L'eredità dei Titani di DeliaDulhallan (/viewuser.php?uid=530928)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La prima impressione non è sempre sbagliata ***
Capitolo 2: *** Affetti ... ed Effetti personali dimenticati. ***
Capitolo 3: *** L'ombra del Titano ***
Capitolo 4: *** Un passato misterioso ***
Capitolo 5: *** Incubi e ricordi ***
Capitolo 6: *** Non tutti mentono bene ***
Capitolo 7: *** Solamente tu ***
Capitolo 8: *** Ladro ***
Capitolo 1 *** La prima impressione non è sempre sbagliata ***
Riesaminato
e corretto l’8 ottobre 2013.
Buona lettura!
CAPITOLO
1
“La
prima impressione non è sempre quella sbagliata”
Sarà
anche il più forte dell’umanità, ma
non si può negare che sia un po’ un bastardo.
Con quel pensiero Eren iniziò il pomeriggio di pulizie
intensive che lo
attendeva.
Mentre strofinava ripetutamente e con forza il pavimento, nella sua
mente si
ripresentava vivida la scena avvenuta pochi minuti prima.
-Pulisci da capo, è completamente lercio quaggiù-.
La voce del caporale, fredda e ricca di rimprovero, gli aveva graffiato
le
orecchie. Gli occhi ombrosi avevano scrutato la stanza con
severità alla
ricerca del minimo granello di polvere, mentre Eren se n'era rimasto
impalato
accanto alla porta, sull’attenti e coi muscoli irrigiditi nel
disperato
tentativo di non lasciarsi scappare la minima espressione. Incredibile
come una
creaturina alta uno e sessanta racchiudesse in sé tanta
furia omicida.
Prima di uscire, l’uomo aveva esitato per un istante preso da
chissà quale
pensiero.
In quell’attimo Eren aveva avuto la possibilità di
guardarlo per la prima volta
da vicino.
Aveva osservato le sue mani piccole ma muscolose, con dita affusolate e
pallide
che parevano troppo delicate per poter stringere un’arma. La
mascella serrata,
il volto scolpito da tutti gli anni di perdite e sofferenze che aveva
dovuto
sopportare. Il labbro superiore incurvato verso il basso, le
sopracciglia
corrucciate in un’espressione di estrema disapprovazione.
Al minore era scappato un sorrisetto: in quel momento l’aveva
trovato buffo,
quasi carino. Quando lo sguardo divertito del ragazzo aveva incontrato
quello
freddo e crudele del caporale, si era impietrito.
-Visto che lo trovi così divertente, quando hai finito puoi
passare a lucidare
anche il pavimento del secondo piano-.
Eren non si era mosso finché Levi non era sparito in fondo
al corridoio,
trattenendo il respiro. Nonostante il diavolo in persona fosse sparito
dalla
stanza, non tirò un sospiro di sollievo, al contrario: una
mole insormontabile
di lavoro lo aspettava.
Provava una stima e un rispetto profondo per il capo delle forze
esploratrici.
Il suo rapporto con il caporale non era qualcosa di descrivibile a
parole.
Assieme all’ammirazione c’erano anche la paura, e
la rabbia. Dentro di sé
nutriva la ridicola speranza di un bambino: se faccio tutto
quello che mi
dice, magari un giorno potrò distruggere i Titani.
Con quel pensiero si diede la carica, lavorando tutto il pomeriggio
senza sosta
fino a sera.
Una volta finito si accovacciò in un angolo. Si sentiva
stanco, ma stranamente
rilassato: trascorrere un pomeriggio in solitudine, lontano dalla cella
e dagli
sguardi inconsapevolmente spaventati degli altri soldati aveva sortito
un
effetto positivo. Piegò le ginocchia e le
circondò con le braccia, mettendosi
comodo: aveva intenzione di restarsene lì rannicchiato per
un po’. Non smaniava
di rivedere l’espressione severa del caporale mentre con fare
critico sminuiva
le sue pulizie. Riteneva di aver fatto un buon lavoro, ma non aveva
osato
replicare. Già il fatto di trovarsi lì ancora
vivo era un miracolo. Lui, il
mostro.
Se posso usare questo potere per salvare
l’umanità, per distruggere i
Titani… allora ne sono grato. Sono l’ultima
speranza.
Disse una voce dentro di sé, ma non era quello che Eren
pensava davvero: era
quello che si era ordinato di pensare.
Aveva paura. Assieme alla gioia selvaggia per aver acquisito
un tale
potere erano arrivati i sentimenti negativi. Il suo Titano era fuori
controllo.
Si torturò un labbro con gli incisivi mente ripensava alla
ferita che Mikasa si
era procurata sul viso a causa sua. Gli si proiettò nella
mente l’immagine
della sorella adottiva mentre veniva divorata da lui, dilaniata nello
stesso
modo di sua madre. La
bocca impastata di sangue,
denti giganteschi ed uno sguardo stupidamente assente.
Trasformò le angosce in odio, così intenso che la
pancia gli si contrasse ed
iniziò a far male.
Accidenti, neppure oggi riuscirò a mangiare nulla,
dove troverò le forze per
combattere?
Avrebbe nascosto questa debolezza agli altri soldati. Si sarebbe
costretto ad
ingoiare la fredda cena a forza, anche se non era certo di riuscire a
trattenerla nello stomaco a lungo.
Sentì le risate e gli scherzi dei compagni che avevano
completato le faccende e
si erano uniti per chiacchierare da fuori la finestra. Poi dei passi
felpati.
Eccolo, sta tornando.
Trattenne il rumoroso sospiro che gli stava per sfuggire, alzandosi in
piedi il
più in fretta possibile. Ma non abbastanza velocemente da
poter non essere
visto.
-Soldato Eren?-
Chiamato da Levi, il ragazzo rivolse il suo sguardo verso il pavimento.
-Sissignore!-
-Stavi per caso oziando?-
-Nossignore!-
-Allora cosa stavi facendo? Lì, seduto in angolo come una
checchetta
pensierosa?- gli chiese con tono derisorio ed una vena di
crudeltà.
Eren si sforzò di rispondere, ma un groppo in gola lo
bloccò. Si costrinse a
guardarlo dritto negli occhi. Il caporale non era un suo amico, ma si
trattava
pur sempre di un alleato prezioso. Soffocò i suoi stupidi
timori, sollevando il
mento e tuffandosi nelle iridi grigie di quell’uomo crudele.
Tale gesto indispettì Levi.
-Seguimi, soldato Eren-.
Si voltò e uscì dalla stanza.
Perché l’ho fatto?! Come mi è
saltato in mente? Ha intenzione di picchiarmi
di nuovo?
Il ragazzo non voleva farsi menare, ma serrò i pugni e lo
seguì
obbedientemente.
La mia vita è nelle sue mani, da quel giorno in
tribunale.
Constatò con rassegnata tristezza che il caporale avrebbe
fatto di lui ciò che
voleva.
L’edificio aveva molte stanze vuote, non sarebbe stato
difficile trovare un
posto appartato dove gliele avrebbe potute suonare con calma e in santa
pace.
Quale motivo avrebbe per picchiarmi poi? Che idiota.
Si rimproverò Eren, ma la paura non diede segni di
cedimento. Contrariamente,
parve intensificarsi.
-Prego- disse Levi, invitandolo a fare il suo ingresso per primo nella
stanza.
Il pavimento di legno cigolò sotto i passi di Eren, rovinato
ma perfettamente pulito, lucidato ed incerato. Rimirandolo si
sentì
una mammina orgogliosa.
Una volta entrato rimase fermo come un palo senza sapere cosa fare.
-Jaeger, adesso ti farò un paio di domande. Sentiti libero
di considerarlo un
interrogatorio. Ora siediti-.
-Ho fatto qualcosa di male?- mormorò. Levi rispose con un
sorrisetto
impercettibile.
Cosa pensa di ottenere interrogandomi qui ed ora? Gli ho
già detto tutto
quello che sapevo prima che mi portassero qui.
Seduto di fronte al caporale, rimasto in piedi in modo da potersi
imporre
maggiormente data la differenza di altezza, l’unica luce che
li illuminava era
quella pallida del tramonto che filtrava attraverso la finestra.
Non aveva nulla di romantico, né di dolce, né di
nostalgico, bensì qualcosa di
malinconico. Un richiamo alla battaglia
dell’umanità. Il cielo rossastro
ricordava le vite perse, le lacrime trattenute la sera di ritorno dal
campo di
battaglia e i duri allenamenti fatti prima di diventare a tutti gli
effetti un
soldato. Nella sua vita c’era stato solo quello: sangue,
fatica, sudore, odio e
paura. Forse prima c’era stato amore, ma si trattava di
ricordi così lontani da
risultare confusi.
Il tamburellare nervoso della dita di Levi lo riportò alla
realtà.
-Eren, stai mangiando correttamente?- chiese scrutandolo con aria
critica.
L'interpellato socchiuse la bocca di fronte a tale domanda, totalmente
inaspettata.
-Certo che sì, signore-.
-Potrai prendere in giro me, ragazzino, ma non i Titani. Ti
strapperanno gambe
e braccia di nuovo-.
Il
ragazzo rimase in silenzio.
-Rispondimi.
Non ho intenzione di buttare
via il mio tempo per te, ficcatelo in quella maledetta testa vuota-.
Il ragazzo serrò con più forza le labbra e gli
lanciò uno sguardo carico
d’odio.
Perché non puoi semplicemente lasciarmi stare?
Pensi di riuscire ad
umiliarmi, ma non ci riuscirai. Sono più forte di quello che
credi.
Senza
accorgersene, l’ultima frase decise di
fuggire,scivolandogli dalle labbra.
Sperava non
avesse sentito, visto che l’aveva mormorata con voce flebile,
ma l’udito del
caporale, come qualsiasi altra cosa di lui, non lasciava scampo.
Scosse la testa: -rispondi-. Incrociò le braccia e
inclinò la testa
impazientemente.
E’ inutile
resistere concluse Eren. Prima parlo, prima
finirà
di umiliarmi. Facciamola finita in fretta.
-Non riesco a trattenere cibo nello stomaco a causa del nervosismo-.
Cercò di
attenuare la situazione facendo spallucce.
-Se continui così non diventerai Miss.Villaggio, ti farai
ammazzare. Siamo
soldati. Il nostro lavoro, la nostra intera vita, consistono nel finire
divorati un giorno o l’altro. Oltretutto in questo stato
saresti uno spuntino
tremendo. E’ questo quello che vuoi? Non fare la femminuccia.
Hai paura Eren?
Hai paura dei Titani brutti e cattivi?– ringhiò
derisoriamente. -Non sei né il
primo, né l’unico al quale portano via qualcosa.
Tira fuori quei coglioni che
non hai, e fai rimanere quel cibo dove deve stare. Nello squadrone non
abbiamo
bisogno di pesi, o di altra carne sacrificale-.
Pericolose fitte allo stomaco assalirono Eren: perfetto,
non sarebbe
riuscito a mangiare per minimo altri due giorni.
-Sono mortificato. D’ora in poi mi impegnerò a
mangiare come si deve-.
-Non menti?- lo scrutò Levi.
- Nossignore- deglutì il ragazzo.
-Allora perché distogli lo sguardo?-
Eren serrò la mascella, rifiutandosi di parlare.
-Guardami- fece il caporale. Poi con la mano gli afferrò il
volto e lo trasse a
sé. Quando i loro sguardi si incontrarono percepì
l'ira del ragazzo.
-Non mi interessa se mi detesti, puoi passare la tua intera vita ad
odiarmi, se
ti pare, ma non ti permetterò di rovinarti. Devi capire che
il tuo corpo non è
solo uno strumento, e che la tua vita non è esclusivamente
cosa che riguarda te
e la tua stupida vendetta. So cosa stai passando. Tutti lo sappiamo. Le
notti
insonni, le morse di paura allo stomaco, la nausea e la rabbia. Per
ognuno di
noi è stato lo stesso. C’è chi va oltre
e chi no. Chi non va oltre muore, per
quanto possa essere bravo e qualificato. Questa vita ci distrugge,
Eren, ci
consuma da dentro. Puoi scomparire qui e ora, o al massimo durare altri
dieci
anni e portare altrettanti Titani con te nella tomba-.
-Lei allora lo sa … suppongo. Sa come mi sento-. Eren non
trattenne più la
rabbia nella sua voce: -allora mi dica questo, illustre caporale Levi:
lei per
caso sa come ci si sente ad essere un mostro mutante fuori controllo?-
lo disse
con la sua migliore espressione strafottente, gustandosi a lungo
l’epressione
stupefatta di Rivaille, cercando di imprimersela nella memoria.
-No, non lo so- rispose chinando il capo. La sua umiltà
stupì il ragazzo, che
si sentì improvvisamente stupido per aver usato un tono
così aggressivo.
Levi parve calmarsi, o forse fu Eren che lo fece. Tolta la nebbia
d’odio dagli
occhi lo vide in modo diverso. Il cuore gli si fermò quando
sentì il tono
gentile delle sue parole, allibito come un’antilope a cui il
leone sta per
affondare gli infidi artigli nella carne.
-Non sono qui per distruggerti, sono qui per aiutarti, per renderti
più forte.
Qui sei sotto la mia responsabilità. La tua salute fisica e
quella psicologica
sono entrambe importanti. Per diventare un grande soldato devi
preservarle
entrambe. Per raggiungere i tuoi obbiettivi. Ognuno di noi ha i suoi, o
non
saremmo arrivati fin qui. Io non ti dirò i miei, ma spero tu
riesca a trovare
nei tuoi la forza necessaria-.
Eren rispose a quelle parole con uno sguardo diffidente, impaurito
più dalla
sua gentilezza che dalla sua precedente crudeltà. Le parole
del caporale
affondarono nel suo cuore in modo profondo e inevitabile.
E’
preoccupato per me? Forse non è quel
mostro che ho creduto che fosse finora …
Improvvisamente il dolore allo stomaco era sparito e si sentiva
rinvigorito,
addirittura affamato. Tutte le cose che l’avevano roso dentro
fino a quel
momento ora gli sembrarono stupide, andate, volate via assieme alla
voce
gentile e paterna di Levi.
Finita la discussione il caporale lo invitò ad alzarsi e a
seguirlo: da lì a
poco ci sarebbe stata la cena.
Si avviarono assieme, uno affianco all’altro. Sollevando il
capo Levi notò che
sul volto del soldato era stampato un dolce abbozzo di sorriso.
-Dimenticavo una cosa– disse.
-Cosa signore?-
-Nessuno mi premierà per il tempo che ho sprecato per te
stasera-.
Il tono gentile e paterno di poco prima era scomparso completamente.
-Io le sono molto grato- riconobbe Eren, guardandolo con ammirazione.
In
superficie era stronzo, ma in fondo gli importava di lui e dei suoi
soldati. Si
prendeva cura di tutti nell’ombra e…
-Quindi come ricompensa ho intenzione di prendermi metà
della tua cena. Compreso
il dolcetto di crusca-. Scrutò la reazione di Eren e sul
viso gli affiorò uno
spontaneo ghigno sadico e soddisfatto.
Lo stomaco del ragazzo gorgogliò rumorosamente.
Forse Levi in fondo era solo un grande bastardissimo stronzo.
*
* *
Grazie
per aver letto! Al prossimo
capitolo ^_^
Un
ringraziamento speciale a oOPoisonGatebOo
per l’aiuto e il sostegno. Andate a vedere le
sue fic
è fantastica!
|
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Capitolo 2 *** Affetti ... ed Effetti personali dimenticati. ***
capitolo 2
Nda:capitolo revisionato il 4 Ottobre. Grazie per aver letto
fin qui!
CAPITOLO
2 “Effetti
… ed affetti personali
dimenticati”
- Svegliati
e splendi,Jaegeer!-
- Ma
cos…-
La luce
colpì
i suoi occhi come una pioggia di frecce. Con la sola biancheria intima
addosso
si sentì inerme e stupido quando le sottili e bianche
coperte di lino gli furono
strappate via con violenza. La frangetta scompigliata gli cadeva sulla
fronte
inumidita di sudore,scontrandosi con le ciglia,punzecchiandolo e
rendendo il
suo risveglio ulteriormente sgradevole.
Sarebbe
ora di tagliarla,ehi ma …
che sta succedendo?
- C-capitano Levi?-
Cercò
di
dire con la bocca ancora impastata. Eren era uno dei pochi soldati a
non
soffrire né di insonnia né di incubi. A volte
Armin lo prendeva in giro dicendo
che se i Titani di notte avessero sfondato di nuovo le mura nel bel
mezzo della
notte lui avrebbe continuato a dormire beatamente. Nonostante la tacita
amarezza impressa in quella battuta,ogni volta che il giovane soldato
la
sentiva non riusciva a trattenere un sorriso.
-Ma no sono io -
Appena le
pupille si dilatarono del tutto Eren fu in grado di distinguere altro
oltre
alla sagoma dell’uomo.
-Bossard?-
- Hahahah -
Ridacchiava
compiaciuto Auruo.
- Come hai
potuto scambiarmi per l’Heichou?-
Gli chiese
con finto disappunto ed un’espressione tronfia.
La sua
sagoma,controluce,non era che quella di un soldato qualunque. Chinato
verso
di lui la sua altezza era la stessa del Capitano. Il taglio di capelli
simile e
il buffo tovagliolo attaccato al bavero della camicia (che Eren trovava
completamente antiestetico:come faceva un uomo come Levi ad andare in
giro con
un obbrobrio simile? Forse pensava che gli desse un tocco di
nobiltà … non
l’avrebbe mai capito) avevano contribuito al fraintendimento.
In
sottofondo Bossard continuava a parlare da solo.
-
Sarà
l’aura di forza che emano forse...
sì,sì … non può che essere
quella … -
Il giovane
ragazzo decise di non rispondergli e di rivestirsi il più in
fretta possibile
perché quella situazione lo imbarazzava parecchio. Non che
per lui fosse strano
farsi vedere in mutande da altri. Durante il periodo
dell’addestramento tutti i
ragazzi vivevano a stretto contatto nell’accampamento quindi
anche volendo era
impossibile mantenere qualche imbarazzante particolare del proprio
corpo
nascosto. Ma in quella settimana aveva perso peso e voleva nascondere
la
situazione. Il suo corpo ora era talmente diverso da quello guardato
con
invidia ai tempi dell’addestramento da sembrare ridicolo.
Reiner batteva Eren
col suo metro e ottantacinque e la sua costituzione possente che
già prima
dell’inizio degli allenamenti l’avevano reso il
favorito. Era così spesso e
muscoloso che poteva sollevare Armin con un braccio e Connie
dall’altro come
fossero piume. Quando lo faceva i dormitori si riempivano di applausi e
risate.
Anche Eren e Jean erano molto competitivi sotto questo aspetto o meglio
Jean lo era. Puntualmente ogni era
confrontava
la sua corporatura con quella di Eren, vantandosi di essere
più alto e di avere
degli addominali migliori,cosa che lo avrebbe aiutato ad avere
popolarità con
le ragazze ( forse con una in particolare, ma Eren ignorava chi fosse)
mentre
il suo rivale
sarebbe restato scapolo a
vita. A quest’ultimo i commenti di Jean non
interessavano:più che i suoi
addominali invidiava quelli di Mikasa.
Si
alzò con
uno scatto ed afferrati gli attillati pantaloni bianchi e se li
infilò
saltellando prima su una gamba e poi sull’altra
-Che ore
sono?-
Farfugliò.
-Avresti
dovuto svegliarti già da un pezzo scansafatiche!-
Non aveva
sentito la sveglia generale. Prima di allacciarsi la cerniera il
ragazzo scosse
la testa per liberarsi lo sguardo dalla chioma
ribelle,stiracchiò le braccia
e tirò fuori un fragoroso sbadiglio.
- Farai
meglio a chiudere quella boccaccia da Titano e ad essere pronto in meno
di due
minuti Jaeger.-
Due occhi
grigi e severi,circondati da due occhiaie scure lo fissarono con
rimprovero.
Appoggiato
sull’uscio della porta se ne stava Levi,che osservava la
patetica scenetta
chissà da quanto.
Tra
tutti perché proprio
lui?
Da quando
avevano fatto quella stupida conversazione un seme fastidioso si era
piantato
in lui. Aveva incominciato ad interessarsi all’opinione del
Capitano. Detestava
dargli questo potere e si ripropose ignorarlo per quanto gli fosse
possibile.
La sua presenza più che timore gli provocava un intenso
fastidio simile al
prurito,come avere sotto il naso un fiore dal profumo troppo forte o il
vento
in faccia …
Fastidio,ecco.
Una volta
dato un nome a quello strano sentimento Eren si sentì
più tranquillo.
- Cosa fai
li imbambolato? Sono già passati 20 secondi … -
Presto dal
panico Eren fissò Levi,poi Bossard ed infine la patta
aperta. La chiuse con un
gesto di fugace ed imbarazzata nonchalance voltando il capo e
perdendosi il
ghigno divertito dei due veterani. Passò poi ad indossare la
complicata
attrezzatura per la manovra tridimensionale
In
due minuti non ce la farò mai!Ce
ne vogliono 5 solo per indossare questa!
Girò
la
testa, facendo con sguardo supplichevole la tacita domanda al Capitano
Rivaille.
- Sì
Eren,compresa
l’attrezzatura di manovra-
Con le mani
tremanti per la fretta se la cavò in un minuto e
passò poi a cercare la parte
superiore del vestiario.
Non
c’era.
La
camicia … dove accidenti l’ho
messa?!
Iniziò
a
vagare per la stanza disordinata nel panico senza trovare nulla ed
intanto il
tempo continuava a scorrere.
- 30 secondi
Jaeger. –
Dove
dove dove.
-
5 … 4…-
Sulla sedia
dove aveva appoggiato il resto dei vestiti non c’era nulla.
Afferrò
nervosamente la giacca e si
infilò a
forza gli stivali,accovacciandosi a terra.
- …3
….2 …1
… e STOOOOOOPPP!! –
Levi parve
gustarsi lo sguardo
sconvolto di Eren
quando si accorse che la camicia era ai piedi del letto,stesa
pigramente sul
pavimento. Ormai era troppo tardi,il tempo era scaduto ed il giovane
soldato
conosceva bene le regole:sarebbe dovuto andare a fare colazione
così com’era.
Provò
ad
aspettare che Levi se ne andasse,per tentare di fare un rapido
salvataggio
della dignità
che gli rimaneva (e della
sua camicia),ma il Capitano restò immobile col gomito
appoggiato allo stipite
reggendosi il volto con la mano.
Nonostante
la sveglia brusca e l’umiliazione ad Eren non mancava
l’appetitoe per sua
fortuna data la tarda ora la mensa era semivuota. Si fiondò
sulla sua pagnotta
come un disperato data la terribile (voglia di andarsene) fame .
- Anche a me
è capitata una cosa simile quando ero una recluta.-
Cercò
di
consolarlo Bossard alla fine del pasto mentre lo riaccompagnava nella
sua
stanza, non migliorando la situazione. Nonostante il suo record di
uccisioni in
singolo,ben 39 titani,Auruo non era esattamente il tipo di soldato che
Eren desiderava
diventare.
- Ed eccoci
qui.-
Lo
congedò
Bossard una volta arrivati.
-
Dovrò
restarmene qui tutto il giorno?-
Chiese Eren
confuso.
- Credo di
sì:tutte le truppe stanno provando le formazioni a cavallo.
Dovrai rimanere in
stanza,la sorveglianza cambierà ogni circa 3 ore. –
Eren si
sentì sconfortato alla consapevolezza di quanto gli altri
soldati, o più
genericamente la razza umana lo temesse. Ne aveva già avuto
prova al processo
ma questo era l’ennesimo pugno in faccia.
- Non posso
partecipare anch’io?Sono un membro della Legione Esplorativa
adesso.-
Auruo scosse
la testa
- Naaaah non
credo Eren. Per ora stattene qui,magari più tardi qualcuno
ti trova qualche
lavoretto. Strappare le erbacce o che ne so … -
Strappare
le erbacce?!Strappare le erbacce?!
Non sono venuto
qui per diventare un fottutissimo giardiniere!
Una cosa era
certa,andare ad abbellire i giardini della base era l’ultima
cosa che avrebbe
fatt-
-
C’è un
orto Jaeger,occupatene tu. -
- Subito
Capitano Rivaille. -
E fu
così
che il suo pomeriggio sfumò,zappando il terreno e togliendo
gli insetti dalle
piante di pomodori. A distanza di ore poteva scorgere la sagoma bassa e
tonica
di Levi che da lontano scrutava il lavoro di un ragazzino sudato con
l’attrezzatura da manovra storta e senza camicia.
L’ombra del Capitano si
ingrandiva di fronte a lui,diventando quella letale e possente di un
Titano.
Quando iniziò a fare così buio che Eren non
riusciva più capire dove metteva i
piedi e se stava pestando o meno gli amati ortaggi,il Capitano venne a
prenderlo. Lo accompagnò in stanza in silenzio e con un
cenno di capo fece per
andarsene.
- Capitano-
- Sì
soldato?-
- Potrei
farmi una doccia?-
Chiese Eren,che
si sentiva la terra non solo nei calzini e sulle mani ma
nell’anima.
- Permesso
accordato. Torna in stanza per le 7.45 -
Alle 7.39 il
ragazzo tornò in stanza profumato e con i capelli umidi.
- Non ti
facevo così modaiolo.-
Commentò
Levi guardando la sua capigliatura selvaggia.
Eren non era
sicuro su cosa rispondere,dato che quella era la seconda conversazione
che
facevano. Si trattava di una cosa strana ma al contempo normale. Levi
non lo
perdeva d’occhio un secondo,era la sua ombra. Essendo
l’uno una presenza
costante nelle giornate dell’altro da settimane,sarebbe
stato normale avere
una conversazione di quando in quando,ma il Capitano era un uomo
malinconico severo
e taciturno che raramente apriva bocca.
- Che intende?-
Chiese Eren
confuso.
- I tuoi
capelli non sono un po’ troppo lunghi?-
Commentò
Levi con le sopracciglia corrugate,indicandogli la testa.
- Visto che
non c’è uno specchio non riesco a tagliarmeli da
solo…-
Di solito
era la madre di Eren a tagliarli i capelli. Prima gli accarezzava la
testa
dolcemente,dicendogli che erano morbidi,poi con
delicatamente con le forbici tagliava ciocca
per ciocca,facendogli un taglio scalato. Puntualmente discuteva con la
piccola
Mikasa,che insisteva nel volere un taglio come
quello di Eren oppure niente. Fin dal principio
l’idea di Carla Jaeger di
trasformare Mikasa nella graziosa figlia femmina che non aveva mai
avuto era
naufragata. La donna amava i due bambini allo stesso modo e stava
sempre
attenta ai loro bisogni.
Dopo la sua
morte era Mikasa che si era occupata dei suoi capelli. Gli afferrava le
ciocche
maldestramente,tagliandone alcune più corte di altre in
maniera non voluta, e
dimenticandone alcune. Ad Eren non interessava la pettinatura:gli
bastava
avere la testa al fresco.
Quando Levi
tornò nella stanza aveva in mano un paio di forbici
- Non ce la
faccio proprio a vederti in quello stato.-
La sua era
un espressione di ansioso disappunto. Levi detestava il disordine e
aveva
deciso che non avrebbe sopportato più la frangetta
scompigliata del ragazzo che
era costretto a sorvegliare 24 ore su 24.
-
Esattamente come ha intenzione di …. -
Provò
a
chiedere Eren mentre si sedeva con Levi alle sue spalle. Eren non era
un
modaiolo,ma sapeva che il Capitano con un paio di forbici in mano
pronto ad
accanirsi sulla sua capigliatura non era una buona cosa.
Ha
intenzione di raparmi la testa? Del
resto è colpa mia per non averli tagliati prima ... Come se
oggi all’accampamento
non avessero riso di me abbastanz-
- Finito-
Annunciò
Levi scrollandogli i resti dei suoi capelli tagliati dalle spalle,ormai
domati
ed inerti.
Di
già ?
Constatò
Eren incredulo. Si chiese che taglio gli
avesse fatto.
E se fosse identico al suo?!
Oh Dio.
Nonostante
l’immagine tragica gli scappò da ridere
all’idea di un intero plotone di
soldati col suo taglio.
- Puoi
specchiarti.-
Suggerì
Levi vedendo la sua espressione preoccupata.
Gli porse
una spada e al lume di candela Eren vi avvicinò il volto per
valutare l’entità
del danno. Nella lama lucida vide riflesso un giovane uomo ordinato.
Posò
la superficie
argentata e fissò Levi con espressione diffidente.
Nella sua
vita precedente era stato un parrucchiere?
- Quando ero
una recluta ero io a tagliare i capelli a tutti quelli della camerata.-
Sbottò
Levi
bruscamente, per scrollarsi di dosso quello sguardo.
Eren era
molto stupito ma non lo diede a vedere:quasi nessuno aveva mai sentito
parlare Levi del periodo in cui era una recluta. Il ragazzo stesso non
riusciva
ad immaginare un Rivaille ragazzo ed inesperto nella sua mentre
probabilmente
lo vedeva appena nato e trentenne,imbronciato e con le spade sguainate.
Un’altra
fantasia stupida.
- Allora
buonanotte. Domani faresti bene a spazzare.-
Gli
consigliò il Capitano mentre abbandonava la stanza.
-Grazie!-
Disse Eren,senza
sapere se Levi avesse sentito o meno. Era certo che anche se quel
ringraziamento fosse giunto alle sue orecchie l’uomo avrebbe
proseguito dritto
senza voltarsi.
* * *
Grazie
per aver letto!Al prossimo capitolo ^_^
|
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Capitolo 3 *** L'ombra del Titano ***
capitolo 3
Nda:capitolo
revisionato il 4 Ottobre.
CAPITOLO
3 “L’ombra
del Titano”
La lieve
brezza scompigliò per un istante la sua frangetta ordinata,e
il giovane soldato la percepì
sulla fronte come una tenera carezza. Quella sensazione aveva un che di
nostalgico.
Ad Eren non
piacevano un sacco cose e ricordare realtà scomode era una
di queste.
Mia
madre mi accarezzava sulla
fronte in questo modo … forse.
Appena
alzò
lo sguardo vide l’ormai familiare figura accanto a
sé.
- Oh,ci sei pure tu. -
Gli
scappò.
-
Preferiresti che fossi da qualche altra parte forse,Jaeger?-
Il Capitano
Rivaille dall’alto del suo metro e sessanta scrutò
il ragazzo,stringendo gli
schivi occhi ebano con sdegno.
-Le
esercitazioni inizieranno a breve.-
Con un cenno
di capo gli fece segno di alzarsi.
Eren tese
involontariamente la mano
sinistra:l’abitudine.
Da sempre quando doveva alzarsi Mikasa con uno sguardo amorevole lo
tirava su,senza
difficoltà.
Appena si
rese conto di ciò che aveva fatto era troppo tardi:il
Capitano l’aveva visto. Restò
impietrito con la mano testa in avanti. Levi l’avrebbe fatto
a pezzi per colpa
di quell’atto di azzardata confidenza. Quando lo vide
muoversi chiuse gli occhi
in attesa di un colpo … che non arrivò. Si
sentì afferrare la mano con forza e
scaraventare dall’altra parte. Stupito per la potenza
racchiusa in quel piccolo
braccio saltellò in avanti su un piede solo cercando di
ritrovare l’equilibrio.
- Eren ha
bisogno della sua mammina per
tirarsi
in piedi. –
Lo
schernì
il francese, che aveva stranamente deciso di stare al gioco. La mano
del ragazzo
pulsava dolosamente per l’aggressività della presa
e la scosse un paio di volte
per allontanare il dolore.
- Mia madre
è stata divorata da un Titano di fronte ai miei occhi.-
Commentò
Eren
crudamente stupendosi della propria spontaneità. Ai tempi
dell’addestramento le
battute sulle madri erano all’ordine del giorno (ed erano
commenti tutt’altro
che gentili) ma non aveva mai risposto in questo modo.
Levi fece
per appoggiargli una mano sulla spalla ma la ritrasse
velocemente,consapevole
del fatto che un gesto come quello sarebbe servito a poco.
Toccarmi
gli fa così tanto schifo? O
è il contatto fisico in generale?
Si chiese
Eren,che aveva notato la rapida ritirata.
- Mi
dispiace,non lo sapevo.-
Gli disse e
per un attimo quell’aura minacciosa scomparve dai suoi
occhi,che apparvero
incredibilmente umani.
Questa
volta non ci casco
Si disse
Eren,voltando il capo in modo brusco.
Sono
stufo dei suoi alti e bassi,non
può giocare con me in questo modo.
Dentro di
sé
però si sentì felice. Al contrario delle
condoglianze che aveva ricevuto da
molti conoscenti (quelli sopravvissuti almeno),lo sguardo di Levi era
così profondo
e sincero …
- Andiamo
ora.-
Non glielo
ordinò,glielo suggerì con voce gentile.
- Sì Capitano.-
Rispose
Eren,cercando di non far trasparire quella strana emozione dalla sua
voce.
Proseguirono
in silenzio fino alle stalle,Eren davanti e l'Heichou dietro ad
osservare
minuziosamente ogni sua mossa.
Il forte
odore d’animali colpì con una zaffata il naso di
Eren,che starnutì
rumorosamente.
- Ma che
cazzo Jaeger! -
Mormorò
Levi,ritrovata la sua compostezza. Eren non si capacitava ancora di
quella sua
nuova inaspettata loquacità.
Tornato
dalla selleria posò i finimenti del cavallo sulla porta in
legno scheggiato
della scuderia e fece per entrare.
- C-capitano?
-
-
Cos’è
questa volta... -
Rispose Levi
spazientito:quel ragazzino non faceva che dargli problemi.
- Jolie é sparita. -
Eren
indietreggiò mentre vide Levi percorrere tutta la scuderia a
passo veloce con
una velocità paragonabile alla corsa,senza però
alterare espressione.
Una volta
constatata l’evidenza si appoggiò una mano sulla
fronte:ognuna di quelle bestie
veniva a costare un sacco di soldi. Tasse pagate dai cittadini,pane
strappato
dalle loro bocche. Levi proveniva da una famiglia meno benestante di
quella di
Eren, quindi sapeva cosa significasse.
- Dobbiamo
recuperare quel cavallo.-
- Prendo
l’attrezzatura per la manovra tridimensionale?-
Chiese Eren
ansioso:in quel modo avrebbero potuto sorvolare l’area in
poche decine di
minuti e rintracciare l’animale in fretta.
- Negativo.-
Eren non
provò a giustificarsi,dicendo che avevo controllato
scrupolosamente l’ultima
volta prima di chiudere e non capiva come il cavallo poteva essersene
andato,perché
sapeva sarebbe stato inutile. Quello che era successo era successo.
- Prendi
un’altro cavallo,partiamo immediatamente.-
Il ragazzo
constatò che fosse la scelta più logica:nella
zona dell’accampamento c’era poca
vegetazione e usare l’attrezzatura di manovra sarebbe stato
complicato.
- Saremo in
ritardo per l’esercitazio –
- Allora
vedi di muovere quel culo pigro.-
In fretta
guardò
all’interno di un box dopo l’altro alla ricerca di
un’animale qualsiasi.
No,non
è possibile … perché!?
- Non ci
sono altri cavalli,signore. -
Disse a Levi
che era ormai montato sul suo destriero, uno stallone dal manto scuro e
morbido.
- Guarda
meglio. -
- Glielo
assicuro. E’ meglio che prosegua senza di me,io la
aspetterò qui. Sta mattina
Jolie c’era,quindi non può essere andata lontano. -
Levi diede
gamba al suo cavallo prima di rispondere.
- Pensi che
io sia autorizzato a lasciarti qui?
Sono la tua guardia del corpo.-
Il ragazzo
lo fissò senza capire,senza voler
capire.
Con un cenno
di capo che avrebbe fatto impazzire qualsiasi ragazza
pronunciò le tanto attese
parole.
- Sali a
bordo. –
Ad Eren non
piacevano un sacco di cose e quell’ultima opzione appena
arrivata era schizzata
in cima alla classifica.
- D-devo
salire dietro?-
Chiese
incerto.
Non
c’è motivo per alterarsi. Il mio
cavallo è scappato e dobbiamo ritrovarlo,ecco tutto. Sono un
soldato e questo
comportamento è ridicolo. Il Capitano Rivaille è
il mio superiore e il timore e
l’imbarazzo che sto provando verso di lui sono irrazionali. Completamente irrazionali.
Tutte le
spiegazioni che diede a sé stesso non cambiarono
nulla,lasciandogli un sapore
amaro in bocca.
Ignorerò
questi sentimenti,come ho
fatto per molte altre cose.
Aiutandosi
con le gambe lunghe montò in sella con un rapido salto e
mentre i due si
allontanavano vide uno gabellino di fronte all’entrata.
Possibile
che il Capitano avesse usato quello per salire a cavallo?
- Trovi la
situazione divertente?-
Mormorò
Levi
tra i denti. Se avesse saputo cos’era che Eren trovava veramente
divertente si sarebbe
innervosito molto di più.
Fece accelerare
il cavallo di scatto e per poco il ragazzo non ruzzolò a
terra. Cercò di fare
presa sulla sella stringendo con forza le gambe ma era infida e
scivolosa. Ad
ogni sobbalzo il suo corpo premeva fastidiosamente contro quello del
Capitano.
Era più forte di lui:desiderava scendere.
Nemmeno Eren stesso capiva il perché di quel desiderio
così forte.
- Se stai
per cadere puoi aggrapparti.-
Suggerì
gentilmente Levi. Quei suoi continui sbalzi d’umore avevano
definitivamente
esasperato Eren che si si ritrovò però costretto
però ad accettare quel
suggerimento. Con la mano destra aggrappata al retro della sella
spostò in
avanti per la seconda volta in quella giornata la mano
sinistra,esitando. La
mossa decisiva la compì un masso nel bel mezzo del sentiero
sterrato,interrompendo
il trotto aggraziato dell’animale che inciampò. Il
ragazzo fu sbalzato con
violenza contro Levi,piantandogli il mento appuntito sulla schiena e
aggrappandosi disperatamente ai suoi fianchi.
- Accidenti
ma non ti hanno insegnato come si cavalca?-
Il ragazzo
si chiese se il doppio senso nella sua domanda fosse casuale o se
…
Ovvio
che lo é.
Dopo aver
compiuto il giro di tutto l’accampamento e dintorni,con la
mano di Eren
rigorosamente fissa sul bacino di Levi,l’animale non era
ancora saltato fuori.
Giunti a
destinazione il ragazzo schizzò giù a
velocità della luce senza aspettare che
il cavallo al passo si fermasse. Si stirò le gambe e si
massaggiò il posteriore
inarcando la schiena:era stato sulla dura sella per un paio
d’ore. Poi si tastò
la pancia constatando con rammarico che i suoi addominali non erano
neppure
lontanamente fantastici come quelli d’acciaio del Capitano.
- Mi
dispiace per averle fatto sprecare così un pomeriggio.-
Disse
poi,scrutando
Levi per coglierne la reazione. Stranamente non sembrava arrabbiato.
- Cavalcare
tutto il pomeriggio non è stato male.-
Non aveva
ancora concluso la frase
- Ma se il
tuo cavallo non salta fuori entro un paio di giorni venderò tutto il tuo equipaggiamento,il tuo
letto,le tue coperte e ogni altra cosa su cui tu abbia poggiato le tue
inutili
mani. In modo da ripagarlo.-
Soddisfatto
dall’espressione da cane bastonato di Eren legò il
cavallo e scese pure lui.
Eren
voltò
sconsolato lo sguardo verso il campo,quando avvistò un
cavallo dal familiare
manto castano-dorato trottare graziosamente all’interno della
recinzione.
- Jolie!!!-
Gridò,improvvisando
un fischio. La giumenta corse verso di lui ed assieme a lei anche il
suo
impotente cavaliere. Dietro ad esso un'altra decina di soldati cavallo
in formazioni
ordinate spiegava come mai la scuderia ovest fosse vuota.
Non gli era
nemmeno lontanamente passato per la testa che l’esercitazione
potesse ancora
essere in corso. In ogni caso era troppo tardi.
Quando le
mani di Eren si posarono sul naso vellutato dell’animale il
ragazzo si sentì
più tranquillo. Poi si preparò a porre le sue
scuse al fantino.
- Scusami io
… JEAN?!-
Provò
a
deglutire ma la saliva gli andò per storto.
- Eren,sei
ancora vivo!-
Jean scese
da cavallo e si
abbracciarono,per la
prima ed ultima volta, e non prima che Eren gli pestasse con forza un
piede.
- Che ci fai
qui?! E come ti è saltato di prendere il mio cavallo senza
avvisare?! –
- Andiamo
Eren,sai che ho sempre avuto un debole per le belle femmine!-
Ironizzò.
Eren rise rumorosamente:era felice e sollevato di rivedere
l’amico.
La faccia di
Jean si fece più seria
- Ho deciso
di unirmi alla Legione Esplorativa.-
Ancora sconvolto
per la notizia di Jean,un’altra idea gli passò per
la mente.
- Questo
vuol dire che … -
-EREEEEENN!!-
-Ereeeen!!-
Due voci
familiari arrivarono alle sue orecchie
- Armin!!
Mikasa!!-
Abbracciati
entrambi gli amici d’un tratto di sentì completo.
- Quando
siete arrivati qui? Com’è stata la selezione?-
Aveva
così tante cose da chiedere
loro …
In un angolo
Levi indietreggiò e rimase in silenzio:in quella allegra
scenetta non c’era
spazio per lui. Appoggiato sul tronco di un albero era al riparo
dall’afa
fastidiosa,mentre la brezza del primo pomeriggio sembrava sparita e
l’aria calda
gli seccava il naso.
Raramente
Eren aveva riso in sua presenza.
E
le cose devono restare tali.
Rimase
dietro di lui,senza mettergli fretta fino a che la voce del ragazzo non
gli
diventò roca dal tanto parlare.
Come
un’ombra.
*
* *
Grazie
per aver letto!Al prossimo capitolo ^_^
|
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Capitolo 4 *** Un passato misterioso ***
Nda:capitolo
revisionato il 4 Ottobre.
CAPITOLO
4
“Un
passato misterioso”
Se Eren
aveva pensato che i rapporti tra lui e Levi fossero migliorati si
sbagliava.
Dall’arrivo delle nuove reclute il Capitano era diventato
inspiegabilmente
schivo.
Che
mi stia evitando?
Era
diventato una presenza fissa nella sua vita, e la sua assenza aveva
creato un
vuoto.
Un
piccolo vuoto. Ho solo bisogno di
trovare qualcosa da fare:le giornate qui alla magione sono sfinenti e
noiose … per
la noia!’’
Quella sera
a cena il Capitano aveva scelto il tavolo più lontano ad
Eren e alle reclute.
Il suo Team speciale l’aveva seguito di buon grado senza
porgli domande:anche
se era scorbutico la gente amava la sua compagnia.
- Allora,mentre
il cavallo era al
galoppo … -
- Jean
senti,non potresti chiudere la …. !Ugh,che
schifo … ma almeno lo mastichi il cibo?-
Commentò
Armin. Eren distolse lo sguardo dal Capitano, distratto dalla
conversazione dei
suoi commensali.
-No,no
è
impossibile.-
Intervenne
Connie assorto nella discussione.
- Ti dico
che è vero!Mentre il cavallo era al galoppo io … -
- Eren,
cos’hai?Mi sembri distratto. -
Mikasa non
era minimamente interessata al discorso di Jean:era preoccupata per la
salute
di Eren. Non sapeva spiegare in che modo di preciso ma da quando era
tornata lo
vedeva stano. Che mentre lei non c’era gli fosse successo
qualcosa? Eppure Eren
continuava ad insistere che non gli era capitato nulla e che stava bene
…
- E’
tutto
ok Mikasa,lasciami stare. -
Le rispose
Eren abbandonando il cucchiaio nella minestra,che vi
naufragò lentamente. Il
ragazzo non fece niente per fermarlo,lo guardò affondare in
maniera
disinteressata. Lo sguardo insistente di Mikasa lo infastidiva
così appoggiò i
gomiti sul tavolo di legno scuro mangiucchiato dalle tarme e chiese a
Jean
- E poi che
è successo?-
Nel
tentativo di distrarla.
- Mikasa,
stai ascoltando?-
Si
accertò
Jean prima di continuare
La ragazza
annuì silenziosamente,continuando però a guardare
Eren.
- Correva
velocissimo quando ho visto qualcosa per terra,questa.-
Da sotto il
tavolo tirò fuori una mela rossa e succulenta.
- Mi sono
chinato e aggrappato ad una staffa sola l’ho afferrata.
E’ per te. -
Gliela porse
sorridente e speranzoso. Mikasa fissò in silenzio il
frutto,incerta della
proposta.
- Jean…-
- Che vuoi
Eren? Tu non puoi averla!!-
Disse
tirando in fretta indietro il frutto.
- Sembra
da-davvero buona!!-
Commentò
Sasha,illuminandosi improvvisamente. I frutteti vicino al castello
erano
abbandonati da anni e tutte le mele che producevano erano aspre o
attaccate da
insetti. Un frutto così perfetto e maturo era una
rarità.
- Devi
sapere che a Mikasa non piacciono le mele. -
-
Com’è
possibile?! E’ vero Mikasa?! Non la vuoi? -
Ribatté
sconvolto.
Aveva
percorso l’intero frutteto a piedi quella mattina alle 5 per
recuperare quella
delizia.
Mikasa
indecisa sul da farsi guardò prima Armin che con gli occhi
la supplicò di
accettare il frutto nella speranza di non far alterare ulteriormente
Jean, che
alla fine se la sarebbe presa con Eren anche se non c’entrava
niente.
La ragazza
si aggiustò i capelli lucidi dietro le orecchie,scoprendo le
orecchie graziose
e candide. Le passò un’idea per la testa.
-Ho cambiato
idea,sì lo voglio.-
Prese il
frutto. Jean esultò. Poi lo mise in mano ad Eren.
- Ti piace
Eren?Ora stai meglio?-
-Io sono
pieno,mangialo tu Sasha.-
-Con
PIASHERWE!!-
Prima di
finire la frase Sasha aveva afferrato il frutto e ne aveva inserito in
bocca
metà con un poderoso morso.
Jean
guardò disgustato
la ragazza con la coda mentre si ingozzava voracemente ed il succo
della mela
le colava fino al mento.
- Ti
macchierai la camicia … aspetta danne
un
pezzo anche a me!-
Implorò
Connie.
Sasha si
ficcò il resto della mela in bocca, tirandone poi fuori
dalle labbra morbide e
screpolate il picciolo legnoso.
- SCHUSHA
NON AFEFO SHENTITO … -
Disse
facendo le spalline.
- Invece
sì
che avevi sentito!!-
Si
arrabbiò
Connie,premendole con forza entrambe le guance stracolme della
refurtiva.
-AHIO MMI
HAI PFATTO MHALEW-
Dopo
più di
5 secondi di silenzio Jean rinvenne.
- Quella
mela … quella mela … -
Iniziò
a
ripetere tra sé. In sottofondo Connie e Sasha continuavano a
discutere.
- Eren TU!
Maledetto!-
Al commento
di Jean l’Heichou,che fin’ora aveva seguito tutto
con la coda dell’occhio e le
orecchie ben tese, voltò il capo ma no fece nulla.
Jean
impugnò
la forchetta e punzecchiò dispettosamente Eren sul braccio.
- Ahio Jean!
Perché l’hai fatto?!-
Protestò
Eren stupito tirando istintivamente indietro la parte colpita.
La forchetta
appuntita lasciò sulla sua pelle una striscia sottile
chiara, dalla quale
zampillarono tante goccioline di sangue ordinate.
Sembrano
perline
Pensò
Eren
prima che il suo corpo venisse avvolto dal fumo e …
Con uno
scatto sensazionale Levi arrivò davanti
ai ragazzi e usando altrettanta forza sbatté la testa di
Eren contro il tavolo.
-Levi!-
Urlò
Petra
preoccupata dall’altra parte della mensa. Tutti i soldati
presenti
indietreggiarono. Il braccio di Eren era ricoperto da una dura sostanza
simile
al diamante.
Jean
rabbrividì quando lo guardò con più
attenzione. A partire dall’avambraccio,dove
si interrompeva quella scorza dura,la spalla la pelle di Eren erano
ricoperte
da una sottile coltre di muscoli esposti che pulsavano di nuova vita.
Interrotta
la trasformazione stavano iniziando a dissolversi,diventando fumo
grigio con
uno spiacevole sfrigolìo,ma tremavano ancora.
Levi
afferrò
entrambi i polsi di Eren
- Che
nessuno si muova. Tu vieni con me nella cella sotterranea,maledetto
guastafeste. E tu … -
Si rivolse a
Jean.
-Hai messo
in pericolo la vita dei soldati dell’intera legione.
Parleremo dopo della tua
punizione.-
Eren non
aveva ancora ripreso conoscenza e comprendeva solo parzialmente cosa
stesse
accadendo.
- Nuo
Revih …-
Replicò
con
voce da ubriaco.
Mikasa aveva
giurato a sé stessa che se il Capitano si fosse permesso
ancora una volta di
compiere violenza su Eren glie l’avrebbe fatta pagare.
Aspettava solo
un’occasione,ed eccola. Nelle settimane in assenza del suo
adorato però aveva
avuto molto tempo per conversare con Armin e crescere come persona e
come
donna.
Quindi
prima di agire riflesse.
Sapeva che
Eren era temuto dagli altri
soldati e che contrastando l’Heichou avrebbe peggiorato la
situazione. Ancora una
volta Levi era l’unico in grado di
tranquillizzare la folla e mettere in
salvo Eren. Mikasa capiva questo,ma la cosa la faceva sentire
così inutile e
frustata che nonostante tutto si tratteneva a stento
dall’aggredire il minuto
Capitano. Tremò di rabbia e strinse con forza la mascella
impotente,mentre vide
Eren sparire trascinato da Levi.
-
Starà
bene,vedrai.-
Le
sussurrò
dolcemente Armin per tranquillizzarla e lui ci credeva davvero. Ma
Mikasa no.
Quell’uomo non avrebbe portato altro che guai,se lo sentiva
fin nelle ossa.
Appena
svoltato l’angolo Levi si sentì alleviato dal peso
di quella messinscena. In
sua assenza Petra avrebbe spiegato a tutti che non era successo nulla e
che si
trattava di un malinteso,mentre lui si sarebbe occupato del ragazzo.
Una volta
che si fu accertato che nessuno guardava,lasciò la presa dai
polsi del ragazzo
e lo posò delicatamente a terra. Gli posò un
orecchio sul petto per controllare
se il cuore batteva in modo regolare.
Tum
tum tum tumtum tum tutum tum tum tum
Scalpitava
come un tamburo impazzito.
- Eren,mi
senti?-
- Revih?-
Cinguettò,toccandosi
la fronte dove stava nascendo un solido bernoccolo.
In quelle
condizioni non sarebbe stato di alcun pericolo. Una volta accertato che
né gli
altri né il ragazzo rischiassero di subire danni,lo prese
tra le braccia e lo
portò in cella. Durante il tragitto il ragazzo
riacquistò i sensi ma non oppose
resistenza.
-Riesco
a vrleggermi ora.-
Annunciò
offeso, entrando nella cella di sua spontanea volontà. Poi
afferrò la porta
dalle sbarre e fece schioccare la serratura.
Non si era
reso conto che Levi era rimasto dentro con lui. Provò a
muovere il braccio
ricoperto dal cristallo che venne via facilmente,ma lo strato di
muscoli
esterni resisteva.
- Non riesco
a liberarmi … -
Mormorò
frustrato.
- Resta
fermo.-
Gli
intimò
il Capitano. Dalla tasca dei pantaloni immacolati tirò fuori
un coltellino
versatile,avvicinandolo al braccio di Eren.
-
No,aspetta!!-
Replicò
quello spaventato, ritraendo il braccio. Poi si ricordò di
quello che aveva appena
combinato in mensa e lo tese di nuovo:era un soldato e doveva obbedire
agli
ordini. Quelle erano le condizioni per le quali era stato ammesso nella
Legione
esplorativa.
Strinse i
denti mentre aspettava di essere smembrato e disse sconsolato.
-
P-però è
stato un incidente!-
Erano tutte
cose che Levi sapeva,così non sentì il bisogno di
rispondere.
- E’
tutto
ok. Smetti di tremare o rischio di tagliare storto.-
Il suo
commento non fece altro che alterare ulteriormente il ragazzo.
- L’ha
già
fatto prima?-
-Ma
sì … -
Rispose il
Capitano,mentre tirava via il primo pezzo di carne in eccesso.
-E’ un
po’
come affettare un prosciutto.-
Constatò.
Una volta
che Levi ebbe completato il lavoro restarono in silenzio per parecchio.
Eren si
sentiva confuso e gli girava la testa. Il Capitano sapeva che non
sarebbe stata
una buona idea interrogarlo in quel momento:era meglio aspettare.
Fu il
ragazzo a spezzare il silenzio.
-Credo sia
successo perché ho perso sangue dal braccio. Ogni volta che
mi infliggo una
ferita e desidero ardentemente qualcosa,anche inconsciamen-
-Lo so, Jaeger.-
- Che
succederà ora?-
-Ti
lasceremo nella cella per qualche giorno,per rassicurare gli altri
soldati.
Nulla di più.-
Qualche
giorno voleva dire minimo 6 o 7 giorni in quella cella buia ed umida.
Una volta
annunciata la sua punizione si sentì più
tranquillo.
-
Parlerò io
con Erwin, ma tu maledizione vedi di controllarti. O il tuo braccio
inerte da
Titano non sarà l’unica cosa che sarò
costretto ad affettare.-
Eren aveva
recepito il messaggio:non sarebbero stati ammessi altri errori.
Quell’episodio però
gli aveva fatto tornare alla mente un ricordo,.
- Capitano,mi
sembra di aver ricordato qualcosa.-
Gli occhi di
Levi brillarono nell’oscurità.
- Una cosa
nuova?-
- No,no-
Eren scosse
la testa
- Si tratta
di un flashback che ho già avuto da
bambino.-
- Che hai
aspettato a raccontarlo finora!?-
- Erano cose
così confuse che … non ero sicuro fossero reali.
Temevo si trattassero di sogni.-
Gli
bastò
guardare le sopracciglia corrugate del Capitano per capire cosa pensava.
O
forse lo desideravi
- Sì,
probabile.-
Ammise. Si
sentiva triste ed impaurito ma la presenza di Levi gli diede
forza,così si fece
coraggio ed iniziò a raccontare.
*
* *
Grazie
per aver letto!Al prossimo capitolo ^_^
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Capitolo 5 *** Incubi e ricordi ***
Nda:capitolo
revisionato il 4 Ottobre.
CAPITOLO
5 “Incubi e
ricordi”
Quando
socchiuse
le labbra per parlare l’unica cosa che ne uscì fu
un verso mozzato. Rantolò.
Non si arrese e riprovò,senza risultato.
Levi lo
guardò in silenzio,accavallando una gamba.
Eppure
lo so
Disse a
sé
stesso con rabbia
Ora
ricordo ogni immagine di quel
fottuto flashback, ma …
Le parole
non gli venivano alla mente,fuggivano lontano portate via dal vento
come fottutissime
foglie autunnali.
Come se
quell’episodio si fosse svolto in una lingua straniera che
lui non era in grado
di parlare.
-
Maledizione!-
Quell’imprecazione
fu però scandita dalle sue labbra nitidamente. Traditrici! Riecheggiò nel silenzio
imbarazzato della cella fino
a perdersi nell’eco dei corridoi umidi e
deserti dei sotterranei.
- Forse
è
meglio che riposi ancora.-
Suggerì
Levi. Eren comprese che si trattava di un ordine e si sentì
un topo in gabbia.
Tecnicamente lo era chiuso in una
cella semioscura con quella belva di Levi.
L’Heichou
appariva
impassibilmente calmo,come sempre,e come sempre non lo era per niente.
Perché
quel maledetto ragazzino non si decideva a parlare?! Chiuse gli occhi
ed espirò
silenziosamente dal naso. Con quel sospiro nascosto se ne
andò via tutta
l’impazienza e le emozioni inutili. Levi sapeva cosa stava
succedendo:corsero
in suo aiuto ricordi frammentati. Era un soldato di nome …
Mike
Sì,proprio
Mike. All’epoca Levi aveva più anni e senno di
Eren,mentre Mike forse meno. Non
lo poteva definire un amico,perché non chiamava nessuno a
quel modo,ma lo
reputava un ragazzo con un umorismo niente male. Non aveva senso
riportarne
alla mente aspetto fisico e maniere,perché Mike in quel
presente non esisteva.
Era rimasto però nella mente del Capitano un episodio del
quale quel ragazzo
morto prematuramente era il protagonista. Di fronte al soldato
l’intero
squadrone era stato divorato,sparito nel gonfio stomaco di qualche
Titano durante
una missione esplorativa:un avvenimento abbastanza comune. La
differenza fu
però la reazione che ebbe Mike. Mentre il gruppo di
sopravvissuti si dirigeva al
galoppo verso il nido sicuro,proclamata la ritirata,il ragazzo non
batté ciglio
né mentre raccoglievano i corpi perduti né
durante l’annuncio della morte dei
compagni ai parenti,mostrando grande saldezza mentale e suscitando
l’ammirazione di Levi. Quando gli vennero poste domande su
ciò che accadde sul
campo di battaglia però non scandì una sillaba.
Il Capitano in carica a quel
tempo scartò l’opzione che si trattasse
d’insubordinazione e attribuì la
stranezza al trauma dell’esperienza.
‘’Si
riprenderà’’
Aveva detto.
Col tempo sarebbe riuscito a riportare l’accaduto. Provarono
ad interrogarlo
per i successivi tre giorni,senza risultati.
Mike si
suicidò la settimana dopo.
Per Levi fu
una secchiata d’acqua gelida,ma da quell’esperienza
imparò qualcosa:non
sottovalutare mai un trauma. Ne uscì più
saggio,meno ingenuo e con una piccola
ruga in più sul suo volto a quel tempo liscio.
A poco
sarebbe servito afferrare Eren per le spalle, scuoterlo e fargli
rendere conto
che quei preziosi ricordi avrebbero potuto salvare centinaia di vite
future.
Poteva chiedergli di essere coraggioso per sua madre, per i soldati
morti e le
persone divorate, e tirare fuori le palle. Sebbene si trattasse di una
richiesta che veniva dal profondo del cuore sarebbe suonata sciocca e
vuota.
Perché chi meglio di lui poteva capire come si sentiva Eren?
L’odio cieco e la
rabbia inarrestabile contro i Titani avevano ricordato a Levi un
vecchio sé
quando per la prima volta il ragazzo gli era apparso sotto gli occhi.
Se Jaeger
non parlava era perché non poteva.
Perlomeno in
quel momento. L’unica cosa da fare era ritirarsi. Si
costrinse a non guardare
il ragazzo,ma inevitabilmente incontrò
quei grandi fastidiosi occhi smeraldo.
Sta
per andarsene
Constatò
Eren.
Una
volta che sarà uscito
da qui verrò divorato da quegli
incubi. Che ne è stato di quelle notti di sogni sereni?
Erano sogni a loro volta,in
mezzo a quest’incubi?
Voleva stare
da solo. La porta della cella cigolò,poi si richiuse.
Ad Eren
venne da vomitare. Sentì come se quel piccolo e fragile
corpo da umano non
fosse abbastanza grande per contenere tutti quei sentimenti. Nemmeno
quel suo
corpo da Titano lo sarebbe stato.
Da
attraverso le sbarre Levi si sentì afferrare da qualcosa. Il
polso del più
forte dell’umanità fu immobilizzato dalla presa
molle di un ragazzino e l’uomo
restò bloccato.
I singhiozzi
di Eren si fecero sempre più intensi,finché non
scoppiò in lacrime.
Non era un
lamento triste e angoscioso,bensì un pianto furente. La
stretta sul polso si
fece più stretta,ma tremante.
- Ho visto i
denti di un Titano. Un’enorme fauce famelica e spalancata.
Schizzi di sangue.
Uomini morti.-
Urlò
con
tutto il fiato che aveva nei polmoni. Poi si fermò.
Ansimava.
Levi non
seppe da dove il ragazzo in quel momentotrovò il coraggio
per parlare e sentì
il tremito della mano che lo bloccava diventare
più intenso e incontrollato.
Eren strinse
ostinatamente gli occhi fino a farsi male,per cancellare la paura,e
continuò.
- Ho visto
una casa,un Mulino,avvolti nel verde. Il cielo era azzurro e faceva
caldo. Era
tutti così tranquillo. Poi i Titani sono arrivati.
Così siamo scappati.-
- Siamo? Noi
chi?-
Chiese Levi,
in preda all’eccitazione della scoperta.
- Non
… non
lo so. Però ho vissuto in quella casa,questo lo
so. -
Constatò
perplesso. Gli spasmi si erano fermati,ma non capiva perché.
Poi sentì un
tepore alla mano. Qualcosa gli aveva afferrato
saldamente il palmo,avvolgendo
le dita sottili attorno alla sua mano. Provò
l’impulso di strattonarsi via
immediatamente,ma il suo corpo non si mosse.
Non era una
stretta perversa né pietosa. Era un contatto così
sincero e tacitamente
amorevole che si sentì un groppo ricomparire in gola.
Solo
quest’uomo possiede questo calore.
Non riusciva
ad identificarlo con nessun altro. Eppure quando guardava quegli
stretti occhi
grigi ed enigmatici vi scorgeva solamente solitudine e determinazione.
- Non
ricordo altro,se non qualche particolare dell’interno. Un
camino acceso,un
piccolo letto attaccato alla parete e … dei giocattoli da
bambino. Giocattoli
di pezza,figure intagliate in legno e dipinte in maniera sgargiante.
Delle
tende ricamate,che nascondevano una maniglia.-
Corrugò
le
sopracciglia,provando ad evocare ulteriori dettagli.
- Ho sognato
che un Titano raccoglieva dalle macerie un corpo,e lo divorava.-
Ansimò
appoggiando la testa alle sbarre fredde
e sconvolgendo sé stesso con quell’ultimo
particolare.
- Mia madre
è morta in quel modo,lo capisci?! Ma quando ho visto quella scena non era ancora
successo!-
Il tono del
ragazzo era così straziato per la scoperta che il Capitano
non dubitò.
Oh,no. Eren
Jaeger poteva essere un sacco di cose. Poteva essere un killer
infante,una gran
testa calda e un incapace,ma non era uno stupido.
- Vorrei
restare da solo adesso.-
Ringhiò
Eren
come un cane ferito
- Ho detto
tutto.-
La sua mano
restò però stretta in quella del Capitano, che
non disse nulla. Se ne andò solo
diversi minuti dopo,quando sentì il respiro del ragazzo
diventare regolare:era
crollato. Levi sfilò delicatamente la mano minuta dalla
presa,leggermente
indolenzita e osservò divertito Eren che si era addormentato
con la testa
incastrata tra le sbarre e il viso impiastricciato di lacrime e
muco,come un
poppante. Si sfilò dalla tasca posteriore dei pantaloni un
fazzoletto di cotone
candido e fresco e glie lo posò a fianco.
Tornato
nella sua stanza,restò tutta la sera seduto sulla scrivania
di fronte ad una
pagina di carta da leggere a fare il resoconto dell’accaduto.
In tutto
l’accampamento era conosciuto come un uomo serio e
impassibile,con lo sguardo
di ghiaccio. L’unica cosa ghiacciata però non era
il suo sguardo. Era famoso
anche per la sua presa congelata:le sue mani erano sempre fredde (in
gioventù
questa qualità gli era stata utile per fare scherzi che
immaginate,ma che non
starà a raccontare).
Quella
sera,però,se
ne sentiva una delle due andare a fuoco.
*
* *
Grazie
per aver letto!Al prossimo capitolo ^_^
Ecco
qui un paio di screenshot che ho scattato del flashback di Eren,nel
1° episodio dell'anime
|
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Capitolo 6 *** Non tutti mentono bene ***
Nda:capitolo
revisionato il 4 Ottobre.
CAPITOLO
6 “Non tutti
mentono bene”
Sveglio da
una ventina di minuti,Eren era rimasto immobile: si sentiva uno
schifo,un
rigetto di Titano. La testa ancora appoggiata alle sbarre gli doleva,il
collo
in criccato e il naso tappato lo facevano sentire un vecchio stanco. La
pelle
bruciava:l’aveva strofinata ripetutamente con le maniche
ruvide della camicia per
asciugare le lacrime. Si forzò a reagire,intensificando il
respiro che usciva
irregolare dalle labbra socchiuse e crepate,cercando di scuotersi da
quel
limbo. Stirò prima le dita,poi ruotò i
polsi,prendendo lentamente contatto con
il resto del corpo e la realtà esterna. Dalla finestrella
stretta filtrava una
pallida luce,che il ragazzo guardò avidamente. Quando
posò poi le mani a terra,per
tirarsi su,sentì sul palmo un tessuto morbido.
-Huh ?-
Inclinò
la
testa confuso,afferrando il mucchio di stoffa. Poi senza farsi altre
domande se
lo passò sul volto,cancellando le tracce
dell’accaduto. Sentì dei passi leggeri
farsi sempre più vicini,osservò il fazzoletto ora
ingiallitamente lercio e lo
nascose furtivamente nella tasca posteriore dei pantaloni. Non fece in
tempo a
darsi un contegno.
Una donna
minuta ma energica infilò le chiavi nella serratura che si
aprì con uno scatto.
Vide la stanchezza e lo sconforto scolpiti nel volto grigiastro di
Eren,ma fu
un altro particolare a catturare la sua attenzione.
Petra
sorrise in modo dolce, indicandogli la fronte. Il ragazzo se la
tastò
preoccupato
Cos’ho
sulla fronte … che mi abbia
punto qualcosa?
Nei
sotterranei c’erano i peggio-insetti,soprattutto di notte.
-Non
è
niente,stai tranquillo.-
Ridacchiò,
pettinandogli il modo materno la frangetta sulla fronte in modo da
coprirla
completamente.
-Ti sono
rimasti i segni delle sbarre sulla fronte. Ti sei addormentato
così vero?-
Eren
distolse lo sguardo, imbarazzato. Che Levi le avesse detto …
tutto?
Tutto cosa
poi? Non era successo niente di
significativo,nulla che avesse cambiato le cose tra loro.
Questo fu
quello che ripeté a se stesso con forza.
L’unica
cosa che è successa ieri é che
mi sono comportato come un patetico lattante …
Dallo
sguardo spensierato di Petra pareva che la donna non immaginasse
l’inferno a
cui era andato incontro la sera prima e questo lo consolò.
Rimase
incerto sulla soglia della cella.
-Puoi uscire
ora!Levi ha sistemato la situazione con gli altri soldati.-
-Sei passata
a controllarmi anche prima?-
Le chiese
bruscamente
-Ehm,no. -
Replicò
lei
confusa
- Sono
arrivata ora. Levi mi ha mandato a controllare.-
Al sentir
pronunciare quel nome la mente di Eren proiettò davanti a
lui quegli occhi
grigi,stretti e felini,e rabbrividì.
- Va tutto
bene?-
Gli
posò
delicatamente una mano sulla spalla e ne sentì i muscoli
tesi e doloranti
bloccati dalla paura.
Deve
aver passato una nottata
orribile.
Pensò.
Cosa
posso fare per farlo stare
meglio?
Si chiese.
Il Capitano
Levi aveva mostrato interesse per quel ragazzo. Dopo anni che lo
conosceva,Petra
era in grado di leggere attraverso quel comportamento freddo e
scostante che
risultava incomprensibile ad Eren.
- I tuoi
amici non vedono l’ora di … -
Cinguettò.
Eren le
rispose scuotendo il capo e spingendo via l’idea con un gesto.
- Non voglio
vedere nessuno.-
Ringhiò.
Poi
si rese conto di essere stato brusco e aggiustò la
precedente affermazione.
- Non voglio
far preoccupare Mikasa. Sai com’è fatta,se mi
vedesse così … -
Lasciò
la
frase in sospeso,per dare più enfasi.
-Capisco.-
Annuì
Petra,compiaciuta
per le attenzioni che il ragazzo aveva per gli amici.
- Vorrei
andare nella mia stanza.-
- Hai la
mattinata per riposarti. Nel pomeriggio Erwin vorrebbe parlarti.-
Petra lo
accompagnò dove aveva chiesto,ma il tragitto per Eren fu
tormentoso.
Moriva dalla voglia di
tempestarla di
domande.
Cos’ha
detto Levi di me? Che
espressione aveva? E’ arrabbiato o ... ?
Ad un certo
punto pensò di essersi immaginato tutto ma
no,quella stretta tiepida e confortante era troppo reale.
Si accorse
che il respiro gli era diventato irregolare.
Ho
preso un sacco di volte la mano a
Mikasa e non è mai stato strano.
Da
bambini,soprattutto
appena dopo la morte dei genitori della ragazza,per Eren era stato
praticamente
impossibile liberarsi dalla stretta d’acciaio di quella
manina.
Fece una
smorfia con la bocca interrompendo quel flusso tranquillo di pensieri.
Non
è stata Mikasa a stringermi la mano,ma
l’Heichou.
Sentì
la
necessità di aprirsi la camicia lì sul posto e
strapparsi le budella. Fortunatamente
era arrivato in camera,così si buttò a peso morto
sul materasso marmoreo con un
sospiro.
Petra
sentì le
doghe di legno scricchiolare sotto il peso di Eren da
dietro la porta chiusa.
Magari
ora riuscirà a dormire. Ha
delle occhiaie spaventose.
Pensò
mentre
si dirigeva verso l’ufficio di Levi. Non ebbe neppure il
bisogno di bussare.
-Entra
pure.-
La accolse
una voce annoiata.
-Come hai
fatto a capirlo ?-
Gli
domandò
ammirata.
Levi fece le
spallucce
-Sesto
senso.-
Poi la
squadrò e passò al dunque.
-Allora?-
- Eren mi
sembra normale. E’ solo un po’ stanco ma
fisicamente non ha nulla che non va. -
-Fisicamente?-
-Emotivamente
non lo so. Aveva uno sguardo così perso …
suppongo abbia bisogno di dormire.-
Petra vide
le pupille dell’uomo stringersi. Levi deglutì
furtivamente senza muovere un
muscolo del volto,poi riprese a leggere i documenti che stava
esaminando prima
del suo arrivo.
Quando Petra
capì si sentì
attraversata da un
fulmine.
Era capitata
in una situazione più grande e complicata di quella che
pensava ed
interiormente fece un piccolo ghigno.
Ti
ho in pugno Levi!
Poi si
sentì
il cuore stringere,ma solo leggermente:un tempo aveva amato
quell’uomo alla
follia,ma ora non più. Era stata una cotta ardente e
distruttiva,che era
divampata finché non era rimasto più nulla da
bruciare. Aveva scambiato l’affetto
fraterno dell’uomo (al tempo ragazzo) per altro.
L’affetto
sincero per Levi,una volta cancellate le passioni,era rimasto. Se il
Capitano
ne fosse a conoscenza? Se sapeva,non ne aveva mai fatto parola.
Non
avrei mai sospettato che esse certe preferenze.
Quell’uomo
che sentiva vicino come un fratello non finiva mai di stupirla.
-Sì,sì.
-
Ripeté,
fingendo
di ripensarci assorta,nella speranza di suscitare qualche altra
reazione.
-Sembrava
gli fosse appena passato sopra un carro.-
Levi
voltò
lo sguardo verso la finestra.
-Huh.
-
Rispose
solo.
Allora
forse mi sbagliavo. Ho fatto
il passo più lungo della gamba. Che fantasia che hai,ragazza
mia …
Una volta
salutato
il Capitano Petra uscì,senza riuscire però a
scacciare quel dubbio.
-
Tsk. -
Sibilò
Levi
rimasto solo,senza sapere nemmeno lui che cosa voleva dire.
* * *
Il
pomeriggio arrivò troppo lento e al contempo troppo in
fretta per Eren. Fece in
tempo a sistemarsi le idee,ma la spossatezza non lo
abbandonò,famelica e
desiderosa di cibarsi ancora di lui. Per un bel po’.
Quando
quella visita inaspettata arrivò,era però passata
da poco l’ora di pranzo.
- Non
entrare Petra mi sto cambiando!!-
Urlò
un Eren
completamente vestito e un po’ depresso,nel tentativo di
prendere tempo.
La porta si
aprì di scatto e trasalì
-Ti
ho detto che … -
Replicò
il
ragazzo contrariato.
Come
si permetteva Petra di aprire la
porta senza aspettare?!
- Vuoi
spiegarmi che ci dovresti fare tutto nudo
in questa stanza,Jaeger?-
Levi lo
scrutò freddamente da capo a piedi.
- N-no! Io
…
-
Eren
arrossì
incontrollatamente,abbassando gli occhi verdi straordinariamente belli
anche se
gonfi e circondati da solchi violacei e profondi. Ecco lì il
Capitano Levi. L’uomo
crudele che si divertiva a punzecchiarlo per attirarlo poi a
sé con tono
affettuoso.
Prima
o poi mi farà impazzire
Eren era
incerto se fosse già successo o meno.
La reazione
del ragazzo colpì Rivaille come un ceffone.
Chiuse la
porta senza dire nulla,e se ne andò con fare composto.
- Ma che
cavolo …?-
Perché
se n’è andato?! Ho fatto l’ennesima
figuraccia.
- Heichou!!-
Urlò
supplichevole uno scompigliato Eren affacciandosi dalla porta
- Aspetti, io … -
Levi strinse
i pugni, si morse con forza l’interno delle guance e
affrettò il passo senza
voltarsi.
Doveva
allontanarsi
il più velocemente possibile.
*
* *
Grazie
per aver letto!Al prossimo capitolo ^_^
|
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Capitolo 7 *** Solamente tu ***
NdA:trovate
le
mie solite chiacchiere inutili
a fine capitolo. Ora beccatevi questo!
CAPITOLO
7 “Solamente
tu”
I due
uomini,seduti rigidamente l’uno di fronte
all’altro,erano assorti nell’immaginare
le ipotesi più disparate. In quel silenzio carico di
pensieri Erwin stirò le
grandi ma eleganti mani seguite dalle braccia muscolose,aggiustandosi
sulla
sedia. Levi,con lo sguardo fisso sulla porta,aveva una gamba
accavallata come d’abitudine
e giocherellava pigramente con una delle cinghie
dell’attrezzatura per la manovra
tridimensionale,fatta per lui su misura. Infilava un dito sotto la
striscia di
pelle scura aderente alla sua coscia e la tirava,per poi lasciarla e
farla
tornare indietro bruscamente con un suono attutito.
-Dovrebbe
essere qui a breve.-
Eren non si
fece attendere oltre. Entrò in silenzio evitando
strategicamente lo sguardo di
Levi,imbarazzato per la figuraccia di poche ore prima,e in quello
stesso
silenzio prese posto al tavolo a fianco del capo della Legione
Esplorativa.
-Abbiamo pensato
ad una serie di teorie sul tuo flashback.-
Annunciò
Erwin saltando i convenevoli,mentre riordinava una pila di fogli spessi
e
ingialliti.
-Ricordi di
aver vissuto in quella casa?-
-E’ un
posto
familiare.-
Rispose
Eren,stupito
per la rapidità con cui aveva preso il via quella riunione.
-Quel posto
è fuori dalle mura. –
Sentenziò
Levi con voce tagliente.
-E’
impossibile sopravvivere fuori dalle mura. -
Replicò
Erwin tranquillo.
-E’
vero.-
Confermò
Eren.
-Però
allora
come si spiega il loro attacco alla casa? I Titani sono fuori dalle
mura da più
di cento anni. -
Concluse
dopo aver riflettuto.
-Suppongo di
sì. –
Disse Erwin
non del tutto convinto.
- Titani
all’interno
delle muraaa!!-
Gongolò
entusiasta una voce dal fondo del tavolo.
-Hanji?!Da
quant’è che sei qui!?-
Sbottò
Erwin
allibito:non le aveva convocata per quella riunione. Levi se invece
n’era
accorto da un bel pezzo;l’aveva vista sgattaiolare
furtivamente attraverso l’apertura
della porta socchiusa e sedersi ai limiti del tavolo scuro con
espressione
beata.
-Quanti
Titani hai visto,Eren!?Com’erano!?Quanto erano alti!?-
Hanji si era
trattenuta troppo a lungo.
-Chi ti ha
informata?-
Erwin non
glie l’avrebbe fatta scampare senza conseguenze. Riconosceva
però che la donna
era una pensatrice veloce e concluse che sarebbe stata utile al gruppo.
-L’ho
beccata a frugare nelle mie cose quando sono tornato dalle docce. Deve
aver
letto il mio verbale.-
Spiegò
Levi.
-Dai,dai,dai,dimmi
Eren!-
-Erano
quattro,alti,grossi,schifosi
e ricoperti di sangue.-
La donna
storse il naso quando udì il penultimo aggettivo.
Si accorse
che i tre veterani li fissavano intensamente,sulle spine.
-Non ricordo
altro,mi dispiace!Non so se possa servire a qualcosa.-
Secondo Eren era
una perdita di tempo. Se volevano davvero
sconfiggere i Titani perché non lo facevano allenare con le
altre truppe,perché
lo tenevano sigillato come una bambola fragile,lui,un Titano di 15
metri?
Il discorso non
portava da nessuna parte e dopo numerose e
insensate ipotesi stava per farsi ora di pranzo.
-
L’incontro è sciolto.-
Sospirò
Erwin,osservando gli altri mentre lo salutavano con l’usuale
gesto militare. Lui rimase chiuso nella stanza ancora per un
po’. Appena fuori
dalla stanza Hanji corse via a tutta birra,fuggendo solo
momentaneamente i
rimproveri dei due compagni.
- Va pure in
mensa con gli altri.-
Gli
ordinò Levi,che non vedeva l’ora di toglierselo
dalle
scatole. Eren suppose che la questione della sua figuraccia fosse
chiuse,anche
se era curioso di sapere perché se n’era andato
così di corsa.
Se
lui non ci pensa più
non vedo perché non dovrei farlo pure io
Col petto
dolente per quella decisione sfrecciò davanti
all’Heichou
in direzione della
mensa:moriva di fame.
- Ti ho tenuto
il posto.-
Disse Jean
voltando il capo dall’altra parte appena fu vicino
alla tavolata dei compagni. Mikasa appena lo notò si
alzò e venne verso di lui.
Armin sorrise nel vedere che stava bene. Connie bisbigliò a
Sasha una battutina
idiota sui due che la fece ridacchiare.
-Sto bene.-
Disse Eren
anticipando l’amica di infanzia.
-Non mi hanno
fatto nulla,sono semplicemente rimasto nella
cella per una notte,sono uscito stamattina.-
Mikasa
lanciò a Jean uno sguardo di odio,ricordando ciò
che
aveva causato.
- Ackerman,io
… -
Disse quello,col
cuore infranto.
- Mikasa,non ha
fatto apposta.-
Intervenne
gentilmente Armin,che le fece notare che come se i
segni della forchetta sul braccio di Eren erano spariti avrebbe dovuto
farlo la
sua arrabbiatura.
- Jean
mangia-Titani!-
Urlò
Connie portando in alto la forchetta.
- Mi sa che non
sono stato un pasto sostanzioso … -
Scherzò
Eren provando a tirare su di morale l’amico che la scorsa
cena l’aveva infilzato con la forchetta.
-
D’ora in avanti però basta con gli assaggi!-
Continuò,ritraendo
velocemente il braccio con finta
preoccupazione.
Jean sorrise
maldestramente quando vide che la tensione negli
occhi di Mikasa si era allentata.
-Se ti hanno
liberato questa mattina,cos’hai fatto fin’ora?-
Eren
abbassò la voce e si avvicinò
all’orecchio di Armin.
- Erwin e Levi
mi hanno convocato per parlare di un ricordo
che mi è tornato in mente ieri sera.-
-Quello della
casa col mulino?-
Chiese
Mikasa,che non scordava mai una parola del ragazzo.
-Levi ha detto
che secondo lui quella casa si trovava fuori
dalle mura.-
Mikasa non era
felice di sentir nominare quell’uomo. Fu Armin
a rispondere.
-Quindi avresti
vissuto in una casa fuori dalle mura?Non è
possibile.-
- Haha esatto
è quello che penso pure io. De v’essersi
trattato di un sogno,no? Se avessi vissuto fuori dalle mura voi due ve
ne
sareste sicuramente accorti,siamo cresciuti assieme!-
La faccia di
Armin si impietrì.
- Quando ci
siamo conosciuti avevamo 6 anni. Prima di allora
non ti avevo mai visto in paese.-
-Questo non vuol
dire niente … -
Disse Eren,ma
rabbrividì.
-Tu,Mikasa
…
-Io e mio padre
venivamo spesso a trovare il tuo,ma non
sapevo che avesse un figlio.-
-E’
ridicolo.-
Li
fermò Eren:quella discussione lo inquietava. Ed era
stupida.
-Va bene,va
bene.-
Intervenne Armin
tranquillizzando Eren.
-Sei appena
uscito dai sotterranei,hai bisogno di una pausa.-
Il ragazzo
annuì mentre masticava.
-Dopo cena ne
parlerò a Levi,sta tranquillo Armin.-
Eren capiva che
Armin era preoccupato,e voleva levarsi quel dubbio
una volta per tutte.
-Ti sta proprio
attaccato al culo eh?-
Disse Jean.
La cena si
terminò senza nessun’altra conversazione
rilevante.
Eren
salutò gli amici e si rintanò in stanza.
Si
levò le cinghie fastidiose dell’uniforme,poi il
resto
della divisa. Si mise addosso una comoda canottiera bianca un
po’ sgualcita e i
boxer comodi.
Parlerò
con l’Heichou domani. Oggi era troppo strano.
Quando
sentì bussare non era chi pensava lui.
- Petra!-
Disse,tirando la
testa fuori dalla porta socchiusa come una
tartaruga che emerge dal guscio.
-Levi voleva
parlarti. Su … non fare quella faccia! E’
successo qualcosa?-
E’
quello che vorrei
sapere pure io.
-Mi vesto e
arrivo. Dove ha detto di volermi incontrare?-
-
All’ingresso,sulla veranda mi sembra. Ciao ciao Eren!-
Rapidamente
com’era arrivata,sparì.
Il ragazzo si
vestì in un battibaleno,indossando i vestiti
che era solito a mettere nel tempo libero:un paio di pantaloni ruvidi
ed una
casacca chiara.
Levi se ne stava
in piedi sulla veranda a guardare il cielo notturno.
Qualche lucciola volteggiava lentamente in fondo al sentiero che
portava all’ingresso
del castello.
Spero
che quel
ragazzino abbia avuto un buon motivo per chiamarmi qui,mandando Petra
per di
più.
Eppure si era
presentato senza fare storie,fresco di doccia.
- Ehi. -
Lo
salutò Eren imbarazzato.
- Che volevi
dirmi?-
Gli chiese
subito Levi:aveva fretta di andarsene a dormire.
Non
è stato lui a
chiamarmi qui?
Eren era
confuso,ma si rese conto che effettivamente aveva
delle cose da raccontare al Capitano,così prese posto su uno
scalino
scricchiolante. Levi prese posto a debita distanza da lui.
-Ho parlato con
Armin in mensa e mi sono reso conto che
nessuno dei miei amici mi ha visto prima dei 5 anni. Forse a quel tempo
vivevo
in quella casa col mulino fuori dalle mura,quando
c’è stato quell’attacco.-
-Solo questo?-
Disse Levi per
nulla impressionato dall’ipotesi.
-Domattina
partirò per il muro Rose ,lì
interrogherò le
persone sopravvissute che conoscevano i tuoi genitori. In questo modo
ci
toglieremo ogni dubbio. Buonanotte Eren. –
-Aspetti!-
Levi si
alzò ma il ragazzo gli afferrò una caviglia con
le
braccia. Con uno sguardo omicida gli fece immediatamente mollare la
presa.
- Che cosa vuoi?-
-
Perché è arrabbiato con me,Heichou?-
Nel porre la
domanda Eren inclinò la testa da un lato,confuso
e preoccupato.
-Vuoi davvero
saperlo?-
Gli chiese con
un sospiro stanco. Poi ghignò tra sé,divertito
da quella prospettiva.
Eren era stufo
di essere sempre l’ultimo ad essere messo al
corrente delle cose. Corrugò arrabbiato le sopracciglia e
sollevò la testa all’indietro
per osservare Levi. La frangetta scivolò
all’indietro scoprendogli la fronte e
le orecchie morbide.
-
Gliel’ho appena dett-
Trasalì.
L’Heichou era pericolosamente vicino al suo viso.
Odorava di buono.
- Quando la
finirai di stuzzicarmi?-
Eren non capiva.
Si sentì il respiro dell’uomo sulle labbra e
impietrì.
Possibile
che sia per
bac-!?
Levi
sfiorò con le sue labbra sottili quelle rosee e timide
di Eren,per poi afferrargli il labbro inferiore coi denti,tirandolo
dispettosamente.
Il ragazzo si
ritirò,rossissimo in viso,con entrambe le mani
davanti alle labbra.
-Sogni
d’oro Jaeger.-
Mentre se ne
andava,lo guardò per l’ultima volta con stampato
in faccia un sorrisetto beffardo.
*
* *
Grazie
per aver letto!Al prossimo capitolo ^_^
(Questa
l’ho trovata mentre vagavo su facebook annoiata il
giorno dopo che ho scritto il capitolo. Non potevo non metterla
è perfetta!Oh my Eren.)
NdA:Sì,è
successooo!!! Il primo contatto fisicooo! Ho dovuto fermarmi a
metà mentre lo
scrivevo e fare una pausa perché fangirlavo troppo.
Ecco
le
chiacchiere inutili come promesso,so che le volete tanto(?)Le ho messe
in fondo
alla fic perché così potete anche non filarvele e
una volta finito di leggere
tornare a flipparvi su Kuroko no Basket (?)Le lascerò sulla
fic per circa due
settimane per poi rimuoverle.
*sono
un ezclusiva per chi legge in
diretta,kyaaaah*
Prima
cosa:avete
notato che caratteri *stilosi* ha
ora la fic?Mi sono decisa a
scaricare un programma per l’html,anche perché non
ci vedo molto bene e vorrei
evitare che alla gente venisse mal di testa come a volte succede a me
quando
leggo le fic su EFP.
Seconda
cosa:ho
comprato una tastiera
nuova!E favolosa,anche se visto che non ci sono abituata mi slippano
via i
tasti da sotto le dita. (Sì,la parola slippano,come la
parola ingiallitamente e
la parola flipparvi,non esiste eppure mi andava di usarla). *Metto qui
il link
della foto della mia postazione PC,con la tastiera nuova,per tutti i
ficcanaso* ( http://i41.tinypic.com/f353qf.jpg
)
Terza
cosa:riguardo
alle recensioni. Ho riscritto
alcune parti qua e là nella storia,come mi ha suggerito una
certa recensione.
Dopo che l’ho letta sono stata depressa 15 minuti,poi mi sono
ripresa e ho
detto “ah sì?Posso fare meglio di come sto facendo
ora,diamoci da fare!”.Ho
corretto a grandi linee ma ci sono alcuni aspetti,soprattutto nel primo
capitolo,che vorrei migliorare. Nell’ultimo capitolo non ne
ho ricevute
molte,quindi meglio scaldare l’atmosfera =v= mi sono detta.
Poi,un'altra recensione negativa. *attenzione sclero inutile*
Scrivere è l'unica cosa che so fare,sono un disastro in
tutto il resto,a scuola e fuori. Ma evidentemente non so fare nemmeno
quello. MI sento demoralizzata e triste. Non credo che
mollerò questa fic,ma mi sento frustrata perché
vorrei fare un buon lavoro e mi sento triste a pensare che qualcuno lo
consideri spazzatura. Ricomincio a scrivere,mi sono detta. Se le cose
andranno bene continuo,vado a fare letteratura
all'università,se no rinuncio. Non ho idea di che fare. A
volte pensando a quello che scrivo mi sento felice e soddisfatta,altre
mi viene la nausea dalla rabbia e dalla delusione che provo
verso me stessa.
Quarta
cosa:un
grazie a tutti quelli che hanno
messo nei seguiti e nelle preferite! 17 preferiti e *rullo di tamburi*
30
seguite. Meno male (:
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Capitolo 8 *** Ladro ***
“(…)Elen
masticava
spensieratamente un saporito chewing-gum alla fragola(Jenny riusciva a
vedere
la cartina colorata spuntare dal sottobanco), ignara del fatto che il
prof di
matematica si stesse minacciosamente dirigendo verso di lei.
“Sei
nei guai
Elen! Mai scherzare col Prof. Levi!” Jenny provò a
darle una gomitata per
avvisarla del pericolo imminente, ma era troppo tardi.
L’insegnante
sbucò
silenziosamente alle spalle della ragazzina distratta, afferrandole e
bloccandole con una mano la mandibola in piena attività.
Elen, stupita, fissò
il professore con la bocca semi aperta e una perfetta espressione da
pesce
lesso.
“Non
è per niente
carina.” Pensò Jenny. “Ed è
nei guai fino al collo.”
-Risolvi
questo
problema, Jaeger. Hai due minuti.-
Le
schiaffò il
libro di matematica sul banco, indicando con un dito il numero
dell’esercizio.
Jenny sbirciò, senza allungare il collo. (…)
”
Ho iniziato a scrivere
un’altra fic ErenxLevi, con ambientazione
scolastica ed i sessi di alcuni personaggi invertiti. Questo era un
estratto,
spero di avervi fatti diventare curiosi =v=. Secondo me ne vale la pena
(ma
no!Hahaha) quindi…andate a darci un’occhiata! http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2215170&i=1
Vedrete che non sarete delusi. Penso
la aggiornerò più spesso di questa. Nota: non capisco perchè, ma efp mi mette l'html tutto in corsivo. Perdonate l'inconveniente, ma ora come ora non ho idea di come risolverlo.
Passiamo alle cose
più importanti ora!
CAPITOLO
8 “Ladro”
-Perché
mi
fai questo?-
Urlò
Eren
all’uscio ormai vuoto. Levi se n’era già
andato da un pezzo.
Si sentiva
sconvolto, sbagliato, confuso.
Nessuno dei
due quella notte dormì, ma per ragioni differenti. Levi
preparò una borsa con
lo stretto necessario, sellò il cavallo e partì
per Wall Sina senza salutare
nessuno. Sulla scrivania lasciò un avviso per Erwin.
Eren
non dormì a causa del motivo che pensate.
Un
uomo mi ha fatto … quello!
Non trovava
parole per descrivere Levi che lo assaggiava, mentre lui se ne rimaneva
fermo,
sciocco e inerme. Mai si sarebbe
aspettato una cosa del genere. Si sentì morire quando
notò un anomalo gonfiore
tra le gambe. Faceva capolino da sotto il tessuto castagna, allegro e
pronto
per l’azione.
Oh
no, no, no!Non adesso!
Ignorò
quell’abominio di erezione e rimase seduto a lungo,
respirando con regolarità,
fino a che l’inconveniente sparì. Fu tremendamente
umiliante.
Poi
afferrò
la testa tra le mani, tirandosi i capelli e apprezzando quel dolore, e
iniziò a
tormentarsi.
Piaccio
all’Heichou
Si morse con
forza l’interno delle guance, il petto gli esplodeva.
Imboccò il sentiero che
girava attorno al castello e iniziò a correre. Si
fermò solo quando il sudore
gli inzuppava la camicia e gli appiccicava la frangetta alla fronte.
Com’era
successo? Non lo sapeva o
non lo voleva
ammettere.
A colazione
non mangiò nulla. Quando Armin gli pose gentilmente un pezzo
di pane nella mano
distratta e molle non reagì bene.
-Eren,
dovresti…-
-Maledizione
Armin, non mi toccare.- grugnì tra i denti. Non voleva
essere sfiorato da
nessuno. Solo a pensarci gli veniva la nausea. Il biondino fu turbato
dal suo
strano comportamento.
-Non so cosa
ti prenda Eren, ma non dovresti trattarlo così. Ha solo
cercato di aiutarti.
Non è che hai le tue cose?-
intervenne Jean. Mikasa, che forse le aveva per davvero, lo
guardò storto.
-Ehm, scusa
Mikasa, non intendevo…- arrossì Jean.
-Sono solo
un po’ stanco- rispose il giovane Titano, senza cogliere la
provocazione di
Jean. –penso andrò in camera mia.- e
così fece.
Sdraiato sul
letto duro, fissava il soffitto bianco macchiato
dall’umidità, che non
conteneva nessuna risposta.
Devo
reagire. Eren giunse a
questa conclusione.
Come lui, nemmeno quel soffitto conosceva le risposte. Magari, avrebbe
potuto
chiedere consiglio a…
No!Come
se potessi parlare di questo
a qualcuno!
-Apri,
Eren!- ordinò una voce femminile.
Senza avere
scelta, il ragazzo spalancò la porta e trovò
dinanzi a sé la sorella adottiva.
-Mikasa,
vorrei stare da solo.- la ammonì.
-Che sta
succedendo?- disse mentre si faceva strada verso il letto. Il ragazzo,
rassegnato,
si spostò per farle spazio. Avrebbe dovuto sentirsi
infastidito e arrabbiato
per l’invadenza della ragazza, ma non appena lei si sedette a
fianco a lui
l’ansia che gli attanagliava il petto si
affievolì. Mikasa era la sua famiglia.
Lei non
disse nulla e con un dito premette con forza in mezzo alle sopracciglia
di
Eren.
-Ahia! Che
stai facendo?!- borbottò contrariato.
-Smettila di
corrugarle.-
-Non me ne
sono reso conto.- Lo so anch’io che
sono
un fottuto musone.
All’improvviso
la ragazza ebbe un’intuizione -è per colpa di
Levi?!Ha fatto qualcosa?-
-Caporale
Levi.- la corresse senza
accorgersene. –e comunque no. Il Caporale non ha nulla che
non vada.-
Non
ha nulla che non vada. Non è
omosessuale. Non mi ha baciato ieri sera. Non mi
è…piaciuto. Per Dio, questo
no!
-Quindi
è
stato Levi.-
-Ti ho
appena detto che-
-Non puoi
mentirmi e lo sai- poteva capire come si sentiva semplicemente
guardandolo.
Vivevano assieme da sempre, conosceva ogni cosa di lui, aveva assistito
ad ogni
sua reazione. Mikasa era sicura di questo.
La ragazza
non si sbagliava del tutto, ma aveva dimenticato un piccolo dettaglio:
non
aveva mai visto Eren innamorato.
Quindi non poteva comprendere e nemmeno immaginarlo. Per questo
risultava tutto
così confuso.
-Non nego di
avere dei problemi. Ad ogni modo, Mikasa, non sono più un
bambino. Non ho
bisogno che tu mi venga a salvare, come succedeva con Armin.-
-Sai che non
intendo questo.- replicò la sorella adottiva, contrariata.
-Capisco che
tu voglia aiutarmi! Quindi voglio che tu
capisca che voglio cavarmela da solo, per una volta.-
-Tu te la
cavi sempre da solo.-
sospirò Mikasa
tra i denti, irritata.
-Tanto
meglio!-
-Perché
non
chiedi mai aiuto?-
-Quando
saremo nel campo di battaglia, in mezzo ai Titani, non ci
sarà nessuno ad-
-Non intendo
quello.-
Eren fece le
spallucce –sono così e basta, suppongo.-
-Sei un
maledetto testone!- sorrise e gli scompigliò i capelli,
quando notò qualcosa di
strano –che hai fatto?Sono… belli.- era
l’aggettivo che meglio le descriveva.
-Il Caporale
me li ha tagliati.-
-Oh, il
Caporale.-
la ragazza si rabbuiò. Quando si trattava di Levi diventata
un’altra persona.
Quando era con Eren, un’altra ancora. Il misto tra quelle due
sé aveva un
sapore amaro e acido allo stesso tempo.
Se
Mikasa lo dovesse scoprire sono
finito! No, il Caporale è finito. Nemmeno. Se pensa di poter
attaccare rissa
col Caporale, quella finita è lei.
Si tormentava
Eren, mentre lei passava le mani tra i suoi capelli corti e freschi. Il
contatto lo rilassava. Rinunciò a pensarci,
perché tutta quella storia non
aveva senso. Si lasciò coccolare fino ad addormentarsi, poi
Mikasa se ne andò
silenziosamente, non prima di rivolgergli un ultimo sorriso.
Meno di
un’ora più tardi due soldati vennero a prelevarlo
e lo portarono nei
sotterranei: senza Levi a controllarlo non era autorizzato ad andarsene
in
giro.
-Faccio da
solo.- rispose loro, infilando docilmente i polsi nelle manette. Era
sveglio da
pochi minuti, ma già vigile.
–Il
Caporale Levi tornerà domattina, per
quell’ora sarai libero- gli comunicò uno dei due
soldati. Eren annuì: non aveva
voglia di parlare. Fu un soggiorno meno tormentato dei precedenti.
Il mattino
successivo, si recò all’atrio, senza nessun motivo
preciso. Quel luogo aveva
un’atmosfera nostalgica.
Dal
sentiero pochi istanti dopo vide spuntare
un uomo composto, a cavallo. L’animale galoppava
stupendamente e i suoi zoccoli
posandosi a terra componevano una melodia ritmica e gradevole. Levi
scese da
cavallo: ad aspettarlo c’era lui.
Ansioso, con occhiaie se possibile più profonde, ma uno
sguardo luminoso e
marino rivolto al fantino. Il Caporale atterrò con un salto
leggero e fissò il
ragazzo, mordendosi in maniera il labbro inferiore, ma fuggendo dal suo
sguardo.
Ti
ricordi di ieri sera, Eren?
Levi era al
corrente dei sentimenti del ragazzo. Lo leggeva nei suoi timidi occhi
verdi,
nel modo in cui trasaliva quando si incontravano, nel suo respiro che
diventava
irregolare non appena restavano soli, nelle occhiate furtive che gli
lanciava
in mensa quando erano lontani e persino in quel momento. Eren era
lì, ad
aspettarlo.
-Tienimi il
cavallo.- gli ordinò mentre scendeva. Il giovane soldato
afferrò obbediente le
redini, facendo una pacca affettuosa sul collo morbido e muscoloso
dell’animale.
Eren
controllò che nei dintorni non ci fosse nessuno prima di
parlare: -quello che è
successo ieri sera non è stato niente-
disse con voce tagliente, esattamente come si era proposto di fare.
-Eh?Quale
sera?- domandò Levi con finta perplessità.
-Non creda
di poter giocare con me-, ringhiò il ragazzo. La rabbia di
Eren non toccò il Caporale.
-Ho fatto
delle scoperte importanti. Seguimi, andremo immediatamente a discuterne
con
Erwin.-
-Sìssignore.-
Eren aveva chiarito ciò che gli premeva e non
c’era altro da dire. Inoltre,
Levi doveva parlare di cose più importanti. Arrivati a
destinazione, il Caporale
bussò all’ufficio di Erwin.
-Entra pure
- rispose.
Prima di
entrare nella stanza, Levi si avvicinò
all’orecchio di Eren e sussurrò
flebilmente, in modo che solo lui potesse sentire: -non
credere di poter giocare con me-
Il suo tono
era ben diverso da quello minaccioso del ragazzo. La
sensualità disarmante
nella sua voce fece correre un brivido lungo la spina dorsale di Eren.
-Oh, ci sei
anche tu- disse Erwin spalancando le iridi azzurre, che non aveva
notato la
presenza del ragazzo. -preferirei se- non ci fu bisogno di concludere
la frase.
-Nessun
problema.- Eren si eclissò così velocemente da
stupire sé stesso.
Ovunque,
basta che non ci sia lui.
Aspettò
fuori dalla porta. Il colloquio, contrariamente a quello che si
aspettava, durò
una quindicina di minuti.
-Parlo io
con lui.- disse Levi, mentre usciva dalla porta. Erwin fu
d’accordo.
Finché
si tratta di parlare, va bene.
All’idea
di
restare di nuovo da solo con quell’uomo, a quello che
ciò avrebbe potuto implicare,
gli si mozzò il fiato.
-Sono stato
via un giorno, quindi la mia stanza sarà piena di polvere.
Andremo in camera
tua.-
Arrivati a
destinazione, ispezionò con lo sguardo la tana di Eren.
-Puzza di
merda, non è che te la sei fatta addosso mentre non
c’ero? - disse il Caporale,
abbozzando una risata priva di enfasi.
-…eh?-
Eren
inclinò la testa, spiazzato.
-Era una
battuta, idiota, una battuta.-
Il ragazzo
non avrebbe mai capito gli scherzi del Caporale sulla cacca. Sorrise
tra sé e sé:
in fondo trovava tenero questo suo lato infantile. Contrastava
così tanto con l’immagine
austera che si era fatto di lui.
-In breve,
tutti coloro che conoscevano te o i tuoi genitori e gli abitanti del
tuo
quartiere e adiacenti sono stati divorati dai Titani.- Levi
passò bruscamente
al sodo.
-Tutti?!Com’è
possibile una cosa del genere?-
Levi fece un
sorriso amaro –abbiamo appena scoperto che sono piuttosto
selettivi riguardo ai
loro pasti; chi l’avrebbe mai detto?-
-Perché?-
-Stavano
cercando
di nascondere un segreto. Be’ è proprio grazie a
questo che li abbiamo
scoperti.-
-Il fatto
che da piccolo vivessi fuori dalle mura?- domandò il
ragazzo.
Levi
annuì –hai
qualche idea del perché?-
-No, ma
suppongo lei sì.-
-Non mi
deludi, Eren. Infatti è proprio così. Vuoi
davvero sentirlo?-
-Certo!-
-Secondo me
da bambino eri un Titano. Se fossi stato “umano”
non ci sarebbe stato motivo di
tenerti nascosto fuori dalle mura.-
-Io
sono umano.- ringhiò
il ragazzo. Levi lo ignorò e
continuò ad esporgli la propria ipotesi, sapendo che in
pochi minuti avrebbe
ritrovato la calma.
-Appena hai
imparato a controllare la trasformazione, ti hanno cancellato la
memoria e
barricato dentro le mura, dandoti qualche farmaco per evitare
incidenti, assieme
a tutti gli altri polli.-
Eren rimase
in silenzio per alcuni minuti.
-Resta pur
sempre un’ipotesi.- Il Caporale gli lasciò il
tempo di cui aveva bisogno.
-Ricordo che
mio padre mi ha fatto delle iniezioni quando vivevamo
all’interno delle mura.-
-Sei sicuro
di quello che ti ha iniettato?Per quello che ne sappiamo poteva
benissimo
trattarsi di qualche fattore che annullava il fattore bloccante della
tua
trasformazione.-
-Erwin che
ne pensa?-
-Erwin pensa
che vorrebbe vederti trasformato. Ma io no. Potresti finire per
divorare tutti.-
-Non te.-
Levi sorrise
leggermente –me no di certo.-
-Grazie
della fiducia, comunque!- disse poi Eren, contrariato.
-Di nulla.
Erwin pensa che i ricordi che hai della tua infanzia appartengano alla
tua
memoria da Titano. Qualcosa che
è
staccato dalla tua coscienza umana.-
-Non credo
esista una cosa del genere.-
-Nemmeno io
credevo che un ragazzino cretino e cocciuto fosse in grado di
trasformarsi in
un colosso da 15 metri, invece eccoci qui.-
Eren non
reagì alla provocazione. Se si fosse azzardato il Caporale
l’avrebbe demolito
ulteriormente. Eventualmente avrebbe sfogato la sua rabbia repressa con
Jean,
più tardi.
-E’
tutto?-
domandò il ragazzo.
-Suppongo di
sì-
-Bene,
allora buonanotte- disse secco mentre si alzava e apriva la porta di
legno,
invitando il Caporale ad uscire.
-E smettila
di fare il sostenuto, Cristo!Lo so che ti piaccio-
Eren
strabuzzò
gli occhi, come investito da un carro a piena velocità. Il
tempo per lui si
fermò.
Avrebbe
dovuto rispondergli a tono, ma si sentiva le labbra e la gola secca.
Non trovò
nulla da replicare.
-e pure da
un bel pezzo.- aggiunse Levi, posando la mano sopra quella stretta alla
maniglia di Eren.
Ha
un buon odore. Da vicino è ancora
più basso di quanto sembra.
Il ragazzo
spinse la spalla di Levi, che non si oppose, con la mano libera.
L’uomo sbatté
contro la porta, che si chiuse con uno scatto metallico.
-Che ne sai
tu!?- urlò Eren, ad un centimetro dalle sue orecchie. Si
morse le labbra
arrabbiato, poi osservò la reazione di Levi, per nulla
turbato. Scrutò il suo
volto tranquillo, notando per la prima volta quando le sue ciglia
fossero
folte. Erano così vicini che i quei capelli neri lo
solleticavano.
Ha
un maledettissimo buon odore.
Pensò
prima
di posare le sue labbra sopra quelle del Caporale, che lo attraevano
come fatali
calamite, soddisfacendo quell’agognato e muto desiderio che
lo attanagliava da
tempo. Levi non si lasciò sfuggire
l’opportunità, appoggiandogli le mani sui
fianchi, che scivolarono dolcemente sotto la camicia, arpionandogli la
pelle
morbida. Socchiuse le labbra, aggiungendo un po’ di pepe a
quel bacio
innocente. La sua lingua esplorò a fondo la bocca del
ragazzo, che si sentì le
ginocchia molli. Lentamente iniziò a sbottonargli la
camicia, senza smettere di
baciarlo. La situazione era sfuggita dalle mani del ragazzo.
-Sei solo uno
stupido vecchio, solo ed arrapato!-
Il ragazzo
pronunciò
quel fiume di parole in tempo da record, ritraendosi. Poi fece
dietrofront e se
ne andò, con la camicia aperta percorrendo con passo
arrabbiato in mezzo al
cortile d’ingresso.
Eren non
seppe perché lo fece, ma pensava che dopo si sarebbe sentito
meglio. Eppure la
gioia e il sollievo della vendetta appena compiuta non lo travolsero.
Quelle
parole ferirono più lui che l’uomo a cui erano
dirette. Sconfisse lo struggente
desiderio di tornare indietro smentendo tutto, di tuffarsi di nuovo su
quelle
labbra morbide, e proseguì a passo veloce verso nessun posto
preciso.
Ma…dove accidenti ho intenzione di
dormire?Quella era camera mia!
*
* *
Eccoci
qui all’ottavo capitolo!Levi è un ladro...di baci!E’
stato
un vero incubo, non mi sembra vero di averlo terminato!L’ho
dovuto riscrivere
due volte. Sono abbastanza soddisfatta di com’è
venuto. Sappiate che ADORO
Jean, è uno dei miei personaggi preferiti. Non posso fare a
meno di farlo
maltrattare ahah. Finalmente in questo capitolo Eren si è
deciso ad afferrare…la
maniglia! Ok,basta doppi sensi, passiamo
ai ringraziamenti…ho visto con piacere che i preferiti(29) e
le seguite(44)
sono aumentati ancora e non mi sembra vero!Sappiate che quando avete
messo la
mia storia nei preferiti o nelle seguite, l’ho notato. Per
ogni singola persona,
ho sorriso e ho cliccato sul suo account, curiosa di che tipo di
persona fosse.
Sarò un po’ creepy, ma sono fatta così.
Un
grande grazie a coloro che mi hanno
sostenuta dopo le critiche negative e che commentano sempre! Ogni volta
che
leggo i commenti mi sento come scartassi delle caramelle.
(specifichiamo che
sono zucchero-dipedente).
PS.
Sono stata al Lucca comics, troppo
bello! :,) non vedo l’ora di tornarci. Tra una fiera e
l’altra mi sono
procurata qualche gadget di shingeki *^*
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