Coming Home
Disclaimer: Nulla mi appartiene. Once Upon A Time appartiene a
ABC mentre Peter Pan e tutto ciò che è collegato a esso appartiene a
J.M.Barrie.
But I know, no matter what it
takes
I’m coming home, I’m coming home
Tell the world I’m coming home
Let the rain wash away
All the pain of yesterday
I know my kindom awaits
And they’ve forgiven my mistakes
I’m coming home, I’m coming home
Tell the world I’m coming
(Coming Home Part II – Skylar
Grey)
Neverland, trenta sette anni fa
Katherine aprì piano gli occhi lasciandosi sfuggire un
sospiro di dolore. Sentiva tutto il corpo indolenzito, come quando ci si
sveglia dopo un giorno in cui non si è mai stati fermi.
Appoggiò i palmi al suolo e si sollevò in posizione seduta,
guardandosi intorno. Si trovava in una radura illuminata dal sole e poteva
sentire l’acqua scorrere vicino a lei.
Costringendosi ad alzarsi si fece strada tra gli alberi
finché non giunse ad una cascata. Lì si avvicinò alla riva del lago ed
incominciò a bere: era l’acqua più buona che avesse mai provato ma forse era
dovuto al fatto che si sentiva come se non avesse bevuto da giorni.
Tutto il luogo irradiava una sensazione di pace. O almeno,
le sembrò pacifica finché non vide riflessa nell’acqua l’immagine di un
ragazzino con in mano un pugnale. Aveva capelli biondi spettinati, occhi verdi
con una scintilla di furbizia ed era vestito una tunica fatta di foglie e
liane.
Katherine si alzò lentamente e alzando le mani davanti a sé
si voltò verso lo sconosciuto che la guardava con sospetto.
<< Cosa ci fa una ragazza a Neverland? >>
domandò più a se stesso che a lei.
La ragazza in questione si irrigidì sul posto.
Neverland? pensò
Forse aveva capito male. Di sicuro non poteva trovarsi a
Neverland, quel ragazzo la stava prendendo in giro. Insomma quella era un’isola
inventata da James Matthew Barrie, il luogo in cui aveva ambientato le
avventure dei suoi protagonisti: Peter Pan, Capitan Uncino, Campanellino, i
Bimbi Sperduti e i tre fratelli Darling. Protagonisti di uno spettacolo
teatrale, un libro e un film per bambini.
Non era reale, non poteva essere reale.
Lei era cresciuta leggendo le avventure del bambino che non
voleva crescere, immaginando che un giorno sarebbe apparso alla sua finestra e
l’avrebbe portata con lei sull’Isolachenonc’è, dove avrebbe nuotato con le sirene, passato sere con
gli indiani, giocato con i Bimbi Sperduti e combattuto i pirati.
Quante volte aveva sognato di rubare l’uncino al Capitano e
di darlo in pasto al coccodrillo, solo per poter vedere una di quelle scene
esilaranti del film.
Ma poi era cresciuta, lasciandosi alle spalle la sua
infanzia ed entrando nel mondo degli adulti.
Ed ora quel ragazzino voleva farle credere di trovarsi su un
isola dove non esiste tempo, senza contare che suddetta isola era frutto
dell’immaginazione di un uomo.
Doveva avere qualche problema: solo perché giocava ad essere
Peter Pan non voleva dire che lo fosse.
E fu allora che lo vide: mentre con una mano brandiva il
pugnale nell’altra stringeva un cappello verde con una piuma rossa.
<< Mi stai prendendo in giro >> mormorò
Il ragazzo la guardò confuso, prima di abbassare l’arma,
apparentemente colpito dallo stato in cui si trovava lei.
<< Tu saresti Peter Pan? >> chiese incredula.
<< Il solo e unico. E tu sei? >>
In quel momento era sicura di sembrare un pesce. Continuava
ad aprire e chiudere la bocca, troppo stupita per dire qualcosa.
Continuava a scorrerle nella mente le immagini dei vari film
e rappresentazioni teatrali che aveva visto: dallo scontro con un Uncino al
primo incontro di Peter e Wendy.
Wendy
<< Wendy, Wendy Darling >>
Storybrooke, presente
<< Chi sei? >>
Katherine interruppe la lettura dell’incontro tra Peter Pan
e Wendy Darling e sollevò lo sguardo dal suo libro.
Seduto davanti a lei c’erano un bambino che nei giorni precedenti
aveva visto spesso insieme al sostituto sceriffo.
Il figlio del sindaco, se non sbaglio. Henry Mills
<< Ciao anche a te >> disse sarcastica
La sua attenzione fu catturata dalle due persone che
entravano nel locale in quel momento: Belle e il signor Gold, i suoi due nuovi
coinquilini.
Salutò la ragazza, che ricambio il gesto mentre l’uomo fece
vagare lo sguardo tra le due prima di condurre Belle ad un tavolo.
Faticava ancora a credere quanto fosse stato facile legare
con i due. Gold le ricordava suo padre: entrambi avevano la passione per
manufatti che non interessavano nessuno ed entrambi erano scostanti ma infondo
dolci.
Invece Belle le ricordava la protagonista della “Bella e la
Bestia”, personaggio in cui si era identificata molte volte.
Era forte e determinata, non si faceva mettere i piedi in
testa facilmente e non gettava mai la spugna. Per non menzionare la sua
passione per i libri.
Il giorno in cui Katherine si era straferita a casa del
signor Gold, una settimana prima, la ragazza aveva cercato di iniziare una
conversazione dopo essersi offerta (con scarsi risultati) di aiutarla a disfare
i bagagli, incontrando però un muro. Eppure lei non aveva ceduto e quando aveva
notato i libri che la Reed aveva portato con sé, facendo pressione sull’argomento,
era riuscita nel suo intento.
<< Qui non c’è nessuna storia che possa ricollegare a
te >>
La ragazza riportò lo sguardo sul ragazzino di fronte a lei
e lo vide tirare fuori dal suo zaino un libro gigantesco per poi posarlo
davanti a lui.
<< “C’era una volta”…sembra interessante >>
Lo sguardo di Henry si illuminò ed incominciò a sfogliare
frettolosamente il libro finché non giunse ad una pagina che ritraeva quella
che doveva essere una Biancaneve addormentata e il Principe Azzurro.
<< Racconta la nostra storia. Di come tutti i
personaggi delle fiabe siano stati portati qui dalla regina cattiva con un
sortilegio e le storie di ognuno >>
<< Frena un attimo, ragazzino. Mi stai dicendo che i
personaggi delle fiabe, i protagonisti dei film Disney sono gli abitanti di
Storybrooke? >>
<< No, non i personaggi Disney. Le loro storie non
hanno nulla a che fare con i film. Sono completamente diverse >>
Quindi lui è qui
<< Loro chi sono? >> chiese indicando con un
cenno del capo la coppietta poco distante
<< Belle e Rumpelstiltskin. La loro storia è quella
della “Bella e la Bestia” >> le spiegò
Lei lo guardò incredula. Abitava con i suoi personaggi
preferiti delle fiabe, non era possibile.
Beh, io sono innamorata di Capitan Uncino pensò
lasciandosi sfuggire una risata
<< Ma Rumpelstiltskin non è … >> incominciò per
poi interrompersi << Ti dispiace se do un’occhiata al tuo libro? >>
<< Per me va bene. A condizione che tu mi dica chi sei
>>
In quel momento il sindaco fece il suo ingresso nel locale,
seguita da un ragazzino biondo* che Katherine conosceva troppo bene e mentre
quest’ultimo si diresse al bancone Regina andò verso i due.
<< Henry, ho bisogno che tu vada al negozio di Gold e
ti prenda cura del nostro progetto >> disse appoggiando una mano sulla
spalla del ragazzo, ignorando la presenza della ragazza.
Henry annuì e, prendendo il suo zaino, si diresse verso
l’uscita, non prima però di aver abbracciato la donna.
Regina fece per andare da Gold quando venne fermata sui suoi
passi da Katherine.
<< Sindaco Mills >>
La donna portò lo sguardo sulla ragazza e dovette combattere
con ogni fibra del suo corpo contro il desiderio di abbracciarla.
Ma aveva paura, paura di rivelarle chi era in realtà la
madre che non aveva mai conosciuto.
Aveva un passato orribile alle spalle: aveva causato dolore,
inflitto tanta infelicità, aveva anche ucciso. Negli ultimi tempi aveva cercato
di essere una persona migliore, una madre degna di suo figlio, di lasciarsi
quel terribile passato colorato di rosso alle spalle.
Ma come poteva dire alla sua bambina chi era in realtà?
Certo, lei a differenza di Henry non vedeva più il mondo in bianco e nero e
forse l’avrebbe capita. Ma l’avrebbe perdonata? Sarebbe riuscita a guardarla
negli occhi sapendo ciò che aveva causato? L’avrebbe accettata come madre?
Sapeva che anche Rumpelstiltskin si stava ponendo le stesse
domande e proprio per questo aveva deciso di non dirle nulla, nonostante
vivessero sotto lo stesso tetto.
<< Henry mi ha mostrato il suo libro. Ed ho ragione di
credere che la mia presenza qui vi abbia messo in allerta >>
<< Certamente è stata inaspettata >>
<< Potete stare tranquilla, maestà. Io appartengo al
vostro mondo >> disse prendendo il libro dal tavolo prima di uscire dal
locale, lasciandosi alle spalle una Regina più che mai decisa a conoscere sua
figlia.
<< Henry! >> disse quando raggiunse il ragazzino
a poche decine di metri dal locale << Il tuo libro >>
<< Chi sei? >> le chiese
<< Sai chi è il ragazzo che è entrato dopo tua madre
>>
<< Certo! Peter Pan! >>
Katherine gli lanciò un’occhiata eloquente e poteva quasi
vedere gli ingranaggi del cervello mettersi al lavoro.
Finchè Henry non realizzò ciò che cercava di dirgli.
<< Tu sei Wendy! >>
Lei gli sorrise prima di andare verso la sua macchina,
portando con sè il libro
Neverland, trenta quattro anni prima
<< Peter, smettila! >> urlò Wendy.
Peter si fermò al centro della stanza, seguito a ruota dai
Bimbi Sperduti che ora guardavano la loro mamma con gli occhi pieni di rimorso
per averla fatta arrabbiare.
<< Tu dovresti essere una figura paterna per questi
ragazzi! >> disse incrociando le braccia davanti al petto.
Peter assunse una sfumatura leggermente rossastra mentre si
avvicinava lentamente alla ragazza.
I Bimbi, capendo che stavano per assistere all’ennesima lite
tra i loro genitori, uno per volta sgattaiolarono fuori dalla stanza,
lasciandoli soli.
<< Io li faccio divertire! Sono a Neverland perché
nessuno si occupava di loro! >>
<< Non è che tu stia facendo un lavoro egregio
>> ribatté lei
<< Mi sono sempre preso cura di loro, da molto tempo
prima che arrivassi tu! Non ho bisogno di te! >>
<< Bene! >> disse, pestando un piede per terra e
dirigendosi verso l’uscita di quella casa improvvisata.
Ultimamente lei e Peter non facevano null’altro che
litigare. Lui era davvero l’eterno bambino. Doveva essere una guida per gli
altri ma in realtà era il più infantile di tutti e il suo comportamento si
scontrava sempre di più con quello adulto di Wendy. Lei non riusciva a
sopportare di vedere quei piccoli alla balia di se stessi senza poter fare
nulla. I primi tempi era stata troppo presa dal cambiamento e gli c’erano
voluti due anni per accettare di trovarsi davvero a Neverland. Poi aveva aperto
gli occhi e gli scontri erano incominciati.
Se prima lei e Peter erano indivisibili e dove andava l’uno
andava l’altro ora più rimanevano lontani meglio era.
Raggiunta l’aria aperta tirò un sospiro di sollievo. Di
sicuro rimanere un po’ da sola con i suoi pensieri le avrebbe evitato si
strangolare Peter; poi sarebbe rientrata e si sarebbe riappacificati.
Purtroppo non aveva notato il gruppo di pirati intorno
all’albero e specialmente quello alle sue spalle con una pietra in mano.
L’ultima cosa che sentì fu il grido di Michael. Poi tutto
divenne nero.
<< Silenziose, non è vero? >>
Wendy chiuse gli occhi e strinse i pugni, contando fino a
dieci prima di voltarsi.
Il Capitano la stava guardando col quel suo sorriso che le
metteva voglia di prenderlo a schiaffi e le braccia incrociate.
<< Fidatevi, non volete sentirmi parlare >>
<< Invece sì, perché non ci raccontate una delle
vostre storie? Infondo è per questo che siete qui >>
Wendy sorrise ed incominciò << C’era una volta un
pirata che aveva rapito una giovane fanciulla. L’uomo la sottovalutava, troppo
accecato dal suo ego. Ma avrebbe dovuto guardarsi alle spalle perché alla prima
occasione la ragazza lo pugnalò alle spalle >>
Hook strinse la mano in pugno e serrò la mascella. Nessuno
poteva prendersi gioco di lui, tanto meno una ragazzina. Le avrebbe fatto
vedere chi comandava e il perché fosse ritenuto il più pericoloso pirata dei
sette mari.
Le si avvicinò, intrappolandola tra lui e il parapetto.
<< Io sceglierei bene le mie parole se fossi in te
>>
<< Non ho paura >>
Il pirata avvicinò il suo viso a quello della ragazza finché
i loro nasi quasi non si sfiorarono
<< O sei coraggiosa o molto stupida. Io sarei propenso
verso la seconda. Ti trovi su una nave piena di pirati che non godono della
compagnia di una donna da molto tempo. Se potessi dare un consiglio a quella
fanciulla le direi di non far arrabbiare il suo capitano >>
<< Non sei il mio capitano >>
<< Staremo a vedere >>
Storybrooke, presente
Katherine era in piedi in un angolo con solamente un
bicchiere di scotch a farle compagnia.
L’attenzione dei presenti era tutta per Emma e Mary
Margaret, ossia la Salvatrice e Biancaneve. Le due erano appena tornate dalla
Foresta Incantata e amici e parenti non avevano perso tempo per organizzare una
festa.
Ruby l’aveva invitata con la speranza che allargasse le sue
conoscenze al di fuori di lei, Belle e Gold.
Stranamente però la ragazza non era dell’umore per una festa
perciò aveva deciso di fare un salto, presentarsi alle due e poi darsela a
gambe.
Peccato che Henry non fosse della stessa idea. Infatti
l’aveva costretta a raccontargli tutto promettendole in cambio di mantenere
segreta la sua identità fiabesca finché avesse voluto. Ovviamente lei aveva
tralasciato alcuni dettagli, come l’innamorarsi di un certo pirata.
<< Ti hanno già detto che sei stupenda? >> disse
Red avvicinandosi a lei.
Le rubò il bicchiere e Katherine sorrise all’amica. Non
indossava nulla di stravagante, un semplice vestito a righe bianche e nere con
lo scollo a barchetta e un paio di decolletè nere.
Aveva lasciato i capelli ricadere morbidi sulle spalle e l’unica traccia di
trucco sul suo viso era il rossetto rosso.
<< Veramente tu sei la prima >>
<< Sai, non ti ho incitato affinché tu rimanessi in un
angola a guardare gli altri che si divertono >>
La bionda sbuffò e con la coda dell’occhio vide l’ex-sindaco
guardare di sottecchi Henry. Si scusò con Red e andò a sedersi davanti alla
donna.
<< Signora Mills >> la salutò, incerta se usare
la sua controparte reale o il titolo fiabesco
<< Regina >>
<< Come scusi? >>
<< Chiamami Regina. E dammi pure del tu >> le
disse sorridendole.
Ciò che la sorprese fu il fatto che quel sorriso non le
sembrava per nulla forzato, come invece avrebbe dovuto essere vista la
situazione in cui si trovavano. Lei era sola a “parlare” con una semi
sconosciuta mentre Emma, verso la quale non doveva provare molta simpatia da
ciò che Rumpel le aveva riferito, parlava tranquillamente e Snow e Charming, i
suoi acerrimi nemici, riprendevano il
tempo perduto.
Eppure la regina non le sembrava più così triste, come se
con il suo arrivo le avesse migliorato l’umore. Cosa davvero strana perché le
due, a parte il breve incontro (se così si poteva definire) nel negozio di Gold
e lo scambio di battute del giorno precedente, non si erano parlate mai molto.
E ciò che la colpiva più di tutto era il fatto che si sentisse
attratta da quella donna, coem se una parte di lei la spingesse a cercarla, ad
avere un qualche contatto con lei. Come se ci fosse un qualche filo invisibile
che le legava insieme. E d era stato proprio questo filo a spingelrla a andare
da lei.
<< Ritornerà >>
<< Come? >> chiese Regina, riscuotendosi da
pensieri molto simili a quelli della figlia.
<< Henry. È solo una fase di passaggio. Prima o poi
avrebbe espresso il desiderio di conoscere la sua madre biologica ma questo non
vuol dire che lei, tu, non significhi più nulla per lui. È semplicemente
confuso. Aggiungi il fatto che lui vede lei come l’eroina e te come il cattivo
della storia e direi che può essere scusato >>
<< Non consoci il mio passato… >> rispose la
donna, guardando le mani intrecciate sul grembo
<< Vero, ma ho visto la Regina di Storybrooke ed è
evidente che tu ami tuo figlio. Col tempo tornerà sui suoi passi: non puoi
cancellare dieci anni. È sempliecemnete preso dalla situazione e lo capsico
>>
<< Cosa intendi dire? >>
<< Io non ho mai conosciuto mia madre. Mio padre è
restio a parlarne e quando lo fa cerca sempre di mettere in risalto i suoi lati
positivi ma una parte di me sa che mi ha abbandonato per non doversi prendere
cura di me mentre l’altra non può fare a meno a essere in dissacorod con
l’altra. Ma so che se mai la dovessi incontrare sarebbe come mettere la mia
vita in pausa, non importerebbe più nulla a parte la sua presenza. Ma come
tutto ciò che seduce prima poi verrebbe la fine, riaprirei gli occhi e, senza
per questo lasciarla alle spalle, tornerei da mio padre, l’uomo che mi ha
cresciuto e che ha fatto di me la persona che sono. Lo stesso varrà per Henry,
ma non puoi chiedergli di scegliere tra voi due perché sarebbe come scegliere
tra due parti di se stesso >>
Regina era senza parole. Nonostante Katherine pensasse che
l’aveva abbandonata le voleva comunque bene, anche se non la conosceva. Cosa
più importante, era disposta a conoscerla ed era del parere che il suo passato
non contasse poi così tanto come aveva temuto.
Forse c’era una speranza per lei di riprendersi sua figlia,
di recuperare i ventinove anni perduti.
Fu allora che si rese pienamente conto di chi le stesse
davanti.
La ragazza di fronte a lei non poteva avere più vent’anni
mentre Anastasia avrebbe dovuto averne quasi venti nove. Come era possibile?
Lei aveva sentito la magia, di questo ne era sicura, così come era sicura che
ci fosse qualcosa che le legava.
Quindi perché i conti non le tornavano? Forse, chiunque
l’avesse salvata, l’aveva portata più avanti nel tempo?
No, era impossibile. Il tempo della Foresta Incantata
viaggiava di pari passo con quello della terra.
All’improvviso l’immagine di un fermaglio con dei
lapislazzuli le comparve nella mente e ricordo come Snow glielo avesse dato,
forse con la speranza di potersi sbarazzare della sua matrigna una volta per
tutte. E ricordò come lo avesse lasciato in questo mondo, nelle mani di Tom.
No, non anche lei. Non la mia bambina
<< è meglio che vada >> disse prendendo il
cappotto e precipitandosi fuori dal locale, con la speranza di lasciarsi alle
spalle la consapevolezza di aver condannato sua figlia al destino che aveva
riservato a Snow White.
*****
<< Buongiorno! >>
Katherine distolse lo sguardo dal suo libro giusto in tempo
per vedere belle scendere le scale già pronta per affrontare l’ennesima
giornata. Lei invece era ancora in pigiama, seduta sul divano a gambe
incrociate intenta a leggere per scacciare l’incubo della notte precedente.
<< ‘Giorno >>
<< Come è andata ieri sera? >> le chiese
sedendole di fianco
<< è stato…interessante >>
In realtà era rimasta stupita dal comportamento
dell’ex-sovrana. Temeva di aver detto qualcosa per farla arrabbiare. Aveva
visto nei suoi occhi tanto disgusto e dolore prima che lasciasse il locale. E
ciò che più la preoccupava era il fatto che ne era rimasta toccata, come se
l’idea di far soffrire Regina la ferisse. Non riusciva a spiegarsi lo strano
vortice di emozioni che provava in sua presenza. C’era sicurezza, indiscusso
amore, protezione e comprensione. Gli stessi sentimenti che provava nei
confronti di suo padre.
<< Cosa stai leggendo oggi? >>
Katherine alzò il libro, mostrandole la copertina.
<< Romeo e Giulietta. È una bellissima storia. Una
volta l’ho letta a Rumpel* >>
<< La conosci? >> chiese stupita
<< Sì. In un certo senso mi sento un po’ Giulietta
>>
<< A chi lo dici. Sia io che tu siamo innamorate di
chi non dovremmo e di sicuro le nostre famiglie non approverebbero e
cercherebbero di tenerci lontane da loro. Esattamente come la Capuleti >>
<< è per lui che sei a Storybrooke? Chi è? >>
chiese, specchiando lo stupore che l’amica aveva espresso pochi minuti prima
<< Diciamo che il mio Romeo non è di certo l’uomo più
raccomandabile. Ma io vedo un lato diverso, un lato che non mostra a nessuno…
>>
<< Esattamente come Rumpelstiltskin >>
<< Lieto di essere l’oggetto delle vostre discussioni.
Comunque, la colazione è pronta >> disse l’uomo in questione apparendo
dalla cucina.
Le ragazze si guardarono, scambiandosi uno sguardo d’intesa
e lasciandosi sfuggire una risata. Si alzarono insieme e, procedendo a
braccetto, entrarono in cucina.
Katherine prese una tazza di caffè e si appoggiò al bancone,
guardando gli altri due interagire tra di loro.
Erano così dolci, anche quando facevano qualcosa di così
semplice come condividere una colazione.
Gli sguardi che si scambiavano, le loro mani che si
sfioravano riempivano l’aria di amore. E nonostante fosse felice di vederli
così innamorati e al settimo cielo non poteva fare a meno di invidiarli e a
pensare di quando lei era al posto di Belle e Killian al posto di
Rumpelstiltskin.
Ormai era a Storybrooke da più di una settimana e ancora non
aveva sue notizie. Era sicura che se fosse stato nella cittadina trovarlo non
sarebbe stato poi così difficile. Di certo non era il tipo da mantenere un
profilo basso, anzi, adorava essere sempre al centro dell’attenzione e la
notizia di un nuovo arrivo avrebbe dovuto giungerle.
Aveva paura, paura di essersi sbagliata, paura di averlo
perso, di non rivederlo più.
Eppure Smee era lì, lo aveva intravisto una volta e proprio
non riusciva a spiegarsi l’assenza di Hook. Se il suo braccio destro era a
Storybrooke, dove diamine era il Capitano?
<< Che piani avete per oggi, mie care? >>
<< Riprenderò a sistemare la biblioteca >>
rispose Belle
<< Chiusa nell’ufficio dello sceriffo. Di sicuro avrà
un miriade di domande >>
<< Non è l’unica. Avuto degli incubi recentemente?
>> le chiese Rumpel.
<< Nulla d’insopportabile >>
L’uomo si avvicinò ad una mensola e prese una boccetta
contenente un liquido viola che porse alla bionda
<< Purtroppo non posso annullarli ma posso fare in
modo che tu non cada in un sonno così profondo** da non doverti ritrovare in
quella stanza >> disse lasciandole intendere che lui sapeva
Katherine prese la boccetta titubante e sotto lo sguardo
fermo dell’uomo ne bevve il contenuto. Subito si sentì come se una secchiata
d’acqua gelida le fosse stata lanciata addosso.
<< Forse è meglio che vada a prepararmi >>
*****
Belle era giunta al porto ma di un vascello pirata neanche
l’ombra. Notò però tre gabbiani dal comportamento strano: uno addirittura era
accovacciato in aria.
Dalla cassetta di fianco prese una manciata di sabbia e la
gettò sul lato sinistro del ponte, individuando così degli scalini.
<< Trovato >>
fece attentamente un passo, poi un altro finché non
attraversò una barriera e si ritrovò sulla famosa Jolly Roger.
Si guardò un attimo intorno, accertandosi che non ci fosse
nessuno. Decise poi di scendere nella stiva, sperando di trovare lì lo scialle
Bae.
Appoggiò la pistola e prese da uno scaffale un piccolo
forziere. Lo aprì e al suo interno trovò un ritratto: si trattava di una
ragazza cha a Belle sembrava fin troppo familiare. Aveva lunghi capelli
raccolti in una treccia laterale, gli occhi esprimevano decisione mentre il
sorriso dolcezza.
Diciamo che il mio Romeo non è di certo l’uomo più raccomandabile
Poteva essere? Era possibile che in qualche modo Katherine
avesse conosciuto Hook e se ne fosse innamorata? Era possibile che l’uomo che
aveva tentato di ucciderla e il cui unico scopo era vendicarsi di
Rumpelstiltskin fosse a sua volta innamorato della nipote di quest’ultimo?
Certo, le sembrava assurdo, quasi impossibile ma tutto
tornava.
Quello era il ritratto di una ragazza dannatamente simile
alla bionda e lei le aveva detto che era arrivata a Storybrooke per cercare
qualcuno dal suo passato. Però nella sua settimana di permanenza non l’aveva
trovato ed ora era comparso Hook.
<< Stai cercando questo? >>
Belle si voltò di scatto e il suddetto pirata era lì,
appoggiato allo stipite della porta con un ghigno trionfante dipinto sul viso
mentre in mano stringeva lo scialle di Bae.
<< Quello non appartiene a te >> disse indicandolo
<< Oh, da adesso sì >>
Belle lanciò un’occhiata alla pistola che era rimasta sulla
mensola soppesando le opzioni che aveva davanti.
Poteva rimanere ferma dove si trovava e cercare di ottenere
ciò per cui era venuta con la diplomazia ma sapeva che con quel pirata sarebbe
stato inutile. Oppure poteva prendere l’arma e puntargliela addosso.
Si lanciò verso l’oggetto ma fu battuta sul tempo dal pirata
che glielo tolse dal sotto al naso.
<< Mi cara Belle, saresti dovuta rimanere tra i tuoi
libri >>
<< Non ho paura di te e non me vado senza quello
>> disse indietreggiare << Non ha ferito Rumpel abbastanza? Hai rapito
sua moglie! >>
Lui le si avvicinò pericolosamente finché i loro visi non
furono separati da pochissimi centimetri. Eppure il fascino del bel capitano
non aveva alcun effetto su di lei. Ma avendo il capitano così vicino per la
prima volta riusciva a scorrere qualcosa nei suoi occhi che non fosse il
desiderio di vendetta: riusciva a leggerci dentro solitudine, dolore e
rimpianto e non poteva fare a meno di far vagare i suoi pensieri alla bionda
che in quel momento probabilmente era interrogata dallo sceriffo.
<< Dimmi una cosa, tesoro. Se una donna viene da te,
pregandoti di portarla via con te, è un furto? >>
<< Perché avrebbe dovuto andarsene? >> chiese a
sua volta.
Proprio non riusciva a capire quella donna. Ci aveva
provato, eccome se ci aveva provato, la sua natura la spingeva sempre a vedere
tutto da ogni angolazione ma proprio non riusciva a comprendere le sue
motivazioni. Come aveva potuto abbandonare suo figlio per inseguire una vita
d’avventura al fianco di un pirata?
<< Perché lui era un codardo. E mi amava >>
<< Mi dispiace che sia morta. Ma vendetta? La vendetta
non la riporterà indietro >>
Hook fece una smorfia e le sventolò la pistola davanti al
volto << Morta, come se fosse stato un incidente. È ciò che ti ha detto.
Ovviamente ha tralasciato il dettaglio più importante: le ha strappato il cuore
e la polverizza proprio di fronte a me. Perché vuoi lottare per un uomo così?
>>
Perché vedo ancora del buono in
lui. Così come lei vede del buono in te. Ma il suo cuore è vero. Il tuo…il tuo
è marcio >> rispose Belle alzando una mano verso il soffitto, spostando
una trave che fece cadere il pirata nella stiva.
E mentre la giovane scappava su
per le scale Killian rimase per qualche secondo immobile.
Così come lei vede del buono in te
Aveva visto il ritratto, il suo
ritratto. L’unico ricordo, insieme alla sua sciarpa, che gli rimaneva di Wendy.
La sua Wendy, la luce della sua vita, il fuoco che gli bruciava dentro. La sua
anima, il suo cuore.
L’unica ragione per cui aveva
smesso anche solo per un attimo di essere un pirata per essere semplicemente
Killian, il suo Killian.
Ma andandosene gli aveva lasciato
un vuoto nel petto che era stato riempito dall’odio e lo aveva reso un uomo
peggiore del pirata che non si era fatto scrupoli a strappare una madre da suo
figlio.
<< Non ne hai idea >>
Belle era quasi sul punto di abbandonare la nave
quando Hook le si parò davanti, comparendo dal nulla. Letteralmente.
<< Come, come hai… >>
<< Conosco questa nave come
il palmo…beh, lo sai >> disse mostrandole l’uncino << Ti suggerisco
di ridarmelo >>
<< O cosa? >> giunse
una voce dalle spalle del pirata.
Voltandosi si ritrovò faccia a
faccia con l’uomo verso il quale aveva giurato vendetta.
<>
<< Eppure, non puoi ancora
uccidermi >>
Hook sogghignò prima di
domandargli << Dietro a quale magia ti nasconderai oggi? >>
<< No, non magia >> e
lo colpì in viso col bastone.
Il pirata cadde all’indietro e
l’Oscuro non perse tempo ed incominciò subito a picchiarlo, facendogli perdere
sangue.
Finché, dopo una manciata
d’attimi in cui la furia aveva preso il controllo sul suo corpo, Belle gli si
avvicinò e prendendolo per il cappotto disse << Rumpel, andiamo. Andiamo
>>
<< Non ancora Belle
>> rispose, preparandosi a sferrare un altro colpo
<< Questo è il motivo per
cui sei venuto. Questo è ciò che ti riporterà da Bae >> cercò di
persuaderlo mostrandogli lo scialle
<< Stai sprecando il fiato,
tesoro. Non può resistere. Questa è la prova che non è un codardo >>
s’intromise il capitano, che nonostante la situazione aveva un ghigno dipinto
sul volto
<< Forse è meglio se ti
volti, Belle. Non sarà un bello spettacolo >> e colpì di nuovo
<> disse
Belle prendendolo per un braccio << Pensa a Katherine. Vuoi gettare
davvero tutto all’aria per lui? Vuoi davvero perderla? >>
<< Fallo! Uccidimi!
>> urlò Hook
<< No, questo è ciò che
vuole! Distruggere ogni briciola di buono che c’è in te. Distruggere tutto ciò
a cui tieni >> disse tentando di farlo ragionare.
Era così vicino a riunito la sua
famiglia, non poteva gettare tutto al vento per colpa di un rancore passato o
di un pirata.
<< Strappami il cuore.
Uccidimi come hai fatto con Milah. E finalmente sarò riunito con lei >>
Belle lo guardò confusa.
Quell’uomo teneva con sé il ritratto di Katherine eppure desiderava ritrovarsi
con un'altra donna. Non riusciva a capire perché era sicura di aver percepito
un livello tale di amore nelle parole della bionda che ogni opzione in cui il suo
Romeo non ricambiava e anzi amava un’altra non era contemplata ed era
sicura che Hook fosse l’uomo che aveva rapito il suo cuore.
<< Ha chiesto di morire,
Belle >>
<< Rumpel, ascoltami.
Potresti pentirtene >>
<< E come? >> chiese
retoricamente. Non c’erano ragioni valide per cui avrebbe dovuto trattenersi
dal togliere la vita a quell’essere. Se prima avesse potuto considerare l’idea
per la sua amata e sua nipote ora non era nemmeno pensabile. Il pirata era
diventato un pericolo per la sua famiglia ed andava eliminato.
<< Katherine. Sai perché è
venuta a Storybrooke… >> incominciò per poi lasciare il discorso in
sospeso affinché realizzasse da dolo cosa voleva dirgli.
E lo fece.
Gli tornò in mente la
conversazione della mattina, su come entrambe amassero uomini visti di traverso
ed una precedente, in cui aveva rivelato a Belle d’essere giunta a Storybrooke
per ritrovare una persona, senza avere successo.
Ma ecco arrivare Hook, l’uomo che
nessun padre vorrebbe per sua figlia. Poteva il destino prendersi così gioco
di lui?
<< No, impossibile >>
sussurrò, rifiutandosi di crederci
<< Temo proprio di no
>>
Fissò un punto indefinito davanti
a sé, pensando a cosa fare. Se le cose stavano davvero così non poteva
ucciderlo rischiando così di perdere sua nipote ma non poteva nemmeno lasciarlo
vagare a piede libero per la cittadina, lasciandogli magari l’opportunità di
rivoltare Katherine contro di lui.
O peggio, di spezzarle il cuore.
Era rimasta solo una cosa da fare
<< Tu prendi la tua piccola
nave e levi l’ancora, salpando verso i confini del mondo. Non voglio più
vederti >>
***
Belle e Gold erano ormai al
confine, uno da una parte l’altro dall’altra, entrambi in silenzio cercando le
parole giuste da dirsi.
La ragazza aveva tentato di
convincerlo a restare, ritenendo che Bae o chi per lui poteva essere chiamato
da Katherine, a cui poteva domandare ogni cosa gli interessasse.
Ma lui non aveva sentito ragioni.
Non voleva coinvolgere la nipote più del dovuto in quel mondo a cui però
apparteneva fin dalla nascita. Temeva che se avesse scoperto la verità non solo
avrebbe odiato lui e Regina ma anche se stessa e questo pensiero lo
terrorizzava.
<< Vorrei davvero che tu
potessi venire con me >> disse prendendole la mano
<< Non importa >> rispose con un sorriso
malinconico
<< Perché? >>
<< Perché lo troverai. E quando lo farai io sarò qui
ad aspettarti quando tornerai. Insieme a Katherine >>
Improvvisamente i due furono illuminati da un fascio di luce
e la vettura della ragazza si parcheggiò di fianco all’auto di Gold.
La Reed scese dalla macchina e si avvicinò ai due
<< Volevi davvero partire senza salutarmi? >>
Una parte di lui si chiedeva se fosse davvero necessario.
Infondo Belle aveva ragione. Katherine era lì e poteva chiedere a lei tutto ciò
che gli interessava sapere su Bae. Magari lei avrebbe potuto farlo arrivare a
Storybrooke, dove avrebbero potuto ricominciare da capo. Potevano essere una
famiglia.
No, sapeva che era un viaggio che doveva compiere. Non era
la meta in sé, che con l’arrivo della ragazza si era fatta sempre più vicina,
ma era il viaggio, una metafora che indicava il percorso che lo avrebbe reso di
nuovo degno di suo figlio.
<< Purtroppo non è un viaggio rimandabile >>
<< Sembra incredibile ma mi mancherai >> disse
la ragazza lasciandosi sfuggire una lacrima
<< Anche tu, piccola >> rispose Gold, asciugando
la guancia della nipote
Si rivolse poi a Belle per scambiarsi un bacio d’addio e
proprio in quel momento Hook emerse dagli alberi, con la pistola in mano e il
dito sul grilletto.
Ma si sa, il destino ha un piano tutto suo e nell’esatto
momento in cui il pirata premette il grilletto una forza sconosciuta spinse
Katherine a spostare Belle ed abbracciare Gold, che la tenne stretta a sé
quando la ragazza cadde in avanti mentre la pallottola la sfiorava di striscio.
<< Katherine? >> domandò preoccupato
<< Tutto a posto, mi ha solo sfiorato >> rispose
portandosi una mano al fianco per coprire la ferita
<< Tu! >> ringhiò Gold indicando qualcuno alle
spalle della bionda.
Katherine si girò e non poté credere ai suoi occhi. Davanti
a lei si trovava il suo capitano, Killian, che nel rivedere il volto dell’amata
fece cadere la pistola in terra.
Rumpel spostò la nipote di lato e creò una sfera di fuoco da
lanciare contro il suo nemico.
<< No! >> urlò lei frapponendosi tra i due
<< Stava per ucciderti >>
<< Ma non lo ha fatto. E Belle è ferita. Devi portarla
da Whale, non è vero? >> disse lanciando alla ragazza un’occhiata
eloquente
<< Oh, sì. Devo proprio vedere un medico >>
<< Bene. Andiamo >> disse prendendo la nipote
per mano
<< Io tornerò con la mia macchina. Voi andate.
Affrettatevi >> disse spingendolo verso la sua macchina.
Quando i due si furono allontanati abbastanza lei si
avvicinò a Killian che era rimasto immobile per tutto il tempo. Quando gli fu
vicino il pirata alzo titubante una mano a sfiorarle il viso e lei le appoggiò
sopra la sua
<< Non so se dovrei baciarti o prenderti a schiaffi
>>
Il pirata decise per lei e in un attimo si ritrovarono
entrambi nelle braccia dell’altro. Finalmente erano di nuovo insieme e quel
bacio conteneva tutto ciò che provavano ma l’amore la faceva da padrone.
Killian non riusciva a crederci. Finalmente poteva baciarla
di nuovo, stringerla di nuovo, ammirarla di nuovo. Era bastato un attimo e il
suo cuore era tornato ad occupare il posto che gli spettava e il centro del suo
mondo era tornato ad essere la ragazza tra le sue braccia.
Non sapeva come descrivere quel momento, era ineffabile.
Si sentiva scoppiare, pronto ad esplodere in ogni momento.
Non era mai stato così felice, così…completo.
Quando si separarono Killian la tenne stretta a sé, con
nessuna intenzione di lasciarla andare. Dopo trent’anni passati lontani non le
avrebbe permesso neanche per un attimo di allontanarsi da lui
<< Perché stavi abbracciando il coccodrillo? >>
<< Rumpel…oh >> chiese per poi realizzare il
vero significato della frase.
Sciolse l’abbraccio ed indietreggio, permettendo a Killian
di vedere il suo sguardo ormai indurito
<< Wendy? >> le chiese confuso
<< Penso che sia meglio che tu trova un buon luogo per
nasconderti perché la prossima volta che tenterà di ucciderti potrei non essere
nei paraggi >> disse voltandogli le spalle e dirigendosi verso la
macchina.
Lui la seguì e quando lei aprì la portiera lui la richiuse
<< Wendy, cosa succede? >>
Lei abbassò la testa e senza guardarlo rispose << Sono
ferita. Ho bisogno di vedere un medico >>
E dandogli una gomitata lo fece allontanare, entrò in
macchina e lo lasciò da solo.
Nel mezzo della strada, con una miriade di domande in testa
e una fitta all’altezza del cuore.
Rieccomi!
Finalmente i nostri due protagonisti si sono rincontrati.
Ho scelto di concludere la scena così, con un finale un po’
amaro in quanto non volevo sfociare nel banale col solito “si ritrovano-si
baciano-e vissero per sempre felici e contenti” ma forse ci sono cascata
impiego.
Oppure più semplicemente la voce della mia prof d’italiano
che spiega i romanzi di formazione in cui << l’eroe moderno affronta una
serie di prove per la sua formazione culturale, religiosa, sociale e
sentimentale che lo porteranno a passare da ragazzo a uomo adulto >> ha
influenzato il corso del capitolo/storia. Infatti in un certo senso può essere
letto come romanzo di formazione.
La canone iniziale pensò si addica al ritorno in scena di
Hook ma anche al ricongiungimento di due, che in fondo sono tornati a casa.
In questo capitolo ha fatto la sua comparsa Belle (il mio
personaggio delle favole preferito) con il quelle ritengo Katherine condivida
molti aspetti. Inoltre si ha un altro momento tra la nostra protagonista e
Regina.
Il prossimo capitolo sarà incentrato su Katherine e Killian
con scene ambientate a Storybrooke e flashbacks dal passato.
Ho notato che il numero di visite degli ultimi due capitoli
rispetto al primo sono diminuite. Ora, non so se è perché per leggere il nuovo
capitolo aprite la prima pagina o perché lascia talmente desiderare che vi
passa la voglia di leggere.
Vi chiedo di lasciare un commento anche breve per farmi
sapere il vostro parere.
Anche se la storia non dovesse piacervi io la continuerò,
perché penso che valga la pena scriverla (e leggerla) a prescindere dal fatto
che sia mia; trovo che la trama sia buona.
Però magari andrei con più calma.
Inoltre ho creato una pagina facebook dove posterò news,
anticipazioni, avvisi e tutto ciò che riguarda la storia http://www.facebook.com/pages/Aletheia-EFP/143277042497828?fref=ts
Se invece volete aggiungermi questo è il mio profilo http://www.facebook.com/aletheia.efp
Purtroppo da settimana prossima avrò il computer fuori caso
quindi non so quando potrò aggiornare.
Mi scuso per eventuali errori.
Un bacio, Aletheia
*Ora, per quanto riguarda il sortilegio oscuro sono ancora
abbastanza confusa. Da quel che ho capito Regina poteva portare a Storybrooke
chi voleva lei. E qui la domanda sorge spontanea: che cavolo ci fa Spugna lì?
Allora ho pensato che magari Regina, visto che aveva un
accordo con Killian e lui è sparito, abbia deciso di portare con sé ciurma,
Bimbi Sperduti e Peter. Ovviamente questo si applica solo per la mia storia ed
una semplice ipotesi applicabile a Spugna visto che non i è capito se quando
Hook va da belle si è portato dietro tutta la ciurma.
**Gold è un esperto del sortilegio del sonno di conseguenza
ritengo che per lui sia facile vederne i sintomi. Inoltre Snow nella 2x08 dice
che se fosse riuscita ad addormentarsi profondamente sarebbe tornata nella
stanza. Ho applicato lo stesso procedimento a Katherine, però in senso inverso
Sneak Peek: Haunted
<< Cosa vuoi che ti dica? Aspetta… Killian! Non hai
la più pallida idea di quanto io sia felice di trovarti qui, mentre cerchi
vendetta sul Rumpel per l’uccisione di Milah mentre io non ho fatto altro che
disperarmi per la tua mancanza e lasciarmi la mia vita alle spalle per venire
qui a cercarti. Meglio? >>
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