TeenAgers
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Tutti i
personaggi di questa storia appartengono ad Angele87. Fatti ed eventi sono
puramente immaginari, l’autrice, quindi, non si assume nessuna responsabilità di omonimie e somiglianza di
avvenimenti.
“Ringrazio
tutta quella gente meravigliosa che mi ha ispirato personaggi altrettanto
stupendi, e una riconoscenza, ancora più particolare, a tutti coloro che me ne hanno suggeriti
degli altri drasticamente negativi.”
Un grazie
enorme a quelle grandi persone che sono le mie amiche, le prime a cui ho parlato di questo progetto.
-LILY!- sentii
mio fratello gridare dal fondo delle scale. Lanciai uno sguardo a Lixia che
terminava di sistemarmi un riccio dietro l’orecchio.
-Sei
proprio bella.- mi
disse, guardandomi.
Arrossii,
cercando la giacca di cotone bianco che dovevo indossare sulla maglia fuxia a bretelle ed i jeans
attillati. Mi aveva obbligato ad indossare i tacchi e di conseguenza il mio
andamento era insicuro, tentennante.
-Grazie…- le
risposi, sentendomi un rospo dopo averle lanciato uno
sguardo.
Lixia era
bella. Oggettivamente bella. Di solito, prevale la bellezza soggettiva, ma lei
era affascinante per chiunque. La carnagione, di natura più scura, metteva in
risalto quelle labbra rosa acceso. I lunghi capelli neri si muovevano in
sincronia con la sua testa. Le sopracciglia curate e gli occhi nerissimi ben
truccati la rendevano davvero attraente per qualunque persona. Io mi
riconoscevo sempre un passo dietro di lei eppure Lixia non aveva mai fatto
nulla perché io mi sentissi così.
-Anche tu…-
La
mia amica sorrise incoraggiante,
spingendomi di fronte allo specchio. –So che non mi credi, quindi, guardati da
sola.-
Alzai appena i
miei occhi verdi sulla superficie lucida che rifletteva
la mia immagine e rimasi non dico felice, perché nessuno è mai felice del
proprio aspetto, ma soddisfatta. Quella sera riuscii a ritenermi per un breve
momento passabile.
Mi sistemai la
cintura etnica sui fianchi e sorrisi a me stessa. –Sta sera
sono graziosa…- dissi in un sussurro alla mia migliore amica.
Lixia indossò
la sua giacca nera sul completo bianco aderentissimo che indossava. Si sistemò
i capelli fuori dal colletto, guardandomi storto. –Tu
sei sempre molto graziosa.- me lo disse con risolutezza senza essere annoiata
dai miei sfoghi di insicurezza.
Si diresse
alla porta, aprendola nello stesso momento in cui mio fratello si precipitò in
camera.
-Si può sapere
quanto…-
Vidi Sam
incrociare la figura di Lixia con lo sguardo e perdere completamente il
contatto con la realtà. Lo vidi partire per un mondo lontano, popolato solo
dalla mia migliore amica. L’espressione
idiomatica “restare con la bocca aperta” era, nel caso di mio fratello,
un eufemismo.
Si girò a
guardarmi e notai con piacere che non cambiò espressione.
-Lixia… ma che
hai fatto a mia sorella? Sembra quasi una ragazza.-
Risi incapace
di arrabbiarmi con mio fratello. –Ma quanto sei sciocco!-
Anche lui era carino: camicia e pantaloni eleganti. Non per vantarmi ma
Sam era davvero uno schianto.
Lixia ridacchiò, allungando una mano verso di me. –Andiamo,
Elizabeth. Ti aiuto a scendere i gradini.-
Vidi Sam
lanciarci un’occhiata strana. I maschi non capiscono certe cose. Loro, i tacchi
alti non li hanno mai portati. Mi aggrappai al braccio di Lixia, che sembrava
esserci nata con quel tipo di calzature, ed arrivai sana e salva a piano terra.
Salimmo in
auto ed io preferii il sedile posteriore. Sapevo che sia a Lixia che a Sam
avrebbe fatto piacere stare più vicini. Quei due non volevano ammetterlo, ma
sapevo da molto che provavano qualcosa l’uno per l’altra.
Abbassai il
finestrino mentre Sam metteva in moto. Quando accese i
fari sentii Lixia gridare e Sam scoppiare in una risata. Mi sporsi tra i sedili
e vidi che oltre il parabrezza, di fronte il muso dell’auto, c’era Axios
illuminato dai fari.
-Volevate
lasciarmi di nuovo qui?-
-Tu volevi ammazzarmi dalla paura…- gli rispose Lixia,
premendosi una mano sul cuore.
Entrò
nell’auto senza neanche guardami.
–Betty non c’è?- chiese, riferendosi a me.
Gli diedi uno
scappellotto sulla nuca. –Scemo, non mi hai visto?!-
Allargò gli occhi quasi illuminato da qualcosa. –Lily?-
-Sì, quello è
un altro mio diminutivo. - gli risposi, distogliendo lo sguardo dai muscoli
delle sue braccia. Mi guardò ancora per qualche minuto. I suoi occhi avevano
assunto un espressione indecifrabile e per un solo,
breve istante ebbi l’impressione di aver visto una spolverata di rosso
ricoprire le sue guance.
Rimasi in
silenzio per un po’ fino a quando non vidi Sam imboccare una strada che portava
verso il centro. La direzione opposta da dov’era situato il
porto. –Sam, credo tu abbia sbagliato strada.-
-No, dobbiamo
passare a prendere Dan.-
Giuro, rimasi
senza parole.
All’improvviso, mi ritrovai schiacciata al
centro del sedile posteriore della mia auto tra Axios, stravaccato scompostamente,
con un braccio sulla spalliera vicino ai miei capelli, e Dan visibilmente
costretto in un posto troppo piccolo per lui. Così, cercavo di fargli più
spazio quasi sdraiandomi sul mio migliore amico che, stranamente, si ostinava a
restare zitto e a guardare il paesaggio che correva fuori dal
finestrino.
Gli unici a
discutere amabilmente erano Lixia e Sam. Come al
solito, stavano parlando di qualche libro fantastico che si erano consigliati o
dell’opinione di uno storico su un’opera d’arte o di qualsiasi cosa culturale a
loro piacesse. Io ne capivo sempre poco, però mi incantava
ascoltarli.
Finalmente
arrivammo al molo. Non fu difficile trovare la barca di Lara. La più grande ed illuminata di tutte. Sfarzosa e lucida. Elegante e raffinata, come del resto cercava di apparire la
padrona.
Axios scese
bruscamente dall’auto, facendomi sbattere la testa contro lo sportello. Sentii
un dolore sordo sulla fronte e l’avrei volentieri gettato
in acqua. –Cretino!- gli gridai contro una volta scesa. –Mi hai quasi ucciso.-
Axios scosse
la testa. –Sei viva, no?- Sam ridacchiò, avviandosi verso la barca.
La brezza di
fine estate era davvero piacevole sulla pelle e, a contatto
con la parte arrossata sulla mia fronte, mi faceva sentire meglio. Guardai
la luna piena riflettersi sul mare scuro e calmo, le piccole onde infrangersi
sulla prua della nave di Lara ed il classico odore di mare solleticarmi le
narici.
-Stai bene?-
Una voce
gentile mi fece voltare mentre insicura cercavo di
raggiungere l’entrata. Quelle scarpe mi stavano divorando i talloni. Guardai
Dan che mi si era affiancato, rallentando il suo passo per non farmi sentire un
peso. Divenni rossa, stringendomi involontariamente nella giacca. –Sì.-
bofonchiai, fissandomi la punta delle scarpe.
Rimase in silenzio
accanto a me, scortandomi fin sullo yacht.
-Benvenuti.-
la voce di Lara ci accolse.
La vidi
bellissima, nel suo abito aderente. I capelli biondi giocavano con malizia con
la scollatura vertiginosa. Gli occhi blue ci scrutarono mentre le labbra si
allargavano sul bel sorriso.
-Axios!-
disse, gettandosi al collo del mio amico. Sentii una morsa nello stomaco,
mentre lo guardavo stringerla tra le sue braccia forti. Sbruffai, dirigendomi
verso il ponte da dove proveniva la musica. Intorno ad un tavolo, erano seduti un paio di ragazzi giocando a carte. Birre e
pop-corn a fare loro compagnia.
Qualche metro
più avanti, verso la punta, dove sventolava una tranquilla bandiera americana,
un paio di ragazze con dei bicchieri rossi, ridacchiavano ed ammiccavano in
direzione di Dan e Sam.
Mi passai una
mano tra i capelli, ravvivandoli, e mi diressi al tavolo del
buffet intenzionata ad affogare il mio dispiacere nella coca cola.
-Una festa
divertentissima…- disse con un filo d’ironia Lixia. Sam le scompigliò i capelli, facendola sorridere.
Eravamo
stravaccati sulla poltrona nella stanza attigua
al ponte, dove imperterriti, continuavano a giocare a carte ed ascoltare la
musica
Dan svuotò,
dell’ultima goccia, la sua bottiglia di birra. S’inginocchiò sul tappeto e l’
appoggiò sul tavolino.
-Chi vuole
giocare?-
Ridacchiai,
pensando che quel ragazzo fosse davvero un tipo così semplice.
Un paio di
signorine, che passavano proprio in quel momento, squittirono eccitate.
–Che bella idea! Aspettate che chiamiamo gli altri.-
Lixia scosse
la testa, accavallando le gambe. –Oche…- sussurrò, sfiorando per caso la mano
di mio fratello. Arrossirono entrambi, ritirandola immediatamente.
Ci raggiunse
anche Axios, scompigliato e leggermente rosso.
-Cosa fate qui?- chiese, stravaccandosi sul divano di fronte al
nostro.
-Giochiamo.-
gli risposi,
alzandomi per aiutare Dan a liberare il tavolo.
-A cosa?-
Mi voltai
appena, guardandolo con i miei occhi chiari. –Forse al gioco della bottiglia?-
continuai, indicandola sul tavolo.
Passò qualche minuto prima che tutti i componenti si radunassero
attorno al tavolo. Io ero seduta a gambe incrociate sul tappeto ed avevo il
compito di girare la bottiglia.
Di fronte,
c’era Axios, la sua amica o meglio conosciuta come Lara, mio fratello, Dan ed
altri che conoscevo di vista ma che la padrona di casa non mi aveva presentato.
Sentii una
mano gentile poggiarsi sulla mia spalla prima che Lixia si accomodasse
accanto a me. Sorrise, sorseggiando la sua bibita.
-Iniziamo?-
chiese una ragazza dai capelli rossicci.
Axios annuì e
mi diede il via. –Vai, Lily…-
Vidi Lara
storcere le labbra all’appellativo che aveva utilizzato il mio migliore amico. Cosa c’era? Voleva chiamarsi Elizabeth anche lei?
Scossi il
capo, appoggiando una mano sottile sulla pancia della bottiglia e dando un bella spinta. La plastica girò veloce su se stessa,
compiendo diversi cerchi, prima di fermarsi ed indicare i primi giocatori.
Una tipa
bionda e Lara.
Tutto si
risolse con la rivelazione di un pettegolezzo che lasciò indifferenti la gran
parte dei ragazzi, comprese me e Lixia. Non ci interessava
molto dei problemi di cuore della ragazzina…
-Tocca a me!-
disse Lara, afferrando la bottiglia e girandola di nuovo.
Osservai il
collo verde muoversi come una trottola, prima di bloccarsi e puntare me e Dan.
Diventai rossa, sentendomi in imbarazzo.
Perché il destino doveva essere così avverso?
-Daniel ordina
Lily…- intervene mio fratello, ridacchiando come un matto.
Il
ragazzo sorrise,
grattandosi la nuca. –Io veramente lascerei la possibilità a Lily di darmi un
ordine.-
Rimasi con la
bocca aperta: bello e anche gentile. Un uomo da sposare! Mentalmente mi
sgridai: forse avevo corso un po’ troppo con la fantasia. Che sciocca…
-No, no…-
farfugliai, nascondendo la faccia tra i
capelli di Lixia. –Ordina pure…-
Dan rimase
immobile, fissandomi come se fossi un’aliena. Era calato uno strano silenzio e
tutti sembrava mi stessero guardando.
-Io veramente
non so che chiederti.-
Se fosse stato un cartone animato, sicuramente
sarei caduta dalla sedia, facendo un rumore buffo e divertente. Invece, come logico nella realtà, rimanemmo zitti un po’
tutti, prima di scoppiare a ridere.
Dan si grattò
di nuovo la nuca, facendomi tenerezza: si vedeva che era in imbarazzo.
-Se non volete chiedervi nulla, posso
farlo io al posto vostro?- s’intrufolò Lara come il prezzemolo nelle minestre.
Le lanciai
un’occhiataccia. –No, grazie.- sillabai, afferrando la bottiglia e girandola di
nuovo.
L’egocentrismo
di quella ragazza aveva toccato un punto di non ritorno.
Voleva sempre che tutti la notassero e la rimirassero. Un
vera noia. Non aveva capito che nessuno aveva voglia di starla sempre a
sentire? Aveva quella capacità di pilotare un discorso, incentrato su una
persona ai suoi antipoti, su di lei.
Questa volta
la fortuna era dalla mia: Axios ed una ragazzina bruna.
-Voglio sapere
chi ti piace.-
Che
domanda sciocca.
Era così naturale la sua risposta che non la stetti
nemmeno a sentire.
Mio fratello
sbruffò.
-Questa
domanda fa schifo. Per favore cambiala prima che muoia di noia.-
La ragazzina
bruna gli lanciò un’occhiataccia, prima di allargare gli occhi e ritrattare
quello che aveva chiesto. –Anzi, voglio sapere chi è stata la prima persona che
ti abbia fatto venire voglia di baciare.-
Axios divenne
rosso, guardando male Sam. –Non puoi farti gli affari tuoi?-
Mio fratello,
ridacchiò. –Per perdermi un’occasione di metterti in
imbarazzo e farmi due risate. No, grazie.-
Mi appoggiai sul tavolo curiosa di sapere la sua risposta. Nonostante
fossimo amici da tanto, “certi” argomenti non li trattavamo
mai. Tamburellai con le dita sul legno impaziente di scoprire.
-Non sono tenuto a risponderti.- disse Axios, facendo sollevare
risolini di scontento.
-Sai che devi
pagare il pegno?- la ragazzina non demorse.
Axios si
strinse nelle spalle con un sorriso assurdo. –Non ho paura delle sfide.-
La brunetta
ridacchiò, avvicinandosi all’orecchio di una sua amica e dicendo qualcosa.
L’altra spalancò gli occhi prima di sciogliersi in un sorriso.
-Allora il
pegno.-
Alla ragazza
brillarono gli occhi. –Tu dovrai…- iniziò, alzandosi
in piedi. Che tipa strana. –Dare un bacio…- continuò,
circumnavigando il tavolino ed avvicinandosi pericolosamente a me. –Lei.-
Chiusi gli
occhi, quando sentii le mani della ragazza poggiarsi sulle mie spalle. Sbruffai
come una pentola a pressione, diventando rossa.
Percepii con
chiarezza il rumore delle mascelle che toccavano il pavimento con violenza. Gli
occhi di mio fratello erano puntati su di me.
-Cosa?- dissi
brusca, alzandomi in piedi. –Io non bacio proprio nessuno.-
-Io non la
bacio! Mica sono matto…-sentii dire ad Axios.
Fu come una
pugnalata dritta al cuore. Mi voltai a guardarlo, senza in realtà accorgermi
della sua presenza. Aveva il collo rosso
come ogni volta che si agitava.
-Non voglio baciarla.- ripeté, procurandomi un altro strano
dolore all’altezza dello sterno. –Sarebbe una pazzia…-
Sentivo le mie
guance accendersi di rosso, il calore diffondersi per tutto il corpo e quel
fastidioso pungere agli occhi. Dannate lacrime inopportune. Mi sentivo umiliata,
indesiderata e sconveniente. Cosa significava che
baciarmi era una pazzia. Ero davvero troppo brutta per lui?
Continuai a
fissarlo negli occhi. Il mio verde prato si sfidò con il suo marrone tanto
particolare.
Mi toccai i
capelli della nuca, sentendomi di troppo.
-Esatto.-
cercai di rispondere con tranquillità, allontanandomi a grandi passi da quel
tavolo. –Sarebbe una pazzia baciare una come me.- non riuscii
ad evitarlo. Sapevo di poter passare come una melodrammatica, però, era quello
che sentivo.
Aprii di
scatto le porte, capitolandomi all’esterno, sul ponte dell’imbarcazione. Una
dolce melodia mi arrivò alle orecchie. Lo stereo era ancora acceso sull’ultimo
CD di Natalie Imbruglia e quella lentissima canzone “Shiver”.
Scesi
bruscamente dal ponticello della nave e senza badare al freddo che sentivo mi
diressi il più lontano possibile da quel posto.
Riuscii a non
fare caso al freddo ma nulla potei fare contro le mie
lacrime che maligne sfuggivano al mio controllo.
Tolsi quelle
odiose scarpe col tacco. Abbandonate sulla sabbia bianca,
della spiaggia poco distante dal porto, erano un’immagine molto triste.
Ero seduta su
un tronco che era stato portato lì dal mare. Le braccia strette intorno al mio
petto, per cercare un po’ di riparo da quel vento freddo che soffiava
dispettoso trai miei capelli, portando con sé il
melanconico odore dell’estate ormai passata. Di solito, mi piaceva restare
sulla battigia a guardare l’immensità oscura, a sentire quello scroscio
rilassante e meravigliarsi del luccichio della pallida
luna. Quella sera, però, ero troppo impegnata ad essere infuriata senza una
ragione con quel deficiente di Axios. Fortunatamente,
le lacrime erano cessate, ma quella sensazione di malessere no.
-Non puoi
prenderti un malanno all’inizio della scuola.-
Sentii una
voce gentile, dal tratto carezzevole, arrivarmi alle orecchie, ormai abituate
al silenzio. Mi passai una mano sulla faccia, per cancellare completamente le
tracce di pianto.
-Sono forte e
non mi ammalo.- gli risposi, prima di avvertire
qualcosa di caldo posarsi sulle mie spalle. Non era la mia giacca: era troppo
grande. Sentii quel profumo pungente e pulito e capii che doveva trattarsi
della giacca a zip di Daniel.
-Forte quanto
vuoi, ma copriti.- si sedette a cavalcioni sul legno,
scrutando il mio profilo.
-Senti, non ho
bisogno di consolazione, perché non c’è nulla per cui
io debba essere consolata.- sibilai con acidità, indurendo il mio sguardo.
Dan si strinse
nelle spalle, allungando le gambe sulla sabbia. Aveva il volto rilassato e quei
capelli corti scompigliati appena dalla brezza notturna. Non si scompose minimante a sentire il mio tono pungente, si limitò
ad annuire e continuare a guardare il mare nero.
-Non sono qui
per consolarti. Semplicemente mi piace il posto dove hai deciso di riflettere.-
mi rispose con naturalezza, spiazzandomi.
Inghiottii il
vuoto, sperando che la luna non illuminasse le mie guance ormai rosse. Quel suo
profumo delicato aleggiava intorno a me, stordendomi.
-E’ stato un cafone!- esclamai improvvisamente, stringendo i pugni sulle
ginocchia. –Come si è permesso?-
Dan annuì,
iniziando a giocare con la sabbia. –Non ne ho idea.-
-Un rozzo,
villano ed anche maleducato!- continuavo a ripetere. Non ricordo per quanto
sono andata avanti, parlando del mio migliore amico e dei suoi difetti. Mi
sentivo tranquilla a sfogarmi con lui, sembrava come se solo lui riuscisse a
capirmi. Dan si limitava ad annuire e fare qualche battutina per farmi ridere.
-Insomma è un
rozzo.-
-Questo l’hai già detto.- mi riprese.
-Ma io voglio ribadire il concetto.- spiegai, sentendomi improvvisamente
meno arrabbiata di prima. –Non è stato carino comportarsi a quel modo. Lui sa
quanto io mi senta inferiore alle altre ragazze per…
per, insomma, il mio aspetto… So benissimo anch’io che nessuno mi avrebbe
baciato in quella stanza, nemmeno mio fratello.-
-Io l’avrei
fatto.-
All’inizio, il
concetto espresso da quella semplicissima frase non mi fu chiaro. In fin dei
conti, quanti significati potevano assumere tre parole messe in fila? Rimasi con
la bocca aperta, rossa come mai nella mia vita. Il cuore aveva avuto uno strano
battito, non accelerato, quello lo conoscevo. Era un
battito diverso, quasi, orgoglioso. Sentivo il cuore rimbombare
nel petto e, per la prima volta nella mia vita, non mi sentii inferiore
a nessuno.
-Come scusa?- chiesi incredula, girandomi verso di lui. Una ciocca
mi scivolò sugli occhi.
Dan sorrise,
afferrando i miei capelli. Li risistemò dietro l’orecchio e, con una voce che
avrebbe fatto rabbrividire persino un uomo, mi disse.
-Io ti avrei
baciato molto volentieri, Elizabeth Cancer.-
Ciao belli^^. Eccomi
qui con un nuovo chap. Finalmente la scuola è finita ed io posso rilassarmi,
spero che questo cap vi sia piaciuto. Vi mando un
kiss enorme.
Ah, per Karry che me lo aveva chiesto, io
quando inizio a scrivere una storia non ho nulla di programmato. A grandi linee
so cosa devo fare, certo, ma mi lascio guidare dalla mia ispirazione.
Diandraflu
Francy
Pink
Lulu
Daphne
Devil90
Sky88
Angéle^__^