Dear friend,

di violetti
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 26 marzo. ***
Capitolo 2: *** 2 aprile. ***
Capitolo 3: *** 13 aprile. ***
Capitolo 4: *** 18 aprile. ***
Capitolo 5: *** 25 aprile. ***
Capitolo 6: *** 6 maggio. ***
Capitolo 7: *** 19 maggio. ***
Capitolo 8: *** 30 maggio. ***
Capitolo 9: *** 5 giugno. ***
Capitolo 10: *** 19 giugno. ***
Capitolo 11: *** 21 giugno. ***
Capitolo 12: *** 27 giugno. ***
Capitolo 13: *** 4 luglio. ***
Capitolo 14: *** 8 luglio. ***
Capitolo 15: *** 15 luglio. ***
Capitolo 16: *** 23 luglio. ***
Capitolo 17: *** 31 luglio. ***
Capitolo 18: *** 5 agosto. ***
Capitolo 19: *** 14 agosto. ***
Capitolo 20: *** 25 agosto. ***
Capitolo 21: *** 1° settembre. ***
Capitolo 22: *** 8 settembre. ***
Capitolo 23: *** 12 settembre. ***
Capitolo 24: *** 19 settembre. ***
Capitolo 25: *** 26 settembre. ***
Capitolo 26: *** 2 ottobre. ***
Capitolo 27: *** 13 ottobre. ***
Capitolo 28: *** 19 ottobre. ***
Capitolo 29: *** 28 ottobre. ***
Capitolo 30: *** 7 novembre. ***



Capitolo 1
*** 26 marzo. ***


                                                                                   


26 marzo.

Caro diario,
No, suona troppo stupido.
Perché mai uno dovrebbe scrivere ad un oggetto inanimato?
Preferisco pensare di scrivere ad una persona viva e vegeta.
 
Caro amico,
(ecco, ora va meglio!)
non ho mai tenuto un diario e mai ne ho sentito la necessità.
Insomma, è una cosa piuttosto ridicola, o no? Neanche mia sorella di undici anni ne scrive uno!
.. oppure sì? (piccola nota per me: fare un’ispezione in camera sua)
Ma tutto sommato, la trovo sempre una cosa infantile.
E poi, pensandoci bene, quasi tutti i diari che ho letto e sui quali sono stati pubblicati dei libri, iniziano il giorno del compleanno del protagonista. Ecco, questo sì che è inspiegabile!
Forse lo si inizia in quel giorno per documentare la crescita mentale in un anno (?).
No, neanche questo ha senso.
Bè, da oggi ho sedici anni.
E in questo preciso istante sto scrivendo su una vecchia cassapanca tarlata in soffitta, dove mi sono rifugiato per scappare da mia nonna.
Hai capito bene, per scappare da lei, che da circa dieci compleanni mi tedia con le solite frasi, “Che ometto che sei diventato”, “Un altro anno per il mio Andreino”, e soprattutto “Quando eri alto così..”, affermazione accompagnata da un’interminabile serie di aneddoti sulla mia infanzia. E non è neanche molto carino da parte sua, visto che l’altezza non è esattamente il mio punto forte.
 
Mi chiamo Andrea e abito a Saint Tropez, sulla Costa Azzurra.
‘Che bello’, dirai tu; e invece no, perché è una cittadina piena di fighetti e figli di papà.
Non tutti, certo, ma quella degli snob è una specie che non si estingue mai, anzi, che continua a crescere.
Nonostante tutto, però, mi piace abitare qui, perché c’è il mare e il centro del paese è davvero suggestivo.
Frequento la prima Liceo insieme ad altri ventiquattro matti e sono un grande studioso.
Non lo dico per vantarmi, è vero!
Mi piace sempre arrivare in fondo agli obiettivi che mi pongo..
Davanti agli occhi di chiunque sono un bravo ragazzo: ma da queste parti non è quello che serve per essere popolare.
Per diventarlo devi solo essere bello, ricco e spigliato.
E alto, cavolo.
Non c’è niente da dire, le ragazze chiedono solo questo.
Ma io non sono nessuna di queste cose: sono solo Andrea. E basta.
 
E così, ho raccontato praticamente tutta la mia vita a un diario!
.. mi sa che sto ufficialmente diventando un marmocchio piagnucoloso, come dice mia nonna, che mi sta ancora chiamando da sotto.
Forse è meglio se vada.
 
Ciao,
Andrea.


Angolo di una pazzoide in crisi adolescenziale:
Helloooo ♥ 
Questa è una mia nuova fanfiction ispirata da alcuni cretini che vedo in giro..
Quindi ho creato un ragazzo che vuole andare contro tutti questi luoghi comuni *3*
Eee ce la farà?
Vedrete :)
Nel prossimo capitolo introdurrò un po' più ampiamente la vita di Andrea..
Spero vi piaccia!
-xoxo-
_pink

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Capitolo 2
*** 2 aprile. ***


                                               


2 aprile.

 
Caro di amico,
non pensavo di tornare a scrivere su queste pagine, ma (non ci crederai) mi è venuta una voglia matta di scrivere qualcos’altro su di me. Non sono egocentrico, sto solo passando un momento un po’ incasinato e mi sono accorto che solo il fatto di presentarmi nella pagina precedente mi ha dato un po’ più di ordine.
Così mi sono rifugiato di nuovo in soffitta e, indovina come sto scrivendo?
In piedi. Attaccato alla parete.
E sai perchè? Certo che no.
Perché mia sorella è un’idiota.
Si diverte a farmi scherzi da quando è nella culla e la cosa più triste è che io ci casco continuamente. Anzi, la cosa più triste in assoluto è che lei abbia solo undici anni.
Essendo il suo giorno preferito in tutto l’anno il Pesce d’Aprile (insieme al Carnevale), ieri ha messo in scena uno dei suoi scherzi preferiti, quello della sedia. Cioè quello dove toglie la sedia sotto al fondoschiena del povero malcapitato di turno; in una parola, il sottoscritto.
Di solito sto abbastanza attento a dove metto i piedi quando lei è nei dintorni, ma ieri ero distratto a causa di un compito in classe che avevo svolto quella mattina, e non ho prestato attenzione al fatto che fosse dietro di me.
Maledetta la mia ingenuità!
Ormai lo dovrei sapere che il primo di aprile mi succede sempre qualcosa.
L’anno scorso ha sostituito il mio yogurt mattutino con uno scaduto: sono stato male una settimana.
Con questo non voglio dire che mia sorella sia cattiva, anzi: è solo che non pensa alle conseguenze delle sue azioni, oppure ci pensa quand’è troppo tardi.
Bè, questa volta non mi era venuto in mente che fosse il Pesce d’Aprile, sta di fatto che sono caduto a peso morto per terra, suscitando le risate generali.
Divertente, davvero divertente.
Soprattutto il fatto che da ventiquattr’ore non riesca a stare seduto per più di venti secondi.
Bando alle ciance, devo andare a finire i compiti di letteratura; e vado, prima che mi venga una paralisi alle gambe per il troppo stare in piedi.
.. e la paralisi già ce l’ho in un altro posto, quindi me ne basta una, sinceramente.
Ciao,
Andrea.
 
P.S.: Ero così preso dal racconto che mi sono dimenticato di dire che mia sorella si chiama Anaìs.
 
 
Magic corner:
Hhello c:
Questa volta ho deciso di parlare della sorella di Andrea, che è un po’ una peste èwè
Ma io adoro le bimbe stronzette, quindi capitemi.
Nel prossimo capitolo ci sarà una breve presentazione di sua madre e della sua famiglia in generale..
Poi boh #.#
Sono ancora un po’ indecisa sul modo in cui strutturare questa fan fiction.
Ma ciancio alle bande (?), grazie a immaterial che ha già recensito il mio primo capitolo ♥   
E grazie anche a tutti quelli che l’hanno letto senza insultarmi ç__ç
È nato tutto da un’idea balzana, come avrete notato ùù
Ok, vado.
Alla prossima!
<33
_pink 

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Capitolo 3
*** 13 aprile. ***


                                                                        




13 aprile.

 
Caro amico,
oggi è stato il primo vero giorno di primavera, e come tale, ho passato tutto il pomeriggio in giro anche se avevo un sacco di compiti.
Però quest’anno, invece di incamminarmi per le viuzze del centro storico, ho inforcato il mio motorino nuovo di zecca (regalo di compleanno della mia nonnina che, nonostante tutto, è sempre generosa con me) e mi sono diretto verso la Citadelle, la parte di città che sovrasta la costa e ospita il museo navale.
Mi è sempre piaciuta, la Citadelle.
Ha un fascino nascosto, mia mamma portava me e mia sorella nei prati circostanti quando eravamo piccoli. Passavamo anche dei pomeriggi interi a giocarci.
A questo pensavo oggi, quando mi sono messo a sedere su una panchina, circa nel punto in cui io e Anaìs abbiamo trascorso la nostra intera infanzia.
Il sole batteva forte sul mio motorino al bordo della stradina lastricata e una brezza tiepida soffiava tra le foglie della quercia che mi faceva ombra.
A quel punto mi sono infilato le cuffie e la riproduzione casuale ha scelto i miei amati Pink Floyd con Grantchester Meadows. Mi è sembrata piuttosto azzeccata, per questo pomeriggio assolato.
Poi, dopo essermi rilassato un po’, sono stato costretto a tornare a casa da mia madre, della quale ho trovato sei chiamate perse nel cellulare, che era silenzioso, scoprendo poi di essermi dimenticato di dirle dove andavo.
Davvero intelligente, Andrea.
Arrivato a casa mi sono ripromesso di trasferire il diario dalla soffitta polverosa alla mia camera, e così eccomi qua, a scrivere sul mio letto senza aver aperto neanche un libro di scuola.
Poco importa, tanto domani non ho interrogazioni importanti, e anche se ce le avessi, me la caverei con qualche nozione interessante che ho letto sul quotidiano.
Ai prof piace sapere che ci interessiamo di tutto.
Comunque, stavo dicendo che sono andato a prendere il diario in soffitta.
E sai cosa mi ha detto mia mamma?
“Andrea, che cosa combini? Fai sempre su e giù dalla soffitta!”.
“Ma niente, mamma! Io..”.
Ma lei mi si è avvicinata con un’aria preoccupata e mi ha sussurrato: “Tesoro, l’altro giorno ho letto che gli adolescenti tengono spesso droghe di ogni specie nei posti meno praticati.. non è che..”.
Io mi sono scostato, offeso, e le ho risposto: “Ti sembro per caso drogato?”.
Lei non mi ha risposto. Preoccupante.
Questa è mia madre.
Lorelie, quarant’anni, un forte senso di protezione per i suoi figli e una spiccata abilità per saper trovare disgrazie ovunque.
È così da quando mio padre l’ha tradita, nove anni fa.
Lui era italiano. Mamma mi ha sempre detto che il tradimento è nel DNA degli italiani.
Ma io sono un meticcio, quindi spero di non esserne incline.
Lui la tradiva con un’altra donna, e quando mia madre l’ha scoperto se n’è andato di casa e si è fatto un’altra vita con la sua compagna a Sanremo.
A me è indifferente, vivo benissimo anche senza un papà.
L’unico problema è che adesso sono l’unico maschio in famiglia.
Ho solo tre cugine femmine (per di più tutte più piccole di me) e una zia.
Poi i miei nonni sono tutti morti, tranne la mia nonna materna (sì, quella dell’Andreino), che viene spesso da noi e si unisce a sua figlia nelle varie paranoie e raccomandazioni.
Femmine, che mistero.
A presto (spero),
Andrea.
 
P.S.: Rileggendo la quantità di roba che ho scritto, si vede che ne avevo bisogno.. o forse il mio unico bisogno era quello di avere un pretesto per non fare i compiti, che è più probabile.
 
 

In the lazy water meadow I lay me down
All around me golden sunflakes settled on the ground
Basking in the sunshine of a by-gone afternoon
Bringing sounds of yesterday into this city room.

-Grantchester Meadows

 

Salve stelle del cielo, la Terra vi saluta! (cit.)
Eccomi, sono ancora io :)
Questa volta mi sono davvero superata, e ho scritto la Divina Commedia LOL
Un grande grazie come sempre a immaterial, che mi sostiene e mi consiglia ♥
E.. mi piacerebbe ricevere altri pareri oltre al suo!
Danke :3
(come avete visto, alla fine ho inserito un pezzo di testo di una canzone dei Pink Floyd.. ve lo dico, non sarà l'ultima volta! ùù)
♥ 
_pink

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Capitolo 4
*** 18 aprile. ***


                                                                     
                                                                                     






18 aprile.

 
Caro amico,
è stato bello, dopo tanti mesi, rivedere tutti i ragazzi del Vieux Port.
Sembrava di essere ritornati all’agosto dell’anno scorso, quando, tutti abbronzati ed allegri, prendevamo il frappè alla vaniglia da Edgard; solo che oggi eravamo solo molto pallidi e stretti nei nostri giacchetti di jeans.
Ma è stato bello lo stesso: certe cose non cambiano mai, penso, ed è giusto così.
Ho conosciuto i ragazzi alla fine dell’estate dopo la seconda media.
Félicien, un mio compagno di scuola, mi introdusse nel gruppo; all’inizio eravamo davvero in pochi, poi ognuno ha portato qualche amico e ci siamo ritrovati in una ventina.
Il nostro punto d’incontro era il Vieux Port, il vecchio porto vicino al lungomare.
Anche d’inverno ci frequentavamo, e nonostante la pioggia, il vento, la neve eravamo sempre al porto o nel cafè lì vicino.
Poi, con l’avanzare dei mesi, per un motivo e per l’altro, molti ragazzi smisero di frequentare il gruppo e a giugno eravamo in una decina.
Penso che quell’estate sia stata la più bella della mia vita.
Ma la scuola è tornata e, con l’aumento di compiti e studio della prima Liceo, quest’inverno ci siamo visti solo due o tre volte.
Capirai il perché oggi fossi contentissimo mentre io e Félicien inforcavamo i motorini per andare al Porto.
"Cazzo Andre, quanto vai lento?", mi ha gridato da sotto il casco; io, per tutta risposta, l’ho superato e per tutta il tragitto siamo andati avanti facendo gara a chi fosse più veloce, rischiando un tamponamento ogni cinque metri.
E così ho rivisto tutti: quelli con cui condivido già ogni mattina, come Damien, Martha, Eve, Nina e (ovviamente) Félicien, e quelle che non vedevo da un vita, Sèline e Lena.
Abbiamo fatto più o meno le cose che facevamo in estate, a parte fare il bagno e prendere il sole sulla spiaggia; abbiamo anche reintrodotto il culto della passeggiatina sul lungomare.
E okay, mia madre mi ha fatto il predicozzo perché le ho portato la sabbia in casa e ha dovuto pulire per un’ora e mezza, ma è valsa la pena ricevere una sgridata per passare di nuovo un pomeriggio con i ragazzi del Vieux Port.
Ciao,
Andrea.
 
 




Bonjour. c:
Scusate il ritardo, dovevo aggiornare lunedì ma ero a Firenze con il gruppo parrocchiale çç
E, a proposito di gruppo, qui ho introdotto quello dei ragazzi del Vieux Port, su cui sarà praticamente incentrata la fan fiction.
I personaggi a cui ho accennato (in particolare Félicien), saranno introdotti più approfonditamente nei prossimi capitoli, don’t worry!
.. preparatevi a farvi delle belle risate con Félicien, è un tipo troppo forte (almeno nella mia testa hehe) :’)
Bbien, spero che riuscirò ad aggiornare questo lunedì!
-xoxo- ♥ 
_pink
 

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Capitolo 5
*** 25 aprile. ***


                                                                                                                              


25 aprile.

Caro amico,

credo di averti già accennato a Félicien.
Oggi ho fatto un giro in centro con lui, ma prima di parlartene suppongo di doverlo presentare in poche parole.
Io e Félicien ci siamo conosciuti in prima media e ancora andiamo in classe insieme, e penso che sia quello che si avvicina di più alla mia idea di migliore amico.
È alto, moro e atletico, più o meno quello che le ragazze definirebbero ‘un gran figo’; ma nonostate questi suoi aggettivi, per i quali siamo praticamente agli antipodi, abbiamo due cose in comune: dei genitori idioti e, conseguentemente, dei nomi da femmina.
Così abbiamo deciso che, non appena saremo maggiorenni, andremo all’anagrafe a cambiarci il nome.
Il problema di Félicien è che dice che quando lo chiamano si sente tanto una checca, quindi obbliga me e tutti gli altri a chiamarlo Felix, che è il nome che si vuole mettere al compimento dei suoi diciott’anni; e quando si presenta (soprattutto ad un ragazza) non rivela mai il suo vero nome. Praticamente siamo in pochi - noi della classe, i professori e i parenti – a sapere che non si chiama davvero Felix.
Invece, il mio problema è che Andrea in Francia è un nome prevalentemente femminile.
Anzi, solo femminile.
Ho conosciuto ragazzi che si chiamavano André, Andreas, ma mai Andrea.
E la storia del perché i miei genitori mi hanno voluto chiamare come una femmina è così patetica che mi viene il magone solo a pensare di scriverla.
Sta di fatto che Félicien è un ottimo amico, e quando sono con lui non mi annoio mai; il problema non si porrebbe se non fosse per la sua enorme fissazione per i lati B.
È brutto da dire, ma quando siamo in presenza di delle belle signorine non vengo minimamente ascoltato perché la sua mente è altrove.
E così è successo oggi, come tutte le altre volte.
Ho cercato di riscuoterlo un po’, ma lui stava fissando insistentemente un ventenne a due passi da noi. Inutile, è un caso disperato.
E niente, oggi è successo questo, che è uguale a quello che succede almeno un paio di volte a settimana.
Mi faceva piacere solo mettere per iscritto questa mia situazione, per poi - chissà! – riderci su quando sarò vecchio e troverò questo quadernino.
E speriamo di ridere..
Ci sentiamo!
Andrea
 
 
Hey you!
.. Out there in the cold, getting lonely, getting old ..
No, okay :3
Non ho niente da dire, chiedo solo (anzi, supplico) le persone da cui ricevo quelle poche visite di recensirmi..
Ho veramente bisogno di un parere ( a parte quello della mia fedelissima immaterial) per continuare tranquillamente..
Ah, spero che abbiate apprezzato il personaggio di Félicien, che comparirà praticamente per tutta la storia ahahahah :’)
Bbesos ♥
_pink

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Capitolo 6
*** 6 maggio. ***


                                                                                 




6 maggio.

 
Caro amico,
come avrai notato, riesco davvero poco a scrivere su queste pagine, e tutto per colpa dei professori che sembrano non aver capito che siamo in prima Liceo e non all'ultimo anno.
A dire il vero tra compiti, allenamenti di calcio e parenti che scelgono di farci visita nei momenti meno opportuni, ho davvero poco tempo per qualsiasi cosa e non sono nemmeno più uscito con i ragazzi del Vieux Port.
Con ‘parenti che scelgono di farci visita nei momenti meno opportuni’ intendo mia nonna Pauline, che ho praticamente citato in ogni pagina di diario, forse perché, pur non vivendo in casa nostra, è onnipresente. Lei è la mamma di mia mamma e suo marito, mio nonno, se n’è andato diciott’anni fa, quando non ero ancora nato. Adesso abita nel quartiere storico di Saint Tropez, La Ponche, e penso che il suo hobby preferito sia, dopo chiamarmi Andreino e lodare la mia stupefacente crescita (che vede solo lei), suonare il campanello nel momento in cui siamo tutti occupati.
A quel punto si scatena una serie infinita di ‘Chi va ad aprire?’, ‘Io non posso, sono sotto la doccia!’, ‘Anaìs, apri la porta!’, ‘Ma vacci te, io sono impegnata!’, e alla fine è sempre il sottoscritto a doversi alzare e dirigersi alla porta, per poi dover essere sommerso dai baci appiccicosi della vecchietta. E va bè, alla fine le voglio bene, odio solo il fatto che non riesca a beccare un momento in cui possiamo andarle ad aprire senza complicazioni.
In questo momento tutte le mie donne stanno giocando a briscola in salotto, sento le loro voci dalla mia camera, dove mi sono eclissato con la scusa dei compiti.
Che non è neanche una scusa, perché sono lì che mi aspettano sulla scrivania.
E invece ho visto il diario malamente spiegazzato in un angolo della finestra (chissà come c’è finito lì.. ?) e mi è venuta voglia di scrivere un’altra paginetta.
Non avrei mai pensato che tenere un diario fosse così divertente!
Poi ho acceso il vecchio stereo di mio padre che ha iniziato a cantare Time.
Sarebbe il pomeriggio perfetto se solo non stesse piovendo a dirotto.
Prometto che scriverò presto!
Andrea.
 

Tired of lying in the sunshine, staying home to watch the rain
You are young and life is long and there is time to kill today
And then one day you find ten years have got behind you
No one told you when to run, you missed the starting gun..


-Time.

 

Sciaoo c:
Ehm, vi consiglio davvero di andare ad ascoltare le canzoni di cui scrivo il testo!
Fidatevi, ne vale davvero la pena (:
Fatemi avere notizie dei vostri pareri!
Alla prossima ♥ 
_pink

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Capitolo 7
*** 19 maggio. ***


                                                                                                                                                






19 maggio.
 
Caro amico,
ti avevo promesso che sarei tornato presto a scrivere su questo diario, ma oggi è l’unico giorno in cui questo mi è possibile. Allora approfitto per raccontarti di ieri pomeriggio, nonostante la testa che pulsa e lo stomaco in subbuglio.
Ho fatto una gran cagata. Ed è successo tutto così in fretta che non ho neanche avuto modo di controllare minimamente la situazione.
Solo una cosa: preparati ad un poema senza precedenti (mi sforzerò di scrivere anche se non sono esattamente in forma, ma alcune cose che bisogna leggerle per vederle da un punto di vista diverso).
Devi sapere che ogni anno, dal 16 al 18 maggio si festeggia il patrono di Saint Tropez, San Torpete, con la bravade, che è una festa antichissima. Alla bravade puoi trovare di tutto: giostre, intrattenimenti per i più piccoli, ma soprattutto, bancarelle. Bancarelle ovunque e piene di ogni genere di cose, in particolare di specialità enogastronomiche. In questi giorni le scuole sono chiuse, così io ed i miei amici giriamo per le strade per ore ed ore senza fermarci.
Anche quest’anno ero in giro con i ragazzi del Vieux Port a fare baldoria per le viuzze de La Ponche, quando la folla ci ha divisi e mi sono ritrovato nella Place des Lices in compagnia di Félicien e Lena. E lì ho capito che non sarei uscito vivo da quella festa.
Lena è entrata nel gruppo due anni fa, penso una o due settimane dopo di me, e l’ho conosciuta abbastanza bene per poter affermare con sicurezza che a volte è completamente fuori di testa.
Non ci vediamo spesso, perché lei non frequenta il mio stesso Liceo, ma quando sono con lei finisco sempre per perdere la testa anch’io; il che è difficile, visto che, normalmente, sono un ragazzo tranquillo. Io lo chiamo ‘effetto Lena’, un nome che la fa ridere per ore.
E poi con me c’era Félicien, e lui è il re degli scatenati.
All’inizio è andato tutto relativamente bene: Félicien e Lena non sono riusciti ad unire la loro follia, forse perché non si sopportano granchè. Lui dice che lei è bruttina e senza seno, lei è una femminista convinta (o almeno credo) e quindi non sopporta quando lui inizia a fare discorsi del genere.
Dopo qualche minuto Félicien ha adocchiato una bella ragazza ed è scomparso tra la folla, mentre io e Lena abbiamo iniziato a girovagare tra le bancarelle.
"Mai assaggiato l’Amer Picon?", mi ha chiesto indicando un bicchierino pieno di un liquore di colore caramello.
"No", le ho risposto."Sono astemio".
"Allora ti sfido a berne più che puoi!".
Mi sono messo a ridere, "Ma se ti ho appena detto che sono astemio!".
"Appunto per questo! Sennò che sfida è?".
Ho scosso la testa, lei ha afferrato un bicchierino e ha iniziato a sorseggiarlo piano piano.
"Ma che stai facendo?! Non lo paghi?", l’ho fermata con una mano.
Lena, senza smettere di bere, mi ha indicato un cartello al lato della bancarella: Assaggini gratis di Amer Picon.
Ho alzato le spalle e le ho detto: "Dai, fammene assaggiare un goccio".
Lei ha sorriso sorniona e mi ha posto il bicchierino. E Dio solo sa quant’era buono!
Stavo per prenderne un assaggio anch’io quando è comparsa la proprietaria, una donna sulla cinquantina con i capelli tinti di un orribile arancione.
"Quanti anni avete?", ha gracchiato guardandoci dall’alto al basso.
"Sedici", ho dovuto rispondere io perché Lena è, in realtà, quindicenne fino a dicembre e chi ha meno di sedici anni non potrebbe prendere alcolici.
La signora sembrava scettica: "Sedici? Alla ragazza potrei credere ma..".
Non l’ho fatta finire e ho ribattuto subito: "Se vuole le faccio vedere un documento".
Sinceramente mi infastidisce molto il fatto che ogni volta che dico la mia età tutti mi guardano in quel modo. Mica è colpa mia se sono così minuto, ce l’ho nel DNA.
A quel punto però, la donna ha deciso di lasciar perdere e, con un gesto veloce, ci ha messo in mano un bicchierino. E così ho scoperto che avrei fatto meglio a portare avanti la mia astemia.
Dopo due assaggi inciampavo sui miei piedi; dopo quattro mi sono dovuto stendere su una panchina della piazza perché non riuscivo più a distinguere il sopra dal sotto; al quinto la mia memoria si esaurisce.
Però la colpa della mia sbornia non è stata di Lena, ma unicamente mia; ricordo confusamente che lei cercava di convincermi a non bere più, ma che io, confuso anche dal liquore, dicevo di non preoccuparsi, che sapevo reggerli.
Reggerli un paio di palle, Andrea.
Così in qualche modo sono riuscito a sgraffignare altri bicchierini dopo il primo, fino a ritrovarmi senza equilibrio né forza di volontà.
Poi Lena mi ha raccontato che è rimasta con me per un’ora e mezza prima che smettessi di dire cose senza senso e in quell’arco di tempo sembra che sia passata tutta la mia scuola, comprese un paio di ragazze carine di prima, che si sono messe a ridacchiare quando mi hanno visto in quello stato.
Oh Dio, che figura di merda.
Comunque, prima che scendesse la sera sono riuscito a smaltire in parte la sbornia.
Ma alle nove sono tornato a casa e, prima che qualcuno potesse notare la mia camminata un po’ traballante, mi sono buttato nel letto e ci sono rimasto fino all’una di pomeriggio.
Ora non sto esattamente benissimo, ma se riesco a scrivere così tanto vuol dire che un po’ di forza l’ho riacquistata.
Scommetto che starai ripensando a quando ho scritto di essere un bravo ragazzo: lo so, so che ieri sono stato un coglione, ma è stato un colpo di testa, uno di quelli che solo Lena mi può far fare.
Per carità, non le do la colpa, anzi, se non ci fosse stata lei sarei andato in giro a inciampare sulla gente e magari mi avrebbe visto qualche parente che.. oh no, non voglio neanche pensare alla faccia che farebbe mia mamma se sapesse che quindici ore fa ero ubriaco.
Prima di andare ho fatto promettere a Lena che non avrebbe detto a nessuno quel che mi è successo e lei ha giurato.
Speriamo bene.. la mia reputazione non può andarsene così.
E così, dopo quest’esperienza, ho saggiamente deciso che non berrò mai più.
Ciao!
Andrea, il redivivo.
 
 
 



Buonsalve, gente.
Lo so, ho scritto un sacco.
Però ci voleva un colpo di scena, un qualcosa che smuovesse un po’ la monotona vita di Andrea ùù
Well, spero che questo capitolo pieno di sorprese vi sia piaciuto e se vi va fatemelo sapere in una recensione quassotto e non lassopra! XD (cit. Daniele doesn’t matter ♥)
Ora vi devo lasciare!
Alla prossima settimana ♥
_pink
 

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Capitolo 8
*** 30 maggio. ***



                                                                                                




30 maggio.
 
Caro amico,
sta piovendo da giorni e la cosa mi deprime molto.
.. e poi dovrebbe essere ormai estate!
Fortunatamente, però, oggi sono restato a casa, contrariamente ai miei programmi: ero nell’ingresso che mi stavo preparando psicologicamente ad uscire sotto la tempesta e dirigermi a piedi verso il campo da calcio per l’allenamento (che non è neanche lontano da casa mia), quando è suonato il campanello.
Ho avuto la mezza di idea di scappare dalla finestra sul retro per evitare che mia nonna mi vedesse e mi fermasse per una buona oretta, ma poi è successa la stessa cosa che succede ogni volta che viene da noi, cioè più o meno ogni due giorni: tutti spariscono dalla circolazione.
Così ho sbuffato e sono andato alla porta, ancora vestito solo con la maglietta e i pantaloncini verdi della mia squadra, il borsone nero sulle spalle.
Che ho lasciato cadere dallo stupore appena ho visto chi stava aspettando sotto la pioggia.
Era mio padre.
All’inizio sono rimasto fermo, con la bocca spalancata ed il cervello che elaborava tutto molto lentamente; ma mi sono riscosso quando mi ha gridato: "Allora Andrea, mi vuoi lasciare sotto l’acqua a marcire?". In effetti era fradicio, riparato solo dal giornale di politica che comprava ogni giorno quando.. bè, quando era ancora da noi.
Allora mi sono deciso ad aprirgli.
 
Mi ricordo ancora quando papà se n’è andato.
Mamma era furiosa e nello stesso tempo disperata. All’inizio lui aveva cercato di ottenere il suo perdono, ma, vedendo che non attaccava, ha rinunciato e ha dovuto fare le valigie.
Mia sorella, che aveva ancora tre anni, percependo tutta quell’agitazione, piangeva a dirotto; mentre io, non del tutto consapevole della situazione, giravo a vuoto per la casa portandola in braccio.
Logicamente parlando, essendo il più grande, sarei dovuto essere io quello che piangeva perché avevo capito che mio padre se ne stava andando; ma nella mia vita ho pianto ben poche volte, e in quell’occasione ci sono riuscito solo dopo qualche tempo.
Al contrario, Anaìs è una piagnucolona senza speranze, quindi non mi stupisco pensando alla sua reazione in quel momento.
Prima che papà uscisse definitivamente di casa, però, i nostri genitori hanno parlato per un tempo che, ricordandolo adesso, mi sembra un niente, ma che, con la mentalità di un bambino che stava vedendo le persone che ama di più litigare, mi sembrarono secoli.
Poi sono usciti dalla stanza: avevano entrambi gli occhi rossi e gonfi, ma mia madre stava ancora singhiozzando. Papà ci ha dato due baci, uno a me e uno ad Anaìs, ancora tra le mie braccia, poi ha preso le valigie e se n’è andato.
Penso che questi siano tra i ricordi più vividi della mia infanzia.
Da quel giorno viene da noi una volta all’anno, ma all’inizio non era facile per noi e neanche per mia madre rivederlo: negli ultimi anni, per fortuna, le cose stanno andando meglio e mamma resta persino a parlare con noi, a volte.
 
Ritorno a oggi: gli ho aperto il cancelletto del cortile e l’ho fatto entrare. Lui si è asciugato i piedi sullo zerbino e poi mi ha guardato a lungo.
"Allora? Non dici niente?", mi ha chiesto.
Ho alzato le spalle e ho sorriso: "Ciao papà".
Lui mi ha dato una pacca sulla spalla e ha esclamato: "Sei cresciuto, Andre! Ti ricordavo più basso!".
"Ancora più di adesso?", gli ho detto, sarcastico.
Mio padre si è messo a ridere ed è entrato in salotto.
"Ma qui sono spariti tutti?".
Proprio in quel momento Anaìs ha fatto la sua entrata ad effetto scendendo dal corrimano delle scale; poi ha infilato cautamente la testa in salotto, accertandosi che non fosse ancora la nonna a farci visita.
Penso che la mia precedente espressione vedendo il nostro ospite fosse identica alla sua.
"Anaìs!", ha esclamato papà, spalancando le braccia; lei ha fatto una corsa per andargli incontro e si sono abbracciati.
Mio padre ha decisamente un rapporto migliore con mia sorella che con me. Forse perché lei non è completamente al corrente di cos’ha fatto per andarsene di casa; pensa ancora che i nostri genitori si siano lasciati perché non andavano più d’accordo.
A quel punto ho realizzato che era troppo tardi anche solo per pensare di andare all’allenamento, così ho mollato borsa e tuta e mi sono seduto sul divano insieme agli altri due.
Poco più tardi ci ha raggiunto anche la mamma e, dopo i saluti, ha preparato tè per noi tutti, anche se questa volta non si è unita a noi per le chiacchere.
"Allora? Ci sono novità?", ci ha chiesto papà mentre sorseggiavano il tè al limone.
Così, mentre Anaìs snocciolava tutti i votoni che prende a scuola, mi sono messa ad osservarlo.
Il tempo non l’ha cambiato, questo è sicuro.
Ha ancora quei capelli folti e mori che gli ho sempre invidiato, la pelle scura e gli occhi verdi, unica nostra eredità dalla sua parte italiana; per il resto io e mia sorella abbiamo preso i capelli biondi e la carnagione chiara da nostra madre.
".. e poi un’altra cosa, papà! Sai che ho un fidanzato?".
Odio quando Anaìs mi spunta fuori così dal nulla con queste notizie che ti sconvolgono la giornata: mi sono praticamente strozzato con il sorso di tè che avevo appena messo in bocca.
"Davvero?", ha detto papà, tanto entusiasta da non rendersi conto che il suo primogenito stava morendo soffocato. "Sono molto contento per te! L’importante è che ti tratti bene e che con lui tu sia felice".
'Predica bene e razzola male' , ho pensato io con la gola in fiamme.
"Andre, stai bene?", mi ha chiesto papà con la tazzina a metà strada tra il tavolo e la bocca.
Nel frattempo io mi ero un po’ ripreso, e allora ho detto: "Perfettamente, a parte che mia sorella sta con un ragazzo e io non lo sapevo", e ho guardato Anaìs con uno sguardo che pensavo fosse minaccioso; ma lei, evidentemente abituata, ha fatto un risolino e non ha detto niente.
Lo ammetto, sono gelosissimo di lei. Sarà perché sono stata la sua figura maschile di riferimento fin da quand’era piccolissima, sarà perché è obiettivamente molto bella, sta di fatto che non riesco a pensarla con un qualsiasi ragazzino.
Ho messo giù la tazzina, che ha tintinnato forte.
"Chi è?", ho praticamente gridato.
Mio padre cercava di calmarmi, ma si vede che non ha a che fare con adolescenti da molto tempo, perché non mi ha convinto neanche un po’ a tacere.
Mia sorella girava il cucchiaino nella tazza e come se niente fosse ha risposto: "Christian, di terza D".
"Terza?! Ha due anni in più di te, Anaìs! E poi non mi fido di quel tipo, gira con brutta gente e..".
"Ma se non l’hai neanche mai visto!", ha riso lei. "E poi lo so perché dici così".
"Ah sì? Sentiamo, cara la mia sapientona, perché lo direi?", ho sbottato.
"Perché, -sai papà? Andrea non ha mai avuto una ragazza".
Per fortuna, proprio in quel momento è entrata mamma e così non ho avuto modo di ribattere, altrimenti gliene avrei dette quattro.
Simpatica  mia sorella, vero?
Così, grazie a questa sua meravigliosa uscita, prima di tornare a casa papà mi ha fatto quell’altrettanto magnifico discorso che fanno di solito i padri quando bisogna parlare di ragazze e rapporti sessuali: solo che che lui è un po’ in ritardo. Peccato che lo sia anch’io.
 
Ci sto pensando un po’ a questa cosa, al fatto che non ho ancora mai avuto una fidanzata. Non credo di essere un bruttissimo ragazzo, okay, non sono neanche Mister Universo, ma me la cavicchio; l’unico inconveniente è che non sono altissimo e neanche muscoloso, ma conosco decine di ragazze più minute di me. Che però stanno con due palestrati ventenni.
E poi uno non si dovrebbe arrabbiare.
Se dovessimo fidanzarci secondo il criterio che usano la maggioranza degli adolescenti, io dovrei stare con una undicenne. E giuro che non mi piacerebbe uscire con una che ancora gioca con le Barbie e fa scherzi idioti a destra e manca (vedi: Anaìs).
 
Tornerò presto, te lo prometto!
Andrea.

                                                                             
 

Daddy's flown across the ocean
Leaving just a memory
A snapshot in the family album 
Daddy, what else did you leave for me?

- Another brick in the wall, part 1.

 
 
Aloha.
Sono contentissima di questo capitolo, è venuto proprio come volevo io, e spero che piaccia anche a voi c:
Dunque, come vedete Andrea è in un momento un po’ difficile, ed è in crisi, un po’ ripensando al periodo in cui suo padre li ha lasciati, un po’ per il fidanzamento di sua sorella che lo fa riflettere sulla sua situazione sentimentale.
Ne saprete di più nei prossimi capitoli!
TAN TAN TAAAN. Çç
Hasta luego!
 ♥
_pink

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Capitolo 9
*** 5 giugno. ***


                                                                                                                            





5 giugno.
 
Caro amico,
non oso infilare la testa fuori dalla finestra perché so che morirei d’invidia pensando a tutti i ragazzi che sono in spiaggia a prendere il sole mentre io studio per le ultimissime interrogazioni.
Per fortuna la scuola finisce tra dieci giorni, ma cavolo, sto facendo praticamente il conto delle ore che mi separano dall’estate.
E poi questi giorni sto soffrendo un bel po’, a scuola.
OGNI mio compagno ha una fidanzata o comunque una ragazza con cui si sta sentendo.
.. ma poi, cosa significa 'sentirsi con qualcuno’?
Non trovo il senso di questa frase.
Chiusa parentesi, mi sento un po’ lo sfigato di turno, ora!
Mentre tutti i miei amici -e, sottolineo, mia sorella- girano per la città a braccetto con una bella ragazza, la mia unica compagnia sono i libri di scuola.
 Tristezza infinita.. non ho neanche Martha con cui sfogarmi, ora, perché anche lei sta iniziando ad uscire con uno più grande.
Martha è una delle migliori amiche che ho, ed è quella con cui preferisco confidarmi, anche se mantenere i segreti non è esattamente la sua più grande abilità: ma lo faccio perché è davvero una spalla su cui piangere, quando ce n’è bisogno.
Le uniche con cui potrei parlare, ora come ora, sono Lena e Séline, ma credo di non avere neanche i loro numeri.
Nota per me: chiederglieli la prossima volta che ci vediamo, altrimenti mi toccherà passare la mia esistenza da adolescente chiuso in camera a studiare e a crogiolarmi nella mia solitudine.
E non intendo farlo!
Andrea, il liceale eremita.
 
P.S.: Come volevasi dimostrare, Lucas, che è un mio –egocentrico e lunatico- amico del Vieux Port e pure compagno di classe, mi ha appena chiamato per chiedermi un favore, e cioè se domani posso fargli copiare i compiti di letteratura francese perché oggi non ha avuto tempo di farli, occupato dalla sua nuovissima fiamma.
Sì, Lucas, grazie! Un modo carino per ricordarmi che sono l’unico che resta in casa a studiare.






ciao belli c:
Manca poco, pochissimo e finisce la scuola, e io sono in un brodo di giuggiole in previsione della mia estate **
Questo era un capitolo di passaggio, diciamo, che vorrebbe introdurre i capitoli successivi, di vitale importanza per la storia!
Spero che vi sia piaciuto e bla bla bla, recensite se ne avete voglia :3
Un grazie specialissimo alle mie compagne di classe che ogni lunedì -o quasi- leggono il capitolo nuovo e me lo commentano dal vivo ♥ 
Quelle per me valgono come recensioni ùù
Rinnovo per la centesima volta i ringraziamenti a heyharries, la mia lettrice di fiducia ♥  
Buon fine scuola a tutti!
_pink

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Capitolo 10
*** 19 giugno. ***


                                                                            





19 giugno.
 
Caro amico,
non potrai mai credere a quel che mi è successo.
Stamattina, a scuola, sono usciti i tabelloni con i voti del College e del Liceo, così io e il mio inseparabile compagno Félicien siamo andati insieme a vederli.
E sai che cosa si era portato dietro? Il rosario di sua madre.
“Andre, giuro che se sono promosso faccio.. faccio il Voto di castità”, mi ha detto mentre ci facevamo largo tra la gente per raggiungere i tabelloni.
“Spera che tu sia bocciato, allora”, ho replicato, già abbastanza nervoso per conto mio.
Fortunatamente (oppure no?) Félicien è passato con la media del sei, iniziando subito a gioire e, dimentico del suo giuramento ha gettato il rosario nel prato, mentre io sono uscito con l’otto. Stavo appunto riguardando uno per uno i miei voti, quando ho sentito due ragazze parlocchiare dietro di me. Lì per lì non ci ho fatto caso, ma poi si sono praticamente appiccicate a me per guardare il tabellone vicino a quello della mia classe. Ho gioito del fatto che Félicien fosse sparito tra la folla, altrimenti mi avrebbe sicuramente fatto fare una figura di merda con quelle due tipe.
Mi sono girato per guardarle male, visto che stavano praticamente invadendo il mio spazio vitale; non erano dei volti completamente estranei, le avevo già viste durante l’anno scolastico nei corridoi, visto che nella nostra scuola le classi del College e del Liceo sono mescolate. Se non sbaglio dovrebbero aver finito di frequentare l'ultimo anno del College. Comunque a quel punto ho notato che una delle due ragazze mi stava guardando e appena ha intercettato il mio sguardo ha sorriso:”Ciao! Tu sei il ragazzo del post it, vero?”, aveva una voce molto acuta, un po’ da bambina; ma in quel momento la sua voce era la mia preoccupazione minore.
“Oh”, sono arrossito appena ho capito di cosa stava parlando.”Sì, sono io”.
Devi sapere che l’ultimo giorno di scuola Anaìs ha avuto la brillante idea di appiccicarmi alla schiena un post it con scritto ‘A.A.A. cercasi ragazza che mi sopporta’.
Tralasciando il fatto che ha sbagliato tempo verbale, ma in poco tempo tutta la scuola mi stava ridendo dietro, fino a quando Martha ha avuto il buon senso di togliermi il bigliettino.
Mi vendicherò, un giorno.
Ma sorvoliamo; dopo la ragazza mi ha sorriso, mentre la sua amica continuava a non calcolarmi.
Mi piacevano i suoi occhi verde scuro, e anche il modo in cui sorrideva.
“Mi chiamo Andrea”, mi sono finalmente deciso a presentarmi.
“Mélanie”, ha detto stringendomi la mano.
Ero, non poco, ESTREMAMENTE stupito: di solito nessuna ragazza mi parla se prima non le abbia rivolto io la parola.
“E lei”, ha detto, attirando l’attenzione della sua amica.”è Roxanne”.
Guardandola meglio, ho riconosciuto quest’ultima: Félicien le era morto dietro per tutto l’anno scolastico, ma non si era mai presentato ufficialmente.
E, come se si fosse materializzato dal mio pensiero, in quel momento è comparso proprio lui, che evidentemente aveva notato la sua fiamma.
“Salve ragazze”, ha esclamato, subito dopo che avevo stretto la mano a Roxanne.
Poi mi fissò con insistenza, con l’evidente desiderio che gliele presentassi.
Mi sono dovuto trattenere dal ridere:”Lui è il mio amico Félici..”.
“Felix!”, è saltato su lui, tirandomi una gran gomitata nelle costole.
“.. Felix”, ho esalato con il poco fiato che mi rimaneva.
Le due si sono presentate e abbiamo parlato un po’ del più e del meno.
Io ero abbastanza incredulo, capiscimi.
E continuo ad esserlo, perché due minuti fa Mélanie mi ha scritto in chat.
Cosa sta succedendo al mondo??
.. ti aggiorno presto, stanne certo.
Andrea
 
 
Buooongiorno!
Ho pochissimo tempo perché sto per uscire –capitemi, è finita la scuola ùù- ma, come sempre, spero che vi sia piaciuto il capitolo c:
Solo una cosa da precisare: ho scoperto che il sistema scolastico francese è moolto diverso da quello italiano, perchè hanno molte più vacanze (beati loro çç) e il Liceo non inizia a quattordici anni come da noi, ma a quindici. Prima c'è il College, che dura quattro anni.
Quindi non stupitevi se scriverò cose strane parlando di scuola!
Detto questo, al prossimo lunedì!

_pink

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Capitolo 11
*** 21 giugno. ***


21 giugno.
 
Caro amico,
mi sono reso conto che la scorsa volta sono stato un po’ frettoloso.
Ma ero così stranito che non sono riuscito a ragionare lucidamente!
In questi giorni mi sono successe un po’ di cose che di solito non accadono a me, e ancora sto cercando di riordinare le idee.
Mélanie ha iniziato a scrivermi.
Okay, ha iniziato lei però poi ho continuato io; sennò che uomo sarei?!
A dire il vero, sono più i cuori che le parole che ci inviamo.
Ma che importa? Per la prima volta nella mia vita una ragazza si interessa a me.
Ho chiesto di lei  a Martha, che conosce praticamente tutti gli adolescenti di Saint Tropez.
“Mélanie? Proprio quella Mélanie?”.
Ho annuito incoraggiante; non penso che nei dintorni esistano altre Mélanie.
“Sì, lei! Cosa ne pensi?”.
A sorpresa, la solitamente loquacissima Martha ha alzato un sopracciglio e ha detto: “Mmh..”.
“Come mmh? La conosci, no?”.
“Sì, ma.. se dessi retta alle voci..”.
Ho iniziato ad innervosirmi.
“Okay, ma tu non dai retta alle voci, no?”.
Lei ha scrollato  le spalle e se n’è andata.
A quel punto ho deciso di smettere con le ricerche e di conoscere da solo Mélanie.
Il problema è che tra qualche giorno dovremmo uscire e non ho la minima idea di come comportarmi.
Insomma, per ora non è una cosa seria, ma si tratta pur sempre del mio primo appuntamento!
 
Tralasciando, oggi è stato il primo giorno d’estate e c’erano 33 gradi all’ombra.
Da morire, considerando che neanche un mese fa pioveva ed era freddino.
Io e i ragazzi siamo andati in spiaggia per il primo bagno.
C’eravamo tutti quanti, ma non ho avuto la forza di dire a tutti che mi sento con una tipa, primo, perché non sono poi così in confidenza con tutti, secondo, mi sarebbero stati addosso per ore chiedendomi dettagli su una relazione che ancora non esiste.
Félicien era più che scatenato (penso che sia ancora esaltato per essere stato promosso senza debiti) e ci ha trascinato in acqua.
Lì gli ho raccontato di Mélanie e lui si è congratulato con me.
“Bravo Andre! Ora puoi chiedere alla tua ragazza di invitare la sua amica per un’uscita a quattro..”.
Ho alzato gli occhi al cielo. Non si smentisce proprio mai.
“A parte che non è la mia ragazza, e poi..”.
“Non ancora, vorrai dire!”, ha gridato e mi ha buttato di peso in acqua. Sì, lui si prende questa imbarazzante libertà di farmi sentire ancora più magrolino di quanto già non mi senta.
Però, però!, oggi mi sono misurato, a casa e.. sono un metro e settantuno!
Ora sì che mi sento realizzato.
Potrò presentarmi all’appuntamento FIERO della mia vertiginosa altezza (come no).
Tra qualche giorno ti scrivo di nuovo!
Andrea.
 
P.S.: Non lo avrei mai immaginato, ma tenere un diario è molto divertente, senza contare che riesce a farti vedere le cose da un altro punto di vista!
 


Buonasera :D
La scorsa volta sono stata un po' frettolosa anch'io (come Andrea), non me ne vogliate, per favore :')
Spero che il capitolo vi piaccia e blablabla, vi giuro che mi sto sforzando di buttare giù due righe di fila che abbiano un senso compiuto, ma il caldo mi opprime, quindi mi perdonerete (again and again) se anche questa volta fuggo via!
SONO GRADITE RECENSIONI!
-XXX-
_pink

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Capitolo 12
*** 27 giugno. ***


                                                                                 






27 giugno.
 
Caro amico,
pensavo che avrei avuto un sacco di cose da raccontarti sul mio primo appuntamento, invece ho più da scrivere su cosa è successo in preparazione di questo.
Ti dico solo che la notte precedente al mio incontro con Mélanie non ho dormito per niente.
Mi sono rigirato nel letto per delle ore, pensando come una femminuccia all’indomani, e il brutto è che più dicevo di smettere di farmi paranoie, più ero agitato.
La mattina dopo (se mattina si può chiamare) mi sono svegliato alle cinque e mezza con delle occhiaie da paura, e le ore seguenti le ho passate a crogiolarmi nella mia idiozia, mentre quelle della tarda mattinata le ho usate per scegliere cosa indossare.
Alla fine ho optato per una cosa abbastanza normale (ma che cos’era, in fondo?, solo un appuntamento!), poi mi sono accorto che era quasi ora di andare, quindi sono sceso di sotto.
Ma mi ha fermato mia madre, che si è accorta che stavo andando via e mi ha chiesto: “Cosa fai, Andre?”.
Ho sbuffato: ”Indovina, mamma”, ho alzato la testa per cogliere un suo lampo di comprensione, ma per tutta risposta lei mi ha guardato in cagnesco. “Esco”, ho aggiunto precipitosamente, prendendo la strada per la porta d’ingresso; ma lei mi ha bloccato il passaggio: “Con chi?”.
Ops. Dirglielo o non dirglielo, questo è il problema.
In un millisecondo sono passato con la mente a tutto ciò che avrebbe potuto fare o dire se avesse saputo che uscivo con una ragazza..
“Con Félicien”, ho mentito, e ho ripreso a camminare verso l’uscita.
“Ah”, ha commentato mia mamma, cedendomi il passo. “Quel tuo amico un po’ scemo?”.
Sì, è perfettamente normale che non chiami i miei amici con i loro nomi di battesimo, ma con degli epiteti spesso non molto carini che distribuisce come noccioline.
Ho annuito e sono uscito di casa prima che potesse cambiare di nuovo idea, ma appena ho inforcato il motorino e l’ho messo in moto, mia madre, evidentemente non soddisfatta dalle mie spiegazioni, si è sporta dalla finestra e, per sovrastare il rumore del motore, mi ha gridato: “E dove andate?”.
Ho alzato gli occhi al cielo. Ma si potrà essere tanto rompipalle?!
“A drogarci, ma’”, e, detto questo, l’ho lasciata lì con un palmo di naso.
Ben le sta!
Io e Mélanie avevamo deciso di incontrarci alla Place des Lices, per poi andare a  fare un giro sul lungomare della città; anzi, a dire il vero il luogo l’ho proposto io, perché so perfettamente che di sabato pomeriggio in centro girano sempre un sacco di adolescenti, e io ci tengo a far vedere che non sono rimasto l’unico senza ragazza.
L’unica panchina non occupata da qualche vecchietta era al sole, e mi sono dovuto sedere per forza lì, perché sentivo che mi girava la testa, un po’ dal caldo un po’ dall’emozione.
Erano le tre e mezza esatte, ma Mélanie sarà arrivata più o meno un quarto d’ora dopo: in quel lasso di tempo sono riuscito di mangiucchiarmi le unghie, tamburellare il piede sul selciato aggiunti a una decina di altri tic nervosi che in questo momento non ricordo.
Quando è arrivata mi sono alzato di scatto perché non ce la facevo davvero più a stare sotto il sole.
La prima cosa che ho notato è che è alta quasi cinque centimetri meno di me.
Buono!
Poi, imbarazzo. Penso sia normale.
Si era legata i capelli. Stava bene anche così.
“Ciao Mel”, appena ho pronunciato queste due parole mi sono pentito di questa mia improvvisa confidenza. Non l’avevo mai chiamata ‘Mel’! ..non l’avevo mai chiamata per nome, a dire il vero.
Ma lei non ci ha fatto particolarmente caso; ha sorriso e abbiamo iniziato a camminare.
L’ho detto, non c’è molto da raccontare.
All’inizio ero davvero in palla, non riuscivo a spiccicare parola, ma si vede che lei è abituata alla goffaggine del primo appuntamento, perché mi ha messo subito a mio agio cominciando a parlare come un fiume in piena.
Lì sono stato bene: mi bastava annuire qualche volta, ma in realtà stavo ripassando la mia fortuna per aver trovato una ragazza che fosse disposta ad uscire con me.
“.. e te, invece?”.
Mi sono riscosso. E io, cosa? Sono sprofondato nel panico più totale.
“Hai fratelli?”, mi ha chiesto di nuovo, evidentemente accorgendosi della mia distrazione.
“Oh”, ero sollevato. “Sì, una sorella che ha undici anni. Si chiama Anaìs”.
“Davvero?”, sembrava estasiata. “Dev’essere carinissima! Magari le facciamo conoscere mio fratello, anche se ha tre anni in meno di lei..”.
Ho scollegato di nuovo il cervello: aveva detto di avere un fratello?
Che idiota, non avevo neanche sentito.
Tutto il pomeriggio è stata una replica di quanto ho scritto qui sopra, più o meno.
Io che perdevo il filo e lei che continuava a parlare.
Ma è stato piacevole, tutto sommato. Sto bene in sua compagnia.
Ho persino incontrato dei miei compagni di classe! Mi hanno guardato un po’ straniti.
Evidentemente non credevano che potessi mai uscire con qualcuna. Era esattamente quel che volevo, vedere le loro facce stupite.
Dopo un paio d’ore ci siamo fermati su una panchina in spiaggia, e lì ci siamo messi a parlare di noi.
Cioè, di quello che potremo essere. Lei ha detto che sta bene con me, ma ha bisogno di altro tempo per capire meglio cosa prova, anche perché si è lasciata da poco con un altro..
Cosa le potevo dire? Le ho dato ragione e basta.
Siamo rimasti che a breve usciremo di nuovo.
Però devo ammettere che ci ho sperato fino all’ultimo che cambiasse idea.
Quando ci siamo divisi lei si è alzata in punta di piedi (oh, che stupenda visione), e io ho avuto paura (sì, paura) che mi baciasse. Ho avuto paura.
Speravo che questo non sancisse la mia omosessualità. Ma poi, ragionando con più calma, ho capito che era solo tanta emozione.
Sta di fatto che mi ha dato un bacio sulla guancia, ha salutato e poi se n’è andata.
L’ho guardata allontanarsi e mi sono accorto che forse questa è la volta buona che mi piace qualcuno veramente.
Sono arrivato a casa tutto pimpante, ma appena ho oltrepassato la porta e mi sono trovato davanti mamma terrorizzata, mi è passata l’allegria.
“Non.. non ti sei drogato, vero?”, ha esalato.
Sono scoppiato a ridere.
“Ma ti pare?! Stavo solo scherzando!”.
Mia mamma si è lasciata cadere a peso morto sulla poltrona, una mano sul cuore e l’altra sul cellulare, dove c’era già la schermata dei numeri d’emergenza.
“N-non farlo mai più”, mi ha supplicato.
“Mamma, dovresti imparare a non prendermi così tanto sul serio”, ho ridacchiato, poi mi sono chiuso in camera per scrivere su queste pagine.
Scommetto che appena lo racconto ad Anaìs ride fino alle lacrime.
Bè, tutta 'sta pappardella per descrivere il mio stato di iperattività attuale, giustificato dalla prospettiva del prossimo appuntamento.
Ma mia madre sembra non averlo capito, perchè mi sta bussando dicendomi che mi ha preparato una camomilla.
.. ho il vago sospetto che creda ancora che io mi droghi insieme a Félicien.
Mi tocca alzarmi.. 
Il solito,
Andrea.

Would you like to say something before you leave?
Perhaps you'd care to state exactly how you feel
We've said goodbye before we said hello
I hardly even like you, I shouldn't care at all.

-Summer '68.

 

BOOYA! (cit.)
Dunque, direi che ormai c'è poco da dire..
Andrea si è omologato una volta per tutte.
Ma c'è ancora speranza per Gondor! ..no, ho sbagliato.
AHAHAHA vabbon mi eclisso c:
Adioss♥
_pink

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Capitolo 13
*** 4 luglio. ***


                                                                





4 luglio.
 
Caro amico,
poco fa ho abbandonato la mia idea di scappare dalla finestra, ma solo perché sono al secondo piano. Altrimenti l’avrei fatto.
Non puoi neanche lontanamente immaginare cosa sia successo.
È iniziato tutto due ore fa, mentre mi stavo mettendo d’accordo al telefono con Mélanie per l’orario del nostro appuntamento. Ero già tutto emozionato per l’imminente uscita che –chissà?- magari poteva dare inizio a qualcosa di importante, quando il campanello ha suonato.
Inutile stare a ripetere per l’ennesima volta cos’è successo; ovviamente il sottoscritto è dovuto andare ad aprire, ho fatto le scale due a due per poi aprire la porta e trovarmi.. mia nonna.
Non c’era da stupirsi, no.
Ma io sono rimasto lo stesso a bocca aperta e con gli occhi sgranati.
“N-nonna, cosa sono quei bagagli?”.
Ai suoi piedi c’era un mucchio enorme di valigie.
C’è mancato poco che svenissi, giuro. Per fortuna subito dopo è arrivata mamma, che mi ha fatto sedere e mi ha spiegato con esattezza cosa stava succedendo.
In sintesi: da alcune settimane stava cercando di convincere la nonna a trasferirsi da noi, perché la nostra casa è grande e noi siamo solo in tre, sarebbe inutile pagare per due case quando si può farlo solo per una, quindi era meglio se vendeva la sua per venire qui, dove potremo vivere come una vera famiglia.
All’inizio la nonna era un po’ riluttante (in fondo quella è pur sempre la casa dove lei e il nonno hanno vissuto), ma poi si è decisa a metterla in vendita.
E pochi giorni fa un tipo ha chiamato dicendosi interessato all’offerta, e così eccoci qua.
Mia nonna si è trasferita da noi. PER SEMPRE.
Questa cosa è sconvolgente.
Mi sono chiuso subito in camera, rifiutandomi di vedere chicchessia all’infuori di qualche Ron Weasley che mi portasse via con la sua Ford Anglia. Ma nessuna macchina volante è apparsa alla mia finestra.
Maledizione.
Non è che mi dia fastidio l’idea che mia nonna si sia trasferita da noi, solo il fatto che io sia stato l’unico che ancora non ne sapeva niente di questa storia. Mia mamma ha giustificato la sua omertà con queste parole ‘dai Andre, lo sai che se te lo avessimo detto avresti fatto del terrorismo dicendo che nessuno avrebbe preso la casa, che nonna stava bene dove stava, e robe del genere, e alla fine ci avresti convinto a lasciar perdere il tutto! No, non fare quella faccia, sai essere molto convincente a volte!’.
Bè, se pensava di riuscire ad indorarmi la pillola con dei complimenti tra le righe, si sbagliava di grosso.
Ho mandato in fretta e furia un messaggio a Mel, scusandomi per l’imprevisto (che ovviamente non ho spiegato nei dettagli), e sperando ardentemente che non lo interpretasse come se le avessi dato buca.
Odio tutti.
 
Un’ora e mezza dopo.
 
Ehm, ciao.
Mi sono calmato, per fortuna.
Ad un certo punto mi sono accorto che era un po’ da maleducati non andare neanche a salutare la nonna, allora sono sceso di sotto.
E poi avevo fame.
Quando sono comparso sulle scale, la vecchietta ha iniziato a dare di matto: “Oh, guarda chi si vede! Andreino mio!”.
Invece mia sorella, che stava volteggiando per il salotto con ai piedi le punte (è da giorni che non le toglie perché deve ‘abituarsi’) si è fermata nel bel mezzo di un relevè e ha sogghignato: “Già, sei arrivato proprio al momento giusto!”.
Ho inorridito, ma ho sperato di non darlo a vedere. So esattamente cosa intende per momento giusto.
E infatti..
“Mammina”, ha cinguettato Anaìs mentre mamma entrava in salotto con in mano il vassoio del tè. “Visto che ora siamo tutti insieme racconti la storia dei nostri nomi?”.
E te pareva.
Ho cercato di scappare, ma la nonna mi ha bloccato chiedendomi con aria innocente se volessi una tazza di tè: tutti in famiglia sanno che il tè non va portato fuori dal salotto.
Così ho iniziato a sorseggiarlo piano, cercando di scacciare gli istinti omicidi verso mia sorella.
Mamma ha cominciato con la storia del suo nome, che significa dolce e graziosa, e tutte queste stronzate qua. Ovviamente l’interessata era in un brodo di giuggiole.
Subito dopo, ha avuto inizio la mia tortura.
Ricordi quando ho detto che mi venivano i brividi solo al pensiero di scrivere l’origine del mio nome femminino? Ecco, ora mi tocca farlo perché quello dei nomi è stato l’argomento principale della serata. Per farti capire lo spessore delle nostre conversazioni.
Praticamente, diciassette anni fa, mia madre, come tutte le madri, fece l’ecografia per accertarsi che stessi bene e sapere di che sesso sarei stato.
Ma i dottori –quegli incompetenti- annunciarono con sicurezza che pochi mesi dopo sarebbe nata una femminuccia, mentre dentro la pancia c’ero io, con gli attributi e tutto il resto.
Mia mamma, pazza di gioia, iniziò subito a sfogliare libri di nomi, con mio padre al suo fianco, che suppongo avrebbe preferito un maschietto.
Allora, per accontentare entrambi, la scelta ricadde su Andrea, nome femminile ma significante ‘forte’ e ‘valoroso’, come papà avrebbe voluto che diventasse suo figlio, maschio o femmina che fosse.
Ma il 26 marzo dopo nacqui io, Andrea, maschio fino all’unghia del mignolo.
Mamma dice sempre che, appena mi ha visto, è rimasta sbalordita.
“Per un attimo ho pensato che fossi una femmina con il..”, poi scoppia a ridere, spesso così forte che le vengono le lacrime agli occhi.
Ah. Ah. Ah.
Una storia carina, finchè la ascolti per la prima volta.
Sta di fatto che, per qualche motivo che ignoro, mamma e papá mi lasciarono quel nome e -della serie: oltre al danno anche la beffa- per sei mesi mi sono dovuto mettere vestitini da femmina, e questo è tutto. Fortuna che ancora non frequentavo nessun’altro bambino.
E così è passato il primo pomeriggio con mia nonna in casa; non è andato neanche così male dai!
Spero solo che Mélanie non se la sia presa troppo..
Deve venirmi un’idea per farmi perdonare!
A presto,
Andrea.





Oggi niente angolo autrice!
-si è sciolto dal troppo caldo- ùù
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Capitolo 14
*** 8 luglio. ***


                                                                  



7 8 luglio.
 
Caro amico,
è mezzanotte e ventidue e sento mia nonna russare nella stanza accanto alla mia già da un pezzo, ma non riuscirei proprio a mettermi a letto, neanche se volessi!
È che non riesco a far rallentare il battito del mio cuore. Proverò a spiegarti tutto senza morire di tachicardia.
 
Sono passati giorni prima che mi venisse in mente un modo per farmi perdonare da Mélanie; e in quei giorni lei non mi ha scritto neanche una volta. Suppongo fosse offesa, e non l’ho biasimata. E per farle passare l’arrabbiatura mi sono scervellato perché una trovata geniale mi arrivasse dritta dritta in testa. E poi, eureka!
Cosa c’è di più romantico di una cena al ristorante?
Ehi Mel :D, le ho scritto in chat.
Ehi.
‘Mi odia, lo so’, ho pensato.
Ti va di venire a mangiare qualcosa con me domani sera?
Sì certo (: ma dove?
Dove? Non lo sapevo neanch’io. Ho tirato fuori il mio lato romantico per rispondere.
È una sorpresa! Passo a prenderti a casa alle 8 ;)
(so dove abita perché ha detto che la sua è la villetta accanto alla vecchia –sigh- casa di mia nonna).
Va bene :D Grazie Andre♥ ♥
Missione compiuta! A quel punto è riniziata l’agonia delle ventiquattr’ore prima dell’appuntamento, nelle quali ho ripetuto le cose che ho fatto la scorsa volta, con l’aggiunta di ore passate a pensare al posto dove avremmo potuto mangiare; scelta che è ricaduta sulla pizzeria vicina al Porto.
Suggestiva ed economica. Buono.
Stavo per sgattaiolare fuori casa quando mia sorella mi si è parata davanti.
“Dove vai con aria così sospetta?”.
“Esco con la mia ragazza”, giuro, non volevo dirlo: le parole mi sono uscite prima che avessi anche solo formulato nella mia testa una frase intelligente.
Dovevate vedere la faccia di Anaìs: è passata dallo sconvolgimento più totale, allo stupore, fino ad un’espressione di  trionfo.
E  a quel punto ho capito che era meglio filarsela, prima che corresse a spifferare tutto alla mamma, che credeva ancora che andassi a mangiare insieme ai ragazzi.
Sono uscito dalla porta cercando di ignorare i suoi strilli isterici, ho inforcato velocemente il motorino e sono partito a tutto gas: dopo cinque minuti ero sotto la casa di Mélanie. Lei era già in giardino che mi aspettava. Aveva un vestito blu, stava benissimo. Mi ha dato un bacio sulla guancia e siamo saliti sul motore.
Ora la tua domanda sarà: ma è permesso andare in motorino in due prima dei diciott’anni?
La risposta è no, ma qui lo fanno in molti ed i poliziotti hanno imparato, a malincuore, a chiudere un occhio. Il vero problema sono i genitori: da quelli ci si può tenere alla larga facilmente. Per fortuna quelli di Mélanie non erano in casa, in quel momento.
Per tutto il tragitto è rimasta abbracciata a me: era una sensazione bellissima, mi era quasi venuta voglia di fare il giro lungo per prolungare quel momento. Ma la fame ha avuto la meglio e dopo due minuti al massimo eravamo alla pizzeria.
“Tuo padre è italiano, vero?”, mi ha chiesto mentre stavamo entrando.
“Sì, di Genova”, ho risposto distrattamente mentre osservavo i prezzi: devo fare economia, cavolo.. ora che la nonna sta da noi non mi dá più i soldi!
“Davvero? Mi sa che anch'io ho lontani parenti italiani..”.
Mi sono girato così velocemente che ho sentito le mie ossa del collo scrocchiare.
Lei mi ha guardato con aria interrogativa.
Con la fortuna che ho potremmo essere pure parenti..
Ho cercato di non pensarci: “Ehm.. che pizza vuoi?”.
Io in genere prendo la tonno e cipolla. Ma appena ho sentito la sua ordinazione (“una rossa con la rucola sopra”), mi sono detto che almeno per questa sera dovevo far apparire un minimo di finezza nelle mie maniere. E poi.. baciare uno che ha appena mangiato tonno e cipolla? Ma anche no.
A quell’orribile pensiero mi sono lasciato scappare che volevo una ‘pizza bianca’. Cioè mozzarella e basta.
Non ti dico lo schifo.
Comunque la serata in pizzeria è andata abbastanza bene. Abbiamo parlato un po’ della scuola, un po’ della nostra famiglia, della musica che ascoltiamo.. lei ha detto che nell’ipod ha esclusivamente canzoni d’amore francesi e alcune inglesi, e le sue cantanti preferite sono Zaz (io non la conoscevo, è una cantante francese), Selena Gomez e Nicki Minaj.
Quando è toccato a me dire ciò che ascolto mi sono limitato ad un generico ‘più o meno di tutto.
Non posso mica dirle che il mio genere preferito è il rock progressivo!
Credo che non sappia neanche cosa sia..
Molto presto è stato evidente che siamo molto diversi: lei è Vergine io sono Ariete, lei ama il ketchup io la maionese, a lei piace l’estate io preferisco l’inverno, più il fatto della musica..
Ma non c’è problema! In fondo gli opposti si attraggono, giusto?
Ben presto abbiamo esaurito argomenti e anche le pizze (la mia mi era rimasta tutta sullo stomaco), ho pagato (per fortuna neanche tantissimo) e chi si è visto si è visto.
Ma a quel punto? Erano appena le nove..
Mi sono preso trenta secondi per pensare a un bel posto dove poterla portare e..
Colpo di genio! La Citadelle!
“Ora ti porto in un posto stupendo”, le ho detto tutto soddisfatto della mia trovata geniale.
Mel ha annuito contenta.
In meno di dieci minuti siamo arrivati al posto dove più o meno tre mesi fa stavo seduto da solo a rilassarmi. Tirava una bella arietta fresca e si vedeva tutta la città illuminata, in basso.
Ci siamo seduti sulla panchina con gli occhi fissi sul panorama. Era bellissimo.
C’erano anche un sacco di stelle, ed è strano: di solito se ne vedono solo quattro o cinque.
Ci siamo messi a guardare il cielo.
E a quel punto è arrivato il momento in cui tutto può accadere.
C’era il Grande Carro, lassù; appena me ne sono accorto mi è venuta in mente una delle mie canzoni preferite, The Great Gig in the Sky, e subito l’ho selezionata nell’ipod.
Mélanie ha evidentemente gradito, perché mi ha stretto forte la mano sinistra.
Il mio cuore ha iniziato a battere forte: un sacco di e se..? mi hanno riempito il cervello.
Ho cercato di scacciarli: in fondo sono io l’uomo.
Mi sono girato verso di lei. Mi stava già guardando.
Ha sorriso. E a quel punto si è sporta verso di me..
Non ho esperienza in fatto di baci, perciò non posso fare paragoni.
Devo dire che lo immaginavo meno.. umido.
Ma non è andato malaccio, credo. Spero.
Giuro che .. in quel momento non ci sarebbe stato niente in grado di rendermi più felice. Non so se mi spiego, mi sono sentito il ragazzo più bello al mondo.
Non riesco neanche a definire quanti baci siamo dati questa sera. Alla fine le ho chiesto se voleva stare con me, e lei ha detto di sì, che io le piaccio molto.
Oddio. È la prima volta che succede una cosa del genere.
Da quel momento ad adesso ho le gambe che tremano, giuro.
Facevo fatica a guidare il motorino!
L’ho lasciata sotto casa sua (dopo un altro bacio), ho preso altri due respiri profondi e sono ripartito verso casa mia.
Non ti dico cosa ho trovato al ritorno a casa: mia mamma era praticamente impazzita.
Ho dovuto ripeterle venti volte il nome, la data di nascita e l’indirizzo di Mélanie, più il fatto che sia una brava ragazza prima che potesse smettere di singhiozzare e di tenermi stretto tra le sue braccia. In comunella con mia nonna.
Quando sono finalmente riuscito a salire le scale era già abbastanza tardi, ma ho comunque trovato Anaìs ad aspettarmi, in pigiama ma per niente stanca, a giudicare dai saltelli che faceva.
Io dico! ,ero già abbastanza agitato di mio senza che ci si mettesse la mia famiglia!
.. ma perché Dio non me ne ha data una normale, giusta per un ragazzo posato come me??
“Non è tardi per una bambina come te?”, le ho chiesto, lanciandole uno sguardo di superiorità.
Ma lei mi ha semplicemente ignorato.
“Alloraaaa?”, ha gridato  fermandosi per un attimo. ”L’hai baciata?”.
Le ho fatto segno di far piano, preoccupato che mamma potesse sentire; ho allungato l’orecchio ma sentivo solo l’acqua bollire nel pentolino: evidentemente si stava preparando una camomilla.
Mi sono avvicinato e le ho sussurrato: “Dubitavi, forse?”.
Anaìs e scoppiata a ridere, mi ha dato una spinta e in un secondo è sparita in camera sua: ma avrei giurato di aver visto un lampo di tristezza nei suoi occhi.
Colpita e affondata! .. l’ho ripagata con la sua stessa moneta.
 
Insomma, tirando le somme non è andata male. Anzi, è andata decisamente bene.
Vorrei stare qui e scrivere tutto quello che ho provato stasera per altre dieci pagine, ma è tardissimo ormai e devo spegnere il cervello (mi sto auto convincendo che per tutta la sera ce l’ho avuto acceso, okay).
 
A prestissimo!
Andrea.



I'm not frightened of dying, anytime will do, I don't mind..
Why I should be frightened of dying?
There's no reason, you gotta go sometime..

- The Great Gig in the Sky



Bao!
Okay, la canzone non tratta un argomento molto frivolo e sicuramente non è romantico, ma è così forte e tocca talmente l'anima (?) che la trovo adattissima ad un momento intimo c:
And that's all, non so che dire perchè non sto ricevendo più recensioni :(
Ma siccome io scrivo soprattutto per me stessa continuerò a farlo, anche se ammetto che i commenti (positivi e negativi) sono degli incentivi per continuare a scrivere al meglio delle proprie capacità.
(cavolo, come sono profonda ùù)
Allora, io la prossima settimana sono in campeggio, quindi non è sicuro che riesca a scrivere un altro capitolo prima di due settimane (due settimane?? oddio, giuro che mi impegnerò a scriverlo ORA).
Vi lascio un po' di tempo per recensirmi (come no) e per far aumentare le visite :)
♥cuoricino
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Capitolo 15
*** 15 luglio. ***


                                                          




15 luglio.
 
Caro amico,
come mi ero aspettato in due giorni chiunque conosca è venuta a conoscenza del mio fidanzamento, e mi sono reso conto che Mel è una ragazza abbastanza ambita, considerando le occhiate che mi lanciano in giro quelli del nostro Liceo.
Sono orgoglioso di essere l’unico ragazzo che sta con lei, però.
Il giorno in cui il fidanzamento è diventato ‘ufficiale’ –per gli altri, intendo- è stato quello seguente all’appuntamento: io e i ragazzi ci dovevamo vedere alla Pampelonne, una delle spiagge più famose della città.
Ma grazie alla mia nonnina e alle sue manie dell’ordine nell’armadietto dell’argenteria (che suppongo sia di fine ‘800) sono arrivato in spiaggia con tre quarti d’ora di ritardo.
Il sole era anche un po’ velato dalle nuvole.
Mi stavo assicurando che non venisse a piovere quando ho sentito un rumore tipo ‘mandria di bovini’ arrivare da dietro di me; ho riconosciuto immediatamente lo stile: o effettivamente sono bufali o sono i ragazzi del Vieux Port.
“Eehi playboy!”, Lucas mi è saltato sulla schiena e ho giurato di sentire le ossa scricchiolare: in fondo pesa sempre dieci chili buoni più di me.
In pochi millisecondi mi sono ritrovato tutti addosso che si congratulavano con me, neanche avessi vinto il premio Nobel per la scienza.
Solo Félicien si teneva fuori dalla mischia con un sorrisetto di sufficienza sulle labbra.
Quando i bollenti spiriti si sono calmati abbastanza per lasciarmi respirare e ci siamo incamminati verso gli ombrelloni mi sono rivolto a lui: “Ma che cazzo fai Fel? Ti avevo detto di non spargere troppo la voce in giro!”.
“Ma dai”, ha replicato lui spingendomi da un lato. “L’ho detto solo a loro, siamo tutti amici no?”.
“Okay ma..”,  ho risposto un po’ irritato.
“Scusa Andre, vorrei proprio starti ad ascoltare, ma l’acqua è così bella che non vedo l’ora di andare a fare il bagno!”, e detto questo ha iniziato a correre verso il bagnasciuga.
“Non così in fretta!”, l’ho bloccato.
Oh, insomma, per una volta posso averla vinta io!
Félicien si è girato con aria interrogativa.
“Ti ricordi di Roxanne?”.
A quel nome è diventato la gioia in persona.
“Ovvio che me la ricordo! Me la fai conoscere? Daidaidaidai ti prego, farò quello che vuoi..”.
“Tipo ascoltarmi quando parlo?”, ho alzato gli occhi al cielo.
“.. tutto, tutto quello che vuoi!”.
“D’accordo, Mélanie ha detto che in questo momento Roxanne è disponibile, e potrebbe parlarle di te..”.
Félicien mi ha baciato i piedi, mi ha rivolto il saluto militare e poi si è gettato in acqua prima che potessi richiamarlo all’ordine.
Mi chiedo ancora cosa ci sia di sbagliato in quel ragazzo.
Sotto le brandine c’erano Lena e Séline che parlocchiavano piano.
“Ciao”, ho messo giù la mia borsa.
Al mio saluto hanno smesso di sussurrare e mi hanno salutato a loro volta.
Credo di non averti ancora parlato di Séline.
 È una vera forza della natura; non nel senso di Lena, lei ti può trascinare dappertutto, ma ci sono dei momenti in cui sa tacere ed essere seria: no, Séline parla, si muove, commenta, e non sta mai ferma.
Ha i capelli rosso fuoco naturali, e questo dice molte cose di lei.
E ha un anno in meno di noi.
“Sai che vado in classe con la tua morosa?”, mi ha chiesto con aria innocente.
In quel momento Lena si è stesa sulla brandina e si è messa a dormicchiare.
“Ah sì?”,ho sorriso. “Ti sta simpatica?”.
Séline ha alzato le spalle. “Mmh..”.
E che palle! Tutti che rispondono così alle mie domande su di lei!
Mi sono messo sulla difensiva: “Perché, cosa fa per scucirti un misero ‘mmh’?”.
“Niente, è che..”, ma a quel punto non ha più resistito e si è messa a parlare.
“Più che altro è che ha avuto un sacco di ragazzi.. e con ogni ragazzo è stata al massimo un mese o giù di lì.. e li usava e basta.. quindi non vorrei buttarti giù, ma non penso che sia cambiata tanto da quando non la vedo”.
Mi sono messo a ridere, tanto per sdrammatizzare un po’.
Spero che Sèline stesse mentendo.
“Mi hai steso!”.
Per tutta risposta lei ha alzato le spalle, ha fatto un sorrisetto e si è messa a dormire.
Io Sèline la conosco abbastanza, e so che le piace raccontare storie e che ha una notevole fantasia, ma perché avrebbe dovuto inventarsi tutto?
Comunque sia, non voglio crederci.
Una ragazza dolce come lei che usa i ragazzi solo per divertimento.. non penso proprio.
Sono rimasto a riflettere per due minuti, e ho concluso che non me ne frega niente, io sarò il primo ragazzo con cui Mélanie resterà più di un mese. Con me resterà per un sacco di tempo.
Ecco!
Ciao,
Andrea.
 
 
I Fun sono braverrimii *^*

Okay, piccola parentesi. C:
(penso che d’ora in poi metterò verità inconfutabili in colori all’inizio dell’angolo scrittrice ùù).
Sono riuscita ad aggiornare e per questo sono orgogliosa di me, anche se il capitolo fa pena çç
E domani parto per le Dolomitii *canta inni montanari stile Heidi*
Vi saluterò i monti e le caprette, che faranno ciao (spero) ^^
Vi auguro una buona settimana, sperando che quando tornerò possa trovare 2724234167 recensioni ùù
Tantissimi baci ♥ 
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Capitolo 16
*** 23 luglio. ***


                                            




23 luglio.
 
Caro amico,
da quando Anaìs è partita per il campeggio la casa è silenziosissima e non sono neanche sicuro che questo mi piaccia. Ma se c’è una cosa che mi piace è poter invitare a casa chiunque voglia a qualunque ora del giorno perché mia mamma lavora e mia nonna è super fissata con il volontariato in parrocchia.
E allora ben venga!
Tipo ieri ho chiamato Mélanie per chiederle se voleva fare un giro con me, ma mi ha detto che aveva già promesso ai suoi amici di andare con loro in centro e mi invitato ad uscire con loro.
Immensa sorpresa quando ho scoperto che il suo gruppo include alcuni di quegli arroganti miei compagni di classe che non ho mai sopportato.
‘Okay’, mi sono detto. ‘Vale la pena di conoscerli meglio, no?’.
Devo dire che non sono neanche così tanto male, alla fine.
Solo una cosa: un certo Eric (due anni in più di lei, amante delle borchie e grosso come un armadio) le si strusciava troppo contro. E, sarà stata la mia immaginazione, ma a lei non dispiaceva troppo.
Ho cercato di non lasciarmi influenzare dalle parole di Séline, ma mi è riuscito quasi impossibile, soprattutto dopo aver visto la corte serrata che le faceva quel tipo.
Ho provato anche a starle vicino per far capire che sono IO il suo ragazzo e che lei è solo mia, ma con quello lì non vorrei proprio arrivare alle mani, visto che sarei io quello che finisce in ospedale con il collo spezzato.
E se fosse lui il suo ex? Non mi è venuto in mente prima, ma non è del tutto impossibile.
Dopo quel po’ po’ di moine ero solo molto infastidito per essere in grado di pensare ad altro.
Poi sono tornato a casa e ho trovato Félicien e Martha al cancello che stavano cercando di scavalcare.
“Guarda un po’”, ho detto a voce alta, ridendo sotto i baffi. “anche i ladri mi devono capitare”.
A quel punto Félicien è crollato sopra la siepe e siamo tutti scoppiati a ridere.
Loro sanno che teniamo le chiavi del portone sotto al portone e  sanno ancora meglio che mi metto ad ascoltare la musica a volume altissimo e quindi otto volte su dieci non sento il campanello.
Con la coda dell’occhio ho notato il motorino rosso di Félicien parcheggiato sul lato della strada ed il casco che tutti e due tenevano in mano.
Interessante, molto interessante: erano venuti insieme.
Prima di scrivere cos’ho pensato in quel momento, premetto che non faccio parte di nessun fandom né ho interesse nel farne parte, ma stando molto spesso a stretto contatto con persone come Lena e Séline, che sono fangirl accanite, ho imparato tutto il loro lessico strano.
E quindi, io shippo (sì, shippo) Félicien e Martha.
Dovrei dirlo a quelle altre due, sarebbero veramente fiere di me.
Li shippo perché li vedo più come fidanzati che come amici. Perché Martha farebbe mettere un po’ la testa a posto a Félicien e lei non si lamenterebbe più del fatto che con i suoi ragazzi non si diverte mai, e che sono tutti noiosi.
Io questa cosa l’ho accennata spesso a tutti e due, ma per tutta risposta ho ricevuto occhiatacce.
Non mi sembra un’idea così brutta!
A parte questo, sono rimasti a cena da me (le mie donne mi avevano abbandonato solo soletto) ed è andato tutto bene.
Ma, ripensandoci, c’è stata una cosa che ha detto Martha che non mi riesco più a levare dalla testa.
“Come va con Mélanie?”, mi ha chiesto mentre mangiavamo la pizza con tonno e cipolla (sì, una pizza come si deve, finalmente!).
Ho alzato le spalle e ho sorriso: “Bene, penso.. lei è la prima ragazza a cui interesso, e sono contento di stare con lei”.
A quel punto, però, Martha si è avvicinata a me e ha messo su un cipiglio da far paura: “A volte penso che tu sia proprio cieco,  Andre..”.
Mi sono spaventato: “In che senso?”.
“Pensi davvero che lei sia la prima ragazza a cui piaci?”.
Ci ho pensato un po’.
“Sì”, la laconicità è una delle mie migliori qualità, me ne rendo conto.
Lei ha scosso la testa e ha continuato a mangiare.
Dopo quel momento non abbiamo più affrontato l’argomento.
Cosa intendeva dire?
Non è che.. io le piaccio? No, impossibile..
E allora di chi stava parlando?
Giuro che appena la rivedo indago ancora.
Ti faccio sapere,
Andrea.
 
 



Adoro i campeggi.
Verità inconfutabile, senza dubbio.
Anche se ho dormito pochissimo, i ragazzini mi hanno stressato giorno e notte con le loro urla e ho perso il mio orecchino preferito, i campeggi sono fantastici.
La parte meno entusiasmante sono le camminate, ma sorvoliamo sulle vesciche e sul resto.
Non so come finire, quindi..
BOOYA!
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Capitolo 17
*** 31 luglio. ***


                                   





31 luglio.
 
Caro amico,
nella pagina precedente avevo promesso di indagare sulle parole di Martha, ma l’ho vista solo oggi al Vieux Port ed è stata dura farlo perché con me c’era anche Mélanie.
Mi è sembrato carino invitarla a conoscere i miei amici, e visto che la scorsa volta sono stato io a uscire con il suo gruppo questa volta le ho chiesto se volesse venire al Vieux Port con me.
Siamo arrivati in motore: all’inizio ero un po’ agitato, ma poi ho visto Séline correrci incontro, realizzando che loro due vanno in classe insieme e mi sono sentito un po’ più sollevato.
Mentre mi toglievo il casco e controllavo se i capelli fossero a posto (capiscimi, ieri sono andato dal barbiere) ho notato che Séline mi stava guardando storto mentre parlava con la mia ragazza. Ho alzato un sopracciglio molto in stile WTF, ma lei ha scosso la testa e ha distolto lo sguardo.
Che sia lei la misteriosa ragazza interessata a me?
Si spiegherebbe anche il misero mmh che ha usato per descrivere Mélanie.
Sì, ma è la stessa cosa che ha detto Martha, e non si sono messe d’accordo.
‘Zitta, zitta!’.
La mia voce interiore è sempre così fastidiosa, ed inoltre fino ad ora mi ha portato solo guai, ecco perché preferisco ignorarla o farla tacere.
Tralasciando le mie paranoie, non credo che Mélanie sia simpatica a molti nel mio gruppo; forse perché, lo ammetto, siamo davvero una banda di scapestrati come afferma mia mamma, mentre lei è più.. raffinata? Tranquilla? Più o meno questo.
Solo Félicien ha dimostrato di apprezzarla, ma credo di aver subito capito il motivo, e non è perchè lei gli ha fatto conoscere Roxanne. La verità è che lui crede di poter guardare il culo di tutte; questa convinzione gli ha rimediato una gomitata nelle costole.
Ah, comunque ieri è uscito con Roxanne; non mi ha raccontato molto, ho solo afferrato il punto che hanno limonato tutto il giorno.
Carino, molto carino.
Félicien è sempre così profondo..
Riprendo il discorso: in tutto il pomeriggio non sono riuscito a scambiare che qualche parola con Martha, e sicuramente non erano rivolte all’argomento che avevamo iniziato l’altro giorno.
Alla fine però, quando stavamo andando tutti a casa e Mélanie stava facendo un giro di saluti ho preso la mia migliore amica in disparte e le ho chiesto velocemente: “Ti ricordi cosa mi dicevi l’altro giorno? Che Mélanie non è l’unica ragazza a cui piaccio?”.
Lei ha messo su un sorrisetto soddisfatto: “Sì! Hai capito chi è finalmente?”.
“N-no..”, ho mormorato interdetto.
Poi ho preso coraggio e ho detto tutto d’un fiato: “Non sei tu, vero?”.
Martha è scoppiata a ridere: “Ma va' via, Andre! Non hai capito proprio niente, tu!”, e detto questo mi ha spinto verso il mio motore.
Ne sono stato sollevato e nello stesso tempo ho continuato a crogiolarmi tristemente nella mia ignoranza.
Poi io e Mélanie siamo ripartiti e l’ho portata davanti a casa sua; ma appena è scesa mi ha fatto la fatidica domanda: “Vuoi salire? Da me non c’è nessuno”.
Ho visto abbastanza film strappalacrime con mia mamma per sapere che quella frase è preludio ad un seguito risaputo.
E, non mi biasimare, ma lì per lì ho avuto paura.
Non sono più un bambino, ma cavolo, ho dato il mio primo bacio neanche un mese fa e non credo che bruciare le tappe dia buoni frutti. O almeno, non li dà quasi mai.
E poi Mélanie è vergine, verginissima di segno e di fatto. Non dubito di questo.
E ci conosciamo da così poco..
Così mi sono ripetuto la frase che sembra andarmi più a genio in questo periodo – Sei tu l’uomo no? E allora fa’ l’uomo – e sono salito.
Di lì a poco mi sono reso conto che i miei timori erano infondati: io e Mel ci siamo seduti sul divano di pelle e abbiamo iniziato a baciarci, fregandocene altamente del tipo alla TV che elogiava un set di pentole da cucina.
Dopo qualche minuto di Paradiso ha fatto la sua entrata trionfale il gatto di casa, Pilou, nome che si addice facilmente ad un tenero cucciolo ma non a quel gattaccio che ha preso sin da subito il mio polpaccio per una lima da unghie.
Quando ho guardato l’ora mi sono accorto che si stava facendo tardi e mia nonna tiene un sacco alla puntualità per cena, ma Mélanie mi ha fermato con questa frase: “Resti ancora un po’? Sto così bene con te..”. E in quel momento, con la sua testa sulla mia spalla e la mia mano tra i suoi capelli fini, mi sono sentito finalmente importante, come forse mai mi ero sentito.
La osservavo di sbieco; aveva gli occhi così tristi..
“Che succede? Perché hai quello sguardo?”, le ho mormorato.
Lei si è riscossa e mi ha subito risposto: “Niente, pensavo..”, ma non mi ha detto a cosa stava pensando. Mi dispiace che ci sia qualcosa che la turbi, ma non ho insistito e siamo rimasti ancora un po’ in silenzio, mentre le accarezzavo piano i capelli.
Alla fine mi sono reso conto che era un’ora indecente e sono dovuto andare, non prima di un altro bacio. Ma quel bacio era diverso da tutto quello che avevamo fatto fino a quel momento. Era forte, era passionale, e mi ha dato un brivido che è salito fino al collo.
Mi sono dovuto trattenere dal non.. dal non fare cosa? Non lo so, ma in quel momento tutti i miei istinti si sono svegliati. È brutto da dire, ma è successo proprio così.
Ho ricambiato il bacio fino alla fine, e barcollavo quando scendevo giù per le scale.
Non mi era mai successo niente di simile.
Al portone mi aspettava quel gattaccio della malora, che non ha esitato a soffiarmi dietro. Ma ero così allegro che l’ho salutato con la mano.
Non ho nemmeno più pensato alla misteriosa ragazza. Non me ne preoccupo più; se si vuol fare avanti ci penserà lei da sola.
E poi penso sempre a quel bacio. È stato super mega fantastico. Quasi mi sono dimenticato di tutta la romanticità che è venuta prima.. oh insomma, chi non vorrebbe provare qualcosa del genere?
Ritiro tutto quel che dicevo un paio di anni fa, che è molto meglio giocare tutto il giorno all’Xbox che avere una ragazza che ti rompe in continuazione.
Scusa amico, oggi mi sono lasciato un po’ trascinare dalle emozioni e ho scritto un papiro, ma spero che mi capirai.
Ciao!
Andrea.



 Stay, and help me to end of day
And if you don't mind, we'll break a bottle of wine 
Stick around and maybe we'll get one down
'Cause I want to find what lies behind those eyes.

-Stay.

 


Credo di odiarmi.
Non so perché, ma questo capitolo mi è venuto fuori così.
E non so neanche se davvero si può provare quello che ho scritto, ma va bene.
Non linciatemi, vi prego çç
Ho dipinto Andrea come un morto della cosidetta, e non pensavo che mi avrebbe fatto così male.. scrivere è un po’ masochismo, non credete?
Ci si affeziona troppo ai personaggi e alla fine, appena cambiano un po', ti accorgi che li ami così tanto che ti fa soffrire vederli diversi da come li avevi dipinti all’inizio..
Scusate la depressione, mi faccio piangere da sola ahahah ^^’
*si va a rinchiudere in qualche buco a singhiozzare*
Vi voglio bene ♥, 
_pink

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Capitolo 18
*** 5 agosto. ***


                                                                        






5 agosto.
 
Caro amico,
proprio vero che appena non ci pensi più le risposte che aspettavi arrivano.
Provo a spiegare tutto con ordine, perchè penso che questa sia stata la serata più incasinata degli ultimi tempi.
Per tutto il pomeriggio io e i ragazzi abbiamo cazzeggiato sul lungomare, poi abbiamo deciso di fermarci a mangiare un panino da Edgard, che è il nostro bar ufficiale, diciamo.
Fino a qui niente di importante.
Poi ci siamo seduti tutti al tavolo ed abbiamo sfogliato i menu, anche se ormai lo sappiamo a memoria; e questa volta, guarda un po’, Edgard l’aveva rinnovato.
C’era pure la pagina dei liquori, questa volta.
E tipo io e Lena ci siamo guardati subito perché il primo liquore sulla pagina era l’Amer Picon.
Poco c’è mancato che mi strozzassi con la mia stessa saliva per il gran ridere; dal canto suo, Lena è caduta dalla sedia ed è riemersa dopo alcuni minuti con  le lacrime agli occhi.
“Ma siete scemi?”, Félicien era un po’ sconvolto, e secondo me anche infastidito per non essere al centro dell’attenzione.
Ma in fondo lo era stato per tutto il pomeriggio, complice il fatto che oggi si era portato dietro anche Roxanne e i suoi microscopici pantaloncini, che fino a poco fa avevo preso per delle mutande un po’ più coprenti del solito. Loro non stanno insieme, almeno non ufficialmente, ma Félicien sembra felice di potersela fare ogni volta che può e lei non si lamenta, quindi tutto bene. Secondo loro, almeno.
Io invece ho portato Mélanie, che in quel momento era vicino a me a consultare il menu, indecisa tra un’insalata di mare e un piatto di riso.
“Ehi Edgard! Fai anche i liquori adesso?”, ha gridato Lena rivolta al vecchio barista che ci conosce da sempre.
Lui ha sorriso e ha fatto un cenno di assenso.
“Andrea ne vuole uno, mi sa”, ha sghignazzato lei.
Sono scoppiato di nuovo a ridere: “Non ci penso neanche!”.
Ma in quel momento Mel mi ha preso la mano e si è appoggiata con la testa alla mia spalla, guardando il mio menu ancora fermo sulla pagina dei liquori, quindi ho taciuto e mi sono goduto il momento; da quel bacio di qualche giorno fa riconosco che sono totalmente ed irrimediabilmente innamorato di lei, ma non mi sento pronto a dirglielo, un po’ perché mi vergogno, un po’ perché ho imparato a mie spese che alle cose importanti bisogna pensarci a lungo prima di dirle.
Abbiamo mangiato e tutto bene.
Poi..
“Andre, puoi venire un attimo qui?”.
Mélanie mi ha chiamato in disparte mentre eravamo in spiaggia a guardare il tramonto.
Mi sono avvicinato a lei e ho sentito quello che aveva da dire.
“Ecco, non so come dirtelo..”.
Mi è venuto un colpo.
“Cosa?!”, ho quasi urlato. Se ci fosse stato qualcosa che non andava me l’avrebbe detto prima.. o no?
“La tua amica, Lena.. non hai visto come ti guarda?”.
“C-come mi guarda?”, ero allibito.
“Ma dai, si vede benissimo che le piaci”.
Sono rimasto in silenzio. Che le piaccio?
Non sono un ragazzo stupido, o almeno non penso di esserlo, ma in quel momento mi sono sentito tale. Allora..
“Martha?”.
La mia amica mi è venuta vicino con un’aria interrogativa. Penso che in quel momento avessi una faccia da far paura.
“È Lena?”, due parole, ma lei ha capito subito. Dirle mi ha fatto male.
Martha ha sospirato. La peggiore risposta che mi potesse dare.
“Non te ne sei accorto da solo, vero?”.
Non riuscivo nemmeno a parlare. Ho scosso la testa perché ero sicuro che appena avrei aperto bocca la voce mi sarebbe uscita tremula.
Di cosa mi preoccupavo? Sono problemi suoi, cazzo.
Ma in quel momento ero atterrito, dico davvero. L’ho fatta soffrire inconsciamente e non mi sentivo del tutto a posto con la coscienza. Ma poi, ripensandoci, in fondo è colpa sua.
Se me l’avesse detto prima le cose sarebbero andate meglio, almeno per lei.
Io ora sono fidanzato.
A quel punto, tanto per peggiorare la situazione, è comparso Félicien, che si è appoggiato con il gomito sulla spalla di Martha. Lei ha sbuffato, e si è scostata un po’.
“Allora?”, ha detto, tutto allegro. “L’ha capito?”.
“COSA?! TU LO SAPEVI E NON MI HAI DETTO NIENTE? BRUTTO CO-“.
“Sta’ calmo, Andre!”, il traditore ha alzato le mani in segno di resa. “Anch’io l’ho saputo due giorni fa da lei”, ha indicato Martha, che ha annuito: “È vero, gliel’ho detto io”.
Ero senza parole e respiravo forte.
La mia amica ha scosso la testa e ha commentato: “Eppure io lo sapevo da anni.. ma figurarsi se ci arrivavate da soli”.
“A-anni?”, mi ero fermato a quella parola.
“Era un modo di dire, tranquillo”, ha detto Martha appena ha capito cos’avevo inteso.
Ma non mi ha tranquillizzato, per niente.
Poco prima di andare via mi ha consigliato di andarle a parlare, ma non so se voglio davvero.
Io la vedevo come un’amica.. anzi, la vedo tuttora come tale.
Non saprei davvero cosa dirle.
A Lena piaccio io, a me piace Mélanie. Ora capisco cosa si intende quando si dice che l’Amore è crudele. Ma non posso mica preoccuparmi dei problemi di tutti, ne ho già abbastanza per conto mio.
Stavo per andare a dormire quando il cellulare ha vibrato.
Ho tolto il blocco e ho visualizzato il messaggio.
Mittente: Lena.
Mi dispiace che tu lo sia venuto a sapere così.
Dieci parole, nient’altro. Ora capisci cosa intendevo quando ho scritto che Martha non sa tenere i  segreti; a quanto pare gliel’ha detto subito che io so.
Ho spento il cellulare. Ma ora non riesco a dormire, sto cercando di trovare una risposta adatta.
Forse dovrei parlarle davvero. Ma non ne ho il coraggio.
E allora mi ripeto per l’ennesima volta: ‘Fai l’uomo, Andre'.
Forse le parlo.
Forse le rispondo.
Speriamo che la notte porti davvero consiglio.
Ciao.
Andrea, il vigliacco.
 
 



Sono la sfiga in persona.
Preferisco non approfondire sulla verità inconfutabile scritta quassopra ^^’
Allora, questo è un capitolo un po’ particolare, nel senso che ho cercato di scavare un po’ ‘dentro’ Andrea.
E gli serviva questo momento di riflessione, dopo la figura da morto di .. che ha fatto nel capitolo precedente.
(comunque tornerà presto come prima, quindi.. .__.)
Sapete che questo è, in definitiva, anche il mio diario?
Sì, perché qui mi sfogo anch’io visto che in casa non ne tengo uno vero e proprio.
Ce l’avevo un anno fa, ma poi sono finite le pagine çç
Enniente, vi saluto! 

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Capitolo 19
*** 14 agosto. ***


                                                                                                     




14 agosto.
 
Caro amico,
ho appena finito di guardare l’album dei ricordi con Anaìs e la nonna.
È stato un po’ un colpo al cuore.. non lo aprivamo da parecchio tempo e certe foto proprio non le ricordavo.
Siamo praticamente sempre io e mia sorella.
Io e lei alla Citadelle. Io e lei al mare. Io e lei nel giardino della nonna, mentre ci arrampicavamo sul melo che ormai è secco da anni.
Non è che avessi molti amici, credo. O forse passavo con Anaìs molto più tempo rispetto a quanto ne passi ora. Be, questo è poco ma sicuro.
Un po’ lo rimpiango, quel tempo. Quando bastava un bigliettino per mettersi insieme, quando si continuava veramente ad essere amici anche quando ci si lasciava, quando si considerava il genere femminile una disgrazia (suppongo che loro pensassero la stessa cosa di noi).
Non come ora.
Adesso anche mia sorella ha il fidanzato.
Christian, dice lei: un bulletto moro con la cresta. Non mi fido molto di quel tipo.
L’altro giorno, al suo compleanno, li ho visti fare cose poco carine per dei dodicenni/tredicenni: mi sono dovuto trattenere dal picchiarlo, seriamente. È stato uno shock vedere la mia sorellina bionda sbaciucchiarsi con un altro bimbetto. Disgustoso, più che altro.
Adesso è tutto più difficile, e presto anche Anaìs se ne renderà conto. Iniziano gli anni dei m’ama o non m’ama, dei cuori spezzati, delle gelosie.
Ecco, a proposito di quelle.. io e Mélanie abbiamo litigato.
È che l’altra notte, quella dopo la traumatizzante rivelazione, non riuscivo a prender sonno; e a nulla è servita la tisana miracolosa contro l’insonnia. Insomma, ho passato le ore giocando a briscola con mia nonna, che ha il sonno leggero e che non sopporta di vedere il suo Andreino insonne. Sì, la cosa che piaccio a Lena mi ha sconvolto non poco l’adolescenza e non sono riuscito a chiudere occhio finchè non ho fatto quel che avrei dovuto fare dall’inizio: scriverle.
Dispiace anche a me, ma non è colpa tua, non ti preoccupare.
Non sono riuscito a scrivere altro, appena ho premuto il tasto dell’invio sono crollato, letteralmente. Spero non abbia notato che le ho mandato il messaggio verso le quattro e mezza, mi prenderebbe per uno psicopatico paranoico (non è quello che sono?).
La mattina dopo mi ha risposto: Magari possiamo vederci.. per parlare, e per chiarire almeno un po’ tutto ‘sto casino.. che ne dici?
Parlare! Non avevo avuto il coraggio di chiederglielo..
Ecco, te lo stavo per chiedere io! (sì Andrea, provaci ancora).
Ci siamo dati un punto di incontro non troppo in bella vista (non volevo rischiare che ci vedesse qualcuno alias Mélanie o suoi amici) e un’ora in cui vederci e da lì ho iniziato a farmi tante paranoie, pane quotidiano della mia vita.
.. e se Lena intendesse provarci con me? E se mi avesse insultato? E se fosse scoppiata a piangere?
Ma tirando fuori quel poco di buonsenso che mi è rimasto ho affrontato il tutto a testa alta e mi sono fatto trovare all’orario prefissato nel posto prefissato.
E come sempre le mie pippe mentali si sono rivelate inutili e fastidiose, perché Lena era sempre la solita Lena, forse un po’ più imbarazzata, ma come biasimarla? ,e io sono sempre il solito coglione che fa la figura dello stronzo. Le ho dovuto dire quello che era inevitabile: di dimenticarmi. Perché tutta questa faccenda porterà male sia a lei che al sottoscritto.
E visto che sono fidanzato è molto meglio che lei mi dimentichi e che s’innamori di un altro ragazzo libero e bello (ma mai quanto me, ovvio).
E niente, non ci siamo detti molto altro e abbiamo concluso con la tradizionale frase: “Restiamo amici!”.
Sì, speriamo.
Il problema è che, la sera stessa, Mélanie mi ha chiamato tutta incazzata perché aveva saputo (solo due parole: Félicien idiota) che io e Lena ci siamo visti e mi ha detto un sacco di cose brutte, che non pensava che ci cascassi così, che mi credeva diverso e blablabla..
Penso che in 6 minuti e 23 secondi di chiamata 6 minuti e 15 secondi li abbia parlati lei.
Ho provato a contattarla, sono andato sotto casa sua, ho fatto di tutto, ma non ha mai fatto cenno di volermi venire incontro.
Il 7 agosto era pure il nostro primo mesiversario; le ho lasciato dei fiori sotto casa sua con un bel bigliettino di spiegazioni e scuse, che ho ritrovato nel bidone della spazzatura lì vicino il giorno dopo.
Per giorni ho alternato momenti di depressione profonda con quelli di incazzatura: insomma, non intendevo tradirla! Sono il ragazzo più sfigato di Saint Tropez, mi va a posto una cosa e mi si incasina un’altra. E ci sono sempre in mezzo loro del genere femminile.
Donne, che creature incomprensibili.
Comunque sia, io a Mélanie ci tengo e quindi non riuscivo a darmi pace.
Finchè, ieri sera, al colmo della disperazione, le ho lasciato un messaggio in segreteria dicendomi disperato e.. altre cose che minano seriamente la mia reputazione da uomo con le palle e quindi non voglio ripetere.
Poco dopo lei mi ha richiamato, ammettendo di aver esagerato e scusandosi, ma mi ha fatto pure promettere di non rivedermi da solo con Lena.
Gliel’ho promesso, nonostante la cosa mi scocciasse un po’.
Infine abbiamo chiuso la conversazione con un ti amo da entrambe le parti.
Tutto ‘sto casino per un semplice incontro per chiarire una situazione di merda..
Mel deve tenerci davvero tanto a me per essere così gelosa.. o almeno si spera.

Dovevo concludere questa pagina di diario con un episodio divertente, ma me lo sono dimenticato. Lo scrivo appena mi ritorna in mente.
A presto!
Andrea, il protagonista –non pagato- di una sottospecie di soap opera di cattivo gusto.
 
P.S.: Eccolo, ce l’ho qua! Prima di chiudermi in camera Anaìs mi ha detto che l’altro giorno, alla sua festa di compleanno, qualche sua amica diceva che io sono davvero molto bello e che avrebbe dato qualunque cosa solo per parlare con me. Era il mio momento di gloria, e mia sorella l’ha rovinato dicendo a quelle bambinette che la mia ‘bellezza’ (metto la parola tra virgolette perché Anaìs ha fatto il corrispondente gesto, mentre me lo raccontava) è inversamente proporzionale alla mia intelligenza.
Grazie, sorella! Posso sempre contare su di te per farmi una buona reputazione.
 



Climb your favourite apple tree, try to catch the sun
Hide from your little brother's gun, dream yourself away..
Why can't  we reach the sun?
Why can't we blow the years away?

-Remember a day



Lalala l'estate sta finendo e io devo ancora fare taanti compiti.
Mamma mia che depressione çç
Mi sento un po' come Andrea, la differenza è che lui si sente così per amour.
Ahh, la France.. *occhi sognanti*
Mi piacerebbe andare sulla Costa Azzurra, molto c:
*cambia discorsi a caso*
Adieu, mes amis! ♥ 
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Capitolo 20
*** 25 agosto. ***


                                                           





25 agosto.
 
Caro amico, 
nell’ultimo periodo sto uscendo spesso con il gruppo di Mel, e devo ammettere che non sono così male come credevo.
Sì, ecco, li avevo stereotipati molto. 
Sono tutti simpatici e mi fanno sentire sempre a mio agio, anche Eric, che all’inizio avevo guardato così con sospetto. Okay che ancora fa il filo a Mélanie (si vede benissimo), ma è ovvio anche il fatto che lei non gli dia corda. 
Poi ho avuto l’occasione di parlare anche con alcuni miei compagni di classe da cui prima giravo alla larga (cazzo, non avevo neanche tutti i torti visto che mi snobbavano dalla mattina alla sera), come un certo Laurent, un tipo grosso come un armadio, con il quale non mi piacerebbe affatto litigare. La sua fidanzata si chiama Claire ed è una grande amica di Mel e Roxanne. Secondo me è molto carina, ma ha la puzza sotto il naso e non ci tengo a parlarci.
C’è Lucas, del quale ho già scritto, e fa la spola tra i due gruppi, questo e quello del Vieux Port. Invece su di lui non ho niente da ritirare, rimane sempre il solito zotico arrogante. E sono stato gentile.
 Poi c’è Patrick, che, insieme a Félicien, è il buffone della situazione. Però ha un pizzico di serietà in più, e pure un po’ di velato sarcasmo che a volte lo rende abbastanza insopportabile. Lui è l’unico single della compagnia.
Ed infine arriva l’unico ed inimitabile Fèlicien, che ormai conosciamo tutti bene, perchè salta su tutti i treni e alla fine è lui che anima il gruppo. E poi sta ancora con Roxanne. Non ufficialmente, ma ci sta.
Strano, ma poi neanche così tanto. È ovvio che il mio amico non vuole legarsi a nessuna definitivamente; so benissimo cosa vuole da Roxanne, e secondo me lo sa anche lei. Ma evidentemente non le importa.
Invece tra me e Mélanie va tutto a meraviglia: non ci sono stati più problemi di gelosia né da parte mia né dalla sua, e ci troviamo sempre più affiatati.
.. vorrei solo che non venisse a sapere di quello che ho fatto l’altra sera.
Vorrei che NESSUNO venisse a sapere di cos’ho fatto l’altra sera.
.. e che continuo a fare.
Eravamo noi, i soliti ragazzi che stanno sul muretto accanto alla Sala Giochi ad ammiccare alle straniere in vacanza (Patrick lo fa ogni volta, ormai è come un rito), le femmine erano a guardare qualche vetrina più un là, quando Laurent ha tirato fuori una sigaretta e l’ha accesa.
Non è una cosa così strana, lo fanno in molti della mia età, ma non sapevo che LUI fumasse. 
Non è poi così sorprendente, ripensandoci.
“Fumi?”, gli ho chiesto.
Laurent ha annuito ed espirato una nuvola di fumo.
“Volete un tiro?”, ha chiesto poi, guardando tutti noi in faccia.
“No, io ho le mie”, ha sogghignato Eric tirandone subito una fuori da un pacchetto. Di lui invece ero al corrente, perché non passa mezz’ora senza che non si fumi una sigaretta.
Invece Patrick non ha esitato a fare un tiro e lo stesso ha fatto Félicien, che ho guardato storto; per tutta risposta lui mi ha fatto un sorrisetto.
 Ecco, così ero l’unico che non aveva ancora provato.
“Te, Andre? Vuoi un tiro?”, mi ha chiesto Laurent.
In quel momento avrei dovuto pensare a tutto ciò che so sulla nicotina più le varie raccomandazioni di mia madre, da bravo ragazzo, ma semplicemente non ho pensato a niente e ho preso la sigaretta, cercando di imitare quello che facevano gli altri.
Ho letto di molte persone che alla loro prima esperienza di fumo erano state male, ma a me non è capitato. Non era niente di che, a dire il vero.
Ho espirato il fumo e ho ripassato la sigaretta a Laurent, fingendomi quasi annoiato. In realtà mi sentivo terribilmente in colpa.
Intanto Eric mi guardava con un insopportabile sorrisetto sulle labbra, giocherellando con il suo orecchino. Era ovvio che aveva capito che era la mia prima volta; ad un fumatore esperto queste cose non devono sfuggire.
Sono tornato a casa poco dopo, salutando da lontano Mélanie per non farle sospettare nulla dall’odore ed entrando in casa piano piano, pensando a tutto e di più per tranquillizzarmi; mia madre fuma, quindi non si accorgerebbe di niente; non entro mai o solo quando è strettamente necessario in contatto ravvicinato con Anaìs; in effetti l’unica che potrebbe intuire qualcosa è mia nonna, ma farò in modo di essere vicino alla mamma quando siamo tutti insieme, così penserà che l’odore sia il suo.
Ma non è successo niente di rilevante, nessuno mi ha chiesto perché puzzassi di fumo, insomma, è filato tutto liscio.
Il problema è che qualche giorno dopo ero terribilmente nervoso perché pensavo ai compiti delle vacanze ancora non iniziati (e la scuola inizia fra meno di un mese, buono), allora ho preso una sigaretta dalla borsa di mia mamma e l’ho fumata in terrazzo.
Mi ha disteso i nervi, niente da dire.
È così è iniziato tutto, e adesso almeno una al giorno ne fumo. 
Oddio, non so cosa fare.. ‘fanculo a chi dice che non si diventa subito dipendenti dalla nicotina.
E niente, ora continuo a sentirmi uno stupido drogato e ieri sera con gli altri ne ho fumate tre.
Vaffanculo, vaffanculo.
Non posso continuare così, devo smettere il prima possibile.
Andrea, il più stupido di tutti.
 
 


Non si scherza su queste cose, questo è certo.
Il fumo è una delle invenzioni più diaboliche dell’uomo, ed evitate di iniziare.
Io non ho mai provato e mai voglio provare, ma ho cercato di riportare l’estrema stupidità di Andrea con esattezza, avendo letto qualcosa sull’argomento (<-- perché mi ricorda la battuta di Hermione? AHAHAHAH).
E niente, spero che non sia ridicolo, e che vi piaccia.
*sparisce in una nuvola di fumo tipo Houdini*
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*ricompare*
P.S.: Questo è il ventesimo capitolo, OH MY GOD .
Sono venti settimane che scrivo questa mezza cavolata.
Che non è mezza, è tutta intera. E non avanza (?)
*ammicca e si smaterializza*

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Capitolo 21
*** 1° settembre. ***


                                                                                      




1° settembre.
 
Caro amico,
in questi ultimi giorni sono molto solo.
Con il gruppo di Mélanie non sono più uscito tra compiti ed impegni vari, invece con i ragazzi avevo l’occasione di farlo ma ho saggiamente pensato di non farmi sentire perché sono sicuro che se intuissero che ho iniziato a fumare mi lapiderebbero sul momento.
In particolare, credo che Lena ci rimarrebbe male.
Non so perché, mi dà l’idea che sia così.
Félicien è partito per la Corsica, Mel è occupata a consolare Roxanne per la sua partenza e così io rimango fregato. Sì, poi che cosa c’è da consolare.. non è che fossero tutto ‘sto affiatati, alla fine.
Ma quel che mi rimane in questi giorni sono sigarette, compiti e mia nonna che non fa altro che ripetermi quanto siano belle le giornate ora.
Ehm, graazie.
Oggi però mi ero stufato di stare chiuso in casa mentre il tempo è davvero bello fuori, e poi ormai ho finito i compiti delle vacanze (dopo esserci stato sopra per GIORNI INTERI), così ho preso il motorino e sono andato in centro da solo.
Un po’ triste, è vero, ma sempre meglio di una camera che puzza di fumo.
Ho girato un po’ in spiaggia: tirava un bel venticello fresco e il sole splendeva.
Poi mi sono seduto su una panchina sul lungomare e mi sono infilato le cuffie nelle orecchie.
La musica è una droga molto più piacevole della nicotina, veramente.
Poi la riproduzione casuale (che non sbaglia proprio mai eh) ha scelto di farmi ascoltare San Tropez dei Pink Floyd.
Ah, la mia cara città..
Ho imparato ad apprezzarla di più, anche perché quelli che credevo la rovinassero si sono rivelati ottimi compagni di cazzate.
Peccato che qualche cazzata sia stata più grande di altre..
Credo di essermi appisolato sulla panchina, perché quando ho aperto gli occhi l’ipod mi proponeva Hurricane dei 30 Seconds to Mars, la batteria era quasi al minimo e il sole scottava molto meno di prima; in compenso la brezza si era trasformata in un forte vento, e avevo tutta la sabbia nei capelli, maledizione.
Il cellulare ha squillato.
“Pronto, Mel?”.
“Andre mi manchi! Passi da me?”.
“Okay, arrivo tra poco!”.
Ho salutato il mare con lo sguardo (probabilmente tra la scuola e tutto il resto passerà un bel po’ di tempo prima che lo riveda) e sono tornato al mio motorino, non prima di essermi fatto pestare i piedi da tutti i turisti tedeschi e svizzeri che tornavano agli hotel dopo una giornata in spiaggia.
Mentre tornavo a casa mi sono fermato a casa di Mélanie (oddio domani è il suo compleanno! Me n’ero quasi dimenticato..), ma dal portone è uscito un bambino di circa otto anni con uno sguardo da furbetto che mi ha chiesto, sospettoso: “E tu chi sei?”.
“Mmh, sono..”, chi sono io? Ah, bel problema. “Sono un amico di Mélanie. È in casa?”.
Ma il bambino ha ignorato la mia domanda e ha gridato esultante: “Sei il suo ragazzoo!”, chiudendo poi il portone. Ho sentito i suoi passi sulle scale, poi più niente.
Sono rimasto con un palmo di naso.
.. ma che cavolo?!
Ho suonato di nuovo il campanello, ma l’unico che è uscito dalla porta è stato quel gattaccio di Pilou, che mi ha soffiato.
“Ciao, micio”, ho mormorato.
Ho ripreso il motore e sono arrivato a casa mentre le prime stelle brillavano nel cielo.
Mia mamma mi aspettava fuori dalla porta con uno sguardo da funerale.
Mi è preso un colpo.
“C-che succede, ma’?”.
Lei ha fatto ha scosso la testa, infastidita: “C’è tuo padre al telefono”.
Ho potuto tirare un grande, grandissimo respiro di sollievo e mi sono ripromesso di nascondere meglio le sigarette.
Sono arrivato in salotto e lì mi sono dovuto sorbire le chiacchiere di Anaìs.
“Sì, papà, tutto bene.. figurati! Sì, li ho finiti i compiti! Com’è il tempo là in Italia?”, un attimo di pausa in cui ho sentito il borbottio di una voce al di là della cornetta. “Ah, ho capito.. con Cristian, dici? Tutto benissimo, sono davvero contenta! Ah, e poi la maestra a danza mi ha detto che sono molto brava e che se continuo così ho buone possibilità di vincere una borsa di studio, in futuro!”.
Ho sbuffato.
“Il favoloso mondo di Anaìs, prossimamente al cinema”, ho detto a voce abbastanza alta perché mi prendesse in considerazione.
Per tutta risposta lei mi ha guardato storto.
“Niente papà, è solo Andrea che ha appena fatto una delle sue pessime battute”.
“Ah, saranno belle le tue!”, ho esclamato, offeso.
Odio quando fa tanto la preziosa.
Comunque mentre stavo parlando con mio padre Mel mi ha scritto che le dispiaceva moltissimo ma in quel momento era sotto la doccia e non poteva scendere ad aprirmi.
Così è sceso suo fratello.
Ah, quello era suo fratello? Cavolo, non l’avevo mai visto.
Aspetto mezzanotte per farle gli auguri anche se sto morendo di sonno.
E poi le ho preso un regalo che le piacerà sicuramente.. me lo dice da sempre, mio padre, che gli anelli fanno colpo sulle donne.
Non è un anello vero e proprio, è un anellino da due soldi, ma è molto bello, l’ha detto anche mia sorella.
Aggiungendo che sono comunque ridicolo perché ho lasciato lo scontrino col prezzo nel pacchetto. A volte avere una sorella è utile.
A prestissimo!
Andrea.
 

And you're leading me to the place by the sea
I hear your soft voice calling to me
Making a date for later by phone
If you're alone, I'll come home.

-San Tropez

 
In confronto alle altre stagioni l’estate sembra durare un terzo.
Siamo già a settembre, Cristo!
La scuola.. un incubo ricorrente, nelle ultime notti.
Addio, gente. 
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Capitolo 22
*** 8 settembre. ***


                                                      



8 settembre.
 
Caro amico,
mancano quattro giorni all’inizio della scuola e l’atmosfera inizia a farsi cupa.
Anche il tempo ha deciso di mettersi contro i nostri ultimi attimi di libertà, e sta diluviando da giorni, ormai.
Ieri pomeriggio, appena ho visto dalla finestra che aveva smesso di piovere ho fatto un giro a piedi fino ad arrivare a casa di Mélanie (ieri era il nostro secondo mesiversario, e ‘fanculo a chi diceva che con i suoi ragazzi era stata al massimo un mese); di solito durante il tragitto incontro una marea di gente che conosco che gira in città, invece questa volta le strade erano deserte e camminavo solo col rumore dell’acqua sono i piedi a farmi compagnia.
Era estremamente avvilente, la situazione.
Ah, comunque l’anello è piaciuto moltissimo a Mel.
Ha detto che nessuno le ha mai fatto un regalo così romantico.
Il ritorno a piedi è stato molto più allegro dell’andata, ricordando la sua espressione felice al vedere il mio regalo. Anche il ricordo dei baci è servito a sollevare la tristezza post pioggia.
Stamattina ha ripreso a piovere e vedendo che non aveva intenzione di smettere ho deciso di restare in casa a fare gli ultimi ripassi.
Ma dopo un po’ mi ero stufato di stare alla scrivania con le formiche ai piedi (e avevo anche finito gli album da ascoltare!), quindi sono sceso di sotto trovando mia madre in uno degli attimi mistici in cui sta seduta sul divano invece di sgobbare coi lavori di casa, e mi sono seduto accanto a lei.
Aveva anche acceso lo stereo che usava in giovinezza (molto stile figlia dei fiori, con adesivi colorati dappertutto), infilandoci uno dei suoi CD italiani.
Lei ha una vera e propria passione per l’Italia. Sarà che papà è italiano, sarà che tutte le sue vacanze le ha passate sulla riviera ligure e che l’ha conosciuto in una di queste, sarà che anche quando si sono lasciati ha continuato a ricordare i bei momenti passati a Sanremo e le canzoni che ascoltavano insieme.. tutta una soap opera, insomma.
Ho passato la mia infanzia ascoltando praticamente solo musica italiana: Lucio Dalla, Fabrizio De Andrè, Zucchero.
In particolare il primo è rimasto dentro di me. Avendo imparato da piccolo l’italiano ancora lo capisco abbastanza per afferrare il significato delle sue canzoni, che a mio parere sono pura poesia.
E niente, dicevo che eravamo lì seduti e per la prima volta da tantissimo tempo abbiamo parlato come è giusto che parlino una madre ed un figlio adolescente.
Mi ha chiesto di come andasse con Mélanie, e le ho raccontato un po’ degli ultimi mesi dicendole che ero molto contento con lei.
“Sono felice per te”, mi ha detto la mamma mentre passava con la mano tra i miei capelli corti. Aveva il volto girato, ed ero sicura che avesse gli occhi umidi. Ha sempre avuto la lacrima facile, la mia mamma.
“Perché non li fai crescere?”, ha indicato i miei capelli. “Mi piacevi tanto coi riccioli biondi..”.
Mi sono scostato un po’: “Ma mamma, si parla di secoli fa!”.
Per tutta risposta ha scosso le spalle.
“E quindi?”.
Lo stereo cantava una delle mie canzoni preferite, Anna e Marco.
La mia preferita perché mi rivedo molto in Marco, un ragazzo con tanti sogni ma che abita in periferia e non ha occasione di vederli realizzare. Marco che ha una madre e una sorella (Lucio Dalla mi conosce per caso?), che vive con il ‘branco’, il suo gruppo di amici.
Ed Anna.
Anna che vive la stessa situazione del ragazzo, che vorrebbe spiccare il volo ma non riesce a farlo.
E alla fine della canzone s'incontrano e trovano il loro 'trampolino di lancio' nel loro amore. 
Penso che, a parte Pink Floyd e 30 Seconds to Mars, questa sia veramente una delle più belle canzoni che abbia mai ascoltato.
Anna e Marco, Andrea e Mélanie. 
Ah, si somigliano pure! 
Comunque quando è finita la canzone la mamma si è alzata e ha detto che l'ha resa molto felice il fatto di aver parlato con me, per una volta.
Be', non mi costa molto, potrei farla altre volte, questa cosa di stare vicino a lei. 
Non troppo, però, perchè non voglio che senta la puzza di fumo.
Ciao! Dimmi buona fortuna per l'inizio della scuola..
Andrea.


Anna avrebbe voluto morire,
Marco voleva andarsene lontano..
Qualcuno li ha visti tornare tenendosi per mano.

-Anna e Marco, Lucio Dalla


Sono in ritardoooo
Tra poco parto per il campeggio e quindi sono già indietro di un capitolo, che probabilmente non riuscirò a scrivere in questi giorni ^^'
Pardon, spero di farcela ma.. dubito.
Bye bye!
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P.S.: Oggi una canzone italiana, guarda un po' :')
 

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Capitolo 23
*** 12 settembre. ***


                                                 


12 settembre.
 
Caro amico,
secondo giorno di scuola e già non ne posso più.
Per domani abbiamo un testo in inglese da tradurre, venti esercizi di algebra e qualche domanda di letteratura francese.
I primi giorni sono una pacchia, dicevano.
Non faticherai, dicevano.
Ah. Ah. Ah.
Già, davvero.
Alle sette di ieri mattina la sveglia mi ha riportato alla triste realtà scolastica; mi sono alzato strascicando i piedi, vestito a caso con quello che indossavo nei giorni di sole, per poi accorgermi che fuori non aveva smesso di diluviare.
Per questo mi sono dovuto cambiare e sono arrivato quando già tutto il piazzale davanti alla scuola era pieno di gente.
Però ho subito intravisto il caschetto color pece di Mel vicino al portone e la cascata di capelli castani di Roxanne (credo che lei e Félicien si siano un po’ allontanati, ultimamente, anche se non so esattamente il perché..). L’ho abbracciata da dietro, lei si è girata e mi ha guardato con uno sguardo pieno di terrore.
“Non voglio andare al Liceo!”, ha gridato dandomi una spinta.
“Cazzo Mélanie, mica è tutta ‘sta roba.. se sono sopravvissuto io ce la puoi fare anche tu, dai”, ero un po’ infastidito per il suo spintone, così sono andato via per cercare qualcun altro di mia conoscenza, senza neanche augurarle la buona giornata.
Ma non ho fatto in tempo a fare dieci metri che la campanella è suonata e una mandria di bufali si è riversata dentro l’edificio.
Ho raggiunto la mia classe e ci ho ritrovato dentro un po’ tutti i miei compagni, abbronzati e con gli evidenti postumi dell’estate che chiacchieravano rumorosamente seduti sui banchi.
“Oh Andre!”.
Era Félicien che si sbracciava nell’ultimo banco, facendo segno che andassi a sedermi vicino a lui.
“Ciao, Fel”, ho sistemato lo zaino e poi mi sono messo a chiacchierare con Laurent ed un altro paio di troiette delle quali non ricordo a malapena il cognome.
Ma di lì a poco le lezioni sono cominciate per poi susseguirsi in un vortice di ore che non saprei mettere cronologicamente in ordine, da quanto sono state noiose ed indegne di nota.
Poi nella ricreazione di oggi Lucas si è accorto che esisto e mi ha salutato con il suo solito, insopportabile soprannome che mi affibbia dalla prima Liceo.
“Ciao tappo! Come va?”.
“Ma vaffanculo, Lucas”, ho risposto subito.
“Che poi ormai”, ha cinguettato una delle troiette che ti dicevo prima, Edith. “tappo non è più!”.
“Eh! Ha proprio ragione, lei!”, ho esultato. Finalmente qualcuno che riconoscesse la mia crescita!
“Mi stupirei se arrivasse ad un metro e settanta, guarda..”, ha sogghignato lui.
Stavo per dirgli che quell’obiettivo l’avevo superato da un pezzo, quando è entrata la prof di educazione fisica (una figa da paura), chiedendoci di seguirla fino in palestra.
Per le due ore seguenti sono stato sempre messo in gruppo con Lucas che continuava ad infierire sulla mia altezza, fino a quando la palla medica gli è casualmente finita sul piede.
Al ritorno ci aspettava in classe il prof di filosofia, che, storcendo il naso per la puzza che è normale ci sia dopo le ore di ginnastica, ha chiesto silenzio ed ha subito iniziato a spiegare qualcosa su Freud che il mio cervello non ha bene immagazzinato.
Odio la scuola, cazzo!
Ho buoni voti, è vero, ma penso che sia solo un posto in cui un ragazzo non potrà mai esprimere al massimo le sue potenzialità.
E non fare quello, e non fare quell’altro.
La vita vera la affronti fuori, non sui banchi.
A volte mi piacerebbe molto fare come i bambini del video di Another brick in the Wall; bruciare la scuola.
E invece mi tocca mettermi sotto con algebra.
Ti farò sapere come continua la mia avventura liceale,
Andrea.
 
P.S.: Io e Mélanie ci siamo sentiti poco in questi giorni (lo ammetto, ce l’ho ancora con lei per la spinta), e mi ha detto che non stanno facendo niente, tutti i prof parlano loro del Liceo e non spiegano niente né danno compiti per casa.
Belli i primi giorni della seconde.. voglio vederla tra qualche settimana.
 

We don't need no education,
We don't need no thought control.
No dark sarcasm in the classroom,
Teachers, leave these kids alone!
All in all is just another brick in the Wall.

-Another brick in the Wall, part 2


Chiamatemi genio!
Sono riuscita ad aggiornare in tempo e a non rimanere indietro :')
Vorrei avere la stessa voglia che ho per scrivere per studiare ogni giorno, a partire da una settimana..
Solo il pensiero della scuola mi deprime :C
Ah, ripeto.. il sistema scolastico francese è diverso dal nostro.
La seconde sarebbe la prima liceo da noi, e si legge con l'accento sull'ultima e.
Poi c'è la prémiere e la terminale come ultimo anno (non so il francese, vado a documentarmi e basta, lol).
E poi il liceo si comincia a quindici anni, e non a quattordici come da noi, per questo Andrea è ancora in seconda nonostante ne abbia già sedici compiuti.
(mica è stato bocciato ehhh ùù)
Il prossimo capitolo arriverà (spero) il sedici, il primo giorno di scuola! (D:)
Ciaoo divertitevi in questi ultimi giorni di libertà! c:
_pink 
 
P.S.: Another brick in the Wall rimane sempre un classico intramontabile ed insuperabile :')

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Capitolo 24
*** 19 settembre. ***


                                                                



19 settembre.
 
Caro amico,
per la prima volta io e Mélanie abbiamo litigato seriamente.
Non si fa più sentire, è distante da me, quando ci vediamo nei corridoi nemmeno mi saluta, anzi gira la testa dall’altra parte.
Ho provato a parlarle dicendo che io senza di lei non posso vivere (e giuro che è vero), ma lei ha evitato di guardarmi negli occhi, mi ha preso distrattamente una mano e ha detto che ultimamente ha un po’ di pensieri in testa e per questo ha bisogno di stare un po’ da sola.
Ho cercato di farle dire di quali pensieri si tratta, di farla sfogare (a questo servono i fidanzati, no?), ma lei niente, continuava a scuotere la testa dicendo che passerà presto.
Però penso che negli ultimi giorni si stia un po’ sciogliendo, perché a volte, nei rari momenti in cui ci troviamo insieme a scuola, sembra che mi voglia dire qualcosa, ma finisce sempre che richiude la bocca e resta zitta, un po’ assorta nei suoi pensieri.
Comunque io non le faccio pressione, Mel sa perfettamente che io ci sono sempre per lei, se vuole parlare. L’importante è che presto torni tutto normale. Suppongo che il problema abbia a che fare con la scuola, che ultimamente ne sta dando abbastanza anche a me.
Non per le materie, per fortuna a quelle sto ancora abbastanza dietro; ma c’è una prof nuova che è veramente, veramente stronzissima.
Si accanisce contro i punti deboli di ognuno di noi, ingigantendoli e umiliandoci sempre.
Ad esempio, ieri c’erano dei banchi da spostare per avere più spazio,nessuno aveva voglia di farlo (strano eh!), allora lei mi ha chiamato dicendo, appena si è accertata che tutti stessero ascoltando: “Sposta tu qualche banco, visto che sei il più forte!”.
Ho dovuto trattenermi dall’urlarle che non ci mettevo molto a tirargliene uno in testa.
E poi non è vero che non ho forza; sono minuto, è vero, ma i lanci con la palla medica e l’allenamento di calcio quasi ogni giorno mi hanno temprato un bel po’.
A proposito degli allenamenti, l’altro giorno sono rimasto indietro nella corsa. E cioè, potrebbe sembrare una cosa stupida, invece io di solito sono SEMPRE primo quando corriamo per quella decina di minuti; ma questa volta quasi mi sono dovuto fermare perché non avevo più fiato, e questo è successo anche durante la partita.
So perfettamente che non è un caso, e ancora meglio che è colpa di quelle fottute sigarette.
La cosa sta andando un po’ troppo per le lunghe, ma non riesco proprio a farne a meno.
Anche Mélanie l’ha scoperto, ma non si è lamentata granchè. Non che in questi giorni mi dica molto, in effetti.
Mi ha visto l’altro giorno con Laurent nel cortile interno mentre ero nel bel mezzo di una sigaretta. Mi ha fissato per un po’, mi è venuta vicino e mi ha chiesto: “Fumi?”.
Morivo dalla voglia di dirle: “No, mi piace tenere in bocca sigarette finchè non suona la campanella”, ma ho deciso di tenere da parte il mio umorismo per tempi più felici.
Quindi mi sono limitato ad annuire.
Lei mi ha guardato un altro po’, ha scosso le spalle ed è rientrata in corridoio.
Ho tirato un sospiro di sollievo.
Che poi ultimamente sono tutti un po’ sclerati.
Félicien è un sacco taciturno per i suoi standard, chissà per quale strano motivo.. *coff* Roxanne *coff*.
Ah, credo che si siano lasciati definitivamente, ma visto che ormai le uniche parole che ci rivolgiamo sono ‘ciao’ e ‘a domani’ faccio fatica a saperlo.
Ma io evito di immergermi troppo nei problemi altrui, visto che ne ho già abbastanza per conto mio.
E sto iniziando a pensare che io e Mélanie potremmo davvero lasciarci.. ogni volta che mi ignora, ogni volta che non mi guarda negli occhi, io mi sento morire.
È normale? Non lo so.
Cercherò ti portarti notizie più rilevanti che queste nei prossimi giorni.
Ciao,
Andrea. 


All of this temptation, it turned my faith to lies
Until I couldn't see the danger 
or hear the rising tide!
She can take it back, she will take it back
Someday!

-Take it back


Perchè l'estate finisce sempre troppo presto e la scuola troppo tardi? çç
Dilemmi esistenziali, quasi peggio di 'essere o non essere'.
Sono tornata viva e vegeta (oddio perchè mi sto immaginando Vegeta di Dragonball? XD) e sto cercando di abituarmi alla routine invernale..
Spero che il capitolo vi piaccia e sono anche contenta di vedere che le recensioni iniziano a lievitare!
Grazie ragazzi :')
Alla prossima settimana! ♥
_pink

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Capitolo 25
*** 26 settembre. ***


                                                               




26 settembre.
 
Caro amico,
bel modo di merda di passare il giorno dei propri sedici anni e mezzo.
Scusa le lacrime sulla pagina, se potessi farne a meno non piangerei, seriamente.
Sono chiuso in camera da due, tre ore? Non lo so, non ci ho più guardato.
Non ho cenato, non ho aperto a nessuno (neanche sotto minaccia) e suppongo che, non sentendo rumori, mia madre creda che mi sia impiccato perché la sento parlare concitatamente con la nonna di sotto.
Che chiami la polizia, l’FBI, il dottor House, io non esco di qui finchè non mi sveglio e non mi rendo conto che tutto questo è solo un sogno. Un incubo, anzi.
Non so neanche come esprimerlo in parole.
Ma ho quest’immagine fissa in testa e non riesco a cacciarla via, e quale modo migliore dello scrivere per sfogarsi? Ormai l’ho capito anch’io.
Okay, fai l’uomo. Gli uomini non piangono no?
Non sia mai che mia sorella mi veda con gli occhi gonfi!
Oggi era una gran bella giornata autunnale (almeno finchè.. vabbe’, non importa), e per la prima volta dopo secoli mi sono ritrovato con i ragazzi del Vieux Port.
C’erano tutti (e pure qualche persona in più) a parte Lena.
Non la vedo da un bel po’, a dire il vero. Da quando abbiamo parlato faccia a faccia..
Ma oggi non è di lei che devo raccontare.
Sono tornato a casa a piedi (ancora il sole non era tramontato e c’era un’arietta stupenda per camminare) con le cuffie nelle orecchie e la riproduzione casuale che sembrava prediligere le canzoni più tristi. Ora non li ricordo esattamente, ma era tutti un bel po’ deprimenti.
Riproduzione casuale? No, ormai non ci credo più che è casuale.. quando ti inserisce determinati brani c’è sempre un motivo dietro.
E, ripensandoci, non è una coincidenza il fatto che per una decina di minuti ho ascoltato i brani più avvilenti del mio ipod.
Allora ho messo Closer to the edge dei 30 Seconds to Mars che mi trasmette sempre tanta allegria, e proprio mentre finiva mi sono reso conto di essere davanti a casa di Mélanie.
Stavo per suonare quando il portone si  è aperto ed è comparsa proprio lei.
Stavo per chiamarla quando mi sono reso conto che non era sola.
C’era un ragazzo, e appena mi sono reso conto di chi si trattava ho fatto fatica a non prendere un colpo.
Eric, proprio lui, che mi aveva insegnato a fumare con il giusto stile e mi aveva dato tutti quei consigli sui vestiti, le stava accarezzando piano i capelli mentre le parlava a bassa voce.
Mi sono scostato per osservare il tutto senza però farmi vedere.
E stavo cercando di convincermi che erano amici e si erano visti per fare una chiacchierata -ma chi voglio prendere in giro?-, quando i loro visi si sono avvicinati e io ancora non volevo crederci..
Ma poi è successo. Esattamente come doveva essere.
Sono rimasto lì, arrabbiato confuso disperato con nessuna sensazione precisa, solo con un grande vuoto dentro, che minacciava di inghiottire anche me da un momento all’altro.
Ero veramente paralizzato, il cuore mi batteva a mille e sentivo quel magone che viene prima di piangere mentre guardavo la prima ragazza a cui avevo detto Ti amo baciare un altro.
Come se fossi in un film, ho registrato mentalmente le immagini che sono venute dopo: Eric che attraversava il vialetto, Mélanie che lo salutava con la mano e rientrava in casa, Eric che metteva il casco e saliva sul motorino.
E proprio in quel momento, neanche a farlo apposta, si è girato e mi ha visto.
Dovevo avere una brutta cera (anzi, ce l’ho tuttora) perché all’inizio mi ha guardato un po’ sconvolto, poi mi ha rivolto un velocissimo sorrisetto (non sono esattamente sicuro di averlo visto, e non mi stupirei neanche se fosse stato frutto della mia immaginazione.. in quel momento niente aveva più senso) e in un secondo è scomparso dietro l’angolo.
E io lì, come un coglione, a cercare di riprendere a respirare normalmente.
Il tragitto fino a casa l’ho fatto molto stile zombie, senza pensare a niente, con la musica ancora nelle orecchie ma senza ascoltarla veramente.
Sono entrato ignorando il saluto di mia madre,  mi sono precipitato in camera e ho chiuso la porta a doppia mandata.
E poi sono scoppiato in lacrime. Quando è troppo è troppo, insomma.
Non ho nessuno con cui sfogarmi.
Martha non è la persona più indicata a cui confidare un segreto, Félicien ultimamente è più depresso di me, Séline mi rinfaccerebbe il fatto che mi aveva avvertito, non mi fiderei di Patrick e di Laurent neanche se fossero le ultime persone sulla faccia della Terra, Lena non la prendo neanche in considerazione..
Così mi tocca tenerlo per me.
Ma io mi chiedo, perché?
Non sarò stato il miglior fidanzato del mondo, ma almeno ci provavo.
Le ho regalato un anello, l’ho chiamata quando me lo chiedeva, l’ho consolata quando era triste e.. a me sembrava stesse andando tutto bene.
Ma ora che ci penso, i silenzi delle ultime settimane acquisiscono un senso.
Ci teneva così poco a me? Eppure il suo ti amo sembrava sincero..
E da quanto tempo si vedeva con Eric? Non poteva semplicemente dirmi che mi voleva lasciare, cazzo?
L’avrei preferito rispetto a tutto questo casino.. o perlomeno sarebbe stata sincera.
Io non capisco.. perché proprio a me?
Sarà che nella mia famiglia ogni generazione qualcuno deve essere tradito..
Ma lei è stata la mia prima ragazza, il mio primo e unico ti amo, e non sarà facile finirla, anche dopo quello che mi ha fatto.
Eppure lei non deve tenere molto a me. Sicuramente l’ha saputo da Eric che li ho visti, ma ancora non mi ha cercato.
Forse ha paura. Ma che cosa posso fare? A cosa servirebbe arrabbiarsi?
Quel che è fatto è fatto.
Lei è una stronza e lui pure. Forse avrei dovuto aspettarmelo..
Ma di una cosa sono sicuro, io non me lo meritavo.
Spero che avrò la forza di uscire di qui prima che nevichi.. (e giuro che qui non succede mai)!
Ciao,
Andrea.
 
P.S.: Félicien è depresso perché lui e Roxanne si sono lasciati, questo me l’ha detto l’altro giorno. Ma sul motivo del distacco è stato piuttosto vago, e spero che mi dica di più nei prossimi giorni.. meglio cercare di aiutarlo a dimenticare per dimenticare tutto a mia volta.
 


'Ooooh Babe
Don't leave me now
Don't say it's the end of the road
Remember the flowers I sent
I need you, babe

Ooooh Babe
Why are you running away?'

-Don't leave me now.
 
 
Depression, depression everywhere.
Spero che non ce l’avrete con me per aver trasformato questo capitolo in un buon motivo per avvilirsi.
Come se in questi giorni ce ne fossero poochi çç (scuolascuolascuolaa)
Perdonatemi, ci ho messo un po’ a scrivere questo capitolo perché l’ho corretto più volte.. volevo che fosse decente, visto che siamo ad un punto molto importante della storia.
Fatemi sapere se vi è venuto il latte alle ginocchia leggendolo ùù
Bye bye ♥ 
_pink

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Capitolo 26
*** 2 ottobre. ***


                                                            



2 ottobre.
 
Caro amico,
ookay, forse non avrei voluto sapere il motivo per il quale Félicien e Roxanne si sono lasciati.
Tra me e lui non so chi sia messo peggio.
Già il fatto che è entrato in casa mia a testa bassa e senza spiccicar parola avrebbe dovuto farmi sospettare qualcosa; anche se non mi sarei lontanamente avvicinato alla spiegazione che stava dietro.
Si è lasciato cadere pesantemente su una sedia della cucina, io gli ho lanciato una lattina di coca, lui l’ha afferrata, l’ha aperta e ha cominciato a berla silenziosamente.
Ecco, altro fatto strano: le parole Félicien e silenzio non possono coesistere nella stessa frase.
Mi sono seduto a mia volta, soppesando mentalmente le parole da dire.
“Fel, lo so che sei triste per Roxanne, ci sono passato anch’io, o no? Però è andata così, e a un certo punto bisogna imporsi di guardare avanti e non pensarci più..”, ho alzato la testa per vedere la sua reazione; aveva il volto un po’ abbassato e una lacrima gli scendeva piano sulla guancia.
“Fel?!”.
Mi sono spaventato davvero.
Che sortilegio gli aveva fatto Roxanne? Non aveva mai e dico MAI pianto per una ragazza; prendeva tutto con molta leggerezza (o come la chiamava lui, filosofia) e non è un caso che il suo proverbio preferito fosse Morto un papa se ne fa un altro.
Sono rimasto per un po’ (un BEL po’) a dargli colpetti sulle spalle, finchè, dopo un singhiozzo più forte degli altri, ha finalmente parlato: “È che non è questo il problema..”, pausa in cui ha tirato su col naso. “Il problema è che l’ho lasciata io e l’ho fatto perché.. perché..”, si è asciugato gli occhi con il dorso della mano.
Io ero in trepidazione.
“Fazzoletto?”, gli ho chiesto passandogliene uno che avevo individuato da prima sul ripiano della cucina.
Lui ha annuito e l’ha preso.
E così, dopo un’altra mezz’oretta passata a soffiarsi il naso, singhiozzare e lamentarsi un altro po’, è riuscito finalmente a finire la frase.
“.. l’ho lasciata perché non mi piaceva più!”, e si è messo con la testa fra le mani.
In quel momento il mio desiderio più grande era picchiarlo selvaggiamente con la teglia da forno.
Ma che problema c’era se non gli piaceva?
Ho comunque cercato di essere comprensivo e di tirargli fuori qualcos’altro, visto che la situazione non mi era ancora del tutto chiara. Non lo era affatto, a dire il vero.
“Prometti che dopo quello che ti sto per dire non mi butterai fuori di casa?”.
“Ehm.. sì?”.
“Andre, secondo me.. per il fatto che non sentivo più niente quando ero con lei..”, ha preso un profondo respiro. “Potreiesseregay”.
‘Azz.
Se non fosse stato per la sua faccia sconvolta sarei scoppiato a ridere, ma mi sono trattenuto dal farlo per rispetto nei suoi confronti.
“Félicien”, ho detto girandomi dall’altra parte per non tradire l’espressione divertita. “Tu sei probabilmente il ragazzo più stupido che io abbia mai conosciuto! Non è che se non ti piace una ragazza sei gay! Non deve per forza piacerti una solo perché è nata femmina!”.
Ho visto con la coda dell’occhio il mio amico rabbrividire: “Quindi vuoi dire che sono i maschi a dovermi piacere..”.
A quel punto non sono più riuscito a trattenermi e gli sono scoppiato a ridere in faccia. Lui ha abbozzato un sorrisetto che stonava non poco con gli occhi gonfi di pianto.
“Spero tu stia scherzando”, ho detto appena ho ripreso fiato. “Dimmi, hai mai parlato seriamente con Roxanne?”.
“Mmh.. no”.
“E cosa facevate per la maggior parte del tempo in cui stavate insieme?”.
Al sentire quelle parole qualcosa si è acceso nel cervello del mio amico, che ha messo su un sorriso come per scusarsi di quello che stava per dire.
“Pomiciavamo”.
Ho annuito: “Esattamente. Forse hai solo capito che hai bisogno di qualcosa di più per stare veramente bene con una ragazza!”.
“Hai detto ragazza, vero?”.
Ho sospirato: “Sì, ragazza, con la A di anormale”.
Ora Félicien sembrava più sollevato, ma l’unica parola uscita dalla sua bocca è stata: “Mmh..”.
“Non sei convinto?”.
“No”.
“Be’, allora continua a crederti gay finchè non ti prenderai un’altra sbandata per qualcuna”.
Però, prima di andare via, mi ha detto che sono un bravo psicologo.
Okay, potrei mettere su un’attività.. sai quante pippe mentali si fanno le ragazze?
Farei affari d’oro.
Comunque sono molto contento che Félicien abbia messo almeno un pochino la testa a posto. E soprattutto, che abbia capito che esiste qualcos’altro che si può fare con la propria ragazza oltre limonare.
A presto!
Andrea.
 
P.S.: In questa pagina non ho citato neanche una volta Mélanie, ma non vuol dire che l’ho dimenticata. Mi manca tantissimo, e mi fa male vederla per i corridoi appiccicata ai suoi compagni di classe. Quando mi vede fa finta di niente e continua per la sua strada; quello che dovrei fare io, alla fine. Ma mi viene difficile. Sembra che tra noi non ci sia mai stato niente, invece che quasi tre mesi bellissimi.
Comunque è inutile parlarne. È così e basta, e mi ha fatto bene distrarmi un po’ con le cazzate quotidiane di Félicien.



VOGLIO. VEDERE. CATCHING. FIRE.
Ehm, sì. *si riprende*
Non vedo l'ora, sono in defibrillazione da quando ho finito i libri-, credetemi, un bel po' di tempo fa. ^^'
Allora, questo capitolo lo dedico alle due ragazze che seguono la mia fanfiction e che hanno accennato ad una ship AndreaxFélicien. 
Vi amo girlz, grazie a voi mi è venuto in mente ciò che potevo scrivere in questo capitolo ♥ 
(per la cronaca, conlecuffienelleorecchie e Orsacchiotta Potta Potta ùù)
Bieeen , alla prossima settimana!
_pink

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Capitolo 27
*** 13 ottobre. ***


                                                             



13 ottobre.
 
Caro amico,
le giornate si susseguono tutte uguali e questo mi mette addosso una gran tristezza –strano eh!-, aggiunta al fatto che fa un sacco freddo, molto più del solito ottobre qui.
Oggi ho fatto un giro sulla spiaggia con Martha, con la quale non parlavo più da un sacco di tempo.
L’aria era gelida e l’acqua aveva il colore del ghiaccio .
“Allora?”, ha chiesto lei, i capelli chiari portati qua e là dal vento. “Non devi dirmi qualcosa?”.
L’ho guardata con la coda dell’occhio: “Eh? No, niente”.
Martha si è fermata e mi ha guardato con sguardo serio dietro la sciarpa di lana: “ Guarda che lo sanno tutti che fumi”.
Ho abbassato gli occhi.
“Andrea, guardami”.
Li ho rialzati di malavoglia.
“Guarda che lo dico per il tuo bene. Quella stronza di Mélanie”, a quel nome ho avuto un tuffo al cuore. “poteva anche fregarsene, ma io non voglio che tu muoia. Nessuno di noi -e con noi intendo chi ti vuole davvero bene- lo vuole”.
A quella frase ho cercato di sdrammatizzare, anche se mi era venuto un po’ di magone al pensiero: “Me la stai tirando, Martha! E poi io non fumo molto..”.
Per tutta risposta lei ha infilato la mano nella tasca del mio giubbotto tirando subito fuori il pacchetto di sigarette e l’accendino. L’ha aperto: dentro ce n’erano meno della metà.
“E sono le quattro e mezza di pomeriggio”, aveva una faccia incazzata da far paura.
Ho subito cercato di calmare i bollenti spiriti: “Dai, Martha”, ho detto riprendendomi il pacchetto e l’accendino. “Sto cercando di smettere, davvero”.
“Lo farai?”.
“Lo farò”, ma dentro di me non ci credevo molto. Non ha mai avuto una gran forza di volontà.
A quel punto Martha è sembrata soddisfatta e ha ripreso a camminare sul bagnasciuga.
“Sai?”, ha ripreso dopo un po’. “L’altro giorno sono uscita con Lena”.
“Ah davvero? ..scusa un attimo, ma da quant’è che siete così amiche?”, non mi risultava che si conoscessero molto, prima.
Martha ha messo su un sorrisino: “Ironia della sorte, da quando hai saputo del suo interesse per te, ha iniziato a confidarsi con la sottoscritta” , -grandissimo errore- ho pensato immediatamente. “e ho scoperto che è una ragazza davvero speciale”.
Ho serrato la bocca ed allungato un po’ il passo; il sapere che passavano il tempo parlando di me mi rendeva abbastanza nervoso. Ma lei mi ha raggiunto subito, ha messo un braccio sulle mie spalle e, come leggendomi nel pensiero, ha detto: “Andre, è tutto a posto. Ora usciamo ancora insieme, ma non lo fa perché deve parlarmi di te. Ormai le è passata”.
A sorpresa, la cosa mi ha reso un po’ triste. Ma non era forse quello che le avevo esplicitamente chiesto? Di dimenticarmi?
Be’, allora non avevo di cui lamentarmi.
Lì abbiamo finito di parlare di Lena ed abbiamo attaccato con l’argomento Félicien, che ultimamente è diventato fonte di preoccupazione nazionale, visto che continua ad essere piuttosto silenzioso. Almeno però ha perso quell’aria depressa – e deprimente.
Fortunatamente le uniche persone in giro a sapere della sua fase gay siamo io e Martha, pregata fino allo spasimo dall’interessato e dal sottoscritto a non farsi scappare una parola dell’intera faccenda. Dio solo sa che scandalo scoppierebbe.
Ecco, ora invece parlo di me, perché in questi giorni non mi capisco molto. Meno del solito, comunque.
Verso l’inizio di ottobre, appena dopo la rottura tra me e Mélanie, Edith ha iniziato a farmi spudoratamente il filo.
E io, che ho fatto? Ci sono stato, da bravo coglione.
La verità è che ha un bel culo, ma ha sempre qualcosa di cui lamentarsi e allora per farla stare zitta la bacio e basta.
Quando ne parlo a Martha, lei serra le labbra e non dice niente; suppongo che non le vada particolarmente a genio.
Félicien è un vegetale come sempre, quindi non fa testo, ma è della reazione di Lucas che sono veramente soddisfatto, visto che ora ha smesso di chiamarmi tappo o di insultarmi in qualsiasi altro modo, soprattutto da quando ha visto che fumo.
Anche Roxanne mi si fila più di prima; ad esempio, l’altro giorno mi ha salutato con un’enfasi mai vista da quando ci conosciamo e mi ha baciato sull’angolo della bocca, facendo finta di niente. E fortuna che Edith non ha visto niente!
Praticamente da quando sono single (sì, perché lo sono ancora) ho la fila davanti alla porta, peccato che manchi l’unica di cui veramente mi importa.. lei continua ad ignorarmi senza pietà.
L’altro giorno l’ho vista baciarsi con quel rosso di merda fuori dalla scuola, mentre io fingevo di interessarmi alle chiacchiere di Edith sul suo smalto rovinato dal testimone durante atletica.
E niente, sono contento del fatto che tra cinque giorni iniziano le vacanze d’autunno. Ci vogliono proprio, perché sento che a livello mentale sto cedendo di brutto.
A presto!
Andrea.
 
'There must be some mistake
I didn't mean to let them take away my soul,
Am I too old, is it too late?
Where's the feeling gone?

The show must go on'

-The show must go on.

Sono in ritardo, ne sono consapevole.
Saalve a tutti, stamani voglio mettervi al corrente delle mie paranoie.
Allora, spero che coloro che abbiano già letto il capitolo precedente non siano rimasti offesi o turbati dal fatto che io abbia parlato in modo scherzoso dell'omosessualità, era appunto per ridere, io non ho pregiudizi nè altro, e vorrei specificarlo per evitare fraintendimenti c:
Alla prossima puntata della soap opera con il protagonista più coglione di 'sto mondo!
:')
(.. e chi l'ha inventata? una cogliona come lui)

_pink
 

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Capitolo 28
*** 19 ottobre. ***


                                                            



19 ottobre.
 
Caro amico,
sono le cinque e ventiquattro di mattina e sta iniziando a piovere. Ho provato a dormire, ma non ci sono riuscito, perché mi sento un po’ come San Paolo sulla via di Damasco: in preda ad una rivelazione divina. Quindi mi sono alzato e messo a scrivere davanti alla finestra.
Cercherò di spiegare in poche righe: ogni anno, prima delle vacanze d’autunno, la scuola organizza una serata in discoteca. La regola principale è questa: vestito elegante per uomini e donne. E la seconda, divertirsi fino al mattino.
È dal collége che Félicien mi rompe perché voleva assolutamente andare ad uno di quei party esclusivi per liceali, ma appena ci siamo potuti andare io mi sono preso l’influenza e non l’ho accompagnato, così è rimasto a casa pure lui, facendomi promettere che l’anno dopo ci saremmo andati anche se avessi avuto 41 di febbre.
E così, eccoci qui, al secondo anno di Liceo, un po’ impacciati nelle nostre giacche eleganti ma con tanta voglia di passare una serata senza pensare a niente.
Alle undici e mezza abbiamo preso l’autobus per il locale, dove già ci aspettava Martha tutta incazzata perché con l’umidità le si era già rovinata la piastra.
Ci abbiamo messo quaranta minuti ad entrare e a raccomandarci a vicenda di stare insieme per poi perderci appena varcata la soglia.
E adesso mi devo fermare perché il divertimento è finito dal momento nel quale ho messo un piede dentro il locale.
È come se fossi stato cieco per tutto questo tempo, come se mi fossi svegliato da chissà quale profondo sonno.
Ed è come se questa notte fosse stato il culmine di tutto ciò che è avvenuto ultimamente.
Ricordo che, quando avevo dodici anni, andai a Sanremo per frequentare un corso estivo d’italiano e lì ci parlarono di alcune opere che avevano fatto la storia del loro paese. Tra quelle, I Promessi Sposi; non è che mi sia rimasto molto di quel romanzo, ma una parte che ho ancora chiara in mente è quella in cui Renzo (il protagonista della storia, per intenderci) subisce una caduta morale, dalla quale poi si rialza più responsabile e prudente, chiedendosi il perché di tutte le sue azioni fino a quel momento.
Be’, io spero che da ora saprò essere forte come non lo sono da molti mesi a questa parte.
E che mi sono ancora lasciato andare. A parte le sigarette, le scappatelle da scuola, a parte la mezza sbronza di stanotte e la rissa con Eric, ma con Edith la situazione è salita al massimo storico di insostenibilità.
L’altro giorno ci siamo spinti in là. No, non così in là, ma poco ci mancava.
Lì per lì ne ero felice, ma ora mi rendo conto che non sono pronto, e neanche lei lo è. E non è lei la ragazza con la quale voglio perdere la verginità e neanche voglio starci insieme.
Poi, tanto per peggiorare le cose, stasera, preso dalla magia della vodka lemon, ho baciato Roxanne sui divanetti di pelle mentre la musica ci rimbombava dentro. Subito dopo, stessi divanetti, stessa musica, ma ragazza diversa.
Sono una merda.
E comunque ancora non mi avevano dato il colpo di grazia.
Alle quattro e diciannove è arrivata la navetta per tornare a casa.
Ero rimasto solo, Martha e Félicien avevano preso l’autobus prima mentre io mi ero attardato con Roxanne, Edith e qualche altra sconosciuta, se capisci cosa intendo.
Un’orda di ragazzi ubriachi e –pochi- non si è riversata dentro, mentre io cercavo di trovarmi un angolino nel quale sistemarmi per passare tranquillo venti minuti di viaggio in compagnia delle mie inseparabili cuffie.
Mi girava un po’ la testa ma non stavo male, o perlomeno la situazione non era ai livelli di quel lontano giorno di maggio al San Torpete (sei mesi fa?! Oh mio Dio non ci posso credere).
Era appena finita la seconda canzone e stavo scegliendo accuratamente quella successiva, quando, sopra il frastuono generale, mi ha attirato una voce femminile proprio accanto a me.
“Lo vedi questo tizio qui alla nostra destra? No, non lì, scema! Alla destra!”.
“Il biondo?”.
“Sì, lui! È un figo, vero?”.
Mi è scappato un sorrisetto. Non so chi fossero quelle ragazze, anche se con la coda dell’occhio riuscivo a vedere che entrambe erano tinte di un nero fintissimo e avranno avuto più o meno uno o due anni in meno di me.
“Mh mh! Dai Cla, proviamoci con lui!”.
L’altra si è messa a ridere.
“Sarebbe fidanzato, ma non credo che gli importi più di tanto! Hai visto come si limonava la tipa di prima stasera? E tutte quelle altre?”.
“La prossima volta è il nostro turno allora!”, ha detto ridendo l’amica.
“Sì ma ormai quello non è vergine da un bel po’!”.
Il sorrisetto si era spento da un bel po’, in quel momento.
Anzi, era stato sostituito da un magone che mi bloccava il respiro.
Le loro voci sono passate in secondo piano mentre i miei pensieri hanno preso il sopravvento.
Sono sceso dall’autobus più ubriaco di prima, con la testa che girava, le lacrime agli occhi ma la lucidità che non avevo da non so quando.
Sono un puttaniere. Ecco come mi vedono tutti.
Ero io quello che diceva di volere una storia seria e che non sarei stato come tutti gli altri ed alla fine mi sono omologato, giustificandomi con il fatto che stavo cercando di dimenticare Mélanie.
Ma non è vero. La verità è che mi piace essere amato, ammirato, mi piace usare le persone e sostituirle quando più mi piace.
La verità è che non sono più quello di una volta, il ragazzo che non era cagato da nessuna ma nello stesso tempo era voluto bene da tutti.
Sono entrato in casa velocemente e rinchiuso subito dentro la camera.
Davanti a me, lo specchio rifletteva l’immagine di un pallido sedicenne.
Era da un casino di tempo che non mi fermavo davanti allo specchio, perché sono sempre stato un po’ insicuro sul mio aspetto fisico; e anche quando ho acquisito un po’ di sicurezza non mi sono mai guardato troppo. È una mia debolezza (o qualità?).
 Ti ricordi com’ero quando ho iniziato a scrivere questo diario?
Io un po’ sì.
Ora sono alto un metro e settantaquattro, ho i capelli corti, le scarpe alla moda, un pacchetto di sigarette nella tasca dei pantaloni.
Ti ricordi quando ero quasi dieci centimetri in meno, avevo i ricci, le scarpe trovate in sconto al mercato, le tasche dei pantaloni con dentro l’Ipod e le cuffie e nessun tipo di droga a parte la musica?
Mi sarei dovuto fermare da tanto tempo a riflettere su cosa sto diventando.
A dirmi che c’è un perché dietro al fatto che mia sorella dodicenne ha relazioni più lunghe delle mie.
Faccio una promessa che rimarrà qua, nero su bianco e che non potrà essere cancellata: prometto, amico, che mi impegnerò a smettere di essere così superficiale, mi impegnerò a vedere sempre la parte bella delle cose, a distinguere gli amici dai nemici, l’amore dalla voglia di farmi una, prometto che cercherò di tornare il ragazzo che sette mesi fa ha iniziato questo diario.
A presto (spero),
il nuovo Andrea.
 

Why did we tell you, then
You were always the golden boy, then
And that you'd never lose that light in your eyes?

Hey you
Did you ever realize what you'd become?
And did you see that it wasn't only me you were running from
Did you know all the time but it never bothered you anyway
Leading the blind while I stared out the steel in your eyes

And did you know..
I never thought that you'd lose the light in your eyes.

-Poles apart

 
 
Zaaaaaalve.
Perdonatemi, ragazzi, per le settimane di ritardo.
Non voglio accampare nessuna scusa in particolare, perché non ce n’è ragione, solo dire che gli impegni sono molti ed anche se vorrei che la mia priorità fosse questa fanfic, purtroppo non lo è.
Credo che anche le prossime settimane la situazione sarà questa, e io preferisco aspettare un po’ di più che mettere un capitolo scritto in fretta e furia.
Detto questo, spero tanto che apprezziate questo capitolo, anche perché siamo arrivati ad un punto importantissimo della storia e da qui inizia, come dire, una nuova parte della vita di Andrea c:
Se conoscete i Promessi Sposi, sapete che cos’è un romanzo di formazione!
Be’, è esattamente dello stesso tipo, questa fanfic.
Al prossimo (e speriamo veloce) aggiornamento!

_pink
P.S.: Quella canzone è una cosa assurdamente bella e adatta alla situazione. Se l'ascolterete non ve ne pentirete (?) :')

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Capitolo 29
*** 28 ottobre. ***


28 ottobre.
 
Caro amico,
credo che dopo questa mattina non avrò più il coraggio di uscire di casa.
Ti spiego: il giorno seguente a quella notte in cui mi è arrivata la rivelazione divina, ho deciso di dire chiaramente a Edith che non mi piace e che quindi non volevo più stare insieme a lei – in qualsiasi modo si intenda stare insieme.
Mi sembrava che non se la fosse presa tanto, o perlomeno pensavo si fosse messa il cuore in pace e invece..
Stamattina sono andato a scuola per la solita assemblea generale di inizio anno che si svolge sempre durante le vacanze d’autunno (non so chi abbia avuto la brillante idea di infilarla lì in mezzo..), e già ero di cattivo umore perché quella levataccia mi ha completamente rovinato la prospettiva di sonno che ho da quando sono iniziati i giorni a casa.
Ho fatto i gradini a due a due e sono entrato a testa bassa nell’ingresso, chiedendomi se Edith mi avrebbe almeno guardato in faccia.
Subito ho notato qualcosa di strano: gruppetti di ragazzi stavano davanti a piccoli fogli attaccati al muro, parlando concitatamente fra di loro. Lì per lì ho pensato si trattasse di qualche avviso riguardante la ripresa delle lezioni, quindi mi sono avvicinato al foglietto più vicino per leggere.
 Intanto qualcuno si era voltato verso di me e mi sono visto rivolgere sguardi di rimprovero o addirittura di disgusto, senza capire minimamente il perché.
Di lì a poco ho scoperto che il motivo era appeso al muro insieme a quello stupido foglio.
Era un collage di sei immagini a colori dove –si vedeva benissimo- il sottoscritto stava avvinghiato sul divanetto di quella discoteca con una ragazza diversa per ogni foto, ragazza di cui avevano accuratamente nascosto il volto. Sotto, scritto in grandi caratteri neri, stava il mio nome e cognome seguito dai due punti e dalla frase l’unico ragazzo capace di farsi sei ragazze in una sera per poi lasciare la sua fidanzata il giorno dopo.
Non era difficile capire l’identità di chi mi avesse fatto quel brutto scherzo.
Mi sono girato con la strana –ma neanche tanto- voglia di scappare lontano, ma la vista dei corridoi tappezzati da quel cazzo di volantino mi ha paralizzato ancor di più.
Stavo cercando mentalmente un modo per rendermi invisibile agli occhi di tutte le persone che mi stavano guardando, quando dalla folla è comparso un viso piacevolmente famigliare.
“Martha, io..”, ho detto come per scusarmi, certo del fatto che mi stesse per picchiare anche lei; ma appena ho notato la trentina di fogli stropicciati nelle sue braccia mi sono bloccato.
“Fatemi passare, idioti.. ma che ti ridi? Chiudi quella bocca, oca”, poi si è rivolta a me, parlando a bassa voce e senza prendere fiato: “Andre oddio mi dispiace ho cercato di strapparne molti e poi ancora non ho visto Edith ma appena la incrocio la pesto giuro e..”. Ho cercato di tirare fuori un sorrisino almeno per lei anche se mi sembrava di stare in un brutto sogno: “Calmati, ci penso io a lei.. intanto l’importante è toglierne il più possibile, okay?”, cenno di assenso da parte sua. “Dov’è Félicien?”, mi sono guardato intorno.
“Credo che sia anche lui in giro per la scuola, da qualche parte”.
“Okay, tu vai al secondo piano, io cerco di eliminare quelli del piano terra”, stavamo per partire quando è suonata la campanella di inizio assemblea.
“Merda”, ho mormorato.
Martha ha buttato nel bidone tutti i fogli, poi è venuta da me, mi ha messo una mano sulla spalla e mi ha guardato con condiscendenza mentre ci avviavamo all’aula magna.
Durante il tragitto ho dovuto sopportare risatine, frasi non molto dolci sul mio conto, grida di incitazione da parte di maschi e di rimprovero da parte delle femmine, spintoni, spallate.
È stata una specie di sfilata della vergogna. Fortuna che c’era Martha che mi stava vicino ad incenerire con lo sguardo chi si avvicinava troppo. Ad alcuni non importava, ma per me è stato molto importante anche solamente il fatto di non essere solo. In quel momento ero io la vittima, ero io quello che doveva essere salvato. Non ero più lo strafottente ragazzo di un metro e settantaquattro che si fa sei ragazze in una sera, ero il ragazzo dei miei sedici anni, quello timido ed insicuro.
È stato un sollievo entrare in aula magna e sedermi vicino ai miei amici, anche se lo è stato di meno vedere Edith essere acclamata da mezzo Liceo per poi svolazzare davanti al mio naso e posizionarsi due file dietro di me, tanto per farmi sentire poco osservato.
Ho passato le tre ore seguenti ad impormi di non girarmi, non ascoltando minimamente cosa diceva la preside e cercando di trovare insulti abbastanza pesanti da far stare zitta per un po’ Edith.
Al suono della campanella sono rimasto seduto al mio posto con la testa tra le mani, mentre Félicien e Martha fissavano malissimo chiunque pensasse solamente di dirmi qualcosa.
Quando tutti –o quasi- sono passati, Martha mi ha scosso leggermente il braccio.
“Vuoi venire?”.
Ho scosso la testa, le lacrime che sul punto di scendere ma che ho ricacciato immediatamente indietro.
“Io lo so cosa vuoi, Andre! Non c’è bisogno che lo chieda, sono pronto ad andare”, detto questo Félicien è sceso con uno scatto dal sedile della poltroncina.
Davanti alle nostre espressioni interrogative ha ripreso: “Vado a picchiare Edith, no? Dai, smettila di fare quella faccia, non me ne frega se è una ragazza.. senza offesa, eh”.
Martha ha alzato gli occhi al cielo: “E cosa pensi di risolvere con le maniere forti?”.
“Sicuramente più di quello che risolviamo stando qua”.
Ho scosso la testa, sconvolto soprattutto dal fatto che fosse la prima volta che una sua frase avesse un minimo di logica.
“Ah, ho capito.. vuoi pestarla tu”, si è seduto vicino a me. “Comprensibile”.
Un sorrisetto è comparso da chissà dove: “Sì, per poi finire di nuovo su un volantino dove vengo chiamato Il ragazzo che picchia la sua ex ed è pure in torto”.
“Ma tu non sei in torto”, ha esclamato Martha girandosi verso di me.
“Andrea, puoi venire un attimo?”.
Mi sono girato, con una qualsiasi stupida risposta per Martha pronta ad uscire dalla mia bocca;  sulla porta stava il professore di filosofia, un’espressione grave sul volto. Ho avuto l’immediata sensazione che stessi evidentemente dalla parte del torto e che lui fosse lì per rimproverarmi o sospendermi o chissà che, rendendomi poi conto che in quella situazione fosse complicato decidere chi avesse colpa e chi no.
L’ho seguito in silenzio fino ad un’aula vuota, dove mi ha invitato a sedere davanti a lui.
Dalla mia postazione riuscivo a vedere con chiarezza un paio di volantini attaccati alla parete.
Il prof ha iniziato a parlarmi lentamente e a dirmi che non voleva sapere se quelle foto fossero fotomontaggi o meno, semplicemente farmi sapere che gli insegnanti possono aiutarmi per far smettere il fantomatico bullo di prendersela con me.
L’unica cosa che riuscivo a fare in quel momento era annuire distrattamente e guardare fuori dalla finestra, dove il vento scuoteva forte i rami ormai spogli e le poche foglie rimaste filtravano la luce del sole. Nutro una forte stima nei confronti del prof di filosofia, ma in quel momento, per quanto mi sforzassi, non riuscivo a concentrarmi sulle sue parole.
“Non si preoccupi prof”, -ma ero davvero io quello che stava parlando?-. “ho già risolto quasi tutto”.
Lui ha sorriso e ha detto, prima di congedarmi: “Sei un ragazzo maturo, so che vali dieci volte tanto le persone che ti hanno fatto questo e sono più certo che tu lo possa dimostrare”.
 Ho borbottato un ringraziamento e sono uscito di corsa dalla classe.
Sono un ragazzo maturo? Lo direbbe davvero se sapesse che quelli non sono fotomontaggi?
La campanella ha segnato la fine della pausa e mi stavo dirigendo verso l’aula magna quando tutto d’un tratto mi sono trovato vicino Edith che mi stava sorridendo.
“Ciao”, mi ha detto tutta felice.
Non ci ho visto più.
Dopo che il mio cervello ha scannerizzato il corridoio e riportato che le persone erano veramente poche (ormai erano tutti rientrati per l’assemblea), mi sono preso la libertà di prenderla per un braccio e farla voltare  verso di me.
“Sei proprio una bambina”, le ho sibilato.
Per tutta risposta lei mi ha guardato con finto stupore.
“Scusa? Sarei io la bambina ora?”.
“Ah non so, io non ho certamente attaccato per tutta la scuola foto della mia ex”.
“E io non ho mai baciato altri ragazzi mentre ero fidanzata”.
‘Su questo non scommetterei’, ho pensato, ma non l’ho detto e la situazione è rimasta comunque in stallo.
Per un attimo siamo rimasti zitti a guardarci, poi lei ha ripreso a parlare: “Io non capisco perché l’hai fatto, Andrea”.
“È stato un errore”, ho mormorato e non sono riuscito a fare a meno che abbassare gli occhi, nonostante fossi non poco incazzato.
“Però non mi hai lasciata per errore”.
“L’ho fatto perché non mi piaci, okay? Almeno sono stato sincero”, ho detto tutto d’un fiato.
La sua risata ha rimbombato per il corridoio vuoto: “Non fare il santarellino, ora! Lo sappiamo tutti cosa ti interessa di una ragazza, quello che mi sfugge è il perché di tutta questa castità”, ora era la sua voce ad essere alterata.
“Le persone possono cambiare, sai? E tu, in qualsiasi caso, non hai il diritto di sputtanarmi così davanti a tutta la scuola. Era una questione tra me e te e tale doveva rimanere”.
A quel punto, capendo di essere stata messa con le spalle al muro, Edith mi ha messo una mano sul braccio. Mi sono scostato subito e l’ho guardata storto.
“Non mi dirai che te la sei presa, vero? Era solo una piccola vendetta..”, Edith ha sorriso amichevolmente.
“Non mi è sembrata tanto piccola”, mi sono allontanato ancora di più da lei. “E ora, stai lontana da me, per favore”, detto questo le ho girato le spalle e ho cominciato a fare lunghi passi verso l’aula magna.
“Se è quello che vuoi”, la sua voce mi è arrivata chiara anche da lontano. “Ricordati però che c’è qualcuno che sa di quel ragazzo che si è ubriacato alla bravade di San Torpete”.
Mi sono fermato di colpo.
“Che cos-?”.
“È raro vedere uno sbronzo in mezzo alla Place des Lices, non credi? Qualcuno avrebbe potuto fargli una foto e tu non potresti biasimarlo per niente”.
Stavo lì, immobile, in mezzo al corridoio a guardare Edith fisso negli occhi, mentre lei accennava un sorrisetto.
“Sei una figlia di-“, la campanella ha coperto l’ultima parola.
“Calmo, oh”, ha continuato senza più sorridere appena è ritornato il silenzio. “Questa volta non c’entro niente. Io non c’ero, quel giorno. Diciamo che ho avuto..”, pausa. “delle complici che si sono rivelati tali al momento giusto”.
“Dove vuoi arrivare?”, ho sibilato verso di lei.
“Vorrei solo dire che se fossi in te, ci penserei su al fatto della castità”.
“Invece io se fossi in te mi farei visitare”, e non avendo altro da aggiungere, ho ripreso il tragitto precedente.
Non ci posso credere. Non posso credere che se non ritornerò con lei, foto mie di sei mesi fa verranno sparse in giro come è successo con quelle della discoteca.
E poi, chi saranno le sue fantomatiche complici? Credo di avere qualche idea, ma tanto cosa cambierebbe anche se sapessi chi fossero?
Mélanie non mi guarda neanche in faccia.  Non mi stupisco che non ci abbia messo molto a vendermi così, anche se in effetti sono stato io a stare male per lei, e non il contrario.
Sono tornato nell’aula magna, e cercando di non farmi notare mi sono messo vicino a Félicien.
Gli ho raccontato più velocemente possibile la storia, mentre lui continuava a fissarmi a bocca aperta e ad affibbiare epiteti non molto carini a Edith.
Al pezzo delle complici, ha alzato lo sguardo e mi ha fatto segno di guardare alla nostra sinistra.
Mi sono voltato piano: Mélanie e Roxanne ci stavano fissando sorridendo, a qualche poltroncina di distanza.
“Sono state quelle due troie”, ha detto Félicien, a voce neanche troppo bassa.
Ho annuito con convinzione, ma proprio mentre stavo per ribattere qualcosa la prof di matematica mi ha detto di mettermi a sedere.
Allora le ho chiesto di uscire; il fatto è che sono uscito veramente dalla scuola, mi sono messo a sedere sul muretto accanto alle scale e ho tirato fuori il diario.
Non pensavo di scrivere così tanto, a dire il vero.
L'assemblea è finita da poco e stanno tutti uscendo –e cazzo, ho appena visto Félicien che parla amabilmente con Roxanne.
Ne starà combinando una delle sue..
Scusa per il papiro, spero di tornare a scrivere con notizie migliori di quelle che ho mai avuto finora.
Andrea.
 
 
 
 
FIRE IS CATCHING. *alza le tre dita*
Sì, la ribellione è iniziata da una settimana ed io ancora non sono andata al cinema.
Damn.
Anyway, sono tornata dopo secoli con questo capitolo stralungo che sa un po’ di rabbia repressa e ragazze ninfomani che ricattano l’ex ragazzo con delle foto compromettenti (non mi stupirei se succedesse davvero..).
Enniente, spero che avrò abbastanza tempo e capacità di pubblicare un altro capitolo decente prima della prossima era glaciale.

_pink

P.S.: Non inserirò più il banner perchè ho adottato la filosofia dell' 'immaginare i personaggi è meglio' C:

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Capitolo 30
*** 7 novembre. ***


7 novembre
 
Caro amico,
sarà meglio che riprenda la storia dell’altro giorno, esattamente da dove si era interrotta, cioè davanti alla mia scuola, con Félicien che parlava con Roxanne.
L’ho aspettato per un po’ mentre tutti quelli che mi passavano vicino mi lanciavano occhiate non troppo amichevoli; ma poi mi sono stancato e ho preso la strada verso casa.
Non immagini neanche cos’era successo intanto.
Evidentemente i prof avevano avvertito a casa dello ‘scherzo’ dei volantini, ma questo me lo sono spiegato solo dopo che mia mamma ha aperto la porta piangendo, mentre io ero ancora all’inizio del viale.
Proprio in quel momento stavo finendo di fumare una sigaretta, che ho prontamente gettato a terra e schiacciato col piede mentre allungavo il passo per raggiungerla.
“Mamma ma che..?”.
“Che ti hanno fatto? Ti hanno picchiato? Minacciato?”, ha singhiozzato premendosi il fazzoletto sugli occhi gonfi.
Ho chiuso il cancello e mi sono avvicinato a lei lentamente: “Non ti preoccupare, va tutto bene.. ho risolto tutto”.
Un sorriso tiepido è apparso sul suo volto ancora stravolto dal pianto, poi mi ha stretto forte. Per un attimo le sue mani hanno indugiato sulla tasca del giubbotto dove tenevo il pacco di sigarette, allora mi sono liberato dall’abbraccio e le ho sorriso a mia volta.
“Va tutto bene”, ho ripetuto, più per convincere me che per altro.
Sono entrato in casa e ho sorpreso mia nonna a spiare la scena dalla porta della cucina; appena ha incrociato il mio sguardo, però, ha fatto finta di niente e ha continuato a mettere al loro posto le stoviglie.
Il cellulare ha vibrato e ho acceso il display: era un messaggio di Félicien.
‘Amico mio, sarai contento di sapere che la famigerata foto non è più in circolazione!! Però aspetto chiarimenti sull’intera faccenda della sbronza’.
Mi sono lasciato cadere sulla poltrona con un sospiro di sollievo. Amo Fel.
‘Appena torniamo a scuola erigo una statua solo per te’, ho digitato velocemente. Non so come avesse fatto, ma l’importante è sapere che l’aveva evidentemente fatto.
“Stai chiedendo pietà ai bulli?”, ha sogghignato Anaìs, vicinissima al mio orecchio.
Ho sobbalzato. “No, sto definendo i dettagli con loro per il tuo pestaggio”.
Lei ha ridacchiato ed è saltellata via.
Sta di fatto che qualche giorno dopo ho parlato con Félicien e mi ha raccontato che ci aveva spudoratamente provato con Roxanne per impadronirsi del suo cellulare e cancellare la foto incriminata, che aveva subito riconosciuto perché, “Eri davvero messo male, sai?”.
Quella mattina ho realizzato con Nina, una ragazza della mia classe con un vero talento nel disegno, una rappresentazione di Félicien in forma di statua in atteggiamento di potere e con una spada in mano su un cavallo bianco, per poi attaccarla alla cattedra.
È stato abbastanza divertente vedere la faccia contrariata di Edith che non poteva nemmeno dire niente.
Qui c’è da mettere un inciso che separi le due parti di questa pagina, visto che quello che sto per raccontare non c’entra assolutamente niente con Roxanne e le sue amichette.
Stamattina, all’uscita da scuola, Martha mi ha preso a braccetto e mi ha chiesto: “Indovina cosa si fa oggi?”.
“Si studia fisica?”, ho risposto, abbastanza infastidito. Fisica era la mia materia preferita, fino a quando non ho visto il 5 nella verifica che ci ha consegnato oggi. La verità è che in questo periodo di voglia di studiare ne ho ben poca. E poi lei mica l’ha presa, l’insufficienza.
“Ma smettila”, ha ribattuto. “Non lascerai che un solo 5 ti butti giù in questo modo! Oggi tu verrai con noi al Vieux Port, che ti piaccia o no”.
Mi sono messo a sghignazzare: “Al Vieux Port? E chi saremo, noi tre?”.
“Ridi pure, ma oggi abbiamo invitato proprio tutti!”.
“Carino”, ho risposto sarcastico. “Ho davvero voglia di ricevere occhiate assassine perché fumo”.
“Ma finiscila”, ha risposto lei. “Nessuno viene per giudicarti, e comunque dovresti smetterla di pensare che il mondo giri intorno a te”.
Mi sono fermato, offeso: “Ma io non lo penso”.
Martha si è messa a ridere: “Fidati che frequentare la gente che hai frequentato negli ultimi tempi non cambia poco le persone”, e detto questo mi ha rivolto uno sguardo triste. Ma subito è ricomparso il sorriso, si è infilata il casco e ha ripreso, prima che potessi dire qualsiasi cosa: “Allora oggi alle quattro e mezza al solito posto!”, è salita sullo scooter, ha dato gas ed è sparita in men che non si dica.
Sono rimasto lì fermo come un idiota mentre ripensavo alla sua frase.
Si vede così tanto che sono cambiato? Oltretutto per due ragazze che non meriterebbero di stare con nessun ragazzo su questa Terra? È vero che so pensare solo a me stesso?
È quello che mi chiedevo ancora quando ho parcheggiato il motore nei posti vicino al porto.
Ho fumato l’ultima sigaretta e mi sono preoccupato di nascondere in fondo alla tasche il pacchetto; fatto questo, ho iniziato a camminare a testa bassa verso le panchine che danno sul mare.
È stato come essere catapultati indietro nel tempo, con le stesse persone di una volta, solo un po’ più cresciute; perché è questo che si fa, no? Si cresce. E così è successo anche a me, finalmente.
C’era anche Eve, la sorella maggiore di Séline, se possibile ancora più pazza di lei. Non la vedevo da un casino di tempo perché da quest’anno fa l’Università a molti chilometri di distanza da qui; appena mi ha visto ha sgranato gli occhi e ha esclamato: “Sei proprio tu, Andrea? Cosa ti ha dato da mangiare tua mamma per essere diventato tanto alto in così poco tempo?”.
Mi sono messo a ridere: “Gli omogeneizzati alla frutta e tanto tanto latte”.
Anche lei è scoppiata a ridere e ha mormorato qualcosa come: “Non sarebbe male provarli..”.
In effetti Eve è un po’ bassina per la sua età. Persino nell’era buia di Andrea la sua altezza era inferiore a quella del sottoscritto.
Poi mi sono girato per salutare Martha, seduta per terra vicino ad una che non avevo ancora ben inquadrato.
“Ciao Marth-“, in quel momento la suddetta ragazza si è girata e la frase mi è rimasta in gola.
“Ciao Andre”, ha detto Martha e mi ha posto la mano. Gliel’ho stretta per aiutarla ad alzarsi, ma il mio sguardo è rimasto impigliato con quello della ragazza seduta.
“Ciao Lena”, ho mormorato.
Per tutta risposta, lei ha sorriso e si è tirata su.
Non vedevo Lena da tre mesi, che pensavo costituissero un lasso di tempo cortissimo; sì, lo pensavo prima di incontrarla di nuovo.
Non starò qui ad elencare tutti i suoi cambiamenti, che non ho neanche avuto tempo di elaborare bene, ma giuro, sembrava un’altra persona.
Di Lena ammiravo il fatto che era una delle pochissime ragazze (o l’unica?) acqua e sapone, eppure oggi pomeriggio le sue palpebre erano nere e le sue guance dello stesso colore finto di quelle di Martha, solo che a lei c’ero già abituato.
E mi ricordo bene i suoi capelli ricci, raccolti in una coda, ora liscissimi e lasciati sciolti sulle spalle.
Appena Fel l’ha vista mi è venuto vicino tutto trafelato e mi ha soffiato nell’orecchio: “Ma chi è quella figa da paura?”. “È Lena, deficiente”, gli ho risposto io, infastidito per qualche motivo che neanch’io so.
Per tutto il tempo ci siamo squadrati da lontano, un po’ sospettosi ed imbarazzati, senza neanche scambiarci una parola.
Insomma, non so davvero perché ho iniziato a scrivere di questo pomeriggio, visto che razionalmente non ha portato niente di nuovo.
Ma mi sono spaventato, perché non pensavo di trovarmi Lena, quella ragazza che fino all’estate scorsa giocava con noi a calcio in spiaggia, trasformata in una specie di Mélanie/Roxanne/Edith, proprio quel genere di persone con le quali mi auguro di non avere mai più a che fare.
Alla fine di tutto questo mi sono ripromesso che dovrò parlare al più presto con Martha, che spero saprà spiegarmi qualcosa di più a proposito del cambiamento di Lena.
Ciao,
Andrea, sempre più confuso.
 
 
If this is to end in fire, then we will all burn together.
‘Azz, quant’è bella quella canzone e quant’è bello Lo hobbit, anche se sono contraria ad alcuni cambiamenti un po’ spinti che ho visto.. ma a parte quelli, è assolutamente spettacolare.
 .. e buon Natale a tutti :’)
Piano piano, arrancando, siamo riusciti ad arrivare al trentesimo capitolo.
È un bel traguardo per me, considerando che è la prima volta che scrivo qualcosa di più lungo di un paio di capitoli.
Adioss, e buon anno, sperando che l’attesa tra un capitolo e l’altro prossimamente si accorci!

_pink
P.S.: Mi sono appena accorta che sia Catching Fire (che alla fine sono andata a vedere asdfghjkl *^*) che Lo hobbit tratta di fuoco. 
Coincidenze?! .. non credo.

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