L'eredità dei Titani

di DeliaDulhallan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La prima impressione non è sempre sbagliata ***
Capitolo 2: *** Affetti ... ed Effetti personali dimenticati. ***
Capitolo 3: *** L'ombra del Titano ***
Capitolo 4: *** Un passato misterioso ***
Capitolo 5: *** Incubi e ricordi ***
Capitolo 6: *** Non tutti mentono bene ***
Capitolo 7: *** Solamente tu ***
Capitolo 8: *** Ladro ***



Capitolo 1
*** La prima impressione non è sempre sbagliata ***


Riesaminato e corretto l’8 ottobre 2013. Buona lettura!

CAPITOLO 1  “La prima impressione non è sempre quella sbagliata”

 

Sarà anche il più forte dell’umanità, ma non si può negare che sia un po’ un bastardo.

Con quel pensiero Eren iniziò il pomeriggio di pulizie intensive che lo attendeva.

Mentre strofinava ripetutamente e con forza il pavimento, nella sua mente si ripresentava vivida la scena avvenuta pochi minuti prima.

-Pulisci da capo, è completamente lercio quaggiù-.

La voce del caporale, fredda e ricca di rimprovero, gli aveva graffiato le orecchie. Gli occhi ombrosi avevano scrutato la stanza con severità alla ricerca del minimo granello di polvere, mentre Eren se n'era rimasto impalato accanto alla porta, sull’attenti e coi muscoli irrigiditi nel disperato tentativo di non lasciarsi scappare la minima espressione. Incredibile come una creaturina alta uno e sessanta racchiudesse in sé tanta furia omicida.

Prima di uscire, l’uomo aveva esitato per un istante preso da chissà quale pensiero.

In quell’attimo Eren aveva avuto la possibilità di guardarlo per la prima volta da vicino.

Aveva osservato le sue mani piccole ma muscolose, con dita affusolate e pallide che parevano troppo delicate per poter stringere un’arma. La mascella serrata, il volto scolpito da tutti gli anni di perdite e sofferenze che aveva dovuto sopportare. Il labbro superiore incurvato verso il basso, le sopracciglia corrucciate in un’espressione di estrema disapprovazione.

Al minore era scappato un sorrisetto: in quel momento l’aveva trovato buffo, quasi carino. Quando lo sguardo divertito del ragazzo aveva incontrato quello freddo e crudele del caporale, si era impietrito.

-Visto che lo trovi così divertente, quando hai finito puoi passare a lucidare anche il pavimento del secondo piano-.

Eren non si era mosso finché Levi non era sparito in fondo al corridoio, trattenendo il respiro. Nonostante il diavolo in persona fosse sparito dalla stanza, non tirò un sospiro di sollievo, al contrario: una mole insormontabile di lavoro lo aspettava. 

Provava una stima e un rispetto profondo per il capo delle forze esploratrici. Il suo rapporto con il caporale non era qualcosa di descrivibile a parole. Assieme all’ammirazione c’erano anche la paura, e la rabbia. Dentro di sé nutriva la ridicola speranza di un bambino: se faccio tutto quello che mi dice, magari un giorno potrò distruggere i Titani.

Con quel pensiero si diede la carica, lavorando tutto il pomeriggio senza sosta fino a sera.
Una volta finito si accovacciò in un angolo. Si sentiva stanco, ma stranamente rilassato: trascorrere un pomeriggio in solitudine, lontano dalla cella e dagli sguardi inconsapevolmente spaventati degli altri soldati aveva sortito un effetto positivo. Piegò le ginocchia e le circondò con le braccia, mettendosi comodo: aveva intenzione di restarsene lì rannicchiato per un po’. Non smaniava di rivedere l’espressione severa del caporale mentre con fare critico sminuiva le sue pulizie. Riteneva di aver fatto un buon lavoro, ma non aveva osato replicare. Già il fatto di trovarsi lì ancora vivo era un miracolo. Lui, il mostro.

Se posso usare questo potere per salvare l’umanità, per distruggere i Titani… allora ne sono grato. Sono l’ultima speranza.

Disse una voce dentro di sé, ma non era quello che Eren pensava davvero: era quello che si era ordinato di pensare.

Aveva paura.  Assieme alla gioia selvaggia per aver acquisito un tale potere erano arrivati i sentimenti negativi. Il suo Titano era fuori controllo.

Si torturò un labbro con gli incisivi mente ripensava alla ferita che Mikasa si era procurata sul viso a causa sua. Gli si proiettò nella mente l’immagine della sorella adottiva mentre veniva divorata da lui, dilaniata nello stesso modo di sua madre. La bocca impastata di sangue, denti giganteschi ed uno sguardo stupidamente assente.

Trasformò le angosce in odio, così intenso che la pancia gli si contrasse ed iniziò a far male.

Accidenti, neppure oggi riuscirò a mangiare nulla, dove troverò le forze per combattere?

Avrebbe nascosto questa debolezza agli altri soldati. Si sarebbe costretto ad ingoiare la fredda cena a forza, anche se non era certo di riuscire a trattenerla nello stomaco a lungo.

Sentì le risate e gli scherzi dei compagni che avevano completato le faccende e si erano uniti per chiacchierare da fuori la finestra. Poi dei passi felpati.

Eccolo, sta tornando.

Trattenne il rumoroso sospiro che gli stava per sfuggire, alzandosi in piedi il più in fretta possibile. Ma non abbastanza velocemente da poter non essere visto.

-Soldato Eren?-

Chiamato da Levi, il ragazzo rivolse il suo sguardo verso il pavimento.

-Sissignore!-

-Stavi per caso oziando?-

-Nossignore!-

-Allora cosa stavi facendo? Lì, seduto in angolo come una checchetta pensierosa?- gli chiese con tono derisorio ed una vena di crudeltà. 

Eren si sforzò di rispondere, ma un groppo in gola lo bloccò. Si costrinse a guardarlo dritto negli occhi. Il caporale non era un suo amico, ma si trattava pur sempre di un alleato prezioso. Soffocò i suoi stupidi timori, sollevando il mento e tuffandosi nelle iridi grigie di quell’uomo crudele.

Tale gesto indispettì Levi.

-Seguimi, soldato Eren-.

Si voltò e uscì dalla stanza.

Perché l’ho fatto?! Come mi è saltato in mente? Ha intenzione di picchiarmi di nuovo?

Il ragazzo non voleva farsi menare, ma serrò i pugni e lo seguì obbedientemente.

La mia vita è nelle sue mani, da quel giorno in tribunale.

Constatò con rassegnata tristezza che il caporale avrebbe fatto di lui ciò che voleva.

L’edificio aveva molte stanze vuote, non sarebbe stato difficile trovare un posto appartato dove gliele avrebbe potute suonare con calma e in santa pace.

Quale motivo avrebbe per picchiarmi poi? Che idiota.

Si rimproverò Eren, ma la paura non diede segni di cedimento. Contrariamente, parve intensificarsi.

-Prego- disse Levi, invitandolo a fare il suo ingresso per primo nella stanza.

Il pavimento di legno cigolò sotto i passi di Eren, r
ovinato ma perfettamente pulito, lucidato ed incerato. Rimirandolo si sentì una mammina orgogliosa.

Una volta entrato rimase fermo come un palo senza sapere cosa fare.

-Jaeger, adesso ti farò un paio di domande. Sentiti libero di considerarlo un interrogatorio. Ora siediti-.

-Ho fatto qualcosa di male?- mormorò. Levi rispose con un sorrisetto impercettibile.

Cosa pensa di ottenere interrogandomi qui ed ora? Gli ho già detto tutto quello che sapevo prima che mi portassero qui.

Seduto di fronte al caporale, rimasto in piedi in modo da potersi imporre maggiormente data la differenza di altezza, l’unica luce che li illuminava era quella pallida del tramonto che filtrava attraverso la finestra.

Non aveva nulla di romantico, né di dolce, né di nostalgico, bensì qualcosa di malinconico. Un richiamo alla battaglia dell’umanità. Il cielo rossastro ricordava le vite perse, le lacrime trattenute la sera di ritorno dal campo di battaglia e i duri allenamenti fatti prima di diventare a tutti gli effetti un soldato. Nella sua vita c’era stato solo quello: sangue, fatica, sudore, odio e paura. Forse prima c’era stato amore, ma si trattava di ricordi così lontani da risultare confusi.

Il tamburellare nervoso della dita di Levi lo riportò alla realtà.

-Eren, stai mangiando correttamente?- chiese scrutandolo con aria critica.

L'interpellato socchiuse la bocca di fronte a tale domanda, totalmente inaspettata.

-Certo che sì, signore-.

-Potrai prendere in giro me, ragazzino, ma non i Titani. Ti strapperanno gambe e braccia di nuovo-.

Il ragazzo rimase in silenzio.

-Rispondimi. Non ho intenzione di buttare via il mio tempo per te, ficcatelo in quella maledetta testa vuota-.

Il ragazzo serrò con più forza le labbra e gli lanciò uno sguardo carico d’odio.

Perché non puoi semplicemente lasciarmi stare? Pensi di riuscire ad umiliarmi, ma non ci riuscirai. Sono più forte di quello che credi.

Senza accorgersene, l’ultima frase decise di fuggire,scivolandogli dalle labbra. Sperava non avesse sentito, visto che l’aveva mormorata con voce flebile, ma l’udito del caporale, come qualsiasi altra cosa di lui, non lasciava scampo.

Scosse la testa: -rispondi-. Incrociò le braccia e inclinò la testa impazientemente.

E’ inutile resistere concluse Eren. Prima parlo, prima finirà di umiliarmi. Facciamola finita in fretta.

-Non riesco a trattenere cibo nello stomaco a causa del nervosismo-. Cercò di attenuare la situazione facendo spallucce.

-Se continui così non diventerai Miss.Villaggio, ti farai ammazzare. Siamo soldati. Il nostro lavoro, la nostra intera vita, consistono nel finire divorati un giorno o l’altro. Oltretutto in questo stato saresti uno spuntino tremendo. E’ questo quello che vuoi? Non fare la femminuccia. Hai paura Eren? Hai paura dei Titani brutti e cattivi?– ringhiò derisoriamente. -Non sei né il primo, né l’unico al quale portano via qualcosa. Tira fuori quei coglioni che non hai, e fai rimanere quel cibo dove deve stare. Nello squadrone non abbiamo bisogno di pesi, o di altra carne sacrificale-.

Pericolose fitte allo stomaco assalirono Eren: perfetto, non sarebbe riuscito a mangiare per minimo altri due giorni.

-Sono mortificato. D’ora in poi mi impegnerò a mangiare come si deve-.


-Non menti?- lo scrutò Levi.

- Nossignore- deglutì il ragazzo.

-Allora perché distogli lo sguardo?-

Eren serrò la mascella, rifiutandosi di parlare.

-Guardami- fece il caporale. Poi con la mano gli afferrò il volto e lo trasse a sé. Quando i loro sguardi si incontrarono percepì l'ira del ragazzo.

-Non mi interessa se mi detesti, puoi passare la tua intera vita ad odiarmi, se ti pare, ma non ti permetterò di rovinarti. Devi capire che il tuo corpo non è solo uno strumento, e che la tua vita non è esclusivamente cosa che riguarda te e la tua stupida vendetta. So cosa stai passando. Tutti lo sappiamo. Le notti insonni, le morse di paura allo stomaco, la nausea e la rabbia. Per ognuno di noi è stato lo stesso. C’è chi va oltre e chi no. Chi non va oltre muore, per quanto possa essere bravo e qualificato. Questa vita ci distrugge, Eren, ci consuma da dentro. Puoi scomparire qui e ora, o al massimo durare altri dieci anni e portare altrettanti Titani con te nella tomba-.

-Lei allora lo sa … suppongo. Sa come mi sento-. Eren non trattenne più la rabbia nella sua voce: -allora mi dica questo, illustre caporale Levi: lei per caso sa come ci si sente ad essere un mostro mutante fuori controllo?- lo disse con la sua migliore espressione strafottente, gustandosi a lungo l’epressione stupefatta di Rivaille, cercando di imprimersela nella memoria.

-No, non lo so- rispose chinando il capo. La sua umiltà stupì il ragazzo, che si sentì improvvisamente stupido per aver usato un tono così aggressivo.

Levi parve calmarsi, o forse fu Eren che lo fece. Tolta la nebbia d’odio dagli occhi lo vide in modo diverso. Il cuore gli si fermò quando sentì il tono gentile delle sue parole, allibito come un’antilope a cui il leone sta per affondare gli infidi artigli nella carne.

-Non sono qui per distruggerti, sono qui per aiutarti, per renderti più forte. Qui sei sotto la mia responsabilità. La tua salute fisica e quella psicologica sono entrambe importanti. Per diventare un grande soldato devi preservarle entrambe. Per raggiungere i tuoi obbiettivi. Ognuno di noi ha i suoi, o non saremmo arrivati fin qui. Io non ti dirò i miei, ma spero tu riesca a trovare nei tuoi la forza necessaria-.

Eren rispose a quelle parole con uno sguardo diffidente, impaurito più dalla sua gentilezza che dalla sua precedente crudeltà. Le parole del caporale affondarono nel suo cuore in modo profondo e inevitabile.

E’ preoccupato per me? Forse non è quel mostro che ho creduto che fosse finora …

Improvvisamente il dolore allo stomaco era sparito e si sentiva rinvigorito, addirittura affamato. Tutte le cose che l’avevano roso dentro fino a quel momento ora gli sembrarono stupide, andate, volate via assieme alla voce gentile e paterna di Levi.

Finita la discussione il caporale lo invitò ad alzarsi e a seguirlo: da lì a poco ci sarebbe stata la cena.

Si avviarono assieme, uno affianco all’altro. Sollevando il capo Levi notò che sul volto del soldato era stampato un dolce abbozzo di sorriso.

-Dimenticavo una cosa– disse.

-Cosa signore?-

-Nessuno mi premierà per il tempo che ho sprecato per te stasera-.

Il tono gentile e paterno di poco prima era scomparso completamente.

-Io le sono molto grato- riconobbe Eren, guardandolo con ammirazione. In superficie era stronzo, ma in fondo gli importava di lui e dei suoi soldati. Si prendeva cura di tutti nell’ombra e…

-Quindi come ricompensa ho intenzione di prendermi metà della tua cena. Compreso il dolcetto di crusca-. Scrutò la reazione di Eren e sul viso gli affiorò uno spontaneo ghigno sadico e soddisfatto.

Lo stomaco del ragazzo gorgogliò rumorosamente.

Forse Levi in fondo era solo un grande bastardissimo stronzo.

* * *

Grazie per aver letto! Al prossimo capitolo ^_^

 

=v=

Un ringraziamento speciale a oOPoisonGatebOo per l’aiuto e il sostegno. Andate a vedere le sue fic è fantastica!

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Capitolo 2
*** Affetti ... ed Effetti personali dimenticati. ***


capitolo 2


Nda:capitolo revisionato il 4 Ottobre. Grazie per aver letto fin qui!

CAPITOLO 2 “Effetti … ed affetti personali dimenticati”

- Svegliati e splendi,Jaegeer!-

- Ma cos…-

La luce colpì i suoi occhi come una pioggia di frecce. Con la sola biancheria intima addosso si sentì inerme e stupido quando le sottili e bianche coperte di lino gli furono strappate via con violenza. La frangetta scompigliata gli cadeva sulla fronte inumidita di sudore,scontrandosi con le ciglia,punzecchiandolo e rendendo il suo risveglio ulteriormente sgradevole.

Sarebbe ora di tagliarla,ehi ma … che sta succedendo?

- C-capitano Levi?-

Cercò di dire con la bocca ancora impastata. Eren era uno dei pochi soldati a non soffrire né di insonnia né di incubi. A volte Armin lo prendeva in giro dicendo che se i Titani di notte avessero sfondato di nuovo le mura nel bel mezzo della notte lui avrebbe continuato a dormire beatamente. Nonostante la tacita amarezza impressa in quella battuta,ogni volta che il giovane soldato la sentiva non riusciva a trattenere un sorriso.

-Ma no sono io -

Appena le pupille si dilatarono del tutto Eren fu in grado di distinguere altro oltre alla sagoma dell’uomo.

-Bossard?-

- Hahahah -

Ridacchiava compiaciuto Auruo.

- Come hai potuto scambiarmi per l’Heichou?-

Gli chiese con finto disappunto ed un’espressione tronfia.

La sua sagoma,controluce,non era che quella di un soldato qualunque. Chinato verso di lui la sua altezza era la stessa del Capitano. Il taglio di capelli simile e il buffo tovagliolo attaccato al bavero della camicia (che Eren trovava completamente antiestetico:come faceva un uomo come Levi ad andare in giro con un obbrobrio simile? Forse pensava che gli desse un tocco di nobiltà … non l’avrebbe mai capito) avevano contribuito al fraintendimento.

In sottofondo Bossard continuava a parlare da solo.

- Sarà l’aura di forza che emano forse... sì,sì … non può che essere quella … -

Il giovane ragazzo decise di non rispondergli e di rivestirsi il più in fretta possibile perché quella situazione lo imbarazzava parecchio. Non che per lui fosse strano farsi vedere in mutande da altri. Durante il periodo dell’addestramento tutti i ragazzi vivevano a stretto contatto nell’accampamento quindi anche volendo era impossibile mantenere qualche imbarazzante particolare del proprio corpo nascosto. Ma in quella settimana aveva perso peso e voleva nascondere la situazione. Il suo corpo ora era talmente diverso da quello guardato con invidia ai tempi dell’addestramento da sembrare ridicolo. Reiner batteva Eren col suo metro e ottantacinque e la sua costituzione possente che già prima dell’inizio degli allenamenti l’avevano reso il favorito. Era così spesso e muscoloso che poteva sollevare Armin con un braccio e Connie dall’altro come fossero piume. Quando lo faceva i dormitori si riempivano di applausi e risate. Anche Eren e Jean erano molto competitivi sotto questo aspetto o meglio Jean lo era. Puntualmente ogni era confrontava la sua corporatura con quella di Eren, vantandosi di essere più alto e di avere degli addominali migliori,cosa che lo avrebbe aiutato ad avere popolarità con le ragazze ( forse con una in particolare, ma Eren ignorava chi fosse) mentre il suo rivale sarebbe restato scapolo a vita. A quest’ultimo i commenti di Jean non interessavano:più che i suoi addominali invidiava quelli di Mikasa.

Si alzò con uno scatto ed afferrati gli attillati pantaloni bianchi e se li infilò saltellando prima su una gamba e poi sull’altra

-Che ore sono?-

Farfugliò.

-Avresti dovuto svegliarti già da un pezzo scansafatiche!-

Non aveva sentito la sveglia generale. Prima di allacciarsi la cerniera il ragazzo scosse la testa per liberarsi lo sguardo dalla chioma ribelle,stiracchiò le braccia e tirò fuori un fragoroso sbadiglio.

- Farai meglio a chiudere quella boccaccia da Titano e ad essere pronto in meno di due minuti Jaeger.-

Due occhi grigi e severi,circondati da due occhiaie scure lo fissarono con rimprovero.

Appoggiato sull’uscio della porta se ne stava Levi,che osservava la patetica scenetta chissà da quanto.

Tra tutti perché proprio lui?

Da quando avevano fatto quella stupida conversazione un seme fastidioso si era piantato in lui. Aveva incominciato ad interessarsi all’opinione del Capitano. Detestava dargli questo potere e si ripropose ignorarlo per quanto gli fosse possibile. La sua presenza più che timore gli provocava un intenso fastidio simile al prurito,come avere sotto il naso un fiore dal profumo troppo forte o il vento in faccia …

Fastidio,ecco.

Una volta dato un nome a quello strano sentimento Eren si sentì più tranquillo.

- Cosa fai li imbambolato? Sono già passati 20 secondi … -

Presto dal panico Eren fissò Levi,poi Bossard ed infine la patta aperta. La chiuse con un gesto di fugace ed imbarazzata nonchalance voltando il capo e perdendosi il ghigno divertito dei due veterani. Passò poi ad indossare la complicata attrezzatura per la manovra tridimensionale

In due minuti non ce la farò mai!Ce ne vogliono 5 solo per indossare questa!

Girò la testa, facendo con sguardo supplichevole la tacita domanda al Capitano Rivaille.

- Sì Eren,compresa l’attrezzatura di manovra-

Con le mani tremanti per la fretta se la cavò in un minuto e passò poi a cercare la parte superiore del vestiario.

Non c’era.

La camicia … dove accidenti l’ho messa?!

Iniziò a vagare per la stanza disordinata nel panico senza trovare nulla ed intanto il tempo continuava a scorrere.

- 30 secondi Jaeger. –

Dove dove dove.

- 5 … 4…-

Sulla sedia dove aveva appoggiato il resto dei vestiti non c’era nulla. Afferrò nervosamente la giacca e si infilò a forza gli stivali,accovacciandosi a terra.

- …3 ….2 …1 … e STOOOOOOPPP!! –

Levi parve gustarsi lo sguardo sconvolto di Eren quando si accorse che la camicia era ai piedi del letto,stesa pigramente sul pavimento. Ormai era troppo tardi,il tempo era scaduto ed il giovane soldato conosceva bene le regole:sarebbe dovuto andare a fare colazione così com’era.

Provò ad aspettare che Levi se ne andasse,per tentare di fare un rapido salvataggio della dignità che gli rimaneva (e della sua camicia),ma il Capitano restò immobile col gomito appoggiato allo stipite reggendosi il volto con la mano.

Nonostante la sveglia brusca e l’umiliazione ad Eren non mancava l’appetitoe per sua fortuna data la tarda ora la mensa era semivuota. Si fiondò sulla sua pagnotta come un disperato data la terribile (voglia di andarsene) fame .

- Anche a me è capitata una cosa simile quando ero una recluta.-

Cercò di consolarlo Bossard alla fine del pasto mentre lo riaccompagnava nella sua stanza, non migliorando la situazione. Nonostante il suo record di uccisioni in singolo,ben 39 titani,Auruo non era esattamente il tipo di soldato che Eren desiderava diventare.

- Ed eccoci qui.-

Lo congedò Bossard una volta arrivati.

- Dovrò restarmene qui tutto il giorno?-

Chiese Eren confuso.

- Credo di sì:tutte le truppe stanno provando le formazioni a cavallo. Dovrai rimanere in stanza,la sorveglianza cambierà ogni circa 3 ore. –

Eren si sentì sconfortato alla consapevolezza di quanto gli altri soldati, o più genericamente la razza umana lo temesse. Ne aveva già avuto prova al processo ma questo era l’ennesimo pugno in faccia.

- Non posso partecipare anch’io?Sono un membro della Legione Esplorativa adesso.-

Auruo scosse la testa

- Naaaah non credo Eren. Per ora stattene qui,magari più tardi qualcuno ti trova qualche lavoretto. Strappare le erbacce o che ne so … -

Strappare le erbacce?!Strappare le erbacce?! Non sono venuto qui per diventare un fottutissimo giardiniere!

Una cosa era certa,andare ad abbellire i giardini della base era l’ultima cosa che avrebbe fatt-

- C’è un orto Jaeger,occupatene tu. -

- Subito Capitano Rivaille. -

E fu così che il suo pomeriggio sfumò,zappando il terreno e togliendo gli insetti dalle piante di pomodori. A distanza di ore poteva scorgere la sagoma bassa e tonica di Levi che da lontano scrutava il lavoro di un ragazzino sudato con l’attrezzatura da manovra storta e senza camicia. L’ombra del Capitano si ingrandiva di fronte a lui,diventando quella letale e possente di un Titano. Quando iniziò a fare così buio che Eren non riusciva più capire dove metteva i piedi e se stava pestando o meno gli amati ortaggi,il Capitano venne a prenderlo. Lo accompagnò in stanza in silenzio e con un cenno di capo fece per andarsene.

- Capitano-

- Sì soldato?-

- Potrei farmi una doccia?-

Chiese Eren,che si sentiva la terra non solo nei calzini e sulle mani ma nell’anima.

- Permesso accordato. Torna in stanza per le 7.45 -

Alle 7.39 il ragazzo tornò in stanza profumato e con i capelli umidi.

- Non ti facevo così modaiolo.-

Commentò Levi guardando la sua capigliatura selvaggia.

Eren non era sicuro su cosa rispondere,dato che quella era la seconda conversazione che facevano. Si trattava di una cosa strana ma al contempo normale. Levi non lo perdeva d’occhio un secondo,era la sua ombra. Essendo l’uno una presenza costante nelle giornate dell’altro da settimane,sarebbe stato normale avere una conversazione di quando in quando,ma il Capitano era un uomo malinconico severo e taciturno che raramente apriva bocca.

- Che intende?-

Chiese Eren confuso.

- I tuoi capelli non sono un po’ troppo lunghi?-

Commentò Levi con le sopracciglia corrugate,indicandogli la testa.

- Visto che non c’è uno specchio non riesco a tagliarmeli da solo…-

Di solito era la madre di Eren a tagliarli i capelli. Prima gli accarezzava la testa dolcemente,dicendogli che erano morbidi,poi con delicatamente con le forbici tagliava ciocca per ciocca,facendogli un taglio scalato. Puntualmente discuteva con la piccola Mikasa,che insisteva nel volere un taglio come quello di Eren oppure niente. Fin dal principio l’idea di Carla Jaeger di trasformare Mikasa nella graziosa figlia femmina che non aveva mai avuto era naufragata. La donna amava i due bambini allo stesso modo e stava sempre attenta ai loro bisogni.

Dopo la sua morte era Mikasa che si era occupata dei suoi capelli. Gli afferrava le ciocche maldestramente,tagliandone alcune più corte di altre in maniera non voluta, e dimenticandone alcune. Ad Eren non interessava la pettinatura:gli bastava avere la testa al fresco.

Quando Levi tornò nella stanza aveva in mano un paio di forbici

- Non ce la faccio proprio a vederti in quello stato.-

La sua era un espressione di ansioso disappunto. Levi detestava il disordine e aveva deciso che non avrebbe sopportato più la frangetta scompigliata del ragazzo che era costretto a sorvegliare 24 ore su 24.

- Esattamente come ha intenzione di …. -

Provò a chiedere Eren mentre si sedeva con Levi alle sue spalle. Eren non era un modaiolo,ma sapeva che il Capitano con un paio di forbici in mano pronto ad accanirsi sulla sua capigliatura non era una buona cosa.

Ha intenzione di raparmi la testa? Del resto è colpa mia per non averli tagliati prima ... Come se oggi all’accampamento non avessero riso di me abbastanz-

- Finito-

Annunciò Levi scrollandogli i resti dei suoi capelli tagliati dalle spalle,ormai domati ed inerti.

Di già ?

Constatò Eren incredulo. Si chiese che taglio gli avesse fatto.

E se fosse identico al suo?! Oh Dio.

Nonostante l’immagine tragica gli scappò da ridere all’idea di un intero plotone di soldati col suo taglio.

- Puoi specchiarti.-

Suggerì Levi vedendo la sua espressione preoccupata.

Gli porse una spada e al lume di candela Eren vi avvicinò il volto per valutare l’entità del danno. Nella lama lucida vide riflesso un giovane uomo ordinato.

Posò la superficie argentata e fissò Levi con espressione diffidente.

Nella sua vita precedente era stato un parrucchiere?

- Quando ero una recluta ero io a tagliare i capelli a tutti quelli della camerata.-

Sbottò Levi bruscamente, per scrollarsi di dosso quello sguardo.

Eren era molto stupito ma non lo diede a vedere:quasi nessuno aveva mai sentito parlare Levi del periodo in cui era una recluta. Il ragazzo stesso non riusciva ad immaginare un Rivaille ragazzo ed inesperto nella sua mentre probabilmente lo vedeva appena nato e trentenne,imbronciato e con le spade sguainate.

Un’altra fantasia stupida.

- Allora buonanotte. Domani faresti bene a spazzare.-

Gli consigliò il Capitano mentre abbandonava la stanza.

-Grazie!-

Disse Eren,senza sapere se Levi avesse sentito o meno. Era certo che anche se quel ringraziamento fosse giunto alle sue orecchie l’uomo avrebbe proseguito dritto senza voltarsi.

* * *

Grazie per aver letto!Al prossimo capitolo ^_^ 

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Capitolo 3
*** L'ombra del Titano ***


capitolo 3

Nda:capitolo revisionato il 4 Ottobre. 


CAPITOLO 3 “L’ombra del Titano”

La lieve brezza scompigliò per un istante la sua frangetta ordinata,e il giovane soldato la percepì sulla fronte come una tenera carezza. Quella sensazione aveva un che di nostalgico.

Ad Eren non piacevano un sacco cose e ricordare realtà scomode era una di queste.

Mia madre mi accarezzava sulla fronte in questo modo … forse.

Appena alzò lo sguardo vide l’ormai familiare figura accanto a sé.

- Oh,ci sei pure tu. -

Gli scappò.

- Preferiresti che fossi da qualche altra parte forse,Jaeger?-

Il Capitano Rivaille dall’alto del suo metro e sessanta scrutò il ragazzo,stringendo gli schivi occhi ebano con sdegno.

-Le esercitazioni inizieranno a breve.-

Con un cenno di capo gli fece segno di alzarsi.

Eren tese involontariamente la mano sinistra:l’abitudine. Da sempre quando doveva alzarsi Mikasa con uno sguardo amorevole lo tirava su,senza difficoltà.

Appena si rese conto di ciò che aveva fatto era troppo tardi:il Capitano l’aveva visto. Restò impietrito con la mano testa in avanti. Levi l’avrebbe fatto a pezzi per colpa di quell’atto di azzardata confidenza. Quando lo vide muoversi chiuse gli occhi in attesa di un colpo … che non arrivò. Si sentì afferrare la mano con forza e scaraventare dall’altra parte. Stupito per la potenza racchiusa in quel piccolo braccio saltellò in avanti su un piede solo cercando di ritrovare l’equilibrio.

- Eren ha bisogno della sua mammina per tirarsi in piedi. –

Lo schernì il francese, che aveva stranamente deciso di stare al gioco. La mano del ragazzo pulsava dolosamente per l’aggressività della presa e la scosse un paio di volte per allontanare il dolore.

- Mia madre è stata divorata da un Titano di fronte ai miei occhi.-

Commentò Eren crudamente stupendosi della propria spontaneità. Ai tempi dell’addestramento le battute sulle madri erano all’ordine del giorno (ed erano commenti tutt’altro che gentili) ma non aveva mai risposto in questo modo.

Levi fece per appoggiargli una mano sulla spalla ma la ritrasse velocemente,consapevole del fatto che un gesto come quello sarebbe servito a poco.

Toccarmi gli fa così tanto schifo? O è il contatto fisico in generale?

Si chiese Eren,che aveva notato la rapida ritirata.

- Mi dispiace,non lo sapevo.-

Gli disse e per un attimo quell’aura minacciosa scomparve dai suoi occhi,che apparvero incredibilmente umani.

Questa volta non ci casco

Si disse Eren,voltando il capo in modo brusco.

Sono stufo dei suoi alti e bassi,non può giocare con me in questo modo.

Dentro di sé però si sentì felice. Al contrario delle condoglianze che aveva ricevuto da molti conoscenti (quelli sopravvissuti almeno),lo sguardo di Levi era così profondo e sincero …

- Andiamo ora.-

Non glielo ordinò,glielo suggerì con voce gentile.

- Sì Capitano.-

Rispose Eren,cercando di non far trasparire quella strana emozione dalla sua voce.

Proseguirono in silenzio fino alle stalle,Eren davanti e l'Heichou dietro ad osservare minuziosamente ogni sua mossa.

Il forte odore d’animali colpì con una zaffata il naso di Eren,che starnutì rumorosamente.

- Ma che cazzo Jaeger! -

Mormorò Levi,ritrovata la sua compostezza. Eren non si capacitava ancora di quella sua nuova inaspettata loquacità.

Tornato dalla selleria posò i finimenti del cavallo sulla porta in legno scheggiato della scuderia e fece per entrare.

- C-capitano? -

- Cos’è questa volta... -

Rispose Levi spazientito:quel ragazzino non faceva che dargli problemi.

- Jolie é sparita. -

Eren indietreggiò mentre vide Levi percorrere tutta la scuderia a passo veloce con una velocità paragonabile alla corsa,senza però alterare espressione.

Una volta constatata l’evidenza si appoggiò una mano sulla fronte:ognuna di quelle bestie veniva a costare un sacco di soldi. Tasse pagate dai cittadini,pane strappato dalle loro bocche. Levi proveniva da una famiglia meno benestante di quella di Eren, quindi sapeva cosa significasse.

- Dobbiamo recuperare quel cavallo.-

- Prendo l’attrezzatura per la manovra tridimensionale?-

Chiese Eren ansioso:in quel modo avrebbero potuto sorvolare l’area in poche decine di minuti e rintracciare l’animale in fretta.

- Negativo.-

Eren non provò a giustificarsi,dicendo che avevo controllato scrupolosamente l’ultima volta prima di chiudere e non capiva come il cavallo poteva essersene andato,perché sapeva sarebbe stato inutile. Quello che era successo era successo.

- Prendi un’altro cavallo,partiamo immediatamente.-

Il ragazzo constatò che fosse la scelta più logica:nella zona dell’accampamento c’era poca vegetazione e usare l’attrezzatura di manovra sarebbe stato complicato.

- Saremo in ritardo per l’esercitazio –

- Allora vedi di muovere quel culo pigro.-

In fretta guardò all’interno di un box dopo l’altro alla ricerca di un’animale qualsiasi.

No,non è possibile … perché!?

- Non ci sono altri cavalli,signore. -

Disse a Levi che era ormai montato sul suo destriero, uno stallone dal manto scuro e morbido.

- Guarda meglio. -

- Glielo assicuro. E’ meglio che prosegua senza di me,io la aspetterò qui. Sta mattina Jolie c’era,quindi non può essere andata lontano. -

Levi diede gamba al suo cavallo prima di rispondere.

- Pensi che io sia autorizzato a lasciarti qui? Sono la tua guardia del corpo.-

Il ragazzo lo fissò senza capire,senza voler capire.

Con un cenno di capo che avrebbe fatto impazzire qualsiasi ragazza pronunciò le tanto attese parole.

- Sali a bordo. –

Ad Eren non piacevano un sacco di cose e quell’ultima opzione appena arrivata era schizzata in cima alla classifica.

- D-devo salire dietro?-

Chiese incerto.

Non c’è motivo per alterarsi. Il mio cavallo è scappato e dobbiamo ritrovarlo,ecco tutto. Sono un soldato e questo comportamento è ridicolo. Il Capitano Rivaille è il mio superiore e il timore e l’imbarazzo che sto provando verso di lui sono irrazionali. Completamente irrazionali.

Tutte le spiegazioni che diede a sé stesso non cambiarono nulla,lasciandogli un sapore amaro in bocca.

Ignorerò questi sentimenti,come ho fatto per molte altre cose.

Aiutandosi con le gambe lunghe montò in sella con un rapido salto e mentre i due si allontanavano vide uno gabellino di fronte all’entrata.

Possibile che il Capitano avesse usato quello per salire a cavallo?

- Trovi la situazione divertente?-

Mormorò Levi tra i denti. Se avesse saputo cos’era che Eren trovava veramente divertente si sarebbe innervosito molto di più.

Fece accelerare il cavallo di scatto e per poco il ragazzo non ruzzolò a terra. Cercò di fare presa sulla sella stringendo con forza le gambe ma era infida e scivolosa. Ad ogni sobbalzo il suo corpo premeva fastidiosamente contro quello del Capitano. Era più forte di lui:desiderava scendere. Nemmeno Eren stesso capiva il perché di quel desiderio così forte.

- Se stai per cadere puoi aggrapparti.-

Suggerì gentilmente Levi. Quei suoi continui sbalzi d’umore avevano definitivamente esasperato Eren che si si ritrovò però costretto però ad accettare quel suggerimento. Con la mano destra aggrappata al retro della sella spostò in avanti per la seconda volta in quella giornata la mano sinistra,esitando. La mossa decisiva la compì un masso nel bel mezzo del sentiero sterrato,interrompendo il trotto aggraziato dell’animale che inciampò. Il ragazzo fu sbalzato con violenza contro Levi,piantandogli il mento appuntito sulla schiena e aggrappandosi disperatamente ai suoi fianchi.

- Accidenti ma non ti hanno insegnato come si cavalca?-

Il ragazzo si chiese se il doppio senso nella sua domanda fosse casuale o se …

Ovvio che lo é.

Dopo aver compiuto il giro di tutto l’accampamento e dintorni,con la mano di Eren rigorosamente fissa sul bacino di Levi,l’animale non era ancora saltato fuori.

Giunti a destinazione il ragazzo schizzò giù a velocità della luce senza aspettare che il cavallo al passo si fermasse. Si stirò le gambe e si massaggiò il posteriore inarcando la schiena:era stato sulla dura sella per un paio d’ore. Poi si tastò la pancia constatando con rammarico che i suoi addominali non erano neppure lontanamente fantastici come quelli d’acciaio del Capitano.

- Mi dispiace per averle fatto sprecare così un pomeriggio.-

Disse poi,scrutando Levi per coglierne la reazione. Stranamente non sembrava arrabbiato.

- Cavalcare tutto il pomeriggio non è stato male.-

Non aveva ancora concluso la frase

- Ma se il tuo cavallo non salta fuori entro un paio di giorni venderò tutto il tuo equipaggiamento,il tuo letto,le tue coperte e ogni altra cosa su cui tu abbia poggiato le tue inutili mani. In modo da ripagarlo.-

Soddisfatto dall’espressione da cane bastonato di Eren legò il cavallo e scese pure lui.

Eren voltò sconsolato lo sguardo verso il campo,quando avvistò un cavallo dal familiare manto castano-dorato trottare graziosamente all’interno della recinzione.

- Jolie!!!-

Gridò,improvvisando un fischio. La giumenta corse verso di lui ed assieme a lei anche il suo impotente cavaliere. Dietro ad esso un'altra decina di soldati cavallo in formazioni ordinate spiegava come mai la scuderia ovest fosse vuota.

Non gli era nemmeno lontanamente passato per la testa che l’esercitazione potesse ancora essere in corso. In ogni caso era troppo tardi.

Quando le mani di Eren si posarono sul naso vellutato dell’animale il ragazzo si sentì più tranquillo. Poi si preparò a porre le sue scuse al fantino.

- Scusami io … JEAN?!-

Provò a deglutire ma la saliva gli andò per storto.

- Eren,sei ancora vivo!-

Jean scese da cavallo e si abbracciarono,per la prima ed ultima volta, e non prima che Eren gli pestasse con forza un piede.

- Che ci fai qui?! E come ti è saltato di prendere il mio cavallo senza avvisare?! –

- Andiamo Eren,sai che ho sempre avuto un debole per le belle femmine!-

Ironizzò. Eren rise rumorosamente:era felice e sollevato di rivedere l’amico.

La faccia di Jean si fece più seria

- Ho deciso di unirmi alla Legione Esplorativa.-

Ancora sconvolto per la notizia di Jean,un’altra idea gli passò per la mente.

- Questo vuol dire che … -

-EREEEEENN!!- -Ereeeen!!-

Due voci familiari arrivarono alle sue orecchie

- Armin!! Mikasa!!-

Abbracciati entrambi gli amici d’un tratto di sentì completo.

- Quando siete arrivati qui? Com’è stata la selezione?-

Aveva così tante cose da chiedere loro …

In un angolo Levi indietreggiò e rimase in silenzio:in quella allegra scenetta non c’era spazio per lui. Appoggiato sul tronco di un albero era al riparo dall’afa fastidiosa,mentre la brezza del primo pomeriggio sembrava sparita e l’aria calda gli seccava il naso.

Raramente Eren aveva riso in sua presenza.

E le cose devono restare tali.

Rimase dietro di lui,senza mettergli fretta fino a che la voce del ragazzo non gli diventò roca dal tanto parlare.

Come un’ombra.

* * *

Grazie per aver letto!Al prossimo capitolo ^_^

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Capitolo 4
*** Un passato misterioso ***


Nda:capitolo revisionato il 4 Ottobre. 

CAPITOLO 4 “Un passato misterioso”

Se Eren aveva pensato che i rapporti tra lui e Levi fossero migliorati si sbagliava. Dall’arrivo delle nuove reclute il Capitano era diventato inspiegabilmente schivo.

Che mi stia evitando?

Era diventato una presenza fissa nella sua vita, e la sua assenza aveva creato un vuoto.

Un piccolo vuoto. Ho solo bisogno di trovare qualcosa da fare:le giornate qui alla magione sono sfinenti e noiose … per la noia!’’

Quella sera a cena il Capitano aveva scelto il tavolo più lontano ad Eren e alle reclute. Il suo Team speciale l’aveva seguito di buon grado senza porgli domande:anche se era scorbutico la gente amava la sua compagnia.

- Allora,mentre il cavallo era al galoppo … -

- Jean senti,non potresti chiudere la …. !Ugh,che schifo … ma almeno lo mastichi il cibo?-

Commentò Armin. Eren distolse lo sguardo dal Capitano, distratto dalla conversazione dei suoi commensali.

-No,no è impossibile.-

Intervenne Connie assorto nella discussione.

- Ti dico che è vero!Mentre il cavallo era al galoppo io … -

- Eren, cos’hai?Mi sembri distratto. -

Mikasa non era minimamente interessata al discorso di Jean:era preoccupata per la salute di Eren. Non sapeva spiegare in che modo di preciso ma da quando era tornata lo vedeva stano. Che mentre lei non c’era gli fosse successo qualcosa? Eppure Eren continuava ad insistere che non gli era capitato nulla e che stava bene …

- E’ tutto ok Mikasa,lasciami stare. -

Le rispose Eren abbandonando il cucchiaio nella minestra,che vi naufragò lentamente. Il ragazzo non fece niente per fermarlo,lo guardò affondare in maniera disinteressata. Lo sguardo insistente di Mikasa lo infastidiva così appoggiò i gomiti sul tavolo di legno scuro mangiucchiato dalle tarme e chiese a Jean

- E poi che è successo?-

Nel tentativo di distrarla.

- Mikasa, stai ascoltando?-

Si accertò Jean prima di continuare

La ragazza annuì silenziosamente,continuando però a guardare Eren.

- Correva velocissimo quando ho visto qualcosa per terra,questa.-

Da sotto il tavolo tirò fuori una mela rossa e succulenta.

- Mi sono chinato e aggrappato ad una staffa sola l’ho afferrata. E’ per te. -

Gliela porse sorridente e speranzoso. Mikasa fissò in silenzio il frutto,incerta della proposta.

- Jean…-

- Che vuoi Eren? Tu non puoi averla!!-

Disse tirando in fretta indietro il frutto.

- Sembra da-davvero buona!!-

Commentò Sasha,illuminandosi improvvisamente. I frutteti vicino al castello erano abbandonati da anni e tutte le mele che producevano erano aspre o attaccate da insetti. Un frutto così perfetto e maturo era una rarità.

- Devi sapere che a Mikasa non piacciono le mele. -

- Com’è possibile?! E’ vero Mikasa?! Non la vuoi? -

Ribatté sconvolto.

Aveva percorso l’intero frutteto a piedi quella mattina alle 5 per recuperare quella delizia.

Mikasa indecisa sul da farsi guardò prima Armin che con gli occhi la supplicò di accettare il frutto nella speranza di non far alterare ulteriormente Jean, che alla fine se la sarebbe presa con Eren anche se non c’entrava niente.

La ragazza si aggiustò i capelli lucidi dietro le orecchie,scoprendo le orecchie graziose e candide. Le passò un’idea per la testa.

-Ho cambiato idea,sì lo voglio.-

Prese il frutto. Jean esultò. Poi lo mise in mano ad Eren.

- Ti piace Eren?Ora stai meglio?-

-Io sono pieno,mangialo tu Sasha.-

-Con PIASHERWE!!-

Prima di finire la frase Sasha aveva afferrato il frutto e ne aveva inserito in bocca metà con un poderoso morso.

Jean guardò disgustato la ragazza con la coda mentre si ingozzava voracemente ed il succo della mela le colava fino al mento.

- Ti macchierai la camicia … aspetta danne un pezzo anche a me!-

Implorò Connie.

Sasha si ficcò il resto della mela in bocca, tirandone poi fuori dalle labbra morbide e screpolate il picciolo legnoso.

- SCHUSHA NON AFEFO SHENTITO … -

Disse facendo le spalline.

- Invece sì che avevi sentito!!-

Si arrabbiò Connie,premendole con forza entrambe le guance stracolme della refurtiva.

-AHIO MMI HAI PFATTO MHALEW-

Dopo più di 5 secondi di silenzio Jean rinvenne.

- Quella mela … quella mela … -

Iniziò a ripetere tra sé. In sottofondo Connie e Sasha continuavano a discutere.

- Eren TU! Maledetto!-

Al commento di Jean l’Heichou,che fin’ora aveva seguito tutto con la coda dell’occhio e le orecchie ben tese, voltò il capo ma no fece nulla.

Jean impugnò la forchetta e punzecchiò dispettosamente Eren sul braccio.

- Ahio Jean! Perché l’hai fatto?!-

Protestò Eren stupito tirando istintivamente indietro la parte colpita.

La forchetta appuntita lasciò sulla sua pelle una striscia sottile chiara, dalla quale zampillarono tante goccioline di sangue ordinate.

Sembrano perline

Pensò Eren prima che il suo corpo venisse avvolto dal fumo e …

Con uno scatto sensazionale Levi arrivò davanti ai ragazzi e usando altrettanta forza sbatté la testa di Eren contro il tavolo.

-Levi!-

Urlò Petra preoccupata dall’altra parte della mensa. Tutti i soldati presenti indietreggiarono. Il braccio di Eren era ricoperto da una dura sostanza simile al diamante.

Jean rabbrividì quando lo guardò con più attenzione. A partire dall’avambraccio,dove si interrompeva quella scorza dura,la spalla la pelle di Eren erano ricoperte da una sottile coltre di muscoli esposti che pulsavano di nuova vita. Interrotta la trasformazione stavano iniziando a dissolversi,diventando fumo grigio con uno spiacevole sfrigolìo,ma tremavano ancora.

Levi afferrò entrambi i polsi di Eren

- Che nessuno si muova. Tu vieni con me nella cella sotterranea,maledetto guastafeste. E tu … -

Si rivolse a Jean.

-Hai messo in pericolo la vita dei soldati dell’intera legione. Parleremo dopo della tua punizione.-

Eren non aveva ancora ripreso conoscenza e comprendeva solo parzialmente cosa stesse accadendo.

- Nuo Revih …-

Replicò con voce da ubriaco.

Mikasa aveva giurato a sé stessa che se il Capitano si fosse permesso ancora una volta di compiere violenza su Eren glie l’avrebbe fatta pagare. Aspettava solo un’occasione,ed eccola. Nelle settimane in assenza del suo adorato però aveva avuto molto tempo per conversare con Armin e crescere come persona e come donna.

Quindi prima di agire riflesse.

Sapeva che Eren era temuto dagli altri soldati e che contrastando l’Heichou avrebbe peggiorato la situazione. Ancora una volta Levi era l’unico in grado di tranquillizzare la folla e mettere in salvo Eren. Mikasa capiva questo,ma la cosa la faceva sentire così inutile e frustata che nonostante tutto si tratteneva a stento dall’aggredire il minuto Capitano. Tremò di rabbia e strinse con forza la mascella impotente,mentre vide Eren sparire trascinato da Levi.

- Starà bene,vedrai.-

Le sussurrò dolcemente Armin per tranquillizzarla e lui ci credeva davvero. Ma Mikasa no. Quell’uomo non avrebbe portato altro che guai,se lo sentiva fin nelle ossa.

Appena svoltato l’angolo Levi si sentì alleviato dal peso di quella messinscena. In sua assenza Petra avrebbe spiegato a tutti che non era successo nulla e che si trattava di un malinteso,mentre lui si sarebbe occupato del ragazzo. Una volta che si fu accertato che nessuno guardava,lasciò la presa dai polsi del ragazzo e lo posò delicatamente a terra. Gli posò un orecchio sul petto per controllare se il cuore batteva in modo regolare.

Tum tum tum tumtum tum tutum tum tum tum

Scalpitava come un tamburo impazzito.

- Eren,mi senti?-

- Revih?-

Cinguettò,toccandosi la fronte dove stava nascendo un solido bernoccolo.

In quelle condizioni non sarebbe stato di alcun pericolo. Una volta accertato che né gli altri né il ragazzo rischiassero di subire danni,lo prese tra le braccia e lo portò in cella. Durante il tragitto il ragazzo riacquistò i sensi ma non oppose resistenza.

-Riesco a vrleggermi ora.-

Annunciò offeso, entrando nella cella di sua spontanea volontà. Poi afferrò la porta dalle sbarre e fece schioccare la serratura.

Non si era reso conto che Levi era rimasto dentro con lui. Provò a muovere il braccio ricoperto dal cristallo che venne via facilmente,ma lo strato di muscoli esterni resisteva.

- Non riesco a liberarmi … -

Mormorò frustrato.

- Resta fermo.-

Gli intimò il Capitano. Dalla tasca dei pantaloni immacolati tirò fuori un coltellino versatile,avvicinandolo al braccio di Eren.

- No,aspetta!!-

Replicò quello spaventato, ritraendo il braccio. Poi si ricordò di quello che aveva appena combinato in mensa e lo tese di nuovo:era un soldato e doveva obbedire agli ordini. Quelle erano le condizioni per le quali era stato ammesso nella Legione esplorativa.

Strinse i denti mentre aspettava di essere smembrato e disse sconsolato.

- P-però è stato un incidente!-

Erano tutte cose che Levi sapeva,così non sentì il bisogno di rispondere.

- E’ tutto ok. Smetti di tremare o rischio di tagliare storto.-

Il suo commento non fece altro che alterare ulteriormente il ragazzo.

- L’ha già fatto prima?-

-Ma sì … -

Rispose il Capitano,mentre tirava via il primo pezzo di carne in eccesso.

-E’ un po’ come affettare un prosciutto.-

Constatò.

Una volta che Levi ebbe completato il lavoro restarono in silenzio per parecchio. Eren si sentiva confuso e gli girava la testa. Il Capitano sapeva che non sarebbe stata una buona idea interrogarlo in quel momento:era meglio aspettare.

Fu il ragazzo a spezzare il silenzio.

-Credo sia successo perché ho perso sangue dal braccio. Ogni volta che mi infliggo una ferita e desidero ardentemente qualcosa,anche inconsciamen-

-Lo so, Jaeger.-

- Che succederà ora?-

-Ti lasceremo nella cella per qualche giorno,per rassicurare gli altri soldati. Nulla di più.-

Qualche giorno voleva dire minimo 6 o 7 giorni in quella cella buia ed umida. Una volta annunciata la sua punizione si sentì più tranquillo.

- Parlerò io con Erwin, ma tu maledizione vedi di controllarti. O il tuo braccio inerte da Titano non sarà l’unica cosa che sarò costretto ad affettare.-

Eren aveva recepito il messaggio:non sarebbero stati ammessi altri errori. Quell’episodio però gli aveva fatto tornare alla mente un ricordo,.

- Capitano,mi sembra di aver ricordato qualcosa.-

Gli occhi di Levi brillarono nell’oscurità.

- Una cosa nuova?-

- No,no-

Eren scosse la testa

- Si tratta di un flashback che ho già avuto da bambino.-

- Che hai aspettato a raccontarlo finora!?-

- Erano cose così confuse che … non ero sicuro fossero reali. Temevo si trattassero di sogni.-

Gli bastò guardare le sopracciglia corrugate del Capitano per capire cosa pensava.

O forse lo desideravi

- Sì, probabile.-

Ammise. Si sentiva triste ed impaurito ma la presenza di Levi gli diede forza,così si fece coraggio ed iniziò a raccontare.

* * *

Grazie per aver letto!Al prossimo capitolo ^_^

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Capitolo 5
*** Incubi e ricordi ***


Nda:capitolo revisionato il 4 Ottobre. 

CAPITOLO 5 “Incubi e ricordi”


Quando socchiuse le labbra per parlare l’unica cosa che ne uscì fu un verso mozzato. Rantolò. Non si arrese e riprovò,senza risultato.

Levi lo guardò in silenzio,accavallando una gamba.

Eppure lo so

Disse a sé stesso con rabbia

Ora ricordo ogni immagine di quel fottuto flashback, ma …

Le parole non gli venivano alla mente,fuggivano lontano portate via dal vento come fottutissime foglie autunnali.

Come se quell’episodio si fosse svolto in una lingua straniera che lui non era in grado di parlare.

- Maledizione!-

Quell’imprecazione fu però scandita dalle sue labbra nitidamente. Traditrici! Riecheggiò nel silenzio imbarazzato della cella fino a perdersi nell’eco dei corridoi umidi e deserti dei sotterranei.

- Forse è meglio che riposi ancora.-

Suggerì Levi. Eren comprese che si trattava di un ordine e si sentì un topo in gabbia. Tecnicamente lo era chiuso in una cella semioscura con quella belva di Levi.

L’Heichou appariva impassibilmente calmo,come sempre,e come sempre non lo era per niente. Perché quel maledetto ragazzino non si decideva a parlare?! Chiuse gli occhi ed espirò silenziosamente dal naso. Con quel sospiro nascosto se ne andò via tutta l’impazienza e le emozioni inutili. Levi sapeva cosa stava succedendo:corsero in suo aiuto ricordi frammentati. Era un soldato di nome …

Mike

Sì,proprio Mike. All’epoca Levi aveva più anni e senno di Eren,mentre Mike forse meno. Non lo poteva definire un amico,perché non chiamava nessuno a quel modo,ma lo reputava un ragazzo con un umorismo niente male. Non aveva senso riportarne alla mente aspetto fisico e maniere,perché Mike in quel presente non esisteva. Era rimasto però nella mente del Capitano un episodio del quale quel ragazzo morto prematuramente era il protagonista. Di fronte al soldato l’intero squadrone era stato divorato,sparito nel gonfio stomaco di qualche Titano durante una missione esplorativa:un avvenimento abbastanza comune. La differenza fu però la reazione che ebbe Mike. Mentre il gruppo di sopravvissuti si dirigeva al galoppo verso il nido sicuro,proclamata la ritirata,il ragazzo non batté ciglio né mentre raccoglievano i corpi perduti né durante l’annuncio della morte dei compagni ai parenti,mostrando grande saldezza mentale e suscitando l’ammirazione di Levi. Quando gli vennero poste domande su ciò che accadde sul campo di battaglia però non scandì una sillaba. Il Capitano in carica a quel tempo scartò l’opzione che si trattasse d’insubordinazione e attribuì la stranezza al trauma dell’esperienza.

‘’Si riprenderà’’

Aveva detto. Col tempo sarebbe riuscito a riportare l’accaduto. Provarono ad interrogarlo per i successivi tre giorni,senza risultati.

Mike si suicidò la settimana dopo.

Per Levi fu una secchiata d’acqua gelida,ma da quell’esperienza imparò qualcosa:non sottovalutare mai un trauma. Ne uscì più saggio,meno ingenuo e con una piccola ruga in più sul suo volto a quel tempo liscio.

A poco sarebbe servito afferrare Eren per le spalle, scuoterlo e fargli rendere conto che quei preziosi ricordi avrebbero potuto salvare centinaia di vite future. Poteva chiedergli di essere coraggioso per sua madre, per i soldati morti e le persone divorate, e tirare fuori le palle. Sebbene si trattasse di una richiesta che veniva dal profondo del cuore sarebbe suonata sciocca e vuota. Perché chi meglio di lui poteva capire come si sentiva Eren? L’odio cieco e la rabbia inarrestabile contro i Titani avevano ricordato a Levi un vecchio sé quando per la prima volta il ragazzo gli era apparso sotto gli occhi. Se Jaeger non parlava era perché non poteva.

Perlomeno in quel momento. L’unica cosa da fare era ritirarsi. Si costrinse a non guardare il ragazzo,ma inevitabilmente incontrò quei grandi fastidiosi occhi smeraldo.

Sta per andarsene

Constatò Eren.

Una volta che sarà uscito da qui verrò divorato da quegli incubi. Che ne è stato di quelle notti di sogni sereni? Erano sogni a loro volta,in mezzo a quest’incubi?

Voleva stare da solo. La porta della cella cigolò,poi si richiuse.

Ad Eren venne da vomitare. Sentì come se quel piccolo e fragile corpo da umano non fosse abbastanza grande per contenere tutti quei sentimenti. Nemmeno quel suo corpo da Titano lo sarebbe stato.

Da attraverso le sbarre Levi si sentì afferrare da qualcosa. Il polso del più forte dell’umanità fu immobilizzato dalla presa molle di un ragazzino e l’uomo restò bloccato.

I singhiozzi di Eren si fecero sempre più intensi,finché non scoppiò in lacrime.

Non era un lamento triste e angoscioso,bensì un pianto furente. La stretta sul polso si fece più stretta,ma tremante.

- Ho visto i denti di un Titano. Un’enorme fauce famelica e spalancata. Schizzi di sangue. Uomini morti.-

Urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni. Poi si fermò. Ansimava.

Levi non seppe da dove il ragazzo in quel momentotrovò il coraggio per parlare e sentì il tremito della mano che lo bloccava diventare più intenso e incontrollato.

Eren strinse ostinatamente gli occhi fino a farsi male,per cancellare la paura,e continuò.

- Ho visto una casa,un Mulino,avvolti nel verde. Il cielo era azzurro e faceva caldo. Era tutti così tranquillo. Poi i Titani sono arrivati. Così siamo scappati.-

- Siamo? Noi chi?-

Chiese Levi, in preda all’eccitazione della scoperta.

- Non … non lo so. Però ho vissuto in quella casa,questo lo so. -

Constatò perplesso. Gli spasmi si erano fermati,ma non capiva perché. Poi sentì un tepore alla mano. Qualcosa gli aveva afferrato saldamente il palmo,avvolgendo le dita sottili attorno alla sua mano. Provò l’impulso di strattonarsi via immediatamente,ma il suo corpo non si mosse.

Non era una stretta perversa né pietosa. Era un contatto così sincero e tacitamente amorevole che si sentì un groppo ricomparire in gola.

Solo quest’uomo possiede questo calore.

Non riusciva ad identificarlo con nessun altro. Eppure quando guardava quegli stretti occhi grigi ed enigmatici vi scorgeva solamente solitudine e determinazione.

- Non ricordo altro,se non qualche particolare dell’interno. Un camino acceso,un piccolo letto attaccato alla parete e … dei giocattoli da bambino. Giocattoli di pezza,figure intagliate in legno e dipinte in maniera sgargiante. Delle tende ricamate,che nascondevano una maniglia.-

Corrugò le sopracciglia,provando ad evocare ulteriori dettagli.

- Ho sognato che un Titano raccoglieva dalle macerie un corpo,e lo divorava.-

Ansimò appoggiando la testa alle sbarre fredde e sconvolgendo sé stesso con quell’ultimo particolare.

- Mia madre è morta in quel modo,lo capisci?! Ma quando ho visto quella scena non era ancora successo!-

Il tono del ragazzo era così straziato per la scoperta che il Capitano non dubitò.

Oh,no. Eren Jaeger poteva essere un sacco di cose. Poteva essere un killer infante,una gran testa calda e un incapace,ma non era uno stupido.

- Vorrei restare da solo adesso.-

Ringhiò Eren come un cane ferito

- Ho detto tutto.-

La sua mano restò però stretta in quella del Capitano, che non disse nulla. Se ne andò solo diversi minuti dopo,quando sentì il respiro del ragazzo diventare regolare:era crollato. Levi sfilò delicatamente la mano minuta dalla presa,leggermente indolenzita e osservò divertito Eren che si era addormentato con la testa incastrata tra le sbarre e il viso impiastricciato di lacrime e muco,come un poppante. Si sfilò dalla tasca posteriore dei pantaloni un fazzoletto di cotone candido e fresco e glie lo posò a fianco.

Tornato nella sua stanza,restò tutta la sera seduto sulla scrivania di fronte ad una pagina di carta da leggere a fare il resoconto dell’accaduto.

In tutto l’accampamento era conosciuto come un uomo serio e impassibile,con lo sguardo di ghiaccio. L’unica cosa ghiacciata però non era il suo sguardo. Era famoso anche per la sua presa congelata:le sue mani erano sempre fredde (in gioventù questa qualità gli era stata utile per fare scherzi che immaginate,ma che non starà a raccontare).

Quella sera,però,se ne sentiva una delle due andare a fuoco.

* * *

Grazie per aver letto!Al prossimo capitolo ^_^ 

Ecco qui un paio di screenshot che ho scattato del flashback di Eren,nel 1° episodio dell'anime

screenshot 1

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Capitolo 6
*** Non tutti mentono bene ***


Nda:capitolo revisionato il 4 Ottobre. 


CAPITOLO 6 “Non tutti mentono bene”

Sveglio da una ventina di minuti,Eren era rimasto immobile: si sentiva uno schifo,un rigetto di Titano. La testa ancora appoggiata alle sbarre gli doleva,il collo in criccato e il naso tappato lo facevano sentire un vecchio stanco. La pelle bruciava:l’aveva strofinata ripetutamente con le maniche ruvide della camicia per asciugare le lacrime. Si forzò a reagire,intensificando il respiro che usciva irregolare dalle labbra socchiuse e crepate,cercando di scuotersi da quel limbo. Stirò prima le dita,poi ruotò i polsi,prendendo lentamente contatto con il resto del corpo e la realtà esterna. Dalla finestrella stretta filtrava una pallida luce,che il ragazzo guardò avidamente. Quando posò poi le mani a terra,per tirarsi su,sentì sul palmo un tessuto morbido.

-Huh ?-

Inclinò la testa confuso,afferrando il mucchio di stoffa. Poi senza farsi altre domande se lo passò sul volto,cancellando le tracce dell’accaduto. Sentì dei passi leggeri farsi sempre più vicini,osservò il fazzoletto ora ingiallitamente lercio e lo nascose furtivamente nella tasca posteriore dei pantaloni. Non fece in tempo a darsi un contegno.

Una donna minuta ma energica infilò le chiavi nella serratura che si aprì con uno scatto. Vide la stanchezza e lo sconforto scolpiti nel volto grigiastro di Eren,ma fu un altro particolare a catturare la sua attenzione.

Petra sorrise in modo dolce, indicandogli la fronte. Il ragazzo se la tastò preoccupato

Cos’ho sulla fronte … che mi abbia punto qualcosa?

Nei sotterranei c’erano i peggio-insetti,soprattutto di notte.

-Non è niente,stai tranquillo.-

Ridacchiò, pettinandogli il modo materno la frangetta sulla fronte in modo da coprirla completamente.

-Ti sono rimasti i segni delle sbarre sulla fronte. Ti sei addormentato così vero?-

Eren distolse lo sguardo, imbarazzato. Che Levi le avesse detto … tutto?

Tutto cosa poi? Non era successo niente di significativo,nulla che avesse cambiato le cose tra loro.

Questo fu quello che ripeté a se stesso con forza.

L’unica cosa che è successa ieri é che mi sono comportato come un patetico lattante …

Dallo sguardo spensierato di Petra pareva che la donna non immaginasse l’inferno a cui era andato incontro la sera prima e questo lo consolò.

Rimase incerto sulla soglia della cella.

-Puoi uscire ora!Levi ha sistemato la situazione con gli altri soldati.-

-Sei passata a controllarmi anche prima?-

Le chiese bruscamente

-Ehm,no. -

Replicò lei confusa

- Sono arrivata ora. Levi mi ha mandato a controllare.-

Al sentir pronunciare quel nome la mente di Eren proiettò davanti a lui quegli occhi grigi,stretti e felini,e rabbrividì.

- Va tutto bene?-

Gli posò delicatamente una mano sulla spalla e ne sentì i muscoli tesi e doloranti bloccati dalla paura.

Deve aver passato una nottata orribile.

Pensò.

Cosa posso fare per farlo stare meglio?

Si chiese.

Il Capitano Levi aveva mostrato interesse per quel ragazzo. Dopo anni che lo conosceva,Petra era in grado di leggere attraverso quel comportamento freddo e scostante che risultava incomprensibile ad Eren.

- I tuoi amici non vedono l’ora di … -

Cinguettò.

Eren le rispose scuotendo il capo e spingendo via l’idea con un gesto.

- Non voglio vedere nessuno.-

Ringhiò. Poi si rese conto di essere stato brusco e aggiustò la precedente affermazione.

- Non voglio far preoccupare Mikasa. Sai com’è fatta,se mi vedesse così … -

Lasciò la frase in sospeso,per dare più enfasi.

-Capisco.-

Annuì Petra,compiaciuta per le attenzioni che il ragazzo aveva per gli amici.

- Vorrei andare nella mia stanza.-

- Hai la mattinata per riposarti. Nel pomeriggio Erwin vorrebbe parlarti.-

Petra lo accompagnò dove aveva chiesto,ma il tragitto per Eren fu tormentoso.

Moriva dalla voglia di tempestarla di domande.

Cos’ha detto Levi di me? Che espressione aveva? E’ arrabbiato o ... ?

Ad un certo punto pensò di essersi immaginato tutto ma no,quella stretta tiepida e confortante era troppo reale.

Si accorse che il respiro gli era diventato irregolare.

Ho preso un sacco di volte la mano a Mikasa e non è mai stato strano.

Da bambini,soprattutto appena dopo la morte dei genitori della ragazza,per Eren era stato praticamente impossibile liberarsi dalla stretta d’acciaio di quella manina.

Fece una smorfia con la bocca interrompendo quel flusso tranquillo di pensieri.

Non è stata Mikasa a stringermi la mano,ma l’Heichou.

Sentì la necessità di aprirsi la camicia lì sul posto e strapparsi le budella. Fortunatamente era arrivato in camera,così si buttò a peso morto sul materasso marmoreo con un sospiro.

Petra sentì le doghe di legno scricchiolare sotto il peso di Eren da dietro la porta chiusa.

Magari ora riuscirà a dormire. Ha delle occhiaie spaventose.

Pensò mentre si dirigeva verso l’ufficio di Levi. Non ebbe neppure il bisogno di bussare.

-Entra pure.-

La accolse una voce annoiata.

-Come hai fatto a capirlo ?-

Gli domandò ammirata.

Levi fece le spallucce

-Sesto senso.-

Poi la squadrò e passò al dunque.

-Allora?-

- Eren mi sembra normale. E’ solo un po’ stanco ma fisicamente non ha nulla che non va. -

-Fisicamente?-

-Emotivamente non lo so. Aveva uno sguardo così perso … suppongo abbia bisogno di dormire.-

Petra vide le pupille dell’uomo stringersi. Levi deglutì furtivamente senza muovere un muscolo del volto,poi riprese a leggere i documenti che stava esaminando prima del suo arrivo.

Quando Petra capì si sentì attraversata da un fulmine.

Era capitata in una situazione più grande e complicata di quella che pensava ed interiormente fece un piccolo ghigno.

Ti ho in pugno Levi!

Poi si sentì il cuore stringere,ma solo leggermente:un tempo aveva amato quell’uomo alla follia,ma ora non più. Era stata una cotta ardente e distruttiva,che era divampata finché non era rimasto più nulla da bruciare. Aveva scambiato l’affetto fraterno dell’uomo (al tempo ragazzo) per altro.

L’affetto sincero per Levi,una volta cancellate le passioni,era rimasto. Se il Capitano ne fosse a conoscenza? Se sapeva,non ne aveva mai fatto parola.

Non avrei mai sospettato che esse certe preferenze.

Quell’uomo che sentiva vicino come un fratello non finiva mai di stupirla.

-Sì,sì. -

Ripeté, fingendo di ripensarci assorta,nella speranza di suscitare qualche altra reazione.

-Sembrava gli fosse appena passato sopra un carro.-

Levi voltò lo sguardo verso la finestra.

-Huh. -

Rispose solo.

Allora forse mi sbagliavo. Ho fatto il passo più lungo della gamba. Che fantasia che hai,ragazza mia …

Una volta salutato il Capitano Petra uscì,senza riuscire però a scacciare quel dubbio.

- Tsk. -

Sibilò Levi rimasto solo,senza sapere nemmeno lui che cosa voleva dire.

* * *

Il pomeriggio arrivò troppo lento e al contempo troppo in fretta per Eren. Fece in tempo a sistemarsi le idee,ma la spossatezza non lo abbandonò,famelica e desiderosa di cibarsi ancora di lui. Per un bel po’.

Quando quella visita inaspettata arrivò,era però passata da poco l’ora di pranzo.

- Non entrare Petra mi sto cambiando!!-

Urlò un Eren completamente vestito e un po’ depresso,nel tentativo di prendere tempo.

La porta si aprì di scatto e trasalì

-Ti ho detto che … -

Replicò il ragazzo contrariato.

Come si permetteva Petra di aprire la porta senza aspettare?!

- Vuoi spiegarmi che ci dovresti fare tutto nudo in questa stanza,Jaeger?-

Levi lo scrutò freddamente da capo a piedi.

- N-no! Io … -

Eren arrossì incontrollatamente,abbassando gli occhi verdi straordinariamente belli anche se gonfi e circondati da solchi violacei e profondi. Ecco lì il Capitano Levi. L’uomo crudele che si divertiva a punzecchiarlo per attirarlo poi a sé con tono affettuoso.

Prima o poi mi farà impazzire

Eren era incerto se fosse già successo o meno.

La reazione del ragazzo colpì Rivaille come un ceffone.

Chiuse la porta senza dire nulla,e se ne andò con fare composto.

- Ma che cavolo …?-

Perché se n’è andato?! Ho fatto l’ennesima figuraccia.

- Heichou!!-

Urlò supplichevole uno scompigliato Eren affacciandosi dalla porta

- Aspetti, io … -

Levi strinse i pugni, si morse con forza l’interno delle guance e affrettò il passo senza voltarsi.

Doveva allontanarsi il più velocemente possibile.

* * *

Grazie per aver letto!Al prossimo capitolo ^_^

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Capitolo 7
*** Solamente tu ***


NdA:trovate le mie solite chiacchiere inutili a fine capitolo. Ora beccatevi questo!

CAPITOLO 7 “Solamente tu”

I due uomini,seduti rigidamente l’uno di fronte all’altro,erano assorti nell’immaginare le ipotesi più disparate. In quel silenzio carico di pensieri Erwin stirò le grandi ma eleganti mani seguite dalle braccia muscolose,aggiustandosi sulla sedia. Levi,con lo sguardo fisso sulla porta,aveva una gamba accavallata come d’abitudine e giocherellava pigramente con una delle cinghie dell’attrezzatura per la manovra tridimensionale,fatta per lui su misura. Infilava un dito sotto la striscia di pelle scura aderente alla sua coscia e la tirava,per poi lasciarla e farla tornare indietro bruscamente con un suono attutito.

-Dovrebbe essere qui a breve.-

Eren non si fece attendere oltre. Entrò in silenzio evitando strategicamente lo sguardo di Levi,imbarazzato per la figuraccia di poche ore prima,e in quello stesso silenzio prese posto al tavolo a fianco del capo della Legione Esplorativa.

-Abbiamo pensato ad una serie di teorie sul tuo flashback.-

Annunciò Erwin saltando i convenevoli,mentre riordinava una pila di fogli spessi e ingialliti.

-Ricordi di aver vissuto in quella casa?-

-E’ un posto familiare.-

Rispose Eren,stupito per la rapidità con cui aveva preso il via quella riunione.

-Quel posto è fuori dalle mura. –

Sentenziò Levi con voce tagliente.

-E’ impossibile sopravvivere fuori dalle mura. -

Replicò Erwin tranquillo.

-E’ vero.-

Confermò Eren.

-Però allora come si spiega il loro attacco alla casa? I Titani sono fuori dalle mura da più di cento anni. -

Concluse dopo aver riflettuto.

-Suppongo di sì. –

Disse Erwin non del tutto convinto.

- Titani all’interno delle muraaa!!-

Gongolò entusiasta una voce dal fondo del tavolo.

-Hanji?!Da quant’è che sei qui!?-

Sbottò Erwin allibito:non le aveva convocata per quella riunione. Levi se invece n’era accorto da un bel pezzo;l’aveva vista sgattaiolare furtivamente attraverso l’apertura della porta socchiusa e sedersi ai limiti del tavolo scuro con espressione beata.

-Quanti Titani hai visto,Eren!?Com’erano!?Quanto erano alti!?-

Hanji si era trattenuta troppo a lungo.

-Chi ti ha informata?-

Erwin non glie l’avrebbe fatta scampare senza conseguenze. Riconosceva però che la donna era una pensatrice veloce e concluse che sarebbe stata utile al gruppo.

-L’ho beccata a frugare nelle mie cose quando sono tornato dalle docce. Deve aver letto il mio verbale.-

Spiegò Levi.

-Dai,dai,dai,dimmi Eren!-

-Erano quattro,alti,grossi,schifosi e ricoperti di sangue.-

La donna storse il naso quando udì il penultimo aggettivo.

Si accorse che i tre veterani li fissavano intensamente,sulle spine.

-Non ricordo altro,mi dispiace!Non so se possa servire a qualcosa.-

Secondo Eren era una perdita di tempo. Se volevano davvero sconfiggere i Titani perché non lo facevano allenare con le altre truppe,perché lo tenevano sigillato come una bambola fragile,lui,un Titano di 15 metri?

Il discorso non portava da nessuna parte e dopo numerose e insensate ipotesi stava per farsi ora di pranzo.

- L’incontro è sciolto.-

Sospirò Erwin,osservando gli altri mentre lo salutavano con l’usuale gesto militare. Lui rimase chiuso nella stanza ancora per un po’. Appena fuori dalla stanza Hanji corse via a tutta birra,fuggendo solo momentaneamente i rimproveri dei due compagni.

- Va pure in mensa con gli altri.-

Gli ordinò Levi,che non vedeva l’ora di toglierselo dalle scatole. Eren suppose che la questione della sua figuraccia fosse chiuse,anche se era curioso di sapere perché se n’era andato così di corsa.

Se lui non ci pensa più non vedo perché non dovrei farlo pure io

Col petto dolente per quella decisione sfrecciò davanti all’Heichou in direzione della mensa:moriva di fame.

- Ti ho tenuto il posto.-

Disse Jean voltando il capo dall’altra parte appena fu vicino alla tavolata dei compagni. Mikasa appena lo notò si alzò e venne verso di lui. Armin sorrise nel vedere che stava bene. Connie bisbigliò a Sasha una battutina idiota sui due che la fece ridacchiare.

-Sto bene.-

Disse Eren anticipando l’amica di infanzia.

-Non mi hanno fatto nulla,sono semplicemente rimasto nella cella per una notte,sono uscito stamattina.-

Mikasa lanciò a Jean uno sguardo di odio,ricordando ciò che aveva causato.

- Ackerman,io … -

Disse quello,col cuore infranto.

- Mikasa,non ha fatto apposta.-

Intervenne gentilmente Armin,che le fece notare che come se i segni della forchetta sul braccio di Eren erano spariti avrebbe dovuto farlo la sua arrabbiatura.

- Jean mangia-Titani!-

Urlò Connie portando in alto la forchetta.

- Mi sa che non sono stato un pasto sostanzioso … -

Scherzò Eren provando a tirare su di morale l’amico che la scorsa cena l’aveva infilzato con la forchetta.

- D’ora in avanti però basta con gli assaggi!-

Continuò,ritraendo velocemente il braccio con finta preoccupazione.

Jean sorrise maldestramente quando vide che la tensione negli occhi di Mikasa si era allentata.

-Se ti hanno liberato questa mattina,cos’hai fatto fin’ora?-

Eren abbassò la voce e si avvicinò all’orecchio di Armin.

- Erwin e Levi mi hanno convocato per parlare di un ricordo che mi è tornato in mente ieri sera.-

-Quello della casa col mulino?-

Chiese Mikasa,che non scordava mai una parola del ragazzo.

-Levi ha detto che secondo lui quella casa si trovava fuori dalle mura.-

Mikasa non era felice di sentir nominare quell’uomo. Fu Armin a rispondere.

-Quindi avresti vissuto in una casa fuori dalle mura?Non è possibile.-

- Haha esatto è quello che penso pure io. De v’essersi trattato di un sogno,no? Se avessi vissuto fuori dalle mura voi due ve ne sareste sicuramente accorti,siamo cresciuti assieme!-

La faccia di Armin si impietrì.

- Quando ci siamo conosciuti avevamo 6 anni. Prima di allora non ti avevo mai visto in paese.-

-Questo non vuol dire niente … -

Disse Eren,ma rabbrividì.

-Tu,Mikasa …

-Io e mio padre venivamo spesso a trovare il tuo,ma non sapevo che avesse un figlio.-

-E’ ridicolo.-

Li fermò Eren:quella discussione lo inquietava. Ed era stupida.

-Va bene,va bene.-

Intervenne Armin tranquillizzando Eren.

-Sei appena uscito dai sotterranei,hai bisogno di una pausa.-

Il ragazzo annuì mentre masticava.

-Dopo cena ne parlerò a Levi,sta tranquillo Armin.-

Eren capiva che Armin era preoccupato,e voleva levarsi quel dubbio una volta per tutte.

-Ti sta proprio attaccato al culo eh?-

Disse Jean.

La cena si terminò senza nessun’altra conversazione rilevante.

Eren salutò gli amici e si rintanò in stanza.

Si levò le cinghie fastidiose dell’uniforme,poi il resto della divisa. Si mise addosso una comoda canottiera bianca un po’ sgualcita e i boxer comodi.

Parlerò con l’Heichou domani. Oggi era troppo strano.

Quando sentì bussare non era chi pensava lui.

- Petra!-

Disse,tirando la testa fuori dalla porta socchiusa come una tartaruga che emerge dal guscio.

-Levi voleva parlarti. Su … non fare quella faccia! E’ successo qualcosa?-

E’ quello che vorrei sapere pure io.

-Mi vesto e arrivo. Dove ha detto di volermi incontrare?-

- All’ingresso,sulla veranda mi sembra. Ciao ciao Eren!-

Rapidamente com’era arrivata,sparì.

Il ragazzo si vestì in un battibaleno,indossando i vestiti che era solito a mettere nel tempo libero:un paio di pantaloni ruvidi ed una casacca chiara.

Levi se ne stava in piedi sulla veranda a guardare il cielo notturno. Qualche lucciola volteggiava lentamente in fondo al sentiero che portava all’ingresso del castello.

Spero che quel ragazzino abbia avuto un buon motivo per chiamarmi qui,mandando Petra per di più.

Eppure si era presentato senza fare storie,fresco di doccia.

- Ehi. -

Lo salutò Eren imbarazzato.

- Che volevi dirmi?-

Gli chiese subito Levi:aveva fretta di andarsene a dormire.

Non è stato lui a chiamarmi qui?

Eren era confuso,ma si rese conto che effettivamente aveva delle cose da raccontare al Capitano,così prese posto su uno scalino scricchiolante. Levi prese posto a debita distanza da lui.

-Ho parlato con Armin in mensa e mi sono reso conto che nessuno dei miei amici mi ha visto prima dei 5 anni. Forse a quel tempo vivevo in quella casa col mulino fuori dalle mura,quando c’è stato quell’attacco.-

-Solo questo?-

Disse Levi per nulla impressionato dall’ipotesi.

-Domattina partirò per il muro Rose ,lì interrogherò le persone sopravvissute che conoscevano i tuoi genitori. In questo modo ci toglieremo ogni dubbio. Buonanotte Eren. –

-Aspetti!-

Levi si alzò ma il ragazzo gli afferrò una caviglia con le braccia. Con uno sguardo omicida gli fece immediatamente mollare la presa.

- Che cosa vuoi?-

- Perché è arrabbiato con me,Heichou?-

Nel porre la domanda Eren inclinò la testa da un lato,confuso e preoccupato.

-Vuoi davvero saperlo?-

Gli chiese con un sospiro stanco. Poi ghignò tra sé,divertito da quella prospettiva.

Eren era stufo di essere sempre l’ultimo ad essere messo al corrente delle cose. Corrugò arrabbiato le sopracciglia e sollevò la testa all’indietro per osservare Levi. La frangetta scivolò all’indietro scoprendogli la fronte e le orecchie morbide.

- Gliel’ho appena dett-

Trasalì. L’Heichou era pericolosamente vicino al suo viso. Odorava di buono.

- Quando la finirai di stuzzicarmi?-

Eren non capiva. Si sentì il respiro dell’uomo sulle labbra e impietrì.

Possibile che sia per bac-!?

Levi sfiorò con le sue labbra sottili quelle rosee e timide di Eren,per poi afferrargli il labbro inferiore coi denti,tirandolo dispettosamente.

Il ragazzo si ritirò,rossissimo in viso,con entrambe le mani davanti alle labbra.

-Sogni d’oro Jaeger.-

Mentre se ne andava,lo guardò per l’ultima volta con stampato in faccia un sorrisetto beffardo.

* * *

Grazie per aver letto!Al prossimo capitolo ^_^


(Questa l’ho trovata mentre vagavo su facebook annoiata il giorno dopo che ho scritto il capitolo. Non potevo non metterla è perfetta!Oh my Eren.)

(Questa l’ho trovata mentre vagavo su facebook annoiata il giorno dopo che ho scritto il capitolo. Non potevo non metterla è perfetta!Oh my Eren.)

NdA:Sì,è successooo!!! Il primo contatto fisicooo! Ho dovuto fermarmi a metà mentre lo scrivevo e fare una pausa perché fangirlavo troppo.

Ecco le chiacchiere inutili come promesso,so che le volete tanto(?)Le ho messe in fondo alla fic perché così potete anche non filarvele e una volta finito di leggere tornare a flipparvi su Kuroko no Basket (?)Le lascerò sulla fic per circa due settimane per poi rimuoverle.

*sono un ezclusiva per chi legge in diretta,kyaaaah*

Prima cosa:avete notato che caratteri *stilosi* ha ora la fic?Mi sono decisa a scaricare un programma per l’html,anche perché non ci vedo molto bene e vorrei evitare che alla gente venisse mal di testa come a volte succede a me quando leggo le fic su EFP.

Seconda cosa:ho comprato una tastiera nuova!E favolosa,anche se visto che non ci sono abituata mi slippano via i tasti da sotto le dita. (Sì,la parola slippano,come la parola ingiallitamente e la parola flipparvi,non esiste eppure mi andava di usarla). *Metto qui il link della foto della mia postazione PC,con la tastiera nuova,per tutti i ficcanaso* ( http://i41.tinypic.com/f353qf.jpg )

Terza cosa:riguardo alle recensioni. Ho riscritto alcune parti qua e là nella storia,come mi ha suggerito una certa recensione. Dopo che l’ho letta sono stata depressa 15 minuti,poi mi sono ripresa e ho detto “ah sì?Posso fare meglio di come sto facendo ora,diamoci da fare!”.Ho corretto a grandi linee ma ci sono alcuni aspetti,soprattutto nel primo capitolo,che vorrei migliorare. Nell’ultimo capitolo non ne ho ricevute molte,quindi meglio scaldare l’atmosfera =v= mi sono detta. Poi,un'altra recensione negativa. *attenzione sclero inutile* Scrivere è l'unica cosa che so fare,sono un disastro in tutto il resto,a scuola e fuori. Ma evidentemente non so fare nemmeno quello. MI sento demoralizzata e triste. Non credo che mollerò questa fic,ma mi sento frustrata perché vorrei fare un buon lavoro e mi sento triste a pensare che qualcuno lo consideri spazzatura. Ricomincio a scrivere,mi sono detta. Se le cose andranno bene continuo,vado a fare letteratura all'università,se no rinuncio. Non ho idea di che fare. A volte pensando a quello che scrivo mi sento felice e soddisfatta,altre mi viene la nausea dalla rabbia e dalla delusione che provo verso me stessa.

Quarta cosa:un grazie a tutti quelli che hanno messo nei seguiti e nelle preferite! 17 preferiti e *rullo di tamburi* 30 seguite. Meno male (:

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Capitolo 8
*** Ladro ***


“(…)Elen masticava spensieratamente un saporito chewing-gum alla fragola(Jenny riusciva a vedere la cartina colorata spuntare dal sottobanco), ignara del fatto che il prof di matematica si stesse minacciosamente dirigendo verso di lei.

“Sei nei guai Elen! Mai scherzare col Prof. Levi!” Jenny provò a darle una gomitata per avvisarla del pericolo imminente, ma era troppo tardi.

L’insegnante sbucò silenziosamente alle spalle della ragazzina distratta, afferrandole e bloccandole con una mano la mandibola in piena attività. Elen, stupita, fissò il professore con la bocca semi aperta e una perfetta espressione da pesce lesso.

“Non è per niente carina.” Pensò Jenny. “Ed è nei guai fino al collo.”

-Risolvi questo problema, Jaeger. Hai due minuti.-

Le schiaffò il libro di matematica sul banco, indicando con un dito il numero dell’esercizio. Jenny sbirciò, senza allungare il collo. (…) ”

Ho iniziato a scrivere un’altra fic ErenxLevi, con ambientazione scolastica ed i sessi di alcuni personaggi invertiti. Questo era un estratto, spero di avervi fatti diventare curiosi =v=. Secondo me ne vale la pena (ma no!Hahaha) quindi…andate a darci un’occhiata!
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2215170&i=1
Vedrete che non sarete delusi. Penso la aggiornerò più spesso di questa.
Nota: non capisco perchè, ma efp mi mette l'html tutto in corsivo. Perdonate l'inconveniente, ma ora come ora non ho idea di come risolverlo.

Passiamo alle cose più importanti ora!

 

CAPITOLO 8 “Ladro”

-Perché mi fai questo?-

Urlò Eren all’uscio ormai vuoto. Levi se n’era già andato da un pezzo.

Si sentiva sconvolto, sbagliato, confuso.

Nessuno dei due quella notte dormì, ma per ragioni differenti. Levi preparò una borsa con lo stretto necessario, sellò il cavallo e partì per Wall Sina senza salutare nessuno. Sulla scrivania lasciò un avviso per Erwin.

 Eren non dormì a causa del motivo che pensate.

Un uomo mi ha fatto … quello!

Non trovava parole per descrivere Levi che lo assaggiava, mentre lui se ne rimaneva fermo, sciocco e inerme. Mai si sarebbe aspettato una cosa del genere. Si sentì morire quando notò un anomalo gonfiore tra le gambe. Faceva capolino da sotto il tessuto castagna, allegro e pronto per l’azione.

Oh no, no, no!Non adesso!

Ignorò quell’abominio di erezione e rimase seduto a lungo, respirando con regolarità, fino a che l’inconveniente sparì. Fu tremendamente umiliante.

Poi afferrò la testa tra le mani, tirandosi i capelli e apprezzando quel dolore, e iniziò a tormentarsi.

Piaccio all’Heichou

Si morse con forza l’interno delle guance, il petto gli esplodeva. Imboccò il sentiero che girava attorno al castello e iniziò a correre. Si fermò solo quando il sudore gli inzuppava la camicia e gli appiccicava la frangetta alla fronte.

Com’era successo? Non lo sapeva o non lo voleva ammettere.

A colazione non mangiò nulla. Quando Armin gli pose gentilmente un pezzo di pane nella mano distratta e molle non reagì bene.

-Eren, dovresti…-

-Maledizione Armin, non mi toccare.- grugnì tra i denti. Non voleva essere sfiorato da nessuno. Solo a pensarci gli veniva la nausea. Il biondino fu turbato dal suo strano comportamento.

-Non so cosa ti prenda Eren, ma non dovresti trattarlo così. Ha solo cercato di aiutarti. Non è che hai le tue cose?- intervenne Jean. Mikasa, che forse le aveva per davvero, lo guardò storto.

-Ehm, scusa Mikasa, non intendevo…- arrossì Jean.

-Sono solo un po’ stanco- rispose il giovane Titano, senza cogliere la provocazione di Jean. –penso andrò in camera mia.- e così fece.

Sdraiato sul letto duro, fissava il soffitto bianco macchiato dall’umidità, che non conteneva nessuna risposta.

Devo reagire. Eren giunse a questa conclusione. Come lui, nemmeno quel soffitto conosceva le risposte. Magari, avrebbe potuto chiedere consiglio a…

No!Come se potessi parlare di questo a qualcuno!

-Apri, Eren!- ordinò una voce femminile.

Senza avere scelta, il ragazzo spalancò la porta e trovò dinanzi a sé la sorella adottiva.

-Mikasa, vorrei stare da solo.- la ammonì.

-Che sta succedendo?- disse mentre si faceva strada verso il letto. Il ragazzo, rassegnato, si spostò per farle spazio. Avrebbe dovuto sentirsi infastidito e arrabbiato per l’invadenza della ragazza, ma non appena lei si sedette a fianco a lui l’ansia che gli attanagliava il petto si affievolì. Mikasa era la sua famiglia.

Lei non disse nulla e con un dito premette con forza in mezzo alle sopracciglia di Eren.

-Ahia! Che stai facendo?!- borbottò contrariato.

-Smettila di corrugarle.-

-Non me ne sono reso conto.- Lo so anch’io che sono un fottuto musone.

All’improvviso la ragazza ebbe un’intuizione -è per colpa di Levi?!Ha fatto qualcosa?-

-Caporale Levi.- la corresse senza accorgersene. –e comunque no. Il Caporale non ha nulla che non vada.-

Non ha nulla che non vada. Non è omosessuale. Non mi ha baciato ieri sera. Non mi è…piaciuto. Per Dio, questo no!

-Quindi è stato Levi.-

-Ti ho appena detto che-

-Non puoi mentirmi e lo sai- poteva capire come si sentiva semplicemente guardandolo. Vivevano assieme da sempre, conosceva ogni cosa di lui, aveva assistito ad ogni sua reazione. Mikasa era sicura di questo.

La ragazza non si sbagliava del tutto, ma aveva dimenticato un piccolo dettaglio: non aveva mai visto Eren innamorato. Quindi non poteva comprendere e nemmeno immaginarlo. Per questo risultava tutto così confuso.

-Non nego di avere dei problemi. Ad ogni modo, Mikasa, non sono più un bambino. Non ho bisogno che tu mi venga a salvare, come succedeva con Armin.-

-Sai che non intendo questo.- replicò la sorella adottiva, contrariata.

-Capisco che tu voglia aiutarmi! Quindi voglio che tu capisca che voglio cavarmela da solo, per una volta.-

-Tu te la cavi sempre da solo.- sospirò Mikasa tra i denti, irritata.

-Tanto meglio!-

-Perché non chiedi mai aiuto?-

-Quando saremo nel campo di battaglia, in mezzo ai Titani, non ci sarà nessuno ad-

-Non intendo quello.-

Eren fece le spallucce –sono così e basta, suppongo.-

-Sei un maledetto testone!- sorrise e gli scompigliò i capelli, quando notò qualcosa di strano –che hai fatto?Sono… belli.- era l’aggettivo che meglio le descriveva.

-Il Caporale me li ha tagliati.-

-Oh, il Caporale.- la ragazza si rabbuiò. Quando si trattava di Levi diventata un’altra persona. Quando era con Eren, un’altra ancora. Il misto tra quelle due sé aveva un sapore amaro e acido allo stesso tempo.

Se Mikasa lo dovesse scoprire sono finito! No, il Caporale è finito. Nemmeno. Se pensa di poter attaccare rissa col Caporale, quella finita è lei.

Si tormentava Eren, mentre lei passava le mani tra i suoi capelli corti e freschi. Il contatto lo rilassava. Rinunciò a pensarci, perché tutta quella storia non aveva senso. Si lasciò coccolare fino ad addormentarsi, poi Mikasa se ne andò silenziosamente, non prima di rivolgergli un ultimo sorriso.

Meno di un’ora più tardi due soldati vennero a prelevarlo e lo portarono nei sotterranei: senza Levi a controllarlo non era autorizzato ad andarsene in giro.

-Faccio da solo.- rispose loro, infilando docilmente i polsi nelle manette. Era sveglio da pochi minuti, ma già vigile.

 –Il Caporale Levi tornerà domattina, per quell’ora sarai libero- gli comunicò uno dei due soldati. Eren annuì: non aveva voglia di parlare. Fu un soggiorno meno tormentato dei precedenti.

Il mattino successivo, si recò all’atrio, senza nessun motivo preciso. Quel luogo aveva un’atmosfera nostalgica.

 Dal sentiero pochi istanti dopo vide spuntare un uomo composto, a cavallo. L’animale galoppava stupendamente e i suoi zoccoli posandosi a terra componevano una melodia ritmica e gradevole. Levi scese da cavallo: ad aspettarlo c’era lui. Ansioso, con occhiaie se possibile più profonde, ma uno sguardo luminoso e marino rivolto al fantino. Il Caporale atterrò con un salto leggero e fissò il ragazzo, mordendosi in maniera il labbro inferiore, ma fuggendo dal suo sguardo.

Ti ricordi di ieri sera, Eren?

Levi era al corrente dei sentimenti del ragazzo. Lo leggeva nei suoi timidi occhi verdi, nel modo in cui trasaliva quando si incontravano, nel suo respiro che diventava irregolare non appena restavano soli, nelle occhiate furtive che gli lanciava in mensa quando erano lontani e persino in quel momento. Eren era lì, ad aspettarlo.

-Tienimi il cavallo.- gli ordinò mentre scendeva. Il giovane soldato afferrò obbediente le redini, facendo una pacca affettuosa sul collo morbido e muscoloso dell’animale.

Eren controllò che nei dintorni non ci fosse nessuno prima di parlare: -quello che è successo ieri sera non è stato niente- disse con voce tagliente, esattamente come si era proposto di fare.

-Eh?Quale sera?- domandò Levi con finta perplessità.

-Non creda di poter giocare con me-, ringhiò il ragazzo. La rabbia di Eren non toccò il Caporale.

-Ho fatto delle scoperte importanti. Seguimi, andremo immediatamente a discuterne con Erwin.-

-Sìssignore.- Eren aveva chiarito ciò che gli premeva e non c’era altro da dire. Inoltre, Levi doveva parlare di cose più importanti. Arrivati a destinazione, il Caporale bussò all’ufficio di Erwin.

-Entra pure - rispose.

Prima di entrare nella stanza, Levi si avvicinò all’orecchio di Eren e sussurrò flebilmente, in modo che solo lui potesse sentire: -non credere di poter giocare con me-

Il suo tono era ben diverso da quello minaccioso del ragazzo. La sensualità disarmante nella sua voce fece correre un brivido lungo la spina dorsale di Eren.

-Oh, ci sei anche tu- disse Erwin spalancando le iridi azzurre, che non aveva notato la presenza del ragazzo. -preferirei se- non ci fu bisogno di concludere la frase.

-Nessun problema.- Eren si eclissò così velocemente da stupire sé stesso.

Ovunque, basta che non ci sia lui.

Aspettò fuori dalla porta. Il colloquio, contrariamente a quello che si aspettava, durò una quindicina di minuti.

-Parlo io con lui.- disse Levi, mentre usciva dalla porta. Erwin fu d’accordo.

Finché si tratta di parlare, va bene.

All’idea di restare di nuovo da solo con quell’uomo, a quello che ciò avrebbe potuto implicare, gli si mozzò il fiato.

-Sono stato via un giorno, quindi la mia stanza sarà piena di polvere. Andremo in camera tua.-

Arrivati a destinazione, ispezionò con lo sguardo la tana di Eren.

-Puzza di merda, non è che te la sei fatta addosso mentre non c’ero? - disse il Caporale, abbozzando una risata priva di enfasi.

-…eh?- Eren inclinò la testa, spiazzato.

-Era una battuta, idiota, una battuta.-

Il ragazzo non avrebbe mai capito gli scherzi del Caporale sulla cacca. Sorrise tra sé e sé: in fondo trovava tenero questo suo lato infantile. Contrastava così tanto con l’immagine austera che si era fatto di lui.

-In breve, tutti coloro che conoscevano te o i tuoi genitori e gli abitanti del tuo quartiere e adiacenti sono stati divorati dai Titani.- Levi passò bruscamente al sodo.

-Tutti?!Com’è possibile una cosa del genere?-

Levi fece un sorriso amaro –abbiamo appena scoperto che sono piuttosto selettivi riguardo ai loro pasti; chi l’avrebbe mai detto?-

-Perché?-

-Stavano cercando di nascondere un segreto. Be’ è proprio grazie a questo che li abbiamo scoperti.-

-Il fatto che da piccolo vivessi fuori dalle mura?- domandò il ragazzo.

Levi annuì –hai qualche idea del perché?-

-No, ma suppongo lei sì.-

-Non mi deludi, Eren. Infatti è proprio così. Vuoi davvero sentirlo?-

-Certo!-

-Secondo me da bambino eri un Titano. Se fossi stato “umano” non ci sarebbe stato motivo di tenerti nascosto fuori dalle mura.-

-Io sono umano.- ringhiò il ragazzo. Levi lo ignorò e continuò ad esporgli la propria ipotesi, sapendo che in pochi minuti avrebbe ritrovato la calma.

-Appena hai imparato a controllare la trasformazione, ti hanno cancellato la memoria e barricato dentro le mura, dandoti qualche farmaco per evitare incidenti, assieme a tutti gli altri polli.-

Eren rimase in silenzio per alcuni minuti.

-Resta pur sempre un’ipotesi.- Il Caporale gli lasciò il tempo di cui aveva bisogno.

-Ricordo che mio padre mi ha fatto delle iniezioni quando vivevamo all’interno delle mura.-

-Sei sicuro di quello che ti ha iniettato?Per quello che ne sappiamo poteva benissimo trattarsi di qualche fattore che annullava il fattore bloccante della tua trasformazione.-

-Erwin che ne pensa?-

-Erwin pensa che vorrebbe vederti trasformato. Ma io no. Potresti finire per divorare tutti.-

-Non te.-

Levi sorrise leggermente –me no di certo.-

-Grazie della fiducia, comunque!- disse poi Eren, contrariato.

-Di nulla. Erwin pensa che i ricordi che hai della tua infanzia appartengano alla tua memoria da Titano. Qualcosa che è staccato dalla tua coscienza umana.-

-Non credo esista una cosa del genere.-

-Nemmeno io credevo che un ragazzino cretino e cocciuto fosse in grado di trasformarsi in un colosso da 15 metri, invece eccoci qui.-

Eren non reagì alla provocazione. Se si fosse azzardato il Caporale l’avrebbe demolito ulteriormente. Eventualmente avrebbe sfogato la sua rabbia repressa con Jean, più tardi.

-E’ tutto?- domandò il ragazzo.

-Suppongo di sì-

-Bene, allora buonanotte- disse secco mentre si alzava e apriva la porta di legno, invitando il Caporale ad uscire.

-E smettila di fare il sostenuto, Cristo!Lo so che ti piaccio-

Eren strabuzzò gli occhi, come investito da un carro a piena velocità. Il tempo per lui si fermò.

Avrebbe dovuto rispondergli a tono, ma si sentiva le labbra e la gola secca. Non trovò nulla da replicare.

-e pure da un bel pezzo.- aggiunse Levi, posando la mano sopra quella stretta alla maniglia di Eren.

Ha un buon odore. Da vicino è ancora più basso di quanto sembra.

Il ragazzo spinse la spalla di Levi, che non si oppose, con la mano libera. L’uomo sbatté contro la porta, che si chiuse con uno scatto metallico.

-Che ne sai tu!?- urlò Eren, ad un centimetro dalle sue orecchie. Si morse le labbra arrabbiato, poi osservò la reazione di Levi, per nulla turbato. Scrutò il suo volto tranquillo, notando per la prima volta quando le sue ciglia fossero folte. Erano così vicini che i quei capelli neri lo solleticavano.

Ha un maledettissimo buon odore.

Pensò prima di posare le sue labbra sopra quelle del Caporale, che lo attraevano come fatali calamite, soddisfacendo quell’agognato e muto desiderio che lo attanagliava da tempo. Levi non si lasciò sfuggire l’opportunità, appoggiandogli le mani sui fianchi, che scivolarono dolcemente sotto la camicia, arpionandogli la pelle morbida. Socchiuse le labbra, aggiungendo un po’ di pepe a quel bacio innocente. La sua lingua esplorò a fondo la bocca del ragazzo, che si sentì le ginocchia molli. Lentamente iniziò a sbottonargli la camicia, senza smettere di baciarlo. La situazione era sfuggita dalle mani del ragazzo.

-Sei solo uno stupido vecchio, solo ed arrapato!-

Il ragazzo pronunciò quel fiume di parole in tempo da record, ritraendosi. Poi fece dietrofront e se ne andò, con la camicia aperta percorrendo con passo arrabbiato in mezzo al cortile d’ingresso.

Eren non seppe perché lo fece, ma pensava che dopo si sarebbe sentito meglio. Eppure la gioia e il sollievo della vendetta appena compiuta non lo travolsero. Quelle parole ferirono più lui che l’uomo a cui erano dirette. Sconfisse lo struggente desiderio di tornare indietro smentendo tutto, di tuffarsi di nuovo su quelle labbra morbide, e proseguì a passo veloce verso nessun posto preciso.

Ma…dove accidenti ho intenzione di dormire?Quella era camera mia!

* * *

Eccoci qui all’ottavo capitolo!Levi è un ladro...di baci!E’ stato un vero incubo, non mi sembra vero di averlo terminato!L’ho dovuto riscrivere due volte. Sono abbastanza soddisfatta di com’è venuto. Sappiate che ADORO Jean, è uno dei miei personaggi preferiti. Non posso fare a meno di farlo maltrattare ahah. Finalmente in questo capitolo Eren si è deciso ad afferrare…la maniglia! Ok,basta doppi sensi,  passiamo ai ringraziamenti…ho visto con piacere che i preferiti(29) e le seguite(44) sono aumentati ancora e non mi sembra vero!Sappiate che quando avete messo la mia storia nei preferiti o nelle seguite, l’ho notato. Per ogni singola persona, ho sorriso e ho cliccato sul suo account, curiosa di che tipo di persona fosse. Sarò un po’ creepy, ma sono fatta così.

Un grande grazie a coloro che mi hanno sostenuta dopo le critiche negative e che commentano sempre! Ogni volta che leggo i commenti mi sento come scartassi delle caramelle. (specifichiamo che sono zucchero-dipedente).

PS. Sono stata al Lucca comics, troppo bello! :,) non vedo l’ora di tornarci. Tra una fiera e l’altra mi sono procurata qualche gadget di shingeki *^*

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