Vorrei stare con te, alla luce del sole (Sam version)

di kae
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ancora persi nello spazio ***
Capitolo 2: *** ricordi ***
Capitolo 3: *** ragione e sentimento ***
Capitolo 4: *** di nuovo in missione ***
Capitolo 5: *** commento dell'autrice ***



Capitolo 1
*** ancora persi nello spazio ***


Ancora persi nello spazio

Ancora persi nello spazio

Mentre attraversavamo a tutta velocità lo spazio non avevo nient’altro in testa se non il pensiero di volerlo rivedere. Vivo possibilmente. Sentivo il cuore in gola. L’adrenalina mi attraversava da capo a piedi. La tensione non faceva che aumentare insieme al mal di testa che mi torturava da quando ci avevano detto che avevano perso il controllo dell’aliante. In quel momento il mio cuore aveva smesso di battere per un paio di secondi. Possibile che capitassero tutte a lui?! Ogni missione si rivelava essere un calvario. Ogni esplorazione una sofferenza.

Ma potevo stare con lui. Sentirlo darmi ordini, parlarmi seriamente, magari anche prendermi in giro o fare commenti alquanto imbarazzanti, ma era al mio fianco. Sempre. In un certo modo ero felice anche quando ero triste.

Lanciai un’occhiata a mio padre. Era nervoso e…preoccupato?

Fortunatamente era lui quel Tok’ra in missione vicino al nostro pianeta. Beh…vicino…vicino per loro. Comunque anche se si era infuriato perché Daniel ed io gli avevamo rovinato la missione, aveva accettato subito di tentare il salvataggio dell’X-301.

A pensarci ora, a conti fatti, avremmo dovuto immaginare che non fosse così semplice impadronirsi della tecnologia aliena dei Goa’uld. E poi mio padre viene a dirci che gli esseri umani sono infantili e che i Tok’ra viaggiano su astronavi come la sua da prima che noi scoprissimo che la terra non è piatta. Ma era un essere umano anche lui! Cos’è, sei diventato un Tok’ra e ti sei dimenticato le tue origini?! Era questo che avrei voluto dirgli. Ma non ci sono riuscita. E non avrei potuto. Gli ero grata per ciò che stava facendo.

« Ancora due minuti » disse.

Annuii, il cuore che batteva sempre più forte e più veloce. Mi portai una mano sul petto.

“Calmati, Sam. Calmati” mi ripetevo.

« Eccoci. »

Mio padre portò la sua nave al fianco destro dell’aliante. Provai a mettermi in contatto con loro.

Niente.

« È troppo tardi?  » chiese mio padre.

“No!” pensai dentro di me. “No, no, no! Lui non è tipo da arrendersi così facilmente.

« Colonnello! Non siamo venuti fin qui per riportarvi indietro morti! »

Ancora niente.

« Adesso provo ad urtarli. »

Mio padre mosse la sua nave fino a farla scontrare con l’altra.

Provai a contattarli di nuovo.

« Carter? »

« Sì, signore! » esclamai felice.

Era vivo. Era vivo!

Cominciai a spiegargli che cosa avrebbe dovuto fare, ma la mancanza di ossigeno gli dava qualche problema.

« Carter, sei tu? » mi chiese.

Lo invitammo a svegliare Teal’c. Che si dimostrò molto più lucido…forse anche grazie al suo simbionte. Junior, come lo chiamava il colonnello.

Spiegammo loro ciò che avrebbero dovuto fare. Poi con la nave ci mettemmo in posizione.

Tutto funzionò alla perfezione.

Non mi sembrava vero. Il teletrasporto circolare li aveva portati a bordo della nave di mio padre.

Grazie al cielo erano salvi.

 

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Capitolo 2
*** ricordi ***


Ricordi

Ricordi

Stavo percorrendo il corridoio su cui si affacciava la mia camera guardando a terra.

Mio padre era tornato dai Tok’ra e, a detta di Janet Fraiser, il colonnello e Teal’c erano in perfetta forma, nonostante la terribile esperienza. Sospirai. Per fortuna ero riuscita a trattenermi dall’abbracciarlo quando erano apparsi sulla nave di mio padre.

« Finalmente, Carter! »

Alzai lo sguardo. Seduto a terra, affianco alla porta della mia stanza, c’era il colonnello O’Neill.

« Mi si sono addormentate le gambe a star qui ad aspettarti! » disse alzandosi.

« Colonnello » dissi avvicinandomi. « Cosa ci fa qui? Pensavo fosse in infermeria. »

« Sono riuscito a farmi dimettere. Incredibile, vero? »

Aprii la porta ed entrai.

« Dovrei parlarti. »

Mi voltai a guardarlo.

« Prego » dissi facendomi da parte per farlo passare.

Dopo che fu entrato, chiusi la porta. Mi diressi verso il frigorifero.

« Vuole qualcosa da bere? »

« No, grazie. »

Tornai indietro. Gli feci segno di accomodarsi sul divano, mentre io mi sedevo davanti a lui sul basso tavolino di legno.

« Senti, Carter… » cominciò.

Lo guardai interrogativa.

« Sì? » chiesi incoraggiante.

« Beh…grazie. Per non aver perso la speranza di salvarci. Per aver fatto tutto il possibile e anche di più per riportarci a casa. Per averci dato la speranza di sopravvivere… »

« Signore, ma non è solo merito mio. Anche voi avete contribuito. E poi Daniel, mio padre, il generale Hammond…anche i Tok’ra…»

« Fammi finire. »

Annuii.

« Dopo che Teal’c si è messo a meditare, ho ripensato a tutto ciò che poteva darmi la forza di tirare avanti fino all’arrivo dei soccorsi. A sopportare il freddo, la mancanza di ossigeno, il silenzio radio…L’unica cosa che mi è venuta in mente sono le persone che ho incontrato in questi ultimi anni. Il generale Hammond, Daniel, Teal’c. E soprattutto tu. »

Lo guardai a bocca aperta. Lui si alzò e mi si avvicinò. Si inginocchiò davanti a me, prese le mie mani tra le sue e mi guardò negli occhi. Mi sentii avvampare.

« Sei tu che mi hai fatto resistere fino all’ultimo. Quando ho sentito la tua voce credevo di sognare. E poi ti ho vista. Non ci credevo, davvero. Eri arrivata fino a lì per salvarci! Io…pensavo di non avere più alcuna occasione di vederti e invece eccoti lì, a…quanti metri saranno stati? Dieci, venti? Ah, non importa! Quello che voglio dire è che pensavo di non avere più la possibilità di dirti quanto ti sono grato per tutto quello che hai fatto per me. »

Abbassò lo sguardo per fissarlo sulle mie mani. Poi tornò a guardarmi.

« Quando mi sono reso conto di non avere quasi alcuna possibilità di rivederti, mi sono ripromesso che se invece ti avrei rincontrato te l’avrei detto, te l’avrei confessato. »

Si interruppe.

« Detto cosa? Colonnello? » chiesi preoccupata.

« Samantha Carter, io ti amo. Non puoi immaginare nemmeno quanto. E non m’importa se le regole non me lo permettono! Ti amo e niente e nessuno potrà mai impedirmelo. »

Tacque. Non sapevo cosa dire, cosa rispondergli. Lui attendeva. Mi alzai e lui fece altrettanto. Poi mi allontanai un poco. Non mi voltai a guardarlo quando cominciai a parlare.

« Ricorda quando ci hanno modificato la memoria su quel pianeta ghiacciato e ci facevano lavorare in quella fabbrica? »

« Sì. »

« Ricorda che le avevo detto che c’erano delle cose di quel posto che mi piacevano? »

« Sì. »

Inspirai a fondo e mi voltai. Ma non lo guardai negli occhi.

« Lei mi disse che ricordava i sentimenti. Beh, io ricordavo la sensazione di non poterle stare accanto come avrei voluto. In quel posto potevo appoggiare la testa sulla sua spalla senza che nessuno mi dicesse niente. »

Lui continuava a guardarmi, paziente.

« Colonnello… »

Respirai a fondo e alzai lo sguardo fino ad incontrare i suoi occhi.

« Jack…anch’io ti amo. »

« Non aspettavo altro » disse lui facendo due passi verso di me e raggiungendomi.

Mi prese tra le braccia e mi baciò. Quando ci separammo mi guardò, serio.

« Che c’è? » chiesi.

Lui mi prese per mano, mi guidò fino al divano e mi fece sedere dove prima sedeva lui. Infine si accomodò sul tavolino.

« C’è…c’è un’altra cosa che ti devo dire. »

« Sentiamo » dissi.

« Sai…ecco…»

Alzò lo sguardo, ma quando incrociò il mio lo distolse di nuovo.

« Ricordi quando siamo stati su quel pianeta e dopo io e Teal’c abbiamo rivissuto sempre la stessa giornata? »

« Sì, il pianeta era P4X-639. »

« Sì, sì, come diavolo si chiama. »

« Ma che centra, sign…ehm…Jack? »

Lui sorrise al mio errore.

« Beh, ricordi che mi avete chiesto se avevo mai fatto qualcosa di assolutamente pazzo? »

« Sì, ma tu non hai mai voluto risponderci, mi pare. »

Non riuscivo a capire perché volesse affrontare quel discorso, quando aveva sempre cercato di evitarlo.

« Beh, ho fatto delle cose pazze. Ma quella che deve interessarti è una. Forse dopo che mi avrai ascoltato vorrai prendermi a schiaffi. Libera di farlo, ma prima ascoltami. »

Annuii. Cosa aveva fatto di così terribile?

« Beh…insomma…ho dato le dimissioni. »

« Cosa?! » esclamai, sconvolta. « Hai lasciato l’SGC?! Perché?! »

« Volevo fare una cosa. »

« Cioè? » chiesi.

« Beh, ho portato le dimissioni al generale Hammond e tu eri lì vicino. Quando mi avete chiesto il motivo…ti ho baciata. »

Rimasi pietrificata, senza parole. Mi aveva baciata?!

« Sam, tutto bene? » mi chiese preoccupato sedendosi accanto a me.

Mi voltai a guardarlo. Stavo riprendendo il controllo di me stessa.

« Hai dato le dimissioni per baciarmi? »

« Sì. »

Non sapevo che dire.

« Sei arrabbiata? »

« No » gli risposi. « Non lo sono affatto. Anche se dovrei, visto che l’hai fatto solo perché nessuno se lo sarebbe ricordato a parte te… »

Lui sorrise imbarazzato.

« Ti amo, Jack » dissi.

Mi guardò sorpreso. Mi sporsi verso di lui e posai le labbra sulle sue.

« Ti amo » ripetei mentre continuavo a baciarlo.

Le sue braccia si strinsero attorno ai miei fianchi, le mie si intrecciarono dietro il suo collo.

Continuammo a baciarci per un po’. Poi poggiò le labbra sulla mia fronte e tornò a guardarmi. Con una mano mi sforò il collo.

« Anch’io ti amo, Sam » sussurrò.

Sorrisi. Poi con calma mi alzai dal divano e mi diressi verso il bagno. Arrivata alla porta mi voltai.

« Vado a farmi un bagno » dissi. « Aspettami qui.»

Entrai e socchiusi la porta. Riempii la vasca. Poi mi spogliai e mi immersi nell’acqua calda. Le bolle di sapone formavano una sorta di coperta sulla superficie. Chiusi gli occhi e abbandonai la testa contro il bordo della vasca. Dentro di me sentivo crescere una felicità senza limiti. Sospirai.

« Che c’è, ti sei pentita di avermi invitato ad entrare? »

Spalancai gli occhi sorpresa e mi volsi verso la porta. Pensavo non arrivasse più.

Jack mi si avvicinò.

« Da quanto sei qui? » chiesi.

« Uhm…un po’. Ma non preoccuparti, non ho visto niente. Purtroppo. »

Mi aveva raggiunto e si era seduto sul bordo della vasca. Ne approfittai per sporcarlo di schiuma.

« Maggiore » mi ammonì.

Poi si chinò su di me e mi baciò.

« Vuoi unirti a me? » gli chiesi.

« Lo farei volentieri, ma il generale Hammond mi aspetta per il rapporto. »

Sbuffai contrariata. Lui sorrise e si chinò nuovamente per baciarmi.

« Devo andare » bisbigliò, mentre si staccava da me.

Si alzò e si avviò alla porta dove di voltò. Tornò indietro.

« Un ultimo bacio. »

Posò nuovamente le labbra sulle mie.

« Ti amo » disse.

Sorrisi. Lo seguii con lo sguardo mentre usciva dalla mia camera.

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Capitolo 3
*** ragione e sentimento ***


Ragione e sentimento

Ragione e sentimento

Nelle due settimane successive alla dichiarazione di Jack, io e lui passammo insieme molto più tempo del solito. Ridevamo e scherzavamo di più. Eravamo felici. E se n’erano accorti anche gli altri.

Il generale Hammond mi fece chiamare e si congratulò con me per la nuova invenzione che stavo preparando con l’aiuto di O’Neill. I problemi erano due. Primo, il colonnello non capiva niente di scienza, come poteva aiutarmi a inventare qualcosa? Secondo, non stavo inventando niente. Jack non l’avrebbe passata liscia. Ed infatti mi chiusi a chiave nel mio laboratorio per tre giorni e creai la sua “invenzione”.

Un giorno, a pranzo, Teal’c si alzò dal tavolo a cui era seduto appena mi vide entrare in mensa. Mi si avvicinò e dopo aver detto una frase incomprensibile se ne andò a meditare. Venni a sapere da Daniel che si trattava di un vecchio detto di Chulak, l’equivalente del nostro “auguri e figli maschi”. Possibile che Teal’c avesse capito tutto?

Nella stessa occasione, Daniel mi disse che il Jaffa aveva detto la stessa cosa a Jack il giorno prima. Mi rivolse sguardi sospettosi per tutto il resto della giornata. Ci mancava solo che si mettesse a fare congetture!

Io e il mio colonnello decidemmo quindi di mettere un limite al tempo passato insieme. Anche perché ormai non avevamo più la scusa dell’invenzione.

 

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Capitolo 4
*** di nuovo in missione ***


Di nuovo in missione

Di nuovo in missione

Erano due settimane che non passavo un po’ di tempo con Jack e una di queste l’avevo trascorsa presso un’università dove mi avevano chiesto di tenere un seminario.

Quando quella mattina ero tornata, il generale Hammond mi aveva comunicato che l’SG-1 stava per partire in missione e che i ragazzi mi stavano aspettando nella sala d’imbarco. Mi andai a preparare immediatamente e tempo un quarto d’ora ero davanti allo Stargate.

Quando entrai nella stanza Teal’c mi guardò e mi salutò con un “maggiore Carter”. Gli sorrisi e ricambiai il saluto. Daniel si precipitò da me e volle il resoconto della mia ultima settimana. Cominciai a spiegargli ciò che avevo fatto quando sentii il colonnello chiedere: « Tè e pasticcini? ».

Arrossii.

« Scusi, signore » dissi.

Com’era freddo! Va bene, non poteva certo baciarmi davanti a tutti, ma almeno poteva dirmi “bentornata, Carter”.

Dall’altra parte dello Stargate era tutto verde. Un enorme prato si estendeva a perdita d’occhio, punteggiato da piccoli arbusti. Udii chiudersi il passaggio dietro di noi. Mi voltai e vidi dei boschi.

Mentre gli altri si allontanavano cominciai a controllare se quel pianeta potesse essere pericoloso.

« Sam? »

Alzai lo sguardo dagli strumenti che avevo in mano.

« Dimmi, Daniel. »

« È tutto a posto? Niente sostanze tossiche, radiazioni pericolose, …? » mi chiese.

« No, tutto ok. »

« Bene. Io e Teal’c andiamo laggiù. »

Mi indicò delle rovine davanti a noi. Dovetti usare la mano per coprire gli occhi dal riflesso del sole che stava tramontando.

« Contento di avere qualcosa da fare? » chiesi.

Daniel mi sorrise. Poi chiamò Teal’c ed insieme si avviarono. Tornai al mio lavoro. Raccolsi terra e forme di vita vegetali per analizzarle in seguito. Poi mi alzai e mi diressi verso lo zaino che avevo lasciato poco più in là per riporvi i campioni. Mi scontrai con O’Neill.

« Scusi, colonnello » dissi facendo qualche passo indietro.

Lui mi guardò e spense la mia trasmittente. Mi accorsi che anche la sua era spenta. Cosa voleva fare?

« Jack, tutto bene? » gli chiesi preoccupata.

Lui non mi rispose. Allungò la mano e fece scorrere le dita lungo il mio collo. Era impazzito? Avrebbero potuto scoprirci! Quelle due settimane trascorse a far finta di niente sarebbero state inutili.

« Jack! Smettila! » esclamai. « Daniel e Teal’c potrebbero preoccuparsi non riuscendo a mettersi in contatto con noi e tornare qui. »

« Lo so » bisbigliò.

A quanto pareva non aveva intenzione di comportarsi da superiore.

Decisi di riaccendere la trasmittente. Ma, mentre allungavo la mano per premere l’interruttore, lui mi prese tra le braccia e mi baciò. Poi prese il mio viso tra le mani e mi costrinse a guardarlo negli occhi.

« Queste due settimane sono state le più difficili della mia vita. Il non poterti stare accanto come avrei voluto era insopportabile. Non puoi obbligarmi a starti lontano, Sam. Io ti amo, maledizione! E anche se dovremo stare attenti a non farci scoprire, potremo lo stesso stare insieme, non credi? »

Non riuscivo a credere che provasse le stesse cose che provavo io. Mentre parlava avevo letto nei suoi occhi la sofferenza di non poter stare con me alla luce del sole, di non poter dimostrare a tutti quanto mi amasse.

Sentii le lacrime salirmi agli occhi. Lasciò andare il mio viso poco prima che traboccassero.

« Sam… »

« Non è niente. Solo…mi è entrato qualcosa in un occhio. »

Abbassai lo sguardo.

« Scusa, Sam. Non avrei dovuto. So che è stata dura anche per te. Mi dispiace. »

Era addolorato. Aveva interpretato male le mie lacrime. Non ero affatto arrabbiata o triste. Quello che mi aveva detto mi aveva fatta felice. Mi aveva commosso leggere nei suoi occhi tutto l’amore che provava per me.

Mi avvicinai e lo baciai.

« Facciamo un tentativo » gli dissi sorridendo.

Mi asciugò le lacrime con le dita. Abbassai lo sguardo.

« Lo sai, vero, che ti amo? » chiese.

Tornai a guardarlo. Certo che lo sapevo. Non serviva che me lo dicesse se continuava a guardarmi così. Ma era bello sentirselo dire. Lo baciai.

« Lo so » gli risposi. « E tu, lo sai che ti amo? »

Sorrise.

« Sì. »

Si chinò su di me e mi baciò.

 

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Capitolo 5
*** commento dell'autrice ***


Salve a tutti

Salve a tutti!

Questa non solo è la prima fanficion su “Stargate SG-1” che scrivo, ma è la prima in assoluto.

Devo premettere che sono stata parecchio influenzata da “Primavera” di kloe2004, a cui vanno i miei complimenti (davvero un ottima storia!) e che spero non mi vorrà male quando (e se) leggerà questa fanfiction.

In ogni caso, l’ispirazione mi è venuta lunedì 3 settembre 2007 alla fine della puntata di “Stargate SG-1” trasmessa quel pomeriggio su Rai3 (“Perduti nello spazio”). Ho cominciato a scrivere questa parte subito e la sera stessa avevo completato i primi due “capitoli”. Il giorno seguente non sapevo che altro scrivere. Presa dallo sconforto ho narrato le stesse vicende dal punto di vista del colonnello O’Neill (gli scritti del giorno precedente, cioè quelli riportati qui, sono visti dal maggiore Carter). Il mercoledì mi sono svegliata avendo in testa già le frasi che avrei scritto per continuare sia la “Sam version” sia la “Jack version”. Il pomeriggio ho completato la versione di Jack e la mattina di giovedì quella di Sam.

Durante quei quattro giorni ho inoltre riportato il tutto a computer. Io scrivo solo a mano i racconti e anche ora che sto scrivendo a computer non mi sembra che abbia un’anima…e non mi piace.

Oggi è venerdì. Ho revisionato entrambe le fanfiction in cerca di errori di battitura. E devo dire che ne ho trovati un po’.

 

Commento al primo capitolo

Mentre guardavo “Perduti nello spazio” ripensavo a ciò che avevo letto in “Primavera” e che avevo visto nelle puntate precedenti di “Stargate SG-1”.

Ciò che Sam e Jack provano l’uno per l’altra non potrà mai sfociare se non quando almeno uno dei due smetterà di essere ciò che è, un soldato. Non mi sembrava giusto. Insomma, su “JAG”, Mac e Harm possono stare insieme anche se lavorano insieme. E chissà quanti altri esempi televisivi ci sono! Perché hanno creato un rapporto che non avrebbe potuto avere futuro se appunto non poteva averlo? Se volevano tormentarmi, ci sono riusciti proprio bene.

Così ho deciso di dar sfogo a questa mia smisurata passione per la coppia “Sam-Jack”, scrivendo le sensazioni che il nostro caro maggiore provava mentre cercava di salvare il suo amato colonnello. All’inizio pensavo che tutto finisse con questo primo capitolo. Non avevo in programma di continuarlo, né di crearne la versione di Jack.

Le cose mi sono proprio sfuggite di mano. Come sempre, d’altronde.

In ogni caso ripensandoci, se loro potessero stare insieme…beh, non ci sarebbe gusto.

 

Commento al secondo capitolo

Non ho niente da dire riguardo a questo capitolo, se non questo: è nato da solo, facendosi strada a forza nella mia testa fino a raggiungere le dita, che hanno pressoché scritto da sole...

L’ho intitolato “Ricordi” solo perché durante i loro discorsi Sam e Jack parlano del passato.

 

Commento al terzo capitolo

In realtà avrei dovuto chiamarlo “Sentimento e ragione”, ma: primo, faceva schifo; secondo, volevo rendere omaggio alla Austen. Speriamo non si stia rigirando nella tomba…

 

Commento al quarto capitolo

Non saprei davvero che dirvi in proposito.

Vi ringrazio per aver letto la mia fanfiction e il commento finale. Spero vogliate commentare...

Grazie a tutti!

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