Ancora persi nello spazio
Mentre attraversavamo a tutta velocità lo
spazio non avevo nient’altro in testa se non il pensiero di volerlo rivedere.
Vivo possibilmente. Sentivo il cuore in gola. L’adrenalina mi attraversava da
capo a piedi. La tensione non faceva che aumentare insieme al
mal di testa che mi torturava da quando ci avevano detto che avevano perso il
controllo dell’aliante. In quel momento il mio cuore aveva smesso di battere
per un paio di secondi. Possibile che capitassero
tutte a lui?! Ogni missione si rivelava essere un
calvario. Ogni esplorazione una sofferenza.
Ma potevo stare con lui. Sentirlo darmi
ordini, parlarmi seriamente, magari anche prendermi in giro o fare
commenti alquanto imbarazzanti, ma era al mio fianco. Sempre. In un certo modo ero felice anche quando ero triste.
Lanciai un’occhiata a mio padre. Era nervoso
e…preoccupato?
Fortunatamente era lui quel Tok’ra
in missione vicino al nostro pianeta. Beh…vicino…vicino per loro. Comunque anche se si era infuriato perché Daniel ed io gli
avevamo rovinato la missione, aveva accettato subito di tentare il salvataggio
dell’X-301.
A pensarci ora, a conti fatti, avremmo dovuto immaginare
che non fosse così semplice impadronirsi della tecnologia aliena dei Goa’uld. E
poi mio padre viene a dirci che gli esseri umani sono
infantili e che i Tok’ra viaggiano su astronavi come la sua da prima che noi
scoprissimo che la terra non è piatta. Ma era un essere umano anche lui! Cos’è,
sei diventato un Tok’ra e ti sei dimenticato le tue origini?!
Era questo che avrei voluto dirgli. Ma non ci sono
riuscita. E non avrei potuto. Gli ero grata per ciò che stava facendo.
« Ancora due minuti » disse.
Annuii, il cuore che batteva sempre più forte e più
veloce. Mi portai una mano sul petto.
“Calmati, Sam. Calmati” mi ripetevo.
« Eccoci. »
Mio padre portò la sua nave al fianco destro dell’aliante.
Provai a mettermi in contatto con loro.
Niente.
« È troppo tardi? »
chiese mio padre.
“No!” pensai dentro di me. “No, no, no! Lui non è tipo da
arrendersi così facilmente.”
« Colonnello! Non siamo venuti fin qui per riportarvi
indietro morti! »
Ancora niente.
« Adesso provo ad urtarli. »
Mio padre mosse la sua nave fino a
farla scontrare con l’altra.
Provai a contattarli di nuovo.
« Carter? »
« Sì, signore! » esclamai felice.
Era vivo. Era vivo!
Cominciai a spiegargli che cosa avrebbe dovuto fare, ma la
mancanza di ossigeno gli dava qualche problema.
« Carter, sei tu? » mi chiese.
Lo invitammo a svegliare Teal’c. Che si dimostrò molto più
lucido…forse anche grazie al suo simbionte. Junior, come lo
chiamava il colonnello.
Spiegammo loro ciò che avrebbero
dovuto fare. Poi con la nave ci mettemmo in posizione.
Tutto funzionò alla perfezione.
Non mi sembrava vero. Il teletrasporto circolare li aveva
portati a bordo della nave di mio padre.
Grazie al cielo erano salvi.