Love will keep us alive

di Cinnamon Nya
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Urania ***
Capitolo 2: *** Don't you remember? ***
Capitolo 3: *** First Mission: Alle pendici dell'Etna [part 1] ***
Capitolo 4: *** First Mission: Alle pendici dell'Etna [part 2] ***
Capitolo 5: *** Sogni e ricordi ***
Capitolo 6: *** Chrysos Synagein ***
Capitolo 7: *** Amara verità ***
Capitolo 8: *** Divisione tattica ***



Capitolo 1
*** Urania ***


CAP.1

Love will keep us alive. ~ 

Ed eccomi qua... con una nuova fic. Ahem, non ho resistito!
L'ispirazione mi è venuta leggendo Episode G. Sì, continuo a pensare che sia disegnato un po'... come dire... con i piedi... però la storia è meravigliosa e mi ha fatto scoprire un lato di Saint Seiya tutto nuovo, fatto di quotidianità e di caratteri più... "umani". L'ho amato fin dal capitolo uno... ma bando alle ciance!
Il titolo, "Love will keep us alive" si riferisce all'amore sotto tutte le sue forme, l'amore fraterno, l'amore inteso come la più pura delle amicizie, l'amore per qualcosa di grande come la giustizia o l'avvenire.
Perchè quando tutte le tue certezze crollano, l'unica cosa che riesce davvero a tenerti in vita... è l'amore! 

Cap.1

Urania.

<< Prossima fermata: Aharnes Railway. Ripeto, prossima fermata: Aharnes Railway >>
Urania sospirò. Ormai era quasi arrivata, quel viaggio era stato decisamente straziante. Sbuffò, guardando fuori dal finestrino del treno: si trattava di una linea suburbana, perciò non poteva nemmeno godere di un po' del panorama della città di Atene. Tutto ciò che vedeva erano muri di cemento dall'aria sciupata, e tanto, tanto buio.
Era partita il giorno precedente dall'aeroporto di Yangon, in Birmania, per raggiungere la capitale greca. Ventisei ore di volo: il viaggio più lungo della sua vita. L'unico pensiero che la rallegrò, era che non avrebbe mai più dovuto farlo, per il resto della sua esistenza.
Nella sua mente ormai galoppavano pensieri di ogni tipo, misti ad un profondo senso di inquietudine che le stava attanagliando la bocca dello stomaco... Non tornava ad Atene da dieci lunghi anni, e la cosa la stava agitando non poco. Chissà quante cose erano cambiate, in tutto quel periodo. Chissà se avrebbe rivisto i suoi amici d'un tempo, se erano tornati anche loro dagli allenamenti... chissà se erano ancora vivi.
Si scostò una ciocca dei lunghi capelli castani ribelli dal viso, sbuffando. Era seduta da troppo tempo, e ormai le gambe le si erano indolenzite e le facevano male: aveva bisogno di camminare, e il prima possibile.
<< Prossima fermata: Larissis. Ripeto, prossima fermata: Larissis >>
Ci siamo... pensò alzandosi. Dopo una quarantina di minuti di treno, aveva finalmente lasciato alle sue spalle l'aeroporto e raggiunto il centro di Atene. Lì, le avevano detto, avrebbe trovato una sorta di scorta che l'avrebbe accompagnata al Santuario della Dea Athena.
Notò che il treno stava cominciando a rallentare, segno che era ormai giunta a destinazione, così si stiracchiò gli arti indolenziti e si caricò in spalla la sua borsa a tracolla con i pochi averi che era riuscita a portarsi dietro e un'enorme scrigno color argento, dall'aria decisamente pesante. Non appena il convoglio fu totalmente fermo, inspirò profondamente e si frugò nella borsa. Quello sarebbe stato un momento di "rottura" per lei: si era concluso il periodo del suo apprendistato, e da quel momento sarebbe diventata una Sacerdotessa Guerriera a tutti gli effetti. Avrebbe consacrato la sua esistenza alla Dea Athena, avrebbe rinunciato alla sua femminilità nascondendo i tratti del suo volto dietro una maschera e, forse, sarebbe morta in battaglia, lottando aspramente per gli ideali di giustizia e verità.
Era ancora in tempo.
Poteva decidere di non scendere da quel treno, di non incontrare mai la scorta che la attendeva, di liberarsi una volta per tutte dall'opprimente fardello che ormai da tredici lunghi anni si era ritrovata a dover sostenere sulle proprie spalle, quando alla tenera età di quattro anni era stata abbandonata davanti al Santuario, senza conoscerne ancora la ragione. L'aveva trovata il Gran Sacerdote del Tempio, Shion, che piangeva disperatamente cercando la sua mamma. In tasca, teneva una lettera che le era stata infilata in fretta e furia dai genitori prima di fuggire via... Così piccola com'era, non aveva potuto leggerla,  ma Shion aveva notato subito quel pezzetto di carta stracciata che faceva capolino dal cappotto della bambina. Il biglietto, recitava più o meno così:

"Questa bambina si chiama Urania. Noi, i suoi genitori, non possiamo più tenerla. Vi prego di accettarla al Santuario sotto la vostra protezione, affinché possa crescere sana e felice. Potrà essere una brava ancella, o quello che vorrete voi."

Non una firma, non una spiegazione, niente. Lo sguardo di Shion si era posato sui grandi occhi turchesi della bambina, allora arrossati dal pianto sgomento, e le aveva sorriso dolcemente, porgendole con gentilezza una mano.
<< Vieni con me >> le aveva detto amabilmente << Non avere paura... ti porterò al sicuro da ogni male >>
Benché titubante per lo shock dell'abbandono, Urania aveva comunque allungato la piccola mano esile verso quell'uomo così gentile, lasciandosi accompagnare verso la sua nuova vita.
Sì, avrebbe dovuto essere un'ancella inizialmente: ma strane circostanze l'avevano portata ad acquisire la capacità di generare un Cosmo dentro di sé, e ciò l'aveva portata a scegliere la strada che l'avrebbe condotta verso un futuro come Saint al servizio di Athena.
Il ricordo di Shion, quell'uomo così gentile che l'aveva accettata al Santuario come una figlia, le generò un immenso calore nel cuore. Estrasse la sua maschera argentata dalla borsa e la indossò, facendola aderire perfettamente al suo volto, dopo di ché scese in fretta dal treno, sotto gli sguardi sorpresi delle persone che la fissavano dubbiosi.
Non appena scese alla stazione di Larissis, situata al centro di Atene, Urania si guardò intorno preoccupata. Lei non avrebbe mai potuto riconoscere la sua scorta fra la folla di gente che assediava l'area, quindi la sua unica speranza era che fosse la persona che l'aspettava a riconoscerla, visto che indossava la maschera, segno imprescindibile del suo legame col Santuario. Uscì fuori dalla stazione, sempre guardandosi accuratamente in giro nella speranza di essere individuata nel minor tempo possibile. Ma, notando che nessuno le faceva cenni o provava a chiamarla, iniziò a scoraggiarsi.  Forse la sua scorta era in ritardo? O, più semplicemente, si erano totalmente dimenticati del suo arrivo, al Santuario, e non le avevano mandato nessuno?
Si lasciò andare su una panchina vuota, sospirando. Non ne poteva più di stare sola... i dieci anni di isolamento sull'Isola Ramree, in Birmania, l'avevano temprata nel corpo e nello spirito, ma non erano riusciti a mutare il suo carattere socievole e amante della compagnia. Aveva sofferto così tanto su quell'isola maledetta, che adesso avrebbe dato qualsiasi cosa per poter parlare con qualcuno.
<< Mi avevano detto che sarei rimasto particolarmente stupito, quando avrei incontrato il Saint da scortare al Santuario... ma non pensavo che il mio stupore sarebbe stato generato dal trovarmi davanti... una donna! >>
Una voce alle sue spalle la fece sobbalzare. Si voltò di scatto, trovandosi davanti un ragazzo di circa la sua età, biondo e con due grandissimi occhi verde smeraldo. Indossava un paio di jeans neri e una semplice t-shirt bianca, con stampate davanti delle scritte il lettering gotico. Rimase per qualche secondo a fissarlo, felice che il ragazzo non potesse leggere l'espressione di estrema sorpresa dipinta sul suo volto, celata dalla maschera argentata.
<< Tu... devi essere... >>
<< ...la tua scorta >> concluse lui sbrigativamente << Direi di partire immediatamente, il viaggio non è breve. >>
Ancora non riusciva a capacitarsi di come un ragazzo apparentemente così normale potesse essere in realtà un inviato del Santuario. Si era aspettata un distinto uomo vestito con una tunica, o al limite un anziano in abiti borghesi, ma mai e poi mai un suo coetaneo vestito in jeans e t-shirt. Per di più, aveva un'aria tremendamente familiare, ma non riusciva davvero a ricordarsi dove l'aveva già incontrato.
<< Allora, vogliamo andare o continui a restartene lì impalata? >> borbottò il biondo incrociando le braccia al petto con aria spazientita.
<< N... No, arrivo! >> esclamò lei alzandosi di scatto dalla panchina.
<< Ti dispiace se andiamo a piedi? Sai... questo mese sono un po' a corto di soldi, e vorrei risparmiare un po' sulle piccole spese. >>
<< Ehm... no, va benissimo. Avevo proprio bisogno di sgranchirmi un po' le gambe, dopo ventisei ore di aereo >> rispose sospirando.
<< Bene. >>
Camminarono in silenzio per alcuni minuti, nei quali Urania continuava a domandarsi cosa diavolo era passato per la testa del Grande Sacerdote di spedirle un tipo così strano a recuperarla. D'un tratto però, le venne in mente che non si erano neppure detti i loro nomi, così esclamò:
<< Che sbadata!  Non mi sono nemmeno presentata... io sono... >>
<< Un Saint d'argento, lo vedo. E' incredibile quante Sacerdotesse Guerriero stiano arrivando al Santuario, di questi tempi... >> mormorò il ragazzo scuotendo la testa.
<< N... Non volevo dirti il mio rango! Ma il mio nome! Mi chiamo Urania e... >>
Ma non proseguì, perché il ragazzo si bloccò di colpo, sgranando gli occhi smeraldini e fissandola con enorme meraviglia.
<< Urania?! >> ripeté, convinto di non aver capito bene.
<< S... sì. Ci conosciamo? >> balbettò lei, confusa.
<< Sciocca, come hai osato dimenticarti di me? Io sono Aiolia! >> il tono della sua voce si fece sempre più concitato << I... Il fratello minore di Aiolos del Sagittario... >>
A quelle parole, Urania si lasciò sfuggire un gridolino per la sorpresa.
Conosceva bene Aiolia: i due avevano vissuto per tre anni al Santuario insieme, quando Urania vi era stata condotta e prima che partisse per l'Isola di Ramree. All'epoca erano solo dei bambini; Urania era partita per l'addestramento quando aveva appena compiuto sette anni, per questo non era riuscita a riconoscerlo fin da subito. Ma adesso che aveva capito chi era, non poteva non distinguere la cascata di capelli biondicci e i grandi occhi verdi come prati incontaminati di Aiolia: avevano trascorso parte della loro infanzia insieme e rivedersi lì, a distanza di ben dieci anni, li aveva gettati in un turbinio di emozioni indicibili. Avrebbe voluto corrergli incontro e abbracciarlo, come avrebbero fatto due amici di vecchia data, ma sapeva bene che il codice dei Cavalieri le imponeva di mantenere un certo decoro.
<< E' bello vederti sano e salvo... e Aiolos, come sta? Lo incontrerò al Santuario? >> domandò eccitata.
Aiolia non rispose, e un silenzio gelido calò fra i due. Urania vide perfettamente gli occhi del ragazzo riempirsi per un istante di lacrime, leggendo poi sul suo volto uno sforzo incredibile per ricacciarle dentro, troppo orgoglioso per mostrare così apertamente il suo dolore.
<< Sono... cambiate molte cose, da quando te ne sei andata. >> disse con la voce che gli tremava per i singhiozzi.
Urania voleva dire qualcosa, ma le parole le si spezzarono in gola e non riuscì a spiccicare neppure una sillaba.
Aspettò che Aiolia recuperasse il contegno perduto,  poi sussurrò con voce flebile:
<< Cosa è successo? Vuoi... vuoi raccontarmelo? >>
Malgrado il sole fosse alto nel cielo e la giornata particolarmente afosa, Aiolia rabbrividì come se fosse stato scosso da un freddo glaciale.
<< Vorrei non farlo, a dire il vero >> mormorò evitando accuratamente il suo sguardo << Ma è giusto che tu sappia... mio fratello Aiolos, è morto poco dopo che tu hai lasciato il Santuario. >>
Urania aveva pregato dentro di sè di non sentirgli pronunciare quelle parole. Le arrivarono dritte al cuore, come un dardo invisibile, ferendola nel più profondo dell'anima. Non poteva credere alle sue orecchie: ricordava Aiolos come un ragazzo dalla potenza smisurata... com'era possibile che fosse morto? Chi l'aveva ucciso, e soprattutto, perché? Avrebbe voluto fargli queste e altre mille domande, ma l'idea di far tornare a galla dolorosi ricordi per Aiolia non le piaceva per niente. Decise così di tacere, ingoiando quella notizia così difficile da digerire. Avrebbe conosciuto la storia della morte di Aiolos con calma; infondo era giunta al Santuario per restarvi: di tempo ne avrebbe avuto a sufficienza.
La cosa però, l'aveva profondamente traumatizzata.
Quando si trovava al Santuario da bambina, solo due Saint erano stati insigniti di una delle Sacre Gold Cloth: Aiolos del Sagittario e Saga dei Gemelli. Li ricordava come due ragazzi avvolti da un'aura mistica a dir poco incredibile, quasi più simili a degli dei che a due umani, adorati per la loro infinità bontà d'animo e per la loro cieca fedeltà alla Dea Athena. Soprattutto Saga dei Gemelli, che, oltre ad avere una forza straordinaria, possedeva un cuore così puro da sembrare la reincarnazione di un dio: era sempre gentile con chiunque, tanto che la gente aveva preso ad adorarlo come una vera e propria divinità...
Con Saga però, non aveva mai instaurato un rapporto troppo intimo, a differenza di Aiolos che invece era sempre gentile e premuroso con lei, proprio come un fratello maggiore. L'idea che adesso quel ragazzo dall'animo così nobile non fosse più vivo, le aveva spezzato completamente il cuore. Gli occhi le si erano riempiti di calde lacrime, mentre la maschera sul suo viso mostrava un volto impassibile e freddo. Quanto la odiò, in quel momento. Avrebbe voluto mostrare ad Aiolia tutto il dolore che stava provando alla notizia della morte di suo fratello, e invece era costretta a celare così la sua femminilità e, con lei, i suoi più intimi sentimenti. Le parole non avrebbero mai potuto descrivere la sofferenza che le attanagliava il cuore in quel momento...
<< Siamo arrivati... >> sussurrò Aiolia d'un tratto.
Avendo la testa completamente immersa in altri pensieri, Urania non si era resa conto che si trovavano ormai già al cospetto dell'imponente complesso di Templi che formavano il grande Santuario della Dea Athena. Alzò lo sguardo, scrutando ogni edificio con attenzione, indugiando su tutti i particolari con minuziosità, e finalmente si sentì felice. Non era cambiato niente... tutto era al suo posto, tutto era rimasto immacolato come lo ricordava dieci anni prima.
<< I... Il Santuario... >> balbettò << E'... proprio come lo ricordavo... >>
<< Non esserne così sicura... >> sussurrò piano Aiolia.
Avrebbe voluto domandargli cosa intendesse, ma una piccola vocetta femminile e acuta la interruppe.
<< Nobile Aiolia! Nobile Aiolia! >>
Una bambina stava correndo loro incontro con aria preoccupata. Era vestita con abiti tipicamente greci, così come infondo Urania si sarebbe aspettata di veder vestito anche Aiolia, e stringeva in mano una pergamena accartocciata. Non appena li raggiunse si fermò a riprendere fiato, appoggiando le mani sulle ginocchia e chinandosi in avanti, respirando affannosamente.
<< Nobile Aiolia, che significa questo?! >> gridò poi lanciando la pergamena direttamente sul naso del ragazzo.
<< E' un bigliettino che ti ho lasciato questa mattina, no? >> borbottò lui con fare annoiato.
<< Mi... mi sono svegliata e voi non c'eravate! E poi che razza di avviso sarebbe "Ciao torno fra un po', non cercarmi"? Mi... mi sono preoccupata tantissimo! Non lo fate mai più! >> sbraitò la ragazzina sempre più infuriata. Sul volto di Aiolia si dipinse un piccolo tenero sorriso, mentre le scompigliava i capelli lisci.
<< Sono dovuto partire presto per una missione affidatami dal Santuario all'ultimo momento. Ma niente di grave... dovevo solo andare alla stazione e scortare questa nuova Sacerdotessa fino al Tempio. Va tutto bene, Lythos. >>
La sua voce era così tenera e fraterna, mentre cercava di consolare quella bambina arrabbiata, che Urania si sentì stringere un po' il cuore al ricordo della solitudine provata all'Isola di Ramree.
<< Ah, giusto. Forse dovrei fare le presentazioni... >> borbottò Aiolia imbarazzato << Lythos... lei è Urania. Urania... questa è Lythos, la mia sorellina. >>
<< Sorellina? >> domandò Urania stupita << Ma non ricordo che tu... >>
<< In realtà non sono sua sorella >> spiegò Lythos stringendosi nelle spalle << Il nobile Aiolia ha salvato l'anima di mio padre, dopo di ché essendo rimasta io orfana ho deciso di diventare la sua ancella. >>
Ancora Urania non capiva. Perché mai Aiolia avrebbe avuto bisogno di un'ancella? E perché mai quella bambina si ostinava a dargli del voi?
<< Temo... di essermi persa qualcosa. >> mormorò poi.
Un altro individuo si era intanto avvicinato al gruppo: era un uomo alto e magro, con i capelli corti biondi e un amichevole sorriso stampato sul volto. Quando Aiolia lo vide, sbuffò subito, fissandolo in cagnesco.
<< Galan! Mi hai dato troppi pochi soldi! Siamo dovuti tornare a piedi dal centro di Atene! Hai idea di quanto ci abbiamo impiegato? >>
<< Nobile Aiolia, sono desolato. Gestire le finanze della Quinta Casa non è facile... >> rispose l'uomo ossequioso, ma nascondendo in realtà fra le labbra un sorriso divertito.
<< G... Galan?! >> balbettò Urania << Siete proprio voi? >>
Galan la squadrò da capo a piedi ma, complice la maschera che le nascondeva il volto, non riuscì a riconoscerla, e continuò a fissarla con aria interrogativa, in cerca di una risposta sensata.
<< Urania... ti ricordi di lei, Galan? Abitava qui al Santuario, dieci anni fa. >>
<< Urania! Ma certo! >> esclamò lui dandosi una pacca sulla fronte << Eri una delle giovani reclute. Sei tornata dal tuo viaggio? Con quella maschera non ti avrei mai riconosciuta, chiedo perdono...  ma noto con immenso piacere che siete riuscita a conquistare una Sacra Cloth. I miei più vivi complimenti e... un caro bentornato. >>
C'era qualcosa in quell'incontro di completamente surreale, per Urania. Galan era un caro amico di Aiolos, ed era considerato il possibile futuro Saint della costellazione del Leone... ma adesso, aveva sentito chiaramente affermargli che gestire le finanze della Quinta Casa non era facile. In più, continuava anche lui a dare del voi ad Aiolia, proprio come Lythos.
Un'idea le balenò nella mente, facendola sobbalzare.
<< Aiolia! Vuoi... vuoi spiegarmi cosa sta succedendo? >> esclamò infine, afferrandolo per un polso << Un'ancella... Galan tuo servitore... Cosa significa tutto questo?! >>
<< Oh, sì. Me ne stavo dimenticando. Io sono Aiolia di Leo, Gold Saint della Costellazione del Leone... >>
Per un attimo, Urania pensò che la stesse prendendo in giro. Però, pensandoci bene, la cosa non era poi così strana: Aiolia era sempre stato un piccolo genio, sin da bambino. Già alla tenera età di cinque anni, quando ancora in lei non si era manifestato alcun tipo di Cosmo, lui era già capace di lanciare attacchi di straordinaria potenza.
Buon sangue non mente... si disse sorridendo, mentre il suo pensiero volava verso Aiolos.
Entrarono dentro la prima Casa, e Urania si sorprese di non percepirvi nessun Cosmo all'interno. Chieste spiegazioni ai suoi accompagnatori, venne a conoscenza del fatto che il Saint dell'Ariete era sì stato scelto, ma viveva nel lontano Jamir e tornava raramente ad occupare il suo posto al Santuario.
<< Jamir? >> esclamò sorpresa << Sbaglio o è una regione fra l'India e la Cina? >>
Aiolia, palesemente in difficoltà, cercò l'aiuto di Galan con lo sguardo, il quale ridacchiando mormorò:
<< Sì, esattamente, Nobile Urania. >>
<< Non troppo lontana da dove mi sono allenata io, quindi. >> notò lei, pensierosa << La Birmania si trova al confine con la Cina. >>
Galan annuì, mentre continuavano la loro scalata verso la Seconda Casa, la Casa del Toro d'Oro. A presiederla, trovarono un uomo gigantesco, alto più di due metri e dall'aria decisamente massiccia.
<< Buongiorno, Aldebaran. >> lo salutò Aiolia calorosamente.
<< Buongiorno a te, Leone. Qual buon vento ti porta nella mia Casa? >> domandò il gigantesco Toro.
<< Sto scortando questa ragazza dal Gran Sacerdote >> spiegò il ragazzo stringendosi nelle spalle << Dovresti ricordarti di lei, era al Santuario con noi dieci anni fa. >>
I piccoli occhi di Aldebaran indugiarono sul corpo della donna, cercando qualche particolare che gli facesse tornare la memoria.
<< Mi dispiace, ma non riesco davvero a rammentarmi di lei. >> mormorò poi massaggiandosi la mascella.
Urania storse la bocca in una smorfia.
Poco male... pensò Nemmeno io mi ricordo di te!
Abbandonata la seconda casa, fu il turno della Terza, quella dei Gemelli. Urania si preparò ad aspettarsi di incontrare Saga, curiosa di scoprire come il tempo avesse cambiato anche lui. Chissà se aveva ancora quel dolce sorriso capace di calmare anche l'animo della più tormentata delle persone?
Non appena misero piede nella sala principale del Tempio però, tutta l'emozione di Urania svanì istantaneamente. Non vi era traccia di alcun Cosmo al suo interno... Saga non era forse al Santuario?
<< Ma... Saga? Cosa gli è successo? Non era forse lui, il Saint dei Gemelli? >> domandò, non riuscendo a tener a freno la lingua.
Aiolia borbottò qualcosa sottovoce, in segno di disapprovazione.
<< Saga è scomparso dieci anni fa... la stessa notte che mio fratello è morto. >> spiegò poi.
Urania non poteva crederci: Aiolos morto e Saga scomparso?! Le due pietre miliari della sua infanzia, i due modelli che l'avevano guidata nella sua scelta di diventare una Sacerdotessa Guerriera... non erano più Saint del Santuario? La cosa la gettò nuovamente in uno stato di profondo shock.
Era tutto così cambiato... tutto così diverso. Quei dieci anni lontana da Atene avevano davvero stravolto ogni sua certezza...
Ancora scossa per la quantità di rivelazioni che aveva avuto quel giorno, si avviò strascicando il passo verso la quarta casa, quella del Cancro. La trovarono vuota, poiché il suo inquilino si trovava momentaneamente in missione.
<< Molte delle Case sono vuote, in questo periodo >> le spiegò Aiolia << Sono quasi tutti in missione, non incontrerai molti Saint, oggi. >>
Alla Quinta Casa, salutarono Galan e Lythos, che decisero di fermarsi poiché non era loro concesso di recarsi fino alle stanze del Gran Sacerdote senza una motivazione importante.
Trovarono la Sesta Casa vuota perché, a detta di Aiolia, il suo proprietario si trovava a meditare profondamente in una delle sue stanze, ma che era sicuramente al corrente del loro passaggio e lo approvava.
Pure la Settima Casa era vuota, così come l'Ottava e la Nona. Non si sorprese per la prima e l'ultima: conosceva Dohko di Libra, il Saint della Bilancia, e sapeva che si trovava sul Monte Goro Ho, in Cina, a vegliare sul Sigillo che teneva rinchiuse le Centootto Stelle Malefiche e l'anima di Hades da oltre duecento anni; mentre la Nona doveva essere presieduta da Aiolos...
<< Che ne è stato del Saint dello Scorpione? >> domandò.
<< Si trova in missione assieme a quello dell'Acquario >> spiegò Aiolia sbrigativamente << Hai così tanta fretta di conoscere tutti i Gold Saint? >> aggiunse poi, alzando un sopracciglio. Urania arrossì vistosamente, ed ebbe l'istinto di portarsi una mano al viso per coprirsi malgrado ci fosse già la maschera ad adempiere a tale compito.
<< B... Beh... >> balbettò imbarazzata << Sono solo... curiosa di sapere quali saranno i Saint che dovrò servire, tutto qua. >>
Aiolia storse il naso in segno di disapprovazione, mentre entravano nella Decima Casa.
<< Aiolia del Leone, custode della Quinta Casa... quale motivazione ti spinge a raggiungere il mio territorio, la Casa del Capricorno? >> domandò un uomo avvicinandosi. La sua armatura dorata splendeva come un raggio di sole, tanto che Urania rimase senza fiato. Non era più abituata alla maestosità delle Gold Cloth...
<< Ciao, Shura >> borbottò sbrigativamente il ragazzo << Sto scortando questa ragazza dal Gran Sacerdote, è una nuova Silver Saint. >>
Lo sguardo impassibile del Cavaliere del Capricorno si posò su di lei, guardandola dritta negli occhi, come se avesse voluto penetrare la sua maschera e, forse, anche la sua anima.
<< Potete passare. >> disse infine, facendole lanciare un enorme sospiro di sollievo.
<< Questo Shura... mi mette una soggezione terribile. >> mormorò quando si furono allontanati.
<< Effettivamente, sembrava volesse farti una radiografia. >> scherzò Aiolia, portandosi una mano alla bocca per nascondere un riso leggero.
Come già annunciato, trovarono l'Undicesima Casa vuota, in quanto il Saint dell'Acquario si trovava in missione con quello dello Scorpione.
Finalmente, dopo una scarpinata che sembrava non dover finire più, arrivarono ala Dodicesima e ultima Casa, quella dei Pesci.
Il suo inquilino, un giovane dalla bellezza alquanto femminea e delicata, era seduto ad un tavolo, sorseggiando quello che apparentemente sembrava Tè verde. Non appena li vide, staccò leggermente le labbra rosate dalla tazza, sgranando gli occhioni azzurri.
<< Aiolia? Qual buon vento ti porta fin quassù? >> domandò poi, sorridendo gentilmente.
Il Saint del Leone, evidentemente scocciato di dover spiegare per l'ennesima volta le sue motivazioni, sbuffò, massaggiandosi la fronte con la mano destra.
<< Mi permetta di rispondere, Sommo Saint della costellazione dei Pesci >> s'intromise Urania, inchinandosi leggermente << Il mio nome è Urania. Vengo dall'Isola di Ramree, nella lontana Birmania, a seguito del completamento del mio addestramento come Sacerdotessa Guerriero. Giungo al vostro cospetto insieme al Sommo Aiolia per chiedervi di poter attraversare la vostra Casa, in quanto diretta alle stanze del Grande Sacerdote che mi ha chiesto udienza. >>
L'uomo la guardò, sorpreso, e posò la sua tazza sul tavolino di mogano, ravviandosi una ciocca di capelli biondi dietro le spalle.
<< Conosci le buone maniere, Cavaliere. >> notò compiaciuto.
<< Vi ringrazio. >> rispose lei, ossequiosa.
<< Aphrodite >> disse poi, indicandosi il petto con un gesto elegante della mano << Mi chiamo Aphrodite. >>
Urania annuì.
<< Sommo Aphrodite. >> aggiunse poi.
Il ragazzo si alzò dal suo tavolo, facendo ondeggiare il mantello bianco dietro di lui.
<< Volete seguirmi? Vorrei fare in fretta, perché il mio Tè potrebbe freddarsi. Odio bere il Tè freddo. >>
Ma se fuori ci saranno trenta gradi all'ombra... avrebbe voluto dirgli Aiolia, ma si morse la lingua ed evitò.
I tre uscirono fuori dalla Dodicesima Casa, con grande curiosità di Urania che non capiva perché il Cavaliere dei Pesci li stesse accompagnando. Non appena mise piede all'esterno però, rimase completamente senza fiato: una grandissima distesa di rose, di vari colori e dal profumo intenso e avvolgente, copriva completamente la scalinata diretta alle stanze del Gran Sacerdote.
<< Ma... è meraviglioso! >> esclamò avvicinandosi.
<< Ferma lì, dove pensi di andare? >> esclamò Aiolia afferrandola per un braccio << Ci tieni davvero a morire giovane? >>
<< Ehm... eh?! >> balbettò lei, senza capire. Il suo sguardo si posò allora su Aphrodite, che rideva leggermente tappandosi la bocca con due dita.
<< Quelle sono le mie Rose Demoniache >> spiegò poi tranquillamente << Sono altamente velenose... chiunque venga esposto troppo a lungo al loro veleno, è destinato a morte certa. >>
Urania trasalì, cercando conforto nello sguardo di Aiolia che, per tutta risposta, si strinse nelle spalle.
Nel frattempo il Cavaliere dei Pesci si era avvicinato ad una gigantesca roccia, e ne stava tastando la superficie con la mano guantata.
<< Oh! Eccolo qua. >> esclamò poi d'un tratto, inserendo un dito in una fessura.
Ci fu un rumore assordante, che fece tremare la terra attorno a loro, tanto che Urania dovette impuntare i piedi per non rotolare via. Il masso si spostò, mostrando una sottospecie di galleria scavata nella montagna, provvista di una lunga scalinata.
<< Che... che diavoleria è mai questa?! >> balbettò lei sorpresa, sbirciandovi all'interno.
<< Il mio giardino di Rose Demoniache è l'ultima difesa per la Tredicesima Casa >> sorrise Aphrodite << Ricoprono interamente la scalinata che conduce alle stanze del Gran Sacerdote. Di conseguenza, è stato creato questo espediente per poter raggiungere tali alloggi... >>
<< Un passaggio segreto, insomma... >> mormorò Aiolia sbrigativo.
<< Scusatemi, ma come vi ho già spiegato, sarei di fretta >> lo interruppe Aphrodite << Se volete entrare... >>
Aiolia afferrò una titubante Urania per il polso, trascinandola dentro la galleria. Il masso che prima copriva l'entrata tornò al suo posto, con il suo solito rumore assordante e lasciandoli nell'oscurità più totale.
<< Maledetto Aphrodite! >> sbottò Aiolia inferocito << Almeno un fiammifero poteva anche darcelo! Attenta a dove metti i piedi, Urania... qui è tutto così scivoloso... >>
Camminarono per alcuni minuti, quando finalmente intravidero la luce dell'uscita.
Non appena Urania si rese conto di essere ormai giunta al cospetto del Gran Sacerdote, il suo cuore prese a battere all'impazzata: avrebbe rivisto Shion, colui che l'aveva accolta come una figlia e le aveva dato una speranza di vita e di amore quando ormai tutto le sembrava perduto. Era stato, per i tre anni in cui aveva vissuto al Santuario, come un padre, per lei.
Adesso non era più una bambina; era diventata una Sacerdotessa Guerriero, un Saint, un Cavaliere: avrebbe dovuto resistere alla forte tentazione di saltargli addosso ed abbracciarlo, quando avrebbe rivisto il suo sguardo dolce e comprensivo.
Fremendo dall'eccitazione, Urania irruppe nella stanza principale del Tredicesimo Tempio, travolgendo quasi un'ancella che stava portando via una cesta di panni sporchi. Ma, non appena si trovò di fronte al trono sacerdotale, il suo cuore smise di battere per qualche secondo.
Seduto sul suo seggio, stava un uomo il cui volto era coperto da una pesante maschera nera. Indossava gli abiti papali; era dunque sicuramente il Gran Sacerdote del Santuario, ma...
Qualcosa, infondo al suo cuore, le diceva che quello seduto davanti a lei non era Shion.
Eppure doveva essere lui, non c'erano altre spiegazioni...
S'inginocchiò, titubante, mentre un senso di profonda angoscia le inibiva i movimenti, rendendola legnosa e innaturale.
<< Tu devi essere Urania, non è così? >> disse l'uomo infine, con una voce gutturale che la fece trasalire.
<< Sì, vostra Eccellenza. >> rispose lei, gettando un'occhiata interrogativa a Aiolia, che non si era inchinato e sbuffava guardando fuori da una finestra con fare annoiato.
<< Ho ricevuto la lettera di Nikol dell'Altare, il tuo maestro. Complimenti per la tua investitura a Silver Saint. >> gracchiò.
<< L... La ringrazio, vostra Eccellenza. >>
<< E bentornata ad Atene. Suppongo che l'addestramento in Birmania sia stato molto duro. >> aggiunse l'uomo, alzandosi.
<< Non direi duro... direi... giusto. >> rispose lei, chinando il capo.
Lo sguardo dell'uomo sembrò saettare fra la ragazza e lo scrigno del suo Cloth, che nel frattempo aveva poggiato accanto a sé.
<< Molto bene, avevamo bisogno di più forza militare qui al Santuario... in questi giorni, per mancanza di guerrieri, siamo stati costretti a mandare in missione più Gold Saint del dovuto... Ti assegno quindi la Via che dovrai proteggere, alloggerai in una delle abitazioni destinate ai Silver Saint, quale tuo rango. >> spiegò iniziando a camminare avanti e indietro fra il trono e la ragazza.
<< Accetterò ogni vostra decisione con gioia, vostra Eccellenza. >>
<< Si è da qualche anno liberato un alloggio sulla Via dei Pesci, sotto la giurisdizione della Dodicesima Casa >> mormorò poi tornando a sedersi << Apparteneva a un Silver Saint deceduto durante una missione, Noesis del Triangolo. Abiterai là; così è deciso. Da oggi risponderai solo ai miei ordini e a quelli di Aphrodite dei Pesci. >>
Urania annuì. Attese poi il congedo del Gran Sacerdote e uscì dalla Tredicesima Casa, con il cuore in gola e le gambe che le tremavano. Non sapeva se essere felice perché non le era capitato un tipo come Shura come guida, o dispiacersi di non aver avuto la fortuna di essere a difesa della Via del Leone, con Aiolia. Inoltre, il dolore di aver trovato un Shion così cambiato e così freddo nei suoi confronti, l'aveva disturbata non poco.  
<< Ehi... va tutto bene? >> le chiese Aiolia, notando che la ragazza camminava a testa bassa.
<< Accidenti a te, Aiolia >> sbuffò lei << Perfino con la maschera in viso riesci a capire come mi sento? >>
Il Leone si strinse nelle spalle.
<< Piuttosto Aiolia... ma non è una grave mancanza di rispetto, presentarsi al cospetto del Gran Sacerdote senza indossare le proprie sacre vestigia? >> gli fece notare Urania, sviando il discorso.
<< Nemmeno tu le indossi. >>
<< Io sono appena arrivata! Dammi il tempo di... ambientarmi! >> sbottò lei incrociando le braccia al petto.
<< La verità è che non m'importa di mancare di rispetto al Gran Sacerdote >> disse poi Aiolia, sospirando << Quell'uomo è... cambiato. Non mi fido più di lui. >>
Urania trasalì.
Allora non era stata solo una sua impressione.... davvero qualcosa era cambiato, in Shion! Cosa mai poteva aver provocato una tale metamorfosi in un uomo così colmo di bontà, tanto da trasformarlo in un essere freddo e impassibile? Guardò a lungo il volto di Aiolia, così sereno e tranquillo anche in un momento del genere, e sospirò. Il suo ritorno al Santuario non era stato proprio come se lo aspettava...


Cap.1 - The End.
To Be Continued...

Ok, qualche spiegazioncina di rito! Come avrete visto sono presenti alcuni personaggi di Episode G (come avevo un po' anche preannunciato nell'intro) ovvero Galan e Lythos (e ne vedremo altri!).
Urania... è la mia amata OC! E' già presente in altre storie, vedi: Clash of the Gods (mia long-fic, in cui compare come Sacerdotessa di Artemide), I Cancelli d'Oro (long fic di JaneJ) e Liceali (fic AU demenziale di Gemini_No_Sabriel). Diciamo che l'Urania che abbiamo in questa fic è nella sua "versione ufficiale"... Un'altra cosa che ci tengo a precisare, è il discorso delle "Vie". Per ideare questa cosa, ho preso spunto dal gioco per la PS3 in cui prima di affrontare ogni Casa ci si trova a dover attraversare la "Via" della Casa a cui si aspira ad arrivare, pullulata da alcuni soldati semplici... così mi sono chiesta, ma tutti gli abitanti del Santuario, dove piffero stanno? Ed ecco la mia idea di creare come degli eserciti, ognuno con a capo un Gold Saint, che poi abiterebbero in delle baracche (insomma delle piccole abitazioni!) poste ai lati di ogni "Via"... ecco come avrei voluto spiegare l'affluenza di ancelle/servitori/soldati semplici/Saint vari al Santuario u_u Insomma, così avrebbe un po' di senso... vero? Vero???
Ultima cosa... il passaggio segreto di Aphrodite! Questo è totalmente frutto della mia immaginazione! Anche perchè, scusatemi, come facevano a recarsi al cospetto del Gran Sacerdote senza calpestare il suolo di Rose Demoniache del Saint dei Pesci? Un'altra strada adiacente sarebbe stata facilmente vista anche dai nemici... così ho optato per questa idea, che mi pareva la più sensata (o almeno spero!).
Detto ciò... grazie a chiunque abbia letto e... al prossimo capitolo! 




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Capitolo 2
*** Don't you remember? ***


Love will keep us alive.

Eccoci qua! Non ci credo, mi appresto a scrivere seriamente il capitolo due? Son pazza!

Ringrazio tantissimo Gemini_No_Sabriel, che è rimasta col fiato sospeso per tutta la lettura del primo capitolo (spero di ripetere l'impresa anche con questo nuovo!), Light Upon Us che addirittura si è creata un account per commentarmi la fic (son queste le cose che mi rendono felice awww *^*), Shuratheavenger che ha fatto l'immane sforzo di commentare (e  ora mi tartassa che posti questo capitolo... eccolo, sei felice? XD) e the last but not the least Luana Degel Chan che la amo a prescindere da qualsiasi cosa mi scriva, ma visto che le è piaciuto e che mi ha lasciato un commento troppo "aww", la amo ancora di più <3
Grazie infinite a tutti quanti! E ovviamente anche a chi l'ha messa fra le preferite / seguite.
Arigatou Gozaimasu!


Cap.2
Don't you remember?


Urania e Aiolia si avviarono verso il passaggio segreto che li avrebbe condotti dritti dritti alla Dodicesima Casa, permettendo loro di evitare la Via delle Rose.
<< Che ne diresti questa sera di cenare da noi? >> chiese d'un tratto Aiolia, lasciandola totalmente di stucco.
<< C... Cenare da voi? >> balbettò lei, sorpresa.
Il biondo annuì, facendo oscillare la frangia davanti al naso.
<< Galan cucina benissimo. Immagino che dopo quel lungo viaggio, sarai affamata >>
Urania fu quasi tentata di accettare, poi però si ricordò di un piccolo particolare...
<< Aiolia... come faccio a mangiare, con la maschera sul viso? >>
Ci fu un silenzio imbarazzante, poi il ragazzo sbottò:
<< Te la togli, no? >>
Urania scosse la testa con decisione.
<< No. Sono ligia alle regole del Santuario >> disse poi con un tono di voce che non ammetteva repliche.
Aiolia alzò gli occhi al cielo, sbuffando.
<< E allora faremo così... mangerai nella stanza accanto, con Lythos. O ci sono problemi pure se ti vede lei, in faccia? >>
La ragazza scosse nuovamente la testa, ma stavolta ridendo.
<< Va bene, mi hai convinta. E' da troppo tempo che non assaggio la cucina greca... mi manca >>
Sul volto del Saint del Leone si dipinse un sorriso soddisfatto.
<< Benissimo >> mormorò mentre sbucavano dall'altro capo del passaggio segreto << Alle otto alla Quinta Casa, allora. Non mancare, perché se ci farai buttare via del cibo, mi arrabbierò tantissimo! >>
Così dicendo si allontanò, fischiettando un motivetto stonato. Urania stava ancora ridendo per la proposta di Aiolia, quando avvertì dei passi dietro di lei che la fecero voltare di scatto.
<< S... Sommo Aphrodite! >> esclamò inchinandosi.
<< Allora, è andato bene l'incontro con il Gran Sacerdote? >> domandò il ragazzo incrociando le braccia la petto e appoggiando la schiena ad una colonna di marmo. Urania si affrettò a mentire, riferendogli che era andato tutto bene e sviando poi il discorso sul fatto che era stata assegnata al suo "esercito". Aphrodite batté le mani assieme con aria soddisfatta, mentre le sue labbra rosee si piegavano in un sorriso cordiale.
<< Ma è fantastico! >> esclamò piacevolmente sorpreso << La casa di Noesis del Triangolo? Permettimi di accompagnartici, allora. Sono quattro anni che quell'abitazione è inutilizzata, ma penso che ti ci troverai comunque bene >>
Con un elegante gesto della mano, Aphrodite la invitò a precederlo nell'attraversare la Dodicesima Casa. Una volta usciti sulla parte opposta, s'incamminarono per la Via dei Pesci verso la zona dove si ergevano gli appartamenti dei Silver Saint.
<< Conosci la leggenda del segno zodiacale dei Pesci? >> le domandò il Gold Saint d'un tratto, facendola trasalire.
Vergognandosene immensamente, Urania si vide costretta a dissentire, sussurrando timidamente un "no" quasi impercettibile.
Ancora una volta, Aphrodite rise in maniera composta ed elegante, mostrando una fila di denti bianchi perfetti.
<< Non devi sentirti in imbarazzo, te la racconterò io se permetti, poiché è una bellissima leggenda e ogni cosa bella ha il diritto d'esser conosciuta. Si narra che mentre gli dei del cielo facevano una festa, apparve il mostro Tifone. Terrorizzati, gli dei scapparono ovunque e la dea della bellezza, Aphrodite, e suo figlio Eros, dio dell'amore, si gettarono nel fiume Nilo per sfuggirgli, trasformandosi entrambi in due pesci e legandosi con una corda l'uno all'altro per non perdersi. La loro figura salì poi in cielo, e divenne una Costellazione >>
Urania ascoltò quel mito, rapita, mentre Aphrodite lo raccontava colmo di enfasi.
<< Che storia meravigliosa >> disse infine << Mi rende fiera di appartenere a tale segno zodiacale >>
<< Ma che bella notizia >> gioì il Gold Saint compostamente << Anche tu dei Pesci. E' davvero un caso fortuito, questo! >>
<< Sommo Aphrodite, i miei omaggi >>
Una voce interruppe il loro dialogo: un altro Saint si era loro avvicinato e ora si prostrava ossequioso ai piedi del custode della Dodicesima Casa. Era un ragazzo giovane, probabilmente più giovane di Urania, con lunghi capelli biondo miele e grandi occhi blu. Indossava quello che, a giudicare dal colore e dalla lucentezza fulgente, sembrava essere un Silver Cloth, sopra un'aderente tuta rosa intenso, e le sue spalle erano cinte da un lunghissimo e candido mantello. Benché il suo viso riportasse tratti puramente femminili, era molto alto e fisicamente robusto. Il suo sguardo saettò su Urania, notando all'istante la scatola argentata che portava sulle spalle.
<< Bonsoir, mademoiselle >> disse poi rivolto ad Urania, con un perfetto accento francese << Siete forse una nuova Sacerdotessa Guerriero del Santuario? >>
<< Oh, Misty, che piacere vederti >> s'intromise il Gold Saint << Ne approfitto per fare le presentazioni. Urania, lui è Misty di Lizard, uno dei miei Silver Saint. Misty, lei è Urania, la nuova arrivata. Alloggerà nella vecchia dimora di Noesis >>
Misty annuì, freddamente.
<< Con permesso... >> aggiunse poi, allontanandosi dopo un leggero inchino.
Ho la netta sensazione di non piacergli... pensò Urania con un sospiro.
<< Siamo arrivati >> mormorò Aphrodite, indicando l'abitazione di fronte a loro.
Era una casetta in legno e mattoni, molto graziosa, con tante piccole finestrelle squadrate. Era davvero tenuta bene, per essere disabitata da quattro anni.
Dopo che Aphrodite l'ebbe salutata per tornare ai suoi alloggi, Urania si decise ad entrare per sistemare le sue (benché poche) cose e ambientarsi un po'. Non appena varcò la soglia, si trovò di fronte un monolocale molto accogliente, con un bel letto dall'aria morbida, un piccolo armadio e un cucinotto per provvedere ai suoi pasti. Il bagno era provvisto di doccia, il che la rincuorò tantissimo. Girò le manopole per verificare che ci fosse l'acqua corrente; poi tornò nella stanza principale soddisfatta.
Si lasciò andare sul letto, distrutta, guardando il soffitto. Era davvero stanca; il turbine di emozioni che l'aveva travolta quel giorno sembrava non volerle dare davvero tregua. Aveva ritrovato Aiolia, suo compagno di giochi d'infanzia, ma aveva perso Aiolos, per lei quasi come un fratello, e Saga, che aveva sempre guardato da lontano come un modello da perseguire. Per non parlare di Shion, che non aveva mostrato alcun riguardo nei suoi confronti, malgrado l'avesse sempre trattata da figlia. Si tolse la maschera, poggiandola sul letto accanto a lei, inspirando finalmente l'aria fresca a grandi boccate.
Ripensò a quando era bambina e viveva al Santuario: aveva ancora tante belle memorie di quegli anni. Poi, un dolce ricordo le strinse leggermente il cuore...
Non aveva chiesto ad Aiolia di lui. Non ne aveva avuto il coraggio: dopo tutte quelle brutte notizie, non avrebbe sopportato un altro lutto. E soprattutto, non il suo. Ricordava ancora quegli occhi grandi e fieri, quella cascata di ricci ribelli e quel sorriso furbetto che lo accompagnavano sempre.
Chissà dove sei, adesso... pensò nostalgica.
Sbirciò fugacemente l'orologio che stava appeso sulla parete proprio sopra il suo letto, e si rese conto che mancava davvero poco all'ora stabilita da Aiolia per la cena. In fretta e furia indossò nuovamente la maschera sbuffando e si fiondò fuori da quella che, da quel giorno, sarebbe diventata la sua dimora.
Mentre scendeva rapidamente le scalinate della Via dei Pesci però, si rese conto di un particolare alquanto stravagante: com'era mai possibile che, se la casa era abbandonata da quattro anni, l'orologio sulla parete fosse ancora funzionante? Alla fine, riuscì a darsi come unica spiegazione plausibile che qualche servo di Aphrodite si occupasse di caricarlo saltuariamente, in modo da lasciarlo sempre efficiente: la cosa non aveva poi molto senso, ma era l'unica soluzione che gli era venuta in mente.

Piombò nella Quinta Casa ansimando, preoccupata di essere in ritardo. Trovò Aiolia e Galan, seduti ad una tavola completamente imbandita, intenti a litigare per qualcosa.
<< Ti ho ripetuto mille volte che non devi allungare il vino con l'acqua! >> sbraitò Aiolia tentando di portarsi via la brocca colma del rosso nettare.
<< Nobile Aiolia... è inutile insistere, siete ancora minorenne! >> rispose Galan scuotendo la testa con aria decisa.
<< Ho diciassette anni! Diciassette! >>
<< Appunto, non sono ancora diciotto >>
<< Io ti... >>
<< Ehm... buonasera... >> s'intromise Urania titubante, cercando di nascondere le risa dietro alla sua maschera.
Dalla stanza accanto si affacciò Lythos, che le sorrise gentilmente facendole cenno di seguirla.
<< Venga, Nobile Urania, ho apparecchiato di qua per me e voi, come richiesto dal Nobile Aiolia >>
La ragazza inspirò profondamente, aggiustandosi l'orlo degli shorts neri che le si erano arrotolati nella corsa frettolosa per raggiungere la Casa del Leone e la seguì, sparendo dalla vista di Aiolia e Galan dietro il muro.
Nella stanza adiacente trovò un tavolino apparecchiato in maniera identica al precedente (qui mancava però totalmente la presenza del vino) sul quale erano stati adagiati una decina di piatti dall'aria estremamente invitante. Si tolse la maschera, mentre il suo sguardo saettava rapidamente fra una portata e l'altra. Un profumino prelibato le giunse alle narici, mentre inspirava a pieni polmoni quella delizia: malgrado fossero passati anni dalla sua ultima visita in Grecia, certe pietanze non le avrebbe dimenticate mai...
<< Oh, non posso crederci! Moussaka! >> squittì eccitata << Non mi sembra vero, è un secolo che non la mangio!  Ma... c'è pure il Baklava! E' il mio dolce preferito! E... >>
Sì zittì di botto, notando lo sguardo stralunato di Lythos che la fissava con gli occhi sgranati e la bocca semi aperta.
<< Q... Qualcosa non va? Ho detto forse una sciocchezza? >> s'imbarazzò Urania.
<< N... no >> balbettò Lythos arrossendo << E' solo che... voi siete molto bella, Nobile Urania... Non me lo aspettavo... >>
<< C... Come? >> balbettò lei, non abituata a ricevere quel tipo di complimenti.
<< Davvero Lythos? >> esclamò eccitato Aiolia dalla stanza accanto << Adesso sono curioso, devo venire assolutamente a vedere! >>
<< Voi non andate da nessuna parte... >> mormorò Galan. Seguì poi un rumore di sedie e di grugniti di Aiolia, segno che il suo servitore l'aveva probabilmente afferrato per un braccio e rimesso al suo posto, prima che potesse combinare qualche danno.
<< Aiolia, non dire sciocchezze >> rise Urania sedendosi al tavolo e iniziando a servirsi << Non voglio mica essere costretta ad ucciderti >>
<< Mi sembra che ci fosse anche un'altra opzione... >> sbottò il Leone dall'altra stanza.
<< Quella non devi prenderla neanche in considerazione >> rise lei.
La cena passò tranquillamente, fra risate e chiacchere che risollevarono un po' il cuore della ragazza, che quel pomeriggio era sprofondato nell'angoscia più totale. Si rese conto che era veramente tardi quando Lythos iniziò a sbadigliare insistentemente, segno che iniziava a dare i primi cenni di cedimento per la stanchezza.
Decise quindi di tornare alla Via dei Pesci, anche perché si era fatto buio e la strada da percorrere era abbastanza lunga. Attraversò tranquillamente la Sesta Casa, di cui ancora non aveva visto il custode ma di cui avvertiva il favorevole Cosmo al suo passaggio, e la settima, vuota, recandosi così su per le scalinate della Via dello Scorpione.
Certa di non trovare nessuno all'intero dell'Ottava Casa, affrettò il passo per attraversarla il più rapidamente possibile. Si bloccò però poco dopo, avvertendo un Cosmo non del tutto amichevole che si avvicinava lentamente: si guardò intorno, preoccupata, chiedendosi se fosse plausibile che un nemico si fosse spinto fino a quel punto senza essersi fatto scoprire da nessuno.
Tap, tap, tap.
Un rumore di passi che si avvicinavano... si voltò di scatto, sicura di aver percepito qualcuno alle sue spalle, ma rimase sorpresa nel trovarsi davanti il nulla.
<< Ti sembra il caso di attraversare così la mia Casa, senza nemmeno chiedere il mio permesso? >>
Un braccio robusto le cinse improvvisamente la vita, bloccandola, e si sentì pungere la gola da qualcosa di appuntito. Abbassò lo sguardo e vide un'unghia rosso rubino puntata dritta dritta verso la sua laringe: doveva appartenere al Saint dello Scorpione...
<< S... Scusatemi >> balbettò << Credevo che foste in missione! C... Chiedo perdono... >>
Finalmente il ragazzo la lasciò andare, e Urania cacciò un sospiro di sollievo.
<< Una donna! E pure un Saint... non ti ho mai vista al Santuario, sei nuova? >>
La ragazza si voltò per rispondergli, ma rimase completamente paralizzata per la sorpresa.
Davanti a lei stava un giovane, di circa l'età sua e di Aiolia, con una cascata di ribelli ricci biondi che gli incorniciavano il viso, lunghi fino a metà schiena. I suoi occhi azzurri come il cielo, la squadravano da capo a piedi con aria curiosa e impertinente.
<< Ehi? Tutto apposto? >> borbottò sventolandole una mano davanti al viso.
Urania si risvegliò dal suo imbambolamento, e dalla bocca le uscì un nome che non avrebbe mai voluto pronunciare.
<< M... Milo! >> gridò, non riuscendo a contenere lo stupore.
Il ragazzo, sentendosi chiamare per nome, trasalì.
<< Come fai a conoscere il mio nome? >> le chiese subito, colto dalla curiosità.
Urania si sentì morire dentro. Non l'aveva riconosciuta... beh, certo, con quella maschera sarebbe stato impossibile per chiunque: quando era bambina, era piccola e cicciottella, mentre adesso si era fatta una donna matura, le erano cresciuti i seni e il fisico si era asciugato. Anche Milo era cambiato: da piccolo aveva i capelli più corti, era paffutello e aveva sempre un sorriso buffo stampato sul viso... ma l'avrebbe riconosciuto fra mille.
Lui sta bene... Milo sta bene! pensò, non riuscendo a trattenere le lacrime e felice che la maschera le celasse al Gold Saint di fronte a lei. Inspirò profondamente, e mormorò:
<< S... Sono Urania... non ti ricordi di me? >>
Il ragazzo iniziò a picchiettarsi l'indice della mano destra sul mento, con aria pensierosa. Passarono alcuni attimi che per Urania parvero secoli, poi mormorò:
<< No. Mi spiace. Avrei dovuto? >>
Cercando di non fare caso alla fitta che le stava contorcendo il cuore, Urania fece un profondo respiro.
<< Abitavo qui al Tempio, dieci anni fa... >> iniziò a raccontare << Inizialmente ero un'ancella del Gran Sacerdote Shion. Poi si scoprì che possedevo anche io un Cosmo, e fui mandata in addestramento in Birmania, all'Isola di Ramree... da quel giorno non ci siamo più visti... >>
Milo strizzò gli occhi fino a farli diventare due fessure, con l'aria di chi si sta concentrando con scarsi risultati.
<< Davvero io non... non riesco a ricordarmi di te >> disse poi infine, stringendosi nelle spalle.
Urania sospirò con aria desolata. Era felice di vederlo sano e salvo, però avrebbe tanto desiderato che si ricordasse almeno chi era...
<< Questa stupida maschera non aiuta >> borbottò Milo avvicinandosi a lei e poggiandole la mano sul volto << Magari... se vedessi il tuo visino, potrei farmi tornare la memoria... >>
Fece per togliergliela, ma Urania fu più veloce e si scansò, balzando agilmente all'indietro.
<< C... Che ti passa per la testa, Milo?! >> urlò inferocita << Vuoi forse farmi trasgredire le leggi del Santuario?! >>
Il Gold Saint sbuffò, incrociando le braccia al petto con aria offesa.
<< Stavo scherzando. Non te l'avrei tolta sul serio... U... com'è che ti chiami? >>
<< ...Urania >>
<< Urania, ti do il permesso di passare dall'Ottava Casa >>
<< Vi ringrazio... >> mormorò accennando un piccolo inchino.
<< Mi hai dato del tu fin ora, non ha senso che adesso tu mi dia del voi >> rise Milo voltandosi e facendo ondeggiare dolcemente il lungo mantello bianco dietro di sé.
<< D'accordo... Milo >>
Si voltò, mettendosi a correre verso l'uscita della Casa che l'avrebbe portata direttamente alla Via del Sagittario.
<< Urania! >> la chiamò Milo alzando leggermente la voce, poco prima che lei abbandonasse la sua dimora.
La ragazza si voltò, lanciandogli un'occhiata interrogativa.
<< Spero di rincontrarti, in questi giorni. Magari mi tornerà anche la memoria... >> le disse sorridendo dolcemente e facendole l'occhiolino.
Urania non rispose. Si voltò nuovamente e si mise a correre più veloce che poteva, col cuore che le martellava ardentemente nel petto.

Ancora scossa per il precedente incontro, Urania si affrettò ad attraversare la Casa del Sagittario e, evitando il più possibile i contatti con il suo inquilino, quella del Capricorno. Entrò lentamente nell'Undicesima: le gambe iniziavano a farle male, era la terza volta in quel giorno che si sorbiva le scale avanti e indietro e iniziava ad accusare stanchezza.
Mentre si apprestava a oltrepassare la sala principale, notò con sua grande sorpresa che al centro della stanza stava una grande tavola ben apparecchiata e colma di piatti dall'aria prelibatissima ma, stranamente, totalmente intonsi. Incuriosita, si fermò a guardarla: era stato apparecchiato per una persona, e dovevano anche essere passate diverse ore, poiché le pietanze erano tutte completamente fredde.
<< C... Chi sei? >> balbettò una voce alle sue spalle.
Si voltò di scatto, credendo di trovarsi davanti il Saint dell'Acquario. Rimase però stupita quando vide una ragazzina vestita con un peplo candido e con in mano dei secchi colmi d'acqua dall'aria decisamente pesante, che la guardava terrorizzata sgranando i grandi occhi azzurri.
<< S... Sei un Saint? >> domandò intimorita.
<< Mi chiamo Urania... scusami se ti ho spaventata. Non era mia intenzione.... >> così dicendo la ragazza si tolse la maschera sorridendo << Come vedi... qui sotto non c'è un mostro. Sei un'ancella del Saint dell'Acquario? >>
Lei annuì.
<< Mi chiamo Maiko. Tanto piacere, Nobile Urania >>
Urania si grattò dietro la testa, imbarazzata. Non era abituata al titolo "nobile" e, probabilmente, non lo sarebbe stata mai.
Era la prima ancella che le capitava di conoscere, e si stupì di quanto fosse carina e delicata: biondissima, portava i capelli avvolti in una treccia laterale che le ricadeva sulla spalla sinistra, incorniciandole il viso gentile e gli occhi dolci.
<< Come mai non hai cenato? >> le chiese poi, indicando con un gesto del capo il tavolino dietro le sue spalle.
Le guance di Maiko si dipinsero di un rosso acceso, mentre cercava di nascondere l'imbarazzo fissandosi l'orlo del vestito e nascondendo gli occhi sotto la frangetta dorata.
<< Non è per me questa cena. E' per il Sommo Camus... >> balbettò.
<< Il... chi? >>
<< Il Gold Saint dell'Acquario >> spiegò l'ancella sempre più imbarazzata.
<< E perché lui non avrebbe mangiato? >>
<< P... Perché non si trova qui, è in missione e... non è ancora tornato >>
Urania la guardò con aria interrogativa. Che senso aveva preparare una cena così curata per una persona assente? Il suo sguardo indugiò nuovamente sulla tavola, sulla quale campeggiava veramente ogni ben di dio, e non seppe davvero darsi una risposta. Maiko notò le sue perplessità e, avvicinandosi a sua volta alla tavola con un sorriso triste, iniziò a sparecchiarla, mormorando:
<< Ogni sera cucino la cena per il Sommo Camus. Non mi è dato sapere quando la sua missione finirà, ma vorrei che, se dovesse tornare in tempo per i pasti, non si trovi a dover patire la fame. Ma, a quanto pare, nemmeno questa sera è tornato >> il tono della sua voce tradì un profondo rammarico.
Urania si chiese se tutte le ancelle fossero così fedeli al proprio Cavaliere, o se Maiko fosse un caso a parte. Sospirò, indossando nuovamente la sua maschera, e mormorò:
<< Dato che il Nobile Camus non è qui, chiederò a te il permesso di attraversare la sua Casa, allora >>
Maiko avvampò, portandosi le mani alla bocca e spalancando gli occhioni per la sorpresa.
<< N... No! Non dite sciocchezze! Io non potrei mai darvi degli ordini! >> esclamò impacciatamente.
Ridacchiando, Urania si voltò e si avviò verso l'uscita dell'Undicesima Casa.
<< E' stato un piacere averti conosciuta, Maiko. Non affaticarti troppo! >> esclamò salutandola con un gesto della mano.
Maiko ricambiò il saluto sorridendo, poi si avvicinò alla tavola per finire di sparecchiare. Era da ormai una settimana che il Gold Saint dell'Acquario mancava dalla sua Casa: a dire il vero, Camus mancava quasi sempre dal Santuario. Oltre alle missioni in cui veniva spedito saltuariamente dal Gran Sacerdote, si recava spesso in Siberia, dov'era stato allenato da ragazzo e dove adesso si occupava di fare da maestro a due giovani aspiranti Saint. Lei, originaria della Russia, aveva lasciato la sua terra natia da ormai tanti anni, per seguirlo ad Atene come sua ancella. Non si era mai pentita di quella scelta. Anche perché, suo padre...
Un rumore di passi interruppe il corso dei suoi pensieri. Alzò lo sguardo sorpresa e, mentre i battiti del suo cuore acceleravano all'impazzata, i suoi occhi vennero folgorati da un luccichio dorato: di fronte a lei stava un Gold Saint, la cui pelle bianca come la luna quasi brillava nel buio dell'Undicesima Casa.
Il ragazzo le si avvicinò lentamente, senza dire una parola, mentre i suoi lunghi capelli rossi come il fuoco ondeggiavano sinuosi dietro la sua schiena. Gettò uno sguardo veloce sulla tavola, ancora mezza apparecchiata, e infine si voltò a guardare Maiko, la quale si affrettò ad accennare un piccolo inchino.
<< Bentornato al Santuario, Sommo Camus >> sussurrò con un fil di voce.
Lui non rispose: i suoi profondi occhi castani erano di nuovo puntati sulla tavola, e stavano indugiando sulle pietanze che ancora facevano bella mostra nei piatti di porcellana. Scostò piano la sedia per non fare rumore e si sedette compostamente, lasciandosi sfuggire solo un leggero sospiro di stanchezza.
<< Potresti versarmi del vino, per favore? >> domandò, parlando finalmente per la prima volta.
Maiko si affrettò ad ubbidirgli silenziosamente, ma quando vide che Camus si stava servendo della Dolmadhes ormai ghiacciata, si lasciò sfuggire un gridolino di sorpresa.
<< S... Sommo Camus! Ormai i piatti sono tutti freddi... non la mangi, vi prego! Vi vado subito a preparare qualcosa di appena fatto... >>
Camus poggiò la forchetta per bere un sorso del vino che Maiko gli aveva appena versato. Le sue labbra si tinsero leggermente di quel purpureo colore, tanto che fu costretto a passarsi la lingua sulle labbra: anche in quel gesto, mantenne tutta l'eleganza e la compostezza di cui era in possesso, mostrando una raffinatezza fuori dal comune.
<< Non resterò molto al Santuario >> disse poi << Hyoga e Isaac mi stanno aspettando per proseguire con gli allenamenti >>
Maiko annuì, ma non disse niente. Se avesse aperto bocca in quel momento, sicuramente avrebbe detto qualche sciocchezza.
<< Grazie >>
La ragazza sgranò gli occhi per la sorpresa non appena udì quelle parole. Camus le appoggiò una mano sulla testa, accarezzandole con delicatezza i capelli.
<< Non importa che ti metti a cucinare altro. Va benissimo così... >>
Il ragazzo iniziò a mangiare silenziosamente, mentre Maiko lo fissava col cuore colmo di gioia. Le bastava poco per essere felice.
Le bastava avere Camus vicino...

Urania si lasciò andare sul suo letto, stravolta. Era finalmente giunta alla dimora di Noesis, o per meglio dire, alla sua dimora, almeno da quel giorno. Non avrebbe potuto aspettarsi giornata più intensa: il culmine era stato rivedere Milo, dopo tutto quel tempo...
Milo era arrivato al Santuario quando lei aveva sei anni: era un eterno casinista; aveva stretto subito amicizia con Aiolia e non si faceva mai problemi a trascinarlo nei guai con sé... Ogni tanto ne combinava una, e Aiolia ci finiva sempre nel mezzo, beccandosi le sgridate di Aiolos e, più raramente, di Shion. Lei non aveva mai partecipato ai loro giochi, malgrado avessero la stessa età, perché era timida e preferiva starsene in disparte, osservandoli da lontano. Quando poi però Aiolia tornava da Aiolos alla Nona Casa, era sempre pronta a tempestarlo di domande, curiosa di sapere di più di quel ragazzino sempre sorridente e spensierato.
Milo l'aveva colpita sin da quando era giunto al Santuario. L'aveva spiato spesso, mentre si allenava, e ricordava bene la grinta e la tenacia che lo caratterizzavano: ogni volta che cadeva si rialzava come se nulla fosse accaduto, forte di quel sorriso spavaldo sempre stampato sul volto.
Gli aveva parlato direttamente una volta sola, poco prima di partire per l'Isola di Ramree. Non avrebbe dimenticato mai quel giorno...
E adesso lo aveva ritrovato lì, baldanzoso e fiero come lo rimembrava e, addirittura, in veste di Gold Saint dello Scorpione. Ripensò ai suoi occhi celestini, e un brivido inaspettato le attraversò la schiena...
Gettò uno sguardo al contenitore argentato del suo Cloth. Non l'aveva ancora indossato, da quando era arrivata: aveva continuato a girare con i suoi pantaloncini neri e il top dello stesso colore, ben sapendo che così stonava con l'ambiente totalmente classico che la circondava. A pensarci bene Aiolia, con i suoi jeans e la t-shirt, non era messo tanto meglio. Chissà come stava, con indosso l'armatura d'oro del Leone?
Si ripromise di indossarla sempre dal giorno seguente; infondo l'amava alla follia e per lei era solo un onore potersi vantare d'averla conquistata.
Tolse la maschera e s'affrettò ad infilarsi sotto le coperte, distrutta: il suo ultimo pensiero, prima d'addormentarsi, volò verso Nikol dell'Altare, suo maestro, l'unico uomo con cui aveva avuto a che fare negli ultimi dieci anni.
Chissà come state, maestro Nikol... pensò con una punta di nostalgia. Crollò poco dopo, esausta, cadendo preda di un sonno profondo.

Quella notte, Urania si svegliò di soprassalto, sentendo dei rumori nella propria abitazione. D'istinto, scivolò sotto le coperte, ricordandosi d'avere il viso scoperto. C'era qualcuno nella sua stanza, e si stava muovendo furtivamente nel buio, forse in cerca di qualcosa. Preoccupata per il suo Cloth, allungò la mano verso il comodino di fianco al letto dove la sera precedente aveva poggiato la sua maschera e, a tentoni, riuscì a trovarla e a portarla sotto le lenzuola. Una volta che l'ebbe indossata balzò a sedere sul letto di scatto, certa di prendere così alla sprovvista l'intruso.
<< Chi sei?! >> esclamò di colpo, cercando dei fiammiferi per accendere il lume sul suo comodino.
<< Ah... i... io... vi chiedo umilmente scusa! >>
Non appena la luce della candela iniziò ad ardere, illuminò il volto spaventato di un ragazzino di circa quindici anni, vestito con un'armatura che, a prima vista, sembrava essere un Bronze Cloth.
<< Sei un Saint? >> gli chiese lei, rilassandosi. Lui annuì, ancora terrorizzato per essere stato colto in flagrante mentre si introduceva in casa altrui.
<< Vi chiedo umilmente scusa! Non sapevo che questa casa abbandonata fosse stata assegnata a qualcun'altro... >> tentò di giustificarsi lui, abbassando i grandi occhi rossicci con tristezza. Urania si sedette sul bordo del letto con le gambe incrociate, guardandolo pensierosa.
<< Chi sei? E cosa ci facevi qua? >>
<< M... Mi chiamo Retsu. Sono il Bronze Saint della costellazione della Lince >> spiegò << Q... Questa casa un tempo apparteneva ad un uomo, Noesis del Triangolo, e si da il caso che fosse anche... il mio maestro... >>
<< Capisco... >> mormorò lei sospirando << Tu vivevi qui, è così? >>
Gli occhi del ragazzino si riempirono di lacrime amare, che brillarono come diamanti sotto la fievole luce della candela.
<< Sì. Questo posto è per me pieno di preziosi ricordi. Anche dopo la morte del mio maestro, sono venuto qui ogni giorno, nel tentativo di mantenere questo luogo come Noesis l'aveva lasciato >> fece una piccola pausa in cui si asciugò una lacrima che gli era ormai colata fino al mento, poi proseguì << So che un Saint non dovrebbe lasciarsi andare così ai sentimenti, e vi chiedo scusa per questo brutto spettacolo... >>
Urania s'intenerì, guardando quel ragazzino come se fosse stato un cucciolo ferito. Sembrava esser stato davvero attaccato al suo maestro e, di conseguenza, anche a quel luogo. Pensò a come si sarebbe sentita lei, se Nikol fosse morto: sicuramente sarebbe uscita di senno...
<< Retsu... ti chiami così, vero? Ho una proposta da farti >>
Retsu la guardò attonito, non aspettandosi una reazione del genere alle sue lacrime.
<< Diventerai un mio allievo... che ne pensi? Sì beh... io ho appena ricevuto il mio Cloth e quindi sono proprio l'ultima persona che potrebbe insegnarti qualcosa, questo è vero... però se tu diventassi un mio Saint potresti alloggiare di nuovo qua >> spiegò lei stringendosi nelle spalle.
Il Saint della Lince era basito: si era aspettato di venire deriso per le lacrime e cacciato per la sua intrusione fuori luogo, ma mai avrebbe anelato un'offerta del genere.
<< Voi siete... molto gentile... io... non so che dire! >> balbettò con la voce rotta dai singhiozzi.
<< Dì solo "sì", allora >> mormorò lei incrociando le braccia al petto.
Retsu annuì, affrettandosi ad asciugarsi le lacrime che gli rigavano il volto.
<< Accetto con onore! Sarò il vostro allievo... ma ancora non conosco il vostro nome... >>
<< Urania. Sono il Silver Saint della Costellazione della Gru >>


Cap.2 - The End.
To Be Continued...

Ok, e anche il Capitolo due è stato misteriosamente partorito! Bene, passiamo a qualche spiegazioncina di rito: Misty di Lizard (conosciuto anche in Italia come Eris della Lucertola) è finito ad essere un Saint delle schiere di Aphrodite... perchè? Ma è ovvio! E' fissato con la bellezza anche lui da fare impressione, non potevo non associarlo ad Aphro! Povera Urania, cosa ti tocca sopportare... Il fatto che parli francese non è casuale, mi sono informata e Misty è nato ed è stato allenato proprio in Francia. Per quanto riguarda i piatti citati in questo capitolo (moussaka, baklava e dolmadhes) sono tutti piatti tipici della cucina greca (mi sono informata sìsì!). Poi vediamo... ah, sì! Maiko è la seconda OC introdotta in questa fic. E' un piccolo "tributo" a una mia cara amica, Marta, "MaikoxMilo" qua su EFP! E' la delicata e dolce ancella di Camus... non trovate che sia adorabile? Il suo passato e i suoi reali sentimenti per Camus sono ancora avvolti nel mistero, pazientate ancora un po' e scopriremo qualcosa di lei... Ah, come avrete notato in questo capitolo, ho deciso di mantenere i colori originali del manga di Kurumada per i capelli/occhi dei Saint, infatti in questa parte vi sarete ritrovati con un Milo biondo platino e un Camus rosso scarlatto... eheh. Per finire, Nikol dell'Altare è un personaggio della Gigantomachia e Retsu di Lynx proviene invece da Episode G (un altro dei personaggi che mi ha fatto innamorare di quella serie!). Credo non ci sia altro no? Ah, sì, che sbadata. Urania è il Silver Saint della Gru! Notata nessuna assonanza? Yuzuriha, il Saint della Gru di Lost Canvas, aveva avuto come maestro Hakurei, Saint dell'Altare... così anche Urania ha avuto Nikol come suo sensei! Sì, lo ammetto, di questa trovata vado piuttosto fiera! XD
Ok, ho parlato anche troppo! Al prossimo capitolo!

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Capitolo 3
*** First Mission: Alle pendici dell'Etna [part 1] ***


cap 3

Love will keep us alive. ~ 

Capitolo tre pronto pronto per la scrittura! In realtà doveva trattare di molte più scene, ma poi mi sono resa conto che a) avrei dovuto stringere troppo b) se non stringevo veniva chilometrico (immaginatevi questo capitolo raddoppiato!) così alla fine saranno due capitoli incentrati sulla prima missione della nostra protagonista. E chi andrà in missione con lei? Aiolia? O magari... Milo? Mah... lo scoprirete molto, molto presto! ;)
Ringrazio di cuore: _Sherry_, che sta pompando il mio ego di complimenti (mi farai esplodere di gioia, prima o poi!), MaikoxMilo, che spero sia ancora viva per leggere questo capitolo (in quanto è svenuta leggendo la parte di Camus!), Gemini_No_Sabriel che senza di lei non potrei andare avanti a scrivere nessun genere di storia, Shuratheavenger che lascia sempre commenti esilaranti e Light Upon Us, che invidio perchè è stata in Grecia e io no XD (e che ringrazio tanto per il commento dolcissimo!)
E, come sempre, grazie a chi l'ha messa fra le preferite / seguite.
Arigatou Gozaimasu!

Cap.3
First mission: alle pendici dell'Etna [part 1].


<< Vieni avanti, Deathmask. >>
La voce del Gran Sacerdote era calma e pacata, mentre un uomo vestito con una lucente armatura d'oro s'inginocchiava di fronte a lui, sorridendo.
<< I miei omaggi, Saga... >> disse con un ghigno.
<< Deathmask! >> urlò Saga balzando in piedi << Non... Non osare mai più chiamarmi con quel nome! Qualcuno potrebbe sentirci! >>
<< Vi chiedo perdono... >> si finse dispiaciuto quest'ultimo, stringendosi nelle spalle.
Deathmask era l'unico, al Santuario, a conoscere la verità: solo lui sapeva che il Grande Sacerdote non era più Shion, ma il creduto scomparso Saga di Gemini. Sapeva bene cos'era successo dieci anni prima, quella notte in cui la neonata Athena era apparsa al Santuario, e conosceva la verità sulla morte di Aiolos del Sagittario. Era a conoscenza di ogni minimo dettaglio: ma ciò non gli importava minimamente.
Chi ci fosse a capo del Santuario, per lui non faceva assolutamente differenza. L'unica cosa che interessava a Deathmask del Cancro era la forza: lui si schierava dalla parte dei forti; quali fossero poi le loro ragioni, di certo non gli interessava.
<< Saint della costellazione del Cancro >> esordì Saga << Ho bisogno che tu parta il prima possibile per una missione importante. >>
Deathmask grugnì per il disappunto. Era appena tornato da una noiosissima perlustrazione del Peloponneso, e l'idea di andare nuovamente in missione gli faceva accapponare letteralmente la pelle.
<< In Italia >> continuò poi il Gran Sacerdote, la voce resa gutturale dalla pesante maschera nera << Precisamente, in Sicilia. >>
<< I... In Sicilia?! >> balbettò Deathmask << Perché mai dovrei tornare nella terra in cui sono nato e mi sono allenato? In cosa consiste, questa missione?! >>
Saga si alzò dal suo trono, con fare lento e pesante. Sembrava essere molto stanco e affaticato, ma il Saint del Cancro non riusciva davvero a spiegarsi il motivo.
<< Credo di aver visto brillare una Stella Malefica, sopra le pendici dell'Etna. >> spiegò con un sospiro.
<< Stelle Malefiche? Si tratta forse di Spectre?! Quindi il Sigillo... >>
<< ...ha cominciato a rompersi, sì. >>
Deathmask sorrise.
Finalmente una missione divertente... pensò ghignando.
<< Sono preoccupato... >> mormorò Saga << Non è un potere normale, quello che avverto... non andrai da solo, questa volta. Porta con te un altro Gold Saint e alcuni dei vostri sottoposti. Quando la missione sarà completata, tornerai a farmi rapporto. Questo è tutto. >>
<< M... Ma... >>
<< Niente ma. Puoi andare. >>
Deathmask chiuse gli occhi e si lasciò sfuggire un sospiro. Sapeva che quando Saga faceva così, era inutile insistere: non avrebbe aggiunto altro. Si diresse fuori dalla Tredicesima Casa, dove lo stavano aspettando un ragazzo e una ragazza, seduti con le gambe incrociate per terra.
<< Maestro! >> esclamò il ragazzino più giovane, alzandosi in piedi. Non era vestito con un Cloth, ma con semplici abiti da addestramento, segno che, probabilmente, ancora non aveva ricevuto un'armatura sacra. Sorrise verso Deathmask scuotendo i lunghi capelli neri; poi borbottò, rivolto alla ragazza che era seduta di fianco a lui:
<< Non ti vergogni a mostrare così il tuo volto?! Dovresti portare quella dannata maschera una buona volta! >>
<< Chiudi il becco, Mei... >> grugnì l'interpellata, stiracchiandosi << Il maestro Deathmask non conta. Io lo amo così tanto, e al tempo stesso lo odio così profondamente che vorrei ammazzarlo... diciamo che ho trovato il giusto equilibrio, ecco. >>
La ragazza si alzò in piedi, guardando Deathmask con aria annoiata. A differenza del compagno, sul suo corpo sfavillava una lucente armatura argentata, segno inderogabile della sua investitura a Silver Saint. Si ravviò i capelli biondi come il miele, sorridendo a Mei con aria di sfida.
<< E tu sei un caso a parte... conosci il mio viso da quando sei nato... fratellino. >> aggiunse poi.
<< Ti conviene indossarla quella maschera adesso, Soul Eco >> le disse il Gold Saint facendo un cenno con la mano << Dobbiamo fare una visitina alla Dodicesima Casa. >>
<< Dal Sommo Aphrodite?! E perché mai? >> esclamò Mei sorpreso.
Deathmask ghignò.
<< Amuninne, picciotti mei >> esclamò poggiando loro una mano sulle spalle << riturnammo a' casa! >>

Retsu si svegliò di soprassalto. Aveva fatto l'ennesimo incubo in cui riviveva la morte di Noesis, il suo maestro, e il terribile scontro avvenuto con la Gorgone, vinto grazie al sostegno che l'uomo gli aveva concesso anche dopo la sua morte. Ogni giorno era la stessa storia: si svegliava sudato e terrorizzato, poiché nei suoi incubi, a differenza di com'erano andate realmente le cose, lui lo scontro non lo vinceva e veniva letteralmente sbranato dal mostro.
In verità, da ben quattro anni, Retsu veniva davvero divorato da una bestia ogni giorno: quella della solitudine.
Dormiva clandestinamente in quella casa che non era più destinata a lui; al mattino si svegliava e restava lì, dilaniato nell'anima dai dolci ricordi di quell'uomo che tanto lo aveva amato, a fissare il muro per ore intere...
Quel giorno però, il suo risveglio fu assai differente dai precedenti.
Si ritrovò sdraiato per terra, sopra una manciata di coperte che gli avevano fatto da materasso la notte precedente, mentre un dolce profumo di caffè gli inebriava le narici. Si mise seduto, confuso, e vide una ragazza vestita con una sfavillante armatura argentata, impegnata ad armeggiare con il cucinotto dell'abitazione.
<< Buongiorno, Retsu! Finalmente sveglio, eh? >> gli disse lei con voce gioviale << Sto preparando la colazione. Ti va un po' di caffè? >>
Il ragazzino si grattò dietro la testa, ancora intontito dal sonno, e sorrise. Adesso ricordava: la sera prima aveva incontrato una Silver Saint, la nuova inquilina della ex casa del suo maestro, e aveva accettato di diventare una specie di suo "sottoposto", in modo da poter rimanere ufficialmente in quella che, un tempo, era stata la sua dimora. Rimase quasi senza fiato davanti alla bellezza dell'armatura della donna, dalle linee semplici ma sinuose: un bustino monospalla lavorato come se fosse stato ricoperto di piume le avvolgeva la schiena e i seni, lasciandole scoperta la pancia, mentre le gambe erano avviluppate in degli elaborati gambali asimmetrici, che la coprivano fino a metà coscia. Indossava un collarino d'argento e le braccia erano rivestite da due guanti dall'aria robusta, anch'essi asimmetrici. Celava il volto dietro una maschera ovale, decorata con alcuni segni neri sul lato destro, mentre sulle sue spalle nude era adagiata una lunga stola rossa, apparentemente leggera come seta.
<< S... sì! Vi ringrazio, Nobile Urania... >> rispose Retsu, superato l'imbambolamento iniziale.
Malgrado il volto della donna fosse coperto, il Bronze Saint giurò di averla vista sorridere. La cosa era pressoché impossibile ma, in cuor suo, Retsu sentiva che fosse così.
Si sedette al tavolino vicino al cucinotto e, poco dopo, anche Urania lo seguì, portandosi dietro due tazze di caffè bollente.
Ne bevve subito un sorso, mentre una gioia inaspettata gli scendeva giù per la gola fino alle viscere, insieme alla nera bevanda. Non era più abituato a certe gentilezze, e quella colazione gli ricordò tanto i giorni felici insieme a Noesis.
<< Puoi voltarti un attimo? >> chiese lei ad un certo punto.
<< P... Perché? >>
<< Vorrei berlo... >> ridacchiò la ragazza indicando prima la sua tazza e poi la maschera sul viso.
Retsu avvampò, ricordandosi di scatto che la donna non avrebbe mai potuto fare colazione con la maschera che le copriva il volto, e si girò, continuando a bere il caffè da voltato.
Urania si staccò la maschera dal viso, sospirando. Era una vera seccatura dover portare un simile impedimento, ma non aveva nemmeno intenzione di trasgredire alle regole del Santuario. Si portò la tazza del caffè alle labbra e ne bevve un piccolissimo sorso: subito dopo, sul suo volto si dipinse un'espressione di disgusto.
<< C... Che schifo! >> esclamò nauseata.
<< N... Nobile Urania, che succede?! >> mormorò Retsu preoccupato, frenando la tentazione di voltarsi di scatto.
<< Niente. E' amaro. >> mugugnò lei.
<< E' normale... è caffè! >>
<< Lo so... infatti il caffè a me proprio non piace! Ma non ho trovato altro, e mi sono dovuta accontentare. Oh, dannazione! Dobbiamo andare a fare la spesa, ricordiamocelo... >>
Retsu non poté fare a meno di scoppiare a ridere, sorpreso dal comportamento buffo della Silver Saint. Stava per dirle qualcosa, ma fu bruscamente interrotto da qualcuno che aveva bussato alla loro porta.
Urania si infilò la maschera in fretta, mentre il ragazzino andava ad aprire.
Si trovò davanti un giovane di circa la sua età, che lo guardava con aria spaventata sgranando due grandi occhioni azzurri.
<< S... Scusatemi  >> balbettò << C... Credevo che questa fosse l'abitazione della Nobile Urania della Gru... >>
<< Difatti lo è... >> rispose la donna alzandosi e sbirciando da sopra la spalla di Retsu << Chi è che mi desidera? >>
Il ragazzino s'affrettò a fare un breve inchino, servile, poi rispose:
<< Sono uno dei servitori del Nobile Aphrodite, mi ha mandato a chiamarvi... chiede che raggiungiate immediatamente la Dodicesima Casa >>
<< Oh... >> lipperlì Urania non seppe che dire, sorpresa da tale rivelazione << D'accordo. Digli che stiamo arrivando. >>
Il servitore s'inchinò nuovamente e corse via.
<< Scusatemi... avete detto stiamo? >> mormorò Retsu guardandola con aria interrogativa.
<< Certo... >> Urania sogghignò << Indossa l'armatura, giovane Lince. Si va al cospetto del Gold Saint di Pisces... >>

Retsu e Urania stavano quasi per varcare la soglia della Dodicesima Casa quando un uragano argentato quasi li travolse, facendoli sobbalzare. Lo fissarono sbigottiti, riconoscendo in lui Misty, il Silver Saint di Lizard.
<< Ehm... Buongiorno, Misty >> lo salutò lei, ma ricevette in cambio solamente un'occhiata truce.
<< Non... Non credere che sia finita qui, maledetta! >> gridò lui. Era talmente stizzito che la sua voce era diventata fastidiosamente stridula.
<< C... Cosa? >> balbettò Urania senza capire.
Misty la fissò assottigliando lo sguardo, quasi incapace di mantenere il controllo: fremeva così tanto dalla rabbia che gli era venuto uno strano tic al labbro superiore, il quale continuava ad arricciarsi ritmicamente nell'angolo destro.
<< Non riesco a capire come... come il Sommo Aphrodite possa aver preferito te a... a me! Io sono il grande Misty di Lizard! E... e tu... >> le puntò un dito contro, cercando di farsi minaccioso << Tu non sei assolutamente nessuno! >>
Si voltò di scatto e si allontanò, borbottando imprecazioni sottovoce.
Retsu e Urania si guardarono, perplessi, e fecero le spallucce, non capendo il comportamento anomalo del Cavaliere. Proseguirono poi il loro cammino, varcando la soglia della Casa dei Pesci.
Non appena misero piede nel salone principale, rimasero sbigottiti dalla quantità di persone presenti nell'atrio: oltre al bellissimo Saint dei Pesci, si trovavano presenti anche un ragazzino, una donna che indossava un'armatura d'argento e quello che a prima vista sembrava essere uno dei Gold Saint che Urania non aveva incontrato.
<< Urania! >> esclamò Aphrodite allegramente non appena la vide entrare << Eccoti, finalmente. Vorrei presentarti delle persone... >> il suo sguardo si fece poi perplesso, non appena notò la presenza di Retsu, che nel frattempo era avvampato per la vergogna.
<< Sommo Aphrodite, lui è Retsu della Lince... l'ho accolto come mio sottoposto, spero che non vi dispiaccia se ho portato qui anche lui... >> s'affrettò a spiegare Urania, chinando leggermente il capo.
<< Certo che no, va benissimo >> mormorò Aphrodite << Una persona in più non guasterà. Vieni, voglio farti conoscere il Gold Saint della costellazione del Cancro... >>
Urania s'avvicinò, inchinandosi di fronte all'uomo dalle dorate vestigia. Lui la guardò storcendo il naso, mentre i suoi piccoli occhi cerulei guizzavano da lei a Retsu. Si passò infine una mano fra i capelli argentati, ravviandoli all'indietro, e fece un sorriso che pareva quasi più un ghigno poco rassicurante.
<< Sono Deathmask. Deathmask del Cancro >> disse infine, chiudendo gli occhi con aria soddisfatta << E questi sono i miei due allievi... Soul Eco e Mei >>  aggiunse poi, indicando i due ragazzi con un gesto della mano.
<< I miei omaggi >> risposero Urania e Retsu in coro, inchinandosi.
<< Soul Eco? >> bisbigliò poi Retsu nell'orecchio della sua compagna << Ma... che razza di nome è... ? >>
<< Ovviamente non è il suo vero nome... >> borbottò il ragazzino dai lunghi capelli neri, che l'aveva sentito << Lei in realtà si chiama Lu... >>
Ma non finì la frase, perché la ragazza che rispondeva al nome di Soul Eco l'aveva agguantato per il colletto e lo stava strattonando, inferocita.
<< Ti ho detto mille volte che non devi pronunciare quel nome! Io non mi chiamo più così! E' chiaro? Sono solo Soul Eco adesso... ho rinnegato quella nomea sei anni fa, quando ho votato anima e corpo al nostro maestro. Vedi di ricordartelo! >> gli sbraitò contro.
<< V... Va bene, sorella. Non agitarti! >> borbottò Mei, cercando di liberarsi dalla morsa della donna << Mi stai quasi strangolando! >>
Deathmask scoppiò a ridere, divertito.
<< Suvvia, Soul Eco. Lascialo, o me lo ammazzerai sul serio. >>
<< Sai che perdita... >> grugnì lei, ma mollò la presa.
Aphrodite si schiarì elegantemente la voce, cercando di attirare l'attenzione dei presenti.
<< Urania, ti ho chiamata qui perché il Grande Sacerdote ha affidato una missione delicata al mio compagno Cancer, il quale ha pensato di chiedere a me supporto per tale incarico. Potendo anch'io scegliere di essere accompagnato da qualcuno, desidererei ardentemente che fossi tu. Visto che sei la nuova arrivata, testare le tue capacità potrà essere molto... divertente. Ah, puoi ovviamente portare il Bronze Saint, se ne senti la necessità. >>
Urania lanciò uno sguardò d'intesa a Retsu, il quale annuì, convinto.
<< Sommo Aphrodite, vi siamo davvero grati per l'occasione che ci avete offerto. >> rispose Urania sciogliendosi dal lungo inchino.
<< E' fantastico. Partiamo subito, allora? >> esclamò il Cavaliere di Pesci, eccitato.
<< Dove dobbiamo recarci, Sommo Aphrodite? >> domandò lei con curiosità.
L'uomo sorrise.
<< In Italia... più precisamente, in Sicilia! >> esclamò, facendola trasalire.

Urania non ne poteva più: avrebbe dovuto nuovamente salire su un aereo, a distanza di pochi giorni dall'ultima volta che ne aveva preso uno. Quello, però, era il modo più rapido per raggiungere l'Italia da Atene, per cui non aveva potuto lamentarsi. Sfortunatamente, non esistevano voli diretti Atene - Catania, capoluogo della Sicilia e loro meta, quindi il gruppo avrebbe dovuto fare scalo nella città di Roma, la capitale italiana.
Quando si ritrovarono quel pomeriggio all'aeroporto di Atene, Urania stentò a riconoscere i suoi compagni di viaggio. Erano tutti vestiti in borghese, e ognuno di loro (tranne Mei) portava sulle spalle lo scrigno del proprio Cloth. Quello che la sorprese di più fu però Aphrodite: indossava infatti un paio di jeans neri attillati, stretti in vita da una cintura bianca, e una t-shirt con scollo a V, anch'essa nera. Le fece così strano vederlo vestito in quella maniera che rimase almeno un paio di minuti buoni buoni a fissarlo sbigottita.
Retsu invece sembrava molto più interessato ai vari scrigni dei Cloth: si era infatti messo ad esaminare quella dell'allieva di Deathmask, incuriosito dalle incisioni che riportava.
<< Quella... non è una giraffa? >> chiese infine, indicandola << Sei il Saint della Giraffa? >>
<< C... Camelopardalis >> sibilò Soul Eco, fremendo di rabbia << Sono il Silver Saint del Camelopardalis... >>
<< ...ma Camelopardalis o Giraffa è la stessa cosa! >> protestò la Lince, mettendo il muso.
Deathmask scoppiò a ridere.
<< Non ha tutti i torti... >> ridacchiò, avviandosi verso l'entrata dell'aeroporto.
Invece di seguirlo, Soul Eco si avvicinò ad Urania, la quale non poté far a meno di indietreggiare. Malgrado la ragazza fosse alta quanto lei, le metteva una soggezione terribile: avvertiva un Cosmo decisamente potente dentro di lei e, soprattutto, per niente amichevole.
<< Tu non servi affatto, qui. >> le disse secca.
<< Ehm... come, scusami? >> balbettò Urania, senza capire.
<< Vedi di non metterti fra i piedi. Questa è l'occasione giusta per dimostrare al mio maestro di cosa sono capace... e tu non mi ruberai la scena, è chiaro? >> continuò Soul Eco, ignorando la domanda.
Urania era così perplessa che riuscì solo a balbettare un "ok" biascicato. Non riusciva a staccare gli occhi dalla maschera che copriva il volto della donna, decorata da due righe nere sotto gli occhi, quasi come se il volto che rappresentava stesse piangendo sangue. Cercò d'immaginarsi cosa ci sarebbe potuto essere sotto, ma l'unica figura che le balenava alla mente era quella di un demone, e non d'una donna.
<< Questa è pazza... >> sussurrò a Retsu quando Soul Eco si fu allontanata, il quale, per tutta risposta, le rivolse uno sguardo terrorizzato.
Il viaggio fu tranquillo e, per la gioia di Urania, assai più breve di quello affrontato per raggiungere Atene dalla Birmania. Dopo lo scalo a Roma, raggiunsero l'aeroporto di Catania e si diressero a recuperare i bagagli, fra cui stavano i loro Cloth (il Santuario aveva dovuto richiedere un permesso speciale per farli viaggiare in stiva sotto la massima sorveglianza).
Non appena messo piede fuori dal complesso aeroportuale, Deathmask inspirò l'aria a pieni polmoni quasi si fosse trovato in alta montagna.
<< Catania mia >> sospirò << Si a città cchiu bedda du munno! >>
Notando gli sguardi interrogativi dei suoi due sottoposti, Aphrodite scoppiò a ridere e, ravviandosi i biondi capelli dietro le spalle, mormorò:
<< Deathmask è italiano. Catanese, per la precisione... qui siamo a casa sua. >>
Intanto, il Saint del Cancro stava già agitando le braccia verso quello che, a prima vista, sembrava un taxi, e si era messo a parlottare in dialetto stretto con il conducente.
<< Anche voi due siete italiani? >> domandò Retsu rivolto agli allievi del Gold Saint.
Soul Eco mimò uno sbadiglio annoiato, e Mei alzò gli occhi al cielo sospirando.
<< Sì >> rispose infine il ragazzo << Io e L... Soul Eco... siamo fratellastri. Abbiamo la stessa madre... Io sono per metà giapponese, ma siamo cresciuti insieme qui, in Italia, dove siamo stati allenati dal maestro Deathmask. >>
<< Mei... >> grugnì la donna mettendogli un braccio attorno al collo << Ci ha chiesto se siamo italiani, non di raccontargli la nostra biografia... >>
Il ragazzo se la scrollò di dosso agitando le spalle, innervosito.
<< E tu sei simpatica come al tuo solito... >> sbottò incrociando le braccia al petto.
Urania si lasciò sfuggire una risatina sommessa; infondo quei due assieme erano davvero comici: Mei era un bel ragazzo, più giovane di lei di qualche anno, con l'aria tranquilla e gentile. Soul Eco, invece, sembrava un demone sceso in terra, tutto il contrario del fratello, insomma.
<< Bene, ho contrattato con quel tassista, ci farà un buon prezzo. Ci scorterà fino alle pendici dell'Etna... seguitemi. >>
La voce di Deathmask le interruppe il corso dei pensieri, facendole volgere la testa verso di lui. Il Gold Saint del Cancro la lasciava estremamente perplessa: era un ragazzo sulla ventina, gli occhi azzurri e corti capelli argentati. La sua pelle ambrata e tonica, segno imprescindibile delle sue origini latine, fasciava un agglomerato di muscoli vigorosi e guizzanti, ben visibili adesso che indossava solo una canottiera bianca. Tutto il contrario di Aphrodite, delicato ed esile, con quella carnagione così diafana e dall'aria fragile.
Una principessa e uno scaricatore di porto... pensò Urania, ridacchiando fra sé e sé.
Salirono sul taxi con un po' di fatica, in quanto si trattava di una vettura a sei posti e il loro gruppetto (compreso l'autista) era composto da ben sette elementi. Ovviamente, i due Gold Saint si sedettero sui sedili anteriori, vicini al conducente, mentre ai quattro adepti toccò stringersi malamente su quelli posteriori. L'auto puzzava di fumo in maniera nauseabonda, tanto che Urania dovette fare tutto il viaggio tappandosi il naso e tossicchiando. Per sua fortuna, era abbastanza vicina al finestrino, schiacciata fra Mei e Retsu, e ogni tanto si voltava per respirare una gran boccata d'aria, cercando di non soffocare per quell'odore tremendo.
<< We are arrived... >> mormorò il conducente fermando l'automobile, biascicando un inglese poco credibile nel tentativo di farsi capire da tutti.
Finalmente, il gruppetto scese da quella che, più che una macchina, sembrava una scatola di sardine, rimanendo completamente senza fiato per lo spettacolo che gli si era appena parato davanti. Si trovavano precisamente alle pendici dell'Etna, il gigantesco vulcano attivo situato ad ovest della costa orientale della Sicilia.
L'ammasso vulcanico che lo componeva era così imponente da far restare chiunque senza parole: una gigantesca montagna, la cui cima era adornata da un pennacchio di fumo, si ergeva di fronte a loro in tutta la sua antica maestosità.
<< A' Muntagna >> mormorò Deathmask indicandolo << E' così che noi chiamiamo l'Etna. Non è forse meraviglioso? Ah, adoro quest'odore di cenere vulcanica! >>
Inspirò a pieni polmoni, sotto lo sguardo sbigottito di Urania e Retsu.
<< Allora >> aggiunse poi << Ci siamo. Chiariamo i punti di questa missione... il Grande Sacerdote ha individuato una Stella Malefica brillare sopra questa zona, e ha deciso di inviare me e i miei allievi a controllare. Dato che pare essere un Cosmo malefico anomalo quello che aleggia in questo luogo, ha ben pensato di farmi portare una scorta al seguito... >> così dicendo indicò ad uno ad uno Aphrodite, Urania e Retsu << E quella siete voi. Tutto chiaro fin qua? >>
Il gruppo annuì silenziosamente.
<< Bene. Cominceremo ispezionando le pendici dell'Etna, tutti insieme. Potrebbe risultare anche una missione pericolosa, ci tengo che lo sappiate... e ci tengo che sappiate anche un'altra cosa... >>
<< C... Cioè? >> balbettò Retsu.
Un barlume di follia lampeggiò negli occhi di Deathmask.
<< Non me ne importa un fico secco, se morirete. Non verrò a salvarvi, non aiuterò nessuno, e soprattutto non vi permetterò d'intralciare la missione. Sono stato chiaro? Per me... potete anche crepare... >> sibilò, ghignando divertito.
Perfetto... pensò Urania deglutendo Come prima missione, mi sono capitati dei compagni davvero niente male. Ah, Nikol, maestro caro, se solo voi foste con me!
<<
Seguitemi. >>
Sospirando, Urania s'affrettò a seguire il gruppo, intento ad inoltrarsi nella fitta boscaglia che ricopriva i piedi dell'Etna.
Dopo circa un paio di noiose ore di cammino nelle quali parve non succedere niente, si resero conto che il sole stava già iniziando a tramontare nel cielo, segno che la notte stava per calare inesorabilmente su quel bosco.
<< Ci fermiamo per accamparci >> mormorò il Cavaliere del Cancro guardandosi attorno << Non conviene proseguire con il buio, è troppo pericoloso >>
<< A... Accamparci?! >> esclamò Aphrodite sconvolto << S... Sei forse impazzito?! Non... non abbiamo niente dove dormire... >>
<< Dormiamo per terra, no? Tu... tizio di cui non ricordo il nome... >>
<< ...Retsu... >>
<< Retsu. Vai a fare un po' di legna, che accendiamo un fuoco... >> borbottò Deathmask sedendosi fra l'erba.
<< D... dovrei dormire... p... per terra?! >> sul volto del Cavaliere dei Pesci si dipinse un'espressione d'orrore << N... Non ci penso neanche! Non puoi chiedermi una cosa simile... per terra c'è... sporco... e c'è pieno di insetti... e... no, non dormirò mai in un posto del genere! >>
<< Aphrodite... >>
<< Ho detto di no, Angelo! >> gridò nuovamente il biondo, stizzito.
A quelle parole, un gelido silenzio calò sul gruppetto. Mei nascose il viso fra i lunghi capelli neri, cercando di non far vedere che stava per scoppiare a ridere, mentre Soul Eco si diede una sonora pacca sulla fronte della maschera.
<< ...Angelo? >> sussurrò Urania, sorpresa.
Si voltò allora a guardare il viso del Saint del Cancro, rosso in volto come se fosse dovuto esplodere da un momento all'altro.
<< Angelo... è il vero nome del maestro Deathmask... >> le sussurrò piano Mei all'orecchio, il quale ancora cercava di trattenere le risate.
<< Angelo?! >> Urania era sconvolta << Mai nome fu meno azzeccato... >>
Deathmask, visibilmente imbarazzato, si mise a grugnire imprecazioni sottovoce, fulminando Aphrodite con lo sguardo. Gli si avvicinò piano, fermandosi così vicino dal suo viso da fargli sentire il fiato caldo sul collo, e mugugnò:
<< Prova a chiamarmi nuovamente con quel nome, e ti recido la testa come se fosse una delle tue roselline. Hai capito? >>
Aphrodite, per nulla preoccupato, sorrise divertito.
<< Ma certo, certo. Dici sempre così e la mia testa è ancora al suo posto... >> mormorò scostandosi una ciocca bionda dal viso.
Deathmask alzò gli occhi al cielo, sconfitto. Era inutile discutere con Aphrodite, sapeva già in partenza che non ne sarebbe mai uscito vincitore.
La loro amicizia risaleva a diversi anni prima, quando avevano appena ricevuto la loro investitura a Gold Saint del Santuario. All'epoca erano solo due bambini: Deathmask aveva dieci anni e Aphrodite appena nove, quando indossarono per la prima volta le sacre vestigia.
Non si sarebbero mai dimenticati il loro primo incontro, avvenuto alla Dodicesima Casa, dieci anni prima...

Un bambino magro e pallido stava seduto in mezzo ad un giardino di rose rosse come il sangue. Le fissava, silenzioso, mentre i suoi lunghi capelli biondi come il grano volteggiavano intorno a lui, cullati dal vento. Per un attimo, alzò gli occhi azzurri e chiari come un'acquamarina verso il cielo, e anche questi sembrò impallidire, di fronte a tanta purezza.
Aphrodite sospirò, socchiudendo leggermente le palpebre dalle lunghe ciglia nere. Quelle rose erano così belle, così pure e così sublimi... ma, al tempo stesso, così letali. Lui lo sapeva bene, e sapeva anche che, da quel giorno, sarebbe stato costretto a conviverci fino al momento della sua morte.
Si alzò in piedi, sospirando, mentre una brezza insistente gli scompigliava la chioma dorata.
Poco più in là, un ragazzino cocciuto e spavaldo si era spinto esageratamente lontano dalla sua Casa, mosso dalla curiosità di esplorare quel luogo nuovo che era per lui il Santuario di Atene. Impacciato dalla pesante armatura d'oro che indossava, si muoveva goffo su per le scalinate, gonfio di innocente curiosità infantile. Si fermò non appena superata la Dodicesima Casa, colto di sorpresa da una visione che non si sarebbe mai aspettato: davanti a lui stava l'essere, ed essere lo definì perché non seppe dirsi se fosse un maschio o una femmina, più bello che gli fosse mai capitato di vedere in vita sua. Questi, accorgendosi della sua presenza, si voltò, puntandogli addosso due occhi limpidi come l'acqua d'una sorgente, sgranati per la sorpresa.
<< C... Chi sei? >> balbettò. Anche il suono della sua voce rendeva giustizia alla bellezza del suo corpo, melodioso e soave come il canto di un usignolo.
<< Mi chiamo Angelo >> rispose il bambino, biascicando un po' di greco << E tu? >>
<< A... Aphrodite... >>
<< E' un nome da donna, ma tu mi sembri un maschio... o sbaglio? >>
<< No, non sbagli. Sono il nuovo Cavaliere dei Pesci... >>
<< E io quello del Cancro. Da oggi il mio nome è diventato Deathmask... che te ne pare? Favoloso, vero? >>
Aphrodite lo guardò con un'aria che andava fra il terrorizzato e il disgustato.
<< E' orrendo! >> esclamò.
<< Grazie, lo prendo per un complimento! >> rispose Deathmask, facendogli l'occhiolino e avanzando verso di lui.
<< F... Fermati! Vattene... vattene subito di qui! >>
Sorpreso dal comportamento del bambino, il neo Cavaliere di Cancer si bloccò, guardandolo sbigottito.
<< Vattene subito! >> ripeté Aphrodite, rosso in volto.
Che aveva mai fatto, per attirarsi così le ire di quella nobile creatura? Invece di starlo ad ascoltare, Deathmask continuò ad andargli incontro, mettendo così piede nel giardino di rose che lo circondava.
<< Fermati immediatamente! Se ti avvicini a me... morirai! >>
A quelle parole, Deathmask traballò, sbilanciato dal peso dell'armatura, e cadde a sedere per terra con un tonfo. Aphrodite gli corse incontro, aiutandolo in fretta a rialzarsi e trascinandolo via da quel giardino maledetto.
<< Stolto! >> gli urlò poi, in preda all'ira << Non devi più avvicinarti a questo posto... è chiaro? Se ci tieni alla tua vita... stammi alla larga! >>
<< M... Ma... >> balbettò Deathmask, perplesso << Perché? Che ti ho fatto di male?! >>
Lo sguardo di Aphrodite si fece improvvisamente dolce.
<< Tu niente... è questo posto ad essere maledetto >> spiegò con un sospiro << Quelle rose sono altamente venefiche... se resterai troppo a contatto con loro, morirai. >>
Deathmask lo guardò con aria sconvolta. Esisteva davvero un potere così terribile, fra gli altri Gold Saint del Santuario?
<< E tu? Non morirai, a stare a contatto con questo giardino demoniaco? >> chiese poi.
Il Saint dei Pesci scosse la lunga chioma bionda, sospirando.
<< No. Io ho sviluppato una resistenza al veleno, nei miei anni d'addestramento... con me ormai... queste rose sono totalmente innocue. Sono destinato alla più profonda solitudine, e loro saranno la mia unica compagnia... >>
Deathmask volse un fugace sguardo verso la distesa infinita di rose rosse che ricopriva la scalinata che portava alla Tredicesima Casa, pensieroso.
Se esiste davvero un Cavaliere così potente, voglio che sia mio alleato...
<< Non ho paura delle tue rose, Aphrodite >> gli disse ghignando << Io sono il grande Deathmask, e diventerò il più forte dei dodici guerrieri dorati! Di conseguenza... se voglio essere più forte di te, dovrò imparare a resistere al tuo veleno. Quindi verrò qua spesso... molto spesso. Da oggi io e te... siamo amici, che ne pensi? >>
Aphrodite lo guardò con aria sorpresa, poi sorrise con un mezzo ghigno che Deathmask non si sarebbe mai aspettato di vedere su un tale grazioso volto.
<< Penso che è una splendida idea, ma... credimi, non sarai mai in grado di abituarti al veleno delle mie rose... >>
<< Questo è da vedere... >>

Deathmask sospirò, tirando una boccata della sua sigaretta. Il fuocherello che Retsu aveva acceso qualche ora prima si era quasi spento, ma lui non riusciva davvero a prendere sonno...
Poco più in là, addormentati ormai da parecchi minuti, stavano i suoi compagni di viaggio. Retsu e Mei sonnecchiavano con aria beata, l'uno di fianco all'altro a pancia in giù sull'erba, mentre Soul Eco aveva preferito sistemarsi con la schiena contro il tronco di un albero. Aphrodite, dopo ore di lamentele, si era infine addormentato di sasso vicino al fuoco, mantenendo però sul volto un'espressione contrariata e corrucciata. I suoi capelli biondi, sparsi a raggera dietro la sua testa, si mischiavano a quelli scuri di Urania, la quale stava riposando sdraiata vicino a lui.
Stava per andare a coricarsi pure lui, quando un boato scosse la terra sotto i suoi piedi, costringendolo ad aggrapparsi ad un albero per non cadere. Il rumore assordante svegliò anche il resto della squadra che iniziò a lanciarsi sguardi fra l'assonnato e il terrorizzato.
<< C... Che sta succedendo?! >> urlò Retsu sconvolto, mentre cercava di alzarsi in piedi, con scarsi risultati.
<< Un terremoto?! >> esclamò Urania voltandosi verso Deathmask, il quale si strinse nelle spalle.
<< Non so dirvi se stia per eruttare il vulcano... o se sia qualcosa di peggio >> rispose << Mettetevi le vostre, armature, svelti! >>
Il gruppo si affrettò ad indossare il proprio Cloth, tranne ovviamente Mei, che ancora non ne possedeva uno. Quando ebbero completato l'operazione, un altro boato squarciò l'aria, facendo cadere Retsu e Urania a gambe all'aria.
Deathmask si guardò in giro, teso.
<< Ragazzi... ho un brutto presentimen... >>
Ma non finì la frase, perché la terra sotto i loro piedi si spaccò letteralmente, facendoli crollare in un baratro profondo.
<< L... La terra sta franando! >> urlò Mei, mentre veniva inghiottito nel ventre della terra assieme al bosco intorno a lui.
<< N... Nobile Urania! >>
<< Retsu! >> 
La foresta si riempì di grida mentre la frana trascinava nel vuoto i Cavalieri ad uno ad uno.
Poi, il silenzio più totale.



Cap.3 - The End.
To Be Continued...


Ta-daan! Ecco la mia ennesima fatica. Questo capitolo è stato decisamente divertente da scrivere, perché far parlare Deathmask in Siciliano è seriamente esilarante! Ma partiamo dall'inizio: Deathmask ci ha rivelato quello che, più o meno, tutti già sapevamo, ovvero che il Grande Sacerdote è, in realtà, Saga di Gemini. Facciamo quindi la conoscenza dei suoi due allievi, Mei e Soul Eco: Mei è un personaggio della Gigantomachia ed è davvero allievo di Deathmask (sì, quell'uomo può seriamente avere degli allievi, oddio!) mentre Soul Eco è la terza OC apparsa in questa storia. Si tratta di un tributo ad una ragazza che adoro, anzi, che dico adoro, che amo, "Luana Degel Chan" (nickname di EFP). Posso affermare con sicurezza che... questo personaggio è tutto l'opposto di Maiko! E' sfrontata e casinista: ma che vi potevate aspettare da un'allieva di Deathmask?!
Insomma, nel prossimo capitolo finalmente entreremo nel vivo della battaglia e conosceremo un po' dei "cattivi" (perchè che storia sarebbe, senza dei nemici?) che ci metteranno un po' la pulce nell'orecchio. Bene, per questo capitolo è tutto! Alla prossima ;)

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Capitolo 4
*** First Mission: Alle pendici dell'Etna [part 2] ***


cap 444

Love will keep us alive. ~ 

Avrei voluto dare spazio anche alle altre fic... ma no, un po' la voglia di scrivere questa, un po' le idee pazze che mi son venute, un po' i millemila commenti postivi ricevuti, mi hanno spinto a iniziare questo quarto capitolo. Non mi aspettavo così tanto successo! Grazie a tutti quanti, sono commossa (seriamente!).
Come si concluderà la pazza missione in Sicilia del nostro atipico e sfortunato gruppetto di eroi (eroi... DeathMask... eroe... pffffff *non ci crede manco lei*)?
Lo scopriremo in questo capitolozzo!
Chiedo perdono in anticipo ad Aldo (Mr_Mumu) perchè so già che anche questo capitolo sarà chilometrico. Ma non posso dividerlo in due ç_ç dal prossimo cercherò di accorciarli.
Un dolcissimo ringraziamento a: Ishy_Sama, che si è posta mille domande (eheh bene! Mi fa piacere suscitare la curiosità!), Mr_Mumu, la cui recensione ho apprezzato in maniera particolare (e spero di non essere la causa della perdita della tua vista T_T), Light upon us, la quale si è divertita con il mio DM Siculo DOC (mi fa piacere XD), JaneJ, che coi suoi complimenti m'ha mandata seriamente nel pallone (perchè so che sono sinceri, e per me valgono tanto!), Shuratheavenger, che vede porn anche in Urania e Retsu che cascano (pervertito XD),  Luana Degel Chan, che mi rompe le scatole per farsi Deathmask (abbi pazienzaaaaa! XD), _Sherry_, dolcissima come sempre, che mi fa andare in brodo di giuggiole (non mi fare così tanti complimenti che poi ci credo davvero! XD) e Gemini_No_Sabriel che mi appoggia sempre in tutto ciò che faccio! 
E, come sempre, grazie a chi l'ha messa fra le preferite / seguite.
Arigatou Gozaimasu!

Cap.4
First mission: alle pendici dell'Etna [part 2].


Aphrodite sbatté le palpebre ripetutamente, cercando di togliersi la sabbia e il terriccio che gli erano entrati negli occhi.
<< Oh cielo! >> esclamò guardandosi le mani impiastricciate di terra << Che orrore! Il mio povero viso! >>
Si pulì disgustato il volto, ancora incredulo per quello che era successo. Aveva battuto la testa, ma ricordava bene il terribile terremoto che aveva squarciato il suolo e li aveva fatti precipitare in quella rovinosa caduta nel vuoto.
Si guardò attorno, mentre i suoi occhi lentamente si abituavano al buio: era piombato in quella che, a prima vista, aveva tutta l'aria d'essere una grotta.
Alzò gli occhi verso l'alto, per capire quanto fosse caduto in profondità: non si vedeva nemmeno il cielo, ma solo le pareti rocciose che si stagliavano verso l'infinito. Sospirò, rassegnato, e si alzò in piedi. Un dolore acuto lo fece ricadere in ginocchio, mentre le sue mani scattavano verso la caviglia sinistra.
Accidenti... devo aver preso una storta cadendo... pensò, socchiudendo gli occhi sofferente.
Tentò nuovamente di alzarsi, questa volta con più cautela, spostando il peso sulla gamba sana e reggendosi saldamente a una delle pareti di roccia della grotta.
<< Deathmask? Urania? Retsu! >> provò a chiamare, ma l'unica risposta che udì fu l'eco della sua voce.
Si rese allora conto che si trovavano davvero nei guai: non solo si erano divisi, ma aveva anche avvertito un Cosmo minaccioso nelle immediate vicinanze.
Che fosse lo Spectre che erano andati a cercare?
Poteva essere plausibile; effettivamente l'oscurità presente in quella forza misteriosa era seriamente molto elevata. Ma qualcosa non gli quadrava: perché mai il Gran Sacerdote avrebbe dovuto mandare ben sei persone per un solo e unico Spectre?
Aveva davvero così scarsa fiducia in loro?
Aphrodite si mordicchiò il labbro inferiore, pensieroso. No, non aveva senso: quando ancora erano dei ragazzini avevano affrontato i Titani e Chrono, sconfiggendoli con ardore e immenso coraggio; non li avrebbe mai sottovalutati così.
Ci doveva essere qualcos'altro sotto, qualcosa di cui erano ancora all'oscuro.
Non ha senso rimuginare così adesso. Cerchiamo Deathmask e gli altri... e vediamo come uscire di qui... pensò Se... se sono ancora vivi, ovviamente.

<<
Nobile Urania?! Nobile Urania vi prego... aprite gli occhi! >>
<< Retsu, non la scuotere così! Stai tranquillo, è viva... respira >>
Urania sentì delle voci che la chiamavano... cercando di farsi forza, si mise a sedere per terra, toccandosi la testa con aria dolorante.
<< Oh accidenti... che... che è successo? >> borbottò massaggiandosi una tempia.
<< Nobile Urania! State bene! Mi ero spaventato tantissimo! >> esclamò Retsu saltandole al collo, mentre la ragazza arrossiva per l'imbarazzo.
Sentì delle risatine alle sue spalle e si voltò: dietro di lei c'era Mei, sporco di terra fino alle punte dei capelli, ma lo stesso sorridente.
<< Dove... dove sono gli altri? >> chiese Urania guardandosi attorno.
<< Non lo sappiamo. Noi tre siamo caduti vicini; quando mi sono svegliato ero accanto a Retsu che stava ricominciando a riprendere i sensi, e poco lontano da noi stavi tu svenuta. Ma del maestro, di mia sorella e del Sommo Aphrodite... nessuna traccia >> spiegò Mei stringendosi nelle spalle.
In quel momento, Urania si rese conto di essere in un luogo del tutto sconosciuto, con un possibile Spectre nei paraggi, e che lei, in quanto Silver Saint, era attualmente la persona di rango più elevato del suo gruppo. Era rimasta sola con un Bronze Saint e una recluta che ancora non aveva terminato il suo addestramento... insomma, erano seriamente nei guai.
Se lo Spectre li avesse attaccati, probabilmente per loro non ci sarebbe stata alcuna possibilità.
Rabbrividì a quel pensiero, stringendosi le braccia con le mani.
<< Dai, alzati... non è il caso di stare qua a non far niente. Io conosco alla perfezione il Cosmo del mio maestro e di mia sorella, posso provare a percepirli e guidarvi da loro >> mormorò Mei porgendole la mano per aiutarla.
Urania rimase sbigottita a guardarlo: mentre lei si stava già scoraggiando dandoli per spacciati, Mei aveva mantenuto la calma e aveva ragionato a mente lucida su come tirarsi fuori da quell'impiccio. Si vergognò immensamente di se stessa: infondo lei era una Sacerdotessa Guerriero d'argento e avrebbe dovuto dare il buon esempio, non abbattersi alla prima difficoltà.
Accettò l'aiuto di Mei a rialzarsi, e quando furono in piedi mormorò:
<< Riesci a sentire la presenza di tua sorella o del Sommo Deathmask? >>
Mei chiuse gli occhi, assumendo un'espressione di profonda concentrazione. Rimase così per qualche interminabile minuto, poi sbatté le palpebre ripetutamente e sospirò.
<< Credo di aver avvertito il Cosmo del maestro. Ma è molto lontano. Non capisco... non so perché non riesco a percepire quello di Soul Eco... >>
Oh Athena, ti prego... fa che non le sia successo niente... pensò abbassando lo sguardo, mentre una fitta al cuore gli mozzò il respiro.
<< Ci fai da guida, Mei? >> chiese Retsu, sgranando i suoi grandi occhioni rossicci e puntandoli sull'interpellato, il quale annuì con convinzione.
<< Seguitemi... per di qua... >> fece loro un gesto con la mano, mentre si inoltrava nell'oscurità di quella caverna.
<< Non riesco a credere che sia successa una catastrofe naturale del genere... >> singhiozzò Retsu << Insomma, è assurdo che per un terremoto siamo sprofondati in questo modo sotto terra... >>
<< Bravo, hai detto una cosa sensata... >> mormorò Mei senza smettere di camminare << Un fenomeno naturale non avrebbe mai arrecato tali danni al paesaggio... da farci addirittura crollare sotto terra! Qua sotto c'è qualcosa che si sta muovendo... probabilmente sarà opera degli Spectre, e noi dobbiamo scoprire cosa stanno macchinando >>
I due Saint annuirono, convinti, mentre si inoltravano sempre di più in quella caverna buia e umida.
Dopo aver imboccato uno stretto cunicolo che li vide costretti ad abbassarsi (malgrado nessuno dei tre fosse particolarmente alto), sbucarono in una specie di grotta circolare dal soffitto molto elevato, dalla quale si poteva uscire solo imboccando un'altra serie di cunicoli sempre più stretti.
<< Ma bene... e adesso? Da che parte andiamo?! >> esclamò Urania con un sospiro.
Le scelte sembravano infinite, e la percezione che Mei aveva del Cosmo del suo maestro era così fievole che non avrebbe mai trovato la direzione precisa da seguire. Rimasero per un po' spiazzati, a guardarsi fra loro, senza sapere cosa fare.
Poi, d'un tratto, furono scossi da un brivido che li percorse lungo la schiena, ghiacciando loro il sangue nelle vene.
<< Q... Questa sensazione... >> balbettò Retsu << E'... così opprimente! >>
Le ginocchia di Mei, il quale non era protetto da nessun Cloth, cedettero, facendo letteralmente crollare il ragazzo a terra. Urania gli corse incontro per aiutarlo a rialzarsi, quando una voce alle loro spalle li fece sobbalzare.
<< Una Silver Saint, un Bronze Saint e un... ragazzino? Stiamo forse scherzando?! >>
Si voltarono, e nell'istante in cui i loro occhi si posarono sulla persona che aveva parlato, i loro sguardi si riempirono di terrore.
<< Credevo d'esser stata mandata qui per adempiere ad un compito onorevole... e invece mi trovo davanti un branco di insulsi Saint... e nemmeno del rango più elevato. Questo è un insulto alla mia persona... >>
La donna che si ergeva di fronte a loro aveva un aspetto a dir poco spaventoso.
Indossava un'armatura nera come una notte senza stelle, che la avviluppava in tutto il corpo come una seconda pelle, lasciando scoperto solo il volto e le punte delle dita. La corazza aveva una linea semplice, fatta di enormi squame sovrapposte; l'unico dettaglio che la rendeva anomala era lo spallaccio sinistro, che prendeva la forma della testa d'una bestia cornuta e dagli occhi fiammeggianti.
Assottigliò lo sguardo, fissando i tre ragazzi con aria truce.
<< Non parlate? Siete forse terrorizzati? >> ghignò.
<< Q... Quello è... >> balbettò Retsu.
<< Uno Spectre... sì, abbiamo trovato la ragione della nostra missione... >> sussurrò Urania senza staccarle gli occhi di dosso.
<< Uno Spectre? >> rise la donna << No miei cari, io non sono uno Spectre qualunque. Il mio nome è Violate di Behemoth, stella della Solitudine Celeste, comandante in seconda dell'armata infernale del grande Aiacos di Garuda! >>
I piccoli occhi neri di Violate si posarono su quelli inespressivi della maschera Urania, facendola sussultare.
<< Oh... >> rise, come se avesse potuto vedere il terrore negli occhi della ragazza << Ti faccio così tanta paura, vero, povera piccola? >>
Si mise ad avanzare verso di loro, con passo lento e deciso. Ogni volta che poggiava il piede per terra, accorciando le distanze, i tre percepivano il suo soverchiante Cosmo farsi sempre più oscuro. Non riuscirono a fuggire, ne' a muovere un singolo muscolo: erano come schiacciati da quella forza opprimente e così nera da far impallidire perfino il pozzo più profondo.
<< Vi dirò... >> mormorò la donna scostandosi una ciocca di capelli dal viso << Voi non eravate davvero l'obiettivo della mia missione. Sono stata spedita qui con l'ordine di uccidere... ma non di certo dei Saint >>
Ma di che diavolo sta parlando?! pensò Urania, turbata.
<< Ma visto che ci sono... al Sommo Aiacos non dispiacerà se porterò al suo cospetto la testa di qualche microbo! >>
Così dicendo, batté i pugni insieme, generando un'onda d'urto pazzesca che quasi li sbalzò via.
<< Siete pronti... a morire? >> ghignò balzando in avanti per attaccare.

<< D... Dannazione! >>
La voce di Deathmask riecheggiò fra le pareti di roccia.
L'uomo si stava frugando sotto l'armatura, in evidente stato di allarme. Alla fine, quando le sue ricerche si furono dimostrate del tutto vane, si lasciò cadere a terra con un tonfo, ringhiando.
<< Non posso crederci... durante la caduta, ho perduto le sigarette! Quando sono nervoso, io ho bisogno di fumare... E ora sono molto nervoso! >>
Inspirò profondamente, cercando di recuperare la calma e di studiare la situazione, anche senza l'ausilio delle sue sigarette che lo aiutavano a distendere i nervi. Si trovava solo, in un'area imprecisata della caverna sotterranea in cui erano sprofondati a seguito del tremendo terremoto che aveva squarciato la terra a metà, e non aveva la più pallida idea di dove si trovassero i suoi compagni.
Per un attimo, gli sembrò di aver avvertito in lontananza il Cosmo di Mei e quello di Soul Eco. Si alzò di scatto, deciso a seguire quella pista, ma qualcosa di inaspettato catturò la sua attenzione.
Q... Questa energia spaventosa... si tratta forse di... un Cosmo?
Qualcosa, intriso di una straordinaria potenza, si stava avvicinando a gran velocità verso di lui, e l'avrebbe raggiunto nel giro di pochi secondi.
Che sia lo Spectre che stavamo cercando?
Deathmask ghignò, voltandosi verso quella sorgente smisurata di potere.
<< Vieni avanti, lurido verme! Vieni a giocare con Deathmask del Cancro! >>
Non appena ebbe finito di pronunciare quella frase, ci fu un boato assordante, così fragoroso che costrinse il Saint a coprirsi le orecchie con le mani.
<< Come osi... tu, sporco essere umano, chiamare me, una divinità, con una nomea simile? Hai idea del peccato che hai commesso? >>
Una voce potente ed innaturale riecheggiò nella grotta. Deathmask si guardò intorno, cercando di capire da dove provenisse.
<< Una divinità? Ma che diavolo stai farneticando? Fatti vedere, se ne hai il coraggio! >> gridò.
<< I tuoi modi di fare sono quanto di più sgarbato io abbia mai udito. E sia, mi mostrerò a te, ma non per gentilezza, perché creanza tu non conosci e creanza quindi non meriti, ma per punirti io stesso della tua blasfema boriosità! >>
All'improvviso, una parete della caverna esplose, inondando l'area con un'accecante luce rossa, come se qualcuno avesse posto davanti ad un faro un gigantesco rubino sanguigno. Facendosi schermo agli occhi con una mano, Deathmask cercò di capire cosa diamine gli si fosse parato davanti.
Vide un uomo... o forse era una donna? Non riuscì a capirlo: l'essere di fronte a lui aveva fattezze androgine sia nei tratti del viso che del corpo, lunghi capelli neri che gli avvolgevano le spalle come un mantello di pece e profondi occhi bianchi, privi d'iride e di pupilla, che avrebbero gelato il sangue nelle vene anche al più coraggioso dei guerrieri. Il suo corpo era ricoperto da un'armatura cremisi, le cui trasparenze lasciavano in bella mostra il fisico di quell'essere, completamente privo di disformismo sessuale, e la delicata pelle bianca come la luna.
<< C... Cosa diavolo sei?! Non sei uno Spectre... >> esclamò Deathmask spalancando gli occhi per la sorpresa.
Non aveva mai visto nulla di più raccapricciante in vita sua.
<< Uno Spectre? Vuoi scherzare, spero. Mi paragoni a quegli esseri privi di grazia e nobiltà? Davvero stolto da parte tua... hai forse intenzione di provocare la mia ira? Ci tieni davvero, a morire così in fretta? >> sibilò l'essere con la sua voce mostruosa.
Un rivolo di sudore colò lungo la fronte del Cavaliere del Cancro che, malgrado tentasse di mantenere la sua aria spavalda e sicura, aveva cominciato a tentennare. Non immaginava davvero di imbattersi in una entità a loro del tutto sconosciuta, in quella missione.
<< Mi sembra di essere anche troppo cortese, con un pusillanime come te... Io mi sono presentato, mentre tu ti ostini a non volermi dire chi diavolo sei >>
L'essere socchiuse le palpebre, indignato.
<< E sia >> disse infine << Ti rivelerò il mio nome. Mi chiamo Alastor, e sono uno dei grandi Screamer del cielo >>
Deathmask fissò il suo interlocutore con aria sorpresa. Aveva capito bene? Alastor... uno Screamer?
Ma che diamine sta farneticando questo esaltato?!

Soul Eco era seduta per terra, con le gambe incrociate, e se ne stava immobile e in silenzio.
Aveva avvertito un Cosmo spaventoso avvicinarsi sempre di più, e ormai si era rassegnata a quell'inevitabile incontro.
Vieni avanti, Spectre maledetto, non ho paura di te...
Socchiuse gli occhi, concentrandosi per raccogliere le ultime energie.
<< Chi osa profanare questo luogo sacro?! >>
Una voce mostruosa squarciò l'aria: sembrava appartenere ad un altro mondo, tanto era profonda e greve.
<< C... Chi sei?! >> domandò guardandosi attorno.
Avvertì una presenza alle sue spalle e, quando si voltò, rimase completamente senza fiato. Davanti a lei stava un essere, ne' uomo ne' donna, ricoperto da una pesante armatura rossa come un rubino. I lunghi capelli bianchi gli avvolgevano le esili spalle e creavano un macabro contrasto con gli occhi, che parevano due placche gialle, poiché privi di pupilla e di iride, ma il cui bulbo aveva assunto un innaturale colore paglierino.
<< C... Che individuo abominevole! >> esclamò disgustata << Chi diavolo... anzi no... cosa diavolo sei?! >>
<< Modera il linguaggio, essere inferiore >> l'ammonì la belva, perentoria << Cosa ci fai qua? Che sei venuta a fare? >>
<< Ma certo >> sbottò Soul Eco incrociando le braccia al petto << Io ti faccio una domanda e non ottengo nessuna risposta... e poi dovrei rispondere ai tuoi, di quesiti? Ma non hai capito proprio un accidente! >>
Si sistemò in posizione d'attacco, rimanendo però vigile e con gli occhi puntati sull'essere.
<< Dovrò insegnarti le buone maniere a quanto pare. Mi presento a te: il mio nome è Peina, e sono uno degli Screamer del cielo... abbi la cortesia di fare altrettanto >>
Soul Eco inspirò profondamente, poi esclamò:
<< Chi sono io? Il mio nome è Soul Eco, Silver Saint del Camelopardalis... dici di provenire dal cielo? Bene... vorrà dire che sarà lì che ti rispedirò, ma a suon di calci! >>

Violate schizzò in avanti, tentando di colpire Retsu al viso con un pugno.
Il Saint della Lince, agile e scattante come un vero felino, riuscì a schivare quell'attacco proprio pochi secondi prima che il colpo della donna lo investisse in pieno volto.
<< Nobile Urania! State attenta! >> gridò il ragazzo.
Cambiando completamente bersaglio, Violate sferrò un calcio diretto nella pancia del Saint della Gru, colpendola di sorpresa e facendola rotolare per alcuni metri addietro, finché non andò a schiantarsi contro la parete rocciosa dietro di lei.
<< Urania! >> esclamò Mei correndo ad aiutarla.
<< Dove credi di andare, tu?! >>
La velocità dello Spectre era impressionante. In un battibaleno, si parò fra Mei e Urania, colpendo il ragazzo allo stomaco con una ginocchiata.
<< Sarà più facile del previsto... >> esclamò ridendo di gusto << Siete così patetici... ma davvero la ragazza è un Silver Saint? Mi sembra così incapace... >>
Urania si mise in ginocchio, tremando. Quelle parole le avevano colpito l'anima, trapassandola da parte a parte: lo Spectre aveva ragione, non si stava dimostrando assolutamente degna della sua armatura. Che ne era stato del suo orgoglio? Che ne era stato degli insegnamenti del suo maestro?
Strinse forte gli occhi per resistere al dolore lancinante alla schiena e si rialzò in piedi.
<< Mei... >> mormorò avvicinandosi al ragazzo << Ti prego, stai da parte... >>
<< Ma cosa... >> balbettò lui, tentando di rialzarsi a sua volta.
<< Io... sono un Silver Saint. E' mio compito e ruolo proteggere chi mi è inferiore di rango, e soprattutto i civili come te >> spiegò. Tentò di rivolgergli un sorriso triste, ma sapeva bene che tutto ciò che Mei avrebbe visto era solo la fredda espressione della sua maschera.
<< Oh, ma che nobiltà d'animo >> la derise Violate << Peccato che i tuoi poteri siano così... insignificanti... >>
Urania si morse il labbro inferiore, tesa come una corda di violino.
<< Vuoi vedertela con me? Ti accontento subito... Brutal real! >>
Lo Spectre batté violentemente un piede al suolo, mandando in frantumi l'intera pavimentazione. Rocce di dimensioni gigantesche si staccarono dal terreno, andando a schiantarsi addosso ai due Saint, fino a sommergerli completamente.
<< Patetici... >> sussurrò Violate storcendo la bocca << Voi Saint di Atena... siete così patetici! Senza le vostre Cloth sareste veramente inutili >>
Urania e Retsu riuscirono ad uscire da sotto la catasta di massi che li aveva ricoperti, ansimando. Entrambi erano feriti e sporchi di sangue, e tremavano come foglie per l'orrore.
Q... Questa donna... è forse un mostro?! pensò Urania scioccata.
<< Tsk. Tremate per così poco? La mia forza vi ha sbalorditi, non è così? Beh, siate onorati di morire per mano mia... >>
La donna si lanciò verso Retsu, il quale stavolta non riuscì a muoversi per il terrore. Con la mano guantata, afferrò il volto del ragazzino, trascinandolo con se e portandolo fino a schiantarsi nel muro dietro le sue spalle. Le urla di dolore del Saint della Lince riempirono la grotta, mentre un rivolo di sangue gli colava giù lungo la fronte.
<< R... Retsu... >> sussurrò Urania sconvolta, senza riuscire a staccare gli occhi da quella terribile scena.
Violate lo staccò violentemente dal muro, gettandolo poi via come se fosse stato un rifiuto.
<< Non è morto... merito del Cloth che indossa, probabilmente... >> mormorò Violate leccandosi via il sangue dalle mani << Beh, almeno è svenuto. Non mi darà fastidio per un po' mentre farò a pezzi i due rimanenti... >>
Urania osservò il corpo di Retsu che giaceva a terra, inerme, mentre una rabbia improvvisa le annebbiava i sensi.
<< Non... Non osare mai più toccare i miei compagni! >> gridò lanciandosi in avanti per attaccare. Cercò di colpire lo Spectre con un calcio, ma questi fermò tranquillamente il suo attacco utilizzando l'avambraccio come scudo.
<< Patetica! >> urlò poi, investendola con una spallata nel petto.
Non... non posso crederci... non ho davvero speranze, contro di lei? pensò Urania, cadendo in ginocchio per terra.
Violate le si avvicinò lentamente, ghignando divertita.
<< Questa stupida maschera mi impedisce di vedere il tuo bel volto intriso di terrore... perché non la togliamo? >> ridacchiò chinandosi di fronte a lei.
L... La maschera! No... così Mei e Retsu... vedrebbero il mio viso...
Lo Spectre afferrò saldamente l'ovale di metallo che copriva il volto della ragazza.
Non... riesco a muovere un muscolo... che umiliazione...
<<
Vediamo un po' la tua splendida espressione sgomenta... >> sibilò Violate.
<< Piranhan Rose! >>
Una rosa nera colpì la mano della donna, facendogliela ritrarre di scatto per il dolore allucinante.
<< C... Chi è stato?! >> gridò lei, guardandosi attorno.
Una cascata di petali di rose rosse danzò nell'aria, mentre il loro avvolgente profumo inebriava le narici dei presenti.
<< Che essere ripugnante... >> sussurrò un uomo dall'armatura dorata facendosi lentamente avanti << La sgradevolezza dei tuoi movimenti e dei tuoi modi di fare mi disgusta, Spectre... >>
Non potevano credere ai loro occhi: Aphrodite si avvicinava lentamente verso di loro, portando con sé un Cosmo di proporzioni gigantesche.
La sua bellezza poteva essere comparata solo a quella del purpureo fiore che stringeva fra le dita, mentre le sue labbra rosee si incurvavano in un languido sorriso. Il cuore di Urania si riempì di gioia, rendendosi conto che non tutto era perduto: era sbocciata la speranza, ed era armata di spine.
<< S... Sommo Aphrodite... >> sussurrò con gli occhi pieni di lacrime << State bene per fortuna! >>
<< Urania... chi è questo essere immondo? >> il suo sguardo si posò poi su Retsu, a terra esanime << E' morto? >> chiese poi, indicandolo.
<< No, è solo svenuto... >> mormorò Urania mentre gli sollevava teneramente la testa da terra.
Aphrodite annuì.
<< Essere immondo? A me? Hai idea di chi hai di fronte?! >> urlò Violate, riprendendosi dallo stupore iniziale.
<< Sì, ho di fronte uno sporco Spectre che non merita neppure d'esser ferito dalle mie splendide rose... ahimè, spero che le mie bambine mi perdonino, ma dovrò usarle per sconfiggerti... >>
Violate scoppiò a ridere, gettando la testa all'indietro.
<< Sei pazzo, Saint di Athena! >> gli urlò << Non ti sarà così semplice sconfiggere me, Violate di Behemoth, Stella della Solitudine Celeste! Ti ridurrò quel bel faccino in poltiglia! >>
La donna si lanciò all'attacco nel tentativo di sferrare un pugno al viso di Aphrodite, ma questi sollevò la sua rosa nera e con essa si fece scudo, bloccandola. Sconvolta, Violate balzò all'indietro, fissando incredula i petali del cianotico fiore.
<< Piranhan Rose... >> sussurrò Aphrodite << La Rosa Nera che uccide fra indicibili sofferenze... le sue spine sono come denti d'un piranha, e divoreranno te e la tua armatura, distruggendoti! Avrei potuto regalarti una morte dolce, con le mie Royal Demon Rose... ma non è ciò che merita un essere come te! >>
<< Distruggere la mia Surplice?! >> ringhiò Violate << Ti sfido a farlo, dannato! >>
<< E sia! Piranhan Rose! >>
<< Brutal Real! >>
Il colpo della donna si scontrò con la Rosa Nera di Aphrodite, distruggendola e spargendo i suoi petali per terra. Aphrodite cercò di balzare di lato per evitare di essere travolto dalla furia dello Spectre, ma il dolore alla caviglia gli bloccò i movimenti e lo tenne inchiodato sul posto. Chiuse gli occhi, preparandosi a ricevere il colpo... ma l'impatto non arrivò.
<< Che diavoleria è mai questa?! >> ringhiò Violate, colta di sorpresa.
Aphrodite guardò la scena che gli si parava davanti, sbigottito: lo Spectre era completamente avvolto in una stola rossa, che gli aveva impedito ogni movimento. Dietro di lei stava inginocchiata Urania, con le braccia tese in avanti e i muscoli contratti per lo sforzo. Fu allora che la riconobbe: era la stola che il Saint della Gru portava sulle sue spalle! Credeva che fosse un semplice ornamento, ma Urania la stava utilizzando come una vera e propria arma... che fosse una parte integrante della sua armatura, allora?
<< C... Come diavolo fa questa sciarpa insulsa a stringermi in questo modo? Non posso muovermi! E'... è rigida! >> gridò Violate << Possibile che abbia vita propria? Si... si è mossa da sola! >>
<< Il tessuto non ha niente di speciale... >> mormorò Urania ansimando per l'evidente fatica << Ma posso muoverla a mio piacimento grazie alla psicocinesi... ed essa riproduce vento o calore a seconda di come brucio il mio Cosmo! >>
Violate gettò un urlo di dolore, mentre la stola gli si stringeva ancora di più attorno al corpo.
<< Sto... sto andando a fuoco! >> ululò gettandosi in ginocchio per terra << Devo liberarmi da questa robaccia, dannazione! >>
Le braccia di Urania vacillarono, mentre lo Spectre iniziava la sua controffensiva: la sua forza era devastante, non avrebbe retto per molto. Malgrado Nikol, suo maestro e discendente dell'antica etnia Mu, le avesse insegnato i segreti della psicocinesi, non era ancora abbastanza forte per contrastare uno Spectre di tale potenza come lo era quella donna del Behemoth.
<< Ti ridurrò in briciole... maledetta sgualdrina! >>
Arrivata al culmine dello sforzo, Urania perse la concentrazione, e la stola si accasciò ai piedi dello Spectre, inanimata.
<< Ebbene, cos'hai risolto con questa tua geniale trovata? >> sibilò Violate << Morirete lo stesso tutti adesso! >>
<< Ha risolto che ti sei distratta! E adesso... ne subirai le conseguenze... Bloody Rose! >>
La donna si voltò di scatto, in tempo per vedere una rosa bianca correre nella sua direzione... l'avrebbe colpita, se non fosse stato per una potente energia oscura che la avvolse, distruggendo il fiore e salvandole la vita.
Un nuovo Cosmo, ancora più opprimente di quello di Violate, li investì in pieno, come se una freccia li avesse trapassati da parte a parte. Alzarono lo sguardo, e videro sopra le loro teste un secondo Spectre, anche lui vestito con una spaventosa Surplice nera.
<< Dei Saint? Qui dentro? Mi chiedo davvero che cosa ci facciano qua... >> sussurrò l'uomo scrutandoli con i piccoli occhi blu che facevano capolino da sotto l'enorme elmo che indossava << Violate, che sta succedendo? >>
La donna impallidì, guardando l'uomo che l'aveva salvata con orrore.
<< S... Sommo Aiacos... io... >> balbettò.
<< Va bene, ho capito. Per adesso... ci ritiriamo. Seguimi. >> le disse, allontanandosi in uno dei cunicoli.
Violate si alzò, grugnendo, e gettò un'occhiata di sbieco verso Urania.
<< Non è ancora finita... >> sibilò prima di fuggire via.

<< Allora, devo spedirti veramente giù negl'Inferi o vuoi finalmente parlare? >>
Alastor era terrorizzato. Lui, una divinità, si era ritrovato inerme davanti ad un uomo qualunque? No, non poteva crederci. Non poteva essere vero. Eppure...
Eppure quel Gold Saint lo aveva costretto in ginocchio, a terra, incapace di contrastare il suo potere.
<< Non parli? Vorrà dire che metteremo fine a questa storia, allora... >> ghignò Deathmask alzando un braccio.
<< A... Aspetta! E va bene... parlerò... >>
<< Ma bene... sono tutto orecchie! >>
Alastor deglutì, puntando i bianchi bulbi oculari negli occhi cerulei del Saint.
<< Come ti avevo detto... >> iniziò << Il mio nome è Alastor... e sono uno Screamer. Sono una divinità minore, e faccio parte delle Personificazioni. Per la precisione, sono la Personificazione delle lotte familiari... >>
<< L... Le Personificazioni?! >> balbettò Deathmask, stupito. Alastor annuì.
<< Esattamente... noi Screamer siamo tutte Personificazioni, in realtà. Siamo diventati Screamer quando lei ci ha assoldati, portandoci via dal nostro eterno anonimato, e ci ha conferito queste armature, le Sacre Polemos >>
<< Ehi, ehi, ehi. Frena. Assoldati? Lei? Chi sarebbe questa lei? >> lo interruppe il Saint.
<< La nostra signora... colei che ci ha promesso di farci diventare i reali dominatori della Terra, una volta conquistata! La nostra amata Dea... Enio, l'Urlo della Guerra! >>
Deathmask spalancò gli occhi per lo stupore. Quindi, quella divinità minore non aveva nulla a che fare con Hades e la sua armata di Spectre? Questo significava che non vi sarebbe stata un'unica minaccia, ma ben due, a gravare sulla Terra?
<< Sai... non so davvero chi sia questa Enio, ma deve essere proprio una Dea infima per essere così sconosciuta >> ghignò << In ogni caso, ti ringrazio, adesso so cosa riferire al Gran Sacerdote. Ora puoi anche morire... >>
<< M... Ma... avevi detto che mi avresti risparmiato, se avessi parlato! >>
Deathmask scoppiò a ridere sguaiatamente, scuotendo la testa.
<< E tu ci hai pure creduto? Per essere una divinità, non sei per niente sveglio... Preparati a sprofondare nello Yomotsu Hirasaka! Sekishiki Meikai Ha! >>
Deathmask puntò un dito verso il suo avversario, dal quale scaturì un'onda a spirale che ben presto lo avvolse immobilizzandolo.
<< C... Cos'è questa roba? Non riesco più a muovermi! >>
<< Che divinità deludente... >> sbuffò Deathmask annoiato << Presto ci sarà un'altra testa nella Casa di Cancer... >>
In quel momento però, con grande sorpresa del Gold Saint, Alastor scoppiò a ridere sguaiatamente.
<< Cosa ti diverte tanto, folle?! >>
<< E' vero, mi hai sconfitto, ma io sto per prendermi qualcosa di più prezioso per te della tua stessa vita...>> ghignò la divinità.
<< Di che diavolo stai... >>
<< Proprio adesso, uno dei miei compagni sta affrontando la tua cara allieva... da soli. Sono troppo lontani perché tu possa arrivare in tempo, non potrai mai salvarla >>
Lo sguardo di Deathmask lampeggiò d'ira, mentre abbassava lentamente il dito puntato contro Alastor verso il terreno. La divinità prese ad urlare, mentre il suo corpo iniziava a sprofondare sotto terra. Poco prima che sparisse del tutto, Deathmask gli si avvicinò e gli posò un piede sulla testa, spingendolo verso il basso.
<< Il tuo compagno è solo? Con Soul Eco? >> mormorò scoppiando a ridere << Poverino, non vorrei essere nei suoi panni. Tu forse ignori una cosa importante... quella non è una donna, è un demonio... >>

In un altro punto imprecisato della grotta, Soul Eco e Peina si apprestavano a iniziare il loro scontro.
La ragazza scattò in avanti, tentando di colpire con un calcio il suo avversario che però fu più veloce e scomparve della sua vista, riapparendo dietro di lei e sferrandole una gomitata nella schiena. Rotolò per qualche metro atterrando poi in ginocchio; si rialzò subito dopo partendo con un nuovo attacco, che fu però schivato nuovamente della divinità.
<< Povera illusa, non potrai farmi neppure un graffio! >> le gridò Peina sogghignando << Preparati ad una morte lenta e dolorosa... >>
<< L'unico ad illudersi qui sei tu! >> gridò la donna puntandogli un dito contro << Io mi sto solo scaldando! Il bello deve ancora venire! >>
Soul Eco si inginocchiò per terra, poggiando entrambi i palmi delle mani al suolo e ghignando.
<< Preparati... questo è uno dei colpi più potenti del Saint del Camelopardalis! >>
La terra fu come scossa da un sussulto, mentre intorno a loro diventava tutto nero. Peina si guardò i piedi inorridendo: non aveva più la roccia sotto di sé, ma solo... il vuoto. Era come se stesse fluttuando nel nulla...
<< Vacuum Stars... >> mormorò Soul Eco ghignando << Devi sapere che il Camelopardalis è una costellazione maledetta. L'area di cielo che occupa appare come un grande spazio vuoto privo di stelle, a causa dei bassi livelli di magnitudine presenti nelle aree urbane. Preparati a subire tutta l'energia di queste stelle dannate! Vacuum Stars! >>
Improvvisamente, nello spazio vuoto s'accesero una moltitudine di astri lucenti: ad uno ad uno, gli astri si schiantarono contro il corpo di Peina, esplodendo all'impatto con un boato fragoroso e alzando una quantità smisurata di polvere.
Soul Eco si rialzò in piedi, ansimando.
L'ho... l'ho sconfitto? pensò speranzosa.
<< Piccola insolente! >>
La tenebrosa voce di Peina scosse l'aria circostante. Fu un attimo, e la divinità balzò fuori dal polverone, afferrando la ragazza per la gola e portandola a schiantarsi nel muro dietro lei. L'essere era fuori di sé dalla rabbia, e gocciolava copiosamente sangue.
<< Sciocca ragazzina! >> tuonò << Tutto ciò che i tuoi miseri poteri possono fare è scalfire il mio corpo... Vedi mia cara, assieme alle nostre Sacre Armature Polemos, la nostra amata Dea ci ha conferito anche degli involucri umani con cui discendere sul vostro mondo... Ma anche se il mio corpo è umano, sono comunque una divinità e non puoi sperare di sconfiggermi così facilmente! Tuttavia... >> Peina la lasciò andare, facendola rovinare al suolo, e si leccò il sangue che dalla tempia gli cadeva sulle labbra << Tuttavia mi hai ferito, e questo non posso perdonartelo. Morirai fra atroci sofferenze... Io, Peina, sono la Personificazione della Fame. E questo... è il mio colpo più potente! The Infinite Hunger! >>
Posò un dito sulla laringe della donna e un raggio di luce rossa la passò da parte a parte. Soul Eco si sentì mancare il fiato e si portò istintivamente le mani alla gola, colta alla sprovvista: non avvertì però alcun dolore, il che la lasciò completamente esterrefatta.
Poco dopo però, il suo stomaco si contorse come se fosse stato colpito da un violentissimo calcio. Si accasciò a terra, gridando per il dolore, mentre Peina scoppiava a ridere sguaiatamente.
<< The Infinite Hunger >> ripeté << E' la tecnica per la quale la persona che la riceve si ritrova a patire i morsi della fame come se il tuo corpo non assumesse cibo da sei mesi. Hai capito bene... non è possibile che un corpo umano possa resistere a tale supplizio, quindi morirai fra pochi istanti, divorata da questo dolore insopportabile! >>
Soul Eco urlò, tenendosi lo stomaco con le mani nel vano tentativo di arrestare quel dolore incredibile. Non aveva mai provato niente del genere: era come se il suo corpo fosse divorato dall'interno da un mostro, come se un veleno la stesse distruggendo progressivamente. Lo Screamer aveva ragione: non avrebbe resistito ancora a lungo; sarebbe impazzita per il dolore e morta per gli stenti, se non si inventava subito qualcosa.
Con uno sforzo immane, il Saint del Camelopardalis si alzò in piedi, barcollando: si portò una mano al viso e si tolse la maschera, gettandola via.
<< Cosa diavolo pensi di fare? >> le domandò Peina, sorpreso.
<< Vedi... >> spiegò Soul Eco << Per noi Sacerdotesse Guerriero è una grave onta che qualcuno veda il nostro volto. Solo due cose possiamo fare, dopo che ciò è avvenuto: amare la persona che ci ha viste... o ucciderla. Questa è la mia personale dichiarazione di guerra, Peina >>
Sul suo viso, fra le smorfie di dolore, si dipinse un sorriso convinto che fece sussultare lo Screamer.
<< Io sono Soul Eco, allieva del grande Deathmask del Cancro! Ti farò pentire di aver scelto me come avversaria... >> puntò un dito di fronte a sé, chiudendo gli occhi per concentrarsi << Sekishiki Meikai Ha! >>
Lo stesso raggio a spirale usato precedentemente da Deathmask per sconfiggere Alastor avvolse anche il corpo di Peina, immobilizzandolo. Accadde però qualcosa di strano: l'anima della divinità iniziò a staccarsi dal suo contenitore, apparendo alle spalle di quello che ormai, privato della sua essenza, sembrava un fantoccio con delle fattezze umane.
<< Questo è il colpo segreto del mio maestro >> sorrise Soul Eco << Io non sono ancora in grado di usarlo al meglio e di mandare le anime nello Yomotsu Hirasaka... ma non importa... >>
Poggiò i palmi delle mani a terra, come quando aveva usato l'attacco del Camelopardalis.
<< Anche se la mia tecnica è incompleta, ho diviso la tua anima divina dal tuo corpo mortale... senza quello sei vulnerabile, giusto? Mi basterà distruggerlo per renderti completamente innocuo! Vacuum Stars! >>
Il colpo del Camelopardalis si schiantò contro il corpo ormai vuoto della divinità, disintegrandolo.
Soul Eco gettò un sospiro di sollievo mentre avvertiva il suo stomaco distendersi e tornare alla normalità: aveva annullato gli effetti del The Infinite Hunger di Peina, sconfiggendolo. Dell'anima della divinità, non vi era più alcuna traccia.
I...Io... ce l'ho fatta! pensò, raggiante.
<< Ben ti sta, stupido Screamer! Mai mettersi contro di me! Questa è la fine che meritano quelli che... >>
Ma non finì la frase, perché qualcosa la colpì alla testa e la fece stramazzare al suolo per il dolore. Alzò lentamente lo sguardo e si trovò davanti un essere viscido e ripugnante che la guardava ghignando soddisfatto.
<< Ma bene! >> rise questi << La battaglia è finalmente finita! Sono stato proprio furbo a restarmene nascosto finché non si fosse conclusa. Certo, chi si aspettava che avrebbe vinto proprio la ragazzina? Oh beh, non importa! Io, Zelos di Frog, Stella della Terra Sinistra, prenderò la tua testa e la porterò a sua Eccellenza Pandora come trofeo! >>
Non riesco... a muovermi... pensò Soul Eco La battaglia contro Peina mi ha debilitata troppo...
<<
Sparisci, verme! >>
Un lampo di luce colpì lo Spectre, incenerendolo. La donna alzò lentamente lo sguardo e vide Deathmask, il suo maestro, correrle incontro.
<< Soul Eco... >> mormorò prendendola in braccio.
<< M... Maestro... >> balbettò lei socchiudendo gli occhi per la vergogna << Sono riuscita a battere uno di quei mostri... ma sono ancora tanto ingenua. Mi sono lasciata cogliere alla sprovvista da quello Spectre, e... >>
<< Luana... >> la interruppe Deathmask con voce perentoria << Ti prego, non parlare. E' tutto finito... >>
<< No, maestro... non mi chiamate più così! Il mio nome è Soul Eco, adesso... >> sussurrò lei.
<< Se le cose stanno così... >> mormorò il Saint stringendola al petto << Prova ad ascoltare l'eco della mia, di anima. La senti? Questa è l'anima di un maestro fiero della sua allieva. Torniamo a casa... >>
La strinse forte a sé, mentre si avviava nella direzione in cui avvertiva il flebile Cosmo di Mei.
<< Però... >> mormorò d'un tratto << Sei veramente una cretina. Si accussì cretina ca ti pigliassi a pagnittuna a dui a dui finu ca diventanu dispari! >>


Cap.4 - The End.
To Be Continued...


Perdonatemi in anticipo... questo capitolo è chilometrico. E l'ho pure scorciato! Chiedo umilmente perdono, ma non volevo proprio dividerlo... prometto che i prossimi saranno un pochetto più brevi, lo giuro >.< (ci proverò almeno...) Ok, premetto che sono ancora scettica sul risultato: è un capitolo difficile, ci sono svariati combattimenti e c'è una piccola presentazione dei nemici (anche se molto confusa, ma non mi va di svelarvi tutto subito!). Ecco le solite spiegazioncine di rito...
Avendo letto Lost Canvas, ho notato che il personaggio di Violate di Behemoth non appariva nella serie classica: l'idea di questa Spectre dalla forza paurosa mi era piaciuta troppo e ho voluto riproporla. Arriviamo quindi ai poteri di Urania che, come il suo predecessore Yuzuriha, è capace di utilizzare la Psicocinesi, tipica del popolo Mu. E' stato infatti Nikol ad insegnarle a controllare tali poteri, essendo lui un discendente di tale etnia (e questo viene spiegato da Urania stessa). Ed eccoci ai "cattivi alternativi", Alastor e Peina. Ho scelto le Personificazioni perchè sono divinità minori e dimenticate, e ho pensato che sarebbe stato plausibile vederle riunirsi per cercare di conquistare prestigio fra gli altri Dei. Chi le comanda è un'altra divinità minore, Enio, l'Urlo della Guerra... scopriremo qualcosa di lei più avanti. Come Hades ha i suoi Spectre, Poseidon i Mariners e Athena i Saints, Enio ha gli Screamer (chiamti così visto che Enio è "l'urlo" della guerra...) e le sue armature invece di chiamarsi Cloth o Surplici sono le Polemos ( traduzione di "guerra" in greco). Chiarita questa cosa, mi spiace di aver saltato lo scontro fra Alastor e DM, ma non ce l'avrei mai fatta a finire questo capitolo altrimenti... spero che non mi lincerete per questa scelta stilistica! Per quanto riguarda Peina invece, è la personificazione della fame: il nome Peina l'ho inventato (invece Alastor è il nome originale) perchè si chiamava semplicemente Fame e non mi piaceva. In ogni caso, Peina significa appunto fame, in greco.  Per quanto riguarda  l'attacco del Camelopardalis invece, ne vado tremendamente fiera!  Ho studiato a fondo la Costellazione e non è stato facile. Insomma, voi che attacco avreste messo alla Costellazione della giraffa? Mi aveva mandata un po' in crisi... dopo varie ricerche ho scoperto questa particolarità del "cielo senza stelle" (spiegato da Soul Eco, ma se non avete capito date una sbirciata a Wikipedia e vi sarà tutto più chiaro!).
Bene, direi che per stavolta ho scritto anche troppo, ma ci tenevo a precisare alcune cose! Non vi ho voluto svelare tutto, perchè volevo lasciare qualche alone di mistero... e non mi resta che dirvi: alla prossima! 

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Capitolo 5
*** Sogni e ricordi ***


cap.5

Love will keep us alive. ~ 

Oggi la connessione fa i capricci, dal pc non vuole decidersi a funzionare per bene... Pazienza, motivo in più per scribacchiare un po'.
Anche perchè non so quando aggiornerò di nuovo, dato che avrò due settimane super impegnative...
Va bene, passiamo ai ringraziamenti di rito: prima di tutte voglio citare June di Dolphin, poichè mi ha lasciato delle recensioni veramente bellissime e che mi hanno fatto toccare il cielo con un dito! Poi, di dovere, Mr_Mumu, sperando di aver risolto i tuoi dubbi in merito al discorso "Enio" e Personificazioni varie, Light upon us, che abbiamo capito ama il Deathy siculo (ahahahaha!), Gemini_No_Sabriel che mi sta sempre accanto e mi sostiene in ogni svarionata che scrivo, _Sherry_, che mi ha tirato molto su il morale sulla riuscita del precedente capitolo e Shuratheavenger, sempre fra i primi a commentare, e sempre coi commenti più divertenti.
Ringraziamento doppio va di dovuto nuovamente a June di Dolphin, che ha segnalato la mia storia fra le "Scelte", con un commento che mi ha fatto venire i brividi.
Grazie di cuore.
E ancora, un grazie speciale a chi l'ha inserita fra le seguite / preferite.
Arigatou Gozaimasu! (al solito!)
Ah! Visto che ci sono, ci tengo tanto a ringraziare anche il libro che mi sta aiutando in questa avventura, "Dizionario dei miti greci e romani".
Senza di te nulla sarebbe possibile! <3

Cap.5
Sogni e ricordi.

Peina tremava dal terrore.
La sua era una paura mista ad angoscia, un tormento che gli rodeva l'anima come l'aquila del mito rodeva il fegato dell'incatenato Prometeo.
Fissava con sguardo vacuo il portone davanti a sé, pregando che non si aprisse mai.
<< Vieni avanti, Peina! >> tuonò una voce al di là della soglia blindata.
La Personificazione della fame deglutì, mentre già assaporava in bocca il gusto metallico del sangue. Dischiuse lentamente il cigolante portone, entrando a testa bassa in un'enorme sala dall'arredamento spartano: non vi erano finestre alle pareti, e l'unica fonte di luce era data da alcuni mozziconi di candele dall'aria vissuta, sistemati in qua e là in candelabri d'ottone. Al centro, stava un enorme trono, così grande che incuteva timore solo a guardarlo, e su di esso vi era seduto un essere che perfino quella bestia di Peina trovò mostruoso.
Era alto almeno tre metri, con la pelle verde e squamosa. Completamente privo di capelli, in testa aveva una serie di violacei corni ricurvi e appuntiti che sarebbero forse stati l'elemento più spaventoso del suo corpo, non fosse stato per i piccoli occhi gialli simili a quelli d'un rettile e la fila di denti acuminati che sporgeva dal suo labbro inferiore. Quando apriva la bocca per parlare, schizzava fuori una viscida lingua biforcuta, in tutto e per tutto identica a quella dei serpenti.
La divinità s'affrettò ad inchinarsi, ossequiosa, trasudando sgomento da tutti i pori.
<< Mio Signore >> sussurrò abbassando lo sguardo << Quale vergogna mostrarmi così a voi, oggi, senza il dono dell'involucro mortale che mi avevate fatto... >>
La risata fredda del mostro gelò il sangue nelle vene alla Fame, che trasalì.
<< Peina... mio caro compagno... non mi stupisce davvero ciò che i miei occhi vedono >>
<< Non... non vi stupisce? >>
balbettò questi, sorpreso.
<< Esattamente. Non è un caso, se ho mandato proprio tu e Alastor, per quella missione sull'Etna >>
<< M... Mio signore, mi dispiace. Non vi seguo... >>
L'essere mostruoso s'alzò, ergendosi in tutta la sua imponente statura, e sovrastò il, in confronto a lui, microscopico Screamer, con la sua mole spaventosa. Peina impallidì, vittima della soggezione che quel demone dalle fattezze di un rettile gli metteva.
<< Tu e Alastor >> ghignò poi questi << Siete fra i miei Screamer più deboli. Vi ho mandato là come pedine sacrificabili, per sondare il terreno che i Saint di Athena ci stanno preparando... >>
Fu colto da alcune risa sommesse, probabilmente pregustando nella sua mente l'esito finale del suo piano. Si chinò poi su Peina, arrivando ad alitargli quasi sul volto, e proseguì:
<< Come capo dell'esercito degli Screamer della grande Enio, io, Agathodaimon, demone delle Personificazioni, ti mostrerò la mia grande magnanimità donandoti un involucro nuovo, affinché tu possa discendere nuovamente sulla Terra >>
<< La vostra grandezza d'animo è immensa, mio Signore >>
sussurrò Peina, scostandosi una ciocca di capelli bianchi dal viso.
Sapeva bene che lui, come tutte le altre Personificazioni, sprovvisto di un corpo mortale era un semplice spirito inerme, incapace di agire sul mondo degli umani e di danneggiarli in alcun modo. L'unico modo per andarsene dal Misos Planitis, il mondo in cui le Personificazioni si trovavano relegate, era appunto quello di possedere un involucro, un corpo da utilizzare come contenitore per l'anima divina.
<< La divina Enio si è reincarnata per noi in corpo mortale, e presto ci guiderà alla conquista della Terra... tutto ciò non è esaltante? Rivendicheremo il nostro ruolo, finalmente... >> ghignò Agathodaimon, tornando a sedersi al suo trono << Ti farò avere il tuo corpo il prima possibile. Adesso va', sei congedato >>
Peina stentava a credere alle sue orecchie. Era certo che sarebbe stato punito, per il fallimento della sua missione: invece Agathodaimon gli era parso quasi contento della loro disdicevole disfatta.
Sapeva di non essere il più forte fra gli Screamer, ma confidava particolarmente nella sua abilità The Infinite Hunger. Aveva solo avuto la sfortuna di trovarsi davanti qualcuno capace di separarlo dal suo involucro e di distruggerlo, altrimenti non sarebbe stato tanto facile sfuggire alla sua tecnica.
Maledetti Saint... pensò fremendo dalla rabbia La prossima volta, non la passerete liscia...

<< Bentornato, Cavaliere del Cancro... >>
Deathmask entrò nella Tredicesima Casa, fingendo un fugace inchino, e sbadigliò con aria annoiata.
<< Direi... missione più che compiuta >> borbottò stiracchiandosi.
<< Ti ascolto. Fai pure rapporto >> mormorò Saga sistemandosi le nere vesti sacerdotali all'altezza delle spalle.
<< Beh... Forse sei tu che mi devi delle spiegazioni, Saga... >>
Deathmask alzò un sopracciglio, fissando il Gran Sacerdote con aria di sfida.
<< In che senso? >> domandò l'uomo con voce calma.
<< Siamo andati in Italia con l'intenzione di cercare una Stella Malefica... e ci siamo ritrovati ad affrontare non solo uno Spectre, ma anche due entità divine a noi del tutto sconosciute >> Deathmask si strinse nelle spalle, sospirando << Pare che siano degli... Screamer... al servizio di una certa Enio. Le Personificazioni di non so cosa... >>
Spiegò rapidamente a Saga l'accaduto, sia dell'incontro di Aphrodite, Mei, Retsu e Urania con lo Spectre sia di quello avvenuto fra lui e Soul Eco con Alastor e Peina.
Al termine del suo racconto, Deathmask gli puntò addosso due occhi inquisitori, aspettandosi una risposta quanto più sensata.
Il Gran Sacerdote si alzò dal suo seggio, avvicinandosi alla finestra.
<< Vedi Deathmask... >> sussurrò togliendosi l'elmo e guardando la luna alta nel cielo << Io avevo il terrore... avevo il presentimento che ci fosse qualcosa di più, oltre agli Spectre, laggiù... E' per questo che non ti ho voluto mandare da solo, capisci? >>
Il Cavaliere del Cancro non rispose, fissando Saga con aria sbigottita. Una lunga chioma di capelli biondi gli ornava la schiena, ora che il pesante copricapo rosso era stato tolto, ed erano così soffici e luminosi che parevano fili d'oro zecchino.
<< S... Saga? >> domandò sorpreso.
Ma la sua espressione di stupore si trasformò in vera e propria incredulità quando l'uomo si tolse anche la maschera: davanti a lui stava una creatura bellissima, con profondi occhi blu come l'oceano infinito e dei lineamenti del volto così dolci che pareva quasi essere un angelo.
<< Cavaliere... >> mormorò il Gran Sacerdote con un sospiro << Sta per iniziare una dura battaglia, come quando affrontammo quattro anni fa i Titani di Chrono e di Ponto. Sarete pronti, voi Saint, a schierarvi di nuovo dalla parte di Athena? >>
Colto alla sprovvista, Deathmask non rispose. Non si sarebbe mai aspettato tali discorsi da chi, dieci anni prima, aveva tentato di uccidere Athena ancora neonata e mandato al patibolo il suo salvatore, Aiolos del Sagittario. C'era qualcosa in lui, qualcosa di inspiegabilmente diverso dal Saga che ricordava, a partire da quegli occhi puri e limpidi come una sorgente che prima lo avevano guardato privi di ogni malizia e malvagità.
<< Sarà una dura lotta, lontani da Athena... >> sussurrò nuovamente Saga, tornando a guardare fuori dalla finestra << Temo colei che c'ingannerà... >>
<< Colei che c'ingannerà? Di che diavolo stai parlando?! >> domandò Deathmask senza capire.
Ma il Gran Sacerdote scosse lentamente la testa, facendo oscillare la chioma dorata, e gli rivolse uno sguardo di profonda tristezza, prima di tornare ad indossare la nera e fredda maschera sul bianco volto.
<< Arriverà il momento... >> sussurrò voltandosi e sparendo nelle stanze Sacerdotali.
<< Aspetta! Parla! Dimmi che diavolo sta succedendo! >> gli gridò dietro il Saint, ma invano.
Non avendo ottenuto alcuna risposta, Deathmask batté un pugno per terra, alterato. Lo infastidiva sapere di essere tenuto all'oscuro di qualcosa, ed era più che palese che il Gran Sacerdote era in possesso di alcune informazioni importanti che ancora non gli erano state rivelate.
Sospirò, cercando di ricomporsi, e si voltò per tornare alla Quarta Casa. Mentre attraversava il passaggio per raggiungere la Dodicesima Casa, un ghigno gli si dipinse sul volto.
Sono proprio curioso di vedere come ti comporterai ora, caro Saga... o meglio ancora, caro Gran Sacerdote...

Urania non poteva credere ai suoi occhi.
Davanti a lei c'era un ragazzo, biondo come un campo di grano d'estate, e con due occhi così blu che parevano due zaffiri lucenti. La sua armatura dorata era una delle cose più belle che avesse mai visto in tutta la sua vita: splendeva come se brillasse di luce propria, ma ancor di più ciò che le mozzò il fiato furono le sue ali, che luccicavano come stelle in una notte limpida. Il suo aspetto aveva un che di sovrannaturale, e la sua innata bellezza annebbiava i sensi e lasciava che lo stupore sovrastasse ogni altro sentimento.
Sedeva accanto a lei, e la guardava sorridendo amabilmente, con le labbra sottili leggermente arricciate e gli occhi socchiusi.
Se non lo avesse conosciuto alla perfezione, avrebbe sicuramente pensato che fosse un angelo sceso dal paradiso. O, forse, lo era per davvero.
<< Nobile... Nobile Aiolos! >> gridò gettandosi fra le sue braccia e scoppiando a piangere << Che gioia vedervi qui... vi credevo morto! Aiolia mi aveva detto che... >>
Ma il ragazzo la zittì, posandole delicatamente due dita sulle labbra. La strinse forte a sé, come faceva quando era bambina, e iniziò ad accarezzarle con delicatezza i lunghi capelli castani. Urania si beò di quel contatto inatteso, chiudendo gli occhi e lasciando che le calde lacrime le scivolassero lungo le guance. Era così felice di saperlo vivo, che non le importava neppure di non avere indosso la sua maschera.
D'un tratto però, si rese conto che la pelle di Aiolos era gelida: gli toccò un braccio, meravigliata, e alzò lo sguardo verso di lui.
Un grido le si strozzò in gola quando, al posto del dolce volto sorridente di Aiolos, si trovò davanti il ghigno feroce di Violate, lo Spectre di Behemoth.
Tentò di urlare e di scappare via, ma la sua gola era diventata inspiegabilmente secca e il suo corpo si era fatto così pesante che non rispondeva più ai suoi comandi.
Violate la agguantò per le braccia, stringendola forte e respirandole pesantemente sul collo.
Non aveva vie di fuga. Non aveva il suo Cloth, non poteva urlare ne' scappare: si trovava alla totale mercé dello Spectre.
Che fosse davvero la sua fine, quella?
<< Basta! Lasciami! Ti ho detto di lasciarmi! >>
Urania urlò, alzandosi di scatto a sedere. Si guardò in giro, confusa: si trovava nella sua stanza, nella casetta della Via dei Pesci.
Era stato tutto un incubo, un terribile e spaventoso incubo.
Si portò la mano al cuore, che ancora batteva all'impazzata, un po' per lo spavento e un po' per la gioia d'aver rivisto Aiolos, anche se quell'incontro era stato solo frutto di una effimera illusione, e sospirò.
<< Nobile Urania? >>
La vocetta acuta di Retsu la riportò alla realtà. Le sue mani scattarono istintivamente al volto, e il contatto di esse col freddo metallo della maschera le fece tirare un sospiro di sollievo. Si era dimenticata che, dalla sera precedente, aveva deciso di dormire indossandola per evitare spiacevoli inconvenienti in caso Retsu si fosse svegliato prima di lei al mattino. Il ragazzino la fissava con aria perplessa e preoccupata; probabilmente era stato svegliato dall'urlo che aveva cacciato poco prima.
<< Va tutto bene, Retsu... solo un brutto sogno >> mormorò, cercando di risultate il più incoraggiante possibile.
L'insistente luce che filtrava fra le tende annunciò loro l'inizio di una nuova giornata, la prima, da quando erano tornati al Santuario.
Toc toc toc.
Qualcuno stava bussando energicamente alla loro porta...
Stiracchiandosi, Retsu scivolò fuori dal suo giaciglio di fortuna situato sul pavimento e si affrettò ad aprire. Non appena lo fece però, fu letteralmente travolto da Aiolia, che entrò prepotentemente dentro la stanza seguito poco dopo da una timida Lythos.
<< Urania?! >> esclamò cercandola con lo sguardo.
Lei, ancora seduta sul letto, lo fissò con aria sbigottita e riuscì solamente ad alzare una mano in segno di saluto.
Aiolia la scrutò per qualche secondo, poi, vedendo che stava bene e che non era gravemente ferita, cacciò un sospiro di sollievo.
<< Eravate preoccupato per la Nobile Urania? >> domandò Retsu sorridendo, mettendosi seduto al tavolino di fronte al cucinotto.
<< A... Assolutamente no! >> esclamò Aiolia mentre le guance gli si tingevano di un leggero colore rosato << Io ero solo... >>
<< Nobile Aiolia, non dite sciocchezze! >> lo ammonì Lythos, incrociando le braccia al petto << Non vi vedevo correre così per il Santuario da quando avete salvato Marin dal gigante Lava Rossa... Potete dirlo tranquillamente alla Nobile Urania che vi siete impensierito per lei, mentre era in missione in Italia. Credo che le farebbe solo piacere... >>
Così dicendo, l'ancella si voltò verso la Silver Saint, cercando approvazione con lo sguardo.
<< Ly... Lythos! >> balbettò il Leone dorato, sempre più rosso.
<< Aspettate... Marin? Chi sarebbe questa Marin? >> domandò Urania, che intanto era scesa dal letto e li aveva raggiunti.
Le guance di Aiolia si fecero così rosse che parevano due pomodori maturi, mentre volgeva gli occhi fuori dalla finestra, imbarazzato, cercando un espediente che lo togliesse da quell'impiccio.
<< Marin dell'Aquila >> spiegò Lythos tranquillamente << E' una Silver Saint che difende la Via del Leone. La conoscerete sicuramente, in questi giorni: la si vede sempre in giro assieme al suo giovane pupillo.... Seiya, mi sembra si chiami >>
Urania scrutò di sottecchi il volto del giovane Leone: a giudicare dalla sua reazione, questa Marin dell'Aquila non doveva essergli del tutto indifferente. Ridacchiò fra sé e sé, pensando a quanto Aiolia fosse cambiato da come lo ricordava.
Si sedette al tavolino, poggiando il mento fra le mani e sorridendo beatamente, mentre la sua mente vagava nei suoi più dolci ricordi d'infanzia.

<< Buongiorno Urania. Sei già sveglia? >>
La piccola Urania alzò il volto, incrociando lo sguardo di Aiolos del Sagittario. Il ragazzo le sorrise amabilmente, poggiandole una mano sulla testa e arruffandole i capelli castani.
<< Sì, Nobile Aiolos >> mormorò lei, mentre le paffute guanciotte le si tingevano di rosso << Mi sono svegliata un po' prima oggi, perché... >>
Ma non riuscì a terminare la frase, vergognandosene tremendamente.
Quel giorno si era alzata un'ora prima del solito ed era sgattaiolata fuori dalla Tredicesima Casa per andare a spiare Aiolia: si era seduta sulle gradinate della Casa del Sagittario, e sospirando osservava il suo amico giocare a nascondino con le altre reclute del Santuario. In particolare, non riusciva a staccare lo sguardo da una cascata di ricci biondi come l'oro e da due occhi luminosi come due lapislazzuli...
<< Perché non vai a giocare con loro? >>
La voce di Aiolos la riportò alla realtà.
<< Oh... no io... io non posso! >> esclamò << Sono tutti ragazzi, io mi... mi vergogno. E poi fra poco devo tornare alla Tredicesima Casa, per pulire le stanze del Sommo Shion  >> balbettò abbassando lo sguardo.
Aiolos la fissò sorpreso, poi scoppiò a ridere, sedendosi accanto a lei sul gradino.
<< Sei una bambina tanto graziosa, Urania >> le disse amabilmente << Tieni, mangia qualcosa, devi fare colazione... se vuoi crescere forte e sana come loro >>
Le poggiò in grembo una mela rossa, guardandola con aria incoraggiante.
<< Io... io vi ringrazio, Nobile Aiolos... siete sempre così buono, con me...>> sussurrò lei, poggiando le rosate labbra sulla superficie liscia della mela per addentarla.
<< Urania! Ciao Urania! >>
Aiolia la stava chiamando, salutandola agitando una manina paffutella. Rispose divertita a quel saluto, ma il suo cuore sobbalzò quando vide che anche l'attenzione degli altri bambini si era rivolta verso di lei, probabilmente incuriositi dal vederla in compagnia del Saint del Sagittario. Il suo sguardo si incrociò con quello limpido di Milo: anche lui la stava guardando, e per un attimo le sembrò che le avesse quasi sorriso. Sentì il volto andarle a fuoco per l'imbarazzo e abbassò subito la testa, nascondendosi sotto la frangetta castana.
Non desiderava niente di più al mondo che rivolgergli la parola: anelava ardentemente un singolo mero contatto con lui da quando l'aveva visto per la prima volta al Santuario, e quel fugace scambio di sguardi l'aveva travolta in un turbine di emozioni che le aveva quasi spezzato il respiro.
<< Va tutto bene? >> rise Aiolos, vedendola in difficoltà.
<< I... Io... >> balbettò la bambina, ancora preda della confusione << Stavo solo pensando a quanto li invidio >>
<< Eh? >> mormorò Aiolos sorpreso << Invidiarli? E perché mai? >>
Urania gli rivolse un sorriso dolce e triste al tempo stesso, e spiegò:
<< Perché anche io vorrei essere come loro. Un giorno, diventeranno Saint, e lotteranno per il volere della nostra Dea... Vorrei essere utile a qualcosa, poter mettere tutta me stessa al servizio di Athena... invece sono solo un'ancella, incapace di fare qualsiasi cosa... se non si conta il rassettare le stanze del Gran Sacerdote >>
Aiolos si chinò su di lei, stampandole un bacio sulla fronte: quel gesto inaspettato la lasciò senza parole, facendole sgranare gli occhioni turchesi.
<< Piccola Urania >> le disse poi, alzandosi << Non vi è un'unica via per far splendere il proprio amore per la giustizia. Rammentalo sempre, vivere con la forza e la gentilezza di difendere i più deboli, anche senza essere cavalieri e senza combattere, è una delle più nobili virtù... >>
Le sue ali lucenti, colpite dal sole di quella calda mattina d'estate, la costrinsero a socchiudere le palpebre e a schermarsi il viso con una mano.
<< Adesso devo andare... Aiolia deve continuare il suo addestramento >> mormorò, facendole una strizzatina d'occhio.
Quel giorno, Urania tornò alla Tredicesima Casa con un sorriso sereno stampato sul volto e una gioia che le pervadeva il cuore, riscaldandola nel profondo nell'anima.

<< Urania? Va tutto bene? >>
La voce di Aiolia interruppe il corso dei suoi pensieri. Sbatté ripetutamente le palpebre, quasi non si rendesse conto della realtà che la circondava, poi mormorò:
<< Sì, scusatemi... >>
Si alzò, avvicinandosi al suo Pandora Box adagiato accanto al letto << Vorrei recarmi alla Quarta Casa, questa mattina >> annunciò poi.
Retsu la guardò con aria meravigliata, senza capire.
<< Quarta Casa? E perché mai? >>
La ragazza iniziò ad indossare il suo Silver Cloth pezzo per pezzo, e spiegò:
<< Vorrei andare a trovare Mei e Soul Eco, per sapere come stanno. Soprattutto Soul Eco, l'ho vista particolarmente spossata durante il viaggio di ritorno ad Atene >>
<< C... Cosa?! >> gridò Retsu balzando in piedi e afferrandola per le spalle << Vuoi andare da quella pazza?! Ma... sei seria?! >>
Urania scoppiò a ridere e annuì.
<< Sì, non preoccuparti. Tornerò per pranzo, ok? >>
Il Bronze Saint sospirò, scuotendo la testa.
<< E va bene, ti farò trovare qualcosa di pronto allora. Non fare tardi... >>
La ragazza gli schioccò un delicato buffetto sulla guancia, mormorando:
<< Sei proprio un tesoro. Come farei senza di te? >>
Le guance della Lince s'imporporarono per la vergogna, mentre correva verso il cucinotto nel tentativo di non farsi vedere in viso. Urania ridacchiò nel vederlo così imbarazzato, poi, rivolgendosi ad Aiolia, gli chiese di poter fare la strada con loro fino alla Quinta Casa.
<< Per me non ci sono problemi >> rispose il Leone dorato, stringendosi nelle spalle.
Salutato dunque Retsu, i tre percorsero il pezzo finale della Via dei Pesci, entrando così nell'Undicesima Casa, la Casa dell'Acquario.
Non appena misero piede al suo interno, Urania si sentì morire.
Davanti a lei, in piedi di fianco ad un altro Cavaliere d'Oro che non aveva mai visto e a Maiko, stava Milo dello Scorpione. Sembrava che lui e l'altro Saint (che evidentemente doveva essere quello dell'Acquario, vista la sua attuale ubicazione) stessero avendo un'accesa discussione...
<< Camus, non puoi essere serio! >> gridò Milo afferrandolo per le spalle e scuotendolo << Non puoi avere intenzione di andartene! >>
<< Milo, di grazia, smettila di strattonarmi... >> gli chiese Camus sospirando, poggiando le mani sulle sue.
<< Come puoi partire? Con che coraggio la lasci nuovamente sola, dopo averla portata fin qua dalla Russia? >> così dicendo, lo Scorpione indicò con un gesto della mano Maiko, la quale arrossì vistosamente.
Camus si voltò a guardarla, posando per un attimo i profondi occhi castani su di lei, e abbassò lo sguardo.
<< Era il volere di suo padre... >> sussurrò.
<< Non era di certo il volere di suo padre che tu la abbandonassi così al suo destino, però! >> lo ammonì il biondo.
Camus tremò appena, mentre le sue dita bianche ed affusolate si stringevano su quelle di Milo, ancora posate sulla sua spalla, nel tentativo di liberarsi.
<< Suo padre desiderava che la proteggessi. Qua al Santuario è al sicuro, in Siberia no >> spiegò, chiudendo gli occhi con un sospiro.
<< Ma infatti io non ti chiedo di portarla in Siberia, ma di restare qua! E' quello che vuole anche lei! Non è vero, Maiko?! >>  esclamò Milo voltandosi verso la ragazza in cerca di approvazione. Sentendosi addosso sia gli occhi di Camus che quelli di Milo, l'ancella non riuscì a spiccicare parola, e si mise a balbettare cose incomprensibili sotto voce, in preda all'imbarazzo.
<< Capisci Camus? Non puoi abbandonarla così >> mormorò Milo tornando a guardarlo negli occhi. Gli prese il mento fra indice e pollice, obbligandolo a guardarlo a sua volta << Sei così ligio alla tua promessa, a costo di farla soffrire? A costo... di far soffrire... me? >>
A quelle parole, un silenzio paradossale calò sulla stanza.
Camus si schiarì la voce; dischiuse lentamente le labbra sottili e sussurrò:
<< Abbiamo ospiti. >>
Finalmente anche Milo si accorse della presenza di Urania, Aiolia e Lythos, che nel frattempo erano rimasti sull'entrata a fissare la scena con aria sbigottita.
<< Oh! >> esclamò Milo sorpreso << Aiolia, Urania... non vi avevo notato! >>
Ti pareva... pensò Urania sospirando Beh, almeno finalmente si ricorda il mio nome...
<< Con chi ho il piacere di parlare? >> domandò Camus, posando il suo sguardo freddo e distaccato su di lei.
La ragazza si affrettò a chinare il capo in una piccola riverenza, morando:
<< Urania, Silver Saint della Gru. Immensamente onorata... Sommo... Camus? >> azzardò, avendo sentito Milo chiamarlo così.
Sentendosi chiamare per nome, il Gold Saint piegò leggermente la testa di lato, facendosi oscillare una ciocca di capelli scarlatti davanti al viso.
<< Così mi chiamo, sì >> mormorò senza staccarle gli occhi di dosso << Se dovete attraversare la mia Casa, avete il mio permesso >>
Urania annuì, avanzando seguita da Aiolia e Lythos. Quando si trovò a dover passare accanto a Milo, i suoi muscoli si irrigidirono e il suo cuore sembrò smettere di battere per qualche secondo. Si sforzò in ogni modo di non guardarlo, anche se avrebbe davvero tanto voluto farlo: era così bello, con indosso l'armatura dorata dello Scorpione...
Quando finalmente il Saint uscì dal suo campo visivo, sospirò per il sollievo, pensando di essere finalmente "al sicuro". Si sbagliava.
<< Urania? >>
Il sangue le si gelò nelle vene. Era la voce di Milo, e la stava chiamando. Si voltò con una lentezza disarmante, felice che la maschera le nascondesse l'espressione di profondo disagio e imbarazzo che aveva ora dipinta sul volto.
<< S... Sì? >> domandò, titubante.
Milo spalancò i grandi occhi blu per la sorpresa, indicandola.
<< Cosa... Cosa diamine hai, qua dietro?! >> balbettò.
Urania si portò istintivamente le mani alla schiena, poi capì.
<< Stai parlando... del mio tatuaggio? >>
Milo annuì.
<< Non l'avevo notato la prima volta che ci siamo visti... >> disse.
La Silver Saint si girò, poggiandosi le mani sui fianchi. Poco sopra i pantaloncini, sulla sua schiena campeggiava una specie di ampio tribale, dalla forma simmetrica e geometrica. Milo aggrottò la fronte per guardarlo meglio, cercando di capire cosa rappresentasse.
<< E' il mio orgoglio... >> sussurrò Urania dolcemente << L'ho fatto in Birmania. Ha diversi significati: vedi, a seconda di come lo si guarda può sembrare una farfalla, un uccello in volo o gli occhi d'un felino... >>
<< Ah... sì, adesso che me lo fai notare, li vedo! >> esclamò il ragazzo sorpreso.
<< La farfalla è la mia fragilità. E' il mio essere donna, oltre che Saint... Ho dovuto rinnegare la mia femminilità con questa maschera, ma non dimenticherò mai cosa sono. L'uccello in volo è la libertà a cui ho sempre anelato da quando sono partita per l'Isola di Ramree... e per finire, gli occhi del felino sono la mia forza d'animo, la grinta che ho messo ogni giorno di questi dieci anni passati ad allenarmi per conquistare un Cloth e difendere i miei ideali di pace e giustizia... >>
Mentre raccontava quel suo intimo segreto, la voce quasi le tremava per l'emozione. Non sapeva perché aveva rivelato con così tanta semplicità il significato del suo tatuaggio a tutta quella gente: però Milo era stato l'unico a notarlo e a chiederle qualcosa, il che l'aveva riempita di gioia.
<< Accidenti... >> mormorò lo Scorpione, pensieroso << Per avere un tatuaggio in un posto del genere, devi essere un tipetto niente male... >>
In quel momento, Urania si sentì sprofondare. Diventò così rossa che la pelle del viso iniziò a scottarle sotto la maschera, mentre la gola le si seccava e le rendeva impossibile spiccicare alcuna parola.
<< Milo... >> sussurrò Camus poggiandosi il palmo della mano sulla fronte e scuotendo la testa << Sei... imbarazzante... >>
<< Perché? Che ho detto di male? Stavo solo scherzando! >> si giustificò quest'ultimo, stringendosi nelle spalle.
<< Urania... andiamocene... >> grugnì Aiolia afferrandola per un braccio e trascinandola via.
<< Che... Che diavolo gli è preso a Milo?! >> balbettò Urania quando si furono allontanati.
<< Lascialo perdere, quello >> borbottò il Saint incrociando le braccia al petto << E' solo uno stupido artropode... >>
Attraversarono così le varie Case, arrivando fino alla Quinta, dove Aiolia e Lythos si fermarono.
<< Sei sicura di voler proseguire da sola? >> le chiese Aiolia, gettando uno sguardo verso la Casa del Cancro.
<< Certo. Perché mai dovrei essere preoccupata? >> mormorò Urania mentre si apprestava a percorrere la Via del Leone.
<< A me quel tizio non piace affatto. E nemmeno i suoi allievi >> borbottò lui grattandosi una guancia.
Urania rise, scuotendo la testa divertita.
<< Tranquillo. Ricordi che sono stata in missione con loro? Non c'è niente di cui aver paura! >>
Lo salutò con un gesto della mano, avviandosi verso la dimora di Deathmask.
Per un attimo, le sembrò di avvertire in lontananza delle grida spaventose, provenienti proprio dalla Quarta Casa.
Impossibile... pensò, deglutendo e proseguendo il suo cammino.


Cap.5 - The End.
To Be Continued...


Ammetto che questo capitolo doveva essere mooolto, mooooooolto più lungo. Però mi sono ricordata dei consigli di Mr_Mumu e ho voluto scorciarlo un po'. Fatemi sapere se li preferivate chilometrici, tornerò a farli così lunghi... Eheh. Che dire, allora... il capitolo si apre con uno scorcio su Peina e un'altra personificazione, che scopriamo avere il nome di Agathodaimon. Agathodaimon (o Agatodemone, ma mi piaceva di più il nome greco) è la personificazione dei campi e delle vigne, ma viene disegnata nelle rappresentazioni sotto forma di un serpente... è stato per questo motivo che ho deciso di farlo apparire come un gigantesco mostro mezzo rettile mezzo uomo. Il mondo dove sarebbero invece rinchiuse le Personificazioni, il Misos Planitis, è una mia invenzione.
Poi abbiamo una scena che vede protagonisti Saga e Deathmask: come avrete capito, Saga era in un momento di "lucidità"... Per quanto riguarda Aiolos, adoro parlare di lui. Ci saranno sicuramente tantissimi flash back che lo riguardano (oltre ai vari sogni/incubi di Urania). Credo di non avere specifiche precisazioni da fare, questo è un capitolo tranquillo e non accade nulla di particolare. Insomma, Urania e gli altri sono appena tornati, facciamoli riprendere!
Si comincia a scoprire qualcosa di più sul passato dell'ancella di Camus, Maiko, che ancora però ci è quasi del tutto oscuro... non temete, presto ne sapremo di più!
E ne approfitto così per salutarvi, visto che me ne andrò via per il week end u_u ricomincerò a scrivere appena tornata, promesso XD
Grazie per aver letto! Alla prossima.




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Capitolo 6
*** Chrysos Synagein ***


cap.6

Love will keep us alive. ~ 

Tornata dal mio bel finesettimana a Genova... mai visti tanti pesci in vita mia XD
Considerazioni sull'acquario a parte, eccomi qua per continuare questa storia, non me la sono mica dimenticata eh. Anzi anzi! Sono più carica che mai per continuare le avventure del Santuario (diciamo così, perchè Urania è sì la protagonista, ma verrà affiancata un po' da tutti i Saint del Tempio).
Nota: per chiunque abbia letto questa storia prima della pubblicazione di questo capitolo, ho apportato alcune modifiche ai capitoli precedenti. Niente di paradossale, ho solo deciso di cambiare un nome. Si tratta della Spectre di Behemoth: ero indecisa se tenere come passato ufficiale il Lost Canvas o il Next Dimension, dove i nomi degli Spectre sono differenti da quelli della serie classica. Alla fine ho scelto per il LC, e questo implica che la Spectre del Behemoth dovesse chiamarsi, quindi, Violate. D'ora in poi la troverete con quel nome!
Ringraziamenti di dovere a: Flare_yuuri che ha iniziato a leggere ora la fic e si è messa in pari con tutti e cinque i capitoli (thanks >.<), June di Dolphin, che mi ha fatto notare i punti di forza e i punti deboli del capitolo (grazie mille!), _Sherry_, che ha apprezzato moltissimo il tatuaggio di Urania (mi fa un sacco piacere ^.^), Mr_Mumu, il quale mi è andato nel pallone a causa degli incubi contorti di Urania (scusami XD), Gemini_No_Sabriel, che apprezza sempre ogni cosa che faccio (<3), Light Upon Us, che teme per la vita di Urania e infine Shuratheavenger, sempre primo a commentare.
Come sempre un grazie speciale a chi l'ha inserita fra le preferite / seguite.
Arigatou Gozaimasu!

Cap.6
Chrysos Synagein.

Urania si fermò davanti all'entrata della Quarta Casa, poggiandosi le mani sui fianchi.
Non c'erano dubbi: le urla che aveva sentito provenivano proprio da lì dentro. Deglutì, squadrando con aria sospettosa l'edificio che le si poneva davanti, e mormorò fra sé e sé:
<< Tutto ciò non è assolutamente normale! Che degli Spectre, o peggio ancora, degli Screamer, si siano introdotti al Santuario e siano giunti fino qua? Non è... non è possibile... >>
Sgattaiolò silenziosamente all'interno, ritrovandosi nella buia sala principale. Mancavano le finestre, e ciò rendeva la stanza ancora più tetra e lugubre di quanto già non fosse.
Le urla diventavano sempre più forti, tanto che la Silver Saint fu costretta a tapparsi le orecchie per non impazzire.
<< Chi va là? >>
Urania riconobbe all'istante quella voce spocchiosa e arrogante: davanti a lei, con un lumicino in mano che gli illuminava il volto d'una strana luce aranciata, stava Deathmask del Cancro, vestito con abiti borghesi. Non appena la vide, sulla sua faccia di dipinse un'espressione di sorpresa: fra tutte le persone che si aspettava di vedere alla Casa del Cancro, la Silver Saint della Gru era proprio l'ultima.
<< Sommo Deathmask... >> balbettò lei imbarazzata per quella situazione quasi surreale << Io... ehm... sono venuta qui per vedere Mei e Soul Eco... ma... >>
Un urlo di terrore la interruppe, facendola sobbalzare. Deathmask, notando il suo sgomento e la sua aria allarmata, ghignò divertito, avvicinandosi ad una parete per accendere alcune delle applique appese con la fiamma del moccolo che teneva fra le mani.
<< Benvenuta nella Quarta Casa... >> sogghignò.
Non appena la luce delle candele rischiarò la sala, Urania si rese conto che i muri di tutta la Casa del Cancro erano tappezzati di maschere dall'aria sinistra e inquietante.
Ma la cosa più preoccupante, era sicuramente che le urla che aveva sentito e che la stavano assordando provenivano proprio da quegli orrendi e raccapriccianti volti...
<< Che c'è? Anche se non riesco a vedere il tuo bel faccino, mi sembri davvero scioccata, ragazzina. Stai quasi tremando... >> le fece notare il Gold Saint, senza togliersi quel suo solito e impertinente ghigno dal volto.
<< C... Credevo che vi stessero attaccando... >> spiegò lei balbettando << E invece... sono proprio queste maschere a urlare in questo modo spaventoso... >>
Deathmask scoppiò a ridere sguaiatamente, tenendosi la fronte con una mano e gettando la testa all'indietro.
<< Maschere? Quali maschere? Questi sono i volti delle persone che ho ucciso! >>
Urania trasalì, guardandosi attorno.
<< Ma... ci sono anche volti di bambini! Come avete potuto... >>
<< Bambini? E con ciò? Pensi davvero che m'interessi chi sia il mio avversario? Sappi che, se me lo ordinassero, non mi farei problemi ad eliminare anche te... >> 
Urania era sconvolta. Certo, aveva avuto già in Italia la sensazione che il Cavaliere del Cancro fosse un folle e uno squinternato, ma arrivare addirittura ad uccidere dei bambini senza alcun ritegno e rimorso le sembrava eccessivo anche per uno come lui.
<< Ma... >> sussurrò, cercando di ignorare l'ultima frase da lui pronunciata << Le loro grida sono strazianti! Come potete non impazzire? E' così... terrificante... >>
<< Grida? Nulla di tutto ciò giunge alle mie orecchie... >> Deathmask si avvicinò ad uno dei volti, accarezzandone il profilo urlante << Ciò che risuona in questo luogo è un inno alla mia gloria, e a cantarlo sono coloro che ho ucciso... >>
La ragazza si tappò le orecchie con i palmi delle mani: per lei quelle urla erano a dir poco angosciose. Ignorava il motivo per cui un uomo capace di tali crudeltà fosse stato scelto per divenire un Gold Saint di Athena, ma la sua preoccupazione principale in quel momento era informarsi sulla salute di Mei e di Soul Eco.
<< Sommo Deathmask... sono venuta fino alla sua Casa per far visita ai suoi due discepoli... >> mormorò, tentando di sviare il discorso da quell'imbarazzante conversazione.
L'uomo si voltò, facendole un cenno con una mano.
<< Seguimi. Ti porterò da loro... >>
<< G... Grazie... >> sussurrò lei, sospirando.
Lo seguì attraverso un corridoio stretto e lungo, che li portò ad allontanarsi progressivamente dalla sala principale, tanto che le urla si affievolirono sempre di più fino quasi a scomparire. Deathmask si fermò davanti ad una porta socchiusa, e batté un paio di colpi con le nocche della mano sullo stipite.
<< Soul Eco, sono io >> borbottò entrando.
Non appena la porta fu spalancata, Urania gettò uno sguardo sopra la spalla del Gold Saint per sbirciarvi all'interno. Era una stanzetta modesta e arredata spartanamente: il mobilio era infatti composto solamente da un letto, un'alta cassettiera in legno e qualche sedia dall'aria scomoda sparsa in qua e là. Su una di queste stava seduto Mei, il quale, non appena la vide, le rivolse un sorriso cordiale e la salutò agitando la mano. Urania ricambiò con entusiasmo il saluto: le faceva piacere vederlo in forma; l'unico segno visibile della battaglia avuta contro lo Spectre era un cerotto bianco attaccato alla sua guancia sinistra, posto lì per coprire un taglio che si era procurato urtando delle rocce nella grotta.
Sul letto invece, stava seduta una ragazza che Urania non aveva mai visto prima. I suoi capelli le ricordavano il colore del miele d'eucalipto: li portava corti fino alle spalle, legati in una piccola coda dietro la nuca. Indossava un candido abito bianco, simile ad una vestaglia di seta, e la sua testa era cinta da diverse fasciature e bende. Non appena vide entrare Urania, le gettò addosso uno sguardo sorpreso, sgranando gli occhi tal taglio leggermente a mandorla e dall'iride color verde giada.
La Silver Saint della Gru la fissò per qualche secondo senza riuscire a spiccicare una parola. No, non poteva essere lei. Non poteva essere...
<< S... Soul Eco? >> balbettò.
La ragazza storse le sottili labbra in una smorfia.
<< Che ci fai qui, Urania? >> sibilò.
<< Sono venuta a trovare te e Mei... >> mormorò lei facendosi avanti, mentre il ragazzo si alzava e le cedeva il suo posto sulla sedia << Ero preoccupata per voi. Soprattutto per te, Soul... >>
Per un attimo, le guance della donna si tinsero di un leggero colore rosato. Urania lo notò, e la cosa le fece immensamente piacere: sotto quella maschera che piangeva lacrime di sangue, stava una ragazza normale... come lei.
<< C... Che hai da fissarmi a quel modo ?! >> sbottò Soul Eco d'un tratto, incrociando le braccia al petto.
<< Niente... è solo che... dato il tuo comportamento, m'immaginavo ci fosse un orco sotto quella maschera, non una bella ragazza >> rispose, stringendosi nelle spalle.
Mei scoppiò a ridere divertito: la sincerità di Urania era davvero disarmante.
Deathmask, che era rimasto appoggiato con la schiena allo stipite della porta per tutto il tempo, si andò a sedere sul letto della ragazza, accendendosi una sigaretta.
<< Sono in partenza >> disse poi, soffiando via una nuvola di fumo grigio che fece tossicchiare Urania << Ma è una missione semplice, solo una perlustrazione. Tornerò nel giro di due o tre giorni. >>
A quelle parole, Soul Eco si voltò di scatto verso di lui, fulminandolo.
<< Maestro, esigo di venire con voi! >> esclamò afferrandolo per un braccio e rivolgendogli uno sguardo angosciato << Non potete lasciarmi qua! Non potete partire da solo! >>
Deathmask alzò gli occhi al cielo e grugnì, scrollandosela di dosso con uno strattone.
<< Non se ne parla neanche... Tu devi riposare e recuperare le forze. E poi ho già chi mi accompagnerà, quindi vedi di non scocciare! >>
Soul Eco assottigliò lo sguardo, agguantando nuovamente il maestro per la manica della maglia.
<< Non state parlando di... >>
<< Shaina. Sarà lei a venire con me... e ne approfitterà per portare con sé il suo nuovo pupillo, Cassios... >> bofonchiò Deathmask spegnendo il mozzicone della sigaretta ormai quasi arrivato al filtro sulla cassettiera.
<< N... Non potete essere serio! Non potete portare seriamente quella marmocchia con voi! >> urlò lei strattonandogli il braccio.
Mei sospirò, dandosi una pacca sulla fronte.
<< Chi... Chi sarebbe questa Shaina? >> chiese Urania incuriosita.
<< E' la giovanissima Silver Saint dell'Ofiuco... difende la Via del Cancro con me e Soul Eco. Pensa che ha a malapena tredici anni e già sta addestrando un allievo! E' degna di assoluto rispetto, ma... per qualche oscuro motivo, lei e mia sorella si odiano a morte. Credo siano entrambe gelose del maestro Deathmask... ognuna di loro vuole essere la sua preferita. Io me ne lavo le mani... >> così dicendo, Mei si strinse nelle spalle.
<< Sommo Deathmask, ho terminato i preparativi. Io e Cassios siamo pronti, quando volete partire... >>
Sull'uscio della stanza era apparsa una ragazzina che indossava un Silver Cloth dai riflessi violacei. La sua armatura era composta da un ampio pettorale che le copriva la parte superiore del corpo e dotato di grossi spallacci ricurvi, due ginocchiere tonde, una protezione per i genitali, due guanti e un cerchietto per i capelli che sembrava creato da serpenti d'argento intrecciati fra loro. La maschera che indossava sul volto era decorata da alcuni disegni viola attorno agli occhi; ma la cosa che la distingueva di più erano i capelli, ricci e corti alle spalle, di un color verde acido che dava quasi fastidio alla vista.
<< Bene Shaina... ti raggiungo fra poco >> le rispose Deathmask facendole un cenno con la mano.
Lei annuì, poi si voltò verso Soul Eco e mormorò con fare canzonatorio:
<< Oh, Soul Eco. Ti trovo in splendida forma... >>
La donna ringhiò, digrignando i denti come se fosse stata un cane mastino in procinto di azzannare un malcapitato.
<< Bada a come parli, marmocchia, o prendo te e il tuo allievo e vi batto la testa insieme >> sibilò.
Shaina scoppiò a ridere sguaiatamente, voltandosi e avviandosi verso l'uscita.
<< Vi aspetto fuori... Sommo Deathmask... >> sussurrò poi rivolta al Gold Saint, che annuì distrattamente.
Non appena Shaina si fu allontanata, Soul Eco si agganciò nuovamente al braccio del suo maestro, guardandolo con aria implorante.
<< Maestro non potete essere serio! >> si lamentò << Non potete portare in missione quella mocciosa spocchiosa! E' solamente una palla al piede! >>
<< Mei, mi raccomando, occupati tu della Quarta Casa mentre sarò via >> mormorò Deathmask ignorando l'allieva e accendendosi un'altra sigaretta.
<< Non preoccupatevi, maestro >> annuì il ragazzo con convinzione.
Deathmask si voltò, allontanandosi verso le sue stanze per prepararsi al viaggio.
Soul Eco iniziò a grugnire, bofonchiando imprecazioni verso l'uscio della stanza.
<< Non può seriamente voler andare in missione con quella bambina arrogante e il suo corpulento allievo pelato... >> ringhiò stringendo la coperta così forte che le nocche delle mani le erano diventate bianche << Io quella... non la sopporto! >>
<< E' perché avete lo stesso carattere... >> tentò di spiegare Mei, ma si beccò un'occhiataccia dalla sorella.
<< Ti va un caffè o un tè, Urania? >> bisbigliò poi alla Silver Saint della Gru << Sei stata così gentile a venire a farci visita... >>
<< Grazie, un tè lo accetto volentieri... >> rispose lei allegramente.
<< Fratello... >> sibilò Soul Eco << Ti ho sentito sai? Portami immediatamente un caffè! Nero, forte e senza zucchero! >>
Mei alzò gli occhi al cielo e si avviò verso la stanza dove si trovava il cucinotto della Quarta Casa, facendo cenno a Urania di seguirlo.
Quando furono soli, Urania si stiracchiò e mormorò, picchiettandosi l'indice sul mento della maschera:
<< Non deve essere facile avere una sorella come Soul Eco... >>
A quelle parole, il ragazzo scoppiò a ridere divertito.
<< No, non lo è affatto! Ma è mia sorella maggiore... le voglio bene così com'è >> spiegò sorridendo dolcemente.
<< Mei... posso farti una domanda? >> sussurrò Urania ad un certo punto. La sua voce era cambiata: era diventata cupa, e aveva una punta di malinconia che l'allievo di Deathmask non aveva mai riscontrato nella ragazza prima di quel momento.
<< C... Certo, dimmi pure... >> mormorò titubante, mentre osservava le bollicine che si formavano sulla superficie dell'acqua nella pentola che aveva messo a bollire.
<< Ti è mai capitato di... sentirti... come dire... oppresso... da tua sorella? Voglio dire... >> Urania prese a giocherellare nervosamente con una ciocca dei suoi capelli << Soul Eco è una Silver Saint... il suo potere è incredibile... Non è bello avere come compagno qualcuno che è così tanto migliore di te... >>
<< Ho capito cosa vuoi dire >> annuì Mei  << Ma... no, non è affatto un problema. Anzi: io sono fiero di Soul Eco... lei è tutto per me. E' la mia forza, anche nei giorni più bui... >>
Sul viso del ragazzo si dipinse un dolce sorriso triste, mentre ripensava ai dolorosi avvenimenti del suo passato. Si voltò poi a guardare Urania, pensieroso, e mormorò:
<< Come mai questa domanda? Sembra quasi che anche tu abbia avuto un compagno o una compagna d'addestramento... >> così dicendo, le poggiò davanti al viso una tazza fumante piena di tè caldo.
<< C... Certo che no! >> si affrettò a rispondere lei, balbettando un poco << Io non ho... avuto nessuno! >>
Mei alzò un sopracciglio, poco convinto.
<< Beh... in ogni caso, ti lascio sola, così puoi bere il tuo tè. Io vado a portare il caffè a mia sorella... rimani pure qua a bere, tanto non c'è nessuno. Fai pure con comodo, e grazie ancora della visita >>
Così dicendo, Mei si voltò agitando la mano, e tornò nella stanza della sorella lasciando Urania sola con il suo infuso ambrato.
Si tolse lentamente la maschera, appoggiandola con delicatezza sul tavolo vicino alla sua tazza, e ne accarezzò il freddo profilo argentato con le dita. Era davvero quello il volto che mostrava a tutti? A vederlo così, le apparve davvero innaturale e gelido... Sospirò, appoggiando le labbra sul bicchiere di ceramica e bevendo un sorso di tè.
Avrebbe tanto desiderato poter sorridere a qualcuno, almeno una volta.

Dopo aver terminato la sua bevanda, imboccò tranquillamente la Via del Leone, diretta verso la sua abitazione. Non l'aggradava molto l'idea di dover percorrere nuovamente tutte quelle scale; la consolava solo il fatto che quella scarpinata sarebbe stata per lei un ottimo modo per mantenersi in forma.
Ancora con la testa fra le nuvole per il dialogo avuto in precedenza con Mei, non si accorse che qualcuno stava correndo nella sua direzione...
Sbam!
Urania barcollò, sbilanciata dall'impatto. Riuscì a non cadere, a differenza del mal capitato che le aveva sbattuto addosso, che invece era rotolato giù d'un paio di gradini.
<< Ehi... stai bene?! >> esclamò voltandosi a guardarlo. Si rese allora conto che quello di fronte a lei era appena un bambino: avrà avuto si e no 10 anni,  ed era vestito con gli abiti da addestramento tipici del Santuario. Probabilmente era una recluta, o l'allievo di qualcuno...
<< Ahi... che botta! >> si lamentò questi massaggiandosi la testa.
<< Perdonami... ero distratta >> si scusò Urania inginocchiandosi << Ma tu dove andavi così di corsa? >>
Il bambino sgranò i grandi occhioni nocciola, guardandosi attorno con aria furtiva.
<< Sto scappando... da lei... >> sussurrò poi.
<< Da lei chi? >> mormorò Urania senza capire.
<< Da... Da quel mostro! >> esclamò alzandosi in piedi << Devo sbrigarmi prima che mi trovi... >>
Fece per voltarsi e correre via, ma una voce lo paralizzò...
<< Seiya! Dove credi di andare?! >>
Il bambino deglutì, rimanendo fermo immobile nella posizione in cui era, e sbiancando completamente.
<< M... Marin... >> gemette volgendo lentamente il capo.
A parlare era stata una ragazzina dai ricci rossi che, dall'altezza, pareva essere circa dell'età di Shaina. Anche lei indossava una maschera sul volto e, cosa ancor più sorprendente, una fulgida armatura argentata che le avviluppava i seni e le ginocchia.
Marin! pensò Urania sorpresa Allora deve essere questa la ragazza a cui alludeva questa mattina Lythos...
<< Seiya è inutile che tenti di sfuggire di nuovo ai tuoi allenamenti >> lo ammonì la ragazza avvicinandosi a lui ed afferrandolo per il colletto della maglia << Non è così che diventerai un Saint... >>
<< Io non ho bisogno di allenarmi! Io sono forte... sono sicuro che diventerò un Cavaliere e poi potrò tornare in Giappone da mia sorella! >> protestò il bambino, accigliandosi e incrociando le braccia al petto con fare capriccioso.
<< Seiya... >> sussurrò Marin con un sospiro << Tu non hai idea di quale sia la forza dei Saint... >>
<< Marin... ti chiami così, vero? >> mormorò Urania ravviandosi i lunghi capelli castani all'indietro << Non c'eravamo ancora conosciute... Io sono Urania, Silver Saint della Gru... >>
La ragazzina si voltò a guardarla,  mostrandole il volto austero e gelido della sua maschera priva di decorazione alcuna.
<< Sono Marin dell'Aquila >> spiegò << Chiedo perdono se il mio allievo ti ha importunata in qualche modo... è un giovane promettente, ma ha ancora molto da imparare sull'etichetta da tenere qui al Santuario >>
La donna strinse le dita guantate sulle spalle dell'allievo, che mugolò per il dolore. Effettivamente sembrava una tipa molto severa, forse troppo con quel bambino dai grandi occhi nocciola. Urania si chinò davanti a lui, appoggiandogli una mano sulla testa e scompigliandogli i capelli castani, cercando di risultare il più gentile possibile anche se non poteva mostrargli il tenero sorriso che le si era dipinto sul volto. Le sembrò proprio di vedere Retsu da bimbo, e la cosa la intenerì molto.
<< Dimmi, Seiya... perché vuoi diventare un Saint? >> domandò.
Il bambino abbassò lo sguardo,  iniziando a fissarsi distrattamente la punta delle scarpe.
<< Per rivedere mia sorella... >> sussurrò poi, arrossendo lievemente sulle guance.
<< Tua... sorella? >> mormorò Urania senza capire.
Seiya annuì, inspirò profondamente e continuò:
<< Io non ho né la mamma né il papà... ho solo Seika, la mia adorata sorella. Mi hanno separato da lei quattro anni fa, quando fui adottato... da allora non l'ho più rivista. Mi hanno promesso che me la faranno rivedere solo se porterò l'armatura di Pegaso in Giappone... è solo per questo che sono qui... >>
<< Anche io sono orfana, Seiya >> gli disse Urania dolcemente << E se avessi una sorella, anche io vorrei fare di tutto per vederla. Lotta sempre per i tuoi sogni, e dispiega le tue ali come Pegaso, il cavallo alato del mito... sono certa che nessuno meriti quella Cloth quanto te, con il nome che hai. Seiya significa "freccia del cielo", non è vero? >>
Lui la fissò sorpreso, quasi non si aspettasse una risposta del genere, e annuì. La ragazza si alzò, voltandosi per continuare la sua scalata verso la Via dei Pesci, e agitò la mano in segno di saluto.
<< Allora va’, futuro Cavaliere, e sfreccia nel cielo fino a diventare una meteora di luce! >>
Seiya sbatté le palpebre, sorpreso, mentre osservava i capelli della donna oscillare al vento, come un lungo mantello color castagna.  Si volse poi verso Marin, e la guardò con aria interrogativa. Lei, per tutta risposta, scese gli ultimi gradini della Via del Leone, mormorando:
<< Se vuoi davvero che le cose vadano come quella Silver Saint ti ha augurato, ti conviene perseguire nei tuoi allenamenti. Così come sei, non sconfiggerai mai Cassios, l'altro pretendente al Cloth di Pegaso. Seguimi, andiamo all'Arena... o hai ancora dei dubbi? >>
Seiya strinse forte i pugni delle mani, rivolgendo alla sua maestra uno sguardo deciso e fiero. Le sorrise, annuendo, e la seguì, volgendo un'ultima volta lo sguardo verso Urania. La donna era in cima alla scalinata della Via del Leone, e pareva ormai solo un puntino argentato. Agitò un'ultima volta la mano come per salutarla, anche se sapeva bene che non l'avrebbe visto, e si apprestò a raggiungere Marin, la quale si era ormai addentrata nella Quarta Casa per attraversarla.

I giorni successivi, furono intrisi della più totale calma  e tranquillità. Oramai, Urania e Retsu si erano abituati alla loro routine giornaliera, che iniziava quasi sempre con la Silver Saint che si svegliava con il viso sudato e appiccicato alla maschera e correva a chiudersi nel piccolo bagno della loro casetta, per darsi una rinfrescata e riprendere fiato. Dormire con quell'arnese sul volto non era affatto comodo, soprattutto con il caldo estivo. Nel pomeriggio, se ne stavano solitamente spaparanzati fuori dalla loro abitazione, all'ombra di qualche roccia o della casa stessa, oppure scendevano giù lungo tutte le dodici vie fino a raggiungere quella dell'Ariete che, malgrado fosse deserta e incustodita, vantava di essere il luogo dove sorgeva la biblioteca del Santuario. Urania amava particolarmente leggere e, da quando lei e Retsu erano diventati un "duo", stava cercando di tramandare questa sua passione al compagno, il quale, anche se un po' impacciatamente, stava lentamente cominciando ad apprezzare i racconti mitologici che la ragazza gli proponeva. Il fresco della biblioteca, poi, era un toccasana in quelle giornate così afose.
Quel giorno, i due Saint stavano tornando alla Via dei Pesci con le loro due nuove letture. Urania aveva preteso che Retsu iniziasse a leggere l'Odissea, mentre lei aveva preso una copia dell'Eneide, decisa a rileggerla per la seconda volta. Retsu non capiva tutta questa passione della ragazza per l'epica antica ma, pur di farla contenta, era disposto a leggersi tutto quello che gli propinava.
Passarono come al solito le prime sette case, arrivando così all'ottava, quella dello Scorpione. Ogni volta che la attraversavano, per Urania era sempre un dramma: le ginocchia non le reggevano, le gambe le diventavano molli e la gola le si faceva arida e secca. Quando incrociava lo sguardo di Milo, si sentiva morire: sapeva che lui non poteva vedere le smorfie di vergogna del suo volto, ma l'idea di avere i suoi occhi puntati addosso la faceva sentire nuda e indifesa. Il suo terrore più grande era che il Saint dello Scorpione si rendesse conto dei sentimenti che provava per lui e, in qualche modo, ridesse di lei e di quello sciocca passione che ancora dopo dieci lunghi anni non si era sopita. Infondo, Milo nemmeno se la ricordava... e, se non si ricordava di lei, sicuramente aveva dimenticato anche la loro antica promessa...
Non appena misero piede nell'Ottava Casa, Urania cercò di scacciar via quei pensieri che la stavano distruggendo. Avvertì però fin da subito che c'era qualcosa di strano: non vi era alcun Cosmo al suo interno, segno evidente che lo Scorpione non si trovava nei paraggi. Si sentì sollevata e al tempo stesso delusa da ciò, ma non disse niente per evitare che Retsu s'insospettisse.
Dopo aver oltrepassato anche la Casa del Sagittario e quella del Capricorno, fecero irruzione nell'ultima Casa che avrebbero dovuto attraversare, quella dell'Acquario. Si immaginarono di trovare come al solito Maiko indaffarata a pulire, oppure Camus elegantemente seduto al tavolino al centro della stanza, intento a sorseggiare vino ghiacciato e ad ignorarli come al suo solito. Il loro stupore fu però indicibile, quando si trovarono di fronte un lungo mantello bianco sormontato da una cascata di riccioli biondo oro...
Non appena avvertì la loro presenza alle sue spalle, Milo si voltò di scatto. Davanti a lui c'era Maiko, con gli occhi rossi e gonfi di pianto...
Urania li fissò con aria sbigottita e confusa: che cosa ci facevano, quei due, insieme? Per un attimo, si sentì come se qualcuno le avesse annodato le corde vocali in gola.
<< N.... Nobile Urania... >> sussurrò Maiko asciugandosi in fretta le lacrime << Perdonatemi, vi prego... Non avrei mai desiderato che assisteste ad un simile spettacolo... >>
La ragazza abbassò lo sguardo, sospirando. Sembrava davvero disperata.
<< Che cosa è successo, Maiko? >> mormorò Urania avvicinandosi a lei  e mettendole una mano sulla spalla.
<< Camus... quel deficiente, se n'è andato >> ringhiò Milo a denti stretti << E senza salutare nessuno, né me, né lei... >>
Chissà perché la cosa non la stupiva affatto: Camus non le era mai sembrato il tipo da troppi convenevoli.
Maiko scosse la testa con veemenza, poggiando una mano sul petto dello Scorpione per zittirlo.
<< Sommo Milo, non dica così la prego. Il Sommo Camus aveva le sue ragioni per essere fuggito così... >> sussurrò poi, abbassando lo sguardo << Ieri sera ci è giunta notizia della morte di uno dei suoi due allievi... A prima vista, Camus non ha battuto ciglio apprendendo ciò... Ma io so bene che dentro di sé ha sofferto moltissimo... Quindi vi prego, non giudicatelo male! >>
Guardò con occhi imploranti Milo, il quale incrociò le braccia al petto, accigliandosi.
<< Capisco che sia dovuto partire... però non riesco ad accettare che non ci abbia salutati >> borbottò.
<< La morte di un allievo... che cosa terribile dev'essere... >> sussurrò Retsu abbassando lo sguardo.
<< Questo non gli ha dato comunque il diritto di abbandonare Maiko così! >> protestò lo Scorpione poggiandosi una mano sul fianco e indicando con l'altra la ragazza, la quale nascose il viso fra le mani per la vergogna. Sembrava che il custode dell'Ottava Casa tenesse particolarmente all'ancella di Camus...
<< Servitori della Casa dell'Acquario! >>
Un grido squarciò l'aria, facendo voltare tutti i presenti verso l'entrata dell'Undicesima Casa. Si fece avanti un uomo, vestito con una tunica rossa dall'aria preziosa e un lungo mantello candido, il quale, non appena notata la presenza di Milo, s'inginocchiò ossequioso.
<< Chiedo perdono per questa irruzione >> mormorò l'uomo senza alzare il capo << Sono un messaggero del Gran Sacerdote, e sono qui per consegnare una lettera al Sommo Camus dell'Acquario... >>
<< C... Camus non c'è... >> balbettò Maiko impacciata << E' partito per la Siberia questa mattina presto. M... Mi dispiace, non so come rintracciarlo... >>
<< Comprendo. >> rispose l'uomo << Tuttavia si tratta di una questione molto urgente... è un comunicato ufficiale da parte del Gran Sacerdote in persona, devo consegnarlo ad ogni Saint e... >>
<< Bene, visto che ci siamo >> lo interruppe Milo << Consegnami il mio. Farò io le veci di Camus >>
<< Sì, Sommo Milo dello Scorpione >> mormorò il messaggero porgendo al ragazzo un incartamento preziosamente rilegato in cuoio e oro.
Porgendo al Saint i suoi più ossequiosi saluti, l'uomo si alzò e proseguì la sua discesa, diretto alla Casa del Capricorno.
<< Che... che cos'è? >> chiese Retsu cercando di sbirciare il fascicolo.
Milo lo osservò attentamente, facendo scorrere due dita sulle incisioni dorate che riportava sulla copertina, poi lo aprì. Lesse in silenzio per alcuni minuti, mentre Retsu, Urania e Maiko trattenevano il respiro nell'attesa.
<< Come sospettavo... >> sussurrò Milo quando ebbe finito, richiudendo il documento con un colpo secco << Chrysos Synagein... >>
<< C... Cosa?! >> balbettò Maiko senza capire.
<< Il Gran Sacerdote ha chiamato noi dodici Gold Saint per riunirci con lui nella Sala d'Oro... dev'essere successo qualcosa di grave, per indire addirittura un Chrysos Synagein >> borbottò lo Scorpione grattandosi dietro la testa.
Retsu e Urania si scambiarono un'occhiata d'intesa: in cuor loro, sapevano perfettamente di cosa avrebbero discusso in quel Chrysos Synagein. Finalmente avrebbero saputo qualcosa di più su ciò che era avvenuto qualche giorno prima, durante la loro missione in Italia...
<< M... Milo! >> esclamò Urania d'un tratto << Io e Retsu... possiamo venire con te? >>
<< Mi dispiace, ma il Chrysos Synagein è prettamente riservato a noi Gold Saint... >>
<< Questo lo so bene. Vorremmo solo accompagnarti fino alla Tredicesima Casa, se possibile... >>
Il ragazzo ci pensò un po' su, poi si strinse nelle spalle e annuì.
<< Massì, certo. Non ci vedo niente di male. Vieni anche tu, Maiko? >>
L'ancella scosse il capo, sistemandosi una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio.
<< Preferisco rimanere qua, ho ancora molte cose da fare... >> sussurrò.
<< Come vuoi >> borbottò Milo << Allora... Retsu, Urania... vogliamo andare?  >>
Il Saint della Gru e il Saint della Lince annuirono, seguendo lo Scorpione fino all'uscita dell'Undicesima Casa.

Cap.6 - The End.
To Be Continued...


Alleluja, ce l'ho fatta, SONO VIVA! Dopo il sopracitato finesettimana a Genova, sono stata via altri tre giorni (a Roma e a casa di Gemini_No_Sabriel! XD) e metteteci un po' il lavoro, un po' altri impegni... ho finito solo adesso. Beh dai, alla fine il capitolo è arrivato!
Bene, che dire... Scopriamo un'altra inquilina della Via del Cancro: è Shaina dell'Ofiuco! E... ovviamente, lei e Soul Eco si odiano a morte! Sono entrambe troppo "primedonne" per potersi sopportare... inoltre, ognuna delle due vuole farsi "bella" agli occhi di Deathmask (il quale, sottolineo, se ne frega altamente dei loro discorsi e le ignora categoricamente, aumentando così l'odio che le due provano l'una nei confronti dell'altra). Ahhh, quanti guai alla Quarta Casa...
Ed ecco presentato... Seiya! Sì, lo ammetto, lo odio da morire, ma sono buona e oggettiva con tutti i Cavalieri... quindi anche lui ha avuto la sua parte iperpucciosa, in questa scena in cui lui e Urania si conoscono. E dopo Shaina, anche Marin fa la sua comparsa... cominciano ad arrivare quasi tutti i personaggi! (No, mento: ne mancano ancora un fottio XD Ne vedrete delle belle... eheh.)
Camus alla fine se n'è andato... (come avrete capito, l'allievo morto è Isaac) proprio nel momento in cui il Gran Sacerdote convoca tutti per un Chrysos Synagein... bel tempismo, ghiacciolino... E vabbè, preparatevi alla riunione dei Gold Saint nel prossimo capitolo... e non solo!
Grazie per aver letto, e a (spero) presto!


                     

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Capitolo 7
*** Amara verità ***


Cap. 7

Love will keep us alive. ~ 

Bene questa volta ho davvero poco da dire nella premessa, se non ricavare uno spazio speciale per ringraziare una persona: sì, è sempre la solita, June di Dolphin, ma stavolta è un ringraziamente ancor più speciale, in quanto (attacchi di telepatia a parte!) mi sta aiutando tantissimo con la stesura di alcuni punti della fic e varie vicissitudini. Che dire, ormai sei la mia musa ispiratrice! Grazie per tutte le ore che spendi ad ascoltare i miei scleri sulle incongruenze del Kurumada! Grazie ancora, Senpai!
In questo capitolo arriveranno un sacco di personaggi nuovi! Restate concentrati o non capirete più niente XD
Ringrazio anche Shuratheavenger, che odia profondamente Seiya e che per averlo inserito nello scorso capitolo penso mi accopperà nel sonno, e non solo, un ringraziamente superspeciale va di nuovo lui, avendo indicato la storia per le scelte (ed è la seconda volta, oddio!).  GRAZIE INFINITE! *s'inchina*
E ancora, grazie a Gemini_No_Sabriel, sempre in attesa e sempre pronta a commentare e a Flare_yuuri, che reputa Urania e Retsu due scansafatiche (ahaahah c'hai ragione! Ti appoggio!).
E ancora, grazie a chiunque l'abbia inserita fra le seguite / preferite, o semplicemente letta.
Arigatou Gozaimasu!


Cap.7

Amara verità.


Non appena ebbero attraversato il passaggio segreto che dalla Dodicesima Casa conduceva alla Tredicesima permettendo di evitare il giardino di rose di Aphrodite, Urania e Retsu alzarono gli occhi verso la Meridiana dello Zodiaco, sulla quale brillava un fulgido fuoco celeste accanto al simbolo del segno zodiacale dei Pesci.
<< E così... Aphrodite è già arrivato >> notò Milo gettando una rapida occhiata alla cima della torre << Bene, sono costretto a salutarvi qui, sono spiacente... >>
Urania annuì,  sedendosi sulle gradinate della Tredicesima Casa e facendo cenno a Retsu di sedere accanto a lei. L'aria era insolitamente fresca per una giornata estiva, e la Silver Saint fu scossa da un fremito che la costrinse a stringersi nella sua sciarpa rossa, mentre evitava nel più categorico dei modi ogni contatto visivo con Milo.
Il Gold Saint si volse verso le stanze Sacerdotali, e si allontanò. I suoi passi riecheggiavano nel silenzio assoluto del Tredicesimo Tempio...
Non appena non udì più niente, Urania cacciò un sospiro di sollievo.
<< Ma come, anche voi qui? >>
Un ragazzo con indosso una scintillante armatura argentata si avvicinò loro, storcendo la bocca in segno di disapprovazione. Retsu e Urania sussultarono, riconoscendo Misty di Lizard, loro compagno della Via dei Pesci, che li fissava con le mani sui fianchi, facendo guizzare lo sguardo ceruleo dall'uno all'altra.
<< M... Misty... >> balbettò Urania incerta << Sei anche tu ad attendere l'esito del Chrysos Synagein? >>
Il Silver Saint alzò gli occhi al cielo, scostandosi una ciocca di capelli biondi da una spalla con un rapido gesto della mano e sbuffando.
<< Ho semplicemente accompagnato il Sommo Aphrodite. Io eseguo i suoi ordini, il resto per me è totalmente indifferente. >>
<< C... Come puoi dire una cosa del genere?! >> si alterò Urania, balzando in piedi << Sta per scoppiare una guerra... e tu te ne lavi le mani così? >>
<< Ho mai detto che me ne lavo le mani? >>
La voce di Misty divenne quasi simile a un sibilo, ma l'espressione di profonda calma che aveva sul volto non cambiò. I suoi occhi azzurri fissavano la maschera di Urania, leggermente socchiusi, beandosi della vista della propria immagine riflessa su tale oggetto.
<< Ho detto che non m'interessa dell'esito del Chrysos Synagein, ma non per questo permetterò che la pace sulla Terra venga turbata. Qualunque sia l'avversario che mi troverò di fronte, io combatterò... in nome di Athena e del Sommo Aphrodite >>
Urania sussultò per la sorpresa: mai e poi si sarebbe aspettata tali parole da Misty. Si rimise seduta accanto a Retsu, abbassando lo sguardo, pentendosi di aver potuto avere dei dubbi su un suo compagno.
<< Osserva >> mormorò poi Misty indicando la Meridiana dello Zodiaco << La fiamma dello Scorpione è accesa... e avverto i potenti Cosmi degli altri Gold Saint avvicinarsi sempre di più... >>

Milo varcò lentamente la soglia della Sala d'Oro. Non appena vi mise piede all'interno, sentì una soggezione terribile attanagliargli la bocca dello stomaco: erano passati ben quattro anni dall'ultima volta che aveva partecipato ad un Chrysos Synagein, e quell'evento era stato il preludio per una sanguinosa guerra contro i Titani di Chrono. E adesso, una nuova minaccia sembrava gravare sulla Terra, e proprio a breve distanza dall'inizio della Guerra Santa di quell'epoca. Inoltre, il sigillo di Hades pareva aver cominciato già a rompersi, in quanto erano state avvistate delle Stelle Malefiche brillare nel cielo.
<< Scorpione, tu qui? Mi sarei aspettato di veder arrivare Camus, come secondo, non di certo tu >>
Milo sospirò, voltandosi verso il Cavaliere di Pesci. Non era il caso di attaccare briga durante un Chrysos Synagein, e questo lo sapeva più che bene.
<< Camus non potrà partecipare... è partito questa mattina presto per la Siberia, e non abbiamo avuto modo di rintracciarlo... >> rispose, cercando di apparire il più gentile possibile.
<< Quindi né il Cavaliere dell'Ariete, né il Cavaliere dell'Acquario saranno presenti? >> tuonò una voce alle loro spalle.
Entrambi si voltarono: il Gran Sacerdote avanzava lentamente verso di loro, facendo oscillare la nera tunica ad ogni passo. Si fermò precisamente al centro della Sala d'Oro, mentre le statue raffiguranti lo Scorpione e il Pesci iniziavano a brillare come stelle del firmamento.
<< Vostra Eccellenza... >> sussurrarono in coro, inchinandosi.
Con un rapido gesto della mano, l'uomo fece cenno loro di alzarsi; poi puntò gli occhi vitrei della maschera che portava sul viso in quelli di Milo, facendolo trasalire.
<< Mu dell'Ariete si trova attualmente in Jamir, e visti i tempi richiesti per il viaggio non avrebbe mai potuto prendere parte a questo Chrysos Synagein... >> spiegò poi, voltandosi e lasciando che i capelli grigi che fuoriuscivano dall'elmo rosso sangue ondeggiassero sulla sua schiena << Ma non importa. Questa riunione inciderà notevolmente sul nostro futuro modus operandi in questa prossima Guerra Santa; provvederemo ad informare Ariete delle direttive da prendere non appena avremo terminato >>
<< Sì, Vostra Eminenza >> risposero nuovamente in coro Milo e Aphrodite, chinando ossequiosamente il capo.

<< Sta arrivando qualcuno... >> mormorò Retsu, guardando il passaggio segreto aprirsi. Ne vennero fuori tre individui, due uomini e una donna, di cui Urania riconobbe solo quello che indossava l'armatura dorata.
<< Shura del Capricorno... >> sussurrò accigliandosi.
Da quando era tornata al Santuario, Urania non era riuscita a provare la benché minima simpatia per il Saint della Decima Casa. Non l'aveva mai visto sorridere, e ogni volta che passava dalla sua dimora si sentiva presa in esame, come se Shura non la reputasse all'altezza del suo ruolo, e ciò la infastidiva enormemente.
L'uomo e la donna che lo accompagnavano, erano entrambi due Silver Saint: ancora Urania non aveva dimestichezza con i Cloth,  perciò rimase imbambolata a fissarli nella speranza di avere una qualche illuminazione.
L'uomo era molto alto,  robusto e con le spalle larghe, le quali erano rese ancora più ampie dagli enormi spallacci dalla forma spigolosa dell'armatura. Un elmo argenteo gli adornava i folti e corti capelli neri, i quali andavano poi ad incorniciare un viso dai tratti mascolini e leggermente squadrati. I suoi occhi erano scuri e profondi, ma lasciavano trapelare un senso di cordialità e affabilità che metteva immediatamente a proprio agio chi vi si trovava a dover avere a che fare.
La donna invece indossava un'armatura dalla foggia morbida e stondata, che si adattava perfettamente alle sue forme minute ed eleganti, senza appesantirla o sgraziarla. Una cascata di capelli rosso rame le ricadeva sulle spalle, mentre la maschera che le copriva il volto era sovrastata da un diadema le cui punte laterali si estendevano all'indietro, simili a delle ali violacee.
<< Maestro >> mormorò Shura ad un certo punto << Sono costretto a proseguire da solo... >>
L'uomo a cui il Gold Saint si era rivolto sorrise gentilmente, sfoggiando una fila di denti bianchissimi.
<< Ma certo, non devi ricordarmi le regole del Santuario Shura, le conosco bene! >> esclamò bonariamente, dandogli una leggera pacca sulle spalle.
<< C... Chiedo perdono. >> rispose Shura sbrigativamente, dirigendosi poi verso l'entrata alla Sala d'Oro.
L'uomo si poggiò le mani sui fianchi sospirando.
<< Sto diventando troppo vecchio per queste cose >> ridacchiò << Ogni volta che vedo il mio amato allievo prendere parte ad un Chrysos Synagein, è sempre una forte emozione... >>
La donna sbuffò, andando a sedersi proprio vicino ad Urania. Per un attimo, parve non averla nemmeno vista, poi si riscosse come da un tepore e volse il freddo volto della sua maschera verso di lei.
<< Sei nuova? Non ricordo d'averti mai vista in giro >> le disse infine con fare gentile.
<< Sono qui da poco più di una settimana. Mi chiamo Urania, Silver Saint della Gru >>
<< In questo caso... benvenuta al Santuario, Urania, anche se un po' in ritardo. Io sono Nadia di Crateris, e questo è il mio maestro... uno dei Silver Saint più potenti del Santuario, Jaguar di Orione... >> così dicendo, indicò l'uomo che la stava accompagnando, il quale sorrise con fare impacciato.
<< Suvvia Nadia, così mi metti in imbarazzo... >> rise, dandole un buffetto amichevole sulla nuca.
Jaguar si passò poi una mano fra i capelli, pettinandoseli all'indietro, e volse lo sguardo verso la Meridiana dello Zodiaco. Una fiamma azzurrina divampò vicino al simbolo del Capricorno, segno che Shura aveva fatto il suo ingresso ufficiale nella Sala d'Oro.
Urania stentò a credere che quello fosse veramente il maestro di Shura: avevano caratteri completamente diversi... Il Capricorno era chiuso e taciturno, così ligio ai suoi doveri  di Gold Saint, mentre l'Orione era cortese e garbato. Come diamine era mai possibile che quell'uomo così cordiale avesse potuto tirar su un essere scontroso e introverso come Shura?
Mentre la ragazza si scervellava per una risposta, il passaggio segreto s'aprì nuovamente.
Ancor prima di vedere chi fosse stato ad attraversarlo, Urania si sentì investire da un Cosmo di proporzioni gigantesche. Era caldo, e allo stesso tempo etereo e immacolato: sembrava quasi che un dio superiore si stesse avvicinando lentamente a loro...
La prima cosa che vide, fu una radiosa armatura, sulla quale ricadevano come fili d'oro i biondi capelli dell'uomo che la indossava. Avanzava con passo flemmatico, ed era così leggiadro nei movimenti che pareva fluttuasse in aria.
L'esile figura d'oro vestita era seguita da altri tre Saint i quali, dai riverberi delle loro armature, parevano essere un Silver Saint e due Bronze Saint, due uomini e una donna.
<< E'... >> sussurrò Urania.
<< ...Shaka della Vergine, sì >> rispose Retsu, anche lui rapito dalla maestosità del Cosmo dell'uomo << Pare che abbia finalmente terminato la sua lunga meditazione... >>
Sul volto della Vergine, non v'era ombra d'emozione alcuna. I lineamenti delicati del suo volto creavano un perfetto connubio con il candore della sua pelle: sembrava una statua d'avorio crisoelefantina dello scultore greco Fidia, tanto era bello e perfetto.
Passò vicino alla piccola folla di Saint che si erano raggruppati di fronte alla Tredicesima Casa con gli occhi chiusi, ignorando perfino i tre che lo accompagnavano, e si diresse verso l'entrata alla Sala d'Oro. Poco dopo, una fiamma si era accesa vicino al simbolo della Vergine.
<< Infelice è colui che non comprende la maestosità del Cosmo di Shaka della Vergine >> esordì uno dei Bronze Saint, la donna << A noi comuni mortali non resta che rimanere ammaliati dalla sua immensità e dalla sua grandezza >>
La donna si avvicinò al gruppo, seguita dagli altri due Saint che la tallonavano come due guardie del corpo. La maschera sul suo volto era liscia e priva di decori, tranne per un piccolo bindi rosso al centro della fronte. Una cascata di riccioli color mogano le ricadeva sulle spalle, coperte dagli spallacci tondi della sua armatura che aveva lo stesso colore dei campi di lillà in estate. Sulla spalla sinistra teneva adagiata una stola di seta bianca, che le si avvolgeva intorno alla vita stretta per poi adagiarsi lungo il fianco opposto. Fra i capelli portava un cerchietto decorato lateralmente da una piccola antenna appuntita.
<< Ciao, Sharmila >> la salutò Nadia senza particolare entusiasmo.
<< Buonasera a voi, Cavalieri di Athena >> salutò Sharmila, voltandosi verso Urania << Noi non ci siamo ancora presentate... L'armatura della Gru, non è vero? >> aggiunse poi, squadrandola.
<< Sì, mi chiamo Urania >> rispose la ragazza facendo un cenno d'assenso col capo.
<< Sharmila della Bussola, discepola del Gold Saint della Vergine. Questi sono Shiva, Silver Saint del Pavone, e mio fratello Argorà, Bronze Saint del Loto >>
Così dicendo, indicò con un gesto della mano i due Cavalieri che la accompagnavano. Il primo indossava un'armatura argentata dai riflessi verdastri sopra ad un chitone bianco, aveva corti capelli castani e anche lui sfoggiava un piccolo bindi rosso in mezzo alla fronte. Il secondo invece, non poteva che essere il fratello di Sharmila: i due avevano infatti gli stessi riccioli rossi e ribelli, che cadevano come una pioggia infuocata dietro la loro schiena. Era un uomo molto alto e robusto; come gli altri due, sfoggiava un bindi in mezzo alla fronte. La sua armatura violacea lo copriva su gran parte del corpo, lasciandogli scoperti solo i gomiti e il volto, e anche lui aveva una stola color porpora adagiata su una spalla, che gli ricadeva elegantemente lungo il corpo avvolgendogli i fianchi. Al collo, teneva una catenella da cui pendeva una pietra azzurra.
<< Lieta di conoscerti, Sharmila >> mormorò Urania, facendo un cenno d'assenso col capo.
<< Fortunatamente >> mormorò Jaguar d'un tratto, sfoderando un largo sorriso << Siamo davvero in tanti, a difendere il Santuario. Qualsiasi sia la nuova minaccia, sapremo affrontarla... >>
Così dicendo indicò il passaggio segreto, che si stava lentamente aprendo.
Ne uscirono fuori un ragazzo, con indosso la sua selvaggia armatura d'oro, e un uomo alto e magro con una profonda cicatrice su un occhio.
<< Aiolia! >> esclamò Urania balzando in piedi e correndo verso di lui << Sei arrivato anche tu, finalmente! >>
<< Purtroppo... >> ringhiò il ragazzo a denti stretti e gettando uno sguardo infastidito a Galan, il quale lo accompagnava stringendogli una mano sulla spalla.
L'uomo sorrise, evidentemente divertito.
<< Ad ogni Chrysos Synagein, sempre la solita storia... >> mormorò scuotendo la testa.
Aiolia alzò gli occhi al cielo, sbuffando. Per lui era sempre un fastidio dover partecipare alle riunioni con gli altri Cavalieri d'Oro.
Da quando Aiolia aveva combattuto la guerra contro Chrono e i suoi Titani, la sua situazione al Santuario era assai migliorata. Inizialmente, non poteva passare di fronte a nessun abitante del Tempio senza sentirsi gli sguardi di tutti addosso: veniva additato come il fratello di un traditore, come la pecora nera dei Gold Saint. Aveva sofferto così tanto, da iniziare pure a tingersi i capelli di rosso per assomigliare il meno possibile ad Aiolos.
Ciò aveva scaturito in lui un traumatico conflitto interiore: i suoi sentimenti d'amore e di ammirazione per il fratello si mischiavano assieme a quelli di odio e rabbia nei confronti degli altri Gold Saint che l'avevano ucciso, e a quelli di vergogna e rammarico per il tradimento ordito da colui che adorava più di ogni altra cosa al mondo.
Si era chiuso in sé stesso, continuando ad affinare le sue tecniche e la sua arte del fulmine, finché non era scoppiata quella guerra che avrebbe poi preso il nome di Titanomachia.
Lì, Aiolia aveva dimostrato di essere degno dell'armatura che indossava, e imparato a fidarsi un po' di più dei suoi compagni d'arme, i quali a loro volta avevano capito che l'essere fratello di un traditore non voleva dire per forza di cose l'essere un traditore a propria volta.
Da quell'episodio, Aiolia aveva smesso di tingersi i capelli.
Non gli importava più di non assomigliare ad Aiolos, anzi, in cuor suo ne andava addirittura fiero. Il Saint del Sagittario era un traditore, questo era vero, ma era lo stesso l'uomo gli aveva insegnato a vivere, e niente avrebbe potuto cambiare il passato e quello che c'era stato fra loro.
Urania però era ancora all'oscuro di ciò. Da quando era giunta al Santuario, non aveva avuto un attimo di respiro: prima l'incontro con Retsu, poi la missione in Sicilia, adesso il Chrysos Synagein... l'occasione per domandare nuovamente della strana morte di Aiolos e della sparizione di Saga dei Gemelli non c'era purtroppo stata, e pareva che la cosa non dispiacesse più di tanto ad Aiolia, il quale sviava sempre il discorso il più in fretta possibile ogni volta che si lambivano certi argomenti. Non poteva dunque conoscere il perché di tanto disagio per il Saint del Leone nel prendere parte alle riunioni con gli altri Cavalieri d'Oro.
<< Galan, vuoi lasciarmi quella spalla o vuoi per caso disobbedire agli ordini ed entrare anche tu? >> sbottò Aiolia quando giunse all'ultimo gradino della scalinata posta a fronte della Tredicesima Casa. 
L'uomo sorrise, e sospirando mollò la presa.
<< Nobile Aiolia... >> mormorò << Mantenete la calma, ve ne prego... >>
<< Che stai dicendo, Galan... io sono calmissimo >> borbottò il ragazzo, dandogli le spalle.
Galan chiuse gli occhi, e abbassando la voce per non farsi sentire sussurrò:
<< Non parlo di adesso. Mi riferisco a questo Chrysos Synagein. So che ancora le cose non si sono sistemate del tutto, ma vi chiedo comunque di onorare la memoria di vostro fratello facendo anche le sue veci in questa riunione. Nessuno, più di Aiolos, amava la Dea Athena e la giustizia... >>
Aiolia sospirò, alzando gli occhi al cielo.
<< Guarda che questo lo so, Galan. Stai forse cercando di farmi la predica? >>
L'uomo scoppiò a ridere, accarezzandosi con la mano la protesi che aveva al posto del braccio destro, perduto in uno scontro diversi anni prima.
<< Chiedo perdono. Non era davvero mia intenzione. In ogni caso... se non volete farlo per me, fatelo per Lythos almeno. E per Urania. >> rispose allontanandosi.
Aiolia scosse tristemente il capo, prima di varcare con passo deciso la soglia della Sala d'Oro.
Mentre si accendeva anche la fiamma a fianco del simbolo della costellazione del Leone, giunsero alla Tredicesima Casa gli ultimi due Gold Saint che mancavano all'appello: Deathmask, appena rientrato dalla missione di perlustrazione, e Aldebaran del Toro, custode della Seconda Casa, entrambi accompagnati da due Silver Saint.
Nascosta dietro le possenti spalle del Cavaliere del Cancro, Urania riconobbe subito il Silver Saint dell'Ofiuco, Shaina, così minuta rispetto al Gold Saint che accompagnava. Nuovamente, come il giorno in cui l'aveva incontrata per la prima volta, i suoi capelli verde acido le diedero la nausea. Non capiva davvero il senso di tingerseli a quel modo: erano veramente orribili...
Deathmask passò accanto al gruppo che si era riunito davanti alla Tredicesima Casa e, senza dire niente, s'infilò rapidamente nella Sala d'Oro.
Aldebaran invece se la prese più comoda, avvicinandosi e salutando cordialmente gli altri Saint presenti.
<< Salute a voi, Cavalieri di Athena >> disse togliendosi l'elmo << Perfetta giornata per un Chrysos Synagein, vero? Forse fa un po' troppo freschino, per essere estate >>
Jaguar gli si avvicinò sorridendo, dandogli un'amichevole pacca su una spalla, e sorrise.
<< Ben arrivato, Sommo Aldebaran, mancate proprio solo voi... >>
<< Dici sul serio, Jaguar? >> domandò lui sorpreso, ma si rispose da solo quando l'occhio gli cadde sulla Meridiana dello Zodiaco << Oh, maledizione... avrei tanto voluto fermarmi per fare quattro chiacchere, ma credo che sarà meglio che mi dia una mossa. Moses, ci vediamo fra poco, aspettami qui >> disse poi, rivolto al Silver Saint che lo accompagnava, il quale annuì con un piccolo inchino.
Il gigantesco Toro di Athena si affrettò ad entrare a sua volta nella Sala d'Oro, mentre le porte si chiudevano alle sue spalle con uno schiocco.
<< Chi è quello? >> chiese sottovoce Urania a Retsu, indicando il Cavaliere d'Argento che aveva accompagnato Aldebaran.
<< Moses della Balena >> spiegò questi stringendosi nelle spalle << E' uno dei due Silver Saint difensori della via del Toro >>
L'uomo andò a sedersi a pochi metri da Urania, facendola sussultare: le zone del suo corpo che non erano coperte dall'armatura (ovvero braccia e volto) erano disseminate da cicatrici e ferite di ogni dimensione, fra cui una che gli tagliava verticalmente a metà il sopracciglio e l'occhio sinistro. Doveva aver già combattuto aspre battaglie come Silver Saint al servizio di Athena...
La ragazza rabbrividì, guardando con una certa punta di risentimento il suo corpo bianco e immacolato. Perfino i graffi e i tagli che si si era procurata durante la battaglia con Violate erano spariti, lasciando che la sua pelle tornasse liscia e perfetta, ancora vergine di combattimenti. Si vergognò immensamente di sé: l'immagine che mostrava agli altri non era quella di una forte guerriera, ma piuttosto quella di una delicata bambolina di ceramica.
<< Ci siamo... >> mormorò ad un certo punto Nadia, alzando lo sguardo verso la Meridiana dello Zodiaco ed indicandola ai presenti.
Su di essa, brillavano sette glauchi fuochi: gli unici ad essere spenti erano quelli dell'Ariete, poiché il suo proprietario era rimasto in Jamir, del Sagittario, in quanto era deceduto dieci anni prima, del Gemelli, scomparso la notte in cui morì Aiolos, dell'Acquaio, in viaggio verso la Siberia, e della Bilancia, impegnato nella sua segreta missione sui Monti Goro Ho in Cina.
<< Che il Chrysos Synagein abbia inizio... >> sussurrò Galan con una punta di apprensione nella voce.

Dodici statue auree erano poste in cima a dei lunghi pilastri nella vasta stanza circolare che prendeva il nome di Sala d'Oro. Di queste, sette avevano preso a brillare intensamente, in perfetta risonanza fra loro, e la loro fulgore arrivava fino al soffitto, sul quale campeggiava, scolpita nella pietra, una riproduzione della Meridiana.
Il Gran Sacerdote stava al centro della stanza, rivolto verso i vari Gold Saint raccolti a semicerchio di fronte a lui.
<< Benvenuti, Cavalieri di Athena >> esordì allargando le braccia, quasi come se avesse voluto stringerli tutti in un freddo abbraccio << Dopo quattro anni, eccoci nuovamente qui riuniti per far fronte ad una nuova e terribile minaccia >>
<< Si può fumare?! >> lo interruppe improvvisamente Deathmask, facendo impallidire tutti i presenti.
<< Cavaliere del Cancro! >> tuonò Aldebaran sconvolto << Come puoi rivolgerti in questo modo al Gran Sacerdote?! Porta rispetto! >>
Deathmask grugnì, alzando gli occhi al cielo e smettendo di frugarsi sotto l'armatura, nel punto dove in genere teneva nascoste sigarette e accendino.
<< I Chrysos Synagein mi fanno innervosire, e quando sono nervoso io... devo fumare! >> si giustificò, appoggiando la schiena alla colonna che sorreggeva la statua del Cancro e incrociando le braccia al petto.
<< Deathmask >> mormorò Shura avvicinandoglisi << Io comprendo la tua preoccupazione, ma... >>
<< Preoccupazione? Mi dispiace Fiocco di Neve*, non hai capito proprio un bell'accidente! >> ghignò l'interpellato << Mi dà ai nervi il fatto di trovarmi davanti tutti i vostri brutti musi assieme! >>
<< C... Che hai detto?! >> ringhiò Milo serrando i pugni.
<< Hai capito bene. Per quanto riguarda questa insulsa riunione... potevo anche non partecipare, visto che so già tutto. >> sibilò poi, volgendo uno sguardo di sfida al Gran Sacerdote.
<< In... in che senso, sai già tutto? >> balbettò lo Scorpione, sorpreso.
<< Ciò che dice Deathmask è vero >> s'intromise il Sacerdote, avanzando lentamente verso i due << Durante una missione di perlustrazione dell'Etna, lui e il suo gruppo si sono imbattuti in una nuova e oscura minaccia, che rischia di stravolgere la pace sul nostro mondo >>
<< Spectre? >> azzardò Shura, mentre Aphrodite faceva un cenno d'assenso col capo.
<< Sì... ma a quanto pare, non solo... >>
Il Saint del Capricorno alzò un sopracciglio, perplesso, e si voltò a fissare Deathmask, in cerca di risposte. Questi sbuffò, roteando gli occhi all'indietro con aria rassegnata.
<< E va bene, ho capito, ho capito. Dunque... >> rivolse ai presenti un ghigno di sfida, conscio che la sua posizione lo metteva in una sorta di superiorità rispetto ai suoi colleghi << Pochi giorni fa, sono stato in Sicilia, sull'Etna, per verificare la presenza di una stella malefica che il Gran Sacerdote ha visto brillare nel cielo della zona. Con me c'erano Aphrodite, appunto, i miei due allievi... e i suoi due sottoposti, il tizio con l'armatura della Lince di cui non ricordo mai il nome e la moretta mezza nuda, Urania... >>
Nel sentir pronunciare il nome dell'amica, Aiolia s'irrigidì, socchiudendo gli occhi fino a farli diventare due fessure.
<< Una volta accampati per la notte c'è stato un terremoto, e siamo sprofondati in una grotta sotterranea. Lì abbiamo avuto due tipi diversi di incontri... Aphrodite, i suoi due allievi e Mei si sono trovati a fronteggiare uno Spectre, mentre io e Soul Eco... >>
Improvvisamente Deathmask si zittì, lanciando occhiatine soddisfatte agli altri Gold, che pendevano evidentemente dalle sue labbra.
<< M... Mentre tu e Soul Eco?! >> gridò Milo, il quale stava incominciando a perdere la pazienza.
Pure Aiolia era sul punto di scoppiare; l'unico motivo per cui si sforzava di mantenere un certo decoro era perché l'aveva promesso a Galan pochi minuti prima, e non sia mai che il Leone d'Oro venga meno a una sua promessa. Si limitò quindi ad abbassare lo sguardo, cercando di contenere i fremiti di rabbia incontrollata che lo stavano tormentando.
Conosceva bene i dettagli dello scontro con Violate, lo Spectre, perché era stata Urania stessa a raccontarglieli: era però quasi totalmente all'oscuro per quanto riguardava l'altro tipo di entità che li aveva attaccati, poiché la Silver Saint della Gru non l'aveva incontrata e Deathmask durante il volo di ritorno non era stato molto eloquente neppure con i suoi compagni di viaggio.
<< Io e Soul Eco... >> continuò il Cavaliere del Cancro, ghignando appagato << Ci siamo ritrovati ad affrontare due bestie che si fregiavano del nome di "dei". Sono riuscito ad estrapolare delle informazioni da quello che ho affrontato io, prima di... ucciderlo >> e qui fece una pausa, scrutando le espressioni sui volti dei colleghi per verificare quale impatto aveva avuto la sua ultima affermazione.
Un silenzio gelido calò sulla Sala d'Oro, mentre tutti i presenti si scambiavano occhiate cariche di stupore misto a diffidenza.
<< Tu avresti ucciso... un dio? >> la voce di Aldebaran non riuscì a non risultare alquanto scettica quando pronunciò quella frase.
Deathmask alzò gli occhi al cielo grugnendo, poi proseguì:
<< Sì, l'ho spedito dritto dritto nello Yomotsu Hirasaka... Alastor, si chiamava. Diceva di essere la Personificazione delle lotte familiari, o qualcosa di simile. Tuttavia, era veramente molto debole... forse troppo, per i miei gusti... >>
Gli costò immensamente ammetterlo, ma era vero.
<< Dunque... a quanto ho capito, sono guidati da una certa Enio, che loro chiamano "l'urlo della guerra". Il loro esercito è composto da Screamer, i quali indossano delle armature proprio come noi, che portano il nome di P... Polemos, o qualcosa di simile. Scendono sul nostro mondo utilizzando degli involucri umani, che gli permettono di agire sulla Terra. Senza di quello, sono perfettamente innocui... Questo è tutto quello che so. >>
Non appena ebbe finito di parlare, tutti gli altri Gold Saint iniziarono ad agitarsi, cercando di dire la propria o ponendo domande ad alta voce alle quali neppure Deathmask seppe rispondere. In mezzo a tutta quella confusione, il Gran Sacerdote alzò entrambe le mani, mostrando i candidi palmi e rivolgendoli verso di loro nel tentativo di riportare l'ordine e la quiete nella Sala d'Oro.
Non appena ebbe compiuto quel gesto, i Cavalieri si zittirono improvvisamente, chinando la testa per mostrarsi il più rispettosi possibile e cercando  di riacquistare il contegno perduto dopo quella terribile scoperta.
<< Miei Cavalieri, mantenete la calma, ve ne prego >> mormorò il Sacerdote con voce solenne, resa quasi metallica dalla pesante maschera sul viso << Vi ricordo che siamo sotto Chrysos Synagein, vi prego di non turbarne l'andamento per alcun motivo. >>
<< Vi chiediamo umilmente perdono, Sommo Sacerdote, ma la situazione è più grave di quanto pensassimo... >> si scusò Aldebaran mordendosi il labbro inferiore << Pensavamo di dover aver a che fare con Hades e i suoi Spectre, come in ogni Guerra Santa, ma stavolta è diverso... in quest'epoca è arrivata anche una nuova sciagura, e addirittura il nostro nemico pare avere un discreto esercito di dei a supportarlo... >>
<< Ditemi, quanti Silver Saint si sono radunati al Santuario? Le Vie dello Zodiaco sono ben protette? >>
<< Il Cavaliere della Gru e il Cavaliere della Lucertola proteggono la Via dei Pesci, Eccellenza >> Aphrodite accompagnò la sua risposta con un elegante inchino.
<< Il Cavaliere di Crateris e il Cavaliere di Orione difendono la via del Capricorno >> rispose Shura in tono piatto.
<< Della Via del Sagittario so che se ne occupano il Silver Saint del Centauro e il Silver Saint di Sagitta, mentre l'altra Via abbandonata, quella della Bilancia, è difesa dal Saint di Cerbero e da quello dell'Auriga >> spiegò Milo sospirando << Per... Per quanto riguarda la Via dello Scorpione, il Cavaliere della Lyra e quello di Cefeo sono... momentaneamente assenti >>
Il Gran Sacerdote annuì, sposando poi il suo sguardo distaccato su Shaka.
<< Il Silver Saint del Pavone e il Silver Saint del Corvo sono al mio e al vostro servizio >> 
Quando l'uomo si voltò verso Aiolia, il ragazzo sentì un fugace bisogno di andarsene all'istante. Odiava quelle formalità, soprattutto perché sapeva bene che dei due Silver Saint assegnati alla sua Casa, solo uno gli portava veramente rispetto e lo riconosceva come suo superiore. L'altro, malgrado la sua posizione, si comportava come tutti gli altri, considerandolo solo come il fratello di un traditore e facendo sempre di testa propria. Alla fine, il Leone d'Oro si fece coraggio e mormorò:
<< Il Cavaliere dell'Aquila e quello della Mosca sono entrambi presenti alla Via della Leone. >>
Dopo che ebbe pronunciato quella frase, si sentì come se si fosse tolto un pesantissimo macigno dallo stomaco. La verità era che non gli importava assolutamente niente del rispetto di quel Silver Saint, ma odiava piuttosto l'ipocrisia del dover fingere che Dio della Mosca fosse seriamente sotto il suo servizio.
Quando fu il suo turno, Deathmask annunciò con svogliatezza la presenza del Cavaliere del Camelopardalis e di quello dell'Ofiuco alla sua Casa.
<< La Via del Toro è protetta dal Cavaliere della Balena e da quello di Heracle >> spiegò infine Aldebaran con una punta d'orgoglio nella voce << Per quanto riguarda le ultime due Case vuote, la Via dei Gemelli è occupata dal Saint del Cane Maggiore e da quello di Perseo, mentre quella dell'Ariete dal Saint dei Cani da Caccia. >>
Il Gran Sacerdote annuì, poi voltandosi verso Milo aggiunse:
<< Hai detto che avresti fatto le veci del Cavaliere dell'Acquario, ma non mi hai aggiornato sulla sua situazione. >>
<< Evlampiy della Corona Boreale è morto alcuni anni fa. Rimane vacante l'armatura del Triangolo, che quando verrà assegnata andrà a ricoprire il posto vacante all'Undicesima Casa. >>
<< Dunque le due uniche Vie scoperte sono le vostre. Molto bene... posso dichiarare sciolto questo Chrysos Synagein. >>
Milo spalancò gli occhi per la sorpresa, mentre un lampo di incredulità gli attraversava gli occhi celesti.
<< S... Sacerdote! >> balbettò Shura, rivolgendogli anche lui lo stesso sguardo esterrefatto di Milo << Non ci dà alcuna disposizione? Credevamo che questa riunione servisse a... >>
<< Volevo solo che voi foste informati della nuova minaccia che grava su questo pianeta >> lo interruppe bruscamente il Pontefice << Per adesso, vi chiedo unicamente di raggiungere le vostre Case e di aspettare ulteriori disposizioni. Questo è tutto, potete andare. Shaka... tu resta, per favore. >>
Il Cavaliere della Vergine annuì, rimanendo immobile al suo posto mentre il resto del gruppo si apprestava ad uscire, profondamente amareggiato da quel finale inaspettato.

Intanto, fuori dalla Tredicesima Casa, si era accesa una fervida discussione fra i vari Saint raggruppati sulle gradinate.
<< Non credo che Aiolia del Leone dovrebbe prendere parte ai Chrysos Synagein... >> esordì ad un certo punto Shiva del Pavone, mentre si sistemava i polsini del bianco chitone che portava sotto l'armatura.
<< Non essere così fiscale >> borbottò Jaguar scuotendo la testa << Il fatto che sia fratello di Aiolos non significa che anche lui sia intenzionato a tradirci in qualche modo... non fate di tutta l'erba un fascio, Cavalieri... >>
Urania fissò i due interlocutori con aria stupita: perché mai Aiolia non avrebbe dovuto partecipare alla riunione dei Gold Saint? E soprattutto... cosa c'entrava Aiolos?
Si voltò verso Retsu, cercando di capire qualcosa dal suo sguardo, ma pure lui sembrava tanto sorpreso quanto lei.
<< Ti sbagli, Orione >> sibilò Shaina << Una stirpe impura come la sua merita di essere estinta... >>
<< C... Cosa state blaterando?! >> urlò Urania balzando in piedi di botto. Le sue mani fremevano di rabbia e sul suo viso era comparsa un'espressione iraconda, tenuta fortunatamente ben nascosta dalla sua maschera. Non era riuscita a trattenersi: avrebbe sopportato qualsiasi genere di insulto alla sua persona, ma non verso coloro che nella sua infanzia le erano stati vicini fratelli. Non avrebbe permesso che inveissero ulteriormente sul ricordo di Aiolos.
Shiva la guardò con sorpresa, non aspettandosi una tale reazione da quella taciturna Sacerdotessa che non aveva praticamente mai aperto bocca dal loro arrivo. Si portò poi una mano alla fronte, scoppiando a ridere di gusto.
<< Davvero non sai niente?! >> le disse fra le risa incontrollate << Davvero non sai perché Aiolos del Sagittario sia considerato un traditore? Bene, te lo spiegherò io allora... vedi, lui... >>
Ma s'interruppe, bloccato da un gesto repentino di Galan che si frappose fra lui e Urania.
<< Vi prego di perdonarmi, Nobile Shiva >> sussurrò chinando la testa << Vi chiedo però di lasciare a me l'onere di dare tale notizia a questa fanciulla, se non vi dispiace >>
Il Saint del Pavone si strinse nelle spalle,  segno che non trovava alcun problema ad accogliere quella stramba richiesta. Galan sospirò, voltandosi verso Urania e posandole dolcemente una mano sulla spalla.
<< Nobile Urania... so che il ricordo del Sommo Aiolos brucia ancora come una fiamma viva, in voi. So che l'avete amato come un fratello, e che la notizia della sua morte vi ha scossa nel profondo e vi ha addolorata più di ogni altra cosa... Il Sommo Aiolia mi aveva pregato di non dirvi niente, perché non voleva rovinare in alcun modo la memoria che avete di lui, ma... le circostanze mi impongono di non mantenere questa promessa, purtroppo. >>
<< D... Dirmi niente di cosa...? >> sussurrò lei in un soffio.
<< Dieci anni fa, poco dopo che ve ne siete andata dal Santuario, la Dea Athena si è reincarnata in corpo mortale, scendendo per noi su questa Terra. Ancora non ne sappiamo il motivo, ma il Sommo Aiolos ha tentato di rapirla, e per questo motivo lui è stato... >> Galan si bloccò, incapace di trovare le parole migliori per tale racconto.
<< R... Rapirla? E perché mai... >> balbettò Urania incredula.
<< Galan, accidenti a te! >> ringhiò una voce alle loro spalle << Ti avevo detto di tacere! >>
I presenti si voltarono di scatto, mentre venivano quasi accecati da una fulgida luce dorata: le porte della Sala d'Oro si erano aperte, e i Cavalieri stavano uscendo fuori ad uno ad uno. Aiolia si avvicinò loro, afferrando bruscamente Galan per il polso e scostando la sua mano dalla spalla di Urania.
<< N... Nobile Aiolia, io... >>
<< Se almeno vuoi raccontare come stanno le cose, almeno fallo con chiarezza >> Aiolia si voltò verso Urania, guardandola con gli occhi smeraldini ridotti a due fessure << Mio fratello è stato ucciso dagli altri Gold Saint del Santuario dopo essersi macchiato dell'impura onta del tradimento... ma in realtà lui non ha tentato di rapire la neonata Athena >>
<< V... Vuoi dire che... ? >>
<< Esattamente, Urania. Mio fratello, Aiolos del Sagittario, l'uomo più fedele e puro del Santuario... ha cercato di uccidere la nostra Dea, con le sue stesse mani. >>

Cap.7 - The End.
To Be Continued...


Eccomi qua! Capitolo sette finalmente terminato... non ho moltissimo da dire, tranne che questo più che altro è un capitolo per presentare alcuni dei Saint presenti al Santuario... tanti li avrete riconosciuti (Moses, Shiva, Argorà) altri sono nuovissimi, come Nadia di Crateris (OC dedicato a quella stronza di Lynx no Jane che legge legge e non commenta mai un ciufolo!) e Sharmila della Bussola (OC dedicato alla mia adorata Gemini_No_Sabriel). Diciamo che in questo capitolo ho voluto inserire un po' di spunti che spero vi abbiano messo la pulce nell'orecchio... si sa, prima o poi tutti i nodi vengono al pettine, e quindi ne scopriremo di tutti i colori.
Il Gran Sacerdote sembra prendere tutto così alla leggera... che nasconda qualcosa? (No, MA DAI?!) E, finalmente, Urania è venuta (bruscamente) a conoscenza del segreto sulla morte di Aiolos... come reagirà alla scoperta?
Lo scopriremo nel prossimo capitolo... ?
Con questo e altri dubbi vi lascio... alla prossima e grazie per aver letto!

*Fiocco di Neve - riferimento alla capretta di Heidi.



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Capitolo 8
*** Divisione tattica ***


Cap 8

Love will keep us alive. ~


Ebbene...
Sono giusto passati 3 anni, da quando ho droppato questa fic.
Me infame!
Negli ultimi tempi mi è tornata la voglia di scrivere, di raccontare, di mettermi in gioco. Questa fic era un po' la mia bambina, la mia prima, VERA fanfiction... e così, eccomi qua. Probabilmente darò una chance anche all'altra mia fic, "JoJo's Bizarre Adventure Part 9: Nova Impact"  che si trova, appunto, nel fandom di JJBA. Vedremo!
Nel frattempo... ecco a voi il ritorno di Urania, Retsu, Soul Eco e tutta la compagnia... buona lettura e scusate dell'assenza mostruosa!
Grazie della pazienza <3

Cap.8
Divisione tattica.


Urania spalancò gli occhi, inorridita.
Si portò istintivamente le mani alla bocca, nel fallimentare tentativo di soffocare un grido. Avvinghiò le dita alle labbra di metallo della maschera, mentre la voce le si strozzava in gola.
<< D... Deve esserci un errore... >> sussurrò poi, mentre le braccia le crollavano lungo i fianchi.
<< No. Nessun errore... >> sibilò Aiolia volgendo lo sguardo altrove, quasi come se sentisse la pressione degli occhi della ragazza su di lui.
Galan si morse il labbro inferiore, mortificato. Si sentiva colpevole per tutta quella vicenda; avrebbe dovuto mettere privatamente e con più calma in guardia Urania, anche se Aiolia glielo aveva vietato. Avrebbe così scongiurato quella penosa scena che ora si mostrava ai suoi occhi.
Il volto di Urania era coperto, ma tutta la sua disperazione trapelava dai movimenti del suo corpo, che appariva ora più fragile che mai. Le sue mani le tremavano come foglie secche al vento, e le ginocchia parevano cedere sotto il peso di quell'armatura che oramai sembrava troppo grande e imponente per lei.
Tutti notarono la reazione smisurata della ragazza, compreso Shiva del Pavone, che la squadrò da capo a piedi alzando un sopracciglio.
<< Cos'è tutta questa sorpresa? >> le chiese poi facendo un passo avanti << E' vero, è morto un Gold Saint, ma tutto ciò è stato fatto nel volere della Dea Atena. Era solo uno sporco traditore! >>
A quelle parole, il Cavaliere del Leone ebbe un fremito impercettibile.
<< A... Aiolia... >> balbettò Urania con voce debole << Come... come puoi sopportare certe calunnie sul Sommo Aiolos?! >>
<< Innanzitutto, rivolgiti a un tuo superiore con la deferenza che merita, signorina >> ringhiò Misty, intervenendo per la prima volta << Secondo... smettila di singhiozzare come una bambina. Sei patetica. E tu saresti realmente un Silver Saint? Ma chi ti ha dato quella diavolo di Cloth... l'hai rubata, forse? >> la voce dell'uomo era piena di rancore e risentimento. Le puntò un dito contro, continuando a inveire contro di lei << Potevo forse provare a tollerare che il Sommo Aphrodite avesse un occhio di riguardo nei tuoi confronti, ma non adesso che ho visto che razza di ragazzina infantile tu sia! >>
Misty era furibondo.
Urania ascoltò tutta la predica, senza avere il coraggio di replicare.
Infondo al suo cuore, sapeva che la Lucertola aveva ragione. Lei non meritava quella Cloth.
Non l'aveva proprio rubata... ma quasi. E ora si sentiva proprio come se l'avesse fatto.
<< Misty... non esagerare. >> la voce di Nadia fece voltare il Saint argentato di scatto << Avrà le sue buone ragioni per essere così sconvolta, immagino. >>
<< Nessuna ragione giustifica un comportamento del genere >> sibilò il biondo di rimando.
Urania non ce la faceva più. Prima la morte di Aiolos e la scomparsa di Saga... poi i Demoni delle Personificazioni e gli Specter... il Chrysos Synagein... ora quell'agghiacciante scoperta sull'uomo che l'aveva fatta diventare ciò che era...
Com'era possibile che Aiolos, l'uomo più d'onore che ella conoscesse, avesse tentato di uccidere l'infante Dea Atena? Quale meschino imbroglio si celava dietro quella macabra convinzione?
Per un attimo, Urania pensò di fuggire. Di andarsene dal Santuario, più veloce che poteva, di scappare in Birmania, dove il suo maestro ancora risiedeva, e di non tornare mai più in quel posto fin troppo difficile e crudele per lei. Quando si rese conto di ciò a cui aveva pensato, non poté fare a meno di rendersi conto che le parole di Misty bruciavano sempre più di una verità scottante.
<< Dato che ci siamo >> esordì una voce dietro di lei << Facciamo le cose per bene >>
Si voltò, e si ritrovò a pochi centimetri dal petto robusto e ricoperto d'oro dell'armatura del Capricorno. Alzò lentamente lo sguardo, finché gli occhi vitrei e inanimati della sua maschera non incontrarono quelli piccoli e scuri di Shura, che la fissavano di sbieco.
<< Non solo Aiolos ha tentato di uccidere la Dea Atena... Sorpreso in piena notte con un pugnale nelle stanze della neonata dal Sommo Sacerdote, è poi fuggito con la bambina in braccio fuori dal Santuario, nel tentativo di rapirla e poi eliminarla >> la sua voce era ferma e pungente, quasi glaciale << Sono stato io il Saint incaricato di cercare il rapitore e, successivamente, di eliminarlo. >>
<< Cosa... ma... quindi vuoi dirmi che tu... >>
<< Sì, sono stato io a uccidere Aiolos del Sagittario. >>
Calò un silenzio di tomba fra i presenti.
C'era chi scuoteva la testa, chi invece si stringeva nelle spalle, poco interessato alla faccenda, e chi invece lasciava il posto per non assistere più a quella scena, ormai diventata irrimediabilmente patetica. Jaguar si avvicinò a Shura, mettendogli una mano su una spalla e guardandolo con aria grave, le folte sopracciglia aggrottate in un'espressione di profonda disapprovazione.
<< Shura, basta così. >>
Il Saint del Capricorno non disse nulla. Non avrebbe mai osato contraddire l'uomo che stimava di più al mondo, anche più del Gran Sacerdote.
<< Nadia, forza... torniamo alla Decima Casa. Quanto a te, Sacerdotessa della Gru... >> Urania alzò la testa, sorpresa di sentirsi nominare da quell'uomo << Mi dispiace che tu sia venuta a sapere in questo modo della morte del Sagittario, ma sappi che è stata una cosa necessaria ai fini della sopravvivenza del Santuario e dell'avvento della nostra amata Dea. Ora, se volete scusarmi... >>
Jaguar si voltò, tenendo le mani appoggiate sulle spalle dei suoi due allievi, e si allontanò verso il passaggio segreto che permetteva di superare rapidamente la scalinata delle Rose Demoniache del Pesci.
<< Ancora non ho capito perché sei così sconvolta, ragazzina >> la incalzò nuovamente Shiva << Qual era il tuo legame con il Saint del Sagittario, insomma? >>
<< I... Io ero... lui... >>
<< Nessuno >>
Aiolia la interruppe con la sua voce tonante.
<< Lo rimembrava solo nei suoi giorni passati al Santuario, dieci anni fa. Nulla di più. E' solo una ragazza molto sensibile, e non si aspettava che uno dei Saint di Atena potesse comportarsi in un modo così oltraggioso e disonorevole. >>
La afferrò per un polso, lanciandole uno sguardo eloquente.
<< Ora, se volete scusarmi, io e il mio servitore Galan la accompagneremo ai suoi alloggi: la vedo pallida, cedo debba riposare per riprendersi dallo shock. >>
Così dicendo si voltò, trascinandola via, seguito a ruota da Galan e da Retsu, che era rimasto attonito e in silenzio per tutto il tempo.

<< E' bene che tu non parli del tuo passato con Aiolos qua in giro, sappilo. >>
La voce di Aiolia era fredda e perentoria.
<< M... Ma io... >>
<< Niente ma. >> la ammonì << Ho passato... anni infernali, solo perché ero fratello di colui che ha tentato di uccidere la Dea Atena. Mi evitavano, mi bullizzavano, si chiedevano se anch'io, crescendo, avrei tradito la mia Dea. In me scorre il sangue di un reo, di un uomo senza vergogna... è questa la fine che vuoi fare anche tu, forse? >>
<< Sommo Aiolia... >> sussurrò Galan distogliendo lo sguardo e posandogli una mano sulla spalla << La prego, non parli così di suo fratello... >>
<< E come ne dovrei parlare, allora?! >> gli urlò questi di rimando, scrollando violentemente la schiena per togliersi di dosso il palmo del suo servitore.
Urania era sconvolta.
Non aveva mai visto il Saint del Leone così sdegno e gonfio d'ira, e la cosa la mise in una soggezione terribile.
<< Devi parlarne con il cuore, e non come gli altri vorrebbero che tu facessi >> rispose Galan, piatto << Guarda, stai spaventando anche Urania. E' questo che vuoi? >>
Aiolia smise lentamente di fremere e rilassò piano le braccia, stendendole giù lungo il corpo avviluppato nella lucente armatura dorata. Gradualmente, aprì anche la mani, fin ora strette in due pugni così serrati da avergli fatto divenire le nocche bianche, e spirò aria fuori dalla bocca, quasi come se si fosse tolto un enorme macigno dallo stomaco.
<< Mio fratello era un uomo d'onore. Un servo di Atena. Era leale e coraggioso, ligio al suo dovere e onesto con tutti. Era gentile coi più deboli, magnanimo con il nemico. Un modello per tutti noi >>  
Sul suo viso si dipinse un'espressione di profonda tristezza. Erano quelle le reali parole che avrebbe voluto pronunciare ogni qual volta che udiva qualcuno parlar male di Aiolos del Sagittario... ma non poteva. Sapeva anche lui che era sciocco e controproducente continuare a bisticciare con gli altri Saint del Santuario, soprattutto in tempi di guerra come quello.
<< Ma quindi >> azzardò timidamente Urania << Tu non pensi che sia stato il Sommo Aiolos a... >>
<> la interruppe Aiolia, alzando una mano in cenno di silenzio << Ma... sono certo che avesse le sue buone ragioni. Io... sono certo che Aiolos non sia un disertore di Atena, ma un suo paladino e guerriero fedele. Io... penso ci sia qualcosa sotto, qualcosa che è sfuggito a tutti quanti, anche al Gran Sacerdote... e, soprattutto, a Shura >>
Shura.
Adesso Urania capiva perché gli era rimasto così antipatico a pelle... era stato lui ad eliminare l'uomo che ella più ammirava al Santuario, l'uomo che l'aveva spinta a lasciare le sue vesti di ancella papale e di indossare gli abiti da addestramento.
No, non glielo avrebbe mai e poi mai perdonato.

<< Shaka, mio fedele Cavaliere di luce... ho una richiesta da farti >>  esordì il Gran Sacerdote, non appena tutti i Saint furono usciti dalla stanza.
Il biondo indiano non disse nulla, attendendo disposizioni dal suo superiore.
Saga gli volteggiò intorno, leggiadro come un soffio di vento, l'abito sacerdotale nero e ricco di disegni fatti a mano dalle migliori ricamatrici del villaggio di Rodorio che si alzava e si abbassava ad ogni suo passo, quasi fosse stato intriso di vita propria.
<< Sono certo che tu avrai capito l'entità della minaccia che adesso grava su di noi >>
Shaka annuì, imperturbabile.
<< Ebbene, mi chiedo dunque se sia il caso di inviare alcuni Saint nel Jamir... >>
Il Saint dei Gemelli si ammutolì, rimanendo col fiato sospeso. Si fermò davanti al suo trono, volgendo la violacea maschera metallica che gli copriva il volto verso il suo sottoposto.
<< Tu sai che è particolarmente importante che la residenza di Mu abbia le massime difese... è per questo che l'Ariete non ha preso parte al Chrysos Synagein, anche se avrebbe potuto benissimo farlo, in quanto capace di utilizzare il teletrasporto... >>
Sul volto di Shaka non v'era segno d'emozione alcuna.
<< Quanti? >> chiese semplicemente, alludendo al numero di Saint che aveva intenzione di far recare in Jamir.
<< Direi... almeno due Bronze e un Silver... per Tempio. E metà dei Gold Saint attualmente presenti al Santuario >>
<< Vuole... vuole dimezzare le forze del Santuario? >> domandò la Vergine, non riuscendo a trattenere una punta di sorpresa nella sua voce.
<< E' necessario >> sospirò Saga flemmatico, mentre sedeva stancamente sul suo trono di marmo e volgeva uno sguardo languido fuori dalla finestra << Dobbiamo proteggere ciò che Mu custodisce in quelle terre lontane... io la vedo. La Guerra Santa. La vedo chiaramente riflessa nella volta del cielo, e ogni notte vedo accendersi Stelle Malefiche in direzione del Centro Asia... Sono più che sicuro che abbiano scoperto il luogo dove teniamo nascosto ciò che tu sai, e mirino ad impossessarsene prima di attaccare il Santuario. E' nostro preciso dovere prepararci ad ogni possibile attacco >>
<< E gli Screamer? >> domandò Shaka.
<< Non sono attualmente il nostro problema principale, non credi? Infondo Death Mask e la sua allieva sono riusciti da soli ad eliminarne ben due... >>
Shaka non rispose. Non avrebbe mai contestato una decisione del Gran Sacerdote.
<< Per quale motivo non ne ha parlato anche agli altri Saint? >>
<< Sai bene, Cavaliere della Vergine, di essere tu l'unico a conoscenza del segreto che si cela nel Jamir... oltre a Mu, s'intende. Ebbene, ti prego di essere tu a fare le mie veci in questa situazione così delicata, e di scegliere chi ti pare più appropriato per questa nuova missione. >>
Saga sospirò, affaticato.
<< Ora va'. Ho bisogno di riposo. >>
<< Con permesso, Sommo Sacerdote... >>
Shaka s'inchinò regalmente, voltandosi e lasciando che il candido mantello gli ondeggiasse dietro la schiena, mentre si avviava solenne all'uscita del Tredicesimo Tempio.

Il giorno successivo al Chrysos Synagein, sul Santuario era calato un silenzio quasi tombale.
La prima casa era deserta come al solito, fatta eccezione per la residenza del Silver Saint dei Cani da Caccia, occupata da Asterion,  e dal dormitorio dei bronze Saint, nel quale alloggiavano l'Ottante e la Mensa, Lacaille e Chandra.
Aldebaran invece, come ogni giorno intorno all'una di pomeriggio, era seduto capotavola al grande tavolo da pranzo della seconda casa, mentre ancelle e servitori erano intenti a servire cibi e vivande di ogni tipo. Seduti agli altri lati, stavano Moses della Balena, Algeti di Eracle, Ichi di Hydra, Arthur di Boote e Mireide del Bulino, tutti quanti impegnati in una sonora chiacchierata. Era un gruppo molto unito: tutti andavano d'accordo fra di loro, a cominciare dai possenti Moses e Algeti, i due Silver Saint, che facevano un po' da guida agli altri, più giovani e meno esperti. L'unico Cavaliere non presente all'appello era Docrates, il Bronze Saint dell'Idra Maschio, impegnato nell'addestramento di un proprio allievo all'estero.
Il Cavaliere del Toro era un ottimo mentore.
Era amato e rispettato da tutti, principalmente da Moses e Algeti che erano stati suoi diretti allievi, e aveva insegnato loro il rispetto reciproco e la cordialità. Così, era normale percepire sempre un'aura di allegria e di condivisione alla Seconda Casa.
Aldebaran era davvero fiero di ciò.
<< Arthur, che ne dici se questo pomeriggio andiamo all'arena ad allenarci? >> propose ad un certo punto Ichi, infilzando un pezzo di carne abbrustolita nel piatto. Il Cavaliere di Boote si stiracchiò, rivolgendo poi un sorriso al compagno ed annuendo bonariamente.
<< Certo che sì, molto volentieri. Siamo in tempo di guerra... allenarsi fa sempre bene! >>
<< Cosa?! >> blaterò Mireide stizzita, lasciando andare le posate e mettendosi le mani sui fianchi << Tutte le volte la stessa storia! Voi due che vi allenate insieme... e io che mi ritrovo sempre da sola! >>
<< Ma... tu sei una donna! Io non voglio picchiare una donna! >> si giustificò Arthur alzando le spalle.
Aldebaran scoppiò a ridere, divertito.
Forse era meglio così.
Preferiva che i suoi ragazzi rimanessero a difendere il Santuario, piuttosto che intraprendere un lungo viaggio verso il Jamir e l'ignota minaccia che li attendeva...
Poche ora prima, il Saint del Toro aveva ricevuto una chiamata telepatica da Shaka, che lo aveva avvisato dell'imminente partenza di metà del Santuario verso le terre asiatiche. Il suo intero gruppo però, lui compreso, era stato designato a rimanere a difesa del Santuario. La cosa non gli era dispiaciuta affatto: sarebbe stato più semplice mantenere la stabilità del suo gruppo e la pace che regnava fra i suoi discepoli, in quel modo.
Rivolse loro l'ennesimo sguardo compiaciuto, mentre si serviva un'altra porzione di stufato.

Anche Sirius del Cane Maggiore e Algol di Perseo avevano ricevuto la chiamata di Shaka: essendo loro attuali maggiori protettori della Via dei Gemelli dopo la presunta scomparsa di Saga, era toccato a loro avvisare Marquis, Tirion e Vega, i Bronze Saint attualmente presenti alle loro dipendenze.
Le disposizioni erano semplici: Sirius sarebbe rimasto al Santuario assieme a Marquis, mentre Algol avrebbe guidato Vega e Tirion verso il Jamir.
Nel Tempio dei Gemelli, invece, aleggiava il più completo silenzio.
Nessuno poteva immaginare che il suo occupante fosse ancora vivo, e che avesse usurpato il trono del Gran Sacerdote uccidendo il fu Shion dell'Ariete per prenderne il posto...

Alla Quarta Casa, Death Mask stava imprecando violentemente contro i suoi protetti.
<< Quel dannato cuinnutu! >>
Soul Eco alzò gli occhi al cielo, esasperata.
<< Eccolo che ricomincia... >> sospirò, dandosi una sonora pacca sulla fronte.
<< Maledetto Shaka, annasse a ghittari sangu ru curi! >> sbraitò continuando a fare avanti e indietro per l'atrio << Siamo tornati da una missione suicida da neanche una settimana... e già dobbiamo ripartire! Non poteva proprio scegliere qualcun altro al posto mio, ah, no, ovvio... Spera 'Ddiu ca t' a vveniri 'nfrùsciu ca a gghittari fora magari l'ugna de pedi e mi ti s'annu a scuagghiari i pila do culu ppu sfozzu! >>
<< Sommo Deathmask >> mormorò Shaina avvicinandosi lentamente per paura di essere scagliata nello Tsei She Ke da un momento all'altro << è ovvio che il Nobile Shaka vi abbia scelto perché voi siete un uomo di importanza vitale per lo svolgimento di pericolose missioni come questa... >>
<< Non me ne frega un cazzo, Shaina! >> le sbraitò addosso, i piccoli occhi cerulei sgranati per lo sforzo << E poi, se vuoi tanto saperlo, tu  non vieni neanche stavolta >>
<< Co... Cosa?! >> l'Amazzone dell'Ofiuco era sconvolta << Come sarebbe a dire che io rimango al Santuario? >>
<< Il Santone biondo è stato chiaro >> ghignò Death Mask << Tu hai un allievo, Cassios... ed è giusto che tu rimanga qua a vegliare su di lui e a prepararlo per lo scontro che deciderà se è o no degno d'indossare una sacra Armatura. In parole povere: c'hai la zavorra a cui badare, Shaina >>
La donna si voltò di scatto, stizzita, e se ne uscì brontolando sottovoce dalla Casa del Cancro. Le sembrò quasi di poter vedere il sorrisino soddisfatto stampato sul volto di Soul Eco, anche se la donna indossava la sua maschera dalle lacrime di sangue.
<< Due a zero per me, bang >> sghignazzò la Giraffa sottovoce.
<< Vengono con me Soul Eco, Gray e Fiskdel. Geist e Medas: voi restate al Santuario assieme a Shaina. Controllate che quella ragazzina presuntuosa non faccia danni in mia assenza >>
Geist del Serpente e Medas dell'Eridano annuirono, uscendo anche loro dal quarto tempio, nella stessa direzione che aveva preso precedentemente l'Amazzone dell'Ofiuco.
<< Quindi... >> Death Mask inspirò profondamente, cercando di calmarsi, e si cacciò in bocca una sigaretta spenta  << Voi tre mi seguirete in Jamir. Tutto chiaro fin qua? >>
<< E Mei? >>
<< Mei  non verrà. Questo non è più un gioco, Soul. La guerra è imminente, e un allievo senza l'armatura è solo un peso e un intralcio per noi Saint >>
La donna grugnì. Ancora non si era ripresa del tutto dalla precedente battaglia avvenuta con Peina, che già doveva partire per una missione ancora più pericolosa della precedente... ma non era quello a preoccuparla: la lontananza da Mei la sconvolgeva, quei due avevano sempre vissuto insieme e non si erano mai separati. Ma, d'altra parte, capiva che una missione di quel genere non era affatto adatta a suo fratello.
Era troppo pericoloso, per lui.
<< Bene, tanto chi lo vuole quell'impiastro fra i piedi? >> disse poi scrollando le spalle << Dunque... è la vostra prima missione di grande importanza, non è vero? >> aggiunge rivolgendosi ai due bronze rimasti, che annuirono.
<< Sappiate dunque che qua le cose si fanno dure... se avrete bisogno d'aiuto, se vi troverete nei guai, se starete per morire... non contate su di me. Non pensate di chiamarmi a gran voce e che io correrò a salvarvi... io me sbatto, vi è chiaro? Qua ognuno lotta per sé stesso e per Atena. Se perirete in battaglia... sarà giusto così, sarà quello che meritate per non essere stati abbastanza forti da affrontare il vostro nemico. Qualche domanda? >>
Fiskdel del Triangolo Australe deglutì, mentre si voltava verso il suo compagno.
<< Questa è pazza... >> sussurrò all'orecchio di Gray del Delfino, il quale si limitò a rivolgergli uno sguardo disperato con la coda dell'occhio.
Death Mask grugnì sonoramente, accendendosi la sua ottava sigaretta della giornata.
Quella era la mia battuta, dannata ragazzina... piantala di assomigliarmi così tanto!

Aiolia era seduto per terra, nella sua stanza, e fissava il vuoto con aria vacua.
Era da più di un'ora che si trovava in quella posizione, e Galan stava iniziando a preoccuparsi. Erano stati due giorni intensi, quelli, per lui: prima il Chrysos Synagein, poi Urania che aveva scoperto la verità su suo fratello, e ora la convocazione del Cavaliere della Vergine per un'immediata partenza per il Jamir.
Forse, staccare un po' dalla vita monotona del Santuario e il poter interagire con gli altri Saint in un contesto che richiedeva alto livello di collaborazione gli avrebbe giovato... ma Galan sapeva che era ben altro a preoccupare il fiero leone dorato: Lythos. 
Da quando Aiolia l'aveva salvata e portata alla Quinta Casa, i due non si erano praticamente mai separati. Ma adesso doveva lasciare la sua dimora per un'importante missione, e una ragazzina come Lythos sarebbe stata solo in pericolo, nonché un forte intralcio, per lo svolgimento della stessa. Era pertanto indispensabile che rimanesse lì, al sicuro nel Santuario assieme a Galan.
Un'altra cosa turbava l'animo del giovane: a breve sarebbero giunti i suoi "sottoposti" per ricevere le indicazioni in merito alla divisione Santuario - Jamir che Shaka aveva effettuato... e Aiolia non era mai stato in buoni rapporti con loro.
Ogni volta che i loro sguardi s'incrociavano, leggeva nei loro occhi la rabbia di essere stati affidati agli ordini del "fratello del traditore", e ciò faceva crescere in lui una ira sempre più insistente, che solo Galan era riuscito a tenere a bada, nel tempo. L'unica Saint che non si era mai dimostrata contrariata d'essere sua sottoposta, era Marin dell'Aquila.
Marin era poco più che una ragazzina, ma già si occupava a tempo pieno di un allievo tanto svogliato quanto promettente, e in più era in possesso di un'Armatura d'Argento. Aiolia la apprezzava molto e sentiva che, dietro il fare austero e ossequioso dell'Aquila, la cosa era un po' reciproca.
<< Galan >> disse ad un certo punto, alzandosi in piedi << Ho preso una decisione... e ti prego di non cercare di ostacolarmi. >>
L'uomo non rispose, limitandosi a sospirare appena e ad annuire.
<< Non dirò niente a Lythos. Paritrò senza salutarla, in modo tale da renderle meno doloroso il distacco >> spiegò, volgendo lo sguardo altrove << Ti è chiaro? >>
<< Sì, Sommo Aiolia >>
O forse, per renderlo meno doloroso a te... giovane Leone?
Il Saint provò ad aggiungere qualcosa, ma fu subito bloccato da un rumore di passi proveniente dall'atrio della sua dimora. Subito serrò la mascella, e rivolse un eloquente sguardo di fuoco al suo servitore.
<< Coraggio... >> lo invitò Galan, indicandogli la porta.
All'ingresso della Quinta Casa, si erano radunati i quattro Saint difensori della Via del Leone: Marin, Silver Saint dell'Aquila, Dio, Silver Saint della Mosca, Nihal, Bronze Saint della Lepre, e Ennetsu, Bronze Saint della Fornace. Le armature di Pegaso e del Leone Minore erano attualmente vacanti.
<< Sapete già perché vi ho fatti radunare qui >> esclamò Aiolia, una volta giunto al loro cospetto << Non mi dilungherò in convenevoli o altre scemenze. La guerra è ormai alle porte, e una minaccia oscura incombe sulle terre del Jamir... tanto oscura da richiedere la difesa di metà del Santuario. Ho ricevuto precise indicazioni dal Sommo Shaka della Vergine, perciò le sue direttive sono inconfutabili. Vi è tutto chiaro? >>
Un silenzio ricco di tensione pura calò sui presenti.
<< Marin... tu hai un allievo da istruire, perciò non ti è permesso partire dal Santuario. Anche tu, Dio della Mosca, rimarrai qua >>
Il Silver Saint cacciò un velato sospiro di sollievo, sussurrando con voce a malapena impercettibile:
<< Grazie al cielo... se deve succedere, meglio morire qui al Santuario, che prendere ordini da un ragazzino il cui sangue è macchiato dal tradimento... >>
Nihal della Lepre ridacchiò, mentre Aiolia finse di non aver udito.
Credimi, anche io sono più felice di partire senza il tuo brutto muso fra i piedi... pensò ringhiando.
<< Quanto a voi due >> continuò poi, rivolgendosi ai due Cavalieri di Bronzo << Nihal resterà al Santuario, mentre Ennetsu verrà con me. Questo è tutto, potete andare. >>
Si voltò, ritirandosi in fretta nelle sue stanze per non dover assistere ai commenti del suo gruppo sulle decisioni della Vergine. Riuscì però lo stesso a captare un sospiro di estremo sollievo da parte della Lepre, e un mugugno di disperazione del Cavaliere della Fornace.
Non appena fu solo nella sua camera, Aiolia sferrò un pugno contro le pareti di marmo della stanza, così forte da farle rimbombare tutte assieme.
Sarebbe stata una dura prova, quella, per lui.

Nella Sesta Casa, vigeva il solito silenzio tombale.
Shaka era si era chiuso nell'ennesima sua meditazione,  e i suoi discepoli non erano da meno.
A loro non erano serviti grossi convenevoli: al Cavaliere della Vergine era bastato espandere il suo Cosmo per comunicare ai suoi sottoposti la sua decisione. Lui sarebbe rimasto al Santuario di Atena, ma avrebbe inviato nel Jamir il suo Silver Saint Jamian del Corvo e i Bronze Saint Sharmila della Bussola,  Argorà del Loto e Rocco dell'Uccello del Paradiso.
Shiva del Pavone e Vishnu di Indu invece, sarebbero restati con lui al Santuario.
Argorà, un uomo corpulento e dai lunghi capelli rosso mogano, fu il primo ad aprire gli occhi. Lui e gli altri discepoli di Shaka erano seduti in cerchio in una sala fredda e spoglia, illuminata solo debolmente dalla luce di una decina di mozziconi di candela.
<< Così il Grande Shaka ha parlato >> esordì.
<< Sì, fratello mio... >> mormorò Sharmila, sciogliendosi dalla posizione del loto in cui si era avviluppata per meditare << Renderemo onore al nostro mentore, nonché l'uomo più vicino agli dèi... la sua immensa saggezza sarà la nostra forza in battaglia... >>
Argorà annuì, pensieroso.
<< Non ti nascondo, sorella mia, che sono però preoccupato per voi... >>
<< E per quale motivo, Nobile Argorà del Loto? >> domandò la donna, volgendo la fluente chioma rossa verso l'interpellato.
<< E' la vostra prima vera guerra. Sarà giusto far partire voi, invece di Vishnu? >>
Sharmila si alzò, raggiungendo il fratello con due passi leggiadri, e si chinò ad accarezzargli dolcemente il volto dai tratti duri e mascolini
<< Siete troppo ansioso, Nobile Argorà >> gli disse poi, con voce cristallina << Ma non dovete mettere in dubbio la parola del Sommo. Lui tutto sa e tutto può. >>
<< Sharmila ha ragione >>
A parlare era stato Rocco, il giovane Cavaliere dell'Uccello del Paradiso. Era un uomo alto e attraente, con grandi occhi azzurri come lapislazzuli e corti capelli simili a fili di argento puro. Il suo viso era delicato e dai tratti vagamenti androgini, la pelle bianca e perfetta. Proprio come gli Uccelli del Paradiso, Costellazione di cui indossava la Cloth, era dotato di una bellezza e di un savoir faire senza pari. Si avvicinò sorridendo cordialmente ai suoi compagni, e aggiunse:
<< Il Sommo non fa mai niente senza una motivazione valida. Sono certo che è convinto che Sharmila sia in grado di affrontare una guerra di tale portata, e che possa esserci di vitale aiuto... >>
<< Sì, perdonatemi. Avete ragione... >> sussurrò Argorà, chinando il capo.
<< Che questa sia l'ultima volta che vi sento contraddire un ordine del Sommo, Cavaliere del Loto >> lo ammonì Jamian del Corvo, aprendo gli occhi << La prossima non sarò cos' idulgente con voi... vi sia chiaro. >>
Il rosso deglutì, colto alla sprovvista dalle parole del Silver Saint.
<< Nobile Jamian, lo perdoni >> s'intromise Sharmila << Non è il suo spirito di Cavaliere a parlare, ma quello di fratello preoccupato. Argorà è un fedele servitore del Sommo Shaka, e ve lo dimostrerà al più presto, sul campo di battaglia... non è forse così, fratello mio? >>
Il Loto annuì, deglutendo.
<< Sharmila della Bussola... voi siete sempre così diplomatica... >> borbottò Jamian scuotendo la testa, rassegnato.

La Via della Bilancia, anch'essa senza Gold Saint a sua protezione, era protetta dai Saint d'Argento di Cerbero e Auriga. Entrambi erano in costante contatto telepatico con l'anziano Dohko, Cavaliere della Bilancia, ormai troppo vecchio per poter adempiere alle sue mansioni. L'uomo era ormai da secoli in ritiro sulle antiche montagne di Goro Oh, in Cina, intento ad adempiere ad una missione segreta e ad allenare il suo nuovo giovane pupillo, un ragazzino cinese di nome Shiryu.
Fu lui stesso ad indicare ai suoi Silver le decisioni di Shaka, i quali poi le avrebbero riferite agli altri membri della loro squadra: Dante di Cerbero sarebbe partito per il Jamir, e con lui Iveco della Macchina Pneumatica, mentre Capella di Auriga sarebbe rimasto al Grande Tempio assieme a Ian dello Scudo e Huygens dell'Orologio.
La Cloth del Dragone era, attualmente vacante.

Milo dello Scorpione era sprofondato in una delle poltrone dell'Ottava Casa, il mento appoggiato sulla mano destra, e fissava le sue ancelle intente a riassettare la sua dimora. Come unico membro protettore della Via dello Scorpione, era piuttosto sorpreso di essere stato scelto per partire a sua volta per il Jamir, lasciando così la sua Casa completamente scoperta da attacchi. Non aveva certo mancato di farlo notare a Shaka, quando il Cavaliere lo aveva contattato per comunicargli la sua decisione.
<< Ne siete sicuro?! Vi ricordo che Orfeo della Lyra è attualmente scomparso... e per quanto riguarda Albione di Cefeo, si trova sull'Isola di Andromeda intento ad allenare i nuovi futuri Saint che vestiranno le armature del Camaleonte, del Pesce Australe, di Cassiopeia e di Andromeda. Fintanto che il loro addrestamento non sarà terminato, io sono l'unico a difendere l'Ottava Via del Santuario >>
<< Non è necessario che ogni Via abbia difensori >> gli aveva spiegato Shaka pacatamente << Gli altri membri del Santuario impediranno la scalata fino alle stanze Sacerdotali, e sono certo che i nemici non riusciranno a superare la Sesta Casa, dov'io mi trovo >>
Sempre il solito modesto... aveva ringhiato Milo fra sé e sé.
<< Come desiderate, allora. >> aveva risposto voltandosi di scatto, lasciando che il candido mantello gli ondeggiasse dietro le spalle << Domattina sarò pronto alla partenza. >>
Non che a Milo dispiacesse lasciare il Santuario, anzi: l'idea di potersi finalmente sgranchire un po' gli faceva vibrare le membra, voglioso di lanciarsi finalmente in battaglia. L'unica cosa che gli faceva storcere la bocca, era quella di dover lasciare pure lui Mako, dopo aver promesso a Camus di vegliare su di lei in sua assenza.
E venir meno a una promessa, era qualcosa che proprio non gli andava giù.
Grugnì, massaggiandosi le tempie con i polpastrelli, poi mandò a chiamare una delle sue ancelle.
Mileena, una giovanissima quindicenne dalla bellezza delicata, accorse subito alla chiamata del Cavaliere, reggendosi il candido peplo per evitare di inciamparvi sopra.
<< Avete chiamato, Sommo Milo? >> mormorò incerta, abbassando lo sguardo per evitare di incrociare quello dello Scorpione.
<< Mileena, so che voi siete diventata buona amica di Mako, l'ancella di Camus. E' così, non è vero? >>
La ragazzina sussultò, colta alla sprovvista, e spalancò gli occhi per la sorpresa. Era pronta a balbettare delle scuse, quando Milo la interruppe con un gesto della mano.
<< Non ti spaventare, non voglio farti una ramanzina. Sono solo preoccupato per lei, dato che dovrò partire domattina per il Jamir e sono l'unico al Santuario ad occuparmene... perciò ti chiedo di starle vicino e di vegliare su di lei. Tutto chiaro? >>
Mileena sbatté le lunghe ciglia, perplessa per una richiesta tanto strana.
<< Sì... certo Sommo Milo >>
<< Perfetto. Puoi andare. >>
La ragazza s'inchinò, allontanandosi nei bui corridori dell'Ottava Casa.
Milo chiuse gli occhi sospirando, e appoggiò la testa allo schienale della poltrona. Una smorfia, più simile ad un ghigno che ad un sorriso, si dipinse sul suo volto.
Finalmente in questa guerra entra in gioco anche Milo dello Scorpione... ne vedremo delle belle, in Jamir...

La Nona Casa era ormai deserta da anni.
Da quando Aiolos era morto, nessuno si era rivelato in grado di poter indossare l'armatura del Sagittario al suo posto, sicché era rimasta vacante. E non solo, la Cloth era pure sparita dal Santuario la notte in cui il suo ex possessore aveva cercato di uccidere la Dea Atena, finendo poi invece col rapirla e portarla via dal Grande Tempio.
Da quella notte, erano stati assegnati alla Via del Sagittario ben cinque Saint alla sua difesa, i quali erano stati da sempre senza un mentore. In mancanza del Gold Saint di Sagitter, aveva preso le redini del gruppo Babel del Centauro, che ne faceva temporaneamente le veci in attesa di un nuovo successore.
Fu lui che venne quindi avvertito telepaticamente da Shaka della sua decisione: egli sarebbe partito per il Jamir assieme a Paloma della Colomba e Darel del Cavallino, mentre l'altro Silver Saint, Ptolemy di Sagitta, sarebbe rimasto al Santuario insieme a Beloni del Volano. L'armatura dell'Unicorno, invece, era attualmente senza possessore.

Jaguar di Orione sorrise.
Vedere il suo allievo prediletto così sicuro di sé e abile, lo rendeva pieno d'un orgoglio quasi paterno.
Shura era in piedi, eretto di fronte alla mastodontica statua che decorava l'atrio della Decima Casa, raffigurante la Dea Atena intenta a donare una spada ad un uomo, e brillava di una fulgida luce dorata, avvolto nella sua prorompente Cloth dorata. Davanti a lui stavano Jaguar, Nadia, e altri tre Bronze Saint: la Vela, la Poppa e l'Orsa Minore.
Lo sguardo del Capricorno era tagliente ed affilato come la lama d'una daga, mentre li scrutava ad uno ad uno, quasi avesse voluto trapassare loro l'anima con i suoi profondi occhi scuri.
<< Sapete dunque che la Guerra è ormai alle porte >> esordì ad un tratto, con voce alta e decisa << Il Sommo Shaka della Vergine, su ordine del Gran Sacerdote stesso, ha deciso di affidarci un compito di grande importanza... quello di difendere le terre del Jamir da un imminente attacco che egli stesso ha previsto per i prossimi giorni. Per tanto, è necessario che tutti noi ci prepariamo alla più cruenta delle battaglie, poiché dovremo affrontare un nemico di cui non siamo ancora a conoscenza. Sia che rimaniate al Santuario, sia che partiate domattina, esigo da voi la massima concentrazione e la massima resa >>
Piantò gli occhi per qualche secondo in quelli di Nadia, che pareva totalmente non intenzionata ad ascoltare le sue parole, e la fulminò con lo sguardo, per poi proseguire:
<< Detto ciò, io sono costretto da esigenze maggiori a rimanere qui, e con me resteranno Levy della Poppa e Pherkad dell'Orsa Minore. Nadia di Crateris, Jaguar di Orione, Koo She della Vela... voi invece partirete assieme al gruppo di Saint diretti in Jamir, domattina >>
<< Che significa che tu te ne resti qua mentre noi andiamo a morire in quel diavolo di paesino sperduto?! >> reclamò Nadia con astio, non appena Shura ebbe finito di esporre. Koo She, Levy e Pherkad la guardarono sconvolti, con lo stesso sguardo con cui si fisserebbe una pazza: nessuno si permetteva una tale confidenza con il freddo Capricorno, tranne lei. Era sempre pronta a dargli contro e a contraddirlo, in ogni situazione: i due erano sempre in disaccordo, e la ragazza non aspettava altro che fargli notare i suoi, secondo il suo giudizio, errori.
Shura la ignorava, e questo faceva imbestialire ancora di più la giovane Saint di Crateris.
Jaguar, dal canto suo, non capiva perché i suoi allievi non andassero assolutamente d'accordo. Eppure Nadia e Shura erano praticamente cresciuti insieme, entrambi sotto le sue cure. Inoltre, con le altre persone Nadia si comportava in maniera tranquilla e pacata, e ciò lo confondeva terribilmente.
<< Come già detto, Nadia, la decisione non è mia >> le rispose tagliente il Capricorno << Per qualsiasi reclamo, ti consiglio di parlarne direttamente con il Sommo Shaka o, se preferisci, con il Gran Sacerdote stesso. >>
Nadia ringhiò, stizzita, e si voltò di scatto, andandosene con le braccia conserte.
Jaguar, per l'ennesima volta, alzò gli occhi al cielo, esasperato.

Mako, come ogni giorno, stava spolverando di buona lena la camera padronale dell'Undicesima Casa. Erano ormai passati molti giorni da quando Camus era partito e quindi la stanza era rimasta inutilizzata, ma lei andava lo stesso ogni giorno a rassettarla, pensando che, se l'Acquario fosse tornato senza preavviso, almeno l'avrebbe sempre trovata in ordine.
C'era una gran confusione alla Casa dell'Acquario, quel giorno. Inizialmente, Mako aveva sperato che fosse dovuta ad un ritorno improvviso del Saint suo residente, ma poi aveva dovuto amaramente ricredersi, quando aveva incontrato per i corridoi un'agitatissimo Evlampiy che che le aveva raccontato cos'era avvenuto.
Evlampiy era il Silver Saint della Corona Boreale. Dato che l'altro Cavaliere d'Argento della Via dell'Acquario, Noesis del Triangolo, era deceduto anni prima, in assenza di Camus era lui la più alta autorità attualmente residente all'Undicesima, e perciò era stato lui ad essere informato da Shaka dell'accaduto.
<< Sto aspettando Canopo e Hadar >> spiegò a Mako << E' la mia prima comunicazione formale, sono un po' nervoso >>
Si grattò dietro il collo, poi aggiunse: << In più mi hanno assegnato di restare al Santuario, mentre io volevo andare in Jamir... sono certo che sarà il cuore della battaglia! Dev'essere così emozionante, combattere il male al servizio della Dea Atena... >>
<< Avrà modo di servirla in futuro, Nobile Evlampiy... ne sono certa >> gli sorrise Mako, annuendo con fare incoraggiante << Ma cosa accadrà al Sommo Camus? Partirà per il Jamir, o tornerà qua al Santuario? >>
Il Silver Saint alzò un sopracciglio, pensieroso.
<< Non mi hanno detto niente riguardo al Sommo Camus, non saprei dirti. Oh, guarda! Ecco Canopo e Hadar. Scusami Mako, ma devo proprio lasciarti. >> le gridò mentre correva incontro ai suoi due sottoposti.
Canopo, Bronze Saint della Carena, sarebbe rimasta con lui al Santuario, mentre Hadar, Bronze Sant del compasso, sarebbe stato l'unico dell'Undicesima Casa ad unirsi al gruppo dei Saint diretti in Jamir. L'armatura della Corona Australe era attualmente rimasta vacante dopo la morte del suo possessore, mentre quella del Cigno non era ancora stata assegnata.

Urania era profondamente imbarazzata.
Si sentiva ancora tremendamente a disagio per quello che era successo il giorno precedente al termine del Chrysos Synagein, e le risultava davvero troppo troppo difficile, adesso, ritrovarsi seduta al lungo tavolo di legno pregiato della sala da pranzo della Dodicesima Casa, insieme al suo custode e agli altri suoi sottoposti.
Aphrodite, intento come ogni giorno a bere il suo té, sembrava però non essersi minamente accorto della crescente tensione ormai così spessa da poter essere tagliata con un coltello che correva fra la Gru e il Saint della Lucertola.
Misty era sempre più inviperito. Evitava commenti sarcastici o battutine spregevoli solo perché era in presenza di un Cavaliere d'oro, altrimenti non si sarebbe risparmiato nel gettare addosso tutto il suo più profondo odio per l'Amazzone d'Argento. Seduti assieme ai due Silver Saint stavano altri tre bronze: Retsu, una donna alta e slanciata che Urania non aveva mai visto, e un altro sconosciuto.
La Gru continuava a starsene con lo sguardo basso, felice di poter celare tutta la sua vergogna dietro la sua maschera. Ancora ripensava ad Aiolos e a quello che era successo e, dato che non trovava una soluzione plausibile a tutto ciò, non riusciva a darsi pace. Il flusso dei suoi pensieri fu però interrotto da Aphrodite, il quale, avendo terminato di bere il suo tè, stava ora battendo ritmicamente con un cucchiaino sulla tazza di fine porcellana azzurra per richiamare l'attenzione dei presenti su di sé.
<< Miei cari >> disse infine, alzandosi da tavola << Come già alcuni di voi sapranno >> e rivolse uno sguardo eloquente a Retsu e Urania << Siamo stati attaccati da ben due entità malvagie: gli Spectre di Hades, nemico di Atena dall'alba dei tempi, e gli Screamer di Enio, nuova minaccia che grava sugi abitanti della Terra. A quanto pare, il nostro Gran Sacerdote ha scoperto il luogo di un prossimo imponente attacco: il Jamir. Ha dunque deciso di dividere il Santuario in due fazioni, delle quali una resterà qua a difendere le Dodici Case, mentre l'altra si dirigerà nel luogo prima citato per un controattacco. E' tutto chiaro? >>
Il gruppo annuì, silenzioso.
<< Vi dirò: non sono stato io a scegliere chi mandare e dove, ma il Cavaliere della Vergine stesso. Mi limito solo a farvi da portavoce. Io rimarrò qui, al Santuario, assieme a Misty della Lucertola. Urania della Gru... Retsu della Lince... Weaver del Pittore e Radok della Tela... voi invece partirete domani all'alba. E' tutto. >>
Così dicendo, Aphrodite si alzò, e con passo leggiadro svanì nel buio del Tempio dei Pesci, diretto alle sue stanze.
Un silenzio gelido calò nella sala, e fu rotto solamente dallo stridere della sedia di legno di Misty sul pavimento di marmo tirato a lucido.
<< Com'è mai possibile... che scelgano sempre te? >>
Si alzò di scatto in piedi, puntando il dito contro Urania.
<< Mi pare d'aver già ampiamente dimostrato che neppure meriti la Cloth che indossi... e adesso perfino il Sommo Shaka preferisce affidare a te, anziché al sottoscritto, una missione di tale importanza?! >>
La ragazza alzò il volto metallico verso di lui.
<< Sono sorpresa quanto te, Misty... >> balbettò incerta << Ma se questo è il volere del Cavaliere della Vergine, non mi tirerò di certo indietro.... >>
<< Tsk >> l'uomo si ravviò i morbidi capelli biondi all'indietro con un gesto nervoso << In ogni caso, preferisco restare qui, a difendere la Via dei Pesci di fianco al Sommo Aphrodite, perciò... buona fortuna in Jamir... >>
Sul volto della Lucertola si dipinse un ghigno soddisfatto, mentre pronunciava quelle ultime che parole che suonavano più come una minaccia che come un augurio, poi voltò, allontanandosi lentamente dalla stanza.
<< Io prima o poi lo prendo a pugni in faccia, te lo giuro >> mugugnò Retsu imbronciandosi << Non lo sopporto, sul serio >>
<< Dai Retsu, non preoccuparti. Oramai ci sono pure un po' abituata >> mormorò lei, stringendosi nelle spalle. Si voltò poi verso gli altri due suoi compagni, che ancora non avevano proferito parola.
<< Ehm... non ci siamo ancora presentati. Io sono Urania, e lui è il mio amico Retsu. Voi siete Weaver e Radok, non è vero? >>
La donna annuì.
Si somigliavano molto fisicamente, tanto che la Gru arrivò quasi a chiedersi se fossero fratello e sorella. Entrambi alti, pelle olivastra e capelli scuri, il fisico asciutto e slanciato. L'uomo aveva profondi occhi neri come la notte più buia e lineamenti gradevoli, mentre lei indossava una maschera bianca che pareva dipinta di mille colori, come se fosse stata per davvero la tela d'un pittore.
<< Piacere di conoscervi... da domani ci toccherà affrontare un bel viaggio assieme! Spero che andremo d'accordo, e... >> ma Urania si fermò, quando s'accorse che i due non la stavano minimaente ascoltando e avevano invece cominciato a parlottare fra di loro.
Quando finirono, sul volto di Radok si era dipinto un largo sorriso.
<< Sei molto bella >> le disse Weaver a bassa voce, quasi sussurrando << Spero di poterti ritrarre in uno dei miei quadri, un giorno... >>
<< Eh? Un... un quadro? >>
L'uomo annuì.
<< Il tuo volto è splendido e segnato da un vortice di sentimenti ed emozioni contrastanti >> spiegò << Per questo Weaver vuole cercare di ritrarlo >>
<< Il mio... volto? >> balbettò Urania, perplessa << Ma come potete saperlo... se indosso una maschera per celare la mia natura? >>
I due Saint si guardarono fra loro, scambiandosi l'ennesimo sorriso.
<< Oh, mia cara >> mormorò Weaver accarezzandole i capelli << Io... vedo tutto... >>

Cap.8 - The End.
To Be Continued...

Wow, finalmente ci sono riuscita! Fra i vari impegni c'ho messo un po', ma ecco finalmente questo cappero di capitolo 8 è terminato!
A discapito di tutto, ci tengo a dire che sono tre anni che non scrivo un accidente e sono un po' arrugginita, quindi abbiate pietà di me se questo capitolo vi sembrerà un po' più sottotono rispetto ai precedenti... datemi il tempo di riprendermi! Altro capitolo di transizione, che servirà su un piatto d'argento (o d'oro?) la nuova saga che sto per iniziare, che si svolgerà nel Jamir...
Cosa nasconde e difende Mu di così prezioso, tanto che mezzo Santuario dovrà trasferirsi per difenderlo?
Riuscirà Urania a "crescere" e superare le sue paure... e soprattutto a sentirsi meritevole dell'Armatura che indossa?
Ma soprattutto... se ne starà mai zitto quel caprone di Misty della Lucertola???
Appuntamento al prossimo capitolo!
Besos!














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