- Je m'en fous. -

di cioshua
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Goldsmiths & Mountainlion. ***
Capitolo 2: *** Hippie party. ***
Capitolo 3: *** Birdwatching. ***
Capitolo 4: *** Rosso Malpelo & Scrittura Creativa. ***
Capitolo 5: *** The first date. ***
Capitolo 6: *** London open the doors, pt. 1 ***
Capitolo 7: *** London open the doors, pt. 2 ***
Capitolo 8: *** The Cathedral. ***
Capitolo 9: *** Surprise. ***
Capitolo 10: *** Drama time. ***
Capitolo 11: *** Depression, new projects and surprises. ***
Capitolo 12: *** Déjà-vu. ***
Capitolo 13: *** Something weird is going to happen. ***
Capitolo 14: *** Time to choose. ***
Capitolo 15: *** Love will tear us apart. ***
Capitolo 16: *** Je m'en fous. ***
Capitolo 17: *** A new beginning. ***



Capitolo 1
*** Goldsmiths & Mountainlion. ***



Crediti: Sara_Scrive, thank you 







 
Sottolineo un'altra volta la stessa riga con l'evidenziatore rosa, facendo attenzione a non sottolineare qualche parola in più. La mia fotocopia ormai è diventata completamente rosa fosforescente. Sbuffo, guardando le mie migliori amiche.
-E' tutto importante. E' inutile evidenziare... Non possiamo fare un riassunto del riassunto. - dico loro sbuffando di nuovo. Rubo la fotocopia di Chiara e mi alzo dal tavolo dell'aula magna. Ogni volta che dobbiamo studiare veniamo sempre qua; assoluto silenzio e nessuno che ci disturba.
-Vado a fare altre fotocopie. - annuncio a quelle due sfigate. Chiara annuisce annoiata mentre cerca di seguire ciò che Alice le sta ripetendo.
Mi avvio verso la segreteria con i mille fogli in mano, passando davanti alle porte chiuse delle aule. 
Quest'anno, la Goldsmiths College ha lanciato un nuovo progetto: "Londra apre le porte - le università adottano la città."; le università londinesi, non solo la nostra, "adottano" dei monumenti che prima d'ora non sono mai stati aperti al pubblico, o lo sono stati casualmente. La Goldsmiths ha adottato il "Marble Arch", perciò per la prossima settimana noi studenti abbiamo il permesso di saltare le lezioni per studiare la storia di questo arco.
Arrivata in segreteria chiedo del signor Shoe per fare delle fotocopie e la signora Cettina gentilmente me lo chiama.
-E' possibile mai che sei sempre qui? - mi chiede esasperato il signor Shoe, alzando le braccia al cielo. Mi sono sempre chiesta come mai un signore della sua età possa ancora lavorare qui. Voglio dire: la Goldsmiths è l'università più prestigiosa di Londra, ma io e i miei amici ne abbiamo fatte passare di tutti i colori al signor Shoe e alla signora Cettina.
-Signor Shoe, ho bisogno di fare delle fotocopie la prego…è per Londra apre le porte! – lo supplico nel vero senso della parola. Se questo nonnetto non mi fa fare le fotocopie lo uccido proprio.
-Sono finiti i fogli, signorina Styles, mi dispiace. – mi dice scrollando le spalle e tornando dentro il suo ufficio. Io rimango con la bocca schiusa e le braccia aperte.
-Ma…ma…può essere mai che alla Goldsmiths College, l’università più famosa e prestigiosa di Londra non ci siano i fogli per fare delle fotocopie?! – sbraito contro nessuno in particolare, mentre mi avvio frustrata fuori dalla segreteria.
Mi passa accanto una persona, pestandomi il piedo. Cerco di trattenermi dall’urlare qualche parolaccia e mi afferro il piedo.
-Ma stai attento porca puttana! Non mi sento più il piedo! – gli urlo contro, ostinandomi a non guardarlo in faccia. Sento le risate della signora Cettina e del signor Shoe.
- Mi dispiace, non volevo. – si scusa il killer di piedi, ma certo, a parole siamo tutti bravi. Alzo lo sguardo e lo punto in quello del tizio-ti-uccido-il-piedo e…mamma mia. Per esser figo è figo.
-Ritieniti fortunato perché ci sono testimoni oculari, oggi è una giornata no, baby. – gli dico trucidandolo con lo sguardo. Lui ride divertito e si passa le dita della mano fra il porcospino che tiene in testa, più comunemente chiamato come ‘ciuffo’ anche se non è abbastanza dispregiativo per quell’istrice che ha addosso.
-Che c’è, ciuffo, ti sei perso nella mia bellezza, eh? – dico ammiccando prima che riesca a fermare le parole. Perché ovviamente Simona si deve fare riconoscere sempre ovunque, giusto.
-Veramente stavo pensando che la signora Cettina oggi è molto sexy, ma…fai tu. – mi risponde sorridendo e sorpassandomi. Ma come si permette?! Sarà qualche novellino che si sente tutto figo e furbo. Pft ancora non sa chi comanda in questa università/asilo nido. Perché sì, le università dovrebbero ospitare studenti maturi. Tutto quello che io e i miei amici non siamo. Ma vabbè, piccoli dettagli. Senza di noi questa scuola fallirebbe.
Sbuffo adirata e cammino nuovamente verso l’uscita della segreteria.
-Dovrei fare delle fotocopie, signor Shoe. – sento parlare quel ragazzo dietro di me. Mi blocco e mi volto a guardare quei due confabulare.
-Ma certo, ragazzo! – gli risponde il signor Shoe, sorridendogli. Spalanco la bocca basita.
-Tu! Bidello ingrato! Ti ho accudito per tre anni e tu come mi ripaghi?! Complimenti! – gli grido contro, raggiungendoli a passo svelto.
-Andiamo, Styles, sono finite le cartucce, è meglio che te lo ricopi a mano…- mi liquida con un gesto della mano. Ora gliela faccio vedere io la mano al nonnetto.
-Senta, signor Scarpa, veda di farmi ste fotocopie che non ho molto tempo. – lo incito con un sorriso maniacale, porgendogli le fotocopie di Chiara.
-Niente da fare, Styles, l’ultima fotocopia che ti ho fatto era la terza. Finiremo per rompere la fotocopiatrice per colpa tua! – mi rimprovera severo. Ma guarda un po’ sto vecchietto.
-Senta, piccolo gnomo malefico, ho solo cinque giorni per scrivere e consegnare un articolo alla professoressa Wilson e ho bisogno di quelle fotocopie. – lo minaccio puntandogli contro il dito.
-Le mie fotocop- inizia il ragazzo, ma io e il signor Shoe/Scarpa lo interrompiamo urlandogli “STA’ ZITTO!”.
-Ragazza, c’è la libreria all’angolo che fa le fotocopie. 3 £ a foglio, un affarone! – mi incoraggia il vecchio, sorridendomi.
-Minchia, un affarone! – gli rispondo sarcastica, ruotando gli occhi. Andrà a finire che non scriverò mai l’articolo e qualcun altro prenderà il mio posto, me lo sento.
-Suvvia, Simona…hai scelto tu di fare Giornalismo, non è un mio problema se non hai abbastanza tempo per scrivere e consegnare l’articolo. – mi da una pacca sulla spalla con fare paterno. Ma vedi ‘sto stronzo! Altro che bidello tenero e affettuoso! Dov’è finito il signor Shoe del primo anno? Mah, sti vecchietti d’oggi.
-Vada a fanculo, signor Scarpa. – gli dico abbattuta, e con il broncio esco finalmente dalla segreteria.
Una volta arrivata in aula magna trovo quelle due nella stessa condizione in cui le ho lasciate prima, solo con i ruoli invertiti: Alice morente sul tavolo che fa finta di ascoltare Chiara e quest’ultima che ripete.
Chiara segue il corso di Teatro e eccezionalmente ci sta aiutando con questo progetto, presentando al pubblico l’arco. Alice, che segue il corso d’arte, è preparata da quasi un mese su questo argomento, ma le ho comunque costrette tutte e due a ripassare e ripetere ancora. Mancano solo cinque giorni, abbiamo pochissimo tempo; sabato alle ore 9.00 inizierà il nostro turno e staremo lì fino alle 13.00, mentre domenica avremo il turno pomeridiano e faremo dalle 16.00 alle 18.00. Estenuante.
-Quell’idiota di Shoe non mi ha fatto fare le fotocopie. Sono nella merda. – annuncio tristemente alle altre due.
-Simona, facciamo una pausa. – mi dice/implora Chiara, Alice annuisce. Annuisco anche io di rimando.
Sistemiamo le nostre cose dentro le borse e usciamo dall’aula magna, percorrendo i corridoi del college che ormai conosciamo come le nostre tasche. Io, Alice, Chiara e mio fratello Harry ci siamo trasferite qui dall’Italia. Io e Harry siamo fratellastri, quando mia madre si è sposata con suo padre ci siamo trasferiti qui a Londra, tre anni fa, e poi ho conosciuto le mie migliori amiche. E anche i migliori amici di mio fratello, quelle teste di cazzo.
Mentre ci avviciniamo al portone principale, ci passa accanto la professoressa Mountainlion, a cui cade un foglio dalla borsa. Mi affretto a raccoglierlo e la fermo per restituirglielo.
-Ecco prof, le è caduto questo. – le dico porgendole il foglio e sorridendole. Meglio tenercela buona, a questa.
-Grazie, Clara. – risponde sorridendo, e dopo aver preso il foglio se ne va.
Dire che ci sono rimasta di merda è dire poco.
 
Appena arrivati al campus entriamo nella nostra casa/appartamento/villa sfasciata più piccola di un buco, con la sola fortuna di essere a due piani, dove troviamo mio fratello con i suoi amici.
Racconto a tutti l’episodio che è successo poco prima in segreteria, tutti ridono.
-Perché queste cose non capitano a me? Perché non posso trovare anche io una ragazza figa in segreteria? Uff. – dice sconsolato Harry.
-Harry, guardami. – gli dico alzando un sopracciglio. Lui mi guarda. –Io sono italiana. Tu no. Io sono un’aspirante giornalista. Tu no. Io sono la Styles figa. Tu no. Io posso, tu….no. Mi dispiace, fratello. – concludo.
-Tu hai problemi, io no. – risponde mio fratello ridendo. Ridiamo insieme a lui.




CIAO A TUTTI!
L'idea di questa fan fiction mi è venuta mentre studiavo con la mia migliore amica Chiara nell'aula magna della mia scuola.
Questo progetto esiste davvero, ed è chiamato 'Palermo apre le porte'.
Fatemi sapere che ne pensate della storia.
Simona<3

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Capitolo 2
*** Hippie party. ***



Crediti: Sara_Scrive, thank you 







 
Odio il martedì.
Come odio tutto il resto dei giorni infrasettimanali.
Una matricola si scontra con me nel corridoio del secondo piano del college.
-Ragazzino, stai attento a dove metti i piedi! – gli urlo contro, aggiustandomi la maglia. Questi giovani.
Il ragazzo spalanca gli occhi e indietreggia. Mamma mia, capisco che sei una matricola, ma hai 17 anni…un po’ di contegno.
-S-Stasera alla Nona del campus ci sarà un p-party, tutti gli studenti del college sono invitati. – mi recita quasi urlando. -È una festa a tema “hippie”, divertiti! – urla definitivamente prima di correre, lanciando qualche volantino in aria. Questo college ogni tanto sembra un ritrovo per schizofrenici.
Prendo un volantino giallo da terra e lo osservo.
 
Dalle ore 9.30 fino al coprifuoco la Nona del campus ospiterà una festa totalmente regolare e in regola con le regole del college in stile HIPPIE.
Siete tutti invitati.
(Niente controllori, giuro!)
Z.M. xx
 
Quelle ‘x’ già non mi convincono.
Controllo l’orario sullo schermo del cellulare: 12:15. Tra un quarto d’ora suona la campana dell’intervallo, finalmente.
Mi incammino verso le scale per scendere al piano terra. Attraverso l’ala est della scuola a grandi passi, diretta verso l’auditorium. A quest’ora il gruppo di Chiara sta facendo le prove.
Apro silenziosamente il portone, facendo attenzione a non farmi notare da Chiara e gli altri. In punta di piedi mi siedo in una delle poltrone alla penultima fila, osservando il loro lavoro.
Io a quest’ora dovrei essere con il mio gruppo di Giornalismo a stendere un articolo riguardante la storia e il progetto “Londra apre le porte”. Dovrei.
Chiara fa sistemare i ragazzi sul palco. Si batte una mano sulla fronte.
-Tu! Ho detto schema a ‘W’! Sai che è da settembre che ci lavoriamo, eh? Che lavoro sprecato! – impreca dietro un ragazzo che ha sbagliato posizione. Scoppio a ridere e tutti si girano verso di me.
-Che ci fai tu qui? – inizia Chiara, alzandosi dalla sua sedia dietro il banco bianco.
-Quello che faccio tutti i giorni…niente. – rispondo scrollando le spalle e andandole incontro.
-Dovresti essere con il tuo gruppo a preparare l’articolo, lo sai. – mi rimprovera roteando gli occhi.
-Lo so, lo so, ma…ho saputo che alla Nona stasera c’è una festa, ci andiamo? Dai, è da un po’ che non ne organizzano. – la supplico unendo le mani. Ci pensa un poco sopra, socchiudendo gli occhi.
In pratica, le ‘case’ del campus sono numerate: su ogni facciata c’è dipinto in nero il numero a cui appartiene, e sono registrate negli archivi della scuola. La ‘nona’ sarebbe la numero nove.
-Io avevo già in programma una serata-depressione nella confraternita al numero dodici,veramente…- spiega dispiaciuta. Aggrotto le sopracciglia.
-Chi ci sta alla Dodicesima? – le chiedo, mentre ci avviciniamo al palco. Il suo gruppo è in pausa, chi sul palco ancora a provare, chi nei camerini dietro le quinte a rilassarsi.
-Delle ragazze e ragazzi simpatici e fighi, dicono. – mi spiega, sedendosi sulla sua poltrona. Mi siedo in una poltrona rossa accanto a lei. – Hai presente Bridget e Liz di Filosofia? E Wade del corso di Alice? Conosco solo quelli, lì. –
Faccio mente locale e cerco di ricordarmi i volti di queste persone. Niente.
-Ah sì, ho capito chi intendi. – mento a Chiara, annuendo. –Però sarebbe carino fare qualcosa di diverso ogni tanto, che ne dici? – le chiedo dopo, facendo gli occhi dolci e porgendole il foglio giallo.
Lo legge superficialmente. Poi ride.
-Chiunque abbia scritto questi volantini è un coglione. – dice tra alcune risate.
-Sarà mio fratello, allora. – scrollo le spalle. –Perché?
-Ha dimenticato a scrivere la data. È importante. – mi risponde, poi si alza e richiama l’attenzione del suo gruppo di lavoro.
Dopo aver salutato tutti lascio l’auditorium.
Che poi, mettiamo che decidiamo di andare a questa festa, come dobbiamo vestirci? Mica andiamo in giro per il campus vestite da hippie.
Questo è forse l’unico college britannico in cui ci sono confraternite, feste hippie senza fumo e fotocopiatrici senza fogli.
 
Ore 9.29
 
-Giuro che sono pronta! Due minuti e sono giù. – urlo dalla mia camera al piano di sopra. Non hanno un briciolo di pazienza, quelli.
-Simona, non rompere le palle! Siamo in ritardo! – mi urla Liam dal piano di sotto. Gli amici di mio fratello sono più rompipalle di lui, a volte.
-Taci Liam, sennò ti castro! – urlo mentre scendo le scale. Mi sento più ridicola di come potrebbe essere la Mountainlion con un tutù rosa. Ok, forse un po’ di meno.
Scendo i gradini insicura; forse è meglio tornare in camera di mio fratello e restare lì per sempre, con qualche scatola di fazzoletti, cioccolatini e guardando il film Le pagine della nostra vita. Bell’idea.
-Muovi il culo! – mi urla Niall, quando arrivo all’ultimo gradino inizio a fare una danza strana con il sedere e mi accerto che non mi stia guardando nessuno, per poi entrare in salone.
-Wow. – sussurra Louis, prendendomi una mano e facendomi girare.
-Alice e Chiara? – chiedo, prendendo la borsa dal divano marrone. Quel divano fa cagare perché, oltre ad essere vecchissimo, è più scomodo di, non so, una mucca.
-Ci raggiungono alla Nona. Possiamo andare, adesso? – mi chiede irritato mio fratello. Alzo gli occhi al cielo. Al soffitto, più che altro.
-Cett cett. – rispondo sbuffando.
Usciamo di casa e ci avviamo verso la Nona lanciandoci battutine sul nostro aspetto non presentabile e maledicendoci per non essere rimasti a casa.
Vedo persone in giro per il campus vestite in modo orrendo dirigersi verso la nostra stessa meta. Dobbiamo avere a che fare con soggetti del genere per tutta la serata.
Una volta arrivati davanti veniamo colti dal solito senso di insicurezza mischiata all’incertezza e alla pigrizia.
-Io propongo di tornare a casa. Siamo ancora in tempo! – suggerisco agli altri.
-Io sono d’accordo con lei. – risponde Louis indicandomi, Niall annuisce.
Mio fratello ci guarda incazzato. Manca poco e gli esce il fumo dalle orecchie.
-Allora, ascoltatemi bene…- dice respirando pesantemente. Sono tentata di scoppiare a ridergli davanti, ma dato le circostanze evito. –Mi avete fatto vestire come un figlio dei fiori, con queste infradito del cazzo scomodissime e mi avete fatto camminare da casa mia fino a qua. Adesso noi entriamo, non mi interessa niente, figli di puttana. – ci minaccia.
Uau, Hazza, sembri quasi un duro. Mi tolgo la coroncina di fiori dalla testa e la poso sui suoi capelli cercando di non ridere.
-Possiamo entrare. – decreta infine Liam ridendo.
Entriamo tutti uno dietro l’altro e subito nell’ingresso troviamo Alice e Chiara che fanno le asociali. Bello.
Mi stacco dalla mandria di mucche in calore per raggiungere le galline, e insieme facciamo a nostra entrata teatrale nella stanza in cui si tiene la festa.
Sono solo le 9.40 e la gente è già ubriaca. Proprio gioventù sprecata.
Le luci sono soffuse, c’è puzza di incenso e portano tutti gli occhiali da sole alla John Lennon. Originalità ♥
Chiara arriccia il naso e sbuffa, sventolando una mano.
-Ma che è sta puzza di Vincenzo?! – urla, per fortuna la sentiamo solo noi. Alice e io scoppiamo a ridere come due pazze, seguite da Chiara, che si è resa conto di quello che ha detto in ritardo.
Una volta riprese, ci avviciniamo alla pista da ballo; infondo alla sala, alla consolle, vediamo il dj parlare con Liam e mio fratello. Questi hanno amici da tutte le parti, oh.
Quel genio di Liam ci riconosce e ci fa segno di andare da loro. Bene, adesso devo essere gentile con una persona in più. Ci avviciniamo, Alice ancora ride per il ‘Vincenzo’ di Chiara e la coroncina di fiori che ha Harry.
Quest’ultimo mi tira per un braccio e mi trascina accanto a lui e davanti il dj.
-Lei è mia sorella Simona, e loro sono Chiara e Alice. – ci presenta Harry.
-Ciao. – rispondo annoiata. Le altre si presentano.
-Ma io ti conosco! – dice il dj ridendo. Aggrotto le sopracciglia e cerco aiuto negli sguardi delle mie amiche, già vedo Chiara e Alice ridere.
-Io no. – rispondo alzando le spalle e facendo per andare, ma questo tizio mi ferma ridendo.
-Sono il ragazzo delle fotocopie! Ricordi? – mi dice. Ragazzo delle fotocopie. Niente. Faccio finta di pensarci, poi annuisco e rido.
-Aaah…no, niente da fare. – mi arrendo, poi la lampadina nel mio cervello si accende. Ma certo! Il giorno prima il signor Shoe gli ha fatto le fotocopie mentre a me no! –Ho capito! Sei quel figlio di puttana a cui Shoe ha fatto le fotocopie e a me no! – gli sbraito contro. Mio fratello mi ferma e si scusa, Liam ci spinge via. Chiara e Alice sono morte dalle risate.
Perché ci dobbiamo fare riconoscere sempre?
 
Alla fine della serata, quando dobbiamo andare via tutti mezzi ubriachi, Harry mi costringe a chiedere scusa a quel tizio.
Lo raggiungo mentre sistema tutte le sue cose e lo chiamo da dietro.
-Senti, ti volevo chiedere scusa per quello che ti ho detto…- mi fermo, e mi giro verso gli altri. –E poi?
Harry e Liam si passano le mani sul viso, gli altri ridono.
-Tranquilla. – risponde lui sorridendo.
-Come ti chiami? – gli chiedo, curiosa. Massì dai, tanto ormai la figura di merda è fatta. Alice e Chiara mi raggiungono.
-Zayn. – risponde passandosi una mano fra i capelli. Scrollo le spalle e me ne vado, lasciandolo con la sua convinzione. Go Simona.

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Capitolo 3
*** Birdwatching. ***



Crediti: Sara_Scrive, thank you 







 
La serata precedente, tutto sommato, non è stata molto male.
Il problema è il risveglio e il mal di testa e i capogiri che ti accompagnano per il resto della giornata.
Capita anche che la giornata scolastica sia di una noia più assoluta, sembra che la scuola voglia farti riprendere dalla sbronza; il tuo piccolo banco da universitaria si trasforma in un cuscino morbido e la tua sedia blu fredda e scomoda diventa una confortevole poltrona di lusso.
E aiuta anche il fatto che la prima lezione della giornata sia Storia e tu non sia arrivata in ritardo: 60 minuti quasi precisi di sonno. Il professore Stutterer, rimanendo fedele al suo cognome, agevola ancor di più il sonno con il suo balbettare.
Aspetti che i tuoi compagni rompicoglioni entrino nell’aula e, con i loro comodi, si sistemino nei banchi per poi accasciarti sul tuo braccio, conficcandoti il bracciale con le borchie nella fronte.
-Ahia porca puttana! – urlo, alzando la testa di scatto e massaggiando la fronte.
I miei compagni mi guardano, alcuni sconvolti, altri disgustati, altri ridono e basta.
-B-b-b-buongiorno a-a-a-anche a lei, s-s-s-signorina S-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-styles. – risponde il mio caro e amato professore.
Faccio un cenno con la testa e appoggio cautamente la testa sul banco.
La lezione inizia; la voce del professore ogni tanto, nel suo discorso, sale di un’ottava.
La porta dell’aula si spalanca, e persino io trovo la forza di alzare la testa dal banco e puntare lo sguardo sulla porta.
-Professore, Styles deve uscire. La vuole la professoressa Mountainlion. – annuncia Chiara sulla soglia della porta. Mi alzo dalla sedia, strisciandola per terra, afferro la borsa a tracolla e faccio di corsa gli scalini che portano alla cattedra.
-È stato un piacere. – saluto Stutterer, per poi avviarmi alla porta con Chiara.
-U-u-u-u-un m-m-m-m-m-momento, S-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-styles. N-n-n-n-n-n-n-n-non dimentica q-q-q-q-q-q-q-qualcoza? – mi chiede lui. Lo fisso per due minuti buoni, cercando di interpretare il messaggio che mi ha mandato.
-Professore, non ho capito una minchia. – rispondo sbuffando ed esco dall’aula insieme a Chiara. Sono stanca di essere gentile con quella marmitta umana, e che palle.
-Che cosa vuole quella capretta della Monteleone? – le chiedo, sbuffando. Oggi non è giornata, sbufferò tutto il giorno, me lo sento.
E poi le persone per i corridoi che mi vedono sbuffare mi chiameranno bufalo. O Buffalo Bill. Dovrei farmi crescere la barba come quella sua, o come quella di Silente. Certo che quella di Silente è più trasgressiva.
-Niente, era una scusa per farti uscire dall’aula e scrivere l’articolo. – dice lei. Minchia vero, l’articolo. – e poi oggi c’è la gita. – conclude.
-Aspetta, quale gita? – le chiedo fermandomi di botto nel corridoio.
-Andiamo al St James Park. Ricordi? Birdwatching. – sbotta, come se fosse una cosa ovvia e una cosa da tutti i giorni.
-Che cazzo è Birdwatching? – le chiedo ancora, sconvolta.
Lei si dà uno schiaffo sulla fronte e agita la testa in segno di dissenso.
-Guardare gli uccelli, Simona, guardare gli uccelli! Ma non le ascolti mai le lezioni?! – mi chiede lei infastidita. La guardo con un sopracciglio alzato.
-Perché tu magari le ascolti, giusto? – ironizzo, roteando gli occhi.
-Solo quelle di Storia dell’Arte…- ammette, grattandosi la nuca.
Ci avviamo verso l’aula magna della scuola mentre nel corridoio incontriamo il dj di ieri sera alias killer di piedi alias ragazzo delle fotocopie.
Ci passa accanto, ci snobba e passa avanti. Mi giro schifata verso lui.
-Dai Simona, non fa niente…- dice Chiara ridendo. ‘Sto maleducato del cazzo. Incontriamo, un passo fuori l’aula magna, la professoressa Cucumber, che ci ferma e ci chiede di chiamarle la professoressa Mountainlion. Come se lei non avesse le gambe per camminare dieci metri e andare in vice presidenza. Così ci prendiamo di coraggio e ci incamminiamo verso la tana dei leoni.
L’aria condizionata sparata a mille ci investe quando varchiamo la porta della vicepresidenza, dove troviamo il professore Camp fare la ramanzina al dj di ieri sera alias killer di piedi alias ragazzo delle fotocopie alias il tizio che ci ha snobbato poco prima. Sospiro, guardandolo.
-…per esser figo è figo. – ammette Chiara sussurrando. Mi giro verso di lei con sguardo omicida.
-Scusami, ma tu non eri tutta innamorata persa dell’amico biondo di mio fratello? – le chiedo, incrociando le braccia.
-Chi, Niall? – mi chiede lei, togliendo lo sguardo dal moro sono-figo-e-lo-so e guardandomi finalmente negli occhi.
-No, Louis. – le rispondo ironica. –Si, sto parlando di Niall. Fino a qualche giorno fa, per caso, non stavi forse progettando un piano per farlo improvvisamente innamorare di te?
-Ah, quello è il passato. – risponde lei sorridendo. Faccio una smorfia di dissenso guardandola malissimo. Mi dispiace baby, con il tipo ho già approcciato io. –Dai Simona, stavo scherzando. È ovvio che mi piace ancora Niall, secondo te io lascio un tipo come lui per mettermi con uno sciancato del genere?
-Prima di lasciarlo dovresti starci insieme. – ribatto pungente, poi ridiamo per la nostra stupidità quando il professore ci interrompe.
-Avete intenzione di stare lì a discutere per tutta la mattinata? Perché se è così preparo i pop-corn. – ci dice quel simpaticone del professore, noi abbozziamo una risatina e passiamo direttamente al punto.
-Cercavamo la professoressa Mountainlion… - inizia Chiara, ma il professore la blocca direttamente quando nella stanza entra la professoressa Degrees.
-È uscita a comprare gli assorbenti. Dimmi… - dice poi rivolgendosi alla professoressa e facendoci segno di uscire. Lancio a Chiara uno sguardo d’intesa, lei annuisce e scoppia a ridere, io la seguo. È palese che tra Camp e la Degrees c’è qualcosa, quella lo mangia con gli occhi.
Cerchiamo di nuovo la professoressa Cucumber e le diciamo che la Mountainlion è andata a comprare gli assorbenti, poi entriamo in aula magna.
-Non pensavo che la Mountainlion avesse ancora il ciclo. – dico, sedendomi con Chiara nel solito tavolo di legno ovale. Solo al pensare di dover ancora iniziare a scrivere l’articolo mi gira la testa.
Mentre Chiara ripassa, io inizio a buttare giù qualcosa.
 
“È con grande orgoglio che la Goldsmiths University di Londra presenta il progetto finanziato dal complesso University of London ‘Londra apre le porte ’.”
 
Cancello tutto, non va bene. Sembra una cosa scritta alla cazzo in un momento di non-ispirazione. In effetti, lo è.
Dopo ben un’ora passata a scribacchiare qualche parola spiccicata, osservare la porta in cerca d’ispirazione, spiare Chiara intenta a studiare, riesco a buttare giù qualcosa:
 

È con grande orgoglio che la Goldsmiths University di Londra presenta il progetto finanziato dal complesso University of London ‘Londra apre le porte ’. 
La Goldsmiths University di Londra è orgogliosa di presentare il progetto per la prima volta inaugurato quest’anno, ‘Londra apre le porte’. Con grande felicità l’amministratore della città ha consegnato agli studenti delle università cittadine delle simboliche "chiavi della città" per la prima edizione del progetto.


L'Amministrazione Comunale, insieme agli Enti Gestori dei monumenti e dei luoghi adottati, li hanno affidati agli studenti affinché possano studiarli per conoscerli e promuoverne la conoscenza, affinché possano prendersene cura col proprio impegno, restituendoli a tutta la comunità cittadina con la consapevolezza di una riscoperta cittadinanza.
In questa edizione, intitolata "Londra tra profumi, colori, suoni e memoria", non si adotteranno soltanto i monumenti ma ad essere adottata sarà l'intera città. Il nostro obiettivo è quello di costruire la comunità scolastica andando oltre l'attività del singolo istituto scolastico, perché l'attività culturale ed il piacere che essa porta sono vani se non finalizzati a costruire il futuro. Gli studenti e tutta la comunità universitaria di Londra uniscono al meglio il piacere delle attività culturali con la costruzione di un futuro che vede partecipe ed attiva tutta la città.
E' una grande sfida, che unisce tutti i distretti e circoscrizioni. 
"Londra apre le porte" avrà una dimensione internazionale, nazionale e multietnica. Internazionale e nazionale perché aperta ai turisti, grazie a eventi musicali e spettacoli disseminati in ogni quartiere. Multietnica perché saranno protagoniste non solo le università ma anche le comunità presenti nella nostra città di Londra, una città sempre più aperta e sempre più costruita dai suoi studenti.

 
Guardo fiera il mio capolavoro, poi mi volto elettrizzata verso Chiara.
-Ho finito! È perfetto! – mi compiaccio del mio lavoro, mettendole il foglio a righe pasticciato sotto il naso. Per questo articolo scritto in un’ora la Mountainlion dovrebbe come minimo promuovermi e reputare eccellenti tutti gli esami dati durante il corso di quest’anno, pft.
Chiara scorre velocemente in rassegna l’articolo, gli occhi che saltano da un lato del foglio all’altro.
-È un po’…striminzito. – ammette, facendo una smorfia preoccupata con la bocca.
-Fottiti, è perfetto. – le rispondo, prendendo indietro il mio foglio. – Devono anzi ringraziarmi di averlo già scritto. – concludo poi, sistemando i fogli nella borsa a tracolla e sistemando quest’ultima in spalla.
-Averlo già scritto?! Oggi è mercoledì, e il progetto sai quando inizia? – mi chiede scocciate, mettendo via anche lei le sue cose. Io la guardo, riflettendo. Quando inizia il progetto?
-Sabato e domenica! E venerdì devi consegnare l’articolo alla professoressa Greater, che lo manderà in stampa per il giornale della Goldsmiths! E menomale che sei tu quella che frequenta giornalismo…- mi ricorda, affliggendosi per il mio vuoto di memoria. Può capitare a tutti, eh.
Quando usciamo dall’aula magna e ci avviamo verso le nostre rispettive classi, incontriamo di nuovo in corridoio dj di ieri sera alias killer di piedi alias ragazzo delle fotocopie alias il tizio che ci ha snobbato circa un’ora fa…dovremmo chiedergli il nome.
-Ma questo non sta mai in classe?! – osserva Chiara sussurrando.
-Quanto è bello…- sospiro, guardandolo tornare nella sua classe.
-Scommetto che un tizio del genere te lo faresti con piacere, morta di cazzo. – mi dice Chiara dandomi una gomitata e ridendo.
-Assolutamente no! – nego il tutto, roteando gli occhi. –Al massimo è un tizio del genere che si farebbe volentieri me, è ovvio. – fingo di vantarmi.
-Facciamo una scommessa. – dice ad un certo punto, fermandosi poco prima della classe di Matematica, con una risata leggermente maniacale.
-Del tipo? – le chiedo, aggrottando le sopracciglia.
-Visto che sostieni che uno così si farebbe volentieri te, se entro una settimana riesci a farlo crollare ai tuoi piedi ti aiuterò in tutti i prossimi esami che dovrai dare. – spiega soddisfatta.
-Guarda che io scherzavo, cretina. – le faccio notare, senza il mancare di un aggettivo affettuoso a rincarare la dose.
-Facciamola lo stesso. E se perdi, sarai costretta a farmi notare da Niall in tutti i modi possibili. – arriva dritta al punto, soddisfatta del suo piano malefico. Rido, scotendo la testa.
-Andata. – le rispondo, facendo per avviarmi verso l’aula di Biologia, la lezione che mi tocca adesso.
-No, aspetta! – mi ferma Chiara, tirandomi per un braccio. –Ho bisogno della tua parola d’onore…
-Hai la mia parola d’onore. – le vado incontro un’altra volta, sbuffando.
-Voto infrangibile. – sentenzia, afferrandomi il braccio destro e tenendo salda la presa.
-Non giurerò sulla mia vita per Niall Horan! – mi oppongo, cercando di liberare il braccio dalla sua stretta.
-Pensa se vinci tu la scommessa! Ci guadagni doppiamente! – prova a convincermi. Ci rifletto su un attimo. Per scollarmela di dosso, stringo il suo braccio destro come le ha fatto come il mio e pronunciamo i nostri voti.
Caro Harry Potter, se a causa di questa scommessa morirò, sappi che è tutta colpa tua.
Con amore,
una Potterhead disperata.
 

***

 
Tre ore dopo aver pronunciato il nostro Voto Infrangibile, ci ritrovavamo in un pullman puzzolente con i nostri compagni a discutere con Alice su un possibile attentato al Papa per prendere il potere del Vaticano.
-Ma è tutto perfetto! Mio padre ci fornirà i Caccia da Palermo; il professor Trapani controllerà la distanza tra ogni aereo; il professor Marine controllerà che tutti gli aerei siano disposti sulle linee bianche e la professoressa Wires si occuperà che gli aerei prendano lo schieramento a W! – esclamo, colta da un lampo di genio.
-Escogitare un colpo di Stato al Vaticano…lo stiamo facendo bene. – commenta Alice, annuendo solennemente.
-Ma i Papi siamo io e Alice, tu no. – chiarisce Chiara. Ah ah. Simpy.
-Io sono l’arcivescovo. – spiego ai due futuri Papi.
Certo che ce ne vuole davvero poco di cervello per fare discorsi del genere.
Il pullman si ferma finalmente fuori i cancelli del St. James Park e la mandria di mucche stitiche all’interno si affretta a evacuare il carro armato alternativo della Goldsmiths, precipitandosi all’ingresso del parco dove ci aspetta una guida.
Mentre quella inizia a parlare, spiegandoci in sintesi cos’è il birdwatching e cosa faremo oggi, Alice mi da una leggera gomitata.
-Guarda un po’ chi c’è…- dice, indicando il dj di ieri sera alias killer di piedi alias ragazzo delle fotocopie alias il tizio che ci ha snobbato vicino l’aula magna alias il ragazzo che devo fare cadere ai miei piedi entro una settimana.
Cerco in mezzo alla folla mio fratello, fino a quando individuo una massa informe di capelli marroni, una volta chiamati ricci.
Mi avvicino di soppiatto e appena sono un passo dietro di lui, prendo l’ombrello di una ragazza che non conosco dalla sua borsa e lo infilo in mezzo alle gambe di mio fratello ad altezza culo. Lui lancia un gridolino soffocato a salta in aria, seguono le risate spezzate dei suoi amici.
Restituisco l’ombrello alla ragazza e faccio segno a Harry di seguirmi.
-Senti, come si chiama il tuo amico, quello moro? Quello che ieri sera faceva il dj alla festa? – gli chiedo a bassa voce, per non farmi notare dalla professoressa rompicazzi.
-Ah, sì, è anche quello che ha dato la festa alla Nona, non faceva solo i dj. Comunque si chiama Zayn, perché? – mi chiede lui perplesso.
-Di cognome? – gli chiedo ancora. Ho bisogno di più informazioni.
-Malik, ma perché? – chiede scocciato.
-Una scommessa, mettiti il cuore in pace. – gli rispondo, lasciandolo lì in asso e tornando dalle mie amiche.
Solo adesso mi accorgo dello sguardo che Alice tiene su Harry, come se da un momento all’altro potrebbe saltargli addosso e mangiarlo.
-Lo stavi spogliando con gli occhi…- le faccio notare, trattenendo le risate. Lei e Chiara mi seguono a ruota, facendoci rimproverare dalla Wires. Bene.
 

***

 
La guida ci porta in uno spiazzale in pietra con la vista su Londra occidentale e il resto del St James Park, e dopo averci forniti di una brochure sugli uccelli che possiamo trovare in questo periodo qui dentro – con tanto di descrizione – assaliamo tutti i cannocchiali messi a disposizione. Sporgendosi di poco dalla ringhiera, si vede il secondo gruppo della nostra scuola prendere i binocoli.
Attraverso il cannocchiale, passo in rassegna ogni singola persona: le puttane del corso di teatro, Liam, Louis, Harry, Niall, Zayn, le sfigate di Chimica Fisica…
Punto di nuovo il cannocchiale verso Zayn, osservando i suoi movimenti.
-Styles, sai che gli uccelli si osservano in cielo e non nel prato del parco? – mi richiama la voce della simpaticissima professoressa Wires.
-Sì, prof, lo so. – le rispondo, senza staccare gli occhi da Zayn, intento a sistemare il suo binocolo. Che sfigato, non sa usare nemmeno un binocolo.
-E perché stai guardando giù? – mi chiede ancora.
stacco gli occhi, o meglio, l’occhio dal cannocchiale e la guardo, senza riuscire a fermare una frecciatina acida.
-Perché ho altri uccelli da guardare, per adesso. – sbotto infastidita, rendendomi conto solo dopo della mia risposta.
BOOM! Settima nota del mese presa.




Mi scuso per il ritardo!
Ho scritto il capitolo più lungo che sono mai riuscita a scrivere in sole due ore; 6 pagine di word. *musica deludente*
Considerando che la massima lunghezza dei miei capitoli (scritti a penna) è di 10 pagine in 4 ore - grazie alla distrazione della musica e quindi dei concerti improvvisati, di facebook, twitter, frasi rubate da stati di donne vissute della mia scuola - e quindi questo è un traguardo lol.
Fatemi sapere che ne pensate çwç.
Simona.

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Capitolo 4
*** Rosso Malpelo & Scrittura Creativa. ***



Crediti: Sara_Scrive, thank you 







 
Giovedì. Ecco finalmente arrivato il giorno della rappresentazione teatrale del gruppo di Chiara. I nostri ‘attori’ si cimenteranno in una raffigurazione dell’opera letterale “Rosso Malpelo” di Verga, tutto quello che so.
E so già che sarà una palla, con tutto il rispetto per Chiara e il lavoro sprecato in questi ultimi tre mesi per questo spettacolo, love u.
Quando la campanella delle 11 suona, il professore di Scienze Statistiche fatica ad alzare il suo culone dalla sedia e si decide di portarci in auditorium, dove si terrà lo spettacolo di Chiara. Non vedo l’ora di vederla sclerare e gridare dietro gli attori.
Mi siedo accanto ad Alice nella terza fila a sinistra, pronte a sfottere Chiara e gli attori in caso lo spettacolo si riveli un disastro.
Quando tutti gli studenti sono entrati e si sono sistemati nelle poltrone, le luci si spengono e Chiara sale sul palco a presentare la ‘sua’ opera.
-Guarda quello in prima fila…- mi sussurra Alice, indicandomi un ragazzo due file avanti a noi. –E’ figo.
-Poi dicono a me morta di cazzo. – le rispondo, roteando gli occhi. – è il figlio della Greater… - continuo dopo, togliendo gli occhi dal moro in prima fila e puntandoli sul sipario rosso che si apre.
-Come si chiama di nome? – mi chiede ancora.
-David, scusa ma che te ne frega? Non eri tutta presa da Styles fino a ieri? – la punzecchio ridendo. Il professor Stutterer si gira verso di noi e ci dice di fare silenzio perché vuole seguire la rappresentazione.
Io e Alice ci guardiamo sconsolate, pronte a due ore di noia totale.
 
***
 
Circa un’ora e mezza dopo, io e Alice – e credo anche il resto dell’auditorium – fissiamo impassibili e annoiati i ragazzi intenti ad interpretare i personaggi dell’opera.
“Non fare la morte del sorcio…” continuano a ripetere, riproducendo a senso loro l’effetto ‘eco’. Mi volto verso Alice e la vedo abbassata nel sedile rosso mentre si copre la faccia per non fare notare le risate.
-Davvero ti fa tanto ridere? – le chiedo, guardandola con compassione. Povera, so come ci si sente a ridere per una minchiata che poi alla fine non fa così tanto ridere.
Lo spettacolo finisce prima del previsto e quasi tutti gli studenti escono di corsa dall’auditorium; quasi tutti, perché io e Alice ci tratteniamo per complimentarci con gli attori per la magnifica rappresentazione.
-Non sono stati bravissimi? – ci chiede Chiara, orgogliosa del lavoro svolto dal suo gruppo teatrale e da lei stessa in questi mesi.
Io mi astengo dal parlare, lasciando la parola ad Alice.
-Meravigliosi, direi. – risponde lei a denti stretti, io trattengo le risate. Meglio non dirle la verità, altrimenti ci uccide sul momento.
Lasciamo insieme l’auditorium e ci addentriamo nei corridoi affollati del college. In lontananza notiamo Zayn, l’amico di mio fratello, fare il provolone con una sgualdrina mai vista prima. Ma la soddisfazione vera arriva quando la tizia lo guarda schifata e se ne va senza nemmeno rispondergli.
Io e le due galline gli ridiamo spudoratamente in faccia e gli passiamo davanti.
-Beh? Cosa c’è da ridere? – tenta di difendersi il ragazzo che è appena stato umiliato e terribilmente rifiutato davanti a mezzo corpo studentesco.
-La faccia di lei era epica! – si giustifica Chiara, ridendo ancora. Abbandoniamo il povero forever alone e andiamo ognuna nelle rispettive classi. Adesso mi tocca la lezione di Scrittura Creativa. Questa è senza dubbio la mia materia preferita, devo ammettere che mi diverto pure. La professoressa Overmay – l’unica che mi sta simpatica, dopo la Flower – svolge sempre le sue lezioni nella palestra al coperto; ci fa sedere in cerchio, con i nostri quaderni, mentre lei si siede al centro e ogni tanto fa un giro e guarda cosa scriviamo.
Posso dire di usare il mio portacolori solo per Scrittura Creativa: ho penne e matite di tutti i colori e mi piace scrivere con una penna diversa a seconda del tema che ci viene assegnato. Fa anche un bell’effetto sfogliare le pagine colorate del quaderno.
Ci rechiamo in palestra e, una volta tutti dentro, formiamo un cerchio quasi perfetto e ci sediamo a gambe incrociate per terra. Individuo il mio obbiettivo: Zayn Malik è esattamente davanti a me, nella curva opposta del cerchio, che mi fissa. O almeno, sembra così. Illudiamoci. Mi sistemo i capelli, raddrizzo la schiena e improvviso la miglior faccia da gallina che mi riesce.
La professoressa si siede al centro del cerchio.
-Va bene, prendete il quaderno e la penna. Oggi ho deciso di fare una cosa un po’ diversa dalle altre lezioni, vi darò un mp3 con una sola canzone, a fine lezione me li restituirete. Dovete scrivere qualcosa, qualunque cosa vi passi per la testa ascoltando quella canzone. – e detto questo, si alza da terra con il suo sacchetto di plastica bianco e inizia a distribuire gli mp3 bianchi.
Faccio partire la canzone senza titolo: mai sentita prima d’ora.
Mi guardo intorno, osservo i volti dei miei compagni. Prendo il quaderno e la penna verde dall’astuccio.
Colori. In qualche modo, questa canzone mi ricorda i colori. La vivacità. La spensieratezza. Mi ricorda il buon umore che infonde il colore verde.
Allora scrivo:
 
 

“Se per un attimo provassimo a fermarci
e ad osservare ciò che abbiamo intorno,

ci accorgeremmo che
tutto ha un colore.
Ma non uno di quei colori oggettivi,
che sono stati assegnati alle cose
e che non accettano distorsioni
o i cosiddetti
‘strappi alle regole’.
Per esempio, il verde;
oggettivamente, Londra è una città piena di verde,
ma non solo nei parchi o negli
occasionali cartelloni o,
in casi speciali,
alberi che troviamo sparsi qua e là.
Il verde è un colore vivo, vivace.
Attivo.
Lo troviamo sempre, ogni giorno,
in ogni momento.
Dappertutto.
È associato alla giovinezza,
vedi come espressione ‘anni verdi’.
Solo le persone perennemente ottimiste
Possono cogliere del verde in tutto:
il Sole può essere verde,
l’Empire State Building può essere verde,
il Big Ben può essere verde
o addirittura
anche il Colosseo Romano può essere verde.
Il verde è leggerezza.
Se provassimo a vivere la vita con leggerezza,
a dimenticare i problemi,
allora forse anche noi riusciremmo
a vedere una Londra completamente verde.
Il verde è anche il colore della speranza.
Quando speri con tutto il cuore in qualcosa,
o in qualcuno,
c’è sempre il verde di mezzo.
E magari, se il verde non ti va proprio a genio,
inizi a simpatizzarlo.
Oppure i braccialetti della fortuna brasiliani:
quello bianco rappresenta la libertà,
quello rosso rappresenta l’amore,
quello giallo, invece, rappresenta la fortuna,
mentre quello rosa è l’amicizia.
E il verde.
Il verde viene sempre e comunque considerato
Come il colore della speranza.
Forse perché infonde sicurezza,
spensieratezza.
Ebbene sì, anche io spero in qualcosa.
Spero in un cambiamento.
Spero in una novità.
Spero in un supporto.
È come quando tutto crolla
E vorresti solo un abbraccio, un conforto,
uno di quelli che non hanno bisogno di parole.
Uno di quelli che ti fa dire ‘grazie a Dio qualcuno capisce’.
Insomma, un abbraccio che duri tanto,
e una spalla,
su cui piangere.
Un collo da inondare e una maglia
Da inzuppare.
Spero in questo.
Ho bisogno di questo.”

 
In due ore riesco a scrivere questo, guardandomi attorno, fissando Zayn Malik, sbirciando nei quaderni dei miei compagni (mamma mia che fantasia ragazzi).
Manca ancora mezz’ora alla fine della lezione.
Spengo il lettore mp3, prendo il quaderno e li consegno alla Overmay.
-Grazie, Simona, se vuoi puoi metterti insieme alle tue compagne che hanno già finito in quell’angolo della palestra. – mi dice, indicando il gruppetto di troie di turno.
In risposta, prendo una sedia e vado a sedermi completamente dalla parte opposta della palestra, fissando fuori la finestra.
Un’altra classe gioca a pallavolo. Quanto li invidio. Anche se faccio schifo a pallavolo, almeno mi diverto.
Sento una sedia strisciare sul pavimento accanto a me. Mi giro e vedo niente di meno che Zayn Malik sedersi sulla sua sedia di fronte a me.
-Ciao. – mi saluta sorridendo. Aggrotto le sopracciglia. Che vuole ora questo? Perché c’è sempre qualcuno pronto a rompermi il cazzo?
-Ciao. – rispondo diffidente. Poi mi ricordo della scommessa e abbozzo un sorriso. –com’è andata? – gli chiedo per risollevarmi come un grattacielo. (cit.)
-Bene, spero, non conoscevo quella canzone. – risponde, anche lui sorridendo. –Di cosa hai scritto? – continua.
-Dei colori. Tu invece? – ammetto, cercando di non sembrare troppo contrariata e seccata. Ho solo una settimana per farlo cadere ai miei piedi e non ho tempo per fare la scorbutica.
-Del disegno. – risponde, più che altro interessato dalla mia risposta. –Come mai hai scelto di scrivere proprio sui colori?
-Beh, non so. Quella canzone m’ispirava di colori, e ho scritto riguardo a quelli. Tu invece come mai hai scritto sul disegno? Ti piace disegnare? – gli chiedo ingenuamente. Sembra un tipo interessante.
-Sì, e potrei anche dire che me la cavo. – ammette poco modestamente, io ridacchio in risposta pur di non lanciargli la sedia in faccia. E magari si scopre anche che non sa tenere una matita in mano e i suoi disegni fanno cagare.
-Senti, posso farti una domanda? – si arrende alla fine ai suoi tentativi di resistere, curioso.
-Certo, dimmi. – acconsento, avvicinando di poco la sedia a lui.
-Girano alcune voci nel college…su te e Louis Tomlinson…- inizia, io lo fermo con un verso sdegnato.
-Oh mio Dio, no, Tomlinson no! Non di nuovo, almeno ahahahah. E da dove dovrebbero provenire queste voci? – chiedo, sinceramente curiosa. Ci manca solo che nel college si divulghino queste voci in stile Gossip Girl e davvero le ho sentite tutte.
Non che possa negare, in effetti. Al primo anno di college, devo ammettere, che c’è stata una piccola contesa di Tomlinson fra me e Alice. Poi Alice ha buttato gli occhi su mio fratello e ho avuto strada libera. Ma adesso non riesco seriamente a pensare a Louis come qualcosa più di un caro amico, è come se fossimo fratelli.
-Solo sentivo parlare alcuni ragazzi nell’ora di Fisica e mi è sembrato strano…anche perché Louis è molto amico di tuo fratello. Scusami, non voglio intromettermi troppo nella tua vita privata. – si scusa con una risata che io ricambio cercando di apparire meno infastidita possibile.
Speriamo di riuscirci. Al suono della campanella mi accorgo che il gruppetto di troie dall’altra parte della palestra ci osservava da non so quanto tempo.
Io e Zayn ci alziamo e andiamo a posare insieme le siede lungo la parete della palestra.
-Parteciperai al progetto “Londra apre le porte”, giusto? – mi chiede, mentre ci avviamo verso la classe per seguire la prossima lezione.
-Sì, ho il turno con le mie amiche sabato di mattina e domenica di pomeriggio. Tu? – chiedo rispettivamente.
-Ho il turno mattutino di sabato insieme a tuo fratello e Niall, il biondo, non so se lo conosci…- risponde vagamente. Magari, ragazzo, magari non lo conoscessi. Annuisco.
-Domani pomeriggio hai impegni? – mi chiede di botto, fermandosi poco prima dell’aula di Design. Ok, Simona, qualcosa mi dice che ce l’hai fatta. Hai quasi vinto la scommessa.
-Veramente dovrei consegnare il mio articolo alla professoressa Greater…- obietto, facendo la ragazza speciale e piena d’impegni. Funziona sempre, avanti.
-Nessun problema, posso accompagnarti e poi facciamo un giro…sempre se vuoi. – aggiunge frettolosamente. Sorrido soddisfatta. Sì, cazzo. Chiara può iniziare a studiare per conto mio.
-Certo, mi piacerebbe. – accetto, sorridente. – ci vediamo in giro. – continuo dopo, imitando la scena dei film in cui la ragazza si allontana lentamente camminando all’indietro, e sbattendo contro un ragazzo del primo anno.
-Ma porca puttana fai attenzione! – mi lascio scappare, agitando le braccia. Zayn scoppia a ridere e il ragazzo si allontana, io sorrido imbarazzata e mi dirigo verso l’aula di Marketing. Che rottura di palle.
Vado a sedermi nel solito ultimo banco prenotato e mando un messaggio a Chiara:
inizia a preparare gli argomenti dei miei esami, tesoro. Domani ho un appuntamento con Zayn. :*”



TRAILER: https://www.youtube.com/watch?v=EfQTSSnHQbk

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Capitolo 5
*** The first date. ***



Crediti: Sara_Scrive, thank you 







 
«Devi assicurarti che l’appuntamento vada da schifo. Chiaro?
«Perché?
«Come perché? Simona deve perdere la scommessa, a tutti i costi. Sai che divertimento?

 

 
 
Il pomeriggio successivo, alle 16:00 io e Zayn ci presentiamo dietro la porta dell’ufficio della professoressa Greater per consegnare il mio, modestamente, stupendo articolo.
Busso nervosamente due volte sulla porta di legno; dalla stanza, la voce della professoressa ci invita ad entrare.
-Styles! Finalmente! Iniziavo a dubitare che saresti venuta. - scherza la simpaticissima Greater ridendo, io rispondo con una finta risatina. Poi riprende la sua solita espressione seria e punta lo sguardo su Zayn.
-Malik, che cosa ci fai qui?- gli chiede curiosa, aggrottando le sopracciglia in modo sospettoso.
-Ho accompagnato Simona.- si giustifica lui. La professoressa lo fissa per un altro minuto buono; poi mettendosi l’anima in pace, si gira verso di me.
-Hai l’articolo?- mi chiede sedendosi dietro la sua scrivania. Annuisco e mi schiarisco la gola mentre esco fuori dalla mia borsa la carpetta blu con dentro il sacro articolo.
Lo porgo cautamente alla Greater mandando uno sguardo preoccupato a Zayn. Lui, attento a non farsi vedere dalla prof mi sorride e per incoraggiarmi alza i pollici verso l’alto.
È bello, c’è poco da fare. Non potevo fare scommessa migliore con Chiara.
-Perfetto. – mi ringrazia la professoressa togliendomi la carpetta dalle mani. Maledetta. – Grazie mille, puoi andare. Siate puntuali, domani.- conclude cacciandoci dal suo ufficio. Io e Zayn non ce lo facciamo ripetere due volte abbandoniamo la stanza.
Ci addentriamo quindi nei corridoi del college, scherzando sulla Greater e sulla faccia che ha fatto quando ha visto Zayn.
-Puoi accompagnarmi un attimo in palestra? Devo fare una cosa. – mi chiede, un passo dall’uscita principale. Dai, alla fine mi ha accompagnato dalla Greater, glielo devo.
-Certo. – acconsento sorridendo. Ci incamminiamo insieme verso l’ala ovest dell’edificio che porta alla palestra. Appena raggiungiamo l’uscita rimango sbalordita; apro la porta di vetro di scatto ed esco fuori.
Il porticato di plastica che parte dall’edificio che abbiamo appena lasciato e circonda la palestra è diventato…una cascata. Da entrambi i lati della tettoia scende acqua, come se fosse normale che in un college ci sia una cascata smontabile. Ovvio.
-Oh mio Dio, Zayn, guarda! – indico le pareti d’acqua che si sono formate. Lui improvvisa una faccia sorpresa e sorride. Questa storia mi puzza e non poco.
-Andiamo a vedere. – mi dice, prendendomi per mano e senza darmi il tempo di rispondere. Questa storia puzza di merda.
Camminiamo per il percorso creato intorno alla palestra esattamente al centro della “passerella”. Se il vestito di Chiara si bagna posso considerarmi donna morta e risorta 4 volte.
-Ma come hanno fatto…- borbotto tra me e me mentre camminiamo a passo spedito.
Arrivati alla fine del porticato mi si presenta una scena piuttosto insolita: nel bel mezzo del campo da basket sorge un piccolo gazebo di legno bianco, abbellito da tende color pastello e vasi di fiori. L’università si è trasformata ufficialmente in un fioraio.
Guardo Zayn confusa. In pratica, sta facendo lui tutto il mio lavoro. Dovrei essere io ad andargli dietro e a cercare di fargli perdere la testa per me, invece fa tutto lui. Perfetto, direi, non devo sforzarmi. E Chiara non lo verrà mai a sapere e resterà con la convinzione di me che vado dietro a Zayn Malik come una povera sedicenne disperata. Anche se in effetti, c’è vicina.
-E questo? – gli chiedo indicando il gazebo e iniziando a camminare lentamente verso esso.
-Per te. Mi ha consigliato un date planner molto professionale, devo dire. – ammette, con la faccia di chi la sa lunga. Questa storia puzza di merda e di pesce marcio. E di mestruazioni anche, dai.
-Per caso conosco questo date planner? – chiedo ancora, sinceramente curiosa. Merda, pesce marcio, mestruazioni e cibo in scatola. Decisamente.
-Può darsi. Vieni, dai, non perdiamoci in chiacchiere. – risponde, trascinandomi ancora una volta verso il gazebo. Non perdiamoci in dolci carnevaleschi…
Salgo gli scalini di legno sperando con tutto il cuore che non si rompano e mi facciano cadere a terra. Non sono complessata.
Davanti a noi un tavolino di ferro dipinto di bianco, con una teiera di porcellana, delle tazze, biscotti, pasticcini, croissant e chi più ne ha più ne metta. Insomma, una tipica “ora del tè” all’inglese.
C’è seriamente troppa roba da mangiare. Inizio a sospettare l’identità del date planner. Solo una persona sarebbe in grado di organizzare un appuntamento così perfetto, con tanto di tè, roba da mangiare e piantine di gelsomino, il mio fiore preferito…
-Chiara. – dico scocciata, intravedendo Chiara semi-nascosta dietro un cespuglio vicino l’entrata della palestra coperta.
Zayn sbianca e si gira lentamente verso il punto in cui sto guardando. Da lontano Chiara sorride e alza il pollice. Quella mano gliela amputo.
-Io lo sapevo…- mormoro a denti stretti, dandomi uno schiaffo leggero sulla fronte e abbassando lo sguardo. Che cosa imbarazzante.
-Aspetta, non facciamoci rovinare l’appuntamento da un date planner incompetente! – sorride speranzoso. – Facciamo finta che non ci sia.
Annuisco. Non ho altra scelta. Devo vincere questa scommessa per forza, non posso passare il resto dell’anno a far entrare Chiara nella testa di Niall. Non posso permettermelo, preferisco dannare una settimana dietro questi due.
E qualcosa mi dice che questo sarà un lungo pomeriggio.
Io giuro che uccido Chiara. È stato il momento più imbarazzante nella storia del college. E ce ne sono stati, posso assicurarlo.
 
Per resto dell’appuntamento, continuiamo a parlare di noi per conoscerci meglio. Io cerco di resistere dalla tentazione di alzarmi dalla sedia e andare via ad ogni sua battuta squallida e lui ride oscenamente alle sue stesse “barzellette” orride. Uccidetemi.
-Oh ma guarda! Sono già le 18, io devo proprio andare…che peccato. – annuncio a denti stretti, alzando il culo dalla sedia e afferrando la borsa a fiori. Scappa, Simona, scappa.
-Ma come, di già? – mi chiede lui, turbato. Cavolo. In fondo in fondo mi dispiace abbandonarlo qua…molto infondo.
-Eh sì devo finire di ripassare per domani…è stato un pomeriggio magnifico! – lo ringrazio sorridendo e quasi correndo verso gli scalini.
-Aspetta! Possiamo ripassare insieme! anche io devo finire qualcosa…- mi scongiura, speranzoso. Per un attimo valuto l’idea di iniziare a correre e scappare in Messico, ma questo significherebbe la perdita della scommessa e non è il caso. Pensa, Simona. Se vinci la scommessa ci guadagni doppiamente.
-Va bene. Dove andiamo? – acconsento alla fine, mentre anche lui si alza dalla sua sedia. Abbandoniamo il gazebo e ci incamminiamo verso l’uscita del college.
-Se vuoi, possiamo andare alla Nona. Ci sto io, con un paio di ragazzi, ma non ci daranno fastidio. – ammicca, disponibile. Chiara, puoi iniziare a prepararmi gli argomenti, perché questa è una scommessa vinta in partenza.
-Certo. – convengo sorridendo. Cazzo. È difficile fare innamorare una persona di me. E me lo devo sopportare per il resto della serata. Al massimo scappo, chiamo Harry, mi faccio venire a prendere, improvviso uno shock epilettico, non so. Troverò una soluzione.
Mando un messaggio ad Alice:
“La rondine è volata, ripeto, la rondine è volata!”
Dopo un poco lei risponde:
“e che cazzo vuole da me? Dì alla rondine di volare a fanculo”.
Come al solito dolcissima. Poso di nuovo il cellulare nella borsa – di cui mi sono follemente innamorata – ed esco, finalmente, dal cancello principale dell’università.
Camminiamo per le strade del campus, ogni tanto intraprendiamo una conversazione che viene prontamente e puntualmente interrotta da uno scassa palle random di passaggio. Di turno, c’è l’amico di mio fratello, Liam. Quello alto, un po’ stupido e simpatico.
-Ciao Simon…-
-Non rompere il cazzo. – lo zittisco prima che possa continuare a parlare. Zayn ride. Superiamo Liam, lasciandolo a bocca aperta e con le braccia aperte. Eh che vuoi, dobbiamo darci una mossa.
Arrivo alla Nona con le palle girate. Una volta tornata a casa indurrò i miei followers su Twitter a twittare “#StayStrongSimona”.
Quando i suoi coinquilini ci vengono ad aprire mi trattengo dal girare i tacchi e lasciarlo sulla soglia della porta. Dall’interno della casa proviene musica metal sparata a tutto volume e Daniel Mason, il simpaticissimo come un porcospino in culo coinquilino di Zayn che ci ha aperto la porta – sfoggia il suo ‘meraviglioso’ fisico a petto nudo. Sto per vomitare.
-C’è una ragazza! Malik ha portato a casa una ragazza! – esclama, come se non avesse mai visto prima d’ora un esemplare femminile da queste distanze ravvicinate.
-Levati dal cazzo, Mason. – rispondo incazzata, spingendolo ed entrando in “casa”. Se questo porcile si può definire casa. –Malik, sbrigati. – continuo. La mia pazienza ha un limite e questa situazione lo sta pericolosamente superando.
Zayn prende il controllo della situazione; va in salotto e spegne la radio, spiegando ai suoi amici che dobbiamo studiare. E dicendo anche di non far scappare la prima ragazza che abbia mai accettato di entrare in quella casa. Ottimo ragionamento, direi.
-C’è un problema, Zayn. – gli dico, cercando un’altra scusa per abbandonare quel casino. –Io non ho qui le mie fotocopie.
Lui sorride. –Te le presto io! Ho ancora le fotocopie che mi ha fatto il signor Shoe da qualche parte nella mia stanza…
-Quello gnomo malefico di merda che non le ha volute fare a me, certo. – borbotto, mentre saliamo le scale.
-Come? – mi chiede ridendo. Ma cazzo. Come fa a ridere sempre, anche vivendo in una casa con elementi del genere? Credo che ci dovrebbe essere una Simona in ogni casa del campus. Anche nelle confraternite. Allora sì che si potrebbe vivere in tranquillità. Un campus pieno di Simone…
zayn mi invita ad entrare nella sua stanza. Perfetto, il piano va anche meglio di come speravo. La vittoria è nelle mie mani.
È una stanza di medie dimensioni, tutta al buio; per questo inciampo in qualcosa sul pavimento, cadendo per terra e urtando la sedia che a sua volta fa cadere una pila di libri su cui c’era una tazza di tè. Piccola parentesi: ma questo tizio beve solo tè? E poi, una minchia di lampada non la può comprare?
-Tutto ok? – mi chiede, aiutandomi ad alzarmi. Figura di merda…
-Minchia, ma le lampade sono troppo antiquate per te?! – gli urlo contro. Poi mi riprendo, cercando di sembrare più gentile. – Comunque sì, grazie. – rispondo sorridendo. Lui inizia a ridere.
-Che c’è? – gli chiedo scocciata. Vedo che ha trovato le fotocopie. Maledette.
-Sei strana. Un momento prima sei una ragazza dolce, gentile, sorridente, disponibile…poi ti trasformi in una svitata casinista, fine come un camionista e aggraziata come un elefante. – constata scotendo la testa. Grazie, gentilissimo.
-Mi scoccio di fare la ragazza perfetta, non posso farci niente. – mi giustifico mentre abbandoniamo la stanza. Che cosa pretende questo.
-Non mi piacciono le ragazze perfette. – ammette, quando stiamo per scendere le scale. Mi blocco dietro di lui, scazzata.
-Minchia, e dillo prima! – mi lamento. Zayn, per la milionesima volta, ride. Non fraintendete, io adoro le persone che ridono, la prima a ridere tutta la giornata sono io. Ma quando sono annoiata/scocciata/incazzata non mi va giù nessuno.
Nemmeno Zayn Sonofigosquallidopessimoeridotuttoilgiorno Malik.
Ci sistemiamo in cucina, con tutte le fotocopie sparse sul bancone di marmo al centro della stanza. Porto ancora rancore per quelle fotocopie. Discriminazione contro gli Styles.
 
-Ok, allora, cominciamo…cosa ti ricordi? – mi chiede, sedendosi sullo sgabello di fronte a me.
-Ad essere sincera, niente. – rispondo nascondendo il mio tono disperato. Sono nella merda. Domani mattina ci saranno una marea di turisti e io non ricordo assolutamente niente.
-Bene, nemmeno io. Che ne dici se rileggiamo il primo pezzo e poi ce lo ripetiamo a vicenda? – propone. Annuisco. Sì, credo che possa andare bene. Prendo una delle sue fotocopie. Ah, quindi il signor Shoe gli ha fatto più fotocopie…maledetto.
Quindi.
Il Marble Arch fu costruito nel…cavolo. Nel cavolo. È ancora più carino quando è concentrato. Corruga la fronte, morde il labbro, strizza gli occhi. Si accorge che lo sto fissando. Alza la testa e sorride. Figura di merda numero? 4567. ritorno al mio foglio.
Fu costruito nel 1828 dall’architetto inglese…
Daniel Mason e Jhonny Nesbitt piombano in cucina. Sbatto le mani sul marmo involontariamente e mi trattengo dall’imprecare.
-Ma stanno davvero studiando? – chiede Nesbitt sconvolto.
-Sì, quello che tu non hai mai fatto. – mormoro, appoggiando la fronte sulla mano. Mando a Zayn uno sguardo omicida.
-Ragazzi, dobbiamo studiare. Andate a non fare un cazzo in salone. – li caccia fuori, spingendoli e chiudendo la porta a chiave. Questo tizio ogni tanto sembra un maniaco sessuale. Prima nella stanza tutta al buio, ora nella cucina chiusa a chiave.
Leggo e rileggo più volte lo stesso pezzetto, ogni tanto tolgo gli occhi dal foglio e guardo Zayn, anche lui fa la stessa cosa.
-Basta, non ce la faccio! – esclama, buttando via le sue fotocopie.
-Nemmeno io. – convengo, mettendo da parte le mie.
Si alza dallo sgabello, prende tutte le fotocopie e le mette via.
-Ti va di vedere un film? E poi proviamo di nuovo a ripassare. – aggiunge, poggiando le mani sul bancone.
-Ci sto. Che film avete? – chiedo, uscendo insieme a lui dalla cucina e andando in salone. Troviamo Nesbitt e Mason buttati per terra che giocano alla play station. D’altronde, non posso biasimarli: anche loro hanno 21-22 anni e come mio fratello e i suoi amici si divertono con cose del genere.
-Andate in cucina, dobbiamo vederci un film. – ordina loro Zayn, dandogli piccoli calci per farli alzare. Se fosse stato per me, altro che piccoli calci. In cucina ci arrivavano volando.
Dopo qualche storia, alzano il culo da terra e ci lasciano da soli. Finalmente! Individuo tra gli scaffali tutti i dvd che hanno e mi faccio aiutare da Zayn a sistemarli sul tavolino ai piedi del divano.
C’è una vasta scelta di film romantici: Ps I love you, The Last Song, Just Friends, Remember me, 17 again, 2 settimane per innamorarsi, Il mio ragazzo è uno stronzo, Starstuck e così via.
-Io direi che la scelta si restringe a: Just friends, 2 settimane per innamorarsi, il mio ragazzo è uno stronzo e starstruck. – propongo, scartando gli altri dvd. Lui annuisce.
-2 settimane per innamorarsi e Il mio ragazzo è uno stronzo mi ispirano. – confessa, togliendo dal tavolino Just Friends e Starstruck.
-Ma anche Starstruck è bello. – obietto, prendendo di nuovo la custodia.
-È un film di Disney Channel. Roba da bambine di 14 anni! – si lamenta, alzando gli occhi al cielo.
-Se è per questo, 2 settimane per innamorarsi fa cagare. – sbotto, levando il dvd dal tavolo e tirandolo su uno dei divani. Per fortuna non si è rotto. Eppure, 2 settimane per innamorarsi è il film che ci rappresenta, anche se abbiamo solo una settimana. Mi correggo, io ho solo una settimana.
-Io tolgo 2 settimane per innamorarsi se tu togli Starstruck. – cerca di scendere a un compromesso.
-Allora vediamo Il mio ragazzo è uno stronzo? Sembra molto la storia di me, Chiara e Alice. – dico ridendo. Prendo il dvd e lo metto nel lettore, poi torno a sedermi accanto a Zayn. Le luci. Cazzo.
-Zayn, spegni la luce. – gli chiedo, cercando di sembrare gentile.
-È troppo lontano, vai tu. – si lamenta ancora una volta. Questo ragazzo vuole in tutti i modi infastidirmi.
-Se te l’ho chiesto evidentemente significa che io non so dove sono gli interruttori! – rispondo con una nota acida. Lui si alza sbuffando e spenge la luce.
-Stai iniziando a rompere le palle. – mi confessa. Come scusa?! Mi alzo dal divano con lo sguardo infuocato, mentre il film inizia.
-Zayn. Mi hai portato in questa casa con quei due deficienti, abbiamo litigato su quale film vedere, non abbiamo studiato un cazzo per domani mentre io dovrei essere qui solo per quello. Per una volta che ti ho chiesto di spegnere la luce rompo le palle? – mi innervosisco, sperando che non mi esca il fumo dal naso. Sarebbe abbastanza imbarazzante.
-Sei un apatico di merda. La prossima volta dimmi dov’è l’interruttore, così risparmio al principe lo sforzo di alzare il culo dal divano e premere quel pulsante. – lo accuso, sedendomi di nuovo incazzata. Incrocio le braccia e lui ride. Che. Minchia. Ridi.
-Dai stavo scherzando, scusami. – si scusa, passando il braccio destro dietro la mia schiena e tirandomi verso di sé. Oh, finalmente si ragiona.
Appoggio la mia mano destra sul suo petto e iniziamo a guardare il film che è partito da 3 anni su per giù.
 
Possiamo dire che una buona parte del film l’abbiamo passata sfottendo i personaggi e la trama, raccontando a Zayn che è molto simile alla storia mia e di Chiara e Alice.
In effetti, noi ci siamo conosciute proprio così: andavamo nello stesso liceo in Italia ma non ci eravamo mai cagate di striscio, poi abbiamo scoperto che il ragazzo con cui ci frequentavamo era lo stesso per tutte e tre.
Inutile dire che lo abbiamo terribilmente umiliato davanti a tutta la scuola.
Comunque sia, ho anche cenato lì. Mentre guardavamo il film Zayn ha ordinato due pizze e abbiamo quasi macchiato il divano sopra cui eravamo seduti. Non credo però che a Daniel e Jhonny importi qualcosa se lo sporchiamo.
Devo ammettere di essermi divertita. È piacevole stare in compagnia di Zayn, non è stato tanto male come oggi pomeriggio.
Dopo aver buttato i cartoni della pizza, decidiamo di fare una maratona di film, e dopodiché tornerò a casa, anche perché non possiamo fare tardissimo dato che domani abbiamo il progetto.
Iniziamo guardando 2 settimane per innamorarsi – Zayn con questo film ha rotto – ma lo cambiamo quasi subito perché, come sostenevo, era noioso da morire.
Lo convinco a mettere Starstruck e finalmente possiamo goderci un bel film in santa pace.
Dopo un poco, però, mi stufa anche questo. Sono già le 23.30 e più tardi delle due non mi conviene ritirarmi a casa.
-Zayn, hai un Harry Potter? – gli chiedo, mentre il film va ancora avanti.
-Dal primo all’ultimo, ho anche i libri. Hai beccato un potterhead accanito! – ammette un poco imbarazzato. Mi libero dalla sua stretta e lo guardo negli occhi.
-Anche io! omg vediamone uno! – esclamo entusiasta. Lui ride e si avvicina allo scaffale con i dvd, io stoppo Starstruck e accendo le luci.
-Qual è il tuo preferito? – mi chiede, cercando in mezzo a tutti i film. Cioè, io amo Harry Potter, è la mia vita. Non posso seriamente credere che Zayn Malik sia un potterhead, è fantastico.
-Di libro il 5° in assoluto, come film invece i Doni della Morte parte 2 credo. – rispondo, esperta. Sono preparata benissimo sull’argomento Potter, ho persino fatto la tesina di terza media su questo. E non sono ossessionata, ma dedicata.
-Il tuo? – gli chiedo.
-Il mio film preferito è il primo assolutamente. Piango tutte le volte che lo vedo, ma non dirlo a nessuno. – ammette ridendo, rido anche io. – Invece il libro più bello secondo me è Il Principe Mezzosangue. È perfetto!
-Tutta la saga è perfetta. – convengo, mentre infila un dvd nel lettore, senza dirmi il titolo. E in tema Harry Potter, ecco arrivata la fatidica domanda.
-Zayn…in che casa sei…? – gli chiedo quando si siede. Mi cinge la vita con il suo braccio.
-Serpeverde. Tu? – risponde tranquillamente. Cosa sentono le mie povere orecchie. Io…devo stare una settimana con…un Serpeverde…
-Dannazione! Lo sapevo che non è tutto oro quel che luccica! – esclamo, allontanandomi.
-Non mi dire…- inizia. Ancora il film non è partito, è messo in pausa. Non voglio perdermi per nessuno motivo al mondo la sigla.
-Grifondoro a vita. – annuisco fiera. Ci guardiamo per un momento intenso con sguardo di sfida.
-Facciamo una cosa, per stasera dimentichiamoci a che Casa apparteniamo, ok? Vieni qui. – mi dice, io annuisco sospirando e mi butto di nuovo fra le sue braccia. Questo è già cotto di me, me lo sento.
Inizia il film. Buon pianto, Simona.
 
Per tutta la durata del film abbiamo pianto come dei bambini. Ma proprio piangere continuamente senza fermarci, dall’inizio alla fine. Ho trovato un mio simile, finalmente!
Quando il film finisce restiamo fermi, nella stessa posizione in cui eravamo quando era iniziato, per calmarci e contenere i feels.
-È stata una serata meravigliosa, Zayn. Grazie. – lo ringrazio spontaneamente, alzando la testa e guardandolo negli occhi. Vai Simona, più zenzuala che puoi.
-Anche per me lo è stata. – dice, poi mi dà un bacio sulla fronte.
Mi alzo di malavoglia dal divano, stiracchiando le braccia.
-Io dovrei andare…- gli spiego, aggiustando il vestito giallo di Chiara. Non lo metterò mai più. Per carità, è bellissimo, però per serate come queste preferisco sempre il vecchio caro paio di jeans. O il pigiama.
-Ti accompagno, non ti preoccupare. – si offre, io senza fare troppe storie gli sorrido. Saluto Mason e Nesbitt e lasciamo la casa.
Fa un freddo cane fuori. Zayn, vedendomi infreddolita, mi porge la sua felpa grigia.
-Non ti preoccupare Zayn, non sento freddo. – mento, imbarazzata.
-Ma dai, stai tremando! Domani me la restituisci, va bene? Adesso tienila tu. – mi rassicura, stringendomi. Certo che questo ragazzo sa come prenderti alla sprovvista.
Arriviamo in pochi minuti davanti la Settima, ovvero casa mia.
-Grazie per aver accettato l’invito. Sono stato bene con te. – mi ringrazia, prendendomi le mani. Ringrazio il cielo di essere l’unica ragazza sulla terra a non avere la capacità di arrossire. Grazie, Dio!
-Anche io. – ricambio, abbracciandolo. Dovrei staccarmi.
-Ci vediamo domani mattina. – mi sussurra. In poche parole, “staccati, cozza”. Almeno è stato gentile, dai. Annuisco sorridendo e vado verso la porta d’ingresso. Solo dopo mi accorgo di non avere le chiavi di casa e suono il campanello.
Viene ad aprirmi un Louis molto incazzato.
-Ma fattele un paio di chiavi, Cristo santo! – mi sbraita contro, tornando poi dentro. Io rido, Zayn insieme a me. Lo saluto un’ultima volta ed entro, chiudendomi la porta dietro.
Tolgo la felpa e il vestito e prendo dall’armadio all’ingresso il mio pigiama.
Non è poi così tanto strano avere un armadio di pigiami all’ingresso della casa.
Fuori sta iniziando a piovere, si gela dal freddo anche a casa.
Vado a dormire con la stessa felpa di Zayn.
Ho paura di perdere la scommessa.
Ho paura di innamorarmi io per prima e rimanerci fottuta doppiamente.

 

 
 
«No amico! Così non va bene! Doveva andare malissimo!
«Perché? Io con lei sto davvero bene!
«Zayn, andiamo, non dirmi che ti stai innamorando! Questo è il loro obbiettivo, non devi cedere!
«Io non mi sto innamorando.
«Sì invece. Si vede da come la guardi, come se da un momento all’altro potesse cadere, e tu saresti lì pronto a prenderla.

 

^^^^^^^^^^^^^^^^^^

 

Bonnesoir/bonjour!
A chi prendo in giro, di Francese so solamente queste due parole più il titolo della storia ahahahahaah.
Finalmente abbiamo questo appuntamento! Progetto questo capitolo da Aprile, e devo dire che non è venuto molto male, spero piaccia anche a voi.
Comunque, ho provato a fare un "trailer" della fanfiction su Youtube dato che va di moda,
non giudicatemi, è il primo che ho fatto cwc. Ecco il link: http://www.youtube.com/watch?v=LFo9J2ExM7s 
Meeentre, ci tenevo a farvi vedere la borsa che ha Simona nell'appuntamento, ovvero:




Ne sono innamorata!
Fatemi sapere se vi è piaciuto :)

 

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Capitolo 6
*** London open the doors, pt. 1 ***



Crediti: Sara_Scrive, thank you 







 
La sveglia suona alle 7.30, mi alzo di malavoglia. È impossibile, seriamente inconcepibile alzarsi a quest’ora di sabato. Dannazione.
Scendo giù in cucina, dove Harry e Niall stanno preparando la colazione. Possibilmente ci faranno morire tutti intossicati.
Mi siedo al tavolo, accorgendomi solo dopo di non aver preso il cellulare. Non ho la forza di alzarmi, salire le scale e poi scenderle di nuovo.
Fatico a tenere gli occhi aperti mentre mangio quello che i cuochi provetti mi presentano davanti. A me va bene, basta che sia cibo. Commestibile, preferibilmente.
-Di chi è quella felpa? – mi chiede Hazza sedendosi accanto a me. Niall si siede di fronte a noi con Liam, entrato da poco nella stanza. Mando giù il boccone.
-Di Zayn. – rispondo, gli occhi socchiusi.
-Zayn cosa? – chiede Louis, entrando in cucina già allegro e attivo di prima mattina. Io voglio sapere come fa.
-A quanto pare c’è un certo flirt tra mia sorella e il nuovo arrivato Zayn. – annuncia trattenendo le risate quel coglione di Harry.
-Ma se nemmeno so quanti anni ha. – ammetto, posando la forchetta nel piatto ed evitando di fare troppo rumore.
-Ventidue. – mi informa Niall.
-Che significa che c’è un flirt tra voi due? Non va bene. – protesta Louis, sedendosi a capo tavola. Convinto.
-Non è niente di ché, è per una scommessa. E poi a te che interessa? – mi volto contro di lui nervosa. E lasciatemi stare, almeno di mattina.
-Una scommessa? Non credo che a Zayn farebbe piacere saperlo…- conclude, fingendosi pensieroso e uscendo dalla stanza. Sgrano gli occhi.
-Louis Tomlinson! – urlo, poi lo raggiungo. – Louis, ti scongiuro, non dirgli niente! Devo vincere quella scommessa!
-Mi dispiace, non si fanno queste cose. È giusto che Zayn sappia la verità. – si finge un paladino della giustizia. Meschino.
-Cosa vuoi per farti stare zitto? – gli chiedo sbuffando. Che palle. Questo non è giusto, è un ricatto!
Lui fa finta di pensarci sopra e poi mi sorride.
-Non so, devo pensarci. – detto questo, sale le scale e va in camera sua. Non ci posso credere. Sono morta, sono finita. Quel pezzo di merda è la mia rovina. Se Zayn viene a sapere che ho accettato di uscire con lui per una scommessa… non voglio nemmeno pensarci.
Torno in camera mia a lavarmi e vestirmi, quasi pronta ad affrontare la giornata che mi si presenta davanti.
Non voglio che Zayn lo venga a sapere, non posso permettermelo. Sarebbe seriamente una tragedia.
Mando un sms a Chiara:
“Tomlinson ha scoperto della nostra scommessa e vuole dire tutto a Zayn. Non so cosa fare. Buongiorno x.”
“Sei una cosa inutile, Simona! Vabbè, meglio per me. Cavatela da sola xxxx.”
“Stronza”.
Dopodiché, mi chiudo a chiave nel bagno della mia stanza e mi sveglio definitivamente con l’acqua ghiacciata del rubinetto.
Sarà una lunga giornata.
 
Alle 9.00 in punto io e il mio gruppo di Giornalismo siamo davanti il nostro stand in attesa di qualche turista in visita da parti sperdute del Regno Unito venuto per vedere un pezzo di marmo messo in piedi. Entusiasmante.
Individuo Chiara nel gruppo di Alice con…Zayn. In effetti io non gli ho mai chiesto quale corso frequenta, so solo che si ritiene bravo a disegnare.
Chiederò più informazioni ad Alice. Zayn si accorge di me e lascia in tredici il gruppo per venire a salutarmi. È fatta, è fatta. È stra-cotto di me, me lo sento.
-Buongiorno. – mi saluta, abbracciandomi. Io ricambio il saluto e l’abbraccio sorridendo. –Quando hai la pausa?
-Io e il mio gruppo abbiamo mezz’ora di pausa dalle 11. Tu? – rispondo, mettendo una mano sopra gli occhi per coprirmi dai raggi del sole. Dovrei comprare degli occhiali da sole, anche se so che Chiara li romperebbe subito.
-Anche io. Non sapevo che avessi un gruppo tutto tuo, wow. – commenta ammirato. Eh beh, modestamente, siamo i migliori.
-E io non sapevo tu fossi nel gruppo di Alice. Abbiamo ancora tante cose da conoscere su di noi…- ribatto sorridendo.
-Già. – riprende. Dietro di lui, vicino il gruppo di Fotografia, vedo Louis guardarci malizioso. Sguardo malefico.
-Scusami, devo tornare dal gruppo. Ci vediamo dopo, ok? – lo liquido, cercando come al solito di sembrare gentile. Spero vivamente di riuscirci e di non passare come una schizofrenica che di giorno è tutta dolce e cortese e di sera diventa pazza e scatenata.
-Certo, a dopo. – mi asseconda, stampandomi un bacio sulla fronte prima di andare. Ohw. Sto bene, lo giuro.
Torno dal mio gruppo con lo sguardo basso.
-Ma stai con Zayn Malik?! – mi chiede una voce stridula. Fulmino la tizia che mi ha appena urlato nell’orecchio.
-Fatti i cazzi tuoi. – ribatto acida.
Quando ho bisogno di turisti non ce n’è nemmeno uno, dannazione.
Ho deciso comunque di far presentare il monumento solo ai ragazzi del gruppo, io supervisionerò la situazione dalla mia comodissima sedia nascosta dietro lo stand. Questa storia mi sta uccidendo. La scommessa, il ricatto di Louis, cinque giorni rimasti per farlo innamorare…sono stressata.
Nel mio angolino nascosto mi viene a trovare Chiara, che inizia a ridere appena mi vede in queste condizioni. Certo, ridi pure, stronza.
-In teoria la scommessa l’ho già vinta, quindi ridi poco. – mi lamento, offesa.
-In che senso l’hai vinta? Si è dichiarato? – mi chiede curiosa, sedendosi su un’altra sedia rubata allo stand accanto a noi.
-No, non ancora. Però si vede che è cotto. – spiego, fingendo di vantarmi.
-Mi dispiace babe, ma fin quando lui non verrà da te a dirti “mi sono innamorato di te” la scommessa non l’avrai ancora vinta. – obietta ridendo.
Mi drizzo sulla sedia. Come scusa? Io ero convinta che bastasse uscire insieme e roba del genere.
-Scusami ma in una settimana non potrà mai dirmi che si è innamorato di me, ragiona! – protesto, alzando le braccia al cielo. Lei ride.
-L’hai fatto apposta! – la accuso indignata. Ride ancora di più e se ne va, lasciandomi lì da sola. Avrò la mia vendetta prima o poi, lo giuro.
Siamo due persone grandi. Sappiamo cosa significa essere innamorati, e di sicuro lui non me lo dirà prima di giovedì prossimo. Posso iniziare a parlare a Niall di Chiara.
Mi alzo dalla sedia e faccio un giro per vedere i ragazzi come se la cavano a presentare il monumento ai turisti. Molto meglio di me sicuramente.
 
Guardo freneticamente l’orologio ogni due secondi. Le 10 e 59 minuti. Ci siamo quasi, dai, ce la possiamo fare.
-Ragazzi, un minuto e andiamo in pausa. – annuncio entusiasta, loro sospirano sollevati.
Una volta scoccate le 11 in punto, il gruppo mi abbandona con lo stand. Quei doppiogiochisti, adesso mi tocca restare qui fino a quando non torna qualcuno.
Vedo Zayn avvicinarsi, mi sorride, gli sorrido. Dietro di lui gli si avvicina Louis. Inizio a correre verso di loro in prenda al panico e spingo via Louis facendolo cadere per terra.
-Andiamo a farci un giro? – propongo a Zayn, che ride per la caduta di Louis. Il nanetto si alza da terra e mi fulmina con lo sguardo.
Mi allontano con Zayn dal monumento, fregandomene sia di Louis ché dello stand, tanto c’è la Mountainlion, la Greater e la Flower che controllano tutto.
-Hai fame? – mi chiede quando superiamo finalmente la folla davanti il Marble Arch.
-In effetti sì. – gli rispondo. Non mangio dalle 7.30 di stamattina, potrei morire.
-Perfetto, ti porto in un posto. – mi comunica, prendendomi per mano e trascinandomi letteralmente dalla parte opposta del marcia piede, dove sono parcheggiati una schiera di motorini. Santa Maria.
Toglie la catena ad uno scooter completamente nero e lo mette in moto.
-Avanti, sali. – mi incoraggia. Chi me l’ha fatto fare. Tutta la fame che avevo mi è passata in questo momento.
-Se moriamo è colpa tua, sappilo. – lo avverto, salendo su quell’affare e stringendo Zayn disperatamente.
-Non portare sfiga! – mi rimprovera. – e stai zitta, altrimenti ti viene più fame. – conclude. Ma guarda un po’ questo.
In pratica, è inutile continuare ad uscire con lui, tanto la scommessa l’ho già persa. Potrei anche lasciarlo in tredici all’istante, inventarmi una scusa lampo.
Però il problema fondamentalmente è che non voglio. Cioè, mi piace stare con lui. Se dovesse venire a conoscenza della scommessa…non so come reagirebbe, ma soprattutto non so come reagirei io alla sua reazione (?). Giro di parole troppo complicato.
Dopo un poco arriviamo davanti un café mai visto da quando abito a Londra. Quando entriamo veniamo accolti da un invitante odore di caffè, cornetti e ciambelle. Potrei restarci per sempre.
Ordiniamo due cornetti e due espressi e ci sediamo in uno dei tavoli vicino le finestre, lontano dalla porta. Esco dalla borsa la felpa di Zayn e gliela porgo, lui la appoggia sullo schienale basso dello sgabello. A Londra non esistono sedie, no, solo sgabelli. E se una persona ha mal di schiena? Eh? Dove si siede?
Protesterò, protesterò.
-Com’è andata con i turisti? – mi chiede, mescolando lo zucchero nel suo caffè.
-Benissimo, ho fatto ripetere solo il mio gruppo, io mi sono nascosta. – ammetto, seguono alcune risate.
-Anche io facevo ripetere gli altri ragazzi, me ne sono lavato le mani. – ammette anche lui, ridendo. Ma certo, tipico di un Serpeverde. Con che gente ho a che fare?
-Almeno tu hai solo il turno di oggi. Io, Chiara e Alice ci saremo anche domani. Non sai che noia, mi viene da piangere solo a pensarci. – mi lamento per l’ennesima volta. Non mi interessa se so solo lamentarmi, vorrei vedere voi al mio posto.
-Domani verrò a trovarti, non ti preoccupare. E magari riuscirò anche a farti scappare prima. – si offre, io annuisco e rido.
Mi piace stare in compagnia di Zayn. Devo vincere questa scommessa a tutti i costi, non mi importa di nient’altro.
 

 

 
 
«Seriamente, Zayn. Come fai a voler continuare con questa farsa? Non ti senti usato? Preso in giro?
«Secondo me non mi sta prendendo in giro…
«Sì invece che lo sta facendo, Zayn! Le conviene! A lei di te non interessa niente, sta facendo tutto per quella stupida scommessa, per gli esami…
«Non posso crederti. Lei è diversa…
«No, Zayn, lei sembra diversa, ma non lo è. Sta recitando! Solo per farti cadere ai suoi piedi! Sai come sono le ragazze come lei, quando vogliono qualcosa la ottengono.
«Lei mi piace, ok? Non intendo farmela scappare, non per colpa di una stupida scommessa…
«Sei così cocciuto da non capire che il suo obbiettivo è farti soffrire. La scelta sta a te, Zayn, ma ricordati che io ti ho avvertito.
«…eppure non sembra stia recitando. Sembra vera, cioè, sé stessa. Forse hai ragione, meglio non rimanerci fregati. Scusami, bro.


 


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I'LL BEEE YOUR HEEEROOOOOO!
Ok, scusate, è da ieri che scrivo capitoli ascoltando solo 'hero' di Sterling Knight cfgj.
Tornando a noi:
volevo ringraziare la ragazza che ha lasciato una recensione allo scorso capitolo, mi ha motivata a continuare in fretta (:
Poi mi scuso per eventuali errori, non ho riletto.
E mi scuso anche perché questo è molto più corto rispetto a quello precedente, ma non c'è moltissimo da dire, so...scusate HAHAHAH.
Fatemi sapere che ne pensate (:

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Capitolo 7
*** London open the doors, pt. 2 ***



Crediti: Sara_Scrive, thank you 







 
Almeno la domenica mattina mi è concesso dormire in santa pace. Mi sveglio con tranquillità alle 12 del mattino dopo una serataccia passata a scendere a patti con Tomlinson per non fargli aprire la bocca con Malik.
In effetti, il silenzio in cui mi sveglio è piuttosto sospettoso. Scendo le scale lentamente, guardando a destra e a sinistra per evitare di essere investita da uno degli amici di Harry o lui stesso. Stranamente, la casa è vuota.
Tolgo il telefono cordless dalla carica e compongo il numero di Hazza.
-Pronto? – risponde dall’altro lato della cornetta.
-Dove sei? Sono sola. – lo informo infastidita. La giornata inizia male, me lo sento.
-Io e i ragazzi siamo andati a farci una passeggiata, pensavo non volessi essere svegliata…- si giustifica. Sbuffo.
-Va bene. – dico, poi attacco la chiamata senza nemmeno salutarlo. Chissà quando si ritireranno. Probabilmente di pomeriggio, e io fino alle 16.00 devo stare da sola. Potrei chiamare Chiara e Alice, o vedere cosa fa Zayn…
Intanto, dovrei fare colazione. Esco dal frigo il latte e i cereali dalla dispensa. Tiro fuori da uno sportello una tazza viola con su scritto con un pennarello indelebile rosa ‘Simone’. Quando io e Harry siamo venuti a stare qui i ragazzi erano convinti che mi chiamassi Simone, che in Inglese ha senso, ma in Italiano è un nome maschile. Alice e Chiara mi hanno preso in giro per settimane.
Mangio apaticamente i cereali. Molto meglio di quella poltiglia appiccicosa che mangiano a volte Louis e Liam, il porridge. Se solo ci penso mi viene da vomitare.
Avendo il cellulare a portata di mano, scrivo alle mie besty frenzy xseo.

S: “Avete programmi per stamattina? X”

A: “Siamo con tuo fratello e i suoi amici, scusa…”
C: “Quelle X sono così antipatiche!”
Non ci posso credere. Se ne sono andate con loro! Mi hanno lasciata da sola di proposito! Beh, peggio per loro, io starò con Zayn.
In teoria, peggio per me, perché Chiara starà con Niall. Bene, non ho via d’uscita, sono persa. Chiamo Zayn.
-Pronto? – risponde, di sottofondo si sente il rumore della musica a palla di Mason e Nesbitt. Santa Maria, quei due mi hanno già dato alla testa.
-Buongiorno. – lo saluto, istintivamente sorrido. –Hai impegni?
-Mmh, non credo. Perché? –
No, così, chiedevo. Seriamente, se una persona ti chiede se hai impegni non si capisce che vuole stare con te? Io mi meraviglio. Ventidue anni, gente, ventidue.
-Mi hanno lasciata sola a casa e volevo stare un poco con te prima di andare al progetto oggi pomeriggio. –
-Sto arrivando. –
Telefonata terminata. Rido fra me e me, scotendo la testa. Sistemo le cose sul tavolo, posando tazza e cucchiaio nel lavandino, i cereali nello scaffale e il latte in frigo. Aspirante casalinga disperata.
È il caso di presentarmi in pigiama? La mia voglia di vestirmi è pari a 0. Magari mi strucco, ho tutto il mascara colato e assomiglio ad un panda. Un panda orribile, però. Loro sono così dolci e carini.
Come al solito, combino un casino con il latte detergente, ma alla fine riesco a struccarmi in tempo prima che Zayn suoni al campanello.
Corro giù dalle scale e vado ad aprirgli. Mi sento stranamente allegra per essermi appena svegliata, di solito sembro di funerale.
-Ti sei davvero svegliata adesso? – mi chiede sorpreso. Noto che ha con sé una borsa nera a tracolla.
-Io ho i miei tempi. – mi difendo, liberandomi dal suo abbraccio.
-Allora, ascoltami. – inizia, quando entriamo in salone. Mi preparo psicologicamente, sedendomi sul divano, lui accanto a me. – Abbiamo poco tempo prima delle 16. Se vuoi possiamo uscire, tra un quarto d’ora c’è una partita di football al campetto vicino la Prima… - dice poco convinto. Dove vuole arrivare?
-Oppure…ho portato una vasta scelta di film e serie tv in dvd, con tanto di gelato, pop corn e…- continua, uscendo una marea di cose dalla borsa nera. Io, lì per lì, scoppio a ridere.
-Che c’è? – mi chiede preoccupato.
-Quindi tu sei una specie di super nerd che preferisce le maratone di serie tv e il gelato alle partite di football? – gli chiedo io allibita. Ho trovato la mia anima gemella, signori e signore.
-Beh…sì. – risponde, grattandosi la nuca.
-Siamo sulla stessa barca. – ammetto, ridiamo insieme. –Fammi vedere un po’…Tu intanto vai a mettere il gelato in freezer.
In effetti, ha portato un sacco di dvd. Film come 3 metri sopra il cielo con i sottotitoli, Notting Hill, The Perks of Being a Wallflower, High School Musical 3, Notte Brava a Las Vegas, Le pagine della nostra vita… li conosco tutti tranne il penultimo e sono bellissimi, cavolo. Mentre di serie tv ha: Arrow, Once Upon a Time, How I Met Your Mother, The Big Bang Theory, Grey’s Anatomy, Scrubs, Skins, The O.C. e...
-Oh mio Dio, Zayn! – quasi urlo, prendendo la custodia di quella serie tv sacra.
-Che succede?! – arriva lui correndo dalla cucina.
-Hai tutte le stagioni di Chuck in questo dvd? – gli chiedo entusiasta. Lui sospira sollevato.
-Mi hai fatto spaventare. Comunque sì, è uno dei miei preferiti. – risponde sorridente. Ricapitolando: è un potterhead, va pazzo per libri/film/telefilm, uno dei suoi telefilm preferiti è Chuck. È perfetto. Solo che, maledizione, è un Serpeverde…
-Metti questo, metti questo! – lo supplico, porgendogli il dvd. Lui si avvicina al lettore e infila il cd cautamente. Seriamente, è un Simona versione maschile. Se gli piace anche Winnie the Pooh e i Power Rangers…boh, perfetto.
Il primo episodio della prima serie di Chuck inizia e io devo cercare di trattenere i miei feels. Questa serie tv è in assoluto la mia preferita.
La porta principale si apre ed ecco tornati i rompi palle. Metto la puntata in pausa.
-Tu che ci fai qui? – chiede Niall sorpreso.
-Mh, non so, ci vivo? – rispondo ironica, roteando gli occhi.
-Non tu, lui. – mi liquida, con un gesto della mano.
Pft, vuole usare la mano contro di me. Plebeo, non sai contro chi ti stai mettendo.
-L’ho invitato io. Lasciaci da soli, biondo finto. – lo attacco, scocciata. Non vedete che c’è Chuck messo in pausa? Discutiamo dopo, non adesso, non è il momento giusto, porca Horan.
-Vai a cagare, stronza naturale. – ribatte, sentendosi scaltro. Ah, ma certo, usa anche le mie battute. Impara ad essere originale, Niall, per favore. Già mi stai sul culo.
Finalmente, esce dalla stanza e possiamo fare ripartire Chuck. Mi lascio stringere da Zayn, quando la porta si spalanca ed entrano Harry e Alice.
-Ma porca Horan! Andate via! – li caccio, spingendoli fuori. Rimpiango il fatto che non ci sia una chiave per questa porta.
-Zayn, scusami…- mi scuso imbarazzata, sedendomi di nuovo accanto a lui.
-Non ti preoccupare, capisco. – risponde ammiccando.
Finalmente, riusciamo a guardare l’episodio in tranquillità, commentando ogni tanto con un “ohw, quant’erano piccoli!”.
Quando il secondo episodio sta per iniziare, Louis piomba nella stanza.
-Louis, per favore…- lo supplico scazzata.
-Che vuoi, io ci vivo qui. – risponde strafottente. Si siede tranquillamente accanto a noi, prende il telecomando e mette la televisione normale, mandando a fanculo Chuck.
-Forse è meglio che io vada. – annuncia Zayn, alzandosi in piedi e prendendo la borsa a tracolla.
-No Zayn, aspetta ti prego…- cerco di fermarlo mentre si avvicina alla porta.
-Non ti preoccupare, davvero. Ci vediamo forse più tardi. – tenta di rassicurarmi, sorridendo. Detto questo, abbandona la casa.
Stringo le mani a pungo, mi volto verso Louis che mi guarda sorridendo.
Prendo il primo cuscino che mi capita in mano e inizio a picchiarlo.
-Louis-Tomlinson-io-ti-uccido! – urlo, dandogli colpi sempre più forti. Entrano Harry, Niall e Liam che mi fermano, togliendomi il cuscino dalle mani e aiutando Louis ad alzarsi da terra.
-Che ti prende?! – mi grida Harry, scotendomi per le spalle. Mi stacco le sue mani dalle spalle, incazzata nera.
-Avete rovinato tutto! Vi odio! – gli sbraito contro. Esco dal salone sbattendo la porta e vado a chiudermi in camera mia.
Si meritano un sincero vaffanculo. Hanno rovinato tutto, era tutto perfetto. Però, ovviamente, quando loro portavano a casa ogni sera una ragazza diversa io dovevo restare zitta in camera mia o andare da Alice e Chiara.
Odio mio fratello e i suoi amici. Me la pagheranno prima o poi.
Mi addormento un’altra volta.
 
Vengo svegliata da Liam alle 15.00, ho giusto il tempo di prepararmi e scendere prima che inizi il progetto. Sono ancora arrabbiata a morte e quando esco non saluto nessuno. So già che mi annoierò da morire, e molto probabilmente Zayn non verrà.
Quando arrivo lì, la professoressa Mountainlion mi fa subito sistemare con il mio gruppo vicino il nostro stand. Anche Alice e Chiara si aggregano, dato che il corso di Arte Figurativa ha finito il turno ieri.
Racconto di stamattina alle ragazze.
-Dev’essere stato bruttissimo, aiuto. – si dispera Alice insieme a me.
-Non voglio nemmeno immaginare la faccia che avrà fatto Zayn…- commenta Chiara, passandosi una mano sul viso.
-È stato terribile, ve lo giuro. Li odio tutti quanti. – sospiro. Molti del mio gruppo oggi non ci sono, quindi siamo solo io, Alice, Chiara, Jason, Beth e Martin. Per la cronaca, Jason e Martin sono gay, e per tutto il tempo da quando ho raccontato cosa è successo hanno fatto commenti poco casti su Zayn.
Non è stato irritante, di più.
 
Come sospettavo, Zayn non è venuto a trovarmi. Torno a casa distrutta. Questo è il giorno peggiore della mia vita.
Decido di andare a casa di Zayn per parlargli. Come oggi pomeriggio, esco senza avvertire o salutare nessuno. Non penso che potrò mai perdonarli, orgogliosa e testarda per come sono.
Suono il campanello con il terrore che possa venire ad aprirmi Nesbitt. Quel ragazzo è davvero rivoltante. E invece, mi viene ad aprire proprio Zayn.
-Ti ho aspettato. Pensavo che saresti venuto. – gli dico, nascondendo il mio tono offeso.
-Hai ragione, scusami, mi sono addormentato. – si giustifica. Scusa pessima. - Vuoi entrare? – continua dopo.
-No, sono stanca…ero venuta solo per vederti, tutto qui. – rifiuto l’invito. Per favore, ne ho abbastanza di quella casa. –Ancora scusa per oggi pomeriggio.
Indietreggio lentamente, grattandomi la nuca. Mi volto e inizio a camminare poco più velocemente.
-Ehi, aspetta, scusami tu per essere andato via così e per essermi addormentato. – si scusa anche lui, seguendomi. Gli sorrido. Cosa posso fare altrimenti? Credo che dovrei rivalutare la possibilità di scappare in Messico.
Si avvicina, mi abbraccia. Spero sia un abbraccio sincero perché sto già iniziando ad odiarlo.
-Ci vediamo domani. – concludo, allontanandomi. Lui annuisce sorridendo e ritorna in casa. Minchia, non se l’è fatto ripetere due volte.
 

 

 
 

«Allora? Com’è andata?
«Sinceramente, non mi interessa più niente. Ho capito qual è il suo gioco, e quello dei suoi amici. Le piace fare la vittima.
«Finalmente hai capito come stanno le cose! E adesso cosa intendi fare?
«Voglio continuare con questa messa in scena, fino a giovedì, quando perderà la scommessa. Voglio che si innamori prima lei e che ci rimanga fregata al posto mio.
«Stai attento a non farti rimbalzare la palla contro.
«Non lo farò. Sembra perfetta, ma non lo è per niente.




 

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Hi people!
Scusate per gli eventuali errori, sono le 3 di notte e non ho riletto cwc
Comunque, per chi se lo stesse chiedendo, Simona è interpretata da Victoria Justice,
Alice da Rachel Bilson e
Chiara da Nina Dobrev.
Tre figone, in pratica, tutto il nostro contrario AHAHHAHA.
Fatemi sapereeeee!

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Capitolo 8
*** The Cathedral. ***



Crediti: Sara_Scrive, thank you 







 
ATTENZIONE, LEGGETE ALLA FINE DEL CAPITOLO.


Si ricomincia.
Dal piano inferiore sento i ragazzi fare casino. Ho deciso, oggi non andrò a scuola. Massì, tanto per un giorno non cambia niente. La scorsa settimana non sono mancata nemmeno un giorno, magari oggi posso permettermi questo lusso.
La porta della stanza si spalanca.
-Simona, alzati, è tardi. – mi rimprovera Louis, seguito da mio fratello. Quale parte del cartello appeso dietro la porta “Louis Tomlinson non può entrare” non ha capito?
Mi alzo dal letto, prendo il cuscino e inizio a picchiarlo di nuovo. Non lo perdonerò mai. Harry fa uscire il guastafeste, togliendomi il cuscino dalle mani.
-Odio anche te. – gli dico, cercando di prendere il mio cuscino. Chiedo solo di dormire in pace, tutto qui. È troppo per voi cerebrolesi?
-Seriamente te la sei presa per quello che è successo ieri? Credevo che per te fosse solo una scommessa. – azzarda, sedendosi sul mio letto. Tranquillo, fai con comodo, eh.
-Ma per me è solo una scommessa…solo come faccio a vincerla se voi rovinate tutto? Per favore, Harry, esci. – gli chiedo di uscire. Finalmente sono di nuovo da sola. Ormai non riuscirei comunque ad addormentarmi, perciò mi preparo per andare a scuola.
Sono costretta ad andare da sola al college perché Chiara e Alice mi aspettano lì già da 10 minuti e non ho intenzione di uscire con quegli sconsiderati.
Quando arrivo noto una strana confusione e sorpresa nei volti degli studenti. C’è aria di novità. In lontananza vedo Chiara e Alice discutere entusiaste con Jason e Martin.
-Buongiorno! – mi urla una voce all’orecchio. Mi volto sconcertata e innervosita, ma appena riconosco la persona che mi sta davanti sorrido spontaneamente.
-Buongiorno. Ma cos’è tutta questa confusione? – chiedo a Zayn, dimenticandomi del fatto che alle 8.30 del mattino mi abbia urlato nell’orecchio.
-Dei ragazzi della confraternita alla Dodicesima hanno proposto di fare un mash up e girarlo qui a scuola, di sera. Personalmente, credo sia un’idea geniale. – mi spiega, mentre ci avviciniamo all’entrata principale. –Almeno rimarrà un ricordo degli studenti peggiori che la Goldsmiths University abbia mai avuto.
A quest’ultima affermazione rido. In effetti, questa generazione è stata la rovina dell’università. Non riesco ad immaginare una vita fuori dalla Goldsmiths senza il signor Shoe, la signora Cettina o quella stonata della Mountainlion. Ne abbiamo passate così tante in questi anni…
Zayn riprende il suo discorso. –Hanno chiesto a me, Mason e Cooper di mixare qualche brano, il tutto complessivamente non deve durare più di dieci minuti. È una cosa grandissima da organizzare, e stiamo cercando di convincere il professore Camp. Sai com’è, se lui dice che è ok, è fatta. – conclude.
-Ma ci vorrebbe lo stesso un sacco di tempo per fare coreografie e cose varie, imparare le canzoni, trovare qualcuno che possa girare il video…è da pensarci su. – obietto. È davvero una genialata, ma ci vuole organizzazione. Una cosa del genere in Italia non si potrebbe mai realizzare. –Comunque è un’idea fantastica. Sai esattamente chi l’ha proposta? – gli chiedo ancora.
-James Collins e Primrose Hill dell’ultimo anno. – risponde trattenendo le risate. Siamo appena entrati dentro il college, i corridoi sono affollatissimi.
-La collina? – domando confusa. Mi perdo una parte del discorso.
-Non la collina, idiota. La ragazza di Collins si chiama davvero Primrose Hill. – replica ridendo. Sì ma idiota tuo padre.
Che originalità, chiamare una bambina Primrose Hill. Poi non si devono lamentare se è vittima di bullismo, se la chiamano collina o quartiere.
-Che lezione hai? – mi chiede. Dietro di lui vedo Alice e Chiara che ci guardano incazzate. Perché si arrabbiano di prima mattina?
-Francese, con Chiara e Alice che sembrano molto suscettibili…- confuto, ridendo alle facce che si mettono quelle due.
-Va bene, ci vediamo più tardi. – termina, sorridendomi. Annuisco e gli sorrido di rimando, contraria ad andare via. Mi bacia una guancia e mi lascia al mio destino crudele. Se potessi starei tutta la giornata con lui.
Mi avvicino alle due Winx incazzate. Ma poi perché se la prendono con me se hanno il ciclo? È naturale.
-Sto arrivando, sto arrivando, oggi stiamo insieme. – imita le mie parole Alice con una smorfia.
-Ma dai, solo perché sono entrata insieme a lui…oggi davvero stiamo insieme, ricordate? Escursione alla Cattedrale. – le ricordo, alzando i pollici.
-Non è questo, è che adesso non stai più con noi per stare con Zayn Malik. È il colmo! – esclama Chiara esasperata.
-Proprio tu non puoi parlare, sai benissimo…- mi guardo intorno. –sai benissimo perché. E poi, scusate, l’altra mattina siete uscite con gli altri e mi avete lasciata sola, non potete dire così. – ribatto offesa.
-Va bene, dai, entriamo in classe altrimenti la Sage si lamenta, lo sapete. E appena di pomeriggio non stai con noi, ti decapitiamo. – mi minaccia la prima.
Roteo gli occhi ridendo. Seriamente, loro dovrebbero sapere che io passo tempo con Zayn per la scommessa…credo. Credo lo sappiano.
Entriamo in classe e ad accoglierci troviamo la nostra amata professoressa Sage. Questa prof è un po’ particola, diciamo che fa ovvi riferimenti…sessuali. In breve, è una maniaca. Come al solito, il maglione viola e gli aloni di sudore sotto le ascelle non possono mancare.
Ci sistemiamo agli ultimi banchi e iniziamo la lezione.
-No, no, voi tre ragazze qui davanti! – ci ordina la gentilissima. Come scusi? Non tocco un primo banco dal mio primo giorno di college, non mi ambiento bene in quei posti.
Dopo varie storie, siamo costrette a sistemarci nella seconda fila. Guardiamo il lato positivo, potevamo essere in prima fila.
La Sage chiama un nostro compagno per fargli leggere il lavoro svolto a casa, ovvero “Parla di te stesso”, ovviamente in francese.
-Vieni, Jhonmark, così ti possono sentire tutti. – lo trascina più vicino a sé. Io lo dico che è maniaca.
-Je m’appelle Jhonmark e j’aime la pomme de terre. – legge il suo capolavoro il nostro compagno. Io e le ragazze scoppiamo a ridere all’istante, seguite dagli altri nostri compagni. La Sage ride entusiasta e complice, fa andare a sedere il ragazzo. Questa professoressa è inquietante a volte.
Per capirci, la traduzione è “mi chiamo Jhonmark e amo la patata”. Peccato che non te la dà nessuna.
 
 
 
 

Ore 12.52

Che fai di pomeriggio? Z.
 
Ore 13.01
Sono con Chiara e Alice, non mi posso proprio liberare…La Cattedrale di San Paolo ci aspetta! Yay. S.
 
Ore 13.03
Haha. Come mai ci stai andando se non ti va?
 
Ore 13.04
Io stessa ho proposto. Non usciamo da tempo e ne approfitto perché io e il mio gruppo dobbiamo stendere un articolo al riguardo…
 
Ore 13.07
La Flower rompe, scusa. Comunque, se vuoi, posso venire a trovarti.
 
Ore 13.09
Sei vivo! Mi piacerebbe, ma sei sicuro che non andrà a finire come con Londra apre le porte?
 
Ore 13.12
Scusami ancora una volta. Adesso ti prometto che verrò! Sempre se le tue amiche mi lasceranno avvicinare a te…
 
Ore 13.15

Tu stai tranquillo, ci penso io alle mie amiche

 
 
-Styles, hai finito di messaggiare tranquillamente? – mi richiama il professore Trapani. Vedi un po’ a ‘sto sfigato con il cognome italiano. Mi sta molto più simpatica la prof Wires, e io odio tutti i professori di Educazione Fisica.
-No prof, un momento. – gli rispondo senza problemi. Cerca la guerra il nonnetto? Guerra avrà.
-Styles, tu e tuo fratello mi farete impazzire un giorno. – ammette esasperato. Il professore ha una sua età, quando decide di andare in pensione? Mamma mia che fastidio. Ma si faccia una scopata e non rompa a me.
-Circolano voci su te e Malik, è per questo che sei così distratta? – mi riprende, io quasi mi affogo con la mia stessa saliva. Non solo fastidioso, ma pure impertinente! Saranno pure cazzi miei, non so.
-Professore, ma le sembra il caso di fare gossip nell’ora di Educazione Fisica? Mi stupisce. – mi fingo esterrefatta. Lui ride come un vecchio psicopatico e posa gli occhi di nuovo sulla mandria di mucche che corrono sulla linea bianca. Ogni tanto urla “la distanzaaa! Mantenete la distanzaaa!” con quella sua vocina irritante e arrochita dal fumo. Sostengo da sempre che insegni questa materia solo per potere fumare.
 
 

Ore 13.16

Haha, dobbiamo ancora finire quella maratona di Chuck, ci conto!
 
Prendo il cellulare senza farmi notare da Trapani.
 

Ore 13.19

Tu dimmi quando e dove, e arrivo volando! #ChuckCaptain
 
Ore 13.21
Io non riesco ancora a credere che ti piacciono tutte le cose che piacciono a me… se ti piacciono anche i Power Ranger e Winnie the Pooh siamo uguali!
 
Ore 13.22
Zayn…a me piacciano i Power Rangers e Winnie the Pooh……
 
Ore 13.24
No vabbè dai non ti credo… ci vediamo a mensa! Z.
 
 
Questo ragazzo inizia a preoccuparmi. Secondo me sta complottando con qualcuno per scoprire cosa mi piace e quindi, automaticamente, farmi piacere anche lui. Ma certo! È così innamorato di me che sta cercando di fare innamorare pure me! Logico.
Dovrei semplicemente arrendermi all’idea di aver perso la scommessa. Almeno non mi ritrovo a sgobbare per gli esami di Chiara.
Alle 13.30 suona la campanella, abbandono di corsa la palestra. Hanno cambiato l’orario a tutti i ragazzi del terzo anno, quindi io e le ragazze abbiamo più ore insieme, mentre con Zayn molte di meno.
Incontro le squilibrate fuori l’aula di Matematica. Rabbrividisco al pensiero del professor Stutterer. Dah, che antipatia.
-Andiamo a mangiare? – domando.
-Avevamo pensato di andare a prendere qualcosa fuori velocemente, ti unisci? – propone Alice.
-Veramente…Zayn mi aspettava in mensa…- inizio, dispiaciuta. Non so da che parte dividermi prima.
-Capisco. Ci vediamo dopo. – mi liquida Chiara.
Non capisco perché se la prendono tanto, persino la stessa Chiara, che mi ha incoraggiata a portare avanti la scommessa. Mi incammino verso la mensa, cercando con gli occhi Zayn.
Lo trovo vicino l’entrata, mentre parla con una ragazza del corso di Alice. Mi avvicino a loro.
-Hey, ti aspettavo. – mi saluta con il solito bacio sulla fronte. Vedo la ragazza fare una smorfia. Pft, plebea, sono arrivata prima di te nella vita di Malik, mi dispiace. – ci vediamo in giro. – si riferisce poi Zayn a questa tizia, mollandola davanti la porta.
Entriamo nel caos. La fila per prendere quel che loro chiamano “cibo” finisce poco vicino la porta. Io e Zayn ci guardiamo con sguardo d’inteso.
-Alice e Chiara sono andate a mangiare fuori, se ti va possiamo andare con loro. – gli propongo. Mi sento leggermente in colpa verso quelle due.
-Certo, non ne vale la pena fare la fila qui. – accetta. Anche perché il cibo fa schifo quindi non c’è motivo di farsi tre ore di coda per poi non mangiare niente di quello che hai sul vassoio. Chiamo Alice.
-Dove siete? – le chiedo appena risponde.
-Al King Time. Perché? – ribatte.
Mi ucciderà.
-Perché io e Zayn avevamo intenzione di…- inizio, ma lei riattacca. Ma come scusa. Almeno poteva farmi finire di parlare. –Ha attaccato. – annuncio offesa. In effetti, non posso biasimarla; prima mi aveva chiesto di andare con loro e io ho rinunciato per andare da Zayn.
 
Una volta chiarita la discussione creatasi a ora di pranzo, finite le lezioni lasciamo il campo per andare alla Cattedrale di San Paolo. Non ho detto alle ragazze che molto probabilmente verrà Zayn a trovarci, mi avrebbero lasciata a casa.
-Non capisco perché ve la siete presa tanto a male. – contesto ancora una volta. Chiara sbuffa e Alice alza gli occhi al cielo.
-Chiudiamo il discorso. Pensa che ti restano solo tre giorni. – mi comunica quest’ultima. Spalanco gli occhi e la bocca.
-Di vita? – domanda stupidamente Chiara. In un primo momento ridiamo, ma questa se la poteva proprio risparmiare.
Mancano solo tre giorni. Sono finita, sono morta. Posso iniziare a scavarmi la fossa. Anche se, tecnicamente, non dovrei più aiutare Chiara, dato che adesso ha iniziato ad uscire con Niall.
A fermare il flusso dei miei pensieri è la Cattedrale che si erge in tutta la sua spettacolarità di fronte a noi. Per l’articolo mi servono molte foto e commenti di turisti, ma di questo me ne occuperò un altro giorno con il gruppo al completo, oggi la visito e basta. E poi mi vedo con Zayn.
Convinco Chiara a farmi fare qualche scatto con la sua macchina fotografica professionale; purtroppo mi è concesso fotografare solo lo spazio esterno della Cattedrale. Non capisco ancora perché la Greater ci ha chiesto questo articolo. Dice che è una possibilità “eccezionalmente unica” e dobbiamo coglierla al volo. E così sia.
I cancelli della Cattedrale si chiudono alle 17, quindi dobbiamo fare presto.
 
 

Ore 16.15

Sto arrivando, aspettami. Z.
 
Sorrido, spostandomi una ciocca di capelli dalla visuale.
 

Ore 16.15

Sbrigati, alle 17 chiudono i cancelli. S xx.
 
 
Se devo essere sincera, anche io odio quelle ‘x’ alla fine dei messaggi, ma ho preso l’abitudine per infastidire Chiara e adesso mi viene naturale quando scrivo un sms a qualcuno.
Continuiamo a girare intorno alla Cattedrale, scattando foto simili da varie angolature. Meglio avere tanto materiale su cui lavorare.
-Andiamo da Starbucks? – ci chiede ad un certo punto Alice. Ecco arrivato il momento della verità.
-Io…veramente…- azzardo, sfregando le mani nervosamente. Se dico la verità mi uccidono.
-Simona…non dirmi…ti prego, no. – esordisce Chiara, schiacciando il palmo della mano contro la fronte.
-Non è colpa mia, lo giuro! Cioè, era di passaggio, non potevo dirgli di no…- mi giustifico. Scusa pessima. Ma cos’altro posso inventarmi? Se dico loro la verità mi odieranno ancora di più. –Ragazze, per favore, mancano solo tre giorni e…
-Andiamo, secondo te crediamo ancora alla scusa della scommessa? È ovvio che vuoi stare con Zayn Malik indipendentemente dal Voto Inderogabile o quelcheccazzoè. – butta là Alice. Tolgo dalla mia attenzione “Voto Inderogabile o quelcheccazzoè” per concentrarmi su tutta la frase in sé.
In fondo in fondo, molto in fondo, credo che un po’ di verità ci sia…parecchio infondo.
-No, sapete che non è così…- la frase mi si blocca a metà.
-Tu preferisci stare con lui ché con noi, ammettilo. – sentenzia Chiara.
-È assurdo! – rimbecco. –non capisco come fate solo a pensare una cosa del genere, seriamente. Dovreste sapere che non è minimamente vero…
-Lo diciamo per te, perché chi ci sta rimanendo fregato in questa scommessa sei tu, non Zayn. – termina così il suo discorso, lei e Alice mi lasciano da sola nel cortile per andare da Starbucks. Mi siedo su una panchina in pietra.
Quello che hanno detto mi sta facendo riflettere molto. Seriamente. Forse sono loro che si stanno facendo troppi film mentali, oppure sono io che non voglio ammettere la verità.
La testa mi sta scoppiando, sono così confusa. Alzo lo sguardo e vedo Zayn entrare dal cancello principale del cortile. In questo momento non ho proprio voglia di stare con lui, né con nessun altro.
Sono già le 16.30, alle 17 lo mollo qui e me ne scappo a casa.
-Hey! – mi saluta una volta più vicino, abbracciandomi. Che noia, non vedo l’ora che questa scommessa finisca. –Senti, stasera ci vediamo in pochi alla Terza e da lì andiamo al college, il professore Camp si è quasi convinto a darci il permesso. Gli facciamo sentire il mash up ed è fatta. Vuoi venire? – propone, sorridendo. Camminiamo fino a quando arriviamo sul retro della Cattedrale.
-Chi siete? Non vorrei essere fuori posto…- replico, imbarazzata. Se ci sono quegli scoppiati dei suoi coinquilini dovrò inventarmi una scusa plausibile per tirargli il bidone e restare a casa a guardare le stagioni di Chuck senza di lui.
-Io, Mason, Cooper e Nesbitt. Tranquilla, non sarai fuori posto…stai con me, no? – ribatte lui. No, cavolo. Come faccio a dirgli di no?
-Sai che i tuoi coinquilini mi inquietano parecchio? – confesso, trattenendo una risatina nervosa. Io con quei due maniaci psicopatici del cazzo non ci voglio stare.
-Loro non ti daranno fastidio, sono innocui. – mi assicura, ridendo liberamente. Certo, certo, ridi pure. E se le mie amiche erano due depravate e tu eri costretto ad uscire insieme a noi cosa avresti fatto, eh?
-Va bene, allora. – accetto la proposta. Guardo l’ora sullo schermo del cellulare. –Sono le cinque meno dieci, ci conviene andare, altrimenti ci chiudono qui dentro.
Camminiamo verso la parte anteriore del giardino curato, discutendo sul mash up e su questo progetto, che trovo più geniale ogni volta che ci penso.
-Oh merda. Ci hanno chiusi dentro! – esclamo, passandosi una mano fra i capelli. Non ci posso credere, sono in trappola.
-Come facciamo ad uscire? Questo è il Signore, me lo sento. – blatero, entrando in panico. Sei una persona calma e matura, ricorda Simona. E con molto autocontrollo, aggiungerei.
-Scavalchiamo. – decreta, ridendo. Non sai con chi stai parlando.
-Zayn, io non so correre, figurati se so scavalcare! Secondo me ci stanno facendo uno scherzo. Adesso escono gli attori e i cameraman dai cespugli e ci dicono che è tutta una messa in scena. – mi convinco.
-Ma come, fino ad un minuto fa non era stato il Signore? – scoppia a ridere Zayn. Ma che ci trovi di tanto divertente?! Secondo me è in panico e ride per non piangere.
Ci avviciniamo alla ringhiera; Zayn sale sul muretto basso, mette un piede là, un piede qua e prima che me ne possa accorgere è già dall’altro lato.
-Mi ricordo un detto che diceva “prima le donne”, a quanto pare non ti è chiaro. – gli dico.
Già mi immagino con il sedere infilzato in uno di quei cosi appuntiti. Aiuto, resterò qui per sempre. Salgo sul muretto. Fin qui ci siamo. Appoggio un piede in una parte di ringhiera non identificata e porcaputtana mi passa un piccione accanto all’orecchio.
Zayn se la ride beatamente.
Non è difficile, Simona. Piede qui, piede lì, attenta al coso appuntito, girati, sei fuori. Scendi tranquillamente.
-Zayn, stai tranquillo, non voglio il tuo aiuto, eh! – gli urlo ironicamente. Lui, in tutta risposta, mi prende in braccio stile Shrek e la principessa Fiona – n.d.r sacco di patate, e mi deposita letteralmente su una panchina lì vicino.
-Più romantico di Cenerentola, complimenti. – mi complimento ironicamente, sistemandomi i capelli sparati in tutte le direzioni.
 
Alle 21.00 Zayn si fa trovare fuori casa mia e insieme andiamo alla Terza. Fuori ci sono già i suoi coinquilini e l’altro ragazzo, Cooper. Come al solito, sembrano stupiti di vedere una ragazza in carne ed ossa stare a meno di 5 metri di distanza da loro. Mentre quelli chiacchierano tranquillamente tra di loro, io resto in disparte, cammino dietro di Zayn seccata.
La depressione post-sconfitta sta prendendo il sopravvento su di me, anche se non ho ancora perso la scommessa ufficialmente.
Davanti il cancello principale troviamo il professore Camp con quelli che dovrebbero essere James Collins e Primrose Hill.
-Styles? Tu che ci fai qui? – mi chiede sorpreso il professore quando mi vede. Ma perché avete tutta questa sorpresa di vedermi a scuola? È davvero così tanto strano?
-Mi sto facendo una passeggiata prof. – replico ironicamente. Prof, ha scelto il momento sbagliato per fingersi un teenager alla mano.
Cooper spinge il cancello di ferro ed entriamo tutti dentro.
-Hai anche tu intenzione di partecipare a questo video per il mash up? – mi domanda, mentre nella tasca del suo pantalone cerca le chiavi del portone.
-Sì, penso sia un’idea fantastica. – ammetto. Il professore, trattenendo le risate, si gira verso di me.
-Chi ti ha costretta? Come ti hanno ricattata? – chiede, io rido, mentre gli altri non hanno afferrato il senso dello scambio di battute. Il professore è l’unico che ha capito che sono troppo pigra per una cosa del genere, ma ho accettato perché me l’ha chiesto Zayn.
Quando entriamo ci dirigiamo direttamente verso l’aula di informatica.
-A dire il vero nessuno mi ha ricattata o costretta, me l’hanno proposto e io ho accettato. – spiego. – Voglio un ricordo di questi anni passati alla Goldsmiths e di tutti i guai che ho combinato insieme ai miei amici.
Dopo il breve discorso commovente, mi sistemo su una sedia accanto a Zayn e preparo a passare ¾ del tempo in silenzio. (y)
Mason inserisce un cd nel computer personale di Camp e fa partire il mash up.
Devo ammetterlo, non è niente male: ci sono tutti i grandi successi del momento, più qualche canzone che non conosco.
Quando il mash up finisce, il professore Camp rimane per un po’ in silenzio passandosi una mano sul viso.
-Come posso dirvi di no? È andata. – a questa affermazione seguono i “festeggiamenti” dei ragazzi – e della ragazza – che si buttano letteralmente tutti sopra Camp. Li guardo disgustata. Va bene che siete felici, ragazzi, ma io ci penserei due volte prima di abbracciare così Camp.
-Simona? – mi chiama Zayn, movendomi una mano davanti gli occhi. Io scatto in piedi.
-Magnifico! – quasi urlo, lui scuote la testa ridendo e mi tira a sé, con un braccio intorno alla vita. Camp scoppia a ridere quando vede la mia faccia sconvolta e maliziosa mentre Zayn mi abbraccia. Quel simpaticone ha capito tutto.
 
A fine serata, Zayn mi accompagna di nuovo a casa, parlando per tutto il tempo del video e di quanto poco tempo abbiamo a disposizione. Io annuisco, ogni tanto me ne esco con un “mmh” “aha” “certo” “sì, sì”. Conversazione interessante.
-Domani sera hai impegni? Ho un’idea bellissima. – mi chiede entusiasta, appena arrivati davanti casa mia.
-Non credo. Di cosa si tratta? – gli chiedo curiosa, non riuscendo a trattenere un sorriso.
-È una sorpresa, adesso è tardi, vai a dormire. – mi liquida spingendomi verso la porta. Ma come scusa.
-Ma Zayn, sono le dieci…- obietto, cercando di fare forza per non farmi spingere.
-Appunto, domani abbiamo scuola. – replica, spingendomi dalla testa. Senti, ti do una botta di culo che ti faccio arrivare in America, ciccio, stai attento.
-Ma io voglio sapere qual è questa sorpresa! – ribatto, puntando i piedi per terra e incrociando le braccia. Lui suona al campanello con la mano sinistra, l’altra mano impegnata a tenere la mia testa. Con quale diritto, scusa?
-È una sorpresa, avanti! – dice, lasciando la presa e facendomi cadere per terra. Ti diverti a vedermi cadere, eh. Se la ride pure tranquillamente, nemmeno mi aiuta ad alzarmi. Harry viene ad aprire la porta.
-Che ci fai a terra? – domanda, trattenendo le risate.
-Sono caduta, ma nessuno mi aiuta, tranquilli, me la caverò da sola! – sbotto acida, alzandomi e spazzolando i jeans con le mani. –E pretendo un mazzo di chiavi per me. – aggiungo.
Harry rotea gli occhi e torna dentro, dopo aver salutato Zayn. Certo, a Zayn lo saluta, ma a me che sono la sua sorellastra mi lascia agonizzare per terra. Complimenti, davvero dei gentiluomini.
-Ci vediamo domani, allora. – mi saluta Zayn, avvicinandosi. Io, in tutta risposta, mi attacco a lui come al solito stile cozza. –Hai intenzione di restare così tutta la sera o posso andare? – soggiunge.
-Ho intenzione di restare così, per sempre. – borbotto, stringendo la presa. Come avrebbe detto Chiara, me piasa pe davero.
Alla fine mi convince a staccarmi e ad entrare in casa. Prendo, come di routine, il pigiama dall’armadio all’ingresso e lascio la borsa e gli altri vestiti dietro l’attaccapanni. Nessuno se ne accorgerà, sh.
Adesso mancano solo due giorni a giovedì. Sono spacciata. Credo che, comunque, continuerò ad uscire con Zayn anche se perderò la scommessa. In fondo, non mi costa proprio niente.
 

 

 
 
«Certo che te la porti dappertutto, eh. Proprio non ci puoi stare lontano per un po’?»
«Non è così, lo sai, solo che mi diverte, cioè, mi piace stare insieme a lei. E poi, scusa, che fastidio ti da?»
«Oh, ma nessuno. Solo, non ti fissare troppo. Stai attento.»
«Parli come se fosse una cosa negativa.»
«Zayn, sei più confuso che persuaso.»





 

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Scusate per il ritardo cwc
Solo non sono più ispirata. Cioè, ho un sacco di idee bellissime in testa, solo che non ho voglia di scrivere. Perciò ho scritto a pezzi, e non so come è uscito fuori cwc.
Credo che non posterò più per un bel po' di tempo, o almeno fino a quando non ritrovo la voglia. Voi lasciatemi qualche recensione e ditemi che ne pensate, probabilmente questo è l'ultimo capitolo di Je m'en fous per un po' di tempo, dato che tra 7 giorni parto e devo preparare tutto.
Ringrazio sempre tutti quelli che leggono in silenzio, che recensiscono, e la ragazza che ha segnalato la storia come scelta. Grazie mille.<3

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Capitolo 9
*** Surprise. ***



Crediti: Sara_Scrive, thank you 







 
Questo martedì, stranamente, inizia con una nota positiva. O almeno, non negativa, che già è tanto.
Gran parte della mattinata a scuola la passo con Chiara e Alice, avendo le stesse lezioni. L’ultima lezione, Scrittura Creativa, mi capita con Zayn. Non mi abituerò mai al nuovo orario.
Ci sediamo come al solito per terra, formando un cerchio, e mi si concede l’onore di sedere proprio accanto a Zayn. Wow, Simona. Hai fatto progressi in una settimana, però.
La professoressa Overmay, come al solito, si siede al centro del cerchio e richiama l’attenzione su sé stessa. Egocentrica.
-Ascoltatemi, ragazzi. Oggi lavorerete in coppia; scegliete un compagno e scrivete riguardo i fogli di carta. – annuncia. Ma perché proprio i fogli di carta? Non ce la farò mai a scrivere qualcosa su un foglio di carta in due ore. E poi, perché in coppia? Non posso scrivere osservata. Mi sento troppo…osservata. Il concetto è quello.
-Noi siamo in coppia insieme. – mi comunica Zayn, girandosi verso di me. Alzo un sopracciglio, guardandolo di lato.
-Chi l’ha deciso? – domando indifferente.
-Io, adesso. – ammette. –Facciamo così, io scrivo su di te facendo paragoni con i fogli di carta e cose simili e tu lo fai con me, così non dobbiamo fare per forza lavoro in coppia. Ci stai? – propone, prendendo il suo block notes e la sua penna nera. Annuisco soddisfatta.
-Va bene, però non guardarmi troppo, mi sciupi. – fingo di atteggiarmi, provocando le sue risate. Spero solo di riuscire a fare un lavoro decente, senza distrarmi troppo.
Apro il portacolori e prendo le penne viola e rossa. Sono indecisa.
-Zayn, penna viola o penna rossa? – gli chiedo un parere, mostrandogli le penne. Lui, che ha già iniziato a scrivere, alza la testa e guarda scettico le penne.
-Penna che scrive. – sentenzia infine, dopo una breve riflessione. Come siamo simpatici oggi. –Non credevo esistesse una penna viola. – osserva. Ok, ma io sono ancora indecisa, e così non mi aiuti per niente. Vada per quella viola, non mi sento in vena di penna rossa oggi.
Inizio a buttare giù qualcosa:
 
“Fogli di carta. I fogli di carta possono essere paragonati bene alle persone; loro, come noi, hanno una storia. Ci sono i fogli scritti da cima a fondo, rigo per rigo, quelli che non bastano mai per scrivere tutto quello che ti passa per la testa, quelli che finiscono così in fretta che nemmeno te ne rendi conto.
Ci sono anche quei fogli scritti per metà, spazi chilometrici lasciati tra una parola e l’altra per prendere spazio, il testo che arriva a metà pagina stentando, perché non si sa proprio cosa scrivere. O almeno, si sa, ma non come farlo.
Infine, ci sono i fogli completamente bianchi. Come quelli di un compito in classe a sorpresa, quando vuoi scrivere qualcosa ma non sai come iniziare, quando preghi tutti i santi esistenti di darti la frase iniziale, che poi da sola ce la puoi fare. I fogli in bianco lasciati così apposta.
Ecco, il mio partner di Scrittura Creativa per questa giornata, Zayn Malik, per me è un po’ come un foglio di seconda categoria. Ovvero un foglio scritto a metà, con scarabocchi ai bordi e gli errori cancellati, un foglio con le parole una distante dall’altra per occupare spazio. Un foglio con i cuoricini agli angoli e gli insulti a fine pagina, con disegnini random nelle parti lasciate in bianco.
Ormai passo ogni giorno con Zayn Malik da una settimana, ma ci sono volte in cui credo di conoscerlo bene e altre dove mancano pezzi.
Zayn Malik è un foglio di carta scritto a metà, perché mi sembra sempre che voglia tenermi nascosto un aspetto X della sua personalità, perché i suoi comportamenti hanno troppe lacune. Che un momento è spiritoso, allegro, coinvolgente, eccentrico, e un momento dopo diventa silenzioso, sempre per conto suo, misterioso, asociale e anti-umanità, un po’ come me.
Sembra voler apparire una persona diversa da quella che è, insicurezza e timidezza che si alternano a vivacità e arroganza.
Mi piace ogni tanto osservare le persone e i loro comportamenti, ma da quando ho conosciuto Zayn Malik il mio interesse verso il genere umano è diminuito ancora di più, e insieme ad esso anche la voglia di fingersi sociali e non svogliati.
Io, ad esempio. Io non so che tipo di foglio sono. Sono così terribilmente in contrasto con me stessa giorno e notte, con le mie emozioni e pensieri discordanti che mi fanno venire un mal di testa da uscirne fuori e una maggiore avversione nei confronti della società e della sottoscritta.

Uno bravo, ma bravo bravo, mi direbbe che sono affetta da ansia o depressione o persino bipolarismo, che dovrei curarmi, parlarne.
Eppure io, ne sono certa, ho un altro problema. Io non ho le palle di fare niente, non mi va, vorrei poter star sempre chiusa in camera mia per non dover affrontare nessuno, niente. Io scoppio di vita, vorrei vorrei vorrei..ma non faccio mai. E allora mi distruggo.
Mi sento come un foglio che potrebbe essere usato per una lettera d'amore capace di cambiare la vita a due persone, e un momento dopo come un foglio su cui, invece, si scrive un numero di ristorante, che non serve a niente. Vorrei dare di più, ma di più di chi? Di quanto? Vorrei essere migliore, ma di chi? Di me stessa? Sarò mai abbastanza? Mi lascerò mai passare? Sono io, sono Simona, sono stanca.”

 
Sbuffo. Non è questo quello che volevo. Non volevo parlare di me stessa in questo testo, non è importante.
La campanella dell’ultima ora suona, il ché mi costringe a consegnare il mio quaderno alla professoressa. Ho scritto talmente di fretta, spero riesca a capirne qualcosa.
Zayn mi raggiunge.
-Perché hai il muso lungo? – mi chiede, iniziando a camminare all’indietro. Bravo, cadi. A poco a poco, tutti gli studenti stanno uscendo dalla palestra e dal college.
-Perché ho scritto malissimo. Sono andata fuori tema. – confesso, sbuffando. –Mangiamo insieme? – propongo poi, mentre ci avviciniamo al mio armadietto. Inserisco la combinazione, prendo la borsa e chiudo l’anta di metallo.
-A dir la verità…non posso. – rifiuta l’invito. Lo guardo storto.
-Perché? – domando curiosa. Che ha di tanto importante da fare per rifiutarmi? Eh?
-Ho un impegno, è importante, davvero. Ci sentiamo oggi pomeriggio, ti chiamo io. – conclude, avvicinandosi per abbracciarmi. Certo, mi chiama lui, ovvio. Vabbè, meglio, pranzerò con le mie migliori amiche. Ma che me ne faccio di Zayn Malik per pranzo? Pft, lui non mi serve per niente, posso sopravvivere benissimo.
Io, Alice e Chiara ci incontriamo davanti la Prima e decidiamo di andare a mangiare qualcosa fuori.
Passeggiamo per le vie di New Cross tranquillamente, chiacchierando del più e del meno, quando si arriva alla fatidica domanda.
-Allora, come va con Zayn? – mi chiede Alice, maliziosa.
-Zayn è abbastanza insopportabile, ma il Piano Zayn direi che va alla perfezione! – mento, sorridendo. Sono nella merda, c’è poco da fare oramai.
Mancano solo due giorni. Due giorni, e io non ho combinato niente.
-La scommessa scade a mezzanotte di giovedì, giusto? – mi informo meglio con le due megere. Sono la mia rovina. Dopo aver ricevuto la conferma, ci fermiamo davanti il primo locale che ci ritroviamo davanti.
-Simona, guarda…- mi dà una gomitata Chiara, con la voce tremante. Roteo gli occhi.
-Chiara, devi smetterla di guardare il culo ai camerieri. O almeno fallo ma non farlo notare. – la rimbecco, lei lì per lì scoppia a ridere, poi mi dice di fare più attenzione al cameriere. Socchiudo gli occhi, per poi spalancarli non appena il tizio si gira, per fortuna non ci vede.
Alice e Chiara iniziano a ridere per i fatti loro, mentre io sono sconvolta.
-Dimmi ancora una volta perché sei venuta a pranzare con noi, ti prego. – mi chiede ironicamente la prima. Quindi, piccolo resoconto: oggi, martedì, mancano due giorni alla fine della scommessa e scopro che Zayn Malik per mantenersi lavora come cameriere in un bar e mi ha pure rifiutata a pranzo.
-Non è divertente. – le faccio notare, infastidita. –Andiamo via, brutte baldracche. – incrocio le braccia e iniziamo a camminare verso la parte opposta della strada. Non capisco perché non mi ha voluto dire dove andava. La verità sale sempre a galla, mr. Malik, mi disp.
Superate le frecciatine di Alice su quanto sia sexy versione cameriere e i vari commenti di Chiara al riguardo in mia difesa (“menomale che era Simona la morta di cazzo.”), riusciamo a trovare un tavolino libero in una panineria.
-…che poi tu non eri tutta presa da Harry? – ribatto, incapace di tacere.
-Ma io lo sono tutt’ora. Non so se ti è chiaro, ma io e il tuo fratellastro usciamo insieme, solo che tu sei troppo impegnata con Malik per accorgertene. – replica, alzando le sopracciglia.
-La fai sembrare come se fosse una cosa brutta. – obietto, mettendo il muso. Alla fine io me lo sentivo che Harry e Alice avrebbero iniziato ad uscire insieme prima o poi, sono una veggente. Anche per questo ci dovrebbe essere una Simona in ogni casa.
-Di pomeriggio che fai? – mi domanda Chiara, mentre scorre velocemente con gli occhi il suo menù.
-Niente di niente. Ci andiamo a fare un giro al parco? Mi dovete aiutare a studiare per il nuovo articolo. – propongo, sorridendo. Loro sbuffano. No ma tranquille, come se io non vi avessi mai aiutate.
Dopo qualche lamento riesco a convincerle, così siamo in grado di pranzare tranquillamente senza parlare di piani infallibili, scommesse perse e Zayn Malik.
 
Verso le 17, quando il sole inizia a calmarsi e ad essere meno rovente, io e le squilibrate raggiungiamo il parco vicino la scuola, con tanto di macchina fotografica, appunti e videocamera presa in prestito dalla scuola. Ci sediamo sotto uno dei tanti alberi che fanno ombra e, mentre Chiara guarda le foto della Cattedrale e Alice legge i miei appunti, io accendo la videocamera per provare.
-Simo, qua c’è una foto tua e di…- inizia Chiara, ma io la interrompo quando dall’obbiettivo della videocamera vedo qualcosa di insolito.
-Zayn?!11! – esclamo, scoppiando a ridere subito dopo. Le ragazze, accortesi dello spettacolo che ci viene offerto da Zayn con in mano tre guinzagli con i rispettivi cani che corrono e lo trascinano per tutto il parco, mi seguono nelle risate. Riprendo la scena mentre ridiamo, quando lui si accorge di noi e lascia scappare i cani dietro un pallone di alcuni bambini. Impreca, correndo di nuovo dietro ai ‘cuccioli’; nel mentre io continuo a registrare. Bel modo per studiare!
-È impressionante come, in un modo o nell’altro, in ogni momento della giornata tu debba avere a che fare con lui. Incredibile. – commenta Alice tra le lacrime. Annuisco distrattamente, mentre guardo il filmato insieme alle mie bestie. Ad un certo punto, la videocamera mi viene sottratta dalle mani dallo stesso Zayn, che si è avvicinato silenziosamente mentre noi non ce ne accorgevamo. Salto in piedi, rincorrendolo per farmela restituire.
-Quel video va cancellato! – sbraita correndo, io rido ancora mentre corro.
-Zayn, giuro che nessuno lo vedrà mai! Dammi la videocamera, è della scuola! – gli strillo, lui si ferma di botto. Io, pur di non cadergli addosso, mi freno bruscamente, inciampando in una pietra, e alla fine cadiamo tutti e due stile domino.
La canottiera di Alice si è sporcata di terra, non ci voglio credere. Mi uccide, posso ritenermi morta. E poi, dove sono andati a finire i cani? Se mi spuntano all’improvviso dietro, cogliendomi alla sprovvista?
-Zayn, qual è il tuo secondo nome? – gli domando, prendendo lui alla sprovvista. Simona, resta calma. Rimani concentrata per un minuto, dopo puoi esplodere.
-Jawaad, perché…? – risponde, aggrottando le sopracciglia. Credo che stia iniziando ad uscire del fumo dalle mie orecchie.
-Zayn Tiguaard Malik, tu sei morto! – strillo, peggio di una tredicenne in calore, iniziando a picchiarlo in tutti i modi possibili. Certo che però i suoi genitori ne hanno di fantasia, per chiamare loro figlio Tiguaard. Davvero tanta, e anche tanto coraggio.
-Il mio nome è Jawaad…- si lamenta ridendo e rotolando lontano dalla mia portata e alzandosi in piedi.
-E io che ho detto? – ribatto, pungente. Ma nemmeno mi aiuta ad alzarmi, no. Mi ruba la videocamera della scuola rubata provvisoriamente, mi fa correre per mezzo parco – mi costringe a correre, io che non ho mai corso così nella mia vita – mi fa cadere per terra, facendomi sporcare la canottiera di Alice, fa il pignolo con il suo secondo nome e nemmeno mi aiuta ad alzarmi. Complimenti, mister gentilezza, davvero.
-Restituiscimi la videocamera, Zayn. – gli ordino, mettendo il tono più minaccioso che posso. Funzionerà? Funzionerà.
-Ad una condizione: cancellerai questo video e non dirai a nessuno dell’accaduto, così tutto questo verrà dimenticato. – replica, sorridendo beffardo.
-Sono due condizioni. – puntualizzo, lui rotea gli occhi. Certo, lui può fare il meticoloso, ma io non posso nemmeno permettermi di precisare un particolare importante. Ma per favore. –E comunque no, non se ne parla. Io, Chiara e Alice non faremo parola di quel che è successo con nessuno e non faremo vedere a nessuno il filmato, a patto che tu mi dica perché ti stavi facendo trascinare da quei cani. – gli intimo, stavolta è il mio turno di sorridere soddisfatta.
-Andata, però il motivo lo saprai stasera. Adesso devo proprio andare, ascoltami: ci vediamo a mezzanotte in punto sul tetto della palestra. – dice, ridandomi la videocamera e prendendomi le mani.
-Mezzanotte? Ma sei pazzo? – inizio, ma lui non mi lascia il tempo di replicare.
-Fidati di me, e non farti vedere da nessuno. – e detto questo, scappa via verso i cani che ancora rincorrono la palla.
Mi giro verso le mie amiche, che un attimo prima ridevano. Alice si accorge della macchia sulla sua maglietta quando mi avvicino, Chiara ride sotto i baffi.
-Simona, la mia maglietta! – esclama, sconvolta e spalancando la bocca. Chiara mormora un “chiudi la bocca che entrano le mosche” che la fa ridere e perdere la concentrazione sul mio danno per un istante.
-Esiste la lavatrice. – le faccio notare, sedendomi di nuovo accanto a loro. Adesso ci è concesso studiare?
 
 
Sono già le 23.40 e io non sono ancora pronta, bensì stiracchiata sul divano di casa mia a guardare la 4x10 di Chuck, quando Liam irrompe nella stanza.
-Tu non dovevi uscire con Zayn? – mi domanda, facendosi spazio sul divano vicino le mie gambe. Ehi, è il mio divano. Non vedi? Ci sono io.
-Le donne importanti si fanno sempre aspettare. – rispondo filosofica, compiacendomi della mia stessa frase. Sono una poetessa, da dove mi vengono questi versi? Bah.
-Sì, e poi il tuo uomo si stanca e scappa via. – ribatte ridendo. Io balzo giù dal divano e corro in camera mia a vestirmi. Perché è così complicato lasciare il pigiama? Se potessi, lo porterei ovunque, sempre con me. Dai, è così comodo, non potete biasimarmi.
Il mio cellulare sulla scrivania vibra una volta, segno che mi è arrivato un messaggio.
 
 
Da: Zayn ♥
A: Simona
Sono già qui, ti aspetto. Porta il dvd di Chuck, e se puoi vestiti elegante. Zayn xx.
 
Da: Simona
A: Zayn ♥
Già messo in borsa. Perché mai dovrei vestirmi elegante?
 
Da: Zayn ♥
A: Simona
Fidati di me. Ti aspetto.
 
 
Faccio come mi ha chiesto lui ed esco dall’armadio un vestito che non mettevo dal primo anno, forse, sperando che mi entri ancora.
È un vestito corto, rosso, di tulle, con le spalline che si incrociano dietro. È sempre stato uno dei miei preferiti, è meraviglioso.
Indosso delle scarpe nere di vernice, abbinate ad una borsa dello stesso colore, dentro cui metto il dvd delle stagioni di Chuck. Uffa, non avevo ancora finito di guardare gli episodi.
Avverto mio fratello che sto uscendo, essendo già le 23.57, quando lui stesso mi ferma prima della porta di ingresso.
-Dove credi di andare, vestita così, a quest’ora? – mi chiede, basito. Sbuffo.
-Manco fossero le due di notte e fossi vestita da prostituta. – commento, uscendo da casa e chiudendomi la porta dietro. Mi incammino a grandi passi verso il college, facendo attenzione a non inciampare da qualche parte, come mio solito.
Ma poi, perché ha scelto proprio il tetto della palestra? Ieri mi ha detto che voleva farmi una sorpresa, ma non so proprio cosa aspettarmi.
Forse ci sarà un tavolo in mezzo al tetto, con due sedie, due candele e tante piccole candeline sul corrimano dell’edificio, tutto molto romantico. O forse, come al solito, sto facendo troppi film mentali.
Quando arrivo davanti l’entrata dell’università, trovo il cancello di ferro socchiuso. Lo avrà lasciato così apposta Zayn. Entro furtivamente, guardandomi dietro e assicurandomi che nessuno mi abbia seguita.
Sto iniziando ad innervosirmi. Se qualcuno ci scopre, siamo fottuti. Il coprifuoco era alle 23, e il college è molto severo riguardo queste cose. Al secondo anno, ricordo, io e Chiara e Alice abbiamo rischiato l’espulsione. Più che severi, sono un poco esagerati. Alla fine, erano le cinque del mattino, a momenti il signor Shoe avrebbe aperto i cancelli della scuola, dai.
Entro dentro la palestra. Se non ricordo male, la scala per accedere al soffitto dovrebbe essere nella stanza vicino lo spogliatoio dei prof. Anche di questa trovo la porta socchiusa, il ché conferma le mie ‘memorie’.
Salgo la rampa di scale attenta a non inciampare nei gradini, quando essa finisce ad una botola sul tetto. Non dirmi. Devo arrampicarmi, in pratica? Corsa e corda, due delle cose di cui non sono mai stata capace. Credo che con l’aiuto della scala sia più facile salire, al contrario della corda.
Riesco a terminare la mia scalata con successo, ma il mio momento di gloria ed entusiasmo si spegne quando mi accorgo che sul tetto non c’è nessun tavolo e nessuna candela.
Piuttosto, mi trovo davanti uno splendente Zayn Malik in giacca e cravatta ad aspettarmi sorridente. Uh, le cose si fanno serie.
Non riesco ancora a cogliere il senso di tanta eleganza per una nottata al buio sul tetto della palestra, ma ok. Gli vado incontro, cercando di contenere l’euforia che mi è presa quando l’ho visto, gettandogli le braccia al collo. Troppo romantico? Fa niente, devo muovermi, mi rimane un solo giorno. Un. Solo. Giorno.
-Allora è questa l’idea geniale che hai avuto? La ‘sorpresa’? – chiedo scettica, scollandomi da lui e avvicinandomi alla ringhiera per osservare il panorama. C’è poco da dire, Londra è meravigliosa, che sia di notte o di giorno.
-No, la sorpresa non è questa. Ti ho chiesto di vederci qui per andare insieme nel posto della sorpresa vera e propria. Però, ad una condizione. – ammette, ridendo sotto i baffi. Ecco, lo sapevo che era troppo bello per essere vero.
-Avanti, dov’è la fregatura? – chiedo ridendo e scotendo la testa. Perché con questo ragazzo c’è sempre qualche specie di truffa?
-Beh…per andare lì…ti devo bendare. – annuncia, tutto d’un fiato. Gli rido in faccia. Questo è pazzo. Prima a casa sua, nella sua stanza buia, nella cucina chiusa a chiave, adesso mi benda a mezzanotte per portarmi chissà dove.
-Come faccio ad avere la certezza che non mi porterai in qualche ghetto e non mi violenterai, eh? – sollecito una risposta.
-Non ti fidi di me? – mi domanda, sembra quasi dispiaciuto.
-Non mi fido del gioco della mosca cieca! Le mie cugine da piccola mi facevano sbattere sempre contro i muri, è un trauma infantile! – mi difendo, ridendo. -Va bene, va bene, mi fido. Se muoio è colpa tua. – lo metto al corrente. Che ognuno si prenda le proprie responsabilità, per favore.
-D’accordo. – mi asseconda, ridendo. Prende una benda nera e me la lega dietro la testa, coprendo gli occhi. L’euforia mi è passata del tutto.
Dopo aver sceso le scale, facciamo un bel pezzo di strada, durante il quale io continuo a ripetere “dove siamo?” mentre Zayn mi guida, tenendomi per la vita. Il ragazzo ha certi atteggiamenti maniaci, c’è da riconoscerlo.
Io, poi, non sono molto paziente. Ci credo che le persone mi dicono che rompo le palle.
Continuiamo a camminare, camminare, camminare, chiacchierando del più e del meno, ridendo ogni qual volta che mi fa inciampare, pur sapendo della mia abilità nell’aderire al terreno.
I tacchi picchiettano più rumorosamente sul suolo quando, finalmente, ci fermiamo.
-Sei pronta? – mi chiede, sento nel suo tono di voce una nota emozionata e leggermente nervosa. Annuisco, sospirando. Lui toglie la benda dai miei occhi, che mettono qualche secondo ad abituarsi alla penombra. Ci troviamo in uno spiazzale con qualche palo della luce, e al centro c’è una mongolfiera.
-Dimmi che stai scherzando. – gli intimo ridendo, incredula. Ma io mi chiedo, come ha fatto a portare una mongolfiera qua? Una mongolfiera!
-Ti sembro uno che scherza? – esclama, fingendosi scioccato e alzando un sopracciglio. Devo dire la verità? sì.
-Come riesci a stupirmi sempre? – chiedo, più a me stessa che a lui. Mi avvicino verso la mongolfiera, dentro quella specie di cestino della biancheria enorme – ottimo uso del lessico, Simona, mi compiaccio – c’è quello che dovrebbe essere il ‘pilota’. Mi giro verso Zayn, con un sorriso a 360 gradi.
-Saliamo dai, dai, dai andiamo dai. – ripeto freneticamente, saltellando. #13Again.
Bene, adesso c’è solo un piccolissimo problema. Diciamo che io, soffro un poco di vertigini, ma poco poco eh. Pochissimo.
Ma a chi voglio prendere in giro? Io mi cago sotto. Perfetto. Fingiti naturale ed indifferente, mi raccomando, naturale ed indifferente.
Saliamo sul cestino della biancheria; mentre Zayn mormora qualcosa al pilota, io mi attacco letteralmente alla ringhiera. La mongolfiera inizia ad alzarsi lentamente e Zayn mi raggiunge.
-Devi spiegarmi come hai fatto, come hai…e i cani e il bar e tutto, devi spiegarmi come hai fatto, è meraviglioso! – inizio a blaterare ridendo, pensando a Zayn che viene trascinato da tre Chihuahua per tutto il parco.
-È complicato, volevo fare qualcosa di speciale, così mi hanno consigliato una mongolfiera, ma come facevo a pagare il servizio per una sera? Allora mi sono improvvisato cameriere e dog sitter. È stato terribile, non lo farò mai più. – commenta, ridendo e scotendo la testa. –Hai cancellato il filmato, giusto? – si accerta dopo. Io resto un poco in silenzio, trattenendo le risate.
-…sì. Certo. – mento, annuendo poco convinta. Qual video è seriamente troppo bello, più divertente del video del mio ex, Roberto, che cade sul ghiaccio. Bellissimo.
-Devi cancellarlo, per favore, ne vale della mia reputazione! – mi supplica. La stai perdendo in questo momento, babe.
Fingo di pensarci un poco sopra. Questo è pazzo se crede che cancellerò quel video. Ma sta male proprio. Lo posso ricattare a vita con quel filmato, forse non capisce.
-Mmh, non se ne parla. Giuro che non lo farò vedere a nessuno, che rimarrà tra di noi! – prometto, solennemente. Se, contaci bello. Lui si avvicina sorridente molto sono-sexy-e-lo-so, alzo un sopracciglio.
-Tra me e te? – sussurra, a modo suo provocante. La tentazione di ridergli in faccia è alta, ma mi trattengo.
-Beh, e Chiara e Alice. – concludo, ammiccando e girandomi verso il panorama di Londra, ancora non siamo molto alti. C’è rimasto di merda, ben gli sta. Certo che, però, ho una dote naturale nel rovinare i momenti romantici/intimi. Come il primo appuntamento di Chiara al primo anno con uno del quinto. È stato meraviglioso, sono piombata nel salone in pigiama, struccata, urlante perché mio fratello mi aveva dato il numero di telefono di Louis. Una scena che non dimenticherò mai!
-E Chiara e Alice…- borbotta Zayn, distraendomi dai ricordi felici del primo anno. Continuiamo a parlare tra di noi, fino a quando Zayn non mi indica una coppia che torna dal Luna Park con lo zucchero filato in mano, la ragazza piegata dalle risate e il ragazzo appoggiato ad un palo della luce per non cadere.
-Zayn, quei due sono Harry e Alice! – esclamo, prima di iniziare a ridere guardando i due contorcersi, lui mi segue nelle risate quando se ne accorge.
Molto antisgamo, i ragazzi. E se sulla mongolfiera c’era il signor Shoe? O la Mountainlion? Bah, questi giovani d’oggi, così irresponsabili.
-Devo dire che è una bella idea quella del Luna Park, ma la mongolfiera batte decisamente tutto. – si auto complimenta Zayn. Io sbuffo.
-Per favore, qualunque mio appuntamento può battere quelli di Alice e Harry. – ammetto con poca modestia. Vabbè, io shippo Harrice, però dai…non c’è paragone, boyz. Perdonatemi.
-Qualunque nostro appuntamento può battere quelli di Alice e Harry, andiamo, chi ha organizzato tutto questo? Mio padre? – chiede ironicamente. Tuo padre era un maiale cit.
-Beh, è possibile, che ne posso sapere io? Se fosse così, tuo padre ha fatto un ottimo lavoro, quasi meglio di Chiara. – rimbecco, alzando le sopracciglia. Spero che questa volta non ci sia Chiara nascosta da qualche parte a spiarci, sarebbe troppo squallido e imbarazzante, ew.
-Non farmi ricordare quel momento, ti prego. – dice ridendo. La mongolfiera si è alzata molto, si vede tutta Londra da qua sopra. È uno spettacolo meraviglioso, la città è illuminata dalle luci delle macchine e delle case, o dei negozi, è molto suggestivo.
-Simona, devo dirti una cosa…- inizia Zayn. Il rumore della suoneria del mio cellulare mi fa distogliere l’attenzione dal panorama che ci viene offerto e da Zayn. È Alice.
“Che cosa vuoi?”
“Simona, ci hanno incocciati.”
“Che significa ci hanno incocciati?”
Mi giro verso Zayn.
“Che la Mountainlion ha incocciato me e Harry che rientravamo nel college e adesso sta controllando tutte le case per vedere se ci sono tutti gli studenti.”
Mi sento sbiancare. Passo una mano sulla fronte, socchiudo gli occhi. Sono calma, devo restare calma.
“Va bene, stiamo arrivando. A quale casa è arrivata?”
“Alla Terza.”
Merda. Chiudo la telefonata e inspiro profondamente. Siamo morti.
-Zayn, la Mountainlion ha trovato Alice e Harry che tornavano al college e adesso sta controllando tutte le case per vedere se ci siamo tutti, dobbiamo tornare. – gli annuncio, piuttosto nervosamente.
Lui sembra stare per svenire. Non è il momento, per favore.
-Va bene, va bene. – conviene, avvicinandosi poi al conducente del cestino della biancheria. Santa Maria. Se la Mountainlion entra a casa mia e non mi trova posso considerarmi finita, seriamente. Non so adesso come se la passeranno quelle teste di minchia di Harry e Alice.
Non possiamo seriamente permetterci di farci espellere. Senza questo college il nostro futuro, la nostra vita, è…spacciata.
La mongolfiera inizia ad abbassarsi lentamente. Di questo passo non arriviamo più. Batto nervosamente il tacco per terra, sfrego concitatamente le mani.
Zayn si avvicina di nuovo, mi mette un braccio intorno al collo.
-Hey, tranquilla. Ce la possiamo fare, ancora è alla Terza…- mi rassicura. Il suo tono mi dà un fastidio unico che vorrei buttare lui giù dalla mongolfiera. –La Nona è abbastanza lontana…- riprende.
Ma forse è cretino di suo.
-Zayn, io sto alla Quinta, non alla Nona. – gli faccio notare bruscamente. Lui non commenta, ha finalmente capito che sono abbastanza suscettibile al momento e non predisposta a tenere in piedi una conversazione.
 
Dopo qualche minuto di inferno, la mongolfiera atterra e io e Zayn corriamo letteralmente verso il college, per fortuna non troppo lontano.
Il cancello è socchiuso, per grazia di Dio, continuiamo a correre e ci fermiamo dietro la Quarta.
-Sono stata benissimo stasera, grazie Zayn, ci vediamo domani. – lo ringrazio di sfuggita, correndo poi verso il retro di casa mia, dove mi arrampico su una scala di legno nascosta. Non la uso dall’anno scorso, spero regga ancora.
Spengo la luce della mia stanza e mi infilo sotto le coperte in tempo record quando la porta si apre e la luce si accende di nuovo. Sulla soglia c’è la splendida come un cactus professoressa Mountainlion.
-C’è qualche problema, professoressa? – le chiedo, fingendo una voce assonnata. Dietro di lei vedo Louis sospirare sollevato e Alice e Harry con faccia da funerale.
-No, Simona, tutto apposto, solo un controllo. Buona notte. – conclude, uscendo dalla mia camera.
Ce l’hai fatta in tempo, Simona.
 

 

 
 
«Simona è a casa?
«Sì, è nella sua stanza, ce l’ha fatta per un pelo.
«Menomale, dai.
«Com’è andata la serata?
«Una meraviglia, come al solito. È solo che non ci riesco, proprio non ce la faccio a comportarmi male, o comunque prendere atteggiamenti che possano rovinare la serata, io voglio vederla felice.
«Ti sei cacciato in un guaio più grande di te.

 
 

 

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Tadadadan!
Sono tornaaaaata!
Diciamo che ho trovato la voglia per metà, perché se penso che devo scrivere un altro capitolo voglio attaccarmi una flebo al braccio, ma quando scrivo viene tutto naturale.
So, il capitolo:
Ho preso questa bellissima idea della mongolfiera su Yahoo Answers (...) perciò, grazie, chiunque tu sia ahahhahahahaha.
Poi, COLPO DI SCENA! La "voce" che parla con Zayn alla fine di ogni capitolo è un coinquilino della Quinta!
All'inizio avevo in mente di dargli un'altra identità, ma quella che ho scelto adesso mi convince di più :)
E' un capitolo chilometrico, spero vi piaccia.
A presto!

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Capitolo 10
*** Drama time. ***



Crediti: Sara_Scrive, thank you 







 

“I signori Malik, Styles e consorti sono desiderati in presidenza.”



La voce metallica esce dagli altoparlanti del corridoio, mentre tutti gli studenti si guardano confusi e divertiti. Per quanto mi riguarda, Harry non ha ancora una consorte, si devono essere sbagliati.
 

Sì, sì, scusi prof…I fratelli Styles e Alice e Zayn in presidenza, avete capito.”



Annuncia di nuovo, provocando le fragorose risate dei ragazzi nel corridoio. A causa della mia visita giornaliera in presidenza dovrò – purtroppo – rinunciare alla interessantissima lezione di Matematica del professor Stutterer a prima ora. Me ne farò una ragione. 
Mi incammino insieme ad Alice verso la presidenza, dove, un passo fuori, troviamo Harry e Zayn ad aspettarci. La professoressa Mountainlion sbuca fuori dalla vicepresidenza e ci fa cenno di entrare, sorridendo soddisfatta.
-Prego, cari, il preside vi sta aspettando. – e detto questo, ci indica la porta ben conosciuta con su inciso “presidenza”.
-Mi sa che per Zayn è la prima volta che viene chiamato in presidenza…- nota Alice, dopo aver sbadigliato. Lui annuisce nervosamente, sfregandosi le mani in modo concitato.
-Il preside è uno dei nostri, tranquillo. Sai quante volte ci siamo stati qui dentro? – gli chiede Harry, in un tentativo di rassicurarlo. Zayn scuote la testa. –Non si possono contare, in effetti. 
Busso sulla porta di legno due volte, mettendo da parte i discorsi poco rassicuranti di Hazza. 
Quando il Preside ci dà il permesso per entrare, facciamo la nostra apparizione teatrale, salutandolo come se fosse un vecchio amico e accomodandoci sulle poltrone davanti la sua scrivania. Abbiamo avuto la fortuna di guadagnarci la simpatia del Preside in questi anni, e la massima punizione cha abbiamo ricevuto è stata una sospensione di tre giorni. È troppo buono con noi, ci adora.
Mi avvicino alla macchinetta del caffè, facendo cenno al professore.
-Sì, grazie, Styles. – accetta il caffè lui, meglio tenerselo buono. Vedo Zayn trattenere le risate. In effetti è una situazione alquanto strana e buffa, ma una volta entrati nella nostra comitiva ci si deve fare abitudine, a questa come ad altre molte piccole cose. 
Porgo il caffè al professore e aspetto il mio, appoggiata alla cara vecchia macchinetta, mentre lo stesso inizia a parlare.
-Allora ragazzi, voglio essere chiaro con voi. In questi anni vi ho coperto e difeso molte volte dai casini in cui vi siete cacciati, ma questa è una cosa che non posso accettare. Un comportamento del genere non è accettato alla Goldsmiths University, e credo che questa sia stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. – inizia, mettendo su il suo tono serio. Prendo il mio caffè e mi siedo accanto agli altri, confusa.
-Mi scusi, prof, non seguo il filo del discorso. Che significa tutto questo? – interrompe Alice, corrugando la fronte.
-Significa che ho video della telecamera di sicurezza e testimoni che vi hanno trovati mentre rientravate nel college in piena notte. – annuncia, girando lo schermo del suo portatile e mostrandoci il video di me e Zayn che usciamo, seguiti dopo poco da Alice e Harry. Mi sta venendo un mancamento. Un calo di pressione, di zuccheri, di qualunque cosa si possa calare nel mio corpo, non so.
Harry si tortura la guancia destra con la mano, tipico di quando è nervoso.
-Siete espulsi. – proclama, mantenendo il solito tono severo e duro. La nostra prima reazione è quella di scoppiare a ridere rumorosamente.
-Ma quanto è simpatico, prof, mi mancavano le sue battute in questo periodo! E pensare che stavo per crederci…- commento, facendo finta di asciugarmi una lacrima e continuando a bere il mio caffè.
-Io ero serio, ragazzi. Siete espulsi. Desidero parlare con le vostre famiglie, ed entro una settimana dovete abbandonare il college. – dice, facendomi affogare. Alice inizia a darmi colpi atroci sulla schiena, facendomi andare ancora più caffè di traverso. Quando mi riprendo, mi aggiungo alle proteste degli altri.
-Lei non può, la Goldsmiths è la nostra casa! – mi oppongo, alzando la voce in tono teatrale.
-Non è valido usare le battute di Harry Potter, Simona. – mi richiama, fingendosi basito. Dannazione. Impreco a bassa voce. 
-Professore, ma noi siamo i suoi alunni migliori! Beh, non in campo scolastico, ma siamo molto più divertenti e simpatici di quella massa di presuntuosi secchioni là fuori…- obietta mio fratello, io gli do un calcio per farlo stare zitto. Non peggiorare la situazione.
Zayn, in tutto questo, ci fissa continuamente con la bocca spalancata, incapace di proferire parola.
-Professore, deve ascoltarmi, noi non abbiamo altro posto dove andare…la Goldsmiths rappresenta il nostro futuro, senza questa università non siamo niente. – spiega lui con calma. 
Ditemi che è un incubo, vi prego.
Il preside ci guarda per qualche istante, riflettendo fra sé e sé. Alla fine, arriva ad una conclusione provvisoria.
-Ascoltatemi. Voglio vedere al più presto le vostre famiglie, insieme a loro decideremo il da farsi. Se è possibile, voglio vedere tutti entro venerdì. Per adesso, siete ancora studenti della Goldsmiths…- decide, passandosi una mano sulla fronte. Noi esultiamo rumorosamente, facendoci poi rimproverare per abbassare la voce.
-Questa conversazione deve rimanere in questa stanza, intesi? Fino a quando non sarà ufficiale, nessuno dovrà sapere della vostra espulsione, nemmeno i professori. Eccetto la professoressa Mountainlion e il professor Camp. – ci chiarisce. Noi acconsentiamo, sollevati di molto, e dopodiché il preside ci manda nelle rispettive classi. 
Così, io e Harry andiamo in palestra per Educazione Fisica. Oggi parteciperò alla lezione, ho deciso, non lo faccio da troppo tempo.
Quando arriviamo, i nostri compagni sono sulla linea bianca che aspettano che ci cambiamo. Corro nello spogliatoio femminile e in quattro e quattr’otto infilo il leggins e sono già pronta per affrontare questa sfida giornaliera.
Mi metto all’ultimo posto in fila e iniziamo a correre. Sono già stanca.
-Styles, mettiti dietro tuo fratello! – mi ordina il professore. Che palle, Harry è primo in fila. Faccio come dice il rompi palle del professore e mi metto dietro il riccio.
Mentre corro, un pensiero scomodo mi passa per la mente… oggi è mercoledì. Significa che domani è giovedì! Significa che la scommessa è finita e io sono nella merda! 
Mi blocco di colpo, facendo cadere tutte le persone che ho dietro. Mi scuso, correndo verso lo spogliatoio. Devo parlare urgentemente con Zayn, oggi è l’ultimo giorno, non posso sprecarlo.
Invento una scusa al professore, dicendo di sentirmi male e di stare andando verso l’infermeria, mentre invece corro verso l’aula di Francese. Poco prima la porta mi fermo, calmando il respiro e pronta per entrare. Busso due volte e apro la porta.
-Buongiorno, prof. La professoressa Cucumber vorrebbe parlare con Malik. – dico, cercando di apparire calma. La professoressa Sage dà il permesso a Zayn di uscire, così ci ritroviamo sulla soglia della porta, io ancora con il fiatone.
-Sai cosa vuole la Cucumber? – mi chiede, mentre ci incamminiamo verso l’aula magna.
-Niente. Volevo solo stare un po’ con te. – ammetto, scrollando le spalle. Lui ride, mettendomi un braccio intorno alle spalle. Ci sediamo in due delle sedie blu intorno al tavolo ovale. -Oggi pomeriggio che fai? – continuo, incrociando le gambe sulla sedia.
-A dire la verità…sono impegnato. Tutta la giornata. – risponde lui, grattandosi la nuca. Non può lasciarmi sola per tutta la giornata, non è giusto!
-Come? Perché? – gli chiedo, corrugando la fronte. E necessito delle spiegazioni valide.
-Beh, di pomeriggio devo lavorare al bar e di sera ho un impegno…torna mio padre a Londra, ed è da molto che non lo vedo. – spiega, dispiaciuto. Cerco di evitare il broncio, le braccia incrociate e le smorfie in generale.
-Oh. Capisco. – commento, distogliendo lo sguardo da Zayn e puntandolo sulla porta che si apre lentamente. Si fa spazio nella stanza Emily, una ragazza che sta nella casa accanto alla mia, è davvero simpatica. La saluto da lontano con un sorriso, lei ricambia. Anche lei, come Zayn, va all’ultimo anno di college. 
-Dai, non te la prendere…se vuoi stasera puoi venire con me. – propone, riportando l’attenzione su di lui. Inarco un sopracciglio.
-Da tuo padre? – domando, in cerca di conferma. Nel frattempo, attacco i capelli in uno chignon improvvisato con due elastici. È un po’ deforme, ma non importa.
-Sì, giusto per stare assieme. – annuisce, soddisfatto della sua proposta. –Adesso che ci penso, dovremmo andare dalla Overmay a prendere i nostri quaderni. – conclude, alzandosi dalla sedia e prendendomi le mani. Adesso dobbiamo fare un altro viaggio dalla parte opposta dell’università per andare a prendere due quaderni, bene.
Arriviamo fino all’aula professori al terzo piano, trovando dentro le professoresse Overmay e Flower.
-Buongiorno, prof, siamo venuti a prendere i nostri quaderni. – annuncio, appena dentro la stanza, Zayn accanto a me. Lei fa una risatina, prendendo i due quaderni gialli dalla sua borsa e porgendoceli.
-Certo che voi due siete sempre insieme, eh? – commenta, maliziosa. Ecco, mi mancava la professoressa che fa commenti su me e Zayn. Noi rispondiamo con delle risate alquanto imbarazzate, abbandonando in fretta la stanza subito dopo.
Mentre camminiamo per i corridoi, incontriamo il professor Camp.
-Ragazzi, cercavo proprio voi. Volevo informarvi che, a causa dell’inconveniente di cui siete bene a conoscenza, vi è stato vietato di partecipare al mash-up della scuola. – ci informa, lasciando trasparire dall’ultima frase una nota dispiaciuta. Io e Zayn spalanchiamo la bocca, increduli.
-Ma non è giusto, io ho mixato gran parte di quel mash-up! Questa scuola sembra non volermi dare tregua…- commenta lui, sbigottito. Il professore si gratta nervosamente la nuca. È evidente che anche lui è dispiaciuto per la nostra espulsione e per  quest’ultima brutta notizia. 
-Sono stata esiliata dall’unica attività interessante a cui la scuola mi ha permesso di partecipare…incredibile. – osservo sbalordita. Zayn ha ragione, questa università non ci dà tregua.
Cerchiamo, come al solito, di protestare contro questa decisione invano, fino a quando il professore ci abbandona in mezzo al corridoio e torna nel suo ufficio.
Veniamo poi costretti a separarci per tornare alle nostre noiose lezioni quotidiane da una Degrees piuttosto incazzata, che quasi ci manda in classe a calci.

La parte difficile arriva quando io, Zayn, Harry e Alice siamo riuniti nel cortile della scuola a mensa per annunciare ai nostri genitori il colloquio dal preside. 
Alice e Zayn non chiamano, perché essendo maggiorenni vivono da soli a Londra per studiare, e poi Alice non potrebbe fare arrivare i suoi genitori dall’Italia entro una settimana per discutere della sua espulsione e poi farli ritornare. 
Restiamo così io e Harry che, per precauzione, decidiamo di chiamare Jeff, anziché mia madre. Che Dio ci assista. Harry compone il numero mentre attendiamo.
“Pronto, papà?” 
“Ciao, Harry, da quanto non ci si sente!”
“Ehm, sì, già, da tanto…papà, io e     Simona dobbiamo dirti una cosa.”
“Ditemi, non fatemi preoccupare…”
afferro il telefono, conoscendo il poco tatto di mio fratello nel dare gli annunci. Mi schiarisco la gola.
“Noi siamo stati espulsi. Cioè, non ci hanno espulsi, non ancora, vogliono parlare con te e la mamma per decidere cosa fare.”
La butto lì. Sarò stata troppo pacata?
“Voi che cosa avete fatto?! Quando vostra madre lo verrà a sapere…”
“Beh, in teoria è solo sua madre, io non c’entro niente…” cerca di protestare Harry.
Il resto della telefonata consiste in urla, imprecazioni e proteste, ma in fin dei conti non ci è andata molto male. Potevamo anche essere espulsi, e la reazione sarebbe stata ben peggiore.

Finite le lezioni, mi ritrovo con il mio gruppo di giornalismo nell’aula di informatica per discutere del nuovo progetto affidatoci dalla Greater, dato che Zayn mi ha lasciata da sola. 
Faccio vedere ai ragazzi le foto della cattedrale sulla mia chiave usb scattate con la macchina fotografica di Chiara e pezzi di articoli scopiazzati dal web.
-Bene, con queste informazioni dobbiamo stendere un articolo tutto nostro, nessuna parola deve essere presa in prestito da questo materiale, ci servono come fonti. – chiarisco, togliendo la chiavetta dal computer. –Io propongo di scegliere un giorno della settimana in cui tutti possiamo andare a visitare la cattedrale per avere le idee più chiare, poi ci riuniremo e scriveremo tutti insieme l’articolo. – continuo, facendo avanti e indietro per l’aula.
-Jackson si occuperà delle fotografie, Ellie provvederà a farci avere uno spazio all’interno del giornale dell’università e Lorraine si accerterà che l’articolo vada in stampa correttamente. Per il resto, uniremo le menti e scriveremo fino allo svenimento. In fondo siamo in ventidue, possiamo farcela. – concludo con una risata, coinvolgendo tutto il gruppo. 
La riunione di 10 minuti si conclude così, adesso posso finalmente tornare a casa a riposarmi.
Piuttosto, approfitto del fatto che Zayn sia a lavoro per passare un po’ di tempo con le mie migliori amiche e decidere come vestirmi per stasera.
Il salone della Settima si trasforma, in questo modo, in una passerella per sfilate di moda. Il primo completo, sotto consiglio di Chiara, è composto da una gonna a fiori a vita alta e una fascia nera infilata dentro la prima. 
-Ti sta una merda. – dice Alice spassionatamente, gesticolando per mandarmi via dalla stanza.
-Grazie, Ali. – la ringrazio ironicamente, tornando nella mia stanza. Immagino i possibili battibecchi tra le due in questo momento per il commento poco carino di Alice. Esilarante.
Torno in passerella con dei jeans chiari e una camicetta azzurra. Mi astengo dai commenti, mentre Chiara alza un sopracciglio.
-Sembri un quadro antico. – critica me e il completo, disinteressata. Adesso non è più la gara per trovare l’outfit giusto a Simona, ma la guerra all’ultima offesa. Cominciamo bene.
Trovo un vecchio vestito completamente bianco in fondo all’armadio, ricamato con dei fiori, con le bretelle di medio spessore e la scollatura leggermente alta, che lascia scoperta la schiena. Sperando con tutto il cuore che mi entri, lo sfilo dalla gruccia e abbino un paio di tacchi neri. Non sarà un po’ troppo per una cena con il padre? 
Quando torno in salone, Chiara e Alice sembrano estasiate ed esaltate allo stesso momento.
-Non va bene. È troppo elegante! – obietto, quasi correndo verso la mia stanza.
Alla fine, arriviamo alla soluzione finale, ovvero cercare degli outfits su Tumblr.
Cerchiamo pezzi di ogni outfit dentro il mio armadio, abbinando un pantalone nero e un maglione leggero beige con delle scarpe e una borsa dello stesso colore del pantalone. Non troppo elegante, ma nemmeno indecente. 
Il mio telefono vibra sul tavolino basso del soggiorno.


Da: Zaynie Ranger ♥
A: Pooh Bear
Vengo a prenderti alle 20:30, Winnie. Fatti trovare pronta e non farmi aspettare. Z xx.


Da: Pooh Bear
A: Zaynie Ranger ♥
Ricevuto. Non ritardare! Ti aspetto.


Sorrido sinceramente, rimanendo a fissare il display del cellulare per qualche secondo. Ritorno alla realtà, sotto lo sguardo investigativo delle mie amiche.
-Zayn mi viene a prendere alle 20:30, mi ha scritto. – faccio sapere loro. Chiara propone di uscire e andare a prendere un gelato e, per accontentarla, in meno di 15 minuti siamo alla prima gelateria vicina il college.
Sono appena le 16 e io non so davvero cosa fare fino alle 20:30 senza Zayn. Quando siamo insieme un passatempo lo troviamo sempre, il tempo vola via subito. Dovrò passare le prossime quattro ore nella speranza che Alice e Chiara non mi facciano pentire di avere accettato l’invito a cena. 
-Dovresti farti le sopracciglia. E i baffetti. – osserva Alice, mentre siamo sedute in uno dei tavolini fuori la gelateria. Roteo gli occhi, Chiara ridacchia divertita.
-Possiamo farti una maschera di bellezza? – mi chiede quest’ultima, illuminata da questa sua idea geniale che, a mio parere, sembra essere un altro modo per divertirsi e usarmi come cavia. Acconsento, comunque, per il bene comune.
Quando ritorniamo a casa mia, mi fanno accomodare sulla sedia girevole della mia stanza. Lego i capelli in una coda di cavallo e, per precauzione, indosso anche una fascia per capelli, in caso i due geni del male dovessero sporcarmi.
Chiara tira fuori dalla sua borsa una bustina violetta, che deve contenere quella che è la maschera di bellezza. Inizia a spremere fuori il contenuto violaceo della bustina e, aiutata da Alice, comincia a stenderlo sul mio viso. 
Mettendo da parte i ripetuti tentativi di infilarmi la crema dentro il naso o in bocca, quando, a fine stesura, mi guardo allo specchio del bagno, noto che il mio aspetto assomiglia molto a quello di un alieno viola. E il mio naso sembra ancora più grande. Spero che questa roba si tolga al più presto.
Nell’attesa, Alice e Chiara preparano le strisce depilatorie e le pinzette per le sopracciglia. Ho seriamente paura di queste due.

Gloriosamente riesco a superare la prova ceretta, maschera e sopracciglia senza lividi, cicatrici o aloni rossi sul mio viso, il ché è un gran traguardo. Indosso fieramente il mio completo, abbinando un ciondolo semplice dorato e infine aspetto l’arrivo di Zayn in salone, insieme a Liam.
-Quindi…ti porta dal padre? Non sarà un poco presto? Da quant’è che uscite insieme? – inizia a chiedere quest’ultimo, accigliato. Alzo gli occhi al cielo.
-Liam, non è una cosa seria, tranquillo. È solo per stare insieme, infondo. – spiego, scrollando le spalle. Lui ridacchia.
-Certo che suo padre dovrà aver fatto un gran bel viaggio…volare dal Pakistan fino a Londra, sarà stato piuttosto pesante…- commenta. Io spalanco gli occhi.
-Vuoi dirmi che Zayn è mezzo pakistano? Oddio, io lo sapevo, in effetti ogni tanto ha quell’aria un po’ da vu cumprà, non so se mi spiego…- osservo, sorpresa. Liam scoppia a ridere per la mia ultima affermazione, mentre il campanello di casa suona. Mi alzo di scatto dal divano, saluto velocemente Liam e gli altri e corro verso la porta. Prima di aprire, mi sistemo alla meglio i capelli e prendo la borsa. Sono pronta, posso farcela.
Apro la porta, scena di una tipica serie televisiva americana, Zayn di fronte a me, splendido come sempre, che mi sorride e mi porge la mano.
Dopo i vari saluti e le procedure di rottura del ghiaccio, mi informa che saremo in venti minuti a casa di suo padre con la sua macchina. La mia prima reazione è la solita che ha una ragazza quando un ragazzo le dice di avere una macchina (ommaigod!!11!1). Ecco, tutto il mio entusiasmo svanisce quando mi si presenta davanti un rottame non più identificabile come macchina. Mi volto a guardare Zayn.
-Ma cammina? - gli domando seriamente, lui ridacchia mentre cerca le chiavi nella tasca dei pantaloni. 
-Dovrebbe. - risponde, aprendomi la portiera e facendo accomodare nel catorcio. Spero seriamente che ce la faccia a sopportare il viaggio di andata e ritorno. -Tranquilla, sarà pure un relitto ma cammina. - tenta di rassicurarmi, prendendo posto.
Sarò psicologicamente pronta ad una serata come quella che si presenta? Si vedrà.

Fatto sta che arrivo a metà serata illesa. Il padre, Yaser, è una brava persona, e hanno una casa spettacolare. Una villa nei pressi di Primrose Hill; la parte più bella è in assoluto il giardino immenso decorato da decine di piante e fiori di ogni tipo, nulla togliendo agli interni niente male. Possiamo dire che i soldi non se li fanno mancare, ecco.
Ci ritroviamo io e Zayn da soli in cucina, lui lava i piatti mentre io aiuto a sparecchiare.
-Che programmi hai per domani? Abbiamo giorno libero, c'è la disinfestazione del cortile. - mi chiede, girandosi a guardarmi con il sapone per i piatti nelle mani. Distolgo lo sguarda da quello scenario buffo per concentrarmi sulla domanda. 
-Credo proprio di niente, come al solito. Dove intendi portarmi? - stavolta domando io, dando per scontato che Zayn abbia intenzione di trascorrere - o sprecare - un altro giorno della sua vita insieme a me. Sinceramente, è più confortante la prima opzione.
Lui ridacchia, sciacqua il sapone dalle sue mani e le asciuga su un panno posato sul bancone; poi, con i suoi comodi, si decide a girarsi e a guardarmi negli occhi.
-Cosa ti fa credere che io voglia stare con te domani? - mi domanda, ridendo sotto i baffi. Io alzo un sopracciglio, guardandolo storto. 
-Il fatto che, nonostante io sia una cosiddetta rompi coglioni 24 ore su 24, nonostante ci capiti spesso di litigare per scemenze, nonostante io abbia guardato quasi tutte le stagioni di Chuck senza te e ti abbia sequestrato il dvd, ma soprattutto nonostante mi rifiuti di farmi chiamare Pooh Bear davanti mezzo corpo studentesco, tu non hai mai rifiutato un mio invito, non ti sei mai rifiutato di passare del tempo insieme a me. E sinceramente, mi capita spesso di chiedermi il perché. - concludo, soddisfatta del mio discorso da Oscar. 
Lui annuisce, ridendosela liberamente.
-Ammirevole, potrei commuovermi. - risponde, posando lo strofinaccio di nuovo sul bancone e avvicinandosi a me. -Mmmh, ascolta...conosco un bel posto vicino Parliament Hill Fields; pensaci, io e te, di sera, sulla collina di Parliament Hill illuminata solo dalle stelle e dalla luna...- inizia, avvicinandosi ancora di più. 
Note: Mi chiamo Simona e non sto andando in iperventilazione. Tranquilla, non c'è nulla da temere da un Zayn Malik innocuo. Zayn che abbaia non morde, diceva un detto. O qualcosa di simile. -E poi ti porto a pattinare. Che ne dici? - conclude, ad un soffio di distanza dal mio viso.
-Penso che sia un'ottima idea...- acconsento, cercando di tenere il mio tono fermo e indifferente. Non cedere, Simona.
Prontamente, nella stanza irrompe il padre di Zayn. Io ritorno subito al tavolo, metto via la tovaglia, e Zayn torna a lavare i piatti. Il padre si trattiene giusto per il tempo di un bicchiere d'acqua e poi ci lascia di nuovo da soli. Io e Zayn ci lasciamo andare ad una risata liberatoria.
-Magari domani sera aggiungi qualche candela profumata, sarebbe una buona idea. - propongo, ridendo, lui scuote la testa e rotea gli occhi. Certo, vuole fare le cose in grande però ad una minima richiesta si tira indietro. Fifone.
Finite le nostre faccende da casalinghe disperate, ci decidiamo a salutare Yaser Malik - che, per dirla tutta, è anche lui un figo come suo figlio - e a lasciare la villa di Primrose Hill per tornare alla Goldsmiths. Sono già le 23.30 e il coprifuoco dell'università è a mezzanotte, non ci conviene farci beccare un'altra volta fuori.
-Zayn, per tutta la sera ho pensato, anche se non ho voluto dirtelo, dato che tuo padre è a Londra non dovrebbe venire anche lui all'università per...insomma...quel fatto? - gli chiedo, ad un certo punto del percorso di ritorno a casa sul catorcio.
-Devo dirti la verità, anche io ci ho pensato per tutta la sera, ma forse non era il momento giusto. Avrebbe potuto fare una scenata, e non era il caso davanti a te. Non sarebbe stato...opportuno, mi hai capito. - replica, gesticolando nervosamente. 
Ad essere sinceri, sono dispiaciuta per questo fatto dell'espulsione per me, Alice e Harry ma soprattutto per Zayn. Noi abbiamo rischiato di essere espulsi insieme a Niall, Louis, Liam e Chiara un sacco di volte, lui invece è uno studente nuovo e per colpa mia è stato compromesso. La sua opportunità di diventare qualcuno all'interno della Goldsmiths, di crearsi un futuro attraverso quell'università è andata in fumo per colpa mia. Non è una novità, per me, impedire a qualcuno di seguire i propri sogni e le proprie ambizioni per dei capricci personali.
-Tutto ok? A che pensi? - chiede, schioccandomi le dita davanti agli occhi. Che. Fastidio. Mi accorgo di essere già arrivati a New Cross, siamo quasi arrivati al college.
-Niente di ché, davvero...- gli assicuro, sorridendo. 
Quando arriviamo davanti l'ingresso principale del campus mi sento abbastanza frustrata, ma anche felice per la bellissima, come sempre, serata passata con Zayn. Ci facciamo aprire i cancelli dal guardiano, il signor Brown, e ci incamminiamo finalmente verso le nostre case.
23.50 - Arrriviamo davanti la Nona. Zayn decide comunque di accompagnarmi fino alla Settima, anche se si ferma poco prima, alla fine della Ottava. Mi sento stranamente osservata.
-Grazie di tutto, come al solito, Zayn. E' stata una serata meravigliosa, davvero, mi sono divertita tanto. Poi tuo padre è uguale a te, ed è anche divertente. - lo ringrazio, ridendo. Lui risponde alla risata, scrollando poi le spalle. Guardo un'altra volta il display del cellulare: mancano cinque minuti a mezzanotte, mancano cinque minuti alla fine della scommessa. E' stato bello finché è durato.
-Oggi, quando la Degrees ci ha separati, mi ha fermato il professore Whitered che prima ci guardava da lontano e mi ha detto con tono maniacale "io vi shippo" indicando te e me. - confessa, scoppiando a ridere subito dopo. Io lo seguo nelle risate, ci mancava solo Whitered che ci shippa. Beh, come biasimarlo? Tutti ci shippano.
Continuiamo a commentare l'accaduto fra le risate generali, quando è il turno di Zayn di guardare l'ora sul display del cellulare.
-Manca un minuto alla mezzanotte...ci pensi che ci siamo conosciuti esattamente una settimana fa? E pensare che la prima volta che ti vidi mi stavi sul cazzo in una maniera impressionante...ed ero anche felice che Shoe non ti avesse fatto le fotocopie, lo ammetto. - riconosce, pronunciando l'ultima frase tutta d'un fiato. Io gli rivolgo uno sguardo ironico, della serie "mi stai prendendo per il culo, dimmelo". 
Inizia ad avvicinarsi lentamente, proprio come stava facendo qualche momento fa in cucina, prima che entrasse suo padre dentro. Mi prende dolcemente le mani. Simona, non tutto è ancora perduto, puoi farcela! 
-Volevo solo dirti una cosa che mi tengo dentro da un po' di tempo, e credo che dovresti saperla...- continua.
Si avvicina, si avvicina sempre di più, i nostri nasi - non poi così piccoli - che si sfiorano.
Chiudo gli occhi...sento il contatto delle sue labbra con le mie...riesco a percepire il suo respiro sulla pelle, tipo la pubblicità delle Vigorsol...tornando seri.
Sapore di miele...o forse pollo. Sapore di rabbia, di parole trattenute, sapore di risate, di sorrisi e sguardi di nascosto...sapore di appuntamenti di nascondo andati a finire male...sa-sa-sapore di sale...ok, scherzo. Odore di giornale appena andato in stampa, odore della terra bagnata intorno al Marble Arch...
Zayn si stacca lentamente dalle mie labbra. Avvicina le sue labbra al mio orecchio destro, mentre il mio corpo non reagisce ai comandi della mia mente.
-So della scommessa. - sussurra infine. Sento il mondo crollarmi addosso, mentre le gambe tremano e il cuore perde un battito, per poi tornare a battere veloce. Devo aver sentito male.
-Q-quale scommessa? - balbetto nervosa, cercando di sviare il discorso.
-Andiamo, sai bene di quale scommessa parlo. - replica con un sorriso amaro, e allontanandosi da me mentre cammina all'indietro. Uno dei suoi vizi.
-Zayn, posso spiegarti...- inizio, entrando nel panico. 
Tutto ciò che devi fare, Simona, è mantenere la calma. E' tutto solo un brutto sogno, tranquilla.
-Non c'è niente da spiegare, hai già fatto abbastanza. Vuoi sapere la verità sul tuo conto? Sei una fifona, non hai un briciolo di coraggio, neanche quello semplice e istintivo di riconoscere che a questo mondo ci si innamora, che si deve appartenere a qualcuno. Tu ti consideri uno spirito libero, ti rifugi dietro stupide scommesse per paura che qualcuno possa rinchiuderti in una gabbia. - ribatte, alterato. Inizia ad alzare il tono della voce mentre le parole che non mi ha detto e che voleva tanto dirmi escono con rabbia dalla stessa bocca che un minuto fa mi ha baciata. -E sai che ti dico? Che la gabbia te la sei costruita da sola, ed è una gabbia dalla quale non uscirai, perché non importa dove tu corra, finirai sempre per imbatterti in te stessa. Con me hai chiuso. - conclude. Inizia a camminare a passo spedito verso casa sua, lo raggiungo.
-Aspetta, Zayn, ti prego! - lo supplico. - Hai fottutamente ragione. Tutte quelle cazzo di cose, tutte le cose che hai detto su di me sono fottutamente vere, non posso negarlo. Ma io ti giuro che tutto quello che ho fatto, tutto quello che ho detto durante questa settimana non era condizionato dalla scommessa o da nessun'altra cosa. Per tutto il tempo che sono stata con te ti ho mostrato in maggioranza una parte di me, quella che doveva apparire perfetta, anche se alla fine mi sono lasciata andare, sono stata me stessa, Zayn. Quelle cose che ti ho detto le pensavo sul serio. Sarò pure una persona di merda, una fifona, non sono uno spirito libero e mi sono costruita una gabbia, ok, lo accetto, sono così. Ma non posso accettare che tu mandi tutto a puttane per una stupida scommessa. - replico, parlando velocemente e lasciandomi bagnare la guancia da una lacrima di troppo.
-Io non ti credo, come posso crederti? Mi ricordo ogni singola cosa successa in questa settimana, a partire da quando Chiara e io abbiamo organizzato il primo appuntamento fino a quando ti ho portato su una fottutissima mongolfiera per stupirti, per farti felice. E cosa ho guadagnato? L'espulsione. Tu, Simona, porti guai. Non solo alle persone che ti stanno intorno, quelle che provano ad aiutarti, ma anche a te stessa. Non voglio essere preso in giro un momento in più, dannazione, non sono un premio che si vince alla fine di una scommessa! - sbraita, incazzato nero. Mi passo le mani fra i capelli, implorandolo mentalmente di non gridare, che attireremo l'attenzione.
Sento il rumore di una porta chiudersi dietro di noi e alcune voci, ma non mi giro, continuo a guardare Zayn.
-Io non ti ho preso in giro, Zayn. Volevo anche io stessa convincermi di star facendo tutto questo per la scommessa, per me stessa, ma non era così, e lo sapevo bene, anche se non volevo ammetterlo. Tutti lo sapevano, lo sapeva Chiara, lo sapeva Alice, lo sapeva mio fratello e lo sapeva Louis e il resto dei ragazzi, e....- continuo, quando mi blocco, sconvolta dalle mie stesse parole. Ma certo, come ho fatto a non pensarci prima?
-Louis Tomlinson ti ha detto della scommessa, non è vero? - gli chiedo, cercando di tranquillizzarmi.
-Non me ne sbatte un cazzo né di Tomlinson né della scommessa, ok? Il punto è che io sapevo fin dal principio di questa presa in giro ma ho continuato, ho voluto uscire con te, perché mi fai dannatamente stare bene, ma evidentemente la persona che mi faceva ridere e divertire non era la stessa che è in questo momento davanti a me. Non voglio sapere più niente di te, abbiamo chiuso. - sentenzia, rimanendo impassibile alle lacrime di rabbia che solcano il mio viso.
Davanti a me, Niall, Liam e Louis cercando di fermare Harry intento ad ammazzare Zayn. Rumore, solo rumore, non riesco a scandire le parole. Focalizzo il mio obbiettivo, Louis William Tomlinson. Mi scaglio contro di lui, iniziando a picchiarlo, come spesso mi è capitato negli ultimi giorni.
Interviene Liam che mi stacca di peso da Tomlinson, mentre io cerco di liberarmi lui mi tiene stretta.
-Ti odio Tomlinson, hai rovinato tutto un'altra volta! Ti odio con tutto il mio cuore, vaffanculo! - gli urlo contro, Liam che mi trascina verso casa.
Non mi importa se ci hanno visti, non mi importa se stanno tutti gli studenti assistendo alla mini rissa fuori la Nona, non mi importa di niente.
Rumore. Le mie orecchie percepiscono solo un rumore indistinto, gli occhi annebbiati, il respiro mi manca.
Perché è tutto così difficile?





«Allora, come ti senti?
«Di merda, Liam, come dovrei sentirmi? In fin dei conti abbiamo passato dei bei momenti insieme, ma non sono quel tipo di persona che si fa usare come se fosse un premio alla lotteria. Semplicemente, non mi sta bene il suo gioco. Credo che prima o poi tutti e due ce ne faremo una ragione.



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ZAN ZAN ZAAAAAAAAAAANNN!
Finalmente ho postato IL capitolo, direi uno dei più importanti di tutta la storia.
Si è finalmente scoperto che la voce che parlava con Zayn alla fine di ogni giornata era Liam!
Come al solito, fatemi sapere cosa ne pensate, posterò il prossimo capitolo quando questo riceverà almeno 2 recensioni, non chiedo tanto HAHHAHAHHAHA.
Ci si sente!

 

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Capitolo 11
*** Depression, new projects and surprises. ***



Crediti: Sara_Scrive, thank you 







 

Il venerdì spesso e volentieri rappresenta per la gente il giorno della salvezza, l’ultimo giorno di studio/lavoro prima del relax totale in compagnia di amici e familiari.
Beh, questo venerdì 24 aprile inizia con una nota del tutto negativa alla Goldsmiths University of London. Anche solo camminare per i corridoi diventa un’impresa pericolosa per gli studenti, che devono tenersi ben alla larga dalla sottoscritta se non vogliono trovarsi con un testicolo in meno e/o con una tetta in più. Sapete che intendo.
Con la mia migliore pettinatura da scappata di casa, occhiaie che arrivano al terreno e smorfia in viso mi precipito fuori l’aula di Inglese per andare in palestra, dove la professoressa Overmay ci aspetta per la lezione di Scrittura Creativa. Per sua sfortuna una ragazza mi urta leggermente quando mi incontra nel corridoio dell’ala ovest dell’edificio, tenendo bassa la testa.
-Stai attenta a dove metti i piedi! Non ci sei solo tu in questo corridoio, non vedi?! – le sbraito contro, mentre lei mi manda un’occhiata sconvolta e quasi compassionevole. Io stessa mi faccio pena. Sono ridotta in uno stato pessimo, non faccio che pensare alle parole che mi ha detto ieri sera Zayn.
Quando sono rientrata a casa mi sono sfogata un po’ con Liam, abbiamo parlato molto, devo dire che l’ho sempre sottovalutato…non credevo fosse così disponibile, dolce. Ho anche provato a convincerlo di progettare una vendetta contro Tomlinson, ma lui ha rinunciato alla proposta con una risata e tirandomi dei pop corn.
A proposito di Tomlinson, sia ieri sera ché stamattina ha provato a parlarmi, ma io l’ho ignorato tutto il tempo, eccetto all’entrata della scuola, quando stavo per picchiarlo di nuovo. Non è colpa mia se sono violenta.
A lezione di Scrittura Creativa, mi siedo tra Alice e Jason, mentre di fronte ho Zayn che ride e scherza tranquillamente con Emily, la mia vicina, come se non fosse successo niente. E sono anche sicura al 100% che ieri sera Emily abbia sentito tutta la discussione, e che adesso loro ci stiano ridendo sopra.
Stiano ridendo su quanto sono stata cogliona.
-Avanti, tesoro, non distruggerti così. – tenta di consolarmi Jason, il quale sa tutto dell’accaduto, abbracciandomi. – Vedrai che tutto ritornerà com’era prima, e quella troietta toglierà le mani da Zayn, per lasciare posto a te. – continua, sorridendo. Io mi lascio andare ad una risata liberatoria, mentre Alice se la ride tranquillamente guardando Martin diventare verde per la gelosia quando Jay mi ha abbracciata.
-Non ti soffio il ragazzo, Martin, tranquillo. – lo rassicuro. -…magari potrei pensarci se fosse un po’ meno gay, ma non lo farei comunque perché sei mio amico e perché vi shippo. – commento dopo, facendo ridere tutti e tre.
La professoressa Overmay, finalmente, si sistema al centro del cerchio e si schiarisce la gola.
-Il tema di oggi è…il buio. Liberate la vostra fantasia, scrivete quello che vi pare, basta che sia collegato al buio. Buon lavoro. – annuncia, tutta sorridente. Alle volte sembra quasi che la professoressa scelga i temi per le sue lezioni in base al mio umore. Bene, grazie.
Prendo la penna nera dal mio astuccio, mai usata fino adesso. Apro il mio quaderno giallo…c’è qualcosa che non quadra.
La prima pagina è scritta con la penna blu. La seconda pure. E anche la terza. E così tutte le altre. L’ultimo testo risale a martedì…fogli di carta.
Mando uno sguardo a Zayn, lui fa la stessa cosa.
Non ci posso credere, me ne succede una dietro l’altra. Ho scambiato il mio quaderno con quello di Zayn, voglio scomparire, adesso.
Penserò a leggere tutto quello che ha scritto Zayn in un momento successivo, per adesso mi devo concentrare sul tema del buio.
Il buio, Simona, il buio.
 
Buio. Se prima i miei occhi riuscivano a cogliere intorno a me quell’allegria, quel verde in più nell’atmosfera grigia della malinconia delle persone per la strada, negli uffici spogli di ogni oggetto caro a rallegrare l’ambiente, adesso non vedo più niente, la mia mente è buia.
Non riesco a ragionare, non riesco più a riprendermi, non vedo altro che fumo nero davanti i miei occhi e non sento altro che rumori indistinti.
Il mio corpo sta diventando poco a poco un guscio vuoto. Privo di sentimenti. Privo di emozioni. Privo di pensieri.
Niente. Non provo niente. Che sia tristezza, dolore, angoscia, rabbia, niente.
Sono solo infinitamente stanca. Ho bisogno di aiuto. Sono stanca.”
 
Fine. Mai scritto così poco a Scrittura Creativa.
Il mio problema, fondamentalmente, è che ho tante cose da dire, davvero tante, ma non so come, sono bloccate. Provo sempre a dare il mio meglio e finisco per rovinare tutto, va sempre così.
Che sia per uno stupido tema di Scrittura Creativa o che si tratti della mia vita in generale.
La prima campanella suona.
-Ali, abbiamo un problema…questo non è il mio quaderno. È il quaderno di Zayn. – le sussurro, mentre scrive. Lei alza lentamente gli occhi dal foglio, spalancati.
-Dimmi che ho sentito male. – mi incoraggia, voltandosi altrettanto lentamente verso di me. Mi aggiusto i capelli, togliendo una ciocca davanti gli occhi nervosamente.
-Hai sentito benissimo, purtroppo. In quel quaderno ho scritto un sacco di cose personali, e se lui le legge…se lui legge…- inizio, poi rifletto sulla stessa frase che ho appena detto.
-Hai scritto cose su Zayn? – mi chiede Alice, schioccandomi le dita davanti agli occhi per farmi svegliare.
-Sì, Alice, sì! Il punto è che anche lui l’ha fatto! Quindi se lui ha letto che cosa ho scritto, anche io ho il diritto di farlo. – concludo soddisfatta. Mi giro a guardare Zayn, con un sorrisino compiaciuto, che ci guarda confuso.
Sfoglio le pagine del suo quaderno fino a quando non trovo il titolo “fogli di carta”. Bingo.
 
Non sono mai stato bravo a fare i lavori di coppia, fin da bambino.
Per il tema di oggi di Scrittura Creativa, io e Simona abbiamo deciso di lavorare ‘insieme’. Perciò, mentre lei scrive poemi su i fogli di carta, io faccio finta di fare altrettanto e ne approfitto, invece, per scrivere su questo foglio quel che penso realmente di lei.
Credo che al 70% delle volte si comporti da bambina viziata, testarda e rompipalle; non mi lascia mai scegliere il film da vedere, si lamenta sempre, mi caccia nei guai e pretende di sapere tutto su tutti.
Il restante 30% del tempo lo occupa abbandonando il suo lato da mocciosa e diventa la ragazza perfetta, quella che tutti vorrebbero avere al proprio fianco; una con cui puoi scherzare, che ti fa divertire, che ti lascia essere romantico ma anche te stesso.
La verità? è che mi è sempre stata sul cazzo, anche se credo che qualcosa stia cambiando.
 
Mai stato bravo in scrittura creativa.”
 
Finisco di leggere il mini-testo sconvolta. Alice trattiene le risate, mentre si piega la testa per non farsi vedere dalla Overmay. Quindi è questo quello che pensa Zayn Malik di me?
Mi alzo dal cerchio, indignata, incamminandomi a passi pesanti verso di lui, che per tutto il tempo ci ha guardate preoccupato. Mi fermo proprio davanti a lui, porgendogli la mano; lui va per afferrarla ma io lo fermo con uno schiaffetto.
-Pretendo il mio quaderno indietro. Adesso. – gli intimo, incrociando le braccia.
-Ho bisogno di parlarti. – risponde lui, alzandosi. Tutti ci guardano. Che ansia.
-Ho bisogno del mio quaderno, io. Non è un mio problema se non sei mai stato bravo in scrittura creativa, Zayn. – replico, roteando gli occhi. La Overmay si avvicina.
-Non volevo offenderti, forse un poco, non troppo, ma devo parlarti comunque. – continua.
-Ragazzi, posso sapere cosa succede? – ci chiede, agitando le mani.
-Nulla di importante, volevo solo il mio quaderno indietro. – rispondo. Tolgo il quaderno dalle mani di Zayn e gli lascio il suo, tornando poi al mio posto.
Sinceramente, non mi interessa di quello che ha da dirmi. Piuttosto mi preoccupo del fatto che tra un’ora i miei genitori saranno qui a scuola per discutere con il preside dell’espulsione mia e di Harry. E sono alquanto preoccupata.
 
 
“Styles Harry e Styles Simona in presidenza.”
 
La voce metallica che esce dagli altoparlanti della scuola fa rabbrividire me e mio fratello, che camminiamo per i corridoi verso la Presidenza con il cuore a mille.
Bussiamo quindi sulla porta del conosciuto ufficio, mentre il Preside ci permette di entrare. Troviamo seduti davanti a lui il padre di Harry, Jeff, e mia madre, Laura. Ansia.
-Bene, ragazzi. – inizia il preside, facendoci accomodare prima. –Ho illustrato ai vostri genitori le cause di questo colloquio straordinario e insieme siamo arrivati ad una conclusione, ovviamente presa per il vostro bene. – fa una pausa. Io e Haz ci guardiamo negli occhi, per poi tornare a guardare il preside.
-Siete espulsi. – annuncia, in tono autoritario e severo. Harry scoppia a ridere, come l’ultima volta. Io invece ho capito che questa volta non c’è proprio nulla da ridere, il preside non scherza più. Siamo stati espulsi dalla Goldsmiths University. Il mio futuro è spacciato.
-Professore, ci deve essere un’altra soluzione…- obietto, cercando di mantenere il tono della voce calmo. Do una gomitata a Harry per farlo tacere.
-No, non c’è, Simona. Vi ho già spiegato che durante questi anni vi ho coperti fin troppe volte. – afferma, lasciando trasparire una nota dispiaciuta dalla sua voce.
-Ma Zayn e Alice non sono stati espulsi, vero? – mi assicuro, sperando con tutto il cuore di no. Lui sospira, poi annuisce. Mi lascio cadere sulla sedia, presa dallo sconforto.
-Oggi dovrai comunicare la tua espulsione al tuo gruppo di Giornalismo ed eleggere un nuovo capitano del team. Mentre Harry, tu dovrai abbandonare il corso di Psicologia. Entro cinque giorni dovete lasciare la Goldsmiths. – l’ultima frase, si sente, la pronuncia a malincuore. Ecco fatto. Non ho più un posto dove stare, non ho più un gruppo di Giornalismo e non ho più un’università da frequentare. Sono in mezzo alla strada.
Quando il professore ci congeda, io e Harry rimaniamo in silenzio per tutto il tragitto, fino a quando arriviamo da Alice e Zayn davanti l’entrata principale.
-Siamo stati espulsi definitivamente. Tutti e quattro. – annuncia di botto Harry, tenendo la testa bassa. In silenzio, Alice inizia a camminare verso la Presidenza velocemente, seguita da Harry.
Rimaniamo così da soli io e Zayn.
-Senti, non mi importa quante altre volte devi dirmi che sono una fifona o offendermi, solo mi dispiace di averti fatto espellere per colpa mia. Solo questo. – gli dico, guardandolo negli occhi e iniziando ad andare via.
-Aspetta. – mi ferma. –Non è stata tutta colpa tua, anche io ho contribuito. Che altra università hai intenzione di frequentare? – domanda.
-Credo che se mi lasceranno finire questo anno farò Economia. Ci penso sopra da un poco, credo che mi trasferirò in America. – replico, scrollando le spalle.
-Ascoltami, Simona, io ho letto quello che hai scritto. Tu non puoi andare ad Economia, devi continuare Giornalismo, questa è la tua strada! – inizia, io scuoto la testa.
-No, la Goldsmiths era la mia strada…adesso sono arrivata ad un bivio, e credo che qui si concluda la mia carriera da giornalista, proprio dove è cominciata. – ribatto, lasciando il discorso in sospeso e andando via.
Magari doveva andare così fin dall’inizio…credo seriamente che proverò Economia. Ormai il mio futuro da giornalista è finito qua.
 
-Che cosa farò? La mia vita è finita! – esclama Alice in un momento di depressione pura, buttati tutti sul divano della Settima.
-Io ho intenzione di continuare Psicologia alla UCL. Alla fine, è una delle università più prestigiose di Londra. – dice Harry, giocherellando con il telecomando del televisore.
-Proprio per questo non ti prenderanno, Harry. – rispondo chiaramente. Alice ridacchia, mentre lui rotea gli occhi e agita le braccia.
-Parla tu, invece. Cosa intendi fare? La barbona sotto il Millenium Bridge? – ribatte acido, alzando le sopracciglia. Ma perché, tra tutti i fratellastri che potevano capitarmi, mi è capitato proprio lui?
-Convincerò i nostri genitori a mandarmi ad Harvard. O a Stanford. Farò Economia, ho deciso. – annuncio, fiera della mia scelta non proprio improvvisa.
Lui scoppia a ridere in modo patetico, Alice trattiene le risate per non farsi linciare dalla sottoscritta.
-Non reggeresti una settimana ad Economia. Arrenditi. – replica, aggiustandosi quella massa di capelli in modo teatrale.
Alice continua ad agonizzare per il suo futuro spacciato, Harry blatera frasi insensate per tirarla su di morale, il ché la fa incazzare ancora di più.
Per quanto riguarda Zayn, non so che cosa farà. Credo che continuerà in qualche facoltà di Arte e Design o, conoscendolo, potrebbe fare un cambio drastico e passare al Cinema.
Non tanto drastico, in fondo, si parla sempre di Arte, suppongo.
L’unica cosa che mi interessa davvero, per adesso, è allontanarmi il più possibile dalla Goldsmiths.
-Sentite, io ho un incontro con il gruppo di giornalismo e con la Greater, a più tardi. – dico, abbandonando il comodo divano e lasciando la casa.
Scrivo sul gruppo facebook del college, dal telefonino, di una riunione di emergenza:
“Attenzione ragazzi! Aspetto i ragazzi del gruppo di Giornalismo al completo tra 20 minuti in aula magna, dovete esserci tutti, devo farvi un annuncio importante. Ripeto, dovete esserci tutti quanti. Grazie.”
Percorro il viale che porta alla struttura principale del college in pochi minuti, cercando di arrivare prima degli altri in aula magna, il ché non credo sia tanto difficile.
Incontro nei corridoi la professoressa Greater con un tempismo perfetto.
-Styles, cercavo proprio te. – mi dice, avvicinandosi. –Sono molto dispiaciuta per quello che è successo, la vostra è una grande perdita…
-Prof, siamo ancora vivi. – puntualizzo, alzando le sopracciglia. Lei annuisce ridendo.
-Sì, sì, comunque ho da dirti una cosa. Prima che tu e gli altri lasciate il college voglio che partecipiate ad un ultimo progetto come studenti della Goldsmiths. Domenica andremo, ovviamente un gruppo ristretto e selezionato di persone, alla Tate Gallery per farvi fare esperienza nel campo dell’arte. Dovrete sistemarvi vicino ad una sezione di un artista a piacere e presentare le sue opere ai turisti. – spiega, pratica.
-È una bella idea, per me va bene. – acconsento, bloccando il groppo che mi è salito in gola quando la professoressa ha detto “ultimo progetto come studenti della Goldsmiths”.
-Perfetto, entro stasera ti invierò per email la lista delle persone a cui dovrai comunicare questo progetto. Nessuno in più, nessuno in meno, chiaro? – si assicura, con sguardo severo, tradito da una nota ironica. Io annuisco, avviandomi poi verso l’aula magna.
Trovo dentro già quasi tutti i ragazzi, seduti sulle sedie o sul tavolo ovale. Saluto tutti; i ragazzi seduti sul tavolo prendono posto insieme agli altri nelle sedie libere.
Io mi appoggio al pezzo di legno messo in piedi pronto a cadere da un momento all’altro (il tavolo ovale) proprio mentre entrano gli ultimi ritardatari.
Quanto è difficile?
-Bene. Ragazzi, voi siete i primi studenti, oltre i miei coinquilini, a sapere quello che sto per dirvi. Io, mio fratello, Alice e Zayn siamo stati espulsi. – annuncio, tutto d’un fiato. Tra la folla si levano esclamazioni di dissenso e stupore.
-Questo significa…- alzo la voce sopra le altre. –questo significa che entro cinque giorni abbandoneremo l’università, e non ci sarà più nessun gruppo di Giornalismo, Teatro o Arte Figurativa. – continuo la frase. I ragazzi iniziano a protestare più forte di prima.
-A meno che…qualcuno non prenda le redini al posto nostro. – continuo ancora. Nell’aula si diffonde, finalmente, il silenzio profondo.
-Io, personalmente, propongo di fare delle votazioni. Chi se la sente, si candidi, e gli altri votino. Adesso dovete fare tutto da soli, so che avete talento e passione, abbastanza per mandare avanti questo gruppo per altri due anni. In bocca al lupo, ragazzi. – concludo infine. Dal resto dei ragazzi parte un applauso spontaneo. Il peggio è passato, avanti.
Dopo i vari abbracci e le solite parole rassicuranti, riesco ad uscire finalmente dall’aula e a respirare un poco.
Si avvicina a me Jackson, tranquillamente.
-Senti, Simona, stasera alla Quindicesima c’è una festa, perché tu, Harry e Alice non venite? – mi propone, sorridendo.
-Certo, perché no? Sarà la nostra ultima festa al campus…- accetto l’invito, un po’ triste. Almeno non ha invitato Zayn.
-Grande! Ci vediamo stasera alle 10, non fate tardi! – esulta, abbracciandomi e scappando via subito dopo. il suo gesto naturale mi fa scappare una risata trattenuta, prima di tornare a casa.
 
Cerchiamo tutti di prepararci al meglio per questa festa. Io invito Liam a venire insieme a me, mentre Harry e Alice ovviamente vanno insieme. e pensate un po’? Chiara e Niall si sono finalmente dichiarati in pubblico e verranno anche loro. Certo, c’è qualche persona in più di quelle che aveva invitato Jackson ma non fa niente, più siamo e più ci divertiamo.
Per l’occasione, decido di indossare un vestito comprato due settimane fa: il top è a righe bianche e nere, mentre la gonna è di pelle nera. Abbino una pochette rossa – che probabilmente abbandonerò per tutta la serata in una parte sperduta della casa – e delle scarpe dello stesso colore.
Chiara indossa un tubino nero con il corpetto bianco, mentre Alice un vestito a tema floreale. Non per cosa, ma siamo bellissime. Mi fa strano uscire in abito più o meno elegante, o comunque andare ad una festa, senza Zayn. Credo che mi divertirò molto di più con Liam.
Mentre intraprendiamo il nostro viaggio verso la Quindicesima, io e Alice lanciamo le solite frecciatine di rituale a Chiara e Niall, imbarazzati. Aw, mi ricordano Alice e James, un nostro vecchio compagno, alla loro prima uscita al primo anno, quanto sono carini!
 
[ http://www.youtube.com/watch?v=aNzCDt2eidg ]
 
Alla Nona le luci sono accese. Si inizia a sentire la musica già dalla Dodicesima, e quando arriviamo davanti la Quindicesima ci sono persone che entrano dalla porta e si mischiano alla folla.
Entriamo anche noi dentro; subito Jackson e Meredith ci accolgono calorosamente, facendoci posare le nostre borse e i cappotti in una stanza al piano terra. La casa è davvero enorme, c’è gente che balla e si diverte da tutte le parti; io e Liam ci separiamo dagli altri per buttarci subito nella mischia, ballando, saltando e ridendo più che possiamo.
Vedo anche Alice e Harry che ballano, mentre Chiara e Niall si avvicinano al tavolo con i drink. I soliti.
-Vuoi qualcosa da bere? – mi urla all’orecchio Liam. Io annuisco, mentre lui si allontana e continuo a ballare da sola come una cogliona. Mi allontano anche io dalla folla per andare a salutare Emily, la mia vicina di casa, che mi ha sorriso da lontano.
-Hey, sei sola? – mi chiede, cercando di sovrastare la musica.
-No, sono con Liam Payne, il mio coinquilino. E anche mio fratello e le mie amiche. – aggiungo ridendo. –Tu?
-Ehm…- inizia, con sguardo incerto, guardando dietro di me. Mi giro, vedendo Zayn con in mano due bicchieri e con un sorriso bellissimo dipinto in volto, che puntualmente si spegne non appena mi vede. Ero contenta, diciamo, di vedere Zayn, ma in realtà speravo quasi che fosse da solo. Strano, no?
-Tolgo il disturbo, allora. – mi scuso ironicamente, lasciano trasparire di proposito quanto sia incazzata e tornando da Liam, che nel frattempo parlava con Ellie, la ragazza del mio corso. Fantastico! Sono sola!
Tanto vale lasciare la festa, ormai la mia serata è rovinata a prescindere.
Prendo la pochette ed esco dalla casa. Inizio a camminare verso l’uscita del college, tanto ormai sono espulsa, posso permettermi di trasgredire al coprifuoco.
Le metropolitane a quest’ora sono ancora attive, prendo la linea che passa da New Cross Gate, senza una precisa meta.
Decido di scendere alla fermata di Westminster, proprio quando stavano per chiudere le grate. Cammino per una delle parti di Londra che attira più turisti in assoluto tutta sola, osservando la gente e i loro comportamenti e stringendomi nelle spalle per l’aria fresca che tira.
Mi appoggio sulla ringhiera del ponte che affaccia sul Tamigi, mentre osservo la London Eye illuminata girare lentamente.
È uno spettacolo meraviglioso, fa venire la pelle d’oca, solo sarebbe meglio condividerlo con qualcuno…
Accanto e dietro di me passano coppiette felici, ragazze con delle bellissime rose bianche in mano. Da dove vengono adesso tutte queste rose?
Forse ho sbagliato a lasciare Liam lì in tredici, scappare senza avvisare nemmeno Alice, Chiara o gli altri.
Mi sembra di vivere dentro il film “Come farsi lasciare in 10 giorni”, con tutte queste rose bianche. Decido di stare al gioco e vado nella direzione da cui provengono le rose.
Arrivo davanti un fioraio improvvisato vicino uno Starbucks. Frappuccino o rosa? Queste sono le scelte davvero difficili della vita.
Mi avvicino alla signora dietro questo piccolo banchetto, attorniato da vasi con centinaia di rose.
-Una rosa è gratuita. – mi informa, sorridendo cordiale. Perché non fare la romantica ogni tanto? Ispeziono bene ognuno dei 5 vasi e scelgo la rosa più bella; ringrazio la signora e entro da Starbucks. Dopo aver ordinato il solito Frappuccino Caramel Cream, mi incammino verso la prima fermata del bus che trovo e salgo su quello che stava appena partendo.
Salgo al secondo piano del Double Decker Bus, completamente vuoto, e mi siedo in prima fila, vicino il finestrino. Nel mentre, mi arriva una chiamata da parte di Liam.
“Pronto, Simona? Non riesco a trovarti, però ti dispiace se torno a casa? non mi sento tanto bene.”
Ridacchio tra me stessa.
“Certo, Liam, non preoccuparti.”
Spero tutti gli altri si stiano divertendo.
Scendo al capolinea, dopo aver beneficiato della vista di Londra notturna, a Parliament Hill Fields. Entro nel parco dove c’è la collina di Parliament Hill, dove voleva portarmi stasera Zayn.
Passeggio tra i tulipani rossi e gialli, in mezzo agli alberi di magnolia fino ad arrivare sul punto più alto della collina. Sull’erba verde umida c’è un telo rosso; ai bordi ci sono delle candele profumate.
Mi avvicino emozionata e curiosa, notando che al centro del telo c’è un bigliettino. Lo leggo in mente.
Sorpresa?”
Una mano mi si poggia sulla spalla, io sobbalzo e mi giro di scatto. Davanti a me c’è niente di meno che Liam. E io che pensavo che al suo posto fosse venuto Zayn…
-Liam, mi hai fatto prendere un colpo! – esclamo, portandomi una mano al petto e ridendo.
-Scusa, non volevo farti spaventare. – si scusa lui, sorridendo. –Allora? Che ne pensi? – mi chiede, girando di poco la testa per contemplare la vista che ci viene offerta da qua sopra.
-È…meraviglioso! Non me l’aspettavo da parte tua…- commento, sorridendo. Poi mi siedo sul telo, spostano qualche candela per evitare di far prendere fuoco al vestito. Liam si siede accanto a me. –Come facevi a sapere che sarei venuta? – gli chiedo, curiosa. È una notte davvero fantastica…
-Intuito. – spara a caso, cercando di trattenere le risate e non farlo notare. –E ho avuto un aiuto speciale. – continua, sorridendo.
Questa situazione mi confonde. Sarà stato Zayn a dire a Liam che sarei venuta qui, stasera? E perché avrebbe dovuto?
-Mi dispiace per la storia dell’espulsione…- inizia, tornando serio. –Sarà un trauma stare alla Goldsmiths un altro anno senza te, tuo fratello e Alice.
-Sì, in effetti noi tre, Chiara, Louis, Niall e tu siamo stati un po’ la rovina del college…però non sarà la stessa senza il gruppo al completo, me ne rendo conto. Almeno ci sarà Chiara con voi, non vi sentirete troppo soli. – rispondo, scrollando le spalle.
Mi è sempre piaciuto stare in compagnia di Liam; è dolcissimo, e sa ascoltare, e dà molti consigli. È un ottimo amico, e poi è anche un bel ragazzo. L’anno scorso Chiara ha avuto una cotta passeggera per lui, poi è tornata fedele a Niall.
-Hai già deciso quale altra università frequentare? – mi chiede, rimanendo sempre sullo stesso tema. Sposto alcune candele dietro di noi di lato e mi corico, facendo spazio a Liam, che si stende accanto a me.
-Beh, per un attimo ho davvero pensato di informarmi per Harvard ma è troppo cara e lontana. E poi ha ragione Harry, le possibilità che mi accettino in quell’università sono una su un milione. – gli spiego, cercando di non gesticolare. Purtroppo, per una Siciliana come me, è naturale gesticolare. A volte è fastidioso, lo riconosco, ma non posso farne a meno. –Adesso, invece, ho mirato alla UCL. Come Harry. – concludo, voltandomi a guardare Liam.
-La UCL è meglio, ascoltami, non andare fino in America! Pft, Harvard? Che schifo. – replica.
-Stai cercando di convincermi a restare? – gli chiedo ridendo.
-Io non sono bravo a dire le bugie, ci ho provato. – ammette ridendo, io lo seguo nelle risate. –Però, davvero, non andate via da Londra. Siete due dei miei più cari amici, non voglio che ci separiamo solo perché dovete cambiare università…- continua, grattandosi la nuca.
-Ma non ci separeremo, Liam! – lo rassicuro, ridendo, e avvicinandomi per abbracciarlo. È così dolce, aw.
-Guarda, una stella cadente! – mi urla nell’orecchio mentre ci rotoliamo per non finire sulle candele. È una cosa romantica, sì Liam, ma l’udito mi serve…
Come tradizione, esprimo il primo desiderio che mi viene in mente prima che la stella svanisca. In quel momento preciso, suonano le campane del Big Ben.
Mi alzo di scatto, prendendo la borsa e infilando le scarpe velocemente.
-Liam, sbrigati, dobbiamo tornare alla Goldsmiths! È mezzanotte! – gli grido di rimando. Peggio di Cenerentola, signori e signore. Ci manca solo che perdiamo una scarpa ed è tutto perfetto.
Ci facciamo dare un passaggio dal primo taxi che troviamo che, dato che le strade sono abbastanza libere, ci porta velocemente davanti l’entrata del college. Liam paga il tassista e corriamo letteralmente dentro i cancelli e poi verso casa nostra.
Per fortuna nessuno ci ha visti, quindi posso tranquillamente andare a letto senza preoccuparmi di un’espulsione in più.
 




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Sono tornaaaaata! Ho scritto questo capitolo ascoltando tutto il tempo Kiss Me di Ed Sheeran e Skinny Love di Birdy. Le adoro, vi consiglio di ascoltarle! Ecco com'è il vestito di Simona, e Liam con i capelli ricci, come nel 2011. Come al solito, ditemi cosa ne pensate del capitolo, ci tengo.
Simona.

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Capitolo 12
*** Déjà-vu. ***



Crediti: Sara_Scrive, thank you 







 

Questo sabato mattina, stranamente, regna il silenzio alla Settima del campus. Saranno tutti troppo sconvolti dalla sbornia per fare casino.
Mi alzo con calma, accendo il laptop e accedo al mio indirizzo di posta elettronica. Ho solo un e-mail non letta, quella che mi ha inviato ieri sera la Greater; allegata al messaggio c’è la lista delle persone con le rispettive email a cui mandare la comunicazione della professoressa, e un altro allegato con le informazioni del progetto. Nella lista ci sono solo 10 persone: io, Alice, Chiara, Harry, Liam, Niall, Louis e…Daniel Mason, Jhonny Nesbitt e Zayn Malik. Non so se mi sconvolga di più il fatto che anche loro partecipino al progetto o che la prof abbia deciso di affidare a me le loro e-mail. Ma perché Mason e Nesbitt, poi? Se proprio doveva scegliere qualcuno della compagnia di Zayn poteva scegliere Cooper, che magari è un po’ più intelligente rispetto a quei due. Abbasso lo schermo del pc e scendo in cucina a fare colazione.
Trovo Liam seduto a tavola, la testa appoggiata sulla mano mentre fissa continuamente il suo cornetto al pistacchio, e di fronte a lui Louis con un vassoio pieno di cornetti ancora caldi, tutto sorridendo. Sta per salirmi l’omicidio.
-Buongiorno! – mi saluta appena entro. –Ho comprato i cornetti. – continua, avvicinandomi il vassoio quando mi siedo con loro.
-Vedo. – ribatto, acida. Non perdonerò mai Louis per il casino che ha combinato con la scommessa, può comprarmi tutti i cornetti o ciambelle del mondo, sarò comunque sempre incazzata a vita.
-Dove sono Harry e Niall? – chiedo, non a qualcuno in particolare.
-Harry è con Alice, Niall con Chiara…non hanno detto dove andavano. – risponde Liam, decidendosi finalmente ad addentare il suo croissant. Croissant fa più raffinato. Anche questo sabato quelle due troie mi hanno lasciata da sola per andare, appunto, a troieggiare.
Il problema, fondamentalmente, non è questo. Sono contenta che Alice esca con Harry e Chiara con Niall, ma…adesso sono davvero sola, non posso più chiamare Zayn per farmi compagnia.
Louis sono-una-palla Tomlinson si alza dalla sedia, si stiracchia e finalmente va via. Anche Liam si alza, iniziando a sparecchiare il suo posto. Almeno lui è civile, al contrario di Tomlinson. Ha lasciato un casino sul tavolo.
-Liam, ascoltami, la Greater sta organizzando un ultimo progetto per domani, vuole che ci sia anche tu. – lo informo, mentre guardo insistentemente il vassoio con i cornetti alla nutella e alla marmellata. Maledetto Tomlinson, non ne mangerò nemmeno una briciola.
-Senti, Lee, devo inviare delle mail ad altri ragazzi per il progetto, ti va di aiutarmi? – gli chiedo, prima che esca dalla stanza.
Lui mi sorride. –Certo, mi farebbe piacere!
Io gli sorrido di rimando. È proprio impossibile resistere alla dolcezza di quel ragazzo. Anche se ti manda a fanculo, lo fa con quel tono così dolce che l’unica cosa che ti viene da rispondergli è “aw quanto sei dolce leeyum!”.
-Perfetto, vestiti, andiamo a scuola. – gli annuncio, battendo una volta le mani e alzandomi a mia volta dalla sedia.
-A scuola? – mi chiede confuso. Ha quella espressione così tenera, non ce la faccio. Annuisco. –Perché a scuola?
-Payne, sono io qui che faccio le domande. Ubbidisci e basta. – replico, con il tono di voce più fermo che posso assumere, tradendomi con una risata appena accennata quando mi giro dal lato opposto.
-Ai suoi ordini. – conclude ridendo e lasciando la cucina.
Fisso il tavolo disordinato. Mi guardo intorno, prima a destra e poi a sinistra. Scappo via dalla stanza, su per le scale fino alla mia stanza.
Mando un sms a Chiara mentre scelgo i vestiti da indossare.
“Mentre tu e Alice troieggiate chissà in quale posto sperduto di Londra, io sarò a scuola per mandare delle e-mail per conto della Greater, brave! A proposito, domani c’è quest’ultimo progetto, vi scrivo tutto nell’e-mail.”
Prendo dei jeans chiari e una maglietta bianca random mentre aspetto la sua risposta. Tiro fuori dal cassetto dell’armadio delle ballerine rosse, tanto per stare comoda.
“E quando avevi intenzione di dircelo? Comunque, per le quattro siamo al college…”
Ah, solo le quattro? In effetti adesso sono appena le 11 del mattino, potreste anche fare un po’ più tardi, tranquilli eh. #ironia
Evito di rispondere, mi infilo in bagno e, dopo essermi lavata e vestita, scendo da Liam, che mi aspetta in salone.
Insieme ci dirigiamo verso l’università, chiacchierando della festa di ieri sera.
-All’inizio era divertente. – mi spiega Liam. –Dieci minuti dopo è diventata noiosa. La festa hippie di Zayn, quella sì che è stata divertente, ricordi? – mi chiede poi. Io faccio una smorfia e un verso di lamento.
-Ti prego, non ricordarmi di quella festa. – rispondo ridendo, quando arriviamo davanti l’entrata principale.
Andiamo dritti in segreteria dove, prontamente, il Signor Shoe ci blocca.
-Che cosa ci fate voi qui? – ci chiede, sospettoso. Ma come, non si fida di noi?…Comprensibile.
-Ci manda la professoressa Greater. Dobbiamo inviare alcune e-mail dalla Segreteria Alunni, se permette…- improvviso, liquidandolo.
Ci chiudiamo nella sezione “Segreteria Alunni”, io accendo uno dei computer.
-Liam, allora, io devo giusto dare una sbirciatina veloce ai registri, tu nel frattempo vedi se arriva qualcuno, ok? – gli dico, tenendo lo sguardo fermo sullo schermo.
-Cosa? No, no, non te lo lascerò fare! Non è giusto…- obietta, balbettando leggermente. Io aggrotto la fronte, trattenendo le risate.
-Liam. Sono stata espulsa. Più di tanto non possono fare. E poi, tranquillo, non sarai coinvolto in niente. – gli spiego, roteando gli occhi.
Apro uno dei cassetti della scrivania mentre aspetto che il computer si accende; è pieno di cartelle.
Passo in rassegna ognuna delle etichette poste alla cima delle cartelle, fino a quando non trovo “Styles”. Bingo.
Prendo il mio fascicolo, lasciando da parte quello di Harry, e ne leggo velocemente il contenuto.
Le ultime tre pagine sono la valutazione. Sono piene delle note e rapporti di questi ultimi tre anni, ancora l’espulsione non è stata aggiunta.
-“Minaccia di cambiarsi l’assorbente in classe perché mi rifiuto di mandarla in bagno.” – leggo ad alta voce una delle note più ridicole che mi abbiano mai messo, al secondo anno. Liam scoppia a ridere, io ridacchio pensierosa. Che bei tempi.
Metto a posto i fascicoli nella cartella e la sistemo di nuovo all’ultimo.
Nel momento esatto in cui chiudo il cassetto, la porta dell’ufficio si apre ed entra la professoressa Mountainlion.
-Che ci fate voi qui? – ci chiede, sospettosa. Io mi tranquillizzo, sedendomi sulla sedia dietro la scrivania.
-Abbiamo deciso di inviare le email per il progetto della Tate da questo computer, dato che il nostro è rotto. – le spiego.
Lei ci riflette su un poco. Poi annuisce.
-Va bene, non combinate guai. – ci raccomanda, poi esce dalla stanza e si chiude dietro la porta. Io sospiro sollevata, mentre Liam ridacchia.
Mormora un “c’è mancato poco” mentre inizio a scrivere le e-mail dei destinatari nel messaggio.
chiara.g@gmail.com
alice.vitello@gmail.com
harry_styles@gmail.com
louis_tommo@gmail.com
n.horan93@gmail.com
s.pezza@gmail.com
ZaYn.MaLik@gmail.com
jhonny.n69@gmail.com
danielsonofigomason@gmail.com
Non so se sia più imbarazzante l’email di Zayn o di Mason…anche se quella di Nesbitt non scherza nemmeno.
Alleghiamo i vari file, facendo attenzione a mettere più quanta freddezza ci è possibile nel messaggio che inviamo a Zayn e alla sua compagnia, anche se inizialmente Liam è contrario.
-Zayn è un mio caro amico, mi sento in colpa. – protesta. Io sbuffo, roteando gli occhi.
-Liam, vi conoscete da una, massimo due settimane. E poi sono io che gli sto inviando questa email, e a me non costa niente metterci un po’ di freddezza da telegramma. – gli faccio notare.
-Ti sbagli. – dice, pignolo, costringendomi a girarmi per guardarlo. –Io e Zayn ci conosciamo dall’inizio dell’anno scorso. – puntualizza.
Se non altro, Liam Payne per lo meno sa bene come confonderti in meno di due minuti.
Lo lascio stare, tornando al mio lavoro. Non solo vengo espulsa, ma mi lasciano anche questi lavori faticosi da compiere. Questa università mi stressa.
-Sai da 1 a 10 quanto mi interessa che lo conosci dall’anno scorso, Liam? – gli domando acida, sempre con gli occhi sullo schermo del computer.
Lui ride e scuote la testa. –Dai, non essere cattiva. – si lamenta, prendendo una sedia e sedendosi accanto a me per vedere cosa sto combinando. In effetti, per il momento me la cavo.
Cerco di sbrigarmi il prima possibile, così da tornare a casa presto, dove Alice, Chiara, Harry, Niall e Louis ci aspettano con una “sorpresa”…
 
-Ma che cazzo è tutto ‘sto casino?! – urlo, non appena metto piede dentro il salone della Quinta.
Il divano è posizionato in mezzo alla stanza, dividendola a metà. Ai lati ci sono tre sedie che impediscono il passaggio da una parte all’altra.
Vicino alla porta c’è una capanna costruita con le poltrone, i cuscini e le coperte; dalla parte opposta sei sedie sono sistemate parallelamente, un piumone che fa da tetto e un vassoio da portata che fa da barriera protettiva.
Affiancate alla parete sinistra della stanza, sopra una pila di sedie è seduto in alto Louis, con un berretto di lana e degli occhiali da sole.
-Liam, prego, raggiungi il lato maschino. Simona, posizionati insieme alle altre nel lato femminino. – ci dice, con la voce roca alterata dal raffreddore fuori stagione. Maschino non si può sentire.
Liam scavalca la barriera creata dal divano e raggiunge Harry e Niall, mentre io mi avvicino a Chiara e Alice. Non ho ancora capito che cosa vogliono fare, ma una cosa è certa: io non sistemo niente.
Louis si schiarisce la gola. –Nello scatolone sul divano vi sono contenuti 30 aeroplani di carta. Il gruppo alfa, le ragazze, e il gruppo beta, i ragazzi, dovranno affrettarsi a prenderne quanti più possibile. Al mio fischio si scatenerà la guerra. Tutto chiaro? – spiega, atteggiandosi da sergente mancato.
-Louis ma ‘sti giochi li prendi dai Baci Perugina o…? – gli chiedo ironicamente, mentre lui mi fa una smorfia.
-Simpatica. Ai vostri posti…prendete quegli aeroplani! – grida all’improvviso, così che tutti ci scagliamo contro la scatola di cartone e afferriamo gli aerei di carta, un poco stropicciati. Nella fretta e euforia del momento Chiara mi pesta un piede, mentre Alice mi da una manata sul naso. Io non uscirò viva da questa trovata dell’ultimo minuto di Louis, me lo sento.
-Tutti ai vostri posti! – urla lo stesso. Torniamo tutti indietro, mentre lancio a Liam uno sguardo di sfida, che lui ricambia con un sorrisino malizioso. Liam, pls. Sthap. –Pronti…via!
Al suono acuto e fastidioso del fischietto di Louis, mi precipito direttamente dentro la capanna.
Alice mi tira per i piedi, mentre io mi aggrappo alla poltrona, per farmi uscire dal mio nascondiglio e combattere. Chiara la aiuta e riescono a “portarmi alla luce”, mentre veniamo attaccate dai ragazzi.
Prendo tre aeroplanini e corro verso il divano, dove c’è Liam che mira a Chiara inutilmente. Provo a lanciare la mia arma verso di lui, con scarsi risultati, e scoppio a ridere subito dopo, facendomi scoprire da Liam che fino a quel momento non si era accorto di me. Lui inizia a lanciarmi gli aeroplani, cosa che gli viene molto più facile rispetto a Chiara per la distanza ravvicinata, mentre io cerco di coprirmi con le mie stesse braccia.
Il circo ci fa un baffo, questi sì che sono animali ben addestrati!
Prendo il cuscino più vicino che mi ritrovo e inizio a picchiarlo; lui corre verso il loro rifugio. Scavalco il divano e lo raggiungo, facendo passare il cuscino con fatica tra le sedie strette.
-Ehi, ma così non vale! – protesta. Ride, cercando di uscire dalla capanna, ma io lo blocco per una caviglia e continuo a dargli colpi di cuscino.
-Non mi importa! – rispondo, sopra le urla e le risa delle galline e dei polli fuori che si prendono a colpi di aeroplani di carta.
Per sbaglio, do un calcio al piede della sedia, così che cade all’indietro e si trascina il piumone, che ci cade addosso.
Sento il fischietto di Louis, seguito dalle sue urla: “codice rosso, uomini a mare!”. Mh, stiamo proprio annegando, Lou.
-Mi sono perso! – grida Liam. Io rido, mentre affaccio da sotto il piumone. Aria! Finalmente riesco a respirare. Vedo Harry per terra che rotola dalle risate e Niall che sventola un tovagliolo di carta bianco. Mi alzo di scatto, raggiungendo Alice e Chiara.
-Vittoria! – urla quest’ultima, mentre Louis fa partire We Are the Champions dei Queen.
-Il team Alfa ha vinto! – strilla, sopra le voci degli altri, comprese quelle dei cantanti.
 
-Mi spieghi dove stiamo andando conciati così? – domando a Liam, intanto che usciamo dal College e ci avviamo verso la metropolitana.
-Ci andiamo a divertire, non credi? – mi chiede lui in risposta. È piuttosto imbarazzante camminare tra le persone vestita da fantasma rosa insieme a pacman, ma sto iniziando ad abituarmi.
-Halloween è già passato, Lee. – gli spiego ironica, roteando gli occhi. A forza di stare con Liam e roteare gli occhi prima o poi mi cadranno, me lo sento.
-Non per noi. In una piazzetta qui vicino c’è una mini festicciola organizzata da un locale italiano. Sai che significa, vero? Musica popolare e pizza tutta la serata. Non è bellissimo? – chiede euforico. Se devo essere sincera la proposta mi entusiasma, preferisco però non darlo troppo a vedere.
La mia faccia è completamente truccata di bianco, tranne per l’eye-liner nero, mentre i capelli sono coperti dal cappuccio bianco del lenzuolo riciclato e usato come travestimento.
Quando saliamo sulla metro, tutti i passeggeri ci fissano divertiti e stupiti. Sorrido a Liam, lui ricambia. Per fortuna scendiamo alla prima fermata, lo sguardo della gente addosso era diventato troppo fastidioso e pesante, anche se tenuto per poco.
Ci ritroviamo in uno spiazzale illuminato da qualche lampione, con tantissima gente che balla, mangia, beve e si diverte con la musica. Questo posto mi è familiare, ma non riesco a collegare bene quando ci sono già stata.
Anche qui, tutte le persone si girano a guardarci e ridacchiano tra di loro, mentre noi ci incamminiamo verso il piccolo chioschetto con le bevande.
Una ragazza ci ferma. –Scusate, avete dei costumi bellissimi, posso farvi una foto? – ci chiede, sorridendo. Io e Liam ci scambiamo uno sguardo, un poco scossi da tutta l’attenzione che ci rivolgono stasera, e accettiamo.
Dopo aver scattato la foto, prendiamo due birre e cerchiamo un tavolino libero dove sederci.
Da lontano vedo Emily che parla animatamente con un ragazzo che non riesco a riconoscere. Lei, invece, ci riconosce nonostante il trucco e ci saluta sorridendo. Il ragazzo si sposta sotto la luce del lampione e riesco a vederlo in faccia. È Zayn, che non appena ci vede prende per mano Emily.
Vengo assalita dagli istinti omicidi, mentre sento il mio sangue trasformarsi in acido muriatico, scorrere nelle vene e arrivare fino al cervello.
Liam posa le sue mani sulle mie spalle e mi costringe ad andare via.
-Meglio tornare a casa…- borbotta.
Se ci fosso un premio chiamato “Persona che fa salire di più l’acido a Simona” lo vincerebbe sempre e solo Zayn Malik.



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sono finalmente tornata! Tengo a precisare che nessuna delle e-mail sopra citate sono vere, sono quindi inventate da me stessa eccetera eccetera.
Volete farmi sorridere? Lasciate una recensione c:

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Capitolo 13
*** Something weird is going to happen. ***


 


Crediti: Sara_Scrive, thank you 








Eccoci arrivati al giorno dell’ultimo progetto con la Goldsmiths; è inutile cercare di nascondere la malinconia e tristezza che c’è nell’aria oggi. D’altronde, siamo cresciuti in questa università, abbiamo fatto delle esperienze magnifiche a livello di studi e abbiamo stretto dei legami profondi con altri studenti.
L’ansia svanisce non appena vedo i miei ‘colleghi’ fuori la Tate Modern, insieme alle professoresse Greater, Mountainlion, Overmay e Flower.
Ignoro completamente Zayn e la sua compagnia, anche se con la coda dell’occhio vedo il primo abbassare la testa, e raggiungo Liam. Ben gli sta. L’ho supplicato, pregato di credermi, ma lui non ha voluto ascoltarmi. Peggio per lui. Non che io non ci pensi più, non che non ci stia male.
Penso a quella settimana passata insieme, a tutte le sorprese che mi ha fatto, al primo appuntamento di merda ogni giorno.
Ma adesso c’è Liam che mi aiuta a distrarmi, per fortuna. Come farei senza di lui?
La Flower mi da una pacca sulla spalla, facendomi cadere dalle nuvole. Io le sorrido imbarazzata, allontanandomi di poco da Liam.
Entriamo per ultimi, essendo alla fine del gruppo, nell’enorme galleria d’arte, la mia preferita tra tutte quelle londinesi.
Prendo Liam a braccetto, mentre mi guardo intorno, entusiasta. Per qualche secondo incrocio lo sguardo seccato di Zayn, che non sostengo più di tanto, tornando a guardare Liam.
Le professoresse ci conducono fino al secondo piano dell’edificio, nell’ala Est. È uno spazio enorme diviso in piccoli settori, separati tra di loro da alcuni separé di legno.
-Bene ragazzi, in questa sala ci sono 5 stand. Scegliete in coppia quello che preferite, e ricordate che dovete essere informati sugli artisti e sulle opere. Buona fortuna. – dice la Mountainlion, così io afferro la mano di Liam e iniziamo a correre verso lo stand di Monet, prima che possa farlo qualcun altro.
Adoro l’Impressionismo, e Monet, e tutti i suoi quadri. Sono stupendi. Così se ci capita qualche turista non siamo impreparati, o almeno, io non lo sono.
-Spiegami perché Monet. Tra un sacco di artisti che potevi scegliere, perché l’unico di cui non so niente? – mi chiede scocciato Liam, appoggiandosi al separé e rischiando di farlo cadere per terra. Mi giro dall’altro lato, facendo finta di non aver visto niente, mentre tutti guardano Liam ridendo.
-Liam, cerca di avere una certa…attitude. – gli sussurro, quando lo sguardo dei presenti si sposta dai nostri volti. Lui scoppia a ridere, dandomi una leggera spinta. Ma io ero seria.
 
Le prime due ore passano abbastanza velocemente; molti turisti si avvicinano allo stand di Monet per ascoltare noi, o meglio, me spiegare le opere e la vita dell’artista.
Alle 12 le professoresse ci concedono mezz’ora di pausa, così Liam i porta a bere un caffè in una caffetteria a Bankside. Ci sediamo in uno dei tavolini all’interno, vicino alla finestra.
-Raccontami, hai chiarito con Zayn? – mi chiede, mentre gira il suo frullato con la cannuccia nera. Sorrido amaramente, rigirando il mio caffè con il cucchiaino.
-No, Lee. Non credo che chiariremo mai davvero seriamente questa storia, è troppo complicato per entrambi da spiegare. – gli spiego, guardando un po’ lui e un po’ fuori dalla finestra.
Penso che la faccenda della scommessa, questo litigio, rimarranno in sospeso, un compito incompleto messo da parte da tutti e due, forse troppo orgogliosi per rimediare o solo convinti fermamente delle proprie opinioni.
Lui fa una smorfia. –Dai, non dire così…- cerca di incoraggiarmi. Io non reagisco, l’argomento mi rende nervosa e non voglio voltarmi male contro Liam.
-Facciamo così. Rispondi a queste domande che ti sto per fare con vero o falso. Ci stai? – mi chiede, sorridendo. Non so che cosa ha in mente, ma decido di assecondarlo, annuendo.
-All’inizio avevi intenzioni serie con lui. Vero o falso?
Ci rifletto su un poco e, un poco imbarazzata, rispondo “falso”.
-Secondo te, Louis gli ha detto della scommessa. Vero o falso?
Questa volta affermo con sicurezza “vero”. Sono convinta al 100% che sia stato Louis, non può essere stato nessun altro.
Liam sospira prima di fare la terza domanda. –Lui ti manca. Vero o falso?
La porta della caffetteria si apre, entrano dentro Nesbitt e Mason, seguiti da Zayn. Lui si accorge di me e Liam, quest’ultimo si gira a guardarlo.
Vedo lo sguardo di Zayn diventare freddo e distaccato, mentre i suoi amici lo portano via dal locale.
-Vero. – affermo, abbassando la testa e voltandomi a guardare dall’altra parte.
 
Anche questo ultimo progetto termina al meglio. Le professoresse abbracciano me, Alice, Harry e Zayn commosse, augurandoci il meglio per il futuro.
Anche la Greater, così rigida e severa, si ammorbidisce.
Liam mi ha detto di volermi portare in un posto speciale, dice che mi divertirò di sicuro. Saliamo nella sua macchina, una Range Rover grigia, giusto perché c’è crisi. Appena seduta sul sedile anteriore accanto al suo noto subito l’impianto per l’iPhone montato sul cofano, così chiedo a Liam di prestarmi il suo telefono e scorro la lista delle canzoni.
Ripongo l’iPhone nel mini impianto stereo e faccio partire “This Love” dei Maroon 5, una delle mie canzoni preferite. Liam inizia a scuotere la testa in modo buffo, facendomi ridere.
Inizia a cantare le prime strofe, lasciando sorpresa dalla sua bella voce, e dopo cantiamo insieme il ritornello. È incredibile come anche solo cantare una canzone può essere così divertente con Liam.
La canzone procede, come il nostro cammino, mentre io mi vedo costretta a fermarmi per osservarlo.
-Liam, hai una voce pazzesca! – mi complimento, stupefatta. Non lo facevo così bravo a cantare, prima d’ora non l’avevo mai sentito.
Lui mi sorride imbarazzato. La dolcezza di questo ragazzo mi spiazza.
-Chiara mi ha confessato che la professoressa Black vuole indurre un musical della scuola. Lei all’inizio ha cercato di spiegarle quali effetti potrebbe avere una fama da High School Musical sulla Goldsmiths, ma poi la professoressa è riuscita a convincerla. – gli racconto, entusiasta.
-E allora…?
-E allora tu devi partecipare! – esclamo, lui rotea gli occhi. –O almeno fare i provini. Ti prego, Liam, sei eccezionale. Fallo per me. – lo supplico, congiungendo le mani.
Lui scuote la testa ridendo. –Non mi convinci in questo modo. E poi prima dovrei aspettare la comunicazione ufficiale…
Capisco di averlo quasi convinto.
-Come vuoi tu. Significa che dovrai passare un altro anno noioso studiando Economia e buttando nel cesso la possibilità di diventare qualcuno di veramente importante e adorato all’interno dell’università e, chissà, anche fuori…- tento di confonderlo con il giro di parole, trattenendo le risate.
-Se il progetto verrà ufficializzato parteciperò, d’accordo? – mi accontenta, quasi incredulo delle sue stesse parole.
Io lancio un gridolino entusiasta, battendo le mani enfaticamente e facendo pentire Liam della sua scelta. Cose che capitano.
Quando la macchina si accosta al marciapiede impiego qualche secondo a riconoscere il luogo dove mi ha portato: il Luna Park.
La mia reazione, simile a quella di un bambino di cinque anni, fa ridere Liam, che perde tempo a prendere le chiavi della macchina, incastrate.
-Muoviti, Liam, avanti! – gli dico, bussando contro il finestrino. Lui riesce ad estrarre la chiave; successivamente esce dalla vettura e la chiude automaticamente.
Lui mi raggiunge correndo, dato che avevo iniziato ad incamminarmi senza di lui, e si mette alla mia destra, stringendomi la mano. Guardo prima le nostre mani e poi lui, confusa. Mi volto, guardando davanti a me e lasciandomi sfuggire un piccolo sorriso. Un sorriso per metà ironico, prendendomi in giro da sola per la situazione strana, e per metà sincero, sorpresa dalla situazione. E menomale che Liam è il migliore amico di Zayn…Okay.
Entriamo dentro il parcheggio dove è allestito questo Luna Park dell’ultimo minuto, perdendoci in mezzo alla folla chiassosa.
-Oh mio Dio, Liam. – lo chiamo, colpendolo con le nostre mani intrecciate.
-Che succede? – si gira, allarmato.
-C’è lo zucchero filato! – esclamo entusiasta, ridendo. Corro verso il carretto dello zucchero filato trascinandomi dietro Liam, che ogni tanto inciampa su qualche persona, scusandosi a caso.
Entrambi facciamo il nostro primo acquisto, entusiasti, e subito dopo ci avviciniamo ad uno stand con dei barattoli sistemati a piramide e, in alto, appesi i premi in peluches di varie dimensioni.
-Vieni qua, proviamo questo. – mi dice Liam, portandomi lì vicino.
-Salve, ragazzi. Se fate cadere tutti i barattoli vincete il peluche più grande. – ci spiega il venditore dietro il bancone. –Se ne fate cadere solo uno, vi meritate un bel portachiavi. – scherza, sorridendo.
Liam prende la pallina, facendo finta di concentrarsi. –Liam, posso farti distrarre o confondere? – gli chiedo, attaccandomi al suo braccio sinistro.
-Dipende. Se vuoi quel coniglio enorme appeso lassù no, altrimenti fai pure. – ribatte lui, sorridendo.
Io mi stacco, mormorando un “aaw, che dolce”.
Liam lancia la pallina gialla esattamente al centro della piramide, facendo cadere tutte le lattine. Le persone dietro di lui che osservavano la scena applaudono entusiaste, me compresa.
-Abbiamo un vincitore. – sentenzia dunque il venditore, sorridendo. Stacca dal filo in alto il coniglio bianco enorme e lo porge a Liam, che a sua volta lo da a me.
-Aaw grazie Lee, sei fantastico! – lo ringrazio abbracciandolo e rischiando di far cadere il mio zucchero filato per terra. C’è mancato poco, Dio…
Lui ricambia il mio abbraccio ridendo, dopo ci allontaniamo dalla folla e ci avviciniamo alle giostre.
Arriviamo davanti la Casa degli Specchi, quindi obbligo Liam ad entrarci. Altrimenti che siamo venuti a fare? Che senso ha un luna park senza casa degli specchi?
Entriamo dunque nel labirinto fatto di specchi e vetri trasparenti, dove altre persone si muovono a tentoni e altre sbattono ripetutamente la testa sullo stesso vetro.
-Liam, è impossibile. È la terza volta che passiamo di qui! – gli dico, fermandomi di botto. Lui si gratta la nuca nervoso.
-Ok, manteniamo la calma. Dovrà pur esserci un modo…- risponde, più a se stesso che a me. I nostri ragionamenti vengono interrotti dall’urlo glorioso di un bambino, che riesce a trovare la via d’uscita.
Liam inizia a sbattersi la testa contro un vetro di proposito, io sono troppo impegnata a ridere per aiutarlo.
Adesso ci siamo solo noi, tutti gli altri hanno seguito il bambino e noi siamo rimasti qui. Giriamo a zonzo nel labirinto, ridendo nervosamente e mandandoci qualche battutina.
-Guarda, ci sono Harry e Alice! – mi grida nell’orecchio Liam, facendomi venire voglia di rompergli uno di questi vetri in testa. –E anche Chiara e Niall…- continua, entusiasta. –E anche Zayn…e anche Zayn e Emily…- continua accigliato. Io schiaccio il naso contro il vetro per guardare meglio.
-Hanno avuto tutti la nostra idea…- conclude. Emily gli sta attaccata come una cozza, lui si guarda intorno. Alice e Chiara si accorgono di me schiacciata contro un vetro e del mio tentativo di sopprimere il coniglio di peluche e scoppiano a ridere.
-Liam, ci hanno visti! Siamo salvi! – esclamo, scuotendogli il braccio. Lui scoppia a ridere non appena si accorge di tutti gli altri fuori la Casa degli Specchi che muoiono dalle risate per noi.
Iniziamo a cercare di nuovo l’uscita, entrambi tenendo per mano il coniglio per non perderci. Una scena imbarazzante quanto divertente.
-Io mi arrendo. – sentenzio infine. –Moriremo qui dentro. –
Mi siedo per terra, abbracciando il coniglio sconsolata. Liam si siede accanto a me.
-E se non riusciamo davvero ad uscire? Se rimarremo intrappolati per sempre? – inizia, facendosi prendere dal panico.
-Beh, almeno moriremo insieme. – obietto, alzando un sopracciglio.
-Touché. – replica, ridendo.
Da fuori mi accorgo di un ragazzo con una polo rosa indicare verso la sua destra, guardandoci.
Io e Liam ci scambiamo uno sguardo confuso e ci alziamo da terra. Il ragazzo continua a gesticolare verso la sua destra, che per noi è la sinistra. Mi volto quindi da quel lato e mi accorgo di una grande freccia rossa che punta verso il basso.
-Ho trovato l’uscita! – esclamo esaltata. Ci avviciniamo a passo svelto verso la grande freccia rossa, ogni tanto sbattendo contro qualche vetro, e riusciamo finalmente ad uscire dal labirinto fatto di specchi.
Troviamo ad aspettarci Harry, Niall, Chiara e Alice. Emily e Zayn si sono smaterializzati, che peccato.
Decidiamo comunque di staccarci dal gruppo e continuare da soli, dato che Liam voleva “portarmi in un posto speciale”.
-Liam, l’ultima volta che hai voluto portarmi in un posto speciale ci siamo ritrovati in una piazza vestiti da pacman e un fantasmino e abbiamo pure incontrato Emily e Zayn. Puoi dirmi dove stiamo andando? – domando impaziente.
-Ti hanno mai detto che rompi le palle in una maniera impressionante? – mi chiede lui in risposta. Alzo gli occhi al cielo.
-E allora perché sei con me adesso? E poi non si risponde ad una domanda con un’altra domanda. – butto là, rendendomi conto dopo del mio sbaglio.
-Ma tu mi hai appena risposto con una domanda! – enfatizza, quasi offeso.
-Mi astengo dal rispondere. – chiudo il discorso, abbracciando il coniglio.
Arriviamo davanti un palazzo con un insegna enorme sul tetto che recita “HOTEL”. Mi volto verso Liam confusa, ma lui non mi dà tempo di aprire bocca che siamo subito dentro.
Nella hall c’è un caldo soffocante, la carta da parati è staccata dal muro in alcuni punti e la moquette, che un tempo suppongo fosse bianca, adesso è grigia. Non proprio un cinque stelle, diciamo.
Liam mi dice di aspettarlo esattamente dove sono, mentre si avvicina circospetto al receptionist. Si scambiano qualche parola sottovoce, dopodiché il signore dietro il bancone porge a Liam una chiave presa da un cassetto. Lui lo ringrazia e si avvicina sorridendo.
Iniziamo a salire le strette scale ricoperte dalla stessa moquette grigiastra, cercando di stare attenti a non mettere male un piede e cadere uno addosso all’altra.
-Non c’è un ascensore? – domando alla terza rampa di scale, già esausta.
-Siamo quasi arrivati, avanti. – risponde lui, il respiro affannato.
Mi sta salendo l’acido al cervello.
 
Riusciamo finalmente ad arrivare all’ultimo piano, non proprio sani ma quantomeno salvi. Liam infila la chiave nella serratura dell’unica porta di quel piano; leggermente sollevata dal pavimento, un poco stretta e di metallo, arrugginita vicino i bordi.
Quando la stessa si apre, entra una soffiata di vento che per qualche secondo riesce a far respirare l’ambiente alle nostre spalle. Attraversata la soglia ci ritroviamo sul tetto del hotel. Subito mi avvicino ai bordi bassi, ammirando il panorama che mi si presenta davanti.
Mi siedo sul cornicione davanti l’enorme insegna “hotel” e accanto a me si siede Liam, mettendomi un braccio intorno alle spalle.
-Tra tre giorni dobbiamo lasciare l’università…non so nemmeno se nella nuova università ci faranno finire l’anno scolastico, probabilmente lo perderemo. – lo informo, sospirando e appoggiando la testa sulla sua spalla.
-Domani portate i moduli di iscrizione a casa nostra, li compileremo insieme…magari la prenderemo anche a ridere, sai com’è, quando siamo tutti insieme. – replica, cercando di rassicurarmi.
-Sarà dura lasciare la Goldsmiths. Ma soprattutto mi dispiace infinitamente per…- inizio, venendo interrotta da Liam.
-Per Zayn. – termina la frase al mio posto.
-Sì, andiamo, era il suo primo anno alla Goldsmiths e l’ultimo anno prima della laurea, e probabilmente per colpa mia l’anno prossimo dovrà ripetere l’anno. Sono un disastro. – ribadisco.
-Smettila di darti continuamente la colpa di quello che succede. Se la Mountainlion non vi avesse scoperti, tuo fratello e Alice sarebbero stati comunque espulsi. Vorresti darti la colpa anche di questo? È successo quello che è successo, l’espulsione, la storia della scommessa, e quant’altro. Adesso non puoi più cambiare niente, è inutile farne drammi personali fino allo sfinimento. – risponde.
Segue un piccolo momento di silenzio. Liam ha ragione, lui un modo per avere ragione lo trova sempre.
-Grazie, Liam. Mi stai facendo ragionare, un poco. – rispondo io con una risatina. –In questo periodo sei più profondo, o sbaglio?
Lui ridacchia. –Mi succede solo quando sono con te.
Io aggrotto la fronte. –Spiegati meglio.
-È strano anche per me. È che da un lato tu mi rendi così nervoso alle volte, che non so nemmeno cosa dirti, cosa risponderti, mi fai bloccare, certe volte non riesco nemmeno a salutarti, e mi sembra di essere di nuovo un sedicenne. Però da un altro lato, quando siamo insieme, mi viene spontaneo essere più me stesso, svelare quella parte di me che nessuno ha mai conosciuto, anche non rendendomi conto di quello che dico, vengo preso alla sprovvista solo in un secondo momento dalla mia sicurezza. Quando sono con te mi dimentico che il tempo passa, che il mondo sta crollando, che dovrei tornare all’università o studiare per l’ultimo esame, che dovrei richiamare i miei amici o che dovrei rispondere a un’e-mail di un professore. Sono più spensierato, imprudente, leggero. Rischio, quando sono con te. – ammette, parlando a tratti più velocemente e ad altri più tranquillamente.
Io posso soltanto restare impressionata dalle sue parole. Non pensavo che potessi mettere Liam in una situazione così contrastante, dato che ogni cosa che facciamo insieme viene così naturale, non credevo di poter suscitargli tutto questo.
-Mi lasci senza parole, lo fai sempre. – commento a bassa voce. Allora lui si avvicina ancora di più, fino a quando le nostre labbra si sfiorano. Esita per un attimo e, infine, mi bacia.



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Ho messo più tempo a scrivere questo capitolo perché speravo di ricevere almeno una recensione a quello scorso. Ho deciso che continuerò a scrivere la storia, ma non pubblicherò fino a quando non mi darete segni di vita(?).
Anyway, grazie a tutti i lettori.
Ho scritto una spin-off dal POV di Zayn, Who's that girl. Passateci :)

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Capitolo 14
*** Time to choose. ***



Crediti: Sara_Scrive, thank you 





 
«Ci sono cose che non finiscono come dovrebbero o come vorresti; è che semplicemente sono destinate a finire così.
Che tu lo voglia oppure no.»

 
 
 
 

Tempo di scegliere.
È arrivato il fatidico momento nel quale dobbiamo riunirci tutti attorno ad un tavolo e scegliere come continuare la nostra vita. Per questa occasione, ci ritroviamo, come sempre, tutti a casa mia, stesi sul tappeto del salone, piuttosto che attorno al tavolo.
Io sono tra Alice e Liam, accanto alla prima c’è Harry e dopo di lui Niall, Chiara e Louis. Aspettiamo soltanto Zayn e, ovviamente, Emily. Una volta che abita accanto casa nostra viene anche lei, immischiandosi in un contesto dove non c’entra proprio niente. Ma a me sta bene, non ho intenzione di fare scenate o roba del genere; adesso devo soltanto concentrarmi su me stessa, per una volta.
Bussano alla porta, Louis si alza per andare ad aprire e dopodiché fanno la loro entrata nel soggiorno Emily e Zayn, salutando genericamente tutti e accomodandosi tra Niall e Louis, guarda caso proprio di fronte a me! Che coincidenza, ragazzi. Prendo da dietro di me delle grandi buste gialle e alcune carpette trasparenti.
-Allora, nelle carpette ci sono i moduli d’iscrizione alle nuove università. Ci sono tre diverse università per ogni carpetta, in modo che, se una non dovesse accettarci, abbiamo due di riserva. Mettete ovviamente la preferenza. – dico guardando Alice, Harry e Zayn a turno. Porgo loro le carpette in seguito, lasciandone una da parte per me. Lancio un piccolo sguardo a Liam prima di uscire i miei moduli dalla carpetta: UCL, Cambridge, Oxford. Ovviamente preferirei la UCL per questioni di comodità, ma le altre due università sono eccezionali e, certamente, sarebbe un onore studiare lì…
Inizio a compilare per primo il modulo della UCL, facoltà di Economia, inserendo i miei dati personali. Nella stanza regna un silenzio tombale; Niall si alza.
-Vado…a prendere dei biscotti…- mormora, col muso lungo, non a qualcuno in particolare. Anche Chiara si alza, aggiustandosi la maglia.
-Emily, ti va di fare il giro della casa? – le chiede, stranamente gentile. Anche Chiara non la sopporta, è strana questa cortesia nei suoi confronti.
Harry e Alice si scambiano qualche parola all’orecchio, Alice inizia a ridere sottovoce. La cosa mi puzza, nuovamente. Entrambi si alzano.
-Stiamo tornando, siamo un attimo fuori. – dice Harry, dopodiché si dileguano. Rimaniamo solo io, Liam, Louis e Zayn. Non riesco ancora a capire cosa sta succedendo, ma continuo comunque a compilare il modulo. Concentrazione, Simona.
-Liam, devo parlarti, puoi venire un secondo? – lo chiama Alice, prima di uscire dalla casa. Lui mi guarda, io gli accenno un sorriso e va via. Adesso siamo solo io, Louis e Zayn. Credo non esista situazione più imbarazzante di questa. Inizio ad agitarmi e ad innervosirmi. Zayn va in cucina, senza dire niente.
-Credo che questo sia il momento in cui tu te ne vai e mi lasci da sola, Louis. – gli suggerisco, pungente.
-No, non è per niente il momento. Dobbiamo parlare. – mi dice serio, avvicinandosi. Posso dire di non aver mai visto Louis parlarmi così seriamente in tre anni che lo conosco? –Spiegami perché ce l’hai così tanto con me, spiegami perché ogni occasione per te è buona per urlarmi addosso, per picchiarmi o smettere di rivolgermi la parola.
Lo guardo bene, poi scoppio a ridere fragorosamente.
-Louis, tu sai benissimo il motivo per cui faccio tutto ciò, è inutile che continui a negare. Tu avevi intenzione di rovinare tutto fin dall’inizio, e ci sei riuscito. Devo farti i miei complimenti. – ribatto, freddamente, alzandomi dal pavimento.
-Vuoi dirmi una volta per tutte a cosa ti riferisci invece di fare giri di parole inutili? – alza il tono di voce, mentre sto per uscire dalla stanza.
-Della scommessa, sempre e solo della scommessa! È tutta colpa tua, quello che è successo e che sta succedendo, è colpa tua. – gli urlo contro, puntando il dito. Lui mi guarda sconvolto, con la bocca spalancata e le braccia all’aria.
-Simona, Cristo, io non ho detto niente a Zayn della scommessa! Sarebbe inutile continuare a negare se davvero avessi fatto la spia io, arrivati a questo punto. Te l’avrei detto già da un pezzo! – replica, sempre con il tono di voce più alto. –Non avrei motivo di farti questo…- continua, più calmo, avvicinandosi.
Abbasso lo sguardo. Non devi cedere, Simona. Ti sta facendo il lavaggio del cervello. È ovvio che è stato lui, chi altro può essere stato?
-Non mi credi. – sentenzia infine, sbuffando.
-Come posso crederti? Fin dall’inizio hai sempre detto esplicitamente che avresti riferito a Zayn della scommessa e, guarda caso, il giorno della scadenza lui mi confessa che sa tutto da sempre, in pratica. – ribadisco, incrociando le braccia al petto. 
-Simona, ascoltami…- comincia, avvicinandosi ancora. –Non ho mai avuto intenzione di farti del male per davvero. Volevo soltanto prenderti in giro, ma la cosa non è durata più di due giorni…se avessi voluto farvi lasciare, credimi, lo avrei fatto già da un pezzo! – confessa sincero. Mi lascio scappare un sorriso, tradendo la mia maschera seria.
Liam, Alice e Harry tornano da fuori e, seguiti da Niall, si accomodano di nuovo per terra. Chiara e Emily sono ancora in giro per la casa, probabilmente Chiara l’ha segregata da qualche parte sperduta, magari in un armadio segreto o quant’altro. Vado verso la cucina; lì c’è Zayn. Ci guardiamo per qualche istante, lui appoggiato con la schiena contro il piano di marmo, io sulla soglia della porta. Si volta, fa finta di cercare qualcosa dentro il frigo. Apro lo sportello della dispensa per vedere se i biscotti che Horan doveva portare mezz’ora fa sono integri e, in effetti, sono ancora al loro posto. Afferro la confezione, mentre Zayn sta per andare via dalla stanza.
-Chi ti ha detto della scommessa? – la butto lì, senza giri di parole. Lui si ferma sull’uscio, dandomi le spalle. Sospira e si volta.
-Che senso ha, ormai? – domanda, più a se stesso effettivamente ché a me.
Inizio ad agitarmi, aggiustandomi nervosamente i capelli.
-Mi chiedi che senso ha? – chiedo retoricamente, ridacchiando. –Facciamo un ragionamento al contrario, tu puoi credermi come non puoi, non costringo nessuno. All’inizio, saranno stati i primi due giorni, stavo con te quasi solo per la scommessa. Poi hai cominciato a piacermi veramente e, vediamo, che è successo? L’ultimo giorno della scommessa, ormai persa, mi confessi che sai tutto fin dall’inizio. Io devo sapere chi te l’ha detto, devo sapere chi ha rovinato tutto, sua maestà consentendo. – continuo, evito di gesticolare dal nervosismo.
-Lascia che ti dica che tu hai rovinato tutto con le tue mani, completamente da sola. Cercando di ingannarmi, con le belle parole, i sorrisi e tutto il resto. Posso anche confessarti che per un momento ho anche dubitato del mio migliore amico, ho creduto che tu fossi una persona sincera e che non mi stessi soltanto illudendo! – anche lui alza gradualmente la voce. Non posso che soffermarmi su “migliore amico” e rimanerne perplessa.
-Io non ti ho mai ingannato né illuso! Tutto quello che ho detto e che ho fatto è stato assolutamente sincero, non mi è passato nemmeno per l’anticamera del cervello di abbindolarti, ti sei fatto troppi film mentali da solo. – protesto, dimenticandomi di moderare il tono di voce. In cucina entra Liam.
-Liam, vai via. – gli ordina Zayn, senza interrompere il contatto visivo con me.
-No, Liam resta. – ribatto. Chi è lui per dargli degli ordini? La Regina Elisabetta? Non credo. E poi la storia del migliore amico…non voglio passare a conclusioni affrettate, non può essere. Inizio ad entrare nel panico.
-Certo, chiudi con uno e inizi con un altro nemmeno una settimana dopo…dovresti rivalutare le tue priorità. – commenta Zayn. Eccola, la goccia che fa traboccare il vaso.
-Tu sei proprio l’ultima persona che può criticare in base a questo, il giorno dopo la tua scenata già uscivi con Emily! Sei una persona così ipocrita, Zayn, che neanche tu te ne rendi conto. Cadi nel ridicolo solo per non ammettere quello che è ovvio. – gli urlo ormai contro, non badando alla faccia scandalizzata di Liam. –E poi sentiamo, spiegami bene questa storia del tuo migliore amico.
-Quando Liam mi ha detto della scommessa…- inizia. Ecco il momento in cui tutte le mie certezze precipitano un’altra volta, la mia fiducia tradita un’altra volta, mentre sento un nodo alla gola mi giro furiosa verso Liam.
-Gli hai detto della scommessa?! – strido ancora una volta, sconvolta.
Zayn in questo momento sembra più perplesso di me. Non posso credere che Liam abbia potuto farmi una cosa del genere, sento crollarmi il mondo addosso…
-Non è come sembra, mi è scappato…- farfuglia, gesticolando nervosamente.
-Oltre ad avermi fatto litigare con Louis, incolpandolo continuamente di qualcosa in cui non c’entrava niente, hai rovinato tutto tra me e Zayn, ti rendi conto? Hai tradito la mia fiducia! In questi giorni sei restato a guardare mentre io urlavo contro Louis, hai lasciato che un tuo amico pagasse le conseguenze delle tue azioni! – sbraito, alzando le braccia al cielo.
-Un momento, lei era convinta che Louis avesse tradito la sua fiducia e tu nonostante questo hai continuato a fare la tua figura con le belle parole? Hai continuato a stare con lei? – gli chiede Zayn, scosso.
-Io non potevo restare a guardare mentre tu te ne fregavi! Lei aveva bisogno di qualcuno e io ero l’unico che stava lì per lei, in ogni caso, quindi non venire a fare la ramanzina a me, Zayn. – ribatte lui, teso.
-In questi giorni mi hai soltanto preso in giro! Non ci posso credere! – ripeto, portandomi le mani alla testa. Nel frattempo entrano in cucina Chiara e Emily, seguite da Harry.
-No, Simona, ascoltami, tutto quello che ti ho detto di provare è assolutamente vero, non ti ho mentito di una virgola sui miei sentimenti, devi credermi…- ribadisce Liam, avvicinandosi e cercando di prendermi le mani.
-Come faccio a crederti se mi hai mentito per tutto il tempo che siamo stati insieme? Hai anche avuto il coraggio di farmi litigare con Louis…questa è una casa di pazzi! – strillo, uscendo di corsa dalla cucina e dalla casa, correndo verso l’uscita del campus.
Tutto inizia a farsi confuso e rumoroso nella mia mente quando, qualche metro prima il cancello, mi getto sul prato morbido, di nuovo con le mani fra i capelli e gli occhi socchiusi.
Sento qualcuno correre dietro di me, affannando.
-Simona…- è Liam. Roteo gli occhi, sbuffando, e mi alzo dal prato, continuando a dargli le spalle. –So di aver sbagliato e non aver detto la verità fin dall’inizio ha solo peggiorato le cose. Ma io non voglio che questa sciocchezza rovini il rapporto che si è creato tra di noi in questi giorni…- continua, avvicinandosi.
Mi volto furiosa. –Sciocchezza? No, Liam, qua l’unica sciocchezza è stata essermi fidata davvero di nuovo di qualcuno. – concludo il discorso, uscendo di corsa dal cancello dell’università e, questa volta, senza essere seguita da nessuno.
 
Da circa mezz’ora sona ferma sulla collina di Parliament Hill, sola, in mezzo ai tulipani rossi e gialli, con il mio vestito blu e una scatola di macarons sulle ginocchia. Fanno schifo, ma li mangio ugualmente, per disperazione.
Assisto da brava spettatrice al mio conflitto interiore, mentre all’esterno apparentemente sembro tranquilla, più confusa ché persuasa.
È che io non ce la faccio a reggere tutto questa pressione in così poco tempo.
Lo stress dell’università, e adesso scoprire che Louis ha sempre avuto ragione mentre Liam mi ha ingannata… penso di essere un disastro ambulante, un fallimento. Non riesco a distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato e finisco sempre per ferire sia i miei sentimenti sia quelli di qualcun altro.
Non ho versato una lacrima, credo di averle finite tutte il giorno in cui finì la scommessa; non ho più urlato contro nessuno, ma non mi farei scrupoli ad aggredire un qualunque turista che mi importunasse.
Credo di aver capito che io non sono fatta per queste cose. Per le relazioni, intendo. A partire dal fatto che mi attirano tutti i soggetti complicati… poi io non sono in grado di tenere sulle spalle il peso di un rapporto. E se non mi allontanano prima loro lo faccio io, quando mi accorgo che la cosa sta diventando troppo seria. Io sono anche un peso per me stessa, non solo per la gente che mi circonda. E sarà per il dramma del momento che sto pensando tutte queste cose ma credo sia la verità.
Mi sento come un sassolino sulla riva di un mare fin troppo agitato. Mi trascina con sé, infondo, lontano, poi mi riporta a riva e per quell’attimo di tregua penso di essermi salvata, di essere al sicuro, ma poi ricomincia tutto daccapo. E vengo scaraventata da ogni parte, vengo sovrastata da altri sassolini nel periodo più acuto della mia vulnerabilità, e quando sto per rimettermi in piedi da sola, è sempre la stessa storia.
Questa è una condizione dalla quale non uscirò se non capirò davvero che cosa è giusto per me, in questo momento. È la verità.
Qualcuno si avvicina e si siede lentamente accanto a me, senza proferire parola. Riconosco i jeans di Louis con le svolte alla fine.
-La verità fa schifo. – proclamo, poggiando la testa sulla sua spalla.
-Posso chiederti perché hai deciso di fare la scommessa su Zayn? – domanda, tenendo sempre lo sguardo fisso davanti a sé.
Taccio per qualche secondo. –Io non so… Mi colpì in modo tremendo, era una persona che volevo assolutamente conoscere. Era tutto quello che volevo in quel momento. Certe persone ti colpiscono subito, dal primo impatto.Ti presenti, si presenta, magari in un primo momento non ricordi nemmeno il suo nome e...e...sbaam. Il cuore non capisce più nulla, tu non ci capisci più nulla.
Un attimo e la tua vita cambia, lui è lì, di fronte a te, e da quel giorno in poi per te la sua voce, il suo viso, il suo modo di fare, il suo sorriso, diventano un chiodo fisso. E pensare che fino a poco tempo prima nemmeno lo conoscevi. – sussurro quasi, per paura che qualcuno oltre Louis potesse sentirmi. Proprio quando penso che non potrebbe andare peggio, ecco una giornata di merda.
Louis tossisce. –Ascolta, Simona, le delusioni vanno e vengono. In un primo momento è difficile, ma più sono e più diventi forte. Ogni delusione va via. Naturalmente, a volte, ritornano, poi arriva un'altra ancora e ancora, ma con il tempo puoi imparare a combattere con essa, o semplicemente lasciarla andare. Quindi non abbatterti, non smettere di credere in te stessa… andrà meglio, devi solo pensare al lato positivo. – tenta di rassicurarmi, accarezzandomi il braccio.
-Louis, mi dispiace tanto… tu eri l’unico che mi diceva la verità, ma nonostante questo ogni volta che ti vedevo ti picchiavo o ti urlavo contro di odiarti… non è vero, non ti odio. – dico, iniziando ad agitarmi, mentre lui ridacchia.
-Lo so che non mi odi, ma credo che dovresti parlare con Zayn, e anche con Liam. – mi consiglia, spingendomi con il gomito.
-Non se ne parla minimamente, io non parlerò mai più con Liam! E con Zayn…ogni volta che proviamo a parlare finiamo per litigare e urlare. Sinceramente diventa stancante a lungo andare. – protesto, incrociando le braccia al petto.
-Prenditi il tuo tempo…avete ancora due giorni prima di dover lasciare l’università, e prima di sapere quali altre università hanno accettato la vostra richiesta d’iscrizione. Zayn ha compilato il modulo primario per Oxford…ti consiglio di parlargli prima che se ne vada. – annuncia, io mi sento sbiancare.
-Ma non è sicuro che lo prendano…- obietto, iniziando a sfregare le mani nervosamente.
Lui ride, buttando la testa indietro. –Andiamo, chi non vorrebbe uno studente come Zayn nella propria università? Lui non è come noi.
Rido anche io, alzando un sopracciglio.
-Grazie. – lo ringrazio, abbracciandolo.
Dopodiché ci alziamo, a fatica, dal prato e usciamo dal parco diretti di nuovo verso la Goldsmiths.
Farò come mi ha detto Louis, gli parlerò, sistemerò tutto…ma non oggi.




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Hi guys!

Ho finalmente finito il capitolo e mi sento un peso in meno sulle spalle. Da questo capitolo, la storia prende una svolta molto importante: si scopre finalmente che Liam ha detto a Zayn della scommessa e non Louis, e i ragazzi compilano i moduli per l'iscrizione alla nuova università. In breve, nuovi drammi ☾
Fatemi sapere come vi sembra, non aggiornerò fin quando non avrò almeno due recensioni ahahahah.
☾Simona☾
(non mi sono fissata con la mezza luna, nono.)

 

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Capitolo 15
*** Love will tear us apart. ***




 


Crediti: Sara_Scrive, thank you 


 









«L’amore ci distruggerà, di nuovo.»
 
 
 
Vengo presa alla sprovvista da un giramento di testa mentre ballo sul tappeto della mia stanza a ritmo di “Love Will Tear Us Apart” degli Joy Division, venendo così costretta a fermarmi e appoggiarmi allo schienale della sedia bianca con entrambe le mani. Chiudo gli occhi, inspiro ed espiro. Non c’è tempo da perdere, mi ripeto.
È lunedì, e io sto preparando i bagagli. A dire il vero sto mettendo sottosopra la mia stanza, facendo una cernita di cose da buttare, cose da conservare e cose da vaffanculo, rigorosamente divise in tre scatoloni di cartone. La scatola “cose da vaffanculo” riguarda più che altro felpe, magliette e cappellini vari dell’università, progetti con il gruppo di giornalismo e foto e video con i ragazzi. Devo ammettere che mi mancherà tutto questo.
Mi guardo intorno, stranita dal vuoto insolito della mia camera. Bussano alla porta, lascio correre la radio.
-Avanti. – rispondo, lasciandomi cadere sul mio letto. Fa il suo ingresso nella stanza Niallino Ciambellino, con in mano un sacchetto bianco e un bellissimo sorrisone timido dipinto sulla faccia.
-Buongiorno! Ti ho portato la colazione…- dice, sedendosi accanto a me. Io ridacchio, abbracciandolo e dandogli un bacio sulla guancia.
-Cosa farei se non ci fossi tu? Dovrei inventarti in qualche modo! – replico, aprendo in pacco e trovando incartato un mega-cornetto al cioccolato bianco. Come si fa a non amare Niall?
Divido a metà il cornetto, offrendogli una delle due parti che lui ovviamente accetta e possiamo finalmente gustarci la nostra penultima colazione insieme.
Alla radio parte la canzone “Don’t Look Back In Anger” degli Oasis e io e Niall, grandi fan esaltati della band, iniziamo a cantare imitando un concerto e usando i cornetti – o quel che ne è rimasto – come microfono. Quando, richiamato dalle nostre urla sulle note della canzone, entra nella stanza Louis, gli urliamo – o dedichiamo – la strofa prima del ritornello che recita “you ain’t ever gonna burn my heart out” ovvero, non farai mai fuori il mio cuore, al ché lui scappa fuori dalla mia stanza correndo, e noi lo rincorriamo giù per le scale.
In quel preciso momento, Harry entra in casa sbandierando delle buste bianche ai quattro venti e urlando “È arrivata la posta!”, dietro di lui c’è anche Zayn. Questo può solo voler dire che sono arrivate le risposte dalle università. Io e Niall non cantiamo più, e Louis ha smesso di correre. Dalla cucina escono Alice, Chiara e Liam, e tutti seguiamo Harry in salone, sedendoci di nuovo per terra.
A turno, ci porge le buste, ognuno di noi ne ha tre, e soltanto una di loro è una lettera d’accettazione. Ansia. Ne apriamo una tutti insieme, la mia prima è da parte dell’università di Cambridge.
Leggo velocemente in mente fino al punto “…pertanto, la sua richiesta d’iscrizione è respinta.” Anche se non era la mia priorità, sento ugualmente un tonfo al cuore. La lancio al centro del cerchio, dicendo “respinta”.
A turno, Alice, Harry e Zayn scartano le loro lettere respinte, fino a quando rimaniamo tutti con una sola busta in mano. È possibile che anche questa università ci abbia scartati, quindi potremmo essere “con il culo a terra”. Quella mia e di Harry è della UCL, quella di Alice del KCL e quella di Zayn di Oxford.
Apro lentamente la mia busta, contenente una lettera breve.
 
Gentile Sig.na Styles Simona,
La informiamo che la nostra Segreteria Studenti ha ricevuto la sua richiesta di iscrizione alla nostra prestigiosa Università, la quale richiesta è passata direttamente sotto le mani della nostra illustre Preside, la professoressa Mathilde Backword.
Abbiamo esaminato i Suoi fascicoli riguardanti il liceo e la Sua antecedente Università frequentata, la Goldsmiths University of London, che hanno saputo rispondere ai requisiti minimi da noi desiderati. Pertanto senz’altro indugio La informiamo che la sua richiesta è stata accettata.
 
A queste ultime tre parole mi lascio sfuggire un urlo di gioia e corro ad abbracciare Harry, che anche lui è stato accettato alla UCL. La lettera continua.
 
Prima di diventare a tutti gli effetti uno studente della nostra Università, si deve conseguire un breve test di Cultura Generale presso la sede centrale dell’università sita nel quartiere di Bloomsbury, Londra, giorno 30 Aprile. Presso la stessa sede Le verranno consegnati i libri, l’uniforme facoltativa e la chiave del Suo appartamento nel campus. I Suoi corsi inizieranno lunedì 4 Maggio e termineranno il 26 di Luglio. Per maggiori informazioni, Si rivolga direttamente alla segreteria.
Cordiali saluti.”
 
Anche Alice è stata accettata al King’s, e ovviamente, Zayn è stato accettato ad Oxford. Quindi, questa è la fine vera e propria. Lui si trasferirà in un’altra città e prenderemo finalmente vie separate. Rimanendo nella stessa università e frequentando le stesse persone abbiamo solo allungato il tempo e rimandato l’addio che dovevamo darci un po’ di tempo fa, abbiamo continuato a cercarci in silenzio e con orgoglio, ma dopo di questo sarà tutto finito.
Forse doveva andare così fin dall’inizio, forse semplicemente non siamo fatti nemmeno per restare amici. Ma va bene così.
Dopo i vari festeggiamenti, torno nella mia stanza per sistemare le ultime cose. Domani dobbiamo andare via nel primo pomeriggio, e io e Harry torneremo a casa dei nostri genitori con Alice, fino a quando non dovremo andare all’università. Zayn starà a casa di suo padre a Primrose Hill.
Sarà difficilissimo dire addio a questo posto, al mio gruppo di giornalismo, ma soprattutto ai miei coinquilini, con i quali infondo sono cresciuta e ho fatto le peggiori cazzate. E, anche se è difficile da ammettere, sono sicura che sarà difficile abituarmi all’assenza di Zayn, abituarmi a non vederlo più nemmeno da lontano, a non vederlo ridere e scherzare. Infondo lui è uno di quelli che quando non ci sono più lo senti. Come se il mondo intero diventasse, da un giorno all’altro, un po’ più pesante.
Decido di approfittare di questo penultimo giorno per andare a trovare il mio gruppo di giornalismo e vedere come se la cava Martin come mentore.
Busso alla porta dell’aula 51 del piano terra, dove abitualmente si ritrova il mio ex A-Team, e appena entro tutti mi accolgono con grande sorpresa ed entusiasmo. Per adesso stanno lavorando su vari pezzi per la conclusione della sessione e per la preparazione alla sessione estiva. Mentre parlo animatamente con i ragazzi, Martin si scusa e mi chiede di parlarmi in privato, così usciamo dall’aula.
-Allora? Con Zayn? – mi chiede curioso, appoggiandosi con il palmo della mano sinistra sullo stipite della porta e bilanciando il peso del suo corpo sul braccio.
La domanda mi mette in difficoltà. –Beh, siamo sempre allo stesso punto… solo che è stato accettato a Oxford, come si prevedeva d’altronde. – riferisco, grattandomi la nuca. Lui aggrotta la fronte.
-Ma avete provato a parlare…? – domanda, mordendosi il labbro inferiore.
Io ridacchio, colpevole.
-Più o meno…solo che non è andata. Altri casini. Credo sia meglio evitare per il momento… siamo troppo distanti. – ammetto, sorridendo leggermente. Martin sospira e mi abbraccia, io mi lascio abbracciare. Essendo tutti stanchi dei drammi, preferisco evitare di scendere nei dettagli del discorso e, dato che da domani in poi le nostre strade si separeranno definitivamente, lasciarmi tutto alle spalle.
Saluto Martin e il resto del gruppo e torno verso la Quinta, devo abituarmi a non chiamarla più “casa mia”. Quando arrivo, trovo solo Liam, tutti gli altri sono usciti stranamente.
-Simona, posso parlarti? – mi chiede quando esce dalla cucina. Io mi volto verso di lui, lo osservo per qualche secondo e dopo aver pronunciato un “certo” vado verso il salone. Lui mi segue e ci sediamo insieme su uno dei due divani.
-So di essermi comportato di merda, non ci sono parole per descrivere quanto mi dispiace, davvero ti chiedo scusa dal profondo del mio cuore. Ormai la situazione è questa e non si può cambiare, ma sappi che se si potesse tornare indietro non rifarei mai quello che ti ho fatto. – si scusa, passandosi più volte le mani sul viso e sulle ginocchia. Io sorrido dolcemente.
-Liam, accetto le tue scuse… ma non ti posso perdonare. – dico semplicemente, dopodiché mi alzo dal divano e lascio la stanza, lasciando altrettanto Liam con i suoi rimpianti.
 
Finisco finalmente di preparare le mie valigie e i miei scatoloni, guardando con rammarico la scatola “cose da vaffanculo”. Stasera noi ragazzi della Quinta e i ragazzi della Nona (Zayn, Mason e Nesbitt) andiamo a cenare fuori, come ultima sera insieme nel college. Il preside ha eccezionalmente dato il permesso ai ragazzi di ritirarsi un’ora più tardi del coprifuoco, eccezione fatta ovviamente per gli espulsi. Così, dovrò sopportare un’altra serata con Liam e Zayn contemporaneamente. L’unica che se la passa meglio di tutti qui è Chiara, che sta con Niall e non ha problemi di nessun tipo.
Quando arriviamo in pizzeria la mia voglia di vivere è già 1000 punti sotto lo 0, ma sorrido e rido ugualmente per non fare lamentare gli altri. Evito in tutti i modi possibili il contatto visivo e, mentre gli altri aspettano le pizze, decido di alzarmi e uscire fuori a fumare una sigaretta.
Mi siedo sopra un muretto isolato in tra due piante spoglie e cerco inutilmente di far funzionare l’accendino, evitando di smadonnare. Mentre tengo lo sguardo basso, una mano mi porge un accendino, che io accetto senza esitare.
Solo dopo aver acceso la sigaretta e restituito il clipper mi accorgo che mi era stato offerto da Zayn Malik in persona. Sussurro un grazie, distogliendo lo sguardo.
-Stai bene? – domanda, sedendosi accanto a me. Continuiamo a guardare avanti, senza far incontrare gli sguardi.
Sorrido sotto i baffi, chiudo gli occhi. –Sì, sto bene. Tu come stai?
-Bene. – dice soltanto, sbottonando i primi due bottoni della camicia bianca e sospirando.
Restiamo per qualche minuto in religioso silenzio, aspirando nicotina a raffica.
-Quando partirai per Oxford? – gli chiedo, buttando la cicca sul marciapiede.
-Tra due giorni. Preferisco non stare molto a casa di mio padre, meglio partire subito. – risponde, il tono di voce leggermente più confidenziale. Spegne la cicca per terra, si alza dal muretto e la butta nel cestino dei rifiuti alla fine del marciapiede. Poi ritorna verso di me, le mani nelle tasche dei pantaloni.
Restiamo fermi a guardarci negli occhi, in silenzio, dicendo tutto quello che avremmo voluto dire con lo sguardo. Zayn sorride a labbra strette, si volta e inizia a camminare. Io lo seguo, lo fermo senza pensarci.
-Cosa ne farai di tutto quello che è successo in queste settimane? Di Emily, di Liam, dei ragazzi…di noi. – chiedo ingenuamente, mantenendo un tono vago.
Lui ridacchia e si allontana camminano all’indietro.
-Je m’en fous. – sono le ultime parole che pronuncia.









Buonasera!
Ho deciso di aggiornare dopo tanto tempo perché è tornata l'ispirazione e perché ho deciso di finire la storia in fretta. Dopo questo capitolo ne verranno pochi, ho cambiato un po' la trama iniziale ma era necessario per non fare durare la storia un millennio. Detto questo, fatemi sapere cosa ne pensate! Simona

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Capitolo 16
*** Je m'en fous. ***



Crediti: Sara_Scrive, thank you 
 










Je m’en fous – me ne fotto. Queste sono state le prime e ultime parole che Zayn mi ha rivolto ieri sera. Ebbene, il buongiorno oggi non è dei migliori, come del resto non lo è più da quando Zayn è uscito dalla mia vita e si sono susseguiti drammi dopo drammi.
Questa notte non ho chiuso occhio e ho pensato tanto e tanto a tutto quello che è successo nel giro di due settimane: conoscere un bel ragazzo, scommettere su di lui, innamorarmi di lui, essere scoperta, essere tradita dal suo migliore amico nonché mio coinquilino, perderlo per sempre. Ho capito che tutto ciò che accade è determinato dalle tue azioni, ma anche le azioni degli altri fanno la loro buona parte. Sono così confusa e amareggiata che non so quando e se potrò mai fidarmi di nuovo di una persona, o meglio, di un ragazzo. Sì, perché le mie migliori amiche sono sempre state accanto a me, nel bene e nel male. Sempre dalla mia parte, sempre pronte ad asciugare le mie lacrime.
Adesso siamo proprio agli sgoccioli: domani Zayn partirà per Oxford e le nostre strade si separeranno definitivamente. E questo non è un film, non è una storia con lieto fine. Io non seguirò disperata Zayn fino alla stazione dei treni, non lo supplicherò di restare, e lui non resterà.
Nonostante tutti questi drammi, almeno una notizia positiva c’è: mio fratello e Alice inizieranno a convivere in un appartamento molto carino nel centro di Londra, mettendo bene in chiaro le loro serie intenzioni. E così anche la mia ultima possibilità di avere una spalla nella nuova università è svanita.
Ma che ci posso fare se non riesco a vedere tutto bianco o tutto nero? Il mondo è fatto da milioni di impercettibili sfumature, e guarda caso le colgo tutte io!
Striscio fuori dal letto, gli occhi gonfi e languidi, e infilo i primi vestiti che mi capitano a vista dentro l’armadio, dopodiché scendo al piano inferiore: nel salone ci sono Harry, Ali e Liam che chiacchierano, mentre in cucina Louis che si è appena svegliato come me.
-Buongiorno, mattiniero. – gli dico, battendogli il pugno. L’orologio segna mezzogiorno e dieci. –Dormito bene?
Lui sorride e si stropiccia gli occhi col dorso della mano. –Abbastanza, tesorino. E tu?
Non nego di aver avuto sempre una strana attrazione verso Louis, ma questo non è proprio per me il periodo per iniziare anche solo a pensare ad un’altra relazione.
-Non si vede? – rispondo ridendo sarcasticamente, e lui ricambia.
Per la giornata di oggi non ho niente di ché in programma; penso di fare un ultimo giro per i giardini del college per amplificare la mia malinconia.
Ho deciso che non posso, non devo buttarmi giù. Devo reagire. In fin dei conti non è morto nessuno: le delusioni nelle relazioni vanno e vengono. Ci sono le batoste più pesanti e quelle più leggere, ma si superano tutti. La tristezza non si può cancellare da un giorno all’altro, ma si può combattere.
 
Il tempo di pranzare, vestirmi e lavarmi e sono già fuori dalla Settima pronta al mio tour solitario. Alice avrebbe fatto la stessa cosa con Harry a momenti, mentre Chiara deve studiare per un esame incombente della sessione estiva.
Guardiamo il lato positivo: menomale che non ho di questi problemi per adesso!
Tra i viali che si intersecano tra di loro dove sorgono le varie casette del campus, ci sono diverse villette adornate di panchine e fontanelle, e io mi piazzo proprio in una di queste, superata la Quindicesima.
L’aria è fresca e pulita e aiuta a liberarmi la mente. Socchiudo gli occhi e sospiro, e quando li riapro salto in aria dallo spavento.
Proprio davanti a me, alle spalle della fontana piazzata al centro della villetta, seduto su un’altra panchina, c’è Zayn Malik che mi guarda e se la ride.
-Sei proprio nel tuo mondo. Non te ne sei accorta che ero qui? – mi dice, continuando a ridere. Io tiro un sospiro di sollievo e mi lascio andare a una risatina.
-Se devo essere sincera, no. – mi alzo e oltrepasso la fontanella, appoggiandomi sul bordo, proprio davanti Zayn.
Ci guardiamo, dapprima sorridendo spensieratamente, poi sorridendo amaramente. È inutile negare che quel feeling ancora c’è tra di noi.
Decido di interrompere il silenzio. –E così Oxford ti aspetta… domani, no?
Lui annuisce. –Proprio così. Non ti nascondo di essere agitato.
E di nuovo cala il silenzio imbarazzante, ma nessuno dei due ha il coraggio di alzarsi e andare via. A tratti i nostri sguardi si incrociano, poi si distolgono con rabbia.
Zayn si schiarisce la gola. –E quindi Alice e Harry andranno a convivere? – esordisce, sorridendo e grattandosi la nuca.
-Già, sembra di si. – rispondo, sorridendo freddamente.
Per quanto ancora dovrà durare questo gioco? Stare così, davanti Zayn, distanti, senza poterlo sfiorare, parlarci in questo modo… mi fa solo stare male. Eppure non ho la forza di andare via. Non la forza di dire “me ne fotto”
Subito, pensando a quest’ultima frase, la mia mente e i miei occhi si riempiono di rabbia e rancore nei suoi confronti, come se tutto ciò fosse colpa sua, come se fosse stato solo lui a sbagliare.
-Perciò te ne fotti? – lo punzecchio acida, senza sorridere. Lui rotea gli occhi e si alza, voltandomi le spalle.
Mi pento immediatamente della mia ultima azzardata, rendendomi conto che ormai non si gioca più.
-Per l’ultima volta, Zayn. – inizio, fermandolo per il braccio e ritirando subito la mano. Lui si gira a guardarmi, lo sguardo serio. –Guardami negli occhi… e dimmi che te ne fotti. Di tutto.
Lui resta serio, mi guarda fisso negli occhi per un minuto intero e… si volta e se ne va via.
E questo è stato il mio addio a Zayn Malik.
Penso...penso che quando tutto è finito, le cose ti tornano in mente come flash, sai? E' come un caleidoscopio di ricordi; tutto ti torna in mente... Penso che una parte di me sapesse che sarebbe successo tutto questo dal momento in cui l'ho visto. Non è per qualcosa che ha detto, o per qualcosa che ha fatto. E' stato il sentimento che è comparso con lui. E...la cosa assurda è che non so se proverò mai più la stessa cosa. Ma non so se dovrei.
Sapevo che il suo mondo girava troppo in fretta e...ardeva così forte. Ma ho pensato: 'Come può celarsi il diavolo dietro qualcuno che somiglia così tanto ad un angelo quando ti sorride?'. Forse lui già lo sapeva quando mi ha vista. 
Credo di aver perso l'equilibrio. Penso che la parte peggiore di tutta la storia non sia stata perdere lui...è stata perdere me stessa.
E fu così che finì. Questo è quanto. Nessun ultimo abbraccio, quello che dovrebbe consolarti e augurarti buona vita dicendoti pure “ahimè, mi mancherai” senza bisogno di dar fiato alla bocca. Nessun tipico ultimo bacio che va a bagnarsi di lacrime. Nessun “comunque sei stato la cosa migliore che mi sia mai capitata.” Niente di niente. Finì così, di botto e in modo strano, proprio come era iniziata qualche settimana prima.
 
Il cielo si è incupito da quando sono tornata a casa mia. Tutti gli scatoloni sono ormai pronti e ben sigillati, che aspettano solo di essere spediti o caricati su qualche macchina. Io sono distesa sul mio letto con lo sguardo fisso sul tetto della mia stanza da quasi mezz’ora ormai, quando qualcuno bussa alla mia porta.
-I cambiamenti sono difficili, lo so. – esordisce Chiara, entrando nella stanza e sedendosi sul bordo del letto. Io inizio a ridere, non credo alle mie orecchie: Chiara che prova a farmi un discorso serio strappalacrime. –Ma non sarà impossibile abituarsi. La UCL è una ottima università.
-Grazie, Chia, ma a me poco importa dell’università… il mio pensiero fisso è Zayn. – rispondo, lasciandomi andare ad una piccola confessione.
Dopo un piccolo resoconto di quello che è accaduto qualche ora fa nella villetta del college, Chiara e gli altri ragazzi mi aiutano a caricare le valigie e gli scatoloni sulla macchina di mia madre che mi aspetta fuori casa: ho deciso di anticipare il mio trasferimento, tanto non ho più niente da perdere ormai.
Il momento dei saluti è quello che odio di più, nonostante tutti siamo consapevoli che ci rivedremo e non stiamo partendo per chissà dove e per sempre. Ci sono tutti i miei amici: gli unici che mancano sono Liam e Zayn.
Mi faccio forza e salgo in macchina, rivolgo un ultimo sguardo alla mia casa, all’università, e infine vado via col cuore a pezzi e gli occhi lucidi.
 
 
Dopo soli venti minuti di viaggio in macchina arriviamo finalmente davanti la University College London, preceduta da un grande prato verde curato rigorosamente con diversi ragazzi che passeggiano e parlano tra di loro. L’edificio è molto diverso dalla Goldsmiths, dato che è completamente bianco e con diverse colonne, il ché da un tocco tipico da Casa Bianca. L’unica cosa che hanno in comune è il grande giardino al prospetto.
Mi faccio strada insieme a mia madre e Harry, che oggi ha voluto solo accompagnarmi per vedere di che si tratta, fino alla segreteria alunni.
Devo farmi riconoscere anche qui per forza. L’ufficio è vuoto, e sul bancone alto non posso fare a meno di notare uno di quei campanellini che stanno nelle reception degli alberghi…
-C’è nessuno? C’è nes-su-no?! – chiamo ad alta voce, suonando ininterrottamente il campanellino e provocando le risate di mio fratello. Mia madre dà una gomitata ad entrambi, quando da un’altra porticina infondo alla stanza sbuca una signora anziana dai capelli tinti di viola scuro, con degli occhiali a fondo di bottiglia posizionati esattamente sulla punta del naso. La signora ha la fronte aggrottata e la bocca distorta in una smorfia di disapprovazione, mentre cerca di liberare la sua lunga gonna marrone dallo spigolo della porta dove si è impigliata.
-Voi dovete essere i nuovi. – dice, scrutandoci da dietro i suoi occhiali. Io e Harry ci scambiamo uno sguardo, come se ci volessimo dire “e lei deve essere la vecchia”, e tentiamo di soffocare le risate.
-Sì salve, noi siamo gli Styles. Oggi mi trasferisco solo io perché mio fratello non è ancora pronto. Dov’è la mia stanza? – rispondo velocemente e abbozzando un sorriso di cortesia, che non viene affatto ricambiato dalla vecchia signora.
-Io sono Mrs Poline. Signorina, domani alle 9 del mattino ci sarà il suo test di Cultura Generale per confermare l’ammissione. Ha già pensato alla nuova facoltà? – continua, afferrando una serie di fogli da sotto il bancone e compilando qualcosa che non riesco bene a decifrare.
-Sì, voglio provarne due, Economia e Beni Culturali. – replico, cercando di sbirciare quello che sta scrivendo sul foglio.
-Ottimo. Il suo appartamento si trova nell’area 2 del campus, l’edificio numero 8. Ecco le sue chiavi. – era quasi riluttante ad affidarmi le chiavi, ma io quasi gliele strappo dalle mani insieme al mio modulo. Torniamo tutti verso la macchina per prendere gli scatoloni e andiamo alla ricerca della mia nuova casa. Non posso nascondere di essere ambiguamente eccitata dall’idea di una nuova storia, che inizia esattamente oggi.
Giriamo per le stradine e villette del campus, stando attenti ai cartelli piazzati in cima ad alcuni pali che recitano la scritta “Area 1” fin quando non troviamo la seconda aerea e di conseguenza l’edificio numero 8, che è proprio il primo dell’area.
Io e Harry ci scambiamo uno sguardo di incoraggiamento prima di aprire la porta. –C’è nessuno? – inizio, sbattendo la porta per sbaglio.
-Simona, non iniziare come prima… - continua Harry ridendo e guardandosi intorno.
Da quello che dovrebbe essere il soggiorno sbuca fuori una ragazza dai capelli neri con una grossa frangia sulla fronte e gli occhi verde smeraldo.
-Ciao! Tu devi essere la ragazza nuova. È un piacere conoscerti, sono Lola. – si presenta sorridendo cordiale, e rivolgendo uno sguardo d’attenzione in più a Harry. Io roteo gli occhi, e una volta finito di entrare tutte le valigie, Lola mi fa vedere la mia stanza, sita al piano terra.
Per lo meno sono già le 8 di sera, quindi non sarà poi una così lunga giornata… la nuova avventura è appena iniziata.




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Ebbene sì, sono passati due anni dall'ultima volta che ho aggiornato questa storia. Ma, come si suol dire, ci sono certe storie che non finiscono: "fanno dei giri immensi e poi ritornano".
Detto ciò, accantonando il mio lato sentimentale, spero vi piaccia questo ritorno di fiamma.

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Capitolo 17
*** A new beginning. ***


La mia nuova stanza è poco più grande rispetto a quella che avevo alla Goldsmiths. L’unica pecca è che è situata al piano terra, mentre io adoro le stanze con i balconi, ma in compenso ha una porta che si apre sul cortile interno dell’abitazione: non tanto grande, è arredato con un tavolino bianco in ferro battuto come le sue tre sedie e abbellito da un vaso dove sbucano timidi dei fiori rossi sgargianti. Il giardinetto è separato dalle altre abitazioni e dal resto del campus da una bassa staccionata color mogano.
Ieri sera, quando mia madre e Harry mi hanno lasciata, ho conosciuto tutti i miei nuovi coinquilini: oltre Lola, ci sono Edward, Mandy e Robert. Lola è quella con cui sto stringendo di più, mi ha aiutato molto con il trasloco e anche a pulire e sistemare la mia stanza, è veramente una ragazza dolcissima! Con Edward ho avuto poco tempo per parlarci, dato che ieri sera è scappato per partecipare ad una partita di calcio clandestina nel campetto diroccato alla fine del campus. Mandy è la classica ragazzetta viziata che non appena vede mancarsi le attenzioni diventa verde dalla gelosia, proprio come ieri sera, non appena tutti i ragazzi si sono riuniti curiosi attorno a me. Infine, Robert è senza dubbio il più carismatico, che in qualche modo mi ricorda la figura di Louis, infatti abbiamo già stretto amicizia.
Quando la mia sveglia suona alle 8 del mattino, lo sguardo sonnolento si posa subito sulla cornice che ho sistemato sul mio comodino, una fotografia che ritrae la grande comitiva – Louis, Harry, Alice, Chiara, Niall, Liam e io – ammassati sul divano del soggiorno, tutti abbracciati e sorridenti. Ieri sera ho avuto poco tempo e poca testa per sistemare tutti gli scatoloni e le valigie che ho portato, ho uscito fuori solo l’essenziale… continuerò oggi pomeriggio.
Adesso devo pensare solo a svolgere al meglio il mio test: seleziono un outfit da tipica studentessa universitaria seria (pantaloni neri stretti, stivaletto alto dello stesso colore, camicetta bianca e giacchetta rossa), mi lavo, lo indosso e mi dirigo a passo spedito verso la cucina. Sono le 8:27, ma mi servirà del tempo per trovare il padiglione e l’aula e non posso rischiare di arrivare in ritardo… ho bisogno di fare una buona impressione. Dopo l’espulsione dalla Goldsmiths, non posso permettermi di combinare altri casini… ma di sicuro non cambierò il mio caratterino.
 
Corro per il secondo piano del padiglione B in cerca dell’aula A23, e quando finalmente la trovo sono già le 9 e la porta è chiusa. Busso vigorosamente e apro forte la porto.
-Buongiorno, scusate il ritardo. – esordisco, entrando col fiatone e chiudendomi la porta alle spalle. All’improvviso mi accorgo che dietro la cattedra ancora non c’è il professore, e tutti i ragazzi che prima stavano parlando tra di loro adesso si rimettono ai loro posti. Non ci posso credere che pensano che io sia la professoressa…
-Falso allarme giovani, devo farlo anch’io il test. – dico ridendo e provocando le risate di tutti gli altri studenti mentre prendo posto in un banco libero al centro della quarta fila. Poco dopo di me la porta dell’aula si spalanca e entra un vecchio professore grasso e baffuto, che in silenzio si fa strada verso la cattedra. Poggia la sua borsa sul piano, la apre e ne estrae una cartella. Da questa cartella tira fuori tutti i fascicoli del test che, lentamente, inizia a distribuire banco per banco.
Ci siamo. L’ansia inizia a crescere ma non si può più tornare indietro… adesso bisogna spaccare tutto!
 
                                                     ***
 
Quando, alle 11:40, esco da quell’aula tutta l’ansia e la pressione che avevo addosso automaticamente scivola via e non riesco a fermare il sorriso dipinto sul mio viso. Mi dirigo a passo svelto verso l’uscita del college e una volta fuori finalmente accendo una sigaretta che mi dà la stessa impressione di una boccata d’aria.
-Allora, novellina, com’è andata? – mi domanda una voce dietro di me che inizialmente non riconosco, e quando mi volto mi accorgo che è Robert, anche lui sorridente.
-Credo e spero bene! Parlando per Beni Culturali… per quanto riguarda Economia non credo lo stesso. – rispondo, porgendogli l’accendino quando mette tra le labbra una delle sue sigarette.
-Ottimo, allora bisogna festeggiare. Che ne dici se dopo pranzo ti porto a fare una visita guidata all’interno del campus? – propone ammiccando.
-Non male come idea, anche se in verità avrei dovuto sistemare le mie cose. Che ne dici se lo facciamo nel secondo pomeriggio? Non riesco a vedere tutto quel casino in giro! – ribatto ridendo, lui risponde alla mia risata e si passa le dita tra i capelli castani. Ora che lo guardo meglio, Robert è proprio un bel ragazzo.
-Nessun problema. Adesso vado a lezione, a dopo novellina. – si congeda, dandomi un pugnetto sulla spalla, mentre io gli strizzo l’occhio. Vediamo un po’ di stare al gioco.
Dato che non ho nulla da fare torno all’edificio numero 8 e inizio a sistemare la mia stanza, in modo da avere tutto il pomeriggio libero per girare con Robert. Sul pavimento, oltre le valigie, giacciono gli scatoloni cose da conservare e cose da vaffanculo, che non ho avuto ancora il coraggio di buttare via. Accendo il pc e metto in ripetizione la mia playlist senza fare caso alla prima canzone che parte: Sterling Knight – Hero. Una canzone del film Starstruck, il primo film che ho guardato insieme a Zayn alla Nona. Non intendo cambiarla, quindi proseguo la sistemazione di vestiti e oggetti vari, dato che bisogna andare avanti Simona sarà forte!
…Ma al ritornello ho già gli occhi pieni di lacrime, e sono costretta a cambiare canzone.
 
Passata quasi un’ora, nella stanza entra Lola sorridente. –Hey, ho preparato il cous cous. Ti va di assaggiarlo? – propone, non varcando la soglia della porta.
-Perché no! – rispondo, lasciando sul letto quei pochi vestiti rimasti da ordinare e facendomi strada verso la cucina.
Il resto dei miei coinquilini, ad eccezione di Mandy, sono seduti intorno al tavolo che parlano animatamente, e non appena entro mi fanno tutti una grande festa, interessati a sapere del test.
-Tanto chiasso per una femmina… sembra quasi che non ne abbiate mai vista una! – inizia Mandy quando entra nella stanza, sfoggiando la sua nuova pettinatura bionda ondulata appena sfornata dal parrucchiere.
-Eh già, Mandy, anche tu sembri non averne vista mai una. – rispondo roteando gli occhi e provocando le risate fragorose di Edward, Robert e Lola.
Lei diventa rossa in faccia e scappa via infastidita verso la sua stanza al primo piano. Adesso capirà di non essere una reginetta.
-Comunque, quello di Beni Culturali è andato molto bene. Per Economia non posso dire la stessa cosa ma poco importa… sinceramente preferisco la prima opzione. – continuo a raccontare ai miei coinquilini, prendendo una porzione del cous cous di verdure che ha preparato Lola.
Non appena finisco di mangiare, mi scambio uno sguardo di intesa con Robert e corro nella mia stanza a prepararmi; in verità non metto nulla di speciale, solo un jeans e un maglioncino bordeaux. Robert bussa alla mia porta e la apre leggermente.
-Pronta? – mi dice sorridendo dall’uscio.
-Certo, andiamo. – rispondo, afferro la borsa e il telefono e lo seguo fuori dalla casa.
-Il campus inizialmente sembra immenso. – inizia a parlare, le mani in tasca. -Ma dopo un po’ di tempo ci farai l’abitudine. Beh, certo, resta il fatto che di per sé è grande, ma ti posso dire che io alla fine del primo anno già lo conoscevo tutto. E poi ci sono molti posti tranquilli e carini, anche all’aperto, per studiare o rilassarsi. Ad esempio, a me piace molto il caffè dell’edificio di Scienze Politiche, proprio lì!
Indica un edificio dal lato opposto della stradina che stiamo percorrendo noi, dove al piano terra si fa spazio un piccolo e intimo caffè decorato sui toni del bordeaux e avorio, stile vintage.
-Perché non ci prendiamo qualcosa, allora? – gli propongo, camminando all’indietro verso il caffè. Lui mi sorride, grattandosi la nuca, e insieme ci sediamo in uno dei tavolinetti nel patio del piccolo bar.
Chiedo a Robert di raccontarmi un po’ della sua vita, e lui inizia a parlare dei suoi interessi, dei suoi hobby e delle sue passioni in modo coinvolgente. Oltre ad essere un ragazzo molto carismatico, è anche molto intelligente e impegnato.
-Raccontami qualcosa tu, dai. Come mai sei stata espulsa? – mi domanda, sorseggiando il suo caffè, mentre un poco di quello che stavo bevendo io mi va di traverso. Rifletto un po’ prima di rispondere: è il caso di parlarne con Robert? Alla fin fine sembra un bravo ragazzo…
-Beh, c’è da dire che negli ultimi anni ne ho combinate di tutti i colori alla Goldsmiths, insieme ai miei amici. Per fortuna tutto è sempre stato “dimenticato” grazie al rapporto confidenziale che avevamo instaurato con il rettore, ma… la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata quando ha scoperto che io e un altro ragazzo siamo scappati di notte e tornati al campus dopo il coprifuoco. – gli racconto, girando il cucchiaino nella tazza per nascondere il nervosismo. –Ci ha detto che ormai non poteva più coprirci, e siamo stati espulsi. – concludo con una risatina amara.
-Wow, mi aspettavo di peggio, su! Non ti buttare giù così. Capita a tutti di sbagliare… l’importante è non farsi scoprire. – ribatte ridendo e confortandomi.
Non è stato uno sbaglio, almeno, la decisione di raccontargli la verità, adesso mi sento molto più a mio agio.
-Sì, effettivamente da questa esperienza ho imparato proprio questo… l’importante è non farsi scoprire!
Mentre continuiamo a chiacchierare e scherzare mi arriva un sms sul cellulare: è Chiara, ma le risponderò appena torno a casa.
-Guardando il lato positivo, qui non c’è coprifuoco. Si può entrare e uscire quando si vuole… quindi, se ti va, stasera potremmo andare tutti insieme a bere qualcosa. È da un po’ che io e Edward cerchiamo di convincere Lola, magari tu ci riesci. – propone in modo spontaneo, cercando la mia approvazione.
 
 
                                                ***
 
 
Sono gia le 22 e l’appuntamento con i ragazzi era alle 21:30.
Bussano fragorosamente alla porta della mia stanza. –Vi volete sbrigare?!
-Un attimo! – rispondo perdendo la pazienza. Certo che questi uomini proprio non sanno aspettare.
Sono riuscita a convincere Lola a uscire insieme a noi, preparandola per l’occasione come non si è mai preparata, tenendo sempre in considerazione che è una semplice uscita e nulla di ché. Indossa un vestitino in maglia grigio con le maniche lunghe e lo scollo a V, poco più alto del ginocchio, e giusto un filo di trucco sugli occhi. D’altro canto, io indosso un vestito in maglia rosso smaniato, più corto di quello di Lola, con le spalle coperte da un bomber nero, collant neri e parigine dello stesso colore.
-Guardaci, siamo due bambole! – le dico, facendole fare una piroetta davanti lo specchio.
-Senza dubbio, e menomale che era una semplice uscita e nulla di ché… - ribatte lei, con una nota sarcastica.
Quando finalmente usciamo dalla mia stanza, i ragazzi ci aspettano seduti sul divano del soggiorno e balzano in piedi non appena ci vedono.
-Incredibile. – sentenzia Edward, passando in rassegna prima Lola e dopo me, e poi ancora una volta me e poi Lola.
Io rispondo con una faccia altamente soddisfatta e finalmente ci incamminiamo fuori dal college verso un locale nei pressi di Bloomsbury dove i ragazzi sono soliti andare. A dire la verità, negli anni questo locale si è caratterizzato come prettamente universitario, il ché salta subito all’occhio non appena si entra dentro: più giovani e meno giovani, sì, ma sempre nostri coetanei; dall’intellettuale con il calice di vino rosso e il golfino verde della nonna, al rockettaro con il giubbotto di pelle, i jeans strappati e la birra da 66 cl in bottiglia. Noi ragazze prendiamo posto vicino al bancone, sedendoci sugli sgabelli in pelle rossa, mentre i ragazzi cercano di fare i fighi stando in piedi e facendo finta di corteggiarci.
-Oggi il professor Tall ha fatto un volo incredibile davanti tutta la classe di Chimica. Se ne parlerà fino al prossimo anno, come minimo. – racconta Lola, dopo aver ordinato la sua birra rossa alla spina.
Da qui inizia una discussione su quale fosse la scena più o meno memorabile che abbiamo vissuto durante i nostri anni di college, e chiaramente io non posso che tirare fuori il mio repertorio, perché penso che tutto quello che ho visto in tre anni alla Goldsmiths nessuno lo abbia mai visto. Mentre racconto con enfasi una delle mie storie, mi sento bussare su una spalla.
-Dunque esci in giro per la movida di Londra senza dire niente a tuo fratello? – dice Harry dietro di me, con Alice al suo fianco, entrambi che sorridono. Io per tutta risposta salto dallo sgabello e li abbraccio come se non li vedessi da una vita. Quando ci abiti insieme dopo un po’ diventano rompicoglioni, ma una cosa è certa: la loro mancanza si sente, anche se si tratta di un solo giorno.
-E voi invece che ci fate qui? – gli domando, staccandomi finalmente e tornando a sedere, poi li presento ai miei nuovi coinquilini.
-Ma mica siamo solo noi. – risponde Alice, facendo cenno verso l’entrata del locale. Da quella parte, che si fanno strada in mezzo ai tavolini, scorgo i visi di Niall, Louis e Chiara che ci raggiungono. Ognuno di loro prende uno sgabello, fino a formare un cerchio. Io mi allontano un attimo con Alice per andare verso il bagno, quando all’improvviso…
-Alice, c’è Zayn. – le dico, fermandoci di botto e afferrandole il braccio. Dritto davanti a me in un tavolo siede Zayn insieme ad altri ragazzi mai visti prima. Inizio ad avere la tachicardia e il respiro si fa affannato.
-Ma dove? Non lo vedo, dove?! – inizia Alice, socchiudendo gli occhi per scrutare meglio intorno a sé. Dimenticavo che lei è quella cieca del gruppo.
Anche Zayn si accorge di noi e ha la stessa reazione: entrambi ci guardiamo negli occhi, immobili, per un lunghissimo minuto.
-Andiamo, Simona. – mi riporta alla realtà la voce di Alice, che mi guida verso il bagno. –Non ne vale la pena.
 
 
 
                                                ***
 
 
 
S:“Però lo hai visto come mi guardava, era sconvolto, tipo colto in fragranza.”
A:“Si dice colto in flagrante…”
Una volta tornata a casa, inizia una conferenza telefonica tra me, Chiara e Alice, con la partecipazione di Lola che mi tiene la mano mentre siamo sedute sul mio letto.
C:”E ho capito, ma non significa nulla. Ti ha mentito, anzi ha mentito a tutti! È rimasto a Londra dei giorni in più e non ne sapevamo nulla. Per questo si sentiva colto in fragranza.”
A:”FLAGRANTE!”
L:”E perché mai avrebbe dovuto mentire?”
Piccolo inciso: ho raccontato a Lola tutta la vera storia per intero, in modo tale che potesse seguire la conversazione e capirne di più. E anche perché mi ha vista depressa e io non so mentire.
S:”Qui c’è qualcosa di strano sotto… ma il punto è: come facciamo a scoprirlo?”
A:”Vuoi veramente scoprirlo? Dopo la scommessa?”
C:”Sì in effetti è un tasto un po’ delicato, secondo me dovresti…”
S:”Chiara tu non parlare perché è tutta colpa tua!”
C:”Ecco, è sempre colpa mia! Ma che c’entro?”
A:”Non litigate! Non è il momento. Di sicuro dobbiamo dare la colpa dei nostri sbagli a qualcun altro, ma quel qualcun altro non è Chiara per stavolta.”
L:”Secondo me una di voi due dovrebbe parlare con… Uhm, come si chiama? Ah, Liam. Dato che dovrebbe essere il suo migliore amico, saprà qualcosa in più rispetto agli altri, o sbaglio?”
S:”Geniale.”
C:”Sì, concordo.”
A:”Mi piace come idea. La prescelta è Chiara.”
C:”Io? Ma perché sempre io?!”
S:”E’ stata tua l’idea della scommessa! Quindi ora aggiusti la situazione.”
A:”Ti ho detto di non scaricare la colpa su Chiara!”
C:”Se è per questo tu non hai fatto niente per aiutarmi con Niall!”
A:”SIETE PESANTI!”
 
 

To be continued…

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