OH-MY-PROF.

di BieberSweat_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 ***
Capitolo 3: *** Cap. 3 ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 ***
Capitolo 5: *** Cap. 5 ***
Capitolo 6: *** Cap. 6 ***
Capitolo 7: *** Cap. 7 ***
Capitolo 8: *** Cap. 8 ***
Capitolo 9: *** Cap. 9 ***
Capitolo 10: *** Cap. 10 ***
Capitolo 11: *** Cap. 11 ***
Capitolo 12: *** Cap. 12 ***
Capitolo 13: *** Cap. 13 ***
Capitolo 14: *** Cap. 14 ***
Capitolo 15: *** Cap. 15 ***
Capitolo 16: *** Cap. 16 ***
Capitolo 17: *** Cap. 17 ***
Capitolo 18: *** Cap. 18 ***
Capitolo 19: *** Cap. 19 ***
Capitolo 20: *** Cap. 20 ***
Capitolo 21: *** Cap. 21 ***



Capitolo 1
*** Cap. 1 ***


La giovane professoressa Udiné correva veloce lungo il corridoio: solo il suono tuoneggiante dei suoi spessi tacchi. 
Le lezioni erano già iniziate e lei era stranamente in ritardo. 
"Maledette complicazioni con l'auto!", si ripeteva, ed intanto questo voleva dire 15 minuti di ritardo a scuola. 
Saliva veloce le scale, ma arrivata al piano esatto dove la sua classe la stava aspettando si accorse di aver…
dimenticato la valigetta! 


Come aveva potuto commettere una simile dimenticanza? Non era da lei. 
Sperava solo che questa giornata finisse al più presto perché già cominciata con il piede sbagliato.
Si battè una mano sulla fronte e corse giù dalle scale in preda all'esasperazione. 

Nello stesso istante un alunno, in clamoroso ritardo anche lui, correva assente, ma veloce sulle scale nella direzione opposta della giovane professoressa. 
Appena svoltati all'angolo, il ragazzo con le cuffie e la professoressa con la fretta addosso, non si accorsero di essere in due ad attraversare un pezzo di scale così stretto. 

Si scontrarono. 

Un impatto fortissimo. 

Il giovane ragazzo riuscì a reggersi per poco in piedi aggrappandosi allo scorri mano, dopo aver sbattuto violentemente la schiena contro il muro.

La giovane professoressa di francese, avendo la discesa agevolata, precipitò dalle scale senza pietà finendo per sbattere con violenza la testa contro la parete che storceva l’angolo.
Un rigo di sangue colava dalla sua tempia destra, gli occhi erano sbarrati e il corpo inerme era a terra.


All'istante, il ragazzo corse in soccorso di lei con il busto ancora dolorante, ma rendendosi conto della situazione, chiamò disperatamente aiuto. 

Alcuni bidelli accorsero, ma non lo notarono subito.

 

Ovvio, nessuno avrebbe mai pensato che la professoressa Udiné fosse finita in coma.

 

Contemporaneamente...
 

 
-Julie, come si dice ‘posso avere questa cosa’ in francese?- chiedo impazzita o quasi.
Sicuramente disperata lo ero.
Stupida interrogazione a tappeto.
Ci finisco in mezzo. Ne sono sicura.
-che cazzo ne so! Manco l'ho aperto io il libro- urla Julie in preda al panico.
La mia migliore amica non studia mai e dopo si agita tanto.             
E' furba, mi dicono.                          

-mi sei sempre stata utile, amore- dico sarcastica.
-non so nulla- scandisce bene le parole.
-siamo in due-
-sì, ma le nostre situazioni sono piuttosto diverse. Tu dici sempre che non sai nulla, ma alla fine almeno 7 te lo becchi, e dico almeno! Io, invece, da normale ragazza, quando dico che non so nulla vuol dire che anche questa penna può parlare francese meglio di me- afferra un penna verde e me la sventola davanti al viso. Sorrido.
-figurati-
-figurati te-
-ma perché ci mette così tanto? Dovrebbe già essere in classe- dico fissando la porta ancora aperta.
E' la prima volta che penso l'impensabile con la professoressa di francese. 

-ma smettetela di studiare tanto qui non interroga nessuno, sembrate solo ancora più sfigate-
Bettany ci compare davanti ridacchiando.
Ecco la puttana.
Mi sta simpatica.
-te e le tue tette scoperte ci fate la cortesia di tirarvela più in là di qui, grazie?- chiedo ‘cortese’ sventolando una mano e rivolgendole un sorriso abbastanza antipatico.
-sì, grazie- mi fa eco Julie.
-sfigate- borbotta credendo che non l'abbiamo sentita e allontanandosi con il suo gruppetto di oche giulive.
-sua madre a novanta- borbotto anch'io facendo ridacchiare Julie.
Non credo mi abbia sentito, ma anche se fosse, meglio era. 
L'attesa dei minuti vari si fa angosciante così decido di andare a informarmi dai bidelli per vedere se riesco a rimediare qualche gossip.
-esco un attimo, per vedere perché ci mette così tanto- dico alzandomi.
-sbrigati che se poi arriva e ti becca fuori dalla classe sei fottuta- Julie mi aspetta seduta.

Mi avvio nel corridoio silenzioso finché una voce non mi blocca.
-dove stai andando?- la bidella mi viene incontro.
-ciao Esme, volevo solo sapere che fine aveva fatto la nostra professoressa-
-chi?- chiede guardandosi intorno. La imito sentendo del movimento dall'ultimo corridoio.
-Udinè, quella di francese- confermo tornando con lo sguardo su di lei.
-aspetta qui- senza calcolarmi, si allontana e torna dopo qualche minuto.

-è successa una cosa terribile- dice facendosi aria con una mano.
Ma che cazz...?
-cioè?- chiedo accigliata.
-la professoressa è precipitata dalle scale!- sbraita agitando le mani e portandosi le mani tra i capelli.
-cosa?!- chiedo abbastanza allarmata.
-l’ambulanza l’ha portata via pochi minuti fa- sussurra impercettibilmente.
Pensare l’impensabile? Buono.
-ommioddio- mi fingo disastrata come lei, ma in realtà l'unica cosa che ripeto nella mia mente è 'never say never!'.
-andiamo in classe, così andiamo a dirlo subito alle tue compagne-
Voleva dire ‘così andiamo a prendere le birre e lo stereo per il festone’, vero?
-okay...- dico allontanandomi con Esme affianco.

Appena metto piede in classe, mi sento gli occhi di tutte puntati addosso.
-allora?!- chiedono in coro curiose.
-sorpresa!- alzo le braccia al cielo sorridendo stile clown.
-ma quale sorpresa! Contieniti, Jude! Non sono cose su cui scherzare, eh- mi riprende Esme.
-che sorpresa?- chiede confusa Alexis.
-la professoressa ha avuto uno spiacevole incidente, l’ambulanza l’ha portata d’urgenza all’ospedale più vicino-
Dopo alcuni secondi di attesa, probabilmente per immagazzinare le parole di Esme, fatti di sguardi increduli tra di loro, in classe si leva una risata generale.
Tutte depravate, penso roteando gli occhi.

Nella classe prende a regnare il più totale caos, gente che si lancia dal banco, che salta sul banco, che si sbatte contro il banco, che alza un banco, volano in aria oggetti e l'aula si riempie di schiamazzi un po' come un pollaio, perché infondo sono tutte galline, a parere mio.
Il giudizio universale.
Io, Esme e Julie rimaniamo sulla porta a sorbirci lo 'spettacolo'.

-ragazze, smettetela di fare tutto questo casino! Ci sono le altre classi che fanno lezione!- le ammonisce Esme da dietro di me, ma con scarsi risultati.
Che bidella dolcina, penso guardandola da capo a piedi.
-è caduta dalle scale, ragazze, non scherzate. Può essere seriamente grave- Esme agita le mani verso Bettany che al momento è quella che ha perso più il controllo tra tutte.
-e chi scherza... piuttosto si festeggia!- Bettanycervellomunitodinoccioline prende a saltellare e ad improvvisare qualche passo di danza con Esme.
Gesù, placcatela. 

-se la cosa è davvero grave, arriverà il supplente, gente! Ci arrivate o fate finta?- urlo scazzata alla classe.
Un coro di delusione riecheggia tra le quattro pareti dell'aula.
Sorrido.
Come smontare i sogni di ventidue alunne in una mossa. 
 

Due settimane dopo...


-secondo me è ancora peggio della Udinè... i supplenti sono sempre peggio-!
Julie si tortura una ciocca di capelli tirandola e poi lisciandola con la punta delle dita.
-mm- mugolo io.
Stavamo aspettando che la nuova professoressa varcasse la soglia della porta.

One moment.

Ma voi non mi dite nulla?
Devo ancora presentarmi, minchia!
Piacere, sono Judit Kylepase, ma per tutti Jude Kylepas.
Bene.
Tra un po’ compirò i miei bellissimi e attesissimi 18 anni e vivo a Gatwich, Londra.
Che altro?
Beh, dovrebbe bastare per ora. 
Ora sto aspettando con ansia quella nuova, se vi interessa.
Oh, eccola sta arrivando.


-buongiorno a tutte!-
 

Una voce maschile.
Un esemplare maschile.
Sì, è proprio un maschio.

Sì, ma... CHE MASCHIO.



 
 





 

 
V A M O S  A L L A  P L A Y A, OH OH OH.


CHE NE DITE?
RECENSIONI ON THE ROAD.

LOLA.

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Capitolo 2
*** Cap. 2 ***


-buongiorno a tutte!-

Si sentono delle risatine e bisbigli vari riempire l'aria desolata della classe.
-buongiorno- riusciamo a dire intontite.
-come state? Tutto bene?- la sua voce è abbastanza acuta, sembra un tipo vivace.
Con qualche falcata, raggiunge la cattedra e  ci appoggia lo zaino sopra.
Proprio così.
Ha uno zaino, non una comune e stupida valigetta.
Uno semplice zaino dell’Eastpack grigio a righe nere.
Non so che pensare.

-sì- formiamo un coro.
Mostra un sorriso a 8538739 denti.
Ecco che cado dalla sedia.
-sedetevi pure- dice accomodandosi sulla sedia.
Lo accontentiamo imitando il suo gesto.
 
Mi accorgo solo ora della presenza della preside, solo ora che inizia a blaterare.
Dannatamente non riesco a staccare lo sguardo dall'unica figura maschile in quella stanza.
-trattamelo bene- conclude congendandosi e scomparendo dall'aula.

-ma lei chi diavolo è?- Bettany rompe il silenzio che si è formato in classe.
-io sarò il vostro nuovo professore di francese- dice sorridendo conrdialmente a tutte.
Esatto, tuttE.
Siamo l’unica classe di sole FEMMINE.
MI FA SCHIFO.
Per esempio, adesso tuttE andranno spudoratamente dietro questo bel figlio di meravigliosa donna, tuttE ci proveranno indubbiamente con lui, ma poi alla fine si scopre che è già sposato!
Mmh.
Devo smetterla di bere Brioschi prima di addormentarmi.

 
-cosa?- urla Bettany sconcertata come se le avessero appena detto di scambiare la crema depilatoria al suo shampoo super fichiximo Garnier capelli lisci, lucenti, profumati e perfettamente scopabili.
Ma che sei imbecille? Ups, domanda retorica.
-qualche problema?- chiede appoggiando il mento sul palmo della mano destra.
-assolutamente no- approfondisce con aria maliziosa cercando lo sguardo complice di qualche sua ochetta.
Eccola. Mi sta profondamente in culo quando fa così.
E lo fa sempre. Ecco perché mi sta sempre in culo.


-per quanto?- chiede Alexis.
-oh, insomma, non saprei. La vostra professoressa è in coma, lo sapevate?- domanda con un tono più serio rispetto a quello precedente.
Io in realtà non lo sapevo, non avevo più avuto sue notizie da quando è stata rinchiusa in quell'ospedale. Non che i suoi fatti mi importassero.
Però, alcune annuirono.
Sbuffai.
-finchè non si rimetterà in sesto, in teoria. Infondo, sono solo un supplente-
I suoi occhi indagano per tutta la classe e quando passa frettolosamente il mio sguardo, mi sento avvampare senza motivo.
Sciocchina, datti una calmata o gli toccherà cercare un estintore.
La mia coscienza sembra avere qualche consiglio premuroso per me.
La speranza che il nuovo supplente sia lo stereotipo di Jack Black in 'School of Rock' lentamente è sparita quando mi sono ritrovata di fronte a codesto esemplare dell'altro sesso.

-ecco arrivato il momento delle presentazioni. Mi chiamo Justin Bieber, mi potrete chiamare professor Bieber o professor B come preferite, non mi nuoce alla dignità- qualcuna ride al suo commento mentre lui sorride audace. -vi chiedo un estrema pietà nei miei confronti perchè sono nuovo ed è la prima volta che posso dire di svolgere questo lavoro, anche se ho già seguito qualche tirocinio. Sono di nazionalità canadese, ecco perchè insegno il francese. Per me è piuttosto normale parlarlo, oltre all'inglese, perchè come saprete il Canada è un paese bilingue- cerca qualche sguardo di consenso per rendersi conto se ha veramente a che fare con delle bambole con il criceto spastico nella zucca che gira sulla ruota tanto amata.
Annuisco.
Insomma, non sono così idiota.
-perfetto, e così mi impegnerò in questo lavoro che non è assolutamente definitivo. In realtà, sarò onesto con voi, insegno non per passione come gli altri professori ovviamente, ma semplicemente per cercare di pagarmi il college che ho intenzione di frequentare- sospira congiungendo le mani e appoggiando i gomiti sul tavolo verde pistacchio.
Alcune sospirano, come se amirassero il suo grande sacrificio.
Mh, a me sembra montato. Ma forse mi sto solo sbagliando.

-prima di rispondere a tutte le vostre domande vorrei chiarire due cose. Ho ventun'anni e... spero vivamente che non me lo chiediate, così per ora non lo dico- ridacchia dando un occhiata in giro.
Ci sta squadrando tutte o sbaglio?
Sbaglio o ha anche dei modi di fare esageratemente sexy?
Errori miei. Credo.
Passerò il resto delle lezioni di francese a farmi milioni e miliardi di filmini mentali hentai su di lui, già lo so.


-ma è così giovane!- squittisce Bettany eccitata verso la sua amichetta nonchè compagna di banco, Logan.
-Bettany, pensi di aver finito tu o vuoi che ti aiuti?- sbotto infastidita.
Cristo non si sente nemmeno quando parla perchè questa troia continua ad agitarsi sulla sedia come se fosse su quella elettrica.
-e tu saresti...?- 
Il professor Bieber si alza dalla sedia quasi interessato.
Mi irrigidisco immediatamente e lo osservo avanzare sensuale verso di me, verso gli ultimi banchi.

Mi sto cacando in mano.

-uh... Jude. Jude Kylepas- boccheggio appena raggiunge il mio banco.
Mi sistemo gli occhiali sul naso e deglutisco.
Mi osserva divertito, come se non capisse perchè mi fa così paura.
Non mi sta facendo paura. No.
Mi sta solo agitando.
Okay, mi fa paura.


-Jude...- ripete scandendo bene il mio nome che sentito da lui sembra il nome più bello che mia madre potesse darmi, anche se non l'ho mai pensata così.
Sorrido flebile.
Si allonta di nuovo e gironzola per la classe.
-evitiamo questo genere di commenti, ragazze- parla in generale agitando le mani e catturando lo sguardo di qualche altra.
-ora vorrei conoscervi tutte e spero che passaremo bene il tempo che avremo a disposizione. Oggi converseremo semplicemente, così per conoscerci ed instaurare un bel rapporto magari. Poi la prossima volta chiariremo il programma e tutto il resto- esclama entustiasta
, appoggiando il proprio sedere al bordo della cattedra.
 
Ci presentiamo un po’ tutte in modi diversi.
Nome, cognome, cosa ci piace e cosa invece no e cosa avremo intenzione di fare uscite da questa scuola.
Io penso di aver fatto una figura di merda perché mentre tutte dicevano cose filosofiche che lo stupivano, io ho detto le cose più banali che potessero esistere.

 
Mi chiamo, come già sa, Jude, diminutivo di Judit, Kylepas, mi piace... beh, la musica.
Non compongo, non canto, non ballo. L’ascolto e basta, e questo già è abbastanza.
Una cosa che mi piace sono i disegni: i colori, le sfumature, disegnarli, dipingerli.
Non ritengo di essere brava, ma dico solo che piace e mi da soddisfazione. Come scrivere.
Una cosa invece che odio è... oh, dovrei scegliere dalla lista. Così, ne dico solo due, forse quelle che mi fanno più imbestialire.
Le mele caramellate perché non posso mangiarle a causa di un’otturazione al dente davanti; e la piastra arricciacapelli perché sui miei capelli non fa un... uh... fico secco.

 
Dite voi che merdate simili potevo spararle solo io?
Premio Nobel mi spetta.


 
L'ora passa molto velocemente e mi accorgo che per fortuna è l’ultima.

Beh.
Dato che ci sono vi mostro una cosa-
Però poi non ridete...



... la mia faccia.



 



SHOW ME, SHOW ME, THE WAY TO YOUR HEART.

CIAO, CHICASSSS.
TODO BIEN?
VE GUSTA?
LA SMETTO?
MEGLIO.
DAI, FATEMI SAPERE (;
SE VOLETE PASSATE QUI, E' LA MIA PAGINA, CE NE SONO ALTRE... DI STORIE.
HAHA. BENE.
http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=121828
E POI DOVETE PER FORZA PASSARE QUI PERCHE' LEI E' UNA FORZA DELLA NATURA, CHICASSSS.
http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=162411
BENE.

*saluta e sparisce*


*torna, manda un bacino e poi sparisce*


*torna, fa un cuoricino, fa per sparire, ma inciampa, sbatte la testa, perde sangue e muore.*


*si alza e dice che era uno scherzone!*
 
E BIEBER RIDE.


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Capitolo 3
*** Cap. 3 ***


-sì, Julie, sei bellissima- sbuffo scazzata.
 
E’ da mezz’ora che si specchia nei bagni e io ho già perso la corriera.
 
-un attimo ancora...- mi riprende sistemando dell'ombretto argentato sulle palpebre.
-ma vaffanculo, scusa! Ho già perso il bus solo perché ti devi trovare con il moroso che gli piaci solo perché ti conci... così- cerco di non essere troppo acida.
Aveva appena finito.
-a posto!- saltella felice passandomi accanto ed uscendo dal bagno. La seguo roteando gli occhi.
-a posto...? Ti rendi conto che io... lasciamo perdere. Piuttosto, ingegnati per trovarmi un accompagnatore perché i miei sono al lavoro quindi ora chi mi viene a prendere?-
Dannazione agli autisti che partono prima del dovuto.
-vieni con me e Liam a fare un giro!- esclama con quella strana voce.
Oh, questa non è lei.

-non faccio la spettatrice giornaliera delle vostre scopate pubbliche- sbotto acida. Si mangiano quasi quei due invece che baciarsi.
-allora non so che dirti, bella- bella?
-non voglio passare tutto il giorno a scuola! Ho pure fame- mi lamento scalciando.
-dai, vieni...-
La seguo nel corridoio deserto.
 
Arrivate giù in segreteria, le lancio un'occhiata confusa.
-guarda c’è il professor B!- mi strattona un braccio indicandomi il professore.
E così ha deciso di chiamarlo professor B?
-oh, vedo- lo squadro annuendo.
Stava sfogliando dei fogli con affianco la segretaria che parlava a vanvera e lo venerava come un Dio greco, mentre il professor Bieber annuiva senza staccare lo sguardo dai fogli.
 
-bene, ora puoi andare... so benissimo come si fa l’autostop- annuncio ravvivandomi i capelli con le mani e sistemandomi gli occhiali sul naso.
-Jude, si dice autostop se sei in mezzo alla strada- ridacchia Julie guardandomi con le braccia sui fianchi mentre cercavo disperatamente di diventare Megan Fox in qualche secondo.
-non darmi più della puttana!- sbraito incrociando le braccia al petto e lanciandole un'occhiataccia.
-ehm... Jude...- Julie diventa improvvisamente imbarazzata mentre punta lo sguardo nella stessa direzione in cui i nostri occhi si erano soffermati poco prima.
Mi giro lentamente e piuttosto perplessa.
Gli sguardi alienati e potrei dire anche divertiti del professore e della segretaria bruciano su di noi.
 
-oh, merda- sussurro sentendomi profondamente a disagio, ma subito dopo riesco a rimediare un –salve!- abbastanza caloroso mentre sventolo la mano con un sorriso da ebete.
Il professor Bieber ricambia con un cenno della mano mentre quell’altra invece fa una smorfia di disgusto.
No, ma dico, ti credi pure figa? Uno come lui lo puoi a malapena guardare!
Parlandogli insieme gli stai già rovinando la reputazione, bitch.
 
-vi serve qualcosa?- urla la segretaria dai 6-7 metri di distanza che ci separavano.
Della serie 'non siete ancora sparite?'.
-uhm...- di colpo mi blocco e non riesco più a proseguire il discorso.
Forse perché lui mi sta guardando.
No, ma che razza di scusa è?
Julie prosegue per me. -sì, la mia amica qui- mi indica con nonchalance. -voleva parlare con il professor Bieber-
-cosa?- chiedo stranita a Julie.
Julie mi lancia uno sguardo che molto probabilmente dovrei capire cosa che non succede.
Inizia a lanciarmi vari occhiolini ripetendo -sì, che devi parlarci-.
Mugugno qualcosa in totale confusione.
-qualcuno mi può spiegare che diamine sta succedendo?- chiede il professore sul punto di impazzire.
 
Faccio per parlare, ma Julie mi serra la bocca con una mano.
-allora, Jude le deve parlare, quindi quando ha finito con quella tizia, venga qui- gli dice tutto d’un fiato mentre io mi dimenavo come Miley Cyrus nel video di Can’t Be Tamed.
Mi libero della sua presa e cerco di sistemare la situazione, anche se oramai non avevo molte chance.
-no! Professor Bieber, lasci perdere!- urlo agitando le braccia e tirando varie pacche sul braccio di Julie.
-dopo arrivo, ragazze. Solo fatemi finire- risponde tranquillo per poi riprendere a parlare con la tizia ignorandoci.
 
Entrambe ci voltiamo mostrandogli le spalle.
-ma che cazzo hai fatto?- sussurro/urlo tirandole una pacca sulla nuca.
-ti ho trovato fuori il passaggio, mi sembra ovvio. Così ringrazi le persone?- ribatte con sarcasmo ridacchiando. Io non ci trovavo nulla di divertente.
-no, brutta deficiente! Mi hai fatto fare una figura di merda! E poi io il passaggio da lui non lo voglio!- cerco di essere convincente.
"Sicura di non volerlo il passaggio, Jude?"
Fa eco la mia vocina interiore.
"Zitto stronzo."
-come no! Fino a 10 secondi fa, ti vantavi di saper fare benissimo l’autostop e adesso vuoi dirmi che non ti riferivi al professore?- gli lancia un cenno con la testa.
-non è questo il discorso... è che, insomma, è pur sempre uno sconosciuto. Se poi mi vuole stuprare?- questa cosa mi diverte.
Bello stupratore.
-ti direi: 'congratulazioni! Guarda che cazzo di stupratore sexy che ti sei trovata!'- Julie da voce ai miei pensieri alzando il tono della voce ridendo da sola e catturando l'attenzione dei due dietro di noi.
Ommioddio. Fatemi tornare a casa in un modo o nell'altro.

-piantala- sbotto infastidita tirandole una pacca sul braccio.
-ci penso io-
Se pensa di rassicurarmi con una frase simile è sulla strada sbagliata di certo.
-no, ci penso io un cazzo! Tu stai muta che semmai ci penso io!- dico agitando le braccia e marcando sull'IO.
-e allora pensa in fretta- incrocia le braccia al petto sorridendomi.
-perché?-
 
-allora?- Julie non riesce in tempo nel rispondermi che mi ritrovo una presenza familiare dietro.
-allora...- inizio io prendendo un bel respiro.
Rilassati Jude. Ti sta solo guardando aspettando una tua risposta per finire in macchina con lui.
Oh, Gesù.

-allora- mi blocca Julie raschiandosi la gola.
-no! Zitta che adesso parlo porco ca..pperino- mi ricordo sul finale della continua presenza del professore.
-okay, calmina- mi riprende Julie facendo qualche gesto strano che sia io che il professor Bieber osserviamo perplessi.
Julie a volte è da ricovero.
-allora- prendo fiato inspirando profondamente come se volessi iniziare un disorso da Oscar. –beh, in sintesi, io... non volevo assolutamente...- le parole mi si smorzano in gola appena i suoi occhi caramellati si perdono nei miei più chiari rispetto ai suoi.
-...disturbarla, ma ha perso l’autobus per colpa mia quindi volevo caritatevolmente scongiurarla di darle un passaggio. Le pago io la benzina, se serve. Non posso portarla a casa perché prendo un altro autobus per andare in centro con il mio ragazzo e quelli per casa sua sono già passati. La prego, professor Bieber, Jude è una studentessa modello! E in più è anche carina...- unisce le mani in segno di preghiera per poi sorridere maliziosa verso l'individuo maschile.
L'ha detto sul serio? Lo giuro, lo giuro su quello che volete voi, lo giuro che l'ammazzo appena trovo un attimo di tempo.
Le mie guance improvvisamente prendono fuoco e mi sento bollire in ogni poro, così sono costretta ad abbassare la testa, ma non prima che mi ispezionata con lo sguardo e annuiuto.
Lui ha annuito? Mi trova carina?
Lo giuro, ammazzerò Julie a mani nude!

 
-non voglio assolutamente i soldi della benzina- sorride scrollando le spalle.
-è un sì?- chiede elettrizzata Julie.
C O S A ?
-perché no- sposta lo sguardo su di me ridacchiando, forse per la mia faccia da perfetta idiota.
La mia bocca è quasi spalancata e boccheggio pure.
Io, macchina, Bieber.
Bofonchio qualcosa che nessuno dei due capisce e per questo ridono.
 
-perfetto! Sei felice? Oggi torni a casa a mangiare!- mi squassa Julie frantumandomi i timpani.
Il professor scoppia a ridere.
-aveva paura di non riuscire a pranzare?- chiede divertito.
 
Cazzo, ridi che me la stavo facendo sotto.
No, okay, lui lo perdono, anche perché mi porta a casa.
 
 -già!- dice ridendo Julie.
-okay, basta- dico calmando Julie.
Mi stanno pur sempre sputtanando.
 
-devo finire di controllare degli orari e poi possiamo andare. E' urgente?- domanda bloccandomi nei suoi occhi.
Mi limito a scuotere la testa e deglutire sommessamente anche se di saliva poca ne è rimasta.
Nel frattempo, Julie se n'è andata mandandomi un bacio volante e una faccia da manica perversa probabilemente pregando di far succedere del piccante in macchina.
Bene così, un motivo in più per farla fuori.

-vuoi avvisare i tuoi genitori o preferisci che lo faccia io?- domanda indietreggiando.
-non c'é motivo di avvisarli- mi stringo nelle spalle pendolando sulle gambe.
-come?- si ferma e mi osserva piegando la testa di lato.
-i miei non sono casa perchè lavorano fino a sera tarda, come tutti suppongo-
-allora non avviseremo nessuno...- ripete più a se stesso che a me, allontandosi. -vado e torno, tu aspettami qui- detto questo, sparisce dalla mia vista imbucandosi in un ufficio della segreteria.
-e dove dovrei andare?- bisbiglio sarcasticamente alzando le braccia.
Mentalmente inizio a tirarmi pacche sulla spalle e fare capriole in aria, anche se non so nemmeno fare quelle per terra.
Dire che sono felice è un eufemismo a confronto.

Ma sono anche terrorizzata.

Sto veramente per tornare a casa con un mio professore.
Ma in che mondo siamo finiti?







I HEAR YOUR HEART BEAT TO THE BEAT OF THE DRUMS
 
PUON CIORNO!
SECONDO VOI COSA SUCCEDE IN MACCHININA?
EEEH? EEEEH?
GO GO GO CON LE RECENSIONI!

21 GIUGNO, HEARTBREAKER?
PIENE, PIENE.
CHI E’ CON ME NELLA SCLERO DANCE?
DAI, FACCIAMO GRUPPO.
 
OK, MI SOTTERRO.
MA PRIMA PASSATE HERE!
http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=162411 
LEI E’ IMPORTANTE PER ME, CAPITZ?
 
UN BACINO, UN BACETTO, UN BACIACCIO, UN BACIONE.


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Capitolo 4
*** Cap. 4 ***


Sto veramente per tornare a casa con un mio professore.
Ma in che mondo siamo finiti?

Credo di essere anche capita, però, trattasi non di un professore qualsiasi, ma di un seducente ventunenne che mi lancia occhiate da sogno e sorrisi da infarto.

Prendo a vagare in giro, curiosando un po' qua, un po' là.
Quando ad un certo punto, sento degli strani rumori provenire da un'aula.
Mi avvicino ad essi, intercettando sempre più la loro intensità.
Sospingo di poco la porta per non farmi vedere e sbircio.

GESU' GIUSEPPE MARIA.
La preside e il bidello che scopano!

-ossignore benedetto- sussurro portandomi entrambe le mani alla bocca.
A volte non ringrazio mia madre per avermi dato due occhi e due orecchie sani, ad esempio in momenti come questi.

-Jude? Che stai facendo?- sobbalzo portandomi una mano al cuore e voltandomi verso il ragazzo che mi osservava confuso con un paio di fogli tra le mani. -ti ho cercato fino adesso e-
-venga!- lo interrompo prendendolo per mano.
-dove?-
-shhh!- lo avvicino alla porta e gli faccio sbirciare.
Si allontana subito stordito e piuttosto orripilato.

-ma che schifo!- sussurra con una smorfia di ribrezzo. Ridacchio.
Poi entrambi non riusciamo a contenerci e buttiamo di nuovo l'occhio osservando la foga nei loro movimenti.
Sembra un film a luci rosse.
-ci stanno andando dentro- dico sghignazzando.
Ridacchia anche lui.
-chi l'avrebbe mai detto? Il bidello e la preside dovrebbero finire sul giornalino dell'istituto- commento divertita.
Annuisce non staccando lo sguardo dai due amanti.

-non pensavo che il bidello fosse così sexy- prorompe quasi sorpreso come se il bidello fosse addirittura più sexy di lui.
Purtroppo, non riesco a trattenermi e scoppio a ridere.
Così i due placcano i loro movimenti all'istante per guardarsi attorno.
-hai sentito anche tu?- domanda la preside al bidello.
-oh cazzo- sussurro dimenticandomi e fregandomi completamente della presenza del professor Bieber.
Indietreggaimo insieme dalla porta.
Ci scambiamo qualche sguardo veloce e condiscente per poi intuire entrambi cosa fare.

-corri!- mi sussurra prendendomi per mano.
Corriamo fuori dalla scuola.
Corriamo velocissimo, per poco non inciampo dalle scale.

Quando raggiungiamo il cortile della scuola, ci fermiamo e riprendiamo fiato piegandoci sulle ginocchia e respirando affanosamente.

Però una cosa positiva c'è stata. Non ha mai mollato la mia mano.
Nemmeno per un millesimo di secondo.
E non ha mai allentato la presa, anzi semmai la stringeva sempre più.

E poi scoppio a ridere, così all'improvviso, al ricordo di quello che abbiamo visto, e si aggiunge pure lui.
-tutto bene?- domanda tirandosi dritto.
Mi limito ad annuire, poi lo seguo avviarsi verso la sua macchina.
Una macchina carina!
Anzi, no, carina un cazzo.
E' una range rover nera. Se questa macchina é carina, io allora sono proprio uno scarto della bellezza.
Saliamo e mette in moto girando le chiavi nel nottolino.
La sua auto profuma di lui, continuo a pensare.

-musica?- interrompe il silenzio dando uno sguardo a me e uno alla strada.
Noto ogni singolo particolare della sua macchina, tra cui, sopra l'impianto dell'aria condizionata, un piccolo contenitore di liquido profumato che rilascia l'aroma di limone nello spazio circostante.
A penzoloni dallo specchietto, un cuore viola di peluche con scritto sopra Melanie balla da una parte all'altra seguendo il movimento delle curve o dei dossi della strada.
Sgrano gli occhi cercando di non crederci.
Fanculo, è fidanzato.

Fisso così a lungo e così intensamente quel piccolo aggeggio che senza accorgermene mi avvicino sempre più ad esso.
Notabdo che non rispondo, si volta per guardarmi, per poi scoppiare a ridere.
Mi risveglio dal mio momentaneo stato di trance.
-mh?- mugugno.
Ridacchia ancora. -dai-
-dai cosa?- che diamine succede?
-fammi la domanda- mi sorride ridendo.
-quale domanda?- chiedo perplessa tornando a guardare la strada.
Jude, non é così coglione, sa che vuoi chiedergli se é sposato!

-chi é Melanie? Sei fidanzato? E' tua sorella? E' tua mamma? Una cugina?- beh, non se la tira.
Sghignazzo cercando di alleviare l'imbarazzo. -secondo me, é il cane-
Scoppia a ridere e la sua risata rieccheggia per tutta la macchina.
Improvvisamente mi ritrovo a fantasticare su quanto sia stupefacente, emozionante, straordinario il suono che è appena uscito dalla sua bocca.

-la mia dolce Melanie- canzone annuendo.
-ho indovinato?- domando sorpesa facendolo ridere.
-no- scuote la testa lanciandomi un'occhiata.
-non ho mai avuto troppa fortuna, in effetti- assesto grattandomi la nuca.
-allora la domanda?- continua ingorando la mia frase.
-chi é Melanie?- chiedo solenne, molto stile melodrammatico.
-mia figlia- mi lancia un sorriso.
La mia bocca forma una perfetta O.
-addirittura!- senza rendermene conto, urlo.
Veramente, ero sconcertata.

-sono vecchio- si rattrista.
-ha solo due, tre anni in più di me, se parla così mi offendo!-
Sorride.
-so che ti piace la musica, quindi non mi faccio riguardi ad accenderla- detto questo accende la radio. Parte Mi Mi Mi delle Serebro.
-wooo! Io adoro questa canzone! Ma come fa lei a sapere che a me piace la musica?- chiedo dimenandomi a ritmo.
-l'hai detto tu stessa, nel discorso di oggi quando ti sei presentata, giusto?- amore, ma allora non mi stavi solo fissando le tette!
Lo guardo visibilmente attonita, ma felice.
Ridacchia.

-dici che è troppo se ti domando di pranzare con me?-
Inizialmente, mi è solo sembrato di avere le allucinazione e di sentire le voci, ma quando il suo sguardo si punta nel mio per la mia ancora in attesa risposta capisco che non sono davvero uscita di mente.
La mia faccia sconvolta e la mia incapacità di parlare sembrano metterlo a disagio per questo subito dopo si scusa, dicendo che stava solo scherzando e assumendo un'espressione a dir poco fredda.
Ci rimango così di merda che non fiato più per tutto il tragitto se non per indicargli la strada.

-svolti a destra-
Scorgo la mia casa in lontananza. -é quella lì, color pesca, vicina al parco.. sì, okay, può fermarsi qui-
Prendo in spalle lo zaino e scendo.
-grazie- dico richiudendo lo sportello.
-di nulla- si congeda con la stessa espressione.
Fingo di entrare subito in casa, ma in realtà lo osservo allontanarsi, fino a scomparire.

Entro in casa, pranzo con Kiko, il mio piccolo meticcio, poi dormo e faccio i compiti, ripasso storia e poi decido di rilasssarmi accendendo il pc.
Prendendo tra le mani il telefono mi accorgo che qualcuno mi stava cercando.
3 nuovi messaggi e due chiamate perse.
Tutti e tutte di Julie.
Così la chiamo e un'ora dopo siamo beatamente al telefono.

-cocca, sono a casa!- esclama una voce dal piano inferiore.
# Julie, ora vado. Mamma é tornata. #
# okay, gnoccona! Comunque sappi che c'ha solo perso quello sfigato. Chi lo vuole più vedere! #
# peccato che frequenta la nostra stessa scuola # ridacchio.
In realtà ci sono rimasta troppo male.
Stavo per accettare, solo che quella puttana della mia timidezza è tornata a trovarmi.

# cambia scuola #
# non é successo nulla. Mica me la prendo per una stronzata simile. # cerco di convincermi.
Fanculo, sì, che me l'ero presa invece.
# devo andare zoccolona mia. Un bacio, much love # chiudo velocemente per poter scendere da mia madre ed aiutarla con la cena.
# ciao baby, tanto love # riattacco.
Scendo in cucina.

-ehi, ma'- dico schioccandole un bacio sulla guancia.
-papà è fuori stasera. Ho preso della pizza, prendila dalla busta e mettila in forno- mi indica la busta marroncino chiaro sul tavolo.
-vabbene-
Mangiamo per le 8, come al solito, e, come al solito, parliamo di come ci é andata la giornata.
-sai, oggi mi ha portata a casa un professore. E' stato molto carino...- inforco un fungo con la forchetta rigirandola tra le dita.
-davvero?-
Annuisco.
-il professor Bieber, quello giovane e carino-
-non vedo l'ora di andare ai colloqui da come me ne parli!-
-ti credo!- dico ridendo e dando un morso a un altro spicchio di pizza.
Ride.
-ma perché scusa? Che cosa ti sei inventata?-
-no, é stato un VERO disguido... cioè... bah, colpa di Julie-
-ah, okay-
Finiamo di mangiare.

-che film si guarda?- mi chiede.
Ogni sera che papà non c'é da regola noi ci guardiamo un film. Quello che vogliamo.
-stasera come siamo di stato d'animo?-
-bah, facciamo qualcosa di divertente-
-sì, meglio va'- dico rovistando tra la cartella dei film sul pc.
-recente?- chiedo.
-sì, sì- dice sistemando il divano.
-può andare L'era glaciale 4?-
-osssssìììììì-
-mamma, sei più gasata di me! Calmina-
Sorride annuendo.

Trasferisco il film sulla chiavetta, la collego alla TV e voilà.
Alla fine ci addormentiamo sul divano, l'una sulla testa dell'altra.
Tipico.
 
 
 
 


WE’RE ROCKIN’ BODY TO BODY, LET’S GO INSANE.

SALVE, CIAO.
OGGI SONO PARTICOLARMENTE DOLCE.
CON TUTTI.
TRANNE CON BIEBER.
CHE CAZZO, IO MI ASPETTAVO DAVVERO HEARTBREAKER!

TUTTI SAPEVANO CHE IL 21 USCIVA, TRANNE LUI.
GRSHD.

VABBE', DAI. BASTA CHE SI MUOVA PERCHE' STO IMPAZZENDO!
ANYWAY, LA STORIA?
COM'E'?
:)
DITEMI, VOI, PERCHE' A ME STO CAPITOLO CONVINCE POCO .-.

AYEEEE, BELLESSE, SPARISCO.
DEVO CONTROLLARE CHE BIEBER NON INIZI A PASSARE
LE PORTE DI VETRO COME UN COMUNE CRISTIANO.

MI RACCOMANDO PASSATE QUI. ;)
AMMORRE.


(3) justin bieber | Tumblr

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Capitolo 5
*** Cap. 5 ***


La settimana è passata così velocemente.
Così come quella dopo.
La mia vita è normalmente monotona.
Justin credo mi detesti.
Tutte sono capacissime di guadagnarsi un bell'8 nel compito, ma io no, me la cavo con il 6, se mi va bene.
E perché? Oh, questa parte è sconosciuta a chiunque.

-hai finito li?- mi domanda Julie scorbutica.
Mi sto specchiando nei bagni di scuola convincendomi di non rinnegare l'mmagine che mostra lo specchio.
Scuoto la testa come per togliere quei pensieri dalla mia mente.
-ah no?- mi domanda portando le mani ai fianchi.
-non dicevo a te- sbotto infastidita. Julie mi guarda di lato.
Sospiro. -scusa non volevo dire quello, o forse sì... fa niente. Usciamo- sentenzio massaggiandomi la fronte.
Mi avvio fuori con Julia verso il corridoio.
-che fai oggi? Esci?- chiede facendo uno slalom fra le persone che invadono il corridoio. La imito.
-non lo so- dico a testa bassa.
-beh, se ti va... non so, magari usciamo- riusciamo a districarci da quel groviglio e attraversiamo quelle quattro mura normalmente.
Guardando il via vai di ragazzi e ragazze accanto a noi, mi lancia qualche occhiata.
-non penso di uscire oggi- affermo pensando il contrario.
-okay- dice tranquillamente scrollando di poco le spalle.

Driiin.

-fantastico, due ore di italiano- la campanella segna la fine dell'intervallo.
Non rispondo con nessuna battuta.
Non sono in vena.
Julia estrae dalla tasca dei jeans il cellulare controllando se ha messaggi e quando si accorge del contrario lo ripone in tasca scrollando le spalle.

Oh, merda.
Solo a questo punto inizio a farmi qualche domanda, come ad esempio...
DOVE CAZZO HO LASCIATO IL TELEFONO?!

Porto di scatto la mano alle tasche dei jeans.
Merda.

-porca di quella puttana- ringhio a denti serrati e con occhi infuocati.
-che succede?- Julia si volta, notando che io mi sono bloccata.
-il telefono!- urlo facendo dietrofront e correndo verso i bagni.
Di scatto apro la porta ritrovandomi lo sguardo stranito e preoccupato di due ragazze.
Non ci faccio nemmeno caso e guardo subito accanto allo specchio e vicino al lavandino.
Nulla.

-porca troia- dico a bassa voce, ma le due ragazze mi sentono e si scambiano qualche occhiata alla 'questa è pazza'.
Mi volto verso loro.
-avete visto un telefono per caso?- scuotono la testa.
-ha una cover blu, é un nokia e...-
-giuriamo di non avertelo preso. Veramente quando siamo entrate non c'era nulla- ci fanno poco caso.
-oddio- mi poggio una mano in fronte.
-ma é suonata?- mi domanda una.
Annuisco disperata.
-merda!- urla prenendo l'amica per un braccio e dileguandosi velocemente fuori dal bagno.
Inizio a fare avanti e indietro per il bagno pensando e ripensando.

Sono stata a fare le fotocopie!
-sì, la fotocopiatrice!- mi scaravento fuori dal bagno e corro lungo il corridoio quasi deserto per via dell'inizio delle lezioni.
Quando raggiungo la fotocopiatrice scorgo un aggeggio blu turchese.
Perdo un battito.

Eccolo lì.

-sia lodato Gesù Cristo!- esclamo riacquistando un po' di vita e i due kili che ho perso.
Lo afferro e lo stringo forte al petto.
Mi è mancato.
-piccolo amore prezioso della tua rincoglionita mamma- mi commuovo socchiudendo gli occhi e cullandolo dolcemente.
Sospiro guardando il mio piccolo diamante azzurro turchese e nero asfalto ancora intatto e splendente.
Lentamente mi giro per tornare in classe.

BUM.

Aiuto.
Vi prego ditemi che ci vedo male. Malissimo.
Quello... a terra...con lo schermo fracassato... è-è il mio piccolino?

-noooooooooooooooo! Amore mio!- sbraito gettandomi a terra senza forze.
-scusami, veramente!- una voce che nemmeno ascolto.
Allungo due mani tremolanti verso il mio telefono.
O almeno lo era.
Era un bellissimo telefono.
Ora è solo un mucchietto di pezzi a terra.

Raccolgo i componenti dello schermo.
Era un meraviglioso nokia lumia per la miseria!
Il mio meraviglioso nokia lumia!

Mi accovaccio a terra disperata.
Costa, costava, quanto me questo piccolo gioiellino. Forse no, ma l'avevo pagato con i miei soldi ed erano soldi di una vita, dannazione.
-giuro che te lo ripago! Veramente!-
Cjiopdhvbuwovbocuqbgvqpodsiuhebviwegfi.
CHI.STA.PARLANDO.

Mi volto molto lentamente con sguardo satanico.
Un ragazzo.
Un bel ragazzo, ammetto. Ma lo odio comunque!
A terra sparsi ovunque ci sono dei fogli stampati.
-te lo ripago!- contratta tendendo una mano verso di me.
-davvero?- domando quasi tirando su con il naso. Non stavo realmente piangendo... credo.
-giuro- dice mettendosi le mani sul cuore.
-parola di lupetto?- domando spostandomi la ciocca del ciuffo disortinato che mi è ricaduta davanti agli occhi.
Ride. Minchia che sorriso.

-parola di lupetto- dice aggiungendoci il gesto.
Improvvisamente sorrido.
Si avvicina e mi da una mano ad alzarmi.
-ti do una mano a raccogliere i fogli...- dico chinandomi nuovamente. Che senso aveva avermi alzato se poi...? Bah.
-e io ti do una mano a raccogliere i pezzi del tuo cellulare...- dice chinandosi pure lui.
-che bello, è un nokia lumia?- dice tenendolo tra le mani.
Mi giro isterica.
-LO ERA- dico cercando di fargli capire che cercavo di fare la gentile, ma che non ne avevo la minima autorizzazione ad esserlo dopo quello che mi aveva fatto, che ci aveva fatto!
-oh, scusami... veramente- dice dispiaciuto.
Scusati pure. Hai perso punti, ragazzo! Solo perché sei proprio, proprio bello ti scuso... pochino.
-Kyle- dice sorridente mentre raccoglie gli ultimi pezzi.
Mi giro.
Ma con chi parla? Chi è sto Kyle? Pensa che mi chiamo Kyle?
No, capitemi sono ancora sotto shock e potrei anche essere convinta di parlare con una banana.


-cosa?- domando confusa.
Ride.
-Kyle, mi chiamo Kyle- dice guardandomi.
Ahhh. Amore bello spiegati.
-ahh! Beh, io sono Jude... oh, merda, ma da quanto tempo è già suonata?!- chiedo rizzandomi in piedi e guardandomi attorno.
-oh cazzo, c’hai ragione- mi imita.
-i tuoi fogli- dico porgendoglieli con un semi sorriso.
-il tuo... ehm...- mi porge il cellulare. Il mio già semi sorriso si smorza subito.
-nessun commento, grazie- serro gli occhi come se fosse solo un incubo e sperassi di svegliarmi da un momento all'altro.
-certo, certo- si strofina le mani sui jeans.
Agitato il ragazzo.
-vado, anzi corro- dico salendo velocemente le scale.
-ehm... sì, ciao, scusami ancora! Come faccio a ripagartelo?-
Non rispondo e continuo a correre fino a raggiungere la mia aula.

Fanculo.
Ti verrò a cercare, brutto stronzo.
Arrivata davanti alla porta busso con il gomito.
Le mani sono già occupate.
Entro dopo aver chiaramente udito il classico 'avanti'.

La professoressa di italiano stava seduta alla cattedra e nella classe regnava stranamente il silenzio.
-dove sei stata, Jude?- mi domanda la donna da sotto gli occhiali da indovina.
-uh, è successo un piccolo incidente- abbasso lo sguardo sulle mie mani che intrappolavano ancora i pezzi del mio cellulare.
-cioè?- ma sei cogliona, oh.
-questo- mi avvicino mostrandole i resti del mio... basta! Non voglio più nominarlo se no mi sale il magone.
-oh...- annuisce capendo la situazione. O almeno spero.
-era così giovane... solo 5 mesi...- lascio dare i voce ai miei pensieri.
La donna sulla cinquantina alza lo sguardo verso me.
-scusi mi sono lasciata trasportare dall’emozione- dico con aria affranta.
Alcune mie compagne ridacchiano.
-come è successo?- domanda quasi interessata.
-mi sono scontrata ed è volato, prima in aria e poi... per terra- sbatto le ciglia più volte.
-chi è stato?-
-un ragazzo... ma abbiamo già chiarito e me lo ripaga, ha detto- faccio spallucce.
-sì, amore credici che te lo compra!- canzona Bettany ridacchiando insieme al suo gruppo di galline.

Le lancio uno sguardo con cui potrei uccidere.
Se continua così, un giorno in cui mi prendono i miei cinque minuti le faccio prendere fuoco.
-zitta, Bettany, zitta- mi limito a dirle.
-dai, Kylepas va’ a sederti- mi ammonisce la professoressa.
Ignorando la spudorata voglia di conficcare ogni singolo pezzo del mio schermo rotto nel collo di Bettany, mi dirigo verso il mio banco in silenzio mentre la voce dell'insegante ci invita ad estrarre i libri.

  ***
 

Finito di pranzare, mi alzo da tavola e inizio a sparecchiare.
Lavo le posate, il piatto e il bicchiere che ho usato e poi mi sistemo sul divano con il pc sulle gambe.
Aprendo facebook mi ritrovo alcune richieste d'amicizia.
Le accetto tutte senza nemmeno leggere i nomi.
Poi cambio incona, controllando le notifiche.
Un messaggio nella chat.
 
_ Hei. x
 
Kyle!
Come diavolo mi ha trovata su facebook?
Mistero.

 
_ Ciao.
_  Volevo sapere quanto ti devo... e anche come stavi. haha(:
 
Cazzo ridi, oh. Ma io ti distruggo la casa, Dio santo. Hai rovinato il mio fottuto smartphone, poi vieni pure a chiedermi come sto con ahah. Perde sempre più punti questo ragazzo!
 
_  Mh, simpatico eh.
_  Dai, scherzavo! Dimmi quanto devo darti. Anzi andremo insieme a comprarne uno nuovo. Promesso. ;)
_  Mh...
_  Dai dai dai, come faccio a farmi perdonare? (;
_  Ma davvero riesci a ripagarmelo tutto?
_  GIURO. <3
_  Oh, okay... se ne sei così sicuro... grazie allora. (:
_  Macchè, piccola! <3
 
Okay, stai calmo bello. Non sono la tua piccola e piano coi cuoricini.
 
_  <3
 
Sappiate che gliel’ho messo solo per compassione, ah.
 
_  Come stai? x
_  Bene... te?
_  Sì, sì, oggi me ne sono prese tante quando sono tornato in classe, haha. D:
_  Io no. Ho mostrato i resti del mio smartphone e me la sono cavata...:)
_  Che sfacciata. <3
_  Sono una ragazza. E’ plausibilee!
_  No, è ingiusto, no plausibile.
_  Qui c’è del maschilismo!
_  Eh, e qui c’è del femminismo!
_  Ciohgwuvgbow. No.
_  Niohbgouqpòvihbq. Sì. <3

Due ore dopo...

_ Ho voglia di uscire. Stacco, un bacio. x
_ Capito. Un bacio Jude. x
 
Due ore a chattare con Kyle, il ragazzo che mi ha quasi fatta piangere?
Insomma, io può.


Esco di casa serrando qualsiasi entrata e dirigendomi verso l'edificio a qualche isolato di distanza rispetto a casa mia.
Una grande palestra di pugilato che viene usata in contemporanea per lezioni di danza classica.
Da piccola sognavo di diventare una grande ballerina, come tutte, ovviamente.
Poi i maschi gli astronauti o i ladri, ma quello si sa, te li ritrovi a 30 anni che fanno i camerieri se proprio.
Almeno noi femmine a volte otteniamo quello che ci prefiggiamo come obiettivo.

Quei sogni demenziali che alla fine non riesci mai a realizzare li ho sempre adorati.
Ci sono sempre venuta qui, quando non sapevo dove andare. Tipo un rifugio.
Ogni volta che mi sentivo sola andavo a vedere tutti quei tutù rosa perla che svolazzavano insieme e tutte quelle scarpette che picchiettavano delicate sul pavimento di legno. Quei corpi sincronizzati la maggior delle volte.
Adoravo vederle fare intere piroette, posizioni classiche, coreografie.
Rimanevo sempre affascinata da quanto piccole o grandi fossero quelle ragazze, ma così capaci e così determinate. Si divertivano.

Mi nascondo, come sempre, sulle gradinate in fondo, senza farmi notare. Nessuno si è mai accorto di me.
Entro dal retro e riesco sempre a non fare troppo rumore.
Riesco a realizzare che questa è il turno delle bambine, direi una fascia d'età che va dai 10 ai 13 anni, non di più.
L'ora successiva invece è il turno delle grandi, e per grandi intendo quindicenni, sedicenni e diciassetteni. Forse anche diciottenni e diciannovenni.
Il mio pomeriggio passa in questa maniera e devo dire che è un ottimo modo.

Torno a casa serena e rilassata.
Mi chiudo in camera e mi attacco ancora al pc. Altri messaggi in chat su facebook da Kyle.
Se non mi avesse disfatto il telefono a questo punto lo considererei già mio moroso.
Peccato. Per lui o per me?
Torno a chattare ancora per qualche minuto con lui.
Non è assolutamente male come compagnia, ehi!
 
_  Dici che è troppo se mi dai il tuo numero?
_  no, non lo sarebbe. Solo che c’è un piccolo insignificante dettaglio.
_  Cioè?
_  Cosa diamine uso io?!
_  Hahahahaha, giusto, giusto. ):
_  Beh, intanto tu dammi il tuo.
_  ***********
_   Bene, ti manderò un messaggio, appena potrò. (;
_  Facciamo che domani andiamo a prendere il telefono nuovo insieme, va bene?
_  Okay, boss. c:
_  Bello. <3
_  <3

 
Un’altra mezzoretta la passo chattando con lui.
Poi mangio con mamma quando arriva a casa parlando e riparlando dei soliti argomenti. Anzi, lei si lamenta del lavoro. Strano!
Papà torna sempre a casa alle 9 e mangia solo quasi sempre.
Sbuco in cucina sorprendendolo con un sorriso malinconico.
-che forever alone che sei. Ti faccio compagnia- mi allungo sulla mensola, prendendo un barattolo di nutella più cucchiaino e sedendomi accanto a lui a tavola.
-che gentile la mia bimba- ridacchiai dandomi un buffetto sulla spalla.
-non dirlo mai più!- ringhio guardandolo male.
-cosa?-
-bimba!- sbotto infastidita.
-ma tu sei la...-
-bastaaaaaa!- esclamo alzandomi dal tavolo con il barattolo in mano.
-no, no! Va bene, non lo dico più- mi scongiura così che tornassi a sedermi accanto a lui.
Infilo il cucchiaino in bocca e lo fisso con aria sospetta.
Dopodichè glielo punto contro, muovendolo dall’alto verso il basso come se gli facessi i raggi X.
-mh. Non stai mentendo- dichiaro per poi tornare a sedermi al posto di prima provocandogli una risatina.

Arrivata a metà barattolo, lo infilo ancora nella mensola, decidendo che avevo ucciso la dieta già da un po'.
-buena noche, babbo!-
Mi allontano sculettando e salgo le scale dopo aver sentito la buonanotte di entrambi i miei coinquilini.






YOU CUT MY WINGS, NOW I AM FALLING.
WHAT ABOUT LOVE?



HELLO.
HELLO.
HELLO.

LO SAPETE CHE VI AMO, NO?
PERO' MI PIACEREBBE CHE RECENSISTE DI PIU'.
QUESTA STORIA HA PARECCHIE VISUALIZZAZIONI, MA
LE RECENSIONI SONO POCHISSIME...

QUINDI IL PROSSIMO LO PUBBLICO A 5 RECENSIONI MINIME.

DAI, DAI, NON MI DELUDETE, SUVVIA, NON LO FATE MAI!
AI LOV IU. <3

BEEEEH, ORA VI LASCIO NELLE MANI DELLA DISSENATRICE SUPREMA.
LENA DEL REY.
HAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHHA.
WE WERE BORN TO DIE!
HAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA.

SCHERZO, NON VI LASCEREI MAI TRA LE SUE GRINFIE, OKAY?
AI LOV IU. <3
BEH, MA L'HO GIA' DETTO.

VABBE'.
ORA EVAPORO.
BYEEEEEE :)



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Capitolo 6
*** Cap. 6 ***


Mi sveglio maledicendo la sveglia.
Così iniziano le mie giornate.
Come mio solito, vado a scuola e il pomeriggio esco con Kyle.
 
-ti piace questo?-
-io ne voglio uno identico al mio, Kyle. Quante volte dovrò ripetertelo?- dico leggermente esausta.
-mah, secondo me ce ne sono di più carini-
-il mio e basta voglio, grazie-
Ci avviciniamo al bancone centrale del negozio.
Guardiamo più da vicino i telefoni esposti nella bacheca sotto le nostre mani.
-avete bisogno?- domanda un ragazzo da dietro il banco.
Alzo io per prima la testa. Poi Kyle.
-un nokia lumia azzurro ciano per la signorina- dice Kyle indicandomi con un sorriso.
-arriva- dice il commesso dandoci le spalle e scappando da qualche altra parte del negozio.
Guardo Kyle e lui me.
Sorrido.
Sorride a sua volta.
Poi porto di nuovo lo sguardo sui telefoni esposti.
Ma lui no.
Continua a guardare me.
CHE COSA IMBARAZZANTE.
 
-ti piace qualcuno?-
Solo il mio prof.
-no-
-non è vero- mi dice divertito.
Mi volto di nuovo verso di lui.
Ma che sei cretino?
 
-che vuol dire che non è vero?-
-a tutte le ragazze piace un ragazzo. Non esiste che ad una ragazza non piaccia proprio nessuno, vuole solo dire che sta mentendo perché o è il ragazzo stesso che glielo domanda che gli piace oppure...
Questo è proprio fuori strada, anzi sembra stia dando di matto.
-...oppure semplicemente sono cazzi suoi- ribatto seccata.
Ride.
-forse, hai ragione, scusami-
Faccio spallucce rivolgendogli un sorriso per poi tornare con lo sguardo verso a direzione in cui si è smagnetizzato il commesso.
Quanto diavolo ci mette?
 
Inizio a picchiettare le dita sul vetro della bacheca visibilmente ansiosa.
Andiamo, sbrigati, se no poi si rimette a fare domande.
-beh, io ad esempio...-
-ecco a te- il commesso mi porge la scatola bloccando il discorso di Kyle.
Sia lodato il telefono che si è finalmente fatto trovare tra le mani di questo idiota.
Alla vista dell’aggeggio elettronico i miei occhi brillano.
-sei proprio come il tuo papà- dico quasi con le lacrime.
Kyle ride.
-lo prendiamo- dice poi convinto.
Paga mentre esco saltellando.
 
-non sei nemmeno contenta-
-no. Assolutamente- dico facendo l’ennesimo salto alto minimo 3 metri.
-ci prendiamo qualcosa?- mi domanda indicandomi un bar a pochi metri da noi.
-che ore sono?- domando io.
Guarda il telefono. –quasi le 5-
-okay, andiamo- dico felice.
 
Dopo esserci accomodati in una caffetteria, ordiniamo due frappè.
Io al cioccolato, lui alla vaniglia.
-cioccolato e vaniglia, due dolci opposti- dice sorridente mentre appoggia i gomiti sul piccolo tavolino rotondo.
-proprio- dico facendo lo stesso.
Eravamo vicinissimi.
Sentivo quasi il suo respiro sul mio naso, dato che lui era di pochi centimetri più alto di me.
 
-sono meravigliosi i tuoi occhi visti da così vicino- dice sorridendo.
Ecco. Si parte.
-beh, grazie- mi limito. -però, tu sei bellissimo in confronto a me- sparo ad un tratto.
Oh? Minchia fai su?
 
-non ne sono poi così convinto-
-è una sfida per caso?- domando curiosa.
-sì- ci fissavamo con occhi trucidi.
Ad un certo punto mi alzo dal tavolo senza però interrompere la nostra battaglia visiva.
-e che sfida sia- dico iniziando a ballare gangam style che trasmettevano in tv.
Scoppia a ridere.
Finché non cade dalla sedia.
 
-sei stupido!?- urlo allarmata.
La gente che riempiva la caffetteria si gira a guardarci come se stessimo annunciando che era arrivato il circo in città o anche peggio.
Lui è ancora a terra che ride come un depravato.
Ma che bella situazione, insomma! Proprio da sentirsi presi sul serio.
Poi gli sguardi delle anziane sono rassicuranti!
 
-scusatelo! E’ mio fratello e sono appena passata a prenderlo dalla casa per i disabili...  vedete non ha più una vita sociale e volevo portarlo solo a fare un giro fuori... scusatemi ancora-
L’unica cosa che ottengo è Kyle che ride ancora di più.
-andiamo, Marc, torniamo dalla Benny- dico chinandomi per alzarlo.
-chi è la Benny?- chiede con le lacrime agli occhi.
-la tua infermiera, Marc!- dico prima a lui, poi mi volto verso tutti i presenti e sillabo piano –è un caso grave!-
Lui mi sente e torna a ridere come un deficiente.
 
-ecco- dico esausta.
-mi scuso con tutti voi quieti cittadini, ora lo porto fuori o la cosa potrebbe degenerare- dico prendendolo di peso e trascinandolo fuori, mentre la cameriera ci sta raggiungendo per portarci i frullati.
Scuoto la testa.
-il latte può solo peggiorare la situazione, signorina, in ospedale non glielo davano mai-
-e lei non poteva dirlo quando stava ordinando?- mi guarda malissimo.
-dovevo fingere che andasse tutto bene! Lui merita una vita così!- urlo con occhi lucidi.
Sembrava la scena di un film.
Sento alcuni owww dalle bocche delle signore che estraevano dalle borsette dei fazzoletti di stoffa.
Meglio uscire, davvero.
Intanto Kyle deve ancora prendere fiato per via ridere.
 
Quando sento l’aria fredda di ottobre sbattermi contro il viso, mi accorgo che siamo fuori e, visto che anch’io non ce la facevo più a trattenermi, scoppio a ridere.
Ci ritroviamo a terra.
La gente passa e ci guarda con facce assurde.
 
-basta. Mi fa male la pancia. Ti prego fermati- mi dice distrutto.
-solo per un paio di risate?- domando incredula.
-ma se è da quando sono entrato che rido come uno scellerato!-
-l’hai detto tu, ah!-
Ride.
-ora che facciamo?-
-boh-
-guarda c’è una fontana!- dico accorgendomi di una fontana. Ma davvero?
-ehm... e allora? Jude, porti una berretta e un cappotto e hai intenzione di fare il bagno? In pieno ottobre? Anzi è quasi novembre, Jude. Rifletti-
-fratellino depravato, non voglio fare un bagno-
-ah no?-
-scusa ma chi è stato il primo a nominare la parola bagno?-
-mi scappa!-
Rido.
-andiamo alla fontana, và-
-così piscio?- chiede alzandosi.
-no, tu pisci dietro a quell’albero, deficiente-
-mh, va beh-
 
Mi siedo sul bordo della fontana mentre quell’altro cerca un dannato albero.
Meglio girarsi, no?
Attendo qualche minuto prima di vederlo comparire davanti a me.
 
 -bene e ora?- domanda sistemandosi i pantaloni.
-ma scusa non potevi finire le tue cosa là?- dico indicando i suoi jeans e l’albero concimato.
Ride e si siede accanto a me.
Lo butto dentro improvvisamente.
HAHAHAHAHAHA. FREGATO.
 
-stupido- sussurro ridendo.
Mi sento strattonare da dietro e oplà.
Devo dire che i miei capelli bagnati sono ancora più belli!
 
-bene siamo pari, adesso-
-fanculo, Kyle, fanculo- borbotto alzandomi fradicia e togliendomi la berretta inzuppata.
Ride e si alza.
-è fredda- ammette e con un balzo è già fuori.
-se fossi in te invece starei qui a prendere il sole anzi passami il materassino- dico ironica.
Mi trascino fuori pure io battendo i denti.
I capelli. Fradici.
Come tutto il resto.
-che bello domani non vado a scuolaaa!- dico tutta pimpante.
-ah sì? Perché?- chiede.
-eh sai, con la bronco la vedo un po’ dura-
Già mi vedo a casa... a fare un beato niente sul divano con in mano una tazza di cioccolata calda e nell’altra una brioches calda mentre guardo l’ultima puntata di Gossip Girl.
Oh sì.
 
-maddai che non ti ammali mica per un po’ d’acquetta fresca-
-ma tua madre! E’ gelida!-
-mia madre non è gelida- dice perplesso.
Alzo gli occhi al cielo. –ma che pessima-
Ridacchia dandomi una lieve spinta al braccio.
 
-senti da me non c’è nessuno- annuncio io.
-quindi?-
-vieni a casa mia a sistemarti, no? O preferisci fare qualche rapina forse?-
-uhm...- si porta una mano sotto al mento.
-come sei concentrato- ammetto stupefatta.
-la prima-
-okay, anche se speravo nella seconda...- abbasso la testa delusa provocandogli una risatina.
Raggiungiamo le nostre bici e gli faccio cenno di seguirmi.
 
Mentre lui si scalda in cucina sul termo e in salotto col camino, io vado in doccia.
-se vuoi lavarti anche tu, per me non c’è problema- mi passo l’asciugamano tra i capelli bagnati ora lavati.
-no, grazie-
 
Entrambi ci stendiamo sul divano.
-sono quasi le sette- dice.
-dove l’hai letto?- domando impressionata.
-sull’orologio?- con un cenno della testa indica l’orologio appeso al muro.
-ah...- storco la testa di lato scoprendo che un orologio si trovava nel mio salotto.
Perché mia madre non mi informa mai sui cambiamenti d’arredamento, uh?
 
-io vado- si alza e si dirige verso la porta afferrando il cappotto.
-okay- dico stirandomi lungo il divano come un gatto.
-oggi è stato tutto molto divertente- dice ancora ridacchiando.
-anche io mi sono divertita- mi avvicino.
-usciresti qualche altra volta?- mi domanda.
-con te? Certo-
-bene, allora ci sentiremo-
-certo- dico sorridendo.
-vado- mi schiocca un bacio sulla guancia ed esce accompagnato da me che gli apro la porta da brava padrona di casa.
Lo osservo montare in sella alla bici e andarsene.
 
Sorrido come un ebete tra me e me ripensando al pomeriggio.
Mi lancio a peso morto sul divano soffocandomi tra i cuscini.
Dopo qualche minuto mi arriva un messaggio sul telefono.
Sono costretta ad alzarmi per riprendere fiato così nel frattempo leggo anche il messaggio.

DA: Kyle.
_ Bella e pazza giornata. Grazie. <3


Gli rispondo subito mentre un sorriso si fa spazio sul mio volto.


A: Kyle.
_ E' piaciuta anche a me, quindi grazie. <3

Infilò di nuovo la faccia tra i cuscini e ogni tanto la sollevo per prendere aria.
Mi capovolgo a pancia in su mentre guardo il soffitto.
 
In fin dei conti Kyle non è così male.
Certo che no.
Solo non è Justin.
 

 



Questa vita è forte
trova le risposte.


E intanto dimentico tutto
dimentico tutti.
I luoghi che ho visto, le cose che ho detto
i sogni distrutti.
La storia non è la memoria, ma la parola.
Non vedi che cosa rifletti
sopra un mare di specchi si vola.

 
 
BITCHES MIE, LO AVETE FATTO APPOSTA PER FARMI PUBBLICARE PRIMA O COSA?
SONO ARRIVATA A 5 RECENSIONI SUBITO!
CAVOLI, GRAZIE.
DAVVERO.
NON SAPETE QUANTO MI RENDIATE FELICE.
 
E’ TUTTO IL GIORNO CHE RIPETO: CHECCIOIA!
PERCHE’ IO SONO FELICE, GIA’.
 
BEH, ALLORA VEDIAMO... IL PROSSIMO LO PUBBLICO A...
10 RECENSIONI.
DITE CHE SONO TROPPE?
BEH, VEDREMO. :)
SO CHE NON MI DELUDERETE!
PERO’, VOLEVO CHIEDERVI UN PICCOLO PIACERE...
POTETE FARLE PIU’ LUNGHE DI 10 PAROLE?
SE NO MI ARRIVANO NELLA POSTA E MI E’ PIU’ DIFFICILE CONTEGGIARLE.
SI, LO SO, SONO PIGRA.
AI LOV IU. <3
 
MA SI PUO’ SAPERE PERCHE’ QUELLO STRAMALEDETTO CONTINUA
A METTERE SU INSTRAGRAM FOTO DELLA COPERTINA DI
HEARTBREAKERE CI SCRIVE PURE ‘SOON... :P’
E INVECE NOI E’ DA QUASI UN MESE CHE L’ASPETTIAMO?
NO DICO, CHI SI ARRUOLA PER HACKERARLA?
DAI, RUBIAMOLA.
POI LO FACCIAMO PIANGERE.
VI PREEEEEEGO.
DOBBIAMO FARGLIELA PAGARE, SUVVIA. :3
HAHAHAHA, LA SMETTO.
 
PASSATE DA LEI, ANCHE SE ERA DA UN PO’ CHE ME LA DIMENTICAVO,
SO CHE VOI CI ANDATE COMUNQUE, VEROO?
HAHAHAHA, NO DAVVERO, QUESTA RAGAZZA MERITA.
NON PER VANTARMI MA E’ LA MIA RAGAZZA, INFATTI.
Marika.
 
 
ORA INIZIO A PENSARE AL PIANO PER HACKERARE HEARTBREAKER
E AL PROSSIMO CAPITOLO VI FACCIO SAPERE,
ADIOSSSSSS BITCHES MIE. xx
#staystrong.
#staysexy.




(100+) justin bieber | Tumblr

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Capitolo 7
*** Cap. 7 ***



-no, Bettany, quello è il passato, dovete coniugarli al futuro questi verbi-
 
Annuisco assente.
Il  prof. Bieber parlava insistentemente dei verbi, ma a me dei verbi fregava gran poco.
Lo sto guardando quasi come un oca. Forse anche peggio.
E’ così bello, Dio santo.
E’ un piacere guardarlo, ascoltarlo, contemplarlo.
 
-una frase a testa, così finiamo la pagina. Silenzio là infondo- riprese alcune mie compagne degli ultimi banchi.
Quando arriva il mio turno, leggo la frase con il verbo inserito.
-mh, prova a rileggere la frase- mi dice fissando sempre il libro.
Lo guardo stranita.
Ovviamente, sapevo che era giusto, perché capivo a meraviglia le sue lezioni.
-ma... è giusto proffe- dico convinta.
-no, riprova-
Ma che cazz...?
Resto in silenzio e fisso quella maledetta frase come se la soluzione giusta si potesse divinamente inserire in quel maledetto discorso in francese.
 
-ma non è giusto?- domanda Lily prendendo come le mie difese. Le rivolgo un sorriso di comprensione mentre sospiro.
-no, a me sembra sbagliato- il prof. continua a fissare il libro scuotendo la testa.
-solo a lei- borbotto infastidita.
Alza lo sguardo e mi lancia uno sguardo pieno di rimprovero.
-se ho detto che è sbagliato, vuol dire che è sbagliato- dice alterato.
 
Ma porco disse.
Francese è l’unica materia che ho giù.
No dico è possibile?
CHE.DIAVOLO.GLI.HO.FATTO.
Dannazione a lui e tutta la sua bellezza che mi fa balbettare.
-Jenni, ripondi tu- passa lo sguardo su Jenni che risponde al posto mio.
Fregandomi della risposta di Jenni, capisco che è meglio che rimanga in silenzio per il resto dell’ora e così faccio.
 
Driiin.
 
Fantastico, era l’ultima l’ora.
-Rimarresti un secondo, Jude? Non ci vorrà molto-
Mi blocco sulla porta, sentendo la voce del prof. che mi richiama.
Julie mi guarda stranita e confusa.
Annuisco distratta a lui mentre Julie mi passa accanto e uscendo dalla classe dopo avermi sussurrato un ‘buona fortuna’.
La classe velocemente si svuota mentre io me ne sto lì, davanti alla porta impacciata più che mai.
-sì?- giocherello con le bretelle del mio zaino.
-devi capire che...-  si alza e viene verso me. -... non puoi metterti contro di me-
Mi sorpassa e chiude la porta alle mie spalle.
Sospiro quando sento le nostre spalle sfiorarsi.
-e nemmeno lei- dico io con il suo stesso tono. -mi sta rovinando la pagella e non è giusto-
Mi volto verso di lui che stava dietro.
-scusa?- fa finta di non aver capito.
Deglutisco rumorosamente.
-scusi, non capisco proprio cosa posso averle fatto. Me lo spieghi, la prego. Non penso che posso meritarmi sempre e solo un sei tirato, ma nemmeno quello perché se mi va bene con lei prendo il sei, ma dipende sempre come le gira! Anzi, da come mi vede quel giorno- mi fissa tacito, ma ha gli occhi che mi lanciano fiamme.
-non puoi giudicarmi, tu non mi conosci nemmeno-
-beh, finora l’unica cosa che ‘conosco’ è che è un tipo molto vendicativo! Ma poi per cosa, me lo spieghi per favore-
-io non sono vendicativo-
-solo!- alzo le braccia.
Questa cosa non riesco davvero a capirla, oh.
 
-smettila-
-dico solo la verità- dico portando le braccia ai fianchi
-e va bene. Vuoi la verità? Io... io... vorrei...- abbassa lo sguardo.
-...vuole?-
-voglio... che tu ti applichi di più- no, non voleva dire quello.
Il mio cuore sobbalza al pensiero che magari voleva dirmi qualcosa di importante.
 
-Jude, io ti amo!-
Seee magari.
 Morirei.
 
-ma proffe- mi blocca.
-no, vedo che non ti impegni a sufficienza-
-si sbaglia- cerco di ribattere.
-no, non mi sbaglio mai io-
Spalanco la bocca.
Che bastardo!
 
-che ego- dico sconcertata.
-come scusa?-
-nulla, nulla- scuoto la testa abbassandola.
-no, dimmi-
Alzo lo sguardo.
Dai, diglielo! Diglielo che ti sta rovinando la scuola!
 
-non è gentile con me!- sbatto un piede a terra e serro i pugni lungo i fianchi.
Beh, complimenti, che aggressiva sei stata.
Veramente.
-la gentilezza non centra, centra l’educazione ed io sono molto educato- ripete calmo.
Porta via il culo cogliona, che è meglio.
 
-lei ce l’ha con me da quella volta che sono salita in macchina sua e io non so perché! Se non voleva portarmi a casa bastava dirlo, no? Forse non le sto simpatica, forse non sono l’alunna che vorrebbe, ma Dio santo, deve vedermi per un bel po’ di tempo quindi non sarebbe meglio trovare un accordo per entrambi? Una tregua, o che ne so. Perché proprio non ho capito che diavolo le ho fatto. Poi lei che parla molto a riguardo, è tutto così fantastico- marco con il sarcasmo alla fine.
Ebbrava la mia cogliona, questo è parlare.
 
I suoi occhi si riducono a due fessure.
-tu non sai minimamente cosa mi passa per la testa ogni volta che ti vedo, chiaro?- scandisce ogni parola mentre noto che si è irrigidito.
E’ talmente ambigua questa frase che non so come interpretarla.
 
-lei mi odia!- urlo ad un tratto.
-non è vero!- urla anche lui.
-invece sì!-
-no!-
-sì!-
-no!-
-sì!-
-no!-
 
La distanza tra di noi si accorcia sempre di più.
 
Mi ritrovo a pochi centimetri da quel meraviglioso viso.
La classe vuota intorno a noi.
Un silenzio mortificante.
Questa situazione è la mia rovina.
 
Incosciente di quello che ripete la mia mente e presa da un’energia che non riesco a spiegare, mi scaravento verso di lui aggrappandomi al suo collo con le braccia e le mie labbra avvolgono le sue.
La sua reazione immediata è un irrigidimento totale, ma non si stacca.
Sono quasi sicura che tenga gli occhi aperti mentre io il contrario.
 
Le sue labbra sono così morbide.
Il suo profumo è così buono.
 
Nessuno dei due approfondisce il bacio e così dopo svariati secondi mi stacco.
Mi accorgo che avevo ragione a pensare che avesse tenuto gli occhi aperti, perché finito il bacio fissava un punto qualsiasi dietro di me, forse lo stesso che ha fissato per tutta la mia stronzata.
Sì, quel bacio è stata una stronzata.
Una MIA stronzata.
 
Lascio scendere le braccia dal suo collo e mi allontano lentamente con dei piccoli passi.
Mi porto le mani alla bocca realizzando una seconda volta quanto è appena successo o più che altro quanto ho fatto.
 
OLLAPEPPA, L’HO BACIATO.
Ora finisco in galera, me lo sento.
 
-ommioddio- mi gratto imbarazzata la nuca.
Lui non risponde, ma ha agganciato i nostri sguardi.
Mi osserva da testa a piedi con la bocca semi aperta e lo sguardo vuote  e assente.
 
Mi sento terribilmente in imbarazzo.
Però non sono pentita di quello che ho fatto. Per niente.
Lo rifarei senza sosta, piuttosto.
 
-può cancellare tutto questo? La prego, non voglio essere espulsa. La prego, dimentichi tutto-
 
Non riuscendo più a sostenere il suo sguardo, scompaio dall’unica porta in quella stanza.
 
 
 
# l’ho baciato, Dio santo! Che cazzo c’è da capire? #
Direi che è da una bella mezzora che urlo al telefono con Julia.
# ma sulla bocca... cioè per sbaglio... oppure magari... # la blocco.
# ma Dio... dai non farmi bestemmiare. Ti ho detto che l’ho baciato sulla bocca come se fosse mio moroso! E lui ci è stato! E poi mancava poco che non ci aggiungessi pure la lingua! Giuro, mi sono trattenuta #
# ma Dio santissimo. Verrai espulsa, questo lo sai vero? #
# lo avevo immaginato #
# ma non ne avevi altre? Che ne so, potevi chiedergli se ti portava a mangiare un gelato, a te piace tanto il gelato! #
# Julie, la vuoi quando ci vediamo o quando ci vedremo? #
# dov’è la differenza? #
# appunto, idiota #
# la carezza intendi? # ridacchia.
# esattamente # rispondo sarcastica.
# a tua mamma hai intenzione di dirlo? #
# a volte mi chiedo se in testa hai tanti sassi, sai? #
Questa che va a pensare se vado a dirlo a mia mamma, mah.
 
# perché sono io quella che si è scambiata saliva con il proprio prof. di francese, eh #
# ti diverte la cosa? No, perché l’avrai ripetuto si e no una decina di volta questa frase. E poi te l’ho già detto, non abbiamo approfondito il bacio. Quindi è stato solo un innocente bacio a stampo # mi getto sul letto e fisso il soffitto stringendo ancora di più il telefono nella mano.
# un innocente bacio a stampo con il tuo prof. cazzo! #
Sospiro snervata.
 
# dovrò cambiare città secondo te? Che ne pensi di Chicago? O Miami? # inizio a fare qualche progetto futuro mentre prendo a pugni un cuscino.
# però... non si è staccato. Quindi vuol dire che lo voleva # ignora le mie proposte e continua i suoi ragionamenti da neopsicologa.
# ma stai zitta. Era così scosso che non ha detto nulla, era paralizzato. Sembrava un paraplegico! #
# hai fatto colpo, allora, è l’unica spiegazione #
# più che altro gli è preso un colpo #
Ride.
 
# la pianti di ridere di me? # sbotto scorbutica.
Lancio il cuscino a terra.
# scusa, ma perché te la prendi con me? Che cazzo centro? Mica ero lì a dirti “dai saltagli addosso! Si, vai così!” eh #
# appunto! Non c’eri! Se ci fossi stata mi avresti bloccato #
# sai com’è, ci ha fatte uscire tutte! #
# scusami. Non so nemmeno io perché sono qui a urlarti dietro al telefono al posto di iniziare a fare le valigie #
# hai scelto Miami scommetto #
# solo tu mi conosci profondamente # sorrido e lei ride.
E così prima mi aveva ascoltato.
# penso che andrà tutto bene. Non mi sembra il tipo di andare a spiattellarlo in giro, tranquilla #
# sei la migliore amica, è ovvio che dici così #
# Jude, ti ho riso in faccia fin- figuratamente parlando – fino adesso quindi penso che la tua affermazione sia alquanto labile #
Alzo gli occhi al cielo. # pensi di confondermi iniziando a parlare come un dizionario, uhm? Non ti pensavo così cinica! # ride.
Mi alzo dal letto e scendo le scale.
Mi brontola la pancia e sappiamo tutte che vuol dire e sappiamo anche che non si può andare avanti senza prima averlo messo a tacere!
 
# in fondo ti voglio bene e lo sai #
# Julie, ho fame # mi lamento cercando di scalare la credenza senza perdere dalle mani il telefono.
# sei fantastica a rovinare i bei momenti, lo giuro! #
Rido.
# lo sai già che ti amo, perché dovrei ripetertelo? #
# mi piace sentirmelo dire... # bofonchia come una bimba.
Ridacchio.
# ho trovato una fetta di torta in frigo, mi dispiace per te # penso alta voce aprendo il frigorifero.
riattacca.
# e perché? # chiede perplessa.
# perché ora sono tutta sua. A domani, scoiattola #
Farnetica qualcos’altro che non ascolto visto che premo la cornetta rossa del telefono mantenendo lo sguardo ammaliato sull’ultima fetta di torta sul vassoio.
Porto il vassoio sul tavolo e inizio a mordicchiare la torta pensando a Justin.
Quel dannato professore.
Bello quanto è buona questa dannata fetta di torta.
Dannazione.
Devo portarmi via l’indispensabile per partire per Miami.

 


 


 
 I find your lips
So kissable
And your kiss
Unmissable
Your fingertips
So touchable
And your eyes
I r r e s I s t I b l e.

 
GIURO CHE VI AMO.
TUTTE.
SIETE A DIR POCO MERAVIGLIOSE, SIETE LE LETTRICI MIGLIORI DI TUTTO EFP.
 
AI LOV IU GAIS, IOR EMEZING!
[Cit.]
 
DAJEEEE, SONO TROPPO FELICE, VOI MI RENDETE COSI’ FELICE.
HO SISTEMATO LA STORIA, I CAPITOLI PRIMA.
PERCHE’ SECONDO ME FACEVANO SCHIFO.
QUINDI LI HO SISTEMATI.
 
ANYWAY, CONTENTE?
QUESTO CAPITOLO E’ SOLO DI BIEBER, QUINDI SPERO DI AVER RESO FELICE
MENI PIPOL CHE VOLEVANO CHE IL PINGUINO SECSI FACESSE RITORNO.
BUM, ECCOLO.
 
PUBBLICO IL PROSSIMO A 10 RECENSIONI.
DAI, SUSU, CRITICATEMI DI COME SIA STATA ORRENDA LA SCENA DEL BACIO.
HIHI, DOVRESTE VEDERE IL PROSSIMO.
AHHH, ODDIO, IO NON VI DICO NULLA PERCHE’ LO SAPETE COME
SONO FATTA. SONO MALVAGIA.
 
PER QUALSIASI COSA O ANCHE SOLO PER CAZZEGGIARE POTETE SCRIVERMI,
OVVIAMENTE.
HAHAHAHA. :)
 
VISTO CHE AVEVO DETTO CHE AL PROSSIMO CAPITOLO (CIOE’ QUESTO)
VI FACEVO SAPERE DEL PIANO PER HACKERARE HEARTBREAKER,
MANTENGO LA PROMESSA E  VI PARLO DELLO SVILUPPO DEL MIO PIANO,
MALEFICO QUASI QUANTO ME.
 
 
NON CI SARA’ NESSUN PIANO.
 
SCUSATE, NON VOGLIO COMPLOTTARE CONTRO BIEBER.
HO DECISO.
PERO’ SE NON SI DECIDE A PUBBLICARLA, RACCOLGO LE FIRME PER FORMARE
UN ESERCITO, OKAY?
#coerenzaportamivia.
 
Marika.




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Capitolo 8
*** Cap. 8 ***


Estraggo il telefono dalla tasca dei jeans e fisso il display.
10. 05 a.m.
Inizio terza ora.
E devo ancora vederlo.
E sto cercando in tutti i modi di evitarlo.
 
Arrivo fino al mio armadietto bianco intonaco come tutti gli altri e velocemente digito la combinazione facendo scattare la porta di quest’ultimo.
La spalanco per cambiare i libri con quelli del prossima ora.
Stringo i denti non appena noto il libro di francese sopra quello di italiano, ovvero il libro che mi serve.
Oggi non avevo lezione di francese, grazie al karma.
 
-ehi, bellissima- delle braccia mi cingono da dietro.
Sobbalzo prendendo contro al libro di francese.
-oh, Kyle- sorrido afferrando velocemente il libro di italiano e poi mi volto verso di lui, rimanendo tra le sue braccia.
-come stai? Mi mancavi-
A me no.
-oww, anche a me- sorrido dolcemente.
Sono una personcina così sincera, sicuramente.
-ti va se oggi il pranzo lo condividi con me, uh?-
-va bene- dico senza pensarci troppo.
Potrei cambiare idea.
 
Kyle prende a parlare di quanto sia stato intenzionato al suicidio nell’ora di storia di poco prima mentre io sorrido e annuisco assente.
Comincio a guardarmi intorno, notando che quasi tutti andavano di fretta lungo il corridoio per andare a sistemarsi nelle proprie classi, cosa che dovremmo fare anche noi.
Sospiro sollevata dal fatto che anche tra tutti questi studenti non sono ancora riuscita a vedere Justin.
Torno a guardare Kyle e gli sorrido in modo che capisca che sto ascoltando.
Ovvio che non lo sto facendo invece.
 
I miei occhi finiscono su una figura famigliare che sta attraversando nella mia direzione, alle spalle di Kyle.
Strabuzzo gli occhi e non posso fare a meno di deglutire rumorosamente.
Il mio battito accelera all’improvviso e sento che le gambe fanno fatica a sostenere il mio peso.
Justin.
I suoi occhi non si sono ancora posati su di me, al contrario dei miei che sono incollati al suo corpo da qualche secondo.
Sembra sereno. Ha un viso quasi sorridente.
Sbatto le ciglia e serro le labbra non appena si accorge che lo sto osservando.
Non faccio nemmeno finta di aver buttato lo sguardo su di lui per caso e invece cerco di sostenere il suo sguardo che si fa più accigliato non appena nota una figura maschile di spalle che mi tiene tra le sue braccia.
Si fa sempre più vicino a noi due.
Il suo sguardo passa da Kyle a me e si fa ancora più accigliato.
Abbassa la testa scuotendola e riprende il passo spedito di prima finché non mi sorpassa.
Giro la testa di poco, tanto per continuare a seguire la sua figura di spalle stavolta, e mi accorgo che ha rialzato la testa, ma non si volta a guardarmi.
Sei così impossibile, non riuscirò mai ad averti, pensai abbassando la testa verso Kyle che non aveva ancora smesso di parlare.
 
-allora questo è il periodo che capita a tutte le donne... quindi sei perdonata. Però se riesci a soltanto farmi capire perché non mi caghi, giuro che me ne vado. Perché tanto è inutile stare qui a parlare, uh, da solo-
-scusa?- riprendo a seguire il discorso di Kyle, credo.
Non riesco a far altro che pensare a quanto gli donasse quella T-Shirt bianca immacolata con un profondo scollo a V che metteva in risalto la sua carnagione non troppo bianca e i tonici muscoli delle braccia.
Per non parlare dei suoi pantaloni larghi al cavallo e stretti sulle caviglie, neri di pelle lustrissima.
Dio, è così perfetto.
-ora devo andare, Jude. A dopo- Kyle rompe la presa delle sue bracci su di me e si allontana farneticando qualcosa.
Scuoto la testa e mi incammino anch’io verso la mia classe, finalmente.
 
 
Il suono della campanella mi distrae dai miei pensieri eternamente rivolti a Justin.
Ultima ora? Fatto.
Non vedo l’ora di tornare a casa.
Estraggo il cellulare dalla tasca.
Un nuovo messaggio.
Visualizza.

DA: Kyle.
_ facciamo alle 12.50, ci prendiamo una pizza al bar vicino alla scuola? <3

Rispondo.


A: Kyle.
_ certo, arrivo. xx

12.47 a.m.
Se mi sbrigo che è meglio.
 
Esco dalla classe salutando Julie con un sonoro bacio sulla guancia e scendo verso il primo piano.
Prima però decido di andare un attimo in bagno.
Almeno presentabile volevo essere dopo aver passato le ultime due ore di scuola a combattere con gli esercizi del compito matematica.
Spero almeno nella sufficienza.
Il silenzio attorno a me mi fa capire che ormai era già usciti tutti dall’istituto.
Mi pettino i capelli con le dita e mi tiro qualche sberla sulle guance. 
Il telefono vibra nella mia tasca.
Un  nuovo messaggio.
Kyle:_ okay piccola, ti aspetto, sono già qui. xx
Esco dal bagno e mi incammino verso l’uscita saltellando.
Poco prima che possa varcare la soglia della porta, una mano si impossessa prepotentemente della mia bocca e la mia schiena sbatte contro un forte petto che sono più che sicura che è maschile.
Mi sento trascinare all’indietro da un braccio cinto in vita che mi impedisce di reagire in qualsiasi maniera.
Spalanco gli occhi e cerco di urlare, ma gli unici suoni che emetto sono strozzati gemiti.
Mi trascina dentro una stanza piccolissima con poca luce chiara che è quella della piccola ed unica finestra di quest’ultima.
E’ uno sgabuzzino.
Riconosco le scope, gli armadi con tutti gli stracci e gli spray, qualche scatola di gesso e stracci e stracci.
 
Mi sento lo zaino scivolare dalle spalle, questo vuol dire che me lo sta levando chiunque ci sia dietro di me.
Sento uno scatto, lo scatto che di solito si sente quando si sta chiudendo una stanza a chiave.
Perfetto, questo è il mio giorno preferito!
A minuti verrò violentata da un perfetto sconosciuto, per di più maniaco, o magari vorrà solo uccidermi, chissà.
Oggi sono particolarmente felice.
 
Sento che le sue mani mi lasciano libera così riprendo a respirare regolare per quanto ci possa riuscire.
Eh sì, ho paura. E’ il minimo, no?
Mi guardo attorno e cerco di trovare con lo sguardo colui che mi ci ha incastrata, pronta a prenderlo a sprangate nelle gengive con la scopa che mi trovo vicino, ma con scarsi risultati per via della mia vista annebbiata da alcune lacrime che minacciano di scendere.
Mi sistemo gli occhiali e prendo dei respiri profondi.
C’è troppa poca luce qua dentro.
-chi sei?!- urlo sbattendo la schiena contro un armadio dietro di me.
Possibile che non riesco nemmeno a muovermi in questa topaia?
Sento le sue braccia avvolgermi la vita dal lato sinistro.
Sobbalzo e afferro un suo braccio per scansarlo da me quando mi imbatto nei bicipiti di un probabile lottatore di boxe.
Sbianco immaginando quanto sia forte e quanta possibilità io abbia per fuggire.
 
Non ho il coraggio di voltarmi verso di lui così sbarro gli occhi cercando di non iniziare a piangere.
-ti prego, io-
-va tutto bene- mi sussurra sul viso con voce roca.
Sento le sue labbra premersi sulla mia tempia sinistra in un bacio.
Spalanco gli occhi.
Quella voce.
Quel braccio.
Mi volto verso il suo viso, senza paura.
-Justin?- sussurro con voce debole.
La chiara ma poca luce illumina un sorriso che si fa spazio sul suo volto.
Il mio cuore accelera, ma stavolta è diverso, non è per la paura.
-mi hai fatta morire- sospiro passandomi una mano tra i capelli.
Le sue braccia stringono la presa su di me e lo sento ridacchiare.
-scusami, piccola-
Okay, questa si chiama fame.
Si, perché ho appena capito che mi ha chiamata piccola.
Sorrido guardandolo.
Riesco a riconoscere i lineamenti del suo viso. Sono bellissimi.
 
Si fionda precipitosamente sulla mia bocca facendomi girare completamente verso di lui e lascia la presa sui miei fianchi per prendermi il viso tra le mani.
Io gli accarezzo gli avambracci con le nocche delle mani.
Lasciatemi morire qui, vi prego.
Il nostro bacio si intensifica, sento la sua lingua che passa in rassegna il mio labbro inferiore chiedendo l’accesso alla mia bocca.
Torna con le mani sui miei fianchi mentre avvolgo le braccia intorno al suo collo.
Mi tira bruscamente a sé, facendo scontrare i nostri bacini mentre dischiudo la bocca beandomi del suo sapore che si mescola con il mio.
Deve aver appena sputato una gomma perché il suo alito sa di menta.
-mm- mi sfugge un gemito quando le sue grandi mani avvolgono le mie natiche coperte dai jeans stretti e le stringono.
Sulle sue labbra si forma un sorriso compiaciuto.
Un ceffone gli verrebbe, ma ora sono troppo impegnata.
 
Gioca con il mio labbro inferiore prendendolo e lasciandolo con i denti mentre sento quella vibrazione nel basso ventre crescere.
Le mie mani si insinuano tra i suoi capelli rivelando una morbidezza fantastica al tatto.
 
Mi prende in braccio senza troppi sforzi facendomi finire sull’unico tavolo lì dentro senza smettere di baciarmi.
Mi accarezza le cosce mentre faccio lo stesso con le sue spalle, il collo e le braccia.
Mi stacco per prendere fiato e lui ne approfitta per baciare, succhiare, leccare alcuni lembi di pelle del mio collo facendomi letteralmente impazzire.
Lo stringo a me avvitandomi con le gambe alla sua vita.
Voglio sentirlo mio e basta.
Mi accarezza i fianchi mentre una sua mano sale sotto la mia felpa.
Gemo quando mi stringe un seno, ancora coperto dalla stoffa del reggiseno, con una mano.
E’ la prima volta che un ragazzo si spinge tanto oltre con me.
Sì, ho avuto dei ragazzi, ma non ho mai violato il mio scrigno, la mia grotta, il mio meandro nascosto con loro o come volete chiamarlo.
In sintesi, è la mia prima volta.
 
-ti ho fatto male?- la sua voce bassa e roca mi invade i sensi.
Scuoto la testa cosciente che non riesco ad aspettare oltre.
Mi levo con forza la felpa facendolo ridere.
-piccola, calmati- mi ammonisce accarezzando con il pollice le mie labbra che formano un sorriso imbarazzato.
-scusa...- abbasso la testa perché sono più che sicura che sto per arrossire.
Mi alza il viso mettendo un dito sotto il mio mento e i miei occhi ritornano a contatto con i suoi.
Sbatto le ciglia più volte per cercare di avere l’ultima possibilità di svegliarmi nel caso tutto questo sia solo un sogno.
Quando sento le sue labbra premere sulle mie un'altra volta mi rendo pienamente conto che effettivamente non lo è.
Non ho mai avuto un ragazzo bello lontanamente quanto Justin.
Nessun ragazzo del suo calibro.
E non so come dovrei essere constatando ciò.
Perché Justin mi vuole?
Cosa sono io per lui?
Sono veramente così bella per lui?
 
Si sfila la maglietta e con un balzo salta sul tavolo facendolo barcollare.
-sicuro che tenga?- domando ridacchiando.
Sorride sistemandosi sopra di me con il busto dritto mentre io ero sdraiata sotto di lui.
-in realtà no- ridacchia.
-come?!- mi alzo di scatto mettendomi a sedere e facendo barcollare nuovamente il tavolo.
-se ti muovi ancora così, forse potremmo anche cadere- ripete tranquillo mentre mi fa stendere con le mani sulle mie spalle.
Prende a baciarmi il petto mentre si alza veloce.
-calmati, piccola, va tutto bene- mi ripete accarezzandomi il collo con le dita.
Annuisco anche se non lo sono affatto.
-cosa ne sai che non cadiamo da un momento all’altro? E se mi spezzo la schiena? Lo sai che mi avrai sulla coscienza, vero?- ride mentre mi lascia una scia di baci lungo la pancia.
Vengo invasa da pelle d’oca.
 
-lo sai che quando sei con me non può capitare niente di male, vero?- imita la mia voce mentre sale verso il mio viso lasciando un bacio casto sulle mie labbra non appena termina la frase.
Faccio una smorfia e gli faccio la linguaccia.
Ride e scende a continuare la sua tortura di baci sulla mia pancia.
Il suo indice vaga sulle mie costole e sui miei seni provocandomi una scossa di brividi che mi fece inarcare la schiena.
Le sue mani sbottonano i miei jeans e li allarga sulla vita abbassandoli.
Le mie mani cercano la zip dei suoi pantaloni, ma lui le blocca tra le sue lasciandoci qualche bacio sopra.
-sei vergine?- mi domanda schietto.
-n-no- rispondo balbettando.
Non potevo dirgli la verità o mi avrebbe riso in faccia o che ne so.
-sul serio?- chiede insicuro.
Annuisco senza guardarlo negli occhi.
Prende a baciarmi l’interno coscia accarezzandomi il ginocchio.
In un attimo mi trovo il suo viso a pochi centimetri dal mio e i suoi occhi inchiodati nei miei.
Sospiro.
Mi rivolge un sorriso dolce e si china per baciarmi.
Durante il bacio ne approfitto per tornare a fare quello che prima stavo facendo quando lui mi ha bloccato.
Quando raggiungo i bottoni dei suoi pantaloni li sbottono e li abbasso.
Si appoggia sui gomiti facendo combaciare le nostre intimità ora solo coperte da della stoffa intima.
Cerca con le dita il gancio del reggiseno così alzo di poco la schiena per favorire il suo lavoro.
Dopo esser riuscito nel suo intento, mi abbassa le spalline e prudentemente lo sfila dal mio petto.
Prendo il suo viso tra le mani e lo abbasso all’altezza del mio petto.
Quando la sua bocca stringe tra le labbra un capezzolo gemo sonoramente.
Succhia e morde senza farmi del male mentre un suo dito si infila nei miei slip.
Sobbalzo e spalanco la bocca nel momento in cui due dita si fanno spazio in me.
Si stacca e passa all’altro seno imitando gli stessi movimenti solo più intensi così come il lavoro nelle mie mutandine.
-sei bagnata- mugugna accarezzandomi il clitoride.
Le mie mani stringono i suoi capelli mentre torna col viso davanti al mio.
-fa male?- domanda preoccupato.
Scuoto la testa cercando di riprendere fiato.
Aumenta la velocità e infila un terzo dito in me facendomi quasi arrivare all’orgasmo.
Inizio a gemere ininterrottamente e capisce che deve diminuire.
Lo fa fino a smettere del tutto.
Riprendo fiato e cerco di calmarmi.
-come va?- mi domanda baciandomi la mascella.
Deglutisco.
-diciamo che ho caldo!- dico facendomi aria.
Ridacchia.
-vorrei dirti che è per il tempo, ma sappiamo entrambi che non è così- sussurra con voce roca al mio orecchio.
Sorrido mordendomi il labbro inferiore.
Mi bacia una guancia mentre gli accarezzo il petto.
Con non so quale forza, abbasso la mano fino ai suoi boxer.
Infilo la mia mano inesperta, ma curiosa dentro di essi e afferro la sua erezione.
-woha, woha, che stai facendo?- domanda prendendomi il polso.
-che c’è?-
-non sei costretta a farlo-
-ma lo sto facendo-
-sì, ma non te l’ho chiesto-
-è okay, Justin- gli accarezzo una guancia premendo le mie labbra sulle sue.
Inizio a fare dei movimenti veloci avanti e indietro e sento Justin ansimare sulle mie labbra.
Continuo sempre più forte mentre cerca di tenersi sollevato da me con i gomiti.
Quando sembra stia per venire mi blocca il polso.
-può bastare- mi sorride.
Ricambio il sorriso mentre avvolgo le mie braccia intorno al suo collo.
-sei pronta, piccola?-
Annuisco.
 
Riempio i polmoni pieni d’aria, ma le narici mi bruciano a causa dell’insopportabile odore di disinfettante, candeggina e polvere.
Sospiro e con un colpo netto è dentro di me.
Un urlo di dolore fuoriesce dalle mie labbra e Justin subito si blocca.
-ce la fai a resistere?- mi domanda accarezzandomi i capelli.
Annuisco mentre ricaccio indietro una lacrima che minacciava di rigarmi il viso.
Fallisco nel mio intento e la mia guancia viene solcata da quella linea d’acqua salata.
-ehi, ehi... se vuoi che smettiamo, smettiamo, okay?-
Il fatto è che io non voglio smettere.
Non ora che lui è dentro di me.
-n-no, continua, ti p-prego- gli chiedo aprendo gli occhi. Mi asciuga con il pollice la lacrima.
Sospira per poi riprendere a muoversi con movimenti lenti in me, per farmi abituare.
Pian piano sento il dolore svanire e vengo travolta da un’ondata di piacere dalla testa ai piedi.
Infila la sua lingua nella mia bocca dischiusa e inizia a prendere possesso della mia bocca passando tutto il suo interno.
I suoi movimenti aumentano e il piacere cresce.
I nostri gemiti soffocati riempiono il silenzio circostante e rendono tutto molto più passionale.
Quando sento che sto per venire lo stringo forte a me battendo il mio petto contro il suo.
Vengo prima di lui e urlo vergognosamente.
Lui prima di venire esce velocemente da me.
Lo ringrazio mentalmente visto che non avevamo usato nessuna precauzione.
 
-ti fanno male le gambe?- mi domanda accarezzandomi il braccio.
-no, forse domani- rispondo respirando a fondo anche se l’odore dell’aria era insopportabile.
Il silenzio ci avvolge.
-l’avevo capito subito che eri ancora vergine, Jude- la sua testa si accascia sulla mia spalla.
Sbuffai facendolo ridere.
Gli accarezzo la schiena con le dita.
-questo non ti ha impedito di essere meravigliosa comunque- precisa baciandomi la clavicola.
Alzo gli occhi al cielo mordendomi il labbro inferiore.
-sarò stata un disastro- ammetto imbarazzata.
-ti ho appena detto il contrario-
Finalmente ritrovo davanti a me quegli occhi nocciola che tanto adoro guardare durante le lezioni godendomi quel sorriso che qualche volta noto che compare sul suo volto nel momento in cui qualcuna fa qualche battuta.
-Dio, quanto sei bello- dico prima di riprendere a baciarlo e stringerlo a me.
 

 



 

 
BITCHES MIE, SCUSATE SE IERI NON HO AGGIORNATO MA SONO STATA A FARE SHOPPINGGGG. :3
COOOOOMUNQUE, VOLEVO DIRVI CHE STASERA VADO AL LAGO E TORNO DOMENICA SERA,
QUINDI NON POTRO’ AGGIORNARE FINO A LUNEDI’.
 
ALLOOOOORA, VI PIACE QUESTO CAPITOLO?
SONO STATA ABBASTANZA BRAVA?
PENSO DI ESSERE NEGATA A DESCRIVERE QUESTE PARTI, PERCHE’ MI SENTO LEGGERMENTE IMBARAZZATA A FARLO, MA ANYWAY L’HO FATTO PER VOI, BITCHES MIE.
 
IL PROSSIMO CAPITOLO LO PUBBLICO A 15 RECENSIONI.
EDDAJE, FATEMI VEDERE CHE SIETE LE MIGLIORI. <3
 
VOLEVO FARE UN PO’ DI PUBBLICITA’ PRIMA DI ANDARE A QUESTA RAGAZZA CHE STA TRADUCENDO QUESTA STORIA E CHE LA TROVO ASSOLUTAMENTE MERAVIGLIOSA.
LEGGETE.
 
BOYS LIKE YOU.
 
E POI LEI.
 
MY GIRLFRIEND.
 
BENE.
HO FINITO.
VADO A METTERMI LO SMALTO ROSSO SULLE UNGHIE COSI’ MAGARI FACCIO COLPO SU QUALCHE BELL’ESEMPLARE DELL’ALTRO SESSO.
*sogna*
PERCHE’ CON LO SMALTO IO PUO’.



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Capitolo 9
*** Cap. 9 ***


 
Posteggia davanti al vialetto di casa mia, per la seconda volta.
Sorrido appoggiando la testa al sedile mentre i ricordi tornano vivi nella mia mente.
Lui fa lo stesso solo che si volta nella mia direzione.
Dopo poco mi volto pure io e gli rivolgo un sorriso sincero che ricambia.
Dovrei scendere, giusto? Naah.
 
-allora...- inizio.
Ride.
-perché ridi?-
-sei buffa- scolla le spalle.
-diciamo che mi aspettavo più un ‘Jude, sei la ragazza più sensuale e passionale che conosca’ ma è okay, insomma, buffa non è un commento negativo, o sì?- chiedo allarmata alla fine.
Ride di nuovo.
 
-sei strana, ecco-
-oh, adesso pure strana-
-strana in senso bellissimamente strana, pazza e diversa, diversa in senso speciale e speciale in senso mi piaci tanto-
Sorrido abbassando la testa imbarazzata quando la sua mano si posa sulla mia.
-ci vediamo domani?- parlo prima che possa chiedermi se sono arrossita.
-a domani, Jude- ritrae la mano e la appoggia sulla sua coscia.
Annuisco e apro la portiera del passeggero.
 
Sento una leggera presa sul polso, così volto.
-non mi saluti nemmeno?- dice sporgendo il labbro inferiore.
Alzo gli occhi al cielo e mi avvicino per regalargli un ultimo bacio della giornata.
Allunga una mano sul mio viso posandola sulla mia guancia, per farmi ancora più vicina e in modo che non mi stacchi subito.
Mi accarezza la pelle mentre mi allontano.
Gli faccio l’occhiolino e scendo.
Entro nel vialetto di casa mia cercando disperatamente le chiavi nella cartella anche se la mia mente è ancora proiettata in quello sgabuzzino e questo rende tutto più difficile.
Non so nemmeno riconoscerle le chiavi se mi capitano a tiro, eh.
Non è ancora partito, perché non ho sentito l’avvio del motore.
Non riesco a smettere di sorridere.
Chissà perché, Watson!
 
-vuoi che ti presti le mie di chiavi o ce la fai, Mary Poppins?- sento urlare da dietro.
Mi volto inarcando un sopracciglio.
-con la donna di mondo stai parlando, chiaro?- ride scuotendo la testa mentre infilo interamente la testa nella borsa continuando la mia guerra. –le avevo messe giusto qui! Ma poi...- esco con la testa e lo guardo accigliata –perché Mary Poppins?-
Fa spallucce. –la tua borsa mi ricorda la sua-
Inforca un paio di rayban e accende la macchina.
Mi cade la borsa dalle mani a quella visuale paradisiaca mentre la mia bocca si dischiude di poco.
-Jude, secondo me non entri in casa- dice indicandomi la porta alle mie spalle.
Mi riprendo e raccolgo la borsa.
-sanno che prima o poi le troverò, e sanno anche cosa farò loro non appena questo succederà!- urlo infilando per la seconda volta il braccio nella borsa.
-nel frattempo in cui lotti per i tuoi obbiettivi, mi daresti il tuo numero, piccola?- si inumidisce le labbra quando dice ‘piccola’.
Mi sento sciogliere come una granita al sole, gente.
 
Urlo il numero così velocemente che mi guarda allibito.
-certo, l’ho scritto qua sopra!- indica il volante con sarcasmo. Alzo gli occhi al cielo trattenendo una risata.
Dopo l’attimo in cui estrae il telefono dalla tasca, ripeto il numero molto più piano.
-grazie, piccola. Sicura di non voler alloggiare da me fino a domani mattina?- mi chiede divertito riferendosi alle mie dannate chiavi.
-non chiedermelo due volte...- borbotto senza che mi senta.
Dopo svariati secondi, estraggo dalla borsa il mazzo di chiavi vittoriosa.
-sono particolarmente sorpreso e fiero di te, Jude- ammette Justin.
-anch’io!- urlo saltellando verso la porta mentre sventolo quelle bastarde in mano.
Aperta la porta, mi volto verso di lui un ultima volta e gli rivolgo una linguaccia che ricambia con un bacio mandato all’aria.
 
Appena entro in casa, mi fiondo in cucina per mangiare qualcosa dato il mio stato da affamata di orsi, visto che oggi non avevo nemmeno pranzato con-

WAIT.

Perché ho un ronzio in testa che mi ripete un nome che fa rima con Kyle?!
Holy shit.
 
Corro in salotto per sfoggiare l’orologio che avevo scoperto con Kyle che esisteva.
03.46 p.m.
Sono un’amica di merda, oh sì.
 

***
 

# ehi Kyle, uhm... in questi quindici minuti ho rifatto il letto due volte, già. So che questo è probabilmente il settimo o l’ottavo o il nono messaggio che ti lascio, ma... devo parlarti, okay? Sì, lo so faccio schifo in tutti i sensi possibili. Sono una stronza egoista ed è la settima o l’ottava o la nona volta che lo dico. Perché è vero. E perché faccio schifo. Non voglio che tu mi perdoni, ma solo che mi ascolti. Un secondino... # mi lascio cadere a peso morto sul letto mentre mi sbatto una mano in fronte. Sospiro. # vabbé, me lo merito. Hai ragione. Però, controllala la segreteria, almeno. Ciao, sono una pessima amica, ciao. #
Riattacco e lascio cadere anche il telefono sul cuscino.
Il karma è proprio uno stronzo.
 

***

05.34 p.m.
 
 
Mi alzo di scatto dal letto e corro verso il telefono che squillava da qualche secondo e che avevo lanciato nell’armadio. Dopo aver scavato tra le magliette e gli shorts, trovo l’aggeggio che vibra (Dio, che doppio senso).
# pronto? # chiedo con il fiatone per lo sforzo implicato nell’alzarmi dal letto con così tanta velocità ed energia.
# la smetti di intasarmi la segreteria di messaggi? # la sua voce sembrava severa.
# Kyle! Ti prego, cagami anche solo un secondo! #
# oh, adesso ti importa di me? Sei sicura che non ti stia sbagliando con qualcun altro? #
# possiamo vederci e parlare? #
# poi ti dico di sì, io aspetterò da solo il tuo arrivo che poi non succede e mi tocca fare l’autostop per tornare a casa. Ah, questo è vederci e parlare? No, grazie Jude # afferma con sarcasmo.
# hai fatto l’autostop? # chiedo divertita.
# e così è questo che ti importa? Fantastico #
# Kyle, mi sono comportata da- #
# egoista? Stronza? Presuntuosa? Saccente? Menefreghista? Vanitosa? Superba? Opportunista? Sì, forse sì #
Spalanco la bocca.
# c’è altro? # chiedo appoggiando una mano sul fianco accigliata.
# cinica, antipatica, ritardataria- #
# ehi, ehi, ho capito! Ho capito, mi sono comportata di merda. Però... #
# però? #
# ti voglio bene... # assumo un tono adorabile.
Silenzio.
 
# non farlo # mi riprende.
# non fare cosa? #
# quella vocina. Non resisto #
# ma lo sai che ti adoro... e che per me sei importante! # imito nuovamente quella vocina aggiungendo sempre più zucchero e miele.
 
*Oddio, che ho scritto?*
 
# sono a casa # parla dopo un po’.
# gelato al cioccolato dolce un po’ salato. Non so dove stai! #
# Buy Street, 19 #
# considerami già lì! # riattacco e mi precipito al piano di sotto.

 
***

 
Suono il campanello, arrivata davanti alla porta, dopo aver appoggiato la mia bici al cancello principale.
Mi viene ad aprire una donna sulla quarantina, in ottima forma per la sua età, credo, di media statura con lunghi capelli scuri ed ondulati sulle punte e occhi azzurri intenso, coperti da un lieve ombretto dorato sulla palpebra.
Veste un abito molto vintage e questo mi fa pensare ad un donna di classe, ma non troppo.
Mi sa che è sua madre.
-ehi bella!- mi dice con un sorriso enorme. Sembra cordiale.
-salve, è la casa di Kyle Clarkson?- la mia curiosità è talmente grande che mi sporgo di poco con la testa all’interno della casa come per controllare che ci fosse.
-che carina che sei! Sì, Kyle è mio figlio-
-oh, fantastico. Sono un’amica di suo figlio, mi chiamo Jude. Kyle è in casa?-
-no, è uscito- dice scrollando le spalle.
-cosa?!- urlo confusa.
 
La madre di Kyle mi fissa strano.
-cioè, volevo dire... strano! Perché Kyle ed io dovevamo vederci e mi aveva proprio detto di venire a casa sua...- le spiego alternando ogni parola con un sorriso finto.
-mi dispiace, Jude, so solo che è uscito a fare una passeggiata-
-dove?-
-non lo so... penso nel quartiere-
Annuisco guardandomi in giro.
-e per caso sa per che ora torna?-
-beh, ecco...-
La sua frase viene interrotta dal suono che sta invadendo la mia borsa.
Estraggo il telefono e metto a tacere I’m in love diOla premendo la cornetta verde.
-scusi un secondo- dico allontanandomi dopo aver appoggiato una mano sul telefono.
 
# pronto? #
# Jude # riconosco immediatamente quella voce.
Sobbalzo portandomi una mano al cuore attenta agli sguardi indiscreti della signora sulla porta intenta a studiarmi.
# Justin, che succede? Va tutto bene? # domando ansiosa non sapendo il motivo di quella chiamata.
Era strano chiamarlo Justin, per me era sempre stato professor Bieber.
Ma ora sembrava tutto diverso.
Anzi, lo era.
 
Ridacchia. # volevo solo sentirti, piccola... # sul mio volto si fa spazio un sorriso tanto grande da non starci. Mi mordo il labbro inferiore sentendo le farfalle fin nelle punte dei piedi. # ... e poi devo parlarti di una cosa... #
# dimmi pure # butto un'altra occhiata alla madre di Kyle sempre sulla porta, sorridendole e poi voltandomi con un’espressione del tutto diversa.
# ti ricordi quella volta in macchina dove avevi letto quel nome? Il nome nel cuore viola? Melanie? #
Arriccio il naso e aggrotto la fronte.
Cosa vuole dirmi con questo?
 
# sì, mi ricordo # dico fredda. Spero non sia quello che sto iniziando a pensare.
# bene... # lo sento esitare.
# vai avanti. Chi è? #
# lei è... non voglio che ti arrabbi o che ti preoccupi perché non devi temere nulla, okay? #
# se non devo temere nulla perché allora non me lo dici? #
# sì, stavo giusto trovando il modo per dirtelo, ecco. Ti ho chiamata subito perché volevo che lo sapessi subito e non volevo andare avanti a- #
# è la tua ragazza? # sbotto interrompendolo.
Spero stia scherzando.
# io... cioè, noi... # continua a girarci intorno e questo mi fa impazzire.
# Justin, finiscila. Chi cazzo è quella Melanie? La tua ragazza?! Rispondimi Justin, è la tua ragazza?! # il mio tono alto e irritato sono sicura che sta coinvolgendo sempre di più la curiosità della madre di Kyle nel sapere con chi sono al telefono anche se penso che un’idea se la sia già fatta.
 
# sì, Jude, è la mia ragazza! Ma non ancora per molto perché ho assolutamente intenzione di lasciarla. Per te #
# bene, quando l’avrai fatto fammi uno squillo. Sempre qui, sono. Un bacio # e riattacco dopo aver marcato ogni parola con tutta l’ironia possibile.
Mi sta per caso prendendo per il culo?
Sì, Jude, e tu sei fantastica a farti fregare.
Congratulations!
 
Mi volto talmente veloce che vengo travolta da un improvviso capogiro.
Sbatto velocemente le palpebre e mi porto una mano alla tempia destra.
Tutto okay, penso.
Torno davanti a quella donna la cui curiosità la sta mangiando viva.
-ehm... io... allora vado a cercare Kyle- dico quasi tra me e me.
-scusa, ma non ho potuto fare a meno di sentire la conversazione con il tuo ragazzo... va tutto bene?-
-non è il mio ragazzo- sbotto incrociando le braccia al petto e spostando lo sguardo sul vaso ai miei piedi.
Brucio di rabbia nel pensare che non è ancora mio, ma che in oltre è di un’altra.
Perfetto.
 
-difatti, parlavi della sua ragazza o qualcosa di simile giusto?-
-ma Kyle non torna?- cerco disperatamente che cambi discorso.
-non me l’ha detto-
-sa verso dove circa?-
-qui in giro- e indica lo spazio dietro di me.
-tipo quanto tempo fa è uscito?-
-saranno 10 minuti-
-okay, grazie mille. Arrivederci, signora-
Mi allontano dal vialetto.
-ciao, Jude, torna a trovarmi!- alza la mano scuotendola in segno di saluto mentre si chiude la porta dietro di sé.
Salto in sella alla mia bici e pedalo velocemente verso...boh.
Non so da che parte dirigermi.
A me piace la sinistra.
Andiamo a sinistra, allora.
 
Estraggo il telefono mentre proseguo nelle vie del quartiere a me sconosciuto.
Mi accorgo di due chiamate perse.
Justin.
Avevo messo il telefono in silenzioso.
Sbuffo e chiamo Kyle.
# Kyle? #
# cosa vuoi? #
# sapere dove sei? #
# perché? Oh aspetta, magari adesso mi dici che arrivi qui ma poi... boh, non so, anzi stento a credere che tu sia ancora viva visto che ti credevo morta # e andiamo con sta storia.
# ti prego, ti posso spiegare, dai, te l’ho già detto! #
# potevi mandarmi un messaggio, potevi avvisarmi non farmi aspettare un’ora da solo là seduto e impalato con in mano il telefono sperando che tu chiamassi! Ero preoccupatissimo, non ti immagini quanto, avevo il terrore che ti fosse successo qualcosa. Non ho pranzato e sono corso a scuola a cercarti, ma l’avevano già chiusa, così ti ho cercata ovunque, stavo per morire, ti rendi conto? #
# immagino, ti prego, perdonami #
# pensavo fossi finita sotto una macchina o che qualcuno ti avesse rapita o ti avessero presa e picchiata o stuprata o... Dio, ti rendi conto, deficiente? Mi hai fatto morire! #
# quante volte dovrei chiederti ancora scusa? #
# non penso bastino, no #
Tranquillo, starei qui al telefono tutto il giorno continuando a girare per il quartiere tenendo in una mano il telefono e nell’altra il manubrio cercando di sbandare il meno possibile e di schivare ogni tombino.
# dove sei? #
# che vuol dire? #
# so che sei in giro per il quartiere, ma dove? #
# perché ti interessa? #
# no, così #
# perché ti interessa? #
# sei idiota? #
# perché ti interessa? #
# cazzo sei, un robot? Dai, dimmi dove sei #
# perché ti interessa? #
# giuro che se lo dici un’altra volta, spacco il telefono! #
# no! Te l’ho già preso nuovo una volta! Non voglio ci sia una seconda # ridacchio.
# quindi dove sei? Adesso mi rispondi #
# in giro #
# bene, dove? #
# in giro per il quartiere #
# vaffanculo! # sbotto schivando un gatto con qualche mossa ninja.
# sono davanti a una casa gialla #
# casa gialla? Così aiuti #
# dai, non ce ne sono mica tante, testa #
# grande, piccola, media? #
# in lattina o alla spina? #
# fatto ridere! Dai, dimmi # continuo.
Sto per avere una crisi epilettica su di una strada che non conosco e in cui nessuno mi troverà mentre sono al telefono, salto tombini e pedalo come Lance Armstrong.
# normale #
# ha un giardino? #
# sì #
# è verso destra o sinistra rispetto alla tua casa? #
# sinistra, credo #
Sinistra forever!
# okay, non ti muovere o ti appicco fuoco col pensiero # riattacco e aumento la velocità, sempre se sia possibile.
 
Dopo un paio di minuti riesco ad avvistare una casa giallo limone e un ragazzo seduto su una panchina poco più in là.
-Kyle! Finalmente!- mi avvicino a lui con il fiatone.
Non mi cuna minimamente.
Mi siedo accanto a lui sulla panchina.
-posso spiegarti tutto quanto...- dico gesticolando e voltandomi verso di lui.
Glielo dico?
No. Bene. Inventa.
 
-sentiamo.- Risponde secco.
Annuisco e penso a qualcosa.
-ehm... allora... ecco vedi io... uhm...- farfuglio qualcosa che Kyle non riusciva a capire dato che aveva un’espressione estraniata sul volto. -stavo scendendo le scale per venire da te, ma ad un tratto ha chiamato mia mamma...- dico torturandomi il dorso delle mani con le unghie.
Annuisce. -e quindi?-
-mio papà ha fatto un infarto!-
Sto portando sciagura alla mia famiglia, vai così.
Sgrana gli occhi.
-oddio, Jude! Potevi dirmelo! Non mi sarei mai arrabbiato per una cosa simile...-
E’ imbarazzato e dispiaciuto allo stesso tempo.
-mamma era già fuori dalla scuola che mi aspettava in macchina e siamo corse all’ospedale dove è ancora ricoverato... mi era proprio passato di mente di chiamarti per avvisarti che non potevo venire... ti prego perdonami!- congiungo le mani in segno di preghiera.
Ti prego, credici (BELIEVE!).
-ma ovvio Jude! Dio mio io non sapevo nulla di tutto questo! Vuoi che ti accompagni all’ospedale? Così vengo anch’io per... insomma... farti compagnia e augurare a tuo padre di riprendersi così- lo interrompo con una mano sulla bocca.
-no!- mi guarda stranito. -cioè... no nel senso che... ehm... i dottori hanno detto che deve riposarsi, non possiamo andare a trovarlo neanche noi... anzi, solo la mamma- concludo respirando affannosamente.
-ah, okay...- abbassa la testa annuendo.
-amici come prima?- domando con degli occhioni a cui nessuno, ripeto NESSUNO, può resistere.
Alza la testa guardandomi.
Ridacchia.
-meglio di prima, piccolina!- mi abbraccia forte.
Justin mi chiama ‘piccola’ e lui ‘piccolina’, meraviglioso.
Al pensiero di Justin, deglutisco pesantemente, ma Kyle grazie al cielo non ci fa molto caso.
 
Bene, ora mi resta solo da pensare a come farmi perdonare quando scoprirà che quello che gli ho appena detto è solo una grandissima stronzata.





I just wanna feel your body right next to mine
All night long, baby Slow Down the song.



BITCHES MIEEEEE.
MI SIETE MANCATE.
SCUSATE IL RITARDO.
SPERAVO SOLO DI ARRIVARE A 15 RECENSIONI, MA VABBE'.

AI LOV IU, COMUNQUE E LO SAPETE.
MI SONO ACCORTA CHE NON HO MAI MESSO LA FOTO
DI KYLE...
BEH, LO VOLETE VEDERE?
E' UN RAGAZZO CHE HO TROVATO SU FACCIALIBRO E L'HO ADORATO SUBITO.

TADAAANNN.




BELLO, NE'?

ANYWAY, IL PROSSIMO LO PUBBLICO A 10 RECENSIONI.
DITEMI COME VI SEMBRA GIUSTI' IN QUESTO CAPITOLO PERCHE'
NELLA STORIA NON SO SE METTERLO STRONZO O COSA.
PERO', EHI VI HO MESSO MELANIE.
EHHHH, LE COSE SI COMPLICHERANNO.
VE LO DICO GIA'.
PERO' NON FACCIO NULLA DI TRAGICO TIPO
SLAVE O THESE FOUR WALLS O DANGER.
OKAY?
HAHAHAHAHAHA, NO.

BEH, ORA VADO A NANNE DOPO AVER QUASI DISTRUTTO LA TV PER VIA DI X FACTOR USA CON CIASTEEEN
COME OSPITE.
CE.
IO MUORO.
ERA SEMPLICEMENTE AKSAKICUHRIUMCJNDIVUEBBRYUORS.
SI.
COSI'.

SAYONARAAA, PUPE. :3
IU GAIS AR EMEIZIN!

MyGirlfriend.


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Capitolo 10
*** Cap. 10 ***


Qualcuno mi scuote i piedi rovinando il mio profondo, o almeno lo era, sonno.
-Judeeee! Svegliati, dannazione!- mia madre imprecava contro di me mentre continuamente mi scuoteva gambe e piedi dal fondo del letto.
Un dolore lancinante mi attraversa il linguine.
-cazzo, ferma!- urlo mettendomi a sedere e tirando le coperte.
-Jude, devi andare a scuola! Perché stamattina non ti sei svegliata?- mi guarda severa tenendo le mani sui fianchi.
Classica madre.
 
-uhm... io...- do un occhiata alla sveglia sul mio comodino.
 
07.51 a.m.
Abominevole merda.
 
-Dio santo! È tardissimo!- urlo lanciando in aria coperte e cuscini e catapultandomi giù dal letto.
Cado improvvisamente per via del dolore alle gambe che non mi lascia reggermi in piedi.
-Jude, che diavolo fai?- chiede mia madre probabilmente ripetendosi mentalmente che cosa avesse mai fatto per meritarsi una figlia simile.
-mamma, mi daresti una manina? Anzi, una gru preferibilmente perché non riesco ad alzarmi da qui- dico indicando il pavimento con la faccia rivolta a terra.
-Jude, smettila di scherzare e preparati! Farò tardi al lavoro se non ti muovi!-
Esce dalla stanza, ma la richiamo.
-mamma, non ci riesco. Ti giuro, non riesco ad alzarmi!- mi guardo le gambe sconcertate.
Stronzette che non vogliono muoversi, cosa devo fare con voi, uh?
-Jude, alzati. Ora- mi ordina lei.
 
Sbuffo e mi aggrappo al letto per alzarmi combattendo contro il dolore.
In posizione eretta, cerco di starci per qualche secondo, ma poi mugolo qualcosa e mi lascio cadere sul letto.
-mamma, non ce la faccio mi fa male. Non riesco manco a stare in piedi figuriamoci camminare! Sembrerei un pinguino con le emorroidi!- sbotto tirando pugni sul materasso.
Mia mamma si fa scappare una risatina che si zittisce subito appena si siede accanto a me sul letto.
-dove ti fa male?- chiede.
Mi passo la mano nell'interno coscia.
-e anche il culo- dichiaro guardandola.
Inarca le sopracciglia.
-che hai fatto ieri?- domanda incrociando le braccia.
Spalanco gli occhi.
 
Cazzo cazzissimo.
Non diciamoglielo che ho trombato come una cavalla in calore.
Non centra questo. Giusto?
 
FLASHBACK.
-ti fanno male le gambe?- mi domanda accarezzandomi il braccio.
-no, forse domani- rispondo respirando a fondo anche se l’odore dell’aria era insopportabile.
FINE FLASHBACK.
 
Okay, forse un po' centra.
Il cuore inizia a pomparmi nelle orecchie al ricordo di quello che è successo. E pensando a Justin penso a Melanie e pensando a Melanie mi sale quella voglia che sa di crimine.
Però, riflettendoci sono andata alla ricerca di Kyle per circa un ora e mezza quindi è probabile che quello abbia aumentato la probabilità di avere un dolore come questo il giorno dopo.
Direi fantastico.
 
-sono corsa dietro a Kyle per circa un ora e mezza. In bici- abbasso lo sguardo facendogli capire che forse ci stavo arrivando da sola.
-complimenti, Jude- annuncia mia madre sorridendomi sarcastica.
-è come quando non voglio asciugarmi i capelli dopo aver fatto la doccia e vado a letto con l'asciugamano e poi la mattina mi sveglio con il mal di testa e i dolori al collo?- chiedo piegando la testa lateralmente.
-con tutte le volte che te l'ho ripetuto, adesso ci arrivi?- si alza dal letto e va per uscire.
-dove vai?- chiedo strofinandomi un occhio e sbadigliando.
-a prenderti una borsa di acqua calda. Sono in ritardo e devo andare al lavoro, quindi a scuola non ci vai. Ma stasera ne parliamo, hai capito signorina?- urla dalle scale.
Alzo gli occhi al cielo e sprofondo con la faccia nel cuscino aspettando che torni con quella borsa di acqua calda sperando che mi allievi anche solo una parte di dolore.
 

***

 
Rimango con lo sguardo fisso sull'orologio in salotto.
Cinque, quattro, tre, due, uno.
 
L'orologio scocca le 10.45 a.m. e questo significa che ha inizio l'intervallo alla mia scuola.
Il momento perfetto per scrivere a Justin.
Rispondo all'ennesimo messaggio di Julie della mattinata e poi scrivo velocemente il nome di Justin nello spazio del destinatario.
 
A Justin:_ non osare pensare che non sono venuta a scuola perché sono una codarda e non ho il coraggio di affrontarti, chiaro? Semplicemente quando cammino sembro un orrendo pinguino. Stronzo.
 
Julie mi aveva scritto per domandarmi della mia assenza e poi sapete com'è, un messaggio tira l'atro e infondo sono più interessante di storia, scienze e matematica.
Ovviamente.
Passano alcuni minuti, ma l'unica a rispondermi è Julie.
 
Cioè, io mi sono abbassata al livello di scrivergli perché mi mancava dopo tutto quello che è successo ieri e lui manco mi risponde? Che fa il difficile? O il deficiente piuttosto?
Dopo questi pensieri decido di alzarmi per andare in bagno, ma poi decido pure di starmene dove sono visto che per poco non mi parte in paralisi la gamba.
Sbuffo e tamburello le dita sul telecomando della televisione, cambiando canale.
Scelgo un film dalla chiavetta collegata alla TV e clicco play.
 
Nel momento in cui inizia la sigla del Re Leone il mio telefono prende a vibrare lungo il divano.
Mi immobilizzo alla vista del nome di Justin sul display.
# Jude? # rimango ad ascoltare la sua voce senza parlare.
# Jude, ci sei? # perché non riesco ad essere accigliata?
# credo abbia sbagliato numero, ragazzo. Io sono Mohammed Graich. Piacere # fingo una voce da clandestino pakistano tentando di non ridere.
Alcuni secondi di silenzio.
 
# ciao, orrendo pinguino # sussurra con voce roca ma dolce.
Serro le labbra.
 
Possibile che sia così fottutamente adorabile?
Non ce la farò mai ad essere arrabbiata con lui! Come diavolo faccio? Questa cosa è seria.
 
# ti detesto # sbotto cambiando posizione sul divano e mettendo in pausa il film.
# sicuramente, anch'io mi detesterei. Ti fa tanto male, piccola mia? # sento una specie di eco. Forse sta coprendo la bocca e il telefono con la mano per non farsi sentire.
Sento degli improvvisi schiamazzi e rumori vari e intuisco che è in corridoio. Forse prima era in sala professori.
# sì # dico convinta.
 
Voglio che si senta in colpa per avermi penetrato altre sei volte dopo la prima.
 
# lo stai facendo apposta per farmi salire l'angoscia e i sensi di colpa o cosa? # chiede divertito.
# io non rido, anzi # ribatto secca.
Lo sento sospirare.
 
# hai ragione, piccola, perdonami. Tutta colpa del tuo maledetto corpo sensuale nudo sotto il mio. Eri impossibile da resistere, ti rendi conto? # bisbiglia al telefono quasi come fosse davvero arrabbiato con me.
# perché parli a bassa voce? # cerco di deglutire per schiarirmi la voce che ero quasi sicura che non uscisse per colpa della sua frase.
Nessun ragazzo mi aveva parlato in quel modo finora.
# sto facendo la fila alla macchinetta # me lo immagino che si stringe nelle spalle mentre le ragazze di mezza scuola gli girano intorno come avvoltoi su carne morta.
Mi sale il colesterolo.
 
# oh, scusa #
# sai prima la tua amica Julie mi ha urlato in faccia che sono una pessima persona, ne sai qualcosa? # chiede divertito.
# cosa?! # ripeto leggermente scioccata.
# non mi sono arrabbiato, tranquilla. Solo mi ha un po' irritato. Che diavolo vuole quella? #
# io- #
# sa di noi? # mi interrompe.
Congiungo le sopracciglia. # noi? # ripeto in un sussurro.
C'era un noi, allora?
 
# sì, piccola, noi... aspetta un secondo, non riattaccare #
Sento i suoni dei pulsanti che emette una macchinetta delle bevande calde.
Aspetto ancora finché non sento un totale silenzio e tutta quella confusione di sottofondo svanire.
# mi sono dovuto chiudere in una classe per poter dire sesso e Jude nella stessa frase sai. Quella di matematica mi guardava come se io fossi una brioches al cioccolato e lei avesse saltato la colazione, Cristoddio # inarco un sopracciglio.
 
Lo sento sorseggiare qualcosa.
Vorrei tanto chiedergli cosa stia bevendo, ma invece non faccio altro che pensare a quando ha detto sesso al posto di amore.
Forse sono stata troppo ingenua, ho pensato che lui a me ci tenesse davvero.
Forse pensavo solo che lui mi volesse per come sono fatta dentro e non fuori.
Forse sono solo una povera illusa.
Forse non avrei mai dovuto fare sesso con il mio professore. 
Forse sono stata così stupida da pensare addirittura che lui lasciasse Melanie per me.
 
# hai lasciato Melanie? # sussurro anch'io anche se non ce ne era bisogno.
Speravo solo che non capisse la mia domanda così non avrei sentito la risposta.
Lo sento sospirare.
# no, sono sincero e non ci giro più attorno. Non l'ho ancora lasciata perché ancora non ne ho avuto il tempo #
Ecco, questo era il vero Justin.
Lui vuole Melanie. Lo so.
Ma allora perché insiste anche con me?
Vuole forse entrambe?
Io non credo proprio.
 
Chiudo gli occhi cercando di non far scendere nemmeno una lacrima perché infondo lui non merita nemmeno quelle.
# schiarisciti le idee, cazzo # sbotto chiudendo la chiamata.
Per quanto mi riguarda, ora può anche andare a fare in culo.
 

***

 
Da Mamma:_ sicura che va tutto bene?
 
No, niente va bene minchia.
 
A Mamma: sì, sta passando.
 
Invece non passa niente.
Nessun tipo di dolore.
La mia mamma è al lavoro e si preoccupa scrivendomi.
Non posso farla preoccupare mentre lavora.
Se sa che sto bene è più rilassata e si concentra sulle sue cose.
 
Da Mamma:fatti gli impacchi mi raccomando e se ti fa male e non riesci ad alzarti chiama la vicina con il telefono okay? Un bacio. Xx
 
A Mamma:sì, capo. Xx
 
Mi trascino con poche forze fino in cucina per mangiare qualcosa.
La merenda, yep.
 
Ripenso a tutte le volte che Justin mi ha chiamata all'ora di pranzo, probabilmente appena uscito da scuola.
Poi ripenso alla lunga chiacchierata al telefono con Kyle che avevo da poco terminato.
Aveva insistito per venirmi a trovare, ma gli avevo continuamente risposto che era meglio di no.
Non voglio che venga a vedermi, per carità, vorrei che nessuno venisse a vedermi se è per quello.
 
Mi preparo una crepes con la nutella e poi filo a lavarmi i denti.
Non sopporto avere la cioccolata attaccata ai denti.
Torno in cucina e indecisa su cosa fare decido che è meglio andare di sopra e fare una bella dormita.
 

***

Percepisco del peso sulla mia guancia.
Sbarro gli occhi di colpo mettendomi a sedere sul letto non appena mi rendo conto che quella era una mano.
Una mano di qualcuno sulla mia guancia.
-cazzo- mi volto per ritrovarmi un Justin che si maledice da solo sdraiato accanto a me nel mio letto.
D’istinto mi tiro una sberla.
-che fai?!- mi urla contro.
-sto cercando di svegliarmi!- ripeto lo stesso movimento una seconda volta, ma Justin mi impedisce di ripeterlo per la terza bloccandomi il polso divertito.
-non volevo svegliarti, ti stavo sol guardando...-
-... e toccando- preciso facendo un cenno con la testa.
-... e toccando, già- corregge tirando un sorriso.
Sorrido.
-non che mi dispiaccia, ma... che ci fai tu qui?-
-devo parlarti, devo dirti una cosa che ti piacerà sicuramente- mi rivolge un sorriso a 15423632 denti e saltella sul letto.
Seguo i suoi movimenti con lo sguardo.
Sei bellissimo, porco anatroccolo, penso passandomi la lingua tra le labbra.
 
-come sei entrato?- chiedo inarcando un sopracciglio.
-dovresti chiudere la finestra sai, potrebbe entrare qualche maniaco. E io non voglio che qualcuno tocchi la mia ragazza- lancia un colpo di testa alla finestra semiaperta.
Fissando la finestra, mi lascio sfuggire un ‘oh’ annuendo.
Inizialmente non faccio caso alla sua frase per via della stanchezza, ma appena i miei neuroni iniziano a macinare parlo.
-cosa, cosa, COSA?- per poco non cado dal letto.
Ride.
Si alza in piedi e mi guarda con quel sorrisetto che non riesci a togliergli.
-rullo di tamburi prego- fa un giro su se stesso e poi torna a guardarmi. –ho lasciato Melanie!-
Spalanco gli occhi e la bocca.
Una parte di me credeva non ne fosse capace, mentre l’altra sperava terribilmente che lo facesse.
Sorrido perché stento ancora a crederci mentre lui apre le braccia chinandosi di poco.
 
Se pensa che gli salterò tra le braccia come una piovra si sbagli di grosso.
Non ce la farei a muovere troppo le gambe, già che mi sposto da una stanza all’altra con una stampella e raggiungendo i 0,006 kilometri orari.
-mi dispiace deluderti, ma le mie gambe si rifiutano di compiere un tale sforzo- mi sdraio sul letto poggiando le mani sulla pancia e contemplo il soffitto.
Lascia cadere le braccia lungo i fianchi e si sdraia accanto a me con una faccia delusa.
-però un bacio me lo merito...- mi cinge i fianchi con le braccia e mi stuzzica la guancia con il naso.
-ho sete, vai a prendermi da bere, mamma- mugugno dandogli le spalle.
-non stai facendo davvero la difficile, giusto?- si appoggia su di un gomito e mi guarda accigliato.
Ridacchio.
-non posso?- mi volto verso di lui e mi ritrovo il suo naso a pochi centimetri dal mio.
Fa per avvicinarsi alla mia bocca, ma poi bruscamente si allontana mettendosi a sedere.
-bitch, please, I’m adorable!- alza le braccia facendo quella voce per poi alzarsi e dirigersi fuori dalla mia camera.
Scoppio a ridere come una scellerata rimbalzando sul letto.
-dove vai?- gli urlo passandomi una mano sugli occhi.
-a prenderti da bere! Spero solo che la tua cucina sia praticamente uguale alla mia, se no ti chiedo scusa in anticipo- sento dei diversi rumori per le scale e poi qualcuno che cade.
-Justin, stai bene?- urlo preoccupata.
Alcuni istanti di silenzio mi fanno salire il cuore in gola.
-e se tipo mi fossi storto l’anca?- lo sento lamentarsi dalle scale.
Ridacchio. –le migliori ballerine hanno le anche storte-
Altri istanti di silenzio.
-ma vaffanculo!- mi urla ridendo.

 
 



 
AMATEMI CHE CI HO MESSO POCHISSIMO.

SIETE  M E R A V I G L I O S E.

AI LOV IU SO MACH.

STASERA TAGLIO CORTO PERCHE’ DEVO CORRERE A NANNE, ANCHE SE AVREI MOLTO
DA COMMENTARE SUL VIDEO DI GIUSTI' UBRIACO NEL BAGNO
CHE PISCIA COME UN IRRIGATORE DOVE VUOLE.
#swagonhim.
 

BUENAS NOCHESSS, BITCHES MIE.


Untitled

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Capitolo 11
*** Cap. 11 ***


Addento il pancake mentre il suono del campanello mi rende accigliata e stordita.
Chi è a quest'ora?
-vado io!- urlo saltando giù dalla sedia e correndo in salotto.
Mamma sale veloce le scale annuendo.
-nel caso fossero testimoni di Geova sai già che fare, giusto?- urla dal superiore.
-sì- urlo divertita impugnando la maniglia della porta.
Appena spalancata, mi ritrovo davanti quel sorriso, rimanendo bloccata dal midollo spinale in giù.
Lo guardo sconcertata.
-che diavolo ci fai qui?!- alzo il tono della voce.
Ridacchia, guardando oltre le mie spalle.
Forse controlla se c'è qualcuno.

-dai, salta su- fa dietrofront e si avvia fuori dal vialetto di casa mia.
-ma... tu... io... uhm...- sposto le mani da una parte all'altra e il peso da dentro e fuori la soglia della porta indecisa su che strada prendere. -si, beh, okay- commento infine optando per andare a scuola con Justin.
-mammaaa, vado a scuola! Mi porta un'amica! Ciaooo!- senza attendere sue risposte, chiudo la porta e mi precipito nel sedile del passeggero, inebriandomi del profumo della macchina di Justin, cioè del profumo di lui stesso.
Probabilmente è One Million.
-parla- dico guardandolo e sistemando lo zaino sulle cosce anziché sulle spalle.
-che devo dire?- passa lo sguardo dalla strada a me.
Faccio un cenno con la testa allo spazio che ci circonda, quindi la macchina. Annuisce sorridente.
-non è illegale portare a scuola la propria ragazza- si stringe nelle spalle.
-è illegale che un maggiorenne rapisca una minorenne, però. E poi io non sono ancora la tua ragazza- guardo fuori dal finestrino come se all'improvviso le piante e le case fossero diventate più interessanti del profilo di Justin. Tsk.
-non ti ho rapita! Devo ancora toccarti!- si giustifica.
Scuoto la testa.

-lasciami pensare quello che voglio, okay? Qui dentro- indico la mia zucca. -qui dentro, tu mi stai rapendo e hai tutta l'intenzione di stuprarmi appena tocco terra- continuo convinta annuendo.
Preme le labbra tra di loro per non scoppiare a ridere.
-mettiamo in chiaro che devo scoprire cosa mangi per colazione, pranzo e cena in modo da evitare che tu assuma ancora le probabili droghe che ti procuri, okay? Ascolta so che può sembrare difficile, ma c'è sempre qualcuno che ti può aiutare ad uscirne...-
-Justin- lo riprendo annoiata.
-... e poi ci sono io. Posso starti accanto tutto il tempo che vuoi, vedrai che insieme ce la faremo...- continua ignorandomi.
-Justin- lo riprendo annoiata per la seconda volta.
-... le comunità non sono così brutte come dicono, lo sai questo?- mi pizzica una guancia tirandola delicatamente come si tratta una bambina.
Stacco la sua presa dalla mia guancia ripetendo annoiata per la terza volta il suo nome.
-che c'è?- chiede tornando a guardare la strada e impugnando il volante con entrambe le mani.

-puoi venire licenziato se ti scoprono con me?- mormoro piano, cambiano il discorso.
Avevo una paura insopportabile a chiederglielo, ma volevo indubbiamente sapere quanto fosse a rischio il suo lavoro stando con me.
E poi riuscivo a capire anche quanto teneva a me andando incontro a tutte queste difficoltà.
Ha capito benissimo quello che gli ho chiesto, solo che non mi vuole rispondere. Ecco perché ora in macchina un malinconico silenzio devasta l'atmosfera.
-Justin...-
-è ovvio che rischio, Jude, lo sanno tutti che verrei licenziato, c'è il vincolo tra studente-docente- si affretta a dire non lasciandomi finire quello che volevo dire, quasi come fosse stufo di sentirmi fare domande su domande.
Decido che è meglio non parlare più, così annuisco e guarda avanti sulla strada come fa lui.
Possibile che abbia dovuto rovinare il bel momento di prima? Ci stavamo divertendo, stavamo scherzando e ridendo e poi la mia testa ha iniziata a dar aria alla mia bocca.
Maledizione.
Sospiro avvolgendo le braccia intorno allo zaino e intrecciando le dita per stringerlo al petto.
Il mio sguardo ricade inconsciamente sullo specchietto retrovisore, forse perché Justin lo fissa spesso per controllare il traffico dietro di lui e tutte le ondate di clacson mentre siamo in coda, e mi rendo conto che qualcosa manca.
Mi rendo conto che quella macchina era diversa dalle altre volte.
Ma ancora non riuscivo bene a capire cosa mancava.
Poggio la testa sul sedile e passo lo sguardo fuori dal finestrino accorgendomi di una macchina accanto alla nostra con una signora al telefono che urlava e imprecava contro la fila.
-di questo passo non ci arriva nessuno dei due a scuola in tempo- si lamenta Justin colpendo leggermente il volante.
Lo guardo di sottecchi, ma non mi volto nella sua direzione.
Sospiro sommessamente.
Una calda presa si poggia sulla mia coscia facendomi sobbalzare e voltare.
La sua mano.
-Jude... va tutto bene?- mi chiede con occhi grandi.

Mi si mozza il respiro e non posso far altro che annuire sconnessamente.
-so che non è così- la sua espressione è delusa, perché non glielo dico.
-perché rischi tanto per stare con me? Cos'ho di così speciale? Tanto speciale da farti lasciare sia il lavoro che la ragazza- domando interessata.
Si passa una mano sul collo grattandosi.
-penso che Melanie mi tradisca- sbotta guardando fuori dal finestrino anche lui.
-cosa?- domando scioccata.
Come può pensare una cosa simile?
Ritengo che sia proprio cogliona forte a lasciarsi scappare uno come lui.


-la sera non tornava mai a casa presto, era sempre vaga su certi discorsi e le sue labbra...- si blocca e porta lo sguardo altrove.
-... le sue labbra?- cerco di farlo proseguire.
Torna a fissarmi negli occhi inchiodando i nostri sguardi.
Non riuscivo a muovere un muscolo.
Respiravo e basta.
-le sue labbra non avevano più il mio sapore- sputa rabbia in ogni parola.

Mi sento mancare all'improvviso, come se non fossi più seduta sul sedile della sua macchina, ma stessi precipitando da un brutto salto fatto dall'altalena.
Da come l'aveva detto, sembrava che a lei ci tenesse ancora molto e che gli era stato difficile accettare  che lei lo avesse tradito, sempre se era vero.
Io al posto di Melanie non avrei nemmeno pensato a fargli una cosa simile.
Ma che gente c'è a sto mondo? Mah.

-ma adesso è tutto finito, per fortuna- sospira sollevato tornando a guidare, visto che la fila si era sciolta e ora riuscivamo a passare.
Una domanda mi martella insistentemente nella testa ed io non riesco a fermarla, non senza aver trovato una risposta.
-Justin, non starai con me per dimenticare lei, vero?- chiesi spaventata.
No, non l'avrebbe mai fatto.
Giusto?
Per un attimo che mi sembra infinito non risponde.
Dopo aver deglutito parla.
-Jude, ma che dici?-
Ridacchia divertito.
 
-siamo quasi arrivati, piccola- dice svoltando una curva.
Non riuscivo più a capire nulla.
Mi sentivo come un sasso dentro che minacciava di lapidarmi l'interno se avessi continuato a credergli.
Io non riuscivo a non credergli però.
A me lui piace, molto.
Ma se mi stesse solo usando?
Insomma, non mi sembra di conoscerlo così bene.
Solo ora, mi sono resa conto che di lui non so praticamente niente.


-scendo qui- annuncio afferrando la maniglia della portella in modo che capisse che doveva fermarsi.
-cosa? Perché qui?- dice rallentando.
-perché così nessuno vede che sono arrivata a scuola con te, non posso scendere nel parcheggio dei professori, no? Non voglio che ti licenzino a causa mia-
Riflette per quelli che sembrano minuti e poi decide di accostare accanto al marciapiede.
-a dopo, Justin- scendo sorridente, poi comincio ad incamminarmi verso scuola.
-a dopo, piccola- sento dire dal finestrino abbassato per poi seguire con lo sguardo la macchina che sfreccia sulla strada davanti a me.
Prendo tra le mani il ciondolo a forma di cuore con sopra l'iniziale J che mi aveva regalato Julie a capodanno e che non avevo mai tolto da quando lei stessa me l'aveva appeso al collo.
È bellissimo e molto importante nella nostra amicizia.
Anche Julie ne ha una copia appesa al collo.
La cosa che ci divertiva era che entrambe avevamo la stessa iniziale e molte persone infatti la scambiavano per l'iniziale del nostro nome e a noi piaceva sempre spiegare loro che in realtà non era proprio così.
Ci gioco rigirandolo tra le dita e ammirandolo con un lieve sorriso finché i miei passi non si interrompono.
Solo in quel momento, un lampo di genio mi brilla nella mente.
Ho capito cosa è cambiato nella macchina di Justin.

Mancava il cuore viola con sopra il nome della sua ex.

 
***

 
-quando una persona ama non vi sono due vie, perché uno non ha due cuori. Questa è una citazione famosa di von Metternich. Qualcuno di voi la conosce? Magari l'ha già sentita?-
Il professor Koopler blaterava da più di trenta minuti insulse citazioni di famosi scrittori o poeti o che altro riguardo ad un tema comune e senza troppe via d'uscita per tutte noi.
L'amore.
Giuro che non potevo più.
-io l'ho già sentita!- una voce stridula si fa spazio tra di noi, rompendo il mormorio. -il mio ex ragazzo me l'aveva nominata una volta... ma non ho mai capito che volesse dire- continua a mezza voce Lily con sguardo basso e guance arrossate.
Nella classe si leva un lieve risolino.
-e tu che gli hai risposto se non sapevi nemmeno che cosa stava a significare, eh?- domanda Bettany divertita fissando Lily.
Alcune oche di Bettany ridacchiano.
La ragazza sospira. -beh, ecco... io...-
-perché invece non aiutiamo noi Lily a scoprire che vuol dire, uh?- il professore decide che è meglio interrompere la situazione imbarazzante di Lily e salvarla da Bettany.
-perché secondo voi che vuol dire questa cosa dei due cuori? Questa cosa delle due vie?- continua il professore sistemandosi a bordo cattedra.
-che non si può amare più di una persona, no?- tenta Niki.
-che anche se si fanno le corna, non si ama veramente l'altro!- urla Christine facendo ridere l'intera classe.

Da quella affermazione sono partite diverse proteste e dibattiti che il professore cercava di contenere soprattutto le frecciatine e battutine.
-okay, okay ragazze, avete indovinato, complimenti! Ma ora fate silenzio!- ci ammonisce il professore.
Per quanto mi riguarda, dovevo ancora fiatare, stavo solo a guardare come si accanivano le mie compagne in un'ora di letteratura. E basta.
-quindi Lily, penso proprio che il tuo ragazzo pensasse ad un possibile tradimento da parte tua. Ecco, spiegato- alcune ridono e Lily sembra ribattere sul fatto che lei non avesse mai guardato nessun altro a parte il suo ex e che adesso si spiegava perché era stato lui a lasciarla.
Non posso fare a meno di pensare se anche Justin abbia mai fatto notare quella citazione a Melanie.
-lascia stare, Lily, non siamo ad un dibattito per questioni di cuore, ragazze silenzio là infondo! Maggie spostati da Scarlett o vi caccio fuori entrambe! Bene, ora vi leggo un piccolo tratto, direi il mio preferito, di un libro. L'autore è Osho, un maestro spirituale indiano vissuto nel 1900 di fama internazionale. Il libro sul quale leggerò è intitolato "La via del cuore"- si volta di 90 gradi per afferrare e successivamente mostrarci il libro per poi iniziare a sfogliarlo cercando di raggiungere la pagina con il segnalibro. -dunque... ah, ecco- punta un dito sulla pagina e inizia a leggere.
-la fiducia è un mistero: questa è la prima cosa che si deve capire della fiducia. Per cui non la si può spiegare. È la forma più elevata di amore, è l’essenza stessa dell’amore. L’amore in sé è già un mistero, è qualcosa di indefinibile, ma l’amore è simile a una circonferenza e la fiducia ne è il centro, l’anima. L’amore è un tempio e la fiducia ne è il tabernacolo, là dove dimora Dio.- conclude alzando gli occhi dal libro e osservandoci tutte.

Tutte le mie parti molli interne tremavano e sentivo un vuoto di stomaco persistente dall'inizio di quest'ora maledetta.
Prima il tradimento poi la fiducia in un rapporto.
Tutto questo è per caso un modo per farmi implodere?
I miei pensieri non bastano?
Sono sempre più attratta dall'idea di fingere un improvviso malore e lasciare quell'aula che sembra tanto stringersi contro di me.
Non è possibile, non posso nemmeno cercare di dimenticare i problemi durante una fottuta ora di lezione perché i problemi della lezione sono esattamente i miei!

Decido così che è meglio dedicarmi al mio disegno di SpongeBob cominciato, ignorando completamente tutte le altre citazioni e tutti gli altri commenti o opinioni che riempivano l'atmosfera di quella stanza così piccola, in quel momento, per me.
Inizio a tracciare i buchi del corpo di SpongeBob con la matita, anche se le mie mani tremano come il suolo del Giappone.
 

***

 
Scendo correndo le scale per paura di perdere, per l'ennesima volta in questa settimana, l'autobus.
-Jude!- sento urlare da sopra la mia testa.
Alzo il mento vedendo il mio spettacolo più bello.
-ciao- gli sorrido mentre lo osservo correre lungo le scale fino a raggiungermi. Mi volto con il busto tenendo le mani sulla ringhiera.
Lancia qualche occhiata a destra e a sinistra poi torna con lo sguardo su di me e mi stampa un bacio veloce sulle labbra dopo essersi assicurato che appunto non c'era nessuno nei paraggi.
-ciao, piccola. Sono contento che tu esca sempre da scuola quando ormai non c'è più nessuno- ridacchia.
-lo faccio solo per te- mi volto e riprendo a scendere le scale, ma stavolta più lentamente di prima.
-perché scappi da me?- chiese sorpreso raggiungendomi al mio fianco.
Sorrido divertita.
-non sto scappando da te, sto solo cercando di non perdere il mio passaggio per andare a casa- faccio spallucce.
-cazzo, mi offendi- sbotta sbuffando.
-Justin, se avessi voluto assumerti come mio autista lo avrei già fatto-

-sono molto meglio di un autista io, piccola- mi sussurra sensuale all'orecchio.
La mia schiena viene percossa da infiniti brividi.
Avvolge un mio fianco con la sua grande mano e lo stringe scherzosamente avvicinandomi pericolosamente a lui.
Prende a mordicchiare il lobo del mio orecchio.
Cercando di bloccare qualche gemito, mordo fermamente il labbro inferiore.
-Justin, smettila potrebbero vederci- cerco di allontanare le sue mani da me e le sue labbra che ora torturano la mia mascella.
-non vuoi davvero che smetta, piccola...-
Ora è alla volta del collo, dove lascia una scia di baci e tratti marcati con la lingua.
Il mio passo si blocca sugli ultimi scalini a causa delle mie gambe che sembrano quasi non reggermi.
Gli prendo il viso tra le mani portando la testa lievemente all'indietro e finendo con il bacino contro il suo.
Mi cinge i fianchi con entrambe le mani aumentando la presa su quest'ultimi e dal collo risale alla mia bocca bloccandola con la sua.
Da questa situazione ci metterei poco a togliermi i vestiti che indosso e chiedergli non proprio gentilmente di prendermi ora, ma invece non lo faccio.
Perché sono una brava ragazza.
Credo.

Mi stacco a malincuore da quel bacio che si stava intensificando e rimango a guardarlo nelle iridi degli occhi.
Quegli occhi caramellati.
Quegli occhi che sembrano ambra pura, la più introvabile, la più preziosa.

Premo la mia fronte sulla sua e accarezzo delicatamente le sue guance con i miei palmi.
-devo andare- mormoro sulle sue labbra.
Annuisce e distoglie lo sguardo dai miei occhi.
Lascio cadere le mie braccia lungo i miei fianchi e lui fa lo stesso con le sue mani.

Cammino a passo spedito, ma insicuro verso l'entrata che può essere l'uscita o l'uscita che può essere l'entrata, insomma tutto questo è solo una fottuta presa in giro gente, tentando di non pestarmi i piedi a causa di tutte le emozioni che ribollivano in me tanto da farmi rincoglionire più del solito.
Sento i passi di Justin seguire alla stessa velocità i miei, poi una voce costringe il mio sguardo ad alzarsi ed i miei piedi a fermarsi.

-Justin, possiamo parlare?-

Una voce implorabile quasi sussurra.
Una ragazza dai lunghi capelli castani schiariti da un hennè caramellato sulle punte e occhi color cenere con sguardo debole e il labbro inferiore tremolante osserva in preghiera la figura dietro la mia schiena.
Non riesco a fare a meno di guardarla. E' così bella.
La sua lunga figura slancianta e perfettamente in forma mi portano subito pensare che faccia palestra.
Dai lineamenti del viso posso darle qualche anno in più di Justin se non di meno o gli stessi.
Le labbra carnose e a cuore le incorniciano il viso perfettamente liscio e candido, come porcellana ma di una tonalità meno chiara.
Porta un abito bianco a girocollo alto e maniche lunghe, che le scende libero lungo il corpo ed una fascia stretta in vita di color marrone gli crea balze lungo le gambe coperte da calze fine color carne.

Porta una giacca di pelle marrone, accompagnata da una borsa, la quale sarà indubbiamente di qualche marca famosa che ora come ora non riesco ad indovinare, e per finire porta degli stivaletti marroni con tacco basso e spesso che le arrivano al ginocchio.

 

Senza distaccare lo sguardo da lei, mi accorgo che la presenza di Justin si sposta alla mia sinistra.
-Justin, ti prego. Hai finito di lavorare, no? Sono arrivata adesso per non disturbarti. Avevi detto che finivi sempre a mezzogiorno e quarantacinque. È mezzogiorno e cinquantasei- dice controllando l'orologio al polso.
Quando sento Justin deglutire, sposto lo sguardo su di lui.
Uno strano presentimento pervade la mia mente e fa impazzire il mio battito cardiaco.
Justin porta lo sguardo sui miei occhi e mentre i miei dicevano tutto i suoi sembravano dire niente.
Anche la ragazza prende a fissarmi, anzi alterna lo sguardo da me a lui, confusa.
Scuoto leggermente la testa cercando di sviare quella domanda, ma Justin sospira.


Quella era... Melanie?

 
 




 


 



LA SCENA E' SCHIFOSAMENTE CORTA, LO SO.
HO AGGIORNATO SCHIFOSAMENTE IN RITARDO, LO SO.
FACCIO SCHIFOSAMENTE SCHIFO, ANCHE QUESTO SO.

PERÒ, VI AMO.

SIETE SENSAZIONALI E LE 14 RECENSIONI DEL CAPITOLO PRECEDENTE NE SONO L'ESATTA PROVA.
NON SO CHE DIRVI, SE NON AI LOV IU.
DAVVERO.
COL CUORE.


VOLEVO GENTILMENTE CHIEDERVI SE VI ANDAVA DI PASSARE SU QUESTA MIA STORIA CHE
VI GIURO, NON E' COPIATA.

Ci voleva lei.


E poi naturalmente.

Mygirlfriend.


LOVE YA.

P.S. Justin ieri sera ha scritto tipo 32858 tweet su #heartbreaker e dice che
arriverà 'soon... very soon'.
E io ero tipo: TU NON SAI NEMMENO CHE VUOL DIRE 'SOON', MALEDETTO!
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Capitolo 12
*** Cap. 12 ***


Un imbarazzante e temerario silenzio ci avvolge.
Prendo a mordermi l'interno della guancia schivando lo sguardo di Justin.

-Justin, va... tutto bene?- la ragazza di fronte a noi fa un passo in avanti, con voce insicura.
Immagino Justin annuire visto che lei emette un sospiro che a me sembra di sollievo.
-scusate, dovrei chiud- Mr. Bieber?- Esme, la bidella del mio piano, improvvisamente ci compare affianco fissando estasiata Justin.
Come biasimarla.
Vorrei tanto dirle di mettersi in fila.

-Esme!- le sorride Justin dandole un amichevole pacca sulla spalla. -qualche problema?-
-certo che no, Mr. Bieber, dovrei solo iniziare a chiudere l'edificio. Devo farlo subito perché è successa una cosa abbastanza spiacevole dei giorni fa- ammette imbarazzata maneggiando con le chiavi.
-cioè?- chiedo divertita.
-ero più che sicura di aver serrato tutte le porte, giovedì, e invece ieri mattina abbiamo trovato la porta degli spogliatoi della palestra di Mr. Patterson praticamente distrutta! Abbiamo pensato a dei ladri, ma in realtà non è stato rubato nulla. Così tra qualche giorno dovrebbero arrivare quelli della sicurezza, vengono a mettere un allarme decente perché se no la scuola va a rotoli! Pensiamo siano stati degli studenti, ma non sappiamo di certo dire chi e per quale motivo l'abbiano fatto... mah, giovani d'oggi!- conclude ironicamente.
Mi si mozza il respiro in gola e Justin mi rivolge un sorriso divertito dopo aver detto qualcos'altro a Esme che non ho fatto in tempo a captare per via dei ricordi che stavano rinfrescando la mia mente.

Giovedì.
Io e Justin eravamo rimasti chiusi dentro la scuola dopo aver avuto quell'episodio nello sgabuzzino.
Justin aveva detto che le porte degli spogliatoi non hanno la stessa consistenza delle altre porte e che poco importava se se ne rompeva una, così ha optato per abbattere quella con un solo colpo.
Justin mi era sembrato molto forte in quella circostanza.
Avevo notato personalmente il suo torace scoperto con gli addominali tonici e ben delineati per non parlare del grosso numero di tatuaggi che ricoprivano il suo corpo perfetto.
Il ricordo delle sue forti braccia che stringevano il mio corpo nudo mi provoca brividi lungo le braccia.

Abbasso lo sguardo afferrando il labbro inferiore tra i denti.
La bidella ci conduce fuori e congedandoci torna dentro prendendo a litigare con la serratura e le chiavi.
Solo in quel momento noto quanto l'espressione di Melanie sia infastidita nei miei confronti.
Forse si sta domandando che ci faccio ancora qui, dato che me lo sto chiedendo pure io.
Proprio quando Justin si posiziona accanto a lei e fa per aprire bocca, parlo inventando al momento.

-uh, beh io vado... Arrivederci professore e grazie ancora per gli appunti di francese. Felice weekend ad entrambi!- sorrido scendendo le scale e agitando una mano in aria.
Justin corruga la fronte e annuisce, infondo non poteva fare nient'altro, anche se ho sperato per una frazione di secondo che mi salutasse con uno di quei baci.
-ciao, Jude- sento la sua voce inespressiva alle spalle seguita da quella di Melanie che emette solo un 'ciao'.
Attraverso l'intero parcheggio sentendo i loro occhi bruciarmi sulla schiena mentre combatto con la voglia di voltarmi e guardarlo un ultima volta dato che l'avrei visto solo lunedì.

Raggiungo la fermata dell'autobus piuttosto velocemente e aspetto con Julie il mio bus per poi tornarmene a casa dolce casa accompagnata dalle mie fidate cuffie nelle orecchie che trasmettono a manetta American Boy di Estelle.
Mi domando se Justin può essere il mio American Boy.
Sorrido per sentirmi ancora più stupida.

Nel contempo in cui apro la porta di casa mi sento il telefono tremare nelle tasche.
Scuoto le spalle e rispondo.
# che c'è? # chiedo a quell'essere che osava disturbarmi mentre varcavo la soglia di casa e lanciando le chiavi da qualche parte sul tavolino accanto all'entrata.
Kiko mi salta alla gamba grattando con quelle sue zampette mentre lo spingo via dal muso.
# ho una proposta da farti, mia pazza Jude # la voce di Kyle mi preoccupa.
 

***

 
-mollalo, è mio!- ribatto cercando di strappare dalle mani di Kyle quello che in verità mi apparteneva eccome.
-qualcosa in cambio di qualcosa- canticchia canzonatorio.
-sti cazzi, l'ho pagato io!- mi arrampico su di lui invano.
Sto per strappargli la maglietta.
Giuro che se mi invento di farlo, lo faccio.

-qualcosa in cambio di qualcosa- riattacca con lo stesso tono, solo peggiore.
Grugnisco e serro le braccia al petto.
-perché voi maschi volete solo questa qui?- abbasso lo sguardo al cavallo dei miei pantaloni per poi tornare velocemente con gli occhi su di lui.
Spalanca gli occhi e scoppia a ridere come un demente.
La gente intorno a noi ci lancia alcuni sguardi alienati.
Faccio spallucce.
Casi persi.

-intanto mi ridai il mio lecca lecca?- domando inarcando un sopracciglio.
Si ricompone cessando di ridere, o almeno sembra provarci, e sistemandosi sulla panchina in modo quasi aggraziato, quasi.
-no- fa per avvicinare la sua maligna lingua al mio lecca lecca, ma con un gesto fulmineo riesco a tirargli uno schiaffo non troppo forte ma neanche tanto delicato, come se uno schiaffo potesse essere delicato, solo da fargli voltare la faccia.
Strappo con forza e arguzia il lecca lecca dalle sue mani e sogghigno compiaciuta.
-ma che sei deficiente?!- sbotta massaggiandosi la guancia dolorante.
-e tu sei un ladro!- mi difendo leccando il mio dolcetto.
-Jude, mi hai quasi staccato la testa dal collo- afferma calmo e riprendendo fiato.
-melodrammatico- borbotto sottovoce.
-no, non sono melodrammatico! Sono solo addolorato da questo tuo schiaffo! Non avrei mai potuto leccarlo, lo sapevi. E sappi che prima non mi ero nemmeno riferito alla tua grotta, alle tue segrete, oh Gesù come vuoi chiamarla? Vabbè, insomma, non sono così pervertito- porta i gomiti sulle cosce piegandosi in avanti con il busto mentre il suo mento viene sorretto dai palmi delle mani.
Alzo le sopracciglia. -davvero?-
-davvero- farfuglia infastidito e guardando le persone che passano.
-oww!- mugolo dolcemente lasciandomi cadere su di lui.
-hai finito quel coso? Voglio andare a fare un giro- continua facendo il distaccato.
-non ci riesci con me bello! Tu mi adori troppo e io ho gli occhi verdi che nessuno riesce ad ignorare!- mi vanto strusciandomi su di lui come una gattina.

-smettila, smettila, smettila-  si prende la testa tra le mani.
-andiamo alla Hollister, vero?- domando gettando lo stecchino di quello che era il mio lecca lecca nel cestino accanto alla nostra panchina.
-prima ti muovi, prima possiamo andare al cinema- dice alzandosi e avviandosi senza di me.
-ohi! Mi aspetti o vai a trovare la Hollister da solo?- domando persuasiva.
-non farmici pensare- dice battendo un piede a terra e facendo volteggiare le borse dei miei acquisti che teneva in mano.
-qualcuno è nervosetto?- gli chiedo raggiungendolo.
-voglio solo andare al cinema- commenta sospirando.
-ehi, ma queste erano le condizioni. Prima shopping poi cinema. Eh- spiego calma ricordando la telefonata di qualche ora prima.

# voglio andare al cinema oggi # propone allegro.
# cosa centro io? # domando aprendo il frigo e cercando qualcosa che non mi urli in faccia la parola CALORIE.
# mah, volevo sapere se avevi un cinema a casa tua, tutto qui # dice ironico.
# ho voglia di shopping, Kyle, non di cinema #

Afferro un piatto di insalata con qualcos'altro che al momento non identifico.
Resta qualche secondo in silenzio.
# il film inizia nel tardo pomeriggio. Prima possiamo andare a fare shopping... o quello che vuoi #
Sorrido prendendo una forchetta e infilzandola nell'insalata.
# ci sto! # bofonchio sventolando la forchetta con la bocca piena di insalata.
# che hai detto? # domanda confuso.
Mando giu il boccone rumorosamente.
# ho detto: ci sto! # dico ripetendo entusiasta la mia approvazione.
# passo a prenderti io fra un ora, va bene? #
Annuisco acchiappando con la forchetta un cubetto di mozzarella che avevo scovato tra le foglie verde chiaro.

# allora? # chiede ansioso.
Oh, giusto. Avevo solo annuito.
S t u p i d a, sono.

# okay #
Kiko inizia a scongiurarmi con quegli occhi da cucciolo bastardino a preparargli il pasto, così mi alzo e vado in cerca dei biscottini per cani e dopo averli trovati glieli svuoto nella sua ciotola mentre rimango ad osservare la sua furia canina nel mangiarli.
# a dopo, Jude. Buon appetito. Ah, ricordati che parlare con la bocca piena non è nelle regole del bon ton # osserva divertito.
# perché sembro una che lo rispetta il bon ton più che altro. Ciao, Kyle # chiudo la chiamata e torno a finire il mio pranzo, se così si può chiamare.

-la prossima ricordami di non contrattare mai più con te, okay?-
Risi compiaciuta.
-sei un fantastico porta borse, quasi ti assumerei- confesso più a me che a lui.
Si volta a guardarmi con gli occhi fuori dalle orbite e forse del fumo gli esce dalle orecchie.
-non fare il drago!- commento schiaffeggiandogli un braccio.
Si guarda intorno e subito dopo esclama.
-ecco la Hollister, prima le signore- tenta un gesto da gentleman ma con scarso successo per via delle mani occupate dalle mie borse.
LOL.

-che non passi prima tu allora?- ironizzo.
-ha, ha, ha, davvero, sei il massimo- ironizza.
Faccio qualche inchino per poi entrare nel negozio seguita da Kyle.
Girovaghiamo in giro sotto gli sguardi attenti e insopportabili di una commessa che sembra più attenta a Kyle che a capire se ci serve qualcosa.
Tossisco per attirare l'attenzione del mio amico che sembra piuttosto interessato alle T-shirt sportive dalle stampe colorate e stravaganti.
-mh?- chiede da idiota.
Alzo gli occhi al cielo e indico con un accenno di testa la ragazza.
Acciglia la fronte confuso e mima un 'che?' con le labbra.
Mi sbatto una mano in fronte.
Io stupida, lui stupido. Stiamo bene insieme.

Riprendo a fargli gli stessi gesti con la testa e ci aggiungo anche le mani tirando un labbro verso di lei.
Chissà che non si svegli.
Kyle si volta nelle direzione che gli indicavo dai dei buoni minuti e si avvia verso di lei mentre sorrido ringraziando il cielo.
Vedo la commessa che sta per proferire parola, ma improvvisamente si blocca e Kyle la sorpassa.
Corrugo la fronte.
-Jude, porti una M, giusto?- mi domanda Kyle rovistando tra alcune magliette.
Annuisco perplessa. -si, ma... perché?- scandisco molto lentamente.
-scusi può procurarmi una M?- chiede alla commessa rinunciando a cercare da solo.
Guardo la scena confusa, mentre lei annuisce emozionata a cercare la mia taglia.
Ma che cazz...?

-Kyle, che stai facendo?- domando stranita.
-con tutti quei segnali non intendevi dirmi che volevi una maglietta di queste perché quelle li non ti piacevano e volevi spostarti?- indica le magliette.
Annuisco rassegnata. -proprio così-
Posso impiccarlo?
La testa di Kyle è fatta di noccioline, questo è un dato di fatto.

-vedi che ti ho capita subito!- schiocca le dita brillantemente.
-già, nessuno meglio di te mi capisce- alzo le braccia al cielo guardando altre magliette.
Il mio telefono prende a squillare svegliando l'intero negozio.
Mi tremano le mani quando leggo il contatto sul display.

# pronto? # domando incerta.
Kyle mi fissa incuriosito.
Fantastico, ora non potrò chiamarlo nemmeno Justin.
# piccola, come stai? # la sua voce roca fa eco nella mia testa.
# bene... Te? # sorrido a Kyle che mi mima con le labbra un 'chi è?'
# ora meglio. Devo parlarti #
# adesso? # domando mangiucchiando un unghia.

# beh, hai da fare? #
# sì, mamma. Sono in giro con Julie a fare shopping... e non posso parlare proprio ora #
-eh?- # eh? #
Le loro voci all'unisono sillabano la stessa parola e con lo stesso tono.
Sorrido per la situazione divertente.
# mamma, adesso devo andare parliamo stasera, promesso! Julie mi sta minacciando di affogare il mio cellulare nel suo frullato, a stasera, un bacio # riattacco prima che potesse protestare.
-da quando mi hai tramutato in femmina?- chiede Kyle incarnando un sopracciglio.
-da quando avevo voglia di chiudere la chiamata con mia madre il prima possibile senza che lei cominciasse a farmi il terzo grado, con domande che sappiamo entrambi riguarderebbero la nostra situazione sentimentale- affermo spedita girando una maglietta tra le mani prima di passare ad un altra e un altra ancora.
-capito- mi sorride annuendo.

-tra quanto inizia il film?- domando avviandomi verso l'uscita.
Lui mi segue a passo svelto.
-tra... uhm, bfff, facciamo venti minuti- controlla l'orologio.
-facciamo?- chiedo insospettita.
Usciamo dal negozio.
-venti minuti, si- controlla nuovamente l'orologio.
-fantastico, abbiamo tempo per altri sei negozi direi- lancio degli sguardi attorno a me cercando un negozio che mi attirasse.
-stai scherzando, vero?- Kyle ridacchia. -ho capito che il cinema è a due passi dal centro commerciale, però dobbiamo prendere ancora i biglietti e ci sarà molta gente visto che è la prima programmazione!-
Scuoto la testa.

-non così tanta da non fare almeno sei negozi- mi lamento dirigendomi verso uno di essi.
-Jude, arriveremo per il secondo tempo se continui così o peggio ancora per la fine!- sbuffa sbattendo le braccia lungo i fianchi.
-magari...- farfuglio sperando che non mi senta.
-Jude, hai qualcosa che non va. Dimmelo- mi afferra il polso costringendomi a voltarmi.
-non ho nulla che non va...- distolgo lo sguardo portando le braccia al petto. -...solo spero che il film inizi il prima possibile cosicché noi arriviamo alla fine, come hai detto- borbotto come una stufa.
-e perché?-
-perché ho paura! Il film mi fa paura!- lascio cadere le braccia lungo i fianchi fissandolo negli occhi.

-avevi detto che 'the possession' era un film per bambini- porta le mani sui fianchi e mi guarda come fosse mia madre.
-beh, stavo scherzando...- abbasso lo sguardo divertendomi a creare cerchi invisibile sulle piastrelle del pavimento con le vans.
-e io che avevo portato con me la più intrepida ragazza che conoscevo, quella che sembra non aver paura di nessuno, mah, forse mi sbagliavo... sei una codarda, allora?- mi sfida costringendomi ad alzare lo sguardo per lanciargli uno sguardo di fuoco.
-io non sono una codarda- scandisco a denti stretti.
-ah si? Dimostramelo!- batte le mani come un generale che segna l'inizio dell'allenamento per i suoi soldati.
La carica prende il sopravvento sul mio corpo e cammino a passo spedito verso l'uscita con tutta l'intenzione di guardare ogni singola scena di quel miserabile film.
-dai, Jude, dai, fammi vedere chi sei!- mi sprona la voce di Kyle alle mie spalle.
Mi volto e gli punto il dito contro.
-preparati ad entrare in sala con la Jude spietata. Quella che non ha paura di nulla, che quella che guarderà quel film ridendo, quella che quando la guardi ti viene sgozzarti da solo perché sai benissimo che se lo facessi io sarebbe molto più tremendo e doloroso. Oh, si. Chi è la codarda ora?!- urlo a braccia aperte attirando l'attenzione delle persone che stavano uscendo dalla mia stessa porta.

-Jude, ora calmati...- mi avverte Kyle avvicinandosi.
-la calma è per i codardi ed io non sono una codarda! Porta fuori quel culo, codardo!-
Il mio piccolo attimo di onnipotenza fa ridere alcune persone attorno a me, Kyle compreso, il quale lo sento mormorare un 'se questa non è convinzione' mentre cerca di starmi al passo.
Durante il tragitto fino al cinema, in cui Kyle non riesce a starmi affianco per via del mio passo svelto e deciso, ripeto più volte agitando le braccia: -sono troppo tosta, se si potrebbe misurare in mattoni la mia tostaggine, si potrebbe costruire una muraglia cinese. Dico bene, Kyle? Dico bene?! Chi è il codardo, eh?! Chi?!-
 
96 minutes later...
 
-PUTTANA LA RANA, KYLE GIURO CHE LA PROSSIMA VOLTA CHE MI CHIEDI DI ANDARE A VEDERE UN FILM HORROR, PENSERÒ PRIMA A FARTELO VIVERE, HAI CAPITO!?- sbraito fuori dal cinema facendo indietreggiare intimorite le persone a noi circostanti.
-Jude, va tutto bene... tranquilla, respira- mi sussurra all'orecchio abbracciandomi e accarezzandomi i capelli.
Lo scanso da me con forza.
-non toccarmi! Portami a casa. Ora-
-ma è quasi ora di cena, non andiamo a mangiare qualcosa?-
Ci penso.
Insomma, per aver fame ne avevo.

-okay, però decido io. È il minimo per farti perdonare- lo guardo sbattendo le ciglia.
-dov'e finita tutta la tua tostaggine, Miss Iononsonounacodarda?- domanda scettico incrociando le braccia.
-preferisci che conti fino a tre prima di infilarti degli aghi negli occhi?- domando cinica estraendo il telefono dalla tasca dei jeans.

A: Mamma.
_ mangio qualcosa con Kyle e poi torno a casa, ciao ma'. Love ya. Xx
 
-dove li trovi gli aghi?-
-ho detto aghi? Scusami, volevo dire qualsiasi cosa di appuntito che mi capiti sottomano- prendiamo a camminare allontanandoci dal cinema.
Ride.
-Mac?-sembra più un'affermazione che una domanda ma annuisco lo stesso fissando in lontananza l'insegna luminosa di colore giallo dalla M gigante.
 

***

 
 
-sono a casaaaaa!- varco la soglia di casa con un balzo stile tadaaaan, Superman è venuto a salvarvi!
Sento delle risate provenire dal salotto e riconosco alcune voci, credo.
Mi presento sulla porta della sala.
-ma perché siete qui e non... oddio- gesticolo da sola finché non mi blocco sull'ultima composizione della frase alla vista delle tre figure accomodate sul mio divano che conversano amabilmente.

Sbianco di qualche tonalità e il mio cuore minaccia di scappare fuori dalla gabbia toracica per inseguire lui.
-Jude, da quanto mi ricordo non mi avevi mai detto quanto fosse simpatico e carino il tuo professore, forse carino si, ma quanto fosse simpatico e gentile ed educato, no!-
Justin mi sorride imbarazzato.
Dovevo salvarlo da questa situazione.
Allora l'entrata in casa di prima era davvero perfetta?
Sono un eroina.

-mamma!- arrossisco per colpa della sua confessione a Justin quando ha detto che lo trovavo carino.
Beh, non che stesse dicendo una bugia.
Però, lui è... il mio ragazzo?
Cosa?
Che diavolo è?
Un maschio, fin qui ci siamo.

-Jude, non devi vergognarti, hai detto una cosa più che vera!- alza le braccia mia madre ridendo e guardando Justin.
-mamma, smettila di provarci con il mio- uh... professore! E tu papà, dille qualcosa, Dio santo!- lo riprendo indicando mia madre che sembra mangiare con gli occhi Justin  mentre mio padre mi rivolge uno sguardo innocente.
-Jude, calmati, stiamo solo parlando. Mr. Bieber è venuto qui perché doveva parlarti di Julie, la tua migliore amica- mia mamma poggia una mano sulla spalla a Justin.
-lo so che Julie è la mia migliore amica, mamma- commento acida inarcando un sopracciglio.

-bene, visto che ora è arrivata Jude... ehm, possiamo uscire un secondo a parlare?- Justin cerca di liberarsi dalla presa di mia madre e di alzarsi da divano.
-Susan, lascialo- interviene finalmente mio padre.
Mia madre ridacchia allontanando la mano da Justin.
-okay, uscite pure, a dopo... Oh, Jude, com'è andata la serata con Kyle? Dove siete stati?- domanda mia madre curiosa dirigendosi in cucina mentre mio padre rimane sul divano accedendo la Tv e mettendo su qualche canale sportivo.
Justin mi rivolge uno sguardo freddo, quasi severo.
-mamma, ti sembra il momento?- domando infastidita mentre apro la porta di casa.
-okay, okay, hai ragione, uscite e parlate di Julie, ciao-
-si, certo signora, abbiamo molto di cui parlare io e Jude, arrivederci- accompagna la porta alle sue spalle finché non la sento sbattere.
Non ha mai distolto lo sguardo dai miei occhi.
È freddo e distaccato e potrei dire anche piuttosto adirato.
La sua mascella è tesa e le sue labbra formano una linea dritta.
-sappi una cosa: non voglio una ragazza bugiarda- sputa con rabbia come se ora gli facessi schifo.
Bene, iniziamo bene.
 





ERO ONLINE SU TWITTER QUANDO GIUSTI' E IL SUO AMICHETTO SCOOTER
HANNO INIZIATO A FARE I MISTERIOSI SU QUALCOSA CHE DOVEVA USCIRE A MOMENTI FORSE.
IO TUTTA CONVINTA CHE FOSSE HEARTBREAKER, HO INIZIATO A RESPIRARE A COLPI
E SCASSARE LE PALLE A MIO PADRE CHE CE L'AVEVO IN PARTE E STAVA GUARDANDO UN FILM
IN SANTA PACE.
PORELLO :c

ANYWAY, SALTA FUORI IL TWEET DI GIUSTI' CON LO SPOT DI 'THE KEY' E
LA MIA MASCELLA E' SUBITO CROLLATA SUL PAVIMENTO.

MA POI QUANDO HO SAPUTO CHE HEARTBREAKER ERA LA CANZONCINA DELLO SPOT,
SO QUASI MORTA.

NCDVSHUGVUGWRYGEUOBUOQE.
E' ODIOSO QUANDO FA COSI', UFF.
QUANTO CAVOLO DOBBIAMO ASPETTARE ANCORA?

QUINDI, HO UN PIANO.

ANCORA.



MI SERVE DELLA CARTA ICIENICA E TANTA COOOOOLLA VINILICA.

#artattack.


HAHAHAHAHAHAHA. NO DAI SCHE'.
RACCOLGO FIRME PER HACKERARE #heartbreaker.
DI NUOVO.

POSTO IL PROSSIMO CAPITOLO A 10 RECENSIONI, BITCHES.
STO PER AGGIORNARE UNA VECCHIA STORIA.
SE VI VA, PASSATE.

Ci voleva lei.

E OVVIAMENTE ANCHE DALLA MIA RAGIONE.

MyGirfriend.


SE BALLA ANCORA COSI' QUANDO SCOPRIRA' CHE
MEZZO MILIONE DI BELIEBERS NON SOPPORTA PIU'
I SUOI 'SOON...', ALLORA VUOLE DIRE SOLO UNA COSA...

...#swagswagonhim.



Believe and you're half way there 1 | via Tumblr

Believe and you're half way there 2 | via Tumblr


Believe and you're half way there 3 | via Tumblr


 

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Capitolo 13
*** Cap. 13 ***


 
-sappi una cosa: non voglio una ragazza bugiarda- sputa con rabbia come se ora gli facessi schifo.
Bene, iniziamo bene.
-sappi una cosa: non ti ho mentito per nulla, solo volevo chiudere la conversazione- sbottai portando le braccia al petto e spostando lo sguardo sulla strada.
-non vedevi l’ora di riattaccare?- domanda confuso sporgendo il suo viso verso il mio e accigliandosi di più.
Torno a guardarlo tirando un angolo della bocca.
-ero con Kyle quando mi hai chiamato e lui ha creduto che al telefono ci fosse mia madre e tu hai creduto che fossi con Julie. Non ho mentito solo a te, come vedi, solo non volevo complicare le cose- abbasso lo sguardo sulle mie vans.
-e questo come lo chiami? Non ti sembra di aver complicato le cose?- alza il tono della voce cosa che mi fa sbuffare sonoramente ed alzare gli occhi al cielo.
 
Ma che diavolo voleva? Non ho fatto nulla di così disastroso o punibile, Dio mio.
Per un innocente bugia non penso sia morto qualcuno.
-non ho detto nulla di scandaloso e per una piccola bugia non crolla il mondo, sai? L’ho fatto perché non volevo che iniziassi a chiedermi perché ero con Kyle, da quanto tempo o che ne so. Oggi volevo stare con Kyle e-
-è il ragazzo moro con il piercing al naso? Quello su cui ti strusciavi l’altro giorno?- mi interrompe.
Sinceramente, non ci arrivo. Non ci arrivo a capire se sta scherzando o se è serio.
-io non mi stavo strusciando su Kyle! Eravamo solamente abbracciati, idiota. E comunque, sì, è lui- sorrido falsamente piegando la testa di lato.
E’ geloso, per caso?
-sei geloso?- domando con un sorriso sghembo e un sopracciglio inarcato.
Scuote la testa e allontana lo sguardo dai miei occhi.
-non capisco perché ti diverti così tanto- dice senza un accenno di ironia.
Sorrido. –sei così carino quando ti arrabbi- bisbiglio portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Mi fulmina con lo sguardo. –carino io?- inarca un sopraccigliosensualmentee infila le mani nelle tasche anteriori dei jeans avanzando verso di me di due passi.
Se mi voltassi da un momento all’altro sono quasi sicura che il mio naso si scontrerebbe con il suo da gran vicini che siamo.
Non che la cosa mi dispiaccia, ovviamente.
 
-perché dovevi parlarmi?- sbotto all’improvviso mutando la sua espressione.
Da provocatoria o seducente passa a stordito, confuso e poi si rabbuia.
Si schiarisce la voce e abbassa lo sguardo.
Prima di parlare, però, ritorna ad inchiodarmi nei suoi occhi.
Mi chiedo come fanno ad essere più belli dei miei che sono verdi.
Insomma, amo gli occhi verdi infatti amo i miei.
Ma da quando riesco atrovarmi quelli di Justin a pochi centimetri dal viso non posso che invidiarli e rimanere abbagliata da come risplendono anche se più scuri dei miei.
Magia.
-ho parlato con Melanie, oggi. L’avevi capito che era lei, no?- mi sorride.
Faccio gironzolare lo sguardo da lui alla casa affianco alla mia, per infinesostaresu di lui ed annuire.
-immaginavo- ridacchia.
-Justin, dovrei parlarti anch’io- affermo schietta per paura di ripensarci.
Si acciglia, ma annuisce.
-volevo farlo io, ma... fa niente. Vai prima tu-
Prendo un respiro profondo e noto i muscoli delle sue braccia irrigidirsi, come se sapesse già quello che ho intenzione dirgli.
 
-Justin, questa cosa tra di noi... non può andare avanti- sintetizzo cercando di smuovere il nodo in gola.
Sul volto aumenta il suo cipiglio, sempre se sia possibile.
Lascio cadere le braccia lungo i fianchi mentre inizio a torturarmi i dorsi delle mani con le unghie.
E’ da quando sono uscita dalla scuola stamattina, da quando ho visto Melanie e Justin.
E’ da quel momento che ho capito che un noi non sarebbe mai potuto esistere.
Justin doveva mantenersi quel lavoro per pagarsi il college.
Non poteva perderlo a causa mia, non glielo avrei mai permesso e se fosse successo io non me lo sarei mai perdonata.
Ha una vita lui, senza di me.
Perché invece ho dovuto rovinargli tutto?
Immagino che oggi Melanie e Justin abbiano chiarito e siano tornati insieme.
Ecco perché ho deciso di parlare per prima. Non volevo sentire ilrifiuto che miavrebbe trafittol’anima, volevo romperloio,tutto questo.
Sempre se questo ci sia mai stato.
Non abbiamo mai chiarito la nostra situazione sentimentale e sicuramente non ho intenzione di proseguire con lastoria dellatrombamica, alunna, fidanzata.
Non posso rimanere in questa confusione, non più.
 
-Jude, ti senti bene?- ridacchia nervoso. Alza le sopracciglia scombussolato. –mi era sembrato di sentirti dire che non volevi che andassimo avanti- ride credendosi uno stupido.
-Justin, mi hai sentita, smettila di fare così- ribatto mentre gli occhi da sotto le lenti degli occhiali minacciano di allagarmi le guance.
Presumo che questa voce che mi ripete di non scoppiare a piangere sia la mia coscienza.
No?
-che diavolo vuoi dire, Jude? Che ti prende?-
Non capisco se è più rammaricato che infuriato.Sospiro passandomi una mano tra le lunghe ciocche di capelli.
Devo smetterla di mentire praticamente a tutti.
Adoro mia madre, non è la solita stronza severa che non ti lascia uscire o che ti rintana a dormire con il cane nella sua cuccia se non studi o prendi voti eccellenti a scuola. No.
Mia mamma è praticamente l’esatto contrario, lei è quasi come me.
Penso sia la mia seconda migliore amica dopo Julie.
Non vorrei continuare a mentirle dicendo che a scuola vado bene mentre in verità me la sto facendo con il mio professore.
Justin non potrebbe mai entrare a casa mia come se fosse un normale ventunennee senza che mia madre si possa sentire in imbarazzo nel parlare con un mio professore e niente di meno che il mio ragazzo.
E poi Julie e Kyle.
Loro sono molto importanti per me, anche seconKyle non ho lo stesso rapporto.
Julie è la mia migliore amica, ma Kylelo conosco datroppopoco tempo.
Oggi quando gli ho mentito mi sono sentita tremendamente in colpa, infondo non lui non mi aveva fatto nulla.
Non so come la prenderebbero, ma sono sicura che non mi guarderebbero gran bene.
Immagino la vocetta acuta di Julie urlarmi contro.
-uno della tua età no, eh? E magari pure normale! Ma tu no, il professore di francese, Cristissimo!-
Già.
Nonostante io impazzisca per Justin, non sonomai in grado di guardarlosenzafantasticare su quella scrittaa caratteri cubitali in fronteche strilla contro di me E' IL TUO PROFESSORE, IMBECILLE, come se la colpa fosse solo mia.
La cosa peggiore è che lui si sia preso la mia verginità. Non so nemmeno perché lo sto pensando.
Insomma, non me ne sono pentita, anzi, non volevo altri che lui.
Ma non possiamo stare insieme.
Sembra che sia il mondo ad urlarmelo contro e non io soltanto a pensarlo.
 
Un soffocante groviglio mi stringe la gola e quasi mi manca il respiro.
Inizio ad ansimare e Justin deve indubbiamente averlo notato perché mi scuote un braccio urlando il mio nome che in quel momento sento quasi in lontananza.
Mi sono appena accorta che in realtà io e Justin non ci conosciamo per niente.
Non so quale sia il suo colore preferito, quando sia il suo compleanno, quale sia il suo piatto preferito, la sua più grande paura, che tipo di musica ascolta, come gli piace vestirsi, isuoipiani per il futuro, come sia la sua famiglia, se abbia un cane, un pesce, un facocero, non so nemmeno quanto pesi, dove viva, non ho mai visto i suoi amici, non so nemmeno cosa ne pensa di Titanic e questo per me è più che fondamentale.
Non so niente di niente.
So solo come sia fatto il suo corponudo, ricordo ogni particolarità di esso, quanto sia splendente il suo sorriso, quanto siano dannatamente candide quelle labbra, quanto siano immensamente espressivi quegli occhi, quanto sto bene con lui.
Quanto mi rendeva felice solo quando entrava in classe, quanto mi faceva sciogliere ogni parte solida del mio corpo tutte le volte che sussurrava il mio nome all'appello, quantomi faceva sghignazzare tra me e mecome una psicopatica quando faceva una pessima battuta su Napoleone.
E posso anche intuire che tutto questo è sbagliato e che dovrò sopprimere quello che sento per avere una dignitàdecenteogni volta che lo incontrerò nei corridoi della mia scuola.
Dannazione.
-cazzo, Jude, mi senti? Guardami, non smettere di guardarmi e non chiudere gli occhi, mi hai capito? Non chiudere gli occhi!- mi ordina scuotendomi tutta stavolta.
Non sento la forza nelle gambe, stento a reggermi in piedi, ma per fortuna c’è la forte mano di Justin premuta sulla miaschiena che supportail mio intero peso.
Che diavolo mi sta prendendo?
 
Quanto è vero che l’amore non si sceglie, lascio galleggiare questa frase continuamente nella mia testa.
Interviene improvvisamente la vicina sottomesse della mia coscienza.
 
"oh, ma Jude questo non è amore. Seisolo attratta da lui." commenta sadica.
"Insomma, non lo conosci nemmeno, come fai ad amarlo?" mi ripete dandosi ragione.
"Ovvio, che non lo amo, idiota." sbotto infastidita.
"ah, sono un lui?" domanda divertita.
Alzo gli occhi al cielo.
"sì, non hai la sensibilità che avrebbe una ragazza, stronzo." ribatto facendolo sbuffare e scuotere la testa.
 
 
-Jude, perché alzi gli occhi al cielo? Jude, seriamente stai male. Ti porto dentro-
Tanto tempo per ragionare non mi rimane prima di sentire i miei piedi abbandonare il suolo duro e freddo.
Due resistenti prese,una sotto le ginocchia e l'altra sotto la schiena, mi cullano dolcemente mentre lascio cedere la mia testa sul suo petto tonico.
Sopraffatta e ammaliata da quella sensazione, i miei occhi sprofondano in un universo parallelo e magari migliore, dove io e Justin possiamo stare insieme senza troppe paranoie e problemi.
Dannati sogni.
 
 
 

***

 

Un dolore lancinante alla mano mi obbliga a spalancare gli occhi e ad urlare dal dolore avvicinando la mano al petto e rotolandomi tra le coperte calde e soffici.
Successivamente le scale vengono sommerse da rumori di tacchi echeggianti fino alla mia camera.
Riesco a delineare una figura sulla porta anche se i miei occhi ancora impastati dal sonno mi permettono di indovinare chi sia.
-Jude, che diavolo è successo? Cos’era quel rumore? Dove ti sei fatta male?- le tempestive domande di mia madre non fanno altro che far aumentare il mio mugolio.
Appena mi raggiunge sul letto, cerco di accomodarmi in una posizione da seduta.
-so solo che mi fa male la mano- biascico mostrandogli la mia mano ferita come una bambina che si è appena sbucciata il ginocchio e corre tra le braccia della mamma per farsi medicare.
Ridacchia prendendo la mia mano tra le sue e osservandola in cerca di ferite mortali. –è solo un po’ arrossata. Hai preso contro lo spigolo dell’armadio-
 
Mi volto stordita verso l’armadio bofonchiando qualcosa di non molto carino nei suoi confronti, facendo ridere mamma.
-come ti senti, a parte la mano?- mi chiede appoggiando una mano sul ginocchio.
-ho caldo,tanto caldo- sbatto la schiena contro il materasso e scalcio freneticamente le coperte dalle mie gambe, accorgendomi di essere ancora vestita come ieri.
Inarco un sopracciglio e prendo gli occhiali da sopra il comodino, adagiando le stanghette sulle le orecchie.
-ieri sera avevi la febbre, vado giù a prendere il termometro e torno- annuisco.
La febbre? Perché?
Ma prima che potesse uscire definitivamente dalla mia camera, le blocco il polso facendolo voltare.
So che sembravo stupida ma avevo solo una domanda che tartassava la mia mente più del mal di testa provocato dalla mente, più di scoprire che diavolo era successo ieri sera o come diavolo avevo fatto ad ammalarmi.
 
-dov’è Justin?- la mia voce esce in un sussurro come se le stessi confessando un segreto.
Mi guarda perplessa piegando la testa di lato.
-chi è Justin, tesoro?-
Piego la testa al suo stesso modo perplessa.
-come chi è? Il mio professore, mamma. Quello di ieri sera. Te lo sei già scordata? Strano, sembravi così presa da lui quando stavate sul divano e tu continuavi a- mi interrompe piazzando una mano a pochi centimetri dal mio viso.
-non stavamo facendo nulla di male o scandaloso, Jude. Solo parlando. E comunque scusa se Justin- mima con le virgolette il suo nome. –si è presentato a noi solo come Mr. Bieber-
Annuisco distrattamente guardando altrove.
Mia mamma che ci prova con il mio professore? Meglio di così.
La sento ridacchiare sottovoce così ritorno con lo sguardo su di lei.
-che c’è?- alzo le braccia infastidita.
Scuote la testa sorridendo.
-stavo ripensando a quanto gentile e carino fosse per essere solo il tuo professore. Dovresti aver visto la grazia e la tenerezza con cui ti ha stesa sul tuo letto, ti ha accarezzato il viso e ti ha levato gli occhiali e poi quando si era accorto che io ero accanto a lui è diventato impacciato e nervoso ed ha iniziato a balbettare. E’ dolcissimo, si è comportato gentilmente. Ti abbiamo misurato la febbre, ti siamo rimasti accanto una mezzoretta, ma io sapevo che stavi solo dormendo e che non era nulla di grave. All’inizio pensavamo fossi svenuta, difatti Justin voleva chiamare il pronto soccorso, ma poi ti abbiamo sentita mugolare qualcosa mentre eri attaccata al braccio di... Justin?- ridacchia.
Sbianco deglutendo rumorosamente.
 
-che diavolo ho fatto? Ti prego, non ero in me, dimmelo-
Le mie guancie iniziano a tingersi di rosso appena mia madre scoppia a ridere.
Gesù santissimo e se ho parlato nel sonno?
-Justin non ha mai rimosso il braccio a cui ti era appigliata, gli tenevi stretta la mano e lui rideva. E anch’io ridevo, eri adorabile. Però, poi Justin ha dovuto tornarsene a casa, sai... verso le undici. E’ rimasto qui più di un ora e mezza. Abbiamo parlato e riso di te, il più delle volte, ma ti trova fantastica. Ha detto che sei la sua alunna preferita, ha un debole per te- mia mamma sghignazza come fosse lei quella innamorata di Justin.
Chiedo l’intervento divino di qualcuno lassù, mi sentite?
 
-mamma, oddio, è imbarazzante. Io... oddio. Non volevo davvero lasciare la sua mano?- mi gratto la nuca a disagio.
Mia mamma scoppia in una fragorosa risata. –Jude, per staccarti da lui abbiamo dovuto infilare con la stessa abilità di Tom Cruise in Mission Impossible la mano di gomma che avevi comprato per travestirti da zio Fester allo scorso Halloween- ammette mia madre ridendo sonoramente.
Mi sbatto un cuscino in faccia tentando al soffocamento.
-evidentemente ti sei accorta che era finta perché in una nano secondo l’hai lanciata giù dal letto e ti sei messa ad annaspare come una tartaruga cercando la mano di Justin ma...- non smettendo di ridere, mia madre cerca di riprendere fiato per continuare a molestarmi verbalmente. -... ma ormai stavo trascinando Justin giù dalle scale mentre ridevamo a crepapelle. Ha ammesso che sei adorabilmente esilarante-
Premo la pressione sul cuscino lasciando liberare le mie urla e le mie lacrime di disperazione.
-e poi dovresti aver visto quando- la interrompo lasciandole il cuscino.
Ho deciso che non finirò la mia di vita, ma la sua.
-la smetti, per piacere? Ho capito che sono mentalmente disagiata, ma se continui a ricordarmelo anche la mattina, come faccio a vivere una vita io?- mi blocco non appena sento l’aroma della pastella calda e della nutella. Questo voleva dire solo una cosa...
PANCAKE!
 
Scatto in piedi catapultandomi nel corridoio e perlustrando la zona come un cane da tartufo.
-Jude, che ti prende ora?- domanda una mamma sconsolata che esce dalla mia camera.
-sono pancake questi?!- domando con una voce molto simile a quella di Gollum nel Signore degli anelli.
-direi che la colazione è pronta- ridacchia mia mamma scendendo le scale.
La seguo e finiamo in cucina.
-uomo dei pancake, perché non mi hai avvisata?- sgattaiolo al fianco di mio padre e rubo un pancake fumante dal piatto che teneva in mano e che stava per servire a tavola.
-mi aspettavo una Jude stanca, a pezzi per via della febbre e pigra, la stessa che ieri sera ci ha veramente spaventato quando è rientrata in casa tra le braccia di un giovane principe che l’ha portata di sopra quasi svenuta-
Scoppio a ridere rendendomi conto che la mia parlantina non l’ho acquisita solo da mamma.
-che razza di Jude farebbe mai una cosa simile, papish?- prendo posto a tavola e inizio a spalmare la nutella sul pancake.
Sorride.
-non la mia Jude, infatti- ridacchia mio padre porgendo della marmellata a mia madre.
-stai meglio?- mi domanda mentre addento vorace il mio pancake.
Annuisco con un sorriso, per quanto mi è possibile tirare gli angoli della bocca con mezzo pancake conficcato in gola.
-Jude, visto che oggi è domenica, possiamo andare a trovare la nonna. Tiene un pranzo da lei e ci sono anche tutti gli altri- propone entusiasta mamma.
Annuisco pulendomi il rossetto al cioccolato attorno alla mio bocca.
Sono indecisa se usare la manica della felpa o il tovagliolo.
-nonna Carly? E’ da un bel po’ che non la vedo. Mi manca- alla fine opto per il tovagliolo.
L’ho fatto solo perché i miei sono esattamente di fronte a me, non perché volessi deludervi.
 
-bene, allora le confermerò che veniamo- sorride mia madre addentando la fetta di pancake.
Mio padre sorride scuotendo la testa verso mia madre.
Alzo gli occhi al cielo, capendo tutto. –come se non l’avessi già fatto!- commento divorando il resto del pancake.
Mio padre scoppia a ridere mentre mia madre gli schiaffeggia il braccio incompresa.
-c’è sempre un rapporto di consenso su ogni cosa tra madre e figlia anche prima che si facciano le domande, ma questa è una cosa che voi uomini non potete capire- mostra la linguaccia a mio padre che è troppo intento a bere il suo succo di frutta.
Annuisce e appena staccate le labbra dal bicchiere parla. –scusaci, Susan!- commenta divertito alzando le braccia in segno di resa.
-non mi è mai dispiaciuto andare da nonna Carly, lo sai papà. E’ molto più moderna di voi e ascolta gli One Direction. Perciò è figa, capito?- gingillo la testa verso di loro che scoppiano a ridere.
-sappiamo bene quanto tu sia più legata a mia mamma che a noi- prorompe mia madre con un sbuffo mentre mio padre annuisce inzuppando un biscotto nella sua tazza di caffelatte.
Ridacchio.
-che dolci i miei genitori, che si sentono esclusi. Prrr, sto per fare le fusa!- canzono divertita mordicchiandomi un labbro e incrociando le gambe sulla sedia per ciondolarmi ai lati di essa tenendomi aggrappata alla caviglie.
-sono già le dieci passate. La nonna non sta dietro l’angolo, c’è più di mezzora di strada, che ne pensi di andare a prepararti?- mamma indica con il mento la porta.
Sbuffo.
-sono solo le dieci. A che ora mangiamo, alle undici?-
-dobbiamo fare altri giri prima, dai. Finisci la colazione e poi va a lavarti-
Allungo la mano e afferro un altro pancake cospargendolo ancora di nutella.
Addio dieta.
-mi misuro la febbre?- domando con la bocca piena.
Annuisce e mi indica dove si trova il termometro.
 
Dopo aver constatato che la febbre mi sia scesa, prendo della tachipirina per le evenienze e corro di sopra per lavarmi, ma prima raccolgo il mio telefono quasi morto, presumo, e lo metto in carica nel salotto.
Mi accorgo di alcuni messaggi.
Kyle,Justin, Julie, Maggie- un attimo.
Scorro immediatamente con in dito sul contatto di Justin e apro i messaggi.
 
DA: Justin.
_ scusami per tutto quello che è successo. Penso che tu sia stata male a causa mia, tutto lo stress che ti ho sbattuto contro. Scusami.
Spero di rivederti a scuola e spero di chiarire finalmente, però, non voglio farti ancora troppe pressioni.
Buongiorno, piccola.
(sapevo che leggevi la mattina il messaggio).
 
p.s. sei terribilmente adorabile quando dormi e giuro che non volevo lasciarti dormire sola nel letto e nemmeno tu lo volevi visto il tuo improvviso affetto per la mia mano, ma tua madre mi ha praticamente trascinato giù dalle scale con lei. Un po’ pazza come donna, devo ammetterlo. Molto carina comunque, anche se io preferisco la figlia.
 
Sorrido.
Sorrido.
E sorrido ancora rileggendo quel testo desiderando altri trillioni di buongiorno come questo.
 
Non posso continuare così.
Lo voglio o non lo voglio?
Ovvio che lo voglio.
Allora perché mi voglio comportare come se non lo voglio?
 
 

 
 


 
 
I know you want it
I know you want it
I know you want it
You're a good girl.
 

 
I’M COMING FOR YA.
ZONO TORNATA E PIU’ FORTE DE PRIMA.
 
NON E’ VERO NIENTE.
MMH.
 
WHAT’S UPPP DUDEEE?
QUALCOSA SU CUI AGGIORNARMI?
STRONZATE EPICHE, AMORI BASTARDI, PUTTANELLE IN ARRIVO,
CARATTERE INCOMPRESO, TALENTO SPRECATO?
SEMBRO UNA PISSICOLOGA.
 
GENTE, SAPETE CHE SE AVETE BISOGNO,
IO CI SONO.
AMO IL FATTO DI AVER AVUTO L’OCCASIONE DI CONOSCERE UN SACCO DI VOI
E SPERO DI CONTINUARE COSI’.
 
SULLA MIA PAGINA, C’E’ IL MIO TWITTER ED IL MIO FACEBOOK,
SE LI VOLETE.
 
DODICESIMO CAPITOLO, DODICI RECENSIONI.
LOL. :’)
 
CHE NE DITE DI TREDICESIMO CAPITOLO, TREDICI RECENSIONI?
 
ANYWAY, LO SAPETE, MA LO RIPETE.
SOLO PER VOI.
 
AI LOV IU, GAISSSS, IUR EMEZIN.
 

P.S. USCITA DI HEARBREAKER FISSATA PER IL 5 AGOSTO?
AVETE SENTITO?
LA MIA FINE SI FA VICINA,
QUINDI SPERO DI FINIRE LA STORIA ENTRO QUELLA DATA.
HAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA.
NO.
 
BESOS.


Mo se balla come er Bibero.
#pococannato.
#muchlove.


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Capitolo 14
*** Cap. 14 ***


-comunque Mike è carino e mi ha chiesto di uscire e nel caso io e Liam ci lasciassimo, non ci penserei due volte ad accettare un uscita con lui!- ridacchiai.
Julie non cambierà mai.
Liam è un ragazzo fantastico, non riesco a capire come possa passarle per l'anticamera del cervello di tradirlo.
Anche se a parere mio è troppo porco.
 
-Mike ci rimarrebbe male, non trovi? Insomma, lo staresti usando per dimenticare Liam, no?- domando raggiungendo la porta della classe.
Non so se essere sollevata o amareggiata a non aver ancora scovato il viso di Justin a scuola.
-no, non è vero. Non lo farei mai- mi lancia un occhiolino divertito mentre prendiamo posto nei nostri banchi.
Scoppio a ridere.
Cogliona lei, cogliona io. Coglione insieme.
Attendiamo tutte l'arrivo del professoressa di matematica mentre nella classe si levano mormorii e risatine. Discorsi sul weekend.
-buongiorno- fa capolino la professoressa di matematica e tutte noi ci alziamo.
Oggi non avrei visto Justin. Non ho alcuna ora di lezione con lui.
 
 

***

 
 
-Kyle, la smetti tu o ci provo io? Non ti posso più sentire!- sbotto scazzata dopo l'ennesimo lamento di Kyle sul suo 'perfetto compito di storia, ma quella troia mi ha dato solo una B+'.
-scusa se parlo con te dei miei problemi, amica!- marca con sarcasmo la parola amica.
Ridacchio.
-Dio, che problemi! Io devo scaricare il ragazzo che mi rammollisce le gambe anche solo se lo guardo e tu pensi ancora alla tua misera B+? Non è nemmeno misera, Kyle!- sbotto infastidita realizzando dopo il suo sguardo perplesso di quello che avevo appena detto.
Sto confessando quello che provo per Justin.
Oddio. Con Kyle!
 
-no, no, cancella. Lascia perdere, scherzavo- ripeto più a me stessa che a lui.
Piega la testa di lato. -non me ne avevi mai parlato-
Sembra dispiaciuto di questo.
-non perché non mi fido di te. Non fraintendere. Nemmeno Julie lo sa. Non mi piace parlarne, quindi lasciamo stare, okay?-
Spero solo che abbia capito che questo argomento è da accantonare. Anzi, da contornare con una tanica di benzina e aggiungerci un dannato accendino sopra.
Dio, devo smetterla di farmi queste seghe mentali.
Devo chiudere con Justin e BASTA.
 
Nel frattempo in cui Kyle cerca di proferire parola a riguardo, il suo pullman compare ai miei occhi.
-Kyle, è il tuo- indico con un cenno del mento il veicolo poiché le mie mani sono troppo impegnate a giocare con le bretelle dello zaino.
Si volta ed annuisce.
-okay, ciao piccola Jude- mi schiocca un furtivo bacio sulla guancia e raggiunge l'autobus.
Sospiro.
-ciao Kyle-
Rimango ad aspettare il mio pullman travolta dai miei pensieri del tutto sbagliati.
 

***

 
Rileggo per la quarta volta il messaggio cercando disperatamente una spiegazione logica a quello che sto per fare.
 
A: Justin.
_ Quel discorso è rimasto ancora in sospeso. Voglio solo chiarire. Ci possiamo vedere al parco nel centro? Via Brooklyn 34, alle 5. Spero di vederti. (:
 
No, no, no, no.
Cancello parti di testo e lo riadatto.
Poi lo rileggo ad alta voce, stavolta sicura del mio messaggio.
 
A: Justin.
_ Al parco nel centro. Via Brooklyn 34, alle 5. Spero di vederti. (:
 
Invia.
 
Corro di sopra raggiungendo il bagno e rintanandomici dentro.
Mi spoglio velocemente e salto nella doccia accendendo il getto d’acqua calda, sperando che mi aiutasse a scogliere i sensi di colpa per quello che avrei detto di li a poco a Justin.
Uscendo dalla doccia, avvolgo un asciugamano attorno ai capelli e uno attorno al mio corpo, raggiungendo la mia camera.
Mi asciugo i capelli e li pettino. Indosso una maglietta maniche lunghe a righe orizzontali turchesi e rosse rubino, degli skinny jeans chiari e le mie converse bordeaux.
Amalgamo il fondotinta sul mio viso e aggiungo della matita sotto l’occhio volumizzando le ciglia con del mascara nero.
Afferro il telefono, il giubbotto e qualche dollaro per la metro.
Prima di serrare la porta di casa, tiro un sospiro. Un lungo sospiro.
 
 
Scorgo la sua figura seduta di spalle sull’unica panchina affiancata da un acero quasi spoglio.
Sorrido stringendomi nel giubbino.
E’ venuto per me,non posso fare a meno di pensare.
Lo raggiungo di soppiatto e silenziosamente mi siedo accanto a lui, accorgendomi che è assorto a guardare divertito i bambini che si stanno prendendo a calci per salire per primi sullo scivolo.
Un bambino lascia volare uno schiaffo sul viso di un altro.
Sento Justin ridacchiare con un espressione scioccata.
Sorrido scorgendo il suo profilo.
-ouch, questo fa male- pronuncio fissando ancora la scena.
Justin sobbalza e si gira di scatto verso di me guardandomi come un alieno e portandosi una mano sul cuore.
-vai a cagare- sbotta divertito.
-non te ne eri accorto, eh?- ridacchio piegando la testa di lato.
Scuote la testa.
-erano troppo interessanti- fa un cenno con la testa verso i bambini che stavolta hanno preso a rincorrersi.
-ho notato- sorrido appena.
Punta il suo sguardo nel mio, definitivamente.
Parla,mi impongo.
 -Justin, voglio essere chiara...- abbasso lo sguardo sulle mani che hanno normalmente preso a torturarsi. –non possiamo stare insieme, lo capisci?- alzo lo sguardo trovandomi davanti un Justin confuso, ma anche terribilmente comprensivo.
Come se abbia capito che non c’è soluzione.
-hai un lavoro che ti condiziona, Justin- abbasso nuovamente lo sguardo.
Cavolo, cavolo, tornate indietro stupide lacrime.
Guai a voi se uscite.
 
-hai ragione-
-no, Justin, il punto è che- aspetta, cosa? Hai detto che ho ragione?- mi sorprendo a trovarlo così rilassato mentre distacca il mio sguardo e scrolla le spalle.
Mi aspettavo che dicesse che non gli interessasse e che volesse stare con me, invece.
-hai completamente ragione. Io e te non dovremmo frequentarci. Non so nemmeno perché mi sia minimante passato per la testa che io e te potessimo davvero stare insieme, come una coppia- prende a beffeggiarmi, ridendo tra i denti mentre allunga un braccio sullo schienale della panchina fissando davanti a sé.
Guardo nella sua stessa direzione.
Cerco di respirare anche il magone che mi sta salendo me lo impedisce.
Mi sta prendendo in giro? Come se io fossi uno sbaglio.
Bene.
Viva Jude che lo ha appena preso nel culo dal suo professore.
 
-perfetto. Volevo solo chiarire- sbatto le mani sulle cosce sorridendo falsa come se avessimo appena sistemato il prezzo di una cena.
-tutto come prima- sentenzio alzandomi e facendo per andarmene.
Circonda il mio polso bloccando la mia avanzata.
Mi volto abbassando lo sguardo per agganciarlo con il suo. Il suo volto è spaventato e addolorato, come un cucciolo smarrito.
 
-no- fiata dopo attimi che mi sembrano infiniti.
-no cosa?- oso chiedere.
-non sarà tutto come prima- riconosce lasciandomi il polso e facendomi sentire quasi colpevole.
Come se lasciandomi il polso mi stesse lasciando andare, in tutti i sensi.
 
Il mio cuore sembra spinto ad urlare per me, liberarsi di tutta quella frustrazione, quella frustrazione che hai quando ti senti rassegnata, rassegnata perché realizzi che quello che vuoi non potrai mai realmente averlo.
Sensazione fantastica posso confermare.
Mi volto e prendo a camminare con le gambe tremanti con l’obbiettivo di raggiungere la fermata della metro combattendo contro la voglia di tornare indietro e farmi solo stringere tra le sue forti braccia mentre mi ripete che andrà tutto bene accarezzandomi i capelli.
Un immutabile senso di dolore riesco a provare quando raggiungo la strada, segno che il parco è stato interamente attraversato.
Interamente attraversato con la speranza che mi raggiungesse e mi pregasse di non andarmene.
 
Aspetto con aria spenta la mia linea e salgo a passo di zombie.
Per tutto il tragitto il mio sguardo resta basso con qualche umida goccia che trapassa i miei occhiali.

 
 
 

 

 
E' arrivato il tempo
Di lasciare spazio
A chi dice che di tempo
E spazio non ne ho
Dato mai.

 

DEPRESSIONEEEEEE.
QUESTO CAPITOLO E’ LA DEPRESSIONE.
SKSATE, LA DEMETRIA STA VARCANDO LE PORTE DELLA MIA MENTE CON LE SUE CANZONI.
AMO QUELLA GIOVINE.
 
ANYWAY, ECCOMI.
SCOMPAIO MA POI RICOMPAIO. (?)
PER VOSTRA SFORTUNA/FORTUNA.
 SONO AL MARE E ALLORA HO FATTO UN PO' DI FATICA AD AGGIORNARE,
MA ALLA FINE HO FATTO LA MIA MAGIA.

MA IERI NON DOVEVA USCIRE HEARTBREAKER?
QUINDI DEPRESSIONE CI STAI TUTTA.
SONO STUFA DI TUTTI STI 'SOON', DIO MIO.
HO LA SOONFOBIA, ORAMAI.

PERO', SONO SUPER HAPPY HIHIHI
 
E VI AMO.
NO DICO, 16 RECENSIONI?!
WAAAAAA.
LOV LOV LOV IN THE AIR.
4 IA.
(:
 
CONTINUO A 14 RECENSIONI.

P.S. NECESSITO DI QUALCHE BUONA ANIMA CHE SAPPIA FARMI UN BANNER DECENTE PER UNA STORIELLA HIHIHI. VI PREGO SE CONOSCETE QUALCHE MOCCIOSA,
ACCIORNATEMI.
MI SENTO CATTIVA.
 
PRIMA HAPPY POI BAD.
HELP.

 
♥ | via Tumblr

 
 
 

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Capitolo 15
*** Cap. 15 ***


Una settimana.
Una settimana che ignoravo gli sguardi, i discorsi di Justin.
Una settimana passata velocemente, troppo velocemente, ma fortunatamente velocemente.
Una settimana passata ogni giorno con Kyle che oramai riesco a definire il miglior amico che ci sia.
Una settimana che speravo che le cose tra me e Justin cambiassero.
Una settimana peggiore di questa non ne avevo passate mai.
Lo vedevo e mi veniva l’istinto che mai seguivo di correre fra le sue braccia, implorargli di dimenticare, dimenticare chi siamo e di stare solo insieme o almeno provarci.
Invece, no. La settimana è passata e le cose non sono cambiate.
 
 
-arrivo!- urlo precipitandomi giù dalle scale.
Sapevo che Kyle mi aspettava davanti alla porta.
Stasera film spaparanzati sul divano, gente.
-salve pazza Jude- mi schiocca un bacio sulla guancia non appena spalanco la porta e mi faccio da parte per farlo entrare. Sorrido.
-Kyle?- domando stranita squadrandolo dalla testa ai piedi.
Indossa una T-Shirt grigia con qualche ricamatura a pois scuri con uno scollo circolare che mostra la parte superiore dei pettorali delineati, dei jeans a vita bassa azzurrini con qualche strappo all’altezza delle cosce e delle blazer grigie in velluto mentre il suo profumo di JustCavalli non attenua di certo il colpo.
Decisamente, troppo strano solo per un fottuto film. TROPPO.
-mh?- mi guarda divertito.
Inarco un sopracciglio incrociando le braccia e picchiettando un piede a terra. –c’è qualcosa che dovrei sapere?- domando piegando la testa di lato e senza scostarmi dalla mia posiziona da dura.
Dondola sui talloni mordicchiandosi il labbro inferiore. –sto semplicemente pensando che possiamo andare in discoteca, come tutti gli altri. Stasera c’è l’evento di cui parla l’intera scuola da una settimana al Ministry of Sound e scommetto che entrambi non abbiamo intenzione di rimanere a casa-
Spalanco la bocca.
E’ vero che a scuola non si parlava d’altro, tutti sarebbero stati presenti questa sera, ma io e Kyle avevamo parlato di questo e avevamo deciso per il film.
 
-non mi hai nemmeno avvisata!- sbotto lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.
-sono venuto qui apposta per compiere una delle mie magie e trasformarti in una di quelle sexy ballerine di Burlesque e toglierti l’espressione da maschiaccio- mi prende le spalle spintonandomi per salire le scale.
-avevo preparato i popcorn!- sbotto muovendo dei passi sulle scale seguita da lui.
 -li mangeremo qualche altro giorno, suvvia. Ora dobbiamo farci belle!- squittisce saltellando sulle scale come Julie.
Mi volto sconcertata. –chi sei tu e cosa ne hai fatto del mio Kyle?-
Ride. –muovi il culo. Sono le...- lo vedo dare un’occhiata all’orologio sul polso. -...9 e un quarto. Per le 10 e mezza dobbiamo essere là, c’è la fila per entrare e i miei amici non mi possono tenere due posti per sempre-
Punto i piedi sul penultimo scalino. –avevi programmato tutto questo già da tempo e per lo più senza avvisarmi?- gli lancio fiamme con gli occhi.
Scoppia a ridere. –sai non credevo di vederti così dispiaciuta!- ammette allegro.
Strinsi denti e pugni.
Odio non sapere le cose.
-i miei ci hanno lasciato casa libera perché credevano che avessimo guardato un film da soli e invece siamo usciti? In quella discoteca? Per che ora torneremo? Non mi verranno mai a prendere alle tre o quattro o qualsiasi ora tu decida. Non mi aspetteranno nemmeno alzati- ci blocchiamo sulle scale.
Sbuffa. –ci penso io all’andata ed al ritorno. Tu solo avvisali. Al massimo me la prenderò io la colpa, no?-
Sospiro e scendo le scale per andare a prendere il mo cellulare che ho lasciato in salotto.
Mi blocca un polso. –dove stai andando?-
-a prendere il telefono per avvisarli, no?- con uno strattone mi libero della sua presa e raggiungo il salotto.
Afferro il telefono e chiamo mia madre.
 
# ehi mamma! # sento di sottofondo il brusio del ristorante.
# Jude, tutto bene? Perché mi hai chiamata? Cos’è successo? # roteo gli occhi.
# sempre a pensare al peggio te # grugnisco mentre Kyle mi raggiunge.
# parla. Che diavolo è successo alla mia casa? # quasi urla.
Rido istericamente. # mamma, vedi di calmarti. La casa rimarrà come l’hai lasciata anche perché noi usciamo... # trascino un piede sul pavimento.
# uscite? #
Lancio un’occhiata veloce a Kyle annuendo. # già. Andiamo al Ministry of Sound... #
 
Il Ministry of Sound è sempre stata al centro dell'attenzione dei più grandi Dj internazionali di musica dance, housee trance. Moltissimi miei amici vanno costantemente lì e pure i turisti anche se è per gente molto più grande.
Abbastanza pericolosa.
E’ situata nella zona di Elephant and Castle, distante dalla zona centrale di Londra e quindi lontana dagli altri locali e discoteche. Avremmo avuto un po’ di strada davanti e forse è meglio che mi muova ad accettare il consenso di mia madre e correre a prepararmi.
Solo in questo momento realizzo che in realtà non ho nessun vestito all’altezza di quella discoteca.
Andrò ad umiliarmi.
 
# in quel posto?! Non mi hai nemmeno avvisata! # sbraita mia madre.
# perché Kyle non l’ha fatto! Dai, mamma, non ci sono mai andata! # mi lamento come una bambina e lo sguardo di Kyle diventa stordito.
Non sapeva che non sono mai andata in discoteca, forse.
Sì, okay, è imbarazzante.
Quasi diciottenne e mai una volta in discoteca.
Che razza di ragazza sono?
In effetti, sono più la tipa da feste, non da serate in discoteca.
# Jude, non ci sei mai andata è questo il punto! Che ti potrebbe succedere? Ti rendi conto in che razza di discoteca vai? Non è una qualsiasi, è il Ministry of Sound! Non sai che razza di gente va lì. C’è di tutto, di TUTTO! I turisti, i londinesi drogati, quelli ubriachi, gli stupratori, le ragazze cubiste svestite, i Dj famosi, troppa gente! Non ne conosci manco uno! # sbuffo.
Dovevo aspettarmela la scenata di mia madre ovviamente.
# mamma, se non mi lascerai mai andare in discoteca come farò a capire come funziona? Cristoddio, sto con Kyle, se non mi protegge lui non so che dirti! Non vado con Julie o qualche altra amichetta, vado con Kyle, il mio migliore amico! Hai detto che era un tipo a posto # contratto tirando un calcio al pavimento.
 
Silenzio.
# a che ora tornate? #
Subito guardo Kyle come se avesse potuto sentire quello che ha chiesto mia madre al telefono.
# mi porta a casa Kyle, non preoccuparti # liquido velocemente cercando di convincerla.
Sono elettrizzata all’idea di avere una possibilità di andare in quella discoteca.
Anche se ballo come un bradipo con la prostata adorerei muovermi al ritmo di musica con le altre ragazze.
# voglio sapere l’ora # chiarisce velocemente.
Roteo gli occhi al cielo.
# ma che ti interessa? Tanto non mi aspetterai sveglia # ribadisco.
# tu dimmi a che ora! # sbuffo pesantemente.
- Kyle, a che ora torneremo?- domando a Kyle senza preoccuparmi di coprire con la mano il telefono.
Fa spallucce. –tardi-
Il genio ha parlato.
# tardi # ripeto a mia madre.
# Jude, se continui così la discoteca la vedi solo su Google # sbotta acida. Roteo gli occhi al cielo.
# verso le tre, o dopo. Va bene? # invento senza chiedere a Kyle che mi guarda annuendo.
Quindi gli va bene come orario? Pensavo che fosse troppo presto, io.
Chi le capisce le abitudini di quelli che vanno in discoteca.
# è molto tardi, Jude # commenta mia madre. Immagino il suo ghigno.
# mamma, è la mia prima volta, come pretendi che non possa vivere l’esperienza a pieno? Queste cose quando avrò 50 anni non potrò più farle! Cosa dirò ai miei figli? La mamma va in discoteca? Suvvia, mamma, me lo merito, infondo non ho mai fatto troppe bravate, sono una brava ragazza studiosa e tu ti dovresti fidare ciecamente di me. Mi avrai sulla coscienza se stasera non mi lascerai uscire perché poi- #
# okay # mi interrompe con voce piatta.
Il sorriso a infiniti numeri che si forma sulla mia bocca fa intendere a Kyle la risposta di mia madre.
 
-sta ferma, per l’amor del cielo! Questa è una piastra e scotta!- mi richiama per l’ennesima volta Kyle.
Lo ignoro e continuo imperterrita a dimenarmi sullo sgabello ed a canticchiare Lalala di Naughty Boy.
-when your words mean nothing, I go la la la- intono imitando delle onde con le mani e le braccia.
Kyle sbuffa nuovamente. –Jude, non sono la tua parrucchiera quindi se ti vuoi gentilmente calmare così possiamo davvero renderli dritti sti capelli, se no ti lascio la testa così come ce l’hai adesso-
Velocemente butto un’occhiata alla mia immagine riflessa nello specchio e urlo.
Un lato è interamente liscio mentre nell’altro si nota un enorme groviglio.
-com’è venuto fuori questo?- sbraito agitando il nodo tra i miei capelli.
-ti ho detto milioni di volte di calmarti!- abbaia come se avesse ragione e dovrei capirlo.
Okay, forse sono giusto un po’ troppo elettrifrizzata (cit. Martin in Madagascar) per stasera.
Non riesco a calmarmi, morca piseria!
-okay... mi calmo- sospiro abbassando il capo.
Sorride fiero. –sei quasi perfetta, non rovinare tutto proprio ora- ridacchia tornando a passare la piastra calda lungo i miei capelli.
Sento le guance arrossarsi.
Quasi perfetta? Io?
Ho indosso un abito che colora dal rosa al pesca, stretto sul seno ed addobbato di paillettes rosa brillanti, con una cinta rosa chiara sotto al seno e la restante lunghezza dell’abito è a frufru tendenti al pesca pastello. Non esageratamente corto, ma sopra il ginocchio.
E’ un regalo di compleanno che al momento non ricordo di chi.
Ho abbinato delle scarpe color carne abbastanza semplici senza troppe ricamature non troppo alte come tacco, anche perché non le so portare. Sono le uniche che ho trovato per l’abito nell’armadio di mia madre.
Sì, esatto, non ho nemmeno un paio di scarpe con il tacco.
Tranquille, non disperiamoci. La mia vita è bella comunque.
 

| L’abito di Jude |

 
Il make up l’ho combinato da sola, visto che Kyle mi ha promesso di farmi solo i capelli.
Ho seguito un video tutorial di Clio e ora sembra che il mio viso non faccia rimettere il pranzo o qualche altro pasto.
Fondotinta per compattare il viso e della cipria trasparente per garantire la durata del fondotinta. Dell’ombretto sfumato dal dorato al rosa, verso l’interno dell’occhio, una sottile linea di eyeliner nero e tanto mascara per allungare le ciglia.
Ho inoltre sostituito le lenti a contatto agli occhiali.
In sintesi, sono fica. Quasi perfetta!
Sorrido.
Kyle termina di lisciare e spazzolare la mia chioma, spruzzo un po’ di One Million ed infine siamo pronti per partire dopo aver raccolto tutto il mio necessario in una pochette chiara e aver blindato casa mia.
 

***

 
-porcodue, perché c’è Londra in fila per entrare?- sbraito sbattendo la portella della macchina di Kyle. Lui ha la macchina, io no, nonostante sia in possesso della patente.
Scoppia a ridere. –te l’avevo detto che dovevamo venire presto. Ringrazia i miei amici che ci tengono due posti in coda- raggiungo il suo fianco e gli prendo la mano.
Si volta e abbassa lo sguardo sul nostro intreccio per poi rialzarlo verso di me. –giusto. Non mollarmi-
Sembra quasi infastidito come se fossi un peso.
Voleva stare con i suoi amici? Aveva programmato la serata con me, però.
Non poteva ora lasciarmi lì.
Lo sento stringere la presa come se avesse sentito in qualche modo i miei pensieri e negarli.
Individuati i suoi amici, ci infiliamo in un buon punto della fila.
-e tu sei?- un tipo mi compare sul fianco facendomi sobbalzare. Un amico di Kyle.
-Jude, tu?- gli allungo la mano e la stringe sorridente.
-Scott- sorrido a mia volta.
-Scott, non toccarmi Jude. Lei è solo mia, chiaro? Non iniziare- sbotta Kyle divertito.
Inarco il sopracciglio e ridacchio seguita da Scott.
-scusa Kyle, è carina. E non poco...- sussurra quasi al mio orecchio.
-è solo il vestito e il trucco. Fanno miracoli- affermo contrariata facendoli ridere.
 
-beh, lui è Kevin- allungo la mano e sussurro ‘Jude’ stringendola verso il tipo che si chiama Kevin. –lui è William- ripeto gli stessi movimenti verso William. –lui è Rudy- ripeto gli stessi movimenti con Rudy.
-e lui è Chriss- ripeto nuovamente gli stessi movimenti.
-bene ragazzi, chiariamo che lei è la mia ragazza- Kyle mi cinge i fianchi con braccio lateralmente.
Scoppio a ridere. –è così- confermo sorridente e stringendomi a lui.
Ride anche lui. –no, okay, scherzo. Ma tenete giù le zampe, razza di animali- sputa con ironia.
Ridacchiamo.
-scusaci Kyle, ma te le cerchi! Non puoi venire qui con una ragazza simile e poi chiederci l’impossibile. Pft, amico, devi scegliere- lo schernisce Chriss.
Sorrido imbarazzata.
I ragazzi prendono a parlare mentre io non ascolto minimamente perché troppo concentrata a studiare lo spazio che mi circonda.
Non vedo l’ora di entrare.
Ci sono poche luci fuori e la coda è affollata.
Dall’esterno il posto sembra fortissimo e sto morendo dentro aspettando di perdermi nell’ammirare l’interno.
Divertente come possa già aver intravisto qualcuno della mia scuola.Ci sarebbe stata tantissima gente stasera. Tutto perché si esibiva Avicii, il Dj.
 
Dopo un lungo lasso di tempo che definirei mezz’ora, riusciamo ad entrare dopo aver pagato l’ingresso di 15 dollari.
Subito vengo presa dall’emozione e inizio a saltellare ovunque per quanto i tacchi potessero permettermelo. Kyle ride e mi trascina insieme ai suoi amici al bancone dei drink dove un enorme sottospecie di lampadario con lunghe file di materiale sintetico trasparente adorna sopra il lungo tavolo di legno scuro.
La pista è immensa, sembra un parcheggio. Ma non è l’unica, visto che ce ne sono notevoli.
Altri banconi sono dello stile di questo, ma senza il lampadario. E’ tutto magnifico e la musica inizia già a muovere alcuni corpi.
La gente non è ancora tantissima per via della lunga coda ancora fuori.
-puoi prendere tutto quello che vuoi. Hai già pagato all’ingresso, okay?- Kyle cerca di contenermi mentre il mio corpo già iniziava a muoversi a ritmo di una qualche canzone sconosciuta.
Sorrido annuendo. –che mi consigli? Qualcosa di forte!- grido eccitata prendendo posto su uno sgabello accanto a Kyle.
Scoppia a ridere guardandosi attorno. –ascolta Jude, anche se ti starò vicino tutta la notte non voglio che tu beva troppo. Intesi?- in questo momento sembra mio padre mentre mi punta contro l’indice.
Ma una cosa è certa.
Stanotte non avrei fatto la brava bambina.
 

***

 
-un altro... aspetta qual’era il nome? Finisce tipo per buuu!- interagisco con il barman che mi osserva divertito.
-Coca Malibù?- chiede retorico.
Alzo i pollici e gli sorrido. –questo è il tuo lavoro, amico!- grido così che mi senta.
Il barman ridacchia e si china sul tavolo per iniziare a preparare il mio drink.
-ho perso Kyle, lalala- canticchio allegra e spensierata.
Fottutamente vero.
Ho perso Kyle ancora un bel po’ di tempo fa e non sono più riuscita a trovarlo.
Alla faccia del ‘ti starò vicino tutta la notte’.
Ma forse non è colpa sua, ma mia. Continuamente a corrermi dietro forse si sarà stufato.
L’importante è divertirsi, no?
Lascio cadere il mio sguardo in giro accorgendomi solo ora di quanto gente ci fosse nell’edificio che aveva una parte sia all’aperto sia al chiuso. Praticamente immenso.
-ecco- mi volto congedando il barman e afferrando il mio Coca Malibù. Sgattaiolo giù dallo sgabello e torno in pista nuovamente sorseggiando il cocktail dalla cannuccia.
 
Poco mi reggo in piedi su questi tacchi ed inoltre la dose di alcol presente nel mio sistema nervoso non migliora le cose.
Non sono la tipa che non regge l’alcol, ho scoperto, ma dopo il sesto drink inizio a vedere anch’io gli unicorni blu e i draghi viola che sputano panna.
Sulle note di Wake me up di Avicii, mi infilo tra i corpi appiccicati raggiungendo il centro della pista.
Finisco velocemente il drink e riesco a passarlo in mano ad uno che balla accanto a me per poi filare via inserendomi ancora tra qualche fila.
Osservo tutti i volti che mi ballano attorno così come ho fatto prima.
Ho riconosciuto tantissimi studenti del mio istituto, infatti.
Facendomi perno sulle braccia, ma inutilmente, tento di salire in cima ad un tavolino insieme ad altre ragazze, ma cado e qualcuno mi regge. Mi aiuta poi a salire e inizio a muovermi seguendo la musica.
Prima uno ha cercato di infilarmi la lingua in gola e sono stata palpata e sedotta oralmente almeno una decina di volte. E mi piaceva. Cazzo, se mi piaceva.
 
Ad un tratto un viso familiare richiama la mia attenzione, attenzione che sembra esser diminuita a causa dell’alcol. Il mio cuore perde qualche battito.
Barcollo sui tacchi scendendo dal tavolino con un tonfo e cercando di reggermi in piedi lo raggiungo, muovendomi a gomitate fra le persone.
E’ poggiato con la schiena sul marmo bianco di una colonna, in una mano tiene un drink mentre l’altra è nascosta nella tasca dei suoi jeans blu scuri a vita bassa larghi sopra e stretti alle caviglie. Il suo busto è tristemente coperto da una maglietta grigia a righe bianche orizzontali ripiegata all’altezza dei gomiti che evidenzia il braccio sinistro completamente coperto di tatuaggi.
Al collo pende una collana lunga e dorata con una scritta che riesco ad identificare come YOLO  mentre ai piedi ci sono le sue solite Supra bianche.
I capelli alzati da qualche colpo di lacca e gel e il viso perfettamente perfetto completato da un paio di orecchini a forma di brillanti.
Sta conversando con una ragazza e un senso di rabbia si impossessa di me.
Scuoto i capelli ravvivandoli e mi sistemo il vestito. Un ragazzo mi passa davanti con in mano un bicchiere e glielo sferro di mano bevendone l’intero contenuto senza pensarci due volte.
Il ragazzo mi impreca contro qualcosa ma poco mi frega perché sono troppo presa ad osservare la perfezione con cui ho potuto condividere la mia prima volta e con la quale ho dovuto troncare perché impossibile.
La testa inizia a farsi insostenibile e presa da non so quale spinta, o forse sì, la conosco e si chiama alcol!, mi avvicino a lui con fare seducente.
Accorgendosi di una presenza ambigua, si volta finalmente nella mia direzione sorprendendomi ad ammirarlo.
Si stacca dalla colonna con la schiena e sembra non dare più peso alle parole che fuoriescono in continuazione dalla bocca della ragazza sexy accanto a lui stretta in un abito alquanto succinto.
Passa gli occhi dal basso all’alto, squadrandomi tutto il corpo ed inumidendosi le labbra con la lingua.
 
Mi mordo il labbro inferiore avvicinandomi a lui.
Punta lo sguardo nei miei occhi mentre mi faccio più vicina e l’unica cosa che riesco a leggerci dentro è il desiderio.
-Justin...- boccheggio arrivata dinnanzi al suo petto. Deglutisce guardandomi ancora, stavolta più da vicino.
-Justin, mi stai ascoltando o no?- riesco a percepire. La ragazza alla sua destra gli sfiora il braccio costringendolo a voltarsi.
-Cece, ci vediamo in giro. Okay?- sento anche questo, nonostante la musica altissima e la nostra non così vicina vicinanza. Con questa frase sembra che Justin liquidi la ragazza che infatti si allontana scocciata.
Subito si volta verso di me puntando i suoi occhi nei miei.
-Jude...- si avvicina lentamente.
La sua voce roca mi manda in estasi.
-ho un professore maledettamente bellissimo, cazzo- allungo una mano sul suo braccio tatuato sfiorando con le dite i bicipiti.
-sei ubriaca?- domanda avvicinandosi pericolosamente.
Distolgo le mani e lo sguardo dal suo braccio e alzo gli occhi sul suo viso puntandoli nei suoi.
Scoppio a ridere da sola.
-e pensare che non ti volevo più!- mi sbatto una mano in fronte dopo aver nuovamente ripensato alla perfezione dei suoi lineamenti.
-quanto sono stata idiota! Un idiota che si sta perdendo tutto questo...- lo indico con lo sguardo avvolgendo un braccio attorno al suo collo.
-no, no, così non va bene- mi allontana il braccio e poggia il bicchiere da qualche parte sul tavolo. –con chi sei?- mi domanda severo.
-con te, scemo! E poi sono io quella ubriaca?- urlo a quello accanto a me che mi guarda scuotendo la testa.
-chi è questa, Justin?- domanda il ragazzo.
-lascia stare, Louis. Ci penso io- mi afferra un polso e mi trascina con lui.
Ho un sacco di motivi per non tirarmi indietro quindi non ne elenco nemmeno uno.
 
Arriviamo nello spazio esterno, dove si trova il giardino.
Si blocca di punto e in bianco e si volta verso di me guardandomi autoritario.
-con chi sei venuta qui?- sbotta infastidito.
-nessuno è venuto qui! Sono tutti di là!- rido indicando a caso un gruppetto di gente ad un bancone.
Justin sospira passandosi una mano sui capelli.
-sei carino quando fai così, anzi sto scherzando, perché tu sei carino sempre- mugolo inciampando nei miei piedi. Ridacchio. –non sai che male che fanno questi stronzi!-
-attaccati- delicatamente porta le mie braccia dietro al suo collo e io seguo le sue indicazioni come un cagnolino.
Il suo profumo mi allieta i sensi, privandomi della puzza d’alcol, fumo, droga e sudore che c’era dentro.
I nostri bacini si scontrano mentre lascio che le forti braccia cingano i miei fianchi.
Sento le sue mani scendere sulle cosce nude mentre gli fisso le labbra in una maniera disarmante.
Voglio baciarlo, voglio baciarlo, voglio baciarlo.
Mi prende in braccio e si muove nella direzione di un divanetto dai cuscini bianchi.
 
Si siede e con questo gesto finisco a cavalcioni su di lui, il mio busto abbandonato stanco sopra il suo.
I nostri visi, le nostre bocche così dannatamente vicine.
-non posso chiederti praticamente nulla in queste condizioni. So che sei ubriaca, non so con chi tu sia venuta e non so cosa ti sia successo questa sera, ma sicuramente non voglio che tu beva un altro sorso d’alcol, né che qualcuno ti tocchi né che ti rompa una gamba o che tu cada rompendoti la testa- sussurra nel mio orecchio lasciandomi un dolce bacio sulla guancia.
Vuole passare la notte con me allora.
Lo guardo sfiorando i nostri nasi e ridacchiando.
-però puoi chiedermi di baciarmi- sbatto più volte le ciglia sistemando meglio le gambe sulle sue.
Abbassa lo sguardo.
-sono solo io quella che muore dalla voglia di baciarti?- singhiozzo un po’ stordita contro il collo. –e anche di toccarti, di spogliarti... di fare l’amore con te, ancora- poggio le labbra sul suo collo lasciando un piccolo bacio. -e ancora- un altro bacio. -e ancora... e ancora- contorno la sua mascella con la lingua.
Stringe la presa sui miei fianchi allontanandomi con forza.
-ti porto a casa- afferma freddo prendendomi in braccio come una sposa.
Adesso capisco che con quello che aveva detto prima non intendeva esattamente quello che ho subito pensato.









104 Preferiti | 25 Ricordate | 105 Seguite.


NON CE POZZO BELIEVE.


VI AMO.


P.s. Spero di essermi fatta perdonare per la cortezza del precedente.
Aggiorno a 15 recensioni.



(100+) justin bieber | Tumblr

 

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Capitolo 16
*** Cap. 16 ***


Justin's Pov

Quando ha finito di farfugliare cose senza senso e fare gesti confusi e sconnessi, ho capito che si stava addormentando.
Cerco nella sua borsetta il telefono e quando riesco ad averlo sottomano, lo sblocco accorgendomi di alcuni messaggi e chiamate perse.
Sono tutti e tutte di un certo Kyle, che solo in quel momento riesco a collegare al ragazzo con cui lei è uscita quel pomeriggio.
Stringo i denti nel leggere i suoi messaggi. Forse non devo, forse si arrabbierà, ma poco mi interessa visto che riesco a scoprire che in discoteca c'è andata con lui.
Sbuffo e gli rispondo, placcando la sua preoccupazione.
 
A: Kyle.
_ hei, sono a casa. Sto bene, ho trovato qualcuna che mi ha riaccompagnata. Ciao Kyle.
 
Lo invio senza pensarci due volte.
Forse lei non è mai stata così fredda nei messaggi, visto che ho letto le loro precedenti conversazioni e ci sono molti fottuti cuoricini, ma sicuramente non mi sarei permesso di scrivere un messaggio dolce ad un ragazzo con il telefono della mia ragazza e per di più da parte sua.
Sì, lo so, sono un povero illuso, ma lei per me è ancora la mia ragazza.
Questa settimana mi ha ucciso, non riuscivo a non guardarla per tutta la lezione, quelle poche ore in cui abbiamo potuto condividere uno spazio così stretto insieme.
Sposto lo sguardo dal display al corpo che giace assente al mio fianco, sul sedile del passeggero.
È rannicchiata su se stessa e sembra tremare.
Cazzo, ha freddo.
 
Istintivamente, levo la giacca e le copro le spalle e le braccia nude con quella.
Mugugna qualcosa e si aggrappa al mio braccio voltandosi nella mia direzione. Sorrido accarezzandole una guancia.
Melanie è bellissima, può confermarlo chiunque. Ma Jude...
Jude non è bellissima, è carina. È carina a modo suo e questo la rende speciale.
È l'opposto di Melanie, come carattere e devo ammettere che sceglierei milioni di volte Jude.
Anche se Melanie ed io abbiamo chiuso per sempre e lei si è rifiutata di rimanermi almeno amica non posso negare di aver passato una fantastica relazione. L'ho amata.
Ma Jude.
Cavolo, lei mi fa impazzire.
Passa le lezioni non ascoltando, è sempre assente con lo sguardo e mi fissa, o almeno lo ha sempre fatto prima di chiudere con me, in continuazione. Però, è così intelligente, anche se non ascolta mai, o perché chiacchiera o perché sta annegando nei suoi pensieri, riesce sempre a guadagnarsi bei voti, da quanto ho potuto notare al consiglio di classe.
È sempre in giro nei corridoi, sorride sempre, ride e la sua risata mette di buon umore tutti quelli che le stanno attorno.
Lei forse non ne è mai accorta, ma sembra di cambiare le persone anche solo con uno sguardo, non si fa mettere i piedi in testa, è una tipa tutta pepe e stasera ho potuto constatare che è anche dannatamente sensuale.
Quale assurdo autocontrollo ha preso possesso del mio corpo quando stava tra le mie braccia così ubriaca e vicina al baciarmi e non soltanto.
Mi sono maledetto mentalmente per non averla baciata, i suoi baci mi mancano come l'aria.
Invece, ho dovuto fare il cazzo di gentleman. Mannaggia a me.
Però, un altro motivo per cui mi sono controllato è stato che se non lo avessi fatto molto probabilmente ora saremmo a scopare come due ricci su quel divanetto.
Bene, ora mi do cinque minuti, minimi, per trovare il lato negativo di questa cosa.
 
La voglio come ho desiderato poche in vita mia.
È così piccola, tenera e vulnerabile, in questo momento.
Avevo troppa paura di lasciarla là, incustodita e in queste condizioni. Se qualcuno l'avesse toccata, difficilmente sarei qui calmo tranquillo come lo sono ora,come lo sono ad ammirarla dormire.
Scrivo un messaggio a sua mamma.
 
A: Mamma.
_ rimango a casa di Kyle a dormire. Non ti dispiace, vero?
 
Appoggio il telefono da qualche parte in macchina e metto in moto allontanandomi dal parcheggio di un parco ed imboccando la strada per casa mia.
Condivido un fantastico appartamento con il mio migliore amico, Ryan in centro a Gatwich.
La porto a casa mia perché sono sicuro che a quest'ora Ryan è ancora fuori a sballarsi. È venuto con me al Ministry of Sound e quindi sono sicuro che non abbia ancora lasciato il posto.
 
01.22 a.m.
Troppo presto per tornare a casa per Ryan, infatti.
 
Mentre attendo il semaforo verde ad un incrocio, il telefono di Jude vibra.
È un messaggio di sua madre.
 
DA: Mamma.
_ perché non dovresti tornare a casa?
 
Sbuffo alzando gli occhi al cielo.
Sarà perché mia madre è da un po' che non mi da ordini.
 
A: Mamma.
_ ormai sono già qui. I genitori di Kyle mi hanno preparato il letto nella camera degli ospiti e sono stati troppo gentili. Sono sobria e felice mamma, mentre Kyle è praticamente ubriaco come una saponetta! HAHAHAHA, non so se uscirò ancora con lui, è un cattivo amico. :(
 
Non posso trattenermi dal ridere mentre premo invio.
È divertente come possa rovinare la reputazione di una persona in qualche secondo.
Il semaforo diventa verde e rimetto in marcia.
Arrivati davanti a casa mia parcheggio nel garage del condominio e scendo dal veicolo raggiungendo il lato di Jude.
Qualcosa vibra nella mia tasca e mi accorgo che è ancora la mamma di Jude.
 
DA: Mamma.
_ ma che vuol dire?
Comunque, ringraziali e solo per stasera ti lascio dormire da Kyle senza preavviso. Buonanotte, sono contenta che ti sia divertita e che tu sia felice. Ti voglio bene
 
Sorrido nel notare quanto sia dolce Susan. Sua figlia deve essere fortunata ad avere una mamma così, anche se non ho nulla da lamentarmi nemmeno io. La mia mamma è la migliore del mondo e non lo dico solo perché sono suo figlio e tutti i figli dicono questo delle proprie mamme, ma lo dico perché lo è davvero!
 
A: Mamma.
_ grazie, mamma! Ti voglio più bene iooo
 
Questi sembrano i messaggi che ci mandiamo io e mia madre.
Pattie Mallette, la miglior mamma in assoluto.
Dovrebbero fare un monumento a quel fenomeno di donna.
Ha portato avanti la nostra vita in una maniera straordinaria e dubito che molti abbiano potuto superare i nostri periodi bui come abbiamo fatto noi.
Comunque, non ho intenzione di star qui a raccontare l'intera dannata storia della mia vita semplicemente perché non ho voglia di deprimere nessuno e ho una stupefacente ragazza da portare a letto. Per lasciarla dormire bene, chiarisco a malincuore.
 
Apro la portella della macchina e posiziono un braccio sotto le sue ginocchia e l'altro sotto la sua
schiena. Nel raggomitolarla a me si dimena leggermente e il vestito troppo corto le si alza fino a scoprire gli slip di pizzo bianchi.
Alzo immediatamente lo sguardo e prendo fiato cercando di calmare gli istinti da leone che stanno scatenando l'inferno nei miei boxer.
Inizio a ripetere il nome di qualche santo e socchiudo gli occhi.
Qualche secondo dopo li riapro e chiudo con un calcio la porcella della macchina entrando nel condominio ed aspettando l'ascensore.
Se sopravvivo a questo, posso andare a fare bungee jumping senza corda.
No, okay, senza corda forse non è il caso.
 
Un occhio combatte per abbassarsi verso le sue gambe chiuse e scoperte così porto indietro la testa evitando che questo accada.
Se passa qualcuno può tranquillamente pensare che sia un posseduto che sta portando al suo padrone una vittima da sacrificare nel suo appartamento.
Fantastico.
 
Il trillo dell'arrivo dell'ascensore mi obbliga a tornare in me e ad entrare.
Entrato in camera dopo aver super l'ostacolo 'infiliamo le chiavi senza usare le mani!' adagio Jude sul mio letto.
Io e Ryan abbiamo due camere separate, grazie a Dio.
Si scuote subito e inizia a lamentarsi facendo strani versi.
-hei...- le sussurro chinandomi verso di lei e accarezzandole la fronte mentre l'altra mano è imprigionata tra quelle di Jude.
Sbatte più volte le palpebre e poi mi guarda accigliata. Le sorrido per rassicurarla strisciando il dito dalla tempia alla mascella.
-ho cercato di fare meno casino possibile- le confesso avvicinandomi al suo viso impercettibilmente.
Un sorriso da ebete ed ubriaca si fa spazio sul suo viso. -che bel sogno!- esclama ridendo.
Ridacchio. -shhh, non urlare. Ci sono già gli altri a letto- sussurro con un sorriso mentre la mia mano è scesa ad accarezzarle il braccio.
-sei ancora più bello dei miei sogni- mormora giocando con una ciocca dei suoi capelli e guardandola intensamente come se stesse parlando da sola. Dice a me o ai capelli?
 
-vuoi qualcosa? Ti porto acqua e limone. Hai fame? Vuoi che ti preparo qualcosa?- domando alzandomi in piedi.
Di scatto si alza mettendosi a sedere e guardandomi spaventata. -dove vai?- mugola allungando una mano verso di me.
Sorrido per la sua tenerezza. -tranquilla, piccola. Torno subito- mi volto ed esco dalla stanza. Mentre scendo le scale posso quasi sentirla piangere.
Non riesco a fare a meno di sentirmi così bene, così essenziale per lei.
Questo momento deve passarlo con me e nessun'altro. Io posso darle ciò di cui ha bisogno, non quel cazzone di Kyle.
Afferro un bicchiere dalla mensola e lo riempio d'acqua fresca per poi prendere un limone tagliato a metà dal frigo e spremerlo dentro l'oggetto di cristallo.
Mescolo con un cucchiaino e mi dirigo in fretta e furia di sopra per paura che abbia combinato chissà che.
 
Mi sorprendo di trovarla come mi ha lasciato solo con lo sguardo basso che gioca con l'orlo del vestito.
Sicuramente non dormirà con quello stanotte.
-bevi questo, Jude- alza lo sguardo verso di me e poi lo sposta sul bicchiere. Le allungo il pezzo di vetro e lei mi guarda divertita.
-bevi- la incinto con un sorriso.
Si avvicina e lo annusa. -da cosa sa?- mi domanda senza staccare lo sguardo affascinato dal bicchiere come se fosse il più bel bicchiere che abbia mai visto.
-è acqua e limone. Serve per smaltire l'alcol... ti farà bene, Jude. Sai che non voglio drogarti o peggiorare in qualche modo la tua situazione che è già piuttosto critica- ridacchio mentre sprofondo sul letto accanto a lei.
-se lo bevo tutto poi tu mi dai il premio...?- si dondola come una bambina da una parte all'altra adottando la vocina dolce ed infantile.
Annuisco deciso e le allungo nuovamente il bicchiere. -un premio da principessa, lo prometto. Un premio degno per Jude la campionessa- le sorrido mentre le sposto una ciocca del ciuffo che le è ricaduto sul viso.
Annuisce e ridacchia unendo le gambe ad indiano e facendole battere come le ali di una farfalla.
-allora?- le sventolo il bicchiere davanti e lei con sicurezza me lo strappa di mano.
Prende lunghi sorsi, mi guarda sorridente come qualcuno che sa di vincere e poi si lecca le labbra in quella maniera che può mandarmi in bestia.
-finito!- esclama lanciandomi il bicchiere al volo, che fortunatamente riesco ad afferrare prima che si frantumi al suolo, per poi lasciarsi cadere a peso morto all'indietro sprofondando nel materasso.
-perfetto- mi alzo soddisfatto e faccio per uscite dalla camera, ma la sento chiamare il mio nome.
 
Mi volto. -Justin, non vieni qui con me?- batte dei pugni sul materasso accanto a lei mostrandomi quello che dovrebbe essere il mio posto.
-porto giù questo e torno- scendo velocemente le scale, appoggio il bicchiere sul bancone della cucina e in un battibaleno sono già in camera.
Rovisto nel mio armadio cercando una maglietta larga e un paio di pantaloncini e quando li trovo, li metto sul letto sotto il suo sguardo attento.
-vuoi una mano a cambiarti o pensi di riuscirci da sola?- le domando senza un filo di malizia nella voce.
Guarda in giro e ride. -il vestito non si toglie!- mi urla contro alterata indicandosi il vestito.
Roteo gli occhi e l'afferro per un piede nudo tirandola verso me con un colpo secco. Scoppia a ridere e si lascia trascinare.
 
Le appoggio il retro delle ginocchia ai bordi del letto e infilo le sue gambe tra le mie divaricate. Si mette seduta e alzando di poco il sedere mi lascia sfilarle il vestito rivelando ai miei occhi un intimo di pizzo bianco che risalta la sua pelle non molto chiara. Mi si mozza il respiro e i ricordi di noi due bello sgabuzzino vorticano nella mia mente.
Mi impongo dell'autocontrollo e mi chino accanto a lei per prendere la maglietta quando di colpo mi sento strattonare e cado su di lei sul letto.
Mi appoggio sui gomiti per non pesarle e per cercare di alzarmi  mentre la guardo negli occhi divertiti che si ritrova.
Ridacchia prendendo il mio viso tra le mani ed avvicinandomi pericolosamente a lei fino a far combaciare le nostre fronti e scontrare i nostri nasi.
-ora voglio il mio premio- sussurra sulle mie labbra qualche istante prima di agguantarle con le sue.
La volontà che avevo qualche minuto fa di auto controllarmi sembra improvvisamente essere andata a fare in culo.
Quel bacio lo aspetto da una settimana, cazzo e non posso fermarmi proprio ora.
Ma se non lo faccio io, chi lo fa?
'Jude, ti potresti staccare perché altrimenti finiamo per trombare e io non riesco a fermarmi perché mi sei mancata esageratamente questa settimana!'
Come minimo mi sbottona i pantaloni ad una frase simile.
 
Le nostre lingue vogliono sentirsi, sembrano mancarsi pure loro.
Non esito a picchiettare con quest'ultima sul suo labbro inferiore così come lei non esita a darmi via libera ed inoltrare il suo palato.
Il suo sapore d'alcol e limone si mescola al mio. Non ho bevuto molto, solo qualche drink. Riesco a reggerlo l'alcol.
Le sue piccole dita e le sue morbide braccia avvolgono il mio collo ed accarezzano le mie spalle aumentando la spinta del mio bacino coperto dai jeans contro le sue anche per metà nude e per metà coperte dall'intimo bianco lenzuolo.
Mi allontano di poco per prendere del fiato. -Jude...- ansimo sulle sue labbra.
-spogliami- ringhia mordicchiandomi il naso. Penso che come l'abbia detto ha scatenato la terza guerra mondiale nei miei meandri più oscuri.
Spingo involontariamente la mia erezione contro il suo interno coscia e la sento gemere sotto di me ed inarcarsi contro il petto.
-scusami- sospiro sommessamente.
-fatti perdonare- mi sussurra impaziente all'orecchio afferrando con i denti un mio orecchino.
Scuoto violentemente la testa cercando di darmi ragione e magari convincermi. -no, Jude. Io... non posso. Sei ubriaca e non posso permettermi di approfittare di te- faccio leva sui gomiti e cerco di alzarmi, ma l'unica cosa che ottengo è una Jude piuttosto cattiva che mi capovolge sul materasso finendo a cavalcioni su di me.
-non puoi scappare ora- si morde un labbro mentre squadra il mio petto.
Senza accorgermene, mi sfila la maglia sottile e la lancia lontana.
Scioccato da quel gesto cerco di ordinarle di smetterla, ma la sua lingua si intrufola senza esitazione nella mia bocca.
Non riesco a resistere a lungo.
Ma la domanda è... chi diavolo vuole resistere?!
 
Afferro i suoi fianchi senza decidere se avvicinarla o allontanarla, così lascio solo che le mie mani irrequiete vaghino lungo il suo corpo accaldato e coperto da qualche centimetro di stoffa fine.
-Jude...- cerco di richiamarla quando scende ad inumidirmi la mascella con dei languidi baci.
Non riesco a far altro che lasciarla deliberatamente fare.
Le sue mani cullano il mio petto attraversandolo con una sensualità mistica.
Poggio i palmi sui dorsi delle sue mani per bloccare i loro movimenti.
I suoi occhi si puntano nei miei trasmettendomi tutto il loro stupore.
-Jude, stanotte dormo sul divano- affermo puntando i gomiti nel morbido ammasso e sollevando il petto.
Scuote la testa contrariata e si accoccola con il viso tra l'incavo del mio collo e le braccia attorno alla mia vita.
Sorrido e le bacio i capelli. -piccola, non voglio farti mia in queste condizioni. Devi essere consenziente o non vale- ridacchio scorrendo le dita sulla sua schiena godendomi la sensazione della sua pelle vellutata.
Mugugna qualcosa e si stringe a me alzando una gamba sulla mia intimità ancora eretta. Gemo in un sussurro.
Percepisco i suoi seni premersi contro il mio torace.
 
-piccola, vestiti o mi rendi tutto più difficile- riesco a spostarla di lato e ad alzarmi. Raggiungo la sua maglietta e i suoi pantaloncini e mi volto verso di lei.
-fai il sincero con me- comincia mettendosi a sedere e a giocare con il piumone. -non ti piaccio a letto?- mormora come se fosse un segreto ed alzando lo sguardo incontrando i miei occhi. Scoppio a ridere senza pensare di trattenermi e mi avvicino a lei.
-piccola, non devi minimamente pensarlo. Se non fosse perché ti adoro ti avrei già sbattuta più volte su quel divanetto!- esclami poggiando una mano sul fianco e tirandola verso di me. Le schiocco un dolce bacio sulle labbra.
-alza le braccia- ridacchia e scuote la testa.
-perché no?- domando incuriosito.
Mi fulmina con lo sguardo. -non ho avuto il mio premio- dice a denti stretti.
Non posso non scoppiare a ridere e per questo mi ricevo un pugno sul braccio. Uh, incazzata.
-ahia- mi lamento sfregandomi il braccio. -vuoi il premio?- annuisce vivamente. -e va bene, ecco il tuo premio- mi alzo di scatto e sparisco dietro la porta sotto lo sguardo confuso ma compiaciuto di Jude.
Torno con in mano Mr. Kinsley, il miglior panda della mia infanzia.
Ho passato anche la mia adolescenza con quel peluche e non me ne sono mai vergognato perché in fondo è l'unica mia piccolezza e Ryan e gli altri mi hanno sempre rispettato comunque.
Sono troppo affezionato per lasciarlo a casa di mia madre, così semplicemente l'ho portato con me nel mio appartamento.
 
-è importantissimo. Tienilo con cura stanotte- il suo viso si rianima immediatamente e un sorriso sornione si stampa sul suo volto.
-ora lascia che ti vesti, però- le faccio alzare le braccia e le infilo la maglietta e poi le infilo i pantaloncini facendola mettere in piedi sul letto ed aggrapparsi alle mie spalle per tenersi in equilibrio.
Si butta a peso morto sul letto e stringe Mr. Kinsley al petto.
Le sorrido e le alzo le coperte segno che deve infilarsi sotto.
Velocemente ubbidisce stendendosi a pancia in giù e aggrappandosi al mio peluche bianco e nero. La copro fino alla mascella e le lascio un bacio sulla tempio sussurrandole la buonanotte, ma blocca il mio polso chiedendomi di restare.
Annuisco e decido che finché non si addormenta non mi sento sicuro a scendere.
Così mi sdraio accanto a lei, senza infilarmi sotto le coperte, e la stringo a me.
 
Dopo svariati minuti, posso sentirla respirare profondamente ed essere caduta tra le braccia di Morfeo così mi alzo cautamente dal letto e, raccattando un cuscino ed una coperta pesante, mi avvio di sotto verso il divano preparandomi psicologicamente alla mia nottata semplicemente diversa dalle altre.
 

***

 
Il mio corpo prende a vibrare leggermente senza alcun stimolo, ma solo una mano che scuote delicatamente il mio braccio.
Sbatto piano gli occhi ancora un po' assonnato, ma infondo sono anche stanco di dormire e così è meglio che mi alzi. Apro prima un occhio poi l'altro riconoscendo la figura di Jude piegata sulle ginocchia davanti a me.
 
-hei... buongiorno- sussurro con voce roca poggiando un gomito sul cuscino in modo da sollevarmi anche di poco con il busto.
Jude fissa il mio petto nudo per dei lunghi secondi senza parlare, ma non appena si accorge che la guardo divertito sposta lo sguardo altrove. Rido.
-buongiorno- si raschia la voce. -ho paura a farti certe domande- dichiara seria anche se riesco a intravedere una smorfia di ilarità sul suo viso.
-cosa ti ricordi di ieri sera?- domando imitando la sua stessa espressione.
Sbuffa e si porta le mani nei capelli. -niente!- esclama sospirando e sedendosi per terra a gambe incrociate.
Mi accorgo che ha raccolto i capelli in un disordinato chignon e il suo viso non ha più alcuna traccia di trucco. Deve aver trovato il bagno, no?
 
-ero tanto ubriaca?- sussurra.
Annuisco ridendo.
-e perché non sono a casa mia? Dov'e Kyle? E mia madre sa che sono qui? Ma soprattutto... tu ed io abbiamo...?- lascia cadere la frase e mi guarda quasi intimorita.
Ha paura di me? Pensa davvero che avessi potuto usarla o approfittarmene?
Un sorriso accattivante si impossessa del mio volto. -oh, sì. Dio, che notte- la mia testa si protrae all'indietro segno di eccitazione. -piccola, quando vuoi sei un fenomeno! Ieri sera in discoteca, a casa mia, nei bagni, sul letto, sul tavolo, sopra la lavatrice, nella cuccia del cane dei vicini, sul tetto...- indico tutti questi posti contandoli sulle dita delle mani.
 
La sua bocca forma una perfetta O e non posso far altro che scoppiare a ridere. -scemo! Io mi sono pure preoccupata...- il suo pugno colpisce il mio bicipite più volte, ma senza cattive intenzioni. Tiene lo sguardo basso, quasi in colpa.
-pensavi davvero che avrei potuto scoparti senza che tu fossi cosciente? Mi credi davvero questo mostro?- le domando stupito.
Scuote vivacemente la nuca. -assolutamente no. È solo che...-
-...solo che lo hai veramente pensato- ribatto seccato. Resta in silenzio per alcuni istanti.
-eri con Kyle ieri sera, giusto?- sbotto ad un certo punto. Alza lo sguardo verso di me e poi annuisce.
Annuisco anch'io senza un motivo particolare guardando i miei piedi scoperti infondo al divano.
-oddio, devo avvisarlo! Sarà preoccupato! E anche i miei genitori! Dio, mi uccideranno- con un balzo è già in piedi e diretta per chissà dove, ma riesco ad afferrarle in tempo il polso e strattonarla delicatamente verso di me.
Forse per via della sbronza o del sonno o forse per il mio tirare non così delicatamente, non lo so, sembra perdere l'equilibrio e di fatto mi si scaglia addosso finendomi in braccio.
Mi alzo mettendomi a sedere per tenerla meglio sulle mie gambe mentre lei è ancora confusa e sconvolta. Forse è a disagio a stare in braccio a me?
 
-ti senti a disagio?- bisbiglio accarezzandole uno zigomo e spostando qualche corta ciocca che sbuca dai lati del suo viso.
Deglutisce sonoramente. Sorrido alternando lo sguardo dalle sue labbra agli occhi.
-non ero io quella che stanotte mi ha inforcato la lingua in gola più volte, piccola- le sussurro con voce bassa e calda all'orecchio. Posso chiaramente scorgere la pelle d'oca lungo tutto il suo braccio e le sue guance arrossarsi. Fa per dire qualcosa, ma poi si blocca.
Sorrido compiaciuto mentre le lascio alcuni umidi baci sul collo, la mascella, la guancia. Mi è mancata, eccome.
-Justin...- annaspa. -io... io... io dovrei chiamare i miei e Kyle- riesce finalmente a dire. Scuoto la testa sul suo collo mentre la stringo più vicina a me e percorro una linea immaginaria con il naso fino a suo.
-non ce n'è bisogno. Li ho avvisati io- la sento irrigidirsi e subito si volta nella mia direzione.
-come hai fatto?- chiede stordita.
Sbuffo. -avevi dei messaggi di quel coglione sul telefono, continuava a scrivere dove eri finita, perché non tornavi da lui e che altro. Così gli ho semplicemente scritto che stavi bene e che eri tornata a casa. Mentre a tua madre ho detto che rimanevi da Kyle a dormire e lei ci ha creduto- termino abbassando lo sguardo sulle sue gambe coperte solo dai pantaloncini corti.
-hai eliminato i messaggi?- chiede ancora, stavolta più curiosa.
Sospiro e la guardo male. -che non ti fidi?- sbotto infastidito. Pure i messaggi vuole controllare?
-non so nulla di ieri sera, Justin. Posso fottutamente leggere che razza di messaggi hai mandato?- sbotta altrettanto infastidita e spostandosi da sopra le mie gambe. La guardo accigliato.
 
-fa come vuoi- stringo le spalle disinteressato.
-dove hai messo il mio telefono?-
Le indico con un cenno del mento i pantaloni posizionati sulla poltrona e, raggiungendoli, fruga nelle tasche anteriori e posteriori finché non se ne esce con in mano l'aggeggio color ciano.
Scazzato, mi alzo dal divano e dirigendomi in cucina. Ho fame.
Sento il suo sguardo investigare lungo tutto il mio corpo in boxer intorpidito e dolorante per via dello scomodo divano e la sento ridacchiare.
Mi volto e la osservo. -che cazzo ridi?- sbotto seccato.
Subito il suo sguardo diventa cupo e la curva del sorriso di prima svanisce. Scuote la testa e la riabbassa sul telefono.
-stavo solo pensando che cammini esattamente come me il giorno dopo che abbiamo- si blocca di colpo alzando di poco lo sguardo dal telefono e lasciando cadere la frase sospirando.
Mi gratto la nuca a disagio. Sono un coglione, serve a me la medaglia non a mia madre.
Mi avvicino piano a lei e, appena scorge i miei piedi nudi comparire vicino ai suoi, alza lo sguardo verso di me, senza paura.
Scuoto la testa e circondo la sua vita con le braccia facendo scontrare la sua anca contro il mio ventre.
Le lascio un bacio sulla fronte, uno sulla tempia, uno sulla guancia e uno all'angolo della bocca. Sorride di poco, ma già mi sento meglio.
-scusa. La mattina sono più schifoso del solito. Non me la voglio prendere con te, non mi hai fatto nulla. A parte ieri sera che...- le lancio uno sguardo malizioso mentre alzo le sopracciglia suggestivamente facendola ridere ed arrossire allo stesso tempo.
 
-smettila con questa storia! Non posso sopportare qualche altra tua frase simile senza arrossire! Fottuti
stronzo- sbotta ringhiando e serrando gli occhi a due fessure. Scoppio a ridere e la sollevo di peso facendola volteggiare per il salotto.
Ridiamo e si lascia scappare qualche piccolo urlo.
-non cercare di abbindolarmi ora! Mettimi giù!- ripete tra una risata e l'altra.
Mi fermo e faccio per pensarci senza liberarla.
-mmm, fammi pensare... No!- e poi riprendo tranquillamente a girare canticchiando qualcosa tipo Chloe degli emblem3 (perché sto cantando gli emblem3?!) mentre lei si dimena con gambe e fianchi aiutandosi anche con qualche schiaffo sulle mie braccia.
La sua schiena coperta con la mia maglietta è premuta contro il mio torace nudo e posso confermare di adorare questa sensazione.
Scambio le parole della canzone cinguettando il nome Jude al posto di Chloe, anche se il risultato non è dei migliori.
-placcati, Michael!- sbotta divertita senza smettere di ridere. La guardo confuso smettendo per un attimo di piroettare mentre lei riprende un po' di ossigeno. -Michael?-
Annuisce. -Michael Jackson!- alza le braccia in aria come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Scoppiamo a ridere all'unisono ed inciampando nei nostri piedi finisco per terra trascinandola sopra di me. I suoi occhi verdi ed espressivi si puntano nei miei e rimango a perdermici dentro per qualche misero secondo.
Una ciocca del ciuffo le ricade dal suo folto chignon e mi solletica la guancia portandomi a nascondergliela dietro l’orecchio.
-sei bellissima- le sussurro avvicinandola con una mano a me, dopo averla adagiata dietro il suo collo.
Ruota gli occhi al cielo facendomi sorridere.
Jude è molto la tipa ‘non farmi complimenti o ti spezzo le ossa con un grissino, e sì, se te lo stai chiedendo, ne sono perfettamente capace.’
Avvicino le mie labbra alle sue che in quel momento penso che vogliano esattamente quello che desidero io.
I nostri respiri si mescolano e i nostri occhi lampanti si socchiudono lasciando spazio alla sensazione delle nostre labbra premute insieme che fra pochi istanti mi scombussolerà le viscere, come succede sempre con lei.
 
-ma che cazzo...?-
Ci voltiamo di scatto, entrambi nella medesima direzione.
Ma questo innato talento per rovinare i momenti perfetti lo hai solo lui o sbaglio?







Chloe I know your sister turns everyone on
But oh baby, I have no doubt your the one that I want
(ooh-ooh-oo)



AMO STA CANZONE, PORCODUE.
COSI' COME L'ALBUM.
VAVAVAVAVABBENE.

TORNANDO A NOI, HO UNA NOTIZIA BELLA E UNA BRUTTA.
QUALE DELLE DUE VOLETE PRIMA?
*aspetta che qualcuno alzi la mano e dica qualcosa.*


2 DAYS LATER....

*è ancora lì che aspetta.*
*gioca con una barbabietola, ma aspetta.*


3 MONTHS LATER...

OKAY, BASTA DECIDO IO!
IN SINTESI, SETTIMANA PROSSIMA PARTO PER IL CAMPO ADO.
?
CIOE' IN REALTA' E' GIA' PASSATO VISTO CHE SONO PASSATI TRE MESI E IO-
TIRATEMI QUALCOSA ADDOSSO.
(volete una barbabietola?)

NO, SONO SERIA.
PARTO E NON POTRO' NE SCRIVERE NE AGGIORNARE NESSUNA STORIA.
QUESTA ERA QUELLA BUONA, HIHIHI, ORA QUELLA CATTIVA.

HAHAHAHAHAHAHAHA.
*non ride nessuno*
LA SMETTO.

ANYWAY, LA NOTIZIA BELLA, almeno per me, E' CHE HO INIZIATO UNA NEW STORY.
E' SOLO UN CAPITOLO QUINDI SUSUSU LEGGETE.
Jamie's World.

E POI VORREI FAR AUMENTARE QUESTA.
Ci voleva lei.


MA SENZA DIMENTICARE LEI.
Pervymine.


TERMINATO IL MIO DISCORSO DA OSCAR.
uauauauauauauaua.

AGGIORNO A 13 RECENSIONI.

ED ORA...
Cantiamo!

Un elefante si dondolava... *grida 'tutti insieme!'* soooopra un filo di una ragnatela...


LA MIA FOSSA E' PRONTA, CI SI VEDE, (non esattamente) BITCHESSSSS.
LOV IU.



SWAG


So che siete morte.

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Capitolo 17
*** Cap. 17 ***


 
-ma che cazzo...?-
Ci voltiamo di scatto, entrambi nella medesima direzione.
Ma questo innato talento per rovinare i momenti perfetti lo hai solo lui o sbaglio?
-Ryan! Che ci fai già sveglio?- di scatto mi alzo spostando abbastanza gentilmente il peso di Jude di lato.
Ryan sbadiglia e si inciampa scendendo le scale facendo ridacchiare Jude.
Mi rendo conto che siamo due maschi in boxer e che lei sia pur sempre una ragazza. La MIA ragazza.
"ne sei sicuro?"
Cerco di ignorare la mia vocina interiore.
Riesco a notate il rossore sulle sue guance anche in penombra. Mi avvicino e le copro gli occhi velocemente.
-Ryan, fammi la cortesia di indossare qualcosa- puntualizzo invitandolo a salire le scale e sparire per vestirsi.
Scrolla le spalle e ci oltrepassa arrivando in cucina.
Lo guardo allucinato per tutto il tragitto. Sento Jude ridacchiare.
-scommetto che non sta salendo le scale, eh?- Jude posa i suoi palmi sui miei dorsi incitandomi a levarle le mani dagli occhi.
-no!- le impedisco di marionettarmi e mi rivolgo a Ryan. -per piacere, se non vuoi che ti sbatta il culo in strada vai a vestirti!-
Lo sento sbuffare, ma riesco comunque a notare la sua figura salire le scale con in mano un biscotto.
Levo delicatamente le mani da sopra gli occhi di Jude e le sistemo invece sui suoi fianchi facendola voltare verso di me.
-Justin... meglio che io vada- annuncia distaccata spostando lo sguardo dal mio. Corrugo la fronte.
 
Non possiamo ignorare quello che è successo e andare avanti? Insieme?
 
-Jude, non è giusto. Sono l'unico che tiene realmente a te e tu mi ripaghi ignorandomi! Ieri sera se non fosse stato per me saresti nel letto di qualche sconosciuto rimpiangendo di averla data al primo che ti sei riuscita ad abbindolare. Ammettilo Jude. Ammettilo che tu senza di me non ci stai. Stanotte mi hai fatto capire quanto mi volevi... mi vuoi ancora Jude... forse quasi quanto ti voglio ancora io- allungo le mani verso le sue per intrecciare le nostre dita, ma lei indietreggia scostandosi dal mio contatto.
-non hai il diritto di parlarmi così, non sai cosa è meglio per me. Io e te non siamo più nulla ormai lo vuoi capire?- ribadisce corrugando la fronte e agitando le braccia. Il suo tono è sorprendentemente basso e calmo.
Roteo gli occhi. -eri ubriaca e mi volevi. Fidati. Se non ti avessi fermato io... credo fermamente che io e te-
-che io e te cosa?! Avremmo scopato?! Justin, hai perso un occasione cazzo! Che ti era passato per la mente quando stavo facendo... quello che dici tu?- abbassa lo sguardo indugiando sull'ultima frase. Effettivamente lei non sa che cosa ha combinato.
Scuoto la testa. La detesto quando fa così. Non ha senso che entrambi ci vogliamo, ma lei è troppo orgogliosa per tornare con me.
-sei troppo orgogliosa per tornare con me. Ti rendi conto che stai complicando solo le cose? Io voglio stare con te- avanzo di un passo allungando una mano verso la sua e sollevandola fino dinnanzi al mio petto mentre lei alza lo sguardo inchiodando i suoi occhi nei miei. -e tu vuoi stare con me. Non serve complicare le cose- le sorrido sincero.
Scuote la testa per poi abbassarla.
 
-no. Le cose sono già troppo complicate. Devi capire che il tuo lavoro non ce lo permette! Justin non sto negando il fatto che mi piaci da impazzire, ma solo che non possiamo stare assieme. Devi fartene una ragione così come me la sono già fatta io-
Divide bruscamente l'intreccio delle nostra dita.
Dire che ci rimango di merda é un eufemismo al confronto.
Odio il fatto che abbia ragione, non lei.
-ma Jude...- cerco di avanzare verso di lei, ma alza i palmi delle mani come da scudo.
Voglio solo abbracciarla e stringerla a me.
Dio, domando così tanto?
Conosco questa ragazza da così poco tempo, ma ne sono già innamorato.
Vederla ogni mattina a scuola migliora la mia giornata, il suo sorriso, la sua risata mi fa semplicemente felice.
Non dico di amarla, ma solo di tenere a lei più di tutti, in questo momento.
Voglio solo svegliarmi ogni mattina come stamattina, ritrovandomela girare per casa con una mia maglia e dei miei pantaloncini.
Voglio solo preoccuparmi per lei come farebbe il suo ragazzo, voglio solo stare con lei.
Voglio solo stare con lei e conoscerla. Conoscere quello che non so.
Voglio solo stare con lei, dannazione!
-Justin, quella di ieri sera non ero io. Ero ubriaca!- sbraita cercando di farmi ragionare.
Un sorriso compiaciuto si forma sul mio volto. -in vino veritas- le rammento.
Posso confermare che a momenti sta per esplodere.
-Justin, sei un bambino! Non capisci un cazzo! Vuoi lasciare andare a puttane il tuo lavoro per me, capisci, per me! Che diavolo sono io per te, Justin? Non lo sai veramente. Ti comporti solo come un bambino che non riesce ad ottenere ciò che vuole. Devi smetterla, Justin. Non possiamo. Lo capisco io e non tu? Non sono un giocattolo che se ti stufassi lo butteresti via soltanto perché ti sei rotto di giocarci- mi punta l'indice contro.
Ogni parola mi indebolisce, mi trafigge.
Nelle mie vene iniziano a scorrere scariche di elettricità, anziché sangue.
Sono furioso.
Potrei avere molte ragazze, ma l'unica che voglio non è raggiungibile.
Stringo i pugni e le mie braccia si fanno tese lungo i fianchi. Jude se ne accorge perché abbassa il dito alla vista dei miei bicipiti che si gonfiano.
 
-sai che ti dico? Fai quello che vuoi. Non siamo più niente, giusto? L'avevi già stabilito? Ti ho solo salvato il culo stanotte, non ringraziarmi. Non so se capiterà ancora quindi eviterò di darti fastidio il più possibile. Ora puoi anche sparire- la congedo velocemente voltandomi per salire le scale.
La sua piccola mano intrappola il mio polso. Sbuffo pesantemente voltandomi. -che c'è ancora?-
Il suo labbro inferiore trema lievemente e i suoi occhi sembrano gonfi di lacrime.
Non posso negare che mi si stringe il cuore a vederla così.
-spero- la sua voce esce in un bisbiglio, così si raschia la gola e riprende. -spero tu abbia capito che lo faccio solo per te- conclude fredda. Sgrano gli occhi.
-farlo per me?! Che diavolo stai facendo per me?- sbraito liberandomi dalla sua dolce presa.
Si acciglia. -ma sei imbecille? Il tuo lavoro non ci permette di avere una relazione! Lo vuoi capire?! Finché farai quella merda di lavoro io e te non possiamo stare assieme. Non può esistere un Noi. Il fatto che lo stia facendo per te indica che ci tengo, che mi piaci, che sei importante per me. Arrivaci, razza di idiota- borbotta l'ultima tra sé e sé abbassando la testa.
Incapace di resistere, in un nano secondo le mie labbra sono sulle sue, la mia mano copre delicatamente la sua nuca in maniera che si allontani o non si stacchi.
Mi accorgo dopo poco che la mia mano non serve perché ricambia completamente il bacio, stringendo i miei bicipiti con le sue piccole mani per avvicinarmi a lei fino a creare contatto con i nostri bacini.
La mia lingua affamata si intrufola nella sua bocca e percorre l'intero palato prima di giocare con la sua. Baci come questo ne avevo bisogno ogni mattina per andare avanti come avrei voluto.
So benissimo di non conoscerla, ma è il tempo che passo con lei che mi sento diverso, il modo in cui si comporta il mio cuore quando la vede, insomma, non lo decido io. Non la conosco, ma i suoi baci mi mandano in estasi, la sua voce mi rilassa, le sue carezze, il modo in cui mi guarda mi fa sentire amato.
Non che io queste cose non le abbia mai provate, perché di ragazze ne ho avute molte e molte potrei averne, come ho già detto.
Ma adesso c'è lei. Jude.
C'è lei a riempire la mia mente, a convincermi ad andare a scuola, a convincermi di rimanere come sono perché evidentemente posso piacere anche così.
Perché improvvisamente con le altre mi sembrava tutto diverso? Non ho mai pensato che potessi piacere alle ragazze al di fuori della mia bellezza, ma anche se lei sembra sapere solo quella di me, mi fa sentire importante e bello. Bello non perché lo sono davvero, ma bello dentro.
Ma lei non sa nulla su di me, così come io non so nulla su di lei.
Però a noi sembrava andare bene così, qualche giorno fa. Finché Jude non sembra esser diventata la più intelligente e ragionevole da un giorno all'altro.
Il mio lavoro.
Il mio fottuto lavoro mi vieta di stare con lei.
Per quanto voglia non posso licenziarmi. Non posso perché ho promesso a mia madre di andare al college, ho promesso che sarei stato il figlio che ha sempre voluto, ho scelto di non fare il fallito.
Ma se non fosse per mia madre sarebbero cambiate molte cose.
Avrei detto a tutti che la mia ragazza è Jude Kylepas e solo mia.
Avrei trovato un altro lavoro, forse non così produttivo, ma qualcosa sempre avrei trovato.
 
I miei capelli vengono conquistati dalle mani di Jude che ogni tanto tira fino alle punte provocandomi gemiti nella sua bocca. Le mie mani invece si sono stabilite sulla sua vita stringendola a me e circondandola.
-sarai comunque mia- le sussurro sulle labbra mentre entrambi riprendiamo fiato. Sorride innocente.
Riattacco le mie labbra alle sue e piego di poco la testa di lato per favorire l'accesso alla sua bocca.
-ma che schifo- la voce di Ryan rimbomba nella stanza facendo sobbalzare e staccare velocemente Jude. Ridacchio.
È così carina.
Mi volto verso Ryan mentre Jude si fa scudo con la mia sagoma.
-quanti anni ha, Justin? Potrebbe essere tua figlia- ride da solo come un idiota.
Inarco un sopracciglio. -in effetti, è la mia bimba- mi volto verso di lei mentre la vedo sorridere e tirarmi uno scappellotto sul braccio. Ridacchiamo.
Le cingo con un braccio la vita e la conduco in cucina seguiti da Ryan.
 
-amico, come fai ad essere già sveglio? Insomma, ieri sera era molto tardi e adesso sono le...- passo lo sguardo sull'orologio appeso al muro della cucina. -...le  9.40. Non ti sei mai svegliato così presto- concludo. Prende del succo dal frigo e beve a collo senza smettere di guardarci. Sgrano gli occhi mentre Jude fa una smorfia disgustata.
-a collo, Ryan? Ma il bon ton? Stavo per chiederti di offrirne un po' a Jude, ma ho appena deciso che usciremo a fare a colazione, per l'amor del cielo- guardo Jude in consenso, ma lei è ancora imbambolata a guardare Ryan.
Sorrido. -Jude, vai a prepararti. Vuoi una mano?- le scrollo una spalla per risvegliarla dal suo stato di trance.
-uhm?- mi domanda confusa guardandomi, finalmente.
-vai di sopra, io ti raggiungo subito- le ordino dolcemente. Si acciglia.
-perché?- incrocia le braccia al petto.
Ecco, si ricomincia.
-perché vai a cambiarti che usciamo- dico con un tono che non ammette obbiezioni.
Inarca un sopracciglio. -mi porti a casa, allora?- sbotta seccata.
Scuoto velocemente la testa. -ho appena detto che ti porto fuori a colazione!- alzo di qualche tono la voce infastidito.
Ma mi ascolta o sta qui a contare le piastrelle della cucina?
-calmati, ci vado- decide che è meglio incamminarsi, difatti gira i tacchi e fa per uscire.
-si, vai di sopra, bambolina, che tra un po' arriviamo!- le urla Ryan bevendo ancora dal cartone di succo.
Jude ricompare immediatamente sulla soglia. -come diamine mi hai chiamata, razza di cafone?- il suo sguardo è in grado di ucciderlo. La mia bocca forma una perfetta O.
Quella è la mia ragazza. O almeno era.
Ryan si irrigidisce sul posto. Scoppio a ridere.
-Jude l'hai fatto cagare in mano- ammetto abbassando lo sguardo sui suoi pantaloni. Ride anche lei. La cucina viene invasa dalle nostre risate, tranne quelle di Ryan che sta ancora immobile e zitto.
L'ha capito allora? Jude è la prima donna che si rivolge così a Ryan.
Gli tiro un pugno sul braccio senza brutte intenzioni mentre mi avvio verso Jude.
-la mia bimba morde. Sta attento- lo canzono ridendo e prendendo Jude per mano fino a scomparire di sopra.
-sei la prima che gli dice cose del genere. Potevo farti venire molto tempo prima a casa nostra- le indico il bagno nel caso si vuole cambiare li dentro.
Se lo fa in camera mia davanti ai miei occhi non penso dispiaccia a qualcuno.
-così è casa vostra? Cioè da quanto lo condividete questo appartamento?- mi sorride entrando in camera.
Un urlo di vittoria si fa spazio nella mia mente mentre inizio a contare gli anni.
-due o tre all'incirca- affermo chiudendo la porta dietro di noi. Mi volto e la vedo osservare il suo vestito.
-non metterai quello?- le domando indicando l'abito. Mi guarda confusa.
-giustamente andrò fuori in biancheria intima, allora- sbotta ironica.
 
Mi gratto la nuca. -nel senso... posso prestarti una felpa e un paio jeans. Per me non c'è problema, me li restituirai a scuola- scrollo le spalle disinteressato. Mi sarebbe piaciuto vedere più spesso Jude con addosso miei vestiti.
Scuote la testa vivacemente quasi come se avessi detto una grandissima stronzata.
-lascia perdere. I miei inizierebbero a farmi strane domande e poi questo implicherebbe... uhm...- abbassa di qualche ottava la voce insieme alla nuca. La guardo confuso. -questo implicherebbe...?- la invito a continuare.
Alza uno sguardo dannatamente triste. -questo implicherebbe parlarci di nuovo- risponde fredda e stringendo i denti.
Un grosso groviglio sembra formarsi alla bocca dello stomaco, qualcosa che mi pesa malignamente e che mi fa pentire di tutto quello che ho fatto con lei finora.
Vuole che sia finita? Bene, cercherò di accontentarla.
-vestiti, ti aspetto giù. Ti porto a casa- senza batter ciglio mi volto e vado in camera per indossare dei pantaloni di una tuta e una T-Shirt rossa rubino. Raggiungo il bagno, mi lavo faccia e denti e poi scendo velocemente le scale non controllando nemmeno la mia immagine allo specchio e nemmeno se la porta della mia camera è ancora chiusa.
Trovo Ryan stravaccato svogliatamente sul divano con in mano un sacchetto di biscotti, lo sorpasso e raggiungo la giacca di pelle nera appesa all'appendiabiti.
-dille che l'aspetto in macchina- lo informo sistemando il colletto della giacca.
Non mi frega nemmeno se Ryan abbia capito o meno e, afferrando le chiavi, esco.
 
Accosto sul marciapiede che costeggia casa sua per la quarta volta da quando l'ho conosciuta.
In macchina ha regnato un silenzio abissale, nessuno dei due è riuscito ad ammettere qualcosa, colpa del nostro orgoglio molto probabilmente.
Stranamente l'unica che voglio in questo momento è che scenda immediatamente dalla mia macchina e che mi ignori e mi ferisca come solo lei è capace di fare.
Così imparo a scegliermi le ragazze che non mi vogliono.
Sarà perché non ho mai rinunciato ad una sfida di qualsiasi genere.
Come se capisse i miei pensieri, apre lo sportello della macchina e scende senza dire nulla.
Rimango a fissare davanti a me con un ghigno sconfitto sul viso mentre fa il giro della macchina passandomi dinnanzi.
Il mio sguardo non si riesce a posarsi a nient'altro che su di lei. Le sue anche che ondeggiano in quel vestito, le sue gambe che barcollano sui tacchi, i suoi capelli che svolazzano alla leggera brezza la mattina.
Il ghigno di sconfitta quasi di superbia si trasforma in un sorriso amaro, un sorriso fastidioso, un sorriso debole, quasi inesistente.
Odio non sorridere. Odio vederla andare via così.
Vorrei solo che le cose potessero essere diverse.
Vorrei solo che potessimo stare insieme.
 
 
 
Jude's Pov
 
 
Sono passati tre giorni da quella domenica in cui ho visto per l’ultima volta Justin.
E se dico per l’ultima volta intendo esattamente l’ultima volta. Non l’ho più visto. Nemmeno a scuola.
Ma questo capita fin quando non ho lezione con lui.
Oggi.
Mercoledì.
Quarta ora, dopo l’intervallo.
Cioè, esattamente tra dieci minuti.
Già, mi ritrovo accasciata con la schiena sulla parete affianco alla porta della mia classe fissando un punto vuoto davanti a me e contando minuziosamente il tempo nella mia testa.
Le mie gambe molli vogliono impedirmi di farmi un giro per la scuola, andare a comprarmi qualche barretta energetica alle macchinette, salutare qualche amico o amica.
Il pensiero che lo rivedrò tra pochi minuti e dovrò sorbirmi la sua voce per un ora mi centrifuga nella mente senza dare via libera ad altro.
Infatti, nemmeno mi accorgo del suono della campanella se non fosse per qualche mia compagna di classe che mi scuote la spalla chiamandomi e risvegliandomi dal mio stato vegetativo.
Velocemente, filo nel mio terzo banco.
Mi accorgo che la classe è ancora vuota, quindi deve essere suonata da poco.
Aspetto in silenzio al mio posto infilando le mani tra le gambe chiuse che ciondolano avanti ed indietro da sotto il banco e mi perdo ad osservare i colori divertenti del mio astuccio.
Una presenza che riconosco come Julie mi affianca, ma non mi volto nella sua direzione, trovando il mio stupido astuccio molto più interessante di lei.
 
-dove sei stata per tutto l’intervallo? Io e Kyle ti abbiamo cercata ovunque! Dobbiamo assolutamente parlare- squittisce con quella voce stridula che a volte mi da sui nervi più di qualsiasi persona che mangi a bocca aperta.
Mi trattengo dallo urlare in faccia che ho solo tenuto compagnia al muro e alla porta della nostra classe e non rispondo ignorandola palesemente.
Piego la testa di lato e abbozzo un sorriso come se fossi divertita nel trovare carinissimo il mio astuccio e chiarendo che della sua presenza, accanto a me, poco mi interessava.
-ehi, sto parlando con te, signorina Jude Kylepas! Mi ascolti? Beh, dovrai che ti piaccia o no perché ho molte cose da dirti- mi sbraita nelle orecchie scuotendomi per una spalla. Serro gli occhi e i denti imponendomi di non fare la villana con questa ragazza.
Non so perché, ma da quando Justin mi ha lasciato in quella rude maniera davanti a casa mia, non ragiono più.
Non parlo. Non rispondo. Non guardo le persone in faccia. Non sorrido. Non sembro più nemmeno io.
Ho sempre quella malsana voglia di prendere a badilate nelle gengive qualcuno anche se quel qualcuno non mi ha procurato assolutamente alcun problema.
Ho solo voglia di ribellarmi da questa realtà. Una brutta realtà.
Non riesco a piangere, ma solo vorrei sbattere ripetutamente le mie mani contro qualcosa o meglio ancora qualcuno perché non credo che sia possibile che non una persona non abbia mai picchiato nessuno.
Io sì, invece.
Forse è per questo che sento l’incontenibile stimolo di dare finalmente libero sfogo alle mie violenze represse da una vita ed il fatto che sono abbastanza impulsiva non aiuta.
-Jude mi sta prendendo in giro? Che diavolo ti ho fatto?- la sua voce mi arriva più acuta all’orecchio e questo vuol dire che sta alzando la voce. Non deve alzare la voce con me.
Respiro profondamente decidendo che non risponderle sia la strada migliore per allontanarla.
Si stuferà di farmi domande del cazzo, no?
-dobbiamo parlare. E subito, non un minuto di più- la classe inizia a popolarsi e mi accorgo che sono tutte sedute con gli occhi rivolti verso la figura impertinente che sta in piedi affianco a me.
Perché sono tutte così prese dalla sfuriata di Julie?
Perfino Bettany sembra interessata e sembra pure che tutte sappiano perfettamente di quello che vuole parlarmi Julie.
Sospiro. Che vuole tutta sta gente da me?
Mi volto verso Julie per dirle di andarsene e che parleremo più tardi, ma mi punta violentemente l’indice contro.
-razza di falsa puttana nemmeno alla tua migliore amica vieni a dirle queste cose? Le voci! Rendiamoci conto! Io e Kyle eravamo sotto shock. Dalle voci siamo venuti a saperlo! Sei completamente impazzita? Che ti ha detto il cervello in quel momento?-
Le mie sopracciglia si uniscono in un cipiglio.
Di che diavolo sta blaterando? Come mi ha chiamata?
RAZZA DI FALSA PUTTANA?
Mi guardo attorno.
Alcune ridacchiano mentre abbassano lo sguardo, altre mi guardando come se avessi tatuato in fronte la scritta ‘puttana’, come mi ha appena definita qualcuno che ritenevo la mia migliore amica.
Serro i pugni e mi irrigidisco sulla sedia.
Di Justin non c’è ancora l’ombra.
 
-ti rendi conto della figura che mi hai fatto fare davanti a quelle ragazze? Mi hanno sbattuto in faccia la verità come se mi informassero del tempo. All’inizio nemmeno volevo crederci, ma poi mi hanno confermato che ti avevano pure vista! Oddio, ti rendi conto che imbarazzo deve aver provato quella povera ragazza a sentirti ansimare sotto il suo corpo? Mi fai schifo, stavo per vomitare. Fai la puttana con i ragazzi più grandi di te e non lo dici nemmeno alla tua migliore amica. Quanto troia puoi essere?-
Ogni parola mi chiarisce ogni dubbio.
Involontariamente sgrano gli occhi. Hanno visto mentre io e Justin...?
Mi alzo di scatto, facendo quasi cadere la sedia, e lei si allontana immediatamente.
-Julie...- comincio, ma le parole mi si smorzano in gola.
Non possiamo parlarne dopo? In un posto meno affollato?
Mi sta pubblicamente umiliando in questo momento.
-non parlarmi insieme! Non voglio più avere a che fare con te! Di una bugiarda troia non me faccio assolutamente nulla- sputa con tutto il veleno che serba in corpo.
Sorvolo su tutte le volte che mi sta chiamando come una prostituta e cerco di parlare, ma all’improvviso l’attenzione di tutti i presenti nell’aula di rivolge verso la porta dove entra Just- il professor Bieber notando prima me poi Julie, le uniche in piedi al centro della stanza.
-buongiorno?- domanda stranito come se avesse capito da solo che non è un buon giorno questo.
Julie scoppia in una risata isterica che mi fa sobbalzare e voltare nella sua direzione.
-perfetto, completiamo la coppia! Una troia ed un professore? Oh, andiamo signor Bieber si aggiunga pure lei!- Julie si avvicina spaventosamente a Bieber e lo trascina con prepotenza per un braccio fino a raggiungermi e parandomisi davanti.
La faccia di Just- del professore, dannazione!
La faccia del professore è completamente sconvolta e stordita.
Un sovrumano senso di nervosismo monta in me all’aumentare della stupidità di Julie.
Il fatto che ora stia umiliando entrambi mi coinvolge ancora più di prima.
-allora, mi dica. Siamo tutte interessate- gesticola includendo la classe insieme a lei. –a sapere quanto siano forti le urla e i gemiti di Jude durante una sua penetrazione?- sbotta acida Julie con un sorriso compiaciuto sul volto.
Il volto del professor Bieber sbianca all’istante. Io non riesco nemmeno a mandare giù la mia stessa saliva e ancora mi domando come faccio a contenermi.
Bieber mi rivolge una veloce occhiata e poi apre la bocca per dire qualcosa, ma effettivamente non esce nulla.
-addirittura senza parole la lascia questa troia?- mi indica con il dito sempre rivolgendosi a lui. –wao! Jude ma ti sei allenata?- stavolta torna a rivolgersi a me. -Perché quando ti conoscevo io eri una verginella che non aveva mai visto una foto pornografica! Ho piacere che tu abbia potuto fare pratica! Solo che ora non puoi non tirarti indietro dal nomignolo che viene attribuito a tutte quelle come te... sei entrata a far parte della sezione sociale delle troie! Contenta, ora? Sei un troia a tutti gli effetti! E il tuo partner sembra confermare quanto tu sia fantastica! Ancora i miei complimenti, TROIA!- prende a battere le mani mostrandomi un sorriso maligno.
 
Pochi istanti dopo, è distesa inerme a terra con un labbro spaccato e sanguinante ed un equilibrio oramai inesistente.




 
 





















 









 
 

Ringrazio chi ancora mi sopporta.



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Capitolo 18
*** Cap. 18 ***


Ferma, immobile.
Il mio sguardo è puntato unicamente sulle mie mani, le nocche lievemente violacee e gonfie, mentre la voce della preside insiste ancora su quanto tutto ciò che abbiamo fatto sia sbagliato.
Accanto a me, seduto, c'è il professor Bieber.
Da quanto ho fatto capolino nello studio della preside, devo ancora incrociare lo sguardo di qualcuno. 
Gli unici sguardi che ho impressi nella mia mente sono quello imbestialito di Julie e quello spaventato di Justin. Non ho mai visto nessuno dei due così.

*FLASHBACK*

Scaglio senza pietà il mio piede sinistro contro lo sterno della mia ex migliore amica ora a terra.
Una, due, tre volte. Non mi ferma nessuno.
Mi fiondo su di lei, che non riesce a reagire, e le arrosso la guancia con uno schiaffo a mano aperta.
Il colorito della sua guancia muta immediatamente. Non mi fermo, non ne ho ancora abbastanza.
Sfogarmi è tutto ciò che voglio e lei in questo momento è il miglior bersaglio.
Le blocco i polsi sopra la testa e con un ghigno sul viso le sferro una ginocchiata nello stomaco vedendola sbarrare gli occhi dal dolore. Posso sentire il suo respiro smorzarsi.
Proprio quando comincio a provare gusto nello schiaffeggiarla, due mani cessano i miei movimenti bloccandomi i polsi.
Mi trascinano via dal corpo debole di Julie e mi lanciano a terra come fossi un mucchio di spazzatura. Sto per scagliarmi nello stesso modo in cui ho fatto con Julie su quell'essere che mi ha appena gettato a terra, ma una voce mi blocca.
La sua voce.
-Jude, smettila! Non respira!- mi rimprovera.
I miei occhi improvvisamente si fanno lucidi.
Che cosa ho fatto?

*FLASHBACK*

Non mi accorgo nemmeno che la preside ci invita ad uscire dal suo ufficio fino a quando non mi scuote una mano davanti al viso e mi alzo di scatto. Evidentemente ha terminato la ramanzina.
Seguo la figura maschile davanti a me ed usciamo dalla stanza.
Non che abbia ascoltato qualcosa di quello che ha detto la preside, ma non ho sentito nessun'altra voce a parte la sua. Il professor Bieber non è mai intervenuto?
Sento la gola secca e le palpebre pesanti oltre che un po' di intorpidimento alle mani per via dei pugni. Non so che fine abbia fatto Julie e al momento nemmeno mi interessa.
Le interessava come mi sentivo io quando mi sputava addosso tutte quelle accuse?
Si riceve quel che si da.
Continuo a seguire i passi di Bieber come un cagnolino bastonato, metaforicamente parlando perché non sono sicuramente io quella che le ha prese di santa ragione.
Anche se qui la gente non ha ancora capito che quella che è stata profondamente ferita sono io.
Solo io.
A nessuno importa questo? A Justin importerebbe se fossimo insieme. 
O forse gli importa ancora?
Sospiro amareggiata ed alzo lo sguardo dalle mie Converse bordeaux.
Quasi perdendo l'equilibrio mi fermo bruscamente.
Mi rendo conto solo in quel momento di essere completamente sola.
I corridoi deserti per via delle lezioni in svolgimento e di Justin nemmeno l'ombra.
Lo stavo seguendo o sbaglio? 
Era davanti a me, insomma, come diavolo ho fatto a perderlo di vista? Come ho fatto a non accorgermi dello progressivo scomparire dei suoi passi?
Ma dopotutto sono stata io ad allontanarlo, giusto?
Per arrivare a questo? Non erano questi i miei piani, decisamente.
Scoprirò chi sia stata la causa di tutto questo disastro, quell'essere così curioso e pettegolo che ha dato il via a tutto questo e quando l'avrò trovato non sarò così misericordiosa.
Mi volto a destra e a sinistra non sentendo null'altro che il mio respiro smarrito.
Non so nemmeno di cosa ha parlato la preside, l'ho palesemente ignorata.
Mi avvio verso la mia classe al piano di sopra, ma siccome il professore di supplenza non mi farà entrare per via della “lezione” già “cominciata”, mi chiudo in un bagno e aspetto seduta sulla tavoletta del water il suono della campanella.
Velocemente e furtivamente, entro in classe, raccolgo le mie cose e ripeto nella mia mente l'orario in cui il mi autobus passa nell'ora prima. 


 

***



Il telefono squilla, ma non ho voglia di rispondere.
Resto seduta sul divano subendomi quel fastidioso trillo come suoneria finché non capiscono che tanto non mi alzo.
Dovrei fare i compiti per domani, ma le mie capacità motorie e mentali si sono rifugiate sotto i tacchi della Gaga.
Nella mia mente all'improvviso irrompe lo sguardo di Bieber prima che mi scaraventassi su Julie.
Non l'ha fatto, ma il suo sguardo gridava “aiuto” e penso di aver trovato l'unico modo possibile per farla almeno zittire. 
Forse dovrei scoppiare in lacrime o urlare più forte di una ragazza di un film horror o strapparmi i capelli o fare un corso di yoga per calmarmi?
Me ne sto solo seduta sul divano di casa mia con lo sguardo penetrato nelle pareti.
Forse non faccio nulla di tutto questo perché ancora non riesco a capacitarmi che tutto questo è successo a me. Proprio a me.
Sono ancora convinta che sia tutto un terribile incubo, uno di quelli che mentre lo stai vivendo dici “ci rinucio, tanto è solo un sogno, basta solo che mi svegli”, ma questo non sembra essere uno dei miei soliti incubi. 
Mi sento come mi stessero trascinando dai piedi verso un buco nero, vogliono farmi sprofondare.
Non faccio altro che cadere, non ho forze per reggermi in piedi e se riesco a raccimolarne un paio mi alzo zoppicando, per poi cadere di nuovo dopo alcuni passi.
Non mi sono mai sentita sola come in questo momento.
Ho perso la mia migliore amica, il mio migliore amico, il controllo delle mie azioni e delle mie emozioni, la mia reputazione che oramai sarà stata spiattelata a mezzo mondo con l'aggiunta di paroline non così dolci sul mio conto. Ma cosa più importante, ho perso l'unica persona che da un po' di tempo mi permetteva di sorridere e di sentirmi completa.
Affianco a lui più volte mi sono sentita un impiastro, ma mai lui mi ha fatto intendere che lo fossi davvero. Mi proteggeva, mi voleva bene, mi baciava, mi stringeva a lui, mi coccolava e mi rendeva felice.
Ho sempre questo magico potere ereditato da chissà chi di rovinare tutto quello che di bello ho?
Credo di sì.
Come quando da piccola mamma mi regalò per il mio compleanno il carillon più bello che una bambina potesse mai desiderare ed io scocciata da quel continuo suono deprimente che emetteva, ruppi il meccanismo che faceva girare la ballerina e al contempo suonare l'oggetto. Mia madre si infuriò con me.
O come quella volta che all'età di dieci anni andai a casa della zia a cui sono più affezionata e siccome non sopportavo il colore del pelo del suo gatto lo portai nel parco dietro casa e lo lasciai scappare, sapendo che quell'animale era estramente domestico e non aveva mai visto la luce del sole se non da una finestra. Mia zia pianse per settimane.
Non è facile essere me. Bisogna sempre fare schifo, in sintesi.
La mancanza di Bieber al momento ancora non la sento. Però, sento la mancanza di quello che prima avrei potuto avere.
Sono stata una sciocca.
Per tutta la mia vita, sono sempre stata una sciocca.
E lentamente, senza far rumore, una lacrima seguita da un'altra e un'altra ancora si schiantano sul dorso della mia mano poggiata sulle cosce. Abbasso lo sguardo verso la goccia che contrasta il colore della mia pelle.
Chi mai amerebbe una sciocca?


 

***



-Jude, sono arrivata!- urla mia mamma dal garage. Annuisco senza vederla.
Poi compare sulla soglia. Le sorrido. 
-che ci fai sul divano davanti ad un televisore spento e uno stereo non acceso?- domanda incrociando le braccia al petto. Faccio spallucce. 
-pensavo- dico alzandomi e andando in cucina per aiutarla con la cena.
-tutto okay?- domanda accendendo una pentola. Annuisco e prendo una confezione di petti di pollo dal frigo.
Tanto si risponde sempre così, vero?
-il telefono ha squillato diverse volte oggi, ma non ho mai risposto. Ero di sopra, stavo studiando e non avevo nemmeno la voglia di scendere per rispondere il solito “mi dispiace, non è in casa.”- mamma mi sorride ed annuisce.
-rompi quattro uova e gratta questo pezzo di pane, poi impanna le bistecche- si pulisce sbritivamente le mani in uno straccio e si dirige verso il salotto. -sbattile prima di impannarle!- esclama dall'altra stanza. Prendo una scatola di uova dal frigo e l'appoggio accanto ad una terrina.
Prendo un uovo e lo sbatto contro il bordo del recipiente per poi dividerlo infilando due dita in mezzo alla piccola crepa. Il liquido giallo trasparente si disperde nella terrina e si nota il tuorlo arancione più scuro al centro del liquido.
-Jude, cosa voleva la scuola?- la voce di mia mamma è ovattata e all'inizio mi sembra addirittura di aver capito male.
La scuola?
-cosa?- esclamo prendendo un altro uovo dalla scatola.
-la scuola, Jude! Il numero che oggi chiamava... era la tua scuola- 
L'uovo che sarebbe dovuto finire dentro la terrina si frantuma sul marmo chiaro della cucina.
Il mio cuore schiva un battito. 
Merda.
Nella cosidetta merda sono. 

Sento i passi di mia madre avvicinarsi e con la coda dell'occhio riesco a vedere la figura di mia madre spuntare in cucina con in mano il telefono portatile.
-allora? E' successo qualcosa?- domanda quasi preoccupata.
Il mio sguardo è ancora perso nel macello che ho combinato.
Il guscio spezzato con frammenti di esso che annegano nell'albume, il quale fuoriesce impercettibilmente creando una pozzanghera giallastra.
Come si rimedia ad un uovo spezzato? Predendo un uovo integro dalla scatola.
Ma come si rimedia ad un cuore spezzato?



 

***


Due settimane sembrano un tempo così lungo.
Dipende solo da come le trascorri.
Se hai accanto le persone giuste che ti rendono diverse e migliori le giornate, tutto il resto viene dopo e due settimane possono far rimpiangere il fatto che già siano passate.
Nel mio caso, invece, due settimane come queste sono le peggiori che ti possano capitare tanto che nessun essere umano augura due settimane simili ad un altro essere umano.
Una settimana di sospensione + una settimana di emancipazione sociale = due settimane della vita di cacca di Jude Kylepas.
Avevo scoperto che i minuti spesi nell'ufficio della preside erano serviti ad una sospensione per me e ad un trasferimento per Bieber.
Così rimasi a casa da scuola per un'intera settimana il che in questo caso fu un bene perché così evitavo di subirmi gli sguardi indignati o incoraggianti degli studenti nei corridoi il secondo giorno, ma fu anche un male naturalmente perché rischiavo la bocciatura.
La settimana seguente ero assolutamente convinta che gli studenti avessere rimosso questo insulso gossip dalle loro menti e che potessi condurre la vita del liceo ancora normalmente.
Mi sbagliavo. E di grosso.
Ogni volta che esco di casa mi pare di aver tatuato in fronte la scritta a caratteri cubitali 'SONO UNA TROIA' eppure alla mattina allo specchio mi guardo ancora e non noto nulla di simile. 
Le occhiatacce e i commenti bisbigliati sono riservati solo ed esclusivamente a me.
Le ragazze mi hanno classificata come 'quella che ti frega il moroso', quindi meglio non essermi amica, oppure come 'quella che l'ha data ad uno più grande', quindi meglio non essermi amica, oppure come 'quella che non si mette le mutande, così è già pronta per le necessità', quindi meglio non essermi amica, oppure come 'quella che si è inventata tutta solo per diventare popolare', quindi meglio non essermi amica.
Oh, ma avrei da raccontare altre mille di caratteristiche che pensano di me, siccome ce ne sono davvero una marea.
Per non parlare delle dicerie, alcune assolutamente divertenti, altre invece più pesanti (ma infondo cosa di tutto questo non è pesante?), come quella che sono incinta o abbia contratto la clamidia che reputo assolutamente troppo per chiunque, o altre che quando le sento ci rido anche sopra come quella che Justin avrebbe detto in giro che ho la vagina pelosa o che alcuni ragazzi avendoci visti si sono uniti a noi. Quindi sulla bocca delle ragazze sono anche 'quella che ha fatto un'orgia a scuola!', quindi meglio non essermi amica.
Inoltre, per loro non è abbastanza tutto questo. Fiutano la mia presenza ovunque.
Anche in bagno, come mi è già capitato, stavo facendo pipì e non so da quale fattore abbiano decodificato la mia presenza sul cesso, ma fatto sta che hanno iniziato a parlare di quanto Justin sia perfetto, di quanto io invece faccia rivoltare anche un bradipo morto, di quanto si senta la sua mancanza, di quanto sia larga la mia vagina e bla bla bla.
Così mi ritrovo palesemente senza amiche.
I ragazzi mi hanno classificata, a differenza delle ragazze (ma infondo le capisco, insomma, chi mai vorrebbe un'amica disastrata come me? Vorrei davvero sapere che diamine è passato per la testa a Julie per quattro anni!), come 'quella che non dice mai di no', quindi se vuoi puoi scoparmi, oppure come 'quella che si adatta a seconda delle occasioni', quindi se vuoi puoi scoparmi, oppure come 'quella che non si fa pagare', quindi se vuoi puoi scoparmi, oppure come 'quella che il kamasutra lo inventa', quindi se vuoi puoi scoparmi (precisando, sul kamasutra so solo che è un libro). 
I professori, invece, vanno a giorno. A volte sono l'alunna compatita, quella che devono aiutare perché è diventata sociopatica e a volte sono l'alunna che rappresenta il peccato più peccaminoso, meglio girarmi intorno con un paio di manette nascoste sotto la giacca in modo da bloccarmi durante i miei eventuali attacchi di scopaggine acuta.
Come fa ora una persona civile a condurre una dignitosa esistenza?

Ho chiesto milioni di volte a mia madre di poter cambiare istituto, ma siccome che sa tutta la verità perché Bieber non ha negato nulla e la preside ha DOVUTO PER IL MIO BENE E PER QUELLO DELLA MIA FAMIGLIA dire tutto, tutto, tutto ai miei genitori che ora mi credono una zoccola come il resto del mondo. Certe novità!
Per mia madre sono ancora in punizione, da due settimane, e non posso uscire, usare il telefono, usare il computer e vedere qualcuno per un mese. Credo che su questo mi stia solamente facendo un favore.
Il telefono non lo uso, a cosa mi servirebbe? Restare in contatto con chi?
Uscire? Non facciamo ridere, nemmeno mi guarda la gente, figuriamoci uscire con me.
Anche perché il secondo giorno che ho ripreso ad andare a scuola sono entrata su facebook e su ask, visto che mia madre al pomeriggio non è mai a casa.
Le infamie che non ho trovato sul mio conto si possono contare su una mano.
Ricevo almeno una quindicina di domande al giorno in anonimo su ask e riguardo l'argomento conosciuto da tutti. Tutti anonimi. Nessuno che abbia le graziose palle di dirmelo in faccia a scuola, perché sono sicura che la maggior parte di quei disgraziati che si nascondono dietro ad un computer sono della mia scuola. 
Su facebook pubblicano foto photoshoppate di pessimo gusto della sottoscritta e altri personaggi mai vista in vita mia aggiungendo pure effetti sonori.

Passo ogni notte a piangere nella mia stanza rimpiangendo il fatto di essermi innamorata.
L'unica cosa che un po' di soddisfazione mi da è scrivere.
Ho iniziato a tenere gelosamente un diario, dove racconto le mie giornate o i miei pensieri sempre pessimisti.
Lo nascondo sotto il materasso così mamma non lo vede quando mi sistema la camera.
La mia professoressa di letteratura una volta disse, forse l'unica volta che sono stata attenta alle sue lezioni, che chi cade in un periodo buio deve contare solo sulla ragione o sulla luce.
Se il mio briciolo di razionalità se ne è andato insieme a lui, a me che rimane?
La luce?
La luce è Dio, l'unica vera luce a rischiararti il cammino.

Così c'ho creduto.
Ecco spiegata la mia presenza in questa chiesa deserta alle quattro del pomeriggio.
Se mi vedesse qualcuno della mia scuola mi urlerebbe di andarmene perché la lussuria è un peccato capitale e non merito nemmeno un posto che non sia casa mia per compiangermi.
Probabilmente chiederebbe anche al prete di appendere un cartello sulla porta della chiesa che chiarisce il divieto per le donne facili di entrare.

Mi inginocchio sul poggia piedi del banco e chinando il capo unisco le mani intrecciando le dita.
Sospiro.
Do un'occhiata di sottecchi intorno a me costatando che appunto sono da sola.
Chiudo gli occhi.
Mi manca. Mi manca tremendamente.
Mi sento vuota. Mi ha lasciata vuota.
Si è portato via la Julie di una volta.
Non so nemmeno dove sia finito, in quale scuola l'abbiano mandato. 
L'unica cosa che mi rimane di lui è il suo numero che non ho intenzione di eliminare.
Inizio a piangere sommessamente mentre stringo la presa tra le mie mani.
Mi immagino a scuola con Julie, in un momento di agitazione come quello degli attimi prima di un compito in classe che sempre sopportavamo insieme.
Precisamente il compito di francese. Justin entra, saluta e mi guarda. 
Mi sorride, gli sorrido. 
Ed ecco che la mia giornata già cambia.
-Signore- sussurro senza forze. 
Sono esausta, esausta di tutto questo.
Tiro su col naso e scuoto la testa.
-devo per forza patire tutto questo?- domando alzando lo sguardo sull'altare. Le vetrate colorate fanno filtrare quella poca luce che può avere novembre.
I miei occhi oliva si soffermano sul crocifisso appeso in alto incorniciato dalle tende rosso fuoco.
Sospiro e chiudo gli occhi ancora una volta.

-cambierò, lo giuro. Combierò se lui tornerà da me- 




 
 

SE FA SUORA.

lollino, scherzo
(forse)


AYEEEEEEEEEEEEE. c:
non sono morta, come molte di voi pensavano.
buuu, vi ho trollate.
ma se dico......

DON'T TELL ME YOU'RE MY HEAAAAAAAARTBREAKER

voi cosa mi rispondete?
LOL :')
poco perfetta, davvero.
c'è tutta Jelena dentro, c'è tutta la mia vita.
ho fatto i primi due giorni che la cantavo everiuer e everi moment
anche mentre dormivo lollino

vogliamo poi parlare di ALL THAT MATTERS?
di HOLD TIGHT?

le loro melodie mi cullano quando non divento schizzofrenica per #heartbreaker.

che ne pensate del capitolo?
sono una merda con i ritardi, lo so, ma la prossima volta prometto di aggiornare prima.
RINGRAZIO TUTTE, DAVVERO.

seguite anche le altre mie storie? ci tengo molto.
Ci voleva lei.
Jamie's World.

pubblico il prossimo a 10 recensioni.
dajeee, bella mancano solo 22 fottuttissime persone che la mettano tra le
preferite e posso scalare le classifiche!
(?)
#sognibelli

ora vado a dire alla gente che pensa che Justin Bieber e Selena Gomez siano ancora vergini
di andarsi a leggere il testo di Hold Tight e Nobody Does It Like You.


YOU'RE ALL THAT MATTERS TO ME.
ciau, piccoleee.
 
 
 

 

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Capitolo 19
*** Cap. 19 ***


Mi scuso se il capitolo precedente è stato troppo noioso e deprimente.
Questo capitolo è un po' più diverso e spero sia di vostro gradimento.
Se volete potete ascoltarvi Airplanes come sottofondo,
anche se non mi sono ispirata a quella mentre scrivevo il capitolo,
che è molto bella e secondo me si abbina con il testo.
PENE PENE,
E ORA
BUONA
LETTURA.


 


… il suo nome è Marget Rebben …
 
In questo momento solo quel nome gira per la mia testa che come se non bastasse tutto quello che subisce continua a pulsare come un motore in fase d'accensione.
 
… il suo nome è Marget Rebben …
 
Accelero il passo ritrovandomi quasi a correre saltellando tra un corpo e l'altro scontrandomi con uno di questi a volte mentre mi dirigo verso la 4 TL.
 
… il suo nome è Marget Rebben …
 
Quando riesco a scorgere il nome della classe sulla porta mi fermo.
Incenerisco con lo sguardo ogni studente che vedo uscire man mano dalla classe cercando di riconoscerla.
 
… il suo nome è Marget Rebben …
 
Al notare un viso riconducibile al suo i miei muscoli iniziano a tendersi mentre le gambe quistano un passo spedito verso la sua direzione.
 
… il suo nome è Marget Rebben …
 
la ragazza ancora non nota la mia presenza che si fa sempre più vicina a lei per via del suo continuo parlottare con le amiche.
Le blocco la strada facendola scattare.
Subito mi riconosce e noto le sue pupille dilatarsi mentre tutte tacciono di punto in bianco.
Faccio così paura?
Perfetto.
 
… il suo nome è Marget Rebben …
 
-Marget Rebben?- domando alla ragazza al centro.
Ha lunghi ed ondulati capelli sul rossiccio che le ricadono semplici sulle spalle, un mucchietto di lentiggini concentrato sul naso, due occhi chiari e lucidi dal terrore, un paio di labbra rosee e sottili che in questo momento sono serrate e tremolanti.
Stringe il cappotto al petto con gli avambracci e le sue gambe non sembrano reggerla in piedi.
Deglutisce.
 
… il suo nome è Marget Rebben …
 
-sei tu Marget Rebben?- ripeto con voce più dolce e aggiungendo un piccolo sorriso rassicurante.
Inchinatevi al cospetto della miglior attrice della scuola.
E' lei, ne sono sicura. Non si scorda una ragazza così dalla foto dell'annuario.
Le sue amiche la guardano sbigottite.
Lancio loro un'occhiata che interpretano come che il miglior modo per restare intatte è scappare, per questo si congedano con l'amica e per poi allontanarsi rapidamente.
Cerco di nascondere il piccolo ghigno che mi compare sul volto, ma più sento il suo cuore bombardarmi le orecchie più mi riesce difficile.
 
La scuola si svuota e rimaniamo le sole al secondo piano.
Inarco un sopracciglio quando apre bocca per dire qualcosa.
-i-io non volevo che lo sapessero tutti! Q-quando avevo raccontato a Clarisse negli spogliatoi quello che avevo visto posso giurare che non ci fosse nessun altro a parte noi! La notizia si è sparsa velocemente, non ce ne siamo nemmeno rese conto... non pensavamo che succedesse una cosa così... qualcuno ha fatto il mio nome e quello di Clarisse, ma ti posso giurare che-
-veramente, questa Clarisse non so nemmeno chi sia. L'unico nome che mi è giunto è il tuo, Marget Rebben- la interrompo stringendo la presa della bretella della borsa verde scuro che porto su di una spalla.
Mi osserva confusa e un po' meno spaventata. -solo il mio nome?-
Annuisco arricciando le labbra. -esattamente-
Sospira e abbassa lo sguardo strisciando i piedi.
-mi dispiace, non volevo farti passare tutto questo... stavo solo passando il momento sbagliato nel posto sbagliato, non trovi? Certo, ero leggermente sconvolta ed è per questo che non sono riuscita a trattenermi con la mia migliore amica! Non doveva venire a saperlo l'intera scuola... mi dispiace ancora- senza interruzioni, sputa fuori tutto troppo velocemente mangiandosi anche qualche parola.
Un risolino amaro mi scappa dalle labbra mentre alzo gli occhi al cielo.
 
-ti dispiace? Ti credi divertente? Qui a nessuno dispiace per me, questo mi sembra che sia più che chiaro. Non mi servono le tue balle per sentirmi meglio, non sono fatta così. Solo che una delle cose che più mi irrita è che da te è partito tutto. Hai combinato un bel casino, pulce. Non mi importa se ti sei trovata nel momento e nel posto sbagliato, ma sappi che quell'immondizia che usi per parlare doveva... beh, semplicemente l'immondizia non parla!- sbotto lasciando cadere a terra la borsa (mi sono stufata della cartella) con un breve, ma chiassoso tonfo prima di tirarle uno schiaffo potente sulla guancia voltandola verso il pavimento.
Cade appoggiandosi sui palmi delle mani mentre mi abbasso al suo livello ammirandola lagnarsi e respirare affannosamente con il volto rivolto verso piastrelle e gli occhi enormi.
Sorrido.
-sei ridicola- la derido allungando una mano sul retro del suo collo.
Lo stringo gradualmente e la sento gemere a bocca aperta. -mi fai male!- esclama, come se questo possa fermarmi.
La faccio voltare verso il mio viso per dopo premerle violentemente la guancia a terra. Chiude gli occhi e urla dal dolore.
Molto probabilmente, quello zigomo domani sarà viola.
 
-smettila di frignare. Tu non sai che diavolo sto passando!- ringhio avvicinandomi al suo viso.
Apre gli occhi e il suo sguardo si posa perso nei miei occhi mentre alcune lacrime atterrano veloci sul pavimento.
Prende fiato e subito non capisco per cosa.
-aiutoooooooo! Qualcuno mi aiuti!- urla con tutta la voce che ha in corpo mentre sono costretta ad indietreggiare se non voglio che mi trapiantino l'udito in un futuro vicino.
-chi cazzo ti può sentire? Non c'è nessuno. Se ne sono andati tutti- le sbraito addosso stringendo la presa sul suo collo.
Il respiro affannato cessa e lei mi guarda con uno strano sorriso.
-come quella volta che ti sei scopata Bieber?- si permette pure un risolino.
La mia bocca si serra in una linea e i miei denti scricchiolano.
-io se fossi al tuo posto non fiaterei- le sussurro in un orecchio.
-davvero?- mi schernisce.
E poi è un attimo, non ne sono cosciente, mi agguanta i polsi slanciandosi su di me fino a farmi sbattere la schiena contro il freddo pavimento.
-chi è quella sofferente a terra adesso? O forse dovrei dire da due settimane?- mi sorride da sopra di me. Un sorriso bastardo.
Ha ragione.
Sono sempre io quella a terra.
Ma l'avevo detto che se l'avessi trovata non gliel'avrei fatta passare liscia.  
Ma ora, chi è quella che le sta ancora prendendo?
 
-la troia qui non sono io, puoi starne certa- la rimbecco alzando di scatto un ginocchio che colpisce netto la sua schiena e la fa urlare. Ne approfitto per fare leva sul mio busto e liberarmi i polsi.
Quando ci riesco, rotolo di lato invertendo la situazione.
Io sono sopra di lei e le tengo fermi i polsi.
-aiuto!- urla ancora invano. -non c'è nessuno in questa stramaledetta scuola?!-
Scoppio a ridere prima di tirarle un pugno sullo zigomo. Urla e piange.
Si merita solo questo.
-pensate che sono la perdente in questa storia, giusto?- le sputo addosso mentre le tiro un altro pugno sull'altro zigomo stavolta. -pensate che non riesca a salvarmi?- un altro pugno. -beh, voi non mi conoscete!- le arriva il quarto pugno mentre le lacrime mi annebbiano la vista. I suoi occhi e le sue guance sono rossi fuoco. -non sono io la perdente!- sbotto assieme al quinto pugno. -vi odio!- urlo stringendo entrambe le mani in due pugni per premerli contro il pavimento intorno alla sua testa.
I nostri visi sono ora vicinissimi.
Il suo respiro è flebile, gli occhi chiusi e bagnati, la faccia rovinata dai lividi, le labbra spaccate.
-non dovevi farmi questo- sillabo sul suo naso.
Non notando altre reazioni da parte sua, alzo di poco il busto tanto per darle il colpo finale, ma una mano mi blocca a mezz'aria.
Mi volto di scatto e riconosco il viso familiare della bidella del primo piano.
-non provarci- mi rimprovera.
Strattono con forza il pugno, liberandomi dalla sua presa.
 
***
 
-Jude Kylepas- pronuncia la preside durante il mio ingresso stavolta a testa alta. -è la seconda volta che rientri in questo ufficio con le mani viola e dopo aver spedito qualcuno in infermeria- sbotta chiudendo il fascicolo che stava controllando per mettersi a braccia conserte adagiata sulla poltrona rosso sangue.
Sangue.
Abbasso lo sguardo sulle mie nocche insanguinate.
Sangue.
-quella ragazza mi ha rovinato la vita- protesto guardandola negli occhi e accomodandomi su una della sedie davanti alla scrivania.
Sospira e rotea gli occhi al cielo. Mi crede pazza?
-Jude, non devi uccidere qualsiasi persona commetta un torto nei tuoi confronti. Bisogna saper perdonare ed inoltre-
-perdonare?- la interrompo ridendole in faccia. -errare è umano, perdonare è divino, non per niente l'unico veramente in grado di perdonare è lassù- indico il cielo con l'indice. -non diciamo sciocchezze, non sono Gesù- mi giustifico scocciata rendendomi conto di aver fatto una rima orecchiabile.
Sorrido soddisfatta di me stessa.
Dovrei forse sfogare la mia frustrazione nel poetare come i trovatori dell'undicesimo secolo piuttosto che picchiare?
 
Alza il mento e mi guarda con aria superba. -Jude, i tuoi errori ti costano troppo caro. La seconda sospensione comporta per forza di cose la bocciatura, lo sappiamo entrambe che-
-perché non ci prova anche lei? A perdonare, intendo, visto che vuole tanto che impari questa virtù- la interrompo la seconda volta. Ammutolisce.
Sospiro.
-senta non l'ho deciso io tutto questo, okay?- sbotto alzando le mani in aria e il tono della voce.
Scuote la testa.
-invece, avreste entrambi dovuto pensare alle conseguenze delle vostre azioni in modo da poter evita- la interrompo nuovamente.
-ma si sente? Mi sta incolpando del fatto che io mi sia innamorata!- abbaio scattando in avanti con il busto.
-non ho detto questo è solo che-
 
-no, mi stia a sentire lei. Finora non mi hai mai ascoltato e beh... credo che ora sia il momento giusto. Justin ed io eravamo innamorati, non l'avevamo programmato, l'amore non si sceglie, giusto? Era l'unica cosa bella che era riuscita ad entrare nella mia vita e lei me l'ha portato via. Poi una serie di spiacevoli eventi si sono susseguiti come anelli attorcigliati insieme per creare una collana e ora la mia vita è uno schifo. Pensava che dopo avermi detto chi era colei che aveva mandato la mia vita a prostitute sarei andata da lei a offrirle un the e qualche pasticcino? O abbracciarla e ripeterle 'grazie, aspettavo solo te'? Beh, si sbagliava di certo-
Lo sguardo della preside si indurisce.
 
*FLASHBACK*
 
-è per questo che il professore non ha nemmeno provato a negare e non ha nemmeno voluto sapere come era arrivata a noi la notizia- la preside prende a picchiettare ritmicamente le sue lunghe unghie rosse sulla scrivania.
-allora perché sono qui?- domando disinteressata cercando una spiegazione alla mia presenza per la seconda volta in questa stanza.
-oh, semplice. Volevo solo dirle che abbiamo deciso di trasferire il signor Bieber in un altro istituto, siccome non era giusto lasciargli perdere il lavoro per uno sbaglio simile. La testimone ha chiaramente spiegato a noi la situazione e noi oltre a ringraziarla, l'abbiamo consolata per lo scenario che aveva subito-
Unisco le sopracciglia. -la testimone?-
Si china per estrarre dal cassetto alla sua destra l'annuario di quest'anno. -il suo nome è Marget Rebben, quarta TL- indica la foto di una ragazza dal viso magro e ovale, capelli rossi arricciati sulle punte, due occhi chiari e delle labbra rosse. -stava sistemando il laboratorio di chimica su richiesta di Mrs. Hering ed uscendo da scuola è passata davanti ad uno sgabuzzino accaldato- ridacchia.
La fulmino con gli occhi.
-tanto divertente?- domando ironica.
L'unica parte divertente sarà quando staccherò le orecchie e le attaccherò con una spillatrice sulla fronte a questa Marget Rebben.
Oh si.
 
*FLASHBACK*
 
 
-Jude, faccio solo il mio lavoro, ricordalo. Non ho intenzione di sospenderti perché questo vorrebbe vuol dire farti ripetere l'anno e i tuoi professori mi hanno dato la possibilità di accedere ai tuoi voti scolastici costatando che sei una delle migliori della tua classe. Però, ho deciso che presterai aiuto in un ospedale qui a Gatwick. Prego- mi sorride.
-grazie?- ribatto alzandomi facendo spallucce.
-no, aspetta. Torno subito, devo andare a prendere il modulo che devi compilare. Bisogna farlo avere all'ospedale, siccome che ti aggiungeranno questa esperienza al curriculum sostituendola a quella che dovrebbe essere stata la tua seconda sospensione. Non muoverti, torno subito- si alza e si allontana dalla stanza senza aspettarsi realmente una mia risposta.
Sbuffo e picchietto un piede per terra indispettita.
Il mio sguardo cade sulla cartellina celeste chiusa alla mia entrata sulla scrivania.
Piego la testa di lato.
Allungo la testa oltre lo stipite della porta controllando se fosse in arrivo la preside.
Negativo.
Mi volto verso la cartellina e allungo una mano.
Solo fogli inutili, penso.
Sono moduli, circolari vecchie, iscrizioni di nuovi alunni per il secondo quadrimestre.
Faccio spallucce annoiata decidendo di chiudere la cartellina e rimetterla a posto quando un post it giallo scivola dal fascicolo.
-merda- impreco chinandomi per raccoglierlo.
Sono scritte a mano.
L'unico nome che attira la mia attenzione è Mr. Bieber.
Spalanco gli occhi e leggo il resto del biglietto.
 
 
Trasferimento Mr. Bieber (istituto):
 
GREGORY JENKINS COD.
(Saint. Gavilion Street, 101st
Gatwick)
Num. 0894628463
Confermato.

 
Confermato anche il ritorno del battito regolare del mio cuore.
 

 

Justin's Pov
 
 
Passo lentamente la lingua lungo il suo fianco scendendo fino alla sua intimità scoperta.
La mia bocca si occupa del suo interno coscia, dove lascio una scia di umidi baci facendo sentire ancora una volta la presenza della mia lingua affamata sulla sua pelle calda e liscia.
Geme quando soffio sopra il suo pube scendendo sempre più a fondo con lo sguardo.
-ti prego, Justin, smettila. Questo mi sta uccidendo- si lamenta imprigionando le lenzuola tra le sue mani. Sorrido bastardo.
-ho appena iniziato- sogghigno. Le lascio un bacio sull'altro interno coscia e urla esasperata.
-stronzo! Non ti sopporto quando fai così. Scopami e basta, dannazione!- sbraita agitandosi. La guardo un po' allibito e spaventato dal suo improvviso attacco d'ira così di punto in bianco e decido di accontentarla passandole il preservativo in modo che possa aprirlo.
Le piace aprire preservativi, già.
Meno lavoro per me, mica mi lamento.
Imprigiona il mio membro con la precauzione e non molla la presa sul mio organo. Capisco che vuole farsi spazio da sola, così la blocco e le scosto la mano in modo da accedere volontariamente in lei.
Le spinte non iniziano lente, ormai siamo abituati, non avrebbe nemmeno senso.
Non ho bisogno di essere dolce con Cece, lei è la classica amica che ti ritrovi nella compagnia e che pur di scopare con uno come me lo fa a comando.
Non mi sono mai lamentato infatti.
Non è come Jude che-
 
Scuoto la testa.
 
Anche mentre il mio cazzo é dentro la vagina di una come Cece penso a Jude?
SMETTILA DI NOMINARLA, mi ordina la mia coscienza, ALMENO IN QUESTA SCOPATA.
Cerco allora di concentrarmi sui gemiti di Cece, ma l'unica cosa che mi riempie la mente è il sorriso di Jude quando era con me.
Sorride ancora così?
Com'è ora la sua vita senza di me?
La rabbia di questi pensieri scatena una spinta potente che fa urlare Cece, non so se per il dolore e per l'orgasmo appena raggiunto.
-sei venuta?- le chiedo rallentando.
Scuote la testa. -non ancora- soffia inarcando la schiena e gemendo quando riprendo il ritmo precedente.
Un'altra spinta forte.
Jude se la sta cavando egregiamente, ne sono sicuro.
Avrà Kyle, avrà un sacco di ragazzi.
E poi lei è bellissima perché non dovrebbe averne?
 
Stringo la dentatura e le lenzuola in due pugni.
Non è possibile che abbia raccontato a tutti quello che abbiamo fatto, credevo che volesse tenerlo solo per lei, mi sembrava di poter fidarmi.
Ma cosa ho ottenuto in cambio?
 
Cece urla il mio nome segno che è giunta all'apice risvegliandomi dai miei pensieri.
Ma io non sono ancora arrivato.
Come ogni fottuta volta.
Esco brutalmente da lei sbuffando e lasciandomi sprofondare nel materasso accanto a lei.
Copro gli occhi con l'avambraccio e respiro profondamente.
Sento le sue mani che mi circondano il petto e si stringe a me.
Sospiro scocciato e allontano le sue braccia dal mio busto. Mi alzo e comincio a rivestirmi sotto il suo sguardo deluso e capriccioso.
-che ti è preso?- mi domanda mettendosi seduta e coprendosi il petto con il lenzuolo.
Mentre raccolgo il mio telefono e mi infilo le scarpe le rispondo. -mi sono appena ricordato che ho un sacco di compiti da correggere. Mi dispiace- le lancio un'occhiata e la vedo annuire a testa bassa.
Dopo essermi sistemato, mi allungo sul letto lasciandole un veloce bacio sulla guancia ed esco dall'abitazione.
Fuori è ancora più buio di quando sono arrivato.
Controllo l'orario sul display del telefono.
 
11.06 p.m.
 
Alzo lo sguardo verso il cielo. Nemmeno una stella.
Raggiungo la macchina e dopo esser salito ed aver avviato il motore non posso far altro che pensare a quello che mi sta costantemente succedendo da due settimane circa.
Non riesco più a provare piacere, non come riuscivo prima.
Non riesco a sorridere, mi sento rotto, vecchio, usato.
Mi sento incompleto e solo io so dove è finita la mia parte mancante.
 
 
***
 
 
L'ennesimo giorno di scuola è terminato.
Esco a passo svelto dal Gregory Jenkins Cod. mentre alcune mie alunne mi salutano frivolmente.
Ricambio con un abbozzo di sorriso ed una alzata di mano.
Sospiro e rallento il passo perdendomi con lo sguardo sulle mattonelle del cortile.
Passo sotto le scale di marmo e faccio per svoltare verso il parcheggio, ma due mani mi bloccano il cammino trascinandomi prepotentemente verso di loro e dietro l'alta scalinata.
Faccio per rovinare il naso di quell'essere che si diverte tanto a prendermi come una bambolina e tamburellarmi dove vuole con poca grazia, ma quando il mio petto si scontra con il suo morbido seno e i miei occhi riconoscono i suoi di un verde diverso da quello che ricordavo non posso non sentire quella sensazione familiare che mi ripete che è effettivamente l'unica cosa a che riesce a farmi sentire bene in quel dannato posto vuoto di lei.




 

Can you wait for a minute?
Girl, just a minute.



DIO, QUANTO LA SI PUO' AMARE STA CANZONEEEE.
MA TYGA QUANDO RUGGISCE?
(c'ho provato pure io, ma diciamo che è meglio ascoltarsi l'originale lollino)

HO PUBBLICATO IN UN TEMPO RECORD, UAO, ONLY FOR U.
VOLEVO FARE IL COUNTDOWN COME BIBIERO,
MA MAGARI GIUSTO, NEL MIO CASO.
HAHHAHAHAHHAHAAHAHAHA, LUI PUO'.

#recovery NON E' PERFETTA?
A ME DISPIACE CHE MOLTE BELIEBERS LO CRITICHINO PERCHE'
DICONO CHE E' CAMBIATO E BLA BLA BLA STRONZATE VARIE.
A ME PIACE IL SUO NUOVO STILE, IL NUOVO SOUND E
QUELLE ROIE POSSONO STARSENE ANCHE A CASA QUANDO
VENDERANNO I PROSSIMI BIGLIETTI.

UOUOUOUOUOUO, AVETE SENTITO IL DANCERINO DEL BIBIERO?
HA SCRITTO SU TWITTER CHE TORNERA' IN ITALIAAAAAAAAAAAA.
OMFG.


ORDUNQUE, HO FATTO IL FATTO.
(torniamo alla storia, anche se vorrei mettermi a fare con voi gossip, girls)
SE RIVEDONO, CONTENTE?
QUALCUNA ME SA CHE S'ERA SQUARCIATA L'AORTA
A LEGGERE IL CAPITOLO PRECEDENTE.
#concentratodidepressione.

VE SE AMA E BASTA.
CEH, 187 RECENSIONI?
142 PREFERITI?
28 RICORDATI?
151 SEGUITI?

SOFFOCO.
NO, SUL SERIO, FACCIO CRY ME A RIVER DI
GIUSTINO TIMBERLACCA SUL BALCONE.
(?)
FORSE, VOLEVO DIRE SUL BANCONE.
(?)

FORSE E' MEGLIO CHE VADA, INVECE.
C'E' COLORADO E NON POSSO PERDERMI
LA STRAGNOCCA DELLA LORELLA AHDGFUVGBQGBV
PINTUS ME FA MORI' :')

Se volete gossippare, vi do il mio profilo di faccialibro (mandatemi l'amiciziaa)
e di twitterino (FOLLOW ME!).
la prossima volta metto anche ask, pecche adesso non me lo carica çç
mi piace conoscere gente nuova,
soprattutto bella gente come voi. c:

BELLA ZIE, besosssssss.



change the world <3

 

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Capitolo 20
*** Cap. 20 ***



Faccio per rovinare il naso di quell'essere che si diverte tanto a prendermi come una bambolina e tamburellarmi dove vuole con poca grazia, ma quando il mio petto si scontra con il suo morbido seno e i miei occhi riconoscono i suoi di un verde diverso da quello che ricordavo non posso non sentire quella sensazione familiare che mi ripete che è effettivamente l'unica cosa che riesce a farmi sentire bene in quel dannato posto vuoto di lei.
Dopo un battito di ciglia da parte di entrambi, provo a fare mente locale, ma invano. Tempo qualche istante e avvolge le sue piccole braccia attorno al mio collo in una presa letale, alzandosi sulle punte per via della sua statura più bassa della mia.
Non riesco a respirare, mi sembra incredibile. Dovrei avercela con lei per quello che mi ha fatto, ma il mio corpo non segue il mio cervello e le mie braccia stringono la sua vita così forte quasi non volessero che si allontanasse di nuovo.
O forse è quello che realmente vogliono.
Il mio demone interiore sta muovendo accuse e minacce sui miei movimenti inappropriati nei suoi confronti. Dovrei respingerla per tutto il male che mi ha fatto passare, tutte le scelte che sono stato costretto a prendere per il 'meglio' di entrambi, tutto ciò che non doveva succedere, tutto ciò che mi ha fatto diventare.
Eppure affondo il viso tra i suoi capelli respirandone a pieno il loro aroma alla mandorla.
Mi è mancata.
Come se abbia sentito il mio pensiero, mi stringe più forte rischiando di frantumarmi qualche costola. La sua guancia calda mi scalda l'area del mio petto a cui è appoggiata.
Il suo diaframma si muove ampiamente, sta prendendo grandi respiri. Forse sta inalando il mio profumo esattamente come sto facendo io con lei.
Nessuno dei due ha intenzione di staccarsi, nessuno dei due è così coraggioso.
Sospira e il suo respiro si scontra con il mio giubbino di pelle nera, facendomi provare qualche brivido lungo la colonna vertebrale.
-Justin?- soffia contro il mio petto. Mi irrigidisco.
La sua voce. Non me la ricordavo quasi più.
È più fievole del solito, non mi sembrava così.
Sembra quasi malata.
-si?-mi inumidisco le labbra alzando lo sguardo.
Una lunga pausa di silenzio.
-mi sei mancato- sussurra con voce incrinata.
La sento tirare su col naso.
Mi si stringe il cuore.
Mi allontano preoccupato tenendola per le spalle.
-Jude? Perché piangi?- le domando con le sopracciglia aggrottate.
Scuote la testa grattandosi il naso con un dito e stringendo gli occhi, mossa che le fa scendere ulteriori lacrime. Se il suo obbiettivo è smetterla di farle scorrere, ha sbagliato di grosso.
-Jude... io...- alza lo sguardo verso di me mentre le passo il pollice sugli zigomi, asciugandole le guance umide. Mi accorgo di un particolare.
Aggrotto le sopracciglia. -non porti più gli occhiali?- le domando stranito.
Certo, anche quella volta della discoteca non li portava, ma stavolta è diversa. Sembra essere il triplo di più bella di quello che mi ricordavo.
Storce la bocca. -porto le lenti, solo che piangendo mi stanno scivolando. Non sono ancora abituata, anzi a dir la verità per nulla. Le odio, ma odio ancora di più i miei occhiali quindi. Credevo di sistemarle strizzando gli occhi, ma penso di aver peggiorato la situazione- avvicina la mano all'occhio destro. Sorrido mostrando alcuni denti.
È così buffa, questo non è cambiato e la cosa non mi dispiace affatto.
Blocca i movimenti lanciandomi uno sguardo. -hai altro da dirmi? Non so, un "anche a me sei mancata, Jude. Adesso sono molto più felice dato che non ti ho visto per molto tempo!"- sbotta alzando le braccia e facendo la solita vocina.
Ridacchio scuotendo la testa. -non sei cambiata nel frattempo- ammetto infilando le mani in tasca.
Sbuffa. -seconda volta che non lo dici. Ti decidi a dirmi che ti sono mancata o dobbiamo andare avanti ancora con discorsi inutili? Vuoi che parliamo del tempo? Non sei esattamente la persona con cui vorrei parlare del tempo, però-
Mi raschio la gola e mi volto verso il parcheggio. Sono rimaste solo alcune macchine tra cui la mia.
Alzo lo sguardo verso il cielo. Il sole di mezzogiorno passato illumina il mio profilo.
Oggi è davvero una bella giornata. In tutti i sensi.
-anch'io vorrei parlare- Da un po' non parlo seriamente con qualcuno. Mia madre lavora e pure io, non ho molto tempo per tornare in Canada, al mio paese d'origine. Con Ryan seppure ci convivo non trovo mai un momento serio per parlarne e non mi ha nemmeno più chiesto di Jude da quel loro primo incontro. Cece è esattamente l'ultima persona da cui andrei se avessi un problema. Altre persone a cui guastare tempo per parlare dei miei casini non ne vedo in giro. -hai del tempo?- le chiedo retorico come se il fatto che sia venuta fin qui non ne fosse già una dimostrazione.
La squadro velocemente.
La trovo dimagrita e con del trucco, cosa che prima usava portare raramente.
Capisco che si è fatta carina per me.
Schiocca la lingua al palato. -ho capito che non sentirò dire dalla tua bocca quello che voglio sentire, no? Quindi, si, ho del tempo adesso- scrolla le spalle e si guarda intorno.
Annuisco. -ti piace questa scuola?- le domando anche se veramente non mi interessa.
Fa una smorfia. -l'avessi vista, almeno. Siamo nel parcheggio sul retro come diamine faccio a giudicare? Comunque, sembra okay- porta le braccia al petto mentre si appoggia col peso su di una gamba inarcando un sopracciglio e mi lancia uno sguardo che sbotta 'mi hai davvero chiesto come trovo la scuola?'.
Sospiro e le dico di seguirmi.
Inizio a camminare verso la mia auto senza nemmeno controllare se mi sta seguendo. I passi che riecheggiano alle mie spalle mi portano ad immaginare che lo stia facendo.
Continuo imperterrito finché non sento che accelera e subito dopo la sua mano intreccia la mia.
Al contatto, rallento il passo e mi volto verso di lei che mi rivolge uno sguardo compassionevole, poi lo abbasso verso il nostro intreccio di dita e infine lo rialzo di nuovo verso il suo volto. Lascio scivolare gli angoli della mia bocca in un piccolo sorriso e mi rivolto tornando al passo di prima.
Le nostre mani intrecciate.
Da quanto non succedeva?
 
 
***
 
 
-la gente può dire quel cazzo che vuole, ma io ho sempre fottutamente amato le schifezze del Mac- bofonchia al panino prima di addentarlo voracemente.
La guardo stordito.
Perché le ragazze mangiano peggio dei maschi? È normale questa cosa o ho solo davanti il caso d'eccezione?
Beh, Jude è in qualsiasi contesto l'eccezione.
-okay...- mormoro masticacchiando una patatina e abbassando lo sguardo imbarazzato per lei.
È sempre buffa e carina.
Dobbiamo ancora affrontare l'argomento, ho sempre odiato le litigate a tavola e siccome so che la discussione sarà abbastanza movimentata preferisco affrontarla quando abbiamo entrambi la bocca vuota.
La osservo mangiare o forse dovrei dire sbranare il panino come un vampiro sbrana le sue vittime, come un leone sbrana la sua preda, come un cane sbrana un orsetto di peluche.
Direi decisamente che tra tutti questi soggetti, Jude è comunque quello meno aggraziato.
Sorrido. Mi fa ridere.
Si accorge che la sto guardando da un bel lasso di tempo e si ferma. Alza il capo dal panino e mi guarda con gli occhi ben aperti e la bocca straripa.
Ridacchio alla sua visione.
-fhe f'è?- cerca di parlare con la bocca piena. Scoppio a ridere.
-nulla. Sono solo catturato dalla Jude che non vuole bene ai panini- allungo il collo verso il bicchiere e prendo tra le labbra la cannuccia succhiando la bibita.
Piega la testa di lato e mastica. -scusa se ho fame!- alza le braccia in aria. -scusa se non mangio da Dio solo sa quanto!- batte i pugni sul tavolo. -scusa se ho perso più di cinque kili da quando te ne sei andato e adesso voglio riprendermeli tutti, perché quei kili sono fottutamente miei!- sbaglio o questo non ha molto senso detto da una ragazza? Molla il panino nel vassoio. -scusa se non sono mai stata come volevi!- questa volta si alza dal tavolo alterata.
Spalanco gli occhi mentre cerco di ignorare tutte le colpe che mi ha dato. Mi alzo di scatto e le afferro il polso. È il suo periodo, EVIDENTEMENTE. O almeno spero.
-Jude! Che diavolo ti è preso? Per favore, siediti e mangia quel cazzo di panino che non ti ho criticato, non ho insinuato nulla su come tu sia dimagrita anche se avevo già notato il tuo fisico più asciutto e non ho mai detto cose simili riguardo al tuo essere. Ti trovavo buffa mentre mangiavi, una delle cose che mi piace di te e sì, Cristissimo, mi sei mancata come non mi è mai mancato un essere umano!- le sbraito addosso. La sua faccia è un misto di emozioni che non riesco a decifrare.
Quando finisco il mio discorso ho il fiatone, il mio sterno si alza e si abbassa ritmicamente.
Le mie orecchie percepiscono troppo silenzio così do un'occhiata intorno. Le persone sedute ai tavoli accanto ci stanno fissando.
Perfetto. Bella figura.
Torno con lo sguardo su Jude e deglutisco sospirando e sedendomi.
Mi accorgo solo ora che ha ancora la bocca piena così si siede anche lei e manda giù il boccone rumorosamente.
Si pulisce con il tovagliolo di carta e ne rimango sorpreso.
Si raschia la gola mentre mi passo una mano tra i capelli frustrato e mi volto per guardare fuori.
Il nostro tavolo è accanto ad una vetrata che da sulla strada e il suo conseguente via vai di veicoli così il mio sguardo si perde tra gli inseguimenti degli automezzi.
-scusa-
Mi pare di aver sentito un sussurro. Mi volto verso di lei.
Ha il capo chino e si gratta il collo a disagio. Inarco un sopracciglio.
-cosa?- domando fingendo di non aver sentito.
Alza gli occhi verso di me e mi fulmina. Sorrido. -non ho capito- ripeto. Voglio farglielo urlare (da non fraintendere).
-fanculo- sbotta guardando lei stavolta fuori dal vetro.
Scuoto la testa. -quella non è la parolina magica- deduco con un pizzico di divertimento nella voce.
Muove la testa ad onda e si dondola sulle braccia evitando il mio sguardo.
Sorrido. È una bambina a volte, la mia bambina.
-S C U S A A A A A A A- urla con tutto il fiato che ha in corpo attirando nuovamente l'attenzione di tutti i presenti. Mi scappa una risatina a vedere la sua faccia imbronciata mentre continua a ripetermi 'ti odio' duecento volte al secondo.
Riprendo a mangiare serenamente le patatine cercando di ignorarla, ma non ci riesco. E poi mie viene da ridere.
Non la smette.
-mangia il panino, Jude o lo porto a casa al cane- la ammonisco mostrandole uno sguardo da padre severo.
Sbianca e con foga si getta sul pezzo di pane e carne finendolo.
Rido di gusto e per poco non mi soffoco mentre sorseggio la coca dalla cannuccia.
-il tuo cane mangerà crocchette oggi, badabum tss. Jude 1, Canechenonsoilnome di Justin 0- mi deride lanciandomi uno sguardo vittorioso e indicandomi il vassoio vuoto.
Le rivolgo lo stesso sorriso. -sopravvalutavo la tua memoria, Jude- sentenzio. Mi guarda stranita. -quando mai hai visto un cane scorrazzare per il mio appartamento l'ultima volta che ci sei stata?- appoggio un gomito suo tavolo soddisfatto. La sua faccia subito cambia e la sua bocca forma una perfetta O.
-abominevole astuto stronzo ricattatore di sta ceppa! Mi fidavo di te, ti ho anche confidato gli episodi più imbarazzanti della mia vita! Lo sapevo che non dovevo dirti di quella volta che quando ho finito il sacchetto di mandorle alla sagra sono scoppiata in un pianto isterico perché il sacchetto aveva una fine. E poi non mi avevi nemmeno giudicato e questo mi ha spinto a fidarmi ancora di più!- sbotta indicandomi e fissandomi indignata ricominciando a ripetermi stavolta quattrocento volte al secondo 'ti odio'.
In quel momento per tutto il locale echeggiano solo le mie risate.
 
 
Terminato il nostro pranzo, paghiamo il conto ed usciamo, optando per raggiungere a piedi un vasto spazio di solo asfalto costituito da rampe e attrezzature stile parco giochi.
Alzo gli occhi verso l'apice della rampa, da dove solitamente si lanciano i ragazzi con lo skate.
In questo momento siamo le uniche anime vive in questo posto.
Mi volto verso Jude che mi lancia un sorriso complice. Sorrido divertito e ci arrampichiamo fino in cima per poi accomodarci sullo spesso bordo rettangolare di cemento.
Le nostre gambe penzolano insieme, mentre ci stringiamo nei cappotti per scaldarci. Siamo più o meno a 4-5 metri di altezza, non di più.
Jude raggomitola le gambe al petto mentre io infilo le mani nelle tasche calde del cappotto e attorciglio i piedi lasciandoli ciondolare liberi.
-fa freddo- sbotto scuotendo le spalle e abbassando la testa. Annuisce.
-abbastanza-
Il sole che prima avvolgeva ogni cosa è da qualche ora scomparso, così adesso il cielo è solo un ammasso di nuvoloni grigio chiari.
Nessuno dei due riesce a parlare, come se il freddo ci avesse ibernati.
Sono o non sono l'uomo della situazione?
Comincio a parlare dopo un gran sospiro. -quando la preside mi ha consigliato questa scuola ho accettato subito. Sono più vicino al mio appartamento e più lontano da te. Ho pensato subito che fosse il primo passo migliore da fare- deglutisco e il suo sguardo si sposta su di me rispetto a prima che guardava il vuoto sotto di noi.
-poi ho chiesto alla preside di mantenere segreto il luogo del mio trasferimento, ma non il trasferimento in sé. Così me ne sono andato senza lasciare traccia, non ho salutato nessuno e nessuno si è preoccupato di salutarmi- fa per proferire parola, ma la blocco estraendo una mano. -aspetta, fammi finire- la ammonisco. Annuisce e abbassa nuovamente il capo appoggiando il mento nel mezzo delle ginocchia. -non volevo vederti mai più, mi ero ripromesso di non cercarti, non volevo farti soffrire e non volevo soffrire nemmeno io. Non so come tu abbia trovato il coraggio di andare a spifferare tutto alla preside e non so nemmeno il motivo per cui l'hai fatto, perché in quel momento non l'ho voluto sapere. Ho preferito andarmene e semplicemente lasciare che il passato venisse incatenato in quella scuola e rimasse lì per sempre, senza rincorrermi- mi volto verso il suo viso senza accorgermi che mi stava già guardando da un bel pezzo.
-okay, questo è divertente- sbuffa divertita guardando in giro.
La guardo confuso.
-divertente?- le domando retorico. Ridacchia.
-e così tu avresti pensato che fossi stata io l'artefice di tutto questo casino, che l'avessi spiattellato io in giro? Bene. Questa era la fiducia che ponevi in me, davvero, grazie. Mi sento appagata!- sbotta sciogliendo le gambe dal petto e mettendosi a gambe incrociate. Sbatte le mani sulle cosce dal nervoso.
Io sono solo più confuso di prima.
Non era stata lei?
Cioè, io l'ho odiata per tutto questo tempo per una cosa che non aveva nemmeno fatto?
Se è uno scherzo, ditelo subito, non fa ridere.
-cosa cosa cosa? Tu... tu non centri nulla?- alzo il tono della voce.
Si gratta il collo e abbassa lo sguardo sulle sue converse.
-si chiama Marget Rebben- sbuffa strappando un filo d'erba intrappolato tra una fessura del cemento.
La guardo senza capire.
-è lei che ci ha visti. Non voleva che lo sapessero tutti, me l'ha detto, solo la sua amica l'ha raccontato un po' in giro. Solo l'intera scuola l'ha saputo- ironizza amaramente scrollando le spalle con una smorfia in volto.
La lascio continuare. Deve ancora alzare lo sguardo verso di me, però e non capisco perché.
Sembra voglia continuare, ma non ci riesce.
-la conosci? Ci hai parlato?- cerco di scoprire qualcosa in più.
-no, non la conosco. Però, ci ho... ci ho parlato-
Avrei tante domande da farle a questo punto, avrei anche molte cose da dirle, come ad esempio scusarmi, ma dalle sue risposte evasive intuisco che lei non voglia affrontare l'argomento.
Cosa diavolo è successo durante la mia assenza?
-parli tu o parlo io?- scherzo, ma non sorride. È piuttosto cupa e non mi guarda negli occhi.
-Jude, smettila di stare zitta. Mi dici qualcosa o no? Posso sapere che è successo?- sbotto dopo i suoi infiniti silenzi.
Finalmente alza lo sguardo. Mi accorgo così dei suoi occhi lucidi.
-che vuoi sapere, eh?!- sbotta aprendo le braccia. -di come l'ho picchiata a sangue?! Di come ho passato le due peggiori settimane della mia vita?! Di come sia cambiata da quando tu non ci sei più?! Di come io sia praticamente morta per gli altri?! Di come vengo trattata, di come parlano di me sia alle spalle sia quando passo, di come per me sia ingestibile tutto questo, di come pianga ogni sera, di come mi sia ridotta a non avere più nessuno?!  Vederti mi rendeva felice, sono venuta qui per tornare ad essere felice, non per autocommiserarmi con te. Oggi non voglio piangere, Justin. Non farmi piangere!- sussurra tra i singhiozzi mentre alcune lacrime le rigano la guancia.
Le mie interiora si attorcigliano come auricolari infilati male nella tasca. Il mio cuore sussulta ad ogni suo singhiozzo, ad ogni suo conato di vomito.
La ragazza che mi piace mi sta piangendo l'anima davanti ed io e i miei arti siamo completamente paralizzati a fissare questo macabro spettacolo.
Mi sprono mentalmente e la prima cosa che mi salta per la testa è avvolgere le mie braccia attorno a lei.
La stringo forte come mai l'ho stretta, più forte di quando questa mattina l'ho rivista dopo tanto, come se volessi che mi trasmettesse tutto il dolore che ha passato, che me lo merito. Le do quell'abbraccio che le ho fatto mancare per troppo tempo.
Non riesco nemmeno a sussurrarle un debole 'scusa'.
-tu non c'eri! Quando avevo più bisogno di te, non c'eri!- mi urla contro senza far cessare il mare dai suoi occhi. -mi hai lasciata sola in quella merda, mi hai lasciato cadere!- con una gomitata mi allontana e comincia a tirarmi pugni sul petto.  -hai preferito ignorare tutto e ricominciare, ma io non ho avuto la tua stessa possibilità. Ti odio!- sbotta ancora tirando quello forse più forte di tutti. Non mi interessa se può causarmi qualche botta giallognola, la botta più forte l'ho già presa quando ha finito il discorso precedente.
Mi odio anch'io per questo come biasimarla.
-ti odio perché mi hai anche ritenuto responsabile di tutto!- singhiozzi, urla e pugni. Sì, decisamente non è la Jude che ricordavo. -ti odio perché non mi hai più chiamata, sei sparito, perché non avevo più nessuno con cui nascondermi, con cui parlare, qualcuno che mi facesse sentire viva! Ma soprattutto ti odio perché penso di essermi innamorata di te!-
Due gocce salate calano anche dai miei occhi, ma le cancello all'istante quando Jude crolla sconfitta sul mio petto e le mie braccia la avvolgono come un maglione.
Dopo un interminabile silenzio in cui sono passato dal sentire le urla e i singhiozzi della ragazza tra le mie braccia all'udire solo il niente intorno a noi e il suo respiro regolarizzato, parlo senza smettere di baciarle i capelli e strofinare le mani sulle sue braccia.
-mi sento un mostro- sospiro a voce bassa come un segreto. -ti capisco per il fatto che mi odi, mi odierei anch'io, anzi già lo sto facendo. Non posso credere che hai passato tutto questo, piccola, sei più forte di quanto pensassi- sorrido sui suoi capelli.
-non sono forte- borbotta nascondendo il viso dentro il mio giubbino appena aperto dalle sue mani. Scuoto la testa e la abbasso per osservare i suoi movimenti.
-invece, sei una guerriera. Però, con la violenza non si vince nulla, dimostragli che hai la testa per cavartela a parole. Non usare la forza che è una cosa che tutti possono usare, hai la testa che funziona, sei furba, vedilo come un vantaggio. Una cattiva parola può valere molto più di uno schiaffo, ma con questo non ti sto invitando a imbottirli di insulti. Solo pensa prima di parlare e muovere le mani, chiaro?- le prendo la testa tra le mani sfilandola dal mio petto e le accarezzo dolcemente le guance ancora umide.
-Justin...- mi sussurra.
-dimmi, Jude- annuisco.
Si morde il labbro inferiore. Il mio sguardo si posa sul suo labbro intrappolato dai denti e mi domando se le cose fossero andate diversamente e quindi ora quelle labbra sarebbero sulle mie.
Scrolla le spalle dicendomi che non è importante.
Il pensiero di lei con altri ragazzi mi infastidisce, soprattutto con Kyle.
Non mi è mai piaciuto.
-vuoi parlarne ancora?- le domando.
Penso che sia giunta l'ora che qualcuno l'ascolti davvero e sì, sto irrimediabilmente cercando di sistemare la mia situazione nei suoi confronti.
-mi ascolteresti anche se parlassi per delle ore?- mi domanda con un sopracciglio piegato.
Le sorrido rassicurante e le sposto una ciocca di capelli dal viso.
-ti ascolto maggiormente quelle volte che quelle che parli di stronzate per dieci buoni minuti- ridiamo.
Fa spallucce. -le stronzate sono nel mio DNA- si giustifica guardando il cielo.
Annuisco. -ci siamo già arrivati, Jude. Tranquilla- la consolo falsamente serio.
-dannazione, la vuoi sentire sta storia o no?- sbotta cambiando già idea.
Alzo le mani in segno di resa. -perdono. Vai-
Prende a parlare di quello che le è successo in queste due settimane che non ci siamo visti.
Alcuni tratti ci rimango davvero male, mi racconta per filo e per segno tutto il dolore che ha provato, mi sento solo più in colpa, ma si lamenta soprattutto della società.
Mi racconta tutto, anche quello che non vorrei venire a sapere, sinceramente.
Capisco quanto sia stato difficile per lei e mi sento ogni minuto più in colpa. Ogni parola detta con tristezza è una pugnata al cuore, ma resto ad ascoltarla per far si che si levi quel macigno dalla pancia.
Non so precisamente dire quanto tempo è passato da quando ha cominciato a fiatare, ma penso stia per calare la sera controllando il cielo sopra le nostre teste.
Ogni tanto le racconto anch'io qualcosa di qua, ma non ho molta scelta siccome mi interrompe quasi subito ricordandosi un altra cosa che le è successa. Tutto questo non mi dispiace, sono stato assente per troppo tempo e ora è arrivato il momento di rimediare.
Ho capito che lei a me tiene parecchio e la cosa è reciproca.
Appena calma il suo fiume di parole e discorsi regna il silenzio.
E così era lei a tenere in piedi la conversazione?
-Justin...- sospira. Le rivolgo lo sguardo.
I suoi occhi si fanno poco più grandi e più umidi.
-sparirai ancora?- bisbiglia quasi avesse paura a dirlo troppo ad alta voce.
Il mio viso interrogativo subito si addolcisce a quelle parole da cucciolo smarrito.
E io che credevo che se la cavasse meglio senza me tra i piedi.
Le circondo la spalla con un braccio avvicinando il suo corpo al mio.
-serviranno più di alcuni pugnetti da femminuccia e una storia strappa lacrime per farmi scappare, piccola- le bacio la fronte e la scorgo sorridere ad occhi chiusi.
-fanculo, sono andata avanti a Wrecking Ball e Warrior. OGNI GIORNO- sbotta allontanandomi, ma la ritiro al mio fianco divertito.
-me l'hai già detto, piccola-
Sbuffa.
-aspetta un momento, ma la mia scuola finisce prima della tua. Come hai fatto ad uscire un ora prima? Serve il permesso firmato- rifletto.
Mi guarda malamente con un sorriso sghembo. -forse mi sarò concessa un piccolo giorno di vacanza- cinguetta.
-ah però!- esclamo sorpreso. -qualcuno qui è diventato una bad girl, mi sembra- sorride.
-naaaah, dormo ancora con Harry Styles- si porta una mano sulla bocca ridacchiando come una psicopatica.
Aggrotto la fronte stupito. -se hai chiamato così il tuo orsetto di peluche solo per dire in giro che dormi con Harry Styles, non è un'ottima pensata, sappilo. Ormai lo fanno tutti- le ricordo facendola cessare di ridacchiare e facendola fare una smorfia da cattiva.
-questo non è fottutamente giusto, l'ho inventata io questa cosa. Ormai i giovani crackano tutto! E comunque, non è un orsetto. È un tenerissimo panda- grugnisce infastidita alzando le braccia.
Annuisco divertito.
-che fai questo sabato?- le chiedo accompagnando un occhiolino.
Inarca un sopracciglio incrociando le braccia al petto. -Bieber che mi domanda di uscire?-
Annuisco. -sì, sai stavo pensando ad un giretto in crociera o qualche scampagnata per i boschi- dico con sarcasmo. Scuote la testa.
-se ti comporti così, non lo considero un appuntamento- mi minaccia.
Sorrido falsamente intimorito.
-sembra grave. Allora devo optare per un semplice giro sul Tamigi?-
Storce la bocca. -preferivo la scampagnata-
-okay, okay, andiamo in Scozia per i boschi-
-no, ci sta lo yeti nei boschi bui e freddi e non è una persona, lo sanno tutti. Quello ti stende solo con l'alito-
-ma perché diamine ci siamo messi a parlare dello yeti?- domando confuso.
-ehi ehi, piano! Cos'hai contro lo yeti, uh? Io alla mattina sembro uno yeti, qualche problema?- mi sfida muovendo la testa in un modo strano.
Santa Madonna, ma come ci riesce? Mi mancava della anormalità nella mia vita, in effetti.
Scuoto la testa ridendo. -non mi hai dato la stessa impressione ultima volta- ammicco lanciandole un altro occhiolino.
-okay, hai ragione. Arrapo troppo alla mattina. Secondo te, quanto vivono le persone senza cervello?- mi domanda incuriosita portandosi teatralmente una mano sotto il mento.
-suvvia, illuminami- so che è una battuta squallida quanto gli shatush che sembrano goleador alla coca cola, ma gliela lascio finire. Si chiama pietà.
-non saprei... tu quanti anni hai?- ridacchia soddisfatta.
Metto su un finto broncio. -fammi capire. Manco quanti anni ho sai?- sbotto alterato.
Strabuzza gli occhi. -Justin, è solo una cazzo di battuta-
Scoppio a ridere mentre lei mi guarda ancora confusa.
-lo sapevo, piccola. A differenza tua, che non capisci il mio humor-
Scuote la testa contrariata. -lo capisco fidati. Solo che è pienamente pessimo-
-ah, già. Il mio- sogghigno.
-sei senza speranze- annuisco.
-quindi non esci con me?-
Si gratta un ginocchio. -non ho detto questo-
-hai appena detto che sono senza speranze- rettifico.
-mi riferivo all'umorismo per conigli-
-quindi esci con me?- chiedo speranzoso.
Mi fissa bene negli occhi. -se sei il tipo che corre puoi ritenerti già fuori. Non voglio andare a letto con te già al primo appuntamento- chiarisce seriamente alzando i palmo delle mani.
Scoppiamo entrambi a ridere.
-a volte però mi stupisci. Sei davvero divertente- la consolo.
Improvvisa un balletto sempre se si può chiamare così.
-vuoi sentirne un ultima?- domanda.
Annuisco rassegnato all'ennesima freddura pessima.
-se il buio è pesto... il giorno è sugo?-
Spalanco gli occhi.
In che mondo siamo finiti.
 
 
***
 
 
Faccio retromarcia controllando dallo specchietto laterale e voltandomi con il busto di 90 gradi.
Appoggio la mano sulla testiera del sedile del passeggero per facilitare il movimento mentre maneggio con il volante. Dopo un perfetto parcheggio (del resto, sono sempre stato ottimo a parcheggiare ed è quello che mi ha alzato di molto il punteggio della prova pratica di guida), arresto il veicolo ed estraggo le chiavi dal nottolino dirigendomi verso l'appartamento.
Entrando, la solita sensazione di buio pesto mi invade e deduco che Ryan non sia in casa.
Nel momento in cui chiudo la porta alle mie spalle e faccio per premere l'interruttore della luce, qualcosa davanti a me si muove. Mi fermo.
Un ladro?
Ho sempre adorato fare il ladro, mettermi quella maschera per non essere riconosciuto, comportarmi come un ninja ammaestrato anche solo per rubare un pacchetto di cracker, tutto quell'alone di mistero che ti porti appresso, la vita sempre in movimento. Non mi è mai capitato di trovarmi un ladro in casa prima d'ora, ma infondo tutti hanno una prima volta.
Se avessi davvero un ladro dinnanzi, sicuramente gli offrirei dei pasticcini e lo farei accomodare in salotto per farmi raccontare tutti i rischi del mestiere. Mi affascinano molto queste cose, sono proprio dei lavoracci!
Ma tutte le mie speranze svanirono quando udii una voce familiare parlarmi.
-hei, sei tornato finalmente...- quella voce sensualmente e appositamente bassa proveniva da una sola persona.
-che ci fai qui, Cece?- accendo la luce, stavolta, e la noto seduta comodamente sul mio divano con le gambe accavallate e un sorrisino dipinto in volto. Porta una maglietta rosa pastello dalla scollatura rimarcata e dei jeans scuri che le fasciano perfettamente le gambe e ai piedi degli stivaletti in camoscio.
Ho sempre adorato le sue gambe, sono lunghe, sode e slanciate. Nessun accenno di cellulite, smagliature, cicatrici, nulla. Sono anche molto lisce e questo mi riporta a pensare a qualche giorno fa dove quelle gambe erano avvolte al mio bacino mentre spingevo dentro di lei.
Devo ammettere che le sue gambe saranno l'unica cosa che mi mancherà di lei.
Mi raschio la gola mentre mi sfilo il cappotto e lo appendo all'appendiabiti.
-sai... ho sempre lasciato che quando ne avessi il bisogno saresti venuto da me. Stavolta, invece, il bisogno è capitato a me...- con le sue lunghe unghie e coperte dallo smalto rosa perlato, crea dei cerchi immaginari sulla pelle color crema del divano.
Storgo la testa di lato.
-come hai fatto ad entrare?-
Ridacchia.
-Ryan è cosi facile da abbindolare!- sospira alzandosi. -e poi volevo farti una sorpresa...- cammina verso me che sono ancora accanto alla porta con le mani infilate nelle tasche dei jeans.
Sorrido falsamente. -una sorpresa? Ho già ricevuto la mia sorpresa oggi- sbotto levando il sorriso dalla mia faccia.
Si acciglia, ma non smette di muovere passi verso la mia sagoma.
-ma davvero? E che tipo di sorpresa hai ricevuto?- ora è vicinissima. Allunga le sue dita verso il collo iniziando a muoverle lente e passionali. Raggiunge la mandibola, ora contratta e fa lo stesso. -hai dato un bel voto a scuola? Ti hanno regalato un cane? Hai vinto un scommessa?- azzarda mentre continua a "provocarmi". Aggrotto le sopracciglia guardandomi attorno. Le sue frasi non hanno un gran senso.
-nulla di tutto questo- sospiro allungando un angolo della bocca. -però, voglio davvero dirtela questa sorpresa- le confido.
Annuisce e si avvicina pericolosamente al mio orecchio. -che ne dici se me ne parli mentre raggiungiamo camera tua?- sussurra con malizia contro la pelle del mio orecchio.
Abbasso la testa ridacchiando.
Una settimana fa avrei accettato senza indugi, anzi.
Ma una settimana fa ero un altro uomo. Oggi sono cambiato.
Avevo preso la ragione e la razionalità delle cose, ma oggi la mia ragione è tornata.
Lei è la mia ragione.
La allontano con un braccio.
-Cece, non ho voglia di perdere tempo quindi sarò chiaro e veloce. Sono innamorato e lo sono sempre stato. Ma non di te, Cece. So che mi odierai, ma ti avevo avvertito. Ti avevo detto che forse non avrei mai provato nulla per te ed è stato così. Ci eravamo persi di vista io e lei, ma mai persi veramente. È tornata da me, Cece e io non posso che essere l'uomo più contento su questa terra. Tutto il vuoto che avevo quando venivo da te è scomparso. Ma è scomparso solo perché è tornata lei a restituirmi ciò che si era presa andandosene, non grazie a tutte le nostre scopate, Cece, quelle me lo facevano solo dimenticare per un po'. Mi dispiace, sono un verme, lo so, ti ho usato, ma infondo non dirmi che non lo stavi facendo pure tu. Per cosa sei venuta oggi, eh? Per cosa? Per scopare, ovvio. Ma vedi Cece... ci sarà un momento nella tua vita che ti renderai conto che quello di cui hai bisogno non è solo un uomo che ti faccia sentire amata perché gli provochi un forte orgasmo, ma di un uomo che ti guardi negli occhi e che ti dica che quello che lo fa andare avanti è il tuo sorriso. Un giorno lo troverai, Cece. Tutti lo trovano, figuriamoci una così carina come te- allungo le braccia per stringerla a me in un ultimo abbraccio, ma mi rifiuta.
Inarco un sopracciglio. Che fa la vittima adesso?
Le scendono delle goccioline salate dagli occhi. Non capisco.
-ho sempre avuto paura che questo momento arrivasse- tira su col naso. -ho sempre avuto paura di non essere abbastanza per te e difatti non è così. Forse, non si tratta nemmeno di non essere abbastanza forse si tratta solo di non essere quello che tu vuoi. Beh, Justin io l'unico che voglio sei tu. Siamo rimasti lontani per molto tempo, dopo il liceo, e mi eri mancato. Quando sei tornato da me per la prima volta ero al settimo cielo. Speravo che tutto potesse ricominciare. Ma l'ho capito da quando facevamo... L'amore? Beh, per me era amore, Justin, perché ti amo veramente. L'ho capito da quando la prima volta e tutte le altre dopo entravi in me e nel contempo entravi nel tuo mondo. Quante volte ti ho sussurrato 'ti amo' all'orecchio, ma tu mai mi hai sentita? Pensavi a lei mentre eri dentro di me. Non mi guardavi nemmeno negli occhi. Però era proprio in quel momento che mi sentivo tua, non in quanto tu stessi fisicamente dentro di me, ma per il fatto che scambiassi me per lei, che è sempre stata tua. Mi usavi, è vero, ma a me non importava questo sai? Ti amavo e basta. E voglio anche ricordarti che quando la sensazione di lei ti avvolgeva tu correvi da me. Quando stavi male per lei e avevi bisogno di togliertela dalla testa per qualche ora, tu avevi me come ancora di salvezza! Non ho mai avuto il coraggio di chiederti ogni volta che capitavi a casa mia 'che ti è venuto in mente stavolta eh? Altri ricordi?'. Non ce l'ho mai fatta, preferivo credere di sbagliarmi. Ora, tu puoi anche buttarmi via come un preservativo usato, ma sappi che ti ho aiutato anch'io, Justin, e sappi che ti amo. Questa non è la fine di noi, ne sono sicura. Se ti ha fatto stare male una volta ed è quella giusta, allora vedrai che succederà ancora. Tornerai da me, Justin, e io ti aspetterò come ho sempre fatto- si asciuga una lacrima dal volto mentre silenziosamente avvicina le sue labbra alle mie fino a farle scontrare.
Non mi muovo, non chiudo nemmeno gli occhi a differenza sua. Non percepisco nulla.
Le sue parole mi hanno smosso molto di più. Lei sapeva tutto, ma non me l'ha mai detto.
E io che la credevo una stupida.
Alla fine ero io l'unico stupido a non accorgersi nemmeno che Cece è innamorata di me.
Scuoto la testa e si allontana.
Emetto un lungo sospiro.
-a presto, Justin- mi accarezza un braccio con un certo sorriso meschino per poi uscire velocemente da casa mia.
Porto la testa all'indietro e raggiungo il divano strisciando.
Mi ci fiondo sopra mentre il mal di testa e la stanchezza si fanno sentire più del dovuto.
Avrei preferito di gran lunga il ladro, oh sì.




 

BELLA GENTE, AMATEME.
SO DI ESSERE IN RITARDO,MA DEVO
ESSERE AMATA 'CUZ QUESTO CAPITOLO E':
  •  TRE PAGINE DI WORD PIU' LUNGO DEI MIEI STANDARD.
  • ONLY JUSTIDE BARRA JUDIN BARRA ROMETTA&GIULIEO BARRA QUALSIASINOMEABBIATEMENTALMENTESCELTOPERLACOPPIA.
HAHAHAHAHA, DICO BENE?
*incrocia le dita sperando che annuiscano da dietro il pc*
BTW, LO SAPETE CHE VE AMO?
QUASI QUANTO IL BIBO?

NON SO DIRVI SCUSE SUFFICIENTI CHE GIUSTIFICHINO
IL FATTO CHE NON ABBIA RISPOSTO ALLE VOSTRE RECENSIONI.
PROMETTO CHE FARO' DI TUTTO PERCHE' NON ACCADA MAI PIU'.
QUESTO NON SIGNIFICA CHE NON LE LEGGA.
CHE SIA CHIARO
LEGGO OGNI VOSTRA RECENSIONE E IMPAZZISCO PER OGNUNA.
LOVE YA.

QUINDI, OLTRE CHE CHIEDERVI COM'E' ANDATO QUESTO CAPITOLO, FANGIRLARE TUGHEDER, FARE IL CONTO ALLA ROVESCIA PER #BelieveMovie, DIRVI CHE ACCIORNERO' IL PROSSIMO A DIECI RECENSIONI (non mi deludete MAI),
HO DECISO CHE RINGRAZIERO' TUTTE LE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO IL CAPITOLO PRECEDENTE, UNA AD UNA.
SAPPIATE COMUNQUE CHE VI RINGRAZIO TUTTE
PER IL VOSTRO SUPPORTO CONTINUO
,
MA A FINE SPAZIO AUTRICE AVRO' UNA NOTIZIA PER VOI, FORSE NON MOLTO PIACEVOLE.

GRAZIE A (e non solo, ma lo faccio solo per
questo capitolo per farmi perdonare):


naomibeliebers
secsidrew
zaynscandies
raawrdrew
Valebelieber95
Selenamy
emily_beliebers94
swagbiebs94
Martina J Drew
_Giulia_99
jbvoice


AI LOV IU OLL.
SEMPLICEMENTE VOLEVO DIRE A CLARISSA (zaynscandies)
CHE IL NOME L'HO MESSO APPOSTA, PECCHE' AI ADORE IT.
E INFINE, RINGRAZIO SPECIALMENTE LA MIA PAXXA BEA (secsidrew)
PECCHE' C'E' STATA DALL'ORIGINE (?) E LE VOGLIO UN BENE IMMENSO.
-comunque zia, Giustino con Ciccia (Cece) non l'ha fatto sul letto di casa sua, ma bensì sul letto di casa di Ciccia. E poi Giustino si lava le
copertine e quindi lo sperma svanisce con chantecler, LOL-
[e scriveme ogni tanto ohhh, sistah c: x]

VOLEVO DIRE CHE SE QUALCUNA VOLESSE PUBBLICITA' BASTA CHIEDERE.
FATE COSI' TANTO PER ME.
PERO', PRECISO CHE FACCIO PUBBLICITA' SOLTANTO,
QUESTO NON SIGNIFICA CHE DEVO LEGGERMI LE VOSTRE STORIE E
POI COMMENTARLE.
NON PER CATTIVERIA REGA', MA GIA' NON CI STO CON LA SCUOLA
(mi mader oggi e' andata ai colloqui, speriam bene e.e)
SE POI MI METTO A LEGGERE ANCHE STORIE CHE FANNO PIETA' (RIPETO SENZA CATTIVERIA, PECCHE' ALCUNE STORIE MI PACCIONO DAVVERO E LE COMMENTO CON PIACERE)
SOLO PER AVER "IN CAMBIO" ALTRE RECENSIONI NON MI INTERESSA.
NON VADO AD INTASARE LA POSTA PERSONALE DELLE ALTRE PER CHIEDERE DI PASSARE ALLE MIE STORIE,
CHI SE LE VUOLE LEGGERE LE TROVA NELLA MIA PAGINA E NELLA HOME
QUANDO AGGIORNO.


-piccolo sfogo-


DETTO QUESTO, VOLEVO DIRVI CHE ULTIMAMENTE SONO UN POCO NELLA MEDDACCIA.
NON RIESCO AD AGGIORNARE MOLTO, MA CERCO DI FARLO.
PER QUESTO AMMETTO CHE FARO' UNA PAUSA CON QUESTA STORIA PER
PAREGGIARMI CON LE ALTRE.

VI VOGLIO BENE.

Ci voleva lei.
Jamie's World.

Faccialibro.
Twitterino.
Askami.


Ciàcciào, mie principelle.



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Capitolo 21
*** Cap. 21 ***


Posteggio la mia nera metallizzata range rover affianco a un marciapiede del piazzale della scuola, insieme ad altre macchine.
Lanciando sguardi in giro mi accorgo che ancora nessuno è uscito, così sfilo una sigaretta dal pacchetto di Malboro rosse appena comprato. Non fumo quasi mai, sto cercando di smettere, ma a volte il bisogno è davvero troppo. 
Cerco di sbrigarmi prima che Jude esca, non voglio che mi veda fumare. E appena finirò coprirò l'alito di fumo con una gomma alla menta dal metodo infallibile.
Esco dalla macchina poggiandomi di schiena alla portiera da cui sono appena uscito. Infilo una mano in tasca alla ricerca dell'accendino mentre mi osservo intorno da sotto i miei rayban scuri. Noto qualche sguardo di qualche genitore su di me. Faccio una smorfia infastidita quando mi accorgo che quello che cerco molto probabilmente è nell'altra tasca, così prendo a rovistare in quella di destra posteriore dei miei pantaloni mimetici a vita bassa e larghi. 
Sospiro quando riesco a trovare l'aggeggio. Premo tra le labbra la sigaretta e furtivamente avvicino le mani ad essa cercando di far innescare il meccanismo.
Sento dei vari schiamazzi dietro di me i quali mi costringono a voltarmi. Porca puttana, stanno uscendo. Alzo gli occhi al cielo sbuffando. Tolgo la sigaretta dalle labbra e mi volto ancora. La vedo uscire a testa bassa, camminata veloce. Poi appena alza lo sguardo sembra notare subito me. Il suo sorriso misto a confusione e sorpresa mi fa sorridere di rimando e alzo una mano facendole cenno di venire da me.
Una spallata mi fa balzare in avanti e reggermi al cofano della mia macchina.
La sigaretta finita a terra faccio in tempo a raccoglierla velocemente e infilarla in tasca, ma l'accendino non si fa trovare. Mi volto verso il coglione che mi ha spinto e mi accorgo di un gruppo di si e no cinque ragazzi che scherzano dandosi spintoni.
Ma siete liceali o bambini di 5 anni?
Scuotendo la testa, cerco ancora l'accendino e quando lo trovo mi chino per raccoglierlo, ma due converse blu scuro mi coprono la vista.
-che stai facendo?- mi domanda. Alzo lo sguardo verso il suo viso notevolmente più in alto rispetto al mio e le sorrido. Raccolgo l'accendino e glielo mostro.
Mi guarda stranita. -fumi?- continua poi con un sorrisetto curioso.
Arriccio le labbra e scuoto la testa deciso. 
-pfff, io fumare? Figurati. No, no, l'ho solo trovato qui per terra quando sono sceso. Volevo chiedere di chi fosse, infatti- questa è l'arte del teatro, mi ladies.
Alzò le sopracciglia ammirata e lanciò qualche sguardo in giro.
-chiedi a loro- il suo dito punta alle mie spalle. Mi volto.
Ammazza, proprio loro. Il gruppo degli spintonatoridevastacoglioni.
-giusto- le dico poco convinto mentre mi avvicino a quei tipi. Rimane a guardare.
-hei!- esclamo per attirare la loro attenzione. Uno smette di spintonare un altro e mi guardano. Belle facce da culo.
-che c'è amico?- mi fa uno grande quanto un l'armadio per arrivare a Narnia.
D'istinto gonfio il petto. Che sia chiaro: sono io il macho qua.
-ho trovato questo... ehm... lì vicino alla mia macchina. E' vostro?-
Il mio piano è infallibile. Nessuno dirà che è suo, così dirò a Jude che c'ho provato e me lo terrò come è giusto che sia.
Rettifico, era infallibile. Fino a quando uno di loro non esclama un -hei, amico grazie! Ecco dov'era!- e me lo strappa di mano dandomi una pacca sulla spalla. Si allontanano e io rimango li impalato con ancora la mano protesa in avanti e la bocca dischiusa.
Jude mi abbraccia da dietro dicendomi qualcosa che non capto al momento e mi trascina in macchina.
Mi volto a guardarla sul sedile del passeggero. 
-che c'è?- mi chiede riprendendo fiato.
Faccio qualche gesto esasperato e da schizofrenico con le mani per poi calmarmi e mettermi alla guida.
Fanculo, il mio accendino!
C'ho rimesso un accendino per la mia performance.
Jude in compenso non smette mai di parlare e io mi sforzo di sorridere.
-dove stiamo andando?- questa domanda mi risveglia dai pensieri e dal mio mutismo nei suoi confronti.
'È.solo.un.accendino.' continuo a ripetermi per tranquillizzarmi.
-ti sono venuto a prendere- dico abbastanza dolce.
-e perché?- 
-perché volevo e perché esco da scuola prima di te- le strizzo un occhiolino.
Si limita ad un -okay-.
-quindi mi stai portando a casa?- mi domanda stavolta con una strana nota nella voce.
Annuisco. -ti dispiace?-
-a casa mia?- domanda ancora. Faccio una smorfia e la guardo.
-preferisci la casa del postino? O di topolino? Scegli te- le dico con sarcasmo.
In cambio ricevo uno scalpellotto sulla nuca.
-ahio- mi lamento.
-mi dispiace se mi porti a casa mia, sì- dice accendendo la musica e muovendo braccia e testa alla prima canzone che sente.
-perché?-
-perché tu non sei con me- continua a muoversi.
La strada per casa sua la conosco bene, quindi arriviamo in poco tempo e senza che lei mi indicasse indirizzi o vie varie.
-allora rimango- affermo parcheggiando. Sorride e prende una bretella della cartella che ha interposto tra le gambe per tutto questo tempo cercando di caricarsela in spalle mentre apre la portiera. 
-hei, ma che fa- 
Le prendo il braccio in tempo e la attiro contro di me per poter scontrare le labbra in un breve bacio a stampo interrompendo e al contempo rispondendo alla sua domanda. 
-non mi avevi ancora salutato- dico scendendo con un sorriso beffardo sulle labbra.
So che adora queste cose e credo che non se lo aspettasse nemmeno.
La prova è infatti che scende qualche secondo dopo di me, come per realizzare, e, mentre percorriamo il vialetto insieme, la guardo e mi accorgo del lieve rossore sulle sue pallide guance.
Non vedo l'ora di baciarla ancora e ancora e ancora.
Davanti alla porta, annaspa a cercare le chiavi e nel frattempo io mi godo la scena ridendo dallo stipite in legno duro.
-le chiavi sono le sue acerrime nemiche, signorina Kylepas o ha solo intenzione di fare notte per approfittare di me?- la sfotto raddrizzandomi e facendomi più vicino.
Alza lo sguardo e non è di certo uno dei migliori che mi rivolge.
-Simpatiaportamivia, stupiscimi- sbotta lanciandomi addosso la cartella aperta.
Inarco il sopracciglio alla sua posa da donna saccente, ovvero lei con le braccia al petto che picchietta irritata la punta del piede per terra.
Ma le ragazze non hanno un certo periodo del mese che hanno un certo caratterino per colpa di una certa cosa? Ah, già. Il mar Rosso.
Faccio spallucce e comincio a controllare dove siano scappate perché secondo Jude tutte le cose hanno un paio di gambe.
-hai diecimila tasche nello zaino, perché le metti proprio dove ci sono anche i libri?- trovo un braccialetto, la tessera dell'abbonamento del pullman, una o due matite, un assorbente, la calcolatrice, il comp- MOMENTO, MOMENTO, MOMENTO.
Jude ha davvero il ciclo, allora?
Alzo lo sguardo verso di lei e la vedo persa a guardarsi in giro come se fosse annoiata.
- Simpatiaportamivia, non le hai ancora trovate? Strano, sembri un ragazzo dalle mille sorprese- mi prende in giro.
-lo siamo in due. Ecco spiegato tutto il tuo veleno- canzono sorridente facendo svolazzare l'assorbente davanti ai suoi occhi tutto contento di aver risolto il problema.
Da un'occhiata all'oggetto annoiata, ma quando realizza realmente di cosa si tratta sbarra gli occhi e si avventa su di me.
-razza di animale ficcanaso, mettiti le mani nelle tasche la prossima volta che devi rovistare tra la mia roba!- me lo strappa di mano dandomi una serie di ceffoni in testa e pungi sul braccio mentre mi riparo con le braccia divertito.
-ma se me l'hai chi-
-NON INVERTARTI NULLA, ESISTE UN GIRONE PER QUELLI COME TE ALL'INFERNO, SALLO- mi urla puntandomi un dito contro.
Sbuffo e mi sistemo il ciuffo. 
-spero che tu non me l'abbia rovinato se no il mare Rosso te lo faccio uscire dal naso, maledetta psicopatica- le sorrido stronzo.
Di risposta alza il dito medio per poi cercare nuovamente le chiavi.
-ricordami di farmene una copia- affermo indicandole quando finalmente le trova.
-quando avrai le chiavi di casa mia, sarà quando te la venderemo, se mai questo possa succedere- dice entrando nell'abitazione con nonchalance e buttando a da qualche parte in giro lo zaino.
Ridacchio e le urlo in un orecchio che ho fame mentre me la prendo in braccio.
-lo sai che Susan non mi prepara quasi mai il pranzo, vero?- mi informa calma quando la butto con me sul divano. 
-adoro quella donna, anche se l'ultima volta aveva preso le sembianze di una piovra accaldata- ridacchio al pensiero di quella sera. Jude socchiude gli occhi e scuote il capo come per dimenticare quei momenti e questo mi fa ancora più ridere.
-tu ci stavi pure. Le davi la via sbarrata!- si lamenta Jude tirandomi una specie di gomitata. 
Siamo messi in una posizione scomodissima dalla quale tra l'altro rischiamo anche di cadere dal divano come due mele dall'albero.
-ma tu non sai quello che dici- la ripresi avvicinandomi al suo viso. Dovevo ancora liberarla dalla mia stretta, è intrappolata come un cotechino. 
-lo sai che mi stai facendo male?- mi dice alzando lo sguardo verso il mio con un sorriso fetente.
Ricambio e la lascio cadere a peso morto sul tappeto ricevendo un brontolio come risposta.
-daaaaaai, voglio la pastaaaa!- mi sdraio a terra affianco a lei e comincio ad urlarle ancora nelle orecchie e scuoterle un braccio. Mi viene però da ridere a vedere la sua faccia schiacciata contro il tappeto.
-la mia ragazza è un bulldog inglese storpio- rido e lei si unisce a me. -esattamente quello che cercavo-
Si alza con il sorriso ancora sulle labbra e la imito.
La seguo anche in cucina e anche nei suoi movimenti. 
Quando si allunga per prendere una scatola di qualcosa dalla credenza esclamo.
-stai prendendo la pasta, vero?- la guardo severo. Mi lancia uno sguardo bloccando le sue azioni.
-sto prendendo una pistola- dice severa quanto me.
-e a che ti serve?- sorrido.
-ad azionare il tasto del fornello- mi indica uno dei cinque tasti neri ai bordi del fornello.
-se è difettoso basta cambiarlo! Se vuoi ci penso io- continuo questa conversazione assurda.
-perché invece non ti occupi di apparecchiare la tavola?- mi indica tutti i posti dove posso trovare quello che mi serve e apre una scatola di pasta.
Saltello accanto a lei. -grazie, mi amor- le stampo un bacio sulla guancia e apro il cassetto delle posate. Forse con troppa euforia in corpo, infatti, l'ho spalancato con così tanta forza che metà argenteria è schizzata fuori punzecchiandomi da qualche parte e producendo un rumore assordante all'impatto con il marmo per terra.
A Jude scappa un urletto.
-Jude, le tue posate mi attaccano!- strillo nascondendomi dietro di lei. Alza gli occhi al cielo. 
-Justin, raccogli- mi ordina puntando il dito verso il mio macello mentre mi fissa inerme.
Le lancio un'occhiataccia. -fino a prova contraria sei tu il cane, non io- sbotto accasciandomi per racimolare gli oggetti di ferro sotto lo sguardo intimidatorio di Jude.
-dovresti ammaestrarle. Sono selvatiche- mi lamento sottovoce.
-forse dovrei ammaestrare quella scimmia che mi ritrovo come ragazzo- mi punzecchiò spingendo il ginocchio contro la mia spalla in modo da farmi sbilanciare.
-ahah, non ci provare! Ho un cucchiaino in mano e non ho paura di usarlo! Ripeto, non ho paura di usarlo!- gesticolo verso di lei con la mia 'arma' e tutto quello che ottengo è un capitombolo a terra.
Jude scoppia a ridere sguaiatamente. Corrugo la fronte arrabbiato e dalla mia posizione a pancia in su e gomiti che mi sollevano le tiro un piccolo calcio nella piega del ginocchio che la crollare davanti a me.
Scoppio a ridere sguaiatamente e alla fine lei si aggiunge a me.

“Due imbecilli in cucina”:
Prossimamente su tutti i grandi schermi!



Jude's Pov


Il mio sguardo è fisso sullo stesso specchio che riflette la stessa immagine da più o meno mezz'ora. Un sonoro sbuffo lascia le mia labbra.
-mamma, emergenzaaaaa, emergenzaaaa!- strillo stile sirena ambulenza battendo la testa sul lavandino.
Mia mamma compare tutta affannata sulla porta dopo all'incirca una dozzina di secondi. 
-Jude?- mi domanda sconvolta. Alzo lo sguardo. La mia fronte avrà assunto sfumature carnevalesche tendenti al viola, al blu, al verde, al giallo e al rosso oramai. Un tocco di eleganza da aggiungere alla mia collezione di me stessa!
-mamma.tu.mi.trovi.carina.?- sillabo fissandola intensamente negli occhi, come se si trattasse di dirmi se avesse realmente una relazione con Justin.
Mamma si scappa un sorriso penoso per le mie condizioni. -ti ho sempre trovata una bella ragazza, ovvio. Lo direi anche se fossi uno di quei cessi che vedi poche volte in giro!- si avvicina accarezzandomi la testa come un cagnolino. Grugnisco.
-diamine, tu sei di parte. Quindi se ti chiedo se posso andare bene per uscire con un ragazzo tu cosa dici?- 
Non ho nessun altro al mondo che mi possa dare consigli, ho perso i contatti con l'umanità.
L'unica ancora di salvezza è mia madre. 
All'improvviso i movimenti dolci e comprensivi che pochi secondi fa beavano il mio cuoio capelluto si bloccano. Il suo viso si fa cupo.
Ingoio un grosso grumolo di saliva.
-direi che sei ancora in punizione, quindi, stasera non uscirai- mi impone puntandomi un dito contro. La mia fronte si corruccia mano a mano che il suo sguardo si indurisce.
-non puoi farmi questo! Non ho ucciso nessuno, porca puttana!- urlo alzandomi dalla sedia che mi ero procurata. Se stasera non mi fa uscire non potrò più continuare a difendermi con la scusa che non ho ucciso nessuno.
Opto per cercare di convincerla correggendo alcuni particolari, non fondamentali.
Ad esempio, il fatto che ho un appuntamento con Justin Bieber che infondo non è così importante.
-non ho più nessuno al mondo e finalmente adesso che una ragazza- perché no, tramutiamogli il sesso, tanto una bugia in più o in meno che cambia? -mi chiede di uscire per berci qualcosa e per conoscermi, tu devi ripetermi che sono in punizione? Che razza di madre sei? Non una di quelle che vuole la felicità della figlia, di certo. Mi sento uno schifo dopo quello che ho fatto, lo so, non dovevo.- un'altra ancora che cambia? -Ma io son- ero davvero innamorata di lui.- sono tutte bugie bianche, alla fine, sono per il bene di qualcuno. Tipo il mio. -Non potevi cambiare nulla e se la tua soluzione a quello che ho fatto è tenermi imprigionata in casa togliendomi un'esistenza sociale, beh, l'unica cosa che posso dirti è che puoi anche tenerteli tutti i tuoi complimenti. Sei mia madre, non ho voglia di offenderti, non ho nemmeno il tempo. Stasera esco con o senza il tuo consenso. Mi preparerò, sarò bellissima e andrò fuori con la mia nuova amichetta per ricostruire tutto quello che hai distrutto tu!- mostrerò chi porta gli occhiali in questa casa! (?) -Quindi, ora... lasciami passare che devo andare a cambiarmi...- mi alzo fiera e determinata come non mai a varcare la porta del bagno/soglia della vittoria, ma la sua mano mi blocca. Mi vuole accompagnare in camera perché teme che inciampo nel tragitto maldestra come sono, no?


 

***
 


Se prima le testate le riservavo al lavandino ora le sto donando di cuore alla porta.
Sono rinchiusa in bagno da circa due anni, quindici ore, quarantasei minuti e ventitré secondi.
Okay forse, non so contare egregiamente il tempo, forse, ma poco importa perché mi sembrano ore quelle che passano.
Sono quasi riuscita a convincerla! Insomma, chi non si sarebbe sentito atterrito dopo il mio discorso da standing ovation? 
Qualcosa doveva per forza esser andato storto se ora mi ritrovo incastrata in un bagno di tre metri per due che odora stomachevolmente di qualche incenso che avevo acceso sulla finestra per inalare il lato positivo che mi avrebbe spinto a prepararmi decentemente.
Missione fallita. E miserabilmente anche.
Non ho idea di che ore siano.
Non ho il telefono con me (altra proibizione di mamma stranamente) e non ci sono orologi in bagno.
Mi sono lavata, asciugata i capelli e vestita. Forse non come dovevo, ma sono pur sempre vestita.
Un paio di jeans stretti e scuri con qualche particolare decoro, un maglioncino ricamato in cotone bianco che mi è arrivato come regalo di natale da parte di mia zia e un paio di nike grigie e lilla.

| VESTITO |

Sono completamente struccata, i miei capelli sono pieni di punte rivolte verso l'alto e non ho la minima idea di come mettermi in contatto con Justin e con gli alieni.
Il primo è decisamente quello che più mi interessa al momento.
E in più sto per rimettere per colpa di tutto quell'odore di vaniglia misto a muschio delle Alpi o che cazzo ne so che potrebbe anche essere una sostanza allucinogena e forse tutto questo è solo frutto della mia malata mente, magari sono solo svenuta sul pavimento del bagno e non riesco a riprendere i sensi.
Però, perché le botte di prima contro la porta sembravano così reali?
Mi avvicino allo specchio e mi guardo un attimo. Poi mi tiro un ceffone.
-opporcommondo!- mi strofino la mano sulla guancia ferita mentre mi maledico in tutte le lingue morte che non riesco a pronunciare.
-sistemati la faccia, Jude. Almeno quello- mi convinco.
Magari Justin ti capita in bagno entrando dalla finestra su di un unicorno viola alato vestito come Zac Efron in 17again e ti porta nel mondo di Candy Crush così potrete vivere per sempre gelatinosi e caramellosi, penso mentre prendo la crema idratante e la spalmo sul viso. Aggiungo del fondotinta per coprire imperfezioni e della cipria un po' più scura rispetto al mio cereo colore naturale.
Scelgo un ombretto grigio chiaro brillantinato e lo spennello su entrambe le palpebre.
Poi impugno la matita e cerco di segnare una sottile linea verso le estremità dell'occhio senza accecarmi e senza cercare di emulare joker di Batman.
Quando mi ritengo abbastanza soddisfatta del risultato, afferro il mascara e lo applico sulle ciglia sia sopra che sotto.
BASTA, SONO BELLISSIMA. 
Mi liscio le punte dei capelli con la piastra e pulisco gli occhiali con un asciugamano.
Le lenti le ho lasciate in camera, mannaggia.
Sbuffo e ammiro me stessa allo specchio. Di macchie strane in fronte non ci sono traccie, grazie a Dio. Spruzzo del profumo sul collo e sulla maglia e mi ritengo pronta.
Pronta per uscire.
Su due punti almeno uno sono riuscita a raggiungerlo.
Missione scappa dal bagno: in corso.
-prima che non allaghi il bagno del mio pranzo è meglio che spenga questo incenso che sa di morto. Neanche stessi facendo un sacrilegio- 
Raggiungo la finestra e soffio sullo stecchetto acceso smorzandolo. Tossisco quando il fumo inizia ad addentrarsi nelle mie narici e gesticolo con le mani come per allontanarlo.
Meglio che apra la finestra, penso.
Dopo averlo fatto, mi sento decisamente meglio anche se l'aria fredda di dicembre mi raggela la pelle.
Di colpo spalanco gli occhi e abbasso lo sguardo.
Circa due o tre metri mi alzano da terra.
Accanto a me c'è il balcone di camera mia.
Qualche mattonella sporge dalla parete in stile vintage, aiutandomi a raggiungere il balcone.
Justin una volta era arrivato in camera mia per la portafinestra che da sul mio balcone, giusto?
Sorrido maleficamente e per poco non mi scappa una risatina lugubre.
Mamma stanotte non mi vedrà nemmeno tornare. La sua è guerra aperta.
Le uniche cose che riesco a racimolare sono lo spazzolino da denti, il dentifricio e la crema per il viso all'ananas prima di iniziare a scalare il muro di casa mia.


-e fermati! Oh, andiamo, stupida macchina gialla ti vuoi fermare? Hei, hei! Stoooop!-
Mi, molto praticamente, slancio sul veicolo che mi sta passando dinnanzi per l'ennesima volta indifferente.
Inchioda.
-oh, grazie a Dio, Gesù bambino, Maria, Giuseppe, il bue e l'asinello- sbotto entrando.
Sospiro e il tizio mi guarda.
-ma sei pazza? Ti stavo per investire!-
-sì, sono pazza, sai che novità. E inoltre sono anche in ritardo per il mio attesissimo appuntamento, quindi- mi avvicino con sguardo assatanato al tizio con il cappellino che al momento posso anche definire passabile e lo prendo per la collottola della giacca scura. -se ora non mi porti in 44 Narrow Street a Londra io giuro che potrei commettere qualcosa di molto- mi avvicino al suo viso terrorizzato. -molto- mi avvicino ancora. -molto- e ancora. -molto brutto!-
Annuisce velocemente appena lo lascio e lo vedo impugnare il volante e respirare a fondo.
 -stiamo aspettando che Babbo Natale ci passi sopra con la slitta e le renne o dici che possiamo partire?- sbotto innervosita tirando una pacca al poggiatesta del sedile del passeggero. 
-d-devo programmare i-il navigat-tore... u-un attimo- balbetta con mani tremanti mentre imposta la strada. Sorrido. 
Forse mi sono truccata davvero come Jocker e lo spavento!
Poi mette in moto.
Con un balzo finisco nel sedile in mezzo di quelli posteriori e cerco il mio viso nello specchietto retrovisore.
Mi guarda tenendosi distante. Mi volto con le labbra serrate.
-faccio per caso paura?- gli urlo in faccia. Scuote vivacemente la testa.
-n-n-nossignor-ra- bisbiglia con voce incrinata.
Non mi ha appena dato della signora, vero?
-ce l'hai un telefono?- chiedo sempre meno gentile.
Mi sembra di essere in un film, uao.
Annuisce e mi indica il cruscotto.
-non ci metto nulla, giuro- addolcisco la voce e lui si rilassa sul sedile.
Digito il numero di Justin (ho passato così tante ore ad impazzire perché avevo il suo numero che non ho potuto non impararlo a memoria, eh) e dopo due squilli risponde.
# Justin! Sei già partito? # la mia voce ha uno sbalzo di tono e sono costretta a raschiarmi la gola.
# sì, sto arrivando da te. Sarò lì tra c- #
# NO, ENNE O. Non presentarti a casa mia, sono su un taxi e sto già raggiungendo il posto. Muoviti, ciao! # attacco e rimetto il cellulare dove l'ho trovato.
-grazie mille!- strillo avvolgendo le braccia al sedile e al ragazzo.
Mi sorride. -di nulla, questo è il mi lavoro sign-
-PENSA A GUIDARE, IDIOTA!- sbraito facendolo sobbalzare.
Annuisce come prima e io mi metto composta sul mio sedile.


Dopo un'ora di viaggio finalmente raggiungo il ristorante e noto con piacere che Justin è già li.
Ma cos...?
-ciao, grazie!- non lo calcolo di striscio e scendo dalla macchina gialla senza dimenticare i miei cari oggetti.
-Justiiiiin!- gli salto in braccio mentre mi dedica uno sguardo alquanto confuso.
Mi prende al volo tenendomi per le gambe e mi schiocca un bacio sulle labbra.
-ehm...- mi guarda le mani. -...risponderesti ad alcune mie domande?- 
Annuisco con un sorriso che nessuno mi toglierebbe.
-okay, che ci fai con uno spazzolino, un dentifricio e una crema, senza giubbotto e a bordo di un taxi? Non che mi interessi particolarmente, solo volevo sapere se l'ospedale psichiatrico lo raggiungiamo adesso o tra qualche ora- dichiara puntando i suoi occhi nei miei.
Sorrido e successivamente spalanco gli occhi. -oh, merda, devo pagarlo!- 
Costringo Justin a mettermi giù e gli chiedo se per stasera potrebbe pagarmi più o meno tutto quello che dovrei pagare io, siccome sono sprovvista di portafoglio.
Paga il tassista e lo saluta.
Poi porta lo sguardo su di me. Gli sorrido nuovamente. Ricambia mentre infila il portafoglio nella tasca posteriore dei jeans scuri.
E' stranamente bellissimo. Indossa una camicia celeste dai bottoni neri, sbottonata sui primi tre, sopra un giubbotto di pelle nera, dei jeans neri lucidi e delle converse bianche.
Ho urgente bisogno di violentarlo.
-dovrei spiegarti alcune cose...- gli sorrido incoraggiante mentre mi prende sottobraccio. Scoppia a ridere.
-immagino di sì- mi soffia sulla pelle del viso. Si sta vantando del profumo del suo alito fresco e alla menta?
-intanto tienimi questi- gli porgo i miei tre beni e lui mi guarda accigliato.
-perché io?- mi domanda alzandoli. Gli punto un dito contro.
-sii un galantuomo!- esclamo procedendo a camminare dentro il bar-ristorante.
Ho già sentito parlare di questo posto, ma ho fatto comunque qualche ricerca su internet.

Un tempo dimora del capitano della darsena, il bar, in cui si accostano piacevolmente vecchio e nuovo, offre una notevole varietà di birre ed un’ottima lista dei vini, oltre ad un gustoso menù tradizionale inglese di alto livello. Garanzia di qualità per il locale è la firma dello chef, ossia Gordon Ramsey. Spettacolare la vista sul Tamigi dalla terrazza. 

Ed è stato quando ho letto 'Garanzia di qualità per il locale è la firma dello chef, ossia Gordon Ramsey' che ho capito che Justin è l'uomo della mia vita. Ne sono sicura.

 

***


La cena era stata, infatti, ottima. Avevamo ordinato un cornish pasties, per me, e del roast beef con verdure, patate arrosto e salsa al rafano, per lui. Justin insisteva a prendere la stessa pietanza, ma io non l'ho lasciato fare perchè volevo mangiare anche nel suo piatto e non volevo che ci fosse la stessa cosa, giustamente.
Per quanto riguarda il dolce, avevamo optato per una fetta di zuppa inglese in due, visto che mi aveva avvertito che saremmo andati in giro per i mercatini e c'era la possibilità di trovare bancarelle di dolci che non avrei potuto disprezzare affatto.
E così fu.
Comprai, chiarisco che per comprare intendo Justin ha sborsato fuori, un bastoncino di zucchero filato, una frittella alla nutella e dei marshmallow colorati.
Justin non mi ha più rivolto parola da quando ha visto due marshamallow e un boccone di frittella passare per lo stesso buco (cavità boccale) nello stesso momento.
Mi ha definita imbarazzante più di una volta. 
Mi ha prestato il suo giubbotto.
Mi ha tenuta per mano il 99% delle volte, tranne quando sono andata al bagno.
Mi ha baciata per il 98% delle volte, tranne quando sono andata al bagno e mentre mangiavo.
Mi ha aiutato a finire lo zucchero filato quando stavo per vomitarlo da dietro qualche bancarella.
Mi ha comprato una collana, che avevo scelto io, rimpiazzando quella regalatami da Julie.
Mi ha tenuto lo spazzolino, il dentifricio e la crema tutto il tempo senza vergogna verso la gente che lo guardava strano.
Mi ha fatta divertire e dimenticare i problemi.
Mi ha fatta sentire a mio agio.
Mi ha fatta sentire viva.

-okay. Numero preferito?- gli domando giocherellando con le sue dita guardandolo.
Arriccia il naso senza ancora guardarmi.
A tavola abbiamo più riso che mangiato e parlato. Ora stiamo più ridendo che parlando e camminando.
Okay, in sintesi ridiamo sempre. 
Qualcuno che mi ricorda da quanto non ridevo?
Ci siamo promessi di fare i seri adesso e provare a conoscerci.
-593- mi sorride afferrando il labbro inferiore tra i denti. Oh no, ragazzo mio, tu non può.
-da uno a dieci?- gli domando alzando le braccia. Sbuffa.
-devi chiedermi perchè!- sbotta facendomi zigzagare tra un tombino. Piego la testa.
-perchè?- sospiro allungando il passo.
-vieni 5 minuti con me che tra 9 mesi saremo in 3- dice quasi serio. Mi blocco e lo guardo.
-santa Madonna. Le leggi su facebook?- gli domando sbalordita. Scuote la testa.
-l'aveva usata un mio amico con un tipa- raggiungiamo un marciapiede e ci allontaniamo lentamente dal mercatino, dalle bancherelle e dal caos per avviarci lungo una via desolata e silenziosa.
-è scappata, no?- chiedo ovvia. Ride.
-sono andato al piano superiore e li ho visti in camera. Nudi. Uno sopra l'altro. E stavano facendo una sess- 
-non mi interessa- alzo una mano in alto in segno di finirla lì. -il concetto l'ho capito. Non ci sono più le donne di una volta!- sospiro rammaricata.
-è vero. Alte quanto un elefante, cosparse di peluria di animale o umana non lavata, capelli raccolti in nidi per rondini, baffi simili a quelli del duce. Giuro, il meglio- mi sorride.
-non hai capito il mio senso- roteo gli occhi incompresa.
Inaspettatamente due braccia mi stringono e sento il calore del corpo di Justin sulla mia schiena. Pelle d'oca ovunque. Sorrido per forza.
-l'unica cosa che ho capito è che mi basta la donna che ho adesso- bisbiglia al mio orecchio a voce bassa per poi avvolgere le sue calde e morbide labbra intorno all'orecchino sopra il padiglione. Ulteriori brividi vibrano lungo la mia schiena e un folata di calore mi riscalda interamente. 
-vacanza perfetta?- domando con poca voce cercando di sminuire la situazione. Gli sarei saltata addosso da un momento all'altro se non mi fossi calmata.
-mare!- risponde entusiasta. Annuisco e allungo una mano dietro la testa vista la nostra posizione.
-schiaffala, bro- batte il cinque e il pugno e mi stringe ancora più a lui.
-elenco delle ragazze con cui sei stato: nome, cognome, età tua e sua a quel tempo, pregi e difetti della femmina- ordino.
-parli come uno di quei presentatori di Discovery Channel. 'La femmina del kagu costruisce il nido sul terreno, fatto di piccoli rami, dove depone un solo uovo...'- mi prende in giro.
-il che cosa?- esclamo guardandolo stralunata. -sei appassionato di mammiferi?-
-ah, ah- scuote la testa. -non ・un mammifero, è un uccello ed è praticamente adorabile. Ha una cresta punk-metal che mi fa impazzire. L'ho visto allo zoo-
-mmh... interessante- ondeggio sui talloni mentre raggiungiamo un ponte deserto e buio.
-sì. Anche il pesce dagli occhi a barile è veramente interessante. Ha gli occhi sopra la testa per individuare meglio la preda e la sua-
-ricordami come siamo finiti a parlare del pesce con gli occhi sulla testa- dico guardandolo dritto negli occhi mentre allontano dolcemente le sue mani dai miei fianchi.
Ridacchia. -grazie al cielo non ricordo-
Volto lo sguardo verso il bordo del ponte e mi avvicino. Abbasso lo sguardo sporgendomi sul flusso impetuoso d'acqua che scorre sotto i nostri piedi. 
Justin mi affianca appoggiando i gomiti sul marmo freddo e guardando il panorama anche lui.
Questa strada di periferia ha una visuale perfetta e un contesto molto romantico per ammirare le bellezze della citt・à.
Londra, come la maggior parte delle belle città d'arte, è uno scenario mozzafiato di notte. Tutte quelle luci, quei colori, quei profumi, quelle case, quei negozi, quei monumenti, quei giardini, tutto. Sembra sempre qualcosa di magico.
Anche vie remote e sconosciute come questa possono avere un che di magnifico e speciale e penso proprio che io e Justin l'abbiamo appena trovato.
-non sono quasi mai a Londra- la mia voce esce troppo bassa, forse, infatti temo che non mi abbia sentito.
Ma poi risponde. -questa città è la mia vita, sono cresciuto qua con mia madre-
Annuisco. -lei vive ancora qui?-
Stavolta è lui ad annuire, ma subito dopo annuisco anche io non sapendo più che dire e abbasso lo sguardo. Non mi succedono quasi mai momenti come questi, però non so perchè ma non voglio domandare di sua madre.
Me ne parlerebbe lui, no? E comunque io ho parlato metà sera della mia, di come mi abbia fatto sclerare e salire il nazismo quando mi ha rinchiusa nelle toilette di casa (per far aumentare la mia agonia, penso che sapesse anche accendevo quella sottospecie di fumo tossico che ha appuratamente scambiato con del krokodil, che mi stava sciogliendo gli atomi), di come mi consideri ancora una sgualdrina, di come Justin debba entrare ogni futura volta in casa mia senza essere da lei o da mio padre visto, eccetera. Abbiamo parlato tanto stasera, in fin dei conti. O forse, io ho parlato molto.
-Justin, non hai freddo?- gli domando storcendo la testa. 
-puttana una capra, se ne ho- cosa centrava la capra?
Mi levo il giubbotto e glielo appoggio sulle spalle. 
-no,no,no,no- dice fermando i miei movimenti. Alzo lo sguardo sui suoi lineamenti illuminati dalla chiara luce lunare mentre lui aprendo il giubbotto a mo' d'ali di pipistrello racchiude sotto la giacca sia me che lui. -ci stiamo in due- sussurra a pochi centimetri dal mio viso. Lo spazio è davvero ristretto, ovviamente.
-volevo fare il Jack della situazione- dico sorridendo e senza smettere di guardarlo. I suoi occhi con questa diversa luce e prospettiva hanno un colore diverso. Non sono caramellati, ma verdi, quasi come i miei. E sono bellissimi.
-tu, Jack?-
Annuisco. -alla fine, il pezzo di legno riesce a tenere solo la balena arenata di Rose e quindi Jack si sacrifica per lei- 
Justin sorride. -tocca a me la parte della balena arenata, allora?-
Corrugo la fronte. -che la volevi dare a me? Attento a come ti esprimi- le mie labbra formano una linea dritta. Mi sorride e mi accarezza la guancia.
-sei adorabile- mi sussurra facendosi più vicino al mio viso. Il mio cuore accelera notevolmente. E' scientificamente testato.
-no, sono un illusa. Spero ogni fottuta volta che nel finale di Titanic Rose venga sbranata da uno squalo e Jack urli il mio nome per cercare aiuto- bofonchio abbassando lo sguardo triste. Justin ride.
-e poi basta?-
Alzo lo sguardo. -no, ovvio che no! E poi arrivo io dalla poltrona del divano a salvarlo portandolo con me in camera mia per curarlo... per bene. Mi sembra un buon finale per tutti, sì sì- confermo annuendo da sola. 
-a me non piace come finale- sbotta Justin inarcando un sopracciglio.
-scusami, ma qualcuno ti ha detto che potevi parlare?- chiedo retorica. Fa una smorfia.
Sorrido.
E'.così.dannamente.bello.e.mi.caga.pure.
-Justin, posso farti una domanda?-
Annuisce.
-perchè proprio io?- 
All'inizio, corruccia la fronte. Poi rilassa ancora il viso e mi guarda abbozzando un sorriso.
-adoro il tuo modo di atteggiarti, davvero, mi fai impazzire. Più ti guardavo a scuola e più mi convincevi. Non sei un'oca e fidati, di ragazze oche ne ho avute. Però sei carina. Sei bellissima, in verità, ma tu non lo vuoi includere mai nelle tue caratteristiche. Mi piace la tua risata. Quando ridi sono costretto a farlo anch'io. Mi tieni testa, non mi lasci quasi mai vincere. Sei testarda e cocciuta e mi va bene. Adoro quando giochi con i capelli o quando ti isoli nel tuo mondo. Giuro che resterei a guardarti per ore. In quasi tutte le situazioni, mi fai ridere e mi trasmetti felicità. Amo il modo in cui mi guardi, come ora. Ti prenderei, ti bacerei e farei l'amore con te, qui su questo ponte e adesso, poco mi importa di chi passa e di che ci vede. Mi piace il fatto che quando siamo tu ed io non esiste più nessuno, ci bastiamo solo per noi. Il tuo modo di pensare e di vedere le cose mi ricorda che nella vita non ci sono aspetti negativi. La giornata a scuola automaticamente cominciava bene quando ti incontravo. Non c'è stato un motivo preciso per cui mi sei piaciuta sin da subito e non c'è nemmeno stato un vero e proprio momento in cui mi sei piaciuto più del normale. Sei successa così, sei entrata nella mia vita come se niente fosse, l'hai rischiarata sugli angoli bui e ora non riesci più a spegnerti. Sì, perchè sai... è un po' impossibile spegnere un sole. E tu sei il sole dentro di me- 
Se prima credevo di aver esibito uno dei miei discorsi da standing ovation, questo è decisamente un eufemismo a confronti.
I miei occhi hanno brillato per l'emozione. 
E' il momento perfetto per un bacio di quelli da film questo.
I nostri visi si fanno sempre più vicini, quando uno strana melodia giunge all'orecchio di entrambi. 
Ci voltiamo perplessi.
-E’ il momento, guarda che laguna blu... ora devi muoverti e questo è il momento tuo...- 
Un signore senza tetto canticchia con in mano un banjo una canzone che riconosco.
La Sirenetta?
-ommioddio, un barbone è venuto a cantarmi 'baciala' de 'la Sirenetta' proprio quando sto per baciare il ragazzo che mi piace? IO LO DESIDERO DA UNA CAZZO DI VITA!- strillo battendo le mani tra loro mentre il signore continua la cantilena alquanto stonata strimpellando con le corde dello strumento.
Justin non sa che dire. La sua faccia è mista a confusione, sorpresa, rabbia e forse vuole pure ridere.
-Justin, amore mio, respira- lo incoraggio muovendo le mani dal basso verso l'alto e illustrandogli la respirazione corretta.
-penso che per stasera abbiamo visto abbastanza- parlotta da solo muovendo la testa in modo strano, da schizzofrenico.
-Shalallalalla, stringila! Non puoi nascondere che l'ami. Baciala! Shalallalalla, non parlare, ascolta la canzone che dice: baciala!-
Con un dito gli accarezzo la guancia volgendogli il capo verso i miei occhi.
Gli sorrido lievemente mentre faccio combaciare le nostre labbra in un bacio appassionato. Justin circonda i miei fianchi con le sue forti braccia e mi stringe a sé unendo i nostri bacini.
Quel contatto mi provoca infinite scintille nel basso ventre e avvolgo velocemente le braccia attorno al collo alzandomi sulle punte.
-Questa musica vi aiuter・ Coraggio abbracciala e dopo baciala. Baciala. Baciala. Stringila. Baciala. Coraggio baciala!-
Justin si stacca un po' bruscamente.
-hei, amico, dacci un taglio. Grazie davvero, bella scena, ma ora stop. Piuttosto preferisco il crostaceo che canta! Per・ non ho nulla contro di te, okay? Voglio solo farmi la mia ragazza in santa pace. Capisci che intendo, no?- ammicca tirando il labbro superiore verso di me.
Incrocio le braccia al petto. Che è serio?
Il tizio annuendo si allontana canticchiando qualcosa tipo Mulan.
L'attenzione di Bieber torna su di me.
-dove eravamo rimasti?- pronuncia con quel sorrisetto malizioso che mi manda in altri mondi le ovaie.
-a te che sbraiti addosso a quel povero signore. A me stava simpatico. E non ha rovinato nulla, anzi! Stava avverando il sogno della mia vita! E poi è sempre colpa tua. Non riesci mai a stare zitto!- sbotto alzando le braccia e facendo scendere dalle spalle la sua giacca. Justin mi guarda allibito.
-ah io? Mh, quindi adesso è colpa mia-
-lo è sempre! Non stai mai zitto! Ti lamenti sempre e mi vieni a dire che-
All'istante le labbra di Justin premono contro le mie per riprendere quello che avevamo sospeso. Il bacio diventa più urgente quando percepisco la sua lingua scivolare dentro la mia bocca.
Siamo così diversi eppure così simili.
Abbiamo pensato la stessa cosa nello stesso momento, ovvero come fare a zittirmi e vedo che ha capito come fare senza chiedermelo.






 


 

MA-CHE-CAZZO-HO-SCRITTO?
NO, DAVVERO, QUESTO CAPITOLO E' UN'INTERA STRONZATA.
AVEVO QUASI PAURA A PUBBLICARLO..........................

NON UCCIDETEMI.
PER TUTTO.
PERO', PRECISO CHE SONO BEN 12 PAGINE DI WORD
QUINDI KISS MY ASS, PLS.

NO, DAI, VI VOGLIO TROPPO BENE.
SERIAMENTE.
QUANTE VOLTE DOVRO' RIPETERVELO?
SIETE LA MIA FELICITA'!

LE VOSTRE RECENSIONE MI CAMBIANO LA GIORNATA!
GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE,
E ALTRI TRILLIONI DI GRAZIE.
A TUTTE.


HO CANCELLATO UNA STORIA, MI PIANGE IL CORAZON.
MA L'HO FATTO PER IL BENE COMUNE.
O FORSE CI HO PROVATO.

ORA TORNERO' AD AGGIORNARE NORMALMENTE.
PROMESSO.

AGGIORNO A 10 RECENSIONI. :)))))

TUTTI STI RUMORS SU CIASTEN MI FANNO 
SALIRE IL CRIMINE.
LA STORIA DI LIL ZA (TI ODIO, ZIO, FRA, BRO, HIHI, SKS) E DELLA DROGA,
LA STORIA DELLA PAUSA PER SEMPRE, 
LA STORIA DEL RITORNO DEI JELENA
E POI OGGI NE HO TROVATO UNO NUOVO.

'JUSTIN BIEBER DIPENDENTE DI SIZZURP?
I GENITORI VOGLIONO MANDARLO IN REHAB?
TROVATA BEVANDA INCRIMINANTE NELLA SUA CASA.' 

LA MIA REAZIONE:


<3 | via Tumblr

RIDO PER SEMPRE.
LA VOGLIA A MILLE DI FICCARGLI UN PIEDE NEL CULO, MLMLML
IO NON CREDO A NIENTE.
IO CREDO A QUELLO CHE DICE LUI.

CERTO CHE, 
LUCE DEI MIEI OCCHI AMORE DELLA MIA VITA SOSTANZA DEI MIEI GIORNI,
POSTA QUALCHE TWEET, ECCHECCAZZO.

SCLERATE A PARTE, ME NE VADO.
DEVO INDAGARE SU COME RIMEDIARMI I TRE LIBRI DELLA COLLINS
DEGLI HUNGER GAMES.
(HO VISTO LA PARODIA AL CINEMA, E BEH... 
COME MANDARE A PUTTANE 9,90 € parte 1)

Ricordo che la nostra Jude è Acacia Clarks.


OKAY, CHICAS, VI LASCIO.
Faccialibro.
Twitterino.
Asketto.
ACCIMINCHIA, UN BACIONE! Xxxxxxxxxx

li shippo troppo, okay, me ne dovevo andare.
Qualcuno mi ha caPEETA?
LOL


Joshifer | via Tumblr

 

 

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