O^
Plin pon, risposta esatta! La frase di Edward la dice Lisa proprio
nella puntata in cui i Simpsons prendono bonariamente in giro Mary Poppins!
So di essere stata crudele, ma non mi sembra il massimo il primo bacio
davanti alla famiglia. Complimenti ancora, in regalo un capitolo della ficcy!
|
Risposta
a Fin Fish:
|
Maestra!
Ma davvero non ti piacciono i bimbi? Io li adoro, invece! Sono simile a Bella
e Esme. Sono felice che ti sia piaciuto, ma non conosco proprio il manga di
cui mi hai palato, mi dispiace. Alice, si sa, non esita a intromettersi a fin
di bene nella vita degli altri, a qualsiasi orario. Spero di aver reso bene
il perché: il fatto di avere, finalmente, trovato una famiglia che l’ha
accoglie e la fa sentire accettata, al contrario della sua famiglia biologica,
la porta a un perenne stato di estasi tanto che si sente in dovere di
sdebitarsi con i suoi parenti per il regalo che le hanno fatto. Il problema è
che si impegna troppo! Sono felice che ti sia gustata questo capitolo in
tutta la sua pienezza. Speriamo che trovi sempre il maga giusto per vivere
appieno le mie storie! XD Un bacio!
|
Risposta
a Lily Evans 93:
|
Carissima
Giliua, mi dispiace averti lasciato con l’amaro in bocca, ma non era proprio
il caso. Poveri piccioncini sai quanto li avrebbero presi in giro quei
quattro sciagurati dei loro fratelli? Brr, meglio non pensarci! Ovviamente li
farò mettere insieme, a piano piano, a piccoli passi. Dopo Natale.. ops, non
posso svelar nulla. Alice come sempre è straordinaria, farebbe di tutto per
la sua famiglia. Beh, più che il film preferito di Bella, M.P. è il film
preferito di Renèe; quello di bella è un riflesso. Comunque, anche il mio
sogno è lavorare a contatto cn dei bambini. Sarebbe bellissimo *__* un bacio
|
Risposta
a clodiina85:
|
Grazie
mille! Come faccio a scrivere così bene, beh… ho molo tempo da perdere! Eh,
eh, seriamente, forse è perché metto anima e corpo nella storia, entrando
nella mente di tutti i personaggi e cercando di farli agire secondo il loro
modo di fare, aggiungendoci un po’ di mio. Forse è questo il segreto. Un
bacio
|
Risposta
a Musa_Talia:
|
Grazie,
grazie, grazie! Sono felice di essere pienamente riuscita a mescolare insieme
dolcezza, comicità e emozione. Forse questo è uno dei capitoli migliori che
abbia mai creato. Spero che tua mamma mi perdoni per ave reato una
SOLOGRAZIEATE dipendente. ^^ Ovviamente, puoi farmi tutte le domande che voi!
Temo, però, che manchi ancora un po’ prima che questi due riescano a
chiarirsi. O almeno, a chiarirsi tra loro. I loro reciproci sentimenti
salteranno loro agli occhi tra pochi capitolo. Solo che non è facile esprimere
ciò che uno a nel cuore. Spero di non deluderti quando li farò mettere
insieme. Grazie, ora sto molto meglio!
|
Risposta
a MimiMiaotwilight4e:
|
Tesoro,
sono tornata! ^//^ Grazie, ci è voluto un po’, ma ce l’ho fatta alla grande –
w la modestia! Mary Poppins non mi è mai piaciuta particolarmente, ma ho
pensato che ci stesse bene! Beh, la
lezione l’ha imparata, ma se i risultati sn i baci di Edward, allora vai e
scommetti, baby!
|
Risposta
a mylifeabeautifullie:
|
Sorellona!!
Sono tornata con un super capitolo! Meno male che anche lo scorso ti ha fatto
sognare! Piano piano si avvicineranno, tranquilla, e non mancherà lo zampino
di Alice e dei tre fratelli tremendi! XD Un besos!
|
Risposta
a aLbICoCCaCiDa:
|
Ahi,
ahi, non solo non ho concesso il bacio che aspettavi, ma ora sono anche
supermegaritardo!! Mannaggia! Spero che questo plachi un po’ la tua sete di
lettura! Un bacio
|
Risposta
a ephirith:
|
Un
momento di dolcezza, eh? Beh, dopo tre cappy in cui non li facevo stare soli
soletti, povere stelle... per le mie malsane idee, mi faccio di coca... cola!
XD
|
Risposta
a Flockkitten:
|
Accidenti,
allora sono una spacciatrice, non una scrittrice! XD C’è da rifletterci. Eh,
Edward ormai ha decine di anni di esperienza, mentre Bella solo qualche mese,
povera.... Si, potremmo dire che ormai le loro anime sono legate, ma
purtroppo il loro raziocinio non fa che tormentarli. Che sciocchi!
|
Risposta
a pinkgirl:
|
Eh
sì, tenterò di dedicare a Emmy-Pooh tutta la dolcezza del fratello maggiore,
ma i protagonisti stavolta saranno Jasper e Alice. Speriamo bene! Sono
contenta che il mio spoiler si sia rivelato migliore di quanto immaginassi!
|
Risposta
a __TiTtA__:
|
Welcome in our big crazy family! Grazie mille, spero ti piaccia
anche qst!
|
Risposta
a stezietta w :
|
eh,
eh, lo so, ma non era proprio il moment giusto! Però mi sono rifatta con il
salotto, eh? :*
|
Risposta
a Fc27:
|
Welcome in our big crazy family! Davvero sono la prima persona
che recensisci? Grazi mille, ne sono onorata! Il mio stile di scrittura non
esiste, semplicemente batto a caso i tastini, eh, eh! L’unica cosa che
desidero è scrivere una storia che appassioni i lettori così tanto da farli
entrare nella storia. Romanticismo, comicità e originalità, per quanto
scarse, regnano nel mio stile. Ed è bello che riesca a trasmettere qualcosa
agli altri! Grazie anche perché ti sei data alla lettura delle mie altre
storie, spero di aggiornarle tutte in tempo reale! Bacioni!
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Risposta
a hale1843::
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No,
non preoccuparti della scomparsa! Bello in nuovo nick, cmq! Il tuo Jaspy
Frizz sarà contentissimo! XD sono felicissima che ti piacciano i miei
megacapitoloni in ritardo. Eh, eh, Jasperino, piccolo, perchè non ti danno lo
spazio che meriti? Non temere, ci penserò io! Mi piace molto scrivere sia dal
punto di vista del nostro soldato che su di lui, personalmente lo trovo
fantastico. Sono felice di aver trovato un’altra fan di Jasper! ^^ Ti manderò
un campione di Jaspy frizz! Un bacio
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Risposta
a Momoka chan::
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Eh,
eh, ci ho messo un po’ di tutto qui, eh? Ma va bene, almeno l’ho reso bello
corposo! Sono felice di rendere la storia reale, perché miro proprio a
quello: una famiglia speciale come i Cullen va mostrata in tutto il suo
splendore! Grazie degli splendidi
complimenti, a presto!
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Risposta
a MalyCullen:
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My
little Betina adorata! Ma dove sei? Ah, beata te che vai a goderti le
vacanze, almeno tu! ^///^ I tuoi complimenti mi mandano in estasi, sono
vitali per me. Ovviamente tu sei indispensabile per me, poi come faccio senza
la mia betina? La
piccola Alice ha dato il meglio di sè in qst cappy, eh? Ma
lei farebbe tutto per i suoi brothers! Eh, a chi nn sarebbe piaciuto
lasciarsi andare con il sexy boy? Ma davanti alla famiglia, per di più ai
genitori… va beh che emmy e rose ci danno dentro, ma un po’ di contegno, per
i due seri… cmq, lo sai che io scrivo sotto alcool, e senza di te non so
proprio come farei, my little beta. Grazie di tutto, un bacione!
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Risposta
a bigia:
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Welcome in our big crazy family! In due giorni hai divorato i
capitoli? ^///^ Che bollo! Spero che nn ti deluderà con qst capitolo. Un
bacio.
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Risposta a A l y s s a:
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Hi,
friend! Non ti preoccupare, sono felice che comunque hai trovato tempo per
recensire, anzi, felicissima. Sono inoltre felice del fatto che i miei
capitoli ti illuminino un pochino la giornata. ^^ Alice. Un nome, una
garanzia. Non si sa se positiva o negativa. Ma se non ci fosse dovrebbero
inventarla. Lei è un’altra che si dedica al volontariato; in maniera sadica e
diabolica, ma è pur sempre volontariato. Il sexy boy è e rimarrà sempre il
sexy boy, e stop. È perfetto, e basta. Ihihi, vuoi sapere che ti riserva il
capitolo? Vai giù! ^^ Kiss, Marzietta.
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Risposta
a CullenDipendent:
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Welcome in Our big crazy family! Grazie mille, sono felice che ti
piaccia sia lo stile scrauso che la fantasia scadente. Scusa il ritardo e
spero che ti piaccia.
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Risposta
a bell:
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Grazie
mille, è fantastico vedere quanti complimenti mi hai lasciato! Grazie mille,e
speriamo che ti piaccia anche questo!
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Risposta a lagrezio:
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Welcome in our big crazy family! Che splendido nickname! Sono
felicissima che ti piaccia così tanto la mia ficcy, e non ti preoccupare se
non hai recensito prima. Cerco di puntare tutto sulle sensazione, tentando di
integrar il lettore così tanto dalla storia da diventare Bella, Alice o
Edward, a seconda dei pov, perché è così che mi sento quando scrivo. Credo
che sia importante che la storia coinvolga i lettori. Non ti preoccupare, io
stravedo per il mio Eddy complessato, il mio Jaspy più umano, l’Emmy più
saggio e Carly comico. Per non parlare delle fantastiche donne Cullen! XD Un
bacione, Marzietta
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Risposta
a Giulia miao:
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Welcome in our big crazy family! Sono onorata che ti piaccia la
mia storia, e grazie per i complimenti!
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Risposta
a Helen Cullen:
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Elly!
Ihihih, accidenti, stavolta mi sono fatta aspettare, eh? Ahi, ahi, ahi! Ma la
tua immancabile recensione non ha tardato ad arrivare. Come al solito, tu sei
troppo buona con me, e i tuoi commi mi fanno impazzire, sono stupendi! Eh si,
purtroppo Bellina sta solo accantonando i suoi problemi, e non li risolverà
facilmente. Di questo ne è consapevole,e la sua paura più grande è che i
Cullen e il suo angelo possano rischiare la vita per lei. ^^ Ovviamente,
Edward “Deficiente” Cullen è un po’ contrario alla sua partenza, e anche la piccola Alice.
Il bello è che lui è al corrente degli stupidi nomignoli
poco onorifici che lei gli da... evviva l’amore fraterno! Comunque, il potere
manipolatore di Alice non ha eguali... povera Bella, mentre scrivevo mi
faceva una pena... ma alla fine ci ha guadagnato, no? Certo, ho una marea di
torce e forconi sotto casa pronti a giurarmi vendetta, ma non potevo far dare
il primo bacio ai piccioncini davanti a familiari spettatori... Emmett e
Jasper si erano procurati anche i pop-corn! No, o, non sa da fare! Ma vedrai,
presto... o tardi, sboccerà... kiss, marzietta!
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Risposta
a honeymoon:
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HI! ^O^ Welcome in our big crazy family! Sono felice che tu abbia trovato
la mia ficcy e ti sia appassionata così tanto. ^^ Lo so, sentimenti intensi,
voglia di scoprirsi e autostima ai minimi storici, eh, eh... sono così uguali
e così diversi che non riescono a credere di poter portare del bene l’uno
all’alta. Sono felice che i miei personaggi leggermente tanto OOC ti siano
graditi, perché è così ce io li ho sempre visti. Un bacione, e al prossimo
commy!
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Risposta
a luisina:
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Sisterina!
Ce l’ho fatta, visto? Dopo parecchio... ma grazie mille del tuo aiuto, senza
di te starei ancora a caro amico! Grazie, mia grande sister!! Meno male che
ti è piaciuto! Sai, in verità questo capitolo doveva essere solo sul rapporto
Alice/Bella, ma poi la mia vena romantica ha preso il sopravvento. E poi, la
storia è su di loro, no? Era parecchio che non li lasciavo da soli. Meno male
che si è sentita tutta l’intensità del momento, volevo proprio che fosse
qualcosa di palpabile. Eh, eh, lo so che vi ho dato false speranze, ma io vi
ho sempre menzionato il mio sadismo cronico. Un enorme kiss, e il premio l’ho
vinto io, incontrando te!
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Risposta
a bell:
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^///^
Mille grazie per i complix! Spero che con i miei sconvolgimenti non ti abbi
afatto passare l’amore per i personaggi della Meyer. Un bacio!
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Risposta
a Elfa sognatrice:
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sono
contenta che ti sia piaciuto nonostante sia stata una strega e non abbia
scritto il fatidico bacio. Poi, Eddy aveva capito l’imbarazzo di Bella, e ha
messo in primo piano i bisogni di lei anziché i propri. Però ci è rimasto
malino. E Alice… beh, lei è una che va dritta al punto, ma per loro vuole che
si proceda con i piedi di piombo
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Risposta
a flydreamer:
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Eh,
eh, sono stata un po’ perfida, lo so. Però è stato più divertente, no? ;)
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Risposta a miss_cullen90:
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Welcome in our big crazy family! Sono felice che ti piaccia, ecco
a te il cappy
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Risposta
a barbyemarco:
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Welcome in our big crazy family! Una nuova fan che mi lusinga con
così tanti complimenti dopo due mesi di ritardo… ^//^ Così mi monterò la testa!
Beata te che fino alle tre ridevi, io avevo un mal di testa tremendo. Sono felice
che con la mia storia sia risulta a illuminarti la nottata. Peccato che io
non avevo un bel Carlisle freddo a portata di mano, che mi consoli… in quella
circostanza ho fatto si che carlisle svelasse tutto il suo lato paterno,
mentre per il resto ho deciso di concentrarmi su Ed e bella. Speriamo bene.
Buone vacanze!
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Risposta
a Kumiko_Chan_:
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non
ti preoccupare, tesoro! Sei tornata, questo conta. Per fortuna la malattia è
passata, e ora sono più che ok. Eh, eh, si , dovrebbero svegliare un po’ i
due ciccini. Meno male che c’è Alice. bacione!
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Risposta
a tabatha:
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Welcome in our bug crazy family! Accidenti, davvero mi segui fin
dagli albori di questa storia? O__o wow. Tranquilla, non ti uccido mica se
non hai mai commentato prima! Basta che da adesso in poi una recensioncina me
la lasci, anche di teanto in tanto. ^^ sono felice che i miei piccoli protagonisti
complessati ti abbiano conquistato il cuore, spero non ti deludano anche in
futuro. Ora ti lascio al capitolo, scusandomi per averti fatto attendere così
tanto! ;)
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Risposta
a kikka_96:
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welcome
in our big crazy family! ^//^ Spero veramente di riuscire a continuare a
incantarti con la mia storia, e soprattutto a scrivere un finale che lasci
davvero a bocca aperta. Grazie di aver aspettato tanto, spero che non ti
deluda questo cappy!
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Risposta
a eli_zabethina:
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Welcome in our big crazy family! Benvenuta veramente, eli. Non
sai che emozione sapere che sono stata tra le prima ad averti emozionato con
i miei scritti. Ovviamente non ho la minima intenzione di cancellare questa o
altre storie, in speciale modo SGT perché è n po’ la mia prima opera, e ci
sono troppo affezionata. Il tuo personaggio preferito in qst storia è mamma
Cullen? ^^^ devo dire che l’ho stravolta un pochino, e forse sto lasciando i
genitori un po’ troppo sullo sfondo, non ti pare? Mi sa che devo rimediare,
eh, eh. Cmq, posso affermare che almeno i miei hanno avuto un ruolo molto
meno marginale che con la meyer. Ebbene si, lo ammetto ho 15 anni. In realtà
ora ne ho 16, li ho compiuto a maggio. Si vede proprio che, oltre a scrivere,
non ho molto altro da are! Un bacio!
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Risposta
a __cory__:
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welcome in our big crazy family! Piacere di averti tra i miei
lettori, grazie mille dei complimenti, ed eccoti il capitolo! Alla prossima.
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Risposta
a Luluchan:
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Welcome in our big crazy family, Framcesca.
O.o
Wow. Cioè, wow. W. O. W. Non ti sto prendendo in giro, giuro, ma mai avevo
letto parole così belle e dolci in una recensione. Giuro che mi sono
commossa. Davvero, grazie. Di cuore.
Per aver premuto il titolo delle mia storia ed essere entrata in quello che
è, un po’, il mio mondo, la mia casa. Ammetterò senza peli sulla lingua che
quando scrivo “calibro” ogni lettera battuta, ogni punto premuto. E non
perché sia una maniaca dell’ortografia o della grammatica – ci sn certi
strafalcione nei capitoli che dio solo lo sa – ma perché voglio trasmettere
VERAMENTE qualcosa al lettore. Non si tratta solo di pubblicare tanto per
fare qualcosa. Io spendo ore e ore davanti al pc anche semplicemente a
rileggere la stessa riga per ottenere qualcosa di buono. Per spremere fino
all’ultimo il phatos i ogni scena. E infatti mi dilungo molto – come per il
cap dello shopping, pubblicato con sett di ritardo, ma lungo una cifra.
L’altro mio problema è che non riesco a dividere in due il capitolo. Qst, per
esempio, doveva fermarsi al pov di Edward escluso. E invece no, l’ho voluto
postare tutto. Semplicemente, non mi piace spezzare. La suspence sì, per
carità, ma non i capitoli a metà.
Grazie
er i complimenti. Per essere una quindicenne, non me la cavo poi così male,
no? Forse perché solo nella fantasia riesco a esprimere tutto il mio io. A
provare tutte quelle emozioni che scrivo. T__T Purtroppo, non ho un “santino”
a cui ispirarmi! Sono single, e non so se disperarmi o compatirmi. Soluzione:
mi godo la libertà,. E quando il mio boy arriverà, beh… me lo terrò stretto!
Grazie
mille delle splendide parole e dell’umorismo – abbiamo lo stesso marchio,
sai? – e spero di vedere tante nuove bellissime recensioni. Un enorme bacio.
Marzia
|
I coraggiosi che mi hanno messo
tra i preferiti, i nuovi arrivati e quelli che resistono: Grazie.
Grazie, grazie, grazie infinite, miei splendidi angeli, ormai
saliti a 321; che la vostra luce continui a farmi da guida.
Le stelle che seguono e vegliano costantemente su di me:
silenziose, dolci e indispensabili anche se intangibili, mille grazie a voi, 92
stelline mie.
I
supereroi che mi hanno messo tra gli autori preferiti.
I
tantissimi che continuano a seguirmi in silenzio,
come Protettori.
E a tutti quelli che mi mandano mail, e a cui chiedo di avere
pazienza, perché non sono proprio un fulmine nel rispondere.
Come contattarmi:
Rinnovo il mio indirizzo mail/msn.
Marzia-mooblight@hotmail.it
Ziveri.ma@tiscali.it
In corso
(Twilight)
Solo grazie a
te
Cullen's Memories
The Nessie's
Sister
New Moon - La
Custode delle Anime
Nella Gioia e
Nel dolore
≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈
Prossima
Pubblicazione
(Twilight)
Sei
tutti i Miei Domani
Jin&Jang: Story of a Doctor and a Warrior
(Sailor Moon)
My Best Friend’s Love (UsaxSeiya)
(Harry Potter)
The Marauders Girl
Spoiler: Prox
Capitolo Halloween (per la gioia della
mia Beta)!!
“Ma che dici?!” rise Alice “Quello è per la festa
di Halloween di Jessica!”
“Vampiri che festeggiano Halloween?” chiesi,
implorando aiuto.
“Non domandare, Bella, se ci tieni alla tua salute
mentale” disse Emmett “Obbedisci e basta”
Alice le brillarono gli occhi. “Certo, però… se sei
interessata a ballare la danza del ventre davanti a un uomo, magari per
sedurlo… ti do un paio di lezioni io, e un vestito più trasparente!”
Lo straziare del pianoforte e le successive risate
fragorose di là mi fecero capire che Edward (e gli altri) era in ascolto
ascoltato ogni singola parola.
“anche se per quello io ti vedo meglio con un bel
corpetto di pelle nera e una frusta in mano” disse semplicemente Alice, dandomi
le spalle. Mentre io diventavo viola per l’imbarazzo qualcuno
cadde dalla sedia.
|
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Capitolo 27 *** Halloween! ***
Bella's vampire 26
Sono
tornata! Sono tornata!
Inizio
con il chiedervi infinitivamente perdono per il mio ritardo, ma in ordine:
- Mi sono ammalata;
- Il pc si è rotto;
- internet è saltato facendo
kamboom!
- e la vita vera mi ha
intrappolato nelle sue spire.
Chiedo
umilmente scusa a tutti, ma ora sono tornata. Grazie a tutti perché ancora mi
seguite, e mi avete aspettato.
Rinnovo le mie scuse per non aver risposto alla mail, ma i puntu 3 e 2
mi giustificano - almeno per questa volta... Inoltre, tengo a dirvi che
mi dispiace molto, ma ho un rpoblema con l'account. Ho lasciato diverse
recensioni ma non me le ha prese. Ora risolverò e
commenterò quello che mi sono persa!
Comincio con il dirvi che qualcosa si smove, qui... ma per capire meglio dovrete leggere il prossimo capitolo! Vi lascio
alla storia, ci vediamo giù!
Kiss!
Halloween!
Bella’s
pov.
“Uhm, ok, direi che ora potremmo
prendere… che ne dici della pesche?” domandai controllando la lista, voltandomi
poi verso Edward.
Lui mi sorrise, spingendo il
carrello verso di me. “E a me lo chiedi?” ridacchiò “Sai, non sono certo di
poterne apprezzare appieno il gusto”
Arrossii. “Uff, va beh. Me lo
sono scordato!” sbuffai arrossendo e facendolo ridere.
“Ma sei sicura che sia possibile
trovare le pesche a fine ottobre?” chiese perplesso, seguendomi verso il banco
della frutta “Sono frutti estivi”
“Lo so, ma ne ho nostalgia”
sospirai.
“Se vuoi, posso fartele avere”
disse. La sua espressione era così determinata che non dubitai un secondo sulla
sua sincerità. Molto probabilmente appena giunti a casa avrebbe messo su una
serra per far sì che potessi avere le pesche in pieno autunno…
Sì, Bella! Continua a sognare! Illudiamoci, tanto alla fine che si fa
male sei solo tu… Il masochismo, oltre alla sfiga, era sempre stata una mia
prerogativa.
Ma chi volevo ingannare.
Continuavo a cercare di stargli lontano, di proteggerlo, di rifiutare tutto ciò
che un suo solo sguardo mi scatenava, e poi tornavo a cercare una minima goccia
del suo essere come una drogata in astinenza.
Mi stavo… gli stavo solo facendo
del male. Che persona egoista.
Mi voltai verso di lui e ogni
mio pensiero oscuri scomparve davanti a quei due piccoli soli che aveva sul
viso. Inutile. Ormai non riuscivo a fare a meno di lui.
Oh, Edward… come posso
proteggerti se fai così? Se dipendo da te così
tanto?
“Grazie” risposi imbarazzata “È
un pensiero dolcissimo, ma non ce ne sarà bisogno. Credo che mi accontenterò
delle…”
“Zucche!”
“Ma le zucche non sono frutti,
Alice, ci potrei solo fare… ALICE!” gridai, stupefatta, alzando il viso dalle
arance che stavo osservando.
Ed eccola lì, spiccando tra la
folla per la sua grazie e la sua bellezza, Alice Cullen mi fissava con un
sorriso divertito sul volto. Incurante delle occhiate che ci riservarono i vari
acquirenti del supermercato, lasciai cadere il frutto e mi lanciai di corsa
verso mia sorella, mantenendo una minima parvenza umana. Chiusi le mie braccia intorno
ai fianchi sottili di lei, commossa, canticchiando il suo nome.
“La mia visione non era
assolutamente corretta. Sei molto più divertente dal vivo” ridacchiò al mio
orecchio, abbracciandomi forte.
“Sei tornata, Alice!” dissi sentendo
gli occhi pizzicarmi.
Quanto mi era mancato quel
piccolo scricciolo. Quanto mi era mancata la sua invadenza, la sua gioia, la
sua spontaneità, la sua mania del beauty farm e dello shopping… beh, no, quelle
decisamente no!
Ma mi era infinitamente mancata
Alice.
Mi era mancata mia sorella.
“Certo che sono tornata! Quella
dove abiti è anche casa mia, se ti ricordi” rise lei staccandosi lievemente “E poi….”
Si voltò ammiccando verso il fratello, che ci stava raggiungendo con un sorriso
spingendo il carrello “COME POTEVO LASCIARE IL MIO PICCOLO EDDINO DA SOLO?! LO
SAI CHE SENZA LA MIA FAVOLA
DELLA BUONANOTTE PIANGE E NON RIESCE A DORMIRE, PICCOLO!” urlò a pieni polmoni,
facendo si che la sentisse tutto il centro commerciale.
Io la fissai strabuzzando gli
occhi, mentre lei rivolgeva un ghigno perfido a suo fratello, ora centro
dell’attenzione dei clienti del reparto Frutta&Verdura. Edward, dopo aver
assunto per un secondo un’espressione sconvolta, inclinò il capo leggermente a
destra chiudendo gli occhi, un sorrisetto a increspargli le labbra rosse; puntò
le iridi d’oro in quelle della sorella e scuotendo la testa rassegnato si avvicinò
ridacchiando.
“La vedi quella?” disse indicando
le casse, e quindi, l’uscita “Attraversa le casse, sali le scale mobili, esci
nel parcheggio e guarda a sinistra. Lì c’è la macchina con cui sei arrivata:
montaci, metti in moto e tornatene all’Inferno da dove sei venuta”
“Edward!” esclamò lei,
fintamente indignata “Ma come, la saluti così la tua adorabile sorellina di
ritorno dalla sua settimana di vacanza?”
“No… io la saluto così”
sghignazzò, e prima che Alice potesse vederlo se la scaricò su una spalla e
iniziò a camminare i mezzo ai presenti, mentre Alice rideva e lo tempestava di
pugni sulla schiena, gridando di lasciarla andare.
“La vuole?” chiese a un signore
che teneva per mano due bambine piccole “Non solo glie la regalo, ma le offro
pure dei soldi per portarsela via. Una cosa positiva è che e piccola, occupa
poco spazio ed è un’ottima babysitter”
“E nessuno saluta il povero
Jazz…” sospirò una voce profonda e morbida, distogliendomi dalla trattativa –
per fortuna l’uomo era scoppiato a ridere, declinando l’offerta con un “No
grazie! Ho già le mie due piccole pesti!”.
“Jasper!” esultai, voltandomi e
incontrando la sua figura leonina.
Senza rifletterci mi lanciai
contro di lui e lo abbracciai forte, ridendo e facendolo sbilanciare
all’indietro. Lui rise e mi strinse, cullandomi sul posto.
“Come hai fatto?” chiese poi,
guardandomi.
“A far che?” domandai perplessa.
Mi rivolse un ghigno dispettoso.
“A convincere Mr Noia e Monotonia a fare la spesa” spiegò sghignazzando “Lui detesta letteralmente i posti come
questo”
“Davvero?” domandai sorpresa.
Non mi era parso affatto,
stamattina.
Esme, accortasi che gli alimenti
iniziavano a scarseggiare, si era proposta di passare al supermercato, ma visto
che era sabato e non avevamo scuola avevo deciso di andare io al suo posto.
“Dopotutto” avevo commentato per
farla desistere dalla sua idea “Sono l’unica che mangia qui”.
Mentre uscivo, mi ero imbattuta
in Emmett e Edward che tornavano da una breve escursione, e una volta svelato
loro la mia meta, avevo chiesto a Edward se aveva voglia accompagnarmi.
Lui mi aveva sorriso e presa la
giacca eravamo partiti.
Non mi sembrava così disgustato
all’idea.
“Allora? Qual è il tuo segreto?”
chiese ancora Jasper.
“… Gliel’ho chiesto per favore”
risposi sinceramente. Jasper scoppiò a ridere fragorosamente, tenendosi la
pancia, proprio mentre i due fratelli tornavano, Edward cingendo le spalle ad
Alice e lei abbracciandogli la vita.
“Una settimana solo con a
nanerottola e già non la sopporti più? Ti capisco…” sorrise il mio angelo.
“Piantala, idiota” disse Alice
dandogli una giocosa gomitata che lui evitò “Siamo tornati solo per Bella”
“E perché oggi è uscita la nuova
collezione di Jimmy Choo” sospirò Jasper fissando rassegnatamente innamorato la
moglie.
“Si! Ho visto certi modelli!”
esultò lei in estasi, prima di prendermi a braccetto “Bella, dobbiamo assolutamente
andare a comprarle!”
“Bentornato, fratello” disse
intanto Edward abbracciando Jasper.
“Grazie” rispose quest’ultimo
“Devo dire che, contro ogni aspettativa, mi siete mancati. Molto poco, ma si
sentiva la vostra mancanza”
“Immagino. Alice ti deve aver
torturato in questi giorni… e non fare quella squallida battuta che stai per
dire!” lo sgridò con il sorriso sulle labbra, mentre sul volto di Jasper si
tendeva un sorriso malizioso.
“Sei tu che hai toccato
l’argomento” sogghignò di rimando lui “E comunque, anche alla sede centrale ci
sono stati parecchi cambiamenti, a quanto vedo…”. Prese dal carrello un pacco
di pasta e poi fece un ghigno dispettoso. “Allora, signorina Cenerentola, mi sa
dire dove posso trovare il detersivo per i piatti?”
Scoppiò a ridere, mentre Edward
gli mollava un pugno sul capo. “Parla quello che come secondo nome fa Facchino”
lo prese in giro “La prossima voltai che vai a fare shopping con tua moglie ti
registro, così vedrai quanto sei stucchevole. Lascia, tesoro, ci penso io… Ti starebbe d’incanto… Prendi tutto ciò
che vuoi, mia dolce Alice… Puah! Venduto!”
“Veramente l’ho preso gratis”
precisò Alice ridendo, mentre Jasper colpì Edward con uno scappellotto dietro
la nuca, e questi si vendicava mettendo il braccio intorno al collo e abbassava
il capo biondo per scompigliargli i capelli.
“Ah! Non vali neanche tanto!”
rise Edward, allegro.
“Senti chi parla!” lo ribeccò
Jasper, ridendo.
Sorrisi a quella scenetta
assolutamente inusuale.
Edward e Jasper… i due fratelli
“seri” di Casa Cullen, si facevano i dispetti a vicenda in un supermercato,
prendendosi in giro e ridendo come due bambini.
“Se la racconto a Emmett non mi
crederebbe mai” ridacchiò Alice scuotendo il capo “Anche il raziocinio dei
Cullen Brothers è capace di scherzare”
“Accidenti, e chi lo avrebbe mai
sospettato?” scherzai io.
“Ehi! Noi sappiamo come
divertirci!” protestarono i due con una risata argentina.
“Si, certo. Basta crederci”
liquidò in fretta Alice “Forza, ora. Abbiamo molto da fare. Edward, Jasper, voi
andate a pagare. Ah, e prendete le zucche. Io e Bella dobbiamo andare a
prendere una cosa”
“Che genere di…?”
Ma la domanda di Edward morì in
un vociare indistinto mentre Alice mi spingeva via.
Mi voltai a cercare il suo volto
e lo vidi fare un passo nella nostra direzione, contrariato da quella
improvvisa separazione come lo ero io, ma Jasper lo tenne ben stretto per la
camicia e lo tirò indietro.
“Ehi, tu, non crederai che io possa mettermi a imbustare come una
brava donnina di casa, vero?” sibilò contro il fratello “Sei tu che sei venuto
qui, tu che finisci il lavoro”
“Finisco il lavoro, e poi
ammazzo tua moglie” promise Edward.
“Eddy, ma come siamo poss…”
“Allora, cadetto Swan” mi
riportò all’ordine Alice, quando ormai ci eravamo inoltrati nella massa di
acquirenti del centro commerciale. “La nostra missione ad alto rischio sta per
cominciare!”
È ad alto rischio e ne è entusiasta?, pensai mentre salivamo le
scale mobili, diretti fuori.
“Posso sapere per quale causa
devo immolare la vita per il mio paese?” domandai titubante.
“Tu devi fare soltanto una cosa”
disse sghignazzando “Al resto penso io”
“Ora inizio ad avere paura”
“Tranquilla! Piuttosto, rispondi
al cellulare. E di’ di sì, mi raccomando!” mi ordinò.
“Ma di che cosa…” inizia,
proprio nel momento in cui il mio telefono, resuscitato grazie al nostro
ritorno all’aria aperta, si metteva a squillare.
Presi il cellulare fissando
sospettosa Alice, che si stiracchiava allegramente indifferente alle occhiate
maliziose di un gruppo di ventenni.
“Pronto?” dissi.
“Bella? Amica mia, come stai?”. Jessica Stanley. Quella voce
leggermente stridula non poteva appartenere che a lei. E, sbaglio, o aveva
marcato di parecchio le parole “amica mia”?
“Bene, grazie. Tu?” risposi più
per cortesia che per altro.
“Bene, bene” rispose frettolosamente. Dal tono stava morendo dalla
voglia di dirmi qualcosa. “Ti ho cercato,
prima, ma non hai risposto”
“Ero al centro commerciale”. Con il mio angelo. “E non c’era campo.
Mi dispiace non averti risposto”
“Non ti preoccupare! Comunque, ti volevo solo ricordare della festa di
Halloween!”
Oh-oh. “Q-quale festa?”
“LA festa di Halloween! Quella che faremo in palestra, domani sera! Dai, te
lo avrò detto mille volte!”
“No” risposi sicura e leggermente
terrorizzata. Mi sarei ricordata di una tortura del genere, perché a questo’ora,
pur di evitarla, sarei già in Norvegia. Io odiavo le feste!
“Ah, davvero?” disse lei con tono da finta innocente “Beh, ora lo sai. Comunque, immaginando la
tua risposta (ti conosco troppo bene, io)
ho assicurato a tutti che saresti venuta, domani sera. Ci divertiremo un mondo,
vedrai!”
“Cosa?!” urlai sconvolta
“Jessica, no, io… non voglio, non posso venire alla festa! Devo…”
“Bells, e dai!” mi supplicò con tono lamentoso “Ti prego! Sei una delle mie migliori amiche, non puoi non esserci! Ti
voglio con noi! Dai, ci divertiremo! Ci sarà la musica…”. Odiavo ballare,
anche se ora mi riusciva bene.
“Birra…”. Non avevo mai retto l’alcool.
“E poi sarà l’occasione giusta per rimorchiare qualche bel ragazzo!”
Fantastico! Ci mancava solo
quello, un bel ragazzino umano tra le scatole. Mi chiedevo perché ero ancora
lì.
“Jessica, io proprio non… non me
la sento” dissi mortificata, mordendomi il labbro inferiore. Mi stavo
disperando interiormente. “I-io… non voglio deluderti, ma…”
“Porta anche i tuoi cugini” suggerì speranzosa. Ah, ecco perché mi
voleva. Voleva i Cullen alla festa.
Che idiota, e io che pensavo tenesse veramente a me! Illusa!
“Io non so se vorranno venir…”
tentennai, voltandomi in cerca di una scusa qualsiasi.
Alice Cullen mi picchiettò la
spalla e io mi girai, certa che mia sorella stesse dalla mia parte.
Illusa al quadrato: Alice mi
fissava con sguardo truce, le braccai conserte strette sotto il seno, un piede
che batteva furiosamente a terra. Lessi il labiale che mi mimava. “DI’ DI SI”. Era un ordine, non un
suggerimento.
La fissai spaesata, mentre
Jessica continuava a implorarmi dalla cornetta. Tra le due non so chi era
peggio. Io tentennavo, titubante, ma quando Alice arricciò il labbro superiore
scoprendo i denti, evidentemente furiosa che non cedetti al suo ricatto,
crollai.
“Va bene, va bene, Jess”
sospirai con tristezza, mentre Alice tornava allegra e solare come al solito.
“Verrò al ballo. E porterò i Cullen”
“Ah, Bella, grazie! Sei la migliore, ti adoro!” sproloquiò adulante,
mentre io mi domandavo come avevo potuto sentire la mancanza di quel piccolo satana
scala 1 a
4.
“Si, si. A domani, Jessica”
salutai demoralizzata.
“Ciao!”
Riposi il cellulare nella borsa
e mi voltai ringhiando verso Alice. “Tu!” le urlai contro “Sei una grandissima
infame!”
“Non adularmi così, Bella, o mi
metti in imbarazzo” disse lei fingendosi imbarazzata, posandosi una mano sulla
guancia e voltando la testa verso destra, sfuggendo ai miei occhi.
“Infame! Maledettissima infame!”
sbuffai dandole le spalle “Non riesco a spiegarmi come abbia potuto sentire la
tua mancanza, in questi bei sette giorni di pace”
“Perché mi adori, e non puoi
farci nulla” rispose lei allegra.
“È proprio vero: uno non capisce
il valore delle proprie cose finché non le perde… silenzio, dove sei?
Tranquillità, come hai potuto lasciarci?” mi lamentai.
“Andati entrambi. Per sempre”
disse lugubre Edward, uscendo con Jasper dal centro commerciale carico di buste.
“Che hai combinato, nanetta?”
chiese Jasper con un sorriso, baciandole la punta del naso. “Bella è stravolta”
“Domani si va alla festa di Halloween
della scuola!” annunciò lei tutta pimpante, baciando a ogni parola le labbra di
Jasper “Non è grandioso?”
“Vuoi che ti risponda sinceramente?”
sospirò Edward affiancandomi “E per cortesia, prendetevi una stanza”
“Zitto, bradipo” lo ribeccò lei
“Non vorrai mica lasciare che Bella vada da sola alla festa?”
“Assolutamente no” disse deciso,
facendomi arrossire.
“Allora taci e cerca di
divertirti” concluse Alice “Ora torniamo a casa, che devo organizzare il tutto”
“Ma…” iniziai, confusa. Pensavo
volesse vedere qualche costume, visto che era una festa in maschera.
Il mio cervello, però, mi venne
in soccorso facendomi mordere la lingua. Non volevo assolutamente passare un altro pomeriggio con Alice in mezzo a
vestiti, scarpe e trucchi.
Ma lei sembrò leggermi nella
mente, perché sogghignò furba; sembrava un gatto. “Non ti preoccupare,
sorellina” disse Alice “Avevo ordinato i costumi due settimane fa. Sono già
nella macchina”
“Davvero?” chiese Jasper “Ecco
perché mi hai costretto a venire a piedi. Amore, preferisci degli insulsi abiti
a tuo marito?”
“Quelli non sono insulsi abiti.
Non ti azzardare mai più a pensare un’eresia del genere, perché potrei anche
chiedere il divorzio!” rispose acida lei “Sono opere d’arte, che nessuno vedrà
prima che io non l’abbia deciso”
“Recepito” dicemmo tutti,
scattando sull’attenti.
“Perfetto” rise lei “Possiamo
tornare a casa, ora!”
“Non so perché, mai io mi
aspetto minimo, minimo qualche enorme problema” dissi a Edward mentre
caricavamo le buste in macchina.
“Problemi come un gigantesco
rave party o come un lungo pomeriggio nel centro estetico Cullen&Hale?”
domandò lui.
Tremai. “Forse entrambe le
cose”.
“Sta tranquilla. Andrà tutto
bene” mi rassicurò lui.
“Lo hai visto nella mentre di
Alice?” chiesi speranzosa.
Fece una smorfia, fissando la
macchina nera su cui erano appena monatti i due “neo” sposini.
“In verità, è da quasi due mesi
che Alice mi preclude la maggioranza dei suoi pensieri” ammise frustrato “Ne
condivide solo il minimo indispensabile. È… fastidioso. Mi sta nascondendo
qualcosa”
Fissai la sua espressione
corrucciata e seguii con lo sguardo la Mercedes, che era agilmente uscita dal parcheggio
e ora si stava immettendo nel traffico della strada principale.
Un brivido mi scosse; sperai
solo che Alice non stesse nascondendo qualcosa di brutto a suo fratello.
Oppure…
Qualcosa che riguardasse me. Che
potesse provocare dolore a quella splendida famiglia.
Chinai il capo. Che cos’altro
avrei potuto combinare di tanto sbagliato?
Improvvisamente, Edward mi
sembrò distante, irraggiungibile.
Mi sembrò che potesse
allontanarsi per sempre da me. Per colpa mia.
Afferrai la mano di Edward,
bisognosa del contatto tra noi. Avevo bisogno di lui per scacciare l’angoscia e
la paura.
“Qualsiasi cosa succeda”
mormorai spaventata “Ti prego, promettimi che cercheremo di superarla insieme”
Era egoistico, realizzai, mentre
davanti ai miei occhi i volti evanescenti dei miei aguzzini sfilavano
ghignanti, chiedere al mio angelo di precipitare all’inferno con me. Ma ne
avevo bisogno. Se avessi saputo che lui ci sarebbe stato, forse avrei potuto
affrontare il mondo a testa alta.
Per il momento.
La sua mano strinse forte la
mia. Mi sollevò il mento con due dita, fissandomi serio e determinato.
“Lo giuro” disse solenne.
E con queste parole, mi sembrò
che firmasse la sua condanna a morte.
Per colpa di un mio capriccio.
Sentii le lacrime appannarmi la
vista, e mi lanciai contro il suo petto per nascondergliele. Sentii la sua
sorpresa per quel mio gesto, ma non fece domande.
Si limitò a stringermi con
dolcezza, lasciandomi sfogare.
Continuai a rivolgergli scuse
con il pensiero, detestandomi profondamente.
“Andrà tutto bene” mi disse calmo,
dolce, quasi.
E io avrei tanto voluto
credergli.
*
“Come sarebbe a dire non lo sai?!” esclamò Jessica
semplicemente scandalizzata.
Io mi limitai a un sorrisetto
imbarazzato, prima di afferrare un’estremità dell’ennesimo striscione di
cartapesta e accingermi a salire sulla scala per fissarlo.
“Ecco… Alice si è occupata dei
travestimenti, e fino alla fine si è rifiutata di rivelare il mio suppli.. ehm,
l’identità del mio personaggio” spiegai.
“Tua cugina è un tipo molto
estroverso, vero?” mi sorrise comprensiva Angela, reggendo la scala.
“Il termine esatto è esuberante”
sospirai con un sorriso “Ma le voglio bene lo stesso”
“Io pagherei oro per avere
qualcuno che si dedichi così appassionatamente al mio look” sospirò Jessica
sognate “Risparmierei ore di supplizio davanti al mio armadio”
“Pagheresti per fare la Barbie?” domandò Angela
incredula.
“Perché, tu no?”
“Voi da cosa vi vestite?”
domandai per far cadere il discorso.
“Io da Venere!” esclamò
entusiasta “Molto provocante, very cool.
Mentre per Angela le ho fatto comprare un bellissimo costume da Cleopatra”
“Troppo provocante” mormorò lei
arrossendo.
“E dai, altrimenti come farai a
far colpo su Ben?” la provocò maliziosamente Jess, dandole una gomitata tra le
costole.
“SIAMO SOLO AMICI!” urlò imbarazzatissima
Angela, arrossendo furiosamente.
“Se, se, come no, amici… allora,
se stasera ci provo io, non ti dispiace, vero?”
“Non ti azzardare!” sbraitò
Angela brandendo il martello con cui, teoricamente, avrei dovuto appendere l’ultimo
festone.
“Sento puzza di gelosia…”
sghignazzò Jessica.
“RIMANGIATI TUTTO, O IO…” urlò
Angela, facendo oscillare la scala.
“AAAANGELAAA!” esclamai aggrappandomi
al legno e chiudendo gli occhi per evitare di vedere le conseguenze.
Fortunatamente, qualcuno ebbe il
buonsenso di afferrare la scala prima che cadesse.
Mi azzardai a dare un’occhiata e
trovai Rosalie ai piedi di essa, sorridente.
“Mia eroina!” esclamai scendendo
e abbracciandola “Mi hai evitato un incontro ravvicinato del terzo tipo con il
pavimento! Grazie!”
“Di nulla, piccola” disse
Rosalie “E poi, se la tua faccia ci serve intatta. Altrimenti con chi possiamo
giocare all’estetista?”
“Sante parole” concordò Alice
accanto a lei “Oh, ma che magnifico lavoro, very
cool!”
Osservammo la palestra
adeguatamente addobbata, pronta per essere riempita di gente e musica.
Avevamo fatto proprio un ottimo
lavoro.
“Concordo” disse Angela “Siamo
state bravissime”
“Allora, ci vediamo alla festa”
dissero le mie sorelle, prendendomi a braccetto.
“Ma ci sono le lezioni
pomeridiane!” protestai mentre mi trascinavano verso l’uscita “Ho già saltato
quelle mattutine…”
“E quindi non ti farà male saltare
anche queste” completò Alice “Su, andiamo”
E urlando un frettoloso “ciao”
alle mie amiche, mi lasciai trascinare prima in macchina e poi a casa.
La musica di Edward ci accolse
melodica e incantevole come sempre, invitandoci ad entrare per poterne gustare
appieno la soavità. O
almeno, questo mi trasmise; c’era chi, come al solito, non era d’accordo con
me.
“Ma Edward sta sempre a
suonare?” sbuffò Rosalie “Accidenti, era molto meglio due mesi fa, quando si
limitava ad alzare il coperto e fissare i tasti, senza far nulla”
“Aveva abbandonato il
pianoforte?” domandai sconvolta. Era inconcepibile; si vedeva lontano un miglio
quando amasse quello strumento.
“Già” rispose Alice “Diceva di
aver perso l’ispirazione. Di non avere una musa che lo guidasse. Erano ormai
sette anni che non lo toccava”
“Ma ora sembra aver ritrovato la
vena musicale. E chissà chi è la sua musa…” conclusero maliziose, fissandosi con
un ghigno.
Mi scurii in volto, irritata. Che
loro sapessero chi fosse? Chi si era permessa di occupare un posto tanto
importante nell’anima di Edward?
Io, e solo io, potevo essere la
sua musa, o qualsiasi altra cosa di cui il mio angelo avesse bisogno.
Mi lasciai trascinare dentro,
persa nei miei pensieri.
“Posso sapere per quale motivo
avete marinato le lezioni pomeridiane?” chiese Esme severamente, appoggiata
alla porta del salone.
“Chiedilo alle tue figlie più
grandi” risposero i ragazzi.
“Dai mamma, tanto le lezioni le
sappiamo a memoria” disse Alice.
“Ciò non ti autorizza a saltarle
quando ti pare, signorina” disse Esme fulminandola “Dobbiamo pur sempre
mantenere le apparenze, e non sta bene che una diciassettenne marini le lezioni
ogni tre giorni. E mi pare che tu ti
sia concessa una settimana di vacanza”
“Ma quella era la mia luna di
miele, non c’entra” disse lei “Stavolta è una questione molto più importante”
“Cioè?”
“La festa di Halloween!”
Il delicato sopracciglio di Esme
si inarcò. “Prego?”
“La festa di Halloween, mamma!
Dobbiamo preparare Bella come si deve” disse Rosalie solenne “Forse questa è
l’occasione buona che trovi un bel ragazzo”
Un ringhiò mi giunse alle
orecchie, mentre arrossivo furiosamente. “Non penso proprio” mormorai.
“Ragazze, non provate a usare
Bella come bambola, chiaro?” le bloccò Esme.
“Ma lei si diverte!”
protestarono loro “Vero?”
“Ehm…”. Insomma… “Ma... perché i
vampiri festeggiano Halloween?”
“Non domandare, Bella, se ci
tieni alla tua salute mentale” disse Emmett “Obbedisci e basta”
“Perché è divertente!” rise
Alice “E sono certa che anche tu lo pensi!”
“A me sembra che la sua faccia dica tutt’altro” disse Esme.
“No, no! Mi piace trascorrere il
tempo a farmi tortu… ehm, con le mie sorelle” mi corressi appena in tempo. “E credo
che mi piacerà anche festeggiare la notte delle streghe”
“Bells, sei masochista?” chiese
Emmett.
“A quanto pare” risposi,
facendoli scoppiare a ridere.
Entrai in salone e trovai i tre
ragazzi comodamente intenti a svolgere differenti attività: Jasper faceva
zapping distrattamente; Emmett aveva appena sollevato gli occhi da una pila di
giochi per x-box; Edward, invece, mi sorrise dolcemente continuando a suonare
il suo prezioso strumento.
“Posso chiedere di che festa si
tratta?” chiese Esme sedendosi con me al tavolo, una pila di compiti in mano.
“In teoria sarebbe la festa
scolastica di Halloween” spiegò Rose sedendosi sul diano “Ma in realtà è la
festa privata di Jessica”
“Temo proprio che voglia
disperatamente conquistare uno dei ragazzi Cullen” sogghignò Alice dal piano di
sopra.
“Non temere, amore, per me ci
sei solo tu” dissero in sincrono Jazz e Emmy.
“Lo spero bene” replicarono loro
due, prima di rivolgersi a Edward. “E tu!”
“Io?” le incoraggiò lui,
voltandosi sorpreso.
“Guai a te se provi a filartela
di striscio, chiaro?” lo aggredirono.
“Non provo la minima attrazione
per gli esseri umani, e lo sapete benissimo. E poi, proprio la Stanley? Dovrei essere un
idiota per volerla” rispose lui facendo saltare il mi cuore per la gioia.
Avevo notato che, in effetti, la
mia amica nutriva un po’ troppo interesse per il mio angelo.
Avrei dovuto rimediare.
Sorridendo per la risposta di
Edward, presi per curiosità uno dei compiti che mia madre doveva correggere.
“Comunque, Alice, perché siamo
qui?” chiese Jasper.
“Sto per rivelarvi i vostri
costumi” disse lei.
“Era ora!” sospirò Edward
“Pensavo di dovermi cambiare lì”
“Se vuoi fare lo spogliarellista
ci sono sempre i night club” gli suggerì Jasper.
“Fratello, te e Alice vi siete
proprio trovati”
“Allora, ora possiamo
cominciare. Rosalie” la
chiamò Alice, ricevendo la sua totale attenzione “Pensando al
tuo carattere e alla tua indole, ho disegnato per te un bellissimo costume da bucaniera
dei sette mari!”
“Un pirata?” disse lei con un
sorrisetto malizioso “Uhm… sì… ok, mi piace l’idea. Fare la principessina mi ha
stufato. Voglio un po’ d’azione”
“Uhm, uhm, la mia piratessa…”
mormorò languido Emmett, baciandole il polso.
“Ragazzi, per favore. Non voglio
rimettere sul tappeto” disse Jasper schifato.
“Anche perché poi te lo farei
ripulire con la lingua, Jazz” gli assicurò Esme.
“Ehi, fratellino, Trevor ti ha
menzionato” dissi leggendo il tema di quel bambino “Tra le figure a cui
ispirarsi. Senti qua: <<E,
ovviamente, oltre ai modelli positivi con cui sono venuto a contatto in questi
anni, come la mia insegnate, i miei genitori e la nipote della signora Cullen,
Isabella, ci sono anche modelli negativi come il figlio della mia maestra, il
diavolo innocuo e sciocco, Jasper Hale. Assolutamente mi impegnerò per non
diventare come lui>>”
“Beh, che dire, Jasper, tu si
che ci sai fare con i bimbi” rise Edward.
“Taci, rosso!” ringhiò lui “E
tu, mamma, per favore puoi picchiare brutalmente quella peste da parte mia?”
“Gli porterò i tuoi saluti”
rispose lei con un sorriso.
“Allora, Alice, i prossimi
costumi?” chiese Rose.
“Oh, sì. Per il mio Jazz, ho
pensato di riproporlo in una versione allegra del donnaiolo per eccellenza
degli anni cinquanta. Il mitico Arthur Fonzarelli!”
“Io l’avevo detto che non doveva
guadare Happy Days” sospirò sconsolato Emmett “Ma a me nessuno da mai retta…
ah, non dovevo accompagnarti a scegliere i costumi”
“Sei andata con lei? Sul serio?”
chiese Edward.
“Oh, si. A scegliere il mio costumino”
rispose lui.
“Chi sarai?” domandai.
“Beh, avevo pensato prima di
travestirmi da Edward Cullen. Solo che non volevo imitare un idiota, quindi ho lasciato
perdere. E poi, le sue camicie mi stanno piccole. Glie ne ho rotte tre”
sghignazzò il fratellone, ricevendo un sibilo in risposta. “Poi Alice mi ha
fatto provare un costume da Gatto con Gli Stivali. Sai, quello di Shrek. Ma a parte
il cappello, gli stivali e uno stuzzicadenti sul fianco non avevo nulla,
perciò, no grazie”
“Bravo” disse Rosalie “Sei
autorizzato a vestirti così solamente per il mio piacere”
“Servo tuo”.
“Non potevi fargli fare Shrek?”
suggerì Jasper.
“Certo che no. Io sono il
carisma fatto persona. Ci vuole qualcosa di eroico” ribatté Emmett.
“Ed è per questo che lui
interpreterà uno dei tre moschettieri!” concluse Alice con un sorriso.
“Pfff... AHAHAHAHA!” scoppiarono
a ridere i suoi fratelli, ricevendo entrambi un pugno dall’interessato.
“Scommetto che ti starà
d’incanto” lo incoraggiai.
“Ah, Bellina! Quanto ti adoro!”
disse stritolandomi.
“Ti prego, Alice, andiamo
avanti, altrimenti non la smetterò mai più di ridere!” la supplicò Edward
“Dicci il tuo travestimento”
“Semplice, io sarò una strega”
“Quella con il gatto nero, la
palla di vetro e il brufolo sul naso?”
Alice lo colpì forte con un
pugno sul capo. “Taci e suona, scemo!” disse acida “Io sarò una strega, non una megera! Bella,
provocante, misteriosa e sexy!”
“Sono curioso: cosa potrebbe mai
nascere dall’unione di una strega e di Fonzie?” si domandò Emmett.
“Sirius Black?” risposi senza
pensarci.
“Cosa hai pensato per Edward e
Bella, Alice?” domandò Esme tentando di far cessare le risate.
“Beh, per Edward avevo pensato
parecchie cose. Poi però ho deciso di essere magnanima, e gli ho fatto
preparare un costume su misura da Legolas, l’elfo de <>” disse saccente “Ovviamente, ho speso una barca di soldi per le
armi, quindi guai a te se le rovini”
“Come comanda” rispose
accondiscendete Edward.
“E io?” domandai.
Il sorriso malizioso che mi
rivolse fu più che sufficiente a farmi pentire di aver aperto bocca.
“Tu” disse ghignate “Sarai una
splendida Danzatrice del Ventre”
“Intendi quelle vestite col burqa?”
chiese Jasper.
“Ma quale burqa!” esclamò
spazientita lei “Mia sorella avrà un abito come cristo comanda, splendido, vivace
e assolutamente provocante!”
Una cacofonia straziante si levò
dai tasti del pianoforte, quando Edward abbatté – fortunatamente senza
distruggerlo – le mani sulla tastiera.
“Dai? Grandissimo! Andiamolo a
vedere!” esclamò entusiasta Rosalie, prendendomi per mano e correndo al piano
di sopra con la sorella.
Posato sul letto con estrema
cura c’era un altro sacco della omicidi per la conservazione dei cadaveri.
Dovevo chiederle se faceva irruzione degli obitori per trovarli.
Mi trascinò davanti al letto e
poi, teatralmente, tirò giù la
zip. Davanti ai miei occhi si rivelò in tutto il suo
splendore un magnifico abito color turchese formato da un reggiseno coperto di
paillettes d’argento, che scendevano poco al di sopra dell’ombelico, e una gonna
lunga fino ai piedi con lo stesso motivo a paillettes come larga cintura.
Era splendido ma… io? Con
indosso quello? In mezzo a una folla di ragazzini ubriachi in preda ai loro
ormoni?!
No, grazie!
“È stupendo!” esclamò Rosalie
ammirata.
“Non credo che sia per me,
quello” esclamai a mezza voce, ormai bordeaux.
“Ma che dici?!” rise Alice “È
perfetto per te. Anche perché te l’ho fatto fare su misura”
“Alice, il massimo che posso
fare con quello è sedurci qualcuno” dissi “E di certo una festa di soli
diciottenni in preda a isterismi ormonali non è assolutamente il luogo adatto
per indossare questo… abito”
“Sta tranquilla, Bellina, non ti
accadrà nulla” mi rassicurò. Però, i suoi occhietti d’oro si riempirono di
improvvisa malizia “Certo, però… se sei interessata a ballare la danza del
ventre davanti a un uomo per sedurlo…
ti do un paio di lezioni io, e un vestito più trasparente!”
Lo straziare del pianoforte e le successive risate fragorose di là mi fecero
capire che Edward (e gli altri) era in ascolto ascoltato ogni singola parola.
“Anche se per quello io ti vedo meglio con un bel corpetto di pelle nera e una
frusta in mano” disse semplicemente Alice, dandomi le spalle.
Mentre io diventavo viola per
l’imbarazzo qualcuno in salotto cadde dalla sedia.
“E dai… basta! Finirete
l’armamentario di profumeria se lo usate tutto ora!” mi lamentai mentre Rose,
armata di un pennellino, mi truccava le labbra.
“Abbiamo fatto un miracolo del
make-up. Zitta e apprezza” mi ribeccò lei sorridendo “Sei splendida”
“Ed era la prima volta che
facevamo un trucco del genere” disse Alice “Siamo troppo brave”
“Voi siete troppo brave in
tutto” sospirai io mentre mi lasciavano ammirare la mia immagine allo specchio.
Ed era vero. Avevo un trucco
molto accentuato ma non volgare, che mi valorizzava gli occhi e si abbinava
perfettamente al vestito. Erano state incredibile.
Un’avvenente donna pirata e una
strega tentatrice comparvero nello specchio, ai miei lati, sorridendo.
“Visto, piccola malfidata? Sei
uno splendore” disse Rosalie posandomi le mani sulle spalle.
“In confronto a te, non credo
proprio” dissi io sinceramente.
Ed era vero: Rosalie era
assolutamente, maledettamente provocante nel suo costume.
“Ma chi vuoi che ci guardi
quando può deliziarsi con la tua vista?” rise Alice finendo di sistemare sui
miei capelli lasciati sciolti un velo turchese con ghirigori argentei.
Come se lei fosse da meno, vestita
con quel succinto abito di pelle nera, tutto sormontato da un cappello a punta
nero, inclinato verso destra.
“Stanotte faremo faville
insieme” disse decisa Rose.
“Nessun ci resisterà” aggiunse Alice.
“Non per infrangere i vostri
sogni, per carità, ma vi vorrei ricordare che voi due siete sposate” dissi con
un sorriso, alzandomi.
“Giusto” dissero loro “Allora tu rimorchierai per tutte e tre!”
E mi sorrisero raggianti. Dalla
padella alla brace.
Sospirando e arrossendo, diedi loro
le spalle e uscii in corridoio, ma loro mi raggiunsero ridendo e mi presero a braccetto,
scendendo con me.
“Siete bellissime, ragazze” ci
sorrisero Carlisle ed Esme.
“Grazie!” rispondemmo “Ci
vediamo più tardi!”
“State attenti, tutti quanti!”
“Si” ridemmo per poi dirigerci
in garage.
“Cosa vedono i miei occhi
immortali? Tre visione ultraterrene di bellezza e armonia? Siete forse tre
angeli?” ci accolse Jasper con un sorriso, appoggiato alla Jeep.
“No, cucciolo, siamo
terribilmente reali” disse Alice sorridendo maliziosamente “Vuoi una prova?”
“Tutte quelle che mi puoi dare” rispose
lui prendendole la mano e facendole fare una giravolta, concludendo il tutto
con un bellissimo bacio casché.
“Se mi rovini il trucco potrei
anche ucciderti” rise lei una volta che la lasciò libera.
“Ops. Scusa. Comunque, siete una
favola ragazze” aggiunse al nostro indirizzo.
“Anche tu sei splendido” gli
dissi “Meglio del Fonzie originale”
Lui fece un sorriso sensuale,
tirandosi i lembi della giacca di pelle. “Sono proprio nato per fare il
seduttore”
“Si, ma vedi di non rimorchiare
troppo, o ti stacco questa bella capoccetta che ti ritrovi” disse Alice
pizzicandogli il naso, per poi avviarsi verso la jeep. “Ehi, Dartagnan, ci fai
l’onore di guidare?”
Ma il rumore di uno schiaffo e
le successive risate sguaiate di Emmett attirarono la nostra attenzione. Beh,
la loro. Io contemplavo la splendida visione che mi si parava davanti quasi con
la bava alla bocca. Il costume di Edward doveva essere l’originale indossato da
Orlando Bloom, perché erano identici: tessuto, modello, cuciture, particolari…
ma era il dio che vestiva quei capi a rendere il tutto eccezionale. Il viso
alterato da un velo di furia, gli occhi d’oro leggermente più scuri, i capelli
bronzei nascosti sotto una lunga parrucca bionda, facevano di Edward il
guerriero elfo perfetto: bellissimo, implacabile e vendicativo.
Porca miseriaccia ladra. E io
stavo per rischiare l’autocombustione. O molto più probabilmente il carcere per
tentata violenza.
“Piantala” sibilò Edward riscuotendomi
“O ti sfregio quel bel visino con fossette che ti ritrovi”
“Ma come siamo permalosi!” rise
Emmett lasciandoselo alle spalle “Ehi, Bellina! You’re a very sexy girl!”
Avvampai. “Ehm… grazie”
sussurrai “Anche se forse è un troppo scollato”
“Ma non dire sciocchezze! Non
puoi mica andare in giro con un sacco di iuta addosso” disse Emmett cingendomi
le spalle con un braccio “Solo: occhi vigili, niente confidenza ai ragazzi, e
ricordati quelle mosse che ti ho insegnato la scorsa caccia, ok?”
“Ricevuto” dissi sicura “E, a
proposito, stai veramente benissimo”
“Eh, eh, ho proprio il physique du rôle” disse Emmett
atteggiandosi.
Ma in quel momento Jasper, che
si era stufato di aspettarlo, mise in moto la jeep e partì a tutta birra,
facendolo cadere per terra.
“Ehi, finto biondo, alza le tue
centenarie chiappe dal mio sedile e stai lontano dalla mia macchina!” urlò
inferocito Emmett, correndo e balzando per montare sulla jeep. Ridacchiai. “Gli uomini e la
loro stupida fissazione per i motori” commentai scuotendo il capo, per poi
voltarmi verso Edward e arrossire di nuovo.
Mi fissava con uno sguardo nero,
ipnotico e seducente, un’espressione di rapimento e meraviglia sul volto. “Che
visione meravigliosa…” sussurrò con la voce stranamente arrochita.
Mi voltai per vedere se per caso
ci fosse Esme dietro di me. Nessuno. Quindi, realizzai, doveva stare per forza
parlando di me.
AH, AH! SE, COME NO!... Oppure
si?
Si avvicinò lentamente a me,
ancor con quell’espressione strabiliata, e giunto dinnanzi a me si inchinò
prendendomi la mano e eseguendo un perfetto baciamano.
Mi sembrò di potermi sciogliere
tanto era l’imbarazzo. Ma era una sensazione ben più piccola rispetto alla
felicità che stavo provando.
“Siete splendida, mia signora”
disse con voce dolce, reggendo ancora le mie dita nella sua mano, all’altezza
del volto “Sarete sicuramente fonte d’invidia e di ammirazione, questa sera”. E
posò un altro delicato bacio sulle mie nocche.
“G-grazie” balbettai “Ma… è
merito dell’abito e… e del trucco… Ali e Rose sono state proprio brave e…”
Alzò gli occhi al cielo per poi
sorridermi teneramente. “Non è l’abito né tantomeno il trucco. Sei tu” mi disse gentile. Poi, l’espressione
si fece improvvisamente dura. “Dovrò faticare parecchio a tenere quegli
sciocchi marmo… ehm…” tossicchiò imbarazzato, non concludendo la frase.
Ma aveva ragione, il mio peggior
timore – essere al centro dell’attenzione – stava per avverarsi.
Gli strinsi la mano con fare
disperato. “Ti prego, promettimi che alla festa eviterai che diventi il… polo
di attrazione maggiore” lo supplicai “Stammi vicino, rapisci, mettiti a fare lo
streap tese” Magari! “In mezzo alla
pista, ma ti prego, ti scongiuro, non
lasciarmi delle grinfie dei liceali!”
Lui mi guardò un attimo
interdetto, poi mi sorrise dolcemente.
“Ok” mi rassicurò accarezzandomi
la guancia “Sarò il tuo bodyguard. Però lo streap tese lo eviterei; non vorrei
che mi violentassero”
Risi. “Ok, mia guardia del
corpo” dissi “Niente streap tese o violenze carnali. Direi che ora possiamo
andare”
Ok... era Halloween, era quasi
obbligatorio che un po’ di paura coronasse questo giorno.
Che un po’ di sana, innocente paura ti rapisse e ti facesse
tremare. Le decorazioni, le sale a tema, tutto il duro lavoro che il comitato
scolastico aveva fatto per rendere la scuola un tunnel degli orrori servivano
proprio a questo.
Ma che il terrore più puro
prendesse possesso del mio corpo non era neanche lontanamente plausibile.
E di certo non era merito delle
decorazioni o della scarsa luce.
Erano più che altro gli sguardi
indecorosi, privi di pudore e terribilmente raccapriccianti che mi lanciavano
tutti gli studenti maschi del corpo studentesco da quando aveevo messo piede
nel parcheggio.
Non mi erano mai piaciute le
attenzioni: non ero una di quelle ragazze a cui piace farsi guardare. Anzi,
odiavo che mi si osservasse in quel modo.
E poi, dopo aver provato sulla mia pelle cosa portavano quelli sguardi…
Con un sorriso mesto, liberai la
mano da quella di Alice, che mi aveva appena fatto fare una giravolta, e
scusandomi mi allontanai dalla pista, stando attenta ad evitare qualsiasi
contatto con gli altri ballerini.
Ma era inutile, continuavo a
percepirli: gli stessi sguardi, la stessa paura, le stesse conseguenze…
“Bella?” mi chiamò Jasper,
preoccupato, mentre raggiungevo i ragazzi.
Sussultai come se avessi preso
una scossa. Jasper doveva aver percepito il mio terrore.
Maledizione, avere un empatico
per fratello era un problema. Non dovevano sospettare di nulla, e di certo
Fonzie non mi rendeva le cose facili.
Scossi leggermente il capo e
appoggiai la testa contro la schiena di Emmett, nascondendomi al mondo.
“Che hai sisterina?” mi chiese
lui.
Bugia. Urgeva una bugia.
“Niente. Solo che…” mormorai arrossendo “Mi fissano tutti”
Edward trattenne a stento
l’ennesimo ringhio. “Già. L’ho notato” disse duro.
Mi coprì con il suo mantello
mentre Emmett mi rassicurava con un: “Sta tranquilla, Bellina mia, ci penso
io!”
Si raddrizzò e urlò: “Chiunque
appartenente al genere maschile oserà fissare la mia piccola cuginetta anche
solo per un secondo, dovrà vedersela direttamente con il sottoscritto, mi sono
spiegato?”
“E il secondo round è con me,
siete avvisati” aggiunse Jasper.
I loro toni si mantennero sullo
scherzoso, ma i loro occhi risplendevano di rabbia repressa.
Edward ghignò, compiaciuto. “Non
ce ne sarà bisogno. Spezzerò io i loro colli prima che possiate intervenire”
Lo fissai a bocca aperta, e lui
mi rivolse un sorriso smagliante. “Se qualcuno ti reca offesa non deve
assolutamente passarla liscia” disse serafico, carezzandomi la guancia.
“Si, si, si, ma vedi di non
sporcarti l’abito con il sangue” disse Alice ritornando con Rose “Sai quanto
l’ho pagato quel vestito? Beh, in realtà ho usato la tua carta di credito, ma
comunque sono un bel po’ di soldi”
“Buonasera, ragazzi”
“Bella, sei sicura che vada
tutto bene?” mi chiese Rosalie con uno sguardo più attento del solito.
I suoi occhi d’oro cercavano di
scrutarmi dentro, come se sapesse cosa io stavo nascondendo.
Ci voltammo verso la fonte della
mia salvezza, Angela, che timidamente avanzava verso di noi, impacciata quanto
me in quel vestito troppo… troppo.
“Ciao, Angela!” rispondemmo con
un sorriso. Rimase per un attimo abbagliata.
“Eh, eh, lo so, siamo i the best” si pavoneggiò Emmett “Beh, per
lo meno io lo sono”
“Si, speraci” gli disse Edward
dandogli una gomitata.
“Posso sequestrare Bella per un
secondo?” chiese fissandomi.
“Si! Assolutamente si!” risposi cogliendo
la palla al balzo e dileguandomi dopo averla presa a braccetto. La guidai in
mezzo alla folla fino a un divanetto libero, dove prendemmo posto. Angela
mantenne uno sguardo basso, triste, e iniziò a torturarsi le dita, nervosa.
“Angie, che hai?” chiesi.
“Ho fatto la stronzata più
grande della mia vita” ammise senza guardarmi.
“Eh?”
“Ben. Mi ha detto… mi ha detto
che gli piaccio. Tanto. Da molto tempo” ammise arrossendo, mentre un timido
sorriso le nasceva in volto.
“Ma è fantastico!” esclamai,
entusiasta per lei. Erano così carini insieme… speravo proprio che si
mettessero insieme. “E tu?”
Angela perse tutto il suo
flebile entusiasmo, sospirando. “Io… gli ho detto… grazie” ammise.
“E…?” la incoraggiai, certa che
ci fosse dell’altro.
“E sono scappata”
“MA SEI COMPLETAMENTE
RINCOGLIONITA?!” urlai arrabbiata.
“Sssh! Bella, ti prego!” mi
zittì con le lacrime agli occhi.
Mi calmai, ma non smisi di
fissarla truce. “Di. Per. Quale. Accidenti. Di. Motivo. L’hai. Fatto” ordinai.
“Perché… perché ho tanta paura”
ammise prendendosi la testa tra le mani. “Cioè, a me Ben piace tanto… tanto,
tanto, tanto, tanto. Ma se poi si rivela tutta una bolla di sapone? O magari mi
ha fatto uno scherzo? O se… anche se ci mettessimo insieme, qualcosa andasse
storto? E se…”
“E se un asteroide ci colpisse in pieno in questo preciso istante? E se i
marziani ci invadessero sterminandoci? E se un uragano spazzasse via tutta
Forks? Sai quanti “se” e quanti “ma” potrai trovare ancora?” la bloccai subito.
“Angela, a te Ben non piace. Tu lo ami. C’è differenza. E anche Ben ama te. Si,
lo perché gliel’ha estorto Emmett con la forza. Quindi, non vedo perché
dovresti farti tanti problemi. Uno più uno fa due. Quindi vai!”
“Devo… che devo fare?” pigolò.
“Beh, come prima cosa, io mi
alzerei” dissi tirandola su con un sorriso “Poi, un bel respiro… e via!”
E la spinsi proprio tra le
braccia del suo principe, che passava di là attirato dal mio urlo.
Ma come sono brava, mi complimentai tornando a sedermi.
Si, e anche molto ipocrita, mi ribeccò la mia coscienza, troppo
attiva di recente.
Mi ritornò con forza quel
pensiero che avevo avuto poco tempo prima, mentre ballavo con Edward sotto il
gazebo.
Sei l’unico che voglia amare…
Lo scacciai con forza, sentendo
gli occhi prudermi. Mai. Mai. Mai
avrei permesso che si avverasse.
Lo avrei distrutto. Lo avrei
fatto uccidere.
Non doveva avverarsi. Mai.
“Anche la piccola Bella è stata
scaricata, a quanto pare” disse una voce melensa, accompagnata dalla comparsa
di un bicchiere dall’odore pungente. Birra.
Lauren mi stava fissando con un
sorriso falso, derisorio.
“Come, scusa?” risposi.
Lei ridacchiò, civetta, e si
sedette accanto a me. “I tuoi fratelli volteggiano per i fatti loro per la palestra,
lasciandoti sola. E, a quanto vedo, anche il tuo accompagnatore si sta dando da
fare” disse, alludendo maliziosa a un punto verso destra.
Scattai in quella direzione con
lo sguardo. Edward rideva, divertito, in mezzo a un gruppo di ragazze troppo
scoperte, mentre la figura di Jasper mi dava le spalle.
Sentii gli occhi pizzicarmi, e
il petto dolermi come mai prima d’ora.
Il ritorno dell’ipocrisia,
commentò. No, ti prego lei no…, Sai, per essere una dedita al
volontariato, sei un po’ troppo possessiva. Non hai appena detto che deve avere
chi vuole?
Quella che vuole sono io!
Allora riprenditelo.
Non posso! Non devo!
Il bicchiere mi tornò sotto gli
occhi. “Affoga i tuoi dolori nell’alcool” mi suggerì Lauren con un occhiolino
“In fondo, non sei altro che la sua misera cugina. Non sei proprio nessuno. E
come tutte noi, non sei degna di Edward Cullen”
E si alzò, lasciandomi annegare
nel mio dolore, in compagnia di quello schifo di bevanda.
Non sei proprio nessuno…
Lo buttai giù in un secondo. E
poi un altro, e un altro ancora. E ancora, per far tacere quella maledetta voce
che continuava a ripetere le parole di quella stupida.
Non sei degna di Edward Cullen…
Continuai a mandare giù quella
roba, tentando di cancellare con il disgusto il senso di inadeguatezza, di
dolore che quella verità mi stava provocando. Ma non se ne andava, anzi,
peggiorava.
Iniziai ad agire senza pensare,
senza riflettere. La mia vista si faceva sempre più distorta e surreale, ma più
essa peggiorava, più la mia mente sembrava divenire leggera, libera dal peso di
quelle parole infami.
E più ragazze si aggiungevano
allo stormo di civette di Edward, stando con lui, beandosi di lui…
E continuai a bere, e a ballare,
e a flirtare, per cercare di non pensare a lui. Ma era inutile, lo sentivo,
avvertivo la sua presenza, ogni singolo respiro… e non riuscivo a trovare un
motivo per tornare da lui e infastidirlo con la mia presenza.
Ballai con molti, da sola, senza
e con la musica, fino a che non iniziai a dimenticarmi i volti dei miei
accompagnatori. I fratelli Cullen non si videro, o forse io non li vidi, o non
gli diedi retta.
L’ultimo che mi venne incontro
fu Simon, il fratello maggiore di Mike.
Era tutto così confuso…
“Voglio farti vedere una cosa
bella” mi sussurrò all’orecchio mentre mi carezzava un fianco, mentre ballavo
con lui.
Lo seguii, senza pensare, senza
obbiettare, civettando.
Guardami, Edward. Guardami.
Non ti preoccupare, vampirello,
stanotte non ti divertirai solo tu. Guardaci, mentre ci divertiamo a farti del
male.
Edward’s pov.
Odiavo, odiavo, odiavo letteralmente le feste del liceo.
Le repellevo totalmente. O
almeno, mi infastidiva l’atteggiamento che miei cosiddetti coetanei assumevano
in queste occasioni. Soprattutto quello del gentil sesso era in grado di farmi
salire il sangue al cervello, metaforicamente parlando.
Cosa sarebbe potuto cambiare nel
mio atteggiamento a una festa? Se le evitavo a scuola, normalmente, cosa le
poteva indurre a pensare che in un’occasione come questa avrei potuto
modificare il mio comportamento?
Patetico. E pensare che facevo tutto
questo per salvaguardare la loro vita dal mio demone interiore…
Sospirando mi voltai verso la
finestra massaggiandomi le tempie per calmare l’emicrania. Tra i pensieri distorti
da droghe e alcool, musiche a tutto volume, pensieri e attimi dal contenuto
privato che mi si imponevano a forza il mio cervello stava per esplodere.
Per la mia salute sarei dovuto
scappare da quella palestra, ma non potevo farlo.
Avrei dovuto sorbirmi i vani
tentativi di flirt che le ragazze avrebbero continuato a lanciarmi tutta la
sera per vegliare sull’unica ragazza che mi interessasse davvero.
L’assalto era stato iniziato da
Jessica, avverando la predizione di Alice; sua degna allieva altri non era
stata che Lauren Mallory, una persona praticamente priva di intelletto e senza
uno straccio di personalità, il cui solo interesse era il corpo maschile. A
evitarmi lo stupro mentale a causa dei suoi pensieri ci aveva pensato Jasper,
che alle sue spalle faceva delle ridicole sue imitazione facendomi ridere
inevitabilmente. Purtroppo lei pensava che ridessi alle sue battute…
Per fortuna se ne era andata
subito, dopo aver capito che non mi interessava. Ma erano arrivate le altre.
Tante, tante, tante rompi… ehm, disturbatrici. Per fortuna Jasper aveva
continuato a farmi da supporter.
Mi sistemai faretra e arco sulla
schiena e mi raddrizzai, percorrendo la sala con lo sguardo.
Di Bella nessuna traccia.
Strano. E preoccupante. Il mio
istinto mi stava mettendo in allarme. Era troppo tempo che non era al mio
fianco, e ciò non mi permetteva di pensare lucidamente.
Ma quella dannata confusione mi
stava distruggendo il cervello impedendomi di concentrarmi e di visualizzarla.
Non riuscivo neanche a sentire i pensieri dei miei famigliari tanto il rumore
era assordante.
“Edward! EDWARD!”
Mi voltai di scatto verso la
voce agitata della piccola Angela, che correva veloce verso di me con l’aria
preoccupata. Mi allarmai.
“Angela, cos’è successo?” le
domandai mentre si aggrappava ai miei avambracci, sostenendola per non farla
cadere. “Bella non era con te?!”
“Si, ma poi ci siamo perse di
vista. Ora devi andare da Bella!” mi disse preoccupata “Simon… il fratello di
Mike… beh, l’ha presa e non credo che avesse intenzione di averla come Cicerone
per un tour della scuola…”
“Dove?” chiesi assottigliando le
palpebre sulle iridi ormai nere per la rabbia, trattenendomi a stento dal
ringhiare furioso.
“Porta est… quella che da sul
parcheggio” disse ritraendosi un po’ spaventata.
“Grazie” sibilai mentre già
correvo verso l’uscita.
Se quel debosciato libertino avesse
solo sfiorato col pensiero la mia Bella non mi sarei fatto scrupoli a
staccargli tutta la pelle, lembo per lembo, con delle piccole pinzette, e poi
cauterizzargli le ferite con la fiamma ossidrica.
Possibile che i Newton fossero
tutti maniaci attratti inesorabilmente da Isabella?
Beh, pazienza. Avrei dovuto eliminarli
entrambi; mi dispiaceva per i loro genitori, ma certe persone andavano distrutte.
Era per il bene comune. E poi, il fatto che avessero pensato di poter toccare
qualcosa che era mio di diritto era un motivo più che sufficiente per
giustificare il mio operato.
L’aria notturna mi sferzò il
viso, mentre i pensieri indecenti di quel viscido mi fulminarono le meningi, e
non so quale accidenti di forza mi trattenne dal saltargli addosso e smembrarlo
subito.
Forse perché prevedevo per lui
una fine più lenta e decisamente più
dolorosa.
“Allora? Che mi devi far
vedere?” chiese Bella innocentemente, con un tono che sembrava entusiasta.
“Tra poco lo scoprirai, piccola.
Basta andare poco più là, nel bosco” rispose quello.
“Chiedo scusa” dissi gelido, più
freddo della morte “Temo che debba essere costretto a mandare in fumo i tuoi
piani”
I due si voltarono, il viscido
sobbalzando. Gli occhi di Bella si illuminarono, lucidi.
“Edward!” cantò divertita, liberandosi
dalla presa del ragazzo e venendomi incontro danzando.
Ridacchiando inciampò e mi
affrettai a sorreggerla, mettendomi davanti a lei per nasconderla allo sguardo
dell’animale.
“Ehi, Cullen, tu…” iniziò a
protestare.
Lo fulminai con lo sguardo, scoprendo
i denti. Lui sbiancò, terrorizzato.
“Io cosa, di preciso?” sibilai.
“Non puoi… Bella…” balbettò
impaurito.
“Non osare pronunciare il suo
nome, animale!” ringhiai “Ringrazia la tua buona stella che ancora ti ha
permesso di respirare. Se mi sto controllando è per il semplice motivo che ci
sono persone che tengono alla tua insulsa
vita. Ma ti avviso, moccioso: se ti vedo a meno di cinquecento chilometri da
Bella non mi farò più scrupoli dallo staccarti gli arti con molta lentezza e
lasciarti morire dissanguato. E guai a te se proverai a comportarti in maniera
così barbara con una qualsiasi altra donna. Impara un po’ di rispetto per le
ragazze, schifoso maniaco!”
Conclusi la mia sfuriata con un
ringhio che lo fece quasi scoppiare in lacrime. “Vattene” gli intimai, e gioii
nel vederlo fuggire a gambe levate.
Appena non sentii più i suoi
pensieri mi voltai verso la mia stella, che era rimasta a guardare alle mie
spalle.
“Ciao ciao!” lo salutò
divertita, agitando la mano.
“Bella” la chiamai, ma
sorprendendomi lei rise e si lanciò contro di me cingendomi il collo.
Avvertii una scarica
attraversarmi la spina dorsale e propagarsi nel mio corpo sottoforma di piccoli brividi caldi. La sensazione di avere
Bella tra le mie braccia, completamente appoggiata al mio corpo, vestita o
meglio svestita in quella maniera
fece fare al mio ego un balzo di almeno tredicimila chilometri verso le stelle.
Come un ragazzino mi sentii entusiasta e stupidamente felice. Per non parlare
della tremenda scarica di eccitazione che mi attraversò il corpo.
Edward, il vampiro di centodieci
anni con il cervello e le reazioni di un moccioso di dodici.
Bella presentazione.
Ma, come si dice in gergo volgare,
non me ne poteva fregà de meno.
“Edward!” cinguettò Bella ancora
troppo su di giri “Allora Simon aveva ragione!”
“Su cosa?” chiesi contraendo la
mascella.
“Mi aveva promesso di farmi
vedere una cosa bella” disse abbracciandomi senza staccare gli occhi dal mio
volto.
Quel maledetto infame, chissà
cosa intendeva con “una cosa bella”…
anzi, lo sapevo bene, ma…
Aspetta! Io? Una cosa bella?
“E che cosa c’entro io?” chiesi in
un sussurro stupefatto, sentendo una strana sensazione del cuore che
ricominciava a battermi impazzito nel petto.
“Tu sei bello!” esplose in una
risata Bella, pizzicandomi le guancie “Bello, bello, bello, bello, bello! Sei
bellissimo!”
La fissai stupefatto e, come un
idiota, raggiante dalla felicità. Mi aveva appena definito bellissimo.
L’Edward dodicenne stava
ballando la quadriglia nella mia mente. Ecco fatto: ero da ricovero.
“Oh, beh… grazie” risposi. La
osservai: pupille grandi come piattini, lucide, guancie arrossate,
atteggiamento inconsueto. Oh-oh: questi, per gli umani, erano due dei primi
sintomi dell’ubriachezza.
Ma... un vampiro poteva
ubriacarsi?
“Bella, hai bevuto alcolici?”
chiesi, tentando di rimanere impassibile davanti al suo canto di sirena, e
soprattutto alle sue carezze tra i miei capelli (finti).
Bella non mi ascoltò, anzi,
soffiò contraria fissando la mia parrucca. “Uffa... questi fili fasulli!”
sbottò contro di loro, prendendola tra le mani e tirandola via. Mi tirò via
anche quella sottospecie di cuffietta e poi immerse le mani tra i miei capelli,
scompigliandoli.
“Eccolo qui! Il mio Edward!”
rise, continuando a giocare con i miei capelli e a trasmettermi mille brividi
caldi “Non mi piacevi biondo, sai? Meglio così!”
“Ehm... grazie” dissi,
imbarazzato e felice come un idiota. Ma quello che mi preoccupava era la sua
salute. Quindi, in quel momento, rinunciai al mio piacere personale e tolsi le
sue mani dai miei capelli bloccandole i polsi.
Mi fissò un secondo, interdetta,
e poi i suoi occhi si fecero ancora più lucidi. “Ho fatto qualcosa di
sbagliato? Non... ti piaceva?” chiese con voce lacrimosa.
Ecco fatto. Edward, il re degli
idioti, l’unico in grado di far piangere un angelo come lei.
“No, no, no! Mi piaceva, era”
Sublime “molto piacevole... ma Bella, dimmi, hai bevuto qualcosa? Alcolici,
magari?”
Sciolse la mia presa e si
allontanò di qualche passo, sorridendo. Si afferrò i lembi della sua gonna, che
scivolava sulle sue gambe come acqua, e fece due giri su sé stessa, in un
tintinnio di pailette, per poi fermarsi a fissarmi.
“E io? Io ti piaccio?” domandò
allegra.
Piacermi? Bella, tu scherzi. Sei
assolutamente divina, magnifica, angelica. Una visione troppo perfetta per
essere davvero reale. Non riesco a trovare neanche le parole per descriverti,
tanto sono folgorato dalla tua figura dannatamente stupenda. Sei sensuale, provocante,
aggraziata, e nonostante il tremore che provochi negli uomini sei del tutto
inconsapevole del tuo fascino.
Dio, se solo potessi...
“Sei stupenda” le sussurrai sorridendo.
Lei sembrò illuminarsi e si
avvicinò nuovamente a me, lenta e sinuosa come una tigre.
E ciao, ciao al mio ultimo residuo di razionalità, pensai con un
brivido non ben identificato mentre Bella portava le mani dietro il mio collo.
“Cosa fai?” mormorai rapito.
“Balli con me, Edward?” domandò
a bassa voce.
“Pensavo che non ti piacesse ballare”
replicai.
Mi sorrise. “Ma farlo con te è
stupendo”
Mentalmente iniziai a fare le
capriole per la felicità. Automaticamente si dipinse un sorriso sul mio volto,
mentre portavo le mani sulla sua vita.
“Ma non c’è musica” osservai
“Cosa balliamo?”
La sua espressione si fece
pensosa, mentre chiudeva gli occhi, forse nel tentativo di riportate alla mente
qualche canzone che le fosse gradita.
Lentamente, iniziò a muovere dei
timidi passi, sussurrando con voce angelica, soave, splendida.
[Celine Dion - Because You Loved Me lyrics]
A fine canzone, ridacchiò. “Beh,
forse sarebbe meglio usare il presente” mormorò “O almeno, sarebbe bello se
potessi farlo…”
Stavo per chiederle a cosa
alludesse, quando si strinse più a me. “Canta tu, Edward. Per favore, canta per
me, ora” mi chiese.
E io, suo umile schiavo, argilla
nelle sue mani, obbedii. Mi spremetti le meningi per riuscire a trovare qualche
canzone. E poi, proprio mentre cercavo quella più adatta a lei, mi ritrovai a
cantarne una…
[Robbie Williams-Angels]
Chiuse gli occhi sorridendo
dolcemente, mentre insieme danzavamo nell’aria fredda del parcheggio.
“…I'm loving angels instead…” conclusi soave, osservandole il viso,
che bagnato dalla flebile luna dimostrava quando davvero quella creatura che
stringevo tra le braccia era più angelo che donna.
Sorrise. “Hai una bella voce”
disse “Robbie Williams… è uno dei miei cantanti preferiti”
Fece un altro passo verso di me,
posando la fronte sulla mia spalla con un mugugno infastidito.
“Ti gira la testa?” le chiesi,
stringendola di più.
Scosse la testa, senza riaprire
gli occhi.
Mi beai del suo calore,
stringendola più a me. Sentendomi, finalmente, in pace. Completo.
Come solo con lei avveniva.
“Edward” mi chiamò dolorante “Mi
gira la testa. E mi fa male, tanto… qui, nel petto”
Si portò le mani sul cuore
facendosi sfuggire un gemito di sofferenza. Preoccupato, la sollevai portandola
verso la mia macchina; mi sedetti sul cofano con lei in braccio, cullandola.
Tremava, gemendo e continuando a
stringersi le mani sul cuore. Una lacrima le sfuggì birichina dai suoi occhi
d’oro, e angosciato glie la tolsi, continuando ad accarezzarle le braccia, il collo
e il viso per calmarla, mentre il suo respiro si faceva sempre più affannoso.
“Bella, che cos’hai?” chiesi
preoccupato.
“il cuore… qui… brucia” pianse
“Sembra che… che me lo stiano strappando via… fa male, Edward, fa tanto male…
sembra quando tu non ci sei… fa male!” esclamò piangendo.
“ssh, non piangere, stella,
calmati” le sussurrai angosciato “sono qui, non me ne vado, sono qui con te! Ma
tu devi fare dei respiri profondi, ora…. Stai tranquilla, Bella. Stai
tranquilla”
Nascose il viso nell’incavo del
mio collo, portando le braccia dietro di esso e stringendomi con forza. Io
continuai a cullarla, accarezzandole i capelli.
“Bella, come ti senti, ora?” le
chiesi preoccupato quando il suo tremore si attenuò fino a scomparire.
“Ti ho mentito, prima” mormorò
invece lei, nascondendo il volto nel mio collo. “Scusami”
“Su cosa?” chiesi.
“Ho bevuto. Tanto. Tanti
bicchieri. E lo sapevo… lo sapevo che stavo oltrepassando il limite. Però… però
continuavo. Perché così non soffrivo per te…”
“Per me?” chiesi. Cosa avevo
fatto di così orribile per costringere quell’angelo a farsi del male?
“Si” mormorò “Bevevo per
dimenticare, come dicono gli umani. Perché tu… tu… sei tu…”
“Non capisco”
“Direi che è colpa tua. Vorrei poterti dare tutta la colpa. Ma
non posso, perché sono io quella
sbagliata” disse con voce incrinata “Perché io so che non devo affezionarmi a
te, eppure mi ostino a ronzarti sempre attorno. Perché dovrei essere felice di
vedere che ti interessi alle altre ragazze, e invece mi sento soffocare,
morire. Perché dovrei causarti meno problemi, invece mi ubriaco per riuscire ad
ottenere la tua attenzione. Perché sono una schifosa ipocrita, che sa quello
che deve fare ma lo ignora. Perché vorrei poterti colpire forte, allontanarmi a
te, ma non ci riesco, perché sarebbe come strapparmi il cuore dal petto. Perché
tu… perché tu… perché non capisco niente. Mi confondi… Mi fai stare male e bene
nello stesso tempo. Perché sei strano, e non ti capisco, eppure lo vorrei. E ho
paura. Di te, di me, di tutta questa illusione che presto finirà. E l’unica che
resterà scottata sarò io. E ho paura perché non ti rivedrò più, e tu farei
qualche sciocchezza, e ti metterai con Lauren perché io non sono nessuno e…”
“Ssh, ma che cosa stai dicendo,
Bella?” la zittii dolcemente frenando il suo fiume di parole. “Non dire più una
cosa del genere. Non è vero che tu non sei nessuno. Tu sei la mia Bella, hai
capito?” ridacchiai toccandole la punta del naso “E nessuno resterà scottato,
perché questa non è illusione, è realtà. E non finirà mai. Mai. Farò in modo io
che duri per sempre. E se mai ti balenasse in mente l’idea di allontanarti da
me, te lo impedirò io. E se proprio non ce la farò, allora ti seguirò in capo
al mondo, perché mi risulta molto… difficoltoso, starti lontano. Troppo
difficoltoso”
Un sorriso timido le illuminò il
volto. “Ti avrò appiccicato per l’eternità?”
“Mi dispiace per te”
Si riaccucciò tra le mie braccia.
“Non.. è giusto” sussurrò “Io… tu non devi farlo. Non devi. Io non ti voglio condannarle
per un mio capriccio. Io…”
“Io voglio farlo, Bella” le dissi
deciso “Voglio stare con te, voglio proteggerti. E credimi, nessuno, nemmeno te
stessa, sarà in grado di impedirmelo”
Tacemmo entrambi, io mordendomi
la lingua per essermi esposto troppo.
Provavo… confusione. Molto,
molta confusione. Era un turbinio di emozioni che non avevo mai provato prima,
e che mi faceva sentire strano. Ma anche tanto, tanto in pace con me stesso...
Lei non rispose, né mosse un
muscolo. Sentivo il suo fiato fresco sfiorarmi la pelle del collo.
Continuai ad accarezzarle le
braccia, coprendola con il mantello.
“Edward?” mi chiamò dopo un po’.
“Si?” le risposi dolcemente.
“Sono stanca…”
“Vuoi andare a casa?” le
proposi. Che bimba che era, così dolce, così fragile. Così mia.
Scosse il capo. “Mi fai
addormentare?”
“Come?” chiesi divertito.
“Cantami qualcosa… se ti va”
“Come comanda, signorina” risposi.
Mi piaceva da matti quella
sensazione. Sentirla così, abbandonata e fiduciosa tra le mie braccia, bearsi
del suo calore, cantarle canzoni romantiche… mi piaceva da matti. Mi piaceva,
mi piaceva troppo quel ciclone di sensazioni per volervi rinunciare.
Forse avrei dovuto interrogarmi
sul discorso affrettato e confuso di Bella.
Forse avrei dovuto interrogarmi
su quel turbinio di emozioni che mi stava esplodendo nel cuore.
Forse avrei dovuto interrogarmi
su quei maledetti pensieri che mi stavano fracassando le meningi.
Forse avrei… dovrei…potrei…
Staccai la spina.
Niente contava più.
Niente, tranne il centro del mio
universo, che riposava tra le mie braccia, fiduciosa.
E che per niente al mondo avrei
abbandonato, o deluso.
Perché lei era Bella.
La mia piccola stellina.
La mia bimba.
Così, stringendola al mio petto
e osservandole il volto disteso dalla quiete del sonno, vegliai la mia stellina
mentre scivolava nel mondo dei sogni, pregando perché potessi farlo per tutte
le notti a venire con la stessa pace che le disegnava i tratti del volto.
E mai parole furono più adatte
di quelle di Phil Collins, con cui accompagnai la mia Isabella nella pace del riposo.
“Sogna, mia piccola stella”
sussurrai “Sogna”
E con il più delicato dei
tocchi, le sfiorai la fronte perlacea con le labbra.
Isabella sorrise, e io mi sentii
tremendamente, inspiegabilmente felice.
[Phil Collins - One More Night]
(Vestito)
Bella http://cgi.ebay.it/DANZA-DEL-VENTRE-COMPLETO-3PZ-TURCHESE-DANSE-ORIENTALE_W0QQitemZ250465087836QQcmdZViewItemQQptZLH_DefaultDomain_101?hash=item3a50e1f15c&_trksid=p3286.c0.m14
Alice: http://www.sinderellas-shrine.co.uk/ekmps/shops/sinderella/images/moulin_rouge_costume_m_s.jpg
Rosalie: http://www.piratecostumeideasonline.com/wp-content/uploads/2009/08/sexy-vixen-pirate-wench-adult-pirate-costume3.jpg
Emmett: http://www.labottegadelteatro.it/costumi/epoca/foto_epoca/Moschettiere.jpg
Jasper: http://www.fedrotriple.it/agg_ago2003/Fonzie1.jpg
Edward:
http://netanya.files.wordpress.com/2009/08/legolas_logo.jpg
L'angolino che vorrei:
1) Lo so, non sono le scorse 20 pg e rotte, sono solo 18, ma
almeno sembra che si stiano dando una svegliata questi due... sembra!
Cmq, scrivendo questo capitolo, mi è venuta la passione per la
danza del ventre. E, aggiungerrei un purtroppo, ho ritrovato la mia
parte romantica. E ho scoperto Robbie Williams. XD Vi è
piaciuto? O come al solito ho esagerato? Fatemi sapere.
2) New Moon. L'ho visto due volte. Fatto, secondo me, assolutamente
meglio del primo - Jasper e Carlisle (almeno quando era dai Volturi)
avevano capelli decenti! - è stato incredibile. Gli attori si
sono veramente impegnati questa volta, e a Victoria hanno fatto una
tinta niente male. Le lotte sono state molto realistiche... E I LUPI
SONO TROPPO PUCCIOSI!!! Li adoro! Cmq piccolo neo NON LEGGETE SE NON
VOLETE CHE VI ROVINI IL FINALE!!!!!!!!!!! All'ultima battuta di Edward,
quando lui le fa la dichiarazione che ogni donna si sente di sentire,
per TUTTE E DUE LE VOLTE CHE l'ho vsto, quando ha detto "Sposami", sono
scoppiata a ridere. Ho riso come mai in vita mia, tanto che avevo le
lacrime agli occhi. La sala mi ha guarato MOOOOOOOOOLTO MALE.... ma
è più forte di me!
3) Numeri. Abbiamo raggiunto le 47 recensioni a capitolo. Se riusciamo a raggiungere le trenta entro questa settimana, vedrò di postare domenica prossima!
I coraggiosi che mi hanno messo
tra i preferiti, i nuovi arrivati e quelli che resistono: Grazie.
Grazie, grazie, grazie infinite, miei splendidi angeli, ormai
saliti a 341; che la vostra luce continui a farmi da guida.
Le stelle che seguono e vegliano costantemente su di me:
silenziose, dolci e indispensabili anche se intangibili, mille grazie a voi, 111
stelline mie.
I
supereroi che mi hanno messo tra gli autori preferiti.
I
tantissimi che continuano a seguirmi in silenzio,
come Protettori.
E a tutti quelli che mi mandano mail, e a cui chiedo di avere
pazienza, perché non sono proprio un fulmine nel rispondere.
Come contattarmi:
Rinnovo il mio indirizzo mail/msn.
Marzia-mooblight@hotmail.it
Ziveri.ma@tiscali.it
In corso
(Twilight)
Solo grazie a
te
Cullen's Memories
The Nessie's
Sister
New Moon - La
Custode delle Anime
Nella Gioia e
Nel dolore
≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈
Prossima
Pubblicazione
(Twilight)
Sei
tutti i Miei Domani
Jin&Jang: Story of a Doctor and a Warrior
Hakuna Matata
(Sailor Moon)
My Best Friend’s Love (UsaxSeiya)
(Harry Potter)
The Marauders Girl
Spoiler - Confession... in a sunshine day.
"Domani non andremo a scuola!" cantò Alice assalndo Jasper "Che dici, Jazz, andiamo a fare un bagnetto?"
"Perchè non dvremmo andare a scuola?" doomandò Bella confusa
"Come tutte le previsioni del
tempo, anche Alice è bislacc... AHIA! ALICE!" esclamò
Emmett massaggiandosi le costole che, a giudicare dal rumore, Alice gli
aveva rotto.
"Domani ci sarà il sole Bella" le spiegai dolcemente.
"Ah" disse, atona. Ci fissò curiosa "Allora è vero che il sole ci scioglie?"
scoppiammo a ridere di cuore. Ma piano piano le risate si estinsero, notanto che quella di non s univa al nostro coro.
La mia piccola stella ci fissava rossa in volto, mortificata. Sgranammo gli occhi.
"Davvero non ne sai nulla?" chiese mio padre, in un misto sta sgomento e orrore.
Bella chinò il capo e
andò verso la finestra, fissando il paesaggio, gli occhi lucidi.
"A Volterra... mi hanno solo detto che è proibito esporci alla
luce del sole" disse atona "Non... era previsto che io potessi mai
vederlo"
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Capitolo 28 *** Confession... in a sunshine day ***
bella ampire 27
Sono tornata!
Ho esaurito le scuse, quindi, le
mettiamo da parte.
Il capitolo che vi affido è stato
scritto con il cuore on mano. Non vi anticipo nulla, vi dico solo che secondo
me è il più bello che abbia mai scritto. Mi ci sono impegnata veramente,
veramente molto, è per me è molto importate ricevere critiche – bello o brutte
che siano – su di esso. Mi fido di voi e del vostro giudizio. Spero solo che vi
possa piacere tanto quanto a me è piaciuto scriverlo.
ATTENZIONE!!!!!!!!!
Prima di lasciarvi alla storia
vorrei che prestaste attenzione ad un problema molto grave che è già troppo spesso su EFP.
IL PLAGIO. Se c’è una cosa che non posso tollerare, come scrittrice e come
persona, sono quegli esseri che, con un semplice copia e incolla, pubblicano
SENZA AUTORIZAZZIONE DEGLI AUTORI E PRENDENDOSENE IL MERITO, costringendo scrittori
di enorme talento a decisioni estreme. Sto parlando del caso di STUPID LAMB, che ha dovuto cancellare la sua
fantastica storia, o, caso recentissimo, quello di LUISINA,
che è stata costretta a concludere “TI VA DI BALLARE?” senza gli extra che
aveva in mente di scrivere.
Ora, mi chiedo, PERCHE’ SI DEVONO PORTARE GLI AUTORI A GESTI COSI’
ESTREMI?
NON VI BASTA IL LORO
NO? DOVETE PER FORZA COSTRINGERLI A MISURE DRASTICHE, PRIVANDO ANCHE I LETTORI
DEL PIACERE DI POTER LEGGERE LE LORO STORIE? NON AVETE UN PO’ D’AMORE PER I
RACCONTI CHE VI HANNO RAPITO IL CUORE?!
Ovviamente la mia rabbia non va a
voi personalmente, mie/i care/i lettrici/lettori.
Faccio presente che
le mie FF si trovano solo su EFP. Se le trovate altrove, vi prego di
avvertirmi.
Grazie a tutti in anticipo.
Confession… in a
sunshine day.
Edward’s pov.
Sono un completo imbecille.
Ripetevo queste parole come un
mantra mentre, sdraiato placidamente sul divano della mia stanza, gli occhi
chiusi e il respiro lento e pesante, tentavo di rilassarmi e placare quel
turbinio irrequieto che mi sconvolgeva l’animo da tre giorni, ormai. Ma niente,
neanche le note leggere della mia adorata musica riuscivano a calmarmi.
Erano tutto il giorno che
tentavo di trovare un genere che riuscisse a placare il mio animo, passando dal
rock al pop, dall’evil-metal al jazz, dal blues ai grandi maestri della musica
classica, ma nulla, era tutto inutile. Nessun genere sembrava adattarsi o
riuscire a placare la mia agitazione.
“Perché così non soffrivo per te…”
Chiusi gli occhi tentando di
scacciare la voce sofferente del mio angelo.
Mi sforzavo di rimembrare cosa
mai avessi fatto quella dannata sera per indurre la ma dolce stellina a farsi
del male.
Il suo tono era angosciato,
tormentato da qualche demone che ero impossibilitato ad affrontare e
sconfiggere. E ciò mi faceva stare malissimo. Non poterla aiutare, essere solo
un semplice spettatore del suo dolore era un qualcosa che mi lacerava nel
profondo, provocandomi un’angoscia pari solo a quella che avvertivo stando
lontano da lei.
Portai un braccio a coprirmi
stancamente la fronte, esausto da tutto quel caos che mi regnava nella mente.
“Io voglio farlo, Bella. Voglio stare con te, voglio proteggerti. E
credimi, nessuno, nemmeno te stessa, sarà in grado di impedirmelo”
Azzardate.
Parole assolutamente azzardate
dette da un completo imbecille.
Bella non sembrava… Storsi la
bocca in un’espressione dolorante. Bella non sembrava intenzionata a stare in
mia compagnia, approfondendo quel... legame?, si, quel legame che sentivo si
stava creando tra noi.
Ero un completo idiota. Me ne
sarei dovuto accorgere prima.
Ma io ne avevo bisogno. Non
riuscivo a farne a meno, a trovare la forza per… starle lontano. Neanche se
questo era il suo desiderio.
Non avrei mai dovuto…
Fare cosa? Conoscerla? No,
questo mai. Bella era la cosa migliore, la luce che ormai illuminava la mia
esistenza altrimenti buia e lugubre. Era solamente un bene che fosse entrata
nella mia vita.
Ma allora cosa? Cosa diavolo mi stava sconvolgendo tanto?
Quale demone si era impossessato delle mie membra sconvolgendo la mia esistenza
in modo totale e indelebile?
Sconvolgendo la mia vita… in
meglio o in peggio?
Riflettei, chiudendo gli occhi.
Paragonai un secolo di esistenza con gli ultimi due mesi di non-vita.
Ora, con Isabella al mio fianco,
si era spalancato dinnanzi ai miei occhi un mondo nuovo, diverso. Era come se
un abile restauratore avesse ripulito un’antica tela, togliendogli strati di
sporcizia e polvere, ridonando colore e luminosità al paesaggio, risaltando
ogni figura, dalla più piccola alle principali. La mia visione del mondo si era
tramutata da quando avevo posato gli occhi sulla sua sensuale figura. Le mie
emozioni si erano intensificate, nuovi particolari mi erano stati rivelati, e
nuove emozioni prepotenti si affacciavano nel mio cuore, dando vita a una
schizofrenia (ridacchiai al termine con cui la mia famiglia chiamava il mio
umore mutevole) che faticavo a gestire.
Il mio umore dipendeva
totalmente da quello dalla mia stellina. Con una parola, un gesto o una
semplice occhiata era capace di farmi sprofondare nella desolazione più cupa o
elevarmi alle vette del cielo.
E ciò mi creava non poca
confusione.
Perché? Perché, maledizione, dipendevo così tanto da lei?
Che accidenti mi aveva fatto?
Un leggero ringhio iniziò a
salirmi dal petto: odiavo, odiavo, odiavo
dipendere da qualcosa o qualcuno. Non esisteva emozione che potesse dominare la
ragione. Non esisteva emozione che potesse dominare me.
L’ossessione era solo una
debolezza, e andava eliminata. Rendeva deboli.
Il mio raziocinio mi consigliava
di rimuovere quella dannata fissazione nei suoi confronti.
Ma poi… inevitabilmente, come
ogni volta che ci pensavo, la sua figura radiosa mi danzava davanti agli occhi,
incantandomi con le sue movenze, ammaliandomi con il suo canto.
Come potevo rifiutare una simile
creatura celeste?
Un così delicato dono del cielo?
Privarmi di Isabella sarebbe
stato come privarmi dei sensi; avrei continuato a vivere, certo, ma senza poter
apprezzare nulla del mondo che mi circondava. Sarei stato un pezzo di carne che
si muoveva, nulla di più.
Il solo pensiero era atroce;
sentivo crescere in me un enorme senso di angoscia, di impotenza e paura alla
sola idea di non averla più al mio fianco. E quella voragine che solo una volta
avevo provato in vita mia tornava a bruciare nel mio cuore, lasciandomi
boccheggiante in balìa del dolore.
Un lungo sospiro sfuggii dalle
mie labbra, ma l’angoscia rimase nella mia mente.
I punti da chiarire ormai si
riducevano a due:
- Quale maledetta emozione stava sconvolgendo così tanto
il animo?
- Come dovevo comportarmi al riguardo?
Un sorriso mi sfuggì dalle
labbra mentre le note della radio – avevo abbandonato i CD per passare alla
radio, forse la scelta casuale dei dj umani avrebbe lenito un po’ il mio mal di
testa – riempivano la stanza.
“Quale ironia…” sussurrai, con
le note di “One more Night” a coprirmi
la voce.
Ecco un punto terzo da chiarire:
il mio nuovo lato da tredicenne romantico.
Non che fossi del tutto privo di
un briciolo di romanticismo e dolcezza, riducendomi veramente ad un automa di
ghiaccio, ma in questi due mesi un po’ troppo spesso mi ero sorpreso a vedere
il mondo attraverso spesse lenti rosa, quasi come Emmett durante anniversari della
sua vita sentimentale.
“Sto davvero diventando matto…”
sospirai passandomi una mano tra i capelli.
“QUESTO MALEDETTISSIMO AGGEGGIO
DEL CAVOLO!!”
L’urlò furioso e melodico di
Bella si sovrappose alle note tranquille che danzavano dell’aria.
Aprii gli occhi sorridendo
dinnanzi alla sua esclamazione furiosa, immaginandomi le sue morbide guanciotte
gonfie per la frustrazione, colorante di quel rosso tanto impossibile da
trovare nella nostra razza quanto delizioso sul suo volto.
Come un marinaio ipnotizzato dal
canto delle sirene, mi alzai con un sorriso e, dopo aver spento lo stereo, raggiunsi
la sua camera. Bussai sul legno chiaro e non ricevendo risposta, mi arrischiai
ad entrare.
“Bella?” la chiamai
educatamente, mettendola testa nella sua camera per vedere dove fosse.
Non trovandola con lo sguardo, feci
qualche timido passo dentro il suo ambiente, chiudendomi la porta alle spalle.
Mi girai verso la porta del bagno e intravidi la sua figura seduta sul
pavimento che sibilava come un cobra infuriato, con aria tutt’altro che calma e
pacifica.
Sorridendo, mi avvicinai e mi
appoggiai allo stipite della porta del bagno per osservare la sua occupazione e
il motivo dell’urlo.
Era seduta a gambe incrociate al
centro del bagno, di fronte alla sua enorme vasca a cui, notai, erano state
apportate alcune modifiche, come ad esempio una consolle munita di decine di
tasti colorati, sospesa a mezz’aria.
Probabilmente era quella la causa
della frustrazione di Bella.
Mi avvicinai ancora un po’ e
notai che reggeva tra le gambe un grosso e pesante manuale di fitte
indicazioni, mentre ai suoi piedi due pesanti vocabolari aperti facevano bella
mostra di sé.
“Ma tu guarda questi… si vede
proprio che non hanno niente da fare” brontolava acida, sfogliando con furia le
pagine “Riescono a rendere complicato persino farsi un bagno… un bagno! Ma si può sapere che accidenti
ci devo fare io con la cromoterapia? O l’aromaterapia? Maledizione!”
Mi coprii la bocca con una mano
per evitare di riderle in faccia, o meglio, alle spalle.
Povera la mia piccola! Certo che
i miei fratelli glie ne combinavano di tutti i colori!
“Allora…
vediamo un po’… <<Lägg in lösenord och sedan press de
viktigaste mörka grön i den övre vänstra att inleda aromatherapy*>>”
lesse stentata tentando di dare una intonazione. Finita la lettura,
stette un attimo in silenzio contemplando la pagina, perplessa.
“... aromaterapia. Ok. Una parola l’ho capita, forse. Le
altre diciassette no” si lamentò portando il manuale a coprirle la faccia “Ma
come faccio io a farmi un bagno? A casa mia era così semplice… giravi la
manopola e usciva l’acqua calda!”
Non ce la feci più davanti a
quel tono imbronciato. Scoppiai fragorosamente a ridere, facendola sobbalzare e
voltare verso. Davanti all’immagine di me ridente e appoggiato al lavello per
le troppe risa, sul suo volto fece capolino l’espressione indignata e offesa che
avevo immaginato, facendola assomigliare a un gattino arrabbiato.
Era troppo tenera e buffa così,
tanto che non riuscii a evitare un’altra ondata di risate.
Piccola stella mia, ma quanto ti
adoro?
Ma a quanto sembrava Bella non era
del mio stesso avviso, visto i lampi d’oro che mi lanciarono i suoi occhi.
“Certo, ridiamo pure!” sbottò
acida, arrossendo “Tanto sto qui per divertimento… maledetti Cullen, tutti
uguali, causano solo problemi!”
“Ehi!” esclamai, fingendomi
offeso “Io non fatto nulla. Se mi ritrovo per fratelli quattro demoni malefici
è solo per uno scherzo crudele del destino”
Sbuffò, tentando di nascondere
un mezzo sorriso. “Quindi non c’entri nulla con quell’accrocco infernale?”
disse indicando la console senza reprimere un accenno di rabbia.
Scossi il capo. “Credo che sia
stato un pensiero carino. Per gli altri, intendo” dissi con un sorriso
sedendomi al suo fianco.
“Per me no di sicuro” sbuffò
“Guarda! Guarda cosa mi tocca fare per farmi una semplicissima doccia! Ma voi
Cullen provate piacere a complicarvi l’esistenza, o vi date a del sano
masochismo per trascorrere il tempo?”
Scoppiai a ridere dinnanzi al
suo malcontento. “Qual è il problema?” le domandai mostrandomi gentile per non
scatenare ulteriormente le sue ire – il suo labbro superiore arricciato mi avvertì
di quanto fosse vicina a perdere il controllo.
Mi lanciò il manuale con
malagrazia. “Tieni! Vediamo se ci riesci tu
a far partire questo trabiccolo” sputò acida incrociando le braccia al petto e
fissando con odio la console.
Osservai per un attimo le parole
del manuale, sfogliandolo da cima a fondo. “Mi spiace” decretai con un sospiro
“Non conosco lo svedese. Le mie conoscenza linguistiche si limitano a spagnolo,
francese, italiano, portoghese, greco antico, latino, aramaico e arabo”
“Maledizione! Possibile che non
servi a…” sbottò furiosa, prima di voltarsi verso di me stupita “Quante lingue
hai detto che conosci?!”
“Nove con l’inglese” risposi
alzando le spalle.
Mi fissò a bocca aperta,
facendomi scappare un sorriso. Delicatamente portai una mano sotto il suo mento
e le feci chiudere quei due boccioli rossi. “Ti entrano le mosche” la presi in
giro.
“Fai schifo!” esclamò dandomi un
leggero pugno sul braccio.
“Lo so, sono il migliore” mi
pavoneggiai “Avrò pur dovuto impiegare il tempo, in questo secolo, no?”
I suoi occhi si fecero tristi
all’improvviso, spostandosi poi nuovamente verso la doccia. “E già, avrai
dovuto…” mormorò.
“Bella…?” la chiamai, poggiando
la mano sulla sua spalla. Che le era preso?
Si voltò verso di me con un sorriso.
“Ma non potevi dedicarti a studiare l’elettronica?” disse cambiando argomento.
Non ero io quello schizofrenico? “Vedrò di rimediare” dissi
perplesso.
“Uffa! E io ora dove vado a
lavarmi?”
“Nel mio bagno c’è spazio per
due”
Pessima, pessima, pessima scelta
di parole facilmente equivocabili.
Nonostante né le mie intenzioni né
tanto meno il tono con cui avevo pronunciato la frase contenevano malizia,
non potevo non accorgermi che quella
frase era facilmente fraintendibile. Infatti: gli occhi di Bella si allargarono
come piattini e le sue morbide guance vennero pervase da un rosso intensissimo.
Mi vergognai come mai in vita
mia.
“Cioè, no, non in quel senso…
nel senso se ti va… no! Cioè… se vuoi puoi… puoi usare il mio bagno. Da sola,
non con…” biascicai nel panico, evitando di guardarla. Mi morsi il labbro
inferiore fissando le piastrelle del pavimento, tentando di evitare il suo
sguardo.
Che. Tremenda. Figuraccia.
“Ehm, Edward… grazie però… non credo
sia… sia il caso” mormorò fissando anch’essa il pavimento, scarlatta in volto
“Credo che userò il bagno di Alice…”
Annuii imbarazzato, senza avere
il coraggio di guardarla.
Rimanemmo così in silenzio,
sentendo il vento freddo entrare dalla finestra. Sbirciai nella sua direzione e
la vidi concentrata verso il davanzale del bagno, porpora in viso. Dovevo
spezzare quel silenzio.
“Allora, ehm… ti sei divertita
alla festa?”
Argomento idiota. Come si può
essere divertita se l’ho trovata ubriaca e ha quasi rischiato di farsi
violentare?
Bella trasalii, per poi voltarsi
a fissarmi senza lasciar trasparire nulla dai quei suoi occhi d’oro.
“È stata… bella” disse,
ponderando bene le parole “Anche se non riesco a togliermi dalla mente One more Night…”
Lascia cadere con un tonfo
pesante il manuale, sentendo la vergogna tornare prepotentemente.
La canzone che le avevo cantato.
Si ricordava della canzone che le avevo cantato io…
“Però non mi ricordo dove
l’abbia sentita” disse portandosi l’indice all’angolo della bocca, pensierosa.
Dio, avevo una voglia matta di baciare quel piccolo, morbido polpastrello.
“Tu lo sai Ed?”
“Eh?” mi riscossi, tornando a
fissarle il volto.
Mi scrutò. “Hai gli occhi neri”
disse “Strano, siamo andati a caccia ieri…”
“Non preoccuparti” tossicchiai “Dicevi?”
“Non mi ricordo come sono tornata a casa”
“Ti ho portato io” risposi “Ti
sei addormentata e ho ritenuto opportuno portarti a letto”
Invece di farti morire di freddo nel parcheggio, aggiunsi mentalmente.
Mi sorrise. “Grazie” disse “Cosa
farei senza di te”
Le sorrisi, raggiante.
“Ammettilo: saresti persa senza di me”
Arrossì. “Credo proprio di sì”
pigolò piano.
“EHI, CIP E CIOP! SCENDERE! DI
CORSA!”
Bella sobbalzò all’ordine aspro
di Alice, giunto dal piano di sotto. Io mi limitai a fissare le mattonelle
esasperato. Tutta questa scena per dirci
che domani ci sarà il sole?, pensai.
“È successo qualcosa?” chiese
Bella fissandomi.
“VI SUCCEDERA’ SE NON SCENDETE
IMMEDIATAMENTE!” rispose lei.
“Mamma mia, che rompiscatole!”
sbuffai alzandomi “Un metro e un tappo di insopportabile iperattività!”
“Ehi!”
Bella ridacchiò mentre uscivamo
dalla sua stanza raggiungendo il salotto in un secondo.
“Spero per te che abbia deciso
di togliermi quell’affare diabolico dal bagno, perché se non riuscirò a farmi
una doccia come si deve entro stasera, ti vengo a cercare” esclamò
all’indirizzo della mia adorata
sorellina.
“Quella ti servirà. E poi puoi
sempre accettare la proposta di Edward” rispose continuando a sfogliare la sua
rivista.
Inciampai nell’ultimo scalino.
“Edward!” mi rimproverò Rosalie.
“Dai, fratello! Ma allora non
sei im…” esclamarono i miei fratelli.
“Tacete, stupidi!” li bloccai
con un ringhio, per poi voltarmi verso i miei genitori “E voi, non fate quelle
facce: ho solo proposto a Isabella di usufruire del mio bagno visto che quel
mostriciattolo alto meno di un puffo le ha stravolto il suo”
Peccato. Fissai basito i miei genitori, dai quali era partito
questo pensiero.
“P-perché ci avete chiamato?”
mormorò Bella.
“Perché canale Cullen –
previsioni bislacche a tutte le ore, deve dirci qualche cosa” disse Emmett.
“Se sono i nuovi numeri del
lotto, scrivili da qualche parte che ora non posso farlo io” disse Rosalie
concludendo la sua manicure.
“No, no, meglio!” ridacchiò
Alice.
“Le mie quote stanno salendo?”
chiese Jasper.
“Possibile che abbia dei figli
così venali?” sospirò Carlisle da sopra la cartella che stava leggendo.
“Che vuoi farci, con tutto
quello che spendono dovranno pur far rientrare qual cosina” replicò Esme prima
di sedersi al suo fianco.
“Soprattutto dopo il blocco che
hai imposto loro” sghignazzò Carlisle.
“Farci spendere solo diecimila
dollari al mese è una crudeltà” piansero quei quattro.
“Immagino il dolore” ripose Esme
“Ma i soldi non crescono sugli alberi. Se ne volete altri, andate a lavorare”
“Che genitori crudeli!”
“Comunque, non era di questo che
ci volevi parlare, Alice” dissi riportandoli all’ordine
“Domani non andremo a scuola!”
cantò Alice assalendo Jasper “Che dici, Jazz, andiamo a fare un bagnetto?”
“Perché non dovremmo andare a scuola?” domandò Bella confusa.
“Come tutte le previsioni del tempo, anche Alice è bislacc... AHIA! ALICE!”
esclamò Emmett massaggiandosi le costole che, a giudicare dal rumore, Alice gli
aveva rotto.
“Domani ci sarà il sole Bella” le spiegai dolcemente.
“Ah” disse, atona. Ci fissò curiosa “Allora è vero che il sole ci scioglie?”
Scoppiammo a ridere di cuore. Ma piano, piano le risate si estinsero, notando
che quella di Bella non si univa alle nostre.
La mia piccola stella ci fissava rossa in volto, mortificata. Sgranammo gli
occhi.
“Davvero non ne sai nulla?” chiese mio padre, in un misto sta sgomento e
orrore.
Bella lo fissò per un interminabile secondo. Ogni emozione che aveva pervaso i
suoi occhi fino a quel momento sembrò svanire di colpo, lasciando solo una
fredda lastra d’oro. Si voltò rigida e andò verso la finestra, fissando il
paesaggio. “A Volterra... mi hanno solo detto che è proibito esporci alla luce
del sole” disse atona “Non... era previsto che io potessi mai vederlo, quindi
non mi era dato sapere altro”
Mi irrigidii, scioccato e
furioso.
Come avevano osato…? Come avevano osato?
Lasciarla vivere nell’ignoranza,
convincerla che mai avrebbe potuto uscire da quella fogna, farle credere di
essere un’orribile mostro, un’arma da usare solo in caso di necessità! Era un
abominio!
Chi si credevano di essere,
quegli spocchiosi, quei…
Strinsi i pugni.
Glie l’avrei fatta pagare. Oh sì,
quanto era vero il sole nel cielo, li avrei bruciati tutti dopo avergli fatto
patire le pene dell’inferno, dieci mila volte più terribili e dolorose di
quelle che avevano inferto alla mia stella.
La mano gentile di mia madre si
intrecciò alla mia, facendomi alzare lo sguardo su di lei.
Calmati, pensò gentilmente, Non
dar libero sfogo alla fantasia. I progetti sanguinari di morti violente non ti
porteranno a nulla. Pensa piuttosto a un bel modo per far scoprire a Isabella
questo nostro nuovo aspetto.
Annuii lentamente, scrollando la
testa per trovare un minimo di calma. Lei mi strinse un attimo la mano, e poi
lasciò la presa.
Una buona idea… come potevo
stupirla?
Mostrale il segreto della nostra
razza… segreto…
Raggiunsi l’illuminazione, e
Alice lanciò il suo urletto entusiastico facendo sobbalzare gli altri, ancora
intenti a riassorbire lo shock della notizia di Bella.
“Ottima idea, roscio boy!” si
congratulò “Allora ti ho influenzato con il mio buon gusto, eh?”
“Ti piacerebbe” replicai.
Carlisle inarcò un sopracciglio,
fissandoci perplesso.
Io rivolsi un sorriso a Bella,
che ci osservava apatica. Tentai di trasmetterle il mio entusiasmo, ma sembrava
un’impresa inutile. Mi avvicinai a lei sorridendo, mentre gli altri tornavano a
parlare tra loro, probabilmente per fingere di lasciarci un po’ di privacy.
Sapevo benissimo che erano attenti ad ogni singola parola.
“Bella, domani mi piacerebbe
portarti in un posto” le dissi fermandomi di fronte a lei. Le presi una mano,
incapace di trattenermi dal cercare un contatto con lei “Mi farebbe molto
piacere se accettassi il mio invito. E poi, sono certo che una ragazza
dall’inesauribile curiosità come te stia morendo dalla voglia di vedere cosa ci
succede al sole, giusto?”
Un tremito scosse il corpo di
Isabella. La testa di Jasper scattò immediatamente nella nostra direzione.
Edward, è terrorizzata!, mi comunicò allarmato.
Cosa avevo combinato, adesso? Me
e la mia boccaccia!
Le posai una mano sulla guancia,
facendole voltare il capo verso di me. Il suoi occhi d’oro erano lontani, persi
in qualche lontano ricordo. Un ricordo doloroso e terrificante, a giudicare
dall’espressione sconvolta che aveva in viso.
“Bella” la chiamai mortificato. La mia voce sembrò riscuoterla.
Rinchiuse nuovamente i suoi veri sentimenti dietro quello sguardo apatico e
insofferente, rendendo i suoi occhi imperscrutabili, lastre dure e lontane,
pugnalandomi.
Edward, distraila, mi suggerì Carlisle, Non permetterle di tornare con la mente a ricordi dolorosi. Tienila
legata a te.
Ignorai la fitta la petto e mi
rivolsi nuovamente a lei, tentando di restare tranquillo. “Allora? Ti
piacerebbe trascorrere la giornata in mia compagnia?”
Sulle sue labbra sbocciò un
accenno di sorriso. Si liberò dalla mia presa con dolcezza, carezzandomi per un
attimo il dorso della mano. “Si, mi piacerebbe molto” rispose. Poi si voltò
verso gli altri. “Beh, allora io torno a combattere con la console. Chissà
che non riesca a vincerla io, sta volta”
Scomparve volando verso le
scale.
La fissai impotente,
preoccupato.
Mi andai a sedere al pianoforte
senza alzare il coperchio.
Ancora una volta non ero in
grado di aiutare la mia stellina.
Ancora. Una. Maledettissima. Volta.
Bella’s pov.
“… E mai, mai un vampiro deve
esporsi al sole. Pena, la morte”
Ansimai stremata, incapace di sopportare ulteriormente quel dolore
atroce.
Le catene infuocate di qualche resistente lega di loro invenzione mi
stringevano dolorosamente i polsi e le caviglie, bruciandomi con il loro calore
insopportabile. Come se non gli bastasse torturarmi con il fuoco, il ferro mi
trasmetteva irregolarmente lunghe scariche elettriche ad alto voltaggio.
Era un dolore assurdo. Nonostante il mio corpo potesse resistere a
questo senza morire, erano ormai quattro mesi che continuavano a torturarmi.
Questo metodo, per me, era una pausa. Per loro, un test per provare la mia
resistenza.
Fissai con odio quegli uomini, quei maledetti stronzi che avevo
davanti, circondati dai loro paggetti. Li odiavo. Li odiavo, odiavo, odiavo con tutta me stessa. Erano loro i miei
carcerieri, erano loro i colpevoli di tutto.
La mia rabbia crebbe a dismisura. I miei sentimenti erano
incontrollabili, crescevano e scoppiavano improvvisi, facendomi perdere la
ragione.
“Perché sei una neonata” mi aveva detto quel… maledetto vampiro.
Erano quattro mesi – mi avevano confessato ridendo – quattro mesi che
ero lì, alla loro mercé. Quattro mesi che soffrivo come un cane perché non mi
piegavo alla loro volontà come tutti quegli idioti che li seguivano baciando la
terra dove camminavano.
Non mi sarei mai piegata a
loro.
“Mi hai capito, Isabella?” mi chiese l’albino, Caius.
Un’altra scarica mi trapassò la spina dorsale, facendomi inarcare la
schiena e lanciare un urlo di dolore. Quando passò ricaddi su me stessa, rimanendo
in piedi solo grazie alle catene. Boccheggiando, alzai il capo e li fissai con
odio.
Caius mi prese con rabbia il mento tra le mani. “Mi hai capito?”
Gli sputai in faccia, scoprendo i denti.
Un secondo dopo, due pugni in pieno stomaco mi fecero gemere dal
dolore. Caius mi prese per i capelli ringhiando mentre Corin mi colpiva
nuovamente con una ginocchiata.
Mentre avvicinava il mio volto al suo, notai lo sguardo sorpreso di una
delle guardie, un ragazzo di diciassette anni, avvenente. Alec. Il paggetto di
Aro.
Mi fissava stupito, meravigliato quasi.
Una risata allegra interruppe il ringhio di Caius.
Aro batteva le mani, contento, come se stesse assistendo a una scena di
qualche rappresentazione teatrale.
“Fratello, placa il tuo animo bellicoso” disse mettendo la mano sulla
spalla dell’albino. “La nostra giovane amica è troppo impulsiva. È una
caratteristica della sua giovane età. Anche noi siamo stati neonati, un tempo,
e anche noi eravamo schiavi dei nostri irragionevoli sentimenti”
Mi fissò con uno sguardo rassegnato, come se fissasse la sua prediletta
figlia che aveva combinato qualche marachella.
“Isabella, il tuo temperamento arrogante non è stato raddrizzato dalle
nostre punizioni, vedo” sospirò sconsolato “Non credo che tu sia masochista a
tal punto da costringerci a prendere provvedimenti ancora più drastici”
Mi morsi la lingua per non rispondere. Aro sembrava un docile folle, ma
era il più pericoloso della cricca.
Era l’unico a farmi realmente paura, fino ad ora.
“Quindi, abbiamo pensato a un nuovo metodo educativo, per te” disse
lasciandomi una carezza sulla guancia che mi fece tremare. Si raddrizzò e batté
due volte le mani.
Due battiti veloci, due cuori terrorizzati, annunciarono l’arrivo di
ospiti umani.
Nella mia cella una guardia scortò dentro due bambini, uno di sette
anni e l’altra di cinque, che si tenevano per mano, fissandosi attorno in preda
alla paura. Fratelli, quasi sicuramente.
Il loro odore mi giunse chiaro e forte alle narici. Bloccai il respiro,
distogliendo lo sguardo.
Mai, mai, mai, avevo giurato a me stessa, avrei
alzato un dito su gli umani. Non sarei mai diventata come loro.
La combriccola ignorò i nuovi venuti, continuandomi a prestarmi
attenzione.
“Ti è chiaro ciò che ti abbiamo detto?” ripeté dolcemente Aro.
“Cosa ci succede al sole?” chiesi arrogante.
Lo schiaffo di Caius mi arrivò forte in faccia. “Non ti serve saperlo.
Non vedrai mai la luce del sole, quindi inutile che ti poni il problema” disse
duro “Rispondi: hai capito sì o no?”
“Fottiti, stronzo!” ringhiai, tentando di morderlo, ma un’altra scarica
mi tolse il respiro.
Aro sospirò.“Isabella, la tua ribellione mi costringe a prendere misure
molto severe”
Schioccò le dita e Jane si avvicinò al bambino. La fissai terrorizzata,
capendo.
Non potevano farlo… non potevano arrivare a tanto…
Erano bambini, santo Iddio!
“Oltre a punire te, da ora in avanti se non farai ciò che ti ordineremo
puniremo anche un innocente” disse Aro dispiaciuto “Mi dispiace, ma sei stata
tu a costringerci ad farlo”
“No, no!” urlai, terrorizzata, dibattendomi “Ti scongiuro, non farlo!
Ti prego, ti supplico, lasciali in pace! Punite me, vi scongiuro!”
“Eh, Isabella, mi spiace ma non si può più tornare indietro” disse Aro
fissando con curiosità il tremore dei bambini, che si erano abbracciati per
proteggersi a vicenda.
“VI IMPLORO!” urlai piangendo disperata, dimenandomi nel tentativo di
liberarmi “VI SCONGIURO! VI CHIEDO UMILMENTE SCUSA! NON LO FARO’ MAI PIU’, STARO’ AL MIO POSTO! MA VI PREGO, NON FATE LORO DEL MALE!”
Jane si arrestò a un gesto della mano di Aro. “Giuri, Isabella?” mi
chiese.
“Si. Si, lo giuro…” mormorai senza forze, con ancora la paura addosso.
“Bene, allora” disse facendo un cenno a Jane.
Il mio urlo di terrore si sovrappose a quello della bambina, quando
Jane staccò la testa dal ragazzo più grande, facendola rotolare ai miei piedi.
Il corpo decapitato si afflosciò al suolo, riversando la linfa vitale scarlatta
su mattonato. La bambina terrorizzata tentò di indietreggiare, ma Jane
l’afferrò malamente per un braccio, impedendole di muoversi.
“Una punizione era necessaria, mia cara” disse Aro scuotendo il capo
con finto rammarico “Se non ci avessi costretto, ora potresti banchettare con
questo nettare… che peccato, sembrava delizioso”
Io fissavo sconvolta la pozza scarlatta che si allargava sotto i miei
piedi.
Io.
Ero io la causa della morte
di quel ragazzo.
Era stata tutta colpa mia.
“Non si ripeterà più una cosa del genere, vero, piccola Isa?” mi chiese
allegro Aro.
Quel sangue innocente era stato versato per causa mia…
Per il mio stupido orgoglio…
Colpa mia…
Solo colpa mia…
Io ero un mostro.
Non erano solo i miei poteri ad essere malvagi. Ero io stessa una
creatura demoniaca.
Un abominio che andava
eliminato.
“Ah, Caius, se vuoi…” disse Aro al fratello.
Alzai lo sguardo appena in tempo per vedere Santiago balzare sulla
piccola.
La bambina mi rivolse uno sguardo terrorizzato, pieno di lacrime, prima
che la sua gola venisse tagliata e il suo sangue versato sulle mattonelle.
E in quegli occhi scuri vi lessi dolore, paura e accusa. Mi accusava
della loro morte, con giusta rabbia.
“Ti lasciamo sola a riflettere” disse Aro uscendo, sorpassando i corpi
senza fissarli.
La
piccola Jane rimase
da sola nella stanza con me. Mi odiava, perché ero l’unica a non subire gli
effetti del suo potere terribile. E soprattutto, perché Aro mi preferiva a lei.
Continuai a guardare orripilata i corpi, mentre il sangue allagava il
pavimento, scorrendo in lenti rivoli verso di me.
Jane si chinò, immergendo due dita nel liquido vischioso, per poi
rialzarsi e venirmi incontro; ero incapace di muovermi, di staccare gli occhi
da quei corpi...
Colpa mia...
“Come ci si sente ad essere responsabili della morte di qualcuno?” mi
chiese, passandomi le dita sporche sulla guancia. Con un ghigno, se ne andò
richiudendosi la porta alla spalle.
I corpi delle due creature rimasero lì, davanti a me, decapitati.
Il loro sangue macchiava il pavimento, i piedi, macchiando la mia
anima.
Era colpa mia…
Erano morti per colpa mia…
E gli occhi spalancati della bambina continuarono a ricordarmelo,
fissandomi per giorni.
Lanciai un grido di terrore,
balzando dall’altra parte della stanza.
La mano di Edward rimase a
mezz’aria, mentre il suo sguardo si posò su di me, addolorato.
La sua figura era appannata, distorta
dalle lacrime che copiose scendevano sul mio viso, cadendo sul pavimento.
Mi aveva spaventata, non lo
avevo sentito.
“Ero venuto a… a portarti il pranzo”
sussurrò addolorato, abbassando il braccio. I suoi occhi rilucevano di dolore.
“Ti ho chiamato, ma non mi rispondevi, così sono salito”
Spostai il mio sguardo sul
comodino, dove un vassoio pieno di prelibatezze made by Esme attendeva di
essere consumato. Puntai poi miei occhi nei suoi, tentando di dare un senso
alle sue parole.
Tentando di far scemare dai miei
occhi quel rosso sangue…
“Bella, va tutto bene?” si
azzardò a chiedere, scrutandomi in volto.
“Si. Si, tutto… bene” dissi
tirando su col naso, asciugandomi poi le lacrime “Il pranzo… sì… grazie… mi lavo le mani e…”
Andai (scappai) nel mio bagno,
aprendo l’acqua del lavandino. Mi insaponai i palmi e iniziai a sfregare e mani
con energia, per poi sciacquarle. Alzai lo sguardo nello specchio per guardare
in che condizioni pietose ero ridotta, e per poco non lanciai un altro urlo.
Sulla mia guancia candida due
strisce rosse… il sangue delle mie prime vittime…
Tremai, aggrappandomi al lavello
per non cadere, lasciando delle impronte di sangue sulla ceramica bianca. Mi
osservai i palmi orripilata. Sotto la schiuma che scendeva sui miei polsi il
rosso dei morti imbrattava la mia pelle.
Le mie mani erano sporche. Io
ero sporca del sangue di centinai di innocenti, morti a causa mia.
Per la mia testardaggine…. La
mia arroganza… La mia dannata
curiosità…
Strofinai forte, sempre più
forte, sia il viso che le mani, ma il sangue non se ne andava, non se ne
sarebbe mai andato. Il sangue di tutti gli innocenti che portavo sulla
coscienza…
Le mani di Edward mi afferrarono
i polsi, bloccando i miei gesti febbrili.
“Vuoi scorticarti a morte, per
caso?” chiese preoccupato, quasi impaurito.
“No… no! Lasciami! Io devo…”
piansi, tentando di scrollarmelo di dosso. “Lasciami! Lasciami! Sono sporca! Sono sporca! Devo
toglierlo, ma… ma il sangue non se ne andrà, non se ne andrà mai!”
“Ma che… sangue? Cosa dici?”
“Non se ne andrà, non se ne
andrà! È colpa mia, solo mia…” urlai distrutta “Vattene! Va’ via! VATTENE VIA!”
“Che cosa… Cristo! Edward, che diavolo ha?”
“Emmett, credo che abbia un attacco
di panico!” urlò spaventato Edward, tentando di impedirmi di farmi del male “Chiama
papà!”
“Non c’è! È uscito, ci siamo
solo noi tre a casa!”
“Cazzo, Emmett! Tu sai cosa si
devo fare, ci sei passato…”
“Ma non così, Edward! Con Rose,
io…”. Vidi la sua figura imponente fermarsi davanti a me, e prendermi per le
gambe.
Mentre continuavo a piangere e
agitarmi, mi deposero a fatica sul letto.
Un secondo dopo, il peso di
Edward mi era sopra. Mi abbracciava forte, impedendomi di muovermi, di farmi
del male. Strinsi le mani nelle sue braccia piangendo disperata, cercando un
appiglio, un qualcosa che mi facesse scordare, dimenticare l’essere mostruoso
che ero…
“Che devo fare? Cosa devo fare?”
chiese il mio angelo, singhiozzando al mio orecchio.
… ma ero completamente ricoperta
di sangue.
Sangue che ora sporcava anche
Edward. Le sue mani, il suo volto, i suoi vestiti macchiati dalle mie colpe,
dai miei peccati.
No, no! Non lui! Lui non doveva
aver nulla a che fare con quello! Non potevo macchiarlo! No, no!
Basta… vi prego, portatemi via!
Uccidetemi, salvatemi, ma vi
prego… fate smettere tutto questo….
“Bella… stella mia…”
La voce di Edward mi appariva
vicina e lontana, mentre il mare rosso mi sommergeva.
La sua guancia si strusciava
alla mia, carezzandomi piano, sporcandosi di rosso. Tentai di divincolarmi, di
liberarmi dalla sua presa, di proteggerlo, ma niente, continuava a tenermi
stretta, impedendomi di scappare.
“Bella, concentrati solo sulla
mia voce, va bene?” disse tentando di controllare la paura nella sua “Sono qui,
sono accanto a te, Bella. Va tutto bene. Sei al sicuro, qui. Ti proteggerò io,
da ogni cosa. Stai tranquilla. Fai dei respiri lenti e profondi. Segui il mio
respiro, piano… Inspira ed espira. Non avere paura. Ti prego, non avere paura…”
Lanciai un grido disperato,
mischiato ai miei singhiozzi. Rivivevo la scena, ancora, e ancora. Sapevo che
dovevo aiutarli, ma non riuscivo a muovermi. E il sangue scorreva ancora, e
ancora, e ancora…
“Bella! Ti prego, ti prego,
Bella, ascoltami!” gemette Edward, con voce rotta per il pianto.
Piangeva. Edward piangeva per
me…
“Ti prego, Bella, ti scongiuro,
ascoltami. Prova a… respirare con me” mi implorò “Piano. Inspira ed espira”
Sentii il suo petto alzarsi e
poi riabbassarsi, sfiorando il mio. Una volta, due, tre…
E pian piano iniziai a seguire
il suo ritmo, nonostante il bruciore al petto e i singhiozzi che mi laceravano
l’animo.
Era tutto sbagliato, io non
avrei dovuto approfittare della bontà di Edward, io…
Le lacrime scendevano sulla mia
pelle, scivolando poi su quella di Edward.
Lacrime di cristallo scarlatto.
“Andrà tutto bene, Bella… ti difenderò io, da ogni cosa” ripeté ancora.
Singhiozzai. Un ultimo, disperato
gemito.
“Non p-puoi… proteg-germi da me…
stessa” singhiozzai.
E il mare rosso mi sommerse,
trascinandomi negli abissi dell’oblio.
Lievi… delicati…
Tocchi leggeri come quello di
una farfalla sfiorava lento il mio braccio per tutta la sua lunghezza,
diffondendo un piacevole calore in tutto il resto del mio corpo.
Era un movimento ipnotico,
appena percettibile. Ogni cellula della mia epidermide sembrava voler
raccogliere le sensazioni che quel gesto mi stava scatenando.
Su… giù… su… giù…
Piano, come se le dita si
stessero beando della morbidezza della mia pelle.
Mi mossi leggermente, sospirando,
alla ricerca di quel contatto.
La mano che mi stava
vezzeggiando il braccio si fermò un istante, per poi riprendere il suo
movimento.
Mi strinsi un altro po’ su me
stessa, tirando verso il mio mento le coperte, percependo un braccio, maschile,
a giudicare dalla forma, stringermi forte la vita.
Maschile…
Non ricordavo come fossi
arrivata al mio letto.
Avevo un vuoto di memoria.
Strano, non mi era mai successo. Anche da umana avevo una memoria da elefante,
come mi dicevano scherzosamente tutti i miei amici. Non avrei mai pensato che
da vampira avrei iniziato a perdere colpi.
Mi sforzai di ricordare.
Mi ricordai della sorpresa in
bagno (questa volta Alice me l’avrebbe pagata cara); mi ricordai di Edward,
venuto a darmi una mano; mi ricordai di esser scesa giù, perché Alice ci doveva
parlare…
“Domani ci sarà il sole…”
L’ansia che mi attanagliò in
quel momento, permettendo ai fantasmi di uscire…
“Una ragazza dall’inesauribile curiosità come te stia morendo dalla
curiosità di vedere cosa ci succede al sole, giusto?”
Le parole che,
involontariamente, avevano scatenato i miei ricordi…
“VI SCONGIURO! VI CHIEDO UMILMENTE SCUSA! NON LO FARO’ PIU’, STARO’ AL
MIO POSTO! MA VI PREGO, NON FATE LORO DEL MALE!”
Ancora la mia supplica, la mia
condanna nei confronti dei due piccini…
“Sono sporca! Sono sporca! Devo toglierlo, ma… ma il sangue non se ne
andrà, non se ne andrà mai!”
Il sangue che aveva preso a
scorrermi addosso, come tutte le volte che mi prendeva una crisi…
“Andrà tutto bene, Bella… ti difenderò io, da ogni cosa”
“Non p-puoi… proteg-germi da me… stessa”
Edward…
Un soffio di aria fredda mi
colpì i capelli, facendomi aprire di scatto gli occhi.
“Edward” mormorai. La mia voce era bassissima..
La mia camera era buia,
illuminata solo dai raggi della luna, che per una volta aveva la meglio sulle
nubi di Forks.
Davanti ai miei occhi solo un
tessuto di un azzurro chiaro, cotone probabilmente, con una fila di bottoni
bianchi… di certo non erano le mie lenzuola.
Alzai il viso e potei bearmi del
viso perfetto di Edward. Perfetto nel suo stato spossato e distrutto. Le occhiaie,
nonostante gli occhi scintillassero luminosi nel buio grazie alla loro tonalità
dorata, erano profondamente marcate, e il suo sguardo trasmetteva un’angoscia e
un’ansia così profonda che mi provocarono un brivido di paura.
Accidenti a me. Quest’ultima
crisi era stata così grave?
Ero stata io a ridurlo così?
“Edw…” mormorai con voce fioca,
sfiancata dal troppo pianto e dalle troppe grida, ma lui non mi fece finire.
“Oh, Bella!” gemette,
scagliandosi contro di me e abbracciandomi forte, portandosi sopra il mio
corpo.
Trattenni il respiro,
cristallizzata dalla sorpresa, le braccia rigide lungo i fianchi.
Le sue, invece, mi stringevano
spasmodicamente al sé, come se volesse accertarsi che fossi realmente lì, con
lui; come se potessi svanire da un momento all’altro.
Il suo corpo tremava come scosso
da brividi di febbre, mentre scuoteva la testa nell’incavo della mia spalla,
solleticandomi il mento con i suoi capelli. Sussurrava a velocità troppo alta
perché potessi capirlo, e stava parlando a un centimetro dal mio orecchio.
Sollevò di scatto il capo,
incatenando i suoi occhi ai miei; i suoi erano lucidi di lacrime invisibili, la
bocca leggermente aperta.
Non riuscivo a fare altro se non
guardarlo.
Stavo lì, semplicemente, e lo
fissavo. La mia mente era come vuota, distrutta da tutta la valanga di ricordi
che per così tanto avevo fermato e che mi si era riversata addosso tutta in una
volta.
“Bella” mi chiamò ancora Edward,
quasi gustando ogni lettera del mio nome.
Si chinò poi verso di me,
posando le sue labbra sulla mia fronte, depositandovi un lungo bacio.
Un tremito mi scosse quando le
sue labbra toccarono la mia epidermide, ma ancora non avevo riacquistato tutte
le facoltà per recepire ciò che accadeva a e intorno a me.
Quando quel contatto idilliaco finì
il mio angelo posò la fronte contro la mia, chiudendo gli occhi sopraffatto quanto
me da tutte quelle emozioni.
“Ho avuto così tanta paura di
perderti…” disse con un singhiozzo, posando una mano sulla mia guancia e
accarezzandomi lieve con il pollice lo zigomo “Così tanta… Non sapevo cosa
fare, come aiutarti, come… ho pensato che…”
S’interruppe, soffocando un
altro singhiozzo; mosse lentamente la testa a destra e a sinistra, strofinando
le nostre fronti, mentre le sue mani mi accarezzavano lievi il volto.
Tremante, allungai le braccia
sulla sua schiena, posandole inizialmente con molta delicatezza, e poi, come se
mi fossi davvero resa conto che Edward era lì con me, che non era solo una
rivelazione mistica, lo strinsi con tutta la forza che avevo in corpo,
iniziando nuovamente a piangere. Edward passò una mano sotto la mia schiena,
per poi sollevarmi e stringermi al suo petto.
Passato e presente, ancora una
volta, distorsero la mia vista, attirandomi nel loro vortice e non facendomi
distinguere la realtà.
“Chiedo scusa… chiedo scusa!”
continuavo a singhiozzare stringendomi ad Edward. Non sapevo a chi stavo
pregando di perdonarmi: se alle mie vittime o al mio angelo. “Io non volevo,
non volevo… mi dispiace! Chiedo scusa!”
“Perché? ”
La voce di Edward risuonò
nell’aria come un tuono, ponendo fine al mio pianto. Non l’avevo mai sentito
così… impotente. Disperato.
“Perché devi sempre chiedere scusa?” singhiozzò “Tu, che non faresti mai del male a
nessuno. Tu, che tra tutti quelli
della nostra specie sei la più pura. Perché
proprio tu ti senti in dovere di
chiedere perdono per colpe di cui non ti saresti mai voluta macchiare?”
Tentai di distogliere lo sguardo
dal suo volto, ma delicato mi imprigionò il viso tra le sue mani e mi costrinse
a guardarlo. Altre due lacrime scorsero sulla mia pelle, e ancora una volta lui
le asciugò.
“Dici di essere sporca. Hai
fatto tu, di tua spontanea volontà, qualcosa per meritarti questa colpa? O è
stato l’operato di altri, che poi hanno riversato le loro colpe su di te,
facendotene assumere la responsabilità, a farti credere questo?” proseguì
pacato, osservando ogni minimo cambiamento nella mia espressione.
“Io non ci credo” disse poi
deciso. I suoi occhi arsero di una determinazione assoluta. “Non ci credo, né
mai ci crederò. Tu non potresti nemmeno volendolo fare del male a qualcuno. Non
sei un mostro, Isabella, non lo sei. Non potresti mai esserlo”
Poggiò la fronte contro la mia,
chiudendo gli occhi. Le sue mani accarezzarono delicatamente le mie guancie.
“Tu non sei un mostro, Bella” sussurrò “E vorrei tanto, più di ogni cosa al
mondo, che tu smettessi di vederti in questo modo, e iniziassi ad essere veramente
felice”
“Fammi dimenticare”
Edward spalancò gli occhi,
incredulo.
Io lo fissavo, senza poter fare
niente per fermare le lacrime.
Disperata. Vuota. Esausta.
Ecco come mi sentivo in quel
momento. Disperata. Vuota. Esausta.
Non potevo più sopportare tutto
questo, non ne potevo più.
I ricordi, il dolore,
l’angoscia, la confusione, le belle parole… Tutto, tutto mi sembrava inutile e
superfluo in quel momento. Ogni mia azione, ogni mio maledetto minuto di
esistenza, ogni singolo respiro che rubavo alla vita era… male. Inutile e
malvagio. Non potevo scappare da quello che ero. Non potevo fuggire da quello
che avevo fatto.
Disperata. Vuota. Esausta.
E nessuna, nessuna bella parola,
anche mormorata dal mio angelo, poteva salvarmi dai miei peccati.
Era inutile. Ogni mia azione era
inutile.
Non l’avevo voluta io questa
vita. Io non l’avevi chiesta!
Io non la volevo, non la volevo,
maledizione! Questa falsa imitazione di vita, questo schifo di esistenza io non
l’avevo chiesto! Io non volevo essere l’eccezione, non volevo essere speciale,
non volevo essere vampira!
Disperata…
Non avevo scelto io! Non era
stata colpa mia!
Le morti sulla mia coscienza… io
non le volevo! Ero stata costretta a provocarle, io non le volevo! Non era
stata colpa mia! Io volevo…
Volevo solo… dimenticare. Tutto.
Tutti.
Illudermi, magari per sempre,
dimenticando ogni mia colpa. Evadere da quella realtà che mai avrei chiesto.
Vuota…
Era egoistico negare di essere
portatrice di morte.
Era sbagliato portare giù nel
mio inferno chi non aveva colpa.
Ma non potevo più sopportare
tutto quello.
Volevo solo… dimenticare.
Esausta.
Edward annuì, in silenzio, in
risposta alla mia domanda.
Affondai il viso nel suo petto,
lasciando scorrere le lacrime, tentando di soffocare i singhiozzi e
dimenticare.
Dimenticare tutto.
*
“Mise… miseriaccia!” sbottai
muovendomi prima a destra e poi a sinistra, tentando (inutilmente) di abbassare
quella maledetta gonna di quel maledetto abitino che quella maledetta di mia
sorella Alice mi aveva così amorevolmente preparato il giorno prima.
“Miseriaccia!” esplosi ancora,
fissandomi nell’enorme specchio ad altezza d’uomo.
Decolté generoso ma non volgare,
seta verde acqua con una strisca nera appena sotto il seno che scorreva come
acqua sul mio corpo e rendeva praticamente quell’abito inesistente, e dulcis in fundo la gonnellina che mi
arrivava – ora che l’aveva abbassata – appena sopra il ginocchio.
“Maledizione, Alice!” sbottai,
osservandomi contrariata “Vado nel bosco, non in spiaggia!”
Ma purtroppo non potevo sfogare
la mia giusta rabbia repressa su quel
maledetto elfo natalizio alto più di un puffo ma meno di uno dei Sette Nani. La
signorinella, infatti, si trovava da qualche parte molto lontano da Forks, a
godersi il sole insieme al suo caro maritino. Una volta tornati avrei dovuto
consigliare il divorzio a Jasper, o almeno un buon analista.
Sospirai, gettando un’occhiata
alla mia finestra sprangata. Edward l’aveva completamente chiusa, in modo che
non una singola goccia di luce potesse filtrare degli interfissi della persiana.
Voleva farmi un sorpresa, aveva
detto.
La fissai a lungo.
Fuori c’era il mio incubo. Forse
ero ancora in tempo per…
Scossi il capo. No. Non oggi.
Mi voltai dando le spalle alla
finestra e fissai con orrore LE SCARPE.
Nere, un paio di micidiali
decolté dal letale tacco 15 mi
fissavano minacciose, preannunciando la mia imminente figura del cavolo.
Neanche morta, mi dissi rabbrividendo.
Oh, tu le indosserai, Bella,
mi ordinò categorica una voce che assomigliava in tutto e per tutto a quella
del folletto sadico e maligno.
No, Alice, neanche se mi paghi in Edward, risposi al mio inconscio.
Bella, non farmi arrabbiare e
indossale, altrimenti non so che ti faccio.
No. No, no e no. Tanto sei lontana e prima di due giorni non tornerai.
Ti ho nascosto tutte le altre
scarpe.
Andrò scalza.
Il mio cellulare vibrò, riscuotendomi
dalla lite con la mia Alice interiore.
Duh. Peggio ancora della
classica lotta psicotica che stavo avendo. Un
messaggio da Alice.
Mi hai DISOBBEDITO deliberatamente. La pagherai. Sta pur certa che me
la pagherai. CARISSIMA.
Rabbrividii ancora,
terrorizzata.
Alice mi avrebbe uccisa, di
sicuro. Beh, tanto valeva godermi il mio ultimo giorno in questa terra.
Posai il telefonino sul comò e
ignorando le scarpe mi fiondai rimuginando sulla terribile punizione che mi
aspettava. E anche se parlare con la proprio aguzzina interiore fosse un più o
meno grave, dal punto di vista psichiatrico, della semplice chiacchierata con
la propria doppia personalità.
Avrei dovuto chiederlo ad Esme.
Era lei la psicologa dopotutto.
Scesi in salone, cercando con
gli occhi la figura di Edward nonostante il buio più assoluto che dominava la
casa. Aveva completamente chiuso ogni singola fessura dalla quale la luce
solare avesse potuto far capolino, andando contro il suo volere.
“Edward?” lo chiamai, ma un
improvviso spostamento d’aria alle mie spalle mi fece sobbalzare.
“Ssh, sono io!” ridacchiò,
posandomi una mano sulla bocca per non farmi urlare. Nel buio, i suoi occhi
rilucevano di impazienza e eccitazione per la nostra giornata.
Mi rilassai respirando il suo profumo
squisito.
“Mi hai fatto venire un infarto,
renditene conto. E pentitene, soprattutto” dissi.
Ridacchiò, per poi osservarmi
dall’alto in basso. “Niente scarpe?” chiese divertito.
“Decolté dal tacco quindici? Ma
scherzi?” replicai “Se vuoi assistere al mio suicidio, posso anche andare a
prenderle”
Rise sottovoce. “No, oggi no. Mi
sorprende che Alice non sia arrivata qui per costringerti a metterle”
“Mi ha minacciato di morte via
sms” dissi “Beh, dovrò godermi queste ultime ventiquattro ore”
Sorrise, posandomi delicatamente
sugli occhi un pezzo di stoffa.
“Ma che…?” iniziai, arrossendo.
“Ti ho detto che ti avrei
preparato una sorpresa” disse divertito, legandomi la banda “E di certo non ti
farò trascorrere la giornata nel semplice giardino di casa mia”
“A parte il fatto che il
giardino di casa tua è grande quanto un parco naturale” borbottai mente le sue
mani abbandonavano i miei capelli “Potrei sapere dove mi porti?”
Mi prese la mano e mi condusse
lungo il corridoio.
“Nel mio posto segreto” mi disse
allegro, con il tono di un bambino che confida il suo più grande segreto al suo
migliore amico.
“La cripta?”
La sua risata si disperse
nell’aria, mentre dopo aver aperto la porta di casa mi spingeva delicatamente
fuori.
Un calore più intenso del solito
accarezzò la mia pelle. Nonostante la benda, riuscii a vedere la luce forte del
giorno attraverso le palpebre chiuse.
Il sole. Mi stavo riappropriando
del sole.
Chinai il capo, abbracciandomi
le braccia per infondermi coraggio.
No, non ci riuscivo, io dovevo
rientrare. Non potevo non… mi dispiaceva per Edward, ma non me la sentivo. Gli
avrei detto che non ci potevo riuscire, e me ne sarei tornata in camera.
Un bel respiro e…
“Ah!” esclamai, sentendo la
terra mancarmi sotto i piedi e due braccia sollevarmi, una sotto le ginocchia e
una attorno alla vita.
“M-ma che…?” iniziai,
imbarazzata, accendendomi della mia solita tonalità viola.
“Ti porto in braccio, no?” si
giustificò allegro, iniziando ad avviarsi in non si sa quale direzione.
“M-ma, m-ma, ma…” protestai
agitandomi.
“E dai” brontolò “Non sai la
strada, e così bendata prenderesti in pieno un albero”
“Dubiti delle mie capacità
motorie?!” sbottai offesa.
“Beh, sì”. Assolutamente
angelico nel rispondere, lui. Assolutamente incazzata nella reazione, io.
“Grandissimo farabutto, meschino,
infido!” iniziai tempestandolo di colpi sulle braccia e sulle spalle (forse;
non vedevo molto bene dove colpivo) “Mettimi giù! Mettimi subito giù, o giuro
che ti strozzo! Edward, dico sul serio!”
Ma lui continuò a ridere.
Sentii il rumore del fiume
vicino casa farsi più forte e l’odore degli alberi secolari arrivò pungente al
mio naso. Edward mi strinse più forte al
suo petto. “Si salta!” mi avvertì, e con un balzò saltò il fiume, per poi
iniziare a correre velocemente.
“Ce l’hai ancora con me?” mi
chiese di ottimo umore.
“Assolutamente” annuii, con
ancora le braccia strette sotto il seno, offesissima.
Rise, stringendomi più a sé.
Sbuffando, appoggiai la testa contro il suo petto, mantenendo però il mio
broncio. “A volte sei insopportabilmente irritante” lo accusai brontolando.
“E tu sei deliziosamente
stupenda quando ti imbronci” replicò.
Arrossii. “Bugiardo ruffiano”
“Bellissima stellina”
“Piantala!”
“Sto solo dicendo la verità”
“Non è vero! Lo fai solo perché
vuoi che ti perdoni!”
“Invece no! E poi, non è vero
che ce l’hai con me”
“Si!”
“No!”
“Si-i!”
“No-o!”
“Uffa! Edward!”
“Bella!”
“Ti odio”
“Io di più”
E scoppiammo a ridere, felici.
Inspiegabilmente,
incredibilmente, mi sentivo felice. Follemente felice.
Mi accoccolai meglio tra le sue
braccia e ispirai il suo buon profumo. Miele, lillà e sole, dominato dal
selvaggio profumo del mare. Il suo profumo. La mia droga.
Iniziò allegramente a
fischiettare un motivetto dolce, che riconobbi dopo un po’ come Angel’s Lullaby.
“L’hai finita, poi?” chiesi
continuando a mantenere gli occhi chiusi.
“Cosa?” chiese
“Angel’s Lullaby” spiegai.
“Ah. La sto revisionando” disse
contento “Ancora te la ricordi?”
“Ti pare che possa scordarmela?
Hai promesso che me l’avresti suonata! E poi, è bellissima” risposi “Possibile
che dubitiate sempre delle mie capacità memoniche e fisiche?”
“Mi avvalgo della facoltà di non
rispondere”
“E questo che significa?”
“Che siamo arrivati”
Tacqui immediatamente, voltando
la testa davanti a me, sporgendomi per tentare di vedere qualcosa oltre lo
spesso tessuto nero.
Edward ridacchiò. “Bella, alla
tua destra”
“Oh” borbottai, arrossendo.
Lentamente mi depose a terra,
per poi abbracciarmi la vita e spingermi contro il suo petto, voltandomi nella
direzione giusta. Posai le mani sulle sue, completamente rilassata.
“In primavera è ancora più
bello” spiegò, con una punta di imbarazzo “Sai, con i fiori eccetera. Ma
d’inverno, in questo periodo, quando l’erba ancora splende non coperta dalla
neve, e gli alberi sussurrano… ti sembra veramente di avvertire la vita della
foresta scorrere intorno a te. Di poter assistere alla sua crescita, alla sua
storia, a quel disegno divino che ha fatto in modo, forse, che noi ci trovassimo
qui, su questa terra. È un qualcosa che mi lascia… senza fiato. Ogni volta che
vengo qui, è come se la natura stessa mi parlasse”
Le sue parole mi avevano rapito,
entrandomi nel profondo e facendomi provare una scossa molto forte al cuore. Si
vedeva tutta la passione, l’amore che provava per qual luogo da lui definito
magico. Solo…
“È bellissimo Edward” sussurrai
rapita, sentendo la sua stretta aumentare impercettibilmente “Però…”
Mi voltai verso di lui e mi
indicai il volto. “Ti dispiacerebbe sciogliermi la benda e permettermi di
vedere questa meraviglia di bosco?”
Lo sentii irrigidirci e trattenere
il respiro. “Che deficiente!” mormorò sbattendosi la mano sulla fronte.
Scoppiai a ridere del suo
imbarazzo, mentre lui armeggiava con la benda.
“Ah, ah, ah! Hai rovinato il
momento! ah, ah, ah!” risi, senza potermi trattenere alla vista della sua
espressione.
“Già. E dire che ci avevo messo
una notte a escogitare tutto questo” borbottò imbarazzato e soprattutto molto
irritato, evitando di guardarmi e passandosi una mano tra i capelli.
“Che idiota” sbottò, dandomi le spalle.
“Vuoi dire che ti prepari le
frasi la notte?” scherzai parandomi di fronte a lui “L’avevo detto io che non
era possibile che te le inventassi sul momento!”
“Guarda che non mi preparo il
discorso!” ribette piccato. Il suo volto era stravolto dall’imbarazzo, ed era
adorabile.
“Dai, scusa, scherzavo!” dissi
prendendogli il viso tra le mani “Su, fammi vedere il tuo posto segreto”
E così dicendo sbirciai dietro
la sua spalla, rimanendo a bocca aperta.
Una radura circolare si stendeva
davanti ai miei occhi. La luce del sole illuminava ogni cosa all’interno dello
spazio non coperto dagli alberi, rendendo i colori più chiari e luminosi. Le
fronde degli alberi si muovevamo lente e sinuose grazie al vento che li
accarezzava, e l’erba verde si piegava al suo volere toccando il terreno. Qua e
là, alcuni piccoli fiori ancora si opponevano fieramente all’arrivo dell’inverno,
colorando quel mare verde. Lo scorrere di un fiume, lì vicino, riempiva l’aria
con il suo scrosciare.
“Ma è… meraviglioso” sussurrai a
mezza voce, completamente rapita da quello spettacolo.
“Edward, è davvero me…” mi
voltai verso di lui sorridendo, ma la gioia mi morì in volto quando non lo vidi
più accanto a me.
Lo cercai spaventata con lo
sguardo, e per fortuna lo trovai subito dopo ai margini della radura, sotto le
fronde di una abete enorme, che mi studiava circospetto, a braccia incrociate
sopra la camicia slacciata.
Lo fissai, mentre d’improvviso
la radura perdeva tutta la sua bellezza incantevole.
Il vero motivo per cui ero lì
era scoprire cosa ci accadeva al sole.
Porre fine ad una curiosità che
era costata vite umane, e non era, però, stata appagata.
Lo fissai con gli occhi lucidi,
chiedendogli consiglio; all’improvviso, il terrore mi era ripiombato addosso.
Edward socchiuse le labbra in un
espressione sofferente, facendo un movimento verso di me. Ma poi, incrociando
ancora di più le braccia la petto, tornò a posarsi sull’albero, aspettando una
mia mossa.
Mi dava campo libero. Se avessi
voluto scoprire qualcosa, lui sarebbe stato lì con me. Se avessi voluto tornare
indietro, sarebbe ritornato indietro con me, ricoprendomi anche gli occhi per
non farmi vedere.
Ecco il perché della benda, conclusi guardando il terreno. Oh, Edward…
Io non sapevo se volevo sapere…
io…
La conoscenza… le punizioni… il
dolore… le vite stroncate… Edward…
Ma dall’albero del Bene e del
Male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente ne
moriresti…
Ecco, ora anche la Genesi a darmi manforte.
La Conoscenza aveva dato
ad Adamo ed Eva un bel pass per la fatica, il lavoro e il parto doloroso.
Cosa avrebbe dato a me la conoscenza? Altro dolore? Altre
vite infrante a causa mia?
Fissai Edward combattuta,
ammirandolo con un misto di titubanza e voglia.
Il mio frutto proibito.
Ecco cos’era lui. Il mio
peccato, la mia salvezza, il mio tutto, il mio… amore.
Lo fissai ancora, e in risposta
ottenni solo uno sguardo tormentato.
Lo fissai un secondo, poi… gli
allungai la mano.
Senza uscire dall’ombra, ma gli
allungai la mano. Forse, se avessi visto prima lui, se avessi minimamente capito,
poi avrei potuto provarci anch’io.
Se mi fosse stato vicino, ce
l’avrei fatta.
E, come Eva, raccolsi il frutto,
in barba a tutte le conseguenze.
Edward sorrise, raggiante. E
seppi di aver fatto la cosa giusta solo per quel sorriso. E, ma questo lo
realizzai dopo, per la visione che mi si parò di fronte.
Edward camminò fino al centro
della radura con passo elegante e ferino, come un leone che cammina glorioso
nella savana, irrorando il paesaggio con il suo essere.
Ma non era questo a sbalordirmi.
Il corpo di Edward, tralasciando
la perfezione di esso, brillava. Di mille e mille minuscoli diamanti, tanto da
farlo sembrare uno Swarovski formato umanoide. Un angelo niveo scolpito nel
cristallo più puro.
Il mio angelo.
Ero consapevole di avere lo
sguardo fisso su di lui, rapito e ammaliato, ma non ci potevo fare proprio
nulla. Anzi, non volevo fare nulla.
Lui era mio. Quella visione,
quella tentazione doveva rimanere solo mia.
Lui si portò una mano tra i
capelli, apparentemente lusingato dalla mia occhiata. “Beh, eccoci qui” disse
solo, allegro “Che te ne pare?”
Sei angelico, una visione, avrei voluto rispondergli.
Invece….
“Sembri una lucina di Natale"
Fu questa la mia grande uscita
romantica. Detta, per di più, con voce monocorde, come se fosse una semplice
regola di matematica e non la più grande bestemmia del mondo.
Edward mi guardò sgranando gli
occhi, allibito. Io avvampai.
“Ma sì, guardati, vai a
intermittenza!” continuai a sproloquiare agitando le braccia “Beh, forse più
che altro assomigli proprio allo shampoo che mi ha dato Alice tempo fa. Quello
bellezza che seduce… cioè, no, aspetta! La consistenza, cioè, praticamente
sembra che ti hanno ricoperto di quello… cioè… oddio, che figura!” completai
nascondendomi il viso tra le mani.
Incredibilmente, la sua melodica
risata irruppe nell’aria. Mi azzardai a sbirciare tra le mie dita, e lo vidi
piegato in due dalle risate, il volto ancora più bello e disteso. Era veramente
incredibile.
Bellissimo. Unico. Il mio
Edward.
Ansimando, si tirò su e mi
guardò con occhi pieni di brio.
Allungò una mano verso di me,
raggiante. “Ti va di vedere se anche tu sei una lucina di Natale?” mi propose
con un dolce sorriso.
Guardai prima la sua mano, poi
il suo viso. Per tre volte.
Poi, deglutendo, allungai una
mano verso di lui.
Edward’s pov.
Piegai le ginocchia, portando
poi le braccia su di esse e continuai a osservare quella graziosa ninfa mora
divertito, senza poter trattenere un sorriso dolce.
Isabella si studiava rapita,
sorpresa dalla brillantezza della sua pelle a contatto con la luce solare.
Allungò un braccio verso il
cielo, seguendone la traiettoria con gli occhi, ruotandolo delicatamente per
ammirare le miriadi di sfaccettature che giocavano sulla sua pelle,
impertinenti.
Un sorriso entusiasta le sbocciò
sulle labbra rosse, ampliando di riflesso il mio
Chinò il capo, osservandosi le
lunghe gambe snelle, spostando il peso da un piede all’altro.
Una timida risata le sfuggì,
mentre iniziava a danzare tra l’erba, muovendosi leggiadra e elegante, reggendo
tra le mani i bordi di quella sua gonnella corta. Sembrava una driade, che
danzava gioiosa celebrando con i suoi movimenti armoniosi la natura sua
genitrice.
Edward, vecchio mio, dovresti
smetterla di vedere il mondo come una stupida adolescente in crisi ormonale,
mi rimproverò il mio mostro interiore.
Come al solito, mai che potessi
illudermi un secondo di essere felice; arrivava sempre lui a ricordarmi che non
ne avevo la possibilità
Ma non ci potevo (o volevo) fare
nulla. Ogni minima cosa di lei, ogni singolo flebile fiato mi inspirava poesia,
grazia, bellezza. Era il mio angelo, la mia stella, il mio tutto.
Era l’unico sole della mia
eterna mezzanotte.
Edward, Edward, Edward, mio
piccolo, stupido Edward, Federico Moccia ti fa un baffo,
sospirò quasi disgustato il mio mostro interiore, A parte il fatto che non è tutto
questo granché, di donne migliori a questo mondo ce ne sono a iosa, ma ti sei
mai soffermato anche solo per un secondo a realizzare l’idea che lei non sarà
MAI, e ripeto MAI tua?
OH, MA VUOI STARE UN PO’ ZITTO, GRANDISSIMO ROMPICOGLIONI?!,
ringhiai interiormente.
Tacque. Per la prima volta in
tutta la mia esistenza, il mio mostro, la parte animalesca di me, tacque. Senza
protestare, senza ribellarsi, riuscii a relegarla in qualche antro nascosto del
mio subconscio.
E tutto per non rovinare il
nostro momento.
Tutto per non perdere di vista
lei.
Tutto per il desiderio di
dimostrale quanto potessi essere migliore, quanto stessi cambiando grazie al
suo aiuto, grazie a lei. Per lei.
Perché, inconsciamente o meno,
io ero cambiato. Radicalmente cambiato. Il mio intero essere era rinato,
rigenerato grazie alla sua presenza. Ed era ormai inutile negarlo, inutile
cercare di nasconderlo. Tentare di seppellire qualsiasi sentimento stessi
iniziando a provare nei confronti di Isabella sarebbe stato solo un terribile,
incancellabile peccato. Un’eresia, un comportamento blasfemo.
E non mi importava se qualcuno
mi avesse preso in giro per il mio nuovo modo di osservare il mondo.
Non mi importava se qualcuno
avesse criticato i miei atteggiamenti o i miei comportamenti.
Non mi importava se le mie azioni
risultassero sempre più strane, i miei comportamenti più schizofrenici e il mio
linguaggio troppo sdolcinato o patetico.
Non importava.
Perché a me piaceva.
Era il mio nuovo me.
Il me migliore.
Il me che Isabella aveva
plasmato, e che per lei solo viveva. Unicamente per lei.
Continuai a guardarla giocare,
portando il mento sopra un ginocchio.
Era questa la Bella che adoravo. Quella
che rideva, scherzava, gioiva di ogni minima cosa. Quella che si meravigliava
quasi sempre per tutto, come una bambina che intenta ad esplorare il mondo,
scoprendo sempre di più, sempre più cose nuove. Quella che aveva sempre una
parola gentile per tutti, che aveva sempre un saggio consiglio da condividere,
quella che non esitava a correre in aiuto degli altri. Era una gioia per me
vedere i suoi occhi d’oro accendersi di felicità per un qualcosa di banale come
un uscita tutti insieme o un pomeriggio passato in famiglia era stupefacente.
Sarei volentieri annegato per contare le pagliuzze d’oro (o color cioccolato)
che navigavano nelle sue iridi.
Ma se da una parte il suo
comportamento infantile mi faceva tenerezza, dall’altra una rabbia cieca mi assaliva
ogni qual volta pensavo che tutte queste emozioni, queste sensazioni, la vita in generale, le fossero state
sottratte e poi precluse da un manipolo di avidi spietati assassini.
Per la loro cupidigia, Bella era
stata strappata alla sua famiglia, era stata condannata a questa eternità
dannata, a nutrirsi di altre vite per continuare ad esistere, a usare dei
fantomatici poteri per distruggere altre persone.
Aveva dovuto vivere al buio,
relegata in una cella come un animale, mentre la sua mente veniva plasmata da
mani crudeli e spietate, che miravano ad annientare ogni sua convinzione, la
sua personalità, lei, così da avere
nelle loro mani solamente un burattino da comandare a loro piacimento.
Chiusi gli occhi nel vano
tentativo di placare la mia anima, ma niente, la rabbia continuava a salire,
onda dopo onda, arrivando pericolosamente al punto di non ritorno.
Avevo sempre saputo che le
ferite che le avevano inferto a Volterra erano gravi, molto più forti, ancora,
della sua volontà di combatterle, ma mai, mai avrei immaginato che fossero così
profonde. La sua immensa sofferenza era esplosa in maniera violenta e
devastante appena una notte fa.
E mai come prima di allora il
cuore mi aveva fatto così male.
Prima di vederla urlare e
piangere con una disperazione inimmaginabile, gridare anche nel sonno scuse su
scuse, vedere il suo volto indurito nei tratti dolci per il terrore che in quel
momento l’aveva attanagliata.
I tremori che non avevo saputo
placare…
Le lacrime che ero stato
incapace di fermare…
La mia presenza che si era
rivelata inutile quanto quella degli acari che ci vorticavano attorno, mentre
la tenevo stretta a me tentando, inutilmente, di calmare il suo tormento…
Strinsi i pugni lungo i fianchi,
gemendo impotente. Quell’immagine mi avrebbe tormentato per il resto della mia
esistenza.
Non ero riuscito a fare niente,
per lei. Ad offrirle un minimo aiuto, a capirla, a…
Proteggerla.
Nascosi il volto tra le braccia,
sentendo gli occhi bruciarmi. Mai come in questi due giorni avrei tanto voluto
piangere.
“Che meraviglia!”
Mi riscossi sentendo Bella, e
alzai lo sguardo su di lei.
La sua risata melodica si
disperse nell’aria, mentre volteggiava su sé stessa in un turbinio di capelli.
A conclusione della sua giravolta si trovo con il volto dinnanzi al mio e,
appena sollevati gli occhi dalle sue caviglie sottili, incrociò il mio sguardo.
Arrossì leggermente, sorridendomi con timidezza.
“Forse mi sono lasciata prendere un po’ la mano,
eh, eh…” si scusò facendo la linguaccia.
Mi sfuggii un sorriso mal
riuscito. “No, non più di tanto” risposi piano “Tutti si lasciano un po’ andare
la prima volta…”
Volevo che questa fosse una
giornata felice, per lei; non volevo rattristarla, volevo solo che si
divertisse in mia compagnia. Che dimenticasse, almeno per un giorno, qualsiasi
cosa l’avesse spaventata tanto.
Ma il mio vano tentativo di risultare
allegro non funzionò. Gli occhi di Bella si velarono di preoccupazione, e in men
che non si dica la ritrovai di fronte a me, a scrutarmi ansiosa.
Brillava come una stella, e io
mi sentii incapace di sopportare quella visione. Incapace di meritarla di
viverla di…
Amarla.
“Che cos’hai?” mi chiese.
Strinsi gli occhi, sentendo un
magone bloccarmi le corde vocali. La voglia di piangere si intensificò, e il
turbinio di confusione, paure ed ansie tornò a pesarmi nel cuore.
Le sue mani mi cinsero il volto,
e tornai a fissarla senza poter cancellare il mio tormento dagli occhi. Di
riflesso si angosciò ancora di più.
“Edward, ti prego, dimmi
cos’hai” mi supplicò ansiosa.
Tentai di scacciare quella
sensazione di malessere, di tristezza, ma non vi riuscii. Mi sommerse,
inevitabilmente, e improvvisamente ebbi la forte sensazione di poter perdere
Bella. Per sempre.
Mi lanciai in avanti e nascosi
il volto sul suo petto, abbracciandola forte.
Avevo un tremendo bisogno di
sentirla vicina, di stringerla, si sentirla viva e vera contro di me. Come
quella notte, al suo risveglio, dopo quelle interminabili ore vissute al suo
fianco nella più totale incapacità, dovevo accertarmi che fosse lì, vicino a me,
reale.
La mia Bella.
Le sue braccia impacciatemi
strinsero le spalle, carezzandomele dolcemente.
Strofinai il volto contro di lei,
tentando di scacciare l’angoscia e la paura, ma fuori dal mio controllo un
singhiozzo mi sfuggì. Bella posò il capo sui miei capelli, iniziando ad
accarezzarli piano.
“Scusa” mormorai “Ho solo… un
momento. Ora mi sposto”
“Stai tranquillo” mi disse
“Adesso passa”
“È solo che… che non riesco a
capire, a comprendere… tutta la confusione che ho in testa. I miei pensieri, le
idee, i bisogni… tutto gira e perde valore perché…”
“Edward, sta tranquillo” mi
cullò con la sua voce “Va tutto bene…”
“No! Dannazione, non va tutto
bene!” urlai, separandomi da lei per afferrarle le spalle.
Isabella sgranò gli occhi,
osservandomi sbigottita.
“Non va bene, perché anche se mi
impegno con tutte le forze non riesco a proteggerti! Non va bene perché non so
cosa fare, come aiutarti, come… Ci provo, giuro, ci provo con tutte le mie
forze, ogni singolo secondo della mia vita, ma sempre, sempre accade qualcosa, una piccola frase, un minimo gesto e il tuo
sguardo si vela di disperazione, di paura. E io ritento, disperatamente cerco di
farti dimenticare, di farti felice, perché se tu non sorridi io mi sento
morire, se tu non sei felice non so darmi pace! E proprio quando inizio a
sperare, quando inizio a crede di aver finalmente fatto un minimo passo avanti,
sono proprio io a causare il ritorno dei tuoi tormenti! Da quando sei qui… è
sempre stato per colpa mia se hai perso il sorriso. Se ti sei sentita male, è
sempre stato per causa mia!”
La osservai distrutto,
implorandole perdono con lo sguardo, cercando salvezza nelle sue iridi. “Ma ti
giuro” continuai, carezzandole la guancia “Ti giuro che non passa secondo in
cui non mi maledica per questo. Quando ieri sera…”
La vidi chiudere gli occhi e
tremare per un secondo. Strizzai i miei e combattei contro l’istinto di
ringhiare per la frustrazione. Ancora una volta la stavo ferendo.
Ma l’adrenalina era troppa, e la
mia voce si svegliò da sola.
“Quando ieri sera eri lì, tra le
mie braccia, distrutta… avrei dato qualsiasi cosa, avrei fatto qualsiasi cosa
per prendere il tuo posto. Per liberarti da quel tormento che ti stava
uccidendo, e farti vivere in pace”
Aprì gli occhi e mi fissò
prossima al pianto, mentre una lacrima solcava il suo volto.
“Farei qualsiasi cosa per
liberarti dal tuo tormento, Isabella” mormorai poggiando la fronte contro la sua
“Ogni cosa per impedirti di essere triste. Tutto pur di non vederti mai più
così distrutta”
Strofinai il naso contro il suo,
inalando l’odore meraviglioso della sua pelle. “Non riesco a vivere sapendoti
infelice, Bella” proseguii “La sola idea del tuo volto solcando da lacrime mi…
dilania il cuore. Scambierei la mia vita con la tua anche mille volte pur di
non costringerti ad affrontare un tormento così grande”
Le mie mani, che le avevano
sfiorato piano il volto durante tutto quel discorso, scesero lentamente lungo
il collo, giù per le spalle, fino ad intrecciarsi con le sue.
“Ma… non posso” sussurrai
distrutto “Non posso cancellare il passato. Non posso prendere il tuo posto,
affrontare le tue battaglie. E non posso, per il tuo bene, farti dimenticare il
tuo passato. L’unica cosa che posso fare è starti vicino, aiutarti, esserci
sempre per te. Posso proteggerti da ciò che verrà, ma in quanto al passato
posso… solo starti accanto. Mi dispiace, ma posso solo fare questo”
“E… e q-questo ti pare p-poco?”
Aprii gli occhi, incatenandoli a
quelli lucidi di Isabella.
Due lacrime le solcarono le
guance, e vista la posizione, finirono il loro percorso sulla mia pelle. Buffo,
così sembrava che anche io avessi la possibilità di piangere…
La presa sulle mie dita si rafforzò,
e di riflesso le strinsi anche io.
“Mai… n-nessuno mai aveva
f-fatto tutto questo per me, da q-quando sono vampira” sussurrò con voce velata
dal pianto “Nessuno mai si era p-preoccupato di me c-come persona. I-io sono…
stata creata con la scopo preciso di essere un’arma, un accessorio. E per molto
tempo… ancora adesso, ho momenti in cui credo a questa bugia. Però qui… cioè,
quando…”
Si morse il labbro inferiore,
arrossendo lievemente. “Quando sono con te, io mi sento… bene. Felice. Neanche
da umana ho mai provato una sensazione così bella come quella che mi fai
provare. Quando mi sei vicino mi sento… felice. Il mio passato svanisce, i miei
tormenti si dissolvono. E mi basta un tuo sorriso per questo. E ormai non… non
riesco a fare a meno di te. Non voglio
fare a meno di te. Ma… non posso fare a meno di pensare, di… che farò quando
dovrò tornare a Volterra? Quando tutto questo svanirà? CHE COSA FARO’ QUANDO TI
DOVRO’ LASCIARE?!” urlò disperata scoppiando a piangere.
L’abbracciai forte mentre il
pianto la devastava. Isabella nascose il volto nel mio collo, lasciando scie
d’acqua salata sulla mia pelle.
Non ci volevo pensare. Non ci
volevo assolutamente pensare.
Non potevo pensare che me
l’avrebbero portata via. Non potevo pensare che non l’avrei più rivista.
Sarei morto al solo pensiero.
“Non voglio perdere tutto
questo…” singhiozzò “Non voglio perdere te…
non voglio tornare ad essere un mostro…”
La feci sedere tra le mie gambe
stringendola forte, quasi a volermi fondere con lei; tentai di calmare i suoi singhiozzi;
ma non ero capace di placare i miei.
“Vorrei davvero crederti, quando
mi dici di non considerarmi un mostro” mormorò amara “Ma sarebbe falso. Sono un
mostro, ormai da tre anni”
“Bella” iniziai, ma mi
interruppe.
“Avevo diciotto anni” sussurrò “Compiuti
da… appena due settimane. Avevo festeggiato il compleanno con l’addio al
celibato di mia mamma” Sentii un sorriso sulla mia pelle al ricordo; doveva
mancarle molto. “Tre giorni dopo ci fu il matrimonio. I due sposini si presero una
settimana tutta per loro, alle Hawaii. P-poi… mi fecero una sorpresa, e
programmarono un viaggio in Italia. Feci appena in tempo a vedere Roma, pensa
un po’…” Fece un gran sospiro, poi riprese. “Una sera decisi di uscire. Volevo
lasciar loro un po’ di privacy. Andai in un locale con alcuni amici conosciuti
lì, mi divertii, finché un amico di lì mi chiese di accompagnarlo fuori. Voleva
fare una sorpresa alla sua ragazza, e mi aveva chiesto di dargli un parere sul
regalo. Lo ac-compagnai fuori, a casa sua, e lo aspettai in piazza. E
all’improvviso, sentii le sue urla. Corsi e… e…”
“Bella” provai a bloccarla, ma
lei continuò.
“Trovai Jane su di lui, intenta
a prosciugarlo!” gemette alzando la voce “I-io provai a scappare, ma mi prese
e…”
La strinsi forte mentre una
nuova ondata di lacrime le imperlava la pelle.
“Se ti fa male…” mormorai.
“N-no. Devo farlo” sussurrò
scuotendo il capo “Al mio risveglio, tentai di ribellarmi. Per quattro mesi, quattro mesi, provai a scappare, a mordere,
a ferire i miei aggressori. Le punizioni corporali che mi infliggevano erano dolorosissime.
S-se non fosse che il... il mio corpo è in grado di rigenerarsi q-quasi
immediatamente, non lasciando segni di ferite, a q-quest’ora potrei far c-concorrenza
a Jasper”
Ringhiai al pensiero del suo
bellissimo corpo deturpato dalle torture, e la strinsi a me protettivo.
“Guai” ringhiai “Guai se
oseranno solo sfiorarti”
Isabella lasciò una carezza sul
mio voltò, prima di riprendere. “M-i istruivano sulla nostra natura. Almeno, il
minimo indispensabile” continuò “E… e un giorno…”
Scoppiò nuovamente a piangere
“Sono stata una stupida!” singhiozzò arpionandomi le spalle “H-ho sfidato Caius
solo per il m-mio orgoglio! Lui n-non voleva che sapessi c-cosa ci s-succedesse
al s-sole, e io os-stinatamente ho c-continuato a domandarglielo! Solo c-che..
solo che… A-Aro… quel giorno mi annunciò c-che… se avessi disubbidito…
s-sarebbero stati puniti altri… e…”
I singhiozzi le impedirono di
continuare.
Si staccò da me e cercò i miei
occhi, disperata, persa, terrorizzata.
“Bella, basta… per favore,
smettila!” la supplicai non riuscendo a sopportare la sua vista.
“N-non è stata colpa mia!” urlò
disperata “Non volevo, io non volevo! Ma A-Aro… li ha fatti uccidere, davanti
ai miei occhi! E-erano… erano solo due bambini, solo due bambini… che sono morti per colpa mia! E mi hanno… mi
hanno lasciato lì… con i loro corpi… e il sangue che mi sporcava…e ogni volta
che magari ero… l-lenta nel-l’utilizzare i miei p-poteri… veniva ucciso qualcun
altro. Sempre, sempre… è colpa mia, solo colpa mia…”
Si nascose il viso tra le mani,
piangendo disperata.
La fissai sconvolto, impotente
come mai prima di allora.
Cosa le avevano fatto…
Cosa le avevano fatto…
Gemendo scattai in avanti,
prendendola tra le mie braccia. La strinsi contro il mio petto, forte, tentando
di calmarla, di aiutarla in qualche minimo modo. Ma Isabella continuava a
piangere, a invocare perdono, e io non sapevo cosa fare, come comportarmi. E
più lei piangeva, più io morivo.
“Sono sporca… è stata colpa mia…
sono sporca!” continuava a gemere senza forze “L’unica cosa che faccio è
portare morte… dovrei tornarmene a Volterra, tanto a nessuno importerebbe la
mia assenza”
Un fulmine a ciel sereno, e il
mio cuore si frantumò.
Le artigliai le spalle, e mi
portai sopra di lei, inchiodandola sull’erba. Un gemito di dolore le scappò
dalle labbra.
“A ME!” ruggii furioso
“IMPORTEREBBE A ME!”
Mi fissò ad occhi sgranati, le
lacrime che le rigavano le tempie, scomparendo tra i capelli.
“A me importerebbe!” continuai
ancora “Perché io morirei, se tu non ci fossi. Perché non avrei motivo di
andare avanti. E non osare… non osare
mai più chiamarti mostro. Non lo sei, e non lo sarai mai. I veri mostri sono
quelli che ti hanno inferto questa perpetua condanna. I veri mostri sono quelli
che hanno ucciso facendo poi ricadere la colpa su di te. I veri mostri sono
quelli che ti hanno ferita, umiliata, distrutta senza un motivo. I veri mostri
sono quelli che ti tenevano rinchiusa. Tu non sei un mostro. Non è stata colpa
tua. Non è stata colpa tua”
“Ma…”
“Smettila, Isabella! Smettila!” singhiozzai rabbioso
“Smettila di incolparti di tutto! Tu non hai fatto niente! Capito? Niente! Sono
quei tre vecchi bastardi, loro è la colpa!”
La fissai a lungo, tentando di
regolarizzare il respiro fino a trovare un minimo di calma.
“Voglio… che ora mi giuri” sussurrai
“Giurami che smetterai di considerarti un mostro. Giurami che smetterai di
incolparti di ogni cosa. Giurami che sarai finalmente felice, Isabella”
Mi fissò in silenzio.
“Giuramelo, Bella!” ringhiai
angosciato.
Mi fissò con uno sguardo
implorante. “Lo giuro” sussurrò.
Si lanciò contro di me e nascose
il viso nel mio petto. L’abbracciai forte, cullandola tra le mie braccia e
nascondendo il volto tra i suoi capelli. Restammo così mentre il sole compiva
il suo giro, illuminando la radura e i nostri corpi abbracciati, facendoci
forza a vicenda, incapaci di rinunciare a quell’abbraccio ci proteggeva dalle
ingiustizie del mondo. Le carezzavo i capelli e la schiena mentre lei provava a
calmarsi, chiudendo gli occhi, mentre il vento lieve sfiorava la nostra pelle.
Le sue mani erano serrate sul mio petto, chiuse a pugno, la fronte che premeva
contro la mia pelle.
“Tu ci sarai sempre per me?”
pigolò ad un tratto, con voce appena udibile.
Le baciai la fronte. “Sempre,
mia piccola stella. Sempre”
Mi guardò un secondo, gli occhi
gonfi per il troppo pianto, cercando tracce di menzogna nei miei occhi.
Sostenni il suo sguardo serio, e una volta appurata la mia sincerità mi rivolse
un sorriso timido. Le cinsi la vita con un braccio, per sedermi poi a gambe
incrociate, e la presi tra le braccia, come altre volte già avevo fatto. Lei si
accoccolò su di me, posando il capo sul mio cuore muto. Chiuse gli occhi.
“Grazie… per tutto” sussurrò
sfinita “Immagino che non era così che intendevi trascorrere questa giornata”
“Non la cambierei per nulla al
mondo” mormorai “Forse è stata un po’… diversa da come l’avevo programmata, ma…
sono contento. Di essermi aperto con te e che anche tu abbia fatto la stessa
cosa. Non ti ho mai mentito dicendoti che volevo sapere tutto di te, che volevo
aiutarti, eppure ho sempre avuto l’impressione che tu tacessi su molte cose”
“Non volevo che ti caricassi
anche dei miei fardelli” si giustificò timidamente.
Posai la fronte contro la sua,
non distogliendo un attimo i miei occhi dai suoi. “Non voglio che ti preoccupi mai
più di ciò” dissi serio “Voglio che tu ti senta libera di dirmi tutto. Ogni
minima cosa”
Un leggero rossore le imporporò
le guancie, mentre annuiva.
Sorrisi. “Brava la mia bambina!”
ridacchiai.
“Uffa! Non sono poi così
piccola! Ho ventun anni!” brontolò mentre sollevavo il capo.
“Allora sei una bimba grande”
risi.
“Uffa! Edward!”
Risi, mentre lei si raggomitolò
nuovamente contro il mio petto, e chiuse gli occhi, finalmente calma.
Finalmente serena.
Il vento ci accarezzò lieve,
cullandoci. Io immersi una mano tra i suoi capelli, facendola scorrere per
tutta la loro lunghezza, mentre l’altro braccio le cingeva la vita,
trattenendola a me.
Un raggio si posò sul suo volto,
facendolo brillare, rendendola più simile a una dea che a una semplice creatura
immortale come me. Non riuscii a distogliere lo sguardo; la venerai come un
umile servo.
Era bellissima, così rilassata,
così in pace.
Non mi sarei mai stancato di
osservarla, soprattutto durante il sonno. Cogliere i particolari delle sue
smorfie strane, sussurrate da Morfeo al suo orecchio secondo i sogni che viveva,
era qualcosa di unico. Essere l’unico a conoscere certe espressioni,
sconosciute persino a lei stessa, era gratificante. Adoravo osservarla dormire.
Un fruscio leggermente più forte
del vento ci colpì, portando con sé un mormorio insolito. Strinsi più Isabella
a me, tentando di scacciare quel suono che non mi permetteva di concentrarmi
interamente su di lei, ma niente, impertinente continuò a riecheggiare tra i
miei pensieri, flebile, impalpabile, quasi un eco nella mia mente. Pianissimo
si librava nell’aria. Dolce, ritmico, armonioso… splendido come lei.
Un sorriso mi scappò quando
tornai a posare gli occhi sul suo volto luccicante. Inutile, ogni mio pensiero
tornava inevitabilmente a lei.
Chiusi gli occhi, concentrandomi
per capire da dove provenisse quella musica ritmica, ma non riuscii a
individuarne la provenienza. Sembrava così lontano, eppure era chiaro e
limpido.
“Edward?” mi chiamò Bella con
voce impastata dal sonno.
“Si?” sussurrai per non
disturbarla.
Sbadigliò, stringendosi a me. “È
possibile… io…” iniziò. Portò lentamente una mano sul mio sterno,e lì fermò la
sua salita.
“Sento il tuo cuore…” sorrise
estasiata. Neanche un secondo dopo, dormiva profondamente.
La fissai sconvolto, mentre quel
rumore si andava definendo.
Tum-tum.
Il battito di un cuore.
Tum-tum.
No. Era impossibile… eppure…
Tum-tum.
Il battito di un cuore.
Proveniente dal petto di
Isabella.
E la voce di Esme mi trascinò in
lontani ricordi…
Flashback
“Si dice che quando due vampiri trovino l’anima gemella possano avvertire
il battito del cuore l’uno dell’altro…”
“Mi sembra molto poco probabile”
Interruppi la lettura costringendo Esme a guardarmi. Incrociai le
braccia al petto, sbuffando, ed lei mi rivolse un sorriso gentile. Era ormai ha
tutti gli effetti la compagna di mio padre, a solo un anno e mezzo dalla sua
rinascita.
Chiuse il libro divertita, posando i suoi occhi vispi sul mio volto,
mentre un sorriso allegro le sbocciava in volto alla vista della mia smorfia
scettica.
Sembrava mia madre quando, da bambino, mi impuntavo su un esercizio al
pianoforte che non ero in grado di svolgere, e quindi, mi rifiutavo di fare.
“Carlisle deve essersi sbaglio. Comprare quel libro da quel vampiro
squilibrato…” dissi fissando storto il volume “Capita anche ai migliori di
errare. Il nostro cuore non può tornare a battere. Quella leggenda è
assolutamente fasulla”
“Qui non dice che torni a battere, Edward” mi spiegò paziente Esme,
sorridendomi “Dice solo che il proprio partner avverte l’eco del battito del
cuore della sua anima gemella”
“Lo ritengo impossibile comunque” ribadii, testardo “È solo una
favoletta romantica. Una credenza per anime frivole”
Esme rise. “Ne sei convinto, eh?” ridacchiò maliziosa “E dimmi, da
quando sei un esperto nelle faccende di cuore?”
Mi sentii arrossire. “Rimango fedele alla logica e alla razionalità”
dissi “L’amore non sconvolge così tanto
la vita. È un’emoziono come un l’altra. Ed è impossibile sentire il battito cardiaco del cuore dei
vampiri. Siamo morti, e come tali, il nostro cuore non batte”
Non smise di sorridermi, nemmeno quando le diedi le spalle, cocciuto
come mio solito.
La sentii alzarsi e venirmi incontro, lasciandomi una carezza sulla
guancia.
“Non posso dissuaderti, ora” disse dolcemente “Ma verrà il giorno in
cui anche tu lo sentirai”
Mi lasciò il volume tra le mani, e dopo un bacio tra i miei capelli, si
apprestò a usciere dalla stanza. Fissai per un secondo la copertina del volume,
poi mi girai verso di lei.
“Tu lo senti?” chiesi di getto, curioso.
“Cosa?” mi domandò furba.
“Senti… davvero, il cuore di Carlisle?” domandai timidamente.
Il sorriso radioso si Esme valeva molto più di mille parole.
Fine flashback
Le ultime note andarono a posto,
gli ultimi accordi si crearono nella mia mente.
Perfetta.
La melodia era perfetta.
Perfetta come l’angelo che mi
riposava tra le braccia.
Come il battito del suo cuore
che mi rimbombava nelle orecchie.
Tornai a fissare il suo volto,
stravolto da quell’improvvisa rivelazione, e mi apparve ancora più stupenda. Era
bellissima. Una visione.
Il volto leggermente a cuore, la
pelle perfetta, le sopracciglia sottili, gli occhi, i suoi meravigliosi occhi
in grado di rubarti l’anima, il naso dritto e… la bocca carnosa.
Era rossa, all’apparenza morbida
e soffice, con un piccolo, adorabile difetto. Il labbro superiore leggermente
più pieno di quello inferiore.
La mia Bella era la creatura più
bella di tutto in creato. La perfezione assoluta.
Le accarezzai i capelli, lentamente,
mentre un sospiro le usciva dalle labbra.
Stregato da lei mi avvicinai,
piegandomi in avanti col busto, facendo mio il suo respiro.
“Quanto sei bella, stellina mia”
soffiai sul suo volto, incantato.
E posai delicatamente le mie
labbra sulle sue.
L'angolino che vorrei:
Beh, se siete giunte fin qui, è andata. Spero Bene.
*Inserire password e poi premere
il tasto verde scuro in alto a sinistra per dare inizio all'aromaterapia - Secondo il traduttore questa è la traduzione. Mi scuso se così non fosse.
Risposte alle recensioni
Fc27: Mon Cher Francy, che gioia risentirti! Adoro trovarti tra i miei
recensori, soprattutto con una così bella dose di complimenti. Giuro che sto
gongolando. Mai disperare! Io non vi abbandonerò mai, sebbene le mie assenze
lascino indurre facilmente il contrario, eh, eh… ma per questo capitolo ci ho
messo veramente tutta me stessa. Spero che le cose si siano iniziate a smuovere
nel modo che speravi. Un bacione.
Giulia miao: Finalmente i loro cervellini bacatini bacatini si sono dati una
mossa. Vi ho fatto penare, ma spero ne sia valsa la pena. ;)
valinacullen89: per fortuna che non ho combinato un gran casino con il capitolo
scorso! Pensavo non fosse riuscito molto bene… Eh, già, si stanno svegliando.
Un po’ mi dispiace, però: erano così belli i filmini drammatici che si
facevano… quando li immaginavo mi veniva da ridere, a vederli impanicati in
quel modo… dheihihio! Bacioni!
Fin Fish: My dear Fin! Ho ripreso a leggere Kamikaze Kou Jeanne, proprio mentre guardavo
Nightmare Before Christmas! La mia canzoncina preferita è “Sequestriamo Babbo
Nachele”. Non so perché sto dicendo tutte queste scempiaggini, ma come prologo
ci stanno bene ;). Allora, come al solito ti ringrazio per i magnifici complimenti,
e mi dispiace aver toppato con il costume di Legolas. Ero indecisa se farli
fare l’elfo, Roux (il mitico Johnny Depp in Chocolat) o Jack Sparrow (sempre
Johnny). Anche William Turner andava bene. Insomma, o Orlandino o Johnuccio.
Assolutamente non volevo che avessero costumi simili, troppo scontato. Sarei curiosa
di sapere cosa che figlio potrebbero mai avere un elfo e una danzatrice del
ventre… bah! Mi piacerebbe sapere il titolo della canzone coreana, e magari
riprovare a leggermi il cappy con questa; mi fido del tuo buon gusto. Per
quanto riguarda NM, in effetti anche io mi sono fatta un paio di flebo, ma a
volte il mio lato adolescenziale ha preso il sopravvento (sia in campo ormonale
che sentimentale). Un bacione, al prox capitolo!
ilariaechelon: Welcome in our big crazy Family!
Sono felice che ti sia appassionata così tanto alla mia
bimba, mi lusinghi moltissimo. La risata di Aro è stata impagabile, mi stavo
strozzando con i popcorn! Spettacolare!
Finleyna 4 Ever:
Prezzemolina! La mia sorellina! Che mi regala tanti bei complimenti sulla mia
storiellina! Ok, smetto di parlare stupidaggini. Dici che ho superato me
stessa? ^//^ thanks. La battuta di Sirius Black nasce dal fatto che mi sto riavvicinando a HP, e ho iniziato a venerare i Marauders! I
love PadFoot (Siry). Mr Mozzarella in Carrozza (il mio amico l’ha chiamato così
per via della Volvo – secondo lui sarebbe molto più figo se andasse con la Aston. Passerebbe all’Emmental)
si sveglia! E la piccola Bella anche!
Non so se essere felice o meno… ihiih! NM: in effetti, dopo che i nostri ormoni
s’erano fatti di Taylor Lautner, Robert non ha retto il paragone…
povero Patty! Un maga kiss!
Mr Darcy: Eccoti accontentata, carissima! Goditelo!
aLbICoCCaCiDa:
finalmente ho smosso qualcosa, eh? Mi dispiace non averti ancora accontentata
del tutto, ma non preoccuparti, sono sicura che con questo almeno in minima
parte riuscirò a sorprenderti più del solito. Mi sono veramente messa
d’impegno, stavolta. Bacioni.
DarkViolet92: Grazie mille!! Spero ti piaccia anche qst!
mylifeabeautifullie: sister!!!! Sono tornata – nuovamente – in ritardo!! Ma… ce la vie.
Io venero il duo Emmmy/Aly, sono così briosi! Sn l’anima della famiglia! Ma in
qst capitolo nn si vedono poi così tnt… va beh, rimedierò. Nel prox di scuro!
Sai che sei una delle poche che ha notato il riferimento a Trevor, se non
l’unica? Brava sister! Dimmi cosa ne pensi di questo, mi fido del tuo ottimo
giudizio. Un bacio.
ColeiCheAmaEdward:
Mi prostro ai tuoi piedi e ti chiedo perdono. Immagino che le mie mail non ti
siano arrivate, altrimenti mi avresti risposto… te ne ho mandato una
chilometrica per natale, per farmi perdonare, ma niente… Y.Y Pc bastard! Ma
almeno il tuo commento non manca mai. Un enorme bacio, e ti prometto che
continuerò la mia crociata contro internet. Ti assillerò presto, stanne certa!!
Bella_Cullen_1987:
Mi dispiace di non aver esaudito la tua richiesta, ma era un capitolo troppo
importante per lasciarlo al caso. Spero sia riuscito bene. Bacio.
Wind: tesoro! Io sono tornata, e tu? Quando farai ritorno con una delle
tue meravigliose creazioni? Sono lieta che nel frattempo ti diletti nel seguire
la mia fic, e che ti sia anche appassionata! Sei stata una delle prima a commentare,
me lo ricordo benissimo! T.T La mia Wind… vediamo se questo capitolo ti
piaccia. Un bacio, a presto.
Goten:
Eh, eh, in ritardo, purtroppo, perché il capitolo è stato interamente riscritto
più volte, ma sono tornata! *__* Che bello sapere che tu non mi abbandoni mai…
ti prego, si brutale con questo capitolo, perché tengo davvero a ciò che ho
scritto.
WhiteRose:
Welcome in our big crazy family! Iscritta da poco e già ti sei divorata il mio inutili
papiro? Congratulazioni? Ti prego di scusarmi per i tuoi poveri occhi. Mi
dispiace, ma già una pagina è lunga otto chilometri, pensa se ingrandissi il
carattere! ;) Concordo con te, il mio piccolo Edward è un Torso di broccolo,
proprio come Jasper nel film Twilight… lunga storia. Però è puccioso! (Eddy, ma
anche Jasper). Per i patemi di Bella… bah, credo che in questo capitolo si
capisca un po’ l’origine dei suoi problemi. Spero di sentirti anche su questo.
A l y s s a:
è più facile finire di pagare il mutuo di casa che riuscire a vedere il mio
aggiornamento, in qst periodo. E dire che all’inizio ero così veloce… ma ora le
cose si complicano, e va ponderata ogni virgola con giudizio. Cmq, a parte qst
caterva di parole inutili, è stupendo rivederti, more!! Soprattutto dopo tutti
i tuoi meravigliosi commenti. Per qnt riguarda il capitolo, Bella si lascia andare
solo grazie all’alcool. Sinceramente, il suo cervellino si era già attivato, ma
invece di premere il pulsante “Bloccalo, Bacialo e fallo Tuo”, come ogni donna
vorrebbe, il suo unico neurone ha premuto “Rinnegalo, Evitalo e Salvalo”. Ma va
beh, ce la vie. Almeno un passo avanti l’ha fatto. Ora tocca al sexy boy per
eccellenza, che mi auguro non rimanga single – sn ancora molto indecisa, sai?
XD Il suo amore è talmente genuino che neanche che cosa provi. Ovviamente, ecco
che arriva la svolta. In peggio. XD Veramente ancora non saprei, ma… vedremo.
Spero che questo ti lasci senza parole. Un bacione enorme.
LuNa1312: Welcome in our big crazy family!
E grazie infinite!!!
_zafry_: Finalmente sono rispuntata fuori! Mi ero leggermente persa, ma ok,
sn tornata sana e salva! Non ti preoccupare, siamo alla svolta. Della
realizzazione, non della dichiarazione. Ho in mente tanti altri progettini, eh,
eh! Non preoccuparti, arriverà! Bacio!
titty88:
Welcome in our big crazy family! Benvenuta, new friend! In primis, ormai ho passatoi
fatidici 16 anni, e vado per la pensione…
;) In secundis, perdono per la tua vista! Vedo che il mio remake dei personaggi
piace sempre più, e lo apprezzo molto, perché dare nuova vita a personaggi già
brillantemente collaudati non è impresa semplice. Si ha sempre paura di
deludere qualcuno. In particolare su Emmett, che forse ho reso più serio, ma
che io amo proprio per qst *.* My monkey-man! Per NM, è stato molto bello anche
secondo me, e poi… Jasperino dice addirittura tre battute!! Cioè, no!!!!
Impossibile! XD Kizz
Imaginary82: Welcome in our big crazy family!
*.* Sei giunta infine anche in qst sperdute pagine, che
meraviglia! Sono deliziata! Inoltre, sono contenta di avere un'altra
Sailoramica nel forum! XD Sei per la coppia MamoUsa? Io preferisco Seiya,
secondo me è the best… ma non fa niente, me lo spupazzerò io! Ti prego di perdonare il carattere minuscolo
con cui scrivo, ma ho qlc leggero problema con il programma… fa tt come pare a
lui!! maledetto coso!! Comunque, i tuoi commenti mi mandano in visibilio.
Grazie infinite. Adoro scrivere, inventare e creare, e soprattutto amo
reinventare pur lasciandolo tale, in apparenza, il carattere dei Cullen. È
splendido! L’idea, poi, di una isabella capace di distruggere l’intero pianeta
ma totalmente terrorizzata dai suoi poteri mi ha sempre affascinata. Il lato
oscuro del potere, forse? Bah… cmq,
spero continuerai a seguirmi, anche dopo queste vane ciance. Vane le mie
teorie, non i ringraziamenti. Un bacione!
Costance_Fry:
Welcome in Our big crazy family! Sono veramente molto contenta che la mia
storia ti sia così gradita, è una soddisfazione gratificante. Anche se, il
comportamento dei due imbelli… eheh. Sarà che hanno l’eternità davanti, ma
ponderano le decisioni con una lentezza degna degli Ent de “Il Signore degli
Anelli”. Vediamo se con questo capitolo riesco a farmi perdonare.
Lily Evans 93: Ciao Giulia! Ce l’ho fatta a tornar, eh? E con un bel capitolo
lunghetto, in my personal style! Eh, eh, domani ho il compito in english… ma torniamo
al tuo commento. Finalmente ho smosso un po’ le acque, eh? Bellina ubriaca mi è
parsa il massimo! Soprattutto perché era vampira: ha dimostrato che i suoi
simili sono molto più simili agli umani di quanto pensino. E ovviamente, come
dice il detto “in vino veritas”, non poteva mancare dal fare qualche piccola
confessione. E poi, Eddy al salvataggio ci voleva. Che capitolo sarebbe stato,
altrimenti? Baci.
Musa_Talia: O.o Tu hai fatto un musical?! ^O^ Ma che bello!!!! Di cosa parlava?
Tu che parte interpretavi? È andato tutto bene?! Uffa! Anche io voglio
cimentarmi nello spettacolo!!!!!!! Cmq, non ti preoccupare, questa – ne quella
di qst capitolo – non è assolutamente la dichiarazione! In verità ci sto ancora
ricamando sopra. Va bene in vino veritas, ma non così tanto… non mi sarebbe
piaciuto per niente se bella e Edward si fossero dichiarati così… e poi, c’è
ancora tanto da fare! Ora ci attendono i guai…, eh, più o meno! Non anticipo
nulla, leggerai nello spoiler. Per il primo bacio, mah… secondo te di po’
classificare così, questo? Eh Bacioni. P.S. Dici che dovrei abbandonare il
classico, ora che ancora non mi son cimentata nella filosofia?
stezietta w : Io dovevo andare a vedere NM una terza volta, ma nn ho più avuto
tempo! Purtroppo! Speriamo che Eclipse ci lasci a bocca aperta come NM. Grazie
infinitissime per i complimenti!
Momoka chan: ^///^ Oddio, addirittura angelo no… sono un demonio a lasciarvi a
secco così tanto tempo! Per i Cullen vicino ai cespi d’insalata non so… io li
vedrei meglio vicino al banco del macellaio (ok, battuta squallida, ma un mio
amico mi ha pregato di usarla, quindi…). Meno male che è piaciuto tutto! E POI…
Orlandino Bloondino… mi sto ri-appassionando al signore degli anelli… love!
Comunque hai ragione, la scena in NM di Bella che corre tra i boschi modello
Heidi è ridicola! Ma per favore! So vampiri, no puffi! Per Celin Dior… si, ho
sempre pensato che bella sarebbe potuta essere una fantastica cantante, quasi
come CD, però con una voce ancora più dolce… ma qst l’ho pensato qnd scrivevo
di Edward, quindi, forse, ero un po’ di parte… va beh, straparlo..
O.O IL MIO SOGNO è FARE DANZA DEL
VENTRE!!!!!!!!!!!! Dev’essere bellittima!! Qst’estate se trovo un momento mi ci
segno? Ti che sei esperta, cosa mi consigli?
ross_ana: Welcome in our big crazy family!
Ma grazie mille, sei stupenda a dirmi certe cose! E
soprattutto, ad appassionarti a questa fic. Sai che anche io ho un sacco di
storie che non ricordo di aver scelto ma che poi, andando a rileggerle, mi
appassionano come nessuna? ;) Bacio.
MalyCullen: Betina mia!! T.T è tnt che non ti sento! Ti ho mandato due mail, ma
niente… nemmeno ciao… sn triste… Può sempre essere che il mio hotmail abbia
deciso di darmi picche, ma… wew, voglio marylu!!!!!!!! Uffi! Almeno ci sono i
tuuoi colimenti a farmi andare avanti... in queste ultime due sett non mi sono
connessa per niente su msn, però dalla prossima dovrei tornare ad essere
presente. Sto migliorando, ve? Sono felice di aver scelto una canzone che tu
ami così tanto, almeno ne ho fatta una giusta! Una bacione, amore mio, ci
sentiamo presto! Ciao!
vitti: welcome in our big crazy family! Benvenuta! Ti sei letta tutto in
una volta? Un applauso! Grazie mille! Vediamo se con quest capitolo riesco a
sorprenderti. A presto.
Elfa sognatrice: grazie infinite, stella! In verità, tutta l’ultima scena non doveva
esistere. Doveva finire in una maniera totalmente diversa, ma che ora non mi
ricordo bene… cmq, poi è arrivata l’illuminazione! Il dolore che Bella prova è
la sofferenza che avverte quando pensa che un giorno arriverà il momento in cui
dovrà lasciare Edward. È un dolore che nn la fa sopravvivere, anche perché,
diciamolo, la Bella
cattiva ci ricama sopra… Edward, come hai giustamente detto tu, non riesce a
capire bene cosa accidenti prova. Sa solo che bella non può scomparire dalla
sua vita. Il che è un po’ poco, non ti pare? xD Alice, invece non ha visto
nulla, perché Bella ha deciso di bere inconsapevolmente, e tutte le decisioni
che ha preso contro sotto l’effetto dell’alcool erano casuali, non premeditate.
Alla prossima, un bacione!
pinkiller. Welcome in our big crazy family! Ecco a te il seguito, e fammi
sapere!
MimiMiaotwilight4e : amore mio! Ciao, ben ritrovata! Hai visto, sono riuscita a tornare!
Spero che questo cappy nn sia stato un totale errore… cmq. Mi sn impegnata tnt a scrivere la scena
del supermercato, volevo dimostrare quanto i Cullen sappiano essere umani, e
quanto soffrano nello stare lontani. Anche Jasper e Edward si vogliono bene,
dopotutto. Finalmente si stanno svegliando, vero? Sono o non sono bravina? Un
bacione, e dimmi cosa ne pensi di questo.
luisina: sisternia! Ma tutte a te capitano? Ti hanno anche plagiato, tesoro?
Dimmi chi è stato che lo ammazzo! Uffy, perché a sto mondo non hanno un
briciolo di originalità? Che gusto c’è nel rubare? Scusa se non ci sono stata
su msn in questo periodo, ma la scuola mia sta uccidendo. Cmq, da sabato sera
dovrei esserci. Se ti trovo, parliamo un po’, eh? Mi manchi. E mi sento uno
schifo sapendo che con tutto qll che hai da fare riesci anche a trovare il tempo
per recensirmi. Tu avevi letto in anteprima questo capitolo – quasi tutto,
però… - , eh furbona? Ma il tuo commento è sempre un capolavoro, altro che i
miei capitoli. Ti prego, con l prossimo capitolo, sii spietata! Ci ho messo
talmente tanto impegno a scriverlo ci tengo tantissimo. Mi fido solo del tuo
parere critico. Un bacione, e non ti abbattere sorella! Ricordati che rimani tu
la migliore, e NESSUNO potrà mai copiarti.
hale1843: Stella mia! Che splendida recensione mi ha lasciato! Ma certo che mi
sei mancata, i tuoi commenti sono sempre splendidi, come potresti non mancarmi.
Anche se qualche volta torno a casa, su Marte… ops, ho parlato troppo. Tu non
hai letto nulla! Il Jasperino i versione Fonzie: che ne pensi? Scelta
azzeccata? Io me lo vedo che entra in una stanza facendo “Ehi!” strascicato…
MWAHAHAH!! Bellittimo!!! Mentre Alice… beh, diciamo che Edward ha la brutta
abitudine di lasciare il portafogli nei pantaloni. Quindi, quando Alice arriva
per prendere il vestito da bruciare, e si trova le sue carte di credito
davanti, be… come non farlo?
Grazie mille tesoro per tutte le
meraviglie che mi hai scritto, mi sono commossa! Un enorme bacio, a presto!!
piccolinainnamora: Welcome in our big crazy family. Grazie, ed ecco qui, spero ti
piaccia!
I coraggiosi che mi hanno messo
tra i preferiti, i nuovi arrivati e quelli che resistono: Grazie.
Grazie, grazie, grazie infinite, miei splendidi angeli, ormai
saliti a 390; che la vostra luce continui a farmi da guida.
Le stelle che seguono e vegliano costantemente su di me:
silenziose, dolci e indispensabili anche se intangibili, mille grazie a voi, 167
stelline mie.
I
supereroi che mi hanno messo tra gli autori preferiti.
I
tantissimi che continuano a seguirmi in silenzio,
come Protettori.
E a tutti quelli che mi mandano mail, e a cui chiedo di avere
pazienza, perché non sono proprio un fulmine nel rispondere.
Come contattarmi:
Rinnovo il mio indirizzo mail/msn.
Marzia-mooblight@hotmail.it
Ziveri.ma@tiscali.it
In corso
(Twilight)
Solo grazie a
te
Cullen's Memories
The Nessie's
Sister
New Moon - La
Custode delle Anime
Nella Gioia e
Nel dolore
≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈
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Sei
tutti i Miei Domani
Jin&Jang: Story of a Doctor and a Warrior
Hakuna Matata
(Sailor Moon)
My Best Friend’s Love (UsaxSeiya)
(Harry Potter)
The Marauders Girl
Spoiler - The Denali's
[…] “Domani arriverà
il clan Denali!” ci annunciò Carlisle sorridendo [...]
“Scusate, ma… chi è
Tanya?” chiesi.
E da lì iniziarono i
miei guai. […]
[…] Puntai gli occhi
in quelli di Edward sconvolta, senza riuscire a calmarmi.
“Mi hai tradito”
mormorai atona, non riuscendo a fermare le lacrime “Mi hai sempre raccontato
bugie…” […]
[…] “Ti prego! Posso
spiegarti!”
“NO!” urlai
disperata, indietreggiando ancora “NON VOGLIO ASCOLARTI! NON TI BASTA AVERMI
ROVINATO LA VITA?”
“Se solo per un
attimo tu…”
“NO! NON MI
RIPORTERAI A VOLTERRA!” […]
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Capitolo 29 *** The Denalis ***
bella's vampire 28
RadioCarlisleOne esclusiva: Il
ritorno di Usagi su EFP
Carlisle: Buona sera. Fonti confermate
annunciano il tanto attesso ritorno i Marzia su questa pagina con il suo
successo SOLO GRAZIE A TE. Ma sentiamo i commenti dell’autrice. I nostri
inviati.
Jasper: Ci dica, signorina, come mai questo
imperdonabile ritardo?
Marzia: ^^,, Beh, dovevo rendervi perfetti
e… il pc ha fatto bum!
Emmett: Scs, stai insinuando che non siamo
perfetti?
Marzia: ^///^,,, No, no, no
Jasper: Per disguidi formali, restituiamo
la linea allo studio.
Carlisle: Come vedete il terzetto ci ha
abbandonato, ma l’importante è che la storia continui. Sono ventisei pg di
colpi di scena che la scrittrice spera vengano apprezzati dal pubblico. E ora
passiamo alle previsioni del tempo.
Alice: si prevede freddo ma soleggiato
su Parigi, nella quale l’autrice si rifugerà per 5 giorni grazie al Programma Protezione
Camposcuola per fuggire dall’ira delle fan che vorranno linciarla dopo questo.
A te la linea, papy!
Carlisle: per ora è tutto e vi lasciamo
alla storia. Arrivederci!
A presto,
besitos!
The Denalis.
Bella’s Pov.
“Stavolta non c’è veramente niente da fare…”
“È lui, me lo sento!”
“Ma sei matto, Jazz? Stai proprio fuori?”
“Assolutamente no, Alice!”
“Emmett, ragiona: siamo sotto di tre punti e mancano cinque
minuti alla fine. A meno che non accada un miracolo, ci siamo giocati la
classificazione ai quarti di finale”
“Secondo me per Bella ci vuole qualcosa di più… eccentrico.
Per una volta tanto facciamo come dico io”
“Uomo di poca fede! Scommetto tremila dollari e il prossimo
grizzly arrabbiato che Chicago Bulls
batteranno i tuoi patetici Detroit Pistons”
“Stavolta hai scelto
il viso, io le mani. Quindi farò la manicure come dico io!”
“Affare fatto!”
“Uffa però!”
Tesi confermata. Era
impossibile, controproducente e assolutamente dannoso per la propria salute
mentale tentare di seguire discorsi differenti tra i membri della famiglia
Cullen.
Il mio mal di testa
me lo avrebbe ricordato a vita, poco ma sicuro.
Chiusi gli occhi
sospirando, senza però riuscire a trattenere un sorriso davanti a quella
situazione così “tipicamente alla Cullen”.
Era la sera del
“Quarti di Finale in Kimono Party”. Traduzione? Sia i ragazzi che le ragazze
avevano prenotato il salone, finendo poi col doverci coabitare.
Emmett e Jasper,
spaparanzati sul divano, si godevano gli ultimi, intensi momenti della loro
partita di basket di cui si erano guadagnati la visione con sangue, sudore e
lacrime, aggiungerei, poiché, proprio per quella sera, Alice e Rose avevano
organizzato il Kimono Party nel salotto, di cui io ero la vittima sacrificale.
Da qui i pretesti
per una cruenta lotta per il possesso del territorio. Le mie sorelle non erano
assolutamente disposte a cedere mezzo millimetro del salone, e i miei fratelli
non erano minimamente intenzionati a perdersi la loro adorata partita.
“Questione di
principio” mi aveva spiegato frettolosamente Jasper prima di ringhiare contro
Rosalie.
Come aveva fatto la
casa a rimanere in piedi? Semplice, erano intervenuti i due capi supremi.
Carlisle ed Esme,
con una pacata, fredda e terribile ira funesta, spiegarono con apparente calma
che non avevano la minima voglia di ristrutturare un’altra casa (per lo più questa casa, sottolineò la signora) ancora
una volta, e, testuali parole, Dio solo
poteva sapere cosa sarebbe successo ai loro corpi e ai loro oggetti se avessero
sentito una parola di protesta.
Rabbrividii.
Carlisle ed Esme potevano fare davvero tanta, tanta paura.
La minaccia aveva
sortito l’effetto sperato, in ogni modo. E ora, mentre i due fratelli si
gustavano la partita io mi trovavo nelle grinfie del piccolo Satana formato da
viaggio e della sua versione da esposizione, anche note come “Le Estetiste Folli”,
di cui la più piccola, avvolta in un kimono rosa, volteggiava intorno a me come
un’inquietante nuvola, finendo di stropicciarmi i capelli, mentre la più alta,
dalla veste color verde acqua, finiva di scegliere i malefici smalti per la mia
manicure.
Edward e Esme,
invece, erano usciti fuori a caccia, e poi successivamente sarebbero passati in
città per fare la
spesa. Ovviamente, non erano potuti uscire prima che Esme
puntasse i suoi quotidiani 3.000 dollari sui Bulls.
Eh, sì. La dolce,
amorevole, pura mamma Cullen scommetteva, e anche forte, con i suoi figli. La
prima volta che l’avevo vista in azione mi ero strozzata con il mio gelato.
Meno male che Alice era lì a giocare con i miei capelli.
Esme, invece, aveva
riso e mi aveva fotto l’occhiolino. “Tesoro, non fare così!” mi aveva detto
accarezzandomi la guancia “Dovresti provarci anche tu, sai? È eccitante!”
E se n’era andata
con la sua camminata angelica.
Incredibile. Una
madre che non solo giocava d’azzardo, ma incoraggiava i suoi stessi figli a
fare altrettanto! Incredibile.
Ma Esme aveva un suo
degno consorte al fianco.
Il brillante dottor
Carlisle Cullen, pilastro della straordinaria famiglia che portava con onore il
suo cognome, modello di rispetto e virtù si trasformava in un qualsiasi tifoso
stra-pompato ed stra-esaltato, quando
giocavano le sue squadre del cuore.
E ci poteva anche
stare. Ma vederlo in piedi sul divano, sgridato da sua moglie perché vi era
salito con le scarpe, mentre insieme ad Emmett intonava cori da stadio con la
faccia dipinta dei colori dei Red Sox, intento a sventolare una bandiera 70x50
con tutto l’ardore di cui era capace beh, non ci stava per niente.
“Car… Car…” avevo
balbettato sconvolta guardandolo stralunata, mentre Edward mi chiudeva la bocca
con un sorriso.
“Carlisle” aveva
sorriso Esme “E se ti sorprendi per lui, dovresti vedere in cosa si trasforma
il nostro distinto Edward quando giocano i Chicago”. Non volli indagare.
Mi guardai attorno,
sospirando sconsolata per la sua assenza. Perché Edward si stesse perdendo la
partita della sua squadra del cuore per fare la spesa per me rimaneva un
mistero.
“Uffa però” sbuffò Emmett mentre i commentatori ciarlavano “Volevo
che il Perfettino e Papo-papozzo vedessero con noi la partita. Mi devo accontentare
di Jasperino, uffa!”.
Il crac successivo fu la sua mandibola. Ahia. Jasper faceva
male.
“Non costringetemi a scendere!” li avvertì Carlisle dal suo
studio, nel quale si era rifugiato sommerso da una pila inquietante di
fascicoli che gli erano stati affidati da colleghi invidiosi, malvagi e
assolutamente inetti, a detta di Emmett.
I due fratelli deglutirono. “Sì, papà” pigolarono.
Il tamburellare della pioggia tornò a fare da sottofondo
alla nostra serata e i due fratelli tornarono a concentrarsi sullo schermo. Io,
invece, tornai a soffrire
Promemoria per me:
comprare a Rosalie e Alice una bambola a grandezza naturale per Natale, mi
appuntai mentalmente mentre Alice liberava l’ultima ciocca magicamente
trasformata in morbido boccolo.
“Et voilà! Ce magnifique!”
disse Alice con un perfetto accento francese, ergendosi in mezzo al salone in
tutto il suo metro e cinquanta d’altezza. Poi, storse la bocca in un’adorabile smorfietta
contrariata. “Rose, ma le vuoi fare veramente un semplicissimo french? Neanche
un qualche smalto blu elettrico a decori gialli?”
“Che vuoi mettere sulle mie unghie, nana?” chiese
preoccupata, stringendomi le mani al petto per proteggerle.
“Sta tranquilla,
Bella. Non lo permetterò” mi rassicurò Rosalie posando una mano sulla
mia spalla. Squadrò poi la sorella accigliata. “Oggi manicure e pedicure
toccano a me. Tu hai scelto di occuparti del viso. Quindi, taci”
“Però secondo me sarebbe meglio blu elettrico, uffa…”
mormorò.
Fece una giravolta e si diresse in cucina. “Ti prendo la
pizza, Bells” gridò.
Jasper si voltò per fissare intensamente sua moglie
allontanarsi. “Amore, non lo buttare quel kimono” disse poi “Mi piace proprio”
Alice rise
maliziosa. “D’accordo!” trillò.
“Ti piacerà toglierlo, vorrai dire” replicò Emmett “Ma per
una volta concordo con te. Rose, mio splendido fiore di campo, sei
semplicemente divina con quella veste. Dammi l’onore di togliertelo, dopo, in
camera”.
Rose rise. “Uhm...
chissà! Forse” rispose. “Per ora salirò in camera solo per prendere gli
smalti per Bella. Uhm... e se provassimo a usare il rosso, visto che starebbe
bene con le tue guancie, in questo momento?”
E sghignazzando si alzò leggiadra e sparì in di sopra,
lasciandomi sola, imbarazzata e indifesa con Koda e Kenai. Neanche li
avessi chiamati, visto che stavo facendo di tutto pur di evitare di guardarli,
mi volarono al mio fianco.
“Naturalmente anche tu stai benissimo, Bella!” disse Emmett
prendendomi il mento tra l’indice e il pollice e voltandomi verso di lui “Sei
un incanto, un fiore!”
“Davvero?” biascicai.
“Già, sei straordinariamente graziosa!” continuò Jasper
afferrano il polso di Emmett e voltandomi verso di lui, provocandomi una
torsione del collo che difficilmente avrebbe smesso di dolermi presto “Sei una
splendida donna, che fa girare la testa a tutti gli uomini che ti incontrano
sul loro cammino!”
“Ah si?”. Ma io?
“Ma certo! Sei una splendida, meravigliosa ragazza che si
merita il meglio del meglio!” poseguì Emmett (sempre a danno del mio collo!)
“E non temere, ci penseremo noi a toglierti i molestatori di torno!”
“Concordo con Orsetto Lavatore” disse Jasper (ormai ne ero
certa: il mio collo si sarebbe svitato da un momento all’altro) “Ci saremo noi
a proteggerti. Non sai quanti imbecilli hanno scelto una morte dolorosa e
lunga, permettendosi di avere pensieri malevoli su di te. Ma per fortuna...”
“Hai due splendidi angeli custodi pronti a prendere le tue
difese!” esclamarono in coro illuminandosi con un sorriso raggiante.
“Non ti conviene, Bella” disse Alice portandomi la cena “Non
sono gran ché come supereroi”
“Grazie, tesoro!” sibilò Jasper scurendosi in volto “Prego,
continua a farci una buona pubblicità”
“Non darle ascolto, sorellina!” disse Emmett abbracciandomi,
o meglio, stritolandomi tra le sue braccia “Che vuoi che ne capisca di eroismo
una che passa il suo tempo tra inutili stoffe colorate?”
Alice gli ringhiò contro, afferrandolo per l’orecchio. “Ehi,
prova un po’ a ridire qualcosa contro i miei abiti, se sei un uomo”
Emmett si divincolò con un gemito e balzò, con tutta me in
braccio, di fronte al divano. Poi, mi sollevò dal pavimento tenendomi da sotto
le ascelle e mi puntò contro Alice, come se fossi un peluche o un arma! Ma
dico!
“Ma che sai facendo?” esclamai allibita.
“Vai Bellina! Distruggila! Ringhiale contro!” mi incitò
Emmett continuando a usarmi per minacciare la sorella.
Alice mi fissò un secondo sconvolta quasi quanto me. Jasper,
invece, si era nascosto il volto tra le mani e continuava a ripetere qualcosa
che suonava vagamente a “Ma tutte a me… che cosa ho fatto di male…”
Alice continuò a studiarmi senza dare apparenti segni di
vita.
“Visto? Bella, l’hai terrorizzata!” esclamò esultante
Emmett, sballottandomi di qua e di là.
“Ma certo! Le ciglia finte!” esclamò invece Alice battendo
le mani e intrecciandole sopra il cuore “Oh, ti staranno benissimo quelle belle
ciglia verdi che ti ho comprato… Rooose!”. E scappò al piano superiore.
“Grazie, Emmett” sibilai, tentando di voltarmi per fulminarlo con gli occhi.
“Ops. Sorry, my cute
sister” disse posandomi a terra “Ho toppato!”
“Già. Hai toppato
alla grande!” sbottai arrabbiata. Altre torture estetiche, no! Ma perché?
“Ora ti toccherà pagare pegno, fratellino” suggerì Jasper
ghignando malvagio “Bella, perché non fai provare a lui le ciglia fine?”
“Perché altrimenti tu ti ritroverai a cantare nel coro delle
voci bianche della parrocchia!” ringhiò Emmett
“Uh-uh, e io dovrei aver paura di uno che si sta nascondendo
dietro a una donna?” lo sbeffeggiò Jasper fissandolo ghignante, le braccia
incrociate al petto.
“Bellina, sta’ dietro di me” mi ordinò Emmett posandomi a
terra e ergendosi in tutta la sua (notevole) statura. Fece scrocchiare le dita
della sua mano destra e disse “Non vorrei che il tuo bell’abito bianco venisse
macchiato con il sangue indegno di questo damerino biondo”
Jasper si accucciò, ringhiando. “Fatti sotto” sputò.
“Prima le signore” replicò Emmett.
“E ecco che la partita
riprende, dopo questo lungo time-out richiesto dall’allenatore dei Detroit…”
E in meno di un decimo di secondo mi ritrovai compressa tra
i due che fissavano eccitati come non mai lo schermo, dimentichi del loro
combattimento.
Un sorriso timido mi nacque in volto, mentre i commenti dei
ragazzi risuonavano per il salone.
A dir la verità, era dalla fatidica giornata di sole che
miei fratelli si comportavano in maniera più, beh… più strana e appiccicosa del
solito.
Rosalie e Alice erano praticamente la mia ombra: non si
allontanavano mai più di cinque metri da me, tentando di distrarmi in qualsiasi
modo, organizzando sfilate, giochi e tea party – non indosserò mai, e giuro,
mai più un abito di pizzo e guanti bianchi. Che bisogno c’era per bere una
semplice tazzina di tè? – pur di torturarmi in maniera positiva.
E se non potevano farlo in coppia, lo facevano
singolarmente. Come Rose, che si era intestardita a volermi insegnare la
meccanica.
Già scoprire che Rosalie, quella Rosalie, si occupasse di motori era stata una sorpresa, ma
che poi volesse insegnare proprio a me, l’imbranata per antonomasia, a
prendermi cura delle automobili… bah. Quasi, quasi la preferivo quando si
dedicava al mio aspetto.
Mia sorella tentava di spiegarmi ogni cosa con tutta la
calma e la gentilezza possibili, ma niente, non mi rimaneva nulla. Ma lei,
anche se con qualche sospiro sconsolato, non si arrendeva e ricominciava da
capo.
Mentre l’hobby di Alice era il golf.
Mi aveva confessato, durante la nostra prima partita
(partita… io ero andata un paio di volte, da umana, al minigolf. Era inutile
anche solo dire che mi aveva stracciato alla grande!), che si era avvicinata a
questo sport per i graziosi completini, ma che poi l’aveva talmente presa che
aveva iniziato a frequenta il club, attirando su di sé l’invidia degli altri
membri. Aveva infine aggiunto che era, però, completamente incapace di giocare
a minigolf. Ora, il principio di base non era lo stesso in tutti e due i
giochi? Colpire con una mazza di ferro una pallina e mandarla in buca? Come
faceva ad essere una campionessa in uno e una schiappa nell’altro?
Ma mi dovetti ricredere dopo averla vista giocare. Un
disastro. Mi veniva da piangere.
Ma se le mie due sorelle mi strapazzavano con sport
improbabili, motori e lezioni di stile, i loro mariti non erano da meno.
Emmett e Jasper (quando ovviamente non ero ostaggio delle
due pazze) mi svolazzavano intorno come due falene attirate dalla luce delle
lampade, inventandosi altri numerosi passatempi per stare in mia compagnia.
Jasper aveva iniziato a darmi lezioni private di storia.
Ogni pomeriggio ci rinchiudevamo nello studio al pian
terreno e, armati di cartine, massicci volumi e un pregiato mappamondo del XVIII
secolo ci sedevamo al tavolo e davamo inizio alla lezione; nessuno poteva
riuscire a distrarci, anche perché la prima volta che ci aveva provato Edward
per poco Jasper non gli staccava una gamba.
Ma a parte questo suo lato irascibile, Jazz aveva la
predisposizione all’insegnamento. Era paziente, preciso e curato in ogni
singola sillaba che pronunciava, e non gli pesava minimamente rispondere alle
mie infinite domande, anche se questo molto spesso ci portava decisamente fuori
tema. Aveva programmato anche un ciclo intensivo di lezioni di scacchi, cosicché
un giorno molto lontano io potessi arrivare ai suoi livelli attuali.
Sbruffone, come tutti gli uomini.
Ah, e giocavamo a risiko. Ore e ore passate a conquistare il
mondo, lottando di solito contro Esme e Edward, o Carlisle e Rose. E avevo
finalmente capito il perché Carlisle dovesse stare a minimo tre chilometri da
qualsiasi gioco di società.
Emmett invece pretendeva di trascorrere le sue consuete due
ore con me “e nessun altro” ogni singolo giorno della settimana dalle due alle
quattro del pomeriggio, o, nei festivi, della mattina.
Il nostro passatempo era il disegno.
A discapito dell’atteggiamento frivolo e giocoso, era un
artista senza pari. Era il re del carboncino e il signore del bicromatico. Questa
passione, mi aveva spiegato, glie l’aveva trasmessa Esme; erano splendidi da
vedere insieme nei pomeriggio caldi seduti sotto il gazebo a ritrarre il
paesaggio, l’espressione concentrata sul volto di entrambi.
Scoperta il mio minimo talento del disegno, non ero riuscita
a scampare al loro attacco. Mi sequestravano, mi legavano e mi istruivano
sull’arte del colore, della forma, della luce… o del black-jack. Ho già narrato
della passione di mamma Cullen per le scommesse, vero? Beh, da quando Carlisle,
per il loro ventitreesimo anniversario di matrimonio, l’ha portata a Las Vegas
(un viaggio di cui i figli non sanno – o ricordano – nulla; ma come si dice,
quel che succede a Las Vegas, rimane a Las Vegas), Esme si è innamorata di
Ventuno. Dopo la visione dell’omonimo film, poi, non c’è stato verso di farla
smettere.
E dulcis in fundo, tutti, senza eccezione, partecipavamo poi
alla Giornata della Famiglia, il sabato.
Un incubo.
Le attività demenziali e inimmaginabili di quei pazzoidi, ed
è il caso di dirlo, peggioravano di weekend in weekend. Come quella volta che Emmett ci aveva fatto vestire da monaci buddisti e
aveva organizzato una specie di lezione in giardino con tutta la famiglia per
imparare a suonare la campana tibetana. Oppure quando Alice e Jasper si erano
procurati una bottiglietta da mezzo litro di “vera” (secondo il tizio losco che glie l’aveva
venduta) acqua santa e avevano chiesto a Carlisle di eseguire un esorcismo. Lui
si era rifiutato con una faccia metà tra il disgustato e il depresso, prima che
Alice decidesse di fare l’autodidatta, purificando casa Cullen. Aveva indossato
un saio nero, aveva aspettato che Edward entrasse in salotto e, con l’acqua
nella ciotola del pesto e il relativo mortaio in legno aveva iniziato a
schizzarlo urlando “Io ti libero, spirito
maligno! Lascia questo corpo, bestia immonda!”. Si era anche imbronciata
visto che Edward, che non l’aveva presa molto bene, si era anche arrabbiato
parecchio, oltre a non sciogliersi.
Sospirai, la mente molto lontana dal salotto in cui mi
trovavo.
Edward…
Da quel giorno nella radura le cose sono andate sempre
meglio, con lui.
Se possibile i nostri rapporti sono migliorati ancora di più.
Non c’è praticamente un secondo in cui non godiamo della reciproca compagnia.
Infatti, dimostrando un livello di masochismo molto al di sopra della media,
Edward partecipava con me a tutti i corsi intensivi della Cullen University.
Non mi lasciava un secondo da sola, tranne ovviamente la
notte, quando ho, purtroppo, bisogno di riposare.
Era sempre attento ai miei bisogni, ad un mio minimo
sospiro; a volte riusciva a comprendere le mie necessità anche prima di me.
Era... dolce.
L’averlo sempre accanto, il sapere di essere sempre protetta
da lui... il solo pensiero mi scaldava il cuore. Sapere di contare qualcosa per
lui, di essere importante per quel angelo straordinario era per me fonte di
gioia.
Perché per me Edward era diventato vitale.
Come l’aria per gli umani, il sole per le piante o l’acqua
per i pesci, io non potevo fare a meno di lui.
Vivevo per vederlo felice, esistevo solo per vederlo ridere,
per osservare quegli occhi meravigliosi illuminarsi di gioia, di allegria, di
felicità. Sarei stata ore e ore seduta a guardarlo svolgere le più svagate attività
solo per potermi beare delle numerose espressioni che si alternavano sul suo
viso: la totale concentrazione e la completa beatitudine quando suonava il
pianoforte, sfiorandolo così delicatamente che i suoi tocchi sembravano soffi di
vento leggero... la ruga di concentrazione che si formava sulla sua fronte
quando prestava la massima attenzione alle discussioni a cui partecipava... la
maniera dolcissima in cui storceva il naso di fronte ai folli ed esasperanti
piani dei suoi fratelli, borbottando lamentele per poi parteciparvi con
entusiasmo...
Lo adoravo. Indiscutibilmente, sopra ogni cosa, lo adoravo
come un fedele fa con il proprio dio. E non riuscivo, maledizione, non riuscivo a stargli lontana.
E questo era un male.
Per lui, per la sua famiglia, per la sua vita.
Io non potevo, non dovevo, io...
Nonostante glie l’avessi promesso io non potevo
assolutamente illudermi, e soprattutto non dovevo illudere lui. Avrei
continuato a fingermi allegra, tranquilla, in pace come me stessa, solo per
farlo contento. Ma non avrei permesso che lui si affezionasse troppo a me.
Quello che era accaduto nella radura aveva dimostrato quanto
la mia presenza fosse stata dannosa per lui. Si stava facendo coinvolgere
troppo. E questo, nonostante mi facesse enormemente piacere, non era affatto
positivo.
Non potevo permetterglielo. Non dovevo diventare indispensabile
per Edward.
Se ciò fosse accaduto, avrebbe segnato la sua condanna.
Per me ormai non c’era più speranza.
Io, per Edward...
“E tu, Bells?” domandò Emmett, distogliendomi dai miei
pensieri.
“Eh?” chiesi trasalendo.
“Hai voglia di scommettere?” mi domandò Jasper “Su chi
punti? Chicago o Detroit?”
Osservai un attimo lo schermo, pensierosa. “Concordo con
Emmett. È molto più probabile che i Chicago schiaccino i Detroit che il
contrario” conclusi.
“Grande sister! Facciamogliela vedere a questo falso biondo!”
disse Emmett dandomi il cinque.
“Vedremo, cari miei, vedremo” replicò lui fissando lo
schermo.
“Rosicare ti fa male…” cantilenò Emmett.
Addentai il mio trancio di pizza mentre la partita
riprendeva, abbandonando quei pensieri troppo bui e complessi. Li richiusi nel
loro cassetto, incapace di ragionarvi sopra.
“No, no, no! Ma che accidenti fai, imbecille!” urlò Jasper
comprendoni il viso con le mani e spingendosi all’indietro, sollevando le gambe
da terra.
“Dai che buona, dai che è buona, dai che… SI’! ABBIAMO
VINTO! QUA LA MANO,
SOCIA!” urlò Emmett scattando in piedi e tirandomi su con lui. Per fortuna Jasper,
ripresosi dalla sua depressione, afferrò la mia cena prima che si schiantasse
sul tappeto.
“Siamo i migliori! Ce l’abbiam fatta! Siamo i migliori!
Abbiamo vinto!” cantò Emmett facendomi volteggiare per il salone, contagiandomi
con la sua euforia.
“Bella, coi soldi di Jasperino porto te e Rose a cena fuori”
mi promise.
Risi. “D’accordo!”
“Oh, piantatela!” sbuffò Jasper, incrociando le braccia al
petto “Siete solamente…”
“I vincenti!” lo bloccai con un sorriso, arrampicandomi
sulla schiena del mio fratellone.
“We are the champions,
we are the champions…” iniziò a cantare Emmett allungando le braccia stile
gabbiamo e iniziando a volteggiare per tutto il salone. Certo che esagerava in
quanto a festeggiamenti. Ma chi ero io per impedirlo?
Così, reggendomi a lui solo con le gambe intrecciate alla
sua vita, stesi le mie braccia e cantai con lui sotto lo sguardo divertito di
Jasper, che si stava beando della nostra allegria.
“Ah, grazie papi!”
Alzammo tutti e tre la testa sentendo quello strano urlo
euforico proveniente dal piano di sopra.
Successivamente, Carlisle scese le scale con le braccia
arpionate dalle sue due figlie, che strusciavano la guancia su di esse
strillacchiando ringraziamenti su ringraziamenti su ringraziamenti.
“Ah, dovete aver vinto, uhm?” disse rivolgendo un enorme
sorriso a me e ad Emmett.
Annuimmo. “Jasperino è stato umiliato, battuto e depredato
di ogni suo credo” disse Emmett solenne.
“Addirittura?” rise Carlisle.
“Stanno esagerando” replicò Jasper
“Noi abbiamo vinto, quindi possiamo permettercelo. Vero
Bells?” disse Emmett facendomi scendere.
“Certo. Tanto poi Jasper ci perdona, vero?” sorrisi.
Jasper annuì. “Solamente te, però” precisò.
“Papi, papi, papi, glie lo dici ora?” disse Rose saltellando
ancorata al braccio di Carlisle.
“Si, un attimo” sospirò lui con un sorriso “Che dite, mi
lasciate la braccia o le volete per ricordo?”
“No, te le lasciamo” rispose Rose.
“Sennò poi come ci abbracci?” continuò Alice stringe dosi a
lui.
Carlisle sorrise loro e le strinse a sé, mentre tornava a
fissarci.
“Ho appena terminato di parlare con Carmen” spiegò
“Dopodomani il clan Denali verrà da noi per trascorrere il ringraziamenti tutti
insieme”
“Davvero?” esclamarono entusiasti i fratelli Cullen “Ma è
fantastico!”
“Uh?” dissi all’indirizzo di Carlisle, ma prima che potesse
risponderle i gridolini entusiastici delle ragazze ci resero inutilizzabile il
nostro senso dell’udito.
“Che bello, ci divertiremo un mondo!” urlarono prendendosi
le mani e fissandosi negli occhi.
“Sinceramente ero ansioso di rivederli” disse Jasper
“Dobbiamo ancora concludere la nostra partita di hokey su ghiaccio… papà, tu
sei dei nostri?”
“Ovviamente” rispose lui. Poi fulminò Emmett con lo sguardo
“Certo, spero che questa volta tu e Laurent decidiate di fare a botte fuori dal campo. L’altra volta avete
rotto il ghiaccio. E non ci tengo a farmi un altro bagno ghiacciato, Emmett”
Il gigante chinò la testa sporgendo il labbro inferiore in
fuori. “Ma non è stata solo colpa nostra… anche Garrett e Edward hanno
contribuito”
Sbattei un paio di volte le ciglia, osservando meravigliata
i cinque vampiri davanti a me parlare con entusiasmo di sport invernali e saldi
natalizi. Sembravano sotto effetto di qualche sostanza eccitante, tanto erano
euforici.
“Scusate se vi interrompo” dissi timidamente, facendo sì che
concentrassero la loro attenzione su di me “Ma… di cosa, o meglio, chi state
parlando? Chi arriva?”
E da una semplice
domanda innocente iniziarono i miei guai.
Gli occhi dei quattro “fanciulli” di casa Cullen si accesero
di una scintilla davvero molto preoccupante; mi parve anche di avvertire come
sottofondo la musica di Psycho. Inquietante.
“Ah, è vero” disse Rose “Lei”
“Ancora” disse Alice.
“Non” proseguì Jasper
“Sa” concluse Emmett.
Ecco, quando iniziavano a concludere l’uno le frasi
dell’altro era il momento di darsela a gambe. Il più in fretta possibile. Ma
ahimè, fui troppo lenta. Riuscii solo a fare un timido passetto indietro prima
che Alice e Rose mi afferrassero per le braccia con un sorriso da psicopatiche
sul volto.
“Vieni con noi, cara” ghignarono trascinandomi verso il
salone.
Mi voltai a cercare disperata l’aiuto di Carlisle, che
immolandosi per salvarmi fece un passo avanti. Peccato che Emmett e Jasper gli
sbarrarono il cammino, come due perfetti buttafuori dei night esclusivi.
“Mi dispiace, papo, ma questa è una riunione privata” disse
Emmett “Solo i ragazzi Cullen possono parteciparvi”
“A me piuttosto sembra un sequestro di persona” replicò Carlisle.
“Bella battuta, papà. Ma, sul serio, devi andartene” disse
Jasper.
“Ma…”
“Mi dispiace, i genitori sono tassativamente esclusi.
Adios!” disse Emmett chiudendo le porte del salone.
Mi raggomitolai tremante al centro del divano, conscia del
fatto che non sarei riuscita a scappare.
Forse però, se correvo velocemente e saltavo in braccio a
Carlisle... no, avrebbero ucciso il loro stesso padre pur di divertirsi.
Magari sfondando la finestra e... no, Esme ci teneva
particolarmente.
Spruzzarli di benzina e appiccar loro fuoco? No, non sapevo
dove trovarle le taniche.
Oppure... certo, era u po’ difficile pensare a piani di fuga
geniali con le risate di Alice come sottofondo!
“Ah, è vero! Tu
vedi il futuro!” ricordai, accusandola. Lei annuì, ridendo entusiasta.
“Relax, Bella. Noi siamo con te, ti vogliamo bene” disse
Emmett.
“E io dovrei crederti perché...?” dissi abbracciandomi le
ginocchia.
“Perché sono simpatico, carino e dico sempre la verità”
Scoppiammo tutti e cinque a ridere dopo la sua affermazione.
“Mi arrendo, avete vinto!” sbottai accasciandomi sul divano
“Qualsiasi cosa volete fare, fatela! Tanto non posso fuggire...”
I quattro dell’apocalisse si diedero il cinque raggianti,
prima di sedersi ai piedi del divano e fissarmi euforici.
“Allora, vuoi sapere chi verrà a trovarci?” chiese Rose. Annuii,
curiosa.
“Sono i vampiri del clan Denali” disse Jasper “Una sorta di
cugini, per noi”
“I Denali sono vampiri vegetariani come noi. Anzi, gli unici
oltre a noi che seguono questa particolare dieta” iniziò Alice “Siamo molto
legati a loro. Formiamo una bella famiglia allargata, tutti insieme”.
“Li ha conosciuti Carlisle, quando i suoi vagabondaggi lo
portarono a nord, in Canada” continuò Rose.
Alzai un sopracciglio; non riuscivo a figurarmi Carlisle
come un nomade.
“Si, lo so. Papi non ha l’aspetto di un girovago della vasta
Terra, ma a suo tempo ne ha vissute di avventure” mi assicurò Emmett
rispondendo alla mia occhiata persa. “Comunque, viaggiando fino in Alaska
insieme a due suoi compagni, si imbatté in un clan di vampire che, come lui,
covavano il sogno di mantenere integra la loro anima”
“Erano in tre” continuò Rose “Irina, Kate e Tanya, sorelle
di morso, create da una certa Sasha”
“Passarono parecchio tempo insieme” disse Jasper “Fino a che
Carlisle non decise di tornare negli Stati Uniti, sopratutto perché iniziavano
a dare troppo nell’occhio. I suoi due compagni di viaggio, invece, decisero di restare
con le ragazze per fornire loro quelle figure genitoriali che erano sempre mancate
alle ragazze”
“Già, Carmen e Eleazar sono due genitori perfetti per loro”
asserì Alice.
Una fitta mi trapassò il cervello al suono di quei nomi. Mi
portai le mani alle tempie, dolorante. Cosa...?
“Un momento, non avevate detto che avevano una creatrice?”
dissi tentando di distrarmi dal dolore.
Una smorfia dolente attraverso il loro volto.
“Si. Avevano”
mormorò Rose desolata.
“Fu uccisa dai Volturi perché colpevole di aver creato un
bambino immortale” disse Jasper.
“Cosa?!” esclamai scattando “State scherzando, vero?”
I ragazzi scossero il capo, scuri in volto. Io scivolai sul
divano, priva di forze.
“Ma che amici avete... soldati del sud, bambini immortali...
si può sapere che razza di persone frequentate?” mormorai stanca “I pilastri
della nostra razza gettati al vento…”
Emmett fece un breve sorriso, per poi tornare serio. “Erano
molto affezionate alla loro creatrice” spiegò “E si sono sentite tradite
quando, per un futile (a loro avviso) capriccio, la madre ha voluto creare un
bambino immortale. Non riuscirono mai a capire il perché di quel folle gesto”.
Lentamente, intrecciò la sua mano con quella di Rose, che glie la strinse
piano.
“Sasha fu abile nel nascondere loro la presenza di questa
creatura” continuò Jasper senza particolare espressione “Così, quando
arrivarono i Volturi per porvi fine, le ragazze ne uscirono pulite. Purtroppo,
però, Sasha non tentò nemmeno di negare il suo coinvolgimento. Amava troppo la
sua creatura, e preferì bruciare con il bambino piuttosto che vivere senza.
Certo, non credo che i Volturi l’avrebbero risparmiata”
“Ma complici anche della presenza di Carmen, Eleazar e
Carlisle le tre ragazze riuscirono a riemergere dal periodo buio che avevano
passato dopo la sua morte, e riuscirono a ritrovare la loro serenità” disse
Rose riprendendosi.
“Già, la presenza del nostra papi aiuta” disse Emmett “Sarà
che lui ha l’indole del salvatore di anime, ma qualsiasi cosa fa porta sempre
pace e calma al prossimo”
“Io glie l’ho detto che dovrebbe mollare l’ospedale e andare
a lavorare al telefono amico” disse Alice.
“Anche Laurent glie lo dice sempre. Peccato che a lui
piaccia lo smanettare con gli organi altrui…” disse Rose.
“Rosalie!” la richiamò Carlisle. Aveva sentito.
“Ops. Scusa papà. Sai che ti adoro!”
“Laurent?” domandai.
“Il compagno di Irina” spiegò Rose.
“Ma quanti sono?” chiesi.
“Allora, Eleazar e Carmen, i due genitori. Irina, Kate e
Tanya, le tre sorelle. E Garrett e Laurent, rispettivamente i consorti di Kate
e Irina”
“Oh, Bella, sono certa che le adorerai!” esclamò Alice abbracciandomi
di slancio “Sono così simpatiche!”
Emmett e Jasper scoppiarono risero, e le loro risate fecero
tremare le vetrate.
“Oh, sì, senza alcun dubbio!” tentò di dire Jasper tra
ansiti e ridarella “Se taceremo sugli scheletri nell’armadio, andranno a braccetto!”
“Eh?”
“Già me le vedo, lei e Tanya a passeggiare per il giardino!”
disse Emmett “Tutte pace e amore, sweet
friend e tutto il resto”
“Smettetela. Smettetela subito” ordinò Rose perentoria “Non
prendetele in giro. Non è detto che debba andare per forza come volete voi. Io
sono certa che diverranno ottime amiche. Di sicuro hanno parecchio in comune”
“E poi dovremmo cercare di vedere il lato positivo della
cosa” disse Alice saccente “Anche se non fosse tutto miele e zucchero, potremmo
finalmente scoprire se Mozart risorto è veramente gay o meno!”
A questo punto fermare le risate dei quattro fu impossibile.
Se si trattava di sbeffeggiare Edward, soprattutto sulla sua vita sentimentale,
quei tre erano capace di passare anni e anni a ridere senza mai stancarsi.
Povero Edward!
Continuai a osservarli confusa, fino a che, alla prima pausa
di cui potei approfittare, feci la fatidica domanda.
“Perché mai io e Tanya non dovremmo andare d’accordo?”
Zin, zin, zin, zin.
Di nuovo la colonna sonora di Psycho.
“Oh, scusate. Il mio cellulare” disse Rose prendendolo “È
solo il mio gestore telefonico. Riprendiamo”
“Perché hai Psycho sul telefono?” chiese Jasper. Poi scosse
il capo e chiuse gli occhi. “Non rispondere, non ne vale la pena”
“Vedi, Bella, Tanyuccia…” iniziò Emmett, ma venne bloccato
prontamente da Alice che gli tappò la bocca.
“Taci, tu, che rischi di combinare un casino!” ringhiò “La
questione va affrontata con delicatezza e tatto”
“Deve spiegarglielo Carlisle?” disse Jasper.
Alice lo colpì in testa, abbastanza forte da fargli dire “ouch”.
Poi si alzò e lentamente, con una serietà mai vista sul suo volto prima d’ora;
si avvicinò a me e mi posò le mani sulle spalle.
“Bella, dovrai usare tutte le armi del tuo arsenale, tutte
le tattiche più corrette e scorrette che conosci per conquistare il tuo
obbiettivo” disse seria “Tanya è un’avversaria fortissima. Mi dispiace
comunicarti che, se non ti impegnerei al massimo, potresti anche perdere”
“Mi dovrei impegnare per
cosa?” chiesi iniziando a sudare freddo.
“Per Eddino” disse Emmett “Tanya è innamorata di lui.”
Un fulmine a ciel sereno.
Tanya. È. Innamorata.
Di. Lui.
L’aria sembrò congelarsi nei miei polmoni, mentre una
dolorosa morsa mi attanagliava lo stomaco.
Una vampira… una splendida, bellissima vampira innamorata di
Edward. Una vampira che lo conosceva da decenni, che da decenni lo osservava,
ci parlava, ci provava… che lo
conosceva meglio di me, che sapeva cose di cui io non ero a conoscenza, che…
che poteva stargli accanto tranquillamente, senza la paura di renderlo schiavo,
senza dover stare attenta a non esagerare, a non strafare, senza doversi sempre
controllare per tutto.
Una vampira libera di amare Edward come meritava.
Sentii una fitta al petto a quel pensiero.
Una vampira libera di
amarlo…
Già… fino ad adesso non ci avevo mai pensato realmente.
Era comprensibile che Edward non gradisse le attenzione
degli umani, ma era impensabile che non fosse lui stesso oggetto di desideri
per i nostri simili. Già, chissà quante altre vampire saranno rimaste incantate
da lui.
Io in primis,
ammisi a me stessa con un sorriso amaro.
“Ma noi combatteremo!” esclamarono Alice e Rose riportandomi
a terra.
“Ehm… due cose” mi intromisi timidamente “Primo: perché noi?”
“Perché noi siamo al tuo fianco” replicarono.
“Questo fa sorgere il punto uno bis: perché state dalla mia
parte?” continuai, ma prima che mi potessero controbattere alzai la mano e
parlai di nuovo “E secondo: perché mai dovrei mettermi tra vostro fratello e
Tanya?”
Mi fissarono scioccati, come se avessi appena comunicato
loro il decesso di Babbo Natale.
“Voglio dire” mi affrettai a spiegare “Edward è libero di
frequentare chi più lo aggrada. Non vedo perché mai io dovrei mettermi tra lui
e Tanya, se lui nutre interesse nei suoi confronti. Non ho intenzione né di fare
il terzo incomodo, né di rovinare qualcosa che potrebbe nascere tra loro o
altro. Anche perché, sinceramente, non ho proprio intenzione di immischiarmi in
questioni amorose, rapporti sentimentali o ragazzi!”
Ma se ti conficcavi un
paletto nel cuore non facevi prima?, commentò acida la mia coscienza.
Ma era la… verità. Credo.
Io non potevo far nulla se i miei sentimenti per Edward non
venivano corrisposti, né in realtà avrei mai potuto semplicemente
esprimerglieli. Che cosa potevo offrirgli? Un bel soggiorno eterno nelle
prigioni di Volterra, con tanto di torture e missive in nome di Aro?
No. No, mai gli avrei fatto fare una simile fine. Bastavo
io.
A me importava solamente che lui fosse felice, al sicuro, e libero.
E per esserlo doveva stare il più lontano possibile da me,
Quindi se… Tanya…
fosse stata il suo futuro…. Se avesse saputo renderlo veramente felice… io non
mi sarei opposta.
Se fosse stato felice con lei, sarei stata felice anche io.
A me sarebbe bastato sapere questo, e avrei convissuto
volentieri con il suo ricordo per l’eternità. Bastava che Edward fosse felice.
“Che mi tocca sentire…” disse Emmett scuotendo la testa
imitato dai fratelli.
Si alzò e si sedette accanto a me, prendendomi per le
spalle. “Bellina! Alzati e combatti! Non far vincere il nemico!” esclamò
sbatacchiandomi di qua e di là, provocandomi la nausea.
“Emmett, così l’ammazzi!” esclamarono Alice e Rose,
liberandomi.
“Grazie…” biascicai accasciandomi tra le braccia di Rosalie.
“E comunque è Edward che dovrebbe reagire, non lei” disse
Jasper con ovvietà “Insomma, quel ragazzo non è normale. Non riesco proprio a
capacitarmi di come sia potuto rimanere impassibile alle avances di Tanya. Non
si può proprio dire che sia brutta, anzi, è molto, molto attraente”
“E con questo che cosa intendi dire, amore?!” sibilò Alice arrivandogli a un centimetro dal volto e
soffiandogli contro.
Jasper sorrise e le baciò le labbra. “Nulla, luce mia.
Niente potrebbe distogliermi da te, lo sai” le disse tenero “Dicevo solo che
Tanya è una bellissima donna, ne converrai anche tu. Non come te, Rose o Bella,
ma ha il suo fascino”
“Già, in effetti è vero. È proprio bella” concordò Alice.
“L’unico a non essersene accorto dev’essere Edward” disse
Rose.
“E quando mai si accorge di qualcosa, quell’imbecille?” disse
Emmett.
Ok, avevo raggiunto il compromesso con la mia coscienza che
avrei voluto solo la felicità di Edward e mi sarei messa da parte. Ma impedire
alla mia gelosia di divampare e straziarmi l’anima, beh, per questo non potevo
farci nulla!
Ma chi era questa?! Avances?! Gran fascino?! Ehi! Pronto?!
Come potete difendere questa tipa?! Se Edward le ha già dato picche ancora
insiste? Non le è chiaro il messaggio? Se volete glie lo spiego io, magari
strappandole i capelli uno per uno… o dandole fuoco…
Insomma, si può sapere dove sono le taniche di benzina
quando servono?!
Alice sogghignò. “In garage, nell’armadio, in basso” disse.
Avvampai. “M-ma… Edward l’ha rifiutata?” chiesi.
“Oh, si” ghignò Emmett “E non so se esserne fiero o meno”
“Perché?”
“Beh, insomma, Bella! Per me o Jasper sarebbe facilissimo
rifiutare il corteggiamento di qualsivoglia donna poiché abbiamo sposato questi
due meravigliosi angeli del cielo” disse Emmett baciando la mano di Rose.
“Ma non è comprensibile come abbia fatto Edward a non lasciarsi
ammaliare da Tanya” continuò Jasper scuotendo il capo. “Soprattutto dopo che si
è fatta trovare in quelle condizioni”
“Quali condizioni?!” esclamai quasi ringhiando.
“Oh, beh, sai…” disse Jasper facendo un cenno vago della
mano “Quando le belle parole non sortiscono l’effetto desiderato bisogna
passare al lato pratico”
“Intendi fisico” sogghignò Emmett.
“Smettetela!” esclamò Rose “Bella potrebbe fraintendere le
vostre parole!”
“Beh” si intromise Alice “Tanya si è fatta trovare nuda in
camera di Edward. Più fraintendibile di così…”
Sentii l’aria svanirmi dai polmoni. Tanya… con Edward… nuda…
nella sua stanza…
“Non era proprio nuda” precisò Rose “Era in baby-doll”
“Ah, già quello carino di Victoria’s Secret, trasparente…”
disse Alice.
“E dov’è la differenza?”
Le loro voci giungevano ovattate alle mie orecchie.
Perché nonostante tutte le mie belle parole e i miei bei
proposito, non potevo sopportare che qualcun’altra divenisse la compagna di
Edward. E sapere che “l’amica di famiglia”
aveva dimostrato apertamente le sue intenzioni…
Pensare che se non lei un’altra avrebbe potuto conquistare
il suo cuore…
Faceva male. Molto, troppo male.
Mi portai una mano sullo sterno, dolorante. Di nuovo quella
fitta al petto, la stessa che aveva sentito alla festa di Halloween.
Il mio cuore che si spezzava, lasciando dietro di sé una
voragine incolmabile.
Ma il suono di un paio di gomme che lanciano strazianti stridii
giunse da fuori, distraendoci.
Neanche due secondi dopo le porte del salone si spalancarono
con violenza e un Edward alquanto furioso comparve sulla soglia, gli occhi neri
e lucidi per la rabbia e un ringhio sordo a rimbombare nel suo petto.
Edward’s pov.
Tamburellavo con le mani sul volante, fischiettando allegro.
Sorpassai una macchina e accelerai ancora, spostandomi
contemporaneamente sul sedile.
“Che dici, riesci a stare fermo almeno mentre guidi, o ti
devo incollare al sedile con lo scotch?” ridacchiò Esme fissandomi.
Mi sentii arrossire e tornai a fissare la strada,
immobilizzandomi. Esme scoppiò a ridere, dandomi un buffetto sulla guancia.
Oh, bambino mio,
pensò estasiata con il pensiero, Ti
dovresti vedere.
Come se non fossi a conoscenza del mio comportamento. Non mi
riconoscevo neanche più.
Ero su di giri, iperattivo. Sentivo un’energia sconosciuta
scorrere impetuosa dentro me che mi spingeva a voler compiere le imprese più
folli e disperate. Come prima, quando durante la caccia avevo adocchiato un
eroico gruppetto di fiori che ancora, imperterriti, resistevano al freddo
dell’inverno, e mi ero accinto a raccoglierli per regalarli a mia madre.
Scalando mezzo monte e appendendomi a testa in giù, per poi saltare
direttamente su quel piccolo spuntone di roccia per raccoglierli, e tornare giù
lasciandomi cadere nel vuoto per poi afferrare un ramo a cinquanta piedi dal
suolo.
Inutile dire che Esme si era preoccupata; pur essendo
indistruttibile, rimanevo il suo bambino.
Ma mi sentivo incredibilmente potente, in grado di compiere
qualsiasi impresa.
Per la prima nella mia non-esistenza, mi sentii vivo.
“Ti si staccherà la mascella, se continui a sorridere così”
mi riprese bonariamente Esme portandosi al naso i fiori.
Mi il broncio. “Uffa, mamma!” brontolai, scatenando la sua
risata cristallina. “Che ci posso fare se sono felice?”
Continua a sorridere,
Edward, pensò rilassandosi contro lo schienale, Continua a essere felice. A me basta solo questo.
Le presi la mano e glie la strinsi forte. La mia mamma, la
mia cara, dolce Esme…
“Ecco, io… Esme, c’è una cosa che…” iniziai, sciogliendo la
nostra stretta e tornando con entrambe le mani sul volante, tentando vanamente
di contenere l’imbarazzo. “Io vorrei, ehm… insomma…”
Esme inclinò il viso, studiandomi curiosa. “Ti turba
qualcosa, Edward?” mi chiese.
“Io… volevo chiederti scusa” mormorai poi pentito.
“Per cosa?” mi chiese lei gentile “Non hai niente da farti
perdonare”
“Non è vero” sussurrai. Poi la guardai negli occhi “Le mie
scuse si riferivano a quell’episodio… quando tu eri…beh, appena entrata nella
nostra famiglia. Quando ti mancai di rispetto e non credetti alle tue parole… fui
sgarbato, e ti chiedo scusa”
Mi fissò in silenzio per alcuni secondi, senza lasciar
trasparire nulla né dal suo volo ne dai suoi pensieri. Sapevo però che aveva
capito a cosa mi riferivo.
Io tenevo lo sguardo fisso sulla strada, tentando di concentrarmi,
mentre gli occhi di Esme mi studiavano leggendomi l’anima.
“Sei felice, Edward?” mi chiese calma.
La fissai sorpreso per uh attimo, aprendo e chiudendo la bocca
un paio di volte, pensando ai significati impliciti e non di quella domanda.
“Non lo so” ammisi “Molto probabilmente. Sì. Sì, credo di
essere felice. Forse”
Esme sorrise comprensiva. “Rispondi a questo, allora.
Vorresti tornare alla vita di un anno fa?”
Potevo vivere di nuovo nelle tenebre? Potevo rinunciare a
tutto quello splendore che avevo scoperto?
La risposta mi sembrò talmente scontata che non meritava
neppure una risposta.
“Mai. Non cambierei niente, e per nulla al mondo vorrei non
aver vissuto questo periodo” risposi sicuro.
Il periodo più bello della mia vita. Il periodo in cui avevo
conosciuto la mia Isabella.
Esme sorrise. “In questo caso, le tue scuse sono inutili”
disse Esme.
“Ma…”
“Edward, no.” mi interruppe “Non devi. Tu non puoi capire,
perché non sei un genitore, ma per me questi ultimi mesi sono stati… diciamo il
coronamento di un sogno. Il tuo ritorno, l’arrivo di Isabella… Vorrei che tu
potessi per un attimo vivere questi momenti come li ho vissuti, e li sto
tutt’ora vivendo, io. La serenità ritrovata, la famiglia che è tornata unita
come un tempo…”. Chiuse per un attimo gli occhi, sognante, poi continuò.
“L’armonia che regna tra noi è palpabile, eternamente presente. Abbiamo
ritrovato quella nostra umanità che credevamo perduta. Ognuno di voi sta affrontano
delle piccole o grandi battaglie interiori che, invece di disgregare la
famiglia, la sta ricostruendo più forte che mai. Vedere come… come affrontate
la vita, con gioia e serenità, e non più con noia e ritrosia… vedere come i
vostri rapporti stiano rifiorendo… per un genitore, anzi, per una madre, non può
esistere regalo più grande”.
Mi guardò raggiante, negli occhi d’oro una fiamma di ardente
orgoglio. “Vorrei che potessi provare la felicità che provo io nel vedervi
crescere” disse “Non puoi capire quanto siate maturati in questi ultimi mesi.
Quanto tu, soprattutto, sia cresciuto”
Con amore mi spostò una ciocca dalla fronte, per poi
continuare. “Ti eri chiuso in te stesso, Edward, isolato e sordo a tutti gli
stimoli del mondo” disse malinconica “E il sapere di non poterti aiutare mi
stava facendo impazzire, a me come agli altri del resto. E invece, ora… sei
tornato Edward. Il mio Edward”
I suoi occhi si fecero più lucidi man mano che le parole
venivano pronunciate.
E per la prima volta in vita mia mi resi conto di quanto
dolore avevo causato ai miei genitori, a lei, con quel comportamento.
Nell’ultimo ventennio mi ero lasciato nuovamente da quei
pensieri copi e lugubri che avevo pensato di essermi lasciato alle spalle.
La realtà della mia natura demoniaca era esplosa dinnanzi ai
miei occhi come una bomba, facendo sì che in un secondo tutti gli sforzi degli
ultimi anni per rendermi una persona migliore andassero in fumo. Malinconia,
desolazione, tristezza e soprattutto un enorme disgusto per me stesso erano
tornati a tormentarmi come spettri, senza che io potessi (o volessi) fare nulla
per combatterli o sconfiggerli.
Avevo pensato e ripensato a tutti gli enormi svantaggi
dell’essere un vampiro. Ciò che non possiamo dare, le grazie di cui siamo
privati…
Sopraffatto da tutto ciò, avevo finito per dimenticarmi di
tutti gli insegnamenti che la mia famiglia mi aveva donato, rendendomi cieco e
sordo al mondo, rifiutandomi di osservare, di capire, di provare a utilizzare
un’altra ottica per riflettere sulla mia esistenza. Mi ero rifiutato di vivere.
A nulla erano valsi i tentativi dei miei familiari. Ero
diventato apatico. E da ciò, anche i miei fratelli avevano lasciato che i
brutti ricordi tornassero a influenzare le loro vite.
Mutismo, scontrosità, rabbia vigevano tra noi. Ci stavamo allontanando
sempre di più l’uno dall’altro. Non ci parlavamo più, non uscivamo più insieme,
a malapena riuscivamo a sopportare la reciproca presenza. Tutti e cinque troppo
presi dal dolore, tutti e cinque presi solo da noi stessi…
I miei genitori erano disperati. Non sapevano più cosa fare,
come comportarsi, come poterci aiutare. Vedere la famiglia disgregarsi dinnanzi
ai loro occhi senza poter far nulla era dilaniante. E per me e Jasper era una
sofferenza immane ascoltare il loro dolore.
Sembrò che quella dovesse essere la fine della famiglia Cullen.
Carlisle iniziò a dubitare persino dei suoi stessi principi;
si ripeteva che forse la vita che ci aveva offerto, l’illusione di una famiglia
non potesse ripagarci di ciò che ci aveva tolto. Forse i vampiri non erano
portati a rapporti affettivi così veri, ma solo a stretti legami di potere e
sangue.
Esme era disperata, invece. La paura e il dolore di perdere
un altri, per non dire tutti, i suoi figli, i suoi bambini, le dilaniava il
cure. Non passava giorno in cui non piangesse a causa nostra.
Decidemmo di separarci per un breve periodo.
Partimmo, tutti. Prendemmo strade diverse.
Chi andò da amici, chi da parenti, chi viaggiò in solitaria…
per cinque anni i membri della famiglia Cullen non ebbero più contatti, se non
gli auguri scambiati per sms o brevi chiamate nelle festività più importanti.
Per nostra fortuna, l’amore e l’amicizia che ci legavano
erano più forti dei nostri demoni interiori: ben presto capimmo che non
potevamo vivere lontani, e ritornammo sui nostri passi.
Per primi tornarono Jasper e Alice. Giunsero nella nostra
vecchia casa ad Itacha in un nuvoloso pomeriggio di febbraio, stanchi e
distrutti come gli altri da quella lontananza forzata di due anni. Poi fu la
volta di Rose e Emmett, che si fecero vivi verso l’inizio di agosto.
Io ci misi un po’ di più. Dopo altri cinque anni lontano da
casa, lontani dalla mia famiglia, riuscii a tornare.
Di certo non avevo risolto tutti i miei dubbi, o trovato una
risposta ai miei perché, ma avevo capito una cosa.
Non potevo andare avanti senza la mia famiglia. Senza il
loro appoggio, il loro amore, la loro comprensione non avrei saputo affrontare
un altro giorno.
Sospirai, posando il capo su quello di Esme. Lei si avvicinò
appoggiando la tempia alla mia spalla.
“Ti voglio bene, mamma” dissi.
“Anche io, tesoro mio, anche io” rispose.
Restammo in silenzio per un attimo, godendoci il silenzio
dell’abitacolo.
“Sai, Edward…” esordì poi Esme con un sorriso biricchino
“Non mi hai raccontato nulla”
“Di cosa?” dissi.
“Com’è andato l’appuntamento con Bella?” chiese maliziosa.
Sterzai bruscamente uscendo fuori dalla carreggiata. “M-MA
QUALE APPUTAMENTO?!” urlai imbarazzato.
Esme scoppiò a ridere divertita. “Dai!” disse fissandomi
“Raccontami qualcosa in proposito”
“N-non c’è niente da raccontare” mi giustificai, improvvisamente
molto concentrato sulle manovre per entrare nel vialetto che portava a casa
nostra.
“Edward, sono stata una ragazza anche io” continuò maliziosa
“Non venirmi a dire che non è successo nulla”
“Ma è la verità!” esclamai rifiutandomi di guardarla.
“Certo. E allora come mai vai in giro a fare strane domande
sulle antiche leggende e non riesci a separarti da Bella nemmeno la notte?”
“I-io… mi sto solo documentando sulla nostra mitologia?”
borbottai, anche se più che un’affermazione sembrava una domanda.
“E la notte?”
“Esco a fare due passi, o mi dedico alla lettura. L’aria
notturna mi concilia sia le capacità fisiche che quelle motorie” mi
giustificai. Mentendo.
Per la verità, uscivo sì dalla casa, ma solo per salire sul
comodo abete e contemplare da lontano con meraviglia e tenerezza la piccola
bella persa nei meandri dei suoi sogni.
Vederla muoversi leggermente, bearmi delle sue smorfiette
che di tanto in tanto le increspavano i tratti dolci era uno splendido modo per
trascorrere le mie notti. E poco importava che dovessi trascorrerle appollaiato
su un ramo, spiandola di nascosto e fingendo di concentrarmi su un buon libro o
una nuova canzone quando i miei famigliari si impensierivano del mio
comportamento. Avrei fatto qualsiasi cosa pur di osservarla dormire,
soprattutto ora che gli incubi che, molto spesso, avevano tormentato le sue
notti da quattro mesi a questa parte sembravano averle dato tregua.
“Ti credo” concesse Esme.
“Grazie”
“E dimmi, Bella preferisce dormire con il volto rivolto
verso la porta o verso la finestra?”
“Di solito si addormenta fissando le vetrate, ma tanto non
importa, perché finisce sempre per ritrovarsi in posizioni assur… MAMMA!”
esclamai rendendomi conto di aver parlato troppo. Esme scoppiò a ridere,
entusiasta.
“Non ci si prende gioco così del proprio figlio!” esclamai
piccato.
“S-scusa Edward!” rise coprendosi la bocca con la mano.
Ma la protesta che mi bruciava in gola non riuscì ad essere
espressa quando, ormai di fronte alla casa, i pensieri dei miei quattro presto
TOTALMENTE e DEFINITIVAMENTE defunti fratelli mi arrivarono.
Un ringhio prepotente mi salì dal profonde del petto,
allarmando la mia passeggera.
Feci appena in tempo a entrare in garage che aprii lo
sportello e mi fiondai fuori diretto in soggiorno. Per la salvezza della mia
povera Sophie (la mia macchina) Esme si ricordò di tirare il freno a mano,
altrimenti la mia piccolina avrebbe avuto un incontro ravvicinato dell’ultimo
tipo con il muro.
“Edward…” mi riprese, ma io ormai ero già dentro.
Come una furia spalancai le porte del soggiorno, senza più
frenare il ringhio che mi bruciava la gola.
Ed eccoli là, i quattro debosciati, tre dei quali seduti sul
tappeto di fronte al divano e l’altra sopra esso, intenti a ricamare
particolari su particolari di una storia che non li riguardava. Sentendomi
arrivare si erano voltati del tutto insofferenti di fronte alla mia (giusta)
furia, per poi rivolgermi solamente un’occhiata di sufficienza.
“Eccolo qui, il Don Giovanni dei poveri!” iniziò Emmett
“Stavamo iniziando ad annoiarci senza di te”
“Già, aspettavamo la tua versione dei fatti” aggiunse Jasper
“Non vorremmo mai intrometterci in
qualcosa che non ci riguarda. Giusto ragazzi?”
“Assolutamente” concordò Rose “Spero solo che ci perdonerai
se abbiano dato una priva versione dei fatti a Bella sulle vicende che hanno
coinvolto la nostra famiglia e quella di Denali”
“Ma sono certa che tu le possa fornire molti più precisi
dettagli sulle nostre adorabili cugine” continuò Alice “Sai che domani
arriveranno qui per festeggiare il Ringraziamento? Non sarà piacevole essere
tutti sotto lo stesso tetto?”
Stavano trattenendo le risate a stento. Io a stento mi
frenavo dal saltargli alla gola.
Ora esplode, pensò
Jasper che mentalmente rideva a più non posso, Questa è la volta buona che tira giù la casa.
È inutile che fai l’arrabbiato,
Eddy-Ed, mi chiamò Alice con l’orribile soprannome che mi aveva dato Irina,
Noi ci siamo limitati a riportare i fatti
così come sono accaduti.
“I fatti così come sono accaduti, eh?” ringhiai facendo un
passo avanti.
“Niente di più, niente di meno” esclamarono in coro
serafici.
“Ma con quale coraggio dite ciò?!” esclamai scoppiano
“Parlate di fatti che riguardano me in prima persona come se fossero vostre
questioni private, esprimendo giudizi favorevoli o meno e facendo sì che chi
ascolta possa crearsi un’idea totalmente errata!”
“Tu stai negando che Tanya nutra una certa preferenza nei
tuoi confronti?” chiese Jasper malizioso.
Raccolsi un profondo respiro per non balzargli alla gola,
poi lo squadrai con occhi di fuoco. “Non posso negare che le… premure che mi
riserva sono piuttosto insistenti, ma...”
“Insomma, ci prova ma tu non afferri i messaggi” semplificò
Rosalie voltandosi verso Bella “Lo vedi, sister? È la prova della sua stupidità”
“Ribadisco il mio punto di vista: sei un imbecille, visto
ciò che è avvenuto tra voi” disse Emmett con ovvietà.
Non ci vidi più. L’imbarazzo e l’ira si gonfiarono nel mio
petto come una gigantesca bolla, ed esplosero. Ma si può sapere cosa avevano
raccontato a Bella?
“Tra me e Tanya non c’è stato niente!” ringhiai “Niente!”
“Da parte tua forse, ma dalla sua c’è stato eccome!” replicò
Alice.
“Piantatela immediatamente!” ringhiai “Ciò che è avvenuto in
passato non ha nessuna importanza!”
“Per te forse no, ma credo che Tanya ti aspetti ancora a…
braccia aperte!” disse Rose, e inevitabilmente l’eccesso di risate si fece
sentire.
Quella era l’ultima goccia. Mi accucciai, pronto a saltare
alle loro gole.
“Che sta succedendo qui?” esclamò Carlisle entrando con
Esme, entrambi carichi di buste della spesa. I loro occhi si alternarono da me,
con lo sguardo nero fisso sulle mie prossime vittime, ai quattro troppo intenti
a ridere per rispondere, ed infine a Bella, che assisteva alla scena allibita,
più pallida del solito.
“Niente” dissi, rimettendomi in posizione eretta e
riacquistano un minimo di calma “Solo una… leggera discussione”
Avanzai verso il divano e presi la mano di Isabella,
facendola alzare. “Forza, Bella. Andiamocene” dissi secco, trascinandola verso
le scale.
“Eh? Ah… buonanotte!” esclamò frettolosamente, mentre
affrettava il passo per starmi dietro.
Salimmo le scale molto velocemente e la costrinsi a entrare
in camera sua, richiudendomi la porta alle spalle. Facendo una lieve pressione
sul suo polso la spinsi con la schiena contro la parete, poggiando poi i palmi
contro il muro ai lati della sua testa.
Mi osservava sorpresa, quasi sconvolta, gli occhini grandi e
lucidi e le guance accese dal rossore.
Tentò di dire qualcosa ma la interruppi. “Quello che quei…
quattro” ringhiai ancora alterato, fissando i suoi piedini scalzi “Ti hanno
detto… non è vero. Non devi crederci”
Tornai a guardarla deciso, sebbene nella mia mente pregassi
come un disperato affinché mi credesse.
Dopo un minuto di silenzio, in cui le mie angosce crebbero a
dismisura, Isabella distolse lo sguardo dal mio, mordendosi il labbro
inferiore.
“Edward” iniziò titubante “Quello che… i tuoi fratelli mi
hanno riferito riguardo l’arrivo dei clan Denali… Voglio dire, tua cugina Tanya
sembra molto presa da te, da come me l’hanno descritta. E se… certe
circostanze, ecco…”. Le sue guance si imporporavano sempre di più ad ogni
parola pronunciata. Ma infine si fece coraggio e disse, con occhi tristi.
“Sembra che lei sia particolarmente interessata alle tue attenzione. E secondo
me, forse, dovresti darle una possibilità. Potreste anche scoprire sentimenti
molto profondi l’un per l’altra. Chissà, magari è lei la tua anima gemella…”
La guardai allibito. Non potevo credere a ciò che aveva
appena detto.
Lei pensava davvero che Tanya fosse la compagna adatta a me?
Tutto per un pensiero errano che si era fatta sulla base di dicerie gonfiata di
quei quattro sciocchi?
Le alzai il volto con un mano e la fissa trattenendo a
fatica l’incredulità e l’irritazione dei miei toni. “Tu davvero credi che Tanya possa interessarmi più che come amica?”
Le sue guance avvamparono. “B-beh… insomma! Io non lo so!
Non posso sapere che cosa ti passa per la testa!” esclamò sulla difensiva “Non
leggo nella mente, io! Potresti anche trovarla attraente; in fondo, mi hanno
detto che ha una bellezza invidiabile. E… e poi lei ti consoce meglio di me!
Avrete sicuramente molte cose in comune! Sono certa che conoscerà di te ogni
minima casa. Ogni più piccola espressione o
ogni tua passione, se il suo interesse è uguale a come l’hanno descritto
i ragazzi…”
La osserva meravigliato, mentre nelle sue iridi di
alternavano rabbia, tristezza, irritazione e… gelosia?
Possibile che Isabella fosse gelosa delle attenzioni di
Tanya nei mie confronti?
“Ti preoccupa questo?” le chiesi, con un tono più sollevato,
che rasentava quasi la felicità.
Arrossì, ma riuscì ugualmente a trafiggermi con lo sguardo.
Io scoppiai a ridere, profondamente divertito.
Isabella gonfiò le guance e fece per allontanarsi da me, ma
le presi il volto tra le mani e la costrinsi a guardarmi. “Isabella, l’unica
emozione che provo nei confronti di Tanya è un sincero affetto fraterno” le
dissi sorridendo “La conosco da molto, e credimi, sebbene ne stimi
l’intelligenza e la grazia, non nutro per lei altro. Lodo le sue qualità e
biasimo i suoi vizzi come farei con Alice o Rose, e di certo non saprei proprio
che giudizi esprimere sulla sua bellezza”
Isabella mi rivolse un’occhiata scettica, alzando un delicato
sopracciglio. “Edward” mi chiamò “L’hai vista praticamente nuda e non puoi
esprimere un giudizio?”
Mi sentii arrossire, mentre tossicchiando distoglievo lo
sguardo dal suo.
Come spiegarle che l’attacco improvviso di Tanya aveva
causato più danni che altro?
Isabella sospirò. “Ehi, guarda che a me lo puoi dire se ti
piace Tanya” disse fissando il pavimento, desolata “Insomma, sono tua sorella,
ma non della stessa pasta di quelle altre due”
La rabbia, ancora vivida in me, scoppiò ancora. Sbattei una
mano al lato del suo viso, facendola sussultare. “Tu non…” ringhiai, per poi
fermarmi. Lei non era mia sorella. Non volevo che lo fosse.
Io volevo che appartenesse a me, che fosse il mio
completamento; desideravo essere la sua ossessione, l’aria senza la quale non
poteva vivere, il motivo per cui trovava la forza di svegliarsi ogni giorno.
Volevo essere la sua felicità, il suo primo pensiero. Volevo che diventasse
tutto questo, perché era ciò che lei era per me.
La vuoi come compagna, Edward?
Mi morsi il labbro e poi ripresi, accalorato. “Perché non mi
credi?” sibilai, arrabbiato e ansioso “Se Tanya si mostra interessata a me, non
dev’essere per forza l’opposto! Non credere alle menzogne che ti hanno riferito
i miei fratelli! Io non provo nulla per lei se non amicizia; non è la donna che
desidero al mio fianco. Non lo è né lo sarà mai! Certo, è vero, può sapere
alcune cose che ancora a te non ho rivelato, ma è solo perché la conosco da più
anni! Non hai niente da temere da lei!”
La fissai leggermente ansante, e non potei non ammirarne la bellezza. I capelli
che le incorniciavano il viso dolce, gli occhi così espressivi, il rosso tenue
che le colorava la carnagione, la bocca rossa e carnosa, il collo bianco, da
cigno… il suo profumo che mi attirava, così buono, così suo…
Continuai a guardarla, avvicinandomi per poter apprezzare
quella delicata essenza.
Provai una strana sensazione di stordimento, quasi fossi
ebbro della sua essenza. E il ricordo della morbidezza e del calore di quelle
labbra rosse come il peccato tornò vivido in me, facendomi desiderare di
potermene beare ancora, e ancora.
Come se mi fossi trovato sotto ipnosi, senza staccare gli
occhi da lei feci scivolare lentamente
la mia mano sinistra sulla sua guancia, fino a portarla giù lungo il colle e la
sua spalla nuda… nuda?
Chinai il capo e osservai il suo vestiario. Un semplice,
corto kimono bianco e nero, che le lasciava scoperte le gambe bianche, e che si
era allentato fino a scoprirle la spalla, lasciando intravedere l’incavo tra i
seni.
Isabella dovette seguire lo stesso percorso del mio sguardo poiché
la sentii irridi gire e trattenere il fiato.“Ehm…” iniziò imbarazzata “Forse è
il caso che mi… sistemi”
Annuii senza fiato, liberandola, voltando il capo verso la porta. Isabella
sfuggì dalla mia presa e, recuperato il suo pigiama da sotto il cuscino volò in
bagno, rinchiudendosi dentro.
Sospirai, stanco, andando a sedermi sul suo letto. Mi presi
il volto tra le mani, chiudendo gli occhi per tentare di mettere un freno a
tutta quella confusione che sentivo in petto, imponendomi di non seguire
Isabella dentro il bagno.
“Saranno davvero tre lungi giorni” mormorai stancamente.
*
Bella’s pov.
Esme finì di lisciare il copriletto, soddisfatta, mentre io
sistemavo i cuscini.
“Grazie per l’aiuto, Isabella” disse con un sorriso.
“Ma figurati” risposi. Mi guardai attorno. “Questa sarà la
camera dei signori Denali?”
“Esattamente” rispose Esme avviandosi verso la porta “Tanya,
Irina e Kate useranno la loro, proprio in fondo al corridoio”
“Vengono spesso qui” constatai con una certa amarezza.
Esme trattene a stento un sorriso. “Non proprio così spesso” precisò “Ma di solito
soggiornano da noi per qualche settimana, soprattutto nel mese di Luglio. Mi
dispiace che non possano fermarsi di più, questa volta; ma sono certa che la
loro compagnia gioverà a questa casa”
Mi morsi le labbra, pensierosa: persino Esme mostrava una
gioia profonda al pensiero di rivederle. Dovevano essere straordinarie.
Scendemmo le scale in silenzio. Tra qualche ora i Denali
sarebbero arrivati.
Vuoi dire Tanya.
Già. Lei sarebbe
arrivata. Qui. Nella nostra casa. E probabilmente
avrebbe trascorso tutto il suo tempo in compagnia di Edward. Gli sarebbe stata
appiccicata. Avrebbero chiacchierato di ricordi, avrebbero passeggiato in
luoghi solo a loro noti, lontani dalla compagnia di noi altri, rinchiusi in un
mondo tutto loro. Chissà che cosa avrebbero fatto...
“Ah devo smettere di fare certi pensieri!” mi rimproverai
dandomi un pugno in testa.
“Uhm?” chiese Esme fissandomi.
“Ehm, niente, niente!” esclamai con una risatina nervosa
“Devo solo prendere, ehm… un bicchier d’acqua!”
Scappai in cucina per nascondere il mio imbarazzo, scorgendo
però lo sguardo malizioso di Esme.
Feci scorrere l’acqua con un sospiro. “Perché tutte a me...”
mormorai portandomi il bicchiere alle labbra.
“Nervosa?”
“AH!” esclamai lasciando cadere il bicchiere, che
prontamente Carlisle afferrò. Mi sorrise, colpevole, posandolo poi sul lavello.
“Carlisle” sospirai portandomi una mano al cuore “Per
favore, mettiti un sonaglio alla caviglia, almeno ti sento arrivare”
Trattenne una risata allegra, per poi appoggiarsi al tavolo
e fissarmi a braccia conserte. “Mi sembri un pochino agitata, Bella” disse
trattenendo a stento un sorriso “C’è qualcosa che ti turba?”
Chinai lo sguardo per un momento. Potevo mentire a Carlisle?
No, certo che no. Era un’eresia solo pensarlo. Optai per una mezza verità.
“Non proprio. Beh, forse sì” mormorai guardandolo “Cioè, per
me... oggi sarebbe la prima volta che...”
“Che?” mi incoraggiò gentilmente.
“Che incontro altri vampiri” ammisi. Lo vidi immobilizzarsi,
sorpreso, così mi affrettai a spiegarmi meglio “Non fraintendermi, Carlisle,
non sto pensando che tu mi abbia tratto in inganno o meno, però... oltre a voi
e a... a loro... non ho mai avuto
contatti con altri della nostra razza. E non so cosa aspettarmi, ecco”
Le sue braccia mi avvolsero prima che io potessi rendermene
contro. Dopo un attimo, anche io strinsi le mie dietro la sua schiena,
immergendo il viso nel suo petto. Era una bella sensazione; l’abbraccio di
Carlisle trasmetteva calma, tepore. Era una sensazione molto dolce. Mi sembrava
di essere abbracciata a mio padre. Beh, in effetti, ormai io lo consideravo
tale.
Mi lasciai cullare, in balìa del suo odore, di quella pace
che riusciva a trasmettermi.
“Mi dispiace, Bella” disse poi mortificato “Non ho pensato a
un tuo possibile disagio, quando mi hanno comunicato il loro arrivo. Non volevo
metterti in difficoltà. Se vuoi…”
Risi divertita, scostandomi di un poco per poterlo guardare
in volto. “Non preoccuparti, Carlisle” dissi allegra “Non mi farò problemi. Dopotutto,
questa è casa tua. Puoi invitare chiunque tu voglia”
Mi sorrise, prendendomi il viso tra le mani. “Non se ciò
comporta il disagio dei miei figli, Bella” replicò, gli occhi d’oro caldi come
il sole “Se non te la senti, o se hai qualsiasi altro problema, non fa nulla.
Possiamo andare da qualche parte per questi tre giorni, se hai un qualsiasi
timore riguardo all’incontro con i Denali”
“Io e te?” chiesi, sorpresa.
Rise, annuendo. “Se vuoi ti porto a pescare, o a far
trekking” propose allegro “Oppure potremmo andare a Seattle, a visitare
quell’enorme libreria che hanno aperto la settimana scorsa”
“Davvero lo faresti?”
Annuì ancora, accecandomi con il suo sorriso dolce. “Tutto
per la mia bambina” rispose.
Sorrisi, entusiasta e stupita, e lo abbracciai di slancio
con una breve risata. Era… era un pensiero dolcissimo. Carlisle era nato per
fare il padre: sapeva quali tasti era giusto toccare, ascoltava sempre con la
massima attenzione ciò che si aveva da dire e dava dei responsi quasi sempre
esatti con la più grande calma; amava prendersi cura delle persone a lui care,
e non avrebbe esitato un istante a sacrificarsi per esse. Era meraviglioso.
Ancora persa in quell’abbraccio, iniziai a chiedermi come
facesse. Come trovasse il coraggio di essere così. Di rifiutare la sua
condizione, di voltare le spalle a la natura stessa del suo essere, di trovare
la forza e la volontà per diffondere le proprie idee senza mai disperarsi
davanti al fallimento.
Carlisle era... Carlisle. Non sapevo in quale altro modo
potevo definire un tale esempio di forza d’animo.
“Credo di sapere perché Esme e i ragazzi ti adorino in modo
così appassionato” mormorai contro la sua giacca “Sei… incredibile. Un modello
di virtù e tenacia”
“Ah sì? E io che speravo fosse per il mio umorismo e il mio
charm” borbottò fingendosi offeso, carezzandomi i capelli.
Risi. “Anche per quello!” aggiunsi.
Mi sorrise. “Sono riuscito ad ammaliare anche te?”
Arrossii. “Un pochino” ammisi nascondendomi ancora una volta
nel suo petto.
Soffiò tra i miei capelli una risata, per poi baciarmi il
capo. “Allora dovrò impegnarmi di più!” esclamò giocoso.
“Auguri” replicai con una linguaccia “Guarda che è difficile
conquistarmi. Fossi in te mi accontenterei dell’ammirazione che mi hai già
suscitato!”
Scoppiò a ridere forte, e io con lui; mi piaceva la sua
risata, era profonda e ilare.
“Carlisle” lo chiamai “Un giorno, ecco… vorrei ascoltare la
tua storia, se mai volessi narrarmela”
Il suo sorriso si ampliò. “Sarò onorato di farlo, Bella”
disse.
Mi guardò con affetto, per poi posarmi una mano sui capelli
e scompigliarmeli. “Io, invece” disse allegro “Vorrei tanto conquistarti a tal
punto da potermi sentire chiamare papà da te”
Lo fissai ad occhi sgranati, meravigliata, mentre lui
continuava a tenere la sua mano sulla mia testa e a sorridermi con calore.
“Ma guardali, non sono adorabili?”
“Un quadretto famigliare molto tenero, non c’è dubbio”
Jasper e Emmett ci fissavano maliziosi addossati alla porta,
ghignando.
“Edward, hai perso il tuo posto!” urlò Jasper voltandosi
verso il salone “Ora è Bella la preferita di papà!”
La musica proveniente dal salone si interruppe, e anche il
mio angelo comparve sulla porta, tra i due ragazzi.“Devo essere geloso?” chiese
con un sorriso.
“E noi niente, uffa!” si lamentò Emmett “Non guardi nemmeno
una partita con noi, mentre ti spupazzi Bella in ogni momento disponibile”
“Se tu ti decidessi a entrare nel mondo del lavoro, sapresti
cosa significa trascorrere intere serate a compilare cartelle su cartelle”
replicò Carlisle cingendomi le spalle.
“Sarà” replicò Jasper “Ma ci devi una serata padre-figlio,
sappilo”
Carlisle sospirò divertito. “Potremmo utilizzare il campo da
calcio che sta verso Goats Rocks, questo weekend” propose.
“Perché, abbiamo un campo da calcio?” chiesero loro
sorpresi.
Carlisle si strinse nelle spalle. “Ho visto che vi stavate
interessando a questo sport” rispose semplicemente “Volevo farvi una sorpresa”
“Tu ci hai
costruito un campo da calcio?!” ripeterono loro sempre più strabiliati.
“Se volete ve lo ripeto in armeno” li prese in giro. O
almeno tentò, visto che quei tre ragazzi troppo cresciuti lo raggiunsero di
corsa, sommergendolo di pacche sulle spalle, pronostici sui risultati e
ringraziamenti a non finire.
Io sorrisi e li lasciai da soli, dirigendomi in salotto dove
Esme si era seduta a ricamare mentre le ragazze sfogliavano due riviste di
moda.
“I maschi sono proprio dei bambinoni” disse Alice “Oh, mamy!
Guarda che belle scarpe! Posso comprarle?”
“Alice, hai tre armadi piedi di scarpe, per non parlare
delle scatole in cantina” sospirò Esme.
“Ma queste non sono per me! Sono per Bella!” protestò lei.
“Come mai metà della roba che compri Bella non l’ha mai
vista, e l’altra non l’ha indosserà mai?”
“Oh, Bella mi ubbidirà per il resto della vita” sogghignò.
Si voltò trafiggendomi con lo sguardo “Non è così, sorellina?”
Accidenti. Non si era dimenticata del paio di scarpe che
avevo abbandonato.
Prima che potessi replicare, gli occhi di Alice si fecero
vitrei, e sul suo viso sbocciò un’espressione entusiasta. “Sono arrivati!”
esclamò balzando in piedi “Stanno per entrare nel vialetto!”
Alice si alzò e, peso per mano il suo ragazzo uscì fuori in
giardino ad attenderli. Emmett e Rosalie li seguirono con lo stesso malcelato
entusiasmo, e anche Esme e Carlisle si accodarono ai figli, seguiti da Edward,
che aveva un gran sorriso stampato in volto.
Io rimasi ferma al centro del salotto, immobile.
Erano qui. Erano già qui. Accidenti, non ero
psicologicamente pronta per questo!
All’improvviso, ebbi paura. Paura di sbagliare, di far fare
ai Cullen una figuraccia, di…
Di non reggere il confronto, bimba. E credo che per una volta tanto tu
abbia pienamente ragione.
“Bella, tutto ok?”. Rialzai il volto e incrociai gli occhi
di un preoccupato Edward.
Mi affrettai a fingere un sorriso
e a scuotere il capo. “No, no, non temere” risposi avvicinandomi “Stavo solo…
tergiversando”
Ignorai la sua occhiata scettica
e feci per sorpassarlo, quando la sua mano si strinse attorno al mio polso.
Tornai a guardarlo e Edward mi rivolse un sorriso tenero, prima di baciarmi la
fronte.
“Sta tranquilla. Ci sono io, con
te” mormorò dandomi un buffetto, per poi intrecciare le dita con le mie e trascinarmi
fuori allegro.
Ci schierammo al lato di Rose
appena in tempo per vedere due meravigliose macchine uscire dal tracciato
boschivo, diretta verso il garage.
E i possessori di quei due bolidi non potevano che
classificarsi come dei dèi pagani.
Dall’auto d’argento uscirono due donne e due uomini. Tutti e
quattro dovevano avere all’incirca venticinque anni (il ragazzo più grande,
almeno, li dimostrava), ed erano di una bellezza sconvolgente, quasi dolorosa.
La prima a uscire fu la donna seduta davanti: aveva i
capelli tagliati corti, in un comodo e pratico caschetto liscio color biondo
pallido, il volto dai tratti gentili e graziosi; abbracciò per la vita il
vampiro seduto al posto di guida, che ricambiò il gesto cingendogli le spalle.
Questo era alto, slanciato, con dei capelli biondo cenere raccolti con un
laccetto di pelle dall’aria consumata, il volto dai tratti virili sormontato da
due occhi vispi e intelligenti.
La coppia che li seguì si teneva per mano, riempiendo l’aria
di delle loro deliziose risate. La femmina, anche lei dai capelli color platino
(ma cos’era, il raduno delle bionde?), aveva
tratti aggraziati quasi quanto quelli della sorella (o della madre?), ma era
leggermente più piccola della prima. Il suo compagno, invece, di corporatura
media, piuttosto muscolosa, aveva i capelli neri tagliati in un’acconciatura
moderna, che gli donava. La sua pelle, alabastrina come la nostra, mostrava
però sfumature olivastre.
Inutile sottolineare i loro splendenti occhi d’orati.
“Katie! Irina!” cinguettarono Alice e Rose, scagliandosi
verso le due vampire.
“AliceC! RosieC!” trillarono loro, lasciando i compagni per
gettarsi in un affettuoso abbraccio di gruppo.
“È passato troppo tempo dall’ultima volta che ci siamo
viste!” esclamò la prima bionda, Kate.
“Non troppo per far riprendere la mia carta di credito”
sospirò divertito uno dei due ragazzi.
“Oh, Laurent, non stare sempre a lamentarti!” sbuffò Alice
dandogli un colpetto sul petto.
“Già, dovresti essere felice di vedermi elice, amore” disse
Irina rimproverandolo.
“Ma siamo felici. Non lo siamo quando dobbiamo riguadagnare
ciò che voi spendete!” sbuffò l’altro, Garrett.
“Ah, noi siamo d’accordo con i nostri cugini!” dissero
Emmett e Jasper, andando incontro ai ragazzi per stringergli la mano. Lanciai
un’occhiata a Edward, e poi lo spintonai verso di loro con un sorriso.
Lui mi guardò sorpreso e io gli feci l’occhiolino.
“Edward! Compagni di bravate, che fai, non ci saluti?”
chiesero i ragazzi al suo indirizzo, e lui si affretto a raggiungerli con una
risata e un allegro, “Non potrei mai, soci!”
“Come potete dire una cosa tanto crudele e poi scordarvene
così facilmente?” piagnucolarono le ragazze in lacrime.
“Li sentite, zii? Sentite come ci trattano questi due
bruti?” piagnucolarono le due nuove volando a stringere Esme e Carlisle, che
ricambiarono con altrettanto calore.
“Ci siete mancate molto, ragazze” disse Esme affettuosamente.
“Ma diteci, i vostri genitori dove sono?” chiese Carlisle.
“Oh, ci raggiungeranno nel pomeriggio. Gli sembrava scortese
presentarsi senza nemmeno un paio di decine di regali”
La voce musicale che aveva pronunciato quelle parole poteva
paragonarsi al canto di un angelo.
Mi voltai con un tuffo al cuore per vedere la regina dei
miei ultimi incubi materializzarsi dinnanzi ai miei occhi.
La bocca mi si seccò e un crampo allo stomaco si fece
sentire. Era… perfetta.
Biondi capelli biondo-rossicci che ricadevano come una
morbida cascata lungo tutta la schiena, fisico asciutto e snello che avrebbe
fatto impazzire ogni componente del genere maschile, volto angelico
caratterizzato da due espressivi occhi d’oro da gatta e due labbra rosse
carnose, sensuali.
Era… era… perfetta.
Perfettamente bella. Perfettamente bionda. Perfettamente
perfetta per Edward.
“Quante volte glie l’ho detto a quei due disgraziati di non
portarci nulla?” sospirò stancamente Carlisle distogliendomi dalle mie dolorose
constatazioni.
“Ma anche voi portate sempre dei doni, quando venite a
trovarci” replicò Garrett, avvicinandosi per abbracciare la zia.
“Dai, zia!” disse Tanya fissandola con gli occhi lucidi “Ti
prego! So che non sono regali belli come i vostri, però vengono dal cuore!”
“Tanya, piantala! Lo sai che odio che si spenda qualcosa per
noi! Siamo una famiglia, non c’è bisogno di tutto questo” replicò Esme
sorridendo.
“Allora voi piantatela di farci regali” disse Laurent.
“Questo no. Siamo i vostri zii, dobbiamo viziarvi” disse
Carlisle.
“Ehi, anche noi vogliamo degli zii che ci viziano!”
sbuffarono i ragazzi Cullen.
“Silenzio, voi!” li zittirono Esme e Carlisle, facendo
ridere i nuovi arrivati.
Osservai quella deliziosa scena di famiglia sentendomi un
po’ sola, ma felice di vedere la mia famiglia raggiante di ebra allegria. Per
quanto il loro arrivo mi causasse non pochi disagi, ero contenta di vederli
così sereni.
Poi, gli occhi di Tanya guizzarono per un secondo nella mia
direzione, per poi tornare a fissarmi illuminandosi di sincero stupore.
Si staccò da Carlisle e venne vicino a me, senza togliermi
gli occhi di dosso, mentre anche gli altri nuovi arrivati iniziavano a
osservarmi, curiosi. Sentendomi come sotto esame, non potei evitare di
arrossire, e ciò non fece che aumentare la loro meraviglia.
Edward, a breve distanza seguito da Alice e Rose, volò al
mio fianco posandomi una mano sulla spalla.
“Ragazzi, permettetemi di presentarvi Isabella, la nostra
nuova bambina” disse Carlisle con orgoglio.
“Una nuova cugina?” esclamò Irina affiancando la sorella,
che non aveva smesso di guardarmi.
“Beh, devo dire che è un onore avere come cugina una
creatura dalla straordinaria avvenenza come te, Isabella” disse Laurent con un
sorriso cordiale.
“Bella” lo corresse Edward, rafforzando la presa sulla mia
spalla “Preferisce essere chiamata Bella”
“Bella” ripeté Garrett “Mio fratello ha ragione. Sarà
meraviglioso trascorrere l’eternità insieme, d’ora in poi. Sembri una vampira
molto interessante, grazie ad alcune peculiarità invidiate dalla nostra razza”
Vago accenno al rossore delle mie guance. A salvarmi
dall’imbarazzo ci pensò Irina, che tirò loro le scarpe.
“Piantatela di fare gli, imbecilli! La state mettendo in
imbarazzo!” li fece tacere Kate con un piccolo ringhio, per poi tornare a me
“Non dargli retta, Isabella. Hanno l’enorme difetto di essere nati con il
cromosoma Y”
“No, cioè, scusa. Ora che cos’hai contro gli uomini?”
chiesero tutti i soggetti di tal sesso presenti.
“Non fa niente” intervenni con un
piccolo sorriso “Sembrano simpatici!”
“Grazie” risposero quelli con un enorme sorriso.
“Che bella voce”.
Osservai Tanya, da cui era arrivato il complimento. Mi
fissava compiaciuta, in qualche modo soddisfatta, molto, da qualcosa che avevo
fatto. Edward, di fronte a me, allentò di poco la presa sulla mia spalla.
“E sei anche molto, molto bella” continuò con un sorriso
“Rosalie, finalmente hai trovato qualcuno che ti batte!”
“Beh, sai, è stancante essere sempre la numero uno. Devo
passare lo scettro” sghignazzò lei passandosi una mano tra i capelli.
“Che bei capelli!” esclamò Irina “Perché sono nata bionda?
Io volevo essere mora!”
“Ragazze, piantatela!” le rimproverò Kate “Non è un cucciolo”
“N-no, no, s-sono abituata a Rose e Alice…” dissi, per poi
mordermi la lingua e girarmi verso di loro, avvampando “C-cioè, io non volevo
offendervi, solo…”
“Ah, ma che carina!” cinguettarono estasiate le tre ragazze
Denali, stritolandomi in una morsa soffocante.
Ok, non avrei mai pensato di poter scatenare in loro una
simile reazione. Pensavo che le donne urlassero in maniera quasi isterica solo
di fronte a un neonato, un cucciolo o un paio di scarpe scontate del 70%.
“Vero, Vero? Non è adorabile?” cinguettarono Alice e Rose
unendosi a loro.
Stavo soffocando, ma non sapevo come liberarmi dalla loro
presa. Per fortuna un paio di braccia forti mi afferrarono per la vita e mi trascinarono
fuori da quel miscuglio di corpi, gridolini e moine.
Mi ritrovai a mezz’aria, sopra la testa di Garrett. “Grazie”
sospirai sollevata. Mi fece l’occhiolino.
“Ehi, ridaccela!” ringhiarono le ragazze “È nostra!”
“Laurent, tutta tua!” disse quello, voltandosi.
“Oh no, no, no... noooo!” urlai quando mi lanciò verso il
fratello, che mi afferrò al volo.
“Sei consapevole di essere diventata il loro nuovo
giocattolo?” mi disse con un sorriso “Meglio che rimani vicino ai tuoi fratelli,
se non vuoi finire nelle loro grinfie”
Mi riposò a terra e mi spinse verso Jasper e Emmett,
ghignanti, che mi fecero scudo con i loro corpi come perfetti bodyguard.
Ma dico, pensavano tutti che non mi sapessi difendere?! Che
non lo facessi era un conto, ma anche io conoscevo un paio di mosse!
Prima che la situazione potesse degenerale, Esme ci riportò
tutti all’ordine. “Perché non continuiamo la conversazione in casa? propose
“Come persone civili ed educate, magari”
Un coro di mesti “Sì mamma!” e “Sì zia!” si levò da tutti
noi.
“E vorrei ricordarvi” aggiunse Carlisle “Che Bella non è né
una bambola, né una palla! Mostratele un po’ di rispetto, invece di farvi
riconoscere come ogni volta”
Compressa tra Tanya e Kate sul divano del salotto, con Irina
che mi intrecciava i capelli e Alice e Rose sedute ai miei piedi, mi stavo godendo tutto il calore
che proveniva da quella sala.
Una serenità differente, colorata da un chiacchiericcio più
vivace del solito regnava sulla casa. Nuove e vecchie voci miste a risate
squillante aleggiavano nell’aria, mentre le mura della casa si impregnavano di
altri profumi.
La scena era… piacevole. A dispetto di tutte le mie
previsioni nefaste e di tutti i possibili cupi scenari che mi ero immaginata
durante il sonno, la mattinata e la prima parte del pomeriggio trascorsero in
perfetta armonia.
Era strano. Il calore di quella famiglia allargata mi penetrava
nelle ossa e mi riscaldava il cuore. Non avrei mai pensato che i rapporti tra
differenti comunità di vampiri potessero essere così affettuosi. Ero cresciuta
nella consapevolezza che l’incontro tra il… clan a cui appartenevo e un altro
si sarebbe concluso in un massacro.
I Volturi non hanno amici. Loro erano la legge, i tiranni
del nostro mondo, e non potevano costruire i loro rapporti che con la violenza
e la paura. Inoltre, Chelsea era in grado di spezzare qualsiasi legame che
unisse due o più persone.
Non potei evitare di chiedermi se anche i nastri che univano
i Denali e i Cullen sarebbero svaniti sotto la forza del suo potere. Sembrava
impossibile. Da come parlavano, da come ridevano, da come brillavano loro gli
occhi, avrei detto che niente e nessuno avrebbe potuto distruggere la loro
amicizia.
I ragazzi erano riuniti tutti sul divano opposto al nostro,
che ridevano e scherzavano di vecchie bravate e antichi ricordi. Osservai gli
occhi di Jasper e Emmett illuminarsi durante il resoconto di una non chiara
fuga da parte di Garrett e Laurent da un centro benessere sconosciuto. Carlisle
e Edward, invece, erano piegati in due dalle risate.
Mi scappò un sorriso di fronte all’allegria di Edward.
Sembrava davvero un ragazzo di soli diciassette anni che rideva e scherzava con
gli amici.
Avevo scoperto che Garrett era stato un rivoluzionario che
aveva combattuto nella Rivoluzione Americana. Avevo colto, a prima vista, una
scintilla luminosa, una fiamma nascosta che aspettava solo un minuscolo preteso
per divampare in un indomabile fuoco. Aveva un senso di cioè che era giusto e
ciò che era sbagliato molto forte, e una passione illimitata per la libertà e
l’avventura. Amava le sfide e le nuove scoperte, ed era sempre pronto a
mettersi in gioco per raggiungere nuovi traguardi.
Laurent, invece, era più posato rispetto a lui. era l’ultimo
acquisto del Denali, sebbene fosse uno tra i più grandi per età. Aveva vissuto
come nomade a lungo, viaggiando ora in Europa ora In America, studiando le
differenze etniche di ogni paese in cui arrivava. Amava la solitudine e il
silenzio, e aveva sempre preferito vivere nella pace assoluta, lontano da
tutti, magari in un bosco, almeno fino a che non era capitolato di fronte a un
paio di meravigliosi occhi d’oro, ovvero quelli di Irina.
Queste frugali informazioni erano state dette tra una
tortura e l’altra a cui ero sottoposta.
Ero diventata, infatti, la bimba (per la mia “GIOVANE” età)
delle ragazze Denali. Per la prima parte della giornata non fecero altro che
coccolarmi, viziarmi, stringermi e strapazzarmi in tutte le maniere possibili,
spalleggiate da due esagitate Rose e Alice, fino a che i miei genitori non
vennero a salvarmi. Da lì, instaurammo un rapporto civile e iniziarono a
raccontare la loro storia e come si erano incontrate le due famiglie.
Le sorelle Denali, venni a sapere, non avevano sempre
seguito la dieta vegetariana, anzi: erano state per lungo tempo tre Succubi,
dette “Angeli del Buio” nel luogo dove esercitavano, divertendosi ad ammaliare
uomini e a nutrirsi di loro. Non era difficile immaginarsi con quanta facilità
ci riuscissero.
Ma una volta stufe di tutta quella tiritera, dopo un periodo
di profonda riflessione (imaginai fosse a sefuito della morte della madre, ma
non indagai. Loro tacquero e io rispettai la loro scelta) provarono a cercare
un’alta via per la loro alimentazione.
Ascoltai rapita le loro storie, mentre sentivo gli occhi
della maggiore delle tre fissi sulla mia figura.
Tanya mi studiò per tutto il tempo. Era strano il modo in cui
lo faceva: mi fissava assorta, con una malcelata soddisfazione a stento
contenuta nelle iridi dorate, e non smetteva di rivolgermi sorrisi. Mi sentivo
come se fossi riuscita a superare un qualche test molto difficile.
“Sai, credo che tu ti sia guadagnata il rispetto eterno di
Carlisle ed Esme” disse ad un certo punto “Sei riuscita a salvare questa
congrega di strampalati allo sbaraglio”
La fissai arrossendo lievemente. “Ma io non ho fatto niente”
mormorai.
“Hai ragione, Tanya. Bella è stata una benedizione per noi”
concordò Esme fissandomi con uno sguardo amorevole “Chissà come avremo fatto
senza di lei”
Abbassai lo sguardo sulle mie ginocchia, lusingata.
“Solo una ragazza speciale come te poteva riuscirci”
aggiunse Tanya con una risata “Ma dicci un po’: qual è la tua storia? Sei
l’unica ad averla taciuta, fin’ora”
La fissai in difficoltà, non volendo ripensare al mio
passato. Mi morsi il labbro inferiore, pensando a qualcosa da dirle.
“Bella, ti ho preparato una cosa” mi venne in soccorso Rose
“È in cucina, sul tavolo”
“Ah, grazie” sospirai “Scusatimi, torno immediatamente”.
Corsi in cucina e mi appoggiai al tavolo, rilasciando un
flebile sospiro. Poi passai una mano tra i capelli e poi andai ad aprire il
frigo, per bere un sorso di Coca.
Per quanto siano
adorabili, parlavano veramente tanto, pensai.
“Allora? Le prime impressioni?”
Mi voltai con un sorriso verso Edward, che mi fissava con un
sorriso caloroso.
“Ti ho vista chiacchierare animatamente con le ragazze “
disse avvicinandosi.
“Si. Sono molto simpatiche” risposi sincera ricambiando il
sorriso “Mi hanno chiesto di trascorrere un periodo di tempo con loro,
ovviamente sempre che Esme, Carlisle e i signori Denali siano d’accordo”
L’allegria nei suoi occhi svanì per un secondo. “E tu vuoi
andare?” chiese serio.
“Beh…” mi posai un dito all’angolo della bocca, pensandoci
“Non saprei. Anche perché si sono messe in testa di fare di me una Succube, e
non è che la cosa mi entusiasmi tanto”
“Vogliono fare cosa?!” esclamò decisamente arrabbiato,
faticando a controllare un tono basso.
“Bellina, ho sentito bene? Vuoi lasciarci per andare a
caccia di miseri umani?” chiese Emmett comparendo al mio fianco, poi seguito da
tutti gli altri “Non andare! Tanto non troverai mai nessuno più bello di me!”
Ma hai visto tuo
fratello?
“Oh, dai!” sbuffò Irina “Emmett, Bella sarebbe una perfetta
mangia-uomini! Lasciacela due settimane, bastano per farne una pantera”
“Credo che nessun uomo si avvicinerà a mia figlia con queste
intenzioni prima di due o tre, beh, millenni”
disse Carlisle “Queste due altre birbone mi hanno lasciato troppo presto per
altri uomini, anzi, una mi è arrivata già impegnata. Ho intenzione di viziare
Bella per parecchio tempo”
Arrossii, fissandomi i piedi mentre le proteste delle due
ragazze si facevano sentire.
“E poi, Bella non lascerà questa casa tanto facilmente”
disse Jasper posandomi una mano sulla spalla.
“Già. Ci siamo noi a controllarla” aggiunse Emmett
toccandomi l’altra.
Le braccia di Edward mi cinsero invece la vita, mentre si chinava
verso il mio orecchio.
“Sei mia prigioniera” sussurrò solleticandomi la pelle con
il fiato, in modo tale che lo sentissi solo io.
Avvampai, voltandomi a fissarlo stupefatta mentre lui mi
rivolgeva un sorriso angelico.
Ok, se me l’avesse ridetto con quel tono, niente mi avrebbe
impedito di sbatterlo sull’isola della cucina e violentarlo. Ma come può dire
una cosa del genere di fronte a tutti i suoi parenti?!
La sua melodica risata mi distrasse e in un secondo mi
ritrovai in giardino tra le sue baraccia, mentre tre cuscini colpivano Jasper e
Emmett. Poi, Tanya si affacciò alla finestra e la scavalcò, ringhiando giocosa.
“Vergognati, rosso!” disse saltando sull’erba “Come puoi
essere così arrogante da voler tenere Bella solo con te? Guarda che lei è mia
cugina!”
“Prova a riprendertela, se ci riesci!” gli fece la
linguaccia lui.
“Ma io non ho voce in capitolo?” chiesi divertita.
“Assolutamente no!” risposero in coro.
“Preparati, roscio, che adesso ti affetto” disse Tanya chinandosi
e contraendo i muscoli per balzare.
Ma in quell’istante preciso un’auto blu scuro fece il suo
ingresso nel giardino.
“Oh, mamy e papy!” esclamò Tanya dirigendosi verso di loro,
seguita poi da tutti gli altri. Edward mi rimise giù e mi prese la mano,
incamminandosi verso di noi.
“Carmen, che piacere!” disse Esme abbracciando una donna dai
capelli neri.
“Il piacere è mio, mi querida Esme!” disse con calore in un melodico spagnolo “È
passato troppo tempo dall’ultima volta”
“Mia
moglie ha ragione. Ormai sono quasi tre anni che non riusciamo a vederci”
Mi
bloccai paralizzata al suono di quella voce.
Terrore.
Puro e semplice terrore mi attanagliò il cuore.
Perché
io conoscevo quella voce… sapevo chi era quell’uomo… quel vampiro…
“Molto probabilmente è ciò che cercate”
“Se proprio volete trasformatela… al limite avrete
guadagnato un altro elemento”
“Ti
prego!” gli avevo urlato, implorandolo.
“Non posso fare nulla. Rassegnati”
“Isabella!”
mi chiamò Edward preoccupato, tentando di farmi girare verso di lui.
Ma il
mio corpo era bloccato, raggelato sul posto mentre gli occhi d’oro di Eleazar
ricambiavano il mio sguardo stupefatti.
“Isabella?”
soffiò meravigliato.
Tremai.
Il mio nome pronunciato dalle sue labbra mi suonava come una condanna. Come
quella che aveva emesso tre anni fa…
“Sei
tu, non è così?” chiese ancora ignorando le domande degli altri “Sei Isabella
Swan”
Fece un
passo verso di me, lo sguardo tormentato. Io ne feci due indietro, le lacrime
che iniziarono a scendermi sulle guance. La mano di Edward mi
strinse il polso.
Lo fissai terrorizzata, mentre un cipiglio serio gli
compariva in volto. La sua presa aumentò.
No….
Non era possibile….
Anche lui era con loro…
Che stupida, e io che mi ero anche…
“Si può sapere che accidenti sta succedendo?” chiese Tanya
arrabbiata.
Puntai gli occhi in quelli di Edward sconvolta, senza
riuscire a calmarmi.
“Mi hai tradito” mormorai atona, non riuscendo a fermare le lacrime “Mi hai
sempre raccontato bugie…”
“Cosa?” chiese, sconvolto.
Guardai anche gli altri Cullen, la morte nel cuore e la
delusione nello sguardo. “E anche voi.. voi, tutti voi, mi avete raccontato
solo menzogne…”
“Ma che accidenti dici?” chiese Emmett piccato.
Tutte quelle belle parole, il voler fare di me una loro
prigioniera, il volermi controllare e non farmi andare via… Loro non volevano
un’altra figlia, volevano solo l’arma dei Volturi. Che stupida, e io che mi ero
fidata di loro! Avevano solo tentato una strada differente per utilizzarmi per
i loro scopi!
“Isabella, per favore” mi chiamò Eleazar angosciato “Ti scongiuro,
devi ascoltarmi!”
“No!” urlai piangendo.
“Se solo mi seguissi un attimo!” riprovò lui.
Di nuovo il terrore alle sue parole. Mi voleva portare via…
era venuto soltanto per portarmi a Volterra…
“Non è come credi!” ritentò, provando ad avvicinarmi “Non
sono qui per riportarti da Aro! Devi credermi!”
“Ma di che diavolo stai parlando, Eleazar?” intervenne
Carlisle alterato.
Ma lui lo ignorò e si avvicinò ancora “Ti prego, posso
spiegarti perché mi hai visto lì! Ascoltami solo per…”
“No! No, non voglio ascoltarti, basta!” urali piangendo e
divincolandomi dalla presa di Edward, che però non demordeva. “Mentiresti!
Mentiresti ancora, come avete fatto tutti fino ad ora! Tanto, a che mi serve
conoscere la verità! Io a che servo se non come arma?!”
“Ma che cosa stai dicendo?” esclamò Alice sconvolta”Noi non
ti abbiamo mentito!”
Bugiarda… solo una
bugiarda….
“Isabella, non puoi non fidarti dei Cullen!” intervenne
Eleazar “Non sarebbero mai capaci di mentirti…”
“E io dovrei credere a te?” gli urlai “Proprio a te, che sei
il colpevole della mia dannazione? Proprio a te dovrei dare ascolto? Sai a cosa
mi hai condannato, in questi tre anni!”
“Se solo mi lasciassi spiegare…”
“Non voglio ascoltarti! Non voglio ascoltare più bugie!”
piansi.
“Se solo…”
“Non mi ripeterai a Volterra!” gridai.
“E TU LASCIAMI!” urlai a Edward.
Non avevo calcolato,
però, che la violenza intrinseca nelle mie emozioni avrebbe risvegliato i miei
poteri.
Infatti, al mio urlo angosciato si generò lo scudo fisico,
l’unico potere che non riuscivo a controllare.
Una bolla blu mi circondò il corpo e cozzò contro Edward,
facendolo volare all’indietro verso la sua famiglia. Per fortuna invece di atterrare
di schiena fece una capriola e atterrò in piedi, guardandomi strabiliato e
sofferente.
Li guardai terrorizzata, le lacrime che mi scendevano
dinnanzi agli occhi, un po’ per la paura, un po’ per il dolore che mi
provocavano i loro occhi.
Dovevo andarmene. Dovevo fuggire.
Vidi lo sguardo di Alice farsi vitreo un attimo prima di
voltarmi e correre in direzione del bosco. ma ben presto fui bloccata dalle
braccia forti di Carlisle, che mi impedirono di saltare oltre il fiume.
“Lasciami!” urlai disperata “Mi hai mentito! Mi hai mentito!
Tu vuoi solo usarmi, come Aro! Invece di picchiarmi hai preferito illudermi!
Lasciami, lasciami! Sei un bugiardo, un bugiardo! Ti odio, Carlisle, ti odio!”
Caddi in ginocchio in preda ai singhiozzi, stanca di tutto
quel dolore, di tutte quelle menzogne, di tutta quella realtà.
Stanca di tutto.
L'angolino che vorrei:
Beh, se siete giunte fin qui, è andata. Spero Bene.
1.
Bella_Cullen_1987:
ciao! Grazie per i complimenti. Sì, Bells, si è addormentata, perché il vero
bacio non sarà ora, ma un po’ più in là. In quanto ai guai di Tanya, beh… non è
lei la Denali
che porterà scompiglio…
2.
RenEsmee_Carlie_Cullen: Welcome in our bug crazy family! Grazie
infinite, spero anche questo ti conquisti!
3.
aLbICoCCaCiDa:
carissima! Tra me e te è un bel concorso in fatto di ritardi, eh? XD però sono
ritornata! Sono contenta che il capitolo sia piaciuto così tanto, perché
sinceramente è uno dei miei preferiti. Comunque hai indovinato, i guai li
porterà Eleazar! Per Tanya, invece…
4.
Finleyna 4 Ever: la mia Prezzemolina
adorata! Y.Y Mi perdoni il ritardo? Non è stato a causa mia, eh! È il mio pc, è
in combutta contro di me! Visto, sister? Edward sta tornando fuori un po’
d’amore! A me personalmente è piaciuta più la parte tragica, però anche il
miele che ha trasudato non era male… più che Aston e Volvo, io preferirei una
bella Lamborghini… ah! Magica! Magari con Tyalor, robert e Kellan dentro… XD Un
bacio!
5.
valinacullen89: Ciao
carissima! Mi merito tutti i rimproveri possibili! Almeno però si sono dati una
mossa, suvvia! Non essere troppo in collera! Mi rifarò prestissimo! XD
.
Imaginary82: mia
cara Michela, quanto tempo è passato! Sono felicissima che nonostante tutto ti
diletti ancora alla lettura della mia storia, e continui anche a commentare!
Non me lo meriterei. Perdonami per il carattere, ma sono stata molto felice di
averti tenuto con il fiato sospeso per tutto il tempo. Era quello il mio scopo.
Sono felice che il flash-back ti abbia impressionato, perché sinceramente è il
mio pezzo preferito. Anche se Edwardino piccino si sta svegliando, ed è molto
carino anche descrivere lui… miro proprio, come hai giustamente osservato, a
creare una Bella che sia al tempo stesso una bambina e un mostro senz’anima,
anche se per ora prevale la bimba… poi si vedrà! Grazie mille del tuo
sostegno, se mai vedessi un mio plagio segnalano, per cortesia. Io REPELLO
TOTALMENTE il plagio. È abominevole. E grazie anche per avermi regalato il mio
Seiyuccio! XED un bacione.
7.
_zafry_: ciao
silvia! Grazie mille, sinceramente in questi tre capitolo ci sto mettendo
l’anima! Siamo proprio nel vivo della storia, ora! Comunque si, sono tre mesi
che questi dormono in piedi sognandosi l’un l’altra! Per Tanya… beh, starà al
sicuro, credimi!
8.
Costance_Fry: welcome in our big crazy family! Benvenuta Nadia, e grazie per I
complimenti e l’appoggio. Spero che con la lettura il la tua paura si sia
disciolta! Un litigio ci sarà, per forza! Era in programma praticamente dalla
prima parola scritta! Le tue ipotesi mi hanno fatto sorridere, perché più o
meno ti sei avvicinata alla realtà! Spero di non averti delusa! Un bacio, alla
prossima!
9.
ColeiCheAmaEdward:
viviana, eccomi! Dopo averti risposto ho anche aggiornato, visto! Meno male che
ti è piaciuto! Tengo particolarmente al tuo giudizio, e ci tenevo a far bella
figura. Per quanto riguarda questo capitolo, beh… fammi sapere! Un bacio!
10. mylifeabeautifullie
: sister! Sono ritroanta anche io, visto! Con un capitolo bomba, aggiungerei!
Ccome sempre leggere i tuoi commenti è una gioia per i mie piccoli occhi
stanchi! Come farei senza di te? Si, sinceramente è un periodo che leggendo e
scrivendo qst capitoli mi commuovo anche io per le traggggggedie di bellina…
sarà la luna, bah! Spero che le pazzie dei fratelli Cullen ti facciano
divertire anche qui! Un bacio, alla prox!
11. Elfa sognatrice:
grazie infinite! Per una volta un capitolo mi è uscito correttamente!^^ era
proprio come me l’ero immaginato, e si è scritto anche abbastanza facilmente –
tranne l’ultima parte, ma va beh. Finalmente Edward si è svegliato! Che bello,
era ora, vero? Per fortuna sono riuscita a emozionarti così tanto. Un bacio. Elfa sognatrice:
grazie infinite! Per una volta un capitolo mi è uscito correttamente!^^ era
proprio come me l’ero immaginato, e si è scritto anche abbastanza facilmente –
tranne l’ultima parte, ma va beh. Finalmente Edward si è svegliato! Che bello,
era ora, vero? Per fortuna sono riuscita a emozionarti così tanto. Un bacio.
12. Kaida Seleny: welcome in our big crazy family! Sono contenta di averti regalato
delle emozioni così intense, era quello il mio scopo. E sono felice di trovare
anche un tuo commento, è stato un bellissimo regalo. Spero che ti emozioni tnt
qst capitolo da farti lasciare un altro parere. A presto!
13. ross_ana: ciao! Sono
contenta che ti sia piaciuto tutto! Personalmente è uno dei miei preferiti!
Fammi sapere cosa ne pensi di questo.
14. titty88 : carissima!
Addirittura estasiata? XD sono contenta che tu abbia adorato praticamente ogni
virgola, sto gongolando di gioia… soprattutto Edward, anche se sinceramente
pensavo di aver strafatto con lui. bah! Vediamo se anche questo suo ultimo pov
ti piacerà.. un bacio
15. piccolinainnamora: welcome in our big crazy family! In
ritarderrimo, ma sono tornata! Sì, ammetto di essermi procurata il diabete con
l’ultima parte del capitolo, ma è venuta bene, no? ^O^ spero t piaccia anche
questa!
16. bigia: ciao tesoro!
Un bel mix di emozioni provenienti dal cuore, eh? Ma mi sentivo poetica in quel
tempo… no, non è vero, lo richiedeva la sceneggiatura XD. No,
comunque mi sono divertita a scriverlo. E poi, Edward non è stato il principino
perfettivo di sempre, no? Ho dato una svolta al suo io! ;)
17. Fc27: sempre più in
ritardo, ma eccomi qui! Per fortuna ho creato il giusto mix di emozioni senza
incasinare tutto.. pensavo di aver fatto troppo, però. Ma è venuto molto bene,
senza dubbi! Mi piace mostrare il lato umano della famiglia Cullen, che tra
paren tesi è troppo poco sviluppato. Vedrai qui! Un bacio, a presto!
18. Lily Evans 93:
grazie Giuls! La leggenda sui cuori è stata un’illuminazione dell’ultimo
secondo, avevo temuto di strafare… eppure invece si è rivelata azzeccata! Er i
Volturi, beh…. Li ho immaginati più crudeli di quanto avevo descritto fin ora,
è il gioco è fatto! Per quanto riguarda il compito, è andato benissimo,
un bell’8!
19. Musa_Talia: io amo
le tue recensioni! Sono sempre così lunghe e corpose, piene di complimenti… ti
adoro! O.O Hai ballato il tango! Wuuw, billo! Mi piacerebbe fare un bello
spettacolino anche a me, un bel musical… (non HIGH SCHOOL, perché non lo
reggo!).. ^O^ Immagino tu sia molto aggraziata, per aver avuto una parte come
quella della voce di Dio, una parte così eterea e incorporea… ma tornando alla
storia, spero che il mio spoiler non ti abbia terrorizzato troppo. Alla fine, è
andata come è andata, no? Per le dinamiche sulla trasformazione di Bella, ecco…
il tutto sarà chiarito nel prox capitolo. Per le violenze psicologiche, mi sono
accorta di aver descritto poco e niente su di esse, mentre invece sono proprio
le basi su cui si fondano le paure e le ansie di Bella. Anche io sto
sviluppando un amore insano per i Volturi, soprattutto per Demetri e Alec. Un
abbraccio, e grazie per ave4rmi fornito delucidazioni sulla filosofia, che, a
proposito, amo sempre più!
20. Giulia miao: ciao
giluietta! Beh, insieme e felici no, anzi, diciamo che entrano proprio nel
periodo della prima crisi della storia. In questi capitoli se ne diranno, di
cose, i piccioncini…
21. mistica88: grazie
infinite per la tua disponibilità. Io sono contro ogni forma di plagio, perché
alla fine chi ci rimette sono sempre gli autori e i loro lettori. Non a caso,
ora, un’altra grande scrittrice si è presa un periodo di pausa dopo una cosa
del genere!
22. vitti: bello, lungo
e tutto? Spero che questo non ti faccia collassare, allora! Sono ventisei
pagine di tutto e di più! Edward finalmente si scioglie un po’, ma cosa
succederà con l’arrivo delle cugine? Eh, eh… la felicità è passeggera, e
volubile, soprattutto…
Wind:
carissima! Finalmente il mio ritorno su efp, eh?
23. La scena
della radura è stata difficile da descrivere, sia emotivamente che
scenograficamente, mentre mi è stato più facile immedesimarmi in Bella, al
tempo delle torture. Avevo la mente un po’ triste in quel periodo… comunque,
sono soddisfattissima del risultato , acnhe se preferisco quest’ultimo
capitolo. Fammi sapere il tuo parere! Spero di ritrovare un altro
capitolo delle tue storie molto presto!
24. Fin Fish: ciao
maestra! Per la canzone l’ho ascoltate e sinceramente mi è piaciuta moltissimo!
L’ho utilizzata per scrivere un altro pezzo, ma questo non è molto rilevante!
Grazie infinite per i bei complimenti! Adoro il fatto che Alice se ne inventi
sempre di tutti i colori! Mentre il resto del capitolo, beh… più che
altro o adorato la parte triste,. Sarà che io il romanticismo lo mastico poco,
però… XD Un bacio, alla prossima!
25. MimiMiaotwilight4e:
Stella! ^//^ i tuoi commenti mi mandano in visibilio! Sono contenta dfi
riuscire a emozionarti così tanto” dici che ho esagerato riguardo ai Volturi?
Il fatto è che se anche Aro non le legge nella mente riesce a capire bella e sa
i suoi punti deboli… ergo per cui i bambini. Ebbene, che te ne parte
dell’arrivo dei Denali? Fammi sapere, un bacio!
26. Silver_Alchemist:
cara, che bello ritrovarti! Sono contenta che i miei sforzi siano stati notati,
perché questi capitoli sono i più importanti! Questa terzina sarà fondamentale
per capire Bella. Fin’ora è sempre stata lei a capire gli altri, ora tocca ai Cullen!
27. Momoka chan: stella,
bentornata! Non ti preoccupare, spero che il capitolo non ti abbia deluso –
dallo spoiler magari avevi pensato ad altro. Comunque, il tuo diavoletto è
stato bravo, eh? Ho scritto bene, per una volta. Addirittura i brividi? XD Per
la danza grazie della tua spiegazione, vedrò di guardarmi intorno! Bacio!
28. lady_black_94: welcome in our big crazy family! Grazie, spero ti
piacciaanche questo!
29. A l y s s a: Ale,
che bello ritrovarti! ^O^ ti ho fatto addirittura tremare? Accidenti, devo aver
superato m stessa! Spero che questo capitolo abbia sortito lo stesso effetto!
Grazie mille per i bellissimi complimenti, non si quanto riesci a rendermi
felice. Eh, tesoro, magari fossi già scrittrice! Ma sono bel lunghi
dall’esserne anche lontanamente vicina… grazie mille per le bellissime parole,
a presto!
30. vannyp1987: welcome in our big crazy family! Sono felicissima che ti
sia appassionata alla storia così velocemente, e spero di trovare altri tuoi
commmenti! A presto!
31. smanukil: welcome in our big crazy! Emanuele, giusto? Per prima csa
perdonami se non ho risposto alla tua precedente recensione, ma rimedio subito.
Sono contenta di aver scelto un giorno che sia importante per te – puoi
accettarlo come regalo di compleanno in ritardo, se vuoi XD – e sono
molto felice del fatto che apprezzi molto la modernizzazione di Jasper e
Emmett, più vicini alla loro adolescenza e quindi più ragazzini, più liberi, se
vogliamo. Per quanto riguarda le tue cor4rezioni di inglese ti ringrazio di
cuore: non sono proprio una studentessa modello in quella materia, e provvederò
a cambiare il titolo il più presto possibile. Per quanto riguarda le
dichiarazioni e le confessioni, tempo che ci vorrà un po’ di più. Purtroppo
ambedue le parti, ma soprattutto da parte di Bella, c’ una certa resistenza a
lasciarsi andare. Il problema, o i problemi, sorgeranno da questo capitolo in
poi, che spero tu abbia la pazienza di leggere. Sei un fan di King? Io volevo
iniziare a leggere qualcosa di suo, sapresti consigliarmi? Grazie ancora, a
presto.
32. hale1843: ciao
tesoro! Hai visto? Il mondo è pieno di ladri infami! Possibile che due autrici
così talentuose siano state danneggiate in questo modo! Ma passiamo al
capitolo, perché ho già atto una lunga polemica con loro, e non mi va di
replicare. Sono felicissima che ti sia piaciuto tanto questo capitolo. ^^ Hai
ragione, Edward fa un casino ogni volta che apre bocca. Ma lo fa
inconsapevolmente. Almeno si sono chiariti, no? Alice è e rimarrà sempre Alice,
no? Per i Denali.. sono stati così come te li sei immaginati, ho ti ho sorpreso
ancora? A presto gioia, ci sentiamo al prox capitolo!
33. WhiteRose: ho reso
bene il capitolo? Grazie mille! Vediamo se riesco a farti piacere anche questo!
34. animemanga: Welcome in oour big crazy family! Sono felice che ti piaccia la
mia storia, e soprattutto che ti appassioni nelle sue varie sfaccettature!
Spero di continuare a farti sognare!
35. googletta: welcome in our big crazy family! Sono contenta del tuo entusiasmo
e spero di non averti deluso. Scusa il ritardo e dimmi csa ne pensi di questo!
36. memo : welcome in our big crazy family! Non temere, sara, per quanto non
aggiorni sono non la lascerò in sospeso. Stavo solo rendendo il capitolo
perfetto (evviva la modestia) . ti lascio alle ventisei pg di capitolo, un
bacio!
37. Mr Darcy: desiderio
esaudito! Eccomi qua con l’aggiornamento! Sono contenta per i complimenti, e in
quanto al compito, beh… prova a far leggere questo all’insegnate: magari si
commuove e ti mette 30 sulla fiducia. No, scherzo. Sono onorata per la tua
predilezione della mia storia allo studio, e mi scuso per averti ossessionato
in qusto tempo. Un bacio
I coraggiosi che mi hanno messo
tra i preferiti, i nuovi arrivati e quelli che resistono: Grazie.
Grazie, grazie, grazie infinite, miei splendidi angeli, ormai
saliti a 387; che la vostra luce continui a farmi da guida.
Le stelle che seguono e vegliano costantemente su di me:
silenziose, dolci e indispensabili anche se intangibili, mille grazie a voi, 196
stelline mie.
I
supereroi che mi hanno messo tra gli autori preferiti.
I gentilissimi 11 che hanno deciso di ricordarsi di me, grazie mille.
I
tantissimi che continuano a seguirmi in silenzio,
come Protettori.
E a tutti quelli che mi mandano mail, e a cui chiedo di avere
pazienza, perché non sono proprio un fulmine nel rispondere.
Come contattarmi:
Rinnovo il mio indirizzo mail/msn.
Marzia-mooblight@hotmail.it
Ziveri.ma@tiscali.it
In corso
(Twilight)
Solo grazie a
te
Cullen's Memories
The Nessie's
Sister
New Moon - La
Custode delle Anime
Nella Gioia e
Nel dolore
≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈
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(Sailor Moon)
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(Harry Potter)
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Eleazar’s
Story
[…] “Aro,
non puoi! È poco più che una bambina!” […]
[… ] E
scappai via, come un codardo, lasciando Isabella al suo destino […]
[…] “I-io
vorrrei solo la libertà. Ma nessuno me la potrà mai dare […]
[…]
“Fungo da esca in questa casa, Eleazar. Fungo da esca per attirare i Cullen
nelle schiere di Volterra […]
[…]
“Bene, fa pure! Vai a morire! Ma non ti aspettare che pianga per te, dopo!”
[….]
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Capitolo 30 *** Eleazar's Story ***
bella's vampire 29
Eleazar’s story.
Edward’s pov.
Seduto su un semplice
divanetto attendeva, mostrando una falsa pazienza che però veniva tradita dal
contrarsi della mascella, mentre i suoi occhi perlustravano la stanza. Quella
vecchia stanza che pensava (sperava)
di essersi lasciato definitivamente alle spalle, adesso lo imprigionava di
nuovo…
Doveva aspettare. Solo
questo.
Non poteva fare altro.
Era ben consapevole
che quel ritardo non era casuale.
Chi l’aveva chiamato
amava le torture, quelle psicologiche in particolare; spingere al limite i
propri avversari, farli impazzire per averli in pugno, era un gioco tanto
interessante quanto sadico.
Lo sapeva bene. Troppi
anni aveva passato lì dentro. Troppi anni a seguire delle regole di uno stupido
gioco a cui aveva partecipato per noia. Troppi anni nella sciocca convinzione
di aver fatto del bene perseguitando “i criminali”. Troppi anni… troppo tempo…
troppi ricordi.
Eleazar chiuse gli
occhi, esausto, portandosi le mani alle tempie. Con un sospiro a metà tra un
ringhio di frustrazione e un gemito di sconforto li riaprì, passandosi nervoso una
mano tra la chioma nera.
Il suo sguardo,
inevitabilmente, si posò su quella che per secoli aveva considerato la sua
camera.
Le pareti erano in
mattoni, conformi al resto della struttura, spoglie, prive di qualsiasi oggetto
che potesse esprimere la sua personalità.
Un armadio di legno
scuro, una libreria vuota, un divano, un tavolino, una porta che conduceva a un
modesto bagno; l’arredamento era semplice, anonimo, pratico. Privo di vita.
Quel pensiero lo fece
rabbrividire, e con un ulteriore sospiro sprofondò ancora di più nel divano, serrando
nuovamente le palpebre e lasciando andare la testa all’indietro.
Aveva veramente
creduto di essersi lasciato quell’inferno alle spalle. Invece, ci era
ricascato.
Non trovò la forza di
riaprire gli occhi. Odiava ogni singola particella che componeva quella camera,
ogni singolo acaro che danzava nella luce della lampada. Quella che pensava gli
avesse fornito una casa molti secoli fa si era rivelata una prigione.
Incapace di stare
fermo tornò a posare i gomiti contro le ginocchia, per poi giungere le mani in
preghiera e posare la fronte su esse.
Perché sono tornato?,
si domandò ancora una volta.
Perché non sei capace di opporti a coloro che furono [sono] i tuoi
superiori.
Vero. Quando avevo
ricevuto quella chiamata non ero riuscito a rifiutare.
Sei un debole, Eleazar. Sei tornato qui dopo tutte le tue belle parole.
Sei tornato come un cane a strisciare ai piedi del padrone. E come ti starà
bene, sarai cacciato.
Era vero. Era tornano
a testa china, senza protestare, senza opporsi. Non aveva saputo dire di no.
Era stato un debole.
Il suo pensiero volò
lontano, in un altro continente, l’unico luogo a lui caro.
A casa sua. Dalla sua
famiglia.
Gli mancavano, tutti,
terribilmente. Le sue figlie esuberanti, i due figli scalmanati, e la sua
piccola, testarda Carmen.
Riaprì gli occhi e
fissò la valigia che si era portato con sé, lo sguardo vacuo.
Scappa, gli suggerì la
coscienza, Non è il tuo posto. Torna da loro.
Ma non riuscì a farlo.
Da ipocrita mascherò questa sua scelta dietro a un motivo nobile, coraggioso: il
timore che il suo rifiuto avrebbe messo in pericolo i suoi cari.
Ma non era solo questo
il motivo per cui rimaneva inchiodato lì; era, più probabilmente, il suo lato
militaresco, il fatto di essere stato il Grande Generale di Volterra, a tenerlo
inchiodato su quel divanetto. Doveva obbedire agli ordini. Punto.
“Mi faccio schifo” sputò
contro sé stesso, disgustato.
Si alzò sconvolto,
disperato, prigioniero, alla disperata ricerca di qualcosa che potesse
distrarlo da quel senso di oppressione che quel luogo gli trasmetteva; iniziò a
camminare nervosamente avanti e indietro, indietro e avanti, le mani dietro la
schiena, curvo verso il pavimento.
Si voltò infine verso
il letto e andò ad aprire la valigia, estraendone un libro che si era portato
per il viaggio, in un vano tentativo di placare l’animo.
Si immerse nella
lettura de “La metamorfosi” di Kafka,
alla ricerca di pace. Ma le lettere gli danzavano dinnanzi agli occhi senza
assumere un significato preciso, confondendolo, disturbandolo.
Lanciò il libro sul
letto con un ringhio. Fece due passi e tornò a sedersi sul divano.
Doveva soltanto
aspettare.
E aspettò, mentre le
pareti gli si stringevano attorno, soffocandolo, imprigionandolo…
E alla fine, dopo anni
(solo due ore erano trascorse?), li sentii. Dei passi leggeri che iniziavano a
risuonare nel corridoio, dirigendosi verso di lui.
La sua agonia era
appena cominciata.
Si rialzò tentando di
darsi una sistemata. Non poteva dimostrarsi debole. Mai. Soprattutto non in quel
luogo.
Recuperò il libro e
tornò a sedersi assumendo una posa tranquilla. La morsa al suo stomaco, però,
non accennava ad allentarsi.
Tre colpi secchi alla
porta lo fecero tremare appena. “Avanti” rispose però pacato, mostrandosi
indifferente a quel posto. Bugiardo.
Falso.
Sulla soglia comparve
Afton.
Non lo sorprese la
mancanza di mutamento in quello che per un lungo periodo fu un suo… amico. La
loro natura era statica, immutabile dinnanzi al tempo. Eppure… qualcosa,
all’intero di Eleazar, si mosse.
All’improvviso, non
riuscì più a vedere Afton come il suo compagno di bravate, ma lo identificò
solamente come una guardia di Volterra. Un nemico.
Ma fu questione di un
istante.
“I Maestri chiedono la
tua presenza, Eleazar” disse in tono stranamente formale.
Eleazar annuì rapido e
posò il libro accanto a lui prima di marciare con compostezza verso la porta.
Afton si spostò per lasciarlo passare, e dopo aver richiuso l’entrata lo
affiancò per guidarlo in quel labirinto monotono di mattoni rossi e decori
preziosi.
Il silenzio era rotto
solamente dal rumore sordo dei loro passi quasi inesistenti.
Eleazar sentiva una
grande ansia in corpo; quei corridoi che odiava… odiava essere lì. Perché era
venuto?
“Così… ti sei dato ai
gatti randagi, uh?” commentò Afton dopo un po’.
Eleazar non si
scompose. Era abituato alla sua, ehm, ironia. “Si” disse solo.
“Bah!” commentò il
compagno “Sinceramente, non mi convince affatto questa storia della dieta
vegetariana. Come si fa a vivere di animali… vuoi paragonare le urla di una
donna in punto di morte con un banale scoiattolo?”
Eleazar strinse la
mascella, tentando di scacciare l’immagine. Riusciva a capire come si fosse
sentito Carlisle quando, durante la sua permanenza, aveva dovuto subire
attacchi di questo genere quasi ogni ora.
“Una volta ti piaceva”
continuò Afton “Andavamo in giro a cercare le più belle e ce la spassavamo
insieme”
“Già. Bei tempi” si
sforzò di dire Eleazar “Ma poi abbiamo trovato entrambi una donna che valeva di
più di un’avventura di una notte”
Afton rise di cuore,
portandosi le mani dietro il capo. “Già! Anche se Chelsea è un osso ancora
duro!”
Mi fissò malizioso.
“Anche Carmen ha ancora le unghie di una volta?”
Sorrisi. “Purtroppo.
Ma dove sarebbe la sfida, sennò?” risposi con un sorriso dolce.
Il silenzio piombò
nuovamente su di loro, mentre continuavano ad avanzare.
“Afton” lo chiamò
Eleazar poi “Perché sono stato chiamato?”
Afton si fermò, e
Eleazar lo imitò. Si studiarono attentamente, rubino e oro animati dalla stessa
intensità. “Non lo so” rispose il primo, sincero. “So solo che devo
accompagnarti nell’ala nord. Nei sotterranei”
Eleazar stavolta non
nascose la sua sorpresa. I sotterranei dell’area nord. Nelle prigioni di
massima sicurezza.
In quelle celle
costruite con un materiale resistentissimo, una lega composta da piombo,
acciaio e diamante, vetro antimissili e catene realizzate in un lega ancora più
resistente di quella usata per le sbarre, impossibile da distruggere,impossibile
da scalfire in qualsiasi maniera o con qualsiasi oggetto, la cui formula era
nota solamente ai tre Volturi. Lì erano stati rinchiusi i vampiri dotati dei
più straordinari poteri, i licantropi al tempo della grande guerra, e i bambini
immortali, a cui si doveva la costruzione di quelle camere di tortura.
Perché questo erano.
Gli abomini peggiori erano commessi in quelle sale, dalle quali pochissimi
erano riusciti a uscire vivi.
I due uomini ripresero
a muoversi in silenzio, immersi nei rispettivi pensieri. Arrivati alla porta
che conduceva nei sotterranei, Afton si fermò. “Io ho l’ordine di fermarmi qui.
Nessuno può entrare se non accompagnato dai Maestri” disse serio “Devi andare
da solo”.
L’altro lo guardò annuendo,
e Afton tese il braccio. Eleazar glielo strinse e lui fece sorrise con una
strizzatina d’occhio.
“È stato bello rivederti,
Generale” disse solenne, e ironico “Non far passare altri secoli prima di farti
sentire”
“Ti chiamerò ogni
Natale, va bene?” lo prese in giro.
“Salutami gli
scoiattoli”. Afton gli rivolse un sorriso sfacciato prima di dargli le spalle e
andarsene.
Eleazar aspettò che
svanisse nel buio di Volterra prima di sospirare e aprire le porte che scendevano
nel ventre della terra.
L’aria era umida e
l’odore stagnate; puzzava di paura, sofferenza. Di morte.
Eleazar rabbrividì di
disgusto ma continuò a scendere le scale fino a raggiungere il corridoio. Le
celle sfilavano ai suoi lati mentre continuava ad avanzare.
Una luce tenue alla
fine del corridoio gli fece capire di essere vicino. Non accelerò il passo. Si
mostrò freddo e distaccato, e continuò calmo ad avanzare, sebbene il suo cuore
fremesse.
Non devo mostrami debole,
si ripeté come una mantra, Non posso
mostrarmi debole. Resta impassibile. Non mostrare mai le tue emozioni. Mai.
Raggiunse la luce e
bussò, annunciando la sua presenza.
“Entra pure, caro
Eleazar”
La voce falsamente gentile
di Aro. Una voce morbida, melensa, malsana. Una voce così zuccherosa da
provocare il voltastomaco, che celava la mente di uno pericoloso genio psicopatico. Tutti lo sapevano. E tutti ne avevano paura.
Sospirando aprì la
porta e rimase senza parole.
Nella sala, al centro,
si trovavano i tre sovrani di Volterra.
Marcus, come al solito
apatico e indifferente ai problemi del mondo, puntava i suoi occhi inespressivi
sul soffitto, perso in chissà quali cupi pensieri. L’apatia di quell’uomo
terrorizzava quasi quanto la pazzia del fratello. La totale assenza di
sentimenti, di emozioni, di interesse era qualcosa di… raccapricciante. Di
fronte alla possibilità di continuare a vivere come lui, tutti avrebbero scelto
la morte.
Invece, la più grande
minaccia di Caius, il terzo sovrano, era la completa mancanza di pietà e
compassione. Era uno spietato tiranno, e la sua brama di sangue e potere era
rinomata. I terribili assassinii di cui si era macchiato egli stesso o che
aveva ordinato erano celebri, e provocavano un terrore non indifferente in
chiunque aveva la sfortuna di sentirli narrare. Nonostante la lingua tagliente
e sempre pronta alla risposta era un uomo che sapeva attendere a lungo purché
la sua sete di morte venisse placata. Era il miglior generale di Volterra. Le
guerre che conduceva erano sempre
destinate alla vittoria.
Intorno a loro solamente
tre guardie scelte si premuravano della difesa dei loro padroni.
Renata, la personale
protettrice di Aro, fissava attenta l’angolo nord-ovest della cella, lo scudo
di un inquietante blu-violastro pronto a difendere tutti e tre i sovrani.
Alec, vicino a Marcus,
fissava lo stesso punto con occhi attenti, illuminati da una scintilla di
curiosità rara da trovare negli occhi di una guardia.
In effetti, pensò
Eleazar, tutto questo scompiglio a Volterra dev’essere fonte di gran
turbamento… chissà qual è la causa.
Infine Jane, la
prediletta di Aro, sostava vicino a Caius con uno sguardo che rasentava la
furia, ringhiando (un suono basso e continuo, minaccioso) alla volta di
chiunque si trovasse in quella stanza.
Gli occhi dell’ex
guardia tentarono di oltrepassare quella barriera di corpi che copriva la
figura rannicchiata sul pavimento, ma gli occhi penetranti di Aro lo
costrinsero a rivolgere l’attenzione a lui.
“Caro Eleazar” disse
Aro andandogli incontro a braccia aperte “Che piacere, che piacere riaverti tra
queste mura! Sono ormai quasi due secoli che la tua strada si è separata dalla
nostra, e non sai quanto ci manchi la tua presenza”
Eleazar rispose con un
cenno del capo. Aro gli si avvicinò e posò la mano sulla sua spalla, e Eleazar
seppe che stava controllando ciò che aveva fatto in quei lunghi anni. Il potere
di Aro era terribile e potente, ma per fortuna limitato.
Il suo pensiero si
diresse a suo nipote, detentore di un potere simile, e si chiese come facesse
Edward a non farsi lusingare dal potere che poteva derivare dall’abuso di tal
dono.
Aro sorrise mellifluo,
sciogliendo il contatto.
“Ah, il mio vecchio
amico Carlisle” sospirò scuotendo il capo “Ha educato i suoi figli nel rispetto
delle differenti nature. Ha sempre avuto queste idee… originali. Eh, che
peccato che sia così geloso della sua famiglia da non presentarmela…”
Eleazar si irrigidii,
inquieto dinnanzi alla velata insinuazione di Aro. Tutti i suoi sensi gli
gridavano di stare all’erta.
“Come hai potuto
notare tu stesso, Aro, Carlisle ha una morale che gli impedisce di anteporrei i
suoi desideri a quelli degli altri” disse incolore “Non credo che sia per suo
volere che non ti ha ancora presentato la sua famiglia; più probabilmente il
suo lavoro, la sua famiglia e la felicità dei suoi cari non gli permettono
molta libertà”
“Molto probabile. Ma
ardo dal desiderio di sapere come le sue idee hanno trovato adepti disposte a
seguirle, e in che modo si è creato una così incantevole famiglia. Credo che
sarebbe bene invitarlo qui da noi” aggiunse poi pensieroso “Voi che dite,
fratelli miei? Non sarebbe splendido invitare sia la famiglia di Carlisle che
quella di Eleazar qui, nella nostra dimora? Chissà quante esperienza differenti
potremmo scambiarci, quante meravigliose scoperte di cui potremmo discutere!”
Marcus non commentò,
distante come al solito. Caius invece sbuffò, per poi aggiungere “Non nego che
potrebbe essere fattibile, Aro, ma credo non sia questo il momento”
Aro rise, entusiasta.
“Fratello, penso proprio che tu abbia ragione!
È che sono così deliziato nell’avere un nostro vecchio amico tra noi che
la mia memoria va a rivangare i lieti ricordi della sua presenza qui, in casa
nostra, invece che soffermarsi sui gravi problemi che ci affliggono! Ma non
ricordi il lustro che il nostro Generale ha portato alla nostra casata? Quante
vittorie, quanta gloria! Eh, Eleazar, che dolore ci hai inferto con la tua
partenza!” concluse tornando a fissarlo scuotendo il capo con finto rammarico.
Eleazar chinò il capo,
stringendo i pugni dietro la schiena. Non gli erano sfuggiti i termini di
possesso con i quali aveva accompagnato il suo nome “Vi chiedo scusa, miei
signori, ma dopo così tanti anni passati al vostro servizio desideravo vedere
cosa poteva esserci nel mondo, oltre il gran privilegio di far parte del vostro
esercito”
“E cos’hai trovato che
qui non potevi avere, Eleazar?” chiese Aro.
L’insidia della
domanda era palese. Qualsiasi fosse la risposta che si volesse dare, non
sarebbe mai stata quella giusta. In fondo, anche se aveva ottenuto il permesso
per lasciare la Guardia,
non era detto che gli Anziani non provassero rancore per un simile abbandono.
“Credo che lei,
Signore, possa saperlo esprimere meglio di me” rispose cauto Eleazar
“Dopotutto, a volte la nostra mente produce idee talmente complesse che sono
impossibili da descrivere a parole. Lei, con il suo particolare dono, può aver
catturato quello che io, sebbene siano passati tanti anni, e sebbene si tratti
dei miei stessi pensieri, non sono ancora riuscito a comprendere. Delle volte
la nostra mente cela segreti persino a noi stessi”
Aro scoppiò a ridere,
piuttosto soddisfatto della risposta data. Eleazar sapeva che gli aveva
rivelato, messo alle strette, di essere ancora un loro succube; rifiutandosi di
fornire una risposta chiara aveva ammesso la sua sottomissione.
“Miei Signori, posso
sapere il motivo per il quale avete richiesto la mia presenza?” si azzardò a
chiedere Eleazar, che era desideroso di cambiare argomento.
Voleva uscire da lì.
Si sentiva in trappola, come una mosca nella tela di un ragno, finita, e
consapevole di essere prossima alla morte.
“Sono richiesti i tuoi
particolari doni” rispose Caius schietto come suo solito, focalizzando
nuovamente la sua attenzione all’angolo.
Finalmente Eleazar
percepì un piccolo singulto strozzato, seguito da un martellare furioso di un
cuore umano.
Sconvolto fissò Aro,
che gli sorrise amabilmente e lo spinse verso la figura. E Eleazar si sentì
mancare.
Rannicchiata
all’angolo, terrorizzata, c’era una bambina.
No... non era una
bambina. Era una ragazza.
Ma era così piccola, e
sembrava così delicata…
I capelli lunghi,
sciolti, di un particolare castano scuro, sfioravano il pavimento sporco,
facendo risaltare il suo incarnato pallido, dalla leggera sfumatura rosea. Il
viso era espressivo, dai tratti armoniosi, pieni di grazia, ma distorto dalla
paura. Ma ciò che colpì di più l’ex Generale furono gli occhi di quella
ragazza.
Occhi che non sarebbe
mai più riuscito a dimenticare.
Erano spalancati,
grandi, rossi e gonfi di pianto, ma nonostante ciò possedevano un colore
intenso, così caldo; possedevano una
sfumatura particolare che non sembravano appartenere a questa terra. Erano
occhi innocenti, puri, in cui riluceva una qualche luminescenza ultraterrena.
Occhi che non erano stati creati per versare quelle lacrime di dolore che le
solcavano il volto.
Quella creatura
ispirava protezione, tenerezza. Appariva così fragile,
così innocente… che ci faceva lì? Perché l’avevano condotta in quell’inferno?
“Eleazar, lei è
Isabella, o meglio, Bella” la presentò Aro con un gesto della mano, facendola
scattare. Lui fissò Aro sconvolto, non capendo, per poi tornare a studiare la
ragazza.
Perché era qui? Cosa
poteva aver fatto di tanto grave?
“Sai, Bella si unirà
presto alla nostra famiglia” rivelò Aro contento.
In quel momento
Eleazar non riuscì a nascondere le proprie emozioni così come aveva fatto fin
ora. Fissò Aro nauseato, disgustato di fronte a quello che aveva in mente per
lei. Voleva far diventare un così piccolo angelo, una bestia?
“Aro, non puoi! È poco
più di una bambina!” esclamò a bassa voce, dimenticandosi il rispetto e le
buone maniere.
Renata scattò in sua
direzione e mostrò i denti. “Non si discutono le decisioni del Maestro” sibilò.
Aro fece ad entrambi
un gesto di pace, prima di voltarsi verso Eleazar.
"Eleazar, la situazione Bella è molto
particolare. Per prima cosa ha visto la nostra Jane all’opera, e perciò non
possiamo lasciarla andare così facilmente. Secondo, si è rivelata molto dotata
anche se prigioniera di questa forma imperfetta” spiegò, fissando Bella con
bramosia “È riuscita a respingere sia Alec e Jane, capisci? E anche il mio
potere con lei non sortisce alcun effetto! È stupefacente! Bella, sei così
speciale!” concluse fissando la bambina, che si strinse ancora di più su sé
stessa, spaventata da quel mostro che la fissava senza nascondere i suoi
desideri “Abbiamo molte motivazione che ci inducono a credere che lei sia la Predestinata!”
“L’Evoluzione?”domandò
Eleazar strabiliato, tornando a studiarla. Possibile che fosse lei? Possibile
che lei fosse ciò che la loro razza aspettava da millenni?
“Per esserne certi,
però, ci serve una conferma” intervenne Caius stanco di tutta quella tiritera
“E i tuoi poteri ci sarebbero molto d’aiuto, ora”
Eleazar sentì una
sensazione di nausea impossessarsi di lui. Volevano che li aiutasse a
contaminare l’anima di quella ragazzina? Doveva distruggere la sua vita? No, questo mai.
“Eleazar, non sarai
diventato anche tu un fervente difensore degli esseri umani?” insinuò Jane
maligna “Cosa c’è, non ti ricordi più a chi devi il tuo rispetto?”
“Su, su, Jane cara” la
rimproverò Aro “Eleazar non è più avvezzo ai nostri costumi. Non puoi fargliene
una colpa”. Sospirò teatralmente, per poi fissarlo“Il nostro amico è da
ammirare, in fondo. Difende le sue nuove idee. Ammirevole. Il problema, però, è
un altro”
“Bella, cara” disse
poi guardandola con un sorriso dispiaciuto “Temo proprio che Eleazar stia per
firmare la tua condanna a morte”
Gli sguardi dell’uomo
e della ragazza si puntarono su di lui, illuminati dallo stesso shock. Isabella
portò poi i suoi occhi sulla figura del nuovo venuto, supplicanti.
“P-perché?” chiese,
rivolta a tutti e a nessuno in particolare. La sua voce, sebbene fosse
arrochita dal pianto, era melodica.
“Isabella, non
sminuire la tua intelligenza, per favore” la riprese divertito Aro “Sono certo
che ormai ti sia chiaro cosa siamo in realtà”
Un tremore si propagò
per tutto il corpo della bambina. “Ho v-visto lei…” indicò in lacrime Jane
“B-bere il sangue d-di S-sandro… p-pensavo c-che n-on esistes-sero i v-vampiri,
p-però…”
“Visto, Eleazar?” la
interruppe Aro “Non possiamo lasciarla andare via. Sa troppo. Ed è stato
difficile trattenere Caius dal preservare la giustizia…”
Scosse la testa mentre
un sorriso sadico incrinava le labbra del fratello biondo.
“Se vuoi che viva,
devi dirci se è lei quella che aspettiamo. Altrimenti, il suo destino è già
deciso”
Si fissarono senza
parlare. Aro lo aveva in pugno, e tutti i presenti ne erano consapevoli.
Così, dopo un breve
momento di esitazione, Eleazar spostò lo sguardo sulla bambina, odiandosi dal
più profondo del cuore.
E, per un secondo,
vide tutto.
L’esplosione di luce
che gli abbagliò gli occhi fu così totale da lasciarlo sconvolto, barcollante e
instabile sulle gambe. Le ginocchia gli cedettero, e controllò inerme di fronte
alla padrona del mondo.
La sua luce lo
avvolgeva cullandolo, proteggendolo dalle ingiustizie della vita. Il calore di
quella luce gli rivelò i segreti del creato, rassicurandolo e parlandogli in
una lingua fatta di musica, canti e melodie a lui sconosciute, incomprensibili,
eppure così familiari. Eleazar sentì le lacrime di commozione scendergli dalle
guance mentre Isabella lavava via i peccati dalla sua anima. E i colori, ah,
quei colori così sfavillanti, che gli danzavano davanti agli occhi! L’energia
dell’universo era contenuta in quelle sfere colorate. Volle provare a toccarli,
attrattone.
Ma la luce divenne
improvvisamente fuoco, che inghiottì i colori e lo respinse, proteggendo la sua
padrona e i suoi segreti. Le fiamme lo cacciarono via, abbagliandolo,
bruciandolo, per poi ritirarsi rapidissime e scomparire, facendolo ritornare
alla realtà, in quel mondo vecchio e marcio che, dopo quell’esperienza, gli
sembrò ancora più indegno di compassione.
Privo di forze, alzò
lo sguardo verso la sua signora, che lo fissava sconvolta e preoccupata.
Ansante, continuò a
fissarla a lungo, ebbro di quella luce e timoroso di quel fuoco che aveva
scorto in lei. E quei colori, Dio!, quei colori! L’unica volta che li aveva
scorti era stato in un altro vampiro, ma non erano mai stati così vivi e
limpidi, così unici…
E l’oro che lo aveva
protetto? Eleazar non l’aveva mai visto.
Indifferente ai
richiami che gli scivolavano addosso, si concentrò per riprovare, per
ubriacarsi ancora di quelle sensazioni, incurante del timore del fuoco che
l’aveva scacciato, desideroso soltanto di raggiungere di nuovo quella pace.
Ma un’insormontabile
barriera lo respinse.
“È uno scudo…” mormorò
“Ecco perché vi ha respinto… ha un potente scudo mentale che la protegge!
Straordinario! Pensa se riuscisse ad estenderlo anche al suo corpo…”
Ma si morse la lingua,
ricordandosi di non essere solo e maledicendosi per aver parlato troppo.
Il ghigno di Aro,
infatti, si era fatto raccapricciante.
“Quindi è lei? Lei è la Prescelta?” chiese
Caius.
Eleazar si rialzò e
indossò nuovamente la sua maschera impassibile. Non poteva permettere che la Sua Signora finisse
nelle loro mani. Doveva salvarla, portarla via da quel luogo, ma come?
Alec, a
un’impercettibile movimento di Aro, si spostò quel tanto che bastava per
coprire la porta. Ai suoi piedi, una leggera ombra d’oro pallido iniziò a
frusciare, pigra.
Aro sapeva. Aveva
capito. E se si fosse azzardato a fare qualsiasi cosa, sarebbero morti
entrambi. Trattenendo un ringhio impotente si impose controllo.
“Molto probabile”
rispose atono “Ciò che ho visto… è stato unico. Posso dirvi che i suoi poteri
saranno incredibilmente potenti. Sarà in grado di controllare gli elementi,
anche se il fuoco rimarrà la sua prerogativa. Sarà un ottimo elemento sia in
attacco che in difesa, e…”
Ma il suo elogio non
poté continuare, poiché entrambi i fratelli porsero la mano ad Aro. Lui le
accolse tra le sue e poi sorrise, un sorriso trionfante.
“Sì. Ne sono sicuro”
rispose ai due. Poi si girò verso Isabella. “Visto, bambina? Sei speciale! Non
hai sentito l’ottima impressione che hai fatto sul nostro Eleazar? E ti
assicuro, non è facile colpirlo!”
Eleazar la guardò
implorante, supplicandola di perdonarlo. Non aveva esagerato nel descrivere i
molti doni che possedeva, ma aveva parlato con un tono talmente ardente e
accalorato per proteggerla. Non poteva morire, non lei. Non si sarebbe
perdonato se fosse successo qualcosa. Non poteva portarla via di là, né
farla fuggire dalla sorte che
l’attendeva. Poteva solo sperare che, con le sue parole, le fosse riservato un
destino migliore, magari pari a quello di Jane. Servita, riverita ed elogiata.
E un giorno sarebbe tornato a chiederle perdono, accettando qualsiasi pena
volesse dargli per averla obbligata a una pseudo vita da dannata.
Ma non poteva
permettere che morisse. Questo no.
“M-ma… io non s-sono
s-speciale!” singhiozzò Isabella “Vi prego, vi prego! Lasciatemi tornare a
c-casa! N-non dirò nul-la… per favore…”
Aro le si inginocchiò
accanto, facendola appiattire ancora di più contro il muro. “No, Isabella. Non
piangere” le sussurrò “Noi ti stiamo offrendo la possibilità di una vita
migliore. È un privilegio enorme quello che ti sto facendo, sai? Diventerai una
di noi! Una splendida, meravigliosa immortale che comanderà il mondo in nostro
nome”
“M-ma io n-non…”
“Eleazar, aiutami a
conquistare Isabella!” disse Aro “Confermale anche tu che lei è ciò che
cerchiamo. La perla che ci manca”
Un sibilo secco da
parte di Jane, calmato da un gesto del fratello. Eleazar fissò Aro, impassibile.
Non voleva essere
complice. Non voleva che le accadesse
qualcosa, non poteva permetterlo.
“Dobbiamo forse
dedurre che ti sia sbagliato, Eleazar”?” intervenne Caius “Dovremmo ucciderla
subito?”
Giocavano sporco.
Sapevano che non l’avrebbe permesso. Conoscevano le sue debolezze.
Eleazar alzò le
spalle, fingendo un’indifferenza che non aveva. “Se proprio volete
trasformarla, fate pure. Al limite, avrete trovato un altro elemento”
“Molto bene, allora!”
esclamò Aro rialzandosi “Penso che… sì, Jane possa procedere. Credo tu sia la
più indicata”
Jane sorrise sadica e
si avvicinò.
“Ma come, Aro? Qui? E Jane?” sussurrai a voce bassa fissandolo
terrorizzato.
Aro alzò le spalle.
“Jane si merita una ricompensa” disse solo. Si voltò verso Isabella. “Sentirai
un po’ male, inizialmente, ma quello che riceverai in cambio sarà senza pari”
Isabella fissò
terrorizzata l’avvicinarsi della bambina.
“Ti prego!” urlò
all’indirizzo di Eleazar, straziandogli il cuore.
E non poteva
immaginare quanto l’uomo volesse aiutarla. Quanto Eleazar volesse uccidere quei
vecchi bastardi, prenderla e portarla in salvo. Di quanto desiderasse questo, e
di quanto fosse consapevole che se avesse azzardato un solo movimento avrebbero
ucciso entrambi.
Perdonami, penso
disperato, prima di parlare, Ti prego, perdonami, se puoi.
“Mi dispiace” disse
atono “io non posso farci nulla”
Uscì a passi lenti
dalla stanza mentre Jane si gettava su Isabella…
“...E scappai via, come un codardo, lasciando Isabella al
suo destino”
Le parole di nostro zio, così come le immagini dei suoi
ricordi che avevo seguito fin’ora, svanirono, lasciando dietro di loro un
pesante silenzio.
Era ormai pomeriggio inoltrato, e il buio già dominava il
paesaggio intorno a noi.
I nostri sguardi non si erano spostati dalla figura di
Eleazar, in piedi al centro del salone, per tutta la durata del racconto; ora,
invece, ognuno di noi fissava un punto differente della stanza, con i più
svariati sentimenti nelle iridi dorate. Dolore, preoccupazione, ansia, paura,
rabbia, si alternavano nei nostri occhi come una girandola impazzita.
Nessuno osava aprir bocca, troppo sconvolto per poter
parlare, persi com’eravamo in quel terrificante racconto.
Un brivido mi percorse la spina dorsale. Vedere con i miei
occhi ciò che gli altri avevano solo sentito era stato atroce. Il terrore
dipinto sul volto di quel piccolo angelo…
La vista di quella Bella umana, così fragile, rinchiusa come
un animale in mezzo a quei mostri mi aveva straziato l’anima. E ringraziai che
Eleazar se n’era andato prima che Jane l’attaccasse, perché non avrei
sopportato la vista di lei sconvolta dal dolore.
Rafforzai la presa intorno alla vita di Bella, stringendola
ancora di più al mio petto, ma nulla, non ottenni reazioni da lei.
Era diventata apatica.
Raggomitolata su sé stessa, le ginocchia al petto e le
braccia a cingerle, stava seduta tra le mie gambe, in silenzio, immobile, il
viso posato sulle braccia con i capelli a nasconderla dal mondo. Piangeva;
interrottamente, da quando era rientrata in casa, non aveva smesso di piangere
in silenzio.
Era un supplizio terribile vederla ridotta in quello stato,
straziante quasi quanto la sua fuga di poche ore prima. Se Carlisle non
l’avesse ripresa…
Riportai la mente a quei tremendi istanti, da quando mi
aveva allontanato con una specie di onda d’energia, fino al momento in cui io e
Eleazar non li avevamo inseguiti nel folto del bosco, trovandoli nei pressi del
fiume.
Era inginocchiata a terra, le braccia attorno al busto, e
singhiozzava, in preda a un enorme dolore; Carlisle la sovrastava, e curvo su
di lei le teneva bloccate le braccia. Pazzo di dolore ero corso da Bella,
cadendole di fronte, per poi tentare di alzarle il viso con gentilezza. Con gli
occhi rossi e gonfi di pianto mi aveva guardato per un secondo, persi; poi, il
buio. La luce che li aveva sempre animati era scomparsa, così come i tremori e
i singulti che le sconvolgevano il corpo. Aveva voltato la testa, sfuggendo al
nostro sguardo, e non aveva più parlato o compiuto movimenti.
Sorda ai nostri richiami, alle nostre suppliche, a tutto;
Carlisle si era visto costretto a sollevarla e lei ancora non aveva reagito,
mantenendo lo sguardo fisso sul manto erboso. Avevamo provato a rimetterla in
piedi, ma era scivolata al suolo, come se non riuscisse a rimanere stabile
sulle gambe. Non aveva protestato quando l’avevo presa in braccio io; non aveva
fiatato quando Esme, Rose e le altre le erano sciamate intorno, spaventate
dalla sua apatia.
Nemmeno un sospiro. Solo lacrime.
Le fissai la nuca, stringendola a me ancora di più. Sembrava
una bambola, rotta. Morta.
Scacciai via quell’immagine, non riuscendo a sopportarla, e
mi chinai posando il mento sui suoi capelli. Nulla. Nessuna reazione.
“Non è passato giorno” riprese Eleazar “In cui non pensassi
a ciò di cui ero stato la
causa. In cui non impiegassi tutto il mio ingegno per trovare
una soluzione per… liberarti”. Spostò lo sguardo su Isabella.
“Allora era questo che ti tormentava” sussurrò Carmen
fissandolo addolorata “Oh, Eleazar…”
“Mi dispiace averti fatto preoccupare, Carmen” rispose lui
con un’accennata dolcezza nella voce “Ma non merito proprio la tua compassione”
Si voltò verso di noi, lo sguardo mortificato. “Ho tentato,
molte volte, di mettermi in contatto con Volterra” proseguì “Ho chiesto notizie
su di te, ma non ho ottenuto nulla. Non che ci sperassi veramente, certo. Così,
un giorno, quasi un anno fa, decisi di far ritorno a Corte”
La sua famiglia lo guardò stupefatta. “Ma allora quel tuo
viaggio in Egitto…” soffiò Garrett.
“Ho chiesto a Benjamin di fornirmi una copertura nel caso mi
aveste cercato” spiegò voltandosi verso il figlio “Vi chiedo perdono per avervi
mentito, ma ho preferito tenervi allo scuro per non farvi correre rischi”
Vidi la mascella delle tre sorelle contrarsi. Quel déjà-vu aveva
ricordato loro lo stesso comportamento dalla loro creatrice, Sasha. Per un
momento, si erano sentite tradite anche da lui.
“Non sono riuscito ad ottenere nulla, comunque, se non una
cordiale bugia” riprese Eleazar “Mi hanno gentilmente informato che Isabella
godeva di ampi privilegi nel loro palazzo e aveva accettato la sua nuova
condizione senza creare molti fastidi. Aggiunsero anche che non mi riteneva
responsabile e non aveva nulla da comunicarmi. Gli chiesi se potessi vederla,
ma mi dissero che stava conducendo un’importante spedizione in Asia centrale, e
che non sarebbe tornata prima di un mese. Così fui invitato ad andarmene”
Posò il suo sguardo sulla figura di Bella.
Cosa le hanno fatto…,
pensò angosciato, È tutta colpa mia se è
ridotta in questo stato.
Lo fissai nelle iridi, facendo un impercettibile segno di
diniego col capo.
La verità era che nemmeno io sapevo come giudicare le azioni
di mio zio.
Il dolore che aveva provato per la sorte di Isabella era
indiscutibilmente sincero, e non si era estinto negli anni, ma anzi, lo aveva
tormentato ogni singolo giorno della sua vita. Il pensiero di lei prigioniera e
utilizzata come oggetto lo aveva dilaniato. Si riteneva l’unico colpevole per
non essere riuscito a portarla via da lì.
E aveva ragione. Era anche colpa sua se Bella si trovava,
ora, in queste condizioni. Lei non avrebbe dovuto subire tutto ciò. Forse,
sarebbe stato meglio se ci fosse stato Eleazar, al suo posto, a patire le
molteplici atrocità che le erano toccate.
Alla fine, era soltanto colpa sua.
Così come era comparso, quel pensiero svanì, lasciandomi
profondamente disgustato di me stesso.
Come potevo aver pensato una cosa così orribile su mio zio?
Come se per lui fosse stato facile. Era ritornato nel posto che più odiava,
aveva fatto tutto il possibile per tutelare i suoi cari, aveva tentato in ogni
modo di fornire un destino per lo meno piacevole a una completa sconosciuta, e
come se non bastasse in tutti quegli anni non si era concesso un attimo di
pace, tormentato per la sorte di una semplice umana.
E io mi permettevo
di recargli offesa?
Eleazar aveva tentato il possibile e l’impossibile, per lei;
aveva fallito, ma non si era dato pace. Era solo da ammirare.
Portai lo sguardo su Bella. Cosa ne pensi tu, stellina?, pensai, Parlami. Per favore, di’ qualcosa.
“Ma s-si può sapere cosa diavolo è l’Evoluzione?”
Il pigolio incrinato di Alice squarciò l’aria, come il tuono
che seguì subito dopo. Bella ebbe un tremito che si propagò anche al mio corpo.
Mia sorella portò ancora una volta lo sguardo sofferente
sulla mia stellina; stretta tra le braccia di Jasper, sapevo che se ne fosse
stata in grado avrebbe versato fiumi di lacrime. Eleazar, Carmen e Carlisle si
scambiarono uno sguardo, presi in contropiede.
“Ecco… diciamo che è più che altro una leggenda” iniziò
Carmen con voce incerta “Una voce di corridoio che aleggiava a Volterra, quando
noi eravamo in servizio. Ma a quanto pare si è rivelata una veritiera profezia”
“Forse è meglio spiegare dal principio” intervenne Carlisle.
Focalizzammo la nostra attenzione su di lui, che prese un respiro e iniziò a
raccontare.
“Come ben sappiamo, la teoria evoluzionistica della nostra
specie si scinde in due versioni, una che segue il modello Darwiniano, per così
dire, e l’altra che afferma che noi vampiri siamo venuti al mondo senza seguire
una particolare evoluzione, comparendo sulla Terra con le nostre qualità”
cominciò “Ma per quanto possiamo andare a ritroso nel tempo, nessuna delle due
trova fondamento. Non ci sono testimonianze che ci forniscano prove certe della
nostra, diciamo, storia. Le più antiche tracce della nostra presenza nella vita
degli uomini risalgono all’antica Babilonia, ma potremmo aver solcato le vie di
questa terra già millenni prima. Il vero quesito irrisolto, però, non è tanto
la nostra apparizione sulla Terra, quanto lo sviluppo dei nostri poteri.”
“Come abbiamo sviluppato la nostra forza, la nostra
velocità, i nostri sensi sviluppati?” continuò, facendo scorrere lo sguardo su
tutti noi “I nostri poteri supplementari da cosa derivano? Sono davvero poteri
ampliati della nostra condizione umana? Se questo fosse vero, allora
equivarrebbe a dire che in ogni singolo essere umano giace sopito un potere
segreto, di cui non se ne conosce la natura. E se ciò fosse vero, come si sono
potenziati in noi? La nostra razza è stata, un tempo, primitiva come quella
degli uomini?”
Fece una breve pausa, fissandoci negli occhi. “Ma per quanto
ne sappiamo, la nostra razza ha raggiunto la piena maturazione delle sue
capacità otto secoli orsono. Da quanto ho potuto apprendere dai diari dei
Volturi, che studiano la nostra evoluzione da quando sono saliti al potere, non
abbiamo subito alcun cambiamento da allora”
“Eppure” prese la parola Carmen “Un secolo prima che Carlisle
nascesse, più o meno, a Volterra si iniziò ad avvertire una certa inquietudine.
I tre sovrani erano in attesa di qualcosa,
qualcosa che aveva sconvolto la loro mente al tal punto di far quasi
dimenticare loro il proprio compito. Iniziarono a circolare strane voci su una leggenda” contrasse le labbra in un
sorriso beffardo a quella parola “la causa dell’inquietudine dei Signori.
Passavano i giorni, i mesi, e questo clima teso si avvertiva sempre più. Tutta la Guardia era scossa
dall’impazienza dei regnanti. Non era raro che per un nonnulla si potesse
perdere la vita. Finché,
una notte, tutto ciò sembrò svanire. Fu come se nulla fosse successo”
“Tranne per il sorriso inquietante di Aro” sibilò duro
Eleazar.
“La leggenda si era avverata” continuò Carmen “Era nato un Envrial”
La testa di Bella scattò in direzione di Carmen così rapidamente
da risultarmi quasi sfuocata. Nella mente di mia zia riuscii a vedere il volto
di Bella, devastato dalle lacrime e dalla paura, venire per un attimo sconvolto
dalla sorpresa.
Il volto di Carmen divenne una maschera di dispiacere. “Mi
dispiace, niña, ma è morto molto prima che tu venissi al mondo”
Isabella non disse nulla. Si limitò a
sottrarsi ai nostri sguardi e tornare a proteggersi dal mondo, nella stessa
posizione di prima.
“Bella…” la chiamai, ma non ottenni
reazioni.
“Hai detto un Envrial, giusto?” continuò Emmett con voce incolore. Mai avevo
sentito mio fratello così privo di vitalità. “Sarebbe?”
“L’evoluzione della razza dei vampiri”
La voce di Bella proveniva
direttamente dall’oltretomba. Faceva paura.
Roca, incolore, insofferente. Morta.
“Envrial, nell’antica lingua dei Sacerdoti del Sol Calante,
significa Nuovo Potere” continuò
inespressiva, senza sollevare il capo “I Volturi la usano per indicare la nuova
razza di vampiri che tanto bramano. Hanno capacità di gran lunga superiori a quelle
di un vampiro normale. Possono controllare gli elementi per poter compiere le
cose più straordinarie. Padroneggiano poteri psichici inimmaginabili, e le loro
difese sono indistruttibili”. Fece una pausa. “Almeno, queste sono parte delle
congetture che ho dovuto appurare sulla mia pelle”
“I Volturi hanno fatto esperimenti su di te?” chiese Tanya,
agghiacciata.
“Io servo a questo. Sono una cavia”
Un lampo seguì le sue parole, e il picchiettio della pioggia
che precipitava al suolo si fece più pesante.
“Il pregio più grande della mia razza lo posseggono le
donne” continuò senza particolar tono “Possiamo avere dei figli di sangue,
sebbene non si sappia nulla né sulla gravidanza né la crescita dei feti. Ma i
Volturi sono ben decisi a far luce su questo aspetto. Era solo questione di
tempo prima che dessero il loro consenso per farmi violentare. E, una volta
dato alla luce un mio eventuale figlio, esso sarebbe stato vivisezionato come
una rana e studiato nel più piccolo particolare. Almeno, il primogenito”
Sentii un conato serrarmi la gola, e non fui il solo. Esme e
Rose, poi, fissavano Isabella disgustate, tanto dall’immagine vivida che aveva
prodotto nelle loro menti quanto per il distacco con cui aveva pronunciato
quelle parole. Come se la cosa non la toccasse minimamente.
“Smettila” sibilai, un’implorazione per lei e per me; non
riuscivo a sopportare il peso di quella verità. Perché Bella stava dicendo il
vero, e su questo non si poteva discutere.
“Perché?” mi chiese Bella “Vi sto solo informando del futuro
che è stato prescritto per me”
Sentii un altro brandello della mia anima sfumare nel nulla
a quelle parole. La rassegnazione totale con cui le aveva pronunciate mi aveva
destabilizzato. Dunque, non le importava nulla della sua sorte? Sarebbe tornata
a Volterra, avrebbe subito di nuovo (forse per sempre) gli orrori che ci stava
descrivendo senza provare a ribellarsi? Aveva scelto di essere un semplice
pezzo di carne morta, sia dentro che fuori?
No, non l’avrei permesso. Questo mai. Io avrei…
“Se pensi che sia davvero questo, il tuo destino, allora
posso sempre riaccompagnarti a Volterra”
Ci voltammo tutti scandalizzati Eleazar, che immobile,
appoggiato al muro, fissava Bella con sguardo indecifrabile.
“Papà!” esclamarono stupefatti i figli, nello stesso istante
in cui io gli ringhiai furiosamente contro, stringendo Bella al mio petto.
Istintivamente, Carmen rispose al mio ringhio per proteggere il suo compagno.
“Tentiamo di mantenere la calma” intervenne Carlisle
“Eleazar, ti prego di smetterla. Subito”
“Perché?” replico questi serafico “Mi sembra che Isabella
non si attenda altro dalla vita se non il suo destino. Allora perché farla
attendere?”
“Se vuoi ritrovarti le ossa del corpo fratturate, fai pure,
zio” ringhiai sentendo Bella tramare.
Stai calmo, Edward,
mi disse, Non voglio farle del male.
“Mi sembra che Isabella abbia accettato il suo destino, e
non voglia far nulla per cambiarlo”replicò però ad alta voce. Alzò le spalle.
“Perché farla attendere?”
Questa volta a ringhiare fu Esme, prontamente trattenuta da
Carlisle, mentre un coro di “Smettila, Eleazar!” si alzò dai suoi figli.
“E di mia figlia
che stai parlando!” sibilò livida mia madre, liberandosi con rabbia dalla
stretta del compagno “E prima che tu possa farle qualcosa ti ritroverai con
qualche articolazione in meno, lo giuro sulla mia famiglia!”
Carmen si accucciò di fronte al marito, ringhiando.
“Indietro!”
“Carmen” soffiò Eleazar, addolorato.
“Esme!” la riprese Carlisle, sbalordito quanto noi.
“Non doveva dire certe cose. Ha ragione mamma” disse Emmett,
appoggiato subito da Jasper.
“Ma zia non doveva minacciare papà!” replicarono i nostri
cugini.
I toni si alzarono. Ringhi, urla e parole grosse iniziarono
a volare per la stanza. I miei fratelli e le mie sorelle presero a inveire
contro i nostri cugini, mentre Carmen ed Esme erano a un passo dal menar le
mani, incuranti della prese dei loro mariti che le invitavano alla ragione.
Era scoppiato il caos. Una lite degenerativa, che poteva con
molta facilità trasformarsi in una faida.
Osservavo lo svolgersi degli eventi come un anonimo
spettatore. Non facevo nulla per fermarli né per placare la zuffa, insofferente
alle loro liti; non mi importava nulla di loro, perché tutto il mio dolore, la
mia concentrazione era catturata da quel piccolo fagotto che aveva ripreso a
tremare tra le mie braccia.
La fissavo impotente, svuotato da ogni cosa che non fosse il
dolore. Dolore per la mia incapacità di aiutarla. Dolore per essere stato così
stupido da pensar che assecondandola, fingendo che tutto fosse sempre andato
bene, potesse essere la soluzione miglior, per lei. Dolore, acuto e rabbioso
dolore perché l’unica cosa che sapevo e potevo fare per lei, sapendola in
quello stato, era auto-commiserarmi e piangermi addosso.
“Siete sempre state buone amiche, non c’è bisogno di…”
“… Stai dicendo che nostra sorella merita di essere
rinchiusa…”
“… Se non fossi sempre così cieca, cugina, capiresti anche
tu che…”
“… La situazione ormai non è più…”
“… Se è la guerra che volete…”
“… Bene! Allora…”
Le urla si fecero sempre più alte, i ringhi sempre più
frequenti… e i singhiozzi divennero bassi mormorii.
“..no… non è così… no… basta… smettila…”
Osservai il corpo di Isabella venir scosso da tremiti che
pian piano si tramutarono in vere e proprie convulsioni. Le lampade del salotto
iniziarono ad andare ad intermittenza, attirando l’attenzione degli altri, che
smisero di urlarsi contro per osservarsi attorno, basiti.
Succede, alle volte, che delle persone miti e apparentemente
tranquille portino nei loro cuori enormi, pesanti fardelli. Possono essere
problemi famigliari, torbidi segreti, inimmaginabile eventi che hanno anche
solo sfiorato per un attimo la loro esistenza ma che, però, hanno lasciato
cicatrici indelebili nel loro cuore. Il reale problema è che chiunque circondi
queste povere esistenze raramente si accorge dei loro demoni interiori e, se
puta caso ne venisse a conoscenza, una ancor più piccola percentuale è disposta
ad aiutarli. Così, queste persone si ritrovano sole, senza nessuno a cui
aggrapparsi veramente, con qualcosa che va contro la loro comprensione con cui
convivere per tanto, tanto tempo, accumulando, senza affrontarli mai, ogni più
piccolo momento buio.
E quando alla fine giunge il momento della resa dei conti,
l’esplosione che causano è inevitabile quanto devastante.
“Non è vero… non è assolutamente vero…” singhiozzò Isabella
prendendosi il capo tra le mani.
“Balla…” la chiamai, spaventato.
“NON È UNA MIA COLPA!” urlò sollevando il capo verso il
cielo, sconvolta dal dolore.
Si scatenò il pandemonio. Le lampade, lo schermo del televisore,
i vasi e la grande vetrata esplosero, riempiendo il salotto dei loro petali
affilati, costringendoci a riparaci gli occhi. Gli allarmi delle auto
scattarono, levando al cielo i loro sgraziati lamenti. Buio e pioggia divennero
i padroni nel soggiorno.
“Santo. Dio!” esclamò Garrett tappandosi le orecchie con le
mani “Che diavolo succede?!”
L’antifurto della casa e l’allarme anti-incendio si unirono
impazziti a quello spettacolo senza precedenti, disturbando ancora di più i
nostri sensi.
“Qualcuno cortesemente vuole far smettere questo baccano?!”
urlò Rosalie.
Ma in quell’istante divenni improvvisamente sordo e cieco al
resto del mondo. Perché in quell’istante, il mio piccolo angelo crollò su sé
stesso, stringendosi una mano sul cuore.
Credo di aver urlato, forse. In seguito non ricordai niente
di quei brevi istanti. Riuscii soltanto a percepire la presenza di Carlisle e
Eleazar accorsi al mio fianco, mentre pazzo di dolore sostenevo Bella per le
spalle, la morte sul volto delicato del mio angelo.
L'Angolino Che Vorrei:
C’è chi mi vorrà uccidere, chi mi vorrà
lapidare, chi vorrà solo che soffra… ma per ora, sono qui e mi limito ad
aggiornare. Che dire di questo? Beh, intanto è uno dei capitolo più
complessi che abbia scritto, ed è solo la prima parta. E mi
piace. Parecchio. Ma vorrei sapere voi cosa ne pensate. Poi, la quasi faida tra Denali e Cullen… si risolverà? Probabile.
E Bella… beh, suo sarà il prossimo
pov. Ma non saranno rose e fiori.
CAPITOLO
DEDICATO A TUTTI COLORO CHE HANNO SOSTENUTO UN QUALSIASI TIPO DI ESAME, ANCHE
QUELLO DEL SANGUE. E A VOI ALTRI, COME ME, SUVVIA: NOI CI SIAMO GODUTI UN MESE
IN PIU’ DI VACANZE, NO? ^^
Recensioni:
Smanukil: credo che con questo ritardo abbia
veramente mandato al manicomio qualcheduno. xD Mea
culpa. Allora, il grande caos si
dovrebbe risolvere in tre, quattro capitoli massimo, ma non prometto nulla. Mi
piace cimentarmi nei drammi, in questo periodo. A proposito, grazie per i
consigli riguardo il King dell’horror. Ancora non ho avuto tempo di leggere
qualcosa, se non a pezzi e velocemente, ma ho trovato una bella lettura interessante
da fare sotto l’ombrellone. In oltre, un enorme GRAZIE di cuore per farmi
notare tutti gli ORRORI di lingue straniere che commetto (non è che per caso te
la cavi anche in Svedese? Quella frase me l’ha detta il traduttore, quindi non
mi fido…); se noti qualche altro strafalcione dimmelo subito, per favore.
Inoltre, ho notato parecchio errori anche di italiano, rileggendo lo scritto,
quindi inizierò il restyling di tutto questo polpettone a breve. Un abbraccio,
e grazie!
titty88: Grazie
infinite! Sono felice di averti trasmesso così tanto. Spero che il pov Eddy
abbia chiarito un po’ di più. Il prossimo sarà pov Bella, vedrò di sorprenderti
ancora!
lucisaba:
Welcome in our big crazy family! Addirittura adorare? Nonostante sia così scostante e inaffidabile negli
aggiornamenti? Grazie mille!
Wind: carissima, sono riapparsa! Ormai davvero
non ci speravi più. Spero che anche questo mi valga qualche punto sulla scala
di gradimento. L’effetto sorpresa ci sarà anche qui, credo, ma di sicuro nel
prossimo farò scintille! Un bacio.
valli: welcome in our big crazy
family! Grazie,
stella. Più che altro, a far impazzire Bella è lo shock dei suoi ricordi che la
figura di Eleazar gli evoca, piuttosto che lui in persona. In questo capitolo forse
lo spiego meglio, comunque. La fiducia che Bella ripone nei Cullen, gli unici in
cui crede, a cui vuole bene, viene a mancare quando si rivede davanti lo “zio”.
Non si fida neppure più di Carlisle, il che fa ragionare. Fammi sapere che ne
pensi di questo. Bacio.
kandy_angel:
Welcome in our big crazy family! grazie infinite!
mylifeabeautifullie: Sister! Quanto tempo che non leggevo le
tue recensioni!!! Anche io voglio vivere con i fratelli Cullen! ;) Ti dirò che
amo davvero molto scriverete tutte le scempiaggini che si inventano. Vorrei
fare un capitolo a parte su Emmett che vuole diventare un monaco buddista!
Anche se ancora meglio è far crollare le facciate da “Perfetta Perfezione” dei
coniugi Cullen. Io Esme ce la vedo troppo come giocatrice incallita! Mentre
Carlisle non credo che sia così mansueto, suvvia! Per Tanya, l’ho detto, a me
francamente sta anche piuttosto simpatica – non come frega-uomini, ma povera
scaricata cronica dall’infatuazione della sua eternità (per maggiori dettagli,
mail privata da richiedere xD) vediamo cosa ne pensi di questo capitolo.
Bacionissimi!
Finleyna 4 Ever: Prezzemolina! O.O Come sorella perfida?!
Io sono buonissima! Mi diverto solo a tagliare i capitoli sul più bello! La
scena di Esme e Edward mi ha lasciata commossa, e non scherzo, mentre la
scrivevo: non si è mia mostrato molto il legame affettivo che li lega, giusto?
Più che altro si parla di Edward e Carlisle. Bah! Vediamo cosa ne pensi di
questo. bacio
vanderbit: welcome in our big crazy family! Ciao, e
grazie! Si, hai ragione, dovrei aggiornare un po’ più spesso, ma in questi mesi
ho avuto un casino da fare… mi mancava da morire scrivere, lo giuro. Sia per
l’arrivo dei Volturi che il fidanzamento di Bella e Edward dovrai aspettare un
po’, sorry! A presto!
miss_cullen90: Welcome in our big crazy Family!Un
milione di grazie per i tuoi fantastici complimenti. Sono contenta che la mia
scrittura sappia ammaliare così tanto chi legge, il mio scopo è proprio questo.
Se posso confessarlo, il momento Carlisle/Bella e quello Esme/Edward sono le
mie due scene preferite del capitolo. L’amore è palpabile, credo – anche se
alla fine non è L’Amore che tutti si aspettano, eh, eh… Sinceramente su Eleazar
non l’avrei mai detto neanche io. Ma la folgorazione mi è venuta passeggiando,
e così ho detto perché no? Dopotutto, mi sembra che in questa storia tutte le
comparse abbiano un ruolo decisivo, e francamente non voglio che quello dello
zio si riduca a sergente nella grande battaglia finale… è scontato. Vorrei fare
qualcosa di diverso, ma sono ancora molto lontana! xD Anche Tanya è una
sorpresa, vero? Bah, vediamo più avanti! Un bacio!
valinacullen89 : Carissima! Scusa il ritardo! Fina ad
adesso, Tanya non è così cattiva, vero? Vedremo più avanti. Mentre Eleazar è
diventato l’orco… che intrigo avvincente… il problema è che non so come uscirne
fuori! XD No, qualcosa ho in mente, ma devo solo scriverla. A presto, si spera!
aLbICoCCaCiDa: Gioia! Anche tu ti fai desiderare, eh?
Com’è andato l’esame? Spero bene, così ti godrai anche questo cappy – prendilo
come un regalo! Eh sì, è Eleazar a dare problemi, e non Tanya. Ma come finirà?
E comunque, non credo di voler dividere ANCORA Eddy e Bells. Magari nel
prossimo capitolo! Un bacio
Fc27: Ciao Francy! Intanto il tuo commento non
è inutile, anzi. Anche a me Bella e Edward hanno stufato, perciò… rimarranno
così! No, scherzo… vedrai, vedrai… che Edward qualcosa abbia capito è
possibile, ma non agisce. In questo è rimasto identico all’originale. Comunque,
fammi sapere cosa ne pensi del resto, ok? Un bacio!
googletta: Salve! Sei già partita consapevole che il
mio ritardo si sarebbe prolungato, eh? xD Scusa. Comunque concordo con te, in
questo capitolo chi soffre di più, oltre Bella, è Carlisle che si sente chiamare
bugiardo dalla sua figlioletta. Comunque, perdona la mia stupita, ma non ho ben
capito quali sono i punti che ti hanno maggiormente sconvolta. Se magari me li
facessi notare nella prossima recensione, vedrò di chiarirteli. A presto.
Mr Darcy: Sconvolgente, vero? Per una volta il mio
cervellino si è applicato e ha combinato qualcosa di buono! Vedremo più avanti.
Si, Eleazar è il “cattivo” della situazione. Ma sarà davvero così? E Tanya? È
solo una simpatica cuginetta, o porterà guai? Mistery. xD Che ne pensi di
questo capitolo-spiegazione?
bigia: stella! Grazie! A volte temo che le mie
spiegazioni siano incomprensibili al pubblico, o semplicemente noiose. È bello
sapere che sbaglio. ^^ grazie infinite, un bacio
Giulia miao: Altro che sfiga. Bella ha una microspia
in corpo, perché la sfortuna la trova sempre, soprattutto quando’è felice. Sarò
troppo crudele
Elfa sognatrice: Sai, in realtà Eleazar doveva essere un
nuovo membro della congrega dei vegetariani. Mi spiego, avrebbe dovuto
conoscere Bella a Volterra quando lui era in servizio, ormai stanco del suo lavoro,
e dopo aver visto gli orrori a cui l’aveva costretta avrebbe dovuto scappare e
rifugiarsi da Carlisle, incontrare Carmen (madre delle sorelle Denali) e poi
vissero felici e contenti. Ma non ero precisa con le date e tutto, perciò… Sinceramente nemmeno io avevo idea di come
fare per farlo spiegare a Bella, perciò ho fatto un Edward pov.! xD Tecnica
segreta!
Imaginary82: chiedo venia per il mio ritardo
ritarderrimo! Sia per questo che per lo scorso capitolo. Non è assolutamente
corretto nei vostri confronti, non si fa! Ma… l’ho fatto. Sorry. Perciò è stato
carino, come capitolo? Cioè, Esme e Carly con personalità nascoste, Tanyuccia
che fa la brava, e Eleazar che porta guai… dai, è stato carino, ammettilo. Mi
perdoni’ xD Un bacione!
WhiteRose: Anche io pensavo di Odiare Tanya. Quindi,
ho pensato, perché non redimerla un po’? vediamo che ne penserai tra due
capitoli. Un bacio.
Musa_Talia: Laura, carissima! L’anno prossimo inizio
filosofia! Cioè, non c’entra niente, ma sono emozionatissima alla sola idea!
Vediamo cosa dire di questo capitolo. I sentimenti per quanto palesi dei due
protagonisti si devono scontrare con un muro chiamato ottusità dalla maggior
parte degli studiosi. In realtà, credo che chi ne sia più consapevole sia
Bella, ma sinceramente ho i miei dubbi anche io! Un “mi piaci” sarebbe troppo
poco per Edward, e un “ti amo” troppo per Bella. Quindi, nisba. Per la creatività, ammetto che io le mie
notti le passo insonni, e al mattino questi sono i risultati. Ammetto che i
lati nascosti dei genitori Cullen hanno fatto scalpore, ma io li ho sempre
visti così, matti da legare e pronti a dimostrarlo alla prima occasione. Del
resto, con dei figli così… i Denali sono una grossa incognita anche per me,
sai? Non so ancora che parte dar loro. E invece, che ne dici della storia di
Eleazar? È semplicemente troppo? Fammi sapere. Un bacio.
irly18: Fede! Ti ho spedito due mail, una proprio
ieri! Ma che accidenti gli prende al mio msn? E che caspio! Va beh, ci provo da
efp. Per quanto riguarda la storia, se vuoi stamparla sono sicuro quattrocento
pagine. Io le ho stampate così posso correggere gli errori, però è un bel
mattone! A presto, un bacio!
Lily Evans 93: eh, povera Bellina, in mano a una strega
come me! e povero Eleazar! Ho spiegato largamente perché l’ha fatto, no?
Poverini, sono così incompresi! Mi piacciono troppo! Un bacio.
LAZIONELCUORE:
Welcome in our big crazy family! Ciao, carissima! Ho visto che mi hai aggiunto
tra gli amici di faccialibro, anche se
non ho avuto modo di comunicare con te. La chat ha deciso momentaneamente di
morire, va beh… sono felice di ricevere così tanti complimenti, e spero che
anche questo capitolo non ti abbia deluso!
luisina: Sisterina!
Che bello, nonostante fossi piena come un uovo di impegni hai recensito! Ti
adoro! Stasera connettiti, ti prego! La scena ti Tanya ti ha sorpreso, davvero?
Sinceramente Tanya non mi ha mai fatto ne caldo ne freddo, quindi, ho voluto
renderla più “buona”, se così possiamo dire. Però qualche cosettina adesso glie
la faccio combinare… oppure no. Sono molto indecisa. Per la reazione esagerata
delle sorelle Denali, posso toglierti il dubbio. Immagina la scena: agosto,
l’una pm, un’autostrada che passa nel Canyon. Una macchina si ferma. Scende un
uomo. Posa una scatola a terra. Rimonta, se ne va. Dalla scatola emerge un
batuffolo di pelo. Un golden retriver di tre mesi, che lo guarda uggiolando con
gli occhioni lucidi. Bella fa lo stesso effetto. Da qui, lo sclero delle Denali
sister. xD Meno
male che mi fai dei complimenti su il mio modo di portare avanti scene e
rapporti! Ormai non ne posso più neanche io, ti assicuro. Diamoci una
svegliata! Ora le cose si sono movimentate un po’. Ho fatto bene o male?
Attendo una tua critica, più spietata che puoi. Bacione!
Bella_Cullen_1987:
ciao cara! Visto? Oltre ai Pazzi Cullen ci sono i Pazzi Denali! Che belle
famiglie! Carly e bella sono davvero da diabete in questo capitolo, però mi
piacciono. E noto con piacere che anche a te Eleazar ha stupito! Sono contenta!
Un bacio
MimiMiaotwilight4e : raggio di sole! Ciao! Condoglianze per
il tuo computer, so cosa vuol dire. Piccy! Dove sei??? (il mio computer defunto xD). Dici che con Bella sono
troppo sadica? Può darsi! Anche se in questo capitolo ho spiegato il perché.
Penso che sapere che il suo giudice è un amico intimo di Carlisle abbia minato
seriamente la fiducia in quest’ultimo. Tanya, invece, è un’altra persona, ma
vedremo se mantenerla così’. Un bacio!
_zafry_: Fiore… non ha ancora una mia recensione, ma l’ho
seguita. Sempre. E ammetto che mi ha fatto piangere dalle ristate. È un’idea
originale, frizzante, e piena di energia, e fa sempre piacere rileggere di
questo Edward sfacciato e questa Bella con gli artigli. Bravissima. Torna
presto e aggiorna con il tuo meraviglioso scritto. Io ti farò trovare una
recensione per ogni capitolo. Bacio
hale1843: Sister! I Cullen broche sono sempre
i migliori, eh? Ma anche questi
cuginetti iperattivi intrigano! Anche se zietto ce ne combina, di guai,… a
presto!
Obviously moi: Welcome in our big crazy family! Sono
onorata che tu ti sia iscritta al sito anche per commentare questa
storiella. E ancora di più che trovi
così tanta meraviglia nei miei scritti, sia nell’intreccio che nei singoli
personaggi. E per la sottile quanto rara dote del saper coniugare un verbo al
congiuntivo lo ammetto, siamo rimasti in pochi. E a me in particolar modo da un
fastidio tremendo quando, sentendo parlare alla televisore qualcuno di IMPORTANTE,
noto certi strafalcioni che solo Dio sa. Sarò troppo fiscale? xD un bacio
piccolinainnamora: ecco l’aggiornamento, con tante scuse!
ColeiCheAmaEdward: stavolta sono in ritardo io con la mail!
Sabato mi metto e scriverò a tutti, anche a chi non c’entra niente. Piaciuto il
cappy? Sono felice. Dimmi che ne pensi di questo! A presto!
MalyCullen: Betina mia, non c’è bisogno di scusarsi!
Se sei stata un po’ incasinata con la scuola non ci sono problemi. Dopotutto,
non sei mica al mio servizio, no? xD Sono contenta che ti sia piaciuto così
tanto la castroneria che ho scritto, sai
che amo pigiare a casaccio i tastini… eherh! Ora pubblico e stasera mi metto a
rileggere un qualcosa nota come NESSIE’S SISTER… sarà cartaccia? xD bah! Ma ti
devo dire GRAZIE. Grazie per aver votato questa storia. Grazie per quelle
magnifiche parole che mi hanno fatto commuovere. Grazie per avermi dato la
forza per continuare a scrivere con la tua recensione. Non so se i miei scritti
siano davvero degni di tanta considerazione, ma finché riuscirò a far sognare
te e tutti quelli che mi seguono non ho intenzione di smettere. Voglio portare
a termine questa storia non solo per me, ma per tutti quelli che si sono
affezionati ad essa e ai suoi personaggi. Grazie, betina, per esserci sempre,
anche se non ci sentiamo troppo spesso. Grazie di tutto.
Human_:
welcome in our big crazy family! Non ti preoccupare, hai recensito, alla fine, mi basta! Sono felicissima
che la storia ti piaccia così tanto. E sono io a ringraziare te per le tue
splendide parole. Il mio desiderio è emozionare che mi segue, stupirlo e
divertirlo con le mie bizzarrie. E è per me fonte di orgoglio sapere che ci
soro riuscita con te. Quindi, sono io a ringraziarti. A presto.
Silver_Alchemist: Carissima, la suspense non ti ha ucciso, vero? Io poi come faccio
senza di te? Vediamo che ne pensi di questo. Un bacione!
mistica88:
welcome in our big crazy family! Grazie mille per I complimenti. Comunque, ho solo avuto tre mesi
incasinatissimi. Ma sono ritornata. Io non sparisco mai! ;)
Ringrazio
ancora:
I coraggiosi che mi hanno messo tra i preferiti, i
nuovi arrivati e quelli che resistono: Grazie. Grazie, grazie,
grazie infinite, miei splendidi angeli, ormai saliti a 403; che
la vostra luce continui a farmi da guida.
Le stelle che seguono e vegliano costantemente su di me:
silenziose, dolci e indispensabili anche se intangibili, mille grazie a voi, 245
stelline mie.
I fantastci 27 che hanno deciso di
ricordarmi.
I
supereroi che mi hanno messo tra gli autori preferiti.
I tantissimi che continuano a seguirmi in silenzio, come Protettori.
E a
tutti quelli che mi mandano mail, e a cui chiedo di avere pazienza, perché
non sono proprio un fulmine nel rispondere.
Novità: Su FACEBOOK
sono MARZIA ZIVERI. Se volete potete aggiungermi, ma ditemi chi siete, ovvero, il nickname di
efp. ^^
Marzia-mooblight@hotmail.it
Ziveri.ma@tiscali.it
Reazioni
[...] Perchè? Perchè diavolo ogni volta che ero felice doveva sccedere qualcosa? [...]
[...] Dammi la possibilità di proteggerti [...]
[…] Fungo da esca per attirare i Cullen
nelle schiere di Volterra […]
[…] Bene, fa pure! Vai a morire! Ma non ti aspettare che pianga per te, dopo!
[….]
|
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Capitolo 31 *** Aquilone ***
bella vampire 29
Aquilone
Bella’s pov.
Da piccola avevo un
aquilone.
Era… bello.
Non era nulla di così
speciale, ma era bello, a modo suo.
Era di forma rombica,
colorato; una striscia formata da piccoli triangoli isosceli, di diverse
tonalità, posti l’uno dentro l’altro in ordine crescente che partiva dalla
punta inferiore e si allargava man mano che raggiungeva la parte opposta.
Passava dall’azzurro al verde al giallo e infine al rosso, mentre agli angoli
due triangoli di un bel viola prugna tingevano la tela, donando luce ai colori
centrali. Dalla coda, il filo che lo teneva legato a me si confondeva in mezzo
a tre nastri, lilla, rosso e crema, che ogni volta che ondeggiavano creavamo
mille disegni astratti nell’aria.
Mi piaceva
quell’aquilone.
I colori brillavano
alla luce del sole. In contrasto con quell’oscuro viola i colori prendevano
vita. Grazie alla luce del sole, poi, anche l’ombra nera ne assumeva le
sfumature colorate, dipingendo il terreno ai miei piedi.
Renèe diceva sempre
che una vita colorata è una vita felice. Diceva che il filo della sua vita
doveva essere di uno splendente giallo sole, caldo e frizzante.
Io amo il sole. Lo amavo.
Amavo quando mi
accarezzava la pelle, quando tentavo vanamente di abbronzarmi. Amavo quando
rischiarava il cielo dopo la
pioggia. Amavo quando la sua luce mi faceva sentire protetta.
Amavo quando il sole accompagnava le mie corse sui prati, insieme al mio
aquilone.
Amavo il mio aquilone.
Era bello.
Avevo sette anni
quando me lo regalarono. Fu Phil, a regalarmelo.
A quel tempo ero
piccola, e né io né mia madre avremmo mai potuto pensare che quell’uomo sarebbe
potuto, un giorno, entrare nel nostro piccolo mondo.
Mamma voleva imparare
a giocare a baseball. Aveva detto che era il passatempo americano per
eccellenza. Aveva così iniziato a portarmi a numerose partite, per imparare le
“basi”, anche se, come me, non riusciva a seguire molto quel gioco. Alla fine, ammettemmo entrambe
che il motivo per cui continuavamo ad andarci era la sospensione di “Sex and
the City” in tv.
Non ho mai visto “Sex
and the City” da piccola. Mamma lo adorava. Costringeva Phil a guardarlo ogni
volta.
Phil mi ha regalato
l’aquilone.
Era buono, Phil.
Gentile.
Avevo sette anni
quando si presentò a casa nascondendolo dietro la schiena.
Doveva partire. Andava
a giocare in Canada. Vi rimase per quattro anni.
Mi sorrise. Era bello
il sorriso di Phil. Pensai che anche il mio papà dovesse sorridere così. Forse.
Mi diede l’aquilone.
Lo rifiutai,
arrossendo. Non lo sapevo maneggiare, non potevo giocarci, spiegai.
Sorrise ancora. Mi
prese in baraccio, reggendo l’aquilone nell’altra mano. Lo fissai stranita, ma
lui sorrise rassicurante. Andammo in cucina, e disse a Renèe che mi portava al
parco, per insegnarmi a farlo volare.
Mamma venne con noi,
divertita dalla scena.
Parlarono tanto, lungo
il tragitto fino a parco. Io mi limitai a fissare incantata l’aquilone. Volevo
tanto toccarlo.
Ma non potevo. Io
l’avrei rotto. Io non sapevo come usarlo.
Phil mi portò in
braccio tutto il tempo. Mi mise a terra solo dopo che fummo arrivati.
Renèe si sedette sul
prato, poco lontano da noi.
Phil si inginocchiò al
mio fianco e mi tese il giocattolo. Mi disse di toccarne il tessuto.
Lo feci.
Era sintetico, ruvido
e liscio allo stesso tempo. Sfiorai il contorno, lo scheletro, il tessuto,
scendendo verso i nastri chiari, sul filo trasparente. Sentivo calore. Ogni
volta che le mie dita sfioravano l’aquilone, il calore si diffondeva in tutto il
mio corpo. Ne rimasi incantata.
Phil me lo fece tenere
da sola. Poi, mi spiegò come fare per farlo volare.
Lo ascoltai con
attenzione, stringendo al petto il giocattolo. Poi, Phil mi disse di tentare.
Allungò le mani per
riprendere l’aquilone, e io mi scansai stringendolo più forte. Non volevo che
me lo portasse via. Lui sorrise, e mi spiegò cosa voleva fare.
Glie lo lasciai
prendere, ma non gli staccai gli occhi di dosso.
Non volevo che me lo
portasse via.
Si allontanò. Poi, mi
disse di iniziare a correre, tenendo a mente i suoi consigli su come muovere il
filo.
Lo feci. E l’aquilone
si librò in aria, libero dalla presa di Phil.
Lo fissai ammaliata,
senza smettere di correre. Anzi, accelerai. E quello volò più in alto,
supportato dal vento.
Scoppiai a ridere. Il
mio aquilone volava, volava davvero.
E io con lui.
Piansi quando dovetti
tornare a casa.
Quando dovetti
smettere di volare.
Il giorno dopo
ritornai, da sola. Mamma era al lavoro, Phil anche. E così ancora il giorno
dopo, e quello dopo ancora. Per anni.
Ogni volta, prima di
lasciarlo libero nel cielo, confidavo al mio aquilone la mia giornata, i miei
sogni, le mie speranze. Perché il mio aquilone aveva un compito ben preciso.
Lui doveva riferire a papà Charlie tutto quello che mi accadeva.
Mamma aveva detto che
papà era in cielo e, anche se io non lo vedevo, mi avrebbe sempre protetto.
Bastava che gli parlassi, e lui avrebbe sentito.
Ma io avevo una voce
piccola, non sarebbe mai arrivata fin sulle nuvole. E non volevo urlare, non
era buona educazione. Allora, affidai le mie emozioni all’aquilone.
Gli diedi un nome. Rainbow.
Quando la mia
calligrafia fu più leggibile, inizia anche a scrivere lettere, che allegavo a Rainbow. Le facevo volare, alte, sulla scia
colorata dell’aquilone, perché raggiungessero Charlie. E quando lo richiamavo a
terra, sottraendolo al solletico del vento, non aveva più sul suo dorso il mio
foglio di carta.
Lo aveva portato al
mio papà perché potesse leggerlo.
Fino a quando compii dieci
anni, tutti i giorni in cui il tempo lo permetteva, volavo fuori con il mio aquilone,
per parlare con mio padre.
A mamma non avevo
detto nulla. Era una corrispondenza segreta, la mia.
Tante volte gli chiesi
di rispondermi, ma papà non lo fece mai.
Mamma diceva che io
avevo il carattere di Charlie. Era timido anche lui, quindi?
Non lo ricordavo… non
ricordavo niente.
Ma attraverso Rainbow, sentivo che c’era. Sentivo che era con me.
Amavo il mio aquilone,
perché amavo Charlie.
E grazie a Rainbow, ci potevo parlare.
Il mio aquilone era
bello.
Anche Charlie lo era.
Credo.
Charlie era bello?
Edward è bello…
La mamma si è
innamorata di lui, per forza doveva esserlo.
“Tu non meriti l’amore”
Perché non lo merito?
La luce tinge ogni cosa di un bianco accecante, così puro da venir
detestato. Il nero confà invece all’uomo, che più facilmente si abbandona alle
tenebre.
La luce… quella luce…
l’ultima volta…
L’ultima volta tirava
vento. Un vento forte, un vento violento.
“Violenza e sangue fanno parte di te. Tu sei violenza e sangue. E
pianto. E desolazione.
Tu sei un mostro”
Non è vero. La mia
mamma dice… cosa dice la mamma?
...
È Esme, la mia mamma?
C’era aria di pioggia.
Una tempesta.
Ma io dovevo
consegnare la lettera a Charlie. Lo dovevo fare, lo capisci, mamma? Io gli
dovevo dire della recita, altrimenti non sarebbe venuto!
E quella volta,
invece, era per il regalo, vero? Il camioncino…
“Tu sai perché ti permetteremo di andare. Dovrai dirci tutto su di loro.
E devi convincerli a seguirti, farli venire qui. Tu farai tutto questo”
Il vento tirava. Iniziò
a piovere. Io tentavo di reggere ancora l’aquilone. Ma il vento era più forte.
Pensai “NO!...
… Non voglio! Io non voglio! Non sono la tua spia! Io voglio solo… non
voglio far loro del male!”
“Tu farai quello che ti ordiniamo, chiaro?”
Chiamavo aiuto, ma non
c’era nessuno. Piansi, tirando il filo.
“No, no!”
“Charlie! No!”
Le luci erano rosse e blu. C’era gente. Tanta gente. Papà dormiva
sull’asfalto…
“Altrimenti li uccideremo”
Luci rosse come il sangue…
Blu come i lampi…
Il filò si spezzò.
L’aquilone volò via,
lontano dalle mie mani, sempre più in altro, tirato dalle correnti, sferzato
dalla pioggia.
Come la mia libertà.
Come la sua vita.
Non sarebbero tornati mai più.
Per colpa mia.
Mi avrebbero abbandonato anche loro.
E ricordo il fragore,
e il colore. E ricordo di aver pianto.
Perché un fulmine
aveva colpito il mio aquilone.
Bruciò, nell’aria, precipitando
al suolo.
La sua carcassa
ricadde a terra.
“… Sì. Va bene, lo farò”
Renèe urlava, impazzita dal dolore. Io non potevo distogliere lo
sguardo da papà.
Perché la mamma urlava? Papà stava solo dormendo…
Mi avvicinai a Rainbow.
Non piangevo.
Nemmeno quella volta piangevo, in effetti.
Avrei pianto, almeno,
per la loro morte?
La lettera bruciava ai
miei piedi, accartocciandosi su se stessa, lentamente, come a volermi deridere.
“Sei violenza, e distruzione. Sei la Morte. Non puoi amare, perché
distruggeresti l’oggetto dei tuoi sogni. Sei un’arma, solo un’arma.
Nient’altro. Sei un mostro”
E a quel punto capì.
Charlie era morto.
In un modo o nell’altro, sarei stata la causa della morte dei Cullen.
Non avrei mai più
potuto avere Charlie vicino a me.
E a quel punto, urlai.
Avrei voluto, almeno durante la mia incoscienza, che i
ricordi mi lasciassero in pace.
Invece...
Perché? Perché diavolo
ogni volta che ero felice doveva succedere qualcosa?
Questo pensiero [questa verità] accompagnò le lacrime che mi
scorrevano sulle guance, mentre con riluttanza riacquistavo la piena coscienza
di me, guidata da un brusio indistinto.
Alla fine, sarebbe stata colpa mia. Anche la loro morte.
Io ero un mostro. E i mostri distruggono ogni cosa.
Soprattutto ciò che amano di più.
Due mani fredde mi stavano sfiorando la fronte in ansiose
carezze.
Avrei voluto dire gridare a Carlisle di smettere di fare
così; di non provare ad aiutarmi, a curarmi, a farmi star bene.
Avrei voluto allo stesso modo inveire contro Eleazar, che
invece di disprezzarmi si dava la colpa, credendo che il mio perdono per lui
non fosse che una lontana illusione.
Avrei voluto urlare agli altri di smetterla di preoccuparsi
per me, di lasciarmi morire, di porre fine a tutta quella mia sofferenza.
L’unica cosa che avrei voluto chiedere loro era di
uccidermi.
Uccidermi, e porre fine a tutto quello.
Mandarmi a scontare tutti i miei peccati tra le fiamme
dell’Inferno, pur di trovare pace. La mia pace.
Le voci mi giungevano confuse e ovattate, distorte.
Era uno strazio. Mi trapanavano il cervello, così…
Ero confusa, stordita. Non capivo, non capivano.
Perché? Perché non
capivano?! Perché?!
Perché mi volevano costringere ad aprir loro gli occhi?!
“Perché… state facendo tutto questo?”
Finalmente ottenni il silenzio. Mi sentii osservata, più di
prima.
Pensavo di aver solo immaginato quelle parole. Invece, a
quanto sembrava, le dovevo aver pronunciate ad alta voce.
Con difficoltà riaprii gli occhi, sbattendo le palpebre per
spazzar via le lacrime che mi istruivano la vista.
Cullen e Denali circondavano il divano su cui ero distesa,
le facce stravolte dalla paura.
Inginocchiati vicino a me, Carlisle ed Eleazar mi fissavano,
chini sul mio volto.
Vidi le labbra di Carlisle muoversi. Forse si stava
rivolgendo a me, ma non ne ero sicura.
Qualche giorno fa sognai un aquilone, un aquilone che volava
alto, molto alto.
Mi ricordo di aver paragonato l’aquilone di quel sogno alla
mia felicità.
Volava alto, sempre più alto, imitando l’ascesa dei miei
sentimenti. Ma mi ero dimenticata il perché, da quel sogno, mi ero risvegliata
in lacrime.
Il filo dell’aquilone si era spezzato. Era tutto finito.
Proprio come con Rainbow.
E non volevo, per l’ennesima volta, veder scivolar via dalle
mie mani ciò che più avevo caro al mondo.
Stavolta sarei stata io a lasciarlo andare.
Mi alzai lentamente, rimettendomi in posizione eretta e
sbattendo per un attimo le ciglia, eliminano l’ostacolo delle lacrime.
Spostai lo sguardo verso di loro, fissandoli uno per uno,
senza realmente vederli, fino a posare il mio sguardo su Carlisle.
“Ti senti bene?” chiese.
Sbattei le palpebre. Per l’ultima volta avrei trasgredito
agli ordini.
Per ripagare calore che mi avevano donato in quei brevi mesi.
“Perché ti stai preoccupando per me?” chiesi atona.
Si fermarono tutti, sorpresi dal mio tono calmo e razionale.
Perché mai, poi? Avevo fatto una domanda più che lecita. Mi sembrava ancora
così strano che tutti si dessero tanta pena per me...
“Stai bene? Senti dolore?” chiese Eleazar, apprensivo.
Spostai lo sguardo su di lui, senza prestargli attenzione (o
forse non vedendolo realmente), per poi tornare a guardare Carlisle.
Sentivo di doverglielo, almeno a lui che per un attimo aveva
creduto in me.
“Perché vuoi prenderti cura di me?” ripetei calma “Non sono
tua figlia”
Sentii i Cullen irrigidirsi. Con la coda nell’occhio, vidi
Esme che più di tutti, forse, era stata colpita dalle mie parole. Sembrava
sull’orlo delle lacrime.
Carlisle sembrò, invece, non aver nemmeno sentito le mie
parole. Mi prese una mano tra le sue e, pacato, rispose: “Mi pare di averti già
fatto questo discorso. Tu sei mia figlia, lo sai”
“Ma tu non sei mio padre” riposi quasi con ovvietà. Per un attimo,
gli occhi di Carlisle si fecero vitrei.
Mi liberai dalla sua presa con gentilezza, e ripresi, calma.
“Io non ti considero mio padre” ripetei “Non potrei mai. Io sono qui soltanto
perché è mio dovere distruggere la tua famiglia, Carlisle”
Un altro tuono squarciò il silenzio che si era creato,
amplificandolo. Che buffo, il lampo abbagliante aveva per un secondo illuminato
i tratti dei presenti, infondendo loro un’aria ancora più grave. Sembrava una
scenografia trita e ritrita di uno di quegli splatter tragici senza futuro che
davano sempre in televisione.
“C-che cosa stai dicendo?”. Jasper. Il riflessivo, composto
Jasper. Abituato com’era a mantenere calma e controllo, era logico che fosse
lui il primo a riprendersi e a partire con le domande.
Mi voltai verso di lui per fissarlo negli occhi. Si era
spostato leggermente in avanti, pronto a proteggere Alice, se necessario. Era
pronto a combattere. Eppure, nei suoi occhi leggevo tormento, e disperazione.
Per me?
Ne dubitai.
“Esattamente quello che ho detto, Jasper” risposi tranquilla
“Io sono stata mandata qui con il preciso compito di distruggere il clan
Cullen”
“Tu menti”
Mi voltai a fissare Edward con solo un accenno di sorpresa
negli occhi.
L’immagine di quell’angelo straziato sarebbe rimasta impressa
nella mia memoria per sempre, ma in quel momento non mi toccò. Non mi toccò il
suo sguardo straziato dal tormento, la sua postura rigida, il tremore delle sue
membra.
Una macchina non prova pietà, giusto?
“Perché dovrei mentirvi?” risposi “Ti ho detto che io non
posso affezionarmi a voi”
Schioccò la lingua, nervoso. “Mi pareva di aver chiarito questo
punto, o sbaglio?” ringhiò.
Che buffo che era. Come poteva pensare che lui, un misero
vampiro, da solo avrebbe potuto sconfiggere l’intera Guardia?
“Non ci posso credere”.
Il sussurrò di Eleazar venne seguito da un’imprecazione da
parte della sua compagna. Fissai entrambi per un breve momento.
“Dimmi che non è quello che penso” sussurrò Carmen, quasi
implorandomi.
“Pensavo che due Guardie scelte ci sarebbero arrivate prima”
commentai.
Pensavo che appena mi avessero visto lì, in mezzo ai Cullen,
lo avrebbero capito subito. Pensavo che mi avrebbero eliminato immediatamente,
invece...
Che buffo, forse le teorie di Aro su quanto il sangue
animale annebbiasse il cervello erano vere.
“Non può essere!” esclamò Carmen “Aveva detto che mai...”
“Parliamo sempre di quel gran bastardo di Aro, Carmen”
sibilò Eleazar “Con lui, tutto diventa possibile. Ucciderebbe persino sua
moglie se ciò gli conferisse maggior prestigio e potere”
“Di che accidenti state parlando, tutti e tre?” sbottò
Emmett furioso. “Per quale maledetto motivo Aro dovrebbe darci rogne? E perché mai Bella si sta facendo
venire i complessi mentali? E perché diavolo voi due, se sapete qualcosa, non
volete metterci al corrente?!”. Ringhiò arrabbiato. “Posso sopportare crisi
isteriche e ansie anche per tutta la mia eternità, se necessario, ma se
qualcuno oserà anche solo sfiorare col pensiero la mia famiglia, non esiterò un
istante a farlo fuori, dovessi morire!”
“Allora dovresti uccidermi subito, Emmett. Anche se forse
poi ti ritroveresti contro tutta Volterra” dissi tornando a fissare il
capostipite dei Cullen, ancora inginocchiato di fronte a me.
Carlisle non aveva distolto gli occhi dal mio viso. Era
serio, attento, e sospettai molto turbato da tutti quei discorsi. Ma era anche
un bravo bugiardo, e sapeva come nascondere tutte le sue emozioni dietro una
maschera di inflessibile distacco.
Gli sfiorai il volto con due dita, dalla tempia al mento,
distendendo quella sottile ruga della fronte, unico segno della sua ansia.
“Ti sei fidato troppo in fretta di me, Carlisle” dissi con
una punta di dolcezza nella voce “Non avresti dovuto. Ho ripagato la tua
generosità condannandovi a morte. Io... io in questa casa fungo da esca. Fungo
da esca per attirare i Cullen nelle schiere di Volterra”
L’assenza di reazioni da parte di tutti gli altri fu, quasi
ridicolmente, prevedibile. Ciò che mi sorprese fu invece la reazione di
Carlisle. Si alzò, allontanando la mia mano come fulminato, indietreggiando di
due passi senza però perdermi di vista.
Riabbassai la mano senza interrompere il contatto tra i
nostri occhi. Avevo ottenuto ciò che volevo, no? Si era finalmente reso conto
della grane infame che ero, giusto?
E allora perché il mio cuore bruciava così tanto?
“Bravo. Devi proteggere la tua famiglia, Carlisle, non me”
dissi solo “Io appartengo a Volterra”
“Appartieni ad Aro,
giusto? È questo che sta cercando di dirci?!”. Il ringhiò furioso di Edward saturò
l’aria.
Trattenni un sorriso. Sbaglio, o quella sera pareva non
riuscire a trattenere le sue emozioni come al solito?
“Dov’è la differenza?” sussurrai.
Ma prima che potesse replicare, Tanya intervenne. “Papà,
mamma, di che cosa state parlando?”
Eleazar sospirò e tornò a fissami, e Carmen prese la parola. “Aro ha sempre avuto... diciamo
delle mire nei confronti del clan Cullen” disse la donna “Aro ti teme.
Carlisle. Ti ha sempre temuto. Hai una visione della vita completamente diversa
dalla sua, e questo lo spaventa. Ha visto l’influenza che eserciti sulle
persone, ha visto quanto le tue idee trovino facilmente un vasto pubblico
disposto a seguirle, e senza che tu debba ricorre alla violenza! E se non
bastasse questo, sei comunque tollerante e disponibile verso tutti,
indifferente alle disuguaglianze vigenti tra voi. Ti sei fatto amico di tutti i
clan che a lui danno più noie. E bada, non sei un loro alleato, ma un loro amico. I tuoi legami sono più profondi
di quelli che lui crea basandosi sul terrore che incute la sua figura. La sua
egemonia è basata su paura e violenza, mentre la tua sulla tolleranza. Hai
amici potenti, che si schiererebbero volentieri al tuo fianco in caso di
battaglia. In più, nella tua famiglia sono presenti elementi dalle potenzialità
illimitate, che metterebbero in difficoltà anche i combattenti più esperti di
Volterra”
“Sono secoli che Aro si finge tuo amico, Carlisle” prese la parola Eleazar
“Aspettava il momento migliore per porti davanti alla scelta: o con me, o
morto. Ma la tua condotta è sempre stata esemplare, e non ha mai avuto un
valido motivo per poterti screditare”
Annui tra me e me. Tutto tornava.
Quel movimento destò l’attenzione di Eleazar, che tornò a
fissarmi. “Ma non riesco a capire... come la tua presenza possa influenzarli”
disse.
Un sorriso amaro piegò le mie labbra.
“Le loro reazioni non bastano come esempio?” dissi senza guardare nessuno in
particolare, ma facendo scivolare lo sguardo su tutta la stanza “Aro aveva
bisogno di una spia all’interno del clan Cullen, ma sapeva che con un dono come
quello di Edward era impossibile che qualcuno dei suoi fidatissimi potesse
riuscire a introdursi in questa famiglia. E sapeva che io stavo morendo. Se
fossi rimasta un altro paio di anni in quel luogo, sarei impazzita, diventando
molto probabilmente l’ombra di me stessa, inutile per lui. Decise così di
prende due piccioni con una fava, credo si dica ancora così. Io avrei funto da
spia, grazie al mio scudo mentale, e intanto avrei ripreso le forze”
Una volta mi avevano detto che dire
la verità dopo averla a lungo taciuta rende l’anima più leggera.
Eppure, a ogni parola da me pronunciata
stavo sempre peggio.
Alzai gli occhi al soffitto,
riordinando i pensieri.
“Credo che... il primo pensiero di
Aro, una volta che divenni di sua proprietà, fosse sviluppare i miei poteri e poi
scatenarmi contro di voi, costringendovi o alla morte o a un’alleanza con di
lui. Ma credo di aver deluso le sue aspettative, visto che non sono la gran
combattente che si aspettava”.
Mi scappò una risatina. Era
assurdo... era tutto così fottutamente assurdo... Volevo urlare gridare, distruggere
qualcosa, invece... invece stavo lì, calma e tranquilla, discorre con loro dei
piani di un folle.
“Penso che Aro ti abbia convito a
venire a Volterra presentandomi con una scoperta eccezionale, Carlisle. Facendo
leva sulla tua seta di conoscenza, insomma. Ma sono anche sicura che Aro
sapesse che, una volta narratoti le condizioni in cui vivevo laggiù, la tua
compassione sarebbe comparsa, impedendoti di lasciarmi anche un solo altro
istante laggiù. Che buffo... Aro sa sempre gli esatti tasti da toccare per
smuovere gli altri”
Scossi il capo, per poi puntare gli
occhi in quelli Carlisle. “In quanto a me, appena ho avuto dinnanzi la
possibilità concreta di evadere da quel posto, non ho esitato un istante. Avevo
capito che c’era qualcosa dietro, anche che molto probabilmente ti avrei messo
in percolo, ma... ma volli essere egoista”
Feci nuovamente mente locale, tornando
al mio racconto prima che uno di loro potesse interrompermi. “Per un istante,
appena usciti dall’aeroporto di Seattle, pensai di fuggire” ammisi “Scappare
lontano e passare la vita la
nascondermi. Ma pensai che poi avreste passato dei guai voi,
quindi non feci nulla. Tanto, mi dissi, saranno solo un paio di settimane...”
“Settimane?” disse Alice. La sua voce era un debole pigolio
indistinto.
Annuii. “Non avrei mai pensato che Aro potesse separarsi dal
suo esperimento per più di qualche settimane. Invece, sono trascorsi quasi tre
mesi. Per un po’ mi illusi che forse Aro mi volesse davvero concedere la libertà. Ma poi vi
osservai. Osservai i vostri poteri, le vostre vite, le vostre attitudini, e iniziai
a vedervi con l’ottica di Aro... e iniziai a che a capire che parte avevo io,
in tutto questo. Aro si aspetta che, una volta che mi verrà a fa riprendere, voi
veniate con me. È convinto che il vostro senso di giustizia vi imporrà di
impedirmi di tornare in quell’inferno, e sa che, se anche vi rifiutaste,
potrebbe bastare la minaccia della mia morte per farvi cedere. In quanto a me,
sa che io non disobbedirei mai a un suo ordine, soprattutto se ci foste di
mezzo voi. Il mio destino non è qui, ma in Italia, a servizio dei Volterra”
Tacqui, e nessuno aprì la bocca, tutti troppo sconvolti da
quelle rivelazioni orripilanti.
Ma loro avevano voluto sapere la verità. Dovevano saperla. Così, una volta giunta l’ora,
mi avrebbero lasciato andare senza mostrare alcun rimpianto, e Aro, non avendo
alcun’arma di ricatto da usare contro di loro, li avrebbe lasciati in pace.
Una risata isterica irruppe nel silenzio.
Fissai incuriosita Edward, che puntava il suo sguardo verso
un punto impreciso della stanza sghignazzando senza ritegno.
Si scompigliò i capelli con una mano, portandosela poi alle
labbra, tentando di reprimere quella risatina incontrollata.
I suoi occhi erano gelidi, carichi di rabbia. Stonavano con
il suo sorriso, facendolo apparire pazzo.
“Ed...?” lo chiamò Garrett, preoccupato un po’ come tutti
per la sua sanità mentale.
“Sto bene. Benissimo” disse Edward anticipando la domanda. Scoppiò
nuovamente a ridere, aumentano l’intensità della risata, chiudendo gli occhi e
riaprendoli. “Sto solo cercando di dare un senso alla marea di stronzate che si sono dette oggi, tutto
qui”
E scoppiò nuovamente a ridere, ilare, mentre la furia balenava
nelle iridi color miele.
“Non ti sto mentendo. È la verità” affermai, guardandolo.
“Oh, questo lo so”
disse, fissandomi “Quello che invece non capisco è come pensi che avresti
potuto cambiare quello che tutti sentiamo per te dicendoci la verità”
“Prego?” chiesi, confusa.
“Pensi davvero che ora che finalmente, lasciamelo aggiungere, ci hai detto tutta la verità,
noi ti riconsegneremo a quel... mostro,
e ritorneremo alle nostre esistenze come se tu non fossi mai apparsa nelle
nostre vite?”
Iniziavo a irritarmi di quel suo tono indisponente. Non
l’avevo mica chiesto io che si affezionassero a me. Anche io li amavo, e avrei
dato la mia vita per loro. Li avrei protetti a qualsiasi costo. Ma non era
colpa mia se io ero una schiava e loro no. Se io sarei dovuta tornare a soffrire
e loro no.
Io li avrei protetti a costo della mia vita. Non mi sarei di
certo messa a fare scenate come qualcuno.
“Oh, scusa tanto.
Non mi ero resa conto dei tuoi straordinari
poteri” replicai acida, incrociando le braccia “E dimmi, mio eroe, hai
intenzione di sconfiggere Volterra con le tue sole capacità, o porterai qualche
altro cretino a morire con te? Giusto per sapere, sai, nel caso al tuo funerale
dovessimo piangere anche altri caduti”
Il labbro superiore di Edward si arricciò, scoprendo i
denti, aggressivo. “Non ti lascerò tornare lì a morire, mettitelo in testa”
sibilò.
Stavolta fu il mio turno di ridere, scettica. “Non credo che
abbia bisogno del tuo permesso, sai? Non sono una bambina”
“Ma ti comporti benissimo come tale!” ringhiò lui.
Mi alzai, pronta a fronteggiarlo. “Scusami? Senti un po’,
tu, non ti permetto di farmi la paternale! Non hai idea di ciò che ho passato
io, laggiù...”
“Questo perché tu non ne parli mai!” replicò lui, alzando
ancora i toni, iniziando ad avanzare verso di me proprio nello stesso istante
in cui lo facevo io.
“E cosa vuoi che ti dica? Non credo che ti farebbe molto
piacere sapere i vari metodi di tortura che ho dovuto subire nel corso della
mia vita!” ringhiai avanzando verso di lui.
“Ma sembra che non ti siano poi tanto dispiaciuti, se brami
dalla voglia di tornare in quella fogna!” urlò lui, ormai a un palmo da me.
Come poteva pesare una cosa simile? Non capiva perché lo
volessi fare? Per chi?
“Oh, ma certo! Non vedi, tremo dalla gioia di tornare a
subire violenze e a uccidere innocenti! Mi manca l’essere costretta a nutrirmi
di sangue umano e a farmi chiamare con gli epiteti più spregevoli che esistano!
Sono masochista, pensavo l’avessi capito!” urlai.
“È un problema tuo se ti piace farti del male, ma non ti
permetterò di immolarti come un agnello sacrificale! Cazzo, Isabella, io...”
“Certo, tu. Se il
problema è che non mi vuoi sulla tua coscienza, benissimo! Dimenticami! Ma non
impedirmi di fare quello che voglio!”
“Ma ti senti quando parli?! Quello che vuoi?! La tua massima aspirazione farti ammazzare o essere schiava di quell’essere
per tutta l’eternità?”
“Se significa sapervi al sicuro sì!” urlai furiosa,
alzandomi sulle punte per fronteggiarlo. Accidenti, ma quando diavolo era alto
questo idiota?!
“Benissimo!” sputò “Vuoi farti ammazzare tornando in Italia?
Bene, vai! Ma io verrò con te!”
“Forse non ci siamo capiti bene” iniziai, tremando per
riuscire a restare calma “Credo di aver sopravvalutato la tua intelligenza.
Quale parte di <> non ti è
chiara?”
“Tu puoi fare quello che vuoi, mentre io non posso?”
“Non è questione di volere, maledizione!” gridai “Dammi un
motivo valido per giustificare questa tua ultima cazzata! La tua vita ti rende
tanto infelice da farti contemplare il suicidio? È questo che vuoi, lasciare
tutto e morire? O forse l’idea di essere un brattino nelle mani di Aro ti
aggrada a tal punto da farti abbandonare la tua famiglia?!”
“Se tutto questo significa proteggerti e starci accanto sì,
lo farei!” urlò lui di rimando “Lo farei cento, mille volte ancora pur di
saperti al sicuro!”
“MA SEI CRETINO O COSA?!” urlai “Vuoi gettare tutta a tua
vita al vento per una che consci da meno di tre mesi?! Guarda qua” dissi,
indicando con la mano i presenti “Questa
è la tua famiglia. Queste sono le persone che devi proteggere! Loro, non me. Loro! Non una cretina che per un po’
d’aria fresca era pronta a vendervi al demonio!”
“Non iniziare a fare la vittima, ora!” sbottò lui “Non sei
una sconosciuta. Tu sei la mia famiglia!”
“Ti affezioni proprio a tutti, vedo” dissi dura.
“Non ti lascerò tornare laggiù” promise, lo sguardo
infuocato.
“Bene, benissimo!
Perfetto! Sono curiosa di vedere come ti farai ammazzare!” sbottai alzando le
braccia in aria “E dimmi, hai pensato a cosa farebbe la tua famiglia, dopo la
tua inutile e sciocca dimostrazione di stupidità? Ti sei fatto un’idea di cosa
lasceresti dietro di te, o come tuo solito hai pensato solamente a te stesso?
Come reagirebbero i tuoi fratelli? E tua madre? E tuo padre? Abbandoneresti le
persone a te più care per una che non vuole il tuo aiuto?”
Si morse il labro, finalmente preso in contropiede. Era un
tiro sporco, lo sapevo, giocare sul dolore che avrebbe arrecato alla sua
famiglia. Ma dovevo tentare il tutto e per tutto pur di salvarlo. Tutto.
Se lui non fosse sopravvissuto, non avrei saputo che fare.
“Ovviamente noi andremo con lui”
Mi voltai raggelando verso Esme, che mi fissava con lo
stesso sguardo di infuocata determinazione del figlio. No... non era possibile,
era un incubo...
“Se mai dovesse accaderti qualcosa sta tranquilla che non
sarebbe solo Edward a combattere per salvarti” disse decisa, senza darmi la
possibilità di distogliere lo sguardo.
“Dammi... dacci la possibilità di proteggerti” aggiunse
calmo Eleazar, trovando la sua famiglia concorde. Come poteva anche loro... anche
loro...
“Non devi affrontarli da sola, Isabella” disse Tanya
dolcemente.
E come un sol uomo, Cullen e Denali, animati dalla stessa
scintilla, annuirono alle parole sue parole.
No... Vi prego, no...
non per me...
Nel mio sogno, l’aquilone volò via, in alto, sempre più in
alto.
E poi, improvvisamente, cadde al suolo avvolto dalle fiamme,
punito per aver sfidato la potenza del Sole.
Il destino dei Cullen era segnato.
“Visto? Qui siamo tutti pronti a morire per te” disse Edward
“Io morirò per te, se necessario”
In trappola. Mi sentii in trappola.
La rabbia, la paura e il tormento presero il sopravvento,
rendendo tremolante la mia vista, appannandomi il cervello. E sapere che Edward
sarebbe morto per me fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Quando le prime lacrime scesero dai miei occhi schiarendomi
la vista, mi ritrovai con un braccio alzato, la mano aperta a palmo. Di fronte
a me, Edward aveva la testa piegata verso sinistra, l’ombra della mia mano
sulla guancia.
“Vuoi morire?” sibilai. Tremavo. “Benissimo. Muori. Ma non aspettarti che pianga per
te, dopo”
Gli diedi le spalle e mi intanai nella mia stanza,
richiudendomi violentemente la porta alle spalle.
Poco dopo, l’eco di un ringhio frustrato precedette di poco
lo sbattere della porta d’ingresso.
Scivolai lungo la parete, portandomi le braccia al petto, e
prima che i singhiozzi mi precludessero l’udito riuscii a sentire Emmett
sospirare:
“E anche oggi dovrò intonacare la porta”
L'Angolino Che Vorrei:
Ben tornati a tutti al solito tramtram quotidiano!
Spero vi siate divertiti in vacanza, e che abbiate passato un'estate
incredibile. Io mi sono divertita, e tanto per la cronaca sto
affrontando il primo liceo classico [terzo anno di liceo, tradotto] con
stile, cioè ammalandomi la terza settimana. E, botta di
sincerità, aggiorno solo perchè sto male e sono riuscita
a scrivere. Bah!
Allora, allora, allora, parliamo di questo capitolo. Bella è
ovviamente sotto shock, per questo è così ripetitiva,
oltre a essere così calma e traquilla. Ha fatto esplodere il
salotto dei Cullen e ora si è momentaneamente placata. Mentre
Edward ha rivelato il suo lato psicotico. Carina, vero, la risata
isterica? Non so perchè, ma io lo vedo troppo come pazzo
maniaco. Poi dite voi. Altra notizia, ho iniziato a revisionare tutti
i capitoli, QUINDI molto presto li aggiornerò: dico questo
perchè i primi sono assolutamente, completamente differenti,
quindi, mi fareste cosa gradita se li rileggeste una volta aggiornati,
anche senza lasciare un commento.
E ora, rispondiamo alle recesioni:
Lau8910: Welcome in our big crazy family! Sono contenta di
scatenare tanto entusiasmo! Mi dispiace essere mancata per così tanto tempo, ma
ho avuto un’estate movimentata e con l’inizio del liceo sono stata sommersa di
lavoro. Goditi il capitolo, a presto!
vanderbit: Welcome in our big crazy family! Mi dispiace ancora, ma
questo capitolo è stato particolarmente difficile da scrivere… spero che sia
venuto bene, tutto sommato. Si sono svelati molti altri altarini, ma non tutti.
Tenterò di mettere altre verità sconvolgenti qua è là! Per quanto riguarda la
storia d’amore, è leggermente lontana, ancora, ma non troppo. Edward è deciso,
ma Bella ancora di più. Vedremo poi come si svolgerà. Un bacio.
gemellina_93: Prezzemolina! Hai cambiano nick?
È carino! Addirittura Bellatrix? xD Sai che vorrei iniziare a scrivere una
raccolta su HP? Ma si vedrà poi... bah! Ho troppa ispirazione e poco tempo!
Povera Bellina e Povero Eleazar! Vediamo come reagiranno tutti in questo
capitolo. Un enorme abbraccio!
ColeiCheAmaEdward: Viv! Come stai? Ti è
arrivata la mail? Va tutto bene? Spero di sì. Nell’ultimo capitolo ti ho
davvero trasmesso tanto? Eleazar è fantastico, mi piace come personaggio. Credo
che la sua psicologia sia molto complessa. Libero ma in un certo senso ancora schiavo
verso i Volturi. Molto probabilmente perché era lì che aveva acquistato il suo
prestigio. Lì era cresciuto, e, dopo essere stato a lungo un diamante di
Volterra, fuori da lì credo si senta spaesato, fuori dal mondo, esposto. Ma
Eleazar ha sempre avuto un cuore, è questo che l’ha spinto a lasciare Volterra.
Ormai non riusciva a vivere più seguendo il regime dei Volturi. Inoltre, ha
sempre saputo la sorte che sarebbe toccata a Bella, senza però credere che le
torture a cui l’hanno sottoposta potessero effettivamente venir usate. Pensava
solo la tenessero lì prigioniera, e invece no. Per questo tende a prendersi
(giustamente) la colpa. Bella si ricorda perfettamente di ogni istante da
quando ha visto il suo amico morire in poi. Mentre a sua memoria umana tende a
svanire, dalla sera della sua trasformazione tutto resta nitido, perciò si
ricorda di Eleazar così bene.
MimiMiaotwilight4e: Ciao bellissima! Hai visto, ce l’ho fatta ancora a
risorgere dal mio torpore! Con un capitolo niente male, dopotutto. Eleazar… sai
che lo amo? È un personaggio così complesso e misterioso che non si può non
rimanere ammaliati da lui. Anche se dice certe cose brutte a Bella. Non si fa,
non si fa… Sono contenta per l’immagine che ti ho trasmesso di Edward, un
angelo straziato, era proprio quello a cui miravo. La sua immagine, non il
fatto che soffra! E spero di non aver deluso con Bella. Mentre Esme, ah, Esme è
il mio idolo! E avrà una parte importante nel prossimo capitolo! W la mamma
Cullen! A proposito dell’amicizia su Faccialibro, non so se mi è arrivata o tu
ho già aggiunto, perdona la svista, ma se nel caso ti avesse già tra i miei
amici di faccia libro, visto che in chat non sono molto presente, scrivimi sulla
bacheca, per favore. Un bacio!
Human_: welcome in our big crazy family! Tranquilla, se vuoi la
scorta eterna di Kleenex te la pago io. Sono felicissima di riuscire a
scatenare emozioni simili in te. Scrivo appunto per regalare emozioni, e
sinceramente non mi piace chi scrive tanto per fare. Lo trovo un po’ brutto…
spero di aver scritto abbastanza bene anche questo capitolo, forse un po’ più
lontano dalla mia ottica. Non vorrei aver esagerato, ma doveva essere così.
Comunque, tutto si svelerà anche nei prossimi due capitoli. Alla prossima.
_zafry_: carissima! Sto
seguendo la tua ficcy, ma non trovo veramente mai il tempo di recensire come
merita. Spero di poterlo fare ora che sono malata. Anche io vivo in un mondo
felice, infatti ho sempre paura a scrivere questi capitoli più oscuri e
macabri, temo sempre di esagerare. Spero di non aver esagerato neanche questa
volta. Alla prossima, un bacio!
Bella_Cullen_1987: Cara, bentornata! Sono contenta che ti piaccia
ancora la storia. E sono felice che ti abbia invogliato a postare. Non vedo
l’ora di leggere qualcosa di nuovo. Eleazar è costretto a essere stronzo per
salvaguardare la sua famiglia – alla fine, Bella per lui rimane un’estranea –
ma fa bene a strigliarla costringendola ad aprire gli occhi. Deve toccare il
fondo, prima di poter risalire… alla prossima!
Smanukil: Carissimo! ho visto che mi hai aggiunto su faccia
libro (uso l’italiano per stare sul sicuro, eheh!). Ti chiedo perdono per non
aver ancora parlato con te via chat, o comunque non ti ho ancora ringraziato
per avermi aggiunto. Lo farò a breve! A proposito, se vuoi posso eleggerti mio
correttore di lingue straniere! Devo revisionare l’intera storia, quindi, se
hai notato alcuni errori nei titoli in inglese, non esitare a comunicarmelo!
Passando al capitolo, creare casini è il mio lavoro principale: sinceramente
provo un piacere quasi sadico nel vederli in difficoltà. Purtroppo, il capitolo
non mi convince troppo, sai? questo, non il precedenze. Però va benissimo! In
quanto a bei libri, ancora non ho trovato nulla che mi appassioni veramente
tanto. Ho letto CIME TEMPESTOSE e ORGOGLIO E PREGIUDIZIO, e l’ultimo l’ho amato
in particolar modo. Poi sto leggendo Calvino, per poi passare a CAOS CALMO, ma
ancora è tutto da vedere. Appena troverò un bel libro te lo farà sapere
immediatamente! A presto!
LazioNelCuore 1711: cara! Ben trovata!
Sono contenta di sentirti! Addirittura merito la deliranza?! Quale onore! xD
adoro Jhonny Depp, sai? ho sempre pensato che Edward sarebbe capace di staccare
la testa ad Alice quando si tratta di Bella, come del resto Alice lo farebbe
per Jasper. (non so perché utilizzo loro due. Forse perché voglio scrivere
qualche scena fratello/sorella con loro), questa è la parte di Bella, in cui
lei la prende razionalmente, non elaborando bene ancora ciò che è successo.
aLbICoCCaCiDa: carissima! Ecco
fatto! Ho guadagnato una nemica! Alla fine ho dovuto dividere Edward e Bella
per divergenza di idee, ma adesso dovrò pur rimetterli insieme, no? In fondo,
la storia si incentra su di loro. E neanche si sono realmente dai un bacio! Non
va bene, così, non va proprio bene! Ho visto che hai lasciato due capitoli, e
che la tua storia, al contrario della mia, procede su un terreno pianeggiante.
Che bello, un po’ di amore! xD Alla prossima! :*
titty88: chiedo
perdono per il principio di astigmatismo che sto causando, ma ho visto che
Erika ha provveduto a porre dei pulsanti per aumentare il carattere. Santa
admi! Spero che il pov di Bella non ti abbia deluso, alla prossima!
bigia: sono onorata per le
tue parole! Grazie per i complimenti che non merito affatto, è sempre bello
riceverne. L’immagine finale con la distruzione del salotto di casa Cullen è
parallela al crollo psicologico di Bella, che non solo ricorda ciò che le è
successo a Volterra, ma anche i suoi precedenti trascorsi brutti. La morte di
Charlie per cui si da la colpa, la rovina dei Cullen e tutto i resto… Insomma,
si è leggermente arresa. Capita a tutti. Spero di non aver completamente
strafatto con questa seconda parte. A presto.
Giulia miao: sarebbe troppo bello
e troppo facile far mettere Bella e Edward insieme. E sarebbe troppo scontato
anche far finta che i cattivi siano solo i Volturi. Tutti hanno un ruolo, in
questa recita. Ovviamente Bella tende a darsi la colpa di tutto, un po’ per il
suo carattere, un po’ per quello che ha dovuto subire. Bah, speriamo per il
meglio! Un saluto!
irly18: Ciao Fede! Chiedo
venia, chiedo venia! Non temere, non voglio attentare al tuo stato mentale, non
potrei mai farlo! In quanto alla mia vita privata, me la passo più che bene per
ora? Tu, invece? Riguardo al capitolo hai ragionissima, segnerò Ed e Bella ad
un corso per l’autostima! Spero di non incappare nella tua ira funesta con
questo aggiornamento in superritardo, ma ormai lo sai che sono fatta così! Un
bacio!
valinacullen89: una
bella litigata è quello che ci vuole! No, non è vero, non posso farli litigare
a lungo… o forse sì. Bah, si deciderà poi! Ma povero Eleazar, perché odiare
lui, povero bimbo? È così buono… bah speriamo di riabilitarlo presto. Un bacio!
MusaTalia:
Carissima! Com’è andato l’esame? Bene, spero. Io ho iniziato l’ultimo triennio
al classico, e devo dirti che l’ansia per la maturità già sta attanagliando il
mio povero cuore, e i miei poveri nervi! xD E’ stato tanto difficile? Visto che
Eleazar ha avuto una parte sorprendente nel precedente capitolo, manterrò la
suspence finché posso! Comunque, lui si sente praticamente il boia di Bella, ed
è disposta a fare qualsiasi cosa pur di aiutarla. Ovviamente, questo verrà
spiegato più avanti. Ovviamente, con il suo carattere severo e “militarizzaro”
(perdona la parola puramente inventata) forse è l’unico che riuscirà a
scrollare Bella. O forse no. Comunque, per quanto riguarda l’Evoluzione, è
stata una sorpresa anche per me. Ho sempre pensato che per i Vampiri debba
esserci stata una breve evoluzione: magari, nella preistoria, mentre noi
eravamo semplici scimmie che si bruciavano con i fulmini, loro erano già
arrivati al periodo classico greco. per la freddezza di Bella, c’è da dire che
ormai è arrivata al punto di non ritorno. Tra un po’ scoppierà, o è già
scoppiata. Mi dirai tu di questo capitolo. La Signora di Eleazar sarà
scritta nel prossimo capitolo. e anche
un’altra parte di Esme; ah, santa donna! Spero di non averti deluso con questo
seguito, a presto! Un bacio!
lisa76
: ciao lisa! Alla fine, bella è forse quella che soffre di più, sebbene
tenda sempre a minimizzare i suoi problemi. Anzi, proprio perché non parlarne
mai fa di lei quella povera, dolce vampira complessata che ci piace tanto.
Eleazar ha capito che, alla fine, è l’unico al di fuori della famiglia che può
farla reagire, perché lui vuole il bene di Bella, e grazie al suo addestramento
militare è disposto anche a farla soffrire pur di vederla felice. I denali e i
Cullen sono troppo uniti per continuar a lungo questa “lotta”: certo, se
Eleazar o chi per lui toccasse bellina, beh, lì ci sarebbero fuoco e fiamme, ma
questo non succederà mai. Vedremo poi come aggiusterò le cose. Un bacio!
Fc27: sono
contenta che ti piaccia! Ovviamente Eleazar ha una sua visione del mondo, ma
essendo principalmente buono è sempre portata a fare la scelta giusta.
Ovviamente credo che Eleazar si senta legato a Bellina, un po’ come tutti
(certo che Bella ha una fortuna...). bah, speriamo di non aver esagerato qui!
Alla prossima!
vanessa_91_: ciao carissima! Lo
so, lo so, ho esagerato! troppo ritardo e troppe informazioni tutte in una
volta. Sono contenta d averti sconvolto in maniera positiva almeno spero!
Bellina e Edward si dichiareranno tra un po’, si spera, bel tempo permettendo!
xD alla prossima
mylifeabeautifullie: Ciao splendida! Visto come si è evoluta la situazione?
Sono contenta di aver sconvolto tutte le aspettative. Grazie mille a te per i
complementi! Sis, sai che io Tanya un po’ la comprendo? Certo, in molte storie
non si può far a meno di odiarla, ma alle volte è di aiuto. Un bacio^^
Elfa
sognatrice: cara, è sempre un piacere risentirti! Ho avuto
molti timori riguardoso scorso capitolo, perché è abbastanza delicato scriverei
tali argomenti e ho avuto paura i osare troppo. Spero di non aver esagerato
anche in questo. fammi sapere, un bacio!
AgehaNight: Welome in our big
crazy family! Sono contenta che ti
sia piaciuto, soprattutto Bella vs Bella. Sai, in realtà quel capitolo non mi
piace più di tanto, l’ho riscritto e spero di poter presto postarlo
revisionato! Mentre il capitolo di Jazz e Bella alle elementari mi piace molto,
veramente. La coppia Jazz/Bella
ha un chè di intrigante! Anche se sono una EdwardBella accanita! Ora vedrai in
questo e nei prossimi capitoli come si svolgerà la trama... un bacio, a presto.
GiorgiaCullenHale: Welcome in our big crazy family! Cara, ben venuta!
Grazie mille, sono felice di averti conquistato con questo scritto. Riguardo
alle tue domande sì, ovviamente ci sarà un continuo, non lascerò la storia in
sospeso! E credo che nel prossimo capitolo vedrai se Bella rimarrà a casa
Cullen o no...Per quanto riguarda le
mille domande, prego, fa pure! Sono contenta di risponderti. Un bacio!
Wind: Carissima! Scompaio e riappaio come un coniglio nel
cilindro! Ok, dopo questa scomparirò per molto, molto tempo! Grazie mille dei
complimenti, sono onorata. Sai, stavo rileggendo qualche tuo lavoro, ieri, e
devo dire che la tua mancanza si avverte su EFP. Spero tu possa tornare presto.
Bacione!
mistica88:
E di che! Fa sempre piacere accogliere nuove amiche, o amici! xD Credo che
comunque, anche se la nostra parte razionale ci dica di essere clemente, che la
scelta sia giusta, alla fine se si ha un trascorso come quello di Bella è
logico mandare a Putt**e la razionalità! Ritrovandosi davanti l’uomo che
avrebbe potuto salvarla e non l’ha fatto, credo che il timore e la paura
l’abbiano sconvolta, soprattutto scoprendo che essa è amica della famiglia di
cui stai iniziando a fidarti. Speriamo che Super Edward la salvi, come al
solito! A presto!
vampirellamatta93: welcome in our big crazy family! Grazie mille, spero che questo ti sia
gradito!
romina_cullen: welcome in our big crazy family! Grazie mille, spero ti piaccia anche
questo!
stellababi: Carissima Betina! Grazie mille dei complimenti! Eleazar,
alla fine, anche se sta con i cattivi è sempre buono! Bella, si spera, ma non
c’è molta sicurezza, riuscirà a uscire dal tunnel, ma Edward si deve dare una
svegliata. Eh, ragazzo, svegliati! Anche se a quant pare si è dato una bella
svegliata. Finalmente sta capendo cosa realmente prova per la piccola Cullen.
Ma un aiuto importante arriverà da Tanya. Eh, Tanya... sai
che la mia mi piace? Ma certo, la sto creando io! xD arrivare a incolpare la
propria famiglia già dimostra quanto lui sia preso da lei, non credi? Il
materiale ti è ritornato o devo rispedirtelo? Ti ho mandato anche altre due
mail, ma non ho ricevuto risposta... piango! Fatti sentire al più prest, un
enorme bacio! Ciao splendida!
Rosella: welcome in our big crazy family! Grazie mille, a presto!
vale_129: Welcome in our big crazy family! Spero che ti piacciano
anche I prossimi sviluppi, e che continuerai a recensire. A presto!
luisina: la mia sister super
impegnata! Visto, dopo la nostra chiacchierata di ieri sera finalmente mi sono
decisa a concludere il capitolo! Ti regalo questo capitolo così lunedì, dopo
aver finito l’esame, te lo potrai godere con calma. A proposito, la prossima
volta che ci sentiremo voglio sapere che cosa ne pensi del tuo regalo! Sai, in
principio avevo in mente di far esprimere Edward durante il flash di Eleazar,
ma poi stonava totalmente con l’intero. Anche scrivere mezzo capitolo, o tutto,
con il pov di Eleazar mi sembrava una scelta molto azzardata, visto che non
saprei entrare così bene nell’ottica del Generare di Volterra. Esattamente
l’idea di dare distacco al ricordo era perfetta, un po’ come qui che Bella
sembra viaggiare e non capire ciò che succede intorno. Questa Bella è molto
problematica, vero? Poverina! Non vedo l’ora di scrivere di Charlie! La storia
della “vivisezione dei bambini” fa molto horror, ma ho immaginato che i Volturi
abbiano anche un lato “scientifico”, e che questo aspetto li interessi
parecchio. Il problema è che non hanno morale... bah! Per quanto riguarda, alla
fine ero più preoccupata di far bruciacchiare Edward da Bella, invece mi sono
accontentata di un semplice schiaffo, una reazione piuttosto umana, a dir la verità. Ma Eleazar
avrà ancora una sua parte, nei prossimi capitoli... spero di continuare con
questo stile, o almeno di migliorare! Un enorme bacio, la tua sis che di adora
e venera! :*
_julia_ : welcome in our big crazy family! Non
scherzare, hai perfettamente ragione, sono sempre in ritardo! Spero questo ti
piaccia!
Vanilla_sky: Welcome in our big crazy family! Sono contenta di
ricevere una tua recensine, fa sempre molto piacere. Grazie mille per i
complimenti, spero ti piaccia anche questo!
Sally_96: welcome in our big crazy family! Sono contenta di
realarti emozioni così intense. Grazie per I complimenti, spero ti piaccia
anche questo!
Ringrazio
ancora:
I coraggiosi che mi hanno messo tra i preferiti, i
nuovi arrivati e quelli che resistono: Grazie. Grazie, grazie,
grazie infinite, miei splendidi angeli, ormai saliti a 419; che
la vostra luce continui a farmi da guida.
Le stelle che seguono e vegliano costantemente su di me:
silenziose, dolci e indispensabili anche se intangibili, mille grazie a voi, 263
stelline mie.
I fantastci 37 che hanno deciso di
ricordarmi.
I
supereroi che mi hanno messo tra gli autori preferiti.
I tantissimi che continuano a seguirmi in silenzio, come Protettori.
E a
tutti quelli che mi mandano mail, e a cui chiedo di avere pazienza, perché
non sono proprio un fulmine nel rispondere.
Novità: Su FACEBOOK
sono MARZIA ZIVERI. Se volete potete aggiungermi, ma ditemi chi siete, ovvero, il nickname di
efp. ^^
Marzia-mooblight@hotmail.it
Ziveri.ma@tiscali.it
Non pubblico nè lo spoiler nè il titolo,
perchè poi, alla fine, li cambio sempre... Sorry! Sappiate che
nella prossima puntata faranno le loro apparizioni TANYA, ELEAZAR ED
ESME. Un bacio!
|
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Capitolo 32 *** Non Posso ***
SGT 32 - Non posso
Non posso.
Edward's pov.
“Maledizione! Maledizione!
Argh!”
Colpii con un calcio l’ennesimo masso, che si sgretolò di
fronte ai miei occhi in una pioggia di detriti e schegge deformi.
Tremavo, totalmente fuori controllo. Eccitato. Arrabbiato.
Le mie orecchie erano tese nello
sforzo si percepire il minimo suono notturmo ma era il silenzio a
dominare lo spazio intorno a me: gli animali, terrorizzati della mie
grida, si erano dati alla
fuga ore prima correndo o prendendo il volo nella notte scura,
allontanandosi
dalla febbrile pazzia che si era insinuata nelle mie membra rendendomi
un suo semplice
schiavo.
“Merda! Merda! Maledizione!” continuai a imprecare
digrignando i denti, prendendo a pugni il tronco di un enorme abete fino ad
abbatterlo. E continuai a infierire sulla sua carcassa ormai a terra, gemendo e
gridando, furioso con il mondo e con me stesso.
E con lei.
Con quella grandissima... stupida.
“Stupida… stupida! Maledizione, sei un’idiota! Vaffanculo!
Vaffanculo!” le gridai contro allora, sgretolando il legno fino a scavare con le
nocche una buca nel terreno, sporcandomi di terra e fango, mentre le schegge
che nulla potevano contro la mia pelle si infilavano impertinenti nella stoffa
della mia camicia regalandomi solo lievi carezze invece che di graffi.
“Non è giusto… Non è giusto… VAFFANCULO!” urlai a pieni
polmoni, alzandomi e prendendo a calci ciò che rimaneva dell’albero, facendolo
volare verso le fronde di fronte a me e strappando altri rami. Lo osservai
durante il suo breve tragitto, ansante, tremando, fino a che quello non si andò
a schiantare contro il costone della montagna spezzandosi in due grosse amorfe
metà legnose, per precipitare poi al suolo accompagnate da piccole rocce e
verdi aghi.
Osservai lo spazio che avevo creato intorno a me: gli
alberi, i grossi massi, alcuni animali che avevano avuto la sfortuna di
capitarmi davanti… Tutto quello che fino a qualche ora prima si trovava lì era
sparito, distrutto dalla mia furia. Ma dovevo fare qualcosa, dovevo
assolutamente…
Quella rabbia, quell’odio profondo, l’avevo dovuto sfogare.
Preferibilmente su qualcosa invece che qualcuno.
“Maledizione!” sbottai ancora, passandomi una mano tra i
capelli e tirandoli, cercando di rimanere aggrappato a qualcosa, qualunque cosa.
Un ringhio mi risuonò nel petto e compii un giro su me
stesso, le narici dilatate per poter catturare un nuovo odore, una preda
su cui accanirmi. Qualcosa, qualcosa, qualunque cosa… C’erano solo dei maledetti alberi in questa dannata foresta?!
“Perché? Perché?! Che hai contro di lei, eh? Perché la fai
soffrire così, me lo spieghi?!” urlai, colpendo e artigliando rocce e la terra,
distruggendo tutto ciò che avevo dinnanzi. Una patina rossa e nera, d’odio e
rabbia, mi precludeva la vista rendendomi quasi cieco. A caso sceglievo cosa
distruggere, facendomi guidare dai fruscii del vento o dai profumi che mi
giungevano alle narici.
La rabbia era tanta, troppa. Più di quanta ne avessi mai
provata in vita mia. Mi stregava, mi guidava, rendendomi preda e predatore. Forte.
Debole.
Umano.
Le gambe non mi ressero più e mi lasciai scivolare a terra,
scuotendo il capo, negando a me stesso tutto. “Non è giusto. Non è giusto…”
Mi ritrovai singhiozzante, impotente, carponi sull’erba fredda, immerso
in una distesa grigia, marroncina e verde, i resti della mia opera. Afferrai
distrattamente una manciata di quei detriti, polverizzandoli nella mia mano.
“Perché? Perché…” gemetti, sofferente, straziato, senza più
un briciolo di forze in corpo. “Non deve soffrire più… Perché sei ingiusto con
lei? Perché?”
Perché Bella doveva
tornare lì? Perché?
La mia guancia, nonostante fossero passate molte ore, doleva
ancora; un dolore lento, pulsante, tenue, eppure costante, impossibile da
ignorare. Il dolore al viso mi ricordava il suo schiaffo. Mi ricordava lei.
Lei, e tutto
quello che ci aveva rivelato quella sera. Tutto ciò che desideravo dimenticare.
Possibile… possibile che tutto quello che avesse detto fosse
vero?
Che lei dovesse
distruggerci?
Che lei lo… lo
sapesse da sempre?
Chiusi gli occhi, sopraffatto da tutte quelle emozioni. Ero stanco,
svuotato.
Poggiai la fronte sul terreno, grato al refrigerio della brina
che ricopriva l’erba rendendola scintillante al chiarore della luna che,
impudente, faceva capolino di tanto in tanto da dietro le nubi scure.
Il mio cervello non riusciva più ad elaborare tutte quelle
informazioni. Era stanco, io ero
stanco.
Stanco di tentare di capire, stanco di tentare di frenarmi,
stanco di… tutto.
Forse, perfino stanco di lei.
Lei e il suo comportamento… e le sue
parole… e la sua fottuta arrendevolezza, accidenti a lei!
Perché doveva sempre comportarsi così?
Doveva sempre... diavolo! Doveva sempre chiudersi, non dire nulla, ridursi all’ombra
di sé stessa prima di riuscire a parlare?! Non riusciva proprio a fidarsi di me?!
Era rimasta incosciente per un’ora e mezza, (una fottuta ora e mezza!) in cui io,
immobile e terrorizzato, avevo completamente perso coscienza di me. Ero morto,
dentro e fuori, incapace di agire, di essere di alcun aiuto, di svegliarla in
qualche modo. Incapace di prestarle aiuto, mi era limitato a fissarla,
spiritato, mentre tutti gli altri attorno a lei si adoperavano per fare
qualsiasi cosa per farla rinvenire.
E io, invece, ero là. Immobile e agonizzante, le tenevo la
mano, solo questo. Mi aggrappavo a lei per non dovermene separare. Per non
permetterle di lasciarmi. Incapace di pensare a come aiutarla. Incapace di
staccare gli occhi da quel viso che era il ritratto del tormento, e del dolore.
Della morte. Incapace di lasciarla andare. Incapace di aiutarla.
Incapace. Di nuovo.
E quando era rinvenuta, eccola là, finalmente decisa a
parlare, innaturalmente calma, come se non fosse presente, come se avesse
rinunciato a sé stessa. Seduta composta, provata da quello shock che l’aveva ghermita,
il bel volto affaticato eppure impassibile, si era decisa a dirci finalmente
tutta la cazzo verità.
Stupida.
Cosa le era passato per quella sua mente?
Pensava davvero che i legami di affetto, di amicizia, di
amore che ci univano a lei fossero così blandi e deboli? Credeva che l’avremmo
riconsegnata ai Volturi? Che…
Che cosa credeva
quella sciocca? Cosa?
Mi tremavano le braccia. Non riuscii a sostenere il mio peso
e crollai a terra, poggiando la guancia lesa sul manto erboso.
Per un momento mi limitai a fissare il mondo circostante,
prima di chiudere gli occhi, abbandonandomi al buio.
“Vorrei dormire” sussurrai.
Per un momento, solo per un momento, volli cedere alla tentazione di fuggire da quella
realtà.
Non volevo accettare tutto quello. Non volevo accettare
quella… che ci avesse condannato a morte.
Non volevo accettare di essere ormai nella rete dei Volturi.
Non volevo accettare la sua
resa incondizionata a quel che si ostinava a definire “il suo destino”.
Non volevo accettare.
No!
Riuscivo a vedere ancora tutti i dettagli. Nell’aria
risuonavano le urla che ci eravamo scagliati contro. La sensazione di quel
lieve pizzicore (poi trasformatosi in dolore vero) che lo schiaffo mi aveva
fatto provare. L’odore delle sue lacrime che, leste, le scorrevano sulle
guance. E la crudeltà delle sue parole che mi aveva trafitto.
“Vuoi morire. Benissimo.
Muori. Ma non aspettarti che piaga per te, dopo”
“Perché… sei così stupida?”
sussurrai.
Il dolore arriva improvviso, violento.
Lascia boccheggianti, storditi, incapaci di
ragionare o di agire. Ma il dolore permette di capire. Di comprendere il perché dei comportamenti,
dei nuovi interessi, della nuova visione del mondo; permette di capire ciò che
hai perso, o che perderai.
E a quel punto, sopraggiunge la rabbia, per
dimenticare sé stessi e ciò che ci fa soffrire.
La futura mancanza.
Mi rialzai, di nuovo furioso, di
nuovo distrutto dentro. Lacerato, consumato dalle fiamme, non sopporai quello
che mi circondava. Non aveva diritto di essere in pace. Doveva provare il mio
dolore. Doveva soffrire, doveva pagare.
“Perché?! Perché?!” urlai in un
ruggito, riprendendo la mia opera di distruzione.
La rabbia sembra essere una buona cosa, quando si
soffre.
Permette di sfogarsi, di urlare, di
distruggere, compensando quel vuoto che il dolore lascia nel corpo. Riempie,
dona energia, anche più di quanta si pensasse di poter possedere; e questa
energia deve sfociare, abbandonare il tuo essere, prima di distruggerlo
completamente. Dolore e rabbia, rabbia e dolore, un connubio perfetto per
distruggere sé stessi e ciò che si ama di più.
Alla fine di tutto si rimane
sfiniti, esausti.
Vuoti.
Sollevai la testa verso il cielo,
furioso, distrutto. Solo.
E urlai.
In quell’urlo racchiuso tutto il
mio dolore, la mia disperazione, la mia rabbia, il mio...
Caddi in ginocchio, sconfitto.
“Perché?” mormorai.
Ma solo il silenzio di quell’ora
tarda rispose al mio sussurro.
“Però! Non pensavo che sarebbe
arrivato il giorno in cui avrei visto il signor Edward Cullen ridotto… così”
Non mi mossi al suono di quella
voce, né tantomeno riaprii gli occhi. Il buio era così piacevole…
“Buonanotte, buonanotte, fiorellino…” canticchiò divertita “Certo,
dopo quasi quarant’anni di inattività tutto questo esercizio può stancare. Vuoi
che cacci qualcosa per rimetterti in forze, nonnino?”
Tentai di ignorarla nuovamente.
Era solo un rumore di fondo. Un fastidioso
rumore di fondo.
“Forse è meglio nipotino. Io sono
più vecchia, decisamente. Bello della nonna bionda e figa, vuoi che ti cacci un
piccolo Bambi? Non sei in grado di farcela da solo normalmente, figuriamoci adesso. Per
fortuna ci sono io!”
“Va’ via, Tanya” soffiai tra i
denti duramente, certo potesse sentire il mio flebile ordine.
“Scusa? Non ho ben capito: tu stai dando un ordine a me?” finse orecchie da mercante, sbruffona come suo solito “Sei sconvolto,questo si, ma non così tanto da dimenticarti con chi parli”
Allungai una mano sul terreno,
incontrando un sasso grosso quanto il mio pungo. “Ho detto vattene!” ringhiai,
lanciandoglielo contro.
Tanya non si scompose. In piedi
sul ramo di un albero a trenta metri da me, allungò una mano fermando il
misero ciottolo che avevo utilizzato come proiettile a un palmo dal suo naso;
sospirò stancamente sbriciolandolo tra le dita, e lasciò cadere la polvere che
venne trasportata dal vento prima di ritirate il braccio e incrociarlo insieme
all’altro sotto il seno, appoggiandosi al tronco.
“Wow. Devi essere davvero tanto sconvolto” commentò, per nulla
impressionata.
“Volgare e violento nello stesso giorno. Non l'averi mai creduto possibile"
Ignorala, ignorala, ignorala... Staccarle gli arti non risolverà nulla.
Lei non c’entra niente.
Questo continuavo inutilmente a
ripetermi, facendo forza sul quell’ultimo brandello di razionalità che ancora
permaneva nel mio corpo.
Mi rialzai in silenzio, rigido.
Con lo sguardo freddo puntato verso il bosco, cercando disperatamente la mia
unica consolazione nella tasca dei jeans. Alle mie spalle, Tanya saltò giù dal
ramo, leggera e agile, dirigendosi verso di me con passo felpato.
Afferrai il pacchetto aprendolo
con uno scatto rabbioso, prendendo quella maledetta sigaretta e portarmela alle
labbra. Ritrovai anche l’accendino e mi affrettai ad accenderla, inspirando
finalmente la prima boccata.
“Pensavo avessi smesso”
commentò.
“Beh, sbagliavi” abbaiai
arrabbiato.
“Hai fallito anche in questo?” sghignazzò Tanya, sedendosi sull’erba ai miei
piedi.
Ringhiai contro di lei, furioso.
“Ripeti, se hai il coraggio”
Tanya mi lanciò uno sguardo di
sufficienza. Pensi davvero di farmi paura?, commentò annoiata “Sembri un cane” completò ad alta voce.
Allungò una mano con l’intenzione
di toccarmi i capelli, ma mi scansai di botto, mostrando i denti.
Lo riporterai il bastone se te lo lancio, Bobby-Bau?, sghignazzò con
il pensiero.
“Sei qui per quale motivo?”
sbottai facendo un ulteriore passo indietro. Da solo: volevo restare da solo,
non era così difficile, no? Nemmeno una cazzo di sigaretta potevo fumare da
solo? “Vuoi farmi la predica? O preferisci solamente prendermi per i fondelli?
Oppure Alice ti manda a vedere se non sono partito per l’Italia per…”
“L’unica cosa che potresti fare
andando in Italia è farti ammazzare. Immagino che alcuni lo troverebbero senza
dubbio un intrattenimento piacevole, seppur breve” sbadigliò Tanya “Edward, per
quanto il tuo carattere bipolare sia, alle volte, molto divertente, non
dovresti farti arrivare il sangue al cervello così in fretta: sei già rosso
naturale, non c’è bisogno di farti esplodere una vena per pensare così tanto.
Considerando, poi, che sei tu il figlio riflessivo” Scosse il capo con falsa
tristezza. “Ma c’è qualcuno che ancora crede che i maschi Cullen siano
intelligenti? Giusto Carlisle, ma si è giocato la mia stima quando ha deciso di
mettere al mondo figli… in senso lato, ovviamente”
Per non rispondere aspirai. Non
era il caso di scherzare con me, non in quel momento. Avrei potuto seriamente
staccarle la testa. Non capiva, non ci poteva arrivare proprio.
Tanya si degnò, finalmente, di
riportare i suoi occhi su di me, e un sorriso divertito le increspò le labbra
carnose. “Certo, però, vederti fuori di testa è uno spettacolo delizioso” ghignò “Aspettavo da anni
un’occasione così propizia”
“Che. Diavolo. Vuoi” sillabai
lentamente, mal celando la rabbia.
“Ero
curiosa di vedere come avresti reagito a tutte queste emozioni umane” rise. Lei
rise, deliziosamente divertita.
Ringhiai, un suono basso e
minaccioso. Smettila. Smettila! Non sai
di che parli, non capisci! Smettila!
Mi fissò con il sorriso, tranquilla.
Batté il palmo della mano sull’erba alla sua sinistra, invitandomi a
raggiungerla. “Inoltre, vorrei una sigaretta. Le mie sono finite: Kate continua
a rubarmele”
Mi costrinsi a inghiottire un po’
della mia furia per acquistare un minimo di controllo.
“Poi sparisci” borbottai,
avvicinandomi a lei con riluttanza.
“Questo è ancora suolo pubblico”
sghignazzò. Che cosa ci trovasse di tanto divertente in tutto questo mi era
difficile capirlo.
“Allora vado via io”
“Oh, e smettila, prima donna! Hai
un po’ tanto rotto le palle con la storia della crisi!” sbottò lanciandomi
un’occhiataccia, per poi sdraiarsi di schiena sull’erba. “Buttati, che è
morbido!”
Le lanciai il pacchetto e
aspettai che si fosse accesa la sua sigaretta prima di sedermi al suo fianco.
Per un po’ nessuno dei due parlò.
Restammo lì, in silenzio, a fumare.
“Mi piace Bella” esordì infine Tanya, fissando il cielo.
Mi irrigidii, nervoso. No. Quello no.
“Certo, ha leggere tendenze
vittimistiche e un lato drammatico molto accentuato, però si
vede che è un tipetto... interessante” continuò,
intervallando le parole per creare dei cerchi di fumo.
Annuii brusco. Non mi andava di
parlare di lei. Non mi andava di
pensare a lei.
Tanya sollevò un sopracciglio,
fissandomi insistentemente.
“Cosa?” fui costretto a cedere
dopo un po’.
“Tutto qui?” rispose lei “Un
cenno del capo, e basta? Niente urla, scatti di rabbia, crisi isteriche da
teenager? Indifferenza pura? E dammi un po’ di spettacolo, accidenti!”
“Guardi troppa televisione”.
“E tu ti reprimi troppo” replicò
lei “Insomma, Ed, fino a cinque minuti fa eri il numero uno sulla lista nera
della forestale per il macello che hai fatto, e ora non provi nemmeno un po’ di
quella giusta, sana rabbia che avevi in corpo?”
Rimasi in silenzio, scrutandola
torvo per capire cosa realmente volesse da me. la sua mente era silenziosa,
calma. Non aveva realmente secondi fini.
Tanya alzò gli occhi al cielo.
“Ah, gli adolescenti! Sempre alle prese con questioni di cuore!” sospirò infine.
“Non io” replicai, gettando la
sigaretta.
Le mani di Tanya afferrarono le
mie guancie, pizzicandole. “Ma che carino, Edward è diventato un uomo!” mi
prese in giro “Forse è finalmente sbocciato il fiore del tuo romanticismo?”
Scacciai le sue mani con un gesto stizzito, sentendomi profondamente imbarazzato.
“Smettila di sparare stronzate!”
Tanya mi fissò offesa. “Ti
perdono queste volgarità solamente perché sei sconvolto e non capisci ciò che
fai” mi riprese severamente.
“Io so benissimo quello che
faccio!”
Mi tirò uno scappellotto dietro
la testa. “Cafone! Cafone e maleducato!” mi sgridò “Prova ancora a rivolgermi
volontariamente certe parole, e giuro che ti prendo a calci nel sedere”
“Sto tremando di paura al
pensiero!” ringhiai bellicoso.
Tanya scoprì i denti, negli occhi
una scintilla di rabbia.
Quella piccola parte del mio
cervello ancora in grado di ragionare lucidamente mi costrinse a notare che
venire alle mani con la mia cugina fosse un’ulteriore, inutile idiozia;
visto che già ne avevo combinate parecchie, mi imposi di ritrovare un contegno.
“Scusami, Tanya. Non avrei mai voluto
alzare la voce contro di te. Mi vergogno profondamente del mio comportamento incivile”
borbottai controvoglia. Galante e contrito, come etichetta impone, mi sbeffeggiò la mia coscenza così simile alla voce di Emmett, Fiera del Ridicolo, non ti temiamo!
Decisamente Emmett.
“O fingi meglio o ti risparmi
certe frasi da manuale, idiota” replicò voltandosi. Appunto!
“Beh, sei venuta qui tu. Io non
ti ho cercato” replicai acidamente “Sapevi come mi avresti trovato”
Feci per alzarmi ma quella strega
mi arpionò il braccio e mi costrinse a rimettermi seduto.
“Non abbiamo finito di parlare”
disse severa “Comanda al tuo cervellino di mettersi in moto e rispondi alle
domande che ti farò senza tergiversare, mentire o tentare di scappare. Ci siamo
capiti, cuginetto?”
“Tanya, non sono un bambino e tu
non sei mia madre. Non puoi obbligarmi a rimanere qui se non voglio” sbottai
divincolandomi. “Arrivederci”
Stavo giusto per scomparire nel
folto della foresta quando avvertii la sua presa salda intorno al polso. Prima
di capire cosa stesse succedendo, Tanya mi tirò indietro facendomi perdere
l’equilibrio. Sbattei il capo a terra incapace di evitarlo, e lei approfittò
della mia distrazione per sedersi a cavalcioni sul mio petto, imprigionando le
mie mani sopra la mia testa. Il suo sguardo era straordinariamente serio; mi
studiava, attenta, in attesa di una mia prossima mossa. Ma io ero troppo sconvolto
dal pandemonio di quella giornata per capire come avesse potuto sbattermi a
terra così facilmente, figuriamoci fare qualcosa come difendermi.
“Ora noi parliamo” sibilò,
capendo che non avrei reagito.
La sua voce riuscì a scuotermi
dal mio stato di incredulità. Le ringhiai contro, aggressivo, divincolandomi. “Quanto
pensi che ci metterei a spezzarti i polsi?”
“Se veramente non volessi
sfogarti con qualcuno, non ti saresti lasciato atterrare” replicò lei dura.
La fissai senza smettere di
ringhiare, ma lei, impassibile, rimase a osservarmi severa. Tentai di non
piegarmi al suo volere, ma alla fine mi arresi. Ero talmente stanco…
Poggiai il capo sul suolo, sospirando.
“Perché mi comporto così?” mormorai stancamente più a me stesso che a lei.
Non ti abbattere, pensò con dolcezza.
“Se ti lascio scapperai?” chiese,
trasformando la sua presa di ferro in una stretta gentile.
Scossi il capo, senza riaprire
gli occhi. Lei mi lasciò libere le mani, ma non accennò a togliersi dal mio
torace. Anzi, mi costrinse a piegare le ginocchia così da poter avere uno
schienale abbastanza comodo.
“Uhm… sai che non sei male,
Cullen, come sedia?” commentò sistemandosi meglio “Quasi, quasi ti affitto”
“Che vuoi, Tanya?” mormorai,
ormai senza più un briciolo di forze.
Stette un attimo in silenzio,
osservando il mio viso. Io rimasi zitto, ad occhi chiusi, beandomi
dell’oscurità a me congeniale. Avrei tanto voluto dormire…
“Voglio il tuo parere” iniziò
cauta “su tutto quello che ci ha detto Bella stasera”.
Un sorriso amaro piegò le mie labbra.
“Una domanda semplice, eh?”
“Tu rispondi e basta. Ho detto
che non devi tergiversare”
“E cosa vuoi che ti risponda?”
replicai irritato riaprendo gli occhi.
“Quello che davvero hai provato
oggi”
Scattai ancora, ringhiando.
“Perché, eh? Mi spieghi perché dovrei venirlo a dire proprio a te?!” urlai “E comunque, cosa dovrei
dire? Che mi sono sentito una merda quando Bella ha pensato che fossi la sua
nuova guardia carceraria? Che sono stato completamente inutile, oggi, quando
invece lei aveva bisogno di me? Che…”
Chiusi gli occhi per un secondo,
incapace di reprimere la voglia di piangere. Pazzesco.
Io, Edward Cullen, avevo voglia
di piangere. Se lo avessero scoperto i miei fratelli mi avrebbero preso in giro
per il resto della mia già dannata esistenza.
“Che…” deglutii, un fastidioso
magone in gola “per un attimo, ho pensato che non mi sarebbe importato nulla se
la tua famiglia… o la mia fossero
ridotte in schiavitù, purché Bella fosse libera'”
Mi rifiutai di guardarla,
provando un profondo disgusto per me stesso. Come avevo potuto anche solo
pensare, per un attimo, una cosa così orribile?
Volevo vendere la mia famiglia,
la mia intera famiglia, per una ragazzina.
Vendere le persone che amavo di
più al mondo, che avevano fatto di me quello che ero oggi, che mi avevano dato
gioia, amore, sostegno, per una…
Per Bella.
La rabbia sopraggiunse. Ero
disgustato in tal modo da me stesso che non desideravo altro che uccidermi,
farmi più male possibile.
Volevo tradire la mia famiglia.
Ringhiai contro Tanya, sperando
di scatenare la sua rabbia e riuscire così a venire a botte. Chissà, magari
il dolore del mio corpo che lentamente si ricomponeva avrebbe lenito per un po’
la mia mente sconvolta. In quel momento non pensavo a lei come una donna, come
una mia familiare, ma solo come un potenziale avversario. Volevo attaccare ed
essere ferito in risposta.
Ringhiai più forte, sentendo le
mani di Tanya afferrarmi malamente i polsi e inchiodarli ai lati della mia
testa un’altra volta.
Ecco, pensai quasi felice, ora
avrò la mia giusta punizione.
Invece, contro ogni previsione,
mi ritrovai le sue labbra premute con forza sulle mie.
Sgranai gli occhi, trovando Tanya
china su di me. Muoveva la sua bocca lentamente, in modo seducente, tentando di
farmi cedere alle sue lusinghe. Forzò l’accesso alla mia bocca, stuzzicandomi,
provocandomi, prima con brevi suzioni, poi mordendomi le labbra e tirandole
leggermente.
Il suo profumo era buono. Odorava
di spezie orientali, e di sogni, e promesse; il suo corpo sinuoso era
morbidamente premuto contro il mio, i capelli che, lentamente, scivolavano ai
lati del mio viso.
Tanya era una bella donna, senza
alcun dubbio.
Ma non era lei.
Mi liberai dalla sua presa e la spinsi
con forza, facendola volare lontano.
Con molta grazia, Tanya fece una
capriola e atterrò sull’erba, assorbendo l’impatto con le punte dei piedi. I
suoi occhi scintillavano di soddisfazione.
Un profondo ruggito nacque dal
mio petto e rimbombò per il bosco, ma non sembrò impressionarla poi molto. “Che
cazzo fai, eh?” sbottai. Al diavolo l’educazione! Mi pareva che ne avessimo già
parlato!
“Allora? Cos’hai provato?” chiese
sorridendo, eccitata, completamente sorda alle mie parole. “Ti senti
insoddisfatto, vero? Vuoi picchiarmi, giusto?”
“Tanya, se ti sei dato al
sadomaso, la mia risposta è sempre no!”
ringhiai.
“E rispondi, accidenti!” sbottò irritata,
ma senza perdere il sorriso. “Non ti è piaciuto, vero?”
“Certo che non mi è piaciuto!”
gridai “Non ti amo, Tanya! Non sei la donna per me, ficcatelo bene in testa!”
Incredibilmente, lei scoppiò
ridere. Felice, anzi, raggiante. Iniziò a battere le mani con allegria a stento
trattenuta, improvvisando passi di danza lievi e leggeri.
Io la fissai preoccupato, senza
abbandonare la posizione d’attacco. Ma erano tutti improvvisamente impazziti
nella mia famiglia?
Ridendo contenta, Tanya corse
verso di me e mi gettò le braccia al collo, facendomi barcollare.
La strinsi di riflesso,
impacciato, mentre mi trascinava in una sorta di balletto improvvisato.
“Edward!” cinguettò.
“Cosa?”
Scosse il capo con una risata. “Sono
così contenta!”
“Di avermi finalmente rubato un
bacio?”
Lo scappellotto fu abbastanza
forte. “Tesoro, sei troppo megalomane. Lavoraci su, nel tempo libero” mi
riprese.
“Non sei la prima a dirmelo” mi
lamentai massaggiandomi la testa “Si può sapere che accidenti avete tutti oggi?
Ridacchiò frivola, aggrappandosi
al mio braccio. Vi strusciò sopra la guancia, continuando a ridere. “Dai, parliamo un po’!” propose,
trascinandomi verso l’albero da me abbattuto. Spezzò alcuni rami per fare
spazio e mi costrinse a sedermi.
“Parlare? E di cosa?” domandai,
sempre più confuso.
Gli occhi d’oro brillarono.
“Di Bella!”
******
Bella’s pov.
Il tessuto delicato mi carezzava lieve il collo, scendendo lungo
le spalle.
Il suo profumo era speziato, estraneo alla mia memoria,
eppure così piacevole…
L’unica nota dolce a me concessa, in quel frangente.
Un altro tuono vibrò nell’aria, e mi raggomitolai ancor più
su me stessa. Alzai gli occhi, ripercorrendo per l’ennesima volta l’odore dei
tessuti disposti dinnanzi a me.
Seta. Cotone. Lino. Demin. Ancora cotone…
Cannella. Cannella e
fiori di ciliegio. Casa.
Sentii il cigolio della porta della mia camera, due volte; qualcuno
era entrato e l’aveva richiusa, segno che non volesse uscire. Che cercasse me.
Anche le ante del mio armadio si aprirono; riuscii a
scorgere il fondo della mia stanza da lì, anche se difficilmente. Quel posto era troppo grande, riflettei
con una parte della mia mente. L’altra, era concentrata sulla persona che mi
stava venendo a… controllare.
Il profumo si fece più intenso. Mi stava cercando, ed era
vicino.
“S-sono qui”.
Li dovevo assicurare della mia presenza. Non avevo
intenzione di scappare, glie l’avevo detto. Non volevo che finissero nei guai
per causa mia, ma naturalmente non si fidavano più di me. Non dopo aver scoperto tutto.
No. Non si fideranno
mai più di me.
“N-non… non ho intenzione di sca-scappare”.
Li rassicurai ancora, rannicchiandomi all’angolo. Non si fideranno mai più di me.
Avvertii i passi leggeri sul pavimento farsi sempre più
vicini, finché la figura di Esme non apparve tra le fila di appendiabiti disposti
ordinatamente di fronte a me. Sembrava molto, molto preoccupata. Angosciata.
Avrà paura per la sua
famiglia. Sarà venuta a sincerarsi che il mostro rimanga relegato in una
camera. Sicuramente temerà qualche mio atto offensivo contro la sua oasi di
pace.
Non poteva saperlo, ma io non avrei mai fatto loro del male.
Mai.
“Piccola mia”
La guardai, e sinceramente non capii se i miei occhi riuscirono
a esprimere l’agitazione che provai in quel momento. In verità, non ero molto
sicura che riuscissero a esprimere una qualsiasi altra emozione per il resto
della vita.
Piccola mia? Come…
Come può, come può
chiamarmi così? Come?!
Non si rende conto di
ciò che sono, di ciò che potrei fare, a lei e agli altri?
La vidi fare un passo verso la mia direzione e di riflesso
mi ritrassi ancora di più contro il muro, non permettendomi quasi l’onore di
respirare la sua aria. Il vestito di lino leggero mi calò dinnanzi agli occhi,
mentre scossi febbrilmente la testa, non volendola al mio fianco.
Non posso, non voglio…
non la voglio vicino!
Se ne deve andare!
Via! Via di qui! Come ha fatto… come ha fatto…
Come ha fatto Edward.
Stupidamente, ripensando a lui, le lacrime tornarono a
scorrere lungo il mio viso.
Edward che muore per colpa mia. Edward con una mantella
scura, gli occhi rossi, scuri come il sangue. E accanto a lui, Alice; una Alice
differente, sadica, insensibile.
E piano piano il suo volto si trasforma in quello di Jane. La Voltura si avvicina a me,
le dita sporche di sangue, e ancora una volta le riappoggia sulla mia guancia.
“Ben fatto, Isabella” dice “Li hai portati tutti qui”.
E vedo Emmett, e Rose… ed Esme e… e Jasper e… Carlisle, disumano con quegli occhi come
braci rosse.
No, no! Non voglio, no!
Scossi il capo ancora più forte, premendo i polsi contro le
tempie, non riuscendo ad accettare di averli trasformati io. Non posso, non voglio! No!
“Sht, sht, Bella! Stai tranquilla, va tutto bene. Ci sono
qua io”
Non mi calmai al suono della voce di Esme. Nemmeno il tocco
gentile delle sue mani sulle mie guance riuscì a placarmi, anzi, mi agitò di
più.
“Via! Via! Vattene!” le inveii contro, tentando di
allontanarla.
Fu estrema, invece, la facilità con cui lei si avvicinò più
a me, evitando i miei colpi e asciugando le mie lacrime. Riuscii a vedere il
tormento nei suoi occhi farsi ancora più evidente, e anche le mie lacrime
aumentarono.
“Va’ via… per favore…” gemetti, stanca. “Vattene!”
“No” rispose semplicemente, mentre con un movimento lento
continuava ad asciugarmi le lacrime.
“Perché resti qui? Devi andartene… devi andare via” mi
lamentai sofferente. Non vedeva che soffrivo? Non capiva quanto mi faceva stare
male?
“Perché?” rispose con la stessa ingenuità di poco prima
“Perché sei un Envrial – qualsiasi cosa sia, poi. Perché vuoi stare da sola? O
per una qualsiasi di quelle stupidaggini che hai detto prima?”
Stupidaggini?
Lei… lei… come poteva… stava per caso giocando con le vite
dei suoi cari? Era un test, o uno scherzo? Voleva… che diavolo voleva fare?
Cosa voleva da me?!
Mi divincolai dalla sua stretta, sentendomi soffocare.
Dovevo allontanarmi. Da lei, dal suo sguardo, da quell’amore che trapelava da
ogni suo gesto. Io… io…
Non era giusto. No, no.
Scossi il capo, fissandola agitata. Sentivo i miei muscoli
contratti, pronti a scattare, a portarmi via. Volevo correre via da lei, e da
tutto ciò che rappresentava. E non potevo.
Esme mi fissò impassibile, sollevandosi lentamente per
tornare in posizione eretta. I suoi occhi non abbandonarono i miei,
sottoponendomi a un esame attento e scrupoloso.
“Ora smettila, Isabella” disse calma.
Scossi il capo. “No”
“Ti rendi conto del livello che ha raggiunto il tuo
infantilismo?” proseguì.
“Infa… infantilismo?” ripetei sbalordita. “Ma che… ma… ma
che ne sai?!”
Fissai furiosa quella donna, che al contrario non mostrò la
benché minima traccia di emozioni sul suo volto di cristallo.
“Come ti permetti di giudicare le mie azioni come
infantili?” urlai contro di lei “Tu non lo sai… non lo sai cos’ho dovuto patire
in tutto questo tempo! Non puoi
capirmi!”
“Potrei provare, se tu me ne parlassi” replicò lei.
“I-io… no! No! Ma come puoi chiedermelo? Io non posso, non
posso dirvi…”
“Allora il problema non sussiste” replicò lei “Non è vero
che non puoi. È che non vuoi dirci
nulla. È differente, come concetto, e la scelta tra questi due verbi ha delle
conseguenze importanti in entrambi i casi. Scegliendo di non volerci raccontare
la verità sei arrivata a questo punto. Credi che ora, visto il brillante
risultato, possiamo ottenere delle risposte senza arrivare al tuo esaurimento
nervoso?”
“Non ti permetto di…”
“No, credo che ora tu mi permetterai un bel po’ di cose”
Non avrei mai pensato che Esme potesse essere soggetta a un
sentimento quale l’ira, eppure era così anche per lei. I suoi occhi facevano
paura: brillavano di un fuoco diverso, intenso, brillante, intimidatorio. I
suoi tratti induriti avevano reso il suo visto ultraterreno; gli dèi
dell’Olimpo dovevano sminuire dinnanzi alla potenza che emanava in quel momento.
Mi sentii piccola, insignificante, vicino a lei: provavo il
forte desiderio di scappare via, nascondermi. Gli occhi iniziarono a bruciare a
causa della mia ostica decisione di trattenere le lacrime che, abbondanti,
volevano scorrere lungo le mie guancie.
“Credi di essere l’unica ad avere una storia triste alle
spalle?” iniziò, arrabbiata “Pensi di essere la sola a preoccuparsi della
felicità e dell’incolumità di questa famiglia? Hai davvero questa superbia,
Isabella? Sei così certa di essere tu
la causa di tutto?”
Annuii, intimidita. Era colpa mia.
“Beh, ho una brutta notizia per te, signorina” replicò
spietata Esme “Non è stata colpa tua.
Non è colpa tua se Aro ci vuole morti e non è colpa tua se abbiamo tutta
Volterra contro. Aro vuole distruggerci già da tempo e cerca un solo pretesto
per farlo. So benissimo che vuole vedere Carlisle morto fin dal loro primo
incontro, perché è l’unico che sia andato contro tutto quello che lui
rappresenta. So perfettamente che Carlisle non ha trovato solo una dieta
diversa, ma ha proposto un radicale cambiamento nel mondo dei vampiri. Ha
permesso loro di scegliere cosa diventare. Non si tratta di bere sangue
innocente o animali, si tratta di un completo cambio di vita. È per questo che
Aro lo vuole morto, e vuole morti tutti noi. Ma, magari mi sarà sfuggito la tua
colpa: dimmi, quando ancora non ci conoscevi, hai fornito molte informazioni,
ai Volturi? E quando non eri ancora al mondo?”
“Smettila!” singhiozzai tappandomi le orecchie “Io n-non ho fatto niente!”
“Appunto!” strillò
la vampira, esasperata “Tu non hai fatto niente! Niente, Isabella! La tua unica
colpa, nei nostri confronti, è stata quella di portarci una felicità che non
credevamo più possibile! Non ti rendi conto di quello che ci hai regalato con
il tuo arrivo, presa come sei nel vedere solo il lato negativo delle cose. Ma
io l’ho visto, Bella, e vedo tutt’ora, in ogni momento. Vedo la gioia, la
felicità, l’amore che hai portato nelle nostre vite. E se sei così cieca da non
vedere tutto questo, te lo mostrerò io”. Mi fissò un secondo, riprendendo
fiato. “Tutti noi, qui, abbiamo storie tristi alle spalle. Tutto noi ci
sentiamo dei mostri. Ma abbiamo il coraggio di chiedere aiuto, quando ne
abbiamo bisogno”
Tacque, in attesa di una mia risposta. Io continuai a
fissarla, piangendo.
Ma cosa… cosa voleva da me? Perché doveva farmi sentire
così?
Voltai il capo, rifiutandomi di guardarla. Strinsi i pugni
lungo i fianchi, reprimendo un singhiozzo.
“Sentirsi in colpa è la strada più facile, Isabella. Puoi
continuare a darti la colpa in eterno, oppure provare a cambiare”
“Tu cosa ne sai?” urlai ancora, tornando a fissarla
“Cosa, me lo spieghi? Mi spieghi cosa cazzo sai di me, eh? Tu non lo sai, non
sai niente! Non sai le vite a cui ho posto fine, le atrocità che ho commesso!
Tu… tu hai qualcuno che… che ti ama… una famiglia… Io ho perso tutto! Tutto! Non
sono altro che una macchina da guerra! E tu… tu vieni qui a parlarmi di scelte…
di futuro… non so a che gioco vuoi farmi giocare, ma non ci sto! Sono già un
mostro per conto mio, e non…”
Non mi sarei mai aspettata una simile reazione da parte di
Esme, ma, ammisi col senno di poi, di aver davvero esagerato.
“Smettila”
Tornai lentamente a volgere il mio viso verso quello di
Esme, incredula; esitando, portai una mano sulla mia guancia destra, dolorate.
Esme Cullen mi aveva appena dato uno schiaffo.
“Smettila di dire tutte queste idiozie” sibilò ancora
furiosa, abbassando la mano. I suoi occhi rilucevano di rabbia repressa.
Sembravano appannati, opacizzati da un velo di lacrime inesistenti.
“Isabella, lo dico oggi per l’ultima volta. Tu sei mia figlia. E in quanto tale, non
ti permetterò più di credere e di ripetere certe cazzate. Non sei un mostro.
Non lo sarai mai”
******
Edward’s Pov.
Tanya cadde rovinosamente a terra, la sigaretta accesa, la penultima
del mio pacchetto, che scivolò dalle sue labbra rotolando sull’erba umida di rugiada.
Portò una mano sul suo stomaco come per calmarne i sussulti causati dalle risa,
e si raggomitolò su se stessa.
Io tentai di riacquistare una parvenza di autocontrollo, ma
senza molto successo: non ero messo mlto diversamente da lei. “E… e poi…”
singhiozzai tra le risa “Ha gonfiato le guance e… ha afferrato la scopa…”. Le
risate mi impedirono di continuare. Quelle di Tanya erano veri e propri ululati
“E ha cominciato a… a dargliela in testa… gri-gridando "È colpa tua, babbuino decerebrato! Sei un
troglodita! Nella testa hai due neuroni, uno in perenne stand-by, e l’altro che
gira su sé stesso alla ricerca della morte"!”
Fui sopraffatto dalle risate e non potei proseguire, ma il
ricordo di Bella ricopriva Jasper di colpi di ramazza era meraviglioso: troppo
imbarazzata dal comportamento protettivo di lui – solamente perché aveva
terrorizzato a morte Jhonson Stewart che aveva parlato di lei in termini non
adeguati; era comprensibile una sua reazione. Io avrei fatto anche di peggio –
aveva afferrato la prima arma che le era capitata sotto mano e aveva dato
inizio al massacro. Era stato esilarante vedere Jasper indietreggiare parandosi
il volto con le braccia mentre una gnappetta di appena un metro e sessanta agitava acari e polvere contro di
lui.
Tanya tentò di far leva sulle braccia per mettersi su.
“O-oddio!” ansimò, calmandosi “Non avrei mai pensato che Jasper potesse fare
qualcosa del genere!”
“Jasper adora Isabella” risposi con semplicità.
“Si vede” concordò lei “Stasera l’ho visto abbastanza
confuso. Non sapeva chi proteggere, vero?"
Spostai lo sguardo, incupendomi. “Come rovinare il momento”
mormorai, scontroso.
“Edward, non puoi ignorare la realtà” sospirò Tanya. “Soprattutto,
queste realtà”
“E da quando sono molteplici?”
Lei non rispose. E io rimpiansi amaramente l’istante in cui
decisi di voltarmi verso di lei per capire il motivo del suo mutismo.
“Guarda che lo so cosa ti trattiene” mormorò senza guardami
“E di certo non sono le quattro patetiche verità messe insieme da Isabella”.
Fu io, stavolta, a rimanere in silenzio. Ancora con questa
storia, questa maledetta storia…
“Verrai a vedermi, vero?”
“Si potrebbe tentare, tu che dici? Sono sempre punti esperienza”
“Ed-die… fre…”
“SEI SOLO UN MOSTRO, EDWARD!”
Mi passai una mano tra i capelli, reprimendo quelle voci,
quei ricordi. Non era stata… io non…
“C’è sempre lei, eh?”
!Sentivo lo sguardo di mia cugina perforarmi la nuca. “È così, vero? C’è sempre quella
stronza!” sbottò battendo il palmo a terra.
“Senti, io…”. Fuggire. Ora. Subito.
“No, senti tu me, Edward! Per una fottuta volta, tappati
mente e bocca e fa parlare me!” ringhiò furiosa. “Sempre, sempre, in ogni
occasione. Le catene con cui ti sei legato per una cosa al di fuori della tua
portata… sei uno schiavo, Edward!”
“Non… questo non è vero” mormorai, nervoso.
“Nega la realtà, se ci riesci”. Tanya stava gettando benzina
sul fuoco, sfidandomi a quel modo. “Nega!”
“Puoi smetterla, per favore?” ringhiai, soffocato dal mio
stesso rimorso. Non adesso, non ancora.
“Vuoi continuare a prenderti in giro e a prendere in giro
tutti gli altri?”
“Taci!” ringhiai alzandomi.
“No, Edward! Non scapperai ancora una volta!” urlò lei,
fermando la mia avanzata con uno strattone al mio braccio.
Con un ringhio mi girai e la spinsi, scagliandola lontano; sbatté
contro un albero, spezzandolo di netto. Il fragore del tronco che crollava
miseramente a terra rimbombò nella notte.
“Non intrometterti nella mia vita!” urlai furioso assumendo
la posizione d’attacco.
Tanya si rialzò, un ringhio sordo nel petto. “E tu non
mandarla a puttane!” replicò.
Con uno scatto mi fu davanti, spintonandomi all’indietro.
“Non ti lascerò nuovamente commettere idiozie perché vuoi assolutamente
prenderti la colpa per tutto!”
L’attaccai, reso cieco dalla furia e dal senso di colpa.
Doveva stare zitta, zitta! Lei, e quelle voci… quei ricordi…
Facevano male. Non lo capiva quanto facevano male?! Perché
aveva tirato in ballo quella storia?
Perché, maledizione?
Le afferrai le spalle, tentando di lanciarla lontano; ma
Tanya l’aveva previsto, così scartò di lato, tentando di aggirarmi. Lessi i
movimenti delle sue braccia pochi secondi prima che mi raggiungessero, così
evitai la sua presa, spingendola invece con forza lontano da me. Si rialzò
immediatamente con un ringhiò sordo, lanciandomi un sasso grande quanto la mia
testa e poi velocemente corse nella mia direzione, cercando di usare
quell’improvvisazione a suo vantaggio; evitai il masso ma il peso di Tanya mi
crollò addosso, facendoci cadere sul manto erboso e rotolare per qualche metro
finché non lasciammo entrambi la presa, separandoci con uno scatto repentino.
Atterrammo lontani, io su un albero, accucciato, pronto a
scagliarmi nuovamente contro di lei. Tanya mi fissava ringhiando dal basso,
pronta ad evitarmi.
“Sei un maledetto vigliacco, Edward Cullen!” sputò rabbiosa,
trucidandomi con lo sguardo.
Ringhiai, feroce.
“Nega, se puoi! Nega!”
mi provocò ancora “Sei scappato vent’anni fa, e
stai scappando ancora. Sempre, sempre lo farai, codardo!”
“Taci!”
“Codardo!”. Con un
balzò atterrò sul ramo sopra il mio, fissandomi con odio. “Non vuoi fare nulla
per cambiare! Non abbracci le possibilità che la vita ti offre! Ti rifiuti, Edward! Tutto per colpa sua!”
“Sta’ zitta, Tanya!” ringhiai furibondo. “Non lo sai, non
sai di che stai parlando! Non sai un cazzo di me!”
“Sono l’unica a cui l’hai detto, mi sembra!” replicò lei “E quindi, mio caro
ragazzino, credo di essermi fatto un’idea piuttosto precisa di quello che è
successo, e di quello che ancora ti succede!”
“Ti sbagli!”
“Ah, davvero?!”. Stavolta fu lei ad attaccarmi, scagliandosi
contro di me veloce come un lampo, mirando istintivamente al collo.
Ritrassi il capo, ma lei riuscì a gettarmi conto il tronco antico che spezzai,
facendo precipitare così me e lei nell’intricata rete di rami secchi. A pochi
metri da terra, le afferrai un braccio e la scagliai lontano da me, atterrando
in piedi dopo una breve capriola. Mi diedi nuovamente lo slancio e mi lanciai
contro di lei, ancora in aria per il forte lancio con cui l’avevo respinta.
“Non sai un cazzo di me! Non sai niente!” urlai furioso,
mentre il dolore che quei ricordi che credevo sepolti tornava a torturarmi.
“Eddie!”
“SEI SOLO UN MOSTRO, EDWARD!”
Chiusi gli occhi, reprimendo il dolore e il bruciore che mi
irritava gli occhi, ultimo resto della mia umana capacità di piangere, e quasi
senza accorgermene chiusi la mano a pugno e lanciai un destro sul volto di
Tanya.
“Parli di cose che non sai, che noi puoi capire!” urlai
disperato, prendendomela con lei. Le afferrai una caviglia, dandole un secondo
pugno. Lei non fece nulla per difendersi. “Non sai cosa provo! Non puoi
capirmi!”
“Sono l’unica persona a cui l’hai raccontato, Edward!” replicò
ancora lei ringhiando, restituendomi il favore. Colpì il mio stomaco con un
calcio, mozzandomi il fiato, e poi mi lanciò un destro perfetto che mi scagliò
lontano, sull’erba fredda; si lanciò contro di me colpendomi con un altro calcio
nello stomaco. “Questo vorrà pur dire qualcosa!”
“È stato solo uno stupido errore!” ringhiai, scartando il suo
successivo pugno diretto alla mia faccia, prima di contrattaccare.
“Ah, un errore, eh?!” ringhiò lei. I suoi colpi si fecero
più veloci e meno precisi, guidati dalla rabbia che stava prendendo il
sopravvento su di lei. “Sembra che la tua vita sia un susseguirsi di cazzate e
errori! È stato un errore questo, e pure quello! Ce l’hanno tutti con me, che
sono piccolo e nero! E per questo sono autorizzato a lasciare che la mia vita
vada a rotoli, evitando come la peste tutte quelle occasioni che potrebbero concedermi
un po’ di felicità!”. Con l’ultima parola mi sferrò un gancio talmente forte da
farmi perdere l’equilibrio e cadere a terra di schiena.
Prima che potessi rialzarmi me la trovai addosso, intenta a
prendermi a schiaffi. “Beh, sai che c’è? La vita è ingiusta con tutti, Edward,
ma offre anche tante occasioni per essere felici! Ma tu no, tu devi sempre,
sempre, sempre rinunciare! Sempre, costantemente! Sei un fottuto, coglione,
autolesionista del cazzo, che sta per lasciarsi scappare una donna meravigliosa
per colpa del fantasma di una puttana come Ev… Aaaah!”
Non la lasciai concludere. Accecato dalla rabbia, dal
dolore, dalla consapevolezza, bloccai la sua mano e poi tirai, fino a che il braccio
di Tanya non si staccò con un’orribile lacerazione, mentre il suo urlo di
dolore si disperdeva nell’aria. L’unico suono in grado di farmi acquisire un
po’ di lucidità.
Fissai inorridito prima l’arto tra le mie mani, poi lei,
prima di togliermela di dosso e saltare lontano, continuando a stringere il
braccio candido di mia cugina.
“I-io…” balbettai, osservandola impotente, rendendomi conto
solo in quell’istante di ciò che avevo fatto.
“Lascia perdere, Edward” replicò duramente, cercando di
nascondere il dolore nella sua voce. Io riuscivo solo a fissare il sangue scuro
che le imbrattava le vesti. Non mi guardava il viso, e stringeva la mano
intorno alla vita.. “Dammelo, prima che perda troppo sangue e non possa più
riattaccarlo”
Mi avvicinai velocemente a lei, osservando la ferita che le avevo procurato. Mi
strappai velocemente la camicia, e riavvicinai l’arto alla spalle, osservando
come la nostra natura curasse ferite del genere. Tanya emise un gemito mentre
ossa, tendini, cartilagine e arterie andavano ricucendosi, e io mi sbrigai a
fasciare la ferita. Con il resto della stoffa, legai il braccio alla spalla;
prima di un paio d’ore la ferita non si sarebbe rimarginata, e avrebbe dovuto
riacquistare il pieno controllo dei movimenti solo in mattinata.
“Mi spiace” mormorai, mortificato.
Lei alzò le spalle, gemendo. “Sono altre le cose per cui
dovresti dispiacerti”
“Tanya, io…” ritentai, ma lei si alzò, allontanandosi da me
a grandi passi.
“Va bene, d’accordo, ho capito, ti dispiace avermi staccato
un cazzo di braccio!” strepitò arrabbiata dandomi le spalle. Tremava.
“Ascolta…”
“No! No, sono stanca di ascoltare!”. Si girò con un
singhiozzo, gli occhi lucidi. “Ti ho ascoltato fino ad ora! Ti ho ascoltato per
anni! So tutto di te, di ciò che eri prima e dopo di lei! Vedo cosa sei adesso,
e ne sono così felice, Edward, così tanto… tu non puoi immaginare! Però…
cazzo…”. Tirò su con il naso, in balia dei suoi sentimenti. “C’è sempre Eve che
ti ferma! Sempre le sue parole del cazzo! Quella puttana ti ha affibbiato una
colpa sua, e tu… tu te la sei presa senza contestare! E anche se… se te l’ho
detto, che non è stata colpa tua, tu…”
Gli occhi mi bruciavano. Volevo piangere, volevo
disperatamente piangere con lei.
Perché Tanya aveva ragione. Eve, e Ginny (la mia piccola
Ginny) avevano influenzato la mia vita, e sicuramente avrebbero continuato.
Mi avvicinai a Tanya, che singhiozzava ancora, disperata. Mi
afferrò la mano supplicandomi con lo sguardo.
“Dimmi che non rinuncerai a lei” singhiozzò “Dimmi che non
la lascerai andar via. Lo sai che è lei! Lo sai
cazzo! Te lo si legge in faccia!”
L’abbracciai, silenzioso, lasciando che i suoi singhiozzi
divenissero i miei.
“Ti prego…”. Ammettilo.
“Io”
….
“Non posso”
L'angolino che vorrei:
Prima di qualsiasi altra cosa, scusatemi.
So
che non basta a giustificare un'assenza così lunga, ma
concedetemi questa frase di circostanza perchè è
realmente sincera. Il motivo che mi ha spinto lontano da efp
così a lungo non riguarda problemi in famiglia o di salute,
grazie al cielo, ma è stato semplicemente dovuto a una persona
che non sto qui a menzionare, che è riuscita a rubarmi non la
creatività, ma ancor perggio la voglia
di scrivere. Questo
capitolo si è scritto in questi mesi quasi da solo, riflettendo
ciò che ho provato in prima persona. E piano piano, frase dopo
frase, si è scritto da sè, sconvolgendo completamente la
storia.
Ciò che i personaggi fanno, dicono e pensano è qui
più che in qualsiasi altro capitolo la voce diretta della mia
psiche, nelle sue più varie sfaccettature: sono consapevole che
forse sarà oggetto di critiche più che altrove (almeno
fino a che il mio cervello non partorirà qualcosa di peggio), ma
non ci sono stati versi di modificarlo. E' così e basta,
altrimenti la storia così come si è sviluppata in
seguito, non potrà andare avanti. E credetemi, tornare indietro
è impossibile: questo è un punto di svolta non solo per
me, ma per i miei personaggi - qui Edward, Bella nel/i prossimi, The
Cullen's pure.
Ma andiamo a fortnire una giustificazione e una spiegazione alle due parti che compongono questo giro di boa:
a)
Eddish: da autolesionista agonizzante desolato e desolante a mortal
fighter e poi nuovamente a vittima. Credo che l'abbiamo completamente
reso OOC quando ha iniziato ad alzare le mani contro Tanya, e con
questo gesto temo di essermi attirata una valanga di recensioni
negative. Bene, lasciatemi chiarire una cosa: ovviamente Edward
è disgustato da sè stesso per aver alzato le mani contro
Tanya - nel prossimo (o in quello dopo ancora? O in un extra?) vi
mostrerò come ha reagito una volta che Tanya l'ha piantato nel
bosco. Ho lasciato immutato il suo passato da Darkwing Duck - Vigliante Notturno, che
influsisce sui suoi comportamenti a causa di due presenze fondamentali
di quel periodo: ciò che tormenterà Edward da
qui in poi per un po', è essere divetato come coloro a cui dava
la caccia. IO E LUI DISPREZZIAMO LA VIOLENZA SULLE DONNE, ma vorrei che
capiste che se stacca il braccio a Tay-Tay non lo fa perchè in
collera con lei, ma perchè lotta contro qualcuno nella sua mente
di cui proietta l'immagine su di lei. I particolari saranno raccontati
a Bella più avanti (molto più avanti, rende noto il mio Emmy interiore).
b)
Bellina: la nostra traggggica Bells ha iniziato la sua transizione. In
questo capitolo piange, si dispera, fa la lagna e si lascia sopraffdare
da tutto più che negli altri capitoli. Ma sarà l'ultima volta in cui la vedremo
proprio così depressa, anche perchè mi ha stufato (poverina, la
faccio sempre passare per una povera indifesa fanciulla). Super Bella
alla riscossa già dal prossimo capitolo.
c)
L'intervento di Tanya e quello di Esme:
sono le uniche due in grado di
combattere e tirare su i nstri emo-eroi , la prima perchè
conosce Edward veramente e ci tiene a lui (sempre i particolari nel
prossimo capitolo) e la seconda perchè è già stata
provata e temprata dalla perdita di un figlio, e non potrebbe
sopportare di perderne un'altra. Per di più, Tanya come
capo-clan e Esme come madre devono e sanno mantenere la lucidità
quasi in ogni momento, per salvaguardare i loro cari e ciò che
sta loro a cuore. Perchè non è intervenuto Carlisle?
Perchè primo, sta discutendo con Eleazar, e secondo ci è
leggermeeeente rimasto male quando Bella già da detto di non
considerarlo padre - se non sbaglio, nel capitolo prima la invogliava a
chiarmarlo papà o qualcosa del genere (con tutto che sto
rimettendo mano a tutti i capitoli precedenti, faccio confusione nel
ricordare se è un'aggiunta o c'era già. Vabbehsivedràpoi) .
Per
gli altri, vedrete nel prossimo capitolo, che è in fase di
stesura, e mi risulta molto difficile non tanto l'ideazione ma la
scrittura, in quanto cerca di coinciliare stili di vita diverssissimi
tra loro, e non riesco a rendere l'idea chiaramente come vorrei. In
termini temporali, forse intorno al 15 dicembre. Di sicuro non
più dopo anni.
Un
paio di cose ancora:
in questo periodo di assenza ho ricontrollato
l'intera storia, e mi sono accorta di una lenta evoluzione in essa; ho
sottoposto i capitoli ha una nuova stesura, non muntando
sostanzialmente la trama e gli avvenimenti in esso descritti, ma ci
tenevo a dire che man mano che aggiornerò posterò un paio
di capitoli ritrasccritti, con ulteriori dettagli e particolari.
Vi invito a rileggerveli corretti, perchè sicuramente saranno
più corposi. Se volete lasciarmi una vostra opinione, fatelo nei
commenti ai nuovi capitoli, per piacere.
Purtroppo
le recensioni a questo capitolo non sono ancora pronte. Le
aggiungerò appena avrò finito di rispondervi.
Grazie
mille a tutti voi, che avete scoperto, continuato a credere, amato e
seguito "Solo Grazie a Te": questa è la vostra storia.
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Capitolo 33 *** Punti di Vista (Primo Passo) ***
SGT 33
Capitolo 33 – Punti
di vista.
(Primo Passo)
Bella’s pov.
“… E quindi pensi che sia tutto inutile?”
“Per il momento sì. Non ascolterà nessuno”
“Come al solito”. Il cigolio sordo di una porta che si
chiudeva.
“Poggiala lì, sul tavolo”
“Pensi che sia una scelta giusta?”
“Credo che sia semplicemente una scelta, Carmen. Giusta o
sbagliata sarà il futuro a mostrarcelo”
“Sì, ma forse potremmo intercedere noi”
Una risata calda, appena accennata. “Noi? Con le teste calde
che ci ritroviamo a dover affrontare?”. Ancora quella risata. “No, non ci
sperare”
“Possiamo sempre guidarli. Dar loro un suggerimento”
“Non credo”. Questa voce era molto più vicina delle altre a
me. “Che lo seguirebbero. Faranno di testa loro come al solito. Creando
soltanto caos, aggiungerei”
“Che poi dovrà essere sistemato da noi, come al solito”. Uno sbuffo. “Ah, che fatica essere genitori!”
“Onori e oneri, Carmen”
“Sarebbe molto carino se ogni tanto ci dessero ascolto
subito, senza dover prima mandare all’aria il loro mondo”
“E che gusto ci sarebbe nel crescerli se non distruggessero
le loro opinioni ogni volta? Il vederli cambiare a seguito dei loro errori,
migliorare…”
“Carl, alle volte sei davvero troppo filosofo”
“Solo perché tu osservi il mondo con un’ottica troppo
calcolatrice, Elly”
“Ma dico, scherzi? Io vendo dalla calorosa Spagna, dove si
pensa con il cuore. Ho la passione…”
“Nei lombi?”
“Non nel sangue, voglio sperare”
“Nel cuore”.
Borbottio offeso.
Mugugnai una protesta, dando le spalle a quelle voci. La
testa, le palpebre, il corpo… tutto era troppo pesante. Anche il cuore, in una
maniera quasi incredibile.
Due labbra fresche sfiorarono la mia fronte, così mi costrinsi
a riemergere dal mio torpore per alzare il viso incontrando gli occhi scuri di
Esme sopra di me. “Sei sveglia, allora” attestò.
Arrossii. Borbottai una risposta vagamente affermativa,
abbassando lo sguardo.
La sentii emettere un piccolo sbuffo, prima che sfregasse le
mani sulle mie braccia e si alzasse. Mi tirai su anch’io, notando così Carmen
seduta al bordo del letto, Eleazar appollaiato sulla mia scrivania, che faceva
dondolare pigramente un piede nel vuoto, e infine Carlisle con in mano una
tazza fumante, in piedi vicino al piccolo comò.
“Hola!” mi salutò
calorosamente Carmen “Stai meglio, piccola?”
Annuii, non trovando la forza di parlare. Carlisle posò la tazza
e si avvicinò a me, inginocchiandosi per
trovarsi alla mia altezza. Mi scrutò a lungo, senza parlare, mentre io
stringevo forte la mia coperta a disagio.
Sospirò, rialzandosi. “C’è del the appena fatto, qui” disse,
dandomi le spalle “Bevilo piano”
Si avviò verso la porta, seguito da Esme, ed entrambi se ne
andarono senza voltarsi, chiudendosi poi la porta alle spalle.
Non distolsi gli occhi dal legno chiaro, senza capire, senza
riuscire a dare una spiegazione a quella situazione, senza… capire.
Sapevo solo che ero esausta, spossata, e sola. Per la prima
volta, in casa Cullen, ero completamente sola.
Chinai il capo, fissando la trapunta che stavo martoriando
con le dita; avevo la spiacevole sensazione di non aver compreso tutto, di aver
fallito. Ero confusa, e stanca e… tanto
stanca.
“Piccina”. Carmen venne al mio fianco a passo umano, forse
diffidente, forse per lasciarmi il tempo di allontanarla nel caso non avessi
gradito il suo gesto. Non feci nulla se non tornare a guardare la porta, così
lei si sedette; lentamente, portò una mano verso il mio volto per scostare
alcune ciocche dalla fronte.
“Sono andati via” osservai sbalordita, continuando a
guardare la porta, sperando di vederli tornare con un'altra coperta, la
colazione, un qualsiasi motivo che spiegasse perché se ne fossero andati senza
parlarmi. Poi, però, realizzai.
“Sono… andati via” soffiai abbassando il volto. Annuii. “Va
bene. È la cosa migliore”
Si erano arresi. Era
ciò che volevo, no?
“Oh, no, tesoro! No!” mi riprese Carmen, prendendo il mio
volto tra le mani e fissandomi compassionevole. “Non se ne sono andati via per
quello che hai detto tu, sciocca! Assolutamente. Né Carlisle né Esme sono il
tipo, non ti sembra?”
“Ma sarebbe giusto” replicai scuotendo il capo “E poi è… è
quello che volevo, no?”
Eleazar schioccò la lingua contro il palato. “Por favor! Basta cazzate!” commentò
esasperato “Neppure tu sei convinta di quello che dici, avresti mai potuto
convincere tutti noi?”
Mi ritrassi a quel tono duro, o forse semplicemente dalla
sua persona, mentre le braccia di Carmen mi avvolgevano protettive. Non sono quelle di Esme, osservai.
“Ma tu quanto sei stupido da uno a dieci?” lo sgridò, per
poi concentrarsi su me. “Tesorino, ascolta: nessuno dei Cullen qui ha creduto
davvero a ciò che hai detto – Davvero, ha detto certe assurdità così grosse!...
E non sono neppure disposti ad abbandonarti. Tu sei importante per loro, non lo
vedi?”
Scossi il capo, rendendomi cieca e sorda alle sue parole.
“Smettila di essere così sciocca e arrogante, Isabella!” mi
rimproverò Eleazar facendomi sussultare. Arrogante… di nuovo questa
definizione.
Lo sentii scendere dalla scrivania per avvicinarsi a me e
non potei impedirmi di rabbrividire.
“Non ho intenzione di farti nulla” borbottò con voce cupa,
arrestandosi “Sono solo incazzato, ma non userei mai violenza su una bambina.
Non che la apprezzi…”
“Ciò non ti da il diritto di spaventarla così” lo rimproverò
Carmen, stringendomi a sé.
“N-no… non litigate, per favore” borbottai.
“Non litighiamo certo per te, tesoro” riprese Eleazar.
“È solo che fondamentalmente mio marito è una persona
sciocca e priva di tatto” puntualizzò Carmen.
Eleazar borbottò qualcosa in spagnolo. “Ascolta, Isabella: noi due
comprendiamo che ciò che hai… rivelato, ieri sera, corrisponde al vero, ma se
neppure tu credi alla storia di essere solo un burattino nella mani di Aro,
come pensi lo abbiano potuto pensare i membri della tua famiglia?” proseguì
lei.
Tremai. “Ma è così…”
“Il fatto che sia così, non implica che tu lo renda
possibile!” sbuffò lui interrompendomi. Vedevo che si sforzava di mantenere il
controllo della sua voce, eppure, su certe sillabe, il tono gravava o si alzava
improvvisamente. E, nella mente, trovai quasi buffo come l’accento spagnolo
stesse vincendo sulla parlata americana. “Insomma, hai un cervello no?! Non
credo sia andato in pappa a causa della trasformazione, anche se considerando
il veleno di Jane potrebbe essere possibile”
Carmen emise un piccolo sibilo di ammonimento.
“Mi Amor,
parleremo dopo del tuo ritrovato desiderio di maternità. Ora sto facendo un
discorso accorato” replico lui “E poi, se anche fosse, un maschio: siamo in
netta minoranza”
A mio discapito mi scappò un sorriso e il vampiro se ne
accorse. Colse l’occasione per avvicinarsi al letto e sedersi in fondo,
mantenendo le distanze per non spaventarmi, e addolcì i tratti del viso facendo
scemare un po’ di quella rabbia che aveva nello sguardo.
“Isabella, tu hai la possibilità di scegliere” proseguì in
tono più carezzevole “non devi immolarti per nessuno. Né subire passivamente. Il
fatto che tu sia riuscita a prevedere le mosse di Aro non è un male, anzi: ci dà
la possibilità di preparare una contromossa. Senza che nessuno si sacrifichi”
aggiunse notando il mio tentativo di replica “Si chiama prevenzione. Non devi
morire tu, né i Cullen, né noi. E non pensare che i Volturi siano amati da
tutti, anzi. Oltre alle guardie, nessuno è loro devoto. Hanno solo paura delle
loro reazioni offensive”
“Aro li vuole morti” osservai spaventata.
Scosse il capo. “Vivi.
Lo sai anche tu che li vuole vivi. Forse vuole morto Carlisle per averlo
sfidato, ma la sua famiglia ha doti troppo particolari per essere sacrificata.
Tenterà di salvaguardarla e ciò manterrà in vita anche Carlisle”
Tremai. “Mi ha usata. Mi sta
usando per…”
“Ti sei ribellata, e ti stai ribellando” mi corresse Carmen
“Non sei proprio il tipo da farsi mettere i piedi in testa”
Non risposi, chiudendo gli occhi. Le loro parole erano
sbagliate, così tanto sbagliate…
“Isabella, hai solo due scelte davanti a te” esclamò
infervorato Eleazar “restare e combattere, o tornare e soffrire, tralasciando
le implicazioni di quest’ultima follia. Ma da qual che hai detto, sembra che tu
abbia già deciso per la seconda”
“I-io…” pigolai “Non ho detto che… voglio tornare…”
“E allora perché siamo qui a discutere?”
“Perché devo, Eleazar!” sbottai irritata, cancellando le
lacrime dal mio volto con un gesto stizzito “Devo! Non sto mica qui per asciugare gli scogli o per le grandi
attrattive offerte da Forks… Avessi davvero potuto, non avrei mai messo piede
in questa casa, sarei scappata molto prima! Ma…” persi tutt’a un tratto l’ardore
che mi aveva infiammato solo pochi istanti prima, abbassando nuovamente la voce
“Devo proteggere questa famiglia. Devo salvaguardare i Cullen, e… e tutti
quelli che ho amato prima di questo… di questa merda!”
Tacquero entrambi, scuri in volto. “Pensi… che stiano
facendo seguire i tuoi…?” iniziò Carmen.
“Di certo mia madre e la sua famiglia” mormorai “Le
allusioni di Caius erano sin troppo marcate. Non credo che stiano facendo
pedinare i miei amici, perché sarebbe un dispendio di forze inutile. Sinceramente,
credevo che stessero pedinando anche me, ma a quanto pare Aro si fida delle
mie…capacità persuasive”
Sciolsi l’abbracciò di Carmen per posare la schiena contro
la testiera del letto. Avevo dormito parecchio, lo avvertivo, eppure mi sentivo
di nuovo priva di forze.
“So che ho già creato troppi disturbi a questa famiglia,
però…” mi morsi il labbro, agitata. “Che devo fare?” mormorai pianissimo.
“Quello che ti senti”. Le mani di Eleazar si allungarono
lentamente verso le mie, aspettando che mi allontanassi; vedendo che non reagivo
si permise di stringerle tra le proprie.
“Devi fare ciò che vuoi, ora che ne hai la possibilità”
proseguì gentile “Afferrale, queste possibilità, divertiti. Vivi. La soluzione
non la troverai sicuramente oggi. E no, quella che hai proposto non è una
soluzione”
“Tutt’al più è una tragedia” sogghignò Carmen.
“Ma ti prometto” proseguì Eleazar, con la voce tremante per
la sincerità delle sue parole. “Ti giuro, sulla mia vita, che ti aiuterò. Farò
qualsiasi cosa per… ottenere il tuo perdono”
Scivolò verso il pavimento, inginocchiandosi e fissandomi
dritto negli occhi. Arrossii, non sapendo cosa fare, cosa dire. Che accedenti era quello? Che vuole fare?!,
I miei pensieri erano un tantino isterici.
“Dammi la possibilità di proteggerti” disse solo.
“Eh?”
“Sono stato io a condannarti a questo destino” disse serio
“La colpa della tua sofferenza è solo mia. Ciò che ti è capitato è stato per la
mia mancanza di coraggio. E il debito che ho nei tuoi confronti è troppo grande
perché la mia semplice dipartita da questo mondo possa saldarlo. Perciò, ti
offro la mia protezione, la mia esperienza e le mie capacità, in pagamento di
questo debito. Ti aiuterò a scappare se lo vorrai, e ti difenderò anche con la
vita se necessario. Da oggi sarò tuo schiavo”
Sentii la presa sulle mie mani aumentare mentre gli occhi di
Eleazar divenivano di fuoco “Dammi la possibilità di proteggerti” ripeté
accorato.
La mia mente non riusciva a elaborare il surrealismo di
quella scena: Eleazar, il mio… qualsiasi cosa fosse stato prima di quei due
giorni, rivelatosi non solo il Generale di Volterra, ma anche lo zio dei
Cullen, si stava offrendo come… templare?, per proteggere me.
Lo fissai scioccata e iniziai a scuotere velocemente il capo.
“N-no” balbettai, tentando di sfuggirgli. “Non posso… non voglio…”
I suoi occhi sinceri si specchiarono nei miei e il mio
pensiero volò ad un altro paio di occhi.
“Non ti sto mentendo, Isabella” continuò lasciandomi una
carezza prima di riafferrare le mie mani “né tantomeno voglio che tu abbia la
mia morte o la mia vita sulla coscienza. Voglio proteggerti. Voglio aiutarti a
salvare i Cullen, la nostra famiglia. Voglio… il tuo perdono. Per averti
lasciatp lì, da sola; per non averti salvata. Voglio che tu possa fidarti di
me, volermi bene. Voglio che tu non abbia più paura. Voglio essere tuo zio. Voglio
farti regali, litigare con Carlisle per il tempo che vogliamo trascorrere con
te. E voglio il tuo sorriso, sempre, sul tuo volto, come tutte le persone che
ti amano”
Non riposi. Cosa potevo dire? Che si rispondeva a una cosa del genere?
Chinai semplicemente lo sguardo sul copriletto, mentre lui
stringeva la presa sulle mie mani.
Carmen fischiò, divertita, rompendo l’atmosfera pesante che
si era venuta a creare. “Però!” sghignazzò “Il grande Generale di Volterra,
capo della Guardia Personale di Aro, china il capo di fronte a una ragazzina”.
Mi fissò divertita. “Come hai fatto?” domandò “Non si era mai inchinato di
fronte a qualcuno. Nemmeno di fronte ad Aro. Era stato ai suoi ordini, ma non
si era mai sottomesso a tal punto. Neppure quando mi ha chiesto risposarlo si è
inginocchiato!”
“Ti ho fatto una serenata, moglie ingrata” borbottò piccato
in risposta.
Sorrisi solo un attimo, per poi sospirare. “Eleazar… non
posso” sentivo le lacrime pungermi gli occhi “Non ti voglio, né c-come schiavo
né come g-guardia. E non voglio n-neppure che tu m-muoia”. Chinai il capo.
“L’unica c-cosa che voglio è la libertà” sussurrò “Ma nessuno me la p-potrà
dare”
“Vedremo” promise, e prima che potessi replicare, sorrise.
“Oh, beh, almeno posso farti da zietto. Comprarti regali, farti felice…”
“Non so perché, ma suona tantino squallida e depravata come
cosa” disse Carmen
“Non è vero!”
“Sì, invece!”
“Donna, non provocarmi!”
“Uomo, non starai tentando di darmi ordini?!”
Li guardai perplessa. Ma
non stavamo facendo discorsi seri e tragici qualche secondo fa?
Carmen lasciò perdere il battibecco con il marito, schioccandomi
un sonoro bacio sulla guancia. “Fatti una doccia, querida. Poi scendi. Abbiamo solo altri due giorni da passare
insieme”
“Ti aspettiamo tutti di sotto, Bella” aggiunse Eleazar
alzandosi, anticipando di poco i movimenti della moglie. Entrambi mi rivolsero
un sorriso prima di lasciarmi da sola.
Fissai attonita la porta per qualche secondo, prima di
gettarmi sulle coperte con uno sbuffo.
Un vampiro può avere
mal di testa?, mi domandai, sentendo le tempie pulsare per i troppi avvenimenti.
Dovrò chiedere a Carlisle.
Già, Carlisle che non mi parlava. Che era uscito dalla
camera senza rivolgermi una parola o uno sguardo. Come Esme.
Fissai per qualche secondo la tazza sopra il mio comodino,
poi mi alzai per cercare nell’armadio qualcosa da mettermi. Era un bene,
dopotutto. Era quello che volevo, no?, riflettei andando in bagno.
E allora perché mi sentivo così male al pensiero di averli
delusi? Di averli realmente portati ad accettare che io fossi un pericolo per
loro?
Si erano davvero
arresi, con me?
Mi lavai i capelli impiegando più del dovuto, perché il
massaggio alla cute che di solito aveva il potere di tranquillizzarmi non
sembrava sortire il suo effetto.
“Dovrei chiedere scusa…?” soffiai al vapore.
E se anche gli altri avessero reagito in quel modo, una
volta scesa in salone? Con mutismo, lasciando la stanza… lasciandomi sola.
Repressi le lacrime con un piccolo gemito, raggomitolandomi sul
fondo della doccia mentre l’acqua calda mi colpiva la schiena. Se era quello
che realmente volevo, che si allontanassero per non essere catturati (o peggio),
dov’era il problema? Perché quella tristezza? Era la cosa più giusta,
dannazione!
Li amo, osservai, Come si può essere lieti di ferire qualcuno
a cui si tiene così tanto?
Era necessario. Era necessario, e ora che la verità era
venuta fuori ne avrai pagato le conseguenze.
Annuii, fingendomi forte. “È necessario”
Mi rialzai e mi sciacquai velocemente, per poi asciugarmi
invece con molta calma. Mi pettinai con attenzione, infilai un paio di jeans e
un maglioncino e, trovato il coraggio, mi decisi a scendere.
Come al solito, però, mi ero dimenticata di calcolare
l’incognita di Casa Cullen: un piccolo tornado nero, non appena ebbe abbastanza
spazio per infilarsi nello spiraglio della porta, mi mandò letteralmente al
tappeto senza darmi il tempo di rendermene conto.
“Io ti voglio bene!” singhiozzò stringendomi forte “Anche se
pari davvero troppe cazzate – e tutte insieme, poi! – tu sei mia sorella! Chi
se ne frega dei Volturi, tu sei la mia Bella/Manichino e nessuno ti torcerà un
capello! Essere una veggente servirà pur a qualcosa ogni tanto, oltre a vincere
alla lotteria e giocare in borsa! E anche se dovessi entrare nella Guardia
almeno potrei apportare delle modifiche a quella divisa così disgustosamente kitsch!”
Di quel discorso così veloce afferrai giusto qualche
termine, prima che il mio cervello realizzasse chi fosse (Alice), cosa avesse detto
(che mi voleva bene e che non le importava nulla dei Volturi. E qualcosa sul kitsch), e che era sdraiata su di me con
la faccia immersa nel mio seno.
“A-Alice!” balbettai senza fiato a causa della sua stretta.
“Ti voglio bene!” mi zittì lei stringendomi più forte “Ti
voglio tanto bene!”
Alice…, sospirai
mentalmente. Era lei, la solita Alice. La pazza Alice che mi voleva bene a
dispetto di tutto e di tutti, come al solito pronta a prendermi per mano e
guidarmi dove voleva lei. E lei mi voleva con sé.
Almeno lei.
Le posai una mano sui capelli ottenendo in cambio il suo
sguardo stupito. “Nonostante la nostra posizione sia la realizzazione delle
fantasie di parecchi uomini, potresti alzarti? Mi stai uccidendo con questa
presa” risposi. A dispetto del mio tentativo d’ironia mi uscì solo uno stanco
sospiro, e lei non se ne accontentò.
“Promettimi che non te ne andrai!” mi gridò contro,
sedendosi sul mio stomaco “Prometti!”
Alzai gli occhi al cielo. Anche nel dramma Alice doveva
farsi riconoscere. “Come faccio ad andarmene se ho un metro e quarantasette
centimetri di rottura di scatole ambulante pronto a saltarmi addosso e placcarmi?”
replicai “Davvero, Alice. Il mio stomaco a digiuno inizia a sentirsi troppo
pesante”
Mi colpii il braccio, e neanche tanto piano, con uno
schiaffo, cercando di mascherare un sorrisetto. “Piantala, pseudo attrice
depressa. Io sono una piuma”
“Sì, di piombo” replicò un’altra voce. Rose.
Alzammo entrambe lo sguardo per vederla troneggiare suo di
noi con il suo Galaxy in mano. “Dite:
cheese” ordinò, scattandoci una foto.
“Grazie” sbuffai. “Davvero, grazie tante”
“Dopo tutto ciò che hai detto ieri pensi che te la farò
passare liscia così?” replicò lei, afferrando la nanetta dal colletto della
camicia e tirandola su “No, Bella. Ora devi conquistare il mio perdono”
Mi tese la mano, aiutandomi ad alzarmi. Barbie Regina dei
Ghiacci – The Return: l’avevo vista così solo una volta, quando Carlisle le
aveva accidentalmente distrutto la cassetta degli attrezzi a causa di uno
spintone di Emmett. Tre giorni di silenzio e taaante coccole più tardi,
Carlisle aveva iniziato a intravedere “la
luce in fondo al tunnel”, a detta di Esme.
“Pensavo la tua fiducia” replicai massaggiandomi il collo.
“Non l’hai mai persa, sorellina” replicò lei. Agguantò la
mano di Alice e la trascinò con sé giù per le scale, sollevando la destra e
mimandomi un “A dopo”.
Era la giornata del
Voltiamo-le-Spalle-Perché-Fa-Scena?, mi domandai perplessa osservandole
allontanarsi.
Come ricordandosene improvvisamente, la testa di Alice scattò
nella mia direzione, gli occhi ridotti a fessure, ben consapevole che non le
avevo ancora garantito nulla sulla mia permanenza in quella casa; mimò un “Prometti” a fior di labbra, prima di
scomparire dalla mia vista.
Fissai imbambolata il punto dov’erano sparite. Non capivo
quella famiglia. Non la riuscivo proprio a capire.
Perché si fissava tanto con me? Alla fine il rapporto che
avevo instaurato con loro non poteva essere più forte di quello centenario che
legava tutti loro. Ero lì da qualche mese, neppure ci conoscevamo così bene. E
anche i Denali, Accidenti a loro!,
sbottai scendendo le scale. Ma dico,
emano feromoni vampireschi, che qui mi girano tutti intorno manco fossi l’ape
regina?!
Non ero un cucciolo! Ero l’arma di Volterra, la più intima e
segreta speranza di Aro: sapevo uccidere più di una decina di vampiri alla
volta, non avevo bisogno di protezione. Erano loro, piuttosto: loro
necessitavano di aiuto. Io… avrei continuato semplicemente a cavarmela, come
avevo sempre fatto. Da sola.
Mi fermai prendendo un profondo respiro: una parte della mia
mente boicottò quelle parole troppo vittimistiche ed egocentriche anche per la
situazione in cui mi trovavo.
La parte della vittima
mi calza a pennello, sospirai interiormente, Ma se Esme mi vede, mi mollerà un altro ceffone…
La mia mano si posò sulla guancia che Esme aveva colpito la
scorsa notte. Aveva ragione, dopotutto: a quel punto ci ero arrivata da sola.
Non avevo voluto dire loro nulla al mio arrivo, né più tardi, quando si erano
rivelate come le persone più generose di questo mondo, ogni giorno di più. Le
parole avevano cercato più volte di trovare da sole la via di uscita, di
librarsi nell’aria per rendere partecipi i Cullen del loro destino, ma… ma la
paura di essere lasciata sola aveva battuto i miei buoni propositi.
Quando non ero così
importante per loro avrei dovuto dare ascolto a lei, mi rimproverai con tristezza, Sarebbe stato molto meglio se non mi avessero mai incontrata. Se si
fossero sbarazzati in tempo di me.
La sensazione di aver ricevuto un altro schiaffo da Esme mi
fece sobbalzare.
“Allora tutto quello
che ti ho detto stanotte ti è entrato da un orecchio e ti è uscito dall’altro?”.
Quando aveva sgridato Emmett, verso ottobre, perché nonostante
tutte le sue raccomandazioni aveva disintegrato il giardino seguendo il suo
folle, momentaneo hobby del giardinaggio. L’aveva preso per un orecchio e
alzato dal terreno (lui reggeva in mano ancora la paletta, e il cappello di
paglia che aveva in testa era caduto impigliandovisi) e gli aveva fatto una
tale strigliata!
“Sono tua madre e ti voglio
bene, ma accidenti, Em! Sei il solito zuccone! Per fare del bene il sessanta
per cento delle volte credi disastri! Stammi a sentire ogni tanto, non fare di
testa tua!”
Diresti anche a me che
sono zuccona, ora? Che non ti do mai retta?, domandai con il pensiero,
volgendo il capo verso il terzo piano, E
passeresti poi la notte insieme a me a ripiantare con cura ciò che ho
distrutto? A insegnarmi come vivere? Lo faresti ancora?
Ripresi a scendere le scale con un sospiro. Quel che era
stato fatto, era stato fatto. Non potevo tornare indietro, quindi avrei
proseguito con il mio piano: evitare i Cullen, tornare a Volterra, proteggerli.
Diventare così importante nella Guardia da far sì che Aro avverasse ogni mio
desiderio pur di non perdermi, impedendo così ai Cullen di entrare a far parte
della sua cerchia di schiavi.
Niente più pensieri deprimenti, solo obbiettivi concreti e
realizzabili.
“Abbiamo già il
nostro Pensiero Molesto in casa e ci basta, grazie!”. Così Rose mi aveva
presentato Edward, nel camerino del negozio di intimo.
Edward.
Se sono la prima a
fare pensieri così autolesionisti, come posso dire a quel tipo di…
Scossi il capo, trovando improvvisamente la grinta. Io non mi stavo piangendo addosso. Io stavo
difendendo la nostra… la sua… i Cullen.
Avevo il dovere di proteggerli tornando a Volterra senza tante cerimonie (e
senza nessuno, soprattutto), ripagandoli di ciò che mi avevano offerto nella mia
breve permanenza nella loro casa. Era mio compito.
E potevo anche avere tutto il diritto di disperarmi, se mi
andava! Lui no! Lui non aveva motivo di disperarsi! Era così amato, aveva
quella famiglia e (immaginai) altri amici che tenevano a lui. Che accidenti se
ne usciva con queste idee malsane e distruttive? Era stupido?! Maledetto! Lui
e… e le sue scenate melodrammatiche e… e quei suoi discorsi da principe delle
favole!
Diavolo, le suffragette
hanno lottato perché le donne avessero la libertà e gli stessi diritti e doveri
degli uomini!, inveii contro di lui, A
mandato a puttane l’ultimo secolo di storia! Accidenti a lui! A lui, e al suo
senso del dovere!
“Mi sarà pur dovuto il decidere di che morte morire, no?!”
soffiai sottovoce, arrabbiata.
Misi a tacere tutti i pensieri riguardanti quel cretino e finii di scendere l’ultima
rampa di scale a passo pesante, concentrandomi sulle voci provenienti dal
salotto.
“… fatto bene. Ora, vernice”
“A te, orsetto. Comunque, io sono nato libero, ho combattuto
e sofferto per la libertà, quindi…”
“Sì, sì, sì, tante belle parole sulla libertà che non ci
fregano un cazzo di niente, Jey. Tappati la bocca o cambia argomento”
“Laurent, se tu sei sempre stato servo non è colpa mia…”
“Io ero un signore, fratellino. Gentile e affabile”
“Solo la mia memoria che è diventata una densa distesa di
nebbia? Eppure, io sono il più piccolo… pennello numero dodici”
“Comunque! Il
discorso non era quanto la libertà della perdita di memoria fosse intrinseca in
ognuno di noi…”
“Eh?”
“Che hai detto?”
“Questo è un pennello numero tredici! Laurent! Che accidenti
di tuttofare sei?”
“Io non sto facendo proprio niente. È Jasper la tua spalla. Chiedi a lui così la finisce di
sparare idiozie retoriche”
“Ma se sto già reggendo la scala!”
“Che bisogno c’è?”
“’Sto tizio è un tronco d’albero! Pensa il buco che lascia
nel pavimento, se cade”
“Giorno” salutai, facendo voltare il gruppetto vicino alla
porta: Emmett, in cima alla scala, che ridipingeva con il pennello numero tredici, non dodici!; Jasper, che
reggeva la scala; Laurent, seduto a gambe incrociate sul pavimento, che in
effetti non stava facendo niente; e infine Garrett, con accanto una scatola di
attrezzi e altri oggetti vari.
“Bella!” esclamò a gran voce Jasper, sollevato, mollando la
scala con forza e correndo verso di me.
“Porcaccia ladra, Jasper!” ringhiò Emmett, che per la brutta
oscillazione stava per cadere. Per fortuna Laurent si alzò per sostituire il
biondo.
Ignorandoli, Jazz chiuse le braccia intorno a me
stringendomi forte, sollevato. Sentii il suo respiro gonfiarmi i capelli prima
che stringesse il mio volto tra le mani. Mi scrutò negli occhi per un secondo,
poi mi strinse a sé nuovamente.
“Guarda che così la consumi” ridacchiò Garrett.
Lui e il fratello si fecero vicini e me lo strapparono
letteralmente dalle braccia.
“Bonjour, princesse” mi
salutò Laurent sorridendo “Fatto bei sogni?”
“Ignoralo, piccola Bii-Bii” lo
spintonò Garrett “Fondamentalmente è un cretino. Hai fame?”
“Sei stanca?” aggiunse l’altro.
“N-no, sto… beh, sto apposto” risposi.
Sorrisero ancora di più e all’unisono
si chinarono su di me, lasciandomi ognuno un bacio su una guancia. “Che carina
che sei!” sorrisero poi.
“Giù le zampacce dalla mia sorellina!”
ringhiò Emmett afferrandomi per la vita e facendomi sedere sulle sue spalle. Mi
domandai quanto ancora mancava perché potessi toccare il soffitto: così a
occhio e croce, avrei detto un metro e mezzo o due.
“Che stavi facendo?” domandai, posando
una mano sulla sua testa. Lui alzò gli occhi e io mi chinai un poco per farmi
scorgere.
“Edoardo ha sfondato la porta, ieri
sera. Io riparavo il suo danno” spiegò “Anche se qui sbagliano a passare
attrezzi e tentano di uccidermi facendo cadere le scale”. Lanciò un’occhiata
truce ai suoi assistenti che risposero alzando i loro occhi al cielo. “Che
palle che sei” borbottò Jasper.
“Mangia qualcosa, Izzy” mi ordinò
Laurent. “Oltre a farti bene è divertente guardarti. È così strano! Ma se
invece hai sete puoi venire a cacciare con un vero vampiro”
“Infatti mi metto a tua completa
disposizione” lo interruppe Garrett. “Vuoi venire con me, Isabella?”
“Allora, patti chiari e amicizia lunga: smettete di litigare
per Bella e smette immediatamente di guardarla, parlare con lei o respirare la
sua aria” sbottò Jasper afferrandola malamente entrambi per un orecchio.
“Quella è la mia sorellina!”
“Sono già sposati” osservai.
“Rimangono pur sempre uomini. Magari stanno pensando a un mènage a trois, che ne puoi sapere!”
“Beh, quando Kate me l’aveva proposta come una sua fantasia
ero stato categoricamente contrario. Però, se Bella lo desidera…”
“Un cazzo Garrett!” ringhiò Emmett. Lui scoppiò a ridere.
“In effetti preferirebbe me. Io sono francese”. Laurent si
voltò verso di me per farmi l’occhiolino. “I francesi hanno un dieci cum
laude, sulla scala internazionale. E i punti valgono il doppio rispetto
agli altri… Ahia! Jasper! L’orecchio mi
serve!”
“Fuori. Da. Casa. Mia. Ora!”
sibilò il biondo spingendoli verso la porta.
Emmett tremava quasi quanto Jasper, sotto di me. Mi prese
per la vita e mi rimise a terra. “Vai a fare colazione, Bells. Tuo fratello ora
va a gonfiare di botte quei due cretini”
“Mi so difendere da sola, grazie” replicai storcendo il
naso.
Emmett fece una smorfia. “Dai! Non mi privare del piacere di
una sana lotta tra parenti!”
Sospirai. “Fa un po’ come vuoi”
Lui mi stampò un bacio sulla guancia e raggiunse il fratello
fuori, dove erano udibili già i primi lamenti.
Io entrai in cucina tentando di prepararmi qualcosa da
spizzicare; il the di Carlisle era rimasto in camera mia, intatto.
Andai al frigo e presi il cartone del latte, costatando se
fosse il caso di berlo direttamente da lì: da umana avevo questo vizio,
soprattutto quando mia madre aveva attraversato il periodo “ginseng e the verde”. Anche Charlie l’aveva.
L’aquilone.
Il bricco mi cadde dalle mani quando la memoria di un tuono
mi sconvolse la mente, ma quel rumore si ripeté più delicato e notevolmente
troppo vicino perché potesse essere realmente un presagio di pioggia. Mi voltai
verso la finestra sopra il lavello e vidi la chioma bionda di Tanya fare
capolino dietro al vetro. Le sue nocche sbatterono una terza volta contro lo stipite
e con l’indice mi invitò ad avvicinarmi, completando il tutto con un sorriso e
un occhiolino.
Perplessa, feci come mi aveva detto, vedendo così il suo
sorriso ampliarsi; sennonché, non appena fui abbastanza vicina, s’immerse nei
cespugli sotto la finestra sparendo alla vista.
“Ma che…?” borbottai aprendola. Prima che potessi fare
qualsiasi cosa due mani mi bloccarono per i polsi. Prevenendo il mio urlo
un’altra mi tappò la bocca in malo modo, mentre un terzo braccio mi afferrò per
il maglioncino costringendomi (con il rubinetto che strinse amicizia con le mie
pareti intestinali) a strisciare fuori dall’apertura.
Gettai uno sguardo terrorizzato intorno a me e vidi Irina,
che ancora mi tappava la bocca, afferrarmi i polsi con una mano sola,
gesticolando a Kate di tenermi le gambe.
“Non fare rumore, Bellish, altrimenti non potremmo fuggire
da questa casa” soffiò la bionda numero tre, azzardandosi a togliere di poco la
mano dalle mie labbra. Dopo aver afferrato meglio lei e la sorella corsero
verso la Ferrari
parcheggiata appena fuori il garage, con Tanya alla guida. Mi ci scaricarono in
malo modo, zomparono a bordo e con il rumore sordo delle fusa del motore la
bionda numero uno partì a folle velocità.
Mi sembrò di udire un “Ma cosa…?” portato dal vento, ma eravamo
già lontane.
“Allora, zuccherino? Piaciuto il nostro salvataggio?”
sghignazzò Kate.
“Salvataggio?! Questo è un sequestro di persona in piena
regola!” ringhiai appiattendomi contro il sedile con i capelli dotati di vita
propria che mi sbattevano in faccia – era anche decappottabile, la macchina.
“Riportatemi indietro, Charlie’s Angel delle Nevi!”
Tanya rise. “L’avevo detto io, che aveva carattere!”
“Quindi eri solo timida o semplicemente repressa?” domandò
Irina, voltandosi verso di me.
“Te la faccio vedere io, la repressa!” ringhiai con tutta
l’intenzione di scagliarmi contro di lei, mi trattenne la mano gentile di Kate
che si posò sulla mia spalla.
“Non arrabbiarti, IsaC!” sorrise “Non stiamo mica per
rapirti sul serio! Vogliamo solo trascorrere un po’ di tempo sole con te”
“E non potevate chiedermelo?!”
“Non so se sai del nostro passato arzillo e pimpante, ma
nessuno dei tuoi fratelli ci avrebbe lasciato giocare con te da sole” spiegò
Tanya guardandomi dallo specchietto retrovisore “Eh, certa gente è così
prevenuta…”
“Beh, tu ancora sei sulla piazza” fece notare Irina.
“Sì, a battere” replicò alzando gli occhi al cielo.
“Meno rogne, credimi. In coppia devi sempre litigare per il
potere, e quisquilie del genere…” sbuffò Kate. Spostò lo sguardo da me e alla
sorella. “Mi raccomando, devono capire subito chi comanda. Non fatevi piegare
da tutte le moine che potrebbero inventarsi”
“Bel modo che avete di descrivere i vostri compagni, davvero.
Fate venire una tale voglia di iniziare una relazione” sbuffò la bionda numero
uno, prima di soffiare un “Bugiarde” a mezza voce.
“Ma quale relazione! Sesso bollente da una notte e via e
party a tutto spiano! Questa è la bella vita!” replicò Irina convinta.
“Condiscila con amici sinceri, macchine da corsa e università, e vedrai che non
avrai bisogno di uomini!”
“L’università è per le confraternite, giusto?” ghignò Kate.
“Anche. Ma il mio amore è rivolto soprattutto alla
conoscenza”
L’altra alzò gli occhi al cielo. “Immagino”
“Allora, io immagino che la tua prima impressione su di noi
sia assolutamente pessima, vero Bella?” le interruppe Tanya.
“No, assolutamente. Solo che al momento mi sfugge il nome
del centro di igiene mentale dal quale ieri mi hai detto che siete scappate”
soffiai incrociando le braccia.
Lei rise. “Ti sei decisamente svegliata con il piede
sinistro”
Io borbottai un paio d’improperi e mi rassegnai a quel
viaggio. Da parte loro le tre sorelle tacquero, l’aria soddisfatta dipinta sui
volti.
Dopo qualche tempo, il braccio di Irina si allungò per
porgermi un elastico viola. “Non avevamo pensato ai tuoi capelli; immagino che
abbiamo vanificato una doccia”
Ingoiai la risposta acida che avevo sulla lingua e presi
l’elastico legandomi i capelli alla bell’e meglio. Kate ampliò il suo sorriso,
azzardandosi in seguito a pormi una domanda. “Senti un po’… ma quella figata
che hai fatto ieri?”
“Cosa?”
“Katrina! Accidenti, deve averti colpito molto per usare un
linguaggio simile!” rise Irina.
“È stato fortissimo! Ha lanciato Edward a quasi dieci meri
di distanza!” s’infervorò lei aggrappandosi al poggiatesta per sporgersi in
avanti. “Bells, come ci sei riuscita?”
“Non l’ho fatto di proposito” borbottai cupa “Non so… non
controllo bene il mio scudo fisico. Immagino che se lo sapessi fare non avrei
una suite vista carcere a Volterra”
Tanya alzò gli occhi al cielo ma nessuna delle tre commentò.
“Puoi sempre allenarti per estenderlo. Con l’allenamento si
fanno miracoli, posso garantirtelo. Guarda: dammi la mano” propose Kate.
“Esatto, così. Ora rivolgi il palmo verso l’alto, perfetto”
“Non farle male, Kat” si raccomandò Irina.
Lei sorrise e deviò il dito indice verso la sorella: al
contatto, Irina lanciò uno strillo di dolore portandosi le mani al collo, facendo
di riflesso trasalire me. “Questa andava bene?” sghignazzò.
“Ma vattene a ‘fan…”
“Che cos’era quello?” intervenni allarmata. “Come hai fatto?”.
“È un generatore elettrico” sintetizzò Tanya “Prendesse la
connessione Wireless sarebbe di maggiore utilità, ma almeno grazie a lei il mio
Mac non necessita della presa”
“Ricordami queste parole quando le servirà una mano, Irina”
soffiò Kate socchiudendo gli occhi.
“Certo, come no” ringhiò l’altra trucidandola con lo sguardo.
“Anche tu puoi manipolare l’elettricità?” domandai con un
nodo d’emozione nella voce.
Lei mi fissò. “Anche tu sai farlo?”
Annuii in fretta. “Scariche a diversi voltaggi, a seconda
del… fine” terminai con una nota amara.
“Un momento, frena: tu usi reali scariche elettriche?” indagò Kate.
“Perché, le tue che sono?”
“Posso provare su di te, per favore?” disse “Giuro, farò
piano. Non il piano che ho usato con Irina”
Non troppo tranquilla, le porsi incerta il palmo della mano.
Lei vi appoggiò sopra la sua, ma non avvertii nulla. Concentrandosi maggiormente,
Kate tentò di aumentare il voltaggio, ma da parte mia non avvertii
assolutamente niente. Così compresi. “Per caso il tuo è un potere mentale?”
Lei annuì, rinunciandosi. “Sì. Attraverso tutto il mio corpo
posso propagare un impulso che agisce sulla zona del cervello adibita al
dolore, facendo provare la sensazione di una scarica elettrica” illustrò
sistemando meglio sul sedile. “Un esempio di questo potere a distanza tu lo
conosci, purtroppo, di persona”
“Jane” mormorai. “Beh, ora ho capito perché con me non
funziona: è un dono che agisce non sul corpo ma nel cervello, e io sono uno
scudo principalmente mentale”
“Grandioso!” esclamò ammirata “E sai anche usare
l’elettricità a livello reale?”
Liquidai la questione con un’alzata di spalle. “So manipolare
parecchi elementi. Tu dimmi la vittima e io te la uccido, facile”
Lei ignorò questa mia infelice battuta. “E lo scudo fisico?”
Sospirai. “Non ho mai avuto l’occasione di impratichirmi con
nessuno dei miei due scudi. Potenzialmente potrei estenderli e difendere anche
altri, ma a malapena riesco ad avvertire, con un certo sforzo, quello mentale,
mentre quello fisico è totalmente fuori dal mio controllo”
“Ti manca solo l’allenamento, Bella” replicò Kate. “Quando
io ho scoperto il mio dono, non riuscivo quasi a controllarlo. Non puoi capire
quante volte ho attaccato mia madre, quando cercavo di abbracciarla”
“Questo spiega la tua inclinazione ai gesti affettuosi,
presuppongo” intervenne Irina.
“Devi solo allenarti” la ignorò lei “Ogni giorno, poco per
volta. Se continui di questo passo non consocerai mai l’entità delle tue doti e
non riuscirai a controllarle. Potresti divenire un serio pericolo per chi ti
sta attorno”
Chinai il capo, colpita da quelle parole. Lo sapevo anch’io
o meglio, una parte del mio cervello ne era sempre stata ben cosciente. Ma il
modo in cui mi costringevano a usare i miei doni, che già di per sé era stato
un bel trauma, e la mia paura inconscia di essere un vampiro mi avevano sempre
fornito una comoda scusa per rimandare, per non impegnarmi, per rinunciare.
Io non volevo essere un vampiro. Non avrei mai voluto.
Figuriamoci poi essere la stirpe eletta! No, il mio rifiuto di usare le mie
doti nasceva del semplice fatto che io non volevo avere nulla a che fare con
quel mondo, e solo in seguito a ciò che mi era stato fatto.
Perché mi ribellavo, all’inizio?
Kate continuava a incoraggiarmi narrandomi eventi ridicoli
che le erano capitati prima che acquisisse il totale controllo di sé, ma io ero
immersa nei miei pensieri e non le prestai molta attenzione.
“Abbiamo un problema, ragazze”
Alzai il capo e vidi lo sguardo magnetico
di Tanya fissò su di me. Pensai che stesse per farmi un qualche tipo di
predica, ma lei fece saettare lo sguardo su Kate per poi portarlo in quello di
Irina, senza degnarmi di altra attenzione. “Dove ci rifuggiamo? Port Angeles o
Seattle?”
“Port Angeles” rispose Irina.
“Seattle!” gridacchiò Kate allegramente.
Si lanciarono sguardi di fuoco.
“Dove vuoi andare?!”
“Che accidenti di gusti hai?”
Che strano dejà-vù, mi ritrovai a pensare.
“Qual è il problema, adesso?” sbuffò Tanya, decelerando fino
ai cento “Scegliete in fretta, che odio andare piano”
“Port Angeles è troppo vicino!” berciò Kate.
“Appunto! Non sospetterebbero mai la nostra presenza lì!”
ringhiò l’altra voltandosi.
“Se mi danneggi la macchina ti uccido, sorella” la mise in
guardia Tanya.
“Hanno l’olfatto! Quanto credi che ci metterebbero a dare
una sniffata in giro e trovarci?” controbatté Kate. “Seattle è molto più
grande, impiegherebbero molto più tempo”
“Certo, perché tu pensi che il leggi-pensieri…”
“Edward attraversa il pessimismo cosmico e la crisi dei
cento e rotti anni nello stesso momento. Non credo che sarà molto attivo, oggi”
s’intromise Tanya. Senza volerlo inizia a fissarla: aveva trascorso la notte
con Edward, dunque?
“Zucchero, pensi davvero che non verrà?”
Lei ghignò, come se pregustasse qualcosa. “Dio, spero
proprio lo faccia”
“Posso capire anch’io, di grazia, prima che mi lanci giù da
questa cavolo di macchina in corsa?” ringhiai stufa di non essere considerata.
“Stiamo decidendo dove passare la giornata, Bibis” mi spiegò
Irina “Decidere dove portarti per far sì che quella banda di deficienti con il
cromosoma Y non ti trovi”
“Non l’aveva usata Kate, questa?”
“Perché non dovrebbero trovarmi, scusa?” chiesi perplessa.
“Perché mi sono altamente rotta il cazzo di fare da
babysitter ai Cullen, ecco perché!” sbottò Tanya “Maledizione, troppo tempo con
gli umani li ha davvero resti degli idioti! Non permetterò che succeda anche a
te!”
La fissai confusa, mentre lei premeva sull’acceleratore.
“Deciditi: Port Angeles o Seattle?”
Feci per protestare ma richiusi subito la bocca. “Prima Port
Angels” sussurrai “E poi Seattle”
Le sorelle puntarono simultaneamente gli occhi su di me –
eccetto Tanya, che ebbe la buona creanza di fissarmi dallo specchietto.
“Se lasciamo la macchina a Port Angels e giriamo per le
strade, i ragazzi seguiranno il nostro odore e si concentreranno nell’esplorare
la città, convinti di trovarci lì. Noi invece prenderemmo uno dei pulmini
diretti a Seattle e vi passeremo la giornata” spiegai mantenendo lo sguardo
fissò sulle ginocchia.
Scese il silenzio. Poi, inaspettatamente, fu Tanya a
interromperlo con la sua risata.
“Come diavolo hai fatto a farti mettere sotto dai Volturi,
me lo spieghi, ragazzina?” rise allegra, prima di imboccare l’uscita seguendo
le mie indicazioni.
*
“Forza, Bianconiglio! Siamo in ritardo!” esclamò Irina
entrando nuovamente nel negozio insieme a Tanya. “Dobbiamo muoverci prima che
la banda di Alice si metta a inseguirti”
Kate chiuse il libro che stava leggendo alzando un
sopracciglio. “Alice in Wonderland? Ma che davvero?”
“Mi è sembrata la più indicata” alzò le spalle lei “Forza!
Il nostro pullman parte fra tre minuti”
Io staccai un morso dal mio saccottino e bevvi tutto d’un
fiato il cappuccino. “Ok”
“Sono le undici di mattina! Ancora mangi?” mi chiese Irina.
“Avrò buttato qualcosa come quindici dollari in colazione, stamattina,
e solo adesso posso dire di aver finalmente lo stomaco pieno” borbottai offesa.
Non era colpa mia se avevano voluto rapirmi, fare il giro completo di ogni
negozio e farmi buttare o lasciare ogni colazione che avevo provato a comprare.
Mi meritavo quei due cornetti, oh!
“Se non hai paura di contrarre qualche malattia infettiva,
finiscilo pure a bordo” intervenne Tanya, poi sospirò esageratamente plateale.
“Certo, lasciare la mia adorata Bezzy qui, da sola...”
“Non preoccuparti, starà benissimo, la tua macchina” sbuffò
Kate.
“Non era una prerogativa degli uomini dare un soprannome
alla propria macchina?” domandai.
“Anche al proprio membro, ma nel quarantotto Katrina ha
attraversato una bella fase. Giusto, sorella?”
Lei fece un gesto come per sminuire la cosa. “Poi è passata”
“Il quarantotto di quale secolo?” ghignò in un sussurro
Irina mentre andavamo all’uscita.
“Tu non hai passato la fase lesbica?” intervenne Kate per
distogliere l’attenzione dalla sua effettiva età. L’uomo che ci aveva tenuto la
porta, a quelle parole, sbatté addosso all’anta: sentii distintamente la
cartilagine storcersi. Poverino, pensai gettandomi un’occhiata alle
spalle.
Tanya emise un sospiro malinconico. “Ah, Crystobel… che
peccato fosse una circense” ricordò con affetto “Non è durata neppure tre anni”
“Mi pare che tu ti sia consolata benissimo con gli uomini,
dopo” fece presente Kate.
“Ehi, ma che ce l’hai con me? E Irina, allora, che si è data
al BDSM?”
Lei ridacchiò spensierata, passando il biglietto al
conducente per obliterarlo. Inutile dire come questo era troppo sconvolto o
eccitato per riuscirci al primo colpo.
“È raccontando questa storia che Laurent ha dato di matto e
si è dichiarato!” continuò allegra, dopo che io ebbi aiutato l’uomo a timbrarci
i biglietti. “Ed era un fatto risalente a parecchi anni prima! Cielo, non l’ho
mai visto così fuori di testa!” continuò cercando il suo posto.
“Oh sì è vero!” scoppiò a ridere Kate “Una scenata di
gelosia assurda! Mi ricordo che Eleazar è corso fuori pensando che volesse
metterti le mani addosso, e poi vi ha trovato avvinghiati come due anguille!”
“E lo ha picchiato lo stesso per questo” continuò Tanya tra
le risate.
“Beh, di sicuro le mani te le mise addosso!”
Stiracchiai un sorriso sul volto, non riuscendo come loro a
godermi l’aneddoto a pieno. Mi limitai a prendere posto accanto al finestrino
sentendomi leggermente a disagio.
“… con la pittura sulla testa!” completò Tanya tra le
risate, prima di voltarsi verso di me e sorridermi, accomodandosi. Perfetto.
“Supportiamoci a vicenda, Bells. Noi single dobbiamo restare
unite”
“Eccetto il caso in cui entrambe puntiate lo stesso ragazzo”
sottolineò Kate dandole un buffetto sulla guancia. Mi irrigidii
involontariamente, non capendo se fosse un’allusione o una semplice battuta.
Tanya sbuffò, portando le braccia sotto il seno. “Ancora con
questa storia? Diavolo, così sembra veramente che abbia una qualche
inclinazione al masochismo!”
“Beh, potevi semplicemente evitare di immischiarti troppo
negli affari di Eddy-Ed” fece notare Irina; come pensavo, il protagonista era
Edward.
Mi accostai maggiormente al finestrino, sentendo tornare il malumore.
Non mi andava per niente di parlare di lui con loro, o meglio, con lei. Anzi,
non mi andava di parlare del cretino
e basta.
“Ma scusa, che altro potevo fare? L’ho trovato che faceva il
vigilante notturno in preda al dissidio interiore!” protestò Tanya
accalorandosi “Tenevo troppo all’amicizia di Carlisle per non preoccuparmene.
Certo, avessi capito che in seguito avrei dovuto fargli da baby-sitter per il
resto della mia esistenza l’avrei lasciato lì a morire”
“Non essere cattiva, Tay” la rabbonì Kate “Non è così male
Edward”
“È un coglione, ecco cos’è!” replicò lei incrociando le
braccia al petto, lo sguardo torvo.
Mi voltai con perplessità verso di loro, non riuscendo a
trattenermi dal domandare: “Ma… scusa, tu non sei innamorata di Edward?”
Tutte e tre mi guardarono un attimo in silenzio, permettendo
così al pullman di mettersi in moto e
partire; poi, Kate e Irina si lasciarono andare a grosse e gustose risate.
“No!” gridò invece Tanya, indignata, facendo
voltare più di una testa “Io, con quel deficiente? Io?! Ma starai
scherzando!”
Mi colorai di rosso. “Ehi, mica ti ho accusato di essere
l’amante di Jack O’Lantern!” soffiai di rimando “E poi, i fratelli Cullen…”
Irina ululò per le risate. “T-ti hanno r-raccontato quella storia?!”
Tanya incrociò le braccia al petto. “Non ne valeva la pena.
Non ne valeva proprio la pena! Ho vinto un’isola, ma non posso portarmi per
l’eternità gli strascichi di questa storia, che diavolo!”
“Ma scusa” tentai guardinga “Non ti sei fatta trovare…
intendo, non hai cercato di sedurre Edward, qualche tempo fa?”
Ebbi l’impressione che quando Kate, tenendosi la pancia per
le risa, si gettasse quasi a peso morto sul sedile, il pullman si fosse
inclinato. “E piantatela!” urlò Tanya, irritata.
Mi ero decisamente stufata di quella mancanza di
considerazione. Diavolo! Era tutta la mattina che facevo loro da borsa,
venendo trascinata qua e là quasi senza emettere un fiato, ascoltando storie in
cui non c’entravo nulla, e ora mi prendevano pure per il culo? E no, Barbie in
saldo, non ci pensate proprio!
Ma la bionda numero tre anticipò la mia ira funesta. “Che ti
hanno raccontato i fratelli Cullen?” domandò allegra Irina, pizzicando le
guancie di Tanya “Che questa baldracca ha tentato di circuire il povero,
indifeso Edward il Puro?”
“Un qualcosa del genere” mi costrinsi a borbottare.
“E certo! Così oltre la figura della zoccola si aggiunse
l’umiliazione di un rifiuto” si lamentò Tanya.
“Non eri stata tu a dire che nessuno, neppure San Pietro il
giorno del Giudizio, ti avrebbe dato mai picche?” sghignazzò Kate.
Lei le indicò garbatamente dove andare alzando il dito
medio. “Mi fate anche diventare volgare, accidenti a voi. Bella!” aggiunse poi
“Ma davvero pensi che mi sarei abbassata a tanto?”
“Beh, Edward è un fico, oggettivamente parlando” intervenne
Kate “Io una botta glie l’avrei data più che volentieri, se non avessi Garrett.
Non vedo la necessità del doversi abbassare”
Irina fece per aprire la bocca (per dire solo Dio sa cosa,
visto lo scintillio malizioso dei suoi occhi), ma la maggiore l’anticipò. “Io
l’ho fatto solo per una scommessa!” spiegò Tanya “Lo sapevo che non avrebbe
ceduto mai, con quel sentimentalismo del quattordici/diciotto. Mi sono comprata
un’isola alle Seychelles con i ricavati”
La guardai allibita. “Ciò, fammi capire” ricapitolai “Hai
quasi violentato Edward per una scommessa?”
“Io non ho violentato nessuno!” replicò lei indignata
sovrastando le risate “Diavolo, andare con Edward sarebbe stato come, non so,
farmi Laurent!”
“Ehi!”
“È il mio figlioccio, praticamente!” continuò lei ignorandola.
“Che?!” esclamai,
stupefatta.
“Beh, ho un parecchio tantinello
di anni in più di lui, se capisci cosa intendo, e lo conosco da quando ha
aperto i suoi begli occhioni nel ’18, ma andiamo, da qui ad andarci a letto o peggio
starci insieme ne deve passare d’acqua
i sotto i ponti!”
Okay, avevo scatenano un mostro a causa di un mio abbaglio:
la filippica di Tanya andò avanti per un bel po’, spiegandomi i pro e i contro e
le mille sfaccettature di Edward il Puro (non avrei mai più potuto allontanare
questo soprannome da lui!) e del conoscerlo a fondo, tanto che fui costretta a interromperla
quasi soffocata da tutte quelle informazioni.
“Sì, va ben, ho capito, basta! Scrivici una biografia su
Edward, non m’interessa altro!” sbottai fermandola.
Tutte e tre mi fissarono
scettiche. “Bugiarda!”
“Dai, Bellish, con noi lo
puoi ammettere che provi qualche cosa, per Eddy-Ed!” mi spronò Kate con un
sorriso.
Io incrociai le braccia al
petto, sentendo quell’ondata d’irritazione salirmi in gola. “Sì: un bruciante
desiderio di spaccargli la mascella”
Mi appoggiai al finestrino,
improvvisamente di malumore; rimpiansi il dovermi concentrare per collegare gli
aneddoti delle sorelle di poco prima, almeno mi avevano evitato di concentrarmi
su quello che provavo io. Perché, volente o nolente, io provavo qualcosa per
quel cretino, oltre la cocente
amarezza. E non era un fatto positivo.
“Non fare così, Bella”
intervenne Tanya seriamente “Non comportarti come lui, ti prego”
Le lanciai un’occhiata,
trovandola intenta a scrutarmi un cipiglio severo. Irina e Kate, dopo una breve
occhiata, si ritirarono ai loro posti lasciando campo libero alla maggiore.
“E come mi starei
comportando, di grazia?” sputai acida.
“Da stupida, per usare un
eufemismo” rispose pronta lei, senza alterarsi. “Non fare l’errore di mandare a
puttane la tua vita, per favore. I cocci che dovrai raccogliere dopo non sono
lontanamente immaginabili”
“E immagino che tu ne abbia
un’idea precisa, invece”
“Già”. Stavolta mi fulminò
con un’occhiata glaciale che mi tolse il coraggio di replicare. Non era una
semplice frase fatta buttata lì a caso. Lei sapeva. Realmente.
Tentai di tornare al mio
mutismo ma non me lo permise. “Bella, io non sono qui per farti la predica. Ho
già dato, stanotte, e credo che il braccio me lo ricorderà per tutta la
giornata” si permise un sorriso, fissando la spalla sotto la giacca “Non ho
intenzione di replicare. Tuttavia, credo che tu abbia bisogno di passare
all’altro eccesso”
“Uh?” domandai, aggrottando
le sopracciglia.
“Basta autocommiserazione.
Basta pianti convulsi. Basta omissioni o insicurezze” mi ordinò “Sono sicura
che questa - questa Bella che hai mostrato fino ad oggi – non ti rispecchi
realmente. L’ho visto, ieri sera. Per un attimo, ci hai mostrato chi tu sia in
realtà”
Tacque, afferrando subito
dopo il tuo blackberry. Digitò qualcosa senza parlare, trascinandomi nella sua
trappola.
“E sarei?” domandai
controvoglia.
Sorrise allo schermo, prima
di rimetterlo a posto. “Non spetta a me dirtelo. Io l’ho capito. Ora tocca a
te”
Mi sorrise affettuosa,
spettinandomi i capelli. “E comunque sia, Bellina, non aspettarti vita facile
con Eddy. Ti sei scelto uno tanto bello quanto pieno di psicologiche turbe”
Arrossii. “Ancora con
questa storia…”
“E dai, piantala! Da quello
che hai detto ieri solamente tu, lui e forse Carlisle non si sono realmente
resi conto dei tuoi sentimenti” sbuffò lei “Tu perché eri in piena crisi
mistica, Ed perché è un coglione e Carlisle, beh, per il semplice fatto che tu
sei la sua preziosa bambina”. Alzò gli occhi al cielo. “Mi
ha tenuta al telefono un’ora e mezza solo per descrivere una giornata di caccia
insieme a te. Stavo aspettando di sapere sa avesse già recuperato il pezzo del
tuo cordone ombelicale o i tuoi denti da latte dalla tua città natale. È stracotto
di te”
Affossai il capo tra le
spalle. “L’ho trattato malissimo” soffiai triste. “E lui, stamattina…”
Non trovai il coraggio di
proseguire.
Il braccio di Tanya mi
circondò con affetto, spingendomi verso di lei. “Ti sei scelta una bella
famiglia, Isa. Complicata e con un futuro ostacolato dal passato, ma è una
bella famiglia”
Sospirai, abbandonandomi a
quella sensazione di conforto. “Se ancora c’è qualche speranza di considerarli
tali”
“Non puoi abbatterti alla
prima difficoltà, Bella. Credimi, ci sono scogli molto più difficili che dovrai
superare”
Ebbi purtroppo
l’impressione che si stesse riferendo a una situazione in particolare; a
confermarmelo, lo sguardo troppo distante, freddo come l’inverno.
*
Lessi ancora qualche riga,
indecisa se acquistare o meno quella copia de “Le affinità elettive”; buttai l’occhio sull’altra possibilità, di
cui il commento mi aveva maggiormente colpita, così scelsi quella.
Irina si avvicinò con una
pila di volumi tra le braccia, tutti in lingua russa.
“Hai scelto, Bibi?” domandò
allegra.
Annuii mostrando i miei
acquisti. “Ho ricomprato qualche mio vecchio testo, e poi qualcosa di nuovo”
spiegai agitando la copia che avevo in mano. “Questo l’ho lasciato a metà”
“Male: mai lasciare le cose
a metà” disse lei avanzando “O lasciar perdere dall’inizio o portare le cose
alla loro conclusione. Ci mettiamo in fila qui?"
“Le altre?” chiesi
guardandomi in giro.
“Bah! Disperse nel vasto
mondo. Oh, mi scusi!” esclamò poi, preceduta di poco dal rumore di libri che
cadono; aveva assunto un accento russo che qualche secondo prima non aveva “Mi
perdoni, che sbadata!”
Sporsi il capo oltre la sua
spalla per osservare la reazione del ragazzo che aveva urtato: chino sul
pavimento con una mano sui suoi libri fissava Irina con lo sguardo puntato un
po’ troppo in basso per essere immerso negli occhi di lei, e aveva aria persa e
trasognata; in più non stava ascoltando una parola di quello che Irina stava
dicendo.
“Veramente! Non l’avevo
vista” continuò lei dispiaciuta. Mi chiedo con quale faccia tosta la tirasse
tanto lunga.
“N-no, no davvero” la
interruppe lui con un sorriso, passandosi una mano tra i capelli. “Ti sono
venuto addosso… cioè, ti ho urtato io per sbaglio”
Ma se era tranquillamente in fila?!
“Oh, allora è tutto
sistemato!” con nonchalance assurda gli passò davanti trascinandomi con sé proprio
mentre il cliente alla cassa afferrava le sue cose e se ne andava. Agitò la
mano nella sua direzione dicendogli qualcosa in russo, poi posò i nostri libri
di fronte al cassiere.
“Che accidenti fai?”
sbottai allibita prendendole un braccio.
Mi rivolse un’occhiata
perplessa. “Perché?”
“Con quel tipo!”
Alzò le spalle. “Non volevo
fare la fila” disse semplicemente.
“Ma c’era solo lui! E poi non
ti sembra di aver esagerato?”
Lei lanciò un’occhiata al
ragazzo, prendendomi poi i libri dalle braccia. “Li pago io” disse al commesso
“Non ti capisco, Bibi. Faccio sempre così. Mi annoia aspettare”
“Però così la gente…”
Lei sghignazzò. “La gente?”
rise “Bella, a me non interessa ciò
che può pensare un branco di stupidi umani che non sanno tenerselo nelle
mutante. Se realmente gli importasse di ciò che ho nel cranio piuttosto che
nella coppa del reggiseno, si sarebbe arrabbiato e avrebbe protestato com’è
giusto che sia. E io non tollero che persone del genere abbiano anche l’audacia
di ritenersi superiore a me”
Si voltò verso il ragazzo,
beccandolo mentre le contemplava il sedere, e schioccò le dita. Quello,
rendendosi conto della gaffe, cercò di darsi un tono voltandosi di scatto e
andando a sbattere contro un commesso, col risultato di far cadere una pila di
libri, l’altro ragazzo e se stesso.
Irina rise apertamente,
senza fare il minimo sforzo per nascondersi.
“Ma tu lo fai, però”
replicai.
“Sono settantacinque e
ottanta in tutto” ci interruppe il cassiere
Lei estrasse il portafogli
e gli porse le banconote. “Primo, io ho l’età e l’esperienza per sentirmi superiore
a questo branco di animali. Secondo, perché non dovrei farlo?”
Afferrò le nostre buste e ci
dirigemmo all’uscita. “Beh, da un punto di vista prettamente…”
“Da qualsiasi punto di
vista la prendi, noi donne siamo ancora considerati meri oggetti sessuali, e
poi esseri senzienti” mi precedette lei “Però, se noi rivolgiamo le stesse
considerazioni verso uomini, passiamo per puttane. Dimmi dov’è la giustizia in
tutto ciò. Per quale motivo io devo vedere donne che si umiliano perché è
questo che la società
vuole trasmettere, e non posso trattare gli uomini alla
stregua di quelle bestie che sono?”
Ammutolii per un attimo,
poi ripresi. “Perché non è così che si risolveranno le cose. Chiodo non scaccia
chiodo, Irina”
“No, ma da un sacco di
soddisfazioni” sbuffò lei “E io, sinceramente, non voglio privarmi di nessuna
di esse. Ho le mie amicizie, anche maschili, e so ripagare con tutta me stessa
chi mi tratta come merito. Agli altri non devo nulla”
Stavo per replicare quando
lei mi prese per mano, fermandosi davanti a una vetrina, indicando il nostro
riflesso nello specchio. Grazie ai tacchi che portava, mi superava di tutta la
testa; aveva anche un’espressione così matura e affettuosa che la si sarebbe
tranquillamente potuta scambiare per la mia sorella maggiore, o una zia. “Guardami,
anzi, guardaci: cosa vedi?”
Sospirai. “Due ragazze.
D’accordo!” sbuffai di fronte alla sua occhiataccia “Due belle ragazze, molto
più belle della norma”
“E cos’altro?” mi spronò.
Arricciai le labbra,
pensierosa. “Una è decisamente vestita con le prime cose che aveva sottomano,
mentre l’altra è più curata. La bionda al polso porta un braccialetto con il
simbolo dell’infinito e un arabesco. Hanno entrambe due buste bianche, della
libreria Free Minds, abbastanza corpose; forse libri per lo studio o per
diletto. E…”
“Non pensi abbastanza
maschio, Bii-Bii” mi interruppe.
“Ma questo non c’entra
nulla!”
“C’entra e come! Secondo te
quel tipo si è fermato a osservare che oltre alle mie tette in bella vista
avevo una pila di libri tra le braccia? O la mia collana a forma di Pi greco? O
il braccialetto che ti ha tanto colpito?” mi riprese lei infervorandosi.
“Spiegami perché non dovrei
vivere utilizzando tutte le mie doti” proseguì tornando a fissarci “Le persone
ci notano perche siamo diverse. Perché siamo belle, abbiamo un bel corpo, e poi
un bel viso. Credimi, prima che comprendano che c’è molto di più oltre alle
gambe ci vorrà troppo tempo, e per allora avrai già perso interesse – sempre
che un umano ti possa interessare realmente. Purtroppo sono davvero pochi quelli
che ci colpiscono, perché sono molto più superficiali di noi e si accontentano
di cose semplici come denaro, potere o sesso. Tutte cose che noi riusciamo a ottenere
con estrema facilità e che quindi non ci attraggono più di tanto. Glie ne
voglio fare una colpa? No, certo che no. Ma non posso neppure sottostare alla
loro visione della mia vita”.
Posò le borse atterra per cingermi
le spalle. “Sono bella e ne sono consapevole. Mi piace divertirmi, e giocare
forse troppo. Anzi, correzione, mi piaceva divertirmi con gli umani,
sfruttandoli e usandoli come più mi aggradava. Ma ho sempre dato tutto, anche
ben oltre alle mie possibilità, se vedevo che mi consideravano come persona
innanzitutto; e non ho rimpianti nel dire che quando posso utilizzo ancora il
mio charme e tratto le persone come burattini per il mio piacere. Però io devo
rendere conto solo a Laurent, la mia famiglia, i miei amici e me stessa. Se gli
altri non hanno abbastanza autocoscienza e fegato di mandarmi a quel paese per
il mio atteggiamento, meritano di essere trattati così”
Mi presi un secondo per
elaborare le sue parole, poi scossi il capo. “Non sono d’accordo, non totalmente
almeno” dissi poi “Gli umani… si fermano alla prima impressione, non indagano
più di tanto. Non ne hanno voglia o tempo, l’hai ammesso tu stessa. Ma io non
me la sento di condannarli a priori per questo. Non credo di averne la facoltà.
Preferisco lasciar correre”
Lei sorrise. “È per questo
che sei una Cullen e non una Denali” sorrise contenta “Bella, non li tratto
come animali, ma come gli stupidi che si dimostrano essere. Ma tu sei
decisamente troppo giovane per vedere la malizia dietro tutte le azioni”
“Beh, non compro mica aria
fritta” sbottai piccata “Non è che me ne sto ferma a subire e basta”
“Interessate uscita”
rispose lei con una risata, raccogliendo le buste “Ma non perderla come una
critica, ti prego. È solo che io sono abituata a giocare con il mondo, e il
mondo gioca con me”
“Io non credo di poter
arrivare a fare un numero come il tuo neppure tra diecimila anni” riflettei ad
alta voce.
“E perché? Non devi far
altro che sbattere le ciglia e piegare la testa da una parte”
Scossi il capo. “Non è questione
di gesti, ma di atteggiamento. Non sono mai stata in grado di attaccare
facilmente bottone con le mie coetanee, figurarsi iniziar un flirt. Mi manca
l’indole”
“No, ti manca solo la
sicurezza”. Ci voltammo verso Tanya che avanzava sinuosamente verso di noi. La
presi ad esempio. “Ecco, un atteggiamento del genere non riuscirei a farlo mio”
“Infatti è il mio, non il
tuo” replicò con un sorriso lei “E non è un atteggiamento, è sicurezza nelle
proprie capacità. Per esempio, puoi fare come mia sorella e considerare il
mondo nient’altro che feccia; o come me, e ritenerti semplicemente superiore”
“Scusa, e la differenza
sarebbe?”
“Che lei è sola nonostante
le innumerevoli possibilità che ha dato al mondo e io invece ho il consorte”
concluse Irina con una gomitata nel costato della sorella.
“Che vuoi che ti dica, sono
un’inguaribile ottimista. Spero davvero che ci sia un barlume d’intelligenza
nei corpi, oltre che…”
“Sì, okay, ho recepito”
sbuffai.
“Bellina-pulcina, dimmi un
po’: non è che tu sei ancora virtuosa, vero?” sorrise Irina.
Mi sentii a disagio,
improvvisamente; tradita dal mio rossore, chinai il capo.
Tanya le mollò una sberla
sul braccio. “Lasciala in pace! Non c’è niente di male, e non credo che nessuna
di noi possa mettere bocca in questione del genere, considerando che da un
altro punto di vista potremmo tranquillamente passare per puttane”
“Non volevo metterti in imbarazzo,
Bella!” si affrettò a scusarsi l’altra, contrita “Davvero: era solo per fare
conversazione! Pensa, io ho avuto la mia prima volta a trentatré anni, e non
quelli da umana!”
“Sentite, possiamo
accantonare l’argomento, per favore?” soffiai distrutta, passandomi una mano
tra i capelli.
La bionda numero tre mi si
gettò contro. “Mi dispiace, Bella! Non avercela con me, ti prego!”
Ricambiai la stretta
impacciata a causa della mia busta di libri. “Non ce l’ho con te, Irina.”
“Mi vuoi bene lo stesso?”
“Si è affezionata ai
Cullen” sorrise Tanya.
“E basta co’ sta storia!”
esclamò Kate arrivando dalla via principale. “Abbiamo capito che ce l’hai con i
Cullen, ma basta”
“Anche perché io potrei
sentirmi offesa”
Mi voltai meravigliata
verso di loro, sentendo la voce di Alice allegra come due giorni fa. Accanto a
Kate, lei e Rose avanzavano spavalde.
“Ragazze!” esclamai
sbigottita. Che ci facevano qui?
“Prometti!” mi anticipò
Alice irremovibile.
“Dovremmo sapere di che
parli?” chiese Tanya con un sopracciglio inarcato.
“Non ce l’ho con voi, ma
con lei!” sbottò puntando l’indice accusatore contro la mia persona.
“Beh, mettiti in coda:
prima ci sono io” esclamò Rose fissandomi altera “Tu, cara mia, dovrai essere
la mia schiavetta per almeno i prossimi due secoli! Ingrata! Sai cosa mi hai
costretto a fare?”
Scossi il capo intimidita.
“Oh, si è spaventata per l’atteggiamento di Ice-Rose” fece Kate “Che carina!”
“Mi hai costretto a
prendere i mezzi pubblici! L’autobus,
Isabella!” continuò profondamente disgustata Rose “Con questa psicopatica qua!
Che si è messa a cantare con un paio di disadattati sociali di trentacinque
anni canzoni disneyane! Tu non hai idea di come mi sono sentita!”
“Dai, è stato forte!” controbatté
Alice.
“Non mi sono mai vergognata tanto!”
“Beh, no. Non c’è stato quell’episodio alla fine degli anni
Ottanta?” intervenne Kate.
“Emmett in versione cubista?” provai.
“No, l’altro… come sai di quella storia?” chiese Irina.
“Silenzio, screanzate!” le mise a tacere Rose oltraggiata “Chi
ti ha detto di questa storia?”
“Ehm, Jasper mi potrebbe aver accennato qualcosa…” mi difesi
insicura.
“Al, tuo marito è un uomo morto” sibilò Rosalie inviperita.
“Da più di un secolo e mezzo, direi” ridacchiò contenta
l’altra “Che hai comprato, Isa? Fa’ un po’ vedere”
“Ora che ci siamo tutte, proporrei di organizzare questa
giornata” prese la parola Tanya. “Il punto cruciale è: che facciamo?”
“Non hai un piano?” chiese Alice con le mani immerse nelle
mie buste.
“No. Noi dovevamo solo rapirla”
“Ottima organizzazione, davvero” sbuffò Rose incrociando le
braccia.
“Ehi, sorella nata da madre diversa, non è stato affatto
facile organizzare la fuga” la riprese Kate.
“Perché, secondo te la nostra si è rivelata più semplice?”
“Io ho fame” me ne uscii stanca del loro battibecco. Aveva
iniziato a farmi male la testa e anche la brutta nottata iniziava a pesare
sulle mie spalle. “Voi fate quello che volete, ma io vado a mangiare qualcosa”
Raccolsi le buste e mi avviai verso un bistrò che mi pareva
aver intravisto poco più avanti, ma la voce di Irina mi bloccò. “Scusa, ma con
quali soldi ti comprerai il pranzo?”
Fui costretta a fermarmi. “Accidentaccio!” sbottai, pestando
il piede in terra.
“Perché non te lo fai offrire da qualche bel ragazzo?”
propose Alice ilare.
Rosalie intervenne, affiancandomi con due rapide falcate.
“Andiamo” ordinò, ed io non potei fare altro che seguirla. Al contrario delle
mie aspettative, le altre presero la direzione opposta.
“Dove vuoi mangiare?” domandò senza fissarmi.
“Ehm…” mi girai per avvistare il luogo più vicino
rinunciando al bistrò – perché stare con questa Rosalie mi dava i brividi – e incontrai
l’insegna di un fast food in fondo alla via. “Ti va bene un Burger King?”
Non rispose a parole e s’incamminò semplicemente; a fatica
mantenni il suo passo.
Il silenzio tra noi era opprimente: continuò all’andata,
mentre eravamo in fila, mentre aspettavamo il cibo. Continuavo a tormentarmi le
labbra in attesa di una sua sfuriata ma Rosalie non fece nulla di tutto ciò; semplicemente
mi scortava e pagava il mio pranzo in rigoroso silenzio, senza degnarmi della
benché minima attenzione.
“Ok, basta!” sbottai, una volta terminate le mie patatine
“Rosalie, parlami”
Lei si degnò di rivolgermi un’occhiata. “Che vuoi che ti
dica?”
“Quello che ti pare, ma parlami!” la incitai con veemenza
“Qualsiasi cosa ti stia passando per la testa, visto che tanto mi riguarda.
Vuoi gridarmi contro il tuo rancore? Fallo. Mi vuoi consolare? Fa pure questo.
Puoi anche mandarmi al Creatore se ritieni che io sia troppo melodrammatica, ma
non startene in silenzio. O meglio, se vuoi fingere che io non esista mi sta
bene, ma non impormi la tua presenza. Averti accanto e vederti vibrare di furioso,
silente sdegno non posso sopportarlo”
Lei si voltò completamente verso di me, incrociando le dita
affusolate tra loro, sul tavolo. “Lei non lo riesce a sopportare” sbuffò con un
mezzo sorriso amaro, chiudendo gli occhi. Quando li riaprì, scintillarono di
furia.
“Vuoi sapere cosa penso, Isabella?” iniziò fredda.
Annuii convinta, sebbene un po’ intimidita. “Tutto fuorché
il tuo silenzio”
“Benissimo!” acconsentì con un cenno iroso. “Ora come ora, penso
che tu sia una completa idiota. E dire che mi avevi fatto un’ottima
impressione, inizialmente. Oh, e grazie alla tua sorprendente uscita, mi chiedo
come sia possibile che io sia stata così stupida da perdere tutto questo tempo
dietro a te, visto che tu per prima non mostri un po’ d’amor proprio”
Incassai il colpo come meglio potei, ferita a morte dalle
sue parole; eppure continuai a sostenere il suo sguardo aspettando il resto.
Perché ovviamente non poteva essere tutto lì, non con Rosalie almeno. Ciò che
più avevo imparato ad apprezzare di lei era che portava sempre a compimento ciò
che iniziava, sia a parole che a fatti. E ciò che mi preoccupava maggiormente
era che lei non perdonava. Mai.
Una volta persa, la sua fiducia era persa per sempre.
“Ti ho accolto in casa mia, nella mia famiglia – la cosa più importante della mia vita” proseguì con
veemenza “Mi sono fidata di te. Anzi, peggio ancora, mi sono affezionata a te
così in fretta che… accidenti, neppure a Emmett ho concesso tanto! E tu in una
sola serata sputi sopra a me, ai miei sentimenti e alle persone che amo perché
fondamentalmente sei una cazzo di masochista repressa?!”
Alzò il tono della voce di pari passo con la sua collera,
tanto che alcune persone si voltarono a fissarci. “Mi fai pure diventare
volgare, accidenti!” concluse con un gesto altezzoso dei capelli. “Ti giuro,
fossi mia figlia ti prederei a schiaffi a due a due fino a che non diventano
dispari!”
“No, scusa un momento” replicai stizzita “Tu mi vuoi tenere
il muso perché…”
“Tenere il muso?! Bella, io ce l’ho con te come mai prima!”
mi bloccò Rose. Sibilò come un serpente a sonagli, dopo che ebbe fulminato
coloro che ci fissavano, spaventandoli a morte probabilmente. “Sei una vampira
con i contro cazzi, passami il termine, e ti sei fatta mettere sotto da quattro
guardie smidollate – perché non credo che abbiamo messo la crème de la crème di Vol…”
“Senti un po’, Miss Ce-L’-Ho-Solo-Io, ti sei mai fermata un
instante a riflettere sul fatto che forse, e dico forse, ci sia qualche motivo in più se non vi ho parlato dei fatti miei?!”
urlai alzandomi, facendo crollare la sedia.
“E tu hai mai pensato a noi?!” replicò infuriata Rosalie,
imitandomi. Le persone intorno a noi, comprendendo che c’era un qualcosa di più
nel nostro litigio, iniziarono ad allontanarsi.
L’irritazione si trasformò in odio.
“Certo che ci ho pensato!”
“Come la tua famiglia, Isabella?!” aggiunse crudele “Ti sei
mai fermata a pensare che noi tutti ci sentiamo legati a te per vincoli
d’affetto?! Che noi non siamo i
Volturi?!”
Boccheggiai un attimo, priva di una risposta. Sì, ci avevo
pensato; ma mi faceva paura il riflettere su una cosa così grande e nuova, che
li legava a me indissolubilmente. Mi faceva paura pensare di legarmi realmente
a ognuno di loro.
“Lo vedi” sibilò trionfante Rose “Lo vedi perché sono così
arrabbiata? Lo capisci? Per questo” indicò con un gesto plateale tutta la mia
figura “Per tutto questo infantile altruismo, che non è altro che una maschera
per la tua egoistica paura di soffrire ancora una volta un abbandono”
“No! Non è vero!” gridai in risposta.
“Sì invece! Sì, lo sai benissimo!” m’ interruppe “E sai cosa
mi fa più arrabbiare? Il fatto che preferisci “immolarti” per noi, salvarci la vita, come dici, piuttosto che
fidarti di noi!”
Si risedette di schianto, fissandomi con astio. “Ed è questo
che mi fa più male” concluse con tono tetro “Che tu non ti fidi di noi. Che non
vuoi far parte di questa famiglia. Cosa credi, che siamo i tuoi dei semplici
custodi legali? Non hai visto che hai fatto a Carlisle, all’arrivo di Eleazar?
L’hai pugnalato, Isabella: hai preferito credere subito che fosse lui il
bugiardo, il cattivo, piuttosto che fidarti del suo affetto. Per non parlare di
Esme, o Alice. O Ed, Em o Jasper – accidenti! Non ti accorgi di quanto affetto
tutti noi proviamo per te. Non vuoi accorgertene, oppure non lo vuoi accettare.
E dici di volerci salvare per cosa? Per avere la coscienza pulita almeno sulla
questione Cullen? Ma per favore! Preferirei mille volte morire tra le mani di
Aro sapendo che almeno un po’ delle tue parole sono state sincere, piuttosto
che vivere per l’eternità sapendo di essere stata presa in giro da te!”
Rimasi in silenzio a guardarla.
“Finisci di mangiare” mi ordinò Rose tornando a fissare il
nulla.
“Tu… tu pensi che io sia fatta di pietra?” sibilai nervosa,
ottenendo nuovamente la sua attenzione. “Ma come ti permetti?! Sei…
un’arrogante!"
“Io sarei
arrogante?”
“Sì. Tu, che ti
ergi a giudice e mi condanni senza appello e senza darmi la possibilità di
spiegare”
“Hai avuto tre mesi, Isa. Tre mesi per prendere fiato e dirci
la verità!”
“È certo, perché è così facile!” urlai di rimando “Allora
perché non parli tu, Rose, eh? Perché non prendi fiato e mi fai luce sulla tua esperienza, visto che sei una donna
così vissuta?!”
Lei s’irrigidì tutt’a un tratto, i lineamenti contratti per
la rabbia o per qualsiasi cosa l’avesse improvvisamente ghermita. Beh, non m’importava.
Che soffrisse, visto che sembrava sapere così tanto di me senza che io le
avessi mai letto il mio diario segreto delle vere amiche, pieno di sogni e
speranze infrante!
“No. No, certo che no, non ti puoi abbassare a tanto” la
incalzai “Predichi bene e razzoli male, Rosalie. Ma sei fortunata, perché a me
non interessa saperlo. Non m’interessa la storia della tua vita estorta con la
forza, mi piacerebbe molto di più che fossi tu, in prima persona, a parlarmene.
E sai perché? Perché io a te ci tengo, davvero. A te, come a tutta la tua famiglia, come hai gentilmente
sottolineato. Tua, non mia. È stata una mia scelta non unirmi al club Cullen?
Sì. Eccola la verità, la merdosa verità che vai cercando: io non voglio essere una Cullen. Non
voglio, perché significherebbe affrontare cose che… che…”
La verità premeva lì, sulle mie labbra, pronta per uscire.
Ma caparbiamente e con paura mi morsi il labbro e le diedi le spalle.
“Vaffanculo!” sbottai, rivolta a lei e a me stessa, prendendo di corsa la via
per le scale.
Cercai di arrivare presto fuori per essere libera di fuggire
ma Rose mi raggiunse facilmente afferrandomi un braccio. Era livida.
“Stavolta no. Stavolta non ti lascio scappare, Isabella” m’intimò,
trascinandomi Dio solo sapeva dove. Tentai di divincolarmi e scappare ma non
mollò la presa. Allora la morsi, con tutta la forza che avevo, stando però
attenta a non iniettarle il mio veleno.
Le sfuggì un gridolino seguito da un’imprecazione a denti
stretti, ma oltre a una brutta occhiata non fece altro. Mi scortò verso una
zona poco frequentata e senza troppi complimenti mi gettò per terra, in mezzo a
una pozzanghera. Ringhiai.
“Abbi il fegato di dirlo, Isabella. Abbi il fegato, per una
volta in vita tua, di esprimere il tuo cazzo di punto di vista!” mi urlò
contro, acquattandosi leggermente.
“Altrimenti che fai, bionda?” la sfidai con un ringhio.
“Ti precederò” mi rispose con un sorriso, accettando la mia
sfida; ovviamente si aspettava questa reazione, perché lei era Rosalie Cullen,
la Lungimirante dalla Soluzione Sempre Pronta. “Sono certo che un paio di mani
in più, soprattutto se Cullen, allo zio Aro faranno piacere”
Persi tutta la grinta che avevo in corpo, inorridita alla
sola idea. “Non ne avresti il coraggio…” tentai debolmente.
“Ho fatto cose peggiori, Isabella. Non sfidarmi” disse lei
seria più che mai “Io, per la mia famiglia, farei di tutto. E che ti piaccia o
no, tu fai parte della mia famiglia. Se questo è l’unico modo che ho per
poterti aiutare, non ho paura”
“Sei… sei…” boccheggiai “Crudele”
Lei sorrise amaramente. “Non me lo avessero mai detto…”
sogghignò. Si riscosse con un cenno imperioso del capo. “E comunque, tu cosa
credi di essere? Pensi che il tuo comportamento sia diverso dal mio? Pensi di
essere meno arrogante di me, perché ferisci le persone in silenzio invece che
con fatti o parole? Vorrei sapere dov’è la differenza tra me e te”
Rimasi in silenzio, messa alle strette.
“Allora? Non ho tutto il giorno – anche perché se devo
andare a fare le valigie ci vorrà un po’ per scegliere le scarpe giuste” mi
provocò.
Mi conficcai le unghie nel palmo delle mani, tremando.
Eccolo. Eccolo lì, sottoforma di mia
sorella, il mio tutto. Persino peggio dei Volturi, sottoforma di Rosalie
Cullen.
“Ti odio” sibilai chinando il capo.
Sconfitta. Di nuovo, per colpa… nostra. Di nuovo sconfitta
dalla realtà che rifiutavo.
“Come, prego?”
Ringhiai. “Ti odio!
Ti odio, ti detesto! Disprezzo te e… e tutti quelli come te!” urlai infine,
alzandomi in piedi con i pugni serrati. “Tu, il tuo fottuto carattere
arrogante! La tua fottuta certezza di essere perfetta! E la fottuta perfezione che
ostenti! Odio tutto, tutto di te!”
Scattai in piedi, sporgendo il mento in fuori, provocandola
con lo sguardo “Sei contenta, adesso?! Hai raggiunto il tuo scopo. Sei
soddisfatta?! Lo ammetto, così ti sarà più chiaro: odio i vampiri. L’idea di essere un mostro mi repelle. Non riesco a sopportare l’onta di essere
immortale, di essere bella, di dover vivere a spese di esseri umani, di fingere di essere qualcosa che non sono
più! Non sopporto di essere stata privata del sole, delle belle giornate, di
una vita normale, perché così hanno voluto altri vampiri! Non tollero di essere un mostro come tutti voi!”
Iniziai a camminare avanti e indietro tra le due pareti
degli edifici che ci circondavano, in trappola. “Mi faccio schifo… così tanto,
tanto schifo. E anche voi!” la aggredii con lo sguardo e con la voce “Voi
tutti, vegetariani e non. Non c’è differenza, non ce n’è alcuna: mostri sie… siamo, indipendentemente dalla dieta che
ognuno sceglie di seguire. Esseri spietati e senz’anima, assassini e mostri! Arroganti,
perché storpi come siamo ci siamo autodeterminati esseri perfetti! Gli umani
sono inferiori, dite; beh, io la trovo la più grande stronzata che sia mai
stata messa in circolazione! È solo gelosia mascherata! L’idea di essere della
stessa razza… no, scusa, ho sbagliato. Io sono anche peggio! Io sono l’Envrial,
l’Evoluzione dei Vampiri. Hai capacità straordinarie che però non vuoi
utilizzare… Forse con un incentivo… Incentivo un cazzo! Non voglio
utilizzare niente perché l’idea che i miei poteri siano reali, che Isabella
Swan, l’umana, sia morta, mi terrorizza! Voltura, Cullen, Denali… l’idea di
appartenere a un clan mi disgusta e mi spaventa, perché sarebbe come ammettere
che Isabella non esista più! E io non
voglio! Preferisco… preferisco essere masochista, e sì, lo ammetto anche…
anche…”. Scoppiai a piangere, disperata “Anche che altri muoiano, pur di continuare
a fingere di essere umana. Di essere me stessa”
Scivolai sul terreno con la schiena al muro, passandomi una
mano tra i capelli. Come se un gesto del genere potesse spazzar via tutto lo
schifo che avevo addosso, facendomi dimenticare il disgusto che provavo per me
stessa.
“E poi siete arrivati voi” sibilai, perdendo il tono di
rammarico per assumere la vera sfumatura delle mie emozioni: il rancore . “Voi
e la vostra condotta così equilibrata, così giusta. E… mi avete fatto vedere
che c’è la possibilità di essere felici anche… anche dopo. E mi sono sentita…
così deprecabile, così… mostruosa, non più per la mia nuova natura, ma per la
mia condotta, per i miei pensieri… perché una piccola parte di me prova gusto,
nell’uccidere. Gode della sofferenza
altrui. Ama essere vampira. E io l’ho rifiutato per paura! E allora vi ho
osservato, e lì ho capito cosa vedesse Aro di minaccioso in voi. Cosa mi stesse
spingendo a cambiare. A… a trovare il coraggio di lasciare andare la memoria.
Di… accettarmi, o almeno provarci. E… e io volevo essere perfetta per voi.
Volevo accettare anche ciò che disprezzo più di ogni altra cosa. Così ho
iniziato a cercare… e godere, degli aspetti positivi ma… ma adesso che ho
capito cosa pretende Aro da me… cosa sono costretta a scegliere e… e così tante
altre cose… cose vecchie e nuove e io…”
Mi nascosi il volto tra le mani. Mi vergognavo così tanto,
in quel momento. Così tanto…
Le braccia di Rose si strinsero attorno alle mie spalle,
fornendomi un appoggio, un legame per sfuggire a quell’ondata di rammarico che
cercava di sommergermi. Rammarico dell’umana, della Vampira, della Voltura e
della Cullen… tutti gli aspetti che in quei tre anni erano andati a delineare
la me vampira.
“Ti giuro che ho… ho provato, per un po’, a lottare”. Sentivo
il bisogno di confessarmi con Rose, perché per la prima volta era certo che
fosse l’unica persona in grado di comprendermi realmente “Ma quando ho capito
che stavo accettando l’idea della mia mutazione sono… scappata” terminai con
ramarico “Sono una codarda, Rose. Non voglio affrontare la realtà. Preferisco
fingere di volermi semplicemente immolare per voi, perché è la via migliore
per... cioè no” mi corressi. “Ciò che vi ho detto ieri sera è tutto vero. Anche
ciò che ho provato, ogni parola che ho detto era sincera. Ma non posso
nascondere che sia stata anche una via di fuga, per me, il poter rimandare la
data della scomparsa della me… umana”
Mi raggomitolai sulle ginocchia. “Mi manca Isabella Swan”
sussurrai, chinando poi il capo.
“Sono una stupida” sputai “Una stupida ragazzina, aggrappata
a un passato che non potrà avere indietro” mi accusai “E ho sputato in faccia
all’unica cosa bella della mia… eternità. E la cosa peggiore e che me la
caverei alla grande nell’essere una Cullen!” strepitai isterica. “Cazzo,
riuscirei anche a passare per la figlia biologica di Carlisle, per quanta brama
ho di sentirmi bene. Sarebbe la prima volta per me di sentirmi accettata. Sono
stata strana da umana, sai? Del tipo che preferisce sognare ad occhi aperti,
stare da sola con un libro o un foglio bianco piuttosto che a una festa o
altro… e come vampira sono unica. Unica, capito? Non riesco neppure a
rapportarmi con gli altri vampiri, neanche volendo. Cazzo, qual è il mio
fottuto problema?” strepitai infine, sentendo le lacrime di rabbia scorrermi sulle
guance. Presi a pugni il cemento per sfogarmi un po’.
Rosalie mi osservava in silenzio. Si sedette per terra,
facendomi spazio per permettermi di poggiarmi al suo seno, continuando a
carezzarmi i capelli con fare materno, rassicurante
Singhiozzai ancora un po’. “Sono una stupida” conclusi “Una
stupida, e una bugiarda. Una stupida, bugiarda e… melodrammatica. E pensare che odiavo la gente che si disperava per
un nonnulla”
Rose si limitò a lisciarmi i capelli “Beh, proprio non nulla
non è” sussurrò provando a fare dell’ironia, per poi assumere un tono più
serio. “Lo so, Bella. So che sei una stupida, una bugiarda e che l’unica volta
che ci hai detto l’assoluta verità è stato ieri sera. Ma non capisco perché
solo ieri, Isa: ti facciamo davvero più paura o schifo dei Volturi?”
“Voi siete peggio, te l’ho detto” ammisi controvoglia. La
sentii emettere un gemito frustrato.
“Perché voi mi state spingendo a essere me stessa. Mi state
sbattendo in faccia tutti gli errori di una vita. Mi state costringendo a…
migliorare” sussurrai piena di vergogna “Sono una codarda, Rose, lo ripeto. È
molto più facile scappare, per me. Hai ragione a dire che sono masochista, ma…
non voglio provare a essere una Cullen. Ci riuscirei benissimo, ma…”
“E basta con questi se, ma, quando!” esclamò agitata,
dandomi una leggera botta sul capo “Smettila! Perché in questo momento, con
tutte queste paturnie, sei tu che mi stai facendo ricordare cose spiacevoli!”
Alzai finalmente il capo per guardarla, ma lei fissava
ostinatamente il muro. “So come ti senti, Isabella. Credimi, io non accetto
assolutamente, ancora oggi, la nostra condizione. Provo il tuo stesso
rammarico, il tuo stesso… disgusto”.
Fece una smorfia a quella parola. “E anche per me, alle volte, diventa difficile
sopportare la vista della mia famiglia. Di me stessa”
In quell’istante, mi sembrò molto più vecchia, molto più
matura e grande di me. E anche infinitamente più triste. “Io più di tutti mento
a me stessa, in quella casa. E più di tutti mi ritrovo a combattere la nostra
natura. Perché siamo mostri, Isabella, siamo disgustosi mostri succhi-sangue!”
ringhiò arrabbiata “Ci sono ben poche cose peggiori di noi al mondo. I tuo
biasimo, il tuo rancore… li sento come se fossero i miei, perché io la penso esattamente
come te. Dopo quasi un secolo, io la penso esattamente come te. E ad accettarmi
faccio ancora fatica! Tu almeno ci hai provato, hai tentato! Se non fosse per
Emmett io…”
Tacque, stringendo le labbra per tacere. Non insistetti, non
ne avevo proprio il diritto.
“Però…” riprese, tornando a fissarmi. “Però non siamo sole,
Isabella. Abbiamo la nostra famiglia. Per fortuna, abbiamo Carlisle, Esme,
Alice e Jasper, Emmett e Edward” concluse con un leggero sorriso, che divenne
un ghignò “La nostra disgustosa famiglia di mostriciattoli”
Chinai il capo mortificata, arrossendo. “Il problema è che non riesco a vedervi come mostri. Non
voi. Però, più sto vicino a voi...”
“Più vedi quanto mostruosa e sbagliata sia tu” completò lei.
“Credimi, lo so bene. Abbiamo la stessa visione della condizione d’immortale”.
Fece una pausa, poi ghignò “Beh… un po’ tutti siamo dei mostri, se ci
paragoniamo a San Carlisle Della Perpetua Speranza. E anche lui ha le sue
paturnie. Ah, meno male che si gode il sesso, almeno”
“Rose!” esclamai allibita.
“Che cosa pensi, che giochi a scarabeo con Esme?” replicò
“Guarda che Carlisle batte chiodo più di tutti noi messi insieme”
“Rosalie!”
esclamai in imbarazzo per lui “Sembri Emmett! Non puoi parlare così di…”
“Di papuccio?” rise lei “Se vuoi sparliamo di Jasper”
“No, grazie” replicai.
“Bella?”
“Uhm?”
“Non te la sto facendo passare liscia” disse seriamente “Questo
discorso deve servire al tuo cambiamento. Perché – ammettiamolo entrambe! – non
possiamo tornare indietro. Non possiamo riavere la nostra vita normale.
Carlisle aggiungerebbe che Dio ci ha fatto dono di un’altra possibilità a che
dobbiamo viverla al meglio e molte altre cose buone e positive da buon
cristiano. Ma io non sono credente, e sinceramente non me ne frega un accidente
della seconda possibilità, considerato come è andata la prima. Una volta mi è
bastata, in questo purgatorio.”
Posò il capo contro il muro, rimanendo in silenzio per un
tempo lunghissimo.
Dopo aver contatto quattrocentododici dei suoi respiri,
ripresi la parola. “Allora… cosa facciamo?”
Lei si permise un mezzo sorriso. “Ah, non ne ho idea”
rispose girandosi verso di me “Speravo potessi dirmelo tu”
Non mi unii al suo tentativo di allegria. “Non voglio essere
una vampira”
“A questo c’è un solo rimedio: la morte” replicò lei con lo
stesso tono “Per te potrebbe essere una liberazione, ma gli altri ne dovrebbero
affrontare le conseguenze. E spero per te che l’anima non esista altrimenti
appena calerà il sipario sulla mia vita verrò a cercarti e ti prenderò a calci
in culo per l’eternità”
Mi cinse le spalle con un braccio. “Se però il tuo timore
maggiore è quello di dimenticare te stessa, allora cerca di imprigionare la tua
memoria in qualche modo. Dobbiamo accettare entrambe che i cambiamenti siano
inevitabili anche e soprattutto in noi che ipocriticamente, come hai detto tu,
ci definiamo immutabili. Chi lo sa, magari domani scoprirai che questa Bella ti
piace di più di quella di prima”
“Sono punti di vista”
“Appunto. Forse è giunta l’ora di mutare prospettiva”
L’Angolino che Vorrei:
Buonsalve
a chiunque sia giunto fin qui, dopo ventitré pagine di word e aver perso la
vista. Prima scusa va a quest’ultimi
lettori: per lo stile, lo ingrandirò dal prossimo, ampliandolo a tutta la
storia, al mio rientro tra dieci giorni.
Secondo
tipo di scuse a tutti coloro che si aspettavano una Bella più combattiva: anche qui piange un po’, ma non temete, nel
prossimo (incrociando le dita) lascerò che si sfoghi su Edward.
Non vorrei
sprecare molto su questo capitolo, perché lo sento mio. Bella esprime la mia rabbia durante il periodo in cui ho
abbandonato le mie convinzioni, e Rose
la santa donna che mi ha fatto risalire (Meow,
questo è per te).
Amo
la mia Tanya. Amo la mia Tanya insieme
alla mia Bella. Voglio scrivere assolutamente qualcosa anche su loro due come
coppia. Un assaggio ci sarà nel
prossimo capitolo, che è praticamente finito, devo solo decidere se allungarlo
un altro po’ con EdwardCar alla riscossa o lasciarlo così.
… Forse è il caso di trasformare questa storia in
una serie, e concentrarmi di più sul resto della trama.
Cercherò
di aggiornare entro il 15 di agosto, perché poi ci saranno delle belle, sia
nella mia vita che nella storia.
Ah,
le scuse sul ritardo stavolta non le metto, perché ero giustificata: MATURITA’
CLASSICA, e ho detto tutto.
Per i
commenti, gli Avada Affanciulo, le
lacrime, le maledizioni o le curiosità, vi prego di lasciare un commento o
scrivermi una mail privata.
Le
risposte alle scorse recensioni vedranno la luce al mio ritorno.
Un bacio
a tutti, chi mi segue da sempre e non si è arreso, chi mi ha scoperto per caso
e chi mi legge per scommessa!
Marzia
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